Hey, do you wanto to go to prom with me?

di luckily_mellark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** invito ***
Capitolo 2: *** preparativi ***
Capitolo 3: *** Finalmente il Ballo ***



Capitolo 1
*** invito ***


Ero arrabbiata. Delusa. Frustrata. Tralasciata. Ignorata.

Mi sentivo esclusa. O ancora peggio, scontata.

 

Mentre camminavo per i corridoi della Goode High School non potevo fare a meno di fissare tutte le ragazze che si lisciavano i capelli lanciando occhiatine ad altrettanti ragazzi che gonfiavano il petto per mettersi in mostra. Era una situazione a cui non ero abituata, nonostante fossero passati 9 estenuanti mesi da quando avevo messo piede li dentro per la prima volta.

L'ultimo anno di liceo era difficile per tutti, ma per una semidea dislessica, iperattiva e secchiona le cose potevano risultare un tantino più complicate che per una comune mortale. Fino ad allora le cose le erano andate più che bene, e tutto grazie alla presenza rassicurante del mio fidanzato e alla mia innata capacità di isolarmi così tanto per leggere e studiare.

Ma ora, che l'evento più importante della vita di una teenager americana era alle porte, tutta la solitudine che mi ero creata attorno non mi andava più tanto a genio.

Non che avesse troppa importanza, ma un po' mi rodeva vedere i ragazzi fare le fusa alle giovani donne per avere una risposta positiva al loro invito.

Era la prima volta che frequentavo una scuola in cui fosse previsto il ballo di fine anno.

E non ero stata invitata da nessuno. Letteralmente Nessuno. Nemmeno dall'unico qualcuno che avesse davvero importanza per me.

 

Sospirai e scossi la testa, facendo sbatacchiare i morbidi riccioli biondi. Davanti al mio armadietto le tre ragazze che odiavo di più al mondo, tanto che sospettavo fossero le arpie rinate dal Tartaro per rovinarmi l'esistenza, se ne stavano a chiacchierare con fare civettuolo, ostentando i decoltè prosperosi con maglie non proprio adatte all'ambiente e posizioni alquanto scomode per ogni persona normale.

Disturbarle non sarebbe stata una buona idea, ma avevo bisogno dei libri e non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Avevo affrontato mostri ben peggiori di quelle donnine ormonate e superficiali.

Forse era proprio per questo che loro, reginette incontrastate di stupidità e vanità mi odiavano come la peste. Se avessero potuto augurarmi ogni cosa imbarazzante sulla faccia della terra lo avrebbero fatto.

“scusate” allungai un braccio e mi feci spazio tra le tre, cercando a tentoni la combinazione giusta

“oh guarda un po' chi si vede. Ciao Chase” Molly Ross, la più bastarda in assoluto, una ragazza dallo stampo asiatico, gli occhi scuri a mandorla contornati dall'eyeliner steso alla perfezione e i lunghi capelli castani lisci come seta.

“già. Ciao Molly” sbuffai, infilando nell'armadietto il libro di matematica per prendere l'occorrente utile a seguire storia dell'arte.

“non chiamarmi così! Chi ti credi di essere per rivolgermi la parola!” la faccia scandalizzata della ragazza, mi fece ridacchiare sommessamente, spingendomi ad usare più sarcasmo di quanto la povera mente bacata della mia compagna potesse sopportare

“non ti chiami così? Sai, siete talmente uguali voi tre che non vi si riconosce” chiudendo l'armadietto con un colpo secco mi girai, allontanandomi dal gruppetto che mi fissava allibito.

Ogni volta che ci incontravamo per i corridoi, ogni volta che un professore ci dava le spalle o tardava di qualche minuto, quelle tre arpie non perdevano occasione di lanciarmi frecciatine, torturarmi o peggio sputtanarmi davanti a più persone possibile. Evidentemente non gli andavano a genio le persone con quel minimo di personalità che servisse a farle stare al loro posto. Tutte Tranne una.

E avrei anche sopportato, e lasciato correre ogni singola frecciatina, se non fosse che l'unica persona alla quale quelle tre erano davvero interessate, era esattamente l'unica persona da cui anche io fossi attratta. Percy Jackson. Il mio ragazzo.

Perchè si sa. Per un semidio la sfiga non finisce mai. Ma sospettavo che oltre ad Era, anche Afrodite cominciasse ad avercela con me. Insomma, se fino all'estate prima Percy non era considerato che una nullità, dopo la trasformazione degli ultimi mesi era diventato abbastanza alto e atletico da entrare a far parte della top ten dei ragazzi per cui prendersi una cotta. Bhe... personalmente potrei vantarmi di avere una cotta per lui prima che diventasse famoso, ma lasciamo correre...

 

Il punto cruciale della situazione, era che nessuno sapeva e doveva sapere che lui era il mio ragazzo. Era stata una questione di principio all'inizio: la nuova arrivata che aveva già il ragazzo nella nuova scuola? Avrebbe destato sospetti, e soprattutto pettegolezzi, e ad entrambi non era sembrato il caso di sollevare lo scoop dell'anno, visto che in quanto a casini eravamo già sommersi fino al collo. Poi era diventata un'abitudine e quasi un giochino divertente, per cui avevamo deciso di continuare. Far finta di non conoscersi bene a scuola, lanciarsi occhiatine fugaci e boccacce che passavano inosservate alla maggior parte della gente per poi tornare a casa e comportarsi come fidanzati. O migliori amici. O come una coppia di semidei innamorati e pieni di problemi.

 

Per qualche mese era andato tutto bene, poi Molly e le sue amiche del cuore Tania e Breanna avevano cominciato a fare le oche con Percy e circa un milione di volte da allora mi ero sentita in dovere di portare alla luce del sole l'ormai stabile relazione con il figlio di Poseidone.

Per gli Dei, avevamo attraversato il Tartaro mano nella mano! Se non poteva definirsi stabile la nostra storia, cos'altro lo poteva essere?!

Ma poi, ogni singola volta, mi mordevo la lingua e ricacciavo indietro le parole. Da una parte perchè Percy si era sempre comportato bene, rifiutando ogni loro avances, dall'altra perchè avevo il costante timore che il comportamento non sempre consono del ragazzo avrebbe condizionato anche la mia media scolastica se si fosse saputo che stavamo assieme.

 

Le voci acute delle arpie mi stavano spaccando i timpani, con il loro blaterare di quanto fossero disordinati i miei capelli, di quanto fossero secchi e, come insulto peggiore avevano detto niente popò di meno che avevo le doppie punte. Che insulto terribile per una figlia di Atena a cui non avrebbe potuto importare di meno!

Avevo smesso di ascoltarle da un pezzo quando una mano perfettamente curata mi aveva afferrata per il braccio e fatta voltare, per poi essere ritratta con disgusto dalla frivola proprietaria.

Neanche avessi qualche malattia.

L'istinto, allenato in tanti anni dedicati alla lotta contro i mostri, mi disse di tirare fuori il pugnale ed attaccare. Stavo per portarmi la mano alla cintura, ma mi ricordai che A) non avevo più il pugnale che mi aveva regalato Luke, perchè lo avevo perso e B) uccidere una compagna di classe mi avrebbe molto probabilmente fatta uccidere a mia volta... o peggio, espellere.

Buttai fuori l'aria sgonfiando le gote e mi girai con un sorrisino accomodante stampato in faccia.

Le tre facce truccate si stagliavano davanti agli occhi: Tania, che mi aveva afferrata , stava cercando disperatamente un posto dove pulirsi la mano che non fosse la sua adorata gonnellina plissettata di Jeans.

“posso aiutarvi?” chiesi, in tono fintamente felice. Il gesto di Tania mi aveva fatto sentire sporca, e soprattutto diversa.

“bhè ci stavamo chiedendo se qualcuno ti avesse invitato al ballo” se la ridevano tra loro, sapendo di aver toccato un tasto dolente comune alla maggior parte delle diciottenni single a pochi giorni dal ballo di fine anno.

Bhe....per me fu ancora più doloroso.

 

“non vedo perchè dovrei dirlo a voi tre” sussurrai, mordendomi il labbro inferiore con tanta forza da sentire il vago sapore metallico del sangue. Mi strinsi nelle spalle, irrigidendomi

“lo prendiamo come un no” ghignavano così tanto che dovetti stringere i pugni per non stenderle seduta stante.

“guarda un po' chi c'è Annie?” il tono sarcastico e allo stesso tempo sognante di Molly mi fece alzare lo sguardo

“adesso ti faccio vedere come si rimorchia un ragazzo figo per il ballo. Cosa che a te non capiterà mai, ovviamente. Non vorrei che ti facessi illusioni” rise di gusto prima di incamminarsi verso l'armadietto numero 188.

avrei voluto strapparle ogni singolo capello da quel cranio troppo vuoto, ma mi limitai per l'ennesima volta ad assistere, impotente, alla scena tragica che della ragazza più popolare che fa la civetta.

I miei occhi grigi si fecero più scuri e umidi quando incontrarono quelli verde mare di Percy, che fece l'occhiolino nella mia direzione.

Con lui ero arrabbiata.

In fin dei conti era anche colpa sua se non avevo potuto rispondere con un SI alla domanda “ti hanno invitato al ballo?”. Probabilmente ero troppo orgogliosa e intelligente per essere sincera con Molly Ross, Tania Simpson e Breanna Rodriguez, ma quel Si sarebbe stata più una soddisfazione personale che altro.

 

“Ciao Perce” la mora si mordeva il labbro in quel modo tanto sensuale che personalmente non avrei potuto riprodurre nemmeno nei sogni più spinti.

“ehm...” la seconda occhiata che Percy mi rivolse fu di scuse. Il che mi fece vorticare in testa un triliardo di emozioni diverse; possibile che il mio ragazzo soffrisse così tanto di deficit dell'attenzione da non riuscire a concentrarsi nemmeno sulla sensualità fatta persona? Possibile che il semidio in questione mi amasse così tanto da scusarsi per quello che stava facendo qualcun altro? Possibile che fossi così codarda da non riuscire a reclamare quello che mi apparteneva di diritto?

Quando alzai il mento stizzita, lo sguardo preoccupato del giovane tornò a soffermarsi sulla sua interlocutrice

“ciao Molly. Che vuoi?” poggiato con una spalla al metallo colorato degli armadietti, i suoi occhi verdi continuavano a guizzare velocemente verso di me , tanto che, chiunque avesse un QI che superasse il livello indecente di 5 avrebbe capito che tra noi due c'era qualcosa. Fortunatamente Ross non superava il livello di intelligenza di un organismo unicellulare del brodo primordiale.

“senti” si sporse per avvicinare lentamente la sua faccia a quella di Percy, che invece, vagamente spaventato, cercava di allontanarsi, deglutendo a vuoto

“non è che verresti al ballo con me? Sai... mi manca il mio re... e una regina senza il suo re non è una vera regina”

il conato di vomito mi salì dallo stomaco a velocità supersonica, un po' per la sdolcinatezza di quello che avevo appena sentito, un po' per la paura che il mio ragazzo potesse accettare l'invito davanti alla prospettiva di un bel paio di gambe un po' troppo aperte.

Non che Percy fosse tipo da queste cose, ma era sempre un ragazzo e io non gli aveva ancora dato quello che invece Molly regalava come caramelle.

“mi dispiace Molly. Ma sono già impegnato”

“oh maddai... sono sicura che puoi rimandare i tuoi impegni per questa volta.... poi potremmo stare insieme, dopo la festa”

il fare allusivo della ragazza lo fece scoppiare a ridere Il suo sguardo tornò per l'ennesima volta su di me, il verde marino illuminato da un lampo di divertimento e sfrontatezza

“oh no. Non hai capito. Non so se al ballo ci vengo, ma se lo faccio, sarò il cavaliere della mia ragazza”

i brividi percorsero tutto il mio corpo, delle dita dei piedi alle famose doppie punte dei capelli troppo secchi.

Diamine era un invito quello?! Che razza di persona invitava qualcuno in quel modo?

Sperai che una volta a casa ne avremmo riparlato.

In realtà sperai che una volta a casa, si sarebbe presentato con un mega mazzo di fiori offrendosi di farmi da accompagnatore per il ballo..ma.... povera me...che illusa...

il piagnucolio di Breanna mi fece tornare con i piedi per terra.

La campanella stava suonando e io non avevo tempo da perdere con queste scenate.

“oh lo sapevo! Stai con Stephany Strokes vero?” Molly aveva messo su il broncio, il labbro inferiore sporgeva e gli occhioni da cerbiatto avrebbero fatto intenerire chiunque. Percy era visibilmente confuso, la ruga tra le sopracciglia era più profonda del solito

“Stephany chi?”

d'altra parte, Molly non lo stava minimamente ascoltando

“cielo! Quella ragazza diceva sul serio! Ero convinta che raccontasse delle enormi bugie ma a quanto pare mi sbagliavo” lo sguardo indagatore di Molly e il singhiozzare disperato di Breanna mi fecero salire i nervi a fior di pelle.

Per gli dei! Percy era impegnato e loro frignavano? Valle a capire.

Senza pensarci troppo intervenni, usando la mia tattica migliore: parlare per distrarre l'avversario e prendere tempo.

“Stephany sta con Michael della squadra di hokey. Le storie su Jackson sono tutte inventate” alzai le spalle, fingendomi interessata ai pettegolezzi e attirando l'attenzione delle tre ragazze e lo sguardo curioso del mio fidanzato

“e tu come lo sai?” Tania si stava pettinando i lunghi capelli castano-tinti, un cipiglio curioso le faceva arricciare la punta del naso

“oh ma lo sanno tutti! Passano il tempo a limonare nel parcheggio dietro ai campi da Football. Possibile che non li abbiate mai visti?” non avevo la minima idea se fosse vero o no, ma quello che stavo dicendo sembrò incuriosirle

“sul serio?” la loro ostilità parve cessare al cospetto di un nuovo piccante pettegolezzo.

