A frozen heart

di Piuma_di_cigno
(/viewuser.php?uid=848200)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Matrimonio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Viaggio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Harry ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Tempesta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Il bosco ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Diverso ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - La Corte ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Il pericolo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Il vuoto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Distrazione ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Capi Neri ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Scelta ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Legame ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Senza vento ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Giglio bianco ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - In partenza ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Faccia a faccia con la strega ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Il tempo ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Avanti ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Regina ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - L'eternità ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Matrimonio ***


Capitolo 1 – Matrimonio

Il ricordo della felicità non è più felicità. Il ricordo del dolore è ancora dolore.
(George Gordon Byron)

Guardai con una certa invidia mia sorella Anna volteggiare felice tra le braccia di Kristoff. Se lo meritavano entrambi, si meritavano quanta più felicità possibile.

Il loro matrimonio era proprio come Anna l'aveva sempre sognato: tanti fiori, un ricevimento da sogno con una marea di persone e una torta immensa e colorata al cioccolato, che a tutti era piaciuta.

Il vestito era stato uno dei nostri peggiori argomenti di discussione, ma alla fine dovevo ammettere che aveva fatto una buona scelta. Non l'avrei mai e poi mai messo, eppure su di lei era perfetto. La gonna ampia e bianca come la neve scendeva fino ai piedi, abbastanza lunga da essere elegante, abbastanza corta da non farla inciampare durante il ballo.

Sulla schiena, un enorme fiocco in tulle. Il corpetto, pieno di lustrini, pailettes e perline varie era stato la condanna di ben tre sarte del regno. Anna sa essere molto indecisa; hanno dovuto rifarlo ben tre volte, prima che lo considerasse accettabile.

Scollatura a cuore, senza spalline, come l'ha sempre sognata.

Il sogno di mia sorella si era più che avverato; mi si strinse il cuore quando la guardai ballare con Kristoff, così felice e piena di vita. Mi aveva descritto così tante volte la sensazione che provava nello stare con lui, nell'amarlo, che a volte rimpiangevo persino io di non aver mai trovato nessuno. Anna non si faceva scrupoli a farmelo notare: detestava che io fossi così sola. Voleva a tutti i costi che trovassi anch'io qualcuno che mi facesse stare tanto bene, ma si supponeva che il mio cuore fosse ancora troppo freddo per accogliere qualcuno in quel senso.

Mi alzai dal trono su cui ero seduta e mi diressi verso il giardino, cercando di non farmi notare da nessuno. Avevo dovuto fare la damigella d'onore di Anna, ma per fortuna il mio vestito non era ampio come il suo e mi ostacolava molto meno nei movimenti.

Appena uscii, respirai a pieni polmoni.

Il giardino del regno era meraviglioso in qualsiasi stagione. Non per forza la regina dell'inverno deve amare costantemente l'inverno. Ovviamente il matrimonio di mia sorella si era svolto in estate, la sua stagione preferita, e nella brezza calda che soffiava si sentiva il profumo di molti fiori.

La luna brillava alta nel cielo e mi faceva sentire protetta, a mio agio.

Tolsi il mantello blu da cerimonia e lo appoggiai su una panchina di pietra; mi avviai attraverso gli alberi, ascoltando i grilli cantare.

Non sapevo che un matrimonio potesse rendere così felici due persone. Avevo immaginato mamma e papà, da piccola, ma avevo smesso di farlo quando il ghiaccio si era impossessato della mia vita e mi aveva tolto mia sorella.

Scacciai il pensiero con un brivido, e sentii piccoli cristalli formarsi sotto i miei piedi, tra l'erba.

Qualcosa dietro di me scricchiolò. Mi voltai di scatto, spaventata, e notai un giovane farsi strada tra gli alberi.

Incontrai i suoi occhi scuri. Mi indirizzò un sorrisetto sghembo.

“Non era mia intenzione spaventarvi, vostra maestà.” fece un mezzo inchino a cui io non risposi, troppo sorpresa per farlo. Il giovane mi fissò.

“State bene?”

Annuii.

“Sì, grazie ...” aspettai che completasse con il suo nome, ma non lo fece. Si avvicinò a me, invece. Mi ritrassi istintivamente.

“Come mai siete qui tutta sola? Vostra sorella ha dato inizio alle danze, dovreste andare a cercarvi un cavaliere.”

Strinsi le labbra.

“E voi lo stesso.”

Si avviò tra gli alberi sogghignando e mi fece cenno di seguirlo. Per un istante, con un brivido, mi guardai indietro, ma alla fine proseguii con lui. Indossava un lungo mantello blu, dall'aria pesante. Mia sorella aveva fatto ben poca attenzione a dove andassero gli inviti, aveva detto soltanto che voleva una marea di gente al matrimonio; probabilmente ne erano stati spediti anche al Nord.

“Non sono interessato alle dame nel castello.”

“Perché, se posso chiedere?”

Il giovane mi lanciò un'occhiata.

“Ballo solo con la dama che amo.”

Un sorriso mi affiorò sul viso.

“E lei non è qui, stasera?”

Il giovane scosse la testa.

“No, ma ho promesso che l'avrei sempre aspettata, qualunque cosa accadesse.”

Ecco un altro in balia dell'amore! Ero l'unica a non averlo mai provato? A non aver mai provato il fantomatico vero amore di cui Anna parlava tanto spesso? Probabilmente sì, mi rassegnai con un sospiro.

“Dovete essere molto legati.”

Il giovane ridacchiò.

“Oh, lo saremo.”

Alzai lo sguardo, confusa.

“Che intendete dire?” era qualcosa che aveva a che fare con i matrimoni combinati? Aveva parlato al futuro, quindi …

“Lo saremo appena l'avrò trovata.” i suoi occhi si illuminarono di speranza.

Non potei fare a meno di sorridere.

“In questo caso,” dissi, incrociando il suo sguardo, “vi auguro tanta fortuna e spero che quel che desiderate vi trovi, anche prima che siate voi a trovarlo.”

Un lampo di sorpresa gli attraversò il viso.

“Non mi considerate pazzo? Tutti coloro a cui ho parlato di questo progetto, hanno detto che avrei fatto molto meglio a sposare una qualunque donna ricca, tanto per essere sistemato.”

Sorrisi e scossi la testa.

“Nessuno che cerchi il vero amore è pazzo.” a quel pensiero, ridacchiai. “Sarebbe pazza anche mia sorella, che balla col suo vero amore in quel salone.”

Il giovane sorrise.

Rimanemmo in silenzio per un po' e, con mia sorpresa, fui io a romperlo.

“Ditemi, da dove venite? Non ho potuto fare a meno di notare il vostro mantello. Sembra molto pesante.” incontrai di nuovo i suoi occhi, che brillarono quando dissi:”Provenite forse dalle terre del Nord?”

Annuì.

“Certo, vostra maestà.”

Sfiorò la mia mano, quando mi si avvicinò per aggirare un albero molto grosso.

“Vi piacciono le nostre terre?”

Annuì ancora.

“Molto diverse rispetto alle mie, ma hanno i loro indubbi pregi.”

“Davvero?”

“L'erba è rigogliosa e i raggi del vostro sole sono opere d'arte … Solo sulla luna, avrei da ridire.”

Lo fissai, sorpresa.

“Perché mai?” non volevo darlo a vedere, ma … Forse mi aveva persino offesa. La luna era la parte che preferivo della notte. Mi aveva fatto compagnia così spesso!

Si fermò in una radura e la fissò.

“Non brilla come da noi e non è accompagnata dall'aurora boreale.” mi lanciò un'occhiata. “Farebbe risplendere i vostri meravigliosi occhi.” mormorò. Fui spiazzata dal complimento, e arrossii.

“Grazie.” respirai a fondo. “Se … Se volete potete tranquillamente darmi del tu.”

Lo stupore segnò il viso del giovane, ma fu sostituito da un sorriso malizioso.

“Solo se lo fate prima voi.” mi stupii di questo; nessuno mi trattava così … Avevano tutti uno strano terrore di sua maestà la regina, di solito.

“D'accordo.” acconsentii. Gli tesi la mano. “Io sono Elsa. Tu?”

Sogghignò e prese la mano.

“Piacere Elsa, puoi chiamarmi Harry.” E prima che potessi ritirare la mano, si chinò e vi posò un bacio delicato, che mi fece correre un brivido lungo la schiena.

Quando rialzò la testa e i suoi occhi incontrarono i miei, arrossii.

“Elsa.” disse soltanto. Deglutii.

“Cosa c'è, Harry?”

“Quelle scarpe hanno l'aria di essere molto scomode.” rimasi stupefatta e abbassai lo sguardo. In effetti, facevano molto male e mi avevano riempito i piedi di vesciche.

“Perché non le togli?”

Sgranai gli occhi.

“E stare scalza sull'erba?”

Harry alzò le spalle.

“Perché no?” sorrise. “Coraggio, Elsa.”

Un po' titubante mi chinai a togliere quelle scarpe odiose. Sorrisi quando sentii l'erba sotto i piedi nudi e notai che Harry era un po' più vicino a me. Mi allontanai di qualche passo, sorridendo a quella meravigliosa sensazione.

L'ultima volta che l'avevo fatto era quando io e Anna eravamo molto piccole.

Notai che anche lui si era tolto gli stivali.

“Coraggio Regina Elsa, ti sfido a una gara di corsa.” disse, con una luce brillante negli occhi. Risi quando mi prese di nuovo per mano e mi tirò con sé in una corsa senza fine nei giardini del castello. Ovviamente vinse lui, anche se non sapevamo dove fosse il traguardo. Arrivammo fino al fiume che scorreva sul retro del castello, a metà dell'immenso parco che ci circondava.

Mi sedetti su una roccia a prendere fiato. Notai che il vestito mi si era strappato, ma non mi importò. Era stato bello, liberatorio.

Harry rimase seduto solo un attimo, poi si tolse il mantello e la giacca. Quando fu il turno della camicia, sgranai gli occhi.

“Harry, ma che stai facendo?”

Alzò le spalle.

“Sono anni che non faccio un tuffo in un fiume … Al Nord sono troppo freddi.”

Sogghignò vedendo la mia espressione quando prese la rincorsa e si tuffò nel fiume, ma non potei fare a meno di ridere quando riemerse, bagnato fradicio, e si scrollò l'acqua dai capelli.

“Ma guarda.” disse Harry nuotando verso di me. “La regina di ghiaccio ride.”

Sorrisi.

“Dai, vieni anche tu.” mi invitò. “L'acqua è così calda ...”

Vi immersi una mano e constatai che in effetti aveva ragione. La luce della luna si rifletteva sulla superficie dell'acqua, giocando con le minuscole onde che la increspavano.

Poi guardai Harry, lì immerso. Non era molto … Ecco, carino che una ragazza, per di più una regina, si tuffasse in quelle acque con uno sconosciuto.

Ma ricordai che il ghiaccio, all'occorrenza, mi avrebbe sempre protetta.

Tolsi con attenzione il soprabito, e rimasi con sollievo in semplice sottoveste. Mi avvicinai all'acqua, ma poi ci ripensai. Dovevo tornare in quel salone, dopo. Cos'avrebbero detto i miei sudditi vedendo che la mia sottoveste era bagnata fradicia?

Capii che dovevo toglierla e mi sentii arrossire, guardando Harry che nuotava poco più in là, con i muscoli che guizzavano alla luce della luna. Dovevo ammettere che era davvero bello.

Controlla il respiro, mi dissi, stai tranquilla.

Quando, lentamente, mi sfilai anche la sottoveste, vidi Harry sgranare gli occhi, e diventai ancora più rossa in viso. Con la sola biancheria intima, entrai in acqua con cautela.

Quando mi arrivò alla pancia mi tuffai, troppo imbarazzata per lanciare ad Harry anche una sola occhiata. Ma dovetti farlo, quando me lo ritrovai davanti appena riemersi.

Non si prese il disturbo di distogliere lo sguardo, anzi scese persino verso il basso. Arrossii ancora di più, se ormai era possibile.

Non osai guardare il fisico di Harry più di quanto non avessi già fatto, ma riuscii a vedere degli addominali molto scolpiti. Doveva fare un lavoro molto faticoso, per avere dei muscoli simili.

Senza preavviso, mi afferrò la mano sott'acqua e mi portò con lui verso il punto in cui il fiume era più profondo e largo. Ero nervosa; non ero molto brava a nuotare.

Harry ridacchiò vedendo che vicino a me l'acqua di tanto in tanto congelava e mi si avvicinò.

“Elsa, sembra che il ghiaccio ti protegga sempre.” disse, accennando alle tracce del mio passaggio. Abbozzai un sorriso in risposta e Harry si avvicinò ancora di più a me, stringendomi più forte la mano.

“Faresti qualche magia per me?” esterrefatta, lo fissai per qualche interminabile secondo. Era … Era da quando Anna era piccola che nessuno mi chiedeva una cosa del genere, così, in privato.

Un sorriso mi si aprì e mi si scaldò il cuore.

“Certo.” sussurrai.

Spazio autrice: ciao a tutti! Sono Piuma_di_cigno, amo scrivere e sono secoli che volevo scrivere una storia su Elsa e qualcuno, in questo caso Harry, che riesca a scioglierle un po' quel cuore di ghiaccio ... Spero tanto che come primo capitolo vi piaccia e che lasciate tante recensioni, a cui cercherò di rispondere più o meno sempre. :)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Viaggio ***


 Capitolo 2 – Viaggio

Come nasce un amore? Cosa fa sì che una persona appaia più luminosa, più bella, speciale e perfetta per colui o colei che guardandola sente vacillare le gambe e il fiato accorciarsi fino a sparire in una angolino sperduto della pancia, dove d'un tratto volano le farfalle?
(Fairy Oak, Elisabetta Gnone)

“Elsa!!”

Anna irruppe letteralmente nella mia stanza, svegliandomi di colpo. Mi seppellii sotto le coperte e mugugnai qualcosa.

Ma mia sorella non era una che si arrendeva.

Mi saltò praticamente addosso, mi tolse le coperte e cominciò a scrollarmi piuttosto violentemente.

“Anna!” dissi, scandalizzata, finalmente capace di parlare. Era in camicia da notte, tutta spettinata; i capelli rossi erano praticamente dritti sulla sua testa, gli occhi verdi spalancati. Doveva essere successa una vera catastrofe.

“Perché non hai informato la tua sorellina che hai incontrato un tenebroso uomo del mistero!?” ruggì. “Perché!?” scese dal letto, vedendo la mia espressione sgomenta, e cominciò a camminare in giro per la stanza.

Cercai di fare mente locale e di capire di chi parlasse. La mia mente era molto confusa dal sonno e dal suo arrivo tanto improvviso e poi … Che? Io con un uomo del mistero?

Anna aveva l'espressione assorta e prevalentemente tormentata di quando era assorta nei pensieri più cupi.

“E te l'avevo anche detto!” esclamò, facendo un monologo davanti ai miei occhi esterrefatti. “Dai, Elsa, ti piace qualcuno? Me lo dirai quando ti piacerà qualcuno, vero? Posso aiutarti a cercare qualcuno che ti piaccia? E tu, no, certo che no, non mi interessa nessuno, non mi interesserà mai nessuno, e non voglio cercare nessuno e poi plaf! Una sera sparisci nei giardini con un affascinante tizio del nord, lasciando peraltro la tua sorellina tutta sola davanti a una marea di sudditi fissati con il discorso che tu avresti dovuto fare ...” Qui, sussultai. Accidenti. Il discorso! Come avevo potuto dimenticarmene? Oddio, i miei sudditi … “Ma non importa! Non importa assolutamente, non ci sono problemi! Perché io sono felice che tu te ne sia andata con un tizio invernale che dava i brividi a tutti gli invitati, ma come hai potuto non dirmelo!?” feci per rispondere, ma Anna parlava praticamente da sola. “Ricordi quante volte te l'ho chiesto? Ti ho presentato praticamente tutti i giovani del regno … E all'improvviso, tu te ne esci con quel … Quel … Ghiacciolo!”

Sotto gli occhi stupiti di Anna, mi alzai ridacchiando.

“Harry non è un ghiacciolo! È una persona molto gentile.” dissi, mentre i ricordi della sera precedente riaffioravano nella mia mente, facendomi arrossire.

Mi sedetti davanti allo specchio e cominciai a sciogliere la treccia e a pettinarmi i capelli.

“Sì, ma questo non toglie … Aspetta, che?” Anna si bloccò di colpo e mi fissò, mentre un sorriso malizioso si allargava sul suo viso. “Harry, eh? Allora ho visto bene!”

Arrossii di nuovo, provocando altro sgomento a mia sorella.

“Elsa è arrossita! Oh, Cielo, sei arrossita!” esclamò, con gli occhi accesi di meraviglia. “Devi raccontarmi tutto tutto tutto, subito!” strillò.

Mi prese le mani e mi fece voltare verso di lei, che si sedette sul letto e mi fissò ansiosa.

“Oh, Anna.” sospirai. “Non è il caso di farne tutta questa esagerazione … Harry è semplicemente stato gentile con me, nulla di più. Non è successo niente.”

Ma Anna sgranò gli occhi.

“E allora che cosa cavolo avete fatto per ore in giro per i boschi!? Non dirmi che siete andati a trovare i troll, perché non me la bevo.” mi lanciò un'occhiata soddisfatta. “Ti ho vista rientrare alle due passate, completamente fradicia, lo sai?”

Mi sentii arrossire di nuovo.

“Mmh … Ecco, noi abbiamo …” come potevo rendere, alle orecchie di mia sorella, più carina la frase: abbiamo nuotato insieme in un fiume al chiaro di luna? Anna sembrava sul punto di esplodere dalla curiosità.

“Abbiamo … Uhm … Fatto … Nuotato …”

Mia sorella esplose.

Avete nuotato insieme al Fiume dei Daini?!?” ululò saltandomi addosso. “E' fantastico! Oh, sono tanto, tanto, tanto contenta per te! Vi sposerete al castello, vero?”

Fissai Anna, inebetita.

“Cosa!? No!” esclamai, arrossendo ancora. “Non … Non lo conosco nemmeno, Anna! Una persona può anche essere gentile con un'altra, senza che ci siano secondi fini! Magari lui voleva solo … Ecco … Fare amicizia!”

Mia sorella drizzò la schiena e alzò le sopracciglia.

“Amicizia.” ripeté, scettica.

“Sì, amicizia.” confermai io, alzandomi e indossando un vestito azzurro più pesante del solito.

“Oh, andiamo Elsa! Perché pensi che ti abbia seguita nel bosco? Solo per fare amicizia!?”

Alzai le spalle.

“Magari sì.” risposi sedendomi di nuovo davanti allo specchio e legandomi i capelli nella solita treccia. “Aspetta ...” mi voltai, trovando il dettaglio che stonava in quello che mi aveva appena detto. “Ci siamo incontrati per caso, non mi ha seguita.” precisai.

Anna alzò gli occhi al cielo.

“Ma dai, Elsa! Harry non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo in tutta la sera … Era talmente ovvio che in giro per il regno ci sono già pettegolezzi su voi due e madame Rose sta iniziando a confezionare il tuo vestito da sposa!”

Strabuzzai gli occhi e la fissai.

“Davvero?”

Anna ridacchiò.

“Sì.”

Questa volta, mi sentii impallidire. Tutto il regno pensava sicuramente che ero una pazzoide innamorata persa di un giovane sconosciuto e che avevo fatto chissà cosa con lui nel bosco …

Mia sorella ignorò la mia espressione terrificata e continuò:”Sono tutti felicissimi per voi! Finalmente l'amore trionfa anche per la grande regina di ghiaccio!”

Mi presi il viso tra le mani.

“Siete tutti usciti di senno.” mi voltai verso mia sorella. “Anna, tu dovresti essere da Kristoff; dovete partire per il viaggio di nozze, e io dovrei essere al porto, dove una nave è pronta per portarmi alle terre del Nord a firmare l'accordo per lo scambio del ghiaccio. Fila a prepararti!”

La spinsi fuori dalla porta, furiosa e urlante, e la chiusi dietro di lei. Ammettevo che non era un bel gesto da parte mia, ma Anna sapeva essere davvero assillante e l'idea che il regno intero credesse che tra poco mi sarei sposata, mi metteva non poco in imbarazzo.

Non feci colazione: mangiai solo una focaccia salata. Soffrivo un po' il mal di mare e temevo che se avessi mangiato più di quello, avrei vomitato tutto e si supponeva che l'equipaggio preferisse non assistere a una simile scena.

La luce del sole estivo mi inondò il viso appena uscii e mi diressi verso il porto. Non potevo negare che amassi Arendelle d'inverno, ma anche d'estate qualcosa di meraviglioso c'era; i fiori alle finestre, la gente allegra, in maniche corte, che si fermava a chiacchierare nelle strade … Tutti mi salutavano al mio passaggio. Mi metteva un po' in imbarazzo essere chiamata vostra maestà. Ero più giovane della maggior parte delle persone e mi sembrava strano venire trattata con più rispetto da una persona che aveva più esperienza di me.

Mi sedetti su una panchina al porto e aspettai Anna, che arrivò trafelata, ovviamente in ritardo, quando ormai le navi erano già pronte.

Ci fu talmente poco tempo, che riuscimmo solo ad abbracciarci velocemente e a scambiarci la reciproca promessa di scriverci durante il viaggio. Poi, io salii su una nave, lei sull'altra.

La mia nave era immensa, maestosa. In fondo, avevamo davanti ben una settimana di viaggio, con attracchi nei rarissimi paesini sulle coste del Nord, prima di raggiungerne il vero e proprio regno.

Dovevo solo arrivare lì, firmare il contratto e andarmene. Era poco conveniente, ma per cose particolarmente importati come questa, era preferibile firmare di persona, per evitare complicazioni. Visto che l'argomento del contratto era il permesso di transito nelle terre del Nord, in modo che potessimo rifornirci di ghiaccio anche nelle stagioni calde, ero io a dover partire, in vece di Arendelle.

Perciò, mi sedetti in un angolino, vicino al bordo della nave, ma fortunatamente abbastanza stabile da non provocarmi il mal di mare, e salpammo.

Tutti salutarono me e Anna, mentre partivamo, e fu augurata ad entrambe tanta felicità, in un coro di grida, applausi e saluti di vario genere.

Mi ero appena seduta, quando una voce, molto ben conosciuta, interruppe di colpo i miei pensieri.

“Che fai Elsa, mi segui?” Harry, con la divisa da capitano, tanto di cappello, era davanti a me, con un sorrisetto sghembo stampato in viso.

Arrossii.

“No che non ti seguo! Se mai tu segui me … Cosa ci fai su questa nave?”

Ridacchiò e indicò il distintivo di Arendelle.

“Sono il capitano.” si avvicinò a me. “E ci aspetta un'incantevole settimana insieme, regina Elsa. Qui, insieme, su questa nave ...”

Quando temetti che il cuore stesse per uscirmi definitivamente dal petto, finalmente Harry se ne andò ghignando e prese il suo posto al timone. Mi ritrovai a chiedermi se avessi fatto qualcosa di sbagliato; riuscii a distogliere il pensiero da lui solo quando mi accorsi che per il nervosismo avevo ghiacciato la sedia su cui mi trovavo.

Spazio autrice: ciao a tutti! Il colore del giorno, oggi, è l'arancione. In base al mio umore, direi che questo è il colore perfetto; oggi tutto è caldo, terribilmente caldo, e quale colore più adatto dell'arancione, non passionale come il rosso, ma nemmeno allegro come il giallo?
Il capitolo di oggi è stato immensamente divertente da scrivere, e spero che anche per voi sia altrettanto divertente leggerlo. Ho sempre pensato che le emozioni dello scrittore passassero da lui al lettore, mentre scrive. Chissà se è vero?
Come citazione, ho messo, come faccio spesso, un estratto di Fairy Oak, una delle mie favole e/o storie preferite. L'avete letto?
Se la risposta è no, sono felice di dirvi che è uno dei libri che si è sempre in tempo per apprezzare, in un modo, o nell'altro. ^.^
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Harry ***


 Capitolo 3 – Harry

Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo.
(Virginia Woolf)

Il mio primo giorno sulla nave doveva essere molto tranquillo, invece fu semplicemente terribile. Avevo portato con me un libro, ma leggerlo era l'ultima cosa che riuscivo a fare, visto che Harry, probabilmente apposta, urlava gli ordini all'equipaggio talmente forte da farmi sobbalzare ogni volta.

E, quei rari momenti in cui stava zitto, sentivo il suo sguardo fisso su di me.

Solo una domestica mi accompagnava su quella nave e non era una gran compagnia, visto che Judith era molto più anziana di me; gli argomenti di conversazione di certo non erano dei migliori, e presi ad evitarla quando arrivò al discorso il capitano ti fissa insistentemente per tutto il giorno.

Praticamente, mi rinchiusi nell'interno traballante della nave, cercando di leggere il libro, e lì rimasi fino a sera, quando fui costretta ad uscire di corsa. Cominciava proprio a venirmi da vomitare.

Mi sporsi dal bordo della nave, il respiro affannoso, la testa che ronzava, un fischio interminabile nelle orecchie. Cercai di fare respiri lenti e profondi e chiusi gli occhi. Materializzai un po' di ghiaccio sulla mano e me lo appoggiai in fronte.

Il senso di nausea scemò lentamente e il sollievo mi invase, nella grande nave, ora silenziosa e immersa nella notte.

“Mal di mare?” chiese Harry, improvvisamente dietro di me. Mi voltai e annuii, incontrando i suoi occhi più vicini di quanto desiderassi. Per un attimo, parve quasi spaesato, guardandomi.

Mi sentii terribilmente in imbarazzo; avevo cenato in cabina, così mi ero già cambiata e indossavo solo la camicia da notte con sopra una vestaglia verde, che mi aveva regalato Anna. I miei capelli erano … Completamente sciolti. Era questo che mi sconcertava più di tutto. Harry era la prima persona dopo Anna e Judith a vedermi senza trecce, né acconciature, senza fermagli, cristalli, qualunque elemento di sfarzo … Senza barriere.

Era sciocco pensarlo, ma così, di fronte a lui, pallida come non mai, col mal di mare e pronta per andare a dormire, mi sentivo davvero indifesa. Era una sensazione strana, perché era come se il ghiaccio questa volta non potesse proteggermi.

Poi, Harry si esibì in un ghigno, che spazzò via tutto quello che stavo pensando e mi imbarazzò ancora di più. Le mie guance si colorarono nuovamente di rosso.

“Mal di mare, eh?” disse, beffardo.

Annuii a fatica, con la gola serrata.

“Sai, ci sono alcuni che credono sia solo una questione mentale. Che in realtà anche chi dice di avere il mal di mare, potrebbe stare su una barca senza problemi.”

Lo fissai, piuttosto irritata, anche se, lo dovevo ammettere, curiosa di sapere cosa intendesse. La voce di Harry non era nulla più di un sussurro, eppure sovrastava lo sciabordio del mare. Aveva una voce roca, in qualche modo intonata al mare stesso.

Strinsi le labbra.

“Direi che non è il mio caso.”

Harry sogghignò.

“Vogliamo fare una prova?”

Cercai di non dare a vedere la mia agitazione e annuii. Il mio cuore sobbalzò quando mi prese per mano e mi portò verso l'albero maestro. Mi lanciò un'occhiata e mi fece cenno di seguirlo quando prese ad arrampicarsi verso la torre di vedetta.

Creai una piattaforma di ghiaccio sotto i miei piedi e mi sollevai. La brezza marina, già onnipresente, si accentuò e mi scompigliò i capelli, per la prima volta sciolti.

Quando arrivammo alla torre di vedetta, piuttosto piccola, Harry mi attirò a sé e mi voltò con la schiena contro il suo petto, in modo che vedessi soltanto il mare davanti a noi. Avevo il cuore a mille e non capivo più se era per il mal di mare o perché lui era il primo a starmi tanto vicino dopo anni, oltre a mia sorella.

La sua voce, incredibilmente vicina, mi fece sobbalzare.

“Ora dimmi che stai per vomitare, e ti crederò.”

Scossi leggermente la testa.

“No, sto bene.” e come potevo non stare bene? Era uno spettacolo. Il mare, nero come la pece nella notte senza luna, faceva da specchio alle stelle brillanti nel cielo e si mischiava con esso. Era meraviglioso.

La brezza mi scompigliò leggermente i capelli, e mi accarezzò il viso.

Il mare si muoveva piano, e l'unico rumore erano le onde.

Quella era la pace.

“Ora spalanca le braccia.” ordinò Harry, guidando i miei movimenti con le mani. Obbedii all'istante, felice di essere lì.

“Visto? Non è splendido?” mormorò, provocandomi un brivido. La torre di vedetta era terribilmente piccola … Mi chiesi se l'avesse fatto apposta.

Ma poi, sentii una risata sommessa vibrare nel petto di Harry.

“Avevo ragione, regina Elsa, siete completamente svitata temo.”

Abbassai le braccia, irritata.

“Mai quanto voi.” replicai. Mi parve quasi di vedere la sua espressione beffarda.

“Io sarei uno svitato? In base a cosa?”

La rabbia mi bruciò nel petto, mentre cercavo una degna risposta.

“In base ai tuffi spericolati in un fiume di notte, al transito su una nave e ad un'insana arroganza al cospetto della regina di Arendelle!” detestavo tirare in campo il mio ruolo di regina, ma non mi era venuto in mente altro.

Harry non perse tempo.

“Mi pare che il tuffo nel fiume l'abbia fatto anche tu, alla fine, e che anche tu sia su questa nave.” esitò. “E poi, posso trattare chi mi pare come mi pare, in quanto re delle terre del Nord. Quindi, direi che siamo pari.”

Mi ritrassi di scatto da lui e mi voltai, ignorando la vicinanza. Ero furiosa.

“I vostri pari vanno trattati con rispetto, non con arroganza!” sibilai, controllando a malapena la voce. “E non osate avvicinarvi mai più a me, re delle terre del Nord.” saltai sulla piattaforma di ghiaccio e fissai gli occhi in quelli di Harry, perché fosse ben chiaro. “Non mi chiamano per niente Regina di Ghiaccio.”

 

Il giorno seguente, ovviamente, Harry mi ignorò. Non urlava ordini, non faceva nulla che potesse infastidirmi e ne ero sollevata, anche se una parte di me, seppure piccola, se ne rammaricava.

Era la prima volta che qualcuno si interessava a me tanto da voler attirare la mia attenzione, seppure nel modo infantile con cui ci provava lui. Non riuscivo a non essere un po' delusa, ma dentro di me ripetei che era la mia vanità ad essere stata ferita, non certo qualcos'altro.

Quando attraccammo in un piccolo paesino sulla costa, sospirai di sollievo e scesi dalla nave. Ero rimasta in cabina tutto il giorno e tutto quello sciabordio, quelle onde, quel dondolio … Non ne potevo proprio più. Dovevo ammettere, però, che da quando Harry mi aveva parlato, la notte precedente, non avevo più la nausea, ed ero riuscita a dormire tutta la notte, cosa che su una barca era praticamente impossibile per me, di solito.

Presi a girovagare tra i negozietti sulla costa.

Vendevano di tutto, e molto spesso compravo qualcosa, soprattutto regali per mia sorella, ma quel giorno proprio non ne avevo voglia. Era come se una strana uggia si fosse impossessata di me; continuavo a crucciarmi sulla questione di Harry, e più ci pensavo, più credevo di essermi comportata in modo esagerato.

Dovevo chiedergli scusa? Il mio orgoglio ululò quando mi venne in mente. No, era lui ad aver sbagliato. Quanto detestavo quel suo atteggiamento da bambino!

Provai a dare un'occhiata a qualche vecchio diario, per Anna. Ne aveva sempre desiderato uno, ma sospettavo che ne servisse uno più colorato. Come per Harry, del resto. Mi imposi di smetterla di pensarci, ma il risultato fu lo stesso poco soddisfacente: arrivata alla fine della strada, ero un tale fascio di nervi, che marciai praticamente verso la nave, quasi un'ora prima della partenza.

Ebbi diversi problemi a passare sull'asse che la collegava alla banchina, ma, un passetto alla volta, riuscii a salire sulla nave e ad accasciarmi su una botte, esausta.

Mi passai una mano sulla fronte. Dovevo davvero piantarla con questa storia, era ridicolo.

Mi sarei tormentata ancora, non fosse stato per la sensazione di avere un paio d'occhi incollati addosso: Harry. Ma certo. Come potevo essere stata tanto sciocca? Il capitano rimane sempre sulla sua nave.

Era seduto sulle scale che portavano al timone e stava consultando delle mappe, con aria piuttosto assorta. Lo osservai per un istante: i capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte, e le mani, piene di calli, sfioravano appena le scritte, le sopracciglia aggrottate, gli occhi scuri come una tempesta.

Distolsi rapidamente lo sguardo, quando, per un secondo, incontrai il suo e cercai di concentrarmi sul mare, senza farmi venire la nausea.

Era assurdo. Assurdo. Da quanto conoscevo Harry? Due giorni. Ecco. Due giorni e mi stavo già facendo stupide illusioni … Con ogni probabilità era anche sposato, bello com'era.

Ignorai la voce dentro di me, che mi ricordava quella sera, al ballo, quando mi aveva confessato che avrebbe ballato solo con la persona amata, non appena fosse riuscito a trovarla.

Mi sentii di nuovo i suoi occhi addosso, ma questa volta, prima di riuscire a trattenermi, mi voltai ed incontrai il suo sguardo. Il cuore mi balzò in gola: i suoi occhi erano blu, blu oceano, blu oltremare.

Se non fosse stato assurdo, avrei giurato di vedere un sorrisetto affiorare sul suo viso. Ma dovevo averlo immaginato.

Spazio autrice: colore di oggi? Il nero direi, perché è una giornata nera, che segue una notte in bianco. In poche parole, terribile! Mi hanno messo una sottospecie di ferraglia dal dentista, e ora i denti mi fanno malissimo ... Ma continuo a scrivere, forza e coraggio! Giornata nera anche per fare i compiti e per il caldo. Persino per leggere!
Invidio tanto chi vive vicino al mare ... Mi mancano persino i granchi! XD
Bando alle ciance, ho scritto il terzo capitolo e, per la prima volta, ho fatto affiorare quel lato deciso e coraggioso che Elsa dovrebbe aver sviluppato più o meno mentre cantava costruendo il castello, nel film. Sto cercando di capire come far riavvicinare lei ed Harry ... Servirà qualcosa di drammatico! Quale rimedio migliore, in una giornata nera, se non una storia drammatica?
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Tempesta ***


 Capitolo 4 – Tempesta

(...) Fai bene attenzione a ciò che ti passa per la testa: se pensi alla caduta, cadrai. Se pensi al volo, volerai.
(Anne Plichota - Cendrine Wolf, Oksa Pollok - primo volume)

Quella notte fu un completo disastro. Completo.

La tempesta iniziò alle nove e continuò per un tempo che mi parve infinito. Non avevo ascoltato le chiacchiere dei marinai, riguardo alle vele e a mettere al sicuro il carico e cose del genere, ma avevo tanto rimpianto di non averlo fatto.

Almeno, non sarei finita a ballare come un'ubriaca in camicia da notte verso il ponte della nave. Sapevo che ne sarei uscita zuppa, ma non me ne importava poi molto. Chissà che l'acqua non avesse attutito la nausea.

Quando uscii, però, non fui ricompensata da quello che speravo.

Le onde erano enormi, e ognuna, una dietro l'altra, sembrava voler inghiottire la nostra nave. Si ergevano, alte come neri muri di spuma e alghe e si schiantavano, a volte vicino a noi, a volte contro di noi.

I tonfi erano assordanti, tremendi e più di metà della nave era completamente allagata.

Con una stretta al cuore, pensai che doveva essere quello che avevano passato i miei genitori.

Sul ponte c'erano alcuni marinai, che correvano, gridando per sovrastare il fragore della tempesta, a sistemare le ultime vele, le ultime botti. Ero terrorizzata e, chissà come, paralizzata sulla soglia, bloccata dalla visione di mia madre che, bagnata fradicia, rimaneva lì ferma, come me, con la vestaglia stretta al petto, e poi di mio padre, che arrivava dietro di lei e la abbracciava stretta, riportandola in cabina.

Ma un secondo dopo, le onde avrebbero squarciato anche quella, e li avrebbero trascinati entrambi giù, in quel buio orribile che era il mare. Mi accorsi che battevo i denti, anche se sapevo che non era per il freddo, e che il pavimento sotto di me stava ghiacciando.

Gli schizzi d'acqua si trasformavano in neve ogni volta che cercavano di raggiungermi.

Sentii le lacrime rigarmi il viso, mentre guardavo quello spettacolo ipnotico e terrificante al tempo stesso. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Non potevo.

Non mi mossi nemmeno quando un'onda abbatté l'albero maestro e l'acqua mi arrivò alle ginocchia, mentre l'albero crollava, sempre più veloce, sibilando, venendo inevitabilmente verso di me.

Non provai nemmeno a difendermi col ghiaccio, perché lo sapevo, era questo che avevano visto loro. A cosa avevano pensato? A me? Ad Anna? Al regno che ci lasciavano sulle spalle? Mio padre aveva pensato a mia madre, e lei a lui?

Quale avrebbe potuto essere il mio ultimo pensiero?

I secondi si dilatarono all'infinito.

Ripresero a scorrere solo quando una figura si gettò su di me, e mi trascinò via di corsa, mentre l'albero si schiantava esattamente dove mi trovavo io un istante prima.

Sentii qualcuno che mi prendeva in braccio e, urlandomi qualcosa, mi portava con sé giù, verso l'interno della nave, all'asciutto.

Non sarei mai dovuta salire su quella nave. Mai.

Non smisi di tremare nemmeno quando Harry mi adagiò su un letto, nella sua cabina.

“Elsa?”

Mi scostò i capelli dalla fronte, fissandomi ansioso.

