It had to came

di Natalia_Smoak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bucky ***
Capitolo 2: *** Tony ***
Capitolo 3: *** Clint ***
Capitolo 4: *** Sam ***
Capitolo 5: *** Fury e Maria Hill ***
Capitolo 6: *** Bruce Banner ***



Capitolo 1
*** Bucky ***


Bucky
 

“Ecco, qui è dove ci alleniamo” disse Steve indicando a Bucky la porta alla sinistra del corridoio. Erano passati ormai alcune settimane da quando Bucky era stato riabilitato, purtroppo però non era ancora un agente operativo dello S.H.I.E.L.D, per quello ci sarebbe voluto tempo. Senza contare che ritornando in sé aveva anche perso tutte le conoscenze acquisite sul ventunesimo secolo. In compenso Steve aveva deciso di sfruttare ogni suo momento libero per stare con lui, dopotutto avevano settant’anni da recuperare. Non sarebbe stato facile, lui lo sapeva, sapeva come ci si sentiva ad aver perso tutto, a non riconoscere il posto in cui si era cresciuti. Voleva essere lì per Bucky, voleva aiutarlo a superare tutto questo e ad integrarsi nel ventunesimo secolo. Proprio mentre i due stavano passando la porta della palestra si aprì e un Natasha Romanoff sudaticcia e affannata ne uscì. Indossava una canottiera nera, un paio di skinny pants del medesimo colore e aveva i capelli legati in una scomposta coda. Per un secondo ci fu il gelo, Natasha non era ancora riuscita ad accettare del tutto la presenza di Bucky nell’Avengers Tower.
Steve non la biasimava, lui aveva cercato di ucciderla ed era normale che lei non si fidasse considerando che non di solito non si fidava nemmeno degli amici, ma sperava che lei e Bucky potessero per lo meno cominciare a conoscersi.
“Barnes, Capitano Rogers” disse freddamente la rossa a mo’ di saluto prima di girare i tacchi ed andarsene via.
Steve osservo la schiena della donna allontanarsi senza nemmeno avere il tempo di dire qualcosa.
 Capitano Rogers. Non Cap, non Rogers ma Capitano Rogers.
Steve sospirò e solo allora si rese conto dello sguardo dubbioso di Bucky.
“Che c’è?” domandò sapendo benissimo che il cervello del suo migliore amico stava lavorando febbrilmente.
“No, nulla… continuiamo con il nostro tour”
 
