The Dwarves' Song

di Dragasi
(/viewuser.php?uid=410181)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Asce naniche e frecce orchesche ***
Capitolo 2: *** Ordini ***
Capitolo 3: *** Giuramento ***
Capitolo 4: *** Ventidue nani nelle terre degli uomini ***
Capitolo 5: *** Verso Dale ***
Capitolo 6: *** AVVISO! ***



Capitolo 1
*** Asce naniche e frecce orchesche ***


The Dwarves’  Songs

1. Asce naniche e frecce orchesche

Alti soffitti che sparivano nell'oscurità, colonne imponenti con capitelli finemente scolpiti, vaste sale decorate con ornamenti d'oro, ponti sospesi su abissi senza fine, il fuoco delle fornaci che illuminava le sale più remote e le torce dei nani che illuminavano con la loro fioca luce le gallerie delle miniere.
Questa era Erebor, la grande città dei nani, il più grande regno della Terra di Mezzo, ed era la mia patria, la mia città.
Sono nato nel 2747 della Terza Era e ho sempre vissuto a Erebor prima che la rovina cadesse sul reame della Montagna Solitaria.
- Grinlond ti ho trovato finalmente! - una voce familiare alle mie spalle mi fece voltare.
Un lieve inchino tenendo la mano sinistra appoggiata sul manico dell'ascia che tenevo al fianco e dissi:- Mio signore, perdonatemi, ero venuto fuori a osservare Dale -
- Non scusarti, non ce n'è bisogno amico mio. Sono venuto a cercarti per dirti che mio nonno mi ha incaricato di andare a Dale per invitare il governatore a un banchetto nelle nostre sale, per festeggiare un altro anno della nostra alleanza - Thorin guardò Dale in lontananza e chiese:- Quando dovremo partire secondo te? - 
- Se per voi non è un problema io direi all'alba, mio signore. In questo modo arriveremo prima di mezzodì -
- Va bene. Seguirò il tuo consiglio. Sei al mio servizio da cinque anni ormai e non mi hai mai deluso - 
- Faccio solo il mio dovere, mio signore - risposi con un mezzo sorriso indirizzato a colui che non era solo il mio principe e padrone, ma era anche il mio migliore amico. 

Avevo appena diciassette anni quando parlai per la prima volta con Thorin, e lui giusto uno di più. 
Ero il più giovane membro della Guardia Reale e tutto il corpo stava scortando fuori dalle mura di Erebor, verso ovest, il Re e la sua famiglia. Io ero a metà della carovana e affianco a me c'era Thorin. Camminai in silenzio a lungo e ascoltavo i discorsi della famiglia Reale che, perlopiù, trattavano di politica. A un certo punto sentì Thráin dire:- Dovremmo anche iniziare a cercare una fidanzata per te, Thorin. In fondo sei sempre l'erede al trono, devi dare una buona impressione - 
Io ridacchiai di nascosto. Pensare che qualcuno della mia età, ovvero appena un ragazzo, dovesse fidanzarsi mi faceva sorridere.
Credevo di aver riso di nascosto, ma Thorin mi aveva sentito. 
- Cos'hai da ridere, ragazzo? -
- Niente, mio signore. Perdonatemi sire, non volevo arrecarvi disturbo - risposi io imbarazzato e posando lo sguardo sulla punta dei miei stivali.
- Rispondimi. Sono il tuo sire. Perché ridevi? - il tono della sua voce era freddo e arrogante e ricordo che pensai che se non cambiava sarebbe stato un pessimo regnante.
- Trovavo insolito che un nano della vostra età debba fidanzarsi, mio signore, in fondo non abbiamo nemmeno vent'anni e  siamo solo dei ragazzi -
Lo vidi sorridere e mi rispose:- Hai ragione messer ... -
- Grinlond, mio signore - risposi io osando alzare lo sguardo.
- Vedo che anche tu sei molto giovane per far parte della Guardia Reale -
- Sono bravo con l'ascia, mio signore - risposi io sorridendo e accarezzando il manico di quella che tenevo appesa al fianco e indicando con un cenno quella che tenevo appesa dietro la schiena. 
- Non usi uno scudo? -
- Mi rallenta soltanto e i colpi li posso benissimo parare con le asce - 
- Mi piacerebbe vedere una dimostrazione pratica un giorno, messer Grinlond - disse lui sorridendo.
- Quando volete mio s... - ma non riuscii a finire la frase che un agghiacciante urlo di battaglia riecheggiò in tutta la valle.
Mi armai subito prendendo in mano le mie due asce e vidi in lontananza un piccolo contingente di orchi venire verso di noi a spade sguainate.
Il nostro capitano iniziò a urlare ordini:- Gruppo Uno a formare l'avanguardia. Gruppo Due rimanga qui a protezione della famiglia Reale. Gruppo tre retroguardia - 
In pochi secondi eravamo tutti in posizione. Io ero del Gruppo Due e il capitano prima di lanciarsi alla carica mi disse:- Grinlond affido a te il comando di questa unità. La vita del Re è nelle tue mani -
Risposi senza la minima esitazione:- Può contare su di me, Capitano - 
Appena dissi l'ultima parola lui partì all'attacco con gli altri nani.
Urlai ai nani che in quel momento erano ai miei ordini:- Circondate la famiglia Reale, svelti! Tutti noi abbiamo giurato di proteggere il Re con la nostra vita, quindi saremo il loro scudo! Muoversi! -
Ci volle poco più di una manciata di secondi prima che tutta l'unità si mettesse in posizione. Io ero leggermente spostato a destra rispetto a Thorin. 
Osservammo in lontananza i nostri compagni combattere contro gli orchi, a terra si iniziavano a vedere i primi morti. 
Un piccolo gruppo di orchi riuscì a girare intorno ai nostri compagni e si diresse verso di noi correndo e urlando.
- In posizione! Azaghâl[1]!  - sbraitai io e tutto il mio piccolo contingente preparò le armi.
Dopo pochi attimi gli orchi ci raggiunsero e noi demmo un’altra dimostrazione della forza dei nani riuscendo a eliminare tutto il gruppetto di orchi rimanendo illesi.
– Feccia – sentii dire da qualcuno al mio fianco. Mi voltai e vidi Thorin con la sua ascia in mano e sporca di sangue.
Sbarrai gli occhi e dissi:– Sire vi prego di tornare insieme a vostro padre e a vostro nonno, non dovete combattere! –
– E perdermi il divertimento? Non scherziamo! – rispose lui in tono allegro.
Proprio mentre stavo per ribattere vidi un orco, a non più di un centinaio di piedi di distanza, scoccare una freccia in direzione di Thorin. Senza dire niente e in modo molto poco elegante lo buttai a terra e appena lui cadde con la faccia sull’erba della valle la freccia dell’orco penetrò nella mia spalla destra.
Un grido di dolore mi sfuggì dalla bocca e caddi in ginocchio stringendomi la spalla con una mano. Dalla spalla iniziò a propagarsi un dolore sordo lungo tutto il braccio destro.
– Rukhs[2]! – esclamai disgustato sputando per terra. Vidi che l’orco arciere era alle prese con due miei compagni che lo fecero fuori in pochi colpi d’ascia.
Thorin si alzò da terra e si voltò verso di me iniziando a sbraitare:– Come ti sei permesso?! – ma appena vide la freccia piantata nella mia spalla il suo sguardo cambiò all’improvviso e si mise al mio fianco sorreggendomi con un braccio.
– Mi hai salvato la vita messer Grinlond, sono in debito con te –
– No, mio signore. Quella freccia vi avrebbe solamente ferito e io ho fatto solo il mio dovere –
Impugnai la freccia per cercare di toglierla dalla spalla, ma la grande mana tozza di Thorin mi fermò:– Aspetta di farla vedere a un guaritore –
Annuii e tirai di nuovo giù la mano.
Poco dopo ci raggiunsero i miei compagni, il capitano chiese subito al Re:– Maestà state bene? – nella voce una sincera nota di preoccupazione.
– Sì, Capitano. Non preoccupatevi, anche mio figlio e mio nipote sono illesi –
A quel punto Thorin si intromise rivolgendosi al mio capitano:– Io devo la vita a messer Grinlond, Capitano. Vi prego di avere il massimo riguardo per lui –
Il Capitano buttò un occhio su di me e mi vide a terra con la spalla sanguinante:– Per la barba di Durin! Grinlond riesci a camminare? Ti portiamo immediatamente dai guaritori –
– Certo che riesco a camminare, quello stramaledetto orco mi ha preso la spalla mirando al principe Thorin. Dovrebbero evitare di usare gli archi, rischiano di farsi male da soli –
Tutto il corpo di guardia ridacchiò e il Capitano sorrise aiutandomi ad alzarmi:– Hai fatto un ottimo lavoro figliolo, faccio bene a fidarmi di te –
– Grazie Capitano – risposi io abbassando lo sguardo.
– Torniamo indietro, potrebbero arrivarne degli altri e tra noi abbiamo un ferito. Raccogliete le armi! –
Un coro di “Sì, Capitano” si levò dal nostro gruppo e tutti ci affrettammo a raccattare le asce, le spade e gli scudi e qualcuno cercò di recuperare le frecce che aveva usato durante la battaglia.
In una ventina di minuti eravamo pronti a ripartire verso Erebor, la famiglia Reale in groppa ai pony e noi della guardia a piedi.
Poco prima di partire il Capitano mi disse:– Grinlond vieni qui –
Mi avvicinai a lui che afferrò la freccia con una mano. Io sbarrai gli occhi terrorizzato, se la toglieva rischiavo di perdere parecchio sangue, ed era l’errore che stavo facendo io qualche minuto prima.
– Tranquillo figliolo, la voglio solo spezzare lasciandone un pezzo fuori. Almeno non rischi di impigliarti da qualche parte –
Sorrisi tranquillizzato, anche se quando il Capitano spezzò l’asta di legno mi sfuggì un gemito di dolore: la punta della freccia aveva sfregato contro l’osso.
 
