War and Love

di Anonymous writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio. ***
Capitolo 2: *** Siamo pronti? ***
Capitolo 3: *** La battaglia. ***
Capitolo 4: *** Non sono un eroe. ***
Capitolo 5: *** Fiducia. ***
Capitolo 6: *** Un gioco. ***



Capitolo 1
*** Inizio. ***


Introduzione.

 
 
 
Steve aprì gli occhi di scatto, sentendo rumori dalla stanza affianco alla sua. Infilò una tuta, si alzò e uscì in corridoio, notando subito i rossi ricci di Natasha. Le sorrise.
- Te la svigni?-  chiese, facendola voltare. Aveva una piccola valigia ai piedi, e stava chiudendo la porta. Voltò il viso e gli rivolse uno dei suoi sorrisi sghembi. Ma i suoi occhi raccontavano un’altra storia.
- A quanto pare non c’è privacy, vicino. – commentò Natasha, prendendo la valigia per il manico e conducendola fino all’ascensore. Pigiò un tasto e si avvicinò al capitano, lentamente.
- Una missione?- volle sapere lui, poggiandosi allo stipite della porta ed incrociando le braccia al petto.
- Perù. – confermò lei, poggiandosi al muro con la schiena, guardando dritto davanti a sé.
- Starai via molto?-
- Sono sicura che te la caverai senza me, Steve.- lo provocò lei, scoccandogli un’occhiata. Lui si schiarì la voce.
- Sono sicuro che Falcon non mi manderà più al tappeto come sabato. –
- Fossi in te mi preoccuperei per Wanda, piuttosto. – gli suggerì, voltandosi e mettendosi davanti a lui, a un metro di distanza – I sogni che fa…-
Steve annuì, serio.
- Non posso impedire che li faccia, non posso farla stare meglio, non posso riportargli suo fratello…-
- Nessuno può.- lei si staccò dalla parete e annullò le distanze fra loro – Non è colpa tua, lo sai questo? Lei ha solo bisogno di essere trattata normalmente e di sentirsi al sicuro. Noi possiamo fare solo questo.-
Seguì un breve silenzio in cui si guardarono e basta, poi l’ascensore arrivò. Le porte si aprirono e Natasha si tirò indietro, con l’ombra di un sorriso sul viso chiaro. Steve abbassò il capo per un attimo e si mosse anche lui verso l’ascensore. Lei spostò la valigia e lo guardò, di fronte a lei.
- E’ Banner, vero?- chiese lui, imbarazzato – E’ la tua missione.-
Natasha premette un pulsante e sorrise, amaramente.
- Sono sicura che te la caverai senza di me, Steve.-
Le porte si chiusero, Captain America si specchiò nel metallo lucente di esse.
- Sono sicuro che Falcon non mi manderà più al tappeto come sabato? Davvero?- la voce arrivava da dietro di lui. Vide riflesso dell’amico e si voltò, con una smorfia.
- Sarà bene per lui che voli basso.- commentò Steve e l’altro scoppiò a ridere.
- Accidenti, forse ci vuole un po’ di caffè prima che ti stracci di nuovo.-
- Puoi solo sperarci…- i due erano già in prossimità della cucina.
- Chiamiamo gli altri?- chiese Falcon.
Steve aprì la porta e rise:- A quanto pare non serve!-
Wanda mescolava del caffè telepaticamente, facendolo fluttuare affianco alla sua testa, mentre Visione le parlava, sospeso a mezz’aria in posizione di yoga. I due si voltarono.
- Vi aspettavamo. – Scarlett Witch sorrise, saccentemente – Caffè?-
 
 

 
 
 
 
 

Capitolo 1.

 
 
 
Erano passate cinque settimane, ma il tempo sembrava essere volato per Steve. Ora che la stagione era migliore, portava gli altri giovani Avengers a correre e ad allenarsi all’aperto nel grande cortile esterno. Anche lui si prendeva del tempo per sé, e per i suoi allenamenti in solitario. La notte, non avendo bisogno di dormire più di tanto, andava a correre anche lui oppure colpiva il sacco da boxe. Le prime volte si aspettava sempre che da un momento all’altro sarebbe entrata Natasha, la quale amava il suo sacco. Avrebbe trovato una provocazione per convincerlo a cederglielo e, se lui non avesse avuto voglia di cedere, i due avrebbero combattuto. Solitamente lasciava che fosse a lei a vincere; non gli piaceva combattere con una donna. Tuttavia aveva imparato a non sottovalutare la rossa, che sapeva sempre che mosse usare e la cui agilità era molto più spiccata della sua. Si era chiesto più volte che fine avesse fatto la Vedova, se stesse bene. Ma gli era impossibile saperlo dato che lei era sotto copertura in Perù e lui non aveva mezzi (né ordini) di cercarla.
 Quel giorno si allenavano all’interno nella grande palestra centrale della base. Fuori dalle grandi vetrate si vedevano correre dei militari, ma Steve era concentrato sui movimenti di Wanda. La ragazza, pantaloncini corti come il fiato e coda di cavallo, tirava pugni contro un sacco da boxe. Era migliorata molto, ma ancora era lontana dal poter affrontare un vero combattimento senza poteri. Questi ultimi li potenziava con Visione; i due passavano molto tempo insieme, aveva notato.
- Mi raccomando, abbassa il gomito. Fra poco iniziamo a usare i calci, ok?-
- Sì, Capitano. – lei sorrise, continuando a colpire il sacco. Steve spostò lo sguardo su Falcon e War Machine, entrambi in mezzo al campo, aggrovigliati e senza le proprie armature.
- Questa mossa l’hai imparata nell’esercito?- Sam era curioso, con la faccia schiacciata a terra.
- E questa invece te l’hanno insegnata all’asilo?-  James parlò solo quando cadde a terra rovinosamente, dopo essere stato scaraventato dall’altro – E’ totalmente sbagliata! Tra l’altro, usi poco la testa…-
I due si rialzarono e dopo essersi un po’ punzecchiati si accorsero di Steve, che li osservava divertito.
- Mi ricordate un po’ me e Stark.- disse, poi puntò un dito verso Sam – Ottimo lavoro con quella nuova mossa.-
Si avvicinò e l’amico gli sorrise:- Ti unisci a noi, Capitano?-
- Sì, vorrei un combattimento vero.- War Machine incrociò le braccia al petto – Senza offesa, amico.-
- Ci mancherebbe.- sbuffò – Ci mancherebbe.-
- Mi spiace ragazzi, sapete che non voglio farvi inavvertitamente male.-
Wanda si era fermata, e come anche James, guardò Sam. Due settimane prima Steve, in un combattimento, gli aveva incrinato una costola e dall’ora aveva voluto evitare i corpo a corpo. Grazie all’avanzata tecnologia medica delle Stark industries, Falcon era tornato in sesto in cinque giorni e poco più.
- Andiamo, ormai avresti dovuto superare questa cosa, Steve. Sai di non averlo fatto apposta.- disse la Maximoff, avvicinandosi agli altri e slacciandosi i guanti.
- Certo che no – confermò lui – ma non voglio che riaccada. Non combatterò se non con qualcuno indistruttibile… -
- Cioè non siamo alla tua altezza.- replicò James, seccato.
- Semplicemente, ha bisogno di una come me.- si voltarono tutti simultaneamente, ma Steve la vide per prima. Senza rendersene conto fece un passo avanti verso la rossa. Natasha era tornata, i suoi capelli erano più lunghi e lei era più magra, ma il sorriso sghembo e malizioso era sempre lo stesso. Wanda squittì il nome della Vedova e corse ad abbracciarla, iniziando a riempirla di domande. Visione volò dentro la stanza, si posò affianco alle due e rivolse alla rossa un silenzioso inchino. La giovane Maximoff si era fatta da parte e Natasha iniziò ad avanzare verso il capitano sorridendo a James e facendo l’occhiolino a Sam. Poi a un paio di metri da lui, guardò Steve, fermandosi. I due si sorrisero e lei si infilò nelle sue braccia aperte. Stettero stretti appena un secondo, perché Natasha piegò la gamba all’altro e lo fece cadere di schiena. Gli si sedette a cavalcioni e gli posò una mano sul petto.
- Prima regola?- chiese agli Avengers, voltando la testa verso di loro.
- Mai perdere la concentrazione.- rispose Steve, con un colpo di fianchi, ribaltando la situazione. Ora lui era sopra di lei, trionfante. Ma Natasha non perse tempo, lo fece scivolare su di sé e poi lo spinse di lato. Con una capriola all’indietro si alzò in piedi e rise.
- Dobbiamo capirlo! Il capitano, qui, ha più di settant’anni!- si sfilò la maglia e rimase in cannotta, poi si tolse gli stivali, gettandoli da parte.
- Non combatto con te, Vedova.- ma sapeva benissimo che lei poteva tenergli testa con facilità.
- Bene, rimani fermo mentre ti riempio di calci.- corse verso di lui e, con un salto mortale gli atterrò con il piede vicino al viso. Lui lo aveva afferrato prontamente ed apparentemente era rimasto impassibile. Lei, tranquillamente si avviluppò al suo bacino e usò la gamba libera per colpirlo in faccia. Steve mollò la presa e sorrise, alzando lo sguardo sulla Vedova. Pericolosa e incredibilmente agile.
- Ti ero mancata?- chiese lei, di nuovo in piedi e per niente affaticata.
- Agente Romanoff, è mancata un po’ a tutti.- era una voce dall’alto, che fece arrestare il combattimento.
- Fury.- disse Steve e lei annuì. Aveva qualcosa di strano, lui lo poteva avvertire.
- Raggiungimi all’ultimo piano, Natasha. Subito.- lei stava già infilando il secondo stivale. Sam le lanciò la maglia e lei se la mise, silenziosamente – Ah, vieni da sola. Per tutti gli altri, buon continuamento. –
La comunicazione si chiuse con un rumore metallico. Steve si avvicinò a Natasha e le afferrò delicatamente un polso, facendola voltare.
- Va tutto bene?- le sussurrò, facendola rabbrividire.
- A dire il vero, non è stata la tua performance.- lo ammonì lei, liberandosi di scatto dalla presa.
- Non mi riferisco a questo.-
Natasha si voltò, sorrise agli altri e lasciò la stanza sotto lo sguardo perplesso di tutti. Tuttavia, erano a conoscenza di quanto Fury potesse essere autoritario e quindi non vi badarono più di tanto; erano tutti felici che fosse tornata alla base.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Siamo pronti? ***