“Che diamine stavi facendo?”
Scossi la testa e chiusi gli occhi, cercando di togliermi di dosso quella visione orribile dei miei genitori.

“Sto bene.” Sussurrai a malapena. Ero così stanca!

“No che non stai bene. Stai tremando.”

Harry si alzò e si diresse verso un cassettone, dall'altra parte della stanza.

“So che non è il massimo, ma dopo ti assicuro che starai meglio.”

Mi porse una camicia asciutta, grande tre volte più di me, e quello che sembrava un immenso maglione. Harry mi aiutò ad alzarmi e mi spinse i vestiti in mano.

Non c'erano altre stanze nei paraggi, quindi dovetti cambiarmi lì. Harry decise di comportarsi da gentiluomo, per una volta, e rimase voltato per tutto il tempo, anche se in realtà non mi interessava molto.

Non mi interessava niente, in quel momento.

La camicia da notte e la vestaglia scivolarono via da me senza problemi, facendo volare via l'elastico della treccia. I miei capelli si sciolsero; in uno specchio rotto, sul cassettone, vidi l'immagine riflessa del mio viso pallido.

Indossai subito la camicia e il maglione di Harry e tornai a sedermi sul letto, accanto a lui.

Mi lanciò un'occhiata circospetta.

“Tutto bene?”

Annuii a fatica.

“Che … Che ne sarà della nave?” La mia voce era roca e incerta e la mano di Harry ebbe un guizzo, come se per un istante avesse voluto muoverla.
“Stai tranquilla. Siamo abbastanza vicini alla costa, ormai. Domani attraccheremo e la faremo aggiustare. Non ci vorrà molto.”

Sorrisi debolmente.

“Grazie, Harry.”

Entrambi sapevamo che mi riferivo all'episodio dell'albero maestro. Harry sorrise e mi fece un cenno col capo.

“Ti stanno bene i miei vestiti, lo sai, vero?”

Arrossii.

“Ne dubito seriamente.” gli lanciai una timida occhiata. “Mmm … Stasera … Ehm … Dove dovrei dormire esattamente? La mia cabina è stata completamente distrutta.”
Harry alzò le spalle.

“Puoi dormire qui.” mi sentii arrossire. “Io non dormo.”
Lo fissai.

“Perché?”

Fece una smorfia.

“Durante le notti di tempesta non ci riesco quasi mai. È più forte di me. Così, leggo.” Fece un cenno alla libreria, sistemata alla meglio vicino al cassettone. Le lanciai un'occhiata incuriosita.

“Cosa ti piace leggere?”

“Storie di pirati, diari di bordo … Alcuni li ho persino ripescati io, sulle spiagge a Sud.”

Mi alzai e mi avvicinai piano, a sfiorare le copertine dei libri.

“Affascinante.” constatai. Harry sembrò sul punto di fare una battuta, ma si trattenne, e sul viso rimase solo uno strano sogghigno, mentre mi osservava.

La camicia mi arrivava alle ginocchia, e nonostante questo mi sentivo molto a disagio; percepii il suo sguardo sulle mie gambe nude e pallide, una volta o due.

Quando, infine, mi distesi sul letto di Harry e mi voltai verso la parete, sentii i suoi occhi su di me, per tutto il tempo. Non chiusi occhio tutta la notte, neanche quando la tempesta si calmò.

Spazio autrice: ciao a tutti! Oggi scrivo in verde, perché pubblico il capitolo la sera. La sera, qui, tutto è fresco e l'aria profuma di erba appena tagliata. Poco dopo che il sole è tramontato, poco prima che cali la notte, sono i cinque minuti ideali per andare a fare le passeggiate. Ogni tanto, io e il mio cane andiamo in mezzo ai campi, in campagna, a guardare il sole che tramonta e ad aspettare quel momento per andare a fare un giretto di sera. :)
Il capitolo è stato scritto di getto ... La tempesta serviva come, diciamo, pretesto per indurre Harry ed Elsa a parlarsi di nuovo. Spero vi sia piaciuto, pubblicherò presto il prossimo!
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Il bosco ***


 Capitolo 5 – Il bosco

Ombre di bosco fluttuavano accanto silenziose attraverso la pace del mattino, la scala fino al mare dove egli guardava.
Verso la riva e più al largo si schiariva lo specchio del mare, scalciato da piedi veloci calzati leggeri.
Seno bianco del mare velato. Gli accenti intrecciati, a due a due.
Una mano che tocca le corde dell'arpa fondendo armonie intrecciate.
Parole coniugate come onde bianche scintillanti sulla marea velata.
(James Joice)


Il mattino seguente il cielo era sereno, ma la nave era praticamente distrutta, perciò attraccammo in un'altra cittadina sulla costa.

Tutti, capitano compreso, dovettero scendere, mentre alcuni marinai della zona riparavano l'albero distrutto.

Cominciava a fare un po' più freddo, notai, rispetto ad Arendelle. Indossai un mantello, prima di uscire e restituii, arrossendo, i vestiti ad Harry.

“Dormito bene, regina Elsa?” chiese sogghignando. Una parte di me era contenta che avesse ignorato quello che gli avevo detto due notti prima, sull'albero della nave. Non ero il tipo da scusarmi, non avrei nemmeno saputo come fare.

Non mi era mai successo, a dire la verità, se non con mia sorella, ma con lei era diverso. Anna era … Più piccola. C'erano momenti in cui, per lei, mi sentivo quasi più una madre che una sorella maggiore.

Ero io la regina, io a dover governare Arendelle, io ad occuparmi del regno, io a controllare che tutto fosse sempre a posto, a dare ordini ai domestici. Anna era spensierata, bambina.

Harry mi seguì giù dalla nave. Un angolo della sua bocca ebbe un guizzo, quando vide che mi tremavano un po' le gambe, mentre scendevamo. Il mal di mare era migliorato molto, negli ultimi giorni, ma la tempesta del giorno precedente mi aveva debitamente sconvolta.

“Cosa pensi di fare oggi?” chiese Harry.

Mi voltai verso di lui.

“Sinceramente non saprei proprio. Mi pare che questo posto sia piuttosto piccolo … Non vedo nulla di particolare da fare. Probabilmente cercherò un posto in cui bere qualcosa.” sorrisi. “E tu?”

Alzò le spalle.

“Vedo molti boschi, qui in giro, perciò pensavo di andare a fare una bella passeggiata.” indicò la borsa di pelle che portava con sé. “Ho anche il pranzo con me.”

Annuii e sorrisi. Le passeggiate nei boschi mi piacevano tanto, tantissimo, ma non me la sentivo di chiedere ad Harry di portarmi con lui.

E poi … Scherziamo? Da sola con un ragazzo, in giro per boschi che non conoscevo!?

Probabilmente vedere com'era stata trattata Anna da Hans non mi era stato d'aiuto nel capire di non fidarmi degli sconosciuti.

Con un sospiro, mi guardai in giro.

Stavamo entrando in un'ampia via tra le case. Erano un po' più semplici di quelle che si trovavano ad Arendelle, ma erano ugualmente splendide. Il sole splendeva, rischiarandone i tetti, e una leggera brezza soffiava in giro.

Anche qui, tutto era costruito ai piedi delle montagne. Sembravano un po' più alte, e in lontananza vedevo la neve sui loro picchi. C'erano più pini, notai, rispetto ad Arendelle. Si vedeva che eravamo al Nord.

Sospirai di nuovo, quasi involontariamente, pensando che era proprio la giornata perfetta per una bella passeggiata tra i boschi.

Gli alberi erano proprio davanti a noi, invitanti, con il loro profumo, la loro ombra, i loro colori …
“Elsa, mi stai ascoltando?” mi accorsi che Harry stava parlando con me, divertito, e sussultai.

“No … Scusa.”

Ridacchiò.

“Dicevo che ho abbastanza cibo per due e che se vuoi puoi venire con me.”

Non ero proprio intenzionata ad accettare. Harry era … Gentile, ma, davvero, io in un bosco sola con un ragazzo!? Ma scherziamo? Eppure, non riuscii ad impedirmi di pensare alle creature in quel bosco.

Io sapevo difendermi, avevo il ghiaccio dalla mia parte … Ma Harry? Harry era in forma, e probabilmente anche forte, ma come avrebbe fatto contro un lupo? O un orso?

All'improvviso, mi sentii anche sua sorella maggiore.

E accettai.

 

Il bosco non era poi così male. Era una fortuna che avessi messo gli stivali e che il vestito e il mantello fossero più pratici del solito.

“Sono convinto che tu sia felicissima di avermi seguito.” disse Harry, sorridendo. Non era riuscito a smettere di sorridere da quando avevo accettato di seguirlo nel bosco.

Era evidente che non si aspettava proprio che dicessi di sì.

“Sì, Harry, sono contenta di averti seguito.”

Sorrisi.

“Lo sapevo!” esclamò lui. “Scommetto che tu adori i boschi.”

Tentennai.

Mi piacevano, ma le escursioni al loro interno non erano esattamente attività contemplate nel mio tempo libero.

“Più o meno.” risposi. “In realtà ...” aggiunsi, esitante, “è mia sorella Anna ad essere tanto interessata ai boschi. Le piace vedere gli animali e andare a cercare delle piante o delle erbe, per fare cose come decotti e maschere … Devo sempre assicurarmi che non siano velenose.”

Harry sorrise.

“Parli sempre di tua sorella.”

“Perché le voglio bene.” replicai. “Anche se ora probabilmente starà di più con suo marito, ma è giusto così.”

“E tu, Elsa?”

“E io cosa?”

“Non pensi di … Non so, di seguire tua sorella e sposarti?”

Non pensavo che sarei mai arrivata a parlare di matrimonio con un ragazzo, piuttosto, anche se non in quel senso.

“Non lo so.” esitai un po'. “No, non credo.” gli sorrisi. “Temo che nessuno vorrà mai avvicinarsi alla Regina di Ghiaccio. So che non mi odiano, ma gli abitanti del regno mi … Rispettano. Anche troppo.”

“Sei contenta di essere regina?”

Mi morsi il labbro.

“Non è … Che io possa essere contenta o no. È sempre stato così, non riesco ad immaginarlo diverso.” gli lanciai un'occhiata, abbassandomi per evitare un ramo. “E tu? Sei contento di essere re? Pensi di sposarti, un giorno?”

Harry parve divertito, notando che gli stavo facendo le sue stesse domande.

“No, non sono molto contento di essere re.” rispose. “E sì, spero di trovare una persona con cui sposarmi, un giorno.”

Ebbi una sua visione con un elegante vestito, mentre attendeva la sua dama sull'altare.

“Non hai ancora trovato nessuno?”

Scosse la testa.

“Neanche vagamente. E poi, la corte del castello è molto selettiva a riguardo.”

Notai che la sua voce si era indurita, e preferii lasciar cadere l'argomento. Quello non era certo il posto ideale in cui far arrabbiare Harry.

“Come mai non sei felice di essere re?” chiesi.

Alzò le spalle, con una smorfia.

“La mia carica limita la quantità di viaggi che potrei fare in un anno.”

“Oh.” fu tutto quello che risposi. Viaggiare non mi piaceva molto. Non sulle barche, perlomeno.

Continuammo a camminare per ore, salendo sempre di più. Ci fermammo solo a mezzogiorno, per mangiare qualcosa, e poi proseguimmo verso la cima.

Parlai ad Harry di mia sorella, di Judith, della vita nel castello … Non dissi nulla riguardo a quello che era successo anni prima, quando ero scappata, quando i miei poteri erano la mia stessa vita. Ora, erano solo un'utile facoltà, nulla di più.

Harry mi raccontò qualcosa della sua vita, anche se si trattava più di viaggi che altro. Era andato alle Terre del Sud, nel deserto, alle Grandi Cascate, era stato su un ghiacciaio, aveva visto le foreste tropicali.

Teneva dei diari, quando viaggiava, diari riguardanti tutto quello che vedeva, riguardanti le tempeste che lui e la ciurma affrontavano, riguardanti le persone che incontrava.

La sua sembrava quella vita piena di avventure che, a volte, mi ritrovavo a desiderare per me stessa.

Io, in ogni caso, non sarei mai stata così, pensai. Prima di fare una cosa dovevo pensarci mille e mille volte; era difficile che mi buttassi a capofitto in qualcosa.

Dopo poche ore, arrivammo in una radura, il posto più vicino alla cima della montagna in cui potessimo arrivare, senza perdere la nostra nave.

La luce del sole brillava tra i fiori estivi che vi erano cresciuti, e i pini gettavano le loro ombre sulla radura.

I raggi del sole illuminarono anche Harry, quando avanzò nella radura, e notai che i suoi capelli, che mi erano sempre sembrati completamente neri, avevano delle sfumature dorate.

Mi ritrovai a sorridere di quel particolare, mentre mi avvicinavo a lui.

“Si trovano sempre bei posti, quando si viaggia.”

Annuii, guardando i fiori che ci circondavano. Era un'oasi nel deserto.

“Ti farò leggere il mio diario, così capirai quanti ce ne sono, di posti meravigliosi.”

Sorrisi a Harry, improvvisamente vicino.

Incontrai i suoi occhi, quando mi accorsi che mi stava fissando.

“Si vede che sei diversa.” disse. Non riuscii a prenderlo come un insulto perché i suoi occhi … Era tutto tranne che un insulto. “I tuoi capelli hanno dei riflessi colorati alla luce del sole. È come se fossi tutta un cristallo di ghiaccio.”

Trasalii quando prese la mia mano e la alzò, perché la luce del sole la illuminasse un po'.

Fui sorpresa di notare che aveva ragione. La mia mano brillava debolmente, come se fosse stata coperta da un sottile strato di neve.

Harry lasciò la mia mano e ci affrettammo a riprendere il cammino, per arrivare alla nave prima di sera, ma non potei fare a meno di accorgermi che anche la pelle sul suo viso brillava come la mia.

Spazio autrice: scrittura di oggi? Direi una specie di marrone rossastro ... E' solo questo il colore a cui si riesce a pensare con il caldo che fa! Sono chiusa in camera, col mio adorato ventilatore, a pubblicare questo capitolo.
I misteri di Harry cominciano a venire a galla! Ho in programma diversi cambiamenti nella storia. Elsa avrà una parte cruciale in qualcosa di molto più grande di lei ... Ma niente anticipi troppo consistenti, spiacente! :)
Negli ultimi tempi, la mia ossessione si riduce a Shadowhunters. Saga splendida. Qualcuno l'ha letta? Se non l'avete letta, rimediate finché siete ancora in tempo. La storia d'amore di Jace e Clary è una di quelle cose che non si dimenticano mai, che non passano mai di moda, e che fanno sospirare sempre e comunque lettrici di qualsiasi età.
In ogni caso, ora, prima di squagliarmi dal caldo, vado a dedicarmi a una forma di tortura estiva chiamata compiti. Se li avete anche voi, allora, tanti auguri. ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Diverso ***


Capitolo 6 - Diverso

Mi chiedo se la neve ama gli alberi e i campi, che li bacia così dolcemente. E li copre come con una morbida trapunta bianca; e forse dice "Andate a dormire, cari, finché non arriva l'estate di nuovo."

I giorni seguenti furono diversi. Diversi da tutto quello che avevo immaginato sarebbero stati, e questo perché furono divertenti, meravigliosi.

Non soffrii più di mal di mare, non ci furono più tempeste e non attraccammo mai. Eravamo in diretto viaggio verso le Isole del Nord.

Harry era gentile con me.

Mi mostrò come manovrare il timone, mi permise di stare al suo fianco mentre lo faceva, e nel frattempo mi raccontava dei posti in cui era stato. Mi lasciò persino leggere il suo diario cosa che, sospettavo, aveva fatto con ben poche persone.

Mi disse che i deserti erano enormi, immensi, almeno quanto le praterie nelle Terre dell'Est. Mi raccontò che la sua prima visione fu quella di una montagna innevata.

In cambio, io gli raccontai tutto riguardo alla mia vita al castello, com'era adesso, com'era stata … Ma non feci mai accenno a quello che era successo, a quando ero scappata, e lui non mi chiese mai nulla. Gliene fui grata.

Quel periodo della mia vita … Era servito, ma io non ero quella persona. Non ero una persona impulsiva, che scappava dalla sua vita. Ero una persona responsabile, calma.

Ormai, eravamo all'ultimo giorno di navigazione.

“Come ti aspetti la mia Corte?” chiese d'un tratto Harry, facendomi alzare gli occhi da un paesaggio tropicale che aveva disegnato durante uno dei suoi viaggi.

Alzai le spalle.
“Come una normalissima corte. Non credo che li incontrerò tutti, devo solo firmare l'accordo.” soprappensiero, aggiunsi:”Basterebbe il re.”

E, in quel momento, me ne accorsi. Come avevo fatto a non notarlo prima? Come avevo potuto non accorgermene?

“Harry!” esclamai, a metà tra il sorpreso e lo sconvolto. “Perché … Perché non mi hai fatto firmare ad Arendelle l'accordo? Perché farmi venire fino a ...”

Le spalle di Harry erano tese.

“Devi venire tu stessa al cospetto della Corte. Vogliono … Parlarti.”

“E questo che significa?”

Lasciò il timone, e venne a sedersi vicino a me.

“Fidati di me, non ti succederà niente di male.”

Che … ? Ma stava scherzando? Niente di male?

“Io non mi fido di te.” dissi, con durezza. “Se non mi accadrà niente di male, sarà solo merito dei miei poteri.”

Non me n'ero accorta in tempo. Eravamo troppo vicini alle Isole del Nord, ormai, per rimediare. Avrei sempre potuto tornare a casa a piedi, ghiacciando la superficie del mare, ma non avevo idea di quale fosse la direzione da prendere.

Avevo un oceano a separarmi da casa.

Il panico crebbe sempre di più dentro di me, e mi allontanai da Harry, più veloce che potevo, sbattendo contro il timone. Era come se, all'improvviso, potesse gettarmi addosso una rete.

Non sentii quello che disse poi, e scappai, rinchiudendomi in cabina.

Mi maledissi mentalmente per aver tralasciato la legge più importante: mai farsi mettere con le spalle al muro.

 

Quando arrivammo alle Isole, fui costretta ad uscire dalla cabina, e cercai di tenermi alla larga da Harry. Ci avevo pensato a lungo, e la mia conclusione era che, probabilmente, aveva a che fare con i miei poteri.

Li volevano, o peggio, volevano me. Mi avrebbero rinchiusa da qualche parte, magari in un luogo studiato per contrastare i miei poteri e tenermi prigioniera.

Ma perché? Da chi era composta la Corte?

Mi sembrava quasi di sentire le catene serrarmi i polsi.

Vidi che il terreno sotto i miei piedi ghiacciava mentre procedevo, e sentii cristalli di ghiaccio tra i capelli, quando vidi Harry avvicinarsi.

Sembrava una persona così gentile! Certo che mi aveva fissata per tutta la festa, a casa, pensai tetramente. Stava calcolando il momento migliore per conquistare la mia fiducia e sorvegliarmi. Voleva vedere fino a che punto arrivassero i miei poteri, probabilmente.

“Elsa ...”

Mi voltai di scatto sentendo la sua mano sul braccio, e d'istinto congelai il guanto che indossava.

“Lasciami in pace.” sibilai, camminando a grandi passi verso Judith. Vicino a lei non avrebbe osato.

E infatti non provò più ad avvicinarsi.

Solo una ventina di minuti dopo lo rividi, quando arrivammo al castello.

Indossava una corona e un mantello blu. I guanti erano sempre al loro posto, notai.

“Bene, ora, la regina Elsa deve proseguire sola. La accompagnerò io stesso davanti alla corte.”

Mi si gelò il sangue nelle vene.

Il castello era imponente. Le pareti erano biancastre, fatte di un materiale che non conoscevo, e il portone davanti era sprangato e pieno di geroglifici blu. Sembrava … Di marmo? Mai vista una porta così grande in marmo.

Mi sembrava molto strano.

Nervosa, seguii Harry verso il castello.

Mi imposi di non voltarmi, per non sembrare agitata, ma sapevo che Judith non sospettava niente, e si stava dirigendo ai suoi alloggi con una serva, dall'altra parte del castello.

Harry aprì quelle massicce porte come fossero state fatte di cartapesta e, quando entrai, sentii un vento freddo pungermi il viso.

Dentro, la luce era diversa. C'era un grande corridoio, che portava a una scalinata con due troni. Da lì, si diramavano altre due scalinate, dirette agli interni del castello.

Si sentiva un freddo strano. Era come se tutto fosse fatto di neve.

Le pareti luccicavano al bagliore tenue delle candele, e alla fioca luce che entrava da grandi finestre colorate, su cui erano raffigurate scene che non avevo mai visto. I colori dei vetri erano tonalità di blu e viola.

Mi parve strano, ma in qualche modo familiare. Quella era la casa dell'inverno. La mia casa, in un certo senso.

Osservai alcune delle scene sulle finestre.

In una era raffigurato un ragazzo, che teneva tra le mani un fiocco di neve. Aveva i capelli bianchi, scompigliati da un vento misterioso.

In un'altra, vidi una ragazza dai capelli neri che guardava in una sfera. In un'altra ancora, una ragazza, una specie di ninfa, con piante attorcigliate intorno alle gambe e alle mani.

Nell'ultima che vidi, una ragazza dai capelli biondi, raccolti, sembrava danzare con la neve, mentre cristalli di ghiaccio roteavano a spirale intorno a lei. Sembrava che giocassero.

Distolsi lo sguardo, prima di pensare a quello che, ero sicura, il mio inconscio stava già pensando.

Harry mi lanciò un'occhiata.
“Elsa, andrà tutto bene.” disse, rassicurante.

Lo fulminai con lo sguardo.

“Davvero?”

Annuì.

“Fidati di me.”

Dovetti fare un bel respiro per non urlargli contro.

“Continui a dirmi di fidarmi di te,” sibilai, “ma io non ti conosco. Perché dovrei fidarmi di te?”

Harry mi prese per le spalle e mi voltò verso di lui, costringendomi a guardarlo negli occhi.

“Perché io sono come te, Elsa.”

Sulle prime, non capii cosa intendesse. Pensai che fosse qualche stupidaggine che riguardava il carattere, o le nostre idee … E fui sul punto di scappare, quando mi lasciò le spalle. Ma poi, vidi che si sfilava i guanti, e rividi me, tanti anni prima, da piccola.

Mi rividi togliermi piano i guanti, da sola, in camera mia, di nascosto. Per avere pochi minuti di libertà, senza fare del male a nessuno. Rividi mia sorella che me ne strappava uno. Rividi me, mentre buttavo al vento l'altro.

Un gesto quasi casuale, normale. Ma io e Harry sapevamo che non era così.

Appena li tolse, dai palmi delle mani di Harry si formò della neve argentea, che gli danzò intorno.

“Io sono come te, Elsa.” ripeté lui. “Fidati di me.”

Stranamente, mi accorsi che mi fidavo un po' di più. Guardai i suoi capelli scuri, ora attraversati da strisce argentee e i suoi occhi, prima color caramello, adesso azzurri.

Sorrise.

“Questo è l'unico posto in cui noi possiamo essere noi.”

“Noi?”

“Vieni a conoscere la Corte, Regina di Ghiaccio.”

Spazio autrice: eccomi qua! Colore di oggi, uno strano grigiastro, perché sembra che stia per arrivare un bel temporale (finalmente). A nessuno qui piacciono i temporali?
In ogni caso, colore azzurro grigiastro anche perché è stata una giornata tranquilla, forse persino noiosa, dedicata ai compiti.
E sarà una serata uguale al resto del giorno, visto che la mia migliore amica oggi è a cena con sua zia, e mi ha lasciata tutta sola.
Comunque, passiamo alla storia. Capitolo pieno di novità, che hanno separato un po' Harry ed Elsa. E no, se posso diverlo, non aspettatevi una Corte di Ghiaccio. Non rovinerò la sorpresa, ma sappiate che abbiamo finito con gente dai poteri inerenti all'inverno.
Ora, rimane solo la domanda: perché la Corte ha convocato Elsa? Se non è solo per un permesso di transito ... Ma leggerete! Ogni cosa a suo tempo. Intanto, godetevi l'estate, chi può si legga un buon libro (come Shadowhunters) e chi non è allergico come me si compri un gatto. :)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 - La Corte ***


 Capitolo 7 – La Corte

Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto.
(Oscar Wilde)

Il castello si ramificava in una serie complicata di corridoi, che mi confuse sin dall'inizio. Erano piuttosto bui, nonostante fossero ampi e costellati dalle finestre istoriate che avevo visto anche nella sala del trono.

Non c'erano domestici in giro, notai. Non c'era nessuno e il silenzio era quasi agghiacciante.

Ogni tanto, lanciavo qualche occhiata a Harry e i miei occhi notavano continuamente qualcosa di cui, probabilmente, avrei dovuto accorgermi molto prima, ma che non avevo proprio mai visto.

Tra i capelli, c'erano rari cristalli. Il viso era bianco, più del dovuto, e risplendeva alla luce. Gli occhi erano azzurri, con qualche screziatura di un blu più profondo.

Tutto, in lui, era inverno. Persino gli abiti che indossava. Avevo attribuito tutto alle sue origini, sulle Isole del Nord, ma capii quanto mi fossi sbagliata. In lui c'era per natura qualcosa di soprannaturale e io non l'avevo percepito, mi resi conto, perché ero come lui.

“Mi stai fissando.” constatò. “C'è qualcosa che non va?”

“No.” mormorai, abbassando lo sguardo. Il suo atteggiamento era molto cambiato da quando eravamo arrivate al castello. La sua espressione si era fatta più dura. Era come se avesse finalmente tolto una maschera che era obbligato ad indossare in pubblico, ma ne avesse comunque indossata un'altra che nascondeva tutto molto meglio.

Finalmente, vidi la luce in fondo al corridoio e Harry si voltò verso di me, bloccandomi.

Esitante, allungò una mano verso di me e sciolse i capelli dalla treccia.

Lo guardai.

“Perché l'hai fatto?”

Mi sistemò i capelli sulle spalle.

“Sembri più naturale, così.” i suoi occhi incontrarono i miei. “Cerca di essere naturale, al cospetto della Corte.”

Non capii cosa intendesse, ma non feci in tempo a chiederglielo che Harry si stava già dirigendo a grandi passi verso la sala luminosa in fondo al corridoio.

Lo seguii di corsa, e quando arrivai rimasi senza fiato.

Eravamo in una stanza enorme, con una cupola immensa, inondata dalla luce, piena di finestre istoriate. Ne distinsi alcune che avevo visto anche nella sala del trono.

Era … Meravigliosa. Dovetti abituare la vista a tanta luce, prima di accorgermi delle persone all'interno della sala.

Una ragazza, con i lunghi capelli castani sciolti, era chiaramente quella raffigurata nella finestra della sala del trono.

Piante verdi, edere, si arrampicavano sulle sue braccia, e sulle sue gambe.

Non indossava un vestito, notai, ma dei pantaloni attillati, neri. Rimasi molto spiazzata da quel particolare. Non avevo mai visto nessuno vestito così, tanto meno una ragazza.

Ma lei non parve fare caso al mio stupore e si avvicinò a me con una grazia assassina. Mi diede l'idea di essere meravigliosa quanto una pianta carnivora.

Mi abbracciò con delicatezza.

“Elsa, che piacere!” disse, staccandosi. “Sei proprio la Regina di Ghiaccio!”

Prima che potessi replicare, notai che diverse teste si erano alzate nella sala. Quella di un ragazzo, anche lui vestito di nero, che stava affilando un coltello, e quello di un'altra ragazza, anche lei con i pantaloni, che era seduta ad almeno cinque metri di altezza, sul davanzale di una finestra.

“Io sono Alexandra.” si presentò la ragazza che mi aveva appena abbracciata. “Puoi chiamarmi Alex, se vuoi.”

Sorrisi appena, troppo stupita per fare di meglio.

“Lui è John.” disse, indicando il ragazzo con il coltello. “E lei è Samantha.”

Samantha le lanciò un'occhiataccia.

“Ma è meglio se la chiami Sam.” precisò Alexandra.

“Ehm ...” dissi, ritrovando finalmente la voce. “Io sono Elsa.”

Alexandra mi fece un gran sorriso.

“Ci fai vedere quello che sai fare, vero? Ti prego, abbiamo sentito tanto parlare di te!” esclamò appoggiandomi le mani sulle spalle.

Incontrai gli occhi di Harry, che mi dissero di fare quello che mi dicevano.

Annuii.

“Io … Cosa volete che faccia?” chiesi, impacciata.

Gli occhi di Alexandra ebbero un guizzo di gioia e di curiosità.

“Qualunque cosa tu voglia.” rispose facendo un passo indietro. Troppo inebetita per pensare a qualcos'altro, pensai alla magia che facevo per mia sorella quando eravamo piccole.

Sentii la sua voce.

Fai la magia, fai la magia!

Tirai un po' su il vestito e battei il piede per terra.

Mentre il pavimento gelava, creai tra le mani una sfera di ghiaccio, che tirai in aria, riempiendo la stanza di fiocchi di neve, luccicanti e azzurrognoli.

“Fantastico!” trillò Alexandra. Ma io ero troppo impegnata a fissare Sam, che si gettò giù dal davanzale della finestra e atterrò in piedi, senza neanche un graffio, davanti a me.

Incontrai i suoi occhi, e vidi che erano verdi, con sfumature gialle e la pupilla verticale. Erano occhi da gatto.

Mi sorrise con malizia, e le pupille si assottigliarono ancora di più.

“Sam. Incrocio con un gatto. Ho nove vite e … Sì, cado sempre in piedi.” sogghignò, quando mi vide strabuzzare gli occhi alla vista della sua coda.

Tra i suoi capelli neri facevano capolino le orecchie.

“La spaventate, così.” disse placidamente John, facendo partire fiamme dalle mani, sotto i miei occhi esterrefatti, e asciugando il pavimento in un momento. “E' una di noi, non è contro di noi.”

Sam parve farmi le fusa.

“Non vogliamo spaventarla, solo farle vedere di cosa siamo capaci.” guardo Alexandra. “Vero Alexy?”

Harry sospirò.

“Elsa, questa è la Corte.” presentò i tre davanti a me.

“Del Nord.” precisò Sam. “E poi, non siamo solo noi. Ce ne sono tanti altri. Che dici di Avery? Lei sa volare.”

Mi sentii sul punto di vomitare, per un istante.

“Ma … Io che ci faccio qui?” chiesi, sgomenta. Gli occhi di tutti furono puntati su di me.

“Giusto.” disse Sam. “Tesoro caro, sei qui per tua sorella.”

La fissai.

“Che le avete fatto?”

Si guardarono.

“Ora, ci spieghi perché avremmo dovuto farle qualcosa?”

“Non lo so ...” sospirai, di colpo esausta. Mi sentii sul punto di svenire quando mi vidi davanti gli occhi felini di Sam.

“Io ho perso una vita fin'ora … Ma ho paura che per te sarebbe fatale perderne anche solo una.” constatò con un sorrisetto. “Quindi, te lo spiegheremo piano, senza farti venire un infarto.”

Sentii Harry alle mie spalle, e mi chiesi se, in caso di svenimento, mi avrebbe presa al volo.

“Tua sorella,” scandì Sam puntandomi un dito contro, “è in pe-ri-co-lo.”

La fissai per un istante interminabile, incapace di capire cosa mi stesse dicendo.

“Perché?” chiesi infine.

“Per-i-suoi-po-te-ri.” scandì Sam.

“Smettila, Sam!” esclamò Alexandra frapponendosi tra noi. “Non arriva mica dalla Luna, è una persona normale.”

“Normale è tutto da vedere.” borbottò Sam, saltando senza difficoltà i cinque metri che la separavano dal davanzale e riprendendo in mano il suo libro, con aria placida.

“Quali … Quali poteri? Voi ...” sentii tutto quel poco di colore che avevo defluirmi dal viso. “Mia sorella è normalissima. Non ha poteri. Lo saprei. Anna è mia sorella.”

Harry mi mise una mano sulla spalla.

“Li ha, ma non lo sa. Sono venuto al suo matrimonio proprio per accertarmene.”

“E che poteri dovrebbe avere!?” gridai, voltandomi verso di lui, improvvisamente furiosa. “Mia sorella non ha poteri!”

Alexandra mi appoggiò una mano sul braccio.

“Tua sorella è una creatura che noi chiamiamo Fenice.” le lanciai un'occhiataccia e sentii il ghiaccio comparire sulle mie mani. Proseguì, imperterrita. “La Fenice le donò una piuma, milioni di anni fa. O meglio, la donò a quelli con i suoi poteri, così che loro potessero essere fuoco.”

“Anche ammesso che sia vero,” replicai, “perché sarebbe in pericolo?”

Harry mi fissò, la maschera a coprire i suoi pensieri.

“Non tutti sono felici che esistano persone tanto speciali.”

“Che … Che intendi dire?”

Si formò un'immagine nella mia mente. Mia sorella, piccola. La pettinavo e … I denti della spazzola si erano deformati, come se avessi gettato il pettine nel fuoco.

Eravamo molto più piccole, non ci avevamo fatto caso. Ma era successo.

Vidi mia sorella sulla neve. E me, che la ritrovavo in una pozza di neve sciolta poco dopo.

Ripensai a quando, ogni tanto, la sua mano mi era parsa troppo calda. A quando avevo pensato che avesse la febbre, anche se stava bene.

A un orlo del vestito bruciacchiato, che avevo notato senza farci troppo caso, una volta o due.

Harry vide la consapevolezza nei miei occhi.

“I Capi Neri.” disse. “Non sappiamo cosa siano. Vengono da noi con mantelli neri, cappucci calati in viso. Sappiamo solo che sono incredibilmente forti e che hanno distrutto molti dei nostri, in passato. Ora sono tornati e stanno cercando di catturarci tutti, di nuovo. Qui siamo al sicuro … Ma tua sorella è in grave pericolo, Elsa.”

Sentii la furia salirmi per la gola.

“Perché non me l'hai detto al castello!?”

Harry mi fissò, inespressivo.

“Non mi avresti creduto. E poi, dovevo portarti subito al sicuro.”

“Forse non io!” urlai, sentendo le lacrime pungermi gli occhi. “Ma mia sorella ti avrebbe creduto!”

Scosse la testa.

“Non mi ha creduto, Elsa, e io non potevo perdere altro tempo.”

“Che cosa?” ero incredula. Mia sorella … Anna era la persona più fiduciosa dell'universo! Come mai non aveva creduto ad Harry?

Ci guardammo per un istante, poi pronunciò le parole che temevo.

“Tua sorella non è riuscita ad accettare la sua vera natura. Era troppo per lei.”

Spazio autrice: colore di oggi, una specie di azzurro, visto che finalmente piove. Evviva! E io mi accorgo solo ora di avere un gatto che passeggia beatamente in giardino ... Ma lasciamo perdere.
Capitolo pieno di novità, nonostante io sia profondamente furiosa, visto che nel libro che sto leggendo (Shadowhunters) sta andando tutto a rotoli.
Elsa e Harry sono finalmente arrivati alla Corte del Nord. Non è composta solo da loro quattro, ma la gran parte dei membri viaggia molto, il motivo lo scoprirete più avanti. ;) Harry ora è ufficialmente un Re, il Re del Nord, e non è più costretto a cercare di accattivarsi la fiducia di Elsa, per portarla alla Corte, perciò ora la domanda è: chi ha conosciuto la Regina? Il Re o Harry? E i due sono anche lontanamente simili?
Vi lascio in sospeso ... Intanto, godiamoci finalmente questo venticello fresco, dopo tanti giorni di caldo!
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Il pericolo ***


 Capitolo 8 – Il pericolo

Gettati dallo strapiombo e costruisciti le ali mentre precipiti.
(Segreti, bugie e cioccolato, Amy Bratley)


Solo quando fui seduta, Harry e gli altri poterono raccontarmi come stavano davvero le cose.

Mia sorella era rimasta sconvolta quando le era stato rivelato quanto riguardava i suoi presunti poteri, tanto sconvolta da aver persino tentato di dare un pugno in faccia ad Harry.

Ovviamente quello si era scansato senza problemi, ma se quello che mi veniva raccontato era vero, allora Anna doveva essersi davvero spaventata.

Era scappata in preda al panico e si era rifugiata dove Harry non poteva raggiungerla: alla cerimonia. Davanti a tutte quelle persone, non poteva arrischiarsi a dire la verità, spiegò. Meno cose sapevano le persone, meglio era.

Sam si sedette accanto a me, con la coda in grembo e le orecchie che fremevano.

“Perché?” chiesi, “Perché le persone non dovrebbero sapere di noi?”

I suoi occhi da gatta guizzarono.

“Non è che non devono sapere di noi.” puntualizzò. “E' che se sapessero quello che custodiamo, lo vorrebbero a tutti i costi, e sarebbe una catastrofe.”

La fissai, consapevole di avere gli occhi vitrei e un'espressione stravolta.

“Che vuoi dire?”

“I Sigilli.” spiegò, come se nulla fosse. “Noi custodiamo … Ecco, sono come delle piccole fiale dorate.” aprì il libro che aveva sulle ginocchia e mi mostrò una figura. Vi era ritratta quella che effettivamente era una fiala, avvolta da quelli che sembravano minuscoli tralci d'edera dorata e chiusa da un tappo.

“Contengono l'essenza di ogni persona.” spiegò Sam, con occhi sognanti, ancora rivolti alla figura. “Il loro destino. I loro sogni. Se qualcuno venisse in possesso del suo, potrebbe fare qualunque cosa.”

Alexandra sorrise.

“Potrebbe cambiare completamente il suo destino.” disse. “Ci sarebbero conseguenze orribili, ma ciò non toglie che potrebbe avere tutto: fama, felicità, fortuna, poteri magici.”

Ricambiai il suo sguardo.