[1] Azaghâl in nanico significa combattere.
[2] Rukhs è il vocabolo per orco. Molto dispregiativo per i nani, tant’è che da questo sostantivo si può trarre l’aggettivo orchitudine che esprime estremo disprezzo per qualcosa.




Angolino di Dragasi (per chi avesse ancora voglia di leggere)
 
Salve a tutti! Ecco qui il primo capitolo di "The Dwarves' Song". Spero vi sia piaciuto.
Questa storia frullava da un po' nella mia testolina, e devo anche premettere che io Thorin a dodici anni (quando avevo letto Lo Hobbit per la prima volta e ancora non si sapeva che avrebbero fatto i film) non lo sopportavo. Poi, vedendo il primo film de Lo Hobbit, cambiai opinione sul Re sotto la Montagna (tutto merito di Peter Jackson).
Ciò non toglie che nonostante non sopportassi Thorin, perché a mio parere andava contro tutti i prinicipi dei nani e io ho sangue nanico nelle vene, adoravo Fili e Kili che io immaginai subito fossero gemelli (nel libro non dice nemmeno che sono fratelli se vogliamo essere precisi). 
Un po' mi spiace non inserirli in questa storia, però magari prima o poi arriverà qualcosa su di loro.
Vi saluto!

P.S. In caso non si fosse capito adoro i nani!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ordini ***


The Dwarves' Songs

 
2. Ordini


Ero seduto su uno dei letti nella sala dei guaritori. Un nano rubicondo e allegro stava preparando una strana mistura gialla all’interno di un piccolo mortaio. Io lo guardavo dubbioso mentre infilava sempre più roba dentro quell’impasto.
– Abbi fiducia! – disse a un certo punto con voce roca – Ti guarisco in un attimo! È solo una freccia in una spalla, ho visto molto di peggio –
Si girò di scatto verso di me tenendo una pinza in mano. Sbiancai di colpo non riuscendo a distogliere lo sguardo da quell’oggetto infernale.
Il guaritore si avvicinò e io mi ritrassi scrollando la testa:– Nononono, preferisco tenermi la freccia, grazie! –
– Non fare il bambino, sei sempre un soldato di Erebor! – mi rispose divertito il mio macellaio.
– Un soldato che preferisce tenersi una freccia piantata in una spalla! – esclamai saltando giù dal letto e abbassandomi per passare sotto il braccio alzato del guaritore.
– Ecco perché non sono d’accordo con l’arruolamento a partire dai sedici anni, siete dei fifoni voi ragazzini! – borbottò il nano.
Io inchiodai di colpo alla parola fifoni e mi voltai.
– Io non sono un fifone! – esclamai leggermente ferito nell’orgoglio.
– Assolutamente no – rispose sorridendo il medico, avvicinandosi fin troppo.
Abbassai lo sguardo sulla mia ferita e vidi le pinze di quel diavolo di nano che stringevano il pezzo di legno che ancora mi spuntava dalla spalla. Il maledetto mi aveva fregato.
Non mi diede il tempo di ribattere e diede uno strappo secco con il braccio.
Strinsi i denti per il dolore e cercai di non urlare, anche se mi uscirono dalla bocca tutte le maledizioni contro gli orchi che il mio popolo aveva tramandato di generazione in generazione.
– Adesso vieni qui. Ti metto questa medicina, ti bendo e domani torni a cambiare la fasciatura –
Pallido mi avvicinai a quel pazzo che, dopo avermi messo quella pappetta gialla che aveva preparato nel mortaio sulla ferita, mi bendò e mi appese il braccio al collo.
– Non muovere il braccio e lascialo lì appeso, altrimenti rischi di far peggiorare la ferita. Adesso puoi andare –
Mi rimisi la mia casacca di cotone blu e riappesi il braccio al collo.
– Allora ci vediamo domani! – mi urlò dietro il guaritore mentre uscivo dalla sala.
– Tranquillo, sottospecie di macellaio! – gli gridai io di rimando prima di allontanarmi troppo dalla sala.
 
