Lights and Dreams di Seele (/viewuser.php?uid=78384)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. ***
Capitolo 3: *** II. ***
Capitolo 4: *** III. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Lights
and Dreams
Harry
aveva appena compiuto ventiquattro anni; si aggirava per
l'orfanotrofio tenendo Louis per mano, mentre entrambi lanciavano
occhiate intorno in cerca del bambino giusto, quello che sarebbe
stato il loro.
Oppure,
una bambina; Harry voleva tanto una femminuccia,
mentre Louis
avrebbe preferito un maschietto a cui insegnare a giocare a calcio, a
cui far fare pugilato, invece di tutte quelle tenerezze che Harry
avrebbe dedicato a una bimba.
Si
separarono solo per qualche minuto, dedicandosi da soli alla loro
ricerca. Erano passati esattamente nove mesi da quella promessa, da
quel che si erano giurati l'un l'altro facendo l'amore.
Avevano
cambiato casa, ne avevano comprata una più grande con tanto
di
giardino, e l'avevano riempita di giocattoli che probabilmente non
sarebbero mai stati usati tutti. Non riuscivano a smettere di
sorridere.
La
signora che dirigeva l'orfanotrofio, che li aveva accolti
all'entrata, era sembrata entusiasta di vederli. Le capitava spesso
di vedere coppie di tutti i tipi desiderose di adottare; e sapeva,
per esperienza, che in una famiglia bastava l'amore per crescere bene
e felicemente.
Harry
e Louis avevano sempre sognato una famiglia tutta loro. Louis, dal
canto suo, perché non aveva mai fatto veramente parte di una
famiglia vera; Harry perché ne aveva sempre voluta una
propria.
Non
lasciando perdere l'idea di una bambina, Harry si avvicinò a
una
bellissima bimba bionda. Aveva i capelli lunghi e ricci, gli occhi
scuri e la pelle chiara.
Si
preparò ad esibire uno dei suoi migliori sorrisi, quando si
bloccò
istantaneamente.
Una
bambina, poco più grande di quell'altra, aveva i capelli
corti e
castani, gli occhi marroni e la pelle dorata; sembrava imbronciata,
mentre comandava a bacchetta le altre bimbe, ordinando loro di
ridarle la bambola con cui stava giocando.
Harry
rise solo a vederla, rendendosi conto che aveva qualcosa di simile a
Louis, qualche tratto che la faceva somigliare a lui. Si
avvicinò a
lei, divertito dalla smorfia teneramente arrabbiata sul suo viso.
“Ciao,
piccola!” la salutò, sorridendole. La bambina, a
vederlo, perse la
sua espressione infastidita e sgranò gli occhi scuri.
“Come ti
chiami?”
“Sono
Frankie” rispose lei, tutt'altro che timidamente. Anzi,
sembrava
sveglia anche se piccola.
“Quanti
anni hai, Frankie?” le domandò ancora Harry,
facendo apparire le
consuete fossette ai lati della bocca. Lei sembrò fare un
veloce
calcolo mentale, poi espose le mani con le dita a segnare il numero.
“Quattro
anni. E mezzo!” trillò, alzando il viso come a
dimostrare
superiorità. “Sono la più grande in
questo gruppo; questo
vascello è mio, sono un pirata!”
esclamò, con enfasi.
“Ti
va di partire all'arrembaggio con noi, Frankie?”
Harry
si voltò a sentire quella voce conosciuta, incontrando gli
occhi di
Louis che sorridevano felici alle sue spalle. Sorrise anche lui,
contento nello scoprire che non era l'unico ad adorare già
quella
bimba.
Gli
occhi di Frankie scintillarono. “Davvero? Io?”
chiese,
indicandosi.
“Proprio
tu!” rise Louis, abbassandosi alla sua altezza per
scompigliarle i
capelli. “Io sono Louis, e e lui è Harry. Puoi
fare il capitano,
se sali sulla nostra nave.”
“Ci
sto!” annuì animatamente la bambina, sorridendo
entusiasta.
Harry
e Louis si scambiarono un'occhiata felice; probabilmente, la
più
contenta di sempre.
****
Frankie
rivelò presto di avere un carattere tutt'altro che semplice;
strillava per qualsiasi cosa, teneva il broncio, non ubbidiva mai e
si comportava da maschiaccio.
Harry
e Louis lo capirono sin dal primo giorno, quando non appena il
più
giovane le propose di dipingere le pareti della sua camera di rosa
lei scoppiò a piangere e si dimostrò veramente
offesa.
Insomma;
Louis la adorava.
Erano
gli ultimi giorni dell'estate, per cui la iscrissero ad una scuola
materna appena in tempo per non farle perdere l'anno. Era un tipetto
sveglio, un po' prepotente, che faceva piangere i compagni e
rispondeva male alle maestre, ma Louis non mancava mai di darle il
cinque e scompigliarle i capelli.
Crebbe
in fretta, ora addormentata e finalmente tranquilla tra le braccia di
Harry, ora intenta a giocare a calcio con Louis. Se da una parte lo
faceva disperare, dall'altra Harry si sentiva terribilmente felice a
vedere sua figlia e Louis giocare assieme.
“Papà”
lo chiamò una volta la bambina, con le mani ancora sporche
di colori
e la testa bassa. Harry si voltò verso di lei, occupato a
cucinare
la cena; Louis non era ancora tornato a casa dal lavoro, ed era uno
dei pochi momenti di pace.
“Dimmi,
tesoro” le sorrise lui, mettendo in mostra le fossette e
lasciando
perdere i fornelli per qualche secondo. Frankie guardò in
basso con
aria colpevole.
“Mi
dispiace se non sono una brava bambina” borbottò
poi, gli occhi
già pieni di lacrime.
“Ma
no, piccola, certo che sei una brava bambina!” si
affrettò a
consolarla Harry, abbassandosi alla sua altezza. “Sei solo
molto
vivace, tutto qui.”
“Non
è vero!” strillò lei, gettandosi tra le
braccia del padre e
scoppiando a piangere. “La maestra ha detto che sono un
terremoto!”
“Lo
sei, amore” ridacchiò Harry, con l'unico risultato
di farla
singhiozzare ancora più forte. “Ma è
proprio quello che ci piace
di te.”
La bimba alzò il viso, affondato nel petto del padre.
“Davvero?”
“Certo!
Cosa ce ne facciamo di quei bambini noiosi e ubbidienti?”
scherzò
Harry, facendo il vocione e facendola ridere tra le lacrime.
“Vogliamo solo bambine disordinate e testarde in questa
famiglia!”
In
quell'esatto momento Louis aprì la porta dell'ingresso,
mettendo
piede in casa. “Sono tornato!” annunciò,
ritrovandosi subito
addosso Frankie, attaccata come un polipo umano alla sua gamba.
“Ciao
anche a te” rise, accovacciandosi davanti a lei per baciarle
una
guancia. La guardò in viso per qualche secondo.
“Perché hai
pianto?” chiese immediatamente, preoccupato.
Harry
li raggiunse e sorrise. “Credeva che noi volessimo una
bambina
dolce e gentile.”
Louis
si finse sbalordito, comprendendo quale fosse stato il problema.
“Una
bambina dolce?” ripeté,
facendo una smorfia schifata che
fece ridere sua figlia. “Gentile?”
continuò, e la bambina
saltellò divertita. “Ma noi vogliamo un
pirata!” esclamò,
scatenando il chiasso in casa, tra le urla felici della bambina e lui
che la entusiasmava ancora di più, al pari di un suo
coetaneo.
Harry
sospirò, tornando a cucinare la cena e preparandosi
mentalmente alle
solite lamentele dei vicini.
Ovviamente,
senza riuscire a trattenere dal sorridersi.
****
“Tesoro,
dovresti mettere giù i gomiti quando mangi.”
Josh
spalancò gli occhi blu, annuendo. Si concentrò
per non sbagliare
più.
“Starò
attento” fece deciso, continuando a tagliare la carne con
difficoltà. Zayn gli lanciò uno sguardo colmo di
tenerezza.
“Da'
qua, piccolo, ti aiuto io” gli sorrise, prendendo il suo
piatto e
tagliando la carne al posto suo. Il bambino sorrise, mentre Liam
passava a Zayn un coltello pulito.
Josh
poteva vantarsi di avere i genitori più educati del mondo;
certo,
ogni tanto se papà Liam mancava era papà Zayn a
fargli l'occhiolino
e a dirgli di non sistemare la stanza, ma lo avevano reso il bambino
più gentile di tutta la scuola elementare. Era anche molto
timido,
per cui si era affezionato prima a Liam e poi a Zayn, che era stato
un po' più lento ad aprirsi e a considerarlo veramente
figlio
proprio.
Quando
lo avevano visto qualche anno prima, all'orfanotrofio, non avevano
avuto dubbi sin da subito. La sua era una storia triste, una ragazza
madre lo aveva abbandonato in ospedale subito dopo averlo partorito,
e Josh aveva dovuto aspettare per due anni, prima di essere adottato;
poi loro lo avevano incontrato, e i suoi occhioni azzurri li avevano
subito conquistati.
Louis
e Harry erano ufficialmente diventati gli zii, ed ogni tanto erano
loro ad occuparsi di Josh. In qualche modo suo figlio sembrava
traumatizzato dopo un pomeriggio passato con loro, ma Liam preferiva
non sapere niente. La casa era in disordine, Harry si passava le mani
fra i capelli con aria disperata e Louis era sempre sporco di colore
o roba da mangiare. Zayn non aveva dubbi sul fatto che il suo
migliore amico fosse ancora un casinario senza limiti.
Una
volta, portando Josh a fare una passeggiata fuori, loro figlio era
tornato a casa in lacrime e con le ginocchia sbucciate. Per fortuna,
ci avevano pensato Zayn e Liam a rassicurarlo.
“Ti
sei solo sbucciato, tesoro, non è nulla” sorrise
Zayn, posando un
cerotto sul suo ginocchio dopo avergli disinfettato la ferita.
“So
che lo zio Louis è un ciclone di prima categoria, ma prima o
poi
metterà la testa a posto.”
“Ha
venticinque
anni, Zayn” sbuffò Liam.
“Che
c'entra? Noi abbiamo fatto prima di lui, tutto qui!” scosse
la
testa Zayn, facendo l'occhiolino a Josh mentre battibeccava con il
marito. “Comunque” riprese un secondo dopo,
pensieroso, mentre
Josh tastava con un polpastrello la ferita nascosta dalla garza,
“credo stiano pensando anche loro di adottare.”
“Poveri
figli” rise Liam, raggiungendoli nel bagno. Josh era seduto
sulla
lavatrice, Zayn stava sistemando in un armadietto il disinfettante.
“Ho
paura di zio Louis” piagnucolò il bambino, aprendo
le braccia
perché il padre lo accogliesse tra le sue. “Urla
sempre e mi fa
venire il mal di testa.”
Ci
pensò su qualche secondo. “Mi diverto quando sono
con gli zii”
continuò, “ma solo finché non mi faccio
male.”
“La
pensavo così anche io, quando giocavo con lo zio Louis da
piccolo”
ridacchiò Zayn. “Oh, ti faccio vedere una
cosa!” continuò,
ricordandosi di qualcosa. Si tirò leggermente su la
maglietta,
lasciando intravedere una cicatrice su un fianco.
“Guarda,
io e lo zio stavamo giocando quando ero di qualche anno più
grande
di te. Mi sono fatto male, mi hanno portato in ospedale, mi hanno
messo i punti e allora ho giurato che non avrei mai più
giocato con
lui” raccontò, per poi ridere.
“Ovviamente non ho mai tenuto
fede alla parola data.”
Josh
osservò con occhi sgranati quella ferita. “Non
voglio andare in
ospedale” mormorò spaventato.
“Non
ti preoccupare” rise Liam. “Per fortuna
c'è lo zio Harry.”
****
C'era
un bambino che rideva sempre, fino a quando stava con i propri
genitori; poi diventava timidissimo. Frankie sperava di non doverci
avere niente a che fare, ma quando un uomo dagli occhi gentili e i
capelli castani lo spinse leggermente verso di lei, seppe che le sue
speranze erano scomparse.
“Di'
ciao a Francesca, Josh” lo incitò suo padre. Il
bambino rimase in
silenzio, gli occhi azzurri che la guardavano incerti.
La
bambina sbuffò. “Mi chiamo Frankie, non
Francesca” replicò
piccata, facendo ridacchiare Louis alle sue spalle. Josh le porse una
mano, come i suoi genitori gli avevano insegnato a fare.
“Io
sono Josh” rispose finalmente. “Possiamo diventare
amici.”
“No,
sei troppo timido!” sbottò la bambina, facendo
nascondere Josh nel
petto dell'uomo accovacciato dietro di lui.
“Ero
sicuro che tua figlia sarebbe stata una piccola bulla, Lou”
sospirò
l'altro, in piedi. “Josh è timido, devi insegnarle
a essere più
gentile.”
“Indovino
da chi abbia preso, Zay” lo prese in giro lui. Zayn
alzò gli occhi
al cielo.
“Lee,
adesso Frankie sarà più educata”
intervenne Harry, rivolgendosi
all'uomo che teneva ancora Josh tra le braccia. Frankie gli
lanciò
un'occhiataccia, ma con la sua consueta dolcezza Harry la convinse a
riprovarci.
“Mi
chiamo Josh” ripeté il bambino, ancora
più intimidito. Frankie
strinse la sua mano.
“E
io sono Frankie” si presentò nuovamente.
“Ti piace giocare ai
pirati?”
“Preferisco-”
“Allora
è perfetto, vieni!”
Zayn
fu tentato di correre in soccorso del figlio, già scomparso
con
Frankie che lo tirava insistentemente per un polso, costringendolo a
fare quello che voleva. Louis, al contrario, aveva uno sguardo
davvero orgoglioso.
“Non
è colpa sua” rise Harry, troppo abituato a scene
di quel tipo per
disperarsi ancora.
Frankie
viveva con loro solo da poche settimane, ma era già
diventata un
terremoto; aveva un anno in meno di Josh, ma sembrava la più
grande
a causa del suo modo sicuro e sfacciato di comportarsi. Josh invece
era stato adottato quattro anni e mezzo prima, e da quando aveva
iniziato la scuola elementare si reputava proprio un ometto.
Ma,
come previsto, la giornata finì con Josh in lacrime e
Frankie che
strillava arrabbiata.
“Tale
padre, tale figlia” sospirò Liam. Louis lo prese
come un
complimento.
“Venite
a cena da noi, domani?” propose, tutt'altro che toccato. Zayn
e
Liam si lanciarono una veloce occhiata d'intesa.
“Oh,
no, domani davvero non possiamo...”
inventò Liam, “abbiamo
ospiti e-”
“Che
problema c'è?” lo interruppe Louis, un sorriso
inquietante sulle
labbra. “Veniamo noi da voi!”
*****
Frankie
tirò un calcio da sotto il tavolo a Josh. Questi rimase
perfettamente tranquillo, seguendo il consiglio di Liam.
“Reagisci!”
protestò la bambina, dopo qualche altro tentativo. Josh
alzò gli
occhi su di lei, fingendo noncuranza.
“Oh,
mi spiace, non ti stavo ascoltando. Cos'hai detto?”
A
Frankie quell'aria gentile diede ancora di più sui nervi. Si
alzò
in piedi sulla sedia e cominciò a urlare, stringendo i pugni
e
lanciando un grido acuto.
Liam
si voltò verso di lei, ma Harry fu il primo a zittirla. Le
prese un
polso, tentando di farla tacere.
“Tesoro,
torna a sederti” le chiese gentilmente, ma la bambina
liberò il
proprio polso dalla presa del padre e, inaspettatamente,
salì sul
tavolo. Josh la guardò con un misto di ammirazione e stupore.
“Frankie,
da brava” borbottò Harry, alzandosi dalla sedia e
facendo per
prenderla in braccio, ma Liam lo fermò con un cenno della
mano.
“Francesca,
non sei a casa tua” prese parola, “quindi ora
chiedi scusa, ti
risiedi, e mangi tranquilla.”
“Non
mi dai ordini!” sbottò la bambina, portandosi le
mani sui fianchi,
ancora in piedi sulla tovaglia.
“Se
non lo fai, niente dolce.”
Liam era perfettamente calmo, Zayn
sorrideva sotto ai baffi. “È davvero un buon
dolce” aggiunse,
mostrando di nascosto il pollice a suo figlio.
Frankie si
imbronciò, si rimise seduta e abbassò il viso.
“Scusa”
sussurrò.
Liam
sorrise. “Ti sei appena meritata due fette di torta al
cioccolato!”
le fece l'occhiolino, facendole perdere l'aria arrabbiata.