Un pò mi sentivo un verme per la povera persona, che non avevo mai visto, di nome Stephany....decisi che la prima volta che l'avessi vista, l'avrei ringraziata.

“esatto. Come hai capito Molly io non sto con nessuna Stephany e non ci vengo al ballo con te. Ora scusami ma devo andare” Percy, con un colpo di reni, si staccò dall'armadietto, e dopo un'ultima fugace occhiata divertita verso di me se ne andò.

E io lo imitai, non prima di aver dato il colpo di grazia

“ah. Proprio un bel colpo Molly! Chi è che dovevi rimorchiare?” la sua faccia paonazza fu l'ultima cosa che vidi prima di entrare in aula.

Sorrisi compiaciuta perchè 1) il difetto fatale del mio ragazzo era anche il suo miglior pregio, 2) avevo umiliato le 3 ragazze più popolari della scuola e dulcis in fundo, 3) avevo inventato il mio primo pettegolezzo.

 

Ridacchiai come una stupida sedendomi nell'ultimo banco in fondo all'aula, attirando l'attenzione di tutti.

Se ci si sentiva sempre così, ad essere una ragazza normale, allora mi sarei voluta godere un po' di normalità.

Al Tartaro! Mi sentivo dannatamente potente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seduta in macchina, guardai la pioggerellina sottile infrangersi contro il parabrezza, sul quale, cadenzati, si muovevano i tergicristalli. L'ultima ora di storia dell'arte era stata parecchio noiosa, la professoressa non aveva detto nulla che già non sapessi sull'architettura classica in epoca post-coloniale, il che mi aveva lasciato un mucchio di tempo per pensare a quello che era successo e a come affrontare il discorso “ballo” con Percy.

I suoi occhi, sempre attenti alla strada, brillavano al riflesso della pioggia. Il sole primaverile faceva capolino tra i nuvoloni carichi d'acqua e posava i suoi raggi più caldi sui suoi capelli corvini e spettinati.

Sospirai, gettando la testa indietro e stringendo più forte lo zaino sulla pancia.

“Annabeth c'è qualcosa che non va?” la mano calda di Percy si spostò dal cambio alla mia coscia, facendomi arrossire.

Non era solito toccarmi così e le rare volte in cui lo faceva, le farfalle prendevano a vorticarmi impazzite nello stomaco. Distolsi lo sguardo, puntandolo fuori dal finestrino, verso i grattacieli di Manhattan; tutto quel vetro in cui non facevo fatica a specchiarmi mi aveva sempre messo in soggezione.

Mugugnai un “mmm-mm” in risposta, mordendomi l'interno della guancia. Non sapevo come iniziare a parlare di quello che mi torturava dentro, il che era abbastanza strano, nonché imbarazzante per una figlia di Atena.

“non è che sia la risposta più chiara del secolo” percepii il sorriso che gli si era stampato in faccia, nella nota allegra della sua voce. Evidentemente l'ultima ora di educazione fisica gli era andata particolarmente bene.

“come è andata l'ultima ora?” decisi di cambiare argomento. Fintanto che non fosse stato lui a tirare fuori la discussione, io me ne sarei stata buona

“direi bene. Il coach ci ha fatto fare un po' di atletica nel circuito all'aperto, poi ci ha fatto rientrare per via della pioggia. Così mi sono dato alla corda. Gli altri non riuscivano a credere che fossi riuscito a salire fino in cima così facilmente” per un istante si girò a guardarmi, allegro

“al campo facciamo di molto peggio” continuò, e giurerei di avergli visto le rotelle del suo cervello fumare, rivangando i ricordi delle estati passate.

Poi la sua espressione si fece più seria

“lo sai che non mi interessano quelle oche vero?”

stava davvero pensando che dubitassi di lui?

“lo so” ammisi, sentendomi quasi in colpa per i pensieri che avevo avuto su lui e Molly che se la spassavano dietro ai campi da Football

“e allora perchè eri arrabbiata prima?” svoltò a destra, imboccando il vialetto dell'appartamento che papà mi aveva affittato qui a New York

“io...” ecco fatto. Era giunto il momento della verità.

Inspirai a fondo, guardandomi le unghie poco curate. Forse quelle arpie avevano ragione. Non ero abbastanza bella per meritarmi Percy.

“tu?” parcheggiò con facilità la Prius di Paul sotto la tettoia che fungeva da garage.

“io ho visto i ragazzi che invitavano delle ragazze al ballo” dovevo prendere tempo. Dovevo pensare ad un piano d'azione. Ad una strategia.

“e?” incalzò, smontando agilmente dall'auto e correndo verso il portico con le chiavi di casa in mano.

Sospirai, alzando gli occhi al cielo. Poi presi coraggio e lo seguii verso l'ingresso, sbattendomi la portiera alle spalle.

“e la Ross mi ha fatto notare che io non sono stata invitata da nessuno”

“e da chi saresti dovuta essere invitata scusa?” entrammo sulla tromba delle scale mentre la pioggerellina prima sottile, si faceva sempre più forte

“non ti lascerei andare con nessuno. È una questione di principio.” piccato, aveva stretto le labbra in una linea dura

“sei geloso Perseus Jackson?” il pensiero mi fece arrossire e sorridere.

“Diamine Si! Certo che sono geloso”

Se lo avessero chiesto a me avrei risposto esattamente allo stesso modo.

Entrando a casa, inspirai l'odore familiare di mare e limone, l'esatto connubio di profumi simbolo della nostra vita insieme. Lasciai lo zaino sul tavolino vicino all'ingresso e scalciai via le scarpe bagnate, dirigendomi a velocità supersonica verso il frigorifero. Stavo letteralmente morendo di fame.

Tirai fuori gli ingredienti per preparare un pranzo veloce, i taco al manzo che Leo ci aveva insegnato a fare sull'Argo II, sotto lo sguardo vigile del mio ragazzo. Deglutii, ricacciando indietro la paura di dirgli quello che volevo davvero

“allora potresti invitarmi tu” borbottai, tagliando le verdure a striscioline e buttandole in padella

“tu vorresti andarci?” dall'altra parte dell'isola della cucina, poggiato con le braccia conserte sul marmo, mi guardava curioso

“vorrei provare un po' di normalità. Sai, il ballo, prepararsi come le ragazze mortali, e fare tutto quello che fanno dopo con i loro ragazzi.” ammisi, piegando un angolo delle labbra in un sorriso timido

“allora ci andremo. E per la parte del DOPO se ti va possiamo rimediare” mi persi nei suoi occhi meravigliosamente maliziosi, colmi di quell'entusiasmo che solo lui riusciva a dimostrare

“lo dici solo perchè vuoi accontentare me.” misi la carne nella padella e mescolai, lasciando che il profumo ci avvolgesse e mi facesse brontolare lo stomaco. Gli diedi le spalle per prendere i taco dalla credenza.

“non è vero”

quasi inciampai sui suoi piedi, quando girandomi, me lo ritrovai davanti

“ma forse così andrà meglio” mise in mostra la fila di denti bianchi e allineati, raddrizzò le spalle e mi tese la mano nella quale reggeva una piccola margherita, l'unica che fosse mai riuscita a nascere nei piccoli vasi che avevo messo sui balconi.

“Annabeth Chase. Vuoi venire al ballo di fine anno con me?”

mi morsi il labbro per evitare che un sorriso ebete mi apparisse sulla faccia.

Maledizione! Una figlia di Atena dovrebbe mantenere un po' di contegno!

Mi limitai ad annuire, allacciandogli le braccia al collo

“meno male” sospirò sul mio collo “temevo non avessi accettato”

rise ed io con lui.

“Percy ascolta.... per la parte del “dopo” io non...” l'imbarazzo crebbe, e il sentii il sangue affluirmi copioso agli zigomi. Non mi sentivo pronta ad affrontare anche quello. Non ancora

“ehi Sapientona... stai tranquilla. Stavo scherzando” mi allontanò da se quanto bastava per guardarmi in faccia, premuroso

“torneremo a casa, e ci guarderemo un film accoccolati sul divano. Faremo le ore piccole e ci addormenteremo sfiniti, così avrai anche quella parte di normalità senza fare nulla che tu non voglia. Ci stai?”

azzerai la distanza tra noi, unendo le mie labbra alle sue.

Restammo così per parecchio tempo...

più o meno finchè la puzza di bruciato non mi fece ritornare alla realtà.

Controvoglia mi staccai da lui e finii di preparare il pranzo.

“che ne dici se invitiamo anche Piper e Jason? “ la proposta non mi dispiaceva affatto, quindi annuii

“come facciamo a farli entrare però?”

“non credo che Piper abbia problemi a convincere due buttafuori a farla entrare”

ridemmo per così tanto tempo che la maggior parte dei taco bruciacchiati ci andò di traverso

“ti amo testa d'alghe” gli feci la linguaccia e i suoi occhi mandarono scintille

“ti amo anche io sapientona”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A

 

ahahahah eccomi tornata con una mini mini mini long di 3 capitoli per onorare una tappa importante di ogni ragazza americana: il ballo del liceo!!!!!!

 

dai ammettiamolo, chi di noi non ha mai sognato di partecipare a una di quelle feste che fanno tanto vedere nei telefilm?

Oh bhe, io si!!! quindi, volenti o nolenti, Annabeth ci parteciperà! Hahahaahahaha

 

 

Per gli Dei! Quasi dimenticavo!

Sono 3 capitoli che usciranno nei prossimi giorni, quindi attenzione attenzione!!! sono già scritti e (salvo imprevisti, quali attacchi di Arpie, Dragoni, Dracene, giganti o madre terra in tutta la sua “persona?”) li pubblicherò a partire da oggi e nei prossimi due giorni.

Quindi, se vi dovesse interessare la storia, lasciatemi una recensione e....

STAY TUNED!!!

Percabeth in arrivo!!!

 

 

 

 

 

sempre vostra

 

 

Luckily 

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Capitolo 2
*** preparativi ***


Mi rigirai più volte nel letto, misi la testa sotto il cuscino, scalciai le lenzuola per riportarmele fin sopra le orecchie. Ma nulla servì a smorzare la luce del sole che inondava la camera e che filtrava dai vetri puliti della finestre. Sentivo il calore dei raggi irradiarsi sulla pelle della schiena lasciata scoperta dal pigiama arrotolato e malmesso. Evidentemente mi dovevo essere mossa parecchio quella notte. Aprendo un solo occhio allungai la mano verso la sveglia sul comodino, per accenderne lo schermo.

Erano le 8.30 di un soleggiato sabato mattina Newyorkese...

sgranai gli occhi.

DI QUEL SABATO MATTINA. Proprio quello. Quello del ballo di fine anno.

Arrossi violentemente per l'emozione e mi misi a sedere. Mancava solo l'urletto isterico e sarei stata tale e quale a quelle ochette giulive delle cheerleader della Goode High School.

Dovevo riprendere un minimo di autocontrollo.

Entro le 9.30 sarebbero arrivati Piper e Jason.

Avevano accettato l'invito la settimana precedente.... secondo gli accordi sarebbero arrivati la mattina e ripartiti di notte, dopo il ballo, con il Jet privato dei McLean. Chissà perchè, il padre di Piper non si fidava a farla dormire fuori con un ragazzone ben piazzato, biondo, con una cicatrice sul labbro e una spada d'oro imperiale al fianco. Bhe, probabilmente la spada non la vedeva esattamente com'era ma... ad essere sincera non credo che la foschia potesse mascherare una spada con un gattino di peluche, che ammettiamolo, sarebbe stato altrettanto strano e preoccupante.

Sorrisi come un'ebete e mi girai a guardare il ragazzo che dormiva beatamente affianco a me.

Ogni mattina in cui riuscivo a guardarlo dormire mi stupivo di quanto rilassato potesse essere nel sonno. Tutto quello che avevamo passato, tutte le disavventure, i drammi, e le fatiche sembravano non essere mai esistite. Il suo volto disteso mi fece venire in mente per l'ennesima volta tutte le cose belle che la vita ci aveva regalato.

Degli amici meravigliosamente leali,

delle famiglie premurose

un bel po' di posti dove sentirci a casa: San Francisco da mio padre, l'appartamento di Sally e Paul, il campo, e il mio piccolo appartamento in affitto dove passavamo la maggior parte del tempo,

e per ultimo, la vita ci aveva riservato l'amore incondizionato l'uno dell'altra. (anche se forse c'era di mezzo lo zampino di Afrodite in questo)

 

la linea dritta delle sopracciglia di Percy, il suo viso schiacciato sul cuscino di piuma e la bocca leggermente aperta risvegliarono in me quel calore che avevo avvertito la prima volta che lo avevo rivisto dopo la sua scomparsa, al campo Giove.

La bavetta che colava sull'angolo delle sue labbra invece mi portò letteralmente indietro nel tempo, ad un primo incontro un po' meno piacevole.

Ci conoscevamo da circa 6 anni e non aveva ancora smesso di sbavare nel sonno, che schifo.

Mi alzai stiracchiandomi, la lingua che umettava lentamente le labbra. Sbadigliai sonoramente, come un leone che saluta il mattino con un bel ruggito. Forse con i capelli arruffati per la dormita sarei sembrata davvero il re della savana se mi fossi guardata allo specchio.

Scesi dal letto ridacchiando, pronta per andare in bagno e svegliarmi un po' meglio.

Adoravo l'acqua sul viso, la freschezza del dentifricio alla menta in bocca, la morbidezza dei capelli appena spazzolati e la sofficità della crema idratante sulle guance.

Non che fossi un amante dei prodotti di bellezza, ma con la pace degli ultimi mesi avevo imparato a prendermi cura di me stessa un po' di più...

i mostri che ci avevano attaccato non esulavano dall'ordinaria amministrazione, motivo per cui i motivi di ferite profonde si erano ridotti notevolmente.

Il che mi fece riflettere sul motivo per cui Percy aveva cominciato ad annoiarsi a morte. C'era qualcosa nell'uccidere mostri che lo rendeva ancora più vivo di quanto non fosse normalmente. La lotta aveva sempre acceso in lui quella fiamma che da mesi ormai si stava assopendo. E io avevo ormai adottato l'obbiettivo di trovare qualcosa che la ravvivasse nuovamente.

