X824

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anno X824.
4 Luglio.            
Il pianeta è sull’orlo del collasso.
Mi chiamo  Meldy
Maguilty e da tre mesi combatto con i Raven Tail, i mercenari del regno di Fiore, una scelta di cui non vado fiera.
Nel nostro mondo le fonti di magia si stanno esaurendo, soffocando la vita.
Nonostante i molti anni di ricerche, non è stata trovata alcuna fonte rinnovabile e nessuno ha molte alternative.
O si soccombe nell’ombra o si sopravvive, combattendo. Combattendo come mercenario.
Sono nata e cresciuta in una realtà dove il gioco più diffuso era arrabattarsi per un pezzo di pane. Ora, rimasta sola al mondo, ho scelto la lotta.
In quest’epoca gli umani sono diventati cannibali, rubandosi a vicenda la magia. Questo facciamo noi mercenari, rubiamo i residui di magia del regno, diventato ormai tutto periferia, per conservarla qui a Deadly Nightshade, dove ha sede il nostro esercito.
Non abbiamo un vero obbiettivo.
Lottiamo per un’esistenza nemmeno degna di tale nome. Qualcuno ha un motivo, qualcuno solo paura di morire, qualcuno più niente da perdere.
Non siamo persone, siamo numeri.
Non siamo vite, siamo corpi sacrificabili.
Combattiamo per non morire, in una guerra dove basta una distrazione per rimanere uccisi.
Non c’è coerenza, le nostre vite non hanno valore, l’ho sempre saputo questo. Ho sempre saputo che sarei potuta morire da un momento all’altro.
Proprio come sta per accadere questa notte.
Ho scritto questo diario perché la storia non andasse perduta, è la mia eredità.
Se qualcuno dovesse trovarlo, lascio questo e la mia frusta Purgatory alla persona il cui nome è scritto nell’ultima pagina.
Per favore, trovatela.
Mi chiamo  Meldy 
Maguilty, ho sedici anni e sono una mercenaria.
E oggi, 4 luglio dell’anno X824, è l’ultimo giorno della mia vita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Anno X824.
16 Giugno.
Oggi è il mio sessantaquattresimo giorno con i Raven Tail.
Nonostante io sia tutt’ora considerata una recluta e mercenaria di livello 1, da quasi tre settimane sono stata inserita nella squadra del comandante Dreyar.
Mi hanno detto che è un onore, che mai una recluta aveva avuto la possibilità di entrare in questo gruppo, dove il livello minimo richiesto è il secondo. Noi siamo il team più forte, quello a cui vengono affidate le missioni più pericolose. Da noi ci si aspettano grandi cose.
Mi hanno detto che mi fa onore, so di essere una brava combattente ma so anche di essere interessante per un altro motivo.
Esistono solo tre tipi di armi magiche ancora funzionanti in questo mondo. I fucili, le spade e le fruste.
I miei compagni, tutti combattenti di livello due e tre, nonostante i pochi anni che ci separano, usano tutti spade o fucili.
Io combatto con la frusta.
Con l’estate che si avvicina, il caldo si sta facendo sempre più insopportabile, l’afa rende difficili gli allenamenti ma non mi faccio abbattere da questo.
Il comandante Dreyar è esigente ma non cattivo. È un bravo comandante, nonostante io abbia sentito alcune voci che…



 
-Meldy cosa fai ancora alzata? È tardi va a dormire- la richiamò la mora, sdraiata sul proprio letto della loro stretta e scarsamente arredata stanza, nel dormitorio femminile.
Appollaiata sulla sedia, Meldy si girò a guardarla, distraendosi dalla meticolosa scrittura del proprio diario, sferzando l’aria con i boccoli rosa raccolti in un’alta coda di cavallo per permettere alla pelle del collo di respirare almeno un po’. La studiò mentre si sedeva sul letto, i capelli neri dai riflessi porpora a incorniciarle il viso regolare, la folta frangia che si confondeva con le sopracciglia arcuate, che rendevano il suo sguardo caramello e sottile ancora più severo.
 

 
Nome: Kagura Mikazuchi.
Identificativo: Mercenaria di livello 3.
Età: 19 anni.
Tipo di arma: Spada.
Nome arma: Archenemy.

 
Se lo chiedeva, Meldy, come facesse a sopportare i capelli sciolti con quell’afa micidiale, che sembrava schiacciarti per terra, impregnando la pelle sudata e rallentando i movimenti ma, d’altra parte, le erano bastati pochi giorni con loro per capire che parte della forza di Kagura era proprio lo stoicismo e la capacità di sopportare ogni cosa.
L’esatto contrario della loro terza compagna di stanza, la cui voce si levò in un mugugno infastidito dal piano superiore del letto a castello, dove la ragazza si stava rigirando, litigando con le lenzuola grezze che le si appiccicavano addosso.
-Juvia non riesce a dormire!- si lamentò, picchiando un pugno sul materasso sotto di sé.
 

 
Nome: Juvia Locksar.
Identificativo: Mercenaria di livello 2.
Età: 18 anni.
Tipo di arma: Fucile.
Nome arma: Water Nebula.

 
-Perché fa caldo. Sì lo sappiamo. Sarà la centesima volta che lo ripeti, Juvia- commentò Kagura, guardando verso l’alto con fastidio.
-Però ha ragione Kagura! Neppure io ci riesco!- intervenne la rosa, sorridendo appena di fronte a quel siparietto a cui si era abituata in poco tempo e che veniva sempre condotto da Juvia che, incurante della voce delle altre due, aveva intanto continuato a lamentarsi.
-… così caldo!!!- esclamò, tirando l’ennesimo pugno e facendo scattare definitivamente la mora.
-Ma la vuoi finire?! Non fa meno caldo perché ti lamenti! Usa quel tuo dannato fucile se hai così caldo!- esclamò lanciando un’occhiata verso il letto montato sopra al suo.
Juvia sgranò gli occhi indignata prima di sollevarsi, afferrare il bordo di metallo arrugginito con entrambe le mani e piegare la testa e il busto verso Kagura, nascondendola momentaneamente alla vista di Meldy con i suoi capelli blu, acconciati in una treccia mezza sciolta.
-Se pensi che Juvia sprecherebbe della preziosa magia per un motivo tanto futile, allora…-
-Io penso che Juvia dovrebbe parlare di meno o andare a dormire con Lyon in alternativa. Sicuro che ti verrebbe sonno- ribatté, tornando fredda e assottigliando lo sguardo, mentre l’altra mercenaria arrossiva e spalancava di nuovo gli occhi, stavolta in imbarazzo.
Meldy ridacchiò appena nel vederla risollevarsi e rigettarsi sul letto, lasciandosi cadere pesantemente all’indietro e gonfiando le guance infastidita da quell’insinuazione.
-A Juvia non interessa Lyon-sama!- mise in chiaro, incrociando le braccia sotto il seno, nonostante la posizione orizzontale, tenendo gli occhi fissi al soffitto.
-E a Kagura questo fa immensamente piacere per te ma Kagura ora è solo interessata a dormire- mormorò, tornando a sdraiarsi, la mora -E dovreste provarci anche voi. Potrebbero chiamarci per una missione domattina presto- concluse, convincendo Meldy a chiudere il diario, rilegato in pelle viola, con un gesto secco della mano che provocò un lieve spostamento d’aria.
Non fece in tempo a districare l’intreccio delle gambe per mettersi in piedi e dirigersi alla sua branda che il cicalino posato sul comodino di Kagura prese a vibrare, muovendosi per tutta la superficie del tavolino di metallo, come in preda alle convulsioni.
Meldy si immobilizzò con la mani avvolte intorno alla seduta di legno scheggiato mentre Juvia si tirava su a metà e si sporgeva appena.
Kagura sospirò senza muoversi di mezzo centimetro, restando supina, limitandosi ad allungare il braccio per spegnere il cicalino. Rimasero immobili qualche secondo, prima di scattare in perfetta sincronia, quasi rispondendo a un segnale, per alzarsi, vestirsi, armarsi e raggiungere il resto della squadra.
-Hanno un concetto tutto loro di domattina presto- sibilò Kagura alzandosi, mentre Juvia le passava davanti per recuperare il Water Nebula e Meldy si sistemava meglio la coda, già pronta per uscire dalla stanza.
 

 
***

 
-E poi cosa succede?!- chiese la piccola Frosch, gli occhioni sgranati a fissare il biondo, seduta tre le gambe incrociate di suo fratello, i capelli verdi raccolti in una morbida treccia e il pigiamino rosa addosso.
Il ragazzo si girò a guardarla sfoderando il suo miglior ghigno, socchiudendo appena gli occhi.
-Beh poi il soldato sconfigge il drago e riporta a casa la magia!- affermò con orgoglio, facendo roteare gli occhi al moro.
-E quel soldato sei tu, vero Sting?!- domandò Lector, sollevando le braccia verso l’alto in segno di vittoria, già sicuro della risposta del fratello maggiore.
-Puoi scommetterci, fratellino!- esclamò, distendendo il palmo per farsi dare il cinque.
 

 
Nome: Sting Eucliffe.
Identificativo: Mercenario di livello 2.
Età: 18 anni.
Tipo di arma: Spada.
Nome arma: Wesslogia.

 
Frosch batté le mani, ridendo divertita e rischiando di cadere, non fosse stata per la presa lesta del fratello che ne approfittò per alzarsi e ficcarla sotto le lenzuola.
-Sei così forte Sting!- esclamò la piccola, incurante del fatto di trovarsi ora in posizione orizzontale.
-E poi, mentre festeggiava, il soldato perse l’equilibrio e cadde dalla torre- aggiunse scettico il moro, finendo di rimboccare le coperte alla sorellina, portando l’attenzione di Sting e Lector su di sé.
-Ma così rovini il finale!- mormorò Sting, alzando un sopracciglio, mentre Lector lasciava cadere le braccia lungo i fianchi.
-Eppure sono sicuro che succedeva questo al soldato arrogante- insistette, voltandosi verso di loro con le mani sui fianchi.
Sting lo studiò un attimo perplesso, prima di venire colto da un’illuminazione improvvisa e sogghignare divertito.
-Dì un po’… Non sarai geloso di Frosch, vero, Rogue?!- chiese, facendolo sobbalzare, mentre alle sue spalle la sorellina continuava ad agitare un braccio nell’aria come se stesse brandendo una spada, ripetendo “Prendi questo, brutto drago! E questo! Io sono il grande Sting e riporterò la magia ai miei amici!”.
 

 
Nome: Rogue Cheney.
Identificativo: Mercenario di livello 2.
Età: 18 anni.
Tipo di arma: Fucile.
Nome arma: Skiadrum.

 
Sentì il fastidio montargli dentro sotto allo sguardo sornione dell’amico e aprì bocca per ribattere, mandando al diavolo la sua proverbiale indifferenza, quando un suono vibrante lo distrasse, facendo girare tutti e quattro verso il comodino posizionato tra i letti dei due bambini.
Fu Rogue a muoversi per spegnere il cicalino, mentre Lector si girava a cercare il fratello, seduto sul materasso accanto a lui, con occhi preoccupati.
-Una missione a quest’ora?!- domandò, il tono agitato, richiamando l’attenzione del biondo.
Sting si girò a guardarlo per un attimo con sguardo vacuo, prima di scuotere la testa e sorridere con noncuranza.
-Siamo o non siamo la squadra più forte dei Raven Tail?! È assolutamente normale che ci chiamino in qualunque momento!- gli fece notare, portando poi una mano a scompigliargli i capelli spettinati e color nocciola -E adesso dormi, campione!- lo ammonì, alzandosi in piedi e osservandolo scivolare per sdraiarsi nel letto mentre un potente attacco di tosse lo coglieva, facendo irrigidire il mercenario.
-Dormi anche tu, mi raccomando- sussurrò Rogue, chinandosi sull’altro letto per scoccare un bacio sulla fronte di Frosch che gli circondò subito il viso sorridendo radiosa e in contemplazione del suo fratellone -Ci vediamo domattina-
-Anche Fro lo pensa!- esclamò la piccola, facendolo sorridere paterno prima di raddrizzarsi e avviarsi alla porta insieme a Sting.
Si richiusero l’uscio alle spalle e fu solo quando le sentì sospirare che Rogue si rese conto che Sting si era addossato alla porta e aveva chiuso gli occhi in un tentativo di calmare l’agitazione.
Si girò a guardarlo, sollevando un sopracciglio.
-Tutto bene?- chiese, stranito da quel comportamento.
Lo osservò passarsi pollice e indice sugli occhi, prima di fissarli in quelli dell’amico e perdere la sua maschera di strafottenza.
-È peggiorato ancora- si limitò a soffiare, quasi stesse proferendo una sentenza di morte, facendo sgranare appena gli occhi all’altro.
Rogue gli si riavvicinò, posandogli le mani sulle spalle, comprensivo.
-Nell’ultima missione abbiamo raccolto un sacco di magia- affermò convinto, obbligandolo a sollevare gli occhi su di sé -Sono sicuro che presto ce ne sarà abbastanza per curare Lector! Vedrai! La sola cosa di cui ti devi preoccupare è che tra qualche anno non potremo più lasciarli nella stessa camera. Non avranno sei e otto anni per sempre- concluse, tornando al suo solito tono e riuscendo a strappargli un mezzo sorriso.
Annuì convinto, ottenendo lo stesso gesto in risposta, prima di staccarsi da lui e riavviarsi lungo il corridoio, subito affiancato dall’amico.
-Diamoci un mossa- mormorò Sting, nuovamente determinato mentre svoltavano l’angolo, ritrovandosi a pochi passa dalla porta della loro stanza che si spalancò verso l’esterno senza preavviso, facendoli arrestare.
Un ragazzo armato di tutto punto, con i capelli a spazzola di uno stranissimo colore bianco perla ne uscì, voltandosi verso di loro, indifferente.
-Oh ecco i principini di ritorno dall’angolo della fiaba- commentò, squadrandoli quasi infastidito -Muovete il culo, ci hanno chiamato- intimò loro, facendogli stringere i pugni e soffiare dal naso.
 

 
Nome: Lyon Vastia.
Identificativo: Mercenario di livello 3.
Età: 20 anni.
Tipo di arma: Fucile.
Nome arma: Deliora.

 
-Di un po’ Lyon, vuoi fare un po’ di riscaldamento preventivo?!- chiese Sting, infiammandosi subito e facendo assumere al compagno uno sguardo prima truce e poi divertito.
-Sai che non mi tiro indietro davanti a niente Sting ma, per tua fortuna, stasera ci servi in grado di deambulare quindi fingerò che tu non lo abbia detto-
-Ma brutto…- imprecò il biondo, già pronto a scagliarsi verso di lui, mentre un’altra figura usciva dalla camera e Rogue si allungava per trattenerlo.
-Cosa state facendo?- domandò tonante l’ultimo arrivato, fissandoli dall’alto della sua imponente stazza con i suoi occhi rossi e severi quanto la sua espressione, appena schermati dalla fascia legata sulla fronte.
 

 
Nome: Gajeel Redfox.
Identificativo: mercenario di livello 3 e vicecomandante.
 Età: 19 anni.
Tipo di arma: Spada.
Nome arma: Metalicana.

 
-Vi sembra il momento?- chiese ancora, con voce roca e profonda, sistemandosi meglio lo spadone sulla schiena e la protezione sulla spalla destra -Andate a cambiarvi, muovetevi- intimò ai due più giovani, che si mossero continuando a sfidare Lyon con gli occhi finché non furono rientrati nella loro stanza.
Gli ci vollero pochi minuti per indossare le armature e caricarsi fucile e spadone sulla schiena, trovando i due compagni di squadra e stanza ad aspettarli addossati al muro, con le braccia intrecciate al petto.
-Bene- mormorò Gajeel squadrandoli e piegando le labbra in un ghigno storto -Gihihih! Possiamo andare!- affermò, staccandosi dal muro e avviandosi in testa al gruppo, percorrendo i corridoi di metalli arrugginito, malamente intonacati e scrostati in alcuni punti.
Svoltarono un paio di volte prima di raggiungere lo snodo che collegava il dormitorio femminile a quello maschile, passaggio obbligato per raggiungere la piattaforma di decollo dove il comandante di certo li stava già attendendo.
Si fermarono voltandosi verso destra nel sentire altri passi riecheggiare tra le fredde pareti, mettendo a fuoco tre ombre in avvicinamento che non faticarono a identificare, complice anche il fatto che non potevano essere che loro a quell’ora.
-Tutto a posto?- domandò Gajeel, facendo annuire seccamente Kagura, l’unica a portare la spada al fianco, essendo un’arma sottile e affilata, più maneggevole rispetto a quelle dei compagni.
Le tre ragazze si unirono al gruppo, lasciandosi guidare dalla mole del vicecomandante, le cui cicatrici, che lo segnavano su tutte le braccia, riverberavano alla luce delle lampade, contrastando con la pelle bronzea del mercenario.
Salirono in silenzio sul montacarichi, aspettando solo qualche istante prima che si mettesse in moto, la tensione palpabile nell’aria intorno a loro.
-Sei particolarmente bella stasera Juvia- mormorò Lyon, piegando appena il capo verso la compagna, capitatagli accanto.
Juvia abbassò gli occhi al pavimento, perdendo la sua aria di temibile combattente e arrossendo sulle guance mentre muoveva appena il busto a destra e a sinistra, in imbarazzo.
-Lyon-sama…- lo chiamò per chiederglieli di smetterla.
-Falla finita- sibilò Kagura, gli occhi puntati al soffitto del montacarichi, facendolo girare di scatto verso di sé.
Con un gran stridere, la cabina raggiunse la piattaforma di decollo, dove, immerso nella penombra, un uomo solitario, con un gigantesco fucile sulle spalle, li attendeva.
Si girò nel sentirli arrivare e rimase immobile e impassibile mentre la sua squadra si schierava, studiandoli uno ad uno per assicurarsi che ci fossero tutti.
Li osservò fermarsi di fronte a lui e portarsi la mano alla fronte in un saluto militare, tutti tranne Gajeel che si limitò a incrociare nuovamente le braccia al petto e ghignare.
-Comandante- lo salutarono all’unisono, mentre lui si avvicinava, camminando avanti e indietro lungo la fila che i suoi sottoposti avevano formato.

 
Nome: Laxus Drehyar.
Identificativo: Comandante.
Età: 36 anni.
Tipo di arma: Fucile.
Nome arma: Lightning.

 
-Stasera ci spostiamo con i sabertooth- li informò senza preamboli, indicando con un cenno del capo le moto volanti che funzionavano a magia, sospese a mezz’aria, in attesa di essere montate e portate a destinazione -Meldy tu non ne hai mai guidato uno di notte, vai con Rogue- snocciolò continuando a camminare -La meta è Magnolia, attivate i radar per trovare le fonti di magia solo una volta atterrati, non possiamo rischiare che ci intercettino in volo-
I soldati annuirono in attesa che Laxus desse l’ordine di sciogliere le righe e partire.
Il biondo li osservò un’ultima volta prima di battere le mani.
-Bene, andiamo- sentenziò, facendoli muovere come un unico corpo -Gajeel tu no- lo richiamò poi, facendolo bloccare e girare verso di sé, scioccato.
-Come?!- domandò incredulo, assottigliando lo sguardo.
Laxus lo raggiunse fermandosi a pochi passi da lui e caricando meglio il fucile sulla schiena.
-Tu devi andare a Crocus- lo informò, lasciandolo ancora più perplesso.
-Non c’è più magia a Crocus…-
-I radar a distanza hanno avvertito una forte attività, molto potente- lo interruppe, senza particolare verve -Ho bisogno che vai a controllare- concluse, trasmettendogli la fiducia che provava nei suoi confronti.
Si fissarono per un lungo istante prima che Gajeel annuisse mentre il rombo dei sabertooth, che venivano accessi alle loro spalle, riempiva l’aria e i fari illuminavano la notte intorno a loro.
-Io vado con loro- disse ancora Laxus, superandolo e avvicinandosi al proprio mezzo di trasporto -Torna tutto intero!- gli disse, alzando appena la voce, prima di darsi la spinta con i piedi per partire.
Gajeel rimase zitto e impassibile ancora qualche istante prima di alzare un angolo della bocca.
-Gihihih. Hai qualche dubbio, comandante?- domandò con strafottenza, osservandoli poi levarsi nella notte e allontanarsi rapidi, lasciandolo da solo con il proprio sabertooth, nuovamente immerso nel buio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Erano arrivati a Magnolia in poco meno di due ore, parcheggiando i sabertooth nelle retrovie della città e ora si stavano avviando verso le zone più affollate, dove la gente giocava a sopravvivere, come meglio poteva.
Avanzavano sicuri di sé e non tanto per il fatto di essere protetti dal buio della sera. Ormai sapevano a memoria quel rituale, erano diventati ciechi e sordi alle implorazioni di coloro a cui sottraevano la magia, così come alle loro vuote minacce.
Non che si aspettassero di trovarne chissà che quantità. Ormai, nello stato in cui il regno di Fiore era ridotto, venivano chiamati anche per le missioni più futili.
Perché non erano i soli a conoscere a memoria quel rituale, anche i civili ne sapevano qualcosa ma loro, la squadra di Laxus, loro erano invisibili. Andavano dritti al punto e colpivano dove dovevano colpire, senza esitazione o tentennamenti.
Sapevano di essere forti, sapevano di essere i migliori e questo grazie al loro comandante, che faceva dell’autocontrollo e della freddezza le sue migliori armi dopo il suo fucile.
-I contenitori sono pronti?- domandò, avanzando sicuro e incurante delle persone costrette a spostarsi di corsa a causa del loro passaggio.
Una lieve nota nervosa vibrò nella sua voce, facendo accigliare Kagura.
-Juvia non ha capito perché Gajeel-kun non è venuto con noi- la distrasse la voce della blu, appena sussurrata.
-Laxus gli avrà affidato qualche missione speciale. Non preoccuparti Juvia, Gajeel è il migliore, se la caverà- affermò senza esitazione Rogue, lasciando trasparire tutta la propria ammirazione per il mercenario.
Kagura sentì Lyon sbuffare, infastidito dall’interesse che Juvia dimostrava da sempre verso Gajeel e lo fulminò, aprendo la bocca per rimproverarlo ma senza fare in tempo.
-Allora i contenitori?!- chiese ancora il comandante, alzando la voce e dimostrandosi scocciato dal mutismo dei propri sottoposti.
I ragazzi si scambiarono un paio di occhiate perplesse prima che Sting confermasse per tutti che erano pronti, facendo soffiare Laxus dal naso.
Lyon e Kagura si cercarono con gli occhi.
-È terribilmente nervoso- mormorò la mora, accostandosi di più al compagno.
Camminarono ancora qualche metro in silenzio, Lyon con il fucile appoggiato alla spalla e sganciato dal suo supporto sulla schiena.
-Odia Magnolia- soffiò dopo un attimo, lo sguardo fisso davanti a sé, facendo girare la mercenaria -Laxus intendo. Odia Magnolia, non chiedermi perché, non lo so. Ma Gajeel mi ha detto che ha sempre rifiutato missioni qui, questa è la prima volta-
Kagura tornò a cercare la schiena del comandante con gli occhi, perdendosi a riflettere e a farsi domande che sarebbero rimaste senza risposta, considerando che, suo malgrado, poteva capire l’astio nei confronti di un luogo. Anche lei aveva posti dove non avrebbe più voluto mettere piede.
Scosse energicamente la testa, disperdendo quei pensieri negativi e distraenti, la cosa peggiore prima di una missione che richiedeva concentrazione e rapidità e, non appena fu tornata presente a sé stessa, si rese conto di come la magia stesse aumentando sempre più intorno a loro.
Anche senza l’aiuto dei radar, percepiva chiaramente i suoi sensi tendersi, la sua anima pulsare alla disperata ricerca di quelle rigeneranti particelle di sostanza eterea e senza forma, come un uomo assetato di fronte a un’oasi nel deserto. Persino la sua Archenemy sembrava fremere nel fodero.
-Ci siamo- mormorò Laxus, senza accennare a fermarsi e imbracciando il fucile.
Fioche luci illuminavano le strade quasi deserte della cittadina, lampioni alimentati a olio che faticavano a diradare il buio della notte.
-Com’è possibile che sia ancora così intensa?! Ho sentito che di qui sono già passate tre squadre nell’ultimo anno e mezzo!- sibilò Sting, che camminava di fianco a Meldy e Rogue.
-Ha poca importanza il perché e il per come!- tagliò corto Laxus, continuando a incedere deciso, uscendo allo scoperto e fuori dal vicolo, diretto al centro della città dove la fonte di magia formava un alone nettamente più luminoso, rilasciando piccole particelle simili e lucciole nell’aria circoscritta intorno a sé -Anzi, fintanto che la magia continua a rigenerarsi è solo un bene e ora diamoci una mossa- ringhiò, facendo sfoderare le armi al resto della sua squadra con quelle poche ma decise parole.
I pochi passanti che si trovavano fuori casa e un paio di barcaioli intenti a remare lungo il fiume sbiancarono nel vedere i sette mercenari in assetto da battaglia avanzare nella piazza senza esitazione, disponendosi a cerchio intorno all’alone magico.
-Bene gente!!! Sapete tutti cosa sta succedendo qui!!!- esordì il comandante, girandosi verso i presenti mentre la sua squadra posizionava a terra i contenitori e si preparava a risucchiare la magia da portare a Deadly Nightshade -Se qualcuno è così idiota da volersi fare avanti, non ci faccia perdere altro tempo e intervenga ora!!!- affermò, il fucile lungo il fianco ma pronto a essere brandito e usato senza pietà -Nessuno?!?!-  domandò conferma mentre Rogue alle sue spalle sbuffava e si sporgeva verso Sting.
-Che palle, niente combattimenti a sto giro!-
-È una città di perdenti e sfigati, cosa ti aspettavi?-
Laxus ghignò soddisfatto dalla totale assenza di proteste, eccezion fatta per un sommesso singhiozzare soffocato che una delle ragazze presenti alla scena non era riuscita a trattenere.
-Bene, vedo che non siete completamente idioti- considerò, parlando quasi più a se stesso che a loro e girandosi per invitare la propria a squadra a procedere con un cenno del capo.
In simultanea, i mercenari attivarono i piccoli cubi di metallo isolante, che presero a risucchiare la magia in tutte le direzioni, facendo vorticare più velocemente il cilindro di luce e disperdendo qualche particella nell’aria che venne prontamente assorbita dal fucile del comandante.
La luce prese a calare al centro di Magnolia, immergendo la città nel buio sempre più lentamente e facendo ghignare soddisfatti Rogue e Sting, gesto che non sfuggì alla ragazza che era scoppiata in lacrime poco prima. Qualcosa si spezzò in lei a quella visione, facendola scattare in avanti nonostante la vista offuscata.
-BASTARDI!!!-
-Lena no!!!- la bloccò per le braccia l’uomo che era con lei.
-SIETE DEI FIGLI DI PUTTANA!!! COME VI PERMETTETE?!?! NON VI ABBIAMO FATTO NIENTE NOI, CON CHE CORAGGIO VENITE QUI A RUBARCI LA NOSTRA MAGIA?!?!- sputò fuori, la gola che bruciava per le grida e i singhiozzi, facendo voltare i soldati verso di sé, rigorosamente impassibili.
Laxus la squadrò qualche istante, bloccata tra le braccia del suo compagno, il petto affannato e il volto contorto per la rabbia, per poi portare il fucile a posarsi sulla propria spalla con un rumore di ferraglia.
Avanzò di qualche passo, scrutando la ragazza con disprezzo e notando come non faticasse a sostenere il suo sguardo, dettaglio che gli fece stringere per un attimo lo stomaco.
Da quanto non gli capitava una cosa simile?!
-La vostra magia?!?!- domandò indicando con il fucile la fonte alle sue spalle che veniva risucchiata senza sosta -E cosa avete fatto voi per meritarla?! A chi pensate di darla a bere?!?! Io so benissimo da dove arriva!!!- alzò la voce perché tutti potessero sentirlo -So che nel cuore della foresta di Magnolia si nasconde un albero, l’albero Tenroujima, che emana magia, rilasciandola sulla città! Una potenziale inesauribile fonte di magia che però non può più essere considerata tale da quando la tribù Vermillion è stata sterminata diciassette anni fa!- si fermò un istante, inconsapevole degli sguardi attenti e interessati dei suoi sottoposti, che non avevano mai sentito quella storia prima, piegando le labbra in un sorrisetto beffardo -Ma senza più la tribù a tenerlo in vita anche l’albero ora sta morendo e se pensate che lascerò andare sprecata tutto questo ben di dio in mano a degli insulsi civili che non sanno nemmeno che farsene, non sapete con chi state parlando! Io tornerò qui…- abbassò ulteriormente la voce, avanzando a ogni parola -Ancora… e… ancora… finché Tenroujima non sarà che un ramo secco in mezzo a una foresta senza vita- soffiò a pochi metri da lei, un sadico ghigno sul volto, facendole sgranare gli occhi con orrore.
-Tu…- balbettò la ragazza, tremando di rabbia, dolore e disgusto -Io ti auguro di soffrire… di… di perdere tutto, schifoso verme!!!-
Un lampo di odio e follia attraversò le iridi del biondo che, senza più alcun controllo indietreggiò di un passo e sollevò il braccio, puntando il fucile davanti a sé, pronto a sparare, facendo gridar il resto dei presenti.
-Comandante!!!- lo richiamò scioccato Rogue, mentre Meldy e Juvia si portavano una mano alla bocca di fronte a quell’esecuzione imprevista e orribile.
Laxus fece pressione sul grilletto, preparandosi ad assorbire il contraccolpo mentre Lena chiudeva gli occhi e girava il capo in un gesto istintivo, mentre il biondo sgranava i propri nel vedere quello che somigliava a un lapillo colpire la sua arma sulla canna e deviare il colpo, mandandolo a vuoto.
-Ma che diavolo…- imprecò sottovoce, girandosi verso il punto da cui il colpo era giunto, chiaramente dall’alto, senza riuscire a individuare nessuno, socchiudendo gli occhi.
Una serie di sibili alle sue spalle lo fece voltare di scatto, in tempo per mettere a fuoco una serie di strani proiettili viola e quella che sembrava una lingua di fuoco rosato colpire senza esitazione i contenitori di magia, rovesciandoli e liberando le particelle che i suoi avevano appena intrappolato.
Cosa stava succedendo in quel posto?! Chi osava contrastarli?!?!
Il rumore delle spade che venivano sguainate lo riscosse, facendogli portare gli occhi sulla sua squadra che aveva lasciato perdere la fonte magica, per prepararsi a combattere.
Li vide muoversi compatti e sicuri, sebbene i loro sguardi schizzassero a destra e a sinistra, persi e in difficoltà alla ricerca di quel nemico invisibile.
Poi un rumore di ferraglia attirò la loro attenzione, facendoli voltare tutti e avvicinarsi pronti a formare un fronte unito contro non sapevano nemmeno loro cosa.
Fu quando li videro avanzare lenti ma inesorabili che persino il comandante sgranò gli occhi sconvolto, provando una punta di qualcosa che assomigliava a paura.
Sentirono i civili disperdersi e scappare alle loro spalle mentre una fila di droni, che sembravano dei draghi di metallo in miniatura, si avvicinava con passi cadenzati che riempivano l’aria dei loro rimbombi.
Si arrestarono a pochi metri da loro e Laxus vide i suoi già pronti a scagliarsi contro le macchine al momento più opportuno quando, come rispondendo ad un segnale, i robot presero a scagliare dei raggi laser azzurri che crearono delle voragini nel cemento di fronte a loro.
Sgranando gli occhi e deglutendo a vuoto, i mercenari strinsero la presa intorno alle loro armi per farsi coraggio.
-Fucili e frusta in copertura! Spade con me!- urlò Kagura, ottenendo convinti cenni d’assenso dai compagni.
Sting e Kagura si preparano ad attaccare, scattando e scartando mentre i proiettili magici dei compagni li proteggevano ma ritrovandosi a indietreggiare cinque passi ogni tre per evitare i laser dei droni che sembravano capaci di fondere anche il diamante.
Laxus guardò i suoi ragazzi muoversi coraggiosi e instancabili, cambiando posizione e strategia e rendendosi conto di che razza di suicidio sarebbe stato non fuggire da quell’aggressione.
Senza pensare o maledirsi, aprì la bocca per pronunciare parole che credeva non sarebbe mai stato capace di articolare.
-RITIRATA!!!- urlò fuori di sé, scioccando i suoi sottoposti.
-Comandante…- lo chiamò scioccato Lyon, leggendo l’improvviso orrore che si era impadronito di lui.
-Ho detto ritirata!!! È un ordine!!!-
Solo un altro attimo di esitazione e sollevando polvere e ghiaia i mercenari presero a correre lontano da quel nemico e verso i loro mezzi di trasporto, abbandonando i contenitori ermetici.
Non ebbero bisogno di voltarsi per capire che i droni li stavano inseguendo e diedero fondo a tutta la loro forza e tutto il loro fiato, ripercorrendo senza esitazione la strada fatta all’andata, rischiando di cadere a ogni curva e angolo svoltato.
Fu con sollievo e un sorriso che misero finalmente a fuoco i sabertooth, dopo un lasso di tempo che a loro era parso interminabile.
Vi si lanciarono incontro, balzando letteralmente a cavalcioni dei mezzi, Rogue trascinandosi dietro Meldy, mettendo subito in moto, saturando l’aria con il rombare dei motori magici.
-Ci siamo tutti?!-
-Sì comandante!- gli risposero all’unisono prima di sollevarsi a mezz’aria, orientandosi verso Deadly Nightshade.
-Inserite i piloti automatici!!!-
-Ma comandante richiedono più magia!!!- protestò Kagura, mentre un raggio li sfiorava, cercando di abbatterli.
-Sono più veloci!!! Inseriteli!!!- insistette Laxus, osservandoli premere i bottoni e i loro mezzi mettersi in moto da soli.
Si trovavano già a parecchi metri da terra quando quell’urlo agghiacciante fece gelare loro il sangue nelle vene.
Si voltarono in massa osservando inorridita Juvia che veniva sbalzata giù dal suo sabertooth e trascinata a terra da un drone.
-Juvia!!!- urlò Lyon in contemporanea con Meldy, che si dimenava trattenuta da Rogue.
-Lasciami!!! Dobbiamo salvarla!!!-
Ma era tutto inutile, lo sapevano. Ormai avevano inserito i piloti automatici, i sabertooth non si sarebbero fermati fino alla destinazione inserita ed erano troppo in alto per saltare.
Con la morte nel cuore, videro Juvia venire circondata dai droni, la bocca spalancata in un muto grido di orrore e paura e le lacrime a rigarle le guance. La videro chiudere gli occhi e voltare il capo pronta a ricevere il colpo di grazia, prima che un drone si parasse davanti, ostruendo loro la visuale della loro compagna, prima che i sabertooth sparissero, inghiottiti dal buio della notte.
 

***
 

Emise l’ennesimo grugnito, mentre avanzava deciso lungo le strade della capitale di Fiore, la prima città che era stata saccheggiata e ridotta a un ammasso di ferraglia e disperazione quando la guerra per la sopravvivenza era cominciata.
Ad anni di distanza, i cittadini di Crocus avevano imparato a vivere con quello che c’era, così come l’intero regno, adattandosi alla scarsità di cibo, al surriscaldamento e alla mancanza di magia. Sapevano tutti che prima o poi sarebbero morti e non per cause naturali ma lo spirito di conservazione portava gli uomini ad aggrapparsi irrazionalmente alla poca vita che gli restava, sebbene fosse di pessima qualità.
Trucidò con lo sguardo due ragazzini che lo fissavano a occhi sgranati, immobili a un lato della strada.
-Che avete da guardare?!- abbaiò rabbioso, facendoli sobbalzare e poi scappare via con un “Ci scusi signore!”.
Ringhiando più per il ‘signore’ che per le scuse, si calò un po’ di più la fascia sulle iridi fiammeggianti, estraendo di nuovo il radar e scuotendolo per verificare se si fosse per caso ripreso.
Non capiva, non riusciva a capacitarsi di come fosse successo. Appena entrato nei cieli di Crocus aveva percepito senza bisogno di nessun oggetto apposito l’aura magica che aleggiava sulla città ma non avrebbe mai immaginato che fosse tanto forte da poter mandare in tilt il suo sabertooth, facendolo precipitare.
Lui non si era fatto niente ma il mezzo di trasposto era distrutto. E ora più che mai avrebbe avuto bisogno del radar, che aveva invece subito la stessa sorte della moto volante.
Ne aveva bisogno perché l’attività magica era tale lì da rendere impossibile individuarne la fonte anche se poteva percepirla a pelle nuda. Ma a lui serviva la fonte e si stava innervosendo per quella svolta inaspettata.
Gli sarebbe scocciato terribilmente tornare a mani vuote.
Si arrestò, le mani sui fianchi, guardandosi intorno alla ricerca di qualche indizio o dettaglio interessante, notando di essere capitato in una zona praticamente deserta. Passandosi pollice e indice sugli occhi, emise un sospiro, trattenendosi il ponte de naso, indeciso sul da farsi, per poi sollevare la testa di scatto.
Aveva sentito bene o era solo uno scherzo della stanchezza?!
Tese le orecchie e si ritrovò a sgranare gli occhi nell’avvertire dei mugugni soffocati che si sarebbero anche potuti equivocare per qualcos’altro se non fosse stato per le voci sibilanti che li accompagnavano.
-Stai buona su!-
-Ci vorrà meno di quello che pensi!-
Voci sadiche, quasi divertite.
-E poi chissà, magari potrebbe anche piacerti!-
Risate sguaiate e viscide, che lo fecero rabbrividire.
Non dovette neppure stare a pensarci e il suo corpo già si muoveva verso il vicolo, guidato dal suo singolarmente sviluppato udito.
Era un mercenario sì, uno della peggior specie anche, rubava senza scrupoli la magia a città morenti ma mai aveva negato un tozzo di pane ai bambini che incontrava in quelle missioni omicide e no, non tollerava che la violenza sulle donne.
Raggiunse l’imbocco del vicolo e mise a fuoco tre uomini, schiacciati contro il muro e intenti a tenere immobile qualcuno, di cui non riusciva a cogliere nemmeno un dettaglio.
Avanzò nel buio, ringhiando come una belva, facendo rimbombare la propria ira tra le strette e alte pareti, impregnate di caldo e umidità.
Li vide immobilizzarsi e girarsi verso di lui, più che altro interrogativi e perplessi.
-E tu chi sei?!- domandò uno dei tre, portando le mani sui fianchi e voltandosi, liberando la visuale a Gajeel che riuscì finalmente a mettere a fuoco la vittima dell’aggressione.
Era così minuta da sembrare una bambina, ma gli bastò guardarla negli occhi da cerbiatta spaventata per capire che era più adulta di ciò che appariva, che poteva avere al massimo due o tre anni meno di lui. I suoi capelli azzurri erano scarmigliati e una fascia, gialla come il suo vestito, giaceva a terra a pochi metri da loro.
Nonostante il suo arrivo, uno dei tre aggressori la teneva ancora contro il muro per i polsi, le braccia alzate sopra il capo.
-Lasciatela- sibilò, fuori di sé, facendole sgranare gli occhi.
Li guardò accigliarsi ancora di più senza che nessuno dei tre accennasse a muoversi.
-Ho detto… Lasciatela- ripeté avanzando ancora.
-Senti amico- lo interruppe quello che si era voltato per primo -Perché non vai a fare il giustiziere da un’altra parte?!- gli propose con strafottenza prima di tornare a voltarsi verso la ragazza, sfregandosi le mani -Dove eravamo rimasti?! Ah già…- ma non riuscì a finire la frase.
Con uno scatto fulmineo e silenzioso, un guizzo riverberò nell’aria, mentre i tre uomini cadevano a terra tramortiti sotto gli occhi umidi e sconvolti della loro indifesa preda.
La ragazza si voltò lentamente verso il mercenario che respirava affannato e ancora in posizione di attacco, stringendo in mano una spada che era grande almeno quanto lei e aveva l’aria di pesare svariate tonnellate me che lui maneggiava come fosse stata fatta di plastica vuota. Rimase a fissarlo, quasi incantata, studiandone la mole imponente, il fisico scolpito, visibile sotto i vestiti che somigliavano a una specie di armatura, l’aria selvaggia, prima di scuotere energicamente la testa e portare rapida la mano a sollevare la spallina bianca del vestito giallo, assicurandosi di coprire la scapola destra.
-Cosa ci facevi in giro da sola a quest’ora e in questa zona?- domandò il ragazzo, senza sforzarsi di apparire meno minaccioso ma senza comunque spaventarla.
In fondo, l’aveva appena salvata.
-Io… io…- balbettò la giovane, cercando le parole.
-Cerca di non cacciarti in altri guai- le intimò, senza aspettare davvero una risposta, rinfoderando la spada e voltandosi per tornare sulla strada principale.
Riprese la sua avanzata, la testa ronzante e la rabbia a scorrergli nelle vene per ciò a cui aveva appena assistito e soprattutto per quello che aveva scatenato in lui.
Irrazionalmente, sentiva quasi il bisogno di tornare sui suoi passi e assicurarsi che quella ragazzina tornasse da dove era venuta senza incappare in altri guai, ma non era quella la sua missione.
Scosse la testa con decisione.
Era un mercenario! Mica una guardia del corpo!
Non si accorse neppure dei passi frettolosi alle sue spalle, finché una voce non risuonò nell’aria.
-Ehi!!!-
Si girò, interrogativo, aggrottando le sopracciglia e arricciando appena il naso, per poi sgranare appena gli occhi nel vederla correre verso di lui, la fascia gialla stretta in mano.
Si voltò del tutto, mentre si fermava a pochi passi da lui, il respiro leggermente affannato per la corsa.
Nonostante i capelli ancora in disordine e le macchie di terra che le sporcavano qua e là la pelle candida, ora sorrideva e i suoi occhi sembravano brillare di luce propria.
-Grazie per avermi salvato!- gli disse, arrossendo appena sulle guance e facendolo sobbalzare.
Ma che le prendeva ora?!
Ci mancava la mocciosa con il senso di gratitudine!
Scrollò le spalle, cercando di fingere noncuranza, cercando di ignorare la sensazione di calore che lo invase, una sensazione che avrebbe osato definire piacevole.
-Non dargli più importanza di quella che ha. Sono capitato lì per caso- minimizzò, tornando a voltarsi.
Stavolta la sentì corrergli ancora dietro, e il nervoso gli montò dentro quando qualcosa afferrò la sua canotta marrone e aderente per richiamarlo ancora. Dominò a stento il fastidio mentre si girava bruscamente verso di lei.
-Che vuoi ancora?!- domandò burbero, senza riuscire a farle perdere il sorriso e accigliandosi nel vederla tendere il braccio verso di lui.
-Ti andrebbe almeno di dirmi il tuo nome?!- domandò cauta, prima di allargare un po’ di più il sorriso -Io sono Levy!-
 




Angolo dell'autrice: 
Buongiorno a tutti! 
Mi ritaglio un piccolo spazio per ringraziare di cuore Daimler e HoneyZen! Sono felice che la storia vi intrighi e dai Frosh bimba è la dolcezza!!
Beh non mi dilungo troppo anche perchè ho poco tempo ! Vi saluto, alla prossima e un bacio grande! 
Piper. 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Non sapeva dove si trovasse. C’era tanta luce intorno a lui, troppa.
Luce pura e bianca, accecante, che non gli consentiva di distinguere nulla. Così tanta luce che era peggio che stare al buio.
-Laxus!-
Si voltò di scatto, verso la voce che lo aveva chiamato e ora rideva cristallina.
-Laxus da questa parte!-
Provò ad avanzare di qualche passo, senza chiedersi come fosse possibile dal momento che sembrava essere sospeso nel vuoto.
-Laxus dai! Non farmi aspettare!-
Sollevò la testa, notando finalmente la luce diminuire e socchiudendo gli occhi per prepararsi al cambio di luminosità, sgranandoli poi nel metterla a fuoco e riconoscerla.
Il cuore gli perse qualche battito mentre lei chinava il capo di lato, allargando il sorriso che le illuminava gli occhi blu, incorniciati dalla frangetta bianca.
Era così bella. Così bella da non sembrare vero.
Riprese ad avanzare, barcollando appena, come se avesse alzato troppo il gomito, guardandola chiudere gli occhi mentre un’altra cristallina risata si liberava dalla sua gola.
Mancavano pochi metri, c’era quasi ormai. Pochi passi ancora e avrebbe potuto riabbracciarla.
Fu quasi con rabbia che la vide dissolversi come fosse stata nebbia quando finalmente il suo viso fu a portata di mano. Rimase interdetto mentre la sua risata tornava a riempire l’aria, in una zona diversa da quella in cui si trovava un attimo prima.
-Laxus, sono qui!-
Si girò di scatto, cercandola febbrile con gli occhi.
-Cosa fai?! Sono qui! Non mi vedi?!- lo chiamò ancora mandandolo in completa confusione, mentre continuava a girarsi senza sosta. 
Ma qui dove?! Dove?!
-Laxus!!!-
Il sangue gli si gelò nelle vene a quell’ultima invocazione.
La sua voce non aveva più niente di cristallino ma si era trasformata in un grido di dolore e disperazione, mentre una luce rossastra prendeva a riverberare alle sue spalle e ai margini del suo campo visivo.
Si girò già inorridito da quello che sapeva avrebbe visto.
-Laxus!!!-
E il cuore gli si fermò del tutto quando si ritrovò a fissare la foresta in fiamme e le bombe che continuavano a schiantarsi con tonfi ed esplosioni assordanti.
Rimase interdetto a fissarla, ancora viva ma con un tronco che le teneva bloccate le gambe a terra, dopo avergliele molto probabilmente spezzate, accanto ai cadaveri dei suoi fratelli.
Rimase a fissarla mentre tendeva un braccio verso di lui, gli occhi pieni di lacrime, la paura a deformare il suo bel volto.
-Aiutami, Laxus!!!-
Si riscosse, prendendo a correre con quanto fiato aveva in gola, spingendo sulle gambe, con l’impressione, però, di rimanere sempre fermo nello stesso posto o che la foresta si stesse spostando all’indietro, allontanandosi, alla stessa velocità con cui lui cercava di raggiungerla.
Liberò un grido rabbioso, accelerando ancora ma inutilmente, mentre il suo braccio si tendeva fino allo spasimo verso di lei che ora stava sussurrando il suo nome, senza più forze per urlarlo.
E si sentì morire quando percepì il sibilo che sferzava l’aria, assistendo poi impotente all’esplosione che seguì la caduta della bomba a pochi metri da lei e che sollevò terra e detriti sospingendolo indietro e sbalzandolo via, mentre  un grido di puro dolore si liberava dal suo torace.
 
Si mise a sedere di scatto nel letto, sudato e affannato.
Stupido, maledetto incubo!
Per quanto ancora lo avrebbe perseguitato?!
Si passò un mano sul retro del collo a tamponare la pelle, considerando con un grugnito che probabilmente sarebbe stato per il resto dei suoi giorni e scosse la testa per scacciare quel pensiero e il fastidioso ronzio che ancora gli risuonava nelle orecchie.
-Ancora incubi?- domandò una voce nel buio, facendolo voltare di scatto e irrigidire ma solo per un istante.
-Cosa fai qui?- domandò sottovoce, alzandosi e venendo subito investito da un’ondata di caldo umido, che penetrava attraverso le persiane chiuse per permettergli di dormire e tenere almeno in parte fuori l’afa.
-Ivan ci ha convocato- mormorò mentre Laxus si chinava a recuperare i propri scarponi.
-Ha detto per cosa?-
-Lo dice mai?!- domandò il rosso, sollevando un sopracciglio e facendo sospirare l’altro comandante -Laxus dovresti fare qualcosa, non puoi continuare così-
Il biondo si voltò, osservandolo accigliato.
-Parlo degli incubi- si spiegò, incrociando le braccia al petto.
-Gildharts…- cominciò, strofinandosi stancamente gli occhi.
-Sai che ho ragione- insistette facendolo voltare verso di sé.
-Sei fuori strada stavolta!- protestò, facendogli sollevare entrambe le sopracciglia stavolta.
-Oh ma davvero?!-
-Non era il solito sogno!- mentì spudoratamente, recuperando la maglietta nera aderente e infilandosela prima di prendere un profondo respiro e sfogarsi un po’ -Ho perso Juvia nell’ultima missione e Gajeel non è ancora tornato da Crocus- buttò fuori, sentendo lo stomaco stringersi -Tu come ti sentiresti al mio posto?- chiese, senza rendersi conto di quanto fosse assurda quella domanda considerato a chi la stava ponendo.
E infatti Gildharts si strinse nelle spalle, senza staccarsi dal muro né sciogliere l’intreccio delle braccia.
-A me lo chiedi?! Io non ce l’ho una squadra!- gli fece notare, beccandosi un’occhiata vagamente omicida dall’amico.
-E ancora non capisco come si fa a essere comandanti senza una squadra da comandare- mormorò parlando più con se stesso.
-Dicesi carica onorifica- commentò, avanzando verso di lui e posandogli le mani sulle spalle -Laxus non devi essere così preoccupato- affermò ora serio, guardando l’amico negli occhi -I tuoi ragazzi sono i migliori. Sono passati solo tre giorni. Io sono sicuro che Juvia e Gajeel stanno bene e torneranno- lo rassicurò pieno di convinzione, senza muoversi finché non vide il biondo annuire sebbene ancora un po’ titubante.
Sollevò un angolo della bocca in un ghigno storto.
-E ora andiamo. Di sicuro manchiamo solo noi-
 

 
***

 
Anno X824.
19 giugno.
Non sono riuscita a chiudere occhio nemmeno stanotte.
Continuo a rivivere quel momento all’infinito. Non posso credere che l’abbiamo persa davvero, che abbiamo perso Juvia.
Da quando sono arrivata è stata sempre come una sorella maggiore per me e fatico a trattenermi dal prendere un sabertooth e volare a Magnolia per cercarla.
Sono certa che è ancora viva.
L’intera squadra è ancora sotto shock e, come se non bastasse, neanche Gajeel è anc…

 
-Devi proprio fare tutto quel rumore con la penna sul foglio?- domandò freddamente, senza smettere di affilare la propria spada.
Un tremito colse Meldy, che rimase qualche secondo con la penna a mezz’aria, chiudendo gli occhi per non soccombere alla rabbia. Con un gesto secco e irato, chiuse il diario e si girò a fulminare Kagura, prima di alzarsi e andarsene, il suo piccolo tesoro in mano e tanta voglia di urlare repressa.
Si richiuse violentemente la porta alle spalle, ignorando Kagura che la richiamava, chiaramente dispiaciuta.
Sapeva, Meldy, che stava male quanto lei, ma in quei giorni di tensione e paura non c’era spazio per la comprensione. Si sentivano tutti così impotenti che era insopportabile anche solo respirare.
Camminò rapida lungo il corridoio, cercando una zona isolata dove mettersi a scrivere in santa pace il suo diario, scegliendo il corridoio delle palestre, dove si allenavano, nel combattimento e per rafforzare il fisico.  
Si sedette a gambe incrociate, appoggiandosi alla parete tra le due porte di massiccio metallo, rimanendo qualche minuto in ascolto dei suoni ovattati che giungevano dall’interno delle due stanze, cercando di rilassare almeno un po’ lo stomaco ma senza successo.
Non si sarebbe dovuta affezionare, lo sapeva. Se lo era ripromesso quando si era unita a loro ma tra la teoria e la pratica c’era un abisso e Meldy lo stava imparando a proprie spese.
In fondo la forza della loro squadra era anche l’intesa e la voglia di proteggersi a vicenda, anche se a una prima superficiale occhiata, potevano dare l’impressione di essere tutti degli egoisti, preoccupati ognuno per se stesso e basta.
Il volto di Juvia contratto in una smorfia di paura e bagnato di lacrime aleggiò nella sua mente, obbligandola a riaprire gli occhi di scatto, proprio mentre la serratura della porta di destra scattava facendole sollevare lo sguardo.
-Ehi!-
Sobbalzò appena sorpresa quanto lui di trovarlo lì.
-Ciao Rogue- lo salutò senza verve, mentre il moro la scrutava appena.
Aveva i capelli raccolti in una piccola coda sulla nuca e la pelle imperlata di sudore sotto alla maglietta aderente, segno che aveva appena finito di allenarsi.
Si accigliò quando Meldy tornò a posare la nuca contro il muro, sospirando a passandosi una mano sul volto.
-Stai bene?- domandò, prendendola in contropiede.
-Come?! Oh sì, sì certo- rispose, riscuotendosi e cercando di minimizzare il suo stato d’animo -La nostra stanza era un forno e così ho deciso di uscire a fare due passi e poi mi sono seduta qui- mentì, scrollando le spalle mentre Rogue portava le mani sui fianchi.
-Kagura è nervosa e insopportabile vero?- chiese senza giri di parole, facendola sobbalzare.
Lo fissò qualche istante, prima di abbassare lo sguardo a terra.
-Non la biasimo. È solo preoccupata- affermò, abbassando la voce e sentendo il cuore stringersi di più.
Rimasero in silenzio qualche istante, Meldy a contare le piastrelle e Rogue a scrutarla, prima di aprirsi in un insospettabilmente comprensivo sorriso, di quelli che di solito riservava solo a Frosch.
Piegò il busto in avanti allungando un braccio verso la compagna, che sgranò gli occhi incredula nel ritrovarsi il campo visivo invaso dalle dita del mercenario, tese verso di lei in un muto invito ad afferrarle.
Sollevò lo sguardo smeraldino su di lui, senza celare il proprio stupore, trovandolo che sorrideva e perdendo qualche battito.
L’aveva colpita subito, Rogue. Era bello, tenebroso, intrigante.
Ma si era sempre limitata ad ammirarne la sua bellezza oggettiva da lontano, finché non era entrata nella sua squadra e allora era stato difficile arginare anche l’attrazione fisica, soprattutto perché Laxus sembrava finire sempre per metterli in coppia quando si trovavano in situazione che per Meldy erano nuove.
Il motivo, lo sapevano tutti, era che, avendo una sorellina minore, e una sorellina minore piuttosto curiosa e maldestra, Rogue era particolarmente bravo a spiegare le cose e al contempo tenere d’occhio la compagna, senza contare il suo naturale istinto di protezione, diventato ancora più forte dopo la perdita dei genitori.
Ma un gesto tanto amichevole e uno sguardo tanto affettuoso non glieli aveva mai rivolti e, forse perché in quel momento si sentiva particolarmente bisognosa di qualcuno accanto, la cosa la stava mandando in confusione.
-Facciamo due passi, ti va?- le propose, vedendo che non reagiva e riuscendo a riscuoterla.
Meldy deglutì prima di annuire e afferrare la mano calda del moro che la tirò su senza il minimo sforzo.
Lo affiancò mentre si avviavano lungo il corridoio di freddo metallo, senza una meta precisa, Meldy con il diario stretto tra le mani e contro l’addome, rimanendo in silenzio per un po’.
-Sai quando sei arrivata qui, me l’hai ricordata subito- affermò Rogue di punto in bianco, facendo girare Meldy verso di sé e girandosi a sua volta verso di lei -Juvia intendo. Vi somigliate molto- proseguì facendole sgranare gli occhi -Quando era appena arrivata era fredda, distaccata. Sembrava quasi che avesse paura a fare amicizia. Parlava solo con Gajeel, ogni tanto, finché Laxus non l’ha voluta nella sua squadra. Tu hai avuto più o meno la sua stessa evoluzione-
Lo osservò sorridere, perso nei ricordi, rimanendo colpita da quanto sembrasse diverso dallo scontroso ragazzo che aveva conosciuto settimane prima. Non era difficile, in quel momento, immaginarselo con in braccio un’adorante Frosch.
-Come sta la tua sorellina?!- chiese senza pensare, facendolo voltare verso di sé.
-Bene!- esclamò, piacevolmente colpito da quel suo interessamento e allargando ancora un po’ il sorriso.
-E… Lector invece?- si azzardò a domandare, cauta.
Tutti sapevano delle condizione del fratello di Sting e, proprio per questo, tolleravano i suoi sbalzi di umore. Fu in quel momento, di fronte a quella considerazione e al fatto che lei stessa aveva preferito allontanarsi piuttosto che litigare con Kagura, giustificandola nonostante tutto, che si rese conto di quanto fossero inevitabilmente diventati una famiglia.
Un’improvvisa voglia di passare del tempo con i due bambini si impadronì di lei.
-Lui è peggiorato… Con l’ultima missione avremmo dovuto raccogliere la magia necessaria per farlo stare meglio ma…- non finì, sapendo che non era necessario.
Proseguirono, svoltando entrambi a destra senza bisogno di dirselo, in perfetto sintonia, ripensando al fallimento di pochi giorni prima.
C’era una domanda che Meldy si continuava a porre e, anche se articolarla ad alta voce era doloroso, non poteva farne a meno.
-Da dove venivano quei droni?-
Rogue rifletté qualche istante.
-Non lo so. Non li avevo mai visti prima. Ma so che qua e là stanno nascendo organizzazioni ribelli, potrebbe avere qualcosa a che fare…- suggerì, facendole stringere più spasmodicamente la presa sul diario -Certo se i ribelli hanno una simile arma a disposizione devono essere molto più organizzati di quel che sembra e questa non è affatto una buona notizia-
-C’è…- cominciò la rosa, deglutendo a vuoto -Qualcosa che non so e dovrei sapere?!- domandò, ottenendo la sua attenzione e cogliendolo alla sprovvista.
La fissò qualche istante prima di scuotere la testa.
-Siamo compagni Meldy! Se sapessi qualcosa che tu non sai non esiterei a dirtela!- affermò decisa, facendole trattenere il fiato di fronte al suo sguardo così intenso -Ma dove siamo finiti?- domandò poi a se stesso, guardandosi intorno.
Anche Meldy lasciò vagare lo sguardo intorno a sé, notando che in quel posto non era mai stata prima. C’era una massiccia porta che occupava il fondo del corridoio cieco che non dava l’impressione di poter essere aperta facilmente.
-Forse dovremmo tornare…- iniziò Rogue, facendo per voltare le spalle alla soglia di metallo.
-No! Sono curiosa!- protestò la ragazza, facendolo voltare.
Sgranò gli occhi sconvolto nel vederla estrarre la frusta e agganciare la griglia del condotto di areazione per divellerla e arrampicarcisi dentro.
-Meldy che fai?!?!- sibilò sottovoce, tornando verso di lei incredulo.
Ma cosa le prendeva?! Non si rendeva conto che rischiavano una qualche punizione se li avessero scoperti?!
Eppure, quando la vide prendere lo slancio e saltare, riuscendo ad aggrapparsi al bordo del vano che si apriva nel basso soffitto e tirarsi su senza alcuna difficoltà, l’improvviso impulso di seguirla si impadronì di lui.
Non poteva lasciarla lì da sola!
-Meldy dobbiamo tornare!!!- sibilò nuovamente, dandosi dell’idiota per il fatto di stare intanto seguendola, camminando a quattro zampe nel condotto di areazione.
-Guarda, un’altra griglia!- mormorò, fermandosi un attimo per indicarla, per poi riprendere a gattonare più veloce, superando la griglia e girandosi, in modo che potessero affacciarvisi entrambi.
Meldy aggrottò le sopracciglia nello studiare il contenuto della stanza.
C’erano molti pannelli di controllo, e due grossi cilindri all’interno dei quali una luce arancione pulsava, intensificandosi e affievolendosi con regolarità.
Non fece nemmeno caso agli uomini riuniti al centro del locale finché Rogue non glieli fece notare.
-Così è qui che Ivan convoca i comandanti- considerò, facendole spostare gli occhi verdi sul capannello di persone presenti.
Nonostante fossero immersi nella penombra, non ebbe difficoltà a riconoscere alcuni volti. Gildharts, Laxus, Silver, Minerva e Kyoka ascoltavano il capo dei Raven Tail quasi scocciati.
-Stai dicendo che qualcuno qui dentro è una talpa che passa informazioni alle organizzazione ribelli del regno?- domandò accigliato Silver, facendo annuire Ivan con aria solenne.
-Una talpa?- mormorò la rosa, aggrottando le sopracciglia.
Che stava succedendo?!
-È precisamente così e voglio, esigo, che teniate d’occhio i vostri sottoposti e mi comunichiate qualunque anomalia vi capiti di notare-
-Mi rifiuto di credere che qualcuno dei miei…-
-Rifiutati pure Kyoka, ma se dovesse poi essere uno dei tuoi sappi che non esiterò a punire anche te!- la interruppe, facendole morire le parole in gola -Questo è tutto. Potete andare- li congedò osservandoli poi allontanarsi come fossero stati un solo corpo, tranne Laxus che rimase immobile come in attesa di qualcosa.
-Dobbiamo avvisare gli altri- considerò Rogue, alzando lo sguardo sulla compagna e trovando il suo colmo di agitazione -Che ti prende?-
-La griglia! È a terra! Ci troveranno!!!-
Anche Rogue spalancò gli occhi mentre un’ondata di panico lo pervadeva.
-Dammi la frusta- le disse, svelto, tendendole la mano e ottenendo ciò che voleva senza doverlo richiedere.
Si precipitò verso il vano da cui erano entrati, Meldy alle calcagna, lanciandosi lungo disteso e agganciando con la frusta la griglia che giaceva a terra, tirandola su e bloccandola rapido contro i bordi proprio mentre la porta si apriva, lasciando uscire i comandanti.
Rimase immobile a osservare la scena sentendosi gelare quando Silver si fermò, come colto da un presentimento, alzando lo sguardo proprio verso di loro.
Due mani leste lo trascinarono indietro e si ritrovò lungo disteso nello stretto spazio del condotto, abbracciato a Meldy, i nasi attaccati.
-S-scusa… io…- cominciò mentre entrambi arrossivano vistosamente.
-No… T-tranquilla, a-anzi… grazie…- mormorò Rogue, deglutendo a vuoto.
Rimasero in ascolto, finché altre due andature non risuonarono nel corridoio allontanandosi, segno che anche Ivan e Laxus stavano tornando alle loro stanze.
-Dici che possiamo andare?!- sussurrò Meldy, sperando quasi che la risposta fosse no.
Dopo un solo altro attimo di titubanza, Rogue annuì.
-Andiamo! Dobbiamo parlare con gli altri!- 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-È questo il posto?!- domandò osservando prima Levy correre in avanti e poi gli alberi che delimitavano il bosco, accigliandosi nel notare l’aspetto poco sano di quelle piante.
Lo sapeva fin troppo bene che la colpa non era né del caldo eccessivo né della scarsità di pioggia. Anche se il clima fosse stato più vivibile, la mancanza di magia nel terreno uccideva più veloce di un virus, diseccando l’anima dell’albero e portandolo a morire e rattrappirsi.
Una lieve stretta allo stomaco lo colse nel realizzare che non solo la vegetazione era destinata a quella fine.
Vagò con gli occhi sulla schiena della giovane, lasciata parzialmente nuda dal vestito giallo-arancio attraversata dalle spalline di cotone bianco che si allargavano esageratamente sul dietro, all’altezza delle scapole. 
Levy osservò con cura le chiome degli alberi, quasi potesse leggervi delle informazioni, del tutto insensibile allo sguardo incuriosito del mercenario. Era la prima volta che lo sguardo di Gajeel non le procurava alcuna reazione.
Dopo che lui l’aveva salvata e lei lo aveva rincorso, senza riuscire a spiegarsi per come e perché, il ragazzo aveva finito per accompagnarla fuori da quella zona malfamata, in una di certo altrettanto poco rassicurante ma quanto meno più affollata. Se cercava di ricordare come erano andate esattamente le cose non ci riusciva tanto bene.
Sapeva che gli era venuta fame, che Levy aveva insistito per pagargli degli spiedini di pesce grigliato da un carretto ambulante, che a lui erano parsi squisiti perché d’altra parte era nato in un’epoca in cui non si poteva sapere quale fosse il vero sapore del pesce grigliato. E mentre mangiava seduto sul ciglio della strada, dimentico della sua missione, aveva sentito un insensato istinto di protezione verso quella ragazzina, finendo per farle praticamente un terzo grado allo scopo di sapere da dove venisse e dove fosse diretta. Quando aveva sentito che la sua meta era la foresta fuori Crocus, ma un punto ben preciso dove doveva trovarsi un sentiero che la collegava direttamente a quella fuori Magnolia, Gajeel aveva capito che quella pazza imprudente aveva intenzione di restare in circolazione del tutto sola e disarmata per un tempo ben più esteso di qualche ora.
Il suo radar era andato completamente in tilt e da qualche parte doveva pur iniziare per capire l’origine di tutto quel potere magico che vibrava intorno a loro e così si era detto che poteva anche accompagnarla, solo per vedere se per caso la fonte si trovava nel bosco, ovviamente.
Così avevano viaggiato insieme per tre giorni e dormito nella stessa stanza per tre notti, il mercenario rigorosamente sul pavimento e, passato l’iniziale timore, Levy si era presa confidenza, intrattenendolo con chiacchiere che lo irritavano terribilmente alle quali però, inspiegabilmente, non si decideva a mettere fine. La lasciava parlare, ritrovandosi sempre suo malgrado a prestare attenzione a ciò che aveva da dire.
Ma ora, quel servizio scorta era finalmente giunto al termine.
Avevano raggiunto la foresta e, nel vedere Levy annuire, capì anche che avevano trovato il punto giusto dal quale la ragazzina voleva entrare. Da lì in avanti avrebbe dovuto cavarsela da sola, perché era evidente dal malsano aspetto delle piante che la fonte non poteva trovarsi nel bosco.
Era frustrante, perché la sua potenza continuava a impregnare l’aria con la stessa forza anche lì, come era accaduto in ogni zona della città che avevano attraversato. Non riusciva a capire cosa potesse scatenare una simile aura, aura che tra l’altro sembrava impossibile da imbrigliare.
Non aveva mai avuto a che fare con niente del genere.
Levy si voltò verso di lui, distogliendolo dalle proprie riflessioni e guardandolo con una strana espressione e un sorriso malinconico. Lo osservò sollevare un sopracciglio e grugnire interrogativo.
-E quindi, ci salutiamo qui- mormorò, abbassando gli occhi al suolo per poi rialzarli poco dopo -Grazie davvero Gajeel!- esclamò con disarmante sincerità, facendolo sobbalzare colto alla sprovvista.
-Figurati- mugugnò roco, portando una mano alla nuca e distogliendo lo sguardo per puntarlo altrove e ben più in alto dell’altezza di lei.
-Sicuro di non voler venire con me?- domandò, chinando appena il capo di lato.
Il ragazzo fu costretto a voltarsi nuovamente verso di lei, studiandola per capire se parlasse sul serio.
-Ho una missione da compiere- si limitò ad affermare, portando automaticamente la mano a sistemare meglio Metalicana sulla propria schiena.
Levy allargò il sorriso ancora di più a quelle parole.
-Posso capirti! Allora a presto!- lo salutò prima di voltarsi e rimanere immobile davanti agli alberi, tornando a studiarli.
Gajeel tentennò ancora un istante, sentendo stupidamente il bisogno di dire qualcosa ma senza sapere cosa, per poi decidersi a voltarle le spalle e allontanarsi.
Aveva già coperto alcuni metri in poche falcate quando qualcosa lo obbligò a fermarsi, sconvolgendolo.
 Con una potenza inaudita, come se fosse stata una micidiale folata di vento capace di smuovere anche un ramo di un certo peso, un’ondata di magia lo investì in pieno, sbalzandolo in avanti e obbligandolo a girarsi, alla ricerca dell’origine di quell’improvvisa concentrazione di potere magico.
Sgranò gli occhi sconvolto, senza riuscire a credere ai propri occhi.
Non poteva essere!
Eppure, a meno di non avere preso un colpo in testa o non essere impazzito del tutto, Levy era davvero lì immobile, a braccia spalancate e gambe divaricate e dai suoi palmi un sottile pulviscolo luminoso stava fuoriuscendo, diffondendosi nell’aria come fosse stato polline, per depositarsi sulle chiome degli alberi e renderli nuovamente rigogliosi.
Sotto il suo sguardo sgranato la foresta sembrò tornare in vita almeno fin dove riusciva ad arrivare il suo campo visivo, prima che il pulviscolo magico si spostasse ad avvolgere la minuta figura della ragazza, come un’innocua tromba d’aria, sollevando terra ed erba ai suoi piedi.
Al colmo dell’incredulità, Gajeel vide l’abito arancio scomparire, sostituito da indumenti che avevano tutta l’aria di essere di fattura indigena.
Il seno era coperto da una fascia bianca, mentre sui fianchi un sottilissimo filo che le passava sopra le anche indicava la presenza di un paio di slip sotto i due drappi candidi che, partendo dalla vita, arrivavano fino ai piedi solo davanti e dietro, lasciandole i lati delle gambe e delle cosce completamente scoperti. Senza intralciare i suoi movimenti la stoffa era decorata da un sottile filo blu che disegnava un rettangolo seguendo internamente il bordo del drappo, intessuto di filo rosso, come i sandali che portava ai piedi, che sembravano essere stati fabbricati a mano, e la fascia rossa che le teneva indietro i capelli. Infine, a metà del braccio destro, poco sotto la spalla, una decorazione frangiata sempre blu, bianca e rossa, l’avvolgeva proprio nel punto in cui il muscolo si restringeva appena, sottolineandone la tonicità.
Se fino a quel momento Gajeel, che cieco non era, l’aveva trovata bella, ora non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e non solo per il fascino che emanava.
A tenerlo pietrificato lì era l’improvvisa consapevolezza che Levy era una creatura rara ma, soprattutto, la fonte di magia che lui stava cercando ovunque. Si rese conto che il motivo per cui non era riuscito a individuarla e per cui gli era sembrata sempre della stessa intensità ovunque era perché l’aveva sempre avuta accanto. Ma non era per stupidità che non ci aveva pensato.
In tutta la sua vita non aveva mai visto nessun essere umano contenere così tanta magia e usarla con altrettanta disinvoltura senza l’aiuto di un oggetto che lo aiutasse a convogliarla.
-Ma cosa diavolo…- cominciò per poi arrestarsi, il fiato mozzo nel focalizzarsi sulla spalla destra della ragazza.
Lì, proprio sulla scapola, un tatuaggio azzurro si stagliava sulla pelle candida, disegnando due ali leggermente distanti tra loro e che puntavano verso il basso.
Il cuore gli si fermò un istante mentre indietreggiava di un passo, nel capire da dove proveniva Levy.
Laxus gli aveva raccontato che la tribù Vermillion era stata sterminata alcuni anni prima, quando lui era un bambino molto piccolo ancora, eppure, pur non avendolo mai visto di persona, il comandante gli aveva descritto così bene e nel dettaglio il simbolo della tribù che non poteva sbagliarsi.
-Sei ancora qui?!-
La voce di Levy lo riscosse, facendogli spostare gli occhi sul volto interrogativo dell’azzurrina.
Non sapeva perché mai si fidasse tanto di lui e neppure era certo di dove fosse diretta ma era chiaro che se avesse voluto seguirla non doveva fare altro che chiederlo. E per quanto non sapesse esattamente dove lo avrebbe portato e, in casi estremi, come avrebbe mai potuto estrarre la magia da un essere umano, Gajeel aveva ancora ben presente la propria missione.
Mettendo a tacere il senso di colpa e concentrandosi sul pensiero dei propri compagni che non aspettavano che un suo trionfale ritorno, soprattutto Sting e Lector, si ritrovò a sollevare un angolo della bocca in un ghigno sghembo.
-Ho cambiato idea- annunciò facendole sgranare appena gli occhi -Vengo con te-
 

 
§

 
-Una talpa?! Ma siete sicuri?- domandò Sting, seduto con il busto piegato in avanti e le dita intrecciate.
Rogue annuì deciso, girandosi verso il suo migliore amico.
-Abbiamo sentito chiaramente Ivan che imponeva ai comandanti di indagare sulle proprie squadre-
-Ivan è un uomo paranoico- considerò Lyon, senza scomporsi più di tanto.
Avevano scelto la stanza di Frosch e Lector per parlare, approfittando del fatto che i bambini stavano dormendo e lì avrebbero avuto più tempo per parlare tranquilli anche nel caso in cui Laxus fosse andato a cercarli. Sarebbe stato l’ultimo posto dove avrebbe guardato.
-Che sia vero o no è comunque un problema!- insistette Rogue, perdendo la calma.
Meldy gli posò una mano sulla braccio per calmarlo, facendolo girare verso di sé mentre Lyon si accigliava.
-Cosa vuoi dire? Se non c’è una talpa…-
-E se invece ci fosse, vi rendete conto di cosa avete appena fatto?- intervenne Kagura, con un tono talmente severo da far calare un silenzio raggelante -Poniamo per un attimo che quella di Ivan non sia paranoia. Rivelando questa cosa se uno di noi fosse la talpa da ora in avanti starebbe molto più attento e sarebbe impossibile identificarlo. Non avreste dovuto dirlo!- concluse con decisione, lasciandoli tutti interdetti.
Rogue si voltò verso Sting che gli lanciò un’occhiata, palesemente senza parole, prima di indurire la mascella e tornare a fronteggiare la compagna.
-Come puoi dire una cosa del genere, Kagura?! Noi non siamo una squadra qualunque!!!- alzò la voce, incurante dei bambini che riposavano tranquilli.
-Non fare il bambino Rogue. Noi siamo come tutti gli altri, umani e mercenari. Non è un segreto che chiunque di noi si venderebbe al miglior offerente- ribatté senza sentimento la mora.
-Adesso stai esagerando!- s’intromise Sting, alzandosi in piedi e affiancando l’amico, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Noi siamo molto più di questo- sibilò pieno di rabbia Rogue.
Kagura si limitò ad osservarli, una luce scettica negli occhi.
-E cosa saremmo?- domandò sollevando un sopracciglio.
-Una famiglia!- rispose il moro senza esitare, facendola sobbalzare -È per questo che siamo la squadra migliore, che siamo unici qui! Perché possiamo fidarci ciecamente l’uno dell’altro! Io non esiterei un solo momento a mettere la mia vita nelle vostre mani!- proseguì, facendole sgranare gli occhi e lasciandola davvero senza parole.
Anche Meldy gli puntò gli occhi appena lucidi addosso, deglutendo a vuoto, mentre un lieve mugugno si levava nella stanza.
-Rogue…- la vocina di Frosch li raggiunse, facendo voltare di scatto il ragazzo che non esitò a precipitarsi dalla sorellina, sedendosi sul letto accanto a lei per coccolarla e rassicurarla.
Mentre le diceva di rimettersi a dormire lanciò un’occhiata a Lector, trovandolo sudato e pallido, tra le coperte arruffate che davano l’impressione di non riuscire a scaldarlo nonostante non facesse affatto freddo, e sentì una stretta al cuore, con l’impressione che tutto stesse loro sfuggendo di mano.
-Comunque non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo assolutamente riportare qui Juvia e Gajeel!- esclamò Meldy, prendendo la parola con decisione.
-Anche io sono molto preoccupato per Juvia…- ammise Lyon, passandosi una mano tra i capelli e sospirando.
-Non è solo questo! Se Ivan è convinto che ci sia una spia e passa troppo tempo prima del loro ritorno, potrebbe non lasciarli più mettere piede a Deadly Nightshade!- spiegò finalmente la rosa, facendo indurire la mascella a Sting.
-Meldy e Rogue hanno ragione su tutto- affermò una voce proveniente dalla porta, facendo spostare lo sguardo a tutti loro per mettere a fuoco Laxus che li osservava serio e penetrante.
-Comandante- lo chiamò Kagura, mentre si metteva in piedi, imitata da Rogue e Lyon e il biondo entrava nella stanza chiudendo con cautela la porta.
-Hanno ragione sull’essere una famiglia e hanno ragione su Juvia e Gajeel- proseguì, avanzando verso di loro -Io non ho dubbi che voi siate tutti puliti ma Ivan la pensa in un modo diametralmente opposto. Siete i primi di cui sospetta-
Sting strinse i pugni prima di avanzare di un passo.
-Comandante chiediamo il permesso di dividerci in due squadre e andare a Crocus e Magnolia a cercare i nostri compagni-
Laxus lo osservò per un lungo istante, riconoscendosi per un attimo nell’espressione quasi furente per la preoccupazione, il linguaggio del corpo, il tono tra l’arrabbiato e l’implorante.
-Permesso non accordato- mormorò con disinvoltura e freddezza, scioccandoli tutti.
-Cosa?!-
-Ma Comandante…-
-Niente ma!-
-Hai detto che abbiamo ragione!- protestò Rogue.
-Questo non significa che dobbiate essere imprudenti- rombò con la sua voce baritonale, zittendoli -Ho chiesto poco fa il permesso a Ivan di fare esattamente ciò che Sting ha appena suggerito ma non me lo ha accordato-
-Come sarebbe a dire?! Abbiamo il diritto di andare a salvarli!-
-Sting, datti una calmata- lo ammonì Kagura.
-No! È assurdo! Dannazione ci sarà qualcosa che possiamo fare, che tu puoi fare Comandante! Sei pur sempre suo figlio no?!-
Un silenzio raggelante calò nella stanza a quelle parole, mentre Laxus grugniva appena.
-Sting…- lo chiamò scioccato Rogue, sgranando gli occhi.
-Ha ragione- affermò il Comandante dopo un profondo respiro -Ma i legami di sangue contano poco qui e io ho le mani legate quanto voi. Però non ho intenzione di arrendermi- affermò convinto, facendo accigliare i suoi ragazzi –Come vi ho detto, Ivan sospetta soprattutto di voi ma per niente dei Comandanti, di nessuno dei Comandanti. Questo può giocare a nostro vantaggio, se voi mi coprite-
-E come?!- domandò Lyon, dopo essersi scambiato un’occhiata con Kagura.
-Ivan sarà concentrato su di voi. Comportatevi bene, allenatevi, offritevi volontari per i turni al convertitore di magia. Distogliete la sua attenzione da me. Quando i tempi saranno favorevoli, andremo a recuperare almeno Juvia- affermò, facendo aprire Meldy in un sollevato sorriso.
-E Gajeel?- s’informò subito Rogue, trattenendo il fiato.
Laxus si concesse un ghigno che aveva un che di malinconico.
-Gajeel ragiona come un mercenario da quando ha l’età di Lector. Potete stare certi che se la sa cavare alla grande e io non ho dubbi sul fatto che sta bene. Se c’è qualcuno che non ha bisogno di essere salvato, è lui-
I ragazzi si guardarono tra loro un po’ in apprensione, per poi annuire decisi, senza preoccuparsi troppo delle formalità.
-Comunque dovremo lasciar passare almeno una decina di giorni…- rifletté ancora Laxus, parlando quasi più a se stesso.
-Dieci giorni?!- intervenne sconvolto Rogue.
-È un’eternità Comandante!- gli diede manforte Sting.
Ma anziché fulminarli e intimare loro il silenzio, ricordando che tutto ciò che usciva dalla sua bocca per loro era un ordine, Laxus ghignò verso di loro, quasi divertito.
-Non mi ero mai reso conto di essere così fortunato. La mia squadra è davvero la più unita e affiatata di tutta la Raven Tail- considerò, facendoli sobbalzare, prima di riprendere la parola -Non permetterò che Gajeel e Juvia vengano cacciati da Deadly Nightshade, questa è una promessa- affermò, tornando serio -Fidatevi di me- concluse, prima di andarsene, lasciandoli lì a metabolizzare ciò che era appena successo, senza riuscire a trovare niente da dire.
 

 
§

 
Avanzò con passo sicuro nella bettola, che puzzava di gin e fango, senza curarsi degli schiamazzi intorno a lui ed evitando con naturalezza un boccale di birra lanciato da chissà chi.
Portò una mano a sistemarsi meglio la sciarpa verde sulla bocca, mentre assottigliava gli occhi alla sua ricerca.
Nonostante vi fossero molti più uomini incappucciati che non, non ci mise molto a individuare la sua imponente mole, sebbene fosse di schiena a un minuscolo tavolino per due, tutto scheggiato, in un angolo.
-Scegli sempre dei posti così pittoreschi per incontrarci- gli fece notare, mentre lo superava per raggiungere la sedia libera di fronte a lui.
-E tu hai una passione per farti attendere vero, Gerard?- gli chiese mentre il ragazzo si accomodava di fronte a lui -O preferisci che ti chiami Mystogan?- s’informò prima di svuotare il contenuto del proprio boccale in una sorsata.
-Fa lo stesso, tanto nessuno dei presenti ha l’aria di essere in grado di ricordarsi neppure il proprio nome in questo momento- considerò, facendo una panoramica della sala, piuttosto malmessa.
-E allora perché non tiri giù quella sciarpa? Con il caldo che fa…-
-Non preoccuparti Gildharts, il caldo non è mai stato un problema per me- rispose, sogghignando appena, e facendo sorridere anche il compagno -Allora, di cosa volevi parlarmi?-
Il rosso si addosso al tavolino, che scricchiolò sotto il suo peso, allungandosi verso di lui.
-Ivan ci ha radunato questa mattina. Sospetta una talpa all’interno dei Raven Tail. Dovremo stare più attenti d’ora in poi- gli comunicò in un sussurro, facendogli sgranare gli occhi.
-Vuoi dire che…-
-Tranquillo!- aggiunse subito, rimettendosi seduto bene e avvertendo il sollievo pervadere Gerard -Ivan pensa di essere furbo ma non lo è abbastanza. Solo che al momento potresti non ricevere più notizie o almeno non con la stessa frequenza di prima. Ti ho voluto avvisare perché non ti allarmassi-
Il ragazzo si addossò con la schiena alla sedia, prendendo un profondo respiro.
-Hai fatto bene. Grazie mille, per tutto quanto Gildharts-
Il mercenario sorrise storto, sistemando meglio il cappuccio prima di alzarsi.
-Se ci tieni tanto a ringraziarmi, puoi pagarmi la birra- commentò, facendo sbuffare una risata a Gerard.
-In questo è identica a te, lo sai vero?- gli domandò, provocandogli un moto di malinconia che gli velò gli occhi per un attimo.
-Cana ha preso molto più da sua madre, per fortuna- considerò con tono intriso d’affetto, prima di tornare a cercare Gerard con gli occhi e puntargli contro un dito –Io continuo a contare su di te per tenerla d’occhio- lo ammonì, severo.
-Sto rientrando da una missione ma sono certo che se l’è cavata benone anche senza di me. E comunque sai che questo discorso vale anche per te-
Gildharts lo osservò qualche istante prima di stringersi nelle spalle.
-Beh io sto partendo per una missione ma posso dire lo stesso-
I due uomini si fissarono ancora alcuni secondi, prima di salutarsi con un cenno del capo.
-Buona fortuna Gildharts-
-E a te buon riposo- gli augurò il rosso, prima di voltargli le spalle e allontanarsi, facendo frusciare il mantello.
Gerard si lasciò andare, liberando un sospiro e passandosi una mano sul volto quasi completamente nascosto.
Sì, aveva decisamente bisogno di riposo. E, soprattutto, non vedeva l’ora di arrivare a casa. 






