At the end of the road

di hunterd
(/viewuser.php?uid=32161)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buongiorno!
Come avevo accennato nella mia one-shot "Luce tra le ombre" (pubblicata tempo fa in questo stesso fandom), arrivo a postare la long che ha come partenza proprio quella storia (per chi, quindi, non l'avesse letta ne consiglio la lettura).
A sostenermi in questo progetto, ovviamente, c'è la grande passione che nutro per questa coppia, che a mio giudizio, aveva delle buonissime potenzialità se sviluppate anche nella serie originale.
Fatta questa piccola introduzione, vi lascio al primo capitolo e vi chiedo, se ne avrete voglia, di farmi sapere che ne pensate. Il confronto con i lettori è sempre fondamentale per chi si cimenta con la scrittura, soprattutto per potersi migliorare.
 

PS - in fondo troverete delle note che mi farebbe piacere leggeste.


Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"





A distanza di solo un paio d'ore dall'aver pensato che tra me e Daryl le cose sarebbero potute andare meglio, perchè il nostro scontro sembrava averci avvicinato anzichè allontanato, ero già sul punto di dovermi ricredere.

L'occhiata, infatti, che mi aveva appena rivolto era di quelle che non avrei potuto fraintendere: era meglio che lasciassi perdere subito il discorso che avevo appena intavolato se non volevo farlo incazzare ancora di più di quanto già non lo fosse di suo.
Ma la nuova Beth, quella che era esplosa con tanta violenza proprio contro di lui, non aveva più intenzione di cedere il passo alla vecchia, cioè a quella ragazzina che ancora aveva creduto di potersi affidare completamente agli altri pur di non affrontare la dura realtà.
E la realtà, era che poteva davvero essere che mia sorella Maggie, insieme a tutti gli altri, non fossero sopravvissuti alla caduta della prigione, ma non mi sarei arresa all'idea sino a che non avessi avuto delle prove certe.
Fino ad allora avevo giurato a me stessa che non avrei versato più una lacrima, nè che mi sarei di nuovo rinchiusa nel mio guscio, cercando di convincermi che fosse tutto solo un brutto sogno da cui prima o poi mi sarei risvegliata.
Ecco cosa mi aveva spinto a parlare con lui di quello che secondo me avremmo dovuto fare veramente: tornare alla prigione e da lì cercare delle tracce che ci potessero dire se anche qualcun'altro era riuscito a mettersi in salvo come avevamo fatto noi due.
Solo che non mi ero aspettata di ritrovarmi davanti il "vecchio" Daryl, quello che non aveva mai mostrato nessuna considerazione per i miei sentimenti, perciò non ero riuscita subito a controbattere davanti al "non se ne parla nemmeno" perentorio che mi aveva sibilato senza quasi guardarmi in faccia. Così avevo continuato a seguirlo per altri dieci minuti nel silenzio più assoluto, forse illudendolo che l'argomento fosse davvero chiuso, mentre in realtà avevo solo maturato appunto l'idea che le cose non fossero affatto cambiate: per lui ero ancora la stupida ragazzina che lo intralciava e a cui, per giunta, doveva pure salvare il culo.
Perciò dovevo averlo totalmente spiazzato a mia volta, quando lo avevo superato di qualche passo, bloccandogli la strada. Determinata ad andare fino in fondo, gli avevo ordinato di starmi a sentire in una maniera che ci aveva portato al punto in cui eravamo ora, con lui che mi stava ammonendo con lo sguardo di non dire un'altra parola.
- Daryl, ti prego, ragiona. Dobbiamo tornare indietro, solo così potremo sperare di sapere qualcosa degli altri. 
Okay, dopotutto avevo pensato che provare ad avere un approccio conciliante fosse una tattica migliore con lui, anche per ricordargli che solo qualche ora prima eravamo riusciti ad avere un dialogo che ci aveva fatto fare qualche passo in avanti.
- Sei in grado di scovare anche una piccola traccia, e non negarlo, perchè in questi giorni ti ho visto addirittura stanare degli scoiattoli! Non dirmi quindi che non saresti in grado di trovare i segni del passaggio di qualcuno di molto più grosso!
Stavo cercando davvero di esporgli la logica del mio piano, sul quale avevo riflettuto in quelle ore, preferendo ignorare come il suo viso si stesse incupendo sempre di più.
- E lo so cosa stai pensando, perchè non sono così stupida come credi! Probabilmente ci sarà ancora una mandria di vaganti nei dintorni della prigione, ma partiamo con il vantaggio di saperlo e possiamo perciò avvicinarci con la massima cautela.
Mi ero passata le mani sul viso, come a voler raccogliere ulteriormente le idee che sentivo farsi sempre più chiare nelle mia testa... sentivo che quella era l'unica direzione da imboccare, l'unica che avrebbe davvero dato un senso al fatto che eravamo riusciti a scappare.
- Magari non ci sarà nemmeno bisogno di avvicinarsi più di tanto, perchè troveremo qualche pista da seguire prima.
A quel punto, nonostante i suoi occhi mi stessero letteralmente fulminando, io non mi ero fatta intimidire ed avevo proseguito nella mia opera di convincimento. 
- Daryl, ascolta...
- No, ragazzina! Adesso tu ascolti me, e anche molto attentamente, perchè non te lo ripeterò due volte!
L'impressione era stata quella di aver avuto davanti qualcuno che era stato caricato come una molla, perchè con uno scatto fulmineo mi aveva puntato il dito indice sul petto, costringendomi ad arretrare di qualche passo e mandandomi a sbattere contro il tronco di un albero.
- Noi non torneremo indietro per nessuna, fottutissima ragione!
Se anche non ci fosse stato quel dito premuto con forza contro il mio petto, a tenermi inchiodata a quell'albero sarebbero bastati comunque i suoi occhi, pieni di una tale determinazione, da rendere l'azzurro delle sue iridi ancora più intenso. Pur con la faccia pesta, la sua espressione non aveva perso la capacità di mettermi addosso una tensione che non riuscivo del tutto a capire a cosa fosse dovuta: paura o rabbia, o forse un mix delle due..
- Credevo lo avessi capito e accettato, stanotte.
Per un attimo, seppure brevissimo, un'emozione aveva cercato di fare capolino nel suo sguardo gelido, ma era stata ricacciata indietro dalla sua voce che aveva ripreso ad inveirmi contro.
- Che non esiste più nessun "loro" a cui pensare. Siamo soli, adesso. Siamo io e te, e basta, cazzo! Perciò ficcati in testa che la nostra unica priorità d'ora in avanti è quella che nessuno dei due debba arrivare a dire "adesso sono solo io"!
Il modo in cui me lo aveva detto, come aveva sottolineato quel "solo io", forse riferendosi più a me che a lui, mi aveva fatto schizzare il cuore in gola, perchè mi aveva dato la certezza di come avesse preso la decisione irrevocabile che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non metterci più in pericolo di quanto non lo fossimo già nel dover sopravvivere all'apocalisse che aveva investito le nostre vite.
- Daryl...
- Risparmia il fiato, Beth. Ti servirà per camminare, perchè il nostro obiettivo non è cambiato: finiremo di perlustrare i dintorni e poi torneremo allo chalet prima che faccia buio.
Mentre lui aveva pronunciato quella sentenza come definitiva, io avevo pensato l'esatto contrario, ossia che i nostri progetti sarebbero dovuti cambiare, che lui lo volesse o meno. Così, sostenuta dal coraggio che animava la nuova me, lo avevo fissato dritto negli occhi, mentre con un gesto deciso gli avevo allontanato il dito che ancora mi aveva premuto sul petto.
- Io andrò a cercare gli altri, Daryl, che tu lo voglia o meno. E se è vero che non vuoi che nessuno dei due debba dire "adesso sono solo io", dovrai venire con me.
Avevo dovuto sollevare il viso per poterlo guardare, perchè non aveva smesso di incombere su di me, nonostante fossi riuscita a farlo allontare di un passo respingendo la sua mano.
- Mi hai detto che ero solo una stupida ragazzina, e avevi ragione. Non posso più permettermi di piangermi addosso e basta, quando invece posso fare molto di più: agire. Perciò non mi darò per vinta sino a che non avrò trovato la prova concreta che tutti gli altri siano morti.
Ero stata io a puntargli ora un dito contro, mostrandogli la stessa determinazione che aveva avuto lui con me.
- Solo allora mi arrenderò all'idea che piangermi addosso resterà la mia unica opzione.
Daryl aveva reagito alle mie parole facendo un ulteriore passo indietro, abbassando le spalle come se di colpo si fosse arreso all'idea che avrebbe dovuto assecondarmi, perciò mi ero ritrovata completamente impreparata alla sua mossa successiva, che era stata quella di afferrarmi per un polso, iniziando a trascinarmi dietro di lui.
- Ma che cosa...
- Non mi lasci altra scelta, se la metti così. In questo momento non stai ragionando col cervello, perciò dovrò farlo io per tutti e due.
Ancora non riuscivo a credere che stesse succedendo davvero, eppure la stretta sul mio polso era così salda che aveva iniziato a farmi male, anche perchè un paio di volte avevo incespicato nei miei stessi piedi, dal momento che stava camminando ad un passo che faticavo a mantenere.
- Daryl, che cavolo stai facendo! Fermati e parliamone!
Avevo cercato di rallentarlo, ma gli era bastato strattonarmi leggermente per farmi riprendere la sua andatura. Davvero, mi sembrava talmente incredibile quello che stava succedendo, il fatto che si stesse comportando in quella maniera così... così pazzesca! Perchè non trovavo un'altra parola per definire la reazione che aveva avuto, il modo in cui mi stava imponendo la sua volontà!
Forse proprio quest'ultimo pensiero, il fatto che avessi creduto solo poche ore prima che non era affatto il "coglione bifolco" che in apparenza sembrava e che ora invece era tornato ad essere, mi aveva riscosso dallo sconcerto iniziale, inducendomi a puntare i piedi con forza per opporre una vera resistenza e riuscire a fermarlo.
- Lasciami andare, subito!
Avevo anche cercato di liberarmi dalla sua presa, ma la mia forza paragonata alla sua era nulla, perciò avevo provato io a strattonarlo indietro mettendoci tutta la rabbia che mi stava montando dentro, ma non ottenendo comunque il risultato sperato.
- Daryl, mi stai facendo male e mi sto incazzando sul serio! Fermati e lasciami andare! Subito!
Tutto quello che avevo ottenuto in risposta era stato un grugnito e una fronda che mi aveva colpito in piena faccia, perchè lui l'aveva scostata, ma io essendo impegnata a cercare di liberarmi non ero stata in grado di fare altrettanto. Quella era stata la classica goccia che aveva fatto traboccare il vaso, perchè sebbene una parte di me avesse intuito che dietro a quella sua reazione c'era di fondo una paura ben precisa, cioè quella che sarebbe potuta morire davvero ogni speranza di trovare anche solo un altro del nostro gruppo vivo, questo non poteva giustificare il fatto che volesse impormi la sua volontà ad ogni costo.
- Se non ti fermi nei prossimi cinque secondi, ti giuro che non mi farò nessuno scrupolo a tirarti una coltellata dritta nella schiena!
E se pensava che non lo avrei mai fatto, faceva male, perchè di colpirlo in maniera così violenta non ne sarei stata davvero capace, ma magari aprirgli un bello squarcio sul dorso della mano con cui mi stava stritolando il polso, ecco quello l'avrei anche potuto fare!
- Qualsiasi cosa succeda, stai zitta e buona! Non devi parlare, capito?
Se credevo che Daryl fosse impazzito prima, ora che mi aveva coperto la bocca con una mano e sbattuta di nuovo contro il tronco di un albero premendosi con forza contro di me, cosa avrei dovuto pensare di lui?
Ma qualcosa nel suo sguardo, una specie di muta preghiera ad obbedirgli senza fare storie, mi aveva lasciata per un attimo incerta su come reagire ed era stato un tempo sufficiente perchè una voce strascicata rompesse il silenzio intorno a noi.
- Ehi, amico, ce la fai da solo o hai bisogno di una mano per domare quella giovane puledra?
Se a me quella domanda aveva fatto gelare il sangue nelle vene, perchè non mi aveva lasciato molti dubbi su cosa avesse voluto sottintendere, a qualcunaltro doveva essere sembrata molto divertente, perchè c'era stato uno sghignazzare che aveva indotto Daryl ad irrigidirsi ancora di più, lanciandomi un'altra occhiata di ammonimento che voleva sicuramente confermarmi che chiunque fosse stato a parlare, costituiva per noi una minaccia reale.
Se c'era stata una parte di me che avrebbe voluto sapere subito in chi ci eravamo imbattuti per poterli valutare, ce n'era un'altra che lo stava ringraziando per avermi concesso ancora la possibilità di rimanerne all'oscuro, dal momento che aveva fatto in modo che rimanessi nascosta dietro di lui.
- Ti ringrazio per l'offerta, amico, ma per il momento preferisco che rimanga proprietà privata.
Anche la risposta di Daryl non aveva lasciato alcun dubbio su cosa volesse sottintendere, ma diversamente da prima, il fatto che si riferisse a me in quei termini mi aveva solo resa certa che mi stesse proteggendo da qualcosa a cui mi stavo imponendo di non pensare perchè volevo essere coraggiosa come mi ero ripromessa che sarei stata d'ora in poi.
- Per il momento... uhm... questo vuol dire che sei uno che si stanca abbastanza in fretta delle sue cose?
Il divertimento che quella voce sconosciuta conteneva nel parlare di me come se davvero fossi stata solo un "oggetto" da possedere, mi aveva spedito il cuore in gola. Senza quasi rendermene conto, avevo iniziato a recitare una muta preghiera nella speranza che il bluff di Daryl potesse essere abbastanza convincente da indurre quei due tizi a proseguire per la loro strada.
- Può darsi... dipende molto da quanto saprà soddisfarmi la bambolina qui dietro.
Daryl aveva di nuovo parlato con un tono di voce talmente simile a quello degli altri due, che avrebbe potuto far dubitare anche qualcuno che avesse saputo come stavano in realtà le cose tra me e lui.
- Oh, bè, se la metti così... che ne dici, amico, se allora stiamo qui e lo scopriamo in diretta insieme a te?
Davanti a quella richiesta, il mio cuore era stato capace di martellare ancora più forte e se non fossi stata appoggiata all'albero, credo che mi avrebbero ceduto anche le gambe, perchè mi era apparso chiaro che la situazione stava precipitando velocemente. Non ero stata capace di chiudere gli occhi, ma avevo continuato a fissare le spalle di Daryl, vedendo così chiaramente come si fossero tese nel momento in cui doveva aver preso una decisione difficile.
- Direi che potete restare e godervi lo spettacolo.
Non avevo avuto il tempo di realizzare davvero quello che aveva appena detto, perchè ero stata immediatamente catturata dai suoi occhi nel momento in cui me li aveva piantati addosso girandosi verso di me.
"Fai quello che ti dico", questo mi stavano ordinando, non avrei potuto interpretare diversamente lo sguardo di ghiaccio che mi stava rivolgendo, mentre facendo qualche passo indietro, si era sfilato la balestra dalla spalla per appoggiarla vicino ai suoi piedi.
- Bambolina, mi hai sentito? Mostra la mercanzia anche ai nostri nuovi amici.
Per la prima volta, avevo avuto anch'io la possibilità di vedere chi ci aveva sorpreso e non ero riuscita a reprimere un gemito strozzato quando avevo posato lo sguardo sulle armi che i due uomini impugnavano minacciosamente.
- Ehi, ma sei proprio una giovane puledra! Hai avuto fortuna a trovarla, amico, sul serio! Si trovano certi cessi in giro, di questi tempi.
I due uomini si erano dati di gomito, mentre Daryl si era voltato per lanciargli uno sguardo che aveva ottenuto l'effetto di farli sghignazzare ancora di più, tanto che uno dei due aveva mimato un gesto che mi aveva fatto salire un fiotto di bile in gola, tanto era stato esplicito.
- Bambolina, non ti perdere dietro a quei due e spogliati per me, invece.
Daryl aveva richiamato la mia attenzione in maniera perentoria, e seppure mi aveva rivolto parole terribili, io stavo comunque ringraziando Dio per il fatto che fosse stato lì con me.
- Sì, dai bambolina, fai come dice lui... mostraci cosa nascondi lì sotto.
Erano scoppiati di nuovo a ridere, chiaramente eccitati all'idea che io non avessi altra scelta se non obbedire a ciò che mi era appena stato ordinato di fare.
Nonostante dentro di me sapessi che il Daryl di fronte a me non aveva la reale intenzione di farmi del male, rimaneva il fatto che si aspettava che mi fidassi totalmente di lui e che lo assecondassi.
Avevo cercato di inspirare profondamente per tentare di ritornare un minimo lucida, ma quando avevo portato le mani sul bottone dei jeans, quasi non ero stata in grado di afferrarlo tanto mi stavano tremando. Avevo abbassato lo sguardo per cercare di compiere un'operazione che normalmente avrei fatto anche ad occhi chiusi, quando la voce di Daryl mi aveva gelato di nuovo.
- Ah, ah... no, bambolina, preferirei iniziassi dall'alto... sai com'è, ho sempre avuto un debole per le tette.
Si era voltato parzialmente verso i due tizi, così avevo visto che gli aveva strizzato l'occhio, proprio come se fossero stati amici e stessero condividendo un bel momento assieme.
"Fai quello che ti dico", lo sguardo che aveva riportato su di me, conteneva sempre lo stesso messaggio e io mi ci ero di nuovo aggrappata, per cercare di trovare la forza di spogliarmi come mi aveva appena chiesto di fare.
Togliersi una maglietta era sicuramente più semplice che slacciare un bottone, mi sarebbe bastato afferrarne il bordo e sollevarla, ma nello stato in cui mi trovavo anche quell'operazione stava richiedendo tutta la mia concetrazione.
Solo per un attimo mi ero concessa di chiudere gli occhi, quasi per allontanare l'inevitabile, ma era stato sufficiente perchè uno dei due tizi si sentisse autorizzato ad intervenire.
- Ehi, se vuoi vengo io a darti una mano...
L'altro aveva subito sghignazzato, ma a farmi riaprire gli occhi di scatto, era stato il verso di insofferenza proveniente da Daryl con cui aveva attirato la mia attenzione per lanciarmi un'altra occhiata che non mi aveva lasciato scampo: dovevo farlo e anche in fretta.
Non sapevo nemmeno io a cosa stessi pensando esattamente, nella mia mente c'era solo un enorme caos, l'unica cosa di cui mi sentivo certa, era che per la prima volta in vita mia qualcuno mi avrebbe visto nuda, e mai avrei immaginato che sarebbe stato proprio Daryl insieme a due perfetti sconosciuti.
Poi l'avevo fatto: pregando Dio di rendermi coraggiosa sino in fondo, mi ero sfilata la maglietta, rimanendo con un reggiseno semitrasparente che già aveva offerto una buona vista e che un paio di fischi soddisfatti avevano sottolineato.
Avevo dovuto compiere uno sforzo sovrumano per non sollevare le braccia e coprirmi, mentre ero tornata ad incrociare lo sguardo di due occhi azzurri in cui avevo trovato ancora solo la fredda determinazione che avevano mostrato sinora.
- Bè, bambolina, direi che non hai deluso le mie aspettative... tanto che ho già voglia di fare sul serio. Direi che puoi venire qui e metterti in ginocchio.
Davanti a quell'ordine inequivocabile, il mio sguardo era stato attirato dalla reazione immediata che aveva avuto uno dei due uomini, ossia appoggiare il fucile che aveva tenuto in mano, per potersi slacciare i pantaloni e procedere in una maniera che avevo solo preferito immaginare, dal momento che avevo immediatamente distolto lo sguardo per riportarlo in quello di Daryl.
"Fai quello che ti dico", sempre quello era il messaggio, perciò avevo racimolato la forza di fare un passo avanti, e poi un altro ancora, sino a trovarmi nella posizione giusta per inginocchiarmi dove si supponeva che dovessi farlo. Era stato automatico chiudere gli occhi mentre mi ero abbassata, perchè una parte di me era stata comunque in grado di registrare lucidamente dove si sarebbe venuto a trovare il mio viso.
- Dai, forza, bambolina, prendi un pò di iniziativa! Non vorrai mica rovinarci la festa a cui siamo stati gentilmente invitati...
L'incitamento era giunto nel momento in cui avevo percepito un movimento vicino a me, così avevo aperto gli occhi ed avevo visto, come in una scena al rallentatore, la mano di Daryl posarsi sulla mia testa e scivolarmi dietro la nuca, per poi chiudersi sulla mia coda.
- Ah, Sam, mi sa che il nostro amico ha capito che è meglio prendere la situazione in mano!
Io avevo colto vagamente il doppio senso di quella battuta, come anche le risate sguaiate dei due uomini, perchè tutta la mia concentrazione era stata assorbita dal panico di non sapere sin dove si sarebbe spinto Daryl. Sentivo la sua mano tenermi ancora saldamente, ma senza che mi avesse costretta a muovere la testa nemmeno di un millimetro.
Poi tutto era successo nel giro di qualche secondo, come spesso avevo visto accadere i fatti in altre situazioni estreme, dove agire in fretta aveva rappresentato la differenza tra vivere o morire.
- Stai giù!
Mi aveva spinto a terra con violenza nello stesso momento in cui me lo aveva detto, così la mia visione di ciò che era accaduto subito dopo era stata parziale. Lo avevo visto afferrare la balestra mentre effettuava una mezza capriola a terra, poi avevo solo sentito il sibilo della freccia che partiva e che doveva aver colpito il bersaglio voluto, perchè c'era stato un verso di dolore, seguito poi dal tonfo sordo di un corpo che cadeva a terra
- Brutto figlio di puttana!
Il grido di rabbia aveva preceduto uno sparo che nella mia testa era risuonato come una condanna a morte per Daryl, che sicuramente non aveva avuto alcuna possibilità di ricaricare la balestra. Non avevo sentito nessun tonfo questa volta, ma non avevo nemmeno trovato il coraggio di sollevare la testa per riuscire a vedere la porzione di bosco dove ero certa che avrei trovato il suo cadavere.
"Fai quello che ti dico".
Aveva cercato di proteggermi sino alla fine, come avrei dovuto fare anch'io con lui, invece di rimanere lì a terra, ferma e immobile come una vigliacca. Aveva avuto sempre ragione su di me, ero solo una stupida ragazzina a cui gli altri avevano sempre dovuto fare da balia. Per questo motivo sarei dovuta morire già infinite volte, almeno tante quante erano state le volte che avevo visto delle persone in gamba sacrificarsi per gli altri senza doverci nemmeno pensare.
Con gli occhi chiusi, potevo ormai attendere con sollievo qualsiasi cosa mi sarebbe successa ora, perchè l'avrei accolta come la giusta punizione per tutto ciò che non ero stata in grado di essere: coraggiosa e altruista, come invece avrei dovuto essere.
- Beth! Sei ferita? Rispondimi!
Una mano mi aveva afferrato per una spalla, costringendomi senza tanti riguardi a voltarmi sulla schiena, mentre i miei occhi si erano aperti sul viso preoccupato di Daryl, inginocchiato accanto a me. La mia reazione alla sua apparizione, era stata quella istintiva di sollevarmi per abbracciarlo, stringendolo forte a me per sincerarmi che fosse davvero vivo, e non fosse solo una proiezione della mia mente in subbuglio.
- Sei vivo... sei vivo! Dio ti ringrazio...
Senza lasciarlo andare, avevo iniziato a piangere, completamente sopraffatta da tutta la ridda di emozioni che avevo provato nel giro di così poco tempo.
- Dobbiamo andarcene da qui, subito.
Come era sempre stato, anche ora lui sembrava invece non essere stato minimamente scosso da tutto ciò che era appena successo. Aveva ucciso due uomini, rischiando a sua volta di morire, ma la sua mente era come se lo avesse già archiviato nel passato, senza nessuna conseguenza .
- Beth, guardami! Sei ferita?
Solo afferrandomi per le braccia era riuscito ad allontanarmi da sè, fissandomi con un'intensità che mi aveva provocato nuove lacrime. Poi il suo sguardo si era spostato più in basso, inducendomi a fare lo stesso, perchè lo avevo visto irrigidirsi.
- Sembra solo una ferita superficiale...
Solo in quel momento mi ero accorta del sangue che usciva da quella che sembrava in effetti una piccola ferita appena sotto la spalla e che era stata ben visibile a tutti e due, dal momento che c'era stato solo il reggiseno a coprirmi.
- Sì, io... ma quel sangue è mio o tuo?
Avevo visto del sangue anche sulla sua maglietta, ma non mi era parso di vedere nessuno squarcio nel tessuto.
- Tuo, io non sono ferito. Dobbiamo andarcene, perciò adesso ti aiuto ad alzarti.
Senza lasciarmi altra scelta, si era alzato e aveva aiutato anche me a fare lo stesso, lasciandomi andare non appena aveva visto che le mie gambe reggevano.
- Daryl... io... quello che è successo...
Credo che fosse l'inizio di un discorso molto difficile che sentivo sgorgare dallo stesso nodo di emozioni da cui stavano fluendo anche le mie lacrime, ma come aveva già  fatto in altre circostanze, lui mi aveva subito interrotto.
- Quello che è successo qui, Beth, te lo devi dimenticare. Ti ho chiesto di fare qualcosa che sarebbe servito solo a sopravvivere... ed era l'unica cosa che avrebbe fatto abbassare la guardia a quei due figli di puttana.
Lo avevo visto fare qualche passo avanti, dove aveva raccolto da terra la maglietta che mi ero tolta solo qualche minuto prima, anche se a me sembrava fossero passati anni, per poi tendermela senza quasi guardarmi. Ero stata abbastanza certa, a questo punto, che quello fosse stato il suo modo per cercare di rassicurarmi sul fatto che non avrei dovuto sentirmi in imbarazzo, o peggio umiliata, da ciò che era successo tra di noi.
- Ora dobbiamo pensare solo a mettere più distanza possibile tra noi e loro.
Mentre mi stavo infilando la maglietta, lo avevo visto fare un cenno nella direzione da cui erano sbucati i due uomini che adesso giacevano senza vita, uno con una freccia infilzata all'altezza del cuore, l'altro con la gola aperta da quella che doveva essere stata una coltellata inferta con ferocia.
Non riuscivo a smettere di piangere, come non riuscivo a smettere di pensare che l'avevo lasciato solo ad affrontare il pericolo. La mia convinzione di poter essere una nuova Beth, più coraggiosa e matura, si era rivelata per ciò che era davvero: solo una bugia che avevo cercato di raccontarmi da sola. C'era una sola cosa che potessi fare, a questo punto, e dovevo farla subito.
- Non verrò con te, Daryl.
Avrei voluto che la mia voce fosse stata meno tremante, ma date le circostanze, forse non potevo pretendere anche questo da me stessa.
- Ci dobbiamo separare.
Le mie parole lo avevano sorpreso mentre stava gettando via i proiettili che aveva estratto dai due fucili, immobilizzandolo come se lo avesse colpito un sortilegio. Solo gli occhi avevano mantenuto la loro vitalità, riempiendosi di una rabbia che in quel momento non mi sarei aspettata di vedere.
- Sei ancora convinta che ti lascerei tornare indietro dopo quello che è appena successo?
Indietro dove?
Non avevo subito capito a cosa si fosse riferito, mi ci era voluto un attimo per ricordarmi che stavamo proprio discutendo della mia intenzione di tornare alla prigione per cercare gli altri.
- Non ha importanza dove voglio andare, ha importanza che non lo faremo insieme.
Prima di ritrovarmelo ad incombere su di me come se fosse stato la furia fatta persona, lo avevo visto scagliare via con violenza gli ultimi proiettili che aveva tenuto ancora in mano.
- Noi - non - ci - separeremo.
Lo aveva scandito, parola dopo parola, come se stesse pronunciando una sentenza irrevocabile a qualcuno che ancora faticava a capirla. Ma era lui a non capire, questa volta.
- Non morirai per colpa mia, Daryl.
Tra le lacrime, a fatica, avevo cercato di fargli capire che non avrei più voluto essere la causa di un episodio come quello che avevamo appena vissuto.
- Nessuno di noi due, morirà, Beth.
- Tu non capisci....
- No, fidati, io capisco benissimo. Per questo motivo resteremo insieme.
Quella risposta di nuovo così perentoria aveva acceso una piccola scintilla di rabbia, forse un eco di quella che mi aveva fatto credere la notte precedente che potessi essere una ragazza più forte rispetto a quella che era anche arrivata a tagliarsi le vene pur di non affrontare la realtà che la circondava.
- Non puoi decidere per me.
Avevo detto quella frase di getto, forse spinta da quella piccola scintilla di rabbia, ma di certo non mi sarei mai aspettata che avrebbe avuto un effetto così dirompente su di lui.
- Invece posso e sto per dimostrartelo.
Prima ancora che potessi capire cosa avesse estratto dalla tasca posteriore dei suoi jeans, mi ero ritrovata il polso destro imprigionato nell'acciaio di un cerchietto che corrispondeva alla metà di un paio di manette, in cui Daryl ci aveva appena rispettivamente imprigionato.
- Insieme, Beth, che tu lo voglia o meno, perchè io non lascerò morire più nessun'altro. Spero che così, ti sia più chiaro il concetto!
Sollevando i nostri polsi uniti da quelle manette che non avevo idea possedesse, me li aveva praticamente sbattuti davanti agli occhi, a sottolineare quello che mi aveva appena urlato contro.
Se si era aspettato da me un qualche tipo di reazione che gli permettesse di sfogare un altro pò la rabbia che sembrava consumarlo, sicuramente lo avevo deluso, perchè in quel momento non ero stata capace di fare altro che accettare la sua decisione, ma non perchè mi aveva spaventato con la sua prova di forza, ma proprio perchè mi aveva fatto pensare che dietro a quella sua determinazione si sentisse invece fragile e solo quasi quanto mi sentivo io.
E se così fosse stato, allora volevo scoprirlo, perchè sapere che anche lui aveva bisogno di me, avrebbe potuto ridare senso ad una vita che sentivo invece scivolarmi via.
 