Dopo un altro paio di stanze visitate e ragionevoli spiegazione dovute Steve e Bucky si trovarono nel cortile antistante alla torre. Il biondo era appoggiato di schiena contro una staccionata, mentre il moro guardava al oltre essa;  in lontananza davanti a lui milioni di quelle che avrebbe potuto definire tipiche macchine del ventunesimo secolo affollavano la strada, dei ragazzi si stavano divertendo a fare schiamazzi con un cellulare, mentre una ragazza con un paio di pantaloni ascoltava la musica dal suo…mmm…quell’aggeggio elettronico rettangolare con una mela disegnata sopra.
Bucky sospirò sconsolato e poggiò la testa sulla staccionata: “Non mi ci abituerò mai”
Steve rise sommessamente: “I primi giorni sono i peggiori, tutto ti sembra così strano, così…”
“Surreale” terminò per lui Bucky.
“Vedrai che è solo una questione di tempo, piano piano con il mio aiuto e quello dei ragazzi…”
“Oh, si, se sono tutti disposti ad aiutarmi come la tua amica rossa sono in una botte di ferro, tra le altre cose è anche carina, peccato che mi odi”
“Lei non ti odia” disse sicuro Steve
“Ah no? Prima non mi è sembrata molto amichevole” rispose lui girando la testa verso l’altro ragazzo.
“Natasha è una brava persona. Solo tende a non fidarsi troppo delle altre persone, devi darle un po’ di tempo, tutto qui”
“Di te però si fida” puntualizzò il moro.
“Già, o per lo meno si fidava” pensò tristemente Steve.
“Com’è lavorare con lei?” chiese Bucky a bruciapelo.
“Beh, una vera seccatura” disse Steve con un sorriso mentre si passava nervosamente una mano dietro la testa.
Il moro lo guardò alzando un sopracciglio.
“Si, lavorare con lei è una vera seccatura, è scaltra, manipolatrice, fa sempre di testa sua  e non rispetta mai gli ordini, ma se c’è una persona qui dentro a cui affiderei la mia stessa vita quella è lei, sa come uscire da ogni situazione, niente l’abbatte e ha sempre un piano geniale. Conto molto su di lei”
Bucky era impressionato, davvero, che fine aveva fatto lo Steve che al solo essere vicino ad una donna diventava impacciato e timido? Forse quei settant’anni nel ghiaccio lo avevano cambiato sul serio.
Il moro volse nuovamente lo sguardo all’orizzonte: “Mi dispiace…si insomma, da quando sono qui tu e lei avete iniziato un specie di… come la chiamano? Ah, si, guerra fredda”
Questa volta fu Steve ad alzare un sopracciglio.
“Ehi, mi hai detto tu di documentarmi” aggiunse Bucky in sua difesa.
“Sai, la cosa potrebbe anche avere del comico: Captain America e la spia russa in guerra fredda, già me lo vedo come titolo in prima pagina del Wahsington post, con sotto la faccia di Barak Obama”
“Bar…ah, già, presidente nero” ecco una delle tante novità del ventunesimo secolo.
“Comunque non stare a preoccuparti di Natasha, la conosco, le passerà” disse Steve sicuro.
Bucky lo guardò di sottecchi: “Non dirmi che ti sei preso una cotta” chiese con un sorrisetto sghembo e di uno che la sa lunga.
“Cosa? Io e Natasha? No, in nessun modo” ribatté Steve mentre sentiva le orecchie andargli a fuoco. Lui e Natasha, assurdo!
“Non ci sarebbe nulla di male sai, insomma l’hai vista bene? “  chiese l’amico con un ghigno malizioso.
Oh si decisamente, l’aveva vista bene!
“Bucky, davvero, tra me e lei non..”
“è per Peggy? Lo fai per Peggy, vero?”
Al nome della ragazza Steve risucchiò il suo stesso fiato.
“Ascolta, io solo immagino quello che tu devi provare. La guerra è finita, siete entrambi vivi, sarebbe la vostra occasione, ma lei adesso ha novantacinque anni e un Alzheimer. Non so esattamente come sia finita tra di voi…sai, ero troppo impegnato ad essere morto… quello che so di per certo e che lei non vorrebbe vederti così abbattuto e così solo. Peggy ti amava, ti amava sul serio e credo che nel momento in cui lei…hai capito no?”
Steve annuì.
“Beh, ecco nel momento in cui succederà credo che vorrebbe saperti felice, anche se questo non significa necessariamente che tu lo debba essere con lei, Steve, il mondo e pieno di possibilità, noi dobbiamo solo coglierle…e non mi riferisco solo a Natasha.”
Steve fece per ribattere ma proprio in quel momento Natasha, in tenuta da combattimento, li raggiunse:
“Rogers, vestiti e muoviti, Fury ci vuole vedere, abbiamo una nuova missione” disse prima di lanciargli lo scudo addosso.
Bucky li guardò sparire dentro l’edificio. “A quanto pare sono di nuovo diventato invisibile*”
        
 
Spazio autrice:
 ok capitemi ho studiato in 4 ore il programma di latino di un anno causa imminente maturità (-14) e avevo bisogno di staccare, quindi quale modo migliore se non aggiornare la mia raccolta ?(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3135362&i=1)
peccato che mentre scrivevo la cosa mi sia sfuggita di mano e mi sia venuta un’idea che con la  raccolta in questione non c’azzecca una mazza, e quindi, perché non aprire un’altra raccolta?
(Ma si, tanto non hai nulla da fare, se non studiare, pensare alle prossime ff del fandom di arrow, studiare, dormire, studiare, avere una vita al di fuori dei fandom, teorizzare su pretty little liars, studiare…)
*Ah questa è una frase che Bucky dice quando si trova davanti a Steve e Peggy in Captain America the first Avenger, e lei non lo calcola di striscio perché troppo intenta a sbavare su Steve

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Capitolo 2
*** Tony ***


 
 