Angolo dell'autrice: 
Saaaaalve Minna-san! Come andiamo?! 
Vorrei solo avvisare che gli aggiornamenti di questa storia, in termini di tempo, potrebbero oscillare un po' ma non temete, ho tutte le intenzioni di portarla a termine! 
Ne approfitto per ringraziare Honeyzen che non manca mai di recensirmi: Miraxus anche a te mia cara e sì, io shippo schifosamente  Rogue e Meldy! ^^' 
Alla prossima e un abbraccio! 
Piper. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Mosse cauta le dita dei piedi, sentendo un fastidioso formicolio impossessarsi di lei, facendola mugugnare.
Si sentiva indolenzita, come fosse stata immobile per molto tempo, e dolorante.
Non riusciva a ricordare molto bene cosa le fosse successo ma, viste le fitte provate, era sicura di non essere morta. Lentamente, prese a recuperare coscienza di se stessa e di ciò che aveva intorno.
Capì di essere sdraiata su qualcosa di morbido e avvolta in qualcosa di fresco e leggero, che emanava un lieve tepore che le faceva venire voglia di risprofondare nel sonno.
Assecondando quel desiderio, emise un prolungato sospiro, allontanandosi dalla lieve luce che aveva preso a brillare dietro le sue palpebre chiuse, rilassandosi.
Si stava già lasciando cullare dal nulla intorno a lei quando delle immagini, dapprima sfocate e poi sempre più nitide, presero forma davanti ai suoi occhi chiusi.
 
-Juvia!!!-
Chiuse gli occhi per prepararsi al colpo alla schiena, mentre la voce dei suoi compagni le riempiva le orecchie, mischiandosi con il fischio del suo sabertooth, ce stava precipitando, trascinato giù insieme a lei.
Sobbalzò, stringendo i  denti per il dolore e la sofferenza che l’urlo disperato e sempre più lontano di Meldy le stavano procurando, prima di riaprire gli occhi, colmi di lacrime.
Il sangue le si gelò nelle vene nel mettere a fuoco un capannello di droni intorno a sé. Visti da vicino erano ancora più spaventosi.
Lanciò un’ultima disperata occhiata ai suoi amici, che si allontanavano rapidamente e senza possibilità di tornare indietro a causa dei piloti automatici inseriti, prima che uno di quegli orrendi robot le precludesse totalmente la visuale.
Con sguardo sgranato e spaesato, osservò i suoi avversari illuminare il loro unico occhio, preparandosi a colpire. Calcolò in un attimo che non avrebbe mai avuto il tempo di recuperare il Water Nebula agganciato alla sua schiena e si preparò a morire, con lo stoicismo che l’aveva spinta a entrare nei Raven Tail.
Se doveva morire, lo avrebbe fatto a occhi aperti e testa alta.
Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne mentre la luce diventava quasi accecante.
Si preparò a vedersi giungere addosso i laser e sentirsi trapassare quando qualcosa dei tonfi e un grido in lontananza le fecero reclinare il capo all’indietro.
Sotto il suo sguardo incredulo, la porzione di droni alle sue spalle finì a terra con svariati cavi scoppiettanti e fuori posto, mentre un paio di gambe fasciate da pantaloni scuri e una schiena nuda avanzano per abbattere anche gli altri draghi-robot.
Juvia osservò il ragazzo roteare un’asta nel buio che assomigliava a una lancia, abbattendo con una serie di ben misurati fendenti i droni rimanenti.
Lo vide abbassare l’arma quando anche l’ultimo ammasso di ferraglia cadde sotto i suoi colpi per poi voltarsi verso di lei con sguardo serio e avanzare, studiandola nel buio.
-Stai bene?- le domandò, con voce quasi glaciale ma scaldata da una nota di sincera preoccupazione.
Ancora boccheggiante e con il volto umido di lacrime, Juvia lo osservò muta, cercando di cogliere qualcosa del suo viso senza successo.
Poi la vista cominciò ad offuscarsi, mentre la testa diventava pesante e la mercenaria si lasciava andare a terra, perdendo i sensi.
 
Spalancò gli occhi, il petto che si alzava e abbassava affannato a causa di quell’incubo.
Ora ricordava tutto!
L’attacco a Magnolia fallito, quella strana intromissione, i droni.
Dove diavolo era ora?!
Non aveva un minuto da perdere! Doveva tornare alla base, avvertire gli altri!
Si diede un colpo di reni per tirarsi su ma un dolore atroce la pervase in tutto il corpo, obbligandola a rimettersi distesa con un mugugno buttato fuori a denti stretti.
-Ehi che stai facendo?!?!-
Con uno scatto di rabbia si girò verso la proprietaria della voce che era appena risuonata nella stanza, fulminandola con gli occhi blu oltremare pieni di odio.
-Devi restare sdraiata!- la rimproverò accostandosi al suo letto e portando due dita sulla sua fronte prima di sorridere -La febbre è scesa finalmente- affermò con sollievo.
Juvia la studiò per un attimo, i lunghi capelli cioccolato raccolti in una coda, gli occhi color indaco. Indossava solo un paio di shorts e il pezzo sopra di un bikini, segno che doveva fare un caldo infernale anche lì, ovunque lì fosse, proprio come a Deadly Nightshade.
E allora perché lei aveva così dannatamente freddo?!
Sentendosi una belva in trappola, la giovane mercenaria racimolò tutta la propria forza, di volontà e non, tornando a sollevare il busto, ma le mani della ragazza si posarono decise sulle sue spalle, rispingendola giù.
-Cosa avete fatto a Juvia?!- sibilò la ragazza, rendendosi conto che non aveva neppure le forze per opporsi.
La castana piegò appena il capo di lato, per poi sospirare e recuperare una sedia, trascinandola vicino al letto e sedendovisi in una posa decisamente poco femminile.
-A dire il vero avete fatto tutto da soli- commentò, facendola accigliare.
-Di che stai parlando?-
-Dei droni! Si può sapere perché vi hanno attaccato?! Sono per caso impazziti?!-
Juvia sgranò gli occhi a quelle parole, rendendosi conto in un attimo del malinteso in corso e sentendo un brivido freddo percorrerle la schiena.
Se quella donna, chiunque essa fosse, la credeva una ribelle probabilmente aveva intenzione di consegnarla al governo e, a quel punto, sarebbe stata la sua parola contro la loro e nessuno a parte i suoi compagni avrebbero potuto salvarla, ammesso che venissero a sapere in tempo del processo a cui di certo l’avrebbero sottoposta.
Senza contare che essere considerata una pusillanime di quel calibro le dava un tremendo fastidio.
-Juvia non fa parte della ribellione! Juvia è una mercenaria! Una Raven Tail!- sputò quasi fuori, con orgoglio e rabbia.
Si stranì ancora di più nel vedere la donna abbozzare un nuovo e più malizioso sorriso.
-Oh ma lo so questo- le disse, facendola sobbalzare appena, mentre si rimetteva in piedi e si adoperava per sistemare le pezze bagnate con cui dovevano averla tenuta idratata mentre era priva di conoscenza -A dire il vero sei stata fortunata, qualcun altro non si sarebbe dato pena di salvarti ma Gray è fatto così e devo dire che, personalmente, approvo- si arrestò tornando a guardarla con un’amichevole luce nelle iridi violette -A proposito, io sono Cana- si presentò, cogliendola alla sprovvista.
Juvia sgranò gli occhi, sentendo uno strano calore riempirle il cuore di fronte a quello sguardo gentile ma si riscosse subito, scrollando le spalle e tornando scontrosa in un batter d’occhio.
-E tu ti chiami Juvia, immagino-
-Già…- mormorò scontrosa, puntando gli occhi al soffitto.
Rimase immobile per un tempo non meglio definito, ascoltando i rumori prodotti da Cana nel riordinare quella che doveva essere un’infermeria, riflettendo e tornando a domandarsi dove fosse capitata, quando un pensiero la colpì.
-Cosa volevi dire?-
Cana si voltò interrogativa, posando una mano sul fianco.
-Riguardo a…-
-I droni. Se sai che Juvia è una mercenaria sai anche che i droni sono suoi nemici e nemici dei suoi compagni- affermò con logica, senza accorgersi dell’espressione tra il materno e il dispiaciuto assunta dalla ragazza.
-Forse di questo sarà meglio parlarne quando Erza sarà tornata-
-Chi è Erza?-
-Lo scoprirai- si limitò a rispondere Cana, tornando a fare ciò che stava facendo.
-Juvia vuole tornare a casa!- piagnucolò, pestando i pugni chiusi sul materasso.
-Per me puoi andartene quando  vuoi ma ora non mi sembri proprio nelle condizioni-
-È tutta colpa dei ribelli! Sono loro che ci hanno attaccato e ci hanno impedito di prendere la magia e poi ci hanno scatenato addosso i droni e ora Juvia…-
-Basta!!!-
La voce di Cana si mischiò a un sonoro tonfo, che la ragazza stessa aveva prodotto, scaraventando la bacinella dell’acqua nel lavandino a muro, ai cui bordi si era poi aggrappata con il respiro grosso e rimanendo di spalle, mentre Juvia sobbalzava spaventata e si girava a guardarla sconvolta.
-Siete voi che rubate la magia…- le fece notare, sentendola trattenere il fiato alle sue spalle.
Un improvviso opprimente peso si addensò alla bocca dello stomaco della mercenaria che tornò finalmente in sé, rendendosi conto in un attimo di quanto fosse stata priva di tatto. In fondo se era così malridotta come le era parso di capire, doveva trovarsi ancora a Magnolia e qualcuno di quella città l’aveva salvata e la stava curando nonostante quanto lei e la sua squadra avessero cercato di fare.
Prese fiato per mormorare delle flebili scuse ma la voce di Cana, meno dura e di nuovo dolce la interruppe.
-Capisco però che non lo facciate con cattiveria…- proseguì sempre di spalle al letto, abbozzando un sorriso, gli occhi lucidi -Siete esseri umani anche voi… E tu…- si voltò finalmente verso Juvia, che la ascoltava sconvolta -Tu sarai preoccupata per i tuoi amici…-
Juvia deglutì a vuoto a quelle parole e una lacrima sfuggì al suo controllo mentre in un attimo la testa le si riempiva delle voci e dei volti dei suoi compagni.
Sì, aveva decisamente voglia di tornare a casa ma ora che sia era calmata si rendeva conto da sola che non era in grado e doveva avere pazienza e aspettare. In fondo, chiunque altro ci fosse in quella casa insieme a lei e Cana, non potevano essere cattive persone.
Un rumore oltre la porta chiusa, come un boato di gioia attutito dal legno seguito da una voce irata e dei tonfi spaventosi, le raggiunse e interruppe quella muta comunicazione che si era instaurata tra le due ragazze, facendo voltare Cana con una risata appena sbuffata.
-Direi che Erza è tornata e Natsu gli è saltato addosso per salutarla come al solito- affermò scuotendo la testa, visibilmente divertita, prima di puntare di nuovo gli occhi sulla loro convalescente ospite -Allora, vuoi andare a conoscere gli altri? Te la senti di provare ad alzarti?- le propose, prendendola in contropiede ma osservandola annuire dopo pochi istanti.
Un po’ a fatica, aiutata da Cana, si mise a sedere con le gambe spenzolanti al lato del letto e si scoprì del fine lenzuolo che la copriva, sentendosi debolissima ma anche un po’ più ringalluzzita, almeno finché i suoi occhi non si spostarono sulla porzione di se stessa che era in grado di mettere a fuoco, studiando il proprio abbigliamento.
Un’ondata di caldo le incendiò il viso, che divenne paonazzo in un secondo mentre un brivido di imbarazzo la percorreva e un lieve grido si liberava dalla sua gola.
 -Che ti prende?!- domandò Cana, stranita.
-J-J-J-Juvia non può a-a-a-andare in giro così! È quasi n-nuda!!!- protestò con uno sguardo tra il supplice e il determinato.
Cana aggrottò le sopracciglia, studiandola senza capire, analizzando con attenzione la canottiera verde acqua e i pantaloncini blu scuro, che erano in realtà dei boxer che Gray aveva lasciato in giro, puliti ovviamente, quello che le avevano infilato quando avevano dovuto cambiarla mentre sudava in preda ai fumi della febbre.
-Ma sei coperta!-
-Questo non è coperto!!! Juvia si copre molto di più, anche quando fa caldo!!!-
-Beh, complimenti per la resistenza- commentò alzando un sopracciglio e facendola ammutolire -Comunque vai benissimo per stare qui, nessuno si formalizza, fidati!- insistette, avvicinandole un paio di ciabattine infradito -Vuoi raccogliere i capelli?- le chiese poi premurosa, rendendosi conto di come quel piccolo sforzo le avesse fatto imperlare la pelle di sudore.
Juvia rimase zitta un attimo, stupita da quell’ennesima gentilezza, prima di negare con il capo, afferrando la massa di boccoli blu e spostandoli tutti su una spalla, per liberare il retro del collo.
-Va bene così- mormorò facendo leva per mettersi in piedi.
Pochi passi e aveva ritrovato il proprio equilibrio, nonostante si sentisse priva di forze a causa della lunga permanenza a letto che doveva essere anche la causa dei crampi che l’avevano colta poco prima.
-Per quanti giorni…- cominciò, lasciando la frase in sospeso.
-Tre- la informò Cana, rimanendo un paio di passi dietro di lei, pronta ad afferrarla semmai avesse perso l’equilibrio.
Juvia rabbrividì.
Tre giorni. Chissà i suoi compagni come stavano.
Si appoggiò al muro una volta nel corridoio fuori dall’infermeria, seguendo le voci che risuonavano, testimoniando che quella non poteva essere una semplice casa famigliare, c’era troppa gente.
Non ci volle molto per individuare finalmente un’apertura priva di porta in fondo al corridoio oltre la quale si poteva intravedere una balaustra, come di una balconata interna.
Si appoggiò un istante allo stipite dell’apertura per recuperare le forze e si diede una spinta per raggiungere la balaustra in legno e appoggiarsi, guardando giù, sgranando gli occhi incredula.
Sotto di lei si estendeva un grande salone, illuminato a giorno da torce e lampade, zeppo di tavoli e panche di legno e di persone, intente a festeggiare qualcosa.
Sgranò gli occhi, domandandosi dove fosse finita. È vero che di Magnolia aveva visto poco ma quel palazzo doveva essere ben grande e poi c’era qualcos’altro che stonava.
Socchiuse i grandi occhi blu, cercando di capire cosa la stranisse tanto.
Al centro della sala c’era una giovane bellissima donna, con lunghi capelli rossi e un portamento tra il regale e il mascolino. Per come si comportava e per il suo abbigliamento, che consisteva in una tuta-armatura come quelle che usavano loro mercenari, sarebbe potuta benissimo essere un comandante dei Raven Tail.
Le ricordava tanto Minerva o Kyoka.
Aveva l’aria stanca e la pelle sporca ma sorrideva radiosa a un ragazzo dai capelli rosa che la stava salutando tenendosi stretta al fianco una biondina dai grandi occhi nocciola e un bimbo con una spettinata zazzera azzurra che saltellava loro intorno.
La mercenaria si ritrovò a sorridere considerando che doveva avere all’incirca l’età di Frosch e lo stomaco le si strinse di nuovo per la malinconia.
Eppure l’aria che si respirava lì la faceva quasi sentire a casa.
Sgranò le iridi, capendo finalmente cosa ci fosse di strano.
L’atmosfera! Quella era tutta sbagliata!
C’era serenità, famigliarità, voglia di ridere e scherzare.
Non che fosse sbagliato o impossibile, a Deadly Nightshade si sentiva sempre così con i suoi compagni e nonostante la vita dura che vivevano c’era il tempo anche per le risate.
Ma quello sembrava un mondo a parte, un mondo fatto di persone che non avevano idea di cosa ci fosse là fuori, gente che viveva con negli occhi e nel cuore la speranza di poter avere un futuro migliore un giorno.
Una pia illusione o forse un viscerale bisogno.
Una mano si posò sulla sua spalla, facendola sobbalzare e voltare di scatto per incrociare ancora una volta lo sguardo di Cana.
-Vieni, scendiamo che ti presento un po’ di gente!- le propose prima che una strana luce le accendesse gli occhi -E poi ho bisogno di un boccale di birra!- aggiunse prima di avviarsi giù dalle scale, seguita dalla mercenaria che era ancora troppo colpita da quel luogo per riuscire a parlare.
Si lasciò guidare in mezzo a quei rumorosi e festaioli ragazzi, sentendo Cana rispondere per le rime a qualche battuta poco velata che un paio di soggetti ben più stagionati le avevano lanciato e fu solo quando raggiunsero la donna rossa che si fermarono.
 -…Gerard?-stava domandando la bionda, mentre l’attenzione della ragazza si spostava per una frazione di secondo su Juvia e Cana prima di tornare sulla propria interlocutrice per risponderle.
-È ancora di sopra ma tra poco scende!- rispose con un radioso sorriso prima di girarsi completamente verso le nuove arrivate, facendole notare anche agli altri due ragazzi e al bambino.
-Cana! Abbiamo un’ospite!- affermò, sorridendo così materna a Juvia da farla arrossire.
-Ehiiii!!! Ti sei svegliata finalmente!!! Come stai?!- chiese entusiasta il ragazzo dai capelli rosa, facendola sobbalzare.
-Si è svegliata, si è svegliata!!!- gridava entusiasta il bambino, girandole intorno mentre la biondina sospirava mandando gli occhi al cielo.
Si staccò dal fianco di quello che chiaramente non era un semplice o compagno per lei, lanciandogli al contempo un’occhiata di rimprovero.
-Happy, Natsu, cercate di non terrorizzarla! Sarà ancora scossa!- fece loro notare, prima di tenderle la mano.
-Piacere io sono Lucy e loro sono Natsu e il suo fratellino Happy!- le disse, sorridendo un po’ imbarazzata per il fatto che ora il ragazzo chiamato Natsu stava correndo in tondo intorno al loro, imitando il bimbo.
Juvia sorrise appena, accovacciandosi a terra per mettersi alla sua altezza, proprio mentre Happy si fermava per osservarla con attenzione, inclinando il capino di lato e sorridendole.
-E tu come ti chiami?-
-Juvia- rispose, allungando una mano a scompigliarli i capelli.
-Hai dormito un sacco! Un paio di volte ho fatto la guardia anche io alla tua camera, vero Natsu?!-
-Assolutamente, Happy!- confermò il rosa, mettendo le mani sui fianchi e annuendo con un sorriso orgoglioso che le ricordò tanto Sting con Lector.
Un po’ più rilassata, tornò a rimettersi in piedi, mentre la donna dai capelli scarlatti avanzava verso di lei.
-Io sono Erza! Come stai?- le domandò, tendendole la mano.
Juvia la strinse appena titubante, per poi guardarsi intorno.
-Juvia è confusa. Non aveva mai visto una casa tanto grande-
Lo sguardo di Erza si spostò a cercare immediatamente Cana a quelle parole.
-Pensavo fosse meglio spiegarle tutto insieme. Era molto in aria poco fa-
-Spiegare?! Cosa dovete spiegare ancora a Juvia?!-
A lei sembrava tutto molto semplice. Era stata aggredita e quei tizi, chiunque fossero, l’avevano salvata. Punto.
Un pensiero improvviso attraversò la sua mente, provocandole un brivido.
Perché se quella era una casa com’è che c’era solo un bambino e gli altri avevano tutti più o meno la stessa età?! Che razza di famiglia era?!
Non poté impedirsi di fare un parallelo mentale tra loro e la sua squadra a Deadly Nightshade.
Anche loro erano come un a famiglia, anche loro avevano una gerarchia e una figura a cui rivolgersi quando non sapevano come gestire una situazione difficoltosa, come aveva fatto Cana con Erza.
Riportò lo sguardo sulla rossa, studiando ancora una volta il suo abbigliamento, capendo finalmente e riacquistando completamente la propria lucidità.
“È ancora di sopra ma tra poco scende”, così aveva detto Erza.
Perché, lo capì improvvisamente Juvia, si trovavano sottoterra. Perché quella non era una casa ma un covo.
E loro erano di quanto più simile a dei mercenari potesse esistere ma non erano mercenari.
Erano…
-…ribelli!- soffiò sconvolta, indietreggiando di un passo, in preda al terrore.
Era finita dritta nelle fauci del nemico!
Chissà cosa le avrebbero fatto! Che stupida era stata a pensare di essere finita in un luogo che la faceva sentire a casa!
Ma non avrebbe detto nulla, piuttosto che tradire i propri compagni avrebbe dato la vita.
-Benvenuta a Fairy Tail!!!- stava esulatando Natsu, Happy ora sulle spalle, senza accorgersi della reazione di Juvia, pallida come un cencio.
-Aye!!!-
-Juvia calma!- le disse subito Cana.
-Voi… voi siete…- balbettò la ragazza, deglutendo a vuoto.
-Nessuno vuole farti del male!- le disse subito Erza allungando una mano ma facendola scostare bruscamente da sé.
-No!!! Juvia deve andarsene di qui!!! Deve tornare a casa!!!- esplose, perdendo il controllo e mettendosi a correre alla cieca, urtando tavoli e persone.
-Juvia!!!- la richiamarono all’unisono Cana, Erza e Lucy, lanciandosi al suo inseguimento.
La mercenaria continuò a correre, chiudendo gli occhi e imponendosi di non cedere alla fatica e alla sensazione di stare per svenire da un momento all’altro.
Era terribilmente debole, non sapeva neppure da che parte scappare ma non poteva fermarsi, non poteva farsi catturare.
Eppure il suo corpo non sembrava intenzionato a collaborare. Fu come se il pavimento le fosse venuto improvvisamente a mancare sotto i piedi, quando le gambe cedettero, catapultandola in avanti.
Non trovò nemmeno la forza di alzare le braccia per ripararsi, nonostante si rendesse conto attraverso le palpebre socchiuse di quanto il pavimento le stesse arrivando addosso in fretta.
E sgranò gli occhi quando anziché contro il legno si ritrovò addossata ad un torace chiaramente maschile e, le ci vollero solo pochi secondi per appurarlo, nudo.
Due mani si posarono salde sulle sue braccia per tenerla su, senza distanziarla dal petto scolpito, il cui contatto le stava mandando a fuoco la faccia per l’imbarazzo. Lei stessa si sentiva quasi nuda, vestita com’era! Lo sapeva che doveva coprirsi di più!
-Ma che succede?- domandò, una voce poco sopra il suo capo, ferma e determinata,  che le provocò un fremito improvviso lungo la schiena.
Ma cosa le prendeva?! Perché si sentiva così strana?!
Le gambe le tremavano al di là della debolezza e la pelle le si stava imperlando di sudore. Ma soprattutto, con l’odore di quel ragazzo nelle narici si sentiva improvvisamente al sicuro.
-Gray!- sentì  Lucy chiamarlo, mentre frenava alle sua spalle -Si è spaventata quando ha capito chi siamo- spiegò, mentre riprendeva fiato.
Finalmente, o purtroppo, non sapeva nemmeno lei cosa pensare, il ragazzo fece pressione per distanziarla da sé e poterla guardare in viso. Juvia deglutì a vuoto, incerta se sollevare il capo o no.
Quello era il ribelle che le aveva salvato la vita, condannandola probabilmente a una morte ben peggiore, preceduta da torture indicibili eppure essere a così pochi centimetri da lui la faceva sentire assurdamente bene.
Prese un profondo respiro prima di raddrizzare il collo e quello che vide le fermò il cuore.
Davanti a lei c’era il ragazzo più bello che avesse mai visto, almeno ai suoi occhi.
Gray la stava fissando con le sue iridi grigie, così intensamente da farle trattenere il fiato, quasi volesse leggerle dentro.
-Sei ancora debole, non dovresti correre così sai?- le fece notare e Juvia sentì le guance andare a fuoco.
-Juvia… Juvia è…-
-Gray!!!- la voce di Erza, improvvisamente indemoniata, proruppe insieme a un suo potente cazzotto, che fece infossare il collo tra le spalle al moro -Perché sei nudo?!?!- lo aggredì.
Gray abbassò lo sguardo su di sé, strabuzzando gli occhi nel ritrovarsi solo in boxer.
-Co… Ma come è successo?!?!- domandò mentre Juvia toccava il massimo dell’imbarazzo che avesse mai provato in vita sua -Mi… mi dispiace…- affermò il moro, facendola diventare ancora più rossa.
-Non importa… Juvia è abituata… Cioè no!!! Juvia intendeva…-
-Ora basta con le chiacchiere! Deve tornare a sdraiarsi!- li interruppe Cana, decisa e preoccupata.
Gray si ricompose, puntando gli occhi sull’amica per annuire deciso, prima di riportarli sulla nuova arrivata e abbozzare un lieve sorriso.
-Allora- le disse, quasi affettuoso -Vuoi continuare a scappare o preferisci riposare un po’?- le chiese.
E il cuore di Juvia prese a battere così forte d rischiare di sgusciarle fuori dal petto mentre la testa le si svuotava completamente. 







Angolo dell'autrice: 
Honey: MIRAXUS! Ma ciao mia cara! Sono felice che la storia continui a piacerti e appassionarti! Il rapporto tra i membri della squadra è quello che amo di più descrivere, mi prende un sacco, mi sembra di farne parte! E che altro dire.... Ah sì la Gale! Sì loro sono un po' un mio chiodo fisso anche grazie alle fanart di rboz su tumblr e... Roredy?! Roldy?! Non lo so nemmeno io di certo non Melgue, sarebbe impronunciabile! Grazie di cuore per tutto e alla prossima! :* 
cercasinome: Rifletti, rifletti! Siiiiiii io Frosch lo adoro in tutte le versioni ma bimba è così moe! ** ** ** Ehilà!!! Ma che disturbo e disturbo! Mi fa piacere trovarti anche qui e che la storia ti intrighi! Spero non diventi noiosa! ^^' Coooomunque mi auguro che il capitolo di oggi ti sia piaciuto e sai... non penso che a Juvia dispiaccia molto di essere finita lì! *ghigno malefico*! Alla prossima! E grazie davvero! :* 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


-Gamberetto si può sapere cosa ti prende?!- domandò fermandosi appena in tempo prima di schiantarsi contro l’ennesimo ramo troppo basso, mentre Levy continuava a schizzare attraverso la vegetazione aiutata dalla sua minuta figura e dalla sua statura decisamente sotto la media.
Non capiva Gajeel perché avesse improvvisamente abbandonato il sentiero dopo essersi bloccata e essersi aperta in un radioso sorriso affermando che “lo aveva trovato”, anche se non sapeva di cosa parlasse.
Aveva scoperto in quella settimana che Levy era piuttosto testarda, tanto quanto era dolce se non di più, e che non ascoltava e questo metteva a dura prova la sua pazienza. Non fosse stato che lo stava guidando a una fonte di magia potenzialmente inesauribile l’avrebbe già lasciata a sbrigarsela da sola da un pezzo.
Estrasse Metalicana, infastidito dall’ennesimo ostacolo, recidendolo di netto e immobilizzandosi nel ritrovarsi da solo.
Dove diamine era finita quella ragazzina?!
-Levy?!?- chiamò con una nota tesa nella voce roca, guardandosi intorno mentre una sensazione che si rifiutava di identificare come preoccupazione lo pervadeva.
Dove si era cacciata?! Come aveva fatto a sparire così?! Perché doveva essere così dannatamente piccola?!?!
-Allora te lo ricordi ancora il mio nome!- esclamò la voce della ragazza, permettendo a Gajeel di localizzarla un po’ più avanti e sulla destra, riferendosi al vizio che gli era venuto di chiamarla con quello stupido soprannome.
Il mercenario si precipitò, sentendo l’impellente quanto irrazionale bisogno di tenerla d’occhio, raggiungendola in poche falcate.
-Sai quanto sia difficile cercare una cosa piccola come te?!- le disse, contrariato, mentre svoltava e la metteva nuovamente  a fuoco, immobile in una radura e intenta a guardarsi intorno per scegliere la direzione giusta.
Il moro grugnì nel non ricevere risposta e portò le mani sui fianchi.
-Possiamo tornare sul sentiero princip…-
-Ssssh!- soffiò la giovane, facendogli sgranare gli occhi, indignato per essere appena stato zittito -È qui da qualche parte, lo sento!- esclamò, quasi estasiata, facendogli mandare gli occhi al cielo.
-Ma cosa?!- domandò, al limite della sua pazienza.
Levy si decise a voltarsi verso di lui, con un radioso sorriso che fece rivoltare lo stomaco al mercenario.
La guardò aprire bocca per rispondergli, mentre il cuore accelerava e i suoi occhi andavano in fissa sulle sue labbra ancora increspate.
Cosa gli prendeva tutt’a un tratto?!
-Beh…- fece per rispondere Levy ma un fruscio tra gli alberi la interruppe, facendoli girare di scatto verso sinistra.
In un attimo Gajeel si era lanciato davanti all’azzurrina, la mano già sull’elsa di Metalicana, pronto a difenderla.
-Qualunque cosa succeda…- mormorò mentre il fruscio aumentava -Tu non ti allontanare da me- le intimò sottovoce, facendole sgranare gli occhi con sincero stupore.
Si irrigidì nel notare un movimento agitato tra gli alberi, come di qualcuno che si stesse avvicinando di corsa, e sperò non si trattasse di una bestia affamata. Con la scarsità di cibo anche gli animali erano diventati più famelici e feroci.
Piegandosi appena sulle gambe, finì di sfoderare la sua pesante spada portandola davanti a sé di sbieco, aprendo e chiudendo le dita sull’impugnatura, concentrato e pronto ad attaccare, il fiato sospeso.
Anche Levy dietro di lui sembrava respirare più lentamente e Gajeel ebbe l’impressione che stesse resistendo all’impulso di stringersi a lui solo per non intralciarlo.
Il fruscio e il movimento aumentavano sempre più e il ragazzo calcolò rapidamente il momento migliore per attaccare, considerandola la miglior difesa.
Fece leva sulle gambe e si slanciò in avanti con un mezzo grido mentre una macchia scura precipitava fuori dalla vegetazione, sgranando gli occhi nel ritrovarsi il soldato che gli si avventava contro.
-FERMO!!!-
L’urlo improvvisamente terrorizzato di Levy riuscì ad arrestare il suo attacco che, però, gli fece perdere l’equilibrio, facendolo rovinare a terra con la spada ancora sollevata, in una posa da vero deficiente.
Con la guancia spalmata nell’erba e nel selciato, Gajeel ringraziò mentalmente che nessuno dei suoi compagni fosse presente. Si lasciò andare, aderendo completamente al suolo, e rimanendo disteso a pancia in giù qualche istante, domandandosi cosa fosse preso a Levy di botto.
-Finalmente ti ho trovata!!!- esclamò una voce maschile ma chiaramente giovane e decisamente felice e sollevata.
Rotolò per girarsi, rimanendo sollevato con il busto e appoggiato ai gomiti, e si ritrovò a sgranare gli occhi.
Ma cos’era?! Cos’era quell’essere um… Quell’anim… Quella creatura chiaramente antropomorfa ma munita di una lunga coda e di due orecchie feline che spuntavano in mezzo ai capelli, scompigliati e corvini?!
Dal viso non doveva avere più di quindici anni ma fisicamente era decisamente più maturo della sua età, come lui d’altra parte.
Lo guardò stringere Levy, facendola quasi scomparire tra le sue braccia e provò un moto di fastidio che lo fece balzare in piedi in un attimo, senza rinfoderare Metalicana e ringhiando appena.
Osservò l’azzurrina staccarsi da lui e circondargli il viso con le mani, studiandolo con attenzione e apprensione, lo sguardo felice e preoccupato, quasi come quello di una madre, nonostante fossero quasi coetanei.
-Cosa ci fai qui?!-
-Sono partito per cercarti!- stava dicendo lo strano ragazzo-pantera, gli occhi che brillavano.
-Ti hanno dato il permesso?!-
-Beh ecco…- cominciò un po’ in imbarazzo il giovane, facendo accigliare Levy che aprì la bocca di sicuro per rimproverarlo, senza riuscirci.
-Scusate!!!- esclamò al limite Gajeel, facendoli girare verso di sé, ancora stretti in quello strano abbraccio -Se volete vi lascio soli eh?!- sputò fuori con fastidio, lasciando perplesso il ragazzo e facendo ridacchiare Levy.
-Ma chi è?!- chiese il corvino, tornando a guardare Levy.
-Un mio amico- spiegò, prendendolo per mano e avvicinandosi a Gajeel con lui, che fissava truce l’intreccio delle loro dita, cercando però di rimanere impassibile.
-Gajeel lui è PantherLily, un membro della mia tribù e quello che considero il mio fratello minore!- glielo presentò con orgoglio e radiosa, mentre i due si squadravano con diffidenza e nella stessa identica posa, quasi fossero l’uno lo specchio dell’altro.
Uno strano spasmo colse i muscoli facciali di Gajeel che si irrigidì ancora di più prima di scoppiare in una sonora risata.
-Lily?!?! Ti chiami Lily?!?!- grugnì, battendo un piede a terra mentre il ragazzo sgranava gli occhi prima di assottigliarli e indurire la mascella, contrariato.
-Smettila!!!- lo ammonì, una vena pulsante sulla fronte -Il mio nome è PantherLily!!!-
Ma Gajeel non lo ascoltava nemmeno, troppo impegnato a tenersi la pancia e cercare di non soffocare.
Lily strinse i pugni furente mentre Levy osservava Gajeel scettica e atona, scuotendo la testa per il suo atteggiamento infantile ma non riuscendo a sopprimere un timido sorriso sulle labbra.
Il ragazzo-pantera sospirò rassegnato.
-Ci rinuncio-
-Andiamo Lily, te lo diciamo da una vita che il nome non significa niente!- gli disse Levy, silenziando le risate di Gajeel, quando sentì anche lei chiamarlo così.
Analizzò ancora un attimo la muta comunicazione che passava tra i due, realizzando appieno quanto tenessero l’uno all’altra e decidendo di comportarsi in modo serio.
Si avvicinò, facendo tintinnare appena la spada sulla sua schiena, e tese il braccio verso Lily.
-È un piacere conoscerti, ragazzo- gli disse, mentre Lily sgranava gli occhi puntandoli sulla mano tesa e aperta del mercenario prima di riportarli sul suo viso.
L’espressione di Lily si rilassò mentre intrecciava la mano con quella di Gajeel.
-E così tu sei quello che si è occupato della nostra Levy?- domandò, piegando le labbra in un ghigno, subito ricambiato.
-Gihih!- ridacchiò, volgendo gli occhi verso la piccola indigena -Non che ne avesse bisogno- affermò, facendola sobbalzare e prendendola in contropiede -Ma è stato comunque un piacere- concluse, senza staccare gli occhi da Levy che si ritrovò a sorridere come non mai, provocando un piacevole spasmo allo stomaco del mercenario.

 
§

 
-Cosa sei?!- chiese di nuovo Gajeel, piegando il busto per studiare la coda del ragazzo senza smettere di camminare al suo fianco e dietro a Levy.
-Un Exceed… la vuoi finire?!- protestò quando il mercenario gli afferrò l’appendice pelosa tirandola appena per verificare che fosse davvero attaccata a lui.
-È pazzesco!- esclamò ancora colpito da quello strano ibrido -Sei l’unico?!- domandò tornando dritto e a guardarlo in faccia.
-C’è anche Charle- lo informò abbassandosi per evitare un ramo, perfettamente sincronizzato con Gajeel.
-Tuo fratello?!-
-No! Charle e io non siamo parenti e Charle è una ragazza comunque-
Gajeel si accigliò tenendo gli occhi davanti a sé.
-Un ragazzo di nome Lily e una ragazza di nome Charle?! Che razza di tribù siete?!-
Lily si girò a guardarlo con sguardo sottile.
-Sei sempre così pieno di filtri?- domandò sarcastico, facendogli sollevare un sopracciglio mentre Levy si bloccava di colpo.
Lily e Gajeel si arrestarono pochi passi dietro di lei, scambiandosi un’occhiata mentre Levy si accovacciava e tastava il terreno con mani esperte.
-Gamberetto che stai facendo?- chiese il mercenario, le braccia al petto.
-Ci siamo, ci siamo…- mormorò l’azzurrina ignorando la domanda del soldato, lasciandolo ancora più interdetto
-Ma sta bene?!- domandò a Lily che fece per rispondere ma fu interrotto da un improvviso spostamento d’aria.
A occhi sgranati, osservarono Levy piegarsi ai loro piedi per prendere un bastone e tornare rapida dove aveva tastato il terreno poco prima, posizionandosi con cura e puntando il legno a terra in modo da disegnare un cerchio perfetto usando se stessa come fulcro.
Gajeel vide con la coda dell’occhio Lily incrociare a sua volta le braccia al petto e ghignare soddisfatto.
-Prepariamoci allo spettacolo- mormorò il ragazzo-pantera, facendo aggrottare le sopracciglia all’altro.
Gajeel si concentrò nuovamente sulla giovane, osservando con attenzione i suoi movimenti, cercando di trovare un senso in ciò che stava facendo.
La osservò tracciare strani segni che non era in grado di decifrare intorno al cerchio e poco più distanti dal perimetro della circonferenza in ordine apparentemente sparso e uno solo, più grande degli altri, al suo interno per poi correre di nuovo verso Lily e Gajeel, gettare il bastone e ripulirsi le mani sulle cosce nude.
Gajeel intuì cosa stava per succedere solo quando la vide posizionarsi a gambe divaricati e palmi verso l’alto, come quando aveva assistito alla sua trasformazione e al suo incantesimo sulla foresta. Si preparò a venire investito dalla sua formidabile energia magica ma ancora una volta Levy riuscì a stupirlo quando i segni disegnati a terra si illuminarono e il pulviscolo magico prese a fuoriuscire da essi anziché dal corpo minuto dell’indigena.
Sgranò gli occhi, voltandosi verso Lily e trovandolo orgoglioso e soddisfatto, mentre mormorava sottovoce quanto Levy fosse eccezionale e il mercenario non fu sufficientemente rapido da arginare il pensiero che non poteva dargli torto.
Sì, anche lui la trovava eccezionale.
Ma non solo per il suo micidiale potere.
Era eccezionale il modo in cui riusciva a sorridere nonostante vivessero in un mondo morente, era eccezionale la sua voglia di vivere, la sua risata, il suo sguardo dolce, la sua fiducia incondizionata nel prossimo, la forza e il coraggio che neppure lei sapeva di possedere.
Era eccezionale nel suo piccolo che si limitava alle sue dimensioni, perché il suo animo era grande quanto i suoi occhi e il suo cuore e Gajeel cominciava a sospettare che fosse quello il motivo della sua capacità di contenere un simile potere.
Una morsa parve stritolargli il cuore a quel pensiero, che lo scioccò terribilmente, obbligandolo a portare il palmo sul pettorale sinistro.
Cosa stava facendo?!
Non poteva, non poteva farsi coinvolgere!
Non doveva dimenticare la sua missione! Non doveva dimenticare i suoi compagni! Non doveva dimenticare che Levy era solo uno strumento!
Lo strumento che avrebbe salvato la sua squadra, Lector, Deadly Nightshade.
Si rese conto che avrebbe potuto portarla con sé quando avesse trovato ciò che cercava ma dubitava che Levy avrebbe accettato.
Anzi, quando avrebbe saputo cosa stava realmente cercando non avrebbe più voluto vederlo. Ammesso che ciò che cercava non lo avesse già trovato.
Se Levy era una riserva inesauribile di magia avrebbe dovuto portarla con sé con la forza e non per averla accanto.
Si rese conto di quanto quel pensiero fosse insopportabile ma non permise all’angoscia e al ripensamento di avere la meglio, scuotendo energicamente la testa per tornare in sé.
Si voltò di nuovo verso Levy, rimanendo di sasso e senza fiato.
-Ma che diavolo…- imprecò tra sé, mentre le sue iridi rosseggianti mettevano a fuoco un’enorme caverna apparsa dal nulla proprio là dove poco prima c’erano solo un cerchio tracciato nella terra brulla di quella radura.
Percepì Levy rilassarsi e la vide lasciar cadere le braccia lungo i fianchi, immaginando che avesse riaperto gli occhi per controllare il proprio operato. Voltò il viso di tre quarti verso di loro, rivelando un radioso sorriso e la pelle imperlata di sudore, sintomo dello sforzo fisico appena compiuto insieme con il respiro affannato.
-Ce l’hai fatta Levy- soffiò Lily, con un’espressione indecifrabile.
Poi una strana luce le attraversò gli occhi e le palpebre le si abbassarono improvvisamente, mentre cadeva e Gajeel scattava in avanti per afferrarla e prenderla in braccio, portandosela al petto.
-Gamberetto?!- la chiamò, stavolta palesemente agitato -Ehi! Che ti prende?!?! Levy?!?!- continuò scuotendola, mentre l’azzurrina posava la tempia sul suo ampio torace fasciato dalla pettorina di cuoio.
-Sto bene Gajeel…- soffiò flebile la giovane, socchiudendo appena gli occhi.
-È solo affaticata, le serve qualche minuto- intervenne Lily, non riuscendo tuttavia a tranquillizzarlo.
Il mercenario strinse maggiormente la presa intorno al corpo dell’azzurrina, come volesse inglobarla in sé, tornando a guardare la grotta.
-Cosa diavolo è?! Da dove è uscita fuori?!- domandò, accigliandosi.
-Quello è ciò che stavamo cercando. Lì dentro c’è il libro che contiene il sigillo di Zeref- spiegò Lily, come se fosse una cosa normale che una caverna spuntasse dal suolo nel bel mezzo di una foresta.
-Libro?! Zeref?! Ma di che cazzo parlate?! Perché sembra sempre che veniate da  un altro mondo voi?!?- si alterò il mercenario, infastidito dal fatto di non riuscire a capire.
Lily lo squadrò un istante, le braccia al petto, prima di accingersi a spiegare.
-Zeref è vissuto secoli fa, nella stessa epoca della donna da cui discende la nostra tribù, Mavis Vermillion. Da anni cerchiamo il suo libro per poter liberare il suo potere ai piedi dell’albero Tenroujima e Levy è finalmente riuscita a trovarlo-
Un fremito di rabbia lo attraversò mentre riportava gli occhi sul corpo indebolito e minuscolo di Levy, che tremava appena per la stanchezza, sebbene le sue guance stessero riprendendo colore.
Cosa significava?!
-Cos’è un vostro ridicolo rituale?!- domandò con astio.
A quel prezzo?! Non c’era tradizione che valesse il rischio di cancellare la vita di una persona così, dannazione!
-Si tratta di un rituale sì ma non ha niente di ridicolo- ribatté calmo Lily.
-Ah no?!- abbaiò a denti stretti Gajeel.
-No…- rispose Levy, sollevando la testa per guardarlo e piegando le labbra in un pallido sorriso -Il sigillo… quel… quel rituale… potrebbero salvare questo mondo Gajeel…- 






Angolo di Piper: 
Cercasinome, Honey... Vi è piaciuta la RoguexMeldy?!?!?! 
Ma io piango di gioia!!! Posso morire felice!!!! No, okay no non posso perchè vi ho promesso di spiegarvi che fine ha fatto Mira lo so! 
Però davvero non avete idea! Non sapete quanto mi faccia felice leggere le vostre recensioni e quanto il vostro entusiasmo sia ispirante! 
Grazie davvero di cuore! 
Piper. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Si mise a sedere dopo l’ultima batteria di addominali, lasciando vagare lo sguardo per tutta la palestra.
Una cosa che l’aveva colpita molto, quando era arrivata a Deadly Nightshade la prima volta, era la dimensione di quella stanza, tale da giustificare addirittura quattro ingressi, rapportata al numero di persone che viveva lì.
Si era chiesta spesso il perché di quell’uso così poco furbo degli spazi finché Kagura non le aveva raccontato, con apparente distacco e indifferenza, di quante squadre mercenarie ci fossero prima del suo arrivo e di come quelle presenti al momento attuale fossero a malapena un quarto della Raven Tail ai suoi albori.
Malattie, missioni fallite, risse intestine e mancanza di cibo avevano decimato gli abitanti di Deadly Nightshade, senza che nessuno potesse o fosse minimamente interessato a fare qualcosa per impedire alla selezione naturale di averla vinta sulla solidarietà umana.
Un brivido la scuoteva dentro ogni volta che ci pensava.
Si rendeva conto di vivere in un’epoca ingiusta e impietosa, si rendeva conto che proprio per via di quelle morti i Raven Tail erano ora così forti ma questo non le impediva di provare un moto di disgusto verso ciò che, volente o nolente, anche lei rappresentava.
Sapeva fin troppo bene che ai suoi compagni e al suo Comandante la pietà non mancava, nonostante la brutta scena e la quasi esecuzione a cui aveva dovuto assistere a Magnolia e sapeva che l’indifferenza di Kagura non era che una maschera.
Lei, Lyon e Gajeel vivevano a Deadly Nightshade da quando erano bambini, privati di qualsiasi altra alternativa oltre che dell’infanzia, e si erano costruiti una corazza difficile da penetrare senza per questo chiudersi nel proprio dolore.
Tra loro sapevano darsi conforto e anche con quelli che si erano uniti dopo alla squadra era nato un forte legame, anche se ben mascherato dai loro modi autoritari e a volte bruschi.
Si tamponò il retro del collo mentre analizzava i soggetti presenti.
La squadra di Silver doveva avere il turno al convertitore di magia perché nessuno di loro era presente, mentre su un lato della grande sala Seilah si stava allenando con la spada, muovendosi con precisione e grazia, affascinante come una ballerina.
Si perse a osservarla qualche secondo prima che la sua attenzione venisse attratta da un mugugno soffocato. Appeso a una sbarra messa di traverso e parallela al pavimento, con le caviglie incrociate e l’espressione concentrata, Sting stava facendo leva sulle braccia per potenziare la propria muscolatura, un esercizio necessario per poter maneggiare con più rapidità la propria spada ma che il biondo stava portando all’eccesso.
Era impegnato in quell’allenamento da quando Meldy era entrata in palestra e ancora non si era fermato un attimo.
Lo scrutò preoccupata con gli occhi verdi e leggermente a mandorla, chiedendosi se non stesse solo sopprimendo la propria preoccupazione per Lector, Juvia e Gajeel, trovandolo più pallido del normale e decisamente tirato in viso, non solo a causa dell’espressione contratta nello sforzo.
A sopracciglia aggrottate, spostò nuovamente lo sguardo e ciò che mise a fuoco riuscì a scaldarle il cuore.
Kagura era seduta a terra, chiaramente sofferente ma con un pallido sorriso a tirarle le labbra mentre Lyon la aiutava a fare strecthing a una gamba, a cui probabilmente un crampo l’aveva colta.
Sapeva di essere solo una sciocca sentimentale a fare così, ma in quei momenti si sentiva profondamente grata di fare parte dei Rajiinshu, così li avevano soprannominati per via della magia che Laxus dominava attraverso il suo fucile.
Si ritrovò a sorridere imitando Kagura che ora stava annuendo decisa in risposta a una preoccupata domanda di Lyon quando un’improvvisa presa sulla spalla la spaventò a morte, facendole sgranare gli occhi mentre qualcuno la obbligava a girare di 180 gradi.
Trattenne il fiato inorridita mentre le sue iridi chiare si specchiavano in quelle rosso sangue di Zancrow.
Non le avevano mai fatto impressione gli occhi di Gajeel, ancor meno quelli di Rogue. No, anzi, se doveva essere sincera, Meldy preferiva non pensare alle sensazioni che le facevano provare gli occhi di Rogue ma anche non fossero state tanto intense, di certo non le avrebbero mai fatto paura.
Lo sguardo di Zancrow però aveva avuto il potere di terrorizzarla da subito.
C’era sete di sangue, voglia di uccidere, godimento di fronte alla sofferenza negli occhi del secondo di Ivan.
Da subito Meldy aveva avuto la netta impressione che a quel ragazzo, poco più grande di lei, facesse impazzire l’odore della carne in putrefazione ed era piuttosto certa di non sbagliarsi.
Doveva ammetterlo, Meldy, nulla la spaventava come trovarsi così vicina a Zancrow e impotente contro la sua notevole forza.
-Ciao rosellina!- la salutò, leccandosi psicotico le labbra.
Meldy deglutì, sostenendo il suo sguardo, consapevole di essere impallidita e di tremare vistosamente.
-Dì un po’chi stavi guardando così persa?!- proseguì, divertito dalla paura della giovane mercenaria.
-Lasciami Zancrow!- protestò malferma, indietreggiando e ritrovandosi subito il polso serrato nella presa del biondo.
-Chi guardavi?! Il bel biondino dedito all’allenamento o il simpatico ghiacciolo?!- insistette, mentre Meldy si piegava su se stessa per allontanarsi il più possibile da lui e dal suo fetido odore, senza successo -Lo sai vero…- cominciò a domandarle, afferrandole il viso nell’altra mano e premendo con forza sulle sue guance, facendole male, prima di addossare la propria fronte alla sua, disgustandola -… ti ricordi che le relazioni amorose sono proibite e punibili con torture qui, sì?!- concluse, facendole sgranare gli occhi mentre il cuore le accelerava.
Era completamente fuori strada ma il dubbio improvviso che Zancrow volesse approfittarne per punirla prese forma in lei, terrorizzandola. Se il mercenario avesse raccontato a Ivan di averla trovata in atteggiamenti intimi con Sting o Lyon, il capo dei Raven Tail ci avrebbe creduto, perché credeva anche alle peggiori bugie se venivano dal suo pupillo e perché ormai aveva la certezza di essere parte della squadra che Ivan meno tollerava di tutta Deadly Nightshade.
Erano passati appena cinque giorni da quando Laxus li aveva messi in guardia ma di riprove che Ivan sospettasse soprattutto di loro ne avevano avute fin troppe. Non era poi così impossibile che Zancrow fosse lì apposta per trovare un pretesto qualsiasi per punire uno di loro ma a renderle la cosa insopportabile era l’idea che nella sala delle torture ci finisse anche uno dei suoi compagni.
Un tonfo sordo alle sue spalle e dei passi in avvicinamento le fecero intuire che Sting, Lyon e Kagura si erano accorti di cosa stava succedendo e stavano intervenendo.
La voce di Sting giunse puntuale a confermare i suoi dubbi.
-Ehi!!!-
Meldy si dimenò in preda al panico. Doveva assolutamente liberarsi prima che i ragazzi facessero qualcosa di avventato finendo in guai ben peggiori.
Aveva la netta sensazione che Zancrow non aspettasse altro e ora guardava i suoi compagni avvicinarsi con un soddisfatto sorriso, stringendo più forte per farla mugugnare di dolore. Ma la ragazza stringeva i denti, soffocando i gemiti e valutando come muoversi per liberarsi dalla sua presa.
Era pronta a tutto per proteggerli. Dopotutto non sarebbe stato un problema così grosso sopportare qualche frustrata.
Caricò per tirargli una ginocchiata in mezzo alle gambe e stava già per piegare l’arto quando una mano si posò decisa sul braccio con cui Zancrow stava stritolando la mandibola a Meldy. La rosa sgranò gli occhi ormai pieni di lacrime e riuscì a mettere a fuoco solo dopo alcuni secondi il viso di Rogue.
I capelli raccolti sulla nuca e lo sguardo omicida, il ragazzo sembrava concentrato per non ribaltare l’altro mercenario a terra, tremando impercettibilmente di rabbia, mentre lanciava uno sguardo a Sting e gli altri, facendo loro capire di fermarsi, che ci avrebbe pensato lui.
-Avrei bisogno di parlare con Meldy- mormorò con spaventosa calma, guardando senza timore il biondo, che aveva inarcato appena la schiena indietro per fissarlo in volto, sempre più divertito da quella situazione.
-Non mi sembra che io te lo stia impedendo- gli fece notare, provocandogli un lampo di ira nell’occhio rosso e visibile.
-Ho bisogno che sia in grado di rispondere- proseguì, promettendogli dolore e sofferenza con una semplice occhiata.
Si fissarono per un lungo momento, battagliando silenziosamente, finché il biondo non si decise ad allentare la presa sul viso della giovane.
-Prego- lo invitò con scherno, continuando a trattenerla per il polso.
Rogue strinse i pugni con forza, voltandosi verso la compagna.
-Hai finito di allenarti?- le chiese, intimandole con gli occhi di rispondere a voce.
-Sì- affermò flebile ma decisa la ragazza.
-Te la senti di dare un cambio al convertitore di magia con me? Avrei chiesto a Sting ma lui deve allenarsi di più dal momento che combatte con la spada-
-Certo, non c’è problema- sussurrò, mandando giù a fatica e ricacciando indietro le lacrime.
Rogue sorrise appena, annuendo.
-Bene- mormorò per poi tornare a guardare Zancrow, in attesa che la lasciasse andare.
Il biondo cercò di trucidarlo con lo sguardo e resistette ancora svariati secondi prima di mollarle il polso con riluttanza.
Senza una parola, Meldy si affiancò a Rogue, avviandosi verso l’uscita della palestra, prendendosi il polso arrossato e indolenzito nell’altra mano.
Erano già sulla soglia e il moro aveva già afferrato la maniglia, non prima di averle lanciato una preoccupata occhiata, quando Zancrow li richiamò ancora.
-Che vuoi?!- domandò Rogue, rischiando di perdere la calma e facendo irrigidire Lyon, Kagura e Sting che non erano ancora tornati alle loro precedenti attività, consci che il pericolo non era ancora rientrato.
-Chi vi ha chiesto il cambio?- domandò con un cenno deciso del mento il secondo di Ivan.
Un irrigidimento colse il moro, confermando a Meldy che si trattava solo di una bugia e il panico la pervase all’idea che alla fine, con lei in sala torture, ci sarebbe finito proprio lui. Era un pensiero a dir poco insopportabile. Ma spaventata com’era non si rendeva conto che c’era una via di fuga molto semplice da quella spinosa situazione.
Vide Rogue voltarsi per un attimo verso Seilah e chiederle qualcosa con gli occhi, una muta domanda a cui la ragazza rispose assottigliando appena lo sguardo, prima che il moro tornasse a fronteggiare Zancrow.
-Jackal e Tempesta- rispose, osservando il biondo scrollare le spalle al colmo del fastidio.
Senza aspettare altri commenti, Rogue si voltò deciso, aprendo la porta della palestra e facendo uscire Meldy davanti a sé, posandole una mano alla base della schiena per spingerla verso il corridoio in cui erano accidentalmente finiti qualche tempo prima, certo di trovarlo deserto.
Fu solo quando si trovarono fuori dalla sala dove avevano scoperto che Ivan convocava i Comandanti che la afferrò per le spalle obbligandola a girarsi verso di lui, scrutandola in apprensione.
Meldy lo guardò sorpresa prima che la vista le si offuscasse per le lacrime che presero a rigarle le guance.
-Scusa- gemette sottovoce, scuotendo il capo -Scusa è che mi fa così paura, io… ho perso la testa…-
-Ti ha fatto male?!- le chiese, arrabbiato.
Meldy sollevò gli occhi su di lui interdetta.
-Meldy ti ha fatto male?! Dimmi la verità! Se ti ha fatto male io lo…-
-Sto bene!- lo interruppe rapida, scioccata dal coinvolgimento del compagno.
Rogue rimase serio ancora qualche istante, osservandola attento, per poi sorriderle e asciugarle le guance con i pollici.
-Non piangere- le disse sottovoce -E non scusarti. Tutti abbiamo i nostri mostri- mormorò comprensivo.
Meldy lo fissò esterrefatta, sentendo una nuova ondata di pianto salirle alla gola.
-Rogue…- lo chiamò.
-Se fai così ci troveranno- la ammonì, obbligandola a silenziare immediatamente i suoi gemiti e a mordersi il labbro.
La osservò leggendo ancora lo spavento nei suoi occhi e fu colto da un’idea.
Senza esitazione, fece scivolare le proprie dita tra quelle di Meldy, intrecciando le loro mani e provando una scarica al braccio, come se avesse toccato un filo scoperto.
Sorrise di nuovo quando la rosa tornò a guardarlo sorpresa.
-Vieni con me!- le disse, trascinandola via da lì, verso i dormitori.
 

 
§

 
Si posizionò meglio accanto a Lector, seguendo i movimenti di Meldy che faceva scorrere le dita tra i capelli di Frosch, cullandola con il suo sguardo materno, rilassandosi finalmente aiutata dalla vicinanza dei bambini.
-Se continuiamo così Laxus verrà a cercarci sempre qui- fece notare la rosa, senza staccare gli occhi dalla piccola.
Ormai radunarsi nella stanza dei due bambini stava diventando un’abitudine per la loro squadra.
Rogue non rispose, troppo perso a contemplarla, mentre Lector mugugnava rigirandosi, preda di un ennesimo attacco di malessere.
-Perché dormono a quest’ora del pomeriggio?- chiese Meldy, accigliandosi, cercando il volto del moro.
Rogue finì di coprire con cura il fratellino del suo migliore amico, osservandolo preoccupato prima di rispondere.
-Fa caldissimo a quest’ora, preferisco che Frosch dorma un paio d’ore e poi stia sveglia un po’ di più quando è fresco, mentre Lector… lui ultimamente dorme sempre…- ammise, un po’ a fatica.
-È peggiorato vero?- chiese in apprensione la rosa ottenendo solo un sospiro in risposta -È per questo che Sting si allena in continuazione?! Per non pensarci?!-
Rogue sollevò gli occhi su di lei, appena sorpreso.
-Dubito che Sting smetta mai di pensarci. No, l’allenamento è perché ha deciso di diventare il vice di Gajeel-
-Il vice del vice?!-
Rogue si strinse nelle spalle, notando il tono eloquente della domanda di Meldy.
-Dice che l’assenza di Gajeel ha messo in difficoltà Laxus e su questo mi trovo d’accordo e gli piacerebbe che, se dovesse ricapitare, il Comandante possa fare affidamento su di lui-
-Non spetterebbe a Kagura o Lyon quel ruolo?!-
-Immagino di sì ma a loro non interessa- disse senza giri di parole, guardandola assumere un’espressione interrogativa -Gajeel ha accettato il ruolo di secondo di Laxus per il rapporto che li lega. Laxus è stato un fratello maggiore per Gajeel da quando è arrivato qui da bambino, per non dire un padre. Lyon e Kagura invece sono sempre stati più isolati-
-Come mai?!- chiese la rosa, aggrottando le sopracciglia.
-Non lo so. Credo che avessero degli affetti prima di finire qui. Gajeel era sempre stato solo-
Meldy deglutì, rendendosi conto che si stavano addentrando in un terreno pericoloso e poco piacevole.
-Tu…- esitò un attimo continuando a coccolare Frosch -Conosci le loro storie?!- domandò, guardandolo di sottecchi, mentre un denso silenzio scendeva nella stanza per qualche secondo prima che Rogue prendesse un profondo respiro.
-Gajeel è stato il primo bambino a unirsi ai Raven Tail nella storia dell’esercito mercenario. Ivan lo aveva fondato cinque anni prima e all’epoca moltissima gente si univa a loro vedendoli come un faro di speranza. Quando arrivò qui, Gajeel aveva solo sette anni. L’anno dopo, sentendo che un ragazzino si era unito ai mercenari, arrivò anche Lyon. Laxus li prese entrambi sotto la sua ala protettrice, nonostante le proteste di suo padre che lo voleva a combattere in prima linea. Li portava con sé in missioni di poco conto, più che altro per tenerli impegnati finché un giorno non si ritrovarono nel posto sbagliato al momento sbagliato. Stavano attraversando Rosemary quando un gruppo di civili riconobbe Laxus come membro di Raven Tail. Si scatenò una mezza rivolta e il Comandante rischiò grosso. Lyon e Gajeel fecero di tutto per aiutarlo, venendo brutalmente picchiati nonostante fossero solo dei bambini. Si trovavano ancora lì quando un’altra squadra mercenaria intervenne per aiutarli ma la cosa sfuggì loro di mano. Fu una vera e propria battaglia, la scarsità di magia aveva fatto perdere la testa a molti e gli abitanti di Rosemary non si resero conto di stare mettendo a repentaglio anche la vita dei propri concittadini. Kagura viveva in quel villaggio e nel bel mezzo degli scontri corse fuori da casa sua, sperando di riuscire ad allontanarsi, terrorizzata, ma inciampò finendo dritta a terra. Lyon la vide e d’istinto corse da lei per aiutarla, insieme a Gajeel, ma uno dei civili li riconobbe come i bambini che erano con Laxus e caricò il fucile per colpirli, senza rendersi conto della presenza di Kagura-
Meldy trattenne il fiato, inorridita.
-Premette il grilletto-
-E… li mancò?-
Rogue scosse la testa.
-Li avrebbe presi in pieno se non si fosse in mezzo Simon, il fratello di Kagura… aveva solo dodici anni…-
Meldy sentì il cuore come stritolato da una morsa improvvisa, mentre due lacrime sfuggivano al suo controllo trovando subito le sue dita ad asciugarle rapide, nonostante fosse sconvolta da quella tragedia. Non voleva mostrarsi debole, non più, non con lui.
-Per questo Kagura… lei…-
-Fu un civile, questo non lo ha mai dimenticato. E restare con i Raven Tail era la sua migliore opzione. Lei e suo fratello erano orfani- concluse, mentre Meldy cacciava giù un po’ di saliva insieme al groppo in gola.
-Non ha avuto scelta- 
-Nessuno di noi ne ha avute Meldy. Ma ora siamo qui e siamo insieme- le fece notare Rogue, mandandole il battito cardiaco alle stelle.
Sentì la lucidità scemare e cercò rapida qualcosa da dire per restare in sé trovando subito una domanda che nicchiava nella sua mente già da quando erano usciti dalla palestra, nonostante lo spavento e tutto il resto.
-Cosa c’è tra te e Seilah?!- gli chiese, rendendosi conto mentre formulava la domanda che la risposta avrebbe anche potuto farle male.
Sentì le guance arrossire quando Rogue sollevò il sopracciglio visibile, non trattenendo un piccolo ghigno, che le fece sgranare gli occhi.
-Prima ho notato una certa… intesa ecco!- si spiegò, sorridendo nervosa.
-Oh quello?!- domandò Rogue, capendo subito a cosa si riferiva -Mi serviva solo che Tempesta e  Jackal ci coprissero con Zancrow-
-E cosa c’entra Seilah?- insistette la rosa, continuando a non capre e accigliandosi.
-Beh… lei e Jackal…- lasciò la frase in sospeso, guardandola eloquente.
Meldy lo fissò incredula.
-Come lo sai?!-
-Ti ricordi la sera del compleanno di Jackal?!-
-Quando siete tornati ubriachi fradici al dormitorio a notte fonda?- chiese conferma, con un lieve rimprovero nella voce, inflessione imparata da Kagura.
-Proprio quella sera! Beh era così ubriaco che ci ha raccontato tutto di loro, convinto che il giorno dopo non ci saremmo ricordati niente, e invece…-
-Quindi in pratica hai ricattato Jackal, suo fratello e Seilah per salvarmi da Zancrow?!-
-Non lo definirei un ricatto. È più solidarietà. Questa regola contro i coinvolgimenti sentimentali è ridicola. Come se fosse qualcosa che si può controllare!- esclamò Rogue, colpendola per il tono coinvolto che aveva appena usato.
Un improvviso calore la pervase e sentì l’impellente bisogno di distogliere gli occhi da lui, nonostante le costasse un certo sforzo smettere di guardarlo.
Era vero, se ne stava rendendo conto sempre più, lei che pensava di essere diventata vuota e fredda dopo la morte di sua madre, si rendeva conto ogni giorno di più che stava perdendo il controllo sul proprio cuore.
Chissà se quando Rogue diceva così parlava in generale o…
Scosse la testa per scacciare quel ridicolo pensiero, dandosi della stupida.
Era assurdo anche solo pensare che Rogue potesse vederla in quel modo!
-E comunque sì- proseguì il ragazzo, facendole alzare la testa di scatto -Lo avrei fatto. Avrei fatto ben altro per salvarti da lui-
La rosa boccheggiò, stordita dalle sue parole e dallo sguardo serio con cui la stava fissando.
L’aria sembrò improvvisamente addensarsi intorno a loro e Meldy desiderò per un attimo che al posto di Frosch, così vicina a lei, ci fosse suo fratello.
Ma anche separati dai due bambini e dalla breve distanza tra i loro letti, sembravano incapaci di staccare gli occhi l’uno dall’altra, mentre il battito dei loro cuori rimbombava loro nelle orecchie.
 La giovane mercenaria si ritrovò a stringere il lenzuolo in una mano, torturandolo con i polpastrelli candidi.
-Meldy…- la chiamò, mandandola completamente in tilt.
-Sì?- rispose in un soffio, registrando la sua stessa voce come fosse stata lontana anni luce.
-Io…-
La maniglia della porta si abbassò di botto e con un cigolio un po’ sinistro, facendoli sobbalzare e risvegliandoli di botto.
Si girarono di scatto, le guance arrossate e il respiro appena affannato nonostante non ci fosse stato alcun contatto fisico, mettendo a fuoco sulla soglia Sting, Lyon e Kagura che smisero immediatamente di parlare quando notarono la strana espressione sui volti dei loro compagni.
-Tutto bene?!- domandò Sting, corrugando le sopracciglia.
-Sì certo che sì!!!- esclamò Rogue, un po’ troppo in fretta e un po’ troppo agitato, facendo insospettire il suo migliore amico che si limitò a squadrarlo senza insistere -Finito l’allenamento?!- chiese rapido il moro per cambiare argomento.
I tre entrarono chiudendosi la porta alle spalle e Kagura si diresse subito verso Meldy, per verificare le sue condizioni.
-Come stai?!- le chiese, sedendosi ai piedi del letto, mentre Sting si appollaiava in fondo a quello di suo fratello, rispondendo a Rogue, e Lyon recuperava una sedia per sé.
La rosa ruotò ancora un attimo il viso verso il moro, rendendosi pienamente conto di quanto rischiasse di farsi coinvolgere se non metteva un freno a qualsiasi cosa le stesse succedendo.
Forse Rogue pensava di non poter controllare i propri sentimenti ma lei ci riusciva e doveva farlo.
Tornò a guardare la sua compagnia di stanza, una luce determinata negli occhi.
-Tutto bene Kagura- affermò decisa -È tutto assolutamente nella norma- 






Angolo di Piper: 
Eccomi qua! Abbiamo lasciato Juvia con Gray-sama e siamo tornati a Deadly Nightshade! 
cercasinome: Eh lo so è un bel dilemma quello di Juvia ora! Io non saprei cosa scegliere (visto che anche Rogue diciamocelo...)  ma comuuuuuunque... basta un poco di pazienza! Grazie mille per le belle parole e per la tua presenza! A presto! 
Honey: Lo so, lo so ti sto facendo dannare con Mira! Devi avere pazienza con me, nella mia testa a volte non so neppure io cosa ci trovo ma sappi che se aspetterai a breve saprai qualcosa! Croce sul cuore! Sono contenta che il capitolo Gruvia ti abbia esaltato! Io li adoro di brutto! Grazie ancora e MIRAXUS! XD 
Al prossimo aggiornamento! 
Piper. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Con un braccio posato sul tavolo che li separava e Lightning appoggiato alla sua gamba, il calcio stretto nella mano sinistra, Laxus osservava suo padre girare circolarmente un bicchiere di saké, osservando il liquore ondeggiare attraverso il vetro levigato.
Sapeva bene il Comandante dei Rajiinshu che quell’intruglio somigliava più a petrolio che a saké ma quello passava il convento e suo padre difficilmente rinunciava all’alcool, sebbene non ne fosse dipendente.
-Non hai altro da aggiungere?- domandò il biondo, spazientito, facendogli volgere lo sguardo su di sé, senza smettere di giocare con il bicchiere.
-La motivazione non giustifica la tua richiesta. Come hai sempre detto Gajeel se la sa cavare da solo. Credo tu possa capire Laxus, da Comandante dell’esercito non posso permettermi di privarmi della mia squadra più forte per una missione di non si sa nemmeno quanti giorni per recuperare qualcuno che potrebbe essere già morto, anzi quasi sicuramente lo è- sussurrò, dando quasi l’impressione a suo figlio di esserne divertito e soddisfatto.
Le dita del mercenario si strinsero sul calcio del fucile, mentre un fremito di rabbia lo attraversava da vertebra a vertebra.
-Juvia è più in gamba di quello che…-
-Se così fosse non si sarebbe fatta catturare- lo interruppe Ivan, facendogli indurire la mascella.
La tentazione di colpirlo si fece strada in lui e solo il pensiero che si trattava di suo padre, non tanto il suo Comandante, lo trattenne.
Ormai si era rassegnato al fatto che Ivan tollerasse poco la sua squadra, anche se non sapeva perché ma ne aveva un ben preciso sospetto. Come lui, i suoi ragazzi e la disciplina faticavano a convivere. Anche questo era la loro forza ma Ivan non sopportava chi non rispettava la sua autorità, perché questo gli toglieva potere.
In fondo suo padre non era chissà che eccezionale leader ma basava tutto sul rispetto delle regole da lui imposte e proprio il fatto che da ragazzo Laxus si fosse rifiutato di seguirle aveva incrinato tanto il loro rapporto. E dopotutto il mercenario sapeva che era stata una sua precisa scelta e non la rinnegava, per questo non si rammaricava più di tanto del fatto che Ivan trattasse più Zancrow  che lui come un figlio.
In fondo, non sarebbe neppure rimasto un Raven Tail se non fosse stato per quel maledetto fatto…
Chiuse gli occhi imponendosi di scacciare il pensiero prima che fosse tardi e restare concentrato sulla sua priorità.
Tornò a guardare Ivan, ignorando la sensazione di disgusto e disprezzo che gli stringeva lo stomaco.
Dopotutto, era pur sempre suo padre, tutta la famiglia che gli restava. Se non riusciva a rispettare la sua decisione come Comandante doveva sforzarsi di farlo in virtù del loro legame di sangue.
Con un profondo respiro, Laxus si alzò dal tavolo, riassicurando il fucile nel suo alloggio sulla schiena, maneggiandolo come se non pesasse niente, per poi avviarsi verso la porta senza una parola.
-Non hai altro da aggiungere?!- domandò Ivan, facendogli il verso e facendolo arrestare fatti pochi passi.
Laxus sospirò, prima di voltare il busto verso suo padre.
-Sei stato chiaro, Comandante- rispose, sprezzante, facendo sogghignare Ivan.
-L’età ti ha insegnato cos’è il rispetto Laxus?-
-L’età mi ha insegnato cos’è lo spirito di conservazione-
-Sono una tale delusione per te?- chiese, dando la netta impressione che non gli importasse poi più di tanto quale fosse la risposta.
Non era lui il figlio che avrebbe voluto, lo sapevano entrambi.
-Sei la sola cosa che posso chiamare famiglia- si strinse nelle spalle il biondo, prima di riavviarsi di nuovo -E poi mi sembra equo. Un padre deludente per un figlio deludente, giusto?- domandò retorico, prima di uscire chiudendosi con un potente tonfo la porta alle spalle.
 