Note

Immagino che sarete abbastanza sorprese da questo Daryl così "duro" nei confronti di una Beth che, diversamente da lui, non naconde invece la sua fragilità e la sua difficoltà a rapportarsi con l'idea che debba considerare tutti gli altri "perduti".
Ma, ad essere sincera, è proprio questo che mi piace di loro due, il fatto che siano complementari senza sapere di esserlo, e che quindi ci sia tutto un mondo in mezzo da esplorare, prima di poter arrivare a conoscersi davvero.
Spero, quindi, che vorrete dargli una chance e continuare a leggere di loro attraverso la mia storia.
Prima di salutarvi, ne approfitto per dirvi che cercherò di postare un capitolo a settimana, massimo ogni dieci giorni.
Alla prossima, spero.
Laura

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ciao!
Prima di lasciarvi alla lettura del secondo capitolo, voglio ringraziare ancora quelle lettrici che hanno commentato, ma anche tutte quelle che hanno semplicemente letto, perchè mi avete reso meno titubante nell' essermi decisa a postare questa storia.
Vi anticipo che non sarà un capitolo molto lungo, perchè mi sono ritrovata a doverlo spezzare, altrimenti sarebbe diventato lunghissimo in maniera esagerata. Il prossimo, quindi, sarà molto più corposo! Come noterete, ho voluto inserire un'immagine dei due protagonisti, perchè mi piacerebbe realizzare un banner vero e proprio, ma ahimè non ne sono capace, quindi mi accontento.
Ora vi lascio alla lettura.
Laura



Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"



 






Quando mi ero decisa a rivolgere nuovamente la parola a Daryl, lo avevo fatto unicamente per un motivo fisiologico: dovevo fare pipì. Sino a quel momento, infatti, il nostro interagire si era limitato all'essere costretti a dover camminare fianco a fianco per via delle manette con cui ci aveva imprigionati. Era stato un gesto talmente imprevedibile il suo, che aveva assorbito tutti i miei pensieri, riducendomi in apparenza ad un comportamento passivo che gli doveva essere sembrato una benedizione, dal momento che lo avevo seguito senza sollevare più nessuna protesta.

