At the end of the road di hunterd (/viewuser.php?uid=32161)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Buongiorno!
Come avevo accennato nella mia one-shot "Luce tra le ombre" (pubblicata
tempo fa in questo stesso fandom), arrivo a postare la long che ha come
partenza proprio quella storia (per chi, quindi, non l'avesse letta ne
consiglio la lettura).
A sostenermi in questo progetto, ovviamente, c'è la grande
passione che nutro per questa coppia, che a mio giudizio, aveva delle
buonissime potenzialità se sviluppate anche nella serie
originale.
Fatta questa piccola introduzione, vi lascio al primo capitolo e vi
chiedo, se ne avrete voglia, di farmi sapere che ne pensate. Il
confronto con i lettori è sempre fondamentale per chi si
cimenta con la scrittura, soprattutto per potersi migliorare.
PS - in fondo troverete delle note che mi farebbe piacere leggeste.
Io sono un guerriero e
troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
A distanza di solo
un paio d'ore dall'aver pensato che tra me e Daryl le cose sarebbero
potute andare meglio, perchè il nostro scontro sembrava
averci
avvicinato anzichè allontanato, ero già sul punto
di
dovermi ricredere.
L'occhiata,
infatti, che mi aveva appena rivolto era di quelle che non
avrei potuto fraintendere: era meglio che lasciassi perdere subito il
discorso che avevo appena intavolato se non volevo farlo incazzare
ancora di più di quanto già non lo fosse di suo.
Ma
la nuova Beth, quella che era esplosa con tanta violenza proprio
contro di lui, non aveva più intenzione di cedere il passo
alla
vecchia, cioè a quella ragazzina che ancora aveva creduto di
potersi affidare completamente agli altri pur di non affrontare la dura
realtà.
E
la realtà, era che poteva davvero essere che mia sorella
Maggie, insieme a tutti gli altri, non fossero sopravvissuti alla
caduta della prigione, ma non mi sarei arresa all'idea sino a che non
avessi avuto delle prove certe.
Fino
ad allora avevo giurato a me stessa che non avrei versato
più una lacrima, nè che mi sarei di nuovo
rinchiusa nel
mio guscio, cercando di convincermi che fosse tutto solo un brutto
sogno da cui prima o poi mi sarei risvegliata.
Ecco
cosa mi aveva spinto a parlare con lui di quello che secondo me
avremmo dovuto fare veramente: tornare alla prigione e da lì
cercare delle
tracce che ci potessero dire se anche qualcun'altro era riuscito a
mettersi in salvo come avevamo fatto noi due.
Solo
che non mi ero aspettata di ritrovarmi davanti il "vecchio" Daryl,
quello che non aveva mai mostrato nessuna considerazione per i miei
sentimenti, perciò non ero riuscita subito a controbattere
davanti al "non se ne parla nemmeno" perentorio che mi aveva sibilato
senza quasi guardarmi in faccia. Così avevo continuato a
seguirlo per altri dieci minuti nel silenzio più assoluto,
forse
illudendolo che l'argomento fosse davvero chiuso, mentre in
realtà avevo solo maturato appunto l'idea che le cose
non fossero affatto cambiate: per lui ero ancora la stupida ragazzina
che lo
intralciava e a cui, per giunta, doveva pure salvare il culo.
Perciò
dovevo averlo totalmente spiazzato a mia volta, quando lo avevo
superato di qualche passo, bloccandogli la strada. Determinata ad
andare fino in fondo, gli avevo ordinato di starmi a sentire in una
maniera che ci aveva portato al punto in cui eravamo ora, con lui che
mi stava ammonendo con lo sguardo di non dire un'altra parola.
-
Daryl, ti prego, ragiona. Dobbiamo tornare indietro, solo
così potremo sperare di sapere qualcosa degli
altri.
Okay,
dopotutto avevo pensato che provare ad avere un approccio
conciliante fosse una tattica migliore con lui, anche per ricordargli
che
solo qualche ora prima eravamo riusciti ad avere un dialogo che ci
aveva fatto fare qualche passo in avanti.
-
Sei in grado di scovare anche una piccola traccia, e non negarlo,
perchè in questi giorni ti ho visto addirittura stanare
degli
scoiattoli! Non dirmi quindi che non saresti in grado di trovare i
segni del passaggio di qualcuno di molto più grosso!
Stavo
cercando davvero di esporgli la logica del mio piano, sul quale
avevo riflettuto in quelle ore, preferendo ignorare come il suo viso si
stesse
incupendo sempre di più.
-
E lo so cosa stai pensando, perchè non sono così
stupida come credi!
Probabilmente ci sarà ancora una mandria di vaganti nei
dintorni
della prigione, ma partiamo con il vantaggio di saperlo e possiamo
perciò
avvicinarci con la massima cautela.
Mi
ero passata le mani sul viso, come a voler raccogliere ulteriormente
le idee che sentivo farsi sempre più chiare nelle mia
testa...
sentivo che quella era l'unica direzione da imboccare, l'unica che
avrebbe davvero dato un senso al fatto che eravamo riusciti a scappare.
-
Magari non ci sarà nemmeno bisogno di avvicinarsi
più
di tanto, perchè troveremo qualche pista da seguire prima.
A
quel punto, nonostante i suoi occhi mi stessero
letteralmente fulminando, io non mi ero fatta intimidire ed avevo
proseguito nella mia opera di convincimento.
-
Daryl, ascolta...
-
No, ragazzina! Adesso tu ascolti me, e anche molto attentamente,
perchè non te lo ripeterò due volte!
L'impressione
era stata quella di aver avuto davanti qualcuno che era stato
caricato come una molla, perchè con uno scatto fulmineo mi
aveva
puntato il dito indice sul petto, costringendomi ad arretrare di
qualche passo e mandandomi a sbattere contro il tronco di un albero.
-
Noi non torneremo indietro per nessuna, fottutissima ragione!
Se
anche non ci fosse stato quel dito premuto con forza contro il mio
petto, a tenermi inchiodata a quell'albero sarebbero bastati comunque i
suoi occhi, pieni di una tale determinazione, da rendere l'azzurro
delle sue iridi ancora più intenso. Pur con la faccia pesta,
la
sua espressione non aveva perso la capacità di mettermi
addosso
una tensione che non riuscivo del tutto a capire a cosa fosse dovuta:
paura o rabbia, o forse un mix delle due..
-
Credevo lo avessi capito e accettato, stanotte.
Per
un attimo, seppure brevissimo, un'emozione aveva cercato di fare
capolino nel suo sguardo gelido, ma era stata ricacciata indietro dalla
sua voce che aveva ripreso ad inveirmi contro.
-
Che non esiste più nessun "loro" a cui pensare. Siamo soli,
adesso. Siamo io e te, e basta, cazzo! Perciò ficcati in
testa
che la nostra unica priorità d'ora in avanti è
quella che
nessuno dei due debba arrivare a dire "adesso sono solo io"!
Il
modo in cui me lo aveva detto, come aveva sottolineato quel "solo
io", forse riferendosi più a me che a lui, mi aveva fatto
schizzare il cuore in gola, perchè mi aveva dato la certezza
di
come avesse preso la decisione irrevocabile che avrebbe fatto qualsiasi
cosa per non metterci più in pericolo di quanto non
lo fossimo già nel dover sopravvivere all'apocalisse che
aveva
investito le nostre vite.
-
Daryl...
-
Risparmia il fiato, Beth. Ti servirà per camminare,
perchè il nostro obiettivo non è cambiato:
finiremo di
perlustrare i dintorni e poi torneremo allo chalet prima che faccia
buio.
Mentre
lui aveva pronunciato quella sentenza come definitiva, io avevo
pensato l'esatto contrario, ossia che i nostri progetti sarebbero
dovuti cambiare, che lui lo volesse o meno. Così, sostenuta
dal
coraggio che animava la nuova me, lo avevo fissato dritto negli occhi,
mentre con un gesto deciso gli avevo allontanato il dito che ancora mi
aveva premuto sul petto.
-
Io andrò a cercare gli altri, Daryl, che tu lo voglia o
meno.
E se è vero che non vuoi che nessuno dei due debba dire
"adesso
sono solo io", dovrai venire con me.
Avevo
dovuto sollevare il viso per poterlo guardare, perchè non
aveva smesso di incombere su di me, nonostante fossi riuscita a farlo
allontare di un passo respingendo la sua mano.
-
Mi hai detto che ero solo una stupida ragazzina, e avevi ragione. Non
posso più permettermi di piangermi addosso e basta, quando
invece posso
fare molto di più: agire. Perciò non mi
darò per vinta sino a
che non avrò trovato la prova concreta che tutti gli altri
siano morti.
Ero
stata io a puntargli ora un dito contro, mostrandogli la stessa
determinazione che aveva avuto lui con me.
-
Solo allora mi arrenderò all'idea che piangermi addosso
resterà la mia unica opzione.
Daryl
aveva reagito alle mie parole facendo un ulteriore passo
indietro, abbassando le spalle come se di colpo si fosse arreso
all'idea che avrebbe dovuto assecondarmi, perciò mi ero
ritrovata completamente impreparata alla sua mossa successiva, che era
stata quella di afferrarmi per un polso, iniziando a trascinarmi dietro
di lui.
-
Ma che cosa...
-
Non mi lasci altra scelta, se la metti così. In questo
momento
non stai ragionando col cervello, perciò dovrò
farlo io
per tutti e due.
Ancora
non riuscivo a credere che stesse succedendo davvero, eppure la
stretta sul mio polso era così salda che aveva iniziato a
farmi
male, anche perchè un paio di volte avevo incespicato nei
miei
stessi piedi, dal momento che stava camminando ad un passo che
faticavo a mantenere.
-
Daryl, che cavolo stai facendo! Fermati e parliamone!
Avevo
cercato di rallentarlo, ma gli era bastato strattonarmi
leggermente per farmi riprendere la sua andatura. Davvero, mi sembrava
talmente incredibile quello che stava succedendo, il fatto che si
stesse comportando in quella maniera così... così
pazzesca! Perchè non trovavo un'altra parola per definire la
reazione che aveva avuto, il modo in cui mi stava imponendo la sua
volontà!
Forse
proprio quest'ultimo pensiero, il fatto che avessi creduto
solo poche ore prima che non era affatto il "coglione bifolco" che in
apparenza sembrava e che ora invece era tornato ad essere, mi aveva
riscosso dallo sconcerto iniziale, inducendomi a puntare i piedi con
forza per opporre una vera resistenza e riuscire a fermarlo.
-
Lasciami andare, subito!
Avevo
anche cercato di liberarmi dalla sua presa, ma la mia forza
paragonata alla sua era nulla, perciò avevo provato io a
strattonarlo indietro mettendoci tutta la rabbia che mi stava montando
dentro, ma non ottenendo comunque il risultato sperato.
-
Daryl, mi stai facendo male e mi sto incazzando sul serio! Fermati e
lasciami andare! Subito!
Tutto
quello che avevo ottenuto in risposta era stato un grugnito e una
fronda che mi aveva colpito in piena faccia, perchè lui
l'aveva
scostata, ma io essendo impegnata a cercare di liberarmi non ero stata
in grado di fare altrettanto. Quella era stata la classica goccia che
aveva fatto traboccare il vaso, perchè sebbene una parte di
me
avesse intuito che dietro a quella sua reazione c'era di fondo una
paura ben precisa, cioè quella che sarebbe potuta morire
davvero
ogni speranza di trovare anche solo un altro del nostro gruppo vivo,
questo non poteva giustificare il fatto che volesse impormi la sua
volontà ad ogni costo.
-
Se non ti fermi nei prossimi cinque secondi, ti giuro
che non mi farò nessuno scrupolo a tirarti una coltellata
dritta
nella schiena!
E
se pensava che non lo avrei mai fatto, faceva male, perchè
di
colpirlo in maniera così violenta non ne sarei stata davvero
capace, ma magari aprirgli un bello squarcio sul dorso della mano con
cui mi stava stritolando il polso, ecco quello l'avrei anche potuto
fare!
-
Qualsiasi cosa succeda, stai zitta e buona! Non devi parlare, capito?
Se
credevo che Daryl fosse impazzito prima, ora che mi aveva coperto la
bocca con una mano e sbattuta di nuovo contro il tronco di un albero
premendosi con forza contro di me, cosa avrei dovuto pensare di lui?
Ma
qualcosa nel suo sguardo, una specie di muta preghiera ad obbedirgli
senza fare storie, mi aveva lasciata per un attimo incerta su come
reagire ed era stato un tempo sufficiente perchè una voce
strascicata rompesse il silenzio intorno a noi.
-
Ehi, amico, ce la fai da solo o hai bisogno di una mano per domare
quella giovane puledra?
Se
a me quella domanda aveva fatto gelare il sangue nelle vene,
perchè non mi aveva lasciato molti dubbi su cosa avesse
voluto
sottintendere, a qualcunaltro doveva essere sembrata molto divertente,
perchè c'era stato uno sghignazzare che aveva indotto Daryl
ad
irrigidirsi ancora di più, lanciandomi un'altra occhiata di
ammonimento che voleva sicuramente confermarmi che chiunque fosse stato
a parlare, costituiva per noi una minaccia reale.
Se
c'era stata una parte di me che avrebbe voluto sapere subito in chi
ci eravamo imbattuti per poterli valutare, ce n'era un'altra che lo
stava ringraziando per avermi concesso ancora la possibilità
di
rimanerne all'oscuro, dal momento che aveva fatto in modo che rimanessi
nascosta dietro di lui.
-
Ti ringrazio per l'offerta, amico,
ma per il momento preferisco che rimanga proprietà privata.
Anche
la risposta di Daryl non aveva lasciato alcun dubbio su cosa
volesse sottintendere, ma diversamente da prima, il fatto che si
riferisse a me in quei termini mi aveva solo resa certa che mi stesse
proteggendo da qualcosa a cui mi stavo imponendo di non pensare
perchè volevo essere coraggiosa come mi ero ripromessa che
sarei
stata d'ora in poi.
-
Per il momento... uhm... questo vuol dire che sei uno che si stanca
abbastanza in fretta delle sue cose?
Il
divertimento che quella voce sconosciuta conteneva nel parlare di me
come se
davvero fossi stata solo un "oggetto" da possedere, mi aveva spedito il
cuore in gola. Senza quasi rendermene conto, avevo iniziato a recitare
una muta preghiera nella speranza che il bluff di Daryl potesse essere
abbastanza convincente da indurre quei due tizi a proseguire per la
loro strada.
-
Può darsi... dipende molto da quanto saprà
soddisfarmi la bambolina qui dietro.
Daryl
aveva di nuovo parlato con un tono di voce talmente simile a
quello degli altri due, che avrebbe potuto far dubitare anche qualcuno
che
avesse saputo come stavano in realtà le cose tra me e lui.
-
Oh, bè, se la metti così... che ne dici, amico, se allora
stiamo qui e lo scopriamo in diretta insieme a te?
Davanti
a quella richiesta, il mio cuore era stato capace di martellare
ancora più forte e se non fossi stata appoggiata all'albero,
credo che mi avrebbero ceduto anche le gambe, perchè mi era
apparso chiaro che la situazione stava precipitando velocemente. Non
ero stata capace di
chiudere gli occhi, ma avevo continuato a fissare le spalle di Daryl,
vedendo così chiaramente come si fossero tese nel momento in
cui
doveva aver preso una decisione difficile.
-
Direi che potete restare e godervi lo spettacolo.
Non
avevo avuto il tempo di realizzare davvero quello che aveva appena
detto, perchè ero stata immediatamente catturata dai suoi
occhi
nel momento in cui me li aveva piantati addosso girandosi verso di me.
"Fai quello che ti dico",
questo mi stavano ordinando, non avrei potuto interpretare diversamente
lo sguardo di ghiaccio che mi stava rivolgendo, mentre facendo qualche
passo indietro, si era sfilato la balestra dalla spalla per appoggiarla
vicino ai suoi piedi.
-
Bambolina, mi hai sentito? Mostra la mercanzia anche ai nostri nuovi
amici.
Per
la prima
volta, avevo avuto anch'io la possibilità di vedere
chi ci aveva sorpreso e non ero riuscita a reprimere un gemito
strozzato quando avevo posato lo sguardo sulle armi che i due uomini
impugnavano minacciosamente.
-
Ehi, ma sei
proprio una giovane puledra! Hai avuto fortuna a trovarla, amico, sul
serio! Si trovano certi cessi in giro, di questi tempi.
I
due uomini si erano dati di gomito, mentre Daryl si era voltato per
lanciargli uno sguardo che aveva ottenuto l'effetto di farli
sghignazzare ancora di più, tanto che uno dei due aveva
mimato un gesto che mi aveva fatto
salire un fiotto di bile in gola, tanto era stato esplicito.
-
Bambolina, non ti perdere dietro a quei due e spogliati per me, invece.
Daryl
aveva richiamato la mia attenzione in maniera perentoria, e
seppure mi aveva rivolto parole terribili, io stavo comunque
ringraziando Dio per il fatto che fosse stato lì con me.
-
Sì, dai bambolina, fai come dice lui... mostraci cosa
nascondi lì sotto.
Erano
scoppiati di nuovo a ridere, chiaramente eccitati all'idea che io
non avessi altra scelta se non obbedire a ciò che mi era
appena
stato ordinato di fare.
Nonostante
dentro di me sapessi che il Daryl di fronte a me non aveva
la reale intenzione di farmi del male, rimaneva il fatto che si
aspettava che mi fidassi totalmente di lui e che lo assecondassi.
Avevo
cercato di inspirare profondamente per tentare di ritornare un
minimo lucida, ma quando avevo portato le mani sul bottone dei jeans,
quasi non ero stata in grado di afferrarlo tanto mi stavano tremando.
Avevo abbassato lo sguardo per cercare di compiere un'operazione che
normalmente avrei fatto anche ad occhi chiusi, quando la voce di Daryl
mi aveva gelato di nuovo.
-
Ah, ah... no, bambolina, preferirei iniziassi dall'alto... sai
com'è, ho sempre avuto un debole per le tette.
Si
era voltato parzialmente verso i due tizi, così avevo visto
che gli aveva strizzato l'occhio, proprio come se fossero stati amici e
stessero condividendo un bel momento assieme.
"Fai quello che ti dico", lo
sguardo che aveva riportato su di me, conteneva sempre lo stesso
messaggio e io mi ci ero di nuovo aggrappata, per cercare di trovare la
forza di spogliarmi come mi aveva appena chiesto di fare.
Togliersi
una maglietta era sicuramente più semplice che
slacciare un bottone, mi sarebbe bastato afferrarne il bordo e
sollevarla, ma nello stato in cui mi trovavo anche quell'operazione
stava richiedendo tutta la mia concetrazione.
Solo
per un attimo mi ero concessa di chiudere gli occhi, quasi per
allontanare l'inevitabile, ma era stato sufficiente perchè
uno
dei due tizi si sentisse autorizzato ad intervenire.
-
Ehi, se vuoi vengo io a darti una mano...
L'altro
aveva subito sghignazzato, ma a farmi riaprire gli occhi di
scatto, era stato il verso di insofferenza proveniente da Daryl con cui
aveva attirato la mia attenzione per lanciarmi un'altra occhiata che
non mi aveva lasciato scampo: dovevo farlo e anche in fretta.
Non
sapevo nemmeno io a cosa stessi pensando esattamente, nella mia
mente c'era solo un enorme caos, l'unica cosa di cui mi sentivo certa,
era che per la prima volta in vita mia qualcuno mi avrebbe visto nuda,
e mai avrei
immaginato che sarebbe stato proprio Daryl insieme a due perfetti
sconosciuti.
Poi
l'avevo fatto: pregando Dio di rendermi coraggiosa sino in fondo,
mi ero sfilata la maglietta, rimanendo con un reggiseno semitrasparente
che già aveva offerto una buona vista e che un paio di
fischi
soddisfatti avevano sottolineato.
Avevo
dovuto compiere uno sforzo sovrumano per non sollevare le braccia
e coprirmi, mentre ero tornata ad incrociare lo sguardo di due occhi
azzurri in cui avevo trovato ancora solo la fredda determinazione che
avevano mostrato sinora.
-
Bè, bambolina, direi che non hai deluso le mie
aspettative...
tanto che ho già voglia di fare sul serio. Direi
che puoi venire qui e metterti in ginocchio.
Davanti
a quell'ordine inequivocabile, il mio sguardo era stato
attirato dalla reazione immediata che aveva avuto uno dei due uomini,
ossia appoggiare il fucile che aveva tenuto in mano, per potersi
slacciare i pantaloni e procedere in una maniera che avevo solo
preferito immaginare, dal momento che avevo immediatamente distolto lo
sguardo per riportarlo in quello di Daryl.
"Fai quello che ti dico",
sempre quello era il messaggio, perciò avevo racimolato la
forza
di fare un passo avanti, e poi un altro ancora, sino a
trovarmi nella posizione giusta per inginocchiarmi dove si supponeva
che dovessi farlo. Era stato automatico chiudere gli occhi mentre mi
ero abbassata, perchè una parte di me era stata
comunque in grado di registrare lucidamente dove si sarebbe venuto a
trovare il
mio viso.
