Loving Expulsion

di laragazzacheosavasognare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** ♪♫•*¨*•La Rosa Bianca-Parte 1•*¨*•♫♪ ***
Capitolo 3: *** ◢♂◣◥♀◤La Rosa Nera-Parte 1 ◢♂◣◥♀◤ ***
Capitolo 4: *** *.:。✿*゚La Margherita-Parte 1゚・✿.。.:* ***
Capitolo 5: *** ¤♥¤☜♥☞¤ La Rosa Canina-Parte 1 ¤☜♥☞¤♥¤ ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ehii! Eccomi qua! Allora per le OC potete semplicemente mandarle come recensioni! Seguite come modello la scheda del mio personaggio!


Nome: Hana.

Cognome: Yamamoto.

Data di nascita: 2 Febbraio 1997

Segno zodiacale: Acquario.

Aspetto fisico: Hana è alta e snella, forse anche fin troppo. La colpa della sua magrezza non ricade su di lei (vedi storia). I suoi capelli sono scalati e biondo platino, tendenti al bianco, lunghi fin sopra il sedere, sono lisci, sempre sciolti con la riga in mezzo. Ha una piccola bocca a forma di cuore sotto al suo grazioso nasino. Ha dei grandi e bellissimi occhi tendenti al grigio, che solitamente incornicia con parecchio mascara nero. La sua carnagione è di un pallore quasi disumano e le sue dita sono lunghe e sottili, con unghie a mandorla dipinte di nero. Di solito veste di nero con gonne e vestiti, ma anche shorts o leggins, l'unica regola da seguire è il nero.

Carattere: Hana ha sempre avuto difficoltà nel contenere le proprie emozioni, così ha deciso di nasconderle e di diventare il più fredda possibile con le persone attorno a lei. Non si fida di nessuno, nemmeno dei suoi genitori. Usa spesso il sarcasmo, si nasconde dietro a battute fredde e cattive. Non è affatto timida, se pensa qualcosa lo dice, che sia una cosa bella o brutta. Tiene nascosta dentro di lei una tempesta che non se ne vuole andare via.

Hobby: Ama leggere: leggendo riesce ad immergersi in un mondo nuovo, diverso, in cui può essere se stessa. Di conseguenza adora scrivere, per questo tiene un diario.

Colore preferito: Nero.

​Fiore preferito: Margherite.

Razza: Angelo.

Poteri: Hana riesce a percepire le sensazioni più forti che provano gli altri, soprattutto quelle più brutte e dolorose. 

Storia: Hana da piccola abitava con i genitori e visse una vita normale fino ai 6 anni. Un giorno la sua famiglia stava andando al mare con quella di sua cugina, che aveva un anno in meno di lei. Alla stazione, mentre le due famiglie attendevano il treno, Hana e sua cugina iniziarono a giocare a rincorrersi, nonostante i richiami dei genitori. Le due bambine ad un certo punto si trovarono a rincorrersi sul ciglio dei binari e iniziarono a litigare, siccome Hana sosteneva che sua cugina avesse barato. Così Hana spinse sua cugina sui binari dalla rabbia e pochi istanti dopo passò il treno, che uccise la bambina. In quel momento Hana si sentì malissimo. siccome riusciva a provare ciò che provavano gli altri. I genitori di Hana, spaventati, lasciarono Hana in un orfanotrofio di suore. Lì passò dei terribili anni in compagnia di bambini orfani o abbandonati, che la escludevano da tutto. Le suore la trattavano peggio degli altri bambini, per questo spesso non le davano il pranzo o la cena, che molte volte vomitava, All'età di 17 anni, decisero di mandarla a casa Sakamaki, per il progetto dell'uccisione dei vampiri.

Motto: Abbiamo tutti paura di finire da soli.

Vampiro: Ayato.

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Capitolo 2
*** ♪♫•*¨*•La Rosa Bianca-Parte 1•*¨*•♫♪ ***


Il taxi procedeva veloce verso casa Sakamaki. La pioggia scendeva fitta e rendeva impossibile alla ragazza la vista fuori dal finestrino. Ella sorrideva senza alcun motivo in particolare. Sapeva qual era la sua missione, era più che preparata. Non è facile sconfiggere una strega, soprattutto se il suo nome è Koitsumo Sakura. L’auto si fermò dinanzi ad un cancello aperto in ferro battuto. Aprì la portiera e scese. Prese il suo bagaglio e quello si iniziò a muovere da solo, in conseguenza ad un movimento delle dita fatto dalla strega. Il trolley si spostava restando al passo della ragazza che era sicuro e composto, anche sopra a delle decolleté bianche. Le sue gambe erano lunghe e snelle, poteva anche essere una modella  da tanto erano perfette. Portava una gonna a tulipano color rosa antico, che faceva sembrare la sua pelle ancor più delicata. Sopra portava una camicetta a sbuffo bianca, con un fiocco roseo tra i seni. Il tutto le conferiva un’atmosfera piuttosto vintage. Il viso era contornato da una chioma color oro, contenuta in una lunga treccia che faceva sempre ricadere sulla spalla destra. Aveva due grandi occhi verdastri che si intrecciavano con il marrone; le labbra erano rosee, non troppo carnose. Ricordatasi della pioggia aprì con un rapido gesto l’ombrello, che anche quello iniziò a muoversi da solo, svolazzando a mezz’aria.

Arrivata alla porta della casa bussò con decisione, attese qualche istante e la porta si aprì. Davanti a lei comparve un ragazzo alto e biondo. Portava le cuffie all’orecchie e indossava un golf sulle spalle larghe. Con dei tratti che apparivano perfetti, la pelle diafana e l’espressione annoiata le fecero capire che quella sarebbe stata una sua vittima. L’ordine che aveva ricevuto era di uccidere un solo vampiro, ma chissà, volendo avrebbe potuto fare uno strappo alla regola.