Tony

 
Steve si versò un generoso bicchiere d’acqua e lo bevve tutto d’un sorso. Le maniche dello smoking tiravano incredibilmente e quella dannata cravatta lo stava facendo sudare, decise di allentare il nodo. Ora le due estremità pendevano ai lati del suo collo. Ma perché diavolo Stark aveva messo in scena tutto questo solo per festeggiare il quinto anniversario con Pepper? Quando Tony lo aveva  invitato gli aveva detto che si sarebbe trattato di una festicciola informale tra amici alla Stark Tower. Peccato che per lui e Tony la parola informale e la parola intimo avessero due significati totalmente differenti. Tutti gli Avengers, Fury, persino Maria Hill, erano stati invitati e la cosa peggiore era che Tony gli aveva fatto recapitare a casa uno smoking con un biglietto in cui gli ordinava di indossarlo. Steve sospirò, perché diavolo non aveva inventato una scusa?
“Ormai il danno è fatto” pensò mentre appoggiava il bacino su un ripiano della cucina. Per fortuna era riuscito a guadagnarsi un po’ di privacy fuggendo in quel luogo desolato e sonobbato dagli altri invitati che preferivano riversarsi nel salone del ricevimento, dove una alticcia Pepper si divertiva con un altrettanto alticcio Tony.
“E da quando i soldati battono in ritirata?”
Steve alzò gli occhi per incontrare quelli verdi di una persona che conosceva bene: Natasha!
La ragazza lo guardava con un sorriso impertinente sul volto
“Non pensavo fossi venuta” disse Steve
“Sono arrivata da poco ed ho già voglia di andarmene, sono qui solo per l’alcool” rispose lei strizzandogli un occhio
“Già, vedo” borbottò Steve. Se su di lui l’alcool non aveva effetto di certo ne aveva sulla ragazza. Non che Natasha fosse ubriaca, quello no, dopotutto era una russa, però era anche vero che i suoi occhi erano più liquidi del solito e la pelle diafana del viso cozzava terribilmente con le sue guance leggermente arrossate.
“E così scappi qui per sfuggire alla folla, non pensavo ti spaventasse” affermò lei avvicinandosi mellifluamente
“Non è che mi spaventa…io sono diverso da loro, tutta quella gente, si diverte, ride scherza, anche Tony, fa il cretino come se non si rendesse conto della responsabilità che abbiamo…io mi sento perennemente…”
“Fuori posto”
Steve alzò lo sguardo su di lei,  notando solo ora quanto si fosse avvicinata.
“Ehi, Natasha, che..”
Non fece in tempo a finire la frase che le mani della ragazza si posarono sulle sue spalle, gli avambracci appoggiati al suo petto.
Steve sentì le guance andargli a fuoco e deglutendo chiese.” Che hai intenzione di fare”
Natasha rise, una risata cristallina come mai ne aveva sentite provenire da lei.
“Sta tranquillo, non sono così alticcia da tentare di baciarti, volevo solo sistemarti questa” disse spostando le mani e afferrando i lembi della sua cravatta. Cravatta che in pochi secondi era di nuovo perfettamente annodata al suo bavero.
“Che c’è, nella Germania nazista non ti hanno insegato a fare i nodi alle cravatte?” domandò spostandosi da lui
“Sai che c’è Romanoff…” le rispose inarcando un sopracciglio con fare scherzoso.
 