Capitolo 2
 

 

Steve finì gli allenamenti e si andò a fare una doccia, mentre Wanda e Sam preparavano il pranzo per tutti. Nonostante avessero due cuochi a diposizione e la mensa dei militari, preferivano magiare insieme e cucinare da soli. Il capitano indossò dei vestiti puliti e, in corridoio, bussò alla porta di Natasha, curioso di sapere cosa non andasse e come fosse andata la missione. Tuttavia, non ci fu nessuna risposta, il che gli fece capire che lei era ancora in riunione con Fury. Da quando lo S.H.I.E.L.D. era caduto, si era stabilito di non avere più segreti. Il che gli diede il coraggio di salire sull’ascensore e di raggiungere l’ultimo piano. Prima ancora che le porte si aprissero, sentì Natasha urlare:- … perché non erano i piani!-
Ma il “diin” dell’ascensore la fece fermare e lei e Fury si voltarono verso Steve, che noncurante di tutto entrò nell’attico. C’era anche Maria Hill, seduta in disparte e salutò il capitano con un cenno del capo.
- Che succede?- chiese Capitan America.
Natasha si voltò di nuovo e si avvicinò al finestrone, incrociando le braccia al petto. Nick sfoderò un sorriso a Steve e lo invitò a sedersi.
- Come vanno gli allenamenti? – gli chiese, sviando la domanda.
- Bene. Qui, come vanno le cose? –
- Alla grande! E Wanda come si comporta? E Visione? E’ un tipo strano…- disse Fury, sorridendo.
- Altri segreti, Nick, davvero? Che sta succedendo?- Steve indurì la voce.
Maria si alzò e congiunse le mani per poi aprirle in segno di resa.
- Avevamo detto niente segreti, giusto? Beh, seguimi. Ti mostro che stiamo combinando. –
Lo condusse attraverso la stanza, fino a un tavolo con tre computer, di cui uno acceso. Nel seguirla, Steve lanciò un’occhiata a Natasha e ne osservò per mezzo secondo il profilo. Era pensierosa.
Poi si sedette alla scrivania e osservò sullo schermo delle planimetrie.
- Il Triskelion?- lo riconobbe al volo.
- Guarda meglio.- consigliò la Hill, sorridendogli. Lui lo fece, e notò che qualcosa era diverso, c’erano campi interni all’edificio al posto degli uffici.
- Volete cambiare il Triskelion. – ipotizzò.
- Oh, no.- disse Fury, che si era versato da bere e lo aveva raggiunto – Questa è una copia, che sarà presto ultimata in Perù. Il vero Triskelion verrà completamente distrutto. –
- Capisco.- ora le cose riportavano: ecco la missione di Natasha.
- Romanoff ha coordinato le cose laggiù, questi giorni.- aggiunse la Hill. Steve voltò il busto per guardare l’amica ma era sparita, riuscì solo ad intercettare la sua figura chiudersi alle spalle la porta delle scale.
- Che le prende, perché prima urlava?-
- Diciamo che non ama il Perù.- rispose prontamente Fury.
- E perché?-
- Perché è lì che è stato avvistato Banner, recentemente.-
- E’ andata laggiù per lui? –
- Anche.- confermò la Hill, amaramente.
- Lo ha trovato?- Steve era triste per l’amica.
- No, si sposta in fretta. Il suo jet è ancora in modalità invisibile.- Fury sembrava arrabbiato.
- Quello che le serve è riprendere gli allenamenti normalmente.- quello della Hill sembrava un parere medico. Forse più un ordine. Steve annuì, si alzò e serrò le braccia al petto.
- Mi dispiace di essermela presa eccessivamente…-
- Ricorda che noi lavoriamo anche per te.- commentò Fury, in modo vago – Ora va’, hai un pranzo o sbaglio?-
 
 
 
In cucina, Natasha non c’era. Erano quasi tutti seduti, tranne Visione che non mangiava mai. Era seduto su una poltrona a leggere un libro. Wanda spinse telepaticamente una pentola di pasta sul tavolo, mentre continuava a lavorare ai fornelli. Sam prese la pentola e la posò, iniziando a fare i piatti, mentre punzecchiava James. Quest’ultimo invitò il capitano a sedersi, ma lui disse che prima avrebbe cercato Natasha. Quindi tornò in corridoio e la vide chiudere la sua porta, era cambiata e aveva legato i capelli rossi fuoco.
- Non vieni a pranzo?- le chiese, dimenticando tutto il resto, preoccupandosi di quanto ora le sembrasse magra.
- Vado a correre un po’.- rispose lei, girando sui tacchi e prendendo le scale. Lui attraversò tutto il corridoio, andando alla vetrata in fondo. Vi rimase finché non vide la Vedova attraversare il prato, fulminea. Correva davvero veloce, come se non facesse altro da sempre. Era aggraziata, e sembrava leggera come una piuma. In meno di un minuto si disperse nel bosco che delimitava il confine della base. Steve sbuffò e tornò in cucina.
- … non dico che non è buona…- Sam provava a difendersi da una Wanda davvero arrabbiata.
- La prossima volta cucini tu, allora!- la ragazza prese il suo piatto e se ne andò in fretta.
- Wanda!- la chiamò Steve, poi rivolse un’occhiataccia a Sam che, imbarazzato, iniziò a giustificarsi.
- Ci penso io.- il capitano uscì e seguì la ragazza. Al piano di sopra, la trovò che stava aprendo la porta della sua camera. La sbatté, senza percepire la presenza di Steve. Lui bussò un paio di volte e, annunciandosi, chiese di entrare. La maniglia si fece rossa e la porta si aprì da sola. Entrò e trovò la ragazzina seduta, a gambe incrociate , sul letto. Il piatto era poggiato sulla scrivania, ancora pieno.
- Posso sedermi?-
- Sì, certo. – rispose Wanda, poi lo guardò – Non sono arrabbiata, Steve. Non era necessario che venissi.-
- Volevo solo farmi una chiacchierata con te.- le sorrise – Allora, come va?-
- Tutto bene, davvero! Sto bene.- poi fece una pausa, guardandosi le mani chiare – Non capisco perché ti preoccupi sempre così tanto.-
- Perché so che si prova a perdere qualcuno, e voglio che tu sia sicura di stare bene.-
- Non intendevo questo. Tu ti preoccupi sempre delle persone in generale. –
- E’ questo che fa un Avenger. - poi le mise una mano sulla schiena – E’ quello che fai anche tu.-
- Sai, non mi sento un Avenger.- guardò avanti a sé – I miei poteri sono deboli, e non so combattere.-
- Non ancora, ma i tuoi poteri ti aiutano a compensare. Sei piccola, ma molto forte! –
- Shh! – gli fece lei, all’improvviso. Steve ritrasse la mano, non capendo.
- Dico sul serio… Hai fermato un treno in corsa e aiutato moltissimi innoc…-
- No, Steve, zitto! Lo senti?- Wanda si alzò in piedi – C’è qualcosa in arrivo.-
Lui la imitò e la inseguì fino al tetto, dal quale i due presero a scrutare il cielo. Wanda chiuse gli occhi, e quando li aprì indicò un punto indefinito.
- Ecco!-
In quel momento, un missile sfrecciò sopra le loro teste e atterrò nel prato retrostante.
- Cos’è?- chiese Steve, ma lei scosse la testa e allora il capitano ordinò – Andiamo a controllare.-
Scesero in fretta per le scale, ma Steve arrivò per prima sul posto. C’era una grande fumera, e gli altri Avengers erano già sul posto, insieme a Fury e alla Hill. Mancava Natasha, ma probabilmente era ancora a correre.
Dal fumo s’intravide una luce. Wanda arrivò e si fece largo per guardare meglio, ma il primo a realizzare di cosa si trattasse fu James.
- Tony!- esclamò, correndo a soccorrere l’amico.
- Stark?- chiese Steve allibito e s’addentrò nella nuvola per controllare. Tony era a terra, l’armatura semi distrutta e gli occhi chiusi. Maria Hill iniziò a fare la respirazione bocca a bocca, quando lo sentì ridere.
- Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato!- commentò Tony, riferendosi al bacio. Per tutta risposta, la Hill gli rifilò uno schiaffo.
- Cosa è successo?- Steve saltò i convenevoli. Lo aiutarono a liberarsi della armatura e ad alzarsi.
- Stavo venendo a trovarvi ragazzi. – iniziò lui -  Ma non pensavo aveste problemi con il vicinato.-
- Che vuol dire?- Fury lo incitò a continuare.
- L’HYDRA è qui, e non ha portato i pasticcini. Non so se ci capiamo. –
La Hill prese la radiolina che aveva appesa alla cintura e contattò tutti i militari della base.
- Prendete le armi. Pronti in tre minuti.-
- Non credo avremo tutto questo tempo. – disse Tony, amareggiato – Ma io prenderò la mia tutina di riserva. Sarà bene che anche voi vi prepariate.-
Allungò una mano verso l’edificio e in mezzo secondo fu di nuovo riarmato. Stessa cosa poté fare War Machine. Invece Falcon e Capitan America non avevano il tempo di entrare a prendere le ali e lo scudo.
- A voi ci penso io.- disse Visione, leggendogli le menti. In un baleno entrò nella struttura. Poco dopo si sentirono degli spari nel bosco, prima pochi e lontani. Poi sempre di più e più vicini. Visione atterrò accanto a loro e consegnò le armi prese. Appena Steve prese lo scudo, si voltò di nuovo. Natasha apparì dal bosco, sfrecciando come un fulmine nella loro direzione. Venne sfiorata da dei proiettili, e si riparò la testa più volte. Steve partì nella sua direzione appena la vide e, intercettandola, l’afferrò e la fece riparare dietro il suo scudo. La strinse a sé e sentì del sangue vicino al bacino.
- Sei ferita.- osservò, allarmato. Lei espirò, ridendo.
- Mi sembra il minimo, dato che ci sono più di cento uomini nel bosco.- i due si guardarono, mentre i proiettili rimbalzavano sullo scudo – E’ l’HYDRA, Steve. –
- Lo so, ci ha avvertiti Stark. –
- Tony è qui? Oh, deve essere quella meteora che ho visto sfrecciare nel cielo.- commentò lei.
- Sì, esattamente.- si stavano ancora guardando, stretti l’uno all’altra- Sei pronta?-
- Oh, per favore. Sono nata pronta.-gli sorrise. Si alzarono simultaneamente, ma mentre lui continuava a parare i proiettili lei raggiunse gli altri. Quando Natasha si voltò, realizzò che l’HYDRA era già fuori dal bosco. Gli Avengers erano insicuri sul da farsi, e così anche lo stesso Fury e la Hill.
- Rapporto, Romanoff.- chiese Nick, mentre Steve li raggiungeva.
- Circa cento uomini. Due bazuka, molte pistole e l’intenzione di ucciderci tutti.- disse lei, mentre un militare le metteva una garza attorno alla vita. Wanda guardò la ferita e deglutì forte. Così, Visione la rassicurò.
- Possiamo farcela.-
- Certo che sì.- rispose Fury e si allontanò per dare ordine ai militari – Hill, con me, coordina i cecchini. Romanoff e Rogers, a voi gli Avengers.-
- Tesoro – Natasha richiamò l’attenzione del giovane che la stava fasciando – stai facendo un disastro. Va’, ci penso io.-
Lui si scusò, imbarazzato e seguì la Hill.
- Dunque- iniziò la Vedova – Visone e War Machine in alto, destra e sinistra.-
- Sam, penserai al centro.- continuò Steve-  Distruggete i bazzuka, e gli armamenti pesanti.-
- Wanda, starai in campo con noi, te la senti?- chiese Natasha, tirandosi giù la maglia e prendendo da terra la sua attrezzatura. Si legò alla vita una cintura con i proiettili di riserva e caricò due pistole.
- Farò del mio meglio.- commentò la ragazzina incerta.
- Stark, stalle vicina. – ordinò Steve – Natasha, tu con me.-  
- Come obbiettare, o Capitano, mio Capitano.- tutti risero alla battuta di Stark, tranne Capitan America, che invece disse: - Siamo pronti.-
Wanda parò un proiettile dalla traiettoria di Sam.
- Lo siamo. – commentò Falcon, colpito dalla prontezza della ragazza.  

