La fine del velo

di masked_lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine della guerra ***
Capitolo 2: *** Sogni e strane tende ***
Capitolo 3: *** Melanconia ***



Capitolo 1
*** La fine della guerra ***


La fine della guerra

La fine della guerra

 

« Che stai facendo, Hermione? »

Ronald Bilius Weasley entrò nella stanza da letto che era stata assegnata alla sua ragazza. Si trovavano alla Tana, ancora una volta, durante l’estate. Stavolta, però, avevano molto più del solito da festeggiare.

Hermione alzò la testa e gli sorrise. Ormai non era più l’esile e saccente ragazzina di undici anni che aveva varcato le soglie di Hogwartz insieme a lui. Ora era una bellissima ragazza di diciassette anni, alta e slanciata, dalle forme ben disegnate e delicate. Aveva la pelle ambrata, liscia come la seta e morbida, il volto bello ed altero, dalle labbra non molto carnose ma piene e rosee, il naso dalla curva dolce ma risoluta e grandi occhi marroni leggermente a mandorla. I capelli, che una volta erano un ciuffo ribelle e crespo, ora erano lunghi fino a metà schiena, ordinati in onde fitte e lucide, quasi dei boccoli, del colore del miele scuro.

Quel giorno indossava un paio di Jeans chiari stretti al ginocchio e una camicetta rossa con una scollatura modesta e le maniche a sbuffo.

« Non dirmi che stai studiando! » esclamò Ron facendosi più vicino. Aveva infatti notato che sulla scrivania davanti alla quale Hermione era seduta, stava aperto un enorme e polveroso volume.

« Miseriaccia, Herm! Siamo ancora a metà luglio! » Considerò, alzando gli occhi al cielo. Anche lui era cambiato negli ultimi anni. Nella stanza davanti a lei, adesso stava un ragazzo molto alto, magro ma non più ossuto e ben proporzionato, dai capelli rossi, corti sulla nuca, più lunghi sulla fronte. La pelle bianchissima li faceva sembrare infuocati.

« Il fatto che siamo già a Luglio, Ronald, mi dà una valida ragione per continuare a studiare. »

« Ah, davvero? » rispose lui, fintamente sconvolto.

Hermione corrugò la fronte, e gli diede le spalle, riprendendo la lettura « Si. »

Improvvisamente cacciò un gridolino, sentendosi afferrata alla vita e sollevata di peso lontano dalla scrivania.

« Ron! Razza di idiota! Vuoi lasciarmi andare? » Lottò invano per liberarsi dalla presa del fidanzato, che evidentemente non aveva preso per buone le sue “valide ragioni” di studio.

Alla fine, vedendo che, in quanto a forza fisica, non aveva modo di competere, si lasciò andare e rise di cuore, presto imitata da lui.

Un attimo dopo, Ron la lasciò andare, deponendola dolcemente a terra senza però staccare la mani dalla sua vita. Si guardarono sorridendo per un lungo istante, poi, lentamente, con cautela, avvicinarono i loro visi fino a quando le loro labbra non si sfiorarono in un bacio casto, quasi inesistente. Dopo un attimo di esitazione, fu Hermione che allacciò le braccia attorno al collo del ragazzo e premette con maggiore decisione la bocca su quella di lui.

Dopo tutto, lui era sempre Ron. Non avrebbe mai fatto nulla se non avesse avuto la certezza assoluta di potere.

Quella conferma fu abbastanza.

L’abbracciò stretta e socchiuse le labbra, lasciandosi travolgere, permettendo a quel bacio di diventare qualcosa di più intenso.

« Ron! »

La voce di Molly Weasley li fece trasalire e porre fine al loro abbraccio. Anche se proveniva dalla cucina, quel richiamo li aveva davvero colti di sorpresa.

« Accidenti a mia madre! » sussurrò Ron all’orecchio di Hermione. Ella rise piano, divertita da ciò che aveva inteso.

« Che c’è mamma? » gridò di rimando dopo essersi schiarito la voce.

« Non potreste scendere ad aiutarmi? Tra poco arriverà Bill! Non voglio che trovi tutto in disordine. »

Ron sbuffò, ma acconsentì « Arriviamo subito. »

Il ragazzo si rivolse nuovamente alla fidanzata, con l’aria affranta « Il dovere ci chiama! ».

Hermione alzò gli occhi al cielo « Il tuo entusiasmo è davvero contagioso, Ronald. »

« , » ribattè quello, avvicinandosi di nuovo a lei « Sei sempre stata tu l’esperta del dovere del trio. Perché rubarti la scena? »

Lei si alzò in punta di piedi e lo baciò brevemente « Sciocco. »

Risero, divertiti, poi si presero per mano e scesero le scale che conducevano al piano terra. Una volta entrati nella vasta cucina, regno indiscusso della signora Weasley, trovarono quest’ultima affaccendata per far funzionare come si deve l’incantesimo di pulizia, mentre in un angolo poco distante da lei si trovavano Harry Potter e Ginny Weasley.

