CAPITOLO
3
Draco
si sollevò di scatto a sedere con il fiato corto sbattendo più
volte gli occhi nel buio della stanza.
Non
voleva tornare a dormire: ogni volta che ci provava gli tornavano
alla mente gli ultimi giorni che avrebbe solo voluto dimenticare.
Erano
soprattutto le voci che ancora lo inseguivano negli incubi: le
sentiva distintamente.
Il
pavimento di marmo premeva ancora sulle sue ginocchia mentre il
Signore oscuro sibilava e lui non poteva fare altro che annuire; la
risatina di Bellatrix quando lui le chiedeva qualcosa; poi la voce di
Hermione, ed era quella che lo faceva soffrire di più: non
pretendeva nulla, era solo così piena di quella fiducia che
lui non meritava...
Erano
i primi giorni di Aprile e gli insegnanti stavano già
cominciando a parlare dei soliti esami di fine anno.
Draco
se ne stava a gambe incrociate sotto una quercia del parco della
scuola leggendo un libro invece che studiare: gli sarebbero bastati
pochi minuti prima di andare a dormire, con quello che stava
succedendo nel mondo là fuori, le verifiche erano il suo
ultimo problema.
Leggere
rimaneva una delle ultime cose in grado di distrarlo e farlo sentire
un normale adolescente.
Ormai
aveva smesso anche di ubriacarsi con gli altri suoi amici, lo trovava
quasi inutile quanto piangere: per un po' ci si sente meglio, si ha
la sensazione che la vita sia più familiare e meno fredda, ma
poi tutto si sgretola e i cocci feriscono ancora di più.
“Sapevo
che saresti stato qui.”
Draco
si voltò verso destra e alzò un sopracciglio: “Mi
conosci proprio bene, Mezzosangue.”
“La
tua ironia è assolutamente inutile, Furetto.” rispose
ridendo Hermione sedendosi accanto a lui.
“Pensavo
stessi studiando.” disse lui.
“Non
riuscivo a concentrarmi.”
Rimasero
qualche secondo in silenzio, poi Hermione appoggiò la testa
sulla sua spalla ed esclamò: “Non è bellissimo il
sole?”
Draco
si irrigidì e guardò in un punto indistinto del prato:
“Si sta annuvolando.” bofonchiò.
“Per
adesso c'è ancora il sole.”
Involontariamente
Draco si lasciò sfuggire una risata amara.
“Tutto
bene?” chiese lei corrugando la fronte.
“Dovresti
tornare dai tuoi amichetti Grifondoro, sai?”
“E
perché mai?” chiese lei sorridendo divertita.
Draco
sospirò e alzò gli occhi al cielo con un'espressione
tragicamente sconfitta.
Dopo
un po' propose con fare pomposo alzandosi: “Ti va una tazza di
cioccolata sgraffignata dalle cucine?”
“Ma
non è più inverno.” gli fece notare lei
perplessa.
“E
pensi forse che questo piccolo imprevisto mi possa fermare?”
rise il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
“Oh
assolutamente no!” fece Hermione ironica alzandosi a sua volta.
Mentre
camminavano uno accanto all'altro verso il castello, Draco disse: “E
se facessi un terribile casino?”
“Che
intendi?”
“Mah..non
saprei...non sono proprio la persona su cui riporre la propria
fiducia...e quindi, ecco...potrebbe succedere qualunque cosa...”
“Draco,
se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo, okay? Fidati di me,
non dirò nulla a nessuno, io di te mi fido.”
Poi
i ricordi si confondevano e apparivano gli ultimi giorni in cui erano
a scuola, appena prima che tutto quel disastro avesse inizio.
Draco
si asciugò una lacrima che gli era sfuggita lungo la guancia e
inspirò più aria che poté mentre le nocche delle
dita diventavano bianche strette al davanzale della finestra.
“Draco...”
la voce di Hermione lo fece sobbalzare, perché l'ultima cosa
che voleva era farsi trovare in quello stato.
Lei
gli si avvicinò lentamente, come se temesse una sua reazione,
poi vedendo che lui neanche si voltava a guardarla, lo abbracciò
lasciando il ragazzo che non se lo aspettava ancor più senza
parole.
“Scusa...”
balbettò Draco, cercando di riacquistare un aspetto normale.
“E
per cosa?” sdrammatizzò Hermione sorridendo, poi il suo
volto si oscurò nuovamente: “Sta succedendo qualcosa,
vero? Sei sicuro che vada tutto bene?”
“Tutto
bene, non sta succedendo nulla tranquilla.”
“Se
ci fosse qualcosa, se fossi nei guai, me lo dirai, vero?”
“Ma
certo.” sorrise Draco a sua volta mettendole una ciocca di
capelli dietro l'orecchia.
Hermione
arrossì e disse: “Promettimelo.”
Il
ragazzo sentì il sangue gelarsi nelle vene, ma la parte marcia
di sé, che lui sapeva di avere, fremette per il brivido di
questa nuova bugia: una carta si aggiungeva alle altre sul tavolo, e
tutto cambiava di nuovo.
“Te
lo prometto.”
Ora
nella casa di quel mago pieno di glitter, Draco non sapeva dove
sbattere la testa, gli sembrava che quel buio gli penetrasse l'anima
e si sentiva soffocare.
L'aveva
promesso. Se ci ripensava si sentiva morire: era uno stronzo
patentato senza amici, avrebbe dovuto accettarlo.
Ad
un tratto si alzò in piedi e si diresse in cucina a prendere
un bicchiere d'acqua: non ce la faceva più a stare nel letto a
rigirarsi.
Si
accorse troppo tardi che in cucina c'era già qualcuno, ormai
non poteva più tornare indietro senza sembrare scortese, e non
era il caso dato che queste persone lo stavano ospitando.
“Ohilà
pallido biondino. Che cercavi?”
Draco
borbottò: “Jack Nelson, in realtà.” forse
dare quel falso nome non era stata una gran idea...
Jace
lo squadrò ghignando: “Lo so il tuo nome, volevo solo
vedere cosa si provava a dare del biondino a qualcuno. Sai, di solito
è Magnus a chiamarmi così.”
“Ah...okay...”
tentò di dire Draco con poca convinzione, senza capire se
l'altro si aspettava che ridesse “Non accendi la luce?”
chiese cambiando argomento.
“Mah...ci
vedo anche al buio, e poi volevo evitare che Magnus si lamentasse con
me per le bollette o cose simili...Vuoi un bicchiere d'acqua?”
Draco
annuì e provò senza saperne il motivo una certa
simpatia per quel ragazzo che saltellava da uno sportello all'altro
della credenza per cercare dei bicchieri.
“Trovati!”
infine bisbigliò trionfante per non svegliare nessuno.
Alla
fine sono riuscita ad aggiornare, scusate se ci metto sempre tanto!
:)
Ci
tenevo moltissimo a ringraziare tutti quelli che hanno messo la
storia tra le seguite, ricordate o preferite, e anche tutti i lettori
silenziosi.
Questa
storia va avanti solo grazie a voi che non mi state tirando addosso
pomodori marci anche se sono preoccupantemente pazza ;)
a
presto,
emily
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