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Spazio autore: 
Grazie alle carissime lettrici\ carissimi lettori e alle recensioni!
Nuovo capitolo. Iniziano i veri problemi! 
Comunque spero di aggiornare presto... ma avendo la maturità sarà difficile!

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Capitolo 3
*** La battaglia. ***


Capitolo 3

 
 
Wanda tentava di deviare la direzione di molti dei proiettili diretti verso i suoi amici e, quando poteva, gettava a terra qualche uomo dell’HYDRA.  Inconsciamente, pensò a quando lei era dall’altro lato, a lottare contro gli Avengers. E i pensieri volarono a Pietro; era inevitabile. Lui l’avrebbe protetta, lui l’avrebbe voluta fuori da tutto quel macello. Guerra, quella era una guerra. E lei? Non era un soldato, non un’eroina, non un martire. Si sentiva del tutto fuori posto, nonostante tutti gli allenamenti, i giorni, i pasti, le risate. Ma lei era una ragazza rotta dentro, le mancava il suo pezzo più importante, quasi fosse stato un puzzle. Pietro. Pietro! La testa le stava esplodendo e sentì dentro di sé una carica irrefrenabile. Si voltò verso un nuovo gruppo che arrivava dal bosco, e corse nella loro direzione. Dall’alto, Tony colpiva tutti gli uomini che tentavano di avvicinarsi a Scarlet Witch.
- Ragazzina!- le urlò, divertito dal coraggio di lei – Dove credi di andare?-
Wanda non badò alla sua domanda, ma, ad appena cinque metri dai soldati, si fermò. Stark la imitò, atterrando dietro di lei e preparandosi ad affrontare la nuova orda in arrivo. La ragazza aprì le braccia, si concentrò e capì solo in quel momento di non avere la minima idea di quello che stava facendo. Istintivamente inspirò aria nei polmoni, si concentrò sui passi svelti degli uomini e, poco prima che gli furono addosso, chiuse le mani davanti a sé, battendole. Riuscì a generare un’onda rossastra che sbatté praticamente tutti i nemici al suolo, storditi. Tony, sbalordito, non disse nulla. Falcon atterrò davanti a Wanda, ridendo.
- Sei stata una bomba!- poi, allarmato, la guardò in faccia – Non è che sei ancora arrabbiata con me?-     
Wanda rise, poi i tre si separarono di nuovo, tornando nella battaglia. Qualche metro più dietro, Natasha e Steve combattevano fianco a fianco.
- Allora non mi dirai cos’era la tua missione segretissima?- chiese lui, colpendo in faccia un tipo con lo scudo. Lei sorrise, rotolando a terra per schivare dei colpi. Si rialzò e sparò dei colpi in due direzioni diverse, armata in entrambe le mani. Poi indietreggiò, tornando vicino al Capitano.
- Non era segreta, Fury ti ha già detto tutto.- rispose.
- D’accordo, lo prendo per un no.- Steve scagliò il suo scudo e si spostò in avanti per recuperarlo. Poi alzò lo sguardo sui nemici rimasti: aumentavano velocemente. Sopra la sua testa sfrecciò Visione, lo vide scendere in mezzo alla massa aggrovigliata attorno la Hill e altri soldati.
- A sinistra!- gli urlò Natasha, e lui si piegò in avanti, mentre lei gli rotolava sulla schiena, sparando a degli uomini alla sua sinistra.
- Bei riflessi!- disse lei, saltando addosso ad un soldato. Steve la guardò mandarlo a terra, fermo di nuovo nel mezzo della battaglia. Tutto quel gioco di squadra gli ricordò molte cose; pensò a New York, a quando aveva aiutato la Vedova a salire su una navicella aliena. Pensò a quando l’aveva vista combattere contro Bucky, contro i soldati fuori della fortezza a Sokovia. Ora sembrava diversa, era chiusa nel suo mondo, quello oscuro che nessuno conosceva se non lei stessa.
 Intanto Natasha accusava i primi segni di debolezza; non lo avrebbe di certo dato a vedere, ma iniziava a sentire uno strano formicolio alla gamba sinistra. Pensò che probabilmente, se non avesse estratto il proiettile, avrebbe potuto persino perdere un arto. In un primo momento, indecisa su cosa fare, gettò a terra le pistole scariche e pensò di farlo da sola.
- Che succede?-  Steve era di nuovo al suo fianco, preoccupato. Ma lei non riusciva neanche a guardarlo in faccia, così storse la bocca e rispose solo: - Ho finito i proiettili.-
- Natasha…- lui non capiva perché si comportasse così, sembrava avergli messo il muso. Ma vedeva bene l’espressione sofferente, appena accennata. Visione atterrò lì vicino e prese in braccio la Vedova, senza chiedere il permesso. Lei, sorpresa, ammutolì.
- Ti porto da Wanda, può pensarci lei.- e si elevò in volo, lasciando il Capitano interdetto. Sperò che non fosse nulla di preoccupante, e pensò subito che fosse per la ferita. Si voltò, pronto ad affrontare altri soldati dell’HYDRA. War Machine lo avrebbe aiutato dall’alto.
Wanda era affiancata da Sam e i due combattevano vicini, senza rivolgersi la parola. Lei fu stupita di quello che le comunicò telepaticamente Visione, un attimo prima di atterrarle affianco. Lui posò Natasha a terra, che fece per alzarsi.
- No, resta giù, faremo più in fretta. – per tutta risposta, la Vedova lanciò un disco elettrico ad un uomo dietro Wanda. Quest’ultima protestò subito:- Non posso farlo!-
- Se non lo fai, perderà una gamba.- Fury accorse, chiedendo che stesse succedendo e Visione gli fece un rapido resoconto. L’uomo guardò Natasha, sembrava deluso da lei, la quale gli rivolse uno sguardo intenso.
- Va bene, Falcon e Visione, tornate in campo. Non fermiamoci per lei. – ordinò – Wanda, estrai il proiettile, poi torna anche tu a combattere.-
Natasha abbassò lo sguardo, mentre tutti obbedivano; Wanda si chinò sull’altra e tese una mano sul fianco di lei.
- Pronta?- e l’istante dopo, estrasse il proiettile. La Vedova digrignò i denti, sentendo che stava per svenire. Tony atterrò affianco alle due.
- Ok, Wanda, ora ci penso io. La riporto dentro.- Scarlet Witch annuì.
- Ti ho fatto male? Mi spiace, sapevo di non esserne capace…- iniziò a scusarsi, ma Ironman era già pronto a decollare con Natasha in braccio. In un attimo la portò dentro e la lasciò a delle infermiere. Lei si lamentò di poter essere ancora utile, poi svenne tra le sue braccia. Tony scoppiò a ridere:- Donne…-
Due ragazze la fecero sistemare su un lettino, ma fu tutto quello che vide lui perché poi tornò fuori. Questa volta si decise a usare artiglieria più pesante. Preparò dei mini missili, mentre sfrecciava sopra le testa di molti uomini. Quelli vestiti di nero erano dell’HYDRA, quelli verde militare erano i buoni. James lo affiancò:- Serve una mano, amico?-
- Ti va di andare a fare una passeggiatina nei boschi?- gli chiese Tony, mentre entravano tra i filari di pini. Atterrarono in punti diversi e iniziarono a scagliare i missili.
- Tony, mi ricevi?- era Steve, all’auricolare.
- Forte e chiaro!-
- Devi andare a vedere da dove arrivano, sicuramente c’è una scialuppa…- ordinò Capitan America.
- E’ in modalità invisibile, chiaramente.- aggiunse un’affannata Hill.
- Ehi, Maria, stai facendo Zumba?- ironizzò Tony, librandosi in aria e raggiungendo la navicella. Era in modalità invisibile, certo, ma i contorni si potevano distinguere.
- James, pronto per un po’ di fuochi d’artificio?- rise Stark e i due lanciarono due missili alla navicella, rilevandone la presenza. Nella radura arrivarono degli uomini e puntarono contro i due dei bazuca.
- Che carini, vogliono aiutarci a festeggiare.- War Machine scese in picchiata a colpire quegli agenti. Intanto, vicino alla base, l’HYDRA era alle strette e se ne erano accorti tutti.
- Rogers, prendi un uomo e portalo all’interno e legalo.- disse Fury – Abbiamo bisogno di risposte.-
Steve si guardò intorno, poi colpì col suo scudo un giovane biondino con un tatuaggio dietro l’orecchio. Questo svenne e il Capitano se lo caricò in spalla, rientrando di corsa alla base. Due soldati amici se ne occuparono, legandolo in sala allenamenti e lasciando che Steve potesse tornare alla battaglia. Tuttavia, appena uscì, Wanda aveva mandato al tappeto l’ultimo uomo dell’HYDRA. Visione e Sam atterrarono e si guardarono tutti per un po’.
- Il campo è libero. – comunicò Stark – L’HYDRA ha perso tutte le teste.-
Fury scoppiò a ridere.
- Ottimo lavoro, a tutti! Ora, soldati, ripulite il prato. Avengers, tutti dentro.-
 