Stretti l’uno all’altra in un abbraccio mozzafiato.

« Ehi! » esclamò Ron, indispettito, facendolo sobbalzare « Non è giusto! Se è così anche noi abbiamo i nostri diritti! »

Risero tutti e quattro immediatamente, liberi, finalmente di potersi concedere la felicità.

Harry era diventato un ragazzo molto attraente, dai capelli neri scompigliati e gli occhi verde smeraldo. Ginny, più giovane di un anno, era una bella ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri come suo fratello.

Lei ed Hermione si scambiarono un’occhiata complice mentre Harry e Ron si guardavano in cagnesco per gioco.

« Allora, fratello, torniamo a noi. » esordì Ron, avvicinandosi all’amico fino a posargli un braccio intorno alle spalle. « Seriamente, mi spieghi come mai noi siamo scesi animati da buone intenzioni, rinunciando a piacevoli interludi, mentre voi, comodamente, vi stavate approfittando della distrazione altrui? »

« Suvvia, Ron, non essere noioso! » lo apostrofò Ginny, che nel frattempo aveva cominciato, insieme all’amica a darsi da fare a sua volta.

Ron sembrò offeso « Non sono affatto noioso, solo…pretendo giustizia in casa mia. »

Un’altra risata pose fine alla disputa e fece tornare alla realtà anche la signora Weasley, che si voltò verso di loro.

« Oh, finalmente cari! » disse, piena di entusiasmo come sempre « C’è davvero pochissimo tempo, dobbiamo fare in fretta! » era sempre la stessa, bassina, paffuta e con i capelli rossi come tutta la famiglia.

« Mamma! » disse Ginny, seccata « Stiamo parlando di mio fratello. Quanto pensi che conti per lui se qualcosa è fuori posto? »

La donna guardò la sua unica figlia femmina come se non si rendesse conto della gravità della situazione « Oh, tesoro! A lui non importerà di certo, ma a Fleur si. »

Hermione sbuffò vistosamente « Se è così sarebbe più che sciocco da parte sua. »

« Infatti, cara, ma temo che la mia adorata nuora sia un po’… viziata? »

Harry e Ron, che si erano uniti alle pulizie si scambiarono uno sguardo complice sentendo nominare Fleur. La moglie del maggiore dei Weasley era famosa per il suo carattere altezzoso e viziato, ma soprattutto per la sua bellezza. Nipote di una Veela, ne aveva ereditato la maggior parte dei tratti caratteristici.

« Viziata? » ripetè Ginny « Viziata? Hai voglia di scherzare, non è vero, mamma? »

Senza smettere di darsi da fare, Molly Weasley inarcò un sopracciglio, tentando di mantenere la calma « Non ti seguo tesoro. »

« È una sciocca oca, ecco che cos’è! » disse la ragazza, a voce appena un po’ troppo alta, mentre Harry, Ron e Hermione ridevano sotto i baffi.

« State parlando di qualcuno che conosco? »

Tutti ammutolirono e si voltarono verso la porta della casa, non appena sentirono quella voce. Sulla soglia della tana era appena comparso Bill Weasley, avvolto in un mantello da viaggio piuttosto leggero. I lunghi capelli rossi, la corporatura snella e robusta, la pelle chiara, lo avevano reso senza dubbio il più attraente dei suoi fratelli, ma questo era prima che la sua faccia fosse straziata da un lupo mannaro. Naturalmente le cure magiche ricevute avevano fatto miracoli, ma non c’era rimedio per la serie di sottili cicatrici che gli attraversavano il viso, sfigurandolo.

« Bill! » a gridare era stata Ginny, che gli corse incontro, stringendolo in un abbraccio pieno di calore, ricambiato con entusiasmo dal fratello maggiore.

Tutti in fila, salutarono il nuovo arrivato, chi con baci affettuosi sulle guance, chi con strette di mano.

« Fleur sta arrivando. Aveva dimenticato non so cosa a casa. » li informò, ignorando volontariamente l’espressione corrucciata della sorella.

« Come sono contenta di vederti, caro! » esclamò la signora Weasley, abbracciando per la terza volta il figlio. « Vieni, entra e togliti il mantello. »

Mentre entravano, Ron prese nuovamente per mano Hermione e, mentre entravano nella sala da pranzo, le depositò un bacio dietro al collo.

Lei arrossì a quel gesto inaspettato e si voltò a fronteggiarlo « Ronald! »

« ? Che c’è? »

Hermione si strinse nelle spalle, rendendosi conto che, effettivamente, non c’era nulla che non andasse.

« Niente. Lascia stare. » lo baciò dolcemente prima di entrare, ma la loro manifestazione d’affetto non passò inosservata a Bill, che ancora non era al corrente della novità.

