Crash! Boom! Bang!(prima parte)
Cos’ every time I seem to fall in love
Crash! Boom! Bang!
I find the heart but
then I hit the wall
Crash! Boom! Bang!
That’s the call that’s
the game
And the pain stays the
same
That’s my real middle-name
It has always been the same.
(“Crash! Boom! Bang! – Roxette)
Steve si svegliò nel cuore della
notte con la spiacevolissima sensazione di non avere più Bucky accanto. Aprì
gli occhi, guardandosi intorno e scoprendo con angoscia crescente che era
proprio così, il giovane non si trovava più nel letto con lui.
Dove può essere andato stavolta? Non ho fatto niente che possa averlo
turbato… forse ha avuto un altro incubo, ma allora perché non mi ha svegliato?
Vivere con Bucky era sempre come
stare sul filo del rasoio, ormai Rogers lo sapeva, ma dopo quello che era
successo tre giorni prima a Brooklyn sembrava che tutto si fosse chiarito tra
loro due. Era vero che con Bucky non si poteva mai sapere, però…
Steve si alzò dal letto e uscì
dalla stanza per andare a cercare il compagno. Quante volte era successo di
doversi alzare a cercare Bucky nella notte durante quei mesi di convivenza?
Ormai non le contava neanche più…
Barnes non era nella sua stanza,
né in bagno e nemmeno in cucina. Steve si diresse in soggiorno, ricordando con
tristezza l’ultima volta in cui l’aveva trovato lì: era stata la notte in cui
gli aveva confessato di aver avuto, in passato, una relazione con Natasha e
poi… era scappato.
Non poteva essere di nuovo in
crisi per una cosa del genere, no? No?
Bucky era in piedi di fronte alla
finestra e, apparentemente, intento a scrutare qualcosa, a perlustrare il
perimetro o chissà che altro.
“Bucky?” sussurrò piano Steve,
incerto sulla reazione che avrebbe potuto suscitare. “Va tutto bene?”
“Sono scappato… volevano ibernarmi
di nuovo, ma questa volta sono riuscito a sfuggirgli” rispose Bucky con una
voce strana. Il suo sguardo era perso nel vuoto. “Forse qui non mi troveranno,
ma ora… sento tanto freddo!”
“Bucky, cosa stai dicendo?
L’Hydra? Hai avuto un incubo, Buck, qui ci siamo solo tu ed io” disse con
dolcezza Steve, avvicinandosi all’amico per stringerlo tra le braccia. Ma, non
appena lo toccò, si accorse che scottava: aveva una febbre altissima e ciò che
stava vivendo non era un sogno, ma il delirio della febbre.
“Bucky!” esclamò Rogers,
preoccupatissimo. “Scotti, hai la febbre alta! Vieni con me, torniamo a letto,
ti aiuto io, appoggiati…”
Il Soldato si lasciò trascinare
da Steve verso la camera da letto, troppo debole e confuso anche per opporsi.
“Aspetta… devi fare attenzione,
Steve… l’Hydra è qui, non voglio che prendano anche te!”
“Non c’è nessuno, Buck, siamo
soli e al sicuro” lo tranquillizzò nuovamente Rogers, tenendolo stretto e
conducendolo premuroso. Arrivati in camera, lo aiutò a stendersi sul letto, si
sdraiò accanto a lui e lo coprì ben bene, poi lo abbracciò di nuovo, con
tenerezza e affetto infiniti, facendogli sentire la sua presenza e la sua
protezione.
“Ci sono io, Bucky, non ti
lascio. Non ti succederà nulla di male, ci penso io a te” continuò a ripetergli,
accarezzandogli i capelli scarmigliati e scostandoglieli dal viso.
Pian piano riuscì a
tranquillizzare Bucky e a farlo addormentare. Steve, però, non poté riprendere
sonno. Era preoccupatissimo per quella febbre improvvisa e inspiegabile e,
oltretutto, c’era un altro problema non indifferente con cui fare i conti: in
una situazione normale avrebbe chiamato immediatamente un’ambulanza per portare
Bucky in ospedale ma… quella non era affatto una situazione normale! