It's never too late

di breathemelouis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** España ***
Capitolo 2: *** Distraction ***
Capitolo 3: *** Lips ***



Capitolo 1
*** España ***


1. España


Poggio la penna sul banco e faccio un respiro profondo. Ho appena concluso l'ultimo esame della sessione estiva del secondo anno all'Università di Lettere di Bologna e, senza indugi e senza rileggere, mi alzo per andare a consegnare il tema sul Realismo all'insegnante e, per queste ultime ore, nostro sorvegliante.
Dopo aver speso gli ultimi due mesi sui libri, sono fiera di me stessa per ciò che sono riuscita a dare oggi. 

Guardo l'orologio e scorgo che è mezzogiorno passato, così mi dirigo verso un piccolo ed accogliente ristorante non tanto lontano dalla facoltà. 
Entro, ordino la solita insalata di tonno e mi siedo ad un tavolino adiacente alla finestra. Prendo il mio vecchio, troppo vecchio, telefonino e mando un messaggio a mia madre, avvisandola che anche quest'anno è finito e che sono pronta per la Spagna! 
Mentre leggo la sua risposta orgogliosa - come d'altronde lei stessa è - il cameriere mi porta il pranzo. Inizio a mangiare senza pensare alla realtà e a Bologna, poiché la mia mente si è già trasferita a Palma De Maiorca. E' la prima volta che metto piede fuori dall'Italia e quindi sono emozionata. 

Sono a malapena le due quando ritorno in casa e, come sempre, essa è un subbuglio, con la tavola perennemente apparecchiata, mia madre che urla contro mio padre e mio fratello che gioca con uno dei suoi Videogame sul calcio. L'aria che vigila dentro casa mia mi riporta alla mia infanzia, quando ero solamente una bambina con i boccoli castani che giocava con le macchinine fuori sull'asfalto cuocente. Il pensiero mi fa emozionare.  
Crescere è un principio normale, ma a volte il rimanere piccoli mi affascina maggiormente. Niente responsabilità, niente problemi, niente di niente. Solo qualche battutina sfacciata a casa dei parenti. 

Scopro che mia mamma urla perché non trova alcunché da mettere nella valigia. Spalanco gli occhi e urlo: "si parte domani!" prima di salutare. Vedo tre paia di occhi fissarmi, per poi essere ricoperta da abbracci e baci. Rido e cerco di divincolarmi dalle loro prese amorevoli mentre loro cominciano a riempirmi di domande sull'esame e sul viaggio. Volano da "com'è andata?!" a "sei pronta?!" e io vorrei solamente sedermi sulla poltrona davanti alla televisione e gustarmi qualche serie TV scadente che sicuramente stanno mandando in questo momento. Al contrario, però, rispondo a tutte le domande che mi vengono poste, accorgendomi di star dicendo tutte le inutilità sulla mattinata - per esempio il cappuccino con troppa poca schiuma che stamani al bar ho bevuto, oppure il mio compagno di banco all'esame che aveva una camicia sudicia. 

Alla fine passo il pomeriggio a correre su e giù per le scale cercando i vestiti da mettere in valigia, lasciando così il daffare del beautycase a mia madre.
Prendo le canottiere e le gonnelline più leggere che ho e le rinchiudo nella valigetta senza fatica. 

Così, alle dieci di sera finisco i preparativi e mi distendo sul letto, sfinita, prendendo in mano una vecchia copia di Ragione e Sentimento presa dalla biblioteca della facoltà ed iniziando a leggere dapprima l'incipit, poi il libro stesso. 
Senza rendermene conto passo la mezzanotte. Appena guardo la sveglia che segna le 00:23, sbadiglio istantaneamente, appoggio il libro sul comodino e mi addormento. Sogno spiagge con onde indomabili e surfisti sotto di esse. 