 

Uscii dal bagno, finalmente del tutto sveglia, con lo stomaco in subbuglio sia per la fame che per l'agitazione. Non vedevo l'ora di provare il primo vero assaggio di normalità.

Da tutti i film che avevo visto, prepararsi per il ballo doveva essere davvero divertente, un po' snervante certo, ma soprattutto sarebbe dovuto essere un modo per unire ancora di più il rapporto con un amica. E io avevo scelto Piper. Mi sarebbe piaciuto invitare anche Rachel, Thalia, Hazel, Reyna, Clarisse e tutte le altre ragazze con le quali avevo buoni rapporti al campo, ma alla fine avevo dovuto prendere una decisione. Dalla quale era uscita vincitrice Piper, anche perchè era l'unica che potesse venire accompagnata dal suo fidanzato. E perchè era l'unica ad intendersene veramente di preparativi e di cose comunemente mortali.

 

Entrai in cucina, e aprii gli scaffali alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare per colazione. L'occhio mi cadde sulle uova e sul bacon, motivo per cui decisi di preparare i pancakes con il bacon. Ah, tutto rigorosamente blu.

Insomma, aveva deciso di accompagnarmi al ballo, qualcosa di speciale se lo meritava pure no?

 

Presi la ciotola e la forchetta, cominciando a preparare la pastella.

Non che fossi un asso in cucina, ma i pancakes mi riuscivano quasi sempre particolarmente bene. Aggiunsi il colorante blu e la farina, mescolando il composto che cambiava man mano il colore, da giallognolo ad azzurro.

Quando la padella fu calda cominciai a cuocerli.

In totale per colazione avevamo 12 pancakes e 12 fette di bacon. Assolutamente non male come inizio di giornata!

 

Non avevo la minima intenzione di lasciare che quel pigrone dormisse oltre. Le 9.15 erano un orario improponibile per qualunque semidio sulla faccia della terra. Che avesse o non avesse sconfitto Gea in tutta la sua divina persona.

A passo di carica raggiunsi la camera. Era un completo disastro. I vestiti del mio fidanzato giacevano ai piedi del letto, stropicciati e abbandonati li la sera precedente. I miei invece, erano accuratamente piegati sulla sedia in angolo.

Eravamo le due facce opposte della stessa medaglia, inseparabili eppure così diversi.

Mi avvicinai al letto, sistemando calzini e magliette nel mentre, decisa a dargli il buon giorno migliore che avesse mai avuto fino ad allora.

 

“Percy è ora di alzarsi” mi sedetti sul letto, dandogli un bacio lascivo sulla guancia che cominciava ad avere i primi accenni di barba

“mmm ancora cinque minuti” non ci mise molto a girarsi dall'altra parte, tirandosi via le coperte e distendendo le labbra in una curva sensuale verso l'alto.

“Perseus Jackson è pronta la tua colazione blu” al suono del suo nome completo aprii pigramente un occhio, passandosi la lingua sui denti

“buona la colazione blu” mugugnò, allungando le braccia,

mi lasciai afferrare e trascinare sul letto sfatto che profumava di acqua marina e limone.

“me la porteresti a letto?” strofinò il naso sul mio collo, come faceva nei momenti di felicità

“non ci penso proprio Testa d'Alghe” ridacchiai, un po' per il solletico che i suoi capelli spettinati mi procuravano mentre mi baciava la spalla scoperta, un po' per l'ironia della situazione. Un semidio iperattivo che voleva restarsene a letto l'avevo sentita poche volte in vita mia.

“mmm meglio così. Allora posso mangiare te” usò un tono vagamente lascivo, mentre stringeva la presa sulla vita e affondava piano i denti nel lobo dell'orecchio, cavandomi un urletto di bocca e facendomi arrossire violentemente. Per le braghe di Poseidone, ma che stava facendo?!

“forse è meglio di no Percy” commentai “vorrei arrivare viva a questa sera”

sbuffò indignato e divertito, mentre si alzava per andare in bagno. Si tolse la maglia prima di entrarci

“devo darti un sacco di baci, visto che non ci vedremo per tutto il giorno. Quindi guai a te se ti muovi da li”

le mie guance ormai in fiamme assunsero un colore vagamente violaceo.

Non capitava spesso che il mio ragazzo si comportasse così...

mi distesi sul letto e sospirai, completamente dimentica della colazione pronta sul tavolo della cucina.

Cinque minuti dopo la porta del bagno si aprì, lasciando uscire Percy che evidentemente non aveva nemmeno provato a pettinarsi.

Si distese sul letto accanto a me, attirandomi a se con un braccio. I nostri corpi sembravano fatti apposta per combaciare alla perfezione.

Prese ad accarezzarmi i capelli dolcemente, passando le dita tra i ricci appena addomesticati dalla spazzola. Ogni tanto mi lasciava qualche bacio sulla testa

“allora Sapientona” cominciò “che vestito hai intenzione di metterti oggi?”

la realtà è che non ne avevo idea. Possedevo giusto un paio di vestiti, e non mi era parso il caso di spendere altri dollari per un vestito pomposo che non avrei mai più rimesso.

Alzai le spalle, indecisa

“non lo so. Ho il vestito azzurro che mi ha regalato papà per il compleanno” ammise, anche se non era esattamente entusiasta della scelta. Si trattava di un vestitino corto azzurro, un tubino color pastello che dubitavo avrei mai avuto altra occasione di mettere.

“mi piace l'azzurro” Testa d'alghe mi guardava mordendosi il labbro, pensieroso

“lo so” risposi, sincera. Se un giorno mi avesse detto che mi amava tanto quanto amava il blu, sarei stata la ragazza più felice della terra.

“quindi aggiudicato?” disse, una punta di curiosità nella voce, prima di avventarsi sulle mie labbra.

Intrecciai le dita ai suoi capelli neri, tirandoli appena quando scese a baciarmi il collo.

Per quanto mi piacesse, dovevamo smetterla di rotolarci a letto. Piper e Jason stavano arrivando, con ogni probabilità.

“Percy andiamo a fare colazione” ero rossa in viso, per l'ennesima volta.... o forse non avevo mai smesso di esserlo... ma la mia voce era comunque ferma. Proprio come quando, impaurita, dovevo prendere tempo contro un demone. E lui in questo momento, era il demone peggiore che avessi mai incontrato.

“eddai sapientona! Ci stiamo divertendo” mugugnò, guardandomi con quegli occhioni verde mare da cucciolo ferito.

“Percy” cercai di imprimere nei miei una parvenza di autorità

“tra poco arriveranno Piper e Jason. Non possiamo farci trovare a letto”

lo vidi arrossire e sogghignare, mentre con estrema calma prendeva a baciare la mia spalla. Quando smise, mi fece l'occhiolino

e si alzò, guardandomi dal basso verso l'alto.

Il campanello suonò in quel preciso istante

“Al Tartaro! Non potevano arrivare più tardi?” brontolò, tendendomi la mano

“per favore” supplicai “rimettiti la maglia e rifai il letto”

“maddai Annabeth! Fa caldo! E poi che male c'è se sto così?” fece di nuovo quello sguardo supplichevole, ma questa volta fui irremovibile

“non se ne parla. Vestiti. Non voglio che ti vedano così” non voglio che Piper ti veda così.

“sei gelosa per caso Chase?” risi

“certo che si, Jackson” gli feci l'occhiolino e sparii verso il salotto, per accogliere i nostri amici.

 

 

 

 

Piper era, come dire... raggiante. Nel momento esatto in cui aprii la porta mi stritolò in un abbraccio caloroso.

“ciao Annabeth!! mi sei mancata così tanto”

“ciao Pip” ero contenta anche io di vederla.

Ancora stretta nell'abbraccio mugugnai un

“ciù Jasn”

fortunatamente il biondo capì, contraccambiando con un sorriso gentile

“ciao Annabeth”

 

non appena l'aria fu tornata a riempirmi i polmoni li invitai ad entrare

“ragazzi ho preparato la colazione... Jason ti vanno i pancakes con il bacon? Per te Piper ho del tofu e della frutta”

annuirono entrambi e dopo aver lasciato i borsoni sul divano presero posto intorno al tavolo della cucina in mezzo al quale avevo preparato i piatti e le pietanze.

“come state?” servii ad ognuno tre dischi di pasta e tre fette di pancetta che inondarono subito con lo sciroppo.

“benissimo. Ma si può sapere perchè sono blu?” Jason mi guardò sospettoso, e io abbassai lo sguardo, istintivamente. I suoi occhi azzurri erano penetranti e indagatori.

“perchè all'inizio erano per me. Quindi vedete di non mangiarveli tutti ok?” Percy apparve in cucina, addosso un paio di pantaloncini corti e una maglietta logora del campo Mezzosangue.

“Percy!!!!!” la figlia di Afrodite salutò con la bocca piena

“Jackson” Jason stava addentando una fetta di bacon con fare famelico, lanciando al mio ragazzo uno sguardo accusatorio

“Grace” poi Percy si girò a guardare Piper “ciao Pip”

si sedette al tavolo, ansioso di mettere sotto i denti la colazione blu.

“e così voi due vivete assieme adesso?”

per poco non mi strozzai con il pezzo di pancetta che avevo appena messo in bocca. Ma che razza di domanda era?

“noi...” guardai Percy in cerca d'aiuto “no...”

no giusto?

“lui... è rimasto a dormire qui...” deglutii, facendo capire a chiunque che stavo mentendo. Compreso il figlio di Giove

“si certo” tossì “come no” tossì di nuovo.

 

A salvarci dall'imbarazzo fu miracolosamente la mia amica indiana

“non sai Annabeth cosa ti ho portato. Ci ho messo un po', ma alla fine ho convinto papà! Senza lingua ammaliatrice per giunta!”

“chissà perchè ho paura di saperlo” ridacchiai, alzando le sopracciglia

“eddai!! cmq oggi voi ragazzi ve ne dovete andare da questa casa. Andate dove cavolo vi pare ma noi qua abbiamo bisogno di privacy” aveva usato talmente tanta lingua ammaliatrice che per poco io stessa non presi le mie cose e uscii di casa.

I due diretti interessati annuirono convinti per un quarto di secondo, poi si resero conto dell'inganno

“Ehi! Così non vale Pip!” il biondo mise il broncio guardando la sua ragazza

“mi spiegate dove dovremmo andarcene poi?” Percy puntò su di me i suoi occhi verdi, indispettiti. Era stato avvisato, eppure non condivideva per niente l'idea

“ho chiamato tua mamma e le ho chiesto se potevate prepararvi la” accennai una smorfia d'incoraggiamento, a cui rispose alzando gli occhi al cielo.

“sei insopportabile” brontolò. Ma non ci feci troppo caso.

 

 

 

 

 

Quando i due se ne furono andati, con borsoni ed equipaggiamento al seguito, ebbi il tempo di spaventarmi sul serio per quello che aveva architettato la mora, che se ne stava comodamente seduta sul divano abbracciando la sua valigia perfettamente sistemata.

Sparecchiai la tavola e lavai i piatti, poi la raggiunsi.

Lanciai un occhiata all'orologio a muro appeso di fianco alla porta d'ingresso. Segnava le 11.30.

“ehi Pip allora mi vuoi dire cosa c'è li dentro?” mi accasciai di fianco a lei, poggiando i piedi sul tavolino da caffè in legno scuro.

“una cosa alla volta ragazza. Una cosa alla volta” i suoi occhi caleidoscopici brillavano di luce propria

“prima dobbiamo prepararci” mi fece la linguaccia e si alzò, diretta verso il bagno

“ma sono solo le 11.30. e il ballo comincia alle 20. non ti sembra che 8 ore e mezzo siano un po' troppe per vestirsi?”

ok che dovevamo anche truccarci, ma confidavo che non ci avremmo comunque messo più di 40 minuti.

“qui non si tratta solo di vestirsi bella mia. Qui si tratta di rifarsi da capo a piedi” continuava a spulciare tra i miei cassetti, guardando inorridita i miei poveri slip bianchi di cotone e i miei reggiseni sportivi.

Cominciai a sentirmi sotto-pressione

“si può sapere che stai facendo?” chiesi, piuttosto irritata dal comportamento invadente della semidea che mi stava di fronte.

Quando l'avevo conosciuta, non le importava quasi nulla di vestiti e trucco. Ma da quando avevamo sconfitto Gea, gli incontri con sua madre avevano avuto un effetto totalmente inaspettato su di lei. Aveva cominciato ad usare cosmetici e vestitini, pur rimanendo la solita, solare, altruista, intelligente Piper McLean.

“sto cercando di capire” socchiuse gli occhi, squadrandomi

“cosa?” insistetti

“cosa farti mettere questa sera” sorrise, mostrando le fila di denti bianchi e perfettamente allineati.

“io so già cosa mettermi” risposi. Avevo il vestito azzurro che avevo promesso a Percy.

“e sarebbe?” chiese, dirigendosi verso la camera da letto. “mostramelo”

Sperai che il moro avesse rifatto il letto.

Fortunatamente non mi deluse.

“eccolo” tirai fuori dall'armadio il capo color pastello avvicinandomelo al corpo per farlo vedere meglio

“che ne dici?”

“provatelo”

non so per quale motivo lo feci, o meglio, mi stava ovviamente manipolando, ma la accontentai.

Appena mi tolsi la maglia però i suoi occhi si fecero più scuri

“non penso proprio che ti metterai questo”

“perchè?”

indicò un punto sulla mia spalla, e io seguii i suoi movimenti con lo sguardo

“Per gli dei! Ma che gli è saltato in mente!” urlai, rificcandomi la t-shirt addosso.

Il livido bluastro era grande abbastanza per far parlare di se senza equivoci.

“io lo ammazzo” sibilai

“per tua informazione Annabeth” Piper rise “un succhiotto non si copre bene con il trucco”

mi appuntai mentalmente di porre fine all'esistenza del signor figlio-di-Poseidone non appena fossimo stati soli.