« bene, bene, fratellino. » esclamò soddisfatto « Finalmente ci siamo decisi, vedo! »

« Taci. » rispose quello, arrossendo a sua volta sotto lo sguardo dei presenti. « Piuttosto, papà quando torna, mamma? »

« Dovrebbe essere qui a momenti. » rispose la donna, guardando l’orologio a pendolo malmesso che tenevano in cucina.

Subito, cominciò ad armeggiare con i piatti.

Harry baciò Ginny e poi si alzò a sua volta « Posso aiutarla, signora Weasley? »

Fu ricompensato da un incredibile sorriso della donna e da un affettuoso buffetto sulla guancia « Oh, grazie, Harry caro. Tieni, prendi questi. » disse porgendogli un’enorme pila di piatti.

Piatti che per poco non caddero a terra quando risuonò il rumore di una porta che si apriva di scatto. Nella sala piombò il silenzio quando videro fare il suo ingresso nella stanza una ragazza sui vent’anni, alta e flessuosa, dai lunghi, mossi capelli biondo chiaro e la pelle color dell’alabastro. I suoi grandi occhi blu elettrico percorsero con fare inquisitore tutta la stanza e tutti i presenti, poi, finalmente sorrise.

Con un gesto incredibilmente armonico e quasi presuntuoso, ella si slacciò il mantello color indaco e lo adagiò noncurante sulla spalliera di una sedia. Infine, prese posto accanto a Bill, l’unico a sorridere, facendogli schioccare un lungo bacio sulle labbra.

« Bonsoir mes amis »

Tutti guardarono scioccati un ultimo istante Fleur Delacour prima di sorriderle e cominciare a servire la cena. In quel momento, compresero che la serata era davvero cominciata.

 

Allora, che ne dite? La trama è ancora tutta da sviluppare, anche se è già nella mia mente, ed i chap saranno anche più lunghi.

Apprezzo le critiche quanto i buoni risultati, quindi non fatevi problemi nei commenti.

Ringrazio tutti i lettori e spero che commenterete numerosi, perché le recensioni sono molto importanti per me.

Baci

Masked_lady.

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Capitolo 2
*** Sogni e strane tende ***


Sogni e strane tende

Sogni e strane tende

 

Hermione salì lentamente le scale, determinata ad andare a letto il prima possibile. La serata era stata davvero snervante, con Fleur che continuava, con una discrezione degna di un elefante, a decantare le lodi della casa che i suoi genitori le avevano da poco regalato come dono di nozze posticipato. A suo dire si trattava di una villa principesca con tanto di parco privato. A metà della cena, Hermione avrebbe pagato qualunque prezzo solo perché qualcuno potesse farla tacere.

Entrò nella sua stanza con passi pesanti, tenendosi le tempie con le dita nel tentativo di far svanire il tremendo mal di testa che la affliggeva. Si sedette sul letto e liberò i piedi dalla costrizione delle scarpe, sospirando. Poi si diresse nel piccolo bagno collegato alla camera e si rinfrescò, prendendosela comoda, prestando un po’ d’attenzione a se stessa dopo quella lunga e faticosa giornata.

Una volta che fu preparata per la notte, si sentì meglio. Persino il mal di testa si era attenuato fin quasi a passarle del tutto. Indossò il suo pigiama, composto da un pantaloncino molto corto e una maglietta larga a mezze maniche, entrambi color lavanda e fece per andare a distendersi.

Proprio mentre stava per sedersi sul letto e farsi strada attraverso le coperte, però, il suo progetto venne mandato in fumo da un lento ed esitante bussare alla porta.

Strinse i denti e cercò di trattenere la rabbia « Avanti! ».

Sentì la porta aprirsi, ma nessuno parlò, quindi fu lei a voltarsi. Ancora una volta si trattava di Ron.

« Ronald! » esclamò, evidentemente un po’ troppo forte, perché lui le fece segno di abbassare il tono della voce.

« Ti aspettavi qualcun altro? » rispose lui, scherzando. Ebbe successo, perché la ragazza gli concesse un sorriso.

« È stata una serata lunga. » continuò lui « Fleur ha dato il meglio di sé. »

«In effetti non riuscirò mai a capire cosa ci trovi Bill in lei. » commentò la ragazza. Guardando l’espressione che comparve sul volto di Ron, dovette sorridere della sua ingenuità. « Si, lo so che è bellissima, ma non credi che questo non basti a formare una coppia sposata? »

Ron annuì, tornando ad essere serio « È ovvio che quella ragazza deve avere qualità che nasconde quando si trova in pubblico. »

« RONALD BILIUS WEASLEY!! »

Il fatto che si fosse scandalizzata lo fece scoppiare a ridere di cuore, divertito. Lo aveva fatto intenzionalmente, era ovvio. Aveva notato che Hermione aveva sorriso poco durante la cena, quindi aveva desiderato, almeno al momento di andare a dormire, di vedere il suo bellissimo sorriso.

La sua risata non si spense per diversi momenti « Dovresti vedere la faccia che hai, Mione. »

« Si può sapere che cosa ci fai qui? Sono le due passate. » disse poi, più acida di quanto avrebbe desiderato. « Come fai a non avere sonno? Pensare alle qualità di tua cognata ti tiene sveglio? »

A quelle parole, Ron abbassò lo sguardo arrossendo violentemente. Solo lui riusciva ad arrossire in un modo tanto evidente e, soprattutto, tanto eloquente. Hermione comprese subito il motivo della sua venuta nella sua stanza, sebbene lui non glie lo avrebbe detto mai a parole, e anche di averlo ferito.

Per alcuni secondi rimasero entrambi impalati a fissare il pavimento, come in cerca di una maniera per gestire la situazione.

Per la verità, era ormai da quasi un mese che avevano compiuto il primo passo insieme, spezzando per sempre la loro verginità, ma non avevano mai fatto tantissimi progressi per quanto riguardava la loro timidezza. Se lei riusciva ad essere più audace nel manifestare le sue intenzioni, Ron sarebbe sempre rimasto il ragazzo timido ed impacciato che aveva conosciuto al primo anno nello scompartimento del treno. Era il suo carattere, ed era raro, anzi, rarissimo, che riuscisse a vincerlo.

Dopo un po’, Il ragazzo si schiarì la voce « Scusami, torno in camera mia. »

Fece per voltarsi e dirigersi verso la porta, ma Hermione mosse qualche rapido passo verso di lui e lo fermò, afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.

« No, sono io che ti devo chiedere scusa. » gli disse, arrossendo a sua volta. « Non avevo…cioè… ero nervosa, non avrei dovuto risponderti così male. » odiava quando le capitava di balbettare. In ogni situazione riusciva ad essere padrona di sé…tranne che in quella circostanza.

« nervosa? » scherzò « io avrei detto, piuttosto, gelosa. »

La ragazza lo guardò in cagnesco « Io non sono gelosa…è che… che… » non riusciva a trovare la parola giusta ( ma c’era una definizione migliore di gelosa? ) « O insomma, ero solo… … »

Ron le venne in aiuto, bloccandole le labbra con un bacio. Immediatamente, la ragazza si sentì più rilassata e gli gettò le braccia al collo, stringendosi contro di lui. Le mani del ragazzo si insinuarono lentamente sotto le pieghe della maglietta, trovando la pelle morbida ed invitante della schiena e dell’addome.

Hermione si staccò dalle labbra di lui per posargli dei rapidi baci sulla mascella e sul collo.

Dopo poco, trovando particolare difficoltà nel camminare senza sciogliere il loro abbraccio, arrivarono a stendersi sul letto, troppo piccolo per entrambi, ma ugualmente invitante in quel momento.

Timidamente, ancora esitanti, ma determinati, trovarono le vie che cominciavano a condividere insieme, a scoprire l’uno il corpo dell’altra, in un’inesorabile esplorazione dei sensi.

I loro sospiri si attutirono ben presto sotto le lenzuola.

 

Era buio. Tanto buio. Faceva freddo e l’umidità aveva appannato i vetri di finestre senza forma, di pareti senza spessore.

Hermione rabbrividì, pur non riuscendo a comprendere se si trovava davvero lì. Era come sapere di essere in un luogo, senza riuscire a ritrovarsi materialmente.

Il vento entrava in quella stanza da qualche passaggio a lei non visibile. Le finestre, infatti, erano chiuse.

Era buio. Sembrava che le tenebre aumentassero sempre di più ogni momento, anche se, alla fine, non era davvero così.

Dietro di lei ci fu un improvviso fruscio ed Hermione gemette, per la paura che l’afferrò inesorabile. Voleva tornare a casa, alla Tana, da Ron. Il caro, amato Ron.

« Hermione »

La ragazza sussultò, sentendo quella voce che non le era affatto familiare. Non le ricordava nessuno che avesse conosciuto, o solo incontrato. Non riusciva davvero ad identificarla. E la cosa la spaventava terribilmente.

« Hermione »

Ancora una volta la voce la chiamò, stavolta più dolcemente, con maggiore cautela, ma anche stavolta, la ragazza non sapeva a chi potesse appartenere.

Prendendo non poco coraggio, si schiarì la gola e parlò « Chi c’è? »

« Hermione…. » stavolta fu poco più di un sussurro, forse solamente un eco del richiamo precedente, ma la ragazza non potè fare a meno di rabbrividire.

« Chi sei? Dove sei? » chiese ancora, sperando ardentemente di avere maggiore fortuna. La paura era grande, ma non quanto il suo desiderio di comprendere a chi appartenesse quella voce così strana.

« Sono qui. » sussurrò di risposta quella.

