Frozen Crystal Shards

di Bronev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Fuori Controllo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Celarlo, Non Mostrarlo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Lo Facciamo Un Pupazzo Di Neve? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Ci Vediamo Tra Due Settimane ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una bambina? Ah, ma che piacevole sorpresa. È arrivato il momento di riprendermi il mio regno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Fuori Controllo ***


Elsa
Sono nel mio letto, rilassata, comoda avvolta dai morbidi cuscini. Non dormo, il cielo si è svegliato e adoro guardarlo, soprattutto con i canti dei tagliaghiaccio in sottofondo, perciò mi alzo e vado subito alla finestra. Li vedo mentre con le loro grandi picozze estraggono enormi blocchi dall’acqua ghiacciata del fiordo. Sono tutti uomini, alti, spalle larghe, li ho visti altre volte quando sgattaiolavo dalla mia stanza con mia sorella per giocare nella grande sala da ballo. Però questa volta noto un’altra figura, anzi due. Sono più piccole rispetto ai tagliaghiaccio e non fanno altro che ronzargli intorno. Si inseguono a l’un l’altro ma uno è decisamente più veloce, provano anche loro a tirare via le lastre di ghiaccio ma non sembrano riuscirci. D’un tratto capisco che sono dei bambini! Forse avranno la mia età, che buffi! Giocare insieme ai tagliaghiaccio, che strane idee. Devono aver finito perché li vedo che salgono tutti sulle rispettive slitte e si dirigono verso i moli del porto. Anche i due bambini vedo che si allontanano, poi diventano solo uno. Che cosa strana. Oh cielo! Ma non sono due bambini! Uno è un cucciolo di renna! Che sbadata che sono.
Sono ancora alla finestra quando sento dei passetti che si fanno sempre più vicini.                   
Anna!
Corro subito a letto, sono sicura che mi chiederà di giocare con lei anche stanotte. Ormai quasi tutte le notti andiamo nella sala da ballo per fare, come dice lei, Pupazzi Di Neve. Faccio a malapena in tempo a sdraiarmi per fingermi addormentata che sento la porta aprirsi. Che brutto vizio non bussare. Apro leggermente gli occhi e la vedo che si avvicina a me. 
<> La ignoro per scherzo, sa che sono sveglia.
> Lo sapevo! Intanto è salita sul mio letto e mi pizzica le guance.          
<> le parole mi escono come se stessi davvero dormendo.         
<> sembra triste, mi dispiace, speravo che continuasse a chiedermi di giocare. Lentamente la sento avvicinarsi al mio orecchio <> dice.  
Apro gli occhi con il sorriso stampato in faccia e scoppiamo a ridere entrambe.
Facciamo una sfida a chi arriva prima alla Sala da Ballo, lei è quella più energetica e come sempre arriva prima di me. Apre le grandi porte e ci ritroviamo sulla sala. È enorme, potrebbero giocarci un sacco di bambini! Anna corre al centro della sala, non vede l’ora di quello che sta per succedere.              
<> È felicissima, adoriamo giocare con la neve e io, ho questo magico dono. Chissà perché Anna non lo ha.
Metto le mani davanti a me e le muovo come se stessi facendo una palla di neve; ecco che la neve comincia a crearsi. In men che non si dica, la sala da ballo si è trasformata in un parco giochi innevato. Facciamo degli scivoli, delle montagne, ogni cosa che si possa fare con la neve. Insieme costruiamo un pupazzo di neve, mi nascondo dietro e dico <> Anna subito salta di gioia e lo abbraccia urlando il suo nome.
Oggi giochiamo più del solito, sento una strana sensazione dentro di me, come se avessi un sacco di energia, come se volessi usare continuamente il mio potere. Anna mi tira una palla di neve che mi colpisce in testa, mi giro e lancio un getto di neve che la fa cadere all’indietro. Questo è perché mi ha colpito di soppiatto. Lei però ride, si alza e corre da me per abbracciarmi; lo faccio anche io e la stringo un tantino più forte, poi continuiamo a giocare con i miei poteri. Anna vuole saltare su delle piccole montagne di neve, ma è troppo veloce e non riesco a seguirla, rischia di cadere se non le creo in tempo. Quella sensazione aumenta, inizio a tremare, non so che mi sta succedendo ma devo continuare a salvare Anna, è troppo pericoloso. Ho il respiro a mille, tutto attorno comincia a girare. E poi è tutto nero.