Grugnii infastidita, passandomi una mano davanti agli occhi

“e ora che facciamo?” chiesi, amareggiata.

“ cominciamo a farci belle ovviamente!” le treccine le dondolavano dietro le orecchie, finendo con qualche piuma dai colori vivaci. Ammiravo la sua naturale disinvoltura nell'indossare cose un tantino vistose.

“allora Annabeth” cominciò, prendendo un foglio e una penna a casaccio dalla scrivania.

Quel tavolo era forse l'unica parte perfettamente ordinata di tutta la stanza. Ci dovevo studiare, e avevo bisogno di essere precisa e meticolosa.

“facciamo una lista di quello che dobbiamo fare, così non ci dimentichiamo niente” mi guardò di sottecchi, grattandosi il mento con il tappo della biro

“penso che in 8 ore di preparativi sia altamente difficile dimenticarsi qualcosa. Ma si può sapere perchè dobbiamo cominciare così presto?” incrociai le braccia sotto il seno e mi lasciai cadere sul letto

“allora, facciamo un bell'elenco puntato come piace a te” riprese, ignorandomi completamente.

Non avevo mai detto che mi piacevano gli elenchi puntati, ma decisi di non farglielo notare. Tanto non avrebbe avuto senso.

Riprese a scrivere

“1) depilazione completa, ci vorranno circa un paio d'ore presumo“

“mmm-mmm” mugugnai...”un paio d'ore per passarsi il rasoio? Tu sei matta”

“rasoio? Tu sei matta! Io parlo di ceretta!”

solo il suono della parola Ceretta mi fece venire i brividi. Lo stesso suono delle strisce che ti strappano via anche l'anima. Oh di immortales! Non mi sarei sottoposta a quella tortura per nulla al mondo.

“non se ne parla! Fattela tu. Io resto fedele al mio rasoio. Funziona, è veloce, e indolore. Perchè devo soffrire?” sbiancai quando mi guardò con un sorrisetto sardonico stampato in faccia

“e ti crescono alberi sulle gambe dopo. Quindi è deciso. Ti fai la ceretta con me.”

“no” replicai.

“si. E smettila di pensarla come se non avessi mai tempo per te. I mostri non ti attaccheranno oggi. Hai tutto il tempo di farti bella”

“io non mi farò mai quella cosa.” la guardai, torva.

“vedremo” alzò le sopracciglia in segno di sfida.

Vedremo, figlia di Afrodite, chi vincerà questa guerra.

“riprendiamo. 2) maschera viso e capelli, circa un'ora” l'inchiostro lasciava lunghe scie sul foglio, che non mi presi però la briga di leggere per intero.

“3) pranzo, facciamo un ora”

“4) doccia”

“5) manicure e pedicure, facciamo circa un paio d'ore, visto che ne io ne te siamo proprio brave”

“6) trucco e capelli penso due ore, per lo stesso motivo di prima”

“7) prova abiti”

“8) cena”

“adesso lo vedi perchè ci serve tutto questo tempo?” mi fece notare e anche se non ero stata del tutto attenta, mi resi conto che la lista era parecchio lunga.

“ma è necessario fare tutte queste cose?” domandai, speranzosa di eliminare tutte quelle cose inutili come manicure e pedicure.

Per combattere i mostri erano inutili...

“sono indispensabili. Non eri tu quella che voleva provare ad essere come una comune mortale? Eccoti servita” sogghignò entusiasta, facendomi rimpiangere di averglielo detto. Ma ora ero in gioco, e una figlia di Atena, la migliore figlia di Atena, quella che aveva recuperato la statua sacra a sua madre, non si sarebbe tirata indietro.

Sospirai, alzandomi dal letto.

“allora cominciamo” strinsi i denti ed uscii dalla stanza.

 

 

 

Alla fine la lingua ammaliatrice ebbe la meglio. Mi ritrovai le gambe ricoperte di cera bollente in molto meno tempo di quanto mi aspettassi.

Gridai, quando la prima striscia si appoggiò sulla mia pelle

“Annabeth” lo sguardo canzonatorio di Piper mi fece smettere

“non ho ancora fatto nulla” precisò

“ah” era imbarazzante. Ma non avendo il coraggio di farlo da sola, era dovuta intervenire lei.

“ok bhe... io dicevo tanto per dir..” poi strappò.

E io urlai.

“stronza” sibilai tra i denti, facendola sbellicare dalle risate.

“fa male solo la prima, poi ti abitui” mi rassicurò, con quella voce calda, suadente.

 

E ovviamente fu una bugia.

Fece un male terribile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pov Percy...

 

 

 

 

Con la coda dell'occhio guardai Jason, mentre aspettavamo sul pianerottolo che mamma ci aprisse. Mi domandai che effetto gli avrebbe fatto conoscerla, e se l'avrebbe ritenuta un po' fuori dagli schemi. D'altronde lo era sempre stata. E l'adoravo per questo.

La porta prese a cigolare sui cardini e una figura magra di donna fece capolino da dietro lo stipite

“ciao mamma” sorrisi, sinceramente contento di vederla

“ciao tesoro” inarcò gli angoli della bocca verso l'alto, gli occhi chiari che risplendevano come al solito, poi la sua attenzione si spostò sul mio compagno di disavventure

“tu devi essere Jason” gli tese la mano, che lui strinse con cordialità “io sono Sally”

“piacere di conoscerla. Scusi il disturbo ma ci hanno cacciato di casa” le sorrise, facendo per primo un passo dentro l'appartamento. Io lo seguii subito dopo.

“volete qualcosa da mangiare ragazzi?”

io e il figlio di Giove ci guardammo, per una buona volta pienamente d'accordo.

“assolutamente si mamma”

lei ridacchiò e sparì in cucina.

 

“Grace tu sai cosa dobbiamo fare?” chiesi, mentre gettavo il borsone con lo smoking sul letto

“in che senso?” lui fece altrettanto.

“nel senso che non so cosa devo fare. Ho detto ad Annabeth che l'avrei accompagnata, ma non ho idea di cosa significhi. Sui film le ragazze hanno sempre dei fiori o roba del genere” alzai le spalle, e scossi la testa.

“bhe io non ne so nulla. A nuova Roma non ci sono queste tradizioni” ammise, facendo un giro per tutta la stanza, curiosando qua e la.

“dovremmo chiedere a qualcuno... il problema è...a chi?” mi presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi, cercando di pensare a qualcuno che potesse essere in grado di aiutarmi.

Mamma no, l'aveva sempre vissuta dalla parte sbagliata.

Paul sarebbe stato un ottima scelta, peccato non fosse in casa e non avessi la minima idea di dove fosse. Probabilmente l'unica occasione che avrei avuto per vederlo sarebbe stata la sera stessa al ballo.

Pensai a Chirone, ma l'idea mi parve subito stupida. Che ne poteva sapere lui?

La maggior parte dei ragazzi del campo, in fatto di cose da adolescenti normali, ne sapeva quanto me.

Poi il colpo di genio

“Nico!” urlai, sgranando gli occhi e dandomi una sonora pacca sulla fronte.

Ero un genio. Un fantastico genio!

“Nico? Quel Nico?” Jason mi guardò scettico, un sopracciglio più alto dell'altro

“si Grace! Nico di Angelo! La prima volta che l'ho visto era al ballo dell'accademia con sua sorella”

“Hazel? Che c'entra lei adesso?” chiese, e mi ricordai che tutta quella parte di vita del figlio di Ade, lui non la poteva conoscere

“no no, Bianca. è...” ricordare faceva parecchio male, visto che era morta per salvare noi

“bhe, lascia perdere. È una lunga storia. Bianca era una cacciatrice di Artemide, poi è morta nel deserto, nella discarica di Efesto.” tagliai corto, sperando che non indagasse oltre. Non avevo voglia di raccontargli quanto fossi stato codardo a lasciarla andare al posto mio.

“ehm... ok. Quindi che si fa?”

“andiamo al campo, parliamo con Nico, seguiamo le sue istruzioni e torniamo qua in tempo per vestirci e prendere le ragazze.”

finalmente avevo un'impresa! La sensazione di avere qualcosa da fare mi riempì la testa e le vene di adrenalina

“prima mangiamo però” Jason stava annusando l'aria, e io lo imitai. L'odore di arrosto mi invase le narici

“si. Prima mangiamo”

 

 

 

 

il viaggio in macchina fino al Campo Mezzosangue fu abbastanza tranquillo e silenzioso. Nessuno dei due aveva molto da dire all'altro, quindi preferimmo tacere. Non che fosse un grosso problema, anzi.

I grattacieli di Manhattan lasciarono presto il posto alla case basse della periferia, seguite poco dopo dalle colline verdi e deserte dove le fattorie con i fienili enormi dominavano il paesaggio. Vidi il pino di Thalia in lontananza, maestoso e imponente. Il che mi fece ricordare di una cosa

“senti Jason” continuavo a guardare avanti, ma percepii che si era girato verso di me

“per favore” soppesai le parole da usare “non dire nulla di quello che hai visto questa mattina a Chirone”

“che tu ed Annabeth vivete assieme? Ok. Non preoccuparti” invece ero parecchio preoccupato. Nonostante tutto non riuscivo ancora a fidarmi del tutto di lui.

“noi non viviamo assieme” chiarii

“sono solo rimasto a dormire da lei. Suo padre le ha preso in affitto un appartamento a New York perchè non voleva che stesse da me.” raccontai, in modo che capisse come stavano realmente le cose

“presumo che si aspetti qualcosa, così come non è rimasta sorpresa mamma quando le ho detto che dormivo da Annabeth per la prima volta”

lui annuì, lasciandomi il tempo per finire. Speravo capisse la situazione, in fin dei conti lui e Piper non erano messi molto diversamente.

“Chirone però non approva, e se venisse a sapere che dormiamo assieme probabilmente mi farebbe a pezzettini” il tono scherzoso mitigava la realtà di quello che avevo appena detto.

“immagino di si”

 

parcheggiai ai piedi della collina e smontammo dall'auto, incamminandoci su per il pendio.

L'arco di pietra che delimitava il campo era più lucente del solito. Di guardia, due ragazzi di Efesto che facevo ancora fatica a riconoscere, al contrario di quanto mostrarono loro.

Ci salutarono calorosamente, e ci lasciarono passare.

 

Chirone, avvertito del nostro arrivo, ci raggiunse sul portico della Casa Grande.

I suoi zoccoli pestarono sulle travi di legno e il manto bianco della parte equina risplendeva alla luce del sole

“Perseus, Jason” ci salutò “cosa vi porta qui, questa volta?”

nel corso dell'ultimo anno, io, Annabeth e Jason avevamo fatto la spola, su e giù dal campo alla scuola, per dare una mano nella ricostruzione del campo e nel riconoscimento di nuovi semidei.

Dopo quello che ognuno di noi aveva passato l'estate precedente, parlare di una cosa frivola come il ballo di fine anno di una scuola mortale, era abbastanza imbarazzante. Fortunatamente fu il figlio di Giove a parlare

“Chirone, noi dovremmo parlare con Nico. Sai dov'è?”

“dovreste trovarlo nel campo di fragole insieme a Will” si accigliò “ è successo qualcosa?”

questa volta risposi io

“ci serve il suo aiuto per prepararci al ballo scolastico di questa sera, e lui è l'unico che ne sappia qualcosa”

“capisco. Bhe, in tal caso, meglio che lo andiate a cercare. Non avete molto tempo”

non ce lo facemmo ripetere due volte.

 

 

Vedere il figlio di Ade in un campo di fragole fu alquanto strano.

Vederlo un cimitero sarebbe stato meno inquietante.

Indossava la maglietta arancione del campo, un paio di Jeans logori e portava la spada di ferro dello Stige appesa alla cintura. Accanto a lui, un ragazzo alto smilzo e abbronzato rideva come un matto, i folti capelli biondi spazzati dal venticello primaverile.

Qualcosa mi disse che non avrei dovuto interrompere quel momento... era da tempo che Nico non rideva così.

“Nico!” Jason, evidentemente non la pensava come me.

Il ragazzino si girò, storcendo appena il capo quando ci vide.

“Jason, Percy” ci salutò con un cenno del mento, riprendendo la solito espressione seria

“ciao Nico” lo salutai “ciao Will”

“cosa vi porta qui ragazzi?” il figlio di Apollo invece mantenne la solita e inconfondibile allegria che lo rappresentava

“abbiamo bisogno di un consiglio” annunciai, continuando ad osservare Nico. I suoi occhi scuri guizzavano sempre verso l'amico.

Il sole del pomeriggio faceva apparire e sparire strani riflessi bluastri sui suoi capelli.

“sparate allora”

“sentite. Noi dobbiamo portare Piper e Annabeth al ballo della scuola, ma non sappiamo cosa fare.” ammisi, lanciando un'occhiata a Jason, che contunuò

“di solito i ragazzi mortali che cosa fanno? So che tu Nico ci sei stato a delle feste del genere”

le guance del diretto interessato si imporporarono appena, destando la mia curiosità, e quella di Will.

“si bhe.” si grattò la nuca, imbarazzato “è successo quando ero all'accademia” raccontò, come per giustificarsi.

“il fatto è che noi non sappiamo come comportarci e pensavamo che tu potessi dirci qualcosa”

lui deglutì e si mise a sedere sull'erba, imitato da tutti i presenti.

“da quello che mi ricordo, per prima cosa, si invitava una ragazza. Poi il giorno del ballo bisognava comprarle uno di quei bouquet di fiori che si mettono al polso e regalarglielo. So anche che qualcuno noleggiava delle limousine. Poi ballavano e bevevano tutta la sera e improvvisamente ad un certo punto sparivano tutti. Non ho mai indagato su cosa facessero e non mi interessa nemmeno ora.”

invece, probabilmente, quella era l'unica parte che sapevo io.