Non sembra poi così pericoloso.

-Sono Sakura Koitsumo-

-Si, mi avevano detto di te-

-Posso entrare?-

-Se ci tieni-

Sakura fece un passo avanti non appena il ragazzo-vampiro si spostò dalla soglia della porta. Non sembrava affatto un vampiro, ma solo un ragazzo che aveva perso la voglia di vivere, se non fosse stato per quei due canini affilati che spuntarono quando aprì leggermente la bocca, come per dire qualcosa. La richiuse subito, e il suo volto mutò in un’ espressione interrogativa. Restarono a fissarsi per qualche momento, ma poi Sakura notò che il vampiro non stava guardando lei, ma l’ombrello a mezz’aria.

-I-io posso spiegare- non doveva assolutamente scoprire qual era la sua vera natura, ciò avrebbe rovinato il suo effetto a sorpresa.  

-Fammi indovinare, sei una strega- pronunciò quelle parole con aria annoiata e disinteressata, come se fosse una cosa normale ricevere ospiti che avevano poteri sovrannaturali.

-La trovi una cosa ordinaria?-

-No, è che non m’interessa cosa sei- detto ciò si voltò e con passo lento e trascinato avanzò verso un’altra stanza. Sakura lo seguì, doveva riuscire ad avvicinarsi a lui prima di colpirlo. Il suo piano non era complicato: dentro la sua valigia teneva varie pozioni che aveva preparato prima di partire, avrebbe utilizzato una pozione paralizzante mentre quello dormiva e infine l’avrebbe ucciso, staccandogli la testa e bruciandolo. Al solo pensiero le uscì un sorrisetto beffardo sulle labbra. Continuò a seguire il vampiro fino in salotto, dove quello si sdraiò annoiato sul divanetto, sempre con le cuffie nelle orecchie. La ragazza non si arrese.

-Allora?-

-Allora cosa?-

-Cosa faccio io ora?-

-Fa’ ciò che vuoi-

Ma guarda questo.

Sakura iniziava ad essere irritata di quel comportamento: poteva anche mostrare un po’ più di interesse per una strega entrata in casa sua. Senza che se ne accorgesse dietro di lei apparve un altro vampiro.

-E tu chi sei?-

-Koitsumo Sakura-

-Shu, tu ne sapevi qualcosa?- quello annuì, senza dire parola. L’altro vampiro sembrava più disposto a parlare, ma sembrava l’opposto di quello disinteressato. Stava il più ritto possibile con la schiena, come per far percepire il suo potere. Era più composto e il suo abbigliamento impeccabile. L’ultima cosa che avrebbe potuto pensare la ragazza era che fossero fratelli.

-Tu non farai ciò che vuoi. Io sono Reiji, ora ti mostrerò la tua stanza. Anche se questo compito ricadrebbe su Shu, quel buon-a-nulla  di mio fratello. Su, sbrigati, prendi il tuo bagaglio e seguimi senza parlare-

Fece come le era stato detto. Ma perché Shu non aveva raccontato al fratello che era una strega? Continuando a farsi questi interrogativi sul misterioso e- doveva ammetterlo -affascinante vampiro salì le scale. Il vampiro la portò in una stanza al primo piano. Era enorme, con un maestoso letto a baldacchino in centro. Le coperte- si vedeva anche da lontano -erano in seta rosa. Al fianco del letto c’erano due comodini con sopra due lampade che creavano un atmosfera offuscata. Negli angoli opposti si trovavano due poltroncine dello stesso colore delle lenzuola. In fondo c’era anche una finestra, senza nessun balcone, ma che si apriva sopra uno splendido giardino pieno di sentieri e piante ben curate.

Ora i vampiri si danno anche al giardinaggio.

Non fece in tempo a finire di scrutare per bene la stanza che Reiji se n’era già andato via. Sakura non si voleva dare per vinta tanto facilmente, così ordinò alla valigia di aprirsi e appoggiarsi sul letto, e in men che non si dica quella era già lì pronta e aperta. Sul suo viso si increspò un grande sorriso vendicativo. Quel vampiro l’avrebbe finalmente degnata di uno sguardo. Non riusciva a sopportare il fatto di non essere calcolata. Cercò la pozione paralizzante e la nascose nella tasca interna della sua gonna. Fece un grande respiro e si diresse verso l’uscita della sua camera. Avrebbe cercato di nuovo quel vampiro, Shu, e allora avrebbe finalmente agito: non voleva tirarla troppo per le lunghe. Prima finiva meglio era. Intanto che ripassava mentalmente cosa avrebbe dovuto fare si recò nel salotto in cui l’aveva visto l’ultima volta. Non sarebbe stato affatto difficile colpire un vampiro mezzo addormentato con le cuffie nelle orecchie. Ma non appena varcò l’entrata del salone si bloccò: lui non c’era più, non era lì.

-Ti avevo detto di non fare niente- di nuovo comparve Reiji.

-Cerco Shu-

-Si sta facendo un bagno-

-Posso sapere dov’è?-

-Perché dovrei dirtelo?-

-Perché cerco Shu -fece una pausa- e ho bisogno di andare al bagno-

-Primo piano, in fondo a destra. Che sia chiaro, questa è la prima e l’ultima volta che io rispondo ad una tua richiesta-

Senza dire altro la ragazza proseguì la sua ricerca. Risalì le scale e si recò al bagno indicatogli da Reiji. Bussò. Nessuna risposta. Decise di aprire, ma quando guardò all’interno non c’era Shu, ma un altro vampiro. Era in piedi davanti alla vasca da bagno e stava regolando l’acqua. Non si accorse di Sakura. Stava parlando con qualcun altro.