“Davvero?”
domandò, gli occhi scuri spalancati per la sorpresa.
“Davvero”
annuì Zayn, alzandosi per cambiare la tovaglia sporca e
portare il
dolce a tavola. “Solo per le brave bambine.”
Frankie
si voltò repentinamente verso il padre. “Questo
vuol dire che se
faccio la brava, poi sarò premiata?” chiese,
entusiasmata
dall'idea.
Harry
lanciò un silenzioso sguardo di ringraziamento a Liam e
Zayn. “Ma
certo che sì!” assicurò. Si
voltò alla sua destra, cercando gli
occhi di Louis. “Vero, papà Lou?” gli
domandò, sapendo quando
la sua opinione contasse per Frankie.
“Naturalmente”
accertò Louis, sporgendosi anche lui verso la bambina.
“Così papà
Harry smetterà di disperarsi.”
Josh
cercò invano di contenere una risatina, poi
guardò Frankie con aria
imbronciata. “Devi smetterla anche di fare male alle
persone”
sentenziò.
“Questo
me lo devi promettere, Frankie” aggiunse Louis. Frankie
esitò un
secondo.
“Ma
loro mi fanno arrabbiare e...” si ricordò di dover
fare la brava,
“okay, prometto.”
Guardandosi,
Harry e Louis pensarono che avevano davvero tanto da imparare.
****
Harry
si svegliò nel cuore della notte, qualche mese dopo; Frankie
lo
stava scuotendo, mentre singhiozzava tra sé e sé.
“Papà”
mormorò, tirando su col naso. “Ho fatto un brutto
sogno...”
Harry
sollevò le palpebre, mettendosi seduto. “Che? Cosa
hai...cosa hai
sognato?” chiese, cercando di riprendersi dal sonno appena
interrotto.
Frankie
non rispose, non fece in tempo perché Louis si
svegliò a sua volta
e sorrise mezzo addormentato. “Vieni nel lettone!”
la incitò, e
la bambina non se lo fece ripetere due volte, infilandosi sotto alle
coperte in mezzo ai genitori.
Harry
la abbracciò subito, Frankie chiuse gli occhi sentendosi
protetta,
affondando il viso nel petto del padre mentre l'altro le accarezzava
delicatamente un fianco.
“Vi
voglio bene” sussurrò, prima di addormentarsi.
Harry
e Louis si sentirono scoppiare di felicità.
****
Josh
era piuttosto spaventato, mentre sedeva in bicicletta e Zayn gli
allacciava meglio il casco; Liam, in piedi dietro di lui, aveva
appena finito di togliere le rotelle lasciandolo di stucco.
“Impariamo
ad andare senza” gli sorrise Zayn, spostandosi e lasciando il
cortile libero, portando le rotelle con sé. Josh si
voltò
allarmato, trovando Liam alle sue spalle.
“Pronto?”
gli chiese il padre, con un sorriso. Josh scosse freneticamente la
testa, ma Liam iniziò a spingere la bicicletta e lui non
poté fare
altro che collaborare.
“Così,
Joshy!” lo incitò Zayn, sorridendo orgoglioso.
Josh stette attento
a non distrarsi, e si concentrò talmente tanto da non
accorgersi del
momento in cui Liam lo lasciò solo.
“Sei
bravissimo!” fu la sua voce a riscuoterlo; con una breve
occhiata
alla sua destra, vide Zayn che correva accanto a lui, con un'altra
alla sua sinistra...c'era anche Liam!
Stupito,
per poco non sbandò, perdendo il controllo del manubrio. Ma
Zayn lo
aiutò subito, girandolo al posto suo, mentre Liam gli diceva
di non
smettere di pedalare.
Sorrise,
fiero, quando si lasciò i genitori dietro e seppe di aver
imparato
perfettamente.
“Posso
urlare una cosa?” chiese, improvvisando una curva che gli
riuscì a
malapena.
“Quello
che vuoi, tesoro” rise Liam.
Josh
prese fiato. “Sono fottutamente
felice!” gridò, facendo
trasalire i genitori e attirando le occhiate di qualche coppia
sposata lì vicino.
Liam
e Zayn compresero subito, sospirarono.
Louis.
Senza ombra di dubbio.
****
Se
Frankie era identica a Louis, invece George era la copia perfetta di
Harry. Di conseguenza, anche a Josh fu subito simpatico.
Era
più piccolo di lui di due anni ed era gentile; Frankie aveva
sette
anni quando entrò a far parte della famiglia, e
cominciò a
comportarsi da gelosa e prepotente anche con lui. Non le piaceva
quando l'attenzione veniva spostata su qualcun altro.
George
era la dolcezza in persona. Aveva le stesse fossette di Harry ai lati
della bocca quando sorrideva, e due occhi grandi e scuri pieni di
luce, pronti a stupirsi per qualsiasi cosa.
Una
volta Harry lo salvò appena in tempo da non mangiare il
fango, dopo
che sua sorella gli disse che era buonissimo e che doveva
assolutamente provarlo; un'altra, Louis sgridò per la prima
volta
Frankie nel spiegarle che non poteva spingere così forte suo
fratello in altalena, se non voleva farlo cadere. Il punto era che
quello era esattamente l'obbiettivo di Frankie, per cui Harry e Louis
le fecero una ramanzina con i fiocchi.
Alla
fine, Josh divenne una specie di protettore di George -Liam volle
vederlo come la copia esatta di sé stesso quando proteggeva
Harry
dai bulli già alle elementari, perché Harry era
piccolo e dolce al
pari di George e lui era coraggioso e responsabile proprio come Josh.
Josh
sapeva come difendersi da Frankie; bastava uno spintone un po'
più
forte, qualche insulto sui suoi capelli e la sua natura di ragazza
non tardava a risvegliarsi. Frankie non aveva paura di sporcarsi i
vestiti, ma teneva ai propri capelli più che a qualsiasi
altra cosa,
e da quando si era innamorata di un suo compagno di classe era
diventata più gentile e simpatica.
Harry
ringraziò tutti i santi che finalmente avesse smesso di
comportarsi
da maschiaccio, pur mantenendo il suo carattere prepotente e
sfacciato.
Josh
e George giocavano sempre insieme, mentre Frankie iniziava a giocare
con le bambole insieme alle altre bambine. Finiva sempre che si
annoiava e andava a giocare con i maschi, ma era già un
passo
avanti.
“Josh
è terrorizzato da te” commentò Zayn,
seduto su una panchina del
parco giochi, rivolgendosi a Louis. Il quale, come da copione,
alzò
le spalle.
“Che
gli ho fatto?” chiese, fingendosi offeso.
“Sei
il padre di quella peste” rispose Zayn, indicando Frankie che
insultava un altro bambino. Louis rise e Zayn, per quanto cercasse di
mantenersi serio, scoppiò a ridere a sua volta.
“Allora,
se deve litigare con mio figlio, non posso farmi stare simpatica
Francesca. Ma devo ammettere” e Louis sorrise, già
pronto alla
frase che stava arrivando, “che quella bambina è
la tua esatta
copia quando eravamo piccoli, e non posso non volerle bene.”
“Anche
Harry ha questa teoria” fece Louis. “A volte
vorrebbe mandarla a
un corso di buone maniere, ma la adora.”
Indicò con un cenno
del mento Josh. “E lui? Come mai è così
educato?”
“Tutta
opera di Liam” ridacchiò Zayn. “Gli
insegna a comportarsi come
una persona gentile.”
“In
più è davvero timido”
sospirò Louis. “Fagli trascorrere una
settimana dallo zio Louis, e vedi come cambia!”
Zayn
si rabbuiò. “Non ci penso nemmeno”
replicò serio. Louis scoppiò
a ridere ancora più forte di prima, tanto da far girare
qualche
altro genitore verso di lui.
George
li raggiunse poco dopo, con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
Louis si abbassò alla sua altezza, prendendogli il viso tra
le mani
e asciugandogli le lacrime sulle guance.
“Georgey!
Cos'è successo?” domandò, preoccupato.
Attraversò velocemente il
suo corpo con un'occhiata, cercando ferite o lividi.
George
sembrò cedere al tono premuroso del padre, e
scoppiò
definitivamente in lacrime. “Frankie non mi fa salire
sull'altalena!” piagnucolò. “Josh ha
iniziato a difendermi ed
ora per colpa mia loro due stanno litigando e-”
Il
resto divenne un mormorio incomprensibile, interrotto continuamente
dai singhiozzi del bambino. Louis sapeva che doveva cominciare a
difendersi da sé, avendo già sei anni, ma non
poté fare a meno di
giustificare la sua impotenza; come al solito, Francesca si impegnava
nel comandare gli altri.
“Andiamo,
dai” sospirò, alzandosi dalla panchina e lanciando
uno sguardo
apologetico a Zayn, che annuì con noncuranza,
“portami da
Frankie.”
George
afferrò la mano che il padre gli porgeva, facendogli strada
verso
l'altalena. Frankie e Josh si stavano spintonando, l'una con gli
occhi colmi di rabbia e l'altro con un'espressione decisa in volto.
“Il
parco giochi non è tuo!” protestò Josh,
forte dei suoi otto anni.
“Tutti devono avere il diritto di giocare. Compreso tuo
fratello!”
“È
piccolo, potrebbe cadere” si difese Frankie. “Lo
faccio per lui!”
Louis
si immobilizzò, prima di prenderle delicatamente una spalla
e farla
voltare verso di lui. “Dici sul serio?”
domandò. Conosceva sua
figlia meglio di chiunque, e stavolta non stava mentendo.
Frankie
si imbronciò. “Sì. Perché
non mi credete? L'altra volta George è
quasi caduto!”
“Sta
mentendo!” sbottò Josh, stringendo i pugni. George
aveva smesso di
piangere, e fissava la scena con occhi enormi e attenti.
“Non
sto mentendo!” esclamò Frankie, la voce che
prendeva a tremare.
“Perché non pensate che anche io possa fare
qualcosa di gentile?”
domandò con un singhiozzo, nascondendo il viso nelle mani.
Prima
ancora che Louis si muovesse per stringerla e rassicurarla, George
l'abbracciò forte e le schioccò un bacio su una
guancia.
“Io
ti credo, Frankie.” disse serio. “Grazie per
esserti preoccupata
per me.”
Frankie
abbozzò un sorriso, stringendo il fratello di rimando. Louis
stava
quasi per cedere all'aww che stava premendo per
essere
pronunciato, in perfetto stile Harry.
Harry,
il quale quel giorno sarebbe rimasto in pasticceria fino a tardi, e
non era lì presente, al pari di Liam che era impegnato nel
suo
lavoro di avvocato.
Zayn
era invece un insegnante di letteratura inglese, e Louis un
architetto. Di solito entrambe le coppie si alternavano per
accompagnare i figli al parco, in modo che si divertissero e
imparassero a relazionarsi con gli altri bambini.
Josh
incrociò le braccia al petto, ma sospirò vinto un
secondo dopo,
quando l'abbraccio dei due fratelli si sciolse. Si rivolse subito a
Frankie.
“Mi
dispiace per non averti creduto” si scusò,
sincero. Frankie stava
per aprire bocca e rispondere in modo sfacciato, ma quando
incontrò
gli occhi del padre già pronto a rimproverarla
cambiò idea ed annuì
soltanto, perdonandolo.
Louis
tornò alla panchina su cui era ancora seduto Zayn, intento a
scambiarsi messaggini romantici con il marito come se fosse tornato
ad avere diciassette anni. Louis finse una smorfia schifata, a cui
Zayn rispose con una gomitata in un fianco.
“Tua
figlia è una bulla” commentò, come al
solito.
“Una
bulla dal cuore tenero, Zay” lo corresse Louis, sorridendo
soddisfatto.
****
George
dondolava allegro le gambe, che aveva a penzoloni mentre era seduto
sul tavolo della cucina; nelle mani reggeva una scodella di crema al
cioccolato che era avanzata ad Harry nel preparare un dolce.
“Papà
sarà contentissimo” gli fece l'occhiolino Harry,
voltandosi verso
di lui mentre dava i tocchi finali al suo capolavoro,
“vedrai!”
George
nascose la mano sporca di cioccolato, ignaro di quanto fosse
già
pieno di crema intorno alla bocca e sulla punta del naso, limitandosi
ad annuire con un sorrisone. Frankie li raggiunse in quel momento,
intingendo il polpastrello dell'indice nella crema al cioccolato
senza farsi problemi.
“Mhh,
squisita” commentò, con un verso di apprezzamento.
“Hai superato
te stesso, papà!”
Harry
rise, ringraziandola per il complimento. “La crema
è tutta vostra”
continuò, “ed è inutile che fai
l'innocente, George, sei tutto
sporco.”
George
arrossì, ma tornò con entusiasmo a mangiare
quella crema deliziosa
che si spartì con la sorella. Frankie aveva lasciato
crescere i
capelli neri ed ora li aveva raccolti in una coda disordinata, che
ormai Harry non si preoccupava più nemmeno di sistemare -era
uno dei
mille gesti di ribellione di sua figlia.
Non
appena il campanello di casa squillò, Frankie si
precipitò alla
porta. Harry posò il dolce sulla tavola già
apparecchiata, non
potendo evitare di sorridere.
Subito,
provenienti dall'ingresso, i soliti schiamazzi allegri della sua
famiglia fecero allargare ancora di più il suo sorriso.
Anche
George, con qualche difficoltà, era saltato giù
dal tavolo per
andare ad accogliere il padre alla porta.
Louis
entrò in cucina con Frankie che gli circondava una gamba,
come
d'abitudine, e George in braccio che nascondeva il viso contro la sua
spalla, in un gesto che gli donava sempre un perfetto senso di
protezione. Louis fece per salutare Harry, ma appena entrò
in cucina
si zittì alla vista del dolce dall'aspetto allettante.
“Sorpresa!”
strillarono i due bambini, in coro, facendo scoppiare a ridere
entrambi i genitori. “Abbiamo fatto tutto noi” si
vantò
spudoratamente Frankie, lasciando finalmente la sua gamba per
mettersi seduta, imitata all'istante dal fratello.
“Non
vedo l'ora di provare questa fantastica torta, allora”
commentò
Louis, avvicinandosi al marito per ricevere il suo bacio di
bentornato. “Vado a cambiarmi” sorrise, sparendo in
corridoio.
Harry
lanciò una rapida occhiata a Frankie e George, accertandosi
che
fossero tranquilli prima che il suo sorriso ottenesse una piccola
piega di malizia.
“Aspetta,
ho messo i tuoi pantaloni dentro ad un altro cassetto, non li
troverai mai se non ti aiuto...”
****
George
si avvicinò con aria preoccupata a Frankie e Josh, che
facevano i
compiti insieme a lui in un gazebo del parco giochi.
“Posso
chiedervi una cosa?” domandò, timido.
“Quello
che vuoi” sorrise gentile Josh, in completo contrasto con il
“se
proprio devi” seccato di Frankie.
“Avete
presente quando i genitori scompaiono?”
domandò,
guardandosi nervosamente intorno per essere certo di non essere
sentito. “Intendo quando spariscono a farsi la doccia
insieme, o ci
lasciano a casa di qualche amico, o mettono la musica nella loro
camera e dicono di fare un pisolino...ma come fanno a dormire con il
volume alto dello stereo?” fece, confuso.
Josh
rosicchiò la propria penna, pensieroso. “Succede
anche ai miei”
commentò, cercando di trovare una risposta alla domanda
dell'amico.
“Penso che gli adulti siano in grado di dormire anche con la
musica. Dev'essere l'unica soluzione.”
Frankie
poggiò le caviglie sul tavolo del gazebo, incuriosita dalla
questione, spingendo la sedia indietro e restando in equilibrio.
“Non
so” intervenne, colpendosi la bocca con la matita in un
atteggiamento pensieroso che aveva ereditato da Harry,
“però
sembrano essere molto più calmi e rilassati dopo.”
“Sì,
molto più innamorati, l'ho notato anche io!”
****
Harry
passava lentamente le mani nei capelli ricci di George, accoccolato
sul suo petto e con un'espressione pacifica in viso.
Louis,
seduto qualche posto più in là sul grande divano,
controllò che
anche Frankie si fosse addormentata. Aveva la testa posata contro la
sua spalla e gli occhi chiusi, le labbra dischiuse.
“Pace.”
sospirò sollevato Harry, assaporando il silenzio.
“In grazia di
Dio.”
Louis
rise, tentando di non fare troppo rumore. “A me piace quando
fanno
chiasso.”
