Perché di Frontline non ce n'è mai abbastanza

di sognidispine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un lupo in 'premestruo' ***
Capitolo 2: *** Amore in un letto di sangue ***
Capitolo 3: *** Caffè e croccantini ***
Capitolo 4: *** Lo chiamo scontro perché non potevo ammettere stessimo flirtando ***
Capitolo 5: *** Amore(forse) e puzzo di involtini ***
Capitolo 6: *** Joker ***



Capitolo 1
*** Un lupo in 'premestruo' ***


Avete mai avuto un cane? Dico un vero cane, non quelle sottospecie di topi pelosi che vedo nelle borse di tutte le sventole di Manhattan addobbati come alberi di Natale dei Nonsochi. Quelli grossi e mastodontici, quelli alla Beethoven che ti lasciano secchi di bava in giro per la casa e cuscini di pelo sotto il letto, quelli che, nelle notti d'inverno, ti porti a letto nella speranza di riscaldarti nel tuo piccolo e pieno di corrente attico o, come lo chiamano gli astuti agenti immobiliari, una 'tana per artisti' nel cuore di Harlem.

Ecco, proprio quel genere di cane che ha canini più grossi di un coltello e che ti sfratta senza ritegno dal tuo ormai pulcioso e acaroso letto ad una piazza e mezzo mentre tu continui a comprargli i Froot Loops. 

Ah si ho detto proprio Froot Loops perché, al vostro non glieli date? Il mio ne va matto e adora anche il latte d'avena ma... non sono qui a scrivere una rubrica per casalinghe cinofile.

Allora se avete mai avuto un cane di queste dimensioni, sempre che ne esistano, beh saprete di cosa parlo se no non documentatevi nemmeno perché qui non si parlerà di cani, qui parliamo di un Lupo. Si un lupo grande e massiccio di 76 cm per 86 o meglio una lupa che odia esser definita tale perché indignata all'esser paragonata alla mascotte della Roma e alla 'madre' di Romolo e Remo. 

E si, il mio lupo si indigna perché non è sempre lupo o almeno lo è ma quella forma la prende a sua discrezione o quando è nel 'suo periodo'. 

Probabilmente penserete a un periodo mestruale con la stessa portata del Mississippi viste le sue dimensioni ma...no, non esattamente. Il periodo di cui stiamo parlando è invece una sorta di premestruo, il che è già in una donna completamente umana ingestibile, che non precede nessuna ovulazione ma che semplicemente viene nei giorni prima della luna nuova e si compone di: 

trasformazione in lupo 24/24 con sintomi di fame e un ossessivo desiderio di cacciare e addentare qualsiasi cosa si muova, il che comprende il 12° gatto di casa arrivato a superare il primo mese grazie a una vicina vecchia, sorda e gattara.

Ora, detto ciò, vivere con questo lupo mannaro femmina sembra ingestibile e frenetico e da far saltare dalla finestra un monaco buddista ma...no, fidatevi non avete ancora visto nulla e, tanto per esser lapalissiani ancora un po', non esistono gruppi di aiuto o rubriche tipo 'impara ad amare il tuo lupacchiotto' o 'quando il tuo lupo penetra un po' troppo' ecc. 

L'unica cosa che puoi fare in questi casi è aver la pazienza di uno scarabeo stercorario e amare il tuo lupo (lo ripeto la mia è una lupa in realtà) alla follia, letteralmente-alla-follia. 

Vi ho spaventato abbastanza? Vi ho invece eccitato? Pensate che la paura dia da sempre un tocco di brio alla vita? Allora tranquilli che con un lupo femmina ne avrete quanto metanfetamina in una fabbrica cinese. 

Mai avuto a che fare con un cane affamato e amorevole che non vi vede da dodici ore? Avete presente come sono dolci e teneri quando vi seguono ovunque e vi saltano in braccio per leccarvi ed elemosinare cibo? Ecco ora se unite questo a un lupo di 110Kg nel suo periodo che non può andar a scorrazzare in nessun bosco,rinchiuso in un attico di 80mq che vede la sua ragazza tornare a casa dopo 12 ore di lavoro immaginate cosa possa fare.

Solo nei primi mesi di convivenza mi ruppe due costole e slogò una spalla. Arrivavo a casa ancora dal vecchio lavoro con una divisa inguinale da cameriera (si, no comment a quel tempo lavoravo in un sexy club perché di soldi ne avevamo davvero pochi), vivevamo da pochi mesi insieme anche se ci conoscevamo da almeno un anno e la casa era pressoché spoglia.

Non avevo ancora assistito a un suo periodo perché i due mesi precedenti ero 'stranamente' stata chiamata da dei vecchi amici in comune per una rimpatriata così quel terzo mese, una volta varcata la porta, rimasi impietrita di fronte alla mia ragazza in versione lupo che mi saltava addosso,non so se più eccitata o affamata, e letteralmente mi atterrava leccandomi la faccia nemmeno lavorassi in una macelleria. 

Dopo avergli urlato per più di una volta di lasciarmi andare mi ero riscoperta ridotta con le costole peggio di un filetto sotto un batticarne. 

Fu così che il mese successivo, documentatami sull'arrivo della luna piena ero preparata e varcai l'uscio di casa sacrificata in una divisa da football americano. Stranamente non la vidi corrermi incontro, cosa che fra l'altro faceva anche in forma umana evitando però disastri data la sua corporatura magra, e così andai tranquilla in cucina dove la trovai sgranocchiare il nostro primo gatto. Ecco che così ebbe fine la vita di Grattastinchi (nome molto casuale non per nulla collegato al nostro amore per Harry Potter) gattone rosso e grasso di circa 4 anni trovato in un cassonetto della 74th mentre mi cingevo al lavoro.

Quel mese però portò anche interessanti scoperte insieme a una spalla slogata.

Come avevo già appurato per altri aspetti e no, non di carattere sessuale perché per entrambe il 'no sesso con gli animali' è sempre stata una regola fondamentale; una volta trasformato il mio lupo non era poi tanto diverso dalla ragazza che amavo e così quel mese pensai di variare la sua dieta del 'periodo' servendole una ciotola mastodontica di Froot Loops e latte d'avena che, proprio come quando aveva attacchi di panico, la calmavano e facevano addormentare come una bambina permettendomi di godere solo la parte 'cuscino' e stuffetta della sua trasformazione.

In conclusione, ragazzi e casalinghe disperati che leggete tutto questo, ricordatevi che nel periodo di una femmina di lupo mannaro amante, sorella o coinquilina che sia, l'unica cose che dovreste davvero fare è portarla di peso in un bosco prima che si trasformi e legarle al collo un sacchettino col telefono e un paio di salviette perché una volta ritrasformata in umana, nuda e coperta di sangue si ripulisca prima di chiamarvi per riscarrozzarla a casa. Se questo non è possibile allora datele dei sedativi per cavalli e godetevi il loro calore e tiepido russare nelle notti d'inverno ma, se ancora questo vi sembra troppo drastico, potete optare per nutrirle con qualche cibo che le tranquillizza e piazzarle di fronte ed un film che amano. 

N.B. Se ti è possibile non innamorati di una lupa. Se siete ancora all'inizio scappa!!

N.M.B. Nel caso che la tua fidanzata lesbica sia una lupa allora ricorda di metterle su tutte le stagioni di The L word e vai tranquillamente a farti una tisana perché non si smuoverà di lì fino alla fine del suo periodo.