Prima che Natasha potesse ribattere dal salone iniziò a levarsi una dolce musica.
“Allora, non vuoi buttarti sulla pista e cercare di rimorchiare qualcuna?” chiese la ragazza
“No, grazie, potrò essere Captain America, ma le mie abilità di danzatore lasciano piuttosto a desiderare.”
“Oh, ma allora non sei perfetto”
“Spiritosa. Sai, a dire la verità non ho mai ballato in vita mia…l’unica occasione che ho avrei avuto per farlo è andata persa settant’anni fa” Steve abbassò lo sguardo e sospirò amaramente. Peggy, il loro ballo, il loro appuntamento, avrebbero dovuto sposarsi ed ora  essere in quel letto d’ospedale, ad aspettare di lasciare questa vita. Insieme.
“Io ballavo”
Steve preso alla sprovvista rialzò lo sguardo su di lei, ma la ragazza fissava il vuoto avanti a sé.
“Prima di diventare…quello che sono, sognavo di essere una ballerina, ma poi la mia vita  è andata diversamente” sta volta fu lei a sospirare. Il ballo, l’unica cosa che rimaneva della vecchia se stessa, chissà se si sarebbe potuta liberare una volta per tutte di quella parte di lei. Probabilmente no.
“Beh, almeno tu sai ballare” cercò di scherzare lui per trascinarla via dai suoi tristi pensieri.
“Già, e a questo proposito…”
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti Steve si ritrovò il corpo di Natasha pericolosamente vicino al suo. Questa volta la ragazza prese la sua mano destra e la sospese a mezz’aria intrecciata alla sua, mentre  portò la mano sinistra del ragazzo ad afferrarle il fianco. Steve lo strinse d’impulso: era morbido. Da anni ormai gli unici corpi che toccava erano quelli rigidi maschili, o comunque se toccava una donna lo faceva in maniera totalmente platonica. Questo invece di platonico non aveva nulla.
“Forza, adesso segui me. Non è difficile” disse Natasha mentre piano piano iniziava a dondolarsi aventi e indietro.
Steve la seguì impacciatamente, si sentiva troppo grande, troppo pesante e troppo impacciato per poter ballare. Cercando di fare meno danni possibile si mise a seguire i passi di Natasha e sorprendentemente ci prese quasi gusto, riuscì persino a fare una sequenza di passi senza pestarle i piedi.
“Visto? Non è così difficile” gli sussurrò la rossa
Steve fece per ribattere, ma in rumore improvviso lo distrasse. Spostò lo sguardo verso porta e vi trovo un Tony sorpreso e divertito allo stesso tempo. Natasha scivolò agilmente via dalla sua presa dando comunque la schiena a Tony, mentre lui cercava di rimettere una distanza accettabile tra i loro corpi.
“Allora, ero venuto a chiamarvi per avvisarvi che le danze sono iniziate, ma a quanto vedo ve ne siete accorti da soli…” disse Tony con un tono insinuante
“Tony…” provò Steve senza sapere bene cosa dire. Chissà che viaggioni mentali che si era fatta la testa di quell’uomo.
“Nah, non dite niente… imboscarsi in cucina durante una festa, non la facevo un cosa da te Mr America… ah, cosa  non si fa per le donne…” disse rivolgendo uno sguardo malizioso a Natasha.
“Stark, sai cosa faccio con gli uomini che mi porto a letto di solito?” domandò Natasha girandosi verso di lui.
“Deliziami con le tue parole Romanoff” continuò il moro con fare teatrale
“Gli uccido” rispose Natasha prima di girare i tacchi e andarsene.
“Uhn…Te la sei scelta proprio bene”  disse Stark rivolto a Steve
“Cosa? Oh, no, no... io e lei non…cioè.. Bruce… siamo amici” tentò il biondo pur sapendo che sarebbe stato inutile, se Tony si metteva in testa qualcosa era finita
“Oh, si certo, siete amici… peccato che non l’abbia mai vista guardare Clint come guarda te. E Banner poi…”
“è innamorata di lui” rispose secco Steve
“Ne sei davvero così sicuro?”
Steve inarcò un sopracciglio.
“Ascolta, so che spesso mi comporto da cretino, ma credimi, anche io ho visto Natasha flirtare, e con te mi sembrava che lo stesse facendo, ma sul serio, non solo perché era costretta da una missione. E forse è vero che prova qualcosa per Bruce, ma senza dubbio prova anche qualcosa per te, solo che tu sei cosi stupido che non capiresti nemmeno se te la sbattesse in faccia”
“Non capisco, che cosa dovrebbe sbattermi in faccia?” chiese il biondo perplesso
“Lascia perdere cap, è meglio!” mormorò sconsolato Tony.
 
Spazio autrice:
E rieccomi con il capitolo che vede galeotto il nostro Tony!
Per lui io ho una sorta di amore/odio, ma lo trovo anche un personaggio esilarante, ogni tanto fa e dice delle cose che bho…  se non ci fosse dovrebbero inventarlo.
Alla prossima con Clint!