-Tranquillo Teddy, l’acqua è quasi pronta-

-Scusa-

Il vampiro si voltò di scatto. Sakura rimase a fissarlo negli occhi un momento: erano viola e intensi, solcati da due grandi occhiaie scure. Aveva una voce fine, da usignolo, e il suo aspetto pareva quello di un bambino.

-Chi sei?- chiese con fare furtivo- a Teddy non piacciono gli estranei-

-Io non so chi sia Teddy, ma-

-NON DIRE COSI’! LO OFFENDI!- gridò all’improvviso.

-Scusa… sono Sakura, Reiji mi ha detto che avrei trovato Shu qui, lui dov’è?-

-Teddy non vuole che io te lo dica-

Sakura, spazientita, uscì dal quel bagno. Non sarebbe riuscita ad ascoltarlo un minuto di più. Iniziò a camminare avanti e indietro per il corridoio, pensando. Avrebbe potuto aprire ogni porta e vedere chi c’era all’interno, oppure aprire una porta a caso e chiedere di Shu. Poi però alzò lo sguardo al cielo, e nell’abbassarlo vide che la porta di fronte a lei era decorata con una targhetta, sulla quale stava il nome “Shu”. Aveva trovato la sua camera! Mise una mano sulla maniglia, ma subito la tolse. Perché proprio Shu voleva uccidere? Avrebbe potuto aver già ucciso altri due vampiri, invece l’unica cosa che stava facendo era gironzolare per la villa in cerca di un vampiro che probabilmente non si rammentava neanche la sua esistenza. Ma forse era proprio questo che spingeva la ragazza a cercarlo. Così decise di agire: spalancò di scatto la porta e appena entrò trovò Shu sdraiato su un divanetto troppo corto per le sue misure. Ascoltava la musica, come sempre. Non si accorse dell’entrata d’effetto della ragazza. Non aprì neanche gli occhi. Quello era il momento perfetto per mettere in atto il piano. Sakura si avvicinò lentamente e di soppiatto, senza fiatare. Scrutò da vicino il vampiro. Era proprio bello. In fondo in fondo voleva che aprisse gli occhi, per rivedere quello spettacolo color del mare. Si sarebbe tuffata in quei suoi occhi azzurri, o magari avrebbe potuto volarci. Poi d’un  tratto li spalancò e i due restarono a fissarsi intensamente.  Shu alzò la testa e la avvicinò a tal punto che i nasi dei due quasi si toccavano. Sakura poteva sentire il respiro caldo e affaticato del vampiro, che continuava a fissarla.

-Ma chi sei tu?- le chiese all’improvviso. Si ritrasse e si sedette meglio sul divano. A quel punto Sakura si mise dritta e con aria solenne lo rimproverò.

-Ti o cercato dappertutto-

-E io ti ho fatto una domanda: rispondi-

-Lo sai già, sono una strega-

-Tu non sei una sposa sacrificale, vero? Cosa vuoi dalla mia famiglia?-

-Non capisco di cosa parli-

-Oh, si invece. Tu sei stata istruita all’arte della telecinesi, o sbaglio? Una strega non porta bene-

-Mia madre afferma il contrario, lei non mente mai-

-E non ha mentito neanche sul luogo in cui eri diretta?-

-No, io so cosa sei, vampiro-

-Ti deve volere un gran bene allora, se ti ha spedita qui-

-Lei mi ha insegnato a difendermi, volendo potrei farti buttare giù da quella finestra- ma perché continuava a discutere con lui e non agiva?

-Ma brava, ti consiglio di prepararti, fra poco c’è scuola-

-Scuola?- Non appena pronunciò quella parola Reiji entrò nella stanza.

-Eccoti! O dovrei dire eccovi. Forza, mettevi la vostra divisa. La tua, Sakura, è nella tua stanza-
 
 
 
 
Ehi ehi ehi! Allora, questa è la prima storia che ho deciso di scrivere. Non ho fatto nessuna preferenza, sono solo partita dal fratello più grande! :) XD Spero tanto tantissimo che ve piasa molto e… beh, vorrei ringraziare tutte coloro che hanno partecipato! Non vedo l’ora di lavorare con gli altri OC! Al prossimo capitolo!
Notte a tutte!
La ragazza che osava sognare

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Capitolo 3
*** ◢♂◣◥♀◤La Rosa Nera-Parte 1 ◢♂◣◥♀◤ ***


La luce del tramonto andava via via affievolendosi, per lasciare il posto ai deboli raggi lunari. Le foglie degli alberi del giardino Sakamaki erano mosse da una leggera e rinfrescante brezza che rizzava il lucido e folto pelo corvino di una gatta appollaiata sopra un alto ramo di un albero. Aveva gli occhi fissi sulla villa, come se cercasse un modo per entrarvi. Muoveva freneticamente la coda, come se fosse in attesa di qualcosa, qualcosa che attendeva con ansia. D’un tratto fece un acuto miagolio e dopodiché si alzò in equilibro sull’alto ramo e fece un grande balzo, lasciandosi cadere nel vuoto. Ma la gatta non cadde a terra. Al posto del felino comparve un corvo che spiccò il volo verso l’unica finestra aperta della casa. Si appoggiò sullo stipite della finestra senza fare troppo rumore: fortunatamente non l’aveva vista ancora nessuno.

La stanza non era vuota: c’erano due ragazzi, probabilmente erano quelli i vampiri.  Stavano seduti su due sedie davanti ad un tavolino. Uno era più alto, con capelli scuri, quasi neri, e un abbigliamento impeccabile. Portava un piccolo paio di occhiali quadrati sopra a degli intensi occhi rossi. L’altro, al contrario, pareva che si fosse appena alzato dal letto. Aveva capelli rossi spettinati e un accattivante sguardo verde smeraldo.
Sul tavolino c’erano sparpagliati vari libri e quaderni pieni di esercizi di matematica. Il vampiro con gli occhiali stava seduto in modo composto e impassibile, tenendo le braccia conserte. L’altro invece scandiva il tempo battendosi una penna su una tempia e intanto fissava il foglio con gli esercizi. D’un tratto il rosso afferrò i bordi del tavolino e lo scaraventò per aria, rovesciando di conseguenza anche tutti gli appunti appoggiati sopra.
L’atro vampiro si alzò di scatto -Ayato! Se non ti soffermi a ragionare non riuscirai mai a prendere un voto sufficiente!-

-Non ci riesco! Non capisco un cazzo di questa robaccia inutile!-

-Concentrazione Ayato, concentrazione!-

-Io sono un cazzo di vampiro: non ho bisogno né di frazioni né del tuo schifosissimo the! Io voglio sangue, ho fame!- detto ciò si diresse verso la porta -Io vado Reiji, il tuo aiuto mi è inutile…-

-Ayato, torna qui immediatamente! Ayato!-

Reiji si posò sul letto, sempre con quel suo fare composto -Ma cosa devo fare con lui…-

Alzò lo sguardo e notò il corvo che stava fermo ad osservarlo con attenzione.

-Non ti ci mettere pure tu, corvo- si avvicinò alla finestra -sciò, sciò!- ma quello non si mosse.

-Vado a farmi dell’altro the. E’ meglio che tu sparisca se non vuoi essere spennato-

Non appena Reiji varcò la soglia della porta della camera il corvo si tramutò in forma umana.

Tranquillo, non lo troverai più al tuo ritorno.

Il corvo si era trasformato in una bellissima ragazza. Ella era alta, snella al punto giusto e con un seno più che invidiabile. I capelli erano racchiusi in boccoli corvini ottocenteschi, che all’apparenza sembravano perfetti. La pelle cadaverica era solcata da labbra rosse come il sangue, stesso colore che avevano i suoi grandi occhi. Portava un vestito a metà coscia senza spalline, ricco di pizzi e merletti. Aveva una profonda scollatura, che accentuava ancora di più il suo seno. La sua si poteva definire una bellezza più che pericolosa. 

Si guardò attorno e vide la gran confusione creata da Ayato. Controvoglia la raccolse: avrebbe dovuto fare una bella impressione sulla persona alla quale avrebbe strappato il cuore. Dopo aver sistemato tutto notò il meraviglioso pianoforte a coda nell’angolo della stanza: sembrava fosse lì da secoli. Era ricoperto di polvere da cima a fondo. La ragazza spostò la sedia e ci si sedette sopra. Posò un dito su un tasto e un suono delicato invase tutta la stanza. Pigiò un nuovo tasto, e un altro ancora, fino a quando intonò una triste melodia.

Reiji ritornò, ma non disse niente. Restò a fissare la stupenda ragazza che suonava quel brano.

-La Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven, giusto?-

-Indovinato- disse la ragazza smettendo di suonare.

Il vampiro entrò nella sua camera e le andò incontro.

-Ruby Darkblood, molto piacere-

-Sono lusingato di fare la tua conoscenza, Ruby- appoggiò il the sul tavolino, poi le prese una mano e gliela baciò delicatamente.

-Hai sistemato te il tavolino?-

-Non avevo niente da fare in tua assenza-

-Come sei entrata?-

-Non ha importanza-

-Io sono Reiji Sakamaki-

-Lo so-

-Cosa sei, una specie di veggente?- mentre parlava le fece gesto di accomodarsi sulla sedia e di servirsi pure il the.

-Se vuoi metterla in questo modo-

Poi ci fu qualche attimo di silenzio, spezzato solo dal tintinnio incontrastato delle tazzine da the bianche, decorate con fantasie floreali nere. Sorseggiavano il the in silenzio, scambiandosi occhiate furtive.

-Ci conosciamo?- domandò all’improvviso Reiji.

Ancora per poco.

-Non credo proprio-

Reiji si levò gli occhiali con un rapido gesto della mano dalle lunghe dita sottili e si avvicinò lentamente al volto di Ruby.

-I tuoi occhi…-

-Cosa?-

-Sei per caso una strega?-

-Acqua-

-Cosa vuoi da me?-

-Per oggi mi accontento di un letto-

-E sia-

Il vampiro si alzò dalla sedia e indicò la porta alla ragazza, la quale seguì l’invito di Reiji, dirigendosi nella direzione proposta. Reiji, uscito nel corridoio, la sorpassò e le fece strada verso la parte opposta della villa. La portò in una stanza al secondo piano, dove avrebbe potuto riposare per quella notte. Le indicò la porta, e non appena Ruby la aprì, lui scomparve nel nulla. Ella entrò nell’enorme stanza.

Almeno quel Reiji ha buon gusto.

Si catapultò alla finestra. Nonostante quella stanza fosse di suo gradimento, l’arredamento non era la sua priorità in quel momento. Spalancò la finestra e restò ad osservare la notte in tutto il suo splendore. Sarebbe riuscita ad uccidere quella creatura?