-
Dai, forza,
bambolina, prendi un pò di iniziativa! Non vorrai mica
rovinarci
la festa a cui siamo stati gentilmente invitati...
L'incitamento
era giunto nel momento in cui avevo percepito un
movimento vicino a me, così avevo aperto gli occhi ed avevo
visto, come in una scena al rallentatore, la mano di Daryl posarsi
sulla mia testa e scivolarmi dietro la nuca, per poi chiudersi sulla
mia coda.
-
Ah, Sam, mi sa che il nostro amico ha capito che è meglio
prendere la situazione in mano!
Io
avevo colto vagamente il doppio senso di quella battuta, come anche le
risate sguaiate dei due uomini, perchè tutta la mia
concentrazione era stata assorbita dal panico di non sapere sin dove si
sarebbe spinto Daryl. Sentivo la sua
mano tenermi ancora saldamente, ma senza che mi avesse costretta a
muovere la testa nemmeno di un millimetro.
Poi
tutto era successo nel giro di qualche secondo, come spesso avevo
visto accadere i fatti in altre situazioni estreme, dove agire in
fretta aveva rappresentato la differenza tra vivere o morire.
-
Stai giù!
Mi
aveva spinto a terra con violenza nello stesso momento in cui
me lo aveva detto, così la mia visione di ciò che
era
accaduto subito dopo era stata parziale. Lo avevo visto afferrare la
balestra mentre effettuava una mezza capriola a terra, poi avevo solo
sentito il sibilo della freccia che partiva e che doveva aver colpito
il bersaglio voluto, perchè c'era stato un verso di dolore,
seguito poi dal tonfo sordo di un corpo che cadeva a terra
-
Brutto figlio di puttana!
Il
grido di rabbia aveva preceduto uno sparo che nella mia testa era
risuonato come una condanna a morte per Daryl, che sicuramente non
aveva avuto alcuna possibilità di ricaricare la balestra.
Non
avevo sentito nessun tonfo questa volta, ma non avevo nemmeno trovato
il coraggio di sollevare la testa per riuscire a vedere la porzione di
bosco dove ero certa che avrei trovato il suo cadavere.
"Fai quello che ti dico".
Aveva cercato di
proteggermi sino alla fine, come avrei dovuto
fare anch'io con lui, invece di rimanere lì a terra, ferma e
immobile come una vigliacca. Aveva avuto sempre ragione su di me, ero
solo una stupida ragazzina a cui gli altri avevano
sempre dovuto fare da balia. Per questo motivo sarei dovuta morire
già infinite volte, almeno tante quante erano state le volte
che
avevo visto delle persone in gamba sacrificarsi per gli altri senza
doverci nemmeno pensare.
Con
gli occhi chiusi, potevo ormai attendere con sollievo qualsiasi
cosa mi sarebbe successa ora, perchè l'avrei accolta come la
giusta punizione per tutto ciò che non ero stata in grado di
essere: coraggiosa e altruista, come invece avrei dovuto essere.
-
Beth! Sei ferita? Rispondimi!
Una
mano mi aveva afferrato per una spalla, costringendomi senza tanti
riguardi a voltarmi sulla schiena, mentre i miei occhi si erano aperti
sul viso preoccupato di Daryl, inginocchiato accanto a me. La mia
reazione alla sua apparizione, era stata quella istintiva di sollevarmi
per abbracciarlo, stringendolo forte a me per sincerarmi che fosse
davvero vivo, e non fosse solo una proiezione della mia mente in
subbuglio.
-
Sei vivo... sei vivo! Dio ti ringrazio...
Senza
lasciarlo andare, avevo iniziato a piangere, completamente
sopraffatta da tutta la ridda di emozioni che avevo provato nel giro di
così poco tempo.
-
Dobbiamo andarcene da qui, subito.
Come
era sempre stato, anche ora lui sembrava invece non essere stato
minimamente scosso da tutto ciò che era appena successo.
Aveva ucciso due uomini, rischiando a sua volta di morire, ma la
sua mente era come se lo avesse già archiviato nel passato,
senza nessuna
conseguenza .
-
Beth, guardami! Sei ferita?
Solo
afferrandomi per le braccia era riuscito ad allontanarmi da
sè, fissandomi con un'intensità che mi aveva
provocato
nuove lacrime. Poi il suo sguardo si era spostato più in
basso,
inducendomi a fare lo stesso, perchè lo avevo visto
irrigidirsi.
-
Sembra solo una ferita superficiale...
Solo
in quel momento mi ero accorta del sangue che usciva da quella che
sembrava in effetti una piccola ferita appena sotto la spalla e che era
stata ben
visibile a tutti e due, dal momento che c'era stato solo il reggiseno a
coprirmi.
-
Sì, io... ma quel sangue è mio o tuo?
Avevo visto del sangue anche sulla sua maglietta, ma non mi era parso
di vedere nessuno squarcio nel tessuto.
- Tuo, io non sono ferito. Dobbiamo andarcene, perciò adesso
ti aiuto ad alzarti.
Senza
lasciarmi altra scelta, si era alzato e aveva aiutato anche me a
fare lo stesso, lasciandomi andare non appena aveva visto che le mie
gambe reggevano.
-
Daryl... io... quello che è successo...
Credo
che fosse l'inizio di un discorso molto difficile che sentivo sgorgare
dallo stesso nodo di emozioni da cui stavano fluendo anche le mie
lacrime,
ma come aveva già fatto in altre circostanze, lui
mi aveva subito interrotto.
-
Quello che
è successo qui, Beth, te lo devi dimenticare. Ti ho chiesto
di
fare qualcosa che sarebbe servito solo a sopravvivere... ed era l'unica
cosa che avrebbe fatto abbassare la guardia a quei due figli di puttana.
Lo
avevo visto
fare qualche passo avanti, dove aveva raccolto da terra
la maglietta che mi ero tolta solo qualche minuto prima, anche se a me
sembrava fossero passati anni, per poi tendermela senza quasi
guardarmi. Ero stata abbastanza certa, a questo punto, che quello fosse
stato il suo modo per cercare di rassicurarmi sul fatto che
non avrei dovuto sentirmi in imbarazzo, o peggio umiliata, da
ciò che era successo tra di noi.
-
Ora dobbiamo pensare solo a mettere più distanza possibile
tra noi e loro.
Mentre mi stavo infilando la maglietta, lo avevo visto fare un cenno
nella direzione da cui erano sbucati i due uomini che adesso giacevano
senza vita, uno con una freccia infilzata all'altezza del cuore,
l'altro con la gola aperta da quella che doveva essere stata una
coltellata inferta con ferocia.
Non riuscivo a smettere di piangere, come non riuscivo a smettere di
pensare che l'avevo lasciato solo ad affrontare il pericolo. La mia
convinzione di poter essere una nuova Beth, più coraggiosa e
matura, si era rivelata per ciò che era davvero: solo una
bugia
che avevo cercato di raccontarmi da sola. C'era una sola cosa che
potessi fare, a questo punto, e dovevo farla subito.
- Non verrò con te, Daryl.
Avrei voluto che la mia voce fosse stata meno tremante, ma date le
circostanze, forse non potevo pretendere anche questo da me stessa.
- Ci dobbiamo separare.
Le mie parole lo avevano sorpreso mentre stava gettando via i
proiettili che aveva estratto dai due fucili, immobilizzandolo come se
lo avesse colpito un sortilegio. Solo gli occhi avevano mantenuto la
loro vitalità, riempiendosi
di una rabbia che in quel momento non mi sarei aspettata di vedere.
- Sei ancora convinta che ti lascerei tornare indietro dopo quello che
è appena successo?
Indietro dove?
Non avevo subito capito a cosa si fosse riferito, mi ci
era
voluto un attimo per ricordarmi che stavamo proprio discutendo della
mia intenzione di tornare alla prigione per cercare gli altri.
- Non ha importanza dove voglio andare, ha importanza che non lo faremo
insieme.
Prima di ritrovarmelo ad incombere su di me come se fosse stato la
furia fatta persona, lo avevo visto scagliare via con violenza gli
ultimi proiettili che aveva tenuto ancora in mano.
- Noi - non - ci - separeremo.
Lo aveva scandito, parola dopo parola, come se stesse pronunciando una
sentenza irrevocabile a qualcuno che ancora faticava a capirla. Ma era
lui a non capire, questa volta.
- Non morirai per colpa mia, Daryl.
Tra le lacrime, a fatica, avevo cercato di fargli capire che non avrei
più voluto essere la causa di un episodio come quello che
avevamo appena vissuto.
- Nessuno di noi due, morirà, Beth.
- Tu non capisci....
- No, fidati, io capisco benissimo. Per questo motivo resteremo insieme.
Quella risposta di nuovo così perentoria aveva acceso una
piccola scintilla di rabbia, forse un eco di quella che mi aveva fatto
credere la notte precedente che potessi essere una ragazza
più forte rispetto a quella che era anche arrivata a
tagliarsi le vene pur di non affrontare la realtà che la
circondava.
- Non puoi decidere per me.
Avevo detto quella frase di getto, forse spinta da quella piccola
scintilla di rabbia, ma di certo non mi sarei mai aspettata che avrebbe
avuto un effetto così dirompente su di lui.
- Invece posso e sto per dimostrartelo.
Prima ancora che potessi capire cosa avesse estratto dalla tasca
posteriore dei suoi jeans, mi ero ritrovata il polso destro
imprigionato nell'acciaio di un cerchietto che corrispondeva alla
metà di un paio di manette, in cui Daryl ci aveva appena
rispettivamente imprigionato.
- Insieme, Beth, che tu lo voglia o meno, perchè io non
lascerò morire più nessun'altro. Spero che
così, ti sia più chiaro il concetto!
Sollevando i nostri polsi uniti da quelle manette che non avevo idea
possedesse, me li aveva praticamente sbattuti davanti agli occhi, a
sottolineare quello che mi aveva appena urlato contro.
Se si era aspettato da me un qualche tipo di reazione che gli
permettesse di sfogare un altro pò la rabbia che sembrava
consumarlo, sicuramente lo avevo deluso, perchè in quel
momento non ero stata capace di fare altro che accettare la sua
decisione, ma non perchè mi aveva spaventato con la sua
prova di forza, ma proprio perchè mi aveva fatto pensare che
dietro a quella sua determinazione si sentisse invece fragile e solo
quasi quanto mi sentivo io.
E se così fosse stato, allora volevo scoprirlo,
perchè sapere che anche lui aveva bisogno di me, avrebbe
potuto ridare senso ad una vita che sentivo invece scivolarmi via.
Note
Immagino che sarete abbastanza sorprese da questo Daryl così
"duro" nei confronti di una Beth che, diversamente da lui, non naconde
invece la sua fragilità e la sua difficoltà a
rapportarsi con l'idea che debba considerare tutti gli altri "perduti".
Ma, ad essere sincera, è proprio questo che mi piace di loro
due, il fatto che siano complementari senza sapere di esserlo, e che
quindi ci sia tutto un mondo in mezzo da esplorare, prima di poter
arrivare a conoscersi davvero.
Spero, quindi, che vorrete dargli una chance e continuare a leggere di
loro attraverso la mia storia.
Prima di salutarvi, ne approfitto per dirvi che cercherò di
postare un capitolo a settimana, massimo ogni dieci giorni.
Alla prossima, spero.
Laura
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Ciao!
Prima di lasciarvi alla lettura del secondo capitolo, voglio
ringraziare ancora quelle lettrici che hanno commentato, ma anche tutte
quelle che hanno semplicemente letto, perchè mi avete reso
meno titubante nell' essermi decisa a postare questa storia. Vi anticipo che non sarà un capitolo molto lungo, perchè mi sono ritrovata a doverlo spezzare, altrimenti sarebbe diventato lunghissimo in maniera esagerata. Il prossimo, quindi, sarà molto più corposo!
Come noterete, ho voluto inserire un'immagine dei due protagonisti,
perchè mi piacerebbe realizzare un banner vero e proprio, ma
ahimè non ne sono capace, quindi mi accontento.
Ora vi lascio alla lettura.
Laura
Io sono un guerriero e
troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
Quando
mi ero decisa a rivolgere nuovamente la parola a Daryl, lo avevo fatto
unicamente per un motivo fisiologico: dovevo fare
pipì. Sino a quel momento, infatti, il nostro interagire si
era
limitato all'essere costretti a dover camminare fianco a fianco per via
delle manette con cui ci aveva imprigionati. Era stato un gesto
talmente imprevedibile il suo, che aveva assorbito tutti i miei
pensieri,
riducendomi in apparenza ad un comportamento passivo che gli
doveva essere sembrato una benedizione, dal momento
che lo avevo seguito senza sollevare più nessuna protesta.
- Ho bisogno di un minuto da sola.
Quella che avevo pronunciato era una sorta di frase in codice che avevo
istituito proprio per indicargli l'esigenza di dover andare in bagno e
di avere quindi un minimo di privacy.
- Ora non è possibile.
Non
avevo minimamente dubitato del fatto che la sua risposta sarebbe stata
positiva ed immediata, più che altro
perchè ero arrivata alla conclusione abbastanza certa che mi
avesse imprigionato sulla scia delle emozioni che doveva aver vissuto
anche lui nell'affrontare i due tizi che ci avevano
minacciato solo poche ore prima, e su cui credevo ci avesse riflettuto,
arrivando a stemperarle in un atteggiamento meno duro nei
mie confronti.
Quindi, quel rifiuto categorico, accompagnato da un'occhiata che era
stata impenetrabile, mi aveva lasciato un attimo confusa e spiazzata.
- Scusa?
Non avevo voluto essere provocatoria con quella domanda, ma solo certa
che avessi compreso bene la sua risposta, perchè ancora
faticavo
a credere che Daryl volesse spingersi così oltre con me.
- Non posso liberarti.
"Non sta scherzando",
ecco il
pensiero che aveva subito formulato la mia mente, ma prima di poterlo
tradurre in parole che gli avrebbero espresso appieno la mia opinione
al riguardo, mi aveva di nuovo sorpreso.
- Non ho la chiave per aprire le manette.
- Scusa?
Il mio vocabolario sembrava essersi ridotto a quella parola soltanto,
mentre sul mio viso doveva essere passata un'intera gamma di pensieri
che lo avevano indotto a sollevare una mano come per zittirmi ancora
prima che parlassi.
- E' stata colpa tua.
- Colpa
mia?
- Sì, hai capito bene. Avevi ricominciato a dire un mucchio
di
cazzate e dovevamo andarcene in fretta da lì, non mi hai
lasciato altra scelta.
"Il mucchio di cazzate" a cui si era riferito, erano ancora pensieri
per me validi, solo che avevo capito che per discuterne con lui avrei
prima dovuto fare breccia nell'atteggiamento indisponente
dietro cui si era rifugiato di nuovo.
- Quindi mi stai dicendo che avevi le manette, ma non la chiave?
Aveva emesso un grugnito che era stato un sì, e tra l'altro
sottolineato da un'occhiata che non mostrava certo pentimento o altro.
- Bene, allora speriamo che allo chalet ci sia qualcosa per liberar...
- Non stiamo andando lì.
Quell'affermazione era calata tra di noi come se fosse stata una bomba
ad orologeria pronta ad esplodere quando uno dei due avesse
deciso di innescarne il timer.
- Ma avevi detto che ci saremmo tornati!
- E' stato prima che incontrassimi quei due tizi.
- E adesso questo cosa c'entra?
Subito dopo averlo detto, in realtà ci ero arrivata da sola
a
darmi una risposta: Daryl doveva essersi accorto di qualcosa che
ovviamente a me era del tutto sfuggito e se così fosse
stato, sarebbe stata l'ennesima prova che non
avevo la minima possibilità di potergli essere d'aiuto.
- Daryl, rispondimi.
Lo avevo dovuto spronare perchè improvvisamente mi era
sembrato restio nel voler proseguire.
- Lo chalet è una trappola.
- Una trappola? Ma cosa stai dicendo?
Okay, per un attimo avevo pensato che fosse davvero impazzito e stesse
straparlando, ma la sicurezza nel suo sguardo mi aveva ricordato chi
avessi di fronte: Daryl Dixon. Un uomo che aveva dimostrato di
possedere attitudini che più volte erano state in grado di
salvare il nostro gruppo, arrivando ad intuire prima di chiunque altro
pericoli e minacce.
Istintivamente avevo fatto il gesto di passarmi le mani sulla faccia,
come era mia abitudine quando cercavo di raccogliere le idee, ma ero
stata impedita dalle manette che mi imprigionavano il polso destro.
Non ero riuscita a trattenere un moto di stizza, che dentro di me
sapevo nascere da un primo accenno di panico, perchè mi ero
ormai convinta che Daryl mi avesse taciuto qualcosa di grave.
- Devi trovare il modo di toglierci queste, okay? E poi mi devi dire
che cosa significa esattamente che è una trappola e
perchè
pensi che siamo in pericolo!
Lo avevo fissato con quella che speravo fosse un'espressione
altrettanto decisa quanto la sua, perchè già
stavo
faticando parecchio con me stessa per non rifugiarmi ancora in pensieri
che mi avrebbero portato dritta alle lacrime.
- Bè, a meno che uno dei due non rinunci ad una mano, queste
dovranno aspettare.
Me lo aveva detto con quel suo tono beffardo, quello che aveva sempre
sottolineato quanto fossi stata stupida per lui e che pensavo
erroneamente avrebbe abbandonato in favore di uno più
moderato.
- Dovresti rinunciarci tu, allora, visto che l'idea geniale
è stata tua.
Certo rispondergli in quella maniera non avrebbe sicuramente deposto a
mio favore per fargli cambiare idea sulla mia maturità, ma
di nuovo mi sentivo in balia di
emozioni contrastanti e attaccarlo mi aiutava a non mettermi sulla
difensiva con lui.
- Cristo, Beth, non abbiamo tempo per queste stronzate!
Lo avevo visto assottigliare lo sguardo come faceva sempre quando
diventava davvero insofferente a qualcosa, o a qualcuno, e senza
aggiungere altro aveva ripreso a camminare, ovviamente trascinandomi
con lui.
- Non abbiamo tempo perchè lo chalet è una
trappola? Daryl, se
vuoi che mi comporti da adulta, bè allora inizia a trattarmi
da
adulta e condividi con me quello che hai scoperto!
- Non lo sarai mai abbastanza...
Lo aveva detto a mezza voce, ma ero stata abbastanza certa che sapesse
che lo avrei sentito comunque, perciò mi aveva fatto ancora
più male.
- Perchè cavolo, allora, ti ostini a voler restare con me se
ti costa così tanta fatica!
Non avevamo smesso di camminare, sapevo che tentare di fermarlo sarebbe
stato un inutile sforzo, però mi ero affiancata a lui per
cercare di incrociare il suo sguardo.
- Quando ti ho detto che volevo andarmene per la mia strada, sei stato
tu a tirare fuori queste!
Avevo strattonato il suo polso legato, e lui lo aveva rifatto con il
mio senza tanti riguardi, strappandomi un gemito più di
rabbia
che di dolore. Non mi capacitavo davvero del fatto che stessimo di
nuovo discutendo in quella maniera.
- Diversamente, saremmo già stati lontani anni luce!
- E tu saresti già stata cibo per i vaganti... oppure il
divertimento di qualche altro stronzo pervertito.
A quel punto ero stata abbastanza frastornata da quei suoi continui
cambiamenti d'umore, da dire la prima cosa che mi era venuta in mente a
quella sua ultima affermazione.
- Forse lo sei tu, dopotutto, uno stronzo pervertito. Perchè
a
pensarci bene, sapevi esattamente cosa sarebbe piaciuto a quei due
ti....
Come in una scena già vista, mi ero ritrovata un dito
puntato
minacciosamente davanti alla faccia e due occhi azzurri che mi stavano
fulminando.
- Nella mia vita ho fatto tante stronzate per cui sicuramente
brucerò all'inferno, ma tra queste non c'è mai
stata
quella di forzare le donne... tantomeno delle ragazzine come te!
Ficcatelo bene in testa e non provare più a dire una cosa
del
genere su di me!
Non avevo fatto fatica a credere che stesse dicendo la
verità,
perchè davvero sarei potuta bruciare sotto lo sguardo di
fuoco
che mi stava ancora rivolgendo.
- Okay, forse ho esagerato... ma tu, allora, fammi capire cosa sta
succedendo. Perchè sento che qualcosa ti spaventa, ma non
dirmelo non migliorerà i rapporti tra di noi.
Alla fine, avevo osato essere diretta e anche più del
dovuto,
dal momento che
il viso di Daryl era tornato ad essere una maschera impenetrabile.
Però mi aveva stupito perchè alla fine aveva
ceduto.
- Sulla porta dello chalet, all'interno, qualcuno aveva disegnato un
simbolo con della vernice spray. I due tizi che abbiamo incontrato...
avevano tatuato lo stesso simbolo sull'avambraccio. Non può
essere un caso.
"Merda",
niente avrebbe potuto
esprimere meglio l'angoscia che mi aveva subito attanagliato la gola a
quella rivelazione. Un fiume di ricordi mi aveva invaso la mente, uno
su tutti quello del Governatore, un uomo che era riuscito facilmente a
trascinare altri nella sua guerra spietata contro di noi.