Era davvero la voce più strana che Hermione avesse mai sentito. Era quasi del tutto certa che si trattasse di una voce maschile, ma era comunque alterata e quasi metallica, gracchiante con un fondo di toni sommessi. Tutte caratteristiche che non avrebbero dovuto coesistere nella stessa voce.

« Dove? » chiese, cominciando a voltarsi in cerca della fonte di provenienza della suddetta voce. O era la stanza che vorticava attorno a lei?

« Qui. » stavolta vide qualcosa. Sullo sfondo nero pece senza immagini in rilievo, la ragazza vide qualcosa stendersi su una specie di parete. Qualcosa che era ancora più scura delle tenebre stesse.

Si muoveva. Hermione aguzzò la vista per scorgere la natura di quell’oggetto, perché certamente non poteva trattarsi di una persona. Dopo alcuni secondi, si rese conto che era una tenda. Era davvero una tenda nera come non ne aveva mai vedute, capace di stagliarsi persino contro tutto quel buio innaturale.

« Hermione, vieni da me. » disse la voce, in un sussurro supplichevole che la fece impietosire nonostante la paura « Ti prego, Hermione. »

« Dove sei? » chiamò lei.

« Sono qui. » ripetè ancora una volta la voce. Quel ripetere incessantemente le stesse cose era snervante per Hermione, che si trovava in una situazione già abbastanza complicata senza dover pensare a risolvere enigmi vocali.

« Ma io non ti vedo! Come posso aiutarti? »

Ci furono diversi secondi di silenzio, interrotti solamente dal rumore del respiro affannato della ragazza.

« Guarda meglio Hermione. »

Stavolta, nella voce, ella riconobbe una nota stranamente familiare, ma che non riusciva comunque ad identificare.

Fece come le aveva detto e si guardò intorno, ma fu proprio la tenda ad attirare la sua attenzione. Si stava muovendo. Cominciò dapprima lentamente, poi sempre più veloce, come se qualcosa la animasse dall’interno, se un vento potentissimo avesse cominciato a soffiare.

Ed in quella tenda, in rilievo, la forma ancora indistinta di un volto….

 

« Ah! »

Con un sussulto Hermione si svegliò, alzandosi a mezzo busto. Aveva il cuore a mille, il respiro affannato, un leggero velo di sudore sulla fronte.

Ma soprattutto era sconvolta: non le era mai capitato in tutta la sua vita di fare sogni tanto violenti, tanto… realistici.

« Herm, che succede? » Ron si alzò a sua volta e la cinse con le braccia, tentando di calmarla. Era evidentemente preoccupato, anche se più addormentato che sveglio.

Lei gli si strinse contro, cercando di calmare il respiro. « Non era nulla, credo. » mormorò. Anche se non ne era del tutto convinta, le sembrò la cosa più opportuna da dire.

« Nulla mi sembra troppo poco. » insistette Ron « Se ti ha fatta svegliare in questo modo doveva trattarsi di un sogno decisamente brutto. »

Tutt’a un tratto, la ragazza si sentì confusa « No. » sussurrò.

« Cosa? »

« Voglio dire… non era esattamente un brutto sogno, solo che… era strano. »

Il ragazzo cominciava ad essere più lucido « Che cosa intendi con strano? »

In tutta sincerità, Hermione non lo sapeva però la parola strano era la prima che le era venuta in mente, quella che meglio descriveva,a parer suo, le immagini che aveva appena visto.

« Mione? » la incitò, vedendo che non rispondeva.

Ella si riscosse « Scusa Ron. » rispose « davvero, non è nulla. Mi dispiace di averti svegliato. »

L’abbracciò da dietro, più stretta « Non dirlo neppure per scherzo. » Le sfiorò il retro del collo con le labbra « Lo sai che ti amo. »

Le ultime parole le pronunciò talmente piano che la ragazza le udì a malapena. E se non fosse stato buio pesto, avrebbe visto il volto del fidanzato diventare color porpora.

Con una lenta torsione del busto, si voltò a sua volta, guardandolo con infinita dolcezza « Lo so. » lo baciò lievemente, sulle labbra, con un tocco leggerissimo, che non mirava a far proseguire la cosa.

Ron le accarezzò una guancia « Sei sicura che sia tutto a posto Herm? »

« Si. Non era nulla, davvero. »

« , » considerò lui con un’alzata di spalle « In tal caso, possiamo rimetterci a dormire? »

Hermione scoppiò a ridere « Sempre il solito pratico, tu, non è vero? »

Lo sguardo del ragazzo, per la prima volta, si fece fosco. La ragazza smise subito di ridere, stupita dal suo comportamento.

« Potrei esserlo molto di più…. » le sussurrò all’orecchio, con voce roca. Hermione rabbrividì, ma stranamente, la prospettiva di un nuovo amplesso non la stimolava quanto avrebbe dovuto.