Cominciai a ridere, immediatamente seguito da Jason

“noi però lo sappiamo”

 

quando ripresi la facoltà di parlare, e di respirare normalmente, comincia a riflettere su quello che ci era stato detto.

“il problema dei fiori è facilmente risolvibile, ma la limousine resta un problema” guardai il ragazzo di Piper

“hai qualche idea tu?”

scosse la testa. “nessuna”

“io si ne ho una però” Will ci sorrise, scoprendo i denti bianchissimi contro le labbra rosee

“allora parla” lo esortai, mentre le rotelle nella mia testa imploravano perdono per il troppo lavoro

“potremmo farvi noi da autisti. Io ho la patente, l'ho presa quest'inverno e in più non bevo. A patto che ci facciate avere i biglietti per entrare”

“davvero?” feci io, al settimo cielo

“sul serio?” Jason sprizzava gioia da tutti i pori

“ma che dici?!” Nico non fece altrettanto.

I suoi occhi scuri erano spalancati per lo stupore

“eddai Nico! Sarà divertente!” Will cercò di convincerlo con lo sguardo da cucciolo, motivo per cui io mi unii a lui, sporgendo il labbro e sbattendo le palpebre...

“ti prego ti prego ti prego Nico, lasciati andare, ti divertirai” non sapevo se fosse vero o no, ma tentai comunque.

Circondato da faccioni imploranti, il figlio di Ade non mi deluse.

Borbottò un “ok” a denti stretti, fulminandoci tutti con lo sguardo.

Temetti davvero che dal terreno comparissero scheletri per trascinarmi nell'oltretomba.

 

 

 

 

Quando rimontammo in macchina, alle cinque del pomeriggio, avevamo esattamente tutto quello che ci serviva. I fiori, elegantemente preparati dai ragazzi della casa di Demetra, e non uno, ma ben due autisti che sarebbero passati alle 20 a casa di Annabeth.

“per te c'è qualcosa tra quei due?” guidavo con calma tra le strade di New York, ripensando alla spensieratezza di Nico, mentre era solo in compagnia di Solace.

“non lo so” ammise “ma quello che ho notato, è che ora Di Angelo, è molto meno stressato”

“bhe... questo è certo” feci una pausa “staremo a vedere come vanno le cose questa sera”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pov Annabeth

 

“Piper ti manca tanto con questi capelli? Comincio ad essere stanca di stare con la testa piegata” dopo una giornata del genere, tra cremine, maschere, lozioni e chi più ne ha più ne metta, ero convinta che la normalità non fosse così tanto emozionante. Mi faceva male il collo per via della posizione scomoda alla quale ero costretta mentre la figlia di Afrodite mi acconciava i capelli. O perlomeno ci provava.

“senti, se non vogliono stare come dico io, non è colpa mia” sbottò, lanciandosi alle spalle l'ennesima forcina troppo larga per essere utilizzata

“non possiamo semplicemente lasciarli sciolti? Ci hai messo una vita per metterli in piega, penso che possa bastare così” allungai la mano e la spinsi via, alzandomi dalla sedia.

I suoi capelli lisci, acconciati in una treccia perfetta, erano decorati con un paio di piume argentate, che mettevano in risalto la sua carnagione olivastra. Gli occhi, truccati alla perfezione, sembravano più grandi e magnetici del solito.

Mi guardai allo specchio, sconsolata.

Io non sarei mai sembrata bella quanto lei, anche se, con il suo aiuto, avevo fatto enormi passi in avanti.

L'eyeliner marcato contornava il grigio dei miei occhi, facendoli sembrare tempestosi più del solito, forse anche un po' minacciosi. Le ciglia erano state allungate e piegate verso l'altro, colorate con abbondante mascara e illuminate da una punta di argento.

Gli zigomi e le guance risaltavano grazie al fondotinta e al quello che Piper aveva chiamato Blush.

Tecnicamente avevo un sacco di altra roba in faccia, ma non sapevo cosa fosse.

I capelli mi ricadevano liberi, in piccoli boccoli, sulle spalle.

Un tocco che mi ricordava chi fossi veramente.

“andiamo a vestirci? Se non ci muoviamo faremo tardi” seguii Piper in camera, dove, poggiato con cura sul letto, c'era il borsone che si era portata dietro da casa.

Lo aprì con estrema cura, gustandosi il suono della cerniera che ronzava per aprirsi. La guardai incuriosita, inclinando la testa

“si può sapere cosa c'è la dentro?”

nei suoi occhi passò una scintilla che avrebbe fatto invidia al suo ragazzo

“quello che stai per vedere, arriva per te e per la sottoscritta, direttamente dai red carpet Hollywoodiani. Ci ho messo una vita per convincere papà a lasciarmeli prendere, ma alla fine sono tutti per noi.” sghignazzò, rovesciando il contenuto della sacca.

Quattro vestiti.

Tutta questa scena, per quattro vestiti?

La guardai, accigliata.

“sei seria Pip?”

se avesse potuto mi avrebbe incenerito.

“sei una guastafeste.” mi fece una linguaccia, facendomi capire che non era davvero arrabbiata.

Sbuffai, e mi avvicinai ai capi.

“io mi prendo questo bordeaux”

l'abito che aveva scelto, senza spalline con la scollatura a cuore, le arrivava fino al ginocchio, con uno spacco profondo che le avrebbe permesso di camminare.

Era di un tessuto abbastanza leggero, eppure era ben costruito, con le stecche sul corpino e la cerniera a scomparsa sul retro. Era casto e allo stesso tempo sensuale, esattamente come lei.

“mi piace” ed era assolutamente vero.

“bhe è mio” precisò

“ma per te io sceglierei questo”

mi passò un vestito lungo, blu notte.

“provatelo” annuii, incerta. E mi diressi verso il bagno.

 

“Pip tu sei matta, se credi che mi metterò questo addosso” uscii dal bagno sollevando la gonna troppo lunga, per non pestarla.

Il vestito era esageratamente attillato. E aveva una spaventosa, enorme, gigantesca, scollatura sulla schiena profonda quanto il Tartaro.

Di Immortales, era troppo, per me.

Bello da mozzare il fiato, ma non su di me. Io ci avrei fatto una pessima figura.

Le maniche lunghe di pizzo, il vestito con lo scollo a barchetta che lasciava scoperte le clavicole, erano spruzzati di cristalli.

“perchè? Sei stupenda” Piper non capiva. Avrebbero riso di me.

“è troppo aderente e troppo corto” in effetti, da sotto il sedere il vestito si apriva in una gonna leggera, che faceva intravedere le gambe sotto la stoffa. Lo spacco vertiginoso non mi aiutava di certo.

“senti” disse “hai un fisico da paura e hai lavorato tanto, per averlo”

mi mise le mani sulle spalle,

“sono anni che ti alleni per salvare il mondo. Non credi che se per una volta ti rilassi e fai vedere che tutto questo ti ha portato ad essere una gran bella ragazza, le cose andranno bene lo stesso?”

deglutii, cercando di mettere a posto le idee. Per un momento, uno soltanto, appena messo il vestito, mi ero sentita bella. Poi erano iniziate le paranoie.

“non lo so Pip. Io devo essere pronta a combattere. Non a salire su un tappeto rosso. Forse tutto questo non fa per me” spiegai, buttando fuori tutto quello che pensavo

“tra l'altro non so dove mettere il mio pugnale”

il suo viso si illuminò

“a questo ci avevo già pensato io” disse, tirando fuori dalla sacca due fasce di pizzo

“ho pensato che se ci mettiamo queste giarrettiere, possiamo nascondere le armi sotto la gonna. Come in un film di mio papà, dove la serial killer nascondeva la pistola sotto il vestito”

mi lanciò l'elastico, mostrandomi come infilarlo. Arrossii, ma constatai comunque che ne l'arma, ne il pizzo si notavano.

 

Il suo sguardo però cadde su qualcosa che invece si notava benissimo: il mio reggiseno sportivo.

“ma cosa ti dice la testa?” rise “devi togliertelo!”

“non ci penso nemmeno” replicai.

E come sempre, sia maledetta la lingua ammaliatrice, fui costretta a tornare in bagno.

Prima o poi, gliela avrei tagliata.

 

Quando uscii mi sentii....esposta.

“mi spieghi da dove cavolo le hai tirate fuori quelle?!” il suo sguardo allibito vagava tra il mio viso e la curva del seno.

“cosa?” domandai, sentendo le guance riscaldarsi

“le tue tette! Si può sapere perchè continui ad usare quei cosi sportivi?! Poi inganni la gente! Povero Percy” scosse la testa “gli verrà un colpo a vederti così”

“io non esco vestita così” sussurrai, combattuta.

“certo che esci così. Sei stupenda. E siamo in ritardo. Per la barba di Zeus, infila quelle maledette scarpe ed esci da questa casa.” con il dito indicò l'ingresso, dall'alto dei sui tacchi

“no” mi morsi il labbro. Da una parte, mi sentivo strana, diversa. Dall'altra, una piccola parte di me, desiderava che Percy facesse quel fatidico colpo.

Ma una figlia di Atena non si dovrebbe far condizionare da cose così frivole. Dovrebbe concentrarsi su ciò che davvero conta.

“Annabeth. Sali su quelle scarpe e smettila di preoccuparti.”

La sua voce suadente, concentrata in quelle poche parole, fece sciogliere le mie preoccupazioni come ghiaccio al sole.

Sapevo di essere in balia di qualcosa che non potevo controllare, perciò, per quella sera, smisi di contrastarla.

Mi infilai le scarpe, presi la borsetta ed uscii di casa, mentre due ragazzi in smoking nero e cravatta ci aprivano le porte di una Maserati nera tirata a lucido.

Il tridente che brillava alla luce del tramonto, per le strade di Manhattan.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Finalmente il Ballo ***


Mi sistemai di fronte allo specchio della mia camera, scrollai le spalle e presi un respiro profondo. La cravatta in mano mi metteva più ansia di uno stormo di uccellacci di Stinfalo. Il mio riflesso non mi apparteneva, non potevo davvero essere io quello che vedevo. I pantaloni lunghi, nonostante fosse estate, ed eleganti, rigorosamente neri, la camicia bianca abbottonata sui polsi e fino al collo. Mi sentivo soffocare, nel vero senso della parola. Passai un dito nel colletto inamidato per allargarlo, gonfiando le guance. Sentivo i capelli troppo lunghi dondolare ogni volta che muovevo la testa. Lanciai un occhiata a Jason, che sembrava impacciato quanto me, con la sola differenza che lui sembrava un modello, mentre io ero ridicolo. Lui era la versione bionda di Clark Kent, con le spalle larghe, la vita stretta, i capelli perfettamente in ordine e gli occhiali poggiati in modo fantastico sul naso

“tu lo sai fare il nodo alla cravatta?” chiesi, facendomela passare attorno al collo e sotto la stoffa della camicia. Tenevo i due lembi in mano, non sapendo esattamente cosa fare.

“no” lui scosse la testa, imitandomi e sbuffando. Sarebbe stato più semplice per entrambi affrontare un mostro, che quella cosa. Mi grattai la testa, spettinandomi ancora di più se possibile.

“Annabeth sarà uno schianto e io sono un vero disastro” piagnucolai, facendo scrocchiare il collo. Sul letto giacevano le nostre giacche, senza la minima piega.

“già noi siamo un casino. Pensa a quanto sarà stupenda Piper” lui sospirò, raggiungendomi di fianco allo specchio. Non è che mi importasse davvero andare al ballo, ma lo facevo per la mia ragazza e volevo che fosse tutto apposto. Avevo una gran voglia di vederla felice. Avevamo passato gli esami, e ci restavano solo pochi giorni prima di aver finito definitivamente il liceo. Era stata stressata per un sacco di cose, e il mio compito era farla rilassare un po'.

“Piper è sempre bella, ma per Annabeth questa è una cosa totalmente nuova” dissi, cercando di annodare a tentoni la cravatta nera

“non ho mai visto la mia ragazza in abito da sera, se è questo che intendi” il modo in cui sottolineò che Piper era la sua ragazza mi fece sorridere. Se pensava fossi anche solo vagamente interessato a lei, si sbagliava di grosso. Per quanto fossero carine, le figlie di Afrodite non mi interessavano per niente. Men che meno quella in particolare

“tu hai almeno la speranza di poterla rivedere con un vestito addosso” specificai, cercando in tutti i modi di evitare la scenata di gelosia. Per quanto io e lui non fossimo migliori amici, sapevamo entrambi fin dove spingerci con i nostri discorsi sulle ragazze

“probabilmente è vero. Per quanto io conosca Annabeth, non penso che sia un tipo da gran vestitini. E a dirla tutta quasi quasi mi aspetto che anche oggi si presenti con un paio di pantaloni”

annuii, mentre un angolino del mio cuore sperava si sbagliasse di brutto.

“ho solo voglia di vederla rilassata, il resto non conta. Però, se si mettesse una gonna, vorrebbe dire che per un momento ha smesso di pensare ai mostri e si è lasciata andare”

sbuffai sonoramente, cercando di snodare il grumo che avevo combinato sulla cravatta

“le fai mai i complimenti? So che alle ragazze piace... forse è per questo che non si mette mai in tiro” con un gesto elegante e pulito, si passò la striscia di stoffa, alzando leggermente le spalle

“qualche volta” ammisi “ dici che non gliene faccio abbastanza?” ci pensai su, forse era vero. Non le avevo mai detto quanto fosse bella o quanto fosse simpatica o....bhe, in sostanza, che da me non si sentisse abbastanza apprezzata?

“non lo so. Era solo per dire. Magari dovresti dirle qualcosa di.... adulto” prese una pausa, accigliandosi “ma come diamine si mette questa cosa?!”

“adulto? In che senso?” non capivo a cosa si riferisse

“cioè... dovresti dirle che ne so... che è sexy per esempio”

Annabeth era sexy? Diamine si.