Ora tocca a me
La mocciosa continua a saltare, non sprecherò ancora il mio potere con lei. È il momento di darle una lezione. Quando meno se lo aspetta, la colpisco sulla fronte e in un attimo è a terra. Mi avvicino a lei, la guardo. Vedo che una parte dei sui capelli diventa bianca, se ora nessuno chiamasse soccorso, rischierebbe davvero la vita. Sarebbe la cosa migliore, ma ora non posso. È meglio ritirarmi, farò tornare Elsa. La mia bambina deve vedere che cosa ha fatto.


Mi ritrovo davanti a mia sorella, sdraiata per terra, come svenuta e una strana striscia bianca fra i capelli.          
<> dico <> non mi risponde, non sente la mia voce. Cosa è successo? L’ho colpita? Non ricordo, non ricordo nulla. Non posso fare altro che urlare per chiamare i nostri genitori per chiedere aiuto.              
<> dopo vari tentativi arrivano, spalancano le porte e nei loro volti si legge solo la paura.       
<> esclama nostra madre.
<> sono le parole che escono dalla bocca di nostro padre. <> <>.
La carrozza reale segue un sentiero che son sicura di non aver mai visto ma che possiede un qualcosa di familiare, mi volto verso i nostri genitori <> chiedo. <> chi sarà questo qualcuno? Dovrà aiutare Anna? E cosa ne sarà di me? Dopotutto è colpa mia se Anna è ridotta così.
La guardo, immobile tra le braccia di nostro padre, una mano di mia madre sulla sua fronte. Sono preoccupati.
D’un tratto la carrozza si ferma <> dice mio padre. Scendiamo e ci ritroviamo in mezzo a un cumulo di grosse rocce muschiose. Mio padre, il re, si guarda intorno e poi parla <> silenzio. Lui è fermo con lo sguardo fisso verso la roccia più grande. D’un tratto si avverte un tremore, le rocce iniziano a rotolare avanti e indietro per poi quasi schiudersi. Troll. I Troll delle Rocce, ne sentii parlare una volta mio padre, non so per quale ragione. Tutti insieme i Troll si voltano verso di noi ed in coro esclamano <>.      
<> esclama mio padre. Il gruppo di Troll si divide in due, come per lasciare un passaggio davanti a noi e il grosso masso, non ancora schiuso, rotola fino a noi per diventare un grande Troll.
<> parla, con voce rauca.
<> mio padre avvicina mia sorella al Troll, che muove le mani sulla sua testa come per cercare qualcosa. Si ferma e passa lo sguardo prima su di me e poi sui miei genitori.            
<> dice, pacato ma si avverte una leggera preoccupazione.
<> esclama mia madre quasi disperata. <> la calma mio padre, che mi indica con lo sguardo per poi riprendere <>
Il troll risponde <> fa una pausa per fissare mio padre e riprende <> vedo Granpapà che estrae qualcosa di cristallino dalla fronte di Anna poi si ferma e posa di nuovo il suo sguardo su di me <> non capisco cosa voglia dire e mio padre risponde <> il troll continua a fissarmi e poi parla dritto a me <> sono pietrificata, non so cosa dire. Per la prima volta vedo i miei poteri come una minaccia, cosa posso fare? Mia madre corre da me e mi abbraccia forte per tranquillizzarmi, poi prende Anna e ci porta all’interno della carrozza. Dice che torneranno subito, devono solo parlare con Granpapà di cose da grandi. Ma la mia curiosità e troppo grande per non ascoltarli.
<> mio padre.
<> spiega Granpapà. Chi è la Regina delle Nevi? È in qualche modo collegata a me?
Si
Sento le voci nella mia testa, non so più cosa fare. La mia famiglia sta ancora discutendo con Granpapà, io sono troppo stanca per continuare a sentirli anche se vorrei, eppure qualcosa mi invoglia a dormire, così mi stendo affianco ad Anna e dormo con lei.         
Brava bambina   