“Perché
non sei tu a dover riportare l'ordine in casa, Lou”
ribatté Harry,
lanciandogli un'occhiataccia. “Al contrario, tu li fai
scatenare.”
“Sono
bambini” sorrise Louis, alzando una spalla sola.
“È normale che
debbano divertirsi.”
“Bambini...”
ripeté Harry, con una leggera nota malinconica.
“Frankie inizierà
la scuola media fra pochi mesi.”
“Vuoi
farmi deprimere?” lo zittì Louis. “Non
è cresciuta così tanto!
È solo una nostra impressione.”
Harry sorrise, divertito, e
come al solito lo assecondò. “Hai
ragione” scherzò, prendendolo
in giro.
“Mettiamo
a letto questi due” lo ignorò Louis, spostandosi
con delicatezza
perché Frankie non si svegliasse, prendendola in braccio.
Harry si
sollevò lentamente, prendendo George da sotto il sedere e
avvolgendogli la schiena con un braccio, lasciandolo dormire sul suo
petto.
Raggiunse
la stanza dei bambini per primo e accese la luce per non inciampare
in qualche gioco lasciato a terra -era già successo e non
era stato
affatto divertente come aveva detto Louis.
Sistemò
George nel letto di sotto del letto a castello, mentre Louis
posò
Frankie in quello più alto e si assicurò che la
sbarra fosse
stabile prima di allontanarsi, controllando che nel caso Frankie si
fosse mossa nel sonno comunque ci sarebbe stata quella a non farla
cadere giù. Poi raggiunse Harry sulla soglia della porta,
che lo
aspettò prima di spegnere la luce.
Si
presero un istante per osservare i loro figli addormentati sotto la
luce della luna, sorridendo leggermente. Poi Louis prese la mano di
Harry, richiamando la sua attenzione, e posò la testa contro
la sua
spalla mentre andavano a dormire anche loro.
****
“Papà,
non riesco a correre velocemente.”
Harry
controllò l'espressione di suo figlio, seduto dietro il
bancone
della sua pasticceria mentre lui sistemava in bella mostra delle
ciambelle. George aveva i gomiti posati sulle ginocchia e un broncio
adorabile sul volto.
“Che
ti importa di correre?” sorrise, tentando di risollevargli il
morale. “Sai cantare mille volte meglio degli
altri.”
“Non
capisci!” sbuffò George, preoccupato.
“Papà...i miei amici
dicono che sono grassottello.”
Harry
si morse leggermente le labbra, pensieroso. In realtà, anche
il
pediatra aveva detto che George fosse un po' in sovrappeso.
“Forse
dovresti mangiare meno dolci” scherzò, adocchiando
la busta vuota
con cui il figlio aveva cercato di costruire una barchetta, che prima
conteneva dei pasticcini.
“Sì...”
borbottò George, “ma a me piacciono i dolci che
prepari...”
Harry
non perse il sorriso. “Potresti mangiarne solo una volta o
due a
settimana, cosa ne pensi? Così non dovresti rinunciare, ma
sicuramente correrai più veloce.”
George sgranò gli occhi.
“Davvero?”
“Davvero!”
assicurò Harry. “Anzi, d'ora in poi
sarà una regola per tutti.
Dolci solo una volta a settimana!”
Harry
sapeva di avere avuto un'idea degna dei coniugi Payne-Malik. Se anche
tutto il resto della famiglia si fosse impegnato, George avrebbe
raggiunto con più facilità il suo obiettivo, e si
sarebbe anche
sentito meno diverso.
Gli
rivolse il palmo di una mano, su cui George sbatté il
proprio,
dandogli il cinque e aprendosi in un sorriso enorme. “E poi
faremo
una gara di corsa.”
“Vincerai
tu!” lo entusiasmò Harry. Quasi poteva vedere Liam
annuire
solennemente e mostrargli i pollici in su al suo gesto di perfetto
genitore.
****
L'urlo
di Frankie parve echeggiare per la casa, quando si chiuse in bagno e
si tirò giù le mutandine. Harry e Louis si
lanciarono subito uno
sguardo d'intesa.
“Papaaà!”
strillò Frankie, in preda al panico, chiamando entrambi i
genitori.
“Papà, c'è sangue sulle mie
mutandine!”
George
trasalì, ma Harry lo rimise seduto sul divano con
tranquillità. “Ci
pensiamo noi, Georgey, non ti preoccupare. Non è nulla di
grave.”
lo rassicurò, prima di seguire il marito in bagno.
Frankie
stava singhiozzando a dismisura, mentre Louis le spiegava che non
c'era da preoccuparsi. Lo affiancò, sorridendo alla figlia
per
tranquillizzarla.
“Frankie!
Non piangere, tesoro. Succede a tutte le bambine grandi come te. Hai
dodici anni, amore, è normale.”
Frankie
guardò entrambi i genitori negli occhi, mordendosi un labbro
e
tirando su con il naso. Louis aprì prontamente l'armadio,
estraendone un pacchetto di assorbenti.
Non
sembrava molto convinto su come sistemarlo, perciò Harry lo
spedì
semplicemente a prendere un altro paio di mutandine dalla stanza di
Frankie e le spiegò invece cosa fossero le mestruazioni.
Frankie
aveva un'espressione a metà fra lo schifato e il confuso, ma
ascoltò
con attenzione.
“Questo
vuol dire che adesso sono grande?” domandò
più tardi, uscendo
finalmente dal bagno.
“Solo
un po'” rispose Louis con una risata, ottenendo l'assenso di
Harry.
Entrambi
i genitori l'abbracciarono, e Frankie tornò a sentirsi
piccola.
****
“Ammettilo,
ci sei andato a letto!” esclamò Frankie, puntando
l'indice contro
Josh mentre il ragazzo passava la palla a George.
Josh
sbuffò, ma arrossì. “Non è
vero, Frankie” ripeté, per
l'ennesima volta.
“Non
dirmi bugie. Sai che ti leggo nel pensiero.”
replicò Francesca,
sorridendo vittoriosa. “Vi ho visti, quando vi siete
incontrati per
la prima volta a scuola! Eravate in corridoio, tu e quella biondina
antipatica un anno più piccola di te, del primo anno. La sua
aula è
accanto alla mia, e l'ho vista uscire a ricreazione per andare da te.
E avete iniziato a mangiarvi a vicenda con gli occhi come due
affamati!”
Josh
arrossì ancora di più, aggrottando le
sopracciglia. “Non sono
fatti tuoi!”
George
si fermò, con il pallone nelle mani e gli occhi sgranati.
“È
carina?” domandò, curioso.
“È
una bomba” sorrise Frankie, sicura di sé.
“Dovresti vederla,
George. Ha due tette grandi così e-”
“Frankie!”
sibilò Josh, in imbarazzo, mettendola a tacere. Francesca
scoppiò a
ridere.
“Vogliamo
parlare dei tuoi affari amorosi con Sheeran?” le ritorse
contro
Josh, cambiando subito tono. Frankie spalancò la bocca,
offesa.
“Ti
avevo detto di non seguirci! Io e Rupert facciamo quello che ci
pare!”
George
alzò un sopracciglio. “Papà e
papà sanno di questo Rupert?”
Frankie
gli diede fuoco con uno sguardo. “Non dire niente,
tu!”
“Dovresti,
Georgey” replicò Josh, con un piccolo sorriso da
presa in giro,
“tua sorella e lui stavano decisamente pomiciando.”
Francesca
gli si scagliò addosso, gettandogli un pugno che Josh
fermò in
tempo, bloccandolo. “Ti odio, Josh!”
urlò, tentando di tirargli
un calcio alle parti basse -Josh riuscì miracolosamente ad
evitare
anche quello. George venne in suo aiuto, afferrando la sorella dai
fianchi e tirandola indietro.
“Non
dirò nulla, Frankie” sbuffò,
“però smettila di gridare come
una pazza.”
“Beh, sarà meglio per te che tu non dica
niente”
lo minacciò Francesca, schioccandosi le dita. George
deglutì
preoccupato, ma notò Josh alzare gli occhi al cielo alle
spalle di
Frankie e si lasciò scappare un sorrisetto divertito.
****
“Perché
non hai voluto uscire con Lux? È così
carina.”
George
evitò lo sguardo del migliore amico, arrossendo
impercettibilmente.
“Non mi andava.”
Josh
sbatté le palpebre qualche volta, allibito. “Non
ti andava? È una
delle ragazze più popolari della scuola e non ti
andava?”
George
chiuse il proprio armadietto, sbuffando. “Josh, se ti piace
così
tanto vai a chiederle di uscire con te, no? Tanto le piacerai di
sicuro.”
Francesca
li raggiunse in quel momento, onnipresente come al solito.
“Lux
lancia sguardi d'odio a tutti” sorrise, dispettosa,
“gran bel
lavoro, fratellino.”
Gli
tirò una guancia, prima di afferrarle entrambe nelle mani.
“Adesso
tutte le ragazze della scuola cadranno ai tuoi piedi! Non sapevo
nemmeno che fossi così intelligente.”
Josh
gli rivolse, stavolta, un'occhiata ammirata. “Davvero lo hai
fatto
per questo?”
George
si liberò della presa della sorella, sbuffando.
“No. Assolutamente
no.”
Sospirò,
alzando gli occhi su Josh che lo fissava sospettoso.
A
volte si chiedeva davvero come facesse a non capire.
Angolo
Autrice
Agh.
Open office mi si è chiuso senza salvare e ora devo rifare
l'angolo
autrice.
Oppure:
bentornati! Mi siete mancati così tanto
♥
Questo
è, finalmente, il sequel di You're
every line, you're every word, you're everything, che spero
di aggiornare una volta a settimana o
al massimo ogni dieci giorni.
Spero tanto che vi piaccia!
I
figli delle varie coppie sono: George Shelley e Frankie Standford per
Harry e Louis, e Josh Cuthbert per Zayn e Liam. Lo avevo già
detto
nell'ask dei personaggi, ma lo ribadisco.
A
proposito, ecco qui il mio twitter
e il mio ask .
Sull' ask per i
personaggi di questa storia potete far loro
delle
domande, proprio come per you're every!
Detto
questo, spero che la storia vi piaccia. L'azione comincerà
nel
prossimo capitolo, comunque.
Fatemi
sapere cosa ne pensate, un bacio! ♥
Seele
|
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Capitolo 2 *** I. ***
Lights
and Dreams
“Non
posso ancora credere che tuo fratello abbia rifiutato di uscire con
Lux Aktin” borbottò Taylor, facendo un tiro alla
propria sigaretta
nel bagno delle ragazze.
“Ah,
non dirlo a me” sospirò Francesca, spegnendo la
propria e
gettandola nel gabinetto, “dev'essere fuori di
testa.”
“Insomma,
voglio dire...Lux Aktin.”
replicò Taylor, sbattendo le
lunghe ciglia qualche volta di troppo. “È talmente
bella da
mettermi in crisi.”
Francesca
scoppiò a ridere, prendendola la sigaretta di bocca e
buttando anche
quella nel water. “Ti ricordo che sei fidanzata con il
capitano
della squadra di basket della scuola, Tay” sorrise,
porgendole il
braccio. “Avanti, andiamo. Ti starà aspettando al
tuo armadietto
come al solito.”
Taylor
rise con lei, le prese il braccio e uscirono dai bagni.
*
George
chiuse il proprio armadietto, guardandosi intorno e sentendo il
proprio naso pizzicato da qualcuno all'improvviso.
“Frankie!”
fece, scoppiando a ridere. La sorella gli fece l'occhiolino,
lasciandogli il naso e posando le spalle contro il muro.
“Perché
quest'aria pensierosa? Potrei preoccuparmi se sapessi che ogni tanto
usi il cervello.”
George
alzò gli occhi al cielo. “Cercavo Josh. L'hai
visto?”
“Penso
stia pomiciando con quella tipa del terzo anno” rispose
Francesca,
soprappensiero. Gli scoccò un'occhiata divertita.
“Geloso?”
Il
fratello sbuffò, arrossendo impercettibilmente.
“Simpatica.”
“Ah,
è una dote naturale” scherzò Francesca,
tirandogli una guancia.
“Dov'è andato a finire il tuo sorriso, eh? Avanti,
scricciolo,
ridi un po'.”
George
sospirò e sorrise subito dopo.
“Contenta?”
“Molto”
sorrise anche lei. Il suono della campanella che suonava li
interruppe.
“Vado,
Georgie. Ci vediamo a mensa, mh?”
“Pensavo
non volessi stare con il tuo fratellino davanti a
tutti.”
Frankie
roteò gli occhi. “Non diventare dispettoso, o la
tua aria
innocente potrebbe scomparire e non saresti più
carino.”
Lo
guardò con affetto, perdendo subito il tono irritato.
“A dopo,
scricciolo.”
“A
dopo, capitano” George mimò un gesto militare
sorridendo e osservò
la sorella allontanarsi ridendo.
*
Josh
fece l'ennesimo lancio, centrando in pieno il canestro con il proprio
pallone da basket.
George
osservò i suoi occhi guardare il canestro, le sue braccia
sollevarsi
e i suoi piedi staccarsi da terra. Il pallone si allontanò
dalle sue
mani e centrò il canestro.
“Centro!”
esclamò vittorioso il ragazzo, mentre la palla cadeva e
rimbalzava
un paio di volte.
“Come
al solito” sorrise George, tranquillo. “Non fai
parte della
squadra di basket per nulla, Josh.”
Il
ragazzo scrollò le spalle. “Allenarsi da soli non
fa mai male.”
“Però
non sei solo” gli fece notare George. “Ti alleni
sempre mentre
chiacchieri con me.”
“Non sei il mio migliore amico per nulla,
George” lo scimmiottò Josh, ridendo e raccogliendo
il pallone.
L'altro alzò gli occhi al cielo, alzandosi in piedi.
“Fammi
provare.”
“Tanto
non lo centri mai.”
“Stavolta
ci riuscirò!”
Josh
alzò un sopracciglio, ma sorrise e si fece da parte. George
si
posizionò a pochi metri dal canestro, si prese il labbro
inferiore
tra i denti e lanciò il pallone...fallendo miseramente.
Josh
scoppiò a ridere, prendendo la propria bottiglia d'acqua dal
gradino
davanti alla porta di casa sua e poi bevendone un sorso. “Va
sempre
a finire così. Non ti arrendi mai?”
George
sorrise e scosse la testa. “Mai.”
Josh
gli rivolse un sorriso divertito e George si sentì arrossire.
*
“Ew,
sono vomitevoli. Vogliono fare queste uscite di famiglia
solo
per amoreggiare” fece disgustata Francesca, formando due paia
di
virgolette nell'aria mentre agitava indice e medio.
Harry
aveva ancora la mano stretta a quella di Louis, quando si
voltò per
ridere delle parole della figlia. “Sei sempre la solita,
Frankie.”
“E
voi pure” alzò gli occhi al cielo lei.
“Alla vostra età l'amore
non dovrebbe, diciamo, scemare? Dovreste lanciarvi
piatti e
minacciare il divorzio, non cinguettare come due
adolescenti
innamorati.”
Louis
le scoccò un'occhiata giocosamente fulminante.
“Stai insinuando
che siamo vecchi?”
“Sto
affermando che mi fate cariare i denti.”
“Questo
è l'esatto motivo per cui ti portiamo da quel dentista
giovane che
ti piace tanto, tesoro.”
Francesca
incrociò le braccia al petto, mettendo su un falso broncio.
“Mi
correggo, non volete uscire con noi solo per scambiarvi vomitevoli
effusioni in pubblico. Siete anche due dannati pettegoli.”
Louis
scoppiò a ridere e George e Harry alzarono in sincrono gli
occhi al
cielo.
“A
proposito” si interessò Harry, e Francesca decise
per la propria
salute di ignorare il modo in cui Louis gli accarezzava il dorso
della mano. Rischiava di prendersi il diabete. “Come va con
Michael?”
“Michael?”
ripeté Francesca, confusa.
“Sei uscita con lui una settimana
fa, amore” le ricordò Harry con dolcezza.
“Oh”
la ragazza agitò una mano in aria, “mi ha lasciato
quando l'ho
chiamato Thomas per la quinta volta. Che scorbutico.”
“Ora
sta con James Faccia di Cavallo” li informò George.
“Finiscila”
sbottò Francesca. “Ah, piuttosto la sapete
l'ultima? George ha
rifiutato l'invito ad uscire della più carina della
scuola!”
Louis
e Harry si scambiarono uno sguardo d'intesa e poi si rivolsero a
George. “Hai fatto bene. Le più popolari sono
sempre antipatiche.”
fece Harry, sorridendo comprensivo.