Finalmente arrivai davanti alla porta di casa mia, una casa nanica come molte altre: scavata all’interno della parete della montagna e con la porta in legno massiccio.
Entrai e dissi:– Sono a casa! Padre, madre dove siete? –
Andai nella piccola sala da pranzo e lì trovai i miei genitori. Mio padre aveva un’espressione orgogliosa, mentre mia madre era l’incarnazione della preoccupazione.
– Che succede? – chiesi, prima di accorgermi del Capitano accomodato nella poltrona vicino al camino che solitamente era occupata da mio padre.
Scattai sull’attenti e, facendo un inchino, dissi:– Capitano. Cosa vi porta qui? –
– Buone notizie per te, figliolo. Tra l’altro come va la tua spalla? –
– Il guaritore era un macellaio, ma per adesso direi bene. Quali sono le buone notizie? –
Ma prima che il Capitano potesse iniziare a parlare mia madre mi abbracciò e disse:– Come stai piccolo? –
– Sto benissimo madre, davvero. Stai tranquilla –
– Dai cara, vieni qui e lascia parlare il Capitano – le disse mio padre e lei annuì.
Il Capitano si alzò dalla poltrona e assunse un’espressione particolarmente seria. Pensai “Alla faccia delle buone notizie…” e guardai il mio Capitano negli occhi.
– Grinlond non fai più parte della Guardia Reale –
Non lo lasciai finire ed esclamai sconvolto:– Perché Capitano? Solo stamattina mi avete detto che vi fidate di me! Cosa ho fatto? –
Il Capitano sorrise e rispose:– Non hai fatto niente di male Grinlond, anzi! Hai avuto una promozione richiesta dal Re Thrór in persona. Non sei più sotto il mio comando, da adesso servirai solo il principe Thorin. Sarai la sua guardia personale –
Mio padre mi posò una mano sulla spalla sana e disse:– Sono fiero di te, figlio mio –
Rimasi a bocca aperta incredulo. Una promozione richiesta dal Re in persona e per diventare la guardia del corpo del principe! Non riuscivo a crederci, era sicuramente uno scherzo. Un nano della mia età non poteva avere un ruolo così importante: proteggere l’erede al trono era come proteggere il futuro di Erebor.
Non poteva essere vero, e non sapevo nemmeno se essere felice o triste, in fondo non ero sicuro che il principe mi stesse poi così simpatico.
Mi ero arruolato appena avevo compiuto i sedici anni e dopo un test attitudinale mi avevano assegnato alla Guardia Reale e adesso, a poco più di un anno di distanza, venivo assegnato a un incarico ancora più prestigioso a soli diciassette anni.
Incredulo chiesi:– Capitano state scherzando, vero? – io volevo rimanere nella Guardia, il mio sogno era sempre stato quello di proteggere il Re e nella guardia ne avevo la possibilità.
Il Capitano mi guardò negli occhi e disse:– Non scherzo, figliolo, non scherzo mai. Lo so che tu vuoi proteggere il Re, ma il Re stesso vuole che tu protegga suo nipote. Sarai la guardia del futuro Re, questi sono gli ordini –
Annuii leggermente triste, ma anche fiero del mio nuovo incarico:– Certo Capitano. Da quando dovrò prestare servizio sotto il principe Thorin? –
– Appena sarai completamente guarito – rispose lui, poi si voltò verso mio padre e disse:– Grazie mille dell’ospitalità Gráim. Tuo figlio ha preso tutta la tua abilità nel combattimento. Manchi alla Guardia, vecchio mio –
– Grazie, Capitano. Anche a me manca la Guardia, ma la mia gamba non me lo permette, e il lavoro di giocattolaio non è male – rispose mio padre battendosi una mano sulla gamba ferita.
 
Quando ero ancora un nano di due o tre anni mio padre faceva parte della Guardia Reale. In quell’anno c’erano stati parecchi problemi con alcuni gruppi di orchi a Nord e vari contingenti erano stati inviati per risolvere il problema, ognuno di questi contingenti aveva a capo due o tre membri della Guardia Reale, i più forti guerrieri del regno di Erebor. Mio padre si trovava alla guida di un gruppo di una cinquantina di nani insieme a suo fratello. Stavano attraversando una gola che li avrebbe portati ad una mezza giornata di cammino dal rifugio degli orchi. Le cose però andarono storte e finirono in un’imboscata degli orchi. Il combattimento in quella gola fu arduo, mio padre non mi raccontò mai i particolari, e metà del contingente capitanato da mio padre e da mio zio morì. Mio zio cadde in quella gola e mio padre si ritrovò con una gamba rigida come un pezzo di legno a causa di una grave ferita al ginocchio. Solo mio padre e altri venticinque nani tornarono a Erebor dopo aver vendicato il loro compagni. Quando mio padre si fu ripreso dalla ferita non potendo più combattere iniziò a fare il giocattolaio, la vicinanza con Dale rendeva quel lavoro molto redditizio e riusciva a mantenere mia madre e me con un ottimo tenore di vita. Furono le sue storie a convincermi ad arruolarmi al compimento dei sedici anni, quello che sono diventato lo devo a mio padre.
 
Il Capitano ci ringraziò ancora per l’ospitalità e uscì da casa nostra. Appena la porta si fu richiusa mio padre esclamò colmo di gioia:– Mio figlio guardia personale del principe Thorin! Dobbiamo festeggiare! – e detto questo si diresse verso la dispensa per prendere un botticino di idromele.
 
Passò un mese prima che la mia spalla guarisse del tutto e un mattino poco dopo l’alba mi presentai davanti alle stanze del principe Thorin.
Bussai e la voce del principe mi rispose:– Avanti –
Aprii la porta con reverenza e appena mi ritrovai all’interno mi inchinai davanti a Thorin. Richiusi la porta e dissi:– Mio signore mi spiace aver impiegato così tanto tempo prima di presentarmi da voi, ma… –
Il principe mi interruppe e disse:– Non preoccuparti, eri ferito e dovevi riprenderti. Adesso però ho al mio servizio Grinlond dalle Due Asce, non è così che ti chiamano i tuoi compagni della Guardia? –
Sorrisi a sentire quel nomignolo che mi aveva affibbiato un altro giovane nano della Guardia e risposi:– Sì, a volte mi chiamano così –
Thorin sorrise e poi avanzò tenendo le mani dietro la schiena:– Allora Grinlond dalle Due Asce vuoi seguirmi fuori? Ho alcuni incarichi da svolgere per conto di mio nonno –
– Ai vostri ordini, mio signore – risposi facendo un altro inchino.
– Allora il primo è andare a fare una colazione come si deve – disse lui uscendo dalla porta.
Lo seguii a ruota ridacchiando. Forse non sarebbe stato così male essere la sua guardia del corpo.