« No, Ronald… io… » sospirò « preferirei cercare di dormire, se non ti dispiace troppo. »

Il ragazzo strabuzzò gli occhi « E meno male che non era nulla! Miseriaccia, Hermione! Io direi che, qualunque cosa tu abbia sognato, ti ha davvero scossa. »

La ragazza non seppe cosa replicare, ma, del resto, c’era davvero da replicare?

« D’accordo, » disse infine lui, abbracciandola ancora più stretta e facendola stendere insieme a lui « Non preoccuparti. Ricorda solo che se vorrai mettermene a parte….io sono qui. »

In realtà, Ron avrebbe voluto continuare la discussione, perché non sopportava l’idea che la ragazza avesse dei segreti per lui. Tuttavia, il loro rapporto era agli inizi, e lui non era sciocco o sprovveduto: sapeva benissimo che, tentando di forzare Hermione, lui l’avrebbe persa.

E questo, dal suo punto di vista, non era affatto accettabile.

Si sdraiarono l’uno nelle braccia dell’altra e si rilassarono al ritmo dei loro respiri. Ron si addormentò dopo poco più di un minuto, ma Hermione non riusciva a prendere sonno.

Non riusciva a spiegarsi la causa e, soprattutto, il significato di quel sogno. E, inoltre, temeva che, se si fosse riaddormentata, l’immagine di quella tenda, e di quel volto che cominciava a delinearsi dietro di essa, sarebbe ricomparsa. In quella circostanza, neppure il caldo abbraccio del ragazzo che aveva accanto riusciva a tranquillizzarla.

Le ore trascorsero lente, monotone, senza sonno. Solamente quando il sole cominciava a sorgere, Hermione si addormentò inaspettatamente e profondamente. E, nelle poche ore di sonno che precedettero il momento del risveglio, non ebbe altri incubi.

 

 

 

 

Ecco qui il secondo capitolo. Spero che vi sia piaciuto!

Per il momento i capitoli non sono lunghissimi, ma ho pensato che fosse meglio postare puntate meno lunghe ma più frequenti.

Ringrazio vivamente tutti i lettori ed in particolare chi ha inserito la storia tra i preferiti, ovvero: Celebrian, HermioneForever92, daphne 92, Lars Brack e Potterina Weasley.

 

Per Cassandra287 : sono molto contenta che la storia ti piaccia. Anche io sono un’estimatrice del personaggio di Sirius e ho pianto come una fontana quando me lo hanno fatto morire, Buaaaaaaaaaaa. Comunque, spero che l’idea su cui si basa la mia storia ti piaccia e che anche qst chap sia di tuo gradimento.

Per Potterina Weasley : grazie di aver aggiunto la storia tra i preferiti. Mi auguro che lo sviluppo della storia ti intrighi man mano che andiamo avanti con i capitoli.

Per Hermione Forever 92 : grazie mille dei complimenti. Anche se hai centrato parte della trama, non rivelo nulla di certo, perché sarà una storia piuttosto complessa, con risvolti numerosi. Spero ti piaccia anche il nuovo capitolo, cmq, fammi sapere.

Per Ginny Potter_95 : sono felice che ti piaccia la storia. È sempre bello ricevere i complimenti. Solo una cosa, però. Forse dipende da un mio errore di scrittura, ( infatti controllerò ), ma siamo alla fine del settimo libro, non del sesto. Solo, prima dell’epilogo, che potrebbe cambiare oppure no ( non anticipo nulla ). Riguardo poi agli occhi di Ginny, io ho prestato attenzione al film in questo caso, ma chiedo comunque scusa dell’errore.

Per daphne 92 : grazie mille degli apprezzamenti. Riguardo alla coppia della storia, posso dirti che è anche una sirius/ herm, ma, come ho detto, non voglio anticipare nulla. Che te ne pare del nuovo capitolo?

Ringrazio ancora e spero che i commenti siano numerosi. Perdonate eventuali errori.

Baci

Masked_lady

 

 

 

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Capitolo 3
*** Melanconia ***


Melanconia

Melanconia

 

Quando si svegliò, Hermione vide che accanto a lei non c’era nessuno. Evidentemente Ron si era svegliato prima di lei ed era tornato nella sua stanza. Non doveva averlo fatto molto tempo prima, ad ogni modo, perché la parte di materasso accanto a lei era ancora tiepida.

Oh, Ronald! ” pensò la ragazza, sbadigliando e ripensando alle ultime ore “ Sempre lo stesso. Nascondi a tutti la tua natura dietro una maschera di timidezza spessa ed insondabile. Ma mi piaci anche per questo.

Si alzò a mezzo busto e guardò fuori dalla finestra. Il sole era già alto nel cielo, quindi aveva dormito più del solito. Del resto, con un sonno agitato come quello che aveva avuto lei, era più che comprensibile che, una volta addormentata, ne approfittasse involontariamente.