“Cosa c'entrano i Capi Neri e mia sorella, con tutto questo? Cosa c'entro io con tutto questo?”

Sam mi rivolse uno sguardo languido.

“Noi, tutti noi con i poteri, qualunque essi siano, veniamo scelti alla nascita e dotati delle nostre capacità per proteggere i Sigilli dai Capi Neri. Fin da quando apriamo gli occhi per la prima volta, viviamo per quello.” le pupille le si dilatarono leggermente. “Ognuno di noi, che lo sappia o meno, ha una mappa nella propria testa: una mappa che spiega dove trovare i sigilli nei meandri del Castello di cui siamo custodi, una mappa che spiega come aprire la stanza in cui sono conservati i sigilli, una mappa che spiega come fare ad aprirli.”

Alexandra si sedette accanto a me, a sinistra. A destra, Sam sorrideva, accarezzandosi la coda.

“I Capi Neri li vogliono. Disperatamente.” spiegò. “I Capi Neri sono anime perdute.”

“Perdute?” ripetei, confusa.

Alex annuì.

“Hanno fatto qualcosa di male durante la loro vita umana, ed è così che finiscono.” sorrise, mesta. “Ma se avessero anche un solo Sigillo, potrebbero tornare a vivere, anche se questo significherebbe rubare la vita di un'altra persona.”

Sam si stiracchiò.

“Vivrebbero nella famiglia di un altro, con gli amici di un altro, con tutto ciò che aveva l'altro. E, probabilmente, questo suddetto altro è lì fuori, impotente, a sperare di riavere la sua vita, un giorno.”

Harry, in silenzio da un po', finalmente parlò.

“E tu e Anna siete nate per essere Custodi, come tutti noi.” disse. “Normalmente, vi avremmo lasciate vivere la vostra vita, senza che sapeste nulla di tutto questo, ma Arendelle non era più un luogo sicuro, ormai.”

“Che … Che intendi dire?”

Mi girava la testa. Mia sorella. Mia sorella!

“I Capi Neri avevano cercato di catturare tua sorella Anna, un paio di settimane fa. Sono riuscito a rispedire i due che la seguivano alla dimensione da cui provenivano, ma se hanno capito che è una custode, niente li farà demordere.”

Rimasi impietrita per un istante.

“Dobbiamo trovarla e portarla qui, al sicuro.” dissi infine, alzando lo sguardo su di lui. Ma incontrai due occhi freddi, che poco avevano di Harry, o perlomeno della persona che avevo conosciuto negli ultimi giorni.

“Tua sorella è già diretta qui.” rispose Sam, con un sorriso. “Abbiamo dirottato la sua nave verso il Nord.”

Ero … Semplicemente stordita. Incapace di credere a tutto quello che mi era stato raccontato.

“Ma queste … Creature … Poi ci lasceranno in pace, vero?” incontrai i loro sguardi. “Potremo tornare … Ad Arendelle, giusto?”

Gli occhi di Alexandra si intristirono.

“Ne dubito, cara.” rispose. “Una volta Custode, lo rimani per tutta la vita.”

“Per tutti i secoli, vorrai dire.” la voce di Sam proveniva dall'alto. Alzai lo sguardo e vidi che era seduta su una trave, sul soffitto. “La nostra vita dura molto più tempo di quelle umane, Elsa. Per qualche secolo, avrai venticinque anni, non di più. E poi …” alzò le spalle e non aggiunse più nulla. Aprì il suo libro e si rimise a leggere, distendendosi sulla trave, con i piedi a penzoloni nel vuoto.

Incontrai lo sguardo freddo di Harry, quello ansioso di Alexandra e quello indifferente di John.

Secoli. Mi ero abituata a considerare la mia vita in altri termini temporali. Secoli. Era un periodo lungo. Lunghissimo.

Sentii il mio respiro accelerare.

“Elsa ...” era la voce timida di Alexandra, ma io non alzai nemmeno lo sguardo.

“Ora basta.” era Harry. Afferrò la mia mano e mi aiutò ad alzarmi. “E' troppo per lei in un solo giorno. Le mostrerò una delle stanze del castello in cui passare la notte e domani mattina arriverà la nave di sua sorella.”

Come in trance, mi voltai verso il corridoio, quasi trascinata da Harry, e mi lasciai alle spalle i Custodi e i loro sguardi, che ancora mi sentivo addosso.

 

Il castello era grande e piuttosto buio, inondato di luce fredda e opaca.

Harry guardava fisso davanti a sé e mi aveva lasciato la mano già da un po'.

Persa.

Mi sentivo completamente, inesorabilmente persa.

Era come se il mio baricentro si fosse spostato.

Harry non era gentile come credevo, mia sorella aveva i poteri, la mia vita si sarebbe protratta per chissà quanti secoli … Cosa potevo pensare? Non c'era un solo pensiero sicuro e felice su cui fare affidamento.

Mi sembrava di brancolare nel buio.

“Passerà.” disse Harry, d'un tratto. Mi voltai verso di lui e all'improvviso riuscii a vederlo sotto un'altra luce, completamente diversa. Ecco perché aveva viaggiato tanto. Ecco perché aveva voluto vedermi all'opera con i miei poteri. Ecco perché era stato tanto gentile.

“Cosa?” chiesi, brusca.

“Il senso di smarrimento.” rispose, con naturalezza. “Ci siamo passati tutti. Nessuno di noi lo sapeva, fino a quando i Custodi ci hanno rintracciati.”

Non dissi nulla.

Ero furiosa, anche se non sapevo con chi, o perché. Ero furiosa e spaventata. Arrabbiata perché nessuno mi aveva detto niente riguardo a questa storia, anche se non sapevo chi mai avrebbe potuto dirmelo, e spaventata perché mia sorella non era ancora arrivata, e sentivo una sensazione gelida, un terrore assoluto propagarsi dentro di me.

Ci fermammo davanti a una porta chiusa e solo allora, quando vidi l'espressione di Harry, capii che stavo piangendo.

Mi asciugai in fretta le lacrime.

“Scusa ...” sospirai, con voce tremula, abbassando lo sguardo. Ma lui sorrise e mi appoggiò un dito sotto il mento, costringendomi ad incontrare i suoi occhi azzurri.

“Andrà tutto bene. Tu e tua sorella sarete al sicuro qui, i castelli dei Sigilli sono luoghi protetti.”

Si mise una mano in tasca e ne estrasse un minuscolo oggetto luccicante. “Per quanto possa servire, tra i Custodi quelli con i nostri poteri vengono chiamati Freddi.” sorrise. “Ogni potere ha un suo simbolo, un suo nome e un suo portafortuna.”

Per un attimo, mentre parava, dimenticai dove ci trovavamo e dimenticai persino quanto mi era stato appena rivelato.

“Quello dei Freddi è un anello d'oro bianco.” mi mostrò l'oggetto brillante nella sua mano, e vidi un minuscolo anello bianco, con una piccola pietra azzurra incastonata. Prese la mia mano e lo infilò all'anulare, facendomi rabbrividire.

“E' tuo, adesso, che tu voglia accettare il tuo ruolo di Custode o meno.”

Mi strinse delicatamente la mano, prima di lasciarla e andarsene, sparendo nei meandri bui del corridoio.

Mi voltai ed entrai nella mia nuova stanza. C'era un letto, addossato a una finestra che dava sul mare. Era molto semplice, ma pulito.

C'erano anche un comodino e un cassettone, di legno. Sul cassettone c'era una tinozza piena d'acqua, con un asciugamano vicino.

Anche lì, la luce era piuttosto pallida.

Incapace di fare altro, tirai le tende e mi misi a letto, vestita, togliendomi soltanto gli stivali.

Avrei rivisto davvero mia sorella, il giorno successivo?

Spazio autrice: colore di oggi, una sorta di indaco. Un colore placido, per indicare una serata tranquilla che ha tutto quello che si possa desiderare: una brezza fresca, i grilli che cantano e la pace per scrivere. Sì, mentre le mie amiche sono alla sagra del paese, io sono qui, a casa, a scrivervi. E per ottime ragioni! Detesto le sagre. :/
In ogni caso, capitolo nuovo e nuove le cose raccontate a un'Elsa piuttosto sconvolta. La sua inquietudine ha ottimi motivi per esistere, e secondo me tutti noi faremmo meglio a darle retta, quando compare. Cos'è, in fondo, la paura, se non un campanello d'allarme che ci tiene lontani da situazioni pericolose? Ma se ne vale la pena, si possono affrontare anche paura e pericolo, dopotutto ...
Con i miei migliori auguri di una spledida serata per tutti i lettori,
saluti da me, dai grilli fuori dalla mia finestra e da Prima o poi ti sposo, che va in onda giusto adesso! :)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Il vuoto ***


 Capitolo 9 - Vuoto

Più un cuore è vuoto e più pesa.
(Augusta Amiel-Lapeyre, Pensieri selvaggi, 1909)

Non mi ero resa conto di essermi addormentata, quando qualcuno, bussando alla porta, mi svegliò il mattino successivo.

Sam non aspettò che le aprissi e nemmeno che dicessi avanti. Sarei rimasta sconvolta se fosse successo al mio castello, ma in quel momento mi sentivo tutto, tranne la regina che ero stata e che sarei dovuta essere per tutta la vita.

“Sveglia, El!” esclamò entrando a passo felpato nella stanza.

La fissai, mentre mi si avvicinava, e cercai di ignorare il soprannome che mi aveva affibbiato. Nemmeno mia sorella mi chiamava El, anche se ero convinta che le sarebbe piaciuto … A me, invece, non piaceva per niente.

“Non ti piace, eh?”

Guardai Sam, stupefatta, mentre il sorriso che avevo cercato di abbozzare svaniva e lasciava posto allo stupore.

“Come l'hai capito?”

“Vibrisse.”

“Co … Come, scusa?”

“Vibrisse.” ripeté lei, indicandosi le guance. Continuavo a non capire.

“I gatti hanno le vibrisse.” spiegò. “I baffi, in altre parole. Alcuni dicono che riescano a percepire le emozioni delle persone, grazie ad essi.” Sorrise. “Non so se valga anche per i gatti, ma di sicuro per me è vero.”

Sentii il mio cuore sprofondare. Se le avessi detto una bugia – qualunque bugia – lei l'avrebbe sempre capito?

“Eh, già.” disse, come se mi avesse letto nel pensiero. “Con me non potrai mai mentire.”

“Come …?”

“Come sapevo che lo stavi pensando?” si sedette sul mio letto con un unico, flessuoso, movimento. “Tutti lo pensano quando scoprono questa mia capacità.”

“Mmm … In questo caso … Ti ho offesa?”

Scrollò le spalle con indifferenza.

“No, direi di no.” si rialzò, e notai un guizzo delle sue orecchie. “Ma sarà meglio che tu ti muova. La nave di tua sorella è all'orizzonte.”

La fissai a bocca spalancata.

“Hai sentito fin laggiù!?”

Questa volta, fu Sam a rimanere sorpresa.

“No! Certo che no! Per chi mi hai presa?” ridacchiò. “Ho sentito Harry che lo diceva a John, al piano superiore.”

Come per un riflesso involontario alzai lo sguardo al soffitto.

“Riesci a sentire cosa dicono?”
Annuì.

“Quello che dicono abbastanza forte. Sanno che sono qui sotto con te e sanno che posso sentirli. Non direbbero nulla che io non debba sapere a voce così alta.” commentò con un sospiro. Parve persino triste, per un attimo, quasi la infastidisse che qualcuno fosse a tal punto a conoscenza delle sue capacità da ostacolarle. Ma, quando i suoi occhi felini incontrarono i miei, vi trovai solo curiosità e allegria.

“Bene, Elsa, a meno che tu non voglia perderti l'attacco di cuore di tua sorella, ti consiglio di venire con me.”

Mi misi seduta e presi gli stivali. Mentre li infilavo, pensai ad Anna, povera Anna, e alla faccia che avrebbe fatto non appena mi avrebbe vista … Con Harry. Harry, che aveva cercato di dirle che era una Fenice (ammesso che fosse vero), Harry che pareva essere diventato mio amico, Harry che, invece, era cambiato completamente da quando eravamo lì.

“Ah, Elsa?” Sam mi aspettava alla porta.

Mi avvicinai.

“Sì?”

Sorrise.

“Non te la prendere per Harry.”

“Che intendi dire?” chiesi, seguendola in corridoio. Sam alzò le spalle.

“Harry ha reclutato quasi tutti noi, qui al Castello del Nord, e per portarci qui ha dovuto guadagnarsi la nostra fiducia.” non capivo dove volesse arrivare. “E, ecco, per farlo lui … Si modella secondo ogni persona. Quando l'ho conosciuto io, era gentile. Quando l'hai conosciuto tu era amichevole, espansivo. Quando l'ha conosciuto Alex, era una persona profonda, severa e forte allo stesso tempo. Ma, una volta arrivati qui, lui torna ad essere il lupo solitario di sempre.”

Mi sentii pervadere da una strana delusione, nonostante fossi sempre stata vagamente consapevole che Harry aveva ben pochi motivi per stare con una come me.

“Quindi,” concluse Sam, “non te la prendere se non ti rivolge più la parola. Lui è fatto così. È un capo, non un amico, né …” e qui parve rattristarsi anche lei, “... altro.”

Rimasi un attimo in silenzio, sorpresa da quello che mi aveva detto, e intristita, perché il mio sesto senso aveva ragione su di lui da sempre, anche se speravo il contrario.

“Non importa.” dissi infine, con un sorriso. “Ci sono abituata. Già essere regina non lascia spazio per molti amici, se poi vogliamo anche considerare quanto sono terrificante con i miei poteri ...” sospirai. “Diciamo che me l'aspettavo, anche se speravo che fosse un po' diverso.”

Attraversammo il castello, come ieri avevamo fatto io ed Harry. La luce pareva essere un po' più accentuata, ma, a parte quello, niente era cambiato. C'era un gran silenzio, e i nostri passi echeggiavano in quei corridoi dalla luce fioca.

Sui davanzali c'erano, il più delle volte, diversi strati di polvere e sembrava che il castello fosse quasi disabitato. Sicuramente, a nessuno lì piaceva fare le pulizie.

Arrivammo alla sala del trono e scendemmo la scalinata, dirette verso la pesante porta.

Quando vidi di nuovo le immagini sulle vetrate, capii che rappresentavano me, Harry, Alexandra. O, almeno, quelle viste il giorno precedente.

In quel momento, ne notai altre. Vidi una ragazza gatto, girata di spalle, con un sorrisetto sul bel profilo, e la coda che si agitava nell'aria. Aveva lunghi capelli neri, con le orecchie da gatto tra di essi.

Era chiaramente Sam.

Vidi John, ritratto seduto su una specie di roccia con fiammelle che gli roteavano in giro, e vidi una ragazza con i capelli neri, corti, e le ali da angelo.

Erano piegate verso il corpo, candide. La ragazza era a piedi nudi e indossava un vestito nero, in contrasto con le ali, con maniche larghe. Le lasciava le spalle scoperte.

Era strano vedere delle ragazze con i pantaloni, per me. Non ne avevo mai viste.

Avevo sentito storie, più che altro leggende, riguardo a donne che si fingevano pirati per girare il mondo o per salvare una persona amata … Ma nient'altro. Era un mondo nuovo, per me.

Non riuscii a vedere altre immagini, perché Sam, davanti a me, aprì la porta d'ingresso, e la luce ci inondò, tanto che dovetti sbattere le palpebre diverse volte, per abituarmici.

La piazza era lontana dal castello, e non c'era nessuno sulla strada davanti a noi. Alla nostra destra, invece, il mare luccicava alla luce dell'alba e una nave procedeva verso di noi.

Sulla bandiera, c'era lo stemma di Arendelle e, quando lo notai, mi sentii pervadere da cento sensazioni contrastanti; felicità di rivedere mia sorella prima del tempo, ma paura che lei non ne fosse tanto felice, sollievo, perché era arrivata sana e salva, panico, perché avrei dovuto confessarle tutto quello che era successo con Harry, quello che avevo scoperto, quello che eravamo … E se fosse stata in pericolo? Io non sapevo niente riguardo ai Capi Neri. Niente. Non li avevo mai visti.

E se … Ecco, perché no? Harry mi aveva mentito. Magari voleva qualche compenso in denaro. Ma come si spiegavano i suoi poteri? Quelli di Sam? Quelli di Alex, John, i miei, e forse anche quelli di mia sorella?

Cominciò a girarmi la testa e, quando la nave si avvicinò e vidi le vele strappate, il mondo parve sul serio vorticarmi attorno come una trottola.

Una tempesta.

Una tempesta aveva strappato le vele in quel modo barbaro.

Sicuramente.

Eppure, ero tremendamente inquieta, quando vidi la nave attraccare alla banchina, a qualche metro da noi.

Sam mi fece cenno di seguirla e io obbedii, anche se mi sentivo le gambe di pietra.

Strinsi disperatamente l'anello freddo tra le dita, sperando con tutto il cuore che non fosse vero.

Ma lo era.

La nave era vuota.

 

Dovevo essere svenuta, perché quando mi risvegliai ero distesa sul letto della camera del castello in cui avevo dormito quella notte, e mi sentivo uno strano vuoto dentro.

Per un attimo, immaginai che fosse tutto un sogno, ma la sensazione era talmente reale che fui costretta a crederci per non impazzire. Rimasi distesa, immobile, per un istante.

Mia sorella.

Se quello che Harry aveva detto era vero, allora qualcuno doveva averla portata via. Doveva averla rapita in qualche modo.

Ricordai le vele lacerate.

Probabilmente, aveva cercato di arrampicarsi sull'albero maestro, per sfuggire agli inseguitori, ma non era riuscita nel suo intento. Non erano segni di tempesta, quelli.

Il resto della nave era intatto, troppo intatto perché solo le vele potessero essere state distrutte da una tempesta.

Mi misi faticosamente a sedere.

Dovevo trovare mia sorella.

“Ferma dove sei.”

Mi voltai di scatto, trasalendo, verso Sam. Era seduta sul davanzale e mi scrutava con i suoi occhi da gatta.

“Se proprio devi fare qualche follia, almeno vestiti.”

Guardai perplessa il mio vestito.

Sam alzò gli occhi al cielo.

“Senti, amo il tuo vestito, sono sicura che anche i tuoi sudditi lo adorano, ma queste sono terre impervie, e ti conviene mettere qualcosa di adatto.”

Non avevo la forza per ribattere, perciò mi limitai ad annuire.

“D'accordo. Cosa dovrei mettere?”

Sam fece un cenno ai vestiti sul cassettone.

“Indossa quelli.” ordinò, tornando a guardare il libro che aveva fra le mani. “Non ti guardo.”

Mi avvicinai titubante ai miei nuovi vestiti, ma sospettavo di sapere già cosa fossero. I miei sospetti furono confermati: un paio di pantaloni neri, di un improbabile tessuto elastico, una specie di maglia bianca e quello che sembrava a un impermeabile nero.

Vicino, un paio di stivali in pelle.

Avrei disperatamente voluto evitare di indossare quella roba. Io, una regina, con i pantaloni!? Ma scherzavano?

D'altro canto, Sam aveva ragione. Se volevo andare a cercare mia sorella per mari e monti, non potevo farlo con indosso un lungo vestito che si impigliava ovunque e che avrebbe potuto ostacolarmi nella corsa.

Alla fine, tolsi il vestito, la sottoveste e il corsetto. Fu piuttosto liberatorio, dovetti ammettere, ma mi fece sentire a disagio. Non avevo mai indossato nulla, così, senza corsetto, senza una serva che mi aiutasse. E poi, quei vestiti erano così strani!

Indossare i pantaloni fu difficilissimo.

A parte il fatto che erano terribilmente stretti, tra le mie abilità non c'era esattamente il tirare ad indovinare come indossarli. Fino a quel giorno non li avevo neanche mai visti indosso a una ragazza … La parte più complicata fu la cintura. Dovetti lasciar perdere, perché era evidente che non ne sarei venuta a capo.

Misi la maglia bianca e gli stivali, un po' più facili da indossare.

Sam mi aiutò con la cintura e poi si allontanò di uno o due passi, come a rimirare un dipinto.

“Mi piace. Saresti una splendida custode … Una volta superate una o due paure e il vizio di svenire nelle situazioni più difficili.”

Aggrottai le sopracciglia, ma non dissi nulla.

Sam si diresse verso il comodino e ne aprì l'unico cassetto. Prese qualcosa di scintillante da lì dentro e, quando me lo porse, rimasi esterrefatta.

Era un coltello.

Lo fissai come se non l'avessi mai visto prima.

Mi stava porgendo un pugnale. Non ci potevo credere.

Avevo visto coltelli solo a tavola, e non tagliavano nemmeno la carne. Quello era … Era per gli assassini!

Sam sbuffò, percependo la mia sorpresa e la mia inquietudine.

“Dai, Elsa, smettila. Infilalo nella cintura e tienilo, ti sarà utile.”

Lo presi e lo infilai con cautela dove mi indicò. Era così strano! Era leggero e il manico era d'argento, con una grossa pietra blu incastonata. Non avevo mai avuto un vero pugnale.

C'erano alcune spade appese sulle pareti di casa mia, ma erano vecchie e arrugginite; questo, invece, era nuovo, lucido e affilato.

“Ti porto da Harry.” disse Sam, aprendo la porta. “Tu e lui deciderete cosa fare. Se coinvolgerà anche gli altri Custodi … Allora saremo con voi.”

I corridoi erano deserti, come al solito, ma non riuscii nemmeno a farci caso. Il cuore mi martellava contro le costole, quasi stesse per uscirne.

Sapevo di essere spettinata, e di sembrare completamente stravolta. Le lacrime avevano scavato dei solchi lungo le mie guance e sembrava quasi che le mie lentiggini, di solito evidenti, fossero un po' sbiadite.

Sam mi condusse in un'ala del castello che non conoscevo. Ero talmente stordita che, dopo aver svoltato un angolo, già non ricordavo più da dove fossi venuta.

Quando arrivammo davanti a una grande porta, piena di incisioni greche, Sam bussò tre volte e mi sorrise.

“Andrà tutto bene.”

I suoi occhi da gatto scintillarono un istante, prima che si voltasse e se ne andasse lungo il corridoio, con la conda che ondeggiava.

Solo allora, trovai il coraggio di aprire la porta ed entrare.

 

Mi ritrovai in un'enorme sala, rischiarata da alte finestre e da molte candele.

Era piena di scaffali, su cui si trovavano libri di ogni genere, alcuni con strati e strati di polvere sopra. Grossi, sottili, con copertine a volte placcate in quello che sembrava oro, dovevano essere più di un miliardo.

La sala era un saliscendi di scale, e su ogni diverso piano c'erano poltroncine, divanetti, scale in legno, a pioli, per arrivare sugli scaffali più alti, e tavolini, alcuni ricoperti di libri e polvere, come tutto il resto.

Il regno di Sam, pensai tra me e me.

Harry era voltato verso l'unica, grande, finestra non istoriata, grande, che occupava la parete centrale della biblioteca. La luce fredda che entrava da fuori rendeva i suoi capelli argentei, quasi perlacei, e risaltava il contorno delle sue spalle forti.

Notai che, per la prima volta, non indossava i guanti, e le sue mani avevano dita sottili, dal tocco leggero, sul davanzale della finestra.

Il suo sguardo era perso nel vuoto.

Mi avvicinai piano, sentendomi imbarazzata e piuttosto nuda, per il mio abbigliamento strano. Non avevo mai indossato niente che risaltasse in quel modo le mie curve, specie quelle delle gambe. Non ci ero abituata, inutile anche solo dirlo.

Harry mi sentì e si voltò.

“Ciao, Elsa.” la sua voce era calma, e sul viso c'era l'accenno di un sorriso.

Mi avvicinai, finché fui davanti a lui. La luce mi illuminò il viso, facendomi sorridere a mia volta; per quanto tutto potesse andare a rotoli, in un modo o nell'altro, fuori, nel cielo, ogni cosa continuava ad andare bene.

Mi resi conto di quanto fosse sciocco pensarlo in un momento simile.

“Ciao, Harry.” mi morsi il labbro. “Mia sorella ...”

Harry annuì.

“Temiamo che sia stata rapita. Se i Capi Neri hanno un Custode, hanno un valido ostaggio, Elsa. Un ostaggio che può essere scambiato con quanti Sigilli essi desiderino.”

Sapevo cosa voleva dire pensare anche al bene degli altri: al bene, in particolare, dei miei sudditi. E sapevo che, condannare chissà quante persone a perdere la loro vita, non era giusto, nemmeno se di mezzo c'era mia sorella.

“Cosa dobbiamo fare?” chiesi allora ad Harry e la mia voce dovette risuonare disperata, tanto che i suoi occhi saettarono nei miei. Vi vidi la tristezza per quello che mi era capitato e il conforto che non sarebbe mai riuscito, probabilmente, a darmi.

“Dobbiamo cercare di capire dove la tengono, prima di tutto.” rispose. “Ma potrebbe essere problematico: la loro mente è strana, distorta. Potremmo trovarli ad Arendelle, come potrebbero essere qui, a Nord, nell'armadio di una delle case davanti a noi.”

Chiusi gli occhi perché il mondo smettesse di vorticarmi intorno.

“Stai … Stai dicendo che non c'è più modo di rivederla?”

Harry strinse le labbra.

“Sto dicendo che è una possibilità.”

Sentii le lacrime pungermi gli occhi.

“Credi che la uccideranno?” anni e anni di controllo delle mie emozioni, non erano riuscite a bloccare il tremolio della mia voce.

Lo sguardo di Harry si addolcì un po'.

“No, Elsa. Anna serve loro per trovare i Sigilli o anche solo come ostaggio … Sta di fatto che hanno bisogno di lei.”

Trattenni le lacrime.

“E noi … Dovremmo lasciarla a loro?”

Harry si avvicinò.

“No. Ascolta, Elsa. Se hanno intenzione di chiedere un riscatto, o di attaccare il castello per avere i Sigilli, sicuramente lo faranno presto.” quando vide la mia espressione, sospirò. “So che non è bello stare qui ad aspettare, ma non abbiamo idea di dove siano. Se faranno la prima mossa, avremo almeno un indizio su cui basarci.”

Annuii a fatica. Sapevo che aveva ragione, eppure sentivo un nodo stringermi la gola. Mi accorsi di piangere solo quando Harry mi porse un fazzoletto bianco.

“Andrà tutto bene, Elsa.” la sicurezza nella sua voce, per un attimo, riuscì a darmi conforto. Non era come Sam, che l'aveva detto solo per tranquillizzarmi. Lui ne era sicuro.

Mi asciugai le lacrime, imbarazzata.

Ma Harry sorrise, un sorriso che faceva solo quando eravamo insieme, sulla nave, tempo prima. Per un attimo, tornò ad essere la persona gentile di prima, e io mi chiesi se, tutte le facce che aveva, di cui mi aveva parlato Sam, fossero in realtà parti diverse di lui, che sfruttava a seconda delle necessità.

Sentii di nuovo le lacrime scorrermi sulle guance.

“Perché?” chiesi, la disperazione nella voce. “Perché io? Una Custode … Mia sorella … Era tutto a posto ...” fino a pochi giorni fa. Sembravano essere passati anni.

Mi ritrovai a singhiozzare davanti a Harry e, per un attimo, pensai che mi avrebbe lasciata sola e se ne sarebbe andato. Quando colsi un lampo di tristezza nei suoi occhi, i miei pensieri divennero praticamente certezze, e stavo per andarmene, per risparmiargli quella scena, quando Harry, in un unico passo, si avvicinò e mi abbracciò stretta.

Nonostante il suo potere fosse uguale al mio, era sorprendentemente calmo, forte, sicuro. Era uno scoglio sicuro a cui aggrapparsi nell'oceano, per non annegare.

Le sue dita sottili mi sfiorarono il viso con una carezza, leggera, dolce, tutto quello che avevo immaginato sarebbe stata.

“Andrà tutto bene, Elsa.”

Spazio autrice: colore di oggi, grigio, perché la giornata è stata splendida e ha mitigato il nero della serata. Diciamo che ho litigato in serata con la mia migliore amica, ma che il resto della giornata è andato benissimo: niente compiti, uno smalto nuovo (blu notte) e una maglietta nuova (nera e semplice come piace a me).
Che dire? Avere degli amici a volte è un lato positivo della vita, ma altre volte è ben altra cosa.
Chi trova un amico, trova un tesoro, ma chi ha il tesoro rischia di diventare avido, rischia di ritrovarsi i ladri in casa o di sperperarlo ... Tutto ha il suo lato negativo, purtroppo.
In ogni caso, passiamo alla storia. Nuovo capitolo! Più lungo, perché volevo a tutti i costi inserire una parte tra Harry ed Elsa. Spero vi sia piaciuta! :) Era un capitolo dedicato a tutte le persone più romantiche, ma anche a quelle che apprezzano l'avventura. Vorrei tanto vedere Elsa con i pantaloni ... *.*
Il prossimo capitolo sarà all'insegna della sua conoscenza del mondo dei Custodi e di coloro che sono al suo interno. Spero che continuerete a leggere!
Saluti da me, dal mio adorabile smalto nuovo e da Chi l'ha visto, il programma preferito da mia madre. ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Distrazione ***


Capitolo 10 - Distrazione

 

Harry mi fece visitare il castello, quel giorno. Ogni distrazione era contemplata per evitare che io pensassi a mia sorella Anna.

Il castello era un intricato labirinto di corridoi, che causò la perdita del mio orientamento dopo ben dodici curve consecutive e tre rampe di scale. Non avevo mai visto un edificio così complicato e strano.

Anche casa nostra era grande, ma di certo non era così difficile trovare l'uscita!

Harry spiegò che era tutto studiato: in quel modo, i Capi neri non avevano il tempo di fuggire e venivano catturati in fretta da chi conosceva il castello. Inoltre, così, la Stanza dei Sigilli era praticamente impossibile da trovare per chi non avesse studiato accuratamente le mappe della struttura.

E le mappe erano introvabili. Non ne esisteva un solo formato cartaceo, perché nel momento in cui si diventava Custodi a tutti gli effetti – quando si dimostrava di esserne degni – solo allora, nella testa di quella persona, compariva la mappa del castello.

Era impossibile dimenticarla. Tutti i Custodi sapevano come orientarsi in tutti i castelli dei Sigilli sparsi in giro per il mondo, e sapevano dove trovarli. Era impressionante.

Per un po', Harry riuscì ad allentare la morsa che serrava la mia gola, e mi aiutò a respirare, nonostante temessi il peggio per mia sorella.

Avevo visioni di lei legata, torturata, insanguinata, terrorizzata … E visioni di sentinelle dai lunghi mantelli neri, davanti a lei, quasi volessero difenderla.

Il lungo pugnale d'argento che mi aveva dato Sam batteva contro il mio fianco, infastidendomi un po'. Non vedevo il motivo di andare in giro armata.

Io non sarei rimasta lì a lungo … E avrei trovato presto mia sorella. Quella vicenda sarebbe finita bene, doveva finire bene.

Avevo lo stomaco aggrovigliato dal terrore.

“Elsa ...”

Non guardai nemmeno Harry, che mi porgeva un libro. Ormai, era scesa la notte e noi eravamo nella biblioteca del castello, a lume di candela. Io ero seduta su una sedia in vimini, e lui gironzolava alla ricerca di libri.

Saltò giù dalla scala accanto a me e mi si sedette vicino.

Tenni lo sguardo sul pavimento.

Dentro di me non riuscivo a non pensare che, in fondo, fosse colpa sua. Da quando era arrivato lui, tutti i problemi erano iniziati. Sapevo che era sbagliato crederlo, ma non riuscivo ad impedirmelo. Mi venne di nuovo da piangere.

“I primi quattro Custodi erano quattro elementi.” disse Harry d'un tratto. Gli lanciai un'occhiata, ma lui guardava il libro che aveva aperto e che teneva in grembo.

“L'aria, l'acqua, il fuoco e la terra.” spiegò. “Aline, Blake, Filamena e Gea.”

Girò pagina.

“Tenevano l'armonia nel mondo; Aline e Blake si occupavano del cielo, avevano cura che arrivasse la pioggia, che ci fossero il vento e la neve. Filamena e Gea badavano alla terra; loro si occupavano delle piante degli umani, li aiutavano a coltivare e, a volte, scaldavano le loro case. Filamena si occupava anche dei fulmini e dei raggi del sole.” girò pagina. “Ma dopo molti secoli di pace, il cielo fu oscurato dai mantelli dei Capi Neri e la terra soffocata dai loro corpi fatti di fumo, gran parte degli umani fu uccisa da loro, furono rubate le loro anime.”

Harry incontrò il mio sguardo, e vidi la devozione per il suo compito di Custode riflettersi nei suoi occhi.

“Pochi umani furono salvati dai Custodi, quando trovarono la soluzione, e il riflesso delle loro anime fu sigillato nelle loro Fiale dorate. Costruirono il castello del Sud, il primo dei castelli, e ne furono Custodi. Nonostante la loro forza incontrastata, quando gli umani ricominciarono ad espandersi, capirono che servivano più difese e qualcuno che li aiutasse.”

Un sorriso amaro affiorò sulle sue labbra.

“Donarono se stessi e il loro sangue, affinché le loro doti e la loro magia si spargessero sulla terra e nell'aria, andando a toccare pochi eletti soltanto. I Custodi.”

Cercai di sorridere.

“Spero che tu capirai meglio, d'ora in poi, Elsa.”

Harry mi sfiorò la mano.

“La scelta non è tua. La scelta è loro. Sono loro che ti hanno scelta, perché ti hanno considerata degna del loro dono. Tu e tua sorella … Potrete tornare al vostro castello, se lo desidererete, ma sarete sempre Custodi.

Sempre.”

Qualcosa nel modo in cui lo disse, mi fece rabbrividire. Era come se delle sottili catene mi si stringessero attorno ai polsi.

Io ero una Custode.

Non capivo in cosa consistesse il mio incarico, ma probabilmente l'avrei capito presto.

“Non importa.” risposi. “Riprenderò la mia vita come se nulla fosse.”

Harry scosse la testa.

“Gli obblighi e le catene non sono sempre ciò che ci tiene prigionieri.” i suoi occhi erano pieni di comprensione. “A volte, siamo noi stessi ad imprigionarci. Ancora non lo sai, Elsa, ma tu vuoi essere una Custode e ne sentirai la mancanza quando te ne andrai. Sentirai la mancanza di persone come te, che condividano i tuoi segreti.” la sua mano strinse la mia e, nonostante la tristezza, sentii quanto cercasse di rassicurarmi. “Fidati di me.”

Avvertii il mio cuore stringersi.

“Non posso fidarmi di te, non dopo che mi hai mentito, Harry.”

Un leggero sorriso, quasi divertito, gli affiorò sulle labbra.

“Ho mentito per una buona causa. E non ti ho fatto del male. Per quanto mi riguarda, sarebbe stato più veloce tramortirti nei giardini del castello e portarti direttamente alla Corte del Nord. Nessuno avrebbe sospettato neanche minimamente che tu fossi qui.”
Gli lanciai un'occhiata.

“Perché non l'hai fatto, allora?”

“Mi sei sembrata indifesa. Non era giusto, Elsa. Già ti mentivo, figuriamoci se ti avessi anche fatto del male. Non avrei mai guadagnato la tua fiducia.”

Lo fissai, sorpresa.

“E perché mai dovresti volere la mia fiducia?”

Harry sorrise di nuovo e intrecciò con delicatezza le sue dita con le mie.

“Siamo una squadra.” rispose soltanto, guardandomi negli occhi. Per un attimo, mi parve che volesse dirmi qualcos'altro, qualcosa di più significativo, ma poi pensai di essermelo immaginato.

La biblioteca era silenziosa e la luce tremula delle candele illuminava il viso di Harry in modo strano; i suoi tratti risultavano più affilati, eppure sembrava più … Caldo. Come se fosse umano e il ghiaccio non scorresse nelle sue vene.

Mi chiesi se anch'io avessi lo stesso aspetto.

I miei capelli erano raccolti in una coda, e sentivo delle ciocche cadermi ai lati del viso. Indossavo un paio di pantaloni e avevo un coltello sul fianco. E portavo una camicia! Non riuscivo a credere a quanto fosse cambiato il mio aspetto.

Fui grata a Harry per il conforto di quella sera.

Mentre mi riaccompagnava in camera, finsi di non notare quelle che sembravano minuscole scariche elettriche, che si propagavano dalle nostre mani intrecciate e facevano battere furiosamente il mio cuore.

Per un attimo, quando Harry si girò verso di me, davanti alla porta di camera mia, riuscii a pensare solo a lui.

Non a mia sorella, non al pericolo incombente, non al futuro.

A Harry.

“Cerca di dormire, Elsa.” con un movimento fluido e veloce si avvicinò a me e mi depositò un bacio delicato come un petalo di rosa sulla fronte.

Poi, si girò e si allontanò, attraverso il corridoio buio.

 

Nonostante le raccomandazioni di Harry, non riuscii a dormire. Mi rivoltai nel letto per ore, tormentata da immagini atroci di mia sorella, e spaventata da suoni continui che sparivano appena mi tiravo su a sedere.

Era la mia immaginazione a giocare brutti scherzi, lo sapevo.

Ancora una volta mi ero addormentata vestita, notai mentre mi alzavo e mi rimettevo gli stivali. Tanto valeva leggere qualcosa nella biblioteca del castello, praticamente l'unico posto che ero in grado di raggiungere in autonomia in quel labirinto.

Spinsi piano la pesante porta di legno, sperando di non svegliare nessuno con il suo cavernoso cigolio, e sgusciai nell'atmosfera senza tempo della biblioteca.

C'era silenzio come nel resto del castello, ma questo era un silenzio diverso, amorevole e coinvolgente, una carezza silenziosa sulla pelle.

Mi ritrovai a pensare al bacio di Harry, davanti alla porta di camera mia.

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a capire il motivo del suo gesto. Conquistare la mia fiducia? Ma mi aveva già portata alla Corte, cosa voleva ancora da me? Sam aveva ragione; era un tipo davvero mutevole.

Probabilmente aveva qualcosa in mente, anche se non riuscivo ad immaginare cosa. Cospirava forse contro di me?

“Elsa!” una voce sorpresa, dietro di me, mi fece trasalire. Mi voltai e vidi Harry, con un libro in mano, e uno strano sorriso. Sembrava quasi compiaciuto.

“Non riesci a dormire?” il suo tono era diventato dolce, mentre riponeva il libro e si avvicinava.

Vidi che indossava una camicia leggera, aperta sul petto, che lasciava intravedere dei muscoli scolpiti nella pelle bianca come il marmo.

Arrossii.

“No.” alzai appena lo sguardo. “Neanche tu, vedo.”

Harry scosse la testa e sorrise.

“Da quando sono diventato Custode non dormo molto. Posso rimanere sveglio per molti giorni senza risentirne. Credo sia una delle conseguenze della lunga vita che ci si prospetta davanti.”

Cercai di non fare caso a quanto ormai fossimo vicini. Ogni tanto mi chiedevo se per caso cercasse di spingermi al limite della sopportazione; di certo, avrebbe avuto non poche ragazze ai suoi piedi senza fare troppa fatica.

“Forse allora posso farlo anch'io.” risposi infine, e sentii che la mia voce si era ridotta a un sussurro.

Controllati, Elsa! Sam non mi aveva mentito, sicuramente. Conosceva Harry molto meglio di me, e per questo era giusto che la ascoltassi.

Harry era effettivamente molto cambiato da quando eravamo scesi dalla nave: in realtà era serio, quasi solitario, e un po' severo. Non era gentile, amichevole ed estroverso.

Mi sentii sprofondare nello sconforto per un istante. Ero una pessima regina e una pessima sorella, a farmi abbindolare così da un ragazzo.

I miei pensieri furono interrotti dalla mano di Harry sotto il mio mento, che mi costringeva ad alzare lo sguardo su di lui.

“A cosa pensi, Elsa?”

Mi morsi il labbro.

“A mia sorella.” perché era vero. Io pensavo continuamente a mia sorella. Il senso di colpa mi travolgeva: non avrei dovuto essere lì.

Avrei dovuto essere fuori a cercarla … Ma anche così, come avrei fatto? Che cosa avrei concluso? Non sapevo neanche come fosse fatto un Capo Nero!

“Sensi di colpa?”

Fissai Harry, chiedendomi se per caso avesse anche lui la facoltà di percepire i pensieri delle persone.

“E' normale.” la sua mano si spostò sulla mia spalla, in una carezza gentile. “Una volta, un mio compagno è stato ucciso da loro.” disse, e i suoi occhi si incupirono. “Ci sono voluti mesi perché perdonassi il fatto di averlo lasciato andare in missione … Non era colpa mia, ma continuavo a pensarlo.”

Sospirai.

“Penso che quando succede qualcosa alle persone a noi care, ci imponiamo di stare male almeno quanto loro, per poter alleviare la sofferenza della loro scomparsa. L'unico modo è il senso di colpa, purtroppo.” mi ritrovai a pensare che quelle parole avevano senso. Avevano davvero senso. Perché solo Harry sapeva dire cose sensate?

Lesse nei miei occhi che ero d'accordo con lui, e sorrise. La sua mano, ancora sulla mia spalla, scese lungo il braccio, fino ad intrecciare le mie dita con le sue.

“Vieni.” mi tirò verso un altro lato della biblioteca, serpeggiando tra gli scaffali, finché non arrivammo a due sedie in vimini circondate dall'alone di una lampada. In mezzo, c'era un tavolo da gioco con le pedine della dama e accanto, su uno sgabello, un vassoio di biscotti.

“Non dirmi che non vuoi nemmeno un biscotto.”

Non potei fare a meno di sorridere, mentre mi sedevo accanto a lui.

Spazio autrice: colore di oggi, rosso acceso! Un po' per il sole, un po' perché è stata una delle giornate migliori della mia estate, un po' perché è il colore della mia pelle in questo momento.
Abbiate pietà, visto che non so nemmeno cosa sto scrivendo ... Oggi ho passato la giornata con una mia amica e siamo andate a farci una nuotata, ma ora sono rossa come un gambero in viso e sulla schiena e ho quasi paura di avere la febbre. Tutti non fanno che ripetermi che sono molto calda e io mi sento un tantino stordita. Speriamo che domani mattina sia passato!
Ora la mia amica parte per la Croazia - accidenti - ma almeno so che leggerà le mie storie!
Passiamo al capitolo, dedicato a un po' di romanticismo tra Elsa e Harry. Ripeto, mi dispiace se ho fatto errori di battitura, o se ho scritto qualcosa di strano ... Sono un tantino confusa e sento lo strano desiderio di mettere la testa nel lavandino. Il fatto è che sento la faccia davvero calda.
Volevo assolutamente aggiornare entro oggi, perciò ho scritto il capitolo nonostante le mie condizioni precarie. ;) Ora, vado a dormire prima di svenire sulla tastiera del computer, ma sappiate che il prossimo capitolo, molto probabilmente, vedrà la comparsa di qualche indizio sulla scomparsa di Anna.
Vi prego, non scottatevi!
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Capi Neri ***


 Capitolo 11 – Capi Neri

(...) si chiese se non sia soltanto nell'atto di cadere che si è davvero liberi.
(Shadowhunters - città degli angeli caduti, Cassandra Clare)

Eravamo ancora in biblioteca, a giocare a dama, quando sentimmo un boato provenire dalle porte del castello.

Harry scattò in piedi immediatamente.

“Capi Neri.” mormorò, gli occhi grandi e allarmati, la mano che correva alla spada appesa alla cintura.

Mi guardò.

“Resta qui.” disse soltanto, una supplica negli occhi, prima di sparire dietro gli scaffali della biblioteca.

L'unica cosa che sentii oltre il martellare incessante del mio cuore fu lo sbattere della porta.

Capi Neri.

Mia sorella.

Era con loro? Probabilmente no, ma se avevano attaccato significava che avevano un asso nella manica; un asso molto potente, nella manica.

Grazie ad Anna avrebbero potuto chiedere la vita di chiunque, quanti sigilli volevano. O, forse, avrebbero potuto rubarli. Ricordai che Harry mi aveva detto che nella mente di ogni Custode c'era una mappa del castello, con le sue strade, le sue stanze, persino le sue trappole e le persone che ci vivevano.

Io non riuscivo ancora ad usufruirne, ma forse loro potevano forzare la mente.

Mi alzai, inquieta, e cominciai a camminare tra gli scaffali, imponendomi di rimanere calma. La biblioteca e l'intero castello erano immersi in un silenzio glaciale, immobile.

Il cuore batteva talmente forte nel mio petto che temevo ne sarebbe uscito, rompendomi le costole. Cosa le avevano fatto?

Guardai la porta, improvvisamente davanti a me, e sentii nella mente le parole di Harry: Resta qui. Ma se davvero ci fosse stata mia sorella, di là? Se oltre quella parete, appoggiata a quella porta come lo ero io, ci fosse stata Anna? Ferita, sanguinante, che mi supplicava di aiutarla …

Non ebbi il tempo di scoprirlo.

Una sottile nebbia nera, come sabbia, cominciò ad infiltrarsi sotto la porta della biblioteca, facendomi arretrare di corsa con un sussulto.

Sbattei contro una scaffalatura alle mie spalle, mentre la nebbia continuava ad entrare, formando una figura incappucciata davanti a me.

Riconobbi due occhi rossi sotto il cappuccio, ma nient'altro che testimoniasse la presenza di un volto umano, lì sotto.

La voce che mi parlò era roca e non era un normale suono: era un pensiero. Era un'ombra che parlava attraverso il pensiero, congelando ogni cellula del mio corpo, paralizzandomi dal terrore.

Quello era un Capo Nero.

Regina Elsa. Era un saluto incolore, che mi fece correre un brivido lungo la schiena. Teniamo prigioniera tua sorella Anna.

Avevo la gola secca.

“Che cosa volete da me?” mormorai, terrorizzata, la mano che stringeva convulsamente il pugnale che mi aveva dato Sam.

Nulla che non sia venire con noi. Seguimi, e riavrai tua sorella.

Rimasi immobile. Era troppo facile, mi resi conto. In tutti quegli anni di trattative commerciali, ero diventata brava a sventare le proposte più ingannevoli, e in questa c'era un punto che non combaciava con quello che volevo io: rivedere mia sorella non significava scappare con lei e tornare sane e salve ad Arendelle.

“Porta mia sorella a casa, viva, e lasciacela. Solo allora, io vi seguirò.” risposi con voce straordinariamente calma. Dopo anni di controllo delle mie emozioni, ero diventata brava a celarle.

Non spetta a me parlare di trattative.

“Allora con chi dovrei parlare?”

Il nostro comandante non è con noi. Noi siamo solo messaggeri e guerrieri, venuti a prenderti, regina Elsa.

Sentii il gelo corrermi nelle ossa.

“Non verrò con voi.” risposi infine, con la gola che mi si stringeva per il dolore. Era come se avessi detto che non avrei rivisto mia sorella. Questo, e semplicemente questo, era quello che in realtà avevo detto. Il mio cuore fu trafitto da minuscoli aghi di dolore, e la rabbia serpeggiò attraverso le mie vene, facendomi ribollire il sangue, quando il ghiaccio passò dal mio cuore alle mani, e dalle mani all'aria in meno di un istante.

Il Capo Nero rimase immobile, congelato. Era ancora vivo: percepivo la sua aura persino attraverso il ghiaccio, ma non poteva liberarsi: gli serviva almeno una fessura da cui uscire, nonostante fosse un'ombra.

Chiarito che nemmeno la biblioteca era un luogo sicuro, mi diressi verso al porta e uscii di corsa, diretta all'entrata, nella speranza di trovare Harry.

 

La sala del trono del castello era invasa da ombre scure che si riversavano nei corridoi. Rimasi immobile, paralizzata, nascosta dietro le grandi scale in marmo.

I Custodi non c'erano e mi chiesi se fossero corsi a difendere la sala dei Sigilli. Non avevo idea di dove si trovasse, mi resi conto.

Mi chiesi se fosse il caso di congelarli tutti: ero abbastanza piena di rabbia, frustrazione e panico per congelare il castello intero, quando sentii una mano sulla mia spalla e quasi urlai dallo spavento. Mi voltai, le mani già formicolanti di ghiaccio, pronta a colpire, ma mi bloccai quando vidi il viso di una ragazza dai capelli corti e castani.

Si mise un dito davanti alla bocca, facendomi cenno di stare in silenzio, e mi mostrò le sue ali d'angelo.

“Io sono Avery.” mormorò. “Sono una Custode.”

“Io sono Elsa.” mi presentai. “Cosa facciamo?”

“Non lo so. Gli altri sono già a proteggere i Sigilli. Non vogliono negoziare in nessun modo.”

“Credi che potremmo almeno limitare i danni?” chiesi, facendo cenno alla massa di ombre che si riversava dalla porta spalancata.

Avery annuì appena.

“Forse. Potrei provare a farli indietreggiare un po', e tu potresti … Ehm … Indovino: ghiaccio?”

Sorrisi, capendo che si riferiva ai miei poteri.

“Sì.”

“Perfetto! Il ghiaccio riesce a tenerli buoni per un po'.”

Avery si alzò, spalancando delle ali enormi, bianche e candide. Rimasi a fissarle, inebetita e stordita dalla loro grandezza e dalla loro luce. Era come se qualcuno avesse preso una manciata di neve e avesse deciso di forgiare quelle ali splendide, intrappolandovi dentro i riflessi del ghiaccio alla luce del sole.

Mi alzai, ancora stordita. Dovevano essere lunghe più di due metri ciascuna.

Cominciò a sbatterle forte, creando un vento abbastanza forte da far indietreggiare i Capi Neri che entravano. In quel momento, scagliai probabilmente una delle più grandi sfere di ghiaccio che avessi mai creato in vita mia, intrappolandoli tutti e chiudendo definitivamente la porta.

Avery fischiò.

“Complimenti, Elsa.” scese a terra. “Le finestre e le altre porte sono sigillate, e difese da campi di magia molto potenti. Non avremo problemi. Adesso vieni.”

Si voltò ed entrò correndo in uno dei corridoi dietro le scale, con me al seguito. Ancora mi formicolavano le mani; era la prima volta che usavo i miei poteri per difendermi davvero, ed era la prima volta che lo volevo, che lo volevo con tutta me stessa, che odiavo coloro da cui mi difendevo.

Avvertii una strana euforia invadermi. Doveva essere quella l'adrenalina di cui, una volta, mi aveva parlato Anna.

Arrivammo in fretta alla stanza dei Sigilli, o perlomeno così mi parve. La mia concezione del tempo era distorta da tutta la situazione.

Appena svoltammo di corsa, ci ritrovammo davanti il buio. O meglio, un inferno pullulante di ombre di tutte le misure, che cercavano di entrare, aggredendo continuamente Harry, Sam e John e altri due custodi.

Trovai strano che brandissero le spade, invece di utilizzare i loro poteri, ma poi vidi che al minimo tocco le spade neutralizzavano i Capi Neri. Sam era agile, ed era molto facile per lei.

Harry li immobilizzava col ghiaccio e li uccideva con la spada, e John li circondava di fuoco prima di farlo.

Anche Avery ne tirò una fuori dalla cintola e ne colpì uno che veniva verso di noi.

Appena mi videro, i Capi Neri sciamarono tutti dalla nostra parte.

Regina Elsa dissero insieme, in un sibilo gelido che mi fece accapponare la pelle. Vieni con noi, o per tua sorella sarà la fine.

“No.” mormorai, di nuovo immobile. Sentivo un ronzio in testa e la mia vista era instabile e sfocata. Molto probabilmente stavo per svenire.

“Non posso.”

Lasceremo in pace il Castello e i Custodi, se verrai con noi.

Davvero la mia vita e quella di mia sorella valevano tanto? Valevano davvero la vita di tutte quelle persone, incluse quelle dei Sigilli? Valevano davvero tutto questo?

Mi si formò un nodo in gola, mentre abbassavo la mano che avevo alzato per difendermi, e vidi Harry sbiancare accanto agli altri e cercare di avvicinarsi.

Tu e tua sorella non potete rimanere separate.

Se fossi andata con loro, cosa avrebbe poi impedito ai Capi Neri di uccidere comunque i Custodi? Ne vidi uno, poco distante, accasciato a terra.

Vidi che Harry aveva una ferita sulla tempia, e sanguinava. Il suo viso era pallido e stravolto, e una ferita superficiale gli lacerava il petto.

Sam aveva i capelli incrostati di sangue, gli occhi arrossati. Avery aveva un taglio profondo nel braccio.

Li avrei traditi o li avrei salvati, seguendo i Capi Neri?

Spazio autrice: colore di oggi, acquamarina! E' una giornata tranquilla e serena e non fa nemmeno troppo caldo, una volta tanto. Quanto mi piacerebbe andare a farmi una nuotata! Invece sono qui a scrivere e a sperare di trovare presto Opal, il terzo della saga Lux, di Jennifer L. Armentrout. Qualcuno l'ha letto? Non sopporto quando non riesco a trovare un libro. Devo assolutamente rimediare.
Per il resto, ora che sono finalmente guarita dall'insolazione, sono più che felice di essere qui a scrivere.
Finalmente, i Capi Neri sono arrivati e siamo a un punto di svolta. Cosa sceglierà la nostra regina? Sarà la prima cosa che saprete nel prossimo capitolo, insieme ai primi indizi per ritrovare sua sorella Anna.
Per adesso, vi mando solo i miei saluti, ovunque siate in vacanza!
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Scelta ***


 Capitolo 12 – La scelta

Avere una sorella è come avere l'anima divisa in due corpi.
(Anonimo)

Rimasi paralizzata a fissare la marea nera che avevo davanti e finsi di riflettere, mentre il mio sguardo vagava nella sala. Si fermò sulla mano di Avery, che ancora stringeva la spada, ritta e pallida al mio fianco.

“Non andare.” mormorò. “Non risolveresti niente.”

Harry era bianco come uno straccio e il sangue risaltava sul suo viso. Anche lui stringeva forte la spada.

Salvare mia sorella … Ma i Custodi? I Sigilli? Questi Capi Neri sapevano come orientarsi nel castello. Se fossero usciti, avrebbero riferito tutto agli altri e niente avrebbe impedito loro di tornare e distruggere la vita di milioni di persone e porre fine a secoli di pace.

Ma mia sorella …

Voi non potete stare separate.

Raddrizzai la schiena e li guardai, decisa. Mantenni lo sguardo più fisso possibile, mentre mi spostavo con cautela più vicina ad Avery, fino ad essere quasi davanti a lei.

“Non avete detto che salverete Anna, se verrò con voi.”

In meno di un istante li intrappolai nel ghiaccio, compattandoli in un'unica massa nera, che trafissi con la spada rubata ad Avery.

Sentii un sospiro di sollievo pervadere tutti i Custodi, ma le loro parole di fiducia, di ringraziamento e di tristezza per mia sorella scorrevano via come acqua, davanti alla gratitudine che leggevo negli occhi di Harry.

 

Le misure di sicurezza nel castello furono raddoppiate e furono inviati messaggi di emergenza a tutti i Custodi in missione, richiamati in sede. Sentii le loro voci mentre rientravano, e più tardi udii il tonfo delle porte del castello che venivano sigillate da Harry.

Ero nella mia stanza, ancora scossa per tutti gli eventi di quella sera; perché i Capi Neri avrebbero dovuto contrattare per avere me? Che cos'avevo io più di un altro Custode? Io più di tutti tenevo ad Anna, questo era vero, ma perché io?

Dubitavo che la frase voi non potete stare separate fosse intesa a livello affettivo per quegli esseri, ma se non era così … Allora cosa significava? Decisi di non rifletterci troppo; pareva che gli altri non avessero sentito quella frase e non era il caso di dare loro altri problemi.

La maggior parte dei Custodi in quel momento era rinchiusa in infermeria: a Sam era quasi stata tagliata la coda. Per fortuna, i suoi poteri di guarigione erano piuttosto veloci, o sarebbero stati guai.

Le ali di Avery, invece, erano rimaste intatte e mi chiedevo come avesse fatto: quattro metri di piume erano difficili da proteggere in tutto quel caos.

Sentii bussare.

Mi alzai e aprii. Era Harry.

“Come stai?” chiese, lo sguardo indecifrabile, mentre mi spostavo per lasciarlo entrare.

Feci del mio meglio per sorridergli.

“Bene credo.”

Harry si sedette sul mio letto e percepii una strana inquietudine in lui. Mi sedetti davanti a lui.

Prima che potessi chiederglielo, parlò:”Non abbiamo avuto molti indizi su dove tengano tua sorella. Quello che non capisco è ...”

“Perché vogliano anche me.” finii per lui. Harry annuì.

“Già.”
Mi limitai a scrollare le spalle.

“Non lo so. Io ...” mi sentivo sul punto di avere una crisi di nervi e a momenti minacciavo di scoppiare in lacrime proprio davanti a Harry. Respirai a fondo, alla ricerca di un po' di calma, alla ricerca di qualunque pensiero rappresentasse un'oasi di tranquillità, ma la mia testa gridava una cosa sola: Anna, Anna, Anna.

Mi sollevò la testa con una mano e mi guardò negli occhi.

“Non so che cosa abbiano in mente, Elsa, ma so di per certo che non possono farle del male. Se è anche te che vogliono, significa che hanno bisogno di entrambe vive.”

Lessi la sincerità nel suo sguardo e per un attimo riuscì a infondermi un po' di fiducia, ma poi mi rabbuiai di nuovo.

“Significa anche che torneranno.”

Harry fece un sorriso amaro.

“Sì, sì, torneranno, ma”, mi prese il viso tra le mani, “se sarai forte anche solo la metà di oggi, andrà tutto bene, Elsa.”

Per un attimo, mi persi nei suoi occhi, tanto intensi da farmi venire le vertigini. Harry sorrise, questa volta dolcemente, e tolse la mano per prendere la mia.

“Grazie per essere rimasta.”

Mi baciò delicatamente all'angolo della bocca e se ne andò lasciandomi lì seduta, completamente impietrita, a chiedermi cosa sarebbe successo tra noi se le cose fossero state ancora normali e se fossimo stati ad Arendelle.

Anna sarebbe stata felice per me, pensai con una stretta al cuore, e mi avrebbe spinta apposta tra le sue braccia, avrebbe riso e fatto accenni a tavola e persino con la servitù. Di solito, ne sarei stata infastidita, ma in quel momento avrei dato di tutto per vederla comportarsi così.

Mi distesi sul letto, incapace di svestirmi e mettere qualcosa di adatto per dormire, e mi addormentai con il pugnale ancora stretto alla cintura.

 

Harry aveva ragione: già quella notte, senza nemmeno darci il tempo di ripresa, i Capi Neri sfondarono letteralmente le porte del Castello, staccandole dai cardini nonostante tutta la magia e il ghiaccio che le proteggevano.

I Custodi si riversarono fuori dalle stanze, me compresa, e mentre tutti si riversavano verso la Stanza dei Sigilli, io feci probabilmente la cosa più stupida dell'universo e mi misi a correre nella direzione opposta, verso i Capi Neri. Verso il mio unico collegamento con mia sorella.

Corsi a perdifiato, scansando i Custodi e cercando di orientarmi nel Castello, alla ricerca dell'atrio dove sapevo che li avrei trovati, e con loro anche Harry.

Pensai a quando mi aveva detto che ero stata forte e sentii il coraggio montarmi dentro: senza più indecisione, corsi più veloce, fidandomi del mio istinto, e raggiunsi la grande sala del trono.

Era gremita di ombre nere, così tante che l'aria era irrespirabile. In quella nebbia nera, non riuscivo a capire né dove fosse Harry, né dove e se ci fossero altri custodi.

Cominciai a tossire; cercai il pugnale al mio fianco, senza trovarlo. Forse mi era caduto?

In quel momento, si ripeté la scena dell'altra volta: appena mi videro, i Capi Neri sciamarono tutti verso di me, si fermarono e si misero tutti davanti a me, come un esercito ai miei comandi, e ripeterono quella stessa frase, che mi avrebbe perseguitata anche negli incubi: vieni con noi.

Rimasi immobile, mentre loro continuavano a sibilare la loro proposta come una cantilena infinita e le mie orecchie fischiavano, il mio cuore batteva forte e immagini di mia sorella comparivano nella mia mente.

Anna uccisa, Anna sanguinante, Anna gettata da un precipizio, gettata in mare, con un cappio stretto alla gola …

Basta!” urlai in preda alla disperazione. “Vi prego, basta!”

Mi resi conto di essere in ginocchio, la testa china, le mani premute sulle orecchie e le unghie conficcate in testa. Vidi altri Custodi nella stanza, alcuni con un'espressione confusa, altri sospettosa, altri perplessa, altri preoccupata, e tutti quei visi danzavano intorno a me senza che potessi fermarli.

Chiusi gli occhi, terrorizzata.

Vieni con noi e riavrai tua sorella. Vieni con noi e sarete tutti salvi.

No, no, no, non potevo andare con loro. Ogni cellula del mio corpo continuava a gridarlo e ogni secondo che passava il ghiaccio diventava più forte dentro di me, pulsando senza sosta e uscendo da me senza che potessi fermarlo, come sabbia tra le dita.

Il pavimento si congelò e poi le pareti.

“Perché?” chiesi in un sussurro tremante. “Perché volete me?”

Voi non potete essere separate. Seppi all'istante che questo non fu udito da nessun altro dei Custodi nella stanza; sembravano paralizzati. Non provavano nemmeno a muovere le spade per ucciderli e scacciarli, o a usare i poteri.

Mi chiesi se fosse un incantesimo dei Capi Neri.

“Perché non possiamo essere separate?”

Voi vi appartenete. Vieni con noi. Vieni con noi, vieni con noi …

Quella voce mi stava letteralmente trapanando la testa, mi sembrava di impazzire … Sentii un grido, e mi accorsi che era il mio.

Mi accorsi che ero io a gridare, che il mondo mi vorticava intorno e che ero di nuovo in piedi, la neve che volava attorno a me, usciva da ogni parte di me, dai miei capelli, dalle mie mani, persino dagli occhi, come fosse un mare di lacrime.

Per un istante, un solo brevissimo inafferrabile istante, ebbi una visione di come sarei stata, un giorno, se avessi finalmente tolto ogni controllo ai miei poteri: tutt'uno con l'inverno.

Ma poi, chiusi gli occhi e quando li riaprii la rabbia fluì via da me, gettando i Capi Neri fuori dal castello e chiudendo le porte.

Spazio autrice: eccomi qui! Colore di oggi, grigio, perché è stata una giornata letteralmente grigia; avete presente quelle volte in cui c'è qualcosa che non va, ma non sapete cos'è e allora vi aggirate per casa senza sapere bene cosa fare, annoiandovi da impazzire e senza avere voglia di fare niente? Ecco. Oggi per me era una di quelle giornate. Sarà colpa dei compiti che non ho voluto fare? :)
In ogni caso, ecco a voi il nuovo capitolo. Ho in mente diversi colpi di scena d'ora in poi e sarà molto divertente scriverli. Progetto un lieto fine? Forse. Lo scoprirete leggendo!
I migliori saluti da me e dal mio nuovo amato libro, Opal, di Jennifer L. Armentrout, dolce come una scatola di pasticcini e amaro come il caffè! ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Legame ***


 Capitolo 13 - Legame

Dietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini c'è cuore di fuoco.
(Paulo Cohelo)

Quando rinvenni ero nella mia stanza, ancora vestita, e coperta di una specie di fuliggine nera su ogni parte del corpo. Sam era stravaccata sul davanzale e i suoi occhi da gatta si posarono su di me appena si accorse che ero sveglia.

Sorrise placidamente.

“Come va, Elsa?”

Scossi la testa nel disperato tentativo di scacciare il fischio dalle mie orecchie e la sensazione di indolenzimento che aveva preso possesso di tutto il mio corpo.

Sam si spostò con un unico movimento fluido e, silenziosa, si sedette sul mio letto, davanti a me.

“Lo sai, Harry ha sempre avuto il potere del ghiaccio, eppure in tutti i suoi anni di vita non aveva mai visto nessuno farlo uscire da sé in quel modo. E sospetta che tu abbia ancora del potenziale nascosto.” la sua voce era languida, intrisa di divertimento e curiosità.

I suoi occhi gialli ebbero un guizzo e vidi le pupille dilatarsi un po'; un brutto pensiero.

“Molti Custodi,” ora il suo tono era serio e sembrava soppesare con cura le parole, “sospettano riguardo alla tua lealtà. Temono che vada ai Capi Neri.”

Nonostante la stanchezza, sentii il cuore volarmi in gola a quell'affermazione.

“Ma loro hanno mia sorella!” ribattei stancamente.

Sam sorrise.

“E una chiara intenzione di tentarti e di portarti via con loro, viva.”

Rabbrividii in tutta risposta. Non avevo le forze per pensare.

“Comunque,” riprese lei con disinvoltura, “per ora non dobbiamo preoccuparci. Hai sigillato le porte del castello in modo più che efficace e, oltretutto, ora abbiamo un ostaggio.”

Quasi caddi dal letto.

“Come un ostaggio!?” la mia voce era stridula, ma non spaventò minimamente Sam, che si alzò e mi porse la mano.

“Sì. Grazie al tuo … Incantesimo, siamo riusciti a catturare un Capo Nero. Harry è giù, lo sta interrogando per sapere dov'è tua sorella.”

Le mie emozioni erano come rallentate dalla stanchezza, perciò ci misi un po' per elaborare l'informazione, per sgranare gli occhi, scendere dal letto e afferrare la mano di Sam. Sentii il cuore battermi come un colibrì nel petto: forse avrei rivisto Anna. C'era speranza, una speranza calda e avvolgente che mi invase, riscaldandomi fino alla punta delle dita.

Mia sorella!

Mi precipitai fuori con Sam al seguito prima che potesse dire altro e scesi le scale più veloce che potevo, diretta verso la sala in cui, sapevo, si portavano i prigionieri. In realtà, non sapevo come facessi ad esserne così sicura, ma non mi fermai a chiedermelo, e quando arrivai davanti a due porte con i battenti argentati le spalancai senza pensarci un secondo.

Mi ritrovai in una grande sala circolare, con una seria forgiata in qualche pietra preziosa che non riconoscevo. Pensai che fosse cristallo.

La sala era illuminata dalla solita luce fredda, proveniente da due finestrelle ad almeno tre metri d'altezza. Il soffitto era a cupola, con una fantasia a spirali nere che saliva verso il culmine di essa; con un brivido, mi accorsi che era edera. Edera rampicante, nera come la notte, pronta a stritolare e a tenere prigioniero chiunque fosse entrato lì dentro.

Sulla seria di pietra, immobile, il Capo Nero fissava Harry con sguardo torvo.

Quando entrammo, si voltò di scatto e fissò i suoi occhi freddi su di me, che repressi a stento un brivido.

Sam chiuse la porta e poi mi fece cenno di avanzare verso di loro.

“Ha detto qualcosa?” chiese a Harry. Seccato, scosse la testa.

Io e il Capo Nero continuavamo a fissarci, incapaci di distogliere lo sguardo.

Tu sei la Regina di ghiaccio.

Annuii.

La Regina di fuoco è nelle nostre mani.

Seppure confusa, annuii di nuovo. Harry e Sam si erano zittiti e ci fissavano perplessi, evidentemente incapaci di sentire lo scambio di informazioni tra noi.

Se un atto d'amore può sciogliere un cuore di ghiaccio, un atto d'odio puro può congelare un cuore di fuoco. Se dietro una maschera di ghiaccio si nasconde un cuore di fuoco, dietro una maschera di fuoco si nasconde un cuore di ghiaccio. Legati eppure opposti, capisci?

Annuii soltanto. Rimuginavo sulle sue parole e mi chiesi cosa significassero.

Come buio e luce. Proseguì lui. Dai una regina di fuoco alla luce, perché brilli come essa e ne crei di nuova. Dai una regina di ghiaccio al buio, perché porti l'inverno e gli dia più spazio. Se uccidi una, uccidi l'altra e se le uccidi entrambe il mondo non sopravvive.

Cominciai a capire.

Volevano uno scambio: io per mia sorella. Avevano bisogno di una regina.

Ma se era così, perché continuavano a dirci che non potevamo essere separate? Il Capo Nero aveva sentito i miei pensieri e vidi un freddo sorriso comparire su labbra di fumo sotto al suo cappuccio.

Uccidi l'una e uccidi anche l'altra, uccidile entrambe e il mondo non sopravvive, ma tienile entrambe in tuo potere e il mondo sarà ai tuoi piedi, la luce sarà tua, il buio sarà tuo, la vita stessa sarà tua.

Sentii un brivido corrermi lungo la schiena e la calda speranza che mi aveva invasa scivolare via da me, sostituita dal gelo. Anche se avessi trovato mia sorella, saremmo comunque stati tutti in trappola. Il mondo sarebbe stato in trappola.

Mia sorella era l'esca per catturare me nella sua stessa tagliola e usarci entrambe.

C'erano anche la terra e l'aria, questo era vero, ma da cosa era nato il mondo se non da ghiaccio e da fuoco? Cosa era comparso per primo, se non il fuoco, seguito dall'acqua, che comunque era ghiaccio?

L'unica soluzione era rimanere separate.

Non sapevo come funzionasse, né come e se sarebbero riusciti a prendere i nostri poteri, ma non potevamo correre il rischio. Non potevo nemmeno pensare di farlo.

Se anche avessi tentato di salvare mia sorella, il pericolo sarebbe stato troppo grande, tutto il mondo ci sarebbe andato di mezzo, non solo noi due.

Cominciai rapidamente a prendere in considerazione le soluzioni.

La mia mente era abituata a gestire emozioni come quelle e a controllarle. Ci sarei riuscita.

Non potevo salvare mia sorella, perché il rischio era troppo grande.

Qual era il motivo? I Capi Neri volevano i nostri poteri. Con fuoco e ghiaccio nelle loro mani, persino la vita avrebbero potuto creare e la notte che solo notte era, si sarebbe protratta e sarebbe diventata anche giorno.

Su mia sorella non potevo influire, ma se era il potere che volevano … Senza poteri ero solo umana. Niente che loro potessero desiderare. Questo non garantiva che avrebbero tenuto Anna in vita, se io mi fossi privata dei miei poteri, ma se non l'avessero saputo …

Guardai Harry e Sam.

“Lasciatelo andare.” dissi. Mi fissarono come se mi fosse spuntata una seconda testa, ma io mi limitai ad alzare le spalle con indifferenza e a tenere il Capo Nero fuori dalla mia mente.

“Lasciatelo andare.” ripetei. “Doveva solo portarci un messaggio.”

 

Quando ebbero liberato il Capo Nero, Harry e Sam richiesero giustamente delle spiegazioni. Dissi loro quello che mi aveva detto e spiegai quello che volevano e quello che costituivamo per loro.

“Effettivamente, Elsa, ci avevo fatto un pensiero ieri.” disse Harry con aria meditabonda. “Ora però il problema è che salvare tua sorella coinvolge troppe persone.”

Annuii con forza.

“Lo so, ma è il potere che vogliono. Il mio potere e quello di Anna, insieme.”

Sam aggrottò le sopracciglia.

“Cosa intendi dire?”

“Che senza uno dei due poteri, l'altro non funziona. Siamo collegate. Perciò, se una rinuncia ai propri poteri, l'altra è salva. Se non lo sanno, la terranno in vita per un tempo sufficiente a consentirci di liberarla.”

Harry sembrava aver visto un fantasma.

“Elsa, stai scherzando? La rinuncia dei poteri è … Come uccidere una parte della tua anima! Non smetteresti comunque di essere Custode. Ti sentiresti per tutta la vita come se avessi avuto le ali e ti fossero state spezzate!”

Sam sembrava sul punto di vomitare.

“E poi, non sappiamo dove si trovi tua sorella.” Harry era palesemente sollevato all'idea di aver trovato quell'argomentazione, per lui più che valida.

Ma io ne avevo una più valida.

“Non lo sappiamo, ma possiamo mandare un messaggio ai Capi Neri, dopo che avrò rinunciato ai poteri, e dire loro che ho deciso di fare come dicono e che sono disposta ad unirmi a mia sorella. Mi condurranno da lei senza fare storie.”

Sam divenne verde in faccia.

“Elsa per favore! No. È contro la legge dei Custodi togliere i poteri a qualcuno.”

“Anche se la cosa è volontaria?”

Harry scattò in avanti e mi prese per le spalle, il viso vicino al mio e gli occhi blu nei miei.

“Sono io a vietartelo in quanto re del castello. Non posso lasciartelo fare. Non posso pensarlo, non posso nemmeno immaginare nei miei incubi più terribili di veder soffrire così tanto una persona. Ti prego, troveremo un'altra soluzione, Elsa.”

La supplica che lessi dentro di lui riuscì ad atterrirmi. Era folle, ma non potevo perdonarmi l'idea di lasciare mia sorella laggiù, sola. Non ce la facevo e il mio cuore tremava, come se Harry lo stesse tirando da una parte e Anna dall'altro, col rischio di spezzarlo.

“E ammesso che ti portino davvero da lei, vi ucciderebbero appena scoprirebbero la verità.” aggiunse Sam.

Per l'ennesima volta, il mondo mi crollò addosso e solo l'abbraccio di Harry mi impedì di cadere di nuovo in ginocchio sotto tutto quel peso.

Spazio autrice: eccomi di nuovo qui! Colore di oggi, giallo fiamma a leggere sulla tavola cromatica. Speravo in un rosa, ma è troppo chiaro e sul bianco l'effetto è terribile e la mia storia illeggibile. Finalmente vedo rispuntare il caro sole, che oggi mi ha accompagnata mentre giravo a dentra e a manca in bici a fare commissioni. :)
Le giornate estive stanno già perdendo un po' del loro antico splendore, perché lo sappiamo e lo sentiamo tutti ormai: la scuola si avvicina. L'obbiettivo di ogni giorno, perciò, è trovare qualcosa che mi distragga e che faccia brillare ogni ora, ogni minuto e ogni secondo e che renda questi ultimi attimi di completa libertà assolutamente indimenticabili.
Per il resto, nella nostra storia finalmente ci avviamo verso la parte centrale, perché Elsa comincia a capire qualcosa di più di quello che lega davvero lei e sua sorella; dopotutto, possibile? Così diverse e allo stesso tempo tanto unite, il legame non poteva essere solo di sangue, ma molto di più. Riusciranno finalmente a trovare una soluzione e a salvare Anna, ancora preda di un destino ignoto?
E, soprattutto, Elsa cederà e si fiderà completamente di Harry, senza riserve?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Intanto, saluti da me, dallo splendido sole e dal mio cagnolino piuttosto scemo, che ha appena passato mezz'ora ad abbaiare a un gatto. ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Senza vento ***


 Capitolo 14 – Senza vento

Solo che un istante ti scorga,
la voce più non mi viene;
la lingua balbetta; rovente
un brivido mi sfugge sotto la pelle;
gli occhi nulla più vedono; mi rombano le orecchie;
a rivi mi scorre il sudore; un tremito
tutta mi assale;
sono pallida più d'un filo d'erba: fra poco
mi pare che morirò.
(Saffo, Canti, VII-VI secolo a.C.)

Nei giorni seguenti non successe nulla, a parte il progressivo tracollo dei miei nervi a causa di quella situazione orribile. Non trovammo tracce di Anna, i Capi Neri non attaccarono e niente si mosse nell'ombra. Niente di niente.