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Capitolo 2
*** Amore in un letto di sangue ***


'Quando un lupo si accoppia è per la vita'. Mai sentito nulla di più sbagliato o almeno lessicalmente. Di fatti detto così sembrerebbe che il nostro caro lupacchiotto sia un animaletto romantico,monogamo e, permettetemelo, tanto cristiano da aspettare il matrimonio prima d'andar a letto con qualsiasi altra creatura. Ma 'neeeh' sbagliato signori, ci troviamo infatti davanti a dei superbi latin lover senza, solitamente, la minima considerazione e cura post-scopata; insomma, quel genere di amante che si dilegua ancora prima di essersi rimesso le mutande e le toglie ancor prima di averti chiesto il nome di battesimo.

Dunque se dolci e ignare lesbiche che vivete una relazione completamente umana speravate di cavarvela meglio con un lupo e scampare alla stressante e costante persecuzione del riciclo lesbico, siete state illuse malamente. Ma tranquille, c'è sempre un lato positivo; almeno non avrete dubbi perché a 'stare' con un lupo avrete la bella sicurezza di un tondo 100% che si sia fatta le sue, le vostre e tutte le ex delle vostre amiche almeno due volte nonché la vicina di casa zitella e gattara.

E allora vi sorgerà spontanea la domanda: 'E tu che ci stai a fare con un lupo?' seguita dalla mia ovvia e sdolcinata risposta: 'Ma perché la amo sciocchine!' il tutto accompagnato da un sorriso compiaciuto di chi ha raggiunto il suo scopo nella vita. 

Ma no, non è esattamente così.

Tutto iniziò un anno fa (si sembro una vera scrittrice con questo inizio carico di aspettative) quando lavoravo in un sex bar o meglio come barista in un club BDSM, uno di quelli abusivi con tanta birra, puzza di piscio misto a pelle e lattice; uno di quei bar dove un lupo cerca un po' di divertimento a basso costo e senza troppe domande. Romantico sarebbe stato che l'imprinting della Meyer facesse esploder lì per lì il cuore di quella ragazza lupo facendola letteralmente ruotare intorno a me come la terra al sole eppure no, non è il genere di cose che accadono nella vita reale.

Ero una barista appunto, ma si sa come vanno le cose quando sei una ventenne senza fondi e con genitori conservatori dell'Alabama, nulla ti fa schifo, pudore e orientamento sessuale sono le ultime cose a cui pensi una volta offerta una mancia di qualche bigliettone fumante. Così una cosa tira l'altra e quella sera avevo già soddisfatto una decina di clienti con qualcosa di più che semplice Scotch quando questa ragazza, di non più di un metro e sessantacinque indiscutibilmente fremente di desiderio, si avvicinò al bancone avvolta in una camicia di flanella rossa e nera; c'era forse un indumento meno adatto per uno pseudo club BDSM tappezzato di fluidi corporei? Per non contare poi che eravamo in pieno dicembre! E qui non posso smentire la Meyer, come gli altri scrittori fantasy; i lupi hanno davvero una temperatura corporea elevatissima, insomma per capirci, sono seriamente delle stufe ambulanti.

Ad ogni modo il suo sguardo mi catturò, conoscevo quello sguardo da lesbica incallita alla ricerca di una nottata di sesso selvaggio; nottata si fa per dire dato che solitamente i clienti, già fradici d'alcool, non resistevano più di una ventina di minuti.

Quella comunque era la prima ragazza quella settimana e decisamente la prima,nei mie due mesi di lavoro, a non presentarsi in una tenuta da motociclista e con trent'anni di birra e hamburger sotto il giubbotto di pelle; il che più che stupirmi mi eccitò tanto da lasciarle scavalcare il bancone senza nemmeno aver accennato a una mancia.

E così me la ritrovai ad un centimetro dalla mia faccia già in buona parte struccata e accampamento di due lemuri che non intendevano schiodarsi da sotto i miei occhi. Sapevo di non esser una ragazza da copertina ma nel mio metro e settanta di pelle nera attillata e senza reggiseno sapevo anche di fare la mia porca figura (perdonatemi il francesismo) eppure, per questa nordica, parevo men che una tavola da surf per un eschimese.

Mi mise le sue mani calde dentro i pantaloni e mi tirò nel retro,fu qui che incominciarono le stranezzeinfondo tutti i clienti erano beatamente abbandonati ai loro orgasmi in ogni angolo vagamente comodo del locale e se sei una schizzinosa non entri sicuramente in un posto come quello.

Eppure, chi ero io per giudicare? Erano due dannati mesi che non facevo sesso decente con una ragazza giovane e bella per cui, che importava se le piaceva un po' più di intimità o le andava di sbattermi sul balcone trangugiando soda?

Così mi abbandonai totalmente nelle sue mani morbide e calde e...un attimo, abete? Come diavolo facevo a sentire profumo di abete in quel tugurio? Cercai decisamente di scacciare quelle domande devianti dalla mia mente finché non sentii dei graffi sulla schiena e morsi profondi sul collo.

Per un attimo pensai di trovarmi nelle grinfie di un vampiro e vidi tutta la mia vita insensata e infruttuosa passarmi davanti agli occhi: nessuna ragazza, nessun gatto e costretta a far sesso con uomini ubriachi di mezza età; in un tale panorama la mia morte per dissanguamento sembrava una fine alquanto interessante ad una storia appena sfornata per un film di serie B con quel tocco gothic e noir alla Tim Burton che tanto ci piace.

Fortunatamente però, tornai in me prima di uscire completamente di senno perché, diciamocelo, i vampiri non sono che storielle; di infatti mi trovavo fra un muro sudicio di fluidi corporei e un lupo eccitato.

Appena sentii un altro morso pesante l'allontanai e con la scusa di abbassarle i pantaloni la guardai bene in viso. Era contratta in una smorfia animalesca e avevo visto di peggio ma gli occhi, quelli brillavano di un vivido color ambra e la sua bocca diamine, non avevo mai visto dei canini del genere, erano lunghi almeno due centimetri e mezzo. Sapevo che c'erano fanatici animalisti che spendevano milioni di dollari per assomigliare ai loro amici animali; pazzi come l'uomo gatto erano all'ordine del giorno nell grande mela ma dannazione, quelli sembravano così naturali, perfettamente a loro agio nella sua bocca come fossero li da sempre; il che era impossibile.

Ovviamente non lo era come appresi tempo dopo ma intanto cercai di sotterrare il pensiero di esser divorata e continuai ciò per cui speravo un pagamento extra.

Diamine ho detto ancora diamine ma, diamine era così muscolosa e la sua pelle bianca liscia e dura come la corteccia di una Betulla d'altitudine bolliva sotto le mie mani ed emanava lo stesso odore di abete per tutto e, dico tutto, il suo corpoil che era molto afrodisiaco.

Non ero una novellina, di ragazze belle ne erano passate un bel po' negli ultimi quattro anni ma un corpo così affascinante era raro vederlo persino nelle ragazze di Manhattan; per cui mi ritenni davvero fortunata quella notte quando, dopo un ora di 'giochi' sfrenati se ne andò fresca come l'acqua di sorgente lasciandomi con una collezione di impronte dentali nemmeno fosse la settimana delle dentiere. 

Ora potete ben capire quanto poco di romantico e 'accoppiamento per la vita' ci fosse in quella nottata che per giunta mi lasciò senza forze, con ben pochi soldi in tasca e decisamente confusa e ammaliata da quella ragazza allo stesso tempo così calda e distaccata. Non che mi aspettassi le coccole ma il suo disinteresse a degnarmi di uno sguardo mi aveva stizzita.