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Capitolo 3
*** Clint ***


Clint
 

“Se hai qualcosa da dirmi fallo subito anziché continuare a scrutarmi mentre sono di spalle” sospirò Natasha, mentre si versava una tazza di caffè bollente.
“Non ti stavo scrutando” rispose Clint seduto su una sedia alle sue spalle.
“Ah, davvero, perché mi sembra che il tuo sguardo voglia trafiggermi” disse Natasha girandosi verso di lui, Stava lì, col fianco appoggiato al ripiano della cucina e una tazza di caffè tra le mani,
“Se ti volessi trafiggere basterebbe una freccia”
“Clint” lo ammonì lei
“Va bene, d’accordo, te lo chiederò solo una volta, che intenzioni hai Natasha?” disse l’uomo sospirando e piegandosi in avanti  poggiando la mano sul suo ginocchio.
“Che intendi dire?” domandò vaga la ragazza.
“Sai benissimo a cosa mi riferisco…Banner..”
Natasha aspirò l’aria con un fischio
“… e Rogers” continuò Clint guardandola negli occhi
“Non so di cosa tu stia parlando” affermò fredda la rossa
La voce di Clint divenne più soffice: “Vuoi mentire a te stessa, va bene, fallo pure, ma ti prego non mentire a me”
“Che cosa vuoi sapere?” chiese lei rassegnata. Era vero, avrebbe potuto mentire a chiunque, ma non a Clint. Clint, la sua ancora di salvezza, l’uomo che le aveva ridato la vita.
“Banner. Voglio una spiegazione, mi è sembrato tutto così, così fuori dal tuo personaggio” disse guardandola negli occhi, guardandola dentro.
“Credi che non mi possa innamorare? Magari hai ragione, forse sono destinata a…”
“Stupida. Non ho mai detto questo. Quello che voglio cercare di capire è il perché”
“L’amore non ha un perché. Ti innamori e basta, non puoi farlo a comando” rispose lei impassibile con lo sguardo puntato al muro.
“Ed è questo il punto. Tu non sei innamorata di Banner” disse sicuro lui
Natasha si girò di scatto gettando la tazzina di caffè di malo modo nel lavandino: ”Da quando devo rendere conto a te della mia vita sentimentale?”
“Da quando ti conosco abbastanza da non essermi accorto di nulla, da non averlo visto arrivare anche tutti gli se ne sono accorti, Tony, Laura e persino Rogers…”
Natasha soffoco l’istinto di  chiedergli di più e continuò a lavare la tazzina in maniera morbosa.
“La sera della festa,  dopo che ti sei allontanata dal bar dove avevi flirtato con Banner, Steve è andato da lui e lo ha praticamente spinto tra le tue braccia dicendogli che non ti aveva mai vista così rilassata e che ti aveva già visto flirtare. Da vicino, e credimi quando ti dico che non voglio sapere quanto da vicino”
“Occhio di falco eh, perché invece non ti chiamano orecchie di pipistrello?” disse Natasha buttandola sul sarcastico.
“La verità è che tu hai paura” sbuffò Clint.
“Paura di cosa?” disse la ragazza girandosi.
“Di corrompere anche lui. Hai scelto Banner perché è facile, lui è come te, rotto dentro, non dovrai stare attenta a come comportarti, lui sa come si ci sente ad essere un mostro. Rogers invece è così puro, così immacolato, se si avvicinasse a te verrebbe corrotto,  diventerebbe un mostro anche lui” le rispose l’uomo avvicinandosi a lei scrutandola.
“Cosa ne vuoi sapere di come mi sento io?” disse lei con rabbia
“Lo so perché ti conosco Nat, e ti voglio bene. Vorrei solo che tu fossi felice, e non credo che Bruce sia la persona adatta, siete troppo simili, con questo non voglio dire che lui non sia una brava persona, ma non lo vedo come qualcuno che potrebbe tirarti fuori dalle tenebre,  anzi molto probabilmente ti ci farebbe affondare ancora di più” ribatté Clint mentre la sua espressione si addolciva e una mano accarezzava la guancia di Natasha.
“Lo so, Clint, lo so, ma è tutto così complicato al momento”
Lo squillo di un telefono interruppe la loro conversazione:
Clint rispose alla chiamata :“Si, cosa… in Africa? Ma come? No, non fate niente, arrivo subito”
“Sempre in giro eh?” disse Natasha con una nota di ironia
“Già. Duro lavoro quello delle spie eh?” rispose Clint girando i tacchi e andandosene, appena uscì dalla cucina però  si fermò un secondo e senza girarsi si rivolse alla donna:” Natasha, ricordati una cosa; non sempre ciò che è facile è giusto… mentre sono via pensaci”
 

Spazio autrice:
OK, trovo il modo di aggiornare nonostante, domani abbia terza prova, forse aggiorno per occupar e la testa, non so, comunque devo ancora capire se questo cap mi piace o meno… bho, volevo un confronto faccia a faccia tra sti due, ma spero di non essere finita ooc