Angolino di Dragasi
Ciao a tutti ed eccomi qua. Grazie per essere arrivati fin qui senza condannarmi a morte.
Volevo ringraziare Fire Gloove, LadyDenebola, ewan91 per le recensioni che mi hanno lasciato. Spero che il capitolo sia piaciuto e qui vi lascio (anche perché non so più cosa scrivere). A lunedì 10 febbraio!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Giuramento ***


The Dwarves' Songs

Capitolo 3: Giuramento




– Siete lento, mio signore! – esclamai io schivando un colpo di spada di Thorin.
Era passato un anno da quando ero diventato la sua guardia del corpo e quegli allenamenti erano entrati a far parte della ruotine quotidiana.
Lui mi attaccò dall’alto e io parai il colpo con entrambe le asce, riattaccai e lui, per evitare il colpo, cadde a terra di schiena.
Riappesi un’ascia al fianco e allungai una mano per aiutarlo a rialzarsi. Thorin l’afferrò e disse:– Non  posso certo competere con te, altrimenti cosa mi servirebbe averti al mio servizio? –
Accennai un sorriso leggermente imbarazzato e chiesi:– Volete riprendere? –
Thorin si tolse la polvere dagli abiti e rispose:– Se Grinlond dalle Due Asce mi concede l’onore… –
– L’onore è mio, sire – dissi di rimando armandomi di nuovo.
Lui si mise in posizione di guardia di fronte a me e, dopo appena un istante, attaccò. Deviai di lato e attaccai lateralmente, il principe parò il mio colpo e ne sferrò uno dall’alto. Lo parai con una sola ascia e con l’altra cercai di colpirlo alle gambe, ma l’unico risultato fu quello di farlo saltare indietro.
Mi lanciai verso di lui e all’ultimo momento scartai di lato per disorientarlo. Si girò di scatto, ma come prima fu troppo lento e lo disarmai con un colpo sulla spada.
– Di nuovo troppo lento, mio signore – dissi raccogliendo la sua spada per poi  porgergliela.
– Prima o poi riuscirò a batterti, stanne certo – mi rispose lui prendendo la spada e rinfoderandola.
– Intanto non avete ancora vinto una sola volta – dissi io riappendendo un’ascia al fianco e sistemando l’altra sulla schiena.
– Non rinfacciarmelo, lo so benissimo da solo – mi rispose lui leggermente infastidito, anche se sorrise subito dopo. Poi continuò:– Il nonno vuole vedermi, non so per cosa, ci andremo dopo pranzo. Adesso vediamo di mangiare qualcosa –
– Se volete, mio signore, mia madre mi aspettava per pranzo se voi me lo permettevate, ma a questo punto mi permetto di invitarvi a mangiare alla mia tavola –
– E io accetto con piacere, mio caro Grinlond –
Sorrisi e dissi facendo un inchino:– Se volete seguirmi, sire –
Lui mi batté una mano sulla spalla esclamando:– Guarda che mi ricordo dov’è casa tua! – e detto questo si incamminò fuori dalla sala dove ci eravamo allenati.
Dopo un momento di stupore mi affrettai a seguirlo.
 
– Madre! Sono a casa! – gridai appena varcata la soglia.
Mi madre venne nell’ingresso e quando vide Thorin per poco non si fece cadere dalle mani una caraffa di terracotta.
– Abbiamo un ospite a pranzo. Spero non sia un problema…– dissi io cercando di sdrammatizzare la situazione.
– Signora la ringrazio per l’ospitalità. Grinlond è stato così gentile da invitarmi a pranzo da voi, spero che questo non sia causa di disturbo – disse Thorin rivolgendo un accenno di inchino a mia madre.
Ripresa dallo shock lei si affrettò a dire:– Assolutamente no, sire. Se volete accomodarvi di là… –
Thorin la ringraziò di nuovo e si diresse verso la sala da pranzo. Mamma mi fulminò con lo sguardo e disse:– Quante volte devo ripeterti di avvisare quando viene sire Thorin?! –
– Madre, lo sai che a lui non importa, e poi è solo la terza volta che viene qui –
Lei non mi rispose e mi diede le spalle per dirigersi a sua volta verso la sala da pranzo.
Raggiunsi gli altri dopo aver posato le asce nell’ingresso, mia madre non voleva armi in casa.
Mio padre stava parlando con Thorin e la mamma doveva essere in cucina, da dove arrivavano rumori di stoviglie.
Un posto era già stato aggiunto a tavola.
Thorin si voltò verso di me e mi disse:– Tuo padre mi stava giusto chiedendo se fai bene il tuo lavoro –
Io chinai leggermente il capo e risposi:– E io posso sapere cosa avete risposto, mio signore? –
Mio padre si intromise dicendo:– Ha detto che se un ottimo servitore, figliolo –
Sorrisi e risposi:– Fidati di me padre, sire Thorin spesso esagera –
Thorin stava per ribattere quando mia madre entrò in sala con un arrosto su un vassoio di porcellana.
– Padre perché non prendi un po’ di birra? – dissi io, già pregustando la birra che mio padre teneva da parte per le grandi occasioni.
– Va bene figliolo – rispose scuotendo la testa divertito prima di aggiungere:– Sei sicuro di poter bere? Sei in servizio –
– Se il mio signore mi dà il permesso – dissi io guardando Thorin
– Certamente, e berrò volentieri anche io – rispose lui allegro.
 
Poco dopo eravamo a tavola con i boccali pieni della miglior birra di mio padre e i piatti colmi di carne.
Non era un banchetto, ma io e Thorin ci demmo da fare a spazzolare i piatti e a bere birra a fiumi.
Mio padre, Thorin e io, da bravi nani, cantammo, urlammo e scherzammo fino a quando non finì la birra, mentre mia madre rimase rigida come il marmo e composta durante tutto il pranzo.
Quando finimmo Thorin si alzò e disse:– Vi ringrazio per l’ospitalità, ma i miei doveri mi chiamano e debbo rinunciare alla vostra splendida compagnia. Vieni Grinlond, dobbiamo andare –
Io mi alzai e mi rivolsi ai miei genitori:– Madre, padre grazie per il pranzo. Ci vediamo stasera –
Mia madre si alzò e disse:– Vi ringrazio per averci onorato con la vostra presenza, sire –
Thorin fece un lieve inchino e poi mi fece cenno di seguirlo fuori.
 