- Ho bisogno di un minuto da sola.
Quella che avevo pronunciato era una sorta di frase in codice che avevo istituito proprio per indicargli l'esigenza di dover andare in bagno e di avere quindi un minimo di privacy.
- Ora non è possibile.
Non avevo minimamente dubitato del fatto che la sua risposta sarebbe stata positiva ed immediata, più che altro perchè ero arrivata alla conclusione abbastanza certa che mi avesse imprigionato sulla scia delle emozioni che doveva aver vissuto anche lui nell'affrontare i due tizi che ci avevano minacciato solo poche ore prima, e su cui credevo ci avesse riflettuto, arrivando a stemperarle in un atteggiamento meno duro nei mie confronti.
Quindi, quel rifiuto categorico, accompagnato da un'occhiata che era stata impenetrabile, mi aveva lasciato un attimo confusa e spiazzata.
- Scusa?
Non avevo voluto essere provocatoria con quella domanda, ma solo certa che avessi compreso bene la sua risposta, perchè ancora faticavo a credere che Daryl volesse spingersi così oltre con me.
- Non posso liberarti.
"Non sta scherzando", ecco il pensiero che aveva subito formulato la mia mente, ma prima di poterlo tradurre in parole che gli avrebbero espresso appieno la mia opinione al riguardo, mi aveva di nuovo sorpreso.
- Non ho la chiave per aprire le manette.
- Scusa?
Il mio vocabolario sembrava essersi ridotto a quella parola soltanto, mentre sul mio viso doveva essere passata un'intera gamma di pensieri che lo avevano indotto a sollevare una mano come per zittirmi ancora prima che parlassi.
- E' stata colpa tua.
- Colpa mia?
- Sì, hai capito bene. Avevi ricominciato a dire un mucchio di cazzate e dovevamo andarcene in fretta da lì, non mi hai lasciato altra scelta.
"Il mucchio di cazzate" a cui si era riferito, erano ancora pensieri per me validi, solo che avevo capito che per discuterne con lui avrei prima dovuto fare breccia nell'atteggiamento indisponente dietro cui si era rifugiato di nuovo.
- Quindi mi stai dicendo che avevi le manette, ma non la chiave?
Aveva emesso un grugnito che era stato un sì, e tra l'altro sottolineato da un'occhiata che non mostrava certo pentimento o altro.
- Bene, allora speriamo che allo chalet ci sia qualcosa per liberar...
- Non stiamo andando lì.
Quell'affermazione era calata tra di noi come se fosse stata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere quando uno dei due avesse deciso di innescarne il timer.
- Ma avevi detto che ci saremmo tornati!
- E' stato prima che incontrassimi quei due tizi.
- E adesso questo cosa c'entra?
Subito dopo averlo detto, in realtà ci ero arrivata da sola a darmi una risposta: Daryl doveva essersi accorto di qualcosa che ovviamente a me era del tutto sfuggito e se così fosse stato, sarebbe stata l'ennesima prova che non avevo la minima possibilità di potergli essere d'aiuto.
- Daryl, rispondimi.
Lo avevo dovuto spronare perchè improvvisamente mi era sembrato restio nel voler proseguire.
- Lo chalet è una trappola.
- Una trappola? Ma cosa stai dicendo?
Okay, per un attimo avevo pensato che fosse davvero impazzito e stesse straparlando, ma la sicurezza nel suo sguardo mi aveva ricordato chi avessi di fronte: Daryl Dixon. Un uomo che aveva dimostrato di possedere attitudini che più volte erano state in grado di salvare il nostro gruppo, arrivando ad intuire prima di chiunque altro pericoli e minacce.
Istintivamente avevo fatto il gesto di passarmi le mani sulla faccia, come era mia abitudine quando cercavo di raccogliere le idee, ma ero stata impedita dalle manette che mi imprigionavano il polso destro.
Non ero riuscita a trattenere un moto di stizza, che dentro di me sapevo nascere da un primo accenno di panico, perchè mi ero ormai convinta che Daryl mi avesse taciuto qualcosa di grave.
- Devi trovare il modo di toglierci queste, okay? E poi mi devi dire che cosa significa esattamente che è una trappola e perchè pensi che siamo in pericolo!
Lo avevo fissato con quella che speravo fosse un'espressione altrettanto decisa quanto la sua, perchè già stavo faticando parecchio con me stessa per non rifugiarmi ancora in pensieri che mi avrebbero portato dritta alle lacrime.
- Bè, a meno che uno dei due non rinunci ad una mano, queste dovranno aspettare.
Me lo aveva detto con quel suo tono beffardo, quello che aveva sempre sottolineato quanto fossi stata stupida per lui e che pensavo erroneamente avrebbe abbandonato in favore di uno più moderato.
- Dovresti rinunciarci tu, allora, visto che l'idea geniale è stata tua.
Certo rispondergli in quella maniera non avrebbe sicuramente deposto a mio favore per fargli cambiare idea sulla mia maturità, ma di nuovo mi sentivo in balia di emozioni contrastanti e attaccarlo mi aiutava a non mettermi sulla difensiva con lui.
- Cristo, Beth, non abbiamo tempo per queste stronzate! 
Lo avevo visto assottigliare lo sguardo come faceva sempre quando diventava davvero insofferente a qualcosa, o a qualcuno, e senza aggiungere altro aveva ripreso a camminare, ovviamente trascinandomi con lui.
- Non abbiamo tempo perchè lo chalet è una trappola? Daryl, se vuoi che mi comporti da adulta, bè allora inizia a trattarmi da adulta e condividi con me quello che hai scoperto!
- Non lo sarai mai abbastanza...
Lo aveva detto a mezza voce, ma ero stata abbastanza certa che sapesse che lo avrei sentito comunque, perciò mi aveva fatto ancora più male.
- Perchè cavolo, allora, ti ostini a voler restare con me se ti costa così tanta fatica!
Non avevamo smesso di camminare, sapevo che tentare di fermarlo sarebbe stato un inutile sforzo, però mi ero affiancata a lui per cercare di incrociare il suo sguardo.
- Quando ti ho detto che volevo andarmene per la mia strada, sei stato tu a tirare fuori queste!
Avevo strattonato il suo polso legato, e lui lo aveva rifatto con il mio senza tanti riguardi, strappandomi un gemito più di rabbia che di dolore. Non mi capacitavo davvero del fatto che stessimo di nuovo discutendo in quella maniera.
- Diversamente, saremmo già stati lontani anni luce!
- E tu saresti già stata cibo per i vaganti... oppure il divertimento di qualche altro stronzo pervertito.
A quel punto ero stata abbastanza frastornata da quei suoi continui cambiamenti d'umore, da dire la prima cosa che mi era venuta in mente a quella sua ultima affermazione.
- Forse lo sei tu, dopotutto, uno stronzo pervertito. Perchè a pensarci bene, sapevi esattamente cosa sarebbe piaciuto a quei due ti....
Come in una scena già vista, mi ero ritrovata un dito puntato minacciosamente davanti alla faccia e due occhi azzurri che mi stavano fulminando.
- Nella mia vita ho fatto tante stronzate per cui sicuramente brucerò all'inferno, ma tra queste non c'è mai stata quella di forzare le donne... tantomeno delle ragazzine come te! Ficcatelo bene in testa e non provare più a dire una cosa del genere su di me!
Non avevo fatto fatica a credere che stesse dicendo la verità, perchè davvero sarei potuta bruciare sotto lo sguardo di fuoco che mi stava ancora rivolgendo.
- Okay, forse ho esagerato... ma tu, allora, fammi capire cosa sta succedendo. Perchè sento che qualcosa ti spaventa, ma non dirmelo non migliorerà i rapporti tra di noi.
Alla fine, avevo osato essere diretta e anche più del dovuto, dal momento che il viso di Daryl era tornato ad essere una maschera impenetrabile. Però mi aveva stupito perchè alla fine aveva ceduto.
- Sulla porta dello chalet, all'interno, qualcuno aveva disegnato un simbolo con della vernice spray. I due tizi che abbiamo incontrato... avevano tatuato lo stesso simbolo sull'avambraccio. Non può essere un caso.
"Merda", niente avrebbe potuto esprimere meglio l'angoscia che mi aveva subito attanagliato la gola a quella rivelazione. Un fiume di ricordi mi aveva invaso la mente, uno su tutti quello del Governatore, un uomo che era riuscito facilmente a trascinare altri nella sua guerra spietata contro di noi.
- E quindi, pensi che per qualche motivo ce ne siano altri che ci stanno inseguendo?
- Non lo so, ma nel dubbio è meglio mettere più distanza possibile tra noi e quel posto prima che faccia buio.
Forse aveva pensato davvero di potermi ingannare, ma questa volta non avrei mollato, volevo la verità.
- Invece lo sai, o perlomeno ti sei fatto un'idea ben precisa. E credo sia giusto che lo sappia anch'io, dal momento che rischio tanto quanto te.
- Non credo che "giusto" sia un concetto che va d'accordo con me.
- Smettila di fare lo stronzo, Daryl.
Mi ero sentita molto lui in quel momento, perchè a parti rovesciate sicuramente sarebbe stato con una risposta del genere che mi avrebbe inchiodatoper farmi parlare. Ero stata sul punto di tornare all'attacco, visto che non aveva più aperto bocca, quando un fruscio non molto distante mi aveva fatto scattare come una molla, cercando istintivamente protezione dietro di lui.
- E' solo un vagante...
Freddo e distaccato, proprio come se la cosa non lo turbasse, aveva sfilato la balestra e atteso di vederlo sbucare da dietro un arbusto, per poi colpirlo dritto in fronte.
Mi ero aspettata che in qualche maniera si sarebbe fatto beffa della reazione poco coraggiosa che avevo avuto, invece credo avesse preferito approfittarne per rimettersi in marcia, dopo aver estratto la freccia e ricaricato la balestra. Il tutto, senza mostrare particolare impaccio per il fatto che fosse legato a me dalle manette, cosa che invece a me pareva impedire ogni movimento.
- Daryl, per favore, potresti dirmi in che guaio pensi ci troviamo?
Alla fine, quasi nella ripetizione di un ciclo già vissuto, era tornata una calma apparente tra di noi, perciò gli avevo posto quella domanda di nuovo con un tono conciliante sperando potesse ottenere un risultato migliore con lui.
Mi aveva gettato solo uno sguardo veloce, prima di tornare a scrutare avanti, come se stesse cercando i segni di un percorso ben preciso da seguire. Cosa che poteva anche essere con lui, perchè già altre volte a me era sembrato di vagare senza meta nei boschi, mentre lui era arrivato in un punto ben preciso, come ad esempio un ruscello o una macchia più fitta di alberi per ripararci.
- Daryl...
- Potrebbero volere me.
Tra tanti scenari che avevo provato ad immaginare, quello non mi aveva nemmeno sfiorato la mente. O meglio, avevo pensato che avrebbero potuto volere qualcuno, ma che fossi io e per un motivo che era stato chiaro a tutti in quella radura.
- Volere te?
- Sì, soprattutto dopo quello che ho fatto.
Non lo stavo seguendo, ovviamente, in un disegno che per lui invece sembrava essere chiarissimo.
- Potresti essere più chiaro? Perchè a me appare abbastanza... strano quello che stai cercando di dirmi.
Dove "strano" nella mia testa risuonava più come "impossibile". Cosa gli aveva fatto pensare una cosa del genere?
- Sei sicura di volerlo sapere?
All'improvviso aveva cambiato di nuovo atteggiamento, smettendo i panni del "coglione bifolco" e tornando ad essere il Daryl che sembrava capace di rapportarsi con le emozioni proprie ed altrui.
- Sì, sicura.
- Lo chalet che abbiamo trovato... pensaci bene, cosa aveva di particolare?
Avevo fatto mente locale, ma l'unica cosa che mi era venuta in mente, erano state le scatolette di cibo.
- Il cibo?
Lui aveva annuito.
- Sicuramente serve come esca. E poi?
Ci avevo ripensato, ma non mi era venuto in mente altro.
- Non mi viene in mente altro.
Intanto aveva adeguato il suo passo al mio, di modo che non mi ero più ritrovata a dover quasi correre per restargli accanto.
- Le sbarre alle finestre. Ora sono abbastanza sicuro che non sono state montate per non fare entrare i vaganti, ma piuttosto per non fare uscire chi ci capita dentro.
- Tipo noi?
Aveva di nuovo annuito.
- Ma perchè?
- Per essere sicuri di ucciderli facilmente. Un solo ingresso e finestre bloccate, la trappola ideale.
Nel modo di esporre le cose, rimaneva comunque Daryl, a cui dovevi strappare di bocca parola dopo parola.
- Ma noi non siamo stati uccisi.
Un brivido mi era corso lungo la schiena, quasi a precedere la risposta che avrei ricevuto.
- Devono aver pensato che potevo essere un soggetto adatto per la prova successiva.
Ero nuovamente persa nel nulla, mi sembrava tutto assurdo quello che mi stava dicendo, però sapevo che le sue intuizioni si potevano rivelare comunque esatte.
- Quale prova?
Prima delle sue parole, era stato nel suo sguardo fermo che avevo trovato la risposta.
- Che sono capace di uccidere a sangue freddo se fornito della giusta motivazione. E che lo faccio molto bene, dal momento che ho fatto fuori quei due senza tanta fatica.
Mi era venuto istintivo fermarmi a quella sua dichiarazione così... forte. Non trovavo un altro modo per definire la situazione in cui credeva fossimo finiti.
- Daryl... non lo so... non ti pare troppo quello che... che stai supponendo solo grazie ad un simbolo? Okay, potrebbe essere che lo chalet fosse collegato a quei due... ma... bè, tutto il resto... come fai a dire che le cose stiano davvero così?
Non avevo avuto modo di poterlo vedere in viso, perchè mi aveva subito spronato a riprendere il cammino, trasmettendomi una sensanzione di urgenza che sembrava sottolineare ciò che mi aveva detto.
- Perchè so troppo bene come ragiona certe gente, fidati. 
Avevo intuito subito che dietro a quella risposta sprezzante ci potesse essere quel passato turbolento di cui lui ora sembrava vergognarsi, perchè era l'impressione che mi ero fatta quando lo avevo sentito confessare a Carol che prima di questa apocalisse, era stato solo "un coglione bifolco" che obbediva agli ordini di un fratello ancora più coglione di lui.
- Ma non può essere che ci fossero solo quei due tizi? Cioè, che lo chalet fosse il loro mezzo per attirare gente punto e basta? E che magari con noi gli sia andata male, magari non si sono accorti che ci siamo fermati lì subito ieri notte... magari se ne sono accorti stamattina dopo che siamo usciti e poi ci hanno seguito...
Già mentre lo dicevo era parsa anche a me debole come ipotesi, forse era un tentativo messo in atto dalla mia mente per allontanare l'idea che davvero ci fosse qualcuno che ci stava inseguendo perchè era interessato a Daryl. Ma se fosse stato vero... c'era un'altra cosa ancora più agghiacciante con la quale sarei stata obbligata a fare i conti.
- Okay... forse potrebbe essere tutto vero... allora, in quel caso, adesso hanno la conferma che io sono la "giusta motivazione" per te, vero?
- Tu cosa dici, ragazzina?
Quella risposta era stata accompagnata da un'occhiata così intensa, che mi aveva obbligato a distogliere lo sguardo. Nei suoi occhi avevo letto molto più di quanto mi sarei aspettata, perchè di nuovo mi aveva fatto intravedere con quanta feroce determinazione avrebbe difeso quel "io e te" che eravamo diventati senza più tutti gli altri.
- Dico che ci potrebbe esssere un motivo in più per dividerci.
- Cristo, non ricominciare con le tue cazzate...
- Non sono cazzate, Daryl! E uno come te dovrebbe capirlo...
- Sì, certo. Intanto che cerchi di convincermi, muovi il culo e andiamo. Se camminiamo per tutta la giornata, dovremmo arrivare nei dintorni di una zona industriale.
Forse dovevo considerare un segnale positivo il fatto che me lo avesse chiesto di ricominciare a camminare, anzichè limitarsi a trascinarmi come aveva fatto prima. 
- Come fai a saperlo?
- Ho trovato una cartina della zona.
- Perchè non me l'hai detto?
- Cazzo, scusa, non avevo capito che eravamo diventate amiche per il cuore, se no ti avrei detto anche quante volte ho scorreggiato da stamattina.
Se pensava di potermi ingannare ancora con quell'atteggiamento sarcastico e volgare, aveva fatto male i conti, perchè ormai ero quasi certa che fosse il suo modo per non lasciarsi sopraffare da emozioni che lo avrebbero reso più vulnerabile. Quindi, non gli sarebbe più servito per azzittirmi, lo avrei semplicemente ignorato, proseguendo dritta al punto dove volevo arrivare con il mio discorso.
- Credo che in questo momento lo vorresti più tu di me, perchè così non penseresti di dovermi nascondere le tue emozioni.
Aveva accolto la mia esternazione come mi ero aspettata, cioè con una mezza risata sprezzante.
- Cristo, ce l'avete proprio nel sangue sin da piccole la fissa di voler dimostrare a tutti i costi che uno non è come sembra.
Mi aveva lanciato un'occhiata di traverso, cambiando bruscamente direzione e facendomi acquattare con lui dietro a degli arbusti.
- Spero solo che non ti farai troppo male quando scoprirai che io, invece, sono esattamente quello che sembro.
Me lo aveva sussurato piano, mentre dei versi lugubri avevano rivelato l'arrivo di altri vaganti. Stavo per sussurargli a mia volta che pensavo non fosse una buona idea starsene lì così ad aspettare di vederli magari prendere la nostra direzione, quando un verso aveva attirato la loro immediata attenzione, deviandone la traiettoria. Avrei voluto sporgermi per vedere da dove provenisse l'origine di quel suono che sembrava avvicinarsi altrettanto rapidamente, ma Daryl mi aveva fatto cenno di no. Avevo cercato di capire dal suo viso se fossimo minacciati da qualcosa di peggiore dei vaganti, i cui passi strascicati sembravano più vicini a noi, ma la sua espressione era stata impassibile. L'azzurro degli occhi, che sembrava risaltare ancora di più nel nero dei lividi provocati dalla botta al naso, mi aveva ricordato il colore del ghiaccio sul quale avevo pattinato una volta da bambina, durante una vacanza che avevamo trascorso nel Wisconsin. Mio padre mi aveva raccontato che a renderlo di quel colore, era stata la neve caduta sulla superficie del lago ghiacciato e che comprimendosi gli aveva donato quella colorazione così intensa.
Era stata una vacanza bellissima, e avevo dovuto distogliere lo sguardo da quegli occhi che me l'avevano fatta tornare in mente, oppure i miei pensieri avrebbero imboccato una strada che non potevo permettermi di percorrere, perchè certi ricordi dovevano rimanere seppelliti in quel passato dove la mia vita era stata completamente diversa.
- Quando ti dico di iniziare a correre, fallo senza guardarti intorno. Bada solo a dove stai mettendo i piedi, perchè non possiamo perdere nemmeno un secondo.
- Perchè, che cosa...
Mi aveva fatto segno di stare in silenzio, mentre era tornato a concentrarsi su qualcosa che non avevo idea di cosa fosse, ma che sembrava averlo trasformato in una statua, tanto aveva assorbito tutta la sua attenzione.
Mi ero sentita colare del sudore sulla schiena, non sapevo se per il caldo opprimente di quella giornata afosa, o se per la tensione che improvvisamente avevo iniziato a percepire anch'io.
Il bosco intorno a noi era diventato innaturalmente silenzioso, o così mi era parso, tranne che per i versi dei vaganti e quello ritmico che continuava a risuonare forte e chiaro, tanto che anche il tempo pareva essersi dilatato nell'attesa di qualcosa che non avevo idea di cosa potesse essere.
- Beth, devi correre come quando siamo fuggiti dalla prigione.
Di nuovo era stato un bisbigliare appena accennato quello di Daryl, tanto che aveva avvicinato la bocca al mio orecchio per essere sicuro di farsi sentire. Mi ero ritrovata ad annuire senza fiatare, questa volta, perchè era bastato accennare alla corsa folle che ci aveva visto scappare dalla prigione, per farmi capire che si trattava nuovamente di salvarci la vita.
Non avevo idea in cos'altro fossimo incappati e speravo di non doverlo scoprire.
- Ora, corri!
Non aveva dovuto fare nient'altro per spronarmi, perchè come se fossimo stati sincronizzati da anni di allenamento, la nostra corsa era iniziata nello stesso momento, diventando nel giro di poco la replica di quella che ci aveva fatto allontanare dalla prigione alla velocità della luce. Sentivo come allora il cuore battere sempre più forte e le gambe bruciare per lo sforzo, ma come mi aveva chiesto Daryl, avevo mantenuto l'attenzione fissa solo sul suolo, per evitare qualsiasi cosa avesse potuto farmi inciampare.
Se avevo creduto che le manette sarebbero state un handicap, mi ero ricreduta invece quasi subito, perchè Daryl le aveva usate come mezzo di comunicazione immediato per anticiparmi i cambi di direzione.
Avevo avuto la sensazione che qualcosa, o qualcuno, ci inseguisse ma il nostro avanzare zigzagando tra la vegetazione forse glielo aveva reso più difficile di quanto si aspettasse, perchè nonostante stessimo già correndo da diversi minuti, eravamo ancora vivi.
Era stato nel momento in cui avevo osato alzare lo sguardo, che era esploso un boato alle nostre spalle, mentre contemporaneamente mi ero sentita sbalzare in aria, atterrando solo qualche metro più avanti su qualcosa di duro. Non ero stata in grado di capire cosa fosse successo, perchè vista e udito sembravano avermi abbandonato, avevo solo realizzato che qualcuno, presumibilmente Daryl, mi stesse scuotendo per controllare che fossi ancora viva. Avevo dovuto compiere uno sforzo immane per sollevare una mano e un altro sforzo immane per sollevare le palpebre, cercando di sforzare la vista annebbiata per inquadrare meglio ciò che mi circondava.
L'unica cosa che però ero riuscita ad intravedere, oltre il viso sfocato di Daryl, era stato quello di un altro uomo dalla pelle scura alle sue spalle, poi ero precipitata nuovamente nel buio.






Note


Decisamente non sto dando molta tregua ai due poveretti, ma come The Walking Dead insegna, bisogna davvero temere di più i vivi dei morti! E a mio avviso ci sta anche, perchè noi uomini forse saremmo davvero in grado di farci la guerra anche durante un'apocalisse del genere! Però, dopotutto, anche Daryl come guerriero - inteso proprio anche come combattente - dimostra di sapersela cavare molto bene... voi che ne dite? Siete del mio stesso parere?
Vi auguro un buon week... lungo, se avrete la fortuna di fare il ponte come me!
A presto.
Laura
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao!
Scusate il ritardo di qualche giorno con cui arrivo a postare, spero mi perdonerete!
Che dire di questo capitolo... bè, che verso la fine mi sono emozionata nello scriverlo... e spero che succederà anche a voi!
Però... il però lo riservo alle note finali, prima dovete leggere!
Laura





Io sono un guerriero e troverò la forza

Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"









Quelle che piano, piano mi avevano strappato dal mio stato di incoscienza, erano state due voci per me assolutamente sconosciute. Una, in particolar modo, aveva avuto un marcato accento texano che avevo riconosciuto facilmente perchè per un pò di tempo alla fattoria aveva lavorato un ragazzo che io e Maggie avevamo soprannominato, non a caso, "Mr. Cowboy".