“Figurati
che una volta Taylor Swift provò a violentare vostro
padre”
raccontò Louis. Harry sbuffò.
“Non
mi stava violentando. Piuttosto è stato papà ad
allungare le ma-”
“Taylor
Swift?” ripeté Francesca, spalancando la bocca.
“Sì,
all'epoca era la più popolare della scuola”
affermò Louis,
interdetto.
“È
la madre della mia migliore amica” disse Francesca, piccata.
“Ecco
perché sei così acida!”
scoppiò a ridere George. Francesca gli
gettò un pugno sulla spalla.
“Ehi,
ehi, le mani a posto!”
“Ha
cominciato lui!”
“Non è vero, ho solo fatto
un'osservazione!”
“Per l'amor del Cielo, avete quindici e
sedici anni, non sette.”
Francesca
sbuffò, gonfiando le guance come quando era bambina.
“Tornate a
pomiciare e smettetela di sgridarci.”
Louis
scoppiò a ridere e “agli ordini” sorrise
furbo, facendo
scivolare la propria mano sul sedere del marito.
“Louis!”
*
Zayn
portò i piatti in tavola, salutando a metà strada
tra la cucina e
il salotto Liam con un bacio.
“Appena
sei pronto ceniamo” gli disse con un sorriso, oltrepassandolo
e
posando il primo piatto davanti al figlio.
Josh
si illuminò. “Finalmente! Era ora che preparassi
le patate al
forno, papà.”
“Oggi
sono tornato prima da scuola e ho avuto il tempo di farle”
spiegò
Zayn, sedendosi a tavola.
Liam
sembrò leggergli nel pensiero, perché pur non
avendolo sentito li
raggiunse nel salotto e chiese come fosse andata la loro giornata.
“Tutto
ok” rispose Josh per primo, “sono stato interrogato
in storia ed
è andata bene. Di pomeriggio sono stato agli allenamenti di
basket e
quando sono tornato a casa sono stato un po' con George.”
Zayn
scrollò le spalle. “Per me come al solito. Ho
corretto alcuni
compiti e vomitato mentalmente un paio di volte.”
Liam
ridacchiò, mentre Josh alzò gli occhi al cielo e
Zayn rise a sua
volta. “E tu?”
“Noioso
come sempre” tagliò corto Liam, versandosi un
bicchiere d'acqua.
“Buon
appetito!”
Allungò
le gambe sotto al tavolo, trovandosi subito una caviglia fra quelle
di Zayn.
Incontrò
il sorriso dolce del marito e dimenticò qualsiasi cosa.
*
Francesca
si diede un'occhiata allo specchio che nascondeva nel borsellino,
sistemandosi il ciuffo scuro che le ricadeva sulla fronte. Non c'era
verso di farlo stare in modo decente.
Sbuffò,
attirando l'attenzione della compagna di banco su di sé.
Taylor alzò
un sopracciglio.
“Hai
provato a piastrarlo?”
“Se
lo piastro diventa orribile.”
“Ah, ti capisco.”
La
professoressa di inglese chiamò Taylor alla cattedra proprio
in quel
momento; Francesca le passò subito, di nascosto, il proprio
quaderno
con gli esercizi svolti e le fece l'occhiolino. Taylor nascose un
sorriso e si diresse alla cattedra.
Nel
frattempo, in un'altra aula al piano di sopra, Josh messaggiava con
la ragazza che gli piaceva e che sembrava decisamente ricambiarlo. E
George, due piani sotto, cercava di prestare attenzione alla lezione
senza distrarsi.
“Ve
lo ripeto un'ultima volta, ragazzi” sospirò Zayn
qualche aula più
a destra, sentendosi sull'orlo del suicidio, “o imparate a
fare un
tema che possa essere definito tale o vi boccio tutti.”
Nella
classe si levò un verso esasperato, e Zayn
richiamò l'ordine
chiedendo di aprire il libro a pagina novantasette.
“E
se parlate ancora vi interrogo a tappeto.”
*
“Sta'
lontano da me, Samuel!” strillò Francesca,
spingendo indietro il
ragazzo che si avvicinava per baciarlo.
“Mi
chiamo Jason” protestò lui, arrestandosi per la
delusione. “Ma
puoi chiamarmi come vuoi, dolcezza” fece, riprendendo a
camminare
subito dopo, con un sorriso sornione sulle labbra.
“Conosco
il karate, bello. Non ti conviene” fece minacciosamente
Francesca.
“Non bacio i ragazzi ubriachi. Puzzano di cane morto e sono
scoordinati.”
“Grazie?” commentò Jason, confuso.
“Avanti,
dammi solo un bacio...”
Prima
che potesse muovere un altro passo, Francesca gli tirò una
ginocchiata nello stomaco che lo fece rovinare a terra. Il ragazzo si
contorse, mugolando disperatamente.
“E
questo era solo un avvertimento” borbottò lei,
ancora in posizione
da combattimento. “Dammi le chiavi dell'auto. Se tieni le
mani a
posto ti riaccompagno a casa io, Jacob.”
“Jason...”
Francesca
agitò una mano in aria. “Oh, è lo
stesso. Allora, queste chiavi?”
*
Francesca
rientrò in casa cercando di fare il minimo rumore;
aprì la porta,
oltrepassò la soglia in punta di piedi e si richiuse la
porta alle
spalle tentando di non farla sbattere. Lasciò le chiavi
nella
serratura e le girò un paio di volte. Si guardò
intorno,
sospettosa, accertandosi di essere sola.
Erano
le due di notte passate e non aveva ancora fatto i compiti per
l'indomani; di certo sarebbe andata con Taylor al parco, piuttosto
che entrare a scuola impreparata.
Certa
di essere sola, tirò un sospiro di sollievo e
camminò verso le
scale. Trasalì quando la mano di qualcuno le
afferrò il polso e,
prima che potesse urlare, le tappò la bocca.
“Gesù,
Frankie” la voce assonnata di suo padre la
tranquillizzò
all'istante, “vuoi svegliare papà?”
Francesca
tirò un sospiro di sollievo e Louis la lasciò
libera. “Mi hai
spaventato, pa'” lo rimproverò, come se fosse
stata colpa sua.
“Sono
le due di notte, piccola” osservò Louis, lanciando
un'occhiata al
proprio cellulare ancora acceso, “cos'hai fatto
finora?”
“Sono
uscita con Jude, ma quando gli ho chiesto di prendermi una birra lui
ne ha bevuto un sorso ed è subito andato su di giri. Quindi
gli ho
tirato una ginocchiata e poi mi sono messa alla guida della sua
auto.”
Louis
la guardò con gli occhi colmi di orgoglio. “Hai
solo sedici anni,
tesoro.”
“Ho fatto gli occhi dolci al vigile che mi fissava”
commentò lei, con voce dolce come lo zucchero.
“Ah,
la mia ragazza preferita” sospirò lui quasi
adorante, stringendola
in un abbraccio e facendola ridere.
Francesca
sciolse il contatto, guardandolo seria negli occhi. “Non una
parola
con papà Harry.”
“Non una parola con papà Harry”
conciliò
Louis, sorridendo divertito. “Gli unici segreti che ho con
lui.”
La
ragazza rise e gli schioccò un bacio sulla guancia.
“Sei sempre il
migliore.”
Il
padre le scompigliò i capelli, poi batté il pugno
contro il suo.
“Buonanotte,
pirata.”
*
Louis
scese le scale che portavano in cucina, entrandoci e cercando con gli
occhi il proprio caffellatte. Senza trovarlo.
Al
posto suo, un Harry mal svegliato e decisamente serio lo guardava con
aria da rimprovero. Louis sospirò, già sapendo
quale fosse il
problema.
“A
che ora è tornata Francesca, ieri notte?”
Louis
si grattò una spalla. “Non era, uh, notte.
Era più sera
tardi, ecco.”
Harry
alzò un sopracciglio.
“Mezzanotte
e mezza.”
Louis allontanò gli occhi da quelli del marito.
“L'una e un quarto...”
Il sopracciglio di Harry stava
letteralmente diventando inquietante. “Due meno venti,
d'uh?”
“Louis.”
“E
va bene” sospirò l'uomo, “due e
dieci.”
Harry
perse la sua aria arrabbiata, diventando invece preoccupato.
“Louis...lo dico per il suo bene. Ha ancora soltanto sedici
anni,
ed è una ragazza.”
“Fa
arti marziali da quando ne aveva otto, Harry”
protestò Louis. Il
marito alzò gli occhi al cielo.
“Un
ragazzo è comunque più forte, più
alto. E Francesca non ha paura
di nulla, potrebbe cacciarsi in qualche guaio, finire in qualche
brutto giro, fare cattive amicizie...”
Louis
fece per ribattere, quando si rese conto che Harry era seduto sul
ripiano accanto al lavandino.
Tutte
le parole gli morirono in gola, e lasciarono spazio ad un sorriso
divertito. Harry intuì a cosa stesse pensando,
sgranò gli occhi e
mise su un broncio infantile.
“Non
è il momento di cambiare argomento”
sbottò, parandosi le mani
davanti mentre Louis si avvicinava.
“Sono
anni che non ti siedi lì sopra” rise Louis,
raggiungendolo e
abbracciandogli i fianchi, incurante dei palmi delle sue mani che
premevano contro il suo petto.
“In
realtà l'ho sempre fatto di nascosto”
borbottò l'altro, come se
non volesse davvero farsi sentire. Louis rise ancora e, senza dargli
il tempo di reagire, gli prese il viso fra le mani e condusse le sue
labbra sulle proprie.
In
un primo momento Harry provò ad opporsi, spingendo ancora le
mani
contro il suo petto. Ma quando sentì la risata lieve di
Louis contro
le sue labbra e poi la sua lingua premere contro la sua bocca per
richiederne l'accesso, lasciò andare un sospiro vinto e
dischiuse le
labbra, spostando le braccia a cingergli le spalle.
Louis
inclinò maggiormente il viso per baciarlo al meglio, e le
dita di
Harry si intrecciarono quasi involontariamente alla base dei suoi
capelli. Louis abbassò le mani a stringergli i fianchi,
insinuando
appena i polpastrelli oltre l'elastico dei suoi pantaloni del
pigiama.
George
entrò in cucina e si sedette a tavola, stropicciandosi gli
occhi e
senza guardarli. “Buongiorno” sbadigliò,
prendendo un biscotto
dalla scatola.
“B'frnn”
rispose eloquentemente Harry, con ancora la lingua di Louis contro la
sua, tanto preso dal non pensare nemmeno che loro figlio era seduto a
pochi passi da loro.
“Non
sederti sul ripiano, Francesca” fu la voce di loro
figlia,
invece, a riportarlo alla realtà; la ragazza
scimmiottò la voce del
padre, scoppiando a ridere e scompigliando i capelli al fratello.
Harry
e Louis si separarono solo allora, come riprendendosi dal loro
momento perfetto. Louis si voltò e rivolse un sorriso
divertito a
Frankie, che intanto prese un biscotto anche lei dalla busta.
George
alzò finalmente gli occhi su di loro, con aria assonnata e
interdetta. “Stavate pomiciando?”
borbottò, stropicciandosi un
occhio. “Di prima mattina?”
Frankie
si sedette accanto al fratello, posando le caviglie sopra al tavolo e
bevendo un sorso del caffè del padre. “Loro
pomiciano sempre,
George” replicò sorridendo,
“è la loro specialità.”
George
emise un verso disperato a metà fra un lamento e uno
sbadiglio.
Harry spostò invece Louis dalla propria visuale, puntando
invece gli
occhi sulla figlia.
“Francesca”
chiamò severo. La ragazza gli rivolse un sorriso innocente.
“Dimmi,
papi. Sei arrabbiato perché ho bevuto il tuo
caffè? Scusami, avevo
così sete.”
Harry
alzò gli occhi al cielo. “Frankie, devi capire che
devi stare
attenta quando esci, sopratutto se stai via fino a tardi. Almeno
avvertici, fai un colpo di telefono, altrimenti stiamo in
pensiero.”
Francesca annuì, fingendo un'espressione
dispiaciuta. “Hai ragione, papi. Non lo faccio
più.”
“Non
lasciarti convincere, papà” borbottò
George. “È il quarto
ragazzo con cui esce, questa settimana.”
Harry
sbatté le palpebre. “Colin?”
domandò.
“No”
scosse la testa George, “quello era il secondo.”
“Quello
di ieri si chiamava Jared” spiegò Louis.
“Io
mi ricordo che si chiamasse Jake” ribatté
Francesca.
“Lasciamo
stare” sospirò Harry, prima di scoccare
un'occhiata minacciosa
alla figlia. “Io e te non abbiamo finito di parlare,
Francesca.”
Si
voltò repentinamente verso il marito, rivolgendogli lo
stesso
sguardo. “E nemmeno noi due, chiaro?”
“Chiarissimo”
risposero all'unisono Louis e Francesca, prima di darsi il cinque al
pari di due coetanei.
“Ho
tre figli adolescenti” borbottò Harry tra
sé e sé, scendendo dal
ripiano per preparare altro caffè, “non due. Tre.”
“Papaaaà”
si lamentò George, “Francesca ha bevuto anche il
mio caffè!”
Harry
sospirò, ricevette il bacio sulla guancia della figlia e
nascose un
sorriso.
*
Josh
salutò Ashley con un bacio sulle labbra, lasciandosi tirare
indietro
per un altro bacio e un altro ancora. Si allontanò dalla
ragazza con
una risata, dicendole che si sarebbero visti più tardi.
Raggiunse
George, che lo aspettava con aria annoiata sugli scalini davanti
scuola. “Era ora, Josh. Stavo per perdere la mia
innocenza.”
Josh
aveva ancora quello sguardo innamorato che faceva venire voglia a
George di cavarsi gli occhi. Si trattenne dall'impulso, afferrando
invece la mano che l'amico gli porgeva per aiutarlo a rialzarsi.
“La
campanella è già suonata?”
“Da
un pezzo, ma eri troppo occupato a limonare per sentirla.”
“Sei
giù di morale?”
“I
miei pomiciano ogni mattina, mia sorella anche, tu pure. La mia vita
mi deprime.”
Josh
alzò gli occhi al cielo, tirandogli una guancia e riuscendo
a farlo
finalmente sorridere.
Francesca
li raggiunse a metà strada, battendo il pugno contro quello
di Josh
e rivolgendosi poi al fratello. “La ragazza rossa che si
siede con
me durante trigonometria mi ha chiesto il tuo numero,
dolcezza.”
“Vedi?” ridacchiò Josh. “La
tua vita non è
poi così deprimente, Georgie.”
“Dille
che sto uscendo da una relazione dolorosa e non ho voglia di
ricominciare” tagliò corto George, aprendo il
proprio armadietto
per estrarne i libri di storia.
Sia
Josh che Francesca sospirarono in sincrono. “Sei troppo
difficile,
George” sbottò la sorella. La campanella
suonò per la seconda
volta.
“E
tu sei in ritardo per la tua verifica di fisica” sorrise
George,
sollevato. “Ci vediamo dopo!”
Josh prese il corridoio che
portava alle scale, salutandoli.
George
si incamminò verso la propria aula, mantenendo ancora quel
sorriso
triste sulle labbra.
*
Taylor
si arricciò una ciocca di capelli intorno all'indice,
fissando con
finta attenzione la professoressa di geografia mentre scribacchiava
silenziosamente sul banco.
Credevo
non saresti venuta oggi! Avevi detto che per uscire con Jason non hai
potuto fare i compiti.
Francesca
lesse in fretta e rispose, impugnando la propria matita come un'arma
da battaglia.
Sì,
ma conto su di te per suggerirmi tutto. Non potevo non venire...
Taylor
aggrottò le sopracciglia.
Fammi
indovinare. Tuo fratello?
Ultimamente
è giù di morale, proprio lui che prima sorrideva
sempre. C'è
qualcosa che non va.
Te
lo dico io, gli manca la compagnia. ;)
Francesca
rise, nascondendosi con il palmo della mano e cercando di assumere
nuovamente un'espressione seria.
Potresti
avere ragione...ma inizio a sospettare qualcosa. Ti racconto a voce.
Taylor
annuì.
Piuttosto,
parliamo di cose serie.
Francesca
nascose un altro sorriso, intuendo già dall'aria divertita
della
migliore amica quale fosse il discorso.
Una
festa?
È
più di una semplice festa, dolcezza!