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Capitolo 4
*** Sam ***


Sam

A Sam piaceva quella collaborazione, sul serio, insomma chi lo avrebbe mai detto che mettere insieme una fredda e bellissima spia russa con un soldato  super potenziato del ventesimo secolo ed un ex soldato facente parte dei paracadutisti  avrebbe potuto funzionare così bene? Eppure lo facevano, loro tre erano una macchina ben oleata, anche se lui aveva la sensazione che presto quel trio sarebbe diventato un duo.
Insomma, va bene che la curiosità è femmina, ma il ragazzo moriva dalla voglia di chiedere al Capitano che tipo di relazione avessero lui e Natasha, perché se davvero tra loro due non ci fosse stato nulla, cosa che dubitava, ci avrebbe di sicuro provato lui, andiamo, l’aveva guardata bene?
Appena formulato questo pensiero il giovane Falcon rabbrividì, no, ok, magari non ci avrebbe provato considerando che la spia russa era tanto bella quanto letale, e se non l’avesse presa bene…brr
“Sam, buongiorno” disse un sorridente Steve Rogers entrando in cucina. Sam gli fece un cenno col capo a mo’ di saluto. Questa era l’occasione perfetta, erano da soli data l’ora antelucana, quindi avrebbero potuto avere un po’ di privacy. Il ragazzo di colore osservò Steve sedersi difronte a lui con una gigantesca tazza di latte in cui versò almeno mezza scatola di cereali al cioccolato, per poi avventarcisi con avidità contro. 
“Sam?” domandò Steve da dietro la tazza.
Sam venne scosso dai suoi pensieri:” Si, che c’è?”
“Dovresti dirmelo tu, mi guardi strano da quando sono arrivato in cucina” disse Steve asciugandosi le labbra con il dorso della mano
“Beh, in realtà c’è una cosa che vorrei chiederti, si, cioè non sono affari miei, ma sai sono interessato alla dinamica del nostro gruppo…” la stava prendendo alla larga, molto alla larga, in verità non aveva idea da dove cominciare.
“Sam, così mi spaventi, dimmi quello che mi devi dire” affermò Steve con un sopracciglio alzato, mentre con la mano afferrava un’ altra manciata di cereali da infilarsi in bocca.
Falcon fece un bel respiro:” Che relazione c’è tra te e Natasha?”
Vide la mascella di Steve contrarsi e per un po’ l’unico rumore che si senti fu il ruminare dei suoi denti, poi Steve ingoiò e si degno di rispondere:” Siamo colleghi…amici, si amici credo che sia la parola giusta” disse il ragazzo ricordandosi la conversazione che lui e la rossa avevano avuto poco più di due anni prima.
“Tu chi vorresti che fossi?”
“Che dici di un’amica?”
“C’è una seria possibilità che tu non sia tagliato per questo lavoro Rogers”
“Perché mi fai questa domanda?” chiese poi il biondo confuso
“Perché quando siete venuti a casa mia ed io sono venuto a vedere se volevate fare colazione ho avuto l’impressione di aver interrotto qualcosa di importante, qualcosa di intimo… vi guardavate in un modo…non lo so non mi sembrava ci fosse qualcosa di platonico nella vostra conversazione”
“Se adesso tu fossi al posto mio e toccasse a me salarti la vita, si onesto, tu riusciresti a fidarti?”
“Ora mi fiderei e sono sempre onesto”
Steve ricordo  immediatamente quella conversazione che lui e Natasha avevano avuto in casa di Sam. Era stato strano, per la prima volta dopo molto tempo si era sentito connesso a qualcuno, connesso profondamente, non in maniera superficiale. Sam aveva ragione, era stato intimo, ma in quel momento era sembrato anche così giusto,
“Ehi, Sam chiama terra” disse il ragazzo di colore sventolandogli una mano davanti al viso.
“Eh, ah, si scusa, stavo riflettendo”
“Fammi indovinare; pensavi a lei” affermò il moro con un sorriso malizioso
“Si, ma non nel modo in cui pensi tu.” Sentenziò il Capitano
“Ascolta, io non la sua storia e onestamente non mi interessa nemmeno saperla, ma sembra una brava persona e voi due meritereste un po’ di felicità, entrambi”
“Lei ha Banner per quello” rispose sterile Steve
“Oh, si e in questo momento la sta rendendo proprio felice a milioni di chilometri di distanza. Senti, ti è mai passato per la testa che lai avrebbe potuto fuggire, andare via con Banner, ma invece, guarda un po’; è qui con te ad allenarci. Sapevo che  avevi un po’ di difficoltà con le donne del ventunesimo secolo, ma non immaginavo così tante” sbuffò frustrato Sam
“Senti, è complicato, ok, Natasha, lei è una persona complicata, e anche se, e sottolineo se, ipoteticamente fra me e lei ci fosse qualcosa che va oltre l’amicizia, cosa che ti assicuro non c’è, questo non sarebbe comunque il momento migliore per esplorarlo” disse Steve tutto d’un fiato e pregando di non essere arrossito mentre parlava
“Quanto sei noioso, scommetto che se arrivasse in cucina in questo momento e ti baciasse non faresti così tante storie”
“Baciami”
“Cosa?”
“Manifestazioni di affetto in pubblico mettono la gente in imbarazzo”
“Si, esatto”
[…]
“Allora sei imbarazzato?”
“Non è proprio il temine che userei”
Steve arrossì a dismisura
“Oh mio Dio! È successo, vi siete baciati!” disse Sam gongolando
 