I Custodi si aggiravano tranquillamente dentro e fuori dal castello. Non passavano molto tempo al suo interno, se non per dormire, e io me ne stavo in biblioteca tutto il giorno, immersa in un'opprimente attesa.

Non potevo fare niente.

La decisione di Harry era irremovibile, non mi avrebbe lasciata rinunciare ai poteri e sarebbe stato comunque inutile, perciò me ne stavo ferma a non fare niente. O meglio, camminavo tutto il giorno su e giù senza mai fermarmi e respiravo: erano già due cose, come precisò Sam, quindi tecnicamente qualcosa stavo facendo.

Pensavo e ripensavo, studiavo e ristudiavo la situazione, ma mi rendevo conto che era inutile, perché non sapevo che genere di nemici fossero i Capi Neri, non sapevo come affrontarli davvero, né dove fossero … E poi, se si fosse trattato solo di me avrei potuto farlo, ma non c'ero solo io. C'era il resto del mondo.

Cominciai a cercare in tutta la biblioteca qualcosa che potesse proteggere i miei poteri: se ci fossi riuscita, avrei potuto andare a cercare mia sorella senza mettere in pericolo tutti e avrei potuto difendermi per farci uscire da … Be', da qualsiasi luogo in cui fosse rinchiusa.

Ma non c'era niente.

Pozioni magiche rilassanti, della felicità, della liberazione, della depressione, dell'amore, dell'amicizia, dell'odio, braccialetti portafortuna, bracciali di luce, bracciali armati, medaglioni in grado di dire cosa e chi ci stava intorno, medaglioni che indicavano sempre la strada di casa, ciondoli che vibravano vicino al pericolo, che aumentavano i poteri, che facevano volare … Ma niente di quello che cercavo.

Dopotutto, era evidente: quale Custode avrebbe dovuto inventare una cosa simile e per quale motivo? Nessuno di loro desiderava minimamente perdere i suoi poteri o voleva un'esistenza diversa. C'era una cerimonia che li toglieva, che a quanto pareva era quella usata dai Capi Neri per controllare e sfruttare alcuni di noi, ma era una cerimonia oscura, tassativamente vietata, volontaria o involontaria. Da volontaria, era un insulto ai nostri creatori. Da involontaria, era il crimine più orribile che si potesse fare in cielo e in terra.

Se avessi potuto trovare uno strumento, un bracciale o un anello, che creasse una barriera attorno a me in modo che fossi indenne dai loro attacchi o che i miei poteri soltanto fossero al sicuro, sarei riuscita con facilità a portare Anna via dalle loro grinfie.

Trovai persino un bracciale che garantiva l'uso del teletrasporto. Mi sarebbe tornato utile, pensai, avrei chiesto ad Harry di averne uno. Il teletrasporto avrebbe evitato molti scontri e potenziali ferite. Temevo che mia sorella fosse viva ma non in salute, perciò scappare con lei avrebbe potuto essere alquanto problematico.

Senza contare che ancora non avevo idea di dove fossero. Esistevano aggeggi di localizzazione, ma i Capi Neri erano fumo e polvere … Cosa usare per trovarli? Come si trovavano le ombre? Rimanevo notte e giorno in biblioteca, seduta sempre sulla stessa poltrona, a sfogliare un libro dopo l'altro. La cultura dei Custodi era ammirevole: trovai molte leggende, anche se nessuna riguardava la regina di ghiaccio e quella di fuoco e quelle che le nominavano le ritenevano spiriti liberi nei loro elementi. Spiriti liberi! Noi, che eravamo prigioniere più di chiunque altro!

Mi chiesi se fosse una pozione. Una pozione capace di fornire protezione dai loro attacchi … Sfogliai tutti i libri che potevo, senza trovare niente. Trovai però qualcos'altro, una magia legante, così veniva chiamata, anche detta incanto dei gemelli: era infattibile per me, ma lasciai lo stesso un segno.

Avrei dovuto trovare una persona legata a me, secondo il libro, da sufficiente fiducia, e bere una pozione complicatissima da preparare. L'effetto durava un'ora e implicava il trasferimento della maggior parte dei poteri da un Custode all'altro in caso di necessità, oltre che un legame misterioso e inafferrabile.

Uccidere uno dei due non avrebbe causato la sua fine eterna, ma solo temporanea, perché i poteri e l'anima l'avrebbero fatto risorgere pochi istanti dopo, tenuti al sicuro dall'altro Custode.

Era meraviglioso come incanto e avrebbe fatto al caso mio, ma di chi mi fidavo davvero lì al castello? Di Sam, forse? Una cosa del genere l'avrei fatta con mia sorella.

Ogni volta che mi sembrava di essere vicina alla soluzione, quella mi sfuggiva dalle mani come sabbia, non lasciando altro che pochi, rari granelli tra le mie dita.

Eravamo come una nave senza vento, ancorata in mezzo al mare col solo ausilio delle vele.

Ci serviva qualcosa di nuovo, un indizio, una traccia, pensai chiudendo l'ennesimo libro inutile e ricominciando a passeggiare nervosamente su e giù nella biblioteca, immersa nella luce fioca delle candele. Era notte fonda, ma non sapevo che ora fosse di preciso. Forse le tre.

Notai distrattamente che gli stivali non facevano rumore sul pavimento. Avevo smesso di sentirmi nuda con i vestiti dati dai Custodi e avevo imparato ad allacciare pantaloni, cintura e stivali a velocità impressionante. Era come se fossi stata fatta esattamente per quello.

Qualunque cosa … Chiunque potessi essere stata in tutti quegli anni, chiunque fosse la Elsa che aveva perso il controllo, che aveva vissuto con Anna, che aveva scoperto l'amore, era stata una Elsa che doveva arrivare lì, era stata una persona che non si era mai sentita tanto al sicuro come in quel castello.

In qualche strano modo, il terreno che calpestavo era più solido di quello che c'era fuori, i miei piedi e le mie gambe più salde, le braccia più libere. Non mi ero mai chiesta come fosse vivere davvero libera dalla prigionia di essere una donna di corte, ma ora lo capivo, capivo quello che mi ero persa e che forse anche Anna si era persa: libertà nei movimenti, niente gonne, niente pettinature complicate, non dover tenere ogni singolo secondo un portamento, un contegno e la schiena dritta.

Era tutto così diverso! E non potevo condividerlo proprio con lei, proprio con Anna, che tanto avrebbe adorato tutti quei cambiamenti!

Harry aveva ragione: qualunque cosa avessi fatto, non sarei mai riuscita a liberarmi da quella sensazione, dalla sensazione di essere sempre nel posto giusto, al momento giusto … Di aver dato un senso alla mia vita. Il cuore mi balzò nel petto.

Ma certo.

Per un calzolaio, il senso della sua vita era dare alle persone scarpe solide su cui camminare, per una sarta vestiti che avrebbero fatto sentire bella ogni dama, per uno scrittore il senso era far sognare le persone con le parole … Per me, il senso era custodire. Essere Custode di tutte le altre persone.

Non avevo mai pensato a quella guerra come alla mia guerra.

Sentii la porta scricchiolare e aprirsi e vidi Sam entrare con un sorriso dipinto sulle labbra: era come se sapesse quello che stavo pensando.

I suoi occhi da gatta incontrarono i miei.

Sono una Custode.” dissi infine, il cuore che sfarfallava nel petto come un colibrì. C'era davvero una differenza tra il sapere una cosa e il capirla.

“Finalmente.” commentò Sam. Sogghignò e mi fece un cenno. “Sei pronta.”

 

Sam mi portò nell'ufficio di Harry senza fare troppi complimenti. Harry era seduto a una robusta scrivania in quercia, disseminata di libri e di carte. Il suo ufficio era una stanza circolare, che doveva essere stata una torre di vedetta anni prima. Era rischiarata dalla luce di due candele soltanto.

Harry alzò lo sguardo quando entrammo e fui stranamente consapevole del fatto che i suoi occhi erano blu, erano fissi nei miei, vedevano la pelle pallida, forse anche le occhiaie, i segni di stanchezza su di me e le lentiggini sulle guance.

Mi sentii arrossire.

Harry deglutì e spostò lo sguardo su Sam, che si limitò ad annuire a una muta domanda e a lasciare la stanza senza una parola di più.

“Allora, hai capito.”

Annuii.

“Diamo sempre un po' di tempo ai novellini perché capiscano, perché sentano il loro compito che scorre nelle vene.” sorrise, illuminando i suoi occhi come zaffiri. “Devo mostrarti una cosa.”

Si alzò e fece il giro della scrivania. Afferrò la mia mano facendomi sussultare e, voltandomi verso di lui, lo trovai vicino, tanto da vedere un leggero cerchio dorato intorno alla pupilla nera dei suoi occhi.

“Ti piacerà da impazzire.” sussurrò. Sentii un brivido lungo la schiena, ma annuii. Qualcosa nel tocco della mano di Harry, nei suoi occhi nei miei, mi faceva dimenticare per pochi, preziosi istanti il dolore per mia sorella.

Mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi fatto l'incanto legante su di lui: mi fidavo abbastanza? Più di qualunque altra persona nel Castello, certo, ma era abbastanza?

Non mi soffermai sulla domanda. Harry mi guidò fuori dalla stanza e poi in un corridoio buio. Sentii i lontani rintocchi di una campana e mi accorsi che erano le quattro, non le tre del mattino. A breve sarebbe sorto il sole e l'alba avrebbe tinto di rosa i corridoi di pietra del castello.

L'aria era fredda, anche se non così tanto per me. La mano di Harry era calda e solida nella mia.

Attraversammo miriadi di corridoi, sempre in silenzio, finché persino le finestre sparirono ed ebbi l'impressione di essere diretta al cuore del castello. L'aria era più ferma, come se lì sotto non fosse aperta una finestra da tanto tempo, e forse era vero.

Vedevo i quadri alle pareti, che raffiguravano angeli, creature metà lupo o metà gatto, come Sam, e tutti impegnati in quelle che sembravano eroiche gesta. L'ultimo che vidi era quello dei primi Custodi, disposti in cerchio, tutti allacciati l'uno all'altra.

“Eccoci.” la voce morbida di Harry ruppe il silenzio quando arrivammo davanti a un'immensa porta istoriata, di legno massiccio, rivestita d'oro e argento, piena di geroglifici. Sentii un vado formicolio alla nuca, come se li riconoscessi in qualche modo, e intuii che riguardassero i primi Custodi, la creazione dei castelli e poi la nascita di nuove creature.

Harry appoggiò il palmo della mano aperto sulla porta, dove le spirali e i geroglifici si diradavano proprio per lasciare il posto alla forma di una mano. Le spirali dorate, appena lui la appoggiò, si adattarono alle sue dita e le circondarono per un istante. Poi, le si ritirarono serpeggiando e la porta scricchiolò fin dalle fondamenta: si capiva che non veniva aperta spesso.

Harry si voltò verso di me, un sorriso malizioso dipinto sulle labbra, gli occhi accesi di divertimento e di qualcos'altro, mentre mi guardavano.

“Preparati Elsa … Se puoi prepararti.”

La porta si aprì cigolando e Harry, tirandomi attraverso le nostre mani unite, mi tirò all'interno della luminosa stanza che ci si stagliava davanti.

Feci un paio di passi all'interno, guardandomi intorno stupita, in attesa che gli occhi si abituassero alla luce … E in breve il mio stupore si trasformò in meraviglia. Sentii a malapena il tonfo soffocato della porta che si chiudeva dietro di noi.

Davanti a me e ad Harry centinaia, migliaia, milioni di alambicchi e di fiale d'oro brillavano, alcune più lunghe, altre più corte, tutte disposte su scaffali e scaffali di legno, a perdita d'occhio. Alcune fluttuavano persino, altre erano appese al soffitto a cupola nell'immensa stanza circolare, talmente grande che quasi non se ne distingueva la forma. Polvere d'oro brillava persino sul pavimento di marmo bianco ai nostri piedi, e tralci d'edera, campanule, tutte d'oro, si arrampicavano attraverso le fiale, stringendole in delicate spirali. Le fiale erano tutte chiuse da un tappo, per quanto varie, ma sembravano pulsare di vita.

Era come se metà delle stelle del cielo fossero state raccolte e radunate in quella sala, splendenti, e raccolte in quelle minuscole bottigliette. Davanti a noi, al centro, c'era una clessidra dove una polvere luminosa e dorata scorreva lentamente tenendo il conto del tempo. Dietro, una vetrata immensa istoriata con due Custodi originari: quello dell'acqua e quello del fuoco, uno blu l'altro rosso, che mostravano le loro mani intrecciate, sovrastati dal sole e dalla luna.

Come me ed Elsa, pensai con una stretta al cuore.

Anche sopra di noi, centinaia di fiale erano sospese in aria, tenute dalle spirali e dai tralci d'edera. Non si vedeva il soffitto.

Non riuscii a trattenere un sussulto di meraviglia e sgranai gli occhi, una mano premuta sulla bocca, ogni cellula del mio corpo che vibrava alla vista di quei delicati oggetti … Delicati come le splendenti anime umane che contenevano.

Intuivo solo guardandole le aspirazioni dei loro proprietari, le loro passioni, i loro desideri, l'età dei loro corpi, se erano felici o tristi, se avevano già trovato l'anima gemella …

Sentii la mano di Harry stringere la mia.

“E' il posto più bello del Castello.”, disse, “Questo è il posto dove tutto ha un senso.”

“E' … Bellissimo.” non riuscii a trovare altre parole, perché non ce n'erano. Era impossibile definire la sensazione di meraviglia incondizionata che mi aveva gonfiato il cuore nel petto.

Un improvviso senso di gratitudine mi travolse.

“Grazie, Harry. Grazie per avermi portata qui. Io … E' troppo bello.”

Sentii Harry sorridere al mio fianco.

“Dovevo aspettare che capissi cosa significa essere una Custode. Solo allora si può accedere a questa sala senza rimanerne abbagliati.”

Annuii appena, lo sguardo rivolto verso l'alto, a vedere le anime di tutte le persone che avevo intorno a me. Non erano i loro corpi, era qualcosa di più: era la scintilla del loro stesso essere. Sembrava quasi che parlassero tra loro, quasi sentivo le loro voci … Anime bambine, anime virtuose, anime felici, anime che proprio in quel momento stavano cambiando, anime commosse, birichine, divertite …

“Ci sono anche le nostre?”

“Gli unici che possono accedere a questa stanza sono coloro le cui anime non si trovano in queste fiale. Nessuno può vederle mentre è ancora in vita: impazzirebbe. Sarebbe come tornare indietro nel tempo e trovare il tuo te stesso del passato che ti guarda. Impossibile da capire, da concepire, da realizzare.”

Mi voltai verso Harry, distogliendo quasi con riluttanza gli occhi dalla sala. Vidi l'oro riflesso nei suoi occhi.

“Quindi noi Custodi … Non abbiamo anima come gli umani?”

Sorrise.

“Le nostre sono affidate agli angeli dei Custodi. Noi siamo gli angeli degli umani.”

“Noi abbiamo angeli?”

Harry annuì, lo sguardo pieno di un'emozione che non riuscivo a decifrare.

“Gli spiriti del fuoco, della terra, del vento e dell'acqua.” abbassò lo sguardo e, lentamente, si avvicinò a me, rialzando gli occhi con cautela. “Tutti loro possiedono le ali, in un modo o nell'altro.”

Sorrisi, sentendo la luce della sala incendiare anche i miei occhi. Nella stanza faceva caldo: non c'era traccia del gelo dei corridoi, fuori, e nemmeno della notte. Sentivo solo le risate e le parole lievi, sussurrate, delle anime e il tocco della mano di Harry nella mia.

“Quasi dieci anni fa, ormai, Sam mi ha portato qui.” disse d'un tratto. “Non avevo mai visto tanto oro tutto insieme: ero orfano da molti anni ed ero sempre stato povero. Una volta avevo rubato una moneta a un marinaio e quella era d'oro, ma l'avevo spesa quello stesso giorno per comprare qualcosa da mangiare.” scosse la testa come per scacciare un brutto ricordo. “Pensavo che l'oro fosse la cosa più preziosa del mondo, perché mi permetteva di aiutare la mia famiglia, ma poi ho visto questo e … Ho dovuto cambiare idea.”

Non potei che essere d'accordo.

“Come hai perso la tua famiglia?” chiesi, notando che si era definito orfano.

“Non l'ho persa nel modo che intendi tu.” disse Harry con le labbra strette. “Quando ho scoperto i miei poteri, sono corso in cucina a mostrarli ai miei genitori e alle mie sorelle e a mio fratello, aspettandomi che fossero orgogliosi di me. Ma non lo furono. Dissero che era una terribile eresia, che mi avrebbero bruciato sul rogo, e mi chiusero per giorni nella mia camera, entrando solo per darmi da mangiare. Alla fine, capii che quella sarebbe stata la mia vita se fossi rimasto, così me ne sono andato.”

Aveva qualcosa in comune col momento in cui avevo rivelato i miei poteri ad Anna, pensai.

“Sam è stata la prima a dirmi che i miei poteri erano una cosa meravigliosa. Mi disse che ero destinato a diventare re.”

“Sei felice qui?” sussurrai.

“Sì.” rispose Harry e, nonostante fosse solo un sussurro, avvertii tutta la sua devozione alla sua carica di re, di Custode e la sua fiducia in tutti gli altri Custodi. Mi chiesi se tra qualche anno anche per me le cose sarebbero state così.

“E tu? Potresti essere felice qui, dopo aver trovato tua sorella?”

“Sì.” ed era vero. Avrei potuto davvero essere felice lì. Forse non come ad Arendelle, che dopotutto era la mia casa, ma era fattibile.

“Non hai trovato niente di utile su come salvarla?”

Scossi la testa.

“Poco e niente … Ci sarebbe un incanto legante, che potrei usare per trasferire i miei poteri in caso di bisogno a una persona di cui mi fido, ma qui …” non volevo dire che non mi fidavo di lui, perché mi fidavo di Harry, solo che non sapevo se fosse abbastanza. E poi, non gli avrei mai chiesto una cosa simile: quel tipo di magia, se usato su persone non abbastanza fiduciose l'una nei confronti dell'altra, era potenzialmente letale. Non me la sentivo di mettere Harry in pericolo in quel modo.

Sembrava sorpreso.

“Non ci avevo pensato.” disse, esterrefatto “Potrebbe davvero essere una buona idea.”

Lo fissai.

“E chi sarebbe disposto a fare una cosa simile per me? Di chi mi fido così tanto e chi ricambia tanto la mia fiducia qui?”

Un lampo di delusione guizzò nei suoi occhi.

“Potrei farlo io.” mormorò “Ci hai salvati ben due volte. Io mi fido di te e per quello che hai fatto ti devo senz'altro qualcosa.”

“E' quello che ogni Custode avrebbe fatto, non mi devi assolutamente niente.” replicai. “E io … Non voglio metterti in pericolo, Harry. Ho paura di non fidarmi abbastanza.” cercai i suoi occhi “Tu sai che se non c'è fiducia sufficiente, l'incanto ci uccide tutti e due, vero? Senza contare che la pozione è difficilissima da preparare e la ricetta è ancora più difficile da trovare ...”

Un nodo mi serrò la gola e avvertii le lacrime pungermi gli occhi. Con un movimento fulmineo Harry si avvicinò e mi sfiorò la guancia, racchiudendola in una mano.

“Hai paura per me?” chiese, incredulo, gli occhi sgranati. Sentii che alcune anime della stanza si erano zittite e sospiravano guardandoci.

Mi sembrava del tutto normale avere paura per lui, perciò annuii. La sorpresa invase il viso di Harry.

“E questo non dimostrerebbe che hai fiducia in me? Il fatto che tu ti sia lasciata guidare nel cuore del castello da me, non dimostra che ti fidi? Il fatto che tu mi creda, quando ti dico qualcosa riguardo ai Custodi o ti dico che troveremo tua sorella?”

Deglutii, il cuore che accelerava.

“Sì. Penso che significhi che mi fido.”

Harry mi guardò negli occhi e serrò la mano nella mia.

“Ci proveremo Elsa. Se è questa la soluzione, allora sarà questa che affronteremo.”

L'ombra di un sorriso comparve nei suoi occhi, facendomi rabbrividire e facendo battere il mio cuore a una velocità incredibile contro le mie costole. Forse, il mio corpo aveva intuito quello che stava per succedere prima di me.

Sentii il rossore affluirmi alle guance e abbassai lo sguardo. E all'improvviso mi chiesi perché mi dessi tutto quel contegno: indossavo gli abiti di un uomo, pantaloni e stivali, che vidi in quel momento. La decenza era già andata a farsi benedire, a quel punto. Perché aspettare? Perché riflettere? In ogni caso, incanto o non incanto, in qualche modo era una missione suicida.

Era tutto una missione suicida.

“Elsa ...” sentii la voce di Harry, morbida come una carezza, e alzai lo sguardo. Tanto bastò a scacciare tutte le mie ansie. Mi sporsi verso di lui e lo baciai.

In tutti i miei sogni, ovviamente mai confessati ad anima viva, nemmeno a mia sorella, avevo sempre pensato che sarebbe stato lui, chiunque fosse, a baciare me … Mai che avrei trovato io il coraggio di baciare qualcuno di mia iniziativa, per la prima volta.

Non sapevo di preciso cosa aspettarmi, ma di sicuro era qualcosa che non avevo mai immaginato: fu dolce come lo zucchero che si scioglie sulla lingua.

Le labbra di Harry erano morbide contro le mie, le sue mani delicate quando mi circondò nel suo abbraccio e mi attirò a sé, i pensieri che si confondevano e venivano riempiti da lui e solo da lui, ultimo suono il sospiro gioioso delle anime intorno a noi … Non pensavo che avrei mai abbracciato così una persona, intrecciando le dita sulla sua nuca, tanto stretta a lui da sentire il battito del suo cuore contro di me, come fosse stato il mio.

Harry mi baciava con una delicatezza e una dolcezza inaspettate, come se avesse sempre desiderato farlo e avesse sempre aspettato quel momento, come se avesse sempre aspettato di infilare le dita tra i miei capelli, di sfiorare il mio viso, tracciando il profilo degli zigomi e della gola. Quasi come volesse confortarmi con quel semplice gesto, dirmi che tutto si sarebbe risolto e allo stesso tempo volesse ricordarmi che ero forte abbastanza da affrontare qualsiasi ostacolo.

Le anime della stanza dei Sigilli sospirarono intorno a noi, come se fossero felici di vedere l'amore che sbocciava.

Spazio autrice: eccomi di nuovo cui, con un imperdonabile ritardo! Il colore di oggi è il marrone, vista e considerata al scoperta delle migliori caramelle al caffé dell'universo a cui, per tanto, dedico il colore del mio testo. Amo il caffè ... Come si fa a stare senza? Alcuni dicono che, sebbene in forma poco accentuata, sia una droga e secondo me hanno perfettamente ragione. Mai senza caffè! :)
Ho impiegato giorni per capire cosa scrivere in questo capitolo e poi altri giorni per scriverlo; le scene romantiche mi piacciono, sono le mie preferite, ma quanto a scriverle è tutto diverso e più difficile. In ogni caso, non posso ritenermi insoddisfatta, anzi. Tra Harry ed Elsa doveva succedere, era solo questione di tempo e ... Be', Elsa doveva trovare un po' del suo antico coraggio sepolto ;)
La mia vicina di casa mi ha maledetta per anni, perché nonostante le mie storie fossero belle, ogni volta la mia scena era: e si baciarono. Fine del capitolo. Rimaneva delusa ogni volta e ogni volta mi guardava storto, nel migliore dei casi. Nel peggiore ... Ecco, mi tartassava di messaggi in cui mi scriveva che non potevo farla finire così e che era terribilmente crudele. Almeno, questa volta spero non avrà niente da ridire XD
Il prossimo capitolo sarà dedicato all'azione, ma temo proprio che se non lo pubblicherò entro la settimana, poi dovrete aspettare qualche giorno.
Eh sì, nessuno qui ha sentito parlare della fine delle vacanze estive? Per alcuni addirittura già finite. Le mie finiranno il quattordici, ovvero lunedì prossimo, ma farò del mio meglio per pubblicare un altro capitolo. Nel frattempo, come direbbe Truman di The Truman show, buongiorno ... E casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte!
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Giglio bianco ***


 Capitolo 15 – Giglio bianco

 

La luce entrava dalla finestra della mia camera al Castello, pallida come sempre. Mi misi svogliatamente a sedere, mentre la mia mente, ancora stordita dal sonno, rievocava quello che era successo la sera prima.

Mi sentii arrossire al pensiero di quello che avevo fatto. Non che Harry fosse il mio principale pensiero, anzi, ma visto che poteva essere la chiave per salvare finalmente mia sorella … Ecco, non volevo che il nostro rapporto fosse compromesso dall'imbarazzo.

Rimasi seduta un istante, cercando di capire dove avessi mai trovato il coraggio di baciarlo in quel modo. Era stato assolutamente … Meraviglioso. Avevo pensato, a volte, a cosa avrei provato dando il primo bacio, e quando era stata mia sorella a darlo prima di me mi ero quasi detta che non c'era più speranza.

Per gli abitanti di Arendelle ero la regina di ghiaccio, non una persona.

Presi gli stivali, gettati ai piedi del letto la sera precedente, e cominciai ad allacciarli. La mia mente, mentre mi dedicavo a quei gesti ormai abituali, ripercorse quello che era successo dopo il bacio, anche se il ricordo era vago, come un sogno: la mia mano intrecciata a quella di Harry, i corridoi del Castello e il suo sorriso, tanto simile a quello che avevo visto sulla nave quando ci eravamo conosciuti, e poi il bacio della buonanotte che aveva delicatamente posato sulle mie labbra prima di andarsene.

Sfiorai le labbra con le dita, quasi aspettandomi che fossero diverse, ma era tutto uguale a sempre, anche il mio riflesso nello specchio: il viso punteggiato di lentiggini, con due leggere chiazze rosse sulle guance, gli occhi azzurri, i capelli biondi raccolti in una coda, pettinatura che poco si s'addiceva a una regina, la camicia da uomo, i pantaloni e gli stivali. Notai che sembravo dimagrita.

In effetti, al Castello non si mangiava spesso: perlopiù erano pasti veloci, panini mangiati in fretta e di sicuro non in sala da pranzo.

Negli ultimi tempi avevo ingoiato rari bocconi solo in biblioteca, e anche allora non avevo mangiato granché nonostante Sam avesse provato a tentarmi persino con dei dolci. Per un attimo, avevo pensato che mi avrebbe presentato un piatto di pesce: dopotutto, era mezza gatto.

Uscii dalla mia camera, di nuovo diretta in biblioteca.

Se Harry fosse davvero stato disposto a eseguire quell'incantesimo con me, allora dovevo saperne il più possibile; era quanto di più vicino alla soluzione che mi fosse mai capitato di avere tra le mani.

Non incrociai nessuno nei corridoi. Dubitavo fosse perché il Castello era disabitato, ma era talmente vasto che si faticava ad incontrarvisi in giro.

Avevo sperimentato almeno tre strade diverse per arrivare in biblioteca e altri corridoi intentati si diramavano davanti a me ogni volta che ci andavo. Il Castello era programmato per essere quasi un labirinto per tutti coloro che ne erano esterni, tranne che per i Custodi, dotati di un soprannaturale senso dell'orientamento.

Passando davanti a una delle finestre del Castello, sentii la luce del sole su di me e, insieme ad essa, una stretta al cuore: Anna che correva sulle spiagge di Arendelle, lambite dall'oceano, arrampicandosi sugli scogli fino ad arrivare al porto; Anna che mi chiedeva di ghiacciare il primo luogo disponibile, perché potessimo pattinare insieme al sole; Anna che mi chiamava e io che guardavo le delicate sfumature dorate del sole tra i suoi capelli …

Il senso di vuoto minacciò di sommergermi e mi allontanai in fretta dalla finestra, quasi correndo via. Qualunque cosa vedessi … Tutto mi faceva pensare a lei. Tutto.

Era difficile trovare anche solo un momento di pace dal dolore e da quel vuoto terribile. Mia sorella era ovunque. E, anche quando stavo semplicemente fissando l'anonima parete della camera, era a lei che pensavo. Persino quando niente poteva ricordarmela.

Entrai in biblioteca con il cuore che batteva a mille, cercando di arginare i pensieri e di orientarli verso qualcos'altro, o avrei finito per lasciarmi cadere piangendo contro la parete.

Per fortuna, il qualcos'altro fu la sorpresa di trovare Harry, Sam e Avery chini su un libro dall'aria antica. Alzarono tutti e tre la testa quando entrai, come se mi stessero aspettando, e i miei occhi incontrarono per un fugace istante quelli di Harry.

Le sue mani dolci su di me …

Per un attimo, pensai che avrebbe semplicemente distolto lo sguardo e che saremmo arrossiti entrambi e non ne avremmo più parlato, ma poi sulle sue labbra si dischiuse un sorriso che accese un dolce tepore nel mio petto. Sorrisi anch'io, il cuore che batteva ancora forte, sebbene per un motivo diverso.

“Ti aspettavamo, Elsa.” Sam interruppe i miei pensieri con un sorrisetto soddisfatto. Spostai lo sguardo su di lei, le sopracciglia corrugate.

“Perché?”

“Harry ci ha detto dell'incantesimo e … Be', pensiamo che sia una buona idea.”

La fissai, sorpresa, mentre il gelo mi si diffondeva lungo le ossa.

“Non se ne parla neanche. Non metterò in pericolo il vostro re solo per … Per mia sorella. È per lei che rimango qui, è per lei che sto facendo tutto questo e non è giusto che io metta in mezzo voi.”

Sam scrollò le spalle con indifferenza, ma Avery si voltò e puntò i suoi occhi nei miei, stretti in due fessure. Persino con quell'espressione così seria, sembrava bellissima … Sembrava proprio l'angelo che era.

“I Capi Neri vogliono te e tua sorella per unire il vostro potere. Se c'è il mondo di mezzo, allora ci siamo anche noi di mezzo. Siamo Custodi e in ogni caso dobbiamo aiutarci l'un l'altro.”

Mi morsi il labbro, il cuore stretto in una morsa al pensiero di chiedere loro una cosa simile. Ma, dopotutto, Avery aveva ragione: non c'eravamo solo io e mia sorella. Finché avevano Anna, avevano anche un'esca per me e quindi un potenziale pericolo di farci diventare loro schiave insieme alla Terra. Ma se fossimo riusciti a salvare Anna …

“D'accordo.” acconsentii infine. “Avete ragione.”

Harry parve sollevato.

Mi sedetti sulla sedia libera accanto ad Avery e osservai il libro aperto sul tavolo tra noi quattro: le pagine erano sottili, tanto che si intravedevano le scritte sul retro, ed erano ingiallite, con qualche macchia qua e là. Quel libro sembrava antichissimo.

“C'è una sola persona che sa fare l'incantesimo che ci serve.” disse Sam “Solo che … Ecco, di lei o di lui -nessuno lo sa con precisione – esiste una sola, vaga testimonianza.”

Fece cenno alla pagina aperta del libro.

Harry lo prese e cominciò a leggere.

 

Quasi fuori del cielo si ancora tra due montagne

la metà della luna.

Girevole, errante notte, la scavatrice d'occhi.

Vediamo quante selle sbriciolate nella pozzanghera.

Fa una nera croce tra le mie ciglia, fugge.

Fucina di metalli azzurri, notti delle lotte silenziose,

il mio cuore gira come un volante impazzito.

Fanciulla venuta da così lontano, portata da così lontano,

a volte il suo sguardo sfavilla sotto il cielo.

Lamento, tempesta, turbine di furia,

passa sopra il mio cuore, senza fermarti.

Vento dei sepolcri trasporta, distruggi, disperdi la tua radice sonnolenta.

Sradica i grandi alberi dall'altro lato di lei.

Ma tu, chiara bimba, domanda di fumo, spiga.

Era quella che il vento andava formando con foglie illuminate.

Dietro le montagne notturne, bianco giglio d'incendio,

ah nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose.

(Cit. Pablo Neruda)

 

Quando finì, non potei impedirmi di fissarlo, sorpresa.

“Ma … Sembra una poesia d'amore. E non dice niente su dove possiamo trovare questa persona.”

Sam posò gli occhi socchiusi sul libro.

“Probabilmente, è una poesia d'amore. Dicono che colui che l'ha scritta, quasi ottocento anni fa, sia stato l'ultimo ad incontrarla. È la stregona più potente che esista.”

Scossi la testa.
“Hai detto che non sapevi se fosse una stregona o uno stregone.”

“Ho detto che nessuno lo sapeva con certezza.”

Non replicai, e lanciai un'occhiata perplessa a Will. Lui storse il naso e scorse di nuovo, velocemente, i versi di quella che sembrava una vera e propria poesia.

“In realtà,” disse, esitante, “abbiamo qualche indicazione. Sappiamo che vive tra le montagne e i Custodi hanno sempre detto che casa sua compare solo di notte ai nostri occhi, e solo alla luce della luna.”

“Sì, ma quali montagne?” replicai io. “Anche ad Arendelle ci sono le montagne!”

Harry fissò i versi della poesia.

“Dicono che sia legata con la notte e che sia un'indovina. Forse, errante notte, significa che può spostarsi. Se vuole farsi trovare, la troveremo in qualsiasi montagna.”

Sam scrollò le spalle.

“Puoi anche avere ragione, ma possiamo rischiare tanto per una semplice supposizione?”

“In che senso?” chiese Avery, sporgendosi in avanti.

“Notte, Capi Neri in circolazione, Elsa con noi ...” alla mia espressione stupita, spiegò:”Sei tu quella che vogliono. Credi che ti lasceranno uscire dal castello così facilmente?”

Avery strinse le labbra e socchiuse gli occhi.

“Uhm … Cador, però, potrebbe fare uno scambio di corpi. Anche se durano poco, comunque ingannerà i Capi Neri e saremmo più protetti.”

Non mi soffermai a chiedere cosa intendessero, perché Sam replicò quasi subito.

“Resta comunque il fatto che, se Harry non ha ragione, è una missione suicida.”

Harry non parve darvi peso.

Vediamo quante stelle sbriciolate nella pozzanghera ...” ripeté leggendo i versi. “Può essere … Che dobbiamo trovare una pozzanghera e vederci le stelle?”

Avery gli lanciò un'occhiata incuriosita.

“No, ma una volta Shantal mi ha detto che lei, nel deserto, ritrovava la strada nelle oasi: guardava di notte nelle loro acque, e le compariva il viso del protettore di viandanti a indicarle la strada.”

“Quindi … Dovremmo cercare delle pozzanghere lungo il cammino e sperare che ci appaia l'indovina a guidarci?”

Avery annuì.

“Può essere.”

“Ma … E se non ha piovuto?”

“Tu e Elsa potreste usare la neve.”

Harry parve un po' perplesso.

“Ma è neve, non è acqua.”

“Il terreno è ancora caldo.” intervenni io. “Se riusciamo a circoscriverla in un tratto abbastanza breve, si scioglierà in fretta. Non è ancora inverno.”

Sam ci interruppe.

“Ma che vuol dire Fa una nera croce tra le mie ciglia, fugge?”

Questa volta, né Harry né Avery seppero dare una risposta.

“Andiamo avanti.” proposi, e lessi i versi successivi. “Fucina di metalli azzurri, notti delle lotte silenziose, il mio cuore gira come un volante impazzito.”

Vidi un sorrisetto sul viso di Harry.

“Azzurro è uno dei colori della magia. Si riferirà a qualcosa nella sua cucina … Le notti delle lotte silenziose non so cosa siano, mentre il resto … Be', probabilmente è l'effetto dell'indovina. Dicono che gli uomini non possano resisterle.”

Avery alzò gli occhi al cielo.

“Uomini!” esclamò. Sam ridacchiò e io mi sentii arrossire. Cercai di scacciare il ricordo della sera precedente con Harry.

Fanciulla venuta da così lontano, portata da così lontano fa sicuramente riferimento alle sue origini.” dichiarò lui incrociando il mio sguardo.

“Quali sono le sue origini?” chiesi.
“Dicono che venga dalla luna, come gran parte degli stregoni.”

“Ma gli stregoni … Non sono Custodi?”

Harry sorrise tristemente.

“Potrebbero, e alcuni lo sono, ma … Gli stregoni sono creature molto solitarie. La loro vita dura per sempre. Letteralmente. Legarsi a uno di noi, li farebbe solo soffrire. Le nostre vite sono lunghe, ma non infinite.”

Scorsi una strana amarezza nella sua voce e mi chiesi se per caso avesse litigato con uno stregone anni prima o se, addirittura, fosse stato innamorato di uno di loro. Ma non potei pensarci di più, perché Sam proseguì nella lettura.

A volte il suo sguardo sfavilla sotto il cielo … Uhm, sì, ogni tanto mi pare che esca da casa, anche se la maggior parte crede che stia sempre lì dentro a preparare pozioni.” scrollò le spalle e proseguì. “Lamento, tempesta, turbine di furia, passa sopra il mio cuore, senza fermarti.” guardò Harry.

“Soggioga le persone.” si limitò a dire lui. “Se vuole spezzarti il cuore, può farlo, e lo stesso se vuole crearci una tempesta.”

Vento dei sepolcri trasporta, distruggi, disperdi la tua radice sonnolenta.

“Ehm ...” Avery era chiaramente confusa. “Questo che vorrebbe dire?”

Harry aggrottò le sopracciglia.

“Non lo so proprio.”

“Nemmeno io.” disse Sam.

“Mmm … Forse io sì.” intervenni, ed era evidente che ne erano sorpresi. I loro occhi si fissarono su di me, ma ero talmente abituata ad avere persone che mi fissavano a palazzo che ormai non ci facevo più caso.

“Ho letto una leggenda, mentre cercavo qualcosa che potesse aiutarmi con mia sorella.” spiegai, “E ho letto di una stregona che vive tra le montagne, imprigionata nella sua stessa casa. È stata maledetta molti anni fa, per aver tradito i Custodi.” vidi un sorriso soddisfatto balenare sul viso di Harry. “Per punizione, è stata confinata in casa sua, ma una notte all'anno, quando i fantasmi escono dalle loro tombe, la sua casa, incastrata in un albero, viene distrutta dal vento, così lei può uscire. Poi, la mattina torna tutto come prima e lei è di nuovo prigioniera.”

Harry annuì.

“L'ho letta anch'io. Può essere.” il suo sorriso mi fece arrossire e abbassare lo sguardo.

Sradica i grandi alberi dall'altro lato di lei. Ma tu, chiara bimba, domanda di fumo, spiga. Spiga?” ripeté Avery. Harry le fece cenno di andare avanti. “Era quella che il vento andava formando con foglie illuminate. Dietro le montagne notturne, bianco giglio d'incendio, ah nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose.

“Direi che in sostanza dobbiamo cercarla di notte fra le montagne. Di più non sappiamo.” concluse Harry. Sam era molto contrariata.

“Ma Harry! Non … No! Non abbiamo abbastanza indizi, la missione è pericolosa e non dimenticare che ci stiamo basando su una semplice leggenda! Qui è tutto leggenda. Questo poeta potrebbe essersi innamorato di … Uhm … Una ninfa tra le montagne e addio stregona! Se perdiamo te, non avremo più un re.”

Harry strinse le labbra, pallido.

“Può anche rimanere qui.” intervenni io, ma Sam scosse la testa. “No, con ogni probabilità le servirete entrambi.”

Avery si alzò.

“Ma è la nostra ultima speranza! È solo questione di tempo. Proveranno a prendere Elsa in tutti i modi da ora in poi, a tentarla fino all'esasperazione pur di avere lei e Anna. Significherebbe avere il controllo di mezzo universo!”

Guardò Harry, disperata.

“Quale altra speranza abbiamo?”

“Forse ...” disse con un tono che non avrebbe convinto nessuno, “Potremmo mandare qualcuno che non sia Elsa a salvare Anna. Sarebbe al sicuro.”

Avery emise un verso incredulo.

“E tu credi che Anna, dopo essere stata rapita, imprigionata e probabilmente torturata, verrà con noi senza protestare!? Andiamo, Harry! Ci serve Elsa.”

“Tanto poi ci riproveranno! Che siano insieme o meno ...” cominciò Sam, ma Harry la interruppe. “No. Una volta insieme, sono salve. Il legame che hanno le protegge a vicenda, per questo non hanno provato a fare loro del male per tutti questi anni: non erano molto unite, questo è vero, ma erano sotto lo stesso tetto. Sono quasi in simbiosi. Scommetto che possono persino sentire i pensieri l'una dell'altra, con un po' di allenamento.”

Corrugai le sopracciglia, ma non dissi nulla. Sentire i pensieri di mia sorella? Io le volevo bene, ma … Be', la mia testa era mia e basta.

“E allora perché non gettare Elsa in mezzo ai Capi Neri? Una volta vicina a sua sorella sarà tutto a posto.”

Harry sbiancò. La sua voce uscì a fatica, come se non volesse dire quelle cose, e mentre parlava guardò me invece di Sam, che aveva appena parlato.

“Non sappiamo come starà Anna, una volta laggiù. Potrebbe essere priva di sensi e questo diminuirebbe molto il legame.”

Sentii una stretta al cuore, e deglutii. Ci avevo pensato spesso, ma sentirlo dire da Harry lo rendeva molto più reale. Tuttavia, mi limitai ad annuire.

“Harry ha ragione.” dissi, la voce calma. “Non sappiamo cosa ci aspetterà laggiù, per questo devo essere io a raggiungere Anna. Ovviamente,” precisai, “ci andrò soltanto io. I miei poteri saranno qui, al Castello, al sicuro nel corpo di Harry. Li richiamerò a me solo in caso di emergenza.”

Sam e Avery si zittirono all'istante e, per un attimo, rimasero in un silenzio attonito. Poi, cominciarono a parlare tutte e due nello stesso momento, la voce stridula.

Da sola!? Ma scherzi!? Noi verremo con te!”

“E anch'io!” esclamò Harry, una luce decisa negli occhi. “I nostri poteri saranno tenuti al sicuro l'uno dall'altro a vicenda. Non è giusto che ci vada solo tu.”

Mi morsi il labbro.

“Ma … Non è giusto. Non è vostra sorella. Sarà anche legata al destino del mondo, ma non siete obbligati ad aiutarmi.” feci una smorfia. “Anzi, se ci uccidessero tutte e due mi sa che sarebbe persino meglio.”

Gli occhi di Harry furono velati da un'ombra cupa.

Io sono obbligato.” disse, lo sguardo allacciato al mio. “Ho promesso che ti avrei aiutata, e lo farò.”

Sam ridacchiò.

“Non vorrei fare il terzo incomodo, ma sappiate che ci sarò anch'io.” al mio sguardo sorpreso, rispose con un'espressione di pura indifferenza. “Non ho mai visto l'indovina. E, oltretutto, ho diverse vite da sprecare. Mi pare di averne persa una anni fa, ma le altre otto sono tutte intatte.”

Mi indirizzò un sorriso smagliante. “Se non le perdo per una buona causa, quando dovrei farlo?”

Avery mi appoggiò una mano sulla spalla.

“Non ci conosciamo molto, ma una sorella ce l'ho anch'io e se qualcuno mi aiutasse a salvarla, gliene sarei grata per tutta la vita.”

“Quarto incomodo, allora.” commentò Sam con un sorrisetto.

Di fronte a tanta generosità, non seppi proprio cosa dire. Riuscii solo a sorridere loro con tutta la gratitudine possibile.

“Bene. Quand'è la luna piena?”

“Tra due giorni.” rispose Harry, senza esitare. Ne fui sorpresa; sembrava quasi che avesse già cercato qualcosa a riguardo.

Sam annuì.

“Tra due giorni, alle otto, all'entrata del castello. Prima, però, dovremmo fare qualcosa che ci renda invisibili o che camuffi Elsa, o la cosa potrebbe complicarsi.”

Avery scrollò le spalle con noncuranza.

“Ci basterà chiedere a Cador. Non sarà il migliore stregone dell'universo, ma un paio di trucchetti riesce ancora a farli.”

Harry annuì.

“Ci andremo poco prima di partire.” disse. Avery sorrise e uscì, salutandoci.

Anche Sam si avviò verso la porta, ma appena appoggiata la mano su di essa, si voltò, un sogghigno dipinto sul viso, gli occhi da gatta scintillanti alla luce opaca della biblioteca.

“Sarà davvero divertente.” disse, “Più famosi della stregona sono solo i suoi pagamenti.”

Spazio autrice: ciao a tutti! Come promesso, sono riuscita a pubblicare il capitolo prima della fine della settimana. Colore di oggi, grigio fumo, perché il mio umore è a dir poco tetrofunesto: tra due giorni ricomincia la scuola!! Anzi, tra un giorno soltanto, a voler essere pessimisti. Già il lunedì è deprimente, se poi è anche il primo giorno di scuola dopo le vacanze estive ... Be', è letteralmente una catastrofe.
Pare che Elsa sia vicina al ritrovamento della sorella :) Ha ancora molte avventure da vivere, prima di rivedere la sua cara Anna, ma, nel frattempo, lasciamola pure sperare ... A volte, rimanere nel dubbio è quasi meglio di sapere: riuscirà a trovare la stregona, con l'aiuto degli altri? E quale sarà il pagamento richiesto?
Al prossimo capitolo! Ah, e per chi se lo stesse chiedendo, la poesia si intitola Quasi fuori del cielo, ed è di Pablo Neruda. Fa parte di una raccolta di 20 poesie d'amore :)
I migliori saluti dall'estate, che ormai volge al termine e cede il passo all'autunno.
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 - In partenza ***


 Capitolo 16 – In partenza

 

Cador si rivelò essere un anziano Custode della veneranda età di settecento anni, con una barba argentea lunga fino al pavimento e mani con dita affusolate e ancora salde. I suoi occhi avevano mantenuto una lucentezza sorprendente e brillarono nella semi oscurità della sua stanza quando entrammo.

“Aaah. I Custodi. Cosa devo fare per voi, oggi?” in realtà, più che una stanza era un'officina: scaffali e scaffali pieni di alambicchi tappezzavano le pareti e un grosso pentolone nero ribolliva sul fuoco, mentre un mestolo girava lentamente da solo al suo interno. Non avevo mai visto uno stregone, perciò lo osservai attentamente e notai che, mentre si alzava, i suoi movimenti non erano affatto quelli di un vecchio, bensì quelli di una persona molto più giovane. Mi chiesi se il suo aspetto fosse quello che aveva realmente, o se in realtà si stesse semplicemente facendo beffe di noi.

“Niente di serio, un banale incantesimo di camuffamento.” intervenne Harry alle mie spalle. Gli occhi di Sam scintillavano nella penombra, riflettendo le luci del fuoco e delle numerose candele nella stanza.

Cador accennò un sorriso.

“Ah, certo. Invisibilità, allora? Aspetto d'altri? Aspetto d'altre creature? Volto di animale? Parte qualunque del corpo di un altro animale?” ammiccò. “Durata eterna o limitata?”

Rabbrividii dietro al suo sguardo furbo e sveglio.

Harry non parve farsi intimidire, probabilmente ci era abituato.

“Aspetto d'altri, di durata limitata.” rispose, la voce chiara e ferma. Il vecchio lo scrutò per un istante, lisciandosi la barba con aria pensierosa.

“Aspetto d'altre persone o d'altre creature? Esistenti o non esistenti?”

Questa volta, Harry ci pensò su un attimo, lo sguardo perso nel vuoto.

Infine, disse:”Penso che sia più sicuro per noi avere l'aspetto di Capi Neri. Solo l'aspetto, bada bene.” lo ammonì.

Cador sogghignò.

“Ovviamente.”

Si spostò nella stanza, agile come un gatto, e prese a leggere le scritte su alambicchi e bottigliette, le sopracciglia aggrottate e l'aria di chi è palesemente deluso di non poter rovinare la vita di qualcuno con un imbroglio. Notai che, nonostante le scritte fossero microscopiche, non aveva bisogno di occhiali e trovò subito quello che gli serviva.

“Sì. Certo, certo.” borbottò. “Quindi facendo il conto ...” si voltò verso di noi. “Trenta monete d'oro a testa, non si fanno sconti.” sentenziò con gli occhi che scintillavano. Harry non fece una piega.

“Assolutamente. Saranno tuoi a pozione pronta, come sempre.”

Cador si sedette, di nuovo pensieroso.

“E a cosa vi serve un camuffamento simile?”

Harry sbuffò, ma gli occhi di Sam guizzarono sul vecchio, improvvisamente accesi di malizia.

“Andiamo a trovare la strega leggendaria.” dichiarò con voce divertita. “In mezzo alle montagne, al calar della notte, troveremo la strega errante.” disse soavemente. Cador raddrizzò la schiena e il suo sogghigno, prima accennato, divenne enorme e intriso di malvagità, anche se forse, preferii credere, era effetto della luce fioca nella stanza.

“Capisco.” scoppiò in una risata secca. “Non vi augurerò certo buona fortuna. In fondo, la fortuna è Lei.”

 

La visita a Cador mi aveva fatto correre più di un brivido lungo la schiena e fu un sollievo uscire da quella stanza con l'aria tanto stantia e rivedere la luce brillante del castello. In effetti, nemmeno le luci del castello erano poi così brillanti, ma era sempre meglio che starsene lì dentro.

Persino Harry sembrava più pensieroso del solito. Sam, invece, era l'unica a non presentare sintomi di nessun genere, mentre camminava agilmente su una delle travi sul soffitto. Gatti, pensai fra me e me.

I gatti mi erano sempre piaciuti: solitari, proprio com'ero stata io per tanti anni. Avevo sempre voluto avere un gatto, anche se temevo di congelarlo e così avevo allontanato anche quelli. In cucina, al castello, le cuoche tenevano un gran gatto persiano, con il pelo rosso e aggrovigliato e gli occhi feroci. Serviva a dare la caccia ai topi.

Ogni tanto, eravamo stati entrambi in cucina, a debita distanza, ignorandoci a vicenda. Nonostante tutto, mi resi conto che avevo voluto proprio bene a quel gatto: non aveva cercato di avvicinarmisi. Non aveva cercato di fare proprio niente, era questo il punto. Stava sempre e comunque sulle sue. Per certi versi, per me era la cosa più comoda e nei miei giorni peggiori consideravo quel gatto un vero genio.

Harry interruppe i miei pensieri sulla genialità del gatto della dispensa, prendendomi la mano. Guardai in alto, sulle travi, ma vidi che Sam era scomparsa.

“Vieni ad allenarti un po' con me?”

Abbassai lo sguardo e incontrai i suoi occhi blu, che brillavano nella penombra del corridoio. Era tardi, il pomeriggio volgeva al termine, e la luce era quella splendida del tramonto, quella che illuminava i tratti delle persone e le faceva sembrare splendide, quasi magiche. I capelli di Harry sembravano risplendere in un alone dorato.

“Certo.” accettai, accorgendomi con un istante di ritardo che la mia mano era ancora nella sua. Avrei voluto sentirmi così sempre, pensai. Come se fossi nel posto giusto al momento giusto. Il senso di colpa mi lanciò una fitta quando ricordai che era così che mi sentivo di solito con Anna. Non volevo che qualcuno la sostituisse. Mai.

Harry parve percepire la mia inquietudine e si voltò verso di me.

“Tutto bene?”

Annuii.

“Pensi ad Anna?”

Mi voltai verso di lui, le sopracciglia corrugate. Era molto strano: di solito in pochi capivano cosa mi passasse per la testa. Mia sorella diceva che il mio viso era una maschera, visto dall'esterno. Potevo avere la tempesta nel cuore … E nessuno se ne sarebbe accorto.

Ma Harry aveva visto. Per un attimo, fui troppo sorpresa per parlare.

“Come lo sai?” chiesi infine.

Sorrise e abbassò lo sguardo.

“Quando pensi a tua sorella stringi un po' le labbra e sgrani gli occhi, come se avessi paura di qualcosa. E ti si forma una ruga proprio qui.” sussultai quando lo sentii sfiorare la mia fronte con la mano, ma Harry sorrideva, gli occhi limpidi e l'espressione sincera. Avvertii le mie labbra stendersi in un sorriso quasi involontario in risposta al suo.

“Sei il primo ad essersene accorto!” esclamai ridendo. “Di solito solo mia sorella nota queste cose. A volte penso che riesca persino a leggermi nel pensiero.”

“Davvero?”

“Sì. Era una cosa che diceva sempre quando eravamo piccole … Che dovevo parlarle di tutte le persone che conoscevo, perché prima o poi avrebbe visto i miei occhi illuminarsi parlando del ragazzo di cui mi sarei innamorata.”

Sentii la stretta alla mano farsi più forte.

“Tua sorella voleva che ti innamorassi?”

“Disperatamente. Era pericoloso starle vicino ai balli. Una volta o due mi ha letteralmente buttata tra le braccia di qualche principe, sperando nel colpo di fulmine o qualcosa del genere, ma alla fine sono emerse solo situazioni molto imbarazzanti.” mi ritrovai ad arrossire, pensando allo sfortunato giorno in cui Anna mi aveva restituito il favore del ballo col duca di Weselton. Ero finita a ballare col conte d'Inghilterra e i miei piedi avevano fatto male per giorni e giorni … Come se non bastasse, aveva cercato di baciarmi diverse volte.

“Situazioni imbarazzanti, eh?” vidi un lampo divertito negli occhi di Harry e mi sentii arrossire ancora di più.

“Ecco ...”

Percepii la sua risata vibrare dalla sua alla mia mano.

“Fammi indovinare. Qualcuno ha provato a sciogliere la regina di ghiaccio?”

Avevo le orecchie bollenti.

“Sì.”

Sentii il braccio di Harry scivolarmi attorno alla vita e stringermi contro di lui.

“Dai Elsa, stai tranquilla! Stavo solo scherzando! E poi ...” abbassò la voce, chinandosi verso di me, e il mio viso divampò letteralmente sotto le fiamme. “Ci sarò io a proteggerti al prossimo ballo.”

“P-prossimo ballo?” balbettai piuttosto incoerentemente.

“Sì. Prossimo ballo.” ripeté Harry ridendo. “Mi considero invitato.” mi lanciò un'occhiata. “Perché lo sono, vero?”

Il lampo d'incertezza che vidi nei suoi occhi costrinse le mie labbra a un altro sorriso e fece battere il mio cuore più veloce. In un attimo, mi figurai il momento in cui finalmente avrei presentato Harry a mia sorella, in cui lei avrebbe visto che ero innamorata di lui e lo stupore dei sudditi, quando avrebbero visto che la regina di ghiaccio aveva trovato qualcuno …

“Sei assolutamente invitato. Come ospite d'onore.”

Non disse nulla, ma sentii la sua mano stringersi un po' sul mio fianco.

“Pensi che piacerò ad Anna? Sempre se ...”

“Ti presenterò.” finii la frase al posto suo, “E le piacerai un sacco. Ti abbraccerà probabilmente, ma mia sorella abbraccerebbe anche un troll se mi rendesse felice. E io farei lo stesso per lei.”

“Lo immaginavo.” rispose Harry. “Sarà tutto più facile. Una volta trovata la strega, le cose si risolveranno.” il suo tono era fermo, ma gli occhi lontani e capii che mentiva, ma non potei fare a meno di apprezzarlo: cercava in tutti i modi di farmi stare tranquilla. Era un'evenienza a cui nessuno pensava, nemmeno a corte. Arrivavano lì, tutti con i loro problemi, le loro richieste, le nuove emergenze nel regno e nessuno immaginava che anche la regina avesse paura. La regina decideva per i sudditi, ma chi decideva per la regina? Me l'ero chiesto tante volte. Avrei voluto che i miei genitori fossero rimasti con me ed Anna per insegnarcelo.

“Chi ti ha insegnato ad essere re?” chiesi ad Harry mentre entravamo nell'immensa stanza degli allenamenti, ormai illuminata solo dalle candele, dopo l'arrivo della notte.

“Nessuno. Non sono cose che si imparano dai libri … Diventi re e basta. Puoi studiare l'economia del regno, i suoi problemi, ma non ci sono libri che ti insegnano come risolverli. Né persone. E' troppo difficile.”

“E allora cosa bisognerebbe fare?”

“Dare semplicemente il meglio di sé.” rispose Harry facendomi volare addosso qualche fiocco di neve. Sorrisi al tocco gelido e familiare della neve.

“Dai, insegnami qualche trucchetto che non so.”

Ci pensai su un attimo. Volevo sorprenderlo. Pensai a qualcosa di molto difficile, che avevo imparato in anni di allenamento, e ricordai che ogni tanto avevo provato a creare degli animali da compagnia, con la neve, perché giocassero con me.

Mi concentrai un istante e poi lasciai uscire dalle mie mani un lupo, interamente fatto di neve.

Vidi Harry sgranare gli occhi, mentre il lupo lo fissava con i suoi occhi curiosi; era fatto solo di fiocchi di neve, non era molto solido, e sapevo che aveva vita breve. Il lupo di avvicinò a me con incedere elegante e si lasciò accarezzare tra le orecchie, prima di svanire in un vortice di neve.

“Fantastico!” esclamò Harry, esterrefatto. Sorrisi.

“Ora fammi vedere tu qualcosa che non conosco.”

Un'espressione furba comparve sul suo viso.

“Per fortuna che non porti la gonna.” commentò un attimo prima di sollevarsi in aria. In meno di un istante fluttuavo accanto a lui, a metri da terra, i piedi sospesi nel vuoto. Pensai ad Avery e mi chiesi se anche volare con un paio d'ali fosse così … Magico.

“Harry ...” sussurrai, vedendo quanto era lontano il pavimento. Non riuscivo a credere che fosse vero. Era talmente impossibile. Sentii il mio stomaco sobbalzare vedendo la terra così distante e il mio cuore accelerò. Vidi il pavimento traballare, le pareti stringersi su di noi e un lampo di paura scuotermi dentro, facendomi rabbrividire.

Proprio in quel momento, Harry mi abbracciò da dietro e mi accorsi che dovevo essere gelida, perché il suo corpo mi parve bollente contro il mio.

“Andrà tutto bene. Fa paura solo la prima volta.” sussurrò. Le sue labbra posarono un bacio delicato sulla mia guancia, costringendomi a spostare lo sguardo dal pavimento verso di lui.

Dolcemente Harry mi fece voltare verso di lui nell'aria; quell'assenza totale di appoggio, ai piedi, alle mani, alle braccia, in qualunque punto, mi faceva sentire completamente sperduta. Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi, il suo viso, vicinissimo al mio.

“Se dovesse succedere qualcosa, qualunque cosa, mentre salviamo tua sorella, o mentre cerchiamo la strega, dovresti volare via. Provarci almeno.” mormorò, quasi implorante.

Scossi leggermente la testa.

“Non andrà male. Niente andrà male. Torneremo qui, con mia sorella e tutto tornerà come prima.”

Harry mi fece una carezza sulla guancia e si limitò a sorridere, sfiorandomi le labbra con un bacio e facendomi correre un brivido lungo la schiena.

“Non hai paura?”

“Ne ho tanta.”

Mi baciò di nuovo e questa volta fu un vero bacio, come quello che ci eravamo dati la sera prima.

“Sei la regina più coraggiosa che conosca.” la sua mano sfiorò delicatamente i miei capelli.

“Grazie Harry.”

Harry mi fissò un istante, come cercando nei miei occhi qualcosa che non sapeva se avrebbe trovato o meno, e timoroso di non trovarlo. Infine, parve decidersi.

“Elsa?” parlò in tono esitante. “Quando avremo trovato tua sorella e … E voi sarete di nuovo insieme, pensi di rimanere qui?” incontrò il mio sguardo. “O te ne andrai?”

Sospirai. Era davvero l'ultima domanda che volevo sentirmi fare, nonostante nel profondo capissi che lui aveva bisogno della risposta. Come ne avevo bisogno io, anche se non sapevo ancora dove trovarla.

“Credo che dipenda da quello che vorrà fare Anna.” risposi piano, pentendomene subito quando vidi una scintilla spegnersi nei suoi occhi. “La accompagnerò di nuovo ad Arendelle, al sicuro, da Kristoff e …”, mi assicurai di averci pensato davvero prima di parlare, “Poi potrei tornare qui.”

Spazio autrice: cari lettori, se dopo tutto questo tempo ci siete ancora, vi devo delle lunghe, interminabili scuse! Dopo l'inizio della scuola trovare qualche istante per scrivere si è rivelato molto più difficile di quanto avessi previsto alla fine dell'estate. Il capitolo purtroppo non è nemmeno molto lungo ... E il colore usato è proprio un blu oceano, spazio infinito che spero vi ricordi quanta pazienza dovrete avere prima di leggere un capitolo decente!
In ogni caso, almeno sono andata un po' avanti e ora nella nostra storia tutto è pronto per la partenza e finalmente Elsa e Harry cominciano a prendere la loro storia più seriamente e a capire che solo Anna li tiene insieme nello stesso posto; cosa succederà dopo? Ho intenzione di tenervi in sospeso per molto con questa domanda. L'incontro con la strega avrà un ruolo a dir poco fondamentale con tutto questo. :)
Novembre è ormai arrivato e tutto è circondato dalla nebbia; giusto ora guardo dall'immensa finestra del salotto e le uniche cose che vedo sono due lampioni e un grande, nebuloso nulla. Se non avessi così tanto da studiare a ogni ora del giorno e della notte, penserei che è proprio il tempo adatto per leggere, scrivere e disegnare, o per una semplice cioccolata calda o un tè al mirtillo ... Che cosa fate voi nelle giornate in cui la nebbia non vi permette di vedere oltre il vostro naso? :)
Posso solo sperare che la mia storia vi piaccia ancora e augurare tanta fortuna e bravi insegnanti agli studenti come me! In fondo, alle vacanze di Natale mancano solo una cinquantina di giorni! ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Faccia a faccia con la strega ***


Capitolo 17 – Faccia a faccia con la strega

 

Era ormai scesa la notte quando ci trovammo davanti alle porte sbarrate del castello, pronti per partire per la nostra missione suicida.

Sentivo la mano di Harry stringere forte la mia, stranamente calda, come quella di mia sorella.

Cador, che ci precedeva, si fermò e si voltò e, per un attimo, nei suoi strani occhi felini intravidi la nostra immagine: io ed Harry per mano, Sam e Avery accanto a noi, pronte ad aiutarci. Vidi la sagoma indistinta dei nostri mantelli neri negli occhi dello stregone, i miei capelli che balenavano argentei, raccolti in una coda come quelli di un uomo. Ancora mi sembrava strano essere vestita in quel modo, con i pantaloni e la camicia. Se mi avessero vista i miei sudditi … O Anna. Mi avrebbe riconosciuta, dopo che ero cambiata così tanto? Sentii il mio cuore stringersi al pensiero degli occhi di mia sorella che riflettevano il terrore, guardandomi come una straniera.

“Avete tempo fino a mezzanotte.” disse Cador interrompendo i miei pensieri. Con fare sbrigativo, consegnò ad Harry un ciondolo che sembrava pieno di qualche strana polvere nera.

“Metteteli al collo e non toglieteli fino all'ora stabilita.” guardando con più attenzione, notai che erano minuscole clessidre. “Quando la sabbia smetterà di scorrere o ne modificherete il vero, l'incanto cesserà.”

Harry mise il ciondolo al mio collo.

“Appena siete pronti, girate la clessidra.” ordinò Cador. “E, davvero, non ho nessuna voglia di sapere il motivo della vostra missione. Non lo voglio sapere.”

Si voltò senza darci il tempo di replicare. In breve di lui non rimase altro che il leggero fruscio della veste azzurrina che indossava.

La luce fioca delle candele illuminò il volto di Harry quando mi girai verso di lui e vidi che aveva gli occhi velati di preoccupazione, nonostante il sorriso.

“Al mio tre?” chiese Sam, allegra come un gatto che ha appena avvistato un pesce.

“Al tuo tre.” confermò Harry con un sospiro, ma senza distogliere lo sguardo dal mio.

“Bene allora! Mano alle clessidre!”

Avery alzò gli occhi al cielo. Afferrammo la clessidra, i cuori che battevano all'impazzata.

“Uno!” cominciò Sam. “Due!” I suoi occhi scintillarono nella semi-oscurità quando strillò:”Tre!”

Girammo le clessidre.

All'inizio non successe nulla, ma quando alzai lo sguardo, dubbiosa, sentii quella che probabilmente fu la sensazione più strana della mia vita: le mie ossa che si fondevano e diventavano come sabbia dentro di me. Le mie ossa erano sabbia, il mio sangue sabbia, ogni cosa dentro di me era sabbia e argilla, pronta per essere modellata.

L'aria passava attraverso il mio corpo e per un attimo tutto quello che riuscii a fare fu cercare di afferrare il mio cuore con le mani scheletriche di un Capo Nero, ma incontrai solo il vuoto e il tessuto del mantello.

Mi girai sgomenta verso Harry, ma tutto quello che vidi furono un paio di occhi rossi immersi nel fumo nero e parzialmente nascosti da un cappuccio.

Anche Sam e Avery si erano trasformate, nonostante Avery avesse un leggero bagliore azzurrino intorno alla testa e Sam avesse gli occhi più ambrati che rossi.

Il mio cuore non batteva, il mio cuore non batteva, il mio cuore non batteva. Non riuscii a pensare ad altro. Respiravo, almeno? No. Non avevo polmoni. Non avevo costole, non avevo niente. L'unica cosa erano le mani e gli occhi, per il resto ero solo un agglomerato di fumo.

Andiamo.” sussultai sentendo la voce di Harry nella mia testa. Almeno quella era sua. Annuii e lo seguii con le altre attraverso la porta. Non fu strano attraversarla: un leggero pizzicore su quella che doveva essere la pelle fu l'unico indizio.

Poi, di colpo, fummo fuori, nell'aria fredda della notte e la luna splendeva davanti a noi mentre, in volo, ci dirigevamo verso i monti attraverso la foresta.

Sapevo che faceva freddo, ma sicuramente non potevo sentirlo: ero completamente insensibile e assolutamente terrorizzata. L'unica cosa che volevo era girare la clessidra e tornare nel mio corpo. In un certo senso, era più doloroso avere la soluzione di quel malessere tanto vicina e allettante, piuttosto che averla lontana ed irraggiungibile.

La tentazione fu talmente forte che arrivai quasi ad allungare una mano verso la clessidra, ma alla fine la lasciai ricadere.

Anna e Harry. Era per Anna che lo stavo facendo, e c'era dentro anche Harry. Cosa potevo fare? Tirarmi indietro e lasciare mia sorella nei guai, e deludere Harry?

Disperata, abbassai la mano e la obbligai a restare lungo il fianco, lontana dalla clessidra.

Qual è il primo passo?” chiese Sam, la voce un po' meno pimpante del solito.

Sarà lei a farsi trovare.” rispose Harry. “Dobbiamo solo continuare.

E continuammo. Per ore ed ore, sotto gli occhi vigili della luna, fluttuammo su tutti i sentieri delle montagne, o meglio, nella valle fra tutte le montagne possibili immaginabili. La mezzanotte si avvicinava sempre di più e se davvero la stregona aveva anche la minima intenzione di riceverci, non sarebbe successo molto presto.

Immaginai che ci stesse studiando: quattro sconosciuti che volevano incontrarla a tutti i costi e non sembravano propensi alla resa. Magari l'avevamo persino incuriosita.

Dopo almeno quattro ore di ricerche, tre Capi Neri ci si pararono davanti, silenziosi e fluttuanti. Se fossi stata umana, il mio cuore avrebbe battuto all'impazzata, il mio respiro sarebbe stato veloce, il mio viso bianco. Ma ero protetta da un'ottima maschera.

Ci passarono accanto senza dare a vedere nulla, senza fare nemmeno un cenno. Rimanemmo tutti e quattro immobili, in attesa del loro passaggio, poi ricominciammo a volare, troppo spaventati per metterci in contatto telepaticamente.

Solo in quel momento, abbassai lo sguardo.

Acqua.

C'erano delle pozzanghere d'acqua nel terreno irregolare e riflettevano le stelle, vivide come non mai. Mi fermai e presi a fissarle.

Le stelle. Certo.

Erano le stelle a guidarci.

Vidi la luce fondersi con l'acqua e a quel punto non capii più niente.

Limitandomi a fare un cenno agli altri, sfrecciai in avanti, gli occhi splendenti e il mantello che svolazzava al vento. Continuai a volare, sempre più veloce, sempre di più, sempre di più finché il paesaggio non fu altro che una macchia indistinta attorno a me e io solo una freccia scoccata da un arco.

Ma a quel punto la vidi e potei solo fermarmi.

Un immenso albero dalle foglie bianche, e tra esse splendevano meravigliosi gigli bianchi, i più belli che avessi mai visto. Ma non era quello il particolare più incredibile: era la casa incastonata nell'immenso tronco. Non sarebbero bastate cinque persone adulte per abbracciarlo.

E lì dentro, lo sapevamo tutti, c'era lei.

 

Mi sentivo stranamente attratta da quella casa. Ormai era quasi mezzanotte e il camuffamento aveva i minuti contati.

Sembrava di essere circondati da elettricità statica; lo sentivamo tutti, il nervosismo, ma anche l'inconfondibile e potente magia che giungeva da dentro l'albero. La sua luce era meravigliosa, incredibile, capace di penetrarmi sin nell'anima e accarezzarla con le più soavi promesse: mi ricordò il canto delle sirene per Ulisse. Ulisse, fattosi incatenare all'albero della nave pur di sentire il loro canto, ma poi disperato perché non poteva raggiungerle, ormai ignaro del noto destino dei marinai ammaliati dalle sirene.

E così era in quel momento per me.

Sapevo che era pericoloso, ma non lo capivo né ricordavo perché lo fosse. Sapevo solo che quella era l'unica strada che potevo percorrere, e così avanzai verso al casa della stregona, consapevole degli altri dietro di me.

Nessuno di noi rimase sorpreso quando la porta si spalancò da sola e ci ritrovammo in una stanza luminosa, ricca di luce azzurrina e di altri gigli bianchi, a volte intrecciati a edere ed orchidee. L'edera scendeva dal soffitto e si arrampicava lungo le pareti, creando uno strano rifugio verde privo di finestre, ma con aria fresca e una meravigliosa luce.

Vidi un calderone nell'angolo e almeno cento mensole, parzialmente nascoste dalle piante, piene di libri, alambicchi, provette, strane bottigliette di vetro e creature di ogni genere. In un vaso con disegni greci, una piuma bianca, evidentemente di angelo, sfolgorava di luce. Era pieno di bauli, scrigni e pergamene, ma non riuscivo a vederlo come qualcosa di malefico; mi spaventò più di tutto.

Era davvero brava a fingere.

Dal nulla, in mezzo all'edera, lei comparve.

Era alta, molto più alta di me, e i suoi capelli erano lunghissimi, argentei ma ricchi di luce dorata; le arrivavano ai polpacci, tanto erano lunghi. Le orecchie erano allungate, come quelle degli elfi nei libri, e il suo viso aveva tratti affilati.

Gli occhi erano dello stesso colore dei capelli e, se non fosse stato per quei rari bagliori dorati, sarebbe sembrata cieca. La pupilla era stranamente normale, anche se me l'aspettavo felina come quella di Cador. La pelle era di un bianco innaturale, quasi sfolgorante, e attraverso essa si snodavano infiniti e complicati tatuaggi neri come l'inchiostro: erano formule in un alfabeto che non riconoscevo.

I polsi sottili erano circondati da braccialetti argentei, e lo erano anche le caviglie. Un pendente rosso rubino ammiccava al suo collo e una camicia bianca e sottile, che lasciava poco spazio all'immaginazione, le calzava alla perfezione, come il paio di pantaloni da uomo che indossava.

Era scalza e disarmata.

Fui talmente colpita da quella visione così normale e, al tempo stesso, così straordinaria che non riuscii nemmeno a stupirmi di sentire il mio corpo tornare da me, il cuore ricominciare a battere e il respiro tornare nei polmoni.

“Non ci si presenta ospiti da una strega già sotto incantesimo.” fece notare, la voce perfettamente normale, ma con una nota decisa e precisa, netta e chiara, che era stata certamente messa a punto nel lungo corso dei secoli.

Mi accorsi di essere davanti a tutti gli altri e notai anche che era me che fissava.

“No, di certo.”, risposi, “Vi chiediamo scusa. Io sono ...”

“Elsa.” ammiccò, “Regina di Arendelle, sorella di Anna.” sottolineò queste ultime parole con un vago divertimento nella voce. “L'amore per lei ti spinge qui. O forse la disperazione?”

Sospirai.

“Credo entrambe le cose.”

“Questo lo so. Quello che non so è: che cosa mai pensi che io possa fare per te? La magia realizza il possibile e parte dell'impossibile, ma di certo non può fare tutto.”

Incontrai i suoi occhi, ma non vi trovai niente. Fu come fissare una statua.

“Siamo venuti qui perché vogliamo che tu prepari la pozione per un incantesimo di scambio tra me e Harry.”

“E così aiuteresti tua sorella?”

“I miei poteri sono d'intralcio, ma se me ne privassi potrei fare del male a lei, perciò … Sì. Se potessi trasferire i miei poteri per breve tempo, potrei aiutarla.” la mia voce era ferma e ne fui persino orgogliosa per un breve istante.

La strega abbassò lo sguardo e mi scrutò da capo a piedi.

“Ne sei sicura, Elsa?”

Annuii.

“Certo.”

“E tu Harry?”

“Ovviamente.” nemmeno la sua voce lasciò trapelare nulla.

“E siete certi di essere degni della mia magia?” mi morsi il labbro inferiore, incerta, alla ricerca di una risposta. Ma non mi diede il tempo di trovarla.

“Questo si vedrà.” disse infine, un sorriso enigmatico sul viso. Il mio cuore accelerò e provai l'impulso di voltarmi verso la porta: non potevamo più tornare indietro. Non avremmo mai potuto.

Io e Harry accennammo ad avvicinarci alla strega, ma lei lo fermò.

“Non tu. Solo lei.”

“Io? Ma l'incantesimo riguarda entrambi!” obbiettai stupita. La strega scrollò le spalle.

“Solo tu hai il pagamento che desidero e perciò è te che voglio e nessun altro. Sii degna del mio dono, e lo riceverete entrambi.”

Fece l'occhiolino a Harry e un cenno a me. Cominciai a camminare verso di lei e, quando la strega si voltò per farmi strada, mi girai per un istante verso di lui. Mi si mozzò il respiro vedendo i suoi occhi intrisi di angoscia, le labbra serrate e il viso pallido, ma non potei fare altro che seguire la stregona ad occhi bassi.

Il cuore frullava nel mio petto come un colibrì mentre fissavo impotente i miei piedi fare un passo dopo l'altro dietro di lei. In quel momento notai un bagliore alla mia mano e vidi l'anello argenteo che Harry mi aveva messo al dito chissà quanto tempo prima, appena ero arrivata al Castello. Quanto tempo sembrava essere passato!

Guardando indietro nella mia vita pensai che, nonostante ci fosse stata tanta tristezza, la felicità era stata grande, immensa proprio perché rara. E Anna era stata la sorella migliore che potessi desiderare. Se non fossi riuscita a salvarla, dovevo sapere di aver tentato tutto per farlo.

“Conosci i desideri degli uomini, Elsa?”

Sorpresa, alzai lo sguardo.

“No.”

