Inside the Mind.

di NicholasFox
(/viewuser.php?uid=529635)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Chapter I. ***


₪ Inside the Mind.
 » by NicholasFox.

Chapter I
 
Buio.
La luna piena risplendeva alta nel cielo. Non vi erano nuvole, e questo permetteva alla luce lunare di arrivare sino a terra. I raggi del corpo celeste risplendevano sull'asfalto della Goldstein Street, una piccola viuccia dimenticata dalle persone, ai margini della città, la quale conduceva ad un bosco. Non era attraversata da nessuno, e non vi era nulla, tranne una piccola baracca in legno al confine con la foresta.
Qui, una volta, ci abitava un anziano signore, con la pelle marcata dalle rughe, segnata dal tempo. Il suo nome era Ebenezer Rickards, ex-pescatore che una volta in pensione si era trasferito in questa piccola ma graziosa casetta. Amava stare a contatto con la natura. Abitava assieme alla moglie, Bianca Rickards, una donna che era insegnante di Storia, presso la scuola pubblica. Non avevano figli, ma ciò non li turbava, non era uno dei loro principali desideri. Ogni mattina Ebenezer si recava all'interno della foresta, passeggiando, in cerca di funghi, e cacciando qualche animale. La vecchiaia però si faceva sentire, e rare erano le volte in cui portava a casa qualche bestiola. Era comunque bravo con la pesca, con quella non aveva perso la mano. Era abitudine andare al laghetto al centro del bosco ogni martedì e venerdì, nel tardo pomeriggio. La moglie lo accompagnava sempre, ogni giorno, amava vedere il marito cimentarsi in questo suo unico hobby. Dopo due orette, all'incirca, se ne tornavano a casa, sempre con qualche pesciolino e cenavano a lume di candela nel piccolo cortiletto dietro la loro abitazione. Dopo tutti quegli anni erano ancora follemente innamorati.
C'era una leggenda, però, legata a quelle due persone. Era sera, tardi, saranno state le ore 21.00 . Ebenezer si troava fuori sul portico, seduto su una sedia a dondolo, in una mano teneva una pipa, nell'altra un bicchiere mezzo vuoto di whiskey. Era lì da mezz'ora ormai, ad osservare il bosco buio e tenebroso. C'era una leggera nebbia, che col passare del tempo, diveniva sempre più intensa. Il vecchio appoggiò il bicchiere sul tavolino, e chiamò la moglie. Bianca era arrivata dinanzi a lui, e stava sorridendo. «Cosa succede, mio caro?», la voce della donna era dolce e amorevole. L'uomo non rispose, si limitò ad osservarla, impassibile. Una lacrima scese lungo le sue guance scavate. La donna non capiva esattamente cosa stesse accadendo, asciugò quella lacrima. Lo guardava con dolore, capiva che stava soffrendo per qualcosa. L'anziano le accarezzò una guancia, per poi alzarsi, sempre con la pipa in bocca. Diede un bacio a Bianca, e poi si diresse verso l'uscita del giardino, aprendo il cancelletto che cigolò. La moglie lo guardava curiosa, non sapeva cosa aveva intenzione di fare. E se lo avesse saputo, di certo avrebbe tentato di fermarlo. Ebenezer si incamminò lentamente verso la foresta, ed appena superato il primo albero, dunque entrato nel bosco, venne inghiottito dalla nebbia. L'anziana signora lo aspettò per molti giorni, invano. Piangeva sempre, da mattina a sera. Impazzì. Alla fine, il suo cuore cedette, il suo corpo cadde al centro del salotto, con un tonfo sordo, privo di vita. Venne ritrovata alcune settimane dopo dal postino, il quale doveva consegnare a mano una lettera, e non trovando risposta al suono della campanello, si affacciò ad una delle finestre. La leggenda raccontava di come l'anima della donna fosse ancora presente all'interno della sua stessa casa..
Nessuno ebbe più il coraggio di entrarci, e poco a poco anche quel bosco venne abbandonato, definito pericoloso, infestato dai fantasmi. La strada col passare dei mesi non venne più attraversata, nessuno ci passò più, nemmeno per sbaglio. E venne dimenticata dalla gente del posto, dagli abitanti della vicina città. Se qualcuno avesse chiesto informazioni riguardo la Goldstein Street, nessuno sarebbe riuscito a rispondere, e molti si sarebbero stupiti, dicendo che non avevano mai sentito quel nome prima d'ora.