 
 
Steve, Maria Hill e Tony erano seduti vicini. Fury era sopra il prigioniero, riempiendolo di domande.
- Che missione avevate? Qual era il vostro obiettivo?-
- Ve l’ho detto, non so nulla! Avevo solo l’ordine di entrare in questa base e di conquistarla.-
- Questo l’hai già detto.- commentò Stark, annoiato.
- Cosa volevate farci con questa base?- rincarò Fury, senza sosta. Ormai era passata un’ora ma non c’era verso di far parlare il soldato.
- C’è un altro modo.- Visione entrò nella stanza, attraversandola in volo. Posò una mano sulla testa del biondino, assorbendogli i pensieri. Poi riaprì gli occhi e sorrise: - Bene, ora fate a me le domande.-
- Cosa hai fatto?- Steve si alzò, confuso.
- Ho preso i suoi pensieri.- tutti ammutolirono – Tranquilli, sta bene. Si chiama Kevin.-
- Bene.- commentò Fury – Qual era la vera missione?-
Visione prese fiato e guardò intensamente l’uomo:- Kevin è un sottoufficiale, sa molte cose dell’HYDRA. Non volevano la base. L’obiettivo principale era uccidere gli Avengers, tutti tranne me. Volevano me, volevano capire cosa fossi e se potessi essere utilizzato in qualche modo. E…-
Kevin agonizzò e dalla sua bocca uscì della bava bianca; si era appena ucciso. Tutti restarono immobili.
- Mi dispiace, ho perso le informazioni con la sua morte.- si scusò Visione e volò via, silenziosamente. Nessuno aggiunse nulla per qualche secondo.
- E’ un tipo un po’ asociale.- commentò Stark, rompendo il silenzio. Fury scosse la testa:- Era ovvio che prima o poi sarebbero arrivati a sapere di lui, dopo Sokovia. Dobbiamo far in modo di proteggerlo.-
- Non credo che avrà bisogno della nostra protezione.- concluse Hill, alzandosi in piedi.
- Io e la Hill ce ne andremo dalla base. Per ora dovrebbe essere tutto tranquillo qui. Porteremo degli uomini con noi. Stark, voglio che torni a New York e che continui a lavorare ai progetti di cui abbiamo discusso. Rogers, tu resta qui e continua i tuoi allenamenti ma tieni d’occhio la situazione. Romanoff mi farà rapporto.-
- Che fine ha fatto Natasha?- chiese Maria Hill, preoccupata.
- E’ a schiacciare un pisolino in infermeria. La piccola streghetta le ha estratto un proiettile senza anestesia.- rispose Stark, poi annunciò che si sarebbe preparato per andarsene e che avrebbe portato con lui James, se l’amico avesse voluto. Si strinsero tutti la mano, e si separarono. Steve restò nella stanza, guardandosi attorno. Si chiese come potesse continuare a far finta che tutti quei misteriosi segreti potessero restare tali. E a quel proposito, gli venne in mente Natasha. Si spinse fuori fino all’infermeria e vide la Vedova stesa su un lettino, da dietro il vetro della porta. Non entrò, non subito. 

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Grazie per l'attesa! Per fortuna, maturità finita! Ora aggiornerò più in fretta, spero che continuerete tutti a leggere e recensire!
Intanto ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qua! Vi voglio più spietati nelle critiche, così posso migliorare!
Ad ogni modo, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Non sono un eroe. ***