“La maggior parte di essi desidera l'eternità. Pensano che sarebbe splendido non temere ogni giorno che la loro vita possa finire, che il loro corpo possa invecchiare, deperire e infine sparire per sempre. Molti vogliono oro, o felicità, ma alla fine l'eternità è sempre nella loro mente.” con un gesto mi indicò una sedia a dondolo realizzata con l'edera. Obbediente, mi sedetti e lei fece altrettanto di fronte a me. Eravamo in un'altra stanza, ora, e questa era piena di spighe di grano dorate e luminose, che si aprivano al nostro passaggio e ondeggiavano leggermente a ritmo di un vento misterioso.

“Potrei garantirti su me stessa che l'eternità è la peggiore delle pene.” i suoi strani occhi mi fissarono, impenetrabili. “Se potessimo essere felici per l'eternità, sarebbe meraviglioso, ma se la nostra vita eterna non ci piacesse? Io sarò condannata ad espiare per sempre, senza interruzioni.”

Annuii, sebbene confusa, e attesi il seguito.

“Ti piacerebbe vivere per sempre, Elsa?”

Strinsi le labbra.

“Non molto, purtroppo.”

“Non perdere tempo con giri di parole, per favore.”

Sospirai.

“No, non mi piacerebbe.” risposi infine. Era impossibile capire come avrebbe reagito.

“Eppure la tua vita, proprio perché così lunga, ha un valore immenso, a dir poco. Proprio perché non è eterna ha un valore inestimabile. Ed ecco il mio prezzo, Elsa.”

Il cuore mi martellava contro le costole, le orecchie fischiavano e sentivo freddo ovunque. No, no, no. Non poteva dirlo. No. Per favore, no. Non questo.

“La pozione per te e Harry è già pronta. Non devi far altro che accettare il mio prezzo: regalami volontariamente la mortalità della tua preziosa vita da Regina e da Custode, accetta di non poter avere mai più nessuno accanto e di vedere tutte le persone che ami finire la loro vita sotto i tuoi occhi. Accetta la condanna dell'eternità per vendermi quanto hai di più prezioso, e potrai avere quella pozione. E ti dirò di più: salverai tua sorella con questo semplice patto.”

Spazio autrice: incredibile a dirsi, ma ce l'ho fatta! Mi tocca ringraziare l'influenza, perché senza di lei non sarei rimasta a casa a scrivere :) Il colore di oggi, a leggere sulla tavolozza, è un marrone castagna, che richiama l'autunno ormai finito. Siamo tutti in attesa della famigerata perturbazione Attila, che dovrebbe finalmente portare l'inverno (un po' in ritardo) anche da queste parti.
Sono riuscita a scrivere un capitolo un po' più lungo e devo ammettere di essermi divertita un sacco; ho pensato a lungo al pagamento imposto dalla strega e sulle prime avrei voluto che fosse qualcosa del tipo: se salverai tua sorella, ucciderai Harry o cose similmente drammatiche, ma poi ho pensato a un libro che avevo letto e mi sono ricordata che nelle storie d'amore l'eternità può essere un grosso flagello. E così ecco arrivare la mia idea.
Non sapevo come dipingere il carattere della strega; ho optato per una maschera impenetrabile, perché ho sempre pensato che vivere per sempre, prima o poi, artrofizzasse le emozioni o, comunque, rendesse molto più facile nasconderle. La nostra strega ha sentimenti e desideri, ma si nasconde abilmente dietro una facciata imperturbabile.
Come vanno le vostre giornate? Chi a scuola chi al lavoro, qui sono tutti impegnati. Alla fine, lo stress mi ha causato una fastidiosa orticaria e la tonsillite, mio perenne punto debole sempre colpito con facilità appena fa freddo o sono più in ansia del solito. Così, inutile dirlo, sono stata non solo costretta a letto, ma anche costretta a dieta! La gola ha fatto un male terribile ... T.T Almeno, ho saltato un paio di verifiche e di interrogazioni ;)
Nella speranza di scrivere presto un nuovo capitolo e pregando che nessuno di voi si becchi la tonsillite,
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Il tempo ***


Capitolo 18 – Il tempo

"Certe volte tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto."
-Avatar.

Tre giorni: tre giorni prima di rivedere mia sorella. Se qualcuno mai avesse potuto pensare che il tempo fosse solo un'utile invenzione umana, in quel momento, nel mio stato d'animo, avrebbe capito quanto si sbagliasse.

Ogni minuto, ogni secondo, ogni ora … Era tutto un'interminabile attesa dell'ignoto più totale. Da quando aveva smesso di nevicare, il castello era stato circondato da una spessa coltre di nebbia e tutto sembrava bianco, evanescente, irraggiungibile.

Tre giorni, mi ripetevo. Tre giorni era il tempo che avevo con Harry prima di andarmene, tre giorni erano i giorni che servivano per radunare il numero minimo di Custodi e tendere un'imboscata ai Capi Neri, e tre giorni erano quelli che avrebbero impiegato per rispondere al nostro messaggio.

Mi sarei unita a loro, avevo dichiarato nella lettera, ma volevo rivedere mia sorella. Non sapevamo cosa aspettarci: un invito al loro covo nel buio, o il loro arrivo al nostro castello? Quasi sicuramente un invito. Nessuno di noi si sarebbe risparmiato la possibilità di giocare in casa, sarebbe stato uno splendido vantaggio.

Ma noi non l'avevamo.

Non avevamo nessun vantaggio. Per quanto li riguardava, avrebbero potuto non rispondere e uccidere mia sorella, ponendo fine anche alla mia vita. Cosa importava mai a quelle creature di lasciarci in vita? Per quanto ne sapevano, a parte i nostri poteri, servivamo a poco.

Ero insofferente a tutto e a tutti. Harry cercava di starmi vicino, ma era talmente … Doloroso. Non pensavo che lo sarebbe stato così tanto, sapere che ogni attimo con lui mi avvicinava sempre di più alla fine. Tre giorni e se tutto fosse andato bene sarei sparita per sempre dalla sua vita. Curioso come, a volte, il lieto fine fosse tanto assurdo.

Ero seduta all'ombra, sulla trave più alta del soffitto della biblioteca, e guardavo fuori dalla finestra lo spettrale paesaggio bianco. E se fosse stato così? Mi era capitato, a volte, di pensare a quello che c'era dopo la fine della vita: limbo, ombre, paradiso, angeli … Ma non l'avevo mai messo sul serio in conto. E perché mai? Niente lasciava presagire che quel momento fosse vicino, ma ora … Se mi avessero uccisa, avrei dovuto affrontarlo. Ero così spaventata! Perché nessun custode lo era? E se tutto fosse semplicemente finito? Se avessimo dimenticato tutto e ci fossimo ridotti a vagare nel nulla che era quella nebbia fuori dalla finestra, come ombre nell'infinito? Come poteva non essere una sorte terribile, quella?

Fissai la nebbia, cercando disperatamente di capire, quando una voce mi fece sussultare.

“Il fatto che tu voglia stare sola non ti autorizza a rubare il mio posto preferito.” disse Sam, divertita, sedendosi agilmente sulla trave accanto alla mia. “Anche se devo ammettere che senza sole non mi perdo un granché.”

Abbozzai un sorriso, senza sapere bene cosa dire e ripresi a guardare fuori dalla finestra.

“Che ci trovi di tanto interessante nel nulla totale?” chiese Sam, seguendo il mio sguardo.

Mi limitai ad alzare le spalle.

“E' lì che andremo dopo.” risposi, sperando quasi che non capisse.

“Perché ti crucci tanto?” borbottò. “Tanto tu non ci andrai mai, in quel dopo.”

Quando la guardai sorpresa, ridacchiò.

“Ricordi? L'udito di un gatto.”

“Harry …?”

“No, non lo sa. E non sa nemmeno come ti senti quando sei con lui, crede che tu sia preoccupata per tua sorella.”

Sospirai, guardando distrattamente la biblioteca sotto di noi. Chissà cos'avrebbe detto Anna, se l'avesse vista; forse che c'erano troppi libri, o che era troppo silenziosa … Aveva passato troppo tempo, nella sua infanzia, immersa nel silenzio più totale per apprezzare il clima di quel posto. Del resto, era stato così per entrambe.

Improvvisamente, mi fischiarono le orecchie. Era tutto troppo silenzioso. Non volevo il silenzio. Volevo sentir parlare mia sorella tutto il giorno. Non volevo il silenzio.

Prima di rendermene conto, saltai giù dalla trave e uscii di corsa da quella stanza, con la vista annebbiata e le pareti che mi ondeggiavano attorno. Sapevo di essere sudata, ma sentivo freddo ovunque, avevo i brividi. Corsi per tutto il castello, nel buio e nella luce lattea delle finestre, fino ad arrivare nella mia stanza.

Anche lì c'era troppo silenzio.

Uscii di nuovo, cercando di respirare regolarmente. Stavo impazzendo.

Cominciai a piangere e corsi finché non ebbi più fiato e arrivai nell'atrio del castello, illuminato dalla calda luce delle candele. Vidi il mio ritratto sulla vetrata, lo sguardo determinato e coraggioso, la neve che mi circondava come una coperta. Avrei voluto essere davvero quella custode.

Volai vicino a lei e appoggiai con delicatezza le dita sul vetro freddo, che si cristallizzò immediatamente. Controllare i poteri quando ero così spaventata era praticamente impossibile.

Il vetro divenne opaco, pieno di brina, e il ghiaccio salì ramificandosi lungo la finestra, fino a ricoprirla completamente. Quando cominciò a formarsi la neve, tolsi la mano.

Volevo solo sedermi lì e piangere.

Volai cautamente giù e presi a passeggiare su e giù per l'atrio. Non sapevo più nemmeno io a cosa pensare. C'era silenzio ovunque.

Poi, di colpo, uno scricchiolio ruppe il silenzio. Mi voltai di scatto, alla ricerca della fonte del rumore.

Non proveniva dalla porta. Non c'era nessuno lì, l'atrio era deserto.

Lo sentii ancora e perlustrai di nuovo la sala con gli occhi. Nessuno. Forse erano state le candele? Ma poi lo sentii ancora e non ebbi più dubbi.

Mi voltai verso la vetrata e dovetti trattenere un grido di orrore.

Si era completamente sciolta. Non c'era niente. Non c'era più niente. Cosa significava?

E non era solo rimasto il vuoto: era rimasto il buio. Un grosso buco nero.

Mi alzai in volo e mi avvicinai con cautela. Era assolutamente statico. Non si muoveva e sembrava innocuo. Deglutendo, tesi una mano, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa la vetrata si tinse di bianco, bianca come la neve.

Cominciò a formarsi un'immagine, tassello dopo tassello.

Due volti gemelli si fronteggiavano, ai lati opposti della vetrata, e il fuoco dell'una lambiva il ghiaccio dell'altra. Legate insieme dalle catene, le corone che quasi si toccavano, due regine erano in piedi sulla cima di una montagna, le mani giunte.

Due regine.

Io e Anna.

 

Il messaggio dei Capi Neri arrivò il mattino dopo, molto prima di quanto sospettassimo. Che fosse molto prima, non importava: il messaggio era, come avevamo previsto, un invito al loro covo.

Che ironia! Pensai, quando vidi che anche il secondo inquietante incontro della settimana sarebbe avvenuto a mezzanotte. Avevamo a malapena il tempo di radunare gli ultimi Custodi e di prepararci ad affrontare la notte più nera della nostra esistenza.

Fece buio alle tre. Non era quel buio che calava lentamente, né quel buio in cui era sufficiente avere una torcia. Nel giro di pochi secondi non vedevamo a un palmo dal nostro naso. Per quel poco che riuscii a distinguere, c'era anche una terribile nebbia.

E, ovviamente, niente luna.

Quando si parlava di giocare in casa, nessuno era bravo come loro a sfruttare ogni potenzialità.

Non sapevo esattamente come prepararmi, né se fosse possibile prepararmi. Sapevo soltanto che il massimo che potevo fare era passeggiare su e giù per il castello, sperando e pregando, e cercando di evitare Harry e la stanza dei Sigilli.

Volevo allontanare il più possibile il momento dell'addio, ma sapevo di non poterlo fare ancora a lungo e questo fu presto confermato, quando trovai Harry appoggiato alla porta di camera mia.

Lui non mi aveva ancora vista e, per un attimo, osservai i lineamenti distesi, rilassati, i capelli che gli coprivano gli occhi, il capo chino. Per un istante, pensai di voltarmi e scappare. Potevo fingere di non averlo visto.

Ma poi mi resi conto di quanto fosse crudele.

Avremmo sofferto ugualmente, ma un taglio netto sarebbe stato meglio di una lunga ed inutile agonia. Perciò raddrizzai le spalle e mi feci avanti, cercando di essere il più silenziosa possibile; ancora speravo di ritardare quel momento. Ma Harry, come se avesse percepito la mia presenza, alzò la testa e i suoi occhi blu mi inchiodarono sul posto.

“Ciao.”

“Ciao.” la mia voce uscì in un soffio. Harry abbozzò un sorriso.

“Cosa c'è che non va, Elsa?”

Nessuno avrebbe mai potuto essere più diretto di lui in quel momento. Dopotutto, però, avevo voluto io stessa un taglio netto, e che taglio netto fosse, allora.

Presi un bel respiro e mi costrinsi a guardarlo negli occhi.

“Me ne vado, Harry. Torno a casa con mia sorella.” mi sorpresi della calma della mia voce. Una parte della mia mente, non concentrata su Harry, capì che ci erano voluti anni e anni di allenamento.

Ma la parte concentrata su Harry, notò la sua espressione: quella di chi ha ricevuto una secchiata d'acqua gelata, dopo averla aspettata per tanto tempo. Strinsi le labbra fino a farle diventare bianche, lo stomaco stretto in una morsa, il cuore che batteva furiosamente.

La gola era serrata, come a costringermi ad aprire la bocca per prendere aria e così a dire quelle parole che avrebbero mandato tutto a monte.

Harry rimase in silenzio per un tempo che parve infinito e, nonostante tutto, quello fu il peggior silenzio a cui avessi mai assistito.

Infine, in un sussurro, chiese:”Perché?”
“Non posso dirtelo.” risposi quasi automaticamente. Avevo provato talmente tante volte quella conversazione nella mia mente, che ormai tutto mi sembrava scontato. Ma quello che successe dopo non era affatto scontato.

Harry si avvicinò a me con un unico, lungo passo e mi abbracciò stretta. Sentii tutti i miei muscoli liquefarsi contro la mia volontà, come se fuoco liquido mi attraversasse le vene. Quasi istintivamente strinsi Harry a me, pregando e supplicando che mi baciasse e al tempo stesso che non mi sfiorasse nemmeno, perché sarebbe stato troppo doloroso.

Quando si staccò da me, mi guardò negli occhi.

“Qualunque cosa sia, ho giurato di fidarmi di te e intendo farlo.” esitò un attimo. “So che non lo faresti se non avessi una buona ragione.”

Spazio autrice: dopo tanto tempo, posso dirvi che il colore di oggi è un morbido grigio chiaro, di cui l'intero mondo pare essere circondato oggi; mai vista tanta nebbia in vita mia! Ho un perenne mal di testa -.-" Come avete passato il Natale? :) Qui le luci sono state coperte tutte dalla nebbia, tranne quelle della mia vicina: ha appeso una cascata di lucine in perenne movimento al suo ulivo e penso che la loro funzione, con questo clima, potrebbe tranquillamente eguagliare quella di un faro nella nebbia.
Per il resto, mi dispiace di averci messo tanto ad aggiornare, ma purtroppo la scuola non mi ha dato tregua. Solo io ho una valanga di compiti per le vacanze!? Tutti quelli con cui parlo non fanno altro che dirmi:"Compiti? No, ce ne hanno dati pochissimi!" -.-" Comincio a capire perché, da 25, in classe siamo rimasti in 17.
In ogni caso, la nostra storia si avvia verso la parte centrale. All'inizio avevo pensato di arrivare a questo punto, scrivere ancora qualche capitolo e poi concludere, ma ora ho deciso di modificare un po' la trama, perciò allungherò ancora il racconto.
Si prospetta un capitolo pieno di azione! :)
Ora vado a finire di tradurre l'Anfitrione (mando tanti auguri a chi deve ancora farlo o è alle prese con l'opera ...), nel frattempo spero che la storia vi piaccia e tanti saluti da ... Montagne e montagne di nebbia. ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Avanti ***


 

Capitolo 19 – Avanti

 

Mezzanotte stava arrivando troppo in fretta. Non avevo ancora capito se ero riuscita a fare tutto ciò che dovevo, se rimpiangevo qualcosa. In fondo, sarebbe potuta finire male. Non solo la mia vita sarebbe potuta finire male, ma anche quella di mia sorella, e quella di Avery, di Sam e di tutti i Custodi.

Una parte di me non riusciva ancora ad evitare di sentirsi in colpa per averli coinvolti in quella storia, ma in cuor mio sapevo che, comunque fossero andate le cose, sarebbero stati coinvolti tutti lo stesso.

Mancava mezz'ora alla partenza e io mi guardavo, pallida come un fantasma, allo specchio della mia camera: avevo raccolto i capelli come il giorno dell'incoronazione. Era in quel giorno che tutto era crollato, ma ne era seguito anche un lieto fine, perciò avevo cercato di ricordare quel momento.

Il mio viso si era fatto più lungo e affilato da quella volta, i capelli erano più lunghi e qualche ciocca sfuggiva dall'elastico. Per la prima volta in vita mia, pensai di sembrare stranamente pericolosa: vestita da uomo, completamente di nero, con quei pantaloni così stretti e quell'impermeabile lungo, col cappuccio, e quell'aria severa, spiazzante. Anna mi avrebbe riconosciuta? Vedevo poco della vecchia Elsa, ormai. Ero diventata una Custode a tutti gli effetti.

Harry mi aveva detto che, se avessi voluto, avrei anche potuto cambiare il mio nome, giurando fedeltà ai Custodi. Era una specie di nuova vita.

Avrei dovuto mettere anche i guanti, ma ovviamente non ne avevo nessuna intenzione, visto che diminuivano i miei poteri e che non ne avevo bisogno. Lanciai ancora un'occhiata allo specchio e vidi che mancava l'ultimo tocco: la mia espressione era spaventata, intrisa di dolore, gli occhi spalancati.

Lentamente, rilassai tutti i muscoli del viso, impressi una maschera d'acciaio agli occhi, mi imposi di fingermi coraggiosa e risoluta. Era quello che avrei dovuto essere per salvare Anna.

Ora ero perfetta.

Sentii le campane della torre campanaria in piazza cominciare a suonare i rintocchi di mezzanotte, lugubri e decise. Era ora.

Presi un profondo respiro, e uscii diretta all'atrio del castello.

I corridoi erano molto più bui del solito e fuori dalle finestre si vedeva soltanto un buio impenetrabile. Non c'era una sola luce. Guardare fuori era come cercare di intravedere qualcosa sul fondo di un pozzo.

Accelerai il passo, con il cuore in gola, e finalmente intravidi le luci delle candele in atrio. Persino quelle sembravano più fredde del solito, ma al momento erano le uniche che potessimo sperare di vedere.

Appena entrai nella stanza, la loro luce fioca illuminò il viso di una ventina di Custodi e si riflesse sul baluginio delle ali spiegate di Avery. C'era un brusio in giro per la stanza, discutevano tre loro a bassa voce, divisi in piccoli gruppetti.

Vidi di sfuggita Sam, seduta su una delle travi del soffitto, e qualche altro viso conosciuto o già visto. Gli occhi di Sam sembravano mandare lampi nell'ombra e, anche se mi trovavo metri e metri più in basso, riuscii a vederne l'esatto colore e la pupilla allungata, poco prima che si ritirasse nel buio.

Guardai ancora in giro, finché non trovai Harry. Il mio cuore accelerò e per un attimo temetti che la maschera del mio viso si sarebbe rotta e avrebbe rivelato tutto … Anche il mio piano, ma nell'istante in cui i suoi occhi incontrarono i miei capii che era tutto a posto e avanzai verso di lui.

Ora veniva la parte più difficile.

“Pronta?”

“Pronta.” le nostre voci erano ferme, i nostri visi maschere di ghiaccio. Harry frugò nella tasca e tirò fuori la boccetta della pozione, con il liquido bluastro venato da fili dorati. Distrattamente mi chiesi che sapore avesse e se sarebbe stato doloroso, ma poi ricordai che non l'avrei mai bevuta e, in qualche modo, fui sollevata all'idea che la curiosità rimanesse solo curiosità.

Alzai di nuovo lo sguardo su Harry, aspettandomi ancora una volta che mi leggesse dentro e intuisse quello che stavo per fare, ma la sua espressione rimase neutra. Dentro di me, non sapevo se essere delusa o contenta: delusa all'idea di non avere anche solo una scusa per dirgli tutto, contenta perché … Era assolutamente meglio che non sapesse niente. Non doveva impedirmelo.

Harry stappò la boccetta e sentii il cuore salirmi fino alla gola e accelerare. Terrorizzata, controllai che non lo sentisse, ma la sua espressione fugò ogni dubbio: aveva visto che ero nervosa.

“Non preoccuparti. Non succederà niente di male.”

Gli sorrisi, più sollevata di quanto dessi a vedere: pensava che fossi spaventata all'idea di bere la pozione. Non sospettava niente. Me lo ripetei anche quando lo vidi prendere un sorso dalla fiala e poi porgerla a me.

Era dolce, aveva il sapore dei mirtilli, del miele e di qualcos'altro che in pochi sarebbero riusciti ad identificare: sciroppo d'acero. Dopotutto, solo io potevo sapere che era con quello che avevo sostituito la vera pozione.

“La strega ha detto che posso trasferirti i poteri solo una volta: lo faremo quando ce ne sarà bisogno.” dissi, pur sapendo di mentire. Ma non potevo lasciare che Harry facesse una prova e scoprisse che non funzionava. Non dovevo dargli indizi, ed era per questo che non gli avevo detto nulla nemmeno del prezzo pagato alla strega. Non sapeva ancora nulla.

Mi sorrise. L'ultimo sorriso, pensai. Se fosse andato storto, sarebbe stato l'ultimo.

“Custodi!” esclamò, rivolto alla sala, che si zittì immediatamente. “E' ora!”

E con quelle parole uscimmo nella notte.

 

Era la notte più buia della mia vita, e non sapevo se fosse dovuto alla paura che qualcosa andasse storto, o al terrore della mia fine … In fondo era come se stessi progettando il suicidio. Quando me ne accorsi mi sentii correre un brivido di terrore lungo la schiena: persino la parola suicidio aveva qualcosa di terribile. Sui caedere, in latino.

Lanciai ancora un'occhiata ad Harry, poco più avanti di me, davanti a tutti i Custodi, e mi chiesi a cosa pensasse; in realtà, mi chiedevo a cosa pensassero tutti loro, non solo lui. Nessuno sembrava avere paura ed erano tutti in silenzio, nessuno diceva una parola. Chissà se qualcuno di loro stava pensando a quello a cui pensavo io, al rischio che la nostra vita finisse, o a quando avevano perso qualcuno di caro … Sam doveva aver sentito qualche emozione dentro di me, perché mi si accostò silenziosamente e con un movimento disinvolto mi tirò abbastanza lontano da Harry da non fargli sentire quello che dicevamo.

“Allora, regina Elsa” il suo tono nascondeva un sorriso, “sei pronta a mettere fine alla tua vita stasera stessa? Hai fatto tutto quello che volevi fare?”

Sentii le lacrime salirmi agli occhi, ma le ricacciai giù.

“Sono pronta. Non ho fatto tutto quello che volevo, forse, ma lo farà Anna per me.”

Sbuffò, e mi parve per la prima volta di vedere una vera tristezza dietro i suoi occhi da gatto.

“Non sarà mai lo stesso, e lei starà male per la tua perdita.”

“Le passerà.”

“Diventerà sopportabile. Non passerà mai.”

Sospirai, sconfitta. Lo sapevo. Lo avevo capito in tutti quei giorni passati senza di lei, avevo capito cosa fosse la nostalgia, cosa significasse avere un vuoto enorme nel petto, ma anche quanto amassi Anna e che ce l'avrei fatta. Se anche non l'avessi ritrovata, se non fosse stata viva, sarei stata male per mesi, forse anni, ma sapevo che alla fine sarei andata avanti con la mia vita, per lei e per me. E così avrebbe fatto anche mia sorella.

Avevo cercato di spiegarglielo in una lettera che avevo mandato nei giorni precedenti: sarebbe stata spedita ad Arendelle il prima possibile e, se tutto fosse andato come doveva, Anna l'avrebbe ricevuta appena tornata e avrebbe saputo tutto. Si sarebbe arrabbiata sicuramente, ma era meglio che fosse arrabbiata piuttosto che uccisa.

Sam dovette sentire la mia determinazione, perché sospirò rassegnata e mi lanciò un'occhiata da cui capii che mi avrebbe lasciata fare qualunque cosa, sapendo di non avere voce in capitolo.

“E così hai deciso davvero?”

Annuii. Rimase in silenzio per un attimo, poi parlò piano.

“Il fatto che io abbia nove vite non rende l'idea della morte meno spaventosa per me. Nemmeno io so cosa ci sia dopo, ma qualunque cosa sia … Tornerai indietro a dirmelo, se potrai?”

Ero sorpresa dalla sensibilità di quelle parole; Sam mi piaceva, ma era sempre stata … Sam. Lontana, fredda, ironica, sarcastica … Sola. Poteva avere il carattere di un gatto selvatico e diffidente a farle da corazza, tuttavia lì sotto rimaneva sempre un essere umano e una Custode.

Le sorrisi.

“Farò il possibile.”

Mi sorrise di rimando, gli occhi che luccicavano nell'oscurità, e un barlume di rimpianto e persino di tristezza in essi.

“Sono onorata di aver avuto il privilegio di dirti addio, Elsa.”

Sentii un nodo in gola.

“Anch'io.”

Da allora rimanemmo in silenzio, ma sapevo che lei sentiva le mie emozioni e io sapevo che mi era accanto; solo il fatto che fosse a conoscenza del mio piano rendeva le cose più facili, in qualche modo.

Il bosco e le montagne erano immersi in un silenzio agghiacciante e il buio ci avvolgeva come una coltre; dopo esserci addentrati al suo interno cominciammo ad intravedere occhi rossi intorno a noi. I Capi Neri ci guidavano verso Anna e in qualche modo ero sicura che tutti i loro sguardi fossero puntati su di me. I Custodi erano disposti tutti intorno a me per farmi scudo fino alla fine, per impedire che mi facessero del male o tentassero di rubarmi i poteri, e lo rimasero anche quando entrammo in una grotta buia, diretti verso il loro nascondiglio.

Non si sentiva nemmeno un rumore. Era la cosa che mi terrorizzava di più, e ogni passo in avanti che facevo mi chiedevo se era quello che mi attendeva dopo la fine della vita: un oblio buio senza fine.

Dopo quelle che mi parvero ore, vidi uno spiazzo aprirsi davanti a noi nell'oscurità e fu allora che apparve: una sala immensa, brulicante di Capi Neri, illuminata dalla luce della luna che entrava da un'apertura sul soffitto. Pareva irraggiungibile persino a me, che sapevo volare.

In quel momento, in fondo alla sala, vidi un trono nero. Era lì che si concentravano le attenzioni dei Capi Neri, che gli volavano intorno come uno sciame di api con la loro regina. Non era illuminato dalla luce della luna, perciò non riuscivo a vederlo bene come invece vedevo una cascata d'acqua scendere attraverso le rocce sulla sinistra, nel vuoto più totale, e come vedevo i simboli tracciati sul pavimento, simboli di un rituale oscuro.

Ma la stregona me l'aveva mostrato, perciò sapevo già cosa c'era su quel trono.

Tante volte nella vita non avevo saputo cosa fare, cosa aspettarmi, come agire, ma quella notte ero arrivata lì preparata; avevo barattato con la stregona molto più dell'eternità, avevo barattato la mia vita.

La mia vita per vedere il futuro.

Per questo, quando alzai la testa e vidi Anna spettinata, con il sangue che le colava da una ferita sulla tempia, il viso pallido e magro e le corde che la legavano al trono nero, non ero per niente sorpresa. E sapevo che a me era destinato il trono accanto al suo.

Spazio autrice: ci vuole un interessante colore violetto per dichiarare il mio autentico ritorno come scrittrice dopo tanto tempo. Finalmente sono intenzionata a scrivere il finale e ho già scritto qualche altro capitolo, ma sono un po' incerta su alcuni aspetti della storia, perciò non li pubblicherò finché non sarò sicura che vadano bene. Ho in mente un finale molto interessante per quanto riguarda Elsa ed Anna, però non posso ancora rivelare niente ;)
Per il resto, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e che aspetterete fiduciosamente il prossimo, perché le mie assenze possono anche essere storiche, ma tenterò sempre di non lasciare storie incomplete :)
Auguro a tutti voi lettori uno splendido Ferragosto :D
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Regina ***


Capitolo 20 – Regina

 

I Capi Neri sciamarono tutti verso di me appena mi videro e io avanzai verso di loro, eludendo la protezione dei Custodi. Nell'istante in cui uscii dal cerchio che avevano creato intorno a me vidi Avery spalancare gli occhi e incontrai lo sguardo di Sam che annuì.

Fai quello che devi.

Per ultimo, vidi Harry che aveva notato lo scambio tra me e Sam e sembrava completamente impietrito. Non ebbi il coraggio di guardarlo ancora negli occhi, mi limitai a voltarmi, a raddrizzare le spalle e ad andare verso di loro.

I loro occhi rossi mi scrutavano, sospettosi, ma si calmarono quando videro che avevo ancora i miei poteri.

E così, regina Elsa, siete venuta davvero. Uno dei Capi Neri venne avanti e capii subito che era più importante degli altri: era più grande e sembrava avere dei tratti umani. Scorsi la forma del viso sotto il cappuccio.

Annuii.

Sapete già che cosa vogliamo, non è vero? Vidi che gli altri circondavano i Custodi, ma sapevo già come sarebbe andata, perciò non mi preoccupai.

“Sì, lo so.”

Il Capo Nero sogghignò.

Siete coraggiosa come dicono, regina Elsa. Quello è il vostro trono. Indicò il trono accanto ad Anna e, per un attimo, sentii la paura ricominciare a scorrere dentro di me. I miei ultimi istanti di vita.

Cercavo di non guardare mia sorella per non distrarmi e per evitare che mi leggesse dentro: ero sicura che avrebbe capito cosa stavo per fare se solo mi avesse guardata negli occhi. Era imbavagliata e non poteva parlare, ma percepivo il suo terrore e la sua confusione, anche se non faceva niente per liberarsi dalle corde. Quanto l'avevano minacciata per impedirglielo? La Anna che conoscevo non avrebbe esitato un istante.

Sedetevi, allora. Annuii e accennai ad avviarmi verso il trono, ma un attimo prima di farlo mi voltai verso Harry e lo guardai.

Dalla sua espressione capivo quanto fosse confuso e quanto si sentisse tradito, e a una parte di me si strinse il cuore, ma sapendo quale fosse la mia sorte non avevo tanto tempo per i rimpianti. Gli sorrisi.

“Non mi hai fatto bere la pozione, Elsa.” il suo tono era carico di rabbia e di stupore. “Cosa hai fatto? Che cosa hai in mente?”

Scossi la testa di fronte alle sue grida furiose. Almeno, sarebbe stato troppo arrabbiato per sentire il dolore della mia perdita.

“Niente. Era solo troppo rischioso, Harry.”

“Menti.”

“No.” mi avvicinai a lui e cercai di non dare a vedere nulla di quello che pensavo. “Andrà tutto bene. Non cercate di combattere o di resistere. Andrà tutto bene.”

Gli sorrisi ancora prima di allontanarmi, ma sentivo il cuore stretto in una morsa; sapere di averlo tradito era terribile. Raddrizzai schiena e spalle e feci un respiro profondo: sarebbe finito tutto molto presto. Vidi i Capi Neri ritrarsi mentre andavo verso il trono e mi apprestavo a sedermi.

“No Elsa!” era Avery “Che stai facendo!? Distruggeranno tutto!”

Mi sedetti e li guardai. I Custodi.

I Capi Neri sibilarono, ed era come la risata di un serpente.

Torneremo a vivere … Dicevano le loro voci e persino io che conoscevo il futuro, che avevo visto quella scena, che avevo visto lo sguardo di Harry, provai un brivido di terrore. Con un nodo in gola, lasciai che mi legassero.

No!” gridò Harry in quel momento “Custodi!”

E tutti sguainarono spade e pugnali e si gettarono verso i Capi Neri, diretti verso me e Anna. Ci rimaneva poco tempo ormai, lo vedevo dalla luce della luna, sfolgorante e terribile, che illuminava le parole in un alfabeto sconosciuto tracciate in tutta la grotta.

Appoggiai la testa al trono e chiusi gli occhi, contando i secondi come quando la stregona mi aveva fatto vedere quella scena giorni prima.

Venti

Sentii Harry urlare il mio nome e il frastuono delle spade che sbattevano una contro l'altra nel combattimento, il sibilo dei Capi Neri, le loro voci orribili che riempivano l'aria.

Diciannove

La luce della luna avanzava verso di noi. Il bosco ne era privo, quando eravamo venuti verso il nascondiglio, perché era tutta lì: serviva per il rituale. Mi chiesi se avrei sentito dolore.

Diciotto

Sentii Anna cercare di chiamarmi. Fu lo sforzo più difficile di tutti quei mesi non risponderle. Sapevo di non doverlo fare, ma ciò non impedì al mio cuore di tremare e alle lacrime di cominciare a scorrere sul mio viso.

Diciassette

Io non sarei andata avanti con la mia vita. Non avrei mai capito quanto amavo Harry, non avrei mai accettato una proposta di matrimonio, non avrei mai avuto dei figli. Non avrei mai visto quelli di Anna.

Sedici

Ricordai quello che era successo dalla stregona, e il ricordo era vivido nonostante il clamore della battaglia, e le tante voci che chiamavano il mio nome, e il terrore per la luce della luna che avanzava.

Vuoi davvero salvare tua sorella? Allora non potrai farlo senza conoscere il futuro. È l'unica via che hai. Anche ammesso che tu ed Harry vi scambiate i poteri, sarà inutile. Uccideranno prima lui di te e i poteri torneranno a te.”

No!”

Te lo faccio vedere, se vuoi.” la strega mi aveva sorriso. Maligna, astuta, spaventosa, ma non bugiarda. Che interesse aveva a mentirmi? Forse ne avrebbe potuto avere se quella fosse stata una trappola, tuttavia io stessa ero andata da lei per un favore; non aveva bisogno di mentire per avere quello che voleva.

E … Se conoscessi il futuro?”

Potremmo elaborare un piano. Vedere se funziona. E salvare tua sorella, salvare il mondo ed Harry.”

Ormai avevo capito come lavorava, perciò le avevo chiesto immediatamente che cosa voleva in cambio. E lei aveva sorriso ancora, come un insegnante che aspetta con pazienza di vedere il suo alunno arrivare da solo alla soluzione del problema.

Voglio la tua vita. Ne voglio l'essenza, solo quella potrebbe togliermi da una prigione come quella a cui sono costretta.”

Ma … Come faccio a darti la mia vita?”

Basta un patto, regina Elsa.” E a quel punto mi aveva mostrato il futuro. Il trono su cui in quel momento ero seduta a contare i secondi, Harry che combatteva furiosamente per me, Anna terrorizzata e insanguinata, la luce della luna nella grotta, lo scroscio dell'acqua che cadeva nel vuoto …

Questa è l'unica cosa che puoi fare per salvarli tutti e tre. Ma non salverai te stessa. Non ti salveresti comunque, in nessun caso.” mi indirizzò un sorrisetto. “In un certo senso, posso dire di provare pietà per te … Ma l'anima di una Custode è l'unica cosa che voglio. Stringi il patto.”

Avevo scosso la testa, allora.

No. Troverò un modo, ce ne deve essere un altro.”

Anche se lo trovassi, non potresti metterlo in atto. Ti ho già fatto vedere il futuro, ora voglio il pagamento per il mio servizio. Paga o non uscirai mai più da qui.”

E a quel punto avevo dovuto pagare con due patti. Uno in cui la stregona mi dava il fardello della sua eternità, che le serviva per tornare umana, e uno in cui io le garantivo la mia anima non appena la mia vita fosse finita, così che la sua prigionia finisse.

Ormai mancavano solo dieci secondi. Era buffo il fatto che per un istante avessi creduto che la mia vita sarebbe durata in eterno e che l'istante dopo avessi capito che avrei vissuto solo per una settimana o addirittura di meno.

Ma per Anna avrei fatto di tutto.

Mancavano solo tre secondi e il combattimento si era fatto serrato, ma Harry e i Custodi non mi avrebbero mai raggiunta. Vidi solo Sam che, lontana da tutti, mi osservava.

Mi voltai verso Anna. Tanto mancavano pochi secondi alla fine.

“Andrà tutto bene.” le sorrisi. Due. Uno.

La luce esplose nell'intera grotta e sentii i Custodi immobilizzarsi, i Capi Neri esultare la vittoria, Anna urlare. Io chiusi gli occhi, strizzando le palpebre, e strinsi le dita sul trono fino a farmi diventare le nocche bianche.