Complimenti da adulti....bhe... potevo farcela. Ma li avrebbe accettati o si sarebbe infuriata? Conoscendola me le avrebbe date di santa ragione... Decisi di rimandare a più tardi la questione.

senza rispondergli, presi un profondo respiro, poi urlai

“mamma!! ci serve il tuo aiuto!”

poco dopo, la sentii bussare alla porta

“posso entrare? Siete pronti e vestiti?”

“si mamma, entra pure”

la porta si aprì con lentezza, facendo entrare la sua esile figura. Era troppo magra per i miei gusti, ma i suoi occhi splendevano di felicità da quando io e Paul eravamo una presenza costante nella sua vita.

“oh ragazzi” gli occhi le si imperlarono di lacrime “siete fantastici!” con uno slancio corse a gettarmi le braccia al collo, e io la strinsi a mia volta.

aveva il solito profumo di zucchero e liquirizia che mi piaceva tanto. inspirai il suo odore e per qualche secondo poggiai il capo sulla sua spalla, nonostante fosse più bassa di me.

Poi fu il turno di Jason che, imbarazzato, cercò di ricambiare quell'inaspettato gesto d'affetto.

“ehm mamma” ridacchiai “mi servirebbe, anzi, ci servirebbe una mano con le cravatte”

“non sai da quanto aspettavo questo momento” si avvicinò a me, disfacendo il nodo che io avevo cercato maldestramente di fare

i suoi occhi saettavano da me a Jason, felici e commossi

“dovrebbero essere i vostri padri ad insegnarvelo ma visto il caso... “ alzò le sopracciglia con fare ironico, il che mi fece scoppiare a ridere

“ve lo immaginate Zeus che fa il nodo alla cravatta di suo figlio?” scatenai l'ilarità generale, non prima di essere corretto

“Giove, non Zeus.”

“non che Poseidone sarebbe meglio” continuò lui.

Mamma mi passò una mano sul ciuffo che mi ricadeva sulla fronte

“tesoro, sei cresciuto così tanto. Non sai quanto mi dispiace di essermi persa così tanto tempo con te” scese a passarmi la sua mano piccola sul viso, facendomi sentire di nuovo bene “ ora sei un uomo, un guerriero, e sono così fiera di te”

mi morsi un labbro per non commuovermi

“ti voglio bene mamma”

“te ne voglio anche io”

“hai i capelli troppo lunghi” mi fece notare, poi dando un'occhiata al superman biondo che avevo affianco “i suoi mi piacciono”

Jason arrossì per il complimento “grazie signora”

“lo so mamma. L'ultima volta a Nuova Roma me li hanno fatti tagliare esattamente così. Vuoi avere l'onore di rifarlo tu?”

lei mi guardò scettica, poi ragionò sul tempo a nostra disposizione. Avevamo ancora quaranta minuti, prima di prendere la Prius e andare alla festa

“ok” mi rispose “tu Jason, mi faresti da modello?”

alzai gli occhi al cielo, come volevasi dimostrare.

 

 

 

 

 

 

Uscito dal bagno e rivestito di tutto punto, mi sentivo una persona diversa. Mamma era stata fantastica... non che avesse potuto peggiorare la situazione.... ma se l'era cavata piuttosto bene nelle vesti di parrucchiera.

Ora, per quanto fossero corti ai lati e leggermente più lunghi sopra, restavano scompigliati, ma avevano un chiaro accenno di taglio militare. Il che mi fece ricordare quelli cortissimi di Frank.

“ora stai meglio Jackson” Grace mi stava di fianco, diretti verso la porta

“lo dici solo perchè assomigliano ai tuoi” lo canzonai

“già. Mi sa di si” arricciò il naso, ghignando.

Alzai ancora una volta gli occhi al cielo. Dei! Quella serata sarebbe stata davvero lunga.

Mi infilai la giacca e controllai che nel taschino ci fosse Vortice.

“ciao mamma! Noi andiamo!”

“ciao ragazzi! Divertitevi!”

poi mi tornò in mente “ah! Non aspettarmi questa sera. Non torno a casa”

“sei con Annabeth, Percy?”

“si”

“allora non voglio sapere altro. Ma per gli Dei, Perseus. Sta attento! Siamo intesi?”

spalancai gli occhi. E deglutii, quella era la prima, vera, raccomandazione di mia madre su certi argomenti.

Vidi Jason grattarsi il mento, divertito. Gli scoccai un'occhiataccia omicida del tipo Di-una-sola-parola-e-sei-un-semidio-morto.

“ehm si..... stai tranquilla”

uscimmo di casa seguiti dai suoi borbottii “no che non sto tranquilla. Non sto tranquilla per niente”

“mi piace tua mamma. È simpatica!”

lui prendeva in giro, e io imprecavo in greco antico.

 

 

 

 

 

 

 

 

Parcheggiammo la Toyota Prius di Paul nel parcheggio riservato agli insegnanti. Scesi dall'auto, attento a non rovinare l'abito e mi infilai le chiavi in tasca, pronte per essere restituite al legittimo proprietario alla prima occasione utile. Secondo i calcoli saremmo dovuto tornare indietro con Will e Nico. Mi sgranchii le gambe e feci il giro della macchina, facendo scorrere le dita la dove fino a un paio d'anni fa c'era il segno del passaggio di Blackjack, il mio pegaso di fiducia. Fatto lo stesso giorno della morte di un grande eroe ed un grande amico...Charles Beckendorf.

Cercai di scacciare dalla testa i pensieri tristi, e mi convinsi che doveva essere in compagni di Silena. Per forza. Si erano amati tanto e sarebbero dovuti stare insieme molto di più. Ringraziai mentalmente gli Dei per avermi concesso un assaggio del mio futuro con la ragazza che amavo.

“pronto Grace?” lo sentii tossicchiare

“sarà una tortura” si stava sistemando, come me, la cravatta troppo stretta. Con ogni probabilità non lo era per niente, ma ci sentivamo strozzare. Non eravamo tipi eleganti noi.

Rimpiangevo la mia maglia del campo Mezzosangue, quasi quasi anche quella viola del campo Giove, con le maniche arrotolate, sporche di sudore e fango, talvolta anche di sangue e perennemente zuppe di polvere di mostro.

Non appena pensai al campo Giove, il tatuaggio prese a prudermi e a bruciare sotto la stoffa della camicia

“Jason” lui si girò verso di me, mentre ci incamminavamo per raggiungere il parcheggio degli studenti

“cosa succederà al mio tatuaggio, ora che non sono a Nuova Roma?” chiesi, sperando che lui avesse la risposta. Mi ero chiesto spesso le conseguenze di quello che avevo tatuato sull'avambraccio. Le linee sarebbero aumentate lo stesso? O sarebbe sbiadito? Una volta tornato la per il college, avrebbe significato qualcosa?

Mi grattai da sopra la giacca, più per vizio che per reale bisogno di farlo. Vidi le rotelle del suo cervello mettersi all'opera

“in realtà” disse “non credo che sia mai successo prima di oggi”

“vuoi dire che nessuno se ne è mai andato da la?” ero scettico, ma dopo quello che avevo visto, non era così difficile da capire. Chi sano di mente lascerebbe la sicurezza di una città costruita per semidei per entrare nel pericoloso mondo mortale?

“no non intendo questo. Dico solo che non c'è nessuno che abbia addosso i segni dei due campi allo stesso tempo. Al momento ci sei solo tu. Il fatto è che le linee aumentano ad ogni anno di servizio alla legione. Tu lavori per la pace, e Greci e Romani stanno collaborando ora, quindi teoricamente dovresti avere una nuova linea quest'anno, ma non stai portando servizio alla legione, alla tua coorte o a Nuova Roma direttamente, quindi forse non l'avrai.” sospirò, guardando il cielo che cominciava a scurirsi “dovremmo stare a vedere”.

Rimasi deluso, ma cercai di non darlo a vedere.

Di fianco ad ogni macchina, ragazzi e ragazze di ogni anno stavano a parlottare tra loro, senza prestarci troppa attenzione. L'ingresso della palestra era addobbato da un gazebo di fiori bianchi e arancio, che emanavano un odore stantio e scadente.

Due energumeni stavano a guardia delle porte a doppio battente, buttando i biglietti in uno scatolone decorato a mano e controllando i nomi degli invitati su una cartellina.

Mi asciugai le mani sudate sui pantaloni e inspirai l'aria fresca della sera.

Gli studenti scendevano dalle auto ed entravano, salutando con pacche sulle spalle o abbracci gli amici più stretti.

Mi passai una mano sulla nuca, facendovi tamburellare le dita. Non riuscivo a stare fermo

“nervoso Percy?” guardai Jason, a piegai un angolo della bocca a mo di sorriso

“un po'. Ho paura che qualcosa vada storto” sbuffai “e sai cosa intendo”

“sei mezzosangue in una sala piena di ragazzi” mi fece notare “l'attacco di qualche mostro è un'ipotesi da considerare”

così non mi aiutava, ma era la realtà con cui dovevo fare i conti, e lo sapevo benissimo.

“avrei voluto chiedere a Chirone di fare in modo che la scuola fosse pattugliata” spiegai “ma ho avuto paura che più semidei avrebbe voluto dire più pericolo”

“già. Suppongo che tu abbia ragione questa volta”

 

una limousine nera si fermò davanti a noi per far scendere 3 persone. Poi riprese la sua corsa.

Tre ragazze ci vennero incontro, e quando le riconobbi il mio cuore cercò di fermarsi. Di male in peggio.

“ciao Percy!” Molly Ross era agghindata di tutto punto, pronta per fare il suo trionfale ingresso in sala. Il vestito enorme, tutto balze e fiocchi le ricadeva sui piedi con una quantità di crinolina che non pensavo fosse necessaria. Il tutto di un fucsia accesso. Il decoltè lasciato in bella mostra non faceva che attirare gli occhio di tutti. Non i miei però, sia chiaro.

Non che fosse brutta o inappropriata, visto che in 5 minuti, di vestiti simili ne avevo visti almeno una dozzina, ma non mi piaceva per niente.

I capelli erano acconciati e raccolti con qualche fermaglio pieno di brillantini.

Le sue amiche Tania e Breanna le fecero il coro, salutandomi. Entrambe portavano al polso qualche fiore, segno che erano accompagnate. Mi ricordai di aver lasciato i nostri in macchina e Jason sembrò avere lo stesso pensiero così gli passai le chiavi e lo lasciai andare.

“ciao ragazze” salutai, osservando i vestiti più modici delle altre due, che mi ricordavano vagamente le sorellastre di Cenerentola.

“allora” la voce melliflua della mora mi fece fare un passo indietro “vedo che sei da solo, alla fine” il suo sorriso si curvò pigramente verso il basso, ma i suoi occhi brillavano di gioia. Che mi preoccupai di spegnere subito

“affatto. Sto aspettando la mia ragazza” mi voltai alla ricerca del biondo. Sperai ci mettesse poco.

“oh” tornò a mordersi il labbro in quel modo sensuale, per cui ringraziavo di avere un deficit dell'attenzione, in modo da non imbambolarmi a guardarlo. Sarebbe stata una mancanza di rispetto verso il mondo intero, se l'avessi fatto.

"sicuro che non ti va di entrare con me? vista la situazione non penso che alla tua amichetta darebbe troppo fastidio"

sentire chiamare Annabeth, amichetta, mi fece accapponare la pelle. strinsi i pugni e mi misi in faccia un sorriso beffardo e spietato

“mi dispiace che tu non sia stata invitata da nessuno Molly, ma credimi. Ho una ragazza, ed è con lei che voglio stare, questa sera, domani, ed il giorno dopo ancora.”

la delusione attraversò per un momento il suo viso truccato, ma si riprese in fretta

“perchè non ci presenti il tuo amico, Perce?” odiavo come il mio nomignolo suonava tra le sue labbra, e mi accorsi solo allora che Jason aveva fatto ritorno con i due bouquet in mano, quello rosso di Piper e quello azzurro di Annabeth.

Decisi di accontentarla e di fare le presentazioni

“Molly, Breanna, Tania” le indicai ad una ad una con un cenno del mento “lui è Jason Grace”

“Jason loro sono...” scossi il capo “bhè i nomi li hai già sentiti”

le tre ragazze stavano cominciando a darmi sui nervi, lisciandosi i capelli e muovendo la bocca con fare civettuolo. Decisi di stroncare quelle avances sul nascere

“Jason è felicemente impegnato, come me”

al mio fianco, il figlio di Giove prese a tossicchiare per attirare la mia attenzione, così mi girai verso di lui, che con un sorrisone mi stava indicando un'auto appena fermatasi nel parcheggio a pochi metri da noi.

I finestrini scuri mi impedivano di vedere nel sedile dei passeggeri dietro, ma davanti, la zazzera bionda di Will e i capelli nerissimi di Nico si distinguevano alla perfezione.

Sentii il cuore battere alla velocità della luce...

“scusate ragazze” le congedai senza nemmeno guardarle mi avvicinai all'auto di qualche passo.

Tornai ad asciugarmi le mani sui pantaloni per l'agitazione. Avevo una voglia matta di vederla.

Will scese dall'auto, fece il giro e si apprestò ad aprire la portiera alle ragazze, facendoci l'occhiolino. Nico, nel mentre, si stava passando una mano sulla faccia, esasperato.

Buttai fuori tutta l'aria quando la portiera si aprì, lasciando uscire un paio di gambe lunghe ed abbronzate, seguite dal resto del vestito rosso di Piper e dai suoi capelli raccolti. Una volta fuori, dopo averci sorriso, si girò verso l'abitacolo

“se non esci ora giuro che ti vengo a prendere per i capelli”

da dentro, una vocina borbottò qualcosa di simile ad

“non voglio più uscire portami a casa”

“muoviti Annabeth” capii che stava usando una tonnellata di lingua ammaliatrice, perchè per poco non mi mossi anche io.

Con un respiro piuttosto rumoroso vidi spuntare la mia ragazza dalla macchina. L'uscita non era stata certo trionfale come quella di Piper, ma restava comunque aggraziata.

Non appena fu in piedi, mi fermai ad osservarla.