Capitolo 4
 

 
Natasha schiuse le palpebre e mise a fuoco una figura accanto a sé: Wanda. La ragazzina stava scrivendo qualcosa su un piccolo quadernino, ma alzò prontamente lo sguardo su di lei. Sapeva che era sveglia.
- Dicono che hai dormito circa dodici ore. Dovevi avere un gran sonno.- Natasha si tirò su, constatando di non sentire dolore alla gamba – Oh, sì! Attrezzatura dello SHIELD, niente male eh? La ferita è completamente guarita. Hai solo una cicatrice credo.-
- Non sarebbe la prima. Che ore sono, Wanda?-
- Le due di notte, perché?-  
- E che ci fai tu qui?- Natasha spostò i capelli dietro un orecchio, e la ragazzina sorrise.
- Do il cambio a Steve. C’è sempre rimasto lui, ma ha ricevuto una chiamata.-
- Una chiamata?- chi poteva chiamarlo a quell’ora?
- Credo fosse la Hill.- Natasha si rilassò, poi corrugò la fronte.
- Perché non vai a dormire, adesso mi alzo e raggiungo la mia stanza.- la Vedova mosse il piede sinistro, controllò di essere vestita e si spinse in piedi, Wanda la rimproverò.
- Si sono raccomandati… Non puoi alzarti ancora.- le disse, ma Natasha stava già facendo i primi passi. Zoppicò un po’ all’inizio, ma poi capì di essere in grado di camminare normalmente. Uscì dall’infermeria ed un uomo le si mise davanti, con le braccia incrociate.
- Agente Romanoff, lei non è ancora in grado di camminare adeguatamente.- sembrava un ammonimento. Natasha si fermò, e dietro lei anche Wanda, curiosa di vedere la reazione dell’altra.
- Questo lo dici tu, soldato. Ora togliti di qua.- lo spinse da parte, ma lui le afferrò un polso. Istintivamente lei rigirò il suo braccio e lo spinse contro il muro del corridoio. Lui sembrò arrendersi, per un mezzo secondo, poi reagì ribaltando la situazione e placcandola al muro. Le bloccò il bacino con il suo, e le braccia in alto tenendole strette. Natasha si sentì intrappolata in quella posizione.
- Non sono un soldato.- le rivelò, con il viso ad un soffio del suo.
- Che succede?- era la voce di Steve, ma lo guardò solo Wanda. L’uomo lasciò andare Natasha, dopo un lungo e silenzioso sguardo.
- Capitano Rogers, ho un messaggio personale da parte di Nick Fury per lei e Romanoff.- poi si voltò e iniziò a camminare verso l’uscita dell’infermeria – Mi sbagliavo sulla sua gamba. Seguitemi, per favore.-
Wanda fece spallucce:- Torno in camera, magari riesco a dormire un po’.-
Natasha e Steve la guardarono sgusciare fra loro, poi si rivolsero un’occhiata carica di confusione.
- Stai bene?- chiese lui, mentre lei l’affiancava.
- Mai stata meglio. Solo l’ennesimo ostacolo per mettere il mio nuovo bikini.-
- Ti ha aggredita?-
- A dire il vero, l’ho fatto io. Non voleva farmi passare. Ora sono solo curiosa di sapere perché è qui.- Steve aprì una porta che si era chiusa dietro l’uomo che, avendo un passo svelto, li aveva seminati. Camminarono in silenzio, fianco a fianco; lei accennava a un leggero zoppicare, lui guardava quel movimento con la coda nell’occhio ma non disse niente. Era stufo di essere trattato male da lei. E non riusciva a credere che il progetto Triskelion fosse vero. Non c’era nessun Perù.
- Pensieroso?- lei avvertì della tensione. Sapeva che Steve non era stupido; sospettava qualcosa. Eppure lei non poteva permettere che capisse cosa stesse succedendo.
- Ho sonno.- decise di rispondere lui. Natasha si fermò, e lui fece lo stesso di rimando. Si voltò a guardarla. Rimasero in silenzio, lui stava per chiedere che succedesse.
- Volevo solo…- la Vedova si guardò intorno come a controllare di essere soli, ma in realtà cercava le parole giuste – Ringraziarti. So che sei stato là dentro con me.-
Steve mise le mani sui fianchi e si guardò le scarpe. Non era imbarazzo, o felicità del riconoscimento.
- Siamo una squadra, non c’è bisogno che mi ringrazi. Si lavora insieme, si ha fiducia negli altri, si condividono le gioie e i dolori.- pausa, lei capì il riferimento di quelle parole e alzò il mento – Non credi?-
Natasha si avvicinò a lui, annullando tutte le distanze. Lui piegò la testa verso quella di lei; li separava solo qualche centimetro.
- Ecco quello che credo.- lo guardò dritto negli occhi, sperando di non rivelare troppo ma convinta a guadagnarsi la sua fiducia – Noi lavoriamo l’uno per l’altra. Siamo un squadra, è giusto. Ma la squadra è fatta di singoli che vanno protetti. –
- Da cosa ci staresti proteggendo?-
- Io non sono un eroe, sono una spia. Sono un’assassina, una omicida, una seduttrice, una bugiarda, manipolatrice… non lo sono sempre stata, è quello che mi hanno fatto diventare. Diversi anni fa ho fatto una scelta; ho scelto di usare queste “abilità” per chi ne avesse bisogno e non per me stessa, non per il KGB. –
Steve aveva cambiato espressione, la conversazione era più intima, e nel suo tono ora c’era una nuova comprensione. Nuova fiducia.
- Natasha…- disse solo il suo nome, ma fu sufficiente affinché lei continuasse.
- Non sto proteggendo te, non ne hai bisogno. Ma sto lavorando anche per te. Le mie “abilità” ora sono per quello che resta dello S.H.I.E.L.D.-
- Continuo a non capire.-
- Presto capirai, ti chiedo solo di avere pazienza.- non sembrava convinto – Sei un bravo leader, Steve. Ma questi sono tempi di guerra e il freddo della Russia mi ha insegnato una cosa: bisogna tenersi stretti gli amici. Una volta ti ho chiesto cosa volessi che fossi per te, ricordi?-
Steve annuì, capendo il senso di quella domanda:- Ti ho chiesto di essere mia amica.-
- E lo sono! Lo sarò sempre. Ma ora, fidati di me.- sembrava quasi supplicarlo.
Un rumore li interruppe e Natasha fece dei passi indietro, incrociando lo sguardo dell’uomo che aveva chiesto di essere seguito. Sembrava scocciato.
- Mi devo ricredere sulla sua gamba, Romanoff? O è falso quello che dicono e la sua agilità lascia un po’ a desiderare? Infondo non mi sembrava che…-
- A quanto pare tieni poco a quella lingua lunga. – l’altro rise, continuando a punzecchiarla e i tre salirono fino all’ultimo piano in ascensore.  Il tipo si presentò come Maximilian Russell, generale dello S.H.I.E.L.D da solo un anno e mezzo quando collassò.
- Una gran carriera. – commentò Natasha, quando nell’ufficio di Fury si sedette su un divano. Anche gli altri due si sedettero.
- Signor Russell ci riferisca il messaggio.- Steve non voleva tirarle per le lunghe, sentiva addosso la stanchezza e in realtà, voleva concludere il discorso precedente con Natasha.
- Ma certo, è tardi per tutti, infondo.-  prese una cartellina e ne estrasse il contenuto, meno una piccola bustina. Diede tutto il resto a Steve, che iniziò a leggere e annuì.
- Fury vuole che lasciamo la base, dobbiamo far spostare anche i soldati. La struttura sarà distrutta probabilmente. Dobbiamo ripulire i database e controllare di non lasciare tracce. Fra tre giorni un jet verrà a prenderci. –
- Non poteva mandare un messaggio? Ha dovuto mandare il fattorino arrogante.- Natasha lanciò un’occhiata maliziosa a Maximilian, e lui le sorrise.
- A dire il vero sono più un corriere. – le stese la bustina, lei l’afferrò e l’infilò in tasta, senza guardarne il contenuto. Steve osservò la scena silenziosamente, poi posò la cartellina.
- Bene, se non c’è altro, io andrei a dormire.- comunicò alzandosi di scatto. Oltre ad aver percepito un’atmosfera di attrazione tra Natasha e Russell, capì che nell’aria c’erano nuovi segreti, nuove domande e era davvero stanco di tutto quello. Era arrabbiato e contrariato.
- Non c’è altro.- Maximilian si alzò per stringere la mano al Capitano, il quale gliela stritolò, sfoderandogli un sorriso, poi uscì senza dire nulla. Rimasti soli, Natasha si sentì più leggera. Ora poteva parlare con trasparenza. Prese la bustina e ne lesse il contenuto, lo memorizzò e poi la strappò in diversi pezzi.
- Quindi sono cambiati i programmi.- concluse ad alta voce.
- L’evento avrà luogo domani sera, Nat.- l’uomo si sedette affianco alla ragazza, dimostrando improvvisa confidenza – Mi sei mancata, comunque.-
Lei sorrise, poi distolse lo sguardo:- Come procede l’operazione Alveare?-
- Diciamo che Renee è ancora la nostra ape regina.- Natasha scoppiò a ridere, nascondendo bene un velo di tristezza. Max e Renee erano stati adepti dello S.H.I.E.L.D. quando lo era stata lei. Si erano addestrati per anni insieme. Tuttavia si erano separati perché lei aveva dimostrato una bravura superiore e perché Clint l’aveva presa sotto la sua ala. Inevitabilmente pensò alla Red Room nella quale era stata cresciuta, addestrata. Nella quale aveva ucciso per la prima volta. Pensò anche al prima, ma era così confuso e sfocato. Un gesto, delicato ed inappropriato la portò indetro. Max le sistemò i capelli dietro un orecchio, sorridendole.
- Sei sempre più bella.- Natasha distolse lo sguardo, poi si alzò.
- Sono molto stanca, Max. Ci vedremo presto. –
- Posso accompagnarti in camera? Magari ti massaggio un po’ i piedi, come fece quella volta, ricordi?-
- Ora sono molto diversa.-
- Ne hai passate tante. Budapest, Osaka, New York, Sokovia…- lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo, sapeva cosa voleva dirle – Barton ti ha cambiata.-
- Sai bene che lei mi ha salvata.- mantenne la calma, nonostante l’ira che le crebbe dentro. Anche Russell si alzò, superandola.
- Sì, e guarda a cosa sei ridotta oggi… -
Natasha gli mollò uno schiaffo che suonò sordo nella stanza. Si avvicinò a lui, sussurrandogli, crudamente:- Se non fosse per Clint, io oggi non sarei qui. E potrei essere o quello che combatto o addirittura morta. E adesso vattene, Max.-
- Lo dicevi anche quando dovevo sgusciare fuori dal tuo letto. Almeno questo non è cambiato.- raggiunse la porta e poi si voltò a guardarla ancora una volta – Sei sempre più bella, Nat.-
Lasciò la stanza e lei, in un tacito clima di rabbia e frustrazione. Natasha si avvicinò al grande finestrone e spense le luci. Rimase in piedi a guardare il bosco oltre il campo, all’aperto, e oltre, le luci della città. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento Clint. Pensò anche a Bruce ma forzò la propria mente a pensare ad altro. Si concentrò sulla missione, che avrebbe avuto la sera seguente. Natasha si sedette a terra, si scoprì un fianco e controllò la ferita: era completamente guarita ma molto evidente. Poco più su aveva un altro foro di proiettile; una volta lo aveva mostrato a Steve. Era stato quando Fury aveva simulato la sua morte. Quel foro era stato inferto dal Soldato d’inverno. Bucky Barnes. Natasha si toccò la cicatrice, guardando fuori dalla finestra finché, troppo stanca, si trascinò fino alla propria camera. Si mosse in silenzio, con il passo felpato di un felino, sperando di non imbattersi in Steve. Ed effettivamente, lui non uscì dalla propria stanza, nonostante l’avesse sentita rientrare. Era passata un’ora da quando lui era sceso ed ora era disteso sul letto, fissando il soffitto. Troppi pensieri per la testa gli impedirono di dormire quella notte. Prese sonno solo durante la mattina e si svegliò intorno alle dieci. Calcolò di aver dormito appena tre ore e decise di alzarsi e iniziare gli allenamenti. Si preparò in fretta, consapevole di essere in ritardo ma anche del fatto che Sam, Visione e Wanda avrebbero iniziato comunque. War Machine e Tony erano partiti il pomeriggio prima. Steve si sciacquò la faccia, e si guardò allo specchio, intensamente. Si sentiva improvvisamente vuoto, senza un vero scopo di fronte a sé. Tutti i suoi più vecchi amici, Peggy, tutti morti. Bucky lavorava per l’HYDRA. Lui era a capo di una squadra disgregata, impreparata e piena di segreti. Quel secolo non gli apparteneva, e sentiva di non avere un proprio posto nel mondo. Lui non era Capitan America, era Steve Rogers. Lo stesso ragazzo mingherlino dell’inizio della guerra. Capitan America era venuto dopo, ne era orgoglioso e sentiva che aiutare gli altri era il solo senso in quella nuova vita.
Arrivò nella sala degli allenamenti poco prima di pranzo, e fu felice di vedere  tutti all’opera. Wanda di allenava con il sacco da boxe, e Sam contro Natasha sul grande tappetone centrale. La Vedova guardava anche Scarlet Witch e le consigliava mosse più adeguate.
- Il calcio più alto, se riesci, il gomito più basso… forza con quei calci!-
Intanto, rispondeva ai colpi di Falcon, mandandolo al tappeto e dicendogli in cosa stesse sbagliando:- Puoi prevedere questa mossa così… bene ora piegati in avanti e poggia qui la mano…fa pressione e ruota! Bene!- Steve si era poggiato allo stipite dell’entrata, a braccia conserte ad osservare compiaciuto la scena.
- Vuoi i pop corn?- chiese Natasha, ferma a guardarlo, parando poi un calcio di Sam e atterrandolo con grazia.  Allora Steve si fece avanti e si unì agli allenamenti dei nuovi Avengers.
 
 
A cena nessuno parlava, perché erano tutti stanchi tranne Natasha e Steve. Ma loro non si erano parlati dalla sera prima, perciò nessuno dei due voleva davvero farlo. Ad un certo punto la Vedova si alzò, lavò i propri piatti e comunicò che sarebbe andata in città a fare delle commisioni. Poi si ritirò nella sua stanza e una un’ora dopo ne uscì. Raggiunse il portone al piano inferiore e vi trovò Steve, il quale rimase folgorato. Natasha aveva allisciato i capelli lasciandoli in morbide onde, indossava un abito lungo nero e il rossetto rosso richiamava ai capelli. Lei fu sorpresa di trovarlo lì.
- Dove vai… cosi?- chiese il Capitano, senza parole.
- Ho un appuntamento.- confessò Natasha, infastidita dalla domanda, poi lo sorpassò e raggiunse il giardino, puntando alla sua macchina.
- Un appuntamento?- Steve tirò le somme – Con quel Russell?-
- Cosa?!- Natasha si voltò ad incrociare il suo sguardo.
- Ieri sera ho sentito tutta quella atmosfera carica di …-
- Sì, esco con lui in effetti.- inventò lei, poi gli sorrise – Non dirmi che sei geloso.-
Steve, imbarazzato, sorrise:- No, volevo solo augurarti una buona serata. –
- Buonanotte.- prima che potesse voltarsi lui le sorrise:- Ti sta molto bene il vestito.-
Si scambiarono un’occhiata indecifrabile, poi lei sfoderò uno dei suoi sorrisi sghembi e poi si voltò per salire in macchina e partire. Non si accorse del fatto che lui la stesse seguendo da lontano, grazie a un chip che aveva fatto installare. Steve guidò nella notte, a luci spente, seguendo la Vedova all’interno della ragnatela delle sue missioni top secret e delle sue mille menzogne. 