Ci dirigemmo a passo di carica verso la sala del trono. Eravamo in ritardo, molto in ritardo.
– Il nonno mi uccide! – esclamò Thorin mentre attraversavamo uno stretto corridoio.
– Non finché sono al vostro fianco, sire! – risposi io scherzando.
– Non è il momento Grinlond! –
– Perdonatemi –
– Nessun problema. Tra l’altro la birra di tuo padre è ottima, mai bevuto birra migliore! –
–Era il barile per le grandi occasioni mio signore, non c’è birra nanica migliore – dissi io con una punta d’orgoglio.
– Sono pronto a giocarci il mio titolo, amico mio! –
– E vincereste sicuramente – risposi io ridendo.
Eravamo arrivati davanti al portone della sala del trono e ritornammo improvvisamente seri, Thorin mi sussurrò:– Fidati, questa è la volta che mi uccide, odia i ritardatari. Spero solo che non sia una cosa di vitale importanza, altrimenti chi lo sente? –
– Di sicuro non io sire, è il vostro di nonno, non il mio – risposi con un sorriso quasi diabolico in viso.
– Ma è anche il tuo sovrano – ribatté lui in tono leggermente vendicativo.
– È solo un dettaglio – risposi un poco risentito: mi aveva fregato.
Varcammo la soglia e iniziammo a camminare sullo stretto passaggio sospeso che conduceva al trono.
Ci fermammo a un paio di metri dal primo gradino del rialzo sul quale stava il Re.
La sua figura maestosa e imponente occupava tutto il trono sormontato dalla splendida Arkengemma dai suoi colori cangianti.
Io misi il ginocchio destro a terra e chinai il capo, mentre Thorin si limitò a fare un inchino dicendo:– Ti prego di perdonare il mio ritardo nonno. Per quale motivo volevi vedermi? –
Il Re rimase per alcuni minuti in silenzio prima di iniziare a parlare con la sua voce profonda:– Thorin impara a essere più puntuale, sei un Durin e l’erede al trono di Erebor è molto importante l’impressione che dai di te – a quel punto sembrò accorgersi improvvisamente di me e mi disse:– Alzati pure Grinlond –
Mi alzai e una volta in piedi gli rivolsi ancora un inchino.
Il Re tornò a parlare con il nipote:– Ti ho convocato per comunicarti che fra due settimane si svolgerà la cerimonia con la quale verrai ufficialmente riconosciuto come erede al trono. È un momento estremamente importante, quindi non voglio ritardi da parte tua quel giorno. Adesso puoi andare –
Thorin si inchinò di nuovo prima di dire:– Certamente sire – poi si voltò e iniziò a incamminarsi verso l’uscita.
Io feci un inchino profondo rivolto al re prima di seguire Thorin fuori dalla sala.
 
Camminava svelto e io non riuscivo a capire dove stesse andando, sembrava semplicemente vagare per i corridoi senza meta.
Io lo seguivo in silenzio chiedendomi dove volesse andare. Passammo per stretti corridoi e ampie sale, vicino alle miniere e alle fornaci.
Vagammo per mezz’ora prima che io mi decidessi a fermarlo mettendogli una mano sulla spalla. Lui si voltò di scatto e lo vidi in volto. Negli occhi potevo vedere paura e preoccupazione, mentre il viso era duro, più serio del solito, quasi di pietra.
– Sire, qualcosa vi turba? –
Lui mi guardò negli occhi e scosse la testa prima di voltarsi di nuovo e incamminarsi per il corridoio nel quale ci trovavamo.
Rimasi per un momento fermo ad osservarlo camminare con la schiena curva e a passo svelto.
Sapevo che mi aveva mentito, qualcosa lo preoccupava e io stavo male a vederlo così. Lo rincorsi e gli gridai:– Sire! Fermatevi! –
Lui si voltò di nuovo verso di me con lo sguardo pieno di collera.
– Non permetterti mai più di darmi ordini, sei solo il mio servitore. Sta’ al tuo posto – la voce fredda e distaccata mi colpì come un pugno nello stomaco.
– Sire cos’avete? Non vi ho mai visto così e non mi avete mai trattato in questo modo. Sono il vostro servitore, ma anche il vostro migliore amico – dissi queste parole con un groppo in gola.
Lui mi guardò un momento poi scuotendo la testa si rivolse a me:– Perdonami amico mio, perdonami. Non sono in me, ho paura, paura di quello che mi aspetta quando sarò Re. Quando il nonno mi ha detto che a breve ci sarà la cerimonia per riconoscermi pubblicamente come legittimo erede mi sono sentito piombare addosso tutte le preoccupazioni che avevo cercato di tenere lontano –
– Di cosa avete paura, mio signore? –
– Di non essere all’altezza del compito che mi spetta e di rimanere solo –
Io lo guardai un istante negli occhi, poi mi inginocchiai mettendo a terra il ginocchio destro e chinando il capo. Iniziai a parlare:– Sarete il più grande sovrano che il popolo di Durin abbia mai visto, sarete un’ottima guida per il nostro popolo e non sarete mai solo: io rimarrò sempre al vostro fianco per proteggervi e servirvi fino al giorno della mia morte. Ve lo giuro sul mio onore di Khazad[1] e sull’onore della mia famiglia –
Sentii la mano del mio signore sulla mia spalla. Alzai la testa e lo guardai negli occhi. Sorrideva e il fardello che si portava sulle spalle sembrava alleggerito, anche se non era scomparso.
– Grazie Grinlond, grazie amico mio. E ora alzati, un nano non dovrebbe mai inchinarsi di fronte ai propri amici –
Mi alzai e misi le mie mani sulle sue spalle e lui fece altrettanto. Ci guardammo un secondo e ci tirammo una testata, il saluto nanico che ci si scambia tra fratelli.
 