Le stelle quella sera brillavano più che mai, e il cielo era sempre stato un richiamo per lei. Salì sul davanzale della finestra senza alcuna esitazione, benché indossasse degli alti stivali con le zeppe, che la facevano sembrare ancora più gothic. Guardò in basso e si lasciò cadere nel vuoto della notte. L’aria le sfiorava i capelli, che per qualche oscura ragione, continuavano a rimanere perfetti nella loro bellezza ottocentesca. Chiuse gli occhi, e prima di toccare il suolo, si tramutò nuovamente nello splendido corvo. Subito volò in alto, verso la finestra che circa un’ora fa era ancora aperta. Fortunatamente la trovò ancora spalancata e, dopo essersi appoggiata sul davanzale, notò che Reiji era appena entrato nella stanza. Si diresse verso il pianoforte e si sedette sul piccolo sgabello imbottito. Sorrise, poi iniziò a diffondersi una triste melodia nella camera: era la stessa che stava suonando Ruby non molto tempo prima. Non sarebbe stato difficile uccidere quel vampiro: era molto più debole di quanto non lo facesse vedere.

E’ solo un debole.

Il corvo aprì le ali e andò a posarsi sul pianoforte. Reiji, non appena lo vide, cercò di scacciarlo via, ma senza alcun risultato.

-Vedo che oramai non riesco più a imporre la mia autorità neanche su un corvo-

Non smise però di suonare quella drammatica sonata. Il corvo restò appollaiato in quella posizione fino a quando Reiji non decise di fermarsi, e di andare a riposare. A quel punto Ruby spiccò il volo dalla finestra del vampiro e ritornò velocemente nella sua stanza. Trasformatasi in umana sul suo volto cadaverico nacque un espressione compiaciuta, quasi sadica, un ghigno di approvazione. Il suo piano stava procedendo a dovere: nessuno l’avrebbe distratta dal suo obbiettivo principale. Si tolse gli stivali neri e li ripose di fianco al letto a baldacchino con le coperte in seta grigie. Si distese sul morbido letto, aspettando il sonno.
Chiuse gli occhi e lo rivide. Rivide l’orrida scena davanti ai suoi occhi. Lei eri lì dinanzi a lui.

-Sono un…-

Ma dopo aver pronunciato quella parola l’uomo scappò via, urlando qualcosa che a Ruby era parso “mostro”. Si, forse lei lo era, ma non aveva smesso di sognare quella scena da quando era accaduto. Dopo che l’uomo iniziò a scappare, dentro di lei crebbe sempre di più un’immensa furia, che neanche ella fu in grado di controllare. Scatenò i suoi immensi poteri e chiunque si trovasse nel raggio di un chilometro morì.

Poi riaprì gli occhi: il peggio della giornata era passato, di nuovo.
 
 
 
 
Buonsalve di nuovo a tutte voi! Allora, voglio premettere che sono veramente felicissima *si mette a saltellare* che vi sia piaciuto il primo capitolo. :) Spero che anche questo sia all’altezza dell’altro, ma soprattutto alla vostra. Ringrazio inoltre tutte per le splendide recensioni e consigli che mi avete dato, al prossimo capitolo!
La ragazza che osava sognare

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Capitolo 4
*** *.:。✿*゚La Margherita-Parte 1゚・✿.。.:* ***


La ragazza aprì la portiera del taxi, afferrò velocemente il suo vecchio borsone e scese dall’auto senza proferire parola. Teneva lo sguardo basso, probabilmente per la stanchezza. Erano quasi le due: il tassista aveva sbagliato strada, impiegandoci il doppio del tempo necessario. Gli occhi grigi della ragazza erano gonfi e arrossati e si stavano per chiudere a momenti. Le labbra della sua piccola bocca a forma di cuore erano screpolate e morsicchiate.  I suoi capelli erano lisci, lunghi, divisi da una riga in mezzo alla nuca e bianchi, proprio come il colore della sua pelle.

Iniziò a camminare verso la porta di casa Sakamaki con passo lento e trascinato. Mentre si muoveva il calzettone di lana grigio sulla gamba destra, tenuto su solo grazie ad una spilla, cadde alla caviglia. La ragazza però non si fermò a sistemarlo, ma continuò il suo tragitto. Ai piedi portava dei vecchi scarponi neri usati; sopra una gonna nera troppo larga per la sua stretta vita e un lungo maglione scuro che le copriva persino metà mano. Arrivata alla porta notò che era aperta. Prima di entrare decise di bussare comunque, ma non arrivò nessuno. Si fece coraggio e varcò la soglia. Ciò che si vide davanti era molto meglio di quello che si era immaginata. A terra erano stesi lussuosi tappeti rossi che andavano a continuare fino a una maestosa scalinata e dal soffitto pendevano sontuosi lampadari di cristallo. La ragazza avanzò senza una meta precisa. In questo modo giunse sino ad un salotto, elegante come il resto della casa.

Non appena ella notò il divano rosso vi si catapultò sopra, lasciando lì a fianco il borsone mezzo vuoto. Si rannicchiò appoggiando la testa sul bracciolo morbido. Chiuse i suoi stanchi occhi dalle lunghe e folte ciglia nere, e davanti a lei si aprì finalmente la porta del mondo dei sogni.

-Ehi, bella addormentata-

La ragazza aprì pigramente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. In seguito si mise seduta e si stiracchiò per bene i muscoli delle braccia. A quel punto si occupò della vista: cercò di mettere a fuoco le tre figure davanti a lei. Erano tre ragazzi.

Saranno questi i vampiri?

Quello più lontano era alto e composto. Con un paio di occhiali quadrati che teneva sul naso. I suoi capelli erano ordinati e scuri, proprio come la sua divisa.

Ma questo è il cameriere?

Gli altri due erano abbastanza simili: stessi capelli rossi e ribelli, stessi occhi verdi e stesso ghigno sulla faccia. L’unica differenza era l’abbigliamento: il vampiro davanti a lei, probabilmente quello che l’aveva svegliata dal suo profondo sonno,  era abbigliato in modo disordinato, l’altro, invece, pareva più curato e stravagante, soprattutto per quel cappello scuro che portava sulla testa.