 
§

 
-Sting!!!- urlò puntando il  dito contro il biondo che sgranò gli occhi, indignato.
-Ma non è possibile! Vedi solo me Lector?!?!- protestò.
Il ragazzino si appoggiò con l’avambraccio al muro, ghignando sghembo, assumendo una posa e un’espressione assolutamente identiche a quelle del fratello.
-Su non fare il bambino! Se ti ho visto muoverti ti ho visto! Due passi indietro!- lo ammonì, invitandolo a indietreggiare con un movimento della mano.
-Anche Fro lo pensa!-
Il biondo sospirò sinceramente infastidito, facendo sghignazzare tutti, Kagura seduta sul letto di Frosch e intenta ad affilare Archenemy, Lyon che li sorvegliava in piedi vicino alla finestra e con le braccia al petto, Meldy e Rogue che stavano partecipando al gioco e non poterono impedirsi di scambiarsi un’occhiata.
Come sempre e nonostante i suoi buoni propositi, lo stomaco di Meldy sfarfallò a quel breve contatto visivo, mandandole le guance in fiamme.
Riportò gli occhi davanti a sé, mentre Lector tornava a voltarsi verso il muro e appoggiare la fronte sul braccio, le palpebre serrate.
Rogue abbassò gli occhi su Frosch, appesa alla sua gamba, facendole un cenno con il capo per invitarla a correre in avanti per avvicinarsi di più al muro e alla vittoria.
-Uuuuun… Duuuuue… Treeee… Stella!!!- esclamò girandosi di nuovo e facendoli congelare sul posto -Sting!!!- decretò di nuovo, facendogli sgranare gli occhi.
-Non ci credo Lector!- sentenziò il mercenario mentre tutti scoppiavano a ridere, ponendo inevitabilmente fine al gioco e contagiando anche il biondo.
Ormai quelli erano gli unici momenti in cui riuscivano a farlo.
Da quando Gajeel e Juvia erano dispersi tutta la squadra aveva preso l’abitudine di trascorrere del tempo con Frosch e Lector e non più perché la loro stanza era l’ultima dove li cercavano.
La loro spensieratezza riusciva a porre un freno ai brutti pensieri che non erano altrimenti in grado di scacciare dalla mente, come invece stava avvenendo in quel momento, con la stanza piena delle loro risate che rimbalzavano da una parete all’altra.
Ridevano, cercandosi con gli occhi, asciugandosi le lacrime e tenendosi la pancia, continuando a contagiarsi gli uni con gli altri.
Per i mercenari era in parte anche ansia repressa che trovava uno sfogo, per i bambini era sincero divertimento unito alla felicità di avere così tante persone con cui stare in compagnia, una vera famiglia, oltre i loro due fratelli maggiori.
Ogni volta che le risate sembravano sul punto di scemare, uno di loro ne sbuffava una nuova e il divertimento ricominciava.
Ancora appoggiato al muro con il palmo, Lector si chinò in avanti con il braccio piegato sull’addome, ritrovandosi a sgranare gli occhi, spaventato e sconvolto.
Un attimo prima rideva, un attimo dopo era preda di uno dei peggiori attacchi di tosse mai avuti, che gli stava togliendo l’aria, soffocandolo.
-Lector?!- lo chiamò Sting dopo alcuni secondi, sollevando il capo di scatto nel rendersi conto della crisi respiratoria del bambino e assumendo un’espressione inorridita.
Si gettò verso il fratello, raggiungendolo in due falcate e prendendolo in braccio per portarlo sul letto, dove si sedette, tenendolo in braccio e sulle sue gambe incrociate, cullandolo, mentre il silenzio calava intorno a loro e Meldy prendeva Frosch in braccio, avvicinandosi a Rogue e scambiando una sofferente e preoccupata occhiata con lui.
 -Ssssh, va tutto bene- mormorava Sting, la voce incrinata dalla preoccupazione -Respira piano… così, bravissimo…-
I colpi di tosse andarono spegnendosi, mentre Lector rantolava per reintegrare l’ossigeno perso e Frosch nascondeva il viso nei boccoli rosa di Meldy, la mano di Rogue che le accarezzava paterna la schiena.
-Forse abbiamo esagerato- disse il moro, dispiaciuto e preoccupato, parlando direttamente a Sting.
-No Rogue!- esclamò con voce roca e un po’ strozzata il ragazzino, sporgendosi per poter guardare quello che considerava un secondo fratello -È stato divertente! Lo è stato no?!- insistette guardando il fratello, con un sorriso agitato e un’implorazione negli occhi di non mettere fine a quei momenti di gioco.
-Anche Fro lo pensa…- intervenne timida la bimba, riuscendo a far voltare Sting con un tirato sorriso, alla ricerca di sostegno da parte del suo migliore amico, che sorrise incoraggiante.
-Sì, lo è stato- confermò, la voce un po’ malferma, tornando sul fratello con il suo solito sguardo strafottente negli occhi -Lo rifaremo ancora- decretò, facendolo illuminare -Ma ora dobbiamo andare, abbiamo il turno al convertitore di magia- affermò, cercando con lo sguardo Lyon che annuì, impassibile.
In realtà avevano ancora tre quarti d’ora prima dell’inizio del turno ma era chiaro che se fossero rimasti Lector avrebbe voluto riprendere il gioco, non foss’altro per dimostrare che non era debole, lo stesso vizio di Sting, e invece aveva assolutamente bisogno di riposare.
Ormai s’indeboliva a vista d’occhio, perdendo forze e peso giorno dopo giorno.
Senza una parola, Meldy, Kagura e Lyon uscirono dalla stanza, lasciando da soli qualche attimo i due bambini con i rispettivi fratelli, appoggiandosi con la schiena al muro in attesa. Sobbalzarono appena quando Sting uscì a fuoco dalla camera, spalancando la porta e attraversando a grandi falcate il corridoio per poi arrestarsi e tirare un potente pugno al muro, restando immobile lì, la mano contro il muro, il busto piegato in avanti e il corpo scosso dal dolore.
Rogue uscì dietro di lui, pacato, chiudendo l’uscio con calma e lanciando un’occhiata carica di sofferenza all’amico, prima che un rumore di passi lo facesse voltare verso destra.
-Comandante- chiamò nel mettere a fuoco Laxus che si avvicinava con un’espressione di preoccupazione mista a rabbia sul volto squadrato.
Si fermò a pochi passi da loro, attendendo che si raggruppassero per poter parlare a tutti, squadrando con più attenzione Sting che si passò rapido pollice e indice sugli occhi, come a volerli asciugare, senza fargli domande di sorta.
-Com’è andata?- domandò Lyon, facendolo sospirare.
-Permesso negato- li informò, laconico.
-Come?!?!-
-Ma non è giusto!!!-
-Comandante…-
-Sono passati più di dieci giorni, non può sospettare ancora di noi, abbiamo fatto tutto come ci hai detto!-
-Non è più questione di trovare o meno la talpa ormai. Lui non ci sopporta ma non può fare a meno di noi e senza volerlo vi ho fatto fare il suo gioco. Ha visto che siete forti anche senza Juvia e Gajeel e non gli interessa recuperarli- spiegò Laxus, facendoli irrigidire tutti per la rabbia, proprio come lui.
-Tanto Gajeel tornerà comunque- sibilò Rogue, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Non possiamo lasciare Juvia sola!- intervenne rabbioso Sting, facendoli voltare tutti verso di sé.
Avanzò deciso di un passo per fronteggiare Laxus.
-Comandante non puoi! Juvia è una nostra compagna, fa parte della nostra famiglia, non puoi lasciarla sola! Non possiamo! Qui sta andando tutto a rotoli, ci sta sfuggendo tutto di mano ma non puoi chiederci di non fare tutto il possibile per salvare qualcuno che possiamo salvare!- concluse, quasi ringhiando, la mandibola contratta.
Laxus lo osservò attentamente, riflettendo più che sulle parole appena sentite, sul modo in cui erano state dette.
Li osservò uno ad uno, realizzando solo in quel momento quanto fossero cresciuti tutti, anche Meldy che pure era con loro da così poco e sentendosi orgoglioso come un padre che stesse osservando i propri figli e quel pensiero lo attraversò come una scarica elettrica.
Tornò per un attimo alla discussione avuta mezz’ora prima con suo padre, soffermandosi su quel paio di considerazioni che lo avevano portato ad accettare la sua decisione senza protestare.
“Sei la sola cosa che posso chiamare famiglia”. Così gli aveva detto.
Era vero?!
Per tutti quegli anni si era accontentato di quella verità ma ora, guardando i suoi ragazzi, si chiedeva se davvero non avesse altro e si diede dell’idiota nel rispondersi che no, non era vero.
Aveva altro, eccome se ce l’aveva. E Ivan non era la sola cosa che potesse chiamare famiglia.
Aveva i suoi ragazzi e la sua famiglia, quella vera, era lì davanti a lui, schierata, determinata, pronta a tutto. Proprio come lui.
Sogghignò, incrociando le braccia al petto e abbassando gli occhi, per resistere alla tentazione di abbracciarli.
Era pur sempre il Comandante, doveva mantenere un certo aplomb!
Scosse appena la testa, prima di risollevarla su di loro, ancora in attesa.
-Abbiamo bisogno di copertura qui- affermò, utilizzando il suo tono da “regole per la missione”, stupendoli e cogliendoli di sorpresa -Non sappiamo quanto ci potrebbe volere a ritrovare Juvia, dovrete coprirci e dovrete farlo nel migliore dei modi. Fatevi aiutare da chi vi fidate, se necessario coinvolgete anche qualche altro mercenario, se Gildharts torna spiegategli tutto prima che vada a parlare con Ivan. Io e Sting andiamo a Magnolia- decretò, facendo sorridere tutti tranne Lyon, che assunse un’espressione indignata.
-Ehi! Perché Sting e basta?!?!- protestò, accigliandosi.
-Nell’ultimo periodo ha passato tutto il suo tempo ad allenarsi e al convertitore. Anche a mensa si è fatto vedere pochissimo. Se qualcuno dovesse notare la sua assenza basterà dire che è in palestra o che ha deciso di fare un turno straordinario, nessuno ne dubiterà e ci crederanno senza verificare- spiegò ragionevole.
Lyon sostenne il suo sguardo alcuni lunghi istanti, per poi lasciarsi andare a un ghigno e piegare appena il capo in avanti.
-Non posso darti torto- affermò, prima di girarsi verso Kagura che aveva sbuffato una vera e propria risata, evento più unico che raro per lei.
-Non possiamo usare i Sabertooth, ci traccerebbero, quindi ci vorrà un po’ di più per raggiungere la città- proseguì, voltandosi infine verso Sting -Te la senti?!- gli chiese e lo guardò annuire senza esitazione, quasi impaziente -Molto bene. Andiamo a preparaci. Ti aspetto all’uscita secondaria tra mezz’ora-
 

 
§

 
-Dici che questo può servire?!- domandò, mostrandogli un oggetto non meglio identificato.
-Ma cos’è?!- chiese Rogue, piegando il capo di lato e assottigliando lo sguardo.
Sting si strinse nelle spalle.
-Non lo so!-
Il moro lo fissò scettico, prima di rimettersi a infilargli la roba nello zaino in dotazione.
-Sting devi portarti l’essenziale per questa missione. Dovrete essere veloci e invisibili- lo redarguì, facendo accigliare il biondo.
-Come sempre- gli fece notare.
 Rogue si mise dritto, le mani sui fianchi, sospirando.
-No, non come sempre! Stavolta non rientrerete presto, non sarà una toccata e fuga, potreste restare fuori per giorni!- lo ammonì, il tono duro e deciso.
Sting sgranò le iridi blu, avanzando verso di lui come se avesse visto un fantasma e Rogue si ritrovò a strabuzzare gli occhi e stringere i denti, scioccato, quando l’amico gli circondò il viso con le mani.
-Che stai facendo?!?!- chiese, agitato.
-Mamma?! Sei tu?!- domandò Sting, fingendo coinvolgimento e prendendo Rogue in contropiede.
Il biondo scoppiò in una fragorosa risata di fronte all’espressione dell’altro, che era diventato bordeaux e ora grugniva infastidito.
-Oh sì, molto divertente!- commentò incrociando le braccia al petto e fissandolo di sbieco.
Resistette pochi istanti e basta prima di piegare le labbra in un ghigno, divertito dalla risata sincera dell’amico.
Aspettò che si calmasse e avanzò verso di lui, posandogli le mani sulle braccia, in una fraterna pacca, obbligandolo a guardarlo, una luce interrogativa negli occhi.
-Non farti ammazzare Sting- buttò fuori, insieme alla sua preoccupazione di non rivederlo più.
Sting spalancò gli occhi trattenendo il fiato, prima di sorridere sghembo.
-Non pensare di liberarti tanto facilmente di me- mormorò, mandando giù a fatica.
Rimasero a fissarsi per un po’, immobili al centro della stanza, senza sapere cosa fare, senza ammettere che nessuno dei due voleva separarsi dall’altro.
-Oh fanculo!- esclamò il biondo, trascinandosi addosso l’amico per abbracciarlo, sentendo subito la stretta ricambiata.
-Pensa a Frosch e Lector okay?!- gli chiese, sentendolo annuire.
-Tu vedi di non restare in giro a cazzeggiare troppo però!- lo ammonì Rogue, facendogli sbuffare una risata un po’ tremolante.
-Promesso…- soffiò a fatica -Ti voglio bene, coglione-
-Anche io- ammise Rogue, separandosi da lui.
Tennero le mani l’uno sulle spalle dell’altro ancora per un po’, sorridendosi con occhi lucidi, finché Sting non diede una leggere pacca all’amico.
-È ora di andare!- constatò, dirigendosi verso il letto per caricarsi Weisslogia e lo zaino sulla spalla, la tuta protettiva già indossata e assicurata alla perfezione.
Rogue, vestito normale, pantaloni della tuta kaki e maglietta nera, lo affiancò per uscire dalla stanza e andare con lui al punto di incontro, dove il resto della squadra stava aspettando per salutare lui e Laxus.
Raggiunsero rapidi la zona inferiore della base e Sting si bloccò improvvisamente, un attimo prima della curva a gomito che portava al corridoio dell’uscita, girandosi verso l’amico.
Rogue corrugò le sopracciglia interrogativo.
-Dovresti dirglielo sai?!- affermò, facendolo sobbalzare -Questa cosa dei coinvolgimenti sentimentali… è una cazzata e lo hai sempre detto. Viviamo alla giornata da quando abbiamo tredici anni Rogue, lo sai che un giorno siamo qui e il giorno dopo non si sa. Questo mondo fa schifo, il piano di Ivan fallirà e probabilmente assisteremo alla fine della razza umana ma è normale cercare di sopravvivere e, finché ci riusciamo, dovremmo farlo senza avere rimpianti- gli posò una mano sulla spalla, stringendo appena -Ti meriti un po’ di felicità e poi è perfetta per te. Non troverai di meglio, soprattutto perché già che ti ricambia è un mezzo miracolo, amico- gli disse, con sguardo saputo, facendogli trattenere il fiato.
-R-ricambia?!- domandò incredulo.
Sting sorrise, togliendo la mano dalla sua spalla e voltandosi per andare dagli altri.
-Parla con lei Rogue. Fidati di me per una volta- mormorò, avviandosi e lasciandolo lì, interdetto e senza fiato.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


-Tanto vi prendo, è inutile che scappate!!!-
-Aye!!!-
Juvia voltò il viso per seguire con gli occhi Natsu, Happy e Asuka che sfrecciavano tra le lunghe tavolate del covo, giocando al Demone, un’attività che consisteva nel farsi rincorrere dal rosa il quale si metteva un mantello, una finta coda da drago e dei finti artigli con l’intento di apparire minaccioso ma finendo per essere solo buffo.
Isolandosi per un attimo dalla conversazione che stava avendo luogo vicino a lei, la mercenaria si perse a esaminare  ancora una volta la sede di Fairy Tail.
Sparpagliati per la grande sala i ribelli erano come sempre riuniti in gruppetti, intenti a chiacchierare e gustarsi una birra fresca, senza mai smettere di allenarsi nell’uso della magia.
Juvia era inizialmente rimasta colpita dalla bravura con cui tutti la sapevano maneggiare e soprattutto dai tipi di arma utilizzati. Spada e fucile erano le più semplici per convogliare la magia e con la scarsità che vi era ormai nel loro mondo le uniche che in teoria potevano ancora funzionare. Già Meldy con la sua frusta rappresentava una rarità.
Ma lì a Fairy Tail le cose stavano diversamente.
Era per praticità che i Raven Tail usavano solo o spade o fucili e i suoi compagni erano comunque dei maestri in questo, senza nulla da invidiare agli altri mercenari o a quei ribelli.
Ma da quando si trovava lì, da circa dieci giorni insomma, un mondo nuovo le si era aperto davanti. Aveva appreso che la quantità di energia magica utilizzata per combattere era tutta una questione di concentrazione ed equilibrio fra l’arma e il corpo di chi la maneggiava. Se combattente e arma erano in perfetta simbiosi, era possibile utilizzare anche un coltello da tavolo e infliggere più danni che un fucile bazooka.
Per questo Cana era in grado di usare gli shuriken a quattro punte, Lucy la frusta proprio come Meldy, Gerard un bastone con un lato appuntito e l’altro ricurvo, Laki i pugnali, Romeo e Max la fionda.
Non che nessuno usasse le armi tradizionali lì. Erza combatteva con due spade e Alzack e Bisca, i genitori di Asuka, utilizzavano armi da sparo di qualunque tipo. 
Proprio la giovane coppia era stata estremamente disponibile con lei, offrendosi di insegnarle qualche trucchetto e di aiutarla ad allenarsi durante la sua permanenza lì.
Aveva appreso molte cose, Juvia, capendo finalmente perché lei e i suoi compagni sembrassero una cosa sola con la propria arma quando lottavano. Senza saperlo, tutti loro avevano già raggiunto quel livello di simbiosi estrema che consentiva loro di massimizzare la magia mentre veniva convogliata nella spada o nel fucile, e ora non si stupiva più nemmeno dell’attaccamento e della gelosia che ognuno di loro aveva sviluppato nei confronti della propria arma. Ora capiva perché erano i migliori.
Con il mento ancora appoggiato sulla mano si chiese se sarebbe mai arrivata a essere capace di maneggiare un altro strumento oltre il proprio fucile, per pura curiosità.
Quella era l’abilità che più l’aveva colpita e che ben tre ribelli possedevano lì a Fairy Tail.
Gerard ed Erza non ne erano in grado perché semplicemente non avevano voluto, preferendo specializzarsi nell’uso di un’unica arma ma arrivando a combattere a livelli impressionanti e Juvia aveva dovuto ammettere che persino Laxus si sarebbe trovato in difficoltà in uno scontro con uno dei due, dopo averli visti allenarsi insieme.
Natsu, Gray e Mest invece sapevano farlo eccome e con una disinvoltura incredibile.
Natsu usava la fionda e la frusta, Mest il chakra e la spada, Gray l’arco e la lancia.
Sentì le guance arrossarsi al pensiero del giovane ribelle dallo sguardo algido che le aveva salvato la vita ma che, dopo la sua iniziale mostra di calore e preoccupazione per lei, era diventato freddo come il ghiaccio nei suoi confronti. Si domandava perché, se avesse fatto qualcosa di sbagliato, non riuscendo a impedirsi di cercarlo in lungo e in largo, in mezzo a Macao e Wakaba che ridevano a un tavolo, vicino a Max che stava insegnando qualcosa a Romeo, dietro a Erza e Gerard che si erano spostati in un angolo per avere un po’ di privacy.
-Chi cerchi Juvia?!-
La voce di Cana, intrisa di malizia, la fece sobbalzare e le fece voltare il capo di scatto verso lei e Lucy che la osservavano, la mora con aria saputa ed eloquente e la bionda curiosa, mentre il calore aumentava, propagandosi dalle gote e mandandole a fuoco l’intero viso.
-Juvia non cerca nessuno- mormorò lapidaria, abbassando gli occhi sulle travi di legno del tavolo.
Si rendeva conto di essere ridicola. Lo conosceva da poco più di una settimana, ci aveva parlato pochissimo, possibile mai che le facesse un simile effetto?!
Non poteva negare che Gray l’avesse colpita, che inevitabilmente sentiva l’impulso di cercare la sua compagnia ma non era davvero il caso di fare la patetica ragazzina. Tanto più che lei lì era solo di passaggio.
Ora che si era rimessa in forze, aveva intenzione di tornare a casa da un giorno all’altro, doveva solo parlarne con Erza e Gerard e sapeva che nessuno l’avrebbe trattenuta.
E allora perché era ancora lì nonostante fossero ormai tre giorni che si sentiva nuovamente al top della forma?! Perché tergiversava?!
-Dai Cana, così la metti in imbarazzo!- Lucy ammonì l’amica, richiamando l’attenzione di Juvia che aveva vagamente registrato Cana commentare qualcosa, senza sentire una sola parola.
-Ma quale imbarazzo?!- minimizzò con uno svolazzante gesto della mano la ribelle -A me non sembra così strano che si sia presa una cotta per Gray! Non mi stupirei nemmeno se decidesse di restare per lui!- affermò con un’alzata di spalle, portandosi il boccale di birra alle labbra mentre Juvia sgranava gli occhi scioccata a quelle parole.
Cosa stava insinuando?!
Era completamente impazzita a credere che Juvia avrebbe voltato le spalle ai Raven Tail per unirsi proprio ai loro nemici?!
È vero, lei non li considerava più tali e dopo dieci giorni si sentiva a casa anche lì ma non a casa come a Deadly Nightshade e non al punto di voltare le spalle alla propria famiglia!
-Juvia non è invaghita di nessuno e ha tutte le intenzioni di tornare a casa!- ribatté, con sguardo truce e battendo un pugno sul tavolo.
-J-Juvia calmati…- provò a intervenire Lucy con un sorriso nervoso sul volto, mentre Cana posava il boccale e, senza lasciarne il manico, si sporgeva verso la mercenaria.
-Non ci sarebbe niente di male sai?! Si sta bene in fondo qui. C’è la birra, letti comodi… Gray…- soffiò, prendendola in contropiede e sogghignando nel vederla arrossire di nuovo.
Juvia sgranò gli occhi, odiando il proprio corpo per quelle reazioni tanto eloquenti, prima di affondare il viso nelle mani e scuotere il capo a destra e sinistra, mugugnando cose incomprensibili.
Sollevò la testa di scatto, mettendosi in piedi e puntando uno sguardo determinato davanti a sé, mentre Lucy e Cana si scambiavano un’occhiata perplessa.
-Juvia andrà a parlare subito con Erza e Gerard! Entro sera sarà di nuovo a casa!- esclamò convinta, prima di avviarsi a passo di carica verso la coppia.
Li raggiunse in poche falcate, scartando tra Freed, Bixlow ed Ever e rispondendo timida al saluto di Warren, sentendosi spaventosamente a disagio.
Erano tutti così gentili con lei lì!
Ma non era un buon motivo per dimenticare la sua famiglia!
Si fermò decisa davanti alla rossa e al blu, proprio mentre Gerard stava spostando una ciocca scarlatta dietro l’orecchio della sua donna. Si girarono verso di lei, interrogativi.
-Juvia!- la chiamò il ribelle prima di accigliarsi nel notare la sua espressione -È tutto a posto?!-
La mercenaria annuì decisa ma un groppo le si formò in gola quando aprì la bocca per parlare. Si girò ancora un attimo a fare una panoramica della sala. Si soffermò su Kinana che ripuliva i boccali e Visitar che era impegnato a dare lezioni di danza a Asuka, Happy e Natsu, trattenendo a stento una risata, prima di cercare Cana e Lucy.
Sì, voleva tornare a casa ma era mai possibile che fosse costretta a considerare quelle persone dei nemici?!
La prospettiva di trovarsi contro di loro in un futuro non troppo lontano le risultava intollerabile.
Possibile che non ci fosse un modo per collaborare?! Era tutti sulla stessa barca in fondo!
Eppure… Eppure non poteva farci niente.
Con uno sforzo immane e un profondo respiro, tornò a guardare la coppia che era in paziente attesa della sua richiesta.
-Juvia vuole tornare a casa. Ora sta bene e vorrebbe rivedere i suoi amici ma le serve un mezzo per arrivarci- spiegò, con la stessa verve e lo stesso tono con cui avrebbe pronunciato una sentenza di morte.
Attese qualche istante, aspettandosi di vedere Erza sospirare e poi sorriderle, dicendole che non c’era problema, mentre Gerard si sarebbe fatto avanti per posarle le mani sulle spalle e farle raccomandazioni degne di un fratello maggiore.
Ma nulla di ciò che si era aspettato accadde e si ritrovò a sgranare gli occhi quando Erza, dopo avere effettivamente sospirato, si scambiò un’occhiata con Gerard con l’aria di due genitori pronti a riferire una brutta notizia al figlio.
Un senso di crescente angoscia si impadronì di Juvia, accorciandole il fiato, che raggiunse il suo culmine quando Gerard parlò di nuovo.
-Dobbiamo parlare Juvia- le disse fermo, posandole con decisione e delicatezza una mano sul retro della schiena, per sospingerla verso le scale e il piano superiore.
Senza riuscire ad opporsi, Juvia si lasciò guidare fino alla sala che usavano per le riunioni, tappezzata di mappe del regno, piene di puntine di vari colori che non aveva idea di cosa stessero a indicare.
Si affrettò a cercare con gli occhi i due ribelli, impaziente e ansiosa di capire cosa stesse succedendo, mentre Erza afferrava lo schienale di una sedia e Gerard portava le braccia al petto.
-Ci sono state delle complicazioni…- esordì Erza, sconvolgendola e facendola indietreggiare di un passo con orrore.
-Non…- deglutì a fatica e rumorosamente -Non avete intenzione di lasciar tornare Juvia a casa vero?!-  domandò, facendogli scambiare l’ennesima occhiata.
Lo sguardo di Juvia si assottigliò minaccioso.
-Verranno a prendermi! Mi cercheranno, mi troveranno e allora noi vi…- sibilò, fuori di sé per la paura.
-Juvia nessuno vuole trattenerti per secondi fini- la interruppe Gerard, capendo al volo cosa fosse passato nella testa della ragazza -È per il tuo bene che ti vogliamo tenere qui-
La mercenaria lo fissò, indignata e incredula.
Il suo bene?! Ma chi voleva prendere in giro?! Ma scherzava?!
Lo sapeva benissimo di essere uno strumento, una fonte di informazioni e, eventualmente, merce di scambio! Volevano pure passare per i buoni ora?!
-Juvia non è stupida!-
-No infatti! Per questo abbiamo deciso di rivelarti i nostri piani!- intervenne Erza, zittendola.
Juvia sbatté le palpebre interdetta, non certa di avere capito.
-Juvia è il nemico…-
-Se decidi di esserlo sì. Puoi essere anche un alleato-
-Juvia non tradirà mai i suoi amici!!!-
-È anche per il loro bene che stiamo agendo così-
Il silenzio calò denso nella stanza, rotto solo dal respiro affannato e rabbioso della mercenaria, finché Erza non si decisa a riprendere la parola.
-Abbiamo intenzione di attaccare Deadly Nightshade, entro pochi giorni- la informò lapidaria.
Juvia trattenne il fiato mentre gli occhi prendevano a pizzicarle.
-Juvia non lo permetterà!!!- urlò, irrazionale, sapendo che in fondo non poteva fare proprio niente.
Ed era orribile, orribile sapere che i suoi compagni sarebbero stati attaccati e non poterli aiutare! Più orribile che venire torturata!
-Se ci vorrai aiutare, farai parte della spedizione, altrimenti resterai qui e puoi stare certa che non riuscirai né a scappare né a metterti in contatto con loro fino a dopo l’attacco. E non pensare di accettare per poi voltarci le spalle. Se dovessimo avere anche il minimo dubbio non verrai-
-Juvia non…-
-Sappiamo l’ubicazione dei Raven Tail, Max e Warren sono riusciti a tracciare con precisione la planimetria della vostra sede, non avete più segreti per noi- proseguì imperterrita, mentre Juvia si appoggiava al tavolo, il volto inondato di lacrime e il corpo scosso dai tremiti.
-Perché dite questo a Juvia?! Perché?!?!- urlò fuori di sé, sentendo qualcosa in lei spezzarsi tanto era grande il dolore -Sapete che Juvia non accetterà mai, allora perché glielo dite?!?! Juvia non può colpire la sua famiglia, Juvia non…-
-Il nostro obbiettivo non è nessun mercenario- conluse Erza, silenziando improvvisamente i suoi singhiozzi e facendole sollevare il capo.
-C-come?!-
-Non abbiamo intenzione di uccidere nessuno, fintanto che sarà possibile. Se dovessero contrattaccare cercheremo di tramortirli e basta ma capisci da te che la nostra sopravvivenza è una priorità. La tua presenza potrebbe essere un deterrente ma non è solo per questo che ti chiediamo di venire con noi-
-Juvia non riesce a capire…-
-Vogliamo che entri a fare parte di Fairy Tail- spiegò Gerard.
A occhi sgranati, la mercenaria spostò alternativamente lo sguardo da uno all’altra.
-Voi siete pazzi…-
-Tu nemmeno te ne rendi conto ma hai già sposato la nostra causa-
-Non è vero!!!-
-Juvia noi vogliamo solo impedire che Ivan devasti questo mondo! La sopravvivenza di pochi rubando la magia non è la sola soluzione! E Ivan vuole distruggere Magnolia! Non possiamo permetterlo ma se non interveniamo anche i tuoi compagni rischiano di morire!-
-Qual è il vostro obbiettivo allora?!?!-
-I droni!- rispose Gerard, scioccandola.
-Sono… roba vostra… I droni sono roba vostra!- protestò arrabbiata mentre i due scuotevano la testa.
-Non è così…-
-Sì invece!!! I droni hanno attaccato Juvia e i suoi compagni, sono roba vostra per forza!!!-
-I droni sono di Ivan e si trovano dentro a Deadly Nightshade. Hai ragione, vi hanno attaccato e questo ti fa capire in che costante pericolo vivono tutti i Raven Tail. C’è un esercito di quegli affari che potrebbe andare fuori controllo per un pulsante sbagliato, nessuno avrebbe scampo in quel caso. A noi serve distruggerli per proteggere Magnolia ma quelli veramente in pericolo sono proprio i tuoi compagni-
Juvia indietreggiò ancora, boccheggiando sempre più, sull’orlo di un crollo nervoso, mentre Erza si voltava dispiaciuta e preoccupata verso Gerard.
-Gray ha trovato quello che cercava?!- chiese sottovoce.
-Ho sentito Droy venti minuti fa. Ha detto che erano sul posto e Gray e Jet stavano cercando tra i rifiuti. Spero arrivino presto…-
-Cosa… cosa c’entra ora Gray-sama, di cosa parlate?!?- domandò ormai fuori di sé.
La preoccupazione la stava devastando dentro, il dubbio che davvero in fondo volesse restare le rodeva il cuore e il terrore di perdere i suoi compagni le stava facendo a pezzi l’anima.
Non capiva più niente e si sentiva soffocare, doveva uscire di lì.
Si precipitò verso la porta, ignorando i richiami di Erza e Gerard e la spalancò decisa, pietrificandosi con ancora il pomello stretto in mano quando si ritrovò davanti Gray, il braccio alzato nel gesto di bussare.
Il moro le lanciò un’occhiata glaciale dall’alto, prima di fissare gli occhi su Erza e Gerard.
-Che succede?- domandò con voce priva di sentimento.
-Gray-sama…- lo chiamò Juvia, sentendosi sprofondare di fronte allo sguardo del ragazzo, truce e omicida.
Per la prima volta da quando si trovava lì Juvia ebbe paura, come non l’aveva provata neppure quando aveva scoperto di trovarsi in un covo di ribelli. Perché anche se non voleva ammetterlo, la sola vicinanza di Gray l’aveva sempre fatta sentire al sicuro, sin dal loro primissimo incontro, da quando lui l’aveva salvata, anche se in quell’occasione non era nemmeno riuscita a vedere il suo viso.
E ora proprio lui la stava spaventando a morte con quel suo sguardo che lasciava intendere che Juvia non era niente per lui, se non uno strumento e una nemica, e questa considerazione aggiunse altro male a quello che già provava.
Passiva e impotente si lasciò risospingere nella stanza e osservò con occhi vacui Gray richiudere la porta. Si sentiva come se avesse spento il cervello, la testa ciondoloni, lo sguardo catatonico.
-Che cosa le avete detto?!-
Il ringhio pacato, e per questo ancora più terribile, di Gray la raggiunse ovattato e distante, mentre il suo petto si alzava e abbassava sempre più veloce a causa dell’iperventilazione.
-Quello che c’era da dire!- rispose Erza.
-Sì ma perché è in questo stato?!-
-Gray…- provò a calmarlo Gerard.
-Dovevate aspettarmi-
-Non abbiamo potuto!-
-Dannazione!- sibilò sottovoce il ribelle, passandosi una mano tra i capelli e prendendo un profondo respiro.
Il campo visivo di Juvia venne improvvisamente invaso da una macchia scura, mentre le mani di Gray si posavano decise sulle sue braccia per scuoterla.
-Juvia!- la chiamò alzando la voce e risvegliandola.
-G-Gray-sama…-
Gli occhi della mercenaria si riempirono in un attimo di lacrime, lacrime che parlavano per lei, cercando di esprimere la sua paura, il suo dolore, la sua confusione.
Non sapeva cosa pensare, cosa fare, cosa scegliere. Quale fosse la cosa giusta.
Sgranò gli occhi, ritornando completamente in sé nel sentire la mano di Gray posarsi sul suo volto per asciugarlo.
-Mi dispiace- mormorò, senza guardarla, chiaramente a disagio -Volevo esserci anche io quando te ne avessimo parlato…-
Un lieve capogiro la colse, mentre la confusione si faceva sempre più pressante in lei.
Ma perché faceva così?! Perché un attimo prima era freddo e quello dopo così dolce e gentile?!
In effetti, considerò Juvia, in quei dieci giorni, anche se l’aveva trattata con distacco non l’aveva mai lasciata sola e, pur mostrandosi infastidito in più di un’occasione, non l’aveva mai scacciata quando lei cercava la sua compagnia.
-Mi dispiace davvero- ripeté, per poi metterle in mano un disco di metallo grande più o meno quanto il palmo della ragazza, su cui era intagliato un marchio che Juvia conosceva fin troppo bene.
Lo fissò per alcuni interminabili istanti, mettendo a fuoco con lentezza la figura stilizzata di un corvo il cui corpo era attraversato da una minuscola spada mentre il suo corpo prendeva a tremare sempre più vistosamente.
-Da dove arriva?- domandò, sentendosi morire.
-Da uno dei droni che ho distrutto in città settimana scorsa- le disse dopo un attimo di esitazione.
-NO!!!- urlò la ragazza, allontanandosi bruscamente da lui e portando la mano libera a tapparsi la bocca, senza smettere di fissare quel simbolo.
Il simbolo dei Raven Tail.
Perché il simbolo dei Raven Tail era su uno dei droni?!
-Juvia…- la chiamò Erza ma i singhiozzi della mercenaria ormai erano così forti da sovrastare qualunque cosa.
Com’era possibile?! Com’era potuto succedere?!
Perché?! Perché?!?!?
Quante bugie avevano raccontato a tutti loro?!?! Quanto erano stati ingannati?!?!
Come potevano fare?! Come?!?!
-Juvia puoi aiutarli- le disse Gray una volta che la mercenaria ebbe superato l’apice del pianto.
-No…- gemette la ragazza scuotendo la testa, in preda al panico.
-Sì invece! Possiamo farlo insieme!- insistette avanzando verso di lei.
-No, no, no!!! Juvia non può fare niente!!! Abbiamo sbagliato tutto!!! Tutto!!! Juvia non sa… Non può…-
Gray indurì la mascella, rabbioso e preoccupato per la sua reazione, prima di coprire la distanza che li separava e circondarle la mandibola, avvicinando il proprio viso a quello di lei.
-Tu puoi Juvia! Puoi! Andrà tutto bene!-
-Come fa Gray-sama a dire una cosa del genere?! Ci hanno sempre ingannati, come potrebbe andare tutto bene?!?!-
-Perché io sono qui con te- soffiò, facendole sgranare gli occhi e riuscendo a calmarla.
Juvia trattenne il fiato per un attimo, prima di tornare a respirare, cercando di non andare in iperventilazione e calmando il battito cardiaco. Sentì i tremiti diminuire e il groppo in gola allentarsi mentre si perdeva nelle iridi grigie di Gray.
Non avrebbe saputo spiegarlo, ma ebbe la sensazione di potergli leggere dentro, letteralmente, come se anziché una persona avesse di fronte una pagina illustrata. La sua mente si riempì per un attimo di pensieri non suoi e sentì qualcosa scaldarla al centro del petto nel trovare conferma che Gray teneva davvero a lei.
Troppo sconvolta e sfinita per domandarsi cosa fosse stato quello strano fenomeno, durato comunque pochi istanti, Juvia si rese conto che la sola cosa a cui poteva affidarsi per prendere una decisione era il proprio cuore e il proprio cuore le stava indicando una direzione ben precisa.
Lasciò cadere a terra il disco di metallo che raffigurava il marchio di Raven Tail, lo stesso marchio che lei portava sulla coscia, e si gettò contro il petto di Gray, trovando le sue braccia a stringerla, lasciandosi rassicurare e smettendo di sopprimere i propri sentimenti, ammettendo con se stessa di voler restare.
Rimase immobile e tremante contro il suo torace per un tempo non meglio definito, prima di sollevare la testa e cercarlo con gli occhi umidi, trovandolo che le ghignava incoraggiante.
Non stava sbagliando lo sentiva. In fondo, dentro di lei, la decisione l’aveva già presa da tempo.
Senza staccarsi da Gray, girò il capo verso Erza e Gerard, guardandoli determinata.
Non lo stava facendo solo per se stessa, c’erano in gioco le vite dei suoi fratelli, perché ancora li considerava tali, nonostante tutto. Quello era un legame che non si cancellava così facilmente, anche se le cose erano cambiate.
-Va bene- annuì decisa, il respiro ancora un po’ tremolante -Juvia è dei vostri. Spiegatele il piano-
 




Angolo di Piper: 
Minna-san!!! 
*si nasconde per evitare la frutta marcia* 
Lo so, lo so! Di nuovo Gruvia! 
Ma arriva Mira, ve lo giuro! 
E intanto ne aproffito per ringraziare cercasinome, Honey e mei_hiirota per le recensioni! 
Spero di non deludervi! :* 
A presto! 
Piper. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Si guardò intorno, respirando l’aria intrisa di profumo di pesce grigliato e godendosi la leggera brezza che gli scompigliava i capelli biondi, rendendo il caldo molto più tollerabile, rispetto al luogo da dove era appena tornato, dopo una missione in solitaria.
Quell’idea di suo padre dell’esercito mercenario per far fronte alla carenza di magia che stava colpendo tutto il continente a macchia d’olio continuava a sembrargli una stronzata ma, dopotutto, sempre di suo padre si parlava.
Era convinto, Laxus, che, come tutte le cose, anche quella dispersione di magia dovesse essere ciclica e quindi destinata presto o tardi a finire e, dal suo punto di vista, era meglio aiutarsi per garantire la sopravvivenza della razza umana che non rubarsi l’aria a vicenda e, proprio per questo, non voleva legarsi ad alcuna squadra Raven Tail, agendo da solo, portando indietro lo stretto indispensabile di magia e aiutando chi poteva sul proprio cammino.
Era impressionato dalla quantità di gente che si era già unita a loro nonostante l’esercito fosse nato neanche sei mesi prima e ogni giorno Laxus non mancava di notare quanto la paura portasse la gente a prendere decisioni avventate e che, con un ripensamento in più, probabilmente avrebbe scartato.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri poco piacevoli. Non voleva rovinarsi la sua gita di svago nella sua città preferita.
Magnolia.
Ogni angolo, ogni vicolo, ogni edificio di quella città lo faceva sorridere e l’aria che vi respirava sapeva di infanzia e felicità per Laxus. Quante volte aveva camminato per quelle vie insieme a suo nonno, portatogli via troppo presto e da una malattia troppo ingorda e veloce nel suo decorso.
Ma Makarov Dreyar era un uomo forte e concreto, nonostante il suo aspetto fisico non lo facesse sembrare tale, e aveva fatto promettere al nipote di vivere senza rimpianti e seguendo sempre cuore e istinto.
E precisamente quello stava facendo Laxus, con quella piccola deviazione, ad appena un paio d’ore da Deadly Nightshade visto che aveva in dotazione un sabertooth.
Fece dondolare Lightning vicino alla gamba, prima di caricarla con un unico fluido movimento sulle spalle, salutando con un cenno del capo una donna sulla trentina che camminava con la figlioletta per mano nella direzione opposta alla sua.
 Sì, era decisamente una splendida giornata.
La sola cosa che lo turbava era la consapevolezza che Magnolia fosse solo un’oasi di pace in un mondo alla deriva verso la disperazione. Essendo appena stato in una missione aveva ben presente qual era la reale situazione là fuori, soprattutto alla periferia del continente.
Surriscaldamento, energia elettrica inesistente, cibo contaminato.
Un brivido gli percorse la schiena, mentre il suo viso si adombrava suo malgrado.
“Non temere Laxus. A tutto c’è una soluzione”
La voce di suo nonno riecheggiò nella sua testa, riscuotendolo.
Sì, aveva ragione lui, avrebbero trovato una soluzione in qualche modo.
Salvare tutti forse non si poteva ma avrebbe fatto il possibile per salvare molti. Non era un mercenario come gli altri, lui.
Tornò a focalizzarsi su ciò che aveva di fronte, cercando di orientarsi ma venendo nuovamente distratto da un movimento ai margini del suo campo visivo, un movimento che finì per identificare come una gonna porpora che frusciava seguendo i movimenti rapidi della sua proprietaria, intenta a girarsi da una parte e dall’altra per sfuggire a tre tizi che non volevano lasciarla in pace.
Non che la stessero maltrattando o cosa, semplicemente le stavano impedendo di allontanarsi, flirtando galanti con lei, facendola anche ridere sommessamente senza imbarazzo ma nemmeno malizia.
-Dico davvero devo proprio andare!- esclamò, voltandosi e arrestandosi di botto nel ritrovarsi la strada sbarrata con gentilezza ma per l’ennesima volta.
Aveva con sé un cesto di rose di colori pazzeschi, rosso sangue, arancioni come il tramonto, rosa caramella e fucsia, viola pallido e giallo con sfumature verdi ma non fu di certo quello il dettaglio che colpì il mercenario.
Sarebbe stato impossibile notare qualsiasi altra cosa al di fuori dei suoi occhi di un blu indefinibile, simile al cielo del crepuscolo, incorniciati da una frangetta e boccoli bianchi, illuminati dal sorriso che le increspava le labbra carnose.
-Eddai solo altri cinque minuti!-
-Non siamo così antipatici in fondo!-
-Oh no, non lo siete, ma io ho un appuntamento!- disse, picchiettando divertita una rosa lilla sul naso di quello con la pelle scura e i capelli mori.  
-Chiunque sia non può essere più bello di noi- decretò il ragazzo con gli occhiali da vista.
-Oh lo è invece! È bello, aitante e con una cicatrice sul volto che lo rende incredibilmente sexy!- soffiò la giovane, che non poteva avere più di sedici o diciassette anni, nonostante le sue forme prosperose già  da donna, ben visibili sotto all’abito.
Laxus si accigliò a quelle parole, sentendosi chiamato in causa e portando automaticamente una mano a sfiorarsi il volto dove la pelle si era indurita a causa del taglio profondo, che si era sì rimarginato ma lasciando il proprio segno.
-Oh Mira! Così ci spezzi il cuore!- esclamò teatrale il terzo ragazzo, mentre l’albina teneva gli occhi fissi sul mercenario, in attesa che si accorgesse del suo sguardo insistente.
Laxus sgranò gli occhi, incredulo.
A quanto pare non era affatto un caso quella descrizione che aveva creduto improvvisata.
Un guizzo attraversò gli occhi blu di Mira, come una muta richiesta che lo fecero uscire da quella momentanea interdizione.
-Quand’è così comunque, mi sa che non possiamo trattenerti!-
-Però paga il pedaggio!- concluse uno dei tizi, chinando il busto verso di lei con le labbra già protese, ritrovandosi una sua mano snella e candida sul viso che lo sospingeva indietro mentre la sua risata cristallina riusciva a librarsi nell’aria e Laxus si dava una mossa, raggiungendo il gruppo in poche falcate.
-Eccomi!- esclamò, frenando a pochi passi da loro -Scusa il ritardo!- aggiunse subito, mentre tutti si giravano a guardarlo e i tre ragazzi sgranavano gli occhi sconvolti, squadrando Laxus e deglutendo a vuoto.
Per avere diciannove anni, si rendeva conto da solo di essere impressionante e molto più imponente della media dei suoi coetanei ma non faticava a immaginare che il gigantesco fucile che si portava dietro aiutasse a provocare quella reazione.
-Hai… hai ragione…- mormorò uno degli amici di Mira.
-Ha la cicatrice…-
-Ed è… beh… notevole…-
-E guardate il fucile!- fece notare la ragazza, con tono saputo e sguardo eloquente, che lasciava trapelare doppi sensi a ogni occhiata, facendo sobbalzare Laxus.
Portò una mano alla nuca, cercando di darsi un contegno per continuare a collimare con l’immagine che la venditrice di rose aveva cercato di dare di lui, tendendole poi il braccio con gentilezza.
-Vogliamo andare?!- le propose, facendola annuire.
Fece scivolare la maniglia del cesto nell’incavo del gomito, lasciandolo oscillare mentre con l’altra mano si agganciava al braccio di Laxus.
-Allora ci vediamo ragazzi!- li salutò, sempre radiosa.
-Giovedì sera al Blue Pegasus?!- chiese conferma il biondo con gli occhiali.
-Sì! A presto!-
-Ciao Mira!-
-Ci vediamo!-
 Si allontanarono con le braccia allacciate e senza parlare per qualche metro, finché Laxus non si rese conto di non avere idea di che direzione prendere.
-E ora dove andiamo?- le chiese sottovoce, senza voltarsi, continuando a camminare fingendo spensieratezza.
-Dove vuoi, basta che non mi trovino di nuovo sola!- mormorò la giovane, lasciandosi sfuggire un nuovo risolino -Sono simpatici eh! Però a volte un po’ insistenti!-disse, con voce intrisa di affetto.
Laxus si girò a guardarla mentre svoltavano a destra per cambiare strada.
Non ricordava di averla mai vista quando era bambino, era certo che l’avrebbe ricordata, ma dal momento che mancava da Magnolia da anni era assurdo chiederle se fosse lei quella nuova in città.
In fondo non conosceva neppure i suoi amici. Era lui l’estraneo.
Eppure con quella ragazza agganciata al braccio si sentiva a casa come non mai.
Non si rese conto di quanto avevano camminato finché non fu proprio Mira a sciogliere i loro arti.
Si sentì improvvisamente sbilanciato e si voltò interrogativo, quasi come se fosse anormale non averla più appiccicata la suo fianco, trovandola sorridente.
-Io sono arrivata!- lo avvisò, senza ottenere risposta -Grazie mille…- cominciò, lasciando la frase in sospeso.
-Laxus!- esclamò il ragazzo, riscuotendosi e tendendole la mano -Mi chiamo Laxus-
-Mirajane! Mira per gli amici!- rispose, stringendo il palmo calloso e caldo.
Il mercenario ghignò, senza lasciarla andare.
-È un’informazione generica o un invito a chiamarti così?!- chiese provocante, cogliendola alla sprovvista ma solo per un momento.
Un nuovo sorriso, stavolta carico di malizia, si disegnò sul volto puro e innocente dell’albina, facendo pizzicare la pelle a Laxus.
-Dipende da te, se vuoi essere mio amico oppure no…- soffiò, inaspettatamente sensuale, facendolo deglutire a vuoto -Ora però dovrei proprio andare- insistette, osservandolo accigliarsi.
E beh?! Mica la stava trattenendo!
Mira lo guardò eloquente, indicando con un cenno la propria mano ancora incastrata con quella di lui che scattò, lasciandola andare e indietreggiando.
La osservò ridacchiare senza scherno, lo stomaco sfarfallante, dannandosi mentalmente.
Se qualcuno dei Raven Tail lo avesse visto, addio reputazione!
-Allora a presto Laxus- lo salutò a mano aperta.
-A… A presto- rispose, ancora incerto su come chiamarla.
La guardò allontanarsi di corsa, il cesto di fiori ciondolante,  e attese un po’ prima di avviarsi nell’altra direzione, le mani infossate in tasca.
Ora aveva anche meno voglia di tornare a Deadly Nightshade, considerò e, nel considerarlo, non si accorse dei passi veloci alle sue spalle.
-Laxus!-
Si voltò di scatto, sorpreso, ritrovandosi di nuovo Mira a pochi passi.
-Ehi!- la salutò, non riuscendo a contenere lo stupore.
Mira fece un altro passo verso di lui, immergendo una mano tra le rose senza staccare gli occhi dal suo volto. La estrasse senza esitare dopo un attimo, rivelando una splendida rosa di un colore impossibile, nera, con riflessi violacei, che sembrava di velluto.
-Prendila- gli disse, tendendogliela e lasciandolo ancora più interdetto.
-Cosa…-
-Per ringraziarti del tuo aiuto- insistette, senza smettere di sorridere.
Esitante, Laxus allungò la mano, dopo averla sfilata di tasca, afferrando il gambo verde, attento alle spine.
Tornò a guardarla, lasciandosi andare a un sorriso.
-Ciao- soffiò la ragazza dopo un po’, voltandosi di nuovo.
Laxus si portò il fiore al naso, trovando che i suoi petali non ricordavano il velluto solo alla vista, prima di venire colpito da un pensiero.
-Mira!!!- la richiamò, senza pensare, facendola arrestare e voltare interrogativa -Perché nera?!-
Sapeva poche cose di fiori, Laxus, ma sapeva che ogni rosa aveva un significato in base al colore.
La guardò sorridere, socchiudendo gli occhi a mezzaluna.
-Potresti mai dimenticare la ragazza che ti ha regalato una rosa di quel colore?!- domandò retorica, lasciandolo lì, di nuovo interdetto e senza parole, prima di riprendere il suo cammino, sparendo per davvero alla sua vista, poco dopo.
 
 
-Comandante?! Ehi Comandante?!?-
Laxus sobbalzò quando la mano di Sting si posò in una pacca decisa sul braccio del biondo, risvegliandolo da quel viaggio nei ricordi.
La nota e solita tensione si era impadronita di lui man mano che si avvicinavano a Magnolia, arrivando in città per cena, il giorno dopo la loro partenza visto che si erano accampati per la notte.
Camminando senza prestare attenzione a dove stavano andando, al fianco del suo sottoposto, concentrato solo a trovare qualche indizio che potesse aiutarli a trovare Juvia, non si era accorto di essere finito lì.
-Stai bene?!-
Si girò a guardare Sting, un po’ spaesato, prima di scuotere la testa e sbattere le palpebre.
-Sì sto bene!- confermò, il tono deciso, guardandosi intorno e notando il via vai di gente, più frenetico del normale per quello che era diventata la città in quegli anni.
Magnolia.
Odiava Magnolia.
Odiava tutto di quella città, l’aria, i rumori, i vicoli, gli edifici, la gente.
Odiava la gente di Magnolia e odiava l’idea che Juvia potesse essere in compagnia di qualcuno di quegli infami.
-Secondo te ha senso continuare a cercare ora?!- domandò il suo sottoposto, distogliendolo per l’ennesima volta dai suoi pensieri.
-No!- negò anche con il capo il mercenario -Andiamo a mangiare qualcosa. Vieni, conosco un posto da queste parti-
Lo guidò attraverso una serie di strade, ripercorrendole a memoria e senza esitazione, fermandosi poi davanti ad una costruzione non molto alta e la facciata dipinta di blu, scrostata in più punti e piuttosto malmessa.
-Blugasus- lesse piano Sting, inclinando il capo di lato, un’inflessione perplessa nella voce.
Laxus sollevò lo sguardo all’insegna del locale, rendendosi conto solo in quel momento delle condizioni in cui versava e provando una stretta allo stomaco.
Non poté impedirsi di fare uno spiacevole parallelo fra il locale e se stesso.
Non era più lo stesso di sedici anni prima e non lo sarebbe stato mai più. Non bastava una mano di vernice e una sistemata all’insegna per tornare indietro, lo sapeva fin troppo bene Laxus. Ma almeno adesso aveva qualcosa per cui lottare e si impose di non lasciarsi sopraffare, rimanendo concentrato, per il bene di Juvia e Sting e di tutti gli altri che aspettavano alla base.  
-La P e le due E sono cadute, si chiama Blue Pegasus- si spiegò, superandolo per entrare.
-Sicuro che si mangi bene?!- domandò un po’ in apprensione il ragazzo.
Laxus si voltò a guardarlo con un sorriso saputo e complice.
-Se è ancora di Ichiya, si mangia divinamente- affermò, facendo sorridere anche Sting, con fiducia e convinzione.
 





Angolo di Piper
Ciao minna-san!!! 
Okay lo ammetto, non ho veramente avuto il coraggio di rispondervi alle recensioni di due capitoli fa per paura di venire bersagliata ma ora... Mira è quiiiiii!!!!! si fa per dire  E ci sono anche io!!!!! anche se giustamente non frega niente a nessuno
Insomma devo davvero ringraziarvi per la fiducia incondizionata che avete avuto a continuare a leggere fino a qui! Davvero! 
Grazie soprattutto a cercasinome, Honey, meii hirota e dreamfanny!! 
E' sempre bello trovare le vostre recensioni! Mi viene voglia di continuare a scrivere! 
Perciò insomma, alla prossima e grazie di cuore! 
Piper. 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Sciolse i capelli dalla coda ormai sfatta, liberando i boccoli e portandoli tutti sulla spalla destra per lasciar respirare il coppino impregnato di sudore, come la fronte, a causa del lavoro appena concluso al convertitore.
Era raro che la stessa squadra facesse il turno due giorni a fila ma, pur di tenersi impegnati e non pensare, erano pronti a inventarsi di tutto.
La preoccupazione per Sting e Laxus era micidiale, più micidiale della fatica di gestire il convertitore in quattro, anche se lo sforzo fisico si stava facendo sentire e ora Meldy aveva una fame da lupi.
Si tamponò il retro del collo, appoggiandosi a uno dei cilindri che contenevano la magia rubata.
Rubata a quanta gente innocente?!
Avrebbe mai potuto biasimare i civili per il loro odio verso Raven Tail?!
Sovrappensiero si accarezzò il tatuaggio mercenario che spuntava dallo scollo della maglietta, sotto la clavicola sinistra, vicino al seno.
No, non poteva biasimare nessuno e per la prima volta il dubbio che per Juvia fosse ormai davvero troppo tardi la attanagliò impietoso. In fondo, cos’avrebbe fatto lei se fosse stata una cittadina di Magnolia e si fosse ritrovata per le mani una mercenaria?!
Un tremito la scosse mentre lo stomaco le si sigillava.
Juvia aveva un’unica speranza, lo sapeva fin troppo bene, e pregò che le cose fossero andate per il verso giusto, mentre reclinava la testa all’indietro, gli occhi chiusi, respirando a fondo per calmarsi.
Riaprì le palpebre lentamente, focalizzandosi sul soffitto e accigliandosi.
La stanza del convertitore era lunga e bassa ed era facile seguire la strada indicati dai tubi che portavano l’energia nelle varie zone della loro sede ma non si era mai accorto di quel fascio in particolare di conduttori. Era singolarmente grande, per convogliare più magia ma si dirigeva dal cilindro verso il fondo della stanza, fino a perdersi nella penombra, impedendole di capire dove fosse diretto.
Conosceva a memoria la planimetria di Deadly Nightshade ormai, sapeva quali tubi andavano verso le cucine, quali in palestra, quali ai dormitori, quali alla piattaforma di decollo per tenere i sabertooth sotto carica.
Ma quelli non riusciva a capire dove portassero la preziosa magia, conquistata a un prezzo tanto alto.
Senza distogliere lo sguardo dal soffitto, si alzò in piedi, seguendo le condutture, la testa che macinava rapida. Perché non ci aveva mai fatto caso prima?!
Non era un dettaglio da niente, anche perché aveva avuto la conferma che c’erano zone della sede sconosciute ai soldati, eppure lo notava solo ora.
Si soffermò quando si rese conto che il fascio di tubi si divideva in due, prendendo direzione opposte e creando una sorta di forcella.
Strofinò una mano sui pantaloni scuri, indecisa su quale delle due strade avventurarsi per prima, dondolando appena sul posto.
Destra o sinistra, destra o sinistra, destra o sin…
-Meldy?!-
Si girò di scatto, sobbalzando insieme al proprio cuore nel sentire quella voce. La sua voce.
Gli occhi rossi di Rogue la penetrarono in un attimo, scatenando in lei quelle sensazioni a cui si era arresa a non abituarsi mai.
E poi si chiedeva come aveva fatto a sfuggirgli quel dettaglio?! Doveva semmai chiedersi dove aveva avuto la testa nelle ultime settimane!
-Tutto bene?!- domandò un po’ perplesso il moro, avanzando verso di lei, i capelli raccolti sulla nuca e la maglietta aderente che lasciava intravedere il suo fisico scolpito.
Meldy deglutì a vuoto, sentendo il calore pervaderla in un attimo, scuotendo energicamente la testa per provare a snebbiare i sensi, inutilmente.
Ancora più inutilmente quando Rogue le si fermò a pochi passi, riempiendole le narici del suo odore e confortandola con la sua sola presenza.
La pelle formicolava e pungeva senza pietà, così come la voglia di avvicinarsi ancora si faceva sempre più impellente.
Come avrebbe mai potuto resistere?! Lì in quella stanza, immersi nella penombra dove era tanto facile nascondersi agli occhi altrui, accaldati, sporchi e sudati dal turno appena concluso, bisognosa di conforto e totalmente rapita dal suo sguardo?!
Sarebbe stato così semplice, avvicinarsi, allungarsi verso di lui, assaggiare le sue labbra. Aveva l’impressione che lui non si sarebbe tirato indietro e allora lei avrebbe cercato di più, un contatto più profondo e poi, forse, protetti da uno dei grandi cilindri avrebbero anche finito per…
Sgranò gli occhi, sconvolta da quel pensiero, arginandolo in fretta, senza accorgersi dei movimenti del compagno davanti a sé finché Rogue non le scostò una ciocca rosa dal volto, trattenendola tra le dita, richiamando così la sua attenzione.
-Ehi!- soffiò affettuoso, con un lieve sorriso, che gli arricciò il naso facendo baluginare appena il segno biancastro della cicatrice che glielo attraversava, mandandola completamente in tilt.
-Ehi…- deglutì a vuoto Meldy, ricambiando suo malgrado, fissandolo come sotto ipnosi.
Non poteva fare più niente ormai, arrivata a quel punto non poteva scappare, non poteva andare da nessuna parte o sottrarsi all’effetto che Rogue le faceva.
Almeno finché non fu il moro a distogliere gli occhi, un po’ imbarazzato, ridandole lucidità e facendola accigliare.
Piegò il capo di lato per cercarlo.
-Va tutto bene?!- domandò, il suo turno di essere preoccupata.
Rogue indurì la mascella, respirando profondamente e lottando con se stesso per prendere una decisione.
-Meldy devo parlarti!- affermò poi, convinto e deciso come non mai, facendola sobbalzare.
Aveva ragione, gli costava ammetterlo ma quell’idiota di Sting aveva fottutamente ragione. Non sul fatto che Meldy lo ricambiasse, di quello non era ancora certo altrimenti non sarebbe stato così teso, ma su tutto il resto sì.
E, d’altra parte, i suoi dubbi non sembravamo così infondati visto come stava reagendo la rosa. Aveva sgranato di nuovo gli occhi, indietreggiando quasi spaventata.
-Rogue…- provò a fermarlo.
-No! Ti prego, fammi parlare! Fammi dire quello che devo e poi farai ciò che vuoi! Rispondermi, ridere, scappare e non parlarmi mai più!- snocciolò, prendendo il suo deglutire a vuoto come un consenso.
Rimase zitto un istante, cercando le parole.
-Io…- cominciò, guardandola e distogliendo lo sguardo in continuazione -Ecco il fatto è che io penso… Penso di… Ho… ottime ragioni di credere di… di essermi…-
Oh dannazione! Ma che ci voleva?!?!
Era un mercenario della peggior specie, un guerriero senza scrupoli e non riusciva a dire quelle tre stupide parole?!?!
Fuori le palle, Rogue!
Sfilò le mani di tasca, posandole in una salda presa sulle spalle di Meldy, bloccandole qualunque via di fuga e fissando gli occhi nei suoi, fermo, penetrante, sicuro di sé.
“Un giorno siamo qui e il giorno dopo non si sa”.
Aveva ragione, Sting.
Avevano solo il qui e l’ora per vivere.
-Io ti a…-
Un boato micidiale scosse le pareti della stanza, facendole vibrare come se ci fosse in atto un terremoto.
Istintivamente, la presa di Rogue su Meldy aumentò, mentre le ragazza gli si avvicinava, aggrappandosi al suo torace ed entrambi scattavano verso la porta, occhi sgranati e sensi all’erta.
-Cosa diavolo…-
Un secondo boato, più forte e vicino e un brivido percorse la schiena ad entrambi quando le sirene presero a riecheggiare in tutti i corridoi della base, richiamando l’intero esercito Raven Tail.
-Siamo sotto attacco- soffiò Meldy, tremando appena.
-Dobbiamo trovarti una tuta da combattimento- affermò Rogue, tornato lucido e pronto a combattere.
La rosa si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato, senza riuscire a nascondere la luce calda e affettuosa che faceva riverberare le sue iridi verdi.
-Anche a te- gli fece notare prima che un terzo boato risuonasse.
Ruppero gli indugi, precipitandosi verso la porta in simultanea. Fortunatamente avevano quell’abitudine che rasentava la mania di portarsi sempre dietro le proprie armi, non solo loro ma anche il resto della loro squadra, che Rogue aveva lasciato in mensa per andare a cercarla.
Corsero fuori notando le luci di emergenza accese, segno che c’era stato un blackout, bloccandosi per studiare la situazione, osservando una seria di figure sfrecciare lungo il corridoio perpendicolare a quello in cui si trovavano.
Meldy era già pronta a seguirli quando la mano di Rogue la trattenne per il polso, facendola voltare con sguardo interrogativo. I suoi occhi rossi fiammeggiavano anche nella penombra in cui era sempre immersa Deadly Nightshade quando calava la notte. 
-Non allontanarti da me- le disse, fermandole il cuore e guardandola poi annuire, incapace di fare altro.
Ripresero la loro corsa, aggregandosi agli altri mercenari che facevano risuonare le pareti di metallo con i loro passi frettolosi e appesantiti dagli stivali, diretti verso la fonte dei boati.
-Hanno aperto uno squarcio nell’ingresso ovest!!!- gracchiò la voce di Tempesta, attraverso il walkie talkie da polso di Orga, raggiungendo anche loro e sconvolgendoli.
-Come sarebbe a dire?! Chi diavolo sono?!?!- domandò scioccato Rufus, senza smettere di correre pochi passi avanti ai due Rajiinshu.
-Non lo sappiamo!!! Ma c’è uno scontro a fuoco in atto!!!- continuò a comunicare l’altro mercenario, alzando la voce per sovrastare il rumore degli spari ora perfettamente udibili.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata.
Cosa stava succedendo?! Chi li stava attaccando?!?
-Meldy! Rogue!-
La voce di Lyon li fece arrestare mentre Drake, Lara e Hiroshi li superavano rapidi.
-Ragazzi!- li chiamò Rogue, sollevato, spostandosi verso la parete per non intralciare il passaggio agli altri.
Lyon e Kagura si avvicinarono ai due, studiandoli in apprensione, notando che erano gli unici quattro senza tuta protettiva.
-Cosa sta succedendo?!- chiese il moro, spostando lo sguardo da uno all’altra.
-Non ne abbiamo idea! C’è stato un attacco ma non sappiamo niente! L’ordine è semplicemente di difesa per ora, Ivan ha radunato i Comandanti! Solo Minerva gli ha disobbedito ed è corsa qui!-
-Pare abbiano iniziato uno scontro a fuoco nell’ala ovest!- spiegò concitato il moro.  
Meldy deglutì a vuoto, voltandosi verso la meta dove tutti correvano prima di posare involontariamente lo sguardo su un corridoio più corto e cieco che si apriva sulla parete di destra di quello principale dove si trovavano loro.
Protetti più dalla frenesia degli altri che dalla scarsità dell’illuminazione, Jackal e Seilah stavano parlando fitto, stretti contro il muro, le dita intrecciate. Con la mascella indurita dalla determinazione, il biondo stava sussurrando qualcosa alla ragazza, che lo ascoltava attenta e con il suo sguardo sempre languido puntato su di lui, come a volersi imprimere nella mente ogni tratto somatico del suo volto.
Era palese la paura che avevano di perdersi, di non poter più condividere un altro momento di intimità come quello. Quell’attacco a sorpresa, lo sapeva anche Meldy, avrebbe potuto fare molte vittime, era inutile fingere che sarebbe andato di certo tutto bene.
Osservò Seilah annuire, Jackal ghignarle appena, fingendo noncuranza e guardandola come se fosse la cosa più bella del mondo ma, soprattutto, come se la stesse guardando per l’ultima volta, prima di curvarsi su di lei e baciarla per poi uscire nuovamente allo scoperto, diretti al luogo dove l’attacco aveva avuto inizio, senza sciogliere l’intreccio delle loro mani.
Un brivido la scosse.
Alla fine, erano tutti esseri umani anche loro. Avevano sentimenti, avevano un cuore, che non potevano controllare, avevano voglia di vivere con la persona amata il più a lungo possibile.
Chi era lei per giudicare ciò che facevano?! Perché avrebbe dovuto provare disgusto per un simile desiderio?!
Non lo voleva anche lei dopotutto?!
Si girò a guardare Rogue, ancora intento a discutere con Lyon e Kagura se tornare al dormitorio a prendere le tute oppure no.
Avrebbe voluto afferrarlo per un polso, trascinarlo dove poco prima si trovavano Jackal e Seilah e baciarlo fino a imprimersi il suo sapore sulle labbra per sempre ma non c’era tempo.
Non aveva alcuna intenzione di avere solo quell’occasione per stare con lui, per essere sua. Ma perché quella sera non fosse la fine di Raven Tail e di tutti loro, dovevano assolutamente darsi una mossa e non perdere altro tempo.
-Non ci servono le tute! Andiamo!- li richiamò, stupendoli -Siamo la squadra più forte di Raven Tail o no?! Dobbiamo correre a combattere! Hanno bisogno di noi!!!- insistette.
Si scambiarono un paio di occhiate prima che Kagura annuisse.
-Meldy ha ragione! Se c’è davvero uno scontro a fuoco che richiede la presenza dell’intera Raven Tail, avere o non avere le tute non fa nessuna differenza!- le diede manforte Lyon.  
Scattarono di nuovo, correndo per il corridoio, Rogue che continuava a cercarla con gli occhi, maledicendosi.
Avrebbe dovuto dirglielo, finire ciò che aveva iniziato, attacco o non attacco. Se durante quello scontro fosse successo qualcosa a uno dei due e lui non avesse fatto in tempo a confessarle i propri sentimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
Scosse la testa energicamente, rimproverandosi per quei pensieri.
Loro non avrebbero perso! E comunque doveva restare concentrato!
Non avrebbe saputo dire per quanto ancora avessero corso quando, svoltato un angolo, si videro Minerva precipitarsi verso di loro, chiamandoli.
-Minerva, che succede?!-
-La situazione è brutta ma qualcosa non torna!-
-Che vuoi dire?!- s’informò Lyon, accigliandosi.
-Non sembra che siano qui per uccidere, chiunque siano! Sparano basso ma da tutte le direzioni, tenendoci impegnati, e Silver ha appena richiesto supporto al piano superiore, dice che c’è un intrusione ma lui e Kyoka non riescono a tenere testa agli intrusi da soli! Dove diavolo è Laxus?!?!- domandò poi, al limite della tensione, guardandoli uno per uno, prendendo il loro mutismo come una conferma del suo sospetto che il biondo non si trovasse effettivamente alla base -Quel disgraziato…- mormorò a denti stretti.
-Andiamo noi- si propose Kagura, ferma e determinata, facendo sollevare di scatto la testa alla mora.
-Non avete neppure le tute…-
-Non importa. Andiamo noi- affermò di nuovo, osservando poi Minerva tentennare.
In quel momento era lei quella con il grado più alto, qualunque decisione sarebbe stata una sua responsabilità e l’idea che uno di loro potesse fare una brutta fine a causa di una sua scelta sbagliata…
Lei non aveva mai perso nessuno ma non aveva tempo in quel momento di preoccuparsi di quello. Era un’emergenza e sapeva che nessuno era più indicato dei ragazzi di Laxus per far fronte a una crisi del genere.
-Va bene! Allora andate! Al piano superiore, nell’ala nord-est! Io resto qui a coordinare gli altri!- li informò, facendoli annuire con un secco cenno del capo.
Si diedero le spalle, pronti a correre nelle direzioni opposte, ma Minerva si bloccò all’istante, lanciando un’occhiata da sopra la propria spalla alle schiene dei quattro ragazzi che si stavano allontanando di gran carriera, non un solo segno di esitazione nella loro andatura o nei loro occhi.
-Buona fortuna ragazzi…- soffiò sottovoce, prima di tornare sul luogo dello scontro.
 

 
§

 
L’ala nord-est del terzo piano sembrava deserta.
Il blackout li aveva costretti a prendere le scale e le luci di emergenza sfarfallavano come fossero sul punto di fulminarsi tutte.
Si erano bloccati in cima all’ultima rampa, cercando di capire da che parte dirigersi, sentendo subito dei rumori soffocati provenire dal corridoio nord, comprendendo  che lì Silver e Kyoka stavano combattendo contro chissà chi.
Chi poteva mai essere così forte da riuscire a tenere testa con tanta facilità a due pezzi da novanta come loro?!
Ma non era quello il loro obbiettivo. Minerva aveva parlato di un’intrusione e loro dovevano occuparsi non di chi stava tenendo impegnato Kyoka e Silver ma di chi stava girando liberamente per Deadly Nightshade con chissà quale fine.
-Da che parte?- domandò Kagura in un sussurro quasi inudibile, voltandosi verso Lyon.
Il ragazzo aprì la bocca ma non fece in tempo a rispondere che un’ondata improvvisa di magia si riversò nel corridoio alla loro sinistra, raggiungendoli e sconvolgendoli.
Si guardarono per un attimo, esitando, per poi precipitarsi in quella direzione. Mentre correvano, solo Meldy si rese conto di non conoscere quella zona della base e non perché non ci era mai stata.
Le era capitato di passare da lì ma la magia e voci basse ma concitate, fuoriuscivano da una porta aperta nel muro di destra che non sarebbe dovuta essere dove stava.
C’era una stanza di cui nessuno era a conoscenza in quel corridoio, una stanza con una porta perfettamente camuffata nella parete di metallo che gli intrusi, chiunque fossero, avevano trovato e aperto senza troppa difficoltà a quanto sembrava.
Di che diavolo si trattava?!?!
Lyon si bloccò a pochi passi dal vano aperto nel muro metallico, imbracciando il fucile e addossandosi alla parete, imitato dagli altri tre.
Si avvicinò con cautela, sbriciando all’interno per valutare se era un momento valido per irrompere o se era meglio aspettare, facendo segno con la mano ai suoi compagni di squadra di prepararsi a entrare e colpire se necessario.
Un movimento secco del suo braccio e in un battito di ciglia i quattro mercenari erano nella stanza, le armi in pugno e pronte a fare il proprio dovere, senza avere il tempo di analizzare il contenuto di quella stanza segreta.
-Arrendetevi!!!- intimò Lyon, spianando Deliora contro tre figure che si stavano voltando, immerse nella penombra -Arrendetevi o apriamo il f…- 
Le parole morirono in gola al mercenario, nel riconoscere la ragazza che si trovava in mezzo agli altri due tizi, mentre Rogue e Kagura sgranavano gli occhi increduli e Meldy si irrigidiva trattenendo il fiato.
-Juvia-chan- mormorò scioccato Lyon, abbassando il fucile.
Juvia li osservò tremando, gli occhi carichi di lacrime e scuse, prima di deglutire e avanzare di un passo.
-Lyon-sama…- cominciò ma Kagura si frappose fra i due, sollevando la spada con sguardo fiammeggiante.
-Stai indietro!!!-
-Kagura-san- la chiamò scioccata Juvia.
-Ti ho detto stai indietro!!! Traditrice!!!- urlò fuori di sé, facendola indietreggiare -Come hai potuto?!? Come, Juvia?!?!?- continuò, sconvolgendo Meldy e Rogue che non l’avevano mai vista perdere il controllo.
La presa di Lyon sulle spalle la fece sobbalzare mentre l’albino la obbligava a voltarsi verso di sé guardandola deciso negli occhi.
-Calmati!- le disse, fermo ma con una nota stranamente dolce nella voce -Non sappiamo come stanno le cose, potrebbero averla costretta…-
-No!-
Scioccati, girarono la testa verso Juvia, che li guardava tremante e sofferente, ma determinata, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Juvia non è stata obbligata da nessuno. Juvia ha scelto di unirsi ai ribelli-
-Tu…- vibrò Kagura, pronta a scattare come un cobra -Maledetta…-
-Ma Juvia lo ha fatto anche per i suoi compagni che sono la sua famiglia!!!-
-Puttana!!!- 
-Kagura ascolta!!!-
-Eri come una sorella!!!- continuò a inveire la mora, senza dare retta a Juvia, dimenandosi tra le braccia di Lyon che la tenevano ferma da dietro per impedirle di avventarsi su di lei -Credevo fossimo una famiglia!!!-
-È così!!! Voi siete la famiglia di Juvia!!! Lo sarete sempre!!!-
-Come puoi dire una cosa del genere!!! Dopo averli portati qui per farci sterminare tutti!!!-
-Non siamo qui per voi!!!- s’intromise una voce maschile, zittendo quello scontro a parole.
Il ragazzo con i capelli blu e un tatuaggio che gli attraversava l’occhio destro avanzò verso di loro, serio e determinato, facendo fremere Meldy per un qualche motivo, reazione che non sfuggì all’occhio attento di Rogue.
-O meglio sì, lo siamo ma per aiutarvi mentre aiutiamo noi stessi. Siete in pericolo quanto i cittadini di Magnolia-
-Magnolia?! Voi venite da Magnolia?! Dove quei droni di merda ci hanno attaccato!- perse la calma anche Rogue.
-Chi siete?! Cosa significa che siamo in pericolo?!?!- si agitò Lyon, senza lasciare andare la compagna.
-Siamo Fairy Tail. E “siete in pericolo” significa “siete pericolo”- si intromise l’altro ragazzo, capelli corvini e sguardo glaciale.
 -Ehi! Non fare il bastardo con me!-
-Se fai domande idiote…-
-Vuoi vedere quanto riesco a non essere idiota se mi impegno?!-
-Fatela finita ora!-
-Non abbiamo bisogno del vostro aiuto!-
-Ah no?!- chiese Gray, alzando un sopracciglio scettico, facendo ringhiare Lyon.
-No, sappiamo difenderci da soli e…-
-Come avete difeso Juvia?- lo interruppe in un sibilo, lasciandolo di sasso.
-Gray piantala!- lo ammonì nuovamente il tizio dai capelli blu -Non è il momento di…-
Il rumore di un fucile che veniva caricato zittì anche lui, facendoli girare verso Rogue, che aveva caricato Skiadrum e ora lo teneva spianato verso di loro, il dito sul grilletto.
-Cosa significa che siamo in pericolo?- domandò glaciale, tenendoli sotto tiro.
-Rogue-kun!- lo chiamò Juvia agitata.
-No Juvia, ha ragione! Hanno il diritto di sapere!- la fermò con una mano il blu prima di riportare la propria attenzione sul mercenario -Ti chiami Rogue giusto?! Io sono Gerard…-
-Basta con le stronzate!- ringhiò di nuovo il moro.
Meldy, lì accanto, sembrava trattenersi dall’avventarsi sul compagno per togliergli il fucile di mano.
-Va bene! Va bene- ripeté Gerard, alzando i palmi al lato del viso -Il motivo per cui siamo qui è che c’è un cannone a propulsione magica puntato sulla foresta di Magnolia e un…-
Un fischio micidiale, come di qualcosa al laser che veniva caricato, si liberò nell’aria mentre decine e decine di luci accecanti si accendevano nella penombra parzialmente diradata dalle luci d’emergenza accecandoli.
-Merda!- esclamò Gray mentre anche Gerard sgranava gli occhi scioccato -Non abbiamo fatto in tempo a disarmarli tutti!-
-Tutti a terra!!!- gridò il blu, un secondo prima che una serie di raggi laser attraversasse la stanza, rimbalzando sulle pareti e creando una rete luminosa sopra ai corpi schiacciati a terra dei presenti.
Meldy sotto a Rogue, Kagura sul torace di Lyon, Gerard al centro della stanza.
Fu un attimo, un fischio assordante e una luce insopportabile che li obbligò a tenere giù la testa, poi tutto tornò come prima.
Dei passi veloci lungo il corridoio e qualcuno che si fermava sulla soglia.
I mercenari alzarono il capo mettendo a fatica a fuoco un ragazzo dai capelli rosa.
-Cosa sta succ…- cominciò per poi pietrificarsi inorridito.
Si girarono, seguendo la traiettoria del suo sguardo e un brivido li colse quando videro il ragazzo di nome Gray in piedi dove poco prima si trovava Juvia, che era ora riversa a terra come se qualcuno l’avesse spintonata via, con il petto aperto in due punti da due raggi laser che lo avevano colpito in pieno, trapassandolo.
-Gray-sama…- lo chiamò Juvia, terrorizzata mentre il ragazzo dai capelli rosa tremava sconvolto e ancora immobile sulla porta.
Il moro distolse gli occhi dal proprio torace martoriato, portandoli su Juvia e forzando le labbra in un ghigno storto.
-Ti avevo… ti avevo detto che sarebbe andato… tutto bene… Juvia…- mormorò a fatica, tra colpi di tosse, prima di abbassare le palpebre e cadere all’indietro a peso morto mentre qualcosa si spezzava nell’ex mercenaria e nel rosa.
-GRAY!!!
-NOOOOOO!!!- 









Angolo di Piper: 
Ciao ragazzi!!! 
Ehi mi ha fatto piacere vedere il vostro entusiasmo sull'arrivo di Mira (che era anche ora)  !!!
Ma ancora di più vedere che non perdete l'entusiasmo anche per gli altri personaggi e la trama in generale! 
Davvero grazie a cercasinome (tranquilla non ti preoccupare, solo procurati un paio di piastre per la rianimazione. Sì anche io direi che Laxus non passa innoservato ^^), Honey (la tua recensione mi ha fatta sciogliere, a parte il passaggio sui killer assetati di sangue) e dreamfanny
Alla prossima e un megabacio! 
Piper. 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-Cos’è successo?!- domandò sconvolta Erza, correndo insieme a Lucy verso Juvia, Gerard e Natsu che portava sulle spalle un cadaverico Gray.
-I droni si sono armati! Dobbiamo filare, quei robottini di merda ci stanno inseguendo!- la avvisò Natsu, senza rallentare il passo.
La rossa si concesse solo un attimo di pausa per studiare il volto tirato e umido di Juvia che, nonostante tutto, stava lottando con le lacrime, per restare lucida e non perdere il controllo.
-Voi come state?!- chiese ancora Natsu cercando Lucy con gli occhi per accertarsi che fosse incolume, mentre Erza affiancava Gerard, sorridendogli appena -Che fine hanno fatto i due fenomeni?!- proseguì, riferendosi ai due Comandanti contro cui erano stati impegnati a combattere finché l’attacco dei droni non aveva fatto tremare l’intero piano, facendo correre Natsu a controllare cosa fosse successo.
-Hanno usato un fumogeno e sono spariti! Devono avere capito che noi eravamo  solo una scusa per tenerli impegnati!- spiegò Lucy, lanciando una preoccupata occhiata a Gray.
Un raggio laser si schiantò sulla parete, mancandoli fortunatamente tutti, ricordando loro dell’esercito di droni alle spalle.
-Merda!-
-E gli altri?!- fu il turno di Gerard di domandare, dopo essersi rimesso dritto.
-Jet mi ha confermato che sono tutti sui mezzi di ritorno a Magnolia! Hanno chiamato la ritirata venti minuti fa, Cana è stata bravissima a guidare l’attacco!-
-Sì davvero! Però dobbiamo darci una mossa anche noi adesso!- li incitò, preparandosi a svoltare per imboccare le scale a scendere.
-No!-
Si arrestarono tutti, girandosi verso Juvia, ferma a pochi passi di distanza e che li osservava con una determinazione che mai avevano visto prima, rivelando finalmente la guerriera che era rimasta sopita da quando era finita a Fairy Tail.
-Non per di lì! Andiamo su, alla piattaforma dei sabertooth!-
-I sabertooth…-
-Sono più veloci!- insistette la ragazza.
-Ma è pericoloso! Se qualcosa va storto non avremo via di scampo!- le fece notare Erza, ragionevole.
-Gray-sama non avrà scampo se non lo medichiamo in fretta!- ribatté ferma, lasciandoli tutti senza parole e a scambiarsi occhiate, finché il corridoio non riprese a rimbombare dei passi metallici dei droni, che avevano seminato poco prima e ora li stavano nuovamente raggiungendo.
Non potevano stare lì a tentennare!
-Portaci ai sabertooth, Juvia!- le disse Natsu, senza più esitare, guardandola trattenere per un attimo il fiato sorpresa, prima di annuire e schizzare verso la rampa che portava alla piattaforma di decollo.
Le gambe le facevano male, gli spari dei droni continuavano a spaventarla e le sembrava di avere il cuore a pezzi ma continuò a salire imperterrita, scalino dopo scalino, senza cedere al dolore fisico e non.
Non avrebbe saputo dire quante rampe avevano salito quando finalmente l’aria afosa della notte le sferzò il volto, asciugandole le guance umide.
Le sue labbra si aprirono in un lieve sorriso di sollievo mentre continuava a correre accelerando verso i mezzi di trasporto magici ma si ritrovò suo malgrado a frenare quando una figura imponente uscì allo scoperto, frapponendosi tra loro e i sabertooth ordinatamente allineati.
Il sangue le si gelò nelle vene nel riconoscere Silver che li osservava mezzo ghignante, mentre alle loro spalle i droni guadagnavano sempre più terreno provocandole brividi lungo la schiena a ogni tonfo che scandiva la loro avanzata.
Juvia si bloccò, facendo vagare gli occhi sgranati dal Comandante davanti a lei alle proprie spalle, dove la piattaforma era ancora deserta, eccezion fatta per i suoi compagni che stavano arrestando la propria avanzata uno ad uno.
Il cuore prese a batterle furiosamente nel petto mentre il respiro le si affannava. Non ce l’avrebbero fatta, non sarebbero riusciti a tornare in tempo per salvare Gray.
Anzi, sarebbero morti tutti lì, in un attacco incrociato dei droni e di Silver.
La tensione prese a crescerle dentro, rischiando di farla esplodere, mentre la sua mente lavorava febbrile senza trovare alcuna soluzione, continuamente distratta dal suono sempre più vicino dei droni in arrivo.
Era finita, finita, ed era tutta colpa sua. Per salvare Gray li aveva condannati tutti.
Non avevano sca…
-Andate, presto, stanno arrivando!-
Senza riuscire a credere alle proprie orecchie e trattenendo il fiato scioccata, la blu si voltò a cercare il Comandante, che la guardava con uno sguardo carico di qualcosa che non poteva che essere affetto.
Cosa stava succedendo?! Silver li voleva aiutare a fuggire?!
Che senso aveva?!
-Non smetteranno di inseguirvi, sono programmati per dare la caccia e sterminare delle ben precise persone e una di quelle sei tu Juvia-
La mercenaria tremò appena a quelle parole, ricordando l’attacco subito a Magnolia tempo prima. Erano lì per lei anche quella sera?!
-Mi dispiace di aver permesso a Ivan di creare un simile orrore, ho tante colpe da farmi perdonare e troppo poco tempo per farlo ma almeno posso aiutare voi-
-Silver-sama…- lo chiamò, confusa.
-Cercheranno di colpirvi mentre siete in volo e ci riusciranno a meno che qualcuno non vi faccia da scudo- continuò a spiegare con lo stesso tono calmo il moro, avanzando verso di loro, mentre Natsu, Lucy e Erza uscivano dalla loro immobilità precipitandosi verso i mezzi di trasporto.
-Silver-sama!- lo richiamò, agitata, capendo dove stava andando a parare.
-Sono salito prima e ho inserito i piloti automatici per Magnolia, sarete là in poco meno di un’ora anche se temo che dopo i sabertooth saranno da buttare. Immaginavo avresti avuto questa idea Juvia, sei davvero in gamba come dice Laxus- spiegò abbozzando un sorriso paterno mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime e Gerard la afferrava per le spalle, spingendola verso gli altri.
I fischi dei raggi laser erano ormai a pochi metri, segno che i droni avrebbero invaso la piattaforma nel giro di pochi secondi. Non c’era più tempo.
-NO!!!-
-Juvia dobbiamo andare!!!-
-NO!!! SILVER-SAMA!!! NO TI PREGO!!! TI PREGO!!!- urlò terrorizzata, mentre Gerard la caricava a forza su un sabertooth e i motori rombavano mettendosi in funzione.
-Va tutto bene Juvia- mormorò Silver, voltandosi verso di loro per guardarli andare via, mentre i primi droni cominciavano a fare capolino dalla tromba delle scale.
-NO!!! JUVIA NON VUOLE QUESTO!!! SILVER-SAMA!!!-
Il moro distolse per un attimo gli occhi da lei, puntandoli su volto tirato e sporco di Gray, che stava però lottando per restare in vita come testimoniava il movimento del suo petto, per quanto lieve e accennato.
Gli occhi grigi del comandante tornarono su Juvia, mentre apriva le braccia, creando un campo magnetico impenetrabile intorno a sé, usando il suo stesso corpo per polarizzarlo e impedire ai laser dei droni di attraversarlo.
-Prenditi cura di Gray- soffiò riuscendo a farsi sentire nonostante si fossero ormai librati nell’aria, posizionando i sabertooth prima di avviare i piloti automatici.
Juvia, aggrappata a Gerard e con lo sguardo ancora rivolto alla piattaforma, sgranò gli occhi a quelle parole, capendo improvvisamente perché il viso di Gray le era sempre sembrato familiare.
Poi un fischio assordante le riempì le orecchie e fu obbligata a nascondere il viso nel collo di Gerard, quando la luce accecante di troppi laser illuminò a giorno la piattaforma di decollo, mentre loro si allontanavo per tornare a Fairy Tail, protetti dal buio della notte.
 

 
***

 
Entrarono di corsa nella stanza dei bambini, chiudendo la porta alle loro spalle mentre Kagura lasciava cadere Archenemy a terra con un lieve clangore.
Si spostò verso la parete, le lacrime agli occhi e il respiro grosso.
-Cosa… Cosa…-
-Kagura calmati- soffiò Lyon, raggiungendola in due falcate e prendendole il viso tra le mani.
-Calmarmi?!?!-
Rogue le lanciò un’occhiata di striscio mentre si precipitava verso il letto di Lector, dove lui e Frosch dormivano, la piccola stretta al petto del più grande. Si accovacciò lì accanto, proprio mentre il fratellino di Sting socchiudeva a fatica le palpebre, sudato e ansante.
-Rogue…- lo chiamò con voce affaticata -Ho detto a… a Frosch che era un… temporale…-
Il moro lo osservò con sofferenza, rendendosi conto che, se sua sorella si era riaddormentata perché confortata da Lector, lui invece non era proprio riuscito a rimanere sveglio nonostante avesse capito che si trattava di un attacco, tanto era ormai debole.
Con uno sforzo immane, il mercenario gli sorrise, posandogli una mano sulla zazzera scompigliata-
-Sei stato bravissimo- lo premiò, posandogli un bacio sulla fronte mentre Lector si riabbandonava subito al sonno, stringendosi Frosch addosso.
-…quei cosi Lyon?!?! Cosa ci facevano qui?!?!-
-Kagura lo so cosa stai pensando! Sì, Ivan ci ha raccontato un sacco di bugie ma non ricominciare a diffidare di chiunque!-
Rogue si rimise in piedi, girandosi verso i due compagni, e si guardò intorno, agitandosi.
Strinse i pugni, mentre il respiro si affannava anche a lui.
-Io non…-
-Dov’è Meldy?!- chiese, in preda al panico, facendo scattare i due compagni.
Setacciarono la stanza con gli occhi, anche loro sorpresi dalla sparizione della rosa.
-Era… era dietro di noi, ne sono certo…- mormorò Lyon, mentre Kagura si portava una mano alla fronte, sotto la frangetta, in un gesto di sconforto e agitazione.
Il moro sentì uno strano fremito attraversarlo, mentre un’idea si faceva strada nella sua mente.
Non poteva essere! Era lui che si stava sbagliando, per forza!!!
Eppure…
Eppure aveva notato lo strano comportamento della ragazza quando aveva visto quel ribelle coi capelli blu e il tatuaggio in faccia.
Ma se la sua supposizione era corretta, se il suo istinto non stava sbagliando allora cosa implicava tutto questo?!
“C’è un cannone a propulsione puntato su Magnolia”.
Così aveva detto quel Gerard ed era chiaro che i ribelli erano andati fino a lì per disarmarlo, fallendo la missione.
Disarmarlo o… distruggerlo!
Le iride rosse di Rogue sbiancarono a quell’ultimo pensiero, che gli mozzò le gambe.
No, non poteva essere vero!
Doveva sbagliarsi! Per forza!
Ma sapeva fin troppo bene che desiderare una cosa non significava automaticamente ottenerla e sapeva fin troppo bene che Meldy era stata dietro a loro fino a pochi metri prima che entrassero nell’area dei dormitori maschili.
Se aveva intuito bene, forse aveva capito dove andare a cercarla ma, se aveva intuito bene, c’era poco da stare allegri e, soprattutto, tranquilli.
-Lyon, Kagura!- li chiamò, con un tono che tradiva tutta la tensione che aveva dentro, stranendo i due amici, non abituati a vederlo così in crisi -Prendete i bambini e andatevene di qui!- aggiunse, guardandoli sgranare gli occhi fino quasi a farli cadere fuori dalle orbite.
-Cosa?!-
-Rogue sei impazzito!-
-Forse so dov’è Meldy ma voi dovete fare questo per me! Non posso stare sia con loro che con lei! Per favore!- insistette, una luce quasi implorante in fondo alle iridi fiammeggianti.
Kagura trattenne il fiato, capendo che aveva improvvisamente smesso di ragionare da mercenario e stava ora ragionando come un fratello e come… come qualcos’altro anche se non osava nemmeno pensare cosa fosse quel qualcos’altro.
Con uno sforzo di volontà cercò di tornare rapidamente in sé, annuendo alla richiesta del moro, vedendolo rilassarsi.
-Va bene, ci pensiamo noi. Tu vai-
Lyon si girò verso di lei, la bocca spalancata.
-Siamo una squadra no?!- gli fece notare Kagura, quasi infastidita, prendendolo in contropiede.
Le labbra dell’albino si piegarono in un sorriso affettuoso nel sentirla parlare così.
-Grazie!- esclamò Rogue, precipitandosi poi alla porta e afferrando deciso la maniglia.
L’aveva già abbassata e aveva schiuso l’uscio per uscire quando la voce di Lyon lo fece arrestare di nuovo.
-Sì, ma dove vuoi che li portiamo?!- chiese il ragazzo.
Rogue rimase immobile e di spalle, non riuscendo quasi a credere a ciò che stava per dire, nonostante la risposta gli stesse salendo spontanea e naturale alle labbra.
Ma aveva più di un motivo per indirizzarli lì e non era certo il momento delle elucubrazioni quello.
Voltò il viso di un quarto, guardandoli da sopra la propria spalla.
-A Fairy Tail- soffiò, prima di uscire a passo svelto, ignorando le loro espressioni incredule.
 