Anni dopo, vi era un uomo, però, che stava passeggiando, in direzione della baracca. Era incappucciato, ed aveva un lungo mantello nero, lo stesso colore dei pantaloni estremamente eleganti. Indossava una camicia di lino bianca. Del viso si riusciva ad intravedere solamente una lunga barba color della pece. La particolarità di questo losco individuo era che non aveva indosso scarpe, camminava scalzo.
L'uomo misterioso si fermò a metà strada, lì dove era presente un piccolo ponte, sotto del quale scorreva agitato un torrente. Si avvicinò alla ringhiera nel bordo, oramai arrugginito. Si fermò un istante, controllando l'acqua sotto di lui, per poi riprendere il cammino.
Giunse, pochi minuti più tardi, dinanzi quella casetta. La osservò per alcuni secondi, e successivamente si diresse verso la porticina, che aprì. Appena varcata la soglia, ascoltò quel silenzio, assordante per le sue orecchie. Andò nel salotto, dove prese posto in una delle poltrone. I piedi nudi erano a contatto con del parquet ormai marcio e deteriorato. Stranamente, il pavimento era freddo, incredibilmente gelido. E così rimase, come un'ombra, in attesa. Si guardò attorno, focalizzando la stanza in cui si trovava: vi erano due poltrone, una volta rosse, ora piene di ragnatele, in una delle quali vi era seduto. C'era poi un vecchio televisore, ormai non più funzionante, un tappeto logoro, con sopra un tavolino mangiato dalle termiti. La finestra era coperta da una tendina sporchissima, una volta bianca, ora di un colore indescrivibile.
Dopo quelli che sembravano tre quarti d'ora, la porta d'ingresso si chiuse sbattendo. L'uomo però non trasalì, la osservò per un istante senza battere ciglio. Aveva capito. Sorrise appena. L'oscurità ora poteva prenderlo con sè. Rimase seduto, come se nulla fosse.

 

Spazio Scrittore.
Ebbene sì, è dal 2O13 che non aggiorno questo mio profilo. Però EFP mi mancava, così son tornato, con una nuova storia, destinata ad avere più capitoli. Ringrazio sin da ora chi mi supporterà, e chi già lo ha fatto. Ringrazio inoltre ancor di più chi lascerà una recensione, ne va della mia felicità xD
Vostro,
-NicholasFox

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


₪ Inside the Mind.

 

» by NicholasFox.
 


 
→Chapter II.
 