Proprio in quel momento la porta della cucina si aprì e Natasha Romanoff a passò di carica entrò: “ Sam, per quanto starei ore a discutere con te di chi ha baciato Rogers, questo non è il momento adatto; sei in ritardo recluta, anche se qualcosa mi dice che non è tanto colpa tua quanto una negligenza del tuo capitano” disse Natasha scoccando a Steve un sorrisino beffardo per poi aggiungere:” Io e gli altri vi aspettiamo in palestra, avete dieci minuti”
Sam ne era sicuro, solo una come Natasha Romanoff avrebbe potuto tenere a bada uno come Steve Rogers
 



Spazio autrice: ed ecco finito anche questo delirio! Ah le parti in grassetto ovviamente sono prese da Captain America due- il soldato d’inverno, il film bandiera dei romanogers. Dio benedica i fratelli Russo!
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Fury e Maria Hill ***


Fury e Maria Hill
 
Nick Fury sorrise osservando lo schermo del suo personal computer. Le telecamere installate nella Avengers Tower gli rimandavano lei immagini degli Avengers 2.0 che si allenavano; Visione stava esercitando i suoi poteri psichici scavando nella mente di un ormai sconsolato War Machine che in quel contesto impersonava un ostaggio con molte informazioni, Sam si stava allenando al sacco da box e Scarlett stava ancora cercando un modo per capire come dosare la sua forza esercitandosi a colpire bersagli fermi e valutando in base al loro peso e alla loro forma quanta  energia avrebbe avuto necessità di usare. Fury  si spostò e reclinò lo schienale della sedia. Era decisamente soddisfatto: l’idea di creare un nuovo gruppo di supereroi pronti a difendere la città lo rassicurava parecchio. Sapeva che una cosa del genere sarebbe stata una sfida non da poco; un team necessità di coesione, e non sempre questa si viene a creare, ma Rogers e Romanoff stavano facendo il loro meglio.
In quel momento Maria Hill bussò alla porta del suo ufficio:
“è permesso?” chiese la donna
“Entra, stavo controllando come se la cavano i ragazzi con il nuovo gruppo. Di cosa hai bisogno? ”
“Sono venuta per lasciarle questi documenti sulla relativi alla localizzazione di Banner” disse la donna lasciando sul tavolo i fogli
“Si sa qualcosa? Sono riusciti ad individuarlo?” chiese l’uomo
“Purtroppo ancora nulla. È preoccupato?” disse la donna
“Si, ma non per lui”
“Romanoff” affermò la mora
“Già” mormorò Fury. Dopo la scomparsa di Bruce Natasha aveva iniziato ad impensierirlo e non poco, anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce lei era diventata quasi una figlia. Ripensò al brutto tirò che le aveva giocato fingendo la sua  morte.
“Io fossi in lei non mi preoccuperei troppo di tutta questa storia. Natasha sta bene, lo sta superando” disse sicura Maria
“Cosa te lo fa credere?” domandò Fury
“Diciamo intuito femminile, e poi…” detto questo la donna si spostò dietro la scrivania dell’uomo e fece uno zoom sulle figure di Natasha e Steve.
I due erano appoggiati ad un muro a braccia conserte entrambi ed osservavano i progressi dei loro ragazzi. Steve stava dicendo qualcosa a Natasha che in risposta gli sorrise, non un sorriso falso come quelli che Fury le aveva visto fare troppo spesso, ma un sorriso vero, genuino.
L’uomo di colore guardò la donna:
” Sul serio? Pensi che quei due...”
“Onestamente non lo so, e da un lato spero vivamente di no, considerando che dovrei dare 50 dollari a Sam se fosse vero…”
Fury  inarcò un sopracciglio
“Ok, tronando a noi, io non so se stanno insieme, ma credo che ora come ora loro abbiano bisogno l’una dell’altro, credo che le loro esperienze passate siano più simili di quello che noi pensiamo, e forse potrebbero aiutarsi a acquietare i loro demoni.
Fury  sospirò. Steve era stato catapultato in un mondo nuovo, completamente diverso da quello che aveva lasciato, ed in un certo senso anche Natasha essendo riuscita a fuggire dalla Stanza Rossa aveva scoperto un nuovo mondo al di fuori di quello che conosceva. Avevano entrambi sperimentato cosa volesse sentirsi sempre fuori posto, avevano entrambi perso persone che amavano, eppure erano così diversi… Rogers, oh se Fury avesse dovuto definirlo avrebbe detto cuore, mentre Romanoff, Romanoff era sicuramente testa…chi lo sa forse era per questo che funzionavano così bene sul campo di battaglia
“Hill, prima di andartene…qual è la quota per partecipare alla vostra scommessa?”
 