L'indomani mi alzo euforica, mangio qualche fetta biscottata con il burro e la marmellata e mi preparo al viaggio. Ho sempre il sorriso stampato sul viso e so che non può essere che per la Spagna. Nient'altro mi fa sorridere così. 
D'un tratto penso a Stephan, ma scaccio il pensiero prima che possa intristirmi. Non mi farò rovinare questa meravigliosa giornata da un troglodita senza alcuna dote. 

Le ore passano e io sono sull'aereo, con le cuffiette nelle orecchie dalle quali la voce di Freddie Mercury usciva prepotentemente e mi dava la carica giusta per affrontare il volo. Don't stop me now, don't stop me cause I'm having a good time, having a good time! mimo con le labbra mentre l'aereo decolla. 

In un batter d'occhio atterra, noi scendiamo e subito inspiro profondamente aria nuova. Mi guardo attorno e vedo gente andare, gente venire, ridere, scherzare, sorridere, urlare. Vedo visi nuovi e mi emoziono. 
Mio padre ci fa salire su un taxi, il quale ci porta all'hotel. Esso è sulla spaggia, quindi dalla finestra della camera che devo condividere con mio fratello si possono vedere il mare, i chioschetti e le persone felici. 
Penso che forse qui sono tutti felici. Forse è l'aria che si respira a rendere tutti quanti sorridenti ed eccitati. Non è come l'aria che si respira a Bologna... Qui è tutto diverso, e non vedo l'ora di farci l'abitudine!


 
––––
 
Ciao! 
Devo ammettere che questa è la mia prima storia het e mio malgrado, I love it! Cioè, è un po' presto per dirlo, ma se tutto filerà come fila nella mia testa, sarà bellissima (per me, spero anche per voi!)
Non è il massimo ora, anche perché è solo l'inizio e di certo non potevo farli incontrare immediatamente!
Spero che mi seguiate perché ci tengo. 

Se volete seguitemi su Twitter (@endlouess) 

Un bacione, Elisa 

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Capitolo 2
*** Distraction ***


2. Distraction



Mi infilo un semplicissimo costume a due pezzi azzurro ed un vestito con un motivo floreale stampato sopra. Guardo i miei genitori finire di prepararsi, mentre avviso con un messaggio la mia cara amica Martha che sono sana e salva - le avevo proposto di venire con me, ma la sua avversione contro gli aerei l'ha bloccata.
Non appena mio padre urla di andare, io e mio fratello usciamo per primi e ci dirigiamo nella spiaggia sotto l'hotel.

C'è della musica afro che rimbomba, degli adulti che ballano, dei bambini che giocano a calcio in riva al mare e delle dolci ragazze che prendono il sole. Sorrido guardando il meraviglioso panorama davanti da me: delle onde arrivano alla sabbia e la bagnano, poi ritornano indietro. Mi tolgo il vestitino e mi siedo in riva, notando che le onde non superano mai una certa linea. L'acqua, quindi, mi bagna solamente i piedi.

Appoggio il vestito a terra e corro in mare. L'acqua è leggermente fredda, grazie a Dio, e mi rinfresca dal caldo sproporzionato che prima mi accoglieva.

Mi tuffo e nuoto per poco - non sono molto resistente sott'acqua - poi riemergo e urlo. Mi sento libera da ogni aspettativa, facendo capriole e muovendomi come le sirene nella serie TV H20. Vado più a fondo, poi torno a galla per respirare.

Decido di testarmi, così mi immergo con il naso tappato e gli occhi chiusi per vedere quanto tempo sono capace di rimanere qui inerme. Conto da uno a ventisette, poi riemergo sfinita. Non riesco a stare in apnea, mi sento troppo vulnerabile e... morta. Amo sentire il mio respiro scandire i secondi perché mi ricorda che sono viva.