Si alzò dal letto un po’ riluttante e si diresse barcollando nel bagno. Era completamente nuda e con i capelli scompigliati dal sonno. Quando si guardò allo specchio represse a stento un’esclamazione di rassegnazione.

Quando una persona si alza dal letto, di solito non è mai un bello spettacolo, ma lei, quella mattina era veramente un disastro! Il pochissimo sonno che era riuscita a concedersi non le aveva fatto gran che bene. Aveva la pelle opaca, tirata sugli zigomi, gli occhi piccoli e gonfi e numerosi segni del cuscino sulle guance. I capelli completavano il quadretto, scompigliati e crespi come un cespuglio di arbusti.

« Oh. Mio. Dio. » disse, scandendo con attenzione le parole. Sospirò profondamente e poi cominciò a sistemarsi. Si sciacquò il viso con acqua fredda, cercando di svegliarsi. L’impresa, però, era davvero ardua.

Fece una doccia veloce, lavando anche i capelli, nel tentativo di aggiustarli. Quando ebbe finito, si sentì meglio, anche se aveva ancora la mente un annebbiata. Terminò di vestirsi, scegliendo un paio di pantaloni a vita bassa e una maglietta rossa con lo scollo a “v” piuttosto larga.

Non appena si sentì a suo agio, scese in cucina per la colazione, trovando tutti già seduti a tavola, con davanti i resti di quella che sembrava essere una fantastica colazione degna della cucina di Molly Weasley. O meglio, di quella che doveva essere stata una meravigliosa colazione. Infatti, tutti quanti avevano davanti a loro piatti vuoti, ma che chiaramente avevano già usato.

« Buongiorno! » la salutò subito Harry, dedicandole un gran sorriso. Accanto a lui c’era Ginny e anche lei non sembrava aver dormito molto. Hermione si domandò se per caso non avesse anche lei fatto sogni strani.

Sforzandosi per non addormentarsi in piedi, sorrise a sua volta « Buongiorno ragazzi! »

« Sciao Mione! »

A salutarla, stavolta, era stato Ron. Nel guardarlo, la ragazza non potè reprimere una risatina: aveva la bocca talmente piena di brioche al cioccolato che le guance sembravano sul punto di esplodere.

« Sempre il solito, mio fratello, non è vero? » commentò Ginny, versandosi dell’altro caffè.

Hermione prese posto accanto a lei, guardandosi intorno prima di imitarla. Se c’era una cosa di cui aveva bisogno quella mattina, era proprio una buona dose di caffè.

« Non volevo commentare, Ginny, » rispose « ma visto che lo hai fatto tu per me… » Sorrise all’amica, con aria complice.

Non appena il sorriso svanì dalle sue labbra, ella sentì che c’era qualcosa di strano in lei, quel giorno. Si sentiva quasi triste, come se le mancasse qualcosa. In un primo momento diede la colpa al sonno ma non ne era del tutto convinta.

« Hai dormito ben, Herm? » le chiese l’altra « hai una faccia un po’ sconvolta. »

Lei rise, prendendosi in giro « In effetti ho avuto una nottata difficile. »

A quella risposta, travisando ciò che intendeva, Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, sentendosi coinvolto.

« Comunque, Ginny, » continuò lei « Devo dire che anche tu hai lo sbadiglio facile stamattina. »

Fu il turno di Ginny di arrossire. « …anche io ho avuto una notte un po’ insonne. »

Hermione scoppiò a ridere nonostante si fosse ripromessa di mantenere un certo contegno. Nella sua risata, però, continuava ad esserci un fondo amaro. La sensazione era simile a quella che si prova quando si ha ferito i sentimenti di qualcuno e ci si sente in colpa, ma la ragazza non capiva: I sentimenti di chi poteva mai aver ferito? Era del tutto irrazionale quello che le stava accadendo.

La voce di Harry la riportò alla realtà, distogliendola dai suoi pensieri, cupi almeno quanto il sogno.

« Allora, cosa vogliamo fare oggi? » chiese rivolgendosi a tutti gli altri, con un gran sorriso.

« La mamma è fuori per tutta la giornata, papà è al lavoro… » considerò Ginny « George…… è ancora via. » quelle ultime parole vennero pronunciate molto piano. L’argomento era ancora molto doloroso: dalla morte del gemello Fred, George era stato di rado a casa con loro, preferendo trascorrere la maggior parte del tempo al negozio, oppure nell’appartamento che aveva acquistato appena un mese prima. Per quanto riguardava Hermione, cominciava a domandarsi se quel ragazzo si sarebbe mai ripreso.

« Come sta? » chiese. Da quando era arrivata, due settimane prima, alla Tana, non lo aveva mai incontrato.