Vi ho già detto come questo 'accoppiamento per la vita' non abbia nulla a che vedere con la prima scopata e tanto meno con un amore a prima vista; tuttavia qualcosa si mosse dentro di lei, qualcosa di sconosciuto ad entrambe che potrei definire a metà fra curiosità e fame. Ero diventata la sua preda, avevo la sua piena attenzione.

Nei giorni successi la sua presenza si fece soffocante quanto inconsistente, non la vidi mai ma sapevo di esser osservata; era come quando giochi a mosca cieca da bambina, sai di trovarti in mezzo a una folla di bambini silenziosi ed elusivi che cercano di non farsi trovare e senti il loro sospirare, i loro odori acri e i loro sguardi; come un cerbiatto che scatta nella direzione del cacciatore al primo vacillare di foglia, ero in allerta costante.

Non avevo dimenticato il profumo di quella ragazza e con gennaio agli sgoccioli era un po' troppo tardi per pensare ad alberi di Natale, senza contare che l'aroma d'abete era l'ultimo che avrei dovuto sentire fra i vicoli di Chinatown.

Dunque chissà chi mi stesse mai seguendo, proprio non ne avevo idea. Ma a a parte saper di esser pedinata da una lesbica drammatica dai denti a sciabola, il peggio è che ero fortemente consapevole di non poterla contattare, incastrare e nemmeno di poter chiamare il 911 salutando allegramente con 'una ragazza con cui ho scopato in un club abusivo dove lavoro come escort mi sta pedinando da settimane e, aggiungo, ha dei canini di tre centimetri.'

No ecco, forse non sarebbe stato il modo migliore per uscirne se non passando per un centro psichiatrico e ,anche in quel caso, probabilmente me la sarei trovata come compagna di cella.

Così passò un mese nel quale letteralmente vivevo fra la paura di esser ingabbiata per prostituzione illegale o, prospettiva decisamente più intrigante, esser azzannata nel sonno da una lesbica barbarica in flanella; finché ai primi di febbraio me la ritrovai davanti alla porta del mio seminterrato in Chinatown fumante di impazienza come avessimo dovuto vederci ore prima.

Un metro, cinquanta centimetri, venti, dieci; ero praticamente appiccicata alla sua faccia ma lei non curante continuava a sbuffare e a scrollare su immagini di gattini; wow più cliché di così si finisce su The L word.

'Ehm scusami?' mi schiarii la voce. 'Ti dispiace...?'

Niente; immobile, ma almeno avevo attirato l'attenzione dei suoi brillanti occhi d'ambra.

'Hai bisogno di qualcosa?' caddi dal pero, come se non sapessi minimamente che mi stava perseguitando giorno e notte.

'No.' Ah, capisco. Allora perché diamine stai qui davanti alla mia porta e in ogni dannato angolo della città con...aspetta, dovevo calmarmi; non stavo parlando con una persona sana di mente e sicuramente quei canini da Guinness World Record erano ancora là. Respirai. Ricacciai in gola il veleno verbale che ribolliva nelle mie ghiandole salivari cercando la voce più calma possibile:

'Scusa ma si da il caso che tu ti sia piazzata proprio di fronte a casa mia quindi, ti dispiacerebbe?' Ovviamente avevo toccato il nervo sbagliato o più che altro ciò che ottenni non faceva decisamente della mia 'To Do list'. Me la ritrovai addosso prima che potessi urlare o liberarmi, stretta con forza disumana nella sua morsa calda e passionale; travolta in una spirale surreale e, come se dai suoi pori emanasse ketamina, dissociata dalla realtà circostante. Ero in lei e la sentivo in me, sentivo la sua forza e la sua confusione, il panico e la violenta passione di una furia che l'animava; il mio corpo era privo di consistenza, definito solo dal suo tocco. Passarono ore o forse attimi e poi come un buco nero qualcosa squarciò quella dimensione idilliaca e la belva: minacciata, impaurita e confusa, si avventò su di me rivelando l'animale che era. Mi ritrovai a sprofondare in un liquido denso, ghiacciato come le acque artiche e come un fiume sbarrato da una diga, la corrente che ci trascinava svanì così com'era venuta: violenta, inaspettata, lasciandomi di nuovo sola in un corpo 'morto' diretto verso un buio gelido. Fu allora che svenni.

Cosa successe dopo? Non ne ho idea, non ricordo nulla fino a una me bendata distesa su un letto sgualcito e illuminata dal sole di mezzogiorno; poiché in quello stato di panico che lei avrebbe giustificato come impeto passionale, mi lasciò inevitabilmente ferita. Il resto della notte era più che altro stato reso nitido dal tempo, dai sentimenti che provo oggi per lei. Potrei semplicemente filosofeggiare dicendo che ciò che accadde non fu che la congiunzione di due calamite che avevano teso fra loro un campo magnetico di curiosità e paura, desiderio e fame. Perché come fu lei a stringermi, fui io ad abbandonarmici. Era fame sessuale che l'aveva condotta in quel bar ma una volta assaporato le mie labbra non ne avrebbe potute sfiorar altre con lo stesso desiderio; o almeno queste furono le sue parole da innamorata, mesi dopo .

Come avrete inteso i lupi non sono tali solo per pelo e lunghi canini, i loro istinti sono animaleschi e la maggior parte delle donne ninfomani.

Vero, le eccezioni esistono, ricordate l'orco che mangiava solo cavoli? e allo stesso modo ci sono gli stereotipi ma s(fortunatamente) l'unica lupa di cui posso parlarvi è l'irlandese Ciara(non è tanto importante il suo nome quanto non lo è il mio per questo lo dico solo ora) e lei si, era dilaniata; ogni sua dura membra veniva lacerata e strattonata da queste due grandi lei: umano e lupo. Un lupo ha dall'inizio della sua pubertà, che coincide con quella umana dato che, e qui lasciatemi godere per la mia razza, non hanno ricevuto nessun beneficio di vita longeva, un incessante e crescente desiderio sessuale, quasi morboso; una fame che li divora come un vampiro è divorato dalla sete. Tuttavia per alcuni lupi o forse tutti, non sono esperta in mannologia per mia disgrazia, c'è la 'connessione' che non è poi così diversa da quella WiFi che ci piace tanto.

Per i lupi legarsi ad una persona è come quando entrati in casa e il WiFi si connette, prende vita e quella rete è da lì è il tuo mondo, penetra in ogni tuo dispositivo. Tuttavia se guardassi il telefono prima di varcare la soglia vedresti il WiFi balenare, disconnettersi e connettersi mentre tu ti muovi,sali le scale, scendi in garage; nel continuo tentativo di aggrapparsi a te. La connessione di un lupo è il WiFi di casa; toccate le labbra di quella 'casa' sei registrato, catturato e non puoi distrugger nessun router, staccar nessuna spina; sei vincolato a quelle labbra purchè il proprietario di queste te lo permetta e per Ciara non fu così. Non aveva la mia 'password' e non credeva nemmeno di volerla.