Mentre mi tolgo i capelli dal viso e li lascio ricadermi lungo la schiena, scorgo la mia famiglia parlare con una ragazza con i capelli di un biondo cenere ed una maglia rossa. Mi avvicino e saluto, così la ragazza mi si presenta. Vanda è un'animatrice del villaggio e quindi capisco che sta chiedendo al mio fratellino di partecipare all'animazione a cui ella fa parte.
Tom accetta e Vanda si offre di portarlo subito a fare un giro nei vari campi e nella piscina. Li vedo sparire in mezzo alla gente, così mi corico sul lettino a prendere un po' di sole - durante gli ultimi mesi ho evitato gli svaghi e le distrazioni, perché dovevo studiare al meglio per l'ultimo test.

Senza rendermene conto mi addormento e mi sveglio solamente quando l'aria si fa un po' più fredda, Tom è tornato e mia madre mi avvisa che è ora di ritornare all'hotel per la cena. Mi alzo, mi vesto e m'incammino, mentre mi faccio raccontare da mio fratello le attrazioni di questo villaggio. "C'è una piscina con lo scivolo! Poi una con l'idromassaggio" penso a quanto vorrei andarci! "poi c'è un campo da calcio dove faremo tanti tornei!" esclama sorridendo. Continua a dirmi cosa gli ha detto Vanda finché non arriviamo in albergo.

A cenare andiamo nel ristorante del villaggio, dove io ordino una semplice pizza margherita. Il cibo non è una mia priorità e mi basta poco per sfamarmi, infatti dopo mezza pizza sono piena.
Mia madre inizia a parlare di quanto sia bello qui, e mio padre la segue. "E' tutto fantastico..." dice "guarda, Sheree, ti sei già scottata!" continua. Io mi guardo il petto e rido. "Sì, hai ragione! Sapete, avevo proprio bisogno di una vacanza... A volte Bologna è opprimente." Sospiro, mentre mi faccio una treccia a lato della testa.

Ad un certo punto, sentiamo una canzone spagnola e ci alziamo, assieme alle altre famiglie, per ballare. Io mi allontano e vado nel chiosco davanti la piscina per bere un bicchiere d'acqua. Mi faccio largo fra i ragazzi e mi appoggio al bancone. Vedo un ragazzo che indossa la stessa maglia che oggi pomeriggio aveva Vanda e lo chiamo con il nome che aveva scritto sul retro. "Louis!" rido per il tono che ho usato, come se lo conoscessi da una vita! Lui si volta con in mano un frullato di un colore rosso acceso e mi guarda. Io sobbalzo alla vista di quel viso davvero bello, poi mi schiarisco la voce. "Mi daresti un bicchiere d'acqua frizzante fresca, per favore?" chiedo, mentre lui porge il frullato alla donna alla mia destra. Mi sorride ed esclama: "certo!"
Prende un bicchiere con delle palme disegnate sopra e lo riempie con l'acqua. Si lecca velocemente le labbra e lo appoggia sul bancone. Io estraggo un euro dalla tasca dei pantaloncini e faccio per porgerglielo, quando lui mi blocca dicendo: "no! Alle ragazze carine come te, offro io!" Arrossisco per il complimento e lo ringrazio, prendo il bicchiere e mi dirigo di nuovo dai miei genitori.

Conclusa la serata, ritorniamo in hotel e, dopo essermi messa una semplice canottiera bianca, mi butto sul materasso che mia madre ha appena disinfettato con uno spray - è una maniaca del pulito - e fisso il soffitto. Penso al viaggio, all'acqua fredda del mare, alla musica spagnola e al barista con gli occhi azzurri.
Era da tanto che non ricevevo un complimento. Da Stephan, aggiunge il mio subconscio. Così la mia mente ritorna da lui e le lacrime minacciano di uscire. Cerco di trattenerle mentre penso all'anno scorso, a quando mi baciava nella sua macchina sfasciata sotto le stelle di Settembre. Inspiro profondamente e mi ripeto di non pensarci.
La verità è che ci penso troppo e mi fa male.
Vorrei avere la capacità di controllare i miei pensieri, come un computer. Vorrei prendere la cartella denominata col suo nome e metterla nel cestino.