Angolo
Autrice
Eccomi
qui! Non sono morta/stata rapita dagli alieni/presa in ostaggio dalla
Modest!/uccisa dal mio migliore amico/richiusa in un
manicomio/vittima di un esaurimento nervoso/eccetera, ma il mio pc ha
deciso di frantumarsi e l'ho riavuto indietro, completamente
formattato (aka: con la perdita di tutti i dati) solo pochi giorni
fa. Poi sono andata a mare e non avevo la connessione internet, per
cui posso aggiornare solo adesso.
Il
capitolo, purtroppo, è diverso da quello che avevo scritto
prima
della completa e dolorissima perdita dei file, ma
spero che
vada bene lo stesso. Ero molto un po'
giù di
morale, mentre lo scrivevo...
Ma
bando alle ciance, devo scrivere una Alessandro/Efestione prima che
la porn mood mi passi
Ringraziamenti
a: Tomgeliebt, L a
D i s p u t e, AVAS,
Jane_11,
DontForgetWhoYouAre, Connor_Irwin,
TheSweetGirl, Milly_Salvatore_Stylinson,
ShanEchelon, Stardustintheireyes,
SelmaHoran, little
Little_Me, Louissvans,
e
_Denii_. Come ero solita dire in you're every, qui ripeto:
anche se non ho mai tempo di rispondere alle recensioni, le leggo
tutte e ricordo tutti i vostri nomi. Per cui state attenti, vi tengo
d'occhio. ♥
Stasera
sarò da Chan, quindi aggiorno ora altrimenti non
farò in tempo. Per
la cronaca, Chan è l'esatto opposto di Taylor (l'attrice
Taylor
Momsen, per cui ringrazio Sara che me l'ha
consigliata! ♥) e
io sono decisamente più dolce di Francesca. Ma
c'è una
minuscola
possibilità che
anche io tenda a dimenticarmi i nomi e in generale le facce delle
persone
Anyway!
Vi lascio i miei vari contatti, cioè il mio twitter
e il mio ask
. Sull' ask per
i personaggi di questa storia potete far loro delle domande,
come per le mie altre fan fiction.
Ah,
non sono molto fiera di quella sottospecie di banner che ho scelto
per questa ff: sono molto esigente, ma se qualcuno è
disponibile a
farmi vedere se c'è qualcosa che mi soddisfa...io sono qui!
:)
cercasi
nuovo banner!
Adesso
me ne vado, vi sto tediando troppo.
Alla
prossima, si spera al più presto ♥
Seele
|
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Capitolo 3 *** II. ***
Lights
and Dreams
“Francesca,
non insistere.”
Francesca
sbuffò sonoramente, infastidita.
“Papà!” esclamò.
“Non me ne
importa niente del mio 'comportamento' dell'altra sera. C'è
una
festa, e ci andrò. Non posso stare sempre a casa a fare la
muffa
come George.”
George,
dall'altro capo del tavolo, alzò gli occhi dal suo piatto.
“Ehi”
protestò, offeso. “Esco con Josh, ogni
tanto.”
Francesca
si sporse verso di lui, agitando la forchetta mentre lo scimmiottava.
“Oh, Josh, andiamo a giocare a basket anche se non faccio
canestro
neanche per miracolo!”
Harry
sospirò, lanciando a Louis un'occhiata supplice.
“Frankie”
disse allora lui, richiamando l'attenzione della figlia,
“penso...”
Harry
lo fissò in attesa, e Francesca spalancò gli
occhi come se le sue
parole fossero di importanza vitale.
Louis
sospirò, sconfitto. “Hai il permesso di andare a
quella festa,
scricciolo.”
Francesca
alzò in aria le braccia, lanciando un urlo vittorioso. Harry
minacciò di non cucinare per un mese.
“Ma”
riprese subito Louis -lui non sapeva mica cucinare, e Francesca
avrebbe di certo dato fuoco alla casa- “devi portarti George
dietro, e stare attenta a lui.”
La
bocca della ragazza si spalancò, mortalmente offesa.
“Cosa?”
chiese, sbattendo le palpebre. Persino Harry era ammutolito.
George
borbottò qualcosa in protesta, ma Louis continuò
a parlare.
“Queste
sono le condizioni, Frankie, George. E dovrete entrambi essere a casa
prima delle due, chiaro?”
Harry
alzò un sopracciglio. “Prima dell'una”
si corresse Louis, e
Francesca si alzò dal tavolo con un gesto rabbioso.
“Non
se ne parla!” esclamò. “Papà,
sei impazzito? Come ti viene in
mente?!”
George, più calmo, lo fulminò semplicemente con
un'occhiataccia. “Papà, guarda che io non ho la
minima intenzione
di andare a quella festa.”
“E invece ci devi andare
perché...uhm...devi farti nuovi amici.”
George
alzò gli occhi al cielo. “Beh, papà,
grazie per darmi del
disadattato sociale” commentò seccamente.
Harry
sbuffò. “Vogliamo che passiate del tempo insieme, divertendovi
insieme” spiegò, salvando Louis dagli sguardi
assassini dei figli.
“O questo, o niente.”
George inspirò per restare calmo. “Non
potete obbligarmi ad andare ad una festa. Non ho fatto niente di
male!” obbiettò.
“Qualcuno
deve tenere d'occhio tua sorella, George, e questo è un
compito che
spetta a te. Niente proteste” rispose Louis.
Francesca
emise un suono esasperato, vagamente minaccioso, e si diresse in
camera sua con passo di marcia.
George
conservò le braccia al petto. “Non ho
fame” sbottò, “mi alzo
anche io.”
Louis
e Harry li guardarono andare via, poi Harry sospirò.
“Abbiamo
fatto la cosa giusta” disse, rompendo il silenzio. Louis
rilassò
le spalle, che aveva inconsapevolmente sollevato.
“Sì”
sorrise, un po' dispiaciuto. “Forse sì.”
Harry si alzò,
iniziando a raccogliere i piatti. “Mi aiuti a
sparecchiare?”
propose.
Louis
scoppiò a ridere, alzando gli occhi al cielo.
“Oh,
Hazza, pensavo non me lo avresti mai chiesto!”
*
Francesca
si alzò dal letto, controllando la sveglia elettronica.
Harry e
Louis erano andati a dormire mezz'ora prima; non si sarebbero accorti
di lei.
Storse
il naso nel passare davanti al proprio specchio. Prima o poi avrebbe
bruciato il pigiama rosa che suo padre le aveva comprato.
Aprì
piano la porta, controllando che non ci fosse nessuno in corridoio.
Si scostò una ciocca di capelli corti dalla fronte, uscendo
dalla
sua stanza e camminando in punta dei piedi davanti alla porta chiusa
della camera dei genitori, sentendo la risata lieve di Harry
dall'altra parte.
Rabbrividì
e affrettò il passo. Non voleva davvero sapere cosa stesse
succedendo là dentro.
Finalmente
arrivò davanti alla camera del fratello; sbirciò
dalla serratura
per assicurarsi che non stesse facendo nulla di strano -adolescenti
maschi, meglio controllare prima di fare qualsiasi
mossa
azzardata- e poi abbassò la maniglia, intrufolandosi nella
stanza.
Si
sedette sul letto, accanto al fratello addormentato, e rimase a
fissarlo.
Ad
un tratto George aprì un occhio, poi un altro, e
saltò seduto sul
letto. Aveva un'aria terrorizzata quando Francesca, con poca
delicatezza, gli sbatté una mano sulla bocca per impedirgli
di
urlare.
“Sono
io, scemo. Ah, lo sapevo che ti saresti sentito in soggezione anche
nel sonno!”
George
grugnì, ma Francesca non lo lasciò parlare.
“No, non dire una
parola. Devi ascoltarmi. Non ho intenzione di averti dietro per tutta
la serata di domani, chiaro? Ho altro da fare. Vedi di organizzarti
con Josh, perché Taylor mi vuole presentare un tipo davvero
carino.
“
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi spostò
lentamente
le mani dalla bocca del fratello. Questi rimase in silenzio,
osservando la sua espressione pensierosa con aria preoccupata.
“Sai
che sei davvero carino?” disse infine la sorella, e George si
strozzò con la propria saliva e iniziò a tossire.
“Smettila!”
sibilò Francesca, agitandosi. “Vuoi che mi
trovino? Sta' zitto!
Penseranno che stai male e verranno qui di sicuro.”
Si
ricordò della risata sentita poco prima. “Sempre
che non siano,
ugh. Impegnati.”
George
si sentì prossimo alla morte per soffocamento, ma finalmente
riuscì
a smettere di tossire.
“Frankie,
che diavolo vuol dire che sono davvero carino?”
citò.
“Vattene da qui. Mi fai paura.”
Francesca
alzò gli occhi al cielo, sistemandosi a gambe incrociate sul
letto
del fratello. “Dico sul serio, Georgie. Perché non
vuoi uscire con
nessuno?”
George
non rispose. Abbassò lo sguardo, prendendo a giocare
nervosamente
con il proprio labbro inferiore con le dita -un'abitudine che Harry
gli aveva trasmesso.
Francesca
sobbalzò all'improvviso, e George trasalì per la
sorpresa.
“Sei
asessuato!” lo accusò Francesca. George
spalancò gli occhi.
“No!
Certo che non lo sono!” protestò, paonazzo.
Francesca si portò
una mano sul cuore, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo.
“Diavolo,
George. Mi hai fatto prendere un colpo. E allora qual è il
problema?”
George rimase in silenzio, poi aggrottò le
sopracciglia. “Non sono asessuato”
confermò, “ma
comunque...che male ci sarebbe?”
Francesca
lo fulminò con lo sguardo. “Sarebbe terribile. Non
riesco ad
immaginare una vita senza sesso.”
George sbuffò. “Disse Colei
che la dava a tutti.”
Francesca
gli gettò un pugno sul braccio, e George ingoiò
un gemito di dolore
massaggiandosi subito la parte lesa. Francesca gli rivolse un
sorrisetto soddisfatto.
“Voi
maschi non ci pensate due volte, perché io
dovrei?” domandò, ma
la sua voce aveva preso una nota più bassa. “Non
faccio altro che
comportarmi come voi. Non puoi giudicarmi.”
Si
schiarì la voce, ignorando lo sguardo spiazzato del
fratello.
“George...parliamo di questa cosa. Sul serio, che ti
succede?”
George
tornò steso, sospirando. “Frankie, ho
sonno” mormorò, “lasciami
dormire.”
“No”
protestò lei, “non me ne vado finché
non rispondi.”
George
la guardò, irritato. “Facciamo così,
ok? Tu lasci in pace me
adesso, e io lascio in pace te domani sera.”
Francesca
gli lanciò uno sguardo poco convinto.
“Non
ti darò fastidio, e non ti vedrò fino a quando
arriverà il momento
di tornare a casa. Non verrò a cercarti neanche una volta,
me ne
starò lontano da te” insistette.
Francesca
annuì. “Ok, affare fatto”
accettò, con aria professionale. “Ma
te la caverai?” domandò, con aria più
dolce.
“Diamine,
Frankie. Perché pensate tutti che io sia un disadattato
sociale?”
sbottò il fratello, offeso.
Francesca
rise. “Beh, spero che Josh stia attento a te”
mormorò,
strizzandogli l'occhio, “nessuno ti ha detto che alla feste
succedono sempre strane cose?”
George
le lanciò un cuscino, e Francesca uscì in
corridoio soffocando una
risata.
*
Quando,
la mattina dopo, il cellulare del professor Malik suonò nel
bel
mezzo di una interrogazione, tutti gli alunni cominciarono a
ridacchiare.
Zayn
sospettò che la causa fosse la sua suoneria. Cosa c'era di
tanto
strano? Va bene, forse non era tanto moderna, ma...
“Ragazzi,
sapete che accendo il cellulare per sicurezza. Dev'essere
un'emergenza” si scusò, sentendo qualcuno
protestare. Il prof
può tenere il cellulare acceso e noi no!
In
sovrimpressione sullo schermo lesse il nome di Liam.
Aggrottò la
fronte.
“Liam?
Sono in classe, sto interrogando.”
“Ehi,
splendore” rise Liam dall'altro capo della
cornetta. Zayn sperò
di non arrossire.
“Uhm,
ciao anche a te. A cosa devo l'onore?”
Un
certo mormorio si levò tra i banchi. Zayn sperò
di mettere i
ragazzi a tacere con un'occhiataccia, ma quelli proseguirono come se
niente fosse.
Oh,
non sarebbe uscito dall'aula. Non voleva lasciarli scatenare un
chiasso terribile.
“Tornerò
a casa verso le sette. E tu sarai vestito in modo elegante, e
brillerai più della luna.”
Una ragazza al primo banco
mascherò una risata con un colpo di tosse. Quella volta,
Zayn
arrossì di certo.
“Liam!
Sono in classe” borbottò. “Cosa stai
dicendo?”
Liam
rise ancora. “Hai appena accettato il mio invito. Ti
porto a
cena fuori.”
“Ma
Josh-” protestò Zayn.
“Resta
a dormire da un amico” spiegò Liam, poi
il suo tono si fece
dolce. “A stasera, Zaynie.”
Zayn
aprì di nuovo bocca, ma Liam aveva già
riattaccato.
Si
concesse un solo, stupido sorriso in direzione dello schermo del
proprio cellulare.
Poi
si diede un contegno e ordinò alla classe di smettere di
ridere,
sfoderando il suo registro elettronico.
*
Josh
era bello come il sole, quando suonò alla porta e George
andò ad
aprirgli.
Era
vestito in modo casual, come al solito, ma aveva un'aria davvero
allegra e il suo sorriso era accecante.
“Non
immaginavo fossi tanto felice di vedermi” scherzò
George, tentando
una risata timida. Il cuore gli batteva a mille.
Josh
fece per rispondere, ridendo a sua volta, ma Francesca scese di corsa
le scale; spostò il fratello con un gesto poco delicato,
porgendo il
pugno a Josh.
“Grande,
Jo” disse ammirata, mentre Josh sbatteva il pugno contro il
suo,
“sapevo che se la sarebbero bevuta!”
George
guardò i due, confuso.
“Questo
genio” spiegò Francesca, prendendo la mano di Josh
con una delle
proprie e indicandolo con l'altra, “ha detto agli zii che
sarebbe
rimasto a dormire da Chris, mentre invece passerà la notte
con
Ashley!”
Il sorriso di George sparì subito, ma nessuno dei due
se ne accorse.
Oh.
Ecco
perché era così felice.
Si
sforzò di sorridere anche lui, battendo il cinque a Josh e
ricevendo
l'occhiata allegra di Francesca.
La
serata era appena iniziata, e di certo non poteva peggiorare.
Giusto?
*
Zayn
si sentì ringiovanire di quindici anni, quando l'auto di
Liam si
fermò davanti casa.
Rise,
alzando gli occhi al cielo, mentre si incamminava verso suo marito in
piedi, appoggiato con aria rilassata contro la portiera e il
tettuccio dell'auto. L'uomo lo avvolse tra le sue braccia non appena
lo raggiunse, posandogli un bacio sulle labbra.
Lo
allontanò da sé quanto bastava per guardarlo, poi
gli rivolse un
sorriso. “Sei bellissimo, signor Payne.”
A
scuola, come insegnante, Zayn aveva mantenuto il proprio cognome, ed
era piuttosto raro che qualcuno lo chiamasse con quello di suo
marito. Per questo, si sentì emozionare ancora una volta nel
sentirsi chiamare in quel modo; soffocò una nuova risata
contro le
labbra di Liam, baciandolo nuovamente.
“Come
siamo galanti” commentò, in apparenza ironico -in
realtà, si
sentiva tremendamente felice.
Liam
si strinse nelle spalle. “Coraggio, sali in
macchina” disse, con
dolcezza. Zayn lasciò la sua mano, annuì con un
sorriso e si
sedette al suo fianco.
*
George
guardò il suo bicchierino, notò che era vuoto, lo
riempì di nuovo.
La
testa gli girava, ma i suoi pensieri erano così leggeri; si
sentiva
meno triste, guardando Josh e Ashley su un divanetto in fondo alla
sala, intenti a ridere e a baciarsi.
Francesca
era scomparsa da ore, e non ci teneva a sapere dove fosse. Stava
chiacchierando con una ragazza carina, alta e bionda da una ventina
di minuti; aveva smesso di ascoltarla già da tanto.
Per
questo, si accorse in ritardo della domanda che lei gli aveva fatto.
“Cosa?”
domandò, in tono di scuse. Lei soffocò un sospiro.
“Ti
ho detto: starai male se bevi così tanto. Sei
abituato?”
George
sbatté le palpebre. “No. Non lo so. Questa birra
è deliziosa!”
Lei
rise. “È vodka” lo corresse dolcemente.
“Dovresti andarci
piano.”