Quello che i due uomini si stavano dicendo, avevo iniziato però a metterlo a fuoco solo da qualche minuto, e visto il tono della conversazione, avevo deciso di fingermi ancora incosciente per avere il tempo di capire se li avrei dovuti considerare un pericolo oppure no.
- Dovevamo metterlo ai voti, Baker, come abbiamo sempre fatto.
- Kidd, credevo avessimo già chiarito la questione. Il più alto in grado sono io, giusto?
Il tono con cui era stata posta quella domanda, nemmeno un bambino lo avrebbe potuto fraintendere: era quello di chi sapeva esattamente quale fosse il suo posto e perciò quale sarebbe potuta essere l'unica risposta possibile.
- Giusto, Kidd?
Sì, decisamente chiunque fosse stato quel Baker, stava sottolineando il suo ruolo di capo in maniera inequivocabile.
- Sì.
Il Texano, come lo avevo già soprannominato nella mia testa, aveva risposto quel sì a denti stretti, ma comunque era pur sempre stata un'ammissione di inferiorità, quindi avevo potuto stabilire con certezza chi tra i due avrei dovuto considerare più pericoloso.
- Allora, il tizio rimane sotto stretta sorveglianza, anche se non lo considereremo colpevole sino a che non avremo prove certe del contrario. E' così che funziona la legge americana, ed è così che faremo.
Una specie di verso sprezzante aveva accolto quella frase che io stavo cercando di interpretare, soprattutto perchè quel "tizio" di cui stavano parlando ero certa che fosse Daryl.
- La legge dei civili, però. E non devo certo ricordare proprio a te, che ora dovremmo considerare l'unica legge valida quella marziale.
- Allora tu dovresti essere fuori dai giochi, Ranger.
Quella frase era stata l'equivalente di una sferzata vera e propria, tanto che aveva indotto persino me ad irrigidirmi, quindi non sapevo come avrebbe reagito il Texano.
- Me ne vado volentieri, Capitano Baker. Ma quando la biondina strillerà di paura davanti al tuo brutto muso nero, non potrai contare su di me per cercare di recuperare terreno.
Lo stridore di una sedia scostata mi aveva fatto sobbalzare involontariamente, dando modo ai due uomini di capire che forse non ero più del tutto incosciente.
- Kidd...
- Dovrei fregarmene, sai?
- Di me sicuramente, Ranger, ma di lei?
C'era stato un attimo di silenzio, prima che risentissi lo stesso stridore e un'imprecazione decisamente colorita da parte del Texano.
- Ti dice bene che mi ricorda Lisa... perchè altrimenti ti avrei lasciato nella merda.
A quel punto, in me aveva prevalso la Beth che aveva sempre avuto fiducia nel prossimo, quella che nonostante tutto, ancora faticavo a reprimere per diventare invece solo una dura "guerriera" come credevo dovessi diventare per sopravvivere in quel nuovo mondo.
Così, avevo aperto gli occhi, decisa a scoprire se ancora una volta mi sarei dovuta scontrare con la dura realtà che di fiducia negli altri non ne avrei dovuto avere più nemmeno una briciola.
La prima cosa con cui avevo dovuto fare i conti, era stato il trattenermi dall'emettere un verso di sorpresa quando il mio sguardo si era posato su di un viso deturpato da una serie di cicatrici impressionanti e che aveva reso l'espressione "brutto muso nero" molto veritiera.
- Ehi, va tutto bene, ora sei al sicuro.
La voce del Texano era riuscita nell'intento di attirare la mia attenzione, perchè avevo spostato lo sguardo su di lui, incontrando questa volta un viso dai lineamenti praticamente perfetti.
- Io sono il Ranger James Kidd, lui è il Capitano Steve Baker. Non abbiamo nessuna intenzione di farti del male e spero davvero tanto che vorrai darci il beneficio del dubbio sul fatto che ti stiamo dicendo la verità.
Il mio sguardo si era alternato tra loro due, iniziando a cogliere più particolari possibili, tipo quello che sembravano al momento non avere armi addosso, o almeno non che fossero ben visibili e se potevano essere davvero dei militari visto il modo in cui si erano presentati. Avevo anche cercato di cogliere con un primo sguardo d'insieme dove mi fossi trovata, e mi era sembrato uno di quegli uffici che davano su di un capannone, perchè quelli che avevo intravisto al di fuori delle vetrate erano stati sicuramente un qualche tipo di macchinario.
- Dov'è Daryl? Sta bene? Lo voglio vedere.
La domanda mi era uscita così spontanea, che avevo realizzato di non averla nemmeno dovuta pensare. Dopo aver constato che io ero ancora tutta intera, la mia priorità era diventata quella di accertarmi che fosse così anche per lui.
"Io e te"... dopotutto, valeva anche per me quel pensiero di considerarlo tutto ciò che mi era rimasto e per cui valesse ancora la pena lottare.
- Ehi, Beth, vacci piano... hai preso una bella botta in testa.
Nel momento in cui il Texano me lo aveva detto, io lo avevo scoperto da sola, perchè mi ero messa a sedere sulla brandina da campo dove ero stata sdraiata e subito mi aveva colto un feroce giramento di testa.
- Sai il mio nome...
- Sì, c'è l'ha detto il tuo amico come ti chiamavi.
Stavolta a parlarmi era stata la voce profonda del Capitano Baker e all'improvviso avevo realizzato che l'ultima immagine confusa che avevo visto prima di perdere i sensi, era stato proprio il suo viso scuro.
- Lo voglio vedere...
Avevo richiesto ciò che per me aveva più importanza rispetto a tutto, anche più importanza di capire cosa fosse successo nel bosco, chi fossero loro due, e se le loro intenzioni nei miei confronti fossero davvero amichevoli come sostenevano.
- Sì, lo potrai vedere presto... prima, però, vorremmo farti qualche domanda.
Avevo risollevato lo sguardo sul quel viso deturpato, trovando già meno faticoso rimanere impassibile davanti alle cicatrici che lo rendevano così minaccioso.
- Domande?
Avevano annuito entrambi, mentre ero quasi certa che sia io che loro, stessimo nuovamente analizzandoci a vicenda.
- Sì, domande. Per sapere innanzitutto come ti senti.
Come mi sentivo? Sicuramente confusa, ma soprattutto impaziente. Ogni minuto che passava mi faceva sentire sempre più il bisogno di avere accanto a me Daryl.
- Mi sento abbastanza bene, ma starò sicuramente meglio quando avrò visto Daryl.
Lo sguardo che si erano scambiati i due uomini mi aveva fatto suonare un campanello d'allarme bello forte nella testa, ricordandomi che avevano detto di volerlo tenere "sotto stretta sorveglianza".
- Bè, Beth, direi di non girare troppo intorno alla questione, quindi... penso che lo potrai vedere dopo che ci avrai spiegato perchè ti abbiamo trovata ammanettata a lui.
Era stato il Texano a rivolgermi quella domanda diretta, inducendomi a guardarlo negli occhi. Nonostante fossero stati di un azzurro intenso, li avevo trovati del tutto diverso rispetto a quelli di Daryl. Probabilmente perchè non erano stati in grado di trasmettermi nessuna emozione se non quella di non farmi ingannare dalla loro apparente sincerità nell'essere cordiali.
- Penso che lo sappiate già se avete parlato con lui.
- Può darsi, ma può darsi che lo vogliamo sentire anche da te.
Mi era sembrato che Baker si fosse sforzato di usare un tono di voce meno duro rispetto a prima.
- Perchè?
In realtà credevo di aver intuito il perchè me lo stessero chiedendo, e la Beth fiduciosa stava già cercando di farsi avanti inducendomi a credere che fossimo incappati in qualcuno di "buono", come lo era stato anche Rick, che non aveva perso la capacità di aiutare gli altri nonostante tutto.
- Perchè tu hai l'aria di non centrare molto con uno come lui.
Era stato il Texano a dirmelo, mentre avevo visto il suo sguardo incupirsi. Questo mi aveva spinto a credere che forse davvero poteva esserci speranza, ma la parte più razionale di me continuava ad ammonirmi a rimanere lucida e obiettiva.
- Potrei centrare qualcosa con te, invece? E' questo che hai mente? Sai, è giusto per non girare troppo intorno alla questione che te lo chiedo...
Mi ero stupita per prima di come fossi stata capace di andare dritta al sodo, tanto che avevo immaginato Carol o Michonne complimentarsi con me per questa risposta che di sicuro mi aveva fatto apparire molto più spavalda di quanto non lo fossi in realtà.
Perchè oltre alla Beth fiduciosa e a quella che voleva diventare una "guerriera", c'era ancora quella che si riteneva una stupida, ragazzina codarda, ed era quella che adesso aveva una paura fottuta di sentirsi dire che le cose sarebbero andate proprio così.
D'improvviso l'idea che gli uomini che avevo di fronte potessero avere le stesse intenzioni che avevano avuto i due tizi nella radura, mi avevano spedito il cuore in gola, perciò avevo dovuto fare l'impossibile per non farlo trapelare.
- No, se quella fosse stata l'intenzione, ora stai sicura che non saremmo stati qui a parlarne, Beth.
Avevo spostato lo sguardo su Baker, perchè era stato lui a ribadirlo con un tono di voce fermo e... sincero. Il problema era che stavo lottando così strenuamente con me stessa per non abbassare la guardia, per non illudermi che le persone di fronte a me fossero davvero quello che dicevano di essere, che non riuscivo più a fidarmi delle mie sensazioni.
- Beth...
Il Texano aveva richiamato la mia attenzione su di sè, mostrandomi di nuovo quell'espressione cupa, tesa.
- Se come penso quell'uomo ti ha fatto... bè... diciamo ti teneva con sè contro la tua volontà... capisco che tu non riesca a fidarti di due perfetti sconosciuti che ti dicono invece di poter fare l'esatto contrario.
Mi aveva fissato senza battere ciglia, anche quando lo avevo visto muoversi leggermente a disagio per quello che aveva sottinteso con quel "tenerti con sè" rivolto a Daryl, ma non avevo avuto il tempo di smentirlo come avrei voluto fare, perchè aveva ripreso a parlarmi con un tono di voce ancora più convinto.
- Lascia che ti mostri una cosa...
Lo avevo visto infilare una mano nella tasca laterale dei pantaloni mimetici che indossava, e che rimandavano a quell'idea di "militare" che avevo sentito nei loro discorsi, tirandone fuori una fotografia spiegazzata.
- Lei era mia cugina Lisa.
Mi aveva invitato a prendere la foto e dopo un attimo di esitazione lo avevo fatto, ritrovandomi a fissare il viso di una ragazza sorridente.
- E' il motivo per cui mi trovavo qui in Georgia quando il mondo ha deciso di impazzire...
Non avevo distolto lo sguardo dalla foto, perchè non avevo avuto bisogno di capire dove volesse arrivare mostrandomela.
- E' quasi identica a me.
A quel punto avevo colto con la coda dell'occhio un movimento brusco, seguito dal rumore di qualcuno che si alzava.
- Credo che tu possa finire da solo, Ranger. Vado dagli altri per iniziare ad organizzare il nostro rientro alla base.
- Sì, okay.
Baker mi aveva rivolto un'ultima occhiata di sfuggita, prima di congedarsi con un lieve cenno della testa, a cui non avevo saputo come rispondere, dal momento che ero ancora molto indecisa su cosa mi dovessi aspettare nell'immediato futuro: di poter riprendere la mia strada con Daryl, dopo aver chiarito la mia posizione con lui, o di finire invece nelle loro mani come dei prigionieri.
C'erano altre mille domande che mi affollavano la mente, come per esempio quanti fossero stati gli "altri" a cui si era riferito, dove fosse stata la loro base, se davvero erano dei militari e se allora possedessero informazioni preziose, ma in realtà non riuscivo a distogliere l'attenzione dalla foto che avevo tra le mani.
La ragazza a cavalcioni di una staccionata, intenta a tenere scostati i capelli dal viso per il forte vento che le faceva anche svolazzare il vestito, mi ricordava davvero me stessa in un'epoca che ora mi pareva impossibile fosse esistita.
- All'epoca di quella foto aveva quindici anni. E' sempre stata una brava ragazza... solo che poi ha incontrato sulla sua strada qualcuno che ha saputo trascinarla davvero in basso.
Quello che c'era stato nella voce del texano era stato dolore sincero, ci avevo vissuto in mezzo troppo a lungo da quando tutto era precipitato per potermi sbagliare.
- Quando i miei zii mi hanno chiamato pregandomi di venire qui a riprenderla... bè... era già troppo tardi. Di quella Lisa era rimasto ben poco...
Alla fine avevo trovato il coraggio di sollevare lo sguardo, incontrandone uno che mi aveva fatto rabbividire tanto era stato pieno di accuse e di rimpianti.
- Ma l'avrei comunque riportata indietro con me, dalla sua famiglia, e avevo anche giurato che avrei fatto di tutto per farle tornare quel sorriso. Perchè eravamo quasi più fratelli che cugini... siamo cresciuti insieme. E ancora non mi spiego come sia potuto succedere che...
All'improvviso aveva smesso di parlare, tornando ad incupirsi e stringendo i pugni sino a sbiancarsi le nocche. A quel punto non avevo avuto bisogno di altro per capire cosa avesse avuto in mente.
- A me spiace per tua cugina, qualsiasi cosa le sia successa, ma se pensi che io abbia bisogno di essere salvata da Daryl sei fuori strada. Io e lui facevamo parte di un gruppo di sopravvissuti che sono stati insieme per tanto tempo. Ci avete trovati ammanettati perchè stavo per fare qualcosa che mi avrebbe messo in pericolo secondo il suo punto di vista, ma siccome non volevo dargli ascolto, bè ha adottato quella soluzione anche se un pò estrema...
- Beth, quanti anni hai?
Mi aveva interrotto bruscamente, i pugni sempre contratti.
- Io non credo che...
- Rispondi alla mia domanda, per favore.
Sinceramente non avevo idea del perchè di quella domanda, ma vista l'insistenza con cui me l'aveva riposta, mi ero limitata a rispondere.
- Diciotto.
- Sei poco più di una ragazzina.
- Forse lo sarei stata in tempi diversi...
- Rimani una ragazzina, qualsiasi inferno abbia vissuto anche tu sinora, e lui un uomo che ti ha piegato alla sua volontà.
Qualcosa mi aveva frenato in tempo dal ribadirgli che le cose non stavano affatto così ed era stata la netta sensazione che qualsiasi cosa avrei potuto aggiungere, non lo avrebbe distolto dall'idea che fossi nei guai come lo era stata sua cugina.
"Tu hai l'aria di non centrare molto con uno come lui", quella frase aveva assunto un significato ben preciso nella mia testa, facendomi pensare che la sicurezza e la libertà di Daryl dipendessero da me e dalla mia capacità di gestire la situazione con il Texano.
- James... è così che ti chiami, giusto?
- Sì.
- Credo di aver capito di potermi davvero fidare di te.
Nel frattempo gli avevo teso la foto della cugina che ancora avevo tenuto in mano. Lui l'aveva ripresa, guardandola per un attimo, prima di riporla nella tasca dei pantaloni.
- Per questo mi sento di chiederti se puoi accompagnarmi tu da Daryl. Così potrai vedere tu stesso che non rappresenta una "minaccia" per me.
Se lo avevo preso in contropiede con quella richiesta non lo aveva dimostrato in nessuna maniera.
- E se invece lo fosse... bè, sarai lì pronto ad intervenire, giusto?
C'era stato un lungo momento di silenzio, durante il quale il mio cuore non aveva smesso di martellare per la paura di sentirmi rispondere in maniera negativa, mentre io ormai sentivo il disperato bisogno di vedere con i miei occhi che Daryl stesse davvero bene. Ormai ero abbastanza certa che le intenzioni del Texano fossero state buone nei miei confronti, molto meno verso di lui.
- Okay, se davvero lo vuoi vedere, ti accompagno.
Credo che il mio viso avesse mostrato il sollievo provato per la sua risposta, perchè negli occhi del mio interlocutore era passato un lampo di incertezza... o forse di disapprovazione, ma a quel punto per me l'importante era stato soltanto che avrei visto Daryl.
- Ce la fai ad alzarti da sola, o hai bisogno di aiuto?
Non avevo esitato nel provare ad alzarmi, sospirando nuovamente di sollievo per il fatto che non era stato difficile restare in equilibrio dopo un piccolo sbandamento iniziale.
- Mi sento un pò debole, ma ce la faccio.
- Quando hai mangiato l'ultima volta?
Mi aveva preso in contropiede con quella domanda, più che altro perchè non me l'ero aspettata.
- Stamattina.... della carne in scatola...
Mi aveva fissato per un attimo, poi aveva socchiuso leggermente gli occhi, come se mi stesse studiando con più attenzione.
- Quella che avete trovato nello chalet?
- Sì, ve ne ha parlato Daryl dello chalet?
Cos'altro gli aveva detto? Ma non avevo fatto in tempo a chiedergli altro, perchè dalle scale che portavano all'ufficio era sbucato nuovamente Baker.
- Bene, vedo che sei in piedi.
Il suo volto sfigurato non aveva più attirato la mia completa attenzione, così gli avevo rivolto uno sguardo d'insieme, notando quanto fosse stato massiccio il suo fisico. Sembravano essere entrambi in grande forma, quindi mi ero chiesta quanto potesse essere stata organizzata e rifornita la loro "base".
- Sì, mi sento solo un pò debole.
- Quello è normale, sei rimasta incosciente per quasi un giorno.
La notizia mi aveva fatto vacillare, ma c'era stato il Texano pronto a sostenermi, un contatto che mi aveva subito messo sulla difensiva, inducendomi a scostarmi bruscamente.
- Pensavo glielo avessi detto, Ranger.
- Non ne ho avuto modo e lei non me lo ha chiesto.
Non avevo capito se si stesse giustificando o se lo stesse semplicemente informando, ma a dire il vero che tipo di rapporto intercorresse tra loro, se più o meno amichevole, al momento non era nelle mie priorità.
- Io vorrei vedere Daryl...
Avevo riportato l'attenzione di tutti e due su ciò che mi premeva, inducendoli a scambiarsi un'occhiata che non ero riuscita ad interpretare.
- Sì, la stavo giusto accompagnando da lui, Baker.
- Okay, io ero venuto a dirti che saremo pronti a partire entro un'ora al massimo.
Il Texano si era limitato ad annuire, dopodichè ci eravamo tutti avviati verso le scale, per cui la mia attenzione si era concentrata sull'ambiente intorno. Avevo supposto giusto pensando che mi fossi trovata in un capannone, perchè mi ero ritrovata a camminare tra macchinari su cui era rimasta abbandonata la produzione di quelle che sembravano essere state custodie di plastica. Mi era sembrato di intravedere anche i resti di alcuni vaganti, ma il passo abbastanza spedito dei due uomini mi aveva impedito di guardare meglio. Mille domande erano tornate ad affollarmi la mente ed avevo pensato che forse Daryl potesse già conoscere, a differenza mia che ero rimasta incosciente, qualcosa di più sulla situazione in cui eravamo finiti. L'unica cosa su cui mi ero fatta un'idea abbastanza precisa, era che la mia somiglianza impressionante con la cugina del Texano mi aveva già messo in una condizione particolare con lui.
- Il tuo amico si trova qui.
Baker si era fermato davanti ad una doppia porta con la scritta "ingresso riservato al personale addetto" che era stata bloccata con una spranga di ferro infilata tra le maniglie. Mi ero sentita osservata dagli sguardi di entrambi, mentre forse stavano cercando di capire la mia reazione davanti al fatto che avevano chiaramente imprigionato Daryl lì dentro.
- L'accompagno dentro io, Baker.
- Sì, va bene, però ricordati che non tollererò altre insubordinazioni da parte tua.
Mi sarebbe stato impossibile non cogliere la tensione che quelle parole avevano scatenato nel Texano, che però si era limitato ad annuire, prima di iniziare a sfilare la spranga per poter entrare. Il cuore aveva ripreso a battermi forte, perchè stavo finalmente per scoprire in che condizioni avrei ritrovato Daryl. Mi ero incitata ad essere forte, per affrontare il tutto con più lucidità possibile, ma nel momento in cui avevo intravisto la sua figura in piedi, di spalle, le emozioni avevano preso il sopravvento e mi ero praticamente gettata su di lui. Gli avevo dato appena il tempo di voltarsi e capire chi fossi, prima di stringerlo con tutta la forza del sollievo di trovarmi di nuovo insieme a lui. Solo in quel momento, mentre con un certo impaccio anche lui mi aveva posato le mani sulle spalle, avevo permesso a me stessa di ammettere quanto fossi stata terrorizzata all'idea che non lo avrei più rivisto.
-
Beth...
Risentire la sua voce mi aveva portato sull'orlo delle lacrime, rendendo la mia battaglia nel trattenerle ancora più difficile.
- ... stai bene?
- Certo che sta bene, ci siamo presi cura di lei proprio come ti è stato detto! Cos'è, ci sei rimasto male nello scoprire che non siamo degli stronzi privi di scrupoli come te?
Il Texano era intervenuto ancora prima che potessi rispondere io, sbottando con un tono che esprimeva tutto il disprezzo e la rabbia che doveva provare nei confronti di Daryl. Di riflesso mi ero stretta ancora di più a lui, perchè non avevo idea di come sarebbero potute andare le cose per noi, soprattutto per lui.
- Vaffanculo, Ranger.
Quelle parole, pronunciate con voce altrettanto aggressiva e sprezzante, mi avevano fatto capire che il suo spirito era rimasto intatto e pronto ad affrontare qualsiasi cosa.
- Ti piacerebbe vero, brutto bastardo? Così potresti tornare a fare i tuoi porci comodi con lei...
- Non è vero! Le cose non stanno così! Perchè non lo vuoi capire! Daryl non mi ha mai fatto del male! Per me, sei tu lo sconosciuto di cui avere paura, non lui!
Qualcosa dentro di me era esploso come una bomba davanti a quella nuova aggressione del Texano, spingendomi a voltarmi verso di lui per affrontarlo con una decisione che sino a cinque secondi prima pensavo impossibile.
- Lisa... cioè, Beth... hai detto che ti fidavi di me...
- Stalle lontano, se non vuoi che ti stacchi la testa dal collo.
Era successo tutto velocemente, e senza che potessi farci molto, perchè nel momento stesso in cui Kidd aveva fatto un passo verso di me, Daryl si era fatto avanti dandogli uno spintone.
- Aspettavo solo che mi dessi un buon motivo per farlo, bastardo.
Il pugno del Texano era stato più rapido delle sue parole, colpendolo allo stomaco e facendolo piegare in due, per poi assestargliene subito un altro. Dopo un primo momento di paralisi, il mio cervello mi aveva ordinato di intervenire per aiutarlo, ma era stato il tempo necessario perchè Daryl reagisse, assestando a sua volta un pugno in pieno viso al suo avversario, facendolo barcollare all'indietro. Un secondo dopo, però, era stato di nuovo pronto a gettarsi addosso a Daryl, iniziando così una lotta in cui avevano dimostrato entrambi di saper colpire ed incassare con la stessa violenza, e a cui avevo potuto assistere impotente.
- Fermateli!
Quando le porte si erano spalancate, quel comando imperioso mi era sembrato il miracolo che avevo chiesto a Dio, perchè arrivasse qualcuno a farli smettere prima che potessero davvero uccidersi di botte.
Insieme a Baker, si erano fiondati dentro altri tre uomini, che si erano subito adoperati per dividere Daryl e il Texano, nonostante entrambi avessero cercato di picchiarsi ancora.
- Portatelo fuori di qui! Con lui ci parlerò non appena avrò finito qui.
L'atteggiamento assunto da Baker era stato davvero molto simile a quello di un ufficiale che si rivolgeva ai suoi sottoposti, persino nella postura, dato che si era piazzato a gambe divaricate e mani dietro alla schiena. A renderlo più minaccioso ancora, stavolta c'era stata anche una fondina da cui spuntava il calcio di una pistola. Avevo visto che anche l'uomo che tratteneva Daryl era armato, oltre ad essere anche fisicamente muscoloso come gli altri che avevano portato via il Texano.
Il pensiero del Governatore e della sua follia si era di nuovo affacciato nei miei pensieri, facendomi tremare involontariamente.
- Sig. Dixon, se adesso il mio uomo non le spezza l'osso del collo, è solo perchè l'atteggiamento di Beth nei suoi confronti mi fa credere che lei ci abbia detto la verità. Quindi, considererò questo episodio con il Ranger Kidd, come la conseguenza di una sua situazione personale che non lo rende obiettivo nei vostri confronti.
A discapito della sua espressione gelida, le sue parole mi avevano ridato speranza circa il nostro destino.
- Quello stronzo è proprio fuori di testa e non sa quello che dice...
- Sig. Dixon, non credo che lei si possa atteggiare a vittima totalmente innocente nei confronti del Ranger Kidd, date le ripetute provocazioni a cui l'ha sottoposto in precedenza, quindi lascerei perdere le rimostranze e passerei ad argomenti più importanti.
A quel punto Daryl si era agitato con l'intento di far capire che voleva essere lasciato libero, cosa che era avvenuta non appena Baker aveva fatto un cenno di assenso all'uomo - o avrei dovuto dire soldato? - che lo stava ancora tenendo.
- Connor, lasciaci pure soli. Raggiungi Mckenzie e accertati che Kidd si sia dato una calmata, okay?
- Sì, Capitano.
Mentre l'uomo aveva lasciato la stanza, io avevo cercato Daryl con lo sguardo, nell'intento di capire attraverso la sua espressione se riteneva che quell'uomo fosse stata una minaccia o meno, ma quando avevo incrociato i suoi occhi, li avevo trovati pieni di emozioni contrastanti, al punto che non ero stata in grado di riuscire ad interpretarle.
Poi Baker aveva ripreso a parlare e il suo sguardo era tornato sull'uomo che al momento poteva decidere di noi come avrebbe voluto.
- Allora, Sig. Dixon, credo che adesso ci siano i presupposti corretti per poter discutere di un nostro eventuale accordo. Ritengo, però, che lei prima ne vorrà parlare con Beth, giusto?
Nonostante fossi stata lì con loro, nessuno dei due aveva spostato lo sguardo su di me, continuando invece a fissarsi. Quando Daryl aveva annuito in risposta, mi era sembrato che avesse appena fatto una scelta difficile, perchè le sue spalle si erano irrigidite ulteriormente. Di conseguenza anch'io ero ripiombata in uno stato di tensione ancora maggiore rispetto a quella che già avevo avvertito.
- Temo però di non potervi lasciare più di una mezz'ora per discutere tra di voi, perchè tra un'ora esatta dobbiamo lasciare questo posto. Nel frattempo, vi farò portare acqua e cibo, soprattutto per te, Beth, che hai bisogno di rimetterti in forze.
Lo sguardo di Baker, stavolta, aveva incluso anche me, facendomi sentire a disagio, dal momento che non sapevo davvero cosa avrei dovuto pensare di lui.
- Okay, allora vi lascio. Quando torno, ovviamente, dovrà darmi una risposta definitiva, Sig. Dixon.
Senza aggiungere altro era uscito, lasciandomi sola con Daryl, il quale non appena le porte si erano richiuse, si era lasciato scivolare a terra, seppellendo la testa tra le ginocchia come se non fosse più stato in grado di fare altro. Mi ero precipitata immediatamente vicino a lui, inginocchiandomi per essere alla sua stessa altezza.
- Daryl! Che cos'hai? Stai male?
Il fatto che non avesse nemmeno sollevato la testa, mi aveva spinto ad appoggiargli una mano sulla spalla per indurlo a reagire, e così mi ero accorta del tremore che aveva preso a scuoterlo.
- Daryl, ti prego, parlami! Mi stai spaventando...
Il suo tremore si era fatto più forte, come la mia agitazione, così avevo iniziato ad alzarmi con l'intento di andare a cercare Baker, quando la sua mano mi aveva afferrato per un polso, ritirandomi giù bruscamente.
- Sto bene... solo... non ho avuto la certezza che ti avrei rivisto veramente sino a che non sei entrata qui.
La sua voce era stata talmente bassa e arrochita, che quasi avevo fatto fatica a sentire, però comunque avevo sentito. E quello che non aveva detto con le parole, era stato così chiaro lo stesso, che mi aveva spinto ad abbracciarlo per condividere con lui la stessa angoscia che avevo vissuto anch'io sino a quando non lo avevo rivisto con i miei occhi.
- Daryl, ho avuto paura anch'io.
Lo avevo detto io ad alta voce, quello che lui aveva solo silenziosamente ammesso, perchè avevo capito che stava lottando per non farsi travolgere dalle emozioni che anch'io stavo provando per il fatto che fossimo di nuovo insieme.
Non potevo fare a meno di pensare come avevo potuto credere di riuscire a separarmi da lui, che era rimasto l'unica persona con cui avevo stabilito un legame affettivo.
Perchè sì, in quel momento, abbracciata a lui in quella maniera goffa, avevo realizzato che i miei sentimenti per lui avevano subito un ulteriore approfondimento e per quanto la cosa da un lato mi rendeva vulnerabile, dall'altra mi faceva sentire viva e speranzosa come non credevo sarebbe più potuto succedere.
- Beth... ho bisogno che tu mi faccia una promessa in questo momento...
Di nuovo la sua voce arrochita era stata in grado di toccare corde dentro di me che non pensavo potesse raggiungere.
- Che promessa?
A quel punto aveva rafforzato la presa sul polso che non mi aveva lasciato andare.
- Devi promettermi che farai di tutto per non morire.
Le lacrime che ero riuscita a trattenere per tutto il tempo, ora avevano rotto gli argini come un fiume in piena, perchè ancora una volta il messaggio nascosto di Daryl era stato un altro.
Devi promettermi che non mi lascerai solo.
- Te lo prometto, Daryl.
Lo avevo sentito tirare il fiato, come se qualcosa lo avesse lasciato libero finalmente di respirare.
- Okay.
Era passato forse un altro minuto, prima che il tremore di Daryl iniziasse a diminuire, insieme alle mie lacrime. Solo a quel punto, tutti e due avevamo trovato la forza di lasciarci andare, rimanendo semplicemente seduti accanto.
- Devo dirti un pò di cose che sono successe mentre eri incosciente, Beth.
La sua voce aveva riacquistato un tono più deciso, dandomi la certezza che stesse tornando padrone delle sue emozioni.
- E devo anche parlarti della proposta di Baker, che credo valga la pena di essere presa in considerazione.
Iniziavo a sentirmi di nuovo meglio anch'io, soprattutto perchè stavamo parlando di un futuro che ci avrebbe visto ancora insieme, qualsiasi cosa avremmo dovuto affrontare.
- Okay, va bene. Ti sto a sentire.
Ed ero stata ad ascoltarlo senza interromperlo, mentre un pezzo dopo l'altro, mi aveva fornito il quadro di quello che era successo da quando io avevo perso conoscenza mentre stavamo fuggendo nel bosco.