 
***

 
Anno X824.
4 Luglio.            
Il pianeta è sull’orlo del collasso.
Mi chiamo Maguilty Meldy e da tre mesi combatto con i Raven Tail, i mercenari del regno di Fiore, una scelta di cui non vado fiera.
Nel nostro mondo le fonti di magia si stanno esaurendo, soffocando la vita.
Nonostante i molti anni di ricerche, non è stata trovata alcuna fonte rinnovabile e nessuno ha molte alternative.
O si soccombe nell’ombra o si sopravvive, combattendo. Combattendo come mercenario.
Sono nata e cresciuta in una realtà dove il gioco più diffuso era arrabattarsi per un pezzo di pane. Ora, rimasta sola al mondo, ho scelto la lotta.
In quest’epoca gli umani sono diventati cannibali, rubandosi a vicenda la magia. Questo facciamo noi mercenari, rubiamo i residui di magia del regno, diventato ormai tutto periferia, per conservarla qui a Deadly Nightshade, dove ha sede il nostro esercito.
Non abbiamo un vero obbiettivo.
Lottiamo per un’esistenza nemmeno degna di tale nome. Qualcuno ha un motivo, qualcuno solo paura di morire, qualcuno più niente da perdere.
Non siamo persone, siamo numeri.
Non siamo vite, siamo corpi sacrificabili.
Combattiamo per non morire, in una guerra dove basta una distrazione per rimanere uccisi.
Non c’è coerenza, le nostre vite non hanno valore, l’ho sempre saputo questo. Ho sempre saputo che sarei potuta morire da un momento all’altro.
Proprio come sta per accadere questa notte.
Ho scritto questo diario perché la storia non andasse perduta, è la mia eredità.
Se qualcuno dovesse trovarlo, lascio questo e la mia frusta Purgatory alla persona il cui nome è scritto nell’ultima pagina.
Per favore, trovatela.
Mi chiamo Maguilty Meldy, ho sedici anni e sono una mercenaria. E oggi, 4 luglio dell’anno X824, è l’ultimo giorno della mia vita.
 
Deglutendo rumorosamente, chiuse con mani tremanti il diario di pelle viola, dopo essersi assicurata che il nome di Gerard fosse ben leggibile nell’ultima pagina, alla quale ne mancavano ancora tante intonse per arrivarci.
Quanto avrebbe potuto ancora scrivere se solo le cose fossero andate diversamente!
Si morse il labbro inferiore, imponendosi calma e autocontrollo quando gli angoli degli occhi presero a pizzicarle.
Era così ingiusto. Alla fine erano davvero riusciti a salvare Deadly Nightshade ma era stata una vittoria effimera e temporanea e da cui lei non avrebbe comunque tratto alcun beneficio.
Non ci sarebbero state fughe notturne in camera di Rogue, momenti di intimità rubati a fine turno giù al convertitore deserto o nella palestra.
Non avrebbe potuto fare da mamma a Frosch.
Era tutto così ingiusto e sbagliato!
Una lacrima le graffiò la guancia, riscuotendola.
Scosse la testa energicamente.
No, non era vero! Le cose ingiuste erano altre!
Anzi, ora era grata di non essere andata fino in fondo con Rogue, di non avergli confessato i suoi sentimenti di non averlo sentito confessarle i propri anche se li aveva capiti.
Sarebbe stato impossibile fare quello  che doveva altrimenti.
Quando aveva visto la stanza dei droni aveva compreso subito dove portava una delle condutture che aveva notato al convertitore proprio quella sera e Gerard aveva voluto informarla anche su cosa alimentassero quelle che viaggiavano in direzione opposta.
Il cannone a propulsione. Quello che aveva subito notato nella stanza dei Comandanti, quel giorno in cui si era infilata nel condotto dell’areazione con Rogue.
Il pensiero del ragazzo le diede una potente stilettata al petto ma non si lasciò sopraffare.
Sapeva che non era questo ciò che Gerard  si aspettava. L’amava come una sorella e avrebbe sofferto ma lei non aveva alternative.
Ivan avrebbe attaccato dopo quell’intrusione, avrebbe colpito senza pensarci due volte e lei non poteva permetterlo.
Era quella la sua missione, da sempre e sempre era stata pronta ad affrontare qualsiasi conseguenza.
Quel ruolo lo aveva voluto lei e non si sarebbe tirata certo indietro.
Doveva farlo per Gerard, per i suoi amici, per Rogue e Frosch.
Per un futuro migliore.
Puntò uno sguardo determinato sulla porta della sua stanza dalla quale stava per uscire per l’ultima volta, stringendo il detonatore in mano.
Non poteva caricare il timer, avrebbe dovuto azionarlo lei manualmente ma non aveva paura.
Lei era Meldy Maguilty.
Era un membro dei Rajiinshu.
Era la talpa di Fairy Tail.
Lei non aveva paura. 












Angolo di Piper: 
No! Meldy non ha paura! 
Io sì invece, un po' di paura ce l'ho Honey, che ti trasformi in un killer seriale
Scherzi a parte vi rubo solo qualche istante per ringraziarvi sempre della vostra costante presenza, soprattutto e come sempre Honey, cercasinome e Fanny (posso chiamarti così?!)! Spero anche questo capitolo abbia soddisfatto le vostre aspettative! A presto! 
Piper. 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Un micidiale boato esplose, mischiandosi agli applausi e facendo rimbombare le pareti del Blue Pegasus, tenuto con tanta cura da Ichiya-san da apparire come un bar di lusso anche se in realtà i prezzi erano a portata di praticamente chiunque.
Ma non era il buon cibo a prezzi ragionevoli la principale attrazione del locale, non di giovedì almeno.
Al centro del palco, sorridente e radiosa, Mirajane Strauss accoglieva con classe e discrezione le ovazioni e i fiori che i suoi ammiratori stavano lanciando verso di lei.
Le piaceva esibirsi, non per mera vanità si capiva. Non era quel tipo di persona.
Amava cantare e dare serenità alla gente, così come talvolta regalava le sue rose senza chiedere nulla in cambio, e quel piccolo appuntamento settimanale le consentiva di conciliare le due cose.
La luce che le accendeva le iridi blu non era frutto solo della perfetta posizioni delle luci per valorizzarla al meglio, ma anche sincera gioia nel trovarsi lì.
Non che Mira avesse bisogno di alcun trucco per apparire più bella di quanto già non fosse, questo glielo ripetevano in continuazione Loki, Ren e Hibiki.
Li individuò con facilità tra la folla, salutandoli con un cenno del capo prima di tornare suo malgrado a setacciare la stanza con gli occhi. Un punta di delusione tornò a premere al centro del suo petto.
No, non c’era.
Con un ultimo inchino un cenno di ringraziamento della mano, si avviò per tornare nel retro del palco, dove si apriva una porta sull’esterno, con l’intento di prendere un po’ d’aria.
Si abbracciò da sola, sospirando nell’aria tiepida di Magnolia e ridendo di se stessa, senza cattiveria.
Era stata sciocca a sperare di vederlo lì. Aveva sperato segretamente che, avendo sentito Loki darle appuntamento per quel giorno in quel luogo, ne avrebbe approfittato per rivederla.
Ma forse aveva proiettato senza volere il proprio desiderio di vederlo ancora su di lui, sbagliando, avrebbe dovuto immaginarlo.
 Sollevò lo sguardo al cielo stellato, limpido nonostante il surriscaldamento, uno spettacolo che nemmeno la deriva verso cui il loro mondo stava andando poteva rovinare.
Sorrise ancora, mordendosi appena il labbro.
-Ah cuore mio… che scherzi mi fai…- mormorò in un sussurro inudibile.
-Parlare da soli è il primo passo verso la follia, lo sai?-  domandò una voce nella penombra, facendola voltare di scatto, con un fruscio della gonna e gli occhi sgranati.
Lo stupore durò solo qualche istante, prima che Mira piegasse le labbra carnose in un sorriso, articolando il suo nome a fior di labbra.
Era proprio lui.
Era Laxus ed era lì!
Un fremito di piacere la attraversò mentre chiudeva gli occhi a mezzaluna e chinava appena il capo di lato.
-Ne conosci molti suppongo!- commentò, incrociando le braccia al petto, mentre il biondo avanzava con le mani infilate in tasca e un ghigno suadente e divertito sul volto.
-Non hai idea!- affermò convinto, facendo roteare gli occhi -A volte penso di essere l’unico normale a questo mondo!-
L’albina sorrise, assottigliando ancora di più lo sguardo e allargando ancora di più il sorriso.
-E se invece il pazzo fossi tu? Mai preso in considerazione che forse vivi in un mondo dove la follia è la vera normalità?!- gli domandò, accorciando ancora di più la distanza tra loro, osservando Laxus arrestarsi, colpito dalla sua affermazione.
La squadrò con occhi attenti e pieni di ammirazione.
Tante cose l’avevano colpito di Mira. La bellezza, di cui si sarebbe accorto anche un cieco, la risata, così piena di vita, ma quello era il tratto che più gliel’aveva fatta apprezzare.
L’arguzia.
Era arguta Mira, in modo così assolutamente malizioso e sensuale da risultare irresistibile. Sì, era così che la trovava anche Laxus e non si vergognava ad ammetterlo.
Irresistibile il suo sorriso a labbra piene, irresistibili i suoi occhi che brillavano al buio, irresistibile la sua voce che sapeva trasportare in un’altra dimensione.
Non ci aveva nemmeno dovuto pensare, quando quella mattina si era svegliato realizzando che era giovedì, aveva già deciso di recarsi a Magnolia per sera e aveva lasciato la base non visto e senza dare spiegazioni.
Degli eventuali rimproveri da parte di suo padre non gli importava un accidente.
Voleva rivederla, anche se non sapeva perché e preferiva evitare di chiederselo.
Era ridicolo, lo sapeva, ma Laxus si era sempre rifiutato di credere al colpo di fulmine e, per quanto patetico e puerile, aveva preferito raccontarsi di essere lì più per mera attrazione fisica.
Almeno fino a quel momento, il momento in cui Mira lo aveva zittito con la sua arguzia, ricordandogli quanto eccezionale fosse.
Non serviva più di un incontro per accorgersene e Laxus se n’era già reso conto.
-Cosa fa da queste parti, straniero?- domandò Mira, risvegliandolo.
Il mercenario si irrigidì appena nel rendersi conto che ormai solo le loro braccia intrecciate al petto e premute le une contro le altre li separavano, ma durò solo un istante, il tempo perché l’aroma fruttato dell’albina raggiungesse le sue narici, facendolo subito rilassare e sorridere.
Aveva già imparato a conoscere a memoria quell’aroma, grazie alla rosa nera i cui petali ne erano impregnati.
Chinò appena il busto per avvicinarsi di più a Mira.
-Mi avevano detto che c’era uno spettacolo interessante a cui assistere qui al Blue Pegasus- soffiò direttamente sulle sue labbra, ghignando nel notare gli occhi di Mira focalizzarsi sulla propria bocca.
-Ah sì?!- domandò continuando a sorridere ma sempre meno lucida.
-M-mh…-
-Ed è rimasto soddisfatto?-
-Molto soddisfatto… Volevo anche portare un piccolo omaggio alla cantante ma una rosa mi sembrava un regalo fuori luogo in questo caso…- proseguì, la voce sempre più bassa e roca, cominciando a perdersi anche lui.
Mira tornò a guardarlo negli occhi, mentre un lampo divertito e venato appena di lussuria attraversava i suoi, prima di spingere sulle punte e allungarsi verso il biondo, gli occhi già mezzi chiusi.
-Ah che parfum d’amore si sente qua fuori!-
Saltando su come due cavallette, i due giovani si allontanarono l’uno dall’altra, girandosi di scatto verso destra, mettendo a fuoco una figura non molto alta con una sagoma alquanto sproporzionata, appoggiata al muro esterno del locale.
-Ma no, non fermatevi per me, è così bello vedere due ragazzi così giovani che si amano! Men!-
-Ichiya-san…- lo chiamò Mira, arrossendo sulle guance e distogliendo gli occhi in imbarazzo.
-A-amano?!- domandò Laxus, preso in contropiede.
-Non che io sia poi più vecchio di voi! Men!- proseguì l’uomo, staccandosi dal muro e molleggiando sulle gambe mentre incrociava le braccia davanti a sé, a formare una X.
Laxus sgranò gli occhi scioccato, cercando Mira con lo sguardo.
-Continui a pensare che quello anormale sia io?- si informò, guadagnando un’occhiata di striscio dall’albina.
-Ichiya-san- lo chiamò ancora, mentre il rosso continuava a mettersi in pose strane ripetendo “Men” come un automa, apparentemente senza prestarle ascolto- Da quanto sei qui fuori?!-
Ichiya si arrestò con le gambe a saggittario e le braccia a segnare le ore tre in punto, o dodici e un quarto, voltandosi verso di lei.
-Sono uscito per respirare un po’ di parfum d’estate- affermò, senza alcuna apparente logica, mentre Laxus assumeva un’espressione incredula e scioccata.
-Sì ma da quanto?-
-Non saprei! Men!-
-Mira ma chi diavolo è?!- domandò, incapace di trattenersi oltre.
-Il proprietario del Blue Pegasus- rispose in un soffio prima di abbassare ancora di più la voce -So che è difficile crederci ma è innocuo-
-Non preoccupatevi ragazzi! Con me il vostro amore segreto è al sicuro!-
Laxus si voltò di scatto verso di lui.
-Ma quale amore segreto?!-
-Ichiya-san temo tu abbia frainteso…-
-Non dovete giustificarvi! Vi comprendo perfettamente! La vita va afferrata ora che siamo giovani! Men!-
-Ma quanti anni pensa di avere?- domandò Laxus, sollevando un sopracciglio e tornando a incrociare le braccia al torace ampio -Va bene che io ne dimostro di più…-
-Non c’è nulla di più buono al mondo del parfum di giovinezza- continuò a blaterare con tono saggio e simil-filosofico, mentre i due ragazzi si scambiavano un’occhiata, ritrovandosi a lottare poi contro le risate, che spingevano per uscire dalla loro gola.
-Beh non so voi ma a me piace abbastanza anche il parfum del pesce grigliato- affermò Laxus, stupendosi di se stesso per quell’uscita comica, così poco da lui.
Ma per quanto non fosse proprio tipico del suo carattere, quando sentì Mira scoppiare a ridere, si ritrovò a pensare che, pur di sentire spesso quella musica, sarebbe stato capace di fare battute in continuazione.
-O quello del cioccolato!- continuò l’albina, asciugandosi le lacrime che le erano venute agli occhi.
-A essere onesti anche il tuo non è affatto male, Mira- affermò senza pensare il biondo.
La sentì trattenere il fiato, mentre si girava verso di lui con una luce indecifrabile negli occhi e anche le sue labbra tornarono dritte e serie. Si persero a fissarsi così intensamente da cancellare tutto intorno a loro, con l’aria che sembrava addensarsi fino a diventare quasi solida.
Fu il turno di Laxus di trattenere il fiato quando Mira alzò il braccio, tenendolo verso di lui a palmo aperto per posarlo sulla sua guancia, senza tuttavia riuscirci.
-Scusate!-
Ancora immobili in quella posizione, si ritrovarono a girarsi di nuovo verso Ichiya, che non si era ancora mosso di mezzo millimetro dalla posa di poco prima, facendoli accigliare.
-Se non vi spiace, quando potete, riuscite ad aiutarmi a rimettermi dritto? Credo di essermi con bloccato la schiena! Men!-
Una nuova ondata di risa salì alle labbra dei due ragazzi, che riuscirono stavolta a sopprimerla, mentre si avviavano verso il rosso, Laxus sospirando e Mira scuotendo la testa e commentando divertita.
-Tutto questo parfum di giovinezza rischia di intossicarci eh Ichiya-san!-

 
L’intonaco si stava staccando dalle pareti del Blue Pegasus e i tavoli di legno erano ormai sbiaditi e scheggiati, senza più nessuno a lucidarli con regolarità.
Eppure, il bar era pieno e pullulava di clienti abituali, proprio come l’ultima volta che era stato lì, anni prima.
Risate e chiassose chiacchiere animavano il locale, riuscendo a far dimenticare anche al più depresso dei viandanti qual era la reale situazione là fuori. Anche il cibo era ottimo come lo ricordava, se si teneva conto del peggioramento e degrado delle stesse materie prime.
Per Sting, che non aveva conosciuto cibo migliore di quello, quella cena era quanto di più buono avesse mai provato in diciotto anni di vita.
Il problema, per Laxus, era che essere lì a lui riportava alla mente ricordi di cui avrebbe preferito non avere memoria, perché non faceva che intensificare quel dolore che si portava dentro da sedici anni e mezzo.
Non riteneva più di non avere alcun motivo per sorridere. Uno dei suoi motivi era proprio lì di fronte a lui, intento a ingurgitare di tutto e di più ma ovunque si voltasse vedeva un viso famigliare, che gli ricordava con crudeltà che il solo viso che avrebbe voluto rivedere anche solo un’ultima volta non avrebbe potuto rivederlo mai più.
Quell’ultima volta c’era già stata, ma quel viso tanto amato, quel maledetto giorno, lo aveva dovuto contemplare pallido e tirato, con gli occhi sigillati e le labbra cianotiche, senza espressione, senza quel suo sorriso così pieno di vita.
Scosse energicamente la testa per liberarla di quella visione troppo dolorosa, mentre stringeva i pugni fin quasi a fratturarsi le falangi.
-Comandante, stai bene?-
-Sì, Sting è tutto a posto- mormorò roco, lanciando suo malgrado un’occhiata al palco.
-Avevi ragione, questa cena è fantastica e…-
-Laxus?! È proprio il tuo parfum?!-
Non riuscendo a credere alle proprie orecchie, Laxus si voltò portando il braccio ad appoggiarsi sullo schienale della sedia, mettendo a fuoco un viso alquanto inquietante e più che mai famigliare.
Non era cambiato di una virgola, Ichiya-san, a parte qualche filo bianco che spuntava tra i capelli rossi.
-Ichiya!- lo chiamò, sentendo l’emozione farsi strada in lui con un po’ più di prepotenza -Quanto tempo!- esclamò, alzandosi dalla sedia.
-Troppo, ragazzo mio, decisamente troppo! Men!-
-Quel “ragazzo mio” ti fa sembrare saggio, Ichiya-san- gli fece notare, alzando un sopracciglio.
-I giovani hanno tanti parfum, Laxus, ma non quello della saggezza! Men!-
Il Comandante scosse la testa, ridacchiando sotto i baffi.
No, non era proprio cambiato di una virgola.
-Come stai?- chiese, mentre entrambi si sedevano al tavolo, con Sting che li osservava senza smettere di mangiare -Vedo che il bar va sempre a gonfie vele-
-Per fortuna il tempo passa ma certe cose non cambiano! Men!- rispose, con tono enigmatico, voltandosi poi a studiare Sting -È tuo figlio?- domandò, facendo sgranare gli occhi a entrambi.
Il giovane mercenario provò a bofonchiare qualcosa, rischiando di strozzarsi ma fu preceduto dal suo Comandante, che sorrise con affetto.
-Sì lo è- rispose, prendendo in contropiede il ragazzo.
Ma Sting non ebbe il tempo di trasmettere al Comandante quanto quell’affermazione lo avesse emozionato perché le luci del bar si abbassarono di colpo, facendo sollevare a tutti e tre gli occhi al soffitto mentre le voci si riducevano a un brusio di sottofondo.
-Oh che parfum di fortuna! È giovedì! Men!-
Laxus si irrigidì a quelle parole.
-E… E allora?!- chiese titubante.
-Da qualche settimana abbiamo ripristinato lo spettacolo canoro del giovedì sera! Una nuova ragazza è venuta a chiedere di poter cantare ed ha un parfum eccezionale!- proseguì Ichiya, senza notare l’espressione del proprio interlocutore -Si chiama Yukino Aguria, ha compiuto da poco sedici anni! Ora sentirete che spettacolo! Men!- concluse, proprio un attimo prima che dei passi risuonassero nel locale.
Una ragazza vestita con un semplice abito bianco e blu con la gonna a pieghe e una fusciacca celeste in vita, chiusa sul davanti da un bottone gioiello e annodata con un fiocco sulla schiena, fece il suo ingresso, generando una serie di applausi e fischi, accompagnati da ovazioni che la fecero arrossire appena e sorridere a fior di labbra.
-Mio dio…- mormorò nella penombra Sting, attirando l’attenzione del suo Comandante che lo studiò un solo istante prima di sorridere divertito.
Il suo sottoposto sembrava essere stato catapultato in un’altra dimensione, improvvisamente, e osservava perso la nuova cantante del Blue Pegasus, a occhi sgranati e labbra schiuse.
Per un attimo si rivide, sedici anni prima, in quella strada di Magnolia a osservare Mira per la prima volta con quella stessa espressione sul volto.
-Grazie! Grazie a tutti!- disse al microfono la ragazza, ottenendo poi quasi un immediato silenzio, mentre le note della canzone prendevano a risuonare nel locale, immergendolo in una nuova atmosfera.
 
[You’re not alone - Meredith Andrews]
 
Laxus deglutì a vuoto per mandare giù il groppo che aveva in gola nel sentire quella malinconica melodia, ritrovandosi a infossare gli occhi nella superficie legnosa del tavolo, sbuffando una risata.
Quanto era diventato patetico?!
Gli veniva da piangere per una sciocca canzone!
 Prese un profondo respiro asciugandosi gli occhi.
 
I searched for love when the night came and it closed in
I was alone, but You found me where I was hiding
 
Un brivido lo percorse quando la voce di Yukino, da far venire la pelle d’oca, risuonò limpida e pulita attraverso il microfono, provocandogli uno spasmo all’altezza del cuore.
Cosa gli prendeva tutt’a un tratto? Non era certo la prima volta che sentiva una donna cantare, e cantare anche molto bene, da quando Mira non c’era più!
Si rese conto di avere ancora gli occhi puntati davanti a sé e che rischiava di fare la figura del villano. Non che gli importasse molto ma si sentiva che quella ragazza stava dando il meglio di sé per tutti i presenti e, quindi, anche per lui.
Non avrebbe tollerato di non rivolgergli neppure un’occhiata.
Tanto nulla avrebbe potuto sconvolgerlo o ferirlo più di così. Su quel palco non avrebbe visto lei. Mai più.
 
And now I'll never ever be the same
It was the sweetest voice that called my name, saying
 
Prese un profondo respiro, rendendosi conto di quanto quella serata lo avrebbe segnato, maledicendosi per essere andato lì di giovedì, prima di girarsi verso il palcoscenico.
Fu il tempo di un battito di cuore, di mettere a fuoco il viso pallido e dolce di quella ragazza che sembrava a tratti ancora bambina ma con una voce così da donna, e il fiato gli si mozzò in gola, mentre spalancava gli occhi scioccato.
 

 
***

 
You're not alone for I am here
Let me wipe away your every fear
My love, I've never left your side
I have seen you through the darkest night
 
-Ci siamo!- esclamò Erza, vedendo finalmente le luci di Magnolia in lontananza.
La presa di Juvia su Gerard si fece più spasmodica.
-Gray ce la farà, Juvia, vedrai- la rassicurò il ribelle, restando concentrato alla guida del sabertooth.
-Gerard-san…- lo chiamò la ragazza, sollevando la testa dal suo collo per guardarlo -Gray-sama e Silver-sama… Loro…- si fermò, incapace di formulare la domanda.
-Sì- rispose Gerard, confermando i suoi dubbi.
Juvia si girò verso il volto pallido e sofferente di Gray, che per fortuna aveva almeno smesso di perdere sangue anche se era messo male.
-Da quando Juvia è con voi, Gray-sama ha solo sofferto…- soffiò con il groppo in gola.
 
And I'm the One who's loved you all your life
All your life
 
Gerard piegò le labbra in un lieve e affettuoso sorriso.
-Sai Juvia, da quando sei con noi Gray sorride come non lo avevo mai visto fare- la informò, facendole sgranare gli occhi e trattenere il fiato.
 

 
***

 
-Via libera- sibilò sottovoce Lyon, un po’ per non farsi sentire un po’ per non svegliare Lector e Frosch, che dormivano rispettivamente in braccio a lui e Kagura.
Lasciò uscire la compagna davanti a sé, continuando a guardarsi intorno per accertarsi che non ci fosse in giro nessuno, nonostante la base fosse in fermento per il recente attacco subito, prima di imboccare l’ultima rampa verso la piattaforma di decollo.
 
You cry yourself to sleep
Cause the hurt is real and the pain cuts deep
All hope seems lost
 
Avanzò deciso verso i sabertooth, proteggendo Lector dal vento notturno, caldo sì, ma sferzante a quella quota, rendendosi conto solo dopo alcuni attimi che Kagura si era bloccata e fissava la porta che dava sulle scale da cui erano appena usciti.
-Kagura…- cominciò ma la mora non lo lasciò finire.
-Se Frosch si sveglia e chiede di Rogue…-
-Le diremo che sta arrivando- la interruppe Lyon, facendola voltare verso di sé.
-E tu credi che sarà così?- diede voce ai suoi dubbi.
Lyon rimase in silenzio qualche istante.
-Voglio crederci. Ora però dobbiamo andare-
 

 
***
 

With heartache your closest friend
And everyone else long gone
 
-Meldy!!!-
Si girò, scioccata da quella voce che la chiamava con tutto quel panico, lo stesso panico che si impadronì di lei in un attimo.
Cosa ci faceva lì?! Era pazzo?!?
-Vai via!!!- gli urlò contro, il detonatore stretto in mano e le lacrime agli occhi.
 
You've had to face the music on your own
But there is a sweeter song that calls you home, saying
 
-No!!! Non senza di te!!!-
-Rogue!!! Non dovresti essere qui!!! Vattene, vai via!!!-
-Ho detto che non me ne vado senza di te!!!-
-Io non vado da nessuna parte!!!-
-E allora resto con te!!!-
Meldy sgranò gli occhi, tremando.
 
You're not alone for I am here
Let me wipe away your every tear
My love, I've never left your side
I have seen you through the darkest night
 
No! Non poteva!
No, no, NO!!!
-Io vi ho traditi!!! Vi ho presi in giro fin dall’inizio Rogue!!! Sono solo una sporca bugiarda e…-
-Cosa succederà se non fai saltare il cannone?!?-
-Cosa…-
-Rispondi!!!-
-Non fa alcuna differenza…-
-Rispondi ho detto!!!-
-Sarà finita Rogue!!! Finita!!! Non ci sarà più un futuro per nessuno, né per i Raven Tail, né per Fairy Tail, né per Lector e Frosh!!! Per nessuno!!!-
Sgranò gli occhi incredula quando la mano di Rogue si posò dolce sul suo volto e le sue labbra si piegarono in un sorriso carico d’amore.
 
And I'm the One who's loved you all your life
All your life
 
-Se farti saltare in aria per garantirci un futuro è tradimento…- considerò, lasciandola senza fiato.
 
Faithful and true forever
My love will carry you
 
Poi, prima che Meldy potesse fare alcunché, Rogue si piegò su di lei, baciandola deciso, assaporandola fino in fondo mentre l’altra mano del ragazzo si posava sopra a quella della rosa che stringeva il detonatore.
Con il polpastrelli sovrapposti premettero il bottone rosso, lasciando poi cadere il telecomando, liberi ora di cercarsi e accarezzarsi con entrambe le mani, senza smettere di rubarsi il respiro a vicenda.
 
You're not alone for I, I am here
Let me wipe away your every fear
 
Il tempo si fermò e non si accorsero neppure del boato mentre le deflagrazioni si susseguivano quasi a rallentatore, inghiottendoli in un turbine di schegge e fiamme che non impedì loro di continuare ad amarsi fino all’ultimo alito di vita.
 

 
***

 
My love, I've never left your side
I have seen you through the darkest night
Your darkest night
 
L’onda d’urto li raggiunse insieme all’esplosione, facendo perdere loro il controllo dei sabertooth per un attimo, prima che riuscissero a girarsi solo per vedere Deadly Nightshade in fiamme, mentre il fumo nero ancora rosseggiante illuminava a giorno la loro base, rimanendo scioccati.
Kagura sgranò gli occhi, riuscendo per miracolo a non perdere la presa né sul manubrio né sulla bambina che mugugnò appena prima di svegliarsi, rimanendo in dormiveglia.
 
And I'm the One who's loved you all your life
 
-Rogue?- chiamò, facendo fremere la mora che chiuse gli occhi, deglutendo a vuoto.
 
All your life
 
-Tranquilla Frosch… Rogue arriva presto… Non preoccuparti…- mormorò con voce roca, ricacciando indietro le lacrime, permettendo solo a una di graffiarle la guancia quando la bambina tornò a rilassarsi, riabbassando le palpebre.
Si girò verso Lyon, cercando la forza nel contatto visivo con lui, prima di girare le spalle alla sua vecchia casa e sparire nel buio della notte.
 

 
§

 
Spalancò la porta del Blue Pegasus, rischiando di scardinarla, precipitandosi fuori con l’impressione di stare per soffocare, mentre da dentro il locale gli applausi e le ovazioni lo seguivano fino all’esterno.
Chinò il busto, posando le mani sulle ginocchia, tentando di regolarizzare il respiro e recuperare ossigeno.
Non era possibile!
Non lo era!
Eppure…
Era così sconvolto da essere rimasto pietrificato per tutta la canzone, esaminando quella giovane ragazza, notando sempre più dettagli davanti ai quali il suo cervello gli aveva suggerito sempre più insistentemente un’unica plausibile conclusione.
Si era ripetuto che non era possibile, che doveva essere frutto della stanchezza, che era una sua pia speranza e nient’altro.
Ma tutto, tutto lo aveva indirizzato lì.
Quel dettaglio…
Agganciata su una ciocca laterale del caschetto di un bianco perlaceo, che le incorniciava il volto candido e gli occhi languidi color cioccolato.
Quella rosa. Nera con i riflessi viola. Che sembrava di velluto.
Una rosa che aveva visto una volta sola in tutta la sua vita.
Il cuore gli si stritolò nel petto mentre portava una mano tremante a tamponarsi la fronte, imperlata di sudore.
Era assurdo ma se lo sentiva dentro, una certezza intrinseca che gli scorreva nelle vene, un istinto insopprimibile di cui Laxus aveva validi motivi per volersi fidare.
Ma com’era possibile?!
Come poteva essere che…
-Comandante?!?-
Si girò, consapevole di avere un aspetto stralunato, verso Sting che lo fissava con evidente preoccupazione.
-Stai bene?!- domandò, avvicinandosi ancora.
Laxus lo guardò ancora un po’ sperso.
No, non stava bene.
Ma c’erano buone possibilità che potesse stare nuovamente bene come non lo era da tanto, troppo tempo. Per esserne certo, però, doveva tornare a Deadly Nightshade, doveva parlare con suo padre.
Se fosse partito subito e avesse viaggiato senza fermarsi, sarebbe stato alla base per il mattino ma sentiva di non poter chiedere a Sting di andare con lui. No, a Sting doveva chiedere qualcos’altro.
Forse era solo suggestione la sua, ma Laxus aveva imparato anni prima a fare una cosa che non aveva mai dimenticato. Ascoltare il suo cuore.
Mira glielo aveva insegnato.
E lui non lo aveva dimenticato, mai.
Tornando in sé, avanzò verso il ragazzo, posandogli le mani sulle spalle.
-Sting, io devo tornare a Deadly Nightshade. Devo tornarci ora- lo informò, facendogli sgranare gli occhi.
-Cosa?! Ma… Comandante, noi… Noi siamo qui per… -
-Ascoltami! Ho bisogno che tu faccia una cosa per me! Puoi?!-
Sting lo guardò spaesato, balbettando senza sapere esattamente cosa rispondere.
-Io…-
Si concentrò sul proprio Comandante, che considerava come un padre, leggendo una muta supplica nei suoi occhi.
Indurì la mascella, tornando serio e determinato.
-Certo che sì, Comandante- annuì deciso, vedendolo subito abbozzare un mezzo ghigno di sollievo e gratitudine -Dimmi tutto-
 




Angolo di Piper: 
...
.........
Ehmmmm....
*fa le valige e si trasferisce in un altro paese* 
Ciao ragazzi!!! Non mi troverete mai!! Honey abbassa quella sciabola! 
Okay, okay lo so cosa state pensando ma... si tratta pur sempre di una guerra no?! 
Sì beh, so che qualunque giustificazione è inutile perciò mi limito a ringraziarvi sperando che abbandoniate i vostri intenti omicidi  come sempre, Cercasinome, Fanny e Honey
Un bacio grande! 
Piper. 
*sale veloce sul jet privato che ha prenotato sperperando tutti i suoi risparmi*

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Avanzò nella stradina sul retro del Blue Pegasu, alzando un braccio per salutare, voltando il viso di tre quarti.
-Buonanotte Ichiya-san!-
-Hai un parfum sempre magnifico Yukino! Men!-
-G-grazie…- balbettò appena, arrossendo sulle guance e portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Scosse la testa sbuffando una risata, prima di alzare gli occhi al cielo stellato.
Adorava le notti con poca luna, erano le migliori per godersi le costellazioni, anche se la patina creata dal surriscaldamento rendeva il cielo meno limpido da quando era nata. Sospirò con malinconia.
Che avrebbe dato per vedere almeno una volta il cielo completamente terso?
-Devo smetterla con questa storia del cielo terso…- si disse, riabbassando lo sguardo e riprendendo a camminare verso casa, con passo aggraziato.
Il giovedì era sempre una bella serata per lei. Adorava cantare e, quando usciva dal Blue Pegasus, le sembrava di camminare sospesa a qualche centimetro da terra.
Non era vanità la sua, non erano gli occhi degli avventori puntati su di lei o gli applausi a fine esibizione. Era che amava cantare e farlo su un palco aveva tutto un altro sapore.
Calciò delicata un sassolino che si trovava in mezzo alla strada, facendolo rotolare al lato, mentre uno strano brivido la attraversava.
Si voltò, accigliata, con la sensazione che qualcuno la stesse seguendo, scrutando nella penombra attorno a sé, prima di riprendere a camminare un po’ più in fretta.
Sapeva di non sbagliarsi, il suo istinto non falliva mai, e un fastidioso senso di inquietudine prese a scorrerle nelle vene. Accelerò ancora, mettendosi quasi a correre, desiderosa di raggiungere presto il limitare del bosco e svoltando in un vicolo che doveva essere una scorciatoia.
Ma fece giusto in tempo a girare l’angolo che qualcosa le sbarrò la strada, facendola sobbalzare.
Sgranò gli occhi incredula nel mettere a fuoco un fatto davanti a sé, comodamente seduto e con la coda oscillante, ma non un gatto normale.
Sembrava fatto di luce pura, perlaceo e impalpabile e la sua coda lasciava una piccola scia dietro di sé a ogni ondeggio.
 -Ma che…-
-Meow!- miagolò con entusiasmo il micio, facendola rilassare e ridacchiare.
Yukino si accovacciò a terra, osservando lo strano felino avanzare verso di lei per strusciarsi tra le sue gambe con sonore fusa, facendola ridere più forte, con una risata cristallina che saturò l’aria, rischiarandola.
-Ma da dove vieni?!-
-Signore e signori per stasera è tutto! Grazie per aver partecipato allo spettacolo e sarò felice di rivedervi giovedì prossimo, stesso luogo, stessa ora!- mormorò una voce poco più avanti nel vicolo, facendola rimettere rapidamente in piedi, mentre il gatto si allontanava da lei per correre verso il nuovo arrivato, illuminando il vicolo e il possessore della voce.
Appoggiato alla parete sinistra della stretta via, pantaloni blu navy, maglietta nera aderente e anfibi di cuoio, guanti che lasciavano fuori la punta delle dita e uno spadone appoggiato alla spalla con nonchalance, quasi non pesasse niente, il ragazzo biondo si staccò dal muro, avanzando verso di lei con un radioso sorriso sul volto, che non aveva nulla di strafottente.
Yukino trattenne il fiato nel riconoscere la zazzera bionda e scompigliata e gli occhi blu scuro. Occhi che aveva incrociato poco prima e non aveva osato certo sperare di poter rivedere in generale, figuriamoci così presto.
Per la prima volta, quella sera, le era importato degli occhi di qualcuno puntati su di lei. Per la prima volta, uno dei suoi spettatori l’aveva colpita al primo sguardo, facendole venire voglia di cantare ancora meglio di quanto già non facesse e ora se lo ritrovava lì davanti a parlarle con voce gentile e sorriderle a quel modo.
Che stesse sognando?!
Di certo non si era illusa che lui l’avesse notata fino al punto di seguirla per conoscerla ma forse si sbagliava.
-Ciao- la salutò, fermandosi a pochi passi, mentre le labbra della ragazza si piegavano in un turgido sorriso.
-Ciao- rispose, chinando il capo di lato.
Rimasero a fissarsi qualche istante immersi nel buio, con il micio a strusciarsi tra le loro gambe, fornendogli la luce necessaria per ammirarsi al meglio nonostante fosse notte, finché il ragazzo non si riscosse, tornando in sé.
-Ehmmm… Tu sei Yukino giusto?- s’informò, facendola annuire eterea e sentendo il cuore accelerare di botto.
Ma porca miseria, cosa cavolo gli prendeva?!
Non l’aveva mai vista prima, non ci aveva praticamente parlato!
Scosse la testa per snebbiarla e rimanere concentrato sul proprio obbiettivo, allungando un braccio verso di lei.
-Io sono Sting! Piacere! Ti ho vista prima al Blue Pegasus, non so se tu dal palco mi hai notato, stavo a uno dei tavoli sulla sinistra, un po’ dietro, insieme al tipo strano che dice sempre “Men”…-
-Ichiya-san- gli suggerì Yukino, sbuffando una risata.
-Proprio lui!- esclamò Sting, puntando entrambi gli indici verso di lei, un braccio teso e l’altro piegato -Ecco insomma dicevo, non so se tu mi hai visto…-
-Ti ho visto sì- soffiò, distogliendo gli occhi e arrossendo vistosamente.  
Sting rimase interdetto a contemplarla qualche istante prima di sbattere le palpebre un paio di volte e provare a recuperare il filo.
-Sì… Ecco… Cosa stavo dicendo?! Ah giusto! Ecco l’altro tizio che era con me…- riprese, gesticolando con le mani ora libere da Weisslogia, tornata al sicuro sulla sua schiena -… quello biondo e imponente, con la grossa cicatrice sul volto che potrebbe sembrare mio padre... Ecco non è mio padre! E, a parte il fatto che non negherei mai un favore a uno con una cicatrice del genere sulla faccia, per non parlare del fucile che si porta sempre dietro, lui è anche il mio Comandante! E come se questo non bastasse, anche se non è mio padre è come se lo fosse! Quindi in pratica è il mio padre-comandante con una cicatrice in faccia e tu capisci che se mi chiede una cosa è come una minaccia, barra favore, barra ordine, tutto insieme no?! Quindi insomma in sostanza il fatto è che lui mi ha chiesto di tenerti d’occhio, perciò sono qui e se tu ora scappi o rifiuti la mia scorta io sarò infognato in un bel casino! Ehmmm… Non so se sono riuscito a spiegarti la mia situazione…- ammise poi alla fine, portando una mano alla nuca e puntando lo sguardo a terra, visibilmente imbarazzato.
La risata di Yukino gli fece risollevare gli occhi, tra lo stupito e il rapito, tanto era melodica, praticamente come la sua voce quando cantava.
Ma chi era quella ragazza?! Perché aveva l’impressione di avere davanti una creatura non completamente umana?!
-Scusa, scusa! Non ti volevo prendere in giro!- si giustificò svelta -È che quella cosa del “padre-comandante con la cicatrice in faccia”…- tentò di spiegare, prima di scoppiare a ridere di nuovo, contagiando anche lui.
Andarono avanti per un po’, nel vicolo deserto, finché non riuscirono a calmarsi entrambi e Yukino riportò l’attenzione sul proprio interlocutore, incapace di guardare qualsiasi altra cosa che non fosse lui.
Fremette nel rendersi conto di cosa stava succedendo.
Sua madre e Sorano le avevano raccontato come funzionava ma non immaginava potesse essere tanto bello ed emozionante.
E, come tutte le cose belle, non riusciva a credere che stesse capitando proprio a lei.
-Perché il tuo comandante vuole che tu mi tenga d’occhio?- s’informò, senza smettere di sorridere -Lo conosco per caso?-
-Non ne ho idea!- si strinse nelle spalle Sting -In realtà è sembrato strano anche a me ma… E-ehi! Che fai?!- s’irrigidì strabuzzando gli occhi quando Yukino gli si accostò sollevando la manica corta della sua maglietta per liberare la spalla, con sguardo concentrato.
Fremette nel sentire i polpastrelli di Yukino ridisegnare il tatuaggio di Raven Tail, elettrizzandogli la pelle.
-Raven Tail… Sei un mercenario…- considerò, ma non c’era ombra di paura nella sua voce o nei suoi occhi.
Sting deglutì a vuoto.
-Non hai paura di me?- le chiese, dando voce al suo più grande timore.
Quando l’aveva vista uscire sul palco al Blue Pegasus, era rimasto semplicemente folgorato. Non era solo questione di avere davanti una bella ragazza, non avrebbe saputo spiegarlo, ma la voglia di conoscerla e parlarci si era fatta prepotente in lui da subito.
Voglia che però Sting aveva soppresso non appena la canzone era finita e lui era tornato in sé, rendendosi conto che un mascalzone come lui, con le mani sporche di troppi peccati non meritava neppure di avvicinarsi a una ragazza come lei, figuriamoci parlarle o toccarla.
Poi Laxus gli aveva chiesto quel favore e lui non aveva osato credere alle proprie orecchie ma non era così sciocco da non rendersi conto che avere una scusa per stare con lei non implicava che Yukino avrebbe accettato volentieri la sua compagnia.
Eppure ora quella ragazza così pura e bella lo stava guardando con un sorriso da far perdere la testa anche al più freddo degli uomini e con una strana luce ad accenderle gli occhi.
-Perché dovrei?- gli girò la domanda -Il tuo cuore è puro- mormorò, cogliendolo in contropiede.
Capì vagamente che Yukino si era allontanato da lui, finché la giovane non parlò di nuovo, obbligandolo a girarsi.
-Allora andiamo?! Se mi devi scortare fino a casa sarà meglio darci una mossa, sono già in ritardo!- lo informò facendo ondeggiare appena la gonna corta, le mani sui fianchi.
-Uh?! S-sì, certo!- esclamò Sting, incespicando appena nel girarsi, per poi raggiungerla in poche falcate e adattare il proprio passo al suo, godendo entrambi della reciproca vicinanza, con il gatto che continuava a seguirli a coda ritta e zampettando.
-E lui?!- chiese dopo un po’ Yukino, indicandolo con un cenno del capo -Come si chiama?-
Sting, le mani in tasca che gli prudevano per la voglia di metterle sui fianchi di fianchi e trascinarsela contro, si sporse verso il piccolo felino con il busto.
-Oh lui?! Non lo so, l’ho creato con la spada per fare luce! Mi sembrava più carino di una semplice palla luminosa e poi dovevo attirare la tua attenzione in qualche modo!- le spiegò, facendola imbarazzare appena.
Si accigliò nel vederla puntare gli occhi davanti a sé, arrossendo.
-Ho… detto qualcosa che non dovevo?-
-Oh no! No no è che…- deglutì a vuoto, senza riuscire a credere a ciò che stava per dire ma non potendo farne a meno -Non ti serviva il gatto per…-
Un fischio assordante invase il vicolo, facendo scattare Sting che riconobbe subito quel suono anche se lo aveva sentito una volta soltanto.
Si gettò verso Yukino, spingendola contro il muro e facendole da scudo con il proprio corpo mentre una luce accecante li obbligava a chiudere gli occhi, impedendo loro di vedere il raggio laser che saettò nello spazio vuoto dove un attimo prima c’erano loro.
Senza lasciarla andare, il mercenario voltò il viso verso la fonte di quel suono e quella luce, sgranando gli occhi per il panico e la rabbia.
Non poteva essere!
Ancora quei maledetti droni?!?
Erano gli stessi che li avevano attaccati settimane prima che si erano riarmati o erano altri?!
Maledetti bastardi!
Non aveva molta importanza la loro provenienza, il reale problema, se ne rese conto immediatamente Sting, era che non erano stati in grado di affrontarli quando erano tutti insieme, figuriamoci lui da solo!
Ma doveva proteggere Yukino, a costo della vita, e non perché glielo aveva chiesto Laxus. Doveva farlo e basta.
Senza perdere altro tempo, la afferrò per il polso, mettendosi a correre nella direzione opposta, per tornare all’ingresso del vicolo, trascinandola davanti a sé dopo pochi passi, in modo da poterle coprire le spalle. Senza parlare, per risparmiare più fiato possibile, svoltarono a destra e poi a sinistra, correndo verso la zona industriale di Magnolia, ormai ridotta a una discarica e a un ammasso di lamiere, dove il giovane sperava di trovare un rifugio solido per lei e qualcosa per combattere per sé.
Era chiaro che la sua spada non era sufficiente e quel pensiero lo faceva stare malissimo oltre che farlo infuriare.
I fischi sembravano non cessare mai e in pochi attimi avevano capito alla perfezione in quale momento abbassare la testa per evitare i raggi laser.
Fu quando Sting si accorse che erano aumentati, che si girò a studiare la situazione, indurendo la mascella e sentendo il cuore perdere battiti.
Ma quanti erano?! Da dove stavano spuntando fuori?!
-Di qua!- le disse, afferrandole il gomito e trascinandola verso destra dentro un altro vicolo, in cui i droni si infilarono poco dopo, senza concedere loro tregua.
Stava già valutando se girare a destra o a sinistra una volta fuori dalla viuzza quando entrambi furono costretti a frenare a causa di un nuovo gruppo di robottini che invase il vicolo dallo sbocco da cui sarebbero dovuti uscire.
Senza più via di scampo, il respiro affannato, i due ragazzi si cercarono con gli occhi e, quello che Sting si ritrovò a osservare gli spezzò il cuore.
Yukino sorrideva, le lacrime agli occhi, consapevole della loro imminente fine ma forte e coraggiosa, cercando di mascherare la propria paura, che però il biondo riusciva a leggere molto bene.
Un fremito di rabbia e dolore lo scosse.
No!
Non avrebbe permesso che Yukino facesse quell’orrenda fine! Era solo colpa sua se quei robot li stavano inseguendo! Erano lì per lui!
E lui non l’avrebbe guardata morire così, non senza lottare!
Irrazionale, deciso, determinato, sollevò il braccio, sfoderando Weisslogia con un lieve clangore che fu subito sovrastato dal fischio di tanti, troppi droni che  caricavano il proprio laser pronti a colpire.
Spingendo sulle gambe, Sting si lanciò verso il gruppo di fronte a sé, la spada sollevata e pronta a calare su quelle macchine di morte.
-BASTARDI!!!- buttò fuori con quanto fiato aveva in gola mentre il fischio si faceva insopportabile.
Chiuse gli occhi, preparandosi a incassare il colpo, quando un tremito improvviso scosse il suolo di Magnolia, accompagnato da un suono rombante che riuscì a sovrastare e zittire quello dei robot.
Sting arrestò il proprio attacco, appoggiando la punta di Weisslogia al suolo e alzando il capo, come avevano fatto Yukino e tutti i droni, senza riuscire però a individuare nulla.
Eppure la sensazione che ci fosse qualcosa sopra di loro, qualcosa di grande e poco rassicurante…
Uno spostamento d’aria lo prese in contropiede e lo obbligò a indietreggiare  e riportare gli occhi davanti a sé. Occhi che si sgranarono scioccati quando un artiglio gigantesco calò nel vicolo, colpendo, distruggendo e frantumando l’orda di droni con un unico colpo, prima di passare al gruppo che si trovava alle loro spalle.
Ma che diavolo era?!?
Si rese conto che non riusciva a non tremare, consapevole che i prossimi sarebbero stati loro, qualunque cosa fosse quella creatura.
Almeno finché Yukino non lo superò correndo, per uscire dal vicolo. Rimettendosi la spada sulla schiena, Sting si gettò al suo inseguimento, ormai in preda al panico.
-Yukino!!! No!!! Dove vai?!?! Dobbiamo restare nascosti!!!- urlò inutilmente,  faticando a capire dove fosse andata senza più l’ausilio delle luci dei droni o di quella che aveva creato lui sotto forma di gatto.
Uscì dal vicolo, bloccandosi e guardando a destra e a sinistra, affannato e agitato.
Dov’era andata?! Dove?! Dove trovarla, dovevano nascondersi, dovevano…
Il fiato gli si mozzò in gola, mentre indietreggiava, rischiando di perdere l’equilibrio.
-Oh mio…- mormorò, squadrando dal basso verso l’alto, la creatura che aveva distrutto i droni, che emanava un’aura di luce propria che da sola sarebbe stata in grado di rischiarare la piazza di Magnolia-Quello è un… un…-
-Grandine!-
Ormai al limite dello sconvolgimento, vide Yukino abbracciare il muso candido e gentile e, anche se gli sembrava impossibile, sorridente di quello che non poteva che essere un…
-Drago- soffiò, senza credere alle proprie parole.
Sì, era un drago, era per forza un drago.
Anche se etereo, bianco, con squame che sembravano morbide come scaglie di cioccolata, gli artigli, la coda e le ali non lasciavano dubbi.
Quello era un drago.
Un drago che stava dando testate a Yukino, abbracciandola con le proprie zampe, attento a non farle male, chiaramente felice di vederla.
La giovane girò il volto verso di lui, senza lasciare andare il muso della creatura, socchiudendo gli occhi e ridacchiando per la sua espressione sconvolta.
-Sting- lo chiamò -Vieni qui-
Il biondo rimase pietrificato lì dov’era, incapace di metabolizzare ciò a cui stava assistendo.
Da dove diavolo veniva Yukino?!
Prese a spostare convulsamente lo sguardo da lei al drago, balbettando e sentendosi un idiota.
-Io… Cosa… Ma che… Cioè, io non… non…-
-Vieni qui- lo invitò di nuovo, sorridendo gentile, allungando un braccio verso di lui.
Imponendosi un po’ di autocontrollo e dignità, il mercenario si avvicinò, gli occhi perennemente sgranati, fino ad affiancare la giovane cantante.
-Io… È pazzesco…- mormorò quasi più a se stesso.
-Lei è Grandine- spiegò Yukino, attirando la sua attenzione.
-È una lei?- chiese conferma, facendola annuire -È pazzesco… Davvero pazzesco…- ripeté allungando il braccio verso il muso della creatura -Posso?-
-Certo- lo incitò Yukino, osservandolo poi posare il palmo sul muso di Grandine e scoppiare a ridere, incredulo e felice.
Il drago spinse appena in avanti, rispondendo positivamente a quel contatto.
-Ciao bella…- le disse il mercenario, accarezzandola leggero e delicato le scaglie calde e setose, per niente viscide o coriacee -Ma da dove viene?!-
-Dalla mia tribù. Deve aver sentito che ero in pericolo- spiegò, godendosi la scena e soffermandosi più a lungo su Sting e sulla sua espressione euforica che lo faceva sembrare un bambino.
-Quando lo dirò a Lector…-
-Ehi Sting- lo chiamò la giovane, interrompendo il flusso dei suoi pensieri e facendolo girare verso di sé.
-Dimmi-
-Hai mai volato su un drago?- domandò, per poi sorridere di fronte alla reazione scioccata e incredula del biondo.

 
***

 
-Si è addormentata anche lei- sentenziò Cana, uscendo dall’infermeria, dove lei e Max si erano rinchiusi per operare Gray, riuscendo a salvarlo quasi per miracolo.
Il ragazzo era forte e nonostante la gravità delle ferite, aveva lottato con tutto se stesso per rimanere su quella terra, per quanto poco piacevole fosse vivere in quell’epoca.
Juvia li aveva implorati di lasciarla stare dentro con loro, per rendersi utile in caso di bisogno e aveva mantenuto la calma contro ogni pronostico, per tutto il tempo.
All’inizio a Cana era sembrata una tortura gratuita farla assistere ma si era presto ricreduta. Juvia era abituata a vedere di peggio e non dubitava che la vicinanza dell’ex mercenaria avesse fatto la sua parte nel tenere Gray ancora per un po’ in quel mondo.
Poi, dopo averli aiutati a ripulire la stanza e smaltire le bende, la ragazza era tornata al capezzale del moro ed era crollata non appena aveva posato la testa sul materasso, accanto alle sue gambe.
A dirla tutta, ora che non aveva più l’adrenalina a scorrergli nelle vene, anche Cana si sentiva davvero esausta, come raramente le era capitato di sentirsi.
Era stata una serata impegnativa e non vedeva l’ora di potersi godere un bel letto e qualche ora di sonno, desiderio che poteva leggere anche sui volti tesi dei suoi compagni, tutti riuniti in sala comune, in attesa di notizie.
Ma quella notte non sembrava fatta per dormire.
-Gerard! Abbiamo visite!-
La voce di Droy, che era fuori per verificare se i sabertooth fossero recuperabili o meno, fece voltare stancamente tutti i ribelli, mentre Gerard e Erza si allarmavano all’istante.
Il blu si alzò stringendo i pugni, già pronto a impugnare la propria arma.
-Sono due ragazzi con due bambini- aggiunse il meccanico, guardandolo rilassarsi appena e accigliarsi.
Passò qualche secondo di totale e assoluto silenzio, prima che Erza si alzasse in piedi, posandogli una mano sul braccio e guardandolo determinata ma dolce, come solo lei sapeva essere.
-Andiamo a vedere- lo incitò, precedendolo verso le scale che portavano in superficie.
Camminarono in silenzio, uscendo nell’aria calda e notturna, dalla porta ben camuffata del loro covo, in tempo per mettere a fuoco due persone che ne portavano altre due in braccio, più piccole e giovani, ormai a pochi metri.
Camminavano uno accanto all’altra, pesti, stanchi, sporchi ma dritti e fieri.
Anche senza averli mai visti prima sarebbero stati in grado di riconoscerli alla prima occhiata.
-Sono compagni di Juvia- mormorò Erza, sentendo Gerard deglutire a vuoto e lanciandogli un’occhiata di sbieco.
Sapeva bene cosa lo opprimesse così e una pessima sensazione si era impadronita anche di lei.
Kagura e Lyon si fermarono a pochi passi, fronteggiandoli in silenzio, finché la mora ruppe gli indugi avanzando ancora e accostandosi a Erza, chiedendole con gli occhi e il linguaggio del corpo di prendere Frosch, richiesta che la rossa non si fece ripetere, caricandosi maternamente in braccio la bambina.
Poi, con lentezza esasperante, la mercenaria si spostò verso Gerard, infilando una mano nella tasca dei pantaloni e tirandone fuori un piccolo libricino, rilegato in pelle viola, prima di staccare una frusta dal gancio della sua cintura, mentre Gerard chiudeva gli occhi con rassegnazione.
Si portò rapido pollice e indice sugli occhi, premendo sulle palpebre chiuse.
-Sono passata velocemente dalla nostra camera prima di scappare con i bambini- spiegò Kagura, la voce gracchiante per la stanchezza e  il dolore -Ho creduto fino all’ultimo in Rogue ma non è andata come speravo. Voleva che li avessi tu- spiegò, mentre Gerard riapriva gli occhi umidi e una solitaria lacrima graffiava la guancia di Erza -Il ragazzo che è stato colpito? Come sta?- domandò Kagura, mentre il ribelle prendeva il diario e l’arma di Meldy dalle sue mani.
-È fuori pericolo…-
La mora abbassò gli occhi al suolo, espirando sollevata.
-Meno male… Juvia dovrà già sopportare abbastanza…- considerò ad alta voce, prima di tornare a guardarli -So come vi sentite, era una sorella anche per noi… Noi…- si fermò girandosi un istante verso Lyon, che non le aveva levato gli occhi di dosso un solo istante -Ne abbiamo persi due stanotte…-
Un silenzio tombale tornò a calare tra loro, ognuno chiuso nel proprio dolore.
-Coraggio…- mormorò Gerard dopo un po’, posando un mano sulla spalla di Kagura che sgranò gli occhi, presa in contropiede -Andiamo dentro… Dobbiamo dare la notizia agli altri e mettere a letto questi marmocchi…- la invitò con un sorriso gentile, riuscendo a scaldarle un poco il cuore. 












Angolo di Piper: 
Eccomi Minna-san!!! 
Ed ecco il nuovo capitolo con la nuova coppia perchè mi spiace ma io li amo troooooppo! ** 
Non potevo non inserirli insomma. 
E voi cercasinome, Honey e Fanny ma grazie! Mi aspettavo minacce di morte e invece le vostre recensioni erano così coinvolte.
Anche io adoro Frosch! ** E spero vivamente che non vi deludano i prossimi capitoli (compreso questo). 
Un bacio grande e a presto! 
Piper. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Le si avvicinò piano, studiandola, in piedi vicino alla finestra, di spalle alla porta, nella penombra della stanza che Gerard aveva dato a loro e ai bambini. Le sue mani salivano e scendevano lungo le braccia opposte, in un tentativo vano di confortarsi da sola.
Non la vedeva in viso ma anche così sapeva che il suo sguardo era perso nel vuoto, i suoi occhi caramello intrisi di tristezza e paura, le sue labbra strette in un’espressione che voleva ostentare freddezza e mancanza di sentimenti.
Un trucchetto che con lui non funzionava, non aveva mai funzionato e non avrebbe funzionato mai.
L’aveva vista una volta soltanto in quello stato eppure la poteva leggere come un libro aperto, nonostante fossero passati tanti anni, nonostante all’epoca fossero solo bambini.
Sapeva come si sentiva.
Spaesata, confusa, senza niente a cui aggrapparsi, in mezzo al mare in tempesta.
Non riusciva a vedere che l’appiglio era proprio lì davanti a lei, o meglio alle sue spalle in quel caso, che non era sola, che aveva ancora una famiglia, qualcuno a cui affidarsi.
All’epoca glielo aveva fatto capire offrendole una caramella ma adesso non erano più bambini.
Adesso Lyon voleva che lo capisse una volta per tutte.
Rompendo gli indugi annullò la distanza tra loro, appoggiando le proprie mani sulle sue spalle, sovrapponendole a quelle di lei, che si irrigidì senza però cercare di sottrarsi al suo tocco.
-Ehi…- la chiamò in un sussurro, piegando il capo e soffiandole inavvertitamente sul collo.
Sgranò appena gli occhi nel sentirla fremere, domandandosi se era per la loro vicinanza o per la stanchezza che li pervadeva entrambi, senza che per questo riuscissero a dormire.
All’idea che potesse essere la prima opzione, il cuore gli perse un battito.
-Ho paura… Paura di quando Frosch si sveglierà…- ammise con un tono sofferente che, Lyon lo sapeva, avrebbe mascherato molto meglio se il suo interlocutore non fosse stato lui.
-Kagura…-
-Lo odierà. Lo odierà per il resto della sua vita e non potrò mai biasimarla- affermò, tra i denti e con le lacrime agli occhi.
L’albino sospirò, abbassando per un attimo le palpebre.
Sapeva che era quello il problema! Lo aveva capito subito!
-Kagura- la chiamò più deciso.
-Non so come ha potuto! Che razza di fratello…- proseguì, la voce più rabbiosa, venendo però presto interrotta.
Sgranò gli occhi e trattenne il fiato quando Lyon la fece voltare di centottanta gradi verso di sé, trattenendola per le spalle e penetrandola con i suoi occhi di ghiaccio.
-Non è stata colpa di Simon- mormorò, duro e deciso, guardandola boccheggiare a quelle parole.
-Lyon…- lo chiamò agitata.
-Non è stata colpa sua. E tu non puoi avercela con lui. Non vuoi capirlo ma non puoi. E Frosch lo capirà, capirà, a differenza tua, che Rogue lo ha fatto anche per lei, soprattutto per lei e lo amerà ancora di più per questo, anche se farà male, tanto male. E tu puoi anche odiare Simon, non posso impedirtelo, ma non accetto che tu dia la colpa a lui per quello che è successo e nemmeno a te stessa. Era tuo fratello, è normale che abbia dato la vita per te. Non è stata colpa vostra- sibilò quasi arrabbiato, prima di lasciarla andare bruscamente e allontanarsi di alcuni passi, dandole la schiena.
Immobile e sconvolta, Kagura lo guardò portare una mano a stringersi il ponte del naso e tremare impercettibilmente.
L’improvviso impulso di abbracciarlo si impadronì di lei ma quello che Lyon disse dopo la fece immobilizzare senza permetterle di fare un solo passo.
-È stata colpa mia. Tutta colpa mia. Era a me che miravano- ammise, sviscerando finalmente quella colpa che si teneva dentro da anni.
Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche.
-Eppure… Eppure lo rifarei altre mille volte. Mi getterei altre mille volte davanti a una pistola spianata contro di te- proseguì con voce tremante, gli occhi infossati nel legno della porta.
Attese qualche istante, più per riprendere possesso del proprio corpo che non perché si aspettasse una qualche risposta, prima di dirigersi verso l’uscio, per uscire. Allungò una mano ad afferrare la maniglia e fece forza per abbassarla.
-Io sono felice… Che fossi tu…-
La voce di Kagura lo raggiunse flebile, sincera come mai l’aveva sentita, facendolo arrestare lì dov’era, gli occhi sgranati.
-Sono felice ogni volta che mi difendi… Mi rende felice e… arrabbiata… mi fa così rabbia!- buttò fuori, più decisa e lasciandosi coinvolgere -Mi fa rabbia perché mi fa sentire debole, perché mi fa sentire come se avessi bisogno di te, come se ti volessi sempre al mio fianco! Ma… Forse dopotutto è così…- continuò, mentre Lyon si girava lento verso di lei e restava senza parole nel vederla con le guance rigate di lacrime e un sorriso a incresparle le labbra -Forse è per quello che mi da fastidio quando fai i complimenti a Juvia ma io non posso dirtelo. Non posso dirti perché mi da così fastidio perché non posso permettermi che tu ti getti di nuovo davanti alla canna di un fucile per me. Non posso vederti morire per me. Non posso vederti morire, Lyon- ammise sentendo il pianto salirle in gola e alle labbra ma senza riuscire a emettere neppure un singhiozzo, ritrovandosi la bocca di Lyon sulla propria.
Provò a resistere, a restare lucida e separarsi da lui ma smise di lottare nel sentire le sue mani circondarle la mandibola e immergersi nei suoi capelli scuri e sciolti, convincendola ad abbandonarsi sul suo petto e a lui, rispondendo e cercandolo con la stessa foga.
Da quanto voleva farlo?
Da quanto desiderava disperatamente sentire il suo sapore sulla lingua, il suo corpo schiacciato contro il proprio, le sue mani a esplorarla, le sue labbra a inumidirle la pelle della gola?
Per quanto aveva represso quei sentimenti?
Da quando era stata abbastanza grande per provare qualcosa di quel genere, probabilmente.
Ma ora che finalmente aveva ceduto, lo voleva! Oh se lo voleva!
Schiuse la bocca per immettere più aria, ansimante, e immerse le mani nei capelli chiari del mercenario, mentre Lyon la baciava sulla porzione di seno che spuntava dallo scollo a V della maglietta.
Si schiacciò di più contro di lui, ingorda, bisognosa del suo calore, per la prima volta in vita sua vulnerabile e senza difese.
Fu come svegliarsi di botto quando il ragazzo si staccò da lei, tornando a circondarle il viso, quasi avesse paura che potesse scivolargli tra le dita come la sabbia.
Si guardarono affannati e a occhi sgranati, Kagura più sconvolta che mai.
Perché si era fermato?!?!
-Che… che…- boccheggiò, stringendo spasmodica la maglietta di lui, all’altezza dei pettorali.
-Dobbiamo andare- sussurrò come se anche lui lo avesse appena realizzato, facendola sobbalzare appena.
-Dove?!-
Lyon si passò una mano sul volto senza staccare l’altra dalla guancia di Kagura.
-Gerard… lui teme che Ivan possa attaccare con i droni per vendicarsi. La città sarebbe in pericolo e ha intenzione di farla evacuare prima di spostarsi nella foresta. Ma ha detto che noi dobbiamo partire subito con i bambini, Gray, Juvia e Mest. Non so perché ma qui il capo è lui e… Ehi!- esclamò, quando, riaperti gli occhi, la vide boccheggiare in panico -Ehi, ehi, ehi! Che succede?! Calma!- le disse, premendo la fronte contro la sua.
-I droni…- tremò la mercenaria.
Il braccio di Lyon si avvolse intorno alla sottile vita di Kagura, trascinandosela addosso, mentre le labbra dell’albino si piegavano in un sorriso strafottente e il suo pollice le asciugava la guancia.
-Andrà tutto bene…- mormorò, sicuro di sé -Te lo prometto Kagura, andrà tutto bene…-
 

 
***

 
-Mira…-
-Dai Laxus, non restare indietro!- esclamò, euforica come una bambina, continuando a correre in mezzo alla vegetazione.
-Non rimango indietro ma mi vuoi dire dove stiamo andan…- insistette, sgranando poi gli occhi nel vederla svoltare senza preavviso, sparendo in un attimo alla vista e ignorandolo.
Con un sospiro, si colpì le cosce con le mani, esasperato, mandando gli occhi al cielo.
-Mira!!!-
Ripartì al suo inseguimento, senza riuscire a restare scocciato.
Non ci riusciva con lei e se poi aveva quel sorriso e quell’allegria che la facevano sembrare una bambina…
Ormai da due settimane, ogni volta che riusciva e poteva, prendeva di nascosto un sabertooth e volava fino a Magnolia, fermandosi a volte per più giorni a fila, alloggiando in una delle stanze che Ichiya affittava al piano superiore del Blue Pegasus.
All’inizio aveva pensato di concedersi quelle scappatelle solo di giovedì, quando cantava al locale, ma già la prima settimana gli era sembrata infinita.
Ora, ad appena venti giorni dal loro primo, casuale incontro, Laxus stava cominciando seriamente a pensare di cercarsi qualcosa da fare lì a Magnolia, abbandonare i Raven Tail e restarle accanto.
Non ne aveva parlato con nessuno, per ovvie ragioni ma anche perché non voleva sentire certi commenti non richiesti. Gildharts e Silver lo avrebbero probabilmente sostenuto senza esitare ma non voleva sentirsi dire che era un pazzo impulsivo.
Non avrebbero potuto capire, nessuno avrebbe potuto, neppure i suoi due migliori amici.
Lui amava Mira. La amava profondamente ma il punto non era il sentimento che provava ma quando quel sentimento era nato.
Ora che aveva capito cosa provava, si rendeva conto di avere iniziato a sentirlo nell’istante in cui i suoi occhi si erano posati su di lei.
Non era pazzo e nemmeno un romantico illuso.
Non se lo spiegava neppure lui ma sentiva di avere iniziato ad amare Mira nel momento in cui la ragazza era entrata nel suo campo visivo e, con altrettanta certezza, sentiva che non avrebbe mai amato nessun altra per il resto dei suoi giorni, che lei lo completava, che era la sua perfetta metà.
Per questo gli bastava l’idea di poterle stare accanto anche solo come amico, per questo stava progettando di trasferirsi senza neppure dirglielo. Perché in fondo lo faceva per stare insieme a lei ma lo faceva indubbiamente per se stesso.
Aveva bisogno di Mira come dell’aria nei polmoni ed era disposto a tutto, qualsiasi cosa, per lei.
Il solo problema era resistere all’attrazione che lo coglieva ogni volta che le era vicino.
La naturale malizia di Mira la portava a fare commenti e allusioni, il più delle volte non volute, che lo provocavano indecentemente ma fino a quel momento Laxus era riuscito a resistere facendo appello a tutto il proprio autocontrollo.
Ma quella sera la ragazza gli aveva detto che voleva portarlo in un posto speciale e poi lo aveva trascinato fuori città e dentro la foresta.
Non capiva cos’avesse in mente il mercenario ma sentiva che in quel contesto così intimo, con il profumo degli alberi in fiore che si mischiava a quello di Mira e le lucciole che rendevano surreale l’atmosfera, non sarebbe riuscito a resistere e la cosa lo preoccupava.
Ora, se almeno Mira fosse stata così gentile da dirgli dove lo stava trascinando, magari sarebbe riuscito a rilassarsi almeno un poco!
Aprì la bocca per provare a chiamarla, già pronto a venire nuovamente ignorato ma non riuscì ad articolare mezza sillaba.
-Ci siamo!- esclamò l’albina, prendendolo in contropiede.
Laxus si bloccò pochi passi dietro di lei, aggrottando le sopracciglia e guardandola interrogativo.
-Dove?!- chiese, stranito.
C’era solo un muro di vegetazione troppo intricato da quella parte!
Mira prese un profondo respiro e si girò a guardarlo, penetrante e sincera.
-Laxus…- lo chiamò, facendolo fremere come sempre quando la sentiva pronunciare il suo nome -Ti ho portato qui per rivelarti alcune cose sul mio conto ma c’è una… procedura, diciamo, da seguire. Potresti arrabbiarti ma ti chiedo di avere pazienza. Ti prometto che ti spiegherò tutto-
-Eh?!- fece il biondo in risposta, interdetto.
Con un sorriso dei suoi, Mira tornò a voltargli le spalle, inspirando e allargando le braccia, le gambe divaricate e i palmi verso l’alto.
Il tempo di accigliarsi ancora di più e aprire bocca per chiederle cosa stesse facendo che una strana aura luminescente la circondò, facendo ondeggiare i suoi capelli come fossero mossi dal vento, mentre un pulviscolo dorato prendeva a rotearle intorno.
Nel percepire l’incredibile forza magica che proveniva dalla sua amica, Laxus trattenne il fiato sconvolto, ma fu nulla in confronto all’effetto che gli fece vedere i suoi vestiti scomparire e venire sostituiti da un abbigliamento chiaramente di fattura indigena, che lasciava più pelle nuda che coperta.
La gonna bianca, asimmetrica, fatta di un tessuto luminoso e impalpabile era finemente intessuta con fili rossi e azzurri, mentre il seno prosperoso era coperto da una camicia corta, dello stesso colore della gonna, le cui maniche cadevano morbide sulle braccia, lasciandole le spalle scoperte. Una piccola fascia blu le decorava il collo sottile e candido, facendo brillare ancora di più i suoi occhi mentre i piedi erano infilati in un paio di sandali di pelle rossa.
A sconvolgerlo del tutto però, fu vedere la fitta vegetazione, che ostruiva dura il passaggio, impedendo il cammino da quel lato, aprirsi come i due teloni di un sipario rivelando una radura ampia e pianeggiante, illuminata dallo stesso pulviscolo magico che aveva circondato Mira poco prima ma che si muoveva più lentamente, mischiandosi alle lucciole e al riverbero dei falò, accesi qua e là e intorno a cui gruppetti di persone di ogni sesso ed età erano riuniti a chiacchierare.
Il mix di colori e profumi, dovuto alla varietà impressionante di fiori presenti, che spuntavano qua e là tra l’erba e gli arbusti, di un verde così brillante che Laxus non l’aveva mai visto, era quasi stordente. Tende di pelle e di diverse dimensioni erano disseminate ovunque, senza uno schema preciso ma con il giusto spazio tra una e l’altra, dando l’impressione che non si trattasse di un accampamento temporaneo e nomade.
Sembrava più un’oasi di pace e serenità. C’erano anche un paio di costruzioni  in pietra, un forno e un pozzo suppose il mercenario.
-Ti piace?!-
La voce speranzosa di Mira lo raggiunse, senza riuscire a catalizzare la sua attenzione. Era troppo impegnato a guardarsi intorno a bocca e occhi aperti, mentre le luci fluttuanti lo circondavano, permettendogli di studiarle più da vicino, scoprendo che si trattava di petali di soffione, sulla cui cima era posato un minuscolo pallino di luce magica, sospinti da una brezza incessante.
Tese un dito per toccarne uno con il polpastrello, deviando il suo volo.
-Ma che posto è questo?- domandò sottovoce.
-Questa è casa mia- spiegò l’albina, riuscendo finalmente a farlo voltare verso di sé.
-Cosa?!-
Mira deglutì a vuoto e prese un profondo respiro, nascondendo il proprio nervosismo dietro uno dei suoi eterei sorrisi.
-Il mio vero nome è Mirajane Vermillion. Strauss è il cognome che uso in città, come impone la tradizione della mia famiglia da secoli. Faccio parte di questa tribù, della famiglia che discende direttamente dalla donna che l’ha fondata, Mavis, qui nella foresta di Magnolia, scegliendo di vivere in un tutt’uno con la natura, nel suo massimo e sommo rispetto, come anche in quello della magia e della vita. Quella…- proseguì indicando un sentiero che si apriva tra gli alberi -… è la strada che porta all’albero Tenroujima, l’albero della vita e della magia. È Tenroujima che diffonde la magia permettendo la vita, in questa parte del mondo. La tribù si è allargata nei decenni, dando vita a nuove famiglie, e tutti collaborano ma noi Vermillion siamo per eredità i guardiani dell’albero. Da noi dipende la conservazione della vita e della magia. Per questo non ti ho detto subito chi ero realmente, per questo ti ho mentito. Dovevo essere sicura prima di rivelarti tutto, prima di portarti qui. Anche se…- distolse per un attimo lo sguardo, arrossendo appena sulle guance -… Anche se ho sempre saputo che il tuo cuore è puro- ammise, facendogli trattenere il fiato.
La osservò per qualche attimo, ammirandola perso, per poi sorridere con affetto e portare la mano grande e calda sulla gota candida di Mira, che sgranò gli occhi, tornando a guardarlo.
-Quindi tu saresti una guardiana della vita e della magia?- chiese conferma, facendola annuire -Senza offesa, Mira, non ti facevo così pomposa- affermò, con un guizzo divertito negli occhi che le scaldò il cuore e sciolse in parte la sua tensione.
-Non sei arrabbiato?- chiese, speranzosa.
-Stavi solo difendendo la tua famiglia e la tua casa- le fece notare, guardandola intensamente negli occhi, mandandole i battiti alle stelle.
Mira si lasciò annegare per un po’ nel cioccolato degli occhi del mercenario, prima di scuotere appena la testa e schiarirsi la gola.
-Ma perché hai deciso di portarmi qui alla fine?- chiese il biondo, facendola sorridere, ora completamente serena.
-C’è qualcuno che vorrei farti conoscere- si spiegò, prendendolo per il polso e obbligandolo ad avanzare nella radura.
Senza esitazione l’attraversò, rispondendo melodiosa ai saluti che le lanciavano altri indigeni da tutte le direzioni, senza che nessuno si scomponesse più di tanto per la presenza di Laxus.
Si lasciò guidare, rischiando anche di perdere l’equilibrio un paio di volte, sobbalzando quando Mira si arrestò di botto a pochi passi da uno dei falò.
Tornò a concentrarsi davanti a sé e alle persone riunite intorno al fuoco proprio quando una donna che sembrava senza età si alzò, avanzando verso di loro così leggiadra da dare l’impressione di stare fluttuando.
Sorridendo dolce e affettuosa, li raggiunse, posando poi le mani sul volto di Mira e baciandola sulla fronte.
-Madre- la salutò la ragazza, sentendo Laxus irrigidirsi.
-Mirajane, bentornata- la salutò con voce flautata, prima di sollevare gli occhi su Laxus e studiarlo qualche istante, lo sguardo sottile e le labbra sempre sorridenti, facendogli sudare freddo -È lui l’uomo di cui mi hai parlato?-
-Sì-
La donna allargò il sorriso, mentre Mira si spostava al suo fianco.
-È un piacere Laxus- mormorò, allungando il braccio, per tendergli la mano che il ragazzo afferrò un po’ titubante, provando un’immediata serenità.
-P-piacere mio…- rispose incerto, guardandola poi voltarsi verso Mira.
-Arrivo subito- la avvisò prima di allontanarsi e dirigersi verso una delle tende.
Laxus attese che fosse abbastanza distante prima di dare libero sfogo alla sua tensione.
-Mi hai appena presentato a tua madre senza preavvertirmi?!- domandò in un sibilo.
Mira lo guardò un po’ stranita, capendo poi l’origine di quel malinteso.
-Oh no! La chiamiamo tutti Madre, è tradizione dare quel nome al capo della tribù. Abbiamo una società matriarcale. In realtà è mia nonna!- spiegò allegra, lasciandolo del tutto interdetto.
-Di bene in meglio…- soffiò con una lieve disperazione nella voce, prima di rimettersi dritto nel vederla tornare verso di loro con tra le mani un piccolo involto quadrato -Buonasera!- la salutò con troppo entusiasmo, tradendo il proprio nervosismo.
-Buonasera- rispose cortese la donna -Mira ci ha assicurato che il tuo animo è buono e il tuo cuore puro Laxus. Ma spero capirai, non posso lasciare che cammini sul suolo sacro di Tenroujima con quei vestiti che sanno di sangue e battaglie. Sei un uomo fiero che sa mostrare con orgoglio la propria natura e questo ti fa onore, ma vedo molto di più dietro al mercenario- proseguì con voce intrisa da affetto -Ti chiedo di indossare questi- concluse, allungandogli l’involto.
Laxus lo prese, studiandolo per un attimo e distinguendo un paio di pantaloni bianchi e una casacca blu.
-A occhio croce, dovrebbe andargli la taglia di tuo nonno- mormorò la donna, lanciando a Mira un’occhiata saputa ed eloquente, che fece andare a fuoco la faccia di Laxus per l’imbarazzo.
 