George
le sorrise, solo per l'abitudine di essere gentile. “Sei
più
grande di me” osservò. “Sei- sei in
classe con Frankie. Ti ho
già visto.”
Il
viso della ragazza si illuminò. “Te lo
ricordi” disse,
arrossendo leggermente. “Dovevamo svolgere un compito
insieme.
Sono...sono felice che tu abbia fatto attenzione.”
George fece
per rispondere, ma si accorse degli occhi di Josh su di sé.
La
prima cosa che notò fu che non era uno sguardo geloso, il
suo.
Sembrava solo curioso, stupito dalla novità.
La
ragazza davanti a lui stava ancora parlando, e George di nuovo aveva
smesso di ascoltarla.
Pensò
che avrebbe voluto essere al posto di Ashley, che intanto aveva
richiamato l'attenzione di Josh con un bacio passionale, possessivo.
Non poteva biasimarla; Josh era il più bello, tra i ragazzi
presenti.
“Scusa
la domanda, George...sei single?”
La
domanda della ragazza lo colse completamente alla sprovvista.
Distolse gli occhi dalla chioma bionda di Ashley, tornando a guardare
lei.
Dio,
non ricordava neanche il suo nome. Forse...Barbara?
Annuì,
distratto ancora dalle mani di Ashley sul viso di Josh.
Barbara
si portò i capelli dietro le orecchie, muovendo un passo
incerto
verso di lui. George si accorse, tutt'a un tratto, di quanto fosse
vicina.
“Che
ne dici di baciarmi?” propose, con un sorriso timido.
George
rimase un attimo in silenzio, cogliendo l'ironia della situazione.
Josh, da lontano, lo stava guardando di nuovo; Ashley non c'era
più,
finita chissà dove in un battito di ciglia.
Barbara
fece per aprire bocca, confusa dalla sua esitazione; George
sbatté
le palpebre.
Non
voleva ferirla, ma di certo non voleva neanche baciarla.
Per
prendere tempo -o, in fondo, per scappare via- fece un passo
indietro.
E
andò a scontrarsi con qualcuno.
“Forse
non tifa per la tua squadra, dolcezza.”
Lo
sconosciuto, chiunque fosse, aveva una voce dolce e profonda e gli
posò le mani sulle spalle, mentre Barbara lo guardava
sorpresa.
George
non rispose; non aveva idea di cosa dire. Forse era un sogno;
l'alcool nelle vene gli impediva di ragionare.
E
Josh? Chissà se Josh lo stava ancora guardando.
Notò
Ashley in piedi, che versava qualcosa in due bicchieri.
Barbara
si morse le labbra, abbassando lo sguardo. “Ho
capito” mormorò.
“È stato- è stato bello
conoscerti” disse, dileguandosi.
George
sperò distrattamente che non piangesse.
Ma
quel pensiero durò un istante; si sentì voltare,
e si ritrovò di
fronte ad un ragazzo che non aveva mai visto prima.
“Lieto
di averti tolto da quell'impiccio” sorrise lo sconosciuto,
tendendogli una mano. “Sono Jaymi Hensley.”
George
sbatté ancora le palpebre, stringendo confuso la sua mano.
“George
Tomlinson-Styles” mormorò in risposta.
“Ci...ci conosciamo?”
Jaymi
rise. “Adesso sì.”
Indicò il balcone con un cenno della
testa, sorridendogli. “C'è troppo casino, in
questa sala. Facciamo
due chiacchiere qui fuori?”
George
guardò la mano che lui gli porgeva, indeciso. Sapeva che
volesse
stringere la sua.
Con
la coda dell'occhio, vide che Ashley era tornata seduta accanto a
Josh; ma lui non aveva smesso di fissarlo.
Jaymi
era vestito bene, aveva un bel sorriso e due occhi scuri, sinceri.
Parlare un po' non gli avrebbe di certo fatto male, no?
Sorrise,
annuì e prese la sua mano.
*
“Non
mi hai ancora detto perché mi hai portato qui,
Liam” sorrise Zayn,
prendendo un sorso del vino bianco nel suo calice. Liam sorrise a sua
volta.
“Per
festeggiare, Zayn” rispose, alzando anche il proprio calice.
“Brindiamo a noi e alla nostra felicità.”
“Che
sembra non finire mai” aggiunse dolcemente Zayn, facendo
scontrare
il proprio calice con quello di Liam.
“Non
voglio dare per scontato quanto ti amo, Zayn” disse l'uomo
subito
dopo, “quanto amo il fatto di averti sposato, e di avere
avuto un
figlio con te.”
Gli prese la mano; lo guardò negli occhi e
socchiuse i propri. “Siete la cosa più importante
che ho.”
Zayn
si chiese come fosse possibile che Liam riuscisse ancora a farlo
arrossire, anche dopo tutti quegli anni. Inclinò appena il
viso,
mormorando, “sai che per me è lo stesso. Ti amo
anche io, Liam.”
E,
improvvisamente, scoppiò a ridere. Liam lo guardò
confuso.
“Che
succede?” chiese, spiazzato. “Zayn, ero serio,
cosa-”
“Sono
felice” continuò a ridere Zayn, cercando di
calmarsi. “Così
felice che potrei mettere sei a tutti. Ho visto quei compiti, Liam, e
credimi, sono un disastro- ma sono così
felice che, per una
volta, potrei adattarmi al 'sei politico'. Sul serio, Liam! Smettila
di ridere!”
Con
le mani ancora unite e gli occhi luminosi, Liam e Zayn risero
insieme.
*
La
gente era tanta, troppa, e Francesca cercava di farsi spazio fra la
folla tirando gomitate a destra e a manca.
“Josh!”
urlò, vedendo l'amico ballare a qualche metro di distanza,
con un
sorriso distratto rivolto ad Ashley. Riuscì a raggiungerli,
ignorando l'occhiolino di uno sconosciuto davvero carino.
Doveva
proprio essere preoccupata. George gliel'avrebbe pagata cara.
Ashley
la salutò con due baci sulle guance, mentre Josh
già la guardava
allarmato.
“Non
trovi George?” domandò, prima ancora che lei
aprisse bocca.
Francesca annuì, seria.
“Non
ho la più pallida idea di dove sia. Josh, aiutami a
cercarlo!”
Josh
guardò Ashley, aspettando la sua reazione. La ragazza
sospirò.
“Beh...raggiungimi
quando hai fatto, okay?” propose, con un sorriso poco
sincero.
“Sarò con le mie amiche.”
Josh
annuì, baciandola. Francesca salutò a sua volta e
poi prese il
ragazzo per un polso, cominciando a camminare.
“Prova
in veranda” gli urlò, per coprire il frastuono
della musica. “Io
lo cerco al piano di sopra!”
Josh
annuì, separandosi da lei. Superò la folla,
oltrepassando il
balcone e guardando ogni divanetto, cercando il volto familiare di
George.
La
veranda era enorme, e doveva per forza attraversarla se voleva
continuare a cercarlo. Con un sospiro ansioso, proseguì.
Aveva
ancora in testa l'immagine di quel ragazzo; quello che aveva preso
George per mano, e l'aveva condotto fuori. Non era
riuscito a
non pensarci, tornando insistentemente su quel dettaglio per tutta la
serata e guadagnandosi i rimproveri di Ashley.
Forse
George gli aveva tenuto qualcosa nascosto, e ciò lo faceva
bruciare
di rabbia.
Continuava
a camminare lungo la veranda, agitato e preoccupato. Gli parve di
scorgere la testa di George -i suoi indomabili capelli, ricci, scuri
e morbidi-, ma appena fece un nuovo passo avanti si sentì
tirare
indietro da qualcuno.
Si
voltò, incontrando gli occhi neri di Francesca. Lei scosse
la testa,
posandogli una mano sulla bocca per farlo stare zitto.
“L'hai
trovato. Okay. Quindi- non sclerare adesso, okay?”
Josh
aggrottò la fronte. Perché mai avrebbe dovuto
dare di matto?
Morse
le dita di Francesca per liberarsi, e la ragazza ritirò la
mano
imprecando. Josh rise e fece per voltarsi, ma lei lo fermò
di nuovo.
“È
una novità per entrambi” mormorò. Josh
non volle aspettare un
secondo di più, allarmato da quelle frasi insensate, e si
voltò una
volta per tutte.
Il
suo corpo si irrigidì all'istante.
George
rideva piano, con la testa posata sulla spalla del ragazzo con cui
Josh l'aveva visto andare via, il viso inclinato verso di lui e
l'aria rilassata e tranquilla. Lo sconosciuto gli sorrideva,
parlandogli di qualcosa.
Quando
abbassò il volto per posargli un bacio sulle labbra, Josh
sentì le
proprie mani prudere.
“Che
diavolo-” sbottò, girandosi repentinamente verso
Francesca. Lei lo
afferrò da un braccio, costringendolo a guardarla negli
occhi.
“Oh,
no, Joshua Thomas John Payne-Malik. Non sei un eroe,
e mio
fratello decisamente non è una principessa da
salvare.”
Francesca
parlò lentamente e chiaramente. Con un gesto secco, Josh si
liberò
dalla sua presa.
“Quello
avrà cinque anni più di noi, Francesca! Si sta
approfittando di
George -che è ubriaco- e probabilmente
ha intenzione di
portarselo a letto!” sbraitò.
Francesca
scosse furiosamente la testa. “Avrebbe potuto farlo prima, se
avesse voluto!” protestò. “È
un amico di Taylor. È stata lei a
dirmi che George era qui con lui. Sembra un bravo ragazzo”
proseguì, guardando Josh dritto negli occhi, “e tu
non hai nessun
motivo per cui preoccuparti.”
D'un
tratto, Josh non avvertiva che rabbia. Rabbia bruciante, corrosiva-
il sangue gli stava bollendo nelle vene.
“E
da quando George sarebbe gay?” esclamò, seguendo
il flusso veloce
dei suoi pensieri. Francesca alzò gli occhi al cielo.
“Dio,
Josh. Era così ovvio. Lo sospettavo da tempo”
tagliò corto.
“Lui
chi è?” chiese ancora Josh, indicando lo
sconosciuto.
“Jaymi
Hensley. Te l'ho detto, è amico di Taylor.”
Jaymi
e George stavano ancora parlando, tranquilli, e ignari degli occhi di
Josh e Francesca su di loro. Come se fossero lontani anni luce,
anziché solo pochi metri.
“In
ogni caso, è quasi l'una” borbottò
Josh, “vado a recuperare
George e-”
“Vado
io” lo interruppe Francesca, guardandolo severa.
“So che lo
consideri un fratello minore anche tu” aggiunse poi, con tono
appena più dolce, “ma...è meglio che
vada io.”
“Perché?”
chiese Josh, infastidito.
“Lascia
stare” sospirò Francesca. “Torna da
Ashley. Si starà chiedendo
che fine hai fatto.”
Josh
esitò un istante, poi la salutò con un cenno vago
e lanciò un
ultimo sguardo a George, intento a ridere di qualsiasi stronzata quel
tipo gli stesse raccontando. Con una smorfia di mal celato fastidio,
girò i tacchi tornando dentro.
Francesca
lo guardò andare via, poi percorse quei pochi metri che la
separavano dal fratello e si fermò davanti al divanetto di
vimini su
cui era seduto, ancora comodamente poggiato contro la spalla di
Jaymi.
Il
ragazzo fu il primo ad accorgersi di lei. “Posso fare
qualcosa per
te?” domandò, confuso. “Se hai qualche
problema con i gay-”
“I
miei genitori sono fottutamente gay”
replicò lei ridendo,
rivolgendogli un sorriso sincero. Gli porse una mano, aspettando che
lui la prendesse. “Francesca Tomlinson-Styles” si
presentò,
strizzandogli l'occhio, “la sorella di questo idiota ubriaco.
Chiamami Frankie.”
George
la guardò, sospirando annoiato. “Frankie, lasciami
in pace.
L'accordo era-”
“È
quasi l'una, rubacuori” lo prese in giro lei, interrompendolo
e
facendo ridere Jaymi. “Non ho intenzione di sorbirmi le
lamentele
di papà quando saremo di ritorno, se facciamo troppo
ritardo.”
George
alzò lentamente il volto, sbuffando. Jaymi gli
accarezzò il braccio
su cui teneva posata una mano da tempo, poi guardò Francesca
e si
presentò a sua volta.
“So
già chi sei” lo fermò lei, fingendosi
annoiata. “Ehi, gioca con
mio fratello e te la vedrai con me. Chiaro?”
Jaymi
rise. “George mi ha raccontato qualcosa di te. Non incorrerei
mai
nella tua ira, puoi starne certa” scherzò.
Francesca
simulò il gesto di puntargli lo sguardo addosso.
“Ti tengo
d'occhio” minacciò.
George
si alzò dal divano, muovendosi con poca sincronia e ancora
meno
grazia. Jaymi si alzò a sua volta, ridacchiando e posandogli
una
mano sulla schiena per mantenerlo in equilibrio.
“Ci
sentiamo presto, piccolo” gli disse, sorridendogli. George si
fece
avanti per posargli un bacio sulla guancia, leggero e timido
nonostante si fossero già baciati sulla bocca.
Francesca
alzò gli occhi al cielo, salutando sbrigativamente Jaymi e
trascinando suo fratello fuori dalla veranda, fino all'auto di
Taylor.
La
ragazza li salutò, mettendo in moto non appena i due presero
posto.
“Quindi
è gay?” domandò senza preamboli,
guardando George posare la testa
contro il finestrino.
Francesca
indossò la cintura di sicurezza, stringendosi nelle spalle.
“A
quanto pare.”
*
Harry
si voltò di scatto, facendo trasalire Louis.
Scoppiò a ridere.
“Lou,
è quasi l'una. Vestiamoci.”
Louis
accarezzò il suo corpo con gli occhi; coperto solo dalle
lenzuola,
che lo avvolgevano disordinatamente.
“Mh,
non penso che mi vada. Chiamo Frankie e le dico che ha una proroga di
un'ora.”
Fece
già per afferrare il cellulare sul comodino, ma Harry lo
fermò con
una risata. Louis lo guardò, con le iridi azzurre che
trasudavano
affetto.
“Penso
che dovresti farti ripassare il tatuaggio” disse, senza
pensarci.
“Sta quasi svanendo.”
Harry
alzò un sopracciglio, sorridendo come un gatto.
“Se tu smettessi
di esserne ossessionato, forse l'inchiostro non se ne andrebbe
così
in fretta.”
“Sai
che mi fa ancora impazzire.”
Louis
si sporse per baciarlo, scostandogli un ciuffo di capelli lunghi dal
viso. Harry ricambiò, esitando per qualche secondo,
abbassando le
palpebre e socchiudendo le labbra per lasciare a Louis il libero
accesso alla sua bocca.
La
mano di Louis scese dai suoi capelli per arrivare sulla sua schiena,
ma Harry si scostò immediatamente con una risata, scatenando
gli
sbuffi di protesta di Louis.
“Harold!”
esclamò, segretamente divertito. “E dai, manca
ancora un po'.”
Harry
si alzò in piedi e gli lanciò una maglietta,
prendendone un'altra
da un cassetto. Louis lo osservò rivestirsi, e
pensò che era ancora
bello come quando era adolescente.
“Lou,
non stare a fissarmi imbambolato” scherzò Harry,
chinandosi per
baciarlo di nuovo. Louis lo trattenne ancora per un secondo, poi
sospirò e si alzò a sua volta.
Entrambi
sentirono il suono della porta di casa che si apriva; gli occhi di
Harry si allargarono, e l'uomo indossò in fretta un paio di
pantaloni prima di uscire dalla stanza.
Niente
boxer, pensò Louis con un sorriso divertito.
Harry
andò incontro ai propri figli, osservando Francesca che
intimava a
George di fare silenzio.
“In
ritardo di un quarto d'ora, ma ce l'avete fatta”
sospirò,
sorridendo. Francesca si lasciò avvolgere dalle sue braccia,
ma si
allontanò quasi subito per riprendere il fratello da un
braccio.
“George
ha bevuto” disse, tagliando corto. “Lo porto in
camera sua?”
domandò.
Harry
sospirò. “Lascialo qui” rispose,
indicando una sedia del tavolo.
Posò un bacio sulla guancia della figlia, augurandole la
buonanotte,
e si diresse ai fornelli con un'espressione rassegnata in volto.
Louis
lo raggiunse in cucina pochi minuti dopo. “Georgey si
è preso la
prima sbronza della sua vita, eh?” commentò,
sedendosi accanto al
figlio e arruffandogli i capelli. “Ah, sapevo che prima o poi
sarebbe successo.”
Harry
preparò del caffè mentre si rivolgeva a George.