« Non bene. »

« Ma sta provando a reagire? »

Fu Ron a rispondere « Credo di si. Si impegna nel lavoro e nella sistemazione della nuova casa, ma temo che ci vorrà molto tempo ancora prima che ritrovi se stesso. »

« Non posso certo biasimarlo! » commentò Harry con fervore.

« Neppure noi, Harry, » tentò di calmarlo Ginny « Ma se non cerca di dimenticare, di vivere felice nonostante quello che è successo, impazzirà. »

Hermione rimase in silenzio, ma nel profondo sentiva di essere d’accordo con l’amica. Capiva benissimo che la morte di Fred avesse sconvolto George più di quanto avesse fatto con tutti gli altri, ma bisognava davvero trovare una soluzione a quel punto.

« Fred era tutto per lui, Ginny. Possibile che tu non lo capisca? » insistette Harry.

« Come osi Harry James Potter! » lo apostrofò lei alzando notevolmente il tono di voce « Fred era anche mio fratello e significava moltissimo anche per me. Sono ancora scossa dalla sua scomparsa, quindi non insinuare nulla solo perché desidero che l’altro mio fratello non viva nel dolore! »

Si alzò in piedi, lasciando Harry confuso e dispiaciuto. Aveva compreso di aver parlato a sproposito ma era troppo tardi.

« Ottimo lavoro davvero, Harry! » disse acida Hermione, alzandosi a sua volta per correre dietro a Ginny « Conosco una pietra che ha più sensibilità di te. »

« Andiamo, Mione…io non volevo… »

« Oh, tu non volevi? » gridò lei fermandosi prima di salire le scale, « , che tu lo volessi o no, Harry, sei stato spregevole. Ginny è scossa quanto George, solo che, a differenza di lui, che è solo, lei ha noi. Ha te. Per questo era riuscita a superare prima la cosa. »

Sospirò, distogliendo lo sguardo da lui e da Ron, che era rimasto in silenzio durante tutta la discussione « Ma se ti comporti così con lei, probabilmente conta sulla persona sbagliata. »

Cominciò a salire le scale con passo pesante, cercando Ginny.

La trovò perché i suoi singhiozzi risuonavano in tutto il piano superiore. Era sdraiata bocconi sul letto, il volto sepolto tra i cuscini. Piangeva come una fontana.

« Ginny! » disse Hermione sedendosi accanto a lei « Non fare così. Harry è stato un idiota, su questo non c’è dubbio, ma non ha detto quelle cose per cattiveria. »

« Ah no? » replicò quella in un sussurro intervallato da singhiozzi « E, dimmi, perché allora? »

Effettivamente Hermione non sapeva cosa dire a quel punto. Era davvero certa che il ragazzo non avesse fatto altro che parlare troppo, ma certamente Ginny aveva ragione. Nulla avrebbe potuto consolarla.

La lasciò sfogarsi mentre le accarezzava piano i lunghi capelli rossi. Ci vollero alcuni minuti prima che si fosse calmata, ma alla fine si alzò a mezzo busto, guardando l’amica con occhi tristi.

« Herm, posso chiederti una cosa? »

Hermione sorrise dolcemente « Ma certo. »

« Tu e mio fratello…. Ecco… » sembrava alquanto imbarazzata. Teneva gli occhi bassi e si torceva le dita nervosamente « Voi… Oh, insomma, dimmi che capito, Mione! »

La ragazza era oltremodo confusa, ma quando Ginny pronunciò le ultime parole, tutto si fece miracolosamente più chiaro. Cominciò a domandarsi dove la sorella del suo ragazzo volesse andare a parare.

Abbassò gli occhi a sua volta e arrossì violentemente. Quella, in effetti, fu una risposta più che sufficiente per la rossa, che sorrise tra le lacrime.

« Lo immaginavo, sai? Tu e Ron siete così teneri.. »

Hermione sorrise « E anche così impacciati! » completò.

Entrambe, a quel punto, scoppiarono a ridere di gusto. Quando la loro risata fu spenta, si abbracciarono.

Hermione guardò l’amica negli occhi « Che ne diresti di andare di sotto a parare con Harry? »

« Dici che dovrei? »

« Dovete fare pace. » le rispose sicura « Se lui a volte è sciocco, tocca a te farglielo capire, con la gentilezza che è solamente tua. »

Come sempre, Hermione riuscì a risolvere una situazione di crisi. Era una sua speciale capacità.

Quando, però Ginny lasciò la stanza, dopo averle dato un bacio sulla guancia, rimase sola, non potè fare a meno di notare che si sentiva stranamente depressa. Solitamente, quando riusciva a fare qualcosa di buono, si sentiva a meraviglia.

Si disse che era tutta colpa della nottata difficile che aveva passato. Ripensò con un brivido a quel sogno così strano che aveva fatto e si sentì, se possibile, ancora peggio.

Ma mentre lasciava la stanza per andare di sotto e raggiungere i suoi amici, le parve di sentire nuovamente la voce del sogno chiamarla disperatamente.

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