Così, con qualche lacrima sulle guance e qualche pensiero di troppo, mi addormento e sogno di perdermi in mare.

Il giorno successivo mi sveglio con lo stomaco che brontola. Guardo l'orologio del mio telefono e noto che sono solo le otto, ma data la mancanza di sonno, mi alzo. I miei genitori e Tom sono già svegli e si stanno preparando per uscire. Tom urla: "dai! Devo andare all'animazione, muovetevi!" e io rido perché quando urla la sua voce diventa stridula. Mio padre esce dal bagno lasciando posto a me. Mi preparo velocemente per evitare di sentire ancora mio fratello urlare ed infine usciamo tutti insieme per andare nello stesso posto della sera precedente.

Arrivati, ci dirigiamo verso il bar e solo lì noto il medesimo ragazzo del giorno prima. Lui mi vede e mi saluta con la mano, creando un punto di domanda nei miei genitori. Mia mamma mi chiede istintivamente se lo conosco. "Ci ho scambiato due parole ieri sera, non preoccuparti" rispondo subito per evitare di formare imbarazzo.
Mi avvicino ed ordino due cappuccini ed un caffè normale, ed una brioche, mentre vedo mio fratello andare via con un gruppetto di bambini della sua età, presumo, e con Vanda.
Louis mi sorride e mi consegna la colazione dentro un vassoio colorato. "Come ti chiami?" mi chiede.
"Sheree."
"Bel nome! Sei qui in vacanza?"
Fermo il sarcasmo, mordendomi il labbro, e rispondo: "sì, alloggio all'hotel qui vicino per una settimana. Quanto ti devo?"
"Tre euro" mi dice, sorridendo come un ragazzino. Appoggio le monetine sul bancone e mi dirigo verso il tavolo dove mamma e papà sono seduti, facendo da cameriera e ricevendo commenti del tipo 'saresti brava anche da tale!' che mi fanno ridere, per poi riportare il vassoio a Louis.
"Sei bella, sai?" mi dice mentre glielo consegno. Io arrossisco immediatamente, grattandomi la nuca. "Oh... Ti ringrazio." dico con sincerità. Anche lui è molto carino, ma mi sembra inopportuno rispondergli così, quindi taccio e me ne vado, mordendomi le labbra dall'imbarazzo che egli mi ha causato.
Perché deve fare così? Perché deve farmi arrossire e sorridere, questo sconosciuto? Non sono pronta per qualsiasi cosa voglia. Sono ancora... persa.
Ma lui non lo sa, penso. E ti farebbe bene una distrazione così bella, concludo guardandolo mentre riempie una brioche con la Nutella.
Proprio una bella distrazione...





- - - -


Still here!
Ho aggiornato subito perché uno era troppo poco!
Spero leggiate e spero vi piaccia.


Elisa

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Capitolo 3
*** Lips ***


3. Lips


Il sole entra dalla finestra aperta e quasi mi acceca. Prendo il cuscino e lo stringo contro la mia faccia, mentre urlo: "cosa fate?!" cercando di far capire ai miei genitori che non è un modo carino per svegliare una persona. 
Sento mio padre ridere prima di dirmi: "è tardi, sono le dieci e mezza, e dobbiamo scendere in spiaggia!". Mi alzo a fatica dal letto e mi chiudo in bagno per prepararmi decentemente. E' solamente una spiaggia, ma siamo in mezzo agli spagnoli e in qualche modo mi sento in dovere di apparire carina. 

Scendiamo e ci dirigiamo verso la spiaggia, dove ci aspetta mia madre. Mio fratello dev'essere all'animazione. 
Appena arrivo mi tolgo i vestiti e mi incammino verso il mare. Guardo i miei piedi bagnarsi e guardo l'orizzonte, in modo che la mia mente voli lontano. Penso alle poesie di Prévert, agli amanti e al mare infinito. Penso che niente è delimitato e che siamo sempre in balìa di sentimenti mischiati e scontrati. 