- E quindi, pensi che per qualche motivo ce ne siano altri che ci
stanno inseguendo?
- Non lo so, ma nel dubbio è meglio mettere più
distanza possibile tra noi e quel posto prima che faccia buio.
Forse aveva pensato davvero di potermi ingannare, ma questa volta non
avrei mollato, volevo la verità.
- Invece lo sai, o perlomeno ti sei fatto un'idea ben precisa. E credo
sia giusto che lo sappia anch'io, dal momento che rischio tanto quanto
te.
- Non credo che "giusto" sia un concetto che va d'accordo con me.
- Smettila di fare lo stronzo, Daryl.
Mi ero sentita molto lui in quel momento, perchè a parti
rovesciate sicuramente sarebbe stato con una risposta del genere che mi
avrebbe inchiodatoper farmi parlare. Ero stata sul punto di tornare
all'attacco, visto che non aveva più aperto bocca, quando un
fruscio non molto distante mi aveva fatto scattare come una molla,
cercando istintivamente protezione dietro di lui.
- E' solo un vagante...
Freddo e distaccato, proprio come se la cosa non lo turbasse, aveva
sfilato la balestra e atteso di vederlo sbucare da dietro un arbusto,
per poi colpirlo dritto in fronte.
Mi ero aspettata che in qualche maniera si sarebbe fatto beffa della
reazione poco coraggiosa che avevo avuto, invece credo avesse preferito
approfittarne per rimettersi in marcia, dopo aver estratto la freccia e
ricaricato la balestra. Il tutto, senza mostrare particolare impaccio
per il fatto che fosse legato a me dalle manette, cosa che invece a me
pareva impedire ogni movimento.
- Daryl, per favore, potresti dirmi in che guaio pensi ci troviamo?
Alla fine, quasi nella ripetizione di un ciclo già vissuto,
era
tornata una calma apparente tra di noi, perciò gli avevo
posto
quella domanda di nuovo con un tono conciliante sperando potesse
ottenere un risultato migliore con lui.
Mi aveva gettato solo uno sguardo veloce, prima di tornare a scrutare
avanti, come se stesse cercando i segni di un percorso ben preciso da
seguire. Cosa che poteva anche essere con lui, perchè
già
altre volte a me era sembrato di vagare senza meta nei boschi, mentre
lui era
arrivato in un punto ben preciso, come ad esempio un ruscello o una
macchia più fitta di alberi per ripararci.
- Daryl...
- Potrebbero volere me.
Tra tanti scenari che avevo provato ad immaginare, quello non mi aveva
nemmeno sfiorato la mente. O meglio, avevo pensato che avrebbero potuto
volere qualcuno, ma che fossi io e per un motivo che era stato chiaro a
tutti in quella radura.
- Volere te?
- Sì, soprattutto dopo quello che ho fatto.
Non lo stavo seguendo, ovviamente, in un disegno che per lui invece
sembrava essere chiarissimo.
- Potresti essere più chiaro? Perchè a me appare
abbastanza... strano
quello che stai cercando di dirmi.
Dove "strano" nella mia testa risuonava più come
"impossibile". Cosa gli aveva fatto pensare una cosa del genere?
- Sei sicura di volerlo sapere?
All'improvviso aveva cambiato di nuovo atteggiamento, smettendo i panni
del "coglione bifolco" e tornando ad essere il Daryl che sembrava
capace di rapportarsi con le emozioni proprie ed altrui.
- Sì, sicura.
- Lo chalet che abbiamo trovato... pensaci bene, cosa aveva di
particolare?
Avevo fatto mente locale, ma l'unica cosa che mi era venuta in mente,
erano state le scatolette di cibo.
- Il cibo?
Lui aveva annuito.
- Sicuramente serve come esca. E poi?
Ci avevo ripensato, ma non mi era venuto in mente altro.
- Non mi viene in mente altro.
Intanto aveva adeguato il suo passo al mio, di modo che non mi ero
più ritrovata a dover quasi correre per restargli accanto.
- Le sbarre alle finestre. Ora sono abbastanza sicuro che non sono
state montate per non fare entrare i vaganti, ma piuttosto per non fare
uscire
chi ci capita dentro.
- Tipo noi?
Aveva di nuovo annuito.
- Ma perchè?
- Per essere sicuri di ucciderli facilmente. Un solo ingresso e
finestre bloccate, la trappola ideale.
Nel modo di esporre le cose, rimaneva comunque Daryl, a cui dovevi
strappare di bocca parola dopo parola.
- Ma noi non siamo stati uccisi.
Un brivido mi era corso lungo la schiena, quasi a precedere la risposta
che avrei ricevuto.
- Devono aver pensato che potevo essere un soggetto adatto
per la prova successiva.
Ero nuovamente persa nel nulla, mi sembrava tutto assurdo quello che mi
stava dicendo, però sapevo che le sue intuizioni si potevano
rivelare comunque esatte.
- Quale prova?
Prima delle sue parole, era stato nel suo sguardo fermo che avevo
trovato la risposta.
- Che sono capace di uccidere a sangue freddo se fornito della giusta
motivazione. E che lo faccio molto bene, dal momento che ho fatto fuori
quei due senza tanta fatica.
Mi era venuto istintivo fermarmi a quella sua dichiarazione
così... forte. Non trovavo un altro modo per definire la
situazione in cui credeva fossimo finiti.
- Daryl... non lo so... non ti pare troppo
quello che... che stai supponendo solo grazie ad un simbolo? Okay,
potrebbe essere
che lo chalet fosse collegato a quei due... ma... bè, tutto
il
resto... come fai a dire che le cose stiano davvero così?
Non avevo avuto modo di poterlo vedere in viso, perchè mi
aveva
subito spronato a riprendere il cammino, trasmettendomi una sensanzione
di urgenza che sembrava sottolineare ciò che mi aveva
detto.
- Perchè so troppo bene come ragiona certe gente,
fidati.
Avevo intuito subito che dietro a quella risposta sprezzante ci potesse
essere quel passato turbolento di cui lui ora sembrava vergognarsi,
perchè era l'impressione che mi ero fatta quando lo avevo
sentito confessare a Carol che prima di questa apocalisse, era stato
solo
"un coglione bifolco" che obbediva agli ordini di un fratello ancora
più coglione di lui.
- Ma non può essere che ci fossero solo quei due tizi?
Cioè, che lo chalet fosse il loro mezzo per attirare gente
punto
e basta? E che magari con noi gli sia andata male, magari non si sono
accorti che ci siamo fermati lì subito ieri notte... magari
se
ne sono accorti stamattina dopo che siamo usciti e poi ci hanno
seguito...
Già mentre lo dicevo era parsa anche a me debole come
ipotesi,
forse era un tentativo messo in atto dalla mia mente per allontanare
l'idea che davvero ci fosse qualcuno che ci stava inseguendo
perchè era interessato a Daryl. Ma se fosse stato vero...
c'era
un'altra cosa ancora più agghiacciante con la quale sarei
stata
obbligata a fare i conti.
- Okay... forse potrebbe essere tutto vero... allora, in quel caso,
adesso hanno la conferma che io sono la "giusta motivazione" per te,
vero?
- Tu cosa dici, ragazzina?
Quella risposta era stata accompagnata da un'occhiata così
intensa, che mi aveva obbligato a distogliere lo sguardo. Nei suoi
occhi avevo letto molto più di quanto mi sarei aspettata,
perchè di nuovo mi aveva fatto intravedere con quanta feroce
determinazione avrebbe difeso quel "io e te" che eravamo diventati
senza più tutti gli altri.
- Dico che ci potrebbe esssere un motivo in più per
dividerci.
- Cristo, non ricominciare con le tue cazzate...
- Non sono cazzate, Daryl! E uno come te dovrebbe capirlo...
- Sì, certo. Intanto che cerchi di convincermi, muovi il
culo e
andiamo. Se camminiamo per tutta la giornata, dovremmo arrivare nei
dintorni di una zona industriale.
Forse dovevo considerare un segnale positivo il fatto che me lo avesse
chiesto di ricominciare a camminare,
anzichè limitarsi a trascinarmi come aveva fatto
prima.
- Come fai a saperlo?
- Ho trovato una cartina della zona.
- Perchè non me l'hai detto?
- Cazzo, scusa, non avevo capito che eravamo diventate amiche per il
cuore, se no ti avrei detto anche quante volte ho scorreggiato da
stamattina.
Se pensava di potermi ingannare ancora con quell'atteggiamento
sarcastico e volgare, aveva fatto male i conti, perchè ormai
ero
quasi certa che fosse il suo modo per non lasciarsi sopraffare da
emozioni che lo avrebbero reso più vulnerabile. Quindi, non
gli
sarebbe più servito per azzittirmi, lo avrei semplicemente
ignorato, proseguendo dritta al punto dove volevo arrivare con il mio
discorso.
- Credo che in questo momento lo vorresti più tu di me,
perchè così non penseresti di dovermi nascondere
le tue
emozioni.
Aveva accolto la mia esternazione come mi ero aspettata,
cioè con una mezza risata sprezzante.
- Cristo, ce l'avete proprio nel sangue sin da piccole la fissa di
voler dimostrare a tutti i costi che uno non è come sembra.
Mi aveva lanciato un'occhiata di traverso, cambiando bruscamente
direzione e facendomi acquattare con lui dietro a degli arbusti.
- Spero solo che non ti farai troppo male quando scoprirai che io,
invece, sono esattamente
quello che sembro.
Me
lo aveva sussurato piano, mentre dei versi lugubri avevano rivelato
l'arrivo di altri vaganti. Stavo per sussurargli a mia volta che
pensavo non fosse una buona idea starsene lì così
ad
aspettare di vederli magari prendere la nostra direzione, quando un
verso aveva attirato la loro immediata attenzione, deviandone
la traiettoria. Avrei voluto sporgermi per vedere da dove
provenisse l'origine di quel suono che sembrava avvicinarsi altrettanto
rapidamente, ma Daryl mi aveva fatto cenno di no. Avevo cercato di
capire dal suo viso se fossimo minacciati da qualcosa di peggiore dei
vaganti, i cui passi strascicati sembravano più vicini a
noi, ma
la sua espressione era stata impassibile. L'azzurro degli occhi, che
sembrava risaltare ancora di più nel nero dei lividi
provocati
dalla botta al naso, mi aveva ricordato il colore del ghiaccio sul
quale avevo pattinato una volta da bambina, durante una vacanza che
avevamo trascorso nel Wisconsin. Mio padre mi aveva raccontato che a
renderlo di quel colore, era stata la neve caduta sulla superficie del
lago ghiacciato e che comprimendosi gli aveva donato quella colorazione
così intensa.
Era stata una vacanza bellissima, e avevo dovuto distogliere lo sguardo
da quegli occhi che me l'avevano fatta tornare in mente, oppure i miei
pensieri avrebbero imboccato una strada che non potevo permettermi di
percorrere, perchè certi ricordi dovevano rimanere
seppelliti in
quel passato dove la mia vita era stata completamente diversa.
- Quando ti dico di iniziare a correre, fallo senza guardarti intorno.
Bada solo a dove stai mettendo i piedi, perchè non possiamo
perdere nemmeno un secondo.
- Perchè, che cosa...
Mi aveva fatto segno di stare in silenzio, mentre era tornato a
concentrarsi su qualcosa che non avevo idea di cosa fosse, ma che
sembrava averlo trasformato in una statua, tanto aveva assorbito tutta
la sua attenzione.
Mi ero sentita colare del sudore sulla schiena, non sapevo se per il
caldo opprimente di quella giornata afosa, o se per la tensione che
improvvisamente avevo iniziato a percepire anch'io.
Il bosco intorno a noi era diventato innaturalmente silenzioso, o
così mi era parso, tranne che per i versi dei vaganti e
quello
ritmico che continuava a risuonare forte e chiaro, tanto che anche il
tempo pareva essersi dilatato nell'attesa di qualcosa che non avevo
idea di cosa potesse essere.
- Beth, devi correre come quando siamo fuggiti dalla prigione.
Di nuovo era stato un bisbigliare appena accennato quello di Daryl,
tanto che aveva avvicinato la bocca al mio orecchio per essere sicuro
di farsi sentire. Mi ero ritrovata ad annuire senza fiatare, questa
volta, perchè era bastato accennare alla corsa folle che ci
aveva visto scappare dalla prigione, per farmi capire che si trattava
nuovamente di salvarci la vita.
Non avevo idea in cos'altro fossimo incappati e speravo di non doverlo
scoprire.
- Ora, corri!
Non aveva dovuto fare nient'altro per spronarmi, perchè come
se
fossimo stati sincronizzati da anni di allenamento, la nostra corsa era
iniziata nello stesso momento, diventando nel giro di poco la replica
di quella che ci aveva fatto allontanare dalla prigione alla
velocità della luce. Sentivo come allora il cuore battere
sempre
più forte e le gambe bruciare per lo sforzo, ma come mi
aveva
chiesto Daryl, avevo mantenuto l'attenzione fissa solo sul suolo, per
evitare qualsiasi cosa avesse potuto farmi inciampare.
Se
avevo creduto che le manette sarebbero state un handicap, mi ero
ricreduta invece quasi subito, perchè Daryl le aveva usate
come mezzo
di comunicazione immediato per anticiparmi i cambi di direzione.
Avevo
avuto la sensazione che qualcosa, o qualcuno, ci inseguisse ma il
nostro avanzare zigzagando tra la vegetazione forse glielo aveva reso
più difficile di quanto si aspettasse, perchè
nonostante
stessimo già correndo da diversi minuti, eravamo ancora vivi.
Era stato nel momento in cui avevo osato alzare lo sguardo, che era
esploso un boato alle nostre spalle, mentre contemporaneamente mi ero
sentita sbalzare in aria, atterrando solo qualche metro più
avanti su qualcosa di duro. Non ero stata in grado di capire cosa fosse
successo, perchè vista e udito sembravano avermi
abbandonato,
avevo solo realizzato che qualcuno, presumibilmente Daryl, mi stesse
scuotendo per controllare che fossi ancora viva. Avevo dovuto compiere
uno sforzo immane per sollevare una mano e un altro sforzo immane per
sollevare le palpebre, cercando di sforzare la vista annebbiata per
inquadrare meglio ciò che mi circondava.
L'unica cosa che però ero riuscita ad intravedere, oltre il
viso
sfocato di Daryl, era stato quello di un altro uomo dalla pelle scura
alle sue spalle, poi ero precipitata nuovamente nel buio.
Note
Decisamente non sto dando molta tregua ai due poveretti, ma come The
Walking Dead insegna, bisogna davvero temere di più i
vivi dei morti! E a mio avviso ci sta anche, perchè noi
uomini
forse saremmo davvero in grado di farci la guerra anche durante
un'apocalisse del genere! Però, dopotutto, anche Daryl come
guerriero - inteso proprio anche come combattente - dimostra di
sapersela cavare molto bene... voi che ne dite? Siete del mio stesso
parere?
Vi auguro un buon week... lungo, se avrete la fortuna di fare il ponte
come me!
A presto.
Laura
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Ciao!
Scusate il ritardo di qualche giorno con cui arrivo a postare, spero mi
perdonerete!
Che dire di questo capitolo... bè, che
verso la
fine mi sono emozionata nello scriverlo... e spero che succederà anche a
voi!
Però... il però lo riservo alle note finali,
prima dovete leggere!
Laura
Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
Quelle che piano, piano mi avevano strappato dal mio stato di
incoscienza,
erano state due voci per me assolutamente sconosciute. Una, in
particolar modo, aveva avuto un marcato accento texano che avevo
riconosciuto facilmente perchè per un pò di tempo
alla
fattoria aveva lavorato un ragazzo che io e Maggie avevamo
soprannominato, non a caso, "Mr. Cowboy".
Quello che i due uomini si stavano dicendo, avevo iniziato
però a metterlo a fuoco solo da qualche minuto, e visto il
tono della
conversazione, avevo deciso di fingermi ancora incosciente per avere il
tempo di capire se li avrei dovuti considerare un
pericolo oppure no.
- Dovevamo metterlo ai voti, Baker, come abbiamo sempre fatto.
- Kidd, credevo avessimo già chiarito la questione. Il
più alto in grado sono io, giusto?
Il tono con cui era stata posta quella domanda, nemmeno un bambino lo
avrebbe potuto fraintendere: era quello di chi sapeva esattamente quale
fosse il suo posto e perciò quale sarebbe potuta essere
l'unica
risposta possibile.
- Giusto, Kidd?
Sì, decisamente chiunque fosse stato quel Baker, stava
sottolineando il suo ruolo di capo in maniera inequivocabile.
- Sì.
Il Texano, come lo avevo già soprannominato nella mia testa,
aveva risposto quel sì a denti stretti, ma comunque era pur
sempre stata
un'ammissione di inferiorità, quindi avevo potuto stabilire
con
certezza chi tra i due avrei dovuto considerare più
pericoloso.
- Allora, il tizio rimane sotto stretta sorveglianza, anche se non lo
considereremo colpevole sino a che non avremo prove certe del
contrario. E'
così che funziona la legge americana, ed è
così
che faremo.
Una specie di verso sprezzante aveva accolto quella frase che io stavo
cercando di interpretare, soprattutto perchè quel "tizio" di
cui stavano parlando ero certa che fosse Daryl.
- La legge dei civili, però. E non devo certo ricordare
proprio
a te, che ora dovremmo considerare l'unica legge valida quella marziale.
- Allora tu dovresti essere fuori dai giochi, Ranger.
Quella frase era stata l'equivalente di una sferzata vera e propria,
tanto che aveva indotto persino me ad irrigidirmi, quindi non sapevo
come avrebbe reagito il Texano.
- Me ne vado volentieri, Capitano
Baker.
Ma quando la biondina strillerà di paura davanti al tuo
brutto
muso nero, non potrai contare su di me per cercare di recuperare
terreno.
Lo stridore di una sedia scostata mi aveva fatto sobbalzare
involontariamente, dando modo ai due uomini di capire che forse non ero
più del tutto incosciente.
- Kidd...
- Dovrei fregarmene, sai?
- Di me sicuramente, Ranger, ma di lei?
C'era stato un attimo di silenzio, prima che risentissi lo stesso
stridore e un'imprecazione decisamente colorita da parte del Texano.
- Ti dice bene che mi ricorda Lisa... perchè altrimenti ti
avrei lasciato nella merda.
A quel punto, in me aveva prevalso la Beth che aveva sempre avuto
fiducia nel prossimo, quella che nonostante tutto, ancora faticavo a
reprimere per diventare invece solo una dura "guerriera" come credevo
dovessi diventare per sopravvivere in quel nuovo mondo.
Così, avevo aperto gli occhi, decisa a scoprire se ancora
una
volta mi sarei dovuta scontrare con la dura realtà che di
fiducia negli altri non ne avrei dovuto avere più nemmeno
una
briciola.
La prima cosa con cui avevo dovuto fare i conti, era stato il
trattenermi dall'emettere un verso di sorpresa quando il mio sguardo si
era posato su di un viso deturpato da una serie di cicatrici
impressionanti e che aveva reso l'espressione "brutto muso nero" molto
veritiera.
- Ehi, va tutto bene, ora sei al sicuro.
La voce del Texano era riuscita nell'intento di attirare la mia
attenzione, perchè avevo spostato lo sguardo su di lui,
incontrando questa volta un viso dai lineamenti praticamente perfetti.
- Io sono il Ranger James Kidd, lui è il Capitano Steve
Baker.
Non abbiamo nessuna intenzione di farti del male e spero davvero tanto
che vorrai darci il beneficio del dubbio sul fatto che ti stiamo
dicendo la verità.
Il mio sguardo si era alternato tra loro due, iniziando a cogliere
più particolari possibili, tipo quello che sembravano al
momento
non avere
armi addosso, o almeno non che fossero ben visibili e se potevano
essere davvero dei militari visto il modo in cui si erano presentati.
Avevo anche cercato di cogliere con
un primo sguardo d'insieme dove mi fossi trovata, e mi era sembrato uno
di quegli uffici che davano su di un capannone, perchè
quelli
che avevo intravisto al di fuori delle vetrate erano stati sicuramente
un qualche tipo di macchinario.
- Dov'è Daryl? Sta bene? Lo voglio vedere.
La domanda mi era uscita così spontanea, che avevo
realizzato di
non averla nemmeno dovuta pensare. Dopo aver constato che io ero ancora
tutta intera, la mia priorità era diventata quella di
accertarmi
che fosse così anche per lui.
"Io e te"... dopotutto,
valeva
anche per me quel pensiero di considerarlo tutto ciò che mi
era
rimasto e per cui valesse ancora la pena lottare.
- Ehi,
Beth, vacci piano... hai preso una bella botta in testa.
Nel momento in cui il Texano me lo aveva detto, io lo avevo scoperto da
sola,
perchè mi ero messa a sedere sulla brandina da campo dove
ero
stata sdraiata e subito mi aveva colto un feroce giramento di testa.
- Sai il mio nome...
- Sì, c'è l'ha detto il tuo amico come ti
chiamavi.