 



 
Note


Che dire di questo ultimo momento tra Daryl e Beth?
Dico che io ho questa visione di loro, con Daryl che deve fare i conti con il fatto che ha il terrore di perdere Beth, ma che non vuole ammetterlo apertamente, perchè teme che farlo lo renderà debole e vulnerabile.
E Beth, che diversamente da lui, ha il coraggio di guardare in faccia le sue emozioni, riconoscendo che il suo legame con Daryl sta diventando un vero e proprio affetto.
Il "però" di cui parlavo in apertura, si riferisce proprio al fatto che il legame tra loro è ancora solo un germoglio... quindi di strada da fare ce ne sarà ancora tanta!
So che mi odierete perchè vi ho lasciato senza spiegazioni chiare su chi siano gli uomini con cui si ritrovano, anche se ho già seminato un sacco di indizi che vi avranno dato un'idea, o almeno credo.
Comunque, nel prossimo capitolo capirete bene a cosa andranno incontro!
Vi risaluto e ci sentiamo alla prossima.
Laura

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciao!
Mi presento con un ritardo pazzesco e tra l'altro con un capitolo che non era in programma, ma che ho aggiunto perchè mi sono voluta cimentare in un "esperimento", chiamiamolo così, che vorrei ripetere ogni tanto per dare una visione più completa della storia.
Come leggerete, si tratta infatti di un'incursione tra i pensieri di Daryl che arrivano a fare un pò da introduzione alla nuova situazione in cui sarà immersa la storia dal prossimo capitolo.
Detto ciò, vi lascio alla lettura.



Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"









Avevo sempre pensato che frasi del tipo "quell'attimo che ti cambia la vita" fossero state solo stronzate scritte in libri che non avrei mai letto o dette in film che non avrei mai visto, ma mi ero dovuto ricredere nel momento stesso in cui Beth mi si era praticamente gettata addosso in quella stanza dove ero stato rinchiuso da quel branco di fottuti militari, perchè era stato l'attimo in cui , per la prima volta nella mia vita, avevo avuto la certezza che non sarei mai più stato lo stesso di prima.

Quella stupida ragazzina si era conficcata nella mia testa con la stessa forza e potenza con cui le mie frecce infilzavano il bersaglio mirato, tanto da non lasciare più spazio per nient'altro nei miei pensieri e nelle mie priorità.
"Priorità", una fottuta parola con cui quel Baker non aveva fatto altro che riempiersi la bocca, mentre mi "illustrava" - altra parola da stronzi burocrati - quello che avrebbe avuto da guadagnarci Beth se io avessi deciso di accettare la sua proposta.
Quello che mi aveva fatto più rabbia, e contro cui sapevo che lottare sarebbe stato inutile perchè c'era stato quel "maledetto attimo che ti cambia la vita", era stato il rendermi conto che ero pronto a valutare quella proposta solo pensando a lei e senza minimamente considerare quello che sarebbe costato a me personalmente accettarla.
Cristo Santo... era successo che quella ragazzina era diventata davvero la mia unica priorità in quel mondo di merda!
Ecco cosa cazzo era successo in quell'attimo in cui l'avevo sentita stringermi con tutte le sue forze per il sollievo, dopo che anch'io avevo provato la sua stessa, identica angoscia all'idea di non rivederla mai più! Perchè in quella cazzo di stanza dove le ore mi erano sembrate anni, non avevo pianto, nè avevo dato di matto, ero stato solo capace di consumarmi in una paura che mi aveva scavato dentro un buco così grande che ci sarei potuto sprofondare per l'eternità.
E se ne ero uscito... bè, cazzo, era stato proprio perchè lei mi era stata restituita sana e salva!
"Sei un fottuto smidollato, Daryl!", ecco cosa mi avrebbe gridato dietro il mio vecchio o Merle, ma per come si erano messe le cose, se anche fossero stati ancora vivi per prendermi a calci nel culo non sarebbero riusciti comunque a cambiare la mia nuova "priorità".
Niente mi avrebbe fatto cambiare idea, perchè ero dovuto scendere a patti con me stesso ed ammettere la verità... Beth era tutto ciò che mi era rimasto e avrei fatto tutto ciò che andava fatto per non perderla, perchè senza di lei mi sarei sentito finito.
- Daryl... 
Proprio la sua voce aveva messo uno stop a quel mio rimuginare incasinato, portandomi ad incontrare il suo sguardo preoccupato ed incerto.
- Che c'è?
Ero cosciente che avrei potuto usare anche un tono meno scorbutico con lei, ma c'era una parte di me che istintivamente opponeva resistenza all'idea di concedergli ancora di più di quanto non si era già presa senza nemmeno saperlo.
- Sei veramente sicuro di volerti fidare di loro?
Guardarla negli occhi era come guardare in una vetrina piena di cose belle, sapendo benissimo di non potertene permettere nemmeno una senza dover prima pagare un conto fottutamente salato, per cui ero tornato a fissare i due tizi che sorvegliavano i dintorni per farmene un'idea più precisa.
- Un pò tardi per i ripensamenti, non credi?
- Non siamo ancora partiti, potremmo...
- Non mi hai fatto finire.
L'avevo interrotta, sperando che sulla mia faccia non leggesse ciò che in realtà pensavo anch'io: che non ero sicuro di aver preso la decisione giusta, ma solo quella che speravo potesse rivelarsi giusta. Scoprirlo, ovviamente, sarebbe potuto costarci caro, ma a quello preferivo non pensarci, restando invece concentrato sul fatto che avrei tenuto gli occhi ben aperti e la guardia alzata come avevo sempre fatto.
- Non mi sono basato sulle loro chiacchiere, ma sul fatto che siamo ancora entrambi vivi e armati come eravamo prima di incontrarli.
Si era passata le mani sul viso in un gesto che avevo imparato a riconoscere come il segnale che stesse cercando di fare chiarezza nei suoi pensieri e vederla così turbata mi metteva più in difficoltà che non quando dovevo gestirla incazzata nera nei miei confronti.
- Okay... cercherò di tenerlo a mente, anche se forse...
- Lo sai che non sarei tornato indietro e che non avrei cambiato idea in ogni caso.
Non avevo avuto bisogno di sentirle dire cosa la tormentava ancora, lo sapevo troppo bene, ma tornare indietro a cercare gli altri sarebbe stata una scelta ancora più sbagliata di quella che avevo appena preso, di questo ne ero stato assolutamente certo, perchè conoscevo il modo di ragionare dei nostri compagni e sapevo che se qualcuno fosse sopravvisuto, a quest'ora sarebbe stato anche lui già molto lontano dalla prigione.
Il volto di Rick mi era apparso per un attimo davanti agli occhi e la solita fitta mi aveva colpito allo stomaco, togliendomi quasi il fiato. Era diventato molto più che un semplice compagno di viaggio per me... era diventato quasi come un vero fratello su cui fare affidamento.
- E' che non riesco a rassegnarmi all'idea di averli persi.
La sua voce era stata poco più di un sussurro, ma il suo pensiero era stato così simile al mio che mi era rimbombata in testa come uno sparo. Chiunque altro avrebbe condiviso quel dolore con lei in maniera più aperta, meno contorta, ma io non ne ero stato proprio capace e per un motivo molto semplice: non ero mai stato abituato a mostrare i miei sentimenti a nessuno.
- Beth... ricordati della promessa. Ho bisogno di sapere che ... penserai a te stessa.
Dirle quello era stato il massimo che ero riuscito a mettere insieme e speravo potesse essere sufficiente per aiutarla ad affrontare quel momento difficile, ricordandole che io c'ero e che anch'io avevo bisogno di lei.
- Ehi, Arciere, pronti a partire e il Capitano Baker ha deciso che è meglio che voi due veniate con noi.
A ribattezzarmi in quella maniera era stato il tizio che mi aveva diviso dal Ranger, uno con cui nella vita precedente ci avrei messo meno di due secondi prima di arrivarci alle mani e senza dover avere un motivo valido, se non quello che ce l'aveva scritto in fronte che si credeva il più in gamba di tutti.
Se c'era stata una cosa che mi aveva insegnato Merle, era stata proprio quella, riconoscere i palloni gonfiati al primo sguardo, quelli che quando le cose si facevano davvero pesanti, erano i primi a crollare.
Lui, però, aveva evidentemente avuto la fortuna di avere le spalle coperte dall'altro tipo che gli stava insieme, uno che a pelle avevo sentito molto più simile a me e che probabilmente aveva fatto la scelta di andare a servire lo zio Sam per essere libero di uccidere senza doversi preoccupare di finire a marcire in galera.
Mentre Pallone Gonfiato non aveva fatto altro che blaterare ogni volta che era venuto a controllarmi dove mi avevano rinchiuso, con insulti e minacce che non avevo nemmeno preso in considerazione, lo Smilzo non aveva aperto bocca, limitandosi a studiarmi nella stessa maniera che io avevo fatto con lui.
Ero giunto perciò alla conclusione che tra i due, quello da tenere d'occhio sarebbe stato sicuramente lui, quindi nel prendere posto sulla jeep vicino a cui ci avevano detto di aspettare, avevo fatto cenno a Beth di occupare il posto dietro allo Smilzo, salito al posto di guida, mentre io avevo occupato quello dietro a Pallone gonfiato, di modo che così li avrei avuti entrambi sotto tiro in caso di necessità.
Quando il motore si era avviato, Beth mi aveva lanciato un'altra di quelle occhiate che valevano un discorso intero, facendomi pensare che la nostra intesa si stava rapidamente adattando alla nuova situazione, dove sarebbe stato fondamentale essere il più possibile in perfetta sintonia.
- Quanto ci vorrà per arrivare?
- Più o meno un sei ore, zuccherino, sempre che non ci dobbiamo fermare per un'altra missione di soccorso.
Era stato Pallone Gonfiato a rispondere alla domanda di Beth, strizzandole l'occhio attraverso lo specchietto retrivisore in una maniera che mi aveva fatto venire voglia di spaccargli la faccia dopo solo cinque secondi di obbligata convivenza con lui. Avevo messo ben in chiaro le cose con Baker, ma probabilmente non era stato altrettanto capace di farlo con quelli che chiamava i suoi "uomini", quindi ci avrei pensato io.
- Il suo nome è Beth, vedi di impararlo in fretta, okay?
Si era voltato parzialmente verso di me, per lanciarmi un'occhiata che mi aveva dato ad intendere che non gli facevo certo paura. Coglione, neanche si era accorto che per come tenevo la balestra sulle gambe avrei potuto infilzarlo come un tacchino ripieno nel giro di un secondo appena.
- Sa di avvertimento, Connor, che ne dici?
Non avevo ignorato come si fosse irrigidita Beth a quello scambio di battute, ma non ero stato l'unico, perchè prima che potessi parlare di nuovo lo Smilzo era intervenuto.
- Dico di farla finita, Hungry.
E per togliermi ogni dubbio sul fatto che lo avesse detto a beneficio di Beth, e non per rassicurare me, le aveva rivolto la parola con un tono di voce molto più cordiale.
- Non so se te l'hanno già detto, ma alla base troverai altre donne. Un paio di ragazze hanno solo qualche anno più di te.
- Grazie, sì, Daryl me l'aveva riferito.
Certo non sarebbe stato un motivo sufficiente per crederla più al sicuro in mezzo a tante teste di cazzo, tipo quell'Hungry, però forse l'avrebbe aiutata a sentire meno la mancanza di Maggie e delle altre.
Per mia fortuna, la conversazione pareva essersi esaurita così ed ognuno di noi si era chiuso nel silenzio, lo sguardo puntato fuori dal finestrino. Solo un paio di volte avevo incrociato quello di Beth, ma poi era scivolata in un sonno che mi era sembrato abbastanza tranquillo. Probabilmente il fatto di viaggiare su un mezzo blindato le aveva dato, per la prima volta dopo giorni, la speranza che le cose potessero davvero mettersi al meglio per noi.
Del resto, tutto ciò che ci aveva illustrato Baker era apparso come una specie di miracolo, a partire dal centro di ricerca che erano riusciti ad occupare, mettere in sicurezza e ripristinare nelle sue funzioni primarie per avere acqua ed elettricità. La cosa che mi aveva fatto pensare che non stesse mentendo almeno su quello, era stato il fatto che tutti loro erano stati in ottima forma fisica, qualcosa che nemmeno noi, nè alla fattoria, nè alla prigione eravamo riusciti a garantirci. Anche il loro equipaggiamento era stato rifornito di tutto punto, con materiale che di certo non potevano aver trovato per caso in mezzo alla strada.
Così, nonostante una parte di me avesse continuato a non fidarsi, un'altra si era convinta che una parte di verità doveva esserci, perchè troppe cose andavano nella direzione raccontata da Baker.
Anche il modo di fare che aveva avuto il gruppo... era stato un affiatamento tipico di chi lo aveva sempre fatto per mestiere e non perchè si era ritrovato nella condizione di doverlo fare per necessità.
Mi ero sempre fidato del mio istinto, e se avessi dovuto pregare Dio come avevo visto fare tante volte ad Hershel, gli avrei chiesto di non smentirmi proprio stavolta per averlo fatto ancora.
Fuori dal finestrino, intanto, il paesaggio aveva continuato a mostrare i segni dell'apocalisse che ormai era la nostra vita, fatta di distruzione, abbandono, morte. Qualche vagante aveva incrociato le strade che avevamo percorso ad una velocità piuttosto sostenuta quando ce n'era stata la possibilità, ma in linea di massima non avevamo incrociato situazioni potenzialemente pericolose.
Questo mi aveva ulteriormente convinto che gli uomini a cui ci eravamo aggregati fossero davvero ben organizzati e collaudati tra loro, perchè mai una volta si era resa necessaria una pausa perchè si consultassero tra loro.
L'unica che avevamo fatto, era stata necessaria per fare rifornimento ai mezzi con le taniche di scorta e il tutto si era svolto con un'efficienza che dava ad intendere come fosse stata un'operazione svolta già molte volte in precedenza.
Era stata anche l'unica occasione in cui eravamo scesi tutti dalle jeep, ed avevo subito notato come il Ranger non avesse mai perso di vista Beth, soprattutto quando mi aveva chiesto di accompagnarla per potersi appartare per andare in bagno. Mi ero sentito quasi pugnalare alla schiena, tanto i suoi occhi erano stati puntati su di me. Anche su di lui ero stato molto chiaro con Baker, perciò mi ritenevo autorizzato a farlo fuori al primo gesto sbagliato che avesse commesso ancora, fosse stata anche solo una parola di troppo, fregandomene delle stronzate che mi aveva detto per giustificare l'ostilità che mostrava nei miei confronti.
Tutti avevamo attraversato l'inferno da quando il mondo era impazzito, e altrettanto avremmo dovuto fare probabilmente per il resto dei nostri giorni, ma per nessuno sarebbe potuto essere un buon motivo per avercela con qualcun'altro a priori.
Cristo, forse avevo passato davvero troppo tempo con Hershel... o forse, dopotutto, la vicinanza di sua figlia mi stava già rammollendo già più del dovuto.
Proprio lei, da qualche minuto aveva ricominciato a lanciarmi occhiate preoccupate dal momento che Pallone Gonfiato ci aveva detto che il nostro viaggio stava per concludersi, anche se al momento l'unica cosa che vedevamo intorno a noi era solo campagna e boschi. Ero stato attento nel notare che per tutto il viaggio non eravamo mai transitato vicino a paesi o cittadine, neanche ne avevo visti in lontananza, e questo mi aveva portato a credere che Baker mi avesse detto la verità anche sul fatto che le loro erano davvero missioni studiate a tavolino per arrivare all'obiettivo nel minor tempo possibile e con il minimo rischio, ripulirlo e poi tornare alla base.
Noi, come altri che ora si trovavano lì, avevamo incrociato la loro strada per caso, diventando una delle "missioni di soccorso" che erano andate a buon fine, dal momento che i "cattivi" erano stati uccisi e i "buoni" salvati.
A me sembrava sempre più difficile poter ancora mantenere una linea ben distinta tra buoni e cattivi, ma Baker sembrava convinto che ci fosse ancora e pensando a Rick, mi ero reso conto che forse per alcuni era più facile individuarla.
- Casa dolce casa... non vedo l'ora di farmi una bella doccia e levarmi la tua puzza di dosso, Connor!
Nel momento stesso in cui Pallone Gonfiato aveva dato fiato alla bocca per dire quella che doveva essere una battuta trita e ritrita a giudicare dall'espressione imperturbabile con cui era stata accolta dallo Smilzo, la jeep davanti a noi aveva svoltato a destra per imboccare un sentiero sterrato che si era inoltrato nel bosco.
- Al centro si può accedere solo da due ingressi, quello che era il principale si trova più avanti sulla strada che abbiamo lasciato. Per renderlo sicuro lo abbiamo sigillato minando tutta l'area antistante con delle cariche esplosive termiche, quindi vi consiglio di non decidere di farvi una passeggiata proprio da quelle parti.
Pallone Gonfiato, ovviamente, aveva colto l'occasione per sfoggiare un umorismo che me lo aveva fatto odiare ancora di più.
- Praticamente, carne arrosto garantita se qualcuno ci finisce sopra...
- Noi usiamo quello d'emergenza per entrare, invece. Come vedete, innanzitutto è già più difficile da trovare perchè non è segnalato, e poi essendo più piccolo, è più facile da sorvegliare.
Connor, cioè lo Smilzo, aveva proseguito nella sua spiegazione proprio come se l'altro deficiente non avesse nemmeno parlato. Mi ero di nuovo chiesto come potesse tollerarlo, ma evidentemente erano ormai un duo ben affiatato, per cui riuscivano a sopportarsi.
- Vi saranno fornite due password differenti, una che vi farà accedere a determinate zone interne, una per superare i sistemi di sicurezza dell'ingresso vero e proprio.
- E vi fidate solo dei sistemi di sicurezza per l'ingresso?
- Ehi, zucche... ehm... Beth, non siamo mica degli sprovveduti! Se per caso riesci ad intrufolarti lo stesso, rimane il buon, vecchio "Alt, identificarsi o ti faccio un bel buco in fronte".
Avevo visto Beth sorridere sotto i baffi per il fatto che si fosse rimangiato da solo quello "zuccherino" che stava per usare, e la cosa mi aveva dato una soddisfazione che avevo preferito ignorare, perchè certe cose lampeggiavano nella mia testa con la parola "pericolo" scritta a caratteri cubitali.
- Sono convinto, Beth, che quando avrai fatto un giro per il centro, ti renderai conto che non abbiamo lasciato nulla al caso, perchè tutto è studiato nei minimi particolari.
Lo Smilzo aveva guardato me dritto negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore, nonostante avesse continuato a rivolgersi a lei.
- Anche diritti e doveri, ovviamente.
Ovviamente, era l'equivalente dell'accordo a cui avevo deciso di sottostare, cioè farmi ingabbiare in un ruolo ben preciso per poter avere in cambio un posto sicuro dove stare.
- Ehi, Arciere, forse dovresti farti un giro subito nell'armeria. C'è una Tenpoint Vap da quattrocento libbre che aspetta solo un nuovo proprietario. Un bel passo avanti rispetto a quel ferro vecchio che ti ritrovi, no?    
Il ferro vecchio che avevo tra le mani era per me molto di più che una semplice arma, ma di sicuro non avevo nessuno voglia di condividere un pensiero del genere proprio con lui.
- E tu, Beth? Come sei messa ad armi, oltre a quel coltello?
Beth mi aveva guardato come a chiedermi cosa fosse meglio rispondere, ma non volevo darle l'idea che avrebbe dovuto dipendere da me per ogni cosa, anche se in realtà stavo scoprendo quanto mi fosse difficile pensarla così, dal momento che mi sentivo sempre più "possessivo" nei suoi confronti.  
- So sparare, anche abbastanza bene, se è quello che volevi sapere.
Mi era piaciuta come risposta, anche perchè l'aveva pronunciata senza esitare, ottenendo l'effetto desiderato, cioè quello di far pensare che dietro a quel viso da ragazzina potesse esserci più forza di quanto non sembrasse.
- Bene, allora la tua arma potrebbe essere una Stayr M9 come per le altre ragazze, se non hai qualche altra preferenza.
- Nel caso non l'aveste ancora capito, Hungry gestisce l'armeria e ne va fiero.
Lo Smilzo era subentrato con un tono a metà tra l'ironico e il seccato, forse perchè non era stato del tutto convinto che fosse stata una buona idea inizia a parlarci proprio di quella parte della base, fornendoci tra l'altro la prova che doveva essere davvero ben rifornita.
- Puoi dirlo forte, amico! Mi faccio il culo per rifornirla come si deve ogni volta che metto piede fuori di qui.
Il "qui" era apparso sotto forma di un muro di cinta alto almeno due metri che aveva sbarrato il sentiero sterrato che avevamo percorso sinora. Dire che era comparso all'improvviso non sarebbe stato corretto, però essendo ricoperto da una fitta rampicante si mimetizzava abbastanza nel fitto della boscaglia.
La carovana formata dalle quattro jeep si era fermata, e dalla prima in testa era sceso Baker che si era diretto verso un punto ben preciso, dove fissando bene la rampicante, mi ero accorto che risultava diversa.
- Pronti ad essere stupiti?
Era stato Pallone Gonfiato a dirlo, con una faccia che aveva rivelato come godesse nel poter essere lì a vedere le nostre in diretta. Avevo creduto che rovinargli la festa sarebbe stato abbastanza facile per me, dal momento che uno dei lavori meglio riusciti del mio vecchio, tra l'altro senza nemmeno rendersene conto, era stato quello di insegnarmi a dissimulare ciò che provavo realmente, così da togliergli la soddisfazione di vedermi soffrire quelle volte che decideva di riempirmi di botte. Solo che c'era stato qualcosa di imprevisto che aveva minato la mia capacità di estraniarmi da ciò che mi accadeva intorno, e ancora una volta si era trattato di Beth.
Lei, che scivolando appena sul sedile, si era portata più vicina a me e mi aveva preso una mano, intrecciando appena le dita alle mie. Mi ero ritrovato così a specchiarmi nei suoi occhi, dove avevo ritrovato l'eco di una paura che anch'io provavo, ma che mai avrei mostrato così apertamente, men che meno a lei.
"Dimmi che andrà tutto bene", questo mi aveva chiesto il suo sguardo e io... io non avevo potuto fare altro che intrecciare più saldamente le nostre dita, rinnovandole così silenziosamente la promessa che non sarebbe mai stata sola, qualsiasi cosa avessimo trovato dietro a quel muro.