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Celarlo, Non Mostrarlo ***


Elsa
<> furono queste le parole di mio padre quando mi svegliai. <>  sentivo che l’incidente successo la notte prima sarebbe stato solo l’inizio di una lunga storia.   
Ora sono costretta ad evitare mia sorella. Sono passati tre giorni da quando siamo stati dai Troll delle Rocce, i miei poteri sono ancora sotto controllo ma, secondo i nostri genitori è meglio che io passi più tempo nella mia stanza. Hanno perfino chiuso le porte del castello, li ho sentiti dire di voler chiudere tutti i rapporti diretti con i la popolazione. Ora il nostro castello è diventata la mia prigione.       
Sono nel mio letto, sto usando i miei poteri per creare dei piccoli fiocchi di neve. Sono così eleganti, volteggiano nell’aria come trasportati dal vento. Ne creo degli altri; la mia stanza ora è ricca di fiocchi di neve che danzano liberi ovunque. Se i miei genitori vedessero questo forse capirebbero che non sono pericolosa.
Sento qualcuno bussare alla mia porta. Si apre lentamente e vedo che sono proprio loro <> dice mio padre. Ha uno sguardo quasi di imbarazzo, mia madre lo stesso. Sembra che abbiano quasi paura.     
Entrano nella mia stanza l’uno affianco a l’altra, sereni, ma la loro espressione muta quando vedono i fiocchi di neve che ruotano in tutto lo spazio.
<> l’espressione sul viso di mia madre mi rassicura, sento la tensione allontanarsi, ma questa sensazione finisce quando il mio sguardo si sposta su mio padre. Sembra indignato da ciò che lo circonda e scruta la stanza. Poi posa il suo sguardo su di me. <> le sue parole sono fredde, sento che vorrebbe fermare tutto con le sue mani. Deglutisco, sento la paura che mi percorre la schiena e faccio un passo indietro. <> le parole mi escono tremanti e noto che i fiocchi si immobilizzano nell’aria. <> le sue parole escono rapide, con un lieve tono di preoccupazione.
L’agitazione mi percuote le ossa. Non so cosa dire. Penso a ciò che è successo ad Anna, a ciò che potrebbe succedere a tutte le altre persone del fiordo. <> parlo senza accorgermene. Ho i brividi.
Hai paura
In un attimo i fiocchi di neve nell’aria riprendono a muoversi, non più vagamente ma sembrano sapere come muoversi; roteano veloci, tra me e i miei genitori, come per volerci separare, come per creare un muro tra noi. Faccio un passo indietro, e nel pavimento, come se uscisse dai miei piedi, si formano delle lastre di ghiaccio che arrivano fino ai muri, creando disegni meravigliosi ma allo stesso tempo terribili.       
<> è mia madre. Ha paura, ma riesce a contenersi per consolarmi. I fiocchi di neve continuano a girare come un vortice. Non so cosa fare, non era mai successo nulla del genere. <> le parole mi escono come un soffio.                
Mio padre corre verso di me e così fa mia madre, ma il muro di fiocchi di neve respinge tutto ciò che tenti di attraversarlo e lo stesso fa con loro. Vengono scaraventati verso la parete dietro di loro e un tonfo sordo li accompagna quando toccano terra.   
<> urlo, ma il vortice non si ferma. I miei genitori sono di nuovo in piedi, abbracciati l’un l’altra <> grida mio padre. 
<> faccio un altro passo indietro e con il palmo della mano tocco la finestra. In un attimo dei cristalli di ghiaccio si formano e crescono sui vetri come fiori sugli alberi. È bellissimo, ma fuori controllo. <> è mia madre, mi chiama e mi volge uno sguardo d’apprensione. Si fida di me. <> mio padre è pronto a correre nuovamente verso il muro di ghiaccio ma mia madre lo ferma prima che possa fare il primo passo. Si guardano, poi il loro sguardo si posa su di me <> dice mio padre, e insieme a mia madre escono dalla mia stanza.
Ora sono sola, il ghiaccio continua a espandersi, i fiocchi di neve continuano a ruotare velocemente.
Celarlo
Non so che fare, mi guardo intorno ma nulla nella mia stanza potrebbe aiutarmi.
Non mostrarlo
Mi siedo in un angolo della mia stanza. Con la testa fra le gambe e le mani sulle orecchie. Tutto nella stanza è come prima, non è cambiato nulla. Non posso fermarlo, non so come fare. Vi prego, aiutatemi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Lo Facciamo Un Pupazzo Di Neve? ***