Nel nostro primo incorno non vi fu infatti nessun genere di connessione e anzi lei sviluppò una fame sessuale amplificata e contemporaneamente un impossibilità ad accoppiarsi con qualsiasi altro umano al di fuori di me. Doveva connettersi a me, 'cibarsi' di me come di una lepre selvatica. Non credo l'abbia mai ammesso o lo farà mai ma tutto ciò la spaventava da sempre; abbandonarsi a qualcuno e permettere che ogni parte di te diventi dell'altro e accettare che l'altro riversi ogni sentimento in te. Lei non poteva permetterselo,non voleva rischiare; con un umana poi? Come avrei potuto accettarla, amarla e lasciarmi 'invadere' da un altro io, fondermi in una 'dimensione parallela'? Dopo anni di vagabondaggio per bar e strade poco raccomandabili con la speranza di non provare mai questa 'fame d'amore', questa l'aveva raggiunta; così come si suol dire della morte anche all'amore non si può scappare. Per lei era già una battaglia persa, chi può amare un lupo? Va bene che siamo nel XXI secolo, va bene che abbiamo il matrimonio gay legalizzato in tutt'America e che forse fra qualche hanno potremmo aver anche scimmie come professori d'algebra ma..un lupo? Andare a letto con un animale pulcioso? Insomma si, magari un sogno da ragazzine che pensano ancora a Jacob il palestrato ma purtroppo, ultimamente la vita ne è a corto e preferisce sfornare lupe lesbiche complessate e lupi nerd sovrappeso. Eppure BANG, in un lurido vicolo di Chinatown l'amore l'aveva raggiunta e ora si trova inevitabilmente ad affrontare il sogno dei teen-agers e l'incubo degli adulti con l'aggiunta di una dentatura ben affilata a cui prestare attenzione e una leggera ninfomania.

Per tutta questa sua confusione e negazione quella sera, di fronte alla porta di casa mia, fui assalita, 'connessa' con lei, ferita e violentemente riportata alla realtà priva di sensi. Ebbi il tempo necessario per percepire il suo panico,evidentemente di ferirmi e di esser scoperta, e la sua passione ma non abbastanza per capire ciò che succedeva o più praticamente di raggiungere l'orgasmo. Lei dubito si rese a malapena conto di ciò che succedeva, troppa astinenza, troppa frustrazione sessuale (ecco spiegati i gattini) finché non mi ferì e allora l'odore di sangue le sbatte la realtà sul muso umido.

Ora riepilogo d'obbligo perché so di aver lasciato la vostra attenzione a telefoni o tv vari almeno dieci volte nelle ultime righe. Il lupo sente che la persona che bacia è il suo 'vero amore' ma serve il via del destinatario per arrivare a connettersi, fondersi come pane e burro ad agosto; da li in poi il lupo diventa più affamato sessualmente finché non può effettivamente connettersi completamente con questa persona, il che può non avvenire mai in quanto quest'ultima può percepire una forza e un altra presenza al suo fianco, ma come un ondata di feromoni può attrarre e ricever un permesso speciale per 'entrare' sotto forma di sentimento ma anche rimbalzare su un muro di gomma e ciao ciao lupacchiotto innamorato. La decisione è totalmente subcosciente così come qualsiasi vera attrazione fra umani; lo senti se è una cosa per te o no e forzare o negare non serve a nulla, in questo caso poi è proprio come cercar di tagliare una gelatina con un filo d'erba. Dopo di che tutto viene di conseguenza, connessione, rifiuto di aver un partner lupo( una mosca bianca) o accettazione ecc. 

C'è bisogno che sottolinei il mio stupore a trovarmi nuda e bendata sul letto di casa mia dopo che il mio ultimo ricordo era di baciar quella bellissima ragazza del nord? O la confusione mista a colpo al cuore quando voltatami verso la 'finestra' (ricordo: vivevo in un seminterrato) la vidi sulla mia poltrona acarosa addormentata, coperta di sangue rappreso, braccia incrociate e con quell'espressione da dura che fa tanto boss della mala ? Non sapevo ancora nulla sul perché di quelle bende o meglio, così raccontavo a me stessa, ma vederla lì mi rassicurò e un sorriso di gratitudine mi attraversò il volto prima che le forze mi abbandonassero ancora.

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Capitolo 3
*** Caffè e croccantini ***


Lupo o non lupo ci sarebbero stati mille modi migliori per un primo ed un secondo incontro, un caffè o una libreria avrebbero cambiato le sorti della nostra relazione? Davvero ovunque mi trovassi e qualsiasi fosse stata la mia età mi sarei prima o poi imbattuta in Ciara? Non credo troppo nel destino, non quando il pre-mestruo è lontano e sono emotivamente stabile e soddisfatta, troppi se e ma affollano ancora la mia mente e quell'idea di predestinazione non è che un effimera via di fuga, una pezza su una camera d'aria troppo tesa.

Quella mattina, quando passato mezzogiorno mi svegliai per la seconda volta, tutta la materia grigia nella mia testa dolente era occupata da un grande punto interrogativo. Guardai il soffitto, macchia di muffa, ragnatela, inquietante crepa e ancora macchia di muffa, ragnatela, inquietante crepa; rimasi immobile un tempo indefinito persa nella mia mente sussurrando meccanicamente: Cos'è successo? 

Mi ero dimenticata di lei finché un cliché vestito da rumore di ceramica in frantumi sul pavimento mi riportò alla realtà. 'Scusa, non volevo...' sussurrò quasi fra se e se, ipotizzando che io stessi ancora persa nel mondo dei sogni, suppongo, e con un intonazione decisamente più drammatica e cupa di quella canonica per una scusa del genere. Qualcosa la turbava, sarà mica stato il fatto di avermi graffiata mezzo busto e lasciata priva di sensi? Mi aveva fasciata e ripulito le ferite,  il minimo canonico mi dissi ma sapevo che non l'avrebbe fatto chiunque; come osservarmi tutta la notte fino ad addormentarsi in una posizione da cane da guardia. Non avevo idea di quello che la, o meglio ci, riguardava e in quel momento, governata da impazienza e confusione fui alquanto dura.

'Oh tranquilla, quella è la meno. Il vero divertimento sarà spiegare al lavoro il perché sono una mummia ambulante e, anche se suppongo la discutibile sobrietà dei miei clienti non gli faccia distinguere una vagina da una presa della corrente, non credo saranno entusiasti di giocare con un pupazzo rammendato.'  Non chiedetemi come mi uscirono quelle parole, la mia frustrazione di due mesi e la situazione generale mi fecero riversare tutto su di lei che nonostante si trattenne sembrava una piccola locomotiva: rossa d'imbarazzo e sbuffante, pensando di aver dimostrato abbastanza il suo dispiacere rammendandomi e facendomi la guardia. Ovviamente non rispose, non che lo pretendessi. 

Si avvicinò al letto e mi mise una mano sulla fronte. Rispetto all'alba si era ripulita anche lei e la sua penetrante fragranza d'abete risvegliò le mie narici, socchiusi gli occhi. Credo di aver leggermente gemuto perché il suo rapido scostare la mano fu seguito da un 'Ti faccio male?' che sentii come il lontano sospirare di un orso dormiente nel bosco ombroso e calmo in cui mi ero abbandonata. Risposi con un mugugno e questa volta non fece complimenti, 'Ti piace?' disse con una leggera punta di provocazione; le sue mani erano andate alle bende che mi avvolgevano i seni. Aprii gli occhi, ero calma, serena e, anche se un po' imbarazzata, pronta a capire ciò che mi stava succedendo. Ora so che fu il suo profumo a farmi quest'effetto, un calmante naturale, e il mio stato d'animo l'aveva rilassata per osmosi. 

Ciara si avvicinò alla sua giacca: 'Ascolta, a parte qualche graffio mi sembra tu ti sia ripresa, il tuo caffè è finito ed io ne ho un bisogno disperato; ti andrebbe?' Letteralmente gettò alla rinfusa quelle parole nell'aria chiusa della stanza, doveva far la dura menefreghista perché così che crediamo funzioni il mondo, la principessina che si innamora del lupo cattivo o converte la bulla. Peccato che avesse fatto male i conti, io ero la bulla e lei si era già tradita con il rimanere per la notte; novellina. 