-Yukino…-
-Ci siamo!- esclamò l’albina, così euforica da non sentirlo nemmeno -Vai Grandine!!!- la incitò, facendo gorgheggiare il drago con felicità, mentre si gettava in picchiata sulla foresta.
La presa di Sting intorno alla sua pancia si strinse spasmodica, cogliendola alla sprovvista e facendola arrossire e accaldare per quella vicinanza e nel sentire il torace scolpito del ragazzo aderire completamente contro la sua schiena quasi completamente nuda. Solo la fine maglietta di cotone di Sting separava le loro pelli.
Yukino deglutì a vuoto e si girò a guardarlo, sorridendo nervosa prima di accigliarsi nel notare la preoccupante sfumatura bluastra che aveva il volto del biondo.
-Sting, stai bene?!- chiese, agitandosi.
-B-benissimo… Sto beniss… imo… Tranquilla…- mormorò, poco convincente e tremando appena.
Si sentiva un’idiota ma, come avrebbe mai potuto immaginare di avere problemi con i mezzi di trasporto se non era lui alla guida?!
Non gli era mai capitato!
E gli dispiaceva di non essersi goduto il volo a dorso di drago, che doveva essere stato eccezionale, ne era certo visto come si era divertita Yukino, o almeno così aveva supposto nel sentirla ridere e gridare di gioia di tanto in tanto, mentre era concentrato per non vomitare anche l’anima.
Ma ora la brusca manovra di Grandine, anche se aveva rischiato di dargli il colpo di grazia, indicava che erano quasi arrivati e Sting riuscì a rilassarsi un poco, anche se non vedeva l’ora di toccare il suolo con i piedi.
Sentì la creatura rimettersi dritta e molleggiare sulle zampe, segno che si erano finalmente fermati.
Tremano appena, lasciò andare Yukino a fatica, scivolando di lato giù dal dorso del drago e barcollando verso il tronco di un albero particolarmente nodoso e gigantesco, dall’aspetto secolare, per appoggiarvisi, chinando il busto e respirando a fondo.
Sentì il sudore diminuire, i conati calmarsi, i tremiti scemare.
Che incubo era stato!
-Sting mi dispiace io…- si scusò la ragazza, guardandolo preoccupata e facendogli voltare il capo verso di sé.
-No, no tranquilla… sto bene davvero…-
-Yukino!!!-
Una voce melodiosa, seguita da altre più confuse, tutte che chiamavano la giovane, li interruppe.
Sting si rimise dritto mentre l’albina si voltava, chiaramente felice, verso un gruppo di persone intente a correre verso di loro, da un sentiero che si apriva tra gli alberi.
-Madre!- esclamò mentre una donna bellissima e senza età si fermava davanti a lei, circondandole il volto con entrambe le mani e setacciando il suo volto preoccupata.
-Stai bene?!- le chiese, le sopracciglia corrugate -Quando Grandine ha cominciato ad agitarsi noi…-
-È arrivata appena in tempo- mormorò la giovane, afferrandole i polsi per tranquillizzarla.
La donna sospirò di sollievo, chiudendo gli occhi un istante, spostandoli poi sul ragazzo biondo che si guardava intorno alle spalle di sua figlia, interessato soprattutto all’albero che si trovava al centro di quella radura.
Interessato.
Troppo interessato.
Sentiva qualcosa Sting, percepiva una potente magia provenire da quell’albero, come fosse contenuta all’interno del tronco.
Tanta magia e di ottima qualità. Una magia che avrebbe potuto salvare Lector, guarendolo all’istante.
Un tremito lo scosse mentre stringeva i pugni fino a sbiancare le nocche.
Cos’era quel posto?! Chi era quella gente?! Perché tenevano così tanta magia in un luogo così nascosto e tutta per loro?!
Non si rendeva conto di risultare ipocrita. Non si rendeva conto di niente tranne che sarebbe bastato aprire uno squarcio nel legno secolare per salvare finalmente suo fratello.
Senza nemmeno realizzarlo piegò il braccio, allungando la mano verso Weisslogia sulla sua schiena.
Solo un  colpo secco e deciso. Una cosa rapida e indolore. Era così vicino, sarebbe bastato un attimo.
Solo un piccolo colpo, solo un po’ di magia.
-Benvenuto!-
Sobbalzò, come se si fosse trovato fino a quel momento in una bolla che era scoppiata di colpo e accorgendosi di avere la pelle imperlata di sudore e il respiro affannato.
-Madre lui è Sting. Mi ha difeso e aiutato a scappare. So che non dovrebbe stare così vicino a Tenroujima con quei vestiti ma stava male su Grandine e non poteva farla atterrare alla radura…- si giustificò, venendo interrotta da un gesto deciso ma gentile della mano della Madre.
Sting deglutì a vuoto, quando lei prese ad avvicinarsi, camminando con una grazia mai vista.
Fece per indietreggiare ma era come se non potesse muoversi e sentì l’agitazione crescergli dentro.
Doveva sbrigarsi! Sbrigarsi a colpire!
-Sting- lo chiamò, catalizzando nuovamente la sua attenzione, incantandolo e inchiodandolo con il suo sorriso, così materno e luminoso, e i suoi occhi che brillavano anche nella penombra -Benvenuto- ripeté, fermandosi davanti a lui -E grazie. Grazie per averla riportata a casa- soffiò, circondandogli poi il volto con le mani prima che lui potesse sottrarsi al suo tocco.
Un’improvvisa, irresistibile serenità lo pervase, insieme a un caldo torpore, che prese a scorrergli nelle vene, e registrò vagamente la vista che gli si offuscava prima di abbassare le palpebre e crollare, vinto dal sonno. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


-Ehi! Tutto bene?!- domandò Lyon, facendola sobbalzare, ancora nascosta dal cespuglio dietro cui lei e Juvia si erano cambiate.
Non riusciva a capire il senso di quella messinscena.
Erano partiti da Magnolia con due mezzi con Jet e Droy alla guida. Lei, Lyon, Frosch, Lector e Mest sulla prima macchina, Juvia, Happy, Asuka, Cana e Gray ancora privo di sensi sull’altro.
Per un pezzo Kagura si era chiesta dove stessero andando finché non aveva capito che erano diretti alla foresta e, proprio sul limitare, avevano poi spento i motori per proseguire a piedi, trasportando Gray con una barella.
Con sollievo della mercenaria, Frosch non aveva chiesto di Rogue una volta sveglia, rapita dallo spettacolo della natura che la foresta di Magnolia offriva, qualcosa a cui non aveva mai potuto assistere prima, dal momento che il panorama di Deadly Nightshade era uguale a quello di un arido deserto. 
Solo Lector aveva avuto bisogno di rimanere in braccio a Lyon. Nonostante fosse riuscito finalmente ad aprire gli occhi, faticava a tenere il loro passo ma era estasiato tanto quanto Frosch da quello che lo circondava.
Nessuno si era più preoccupato di che ore fossero o della stanchezza che scorreva ancora nelle loro vene, ma meno intensa e pressante di qualche ora prima.
I ribelli sembravano tutti euforici di trovarsi lì, almeno quanto i bambini, mentre i tre mercenari erano troppo impegnati a chiedersi dove sarebbero andati a finire.
Era stato solo allora, osservando con più attenzione, che Kagura aveva notato come fossero vestiti i membri di Fairy Tail. Gli uomini indossavano tutti pantaloni bianchi dall’aria fresca e comoda e delle casacche senza maniche, aperte sul torace, di cotone grezzo rosso o blu. Cana si era messa uno strano abito in due pezzi che aveva un che di indigeno, bianco con decorazioni blu e rosse e sandali rossi ai piedi e aveva raccolto i capelli in un’alta coda di cavallo. Solo i bambini erano rimasti con i loro soliti vestiti e Kagura si era chiesta quale fosse il senso di quello strano look scelto dagli adulti.
Almeno finché Mest non si era fermato di botto di fronte a un muro di vegetazione all’apparenza penetrabile, affermando che erano arrivati per poi girarsi verso il gruppo alle sue spalle ed estrarre qualcosa dalla bisaccia che aveva con sé.
Happy e Asuka si erano fatti avanti senza esitazione, afferrando gli involti che Mest gli stava tendendo prima di invitare Frosch a seguirli e sparire dietro un cespuglio, facendo subito scattare Kagura, spaventata all’idea di perdere la bambina.
-Non preoccuparti, sono qui dietro. Happy sa che non devono allontanarsi- l’aveva bloccata Mest, tendendo qualcosa anche lei, qualcosa che riuscì a identificare come dei vestiti candidi e ordinatamente piegati.
Meccanicamente li aveva afferrati, sollevando uno sguardo interrogativo sul moro che intanto stava proseguendo la distribuzione.
-Questi sono per Lector- aveva detto, tendendo due involti a Lyon.
Lei e Juvia si erano nascoste dietro lo stesso arbusto, aiutandosi a vicenda e Kagura non aveva potuto non notare quanto fosse bella la sua amica con quel look e un fiore tra i capelli.
Ma quando si era squadrata un brivido di puro orrore l’aveva colta. E ora eccola lì, immobile e rigida, incapace di muovere le gambe, con Lyon e Juvia che la incitavano a uscire.
Strusciò le ginocchia tra loro, a disagio, portando una mano a toccare la fascia bianca tra i capelli, con due piccoli fiocchi ai lati, rabbrividendo.
Non faceva per lei, assolutamente no!
Perché poi si era messa quella fascia?!?! A cosa serviva?!
No, no, no e ancora no!
Era troppo… troppo femminile! E scoperta!
-Kagura, co… Ouch!!!-
Sgranò gli occhi nel rendersi conto che aveva colpito Lyon in piena faccia con uno dei suoi scarponi, portando entrambi le mani alla bocca, mentre l’albino compiva lo stesso movimento, coprendosi però il naso e mugugnando dolorante.
-Oddio!!! Scusa, ho reagito d’istinto!!!-  esclamò, realizzando poi che il ragazzo si era avvicinato senza il suo consenso e sentendosi la faccia andare in fiamme.
Posò le mani sui fianchi, guardandolo con rimprovero.
-Potevo essere ancora nuda- sibilò glaciale.
Il mercenario tolse la mani dal volto, guardandola con sguardo intenso e labbra ghignanti.
-E sarebbe stato così grave?- domandò sottovoce, cogliendola del tutto alla sprovvista.
Kagura fremette appena, concentrandosi poi sul compagno e perdendosi a considerare quanto stesse bene con la casacca rossa aperta sul petto e i pantaloni bianchi un po’ morbidi.
La pelle le si imperlò appena di sudore mentre un calore sconosciuto si diffondeva in tutto il suo corpo.
-Stai benissimo…- mormorò sincero Lyon, mandandola completamente in tilt.
Senza più controllo su se stessa, Kagura si morse il labbro inferiore e prese un profondo respiro, puntando i propri occhi in quelli di Lyon, lasciandosi ipnotizzare.
Aprì la bocca per chiamarlo, senza sapere neppure lei cosa dirgli, ma fu interrotta da una voce improvvisa.
-Se siete pronti noi vi staremmo aspettando- fece notare atono Mest.
I due sobbalzarono, girandosi verso sinistra e strabuzzando gli occhi nel vederli tutti riuniti a pochi metri, intenti a osservarli.
Jet e Droy ghignati, Cana con un sopracciglio alzato e lo sguardo eloquente, Juvia con in braccio Lector e le guance rosse per loro, Mest le braccia incrociate al petto in attesa, Frosch, Asuka ed Happy ridacchianti.
La mora indietreggiò di un passo nel rendersi conto che gli occhi di tutti erano puntati su di lei.
-Che…  che avete da guardare?!- domandò, agitata e nervosa, provocando uno scambio di occhiate sapute tra loro.
Happy allargò il sorriso, avanzando di un passo e puntando l’indice verso l’albino.
-Lllllllui ti piace!!!-
-Anche Fro lo pensa!!!-
Tutti scoppiarono a ridere, Lyon compreso, mentre Kagura diventava dello stesso colore dei suoi sandali e abbassava il capo, nascondendo gli occhi dietro la frangetta.
Non si accorse di Lyon che si sporgeva verso di lei, finché le dita del ragazzo non si intrecciarono con le sue, prendendola in contropiede.
Sollevò la testa per guardarlo, trovandolo che le sorrideva incoraggiante, con una strana luce negli occhi.
-Dai andiamo- la invitò, dandole un leggero strattone.
Kagura lo seguì, stringendo di più la presa e accostandosi al suo fianco, mentre Mest tornava a voltarsi verso il muro di vegetazione, dando loro le spalle. Studiò con gli occhi l’intreccio di foglie e rami, prima di prendere un profondo respiro e avvicinarsi. Allungò un braccio fino ad appoggiare il palmo sulla barriera verde e chiuse gli occhi, posandovi anche la fronte.
-Ma che fa?- domandò la mora sottovoce.
Lyon si strinse nelle spalle.
-Non  ne ho idea- rispose, un attimo prima che anche Mest si mettesse a mormorare qualcosa, in un sussurro perfettamente udibile.
-Chiedo il permesso di entrare…-
Lyon, Kagura e Juvia si scambiarono occhiate interrogative, senza sapere cosa dire né pensare, finché un potente frusciare non li fece girare di scatto in tempo per vedere il muro verde aprirsi, dividendosi in due e ritirandosi verso l’esterno.
Con occhi sgranati e increduli, gli ex abitanti di Deadly Nightshade si ritrovarono a osservare una radura illuminata da qualche falò e da strane piccole luci fluttuanti, disseminata qua e là da qualche tenda di pelle.
In un secondo i bambini stavano sfrecciando nello spiazzo mentre i ribelli avanzavano con più calma ma sicuri di sé, Cana con Lector in braccio e Jet e Droy portando la barella di Gray.
Mest sorrideva come raramente lo avevano visto fare e sembrava euforico.
Ancora qualche secondo di stupore e anche Kagura, Lyon e Juvia si riscossero, procedendo verso il centro della spianata verde mentre i suoi abitanti, tutti vestiti di bianco, rosso e blu, si riversavano fuori dalle tende, richiamati dalla voce di Happy.
-Nue!!! Rehien!!!-  
-Fairy Tail!!! È arrivata Fairy Tail!!!-
Una bimba con i capelli neri e grandi occhi blu fece capolino da una delle abitazioni, aprendosi in un luminoso sorriso.
-Happy!!! Asuka!!!-
-Nue!!!-
Si lanciò verso di loro, raggiungendoli e facendoli finire per terra, ridendo felice, sotto lo sguardo luminoso di Frosch, che batteva le mani felice.  
Un bambino poco più grande, capelli bianchi e occhi castani leggermente a mandorla, uscì dietro di lei, saltandoli con un balzo e correndo senza esitazione verso Mest.
-Rehien!- esclamò il ribelle, caricandoselo in braccio e scompigliandogli i capelli -Come stai campione?!-
-Bene! Tu?!-
-Alla grande!- rispose, facendo un po’ il vocione e alzando il palmo per farsi dare il cinque.
Kagura e Juvia si scambiarono un’occhiata sorridente nel vederlo così rilassato.
-Fa piacere sapere che stai bene- affermò una voce glaciale e palesemente sarcastica, facendoli voltare tutti.
Una giovane donna, molto somigliante a Rehien, li fissava con rimprovero, le braccia incrociate sotto il seno, squadrando il ribelle che si scambiò un’occhiata con il piccolo prima di avvicinarsi a lei.
-Sorano...-  la chiamò cauto, avanzando di un passo verso di lei.
-No!- lo fermò l’albina puntandogli contro un dito, furente, trucidandolo con gli occhi -Sul serio Mest! Cosa pensavi di fare?! Sono settimane che non ho tue notizie! Settimane!!! Per quanto ne sapevo io potevi anche essere morto, disperso, mutilato!!!- si sfogò rabbiosa, rendendosi poi conto della preoccupazione che trapelava dalla sua voce e sobbalzando appena.
Si rimise dritta, alzando il mento con indignazione, ostentando fastidio.
-Non che mi importasse, sia chiaro!- precisò mentre le labbra di Mest si piegavano in un ghigno saputo e Rehien mandava gli occhi al cielo -Puoi anche farti ammazzare per quel che mi riguarda! Sarebbe un sollievo, un idiota in me…- sobbalzò, colta alla sprovvista, nel sentire il braccio del moro avvinghiarsi alla sua vita, per trascinarsela contro e baciarla con passione.
Senza nemmeno provare a resistere, Sorano chiuse gli occhi, rispondendo con trasporto e aggrappandosi alla sua casacca, mentre Rehien si tirava indietro, cercando di allontanarsi senza potersi muovere.
-Mamma, papà!!! Almeno lasciatemi andare!!!- protestò, dimenandosi, schiacciato tra i loro corpi.
Con un movimento calcolato, Mest lo rimise a terra senza smettere di rubare il respiro a Sorano, che si schiacciò ancora di più contro di lui, immergendo le dita tra i suoi capelli.
Si separarono per mancanza d’aria, guardandosi negli occhi, innamorati e persi.
-Mi sei mancata anche tu-
-Stupido cretino- soffiò Sorano, sorridendo  suo malgrado, prima di infossare la testa nel suo collo, sentendo subito le braccia di Mest avvolgerla.
-È mia moglie- spiegò, facendo annuire Lyon, Kagura  e Juvia.
-Lo immaginavamo- gli fece notare il mercenario.
Kagura sbuffò una risata, scaldando il cuore ai suoi amici e spostando lo sguardo sul resto della radura, studiando le scene davanti a sé.
Gray non si vedeva più da nessuna parte, segno che dovevano averlo portato in qualche tenda e poco distante da loro Cana stava parlando con una ragazza sui tredici anni dai capelli blu, raccolti in due lunghi codini alti.
-E tu come ti chiami?!- stava domandando la ragazzina, rivolgendosi a uno stanco e spossato Lector.
-Lector- rispose, tossicchiando.
-Io sono Wendy!-
Jet e Droy erano intenti a conversare con due indigene e il rosso sembrava particolarmente intimo con una ragazza dai capelli bianchi, tagliati corti, verso cui si era sporto per un bacio, facendola arrossire.
Lo guardò piegare il capo di lato per unire le loro labbra ma un bestione, anche lui albino, lo afferrò per il colletto trascinandolo indietro.
-Quante volte devo dirti di non fare il cascamorto con mia sorella?!- ruggì, mentre Jet si dimenava, sospeso -Solo un vero uomo…-
-Elfniichan! Mettilo giù, andiamo!- esclamò la ragazza, le mani intrecciate all’altezza del seno in una posa preoccupata.
La mora inspirò a pieni polmoni, sentendo un piacevole senso di serenità diffondersi in lei.
-Questo posto è magnifico- mormorò senza nemmeno rendersi conto di avere parlato ad alta voce.
Lyon si voltò a guardarla colpito da quelle parole, per poi sorridere felice e perso di fronte alla sua espressione rilassata.
-Sì lo è…- confermò in un sussurro, che la fece voltare e arrossire sulle guance.
Kagura si avvicinò e si tese verso di lui, per rubargli un bacio.
-Mest. Che piacere vedervi- li raggiunse una voce flautata, attirando la loro attenzione.
Una donna bellissima e senza età, si era avvicinata a Mest  e Sorano, guardandoli con affetto materno, nonostante sembrassero più o meno coetanei.
-Madre! Il piacere è sempre nostro. Siamo davvero grati a tutti voi-
-Oh Mest!- sorrise, chinando il capo di lato -Quante volte devo dirti di non chiamarmi “Madre”?- gli fece notare, prima di spostare lo sguardo sui tre nuovi arrivati -E loro?!-
-Loro sono Juvia, Kagura e Lyon. Mercenari di Raven Tail ma Juvia si è unita a noi per una missione- li presentò senza troppi giri di parole, stupendoli per la tranquillità con cui aveva dichiarato la loro affiliazione a un esercito che di solito tutti odiavano.
Quella donna invece sembrava più che altro malinconica per quella rivelazione ma sinceramente felice di averli lì. Avanzò verso di loro, fermandosi davanti a ciascuno per guardarli negli occhi.
-Lyon. Kagura. Juvia- soffiò sorridendo -Benvenuti a Tenroujima- proseguì, voltando poi loro le spalle, e allontanandosi di pochi passi -Immagino sarete stanchi ma prima c’è una cosa che vorrei mostrarvi- spiegò, facendo scambiare loro occhiate interrogative e facendoli stringere nelle spalle.
Si fermò, voltando il capo verso di loro, increspando ancora di più le labbra e inclinando il collo all’indietro.
-Ah, io sono Mirajane! Mirajane Vermillion! Ma chiamatemi pure Mira!- 










Angolo di Piper: 
Eccomi, eccomi, eccomiiiiii!!!! 
Scusate ultimamente sto andando un po' a rilento! 
Ordunque mi limito a ringraziare come sempre le carissime Honey, Fanny e cercasinome (che a quanto pare shippi praticamente tutte le mie stesse coppie) e a dirvi quanto mi fa felice leggere tutto il vostro entusiasmo! Davvero lo percepisco moltissimo ed è... beh esaltante lo ammetto! Quindi grazie davvero di cuore per appoggiarmi così! Al prossimo capitolo! 
Piper. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


-Non ci posso credere…-
Lyon osservava la scena a bocca aperta, ancora immobile sull’ingresso della tenda.
Non riusciva a capacitarsi di quello che i suoi occhi si ostinavano a suggerirgli da qualche minuto ormai.
Eppure non c’erano dubbi.
Era impossibile ma non c’erano dubbi.
Quando Mira li aveva guidati lì e aveva scostato un lembo di pelle, prima di farsi da parte per liberare loro la visuale, tutto si era aspettato di vedere tranne quello.
Ma, che fosse assurdo o meno, erano proprio loro.
I due ragazzi che giacevano su due materassi di piume separati da terra da delle sottili stuoie, coperti con lenzuola di cotone bianco e su cui Juvia e Kagura erano chinate con le lacrime agli occhi, erano Meldy e Rogue.
E non solo i loro corpi erano interi e segnati solo da qualche graffio. Erano, soprattutto, vivi.
Sbatté ancora una volta le palpebre, concentrandosi sul petto dei due amici, vedendolo alzarsi e abbassarsi in un movimento regolare.
-Chelia e Wendy hanno usato la loro magia curativa appena sono arrivati qui. Ora si stanno occupando di Gray, per domani dovrebbe già essere di nuovo in piedi- spiegò Mira, facendo sollevare per un attimo il volto di Juvia da quello di Meldy.
La felicità della ragazza era qualcosa di inesprimibile.
Fino a poco prima aveva pensato di avere perso o quasi buona parte delle persone a cui più teneva e ora scopriva che a breve avrebbe potuto riabbracciare tutti quanti.
-Dove… Come…- balbettò l’albino, senza riuscire ad articolare nulla di senso compiuto, mentre Kagura si avvicinava a Juvia per stringerla.
-Abbiamo ricevuto un segnale e seguendolo Charle è arrivata a Deadly Nightshade- spiegò Mira, sapendo cosa turbava tanto il mercenario -Li ha trovati in mezzo alle macerie e usando il teletrasporto li ha portati qui-
-Teletrasporto?!-
-È una delle capacità degli Exceed. Possono usarlo solo un numero limitato di volte prima che la loro forza magica si scarichi e trasportare altre persone gliene fa consumare anche di più. Per fortuna Charle è potente, altrimenti uno dei due avrebbe anche rischiato di restare là e non farcela- mormorò, scacciando il senso d’angoscia che le era salito in un attimo alla gola al pensiero che, proprio per via di quel salvataggio imprevisto, Charle non aveva avuto abbastanza magia residua per andare a recuperare Yukino a Magnolia, quando Grandine si era agitata, sintomo che qualche membro della tribù era in pericolo.
Non fosse stato per la dragonessa ora sua figlia…
-Che genere di segnale?!- si accigliò Kagura, ancora inginocchiata accanto alla stuoia di Meldy.
Mira sorrise, imponendosi di non lasciarsi sopraffare da qualcosa che ormai era stato scampato e non li minacciava più.
-Nulla di elettronico se è questo quello a cui stai pensando. Si tratta di qualcosa che va al di là della tecnologia-
-Ma come hanno fatto a salvarsi?! Abbiamo visto con i nostri occhi la base che saltava in aria! Hanno usato un controllo remoto per il detonatore?!-  intervenne di nuovo Lyon, cercando una spiegazione logica ora che il sollievo aveva smesso di annebbiargli la mente.
Ma non poté non sgranare gli occhi quando Mira scosse piano la testa.
-Erano nella stanza da cui è partita l’esplosione a pochi metri dalla bomba-
-Questo è impossibile!-
-Non sto mentendo Lyon-
-E allora come?! Mi stai dicendo che sono sopravvissuti all’esplosione ravvicinata di una bomba e di un cannone a propulsione magica, nonché alla conseguente caduta di macerie, riportando così poche ferite?! Come?!- insistette agitandosi l’albino.
-Lyon-sama- lo chiamò Juvia, sgranando gli occhi per quel suo atteggiamento così poco da lui.
-Io ho bisogno di capire! Mi serve una spiegazione! Devo essere certo che quelli sono Rogue e Meldy!- buttò fuori a denti stretti, prendendo tutti in contropiede.
Mira lo osservò qualche istante a occhi sgranati, prima di aprirsi in un lieve sorriso.
-Capisco. Non vuoi illudere il tuo cuore con falso sollievo perché poi il dolore sarebbe ancora più grande. È molto più che comprensibile. Sei un ragazzo saggio per la tua età- affermò -A salvarli è stato l’Idrhil Dorok, lo Scudo della Fata, una magia così potente da superare anche le leggi di vita e morte che regolano il nostro mondo. Una magia molto potente che ha a che fare con l’amore. E proprio per questo abbiamo percepito quel segnale di cui vi ho parlato poco fa. Si tratta di qualcosa legato a filo doppio con la nostra tribù, solo noi potevamo sentire il loro grido d’aiuto. Mavis ha visto la purezza dei loro cuori e delle loro intenzioni e li ha salvati-
-Si sono salvati perché si amano?- domandò incerta Juvia, sentendo le guance arrossarsi al solo porre quella domanda.
-Anche- confermò Mira, materna e affettuosa -Ma non solo il loro amore reciproco li ha salvati, anche quello verso i loro cari che li ha portati a compiere un sacrificio tanto grande. Indubbiamente, però, il fatto di amarsi tra loro ha aiutato. Charle dice che li ha trovati abbracciati- spiegò, facendo sorridere sia Juvia  sia, suo malgrado, Kagura, prima di tornare a guardare Lyon con una luce grave negli occhi -Questa è la sola spiegazione che posso offrirti, perché altre non ce ne sono. So che è difficile crederci e che hai paura ma non posso che suggerirti di fidarti del tuo cuore, Lyon-
-Il mio cuore desidera troppo che quello che vedo sia vero per potermi fidare- rispose con il groppo in gola il mercenario, stringendo le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
Un mugugno sofferente lo obbligò però a girarsi di scatto, concentrandosi nuovamente su Meldy, che aveva preso ad agitarsi e sembrava sul punto di svegliarsi.
-Temo avrà un brusco risveglio. Lasciate fare a me- affermò Mira, affrettandosi per avvicinarsi alla rosa, mentre Kagura e Juvia si rimettevano in piedi, lasciandole spazio.
Le palpebre di Meldy lottarono ancora un po’ contro il sonno e la fatica prima di spalancarsi di colpo sui suoi occhi verdi e allungati, mentre un suono soffocato fuoriusciva dal suo petto che prese ad alzarsi e abbassarsi forsennatamente, in un attacco di iperventilazione.
Le sue iridi schizzarono da una parte all’altra della stanza, in preda ad autentico panico, mentre il suo corpo vibrava sotto il sottile lenzuolo, scosso dai tremiti.
-Cosa…- mormorò la rosa, richiudendo solo un attimo gli occhi e ritrovandosi la mente invasa da una serie di orribili immagini.
Lei che piazzava una bomba a Deadly Nightshade, Rogue che correva nella stanza urlando che non l’avrebbe abbandonata, le loro bocche che si univano e poi una serie di potenti esplosioni e un calore micidiale che li avvolgeva.
Riaprì subito gli occhi, consapevole che qualcosa non tornava, permettendo al panico di sopraffarla.
Come faceva a essere viva?! Come?!
Non aveva senso!
A meno che… a meno che Rogue non le avesse fatto da scudo con il proprio corpo!
Quell’idea, troppo orrenda per poterla sopportare, l’idea di vivere in un mondo in cui lui non c’era, l’idea di essergli sopravvissuta  e di essere stata la causa della sua morte, si impadronì di lei, mandandola in tilt.
-No!!!- gemette, stringendo il lenzuolo tra le mani, mentre le lacrime prendeva a scorrere sul suo volto, segnando solchi più chiari sulla patina di sporco e cenere che le ricopriva la pelle -Rogue!!! No, no ti prego!!! Rogue!!!- singhiozzò, agitandosi nel letto, fuori di sé, sconvolgendo Lyon, Kagura e Juvia.
Con un gesto dolce ma deciso, Mira la obbligò a tenere fermo il capo e guardarla.
-Calmati Meldy! Calma! È tutto a posto! Rogue è vivo!- le disse con tono fermo, lasciandola interdetta, con gli occhi umidi e sgranati e il respiro grosso.
-C-come?!-
-Guarda- la invitò poi con un sorriso, indicando con un cenno del capo il moro, ancora addormentato.
Lentamente, la giovane mercenaria voltò il capo verso sinistra e un’ondata di calore la pervase nel mettere a fuoco il ragazzo che amava, sdraiato a pochi passi da lei e chiaramente vivo.
Piegò il braccio, portando una mano a posarsi sulla propria bocca, mentre nuove lacrime prendevano a scorrere dai suoi occhi, per la gioia e il sollievo.
-Oh santo cielo- gemette sottovoce, allungando poi un braccio verso di lui, bisognosa di raggiungerlo, toccarlo, sentire il suo calore.
Senza esitare, Mira si posizionò in testa al suo materasso, afferrandolo con due mani per avvicinarlo a quello del moro, facendo scattare subito Kagura, che fece altrettanto dalla parte dei piedi.
Senza fatica li avvicinarono fino a farli collimare alla perfezione e subito Meldy si girò sul fianco, accarezzando la guancia sporca di Rogue a palmo pieno, facendogli contrarre il volto in una smorfia.
Fu il turno del moro di aprire gli occhi con un lieve mugugno e sbattere le palpebre per spannarle, sgranando appena le iridi nel riconoscere la ragazza accanto a lui. Il suo stupore ebbe vita breve, presto sostituito da un lieve sorriso.
-Meldy- la chiamò, facendola sorridere e piangere ancora di più, mentre districava il braccio dal lenzuolo, per avvolgerle la vita e trascinarsela contro.
Le fece infossare il viso nel suo collo, mettendosi anche lui sul fianco e baciandola tra i capelli, per calmarla, prima di sollevare gli occhi sul resto dei presenti, riconoscendo i suoi amici e sentendo il cuore scaldarsi.
-Non sono morto eh?- domandò tossicchiando, mentre Kagura si accovacciava vicino a loro.
Lo picchiettò sulla fronte con l’indice, guardandolo severa.
-Pensavi di scampare così facilmente i prossimi anni di servizio?- lo rimproverò, facendo ridacchiare sia lui che Meldy.
-Juvia, stai bene?- domandò poi, facendo voltare anche Meldy che si illuminò nel sentire il nome della sua cara amica e nel metterla poi a fuoco, perfettamente in salute e solo un po’ provata emotivamente.
La blu annuì e Rogue voltò il viso ancora una volta, cercando Lyon con gli occhi e facendogli trattenere il fiato.
-Lector e Frosch?!- domandò, sciogliendo anche i suoi ultimi dubbi.
Nessuno avrebbe mai potuto simulare quel misto di affetto, preoccupazione e amore che accendeva gli occhi suoi e di Sting quando parlavano dei bambini.
Mandò giù a fatica, sentendo gli occhi pizzicare e il cuore farsi più leggero.
-Stanno bene…- soffiò, mentre Kagura si avvicinava a lui per abbracciarlo e confortarlo.  
Mira lasciò vagare lo sguardo sulla stanza, sentendo il cuore scaldarsi e considerando che forse era giusto lasciarli soli. Ma non fece in tempo a muovere nemmeno un passo che la tenda si scostò di nuovo lasciando entrare un ragazzo biondo lievemente trafelato, che fece trattenere il fiato a tutti.
-Sting!- lo chiamò Kagura, mentre Juvia si muoveva rapida verso di lui, lanciandogli le braccia al collo.
Il ragazzo sgranò gli occhi, afferrando l’amica per la vita e abbassando per un attimo le palpebre, sollevato nel sentirla viva e calda contro di sé.
-Juvia. Grazie al cielo- mormorò prima di separarsi da lei e avanzare verso i due amici che giacevano a terra, stretti l’uno all’altra.
Si accovacciò accanto a Rogue, ghignando strafottente per nascondere, senza successo, la propria preoccupazione.
-Che avete combinato? Ti sentivi discriminato perché io ero in missione e tu no?!- domandò, cercando di sdrammatizzare e riuscendo a far sorridere l’amico.
-Beh non potevo rischiare di fare la figura del rammollito davanti a lei- gli fece notare, indicando con un cenno del mento Meldy che aveva richiuso gli occhi e sembrava essersi riaddormentata sul suo petto -Li hai visti?- gli domandò poi, con tono più grave.
Sting comprese immediatamente, senza bisogno di altre precisazioni, che parlava dei bambini.
Annuì con un unico cenno secco del capo.
-Stanno riposando- lo rassicurò, guardando il suo viso distendersi, prima di chiudere a sua volta gli occhi e cedere alla stanchezza, mentre il suo migliore amico si rimetteva in piedi, continuando a studiarli con affetto.
-Sting-kun- avanzò di un passo Juvia, attirando la sua attenzione -Il Comandante?- domandò cauta, setacciando il suo volto in cerca di una risposta.
Già sapere che Gajeel non era mai tornato alla base l’aveva terrorizzata. Ora, il fatto che Sting fosse lì da solo l’aveva messa nuovamente in allarme.
Il biondo sospirò, passandosi pollice e indice sugli occhi.
-È tornato alla base, doveva fare non so cosa. Mi ha chiesto di tenere d’occhio Yukino e poi è ripartito- spiegò, facendo sobbalzare appena Mira mentre Lyon piegava le labbra in un ghigno sghembo.
-Yukino?!- domandò con tono eloquente -Chi è Yukino?!-
Sting si girò a guardarlo, sollevando il sopracciglio prima di imitare l’amico, ghignando a sua volta.
-E voi due che state facendo?!- rigirò la domanda, notando l’abbraccio decisamente intimo dell’albino con Kagura.
Lyon aprì la bocca per rispondere, balbettando cose senza senso, senza però lasciar andare la compagna.
-Vorrei ringraziare il vostro comandante!- intervenne Mira, cogliendoli tutti alla sprovvista, ricordando loro della sua presenza.
Sting la fissò, accigliandosi appena, riconoscendola come la donna che lo aveva addormentato, comprendendo in quel momento che lo aveva fatto per impedirgli di lasciarsi sopraffare e infierire contro quel maestoso albero.
-Yukino è mia figlia e chiunque sia il vostro comandante è anche a lui che devo la sua vita, oltre che a te, Sting!- spiegò con semplicità, facendo sorridere e annuire il biondo.
Mira rispose sorridendo e annuendo a sua volta, prima di dirigersi verso l’uscita, con passo sicuro.
-Io vado da mia figlia- li informò, soffermandosi solo un altro istante -Juvia, se vuoi vedere Gray chiedi pure a chiunque della tribù, ti porteranno da lui- le disse facendole trattenere il fiato -Comunque ora sta riposando e immagino tu abbia voglia di stare un po’ con i tuoi amici- concluse sorridente, guardandola rispondere con un cenno del capo, prima di uscire dalla tenda, inspirando l’aria tiepida e luminosa di pulviscolo magico della radura.
 













Angolo di Piper: 
Ehilà, minna-san!! 
Pensavate che avessi saltato l'aggiornamento settimanale eh?! 
Ma no ero a Lucca e quindi ho ritardato di un giorno e.... Eccoli qua! (parlo di Rogue e Meldy, non è un errore di battitura, di me alla fine chissene!) 
Cioè voi tre, cercasinome, Honey e Fanny, vi meritereste un monumento per la costanza con cui ci avete creduto fino all'ultimo e io forse mi meriterei una botta in testa per essere così prevedibile, fatto sta che no, non ho mai avuto intenzione di ucciderli! 
E ora mi sembra il minimo ringraziarvi di cuore anche se lo faccio sempre
Fanny: Ma sei tu che dai soddisfazioni a me! Mest e Sorano credevo di essere l'unica a filarmeli! ** Btw sono così felice che la storia ti intrighi e che non stai nella pelle! Spero di non deludere le tue aspettative. 
cercasinome: Noooo non piangere! Mi spiace farti penare per Gajeel e Levy ma ti giuro sta storia è talmente un casino che devi avere un poco poco di pazienza! Comunque la posa di Franky sta bene sempre e ovunque! *Alza le braccia sopra la testa* Superrrrrrr!!!! 
Honey: Evvai un'altra fan del mago e l'angelo! Batti cinque! Dunque ho un po' di cose da dirti perciò andiamo con ordine. I nomi dei bambini sono nomi di demoni giapponesi, o meglio Nue lo è, Rehien è il nome di un demone giapponese che io mi ostino a storpiare (ma mi piace di più così), ma li ho sceltoi soprattutto per il suono! E ora parliamo di Mira e la Madre... Che non è Mavis. Mi spiace, forse ho fatto su casino io, ma nel flashback quella che Mira chiama "Madre" e che di fatto è sua nonna non è affatto Mavis. Mavis è la fondatrice della tribù, vissuta molti secoli prima. Ora la Madre è Mira perchè la società dei Vermillion è matriarcale e lei gli è succeduta per discendenza diretta. E siccome sono nonna e nipote e sono passati un po' di anni dai flashback e quindi nemmeno Mira è più di primissimo pelo le ho descritte entrambe come "bellissime e senza età" anche per fuorviarvi un pochino, perchè se no che colpo di scena sarebbe stato?! A-ehm... cooooomunque spero che ora sia tutto chiaro e se no, non esitare a chiedermi! Sono felice che la storia continui a prenderti così tanto! Tranquilla che le risposte agli altri tuoi dubbi arriveranno presto! 
Grazie di cuore a tutti quanti e al prossimo aggiornamento! 
Piper. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


-Dai è andata bene!- esclamò convinta, facendolo girare verso di sé, incredulo.
-Tu sei completamente pazza!- affermò, facendola ridere di cuore.
-Oh dai Laxus! Sei un mercenario e hai paura di una piccola tribù?!?- mormorò, muovendo le spalle e guardandolo con la sua solita, non forzata malizia.
-Ma non è questione della tribù Mira! È che… certe cose… ehm… ecco…- balbettò, girandosi poi verso il nodoso tronco di quello strano albero, perfettamente al centro dell’altra radura dove Mira lo aveva portato, attraverso un sentiero che si apriva in mezzo alla foresta.
-Quali cose?!- si informò l’albina, sempre più divertita, facendolo sobbalzare e arrossire -Cose tipo conoscere la mia famiglia?!- proseguì, sempre più insistente ed eloquente.
Laxus strabuzzò gli occhi, schiarendosi rapido la gola.
-Che strano quest’albero!- esclamò rapido e nervoso, imponendo alla propria faccia di tornare di un colore normale.
Mira lo studiò ancora un attimo, ostinatamente girato verso la pianta, prima di sospirare e puntare gli occhi al cielo, restando puntellata sui palmi, le braccia tese all’indietro.
-Questo è l’albero di Tenroujima, il cuore della nostra casa- spiegò, mentre il mercenario tornava finalmente a guardarla.
-Quello che regola la vita e la magia?-
-Proprio lui- gli sorrise l’albina.
-Sembra una pianta come tante- affermò sincero il biondo, accigliandosi appena -Voglio dire… è un albero strano è vero ma… è un albero!- concluse, senza preoccuparsi di offenderla.
Si era ripromesso che con Mira sarebbe stato sempre onesto, sincero e se stesso.
Faceva parte del suo modo di amarla.
E infatti la ragazza si limitò a sorridere di più, sdraiandosi nell’erba.
-Non devi fermarti all’aspetto esteriore. Ciò che conta è quello che si ha dentro. Vale per le persone così come per gli animali e le piante. E quest’albero è più di un semplice tronco con una chioma in cima-
Laxus la imitò, sdraiandosi nell’erba e girandosi sul fianco per poterla guardare meglio.
-Raccontami- la invitò, facendole voltare il capo verso di sé.
Mira si girò a sua volta sul fianco, perdendosi un attimo a studiare il volto del mercenario e resistendo per miracolo all’impulso di accarezzarlo.
-Ti ho già parlato della donna che fondò la nostra tribù, Mavis Vermillion ma non dell’uomo con cui diede origine alla nostra famiglia. Si trattava di un negromante, il suo nome era Zeref. Era fuggito dal suo villaggio per sottrarsi all’influenza del padre, che praticava la magia nera e voleva fare di lui il proprio erede in tutto e per tutto. Si incontrarono per caso qui nel bosco e fu amore a prima vista, almeno per lei. Non pensare che sia una sciocca romantica!- lo ammonì, facendolo sorridere.
-Non lo penso-
Anche Mira sorrise, prima di riprendere la parola.
-Comunque la loro fu una vita lunga e felice, con tanti figli e tanti nipoti, passata a cercare un modo per usare la magia dei negromanti per fare del bene. Uno studio durato anni e racchiuso in un libro conosciuto come il Sigillo di Zeref. Quando Mavis arrivò alla fine del suo viaggio, prima di lui, Zeref le fece un ultimo meraviglioso regalo, usando buona parte della propria energia vitale per fondere l’anima di Mavis con la fonte di magia, dando vita all’albero Tenroujima-
Laxus sgranò gli occhi incredulo, girandosi verso l’albero e poi di nuovo verso Mira.
-Co… Mi stai dicendo che quell’albero è Mavis Vermillion?!?- domandò incredulo.
-È il suo spirito! E questa fusione ha permesso alla magia di Tenroujima di diventare una fonte intelligente e dotata di volontà!-
-E Zeref?-
-Lui si allontanò da qui, attraverso la foresta, per nascondere il libro, proteggendolo con un incantesimo che avrebbe permesso di trovarlo solo a qualcuno dal cuore puro e degno, per evitare che gli insegnamenti che vi aveva racchiuso venissero usati per fare del male. E quell’ultimo incantesimo lo portò rapidamente alla morte, un morte serena, permettendogli di riabbracciare Mavis poco dopo che se n’era andata. Per questo questo luogo è così sacro per noi. È la tomba della nostra fondatrice e dove vita e morte si fondono in un’unica potenza magica, così come Mavis e Zeref sono riusciti a fare con la magia bianca e la magia nera-  
-Capisco- annuì il mercenario.
Mira sorrise, allungando una mano ad accarezzargli la guancia.
-Allora ora vuoi dirmi se le “cose” di cui parlavi erano “conoscere la mia famiglia”?- lo invitò, facendogli sgranare appena gli occhi.
La fissò, titubando solo qualche altro istante, prima di prendere un profondo respiro e puntellarsi sul braccio, sovrastandola con il busto.
-Sì, Mira. Parlavo di quello- ammise, stupendosi di se stesso.
Cosa stava facendo?
Ma non aveva senso continuare a fingere che le cose stessero diversamente, lo sapeva anche lui.
Non aveva senso nascondere ancora i propri sentimenti, senza contare che in quelle circostanze, con quell’atmosfera, quell’intimità, in quel luogo così magico, illuminato da piccole lucine fluttuanti che sembravano lucciole, sotto a quel cielo stellato e con l’odore di Mira nei polmoni non era più in grado di resistere.
-Perché mi importa molto di cosa potrebbe pensare la tua famiglia di me- proseguì, portando una mano ad accarezzarla sul volto, mentre l’albina si rimetteva a pancia in su, guardandolo persa -Ma ancora di più mi importa di cosa pensi tu-
-Sai già cosa penso di te, Laxus- soffiò, sentendo che stava cadendo in trance.
Il biondo la fissò intensamente, contraendo il viso in una smorfia sofferente.
-Tu non conosci tutto di me. Io sono un mercenario, un uomo che impugna un’arma e non ha paura di usarla. Le mie mani sono sporche e mi vergogno persino di toccarti come sto facendo ora. Non merito tanto ma sono un’egoista e finché me lo lascerai fare io…- sobbalzò, colto alla sprovvista, quando la mano di Mira si posò sulla sua bocca, zittendolo.
-Tu non sei sporco. Non è il colore delle tua mani che determina quello della tua anima. Il tuo cuore è puro e sincero e io so tutto quello che c’è da sapere di te, Laxus Dreyar. Tu impugni quell’arma ma lo fai per coloro che ami. Lo farai sempre per coloro che ami, troverai sempre qualcuno da proteggere e per cui combattere. Ed è per questo, Laxus… Per questo che io…- si fermò deglutendo a vuoto, ma senza distogliere gli occhi dai suoi -Che ti amo così tanto-
Un brivido percorse la schiena del ragazzo mentre il cuore gli si fermava e poi ripartiva al doppio della velocità.
Cos’aveva detto?!
Aveva sentito bene?!
Non riusciva a crederci!
La mano di Mira scivolò dalle sue labbra alla sua guancia e le sopracciglia chiare dell’albina si contrassero in un’espressione preoccupata.
-Laxus…- lo chiamò con un filo di voce -È tutto a posto, davvero… non c’è problema se… se non provi lo stes…- cercò di rassicurarlo prima che le labbra sottili del mercenario le togliessero il fiato.
Rispose subito, senza esitazione. Rispose al bacio e a quel desiderio, quel bisogno di sentire il suo sapore sulla lingua e le sue mani sul suo corpo. Lo voleva, disperatamente, dal primo momento in cui lo aveva visto.
Inarcò la schiena gemendo quando Laxus le morse il labbro inferiore, schiacciando il suo morbido seno sul suo petto nudo, sentendo le sue braccia muscolose avvolgerla completamente e tenerla ancorata a sé.
Era così buona, così calda, così profumata Mira. Come l’estate ma non quell’estate perenne a cui ormai si era abituato ma come le estati che aveva fatto in tempo a godersi da bambino.
Quelle estati in cui il caldo era smorzato da una brezza profumata e leggera e un tuffo nello stagno era una piacevole parentesi e non una necessità per sopravvivere al caldo corrosivo. Quell’estate che sapeva di pesche e fiori, in cui si lasciava coccolare fino a tardi da un vento morbido e rigenerante e dalla luce delle stelle.
Ricordi perduti della propria infanzia, desiderio di un uomo nel fiore degli anni.
Qualcosa a cui nessuno, neppure il più freddo dei Raven Tail avrebbe potuto rinunciare.
La strinse più forte, quasi a volerla inglobare, mentre si metteva seduto trascinandosela dietro e accarezzandole una coscia nuda a palmo pieno.
Mira immerse le dita nei suoi capelli e gettò la testa all’indietro, lasciandogli libero accesso alla sua gola, sentendo qualcosa prendere a pulsare in lei.
Si staccò per cercarlo con i suoi grandi occhi blu, lucidi e pieni di urgenza.
-Laxus…- lo chiamò a corto di fiato mentre anche lui si perdeva ad ammirarla, senza lasciarla andare.
-Ti fidi di me, Mira?- gli chiese dopo un po’, facendola sorridere di pura gioia.
Rise, nel buio della notte, ai piedi dell’albero Tenroujima, rise di felice incredulità, mentre gli accarezzava il volto dalla parte della cicatrice.
-Non riesco a immaginare un mondo in cui non mi fido di te, Laxus- mormorò sincera, facendogli esplodere il cuore di gioia, prima di diventare improvvisamente seria, nonostante i suoi occhi continuassero a brillare euforici.
Prese un profondo respiro, stringendo la presa sulle sue spalle.
-Ma c’è una cosa che devi sapere prima…-
 

 
Rimase di spalle, sapendo a chi appartenevano quei passi, sorridendo tra sé, grata al buio della notte che nascondeva il rossore delle sue guance.
-Tua mamma è andata a dormire?- domandò, fermandosi a pochi passi di distanza.
-Essere il capo tribù da responsabilità alle quali non ti puoi sottrarre, ma è stata con me il tempo necessario. Anche se non si può quantificare il tempo che una madre e una figlia hanno voglia di trascorrere insieme- mormorò in risposta, sentendo i suoi occhi su di sé.
Sapeva che la stava studiando, che stava studiando il suo abbigliamento. Si era cambiata, indossando gli abiti tradizionali della tribù e ora era curiosa di vedere se anche lui aveva fatto altrettanto.
Voltò il busto e trattenne il fiato, squadrandolo da capo a piedi.
Era bellissimo, semplicemente bellissimo. Con i pantaloni bianchi, i piedi scalzi, la casacca blu che faceva brillare i suoi occhi.
Sì, era bellissimo, ma si rendeva conto, Yukino che lo avrebbe trovato bellissimo in ogni caso. Non era qualcosa che potesse controllare, ma non per questo si sentiva sopraffatta dal destino.
Aveva sempre pensato che quando sarebbe accaduto avrebbe cercato di opporsi ma, non appena Sting era entrato nel suo campo visivo non aveva nemmeno voluto lottare e ora era felice che fosse andata così.
Se ci pensava con un po’ di razionalità si sentiva patetica e ridicola ma non poteva farci niente.
Non conosceva quasi quel ragazzo ma le sembrava di conoscerlo da sempre.
Non sapeva nulla di lui ma sentiva di potersi fidare ciecamente.
Lo aveva visto per la prima volta poche ore prima. Ma lo amava.
Fremette quando Sting ruppe gli indugi, annullando le distanze e sedendosi al suo fianco.
-Immagino sia più o meno come per me e Lector. Potendo staremmo sempre insieme- ammise, guardando davanti a sé e intrecciando le dita.
Yukino si girò verso di lui, accarezzando il suo profilo con gli occhi.
-E allora perché sei qui?- gli chiese, innocente e sincera, facendolo sobbalzare.
Sting si girò a guardarla, distogliendo poi subito gli occhi con evidente imbarazzo, mentre la faccia gli andava a fuoco.
-Oh beh io… E-ecco… Lui dormiva e… anche gli altri erano stanchi….- balbettò, facendo ridacchiare Yukino e voltandosi verso di lei con una luce interrogativa negli occhi.
-Sei carino quando ti imbarazzi- spiegò l’albina, portando una mano a toccare la rosa nera che le decorava i capelli, creando un magnifico contrasto.
Fu il turno di Sting di studiarla, rendendosi conto che conosceva già a memoria il suo volto e che ai suoi occhi sembrava un magnifico capolavoro della natura.
-Yukino Vermillion…- mormorò, facendola rabbrividire -Con tutto il rispetto, preferisco Aguria- ammise, per sciogliere un po’ la tensione che aleggiava nell’aria, accesa da mille luci di pulviscolo magico trasportati dai petali di soffione.
-Beh anche io- ammise, seguendo con lo sguardo una di quelle piccole luci nel suo ondeggiante volo.
Sentiva la pelle pizzicare per il calore così vicino di Sting, mentre la sua mente continuava a domandarsi se il ragazzo fosse finito lì per caso, alla ricerca di un po’ di tranquillità e silenzio, o se fosse andato a cercarla.
Avrebbe voluto chiederglielo ma si rendeva conto di essere fuori luogo. Non era detto che a lui fosse successo quello che era accaduto a lei. Forse il suo era solo senso del dovere, di rispettare la richiesta del suo comandante.
-Tu troveresti molto folle…- cominciò il biondo, senza guardarla, interrompendosi immediatamente.
Chiuse gli occhi e scosse la testa, premendosi pollice e indice sugli occhi in un gesto stanco.
-Tutto questo non ha senso- vibrò, prima di risollevare le palpebre e girarsi verso di lei, penetrandola con gli occhi.
Yukino trattenne il fiato, sostenendo il suo sguardo malgrado l’imbarazzo.
Prese un profondo respiro, incapace di decidere il da farsi.
Si sentiva sciocco, ridicolo, patetico. Non credeva neppure lui a ciò che provava, perché mai Yukino avrebbe dovuto credere alle sue parole?!
Eppure…
Eppure, come aveva detto a Rogue, sapeva fin troppo bene quanto il qui e l’ora fosse tutto ciò che gli era concesso per vivere.
-Com’è possibile?!- le chiese, sapendo quanto fosse idiota quella domanda -Io non ti ho mai vista, non avevo mai parlato con te prima eppure… quello che sento… è come se ti conoscessi… da sempre! È come se…-
-Come se?!- chiese Yukino, trattenendo il fiato, incredula.
-Come se… Yukino non ha senso!- protestò -Come posso essermi innamorato in poche ore?- le chiese, quasi supplice.
Una supplica la sua, non tanto di dargli una risposta, quanto di rassicurarlo che no, non era pazzo e che sì, lei si fidava di lui. Un’utopia.
Ma, contro ogni pronostico, le labbra di Yukino si piegarono in un sorriso e i suoi occhi si accesero di una luce che era euforia, felicità e amore tutto in un unico mix.
-Non è folle! E nemmeno impossibile!- gli disse, controllando a stento la voce, sentendo l’entusiasmo gonfiarsi nel suo petto -È l’Ishgar Jara!-
-C-cosa?!- domandò, pensando che per un attimo la ragazza fosse impazzita e si fosse messa a sproloquiare.
-L’Ishgar Jara, nella lingua della mia tribù, significa legame. È qualcosa che ho sin dalla nascita, che tutte le donne della mia tribù hanno sin dalla nascita. È come un richiamo, un… un istinto o un sentimento che aspetta solo di venire esternato… e che solo una persona può avere per sé. Sin dal momento della mia nascita, il mio cuore è stato destinato a una persona e quella persona sei tu, Sting- soffiò, lasciandolo interdetto.
Il biondo sbatté le palpebre, non certo di avere capito.
-È una cosa tipo… anima gemella?!- s’informò.
-Sì e no! Ecco… quando tu dici che ti sembra di conoscermi da sempre, è così davvero! Noi ci siamo già incontrati, conosciuti e amati in un’altra vita! Anzi molto probabilmente in più di una! E anche se il nostro cervello umano ci dice che non è possibile, le nostre anime si sono riconosciute! Per questo tu hai sentito il bisogno di proteggermi e io ho sentito sin dal primissimo istante che potevo fidarmi di te! Perché in realtà io ti conosco già!- proseguì, sempre più euforica, sobbalzando poi appena prima di distogliere lo sguardo -Scusa io… penserai che sono pazza…-
-No!- la fermò, sicuro e determinato.
Con delicatezza, le prese il mento tra due dita, obbligandola a sollevare di nuovo gli occhi su di lui.
-Lo penserei, se non sentissi quello che sento- ammise, senza riluttanza e senza vergogna -Ma non capisco perché proprio io. Sei certa di quello che dici?-
-L’Ishgar Jara è un effetto collaterale dell’altra potente magia della nostra tribù, l’Idhril Dorok. I poteri dei Vermillion, sia della linea di discendenza diretta che delle altre linee di discendenza, dipendono dall’amore. L’amore è la più potente di tutte le magia. E l’amore ha trovato il modo di superare i limiti di spazio e tempo e la morte stessa, attraverso l’Ishgar Jara. Si dice che l’unione dell’Ishgar Jara e dell’Idhril Dorok potrebbe riportare addirittura in vita una persona. Non c’è un motivo o una preselezione. È la tua anima che ha riconosciuto la mia, non è qualcosa a cui puoi dare una risposta razionale. Non c’è nulla di razionale nell’amore- concluse, lasciandosi poi andare a un lieve sospiro.
Sting rimase a fissarla incredulo ancora per alcuni istanti, che a Yukino parvero interminabili, prima di decidersi a smettere di pensare.
Con ancora il suo mento bloccato tra le dita, si chinò su di lei, baciandola piano, rimanendo scioccato nel riconoscere il suo sapore.
La cercò a occhi sgranati, mentre il respiro gli si affannava e lei socchiudeva appena le palpebre, trasognata e persa.
Che avesse senso oppure no, che fosse una legge ancestrale o meno, in quel momento a Sting non importava più.
Gli importava solo di quella ragazza per la quale, lo sentiva, avrebbe anche dato la vita e mandò la ragione al diavolo.
-Yukino- la chiamò, con le labbra già sulle sue, trascinandosela contro e baciandola con più trasporto, senza incontrare resistenza.
Pochi istanti e anche la giovane indigena stava rispondendo a quel contatto con tutto il suo corpo, salendo a cavalcioni del suo bacino, invocandolo sottovoce, accarezzandolo tra i capelli e facendo tintinnare il suo orecchino.
Se aveva dubitato che il proprio sentimento fosse sincero e che fosse solo mero desiderio carnale, ora Sting, con Yukino così arrendevole tra le sue braccia non aveva più dubbi.
Ishgar Jara o non Ishgar Jara, era l’uomo più felice del mondo, con quel sapore sulle labbra, quella morbidezza schiacciata contro il proprio corpo, il cuore di Yukino che teneva il ritmo dei loro baci e il suo odore a dargli la vita come fosse stata aria pura.
L’amava, che avesse senso o meno, l’amava davvero.
E la voleva.
Ribaltò le loro posizioni, facendola sdraiare sotto di sé, baciandole la fronte mentre la accarezzava a palmi pieni.
La sentì serrare di più la presa sui suoi capelli e tirare leggermente.
-S-sting…- lo chiamò affannata, le labbra schiuse e gonfie e rosse di piacere.
Altrettanto ansimante, anche il mercenario si sollevò, cercandola con gli occhi.
-C’è… c’è una cosa…- ansimò, fuori di sé per il desiderio che le scorreva nelle vene -Che devi sapere prima…-

 
-Nella nostra tribù non esiste un rito che sia equivalente al matrimonio ma se due persone si uniscono ai piedi dell’albero Tenroujima allora… Loro sono unite per sempre. Per l’eternità, anche dopo la morte…-

 
Il mercenario sorrise a quelle parole, non riuscendo a nascondere dietro il suo solito ghigno la felicità e l’emozione che brillava nei suoi occhi mentre il suo cuore accelerava i battiti.

 
-Non chiedo di meglio. Non riesco a immaginare un uso migliore della mia esistenza che essere tuo per sempre…- mormorò roco e sincero, accarezzandola con il dorso della sua mano.

 
Una lacrima sfuggì dall’angolo dell’occhio dell’albina, raccolta prontamente dal pollice del biondo.

 
-Per sempre…- sussurrò l’indigena, posando una mano su quella del giovane, intrecciando le loro dita.

 
-So che sembra folle ma sì… Per sempre… Te lo prometto…- soffiò sicuro di sé e di ciò che provava, prima di tornare a marchiarla con le sue labbra, con dolcezza e passione al tempo stesso.
Amandola con tutto se stesso, lì ai piedi dell’albero Tenroujima.
Unendo, tra i loro gemiti e i loro respiri che si mischiavano nell’aria, in mezzo al pulviscolo magico e sotto le stelle, ancora una volta, a filo doppio e per l’eternità, i loro corpi e le loro anime. 










Angolo di Piper: 
Ed eccoci qua! 
Capitolo di intermezzo per staccare un poco e tirare un attimino il fiato, giusto perchè non mi sembrate preoccupate per Gajeel, Levy e Laxus...Sì, lo so meriterei le botte! 
Qualche notizia in più sulla tribù Vermillion sperando, cercasinome, di avere soddisfatto un po' della tua curiosità! So che ti faccio penare ma spero che il salvataggio di Meldy e Rogue possa convincerti a prendere in considerazione di non odiarmi troppo perchè ti faccio aspettare così tanto! XD "Mira pensaci tu, che se aspettiamo Laxus qui passa un altro decennio", ho riso tre ore giuro! Le coppie che hai citato sono ufficialmente sistemate e non solo loro come si può intuire e l'ammmmmmore è nell'aria! Awwww! E niente ansia mi raccomando che faccio tutto il possibile per non mancare mai l'aggiornamento! ;) Grazie davvero per la recensione! 
Honey, è il tuo turno! Eh sì, ho impunemente derubato Mest della sua abilità, povero Mest! Sono felice che ti sia piaciuta la reazione di Lyon e che tu l'abbia trovata realistica! Nooo non essere preoccupata per Laxus-kun! Lui ha un grosso fucile e una grossa cicatrice, cosa vuoi che gli succeda?! A-ehm.... cooooomunque... sai che se evito di commentare qualche parte della recensione lo faccio per un buon motivo perciò ti chiedo di perdonarmi se non rispondo a tutte le tue domande o tutti i tuoi dubbi! Grazie per seguirmi sempre e supportarmi! :* 

E per finire, Fanny! "Tutti insieme felici e con.. Ah, no! Mi manca Laxus T.T e Gajeel"... Eh l'ho detto io che mi merito le botte! Ma come non ringraziarti a questo punto per la pazienza?! Non si sa ancora nulla della base mercenaria ma spero che il momento fluff vi abbia comunque ripagate dell'attesa! Per quanto riguarda la storia, durerà ancora un po' sì, più di quanto io stessa avessi programmato e comunque ho in mente altre idee... più di quante io possa fisicamente scriverne ma se hai pazienza, ogni tanto vedrai spuntare qualcosa di mio sul fandom anche se magari mancherò per qualche settimana! Detto questo, ti ringrazio ovviamente anche per la recensione e la tua presenza! 
Grazie davvero di cuore a tutte e tre e agli altri silenziosi lettori! 
Al prossimo aggiornamento!
Piper. 





PS: Mi rivolgo a tutti gli amanti della coppia StingxYukino! V
orrei informarvi che sul forum FairyPiece, di cui trovate il banner qua sotto, stiamo organizzando lo StingYu Day e vorremmo sapere se qualcuno è interessato a partecipare! Potrete trovare tutte le informazioni nella sezione "Iniziative --> Days"! Vi aspetto numerosi! 
 
Hai voglia di shippare?! Io sì! 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Avanzò verso la base di Deadly Nightshade fischiettando, il fucile sulla schiena e un sorriso sul volto. Era la prima volta che era felice di tornare dopo una missione, la prima volta che sentiva il cuore riempirsi di aspettativa nell’intravedere il profilo della spoglia  struttura dove vivevano i Raven Tail.
Era felice, Laxus, felice perché quello era il suo ultimo giorno come mercenario. Un brivido lo percorse come sempre a quel pensiero.
Alla prima notte passata con Mira ne erano seguite poche altre prima che venisse arruolato per una missione ma questo non aveva smorzato l’entusiasmo del biondo.
Era stato deciso e risoluto quando, dopo averglielo comunicato, l’aveva baciata e le aveva detto che al suo ritorno avrebbe lasciato l’esercito di suo padre e sarebbe entrato a fare parte della tribù.
La sua ultima missione. Che era anche stata rapida, appena due settimane via, non avrebbe osato sperare di meglio.
Si fermò a pochi passi dall’ingresso, prendendo un profondo respiro. Non sarebbe stato semplice spiegare a suo padre le sue ragioni ma ormai non aveva più dubbi. Non era quella la vita che voleva vivere. Lui voleva stare con Mira, renderla la donna più felice del pianeta, avere dei figli con lei, usare la propria forza per difendere la sua tribù.  E suo padre avrebbe dovuto accettarlo o comunque non avrebbe potuto fermarlo.
Era deciso, Laxus, deciso come mai in vita sua.
Senza riuscire a sopprimere il ghigno che campeggiava sul suo volto bronzeo, entrò nel fresco ingresso, immerso nella penombra quasi saltellando e si bloccò nel percepire la presenza di qualcuno a pochi metri da lui. Socchiuse gli occhi, non ancora abituati al buio, riuscendo a distinguere due sagome, imponenti almeno quanto lui.
-Laxus…-
-Ragazzi!!!- esclamò al settimo cielo nel riconoscere la voce di Silver e sapendo da sé che l’altro doveva essere per forza Gildharts.
Un piccolo spasmo gli strinse lo stomaco al pensiero che presto si sarebbe separato da loro, con cui erano più che amici. Erano fratelli. Ma anche le famiglie arrivate a un certo punto si separavano per una scelta o per l’altra, lo sapeva Laxus, e non erano più dei ragazzini.
Si avvicinò rapido, abbracciandoli goliardico e sentendoli dargli deboli pacche sulle spalle, prive di entusiasmo. Una strana sensazione lo pervase, facendolo irrigidire.
Cosa stava succedendo?! Perché erano così freddi e distaccati?!
Era vero che Silver non era molto espansivo ma di solito si lasciava andare anche lui quando uno di loro veniva mandato in missione per molti giorni a fila.
La certezza che qualcosa non andasse si impadronì del biondo mentre si spostava all’indietro per poterli guardare, trattenendo le mani sulle loro spalle.
-Laxus, vieni con noi- lo invitò Gildharts, senza aggiungere altro, facendolo deglutire a vuoto.
Agitato, li seguì su per le scale, al primo piano, dove le finestre lasciavano entrare la luce dall’esterno e gli permisero di mettere a fuoco le espressioni dei due amici.
Espressioni che non avevano nulla di tranquillizzante.
Silver e Gildharts erano tirati e pallidi e lo guardavano miserabili.
-Che succede?- domandò senza tanti preamboli, non sapendo più cosa aspettarsi.
Forse era successo qualcosa a qualcuno di loro mentre era via, a Minerva o a Kyoka. Forse a suo padre?!
Gildharts prese un profondo respiro, afferrandosi il ponte del naso e scuotendo il capo.
-C’è stato un attacco mentre eri via- lo informò Silver, facendolo irrigidire.
-Qualcuno è rimasto ferito?!- domandò subito, considerando che, però, stranamente, la base non sembrava aver subito danni di sorta -Kyoka…- cominciò ma l’amico lo interruppe.
-Non… non qui a alla base- soffiò, guardandolo accigliarsi.
-E dove allora?-
-Magnolia- intervenne Gildharts, abbandonando ogni remora -La foresta…-
Il biondo sgranò gli occhi, trattenendo il fiato con orrore. Alla fine a loro aveva detto di Mira e, anzi, li aveva invitati una sera all’accampamento dei Vermillion. 
-I cittadini sono come impazziti e hanno attaccato per prendere la magia di Tenroujima- proseguì il rosso, scioccandolo ancora di più.
-L’albero…-
-È intatto- intervenne Silver, leggendo un po’ di sollievo negli occhi dell’amico -Il problema non è quello però…-
-E quale allora?!-
Silver e Gildharts si scambiarono un’occhiata sofferente.
-Hanno fatto una strage, Laxus… la tribù…-
Se Laxus era convinto di sapere cosa fosse la paura, capì in quel momento che non l’aveva mai provata davvero. Aprì la bocca per immettere aria, senza riuscirci, mentre il panico lo scuoteva in ogni dove. Si sentiva come se gli avessero infilato la testa sott’acqua, come se avesse le membra bloccate, come se il cuore gli stesse sanguinando.
Non era vero! Non poteva esserle successo qualcosa!
La rabbia lo pervase mentre decideva che avrebbe setacciato l’intera città di Magnolia pur di trovare chi l’aveva ferita e fargliela pagare.
-Dov’è?!- domandò con una voce che non sembrava nemmeno la sua -Voglio vederla!!!- tuonò, dirigendosi verso l’infermeria.
-Laxus!!!-
-Laxus non è qui!!!- lo avvisò Gildharts, mentre entrambi scattavano per raggiungerlo e fermarlo -È nella foresta-
Il ragazzo si accigliò, confuso.
-N-non capisco- affermò, smuovendo un po’ il collo -Avete detto…- gli fece notare, senza riuscire a concludere la frase.
Gildharts avanzò verso l’amico, posandogli le mani sulle spalle, con un sospiro sofferente.
-Siamo corsi là appena Ivan ci ha detto dell’attacco- cominciò, deciso ad andare fino in fondo e non farsi interrompere -Laxus, mi dispiace…- si affrettò ad aggiungere quando il biondo prese a scuotere la testa in un gesto quasi ossessivo compulsivo e ripetere “no” a fior di labbra -Non c’era niente da fare quando siamo arrivati… Lei…-
-No!!!- urlò allontanandosi bruscamente, gli occhi pieni di lacrime e il cuore che si contorceva nel suo petto -Non ci credo!!!-
-Volevamo portarla qui ma avevano già iniziato il rito fun…- intervenne Silver.
-Non dirlo!!!- lo ammonì puntandogli contro il dito e facendogli morire le parole in gola.
Il moro e il rosso si scambiarono un’occhiata sofferente.
-Laxus…-
-Non ci credo!!! Non finché non l’avrò visto con questi occhi!!!-
-Non puoi andare là!-
-Ti faresti solo del male!-
-Mira è viva!!! Avete capito?!? Lei è viva!!! Lo sentirei se fosse successo qualcosa!!! Non vi credo!!!-continuò a urlare fuori di sé per il dolore, respirando affannato e guardandoli come una belva ferita, ormai in trappola.
Fu il turno di Silver di avanzare, dopo essersi passato una mano sul coppino, prima di infilarla nella tasca interna della giacca militare.
E fu con sommo orrore che Laxus lo vide estrarre una rosa. Nera con i riflessi viola. Che sembrava di velluto.
La rosa che Mira aveva dato a lui al loro primo incontro. La rosa che lui aveva ridato a Mira prima di partire per quell’ultima missione.
-L’hanno lasciata davanti alla sua… tomba- esitò un attimo Gildharts, consapevole che quel termine era sbagliato perché secondo la tradizione dei Vermillion, Mira era stata cremata insieme agli altri morti, dopo il rituale che separava l’anima dai loro corpi perché potesse librarsi libera nel cielo e unirsi alla fonte di magia conservata nel tronco di Tenroujima.
Quelle che loro definivano tombe non erano altro che torce che veniva piantate nel terreno e rimosse solo quando finivano di bruciare.
-L’abbiamo presa sapendo che lei avrebbe voluto darla a te… La Madre ci ha dato il permesso…-
Senza più riuscire a sentirli, Laxus allungò una mano tremante ad afferrare il fiore, portandoselo al naso per odorarlo, riconoscendo subito il profumo della sua donna che ancora impregnava quei meravigliosi petali che mai erano appassiti, sebbene sembrasse impossibile.
Come in trance, barcollando e svuotato di ogni energia, il mercenario voltò le spalle ai due amici, scendendo le scale con esasperante lentezza, per tornare verso l’atrio e uscire all’aperto.
Non si accorse del sole che gli inondava il volto rigato di lacrime, non si accorse del gruppo di giovani soldati che stava rientrando camminando nella direzione opposta alla sua e che gli lanciò una serie di stranite e preoccupate occhiate. Non si accorse di Gildharts e Silver alle sue spalle, non si accorse di essere caduto in ginocchio.
Solo di una cosa si rese conto, di quel suono assordante e micidiale, simile a un ruggito, che gli risuonò nelle orecchie, dissanguandogli il cuore. E mentre stringeva lo stelo della rosa di Mira nel palmo, ferendoselo senza provare neppure un po’ di dolore alla mano, non riuscì nemmeno a realizzare che quel grido lo aveva lanciato proprio lui.
 


Avanzò verso la base di Deadly Nightshade con passo pesante ma deciso, il fucile in mano e lo sguardo determinato. Non sapeva esattamente come affrontare il discorso e con chi. Si rifiutava di credere che i suoi più cari amici gli avessero mentito per tutto quel tempo ma di certo avrebbe dovuto farsi spiegare nel dettaglio cos’era successo esattamente quel giorno, un racconto che non aveva mia voluto sentire.
Poteva contare solo su Silver, data l’assenza di Gildharts, ma tanto non dubitava che alla fine sarebbe andata come si aspettava e avrebbe finito con il cercare suo padre. Glielo diceva l’istinto che era lui la chiave di tutto.
Sollevò lo sguardo sulla struttura, schermandoli dal sole con il braccio sinistro e mettendo a fuoco nella luce cocente del mattino, gli occhi appannati per la stanchezza. Aveva viaggiato tutta la notte per arrivare il prima possibile e si chiese se non fosse un brutto tiro che la mancanza di sonno gli stava giocando quell’enorme squarcio nel fianco della base, che gli fermò il cuore e il respiro.
Cosa diavolo era successo?! Sembrava  che fosse esplosa una bomba!
Ignorando la fatica e il dolore alle gambe, prese a correre verso l’ingresso e su per le scale, senza sapere nemmeno lui dove dirigersi. Doveva assolutamente trovare qualcosa, scoprire cosa fosse successo, se c’erano feriti.
Svoltò verso il corridoio dell’infermeria e quasi andò a sbattere contro qualcuno, una figura alta, snella ma tonica che sollevò istintivamente le mani verso di lui, chiamandolo con evidente sollievo.
-Laxus!-
Il biondo frenò appena in tempo, osservando l’amica a bocca schiusa.
-Minerva!- la chiamò a sua volta, respirando affannato non per la corsa ma per la preoccupazione -Cos’è successo?!- le chiese, guardandola negli occhi.
La mora abbassò lo sguardo al pavimento, passandosi un palmo sul coppino prima di tornare a guardarlo, forte e determinata, pronta a raccontargli tutto ciò che sapeva.  


 
§

 
I suoi passi riecheggiavano per tutto il piano mentre percorreva rapido il corridoio, Minerva a fianco che teneva il suo passo senza difficoltà e i pugni stretti.
Era rimasto sconvolto nel ricevere tutte  quelle notizie, nel metabolizzare l’ingresso di Juvia tra le file ribelli e la perdita di Silver, Rogue e Meldy. Anche la sparizione di Lyon e Kagura lo preoccupava ma era più sereno per loro e voleva credere che Frosch e Lector fossero al sicuro con loro. In fondo, fuori dalla stanza esplosa avevano trovato solo la fascia di Meldy e alcuni proiettili di Skiadrum, l’arma di Rogue. Della presenza di Lyon e Kagura non c’erano tracce e tanto Laxus si stava facendo bastare per credere fino in fondo che i suoi ragazzi stessero bene.
Svoltò deciso, capendo che era arrivato più per il capannello di gente riunito fuori dalla palestra che non per senso dell’orientamento. Quell’area della sede era completamente irriconoscibile, la parete esterna divelta dall’esplosione che esponeva l’interno della base al soffocante caldo esterno. Non aveva chiesto perché suo padre avesse deciso di usare la palestra anziché la stanza dei comandanti. Era lì che era esplosa la bomba riducendola a un ammasso di macerie.
La bomba che due dei suoi ragazzi avevano fatto detonare.
Deglutì a forza, avvicinandosi ai comandanti riuniti nel corridoio e inorridendo nel mettere a fuoco la scena che stava avendo luogo senza che nessuno muovesse un dito per fermare Kyoka.
La sua vecchia amica stava tenendo Jackal per i polsi, spingendolo con cattiveria contro il muro e, a giudicare dalle condizioni del ragazzo, doveva essere già passato per le mani di Ivan o, in alternativa, Kyoka lo stava picchiando già da qualche minuto.
-…rispettare gli ordini capito?! Voi non siete privilegiati!!!- stava urlando fuori di sé la mercenaria.
Sollevò il braccio, pronta a colpirlo in viso con uno dei suoi guanti di ferro, che avrebbero anche potuto fratturargli lo zigomo e sgranò gli occhi quando qualcosa le bloccò il polso, trattenendole l’arto.
-Che stai facendo?-
-Laxus…- soffiò, voltandosi verso di lui.
-Lascialo andare- la invitò con lapidaria e glaciale calma.
-Non pens…-
-Lascialo!-
-No!!! Perché dovrei?!?!-
-È uno dei tuoi ragazzi Kyoka!!!-
-Uno dei nostri ragazzi, come li chiami tu, Laxus, ha permesso ai ribelli di entrare!!! Uno dei tuoi ragazzi ha fatto questo alla nostra casa!!! E Silver, Laxus!!! Silver è morto!!!- gli vomitò in faccia, le lacrime agli occhi.
Boccheggiò senza fiato quando fu il suo turno di ritrovarsi scaraventata contro il muro, sulla parete opposta rispetto a quella dove lei aveva bloccato Jackal.
-Ora basta Kyoka!- le parlò sottovoce ma deciso e furente -Lo sai anche tu che mio padre è uscito di testa! Era Meldy la talpa non è necessario torturare nessuno! Silver non lo avrebbe mai permesso!- concluse, facendole trattenere il fiato e provando anche lui un dolore penetrante al pensiero che non avrebbe riabbracciato mai più uno dei suoi due più cari amici.  
La vide sbattere le palpebre prima e la lasciò andare, ritrovandosi le sue mani che gli stringevano la maglietta all’altezza dei pettorale, con spasmodica disperazione, mentre il dolore la devastava del tutto.
Laxus la strinse, nel silenzio opprimente della base, finché non sentì i singhiozzi diminuire, affidandola a quel punto alle cure di Minerva, prima di girarsi a cercare Jackal che stava studiando la porta della palestra come se volesse darle fuoco con la forza del pensiero.
Gli si accostò, posandogli una mano sulla spalla. Non gli sembrava possibile che suo padre fosse arrivato a un simile livello di follia, torturare uno ad uno tutti i ragazzi della base, con la convinzione paranoica che potesse esserci un’altra talpa ancora.
E anche senza chiedere, sapeva dallo sguardo di Jackal, dai tremiti che lo scuotevano, che ora era il turno di Seilah. E sapeva anche che il biondo non aveva certo paura per se stesso e che, se si stava trattenendo dall’entrare era solo per paura che nel vederlo Zancrow si accanisse sulla giovane.
Ma lui poteva fare qualcosa. Solo lui e lo avrebbe fatto senza esitare.
Avanzò, afferrando senza esitazione la maniglia ed entrando senza aspettare un invito, individuando subito Seilah mezzo sdraiata a terra, tenuta su dalla presa ferrea di Zancrow, il quale stava caricando per colpirla con la frusta sul volto. Il naso le sanguinava e aveva un grosso taglio sul sopracciglio. Poco distante, tranquillo e rilassato, suo padre assisteva alla scena con le braccia incrociate al petto e sguardo indifferente.
Si girò infastidito da quell’interruzione, abbozzando immediatamente un ghigno che non aveva niente di afettuoso e tutto di sadico nel riconoscere suo figlio.
-Oh Laxus...- cominciò mellifluo.
-Lasciala Zancrow-
Il biondo sollevò gli occhi sul nuovo arrivato, leccandosi famelico le labbra, psicopatico e fuori di sé, più simile che mai ad un animale.
-Non prendo ordini da te-
Con una calma che non sapeva neppure da dove arrivasse, Laxus si girò glaciale verso Ivan.
-Non serve a niente tutto questo. Smettila- sibilò tra i denti, facendogli sollevare un sopracciglio.
-È per il bene di Raven Tail- si limitò a mormorare.
-Cos’hai intenzione di fare?! Vuoi mandarli tutti quasi all’altro mondo come hai fatto con Flare?!-
-Voglio capire di chi posso fidarmi!-
-Torturandoli?!?!-
-Se lo avessi fatto prima forse avrei scoperto in tempo di Meldy, non credi?!- lo provocò, facendogli trattenere il fiato e stringere i pugni.
Chiuse gli occhi un’istante, chiamando a raccolta tutta la sua pazienza e autocontrollo, ignorando il dolore che anche solo sentire il suo nome gli provocava.
-Ma ora non è più una minaccia, quindi smettila con questa follia!- insistette, alzando la voce.
-Io non prendo ordini da te- gli fece presente Ivan, guardandolo con sfida.
Laxus sostenne il suo sguardo e fu senza staccare gli occhi da quelli di suo padre che ordinò nuovamente a Zancrow di lasciare Seilah.
-Nemmeno lui prende ordini da te- soffiò nuovamente il moro, provocandogli una scarica lungo la schiena.
-Molto bene- affermò il Comandante dei Rajiinshu, prendendo ad avanzare deciso verso il biondo.
-E io ordino a te di non provare a toccarlo nemmeno con un dito!- si affrettò ad aggiungere Ivan, sorridendo trionfante.
Il mercenario fece scrocchiare il collo, voltandosi una volta ancora verso il padre, osservandolo a lungo negli occhi.
-Quand’è così…- affermò, alzando le mani ai lati del viso, in segno di resa.
Poi, senza preavviso, afferrò il fucile sulla schiena, lo estrasse e prendendo la mira in un secondo sparò un colpo che colpì in pieno il braccio di Zancrow, recidendoglielo di netto e mutilandolo.
Il biondo indietreggiò, sbilanciato dalla perdita dell’arto e sia lui che Ivan sgranarono gli occhi, congelandosi sul posto, mentre Laxus smetteva di esitare e raggiungeva il boia di sua padre, afferrandolo per i capelli.
-Ho saputo che hai cercato di fare del male a Meldy qualche settimana fa- gli vomitò in faccia, sordo ai richiami insistenti e ora vagamente patetici di suo padre.
Senza lasciarlo, si diresse verso la porta della palestra, trascinandoselo dietro, spalancandola e facendo concentrare tutti i presenti in corridoio su di sé. Con un movimento secco, spinse il biondo nello spazio antistante la palestra, scaraventandolo a terra.
-È lui che ha torturato tutti da quando hanno iniziato- affermò cercando Jackal -Ed è lui che ha attivato i droni che hanno ucciso Silver- aggiunse, spostando gli occhi su Kyoka.
Disinteressato alle sorti di Zancrow, si richiuse la porta alle spalle, concentrandosi subito su Seilah, senza degnare Ivan di un solo sguardo.
-Cosa ti è saltato in mente?!?- esclamò suo padre fuori di sé, osservandolo tornare verso la mora.
Si accovacciò al suo fianco, studiandola un istante, trovandola esausta ma per niente turbata di avere attaccato al bavero della giacca un braccio sanguinante. D’altra parte, aveva visto anche di peggio.
Senza staccare gli occhi dal suo volto e sorridendole rassicurante, la liberò dell’arto, gettandolo verso la parete, prima di accarezzarle la guancia paterno.
-Stai bene Seilah?!-
-Sì, comandante…- rispose in un soffio affaticato.
-Tra poco ti porto in infermeria, prima devo fare una cosa però- proseguì, diventando mortalmente serio.
Seilah annuì prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi alla stanchezza.
Laxus la osservò ancora un istante, per poi rimettersi in piedi e trucidare con gli occhi suo padre, che lo fissava tra lo scioccato e il terrorizzato. Suo figlio sembrava essersi trasformato in una belva.
-Tu…- avanzò con furia verso di lui, il corpo scosso da tremiti di rabbia e disgusto.
-L-Laxus, fermo!- esclamò l’uomo, alzando le mani ai lati del viso -Cerca di capire! Ho dovuto farlo!-
-Smettila di dire stronzate!-
-Era per il bene di Raven Tail!-
-Bugiardo!!! Tu sei solo un pazzo!!!-
-No io sono un Comandante!!! Un Capo!!!- ribatté con rabbia, facendo arrestare il biondo -Che ne sai eh?! Pensi che guidare una squadra di sette persone ti dia un’idea di cosa significa avere in mano le sorti di un esercito intero?! Di disperati per cui rappresenti l’ultimo faro di speranza?!?!-
Laxus lo fissò a occhi sgranati, colpito dalle sue parole, il respiro grosso, facendo sorridere Ivan che abbassò piano le braccia.
-So che puoi capirmi figliolo. Era necessario- insistette con tono ragionevole.
Il mercenario sbatté rapido le palpebre, abbassando gli occhi e riflettendo, prima di annuire ancora affannato.
-Necessario… era necessario…- ripeté, continuando a muovere il capo.
-Esatto-
-Com’era necessario farmi credere che Mira fosse morta?! Anche quello era per il bene di Raven Tail?!- domandò, tornando a guardarlo ancor più omicida di prima, parlando con terribile calma.
Fu un attimo, un moto di stupore che non riuscì a controllare e Ivan si rese conto di essersi tradito con le proprie mani.
-Come ti sei permesso?!- sibilò il biondo, riprendendo la propria avanzata.
Come un coniglio in trappola, Ivan indietreggiò fino alla parete, schiacciandovisi contro e sgranando gli occhi spaventato.
-Laxus, calmati! Non sei in te!-
-Sapevo che eri stato tu! COME TI SEI PERMESSO?!?!?-
Lo raggiunse, prendendolo per il collo senza stringere e picchiando l’altro pugno sul muro, sgretolando l’intonaco.
-Figliolo…-
-Io non sono tuo figlio. Non più. E ora spiegami come hai fatto? Come hai fatto a convincere Gildharts e Silver a reggerti il gioco, maledetto bastardo!-
-Laxus, ascoltami-
-Rispondi, vecchio!- tuonò, stringendo di più e togliendogli l’aria per alcuni secondi.
-Tu non sai cosa farebbe un padre per il bene di suo figlio- mormorò rauco, dopo avere ingerito una generosa boccata d’ossigeno.
Un lampo attraversò gli occhi di Laxus.
-Lo so invece-
-Perché i tuoi ragazzi sono come figli per te, l’ho visto bene questo ma è diverso. Quando si parla del sangue del tuo sangue è diverso, puoi creder…- provò ad articolare, ritrovandosi nuovamente con il fiato mozzato.
-Non fingere di avermi mai considerato sangue del tuo sangue, pezzo di merda! E comunque so benissimo anche quello e sai perché?! Perché proprio ieri sera ho scoperto una cosa- gli vomitò in faccia, tremando e rischiando di soffocarlo -Lo sapevi, Ivan, che ho una figlia?!-
Il moro sgranò gli occhi e trattenne il fiato a quelle parole, rendendosi pienamente conto del pericolo in cui si trovava. Avergli mentito sulla morte della sua donna era qualcosa che Laxus non gli avrebbe perdonato facilmente ma avergli tolto la possibilità di veder crescere sua figlia era qualcosa che non gli avrebbe perdonato affatto.
-Si chiama Yukino e ha sedici anni e lei… non sa nemmeno della mia esistenza!!!- urlò fuori tutta la sua frustrazione -Ed è solo colpa tua!!! Mi hai tenuto lontano da loro per sedici anni!!! Bastardo!!!-
Gli occhi presero a lampeggiargli mentre stringeva sempre più forte, sempre di più, guardandolo fisso per osservare la vita che abbandonava i suoi occhi, guardandolo boccheggiare, patetico come un pesce preso all’amo.
Lo guardò attentamente, determinato a osservare fino all’ultimo la propria colpa, quando una voce gli risuonò improvvisamente nella testa.
“Laxus non farlo”
Sgranò gli occhi, scioccato, riconoscendo immediatamente il timbro cristallino e il tono dolce, velato di preoccupazione.
“Non sporcarti le mani, tu non sei quel tipo di uomo”
Sapeva che era solo nella sua mente, che era un ricordo lontano ma non sbiadito, che era la sua coscienza che non poteva che avere quelle sembianze, ma il fatto che fosse la voce di Mira bastò a farlo tornare in sé.
“Tu lotti per coloro che ami, non lo fai per vendetta”
Sentì il braccio tremare e tendersi allo spasimo, prima di cedere e mollare la presa, allontanandosi di scatto a lasciando suo padre. Lo guardò scivolare a terra, in preda alla tosse, respirando affannato anche lui, finché il suo boccheggiare non si trasformò in un suono più acuto e scattante, accompagnato dal movimento delle spalle che, ci mise qualche secondo Laxus a capirlo, erano scosse da una risata di indicibile divertimento.
-Quanto sei… patetico!- gli disse, sollevando il capo e ricominciando a sganasciarsi -E tu pensi di essere un uomo?!-
Laxus lo fissò a occhi sgranati, regolarizzando il respiro e passandosi il dorso della mano sulle labbra, umide di saliva e sudore.
-Ti stupisci che io non ti senta come figlio mio?! Che avrei preferito Zancrow?! Ma guardati!!! Tu e i tuoi amici siete tutti della stessa pasta! Bravi in battaglia ma rammolliti, morbidi! Come un vecchio pezzo di gommapiuma buono solo per non dormire per terra! Silver… ahahahahah! Quel cretino di Silver è morto per salvare dei ribelli! Ti rendi conto?! Dalla registrazione delle telecamere si vede tutto sai?! Si vede perfettamente quell’idiota che fa da scudo alla tua adorata Juvia e a Fairy Tail! Anche se non dovrei stupirmi visto quanto è stato facile ingannare lui e Gildharts sedici anni fa! Ahahahahahahah!-
Il biondo si irrigidì, tornando a stringere i pugni e deglutendo a vuoto.
-Che hai fatto?!-
-Trasmettitore di ioni ad alta frequenza, una delle mie migliori invenzioni!- rispose, lasciando trapelare quanto si sentisse orgoglioso -Sai cosa vuol dire?! Una trasmissione di ioni ad alta frequenza provoca allucinazioni! È bastato piazzarlo nella foresta un chilometro prima del reale ingresso alla radura di Tenroujima e convincerli che avrebbero trovato un cimitero al loro arrivo e i loro cervelli hanno fatto tutto da soli, grazie agli ioni! Ahahahahahah! Se solo fossero andati più avanti avrebbero trovato la vera radura! E io che pensavo sarebbe stato difficile! E invece ci sono cascati pure più in fretta della tua piccola indigena!- proseguì alzandosi in piedi e sorridendo sadico -Avresti dovuto vederla come piangeva disperata sul tuo corpo senza vita, credendolo reale, quando le ho fatto comunicare che eri morto in missione- soffiò vedendo la follia accendere gli occhi scuri di suo figlio.
Follia che li attraversò per poi abbandonarli subito sostituita da un’atroce sofferenza. Doveva essere stato straziante per Mira, anche più che per lui, dal momento che la ragazza era per forza già incinta quando le avevano dato la falsa notizia della sua morte. Quanta paura e angoscia doveva avere provato. Quanto doveva avere pianto mentre lo stringeva, pregandolo contro ogni logica di riaprire gli occhi e abbracciarla un’ultima volta. Ora capiva anche dove suo padre si fosse procurato la rosa, che poi aveva fatto trovare nella foresta ai suoi migliori amici. Di sicuro Mira l’aveva lasciata sul petto dell’uomo morto che agli occhi della ragazza aveva le sue fattezze, il suo ultimo regalo.
Si passò una mano sul volto, scosso da tremiti molto diversi da quelli di poco prima.
Faceva male, terribilmente male.
Il dolore di Mira faceva più male del suo, anche dopo tutti quegli anni.
Quanto tempo avevano perso, per colpa di quel folle che lo aveva messo al mondo, per colpa sua che, troppo ferito, non si era più nemmeno voluto avvicinare alla foresta di Magnolia!
Se solo avesse ascoltato l’istinto e la malinconia che lo spingevano là! Sarebbe bastata una volta soltanto!
Indurì la mascella, risollevando la testa, determinato.
Non era il momento di indugiare e piangersi addosso quello! Di tempo ne aveva perso a sufficienza!
Lanciò un’ultima occhiata carica di disprezzo a suo padre, che ancora rideva sguaiatamente, faticando a restare in piedi.
-Un giorno pagherai per tutta questa sofferenza- mormorò, riuscendo a zittirlo, prima di voltargli le spalle e muoversi per prendere Seilah in braccio e uscire da lì.
Ma non riuscì a fare due passi che ancora una volta Ivan lo obbligò a fermarsi.
-Ne sei proprio sicuro?!- domandò con un tono stranissimo che lo mise in allarme.
Inquietato, si girò per scrutarlo e trattenne il fiato quando lo vide con in mano un telecomando munito di pulsante, una delle sue diaboliche invenzioni.
-Cos’è?!- chiese, agitato, avanzando di un passo.
-Da anni cerco il modo per impossessarmi della magia di Tenroujima…-
-Mettilo giù!!!-
-…non mi fermerò ora che ho trovato il modo di sbarazzarmi di quei maledetti indigeni!!!-
Un fulmine illuminò la palestra.
La bocca schiusa a immettere più ossigeno, Laxus guardò il corpo di Ivan cadere a terra, privo di vita, rendendosi conto a posteriori di avere in mano il fucile e di avergli sparato un attimo prima che potesse premere il pulsante di non riusciva a immaginare quale diavoleria.
La consapevolezza di avere appena ucciso suo padre lo investì in pieno, facendolo vacillare solo un istante prima che ritrovasse tutta la sua lucidità. Si passò il palmo sul coppino e si ricaricò Lightning sulla schiena, prima di decidersi a lasciare la palestra con Seilah tra le braccia.
Era già fuori nel corridoio, dove il corpo di Zancrow giaceva massacrato da una lotta senza quartiere con Jackall, quando, senza che potesse accorgersene, il telecomando ancora stretto nella mano ormai inerme di Ivan Dreyar, defunto Comandante Capo dei Raven Tail, prese a lampeggiare.
 