XXXXXXXXXXXXX




- Credo di doverlo dire ad alta voce per farlo apparire del tutto vero.
La voce di Beth mi aveva indotto a riaprire gli occhi, maledicendomi subito dopo per averlo fatto, perchè la sensazione era stata quella di mille aghi che me li perforavano senza pietà.
- Ho fatto una doccia di dieci minuti.
Il mal di testa che mi era scoppiato qualche ora prima, adesso era diventato di proporzioni epiche, tanto che avevo avuto delle difficoltà nel mettere a fuoco la sua figura, prima di richiuderli velocemente.
- L'ho cronometrata perchè anche in bagno, sotto lo specchio, c'è un orologio come quello.
Immaginavo si fosse riferita al quadrante digitale che si trovava tra i due letti gemelli, quello che in una tonalità di rosso accecante, almeno per i miei occhi in quel momento, aveva scandito ore, minuti, secondi e addirittura centesimi.
- Daryl? Stai dormendo?
L'avevo sentita raggiungere l'altro letto, su cui si era seduta a sua volta, producendo un leggero scricchiolio.
- No.
Era seguito un silenzio che mi aveva spinto ad aprire di nuovo gli occhi per cercarla e capire quale fosse stato il suo stato d'animo, maledicendomi per il fatto che ormai sembrava essere diventato il mio pensiero principale.
- Quasi non me la ricordavo più la sensazione di essere davvero pulita.
E lo era stata sul serio, perchè ero riuscito a vedere molta della sua pelle grazie ai pantaloncini corti e alla canottiera che aveva indossato, e che erano stati parte del nuovo abbigliamento che le avevano consegnato quando ci avevano anche assegnato la stanza in cui ci trovavamo.
- Ci sarei potuta annegare volentieri in quella doccia...
La leggera risata con cui aveva accompagnato quell'affermazione mi aveva procurato una strana sensazione... più che altro perchè risentirla mi aveva riportato indietro alla prigione, quando in alcune occasioni avevo provato quasi fastidio nel sentirla, dal momento che avevo avuto un'opinione di lei del tutto diversa.
"La vita è una gigantesca montagna di merda da spalare", questo era stato il riassunto di Merle sul senso della vita, quindi era stato anche il mio pensiero sino a che la vita non era davvero diventata una gigantesca montagna di merda, tanto che mi aveva costretto a guardarmi dentro in una maniera che non avevo mai fatto, scoprendo che tutti potevano cambiare direzione, me compreso.
- Daryl... tutto bene?
- A parte un fottuto mal di testa... direi di sì.
Era stato un sì che, ovviamente, comportava delle grandissime riserve, ma ero sicuro che questo lo avesse bene in mente anche lei, dal momento che era stata capace di rilassarsi solo quando eravamo rimasti da soli.
- Ci sono degli analgesici nell'armadietto in bagno... anzi, in realtà c'è una piccola farmacia a disposizione.
Lo stupore che avevo sentito nella sua voce era stato lo stesso che non era riuscita a mascherare davanti a tutto ciò che avevamo visto dopo aver valicato il perimetro di questo posto. Anch'io ne ero rimasto colpito, soprattutto perchè avendo provato sulla mia pelle le difficoltà di gestire un gruppo, mi ero subito chiesto quanta sincerità ci fosse stata nell'accoglienza che ci era stata riservata un pò da tutti.
Ovviamente avevo visto molta più diffidenza nei miei confronti rispetto a Beth, però in ogni caso nessuno aveva messo in discussione il fatto che da quel momento saremmo entrati a far parte del gruppo anche noi.
- Questo posto è incredibile e... bè, non so cosa pensare, sul serio.
- Vedrai che ci faremo un'opinione molto presto.
Nonostante il mal di testa, mi ero sforzato di entrare in un discorso che mi premeva farle subito.
- Vuol dire che ti sei fatto l'idea che presto ci ritroveremo nei guai?
- Vuol dire che nonostante le apparenze, non ci possiamo permettere di abbassare la guardia, Beth.
- Bè, certo... ne avevamo già parlato quando abbiamo deciso di venire qui.
Mi ero tirato su a sedere, appoggiando la testa alla parete, perchè davvero la sentivo esplodere.
- Sì, è vero. Quello che voglio dire è che non devi lasciarti abbindolare da tutto quello che ti circonda, ma mantenere l'attenzione sulle persone, okay?
Mi aveva risposto con un cenno, ma nel suo sguardo avevo colto una certa reticenza, così mi ero ritrovato ad insistere.
- Beth, non fare l'errore di crederti più al sicuro solo perchè puoi fare la doccia o perchè hai a disposizione cibo e medicine, okay?
Probabilmente dovevo aver assunto un tono di voce più duro di quanto volessi, perchè l'avevo vista irrigidirsi e rabbuiarsi in viso, ma era troppo importante quello di cui stavamo discutendo.
- Potrebbe esserci una realtà diversa dietro a...
- Sì, lo capisco, Daryl.
Mi aveva interrotto bruscamente, anche se non mi sembrava che ce l'avesse con me per il modo in cui stavo affrontando la questione.
- Intendevo solo che... bè, c'è una parte di me che spera possa rivelarsi tutto vero quello che ci circonda, specie le persone.
Sì, questo potevo capirlo, perchè lei sarebbe rimasta sempre la figlia di Hershel, un uomo che aveva vissuto di bontà e speranza sino alla fine, senza mai arrendersi all'idea che il mondo fosse giunto davvero al capolinea.
- Il pericolo sta proprio nel fatto di non lasciarsi andare a troppe speranze, perchè poi potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro.
Avevo sentito i suoi occhi scavarmi dentro ed ero stato abbastanza sicuro che avessero iniziato a cercare qualcosa che io non ero disposto a mostrare, perciò avevo cercato di riguadagnare una certa distanza nell'unica maniera possibile.
- Quindi vedi di non farti troppi nuovi amici e nemmeno nuovi... fidanzati.
Sì, era stato un colpo decisamente basso il mio, ma avevo ottenuto lo scopo di ricordarle che razza di stronzo potessi diventare se qualcosa non mi andava a genio.
- Oh, no, puoi stare tranquillo. Credo di essere già troppo impegnata a gestire te come... amico, per pensare di farmene altri.
La risposta pungente era stata corredata dal gesto inequivocabile di voltarmi la schiena, seguito da uno smozzicato "io dormo" con cui voleva sicuramente togliermi ogni dubbio sul fatto che fossi riuscito nel mio intento.
La mia testa aveva subito beneficiato del silenzio che era sceso nella stanza, un pò meno il mio umore, che diversamente da quello che avevo creduto, si era fatto avanti con una serie di pensieri che non ero riuscito ad ignorare.
Il primo, tra tutti, era stato quello che lo avevo pensato sul serio che non avrei voluto vederla stringere amicizia con qualcun'altro... soprattutto se di sesso maschile. A spingermi in quella direzione c'era stato principalmente il pensiero che avrebbero potuto approffittarsi di lei, ma c'era stato anche il fatto che...
"Che è arrivato il momento di prendere uno di quegli analgesici", così avevo bloccato il lavoro di quelle rotelle che si erano messe in moto nella mia testa, e che mi stavano portando in una direzione che mi spaventava sul serio.
"Ti stai rincoglionendo, amico", ecco a che vocina avrei dovuto dare retta, quella che mi aveva sempre salvato il culo in molte occasioni dove altri pensieri me lo avrebbero fatto saltare in aria invece.
Perciò mi ero alzato, con l'idea che mi sarei isolato per un pò in bagno, magari approfittando anche della doccia, giusto perchè magari mi avrebbe aiutato a lavare via un pò delle stronzate che mi ronzavano in testa.
Nel girare intorno al suo letto per raggiungere il bagno, però, avevo potuto vederla in faccia e tutti i miei buoni propositi avevano vacillato paurosamente dal momento che l'avevo trovata in lacrime.
"Per quale cazzo di motivo l'hai dovuta trattare così?"
"Perchè non ho nessuna intenzione di farmi fregare da lei!"
La prima voce mi aveva trapanato il cervello tanto era stata forte nell'accusarmi, la seconda non era stata da meno, però. Tutto questo mi aveva ulteriormente provocato delle fitte mostruose alla testa, ma anche mi aveva fatto tremare le gambe, perchè non potevo non ammettere quanto fossi diviso a metà per colpa di quella ragazzina che prima di allora avevo quasi del tutto ignorato.
"Che cazzo vuoi ancora da me, Dio?", me l'ero chiesto sul serio, pensando a come avessi già dato fuori di matto per Sophia, una bambina che per me non era stata niente sino al giorno che non era scomparsa, facendomi scattare qualcosa che mi aveva spinto a cercarla con tutte le mie forze.
"E perchè proprio lei!", sì cazzo, perchè proprio lei avevo salvato alla prigione, e non Carol o Michonne o...
"Sei molto meglio di quello che vuoi far credere, ragazzo mio...",
ma non poteva essere quella la risposta, non poteva bastare una frase detta da sua padre per farmi pensare di poter...
- Smettila di fissarmi.
Mi ero fatto beccare in pieno e il dispiacere che avevo trovato nei suoi occhi aveva raddoppiato tutte le sensazioni provate, tanto che non ero stato in grado di reagire, rimanendo lì a fare l'esatto contrario di quanto mi aveva chiesto.
- Okay, fa come vuoi. Tanto lo fai sempre e comunque.
Era stata di nuovo lei a tagliarmi fuori, voltandomi la schiena dopo avermi fatto per un attimo il dito medio, un gesto pieno di rabbia che aveva fatto a pugni con le lacrime che ancora le scendevano abbondanti e che mi aveva fatto capire quanto potessi far provare anche a lei emozioni constrastanti nei miei confronti.
"Vedi, Daryl, quando esci là fuori rischi la vita, quando respiri rischi la vita. E anche oggi respiri e rischi la vita. Ogni momento qua ti lascia senza scelta. L'unica scelta che puoi fare, è per cosa rischiare la vita".
Era stato sempre Hershel a dirmi quelle parole, in una delle poche conversazioni che era riuscito a strapparmi durante un turno di guardia. Mi aveva dato fastidio che avesse saputo cogliere tanto di me solo osservandomi, ma avevo dovuto riconoscere che ci aveva preso in pieno, perchè era stato proprio lì alla prigione che avevo iniziato a sentirmi diverso.
Anche Carol si era accorta del mio cambiamento, ma con lei avevo sempre avuto un rapporto speciale rispetto a tutti gli altri, quindi parlargliene era stato più facile, quasi un bisogno a cui non ero riuscito ad oppormi.
"E adesso c'è lei...", eccola la verità con cui avevo iniziato a dovermi confrontare e che mi mandava fuori di testa: il fatto che avesse iniziato a farmi sentire trasparente sotto il suo sguardo senza che io lo avessi voluto.


 

 

 Note

Sì, come avrete capito dal prossimo capitolo ci sarà molto da raccontare, sia per il luogo che per i nuovi personaggi. Faccio solo una piccola premessa, dicendovi che l'idea nasce da un pensiero che ho sempre fatto guardando TWD e cioè che l'esercito americano non potesse essere andato del tutto in palla, mantenendo quindi qualche "base" funzionante.
Se avrete voglia, mi farà piacere sapere che ne pensate di questo pov di Daryl. E' stata una buona idea aggiungerlo?
Ora vi risaluto e vi prometto che arriverò molto prima con il prossimo capitolo!
Laura

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ciao!
Eccomi con un nuovo capitolo che piano piano, tra le tante cose, introdurrà anche un pò di nuovi personaggi. A tal proposito, ho pensato che in fondo posterò una sorta di legenda, almeno all'inizio, così potrete ricordarli meglio mano mano che si affacciano alla ribalta.
Ci tengo a ringraziare tutte quelle lettrici che hanno messo la storia tra preferite/ricordate/seguite, ma anche chi semplicemente legge, perchè non pensavo che sareste state così tante!
Un particolare grazie anche a tutte quelle che mi fanno lo splendido regalo di lasciarmi una loro recensione, al di là che possa essere negativa o meno, mi incoraggia a fare sempre meglio per non deludere le vostre aspettative!
Adesso vi lascio al capitolo e vi rimando allo spazio che mi ritaglio in fondo.
Buona lettura.
Laura




Io sono un guerriero e troverò la forza

Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"







A svegliarmi del tutto era stato il suono di qualcosa che avevo quasi dimenticato: lo sciacquone del water. Se prima dell'apocalisse, qualcuno mi avesse detto che un giorno quel suono mi avrebbe procurato un moto di gioia, probabilmente gli avrei risposto di farsi ricoverare in una clinica psichiatrica e di farsi seguire da un bravo dottore.