Anna
<> poi una fitta straziante alla testa.           
Mi accorgo di stare sognando perché quando apro gli occhi mi ritrovo nel mio letto. Sbadiglio. Mamma quanto vorrei continuare a dormire! Ma subito penso ad Elsa! È inverno e c’è la neve, possiamo giocare nel cortile del castello!
Scendo dal letto corro a prepararmi. Prendo i vestiti e la spazzola, ma vedendo il mio riflesso nello specchio qualcosa non torna. Da quanto tempo ho una ciocca di capelli bianca?             
Non riesco proprio a ricordare. Forse potrei chiedere alla mamma o ad Elsa.
Quando sono pronta esco dalla mia camera. C’è uno strano silenzio nel castello. Dove sono i domestici? E perché le finestre sono tutte coperte da enormi tende?  
Cammino lentamente, il castello mi intimorisce un po’, ma è divertente! Inizio a nascondermi dietro le tende, affianco alle armature oppure dietro quelle strane statue che hanno solo la testa. Che senso ha mettere una testa sopra una colonnina?                
Sono proprio dietro una di quelle quando sento <> È la signora Vanja, una delle domestiche! <> <>.       
Effettivamente non saprei proprio come rispondere <> Un’ottima scusa, ci cascherà per forza! Però lo sguardo della signora Vanja non sembra assecondarmi. Mi fissa con gli occhi ridotti a due fessure per poi parlare <> continua a camminare e io scappo via ma lei si volta nuovamente <> Al suono della parola colazione il mio stomaco emette un grugnito. Sto morendo di fame! Corro nella sala da pranzo! <>.
Sono quasi arrivata alle scale quando intravedo una figura dai capelli chiari riposti in una treccia che le sale. <> la chiamo e le corro incontro ma il suo sguardo mi preoccupa. Mi vede e per un attimo restiamo immobili; quando sto per fare un passo lei corre e si precipita nella sua stanza sbattendo la porta. Mi avvicino lentamente e la chiamo <> per un momento non sento risposta ma Elsa risponde <> chiedo spiegazioni ma non ricevo risposta. Forse è triste e vuole stare da sola. Forse domani vorrà giocare. Forse.
Quando arrivo nella sala da pranzo trovo la mamma parlare con una guardia. <> <> la mamma mi vede e corre da me. La guardia ringrazia la mamma e si allontana. <> mi chiede un po’ preoccupata <> la mamma ride e mi mostra le squisitezze sul tavolo: dolci, dolci al cioccolato! E di ogni genere!
Ne prendo due di ognuno e rischio di strozzarmi per quanto mangio in fretta. Vedo che la mamma rimane con me finché non ho finito e mi guarda con curiosità.               
<> la mamma, che prima posava il suo sguardo sui miei capelli, ora mi fissa negli occhi <> <<È per caso successo qualcosa ad Elsa? Quando ci siamo viste è scappata via>> la mamma si porta una mano per coprire la bocca, poi mi abbraccia forte <>            
Povera Elsa, chi sa cosa le sarà successo. Magari potrei tirarle su il morale in qualche modo.
Intanto i giorni passano. Le volte che vedo Elsa sono poche, o nei corridoi o nella sala da pranzo. Ormai non giochiamo più insieme, ma vedo che lei è triste perciò continuo a bussare alla sua porta ogni mattina, magari ha cambiato idea.
Mi sveglio e come ogni mattina mi preparo per uscire dalla mia stanza. Quando sono pronta esco e mi dirigo verso la stanza di Elsa. Lungo il tragitto incontro la signora Vanja come al solito <> diciamo insieme ormai. Sono davanti alla porta di Elsa, mi aspetto un altro rifiuto ma non importa, continuerò a provare. Busso <> nessuna risposta ma si sentono rumori provenire da dentro la stanza <> i rumori aumentano. Come se dentro tutto si stesse muovendo. Elsa è certamente sveglia ma come al solito non vuole uscire. <> da dentro la camera si sente un rumore fortissimo che mi interrompe; sto per continuare quando Elsa parla <> Non mi aveva mai cacciata. Era solita non rispondere, ma non mi aveva mai detto di andarmene.
<

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Ci Vediamo Tra Due Settimane ***