[1] Khazad è la parola per Nano. Khazad-dûm infatti significa “Saloni dei Nani”





Angolino di Dragasi
Ciao a tutti e grazie di essere arrivati fin qui. Grazie a tutti quelli che hanno recensito e scusate se sono breve ma sta cadendo la connessione... 
Scusate il ritardo nell'aggiornamento e quindi vi dico già che il prossimo dovrebbe essere il 17 Febbraio.
Detto questo spero che il capitolo sia stato interessante, e ne prossimo vedremo un po' di azione. Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ventidue nani nelle terre degli uomini ***


The Dwarves' Songs

4. Ventidue nani nelle terre degli uomini

 
Ero seduto su un masso e avevo una scodella in mano con dentro uno stufato che stavo rimestando con il cucchiaio.
Mentre guardavo i pezzetti di carne galleggiare nel brodo sentii qualcuno sedersi di fianco a me.
– Non hai fame? – mi chiese una voce per me molto familiare
– Ho molta fame sire, però il nostro cuoco sembra non abbia mai cucinato prima di questa spedizione –
Thorin rise di gusto e poi disse:– In effetti hai ragione, per fortuna siamo una razza resistente – e finì la frase mettendomi la sua ciotola in mano.
Lo guardai preoccupato e chiesi:– Non dovrò mangiare anche la vostra parte, vero? –
Thorin rise di nuovo e mi rispose:– Portalo a qualcuno dei ragazzi, di sicuro saranno meno schizzinosi di noi –
Sorrisi e mi alzai portando le due ciotole ad un gruppetto di nani dove c’erano due miei vecchi compagni della Guardia.
Appena li raggiunsi mi accomodai sull’erba insieme a loro. Uno dei miei vecchi compagni esclamò:– Ma guarda un po’ chi ci onora con la sua presenza! Grinlond dalle Due Asce, il miglior soldato della Guardia Reale! –
– Piantala, Dràin, ormai sono tre anni che non faccio più parte della Guardia –
– E dai Grinlond! Se tu non fossi stato il migliore non saresti la guardia personale di sire Thorin –
Io allungai le ciotole e disse:– A proposito di sire Thorin, mi ha ordinato di portarvi queste. Avanzavano due porzioni –
Dràin ne afferrò una velocemente e l’altro mio vecchio compagno della Guardia, un nano di nome Rostr, afferrò l’altra.
– Piano ragazzi! E non ingozzatevi! – dissi, vedendo come il gruppetto si passava le ciotole buttando giù cucchiaiate enormi.
Lo stufato finì in fretta e quando le ciotole mi tornarono indietro Dràin urlò:– Lode al nostro sire Thorin! – e poi scoppiò in una fragorosa risata.
Sentì il mio signore scoppiare a ridere e sorrisi prima di dire ai miei compagni:– Domani si parte all’alba. Marciamo tutto il giorno, siamo ancora distanti da Gondor –
Rostr si rivolse a me:– Io non ho ancora capito cosa ci andiamo a fare… –
– Sire Thorin è in rappresentanza del nostro Re, dobbiamo stipulare un accordo mercantile –
Rostr mi rispose:– Cose troppo complicate per me. Spero solo di essere a casa per il compleanno di mio figlio, il mio piccolo Ronk compie dieci anni – sorridendo felice al pensiero del suo bambino.
Sorrisi a mia volta e gli battei una mano sulla spalla prima di alzarmi e dire:– Torno da sire Thorin, grazie per la compagnia – poi scherzando aggiunsi rivolto a Rostr:– Vedi di fare un fratellino a Ronk, hai solo centoquindici anni amico mio! –
Lui ribatté:– potresti essere mio figlio tu, razza di ventenne irriverente! –
Scoppiai a ridere e mi diressi di nuovo verso il mio signore.
Appena lo raggiunsi lui mi ordinò:– Organizza i turni di guardia, e domani dobbiamo essere pronti a partire all’alba –
– Sì, mio signore – risposi chinando leggermente il capo per iniziare ad allontanarmi per svolgere i miei compiti.
– Grinlond… – mi fermò Thorin
– Sì, sire? –
– Metti tre nani per ogni turno, ho un brutto presentimento –
– Ai-menu dhuzuk[1]. Lomil ghelekh, uzbad[2]
 
Uno dei nani del primo turno mi venne a svegliare. Io mi misi di scatto seduto riconoscendo Dràin.
– Che succede? – chiesi agitato
– Tranquillo, è solo il cambio turno –
Mi rilassai e allontanai la coperta, afferrai le mie due asce e ne appesi una al fianco e una dietro la schiena, mi misi in piedi e, augurando un buon sonno al mio amico, mi allontanai per andarmi a mettere di fianco ad un albero al confine della foresta.
Mi guardavo intorno cercando di penetrare con lo sguardo l’oscurità che alleggiava intorno a noi.
Avevamo due fuochi accessi nelle vicinanze dei nani addormentati.
Avevo la sensazione che qualcuno ci osservasse, eppure sembrava tutto così tranquillo, la foresta era silenziosa e una leggera brezza soffiava sul nostro accampamento.
Chiamai uno degli altri due nani che era di guardia con me. Appena mi raggiunse gli dissi:– Spegni i fuochi. Ho la sensazione che qualcuno ci stia osservando, se manteniamo i fuochi accesi saremo facili bersagli –
– Ai vostri ordini –
 
Quando il nano ebbe compiuto l’incarico il buio più fitto cadde sul nostro accampamento in quella notte senza luna.
Nel silenzio che ci circondava avvertii un leggero fruscio, come se i bassi rami di un albero venissero spostati. Lo schiocco di un ramo spezzato giunse alle mie orecchie, ma cercai di convincermi che fosse solo una bestia del bosco. Mi voltai verso Thorin, per vedere se era al sicuro, e proprio in quel momento vidi un Dunland sbucare dagli alberi e attaccare il mio signore con una mazza, sfoderai le asce e corsi verso Thorin. Il Dunland stava per calare la sua mazza sulla testa del principe quando io saltai e atterrai malamente addosso a Thorin, ma riuscii a fermare la mazza ad un paio di centimetri dalla mia testa. Senza tanti complimenti tagliai la testa al Dunland prima di rialzarmi con Thorin che mi tirava dietro parecchie imprecazioni in Khuzdul[3].
– Perdonatemi, sire – gli dissi prima di urlare a pieni polmoni:– Ci attaccano! Azaghâl[4]
Il nostro accampamento cadde nel caos per un paio di minuti, finché tutti i nani non si furono armati. Purtroppo l’attacco dei Dunland era già iniziato e alcuni dei nostri vennero feriti alle spalle.
Iniziò un’aspra battaglia. Noi nani eravamo un terzo rispetto ai Dunland e loro avevano il vantaggio dell’effetto a sorpresa dalla loro parte. Riuscii ad abbattere un secondo Dunland e mi diressi verso il centro dell’accampamento, dove Dràin e Rostr stavano combattendo come due furie contro sei Dunland. Poco prima che li raggiungessi ne vidi cadere due, appena arrivai da loro ne ferii gravemente uno facendolo cadere a terra. Altri tre uomini ci furono addosso e quando finalmente furono tutti a terra iniziammo a ridere, sporchi di sangue ma felici di essere ancora vivi.
– La battaglia non è ancora finita, muoviamoci – disse Dràin e io annuii.
Rostr fece per ribattere qualcosa, ma non ne ebbe il tempo: un Dunland lo attaccò alle spalle e, prima di riuscire ad avvisarlo, quello lo trafisse con una grezza lancia.
Urlai di dolore e saltai addosso al Dunland mozzandogli il braccio con cui aveva impugnato la lancia per poi tagliarli la testa.
Mi inginocchiai di fianco a Rostr e gli appoggiai la testa sulle mie gambe.
– Grinlond… – mormorò lui
Io cercando di trattenere le lacrime gli risposi con voce rotta:– Sono qui amico mio, sono qui… –
– Per il compleanno di mio figlio… – si interruppe un momento per cercare di respirare un po' d’aria, faceva fatica: la lancia del Dunland gli aveva perforato un polmone.
– Volevo prendergli uno dei giocattoli che fabbrica tuo padre… gli porteresti tu il regalo da parte mia? Così… – iniziò a tossire e del sangue gli colorò le labbra prima che lui lo sputasse fuori
– Così si ricorderà del suo papà… –
Annuii e gli dissi:– Rostr sarai tu a dargli il regalo, e il piccolo Ronk ti abbraccerà – sapevo che non sarebbe stato così, ma sentii il bisogno di dirlo in quel momento.
– Promettimelo Grinlond… – tirò un’altra boccata d’aria e si sentì un sommesso gorgoglio.
– Te lo prometto, amico mio – gli risposi prima di vedere la luce abbandonare i suoi occhi, ma la sue espressione era serena. Mi misi a piangere in silenzio tenendo la testa di Rostr  fra le mie mani.
Quando la battaglia fu conclusa tra le nostre fila contavamo sette morti e tre feriti. Dei ventidue nani partiti da Erebor solo quindici avrebbero fatto ritorno alle loro famiglie.
Scavammo sette fosse al margine della foresta, rammaricandoci di non poter seppellire i nostri fratelli secondo le tradizioni naniche.
Quando le fosse furono ricoperte con la terra smossa ammassammo i cadaveri dei Dunland per dargli fuoco.
Ci allontanammo a piedi con i cuori pesanti e in silenzio, fino a quando Thorin non intonò uno dei nostri canti funebri. Ci unimmo tutti quanti cantando sommessamente quelle parole piene di gloria, promesse e morte.
 