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(spazio autrice)
Nuovo capitolo! Da adesso la storia si farà più intricata che mai. Questo capitolo forse è più lento rispetto agli altri, però da qui in avanti molte cose cambieranno! Grazie per la lettura, al prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** Fiducia. ***


Capitolo cinque.

 
 
 
Natasha scese dall’auto e un giovane le porse una mano per aiutarla. Lei accettò, rivolgendo un sorriso disarmante ad un altro, a cui consegnò le chiavi. Indossò uno scialle di finta pelliccia grigia e nera e fece la sua trionfale entrata nel palazzo. Raggiunse in fretta la sala dove si stava tenendo il ricevimento alla fine di una lunga asta di beneficienza, dove stavano danzando in molti. Decise di salire al primo piano per osservare bene la situazione e così fece, dopo aver accettato un bicchiere di champagne. Si poggiò alla ringhiera, sorseggiando il liquido. Era dolciastro. In quel momento lo vide e sorrise. Ma qualche metro verso l’entrata notò Steve, confuso, guardarsi attorno e quasi non si strozzò. Deglutì e portò una mano all’orecchio: - Abbiamo un problema. Il Capitano è qui.-
Era già per le scale, il bicchiere le rotolava dietro.
- Ripeto, Capitan America è vicino al bersaglio.-
Silenzio, e poi un secco:- Crea il diversivo.-
Natasha era tra la folla, si faceva spazio e poi, finalmente, afferrò il braccio di Steve. Lui si voltò, le rivolse uno sguardo indecifrabile.
- Che ci fai qui?- le chiese lei, ma capì subito cosa volesse da lei: la verità. Natasha sospirò e gli prese una mano, se la mise dietro la schiena e poi afferrò l’altra. Steve s’irrigidì per un attimo, poi si mosse con lei. Iniziarono a ballare, ma entrambi avevano la testa altrove.
- Dov’è Russell?-
- In bagno.-
- E va fino a Londra ogni volta che gli scappa?- lui la forzò a guardarlo negli occhi – Ho controllato, sta per prendere un volo all’aeroporto. Quindi la domanda è cosa ci fai tu qui.-
- Sono in missione, Steve.-
- Ho come un déjà-vu.- il suo tono era duro, il suo sguardo la perforava peggio di un proiettile e anche lei ebbe la sensazione di essere già stata in una situazione del genere. E ricordò l’ospedale dove Nick Fury aveva inscenato la sua morte. Quando lei aveva recuperato quella stupida chiavetta e Steve l’aveva portata in uno stanzino, sbattendola delicatamente contro un muro. Lo stesso sguardo. Fra loro c’era la stessa distanza. Ma loro erano troppo diversi, continuavano a dividersi, a respingersi. Natasha volteggiava tra le braccia di lui, sentiva la sua mano spostarsi appena sotto la pelliccia e sulla sua schiena.
- Steve, non voglio mentirti.- spostò lo sguardo su altre coppie – Sono davvero in missione e non potevo parlartene perché questi erano gli ordini. Sai che …-
- Non so troppe cose, Natasha. E questa storia deve finire. Come puoi pretendere che io mi fidi di te.-
Lei voltò il viso verso il suo, ad un soffio dal suo. Strinse gli occhi e schiuse le labbra.
- A casa di Sam. –
- Cosa?- era confuso e il suo tono diverso. Lei sorrise.
- Hai detto che ti saresti fidato di me, se fosse toccato a me salvarti la pelle. Hai detto che sei sempre sincero.-
- E’ così… Ma le cose cambiano.- lei afferrò il bavero della camicia di Steve, dietro al suo collo. Voltò di scatto la testa, sbagliando un passo e la loro danza s’interruppe per un attimo.
- Alla tua destra.- disse la voce nell’auricolare, Natasha spostò lentamente il viso nella direzione suggerita. Incrociò lo sguardo di Bucky Barnes, che le rivolse un sorriso sghembo. Capì immediatamente che stava per succedere, così piegò una gamba di Steve nell’incavo del ginocchio e lo gettò a terra, sorreggendogli la testa con una mano per evitare che la sbattesse. Si sentì uno sparo e la gente iniziò a muoversi, allarmata.
- Sta’ giù, cowboy.- era sopra di lui. Allungò una gamba a destra e la scoprì spostando il vestito nero.
- Che sta succedendo?- Natasha rivelò un’autoreggente in pizzo, alla quale era legata una pistola.
- Si aprono le vere danze.- poi si alzò, scavalcandolo – Senza offesa.-
Si voltò e sollevò la propria arma verso il Soldato d’inverno.
- Tutti giù!- urlò, mentre la folla si disperdeva, in preda al panico. Bucky le sparava senza sosta, ma Natasha schivò abilmente i colpi rotolando prima a destra e poi in avanti. Poi rispose al fuoco, mirando alle gambe. Steve vide il suo vecchio amico e non poté far altro che restare a terra. Non riusciva a capire se quella fosse o meno un’allucinazione. No, non la era e ora capì il perché di tutta quella segretezza. La missione era Bucky; lo era sempre stata. Ma perché non dirgli nulla? Osservò la Vedova Nera avanzare verso il suo nemico, evitando i colpi di pistola. Era aggraziata e rapida. Poi vide del movimento al piano di sopra; degli uomini armati si stavano disponendo in formazione per poter sparare a Bucky. Steve sperò che non volessero ucciderlo. Si alzò a rilento. Intanto Natasha aveva finito le munizioni e anche il Soldato. I due i guardarono per un attimo, poi lui buttò l’arma di lato. Lei invece gliela lanciò addosso. Poi iniziò il combattimento corpo a corpo. Bucky era più forte, soprattutto con il braccio sinistro, ma lei era più agile. Gli sferzò un pugno e poi gli scivolò alle spalle per dargli un calcio al fianco. Ma poi lui l’afferrò per il collo, con il braccio sinistro. L’alzò da terra e caricò il pugno destro. Lei usò un “morso della vedova” sul suo petto e venne liberata. Si trattava di una scarica elettrica. Natasha prese dal reggiseno due dischi dello stesso tipo e glieli lanciò addosso. Bucky s’inginocchiò per il dolore e, digrignando i denti, alzò lo sguardo verso Steve. I due si guardarono per una frazione di secondo, poi Natasha gli assestò una ginocchiata sul viso, mandandolo a terra. Stava per colpirlo nuovamente, ma lui si tirò agilmente in piedi e in un attimo furono di nuovo una addosso all’altro. La Vedova gli scivolava attorno, sfruttando la sua lentezza per sorprenderlo. Lui colpiva appena poteva e, ad un certo punto, la colpì in viso, mandandola al tappeto. In quel momento, Steve intervenne, come risvegliato da una nuova ibernazione. Attraversò il salone ormai sgombro in mezzo secondo, saltò e piombò addosso a Bucky. I due finirono a terra, e rotolarono per un paio di metri, poi quest’ultimo sbalzò l’altro da parte e si rialzò. Entrambi in piedi iniziò una serie di colpi simili alla boxe. Uno si parava il volto, l’altro colpiva più basso. Natasha si alzò in piedi e si pulì distrattamente il sangue che le usciva dalla bocca. Guardò in alto e premette l’auricolare.
- Quando sei pronto.- disse, stanca.
- Ormai dovresti saperlo- rispose la voce – Io sono sempre pronto, Nat.-
Steve venne sbalzato all’indietro da Bucky. Sentì un sibilo e poi un rumore sordo. Il Soldato d’inverno era intrappolato in una rete elettrificata; continuava a contorcersi finchè un secondo sibilo lo mandò a dormire. Era una freccia conficcata proprio dietro l’orecchio. Steve e Natasha alzarono lo sguardo e Clint sorrise loro.
- Missione completata.- disse alla ragazza dall’auricolare. Lei sorrise e poi si voltò.
La Vedova si accucciò su Steve per aiutarlo ad alzarsi, ma lui ritirò il braccio e alzandosi abbandonò il salone.
Clint la raggiunse e le posò una mano su una spalla:- Stai sanguinando.-
- Sono stata peggio. – e poi se ne andò anche lei, recuperando la sua pelliccia a terra. Il rumore dei suoi tacchi era sordo nella stanza, ma non il solo. Clint l’osservò allontanarsi e si convinse che forse si era immaginato tutto, ma Nat poteva avere qualcosa di strano. Pensò che avrebbe dovuto scambiarci due parole. Intanto aiutò gli uomini a caricare Barnes sul camioncino fuori l’edificio.
 
 
 