Mentre rifletto, sento un saluto non tanto in lontananza. Mi volto e scorgo avvinicinarsi a me il ragazzo del bar, Louis. Lo saluto con la mano e gli sorrido, chiedendomi cosa ci faccia qui. Si ferma alla mia sinistra ed inizia a parlare, tenendo lo sguardo fisso davanti da sé. "Amo quest'isola, adoro le persone che vengono a visitarla e mi sorridono contente di essersi allontanate dalle loro città Natale." Mi guarda con un'espressione orgogliosa. "Mi piace stare qui perché faccio continuamente nuove conoscenze..." d'un tratto s'incupisce "solo che alla fine tutti se ne vanno, e finisce il ciclo. Poi inizia nuovamente, questo è certo, ma non c'è mai che duri nel tempo. Tutto inizia, tutto finisce." E così conclude il suo soliloquio. 
Mi ha lasciato senza parole questo discorso. Mi accorgo di avere la bocca semi aperta quando lo vedo ridere. 

Capisco di essere rimasta nello stesso posto per troppo tempo quando mi rendo conto che Louis la pensa diversamente rispetto a me. Per me viviamo in un infinito disarmante, per lui è tutto costretto a finire.
Forse non ha ancora provato niente che possa farlo testimoniare del contrario, dice una vocina nella mia testa, ed è subito il ricordo di Stephan. 
"Devi provare l'infinito per crederci" gli dico, quasi distaccandolo dai suoi pensieri. 
"Hai ragione, ma..." guarda a terra "anche il mare finisce. Il mare che è la forma più vasta che esista." 
"Il mare finisce solamente se pensi che finisca" ribatto. "Se lo guardi, non ti sembra finire, al contrario sei quasi intimorito dall'infinità che esso riesce a portare."
Louis mi guarda incuriosito. "Sei una ragazza davvero intelligente. Studi?"
"Lettere all'Università di Bologna, in Italia." 
Spalanca gli occhi. "Sentivo l'accento italiano, ma volevo aspettare prima di chiedere. Mi piacerebbe visitare l'Italia!" esclama.
"Per gli italiani non è niente di che... Pochi sono quelli fieri della loro patria. Io penso sia il Paese più bello del mondo, senza ingigantire le cose."
Louis continua a fissarmi mentre parlo dell'Italia, delle sue Chiese, della sua cultura e del suo cibo. Sembra abbastanza interessato quando gli nomino la carbonara, e il ciò mi fa sorridere.

Senza accorgemene, è l'una ed i miei mi chiamano, dicendomi che è ora di salire per pranzare. Guardo Louis che sta cercando di prendere in mano un piccolo granchio, il quale gli è appena comparso accanto. 
"Louis, devo andare" lo avviso.
"Oh..." mi mostra il granchietto che cammina avanti e indietro sulla sua mano. "Mi stavo divertendo. Spero possiamo parlare ancora!" dice sinceramente. 
Io gli sorrido e lui mi risponde che stasera, in piscina, ci sarà una piccola festa con tutti i ragazzi e le ragazze dell'isola. 
"Non mancherò!" esclamo euforica, dirigendomi verso i miei genitori.
Mia mamma mi guarda con un'espressione abbastanza curiosa. "E' lo stesso ragazzo del bar? E' carino!" 
Io sorrido imbarazzata. "Sì, è lui... E, insomma, non è niente male... Ma non è il mio tipo. Piuttosto, dov'è Tom? Pranza con noi?" svio il discorso per evitare di cimentarmi in qualcosa di peggio. 
"E' al campo da calcio! Dobbiamo andare a prenderlo." 