Elsa
 <> Anna è stesa tra le mie braccia, priva di conoscenza <> i miei genitori arrivano di corsa <>  la mamma mi guarda con un sguardo pieno di odio e disgusto <> urla mio padre.
Anna mi è stata strappata dalle braccia, mi alzo in piedi e corro <> le guardie sono dietro di me, armate di lance e spade. Continuo a correre, il salone sembra non finire mai, le guardie dietro di me sono sempre più vicine <> ma niente. Si avvicinano sempre di più e quando mi volto inciampo e mi ritrovo nella mia stessa neve. Le guardie sono a pochi passi da me.
Ti hanno dato del mostro, vero? Beh comportati da tale allora! Non farmi intervenire anche qui!
Sono un mostro?           
Le mie braccia sembrano muoversi da sole nell’aria. Piccoli fiocchi di neve si formano attorno a me. Poi un’onda di ghiaccio acuminato travolge le guardie.
Sono nel mio letto e il mio cuore batte all’impazzata. Cosa è successo? Era un incubo? Sento bussare alla porta <> è Anna. Il mio cuore continua a battere velocemente. Perché quel sogno? E cosa ho fatto a quelle guardie? Forse sono davvero un mostro. Una maledizione.
Di nuovo si formano dei cristalli di ghiaccio nell’aria tutti intorno a me. Non devo perdere il controllo; scendo dal letto e mi metto in un angolo e respiro. I fiocchi di neve riempiono la stanza e la voce di Anna ora è solo un sussurro <> ti prego Anna va’ via! Non voglio farti del male, non di nuovo.
Non riesco a calmarmi, il pensiero di poter ferire nuovamente mia sorella mi distrugge; provo ad allontanare i piccoli cristalli ma tutto ciò che faccio è spostare il letto che viene colpito da un getto di fiocchi di neve. Non so cosa fare, la situazione sta peggiorando. Mia sorella ha detto qualcosa ma il rumore nella stanza la copre. Sento che sta per continuare a parlare e la fermo subito <> le mie parole feriscono entrambe più di quanto abbia fatto il ghiaccio. I fiocchi di neve si bloccano nell’aria. Ti prego Anna va’ via. Non dire niente, solo allontanati.    
<>   
La voce di mia sorella è triste, cupa. Non tornerà più.

I giorni passano; diventano mesi, persino anni. I miei poteri continuano a crescere e io so sempre meno come controllarli. I miei genitori hanno provato in vari modi ad aiutarmi, ma invano. <> ma niente da fare. Solo se riesco a mantenere la calma i guanti evitano la creazione di ghiaccio nell’aria, ma non possono nulla quando la paura mi pervade. Anna, al contrario di quanto pensassi, ha continuato a bussare alla mia porta quasi tutte le mattine, ma ora che siamo cresciute è raro anche quello.     
Anna, come sei diventata grande. Quanto tempo abbiamo sprecato, speravo che potessimo crescere felici, insieme. E invece io mi ritrovo a dover controllare ogni mia emozione con la paura di poter ferire qualcuno, di poter ferire te. Perciò perdonami Anna se per tutti questi anni ti ho sbattuto le porte in faccia, ma credimi, è per il tuo bene.