Tuttavia ero e sono ancora un animo pio, potevo vantare un titolo da battista accanita per i primi 13 anni della mia vita! Così non le smontai tutto lo spettacolo e, cercando di trovare la voce più da cerbiatta possibile, annui lievemente guardando e sussurrando in direzione del bagno : 'Mi sistemo un attimo e arrivo.' Ci misi un po' più dei canonici dieci minuti da lavaggio denti e infagottamento in un vecchio maglione per non rischiare anche una broncopolmonite. Una volta chiusa in bagno infatti, scostai le bende  e diciamo che non erano proprio solo graffietti ciò che vidi: avevo un morso profondo sul seno destro ma dalle sue condizioni immaginai avesse usato qualcosa di scaduto e polveroso trovato nei meandri di qualche cassetto per cicatrizzare più in fretta la ferita. Non ero particolarmente sconvolta, insomma i suoi canini li avevo visti; ora quello che mi interessava era il buio, l'estraniamento e quelle emozioni ovviamente estranee che mi avevano travolto la notte precedente. 

Uscii dal bagno e la trovai raggomitolata su quella poltrona sudicia che avrei imparato amava particolarmente per l'odore di carne lasciato da qualche pigro e goffo coinquilino precedente, presumibilmente mentre gustava un bidone di costolette di fronte ad una partita degli Yankees. Un cenno ed un attimo dopo eravamo in strada. Il tanfo di pesce fritto e riso alla cantonese giorno dopo giorno era lì,come un abbraccio rassicurante che la mia vita non aveva fatto nessun particolare salto di qualità nel giro delle mie otto ore di sonno, seguito questa volta da uno starnuto e una smorfia della mia compagna di caffè particolarmente sensibile agli odori. Si vedeva proprio che non era di quelle parti.  Forse avrei dovuto cogliere il segno e scappare ma la curiosità è un malvagio mecenate che più caviale ci offre più buia è la cella nella quale ci rinchiude. 

Entrammo nel primo caffè di fianco casa, 'niente tè grazie, siamo americane' (o almeno credevo lei lo fosse) era la prassi da quelle parti, chiari e concisi fin da subito. Due neri lunghi che bevemmo in un interminabile ora e leccato anche il fondo decisi che era il momento delle risposte. 

'Dunque, tu sei?'

'Ciara.' disse con aria solenne quasi fosse un titolo nobiliare e continuando a fissarmi insistentemente; pensai volesse penetrarmi da parte a parte, non che non c'avesse già provato con altri mezzi.

'Inutile girarci attorno' Non staccavo gli occhi dal fondo della tazza. 'Mi hai pedinato e ora faccio fatica a pensare che quello dell'altra sera non fosse uno stupro.' Mi morsi la lingua a queste parole, volevo spaventarla si, ma sapevo perfettamente che se eravamo lì forse tanto dissenso da parte mia poi non c'era e non c'era stato. 'Qualunque cosa tu volessi da me ora ti sei giocata fino all'ultima possibilità di ottenerla.' Oddio, stavo straparlando. Credo che capisse perfettamente l'illogicità delle mie parole. Insomma eravamo lì, ad un bar, lei mi aveva tenuta d'occhio tutta la notte, era entrata in casa mia, aveva usato il mio bagno, avevamo fatto sesso o credo, su quel punto dovevo ancora chiarire alcune lacune; le stavo concedendo possibilità da almeno ventiquattro ore.

Alzai lo sguardo e un onda calda mi pervase, sentivo curiosità, imbarazzo e avessi avuto un secondo in  più avrei detto paura ma non ce ne fu il tempo. Fu Ciara ad abbassare lo sguardo questa volta.

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Capitolo 4
*** Lo chiamo scontro perché non potevo ammettere stessimo flirtando ***


Lo sguardo di Ciara era fisso, perso sulle nocche rosse dei suoi pugni chiusi sul tavolo appiccicoso. Travolta dal turbine di emozioni e domande che devastava la sua mente, era evidente ci fosse anche irritazione. Sapevo di esser stata una stronza e pensavo avrebbe reagito ferocemente ma, come imparai poi, lei in quei giorni si sentiva troppo colpevole per ciò che l'aveva sommersa, per avermi trascinato nella sua vita, una tempesta che riteneva inospitale per un qualsiasi altro essere vivente. Un lupo che prova senso di colpa, una discendente dei più grandi guerrieri del passato, un simbolo della forza e del rigore nei libri di fantasia, insomma una Xena dei giorni nostri così debole e complessata? Com'era possibile ciò? Credo di non essermelo mai chiesto veramente; incominciai a conoscerla così in fretta, così profondamente che l'aspetto peluria e pulci non fu che un contorno; una stranezza in più; no più di un altro piano di quella sfera inesplorata che è la sua anima. E dunque non ci fu stereotipo con il quale fare confronto fino a molto più avanti nella nostra relazione. Scoprì ben presto che i lupi non sono che dei funamboli inesperti immersi nella continua ricerca di un equilibrio su quel filo così complesso che divide ogni opposto o magari che li fonde tutti. Forse non è poi una condizione tanto diversa da quella di noi comuni umani eppure in loro la divisione è straziante, uomo e lupo, due entità impossibili alla convivenza pacifica o almeno, ciò era la convinzione che dilaniava l'irlandese così orgogliosa e convinta della sua impossibilità di un passo falso di quel periodo.  Eh si, avevo decisamente a che fare con una lesbica drammatica, una di quelle toste. 

Non chiesi mai scusa per quelle parole e per ogni mio gesto e mai lo farò probabilmente, per orgoglio o vergogna o semplicemente per l'inutilità. Come quando cerchi risposte in te stesso, come quando ti chiedi se ami o no una persona o se la tua strada è davvero quella che stai percorrendo, nel tuo profondo sai già la risposta; è proprio sotto di te,appostata sul fondo del tuo cuore come una passera di mare, nascosta sotto la sabbia di mille dubbi e scuse in attesa di esser pescata. Così lo erano anche i miei rimpianti e le mie scuse, solo che nulla può nascondersi durante la connessione fra di noi; il mare si prosciuga e tutto diventa spaventosamente visibile.Bene, ma ora basta con la filosofia, abbiamo ancora in pausa una lupa intenta a guardarsi le nocche e un'attraente prostituta sfacciata quindi non perdiamoci in chiacchere.

Finalmente Ciara alzò lo sguardo ma non mi fissò, aveva scoperto un altro aspetto della connessione e non poteva rischiare; la gentilezza era per le fredde notti invernali e il sole era bello alto nel cielo di Chinatown. I suoi occhi color ambra scattarono in direzione di un punto invisibile esattamente sopra la mia testa senza però mancare di lanciarmi un occhiata fulminea ad intesa di un sarcastico e provocante 'Ma davvero?'. Così come il sensuale 'ti piace?' di un ora prima mi aveva reso i capezzoli turgidi, fui in egual modo scaraventa in un ambiente carico di tensione sessuale e nulla di ciò che mi circondava sembrava più lo stesso. Era questa la sua arma di difesa e allora ero ancora troppo allo scuro per contrastarla.