“Tutto bene,
tesoro?” domandò, voltandosi verso di lui. George
mugugnò un
assenso.
“Eloquente”
rise Louis. “Avanti, raccontaci come è
andata.”
“Ho
incontrato una persona” mormorò George, la testa
pesante e leggera
al tempo stesso. Harry e Louis si scambiarono un'occhiata veloce.
“Si
chiama Jaymi” proseguì il ragazzo, posando una
tempia contro il
tavolo e chiudendo gli occhi. “Mi piace la sua voce. Se fosse
un
cantante, vorrei cantare con lui.”
Harry
rimase in silenzio, guardando negli occhi il marito e sperando che
fosse lui a riprendere la parola. Louis tossì, non sapendo
cosa
dire.
“George,
sai che puoi parlare con noi” disse infine, accarezzandogli i
capelli. “Ti...ti piace, questo Jaymi?”
George
rimase immobile per qualche secondo, e sia Louis che Harry pensarono
si fosse addormentato. Poi, però, annuì
impercettibilmente,
soffocando uno sbadiglio.
Harry
gli posò davanti una tazzina di caffè,
prendendogli delicatamente
le spalle per aiutarlo a sedersi. George riaprì lentamente
gli
occhi.
“Bevi,
tesoro. Che ne dici di parlarne domani?” propose dolcemente.
George, ancora una volta, si limitò ad annuire e bere il suo
caffè.
“Domani”
ripeté, sbadigliando assonnato.
Louis
sorrise a suo marito. Come sempre, ci avevano visto giusto.
“Domani,
Georgey” confermò, stringendosi nelle spalle.
Indovinate
chi è sbucata fuori dal suo nascondiglio?
Già,
questa tipa strana che si fa chiamare Seele.
Non
so con quale coraggio aggiorno questa fanfiction dopo più di
un
anno, ma...rieccomi! E sarebbe carino se restassi, quindi ci
proverò.
È
tardi e sto morendo di sonno, anche se so già che
pubblicherò
questo capitolo domani. Cosa posso dire? Spero che il capitolo vi sia
piaciuto, e in tal caso lasciate un commento! O, insomma, anche per
dirmi che fa schifo e che sono una persona orribile. Sono
perfettamente d'accordo con voi.
Intanto,
anche se in terribile ritardo, ringrazio coloro che hanno lasciato
recensioni allo scorso capitolo: TheSweetGirl,
DontForgetWhoYouAre, Jane_11,
louijshaz, _Denii_,
MillyS, rigby,
dimples_lover, missuniall,
aghiespine, SofiaJustinLove,
goddessperrie ♥
grazie di cuore!
Non
uso più twitter da una vita, ma potrei ricominciare ad usare
ask;
sia il mio ask personale,
sia quello per i
personaggi di questa storia.
Per chi non se lo ricorda, su quell'ask potete fare le più
svariate,
imbarazzanti, stupide domande ai personaggi delle mie storie e farvi
quattro risate. E se avete qualche problema di cui volete parlare,
quell'ask ha anche avuto momenti di tipo 'posta del cuore' (? che
cazz), quindi sentitevi liberi di parlarmi di qualsiasi stronzata vi
passi per la testa, seria o stupida che sia. E se qualcuno fosse
interessato a farmi un banner
per questa storia...scrivetemi in privato ♥
non ho davvero voglia di farlo da sola haha
Spero
di non aver deluso i vecchi lettori e di aver stupito i nuovi! Vorrei
anche introdurre qualche novità in questa fanfiction, tipo
descrivere qualche momento
mancante
nella storia dei Larry o degli Ziam che la fanfiction precedente a
questa, You're
every line, you're every word, you're everything,
non ha raccontato.
Che ne pensate?
Spero
di aggiornare presto! Mi raccomando, datemi i vostri pareri ♥
Seele
|
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Capitolo 4 *** III. ***
Lights
and Dreams
Francesca
sgattaiolò silenziosamente in cucina. Si guardò
intorno con
circospezione, sentendosi quasi la protagonista di un videogioco; la
sua preda era lontana solo pochi metri.
Chiuse
un occhio solo, mirando al pacco di patatine al pomodoro sul tavolo.
Missione
stealth, agente Tomlinson-Styles.
Era
domenica mattina; Harry era solito svegliarsi presto, ma non sembrava
essere già in piedi. Louis non era mai sveglio prima delle
dieci, e
George...probabilmente era ancora KO.
Si
avvicinò furtivamente al tavolo, cercando di non fare
rumore...
Non
fece in tempo ad afferrare il pacchetto di patatine, che la voce di
suo padre la colse di sorpresa.
“Mani
in alto!”
Francesca
sospirò, sollevando le mani. Lanciò a Louis
un'occhiata ironica.
“Papà,
pensi ancora ai videogiochi. Sei proprio un bambino.”
Louis
alzò un sopracciglio, divertito. “Non dire
sciocchezze, ti stavo
spiando. Sei sempre la solita.”
Francesca sospirò, agitando una
mano ancora sollevata. “Certo, come ti pare.”
Harry rise,
scendendo le scale e attirando gli sguardi del marito e della figlia
su di sé. Sembrava appena uscito dalla doccia, con i capelli
ancora
umidi, ma già vestito.
“Lo
sapevo!” sibilò Francesca. “Era
un'imboscata, non è vero?”
Louis
finse di puntarle una pistola addosso, Francesca incrociò le
braccia
al petto.
“Teatrali
e infantili” disse, spietata. Louis e Harry si scambiarono
un'occhiata divertita.
Harry
prese un respiro profondo, poi si schiarì la voce.
“Hai qualcosa
da dirci, Frankie?”
Francesca
si indicò con aria innocente. “Io?”
chiese, spalancando gli
occhi scuri.
Louis
sospirò. “Seriamente, Frankie. Ti avevamo chiesto
di tenere
d'occhio George, ieri” disse Louis, incrociando le braccia al
petto.
Francesca
alzò gli occhi al cielo. “Mi dispiace che si sia
ubriacato, va
bene?” rispose, scontrosa.
Harry
si grattò una spalla, non sapendo come porre la questione a
Francesca. “Frankie...” cominciò,
incerto, “George ci ha
parlato di un certo Jaymi, ieri notte.”
Louis
annuì, muovendo un passo in direzione della figlia.
“Ne sai
qualcosa?” domandò.
Francesca
sospirò. “Dipende da quanto ne sapete
voi” rispose, evasiva.
Harry
emise uno sbuffo frustrato. “Frankie, per favore. George non
ha il
tuo stesso carattere, e potrebbe...essere ferito.”
“Non
avete di che preoccuparvi” sbottò Francesca,
“Jaymi è un amico
di Taylor. Ha l'aria di essere un bravo ragazzo.”
“Sapevi
già...” Louis agitò una mano, vagamente
in imbarazzo. Francesca
sbuffò.
“Papà,
che diamine” sbottò annoiata,
“è ovvio che non dobbiate
prendere questo argomento con le pinze. Sono a posto con il fatto che
George sia gay” borbottò. “E comunque
no, non lo sapevo. Ma lo
sospettavo da tempo.”
Harry
sorrise, sollevato. “Anche noi”
ridacchiò.
“Papà,
sul serio pensavate che mi desse fastidio avere un fratello
gay?”
disse Francesca, allibita. “Siete fuori.”
“Modera
i termini” fece Harry, severo.
Francesca
alzò gli occhi al cielo. “Posso mangiare qualcosa,
adesso?”
domandò. “O volete puntarmi una luce addosso,
legarmi e sottopormi
ad un nuovo interrogatorio?”
Louis
finse di pensarci. Francesca si lasciò scappare una risata e
prese
la busta di patatine, aprendola e iniziando a mangiare.
Si
diresse verso le scale, desiderosa di tornare in camera e cacciarsi
da quell'impiccio. Stava quasi per sorpassare Harry, quando questi la
tirò indietro.
“Cosa!”
esclamò, esasperata. “Vi ho detto tutto
ciò che so! Non ho-”
Harry
rise, stringendola fra le sue abbraccia. “Grazie,
piccola.”
Francesca
rimase un attimo sorpresa, poi scoppiò a ridere mentre anche
Louis
si univa all'abbraccio.
“Mi
state soffocando!” strillò, agitando il pacchetto
di patatine.
I
genitori la liberarono ridendo, e lei fuggì in camera
nascondendo un
sorriso.
*
“Com'è
andata da Chris, Josh?”
Josh
sbadigliò sonoramente, senza curarsi di coprirsi la bocca.
“Tutto
okay” tagliò corto.
Liam
si sedette accanto a lui, sul suo letto. “Sai...”
esordì,
guardandosi le mani congiunte in mezzo alle cosce, “ho
incontrato
sua madre, stamattina.”
Josh
trasalì. “Ah” mormorò, a voce
troppo alta, “e- e ehm, cosa-
cosa ti ha detto?”
Liam
si strinse nelle spalle. “Le ho chiesto dove fossi”
rispose.
Josh
deglutì. “E lei, uhm...”
“Ha
detto che tu e Chris stavate ancora dormendo” disse Liam.
Josh alzò
un sopracciglio.
“Ti
ha detto così?” domandò, confuso.
“Sembri perplesso,
qualcosa non va?” chiese Liam, con tono curioso. Josh scosse
furiosamente la testa.
“No,
affatto- tutto okay. Devo...”
Josh
abbassò lo sguardo, sperando di non essere completamente
arrossito,
“devo andare in bagno.”
Si
alzò dal proprio letto, dirigendosi a passo spedito fuori
dalla sua
camera.
Sparì
nel bagno, e un attimo dopo Zayn raggiunse suo marito.
Liam,
nel vederlo, esplose a ridere. Zayn non riuscì a non fare lo
stesso.
“Adesso
penserà che la madre di Chris gli sia stata al
gioco” commentò,
divertito.
“Avanti,
non potevamo fargliela passare tanto liscia” rise Liam,
alzandosi.
“La madre di Chris era tremendamente in imbarazzo,
stamattina.
Penso che abbia capito tutto.”
Zayn alzò gli occhi al cielo,
sorridendo. “Il nostro Josh sta crescendo, eh?”
domandò,
intenerito.
“Anche
troppo” rispose Liam, con tono affettuoso. Poi
aggrottò la fronte.
“Ma...glielo hai fatto, quel
discorso?”
Zayn
sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“No! Pensavo te ne fossi
occupato tu!”
“Gli
ho insegnato a farsi la barba. Era ovvio che il resto sarebbe toccato
a te!”
Zayn
fece per ribattere, ma notò che Liam stava soffocando le
risate e
tirò un sospiro di sollievo.
“Mi
hai fatto prendere un colpo” rise, muovendo un altro passo
verso di
lui. Liam aprì le braccia, rivolgendogli un sorriso
divertito, e
Zayn si lasciò stringere.
Ash,
amore, non ci crederai mai. Ci hanno quasi scoperti!
♥♥ - Josh.
*
Appena
si sedette al tavolo della cucina, George si ritrovò tre
paia di
occhi puntati addosso.
Quelli
verdi e azzurri dei suoi genitori e quelli scuri di sua sorella;
Francesca allargò i propri per avvisarlo del pericolo. E fu
in
quell'esatto momento che, ancora intontito dal sonno appena concluso,
George si ricordò della sera precedente.
Merda.
Sperò
che fare finta di niente sarebbe stata una buona strategia. Prese una
prima forchettata della pasta che aveva nel piatto, faticando a
mandare giù il boccone.
“George.”
La
voce di Louis lo fece trasalire. “Sì,
uhm” rispose, troppo in
fretta, “buon appetito! Me ne stavo dimenticando,
già.”
Harry
sospirò. “George...” riprese.
“Avete
ragione. Le buone maniere contano” continuò
imperterrito.
Francesca alzò gli occhi al cielo.
“Come
sta Jaimy?” chiese senza preamboli. George quasi si
affogò.
Louis
gli batté una mano in mezzo alle spalle, lanciandole
un'occhiataccia.
“Ce
ne hai parlato ieri sera, tesoro” mormorò Harry
rassicurante, non
appena George riuscì a riprendere fiato. “Sembra
un tipo a posto.”
George
sentì le proprie guance andare a fuoco. “Ti ha
già scritto?”
domandò Francesca, curiosa.
“Non-
non lo so” deglutì George, imbarazzato,
“non ho ancora acceso il
telefono. Anzi” mormorò, fingendo un sorriso che
venne fuori come
una smorfia inquietante, “credo proprio che andrò
a-”
“Fermo
qui, ragazzo” disse bonariamente Louis, puntandogli la sua
forchetta contro. “Parlaci di lui!”
George
si grattò una spalla, sentendosi a disagio. “Ha
diciannove anni”
mormorò, mordendosi un labbro, “è il
fratello maggiore di un mio
compagno di scuola. È simpatico, ed è...davvero
carino.”
Stava
arrossendo a dismisura, ne era certo -e il pensiero lo fece arrossire
ancora di più. Francesca rise.
“Sei
più rosso del sugo, Georgie” commentò,
portandosi un nuovo
boccone alle labbra.
“Lavora
come barista” continuò, solo per zittire
Francesca. “Ha
frequentato il mio stesso liceo e...tutto qui.”
“Potresti
farcelo conoscere” propose Harry.
Francesca
lanciò al padre un'occhiataccia, prima di tornare a
rivolgersi a
George. “O convolare direttamente a nozze” aggiunse
ironica.
George
rimase in silenzio, giocando con il cibo nel suo piatto. “Non
ho
fame” mormorò, “posso alzarmi?”
Louis
gli lanciò uno sguardo divertito. “Non devi
vergognarti, George”
lo rassicurò, “ci siamo passati anche io e
papà Harry, sai. E
comunque” guardò Francesca, sorridendo vittorioso,
“noi ci siamo
presentati a vicenda alle nostre famiglie solo dopo pochi mesi che
stavamo insieme.”
Francesca
alzò gli occhi al cielo. “Questo perché
siete, tipo, anime
gemelle o roba simile!” esclamò, irritata.
“Quanti anni avete? E
ancora fate gli sdolcinati!”
Imitò la voce dei genitori.
“Harold, questa torta è buonissima!”.
George scoppiò a
ridere. “Grazie, amore, l'ho preparata apposta per
te! Mi
fate cariare i denti!”
Anche
Louis rise, mentre Harry sollevò gli occhi al cielo e le
rivolse un
sorriso affettuoso. George approfittò del momento per
allontanarsi,
sperando di non essere fermato.
Salì
le scale, entrò in camera sua e chiuse la porta. I suoi
occhi si
posarono subito sul suo cellulare, sistemato sulla scrivania.
Lo
prese, sedendosi a gambe incrociate sul piano. Si morse un labbro.
E
se non avesse trovato nessun messaggio di Jaymi?
Non
era sicuro di volere accendere il telefono. Non voleva restare
deluso.
Prese
un respiro profondo. Doveva accenderlo.
Con
un gesto veloce, premette il tasto di accensione e lo schermo del
cellulare divenne luminoso.
Digitò
il pin con il cuore in gola. Attese qualche secondo.
Si
concentrò solo sul mantenere il proprio respiro sotto
controllo,
ma...
Niente.
Nessun messaggio in arrivo.
Abbassò
il viso, posando di nuovo il telefono sulla scrivania. Cosa gli era
saltato in mente? Si era solo illuso. Che razza di-
Il
suo cellulare vibrò di colpo, facendolo trasalire per il
rumore e
per la sorpresa. Lo afferrò così in fretta che
quasi gli cadde di
mano.
Il
numero del mittente era sconosciuto, ma un messaggio gli era arrivato
e aspettava solo di essere letto.
Con
il cuore che batteva a mille, George lo aprì.
Ciao,
piccolo! Sono Jaymi. Come stai?
Segnati
questo numero, perché lo vedrai spesso! ;)
Jaymi
xx
George
riprese a respirare- non si era nemmeno accorto di stare trattenendo
il respiro. Rise tra sé e sé, sollevato ed
emozionato.
Qualcuno
bussò alla porta, e Harry entrò nella stanza
tenendo in mano un
vassoio.
“Per
stavolta puoi mangiare in camera” concesse, con tono dolce.
Quando
alzò gli occhi e vide quelli di George felici, stupiti e
luminosi,
capì che tutto era andato per il meglio.
Cercò
di nascondergli una risata contenta. “Mangia qualcosa, okay,
Georgie?”
George
annuì vivacemente, senza riuscire a smettere di sorridere
come uno
stupido. Harry scosse la testa fra sé e sé e
uscì dalla stanza.
Tornato
in cucina, mostrò il pollice all'insù a Francesca
e a Louis.