Due ore dopo erano di nuovo tutti alla base. Clint aveva chiuso Bucky nello scantinato, in una stanza costruita per Banner e per i suoi momenti no. Steve aveva fatto una lunga passeggiata prima di tornare a prendere la macchina e poi aveva guidato fino alla base, sovrappensiero. Non capiva perché fosse tanto arrabbiato; aveva ritrovato Bucky! Eppure sentiva di essere infuriato con Natasha. E Clint. Odiava essere tagliato fuori dalle cose. Forse doveva solo rilassarsi, essere felice che tutto si era risolto per il meglio e concentrarsi su quello che sarebbe arrivato poi. Pensò allo scambio di battute tra lui e la Vedova mentre ballavano. Parcheggiò l’auto in preda alla confusione e la spense, rimanendo all’interno. Spense le luci, il motore e restò lì dentro a pensare a come comportarsi. Decise che avrebbe dovuto parlare con Bucky e lasciar perdere il resto. Ma non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che Natasha non si fidasse di lui, Sì, aveva ricevuto degli ordini, ma infondo poteva pur sempre rivelarne una parte. No, non poteva. Steve capì di essere stato affrettato. Capì di aver sbagliato ad attaccare la ragazza. Pensò alla sua mano sulla sua schiena, appena qualche ora prima. E poi se la figurò a terra, con il sangue alla bocca. L’aveva guardato per una frazione di secondo, in quel momento. E lui era scattato. Si ricordò di quando avevano affrontato Bucky, in un’altra situazione. Natasha era stata colpita alla spalla e lui si era sentito impotente. Aveva colpito il suo vecchio amico con forza e l’aveva affrontato a testa alta, finché non capì che quello era Bucky.
Una serie di emozioni contrastanti gli offuscarono la vista e picchiò forte il volante, evitando il clacson. Poi si calmò, ascoltando il proprio respiro. Abbandonò la testa all’indietro e gli rivenne in mente il sogno che gli aveva fatto fare Wanda. Peggy e il ballo che le aveva promesso. Gli mancava Peggy, terribilmente. Pensò di nuovo al ballo con Natasha. Uscì dalla macchina e decise di andare a cercarla.
In camera sua non c’era, non era in infermeria, non nell’edificio. Finalmente, s’imbatté in Barton.
- Capitano.- lo salutò lui, con rispetto – Spero non ci sia del rancore per questa missione. Ho visto quello scatto con Nat, prima. –
Aveva centrato la questione, ma Occhio di Falco sapeva ben valutare ciò che vedeva. E, per di più, non gli sfuggiva nulla. Beh, quasi. Clint ripensò a uno scambio di battute con sua moglie: dopo l’attacco di Ultron e dei gemelli Maximoff nella nave Churchill. Quando gli Avengers la conobbero, lei si accorse subito che tra Banner e Nat c’era del tenero. Il pensiero volò a Hulk e Clint serrò i denti, per la rabbia improvvisa. Ancora la sua amica non si era ripresa da quell’abbandono improvviso e violento. Avrebbe picchiato forte quella massa di muscoli verde. Gli avrebbe ficcato una freccia su per …
- Nessun rancore, Clint. Solo, credo che avreste potuto dirmi quello che facevate nell’ombra.-
- Sai che non potevamo. Che spie saremmo?- scherzò Clint, accennando ad un sorriso.
- Sì, beh, arriverà un giorno in cui sarete prima di tutto degli Avengers?-
- Steve – Occhio di Falco si prese un attimo, per riordinare le idee. Non voleva essere cattivo – Noi non abbiamo martelli, armature o scudi. Abbiamo un paio di pistole, una arco e una manciata di frecce. Siamo Avengers e siamo parte di questa squadra. Cercare e recuperare Barnes è stata un’idea di Natasha. Dovresti ringraziarla, non incolparla. L’ha fatto per te, affinché anche tu potessi tornare con la testa alla squadra.-
- Che vorresti dire?-
- Voglio dire che ognuno di noi ha i suoi fantasmi e il suo passato. Non importa quanto lontano sia, Capitano. Noi siamo spie, viviamo nei segreti e purtroppo fanno parte di noi. Ma in qualità di Avengers possiamo sfruttarli per fare del bene.-
Clint si allontanò, lasciandolo interdetto. Steve rifletté sulle sue parole, solo e al buio. Tutti dormivano alla base e ora che anche Occhio di Falco si era ritirato nelle sue stanze e che di Natasha non c’era neanche l’ombra, era il momento di scambiare due parole con Bucky. Un soldato di vedetta nella sala di controllo gli disse che si trovava nel piano sotterraneo e così scese le scale, lentamente. La lentezza non era dovuta a stanchezza o ad affaticamento, bensì a una stretta allo stomaco piuttosto forte. Aveva paura. Capitan America che ha paura, che grande notizia. Aprì una porta e si trovò di fronte ad un’anticamera e poi a una porta in vetro, dietro alla quale scorse una testolina rossa. Entrò cercando di fare poco rumore e guardò anche lui nella sua direzione: Bucky era nella stanza successiva, steso su un letto, che russava profondamente. Natasha invece era silenziosa, anche se lo aveva sentito entrare, non voltò nemmeno la testa.
- Dorme?- chiese Steve, nonostante l’ovvietà. La Vedova fece di sì con la testa, continuando a fissare Barnes. Ripiombarono nel silenzio, poi Steve le si mise di lato e le si accucciò affianco. Lei era seduta, rilassata sulla sedia, le mani sul grembo che torturavano un pezzo di stoffa rossa. Steve le guardò il viso, poco illuminato: gli occhi stanchi, la bocca rossa. Aveva le labbra spaccate.
- Stai bene?- le porse un’altra domanda e, questa volta lei incrociò il suo sguardo. Lui era più in basso e aveva il viso un po’ alzato.
- Mi dispiace, Steve.- iniziò a parlare velocemente – Volevo aiutarti, darti quello di cui avevi bisogno, quello che stavi cercando. Ti vedevo distante, cambiato, sempre pensieroso… Sapevo qual era il problema; infondo c’ero io con te quando lo S.H.I.E.L.D. è caduto, quando hai ritrovato Bucky, quando…-
- Ehi!- le afferrò una mano, cercando di riportarla alla calma – Nat, ho capito, davvero! Ci ho pensato ed ho capito che hai fatto tutto questo per me. Per aiutarmi! E invece di ringraziarti, ti ho accusata e ti sono stata con il fiato sul collo…-
Lei abbassò lo sguardo sulla mano di Steve, che quasi copriva entrambe le sue, poi guardò Bucky dormire. Non russava più.
- Sai, la cosa che ti ho detto prima è vera. Voglio davvero dimostrarti che puoi fidarti di me.-
- Come hai detto tu- gli ripeté lui – Ti ho già detto che mi fido di te.-
Passò un’eternità e poi lei disse:- Grazie.-
Steve le lasciò le mani:- Beh, parlerò con Bucky domani.- si alzò in piedi e invitò lei ad imitarlo -Andiamo a letto?-
Natasha sollevò un sopracciglio, seguendolo fuori la stanza:-Infondo per essere un tipo giurassico sai ancora come si rimorchia. Ma non credi di correre troppo?-
- Non intendevo…- Steve arrossì – Sei la solita, Romanoff.-
Entrambi sorrisero.      
    
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Spazio autrice.
 
Here we are!
Sono tornata! Scusate per l’assenza… Spero questo capitolo vi piaccia perché da qui in poi tutto inizierà a complicarsi ed a infittirsi. Venitemi a trovare anche nel mio sito youtube: Sophiegraphic-
Ho creato moltissimi video della Marvel e vorrei delle opinioni!
Al prossimo capitolo e, mi raccomando, recensite!

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Capitolo 6
*** Un gioco. ***


Capitolo sei.

 