Stavolta a parlarmi era stata la voce profonda del Capitano Baker e
all'improvviso avevo realizzato che l'ultima immagine confusa che avevo
visto prima di perdere i sensi, era stato proprio il suo viso scuro.
- Lo voglio vedere...
Avevo richiesto ciò che per me aveva più
importanza
rispetto a tutto, anche più importanza di capire cosa fosse
successo nel bosco, chi fossero loro due, e se le loro intenzioni nei
miei confronti fossero davvero amichevoli come sostenevano.
- Sì, lo potrai vedere presto... prima, però,
vorremmo farti qualche domanda.
Avevo risollevato lo sguardo sul quel viso deturpato, trovando
già meno faticoso rimanere impassibile davanti alle
cicatrici
che lo rendevano così minaccioso.
- Domande?
Avevano annuito entrambi, mentre ero quasi certa che sia io che loro,
stessimo nuovamente analizzandoci a vicenda.
- Sì, domande. Per sapere innanzitutto come ti senti.
Come mi sentivo? Sicuramente confusa, ma soprattutto impaziente. Ogni
minuto che passava mi faceva sentire sempre più il bisogno
di
avere accanto a me Daryl.
- Mi sento abbastanza bene, ma starò sicuramente meglio
quando avrò visto Daryl.
Lo sguardo che si erano scambiati i due uomini mi aveva fatto suonare
un campanello d'allarme bello forte nella testa, ricordandomi che
avevano detto di volerlo tenere "sotto stretta sorveglianza".
- Bè, Beth, direi di non girare troppo intorno alla
questione,
quindi... penso che lo potrai vedere dopo che ci avrai spiegato
perchè ti abbiamo trovata ammanettata a lui.
Era stato il Texano a rivolgermi quella domanda diretta, inducendomi a
guardarlo negli occhi. Nonostante fossero stati di un azzurro intenso,
li avevo trovati del tutto diverso rispetto a quelli di Daryl.
Probabilmente perchè non erano stati in grado di
trasmettermi nessuna emozione se non quella di non farmi ingannare
dalla loro apparente sincerità nell'essere cordiali.
- Penso che lo sappiate già se avete parlato con lui.
- Può darsi, ma può darsi che lo vogliamo sentire
anche da te.
Mi era sembrato che Baker si fosse sforzato di usare un tono di voce
meno duro rispetto a prima.
- Perchè?
In realtà credevo di aver intuito il perchè me lo
stessero chiedendo, e la Beth fiduciosa stava già cercando
di
farsi avanti inducendomi a credere che fossimo incappati in qualcuno di
"buono", come lo era stato anche Rick, che non aveva perso la
capacità di aiutare gli altri nonostante tutto.
- Perchè tu hai l'aria di non centrare molto con uno come
lui.
Era stato il Texano a dirmelo, mentre avevo visto il suo sguardo
incupirsi. Questo mi aveva spinto a credere che forse davvero poteva
esserci speranza, ma la parte più razionale di me continuava
ad
ammonirmi a rimanere lucida e obiettiva.
- Potrei centrare qualcosa con te, invece? E' questo che hai mente?
Sai, è giusto per non girare troppo intorno alla questione
che
te lo chiedo...
Mi ero stupita per prima di come fossi stata capace di andare dritta al
sodo, tanto che avevo immaginato Carol o Michonne complimentarsi con me
per
questa risposta che di sicuro mi aveva fatto apparire molto
più
spavalda di quanto non lo fossi in realtà.
Perchè oltre alla Beth fiduciosa e a quella che voleva
diventare
una "guerriera", c'era ancora quella che si riteneva una stupida,
ragazzina codarda, ed era quella che adesso aveva una paura fottuta di
sentirsi
dire che le cose sarebbero andate proprio così.
D'improvviso l'idea che gli uomini che avevo di fronte potessero avere
le stesse intenzioni che avevano avuto i due tizi nella radura, mi
avevano spedito il cuore in gola, perciò avevo dovuto fare
l'impossibile per non farlo trapelare.
- No, se quella fosse stata l'intenzione, ora stai sicura che non
saremmo stati qui a parlarne, Beth.
Avevo spostato lo sguardo su Baker, perchè era stato lui a
ribadirlo con un tono di voce fermo e... sincero. Il problema era che
stavo lottando così strenuamente con me stessa per non
abbassare
la guardia, per non illudermi che le persone di fronte a me fossero
davvero quello che dicevano di essere, che non riuscivo più
a
fidarmi delle mie sensazioni.
- Beth...
Il Texano aveva richiamato la mia attenzione su di sè,
mostrandomi di nuovo quell'espressione cupa, tesa.
- Se come penso quell'uomo ti ha fatto... bè... diciamo ti
teneva con sè contro la tua volontà... capisco
che tu non
riesca a fidarti di due perfetti sconosciuti che ti dicono invece di
poter fare l'esatto contrario.
Mi aveva fissato senza battere ciglia, anche quando lo avevo visto
muoversi leggermente a disagio per quello che aveva sottinteso con quel
"tenerti con sè" rivolto a Daryl, ma non avevo avuto il
tempo di
smentirlo come avrei voluto fare, perchè aveva ripreso a
parlarmi con un tono di voce ancora più convinto.
- Lascia che ti mostri una cosa...
Lo avevo visto infilare una mano nella tasca laterale dei pantaloni
mimetici che indossava, e che rimandavano a quell'idea di "militare"
che avevo sentito nei loro discorsi, tirandone fuori una fotografia
spiegazzata.
- Lei era mia cugina Lisa.
Mi aveva invitato a prendere la foto e dopo un attimo di esitazione lo
avevo fatto, ritrovandomi a fissare il viso di una ragazza sorridente.
- E' il motivo per cui mi trovavo qui in Georgia quando il mondo ha
deciso di impazzire...
Non avevo distolto lo sguardo dalla foto, perchè non avevo
avuto bisogno di capire dove volesse arrivare mostrandomela.
- E' quasi identica a me.
A quel punto avevo colto con la coda dell'occhio un movimento brusco,
seguito dal rumore di qualcuno che si alzava.
- Credo che tu possa finire da solo, Ranger. Vado dagli altri per
iniziare ad organizzare il nostro rientro alla base.
- Sì, okay.
Baker mi aveva rivolto un'ultima occhiata di sfuggita, prima di
congedarsi con un lieve cenno della testa, a cui non avevo saputo come
rispondere, dal momento che ero ancora molto indecisa su cosa mi
dovessi aspettare nell'immediato futuro: di poter riprendere la mia
strada con Daryl, dopo aver chiarito la mia posizione con lui, o di
finire invece nelle loro mani come dei prigionieri.
C'erano altre mille domande che mi affollavano la mente, come per
esempio quanti fossero stati gli "altri" a cui si era riferito, dove
fosse stata la loro base, se davvero erano dei militari e se
allora possedessero informazioni preziose, ma in realtà non
riuscivo a distogliere l'attenzione dalla foto che avevo tra le mani.
La ragazza a cavalcioni di una staccionata, intenta a tenere scostati i
capelli dal viso per il forte vento che le faceva anche svolazzare il
vestito, mi ricordava davvero me stessa in un'epoca che ora mi pareva
impossibile fosse esistita.
- All'epoca di quella foto aveva quindici anni. E' sempre stata una
brava ragazza... solo che poi ha incontrato sulla sua strada qualcuno
che ha saputo trascinarla davvero in basso.
Quello che c'era stato nella voce del texano era stato dolore sincero,
ci avevo vissuto in mezzo troppo a lungo da quando tutto era
precipitato per potermi sbagliare.
- Quando i miei zii mi hanno chiamato pregandomi di venire qui a
riprenderla... bè... era già troppo tardi. Di
quella Lisa
era rimasto ben poco...
Alla fine avevo trovato il coraggio di sollevare lo sguardo,
incontrandone uno che mi aveva fatto rabbividire tanto era stato pieno
di accuse e di rimpianti.
- Ma l'avrei comunque riportata indietro con me, dalla sua famiglia, e
avevo anche giurato che avrei fatto di tutto per farle tornare quel
sorriso. Perchè eravamo quasi più fratelli che
cugini...
siamo cresciuti insieme. E ancora non mi spiego come sia potuto
succedere che...
All'improvviso aveva smesso di parlare, tornando ad incupirsi e
stringendo i pugni sino a sbiancarsi le nocche. A quel punto non avevo
avuto bisogno di altro per capire cosa avesse avuto in mente.
- A me spiace per tua cugina, qualsiasi cosa le sia successa, ma se
pensi che io abbia bisogno di essere salvata da Daryl sei fuori strada.
Io e lui facevamo parte di un gruppo di sopravvissuti che sono stati
insieme per tanto tempo. Ci avete trovati ammanettati perchè
stavo per fare qualcosa che mi avrebbe messo in pericolo secondo il suo
punto di vista, ma siccome non volevo dargli ascolto, bè ha
adottato quella soluzione anche se un pò estrema...
- Beth, quanti anni hai?
Mi aveva interrotto bruscamente, i pugni sempre contratti.
- Io non credo che...
- Rispondi alla mia domanda, per favore.
Sinceramente non avevo idea del perchè di quella domanda, ma
vista l'insistenza con cui me l'aveva riposta, mi ero limitata a
rispondere.
- Diciotto.
- Sei poco più di una ragazzina.
- Forse lo sarei stata in tempi diversi...
- Rimani una ragazzina, qualsiasi inferno abbia vissuto anche tu
sinora, e lui un uomo che ti ha piegato alla sua volontà.
Qualcosa mi aveva frenato in tempo dal ribadirgli che le cose non
stavano affatto così ed era stata la netta sensazione che
qualsiasi cosa avrei potuto aggiungere, non lo avrebbe distolto
dall'idea che fossi nei guai come lo era stata sua cugina.
"Tu hai l'aria di non centrare
molto con uno come lui", quella
frase aveva assunto un significato ben preciso nella mia testa,
facendomi pensare che la sicurezza e la libertà di Daryl
dipendessero da me e dalla mia capacità di gestire la
situazione
con il Texano.
- James... è così che ti chiami, giusto?
- Sì.
- Credo di aver capito di potermi davvero fidare di te.
Nel frattempo gli avevo teso la foto della cugina che ancora avevo
tenuto in mano. Lui l'aveva ripresa, guardandola per un attimo, prima
di riporla nella tasca dei pantaloni.
- Per questo mi sento di chiederti se puoi accompagnarmi tu da Daryl.
Così potrai vedere tu stesso che non rappresenta una
"minaccia"
per me.
Se lo avevo preso in contropiede con quella richiesta non lo aveva
dimostrato in nessuna maniera.
- E se invece lo fosse... bè, sarai lì pronto ad
intervenire, giusto?
C'era stato un lungo momento di silenzio, durante il quale il mio cuore
non aveva smesso di martellare per la paura di sentirmi rispondere in
maniera negativa, mentre io ormai sentivo il disperato bisogno di
vedere con i miei occhi che Daryl stesse davvero bene. Ormai ero
abbastanza certa che le intenzioni del Texano fossero state buone nei
miei
confronti, molto meno verso di lui.
- Okay, se davvero lo vuoi vedere, ti accompagno.
Credo che il mio viso avesse mostrato il sollievo provato per la sua
risposta, perchè negli occhi del mio interlocutore era
passato
un lampo di incertezza... o forse di disapprovazione, ma a quel punto
per me l'importante era stato soltanto che avrei visto Daryl.
- Ce la fai ad alzarti da sola, o hai bisogno di aiuto?
Non avevo esitato nel provare ad alzarmi, sospirando nuovamente di
sollievo per il fatto che non era stato difficile restare in equilibrio
dopo un piccolo sbandamento iniziale.
- Mi sento un pò debole, ma ce la faccio.
- Quando hai mangiato l'ultima volta?
Mi aveva preso in contropiede con quella domanda, più che
altro perchè non me l'ero aspettata.
- Stamattina.... della carne in scatola...
Mi aveva fissato per un attimo, poi aveva socchiuso leggermente gli
occhi, come se mi stesse studiando con più attenzione.
- Quella che avete trovato nello chalet?
- Sì, ve ne ha parlato Daryl dello chalet?
Cos'altro gli aveva detto? Ma non avevo fatto in tempo a chiedergli
altro, perchè dalle scale che portavano all'ufficio era
sbucato
nuovamente Baker.
- Bene, vedo che sei in piedi.
Il
suo volto
sfigurato non aveva più attirato la mia completa
attenzione, così gli avevo rivolto uno sguardo d'insieme,
notando quanto fosse stato massiccio il suo fisico. Sembravano essere
entrambi in grande forma, quindi mi ero chiesta quanto potesse essere
stata organizzata e rifornita la loro "base".
- Sì, mi sento solo un pò debole.
- Quello è normale, sei rimasta incosciente per quasi un
giorno.
La notizia mi aveva fatto vacillare, ma c'era stato il Texano pronto a
sostenermi, un contatto che mi aveva subito messo sulla difensiva,
inducendomi a scostarmi bruscamente.
- Pensavo glielo avessi detto, Ranger.
- Non ne ho avuto modo e lei non me lo ha chiesto.
Non avevo capito se si stesse giustificando o se lo stesse
semplicemente informando, ma a dire il vero che tipo di rapporto
intercorresse tra loro, se più o meno
amichevole, al momento non era nelle mie
priorità.
- Io vorrei vedere Daryl...
Avevo riportato l'attenzione di tutti e due su ciò che mi
premeva, inducendoli a scambiarsi un'occhiata che non ero riuscita ad
interpretare.
- Sì, la stavo giusto accompagnando da lui, Baker.
- Okay, io ero venuto a dirti che saremo pronti a partire entro un'ora
al massimo.
Il Texano si era limitato ad annuire, dopodichè ci eravamo
tutti
avviati verso le scale, per cui la mia attenzione si era concentrata
sull'ambiente intorno. Avevo supposto giusto pensando che mi fossi
trovata in un capannone, perchè mi ero ritrovata a camminare
tra
macchinari su cui era rimasta abbandonata la produzione di quelle che
sembravano essere state custodie di plastica. Mi era sembrato di
intravedere anche i resti di alcuni vaganti, ma il passo abbastanza
spedito dei due uomini mi aveva impedito di guardare meglio. Mille
domande erano tornate ad affollarmi la mente ed avevo pensato che forse
Daryl potesse già conoscere, a differenza mia che ero
rimasta
incosciente, qualcosa di più sulla situazione in cui eravamo
finiti. L'unica cosa su cui mi ero fatta un'idea abbastanza precisa,
era che la mia somiglianza impressionante con la cugina del Texano mi
aveva già messo in una condizione particolare con lui.
- Il tuo amico si trova qui.
Baker si era fermato davanti ad una doppia porta con la scritta
"ingresso riservato al personale addetto" che era stata bloccata con
una spranga di ferro infilata tra le maniglie. Mi ero sentita osservata
dagli sguardi di entrambi, mentre forse stavano cercando di capire la
mia reazione davanti al fatto che avevano chiaramente imprigionato
Daryl lì dentro.
- L'accompagno dentro io, Baker.
- Sì, va bene, però ricordati che non
tollererò altre insubordinazioni da parte tua.
Mi sarebbe stato impossibile non cogliere la tensione che quelle parole
avevano scatenato nel Texano, che però si era limitato ad
annuire, prima di iniziare a sfilare la spranga per poter entrare. Il
cuore aveva ripreso a battermi forte, perchè stavo
finalmente
per scoprire in che condizioni avrei ritrovato Daryl. Mi ero incitata
ad essere forte, per affrontare il tutto con più
lucidità
possibile, ma nel momento in cui avevo intravisto la sua figura in
piedi, di spalle, le emozioni avevano preso il sopravvento e mi ero
praticamente gettata su di lui. Gli avevo dato appena il tempo di
voltarsi e capire chi fossi, prima di stringerlo con tutta la forza del
sollievo di trovarmi di nuovo insieme a lui. Solo in quel momento,
mentre con un certo impaccio anche lui mi aveva posato le mani sulle
spalle, avevo permesso a me stessa di ammettere quanto fossi stata
terrorizzata all'idea che non lo avrei più rivisto.
- Beth...
Risentire la sua voce mi aveva portato sull'orlo delle lacrime,
rendendo la mia battaglia nel trattenerle ancora più
difficile.
- ... stai bene?
- Certo che sta bene, ci siamo presi cura di lei proprio come ti
è stato detto! Cos'è, ci sei rimasto male nello
scoprire
che non siamo degli stronzi privi di scrupoli come te?
Il Texano era intervenuto ancora prima che potessi rispondere io,
sbottando con un tono che esprimeva tutto il disprezzo e la rabbia che
doveva provare nei confronti di Daryl. Di riflesso mi ero stretta
ancora di più a lui, perchè non avevo idea di
come
sarebbero potute andare le cose per noi, soprattutto per lui.
- Vaffanculo, Ranger.
Quelle parole, pronunciate con voce altrettanto aggressiva e
sprezzante, mi avevano fatto capire che il suo spirito era rimasto
intatto e pronto ad affrontare qualsiasi cosa.
- Ti piacerebbe vero, brutto bastardo? Così potresti tornare
a fare i tuoi porci comodi con lei...
- Non è vero! Le cose non stanno così!
Perchè non
lo vuoi capire! Daryl non mi ha mai fatto del male! Per me, sei tu lo
sconosciuto di cui avere paura, non lui!
Qualcosa dentro di me era esploso come una bomba davanti a quella nuova
aggressione del Texano, spingendomi a voltarmi verso di lui per
affrontarlo con una decisione che sino a cinque secondi prima pensavo
impossibile.
- Lisa... cioè, Beth... hai detto che ti fidavi di me...
- Stalle lontano, se non vuoi che ti stacchi la testa dal collo.
Era successo tutto velocemente, e senza che potessi farci molto,
perchè nel momento stesso in cui Kidd aveva fatto un passo
verso
di me, Daryl si era fatto avanti dandogli uno spintone.
- Aspettavo solo che mi dessi un buon motivo per farlo, bastardo.
Il pugno del Texano era stato più rapido delle sue parole,
colpendolo allo stomaco e facendolo piegare in due, per poi
assestargliene subito un altro. Dopo un primo momento di paralisi, il
mio cervello mi aveva ordinato di intervenire per aiutarlo, ma era
stato il tempo necessario perchè Daryl reagisse, assestando
a
sua volta un pugno in pieno viso al suo avversario, facendolo
barcollare all'indietro. Un secondo dopo, però, era stato di
nuovo pronto a gettarsi addosso a Daryl, iniziando così una
lotta in cui avevano dimostrato entrambi di saper colpire ed incassare
con la stessa violenza, e a cui avevo potuto assistere impotente.
- Fermateli!
Quando le porte si erano spalancate, quel comando imperioso mi era
sembrato il miracolo che avevo chiesto a Dio, perchè
arrivasse
qualcuno a farli smettere prima che potessero davvero uccidersi di
botte.
Insieme a Baker, si erano fiondati dentro altri tre uomini, che si
erano subito adoperati per dividere Daryl e il Texano, nonostante
entrambi avessero cercato di picchiarsi ancora.
- Portatelo fuori di qui! Con lui ci parlerò non appena
avrò finito qui.
L'atteggiamento assunto da Baker era stato davvero molto simile a
quello di un ufficiale che si rivolgeva ai suoi sottoposti, persino
nella postura, dato che si era piazzato a gambe divaricate e mani
dietro alla schiena. A renderlo più minaccioso ancora,
stavolta
c'era stata anche una fondina da cui spuntava il calcio di una pistola.
Avevo visto che anche l'uomo che tratteneva Daryl era armato, oltre ad
essere anche fisicamente muscoloso come gli altri che avevano portato
via il Texano.
Il pensiero del Governatore e della sua follia si era di nuovo
affacciato nei miei pensieri, facendomi tremare involontariamente.
- Sig. Dixon, se adesso il mio uomo non le spezza l'osso del collo,
è solo perchè l'atteggiamento di Beth nei suoi
confronti
mi fa credere che lei ci abbia detto la verità. Quindi,
considererò questo episodio con il Ranger Kidd, come la
conseguenza di una sua situazione personale che non lo rende obiettivo
nei vostri confronti.
A discapito della sua espressione gelida, le sue parole mi avevano
ridato speranza circa il nostro destino.
- Quello stronzo è proprio fuori di testa e non sa quello
che dice...
- Sig. Dixon, non credo che lei si possa atteggiare a vittima
totalmente innocente nei confronti del Ranger Kidd, date le ripetute
provocazioni a cui l'ha sottoposto in precedenza, quindi lascerei
perdere le rimostranze e passerei ad argomenti più
importanti.
A quel punto Daryl si era agitato con l'intento di far capire che
voleva essere lasciato libero, cosa che era avvenuta non appena Baker
aveva fatto un cenno di assenso all'uomo - o avrei dovuto dire soldato? - che
lo stava ancora tenendo.
- Connor, lasciaci pure soli. Raggiungi Mckenzie e accertati che Kidd
si sia dato una calmata, okay?
- Sì, Capitano.
Mentre l'uomo aveva lasciato la stanza, io avevo cercato Daryl con lo
sguardo, nell'intento di capire attraverso la sua espressione se
riteneva che quell'uomo fosse stata una minaccia o meno, ma quando
avevo incrociato i suoi occhi, li avevo trovati pieni di emozioni
contrastanti, al punto che non ero stata in grado di riuscire ad
interpretarle.