I tacchi alti argentati, la gonna svolazzante attraverso cui vedevo le gambe lunghe, il corpetto dell'abito molto attillato, le curve messe in evidenza dalla stoffa stretta e le maniche di pizzo.

Persi un paio di battiti quando la guardai negli occhi grigi. Era meravigliosa. Più bella di quanto mi sarei mai aspettato.

La vidi lisciarsi pieghe inesistenti sulla stoffa, per poi arrossire e guardarmi da sotto le lunghe ciglia truccate. Stava molto bene, con i capelli sciolti e gli occhi contornati da una sottile linea nera.

Mi avvicinai e le tesi la mano, pronto per portarmela via.

Lei la accettò, facendo qualche passo verso di me.

Mi accorsi solo allora della schiena completamente scoperta, la scollatura che arrivava poco sopra il fondoschiena. Distolsi lo sguardo da quel punto e lo riportai sul suo viso, assumendo lo stesso colore dei peperoni.

“ciao Sapientona” la salutai, passandole un braccio intorno alla vita

“ciao Testa d'Alghe.” mise in mostra timidamente le fila di denti bianchi e perfetti.

Percepii chiaramente la risatina dei nostri amici, ma al momento non mi importava di niente. Avevo tra le braccia la ragazza più bella del mondo.

“Percy” la voce di Will che mi chiamava mi riportò alla realtà e fui costretto a rispondere

“dimmi Solace”

“vado a parcheggiare l'auto, ma dopo non è che posso tenermi le chiavi? Almeno per questa sera?” mi accigliai, ma che razza di domanda era? L'auto era sua.

Poi diedi un'occhiata più approfondita alla macchina: sul nero lucido della carrozzeria campeggiava la scritta argentata Maserati Quattroporte.

Deglutii. Cavolo, quella si che era una bella macchina.

“Percy? Ci sei?” Annabeth mi squadrò, allontanando appena il suo viso dal mio, intento ad osservare il tridente.

Scossi la testa “non è tua Will?”

lui si mise a ridere a crepapelle e dalla sua espressione folle temetti che cominciasse a comporre Haiku come il padre. Nico ci raggiunse, facendo sbattere la porta.

“ha avuto in incontro interessante oggi” specificò il figlio di Ade, che in giacca e papillon era davvero, ma davvero strano.

“ho incontrato tuo padre Percy!”

mio padre...

“Poseidone?” chiesi,accigliandomi. Lui annuì, rigirandosi le chiavi tra le mani

“e che ti ha detto?” indagai, scettico e sospettoso. Era da un pezzo che non vedevo papà, e lui nel tempo libero si presentava ad un figlio di Apollo?

“mi ha detto di ricordarmi di darti le chiavi della macchina dopo. E che è un suo regalo per te, visto che non è potuto passare ad” guardò Nico “com'è che ha detto?”

“visto che non è potuto passare ad annodarti la cravatta” Nico concluse la frase, passandosi una mano tra i capelli

“v-vuoi dire che quella è mia?” dissi indicando la Maserati

“si” il sorriso di Will raggiunse entrambe le orecchie, mentre saliva in macchina, seguito dal figlio degli Inferi e la metteva in moto. Non appena girarono l'angolo, tornai a concentrarmi sulla ragazza che stringevo tra le braccia

“scusami” avevo la gola secca per lo stupore. “ho una Maserati”

lei ridacchiò, passandomi le braccia intorno al collo

“si Testa d'Alghe”

ci misi qualche secondo di troppo, ma poi la mia attenzione fu tutta per lei. Feci incontrare le nostre labbra per qualche secondo, poi le infilai i fiori al polso

“mi sa che ho sbagliato colore” ammisi, leggermente imbarazzato

“no, sono stupendi”

Jason e Piper ci stavano guardando, lui con il braccio intorno alle spalle di lei. Lui mi fece segno col mento di darmi una mossa

“Annabeth”

i suoi occhi grigi si fecero appena più scuri “dimmi”

“sei bellissima” arrossimmo entrambi, mentre avvicinavo un'altra volta il mio viso al suo, le posai una mano sulla guancia.

“quattro lettere Jackson. Quattro lettere” la voce di Jason mi giunse ovattata.

Dei! Avrei dovuto farlo tacere una volta per tutte!

Alzai gli occhi al cielo, riprendendo ad ignorare il resto del mondo.

La vidi passarsi la lingua sulle labbra rosse, colorate da un velo di rossetto.

Questo, era il motivo per cui odiavo il mio deficit dell'attenzione. Mi sarei imbambolato a guardarla per sempre mentre lo faceva. Questo era sexy. Sentii una morsa stringermi lo stomaco e il familiare calore al basso ventre farsi sempre più vivo. Decisi di dirglielo

“e sei meravigliosamente sexy”

prima che potesse uccidermi le tappai la bocca baciandola, facendo scorrere la lingua sulle sue labbra, chiedendo il permesso di entrare. Un attimo dopo le nostre lingue erano intrecciate in una nuova danza molto.... intima.

Probabilmente non fu un bacio casto, ma non mi importava assolutamente di nulla.

“ragazzi! Prendetevi una stanza”

sbuffai sonoramente, staccandomi da Annabeth

“va al Tartaro Grace”

 

mi guardai un po' intorno , rendendomi conto solo allora che gran parte della scuola si era fermata a guardare prima l'auto, poi noi.

Le tre arpie erano ferme, con la bocca spalancata.

Decisi che quella era l'occasione giusta per mettere le cose in chiaro a tutti

“vieni con me” le diedi una piccola spinta sulla schiena nuda, cosa che la fece trasalire un pochino. La sentii rabbrividire sotto il mio tocco

“dove?”

“fidati” la presi per mano e mi avvicinai alle tre civette.

Annabeth sbiancò “no Percy”

“e invece si” doveva smetterla di pensare alle conseguenze. L'aveva detto al mondo, perchè si preoccupava di quelle tre ragazze?

“Molly” dissi “visto che eri molto ansiosa di conoscerla, voglio presentarti la mia ragazza” il mio tono ironico probabilmente le sfuggì, impegnata com'era a ringhiarle contro

“Chase!”

credetti di aver sentito i suoi denti stridere.

 

Non appena i nostri due autisti furono in vista, ci incamminammo verso l'ingresso.

“Perchè lo hai fatto?” la domanda della figlia di Atena mi prese alla sprovvista

“perchè era ora che sapessero” affermai

“ma non c'era bisogno di fare questa sceneggiata”

alzai le spalle. Forse mi ero lasciato prendere un po' la mano.

“forse” le passai una mano sulle spalle, mentre consegnavo i biglietti ai buttafuori, e Piper usava le sue abilità per convincerli a farci passare tutti e 6.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ragazze vado a prendere da bere, volete qualcosa?” urlai per farmi sentire al di sopra della musica assordante. Nella pista da ballo i corpi erano ammassati, gli uni stretti agli altri, muovendosi praticamente sul posto.

Annuirono entrambe, con le guance già rosse per il caldo e gli angoli delle labbra dipinte curvati verso l'alto.

“ti seguo” Jason si fece largo con me tra la folla, diretti verso l'angolo bar che era stato allestito in un angolo della palestra. Si trattava di un semplice bancone con qualche aspirante barman che serviva cocktail alcolici e non, in bicchieri di plastica rossi più grandi della mia mano. Motivo per cui feci non poca fatica a tenerne 2 e tornare da Annabeth, senza svuotarne almeno la metà lungo il tragitto.

Chiesi una birra per me una pepsi per la mia ragazza. Non sapevo come e quanto reggesse l'alcol, quindi meglio non proporglielo.

La birra era scadente e calda, ma me la feci andare bene comunque.

Incrociai Annabeth a metà strada per il ritorno.

“che ci fai qui Sapientona? Dovresti essere con Pip a ballare” le feci notare. Lei mi rivolse un sorriso timido, poi scosse la testa

“a proposito, lei dov'è?” Jason stava scrutando la massa danzante, alla evidente ricerca della sua fidanzata.

“l'ho lasciata che ballava con metà della scuola”

quando la vide finalmente, si passò una mano sul colletto della camicia e alzò gli occhi al cielo, dietro alle lenti chiare degli occhiali.

Piper ballava, dimenando il fianchi, in mezzo a cinque ragazzi che la guardavano famelici. Che fosse sempre stata una ragazza attraente era innegabile, ma con quel vestitino e i tacchi alti spiccava sia per bellezza che per abbigliamento. In poche si erano messe un abito corto e in ancora meno potevano vantarsi di indossarlo con la sua stessa nonchalance. Alla figlia della dea dell'amore sembrava comunque non importare.

“vado da lei, prima che qualcuno scateni la mia ira funesta” vidi il biondo allontanarsi, lasciandoci finalmente da soli.

Porsi alla mia ragazza la sua bibita e cominciai a sorseggiare la mia

“come mai non balli?” la guardai con la coda dell'occhio, togliendomi la schiuma dalle labbra

“non sono capace”

“sciocchezze” risposi “sei qui per divertirti, dovresti andare in pista e scatenarti”

“non fa per me” vidi la delusione nei suoi occhi e capii

“Piper ti intimidisce” non era affatto una domanda, ma una vera e propria affermazione

lei sospirò “n pochino si. Insomma guardala” me la indicò con un dito, ma non mi girai

“non vedo cosa ci sia da guardare” incatenai i suoi occhi grigi ai miei

“lo dici solo perchè stai parlando con me. Insomma, lei è così bella, e si muove bene e tutti la guardano. Mentre io accanto a lei sembro un tronco” piagnucolò, facendomi ridacchiare

“maddai non è vero!” poi mi venne un'idea “senti, se ci andassimo insieme sulla pista, balleresti con me?”

“insieme?”

“si insieme”

“ok. Ma prima fammi bere la tua birra, che da sobria non lo faccio” mi soffiò il bicchiere di mano e continuando a guardarmi, trangugiò il liquido all'interno.

Non sapevo che effetto le avrebbe fatto, ma scossi la testa, divertito. Poi mi sporsi a baciarla, togliendole la birra dalle labbra. Su di lei aveva un sapore meraviglioso.

“Bleah, che schifo” agitò i riccioli biondi che le rimbalzarono sulla schiena nuda, ipnotizzandomi

“cosa? Il bacio o la birra?” domandai, malizioso

“la birra Testa d'alghe. I tuoi baci mi piacciono sempre” mi fece l'occhiolino e mi prese per mano, accompagnandomi a ballare.

 

Ci avvicinammo a Piper e Jason, guardandoli di tanto in tanto. Lei sembrava euforica, lui molto meno. Per quanto cercasse di tenersela vicino, lei finiva sempre per ballare con qualcun altro, anche senza volerlo. Semplicemente le si avvicinavano e si mettevano tra loro, separandoli. Fortunatamente a noi non successe la stessa cosa.

Annabeth si muoveva, si, ma senza troppa grazia, ed era parecchio rigida. Sapeva combattere come un demonio, ma a ballare non era una cima. Non che io fossi tanto meglio, ma per lo meno muovevo qualche passo.

“rilassati” le urlai contro l'orecchio “sei fantastica” sperai mi avesse sentito sopra il frastuono della musica.

Vidi quasi istantaneamente le spalle che le si rilassavano, così le presi la mano, con la quale non tenevo il suo bicchiere le feci fare un paio di piroette. Non c'entravano niente con la musica, ma lei rise serenamente, ed era questo che importava davvero.

 

 

Non so se fu l'alcol, il caldo, la felicità di comportarsi finalmente come ragazzi normali, ma mi ritrovai a ballare praticamente con tutti. Jason incluso. Avevo evitato di stare troppo vicino a Piper, ma alla fine era arrivato anche il suo turno, e mentre mi muovevo a ritmo con lei, vidi Annabeth e il figlio di Giove dondolare sul posto. Erano la coppia di ballerini più dura del secolo. Dondolavano da un piede all'altro come pinguini. Mi venne la ridarella solo a pensarci. Tutti e due restii a scatenarsi un po'. Tutti e due troppo ligi alle regole.

 

Non so esattamente che ore fossero, forse ero troppo impegnato ad ammirare la mia ragazza un po' brilla per i due bicchieri di birra che si era bevuta, ma quando la vidi irrigidirsi e portarsi la mano alla coscia,verso il coltello che nascondeva, qualcosa scattò nel mio cervello. Vidi un ragazzone dell'ultimo anno, corpulento e più alto di me di almeno dieci centimetri, che non riconobbi, posare la sua gigantesca mano con poca grazia sul sedere di Annabeth e sussurrarle all'orecchio “bel culo, Chase”.

Se Vortice non fosse stata fatta di bronzo celeste, a cui i mortali erano immuni, lo avrei ucciso seduta stante.

Vidi Piper tenere ferma la sua amica, che scalciava e ringhiava in greco antico. Con un passo mi avvicinai al tipo, fulminandolo con gli occhi

“fallo di nuovo e ti spezzo le gambe” sibilai a denti stretti, ma lui evidentemente capì benissimo. Si sentiva talmente forte che si mise a ridere.

Sentii la rabbia montarmi dentro come un oceano in tempesta. Nessuno. Nessuno poteva toccarla.

Con il boato di qualcosa che esplodeva appena fuori della porta, presi atto di aver appena fatto esplodere i bagni di mezza scuola.

“problemi Jackson?” evidentemente lui conosceva me, ma io non avevo idea di chi fosse, e nemmeno mi importava. Volevo solo farlo a pezzi.

Feci schioccare le nocche della mano destra, pronto a colpirlo.

“Percy. No!” Annabeth, ora più calma, mi si mise al fianco

“ora ti fai difendere da una ragazza Percy? Non ti credevo così smidollato”

non conoscevano me e non conoscevano la splendida fanciulla che avevo di fianco. La più coraggiosa donna che avessi mai incontrato. L'unica tanto forte da badare a me e a tutti i miei casini semidivini.

Ma la rabbia fu più forte e lo colpii dritto sul naso, facendolo accasciare a terra.

Girai i tacchi, e uscii dalla stanza, con i miei amici dietro, la mia ragazza accanto e la folla allibita che mi guardava.