Ma l'apocalisse era arrivata, portandosi via la vita che ognuno di noi aveva dato per scontata, per cui il poter disporre nuovamente di un bagno vero, era stato un valido motivo per ringraziare Dio di quanto ci era stato offerto.
"Papà, se fossi stato qui con me, probabilmente lo avremmo ringraziato insieme, magari intonando una delle canzoni che più ti piaceva cantare", sapevo che pensieri di quel tipo mi avrebbero solo fatto soffrire di più, ma nonostante mi sforzassi di evitarli, loro arrivavano puntuali e crudeli, facendomi ripiombare in un dolore che niente avrebbe mai potuto cancellare davvero.
- Ah, ti sei svegliata finalmente.
Ovviamente non mi ero affatto dimenticata della presenza di Daryl, solo che quando era sbucato dal bagno mi ero irrigidita subito perchè non avevo certo digerito il modo in cui mi aveva trattato la sera prima.
- Se vuoi mettere qualcosa sotto i denti, ti devi sbrigare.
Nonostante ce l'avessi avuta con lui, non ero stata capace di nascondere la mia sorpresa nel vederlo però così... in ordine. Bè, forse non era stato proprio il termine giusto, perchè capelli e barba erano rimasti esattamente com'erano, solo più puliti, ma i jeans e la canotta nuova che aveva indossato gli avevano dato decisamente un aspetto meno "selvatico".
Ecco, quello era un termine che mi ero ritrovata ad associare spesso a lui nei giorni che avevamo trascorso nella foresta, dove lui era stato sicuramente molto più a suo agio rispetto ad ora che ci trovavamo in quella stanza confortevole.
Lo vedevo, infatti, aggirarsi come un leone in gabbia, proprio come se stesse cercando di non farsi soffocare dalle pareti che lo circondavano.
- Magari avresti anche potuto svegliarmi prima, no?
Ero stata indecisa se rivolgergli o meno la parola, ma dato che lui non mi aveva risparmiato i suoi soliti commenti acidi, avevo deciso di non farlo nemmeno io.
Avevo creduto davvero che i rapporti tra di noi potessero diventare più facili, ma non stava affatto succedendo e la cosa aveva ulteriormente peggiorato il mio umore.
- Non sono la sveglia di nessuno, okay?
Ci eravamo guardati apertamente negli occhi, stavolta, forse entambi cercando il modo di scaricare la tensione dovuta a quella prima giornata che ci aspettava nella nostra nuova "casa". Sapevo che non era la giusta definizione per il posto in cui ci trovavamo, ma volevo credere con tutta me stessa che forse più avanti lo sarebbe potuto diventare.
- Oh, no, certo! Per carità, non sia mai che ti venga spontaneo fare qualcosa di gentile! 
Avevo volutamente sottolineato il concetto di gentile per dargli dello stronzo, visto che non ero disposta a passare sopra al suo comportamento.
- Sono già stato gentile ad aspettarti, ragazzina.
- Beth! Tu il mio nome lo hai già imparato da un pezzo no, giusto? Allora vedi di usarlo per piacere, perchè quel "ragazzina" non suona molto meglio di "zuccherino" o di "dolcezza" o di " giovane puledra"!
Gli avevo snocciolato tutti i modi in cui ero stata chiamata dagli altri uomini sinora incontrati e che mi pareva di aver capito avessero infastidito anche lui.
- Ma tu sei una ragazzina a conti fatti.
Più che il modo in cui me lo aveva detto, era stato lo sguardo che mi aveva lanciato a farmi incazzare del tutto. I suoi occhi mi avevano rivelato che una parte di lui, e non sapevo quanto grande, lo credeva sul serio.
- Allora sai che ti dico? Vaffanculo, Sig. Dixon!
Ero balzata giù dal letto con uno scatto che lo aveva fatto irrigidire, forse credendo che stessi per aggredirlo come avevo già fatto quella notte in cui ci eravamo scontrati, ma io mi ero semplicemente limitata a fargli un'altra volta il dito medio, mettendoci tutta la rabbia possibile, prima di voltargli le spalle per andarmene in bagno, facendogli capire che per me non valeva più la pena parlargli.
Solo che non ero riuscita a varcarne la soglia, perchè strattonandomi per un braccio, Daryl mi aveva rigirato verso di lui.
- Dimmi, Beth, quanti anni hai esattamente?
Due cose mi avevano fatto imbestialire ancora di più, facendomi divincolare dalla sua presa e fulminandolo con lo sguardo: la prima era l'aver sottolineato il mio nome per darmi un contentino come se fossi stata davvero una bambina capricciosa, la seconda che avevo intuito dove volesse andare a parare con quella domanda.
- Avanti, rispondi! Quanti sono, eh?
"Sai una cosa, Beth? In realtà mi sono fatto un'idea su cosa potesse fare prima Daryl, ma non credo di voler sapere se ho davvero indovinato. Meglio continuare a credere che fosse un meccanico... o magari un tatuatore. Sì, ecco cosa gli chiederò la prossima volta..."
L'espressione a metà tra rabbia e determinazione che aveva sfoggiato in quel momento, mi aveva riportato alla mente quello che mi aveva detto di lui una volta Zack, forse anche intravedendo una parte di verità perchè di sicuro il passato di Daryl non era quello di un santo. Solo che questo non mi aveva impedito di rispondergli a tono prima, per cui non mi sarei trattenuta certo adesso, quando comunque avevo capito che a me, anche se in maniera contorta, ci teneva sul serio.
- Ma sei davvero convinto che sia l'età anagrafica a stabilire la maturità di una persona? No, perchè se così fosse, tu ne dovresti avere la metà dei miei, allora!
Avevo rotto gli argini, perciò avevo deciso che gli avrei detto esattamente quello che pensavo di lui.
- E sai perchè? Perchè sono i bambini che non sanno gestire le loro emozioni, e allora cinque minuti prima ti dicono che vogliono essere tuoi amici e cinque minuti dopo, invece, se lo stanno già rimangiando! E tu fai esattamente così con me! Non faccio in tempo a pensare che sta andando meglio, che tu mi ferisci l'attimo dopo!
- Un bambino io, eh? Perchè tu adesso, invece, non sembri affatto una ragazzina che punta i piedi perchè non sta ottenendo quello che vuole, vero?
Mi ero sentita così ingiustamente accusata, da non riuscire quasi a parlare, soffocata dalla frustrazione di non riuscire a capire che cavolo gli passasse esattamente per la testa.
- Fammi capire, secondo te chiedere un pò di gentilezza è sinonimo di immaturità? Perchè a me non sembra di stare chiedendo nient'altro!
Mi aveva lanciato un'occhiata che non ero riuscita ad interpretare, solo che non c'era stato modo di approfondire il discorso, perchè un bussare deciso aveva fatto azzittire entrambi.
Il tempo di capire l'un l'altro chi sarebbe andato ad aprire, era stato sufficiente perchè altri colpi risuonassero con insistenza. Alla fine mi ero mossa io, forse pensando che Daryl avrebbe potuto riservare un'accoglienza decisamente peggiore a chiunque si fosse trovato di fronte.
- Ciao, Beth. Mi spiace aver interrotto la vostra discussione, ma se volete approfittare della mensa, dovete scendere praticamente adesso.
Quando avevo aperto la porta mi ero ritrovata davanti Violet, una delle due ragazze che mi erano vicine per età, e che avevo conosciuto il giorno prima insieme a tutti gli altri abitanti della base.
- Grazie, Violet. Io e Daryl ci stavamo giusto sbrigando...
Una specie di grugnito, a cui io ero ormai abituata, aveva attirato invece l'attenzione di Violet, facendole sporgere la testa in cerca probabilmente di Daryl.
- Scusa, hai detto qualcosa?
L'ultima cosa che mi sarei aspettata era che gli rivolgesse direttamente la parola, tra l'altro con un tono deciso e insieme provocatorio, perchè il resto della frase era stata chiaramente "se hai da dire qualcosa, dilla ad alta voce, se no stai zitto".
- Non -  ho - fame.
La risposta gelida, e ben scandita forse per sottolinearne ancora di più il tono duro, era arrivata nello stesso momento in cui mi si era affiancato, reclamando la mia totale attenzione, dato che mi aveva preso per un braccio e trascinata qualche passo indietro con lui.
- Ti aspetto fuori dall'edificio. Raggiungimi appena hai finito, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere niente, perchè Violet si era nuovamente fatta sentire.
- Ma potrà parlare con me o qualcun'altro, nel frattempo, o dovrà tenere la bocca cucita?
Lo sguardo di Daryl si era offuscato solo per un attimo, ma a me era parso comunque di vedere del dolore nei suoi occhi, dopodichè era tornato impenetrabile e soprattutto fisso su di me, come se Violet non avesse nemmeno parlato.
- La password della stanza te la ricordi?
Questa volta avevo annuito velocemente, più che altro perchè avevo capito quanto sforzo gli stesse costando non reagire al modo di fare provocatorio di quella ragazza, che seppure giovane come me, rimaneva per lui una completa estranea, perciò qualcuno da annoverare comunque sulla lista degli eventuali "cattivi".
- Okay, allora ci vediamo tra poco.
Quello che non avrei saputo spiegare ad altri, era come riuscisse a farmi passare da uno stato di totale rabbia verso di lui, a uno di totale sollievo per il fatto che potessi contare su di lui al cento per cento, ricordandomelo con parole che ad altri sarebbero potute sembrare minacciose, ma che a me invece suonavano chiarissime.
Perciò gli avevo annuito nuovamente, mentre lui senza aggiungere più nulla, e soprattutto senza degnare Violet di uno sguardo, era uscito dalla stanza caricandosi in spalla la sua inseparabile balestra.
Mi aveva detto che girare armati, o meno, lì alla base era una scelta personale, per cui aveva raccomandato anche a me di portarmi sempre dietro almeno il mio coltello.
- Ci mancava davvero un altro stronzo paranoico come il tuo uomo, Beth.
Mi ero quasi stupita che Violet l'avesse lasciato andare via così, senza dirgli più nulla salvo lanciargli una lunga occhiata quando lui le era passato accanto.
- Come se non fossimo già pieni di testosterone e cervelli regrediti all'età della pietra quando si rapportano con le loro compagne.
Quelle affermazioni mi avevano riscossa dalla visione di Daryl che si allontanava lungo il corridoio, facendomi reagire a quel senso di abbandono che mi aveva colto immediatamente.
- No, io e Daryl non stiamo insieme in quel... senso.
Quando avevo incrociato lo sguardo indagatorio di Violet mi ero ritrovata ad arrossire, perchè mi aveva fatto sentire come se stessi cercando di smentire qualcosa che invece era chiaro.
- No? Allora che cosa sarebbe lui per te, scusa? Perdona la franchezza, Beth, ma se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre e su cui sono d'accordo, è che di questi tempi è meglio non perdersi più in chiacchiere, ma andare diretti al punto.
Ovviamente era stato lo stesso Baker a presentarci Violet come sua figlia, mano mano che ci aveva fatto conoscere tutto il suo gruppo di sopravvissuti. Avevo intravisto una certa somiglianza tra loro due, non tanto nel viso, essendo quello del Capitano sfigurato, più che altro nello sguardo, nella stessa intensità con cui fissavano il loro interlocutore.
- Lui è... bè... sarebbe...
Mi ero incartata perchè all'idea di definirlo "amico" qualcosa dentro di me si era ribellato, suggerendomi che quella parola non bastava a definire ciò che rappresentava per me, dal momento che era molto più complicato il mio rapporto con lui.
- Ho capito, non lo sai nemmeno tu. In ogni caso, non ero certo venuta per farti un interrogatorio su questo, in fondo mi basta sapere che ci stai insieme di tua spontanea volontà, qualsiasi sia la natura del vostro "rapporto".
Decisamente avrei dovuto trovare il modo di definire il mio rapporto con Daryl al più presto, perchè non volevo certo che tutti equivocassero la situazione, specie in ragione del fatto che ci aveva già procurato dei guai con Kidd, e non volevo che potesse ricapitare con altri.
- Ero venuta solo per dirvi che era tardi. E adesso lo è ancora di più, perciò se non scendiamo entro cinque minuti, Jake chiude la mensa e tu rimani a stomaco vuoto.
Il suo cambio repentino di atteggiamento, da quasi accusatorio a totalmente sorridente, mi aveva spiazzato abbastanza, però avevo deciso di non lasciarmi influenzare nel giudicare il suo carattere, dal momento che sapevo quanto potesse irritare, e spiazzare a sua volta, l'atteggiamento di Daryl se non lo conoscevi almeno un pò.
- Mi cambio al volo, in effetti preferirei non rimanere a stomaco vuoto.
Più che fame la mia, era forse più l'idea di quello che avrei potuto trovare per colazione, dal momento che avevo potuto constatare la varietà di cibo che ci avevano dato per cena la sera prima, quando ci avevano fatto avere della pasta, verdura e carne non in scatola, ma fresca.
- Sì, okay. Ti aspetto qui fuori, così poi ti faccio da guida e ti racconto un pò di cose nel frattempo.
All'improvviso mi sentivo intimorita, ma insieme desiderosa, di conoscere il più possibile di tutto ciò che mi aspettava fuori da quella stanza, così avevo infilato al volo jeans e maglietta, scegliendoli tra i due cambi puliti che mi avevano dato. Quando Violet mi aveva visto, il suo sorriso si era accentuato.
- Anche stavolta ho azzeccato subito la taglia! Tra i vari compiti che svolgo, c'è anche quello di guardarobiera.
Mi aveva fatto l'occhiolino, facendomi per un attimo sentire come se fossimo più due compagne di stanza all'università che non due perfette estranee che si trovavano a condividere un destino avverso.
- Sai com'è, qualche incarico da "donna" me lo sono dovuto comunque assumere, ma l'importante è che non sono finita in cucina. Ho sempre odiato cucinare, pensa che prima mi facevo un sacco di paranoie all'idea che quando avrei messo su famiglia, comunque un minimo mi sarebbe toccato!
A quel punto era scoppiata proprio a ridere, riuscendo a far sorridere anche me solo nel sentirla.
- Mio padre dice che probabilmente sono l'unica che è riuscita a trovare il lato positivo di tutto questo casino, e cioè che non sarò costretta a vivere una "relazione" normale a tutti gli effetti.
Mentre aveva iniziato a farmi strada, non aveva smesso di essere allegra, però avevo capito che qualcosa di più serio le era passato per la mente, perchè dopo un minuto di silenzio, mi aveva nuovamente sorpreso.
- In un certo senso ha anche ragione, perchè se le cose non fossero andate così, non credo che avrei mai preso in considerazione un tipo come Ryan.
Probabilmente dovevo aver avuto scritto in faccia che non potevo avere la minima idea di cosa avesse voluto dire, perchè si era data subito la pena di colmare quel vuoto mostrandomi un'espressione in parte divertita e in parte maliziosa.
- Ryan... Connor.
Okay, era riuscita a sorprendermi, perchè avendo visto che qui alla base c'era stato qualche ragazzo molto più giovane, non avrei mai pensato che...
- Mio padre ha fatto più o meno anche lui quella faccia. Forse meno, perchè è più bravo a mascherare le sue emozioni.
Nel frattempo avevamo raggiunto il primo piano della palazzina "alloggi", nome che gli era stato attribuito per differenziarla dalla sua gemella, che aveva ospitato però solo i laboratori di ricerca. Quando Daryl aveva chiesto che tipo di ricerca avessero svolto lì dentro, Baker non aveva esitato a rispondere che si era trattato di ricerche bio-meccaniche, praticamente qualcosa che aveva avuto a che fare con il mito "del soldato perfetto" che l'esercito americano inseguiva da tempo.
"Siamo sicuri, allora, che non sbucherà fuori un fottuto Capitan America in versione vagante?", quello era stato il commento di Daryl, mentre gli era comparso in viso quel ghigno che io avevo catalogato come un suo marchio di fabbrica, ossia "tutto può andare a rotoli, ma se posso prenderti per il culo qualcosa di buono c'è ancora da fare".
- Quindi, Beth? Ti ho sconvolta di più perchè è un bianco o perchè è molto più vecchio di me?
La voce, ora ironica, di Violet mi aveva riportato al presente. Cosa mi aveva sorpreso di più, in effetti? Non che fossi mai stata razzista, però non avevo mai pensato ad una mia eventuale relazione con un ragazzo di colore... men che meno con uomo molto più grande di me.
- Sinceramente avevo pensato che fossi nella mia stessa situazione con Daryl, ma visto che non è così, forse sei sconvolta da entrambe le cose.
Avevo notato come stesse cercando di parlarne disinvoltamente, nonostante avesse accennato al fatto che suo padre non doveva averla presa molto bene.
Mi era venuto spontaneo pensare al mio, a come avrebbe potuto prendere un'eventuale relazione tra me e Daryl... ma no, decisamente era un pensiero talmente strano, che lo avevo accantonato immediatamente.
- Bè, in realtà non credo che sia così sconvolgente nessuna delle due cose. Se vi amate...
Alla fine mi ero aggrappata all'ideale con cui mio padre aveva fatto fronte alla tragedia che aveva investito il mondo, e cioè che se avessimo continuato a credere nell'amore, gli uomini avrebbero trovato la via per risollevarsi e sconfiggere il virus che li condannava ad essere tutti dei mostri affamati ed insaziabili.
- Amare... tu ci credi ancora?
Violet si era fermata un pò prima della porta che recava la scritta "mensa", guardandomi in una maniera che mi aveva fatto sentire a disagio, più che altro perchè mi sembrava volesse affrontare dei discorsi che erano troppo grandi per due che si erano appena conosciute.
- Bè, credo di sì...
- Lo credi o cerchi di convincerti?
Si era fatta quasi incalzante, come se desiderasse davvero che io le fornissi una risposta certa. La cosa mi aveva messo ancora più in difficoltà, e dato che mascheravo male i miei stati d'animo, se ne era accorta subito.
- Scusami, penserai che sono una pazza squilibrata. Prima rido e scherzo, poi ti confido subito che ho una relazione con Ryan, poi ti chiedo seriamente se credi nell'amore... sì, decisamente non una bella impressione... solo che...
Ora era stata lei ad essere incerta e a disagio, tanto che avevo davvero pensato se mi trovassi davanti ad una persona emotivamente instabile. Non mi avrebbe stupito la cosa, del resto, anche perchè io stessa alle volte dubitavo di potermi ancora definire "equilibrata" al punto che ero arrivata.
- Bè, lo hai visto anche tu, qui non è che ci siano tutte queste ragazze con cui parlare a parte Destiny... e lei... bè, diciamo che ha una situazione alle spalle che non le permette certo di considerare l'amore un grande affare. Con Alyssa ed Elizabeth, invece, preferisco evitare l'argomento... non perchè siano due "donne", più che altro perchè la prima aveva una cotta bella grossa per Ryan e la seconda, essendo la sua migliore amica, ancora non sa se deve avercela con me o meno per averglielo fregato.
Quel discorso con Violet mi stava introducendo nelle dinamiche del gruppo molto più di quanto avrei potuto capire solo osservandoli. Se da un lato poteva essere un vantaggio, dall'altro rischiava di influenzare il mio giudizio ancora prima che me ne fossi fatta uno io personalmente. Già scoprire, ad esempio, che Connor era impegnato con lei, me lo aveva fatto vedere sotto una luce diversa, ancora però non sapevo se migliore o peggiore.
- Credo di stare solo peggiorando le cose, giusto? Se vado avanti di questo passo mi gioco per sempre la possibilità di farti credere che sono normale... facciamo un passo indietro, forse è meglio.
L'avevo vista rimettersi in viso l'espressione divertita e maliziosa, quella che me l'aveva fatta apparire particolarmente sicura di sè.
- Fermiamoci al fatto che ho una relazione con Ryan... prendila come un'informazione che ti risparmierà di fare qualche gaffe imbarazzante tipo quella che ho fatto io dando per scontato che stavi insieme a Daryl, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere nulla, perchè le porte basculanti si erano aperte, lasciando sbucare il viso piuttosto arrabbiato dell'uomo che se non ricordavo male, si chiamava Jake.
- Avevo sentito bene, allora! Ti avevo detto di muovere le chiappe, Violet, ma vedo che come al solito te la sei presa con comodo!
Non aveva evitato di lanciare un'occhiata accusatoria anche verso di me, sebbene io non fossi stata responsabile del nostro ritardo, dato che non sapevo bene quanto fossero intrasingenti su orari ed abitudini.
- Jake, rilassati, o Beth penserà subito di te la verità, e cioè che sei acido e scorbutico!
Lui aveva evitato ulteriori commenti, limitandosi a farci un cenno perentorio con la testa di seguirlo dentro, praticamente sbattendoci quasi in faccia le porte che aveva lasciato andare dietro di sè.
- Sul serio, lui è così, non credere che stesse scherzando con me! Però cucina da Dio, e quando mangi la sua roba riesci a perdonargli qualsiasi commento o sgarbo ti abbia fatto in precedenza.
Intanto mi ero guardata intorno, notando come tutto il locale risultasse pulito e in ordine, nonostante fosse stato di una certa ampiezza. Non era stato difficile capire che la maggior parte fosse stata inutilizzata, perchè lì le sedie erano state riposte sui tavoli.
- I posti sono liberi, vi potrete sedere dove volete. Il cibo, invece, viene rigorosamente servito da Jake e il suo vice, Oliver. Ovviamente sono loro due ad avere il "comando" della dispensa, quindi se mai dovesse venirti in mente uno spuntino a mezzanotte, scordatelo, perchè Jake potrebbe farti saltare in aria se solo osassi metterci un piede dentro!
Aveva alzato gli occhi al cielo, ma avevo capito comunque che era un avvertimento piuttosto serio a non infrangere quelle regole di cui anche suo padre ci aveva informati.
Indubbiamente era stato un gruppo molto più organizzato rispetto al nostro, forse funzionava anche meglio, però non avevo potuto fare a meno di pensare che alla lunga sarebbe stata più difficile da sopportare una convivenza così rigorosa.
- Anche Jake e Oliver, sono dei militari?
Proprio quest'ultimo era sbucato dalla porta della cucina con in mano un vassoio che mi aveva gentilmente messo davanti senza che dovessi sollevare un dito.
- Jake lo è, Oliver no.
Lui era stato uno dei tre ragazzi più giovani del gruppo, e anche quello dallo sguardo più gentile ad essere sincera. Gli altri due, infatti, mi avevano squadrato più con occhio critico, quasi freddo, mentre lui mi aveva sorriso subito.
- Cosa non sono, Violet?
Si era seduto davanti a noi, dall'altra parte del tavolo, con l'espressione di chi aveva tutta l'intenzione di fare due chiacchiere.
- Un militare.
Aveva sollevato subito le mani, scuotendo la testa e sorridendo.
- Ah, sì, il mio campo di battaglia è sempre stata la cucina, Beth. Ho origini francesi, penso che sia per quello che ho voluto studiare cucina.
Nel frattempo avevo iniziato ad assaggiare la fetta di pane imburrato che mi aveva portato insieme ad una tazza di caffè e ad una mela. Quando avevo sentito il sapore del burro, non ero riuscita a trattenere un verso che era stato il segno di quanto stessi apprezzando il fatto di riassaporare qualcosa che non avevo più mangiato.
- Immagino che saper cucinare centri poco con questo...
Davanti alla mia soddisfazione, lui e Violet si erano scambiati uno sguardo d'intesa , in cui avevo ritrovato una complicità che avevo avuto anch'io con amici che ormai erano solo un ricordo lontano.
- Già, credo che le ci vorrà un pò prima di assuefarsi al gusto come è successo a noi.
Ritenevo impossibile abituarsi a quello che stavo assaporando, però loro sembravano proprio di parere diverso.
- Come fate ad avere il burro? E le mele?
Probabilmente dovevo essere sembrata proprio incredula, perchè loro si erano scambiati nuovamente uno sguardo d'intesa.
- Presto lo scoprirai e credo proprio non potrai fare a meno di rimanerne sorpresa. Lo siamo anche noi, in fondo, che eravamo qui sin dall'inizio.
Questo mi aveva fatto drizzare le antenne, perchè mi pareva di aver capito che la base era stata rioccupata dopo che era rimasta abbandonata.
- Cioè vuoi dire che qui non è scoppiato il caos come dalle altre parti?
Nel piccolo, mi erano tornati alla mente i racconti di Rick e di come aveva trovato la sua stazione di polizia, o l'ospedale dove comunque c'era stata traccia dell'intervento dell'esercito.
- Mio padre sicuramente ve ne parlerà, dal momento che ha deciso di portarvi qui, quindi al massimo te lo sto solo anticipando.
Era stata Violet a prendere in mano la conversazione, forse proprio per il fatto che era la figlia del "comandante" in capo. Baker, ripensandoci, mi aveva subito trasmesso la stessa sensazione di forza e determinazione che avevo trovato anche in Rick, diventato quasi naturalmente il "capo" a cui ci eravamo affidati, mio padre per primo.
- Ti trovi in uno dei tre centri di ricerca e sviluppo più importanti di tutto l'esercito degli Stati Uniti d'America ed è stato concepito proprio con l'intento di essere autosufficiente per un tempo indeterminato per fare fronte a situazioni d'emergenza tipo questa che stiamo vivendo adesso.
Certo la cosa mi aveva colpito, ma ancora non riuscivo a credere come fossero riusciti a non farsi travolgere dagli eventi, visto che l'intera nazione era andata in tilt.
- E tutti quelli che si trovavano nel centro? O eravate già solo voi quelli che lo mandavano avanti?
Avrei faticato a credere in una risposta del genere, anche perchè quel posto era stato concepito per ospitare un numero ben superiore di persone rispetto alle venticinque attuali, anzi ventisette ora che c'eravamo anche io e Daryl.
- No, certo. C'erano i ricercatori e altri militari. Ma quando è scoppiato il "caos", i ricercatori sono stati richiamati a supporto dei loro colleghi impiegati nello sviluppo di armi batteriologiche e la maggior parte dei militari sono stati incaricati di fargli da scorta.
Non avevo dovuto faticare per immaginare cosa gli fosse successo una volta usciti di lì, quindi avevo dato voce alle altre domande che mi avevano affollato la mente.
- Quindi, voi, sapete cosa ha scatenato tutto questo? Sarete stati in contatto con il Governo, giusto?
I due ragazzi si erano guardati ancora, ma non mi era sembrato per decidere se parlare o meno, più che altro mi erano sembrati dispiaciuti.
- Quello lo vedevi fare nei film, Beth. In realtà le cose non funzionavano così. Devi immaginarti l'esercito più come una struttura a comportimenti stagni, dove l'uno veniva messo in contatto con l'altro solo in caso di stretta necessità.
- E quello che stava succedendo fuori non era una necessità sufficiente per informarvi di tutto?
Violet aveva scosso la testa sconsolata.
- Le cose devono essere precipitate velocemente, perchè quando mio padre ha iniziato ad esigere spiegazioni esaurienti, minacciando se no di avviare in piena autonomia il protocollo di sicurezza per blindare la base , le comunicazioni già si erano fatte più sporadiche.
A quel punto era intervenuto Oliver, il viso ora serio e cupo.
- Io ero qui quando gli eventi sono precipitati nel giro di qualche ora. Ho visto il Capitano Baker dover prendere una decisione dopo l'altra, una più difficile dell'altra, sino a quella che lo ha costretto ad isolarci dal resto della nazione per garantire almeno la sopravvivenza delle persone sotto la sua diretta responsabilità.
Se ritenere tutto quello possibile, e soprattutto veritiero, non ero stata in grado di stabilirlo e avevo sentito più che mai il bisogno di poterne parlare con Daryl, per sentire la sua opinione al riguardo.
Poi mi era balzato all'occhio un particolare evidente, così avevo chiesto spiegazioni a Oliver stesso, cercando di non mostrarmi diffidente o scettica a priori.
- Ma se tu non sei un militare, come mai ti trovavi qui quando la base è stata chiusa?
Lo avevo visto arrossire e distogliere lo sguardo, appuntandolo su un punto imprecisato dietro di me. Se avessi dovuto interpretare la sua reazione, avrei detto prima di tutto imbarazzo, ma subito dopo dolore... tanto dolore.
- Oliver non era l'unico civile presente, oltre a me.
Violet mi aveva sfiorato appena il braccio, così da farmi distogliere lo sguardo dal viso del ragazzo per fissare lei, ritrovando parte di quel dolore che mi aveva colpito in lui.
- Non sarebbe dovuto essere qui, infatti, ma Jake aveva capito la gravità della situazione il giorno prima, e ha preso a sua volta una decisione molto difficile.
Prima di proseguire, aveva preso tra le sue una mano del ragazzo, sorridendogli dolcemente.
- Ha messo a rischio la sua stessa vita per andare a salvarne una che gli interessava di più.
Era tornata a guardare me, facendomi provare delle emozioni che avevo già vissuto, perchè mi ero trovata anch'io davanti a decisioni difficili, quasi impossibili da prendere.
- Mio padre, prima di avviare il protocollo di sicurezza ha lasciato i suoi uomini liberi di decidere cosa fare: se rimanere o andare dalle loro famiglie. Quelli che sono rimasti, erano perlopiù coloro che avevano i parenti più distanti, e con i quali già non riuscivano più a mettersi in contatto. Ma ce n'erano altri, come Jake, che avevano invece qualcuno vicino, e hanno chiesto a mio padre di poterli salvare se li avessero trovati ancora vivi e fossero riusciti a tornare.
Lo sguardo del ragazzo si era velato di un'emozione che gli aveva reso gli occhi lucidi, e avevo riconosciuto anche quella come il dolore di chi era sopravvissuto ai suoi cari.
- Io... io e Jake avevamo iniziato una relazione da qualche mese, prima di tutto questo casino. Ci siamo conosciuti una sera nel locale in cui cucinavo, niente di che, una semplice tavola calda. Lui era con degli altri suoi compagni, ma dopo la fine del mio turno mi ha aspettato e abbiamo chiacchierato tutta la notte.
Era stato Oliver a riprendere il racconto, vincendo la commozione che gli aveva rotto la voce.
- Io e i miei genitori ci eravamo praticamente barricati in casa, come ci avevano detto di fare le autorità in attesa che la situazione tornasse sotto controllo. Quando è arrivato Jake, portando delle notizie ben diverse, puoi capire lo sgomento e la paura che abbiamo iniziato a provare...
Sì lo capivo, e vista la sua presenza qui alla base, avevo anche già capito come fossero andate le cose successivamente, quindi gli avevo risparmiato il dolore di rivivere quelli che sicuramente erano stati momenti strazianti.
- Per quello che può servire... credo che qualsiasi genitore avrebbe voluto poter salvare i propri figli.
Quante volte mio padre me lo aveva detto? Che non avrebbe esitato a sacrificare la sua stessa vita se fosse servito a mettere in salvo me e i miei fratelli?
Violet, a quel punto, con l'altra mano libera aveva stretto la mia, forse intuendo quali pensieri ci fossero stati dietro la mia espressione altrettanto commossa, così ci eravamo ritrovati stretti in una sorta di abbraccio che ci aveva fatto sentire vicini in una maniera che solo dei sopravvissuti come noi potevano condividere.
- Ehi, giovane, cosa ne dici di fare meno chiacchiere e più lavoro...
La voce decisa di Jake era arrivata a rompere quel silenzio pieno di condivisione in cui eravamo caduti, ma quando aveva visto i nostri visi, soprattutto quello di Oliver, si era leggermente arrochito.
- Sì... okay... bè, visto che per la ragazza è la sua prima volta qui in mensa... le lascio ancora qualche minuto per finire.
Ero riuscita a vederlo bene in viso prima che si rintanasse di nuovo in cucina, ed ero stata abbastanza sicura che tutta la sua attenzione fosse stata rivolta al suo compagno, quindi avevo dedotto che Violet mi avesse detto una mezza verità nel definirlo acido e scorbutico, perchè lo sguardo che aveva rivolto ad Oliver non era stato affatto così, ma anzi pieno di un sentimento che mi aveva riportato alla mente certi sguardi che anche Glenn aveva riservato a Maggie.
"Amare, tu ci credi ancora?", la domanda di Violet erano tornata ad affacciarsi nella mia testa, e in quel momento avrei sicuramente risposto che forse ci dovevamo ancora credere tutti, perchè dopotutto poteva essere davvero l'unica cosa ancora in grado di darci la forza per andare avanti.