Poi Baker aveva ripreso a parlare e il suo sguardo era tornato
sull'uomo che al momento poteva decidere di noi come avrebbe voluto.
- Allora, Sig. Dixon, credo che adesso ci siano i presupposti corretti
per poter discutere di un nostro eventuale accordo. Ritengo,
però, che lei prima ne vorrà parlare con Beth,
giusto?
Nonostante fossi stata lì con loro, nessuno dei due aveva
spostato lo sguardo su di me, continuando invece a fissarsi. Quando
Daryl aveva annuito in risposta, mi era sembrato che avesse appena
fatto una scelta difficile, perchè le sue spalle si erano
irrigidite ulteriormente. Di conseguenza anch'io ero ripiombata in uno
stato di tensione ancora maggiore rispetto a quella che già
avevo avvertito.
- Temo però di non potervi lasciare più di una
mezz'ora
per discutere tra di voi, perchè tra un'ora esatta dobbiamo
lasciare questo posto. Nel frattempo, vi farò portare acqua
e
cibo, soprattutto per te, Beth, che hai bisogno di rimetterti in forze.
Lo sguardo di Baker, stavolta, aveva incluso anche me, facendomi
sentire a disagio, dal momento che non sapevo davvero cosa avrei dovuto
pensare di lui.
- Okay, allora vi lascio. Quando torno, ovviamente, dovrà
darmi una risposta definitiva, Sig. Dixon.
Senza aggiungere altro era uscito, lasciandomi sola con Daryl, il quale
non appena le porte si erano richiuse, si era lasciato scivolare a
terra, seppellendo la testa tra le ginocchia come se non fosse
più stato in grado di fare altro. Mi ero precipitata
immediatamente vicino a lui, inginocchiandomi per essere alla sua
stessa altezza.
- Daryl! Che cos'hai? Stai male?
Il fatto che non avesse nemmeno sollevato la testa, mi aveva spinto ad
appoggiargli una mano sulla spalla per indurlo a reagire, e
così
mi ero accorta del tremore che aveva preso a scuoterlo.
- Daryl, ti prego, parlami! Mi stai spaventando...
Il suo tremore si era fatto più forte, come la mia
agitazione,
così avevo iniziato ad alzarmi con l'intento di andare a
cercare
Baker, quando la sua mano mi aveva afferrato per un polso, ritirandomi
giù bruscamente.
- Sto bene... solo... non ho avuto la certezza che ti avrei rivisto
veramente sino a che non sei entrata qui.
La sua voce era stata talmente bassa e arrochita, che quasi avevo fatto
fatica a sentire, però comunque avevo sentito.
E quello che non aveva detto con le parole, era stato così
chiaro lo stesso, che mi aveva spinto ad abbracciarlo per condividere
con lui la stessa angoscia che avevo vissuto anch'io sino a quando non
lo avevo rivisto con i miei occhi.
- Daryl, ho avuto paura anch'io.
Lo avevo detto io ad alta voce, quello che lui aveva solo
silenziosamente ammesso, perchè avevo capito che stava
lottando
per non farsi travolgere dalle emozioni che anch'io stavo provando per
il fatto che fossimo di nuovo insieme.
Non potevo fare a meno di pensare come avevo potuto credere di riuscire
a separarmi da lui, che era rimasto l'unica persona con cui avevo
stabilito un legame affettivo.
Perchè sì, in quel momento, abbracciata a lui in
quella
maniera goffa, avevo realizzato che i miei sentimenti per lui avevano
subito un ulteriore approfondimento e per quanto la cosa da un lato mi
rendeva vulnerabile, dall'altra mi faceva sentire viva e speranzosa
come non credevo sarebbe più potuto succedere.
- Beth... ho bisogno che tu mi faccia una promessa in questo momento...
Di nuovo la sua voce arrochita era stata in grado di toccare corde
dentro di me che non pensavo potesse raggiungere.
- Che promessa?
A quel punto aveva rafforzato la presa sul polso che non mi aveva
lasciato andare.
- Devi promettermi che farai di tutto per non morire.
Le lacrime che ero riuscita a trattenere per tutto il tempo, ora
avevano rotto gli argini come un fiume in piena, perchè
ancora
una volta il messaggio nascosto di Daryl era stato un altro.
Devi promettermi che non
mi lascerai solo.
- Te lo prometto, Daryl.
Lo avevo sentito tirare il fiato, come se qualcosa lo avesse lasciato
libero finalmente di respirare.
- Okay.
Era passato forse un altro minuto, prima che il tremore di Daryl
iniziasse a diminuire, insieme alle mie lacrime. Solo a quel punto,
tutti e due avevamo trovato la forza di lasciarci andare, rimanendo
semplicemente seduti accanto.
- Devo dirti un pò di cose che sono successe mentre eri
incosciente, Beth.
La sua voce aveva riacquistato un tono più deciso, dandomi
la certezza che stesse tornando padrone delle sue emozioni.
- E devo anche parlarti della proposta di Baker, che credo valga la
pena di essere presa in considerazione.
Iniziavo a sentirmi di nuovo meglio anch'io, soprattutto
perchè
stavamo parlando di un futuro che ci avrebbe visto ancora insieme,
qualsiasi cosa avremmo dovuto affrontare.
- Okay, va bene. Ti sto a sentire.
Ed ero stata ad ascoltarlo senza interromperlo, mentre un pezzo dopo
l'altro, mi aveva fornito il quadro di quello che era successo da
quando io avevo perso conoscenza mentre stavamo fuggendo nel bosco.
Note
Che dire di questo ultimo momento tra Daryl e Beth?
Dico che io ho questa visione di loro, con Daryl che deve fare i conti
con il fatto che ha il terrore di perdere Beth, ma che non vuole
ammetterlo apertamente, perchè teme che farlo lo renderà debole e vulnerabile.
E Beth, che diversamente da lui, ha il coraggio di guardare in faccia
le sue emozioni, riconoscendo che il suo legame con Daryl sta
diventando un vero e proprio affetto.
Il "però" di cui parlavo in apertura, si riferisce proprio
al
fatto che il legame tra loro è ancora solo un germoglio...
quindi di strada da fare ce ne sarà ancora tanta!
So che mi odierete perchè vi ho lasciato senza spiegazioni
chiare su chi siano gli uomini con cui si ritrovano, anche se ho
già seminato un sacco di indizi che vi avranno dato un'idea,
o
almeno credo.
Comunque, nel prossimo capitolo capirete bene a cosa andranno incontro!
Vi risaluto e ci sentiamo alla prossima.
Laura
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ciao!
Mi presento con un ritardo pazzesco e tra l'altro con un capitolo che
non era in programma, ma che ho aggiunto perchè mi sono
voluta
cimentare in un "esperimento", chiamiamolo così, che vorrei
ripetere ogni tanto per dare una visione più completa della
storia.
Come leggerete, si tratta infatti di un'incursione tra i pensieri di
Daryl che arrivano a fare un pò da introduzione alla nuova
situazione in cui sarà immersa la storia dal prossimo
capitolo.
Detto ciò, vi lascio alla lettura.
Io sono un guerriero e
troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
Avevo
sempre pensato che frasi del tipo "quell'attimo che ti cambia la vita"
fossero state solo stronzate scritte in libri che non avrei mai letto o
dette in film che non avrei mai visto, ma mi ero dovuto ricredere nel
momento stesso in cui Beth mi si era praticamente gettata addosso in
quella stanza dove ero stato rinchiuso da quel branco di fottuti
militari, perchè era stato l'attimo in cui , per la prima
volta
nella mia vita, avevo avuto la certezza che non sarei mai
più stato lo stesso di prima.
Quella stupida ragazzina si era conficcata nella mia testa con la
stessa forza e potenza con cui le mie frecce infilzavano il bersaglio
mirato, tanto da non lasciare più spazio per nient'altro nei
miei pensieri e nelle mie priorità.
"Priorità", una
fottuta parola con cui quel Baker non aveva fatto altro che riempiersi
la bocca, mentre mi "illustrava"
- altra
parola da stronzi burocrati - quello che avrebbe avuto da guadagnarci
Beth se io avessi deciso di accettare la sua proposta.
Quello che mi aveva fatto più rabbia, e contro cui sapevo
che
lottare sarebbe stato inutile perchè c'era stato quel
"maledetto
attimo che ti cambia la vita", era stato il rendermi conto che ero
pronto a valutare quella proposta solo pensando a lei e senza
minimamente
considerare quello che sarebbe costato a me personalmente
accettarla.
Cristo Santo... era successo che quella ragazzina era diventata davvero
la mia unica priorità
in quel mondo di merda!
Ecco cosa cazzo era successo in quell'attimo in
cui l'avevo sentita stringermi con tutte le sue forze per il sollievo,
dopo che anch'io
avevo provato la sua stessa, identica angoscia all'idea di non
rivederla mai più! Perchè in
quella cazzo
di stanza dove le ore mi erano sembrate anni, non avevo pianto,
nè avevo dato di matto, ero stato solo capace di
consumarmi in una paura che mi aveva scavato dentro un buco
così
grande che ci sarei potuto sprofondare per l'eternità.
E se ne ero uscito... bè, cazzo, era stato proprio
perchè lei mi era stata restituita sana e salva!
"Sei un fottuto
smidollato, Daryl!", ecco
cosa mi avrebbe gridato dietro il mio vecchio o Merle, ma per come si
erano messe le cose, se anche fossero stati ancora vivi per prendermi a
calci nel culo non sarebbero riusciti
comunque a cambiare la mia nuova "priorità".
Niente mi avrebbe fatto cambiare idea, perchè ero dovuto
scendere a patti con me stesso ed ammettere la verità...
Beth
era tutto ciò che mi era rimasto e avrei fatto tutto
ciò
che andava fatto per non perderla, perchè senza di lei mi
sarei
sentito finito.
- Daryl...
Proprio la sua voce aveva messo uno stop a quel mio rimuginare
incasinato, portandomi ad incontrare il suo sguardo preoccupato ed
incerto.
- Che c'è?
Ero cosciente che avrei potuto usare anche un tono meno scorbutico con
lei, ma c'era una parte di me che istintivamente opponeva resistenza
all'idea di concedergli ancora di più di quanto non si era
già presa senza nemmeno saperlo.
- Sei veramente sicuro di volerti fidare di loro?
Guardarla negli occhi era come guardare in una vetrina piena di cose
belle, sapendo benissimo di non potertene permettere nemmeno una senza
dover prima pagare un conto fottutamente salato, per cui ero tornato a
fissare i due tizi che sorvegliavano i dintorni per farmene un'idea
più precisa.
- Un pò tardi per i ripensamenti, non credi?
- Non siamo ancora partiti, potremmo...
- Non mi hai fatto finire.
L'avevo interrotta, sperando che sulla mia faccia non leggesse
ciò che in realtà pensavo anch'io: che non ero
sicuro di
aver preso la decisione giusta, ma solo quella che speravo
potesse rivelarsi giusta. Scoprirlo, ovviamente, sarebbe potuto
costarci caro, ma a quello preferivo non pensarci, restando invece
concentrato sul fatto che avrei tenuto gli occhi ben aperti e la
guardia alzata come
avevo sempre fatto.
- Non mi sono basato sulle loro chiacchiere, ma sul fatto che siamo
ancora entrambi vivi e armati come eravamo prima di incontrarli.
Si era passata le mani sul viso in un gesto che avevo imparato a
riconoscere come il segnale che stesse cercando di fare chiarezza nei
suoi pensieri e vederla così turbata mi metteva
più in
difficoltà che non quando dovevo gestirla incazzata nera nei
miei confronti.
- Okay... cercherò di tenerlo a mente, anche se forse...
- Lo sai che non sarei tornato indietro e che non avrei cambiato idea
in ogni caso.
Non avevo avuto bisogno di sentirle dire cosa la tormentava ancora, lo
sapevo troppo bene, ma tornare indietro a cercare gli altri sarebbe
stata una scelta ancora più sbagliata di quella che avevo
appena
preso, di questo ne ero stato assolutamente certo, perchè
conoscevo il modo di ragionare dei nostri compagni e sapevo che se
qualcuno fosse sopravvisuto, a quest'ora sarebbe stato anche lui
già molto lontano dalla prigione.
Il volto di Rick mi era apparso per un attimo davanti agli occhi e la
solita fitta mi aveva colpito allo stomaco, togliendomi quasi il fiato.
Era diventato molto più che un semplice compagno di viaggio
per me... era diventato quasi come un vero fratello su cui fare
affidamento.
- E' che non riesco a rassegnarmi all'idea di averli persi.
La sua voce era stata poco più di un sussurro, ma il suo
pensiero era stato così simile al mio che mi era rimbombata
in
testa come uno sparo. Chiunque altro avrebbe condiviso quel dolore con
lei in
maniera più aperta, meno contorta, ma io non ne ero stato
proprio capace e per un motivo
molto semplice: non ero mai stato abituato a mostrare i miei sentimenti
a nessuno.
- Beth... ricordati della promessa. Ho bisogno di sapere che ...
penserai a te stessa.
Dirle quello era stato il massimo che ero riuscito a mettere insieme e
speravo potesse essere sufficiente per aiutarla ad affrontare quel
momento difficile, ricordandole che io c'ero e che anch'io avevo
bisogno di lei.
- Ehi, Arciere, pronti a partire e il Capitano Baker ha deciso che
è meglio che voi due veniate con noi.
A ribattezzarmi in quella maniera era stato il tizio che mi aveva
diviso dal Ranger, uno con cui nella vita precedente ci avrei messo
meno di due secondi prima di arrivarci alle mani e senza dover avere un
motivo valido, se non quello che ce l'aveva scritto in fronte che si
credeva il più in gamba di tutti.
Se c'era stata una cosa che mi aveva insegnato Merle, era stata proprio
quella, riconoscere i palloni gonfiati al primo sguardo, quelli che
quando le cose si facevano davvero pesanti, erano i primi a crollare.
Lui, però, aveva evidentemente avuto la
fortuna di avere le spalle coperte dall'altro tipo che gli stava
insieme, uno che a pelle avevo sentito molto più simile a me
e
che probabilmente aveva fatto la scelta di andare a servire lo zio
Sam per essere libero di uccidere senza doversi preoccupare di finire a
marcire in galera.
Mentre Pallone Gonfiato non aveva fatto altro che blaterare ogni volta
che era venuto a controllarmi dove mi avevano rinchiuso, con insulti e
minacce che non avevo
nemmeno preso in considerazione, lo Smilzo non aveva aperto bocca,
limitandosi a studiarmi nella stessa maniera che io avevo fatto con lui.
Ero giunto perciò alla conclusione che tra i due, quello da
tenere
d'occhio sarebbe stato sicuramente lui, quindi nel prendere
posto sulla jeep vicino a cui ci avevano detto di aspettare, avevo
fatto cenno a Beth di occupare il posto dietro
allo Smilzo, salito al posto di guida, mentre io avevo occupato
quello dietro a Pallone gonfiato, di modo che così li avrei
avuti entrambi sotto tiro in caso di necessità.
Quando il motore si era avviato, Beth mi aveva lanciato
un'altra di quelle occhiate che valevano un discorso intero, facendomi
pensare che la nostra intesa si stava rapidamente adattando alla nuova
situazione, dove sarebbe stato fondamentale essere il più
possibile in perfetta sintonia.
- Quanto ci vorrà per arrivare?
- Più o meno un sei ore, zuccherino, sempre che non ci
dobbiamo fermare per un'altra missione di soccorso.
Era stato Pallone Gonfiato a rispondere alla domanda di Beth,
strizzandole l'occhio attraverso lo specchietto retrivisore in una
maniera che mi aveva fatto venire voglia di spaccargli la faccia dopo
solo cinque secondi di obbligata convivenza con lui. Avevo messo ben in
chiaro le cose con Baker, ma probabilmente non era stato altrettanto
capace di farlo con quelli che chiamava i suoi "uomini", quindi ci
avrei pensato io.
- Il suo nome è Beth, vedi di impararlo in fretta, okay?
Si era voltato parzialmente verso di me, per lanciarmi un'occhiata che
mi aveva dato ad intendere che non gli facevo certo paura. Coglione,
neanche si era accorto che per come tenevo la balestra sulle gambe
avrei potuto infilzarlo come un tacchino ripieno nel giro di un secondo
appena.
- Sa di avvertimento, Connor, che ne dici?
Non avevo ignorato come si fosse irrigidita Beth a quello scambio di
battute, ma non ero stato l'unico, perchè prima che potessi
parlare di nuovo lo Smilzo era intervenuto.
- Dico di farla finita, Hungry.
E per togliermi ogni dubbio sul fatto che lo avesse detto a beneficio
di Beth, e non per rassicurare
me, le aveva rivolto la parola con un tono di voce molto più
cordiale.
- Non so se te l'hanno già detto, ma alla base troverai
altre donne. Un paio di ragazze hanno solo qualche anno più
di
te.
- Grazie, sì, Daryl me l'aveva riferito.
Certo non sarebbe stato un motivo sufficiente per crederla
più
al sicuro in mezzo a tante teste di cazzo, tipo quell'Hungry,
però forse l'avrebbe aiutata a sentire meno la mancanza di
Maggie e delle altre.
Per mia fortuna, la conversazione pareva essersi esaurita
così
ed ognuno di noi si era chiuso nel silenzio, lo sguardo puntato fuori
dal finestrino. Solo un paio di volte avevo incrociato quello di Beth,
ma poi era scivolata in un sonno che mi era sembrato abbastanza
tranquillo. Probabilmente il fatto di viaggiare su un mezzo blindato le
aveva dato, per la prima volta dopo giorni, la speranza che le cose
potessero davvero mettersi al meglio per noi.
Del resto, tutto ciò che ci aveva illustrato Baker era
apparso
come una specie di miracolo, a partire dal centro di ricerca che erano
riusciti ad occupare, mettere in sicurezza e ripristinare nelle sue
funzioni primarie per avere acqua ed elettricità. La cosa
che mi
aveva fatto pensare che non stesse mentendo almeno su quello, era stato
il
fatto che tutti loro erano stati in ottima forma fisica, qualcosa che
nemmeno noi, nè alla fattoria, nè alla prigione
eravamo
riusciti a garantirci. Anche il loro equipaggiamento era stato
rifornito di tutto punto, con materiale che di certo non potevano aver
trovato per caso in mezzo alla strada.
Così, nonostante una parte di me avesse continuato a non
fidarsi, un'altra si
era convinta che una parte di verità doveva esserci,
perchè troppe cose andavano nella direzione raccontata da
Baker.
Anche il modo di fare che aveva avuto il gruppo... era stato un
affiatamento tipico
di chi lo aveva sempre fatto per mestiere e non perchè si
era
ritrovato nella condizione di doverlo fare per necessità.
Mi ero sempre fidato del mio istinto, e se avessi dovuto pregare Dio
come avevo visto fare tante volte ad Hershel, gli avrei chiesto di non
smentirmi proprio stavolta per averlo fatto ancora.
Fuori dal finestrino, intanto, il paesaggio aveva continuato a mostrare
i segni dell'apocalisse che ormai era la nostra vita, fatta di
distruzione, abbandono, morte. Qualche vagante aveva incrociato le
strade che avevamo percorso ad una velocità piuttosto
sostenuta
quando ce n'era stata la possibilità, ma in linea di massima
non
avevamo incrociato situazioni potenzialemente pericolose.
Questo mi aveva ulteriormente convinto che gli uomini a cui ci eravamo
aggregati fossero davvero ben organizzati e collaudati tra loro,
perchè mai una volta si era resa necessaria una pausa
perchè si consultassero tra loro.
L'unica che avevamo fatto, era stata necessaria per fare rifornimento
ai mezzi con le taniche di scorta e il tutto si era svolto con
un'efficienza che dava ad
intendere come fosse stata un'operazione svolta già molte
volte
in precedenza.
Era stata anche l'unica occasione in cui eravamo scesi tutti dalle
jeep, ed avevo subito notato come il Ranger non avesse mai perso di
vista Beth, soprattutto quando mi aveva chiesto di accompagnarla per
potersi appartare per andare in bagno. Mi ero sentito quasi pugnalare
alla schiena, tanto i suoi occhi erano stati puntati su di me. Anche su
di lui ero
stato molto chiaro con Baker, perciò mi ritenevo autorizzato
a
farlo fuori al primo gesto sbagliato che avesse commesso ancora, fosse
stata anche solo una parola di troppo, fregandomene delle stronzate che
mi aveva detto per giustificare l'ostilità che mostrava nei
miei
confronti.
Tutti avevamo attraversato l'inferno da quando il mondo era impazzito,
e altrettanto avremmo dovuto fare
probabilmente per il resto dei nostri giorni, ma per nessuno sarebbe
potuto essere un buon motivo per avercela con qualcun'altro a priori.
Cristo, forse avevo passato davvero troppo tempo con Hershel... o
forse, dopotutto, la vicinanza di sua figlia mi stava già
rammollendo già più del dovuto.