 
§

 
Si avvicinò, camminando piano, per non fare rumore. La calma e la tranquillità erano sacre in quel luogo, un insegnamento che non aveva dimenticato.
Era ripartito subito, il tempo di portare Seilah in infermeria dove Jackal l’aspettava, terrorizzato di averla persa.
Non sentiva la stanchezza, non sentiva il dolore fisico. Provava solo nostalgia, gioia repressa, fremiti di eccitazione.
Non poteva credere di essere di nuovo lì, immerso nel verde di quella foresta, rigogliosa nonostante la mancanza di magia. Di nuovo lì, fuori dalla porta del solo luogo che avesse mai considerato per davvero casa sua.
Tremò al pensiero che forse non era più degno di entrare.
Aveva messo gli abiti appartenuti al nonno di Mira, che erano diventati suoi e che irrazionalmente aveva conservato per tutti quegli anni, anche se ora ne era felice.
Aveva scaricato Lightning, in modo che fosse inoffensivo e aveva rallentato l’andatura, per non spaventare la foresta.
Ma anche così, lui era pur sempre la prole dell’uomo che si era sporcato le mani con il sangue dei Vermillion.
Anche se non era stata la strage che per anni tutti avevano creduto, quel famoso bombardamento, di cui per oltre un decennio aveva incolpato i cittadini di Magnolia, c’era stato davvero e le testimonianze non mancavano.
Ammesso che la vegetazione si sarebbe aperta per lasciarlo passare, non sapeva cos’avrebbe trovato, cosa aspettarsi, in che condizioni sarebbe stata la radura.
Scrollò le spalle, prendendo un profondo respiro.
Non era rimanendo fermo lì che avrebbe trovato delle risposte.
Coprì gli ultimi passi che lo separavano dal muro di foglie verdi e carnose, posandovi il palmo e la fronte, chiudendo gli occhi.
Il momento della verità era arrivato.
-Chiedo il permesso di entrare…-







Angolo di Piper: 
Eccomiiiiii! 
Konnichiwa, minna-san!! 
Oggi capitolo lungo lo so, chiedo perdono! 
Dunque dunque che dire?! In via del tutto eccezionale mi concedo una piccola anticipazione se no la mia povera cercasinome potrebbe esplodere nell'attesa, quindi sappi che tra poco si saprà qualcosa di Gajeel e Levy!! E mi fa piacere che hai notato il parallelo anche fisico ed estetico tra Mira e Laxus e Sting e Yukino! W Zeref forever!!! Grazie come sempre per le tue parole e un bacio grande grande! 
Honey, tesoro! Oddio davvero hai adorato Sting e Yukino?!?! Me feliceeee T.T (<-- NB: lacrime di gioia)!!! E sulla scena Miraxus era vincere facile con te ma aspettavo il tuo giudizio e non sai quanto mi hai resa felice! Quindi grazie di cuore come sempre  e a presto! 
Jashin, piacere! Dunque che dire... ehm... sì lo so ho voluto inserire questa cosa, facevo affidamento sul patto lettore/autore ^^'... Coooomunque tralasciando ciò spero che questo capitolo avesse abbastanza azione (e una morte violenta dai!!!) e, se vorrai continuare a leggere, potrei stupirti con effetti speciali forse! A te la scelta e intanto grazie per la tua opinione! Un bacio! :* 
Al prossimo aggiornamento! 
Piper. 


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Prese un profondo respiro, sollevando il capo verso l’altro a guardare le stelle. Il libro giaceva aperto ai suoi piedi, nella terra della foresta che non aveva più un nome, quel tratto di vegetazione tra Crocus e Magnolia, che si estendeva in una terra di nessuno.
Perse gli occhi sulle stelle, fumose e sfocate dietro la patina di inquinamento e vapore, dovuto al surriscaldamento del continente. Si chiedeva come dovesse essere il cielo, senza quel fastidioso schermo.
Era così perso nelle proprie riflessioni, che non si accorse nemmeno dei passi leggeri e aggraziati alle sue spalle.
-Hai studiato?!- domandò una voce melodiosa, facendolo sobbalzare e irrigidire.
Senza scomporsi, Gajeel abbassò lo sguardo sul manuale di grammatica runica base, abbandonato e aperto vicino alla sua coscia da… quanto tempo?! Aveva perso del tutto la cognizione, difficilmente lo avrebbe saputo dire.
Scrollando le spalle con nonchalance, si schiarì la gola, senza voltarsi.
-Certo che sì!- esclamò roco, riprendendo coscienza di tutti e cinque i suoi sviluppatissimi sensi e avvertendo Levy, che pure camminava tanto silenziosamente da dare l’impressione di essere in grado di fluttuare, avvicinarsi a lui.
Con un sospiro e un aggraziato movimento, si mise a sedere di fianco a lui, sprigionando un profumo fruttato a cui il mercenari non era ancora riuscito ad abituarsi. Ogni volta che quell’odore gli solleticava le narici, lo stomaco gli si stringeva in un piccolo spasmo.
Si girò a guardarla, anche lei persa a contemplare il cielo, un sereno e appena accennato sorriso sul volto e gli occhi socchiusi a mezzaluna. Si ritrovò a ghignare nel vederla così rilassata, felice e pacifica e studiò attentamente il suo profilo, prima di spostare lo sguardo più in basso e sobbalzare di nuovo.
Non sapeva spiegarsi perché ma si aspettava sempre di trovarla vestita come quando l’aveva salvato in quel vicolo a Crocus anche se portava gli abiti della sua tribù da parecchi giorni ormai.
E dire che l’aveva sempre sott’occhio, tranne quei rari momenti in cui la lasciava sola a raccogliere la legna, mentre lui andava a cacciare o pescare qualcosa per cena, e solo rigorosamente sotto il controllo di Lily.
Eppure, appena si allontanava da lei anche solo cinque minuti, era come se il suo cervello si resettasse e, anche se mai lo avrebbe ammesso, una parte di lui sospettava che fosse un qualche contorto meccanismo di difesa. Perché, volente o nolente, doveva ammettere che vestita così Levy appariva molto più donna, più desiderabile e innegabilmente meno indifesa e bisognosa del suo aiuto.
E Gajeel non poteva accettarlo perché allora non avrebbe avuto più una scusa per voler giustificare il suo starle accanto a tutti i costi, anche se, a ben guardare, già l’arrivo di Lily rendeva la sua presenza superflua.
Eppure nessuno dei due indigeni sembrava infastidito dalla sua presenza, anzi. Avevano legato con lui, Lily gli aveva chiesto di insegnargli i rudimenti dell’arte della spada e Gajeel aveva chiesto a  Levy di insegnargli qualcosa dell’antica lingua dei Vermillion, senza poter immaginare che insegnante severa e insistente potesse essere l’azzurrina.
-Lily è andato avanti a controllare il sentiero, ha detto che tornerà domattina- lo avvisò la ragazza, riscuotendolo dai suoi pensieri e girandosi a guardarlo con un sorriso -Vogliamo continuare?!- propose chinando il capo di lato e mandandogli una scarica lungo la schiena.
-Va bene- borbottò il moro, per nascondere il proprio disagio.
Si avvicinò il libro, cercando di individuare l’ultima frase che aveva tradotto prima che l’indigena proponesse una pagina e si allontanasse con l’Exceed, suggerendogli di ripassare il periodo ipotetico.
Anche se non lo ricopriva di elogi, gli aveva detto che imparava molto in fretta e si era complimentata con lui per l’impegno profuso, impegno che non si spiegava neppure Gajeel. Mai in vita sua si era appassionato tanto a qualcosa che richiedesse la testa per essere appreso. Eppure quelle lezioni lo stavano coinvolgendo più che mai, gli piaceva scoprire cose nuove di quella minuscola e insospettabile mocciosa, così piena di sorprese e risorse e che gli faceva venire voglia di sorridere come mai era accaduto prima.
Il polpastrello di Levy sfiorò delicato la pagina, indicando la frase da cui era previsto che riprendessero la lezione.
-Eri arrivato qui- gli ricordò con gentilezza.
Gajeel assottigliò lo sguardo, studiando per bene il sintagma, prima di azzardare una traduzione.
-Se il tempo…- si fermò, schiarendosi la gola, a disagio -Se il tempo… colazione?!- domandò, accigliandosi.
Ma che senso aveva?!
Cercò Levy con gli occhi, per un aiuto, ma la trovò intenta a guardare da tutt’altra parte, segnale che non aveva intenzione di suggerirgli nulla.
Prese un profondo respiro, concentrandosi e studiando con più cura le parole che seguivano l’articolo, realizzando dopo alcuni istanti che in realtà si trattava di un unico termine, illuminandosi.
-Se il temporale…- riprese più sicuro di sé, senza vedere Levy che si voltava nuovamente a guardarlo, soddisfatta e orgogliosa -… Non li avesse… Uhmmm… Levy?! Non lo so questo verbo- 
La turchina si piegò in avanti, solleticandogli la punta del suo naso con i proprio capelli, per poter leggere.
-Participio passato di “rallentare”- lo informò facendolo annuire.
-Se il temporale non li avesse rallentati… sarebbero arrivati…- s’interruppe, stavolta incredulo, sollevando un sopracciglio.
Ma che razza di frase era?!?!
-Cosa vuol dire “sarebbero arrivati castrati”?!?!- protestò, con la sua voce roca.
Levy sgranò gli occhi miele, basita da quell’affermazione, prima di accigliarsi e girare il libro verso di sé, studiando il sintagma. Rimase piegata qualche secondo, prima che le sue spalle prendessero a muoversi impercettibilmente e uno sbuffo sfuggire alle sue labbra. Fu il turno del mercenario di sgranare gli occhi nel rendersi conto che Levy stava ridendo, ridendo fino alle lacrime, tenendosi la pancia.
-Ehi! Gamberetto!!!- l’ammonì, sentendo le guance diventare pericolosamente calde.
Non stava arrossendo vero?!
Oh andiamo!!! Figuriamoci se lui, Gajeel Redfox, vice della squadra più forte di Raven Tail doveva sentirsi in imbarazzo di fronte a una mocciosa per… per cosa poi?!
-Accampamento! Gajeel è… pfffahahahahahhah! È “sarebbero arrivati all’accampamento”! Non castrati!- riuscì ad articolare, prima di venire travolta da un nuovo scroscio.
Il moro incrociò le braccia al petto, scocciato e infastidito, ringraziando mentalmente la penombra per coprire il color aragosta che aveva preso la sua faccia.
-Non è colpa mia se il vostro vocabolario è composto da venticinque parole che cambiano significato in base alla lettera finale!- protestò, senza neppure la certezza che Levy lo avesse sentito, tanto era impegnata a sganasciarsi -O-ohi!!! E smettila!!! Levy!!!-
 -Oh santo cielo, Gajeel!- riuscì a buttar fuori, asciugandosi le lacrime e imponendosi la calma, prima di risollevare il capo su di lui -Non so davvero come ringraziarti!- ammise, prendendolo in contropiede.
-Mh?!-
-Era una vita che non mi divertivo così- spiegò, guardandolo sincera, con gli occhi che brillavano nel buio.
Sotto quelle due pozze di caramello, il cuore di Gajeel perse un battito, prima di ripartire più velocemente del normale, mentre il suo proprietario deglutiva a vuoto e poi piegava le labbra in un ghigno sghembo.
-Gihihi! Figurati-
Con un sospiro mugugnato nell’aria, Levy si lasciò andare, spompata dal troppo ridere, sdraiandosi a terra.
-Comunque hai studiato bene- lo informò, senza guardarlo e senza accorgersi che il mercenario la stava silenziosamente ammirando.
Ci mise qualche secondo a tornare in sé e scuotere energicamente la testa.
-E tu?!- le chiese, cogliendola alla sprovvista.
Levy si girò a cercarlo, interrogativa.
-Io cosa?!-
-Trovato niente su quel vostro libro di stregoneria?!-
-È negromanzia! Quante volte devo dirtelo?! Comunque sì… sono riuscita a tradurre tutto- ammise.
-E allora cosa stai aspettando?! Fai l’incantesimo e salva il pianeta no?!-
L’azzurrina sgranò gli occhi nella penombra.
-Mica posso farlo così!- esclamò, facendolo accigliare.
-Cos’è?! Devi aspettare la luna piena o roba del genere?!-
-Certe volte sei davvero privo di tatto!- lo ammonì, passandosi una mano sul volto -Ma in fondo anche io sono stata imprecisa. Ho sbagliato a parlare di “incantesimo”. Il termine più giusto sarebbe “preghiera”. E una preghiera di quel tipo, va fatta in un ben preciso tempio- spiegò, senza che Gajeel faticasse a capire immediatamente.
-Intendi quella vostra radura?!-
-Parlo dell’albero di Tenroujima. La preghiera va fatta allo spirito di Mavis e comunque da sola non potrei. Richiede padronanza delle rune e della magia ma anche un notevole dispendio di energia vitale. Troppo per una sola persona-
-Che vuoi dire?!-
-Che mi serve l’aiuto di tutta la tribù, mi serve l’energia di tutti per non mettere a rischio la vita di nessuno- soffiò, lasciando trapelare la propria preoccupazione.
Il gomito appoggiato al ginocchio piegato e l’altro palmo ancorato a terra, Gajeel si girò a fissare il buio alla propria destra, sorridendo e parlando senza rendersi conto di averlo fatto ad alta voce.
-Ce la farai di sicuro- affermò roco, facendo scattare l’indigena, che lo cercò a occhi sgranati, incredula.
Aiutandosi con la luce del piccolo falò che avevano acceso, si perse a studiarlo, il profilo fiero, il sorriso perfetto, il corpo tonico e solido come la roccia.
Deglutì per inumidire la gola improvvisamente secca, per poi ritirarsi su a sedere, facendosi coraggio per dirgli ciò che meditava ormai da giorni.
 -Gajeel?!- lo chiamò, ottenendo immediatamente la sua attenzione -Sai, nella tradizione della mia tribù c’è un rituale. Si chiama Hagal Silmäryll che nella lingua corrente potresti tradurre come… affiliazione- cominciò a spiegare, scegliendo con cura le parole -È un rituale che rende degni i non membri della tribù di avere accesso alla radura, chiedendo il permesso alla foresta. Sai, la foresta è capace di riconoscere un cuore puro con grande facilità- precisò con un sorriso -Comunque, l’Hagal Silmäryll è come un patto-
-Tipo patto di sangue?!-
-No, no!- agitò le mani ai lati del viso Levy -Un patto di amicizia- 
-E come funziona?- domandò Gajeel, ascoltando attento.
Gli piaceva imparare cose nuove sulla loro cultura e ancora di più se era Levy a spiegargliele.
-Un membro della tribù si offre come Berkana del non membro e i due si scambiano un regalo-
-Che genere di regalo?!-
-Un oggetto, un segno. Non importa cosa, l’importante è che venga donato con il cuore- proseguì, facendolo annuire.
Un piacevole calore si diffuse nel petto di Gajeel. Era una bellissima cosa quella che Levy gli stava descrivendo e voleva saperne di più.
-Cosa significa Berkana?! E cosa implica il patto?!-
-Berkana è difficilmente traducibile. Si potrebbe dire “compagno” o “amico”. Il termine più corretto sarebbe “anima sdoppiata” perché nessun Vermillion potrebbe stringere l’Hagal Silmäryll con un’anima che non riconoscesse pura quanto la sua. E da questo patto non ci aspettiamo altro che quello che ci si aspetta normalmente da una sincera amicizia- continuò, abbassando gli occhi un istante e arrossendo -Siamo una tribù pacifica, non ci aspettiamo niente da nessuno ma crediamo fermamente che il bene torni sempre in qualche modo, come ricompensa, e le anime pure sono capaci di agire solo per il bene, anche se a volte può non sembrare. C’è sempre un disegno più ampio in cui ciò che facciamo si inscrive e, in alcuni casi, anche chi imbraccia una spada o un fucile lo fa per coloro che ama-
Il moro si ritrovò a osservarla rapito, nella penombra della notte ormai imminente, affascinato da quelle parole e dalla sua voce. Quel rituale gli dava l’impressione di essere qualcosa di bellissimo, caloroso, come l’ingresso in una nuova, accogliente famiglia.
Sentì l’urgenza di distogliere gli occhi quando non riuscì ad arginare il pensiero che gli sarebbe tanto piaciuto poterne essere degno, e l’infossò nel selciato, trattenendo a stento un sospiro.
La pelle prese a pizzicargli e, lo sentiva, avrebbe presto ceduto all’impulso di alzarsi e allontanarsi da lì, senza perdere Levy di vista ovviamente.
-Vorresti farlo?!-
Incredulo, basito, non certo di aver sentito bene, Gajeel alzò il capo di scatto e trattenne il fiato nel trovare Levy intenta ad osservarlo con sguardo carico di speranza e aspettativa.
-C-come?!- domandò, prima di riuscire a fermarsi.
-Vuoi stringere l’Hagal Silmäryll con me?! Posso essere il tuo Berkana se lo vuoi…- propose in evidente imbarazzo.
Interdetto, Gajeel sbatté le palpebre un paio di volte cercando di elaborare ciò che aveva appena sentito.
Levy pensava che la sua anima fosse pura?! Era impazzita?!
Lui, lui era…
-Un mercenario…- soffiò a corto di fiato.
Come poteva anche solo pensare che fosse degno di una cosa del genere?!
-Non è ciò che sei!- esclamò quasi con rabbia l’azzurrina, riscuotendolo -Tu non sei un semplice mercenario! Tu sei un guerriero! E sì, sei degno dell’Hagal Silmäryll! Il tuo cuore è puro Gajeel! Non confondere ciò che fai con la tua vera natura!- gli intimò tutto d’un fiato, stringendo i pugni e sentendo la tensione aumentare, nell’attesa di una risposta.
Risposta che ci mise qualche interminabile istante ad arrivare, il tempo per Gajeel di deglutire a vuoto, passarsi una mano tra i capelli riflettendo febbrile e tornare a guardarla con disarmante sincerità.
-Sei sicura?!-
Levy sorrise nel vederlo così speranzoso e annuì con convinzione, notando subito la luce che gli accese gli occhi.
-A-allora… Okay-
Elettrizzata, entusiasta, si mise a sedere sui propri talloni, fremendo di eccitazione, le mani posate sulle ginocchia.
-Perfetto! Allora adesso dobbiamo scambiarci il regalo! Io lo do per prima a te e poi è il tuo turno! Dopo che uno da il regalo all’altro, chi ha dato il regalo deve dire “Eiwä yar kamëye”- spiegò euforica, imponendosi poi di calmarsi -Nella lingua corrente significa “Io ti riconosco”- lo informò, facendogli mandare giù altra saliva, in evidente tensione.
-D’accordo- annuì un po’ titubante il mercenario-
-Ricorda… la cosa più importante è che sia fatto con il cuore- aggiunse, prima di avvicinarsi a lui, accorciando pericolosamente le distanze.
Senza poterselo impedire, Gajeel inspirò a pieni polmoni il suo odore, socchiudendo gli occhi nel goderselo appieno, provando un piacevole formicolio nel sentire le lunghe ciocce di Levy solleticargli i solidi muscoli del braccio e seguendo attentamente i suoi movimenti. Era così vicina da poter sentire il calore emanato dalla sua pelle liscia e chiara, poco coperta dal vestito in due pezzi tradizionale dei Vermillion. Strinse i pugni per resistere all’impulso di accarezzarle il braccio, dal polso al gomito e più su fino all’ornamento frangiato che portava mezza spanna sotto la spalla. Gli sarebbe bastato piegarsi in avanti per poterle sfiorare il collo con le labbra e quell’ultima considerazione gli fece strabuzzare gli occhi.
Si rendeva conto di non essere lucido e ancora una volta si chiese, se stesse facendo la cosa giusta.
Sarebbe davvero stato in grado di ricambiare la fiducia che Levy stava depositando in lui?! Sarebbe stato un degno amico per la tribù Vermillion?!
Si era sentito sempre sbagliato, sporco, ma con vicino quella ragazza non gli importava niente di se stesso e di quanto fosse puro il suo cuore. Gli importava solo di prolungare quella vicinanza il più possibile. Finchè Levy lo credeva degno, aveva tutto ciò che gli serviva per sentirsi giusto e felice e che Levy lo pensasse sinceramente, non aveva dubbi. Non l’aveva mai visto così nervosa e determinata come poco prima, quando gli aveva detto che lui era un guerriero e degno dell’Hagal Silmäryll e si ritrovò suo malgrado a ghignare.
Si impose di concentrarsi di nuovo su ciò che Levy stava facendo, realizzando che la giovane era impegnata a legargli qualcosa intorno al braccio. Assottigliò lo sguardo, studiandola con attenzione per capire cosa ci fosse di diverso in lei, mettendoci qualche abbondante secondo per rendersi conto che la frangia le era ricaduta sulla fronte, libera dalla fascia rossa che ora avvolgeva il braccio del mercenario, diventata il regalo di Levy, offerto con il cuore.
L’azzurrina finì di legarla con cura, prima di risedersi sui talloni e riappoggiare le mani sulle cosce, guardandolo con un sorriso e una luce emozionata negli occhi.
-Eiwä yar kamëye- soffiò, mentre il moro deglutiva a vuoto, portandosi una mano all’altezza del bicipite.
Ora era il suo turno e non aveva idea di cosa regalarle, si rese conto con un sussulto. Era stato troppo impegnato a contemplarla per pensarci e si mise a riflettere febbrile.
Qualcosa di importante, qualcosa che fosse degno di essere chiamato regalo.
Non poteva certo darle Metallicana. A parte che i Vermillion non amavano le armi ma, in ogni caso, pesava almeno due volte lei se non tre, non se ne sarebbe fatta niente. Portò titubante due dita ad afferrare la fascia che gli copriva la fronte ma si fermò subito, rendendosi conto che non poteva regalarla la stessa cosa che Levy aveva regalato a lui.
Ma cosa allora?! Cosa?!
Poi, un pensiero assurdo lo colpì.
Si girò a guardarla, trovandola in attesa, chiaramente curiosa ma decisa a lasciargli tutto il tempo che gli fosse servito.
Bastava che fosse con il cuore, così aveva detto. Anzi no, era la cosa più importante.
Trattenne il fiato, senza riuscire a credere di stare anche solo pensando una cosa del genere, eppure consapevole che se doveva ascoltare il proprio cuore, che ora batteva a mille come un tamburo contro le sue costole, quello era il regalo più giusto.
Strinse i pugni, sentendo un fremito percorrergli la schiena.
-Gajeel?! Stai bene?!- domandò preoccupata l’indigena -Se qualc…- provò a rassicurarlo ma senza riuscire a finire la frase.
Sgranò gli occhi scioccata, quando Gajeel si piegò su di lei, prendendole il mento tra pollice e indice e posando le proprie labbra sulle sue.
Fu solo un attimo, il tempo di un respiro, di un battito di cuore.
Prima ancora di poter sentire il suo sapore, il mercenario si era già allontanato da lei, senza però lasciarle il viso, accarezzandole il labbro inferiore con il pollice.
-Eiwä yar kamëye- mormorò roco, nella notte.
Levy continuò a fissarlo, affannato, sconvolta dalla miriade di sensazioni che la stavano attraversando, la pelle intorno alle labbra che formicolava, il cuore a mille, la testa che girava.
Cos’era appena successo?!
Era… era appena successo davvero?!
Stava succedendo davvero?!
Lo fissò, ancora stordita, vedendolo assumere un’espressione preoccupata e aprire la bocca per chiamarla, e smise di pensare.
Senza esitazione, si lanciò verso di lui e sul suo petto, immergendo le mani nei suoi capelli e rubandogli il respiro, con foga e trasporto e Gajeel non perse tempo a stringerla e rispondere. Spostò la mano a palmo pieno sulla sua guancia, mentre Levy rallentava il bacio, per assaporarlo con calma, per imprimersi il suo sapore sul palato, aggrappandosi al suo collo, al sicuro tra le sue braccia.
Era una sensazione bellissima, meravigliosa. La sensazione migliore del mondo.
La sensazione di essere finalmente completa.
Era stata dura per Levy fingere tutto quel tempo. Quando Gajeel l’aveva salvata in quel vicolo, quando aveva incrociato il suo sguardo, era successo e aveva dovuto accettarlo. Sapeva di non poter combattere l’Ishgar Jara e anche se sapeva che la felicità di averlo accanto sarebbe stata solo effimera, aveva deciso di farsi bastare quel tempo che avrebbero trascorso insieme, finché non fossero arrivati alla radura. Non aveva voluto pensare al domani, godendosi il presente, godendosi il qui e l’ora, il fatto di essere con lui, pur sapendo che non sarebbe bastato poi allontanarsi per dimenticarlo.
Credeva che avrebbe dovuto aspettare la prossima vita per poter vedere ricambiato il proprio amore, convinta che quel mercenario dall’aspetto spaventoso ma lo sguardo gentile non avrebbe mai potuto innamorarsi di lei, ma quello che il corpo di Gajeel le stava trasmettendo, la cura con cui la toccava, la delicatezza con cui l’accarezzava, la passione con sui la baciava, dicevano tutt’altro.
Anche l’anima di Gajeel aveva riconosciuto la sua e le sue labbra le stavano promettendo, senza parlare, che l’avrebbe amata per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Gettò il capo all’indietro per lasciargli libero accesso alla sua gola, credendo di impazzire e rabbrividendo di piacere nel sentirlo mugugnare perso.
In un attimo, la pelle di entrambi si imperlò di sudore mentre gemiti e respiri si mischiavano nella penombra notturna, rischiarata dal piccolo falò che proiettava le loro ombre sul terreno.
Ormai senza più controllo, Levy conficcò le unghie nelle spalle del mercenario, marchiandolo, mentre lui si sollevava per portarla a sdraiarsi sotto di sé, prima di puntellare le mani ai lati del suo viso e scostarsi per poterla guardare. Le labbra schiuse ad ansimare, il petto affannato, gli occhi socchiusi e i capelli scarmigliati, era semplicemente la cosa più bella che avesse mai visto.
E non poteva credere di essere lui l’uomo che stava per farla sua.
Era tutto vero?!
-Gajeel…- lo chiamò in un soffio, ipnotizzata, facendogli perdere del tutto la ragione.
Chiuse le mani a pugno per sostenere il proprio peso, mentre si riavventava su di lei, spostando poi cauto le mani ad accarezzarle l’addome, i fianchi le cosce, sgusciando sotto la fascia che le copriva il seno per pizzicarle un capezzolo, saggiandola tra le gambe, riempiendosi le orecchie dei suoi gemiti gutturali, mentre Levy inarcava la schiena per schiacciarsi su di lui, agitandosi per riuscire a sfilargli la pettorina di cuoio, incapace di aspettare oltre per sentire la sua pelle contro la propria.
Lo accarezzò sui pettorali scolpiti, perdendo gli occhi sul suo corpo perfetto, su cui le cicatrici riverberavano chiare a raccontare una storia, quel percorso che lo aveva portato da lei.
Il respiro le si mozzò e si morse il labbro quando due dita del ragazzo si avventurarono più a fondo, portandola in paradiso in un attimo. Si abbandonò senza esitazione, graffiando la terra intorno a sé e il braccio del mercenario che portava il tatuaggio del suo esercito.
Cercava disperatamente di rimanere concentrata sulla sensazione delle dita di Gajeel che si muovevano in lei ma il piacere era così insopportabile da farla esplodere, mandandola in tilt e impedendole di pensare.
Inarcò la schiena, gemendo e urlando, implorandolo di continuare e non fermarsi mentre il moro continuava a marchiarla ovunque con le labbra, senza sosta. Si tese sotto di lui, mordendosi il labbro inferiore fino a quasi sanguinare e riuscì a riaprire gli occhi un attimo prima che una scarica l’attraversasse, sollevando poi il capo di scatto e fermandolo un attimo prima di raggiungere il punto di non ritorno, afferrandogli il polso e riuscendo a farlo smettere. Gajeel sollevò la testa a guardarla, preoccupato e interrogativo, il terrore di essersi spinto troppo oltre che si impossessò di lui in un attimo.
-Con… te…- soffiò l’indigena a corto di fiato -Voglio… Voglio arrivarci con… te…-  lo pregò, lasciandolo senza respiro.
Il cuore gli si allargò e scaldò a quelle parole e l’eccitazione si fece così prepotente da diventare ingestibile, mentre si metteva in ginocchio solo per slacciarsi i pantaloni e poi tornava immediatamente a sovrastarla, contemplandola con un ghigno che non riusciva a celare l’espressione persa e innamorata dei suoi occhi fiammeggianti.
Le palpebre di Levy si abbassarono per metà sulle sue iridi chiare, mentre allungava le braccia e sfiorava il suo volto con le mani, lasciandosi sfilare le mutandine, prima di inarcare la schiena e con improvvisa urgenza slacciarsi rapida la fascia che le copriva il senso, gettandola di lato.  
Chiedendole ancora il permesso con gli occhi, Gajeel si posizionò per penetrarla e si mosse con cautela, percependo le sue pareti allargarsi al suo passaggio, rimanendo fermo il tempo a lei necessario per abituarsi a quella intrusione, schiacciandosi nel frattempo su di lei, obbligando il suo seno a modellarsi sul suo petto nudo e scolpito.
Fu quando sentì Levy invitarlo a continuare con un colpo di bacino che riprese a pompare in lei, stavolta perdendosi insieme alla ragazza.
Sudore, gemiti, respiri e odori si mischiavano nella notte.
Gajeel girò il viso a baciarle i polpastrelli mentre Levy gli scostava i capelli e accarezzava il profilo netto e duro della sua mandibola, senza smettere di ansimare, cercarsi, invocarsi, amarsi.
Non aveva neppure sentito il dolore della sua prima volta, Levy, troppo impegnata a perdersi in quella rassicurante e stordente felicità, dalla quale non voleva risvegliarsi mai più. Era troppo bello, troppo, il suo ghigno felice, il suo sguardo perso, il suo corpo impegnato a inglobarla con tanta cura.
Era meraviglioso il suo palmo che le accarezzava la coscia, la sua bocca che le mordeva il capezzolo, il suo organo che la completava alla perfezione.
Avvinghiò le gambe dietro il suo bacino, spingendo dalle spalle per avvicinarsi di più, senza mai smettere di ridisegnare i suoi muscoli scolpiti con le proprie dita, proprio nel momento in cui Gajeel aumentò le spinte.
Sgranò gli occhi, colta alla sprovvista, ma questa volta senza opporsi, abbandonandosi completamente e sentendo una stranissima ma piacevole tensione invaderla. Il respiro le si fece ancora più corto e percepì vagamente le mani di Gajeel afferrarla con decisione sui fianchi, per trascinarla in su e portarla a sedersi a cavalcioni del suo bacino, entrambi con la schiena dritta e i petti schiacciati l’uno contro l’altro.
Non smise di spingere, pur staccandosi da lei per contemplarla e la baciò, mordendola, un’ultima volta quando capì che era ormai al limite, per poi spostare il viso e infossarlo nel collo di lei, tra i suoi capelli azzurri e profumati.
La circondò completamente con le braccia e proprio in quel momento Levy ebbe l’impressione che la testa le si fosse staccata dal corpo mentre l’orgasmo esplodeva nelle loro vene, facendo perdere a entrambi la ragione. Si strinsero con violenza e passione mentre gridavano nel silenzio del bosco, rotto solo dal frinire dei grilli, tremando incontrollati e al colmo del piacere.
-Levy- soffiò il moro, riscaldandole la gola umida di sudore, senza lasciarla andare, quando la sentì rilassarsi tra le sue braccia.
L’indigena rimase immobile ancora qualche istante, cercando di capire cosa fosse quella sensazione calda che le pervadeva il ventre e avendo l’impressione di essere in qualche modo piena di lui, anche più di prima, per poi sollevarsi dalla sua spalla, cercando i suoi occhi con i propri.
Si fissarono in silenzio, contemplandosi e studiandosi, prima di aprirsi in un sorriso felice.
Una strana consapevolezza li aveva colti entrambi e, senza sapere cosa l’altro stesse per dire, aprirono la bocca nello stesso momento.
-Eiwä yar kamëye-
Le loro voci si sovrapposero nel pronunciare quella frase all’unisono, seguite da un attimo di stupore e uno scroscio di risa.
Risate di gioia e euforia.
Perché entrambi si erano appeni resi conto che era stato quello il loro vero Hagal Silmäryll e che si erano fatti lo stesso regalo.
Donandosi, sotto le stelle e in mezzo a una foresta che aveva trovato la forza di essere ancora viva e rigogliosa, il proprio cuore a vicenda. 











Angolo di Piper:
Minna-saaaaaaan!!!! 
Capitolo 20 e il ritorno di Gajeel e Levy! Grande giornata! Davvero grande giornata!!!! 
Come andiamo?! 
Ragazzi devo davvero ringraziare Cercasinome, Honey (un giorno me la spiegherai questa teoria su Ivan?!), Fanny (non piangere, non piangere! Sii fiduciosa!!!) e Jashin (la recensione è arrivata alla fine, non temere!) Grazie davvero di cuore!
E niente spero che la storia continui a intrigare e alla prossima! 
Piper. 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


-Grazie!- rispose entusiasta Sting, accettando dalle mani di Wendy una ciotola di quella loro strana bevanda, dolce e un po’ speziata, mentre la musica risuonava incessante intorno a loro.
Era bellissima l’atmosfera che si respirava nella radura quella sera. Il giorno successivo alla notte del loro arrivo i membri di Raven Tail avevano dormito tutto il giorno per recuperare le forze, perdendosi l’arrivo scaglionato degli altri membri di Fairy Tail, trovandoli tutti lì quando erano finalmente usciti dalle loro tende verso sera.
Natsu si era letteralmente gettato su Gray, felice come non mai di vederlo sveglio e sano, anche se avevano iniziato a insultarsi subito dopo aver sciolto l’abbraccio.
Ora chiacchiere e risate riempivano lo spazio verde intorno a loro e un fuoco scoppiettante illuminava la penombra notturna, permettendo loro di proseguire con i festeggiamenti, anche se non gli era molto chiaro di cosa. Lui in fondo un buon motivo per festeggiare lo aveva eccome e tanto gli bastava.
Si girò a cercarla per l’ennesima volta, trovandola impegnata a chiacchierare con Lucy e socchiuse le palpebre, ammirandola, mentre sorrideva radiosa con gli occhi che brillavano.
Era così bella che quasi non ci credeva che era davvero sua.
Si portò la ciotola alle labbra e fece per prendere una sorsata della bevanda tiepida che uno spostamento d’aria e una voce improvvisa lo fecero sobbalzare.
-Ti abbiamo proprio perso eh?!- domandò Meldy con una risatina, dopo essersi accovacciata di fianco a lui.
Sting si girò a guardarla, sentendo le guance scaldarsi.
-Ma di che parli?!- domandò, scocciato e imbarazzato.
Con un rapido movimento, Meldy si mise seduta comoda e a gambe incrociate di fianco a lui, senza smettere di fissarlo con sguardo saputo.
-Non le togli gli occhi di dosso! E il tuo deve essere stato l’Hagal Silmäryll più rapido nella storia della tribù!- gli fece presente, alzando un sopracciglio -In meno di ventiquattrore ti ha sposato ed è diventata il tuo Berkana! A chi vuoi darla a bere?!-
Sting si portò una mano alla nuca, accarezzandosi i capelli biondi mentre Meldy si girava a fare una panoramica della radura, serena e rilassata. Anche Lector si era unito a loro e i bambini lo stavano coinvolgendo nei loro giochi nonostante non riuscisse a correre. Sting si focalizzò per un po’ su di lui mentre radunava i pensieri e cercava il modo di parlare con Meldy, la sola della squadra con cui si era sempre riuscito a confidare, a parte Rogue.
-È una follia vero?- le chiese, fermo e grave -Tutto questo, quello che sento, il… matrimonio- pronunciò a fatica quella parola che gli faceva così strano riferita a sé stesso, pur sapendo che era solo un modo per definire un’unione che andava ben al di là dei vincoli della società che conosceva lui -Non voglio prenderla in giro- ammise poi sottovoce, ancora spaventato dalla rapidità con cui il suo sentimento era cresciuto.
Meldy gli sorrise, dandogli una leggera spallata.
-È solo difficile da capire Sting, qualcosa che va al di là dei tuoi schemi mentali. Ma l’amore non ha niente a che vedere con la testa. Devi solo ascoltare il tuo cuore- soffiò, facendogli sgranare gli occhi.
Ancora non si era abituato alle mille sfaccettature della sua amica. Scoprire che Meldy, come tutti i membri di Fairy Tail, avesse un Berkana nella tribù e fosse cresciuta insieme a Yukino, per cui era praticamente una sorella, li aveva sorpresi tutti ma nel sentirla parlare così e usare la lingua Vermillion con disinvoltura faceva quasi fatica a ricordarsi che negli ultimi mesi aveva combattuto con i Raven Tail. Gli sembrava che fosse sempre stata nella radura e di averla conosciuta il giorno prima insieme al resto della tribù.
Quante case e famiglie aveva Meldy?! Quanto doveva essere stato immensamente più difficile per lei gestire tutto, con il rischio di ferire qualcuno a cui teneva?!
In quella guerra senza senso e ragioni, lei più di tutti si era trovata presa in mezzo a tutte le fazioni che vi avevano preso parte, volenti o nolenti. Una ribelle nel cuore, una Vermillion nell’anima, una mercenaria sulla pelle.
Tanto che per un attimo aveva dimenticato gli insegnamenti sull’amore che aveva appreso da Mira, cercando di respingere i propri sentimenti per Rogue per non compromettere la sua missione per conto di Fairy Tail, salvo poi scegliere di combattere con i Rajiinshu per salvare Deadly Nightshide, giusto prima di farla saltare in aria per proteggere il futuro di chi amava, tornando alle origini, scegliendo l’amore.
Ce n’era abbastanza per mandare ai pazzi chiunque ma Meldy non era chiunque. Dopo tutto quello che aveva passato Meldy era ancora lì, una luce determinata negli occhi, un sorriso sereno sul volto, felice, rilassata e, lo vedeva bene Sting, eccome se lo vedeva, innamorata.
Fu il suo turno di ghignare e darle una leggera spallata.
-Anche a te ti abbiamo persa mi sa!- la prese in giro, guardandola arrossire violentemente.
-Che…- boccheggiò la rosa, rilassandosi poi nel vedere l’amico scoppiare a ridere di cuore.
-Sono davvero felice per voi!- annuì il biondo e Meldy sgranò gli occhi verdi, prendendo un profondo respiro.
Mille sensazioni la stavano attraversando da quando aveva capito di essere nella radura, dove suoni, colori e profumi l’avevano riportata all’infanzia. Ma l’infanzia era solo un ricordo lontano ormai, un tempo che non poteva tornare e Meldy non era più una bambina.
Voleva bene a Mira e Yukino, Lisanna e Sorano e tutti gli altri, come voleva bene a Gerard, Erza e Gray e a tutti i ribelli di Fairy Tail ma non si sentiva più nemmeno una talpa.
Non avrebbe cambiato nulla tornando indietro ma quando aveva accettato di infiltrarsi lo aveva fatto per un mondo migliore e non per qualcuno in particolare. E questo era un dettaglio che in pochi mesi era irrimediabilmente cambiato e sentiva, Meldy, di doverlo dire ad alta voce.
Perché non era più una bambina, era una giovane donna ormai, innamorata e sicura del proprio cuore come mai era stata prima in vita sua.
-Siete voi!- esclamò decisa, facendo accigliare Sting -Potrò avere anche tante case ma la mia famiglia siete voi, Sting! Tu e gli altri e il Comandante!- ammise, trattenendo poi il fiato, non certa su quello che Sting avrebbe risposto.
Ma esitò solo un attimo il ragazzo prima di avvolgerla e trascinare la sua schiena contro il suo petto, stringendola da dietro.
-Anche di questo sono davvero felice- soffiò e una lacrima sfuggì al controllo di Meldy -Come fai a sapere dell’Hagal Silmäryll?!- le chiese poi, colto da quel pensiero improvviso.
La rosa piegò il capo all’indietro.
-Che fine ha fatto il tuo orecchino?!- si limitò a domandargli e Sting capì in un attimo che Meldy aveva notato il nuovo ciondolo di Yukino.
Ciondolo ottenuto passando una corda nel gancio del suo orecchino, quello era stato il suo dono per l’Hagal Silmäryll, mentre Yukino gli aveva regalato la rosa che portava nei capelli.
-Non ti sfugge niente eh?!-
-Deformazione professionale!- rispose lei, con un sorrisetto soddisfatto e divertito.
Rimasero allacciati in quello strano abbraccio, Meldy con le mani a stringere il braccio di Sting che le circondava delicato il collo e cercarono gli altri con gli occhi.
Juvia era seduta tra le gambe di Gray, che faceva il burbero ma non la perdeva di vista un attimo, accarezzandole la schiena a fior di dita di tanto in tanto, mentre chiacchieravano con Cana e Natsu. Kagura stava parlando animatamente con Erza mentre Lyon cercava di imparare a suonare il tamburo con l’aiuto di Mest, senza rovinare la ritmica della canzone che saturava l’aria, accompagnata dalle voci delle più giovani della tribù. Scoppiarono entrambi a ridere quando misero a fuoco Rogue, impegnato a far giocare i bambini insieme a Lisanna e Meldy si rilassò contro il petto del biondo, lasciando andare un sospiro di sollievo nel vederlo di nuovo perfettamente in forma.
La magia curativa di Wendy e Chelia faceva davvero miracoli.
-Mi chiedo che fine abbia fatto Gajeel- soffiò, chiaramente preoccupata.
Sting la osservò per un attimo e si accorse della tensione sul suo volto, stringendo un po’ di più.
-Andrà tutto bene- le disse in un sussurro, sentendola aumentare la presa sul suo braccio.
-Madre!!!-
Una voce si levò nell’aria, accompagnata da un rumore di passi frettolosi, impegnata in una rapida corsa, che fece cessare la musica dei tamburi di colpo.
-Madre! L’ingresso Sud! Qualcuno sta entrando!-
Un attimo di silenzio prima che tutti scattassero all’unisono. Gray si trascinò Juvia contro il costato mentre Natsu si precipitava verso Lucy e tutti i bambini indietreggiavano, nascondendosi alle spalle di Rogue e Lisanna.
Sting cercò Yukino con lo sguardo, trovandola vicino a Mest, prima di scambiare un’occhiata con i suoi compagni, comunicando silenziosamente con loro. Erano tutti pronti a scattare verso la tenda dove erano state depositate le armi quando Mira si fece avanti, determinata e tranquilla come solo lei riusciva a essere.
-Potrebbero essere Levy e Lily- suggerì Sorano, posando una mano sulla testa di sua figlia, che l’aveva raggiunta e si era aggrappata alla sua gamba.
-No, li avrei percepiti. Quest’aura che sento è diversa- mormorò prima di chiudere gli occhi per concentrarsi.
Nel silenzio assordante che li circondava, per un attimo solo il fruscio degli alberi mossi dalla brezza notturna risuonò forte e chiaro, facendoli rabbrividire.
Poi, con uno scatto e un’espressione scioccata, Mira riaprì gli occhi.
-Ma che…- boccheggiò, proprio nel momento in cui il supposto intruso diventava visibile, avvicinandosi con una camminata lenta ma fiera.
Sting socchiuse gli occhi e il cuore gli si fermò quando riuscì a metterlo a fuoco. Per un istante si chiese se fosse un’allucinazione ma arrivò la voce di Meldy a rassicurarlo e il sollievo lo pervase.
-Comandante…- soffiò la rosa in un sussurro quasi inudibile.
Fu un attimo, un tremito che li scosse tutti e poi, come rispondendo a un segnale, i sei mercenari scattarono in piedi e in avanti, gridando euforici, alcuni di loro con le lacrime agli occhi.
-Comandante!!!-
-Comandante!!!-
-Comandante!!!-
Le voci che si sovrapponevano tra loro e allo loro risate di gioia nel vederlo vivo.
Esausto, Laxus si bloccò incredulo e sorpreso, vedendoli correre verso di sé, in carne ed ossa e fece appena in tempo ad allargare le braccia che Meldy e Juvia ci si fiondarono dentro, aggrappandosi a lui e singhiozzando felici.
-Comandante!-
-Sei vivo! Juvia è così felice!-
Con un sospiro, Laxus le strinse, abbassando il capo per baciarle tra i capelli, prima di cercare Kagura con gli occhi.
-Le mie ragazze- mormorò con un sorriso paterno.
-Comandante, Juvia è tanto dispiaciuta per…- cominciò la blu, sollevando il capo per guardarlo ma la stretta di Laxus la fece zittire.
-Hai fatto ciò che credevi giusto, Juvia?!- le chiese e la ragazza esitò solo un momento prima di annuire -Allora non hai niente da essere dispiaciuta- l’ammonì, guardandola sorridere tra le lacrime dopo un attimo di stupore.
Si girò verso Meldy che invece sembrava sul punto di sentirsi male ma non riusciva a staccarsi da lui, pregandolo in silenzio di perdonarla e si sentì morire quando Laxus aprì la bocca, con sguardo serio e grave.
-E tu eri la talpa- considerò.
Incapace di contenersi, Rogue si mosse per raggiungerli e allontanarla da lui, pronto a tutto pur di tenerla al sicuro, ma la mano di Sting e quella di Lyon sulle spalle lo fecero fermare, proprio nel momento in cui Laxus tornava a piegare le labbra in un sorriso.
-L’ho sempre detto che sei eccezionale- affermò con orgoglio, stringendola di nuovo -Sono così felice che tu sia viva-
Anche gli altri quattro ruppero gli indugi, avvicinandosi e Laxus non esitò ad abbracciare Kagura, per poi dare delle goliardiche pacche sulle spalle a Sting e Rogue, chiedendo a tutti loro se stavano bene, soffermandosi più a lungo sul moro. Si fermò davanti a Lyon, studiandolo un po’ a più a lungo e aggrottando le sopracciglia nel notare qualcosa di strano nei suoi occhi.
-Che ti è successo?!- gli chiese e fu più forte dell’albino cercare Kagura con lo sguardo.
-Poi ti spiego!- affermò, tornando sul Comandante con un radioso sorriso.
-Gajeel?!- s’informò il biondo, sospirando nel vedere il ragazzo negare con il capo.
Chissà dove era andato a cacciarsi quel disgraziato!
 -Cosa diavolo sta succedendo?!-
Una voce, tra l’isterico e il disperato, interruppe quel momento, facendoli girare in massa e sgranare gli occhi nel capire che era stata Mira a gridare. Sembrava fuori di sé, le lacrime agli occhi, il respiro affannato e lo sguardo puntato su Laxus, lo sguardo di qualcuno che faticava a capire ciò che aveva davanti.
Di sensazioni, nella sua vita, Laxus ne aveva provate tanto.
Rabbia, disgusto, felicità, paura, ebbrezza, sollievo e senso di gratitudine.
Ma quella sensazione, quella era indescrivibile, impossibile da classificare. C’era la felicità dopo il dolore, il rimpianto per il tempo perso, la paura del rifiuto, la voglia di essere forte anche per lei.
Tremava Laxus, come mai aveva tremato prima in vita sua, ma tremava dentro, restando forte e solido all’esterno, per tutti e due.
Aveva paura ma c’era una luce determinata nei suoi occhi, una luce rassicurante, perché di quello aveva bisogno Mira, mentre prendeva coscienza di quello che stava accadendo di fronte a lei.
La pelle prese a pizzicargli, mentre tutti i presenti, i suoi ragazzi, i membri della tribù e quelli di Fairy Tail, si scambiavano occhiate perplesse, senza sapere cosa stesse succedendo ma consapevoli che fosse qualcosa di intimo e importante. Poi qualcosa si spezzò in lui e il silenzio divenne troppo assordante, i pochi passi tra loro troppa distanza, l’aria che gli riempiva le mani troppo impalpabile.
Avanzò di un passo, allungando il braccio e chiamandola in un roco soffio, bloccandosi all’istante quando Mira indietreggiò incapace di contenersi. Si fermò, senza interrompere il contatto visivo, per darle il tempo che le serviva ma senza rischiare che scappasse via da lui.
-Tu…- cominciò, tremando incontrollata, le lacrime ormai sul punto  di sgorgare -T-tu… eri morto. Eri morto! Io ho visto il tuo cadavere!- alzò la voce, liberando un singhiozzo e trapassandolo.
-Lo so. Mira…-
-Ho pianto sul tuo cadavere! L’ho abbracciato! L’ho toccato con queste mani!!! Cosa significa tutto questo?!?!-  urlò, in lacrime, spaventata dall’accettare quella semplice verità, spaventata all’idea di soffrire di nuovo, di vederselo strappare via ancora, quando quell’allucinazione avesse avuto fine.
Eppure…
Eppure in quei sedici anni e mezzo lo aveva sognato spesso e sì, lo aveva anche visto davanti a sé, a volte, da sveglia, e mai, mai le era stato impossibile distogliere gli occhi dai suoi. Per quanto ricordasse bene la sua voce, nei ricordi di Mira non era mai riecheggiata così profonda e vibrante, così simile a quella vera. Per quanto non avesse mai dimenticato il suo odore, da troppi anni non le pungeva così le narici.
-Ci hanno mentito… Ci hanno…- si fermò, il mercenario, chiudendo gli occhi  un attimo per farsi forza -Mio padre ci ha fatto credere ciò che ha voluto- ammise, tremando di rabbia -Mi dispiace. Mi dispiace di essermi arreso così, di averglielo permesso. Se solo avessi provato a tornare una volta… io…-
Le parole gli morirono in gola, perché non c’era niente da dire e niente da fare. Non si potevano recuperare tutti quegli anni, mesi, settimane, giorni, ore spese a sopprimere un dolore che sembrava destinato ad accompagnarli fino alla fine della loro esistenza, in attesa di potersi incontrare di nuovo nella loro prossima vita.
Non si poteva giustificare, non c’era niente che potesse lenire quel male.
-Laxus…-
Niente, tranne la sua voce, tremante e flebile sì ma che pronunciava il suo nome, con incredulità e speranza.
-Sei… sei davvero tu…-
Niente tranne i suoi occhi che sì, erano umidi di pianto, ma stavano tornando a brillare di quella vita che a Laxus era mancata ogni singolo giorno.
-Sei vivo-
Niente tranne il suo sorriso, che si aprì a fatica, liberando un gemito e increspandole le labbra carnose e lucide delle lacrime che le solcavano il viso pallido.
-Laxus-
Si gettò in avanti, muovendosi in sincrono con lui, trovando le sua braccia a sorreggerla e stringerla, portando subito le mani sul suo viso, permettendo a tutti i suoi cinque sensi di riconoscerlo e accettare che era tutto vero e non solo un illusorio sogno.
Riempiendosi gli occhi di lui, tornando a respirare il suo odore, lasciandosi accarezzare dalla sua voce, imprimendosi i suoi lineamenti sulle mani.
Rubandogli finalmente di nuovo il respiro.
Gli affondò le mani nei capelli biondi, tirandolo verso di sé mentre le loro labbra si rimodellavano tra loro, assumendo una forma mai dimenticata, assaporandosi con disperazione, cercando di inglobarsi l’uno con l’altro.
Incuranti e ignari di tutta la gente intorno a loro, isolati da tutto e da tutti, persi l’uno nell’altra e in quel mondo da cui per oltre un decennio erano stati esiliati.
Non avrebbero saputo dire quanto tempo fosse trascorso quando si separarono per poter respirare di nuovo, certo era che l’aria che li circondava non era buona come quella che si erano rubati a vicenda dai polmoni fino a un attimo prima. Si guardarono negli occhi lasciando alla consapevolezza di essersi davvero ritrovati di invaderli completamente, non più spaventati perché i loro cuori erano tornati entrambi al loro posto.
Laxus staccò una mano dalla sua schiena, per posarla a palmo pieno sulla sua guancia, asciugandola e scostandole i capelli per poterla ammirare meglio, non riuscendo neppure a sorridere tanto era perso in lei, finché un movimento ai margini del suo campo visivo non gli fece sollevare la testa. Perché a muoversi era stata la sola persona che era in grado di distogliere la sua attenzione da Mira.
E una nuova ondata di emozioni lo pervase quando si ritrovò a studiare il volto di sua figlia, che amava già con ogni fibra del suo essere, la quale lo fissava sconvolta almeno quanto la madre fino a pochi secondi prima.
-Yukino…- la chiamò Mira, agitata, riscuotendosi anche lei.
Era difficile prevedere la sua reazione di fronte a quella verità rivelata con tanta violenza e senza alcun preavviso.
Ma aveva fatto le cose per bene, Mira. Era stata una madre come poche. Per lei e lei soltanto aveva trovato la forza di reagire e sopportare il male tutti quegli anni e non aveva nascosto a sua figlia la reale identità di suo padre. Le aveva parlato di lui, il giusto, senza arrivare a farla soffrire per la sua mancanza ma abbastanza da farle desiderare di poterlo conoscere.
E ora, contro ogni pronostico, quel desiderio stava per diventare realtà.
-Papà- lo chiamò, facendolo deglutire a vuoto.
Poi, mentre le lacrime prendevano a scendere sul suo volto, un suono cristallino si liberò dalla sua gola e gli occhi di Yukino si accesero nella notte. Piangendo e ridendo corse verso di lui, gettandosi sul suo petto e trovando le sue braccia pronte ad accoglierla.
Sopraffatto da tutte quelle emozioni, Laxus si abbandonò alla stanchezza, crollando in ginocchio, seguito da sua moglie e sua figlia, abbracciandole entrambe e lasciandosi finalmente curare dal loro calore.
Finalmente di nuovo felice, finalmente di nuovo completo.
Finalmente di nuovo a casa. 









Angolo di Piper:
Eccomi!!! Minna, scusate oggi mi manca il tempo materiale quindi mi limito a ringraziare cercasinome (mi sa che c'è la fila per avere un regalino da Gajeel! X'D) e Honey (sì anche io ho studiato latino, ne so qualcosa, ma per questa perla del "castrati" devo ringraziare l'aneddoto di una mia amica! Mi spiace per tutti i nomi complicati, spero di non impappinarti troppo le sinapsi) per la recensione e tutti voi che leggete e seguite la storia! Alla prossima ragazzi! 
Piper. 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Un ansito le sfuggì dalle labbra, strette tra i denti per sopprimere il piacere che la bocca di Laxus premuta sul suo seno le stava regalando. Aveva la schiena inarcata all’indietro, quasi volesse sfuggirgli ma con le mani, infilate tra i suoi capelli biondi, lo tratteneva ancorato a sé, impedendogli di allontanarsi, golosa e bisognosa del suo calore, quel calore che aveva sostituito con un pallido ricordo per tutti quegli anni.
Ma ora quel calore era vero e concreto intorno a lei, almeno quanto i muscoli che si contraevano nello sforzo di tornare ad essere una cosa sola, quanto il sudore che gocciolava mischiandosi dalle loro pelli, quanto la voglia che l’attraversava, facendola pulsare in ogni anfratto con un ritmo insopportabile.
Allargò di più le gambe, assecondando il movimento che il mercenario la stava obbligando a compiere, stringendosi a lui, graffiando il tatuaggio di Raven Tail marchiato sul suo costato, gli occhi serrati le sopracciglia contratte nello sforzo ma la bocca schiusa a testimoniare tutto il bene che Laxus le stava di nuovo, finalmente, facendo.
Infossò il capo nel suo collo, bagnandogli la pelle calda della gola con una lacrima sfuggita al suo controllo, testimonianza della gioia indicibile che stava provando in quel momento.
Non era come avere atteso tutto quel tempo per poterlo riavere con sé. Era molto, molto di più.
Mira era una donna che si era preparata ad aspettare tutta la vita attuale e buona parte di quella successiva per poter ritrovare il proprio cuore e ora, contro ogni pronostico, il suo cuore era lì con lei, vivo e pulsante, impegnato a stringerla tra le braccia, marchiarla, farla sua.
Non l’avrebbe lasciata andare mai più, non si sarebbe mai più separato da lei, non aveva nessuna intenzione di perderla di nuovo.
Nonostante tutto il tempo passato dalla loro ultima volta, le mani di Laxus ricordavano a memoria ogni curva e morbida rientranza, ogni imperfezione di Mira, ai suoi occhi così perfetta, i punti da toccare per regalarle il massimo piacere, e la sua lingua non aveva dimenticato il suo sapore così travolgente.
Persi in quel mondo fatto solo di loro e dei loro gemiti sussurrati alla notte, Laxus e Mira stavano facendo, da ore ormai, l’amore. Con la stessa foga e passione delle loro prime e ultime volte. Con la stessa voglia dei loro vent’anni, senza alcuna cautela, certi e consapevoli, ora, di non essere immersi in un sogno dal quale rischiavano di svegliarsi.
Se così fosse stato, avrebbero preferito dormire e continuare a sognare in eterno.
Avrebbero voluto continuare in eterno, rubare altri attimi a quel paradiso in terra ma erano entrambi al limite ormai. E nonostante fosse successo solo poche altre volte prima di quella notte, Laxus sentì che Mira stava per scoppiare e se la strinse addosso, per proteggerla e sostenerla, per permetterle di abbandonarsi completamente, liberandosi nel suo stesso momento, riscaldandola anche da dentro e riempiendola  di sé, invocandola con tutto il fiato che aveva in gola, mentre l’indigena mugolava persa, incapace di articolare alcunché, sprofondata nelle sue braccia e nel suo petto, nella sua voce e nella sicurezza che solo lui sapeva darle.
Riaprì piano gli occhi, sconvolta ma felice, spaesata ma sorridente, focalizzandosi su di lui e scoprendosi a casa.
I petti affannati nel recuperare l’ossigeno che avevano donato all’altro, si guardarono per un lungo attimo prima che Laxus si sdraiasse dalla posizione seduta in cui si trovavano, trascinandosela dietro e facendola sdraiare sul proprio petto.
L’ascoltò rilassarsi e riprendere fiato, prima di sbuffare una risata, soffocandola contro il suo pettorale.
Laxus portò il mento contro il petto, piegando il collo per poterla guardare, incuriosito, mentre le passava il palmo sulla schiena, elettrizzandole la colonna vertebrale.
-Che hai?!- sussurrò con dolcezza, osservandola scuotere appena il capo, le spalle mosse dalla risata.
-Non mi sembra ancora vero!- ammise, cercandolo con gli occhi che brillavano.
Il mercenario portò una mano sulla guancia di Mira, liberandola dai capelli, coprendola completamente con il palmo.
-Non ho vissuto niente di più vero di questo negli ultimi sedici anni- le disse, guardandola fisso e serio, rubandole l’anima.
Mira tornò ad addossarsi a lui, allungando il braccio sul suo torace e sfiorandogli il costato a fior di dita, come lui stava facendo lungo l’incavo della sua schiena, candida.
-Non dimenticherò mai l’espressione di Yukino di questa sera…- soffiò l’indigena, dopo qualche attimo di silenzio, sentendo il cuore esplodere di gioia per la felicità di sua figlia.
Laxus sogghignò, considerando per un attimo quanto fosse bella la sua bambina, prima di accigliarsi.
Aveva notato qualcosa nel marasma di emozioni e lacrime che lo avevano visto protagonista alcune ore prima, qualcosa che aveva registrato senza rendersene pienamente conto.
Non era certo di ciò che ricordava, era un vago flash, sbiadito e che poteva benissimo essere frutto della sua immaginazione distorta dagli eventi e dalle troppe sensazioni di quella notte ma gli era parso, quando Yukino si era staccata da loro, indietreggiando ancora in lacrime e con una mano a coprire il sorrise che le increspava le labbra, che Sting si fosse avvicinato a lei e le avesse avvolto il braccio intorno alla vita, stringendola in un gesto di conforto.
Era stato solo un attimo, una fugace occhiata, prima di tornare a immergersi in Mira, il suo turno di venire sopraffatto dalle lacrime e confortato.
-Mira?!- la chiamò, provando ancora fremiti per il fatto di poter pronunciare quel nome e potersi aspettare una risposta.
-Dimmi!- rispose immediatamente la donna, piegando appena la testa per guardarlo.
-Sting e Yukino sono molto in confidenza?!- s’informò, considerando che dopotutto non era male sapere che sua figlia poteva contare su uno dei suoi.
-Beh ecco…- esitò solo un istante Mira, un attimo sufficiente a mettere in allerta il mercenario, che si cominciò a sollevare preventivamente.
-C’è qualcosa che dovrei sapere?!-
-A dire il vero Yukino si è offerta come Berkana di Sting, giusto questa mattina- spiegò, girandosi a pancia in su e obbligando Laxus a tornare a sdraiarsi, usando il suo petto come appoggio per gli avambracci.
-C-come?!- domandò perplesso -Ma Sting è qui da due giorni appena! Fino a ieri sera era con me!- protestò, trovando decisamente prematuro quell’Hagal Silmäryll.
-Sìììì, forse, ma sai…- commentò, ciondolando appena la testa con gli occhi puntati al soffitto della tenda -…il cuore di quel ragazzo è puro e poi…-
-Poi?!- la incoraggiò senza riuscire a capire cosa le passasse per la testa.
-Ho motivo di credere che ieri notte si siano… sposati, diciamo- concluse, come se nulla fosse ma tenendo d’occhio la reazione di Laxus.
-Ah ecco!- commentò il biondo, prima di sgranare gli occhi sconvolto e tirare su il capo di scatto -Sposati?! Sposati?!?!- ripeté, lanciando saette dagli occhi.
-Laxus, amore…- cominciò, sorridendo sinceramente divertita, permettendogli di mettersi seduto.
Lo osservò boccheggiare con lo sguardo puntato al pavimento, concentrato per mantenere l’autocontrollo.
-Laxus- lo chiamò di nuovo con dolcezza, posandogli una mano sulla spalla.
-Quel disgraziato! Ma cosa gli passa per la testa?!?! L’ha appena conosciuta!!! E poi io…- si arrestò, sgranando gli occhi scioccato e sollevandoli sul volto dell’albina -Aspetta…- mormorò assottigliando lo sguardo, indagatore -Aspetta un attimo, di che tipo di matrimonio stiamo parlando?!-
-Lo sai che in questa radura c’è un solo rituale che si può definire matrim…- cominciò, stringendosi nelle spalle ma venendo interrotta.
-Ma io lo ammazzo!!! Dov’è Lightning?!?! Dove?!?!- esclamò, guardandosi intorno alla ricerca del fucile.
-Laxus calmati!- lo ammonì lei, incrociando le braccia sotto il seno, con tono e sguardo di rimprovero.
-Calmarmi?!?! Gli ho chiesto di tenerla d’occhio non di deflorare mia figlia!!!-
-Oh andiamo!-
-Ma come fai a essere così tranquilla?! Fino a due giorni fa non sapevano neppure dell’esistenza l’uno dell’altra!!!- protestò allungando un braccio e indicando la parete della loro tenda, il palmo rivolto verso l’alto.
Mira sollevò un sopracciglio, le braccia ancora intrecciate.
-Mai sentito parlare dell’Ishgar Jara, soldato Dreyar?!-
-Ma… Co… I-io…- balbettò preso in contropiede, prima di emettere un grugnito di fastidio e resa, ributtandosi a terra e portando l’avambraccio a coprirsi gli occhi.
Anche stavolta Mira lo aveva fregato, togliendogli le parole e qualunque scusa a cui aggrapparsi per potersi lamentare.
Lo sapeva fin troppo bene com’era l’Ishgar Jara e non poteva negare che, se le circostanze all’epoca fossero state diverse, non avrebbe esitato a fare sua Mira la sera stessa in cui l’aveva conosciuta. Era qualcosa che non si poteva combattere, contro cui nessuno si poteva opporre.
Ed era la massima espressione di amore che si potesse immaginare, due anime che si riconoscevano.
Non avrebbe mai desiderato niente di meno per Yukino ma, dannazione, aveva appena scoperto di essere padre e doveva già affrontare quella rivelazione?!? Era un po’ troppo e tutto insieme, accidenti!
Eppure al tempo stesso si sentiva fiero di Sting, del suo essere un cuore puro e degno dell’Hagal Silmäryll come anche, ne era certo, il resto della sua squadra. E non poteva neppure prendersela con la capacità dei membri della tribù di leggere  cuori altrui e scovarvi il bene, il male e la purezza. Se non fosse stato per quell’abilità, lui probabilmente non si sarebbe trovato lì tra le braccia della sola donna che avesse e avrebbe mai amato.
La sua donna che si era messa improvvisamente a ridere senza un’apparente motivo. Spostato appena il braccio, Laxus riaprì gli occhi, un’espressione interrogativa sul volto.
-Che ti prende?!-
-Oh santo cielo!- esclamò l’albina, soccombendo a un altro scroscio di risa e asciugandosi una lacrima con la nocca -Non posso credere che tu abbia usato davvero il verbo “deflorare”! Ahahahahahah!-
-Ehi! Cosa c’è di così divertente?!?-
-Niente niente!- affermò subito Mira, agitando i palmi davanti al viso ma senza riuscire a tornare seria -Solo  che… mpfahahahahah! Oddio se Silver e Gildharts lo sapessero!-
Laxus la fissò ancora un attimo, sollevando un angolo della bocca, felice di vederla così allegra ma una luce malinconica negli occhi al pensiero del suo amico.
-Laxus?!-
La voce preoccupata dell’indigena lo riscosse, facendolo sobbalzare appena.
-Cosa succede?!-
-Silver… Lui è morto… Ieri notte…- ammise a fatica, premendo pollice e indice sugli occhi.
Gli occhi blu di Mira si sgranarono mentre una scarica di dolore l’attraversava. Poi, lentamente, li chiuse rievocando il volto di Silver, i suoi occhi grigi e il sorriso un po’ burbero, accettando e assorbendo in silenzio la sua morte.
-Tsä yara ethël senda sëere, eira eköm*- soffiò, facendo deglutire a vuoto Laxus, per poi risollevare le palpebre e dedicarsi a lui, gli occhi asciutti e determinati.
Si accostò di più a lui, sollevando il busto e circondandogli il capo con le braccia, accarezzandolo piano.
-E Gildharts?!- s’informò cauta, mentre il biondo finiva di strofinarsi gli occhi lucidi e tornava a guardarla.
-Lui non so che fine abbia fatto, ma spero stia bene. Come anche un altro ragazzo della mia squadra-
Mira si abbassò a baciarlo sulla tempia.
-Lo hai allenato tu, non dovresti temere nulla- gli fece presente, senza smettere di coccolarlo -Sono eccezionali sai?! Sono tutti così forti e al tempo stesso così puri e Meldy… Sei riuscito a tirare fuori la sua forza e a lenire il suo bisogno d’amore- proseguì coinvolta, persa nel ricordo di quella bambina sofferente, amata come una figlia, che non era mai riuscita a trovare il proprio posto né trai ribelli né nella radura, finché non era diventata, sia pure per finta, una Raven Tail.
-Beh, suppongo di dover dividere il merito con Rogue riguardo quest’ultimo punto- considerò il mercenario, alzando un sopracciglio con fare eloquente e ritrovando la sua verve e il buonumore.
Non si sentiva in colpa, sapeva che non era sbagliato sentirsi felice nonostante tutto, perché in fondo non aveva ritrovato solo Mira ma anche la propria anima.
L’albina gli sorrise, inclinando il capo di lato e Laxus si perse un istante a guardarla, prima di accigliarsi.
-Come mi hai chiamato prima?!- le domandò, con una strana luce negli occhi.
-Prima quando?!- s’informò l’indigena, sorpresa.
-Prima Mira!- insistetti lui.
-Intendi quando ti ho chiamato “amore”?!-
Laxus scosse la testa, facendo schioccare la lingua.
-Ti ho chiamato solo Laxus!-
-No, non è vero!- ribatté lui, sollevando il busto e obbligando Mira a sdraiarsi, sovrastandola -Mi hai chiamato anche in un altro modo-
La donna rifletté qualche istante, prima di capire e illuminarsi.
-Forse intendi… soldato Dreyar?!- chiese con malizia, guardandolo ghignare e capendo di avere centrato il punto.
-Precisamente- soffiò lui, abbassandosi su di lei, fino a sfiorare il suo naso con il proprio -Ma questa è una gravissima mancanza di rispetto verso il mio attuale grado-
-Ma davvero?!- domandò Mira, smuovendo le spalle e inarcandosi quel poco che le serviva per premere il seno nudo contro il suo petto.
-Assolutamente-
-Sono davvero mortificata… Comandante- lo chiamò, dopo una piccola pausa ad effetto, provocandogli una scarica.
-Purtroppo non basta. Dovrai subire una punizione- le fece presente, guardandola allargare il sorriso e socchiudere gli occhi.
-Se è proprio necessario…-
Inspirò profondamente, quando la bocca del biondo le tappò la sua, mordendola e assaporandola, le mani che già si muovevano frenetiche ad esplorarsi a vicenda.
Sentì la voglia tornare vivida in lei, mentre piegava le gambe per avvinghiarle intorno alla sua vita.
Doveva essere quasi l’alba ormai, non avevano chiuso occhio per tutta la notte ma nessuno dei due si sentiva per niente stanco. Ne volevano ancora e di più. Dopo essere stati morti dentro per così tanto, tornare a sentirsi vivi era meglio di un’iniezione di adrenalina.
Con le dita affondate tra le sue ciocche, Mira lo guidò lentamente verso il basso, lungo la gola, in mezzo ai seni, sul ventre, sotto l’ombelico. Piegò il collo all’indietro, sentendolo a un soffio dalla sua intimità pulsante di desiderio, e chiuse gli occhi, pronta a perdersi, ritrovandosi però a riaprirli immediatamente, scioccata, mentre Laxus si tirava su di scatto.
-Aiuto!!!-
Si guardarono, trattenendo il fiato mentre quella voce bucava il silenzio in cui era immersa la radura.
-Qualcuno ci aiuti!!! Vi prego!!!-
Un breve tremito li scosse entrambi prima che scattassero rapidi per rivestirsi e uscire nella luce crescente dell’alba.
 