[1]“Al vostro servizio”. Visto che uso una pagina scritta in inglese per “imparare” il nanico, e you in inglese è uguale per il tu e per il voi, mi sono presa questa piccola licenza di considerare your come vostro.
[2] Letteralmente “Buona notte, signore”
[3] È la lingua dei nani
[4] Combattere

Angolino di Dragasi

Eccomi di nuovo qua con questa mia "canzone" che narra le gesta dell'intrepido Grinlond dalle Due Asce al servizio di Thorin Scudodiquercia.
Non ho aggiornato per parecchio tempo questa fanfiction, ma alla fine ho superato i miei blocchi e finalmente qua il nuovo capitolo.
All'inizio non andai avanti per motivi scolastici, poi iniziarono le vacanze, il lavoro, il camp e l'ispirazione che non voleva venire, così avevo abbandonato questa storia in un cassetto a prendere polvere, nonostante questo capitolo fosse già stato quasi completamente scritto a febbraio. 
Spero solo che la ricomparsa di questa storia possa rendere qualcuno contento. 
A presto! 
Dragasi

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Verso Dale ***


The Dwarves' Songs
Image and video hosting by TinyPic
5. Verso Dale

Avevo appena finito di preparare i bagagli e sellare i pony per il nostro breve viaggio.
Mi diressi verso l’uscita delle scuderie per andare a svegliare Thorin, quando lui spuntò dalla porta.
«Sei pronto, Grinlond?»
«Certo, sire. Partiamo quando volete» risposi chinando il capo.
«Allora direi immediatamente, se arriviamo a Dale per pranzo stasera mangeremo ad una tavola imbandita!» mi disse lui allegro.
Io sorrisi divertito e mi avvicinai al suo pony per aiutarlo a montare, ma lui scosse il capo e disse: «Non ho cinquecento anni, ce la faccio da solo. Monta in sella e partiamo»
 
Uscimmo dalla Montagna ed iniziammo a condurre i pony al passo lungo il sentiero verso Dale. Il sole, lentamente, si affacciava timidamente sulla valle, il lieve tepore ci scaldava le membra e noi cavalcavamo uno di fianco all’altro. In silenzio. Io mi continuavo a guardare intorno, i sensi all’erta, pronto a sguainare le asce per difendere Thorin.
 
Il sole era già alto quando il mio signore decise di rompere il silenzio: «Sono preoccupato per mio nonno. Mi sembra diverso dal solito, una luce strana brilla nei suoi occhi»
Mi voltai verso di lui e chiesi: «Cosa vi preoccupa, uzbad[1]
Lui non si voltò, ma abbassò lo sguardo sulla testa del suo pony e continuò a parlare: «Da quando l’Arkengemma è stata trovata lui è cambiato. Sta diventando avido, non è il saggio Re che giunse alla Montagna conducendo il suo popolo. L’oro gli interessa più della nostra gente, anche mio padre sta iniziando a preoccuparsi. Qualcosa sta accadendo al Re»
«Sire, ho sempre considerato Re Thrór saggio e benevolo verso il suo popolo. Ci sta assicurando pace e prosperità, ma non so dirvi se è cambiato da quando l’Arkengemma è stata trovata, non ho l’onore di conoscerlo così bene, ma conosco voi e so che le vostre preoccupazioni sono aumentate» risposi.
Avevo notato che Thorin negli ultimi tempi si era incupito, camminava curvo, quasi come se il peso delle preoccupazioni lo schiacciasse, eppure eravamo così giovani: lui ventidue ed io ventun anni, agli occhi di molti Nani eravamo ancora dei bambini.
«Non ti posso nascondere nulla, vero, amico mio?» disse lui con un sorriso stiracchiato.
«A cosa servirei, altrimenti, mio signore?»
Lui si mise a ridere e per un momento mi parve dimentico delle sue ansie.
 