Al pomeriggio ci allontaniamo dalla spiaggia e facciamo un giro per i negozi locali. Compro qualche souvenir per le mie migliori amiche e un cappello di paglia da mettermi per la festa. Ah, la festa! Devo avvisare i miei. 
"Mamma, papà, stasera dovrei scendere in piscina... C'è una festa per ragazzi, ciò significa che non verrete con me. Posso?" chiedo cautamente, ricevendo approvazioni come risposte.



Sono davanti allo specchio, in intimo, e mi guardo. Devo farmi il più carina possibile.
Vuoi fare colpo su Louis, eh? dice la mia vocina. 
No! mi rispondo da sola. Voglio solamente essere accettabile, niente di più...
In effetti è vero. Louis è davvero un bel ragazzo, ma non sono pronta. A volte penso che non sarò mai pronta se non proverò qualcosa di nuovo. 
Finché il ricordo di Stephan fluttua nella mia testa, non lo sarò di certo. Mi sento stupida, per un secondo, poi smetto di pensarci e mi infilo un semplice vestitino rosa.
Sorrido guardandomi.

Sono le nove e venti quando scendo e vado verso la piscina. C'è già la musica ed in più c'è un sacco di gente! Non vedo Louis, quindi mi immergo nella folla e inizio a ballare. Non sono un'amante delle discoteche, ma questa è una semplice festicciola organizzata senza malignità, solamente per divertirsi. 
Perdo la cognizione del tempo e continuo a ballare con gruppetti di ragazzi e ragazze sconosciuti che sembrano davvero amorevoli. 

Ad un certo punto sento due mani sui fianchi e mi spavento. Mi giro di scatto e noto Louis con un sorriso divertito. Mi urla: "scus, non volevo spaventarti! Ti va di ballare?" 
Freno la lingua ed evito di rispondergli sarcasticamente perché cosa stavo facendo?, così annuisco e ricomincio a ballare. 
Egli non mi tocca mai, ma balla con me seguendo i miei movimenti scoordinati. Lo trovo davvero dolce.
Quando mi giro per una piroetta, Louis mi cinge la vita e mi dice: "ti va di andare in spiaggia a guardare le stelle?"
Per un attimo ho paura, poi accetto, così ci incamminiamo. Sentiamo solamente il rumore ormai lontano della musica e le nostre ciabatte sbattere per terra. 
Quando arriviamo sulla sabbia, lui prende un telo e lo posa in modo perfetto su di essa. 
"Stenditi pure" mi avvisa, così io, titubante, mi corico. Louis fa lo stesso dopo qualche secondo.
Mi incanto a guardare le stelle per un tempo indeterminato ed infine gli dico: "vedi? Anche il cielo è infinito. Guarda la volta celeste quanto vasta è e soprattutto cosa porta con sé!"
Louis ride. "Io penso che anche l'universo finisca, ad un certo punto."
Io scuoto la testa velocemente e lo guardo, perdendomi nei suoi occhi chiari. Mi mordo il labbro inferiore perché la sua bellezza è disarmante. 
Ho perso il fiato e sono immobile. Continuo a guardarlo mentre si avvicina a me, il suo viso sempre più vicino al mio... 
Mi allontano immediatamente, alzandomi. 
"No!" urlo, iniziando a correre verso l'hotel. Lo sento scusarsi, ma non mi volto. 

Sono a letto a guardare il soffitto. Penso a cosa stavo per fare: una parte di me mi detesta per non averlo baciato, l'altra si complimenta per la resistenza.
Come hai potuto rifiutare quelle labbra?! urla la prima.
Ce ne sono di meglio... E le hai già assaporate, quelle più belle. Risponde la seconda.
Mi passo le mani sul viso, sconvolta, e mi addormento.
Sogno labbra con un retrogusto di salsedine che mi baciano ovunque. 



- - - -

Okay, eccomi qua. Di nuovo.
Sono stata male con questo capitolo, giuro...
Spero leggiate e spero vi piaccia. Fatemi sapere.
Elisa

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