E,
finalmente, lasciò andare quella risata che aveva trattenuto.
*
Josh
terminò la chiamata su skype con Ashley, e smise di
sorridere con
evidente sollievo.
Al
contrario, sbuffò. Fingere di essere allegro e contento solo
per non
scatenare le sue paranoie era insopportabile.
Abbassò
lo schermo del portatile, poi indietreggiò con la sedia,
dondolandosi.
Suo
padre si affacciò alla porta, osservandolo in silenzio. Josh
sembrava non essersi accorto di lui.
“Ti
vedo” sospirò, e Zayn si stupì.
Ridacchiò.
“Potresti
cadere, Josh” lo avvertì. Josh sbuffò
nuovamente.
“Non
fare come papà Liam, dai” protestò. Si
alzò comunque dalla
sedia, con aria frustrata.
“Qualcosa
non va?” chiese Zayn. Josh aprì la bocca, poi la
chiuse e scosse
la testa.
“Tutto
okay, papà” mormorò. Lanciò
un'occhiata alla sua giacca,
lasciata con malgarbo sul letto quella mattina, e la indossò
d'impulso.
“Vado
da Frankie e George” annunciò, uscendo dalla
stanza in tutta
fretta. Zayn alzò gli occhi al cielo.
“Ciao
anche a te” disse sarcastico. Josh attraversò il
salotto, evitando
accuratamente la mano di Liam che voleva scompigliargli
affettuosamente i capelli, e uscì di casa chiudendosi la
porta alle
spalle.
Liam
si voltò, trovandosi già Zayn dietro.
“L'adolescenza” commentò,
alzando le spalle.
Zayn
rimase un attimo in silenzio. “Liam, credo...”
mormorò, incerto.
Liam
sbiancò. “No.”
“Liam,
non possiamo farci niente” sbottò Zayn.
“Te l'ho detto un sacco
di volte. È nostro figlio, e dobbiamo accettarlo
comunque!”
“Ma-
fa parte dei Tomlinson!” protestò Liam.
“Lo sai, Zayn, non mi va
che nostro figlio stia-”
“Può
stare con chi vuole!” ribatté Zayn, impuntandosi.
“Non saremo
noi a fermarlo. È innamorato, ed è palese che lo
sia!”
Liam
emise un gemito frustrato. “Sapevo che sarebbe
successo.”
Zayn
gli sorrise, perdendo la sua aria arrabbiata e, invece, ridacchiando.
“Avanti. Non è poi così male.”
“Non
c'entra l'aspetto” sospirò Liam.
“È solo che...Tomlinson.
Che succede se si sposano?”
Impallidì.
“Non voglio vedere Louis più di quanto sia
già costretto a fare,
Zaynie.”
Zayn
scoppiò a ridere, avvicinandoglisi e abbracciandolo.
“Non dire
così. Non hai mai cercato veramente di conoscerlo,
Lee.”
Liam
si arrese. “Magari hai ragione tu. Resta il fatto
che...”
Zayn
lo guardò, già minacciandolo con lo sguardo. Liam
incrociò le
braccia al petto, testardo.
“Ma
perché proprio Francesca?” sbottò,
facendo ridere Zayn.
“Non
poteva innamorarsi di George?”
*
Josh
bussò alla porta di casa Tomlinson-Styles, rigirandosi
nervosamente
il cellulare fra le mani.
Bussò
di nuovo, troppo impulsivo per aspettare. Sentì George
esclamare “un
momento!”, e poi la porta si aprì.
“Josh”
disse il ragazzo, e a Josh apparve incerto e quasi in imbarazzo.
“Vuoi- uhm...”
Josh non attese, prese il polso di George e lo
tirò oltre la soglia.
“Chiudi
la porta” ordinò. George aprì bocca
come per protestare, ma
infine ubbidì.
“So
che è per ieri sera” disse senza preamboli, troppo
in imbarazzo
per fingere che fosse tutto okay. “Ascolta, Josh, non
arrabbiarti
se non ne ho mai parlato con nessuno, ma...”
Prese
un respiro profondo, sentendosi nudo davanti agli occhi blu di Josh.
“Mi piacciono i maschi, va bene? Da, tipo, tutta la vita.
Potrebbe
suonarti strano-”
“George,
diamine” sbuffò Josh, “non è
certo un problema che tu sia gay.”
George
sbatté le palpebre, perplesso. I suoi enormi occhi scuri si
fecero
confusi. “Allora perché sembri così
infastidito?” mormorò.
“Sono
infastidito, George!” sbottò Josh. “Non
capisco perché tu non
mi abbia mai detto niente! Credevo di essere come un fratello, per
te- almeno un migliore amico, cazzo!”
George si morse solo il
labbro inferiore, abbassando gli occhi. Josh attese che dicesse
qualcosa, ma si irritò ancora di più nel vedere
che nemmeno cercava
di discolparsi.
“Non
posso credere che avessi paura di dirmelo, o che non ti sentissi
accettato” lo accusò, alzando la voce.
“Alla festa non ti sei
fatto troppi problemi! Ed eri abbastanza sobrio da ragionare quasi
normalmente, non è vero? Non hai paura di essere chi sei!
Allora
perché-”
“Non
sono fatti tuoi, Josh!” urlò George,
interrompendolo
all'improvviso. “Non l'ho detto, perché-
perché- che bisogno
c'era di dirlo?” esclamò, arrabbiato.
“Che dovere ho di dirti
qualcosa, Josh?”
Josh
sentì le mani prudere; non era mai stato un tipo violento,
ma ebbe
davvero voglia di rompere qualcosa. “Pensavo fossimo amici,
George!”
“Lo
siamo!” replicò George, gli occhi lucidi.
“Josh, io- io non
potevo dirtelo!”
Josh
fece per ribattere, ma la voce di Francesca distrasse entrambi.
“Dio,
che casino” borbottò, separandoli e ponendosi nel
mezzo. “State
letteralmente urlando nel mezzo della strada”
continuò, abbassando
la voce. “Che diavolo di problemi avete?”
Josh
fece un passo indietro, furioso. “Non abbiamo nessun
problema”
rispose, con tono basso e arrabbiato, “me ne vado.”
George
allungò un braccio per fermarlo, ma Josh si
liberò della sua presa
senza delicatezza. Gli lanciò un ultimo sguardo, poi gli
voltò le
spalle e si allontanò.
George
rimase a fissarlo, mentre Francesca lo guardava allibita. I due non
avevano mai litigato, prima d'allora.
“George”
sussurrò, incredula. “Che cosa- cosa è
successo? Non piangere,
Georgie, avanti-”
George
non si era neanche accorto di stare piangendo. Si passò una
mano
sugli occhi, tirando simultaneamente su con il naso, e si
lasciò
cadere seduto sugli scalini davanti la porta di casa.
“Sono
stato uno stupido, Frankie” singhiozzò.
“Avrei dovuto dire
subito la verità a Josh” mormorò,
sconfitto.
Francesca
si sedette accanto a lui, lieta che la strada fosse vuota. Lo
avvicinò a sé, facendogli posare la testa sul suo
petto.
“Georgie”
disse dolcemente, “lo so.”
Gli
accarezzò i capelli, con quanta più dolcezza
fosse capace. “Ho
capito tutto. Mi dispiace tanto.”
Le
spalle del fratello tremarono, e lei gli posò un bacio sulla
fronte.
George rise fra i singhiozzi.
“Mi
piace quando non fai la stronza” commentò.
Anche
Francesca rise. “Ehi, non farmi cambiare idea” lo
minacciò con
affetto. Aspettò che si calmasse, accarezzandogli ancora i
capelli.
“Non
è sbagliato, cercare la felicità con un'altra
persona” sussurrò
poi, appena udibile. George alzò gli occhi arrossati su di
lei.
“Cosa intendi?” domandò.
“Sto
parlando di Jaymi” spiegò la sorella.
“Dagli una possibilità.
Potresti essere felice, con lui.”
George
annuì, passandosi la manica della felpa sugli occhi.
Esitò un
attimo prima di parlare.
“Lo
farò” disse, deciso. Francesca gli rivolse un
sorriso.
“Grande,
George” fece, alzandosi in piedi e porgendogli una mano.
“Coraggio,
andiamo a scegliere cosa metterti addosso.”
George
la guardò confuso, tirando un'ultima volta su con il naso.
“Perché?”
chiese.
Francesca
gli strizzò un occhio.
“Per
uscire con Jaymi, è ovvio!”
*
“Una
cena fra colleghi, mh?”
Liam assentì con un mormorio, troppo
rilassato per rispondere a voce. Zayn, seduto sul bordo della vasca,
vestito ma con i piedi nell'acqua, gli stava lavando i capelli con
dolcezza.
Liam
stava facendo il bagno, immerso non solo nell'acqua ma anche nella
calma placida della loro casa quando Josh era fuori.
“Sì”
rispose, con un sospiro tranquillo. “Sicuro di non poter
venire?”
Zayn
scosse la testa, anche se Liam non poteva vederlo. “Liam, so
che
Josh è grande, ma non mi va di lasciarlo solo a casa di
notte.”
“Potrebbe dormire da Harry e Louis!” insistette
Liam. “Dai, Zaynie” continuò affettuoso,
“il ristorante è
fuori città, e dovrò dormire in albergo.
Passeremmo un po' di tempo
insieme.”
Zayn
rise, cogliendo la nota maliziosa nella sua voce.
“Finiscila”
disse, facendo ridere anche lui.
“Vieni
qui” lo incitò poi il marito. Zayn
corrugò le sopracciglia.
“Sono
già qui” disse, sciacquandogli i capelli ormai
puliti.
Liam
rise di nuovo. “Intendo, qui”
spiegò, inclinando
leggermente la testa all'indietro per guardarlo. Zayn uscì
dalla
vasca, rivolgendogli poi un sorrisetto.
Liam
si sporse per prendergli un polso, tirandolo giocosamente verso di
lui. Zayn rise, liberandosi della sua presa lieve.
“Fammi
togliere i vestiti”. Liam annuì con un sorriso
soddisfatto.
Zayn
non riuscì a trattenere un'altra risatina.
Sbottonò i propri jeans,
piegati più volte su loro stessi dalla parte delle caviglie
per
arrivargli fino a sotto le ginocchia, osservando gli occhi del marito
seguire il movimento quando atterrarono sul pavimento.
Liam
sollevò lo sguardo, incontrando i suoi occhi. Zayn gli
sorrise,
sicuro di sé, sbottonandosi lentamente la camicia.
La
fece scorrere lungo le proprie spalle, lasciando che raggiungesse i
jeans sul tappeto.
Infine,
si tolse i boxer e strizzò un occhio a Liam, che rise.
Si
sistemò in mezzo alle sue gambe, posando la schiena contro
il suo
petto ampio e sospirando, rilassandosi nel calore dell'acqua e del
corpo di suo marito. Posò la testa sulla spalla dell'uomo,
chiudendo
gli occhi.
Liam
gli cinse la vita con le braccia, baciandogli i capelli ancora
asciutti e poi una tempia.
“Ti
addormenti?” chiese, divertito. Zayn annuì,
mormorando “potrei.
È stata una giornata stancante.”
Liam
si finse d'accordo, emettendo un suono di assenso. Zayn si
rilassò
completamente, liberando la mente da qualsiasi pensiero; si sentiva
avvolto nel tepore, nelle braccia di suo marito, assolutamente al
sicuro.
Anche
dopo tutti quegli anni, quella era ancora la sua sensazione
preferita.
Sentì
le mani di Liam insaponargli con dolcezza le spalle, massaggiargli la
cute mentre gli accarezzava i capelli e li bagnava di acqua e
shampoo. L'uomo gli posò un bacio sul lato del collo, prima
di
insaponargli anche le braccia.
Zayn
pensò che avrebbe davvero potuto addormentarsi.
Ma
sentì Liam ridacchiare nel suo orecchio, e il suo palmo
aperto
risalire lentamente lungo il suo petto; le sue dita sfiorarono
delicatamente uno dei suoi capezzoli. Zayn mugugnò in
protesta.
Liam
sorrise contro la sua tempia, continuando ad accarezzarlo con
attenzione, chiudendolo fra indice e pollice e guadagnandosi un
sospiro agitato di Zayn.
“Liam”
mormorò Zayn. La mano dell'uomo scese dal suo ventre,
chiudendosi
intorno al suo sesso.
Quelle
di Zayn si posarono invece sulle cosce del marito, inarcandosi. Liam
gli baciò uno zigomo, sentendo il suo respiro cambiare e
farsi più
veloce, meno controllato.
“Vuoi
ancora riposarti?” domandò, divertito.
Zayn
sentiva la sua erezione contro il basso della schiena.
“Andiamo in
camera da letto” rispose in un mormorio poco comprensibile.
“Per
dormire?” continuò Liam, soffocando una risata.
Zayn
si limitò a gemere.
*
George
sperò con tutto il suo cuore di non avere la mano sudata,
quando
Jaymi gliela prese nella sua.
Frankie
direbbe 'che schifo', e avrebbe ragione. Dio, che imbarazzo...
Le
sue preghiere, però, dovettero essere ascoltate. Jaymi gli
sorrise,
stringendo di forte la sua mano nella propria.
“È
bello vederti sobrio” scherzò, facendo ridere
anche George.
“Anche
per me è bello rivederti” rispose il ragazzo,
arrossendo appena.
“Dove mi porti?” domandò, curioso.
Jaymi
gli rivolse un altro sorriso bianchissimo. “Scommetto che
adori il
cioccolato.”
George
alzò gli occhi al cielo. “Dimmi il nome di una
sola persona che
non lo ama!” scherzò.
Jaymi
rise. “Hanno aperto da poco una pasticceria, e la trovo
fantastica.
Posso offrirti qualcosa?”
George
osservò le loro mani congiunte. Pensò che
sì, forse Frankie aveva
ragione: poteva essere felice anche così.
“Fammi
pensare...” replicò, fingendosi indeciso. Jaymi
gli stette al
gioco, rivolgendogli uno sguardo supplice.
George
scoppiò a ridere.
“D'accordo,
hai il mio permesso.”
Rieccomi!
Non
ve l'aspettavate, eh?
♥
Harry
e Louis e i loro metodi di instaurare un dialogo piuttosto dubbi,
Josh che si incazza, George che lo trolla (?) a modo suo, gli
Ziam che non capiscono un cazzo e il razzismo verso i membri della
famiglia Tomlinson, Liam che deve andare ad una cena,
Zayn
che è l'unico uomo capace di addormentarsi (o quasi) in una
vasca da
bagno, Jaymi e la sua aria da tizio simpatico...amo molto i miei
personaggi, ovvio. Tantissimo.
(Per
il momento amo solo Francesca, perché le piacciono i
videogiochi)
Dopo
il mio sclero, a voi la parola! Lasciatemi una recensione o vengo a
cercarvi.
Grazie
a chi lo ha già fatto, e mi ha scritto cosa ne pensava dello
scorso
capitolo: MartinaSole,
dafneagle,
Lisa_Trrru, LarryIsMyWay,
Tomlinsonbrave, DontforgetWhoYouAre,
CamiCamilla, I can
fly, MillyS,
_crazymofo_
e Jane_11!
In
particolar modo, doppi ringraziamenti a Tomlinsonbrave:
quella meraviglia di banner in alto è opera sua.
♥♥♥
Sto
rileggendo you're every eccetera, così da poter inserire qui
degli
spaccati di vita che non sono stati descritti nella storia. Il primo
capitolo di questa long fic non è che un riassunto veloce
dell'infanzia di Frankie, Josh e George, e non penso basti a
risolvere alcune questioni lasciate aperte nella fan fiction
precedente.
Quindi
chiedo: c'è qualcosa di You're
every line, you're every word, you're everything che non vi
è
chiaro, che credete sia rimasto in sospeso? Per
farvi un esempio, a mio parere manca il racconto del rapporto fra il
padre di Louis e Louis stesso, e anche quello con Harry. Ho amato
molto la figura di Mark nella scorsa fan fiction, spero che in
qualche modo l'abbiate apprezzata anche voi.
Fatemi
sapere e vedrò di riempire i punti vuoti! (?)
Per
qualsiasi domanda, qui il mio
ask
. Sull' ask
per i personaggi di questa storia
potete far loro delle domande, proprio come per you're every!
Alla
prossima, un bacio!
Seele
P.S.:
sto pensando ad una nuova fan fiction, basata sul videogioco Beyond:
Due Anime.
Qualcuno
che lo conosce? Sì?
No?
Ovviamente
no.
Piango
per sempre. GIOCATE
AI
VIDEOGIOCHI, MALEDETTE
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