Proprio lei, da qualche minuto aveva ricominciato a lanciarmi occhiate
preoccupate dal
momento che Pallone Gonfiato ci aveva detto che il nostro viaggio stava
per concludersi, anche se al momento l'unica cosa che vedevamo intorno
a noi era
solo campagna e boschi. Ero stato attento nel notare che per tutto il
viaggio non eravamo mai transitato vicino a paesi o cittadine, neanche
ne avevo visti in lontananza, e questo mi aveva
portato a credere che Baker mi avesse detto la verità anche
sul
fatto che le loro erano davvero missioni studiate a tavolino per
arrivare all'obiettivo nel minor tempo possibile e con il minimo
rischio, ripulirlo e poi tornare alla base.
Noi, come altri che ora si trovavano lì, avevamo incrociato
la
loro strada per caso, diventando una delle "missioni di soccorso" che
erano andate a buon fine, dal momento che i "cattivi" erano stati
uccisi e i "buoni" salvati.
A me sembrava sempre più difficile poter ancora mantenere
una linea ben
distinta tra buoni e cattivi, ma Baker sembrava convinto che ci fosse
ancora e pensando a Rick, mi ero reso conto che forse per alcuni era
più facile individuarla.
- Casa dolce casa... non vedo l'ora di farmi una bella doccia e levarmi
la tua puzza di dosso, Connor!
Nel momento stesso in cui Pallone Gonfiato aveva dato fiato alla bocca
per dire quella che doveva essere una battuta trita e ritrita a
giudicare dall'espressione imperturbabile con cui era stata accolta
dallo Smilzo, la
jeep davanti a noi aveva svoltato a destra per imboccare un sentiero
sterrato che si era inoltrato nel bosco.
- Al centro si può accedere solo da due ingressi, quello che
era
il principale si trova più
avanti sulla strada che abbiamo lasciato. Per renderlo sicuro lo
abbiamo sigillato minando tutta l'area antistante con delle cariche
esplosive termiche, quindi vi consiglio di non decidere di farvi una
passeggiata proprio da quelle parti.
Pallone Gonfiato, ovviamente, aveva colto l'occasione per sfoggiare un
umorismo che me lo aveva fatto odiare ancora di più.
- Praticamente, carne arrosto garantita se qualcuno ci finisce sopra...
- Noi usiamo quello d'emergenza per entrare, invece. Come vedete,
innanzitutto è già più difficile da
trovare
perchè non è segnalato, e poi essendo
più piccolo,
è più facile da sorvegliare.
Connor, cioè lo Smilzo, aveva proseguito nella sua
spiegazione
proprio come se l'altro deficiente non avesse nemmeno parlato. Mi ero
di nuovo chiesto come potesse tollerarlo, ma evidentemente erano ormai
un duo ben affiatato, per cui riuscivano a sopportarsi.
- Vi saranno fornite due password differenti, una che vi
farà
accedere a determinate zone interne, una per superare i sistemi di
sicurezza dell'ingresso vero e proprio.
- E vi fidate solo dei sistemi di sicurezza per l'ingresso?
- Ehi, zucche... ehm... Beth, non siamo mica degli sprovveduti! Se per
caso riesci ad intrufolarti lo stesso, rimane il buon, vecchio "Alt,
identificarsi o ti faccio un bel buco in fronte".
Avevo visto Beth sorridere sotto i baffi per il fatto che si fosse
rimangiato da solo quello "zuccherino" che stava per usare, e la cosa
mi aveva dato una soddisfazione che avevo preferito ignorare,
perchè certe cose lampeggiavano nella mia testa con la
parola
"pericolo" scritta a caratteri cubitali.
- Sono convinto, Beth, che quando avrai fatto un giro per il centro, ti
renderai conto che non abbiamo lasciato nulla al caso,
perchè
tutto è studiato nei minimi particolari.
Lo Smilzo aveva guardato me dritto negli occhi attraverso lo
specchietto retrovisore, nonostante avesse continuato a rivolgersi a
lei.
- Anche diritti e doveri, ovviamente.
Ovviamente,
era l'equivalente
dell'accordo a cui avevo deciso di sottostare, cioè farmi
ingabbiare in un ruolo ben preciso per poter avere in cambio un posto
sicuro dove stare.
- Ehi, Arciere, forse dovresti farti un giro subito nell'armeria.
C'è una Tenpoint Vap da quattrocento libbre che aspetta solo
un
nuovo proprietario. Un bel passo avanti rispetto a quel ferro vecchio
che ti ritrovi, no?
Il ferro vecchio che avevo tra le mani era per me molto di
più
che una semplice arma, ma di sicuro non avevo nessuno voglia di
condividere un pensiero del genere proprio con lui.
- E tu, Beth? Come sei messa ad armi, oltre a quel coltello?
Beth mi aveva guardato come a chiedermi cosa fosse meglio rispondere,
ma non volevo darle l'idea che avrebbe dovuto dipendere da me per ogni
cosa, anche se in realtà stavo scoprendo quanto mi fosse
difficile pensarla così, dal momento che mi sentivo sempre
più
"possessivo" nei suoi confronti.
- So sparare, anche abbastanza bene, se è quello che volevi
sapere.
Mi era piaciuta come risposta, anche perchè l'aveva
pronunciata
senza esitare, ottenendo l'effetto desiderato, cioè quello
di
far pensare che dietro a quel viso da ragazzina potesse esserci
più forza di quanto non sembrasse.
- Bene, allora la tua arma potrebbe essere una Stayr M9 come per le
altre ragazze, se non hai qualche altra preferenza.
- Nel caso non l'aveste ancora capito, Hungry gestisce l'armeria e ne
va fiero.
Lo Smilzo era subentrato con un tono a metà tra
l'ironico e il seccato, forse perchè non era stato del tutto
convinto che fosse stata una buona idea inizia a parlarci proprio di
quella parte della base, fornendoci tra l'altro la prova che doveva
essere davvero ben rifornita.
- Puoi dirlo forte, amico! Mi faccio il culo per rifornirla come si
deve ogni volta che metto piede fuori di qui.
Il "qui" era apparso sotto forma di un muro di cinta alto almeno due
metri che aveva sbarrato il sentiero sterrato che avevamo percorso
sinora. Dire che era comparso all'improvviso non sarebbe stato
corretto, però essendo ricoperto da una fitta rampicante si
mimetizzava abbastanza nel fitto della boscaglia.
La
carovana formata dalle quattro jeep si era fermata, e dalla prima in
testa era sceso Baker che si era diretto verso un punto ben preciso,
dove fissando bene la rampicante, mi ero accorto che risultava diversa.
- Pronti ad essere stupiti?
Era
stato Pallone Gonfiato a dirlo, con una faccia che aveva rivelato come
godesse nel poter essere lì a vedere le nostre in diretta.
Avevo
creduto che rovinargli la festa sarebbe stato abbastanza facile per me,
dal momento che uno dei lavori meglio riusciti del mio vecchio, tra
l'altro senza nemmeno rendersene conto, era stato quello di insegnarmi
a dissimulare ciò che provavo realmente, così da
togliergli la soddisfazione di vedermi soffrire quelle volte che
decideva di riempirmi di botte. Solo che c'era stato qualcosa di
imprevisto che aveva minato la mia capacità di estraniarmi
da
ciò che mi accadeva intorno, e ancora una volta si era
trattato
di Beth.
Lei,
che scivolando appena sul sedile, si era portata più vicina
a me
e mi aveva preso una mano, intrecciando appena le dita alle mie. Mi ero
ritrovato così a specchiarmi nei suoi occhi, dove avevo
ritrovato l'eco di una paura che anch'io provavo, ma che mai avrei
mostrato così apertamente, men che meno a lei.
"Dimmi che andrà
tutto bene", questo
mi aveva chiesto il suo sguardo e io... io non avevo potuto fare altro
che intrecciare più saldamente le nostre dita, rinnovandole
così silenziosamente la promessa che non sarebbe mai stata
sola,
qualsiasi cosa avessimo trovato dietro a quel muro.
- Credo di doverlo dire ad alta voce per farlo apparire del tutto vero.
La voce di Beth mi aveva indotto a riaprire gli occhi, maledicendomi
subito dopo per averlo fatto, perchè la sensazione era stata
quella di mille aghi che me li perforavano senza pietà.
- Ho fatto una doccia di dieci minuti.
Il mal di testa che mi era scoppiato qualche ora prima, adesso era
diventato di proporzioni epiche, tanto che avevo avuto delle
difficoltà nel mettere a fuoco la sua figura, prima di
richiuderli velocemente.
- L'ho cronometrata perchè anche in bagno, sotto lo
specchio, c'è un orologio come quello.
Immaginavo si fosse riferita al quadrante digitale che si trovava tra i
due letti gemelli, quello che in una tonalità di rosso
accecante, almeno per i miei occhi in quel momento, aveva scandito ore,
minuti,
secondi e addirittura centesimi.
- Daryl? Stai dormendo?
L'avevo sentita raggiungere l'altro letto, su cui si era seduta a sua
volta, producendo un leggero scricchiolio.
- No.
Era seguito un silenzio che mi aveva spinto ad aprire di nuovo gli
occhi per cercarla e capire quale fosse stato il suo stato d'animo,
maledicendomi per il fatto che ormai sembrava essere diventato il mio
pensiero principale.
- Quasi non me la ricordavo più la sensazione di essere davvero pulita.
E lo era stata sul serio, perchè ero riuscito a vedere molta
della sua pelle grazie ai pantaloncini corti e alla canottiera
che aveva indossato, e che erano stati parte del nuovo abbigliamento
che le avevano consegnato quando ci avevano anche assegnato la stanza
in cui ci trovavamo.
- Ci sarei potuta annegare volentieri in quella doccia...
La leggera risata con cui aveva accompagnato quell'affermazione mi
aveva procurato una strana sensazione... più che altro
perchè risentirla mi aveva riportato indietro alla prigione,
quando in alcune occasioni avevo provato quasi fastidio nel sentirla,
dal momento che avevo avuto un'opinione di lei del tutto diversa.
"La vita è
una gigantesca montagna di merda da spalare", questo era
stato il riassunto di Merle sul senso della vita, quindi era stato
anche il mio pensiero sino a che la vita non era davvero
diventata una gigantesca montagna di merda, tanto che mi aveva
costretto a guardarmi dentro in una maniera che non avevo mai fatto,
scoprendo che tutti potevano cambiare direzione, me compreso.
- Daryl... tutto bene?
- A parte un fottuto mal di testa... direi di sì.
Era stato un sì che, ovviamente, comportava delle
grandissime
riserve, ma ero sicuro che questo lo avesse bene in mente anche lei,
dal momento che era stata capace di rilassarsi solo quando eravamo
rimasti da soli.
- Ci sono degli analgesici nell'armadietto in bagno... anzi, in
realtà c'è una piccola farmacia a disposizione.
Lo stupore che avevo sentito nella sua voce era stato lo stesso che non
era riuscita a mascherare davanti a tutto ciò che avevamo
visto
dopo aver valicato il perimetro di questo posto. Anch'io ne ero rimasto
colpito, soprattutto perchè avendo provato sulla mia pelle
le
difficoltà di gestire un gruppo, mi ero subito chiesto
quanta
sincerità ci fosse stata nell'accoglienza che ci era stata
riservata un pò da tutti.
Ovviamente avevo visto molta più diffidenza nei miei
confronti
rispetto a Beth, però in ogni caso nessuno aveva messo in
discussione il fatto che da quel momento saremmo entrati a far parte
del gruppo anche noi.
- Questo posto è incredibile e... bè, non so cosa
pensare, sul serio.
- Vedrai che ci faremo un'opinione molto presto.
Nonostante il mal di testa, mi ero sforzato di entrare in un discorso
che mi premeva farle subito.
- Vuol dire che ti sei fatto l'idea che presto ci ritroveremo nei guai?
- Vuol dire che nonostante le apparenze, non ci possiamo permettere di
abbassare la guardia, Beth.
- Bè, certo... ne avevamo già parlato quando
abbiamo deciso di venire qui.
Mi ero tirato su a sedere, appoggiando la testa alla parete,
perchè davvero la sentivo esplodere.
- Sì, è vero. Quello che voglio dire è
che non
devi lasciarti abbindolare da tutto quello che ti circonda, ma
mantenere l'attenzione sulle persone, okay?
Mi aveva risposto con un cenno, ma nel suo sguardo avevo colto una
certa reticenza, così mi ero ritrovato ad insistere.
- Beth, non fare l'errore di crederti più al sicuro solo
perchè puoi fare la doccia o perchè hai a
disposizione
cibo e medicine, okay?
Probabilmente dovevo aver assunto un tono di voce più duro
di
quanto volessi, perchè l'avevo vista irrigidirsi e
rabbuiarsi in
viso, ma era troppo importante quello di cui stavamo discutendo.
- Potrebbe esserci una realtà diversa dietro a...
- Sì, lo capisco, Daryl.
Mi aveva interrotto bruscamente, anche se non mi sembrava che ce
l'avesse con me per il modo in cui stavo affrontando la questione.
- Intendevo solo che... bè, c'è una parte di me
che spera
possa rivelarsi tutto vero quello che ci circonda, specie le persone.
Sì, questo potevo capirlo, perchè lei
sarebbe rimasta sempre la figlia di Hershel, un uomo che aveva vissuto
di bontà e speranza sino alla fine, senza mai arrendersi
all'idea che il mondo fosse giunto davvero al capolinea.
- Il pericolo sta proprio nel fatto di non lasciarsi
andare a troppe speranze, perchè poi potrebbe essere troppo
tardi per tornare indietro.
Avevo sentito i suoi occhi scavarmi dentro ed ero stato abbastanza
sicuro che avessero iniziato a cercare qualcosa che io non ero disposto
a mostrare, perciò avevo cercato di riguadagnare una certa
distanza nell'unica maniera possibile.
- Quindi vedi di non farti troppi nuovi amici e nemmeno nuovi... fidanzati.
Sì, era stato un colpo decisamente basso il
mio, ma avevo
ottenuto lo scopo di ricordarle che razza di stronzo potessi diventare
se qualcosa non mi andava a genio.
- Oh, no, puoi stare tranquillo. Credo di essere già troppo
impegnata a gestire te come... amico,
per pensare di farmene altri.
La risposta pungente era stata corredata dal gesto inequivocabile di
voltarmi la schiena, seguito da uno smozzicato "io dormo" con cui
voleva sicuramente togliermi ogni dubbio sul fatto che fossi riuscito
nel mio intento.
La mia testa aveva subito beneficiato del silenzio che era sceso nella
stanza, un pò meno il mio umore, che diversamente da quello
che
avevo creduto, si era fatto avanti con una serie di pensieri che non
ero riuscito ad ignorare.
Il primo, tra tutti, era stato quello che lo avevo pensato sul serio
che non avrei voluto vederla stringere amicizia con qualcun'altro...
soprattutto se di sesso maschile. A spingermi in quella direzione c'era
stato principalmente il pensiero che avrebbero potuto approffittarsi di
lei, ma c'era stato anche il fatto che...
"Che è
arrivato il momento di prendere uno di quegli analgesici", così
avevo bloccato il lavoro di quelle rotelle che si erano messe in moto
nella mia testa, e che mi stavano portando in una direzione che mi
spaventava sul serio.
"Ti stai rincoglionendo,
amico", ecco
a che vocina avrei dovuto dare retta, quella che mi aveva sempre
salvato il culo in molte occasioni dove altri pensieri me lo avrebbero
fatto saltare in aria invece.
Perciò mi ero alzato, con l'idea che mi sarei isolato per un
pò in bagno, magari approfittando anche della doccia, giusto
perchè magari mi avrebbe aiutato a lavare via un
pò delle
stronzate che mi ronzavano in testa.
Nel girare intorno al suo letto per raggiungere il bagno,
però,
avevo potuto vederla in faccia e tutti i miei buoni propositi avevano
vacillato paurosamente dal momento che l'avevo trovata in lacrime.
"Per quale cazzo di
motivo l'hai dovuta trattare così?"
"Perchè non
ho nessuna intenzione di farmi fregare da lei!"
La prima voce mi aveva trapanato il cervello
tanto era
stata forte nell'accusarmi, la seconda non era stata da meno,
però. Tutto questo mi aveva ulteriormente provocato delle
fitte
mostruose alla testa, ma anche mi aveva fatto tremare le gambe,
perchè non potevo non ammettere quanto fossi diviso a
metà per colpa di quella ragazzina che prima di allora avevo
quasi del tutto ignorato.
"Che cazzo vuoi ancora
da me, Dio?", me
l'ero chiesto sul serio, pensando a come avessi già dato
fuori
di matto per Sophia, una bambina che per me non era stata niente sino
al giorno che non era scomparsa, facendomi scattare qualcosa che mi
aveva spinto a cercarla con tutte le mie forze.
"E perchè
proprio lei!", sì cazzo, perchè
proprio lei avevo salvato alla prigione, e non Carol o Michonne o...
"Sei molto meglio di
quello che vuoi far credere, ragazzo mio...", ma
non poteva essere quella la risposta, non poteva bastare una frase
detta da sua padre per farmi pensare di poter...
- Smettila di fissarmi.
Mi ero fatto beccare in pieno e il dispiacere che avevo trovato nei
suoi occhi
aveva raddoppiato tutte le sensazioni provate, tanto che non ero stato
in grado di reagire, rimanendo lì a fare l'esatto contrario
di
quanto mi aveva chiesto.
- Okay, fa come vuoi. Tanto lo fai sempre e comunque.
Era stata di nuovo lei a tagliarmi fuori, voltandomi la schiena dopo
avermi fatto per un attimo il dito medio, un gesto pieno di rabbia che
aveva fatto a pugni con le
lacrime che ancora le scendevano abbondanti e che mi aveva fatto capire
quanto potessi far provare anche a lei emozioni constrastanti nei miei
confronti.
"Vedi, Daryl, quando
esci là
fuori rischi la vita, quando respiri rischi la vita. E anche oggi
respiri e rischi la vita. Ogni momento qua ti lascia senza scelta.
L'unica scelta che puoi fare, è per cosa rischiare la vita".
Era stato sempre Hershel a dirmi quelle parole, in una
delle
poche conversazioni che era riuscito a strapparmi durante un turno di
guardia. Mi aveva dato fastidio che avesse saputo cogliere tanto di me
solo osservandomi, ma avevo dovuto riconoscere che ci aveva preso in
pieno, perchè era stato proprio lì alla prigione
che
avevo iniziato a sentirmi diverso.
Anche Carol si era accorta del mio cambiamento, ma con lei avevo sempre
avuto un rapporto speciale rispetto a tutti gli altri, quindi
parlargliene era stato più facile, quasi un bisogno a cui
non
ero riuscito ad oppormi.
"E adesso c'è
lei...",
eccola la verità con cui avevo iniziato a dovermi
confrontare e
che mi mandava fuori di testa: il fatto che avesse iniziato a farmi
sentire trasparente sotto il suo sguardo senza che io lo avessi voluto.
Note
Sì, come avrete capito dal prossimo capitolo ci
sarà molto da raccontare, sia per il luogo che per i nuovi
personaggi. Faccio solo una piccola premessa, dicendovi che l'idea
nasce da un pensiero che ho sempre fatto guardando TWD e
cioè
che l'esercito americano non potesse essere andato del tutto in palla,
mantenendo quindi qualche "base" funzionante.
Se avrete voglia, mi farà piacere sapere che ne pensate di
questo pov di Daryl. E' stata una buona idea aggiungerlo?
Ora vi risaluto e vi prometto che arriverò molto prima con
il prossimo capitolo!
Laura
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Ciao!
Eccomi con un nuovo capitolo che piano piano, tra le tante cose,
introdurrà anche un pò di nuovi personaggi. A tal proposito, ho
pensato che in fondo posterò una sorta di legenda, almeno
all'inizio, così potrete ricordarli meglio mano mano che si
affacciano alla ribalta.
Ci tengo a ringraziare tutte quelle lettrici che hanno messo la storia
tra preferite/ricordate/seguite, ma anche chi semplicemente legge,
perchè non pensavo che sareste state così tante!
Un particolare grazie anche a tutte quelle che mi fanno lo splendido
regalo di lasciarmi una loro recensione, al di là che possa
essere negativa o meno, mi incoraggia a fare sempre meglio per non
deludere le vostre aspettative!
Adesso vi lascio al capitolo e vi rimando allo spazio che mi ritaglio
in fondo.
Buona lettura.
Laura
Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
A svegliarmi del
tutto era stato il suono di qualcosa che avevo quasi dimenticato: lo
sciacquone del water. Se prima dell'apocalisse, qualcuno mi avesse
detto che un giorno quel suono mi avrebbe procurato un moto di gioia,
probabilmente gli avrei risposto di farsi ricoverare in una clinica
psichiatrica e di farsi seguire da un bravo dottore.
Ma l'apocalisse era arrivata, portandosi via la vita che ognuno di noi
aveva dato per scontata, per cui il poter disporre nuovamente di un
bagno vero,
era stato un valido motivo per ringraziare Dio di quanto ci era stato
offerto.