'Oh bhe, non puntavo a nulla di più di quello che ho ottenuto. Una bella scopata violenta e un caffè.' Si si, certo tesoro hai tu il comando, avevi previsto tutto ciò e non avevi alcuna intenzione nascosta. Ma fammi il favore. Avrò pure gli occhi da cerbiatta ma col cavolo mi faccio fregare da te. Sei una pazza sconsiderata ma ovviamente all'altezza delle aspettative non mi hai spiattellato il tuo piano da psicotica avvolgendomi invece con la tua consapevole sensualità. Ovviamente non elaborai tutto ciò nei minuti subito seguenti alla sua affermazione; ero ancora ammaliata e se lei si fosse alzata in quel momento probabilmente le nostre strade sarebbero rimaste divise ancora per molto, ma la tenace ed imperturbabile lupa non si alzò e rimase invece seduta a fissare quel ancora l' ignoto alienetto che doveva abitarmi sulla testa a tentare con una scatola di Froot Loops la mia bella palla di pelo tanto da non permetterle di guardare la sua interlocutrice. Una volta ripresa però non mollai l'osso, ero io il cagnaccio della situazione ed ero pronta a mordere.

'Mh devi esser proprio un'amante della teatralità! Pedinarmi per un mese...e non far finta di non averlo fatto io...posso...confermarlo...' Mon Dieu stavo crollando, dovevo assolutamente cercare un altro fronte scoperto ma non feci in tempo a riaprire la mia boccuccia che già quella aveva colto l'occasione di farmi vacillare ancora. Forse non era poi così scema. 'Oh si? E dove mi avresti visto sentiamo?' la sua voce non aveva perso quel che di provocatorio. Riusciva ad esser sensuale anche senza degnarmi di uno sguardo; la sua espressività era degna di un attrice, ogni sua sillaba era accentuata e cullata dall' innalzamento di un sopracciglio o l'inclinazione in un sorriso quasi ironico delle sue labbra. Era davvero un artista del dramma. ' Bhe ecco, non è che ti abbia proprio visto ma...' 'Ah quindi la tua prova sarebbe che una ragazza che ti ha chiesto una notte di divertimento in un bar abusivo poi è ripassata per un secondo round e per farlo ha preferito chiedere il tuo indirizzo e, sapendoti un persona 'di un certo tipo', non si è fatta scrupoli ad aspettarti di fronte alla tua porta confidando che la tua indole ninfomane non le negasse una tale richiesta? Qui si parla di vero stalkering e stupro, Attenzione. ' Bang. Mi aveva colpita con una lama gelata gettandomi addosso tutta la stranezza e l'infondatezza delle mie supposizioni con la sua odiosa logica e cinismo. Buttò tutto ciò come calzoni sporchi sul pavimento, alla rinfusa, senza dar particolare peso alle sue parole come fossero assiomi logici che una bambina come me avrebbe dovuto ovviamente conoscere. Sarei potuta crollare ma nella sua presentazione da saccente maestrina aveva incautamente lasciato intravedere uno spazio vuoto nella sua armatura. Tuttavia inizialmente risposi immediatamente inarcandomi come il corpo di una donna sotto le mani di un esperta lesbica. 'Oh ma tu lo sai, io ti sentivo e tu lo sai. Sentivo il tuo odore ovunque e la tua...aura...' Oh madonna del Carmelo stavo parlando come una lesbica buddista o una veggente hippie che dopo un bel Bong incomincia a vedere aure multicolori e sentire forze sconosciute intorno alle persone. Ovviamente comprese l'insensatezza delle mie parole e ne approfittò, non provava ancora quel riguardo verso di me o un sentimento che prevalesse sulla paura. 

'Oh ora è tutto chiaro! Se hai sentito la mia aura ti credo...' Sbuffò divertita, la piccola illusa credeva di aver ripreso la sua pelliccia da lupo cattivo. ' Allora spiegami perché non sei tornata al tugurio della prima volta se sapevi che 'genere di persona' sono. Perché sei rimasta la notte e mi hai curata le ferite, perché mi hai invitato per un caffè ecc.' Incominciavo a scuoiarla di nuovo. 'Non è che ti sei presa una cotta per la sgualdrinella?' Feci con una smorfietta infantile. 

'Pensala come ti pare. Non sono un animale...' Okay stop un attimo. Non immaginate le risate sguaiate che mi sto facendo ora. Insomma la pulciosa che mi dice che non è un animale sottolineando con tanta enfasi 'la parolina spaventosa' che tanto la fa rannicchiare sotto le coperte come i tuoni e i fuochi d'artificio. Buahahah, patetica. Comunque, continuiamo pure.

'Non lascio morire dissanguato nessuno con il rischio poi di esser rintracciata e sbattuta in galera. Non sono disposta a rischiare tanto per una scopata, seppure con una sventola ninfomane.' Mi gettò uno sguardo provocante il che mi stufò o almeno mi comportai come se ne fossi fortemente irritata.

Non siamo meno testarde ora ma in quel giorno di confusione lo eravamo ancor più del solito e il dibattito, che aveva indiscutibilmente la cadenza di flirt fra provocanti orgogliose,non si interruppe per almeno un'altra ora; lei sparava, io schivavo, io affondavo e lei parava con grazia ed eloquenza. Non c'è che dire, nonostante le mie parole fossero munite di lunghi ed affilati canini su ogni sillaba, la sua calma e supponenza glaciali lasciavano in me danni profondi. Ciara ebbe l'ultima parola eppure le sue antitesi furono,dalla loro edificatrice, demolite in due parole: A domani. E lì la mia tesi ebbe riscontro, lei voleva qualcosa. Io non volevo ammettere cosa e ancora  non mi ero resa conto di starle concedendo attimo dopo attimo di proseguire nel suo intento.  

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Capitolo 5
*** Amore(forse) e puzzo di involtini ***


C'è un velo pesante di aspettative e desiderio che prelude un avvenimento importante, atteso, eppure minuto dopo minuto la percentuale di euforia cala sempre di più, nemmeno parlassimo delle borse europee, e viene lentamente sostituita dalla paura. Oh così affascinate perché come un'improbabile fenice nasce e muore in se stessa, da se stessa. Ho paura della paura ma non forse più di quanto ne avesse Ciara, in quel momento era più che altro la curiosità e un po' l'arroganza di provare ciò che già sospettavo ad occupare i miei pensieri. Volevo davvero sapere che diamine era successo quella notte perché banalmente volevo riprovarlo. Stupiti? Ma se vi ho detto che lavoravo in un bar BDSM! Io il sesso lo amo, amo il piacere e più questo diventa complesso più mi intriga ed eccita. Non ero estremamente sconvolta per i segni sul mio corpo, non sono masochista ma non posso negare che una leggera violenza accende in me la passione. Capita che scene del genere di quella mattina al bar si siano ripetute durante questo anno e mezzo di relazione e che non abbiano ancora smesso di creare una certa tensione sessuale fra noi. Ciara è maestra nel sedurmi con le sue parole e la sua mimica facciale. Io sono maestra nello scatenare il lei questa sfida di eloquenza sarcastica che tanto la eccita. Quando ciò capita la sua furia animale si scatena e non parlo di peli e artigli che spuntano come funghi ad ottobre ma di una travolgente passione violenta. Non nego di aver riportato una bella escalation di lividi che passavano artisticamente da un tenue violaceo ad un cubo blu notte, insomma la mia pelle sarebbe tranquillamente potuta andar a far compagnia ai quadri di Van Gogh. Eppure non ho mai disdegnato quel dolore, ecco che io chiamerò tenue per difendere la mia precedente affermazione di non esser una masochista, che durante il giorno mi ricordava e lo fa tutt'ora, le emozioni passate. Una mappa dei ricordi. Ad alcuni le proprie cicatrici ricordano fallimenti, ad altri episodi d'infanzia e ancora per alcuni sono medaglie all'onore a ricordo di una lunga campagna militare. A me, per ora, ogni segno sul corpo ricorda Ciara. 