XXXXXXXXXXXXXXX




Il fatto che fossero stati proprio Ryan ed Hungry a farci fare il giro completo della base aveva assunto il giusto significato solo quando io e Daryl ci eravamo ritrovati di nuovo da soli, non nella nostra stanza, ma nel posto che avevano ribatezzato "il giardino d'inverno".
Si era trattato di una serra più piccola rispetto alle altre due che contenevano rispettivamente frutta e verdura, ed era stata riservata solo alle piante di agrumi perchè come ci aveva spiegato Gerald, ossia il responsabile delle coltivazioni, avevano bisogno di cure e temperature diverse rispetto alle altre piante da frutta.
Era lì che il "tour" guidato era terminato, ed era lì che i nostri due ciceroni ci avevano lasciato per andare a prepararsi prima di uscire per il loro turno di guardia nei dintorni della base.
Ovviamente, era passato solo qualche secondo prima che Daryl mi informasse di aver deciso di fare gruppo proprio con loro due per assolvere all'accordo che aveva stretto con Baker, e che quindi si sarebbe già unito a loro di lì a poco. Quella scelta mi aveva abbastanza spiazzato, non tanto per Connor, con il quale tra l'altro mi ero sentita a disagio per via della confessione di Violet, ma più per Hungry, che avevo capito non gli fosse affatto piaciuto.
Sicuramente, in ogni caso, la notizia che ci saremmo separati così presto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso delle mie emozioni, già messe a dura prova da una mattinata che era iniziata con la nostra discussione, proseguita con le chiacchiere fatte con Violet ed Oliver e terminata con la scoperta di quanto fosse stato davvero sorprendente il posto in cui eravamo finiti.
Davvero, tutto l'insieme mi aveva mandato in corto circuito, tanto che ero scoppiata a piangere lasciandomi scivolare lungo la vetrata, perchè di colpo mi ero sentita anche priva di forze.
- Cristo, Beth, non puoi fare così.
Nella voce di Daryl c'era stato un miscuglio di insofferenza e disagio, e la cosa mi aveva solo fatto piangere di più, perchè in quel momento avevo sentito maledettamente il bisogno di avere accanto una persona che sapesse accettarmi per quello che ero, senza farmelo pesare come faceva lui ogni volta.
Non ero riuscita a rispondergli, soffocata da quella marea di emozioni che si agitavano dentro di me e che non sapevo come arginare.
- Fanculo!
Il rumore di qualcosa che veniva colpito con forza mi aveva fatto sobbalzare ed aprire gli occhi, incontrando così lo sguardo rabbioso di due occhi azzurri che mi avevano inchiodato lì dov'ero.
- Daryl... io...
Avevo pensato per tutta la mattina che quando saremmo rimasti soli avrei avuto da raccontargli tutto quello che avevo scoperto, ma a conti fatti non riuscivo nemmeno ad articolare mezza parola.
- No, sul serio, tu non puoi fare così!
Non ero riuscita a distogliere lo sguardo dal suo, nonostante i suoi occhi mi stessero mostrando i sentimenti contrastanti che stava provando davanti alla mia reazione.
- Scusami...
Non sapevo più chi stesse sbagliando maggiormente, se io nell'ostinarmi a cercare un rifugio in lui, o se lui a cercare di trarre forza da me, quando nessuno dei due sembrava in grado di essere ciò che l'altro desiderava fosse.
- Io ho bisogno di uscire là fuori, lo capisci?
Ero stata costretta a sollevare la testa per continuare a guardarlo, perchè si era avvicinato sino ad incombere su di me come un'ombra minacciosa.
- E devo avere la mente sgombra altrimenti...
Non aveva finito la frase, ma non ce ne era stato bisogno, perchè nel modo in cui aveva contratto i pugni c'era stato tutto quello che avrei dovuto capire.
- Cazzo! Lo sapevo che sarebbe finita così!
Si era voltato talmente bruscamente da farmi sobbalzare di nuovo ancor prima che colpisse con un calcio il sacco di terra su cui doveva aver infierito anche prima.
Alla fine non ero più riuscita a guardare tutta quella rabbia di cui sapevo essere la giusta causa, perchè una parte di me riconosceva che ad essere in colpa fossi io, dal momento che non riuscivo ad accontentarmi di quello che già mi stava dando, e che sicuramente doveva essere il frutto di uno sforzo notevole per lui.
L'avevo sempre avuto sotto gli occhi il suo comportameno schivo, chiuso, quasi ai limiti di un isolamento che solo in parte si era attenuato alla prigione, dove sembrava aver trovato un nuovo equilibrio che lo aveva portato ad un'apertura maggiore verso di noi, per poi riprecipitare in quell'atteggiamento così rabbioso quando avevamo perduto tutte le nostre certezze.
- Fanculo tutto quanto... vieni qui, maledizione!
Dopo quell'ennesima imprecazione sputata fuori con rabbia, mi ero sentita agguantare per un polso e sollevare di peso, dopodichè Daryl aveva fatto qualcosa che ero sicura non avrei dimenticato molto facilmente: mi aveva stretto in un abbraccio...un vero abbraccio, perchè la sensazione di conforto che mi aveva donato era stata la stessa di quella mattina che mi ero ritrovata stretta a lui quando ancora era stato addormentato, e quindi non cosciente di ciò che stava facendo.
"Ma adesso è sveglio e lo sta facendo perchè lo vuole veramente...", quel pensiero aveva accompagnato le forti emozioni che quel contatto con lui stava facendo nascere dentro di me. Sentivo il calore delle sua pelle riscaldare sempre di più la mia, l'odore del suo inseparabile gilet invadermi le narici come un profumo familiare e il battere del suo cuore rassicurarmi con il suo ritmo cadenzato.
Quell'abbraccio aveva avuto su di me lo stesso effetto di una calda coperta a ripararti dal freddo di una giornata invernale, qualcosa che mi aveva portato ad abbandonarmi totalmente contro di lui, lasciando che fosse la sua forza a sostenermi sulle gambe malferme.
Persino le ruvide carezze delle sue mani callose mi erano parse le più belle che avessi mai ricevuto in vita mia, nonostante fossero state tante, perchè avevo avuto la fortuna di crescere in una famiglia piena di amore che non me ne aveva mai fatte mancare.
Stavo ricevendo ciò che più avevo desiderato in quei giorni, il potermi rifugiare anche solo per qualche minuto in un abbraccio dove mi sarei potuta sentire ancora amata, nonostante in realtà fossi rimasta orfana di tutti coloro che mi avevano voluto bene.
- Grazie, Daryl.
Glielo avevo detto stringendolo più forte, nella speranza di fargli capire quanto stesse significando per me quel gesto che fatto per esasperazione o per un minimo di affetto sincero nei miei confronti, rimaneva pur sempre qualcosa che avrei potuto rievocare per cercare di colmare quel vuoto enorme che sentivo dentro di me.
A farmi credere, però, che fossi riuscita nel mio intento era stato ciò che aveva fatto lui in risposta: mi aveva sfiorato la tempia con le labbra, quasi davvero in un contatto che sarebbe potuto sembrare casuale, ma che non lo era stato, perchè nel contempo mi aveva stretto anche lui più forte, fin quasi a togliermi il respiro.
"Amare... ma tu ci credi ancora?"
Quella domanda era tornata a fare capolino tra i miei pensieri, ma la risposta che mi ero data in quel momento mi aveva provocato un vero e proprio tuffo al cuore.
Sì, credevo ancora nell'amore e quello che mi aveva fatto provare quell'abbraccio con Daryl ne era la prova certa.



  


Note

Scrivere di questo abbraccio tra i due non è stato proprio semplice, più che altro perchè rendere a parole ciò che vedi così bene nella tua testa non è proprio semplice. Se poi c'è di mezzo pure la testa di Daryl... la cosa diventa un vero casino! eh eh eh
Scherzi a parte, che ve ne pare? Dopo che vi ho mostrato i pensieri dell'arciere nel capitolo scorso, come lo interpretate il suo gesto?
E Beth? Condividete il mio punto di vista nel trovarla ancora legata a momenti in cui si sente forte e ad altri dove crolla come un castello di sabbia?
Se avete voglia, vi invito come sempre a condividere con me il vostro punto di vista.




Legenda personaggi


Capitano Steve Baker
Ranger James Kidd - soprannome "Texano"
Soldato semplice Ryan Connor - soprannome "Smilzo"
Soldato semplice Hungry Mckenzie - responsabile armeria - soprannome "Pallone Gonfiato"
Violet Baker - figlia del Capitano
Soldato semplice Jake - responsabile cucina e dispensa
Oliver - civile - responsabile cucina e dispensa
Destiny - civile
Elizabeth - civile
Alyssa - civile
Gerald - Sottufficiale - responsabile coltivazione serre  

Coppie personaggi

Jake - Oliver
Violet - Ryan
 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3130060