Giungemmo alle porte di Dale poco prima di mezzodì. Una guardia ci intimò di fermarci e domandò: «Chi siete? Cosa siete venuti a fare nella città di Dale?»
Io smontai da cavallo e raggiunsi Thorin che mi stava porgendo una pergamena chiusa da un sigillo. La presi e la porsi alla guardia rispondendo: «Io sono Grinlond figlio di Gràim, detto Grinlond dalle Due Asce, lui è il mio signore e padrone: il principe Thorin, nipote del Re Sotto la Montagna. Siamo qua per conto del Re Thrór»
La guardia prese la lettera e ruppe il sigillo per dare una scorsa veloce al suo contenuto. Dubito che sapesse leggere, in ogni caso mi restituì la lettera e ci lasciò passare rivolgendo un inchino a Thorin.
Una volta giunti al palazzo del governatore lasciai i pony ad uno stalliere con la raccomandazione di prendersene cura e ci incamminammo su per la scalinata che conduceva al portone del palazzo. Le guardie ci ordinarono nuovamente di fermarci. Una delle sei guardie di fronte al portone ci domandò: «Chi siete?»
Questa volta fu Thorin ad avanzare per rispondere, estraendo dall’interno del mantello una busta con il sigillo reale.
«Sono Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thrór, e questi è la mia guardia personale, Grinlond dalle Due Asce. Sono qui in rappresentanza di mio nonno, il Re Sotto la Montagna»
Un altro degli uomini prese la lettera per leggerla, dopo un momento passato in silenzio abbassò la pergamena e rivolse un inchino a Thorin, per poi dire: «Sire, benvenuto a Dale. Devo chiedervi di lasciare le vostre armi qui, me ne occuperò io stesso»
«Vi ringrazio, messere» rispose Thorin sganciandosi l’ascia e lo scudo e consegnandoli alla guardia.
Io non mi mossi e la guardia disse: «Anche il vostro servitore deve entrare disarmato»
Thorin si volse e si rivolse a me: «Grinlond, hai sentito»
Io provai a protestare, non volevo rischiare di non essere in grado di proteggere il mio signore: «Uzbad[2]…»
Lui non volle sentire ragioni e mi disse: «Siamo tra amici, non ho nulla da temere qui. Lascia le tue armi»
Chinai il capo per rispetto e risposi a malincuore: «Ai-menu duzhuk, uzbad[3]»
Consegnai le mie asce alla guardia e seguii all’interno Thorin.
Un servitore ci condusse fino nello studio del governatore e ci annunciò per poi farci entrare non appena ebbe l’ordine.
Il governatore era un uomo poco più alto di un Nano di media altezza, aveva i capelli neri tagliati corti ed una corta barba nera gli copriva il viso. La barba probabilmente era lunga per gli standard umani, ma da giovane Khuzd[4] quale ero mi sembrò molto corta.
Aveva degli occhi verdi e colmi di una luce sveglia.
Si alzò e rivolse un inchino a Thorin invitandolo ad accomodarsi su una poltrona ricoperta di velluto rosso.
Il mio signore ricambiò l’inchino ed io lo imitai, poi lui si sedette sulla poltrona indicatagli dal governatore, mentre io rimasi in piedi in un angolo della stanza.
«Principe Thorin, sono lieto di vedervi»
«Il piacere di vedervi è mio, governatore Atek» rispose cordialmente Thorin.
«Siete cresciuto molto dall’ultima volta che vi vidi, all’epoca eravate un bambino» disse Atek con tono affabile.
«Per la mia gente lo sono ancora» si limitò a commentare divertito.
Io nel frattempo rimanevo in silenzio, immobile, quasi facessi parte del mobilio della stanza.
«Cosa vi porta qui, sire?»
«Una richiesta di mio nonno. Sarebbe felice di avervi come ospite, alla prossima luna piena, per un banchetto nelle sale di Erebor per festeggiare il perdurare della nostra alleanza»
«Ed io sarei altrettanto felice di venire a brindare con voi Nani»
«Sarò lieto di portare la notizia a Re Thrór, governatore»
Il governatore aggiunse: «Questa sera sarete mio ospite, sire Thorin»
«Accetto molto volentieri il vostro invito, governatore»
«Vi farò condurre nelle vostre stanze, sire. Il vostro servitore potrà sistemarsi negli alloggi della servitù» disse il governatore suonando un campanello.
Thorin rispose: «Vi ringrazio, avrei solo una richiesta»
Il governatore annuì, facendo segno a Thorin di continuare.
«Preferirei che Grinlond stesse vicino a me, se non è un problema»
«Assolutamente no, sire. Gli farò preparare una stanza di fianco alla vostra»
Il quel momento un ragazzo sui sedici anni spuntò timidamente dalla porta e chiese: «Avete chiamato?»
«Porta il principe Thorin nelle sue stanze, per favore, Joan» disse con tono gentile Atek.
«Subito, signore»
Thorin si alzò ringraziando il governatore e si incamminò dietro al ragazzo. Io mi avviai dietro di loro in silenzio.
 
Una volta soli nella sua stanza, Thorin, mi disse tutto allegro: «Che ti avevo detto? Stasera si festeggia! Spero che ci sia anche l’idromele»
Io gli risposi facendo notare che l’invito non era rivolto a me: «Il governatore ha rivolto l’invito solamente a voi, sire. Non siederò con voi a tavola»
Thorin ignorò la mia osservazione: «Ma figurati! Stasera brinderemo insieme» disse convinto.
 
Ero in piedi dietro lo scranno sul quale era seduto Thorin. Osservavo la tavola, imbandita con ogni bendidio, a cui erano seduti i nobili di Dale insieme al mio signore ed al governatore.
Azzardai un passo avanti e mi chinai a sussurrare una frase all’orecchio di Thorin: «Che vi avevo detto, sire?»
Senza voltarsi mi rispose in un soffio: «Un solo nano a tavola, non puoi capire la noia…»
«Posso immaginarla, uzbad» risposi ridacchiando per poi tornarmene al mio posto.
Sentii Thorin ringhiare un’imprecazione in Khuzdul ed io continuai a ridacchiare ancor più divertito.
 
Il mattino dopo svegliai Thorin quando il sole era già alto.
Lui si alzò lamentandosi: «Non sono mai stato ad un banchetto più noioso e c’era pure poca birra…»
«In realtà avete bevuto moltissimo, secondo gli Umani…» gli feci notare iniziando a raccogliere le sue cose.
«Era comunque poca birra» commentò lui per poi aggiungere «Tra quanto possiamo essere pronti a partire?»
«In un’ora o due, mio signore» risposi chiudendo la sua sacca.
«Io vado a prendere congedo dal governatore, tu prendi le mie e le tue armi e aspettami davanti alle stalle con i pony sellati»
«Ai-menu duzhuk, uzbad» dissi e uscii dalla stanza con la sua sacca su una spalla.
 
[1] Signore o mio signore.
[2] Signore, o “mio signore”
[3] Al vostro servizio, mio signore
[4] Nano, plurale Khazad
 
Angolino di Dragasi
Ciao a tutti! Eccomi finalmente tornata con questa "canzone"! Dopo aver concluso l'impresa che è stata "When you walk in life, you see" che mi ha impegnato per un anno intero (almeno son stata di parola, 52 drabble esatte) ho ripreso in mano quest'altra mia impresa, di cui ho finalmente ritrovato gli appunti.
Questo capitolo mi serviva un po' da passaggio per ricollegarsi all'inizio del primo capitolo, quindi era necessario che lo scrivessi. Forse è un po' noiosetto, però dal prossimo spero di riuscire ad emozionarvi un po' di più. Un grande abbraccio.
Ai-menu duzhuk,
Dragasi

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** AVVISO! ***


AVVISO!
A causa del continuo smarrimento degli appunti inerenti alla storia,
il suo aggiornamento è rimandato in data da definirsi.
Scusatemi

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2419667