Spazio autrice: per farmi perdonare della mia lunga assenza, ora i miei saranno aggiornamenti lampo! Eh sì, perché dopo averci ragionato su per un po', ho capito che la storia doveva proseguire così e me ne sono fatta una ragione. Il colore di oggi è il verde, per il profumo di erba appena tagliata che c'è qui e per quello di pioggia, che si suppone arrivi entro stasera ;)
Inizialmente avevo pensato a un'altra versione della storia, ma al momento di metterla per iscritto ne è uscito questo capitolo, di cui però non ero convinta, ragion per cui non l'ho pubblicato subito. Oggi l'ho riletto e mi è sembrato che andasse bene, perciò eccolo qui :D Spero che vi piaccia anche se ammetto che il finale è una vera crudeltà, visto che lascio la storia in sospeso in questo modo barbaro (gli scrittori sono creature infide e instabili ... XD), ma penso che mi perdonerete dato che aggiornerò molto presto. Il prossimo capitolo è praticamente già pronto, devo solo sistemare le ultime cose e poi sarà tutto vostro.
Se qualcosa nella storia non è chiaro chiedetelo pure nelle recensioni, sarò felice di rispondere e, eventualmente, di correggere o sistemare la storia. Con questo, spero che abbiate passato tutti un buon Ferragosto e a tutti gli studenti come me auguro un felice ultimo mese di vacanza ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 - L'eternità ***


Capitolo 21 – L'eternità

 

Strinsi i pugni e sentii la forza del potere dentro di me respingere quella dell'incantesimo che cercavano di lanciarmi. Quando avevo visto questa parte con la stregona, mi ero chiesta cos'avrei provato e, in quel momento, capii che non avrei mai potuto immaginarlo: dolore, paura, terrore … Erano solo un ricordo. Aprii gli occhi, sorpresa, e guardai la scena davanti a me, che in qualche modo mi sembrava nuova.

Mi sentivo invincibile.

Nella visione della stregona mi ero vista sorridere e solo allora compresi perché: ero libera. Spezzai le corde senza difficoltà e mi alzai in piedi. Sentivo la pressione dell'incantesimo contro di me, ma non era niente. Era come se avessi creato una barriera intorno a me e mia sorella.

Tempo prima, mentre combattevo contro i Capi Neri mi ero chiesta cosa sarebbe successo se una volta avessi lasciato andare completamente il mio potere, se fossi diventata completamente di ghiaccio e neve. Cosa sarebbe successo?

La magia oscura di quel luogo cercava di far esplodere ogni grammo di magia dentro di me, ma sapevo che non poteva rubarla, perché non apparteneva né a me né a nessun altro. Io ero una regina e in quanto tale ero parte di tutto il mio mondo. Io sarei vissuta sempre, sia che avessi venduto l'anima a una stregona, sia che mi avessero uccisa.

Io ero parte dei Custodi, io ero nata per proteggere.

Nell'istante in cui lo capii sentii che i miei piedi non toccavano più terra e che il mio corpo si dissolveva in neve: vedevo Harry, Sam, Avery e tutti gli altri Custodi guardarmi e i loro occhi riflettevano la luce.

I Capi Neri cercavano di avvicinarsi a me, ma non ci riuscivano. Non potevano rubare il mio potere e nemmeno quello di Anna, perché non mi apparteneva e non poteva appartenere nemmeno a loro. Vidi le mie mani dissolversi in neve e mi chiesi cosa sarebbe successo perché la visione si fermava a me che mi dissolvevo nel nulla e avevo pensato che fosse perché lì finiva tutto, ma in quel momento capii che non era così e vidi Anna venire verso di me.

Volando.

La sua pelle era pallida, ma i suoi capelli erano fuoco e vedevo scintille nei suoi occhi e nelle sue mani e, soprattutto, un'espressione fiduciosa sul volto.

“Elsa.” Nonostante mi sentissi assolutamente invincibile, vederla lì, forte e sana mi fece venire voglia di scoppiare a piangere e di buttarle le braccia al collo.

Sentii le lacrime scorrermi sul viso, di gioia, di sollievo, di tristezza. Egoisticamente, non potevo fare a meno di essere immensamente triste, non per la mia vita, ma perché non avrei avuto la gioia di vedere Anna crescere. Di crescere con lei. Perché negli ultimi tempi l'avevo capito: potevo essere regina, potevo essere forte, non avere bisogno di nessuno, ma la vita cambiava e mi avrebbe sempre messo davanti nuove difficoltà e l'idea di non avere più abbastanza tempo per imparare, per capire, per amare mi strinse il cuore e la gola in una morsa.

“Anna … Anna mi dispiace tanto. Io … Ho stretto un patto. Ho fatto un patto con la stregona: se tu fossi rimasta viva e lei avesse impedito che ti portassero via i poteri, io le avrei dato la mia vita. Per sempre.”

Anna mi fissava ad occhi sgranati, e con sorpresa notai che nonostante il fuoco erano ancora verdi. Non potei fare a meno di sorridere: lei non avrebbe mai commesso il mio stesso errore, non avrebbe mai permesso che il suo potere diventasse la sua vita. Lei rimaneva sempre Anna, mia sorella.

“No, Elsa. Io … Lo so.” mi prese le mani e con sorpresa notai che anche il suo corpo si stava dissolvendo, e stava diventando fuoco così come io stavo diventando neve. Quello che mi sorprese di più fu la sensazione del contatto con lei: una scossa elettrica lungo le braccia, come se solo starle vicina mi rendesse ancora più forte. Alzai sorpresa lo sguardo e vidi mia sorella sorridere, i capelli ormai come fiamme, la pelle bianca come la neve, gli occhi con bagliori dorati e l'espressione di chi si sente invincibile.

“Un equilibrio.” mormorai fissando di nuovo le nostre mani unite.

“Esatto. Noi non possiamo essere separate, mai.” guardai Anna e vidi le lacrime anche sul suo viso. “L'ho capito in tutti i giorni trascorsi qui. Sarebbero potuti passare mesi, o anni, ma tu saresti venuta a prendermi, qualsiasi cosa succedesse. Saresti venuta sempre e anche se non fosse successo, io avrei continuato ad aspettare.”

In quel momento mi ritrovai a pensare alla vetrata all'ingresso del castello e all'immagine di me e Anna legate dalle stesse catene, in piedi sulla montagna, una fuoco e l'altra ghiaccio. Una buio e l'altra luce.

Quando guardai di nuovo mia sorella vidi che anche lei aveva capito e questa volta, quando sentii di nuovo la pressione dell'incantesimo dei Capi Neri su di noi, non mi spaventai. Sentii solo una forza incredibile, accecante, scorrermi nelle vene e strinsi le mani di Anna.

Nessuno, nessuno mi avrebbe mai portato via la vita. Nessuno.

Ci voltammo all'unisono, pronte all'impatto, le mani unite, pronte a finire la nostra vita insieme o ad averla per sempre. La stregona mi aveva proposto un patto e io l'avevo accettato, questo era vero, ma se c'era una cosa che avevo imparato nelle mie ore in biblioteca era che ogni patto andava rispettato, tranne nel caso in cui una legge universale lo impedisse.

E due sorelle, così come fuoco e ghiaccio, come luce e buio, erano legate. Nessuno poteva portare via la mia anima o quella di Anna finché l'altra viveva, le nostre catene erano protette dall'intero universo. Il patto della stregona non era valido.

Se anche ci fossimo liberate, però, cosa ne sarebbe stato dei Capi Neri? Avrebbero trovato un nuovo modo per distruggerci? Per distruggere altri? Avrebbero cercato di nuovo di rovinare le nostre esistenze, di rubare la vita di qualcun altro?

Sapevo che Anna pensava la stessa cosa, perché avanzò con me quando lo feci io e aveva la schiena dritta, l'aria forte e determinata. Per la prima volta, la ammirai davvero nonostante fosse più giovane di me e quando avanzammo insieme l'unica cosa che vidi fu la luce che avvolse l'intero mondo.

 

Quando mi svegliai, ero distesa in un letto nel castello dei Custodi. Mi guardai in giro confusa, cercando di separare il sogno dalla realtà e cercando di capire cosa fosse successo, che giorno fosse e dove fossi.

Indossavo ancora i pantaloni e la maglia di quella che sembrava la sera prima ed erano pieni di tagli, la stoffa era lacerata in vari punti, soprattutto su gambe, braccia e pancia e cercai di ricordare dove o come mi fossi ridotta così. Mi ero scontrata con i Capi Neri, alla fine?

Mi alzai a sedere talmente all'improvviso che sentii le orecchie fischiare e inspirai repentinamente, appoggiando le mani sul petto. Il mio cuore batteva.

Ero viva. Mio Dio ero viva. Ero viva! ERO VIVA! Sorrisi, incredula, e poi scoppiai a ridere, mentre le lacrime mi scorrevano sul viso a fiumi. Ero viva. Ero viva. Me lo ripetei per milioni e milioni di volte, ridendo e piangendo insieme, indecisa se saltare sul pavimento o sul letto per la felicità, se correre per i corridoi a cercare Harry o … Anna. Mia sorella era viva. Lo sapevo.

Eravamo vive. Eravamo vive. Eravamo vive.

Piansi ancora di più per il sollievo di tutti i mesi passati, della sera prima e perché finalmente potevo pensare ad un futuro con mia sorella, potevo averlo io un futuro … Potevo fare tutto quello che volevo.

Scesi dal letto in un impeto di gioia e spalancai la porta della camera, mettendomi a correre in corridoio. Mentre correvo, mi chiedevo come fosse possibile che la stregona non avesse visto quello che era successo, ma il motivo era semplice: non lo sapeva. Persino le predizioni del futuro erano soggette a certe restrizioni, e una di esse era che lo stregone in questione avesse tutti gli elementi possibili a una buona predizione e lei non sapeva del legame tra me e Anna. O meglio, lo sapeva ma pensava fosse solo un tipico legame tra sorelle, non aveva capito che c'era altro.

Corsi a perdifiato fino ad arrivare alla stanza di Harry. Bussai, ma non resistetti ed entrai subito dopo, spalancando la porta.

Harry era disteso sul letto, anche se lui indossava dei vestiti normali e non completamente distrutti e non aveva la mia aria scarmigliata ed entusiasta. Dovetti sembrargli davvero fuori di me, perché spalancò gli occhi non appena mi vide: avevo le guance rigate di lacrime e ridevo, piena di tagli e graffi, i capelli sciolti e spettinati.

“Elsa!”

“Harry … Mia sorella?”

Sorrise.

“Sta bene.”

Mi sentii cedere le ginocchia per la gioia.

“Posso vederla?”

“Quando vuoi. Ha mangiato una tonnellata di carne, ha voluto a tutti i costi mettere i pantaloni e si rifiuta di legarsi i capelli. Non sembrate proprio sorelle, eh?” ridacchiò “Mi ha anche incendiato un paio di tende ...”

Sorrisi mentre il sollievo lasciava posto a una nuova stanchezza. Improvvisamente mi sentivo esausta per tutto quello che era successo e Harry, che se ne accorse, mi fece cenno di sedermi sul letto vicino a lui. Obbedii, sfinita.

“Allora ...” alzai lo sguardo. “Mi racconteresti quello che è successo? Dall'inizio?”

Sorrisi con rassegnazione.

“Me lo perdoneresti mai se non lo facessi?”

“Ecco ...”

“E' iniziato tutto con la stregona ...”

E gli raccontai di quello che mi aveva detto, del patto che avevo stretto subito dopo con la stregona e di come pensassi che sarebbero andate le cose e di come poi erano andate, e molto di più, perché gli dissi come mi ero sentita quando avevo visto Anna e di come mi ero sentita invincibile.

“Sai, all'inizio quando ho visto che eri andata da loro mi è sembrato che mi avessi tradito. Dopotutto, io facevo parte del tuo piano. Ma poi, Sam mi si è avvicinata ed è riuscita a spiegarmi tutto e così quando ti ho vista diventare neve e ho visto tua sorella … Be', non immaginavo certo che facessi quello che hai fatto, ma avevo capito che c'era qualcosa sotto.”

Sentii una strana confusione nella mia testa.

“Cosa intendi con quello che ho fatto?”

Harry mi fissò, sbalordito.

“Vuoi dire che tu non sai ...”

“Io non so cosa sia successo dopo che mi sono dissolta in luce, o qualcosa del genere.”

Era come se mi fosse spuntata una seconda testa, a vedere la sua espressione.

“Elsa, tu e Anna ci avete salvati tutti. Avete distrutto il covo dei Capi Neri. Avete fatto rinascere le loro anime. Ma come fai a non ricordare niente?”

“Cosa intendi con … Far rinascere le loro anime?”

Sentii il mio cuore battere più forte.

“Nella Sala dei Sigilli sono nate nuove anime, almeno mille. E loro sono tutti spariti. Di chi pensi che sia il merito?”

Ricordai confusamente, in mezzo alla luce, di aver visto le anime nere diventare dorate e andarsene, di aver sentito le loro risate, di aver visto alcune che volavano via … Ero troppo felice in quel momento, non avevo fatto caso al resto. Ero così felice. Se avessi dovuto pensare al paradiso, sarebbe stato così. Un'eternità completamente senza pensieri, immensamente e incondizionatamente felice.

Mi chiesi se per un attimo non avessi effettivamente toccato il paradiso.

Sorrisi a Harry.

“Ho fatto tutto quello che potevo. Ma ora voglio andare da Anna.”

“Non mi lascerai in pace finché non ti porterò da lei, vero? Pensa che persino Sam la trova simpatica.”

Io e Harry uscimmo e in corridoio lui mi prese la mano. Ripensai a tutta la fiducia che mi aveva dato prima della battaglia, e a come io l'avevo tradita, e mi resi conto che ci sarebbe voluto del tempo prima di riconquistarla, ma quando ci fossi riuscita giurai a me stessa che sarei rimasta con lui.

Gli lanciai un'occhiata di sottecchi e lui se ne accorse.

“Che c'è Elsa?” nel suo tono c'era malizia e io arrossii.

“Niente.”

“Coraggio.”
“Ehm … Stavo pensando.”

“A cosa?”

“A … Ahem … A … Sì, io ...” sbuffai, esasperata. Non sapevo gestire l'imbarazzo, ma in quel momento mi sentivo talmente su di giri, felice, strana, grata, entusiasta e stanca che non capivo più niente.

“Pensavo a te, Harry, alla fiducia che mi hai dato e a quella che poi ho tradito. E mi chiedevo come riconquistarla.”

Parve sorpreso da tanta schiettezza, ma soddisfatto, e mi indirizzò un sorrisetto sghembo.

“E così, vuoi riconquistare la mia fiducia, eh?”

Arrossii fino alle orecchie.

“Sì.” perché una frase così innocente doveva suonare in qualche modo maliziosa in bocca a lui?
“Allora facciamo una cosa. Tu balli con me sabato sera, e io ti ridò la mia fiducia, va bene?”

“B-ballo?” chiesi, confusa. Una parte di me mi ricordò che non sapevo ballare; ci avevo provato, davvero, ma avevo pestato i piedi a due conti la stessa sera.

“Sì. Sabato daremo una festa al castello, per la liberazione dai Capi Neri, e ti presenterò tutti i Custodi. Ci saranno balli, danze e cioccolato.” alla mia occhiata sorpresa, aggiunse:”A tua sorella piace tanto.”

Ci riflettei su un istante, nonostante non fosse d'aiuto a causa delle mie precarie condizioni mentali. Alla fine, relegai le mie preoccupazioni in un angolo della mente con un gesto della mano.
“Sì sì, ballo con te.”

“Benissimo, regina Elsa. E ora, salutiamo tua sorella.” Senza accorgermene eravamo arrivati davanti a una porta, evidentemente quella della stanza di Anna, e Harry la aprì. Appena lo fece, fummo accolti dalle risate di Anna.

“E dovevi vedere che scena! La torta mi era caduta tutta in faccia e io ...”

Si voltò quando ci sentì entrare. Le brillarono gli occhi.

“Elsa!”

Si alzò di scatto dal letto, inciampò due volte nelle lenzuola, tirò il cioccolato a Sam dietro di lei e finalmente mi piombò addosso, con un curioso odore di carne bruciata e cioccolato. Notai che ne aveva un po' persino nei capelli.

“Come stai?”

“Benissimo!” esclamò Anna guardandomi negli occhi. Niente del periodo buio che aveva passato sembrava averla toccata in modo permanente. Era felice, esattamente come prima. Era incredibile che niente riuscisse a cambiarla, a trasformare la persona che era.

Stavo per dire qualcosa, ma poi Anna vide Harry. Si buttò letteralmente addosso a lui.

“O mio Dio, tu devi essere Harry!” esclamò, squittendo dalla gioia. “O mio Dio, sei fantastico!” si scostò appena da lui. “Non ci posso credere!” vedendo la sua aria perplessa, lo fissò:”Aspetta, sei Harry, vero?”

Appena annuì, lo abbracciò di nuovo, ancora più stretto.

“E' un piacereee!!! Non posso credere che mia sorella si sia trovata un fidanzato normale!” e a quel punto scoppiò a ridere. Mi sentii arrossire e vidi Harry guardarmi esterrefatto da sopra la spalla di mia sorella. Alla fine riuscimmo a separarli, e a convincerla che non ci saremmo sposati il giorno dopo, e questo diede modo ad Anna di notare lo stato in cui ero e di dare il via a un'altra crisi di risate.

“Non credevo che avrei mai visto questo giorno!! Elsa con i pantaloni!!!” e rideva talmente sguaiatamente che dovette sedersi. In realtà, alla fine ridevamo tutti, e ci raccontammo molto. Ci raccontammo tutto degli ultimi giorni, ma nemmeno una volta vidi Anna rabbuiarsi; sembrava troppo bello per essere vero, eppure era così. Aveva già dimenticato tutto. A me sarebbe servito più tempo, anche se alla fine ero sicura che ce l'avrei fatta anch'io: mi sarebbe bastato vedere lei stare bene ogni giorno, e avrei saputo che le cose andavano per il meglio.

Quella sera, quando tornai in camera, tirai fuori dal cassetto la lettera indirizzata ad Anna, che avrebbe dovuto essere spedita se le cose fossero andate male, e accesi un fiammifero, guardando quelle parole bruciare.

Cara Anna,

scrivo questa lettera consapevole di quello che sto per fare. Purtroppo ho stretto un patto che vincola la mia vita e anche se vorrei davvero rimanere con te e starti vicino, ho scoperto che non sempre questo è possibile. Ma ho potuto scegliere, e ho scelto di farti vivere.

Quando vorrai o sarai pronta a saperne di più, i Custodi ti spiegheranno ogni cosa: chiedi in particolare di Harry e, se lo vorrà, fagli leggere questa lettera, in cui domando anche a lui di perdonarmi per il dolore infertogli ma di tenere presente che l'ho fatto per la sua stessa vita.

Non serve che cerchi di spiegarti quanto ti ho voluto bene Anna, quanto te ne ho voluto persino nei momenti più bui; purtroppo, ciò che non si è detto e fatto in venticinque anni non si può dire e fare in un istante soltanto.

Ci tenevo a dirti che ogni secondo con te è stato un attimo di felicità, che ti sono grata per tutti quei secondi passati insieme e che spero lo sarai anche tu a me, ma più di tutto spero davvero che tu vada avanti. So che il dolore è forte; l'ho sperimentato anch'io quando non sapevo dov'eri, se ti avrei salvata o se eri viva, ma è proprio per questo che posso dirti che passerà.

A volte sarà più forte, a volte meno, ma alla fine ce la farai. Nel frattempo, voglio che tu tenga le porte del castello sempre aperte, che ti faccia tanti amici, che viaggi. Dono la mia vita nella speranza che tu viva la tua.

Incontra Harry e i Custodi, cerca di conoscerli come meglio puoi e impara ad usare i tuoi poteri per proteggere le altre persone: prima che le cose prendessero questa piega, quello che volevo era diventare una di loro e lo auguro anche a te, perché quando accetterai tutto questo, capirai che sei nata per farlo.

Non so cos'altro scrivere, Anna. C'è così tanto che vorrei dirti, ma non c'è più tempo e tutto quello che sto per scrivere mi sembra banale e scontato, anche se, credimi, in un certo senso lo è davvero, perché quello che si prova in queste situazioni è esattamente come dicono. Se posso darti un consiglio, quando e se ti verranno gli incubi, non rimanere a letto. Cammina anche scalza sul cornicione del tetto, se serve, ma non rimanere lì. Alzati ogni mattina. Vai avanti, e poi vedrai che non sarà più così difficile.

Buona fortuna sorellina.

Per sempre tua,

Elsa.

Guardai le mie stesse parole bruciare e in quel momento mi sentii felice, davvero felice, che quelle parole non fossero arrivate a destinazione. Vidi la luce del tramonto fuori dalla finestra e mi resi conto per l'ennesima volta che avevo tutta la vita davanti. Quello non era per niente scontato.

 

Spazio autrice: come avevo promesso, ecco subito il nuovo capitolo! La storia non è ancora del tutto finita (ho intenzione di scrivere ancora un paio di capitoli), ma direi che ormai non manca più molto. Per questo, ho diviso la storia in rosso e azzurro; non mi sembrava giusto dedicare un colore solo ad Elsa o solo ad Anna ;) Alla fine le due regine si sono rivelate più forti del previsto, per quanto riguarda i poteri ma anche mentalmente: adesso, soprattutto Elsa, dovrà superare quanto è successo e credere al fatto di essere ancora viva e di aver concesso un ballo al nostro Harry ... E con lui, come andrà a finire? Progetto qualche sviluppo dell'ultimo minuto anche in quel senso :) Per il resto, non ho nient'altro da aggiungere. Lascio a voi la lettura, nella speranza, come sempre, che il capitolo vi piaccia e che lo leggiate numerosi ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Epilogo ***


Epilogo

 

“Elsa, avanti esci!”

“Anna, ti ho già detto che mi rifiuto.”

“Oh, avanti! Che problema c'è se per un giorno della tua vita sei vestita di rosso!?”

“Questo … Non è solo per il colore! Ma hai visto che razza di vestito è questo?”

“Non è poi tanto diverso da quello che metti di solito ...”

“Ma … Ma Anna! Io non esco con questo vestito.”

“Sì invece. Arrenditi.”

“No.”

“Posso sempre incendiare la porta e tirarti fuori a forza.”

“Mi difenderò. Mi rifiuto.”

“Ma dai! Coraggio Elsa esci di lì!”

“No.”

“E' per Harry?”

Rimasi in silenzio, appoggiata contro la porta. Era davvero frustrante avere Anna come sorella, a volte; il ballo sarebbe iniziato di lì a pochi minuti e io non mi ero mai sentita tanto imbarazzata in vita mia. Non solo dovevo presentare Harry al popolo, ma dovevo anche farlo con un vestito rosso sfavillante che scopriva cose che non doveva decisamente scoprire.

Era stata tutta un'idea di Anna, che mi aveva fatto raccogliere i capelli in uno chignon e mettere un ciondolo rosso rubino che, come se il vestito non fosse abbastanza, sembrava una fiamma sulla mia pelle bianca. Il corpetto del vestito era strettissimo e tutto ricamato con pietre preziose. La gonna scendeva infine, ampia e leggera fino a terra. Non avevo mai messo niente di così esagerato in vita mia, sembravo un faro da nebbia.

Ma non era quello il peggio; il peggio era -oltre alla scollatura sul davanti- la scollatura sul retro. Avevo la schiena completamente scoperta, la mia schiena lentigginosa era in bella vista. Non avevo ancora visto il vestito Anna, ma non osavo farlo visto che questo l'aveva scelto lei per me.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio e pensai a Harry che mi guardava e mi sentii di nuovo arrossire fino alla punta delle orecchie. No, non potevo proprio farmi vedere così. Ma dai! Dovevo pur avere un altro vestito … Di soppiatto mi avvicinai all'armadio e lo aprii. Dovetti trattenere un gemito: vuoto! Mia sorella aveva pensato a tutto.

“Elsa, stai aprendo l'armadio?”

“Ehm … No …”

“Esci.”

“No.”

“Va bene.”

Rimasi spiazzata per un istante. Mia sorella non si arrendeva mai così facilmente.

“Va bene davvero?” chiesi incerta.

“Ma certo! Voglio dire, se non te la senti ...”

Era con Anna che parlavo?

“Vado a prenderti un altro vestito, d'accordo?”

“Uhm … Va bene allora.” mi sedetti sul letto quando sentii i suoi passi allontanarsi, ed ero davvero sollevata. Per fortuna mia sorella stava crescendo e diventando una persona ragionevole, finalmente. Sospirai. Sarebbe stata adatta a governare il regno anche da sola; negli ultimi giorni l'avevo osservata spesso e nonostante le sue stravaganze era cresciuta. Aveva la sensibilità di capire i problemi dei sudditi, sapeva prendere decisioni per il loro meglio e usare i suoi poteri con criterio. Stava diventando adulta ormai.

“Elsa?” o mio Dio. Quella non era la voce di Anna.

“Harry!? Che … Che ci fai fuori dalla porta!?” istintivamente coprii la scollatura, anche se sapevo che non poteva vedermi

“In realtà non lo so. Mi ha mandato qui tua sorella, ha detto che era un'emergenza e che dovevo tirarti fuori dalla tana o qualcosa del genere.”

“Oddio. No davvero, è tutto a posto.”

“Allora perché non esci? Il ballo inizierà tra poco!”

“Io … Eh, io … Sì, io …”

“Tu?”

“Io ...”

“Tu?”

“Io … Esco.” avevo le guance rosse come pomodori. Ma chi me l'aveva fatto fare? Cominciai seriamente a meditare vendetta contro Anna quando aprii con cautela la porta e misi fuori la testa. Harry -con addosso un normalissimo completo da cerimonia- mi guardava con un sopracciglio alzato e l'aria perplessa. Quando avrei voluto essere vestita da uomo quel giorno! Mi sentivo terribilmente strizzata in quell'odioso corsetto.

“C'è qualcosa che non va?” finì per chiedere quando vide che sporgevo solo con la testa e mi ostinavo a nascondere il resto del corpo dietro la porta. Ero davvero imbarazzata. Anche il mio vestito azzurro era attillato, ma non era così … Così … Esagerato.

Ero quasi decisa ad uscire, quando ricordai quello che meditavo di chiedere a Harry quella sera e sentii il mio stomaco scendere sotto le scarpe. Dalla sua espressione capii che il mio viso era diventato del colore del vestito e arrossii ancora di più.

“Io non so come dirti che il ballo sta iniziando e devi muoverti in modo cortese. Non vorrei nemmeno spaventarti in realtà, perché vedo che sembri già terrorizzata, ma manca poco e dobbiamo sbrigarci.”

“Va bene allora.” presi un bel respiro. Non era un dramma. Bastava non guardare la scollatura. Né davanti né dietro. E il colore. E non pensare a quello che volevo chiedere a Harry. Sentii il cuore accelerare quando lasciai perdere la porta e finalmente mi decisi ad uscire; non lo guardai in faccia nonostante sentissi il suo sguardo su di me e mi avviai imperterrita verso la sala del trono con lui al seguito.

“E' stata un'idea di Anna? Il vestito voglio dire.”

“Sì.”
“Sei bellissima. Lo sai, vero?” vidi che Harry sorrideva e arrossii di nuovo.

“Mi sento come un faro da nebbia, ma grazie.”

Lui rise e prima che potessi dire altro si aprirono le porte della sala del trono e sentii i sudditi applaudire alla nostra vista, con le luci del castello che inondavano l'intera sala addobbata per i festeggiamenti: in fondo io e Anna eravamo tornate. Loro credevano che fossimo andate l'una in viaggio di nozze e l'altra al commercio del ghiaccio, ma poco contava.

 

La serata fu fantastica. Era tutto assolutamente perfetto: la musica, le danze, il cibo. Per una volta, tutto stava andando bene ed era esattamente come l'avevo immaginato -vestito a parte. Non avevo ancora presentato Harry ai sudditi, ma progettavo di farlo dopo avergli parlato … Se solo avessi trovato il momento giusto.

Nel frattempo, avevo ballato con lui, ed era stato meraviglioso, e avevo visto il vestito di Anna che era azzurro ghiaccio, con la gonna più stretta della mia e anche il suo scollato e con la schiena scoperta, solo che lei era molto più disinvolta di me. Forse perché era già sposata?

Non potei evitare di guardare Harry quando ci pensai. La mezzanotte si avvicinava e io non avevo ancora avuto il coraggio di parlargli, ma il punto era che io lo amavo, lui mi amava e l'avevo persino baciato … Non stava bene che facessi tutte quelle cose con una persona e poi la ignorassi completamente o comunque non gliene parlassi. Non avrei mai immaginato che fosse così difficile.

Tagliammo la torta al cioccolato, immensa e piena di crema, con la panna sopra poco prima delle dieci e vidi Anna cercare di imboccare Kristoff; lanciai un'occhiata perplessa a Harry, chiedendomi se dovessi fare lo stesso. Tra fidanzati ci si inseguiva con le forchette e ci si imboccava a vicenda? Mio Dio, io non volevo essere imboccata. Fu ancora più imbarazzante quando Harry mi sorprese a fissarlo con un certo interesse e mi guardò a sua volta, come per chiedermi se andasse tutto bene.

Quella sera dovevo essergli sembrata una pazza furiosa … Aveva passato qualche giorno al castello e io non avevo fatto altro che comportarmi in modo goffo ed impacciato.

Seccata, presi un lungo respiro e raddrizzai le spalle.

Ora basta, era ora che mi comportassi da adulta e la finissi con quella sceneggiata. Mi alzai in piedi e mi diressi verso Harry.

Quando arrivai davanti a lui, alzò lo sguardo e in fondo in fondo vi colsi un lampo divertito, come se si chiedesse cos'avrei fatto questa volta per sorprenderlo. Non aveva tutti i torti …

“Devo parlarti.”

“Va bene.” si alzò e gli feci strada verso il giardino, dove saremmo stati più tranquilli. Avevo un nodo che mi serrava la gola e sospettavo che persino lui sentisse il mio cuore battere come un martello nell'officina di un maniscalco. Cercai di controllare il ghiaccio, che continuava a fare capolino tra le mie mani.

Perché nessuno aveva scritto un manuale su queste situazioni? Come ci si comportava? Gli istruttori di corte non lo spiegavano! Come aveva fatto Anna? Mi lambiccai il cervello per cercare di ricordarlo, ma ero talmente agitata che l'unica cosa che ricordavo era il suo clamoroso lancio della torta al cioccolato al ballo di primavera qualche anno prima, e non mi era certo d'aiuto.

Alla fine, deglutii e mi voltai verso di lui.

“Bene Harry, io devo parlarti.”

“L'avevo capito.” alzai lo sguardo e vidi la sua espressione palesemente divertita della mia goffaggine.

“Sì, ecco ...” respirai a fondo di nuovo “io vorrei spiegarti una questione che mi sta molto a cuore.”

Giunsi le mani e cominciai a camminare su e giù, evitando il suo sguardo. È come se stessi parlando ai tuoi sudditi, è solo un discorso, è solo un discorso.

“Che cosa è solo un discorso, Elsa?”

Alzai la testa. L'avevo davvero detto ad alta voce!?

“Sì, be', ecco … Allora Harry il fatto è che io e te … E' da un po' che ci conosciamo, e tu hai fatto tanto per me e insomma mi sembra di aver capito che io ...” ti piaccio, stavo per dire, ma poi mi resi conto che non l'aveva mai ammesso e che potevo metterlo in imbarazzo. Presi un altro respiro.

“... Che io ti sono davvero grata, e mi sono accorta che ...” deglutii “va anche oltre questo, perché … Perché mi pare che siamo diventati anche amici e forse anche qualcosa di … Di più?” suonò come una domanda alla fine e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva quando vidi la sua espressione sorpresa. O mio Dio, no non ce la facevo proprio a fare questo discorso e lui probabilmente non aveva neanche voglia che lo finissi e probabilmente avevo frainteso tutto anche se mi aveva baciata e … Oddio che complicazione immensa. Ma era questo l'amore che Anna tanto lodava? Era una cosa davvero stressante.

“Sì, insomma,” cercai di proseguire, “tu hai fatto tanto per me” mi accorsi che mi stavo ripetendo “e io vorrei davvero diventare una Custode alla fine e tu capisci mi hai … Baciata e, ehm, io … Harry di' qualcosa!” sbottai infine.

Harry mi fissava con l'aria di chi aveva visto un drago volare alle mie spalle.

“Io non so cosa dire.”

Sentii le mie guance andare a fuoco. Questo era uno sbaglio, uno sbaglio incredibile.

“Elsa stai sul serio cercando di dirmi che ti piaccio? Sì, insomma, che ti sei … Innamorata di me?”

Abbassai lo sguardo senza sapere cosa dire. Avevo voglia di rimanere lì e sentire cosa diceva e allo stesso tempo di scappare lontano e di lasciar perdere quella situazione, tanto era complicata.

Ebbi il coraggio di guardarlo solo quando lo sentii sorridere.

“Io sono … Sorpreso. Voglio dire, l'avevo immaginato, ma non avrei mai pensato che me l'avresti detto. Credevo che alla fine tu saresti tornata al tuo regno e che mi avresti lasciato perdere, perché in fondo tua sorella è qui e dubito che tu voglia ...”

A quel punto toccò a me essere sorpresa.

“Harry! Come hai potuto pensare una cosa del genere? Se proprio avessi dovuto ti avrei spiegato i motivi per cui non volevo stare con te e ti avrei sicuramente dato qualcosa per ricompensarti di tutto l'aiuto che mi hai dato! Voglio dire, io sono … Innamorata di te. Hai fatto tanto per me e mi hai dimostrato di essere una persona meravigliosa. Io ti ho portato qui per chiederti, ora che siamo soli, se vuoi … Sì, se vuoi che le cose vadano avanti.”

“Cosa intendi con questo?”

Arrossii fino ad ardere di pura luce.

“Io … Ecco … Sai, avanti. Harry non prenderla come se volessi affrettare le cose, ma tu vivi ormai al castello e ci siamo baciati ed è evidente che proviamo qualcosa e … E potevo essere uccisa meno di un mese fa, perciò ritengo che se la vita è così volubile, strana ed imprevedibile non ci sia niente di male a correre il rischio di ricevere un no alla mia domanda.” improvvisamente la paura e l'ansia se ne andarono e trovai il coraggio di guardare Harry negli occhi. “Vorresti sposarmi?”

Mi fissò per un istante con la bocca leggermente socchiusa e un'espressione indecifrabile sul viso.

“Ma Elsa, io sono re delle isole del Nord e questo significherebbe partire con me e … Lasciare tua sorella. Non fraintendermi, io sarei felice se scegliessi me, ma non voglio che questo renda te infelice.”

Scossi la testa.

“Ho osservato Anna negli ultimi tempi ed è adulta ormai. È capace di regnare bene e a lungo e ormai ha Kristoff al suo fianco. Forse sentirà la mia mancanza per un po', ma è giusto che io abbia la mia vita e lei la sua. E poi avanti, non sparisco mica dalla faccia della Terra! Noi verremo a trovare loro e loro noi e ci scriveremo molte lettere.” esitai prima di proseguire. “Ci ho ragionato a lungo e ho capito che quello con mia sorella è un legame che va molto al di là della distanza e che non partire con te mi renderebbe davvero infelice.” studiai la sua espressione. “Perciò vorresti prendere in considerazione l'idea di rimanere con me per il resto della vita?”

Harry sorrise.

“Sai Elsa, ho sempre pensato che te l'avrei chiesto io e che mi sarei fatto io mille problemi per la fatidica proposta … Mi hai cavato da un bell'impiccio, lo sai?” prese la mia mano e se la portò alle labbra. “Accetto. Voglio passare il resto della mia vita con te e vedere quante cose straordinarie farai, e voglio amarti ogni giorno di più.”

Sorrisi, commossa. Ero stata tanto in ansia per niente, in fondo.

“Sono felice che tu rimanga con me Harry. Penso che non avrei potuto scegliere una persona migliore al mio fianco.”

Quando facemmo l'annuncio del matrimonio, si capì quanto ancora Anna avesse da imparare sul contegno e la grazia, perché tra gli applausi del pubblico lei fu quella che applaudì più forte, fu quella che saltò dalla felicità e quella che si lanciò ad abbracciare me ed Harry dal fondo della sala con vestito e tutto. Non prese tanto male la questione della mia partenza: dopo la nostra avventura sapevamo più che mai quanto eravamo unite e che avremmo condiviso sempre la nostra vita anche senza essere vicine. Eravamo parte l'una dell'altra e questo nessun matrimonio o distanza avrebbe potuto togliercelo. Anche quando ci abbracciammo sulla banchina e quando io la salutai dal parapetto della nave e lei dalla riva, i nostri cuori erano stretti, allacciati l'uno all'altro. Amavo Harry e lei Kristoff, ma noi due eravamo semplicemente, inconfutabilmente ed inspiegabilmente parte l'una dell'altra.

Spazio autrice: e così, siamo arrivati in definitiva all'ultimo capitolo! Cari lettori, vi ringrazio tanto per aver seguito e letto la mia storia, soprattutto a quelli che hanno lasciato recensioni ad ogni capitolo ... E' stato un vero piacere conoscervi e una vera gioia vedere anche solo qualcuno di voi leggere il mio racconto. Spero che vi siate divertiti a leggerlo come io mi sono divertita a scriverlo. Avevo valutato molti finali, ma ho optato per questo perché penso sempre che amare sia meraviglioso ma che spesso significhi lasciare libera la persona amata: un po' come i genitori, che guardano i figli crescere e spiccare il volo e li lasciano rischiare anche se dispiace loro vederli andare via. Ero convinta che avrei lasciato Anna ed Elsa insieme, ma poi ho pensato a quanto ho appena scritto e al fatto che, nonostante siano così unite, possono fare l'una parte della vita dell'altra e avere ognuna la propria.
Vi ringrazio per tutte le recensioni lasciate e sarò felice se continuerete a lasciarne, anche ora che ho finito di scrivere la storia. Le nostre vacanze, parlando di studenti, sono quasi finite perciò non ho idea di quanto ricomincerò a scrivere ... Spero presto. Magari un'altra storia su Frozen, ma se vorrete trovarmi scrivo anche in altri ambiti e cerco sempre di migliorare, perché in fondo quello che davvero facciamo ogni giorno è imparare.
Baci,
Piuma_di_cigno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3178281