"Papà, se
fossi stato qui con
me, probabilmente lo avremmo ringraziato insieme, magari intonando una
delle
canzoni che più ti piaceva cantare", sapevo
che pensieri di quel tipo mi avrebbero solo fatto soffrire di
più, ma nonostante mi sforzassi di evitarli, loro arrivavano
puntuali e crudeli, facendomi ripiombare in un dolore che niente
avrebbe mai potuto cancellare davvero.
- Ah, ti sei svegliata finalmente.
Ovviamente non mi ero affatto dimenticata della presenza di Daryl, solo
che quando era sbucato dal bagno mi ero irrigidita subito
perchè non avevo certo digerito il modo in
cui mi aveva trattato la sera prima.
- Se vuoi mettere qualcosa sotto i denti, ti devi sbrigare.
Nonostante ce l'avessi avuta con lui, non ero stata capace di
nascondere la mia sorpresa nel vederlo però
così... in
ordine.
Bè, forse non era stato proprio il termine giusto,
perchè
capelli e barba erano rimasti esattamente com'erano, solo
più
puliti, ma i jeans e la canotta nuova che aveva indossato gli avevano
dato
decisamente un aspetto meno "selvatico".
Ecco, quello era un termine che mi ero ritrovata ad associare spesso a
lui nei giorni che avevamo trascorso nella foresta, dove lui era stato
sicuramente molto più a suo agio rispetto ad ora che ci
trovavamo in quella stanza confortevole.
Lo vedevo, infatti, aggirarsi come
un leone in gabbia, proprio come se stesse cercando di non farsi
soffocare dalle pareti che lo circondavano.
- Magari avresti anche potuto svegliarmi prima, no?
Ero stata indecisa se rivolgergli o meno la parola, ma dato che lui non
mi aveva risparmiato i suoi soliti commenti acidi, avevo deciso di non
farlo nemmeno io.
Avevo creduto davvero che i rapporti tra di noi potessero diventare
più facili, ma non stava affatto succedendo e la cosa aveva
ulteriormente peggiorato il mio umore.
- Non sono la sveglia di nessuno, okay?
Ci eravamo guardati apertamente negli occhi, stavolta, forse entambi
cercando il modo di scaricare la tensione dovuta a quella prima
giornata che ci aspettava nella nostra nuova "casa". Sapevo che non era
la giusta definizione per il posto in cui ci trovavamo, ma volevo
credere con tutta me stessa che forse più avanti lo sarebbe
potuto diventare.
- Oh, no, certo! Per carità, non sia mai che ti venga
spontaneo fare qualcosa di gentile!
Avevo volutamente sottolineato il concetto di gentile per
dargli
dello stronzo, visto che non ero disposta a passare sopra al suo
comportamento.
- Sono già stato gentile
ad aspettarti, ragazzina.
- Beth! Tu il mio nome lo hai già imparato da un pezzo no,
giusto? Allora vedi di usarlo per piacere, perchè quel
"ragazzina" non suona molto meglio di "zuccherino" o di "dolcezza" o di
" giovane puledra"!
Gli avevo snocciolato tutti i modi in cui ero stata chiamata dagli
altri uomini sinora incontrati e che mi pareva di aver capito avessero
infastidito anche lui.
- Ma tu sei
una ragazzina a conti fatti.
Più che il modo in cui me lo aveva detto, era stato lo
sguardo
che mi aveva lanciato a farmi incazzare del tutto. I suoi occhi mi
avevano rivelato che una parte di lui, e non sapevo quanto grande, lo
credeva sul serio.
- Allora sai che ti dico? Vaffanculo, Sig. Dixon!
Ero balzata giù dal letto con uno scatto che lo aveva fatto
irrigidire, forse credendo che stessi per aggredirlo come avevo
già fatto quella notte in cui ci eravamo scontrati, ma io mi
ero
semplicemente limitata a fargli un'altra volta il dito medio,
mettendoci tutta la rabbia possibile, prima di voltargli le spalle per
andarmene in bagno, facendogli capire che per me non valeva
più la pena parlargli.
Solo che non ero riuscita a varcarne la soglia, perchè
strattonandomi per un braccio, Daryl mi aveva rigirato verso di lui.
- Dimmi, Beth, quanti
anni hai esattamente?
Due cose mi avevano fatto imbestialire ancora di più,
facendomi
divincolare dalla sua presa e fulminandolo con lo sguardo: la prima
era l'aver sottolineato il mio nome per darmi un contentino come se
fossi stata davvero una bambina capricciosa, la seconda che avevo
intuito dove volesse andare a parare con quella domanda.
- Avanti, rispondi! Quanti sono, eh?
"Sai una cosa, Beth? In
realtà
mi sono fatto un'idea su cosa potesse fare prima Daryl, ma non credo di
voler sapere se ho davvero indovinato. Meglio continuare a credere che
fosse un meccanico... o magari un tatuatore. Sì, ecco cosa
gli
chiederò la prossima volta..."
L'espressione a metà tra rabbia e
determinazione
che aveva sfoggiato in quel momento, mi aveva riportato alla mente
quello che mi aveva detto di lui una volta Zack, forse anche
intravedendo una parte di verità perchè di sicuro
il
passato di Daryl non era quello di un santo. Solo che questo non mi
aveva impedito di rispondergli a tono prima, per cui non mi sarei
trattenuta certo adesso, quando comunque avevo capito che a me, anche
se in maniera contorta, ci teneva sul serio.
- Ma sei davvero convinto che sia l'età anagrafica a
stabilire
la maturità di una persona? No, perchè se
così
fosse, tu ne dovresti avere la metà dei miei, allora!
Avevo rotto gli argini, perciò avevo deciso che gli avrei
detto esattamente quello che pensavo di lui.
- E sai perchè? Perchè sono i bambini che non
sanno
gestire le loro emozioni, e allora cinque minuti prima ti dicono che
vogliono essere tuoi amici e cinque minuti dopo, invece, se lo stanno
già rimangiando! E tu fai esattamente così con
me! Non
faccio in tempo a pensare che sta andando meglio, che tu mi ferisci
l'attimo dopo!
- Un bambino io, eh? Perchè tu adesso, invece, non sembri
affatto una ragazzina che punta i piedi perchè non sta
ottenendo
quello che vuole, vero?
Mi ero sentita così ingiustamente accusata, da non riuscire
quasi a parlare, soffocata dalla frustrazione di non riuscire a capire
che cavolo gli passasse esattamente per la testa.
- Fammi capire, secondo te chiedere un pò di gentilezza
è
sinonimo di immaturità? Perchè a me non sembra di
stare
chiedendo nient'altro!
Mi aveva lanciato un'occhiata che non ero riuscita ad interpretare,
solo che
non c'era stato modo di approfondire il discorso, perchè un
bussare deciso aveva fatto azzittire entrambi.
Il tempo di capire l'un l'altro chi sarebbe andato ad aprire, era stato
sufficiente perchè altri colpi risuonassero con insistenza.
Alla
fine mi ero mossa io, forse pensando che Daryl avrebbe potuto riservare
un'accoglienza decisamente peggiore a chiunque si fosse trovato di
fronte.
- Ciao, Beth. Mi spiace aver interrotto la vostra discussione, ma se
volete approfittare della mensa, dovete scendere praticamente adesso.
Quando avevo aperto la porta mi ero ritrovata davanti Violet, una delle
due ragazze che mi erano vicine per età, e che avevo
conosciuto
il giorno prima insieme a tutti gli altri abitanti della base.
- Grazie, Violet. Io e Daryl ci stavamo giusto sbrigando...
Una specie di grugnito, a cui io ero ormai abituata, aveva attirato
invece
l'attenzione di Violet, facendole sporgere la testa in cerca
probabilmente di Daryl.
- Scusa, hai detto qualcosa?
L'ultima cosa che mi sarei aspettata era che gli rivolgesse
direttamente la parola, tra l'altro con un tono deciso e insieme
provocatorio, perchè il resto della frase era stata
chiaramente
"se hai da dire qualcosa, dilla ad alta voce, se no stai zitto".
- Non - ho - fame.
La risposta gelida, e ben scandita forse per sottolinearne ancora di
più il tono duro, era arrivata nello stesso momento in cui
mi si era
affiancato, reclamando la mia totale attenzione, dato che mi aveva
preso per un braccio e trascinata qualche passo indietro con lui.
- Ti aspetto fuori dall'edificio. Raggiungimi
appena hai finito, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere niente, perchè
Violet si era nuovamente fatta sentire.
- Ma potrà parlare con me o qualcun'altro, nel frattempo, o
dovrà tenere la bocca cucita?
Lo sguardo di Daryl si era offuscato solo per un attimo, ma a me era
parso comunque di vedere del dolore nei suoi occhi,
dopodichè
era tornato impenetrabile e soprattutto fisso su di me, come se Violet
non avesse nemmeno parlato.
- La password della stanza te la ricordi?
Questa volta avevo annuito velocemente, più che altro
perchè avevo capito quanto sforzo gli stesse costando non
reagire al modo di fare provocatorio di quella ragazza, che seppure
giovane come me, rimaneva per lui una completa estranea,
perciò
qualcuno da annoverare comunque sulla lista degli eventuali "cattivi".
- Okay, allora ci vediamo tra poco.
Quello che non avrei saputo spiegare ad altri, era come riuscisse a
farmi passare da uno stato di totale rabbia verso di lui, a uno di
totale sollievo per il fatto che potessi contare su di lui al cento per
cento,
ricordandomelo con parole che ad altri sarebbero potute sembrare
minacciose, ma che a me invece suonavano chiarissime.
Perciò gli avevo annuito nuovamente, mentre lui senza
aggiungere più nulla, e
soprattutto senza degnare Violet di uno sguardo, era uscito dalla
stanza caricandosi in spalla la sua inseparabile balestra.
Mi aveva detto che girare armati, o meno, lì alla base era
una
scelta personale, per cui aveva raccomandato anche a me di portarmi
sempre dietro almeno il mio coltello.
- Ci mancava davvero un altro stronzo paranoico come il tuo uomo, Beth.
Mi ero quasi stupita che Violet l'avesse lasciato andare via
così, senza dirgli più nulla salvo lanciargli una
lunga occhiata quando lui le era passato accanto.
- Come se non fossimo già pieni di testosterone e cervelli
regrediti all'età della pietra quando si rapportano con le
loro
compagne.
Quelle affermazioni mi avevano riscossa dalla visione di Daryl che si
allontanava lungo il corridoio, facendomi reagire a quel senso di
abbandono che mi aveva colto immediatamente.
- No, io e Daryl non stiamo insieme in quel... senso.
Quando avevo incrociato lo sguardo indagatorio di Violet mi ero
ritrovata ad arrossire, perchè mi aveva fatto sentire come
se
stessi cercando di smentire qualcosa che invece era chiaro.
- No? Allora che cosa sarebbe lui per te, scusa? Perdona la franchezza,
Beth, ma se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre e su
cui
sono d'accordo, è che di questi tempi è meglio
non
perdersi più in chiacchiere, ma andare diretti al punto.
Ovviamente era stato lo stesso Baker a presentarci Violet come sua
figlia, mano mano che ci aveva fatto conoscere tutto il suo gruppo di
sopravvissuti. Avevo intravisto una certa somiglianza tra loro due, non
tanto nel viso, essendo quello del Capitano sfigurato, più
che
altro nello sguardo, nella stessa intensità con cui
fissavano il
loro interlocutore.
- Lui è... bè... sarebbe...
Mi ero incartata perchè all'idea di definirlo "amico"
qualcosa
dentro di me si era ribellato, suggerendomi che quella parola non
bastava a definire ciò che rappresentava per me, dal momento
che era molto più complicato il mio rapporto con lui.
- Ho capito, non lo sai nemmeno tu. In ogni caso, non ero certo venuta
per farti un interrogatorio su questo, in fondo mi basta sapere che ci
stai insieme di tua spontanea volontà, qualsiasi sia la
natura
del vostro "rapporto".
Decisamente avrei dovuto trovare il modo di definire il mio rapporto
con Daryl al più presto, perchè non volevo certo
che
tutti equivocassero la situazione, specie in ragione del fatto che ci
aveva già procurato dei guai con Kidd, e non volevo che
potesse
ricapitare con altri.
- Ero venuta solo per dirvi che era tardi.
E adesso lo è ancora di più, perciò se
non scendiamo
entro cinque minuti, Jake chiude la mensa e tu rimani a stomaco vuoto.
Il suo cambio repentino di atteggiamento, da quasi accusatorio a
totalmente sorridente, mi aveva
spiazzato abbastanza, però avevo deciso di non lasciarmi
influenzare nel giudicare il suo carattere, dal momento che sapevo
quanto potesse irritare, e spiazzare a sua volta, l'atteggiamento di
Daryl se non lo conoscevi almeno un pò.
- Mi cambio al volo, in effetti preferirei non rimanere a stomaco vuoto.
Più che fame la mia, era forse più l'idea di
quello che avrei potuto
trovare per colazione, dal momento che avevo potuto constatare la
varietà di cibo che ci avevano dato per cena la sera prima,
quando ci avevano fatto avere della pasta, verdura e carne non in
scatola, ma fresca.
- Sì, okay. Ti aspetto qui fuori, così poi ti
faccio da guida e ti racconto un pò di cose nel frattempo.
All'improvviso mi sentivo intimorita, ma insieme desiderosa, di
conoscere il più possibile di tutto ciò che mi
aspettava
fuori da quella stanza, così avevo infilato al volo jeans e
maglietta, scegliendoli tra i due cambi puliti che mi avevano dato.
Quando Violet mi aveva visto, il suo sorriso si era accentuato.
- Anche stavolta ho azzeccato subito la taglia! Tra i vari compiti che
svolgo, c'è anche quello di guardarobiera.
Mi aveva fatto l'occhiolino, facendomi per un attimo sentire come se
fossimo più due compagne di stanza all'università
che non
due perfette estranee che si trovavano a condividere un destino avverso.
- Sai com'è, qualche incarico da "donna" me lo sono dovuto
comunque assumere, ma l'importante è che non sono finita in
cucina. Ho sempre odiato cucinare, pensa che prima mi facevo un sacco
di paranoie all'idea che quando avrei messo su famiglia, comunque un
minimo mi sarebbe toccato!
A quel punto era scoppiata proprio a ridere, riuscendo a far sorridere
anche me solo nel sentirla.
- Mio padre dice che probabilmente sono l'unica che è
riuscita a trovare il
lato positivo di tutto questo casino, e cioè che
non sarò costretta a vivere una "relazione" normale a tutti
gli effetti.
Mentre aveva iniziato a farmi strada, non aveva smesso di essere
allegra, però avevo capito che qualcosa di più
serio le
era passato per la mente, perchè dopo un minuto di silenzio,
mi
aveva nuovamente sorpreso.
- In un certo senso ha anche ragione, perchè se le cose non
fossero andate così, non credo che avrei mai preso in
considerazione un tipo come Ryan.
Probabilmente dovevo aver avuto scritto in faccia che non potevo avere
la minima idea di cosa avesse voluto dire, perchè si era
data
subito la pena di colmare quel vuoto mostrandomi un'espressione in
parte divertita e in parte maliziosa.
- Ryan... Connor.
Okay, era riuscita a sorprendermi, perchè avendo visto che
qui
alla base c'era stato qualche ragazzo molto più giovane, non
avrei mai pensato che...
- Mio padre ha fatto più o meno anche lui quella faccia.
Forse
meno, perchè è più bravo a mascherare
le sue
emozioni.
Nel frattempo avevamo raggiunto il primo piano della palazzina
"alloggi", nome che gli era stato attribuito per differenziarla dalla
sua gemella, che aveva ospitato però solo i laboratori di
ricerca. Quando Daryl aveva chiesto che tipo di ricerca avessero svolto
lì dentro, Baker non aveva esitato a rispondere che si era
trattato di ricerche bio-meccaniche, praticamente qualcosa che aveva
avuto a che fare con il mito "del soldato perfetto" che l'esercito
americano inseguiva da tempo.
"Siamo sicuri, allora,
che non sbucherà fuori un fottuto Capitan America in
versione vagante?", quello
era stato il commento di Daryl, mentre gli era comparso in viso quel
ghigno che io avevo catalogato come un suo marchio di fabbrica, ossia
"tutto può andare a rotoli, ma se posso prenderti
per il
culo qualcosa di buono c'è ancora da fare".
- Quindi, Beth? Ti ho sconvolta di più perchè
è un
bianco o perchè è molto più vecchio di
me?
La voce, ora ironica, di Violet mi aveva riportato al presente. Cosa mi
aveva sorpreso di più, in effetti? Non che fossi mai stata
razzista, però non avevo mai pensato ad una mia eventuale
relazione con un ragazzo di colore... men che meno con uomo molto
più grande di me.
- Sinceramente avevo pensato che fossi nella mia stessa situazione con
Daryl, ma visto che non è così, forse sei
sconvolta da
entrambe le cose.
Avevo notato come stesse cercando di parlarne disinvoltamente,
nonostante avesse accennato al fatto che suo padre non doveva averla
presa molto bene.
Mi era venuto spontaneo pensare al mio, a come avrebbe potuto prendere un'eventuale relazione tra me e Daryl... ma no, decisamente era un pensiero talmente
strano, che lo avevo accantonato immediatamente.
- Bè, in realtà non credo che sia così
sconvolgente nessuna delle due cose. Se vi amate...
Alla fine mi ero aggrappata all'ideale con cui mio padre aveva fatto
fronte alla tragedia che aveva investito il mondo, e cioè
che se
avessimo continuato a credere nell'amore, gli uomini avrebbero trovato
la via per risollevarsi e sconfiggere il virus che li condannava ad
essere tutti dei mostri affamati ed insaziabili.
- Amare... tu ci credi ancora?
Violet si era fermata un pò prima della porta che recava la
scritta "mensa", guardandomi in una maniera che mi aveva fatto sentire
a disagio, più che altro perchè mi sembrava
volesse
affrontare dei discorsi che erano troppo grandi per due che si erano
appena conosciute.
- Bè, credo di sì...
- Lo credi o cerchi di convincerti?
Si era fatta quasi incalzante, come se desiderasse davvero che io le
fornissi una risposta certa. La cosa mi aveva messo ancora
più
in difficoltà, e dato che mascheravo male i miei stati
d'animo,
se ne era accorta subito.
- Scusami, penserai che sono una pazza squilibrata. Prima rido e
scherzo, poi ti confido subito che ho una relazione con Ryan, poi ti
chiedo seriamente se credi nell'amore... sì, decisamente non
una
bella impressione... solo che...
Ora era stata lei ad essere incerta e a disagio, tanto che avevo
davvero pensato se mi trovassi davanti ad una persona emotivamente
instabile. Non mi avrebbe stupito la cosa, del resto, anche
perchè io stessa alle volte dubitavo di potermi ancora
definire
"equilibrata" al punto che ero arrivata.
- Bè, lo hai visto anche tu, qui non è che ci
siano tutte
queste ragazze con cui parlare a parte Destiny... e lei...
bè,
diciamo che ha una situazione alle spalle che non le permette certo di
considerare l'amore un grande affare. Con Alyssa ed Elizabeth, invece,
preferisco evitare l'argomento... non perchè siano due
"donne",
più che altro perchè la prima aveva una cotta
bella
grossa per Ryan e la seconda, essendo la sua migliore amica, ancora non
sa se deve avercela con me o meno per averglielo fregato.
Quel discorso con Violet mi stava introducendo nelle dinamiche del
gruppo molto più di quanto avrei potuto capire solo
osservandoli. Se da un lato poteva essere un vantaggio, dall'altro
rischiava di influenzare il mio giudizio ancora prima che me ne fossi
fatta uno io personalmente. Già scoprire, ad esempio, che
Connor
era impegnato con lei, me lo aveva fatto vedere sotto una luce diversa,
ancora però non sapevo se migliore o peggiore.
- Credo di stare solo peggiorando le cose, giusto? Se vado avanti di
questo passo mi gioco per sempre la possibilità di farti
credere
che sono normale... facciamo un passo indietro, forse è
meglio.
L'avevo vista rimettersi in viso l'espressione divertita e maliziosa,
quella che me l'aveva fatta apparire particolarmente sicura di
sè.
- Fermiamoci al fatto che ho una relazione con Ryan... prendila come
un'informazione che ti risparmierà di fare qualche gaffe
imbarazzante tipo quella che ho fatto io dando per scontato che stavi
insieme a Daryl, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere nulla, perchè le
porte
basculanti si erano aperte, lasciando sbucare il viso piuttosto
arrabbiato dell'uomo che se non ricordavo male, si chiamava Jake.
- Avevo sentito bene, allora! Ti avevo detto di muovere le chiappe,
Violet, ma vedo che come al solito te la sei presa con comodo!
Non aveva evitato di lanciare un'occhiata accusatoria anche verso di
me, sebbene io non fossi stata responsabile del nostro ritardo, dato
che non sapevo bene quanto fossero intrasingenti su orari ed abitudini.
- Jake, rilassati, o Beth penserà subito di te la
verità, e cioè che sei acido e scorbutico!
Lui aveva evitato ulteriori commenti, limitandosi a farci un cenno
perentorio con la testa di seguirlo dentro, praticamente sbattendoci
quasi in faccia le porte che aveva lasciato andare dietro di
sè.