L'uomo era ancora seduto in quella poltroncina impolverata, quando estrasse da un taschino interno della camicia una piccola fiaschetta color smeraldo, con alcuni ghirigori dorati ai bordi. La stappò, ed annusò dall'imboccatura il profumo del liquido contenuto. Era un odore assai forte, come di alcol, con una piccola emanazione acetica. Ne bevve un sorso. La sua bocca si contorse in un espressione di dolore sentendo questo intruglio scorrergli lungo la gola, e bruciare le pareti dell'esofago. Sembrava fuoco, mentre scendeva, ardeva in una maniera insopportabile. Se lo sentì persino all'interno dello stomaco, poi nulla, quella fiamma interna si spense. Ma ci voleva, quel particolare infuso dei più svariati ingredienti ed erbe, aveva delle proprietà particolari. Ti donava energia, forza, immune per quanto poco alle allucinazioni. Era molto potente, per questo bisognava berne un goccio. Lo produceva quella donna anziana che aveva dimora alla parte opposta della città. Non era molto sopportata dai cittadini, a causa anche di questa sua produzione strana, o oscura. Aveva pochi clienti, e quest'uomo era uno fra quelli. Amava moltissimo la sensazione inspiegabile che ti donava dopo averla assunta, quando ti sentivi, anche se per breve tempo, invincibile mentalmente e fisicamente. Una sensazione piacevole, bisognava ammetterlo.
Intanto, l'uomo udì uno strano rumore. Proveniva da una stanza, unita al salotto. Provò ad ascoltarla, cercando di captare qualche possibile informazione sul cosa era, di cosa si trattava. Sembrava quasi un lamento, uno straziante pianto. Lo riconosceva molto bene, non poteva assolutamente essere altro. Capiva molto bene come era il rumore di singhiozzi, ed era uguale a quello che fuoriusciva dalla porta di ingresso a quella stanzetta. L'uomo, così, si alzò lentamente dalla poltrona dove stava adagiato. Era perplesso sul da farsi. Ma dopotutto era venuto qui proprio per questo, per scoprire la Verità. Non poteva indugiare, non poteva avere paura. Non era permesso essere terrorizzati, no. Doveva raccogliere tutte le sue forze psicologiche, ed avvicinarsi a quella porta. Sentiva ancora l'effetto dell'infuso all'interno della mente, dunque si decise, seppur ancora un po' indeciso. Avanzò per il salotto, con passo tardo. Non era intenzionato ad accelerare, a correre. La calma era la cosa più importante in momenti come quelli. Giunse a quella porta legnosa, ed appoggio il palmo della mano allo stipite davanti a sé. Ascoltò ancora per un piccolo istante quel lamento, quel pianto. Allungò il collo, spiando appena all'interno della stanza.
Era una camera da letto, grigia e spenta, oscura. Non vi era nulla, a parte un vecchio mobiletto basso, con sopra uno specchio sporco appeso al muro, ed un letto singolo, con le lenzuola ingrigite dal tempo. Le sue iride rimasero a fissare ciò che era accovacciato sopra al cuscino. Un bimbo, avrà avuto forse fra i quattro e i sette anni, all'apparenza. Stava singhiozzando, in modo sommesso, ma al contempo ad elevato volume. Lo si sentiva poco alle orecchie, ma contemporaneamente era come un urlo agghiacciante, uno di quelli che rimbombano all'interno della propria mente. Quel bambino aveva un paio di pantaloncini neri, rovinati, e una maglietta bianca, ormai ridotta in stracci. I suoi capelli erano corti, ma spettinati, e sporchi. Non si vedeva la faccia, in quanto la teneva nascosto dietro le gambe. Lo vedeva estremamente magro, con delle gambette e delle braccia parecchio sottili. Continuava a singhiozzare. L'uomo non capiva, non capiva chi era quel ragazzino, come mai si trovava in quel letto. Non capiva se era scappato da casa, se i suoi genitori lo stavano cercando, da quanti giorni dati i vestiti ridotti a brandelli.
Il suo istinto prese il sopravvento. Voleva trovare risposte a quelle sue domande, per forza. Non voleva far finta di nulla, limitandosi a spiarlo. Se doveva aiutarlo, lo avrebbe fatto. Se era scappato, lo avrebbe riportato a casa sua, per poi ritornare in questa baracca. Quel bambino! Chissà come erano in pensiero i suoi genitori. Così, si staccò dallo stipite della porta. Si avvicinò al ragazzino, il quale continuava a lacrimare, e non alzava la testa per guardarlo. Più si avvicinava, e più notava qualcosa di strano in quel bambino. Non capiva il perchè di quella sua strana sensazione, ma pareva ci fosse qualcosa di dannatamente sbagliato. Era arrivato, si trovava proprio davanti a lui. Poteva sentire uno strano olezzo, proveniente da quel bimbo. Tese il braccio, per poggiare la sua mano alla spalla del bambino. Gli faceva tenerezza, continuava a piangere, indifferente della presenza di quell'uomo proprio a un passo di distanza. Non appena toccò la spalla (freddissima) del ragazzino, sentì qualcosa toccare le sue, di spalle. Con la coda dell'occhio provò a guardare cos'era, e vide delle dita olivastre. Si voltò all'improvviso, di scatto, senza nessuna esitazione, perdendo di vista il bambino. Appena si girò, vide un mobiletto basso ed uno specchio sporco, e nient'altro. Una risatina alle sue spalle, e ritornò alla posizione precedente, sudando freddo nel notare di come il bimbo non ci fosse più, accovacciato in quel cuscino.
La fiaschetta che teneva ancora nell'altra mano, cadde a terra, seguita da un tonfo sordo. L'uomo cominciò così a respirare affannosamente. Non si aspettava una cosa del genere.
La casa aveva cominciato.


Spazio Scrittore:
Ringrazio tutti coloro che mi hanno supportato fino a qui. Grazie mille. Spero che questo secondo Capitolo possa piacervi come il primo.
Le recensioni tutte gli autori li amano, dunque...
Mi scuso con il ritardo per questo capitolo, dai prossimi spero di essere un po' più veloce.
Vostro,
-NicholasFox

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3184238