Ora non venitemi a dire che non avete mai sognato di esser sbattute (o anche di sbattere) al muro dal vostro amante, oh insomma non posso mettermi qui ad usare mille pronomi e variazioni per adattarmi al tipo di compagno che avete quindi uomo,donna o altro che sia, da chi vi scopa intendiamoci. Quel brivido nel varcare la porta e sentire la schiena contro il muro, lasciare vestiti come Pollicino le sue briciole, mettergli le gambe intorno alla vita e gemere di piacere sotto le sue penetrazioni. Ci fu una volta che Ciara mi sbattè con una tale violenza da incrinarmi una costola, fortunatamente non mi aveva ancora rotto le altre se no credo che al posto di una nottata di sesso selvaggio, sottolineo legata al letto con ogni mio arto, ci saremmo ritrovate in una di quelle volte in cui le prendo le orecchie e le grido che è un cattivo cagnaccio per poi sdraiarmi dalla sua parte del letto ed aspettare che una grossa palla di pelo bruno e morbido si accoccoli nel minimo spazio residuo lasciato in quella parte di materasso. Oh si, io un po' di violenza la tollero ma mica voglio rimanerci secca e nonostante connessione e romanzate varie non perdo la mia individualità e il rispetto di me. Io non mi faccio ammazzare per amore, è lei il personaggio da imprinting stile Mayer mica io. Fatto sta che quando ci sono questi episodi dove o mi stufo di farmi male o litighiamo per qualche altro motivo, il definirla un cagnaccio pulcioso le fa un effetto soddisfacente, e fosse nelle sue vesti pelose la vedrei abbassare le orecchie e mettere la coda fra le gambe per poi accoccolarsi con me in cerca di perdono, consapevole del suo potere addolcente quando mi lascia 'usarla come pupazzo'. Tuttavia questo succede solo con me, ho ovviamente un certo potere su lei, più forse di quello che lei ha su me, o forse mi dico ciò per sentirmi più libera e potente? Non so comprendere a fondo il concetto ma il nostro amore è diverso e lo so per certo. Connettendoci, una volta aperte completamente l'una all'altra, ho potuto esplorare i meandri del suo cuore, della sua anima come nemmeno lei riesce a fare e tuttavia non l'ho ancora compresa. Sento però la profonda differenza nei nostri cuori e,a volte, la sua paura di avermi in realtà costretta ad amarla mi sovrasta e l'idea irrazionale che una sorta di magia ci faccia stare insieme e che non siamo davvero innamorate mi possiede. Non so ancora quale sia la definizione d'amore, cosa si possa considerare tale e cosa no ma penso che certe volte sia il caso di lasciare la testa ben chiusa in un cassetto della cantina perché una cosa come la connessione, mi dico, non può mentire se in più sostenuta dal fatto che io mai riuscirei a lasciarla ora. Forse il fatto che ho riversato troppo di me in lei, il fatto che l'ho esplorata e continuo a farlo ogni giorno e così piena di curiosità stupendomi come Bilbo di fronte alla vista di Granburrone la guardo negli occhi e scopro emozioni nuove e così contrastanti in lei, magari tutto ciò mi ha fatto perdere la razionalità di capire se l'amo o no. Eppure, è forse l'amore qualcosa di razionale? Sapete, anche un ex sgualdrina un po' ninfomane e senza laurea ha questi pensieri contrastanti e troppo profondi per aver una risposta, come li ha Ciara seppure abbia una certezza in più. Solitamente quando parliamo di ciò lei definisce la sua sicurezza come una 'sensazione lupesca' di amarmi, cioè non ha dubbi su ciò, non ha dubbi sul fatto che siamo connesse ma come me a volte teme che senza 'il lupo che è in lei' non saremmo qui. 

Tuttavia, quando quella notte l'euforia incominciava a far posto all'ansia, eravamo estremamente lontani da questi pensieri, l'amore era l'ultima cosa che sfiorava le nostre menti o almeno la mia. Quando il mattino seguente mi svegliai ero sfatta manco mi fossi scolata una un paio di bottiglie di sakè Yamadanishiki e siccome il caffè non si era magicamente teletrasportato da Cuba a New York per poi automacinarsi ed imbustarsi intanto che sgattaiolava dalla psuedo-finestra di casa mia, decisi che la barista carina di ieri mi avrebbe rivisto. Mi alzai così dal letto, canonici dieci minuti in bagno che probabilmente data la cura del trucco a cui mi dedicai quella mattina furono almeno trenta, e,insaccata in un maglione adolescenziale con un cane giallo ocra e un paio di sfatte converse rosse risalenti a minimo 6 anni prima, uscii dal tugurio numero due della mia vita. E, signori e signore, indovinate un po' chi mi ritrovavo di fronte a casa alle sei di mattina, raggomitolata di fronte al mio uscio? Ma ovviamente la pulciosa e arruffata gatta obesa della mia vecchia e asociale vicina di casa. Una tale decrepita che non faceva altro che cucinare involtini primavera tutto il giorno e andare su e giù per le scale urlando un impronunciabile nome che ho sempre supposto fosse quello della gatta. Non spiccicava un verbo in inglese se non 'Bitch' che abitualmente mi rifilava ogni volta che, tenendolo accuratamente con una sola mano tipo portassi in giro un qualche radioattivo oggetto (non che ci fosse poi un estrema differenza), le riconsegnavo il suo felino. E non credete che io me la prenda con una persona indifesa, quella megera sapeva perfettamente che cosa mi diceva, aveva l'odio negli occhi; ve lo assicuro io! Così scavalcai la gatta, le tre rampe di scale se le sarebbe fatte da sola, io non intendevo certo barattare il mio caffè con un investitura ad ascensore personale. 

Ovviamente uscita di casa l'odore familiare di fritto non mi aveva ancora abbandonata e una volta entrata nel caffè si sostituì con quello di frittelle. Oggi doveva esser il giorno in cui si ricordavano di esser anche in parte americani, in realtà tutti ufficialmente di cittadinanza americana, per cui invece della zuppa con peperoncino, coriandolo e altre cinesate varie, si degnavano di proporre frittelle di dubbia preparazione. Una volta avevo trovato un mezzo gamberetto all'interno. Probabilmente sarei rimasta più a lungo se Ciara non fosse entrata dieci minuti dopo il mio arrivo e con un solenne 'Buongiorno' mi avesse poi scambiato per la principessa Jasmine esordendo, evidentemente molto soddisfatta del suo tempismo e romanticismo da quattordicenne, con un 'Ti fidi di me? Ti porto a fare un giro.' Non rifiutai, ovviamente, se no mica staremmo a parlarne ma la squadrai e si rese presto conto di quanto fossi poco impressionabile e alla sua altezza tanto che non c'era bisogno di dir stupidate di quel genere. 