 
 
 
 
*”Che la tua anima possa riposare in pace, amico mio








Angolo di Piper: 
Eccomi! Capitolo breve questa settimane ma, capitemi, questi due meritavano un attimo di pace! 
Fanny: Grazie davvero per i complimenti ma grazie soprattutto per la tua costante presenza! Spero la reazione di Laxus ti abbia dato soddisfazione! Un bacione! 
Cercasinome: Viva la Gruvia!!!!! Mia cara, grazie davvero! Vedere che ogni singolo passaggio di ogni singolo capitolo per te è degno di nota mi fa venire voglia di continuare a scrivere! Un bacio grande grande! 
Honey: No, non piangere!!! E non morire! E tranquilla che alla fine manca ancora un pochino! Sono felice che il capitolo ti abbia emozionato tanto! Conoscendo il tuo amore per la Miraxus, ci tenevo! Un bacione! 
Al prossimo aggiornamento e buona domenica a tutti! 
Piper. 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Quel grido aveva svegliato tutti e tutti si erano riversati nella radura, impedendole di capire subito cosa stesse succedendo. Un sospetto si era già fatto strada in lei, nel riconoscere qualcosa di famigliare in quella voce ma nel buio che cominciava a rischiarare era riuscita a distinguere solo una mole imponente e agile, che si muoveva rapida dall’ingresso est.
Percepiva qualcosa Mira, un’aura conosciuta ma debole, come una luce lontana e fioca, di cui era difficile mettere a fuoco la fonte. Forte della presenza di Laxus al suo fianco, s’impose di mantenere la calma, stringendo i pugni lungo i fianchi,
Qualunque cosa stesse accadendo avrebbe saputo come comportarsi e sapeva come fare per evacuare la radura in fretta. Non aveva nulla da temere.
Avanzò determinata, seguita dal marito, prima che il resto dei presenti si stringesse, chiudendosi a capannello alle loro spalle, tutti all’erta e con i sensi tesi allo spasimo, concentrandosi sulla persona che si stava avvicinando e riuscendo a mettere a fuoco un’altra sagoma, sempre ben piazzata ma poco più piccola dell’altra, che le fece trattenere il fiato. Anche con la poca luce che l’aurora stava mettendo loro a disposizione, era in grado di riconoscere quelle orecchie e quella coda che frustava l’aria con agitazione.
-Lily- disse piano, quasi un pensiero sussurrato.
Si sarebbe aperta in un sorriso e in grida di esultanza se non fosse stata la conferma che la voce che aveva chiamato aiuto poco prima era proprio quella dell’Exceed. Un senso do angoscia le oppresse il petto, mentre si domandava cosa potesse essere successo e chi fosse l’altro ragazzo che era con lui.
-Gajeel?!- fu il turno di Laxus di mormorare.
Si girò verso di lui, colta alla sprovvista, proprio mentre Juvia, pochi passi indietro, portava una mano alla bocca e l’altra sul braccio di Gray, sorridendo incredula.
 -Gajeel-sama!- soffiò felice, mentre il mercenario e l’Exceed continuavano a correre indefessi verso di loro.
-Madre!- la chiamò tremante Lily, distinguendola nella penombra mattutina -Madre aiuto!-
Senza esitazione, con la forza che la contraddistingueva da sempre, Mira non esitò un istante ad avanzare, mentre un brusio lieve si alzava alle sue spalle e Yukino faceva un passo avanti in tensione, trattenuta dalla presa gentile di Mest sulla spalla.
-Lily che succ…- cominciò Mira, sentendo le parole morirle in gola e sgranando gli occhi con orrore.
No, non poteva essere vero!
Non poteva essere lei!
Quella ragazza esanime, pallida, più morta che viva e ricoperta di sangue che giaceva inerme tra le solide braccia del soldato Raven Tail, non poteva essere Levy!
La loro Levy!
Scattò in avanti, circondandole l’ovale pallido del viso con le mani, studiandola con la sofferenza di una madre che osserva la figlia ferita, setacciando il suo volto in preda al terrore.
-Cos’è accaduto?!- chiese con un filo di voce, tornando sull’Exceed nei cui occhi palpitava lo stesso dolore che stava lentamente contagiando tutti i Vermillion man mano che capivano cosa stesse succedendo a pochi metri da loro.
-Sono stati i droni- rispose per lui con voce roca il mercenario -Lily non c’era, Levy era con me- ammise, tremando di rabbia e dolore e non riuscendo a guardare negli occhi Mira -Ci hanno colti di sorpresa nel bosco, di notte. Io… non sono stato in grado di proteggerla… Mi dispiace, è stata tutta colpa mia…- ammise, la voce rotta e il groppo in gola.
-Mi ha trovato non molto lontano ma non sono riuscito a usare il teletrasporto per raggiungere prima la radura, ho volato più veloce che ho potuto-
-Sarai esausto- considerò l’albina, tornando a studiare Levy con attenzione -E lei è ancora viva- affermò, le sopracciglia corrugate -Chelia! Wendy!- chiamò, alzando la voce e voltandosi verso le due ragazze che erano emerse dal gruppo, in attesa di ordini -So che è chiedervi molto, non vi sarete ancora riprese del tutto, ma Levy ha bisogno di cure immediate- affermò, facendole annuire in contemporanea.
Con passo pacato, Mest si staccò da sua moglie e dai suoi figli, avvicinandosi a Gajeel e chiedendogli con lo sguardo il permesso di prendere in braccio Levy. Devastato dagli avvenimenti di quelle ultime ore, il mercenario non oppose resistenza e osservò il moro allontanarsi verso una tenda, preceduto dalle due ragazzine. Qualcosa di incontrollabile si fece strada in lui, obbligandolo a fare un singolo passo verso di loro.
-Ehi!- li richiamò, facendoli voltare interrogativi.
Gajeel deglutì a vuoto, stringendo spasmodico le mani, fino a quasi conficcarsi le unghie nella carne.
-Salvatela… Vi prego…- soffiò, supplice, facendo sorridere con affetto Chelia e Wendy.
-Non preoccuparti- lo rassicurò con voce melodiosa la seconda, prima di rimettersi in marcia.
Mira lo fissò attentamente, posando poi gli occhi sul suo braccio, macchiato di terra, intorno a cui era avvolta una fascia rossa piuttosto famigliare. Sorridendogli, tornò a guardarlo negli occhi, riuscendo finalmente a incrociare le sue iridi rosse e cariche di sofferenza e senso di colpa.
-Benvenuto figlio mio- mormorò in modo da farsi sentire solo da lui, che sgranò gli occhi, preso in contropiede, mentre tutti i Raven Tail si precipitavano verso il compagno, quasi avessero avuto l’ordine di restare immobili fino a un momento prima.  
Nonostante l’angoscia che lo opprimeva, Gajeel si lasciò pervadere dal sollievo per pochi attimi, mentre abbracciava Juvia e Meldy e si scambiava pacche con i ragazzi e Kagura, avvicinandosi per ultimo al Comandante.
Si guardarono negli occhi un lungo istante, sincerandosi delle condizioni l’uno dell’altro prima che Gajeel muovesse un passo per avvicinarsi ulteriormente a lui.
-Comandante devo parlarti- lo avvisò sottovoce e con un tono grave che mise subito Laxus in allarme.
Senza una parola, il biondo annuì piano prima di allontanarsi restandogli a fianco e girandosi di nuovo a fronteggiarlo quando il mercenario si fermò, inspirando a pieni polmoni.
-Dobbiamo andarcene da qui- vibrò, lasciando Laxus interdetto.
-Come?!- sbatté le palpebre, non certo di avere capito bene.
-Bisogna evacuare la radura- ripeté, con una certa urgenza negli occhi che contrastava il suo tono calmo e misurato.
-Gajeel non ti seguo- ribatté, determinato.
Il moro lanciò una fugace occhiata a Lily che stava parlando concitato con la donna albina che lo aveva chiamato “figlio” e un brivido lo percorse quando i loro sguardi, entrambi gravi e preoccupati, si incrociarono.
-Ci sarà un attacco. Entro il pomeriggio questo posto sarà un campo di battaglia- spiegò fissando sinceramente e apertamente negli occhi il proprio Comandante, pregandolo di non fare domande e dargli retta e basta.
Ma Laxus non era tipo da non arrivare in fondo alle questioni, per quando si fidasse ciecamente di Gajeel più di chiunque altro, e comunque difficilmente avrebbe lasciato quel luogo che per lui era una casa, ora che ci era finalmente tornato dopo tutti quegli anni.
Con un movimento secco, lo afferrò per le spalle, tenendolo saldamente e aggrottando le sopracciglia.
-Spiegami!- lo ammonì, facendolo soffiare dal naso.
-Venendo qui in volo… io e Lily abbia visto almeno tre divisioni di droni attraversare la foresta, diretti qui!- spiegò rapido, senza più preoccuparsi di non farsi sentire.
Il pericolo c’era, vero e concreto e proprio dietro l’angolo e da quel che vedeva i componenti di quella tribù non era così numerosi da non poter gestire un’eventuale ondata di panico. Tanto valeva essere onesti da subito. In fondo, non c’era tempo da perdere.
-Come?!- fu il turno di Mira di porre quella domanda, mentre mugugni soffocati e un brusio improvviso riempiva l’aria che si rischiarava a vista d’occhio man mano che il sole superava la linea dell’orizzonte per raggiungere il cielo.
-Potrebbero essere anche di più!- continuò Gajeel, senza ripetere ciò che aveva appena detto, certo che in realtà la donna lo avesse sentito benissimo, girandosi a fronteggiare la tribù e il resto dei suoi compagni -Dobbiamo andarcene da qui! Lasciare la radura!- 
Un’ondata di spaventate esclamazioni e lamentele si sollevò dal gruppo in ascolto e Gajeel sgranò gli occhi quando si accorse che nessuno si era fatto prendere dal panico ma in molti sembravano indignati dal suo suggerimento di abbandonare quel luogo.
Erano forse una tribù di aspiranti suicidi?!
-Non c’è tempo di stare qui a discutere! Dobbiamo andare via e basta!- protestò ancora, il corpo scosso dai brividi.
Quella gente non aveva idea, nessuno di loro aveva idea di che razza di tragedia stava per abbattersi su di loro. Nel giro di poche ore la radura avrebbe brulicato di quei robottini bastardi. Sarebbe stata una carneficina da cui nessuno avrebbe avuto scampo.
-Non possiamo abbandonare Tenroujima così!!! Se qualcuno ha intenzione di attaccarci dobbiamo difendere l’albero!!!- protestò una giovane donna, lasciandolo ancora più sconvolto.
-Brava!!!-
-Ben detto Sorano!!!-
-Che vengano pure!!!-
-Ma cosa diavolo state dicendo?!?!?- esplose il mercenario, ormai incapace di trattenersi.
Come potevano ragionare così?! Con così… così… poco rispetto per le proprie vite?!?! Per cosa poi?! Per un albero?!?!
-Gajeel!-
Il moro si girò di scatto verso il Comandante, colpito dal tono di ammonimento che aveva usato, quasi gli avesse letto nella mente e un immediato senso di colpa lo pervase. Levy gli aveva spiegato più volte quanto quella dannata pianta fosse sacra per i Vermillion ma…
Dannazione! C’erano donne e bambini! C’era Levy lì!!! Non poteva, lui non poteva perderla così, per colpa di un attacco che erano in grado di evitare!!!
-Gajeel ha ragione!!! La radura va evacuata!!!-
Il silenzio calò assordante e improvviso quando Mira avanzò, prendendo la parole e le difese del nuovo arrivato.
-Cosa?!-
-Madre…-
-Tuttavia- proseguì con voce più calma, ora che aveva l’attenzione di tutti e stroncando sul nascere le proteste di alcuni di loro con un gesto della mano -Anche Sorano ha ragione! L’albero va protetto ma non per questo permetterò che veniate sterminati! I bambini partiranno subito in groppa a Grandine e Wendy e Chelia andranno con loro mentre voi tutti dovrete muovervi per lasciare il luogo a piedi! Confido che, come sempre, la foresta ci aiuterà!-
-E l’albero, Madre?!?-
-Sì giusto!!! Hai appena detto che va protetto!!!-
Mira li guardò uno ad uno, un sorriso malinconico e carico di un affetto così potente da spezzare il cuore sul volto.
-Ci penserò io…- mormorò raggelando tutti i presenti e fermando il cuore a Laxus.
-No!!!-
La voce di Yukino irruppe, tagliando l’aria, un gemito di dolore e determinazione mentre la ragazza avanzava con occhi umidi e i pugni stretti lungo i fianchi.
-Se tu resti, resto anche io, mamma!-
-Bambina mia…-
-Yukino ha ragione Mira-nee!-
-Se tu resti, restiamo anche noi!- ripeté Sorano, lasciandola sempre più interdetta, mentre tutti i suoi figli e fratelli prendevano ad annuire piano con il capo.
Un moto di orgoglio e profondo amore la scosse di fronte a quella reazione della sua famiglia. Un popolo pacifico e per niente esperto nell’arte del combattimento eppure così coraggioso e pronto a tutto pur di restare unito e proteggere quanto di più prezioso ci fosse in quel mondo.
Ma per quanto Mira avrebbe voluto accettare quella loro coraggiosa offerta, non poteva farlo.
-…scappare così, come un codardo! Un vero uomo…-
-Non è quello Elfman!- alzò nuovamente la voce, interrompendo le proteste tonanti del fratello, mentre una lacrima si liberava dalle sue ciglia e scendeva a graffiarle la guancia -Non vi chiedo di scappare, vi chiedo di non arrendervi! Non arrendervi e non chinare la testa di fronte alla violenza ma per farlo dovete andarvene di qui! Non capite?! Siete voi che dovrete fare il sacrificio più grande! Quando l’albero verrà distrutto l’anima di Mavis cercherà un nuovo luogo dove risiedere e cosa farà se non ci sarà più nessuno di noi in grado di proteggerla?! Ma qualcuno deve restare ad assicurarsi che nemmeno un briciolo della sua magia venga rubato alla sua anima! E sono egoista a chiedervi di lasciarlo fare a me, so bene che sono coloro che rimangono in questa terra a dover convivere con il dolore ma questo è il mio ruolo! Non vi chiedo di scappare, vi chiedo di essere forti! Essere abbastanza forti da saper riconoscere i nostri limiti e accettare il sacrificio di pochi per il bene di molti! Essere abbastanza forti da ricominciare da zero in un altro luogo, un luogo che dovrete costruire con le vostre forze, un luogo da poter chiamare casa!-
Un brivido scosse tutti i presenti, mentre gli occhi di molti si riempivano di amare lacrime, di fronte a quello sviluppo senza via di uscita, e Yukino ricacciava coraggiosamente i singhiozzi giù per la gola.
Non era possibile! Non poteva finire così!
Doveva… doveva esserci un modo per…
Dei passi decisi e simultanei alle sue spalle la fecero girare di scatto, e attraverso le lacrime che le offuscavano la vista, ci mise qualche secondo a mettere a fuoco quattro figure che si erano staccate dal gruppo compatto formato da mercenari, indigeni e ribelli.
Con le braccia incrociate al petto e quattro ghigni arroganti dipinti sul volto Gray, Natsu, Sting e Rogue osservavano Mira, ostentando una tranquillità che sembrava impossibile provare in quel momento.
-Con tutto il rispetto per te Madre…- cominciò Gray.
-Ma fino a prova contraria noi non siamo parte della tribù e possiamo decidere per noi- proseguì Sting, lanciando una rapida e rassicurante occhiata a Yukino i cui occhi si stavano rapidamente seccando, grazie alla fiducia che il ragazzo le trasmetteva.
Se Sting aveva intenzione di fare qualcosa, sarebbe andato tutto bene, lo sapeva.
-Quindi a meno che Laxus non voglia opporsi, noi restiamo- riprese Rogue, mentre Sting gli dava una leggere spallata.
-Sono tutto un fuoco!- esclamò Natsu, ghignando a più non posso.
Anche il resto di Fairy Tail e dei Rajiinshu avanzò di un passo, sotto gli sguardi increduli e colmi di gratitudine dei Vermillion in una muta conferma che non si sarebbero tirati indietro.
I mercenari si voltarono a cercare con gli occhi Gajeel e Laxus che, superato il momento di stupore, ghignarono simultaneamente, il biondo scuotendo la testa e il moro incrociando le braccia.
-Non possiamo comunque restare qui ad aspettarli tutti insieme! Sarebbe una carneficina! Dobbiamo disperderci per dividere le unità di droni!- considerò rapido il Comandante, già impegnato a vagliare tutti gli possibili sviluppi di quella situazione ai limiti del tragico.
-Madre!-
La voce melodiosa ma grave di Wendy interruppe quel momento di inspiegabile e temporaneo entusiasmo, portando un nuovo denso e palpabile silenzio.
La giovane guaritrice era visibilmente stanca e la pelle chiara delle sue piccole mani era macchiata di sangue.
Tutti trattennero il fiato di fronte alla sua espressione contrita e Gajeel si ritrovò a pregare un dio nel quale non aveva mai creduto per la prima volta in vita sua. Non poteva essere che…
-Levy è fuori pericolo ma ha bisogno di altro tempo per recuperare- comunicò con determinazione e fu come se un macigno fosse stato sollevato dallo stomaco del mercenario, che si concesse un sospiro di sollievo, sollievo destinato, però, a essere solo momentaneo.
Perché mai quella ragazzina era così sconfortata se Levy non era più in bilico tra la vita e la morte?!
Cos’altro c’era?!
-Abbiamo sentito tutto dalla tenda…- proseguì, abbassando per un attimo gli occhi -Ma… non possiamo spostarla, non può muoversi… E vale anche per Lector…-proseguì come se stesse confessando una qualche colpa.
Ai margini del suo campo visivo, Sting si irrigidì avanzando di un passo con espressione terribile a quelle parole.
-Sono troppo deboli, se li spostiamo non… non ce la possono fare, Madre!- alzò improvvisamente il tono, risollevando il capo e rivelando gli occhi pieni di lacrime -Mi dispiace tanto! La magia mia e di Chelia non è abbastanza…-
Troncò la frase a metà e sgranò gli occhi quando Mira le posò la mano sul capo, dopo aver coperto la breve distanza tra loro, sorridendole radiosa.
-Senza te e Chelia saremmo persi, Wendy!- le disse, accovacciandosi per essere alla sua altezza, mentre anceh Mest e Chelia uscivano dalla tenda -Grazie per aver salvato Levy e non devi preoccuparti per lei e Lector. Li porteremo all’albero e li difenderemo noi- la rassicurò, cercando per un attimo conferma da Laxus -Tu ora devi solo preoccuparti di occuparti dei bambini, insieme a Chelia e Romeo. Andrete via con Grandine-  le spiegò rapida, facendola annuire e sorridere tra le lacrime -Sei stata bravissima- mormorò ancora, stringendola a sé e baciandola su capo.
Laxus osservò la scena con sguardo pieno d’affetto prima di fare una panoramica sui propri ragazzi. Sting era chiaramente preoccupato, la mascella indurita, i pugni stretti ma bastò il lieve tocco di sua figlia per riuscire a calmarlo almeno un po’, senza però cancellare la determinazione dal suo sguardo, determinazione condivisa con il resto dei suoi compagni.
Sorrise, il Comandante, fiero e orgoglioso come solo un padre poteva essere. Sorrise, mentre si girava verso Gajeel aspettando un suo cenno d’assenso. Sorrise, prima di tornare serio e autoritario come sempre e battere le mani, un suono a cui i suoi risposero scattando senza esitazione e simultaneamente.
-Prendete le armi ragazzi. È il momento di combattere- 
















Angolo di Piper: 
Ed ecco svelato l'arcano! 
Perchè, si sa, l'ottimismo è il profumo della vita! 
cercasinome: Giovane veggente! Perchè mai dovrebbero chiedere aiuto, dicevi?! E invece avevi ragione tu! Ma sono così felice che ti sia piaciuta la riconciliazione! ** ** ** Ho adorato scriverla! Sul serio! Grazie infinite di cuore per tutto! Un bacione
Honey: Ebbene sì, ha detto "deflorare"! Lo ha proprio detto! Sai quanto lo prende per il culo Gildharts?! Beh sì, ovviemente se... se... ecco se sopravvivono... Comuuunque sì direi che si sono goduti per bene il fatto di essersi ritrovati anche se avrebbero potuto goderselo un altro po' ancora! Ma ehi sono felice felice che ti sia piaciuto questo capitolo in particolare (come quello scorso) proprio perchè Miraxus! Grazie mille e un megabacio
Fanny: Oooooooh meno male! Ci speravo! Sono proprio contenta e grazie per esserci sempre! :* 
Al prossimo aggiornamento! 
Piper. 


 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


-Tutto a posto?!- domandò non appena Mira rientrò nel suo campo visivo, guardandola con un’apprensione che avrebbe potuto scorgere anche negli occhi di Lyon e Gajeel se non fosse stato troppo impegnato a scrutare sua moglie.
Mira, Mest, Sorano e Lily avevano spostato la tenda di Levy e Lector vicino all’albero Tenroujima, per poi tornare rapidamente alla radura, ormai deserta non fosse stato per loro sette, dove avevano intenzione di fermare i droni in arrivo, senza permettere loro di neanche avvicinarsi al sentiero che portava da Mavis.
Gajeel aveva protestato, sostenendo che era bene predisporre qualcuno a guardia anche vicino alla tenda ma Laxus era stato irremovibile. Lo spirito della fondatrice bastava e avanzava per proteggere la ragazza e il bambino e comunque non avrebbe mai permesso che qualcuno di armato calpestasse il suolo circostante l’albero. Già l’essere armati all’interno dei confini di Tenroujima era un’idea che gli dava la nausea ma, purtroppo, necessaria alla loro sopravvivenza.
Ma l’ansia provata dai due, preoccupati per le loro donne ma abbastanza vicini a loro da poterle facilmente proteggere, non era niente in confronto a quella che attanagliava il cuore di Lyon. Quando Laxus aveva stabilito che si separassero in gruppi, sostenuto da Gerard e Mest, l’albino aveva aumentato la stretta sulla mano di Kagura, sentendo istintivamente che non sarebbe stato messo in squadra con lei e aveva serrato le palpebre nel sentire che la compagna si sarebbe diretta a nord, insieme a Juvia, Gray, Natsu e Cana.
Da un certo punto di vista, era meglio così. Se Kagura fosse stata lì, gli sarebbe stato impossibile concentrarsi a dovere sul combattimento quando i droni fossero giunti a destinazione e non solo negli attimi successivi. Al tempo stesso però, avrebbe dato un braccio, o addirittura Deliora, pur di sapere come stesse la sua donna.
-Lyon, concentrati- lo richiamò Gajeel, riscuotendolo.
Dalla roccia su cui era seduto, l’albino cercò rapido l’amico con gli occhi, trovandolo che gli dava le spalle con lo sguardo perso nel vuoto.
Lo sapeva fin troppo bene quanto le sue paure fossero condivise dal suo vicecomandante e si stupì nel realizzare che mai prima aveva raggiunto un livello di simile empatia con Gajeel, nonostante fossero praticamente cresciuti insieme.
Facendo leva su Deliora, si mise in piedi e raggiunse il fianco dell’amico, scrutando come lui tra la vegetazione davanti a sé ma facendogli sentire la propria vicinanza.
Avrebbe voluto parlare, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che non sarebbe successo niente ma a che sarebbe servito?! Nessuno poteva azzardarsi a prevedere tanto e non sarebbero state certo le sue parole a tranquillizzarlo.
Ciò contro cui si accingevano a combattere era un nemico, se non più potente, di gran lunga più sterminatore di quelli che avessero mai affrontato in precedenza. Si trattava di macchine, fredde e infallibile macchine che non potevano calcolare una mossa sbagliata perché, semplicemente, non calcolavano.
Agivano e basta.
Distruggevano e basta.
E il pensiero che fossero opera di Ivan lo disgustava anche di più.
-Kagura è forte, non basteranno certo un paio di robot a metterla fuori gioco- affermò roco Gajeel, cogliendolo alla sprovvista.
-C-come?!- domandò senza riflettere Lyon.
Il moro si girò a guardarlo, ghignando divertito.
-Gihihi! Era ora che vi deste una svegliata amico!-
Lyon spalancò gli occhi, sbattendo rapido le palpebre.
Come… cosa…
-Tu come lo sai?!- chiese assottigliando lo sguardo.
Da quando si erano riconciliati, Gajeel era stato talmente in aria per la piccola indigena da rendere impossibile qualsiasi comunicazione con lui.
Come diavolo aveva fatto…
-Lyon io lo so da anni- gli fece presente con voce atona e un sopracciglio alzato, sconvolgendolo.
Ma lui se n’era accorto solo poche settimane prima! Quando le cose avevano iniziato a prendere quella brutta piega a Deadly Nightshade e si era avvicinato a Kagura più di quanto già non fossero, seguendo il suo istintivo bisogno di proteggerla e aprendo finalmente gli occhi!
-Quello che mai mi sarei aspettato era vedere il Comandante così- ammise, continuando a ghignare e girandosi verso Laxus, che stava parlando con Mira, perdendosi nei suoi occhi e sorridendo con lei, nonostante l’imminente pericolo -Sapevo di lei ma non immaginavo fosse così tanto grande la cosa-
-Non… non credo si possa immaginare finché non la si vede con i propri occhi una cosa del genere- considerò l’albino, studiando non solo loro ma anche Mest e Sorano, altrettanto impegnati a darsi conforto a vicenda, preoccupati per Nue  e Rehien che si erano già allontanati in groppa a Grandine insieme agli altri bambini.
Era indescrivibile il modo di rapportarsi di quelle coppie. Si vedeva molto chiaramente che il legame che le univa era al di là dell’amore che, per esempio, legava Kagura a lui. Che era come un’anima divisa in due che cercava con costanza e serenità di rimanere intera, un legame quasi impossibile da spezzare, impossibile da far vacillare.
Per un attimo, gli era venuta quasi voglia di invidiarli ma poi si era detto che mai avrebbe sostituito Kagura con qualcun’altra, che era molto più felice così.
Ognuno viveva ciò che aveva e lui aveva Kagura e voleva vivere lei, lo voleva con ogni fibra del proprio corpo.
 -Anche tu sei così con Levy, sai?!- mormorò dopo un attimo, facendolo sobbalzare violentemente.
-Cosa?!-
-Sì amico! Mi spiace dirtelo ma i tuoi giorni di scapolo sono ormai belli che conclusi!- lo prese in giro, ridacchiando per la sua espressione sconvolta e gli occhi strabuzzati.
Poi dopo un attimo, Gajeel tornò a ghignare, scuotendo appena la testa.
-Gihih! Mi sa che hai ragione, Principessa dei Ghiacci. Però… non è così male, sai?!- ammise tornando a guardare il Comandante e la sua donna.
Laxus le stava accarezzando una guancia, leggendo nei suoi occhi senza alcuna difficoltà.
-Starà bene vedrai!-
-Per questo hai voluto che stesse insieme a Sting?!- lo prese in giro, facendolo sobbalzare.
Laxus distolse gli occhi, perdendo un attimo lo sguardo nel vuoto.
-Sting deve ancora rendermi conto di parecchie cose ma è un ottimo combattente e poi… poi darebbe la vita per Yukino- ammise, riluttante, serrando le palpebre -Mi sento un tale egoista-
-Sarebbero fuggiti insieme comunque- gli fece notare, corrugando le sopracciglia -Lo sai che piuttosto avrebbero disobbedito agli ordini-
-Lo so, lo so. Ma non è solo quello- sospirò, sfregandosi il volto con il palmo -Mi sento in colpa per aver separato Kagura e Lyon ma avevo davvero bisogno di lui al mio fianco e…-
-E sono certa che Lyon lo sa ed è un onore per lui- concluse determinata, ottenendo nuovamente la sua attenzione e riuscendo a farlo sorridere.
Piegò il busto in avanti per darle un bacio ma un rumore frusciante sempre più potente e sempre più vicino lo obbligò a sollevare il capo e girarsi di scatto, imitato da Mest, Lyon e Gajeel mentre Sorano e Mira si irrigidivano, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Arriva qualcuno- mormorò il ribelle, avanzando.
I due giovani soldati si allontanarono dal limitare, raggiungendo gli altri per mettersi in formazione.
-Ci siamo-
-Li aspetto a braccia aperte- ringhiò baritonale Gajeel, sfoderando Metallicana, spalla a spalla con Lily.
La tensione era palpabile mentre il fruscio si faceva sempre più nitido e vicino e una scarica di agitazione li percorse, obbligandoli a trattenere il fiato e stringere più saldamente else e fucili.
-Tu e Sorano restate indietro- le avvisò Laxus, parlando sottovoce con sua moglie -Della prima ondata ci occupiamo noi, quando saranno dispersi, sarà più facile abbatterli con la vostra magia-
-Comandate c’è qualcosa che non va- lo richiamò Gajeel.
Quando Laxus si voltò a cercarlo, notò che la sua espressione di incertezza e preoccupazione era condivisa anche da Lyon.
-Che succede?!-
-Fanno… troppo poco rumore- spiegò Lyon, obbligandolo a mettersi in ascolto e il crepitare delle foglie in quella zona ancora così rigogliose diede subito ragione ai due ragazzi.
-Come?!- chiese Lily, mentre anche Mest si metteva in ascolto.
Era vero, facevano troppo poco rumore per essere un esercito di droni.
Cosa stava succedendo?!
Fu più forte di Laxus, l’istinto di trattenere il fiato quando si rese conto che i loro amici stavano per rivelarsi oltre le foglie e gli alberi, anche se ora non sapeva più cosa aspettarsi.
Ma se anche avesse avuto una qualche idea, mai il suo cervello sarebbe riuscito a formulare l’ipotesi che prese forma davanti ai suoi occhi quando la vegetazione fu scostata finalmente davanti alla fonte di quel rumore non abbastanza forte.
Si ritrovò a sgranare gli occhi e tremare impercettibilmente, inorridendo dentro.
No! Non era… non poteva essere vero!
Non poteva essere lui!
-Oh- mormorò arrestandosi e studiando le loro espressioni scioccate con estrema soddisfazione -Non mi aspettavo un comitato di benvenuto-
 

 
***

 
-Per di qua, presto!-
-Dai, dai, dai! Diamoci una mossa!- esclamò Cana, girandosi a controllare che i droni non li avessero già raggiunti.
Mentre si muovevano verso est, secondo gli accordi presi alla radura, erano stati colti talmente di sorpresa che dopo un tentativo di contrattacco, si erano visti costretti a scappare via e trovare un rifugio da cui abbozzare un minimo di strategia, come suggerito da Juvia e Kagura.
Quei maledetti droni erano non solo tantissimi ma soprattutto micidiali e insospettabilmente veloci. Nessuno, neppure immaginandosi la situazione il più negativa possibile, si era aspettato che si fossero già addentrati così tanto nella foresta.
Chissà come stavano gli altri…
Si abbassò per evitare un ramo, seguita da Natsu e Gray, per unirsi a Juvia e Kagura, ora protette dall’intreccio di due alberi nodosi, cresciuti tanto vicini da sembrare un’unica pianta.
Si guardarono tra loro, occhi sgranati e fiato corto, cercando istintivamente di non fare rumore quando una fila di droni passò sul sentiero che si apriva pochi metri fuori dal loro nascondiglio, tirando dritto senza individuarli.
-Cosa facciamo?!- sussurrò sottovoce Cana, tremando impercettibilmente.
Aveva paura. Tutti loro avevano fottutamente paura.
Quei droni erano dei maledetti sterminatori!
E, con suo estremo sconforto, nemmeno Kagura e Juvia sembravano avere idea di come comportarsi.
-Che domande!- esclamò Natsu di punto in bianco, picchiando il pugno sul palmo -Andiamo là fuori e gli spacchiamo il…- cominciò, avviandosi a passo di marcia, prima di venire bruscamente riportato indietro da uno strattone di Gray.
-Pezzo d’idiota, cosa pensi di fare?! Non possiamo buttarci nella mischia così con quei cosi!- lo ammonì, sibilando furente.
-Gray ha ragione! Sono troppi e troppo rapidi! Dobbiamo trovare il modo di separarli per poterli combattere!-
-Sì ma come?!- si agitò Cana.
-Separandoci tra noi- rispose Juvia, capendo subito le intenzioni dell’amica e sconvolgendo i ribelli.
-Credevo avessimo formato delle squadre per essere più forti!- protestò la castana, facendo sospirare le altre due ragazze.
-E il più delle volte funziona ma cosa fai quando qualcosa è troppo vasto per poterlo vedere interamente da vicino?!- domandò Kagura, decisa a spiegarsi.
-Ti allontani- ribatté subito Gray, accigliandosi.
-Esatto! Dobbiamo colpirli da lontano ma per avere successo dobbiamo dividerli prima!-
-Non mi piace quest’idea- concluse asciutto il moro, avvicinandosi impercettibilmente a Juvia e provocando un brivido lungo la schiena a Kagura.
Chissà se anche Lyon si trovava in quella situazione.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero. Non poteva permettersi una simile distrazione in un momento del genere.
Lyon non glielo avrebbe mai perdonato.
-Gray non è il momento per…- cominciò a protestare ma una risata sottile e sinistra fendette l’aria, facendoli girare di scatto.
-Chi c’è?!- domandò subito Cana, assottigliando lo sguardo.
Dei passi pacati avanzarono, calpestando l’erba, facendo emergere una figura dall’ombra degli alberi alle loro spalle. Un giovane ragazzo, con una zazzera mora e scompigliata e un sorriso strafottente sul volto.
Un giovane ragazzo la cui vista fece sobbalzare e irrigidire le due mercenarie, reazione che non passò inosservata a Gray che, rotto ogni indugio, si mosse per pararsi davanti a Juvia.
-Ciao ragazze- salutò mellifluo il nuovo arrivato, rivolgendosi chiaramente alle due Raven Tail che lo fissavano a occhi ben aperti e con il respiro grosso -Quanto tempo-
Fu Juvia ad aprire bocca per prima, riscuotendosi più in fretta di Kagura ma continuando a tremare violentemente.
-A-Azir…- soffiò incredula, facendo voltare Gray con sguardo accigliato e interrogativo -Cosa ci fai qui?!-
 

 
***

 
Si fermò nella sua forsennata corsa, quando si rese conto che nessuno le stava più rispondendo e il terrore la pervase quando, una volta giratasi, trovò solo alberi e vegetazione alle sue spalle. Di Sting, Rogue e Yukino nessuna traccia.
Come… Quando…
In che momento si era separata da loro?!
Com’era successo?!
Ricordava solo Sting che urlava di correre, lei che prendeva a scartare tra i rami bassi e i licheni, voltandosi indietro in continuazione e poi Rogue che le diceva di concentrarsi sulla fuga e che non l’avrebbe persa di vista.
Non aveva nemmeno capito da cosa Sting avesse ordinato di scappare, tutto quello che sapeva era che ora era completamente sola. E non sarebbe stato nemmeno così grave perché Meldy era di certo stufa di restare sola ma al tempo stesso abituata a farlo e per di più in quella foresta ci aveva passato moltissimo tempo da bambina ma ora c’era Rogue.
E la sua assenza o presenza cambiava tutto.
E non riusciva, non riusciva Meldy a non preoccuparsi per lui, a non cercarlo disperata di riuscire a individuarlo, a iperventilare come se non potesse respirare senza di lui intorno.
Aveva detto che non l’avrebbe persa di vista e quindi non aveva alcun senso che lui non fosse lì.
A meno che… a meno che non fosse stato colpito?!
La sola idea le fece gelare il sangue nelle vene e le segò le gambe. Muovendosi malferma, tornò sui propri passi, spostandosi sulla desta a cercarlo.
-Rogue!!! Rogue dove sei?!?!- alzò la voce ascoltando la propria voce rimbombare in quel santuario naturale.
Brividi incontrollati ma non aveva intenzione di fermarsi, non finché non lo avesse ritrovato.
Aveva combattuto tutta la vita per se stessa, non si sarebbe certo arresa ora che aveva lui.
-Rogue!!!- chiamò ancora, sentendo che stava uscendo di sé, un attimo prima che un fruscio la facesse girare di scatto ancora a destra.
Assottigliò lo sguardo, percependo chiaramente due occhi su di sé, e il cuore riprese a batterle quando nel caos provocato dal groviglio di rami e dalla confusione generata dall’improvvisa necessità di fuggire, riuscì a intravedere due occhi rossi che la scrutavano, uno libero e l’altro velato da un ciuffo scuro.
Sospirò di sollievo, sorridendo e muovendosi verso di lui.
-Rogue!- lo chiamò, districandosi dalla vegetazione -Perché non rispondevi?!- gli domando con falso rimprovero, già pronta a gettarsi tra le sue braccia.
Il sorriso le scivolò via dal volto mentre il suo corpo si pietrificava di fronte a quel tizio che, chiaramente, non era Rogue.
Sapeva chi era, anche se non lo aveva mai visto.
Glielo avevano descritto nel dettaglio e più volte, insieme agli altri, aveva anche lei aveva preso in giro il ragazzo di cui si era poi perdutamente innamorata per quella presunta somiglianza tra lui e il soggetto che ora aveva di fronte. No, non aveva dubbi, sapeva bene a chi appartenesse quel sorriso così calmo, quello sguardo così surreale.
E il terrore si impadronì di lei ma solo per un attimo.
Fece giusto in tempo a domandarsi cosa ci facesse lì, non fece nemmeno in tempo a reagire per provare ad allontanarsi.
-Ferma- ordinò il moro e Meldy fece l’errore di incrociare i propri occhi con i suoi.
La mente le si svuotò e fu come se avesse cominciato improvvisamente a galleggiare. Non sapeva più dove si trovasse, cosa ci facesse.
Un nome, impalpabile come una nuvola, vago come un’eco lontana, lottava per restare nella sua testa ma lei non sapeva chi fosse quel Rogue.
Sapeva solo che quella era la sensazione più bella del mondo e non voleva svegliarsi più.
 

 
***

 
-Laxus cosa succede?!- chiese Mira con urgenza, senza staccare gli occhi dall’uomo privo di un braccio che continuava a muoversi a grandi falcate nella radura, come un predatore che gira intorno alla vittima designata prima di attaccarla.
Era evidente che Laxus, Gajeel e Lyon conoscessero quel tizio e che la sua presenza li avesse sconvolti, segno inequivocabile che doveva essere molto forte.
-Chi è?!-
-Sì, Laxus- intervenne l’uomo, riuscendo a farlo rabbrividire con il solo suono della propria voce -Dille chi sono. Raccontale del tuo patetico fallimento quando hai tentato di sconfiggermi-
Lyon e Gajeel strinsero più forte le armi, indignati per quelle parole mentre il loro nemico smetteva finalmente di camminare e si fermava a fronteggiarli a gambe divaricate e con sguardo omicida.
-Dille di quanto sono imbattibile- soffiò con fierezza, facendo rabbrividire Sorano.
Mira strinse più forte i pugni, sostenendo lo sguardo di quell’uomo menomato.
-Non ho paura di te- mormorò Mira, chiarendo subito la situazione.
-E fai male-
-Si può sapere chi diavolo sei?!- esplose Mest, incapace di contenersi oltre.
-È un Raven Tail!- intervenne Laxus, uscendo finalmente dal proprio mutismo -Uno dei tre Rinnegati, per la precisione-
-Rinnegati?!-
Laxus annuì.
-Coloro che si sono rimangiati la propria fedeltà verso il Comandante Capo e non per seguire il Comandante della propria squadra. Mercenari senza un capo… e senza un dio- aggiunse con disprezzo, facendo sollevare un sopracciglio all’avversario.
-Mi hanno detto che anche tu ti sei unito a noi-
-Io non sono come voi!!!-
-Hai ucciso Ivan-
-Ma non sono come voi!!!- ripeté fuori di sé, imponendosi poi di tornare calmo -Io non me ne sono andato con la promessa di tornare in ogni momento in cui ci fosse stata la possibilità di uccidere solo per il gusto di farlo! L’ho ucciso sì, ma per proteggere i più deboli e quelli che amo! Io non sono come voi- ripeté, la voce ridotta a un sibilo.
-Laxus, chi sono?!- domandò ancora Mira, raggiungendo il suo fianco senza distogliere gli occhi dall’uomo.
-Mio padre… Accettò di continuare a collaborare con loro ogni volta che avesse avuto bisogno di assassini a sangue freddo per missioni grosse. Per questo io, Silver e Gildharts cercammo di uccidere uno di loro alcuni anni fa. All’epoca i Rinnegati erano solo due. Il terzo si è aggiunto da poco, ha fatto in tempo ad allenarsi con Juvia quando era ancora solo una recluta- spiegò con calma, come se non fossero sul campo di battaglia che avrebbe determinato il loro domani -Ciò che li accomuna è che sono senza scrupoli e… la loro forza disumana- ammise, con non poca riluttanza, facendo ringhiare Gajeel -Non hanno bisogno di armi per convogliare la magia. Il loro corpo è l’arma. Usano la magia come voi Vermillion ma combattono come Raven Tail-
Si interruppe un istante, avanzando e parandosi davanti a tutti, sua moglie, i suoi ragazzi, Mest, Sorano e Lily.
Non si sarebbe certo tirato indietro, non aveva paura, non per se stesso almeno.
 
***
 
“Il più giovane è Azir, la Tempesta. Lui è in grado di trasformare il suo corpo e tutto ciò che tocca in sabbia”
 
-Che ne dici di dare un taglio a queste chiacchiere e affrontarci da veri uomini?!- s’intromise Gray, furente, prima di piegare le labbra in un ghigno storto -Scommetto che Natsu è tutto un fuoco e…-
Sgranò gli occhi sconvolto quando Juvia avanzò insieme a Kagura, parandosi davanti a lui.
-Lui è nostro- li avvisò la mora, mentre la blu annuiva convinta.
-Cosa?!- s’indignò Natsu, che si era già pregustato una bella scazzottata.
-Gray-sama deve permettere a Juvia di difenderlo- disse la ragazza, con determinazione, facendolo deglutire a vuoto.
-Juvia non…-
-Possiamo combattere tutti insieme!- intervenne Cana.
-No, non possiamo- la interruppe asciutta la spadaccina, lasciandola senza parole -Noi forse abbiamo una possibilità di sconfiggerlo ma solo se non ci ritroviamo un attacco a sorpresa dei droni alle spalle- spiegò, girando il volto di un quarto per guardare la ribelle -Dovete allontanare quelli che sono passati da qui poco fa. Staranno sicuramente tornando indietro-
-Io non lascio Juvia- s’intromise Gray, duro come non mai ma con una strana luce negli occhi.
La mercenaria si girò verso di lui, sorridendogli radiosa e portando un palmo sulla sua guancia gesto al quale, stranamente, il ragazzo non si sottrasse.
-Gray-sama è la forza di Juvia. Ma Juvia ha bisogno che Gray-sama si occupi dei droni- soffiò, lasciandolo interdetto.
Il ribelle la fissò per un lungo istante negli occhi, deglutendo a vuoto prima di annuire.
Cercò il consenso dei suoi due compagni e si stacco riluttante da lei per seguirli fuori dal rifugio ma fatti solo due passi si fermò, voltandosi un istante ancora.
-Juvia- la chiamò puntandole contro l’indice in un gesto di ammonimento -Io… ti vengo a prendere anche all’inferno, sono stato chiaro?!- le domandò, facendola arrossire violentemente sulle guance e guardandola poi annuire.
Le due Raven Tail li osservarono sparire al di là del groviglio di rami, prima di scambiarsi un’occhiata ferma e complice.
Tornarono a guardare Azir che aveva assistito a tutta la scena con la spalla appoggiata ad un albero, visibilmente divertito.
-Okay- mormorò Kagura, sfoderando Archenemy -Adesso a noi-
 

***
 
 
“Poi c’è Marde Geer. Conosciuto anche come Mastermind per la sua capacità di controllare la mente delle persone.”
 
Soddisfatto, si avvicinò alla ragazza dai capelli rosa, ormai ridotta a un corpo vuoto e senza più volontà. I suoi occhi ora vacui fissavano un punto nel vuoto, la sua mente imprigionata in una trance da cui le avrebbe fatto desiderare di non uscire più.
Il suo corpo era come addormentato sebbene ancora dritto e fermo sulle sue gambe diafane, pronto solo a ricevere un ordine da eseguire senza esitazione.
Le prese il mento tra pollice e indice, scrutandola da vicino.
Era bella e questo lo fece sentire anche meglio.
Gli piaceva di più ipnotizzare belle ragazze. Rendeva tutto più sensuale e mistico.
E ancora di più gli piaceva che Meldy avesse provato a resistere. L’aveva dovuta convincere più a lungo del previsto, godendo nel vederla cedere, arrendersi, abbandonarsi e cadere in suo potere, sprofondando alla fine in quel dormiveglia di cui lui e lui soltanto era padrone.
Le scostò una ciocca dal volto, portandogliela dietro l’orecchio, per poi accostarsi al suo padiglione auricolare con le labbra.
-Ora sei la mia arma-
 

***
 
 
-E infine c’è lui- mormorò Laxus, rischiando di conficcarsi le unghie nella carne.
Il fastidio lo attraversò quando vide l’avversario ghignare soddisfatto.
Gli avrebbe cancellato quell’espressione dal volto, era una promessa.
-Lui è Acnologia. Acnologia, il Distruttore- 











Angolo di Piper: 
Sono viva!!!! 
Scusate il ritardo, scusate davvero! Spero di farmi perdonare con questo capitolo (non so per quale contorta logica dovreste perdonarmi dopo tutto questo ma tant'è) e auguro a tutti un buon anno nuovo!!!! 
Un ringrazimento speciale a Honey e cercasinome per le recensioni! 
Leggo ogni parola con affetto, grazie di cuore! 
Al prossimo aggiornamento! 
Piper. 


 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


-Ci seguono?!-
-Anche troppo, Gray!- rispose Cana, lanciando un’occhiata alla colonna di droni che erano riusciti a distanziare senza seminarli, volutamente, per allontanarli da dove Juvia e Kagura stavano combattendo.
Un raggio laser colpì con un fischio a pochi centimetri dal piede di Natsu, facendolo arrestare e voltare con rabbia.
-Hanno rotto le palle!- esclamò, estraendo la propria arma -Adesso gli do una regolata che…-
-Pezzo d’idiota, ci tieni proprio a morire?!- lo apostrofò Gray, trascinandolo via e obbligandolo a riprendere la corsa.
-Gray siamo in grado di sconfiggerli!- protestò il rosa, tenendo il passo.
-Sì lo so! Ma sono troppi e ora non dobbiamo preoccuparci di sconfiggere questi ma di impedire a qualsiasi drone diretto da quella parta di andare da quella parte!- spiegò furente, indicando per due volte a braccio teso la direzione dove avevano lasciato le mercenarie poco prima.
Senza rallentare, Natsu alzò gli occhi a studiare la sua espressione determinata e concentrata, leggendovi tutta la preoccupazione per Juvia e la paura di non poterla riabbracciare, la stessa che provava lui da quando si era visto costretto a separarsi da Lucy.
In totale empatia con l’amico per una volta decise di chiudere la bocca e seguire il piano, senza riuscire a impedirsi di correre con la mente a lei.
Cos’avrebbe dato per sapere come stesse e se fosse o meno al sicuro, per sentire anche solo la sua voce.
-Natsu!-
Si bloccò di botto, incredulo, guardandosi intorno febbrile.
Cos’è?! Stava diventando pazzo?!
-Natsu! Ragazzi!-
No, non era pazzo! Quella era proprio la voce di Lucy! E quella che si stava avvicinando di corsa da un sentiero laterale, sbracciandosi, quella era Lucy in carne e ossa!
I tre ribelli si scambiarono un’occhiata d’intesa prima di gettarsi veloci verso la bionda, per raggiungerla e nascondersi nuovamente tra gli alberi, al riparo dai robot anche se solo per pochi minuti.
Il tempo di fare due falcate e alle spalle di Lucy apparirono anche Jet e Lisanna. A Gray bastò un secco cenno del capo per far deviare la corsa ai due ribelli e all’indigena e li guardò lanciarsi dentro la folta vegetazione prima di seguirli a ruota insieme a Cana e Natsu.
Si accovacciarono tra i cespugli, attenti a fare meno rumore possibile e subito Lucy si avvicinò a Natsu per stringerlo, lasciandosi cadere sulle ginocchia, travolta dal sollievo di trovarlo ancora vivo.
-Dov’è Droy?!- chiese subito, cercando il rosso con lo sguardo.
-È rimasto insieme a Romeo e Wakaba- sussurrò il ragazzo -Dopo quest’esperienza ha giurato di mettersi a dieta-
-Dannazione!- imprecò il moro, trattenendo a stento un verso frustrato -Questa non è una battaglia, sembra che stiamo giocando al gatto e al topo! È umiliante!-
-Gray…- provò a calmarlo Cana, senza successo.
-In realtà, abbiamo trovato qualcosa che potrebbe volgere la situazione a nostro vantaggio- disse Jet, facendo sollevare la testa di scatto a Gray e Cana.
-Di che parli?!- chiese Natsu, tenendosi addosso Lucy come se non potesse separarsi da lei.
-È stato Droy con una di quelle sue diavolerie ad accorgeresene!- s’intromise Lisanna.
-Quando i droni cambiano formazione o direzione o schieramento è come se un’onda magnetica venisse rilasciata nell’aria, ogni volta-
-E quindi?!-
-All’inizio pensavamo che i droni comunicassero tra loro attraverso queste onde ma poi ci siamo accorti che funziona esattamente come una calamita- proseguì svelto Jet, consapevole che ogni minuto era prezioso -C’è un drone alfa. Lui li controlla e invia gli ordini, polarizzando i vari squadroni nella direzione che gli interessa. Sono come limatura di ferro di fronte a una calamita!- concluse, lasciandoli interdetti.
-Stai… stai dicendo che se abbattiamo questo drone alfa mettiamo fuori gioco tutti gli altri?!-
-No! Questo non lo so con certezza e non credo ma se togli la calamita la limatura di ferro si disperde! E il solo motivo per cui non stiamo riuscendo a tenergli testa è che si muovono come un unico corpo! Siamo in grado di sconfiggerli, basta che perdano la bussola!-
Gray trattenne il fiato, studiando l’espressione determinata del compagno.
Jet e Droy non erano precisamente i due cuor di leone di Fairy Tail ma il rosso sembrava pronto a tutto per riuscire a mettere K.O. quei droni e la sua non sembrava una teoria campata in aria da come ne parlava.
-Può funzionare- mormorò Cana.
-E comunque è l’opzione migliore che abbiamo!- affermò Lucy, annuendo.
-Okay ma come lo individuiamo questo drone alfa?!-
-Ci abbiamo pensato noi!- rispose prontamente Jet.
-Come?!-
-Lo stavamo portando qui, ci siamo fatti inseguire per dividerlo dagli altri e…-
Un rumore di ferraglia a pochi metri da dove si trovavano lo fece zittire.
Passi pesanti risuonavano nella foresta, facendo tremare appena il terriccio e i sassi imprigionati tra i fili d’erba.
-È solo uno?!- domandò per essere sicuro Natsu, facendo annuire Gray.
-È lui!- confermò Jet.
Natsu, Gray e Jet si scambiarono un’occhiata, annuendo, prima di avvicinarsi al limitare dei cespugli che li proteggevano.
Tra le fronde verdi e rigogliose due zampe metalliche entrarono nel loro campo visivo, facendo trattenere loro il fiato.
-Se aspettiamo troppo si incrocerà con lo squadrone che ci stava inseguendo- consierò Cana con una certa agitazione nella voce.
-Andiamo!- esclamò Gray, saltando fuori con un rumore frusciante, seguito a ruota dagli altri cinque.
Si schierarono davanti al drone, che anche a occhio nudo era chiaramente più grande degli altri e al centro del petto aveva incastonata una luce viola anziché rossa.
Il drone alfa arrestò la propria avanzata con un altro rumore metallico mentre i suoi avversari stringevano i pugni.
-Avanti, bastardo, vieni più vicino- sussurrò Gray, staccando la propria lancia dalla schiena e cominciando a incanalare la propria magia del ghiaccio nell’arma, rilasciando una piccola aurea fredda e impalpabile.
Tutti erano pronti ad attaccare, ognuno con la propria arma in mano, quando uno spostamento d’aria improvviso li investì, facendoli indietreggiare di alcuni passi, come se una qualche forza misteriosa fosse stata rilasciata dal drone.
-Ma che diavolo…- protestò Natsu.
-Oh no- mormorò Jet -Li ha chiamati-
-Di che parli?!- chiese Gray, accigliandosi.
La risposta arrivò rapida, gelando il sangue nelle loro vene. Il terreno tremò sotto i passi compatti e sincronizzati dello squadrone che Cana, Gray e Natsu avevano cercato di seminare fino a pochi minuti prima.
Sapevano, anche senza girarsi, che ora si trovava schierato alle loro spalle.
-Come facciamo?!- domandò Lucy, tremando appena, la frusta stretta in mano.
-Basta un colpo preciso per distruggere lui. Ci penso io, voi occupatevi degli altri- mormorò Gray, più determinato che mai.
-Gray se sbagli non potrai recuperare la lancia- intervenne Jet.
-Lo so- digrignò tra i denti il moro, maledicendosi per non avere con sé il proprio arco.
-È la strategia migliore!- affermò Cana, facendo annuire anche Natsu.
-Diamoci una mossa- soffiò il rosa.
Gray sollevò la lancia sopra la testa, ma gli altri cinque non fecero nemmeno in tempo a voltarsi che la prima fila di droni alle loro spalle molleggiò sulle zampe, producendosi poi in salti micidiali sulle loro teste, con i queli li superararono, schierandosi di fronte al drone alfa.
I sei combattenti sgranarono gli occhi scioccati.
-Cosa signfica?!- esclamò Lisanna, mentre anche la seconda fila li saltava via, formando una difesa più compatta.
-Li sta schierando poco per volta per difendersi- spiegò Jet -E noi siamo troppo pochi per attaccare su entrambi i fronti, quindi per ogni drone che abbattiamo lui può richiamarne un altro-
Gray e Natsu guardavano fissi davanti a loro, stringendo le proprie armi rischiando di distruggerle con la loro stretta, lo stesso pensiero a invadergli la mente, a cui diedero voce in simultanea.
-Merda!-
 

 
***

 
Socchiuse gli occhi, lo sguardo appanato e offuscato come la sua mente, e portò una mano a strofinarne uno, cercando di riconoscere qualcosa di quello che la circondava.
Non sapeva dove si trovasse, non ricordava cosa fosse successo, non con precisione.
Ricordava un fischio prolungato, una luce accecante, la voce di Gajeel che la chiamava.
Gajeel.
Al solo pensiero del ragazzo lo stomaco le si accartocciava in un piacevole spasmo. Avvolta così in quel piacevole caldo, gli sembrava di essere ancora tra le sue braccia e non sarebbe stato così strano, perché in effetti ricordava di aver fatto l’amore con lui e uno strano formicolio la pervase a quel pensiero.
Ma allora perché nei suoi ricordi la voce del mercenario suonava disperata?!
Erano… erano stati attaccati.
Immagini confuse di quanto successo nel bosco dopo che si erano uniti in una cosa sola le invasero la mente, risvegliandola completamente. Spalancò gli occhi e strinse il lenzuolo tra le dita, imponendosi di mantenere la calma, consapevole di avere addosso delle bende, ricordandosi che era stata colpita e concludendo che se era lì, viva, qualcuno doveva averla medicata.
Sì, ma dov’era esattamente “lì”?!
Prese un profondo respiro per mantenere la calma, concentrandosi sui suoni e gli odori che le arrivavano attraverso i lembi della tenda in cui si trovava, sulle auree che riusciva a percepire e un senso di pace e tranquillità s’impadronì di lei nel rendersi conto che era a casa. Piegò le labbra in un lieve sorriso che durò solo pochi secondi, lasciando spazio a nuovo panico.
Cosa… stava succedendo?!
Perché percepiva paura, rabbia, determinazione?!
C’era una battaglia in corso?! Com’era possibile?! A Tenroujima le armi erano vietate!
Concentrandosi per evitare movimenti bruschi, girò lentamente il capo verso destra e il cuore le si fermò all’istante, mentre una scarica l’attraversava e il fiato le si mozzava in gola.
Non sapeva chi fosse quel bambino, dall’aria pallida e emaciata, sudato e tremante ma sapeva bene chi era la figurata incappucciata e avvolta nel mantello nero, china su di lui e intenta ad allungare una mano verso il piccolo corpo sfinito.
-Non toccarlo!-
Fu più forte di lei alzare la voce quando vide i polpastrelli quasi sfiorare la guancia del bambino.
-Lascialo stare- ripetè affannata, incrociando senza paura i suoi occhi rossi.
Ancora chino in avanti, il ragazzo la studiò con calma, prima di parlare.
-Sai chi sono?!-
Levy annuì energicamente, le lacrime agli occhi per l’emozione. Non poteva credere di essere davvero di fronte a lui.
-Zeref- soffiò, senza sapere neppure lei se era una risposta o un’invocazione.
Zeref sorrise storto, annuendo e rimettendosi dritto.
-Ciao Levy-
L’azzurrina portò rapida un dito ad asciugare una lacrima che le era sfuggita sulla guancia gonfia per il sorriso. Lo osservò fare il giro intorno al bambino e raggiungere il suo giaciglio, sedendosi alla sua sinistra per non occluderle la visuale sull’altro letto.
-Lector non ce la fa più, se non intervengo la sua anima andrà perduta per sempre. Non è un Vermillion, ma è solo un bambino. Può unirsi a Mavis- spiegò mentre Levy tornava seria e si girava a studiare quella minuscola creatura con occhi lucidi e sofferenti.
Deglutì a vuoto prima di parlare.
-Può guarire-
Zeref negò piano.
-A questo stadio, non c’è abbastanza magia per guarirlo-
Levy si morse un labbro, perdendo il controllo su un’altra lacrima.
-Posso aiutarlo-
-Nessuno può aiutare te però. C’è una guerra in corso, sono tutti fuori per proteggere Mavis-
-Quanto gli rimane?!- domandò, non certa di voler conoscere la risposta.
-Meno di un’ora. Ma se non intervengo adesso, non potrò fare più nulla per lui, la mia forma terrena dura poco. Sto già violando le regole a stare nel mondo dei vivi-
Levy si girò verso di lui, sorridendo tra le lacrime.
-Ma non è prerogativa di un negromante, non rispettare le regole?!-
Anche Zeref sorrise, paterno e pieno di affetto.
-Lo è anche del tuo mercenario-
Quel riferimento a Gajeel sembrò lacelarle il petto. Avrebbe così voluto poterlo riabbracciare.
Ma non poteva essere egoista, non voleva esserlo.
-Non sei obbligata sai?! Puoi aspettare, puoi comunque salvare molti-
L’indigena liberò un respiro tremolante a labbra schiuse, girandosi di nuovo verso il bambino.
-Ma io voglio salvare anche lui- ammise, mandando giù il groppo.
-Se c’è qualcuno che può, quella sei tu Levy. Da quando sei nata ho sempre saputo che avresti trovato il mio libro. Ma ora la scelta è solo tua e di nessun altro-
-Lo so- annuì la ragazza, trattenendo a stento i singhiozzi.
Era ingiusto, lo era, essere a casa e non avere neppure il tempo di rivedere i propri cari, parlare con loro, ridere con loro un’ultima volta. Ma la sorte toccata a quel bambino, era molto più ingiusta.  
Uno scoppio improvviso la fece sobbalzare e gli occhi le si sgranarono quando Lector prese a tossire convulsamente, contorcendosi e buttando fuori anche l’anima.
Le cose stavano precipitando più in fretta del previsto.
-Devi dirmi ora cosa vuoi fare- insistette un’ultima volta Zeref, senza riuscire a distogliere l’attenzione di Levy da Lector.
-Io…- osservò persa il bambino inarcare la schiena e colpire ripetutamente il suolo, a ritmo con i colpi di tosse che gli sfuggivano dalle labbra.
Una profonda determinazione si fece strada in lei, mentre ricacciava decisa indietro le lacrime.
-Vai… Ci penso io a lui…-
Un lungo istante di silenzio seguì le sue parole, facendole credere che Zeref fosse scomparso senza aggiungere nulla, e sobbalzò colta alla sprovvista quando la sua voce risuonò nell’aria un’ultima volta.
-Buona fortuna- le augurò con un cenno del capo, prima di dissolversi nell’aria, scomparendo in una lieve folata di vento.
 

 
***

 
Non poteva credere di essere in quella situazione.
Non voleva crederci.
Si mosse di lato per evitare l’ennesimo colpo di frusta, guardando con sofferenza il suo viso determinato. Determinato a uccidere. Determinato a uccidere lui.
-Rogue!!!-
La voce di Sting che lo chiamava quasi aggressivo gli perforò i timpani, senza però riuscire a riscuoterlo del tutto.
No, non voleva colpirla. Non poteva colpirla.
-Usa quel dannato fucile, Rogue!!!-
Com’era potuto succedere?!
L’aveva persa di vista solo pochi secondi, l’avevano ritrovato dopo pochi minuti.
Perché?! Perché ora doveva combattere con lei?! Perché proprio lei?!?! Perché non aveva preso lui, quel bastardo?!?!
Strinse più forte Skiadrum, calandolo di piatto su di lei, senza imprimere tutta la forza che avrebbe potuto al movimento, mentre Meldy girava su se stessa, la frusta pronta a scattare.
Erano tornati indietro, guidati da Yukino, rassicurati dal fatto che la ragazza riuscisse a sentire l’aura di Meldy al massimo della sua potenza. Ma mai, mai neppure nel peggiore dei suoi incubi, Rogue avrebbe potuto pensare di assistere a una scena del genere.
Ci aveva messo molto più di Sting a capire cosa stava succedendo, non foss’altro perché si rifiutava di credere ai suoi occhi.
Si rifiutava di credere che Meldy avesse davvero attaccato Yukino e che stesse cercando di strangolarla, finché il suo migliore amico non aveva perso la testa, spaventato, e avevo sfoderato Weisslogia, gettandosi contro le due ragazze.
E a quel punto Rogue aveva dovuto riconoscere la sua donna per intervenire e impedire a Sting di ucciderla.
Si erano fronteggiati con occhi dardeggianti, Sting davanti a Yukino che stava riprendendo fiato, Rogue davanti a Meldy, lo sguardo spento e perso nel vuoto. L’avevano chiamata, scossa, avevano cercato di farla tornare in sé ma niente aveva funzionato e lui aveva continuato a non capire. Finché quella sinistra risata non aveva squarciato l’aria.
Il sangue gli si era gelato nelle vene nel vedere Marde Geer emergere dalla vegetazione. Quel bastardo di un Rinnegato, che tutti, persino Laxus, temevano.
Ipnotizzata.
L’aveva ipnotizzata e ora Meldy era la sua arma.
Così aveva detto.
E di fronte alla loro incredulità, Marde Geer le aveva ordinato di uccidere Sting e Meldy era scattata senza esitare verso il biondo.
E ora eccoli lì. Yukino e Sting a cercare di mettere K.O. Marde Geer e lui a tenere Meldy lontana dall’amico.
Ed era evidente che la mercenaria fosse pronta a uccidere anche tutto quello che si frapponeva fra lei e il suo obbiettivo. E per quanto lui l’avesse chiamata, implorata, pregata, Meldy continuava a colpire senza pietà e lui continuava solo a parare i suoi colpi, improvvisamente incapace di combattere.
Ma cosa avrebbe dovuto fare?!
L’idea che era venuta a Yukino non era così assurda ma con che coraggio avrebbe potuto…
Un verso soffocato lo fece girare appena in tempo per vedere un tronco colpire in pieno stomaco il suo migliore amico, spedendolo lontano di diversi metri, sotto lo sguardo ghignante di Marde Geer.
-Sting!!!- lo chiamò Yukino, disperata, mentre il moro tratteneva il fiato.
Aveva fatto un volo pazzesco, aveva preso davvero un brutto colpo.
Stava bene?!
Perché non si rialzava dannazione?!
Un dolore lancinante lo attraversò quando la frusta di Meldy riuscì a colpirlo in faccia, aprendogli un taglio sotto lo zigono esposto ma dandogli la sensazione che quacuno gli avesse staccato la mandibola.
Era quella la magia di Meldy, la sua frusta colpivano direttamente il centro del dolore nel cervello, amplificando la percezione dolorosa dei suoi attacchi e Rogue non poté trattenere un grido, tornando a guardarla e leggendo solo odio nei suoi occhi.
Cosa doveva fare?! Cosa?!
Perché Sting era ancora immobile a terra?!
Il terrore s’impadronì di lui ma si rese presto conto che, finché Meldy continuava a combattere, dal momento che il suo ordine era uccidere Sting, voleva dire che Sting era vivo. Indubbiamente malconcio ma vivo.
-Dai coglione, alzati- lo pregò sottovoce Rogue, tenendolo d’occhio e continuando a muoversi intorno a Meldy.
Doveva risvegliarla dannazione! Doveva riportarla da lui!
-Ehi raggio di luna e se ipnotizzassi anche te?!- domandò Marde Geer, squadrando Yukino, con un viscido ghigno sulla faccia.
Yukino assottigliò lo sguardo indignata mentre un brivido percorreva suo malgrado la colonna vertebrale di Rogue. Non poteva permetterlo!
-Non cadrò nella tua trappola- sibilò Yukino, pronta ad attaccare.
-Questo è tutto da vedere-
Un lampo improvviso percorse come una scossa elettrica il terreno su cui stavano combattendo, un lampo bianco che colpì Marde Geer, riuscendo a farlo indietreggiare e scalfire la sua corazza di arroganza anche se solo per un breve attimo.
Si girarono tutti verso la fonte di quel micidiale potere, solo per mettere a fuoco Sting che, sdraiato ancora per metà ma tiratosi su con il busto, aveva conficcato Weisslogia a terra, liberando quella vampata di magia bianca e fissava il Rinnegato con la voglia di uccidere negli occhi.
-Tu prova anche solo a sfiorarla…- sputò fuori, tremando incontrollato.
Accadde in un attimo.
La voce di Sting la raggiunse e Rogue vide Meldy irrigidirsi prima di voltarsi come una automa, accorgendosi che il moro non si frapponeva più tra le e il suo obbiettivo, facendole perdere interesse in lui.
Molleggiò sulle gambe, pronta ad avventarsi contro il biondo e Rogue si rese conto che non avrebbe avuto un’occasione migliore. Non poteva credere a ciò che stava per fare eppure sentiva che poteva, doveva fidarsi di Yukino.
O gli avrebbe persi entrambi.
-Rogue!!!- lo chiamò con urgenza Sting, accortosi del pericolo imminente.
Il ragazzo si mosse agile, facendo scattare la lama retrattile sopra alla canna di Skiadrum, trasformando il suo fucile in una modernissima baionetta, mentre raggiungeva Meldy in poche falcate.
-Fallo Rogue- mormorò inascoltata Yukino mentre il moro si allungava verso la mercenaria e la afferrava per i fianchi, riportandola indietro.
Se la trascinò contro, ignorando i suoi convulsi movimenti che, se solo Marde Geer non le avesse ordinato di perdere la voce, sarebbe stati certi corredati da urla di protesta.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime di vergogna, paura e colpa mentre affondava il naso nei suoi capelli, poco sopra il suo orecchio e tirava indietro il braccio per colpire.
-Perdonami amore mio- soffiò.
Gli sembrò che i propri arti si muovessero in autonomia e tutto quello che riuscì a percepire fu il corpo della ragazza che amava che si irrigidiva e tendeva per il dolore, mentre la lama di Skiadrum entrava nella sua carne, trapassandola da parte a parte, vicino al suo rene sinistro. 
 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


-Non ci credo!- battè le mani Marde Geer, prima di gettare indietro il capo e liberare una sadica risata.
Davanti a lui, Rogue era appena caduto in ginocchio, seguendo l’afflosciarsi di Meldy, ancora stretta tra le sue braccia e infilzata sul suo fucile.
Di tutti i risvolti che aveva immaginato, in quello non aveva proprio osato sperare.
Nei suoi piani Sting avrebbe dovuto uccidere Meldy per difesa e Rogue avrebbe perso la testa e ucciso il proprio migliore amico ma così, dannazione, così era anche meglio.
Il mercenario aveva ucciso la propria amata. E ora sarebbe bastato approfittare della fragilità di Rogue, ipnotizzarlo, fargli uccidere anche Yukino e aspettare che Sting facesse il resto. Il biondo non avrebbe mai potuto convivere con tutto quel dolore, lo leggeva bene nella sua mente, e di certo avrebbe finito con il togliersi la vita.
Una vittoria schiacciante per lui.
Nessuno, nessuno poteva sconfiggere il grande Marde G…
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!-
Sgranò gli occhi quando quell’urlo squarciò l’aria intorno a loro, rifiutandosi di riconoscerne la fonte perché, semplicemente, non era possibile. Aveva ordinato a Meldy di perdere la voce e nemmeno la morte poteva liberarla dal suo incantesimo.
E allora perché improvvisamente la ragazza urlava in preda al dolore?!
Accattorciata su se stessa, le unghie conficcate nel terreno, la mercenaria gridava come se stesse subendo una terribile tortura, impossibilitata a scappare dalla presa salda di Rogue su di lei.
-Resisti, piccola, è quasi finita- le stava mormorando il moro, parlando colpevole e sofferente tra i suoi capelli -Resisti, ti prego-
Una punta di qualcosa di simile a panico si impadronì di Mastermind che si ritrovò a trattenere il fiato, non capendo cosa stesse succedendo, mettendoci parecchi secondi a notare quel lieve fumo nero che si disperdeva nell’aria nel punto in cui Skiadrum e il corpo di Meldy erano incastrati l’uno nell’altro, come una perdita, una perdita di aura magica.
Cosa… Cosa stava facendo?!
Non si rese conto di aver parlato ad alta voce finché Yukino e Sting, ora vicini, non gli puntarono addosso uno sguardo furibondo.
-Risucchia la magia oscura che hai introdotto dentro di lei con l’ipnosi- rispose Yukino, terribile e rabbiosa.
No, non era possibile!
Nessuno mai era riuscito a raggirarlo! Mai!!!
Assottigliando minaccioso gli occhi, fece levitare il tronco che aveva poco prima colpito Sting, con l’intenzione di scagliarlo contro la coppia ma un lampo fulmineo e bianco riverberò nella penombra della foresta, mentre Sting sollevava Weisslogia e recideva a metà il legno, mandando a vuoto il suo attacco, sempre attento a fare da scudo a Yukino con il suo corpo.
Le urla di Meldy stavano diminuendo sempre più, sostituite da singhiozzi e un respiro affannato e quando si riconcentrò sui due, il Rinnegato dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non indietreggiare nell’incrociare lo sguardo di Rogue.
-Ti pentirai di avermi obbligato a farle questo- sibilò, la voce rotta per la rabbia, e Marde Geer deglutì a vuoto.
Perché quelli non erano gli occhi di un ragazzo. Quelli erano gli occhi di un demone.
E un fastidioso sollievo lo pervase quando il moro smise di trucidarlo a distanza, tornando a dedicarsi completamente a Meldy nel sentirla tossire convulsamente.
Era finita. Aveva finito di estrarre la magia oscura.
Con delicatezza, sfilò l’arma dal suo corpo senza lasciare alcun segno, avendo usato la magia oscura come varco per non ferirla, ritrasse la lama della baionetta, si agganciò Skiadrum sulle spalle e fece girare Meldy per prenderla tra le braccia.
Era sporca, sfinita, dolorante, gli occhi lucidi e la pelle bagnata di sudore e lacrime, ma sorrideva.
E il cuore di Rogue riprese a battere, rigenerato da quel sorriso di sincera felicità, per essere finalmente di nuovo tra le sue braccia.
Tenendola per la le spalle, contro il suo petto e sulle proprie gambe ancora ripiegate sotto di sé, portò l’altra mano sulla sua guancia e le loro fronti a contatto, cercando di realizzare pienamente che sì, era viva ed era tornata da lui.
-Non volevo farti male…- cominciò con voce incerta ma subito le dita di Meldy si posarono sulla sua nuca, libera dai capelli tirati su in una piccola coda.
-Ssssh. Hai fatto quello che dovevi. Grazie per avermi riportata indietro- gli disse, per poi spingere il volto in avanti a cercare le sue labbra.
-Oh, è tutto molto romantico- commentò Marde Geer, ritrovando la propria spavalderia -Fossi in voi resterei così, almeno morirete abbracciati-
Ignorando la stanchezza, guidati dalla rabbia e dalla sete di vendetta, Sting e Rogue si rimisero in piedi e il moro si allontanò per un attimo dal campo di battaglia, giusto il tempo necessario per depositare Meldy ai piedi di un albero, la schiena appoggiata al tronco.
-Aspetta qui- le disse, prima di tornare dall’amico, riprendendo in mano Skiadrum e affiancandolo senza paura a fronteggiare il Mastermind.
-Sei pronto amico?!- chiese, per sicurezza.
Sting annuì, muovendo le dita sull’elsa di Weisslogia, prima di ghignare sghembo e annuire.
-Come direbbe Natsu… Sono tutto un fuoco-

 
***

 
-Lyon!!!-
L’albino scattò nel sentire la voce del Comandante e di Gajeel chiamarlo all’unisono, e si tuffò di lato proprio mentre la roccia accanto a lui esplodeva, per volere di Acnologia.
Si rimise in piedi, riavvicinandosi ai due compagni, stringendo saldamente il fucile e trucidando il nemico con gli occhi, nonostante la stanchezza e quella punta di qualcosa a cui non voleva dare un nome, al centro del petto.
Paura. Era poca ma Lyon aveva paura.
Paura perché quell’uomo a cui pure mancava un braccio era quanto di più simile a un mostro avesse mai affrontato. Paura perché se quella era la forza dei Rinnegati allora il suo posto sarebbe dovuto essere accanto a Kagura in quel momento.
Ma non poteva andarsene dalla radura, non poteva.
Mest e Lily stavano sostituendo Sting e Rogue splendidamente nella loro formazione e combattere secondo strategia era la sola pallida possibilità di uscirne vivi, lo sapeva. E la strategia scelta richiedeva anche la sua presenza.
Due tonfi lo raggiunsero, segno che Mira e Sorano avevano abbattuto altri due droni e trattenne un’imprecazione nel considerare che quei robottini di merda sembravano non finire mai.
Muovendosi come un solo corpo indietreggiarono per permettere a Mira e Sorano di avvicinarsi e avere la schiena coperta, così da poter riprendere fiato un attimo, anche loro esauste da quella battaglia.
Una risata rauca impregnò l’aria, facendolo irrigidire. Si girò verso Acnologia, la testa gettata all’indietro e le spalle scosse da puro divertimento.
Che aveva da ridere?!
-Non stiamo indietreggiando bastardo!- esclamò Gajeel, fuori di sé, avanzando di un passo e stringendo più forte Metallicana.
Il Distruttore  si rimise dritto, scrutando attentamente il ragazzo di fronte a sé, con un certo interesse.
-Ma lo farete- affermò parlando con calma e provocando un fremito omicida nei due mercenari più giovani -Oh, se lo farete- ripeté, tirando il mantello dietro la spalla con un movimento rapido, mostrando il moncherino fasciato dalla tuta da combattimento -Sapete, quando il vostro Comandante aveva pochi anni più di voi, lui e i suoi amichetti mi affrontarono e questo fu l’esito della battaglia. Non riuscirono a fare altro a parte farsi massacrare dal sottoscritto-
Loro malgrado, Gajeel e Lyon sgranarono appena gli occhi, riuscendo a contenere il loro stupore.
Gildharts, Silver e Laxus combattendo insieme erano riusciti solo a staccargli un braccio?!
Che razza di bestia era quell’uomo?!
Ma se c’era una cosa che Gajeel mai aveva fatto e mai avrebbe fatto era farsi intimorire dalle parole.
Odiava l’arroganza, quella degli altri ovviamente.
-Ci tieni tanto a provare l’ebrezza di essere tu a farti massacrare?!- chiese al nemico, ghignando e ostentando una sicurezza che non era proprio certo di provare.
Si rendeva conto di non essere al top delle sue possibilità.
Era distratto, non riusciva a concentrarsi come sempre.
La sua mente, volente o nolente, viaggiava oltre il sentiero sul lato della radura, verso l’albero e verso Levy.
Sarebbe voluto correre da lei anche in quel preciso momento, bisognoso di sincerarsi delle sue condizioni e invece tutto quello che poteva fare era tenere a bada un mostro senza poterlo realmente sconfiggere, senza poter eliminare la minaccia che incombeva sulla testa della ragazza che amava.
Mai si era sentito tanto frustrato in vita sua ma mai lo avrebbe dato a vedere.
Stava ancora sfidando silenziosamente il Distruttore quando un rumore lontano, ritmato e vibrante saturò l’aria della radura, facendoli irrigidire e allertare.
-Cos’è?!- domandò Sorano, avvicinandosi istintivamente e impercettibilmente al marito.
-Droni…- mormorò Lily, l’espressione dura e determinata.
-Un esercito di droni- specificò Lyon, sentendo la rabbia montare dentro di sé.
Non finivano mai, dannazione!
-Sono diretti qua?!- chiese tremando appena Mira.
Gajeel trattenne il fiato, lanciando un’occhiata piena di panico al sentiero.
Se qualcuno fosse arrivato all’albero non visto…
Uno spostamento d’aria accanto a lui lo fece voltare mentre Laxus avanza sicuro di sé, staccandosi dalla loro compatta formazione e sostenendo senza paura lo sguardo del Rinnegato.
-Laxus!- lo chiamò agitata Mira, dimenticandosi in un istante dell’altra minaccia.
-Voi copritemi le spalle e occupatevi dei droni- mormorò senza voltarsi, prima di assottigliare lo sguardo minaccioso -A lui penso io- concluse facendo trattenere il fiato.
-Ma Comandante…- fece per protestare Lyon.
-Fate come vi dico!-
-Ahahahahahahah!-
Laxus tornò a dedicare tutta la propria attenzione ad Acnologia, impegnato a spolmonarsi con quella sua fastidiosa risata.
-Cosa pensi di fare Laxus?!-
Il biondo ghignò storto, per niente intimorito dal proprio micidiale avversario.
-Lo hai detto anche tu no?! Ora sono un Rinnegato come voi. Ora posso sconfiggerti- affermò con disarmante sicurezza, lasciando interdetto persino Acnologia.
Senza alcun preavviso, l’ex mercenario allungò un braccio, provocando un’esplosione davanti ai piedi di Laxus, obbligandolo a indietreggiare e creando un buco nel terreno.
-Ne hai di strada da fare, ragazzino-
-Non sono più un ragazzino-
-Allora vediamo cosa sai fare- lo incitò, piegando il busto in avanti, pronto ad affrontarlo senza pietà.
Ma un nuovo rumore si aggiunse a quello provocato dall’avanzata dei droni, un potente fruscio che risuonò in ogni dove intorno a loro, come un’eco continua e minacciosa.
Si girarono tutti a studiare i margini della foresta, cercando di trovare inutilmente la fonte di quel rumore finché una serie di sfere non schizzarono fuori, attraverso la chioma degli alberi, per poi rimanere sospese a mezz’aria, tutte intorno a loro.
Mira e Sorano trattenero un verso di puro terrore, che fece scattare immediatamente Laxus e Mest.
-Che succede?!- chiese il moro, accostandosi alla moglie.
-Quelle… quelle sono… questa è…- balbettò l’albina, mentre Mira continuava a fissare scioccata quegli oggetti infernali.
-La camera dei fulmini- buttò fuori la Madre, in un soffio.
Lottando contro la voglia di raggiungerla per rassicurarla, Laxus si limitò a cercarla con gli occhi, senza abbandonare la propria posizione né abbassare la guardia.
-Cosa significa, Mira?!-
-L’attacco di sedici anni fa… tutti ne parlano come di un bombardamento ma non fu… In realtà Ivan usò la camera dei fulmini anche in quell’occasione- spiegò Mira, mentre cocenti lacrime scendevano sulle guance di Sorano nel ricordare quel terribile giorno -Quelle sfere, tra pochi minuti, lanceranno scariche elettriche potentissime che colpiranno tutte le creature all’interno del cerchio che formano e non possiamo abbatterle perché se vengono colpite prima di diventare dormienti colpiscono di riflesso chi ha scagliato il colpo- proseguì, prima di stringere i pugni lungo i fianchi con rabbia -Siamo in trappola- soffiò, irata e tremante.
Un flash attraversò la mente di Laxus, raggelandolo. Per un attimo rivide suo padre, in piedi di fronte a lui a Deadly Nightshade, con in mano un telecomando e il dito pronto a schiacciare il pulsante dell’attivazione.
Possibile che… Ma lo aveva colpito, lo aveva ucciso prima che… o forse no?!
L’ira lo pervase, scuotendolo e deformandogli il viso in una smorfia. Perché era chiaro che suo padre era riuscito ad attivare la camera dei fulmini ancora una volta prima di morire e questo lo faceva impazzire di rabbia.
Sembrava che il fantasma di Ivan fosse deciso a perseguitarlo ovunque, finché non fosse riuscito a portargli via Mira una volta per tutte.
-Laxus!!!-
La voce della sua donna lo fece reagire prontamente e gli bastò affidarsi all’istinto per spostarsi nella direzione più sicura al fine di evitare l’attacco di Acnologia, lanciato mentre lui era distratto.
-Non è il momento di sognare ad occhi aperti, principessa dei fulmini!- lo schernì il Rinnegato, facendogli stringere l’impugnatura di Lightning così forte da rischiare di accartocciarla e da liberare una lieve scossa elettrica.
Un secondo pensiero improvviso lo colpì, distraendolo nuovamente.
Consapevol che Gajeel e Lyon avevano tutto sotto controllo, si prese un attimo per riflettere mentre puntava gli occhi sulle piccole scariche che la sua mano continuava a rilasciare, polarizzate dal fucile.
Cercò di catturare quell’idea così effimera che stava cercando di formarsi nella sua testa, richiamata da ciò che aveva appena visto e da ciò che aveva appena sentito.
Principessa dei fulmini, camera dei fulmini.
Laxus sollevò di scatto la testa, gli occhi sgranati, lanciando una rapida occhiata alle sfere sospese a mezz’aria.
Poteva funzionare?!
-Comandante! Dobbiamo mettere fuori gioco quegli aggeggi!!!- ruggì Gajeel con urgenza, aprendo una crepa nel terreno con un fendene e ghignando nel vedere Acnologia vacillare per un millesimo di secondo.
Laxus lo fissò qualche secondo in più del necessario prima di avanzare verso di loro.
-No!- rispose, scioccando sia lui che Lyon.
Si affrettò ad affiancarli, aiutandoli nella lotta e parlando sottovoce in modo che solo loro potessero sentire.
-Mi è venuta un’idea, forse so come neutralizzare sia la camera dei fulmini che lui- parlò rapido, lasciandoli ancora più interdetti -Ma ho bisogno che mi copriate le spalle finché le sfere elettriche non si attivano! Devo conservare tutta la stamina che posso!- concluse, sparando un fulmine contro l’avversario.
Lyon e Gajeel si scambiarono un’occhiata da dietro al schiena del biondo.
Sembrava una follia ma cosa potevano fare?! Non avevano alternative, la situazione era molto più che disperata e Laxus era il loro Comandante!
Come avrebbero potuto tirarsi indietro?! Dovevano almeno provare e fidarsi di lui!
Con un ghigno e un cenno del capo, Lyon e Gajeel tornarono a focalizzarsi sulla battaglia, stringendo le dita intorno alle proprie armi.
-Come vuoi Comandante-
-Ci pensiamo noi-
 

 
***

 
-Jet!!!-
Gray e Natsu si girarono di scatto all’urlo scioccato di Cana, in tempo per vedere il rosso schizzare tra i robot che stavano combattendo, diretto verso il drone alfa.
-Cosa sta facendo?!?!- chiese Lisanna, senza fiato, continuando a combattere -È impazzito?!-
Era tutto inutile, non riuscivano ad avere la meglio su quel maledetto esercito di ferraglia e avvicinarsi al loro obbiettivo era pura utopia. Lo spirito di conservazone nel robot a capo dell’armata era troppo forte e lo faceva agira tempestivamente, portando i ribelli al limite della sopportazione.
Cana aveva provato a metterlo fuori gioco con gli shuriken, scalfendolo appena e Gray aveva rinunciato tre volte a scagliare la propria lancia, rendendosi sempre conto appena in tempo che sarebbe stato un colpo a vuoto.
E ora Jet sembrava avere perso del tutto la pazienza ed essere impazzito, completamente, perché solo un pazzo si sarebbe gettato contro il drone così, senza nemmeno una strategia da seguire.
-Jet!!!- lo richiamò Natsu, fuori di sé, proprio mentre tutti i droni contro cui stavano combattendo, ridotti a poche decine ormai ma incredibilmente persistenti, li lasciavano improvvisamente perdere, quasi fossero diventati invisibili, girandosi in massa verso Jet.
-Cosa diavolo…?!- chiese Gray, accigliandosi.
-È perché è il più veloce. Rappresenta la minaccia più grande- mormorò sconvolta Lucy, comprendendo senza problemi la strategia dell’amico e quella del drone.
-Sta facendo da esca?!- domandò Cana, scioccata, estraendo poi rapida altri shuriken -Merda, Jet!!!- imprecò correndo in avanti -Abbattiamolo Gray!!!- aggiunse ancora, cominciando a scagliare le sue piccole piastre appuntite contro il nucleo di alimentazione del robot senza riuscire a colpirlo abbastanza forte.
Con suo sommo orrore, Jet inciampò su una radice sporgente, finendo dritto a terra e ritrovandosi indifeso contro quel che rimaneva dell’intero esercito dei droni.
-Jet!!!-
-Gray colpiscilo!!!-
Una fischio fin troppo noto ai ribelli riempì l’aria mentre una luce rossastra baluginava intorno al capannello di robot, segno che stavano per colpire.
-Gray!!!-
Il moro prese un profondo respiro, piegando il braccio all’indietro mentre i suoi amici continuavano a urlare in preda al terrore e Cana lanciava altri shuriken, ormai disperata.
-Forza- mormorò Natsu, stringendo i denti e i pugni.
La lancia si librò in aria, calando veloce contro il nemico, diretta contro la pietra viola incastonata al centro del suo petto mentre il fischio diventava assordante.
-Dai, dai, dai-
Lucy tese le braccia al cielo, già pronta a esultare quando la punta della lancia solleticò la placca di vetro che rappresentava il cuore del robot, ma il sorriso si congelò sul suo volto quando all’ultimo e senza preavviso, il drone fece scattare il braccio e bloccò la lancia con il suo artiglio destro, spezzando l’arma a metà.
-No- soffiò Cana con orrore, girandosi poi di scatto verso Jet, ancora riverso a terra e con occhi colmi di terrore.
-Jeeeeeeeeeeet!!!!-
La voce di Lisanna si perse nel rumore micidiale prodotto dai laser dei droni, seguito da un boato che sollevò una mezza tempesta di polvere e terra.
Il silenzio che seguì risultò anche più assordante. Immobili e affannati, gli occhi colmi di lacrime, osservarono il polverono dissolversi, lo stomaco accartocciato al pensiero di quello che avrebbero visto non appena il pulviscolo si fosse diradato.
Non ci erano riusciti. Non erano riusciti a salvarlo.
-Perché lo ha fatto…- soffiò Natsu, sofferente e incredulo.
Nessuno ebbe il cuore di rispondergli, solo Lucy gli si accostò per posargli una mano sul braccio e appoggiando la fronte sulla sua spalla. Faceva male, dannatamente male. Sembrava che qualcuno avesse aperto una ferita da parte a parte nei loro toraci, senza ucciderli.
Ognuno di loro avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al posto di Jet perché affrontare la morte di un amico faceva più male della morte stessa.
Faticando per trattenere i singhiozzi, Lucy girò appena il viso proprio mentre il polverone prendeva a dissolversi liberando loro la visuale. Le ci volle più di qualche secondo per registrare ciò che stava guardando e sgranare gli occhi sconvolta.
Perché riverso a terra, tra la polvere e l’erba, inerme e mosso solo da brevi scatti che assomigliavano a convulsioni ma erano chiaramente solo circuiti di sistema impazziti, non c’era Jet ma il drone alfa. E il loro amico si trovava ancora seduto a terra, lo sguardo verso l’alto ma non più focalizzato sui robot che un attimo prima avevano cercato di ucciderlo e che ora giravano in tondo, ciechi, spersi e del tutto innocui.
Ciò che Jet stava fissando era un uomo, alto, imponente e con i capelli rossi, molto più rossi dei suoi, un braccio ancora steso all’infuori verso il drone alfa e un ghigno beffardo sul volto.
-E questo chi è adesso?!- chiese Cana, sconvolta.
-Ehi tu!!! Chi diavolo sei?!?! Quello era il nostro drone!!!- protestò Natsu, facendo girare finalmente l’uomo verso di sé.
Il rosso li osservò attentamente uno ad uno, soffermandosi un po’ più a lungo su Cana, prima di girarsi verso Jet e coprire la breve distanza che li separava.
-Stai lontano da lui!!!- abbaiò Gray, desiderando di avere ancora la propria lancia per poter colpire quella nuova minaccia.
Un secondo brivido li percorse quando l’uomo stese il braccio verso Jet che chiuse gli occhi e infossò il collo nella spalle, preparandosi all’impatto. Ci mise alcuni secondi per realizzare che non aveva sentito nessun dolore e azzardarsi a sollevare una palpebra, per poi spalancarle entrambe incredulo nel comprendere che il nuovo arrivato non cercava di colpirlo ma gli stava offrendo un appoggio per rimettersi in piedi.
Si tirò su, spazzolandosi i pantaloni e lanciando fugaci occhiate verso i compagni, alla ricerca di una risposta.
-Stai bene ragazzo?!- chiese l’uomo, ottenendo un cenno del capo in risposta -Bene!- annuì a sua volta, girandosi poi verso gli altri -So per certo che uno di voi tre è il fidanzato di Juvia- affermò, cogliendoli tutti alla sprovvista.
Senza arrossire né pensare di correggere l’uomo, Gray strinse i pugni avanzando di un passo.
-Che diavolo vuoi da lei?!- ringhiò.
-Magari è suo padre!- considerò Lisanna.
Il rosso ghignò divertito, scuotendo appena il capo.
-No, non sono il padre di Juvia ma di questo sarà meglio parlare più tardi- annunciò, dando poi un’occhiata ai droni che correvano in circolo intorno a loro, senza sapere cosa fare e dove andare -Ora è il caso di mettere fuori gioco una volta per tutte questi robottini di merda-
-Ma si può sapere chi sei?!- chiese Cana, spazientita, avanzando di un passo.
L’uomo la osservò qualche istante con una strana luce negli occhi che la fece accigliare. Sembrava affetto e… orgoglio?!
L’uomo si passò una mano tra i capelli, sospirando.
-Sono Gildharts Clive- rispose -Mercenario e Comandante di Raven Tail- snocciolò, facendo sgranare loro gli occhi e tornando a sorridere beffardo -E voi siete appena stati promossi a membri della mia squadra- 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Tossì nell’erba, facendo forza sulle braccia tremanti per sollevare almeno il capo. La vista annebbiata e la debolezza non l’aiutavano a comprendere cosa stesse succedendo davanti ai suoi occhi. Anzi, a dire il vero, faticava anche a ricordare cosa fosse successo un attimo prima.
Sentiva solo un lancinante dolore in tutto il corpo, come se fosse stata sbattacchiata di qua e di là da una forza incontenibile. Lentamente, attraverso le vertigini che la stavano rivoltando, un pensiero coerente le attraversò la testa permettendole di rimettere insieme i pezzi.
Azir. Era stato Azir a ridurla così.
Il dolore che sentiva era la conseguenza del volo che l’aveva fatta schiantare contro un albero, l’ennesimo colpo ricevuto in quella battaglia e più potente di quelli precedenti, tanto da stordirla a quel modo.
Water Nebula si trovava troppo distante da lei e comunque dubitava avesse ancora abbastanza magia al suo interno da servire a qualcosa. Lei e Kagura avevano combattuto al massimo delle loro capacità ma le cose erano sfuggite loro di mano e le due mercenarie stavano lentamente soccombendo al nemico.
Juvia sbatté le palpebre per spannare gli occhi dalle lacrime, causate dalla paura repressa di non poterne uscire e non poter più riabbracciare i suoi compagni, il Comandante, Gray.
Il pensiero del moro era perfino doloroso e le mandava stilettate attraverso il torace ma quello non era il momeno di crollare. Quello che ora Juvia doveva fare era capire che fine avesse fatto Kagura e trovare un modo per uscire vive da lì. Non potevano permettersi nessun altro esito, avevano entrambe un motivo molto più che valido per non morire.
Senza staccare il gomito dal suolo, Juvia riuscì a raggiungere i propri occhi con la mano e asciugare le lacrime che le ostruivano la visuale. Ma non appena le sue iridi tornarono libere e asciutte il fiato le si mozzò in gola.
-Kagura-san- soffiò scioccata nel vedere l’amica sospesa da terra, incapace di muoversi, piena di lividi e ferite e praticamente incosciente, con la mano di Azir stretta intorno alla sua gola.
Sapeva fin troppo bene cosa il rinnegato stesse facendo. Voleva ucciderla lentamente, risucchiando tutta l’acqua dal suo corpo e a giudicare dallo stato in cui la mora versava, ci stava riuscendo.
Lo sconforto la pervase, portandola in un attimo alla disperazione.
Non poteva essere vero! Non poteva finire così!!!
Calde lacrime rigarono le sue guance, acqua salata che avrebbe così tanto voluto poter donare generosamente alla sua amica per salvarla.
Cos’avrebbe dato per essere al suo posto! Per sapere che alla fine di quella giornata, almeno Lyon avrebbe potuto stringere Kagura tra le braccia!
Che ironia che lei che combatteva da sempre con l’acqua, non potesse fare niente per salvare Kagura da quel tipo di morte. Che ironia non riuscire a muoversi perché il corpo era troppo pesante, quando il suo elemento era così agile e leggero.
Sollevò la testa di scatto, colpita da un’idea e il suo sguardo tornò determinato mentre assottigliava gli occhi, puntandoli sul nemico.
 