-Chi sei bitch-san?-

-Yamamoto Hana. Perché mi avete svegliata?-

-Questa non è casa tua, portaci rispetto. Perché sei qui?- domandò il vampiro composto.

-Siete voi i vampiri?-

-Se vuoi te lo dimostro-in pochi secondi il vampiro dalla divisa disordinata si avvicinò rapidamente ad Hana, che cercò di scansarsi, invano. Si appressò al collo della ragazza e vi affondò i lunghi canini. Ella iniziò a divincolarsi, senza però risultati. Hana provò un forte dolore al contatto, era come se la lama affilata di un coltello le penetrasse i tendini del collo.

-Lasciamene un po’, fratello- proclamò l’altro rosso.

-Ayato! Ayato! Non è questo il momento!- lo rimproverò il vampiro con gli occhiali.

-E’ così dolce-

-Io sono Reiji. Te lo richiederò con le buone maniere: cosa ci fai qui?-

-Mi hanno mandata-

-Chi?-

-Delle suore-

-Da dove vieni?- intervenne Ayato.

-Da un orfanotrofio-

-Perché sei entrata senza nessuno in casa?-

-Cos’è un interrogatorio? E poi perché tu non c’eri? Voglio dire, non sei un maggiordomo?-

Dalle bocche dei due vampiri rossi uscì una fragorosa risata che rimbombò per tutta la sala. Al contrario, il volto di Reiji stava mutando in un’espressione corrugata, che più che altro esprimeva rabbia.

-Esci da questa casa, immediatamente-

Hana non si mosse dal divano su cui era comodamente seduta.

-E dove dovrei andare?-

-Da qualunque parte, ma non qua: nessuno, dico nessuno, mi da del maggiordomo-

Hana si alzò in piedi -Non è colpa mia se i tuoi abiti ti fanno sembrare un maggiordomo!-

-Questa sgualdrinella ti sta dando del filo da torcere!-

-Io non sono la sgualdrinella di nessuno-

-Ti sbagli: tu adesso sei mia!- intervenne Ayato.

-Al diavolo, mi avete stufato- iniziò Reiji -fatene quello che volete di lei, basta che io non la veda-

Così Hana si sdraiò nuovamente sul comodo divano -Allora io mi rimetto a dormire-

Ma prima che la ragazza potesse appoggiare la testa sul bracciolo, Ayato la prese in braccio sorridendo.

-Raito va’ pure, qui ci penso io-

-Che palle che sei Ayato- detto questo se ne andò dal salotto con un broncio inciso sul volto diafano.

-Lasciami giù! Potresti finire male!-

-Uno stuzzicadenti come te non mi può fare niente-

-Questo lo vedremo! Ho detto di lasciarmi!-

Ma il vampiro senza dare ascolto alle urla della ragazza uscì dal salotto, per andare verso le scale che portavano alle camere da letto della villa.

-Ehi, la mia sacca!-

-Se dentro c’è la stessa robaccia che hai ora addosso non ti servirà affatto-

Arrivati al primo piano svoltarono a sinistra. Ayato spalancò una porta e vi entrò senza alcuna esitazione. Hana era più che stupita nel vedere quella camera. Era enorme: al centro c’era un grandioso letto a baldacchino e dal soffitto pendeva un altro di quei magnifici lampadari. Ayato la posò delicatamente sul letto, sempre dopo aver sfoderato quel suo sorriso sghembo dal volto.

-Tu resta qua, vado a prenderti un pigiama-

Il vampiro uscì dalla stanza e lasciò da sola Hana. Ella si alzò dal letto e si diresse verso la finestra aperta. Si appoggiò al davanzale e iniziò a guardare il cielo con uno sguardo vuoto, freddo. Osservava le stelle e la debole luce che emanavano. Ad un certo punto le iniziò a prudere la scapola. Piegò il braccio all’indietro, nella speranza di arrivarci. Quando riuscì a raggiungerlo con la punta delle dita il prurito aumentò ancora, sempre di più.

Ma che diavolo mi succede?

-Eccomi-

La ragazza, non appena entrò Ayato nella stanza, fece finta di niente, anche se il prurito cresceva ancora. Lui le lanciò qualcosa in braccio e lei andò sul letto e si chiuse dentro nelle tende, per stare lontana da occhi indiscreti. Si levò il largo maglione nero, che oramai indossava da parecchie settimane, e cercò di capire cosa le stava provocando quel terribile prurito. Si grattò ancora, fino a quando non sentì qualcosa che le spuntò dalla carne. Man mano che grattava la pelle quello affiorava sempre di più, fino a quando non fu abbastanza lungo per strapparlo. Hana lo prese con le unghie e quando estirpò quel qualcosa restò ammutolita: una piuma bianca era appena uscita dalla sua scapola.

-Se non esci da lì entro un minuto butto giù le tende del letto-

Hana si cambiò velocemente: Ayato le aveva dato un pigiama da uomo nero. Le stava largo, ma oramai c’era abituata a vestiti che le stavano troppo grandi per il suo fisico. Aprì le tende e vide che Ayato era affacciato alla finestra, proprio come lei qualche minuto prima.

-Non c’è neanche bisogno che indossi i pantaloncini da quanto ti sta grande la camicia-

Senza rispondere Hana si sdraiò nel suo nuovo letto e si coprì con le soffici coperte fin sopra le labbra. Il vampiro si sdraiò di fianco a lei con le braccia sopra la testa.

-Il profumo che emani è così dolce-

-Non sono il tuo giocattolo-

-Questo lo vedremo- sorrise.

-Ho sonno, lasciami dormire- ma dallo stomaco di Hana si udì un rumoroso brontolio.