<> sento bussare alla porta <> <> insieme? Sarà successo qualcosa di grave? Devo stare calma e non pensare al peggio. Ci sarà anche Anna, devo mantenere la calma <> <<È mio dovere! Buonagiornata>> sento i passi pesanti ma veloci della domestica, fin da piccole io ed Anna l’abbiamo sempre trovata buffa, con quel suo grosso corpo e i piedi minuscoli. E quando si arrabbiava incuteva davvero timore! Ahaha che ricordi.. Ma aspetta <> dimmi di si ti prego <> Che cosa? Non ci riuscirei. O forse si, basterà semplicemente bussare alla porta e dirle Anna, nostra madre vuole vederci, non dovrebbero esserci problemi.
Una volta che sono pronta esco dalla mia stanza e mi dirigo verso la stanza di Anna. Le gambe mi diventano rigide, il mio cuore batte più velocemente. Devo stare calma. Devo. Continuo a camminare; i palmi delle mie mani, nascoste dentro i guanti, cominciano a sudare. Devo stare calma, ricorda:             
Celarlo, Non mostrarlo.              
Arrivo davanti alla porta di Anna. Dopo qualche secondo prendo coraggio e busso.
<> quasi sussurro.       
Nessuna risposta.          
Sto per chiamare nuovamente quando la porta si apre davanti ai miei occhi; il mio sguardo si posa sui lunghi capelli color rame raccolti in due trecce, dove in una di esse si intravede la ciocca di capelli bianca che mi provoca un brivido lungo la schiena. Poi la guardo negli occhi.          
<> il suo viso si illumina e un enorme sorriso le si stampa in faccia. Ho quasi una fitta al cuore nel vedere il suo sguardo lucido, poi allunga le braccia per mettermele attorno al collo per abbracciarmi ma la interrompo prima. Appoggio le mia mani sulle sue proprio poco prima che lei possa posarle su di me. Sono anni che non avverto un contatto fisico con qualcuno. Voglio che anche i miei genitori mantengano le distanze.
Lo sguardo di Anna sembra deluso ma subito si riprende e mi stringe forte le mani.     
<> dice, il mio cuore sembra stretto in una morsa. Povera Anna, ti ho davvero fatto troppo male. Continua <> la interrompo, non posso sentire quel tono triste nascosto dalla felicità del suo sguardo.
<> il suo sguardo diventa confuso e serio <<È successo qualcosa?>>  capisco la sua preoccupazione.
<> mia sorella mi guarda, poi mi stringe le mani e con un sorriso esce dalla stanza e ci dirigiamo verso la sala reale.
Pensavo che saremmo scese da sole e che ci saremo riviste davanti a nostra madre, invece scendiamo insieme. Durante il tragitto io rimango perlopiù in silenzio mentre Anna canticchia. Poi parla, mi chiede cose semplici, per poter intrattenere un discorso. Come sto? Che faccio in questo periodo? Come vanno gli studi? Io le pongo le stesse domande, poi prendo coraggio, la fermo e le dico <> <> Anna mi interrompe e conclude con un sorriso. Sento una fitta enorme al cuore ma al contempo una bellissima sensazione.      
<> <> in questo momento non mi importa dei miei poteri, della mia maledizione, voglio solo abbracciare mia sorella. E lo faccio. La abbraccio con tutte le mie forze e lei fa lo stesso.
<> sento che si trattiene dal piangere <> lo spero, anche se non so ancora come.
Io e Anna parliamo e scherziamo e non ci rendiamo nemmeno conto di quando arriviamo alla sala reale. Una volta entrate, notiamo nostra madre che parla con una guardia insieme a nostro padre.         
Noi due continuiamo a parlare, come se tutti questi anni di solitudine non ci fossero mai stati e con la coda dell’occhio vedo nostra madre che ci guarda: senza parole, quasi come se stesse trascinando il braccio, chiama nostro padre poggiandogli una mano sulla spalla <>
I nostri genitori ci fissano. Io me ne accorgo e lo dico ad Anna che si volta per guardarli. Dopo una prima risata ritorna seria e ci avviciniamo a loro. Nostra madre è la prima a parlare:
<> un matrimonio? Ci sarà un numero incredibile di persone. Non posso. Non voglio andarci, non so come controllare i miei poteri, potrebbe accadere di tutto. E come farò senza i miei genitori qui?      
La paura mi pervade. Andarci è escluso, non se ne parla. Poi Anna parla <> lei si volta da me e mi guarda. Legge nel mio volto la disperazione, e lo stesso i miei genitori. <> le parole mi escono quasi come un sussurro. Continuano a guardarmi, poi nostro padre parla <> lo farebbero? Per me? Sarebbe fantastico, ma <> mi volto da Anna che mi guarda perplessa, non capisce perché io non possa o non voglia andarci <> mia sorella mi guarda in silenzio. Poi sposta lo sguardo verso i miei genitori <> dice con un sorriso tra il vero e il falso. Io cerco di convincerla ad andare ma ora è convinta della sua idea <> accetto le sue condizioni a malincuore <>.
Il giorno della partenza arriva in fretta. Sto scendendo le scale quando vedo Anna abbracciare in nostri genitori <> è felice, credo. So che ci sarebbe voluta andare anche lei. Quando raggiungo i miei genitori non so come comportarmi, se abbracciarli o semplicemente comportarmi da reale.     
Li guardo <> chiedo, un po’ in colpa per averlo detto. Mia madre poggia la sua mano su un mio braccio e mio padre sulla mia spalla, poi parla <> sorride per rassicurarmi.
Ma non andò tutto per il meglio. Qualche giorno dopo il matrimonio arrivò una lettera dal Regno di Corona, i regnanti si chiedevano per quale motivo i sovrani di Arendelle non si presentarono nonostante la conferma all’invito. Ma i nostri genitori allora dove andarono?
Venne organizzata una spedizione per cercare i nostri genitori. Ma la tragica notizia arrivò solo dopo un’altra settimana.

Naufragio durante la tempesta.              
Nessun sopravvissuto.
 

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