- Sul serio, lui è così, non credere che stesse
scherzando con me! Però cucina da Dio, e
quando mangi la sua roba riesci a perdonargli qualsiasi commento o
sgarbo ti abbia fatto in precedenza.
Intanto mi ero guardata intorno, notando come tutto il locale
risultasse pulito e in ordine, nonostante fosse stato di una certa
ampiezza. Non era stato difficile capire che la maggior parte fosse
stata inutilizzata, perchè lì le sedie erano
state
riposte sui tavoli.
- I posti sono liberi, vi potrete sedere dove volete. Il cibo, invece,
viene rigorosamente servito da Jake e il suo vice, Oliver. Ovviamente
sono loro due ad avere il "comando" della dispensa, quindi se mai
dovesse venirti in mente uno spuntino a mezzanotte, scordatelo,
perchè Jake potrebbe farti saltare in aria se solo osassi
metterci un piede dentro!
Aveva alzato gli occhi al cielo, ma avevo capito comunque che era un
avvertimento piuttosto serio a non infrangere quelle regole di cui
anche suo padre ci aveva informati.
Indubbiamente era stato un gruppo molto più organizzato
rispetto
al nostro, forse funzionava anche meglio, però non avevo
potuto
fare a meno di pensare che alla lunga sarebbe stata più
difficile da sopportare una convivenza così rigorosa.
- Anche Jake e Oliver, sono dei militari?
Proprio quest'ultimo era sbucato dalla porta della cucina con in mano
un vassoio che mi aveva gentilmente messo davanti senza che dovessi
sollevare un dito.
- Jake lo è, Oliver no.
Lui era stato uno dei tre ragazzi più giovani del gruppo, e
anche quello dallo sguardo più gentile ad essere sincera.
Gli
altri due, infatti, mi avevano squadrato più con occhio
critico,
quasi freddo, mentre lui mi aveva sorriso subito.
- Cosa non sono, Violet?
Si era seduto davanti a noi, dall'altra parte del tavolo, con
l'espressione di chi aveva tutta l'intenzione di fare due chiacchiere.
- Un militare.
Aveva sollevato subito le mani, scuotendo la testa e sorridendo.
- Ah, sì, il mio campo di battaglia è sempre
stata la
cucina, Beth. Ho origini francesi, penso che sia per quello che ho
voluto studiare cucina.
Nel frattempo avevo iniziato ad assaggiare la fetta di pane imburrato
che mi aveva portato insieme ad una tazza di caffè e ad una
mela. Quando avevo sentito il sapore del burro, non ero riuscita a
trattenere un verso che era stato il segno di quanto stessi apprezzando
il fatto di riassaporare qualcosa che non avevo più mangiato.
- Immagino che saper cucinare centri poco con questo...
Davanti alla mia soddisfazione,
lui e Violet si erano scambiati uno sguardo d'intesa , in cui
avevo ritrovato una complicità che avevo avuto anch'io con
amici
che ormai erano solo un ricordo lontano.
- Già, credo che le ci vorrà un pò
prima di assuefarsi al gusto come è successo a noi.
Ritenevo impossibile abituarsi a quello che stavo assaporando,
però loro sembravano proprio di parere diverso.
- Come fate ad avere il burro? E le mele?
Probabilmente dovevo essere sembrata proprio incredula,
perchè loro si erano scambiati nuovamente uno sguardo
d'intesa.
- Presto lo scoprirai e credo proprio non potrai fare a meno di
rimanerne sorpresa. Lo siamo anche noi, in fondo, che eravamo qui sin
dall'inizio.
Questo mi aveva fatto drizzare le antenne, perchè mi pareva
di
aver capito che la base era stata rioccupata dopo che era rimasta
abbandonata.
- Cioè vuoi dire che qui non è scoppiato il caos
come dalle altre parti?
Nel piccolo, mi erano tornati alla mente i racconti di Rick e di come
aveva trovato la sua stazione di polizia, o l'ospedale dove comunque
c'era stata traccia dell'intervento dell'esercito.
- Mio padre sicuramente ve ne parlerà, dal momento che ha
deciso
di portarvi qui, quindi al massimo te lo sto solo anticipando.
Era stata Violet a prendere in mano la conversazione, forse proprio per
il fatto che era la figlia del "comandante" in capo. Baker,
ripensandoci, mi aveva subito trasmesso la stessa sensazione di forza e
determinazione che avevo trovato anche in Rick, diventato quasi
naturalmente il "capo" a cui ci eravamo affidati, mio padre per primo.
- Ti trovi in uno dei tre centri di ricerca e sviluppo più
importanti di tutto l'esercito degli Stati Uniti d'America ed
è
stato concepito proprio con l'intento di essere autosufficiente per un
tempo indeterminato per fare fronte a situazioni d'emergenza tipo
questa che stiamo vivendo adesso.
Certo la cosa mi aveva colpito, ma ancora non riuscivo a credere come
fossero riusciti a non farsi travolgere dagli eventi, visto che
l'intera nazione era andata in tilt.
- E tutti quelli che si trovavano nel centro? O eravate già
solo voi quelli che lo mandavano avanti?
Avrei faticato a credere in una risposta del genere, anche
perchè quel posto era stato concepito per ospitare un numero
ben
superiore di persone rispetto alle venticinque attuali, anzi ventisette
ora che c'eravamo anche io e Daryl.
- No, certo. C'erano i ricercatori e altri militari. Ma quando
è
scoppiato il "caos", i ricercatori sono stati richiamati a supporto dei
loro colleghi impiegati nello sviluppo di armi batteriologiche e la
maggior parte dei militari sono stati incaricati di fargli da scorta.
Non avevo dovuto faticare per immaginare cosa gli fosse successo una
volta usciti di lì, quindi avevo dato voce alle altre
domande che mi avevano affollato la mente.
- Quindi, voi, sapete cosa ha scatenato tutto questo? Sarete stati in
contatto con il Governo, giusto?
I due ragazzi si erano guardati ancora, ma non mi era sembrato per
decidere se parlare o meno, più che altro mi erano sembrati
dispiaciuti.
- Quello lo vedevi fare nei film, Beth. In realtà le cose
non
funzionavano così. Devi immaginarti l'esercito
più come
una struttura a comportimenti stagni, dove l'uno veniva messo in
contatto con l'altro solo in caso di stretta necessità.
- E quello che stava succedendo fuori non era una necessità
sufficiente per informarvi di tutto?
Violet
aveva scosso la testa sconsolata.
- Le cose devono essere precipitate velocemente, perchè
quando
mio padre ha iniziato ad esigere spiegazioni esaurienti, minacciando se
no di avviare in piena autonomia il protocollo di sicurezza per
blindare la base , le comunicazioni già si erano
fatte
più sporadiche.
A quel punto era intervenuto Oliver, il viso ora serio e cupo.
- Io ero qui quando gli eventi sono precipitati nel giro di qualche
ora. Ho visto il Capitano Baker dover prendere una decisione dopo
l'altra, una più difficile dell'altra, sino a quella che lo
ha
costretto ad isolarci dal resto della nazione per garantire almeno la
sopravvivenza delle persone sotto la sua diretta
responsabilità.
Se ritenere tutto quello possibile, e soprattutto veritiero, non ero
stata in grado di stabilirlo e avevo sentito più che mai il
bisogno di poterne parlare con Daryl, per sentire la sua opinione al
riguardo.
Poi mi era balzato all'occhio un particolare evidente, così
avevo chiesto spiegazioni a Oliver stesso, cercando di non mostrarmi
diffidente o scettica a priori.
- Ma se tu non sei un militare, come mai ti trovavi qui quando la base
è stata chiusa?
Lo avevo visto arrossire e distogliere lo sguardo, appuntandolo su un
punto imprecisato dietro di me. Se avessi dovuto interpretare la sua
reazione, avrei detto prima di tutto imbarazzo, ma subito dopo
dolore... tanto dolore.
- Oliver non era l'unico civile presente, oltre a me.
Violet mi aveva sfiorato appena il braccio, così da farmi
distogliere lo sguardo dal viso del ragazzo per fissare lei, ritrovando
parte di quel dolore che mi aveva colpito in lui.
- Non sarebbe dovuto essere qui, infatti, ma Jake aveva capito la
gravità della situazione il giorno prima, e ha preso a sua
volta
una decisione molto difficile.
Prima di proseguire, aveva preso tra le sue una mano del ragazzo,
sorridendogli dolcemente.
- Ha messo a rischio la sua stessa vita per andare a salvarne una che
gli interessava di più.
Era tornata a guardare me, facendomi provare delle emozioni che avevo
già vissuto, perchè mi ero trovata anch'io
davanti a
decisioni difficili, quasi impossibili da prendere.
- Mio padre, prima di avviare il protocollo di sicurezza ha lasciato i
suoi uomini liberi di decidere cosa fare: se
rimanere o andare dalle loro famiglie. Quelli che sono rimasti, erano
perlopiù coloro che avevano i parenti più
distanti, e con
i quali già non riuscivano più a mettersi in
contatto. Ma
ce n'erano altri, come Jake, che avevano invece qualcuno vicino, e
hanno chiesto a mio padre di poterli salvare se li avessero trovati
ancora vivi e fossero riusciti a tornare.
Lo sguardo del ragazzo si era velato di un'emozione che gli aveva reso
gli occhi lucidi, e avevo riconosciuto anche quella come il dolore di
chi era sopravvissuto ai suoi cari.
- Io... io e Jake avevamo iniziato una relazione da qualche mese, prima
di tutto questo casino. Ci siamo conosciuti una sera nel locale in cui
cucinavo, niente di che, una semplice tavola calda. Lui era con degli
altri suoi compagni, ma dopo la fine del mio turno mi ha aspettato e
abbiamo chiacchierato tutta la notte.
Era stato Oliver a riprendere il racconto, vincendo la commozione che
gli aveva rotto la voce.
- Io e i miei genitori ci eravamo praticamente barricati in
casa,
come ci avevano detto di fare le autorità in attesa che la
situazione tornasse sotto controllo. Quando è arrivato Jake,
portando delle notizie ben diverse, puoi capire lo sgomento e la paura
che abbiamo iniziato a provare...
Sì lo capivo, e vista la sua presenza qui alla base, avevo
anche
già capito come fossero andate le cose successivamente,
quindi
gli avevo risparmiato il dolore di rivivere quelli che sicuramente
erano stati momenti strazianti.
- Per quello che può servire... credo che qualsiasi genitore
avrebbe voluto poter salvare i propri figli.
Quante volte mio padre me lo aveva detto? Che non avrebbe esitato a
sacrificare la sua stessa vita se fosse servito a mettere in salvo me e
i miei fratelli?
Violet, a quel punto, con l'altra mano libera aveva stretto la mia,
forse intuendo quali pensieri ci fossero stati dietro la mia
espressione altrettanto commossa, così ci eravamo ritrovati
stretti in una sorta di abbraccio che ci aveva fatto sentire vicini in
una maniera che solo dei sopravvissuti come noi potevano condividere.
- Ehi, giovane, cosa ne dici di fare meno chiacchiere e più
lavoro...
La voce decisa di Jake era arrivata a rompere quel silenzio pieno di
condivisione in cui eravamo caduti, ma quando aveva visto i nostri
visi, soprattutto quello di Oliver, si era leggermente arrochito.
- Sì... okay... bè, visto che per la ragazza
è la
sua prima volta qui in mensa... le lascio ancora qualche minuto per
finire.
Ero riuscita a vederlo bene in viso prima che si rintanasse di nuovo in
cucina, ed ero stata abbastanza sicura che tutta la sua attenzione
fosse stata rivolta al suo compagno, quindi avevo dedotto che Violet mi
avesse detto una mezza verità nel definirlo acido e
scorbutico,
perchè lo sguardo che aveva rivolto ad Oliver non era stato
affatto così, ma anzi pieno di un sentimento che mi aveva
riportato alla mente certi sguardi che anche Glenn aveva riservato a
Maggie.
"Amare, tu ci credi
ancora?", la
domanda di Violet erano tornata ad affacciarsi nella mia testa, e in
quel momento avrei sicuramente risposto che forse ci dovevamo ancora
credere tutti, perchè dopotutto poteva essere davvero
l'unica
cosa ancora in grado di darci la forza per andare avanti.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il fatto che fossero stati proprio Ryan ed Hungry a farci fare il giro
completo della base aveva assunto il giusto significato solo quando io
e Daryl ci eravamo ritrovati di nuovo da soli, non nella nostra stanza,
ma nel posto che avevano ribatezzato "il giardino d'inverno".
Si era trattato di una serra più piccola rispetto alle altre
due
che contenevano rispettivamente frutta e verdura, ed era stata
riservata solo alle piante di agrumi perchè come ci aveva
spiegato Gerald, ossia il responsabile delle coltivazioni, avevano
bisogno di cure e temperature diverse rispetto alle altre piante da
frutta.
Era lì che il "tour" guidato era terminato, ed era
lì che
i nostri due ciceroni ci avevano lasciato per andare a prepararsi prima
di uscire per il loro turno di guardia nei dintorni della base.
Ovviamente, era passato solo qualche secondo prima che Daryl mi
informasse di aver deciso di fare gruppo proprio con loro due per
assolvere all'accordo che aveva stretto con Baker, e che quindi si
sarebbe già unito a loro di lì a poco. Quella
scelta mi
aveva abbastanza spiazzato, non tanto per Connor, con il quale tra
l'altro mi ero sentita a disagio per via della confessione di Violet,
ma più per Hungry, che avevo capito non gli fosse affatto
piaciuto.
Sicuramente, in ogni caso, la notizia che ci saremmo separati
così presto era stata la goccia che aveva fatto traboccare
il
vaso
delle mie emozioni, già messe a dura prova da una mattinata
che
era iniziata con la nostra discussione, proseguita con le chiacchiere
fatte con Violet ed Oliver e terminata con la scoperta di quanto fosse
stato davvero sorprendente il posto in cui eravamo finiti.
Davvero, tutto l'insieme mi aveva mandato in corto circuito, tanto che
ero scoppiata a piangere lasciandomi scivolare lungo la vetrata,
perchè di colpo mi ero sentita anche priva di forze.
- Cristo, Beth, non puoi fare così.
Nella voce di Daryl c'era stato un miscuglio di insofferenza e disagio,
e la cosa mi aveva solo fatto piangere di più,
perchè in
quel momento avevo sentito maledettamente il bisogno di avere accanto
una persona che sapesse accettarmi per quello che ero, senza farmelo
pesare come faceva lui ogni volta.
Non ero riuscita a rispondergli, soffocata da quella marea di emozioni
che si agitavano dentro di me e che non sapevo come arginare.
- Fanculo!
Il rumore di qualcosa che veniva colpito con forza mi aveva fatto
sobbalzare ed aprire gli occhi, incontrando così lo sguardo
rabbioso di due occhi azzurri che mi avevano inchiodato lì
dov'ero.
- Daryl... io...
Avevo pensato per tutta la mattina che quando saremmo rimasti soli
avrei avuto da raccontargli tutto quello che avevo scoperto, ma a conti
fatti non riuscivo nemmeno ad articolare mezza parola.
- No, sul serio, tu non puoi fare così!
Non ero riuscita a distogliere lo sguardo dal suo, nonostante i suoi
occhi mi stessero
mostrando i sentimenti contrastanti che stava provando davanti alla mia
reazione.
- Scusami...
Non sapevo più chi stesse sbagliando maggiormente, se io
nell'ostinarmi a cercare un rifugio in lui, o se lui a cercare di
trarre forza da me, quando nessuno dei due sembrava in grado di essere
ciò che l'altro desiderava fosse.
- Io ho bisogno di uscire là fuori, lo capisci?
Ero stata costretta a sollevare la testa per continuare a guardarlo,
perchè si era avvicinato sino ad incombere su di me come
un'ombra minacciosa.
- E devo avere la mente sgombra altrimenti...
Non aveva finito la frase, ma non ce ne era stato bisogno,
perchè nel modo in cui aveva contratto i pugni c'era stato
tutto
quello che avrei dovuto capire.
- Cazzo! Lo sapevo che sarebbe finita così!
Si era voltato talmente bruscamente da farmi sobbalzare di nuovo ancor
prima che colpisse con un calcio il sacco di terra su cui doveva aver
infierito anche prima.
Alla fine non ero più riuscita a guardare tutta quella
rabbia di cui
sapevo essere la giusta causa, perchè una parte di me
riconosceva che ad essere in colpa fossi io, dal momento che non
riuscivo ad accontentarmi di quello che già mi stava dando,
e
che sicuramente doveva essere il frutto di uno sforzo notevole per lui.
L'avevo sempre avuto sotto gli occhi il suo comportameno schivo,
chiuso, quasi ai limiti di un isolamento che solo in parte si era
attenuato alla prigione, dove sembrava aver trovato un nuovo equilibrio
che lo aveva portato ad un'apertura maggiore verso di noi, per poi
riprecipitare in quell'atteggiamento così rabbioso quando
avevamo perduto tutte le nostre certezze.
- Fanculo tutto quanto... vieni qui, maledizione!
Dopo quell'ennesima imprecazione sputata fuori con rabbia, mi ero
sentita agguantare per un
polso e sollevare di peso, dopodichè Daryl aveva fatto
qualcosa
che ero sicura non avrei dimenticato molto facilmente: mi aveva stretto
in un abbraccio...un vero
abbraccio,
perchè la sensazione di conforto che mi aveva donato era
stata
la stessa di quella mattina che mi ero ritrovata stretta a lui quando
ancora era stato addormentato, e quindi non cosciente di ciò
che
stava facendo.
"Ma adesso è sveglio
e lo sta facendo perchè lo vuole veramente...", quel
pensiero aveva accompagnato le forti emozioni che quel contatto con lui
stava facendo nascere dentro di me. Sentivo il calore delle sua pelle
riscaldare sempre di più la mia, l'odore del suo
inseparabile
gilet invadermi le narici come un profumo familiare e il battere del
suo cuore rassicurarmi con il suo ritmo cadenzato.
Quell'abbraccio aveva avuto su di me lo stesso effetto di una calda
coperta a ripararti dal freddo di una giornata invernale,
qualcosa che mi aveva portato ad abbandonarmi totalmente contro di lui,
lasciando che
fosse la sua forza a sostenermi sulle gambe malferme.
Persino le ruvide carezze delle sue mani callose mi erano parse le
più belle che avessi mai ricevuto in vita mia, nonostante
fossero state tante, perchè avevo avuto la fortuna di
crescere
in una famiglia piena di amore che non me ne aveva mai fatte mancare.
Stavo ricevendo ciò che più avevo desiderato in
quei
giorni, il potermi rifugiare anche solo per qualche minuto in un
abbraccio dove mi sarei potuta sentire ancora amata, nonostante in
realtà fossi rimasta orfana di tutti coloro che mi avevano
voluto bene.
- Grazie, Daryl.
Glielo avevo detto stringendolo più forte, nella speranza di
fargli capire quanto stesse significando per me quel gesto che fatto
per esasperazione o per un minimo di affetto sincero nei miei
confronti, rimaneva pur sempre qualcosa che avrei potuto rievocare per
cercare di colmare quel vuoto enorme che sentivo dentro di me.
A farmi credere, però, che fossi riuscita nel mio intento
era
stato ciò che aveva fatto lui in risposta: mi aveva sfiorato
la
tempia con le labbra, quasi davvero in un contatto che sarebbe potuto
sembrare casuale, ma che non lo era stato, perchè nel
contempo
mi aveva stretto anche lui più forte, fin quasi a togliermi
il
respiro.
"Amare... ma tu ci credi
ancora?"
Quella domanda era tornata a fare capolino tra i miei
pensieri,
ma la risposta che mi ero data in quel momento mi aveva provocato un
vero e proprio tuffo al cuore.
Sì, credevo ancora nell'amore e quello che mi aveva fatto
provare quell'abbraccio con Daryl ne era la prova certa.
Note
Scrivere di questo abbraccio tra i due non è
stato
proprio semplice, più che altro perchè rendere a
parole
ciò che vedi così bene nella tua testa non
è
proprio semplice. Se poi c'è di mezzo pure la testa di
Daryl...
la cosa diventa un vero casino! eh eh eh
Scherzi a parte, che ve ne pare? Dopo che vi ho mostrato i pensieri
dell'arciere nel capitolo scorso, come lo interpretate il suo gesto?
E Beth? Condividete il mio punto di vista nel trovarla ancora legata a
momenti in cui si sente forte e ad altri dove crolla come un castello
di sabbia?
Se avete voglia, vi invito come sempre a condividere con me il vostro
punto di vista.
Legenda personaggi
Capitano Steve Baker
Ranger James Kidd - soprannome "Texano"
Soldato semplice Ryan Connor - soprannome "Smilzo"
Soldato semplice Hungry Mckenzie - responsabile armeria - soprannome
"Pallone Gonfiato"
Violet Baker - figlia del Capitano
Soldato semplice Jake - responsabile cucina e dispensa
Oliver - civile - responsabile cucina e dispensa
Destiny - civile
Elizabeth - civile
Alyssa - civile
Gerald - Sottufficiale - responsabile coltivazione serre
Coppie personaggi
Jake - Oliver
Violet - Ryan
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