-Tu hai fame-

-Lasciami in pace-

-No, tu ora sei mia-

-Cosa sei? Una specie di ragazzo problematico che sfoga la sua rabbia nel torturare povere ragazze che vorrebbero solo riposare?-

-Mettila in questo modo. E comunque non sono un ragazzo: sono un vampiro-

-Che paura!- disse Hana con tono sarcastico.

-Non mettere in dubbio le mie capacità- proclamò lui serio.

-Fammi indovinare: tuo padre era un tipo duro e si aspettava il meglio da te-

-Più che lui era una lei-

-Cosa le è successo poi?-

-Perché dovrei dirlo ad un' orfana che si è intrufolata in casa mia?-

-Perché se non mi lasci dormire dobbiamo pur parlare di qualcosa-

-Va bene. Chiedimi qualcos’altro-

Sbuffò -Dov’eravate prima?-

-A scuola-

-I vampiri vanno a scuola?-

-Se sono costretti-

Tra i due ci fu un attimo di silenzio, nel quale Hana continuò a fissare i capelli di Ayato. Lui la guardò incuriosito: la trovava diversa dalle altre ragazze. Quella non appariva impaurita e non temeva di dire ciò che pensava.

-Cosa guardi?- le chiese all’improvviso.

-Non mi piacciono i capelli rossi-

-A me non piacciono le ragazze piatte, proprio come te-

-Si, si. Va bene, buonanotte-

-Buonanotte-

Ayato si avvicinò alla guancia della ragazza, che in quel momento aveva gli occhi chiusi, e gliela leccò. Hana aprì gli occhi di scatto, irritata da quel gesto.

-Non farlo mai più-

-Certo, certo-

Si girò dall’altro lato del letto coprendosi la faccia con la coperta e con un unico pensiero stampato nella testa.

Riuscirò ad ucciderlo?
 
 
 
 
 
Eccomi di nuovo ad annoiarvi con i miei stupidi commenti! XD Questa è stata la volta di Ayato, il mio amore! <3 Che dire… grazie tante delle recensioni: siete tutte carinissime! Questa sera ho un attacco di dolcezza… ahahah. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Alla prossima

La ragazza che osava sognare

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Capitolo 5
*** ¤♥¤☜♥☞¤ La Rosa Canina-Parte 1 ¤☜♥☞¤♥¤ ***


Era già la sesta volta, quella. Il tramonto era passato da circa un’ora e le tenebre stavano ricoprendo il giardino di villa Sakamaki. Non succedeva mai niente di nuovo: dopo essere stata in guardia per 5 lunghi notti non era accaduto nulla. Avrebbe dovuto cambiare tattica: quella non funzionava granché.

Vorrà dire che vi ingannerò in un altro modo.

Da dietro un cespuglio della casa saltò fuori con disinvoltura una ragazza alta e slanciata, che non riusciva a cancellare dal volto quel suo sorriso sadico e maligno.

Dopo dieci lunghi anni non mi farete aspettare ancora.
Si muoveva con un’incredibile naturalezza: le sue curve erano accentuate, ma in perfetta armonia con tutto il resto del suo corpo. I capelli neri come la pece raccolti in due bassi codini lasciavano cadere sull’occhio sinistro qualche ciuffo di troppo, ma che conferivano alla ragazza un aspetto misterioso. La sua pelle lattea era solcata piene e rosee labbra e da un piccolo e dolce naso all’insù. Ma ciò che più creava scalpore nel guardare quella fanciulla era l’occhio sinistro, che, a differenza del destro che era di un vivace e acceso rosso fuoco, al suo interno si poteva osservare un magnifico disegno di orologio con numeri romani.

Indossava un abitino nero con scollo a barchetta, che lasciava intravedere le sue spalle nude. Era composto da uno stretto corpetto ricco di merletti grigi e da una gonnellina vaporosa, che le valorizzava e accentuava le sue armoniose curve.

Avanzò con passo deciso fino alla porta della villa, dalla quale non trapelava alcun tipo di rumore. Arrivata bussò con forza, come se avesse paura che nessuno l’avrebbe udita. Dopo pochi istanti spalancò la porta un giovane ragazzo. A quel punto ella sfoggiò il suo miglior sorriso, accompagnato da qualche battito di ciglia. Il vampiro ricambiò il sorriso e la accomodò ad entrare.

La prima cosa che la ragazza notò del vampiro fu quel bizzarro cappello che neanche in casa si toglieva. Con la coda dell’occhio ella aveva notato tutta quella sfarzosità che regnava in quella villa,  ma non poteva certo permettere a degli oggetti luccicanti di intralciare il suo piano. Così ripose nuovamente gli occhi sul vampiro e lo studiò attentamente.

I suoi capelli spettinati erano rossi, contrastanti con quel colore verde smeraldo che incastonava gli occhi furbi e vendicativi. Portava una grossa felpa bordeaux, con abbondante pelo bianco sul cappuccio.

-Chi sei?- le domandò sempre col sorriso perverso sul volto.

-Tokisaki Kurumi, piacere di conoscerti, Raito-

Non appena il vampiro sentì pronunciare il suo nome si avvicinò di scatto alla ragazza e le sollevo piano il mento con le due dita pallide. La osservò bene con aria interrogativa, alzando un sopracciglio.

-Come hai detto sgualdrinella?-

-Ho detto che mi chiamo…-

-Ho capito come ti chiami. Perché conosci il mio nome?-

-E me lo chiedi?-

-Si, bitch-san, te lo chiedo-

-Io… ti amo!- detto ciò gli corse in contro e lo abbracciò, stringendolo a sé il più forte possibile.

Fa che ci credi.

Raito cercò di staccarsela di dosso. La continuò a guardare sorridendo, fino a che non reagì.

-Bello scherzo, chi sei veramente?-

La ragazza che tuo padre lasciò senza famiglia.