 
Steve non chiuse occhio quella notte; aveva troppi pensieri per la testa. Lo aveva trovato. Aveva trovato Bucky. No, non lui, Natasha gli aveva riportato Bucky. Il suo Bucky. Dopo la caduta dello SHIELD e lo scontro con l’amico, Steve aveva un nuovo obiettivo: trovare Bucky. Da quel momento, con tutto quello che era successo, la sua mente era proiettata verso il raggiungimento dello scopo. Sokovia lo aveva distratto, la comparsa di Ultron aveva acceso contrasti con Stark, ma nulla di irrisolvibile. E sicuramente su un altro piano rispetto a Bucky. Dopo aver scoperto della sua sopravvivenza, ad opera dell’HYDRA, Steve aveva sentito riaccendersi una connessione con il suo mondo. Il suo vero mondo. Bucky Barnes era il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Sentiva di dovergli la vita e sicuramente non avrebbe lasciato il suo fianco in una situazione del genere. Era convinto a parlargli, a fargli ricordare chi era. Doveva farcela. Si decise ad alzarsi e scendere nel seminterrato, ma mentre aspettava l’ascensore, notò la luce accesa nella palestra e sentì dei colpi secchi, ritmici. Capì subito di chi si trattava. Si convinse che Bucky poteva aspettare un paio di minuti, infondo lui stesso non era davvero pronto a quel confronto.
Schiuse la porta e si appoggiò allo stipite, con le braccia incrociate, a fissare Natasha colpire il sacco da boxe. Doveva esserle mancato, lei adorava quell’affare, nonostante fosse in realtà di Steve. Ma lui lasciava che Wanda e gli altri lo usassero e dunque anche Natasha. Ora stava assestando pugni sempre più veloci, fece un salto indietro per poi contorcersi su sé stessa e tirare un calcio mortale. Iniziò a tempestare di colpi sempre più violenti che rivelavano un’inquietudine insolita della Vedova. Steve non voleva interromperla, conosceva meglio di chiunque altro il potere terapeutico di quel sacco. Ascoltava come nessuno mai. Eppure, lo turbava vedere Natasha in quello stato. Pensò che fosse stato eccessivamente duro con lei; tutto quello che aveva fatto era stato aiutarlo, portandogli la cosa di cui aveva più bisogno. La cosa che voleva più di tutte. Pensò a quando Wanda era entrata nelle loro teste, quando li aveva costretti a vedere cose che non volevano vedere. Era successo a lui, a Thor e a Natasha, mentre Banner si era trasformato in un Hulk spietato come non mai. Solo Stark era riuscito a placarlo. Steve pensò involontariamente a Peggy, alle sue mani sul suo corpo minuto e perfetto, il suo sorriso dolce e sincero, i suoi occhi nostalgici. Pensò a quel finto ricordo e realizzò di esservi aggrappato fin da quando lo aveva partorito. Così gli venne spontaneo chiedersi cosa avessero visto gli altri, cosa avesse visto Natasha. Era quello che la tormentava? Cosa nascondeva? Quante persone era già stata? Quante vite aveva vissuto prima che quella attuale s’intrecciasse con quelle dei Vendicatori? La rossa si fermò, all’improvviso. Poggiò le mani sul sacco e Steve la guardò cercare di recuperare il respiro. Aveva i capelli legati in una coda, ancora lisci.
- Sì, so che sei lì.- disse apparentemente al sacco - No, non hai esattamente il passo felpato. –
Natasha si voltò, la fronte imperlata di sudore. Rivolse all’amico un sorriso sghembo e lui ricambiò.
- Non volevo disturbarti.-
- Anche tu non riesci a dormire?- chiese lei, avvicinandosi. Steve le prese un asciugamano appeso affianco a lui e glielo lanciò. Natasha lo prese al volo e si asciugò il sudore.
- Troppi pensieri, e tu?-
- No, io volevo affinare qualche tecnica. Vuoi unirti a me?-
Lui la guardò dritta negli occhi, ignorando la domanda.
- Cos’hai Romanoff? Sai che puoi fidarti di me.-
Natasha, chiaramente sorpresa, schiuse le labbra.
- Da quando sei tornata dalla tua misteriosa missione, sembri più cupa. Anche se lo sei fin da quando Wanda ti è entrata in testa.-
Lei gli diede le spalle, passandosi l’asciugamano sul volto, Steve continuò.
- Già dentro l’aereo ti ho vista assente, cambiata. E poi Ultron ti ha rapita e…-
- Sai, ho sentito i nastri dell’aereo.- rispose lei con voce bassa.
- Cosa? Che nastri?-
- La conversazione tra te e Clint, appena mi avevano catturata i robot di Ultron.- si voltò per guardarlo negli occhi – Divertente come lui cercava me e tu pensavi a quella maledetta culla.- Si riferiva all’incubatrice di Visione.
- Ero in un treno in corsa contro dei civili e in quel momento la priorità era…-
Natasha si avvicinò lanciando da una parte l’asciugamano.
- Non sono la tua priorità, Rogers?- inclinò la testa di lato e sfoderò un sorriso furbetto. Steve capì al volo che lo stava provocando per non rispondere alla sua domanda, così sospirò.
- Non riuscirò mai a entrare nella tua testa, vero?-
- Non ci riesco neanche io, ma ehi! In bocca al lupo.- gli batté una mano sulla spalla, mentre lo sorpassava. Lui si voltò e le afferrò l’avambraccio, Natasha ricordò che la stessa scena era successa sulla nave dell’HYDRA, prima che lo SHIELD cadesse e prima di Bucky, prima di Sokovia, di Bruce, di Wanda e i suoi giochetti, prima di tutto. Anche lui realizzò che quel gesto era familiare, e le sorrise.
- Ti va un gioco?- le propose, dimenticando che il suo amico era a pochi piani più sotto. Natasha inarcò un sopracciglio: - Sentiamo.-
- Combattiamo, e ogni volta che uno atterra l’altro, può fare una domanda. –
- E rispondere è obbligatorio?- lo punzecchiò lei, sorridente.
- E’ obbligatorio, Romanoff, è obbligatorio.- lui ricambiò il sorriso.
- Allora ci sto.- e con agilità si sottrasse dalla presa e gli si avviluppò addosso, piegandogli le ginocchia e costringendolo a piegarsi in avanti. Appena raggiunta la posizione desiderata, lo atterrò senza apparente difficoltà. Le si piazzò a cavalcioni.
- Fin troppo facile, Rogers.- lui si lamentò per la botta e fece per ribellarsi – Ah, ah! Mi spetta una verità o no? E’ obbligatorio, Rogers, è obbligatorio. –
Steve si sentì improvvisamente a disagio a essere sotto di lei e di essere stato buttato giù così facilmente, e annuì temendo cosa potesse chiedergli.
- Beh, questa ce l’ho pronta da un po’… Dopo aver visto come hai accolto Wanda e tutta la dedizione che ci metti nell’allenarla, nello starle vicina…-
- Arriva al punto, Romanoff.- la ammonì lui, aggrottando la fronte.
- Mi chiedevo se magari non avessi voltato la pagina del tuo vecchio amore e …-
- Cosa? No… Wanda?- le sorrise – Cerco solo di darle una mano e di farla sentire come a casa… Dopo tutto quello che ha passato.-
- Certo, ci avevo pensato. Ma sai, è una bella ragazza! – lui le rivolse un’espressione divertita, sembrava gelosa. O forse, semplicemente cercava di combinargli un appuntamento come sempre. Natasha si alzò e gli porse una mano.
- Che gentile, Romanoff. – Steve l’afferrò e attirò a terra la ragazza, rotolandole sopra. Ma lei non si fece intrappolare facilmente, spostandosi prima che lui la potesse bloccare del tutto. Con una spinta si rialzò e lo guardò, a terra.
- Sì, beh, ci hai provato. Ma penso di doverti riportare al museo, lunedì.- si sorrisero e lui si mise in piedi, pronto a fronteggiarla.
Nel frattempo, all’ombra del corridoio, Clint era accovacciato a sentire i loro discorsi, curioso di come andasse a finire. Neanche lui riusciva a chiudere occhio, nonostante il fuso orario. In più era d’accordo con il Capitano, Natasha aveva qualcosa, o qualcuno per la testa. Neanche lui sapeva cosa le aveva fatto vedere Wanda, anche se conosceva bene la storia dell’amica spia. Non tutta certo, ma a grandi linee sapeva da dove veniva. Più importante per lui, però, e glielo aveva sempre detto, non è da dove si arriva, ma dove si va. Questa semplice frase aveva aiutato molto la rossa, anni addietro. Occhio di Falco tese l’orecchio, mentre sfrecciavano calci e pugni della Vedova. Steve continuava a difendersi senza mostrare nessuna offensiva. Finché, sfruttando un calcio dell’altra, la portò a terra. Le bloccò le braccia sopra la testa, e le gambe strette fra le sue. Poi rise, ora anche la sua fronte era imperlata di sudore.
- Sei un osso duro, eh?- le chiese retoricamente.
- Ti voglio far vincere qualche volta, sennò non c’è gusto.- ribatté lei, con una smorfia. In realtà iniziò a pregare affinché lui non le chiedesse qualcosa di troppo invadente.
- Bene, e ora la mia domanda…- si schiarì la voce, continuando a bloccarle i polsi, ma delicatamente per paura di farle male – Perché sei andata alla ricerca di Bucky? Non era la tua missione, vero?-
- No.- rispose secca, lei. Non ci pensò mezzo secondo, ma non aggiunse altro per qualche lungo secondo, poi sospirò, distogliendo lo sguardo. Lui la liberò e si sedettero uno di fronte all’altra, poco distanti. Le loro ginocchia, sinistra di lei e destra di lui, si toccavano.
- La missione che mi aveva dato Fury era di trovare Bruc…Banner. Ma un paio di mesi fa, ho riconosciuto in mezzo a una folla in Canada Bucky. Stava fermo e mi guardava. In un primo momento ho pensato che me lo fossi immaginata, ma lui era lì. Il resto puoi immaginarlo.-
- Hai mentito a Fury, dicendo che stavi cercando Banner… Invece era Bucky il tuo bersaglio.- rifletté Steve, ad alta voce. Poi posò lo sguardo su di lei, distratto.
- Clint mi ha dato una mano, non è stato poi difficile. Ma credo di aver attirato io quei soldati dell’ HYDRA. Anche loro cercano Bucky. Lo cercano tutti, Steve.-
Ora aveva di nuovo la sua attenzione.
- Allora l’HYDRA non cercava solo Visione. Pensavano avessi preso Bucky, ovviamente. Ma per quanto riguarda gli altri… questi tutti? Chi lo cerca, perché?-
- La CIA, l’FBI, l’Intelligence e molti altri enti. Lo vogliono catturare. Agli occhi di tutti è un criminale.-
- Non ai miei.- rispose prontamente lui, amareggiato – Lo hanno trasformato loro, questo lo sai.-
- Lo so, ho una cicatrice che mi ricorda ogni giorno quanto spietato sia il Soldato d’Inverno. – Natasha si guardò attorno, sentendo improvvisamente un brivido attraversarle la schiena.
- Lo terremo al sicuro finché la situazione non sarà chiara. Non farà più male a nessuno.-
-Non possiamo più permetterlo, lo capisci, vero? – i due si scambiarono un’occhiata carica di tristezza.
- Wanda può aiutarlo a ricordare, ne sono sicuro.- rifletté Steve tra sé, alzandosi in piedi. Natasha lo imitò.
- Scommetto che il gioco è finito.- lo punzecchiò, ma lui scosse il capo.
- Lo rimandiamo, adesso tu va’ a dormire.- era un ordine del Capitano.
- E tu dove vai?- si avvicinarono all’uscita, mentre Clint si nascondeva nelle scale, sperando di non essere visto.
- Ad assicurarmi che Bucky ricordi. – si scambiarono un’altra occhiata e Steve corrugò la fronte. Agli occhi della Vedova sembrò un cucciolo indifeso e non il soldato che aveva fatto vincere la guerra all’America. Quel lato tenero del ragazzo l’aveva sempre colpita, era Steve Rogers, il soldato gentiluomo dal cuore grande. Ma sapeva anche che qualcuno tempo prima aveva spezzato quel cuore, ora così fragile.
Steve chiamò l’ascensore.
- Non hai risposto alla mia domanda.- sembrò realizzare solo in quel momento, Natasha lo guardò.
- Sì, invece.-
- No, ti ho chiesto perché. Perché sei andata alla ricerca di Bucky senza dirmelo, perché hai disobbedito agli ordini, hai mentito, coinvolto Barton … Non riesco a spiegarmelo.-
- Perché?- sembrava confusa da quella domanda.
- Perché.- confermò lui, ad un tratto con un sorrisetto sotto i baffi.
- Mi hai detto che ti fidavi di me, se fosse stata la mia volta a salvarti la vita. E per te Bucky, ora, in questo momento, rappresenta più che la vita. E’ il tuo passato. E’ tuo amico, e io sono tua amica. – si dovette accorgere di quanto smielata sembrasse la scena, perché scoppiò a ridere, strappando un sorriso all’altro – Poi avevi una faccia, dopo che Wanda ti era entrata nella mente. Scommetto che il tuo incubo riguardasse Bucky.-
Lui non rispose, semplicemente allargò il sorriso, guardandola con riconoscenza.
- Beh, prego, Rogers.- Natasha inarcò un sopracciglio.
- Grazie, Romanoff.- e l’ascensore si aprì con un “din”. Dentro c’era Sam, con l’occhio gonfio e apparentemente svenuto. Steve si precipitò all’interno per aiutarlo e Natasha si accucciò per dare una mano.
- Sam! Sam!- chiamarono entrambi, con una brutta sensazione addosso. Clint apparve dietro le loro spalle, si voltarono confusi a guardarlo per un attimo. Sam aprì gli occhi e li puntò su tutti i presenti e poi levò un grugnito di lamento.
- E’… scappato.- mormorò, poi, come se il panico non fosse già sufficientemente diffuso, chiarì – Bucky è riuscito a scappare. - 


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spazio autrice:
eccomi, dopo una lunga attesa. Nel frattempo, dopo l'uscita del trailer di Civil War, la storia si avvicinerà ai fatti e cercheremo di dare una previsione di quello che potrebbe accadere. 
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