Spalancai le porte metalliche e respirai una boccata d'aria fresca nel parcheggio.

Mi accasciai, poggiando i gomiti sulla ringhiera di metallo delle scalinate

“qualcuno di voi ha visto Nico e Will? Non vedo l'ora di andarmene”

Jason sembrò capire il mio bisogno di starmene un po' da solo

“ho visto ballare Will mezz'ora fa. Io e Piper andiamo a cercarli” tornarono dentro, seguiti dal tonfo sordo delle porte che sbattevano.

Per un paio di minuti ci fu il silenzio, interrotto soltanto da i grilli che frinivano in lontananza nelle poche aiuole e dal venticello fresco che spirava tra gli alberi e le macchine. Sentivo l'aria riempirmi i polmoni ed uscire, lasciandomi una voragine dentro. Avevo rovinato la serata, e lo sapevo. Ma non potevo farci nulla ora, e per quanto mi sentissi in colpa per aver fatto un casino, non avrei cambiato nulla.

Si meritava di peggio quello stronzo. Mi misi me mani sugli occhi, stringendo le dita alla base del naso.

“perchè lo hai fatto?” la voce di Annabeth era tesa, ma non esattamente arrabbiata, così mi girai un po', giusto per guardarla in faccia e poi tornare a guardare le poche stelle che riuscivano a fare capolino nel cielo scuro e inquinato di New York

“perchè nessuno deve toccarti. Nessuno. Ne io, ne nessun altro. a meno che non sia tu a volerlo”

“me la sarei cavata da sola” questo era ovvio

“lo so” ammisi “non ho detto il contrario”

“e allora spiegami perchè l'hai fatto!” sbuffai, tornando a guardarla negli occhi grigio tempesta

“perchè sei la mia ragazza. E finchè lo sarai mi sentirò sempre in dovere di proteggerti. E anche se non lo sarai più, sarà sempre la stessa cosa. Proverò sempre lo stesso desiderio di tenerti al sicuro” non mi aspettavo che capisse, ma la sua espressione si addolcì

“Paul si arrabbierà molto. Non voglio che tu venga sospeso o espulso.”

“confido su fatto che il signor Stockfis capisca la situazione” e sul fatto che mia madre avrebbe interceduto.

La vidi rabbrividire e strofinarsi le braccia

“hai freddo?” le chiesi, mettendo nella voce quanta più dolcezza possibile. In fin dei conti l'avevo combinata grossa, e dovevo farmi perdonare. Sebbene scosse la testa, mi sfilai la giacca e gliela misi sulle spalle. Le stava grande, ma era pur sempre bellissima.

Già che c'ero, mi allentai anche la cravatta e sbottonai il colletto della camicia.

Fu un sollievo enorme.

“ti sei tagliato i capelli” mi fece notare, passandoci una mano sopra, mentre con l'altra reggeva la giacca per non farla cadere

“già”

“come a Nuova Roma” vero.

“sono più comodi così” ammisi

“ti manca quel posto?”

“no. Ma non vedo l'ora di andarci con te” le tesi la mano, così si sistemò accanto a me sulla ringhiera.

 

“guarda chi c'è!” Annabeth mi indicò l'angolo dell'edificio, il punto più lontano del parcheggio. Mi girai per vedere di cosa si trattasse. Nico e Will stavano parlottando animatamente e il più piccolo stava gesticolando come un matto

“trovati” dissi. Cercai di urlare “Nico” ma venni fermato da una mano premuta sulla bocca

“shh. Aspetta”

“perchè?”

oh. poi capii.

Will aveva premuto le sue labbra su quelle di Nico, mettendolo a tacere. Le mani del biondo erano intrecciate ai capelli del figlio di Ade, trattenendolo a se.

“oh” ero imbarazzato. E allo stesso tempo tremendamente felice per Nico

“già” notai che qualcuno affianco a me sorrideva

“come facevi a saperlo?” le chiesi, stupito

“sono una figlia di Atena” mi fece l'occhiolino “io so tutto”

 

continuavo a guardare le stelle, cercando di lasciare ai due ragazzi un po' di privacy, quando un muggito mi fece riportare lo sguardo a terra.

Ero convinto che di mucche, ad un ballo studentesco, non ce ne dovessero essere, soprattutto a Manhattan.

Così come ero convinto che Era avesse smesso di seminare bovini sacri lungo la strada di Annabeth per puro divertimento personale.

Un secondo muggito, questa volta più forte mi costrinse ad alzare la guardia.

Un terzo, e avevo capito che qualsiasi cosa fosse, stava venendo verso di noi.

Nico e Will, il primo ancora completamente rosso come un pomodoro ci raggiunsero. La spada di ferro nero dello Stige era comparsa al fianco del ragazzo, probabilmente recuperata dall'auto.

Con un ringhio, che era un misto tra un mega muggito ed un rutto, capii di cosa si trattava

“Di immortales! Ancora!” buttai fuori l'aria sgonfiando le guance. Sguainai vortice.

Annabeth si tolse le scarpe alte ed estrasse il pugnale

“oh non se ne parla” scossi la testa “vai dentro e cerca di proteggere i ragazzi. Trova Jason e Piper”

“io resto con te”

non ci fu tempo per rispondere e discutere. Il mostro, con tanto di corna enormi sulla testa altrettanto enorme ci venne incontro. Mi inumidii le labbra.

“ancora qua Vitellino?” speravo di averlo messo a tacere per almeno un millennio, ma per l'ennesima volta, nulla di fatto. Eccolo ancora qui a sbavare e ruttare.

“mmuuuu” ruggì il minotauro, caricandomi.

L'ascia roteava sopra la sua testa, e per la seconda volta in vita mia mi ritrovai a pensare a quanto fosse fatta bene quell'arma. E la scansai appena in tempo

“ehi Testa di Manzo!” rotolai sul fianco, e lo colpii con un calcio sulle ginocchia, facendolo cadere carponi sull'asfalto. Nonostante il peso della testa però, riuscì ad alzarsi lo stesso. Notai con dispiacere che Nico, Will e Annabeth erano alle prese con una decina di dracene.

Imprecai. Non sarebbero dovute andare così le cose. Non questa sera.

Feci sfrecciare vortice, tagliandogli di netto le corna ed un orecchio.

Il mostro mugghiò ancora più forte, avventandosi su di me. Gli aprii uno squarcio nell'armatura e gli intaccai il vello scuro.

Imbestialito, disegnò un arco con l'ascia, tagliandomi la camicia.

“Ehi stupido Manzo! Mi piaceva!” sentii la familiare morsa allo stomaco mentre richiamavo l'acqua dai gabinetti esplosi. L'onda lo colse di sorpresa, così, mentre anche alcuni tombini eruttavano, lo rinchiusi in un vortice di acqua, sulla quale vidi apparire anche qualche fulmine. Segno che Jason si era unito allo scontro.

Sentii un paio di urla troppo acute per essere umane.

“grazie per aver partecipato! Magari evita di riprovarci la prossima volta” con un affondo fendetti le onde e passai a fil di spada il minotauro, che si sciolse in un massa polverosa.

Corsi a raggiungere gli altri semidei, che fortunatamente non se la stavano cavando affatto male.

Con Vortice sguainata decapitai un paio di dracene alle spalle, senza che nemmeno se ne accorgessero, liberando Will dalla loro presenza

“grazie Percy” mi sorrise, raggiante. Non era un combattente abilissimo, ma un curatore eccezionale.

Insieme trapassammo qualche mostro.

Annabeth e Piper stavano usando i coltelli e i tacchi a spillo come arma contundente.

Corsi ad aiutarle.

L'ultima donna-serpente esplose in una nuvoletta di fumo grigiastro sulle scarpe nere da ginnastica di Nico.

Il parcheggio era allagato, alcune macchine avevano i cofani ammaccati per i colpi dati dal minotauro. Il tutto rendeva la scena davvero disastrosa. Sentii un moto di compassione per tutti ragazzi che uscendo si fossero ritrovati l'auto sfasciata. E mi domandai cosa avrebbero visto se qualcuno fosse stato fuori ad assistere: io che lottavo contro un gigantesco camioncino dei gelati? Una barca a vela che mi caricava? Chissà...

“state tutti bene?” domandai, controllando le facce stanche dei miei amici.

Annuirono all'unisono.

“ottimo”

Will li passò in rassegna, ma a parte qualche graffio, non ci fu nulla di cui preoccuparsi.

L'acconciatura di Piper era crollata, così si sciolse i capelli lisci lasciandoli ricadere sulle spalle.

Ancora scalze, le due ragazze si guardarono negli occhi, sogghignando

“queste scarpe funzionano a meraviglia”

“forse è il caso che ve le rimettiate e che ce ne andiamo da qui. Prima che qualcuno venga a controllare” mi grattai la nuca, e mi avviai verso la macchina, miracolosamente indenne.

 

Salimmo, stringendoci un po' troppo, e sperai che la foschia potesse coprire anche un'infrazione stradale. Sei semidei in un'auto che ne poteva contenere al massimo cinque.

Fortunatamente il viaggio verso l'aeroporto fu veloce.

Salutammo Jason e Piper all'entrata, abbracciandoli. Poi la figlia di Afrodite prese in disparte la mia fidanzata e le disse qualcosa che non riuscii a capire

“allora Jackson. Pronto per darti alla pazza gioia?” mi accigliai guardando Jason, non capendo

“che vuoi dire?”

“tu e Annabeth” mi fece un inequivocabile gesto con le mani, in modo che anche chiunque passasse potesse capire di cosa stavamo parlando

“smettila!” spalancai gli occhi, coprendogli le mani con le mie

“allora?” incalzò, costringendomi a rispondere

“allora no. Non questa sera. Lei non vuole ancora” il sangue mi giunse agli zigomi e sperai che con il buio non si notasse

“vuoi dire che voi due non avete mai fatto..? e io che pensavo che... mah”

“esatto. Il programma è guardarsi un film e andare a dormire. Nulla di più” non che gli dovessi spiegazioni, ma qualcosa mi spinse a farlo

“capisco” mi diede una pacca sulla spalla. Odiavo quando si comportava come se fosse più grande di me. Ma dalla sua espressione capii che su questo campo lui mi aveva già superato.

Maledetto Grace!

 

 

 

 

Arrivammo a casa un ora più tardi, dopo aver accompagnato al campo i due nuovi piccioncini. Avevo evitato di parlarne per tutto il viaggio per non metterli in imbarazzo.

Girai le chiavi dell'appartamento nella toppa, sovrappensiero

“a che pensi?” la mano di Annabeth mi sfiorò la spalla, per poi prendere la mia e intrecciarvi le dita

“a Will e Nico” dissi, togliendomi le scarpe e stendendomi sul divano, con lei al fianco

“sono carini insieme, non trovi?”

annuii, “si meritano tutti e due di essere felici. Nico ha perso tanto, e sono contento che non sia più interessato ne a me, ne a te. Perchè non avrei mai potuto ricambiarlo” mi strinsi nelle spalle, osservando il taglio nella camicia

“non è mai stato interessato a me” si spostò, mettendosi in ginocchio accanto a me.

“non si sa mai” le sorrisi, avvicinandola quel tanto che bastava per baciarla.

Uno sbadiglio mi sfuggì dalle labbra, facendomi lacrimare gli occhi

“vuoi andare a dormire Testa d'Alghe?”

scossi la testa “no. Ti ho promesso che avremmo visto un film e che saremmo andati a letto tardi. E io mantengo le mie promesse”

“è già tardi. Sono le tre del mattino” mi fece notare.

Io mi alzai lo stesso, presi il telecomando e accesi la tv. Misi il primo film che trovai.

Con ogni probabilità non saremmo nemmeno riusciti a capirne il titolo e ci saremmo addormentati prima

“ti vanno i pop corn?” chiesi, diretto in cucina. La lotta con il minotauro mi aveva messo un certo languorino

“ a quest'ora?mmm” sembrò pensarci su “ok”.

 

Non appena furono tutti scoppiati e la casa prese quel classico aroma salato del mais abbrustolito, tornai a sedermi sul divano. Allargai le gambe e lei ci si sistemò in mezzo, poggiandomi la schiena sul petto. Le passai una mano nel vestito, sulla pancia, stringendola a me. La sentii rabbrividire per l'ennesima volta. Con la mano libera agguantai qualche pop-corn dalla ciotola che teneva in grembo.

Lo schienale del divano era abbastanza comodo, per cui mi rilassai immediatamente, facendo scivolare il bacino in avanti. In poco tempo e senza nemmeno rendermene conto, Annabeth mi era seduta in braccio, la testa accoccolata sul mio petto. Presi ad accarezzarle i capelli ricci, guardando un po' il film e un po' lei. Mezz'ora dopo si era già addormentata.

Cercai di alzarmi per portarla a letto senza svegliarla. La stoffa morbida del vestito mi solleticava le braccia e i suoi capelli profumati di limone mi svolazzavano sotto il naso.

 

La deposi sul letto, mi tolsi la camicia a brandelli e mi lavai i denti, per poi distendermi affianco a lei

“ehi Percy” obbiettivo fallito. L'avevo svegliata

“penso sia ora di dormire Sapientona” in risposta ebbi uno sbadiglio sonoro, poi si alzò per andare in bagno e cambiarsi. Così decisi di infilarmi il pigiama anche io.

Quando mi raggiunse, era tornata la solita Annabeth. Struccata, con i capelli scompigliati e con i pantaloni addosso.

“grazie della serata” mi guardò con quegli occhi grigi a cui non sapevo resistere

“è stata fantastica”

sentii un peso scivolare via dal cuore

“ti amo Sapientona” le dissi, strusciando il naso sul suo e chiudendo gli occhi. Lei rise appena

“ti amo anche io”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n.d.a

 

eccoci arrivati alla fine di questa mini mini long! Spero vi sia piaciuta almeno un po'!

Quindi scrivete in tanti e fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto!

Bacioni

Luckily

 

 

 

 

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