-Te l’ho già detto chi sono! Io ti sto tenendo d’occhio da quasi una settimana, e questo tempo mi è servito per capire che io ti amo!-

-Mi dispiace, ma io non ricambio questi tuoi profondi sentimenti- disse Raito avvicinandosi al volto della ragazza lentamente.

La guardò negli occhi e spostò dietro al suo orecchio i ciuffi che coprivano l’occhio con l’orologio dai numeri romani.

-E questo?-

-E’ una lunga storia-

Dopodiché fece un gesto che Kurumi non si aspettava minimamente. Il vampiro iniziò a muovere la bocca verso il basso, fino a leccare il collo della ragazza, che al contatto con la sua lingua  ebbe un leggero sussulto, che cercò di nascondere. Subito dopo sentì qualcosa di freddo sulla pelle: Raito si stava nutrendo dal suo collo, ma lei non provò niente, solo un leggero solletico alla pelle. Quando egli si staccò soddisfatto dalla ragazza notò stupito che non era né infastidita, né aveva provato dolore. Così con uno scatto improvviso si approssimò nuovamente a Kurumi e affondò i suoi bianchi canini nella spalla della ragazza, più e più volte. Ma lei non sentiva niente, niente di niente.

-Ma cosa diavolo sei?- domandò lui stupito.

-Sono colei che riuscirà ad ottenere la tua fiducia-

-Nessuno ne è degno-

Lo vedremo.

-Andiamo via da qui- proclamò poi Raito.

Iniziarono a spostarsi verso le scale cautamente, come se non volessero essere visti da nessuno. Ma proprio quando la ragazza stava per salire il primo gradino delle scale in marmo grigio, Raito udì dei passi avvicinarsi, così prese rapido Kurumi per la vita e la nascose dietro ad una colonna.

-Raito?- chiese una flebile vocina.

-Cosa c’è Kanato?-

-Mi devi aiutare: non trovo Teddy-

-Sarà stato Ayato-

-No, Ayato è nella camera di Reiji: stanno di nuovo provando a fare gli esercizi di matematica-

-Che palle, non lo so-

-Mi devi aiutare-

-No, sono occupato-

-Raito, forza, aiutami a cercare Teddy-

-Non ho intenzione di cercare quello schifoso pupazzo!-

-MA COME TI PERMETTI? TE LA FARO’ PAGARE PER CIO’ CHE HAI DETTO!- dopodiché si voltò e uscì irritato dall’entrata.

Intanto dalla colonna spuntò la ragazza -E quello chi è?-

-Mio fratello-

-Un altro vampiro?-

-Lascialo stare bitch-san, ora tu vieni con me-

La ragazza, pur contro-voglia, lo seguì sulle scale. Più lo osservava e più aumentava la sua voglia di ucciderlo. Sarebbe partita da lui, Raito. Gli avrebbe tagliato la gola e l’avrebbe torturato fino a che lui non avesse invocato la sua pietà, a quel punto gli avrebbe sparato tutti i colpi di pistola necessari affinché non inquinasse più l’aria col suo respiro sporco.

Camminarono attraverso un lungo corridoio ornato da magnifici tappeti rossi ed entrarono in una delle stanze. Raito la fece entrare per primo: la stanza era enorme. A terra era distesa una grande moquette verde muschio con al centro un piccolo tavolino in legno scuro, davanti ad una poltrona a righe. In un angolo si trovava un caminetto bianco, dove al suo interno c’era della cenere. Il letto era a due piazze, abbastanza semplice, dal soffitto, invece, pendeva un elaborato lampadario in cristallo. Kurumi varcò l’entrata della porta e andò a sedersi sulla poltroncina.

-E’ la tua camera?-

Annuì -Allora sgualdrinella, narrami la tua storia-

-Non c’è molto da dire. La mia famiglia fu uccisa da uomo cattivo e io ora sto cercando un modo per vendicarmi-

-Chi era quell’uomo?- chiese sdraiandosi sul letto.

Il tuo caro paparino.

-Te lo dirò quando te lo meriterai-

-E cosa devo fare per meritarmelo?-

A quel punto la ragazza si accostò sull’altra parte del letto, rivolta verso Raito.

-Non lo so, per esempio… fidandoti di me-

-Fidarmi non ancora, ma sei vuoi…-

Avvicinò il suo volto a quello della ragazza e la iniziò a baciare violentemente, accarezzandole i capelli neri. Kurumi sentiva le sue labbra a contatto con quelle fredde del vampiro che si intrecciavano insieme alla sua lingua. Continuarono a baciarsi a lungo, fino a quando Raito non morse nuovamente Kurumi che, come le volte precedenti, non aveva provato alcun dolore al contatto. Ciò spinse Raito a continuare a nutrirsi della ragazza, che in quel momento vedeva solo come una fonte primaria di cibo. Infine si staccò da ella e guardandola le chiese ancora dell’occhio.

-Fa parte di ciò che sono- rispose lei.

-Il problema è che non ho ancora ben capito chi sei, anzi, cosa sei-

-Devo ripeterlo ancora? Lo saprai quando ti fiderai di me. E poi perché mi hai nascosta dietro la colonna prima?- prese il cappello del ragazzo e se lo posò in testa, sorridendo maliziosa.

-Non voglio che nessuno ti veda-

-Perché?-

-Perché ora sei mia-





Ehii, buonasera a tutti! Allora, come va? Spero che anche questo capitolo vi piaccia e vorrei ringraziare chi mi segue o ha messo la mia storia nei preferiti. E' veramente bellissimo sapere che agli altri piace come scrivo, e questo lo so grazie a voi! Inoltre vorrei scusarmi se trovaste degli errori: ho scritto da cellulare e il correttore mi corregge sempre parole che non dovrebbe xD

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