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Capitolo 6
*** Joker ***


Quella mattina di febbraio non ero particolarmente interessata ad adescare nessuna coetanea asiatica o di qualsiasi altra etnia e il mio abbigliamento l'aveva messo ben in chiaro dal primo passo fuori di casa. Accanto a Ciara, così esteticamente seria nella sua camicia bianca che lasciava una buona porzione di collo ed avambracci al gelo (pazzia che solo un lupo poteva permettersi), sarei potuta passare per una docile sorellina adottiva e forse, fra la folla sgangherata che così ansiosa e cupa si apprestava al lavoro per le vie di quella Chinatown che avevo chiamato casa più per abitudine che attaccamento, saremmo passate inosservate. Tuttavia quel metro e settanta che consideravo così avvenente e intimidatorio, questa volta non avrebbe che aumentato l'irritazione di quella mattina iniziata senza caffè. Una volta uscite, probabilmente per l'istinto di tenermi vicino a se, la grande e morbida mano di Ciara stretta alla mia per condurmi una piccola via secondaria in direzione della stazione metropolitana di Canal St., s'irrigidì e quasi temetti potessero spuntarle artigli invidiabili a Wolverine per la forza che esercitò una volta voltato l'angolo. Persa ,inizialmente, nello studiarla, non avevo prestato particolare attenzione a ciò che mi circondava, se non all'indicazione della stazione metropolitana. Ogni sguardo alla ricerca d'indizi che potessero raccontarmi qualcosa di lei si trasformò in pochi passi in una contemplazione di ogni centimetro nudo della sua candida pelle 'invernale', perché come un lupo cambia il pelo con la stagione, la sua pelle esposta ai primi raggi estivi avebbe preso un caldo color caramello e i suoi capelli castani i toni di una creme brulèe, ramandosi e schiarendosi fino a un biondo cenere. Io non ero Sherlock e lei non era sicuramente un soggetto qualunque, non per me, così le mie brevi osservazioni non portarono a grandi scoperte. Intravidi una scritta lungo la sua colonna vertebrale, un tatuaggio che supposi corresse fino all'osso sacro correndo sul sottile strato di pelle che separava le sue vertebre dal gelo esterno e, come già avevo notato, portava un bracciale di metallo con le stesse scritte, a me incomprensibili. 

Fossi stata un gatto e ogni mio pelo si sarebbe rizzato e un acuto miagolio avrebbe accompagnato il mio balzo un mero da terra; tuttavia, in reazione alla sua stretta, non potei che guardare sorpresa davanti a me. Lo spettacolo non era dei migliori: un gruppo di ragazzi asiatici muniti di mazza era appoggiato alla scalinata per la metropolitana ed evidentemente mentre ero persa fra i pori dell'epidermide di Ciara, questi c'avevano provocato pesantemente e la 'piccoletta' che un attimo prima era al mio fianco, era ora un passo avanti a me pronta a mordere senza pietà. Non sono mai stata il tipo da dar peso agli insulsi e ignoranti giudizi altrui, nessuno avrebbe mai detto fossi lesbica dato il mio lavoro, anche se,non avendo amici in quei mesi, nessuno ne era a conoscenza, e la mia presenza femminile. Non avevo mai avuto una ragazza a NY prima di allora, non che in quel momento mi definissi la ragazza della pulciosa, quindi commenti omofobi erano ancora nuovi per le mie orecchie, ovviamente se non contiamo quella volta a 16 anni in cui mi azzardai a tenere la mano della mia allora fidanzata in visita dal paese vicino al mio. Vivevo nella bigotta Alabama, sarà meglio ricordarselo, e in quegli anni non c'era ancora nessuna legge del Big Barack a pararmi il culo e a mostrare la mia preferenza sessuale come inoffensiva e naturale. Fino a quel febbraio ero rimasta nella mia bolla, sicura che ormai le discriminazioni, in una città grande e libera come NY fossero estinte. Ma che illusa, un ingenuità e una disattenzione tale da parte mia erano a dir poco mosche bianche. Non mi ero mai interessata alla cronaca ma nonostante ciò il buonsenso avrebbe dovuto ricordarmi che più la fossa è grande più cadaveri puoi metterci dentro, più è grande il tuo conto in banca e meno la perdita di un dollaro è sentita. Chi parlava più delle morti per suicidio o pestaggio di giovani omosessuali della grande mela quando il matrimonio era largamente legalizzato in quasi tutto il paese e c'erano le più massicce morti dei neri a far notizia? Forse gli attacchi ai gay erano diminuiti e, in paragone alla moltitudine di vite nere spezzate o agli attentati terroristici, in una città come NY una morte o due non avrebbero smosso l'equilibrio della bilancia. Eppure quelle vite erano state spezzate; la morte, con la sua lama più vecchia e consunta che mostrava però indelebile la scritta 'diverso', aveva solo rivolto le sue attenzioni ad un altro bersaglio sentendosi in colpa ad averlo trascurato più tempo del previsto. Ora era tornata. Fossi stata sola sarebbe toccato a me o forse, me la sarei cavata con un stupro di gruppo, infondo facevo il lavoro che facevo. Ora però non ero più sola.

Ciara ringhiò sommessamente, i pugni serrati e visibilmente in preda a saltargli addosso. 'Toccate la mia donna e siete morti'; il clima era più o meno quello. Bhe non che mi dispiacesse, lì per lì, evitarmi uno stupro ma sicuramente non era quello il trattamento e la considerazione che desideravo da una compagna. Sono una femminista? Non lo so, non m'interessa. Io vado per la mia strada con le mie idee poi siete liberi di considerarmi ed etichettarmi come vi pare se ciò, per decerebrati come voi, render le cose più comprensibili, ma io non sono ovviamente tenuta ad accettare in vostri epiteti. Dubito avessero visto i suoi canini affilati in formazione 'attacco alla giugulare' e non si mossero di un millimetro. 'Allora lesbiche, avevate intenzione di prendere un treno? Perché avremmo altri piani interessanti per voi.' Il più basso che sembrava anche il più spavaldo si avvicinò con la mazza a Ciara. Due metri, uno, cinquanta centimetri...erano faccia a faccia. 'Sai non credo tu sia 'all'altezza' di quella puttanella lì dietro. Non so se intendi...' Tirò rumorosamente su con il naso ma prima che un grosso sputo lercioso avesse anche solo l'idea ti partire in direzione del volto di Ciara, questa gli prese di colpo il collo; ringhiava come su un campo di battaglia, non disse una parola ma lo strinse finché in pochi attimi non passò da un tenue ocra ad un violaceo già maleodorante di cadavere. I suoi compagni erano attoniti e solo quando il ragazzo lasciò cadere la testa indietro si decisero a scappare.

Il corpo di quel cinese era inerme sull'asfalto freddo e sudicio, nessuno nei paraggi eppure avevo il sentore che sarebbero presto tornati i suoi compari, senza armi e con la polizia. 'C-iara...' Pronunciai quel nome con tanta incertezza quanto la solennità con la quale l'avevo udito pronunciare la prima volta. Si okay, ero una dura di strada ma a tutto c'è un limite; non di certo ero preparata ad assistere ad un omicidio di prima mattina. Poi Ciara diede al corpo un poderoso calcio. Povera ingenua che ero stata a pensare di aver a che fare con una sciocca manipolabile, la donna di fronte a me era tutt'altro che prevedibile, i canini non erano che un ornamento per la sua furia omicida. 

Un colpo di tosse dissolse i miei pensieri. Il nostro 'aggressore' non era morto.

Si voltò verso di me; dovevo aver una faccia spaventosa: un misto di incredulità, terrore e confusione. 'Allora, ci muoviamo? C'è ancora un po' di strada da fare.' Un sorriso a trentadue denti le si spalancava in volto. 

In quegli attimi credo di aver riconsiderato sinceramente la mia fede, pregavo di non esser la prossima preda di quel Joker di nome Ciara.

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