 
***

 
Meldy e Yukino sobbalzarono per l’ennesimo colpo incassato da Rogue e Sting contro Marde Geer, che aveva recuperato le forze e sembrava assolutamente determinato a non soccombere. Combatteva con rinnovata energia, elemento che invece cominciava a scarseggiare nei due mercenari.
Nonostante le loro armi sembrassero essere diventate esse stesse fonte inesauribile di magia. Skiadrum ne aveva accumulata così tanta per liberare Meldy che Rogue avrebbe potuto continuare a quel ritmo per una settimana, mentre Weisslogia, essendo altamente compatibile con la magia Vermillion, poteva sfruttare l’aura di Yukino per non esaurirsi mai.
Ma anche con quel vantaggio, lo scontro si stava rivelando assolutamente impari e i due ragazzi cominciavano a cedere sotto il peso della stanchezza e dei colpi del nemico.
Per quanto lo colpissero, per quanto Marde Geer non provasse neppure a scansarsi e per quanto incassasse ogni singolo attacco, sembrava assolutamente inscalfibile e godeva della sofferenza che ormai si poteva leggere con chiarezza sui volti dei suoi avversari.
Un brivido percorse la schiena delle due giovani quando il Rinnegato scoppiò in una roca risata.
-Quando avrò finito con voi passerò a loro- sibilò, ghignando sadico –E vi costringerò a guardare-
Meldy notò un movimento al suo fianco a quelle parole e si girò appena in tempo per bloccare Yukino, afferrandole il polso e impedendole di lanciarsi contro il Mastermind, sempre più in difficoltà a gestire la rabbia e il disgusto che quell’uomo suscitava.
Sapeva che la sua amica non era affatto violenta, ma capiva molto bene i suoi sentimenti quando era Sting a essere minacciato e soprattutto quando a venire minacciato. Lei provava esattamente le stesse cose nei confronti di Rogue e all’idea di vederlo soffrire il cuorele faceva così male che avrebbe preferito strapparselo dal petto.
Ma non potevano perdere la calma o il controllo, perché se Sting e Rogue si fossero distratti anche solo un istante per proteggerle, sarebbe stato tutto perduto.
Yukino si girò a guardarla, supplicandola in silenzio, ma Meldy scosse la testa decisa, cercando di essere ragionevole per tutte e due, prima di tornare a studiare la strategia dell’avversario. Anche se era fisicamente troppo debole per supportare in battaglia i suoi compagni, non era certo il tipo di persona che stava con le mani in mano, Meldy, e dall’inizio dello scontro cercava di elaborare una linea vincente da suggerire ai due mercenari.
Tutto ciò che fino a quel momento era però riuscita a cogliere era semplicemente che Marde Geer godeva indicibilmente nel far soffrire chi aveva davanti, un sentimento a cui lui sembrava del tutto immune. Il suo piano sembrava essere portare Sting e Rogue allo sfinimento prima di vibrare il colpo di grazia ma agli occhi della rosa continuava a non avere senso il fatto che il Rinnegato non provasse nemmeno a scansare gli attacchi dei due soldati.
Anzi si comportava come se fosse un divertente passatempo. Come se nemmeno li sentisse.
Gli occhi di Meldy si sgranarono mentre la stretta sul polso di Yukino aumentava di colpo, facendo scattare l’albina verso di sé con un’espressione preoccupata.
-Ha annullato il proprio centro del dolore- sussurrò.
-Cosa?!- domandò Yukino, corrugando le sopracciglia e chinandosi verso di lei.
Meldy girà lentamente il capo a cercarla.
-Ha annullato il centro del dolore per questo gli attacchi non gli fanno niente!- ripeté, quasi euforica -Ha condizionato la propria mente per non sentire dolore-
L’orrore si disegnò sul volto di Yukino che lanciò un’altra occhiata al trio, tremando a più non posso.
-Ma allora… è imbattibile…-
-No che non lo è!-
L’albina sobbalzò di fronte al tono sicuro e determinato dell’amica.
-Ma hai appena detto che gli attacchi…-
-Quelli fisici non gli fanno niente! Ma se riusciamo a rimuovere quello scudo dal suo cervello allora…- speigò con aria da cospiratrice Meldy, confondendo ancora di più l’indigena.
Quell’uomo era il Mastermind! Come potevano riuscirci?!
Eppure, se Meldy parlava così, voleva dire che aveva una qualche idea e lei era pronta a mettere in pratica qualunque piano le fosse stato proposto per aiutare Sting e Rogue.
-Meldy dimmi cos’hai in mente!- le chiese, assumendo a sua volta un’espressione determinata.
Meldy sollevò un angolo della bocca, ghignando trionfante.
-Ti ho mai detto che la mia frusta agisce direttamente sul centro del dolore?!-
Yukino la fissò qualche istante a occhi spalancati prima di riflettere lo stesso sorriso dell’amica con le proprie labbra.
 

 
***

 
Con le gambe che le tremavano per la debolezza, Levy uscì dalla tenda, stringendosi Lector al petto e cercando di ignorare i suoi convulsi colpi di tosse, che di tanto in tanto diventavano così violenti da togliergli il respiro.
L’indigena lo guardò con i suoi occhi castani, chiedendogli scusa per averlo svegliato ma allo stesso tempo rassicurandolo con tutta la determinazione di cui era capace.
-Andrà tutto bene, Lector. Guarirai. Te lo prometto- sussurrò, spostando poi lo sguardo sull’albero e sulla radura circostante.
Era un cerchio perfetto, al cui centro esatto svettava il simulacro dell’anima di Mavis, il luogo più sacro della tradizione Vermillion. Un brivido la percorse e Levy non fu in grado di dire se fosse per quel pensiero o per ciò che si apprestava a fare.
Senza esitare, ignorando la stanchezza, si avviò decisa verso la zona più vicina alle radici della pianta, dove l’erba non cresceva rigogliosa come altrove nella loro foresta, creando un piccolo cerchio di terra, adatta per disegnare i segni di cui aveva bisogno per il rituale.
Attenta a farlo sedere in quella che sarebbe stata l’area di azione dell’incantesimo, Levy si accovacciò per appoggiare Lector al suolo e addossando la sua schiena al tronco dell’albero. Il bambino la osservò con occhi persi e le palpebre mezze chiuse, chiaramente in debito di ossigeno.
-Levy-san…- la chiamò in un soffio, facendola sorridere.
-Andrà tutto bene, tesoro- gli disse, accarezzandogli la guancia e allontanandosi poi da lui.
Rapida, prese a disegnare simboli nella terreno, rimanendo all’interno di uno spicchio immaginario che coincideva con poco meno di un quarto della circoferenza che circondava Mavis, mentre Lector seguiva i suoi movimenti, senza realmente registrarli, incapace di concentrarsi o focalizzarsi su qualcosa.
Controllò un’ultima volta i simboli che aveva appena tracciato, i simboli che aveva copiato dal Sigillo di Zeref, prima di distanziarsi senza uscire dallo spicchio immaginario, fermandosi nel punto in cui l’erba smetteva di crescere.
Allargò le gambe per avere maggiore stabilità, stese le braccia e rivolse i palmi all’albero, prendendo poi un profondo respiro. Chiuse gli occhi un istante, concedendosi un attimo per rievocare tutto ciò di cui era grata nella propria vita.
La sua mente si riempì delle immagini più meravigliose che aveva collezionato in tutta la propria esistenza. Le feste alla radura, l’incontro con Lucy, l’amicizia con i membri di Fairy Tail, le lezioni per imparare a gestire la magia, le missioni con Pantherlily, l’amore di Mira, il legame speciale che solo un Vermillion poteva arrivare ad avere con la natura che lo circondava.
E poi lui.
Gajeel Redfox.
La cosa più inaspettata di tutta la sua vita, e la più bella per quanto ingiustamente breve.
Gli angoli degli occhi presero a pizzicarle e per un attimo la sua determinazione vacillò, ma per un attimo soltanto.
Tutto quell’amore, tutta quella bellezza, tutta quella felicità dovevano essere la sua forza non la sua debolezza. Per loro, per le loro risate e per poterli sapere vivi e felici, sarebbe arrivata fino in fondo.
Per lui, per lui che stava combattendo per proteggere un luogo che non era nemmeno casa sua, che stava combattendo per lei, per lui non avrebbe vacillato.
Per lui e per quell’anima innocente, pura e priva di colpe. Per Lector che meritava di vivere e conoscere Tenroujima e la bellezza della vita.
Fu il suo ennesimo colpo di tosse a riscuoterla. Riaprì gli occhi, forte e sicura come non mai, puntandoli per un attimo sul bambino, pallido e smunto e sudato.
Non aveva un minuto da perdere.
Non c’era più tempo.
Il pulviscolo magico si sollevò intorno a loro, circondandoli mentre Levy chiudeva gli occhi e riempiva di aria i polmoni.
-Näud enorath dër, ken forah önar. Eihwäz belah dër, ur erash önar. Tauna aidëm, elhendïl it anor eiwä ëkor…-
 

 
***

 
“…Laxeh aidëm it hamök, shaza aidëm it sure…”
 
-Che stai facendo?!- domandò con voce di scherno Azir, notando il movimento alle spalle della sua vittima.
Distolse la propria attenzione da Kagura, sospesa a mezz’aria dalla sua ferrea presa sulla gola che la stava lentamente strangolando, solo per portarla su Juvia che si era rimessa in piedi a fatica e non riusciva nemmeno a stare dritta.
-… ‘ndare… K… K… gura-san…- riuscì ad articolare in affanno.
-Come hai detto?!- domandò Azir, lasciando trapelare tutto il proprio godimento.
-Lascia… andare Ka… Kagura… san…- ripeté Juvia, ritrovando il fiato.
-E perché dovrei?!-
-Perché Juvia sta per… sta per…-
-Sta per?!-
-Sta per sconfiggerti!-
Un attimo di silenzio seguì l’affermazione della mercenaria, durante il quale Azir continuò a fissarla senza credere alle proprie orecchie e senza allentare la presa su Kagura.
-Tu sconfiggere me?!- domandò per poi scoppiare a ridere.
Una risata inquietante, fastidiosa, arrogante e sicura. Troppo sicura. Così sicura da fargli perdere di vista l’avversaria e Juvia seppe in quel momento che non poteva attendere oltre.
Assottigliando gli occhi accesi da una luce forte e determinata, Juvia chiamò a sé tutta la propria forza di volontà e la poca magia residua che ancora scorreva nelle sue vene, accumulandola al centro del suo corpo, prima di chiudere gli occhi per concentrarsi e poterla percepire chiaramente dentro di sé. Per poter percepire l’acqua dentro di sé e fluire nel suo corpo.
Una strana sensazione la pervase, e la necessità di aprire e chiudere i palmi un paio di volte per controllare di essere ancora del tutto solida si impadronì di lei, senza un apparente motivo.
Fu quando la risata di Azir si spense con un risucchio soffocato che Juvia riaprì gli occhi solo per mettere a fuoco l’espressione terrorizzata del rinnegato.
Perplessa, abbassò il capo per studiare il proprio corpo e trattenne il fiato quando si accorse che poteva vedere attraverso le proprie braccie e le proprie mani come se fossero fatte… d’acqua!
Si era trasformata in acqua!
C’era riuscita!
-Che… che stai facendo?!- chiese di nuovo Azir, tutta la sua arroganza dissipata nel nulla.
Juvia risollevò il capo di scatto, più determinata che mai.
-Lascia andare Kagura-san!-
-Come hai fatto?!- domandò senza fiato il Rinnegato.
-Lasciala!- gridò Juvia, emettendo un’onda di magia che colpì il moro, facendolo indietreggiare e obbligandolo a mollare la presa sull’altra mercenaria, che cadde a terra, tossendo e cercando di recuperare l’ossigeno perduto.
Juvia prese a camminare verso di lui e il terrore crebbe sul volto e negli occhi dell’ex Raven Tail che riuscì a rimanere comunque fermo dov’era ma tremando vistosamente per la forza magica emanata da quella donna.
-Come… come hai fatto a…-
-Fairy Tail ha insegnato a Juvia come bilanciare il proprio corpo con la propria arma per non sprecare magia-cominciò, avanzando ancora -I Vermillion hanno spiegato a Juvia come far fluire la magia attraverso il proprio corpo senza armi- un altro passo e stavolta Azir non riuscì a non indietreggiare -E se Azir può trasformare il suo corpo in sabbia allora anche Juvia può farlo con l’acqua. Basta trattare il proprio corpo come un’arma giusto?! E se Juvia sa bilanciare la magia, non importa quanto sia debole, le basta un minimo di stamina per poterlo fare- ghignò, consapevole di avere fatto centro quando vide l’espressione ormai disperata del nemico.
Si fermò per un attimo, studiandolo e radunando altra magia residua.
-Cosa succede alla sabbia quando piove?!- domandò poi in un soffio, prima di lanciarsi verso Azir con un potente scroscio. 

 
***

 
“…Bjärka aidëm it ätlas eiwä ëkor…”
 
-Voi non potete battermi!!!- urlò scoppiando a ridere, una luce psicopatica negli occhi rossi.
Sting e Rogue strinsero le mascelle, lanciandosi un rapido sguardo, i petti affannati.
Erano al limite, stanchi, distrutti, senza via d’uscita.
Nonostante avessero dato fondo a quasi tutta la loro magia e impiegato le migliori strategie che gli anni di addestramento a Deadly Nightshade avevano insegnato loro, i due combattenti non avevano ottenuto nemmeno un segno di cedimento da parte del nemico.
Finito. Era tutto finito.
Non sarebbero mai riusciti a sconfiggerli, il loro viaggio terminava lì in quella radura nella foresta di Magnolia. Terminava lì ma senza rimpianti.
Frosch e Lector sarebbero stati salvi, avrebbero conosciuto un mondo migliore. Quel mondo in cui avevano creduto di dover lottare per sopravvivere e per il quale avevano finito per combattere per renderlo migliore.
Avevano vissuto intensamente, lottato con coraggio, amato con passione.
Andava bene così. Meldy e Yukino sarebbero fuggite, sarebbero state al sicuro.
Sì, andava bene così.
Lasciarono cadere le braccia lungo i fianchi, esausti ma fieri, interrompendo la pantomima di Marde Geer, che si fermò a osservarli con occhi da folle.
-Non mi dite! Vi arrendete?! Così?!- domandò sarcastico, scoppiando a ridere di nuovo -Ahahahahah! Non posso creder…-
Le parole gli morirono in gola quando qualcosa si avvolse saldamente intorno al suo torace, una, due, tre volte.
Guardò in basso, incapace di riconoscere quella strana fibra che serpeggiava su di lui e sembrava rilasciare piccole scariche rosa.
 
“…Dër ekräm it seëre…”
 
-Che cosa…- fu tutto quello che riuscì ad articolare prima che un dolore atroce lo cogliesse, perforandogli il cervello tanto era forte.
Il verso che uscì dalla sua bocca fece impallidire Sting e Rogue tanto suonava atroce. Sembrava un… un animale che avesse trattenuto un urlo di dolore per troppo a lungo.
Cosa stava succedendo?!
Una figura si avvicinò a Marde Geer da dietro e Rogue sentì il cuore sprofondargli nello stomaco quando riconobbe lo sguardo felino e allungato di Meldy mentre la ragazza accostava la bocca all’orecchio del Mastermind.
-No- soffiò in un sussurro perfettamente udibile -Non ci arrendiamo-
Purgatory si strinse ancora di più intorno al tronco dell’uomo, facendogli sentire tutto il dolore che aveva ricevuto durante la battaglia in un’unica insostenibile ondata. Un’aura nera, simile a nebbia scura, si liberò dal corpo del Rinnegato, diffondesi per la foresta.
-Rogue, assorbila con Skiadrum o distruggerà la foresta!- urlò Yukino con urgenza, raggiungendo Sting e posizionandosi davanti a lui.
Il biondo la guardò sorridergli interrogativo e perso mentre il suo migliore amico si riscuoteva e distoglieva a fatica gli occhi da Meldy per fare quanto gli era stato richiesto, pregando che non le succedesse niente perché, francamente, non sarebbe stato in grado di sopportare di rischiare di perderla di nuovo.
-Lasciami potenziare Weisslogia- sussurrò a metà tra una richiesta e un’affermazione Yukino, prendendo Sting alla sprovvista.
Ci mise qualche secondo, il mercenario, ad annuire, sopprimendo la sua preoccupazione per la poca energia che Yukino aveva in corpo e rischiava di sprecare completamente per aiutarlo a distruggere il nemico.
Le urla di Marde Geer continuava a saturare l’aria e le loro orecchie ma nessuno dei quattro perse di vista il proprio obbiettivo, consapevoli che quella era la loro ultima ed unica possibilità.
Un lampo accecante si liberò al contatto tra la mano di Yukino e la lama di Weisslogia e un attimo dopo un tonfo alle spalle dell’albina fece voltare Rogue in totale agitazione, in tempo per vedere Marde Geer crollare in ginocchio.
-Adesso- annuì decisa Yukino, regalando al proprio uomo uno sguardo così carico di amore e fiducia che Sting si sentì rigenerato come se avesse riposato un’intera settimana.
Si spostò di lato, proprio mentre Meldy scioglieva la propria frusta dal corpo del nemico e indietreggiava, lasciando campo libero a Sting.
Per un’interminabile manciata di secondi, il mercenario prese un profondo respiro prima di sollevare la spada e avanzare verso Marde Geer, mentre un’ondata di sollievo lo pervadeva.
Sì, finalmente era finita davvero.

 
***

 
“…Dër serme it koire…”
 
-Laxus!!!-
La voce di Gajeel lo fece reagire più rapidamente, nel preciso momento in cui la sua schiena colpì il suolo dopo aver perso l’equilibrio per evitare l’ennesima aggresione di Acnologia.
Da diversi minuti ormai stava combattendo tutto in difesa, per sprecare il minimo di stamina possibile, in attesa che la camera dei fulmini si attivasse. Era stato un sollievo indicibile quando improvvisamente i droni avevano preso a correre in giro senza una logica, come se avessero perso la bussola.
Mest, Lily, Gajeel, Lyon, Mira e Sorano erano ancora impegnati ad abbatterli e distruggerli definitivamente mentre lui teneva impegnato il Distruttore senza realmente attaccarlo.
-Alzati perdente!!!- lo aggredì il Rinnegato, fuori di sé per quel gioco del gatto e il topo a cui Laxus lo stava obbligando.
Un’esplosione vicino a lui gli diede l’impulso di rotolare di lato e scattare in piedi, in tempo per fermare Gajeel prima che si gettasse contro il nemico.
-Gajeel no!!!-
Il moro si fermò, aprendo la bocca per ribattere ma un suono crepitante riecheggiò intorno a loro, distraendoli.
Gli occhi di tutti schizzarono verso l’alto, verso le sfere che avevano preso a brillare e sfolgorare con piccole scariche elettriche. Mira soffocò un mugugno di spavento tra i denti, mentre le gambe minacciavano di cedere e smettere di sorreggerla.
-La camera dei fulmini…- soffiò Sorano, cercando il marito con occhi carichi di terrore.
-Ci siamo- soffiò sadico Acnologia, fremendo all’idea della carneficina a cui avrebbe assistito a breve.
Con sguardo determinato, Laxus si girò verso il suo braccio destro.
-Dentro la foresta! Presto!- urlò, incitando tutti a spostarsi, lasciando perdere gli ormai erratici droni.
Muovendosi come un unico corpo, si precipitarono verso il limitare dove gli alberi crescevano forti e rigogliosi, lanciandosi trai cespugli, cercando un riparo sotto i rami, sperando che fungessero da parafulmine.
 
“…Dër arïe it üthark…”
 
Poi, quel grido.
-Laxus!!!-
Orrore, disperazione, paura.
Gajeel si girò di scatto e sbiancò nel vedere che il Comandante non si era mosso di mezzo metro e continuava a fronteggiare Acnologia, camminando in cerchio insieme a lui.
Cosa stava facendo?! Era forse impazzito?! Non era riuscito a sconfiggerlo in tutto quel tempo e voleva provarci ora che quella fottuta gabbia elettrificcata stava per attivarsi?!
-Comandante!- lo chiamò Lyon, mentre il suono crepitante aumentava pericolosamente.
-Cosa credi di fare, Laxus?- domandò Acnologia, divertito come non mai.
Per tutta risposta, il biondo ghignò, diventato momentaneamente sordo al rumore minaccioso delle sfere e ai richiami dei suoi cari alle sue spalle.
-Ommioddio!!! Laxus vieni via!!! Laxus!!!- esplose ormai incapace di trattenersi Mira, cercando di lanciarsi verso di lui per trascinarlo indietro.
Due braccia forti e muscolose la trattennero e Mira prese a dimenarsi e scalciare, cercando di liberarsi da Gajeel, implorandolo di lasciarla andare.
Una luce crescente circondò la radura, diventando sempre più accecante.
-No, no, NO!!!-
Un tuono risuonò nella radura mentre tutte le sfere si accendevano e una pioggia di fulmini calava sulla radura, tutti inspiegabilmente diretti verso Laxus.
-MIO DIO NO!!! LAXUS!!!-
Il corpo del mercenario si tese quando i fulmini lo colpirono, attraversando il suo corpo, usando i nervi come conduttori e Laxus si irrigidì, stupendosi per un attimo di esserci riuscito.
Aveva richiamato i fulmini e chiuse per un istante gli occhi, preparandosi a un dolore che non arrivò.
I fulmini gli trasmettevano una strana sensazione, più simile a solletico o a brividi quasi piacevoli e nel caos di quella tempesta che gli si stava scatenando dentro e attorno, Laxus si concesse di guardare giù e distogliere gli occhi dall’avversario, sgranandoli incredulo.
Il suo corpo, il suo corpo per intero, non era più solido ma si era trasformato in un ammasso di fulmini ed elettricità, potenziando la sua stamina a un’estensione inimagginabile.
L’idea alla base della sua strategia era quella di usare il proprio corpo come un’arma, conducendo così i fulmini dentro a Lightning per colpire poi Acnologia con tutta la magia che poteva, decuplicata dalla camera dei fulmini. Ma mai avrebbe osato sperare di riuscire a fare ciò che solo Azir era mai stato in grado di fare. 
Non sapeva neppure lui come ci fosse riuscito ma non era quello il momento di perdersi in inutili speculazioni, decise, mentre risollevava il capo verso il Distruttore.
E un senso di vittoria e trionfo lo pervase suo malgrado nel leggere il terrore negli occhi del nemico.
Si concesse solo un altro istante per piegare le labbra all’insù, in un sorriso storto, prima di gettarsi nella sua nuova forma verso il Rinnegato.
Sentì l’esplosione risuonare intorno a sé, percepì lo spostamento d’aria e la propria stamina disperdersi ovunque ma era così forte in quel momento che quando tornò alla sua forma solida si sentiva esattamente come prima che la camera dei fulmini lo colpisse. Non più forte ma nemmeno più debole.
Si guardò intorno, affannato e confuso, incapace di mettere a  fuoco il nemico, sentendo una punta di panico al centro del petto nel chiedersi dove fosse finito.
Fu solo quando abbassò lo sguardo che la consapevolezza lo pervase, mettendoci però qualche istante a raggiungere il suo cervello e fargli capire davvero cosa stava osservando.
E il cuore gli si allargò non certo di gioia, perché non c’era gioia nell’uccidere per Laxus, ma di sollievo, nel mettere a fuoco ciò che restava di Acnologia il Distruttore.
 
“…Ëiwa yar makäye…”
 
Un mucchio di cenere, nascosto sotto un mantello ormai a brandelli.
 
“…Lumën Hïstoire”*
 
 






*”Per la costanza della terra e la forza del fuoco
Per la vitalità dell’acqua e il conforto dell’aria
Chiedo l’aiuto della foresta, delle stelle e del sole
Chiedo l’aiuto della luce e dell’ombra
Della pioggia e del vento
Del tuono e del fulmine
Per l’amicizia e la pace
Per la vita e l’amore
Per il presente e il futuro
Io ti invoco
Lumen Histoire”






 
Angolo di Piper
Ed eccoci qua! Ma salve ragazzi! Come andiamo?! 
Ci tengo a ringraziare tutti quelli che passano di qui e stanno dando una possibilità a questa storia da ben 27 capitoli! 
Non avete idea di che soddisfazione sia per me! 
E grazie davvero a cercasinome per la recensione! E non preoccuparti, recensire non è un obbligo e tutti hanno i propri impegni, ci mancherebbe anche che devi scusarti per quello! Mi interessa solo che eviti di morire (essendo che leggo un riferimento al tuo povero cuore ogni volta che mi recensisci mi comincio a preoccupare)! 
Beh allora io vi auguro un buon weekend e al prossimo aggiornamento! 
Piper. 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Finito.
Era tutto finito.
Poco dopo il micidiale attacco di Laxus, le sfere della camera dei fulmini erano crollate al suolo, nere e vuote, inutili e non più pericolose.
Era finito tutto e loro ce l’avevano fatta. Ivan non li avrebbe più minacciati, la sua diavoleria era stata neutralizzata, i droni distrutti, Acnologia era solo una ricordo.
La radura era salva. Laxus era salvo e ora Mira correva verso di lui, senza più lacrime negli occhi ma solo amore, orgoglio e gratitudine che lasciarono presto il posto alla preoccupazione dopo che le muscolose braccia del biondo la strinsero in un rassicurante abbraccio.
Perché sì, loro ce l’avevano fatta ma non conoscevano le sorti di tutti gli altri, dove fossero e come stessero e la situazione in cui si potevano trovare anche in quel preciso momento.
Senza bisogno di dirlo ad alta voce, sapeva che Laxus stava condividendo i suoi stessi pensieri e ciò che disse poco dopo non fece che confermarglielo.
-Dobbiamo andare a cercare gli altri- mormorò, sollevando poi il capo per parlare con il resto dei presenti, senza lasciarla andare né permetterle di allontanarsi da lui nemmeno di un passo.
-Dobbiamo dividerci, dobbiamo andare a cercare tutti gli altri gruppi per verificare che stiano tutti bene e non abbiano bisogno di aiuto!- esclamò, sentendo la presa di Mira, preoccupata per sua figlia e per il resto della tribù e dei propri amici, aumentare su di sé.
Rapido abbassò il capo, baciandola tra i capelli.
-Andrà tutto bene- sussurrò piano, stringedola un po’ di più.
Un rumore di passi gli fece sollevare il capo, appena in tempo per vedere emergere dalla vegetazione Erza e Gerard, seguiti da buona parte della tribù. Erano tutti sporchi e stanchi, qualcuno anche coperto di graffi e lividi ma sorridevano e camminavano tutti sulle proprie gambe.
Un po’ del peso che gravava sullo stomaco di Laxus e di Mira si dissolse.
Un altro lieve fruscio e la possente figura di Elfman si stagliò nello spazio tra due alberi,prima di camminare dentro alla radura e sorridere radioso a sua sorella, rivelando Evergreen, Bickslow e Freed dietro la sua mole.
Nei minuti successivi, mentre la radura si riempiva di risate e lacrime di sollievo, abbracci e domande preoccupate sull’incolumità dell’uno o dell’altro, tutti erano tornati alla radura.
Gildharts aveva pianto, di gioia per Mira e per Laxus e di dolore per Silver.
Gray si era mostrato apertamente preoccupato per l’assenza di Juvia, rischiando di impazzire finché la blu non era apparsa a sua volta da dentro la foresta, sostenendo un’esausta Kagura che si era ritrovata in tempo zero tra le braccia di Lyon.
Yukino aveva versato lacrime di felicità nel vedere i propri genitori sani e salvi ma, proprio come Meldy e Rogue, lei e Sting non riuscivano a separarsi tra loro.
Mira si guardò intorno, gli occhi blu che brillavano, il cuore che le si allargava.
Ce l’avevano fatta! Ce l’avevano fatta davvero!
Mira si portò una mano alla bocca, mentre una lacrima scendeva a graffiarle una guancia e contemporaneamente le sue labbra si piegavano in un sorriso.
Poi quel rumore raschioso, come qualcuno che si schiariva la gola.
Senza preoccuparsi di asciugare il volto, Mira si girò a guardare chi cercava di richiamare la sua attenzione e si ritrovò a osservare un imbarazzato Gajeel, che guardava dappertutto tranne che il suo volto ma nei cui occhi rossi l’indigena non faticava a leggere impazienza e preoccupazione.
-Posso fare qualcosa per te, Gajeel?!- chiese, materna e affettuosa come sempre.
Il mercenario strusciò un piede nel terreno e la donna dovette mordersi il labbro per trattenere una risata.
Grande e grosso com’era, vederlo così in difficoltà e titubante le faceva una gran tenerezza.
-Uhm… Mi servirebbe il… il permesso per andare da Levy… uhm… Madre…- soffiò l’ultima parola abbassando così tanto la voce che a malapena Mira riuscì a sentirlo.
Mira lo osservò con le palpebre socchiuse, inclinando appena il capo di lato.
-Permesso accordato- affermò con un cenno del capo -Anzi, direi che è giusto andarci tutti per festeggiare anche con loro- aggiunse dopo un secondo, avviandosi verso il sentiero.
Senza domande né esitazioni, tutti si avviarono dietro di lei, chi in coppia chi in gruppi, Kagura ancora in braccio a Lyon nonostante le proteste della mora, Gray e Juvia così vicini da sembrare saldati insieme, Natsu e Lucy mano nella mano, Gajeel  e Lily camminando silenziosamente uno accanto all’altro.
Il mercenario lanciò un’occhiata di striscio all’Exceed, trovandolo teso e preoccupato quanto lui.
Spostandosi appena verso sinistra, diede una lieve gomitata al ragazzo per attirare la sua attenzione.
-Hai combattuto bene- borbottò, facendogli sgranare gli occhi per un attimo.
Muovendo le spalle con noncuranza, Lily si passò una mano tra i capelli.
-Anche tu te la sei cavata- mormorò poi.
Gajeel sobbalzò prima di assumere un’espressione indignata. 
Ma tu pensa che ragazzino insolente!
-Ehi…- cominciò per venire subito interrotto da un rumore, che gli gelò il sangue nelle vene.
Un grido di pura e autentica disperazione squarciò l’aria, facendo arrestare per un attimo il resto della comitiva che non era ancora arrivata in vista dell’albero. Poi, come rispondendo a un segnale, tutti si lanciarono verso la direzione da cui quell’ulro proveniva, il cuore in gola e mille possibilità nella testa.
Gajeel frenò la propria corsa subito dietro a Laxus che, affianco a Mira, osservava pietrificato qualcosa ai piedi dell’albero e lo stomaco gli si strinse mentre raccoglieva il coraggio per avanzare a sua volta, accostandosi a Gray e Juvia, che piangeva silenziosa con una mano sulla bocca.
Cosa diavolo stava succedendo.
-Cosa…- fece per chiedere a Gray ma non ebbe bisogno di continuare.
Il cuore gli si fermò e le gambe gli cedettero mentre il suo cervello cercava di registrare la scena davanti a sé, rendendoglielo più difficile di quanto sarebbe dovuto essere. Ma non voleva crederci, non poteva credere che lì, ai piedi dell’albero di Tenroujima, il dannatissima sacro albero di Tenroujima, in mezzo a incomprensibili simboli disegnati nel terreno, giacesse il corpo chiaramente senza vita di…
-Lector-
La voce di Sting era incredula, mentre soffiava il nome del fratello e Gajeel si girò istintivamente verso di lui, senza sapere cosa dire, senza sapere cosa fare, preparandosi come meglio poteva all’esplosione di dolore a cui stava per assistere.
Gli occhi di Sting si sgranarono prima di riempirsi di orrore e lacrime mentre il ragazzo si lanciava in avanti, sordo a qualsiasi richiamo, riempiendo l’aria con il suo grido disperato, chiamando e richiamando Lector che ormai non lo poteva più sentire, gettandosi in ginocchio al suo fianco e prendendolo tra le braccia.
-Lector! Lector andiamo guardami! Apri gli occhi! Lector!!! Lector!!!-
Juvia lasciò andare un singhiozzo più acuto degli altri, ora stretta tra le braccia di Gray, mentre Yukino correva verso di lui. Si fermò a pochi metri, consapevole di non potere né dovere interferire con il dolore che Sting stava provando, stringendo i pugni e soffrendo con lui.
-Lector andiamo, non puoi farmi questo! Devo… devo ancora batterti a un, due, tre, stella! Lector! Dannazione!!! Lector!!! Apri gli occhi, ti prego!!!-
Gajeel si mosse, incapace di sopportare oltre quella visione, deciso a intervenire in qualche modo, qualunque modo, con l’intenzione di quanto meno portarli via da lì e permettere a Sting di piangere in pace e solitudine il suo fratellino.
E fu allora che la vide.
In quel momento si rese conto che tutti piangevano o erano inorriditi ma non tutti stavano guardando Lector e Sting.
E se un attimo prima aveva provato dolore, a quello che stava provando in quel momento non era neppure in grado di dare un nome.
Faceva così male, che nemmeno lo sentiva.
La testa prese a girargli, le orecchie fischiavano così forte che non sentiva più nemmeno i singhiozzi e le preghiere disperate di Sting, l’urgenza di rimettere si impadronì di lui ma non riusciva a muoversi. Non riusciva a fare un solo passo neppure per correre da lei.
Lei, pallida e immobile, distesa nella terra.
Lei, chiaramente ormai perduta.
Levy, la sua Levy, era morta e lui non era nemmeno riuscito a dirle addio.
Ed era così atroce che Gajeel non riusciva neppure a provare rabbia o dolore, non riusciva a piangere né a correre da lei. Riusciva solo a fissare apatico il suo corpo inerme, cercando di dare un senso logico a ciò che stava osservando.
-Che cos’è successo?-
Un sussurro alle sue spalle, Mira probabilmente, che spostava gli occhi blu e carichi di sofferenza dal corpo del bambino al corpo della ragazza, tremando e cercando una risposta.
Che cos’era successo?!
La stessa domanda girava e rigirava nella testa di Gajeel insieme ad un unico, altro, ridodante pensiero.
Levy era morta. Levy non c’era più.
Non l’avrebbe più abbracciata, baciata, amata.
La sua risata non gli avrebbe mai più scaldato il cuore.
Levy era morta.
Poi un altro grido, che solo una belva ferita avrebbe potuto emettere o almeno così aveva creduto fino a quel momento il mercenario, che riuscì a distrarlo per un breve attimo dal corpo della sua donna. Si girò verso Sting e si rese vagamente conto che il suo amico rischiava di farsi del male da solo ma non riuscì a reagire. Furono Yukino e Rogue a lanciarsi verso di lui per fermarlo, ignorando le sue urla di protesta e dolore, mentre Meldy prendeva tra le braccia il cadavere del bambino.
-No!!! Lascialo!!! Non potete!!! Non potete portarmelo via!!! LECTOR!!!-
Laxus avanzò deciso, i pugni stretti e lo sguardo determinato e prese aria per parlare.
-S-Sting…-
Una voce flebile ma perfettamente udibile, un soffio leggero come una brezza primaverile ma capace di fermare il tempo per un attimo. Occhi increduli si girarono verso Meldy, cercando la reale fonte di quel mormorio.
-Sting…-
Un colpo di tosse e Gajeel credette di essere impazzito.
Come poteva… come era possibile che…
-Lector- vibrò Sting, incerto se credere ai propri occhi -Lector!- ripeté, gettandosi verso il fratello e prendendolo tra le braccia, stringendoselo addosso e piangendo senza ritegno -Ommioddio Lector! Sei vivo! Sei vivo!!!- 
Gajeel si girò con occhi persi verso Juvia, trovandola sconvolta quanto lui e tanto gli bastò per avere la conferma che sì, Lector aveva davvero riaperto gli occhi, Lector aveva davvero parlato, Lector stava davvero ricambiando l’abbraccio di Sting.
Lector era vivo anche se per alcuni lunghi attimi era stato solo un involucro vuoto.
 Il moro si girò di nuovo verso Levy, trattenendo il fiato e stringendo i pugni. Se Lector si era svegliato, allora… Forse… Forse anche Levy…
 
[My name is Lincoln – Steve Jablonsky]
 
Una luce improvvisa e acceccante proruppe nella penombra del giorno che ormai stava volgendo al termine, mischiandosi a quella del tramonto. I simboli disegnati nella terra si illuminarono, irradiando luce verso il cielo, come dei fari incastonati nel suolo e un intenso pulviscolo magico si levò nell’aria, prendendo a girare intorno a tutti loro, circondandoli in un’atmosfera surreale.
-Ma che succede?!- chiese Kagura, seguendo il manto magico con gli occhi, senza allontanarsi da Lyon.
-Non è possibile…- soffiò Yukino, deglutendo a vuoto e trascinando Sting e Lector alcuni passi lontano dall’albero.
-Ha usato Lumën Hïstoire - completò Mira, dietro di lui e il cuore di Gajeel sprofondò nel suo stomaco.
Lumën Hïstoire, la magia più forte della tradizione Vermillion, la magia in grado di salvare il pianeta, la magia che richiedeva una parte della forza vitale di chi la invocava. E Levy l’aveva invocata da sola. La sua forte ma piccola Levy.
Perché, perché aveva fatto una cosa del genere?!
La voglia di spaccare qualcosa lo pervase ma gli bastò un’occhiata a Sting, Yukino e Lector stretti in un abbraccio, come una famiglia, per capire. Capire che Levy si era sacrificata per tutti loro sì ma soprattutto per Lector. Per lui non aveva aspettato l’aiuto del resto della tribù. Perché Lector potesse vivere.
E Gajeel si sentì ancora peggio perché nel profondo era felice e grato che Lector fosse vivo e ora, finalmente, sano. Si sentì ancora peggio perché se aveva creduto di non poter amare Levy più di così, si era sbagliato.
Si mosse per raggiungerla, per prenderla tra le braccia un’ultima volta e stringerla a sé prima di dirle addio per sempre, o fino alla loro prossima vita ma, proprio in quel momento, anche il corpo di Levy si illuminò come era accaduto ai simboli magici disegnati nella terra e Gajeel si immobilizzò di nuovo quando la piccola figura della donna che amava si alzò levitando nell’aria.
Intorno a lui, tutti i presenti si stavano stringendo in coppie e gruppi, osservando quello spettacolo con le lacrime agli occhi, consci che Levy aveva sacrificato volontariamente la propria vita per un bene superiore.
Per il loro bene.
Solo Gajeel non riusciva a piangere, non riusciva a versare nemmeno una lacrima mentre la guardava fluttuare verso l’albero come se stesse fluttuando nell’acqua, bellissima con indosso gli abiti tradizionali della tribù, per poi fermarsi proprio sulla cima, ma non così in alto da non essere più visibile.
Nessuno poteva immaginare cosa stesse succedendo al di fuori della foresta di Magnolia, neppure Mira che conosceva bene gli effetti di quella magia.

 
***

 
-Lena!!! Lena vieni a vedere!!!-
La giovane corse fuori dal rifugio, spaventata da quel grido improvviso, senza accorgersi della nota di euforia nella voce di suo padre.
-Che succede?!?!- chiese, agitata e preoccupata.
Ma il fiato le si mozzò e gli occhi le si riempirono di lacrime quando li posò sulla distesa verde e brillante davanti a lei.
-Ma cosa…- soffiò, osservando quello spettacolo a bocca aperta.
-La magia!!! La magia è tornata!!!- stavano gridando dei bambini lì vicino mentre tutti uscivano dai rifugi lì intorno, chi incredulo chi commosso.
Una mano si posò sulla spalla di Lena e la ragazza di voltò di scatto per incrociare gli occhi di sua madre che sorrideva felice.
-È tornata- mormorò anche lei e Lena non riuscì più a trattenere le lacrime di gioia.
 

 
***

 
-Avevi mai visto niente del genere prima?!- domandò Orga, lo sguardo fisso fuori dalla finestra dell’infermeria.
-Per quanto io cerchi nei miei ricordi… no…- ammise Rufus, altrettanto impressionato.
Minerva ghignò nel sentire i suoi due ragazzi parlare così e lanciò loro un’occhiata di striscio prima di tornare a godersi quella vista. Lei ricordava, dalla sua infanzia, ricordi lontani e sbiaditi ma presenti nella sua mente, di un mondo verde e vivo. Quello che non aveva creduto possibile era vedere i dintorni di Deadly Nightshade così verdi e vivi.
Ovunque Laxus fosse andato, qualunque cosa lui e i suoi ragazzi avessero combinato, ce l’avevano fatta.
Si girò verso Kyoka alla sua sinistra e le si avvicinò, passandole un braccio intorno alle spalle e posando la fronte sulla sua tempia.
-Silver lo avrebbe adorato- soffiò Minerva, sorridendo triste.
Kyoka deglutì a vuoto, prendendo un profondo respiro prima di parlare.
-Ne sono certa- ammise, prima di lanciare un’occhiata all’amica e poi girarsi sorridente verso l’interno dell’infermeria -Jackal, porta qui Seilah- mormorò, non un ordine ma un consiglio -Questo deve proprio vederlo-
 

 
***

 
Fuori dal suo locale con le braccia incrociate al petto, Ichiya osservava con apparente superiorità la gente che gridava e festaggiava per le strade di Magnolia.
-Ah, che parfum di magia- mormorò mentre la A dell’insegna del bar cadeva a terra con un tonfo.
 

 
***

 
-Vorrei che Frosch fosse qui- soffiò Rogue, abbracciando Meldy da dietro.
La rosa portò una mano a posarsi sulla guancia del ragazzo.
-La rivedremo presto-
 

 
***

 
-La magia!!! La magia è tornata!!!- gridò Nue, saltellando intorno a Wendy, Chelia e Grandine.
-Anche Fro lo pensa!!!- esclamò la bimba dai capelli verdi, lanciandosi poi ad abbracciare Happy e parlando nel suo orecchio -Rogue e gli altri stanno bene, vero?!-
Il bimbo la guardò un istante prima di sorridere a trentadue denti.
-Ma certo che sì! Sono con Natsu! Non può succedergli niente!-
 

 
***

 
Non riusciva a staccare gli occhi da lei, Gajeel.
Dal suo corpo che ora era sospeso sopra l’albero e che nemmeno due giorni prima era stato stretto tra le sue braccia, schiacciato contro il suo petto.
Non percepiva niente intorno a sé, non si accorse di Juvia che cercava di avvicinarsi a lui e Gray che la fermava, facendole segno di no con la testa. Nessuno poteva avvicinarsi a lui in quel momento. Dovevano lasciarlo solo con il suo dolore. Era giusto così. Solo a osservare Levy per l’ultima volta, osservarla da lontano, senza avere nemmeno pienamente realizzato che l’aveva persa.
In attesa che la magia avesse fine per poterla stringere un’ultima volta.
Ma non si era aspettato che le cose andassero così.
Una seconda ondata di luce pervase Tenroujima, cirocondando l’albero e illuminando il suolo, nascondendo alla vista sia Levy sia Mavis. Un brivido li scosse tutti, mentre la magia di Lumen Histoire si riversava nei loro corpi come in ogni creatura vivente che incontrava sulla sua strada, rendendo di nuovo fertile il terreno, di nuovo fresca l’acqua, di nuovo terso il cielo.
Una brezza leggera si alzò nell’aria, una brezza di vita che sembrava parlare con loro frusciando tra le foglie degli alberi, promettendo un futuro più sereno e più giusto.
Gajeel strinse i pugni, innervosito da quel fenomeno che per un qualche motivo stava rendendo la sua vista sfocata, inconsapevole delle gocce salate che avevano iniziato a bagnargli le guance.
Il cuore accelerò nel suo petto quando si accorse che quel vento leggero che gli scompigliava i capelli era spaventosamente simile a mani leggere e sottili che affondavano nella sua chioma e accarezzavano le sue braccia e le sue spalle con quel tocco rassicurante che solo una volta aveva potuto assaporare ma che gli era bastata per ricordarlo per tutta la vita.
Deglutì a vuoto, rendendosi conto che era arrivato il momento di dirle addio.
Non voleva, non voleva lasciarla andare.
Ma per quanto tentasse con ogni fibra del proprio corpo, quel vento non poteva stringerlo tra le mani, era troppo impalpabile per poterlo trattenere.
Non gli sarebbero rimaste che quelle carezze e il ricordo di tutto quello che Levy gli aveva generosamente insegnato in così poco tempo.
Gli aveva insegnato una nuova lingua.
Gli aveva insegnato come vivere una vita degna.
Gli aveva insegnato ad amare.
E Gajeel avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per non dimenticarlo mai.
Per non dimenticarla mai.
La brezza aumentò intorno al suo corpo, solido come il ferro ma in quel momento così fragile e devastato, e tutto per un attimo scomparve intorno a lui mentre la sensazione di mani che lo stringevano e accarezzavano diventava sempre più intensa così come il suo profumo nelle narici. Inspirò a pieni polmoni, pregando di poter fermare il tempo o di rimanere intrappolato lì per sempre.
Il panico lo pervase quando si accorse che il vento stava diminuendo e scomparendo piano piano.
-Levy!- chiamò, agitato, senza riuscire a trattenersi.
Il vento aumentò di nuovo ma solo per un attimo e il ragazzo cercò inutilmente di mandare giù il groppo che gli si era formato in gola.
Ti amo.
Un’altra lacrima gli graffiò la guancia.
Non ti dimenticherò mai.
Un soffio d’aria leggero la asciugò.
Grazie di tutto.
La luce intorno all’alberlo prese a pulsare aumentando in intensità per un lungo istante, obbligando tutti a socchiudere gli occhi o schermarli con le mani per poi dissolversi, lasciandoli immersi nella penombra a fissare, con un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, la chioma verde e rigogliosa.
Il corpo di Levy non c’era più.
La sua anima si era fusa con quella di Mavis.
Levy se n’era andata.
Se n’era andata per sempre.
 

 
§

 
Nascosto dalla foresta, Gajeel non sapeva da quanto tempo li stesse osservando, tenendosi a debita distanza.
Quando dopo un tempo interminabile, Mira gli si era avvicinata posandogli una mano sul braccio per riscuoterlo, il ragazzo si era accorto che non c’era più nessuno lì, a parte la Madre e lui, ancora intento a fissare la chioma dell’albero.
 
-Sono tornati tutti alla radura- spiegò, la voce scossa ma ferma -Dobbiamo andare anche noi. Hai delle ferite che devono essere curate il prima possibile- 
Gajeel la osservò con sguardo vacuo, non sicuro della propria voce e nemmeno della propria risposta.
Avrebbe voluto dirle che non c’era cura per la ferita che faceva più male, che in quel preciso momento avrebbe preferito morire ma per un qualche motivo le parole non trovavano la strada per uscire dalla sua bocca.
Ma Mira era in grado di leggere nel suo cuore o forse era solo che stava condividendo il suo dolore, questo Gajeel non lo avrebbe saputo mai perché mai più avrebbe voluto parlare di quello che era appena successo, mai più per il resto dei suoi giorni.
-Lei non vorrebbe questo- disse l’albina, guardandolo con materno affetto -Levy ha sempre creduto nell’importanza di vivere una vita piena e senza rimpianti. Vorrebbe vederti fare altrettanto-
Gajeel sobbalzò a quelle parole, distogliendo subito lo sguardo da quello di Mira, assumendo la sua espressione più truce in un vano tentativo di nascondere il dolore.
-E riguardo all’importanza di vivere una vita lunga che opinione aveva?!- domandò, rauco e ironico.
Non era per Levy tutto quel rancore, lo sapeva bene Mira. Uno sguardo era stato sufficiente per sapere che Gajeel si stava colpevolizzando per non averla salvata e che ce l’aveva solo con se stesso.
-Non lasciarti distruggere. Fallo per lei. Come Laxus lo ha fatto per me- insistette, per niente spaventata o scoraggiata dall’atteggiamento apparantemente impenetrabile del mercenario.
Lo stomaco di Gajeel si rivoltò al riferimento al proprio Comandante. Per quanti anni lo aveva visto stringere i denti e continuare a vivere nonostante il dolore che aveva imparato a scorgere nei suoi occhi?!
In fondo anche per questo lo aveva sempre ammirato.
Ma, al tempo stesso, il cuore gli si strinse al pensiero che lui di riabbracciare Levy non avrebbe più avuto alcuna possibilità, neppure dopo sedici anni di attesa.
Strinse i pugni e i denti, ricacciando indietro le lacrime e sentì la pelle pizzicare sotto lo sguardo affettuoso e sofferente di Mira.
Percepiva che il loro dolore era simile e provava l’impulso di abbracciarla ma non poteva cedere. Sentiva che se avesse permesso al dolore di uscire, non avrebbe smesso mai più.
Con un movimento più brusco di quel che avrebbe voluto, si scostò e si mosse, avviandosi lungo il sentiero che portava alla radura, cosapevole che Mira era ancora immobile dietro di lui e seguitava a fissarlo.
Sentiva i suoi occhi blu trapassargli la schiena con dolcezza.
-Il suo sacrificio non verrà mai dimenticato!- lo avvisò, alzando la voce per farsi sentire.
-Non ne dubito- ringhiò il mercenario.
-Lei è con Mavis ora! La sua anima non è andata perduta!-
Gajeel si fermò, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi.
Una miriade di pensieri e sensazioni lo attraversarono e dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non gridare contro alla Madre ciò che aveva dentro.
Girò il viso di un quarto, non abbastanza per vederla ma abbastanza perché lei potesse vederlo.
-Se la vostra Mavis è così forte e potente, poteva dare anche a lei una seconda occasione- fu tutto quello che mormorò prima di riprendere a camminare, sparendo in pochi attimi alla vista di Mira.
 
E ora eccolo lì, da solo, a scendere a patti con il proprio dolore, osservando da lontano i suoi amici e compagni.
Nessuno di loro riusciva a sorridere, sorridere davvero, nonostante la vittoria. Sui loro visi Gajeel poteva vedere solo pallidi fantasmi di una felictà troppo amara.
Sting e Yukino giocavano con Lector, Juvia stava bendando Gray con l’amore negli occhi, Rogue e Meldy erano abbracciati sotto un albero, Kagura stava tendendo una ciotola di qualcosa a Lyon e Laxus e Mira giravano tra tutti i presenti, ribelli, mercenari e indigeni, per assicurarsi che stessero tutti bene. Ma c’era qualcosa, nei movimenti e negli occhi dei suoi amici che indicava che qualcosa non andava.
Lo sapeva, Gajeel, che stavano soffrendo per lui, consapevoli della sua perdita.
E non lo sopportava.
Per questo si era allontanato, sostenendo di avere bisogno di fare due passi.
E per questo si stava preparando per allontanarsi ancora di più, finché fosse diventato impossibile trovarlo.
Si sistemò con cura  Metallicana sulla schiena, voltando poi le spalle alla sua famiglia, determinato. Ma fece giusto in tempo ad addentrarsi qualche metro nella foresta, in direzione Crocus che un fruscio lo mise in allerta, obbligandolo a sfoderare la spada e piegare il busto in posizione di attacco.
Si accigliò quando una sommessa risata si lo raggiunse da uno dei rami lì vicino. Sollevò gli occhi solo per incrociare lo sguardo di quella piaga di un ribelle, quello con i capelli rosa e sempre pronto a litigare con chiunque, appolloiato tra le foglie di un albero.
-Pensi che non ti verranno a cercare?!- chiese il ragazzo e Gajeel si limitò a fissarlo mortalmente serio per alcuni secondi.
-Non sono affari tuoi- sputò fuori, voltandogli di nuovo le spalle.
Un altro fruscio e un tonfo lo avvisarono che il ribelle era sceso dall’albero e Gajeel non poté trattenere un verso di disappunto e fastidio.
-Fairy Tail non si scioglierà. Siamo guerrieri, combattere è quello che facciamo da sempre perciò chiederemo un permesso per essere riconosciuti come gilda. Magnolia non ne ha mai avuta una- spiegò, stringendosi nelle spalle.
-E come pensi che questo possa interessarmi?!- s’informò Gajeel, girandosi a fronteggiarlo e sollevando un sopracciglio.
-Anche tu sei un guerriero- affermò con ovvietà il rosa, incrociando le braccia al petto e sorridendo a trentadue denti.
-Senti un po’, Zazu…-
-È Natsu-
-Quello che è! Se pensi di potermi far cambiare idea con la prospettiva di una grande famiglia unita che vive serena e felice nel bucolico contesto di Magnolia, con il sole che brilla e gli uccellini che cinguettano per tutto il fottuto giorno, hai sbagliato persona!-
-Loro si uniscono a noi- lo interruppe ancora Natsu, prendendolo in contropiede -La tua squadra. I tuoi amici. Si uniscono a noi-
Un fastidioso pizzicore agli angoli degli occhi obbligarono il moro a sbattere le palpebre ripetutamente e scuotere la testa per tornare pienamente in sé.
-Buon per loro- soffiò, voltandosi per l’ennesima e ultima volta.
Natsu lo fissò allonanarsi qualche istante prima di parlare di nuovo, sempre perennemente sorridente.
-Gerard e Erza mi hanno detto di dirti che semmai dovessi cambiare idea, sei il benvenuto!-
Gajeel agitò una mano nell’aria in risposta.
-Io non sono d’accordo con loro!-
Un ringhio raggiunse le orecchie di Natsu, facendolo sorridere ancora di più.
-Però non vedo l’ora di prenderti a calci, quindi ti aspetto anche io!- aggiunse e Gajeel si fermò di nuovo.
-Mentre aspetti allenati a bendarti il culo, Dragneel!-
-Allora ci si vede Gadget!-
-È Gajeel!-
-Quello che è- ribatté noncurante Natsu e subito dopo dei passi avvisarono Gajeel  che anche il rosa aveva ripreso a camminare anche se nella direzione opposta alla sua.
Attese ancora qualche istante, senza più girarsi verso dove la sua famiglia e la sua vecchia vita aspettavano invano che tornasse da quei “due passi” nella foresta, e liberò un sospiro prima di rimettersi a camminare, fino a sparire nel buio e nel silenzio della notte. 

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


Anno X825.
27 Maggio.
Il caldo sta finalmente tornando a Magnolia e non credevo che mi sarebbe mai potuto mancare. L’aria così tiepida, senza essere pesante è incredibilmente piacevole anche se Kagura mi ha già messa in guardia che tra un paio di mesi potrebbe tornare l’afa a cui siamo da sempre abituate. Non la vedo come una cosa necessariamente negativa, almeno quello è un tipo di disagio che conosco.
L’inverno, quello sì che è stato una sfida. Io del freddo avevo solo sentito parlare e non che non abbia i suoi lati piacevoli (come ad esempio la cioccolata calda e i vestiti di lana, ma soprattutto stare avvolta nella coperta insieme a Rogue) solo che non me l’aspettavo proprio una roba del genere.
Comunque, per poter fare finalmente il bagno nel lago o vedere il cielo terso ne vale la pena.
Per tutta quella che è la nostra nuova vita, ne vale la pena.
Essere di nuovo a Fairy Tail fa strano ma sono felice di essere qui e ancora di più di esserlo con gli altri. Si sono integrati tutti subito, anche se Gray e Lyon discutono spesso e a volte si sfidano ma non con la stessa frequenza con cui finisce a lottare con Natsu. Per fortuna c’è Erza sempre pronta a fermarli.
Anche Yukino, Lisanna e Elfman si sono uniti a noi mentre il Comandante e Mest si sono spostati stabilmente nella foresta per vivere con le loro famiglie ma li vediamo quasi tutti i giorni. Se non andiamo noi a trovarli, vengono loro.
Settimana scorsa abbiamo finito i lavori di ristrutturazione del Blue Pegasus, anche se tutta la città ha avuto bisogno di un restauro e ora la sede Gilda si trova sopra la superficie e non più sottoterra.
È stato un anno ricco di novità e soddisfazioni. Lector sta bene e vederlo correre e giocare con gli altri bambini è un balsamo per gli occhi.
L’unica nota dolente è l’assenza di Gajeel.
Quando abbiamo capito che se n’era andato, ci siamo resi conto che ce lo aspettavamo tutti ma non per questo è stato meno doloroso. A soffrirci più di tutti sono stati Juvia e Lily ma nessuno ha contestato la sua scelta. In fondo, era un suo diritto, anche se ci manca.
Solo, se non si fosse reso così irreperibile! Sono due mesi che cerchiamo di contattarlo ma sembra sparito nel nulla, dissolto, puff!
Quel dannato imb
 

-Meldy!!!  Meldy vieni fuori, presto!!!-
Meldy sollevò la testa dal diario con uno scatto, allertata dalla nota urgente nella voce di Lyon. Qualunque cosa stesse succedendo, doveva essere al di fuori dela norma e poche cose erano al di fuori della norma a Fairy Tail.
Con un movimento del polso richiuse il morbido diario di pelle viola, che provocò un tonfo inudibile e delicato mentre la ragazza correva fuori dall’ufficio di Gerard, dove si era intrufolata per scrivere un po’, al piano superiore della gilda. Spalancò la porta, la treccia rosa che sobbalzava sulla sua spalla destra.
-Lyon che succede?!- domandò, prima ancora di realizzare che l’albino era addossato alla balaustra che dava sul salone comune, insieme al resto di quella che era stata la sua squadra, Yukino, Lector e Frosch.
Lyon le fece segno di avvicinarsi senza nemmeno voltarsi verso di lei e Meldy si stacco un po’ incerta dall’uscio, colpita da quello strano atteggiamento dei suoi amici.
Affiancò Rogue, che stava tenendo per i fianchi Frosch, seduta con le gambe penzoloni, passandoglia una mano sul braccio.
-Che succede?!- chiese ancora ma Rogue non riusciva neppure a parlare, ipnotizzato da qualcosa che stava accadendo nel salone.
Senza più fare domande o indagare, anche Meldy posò le mani sulla balaustra e guardò giù e quando finalmente comprese cos’aveva catalizzato l’attenzione di tutti, il cuore le perse un battito.
Di sotto si erano tutti immobilizzati e zittiti mentre un uomo dalla mole imponente e lo sguardo freddo come l’acciaio avanzava senza guardare in faccia nessuno, i pugni serrati. Sul suo braccio sinistro, poco sotto la spalla, campeggiava il tatuaggio di Fairy Tail.
Meldy trattenne il fiato.
-Ma è proprio lui?!- domandò Lector sottovoce, guardando il fratello.
-Fro pensa di sì- mormorò altrettanto piano la bambina.
-Gajeel-
-Quando sarà arrivato?! Ha già il tatuaggio!-
-Ci scommetto che è arrivato di notte per farsi vedere a cose già fatte, l’esibizionista- commentò Lyon, guadagnandosi una gomitata da Kagura.
-Adesso non è quello il problema!- intervenne Rogue, distogliendo finalmente lo sguardo -Dobbiamo parlargli!-
-Juvia è ancora in missione con Gray, Natsu e Lucy! È l’unica che ha qualche possibilità di farsi prendere sul serio!- protestò Sting, riflettendo al tempo stesso come trattare la questione.
-Dovremmo almeno provarci, non credete?!- affermò Yukino, cercando con gli occhi il consenso degli altri.
-Ragazzi si sta avvicinando al tabellone delle richieste! Credo abbia intenzione di prendere un lavoro e partire subito!- li avvisò Meldy con urgenza.
Come un unico corpo, si girarono di nuovo verso il loro ex compagno di squadra e lo videro analizzare il tabellone a braccia conserte, lievemente accigliato. Si scambiarno un’occhiata di gruppo prima di scattare verso le scale, Frosch in braccio a Rogue e Lector in testa a tutti.
Arrivarono in frenata all’ultimo gradino, che finiva proprio sulla zona rialzata dove si trovava il pannello con le offerte di lavoro, rallentando l’andatura e avvicinandosi con cautela.
Sting avanzò un po’ di più, girandosi verso gli altri alla ricerca di incoraggiamento. Li guardò annuire ma tenersi a debita distanza e sgranò gli occhi indignato quando capì che avevano intenzione di usarlo come rompighiaccio.
D’altra parte, qualcuno doveva pur sacrificarsi.
Con un’occhiata di rimprovero ai propri amici, tornò a voltarsi verso il guerriero che non dava segni di essersi accorto di loro.
 -Ehi Gajeel!- provò a salutarlo con un sorriso dei suoi a piegargli le labbra.
Gajeel voltò lentamente il capo verso di lui e, rimanendo perfettamente impassibile, fece vagare gli occhi rossi su di Sting e sul resto dei compagni alle sue spalle, prima di emettere un verso che sarebbe potuto essere tanto di saluto quanto di fastidio e tornare a dedicarsi al tabellone.
Incoraggianti dall’apparente mancanza di intenzione violente da parte dell’amico, anche gli altri si mossero, disperdendosi per circondarlo.
-Amico, come va?!- domandò Lyon, con tono il più gioviale possibile.
-È un pezzo che non ci si vede!- fece presente Lector.
-Anche Fro lo pensa!!!-
-Mh?!- mormorò Gajeel, girandosi verso la bambina.
La studiò qualche istante, prima di avvicinarsi a lei con passi pesanti e chinare il busto in avanti.
Frosch continuò a fissarlo per niente spaventata, con i suoi grandi occhioni che sorridevano per lei, forse un po’ perplessa da quella distanza ravvicinata, finchè Gajeel non portò una mano guantata a posarsi sulla testolina verde della piccola.
-Cresci in fretta, mocciosa- le disse roco, arruffandole i capelli per poi tornare verso il tabellone e staccare una richiesta di lavoro.
Senza aggiungere altro si diresse nuovamente verso l’ingresso, con la chiara intenzione di uscire.
 Rimasero immobili, osservandolo allontanarsi sconsolati.
-Ehi Gajeel! Aspetta!- esclamò Rogue di punto in bianco, lasciando Frosch tra le braccia di Meldy e precipitandosi verso l’amico che però non accennava a fermarsi.
-Che c’è Rogue?!- domandò atono, fulminando chiunque osasse fissarlo per più di tre secondi.
-Dobbiamo parlarti!-
-Quando torno dalla missione. Tanto ho visto che state tutti bene e come potete vedere sto bene anche io. Quando avrò finito qui potrete farmi tutte le domande che vorrete okay?!-
-No! Cioè voglio dire sì, certo che è okay, abbiamo un milione di cose da chiederti ma c’è una cosa che devi sapere prima di partire!-
-Me la dirai poi-
-Ma è importante! A volte le missioni durano più del previsto e…-
-Rogue. Non mi interessa ora. Ci vediamo presto, promesso- lo interruppe, ormai sulla porta, prima di stringerli una spalla in un gesto goliardico e girarsi per sparire.
-Ma…- provò a protestare un’ultima volta Rogue prima che la porta della gilda si chiudesse alla spalle di Gajeel.
L’ex mercenario si fermò subito fuori dall’edificio, inspirando l’aria tiepida di Magnolia e premendo pollice e indice sugli occhi chiusi, che avevano preso a pizzicare.
Quei maledetti bastardi. Erano cresciuti così tanto in così pochi mesi.
E stavano tutti bene, era così… era stato così…
Sollevò la testa di scatto prima che qualsiasi tipo di emozione positiva potesse sopraffarlo e strinse di nuovo i pugni, accartocciando il foglio su cui erano scritte le generalità del lavoro che aveva scelto.
Mittente, luogo, difficoltà e compenso.
Era così che era riuscito a sopravvivere in quei mesi. Indifferenza, anche se solo apparente, anche se finta.
Ostentare indifferenza lo aveva tenuto in vita. Il male però, certo, non era diminuito neanche un po’.
E solo quando era stato sicuro di potersi mantenere a debita distanza da quelli che un tempo erano stati la sua famiglia, senza farsi nuovamente coinvolgere da loro, solo allora si era deciso ad accettare quell’invito con cui Natsu aveva impregnato l’aria della foresta di Magnolia quella sera.
Quella maledetta, lontana sera, i cui ricordi cominciavano a sfocare ma il cui dolore era ancora vivido nel cuore di Gajeel.
Si accorse che rischiava di farsi travolgere e si mosse rapido, cominciando a pianificare mentalmente la missione, seguendo uno schema di cui era diventato maestro ormai. Padrone delle proprie emozioni, fino a prova contraria, ecco cos’era adesso Gajeel Redfox.
Aveva fatto solo pochi passi che due persone spuntarono correndo da uno dei vicoli di Magnolia, a pochi metri dalla gilda. Erano vestiti con abiti comodi e a giudicare dalle condizioni del moro dovevano essere di ritorno da una sessione di allenamento, anche se il rosso sembrava fresco come una rosa.
Li osservò meglio, realizzando che li conosceva.
Erano membri di Fairy Tail e cioè, si rese conto, suoi compagni adesso. Se non ricordava male si chiamavano Rhett e Joy.
-Finirai per ammazzarmi Jet…- si lamentò a corto di fiato il moro, prendendo generose boccate di ossigeno con il busto piegato in avanti e le mani posate sulle ginocchia.
-Andiamo Droy! Hai quasi raggiunto il tuo pesoforma ideale! Non vorrai fermarti ora!- protestò il rosso, sorridendo con accondiscendenza.
Okay, si ricordava male. Però ci era andato vicino.
-Eh la fai facile tu!- ribatté il moro, sollevando la testa e notando finalmente Gajeel che li fissava.
Anche Jet si voltò dopo un attimo, seguendo la traiettoria dello sguardo dell’amico e sobbalzando appena nel vedere l’ex mercenario a pochi passi.
-Uh! Ehi!- lo salutò alzando appena il braccio in segno di saluto -Sei tornato!-
Un “Tch” fu tutto quello che Gajeel gli concesse in risposta, prima di ripartire alla volta della propria missione, deciso a ignorare qualsivoglia commento i due tizi avessero in mente di fare per la sua scortesia.
Accelerò l’andatura, per allontanars da quella zona così ad alto rischio per la sua emotività, muovendosi in direzione della stazione di Magnolia.
Avrebbe potuto chiedere se per caso Fairy Tail avesse in dotazione qualche sabertooth ma non voleva tornare indietro. Era così immerso nella sua pianificazione del lavoro che lo aspettava che non si accorse nemmeno di avere raggiunto una strada un po’ più affollata, finché qualcuno non gli sbatté addosso correndo.
-Ehi!- abbaiò subito il moro ma non riuscì a finire la propria protesta.
-Oh scusa! Non volevo!- esclamò la ragazza, coprendo la sua voce con la propria.
E il cuore di Gajeel smise di battere per alcuni millesimi di secondo mentre sgranava gli occhi e la gola gli si inaridiva.
Doveva stare sognando.
Non poteva essere vero.
Eppure…
 

 
“A salvarli è stato l’Idrhil Dorok, lo Scudo della Fata, una magia così potente da superare anche le leggi di vita e morte che regolano il nostro mondo. Una magia molto potente che ha a che fare con l’amore”

                                                                                                                                                   
-Non… ti ho fatto male vero?!- domandò la ragazza, guardandolo perplessa.
Quel ragazzo era tre volte lei in altezza e aveva dei muscoli che parevano cesellati nel ferro. Non poteva avergli fatto male, era impossibile.
E allora perché la stava guardando in quel modo, come se avesse davanti un fantasma?!
 

 
“L’amore è la più potente di tutte le magia. E l’amore ha trovato il modo di superare i limiti di spazio e tempo e la morte stessa”

 
Eppure non si poteva sbagliare. Avrebbe riconsciuto tra mille quella voce, il colore dei suoi capelli, i suo occhi color miele e la luce dolce che li faceva brillare.
Avrebbe riconosciuto tra mille il suo profumo.
Quella era… era…
-Levy?- domandò con una voce che non gli sembrava neanche sua.
Com’era possibile?!
Forse stava impazzendo! Ma lei era lì, non era un’allucinazione!
Pur completamente focalizzato su di lei si rendeva conto di come la gente la scansasse.
Com’era…
 

 
“Si dice che l’unione dell’Ishgar Jara e dell’Idhril Dorok potrebbe riportare addirittura in vita una persona”

 
-Ci conosciamo?!- domandò Levy accigliandosi.
Era piuttosto certa di non avere mai visto prima quel ragazzo, se ne sarebbe ricordata altrimenti.
Insomma era così… così… così!
Lo studiò con più attenzione e un dettaglio la colpì, anche se non era comunque una risposta alla sua domanda.
-Ehi sei di Fairy Tail anche tu?! Non ti avevo mai visto prima ma io sono arrivata da appena due mesi!- esclamò, voltandosi per mostrare il tatuaggio della gilda sulla spalla, esattamente nello stesso punto dove un tempo c’era stato il simbolo dei Vermillion a colorare la sua pelle morbida, candida e liscia.
Gajeel deglutì a vuoto.
 

 
“Ma non solo il loro amore reciproco li ha salvati, anche quello verso i loro cari che li ha portati a compiere un sacrificio tanto grande”
 

Il dubbio che fosse un sogno non se n’era ancora andato del tutto ma ciò che stava provando lo dissolse come cenere al vento.
L’aveva sognata in quei mesi, Gajeel, oh se l’aveva sognata.
Ma mai aveva provato un’emozione così violenta, neppure in quei sogni così vividi che si confondevano con la realtà e che neppure lui riusciva a distinguere.
Tutto il lavoro fatto in quei mesi per costruire una barriera intorno al suo cuore era scomparso. Non riusciva a controllare ciò che ormai aveva preso a scatenarsi dentro di lui e che gli stava accelerando i battiti, mozzando il fiato, annebbiando la vista.
Era vero, era tutto vero.
Levy… era viva.
Levy era viva!
 

 
“Se la vostra Mavis è così forte e potente, poteva dare anche a lei una seconda occasione”

 
Era viva ed era lì, davanti a lui, e Gajeel avrebbe voluto piangere e ridere e gridare e stringerla e farla roteare nell’aria.
Ma non riusciva a fare niente perché nella confusione di tutto quello che stava cercando di metabolizzare, una bruciante verità si stava facendo strada in lui e verso il suo cuore, ormai nuovamente esposto e indifeso.
-Ehi, sei sicuro di stare bene?!- domandò Levy, avanzando di un passo verso di lui, chiaramente preoccupata.
-Io… io…- balbettò il ragazzo, mandando giù e ricacciando indietro le lacrime.
Levy non si ricordava di lui. Levy non sapeva chi fosse, non lo riconosceva, non era che un estraneo per lei.
E anche se non era niente di irreparabile faceva male, dannatamente male in quel momento, in cui lui era così vulnerabile e felice ma spaventato e del tutto impreparato e, maledizione!, aveva così bisogno di stringerla e baciarla fino a toglierle il fiato e imprimersi il suo sapore di nuovo sulle labbra.
Ma non poteva.
-Sto bene- riuscì a dire, riguadagnando un po’ di lucidità.
Levy annuì, sollevata solo in parte e ancora incerta, prima di spostare gli occhi sul foglio che Gajeel  teneva accartocciato in mano.
-Oh stai partendo per un lavoro?! Allora non ti trattengo oltre!- gli disse con un sorriso che per il ragazzo fu come una stilettata la cuore.
No, non te ne andare!
-Ci vediamo al tuo ritorno okay?! E magari mi dirai anche il tuo nome, guerriero misterioso!- scherzò l’azzurrina, prima di superarlo e proseguire diretta alla gilda.
Lievi tremit presero a scuotere la figura immobile di Gajeel.
Non aveva importanza, non aveva importanza.
Sarebbe andato tutto bene, non aveva importanza se Levy aveva perso la memoria.
Si era innamorata di lui una volta, avrebbe fatto in modo che riaccadesse, Levy sarebbe stata sua, perché lui non poteva essere di nessun altro.
Non aveva importanza.
Continuava a ripeterlo ma non ci credeva.
Ma che altro avrebbe potuto fare?!
Portò la mano destro sul braccio sinistro, come a volersi confortare da solo e s’irrigidì quando i polpastrelli sfiorarono qualcosa di ben più morbido e liscio della sua pelle coriacea tesa sui muscoli torniti.
Abbassò lo sguardo sapendo già ciò che avrebbe visto legato intorno al suo braccio. La fascia rossa di Levy. La fascia rossa che Levy gli aveva donato la sera del suo Hagal Silmäryll, legandolo a sé per sempre con quel misero pezzo di stoffa che era stato la sola cosa, oltre a Metallicana, di cui si fosse preso realmente cura in quei mesi.

 
“L’Ishgar Jara, nella lingua della mia tribù, significa legame”

 
Levy si era allontanata di pochi passi ed era ancora a portata d’orecchio.
Aveva senso?!
Gajeel era abbastanza certo che non fosse che una pia illusione ma in fondo non avrebbe fatto male a nessuno. In fondo, non aveva niente da perdere.
Si girò completamente verso Levy, le gambe divaricate i pugni stretti, lo sguardo determinato e implorante.
Ti prego, ti prego, ti prego.
Prese fiato per parlare.
Fa che funzioni.
-Eiwä yar kamëye- mormorò, abbastanza forte da farsi udire da lei.
Levy si immobilizò, sentendo un brivido lungo la schiena e il tempo parve fermarsi mentre Gajeel tratteneva il fiato.
Tremando appena, Levy si girò lentamente verso di lui, una luce indecifrabile negli occhi. Sembrava spaventata ma anche speranzosa, confusa ma anche serena.
Cosa stava succedendo?!
 

 
“È la tua anima che ha riconosciuto la mia, non è qualcosa a cui puoi dare una risposta razionale”
 
 
La guardò schiudere le labbra e fissarlo più a lungo di quanto avrebbe creduto di poter sopportare.
E poi quel suono, così perfetto, quasi un soffio di vento.
-Gajeel...-
Il suo nome, a metà tra una domanda e un’invocazione.
Il suo nome.
Pronunciato da lei, come fosse stata la cosa più sacra del mondo.
 

 
“Non c’è nulla di razionale nell’amore”

 
Gli occhi di Levy si riempirono di lacrime, mentre la sua mente si riempiva dei ricordi di una vita che credeva ormai perduta per sempre.
Gajeel lasciò finalmente andare tutto quello che si era tenuto dentro per mesi, mentre uno splendido ghigno si disegnava sul suo volto, in contrasto con le lacrime che gli rigavano le guance.
E tutto scomparve intorno a loro, ogni suono, rumore, dettaglio che non fossero Levy per Gajeel e Gajeel per Levy, quando la risata di Levy, felice e rotta dai singhiozzi si librò nell’aria, mentre correva verso di lui.
Ad ogni passo che la stava portando da lui, il cuore di Gajeel si stava lentamente sanando, tornando integro, come la sua anima.
Aprì le braccia, pronto ad accoglierla e stringersela al petto.
E se una cosa sapeva con certezza Gajeel era che non l’avrebbe lasciata andare.
Non l’avrebbe lasciata andare mai più.
 
 
 
 




Angolo di Piper: 
Ebbene sì! E' finita! 
Piango lacrime a fiumi perchè questa storia mi ha preso come poche hanno fatto! E' durata molto più di quanto avessi programmato inizialmente ma in fondo ne sono felice! 
Vorrei ringraziare tutti voi che avete letto e seguito e preferito e mi avete accompagnato fino alla fine di questa avventura! 
In particolare grazie a: 
cercasinome
honeyzen123
dreamfanny
Jashin99
martiiiichan
(sono giuste le "i"?!)
daimler
Grazie di cuore davvero per tutto il sostegno e la vicinanza! Spero di risentirvi presto! Un bacio grande! 
Piper. 


 

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