 
Spazio autrice:
Ok, dopo la mia maturità vengo qui a sclerare e scrivere questo… scusate, sono in stato confusionale.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Bruce Banner ***


Bruce Banner

“[…]Sconfiggete quello stronzo di platino”
“A Steve non piacciono certe parole”
“Sai che c’è Romanoff…”
(Avengers Age of Ultron)
 


Bruce si passò la mano sugli occhi; che cosa voleva dimostrargli Natasha?
Che era uno dei tanti?
Che come flirtava con lui poteva farlo anche con altri?
Non che lei non potesse fare quello che voleva, insomma loro due non erano…esclusivi, anzi in realtà a volerlo vedere bene non c’era nemmeno un loro  due, però quello non era un comportamento che si sarebbe aspettato da una persona che pochi minuti prima aveva tentato di baciarlo.
All’improvviso le parole di Steve gli tornarono in testa: “Io l’ho vista flirtare, da vicino”
Ecco, forse intendeva questo.
Steve gli aveva detto che con lui Natasha sembrava essere a suo agio, ma allora perché Bruce aveva la sensazione di aver visto il volto della vera Natasha solo in quel momento, dentro la piccola cucina di Clint mentre provocava il Capitano.
Senza contare che tra i due c’era parecchia complicità, lo avevano notato tutti e tutti lo apprezzavano. Specialmente durante i combattimenti, insomma, erano una squadra che funzionava, anche se le loro dinamiche erano diverse rispetto a quelle di Natasha e Clint.
Un fitta di gelosia lo invase, ma sapeva di non averne diritto, infondo era lui che l’aveva rifiutata poco tempo prima.
Lo aveva fatto per il suo bene; lei gli piaceva, era ovvio, però sentiva che c’era qualcosa che non andava…loro due erano troppo simili… il rischio di autodistruzione era alto, per entrambi.
Forse era proprio il fatto di essere così simili che gli aveva attratti, ma dalla loro unione cosa sarebbe potuto nascere?
Erano due tristezze che si sarebbero incontrate per generarne una terza…Lei meritava di più, non avrebbe potuto portarla all’autodistruzione insieme a lui, e poi voleva rivederlo ancora, voleva rivedere ancora il sorriso che  lei rivolgeva al Capitano
 
 
Spazio autrice:
ok, ultimo capitolo di questa raccolta, almeno per il momento, poi chissà, con Civil War e tutti gli spoiler non escludo di riparirla.
Sinceramente questo è stato il capitolo più difficoltoso, Hulk è un personaggio che non sono ancora riuscita ad inquadrare bene, cioè mi sembra il classico ragazzo della porta accanto che però poi si trasforma… è difficile analizzarlo. Ora io qui mi sono attenuta agli venti di AoU quindi sono partita dal presupposto che lui sia un po’ infatuato di lei, ma vi prego, vi prego ricordiamoci di Betty Ross!!! (Capito Marvel!)
Santo cielo è stato il primo amore di Hulk, la ragazza per cui si strugge nei fumetti, che è apparsa nel film del 2008 e che poi non è stata mai più menzionata…sigh…
Che dire alla prossima avventura miei lettori

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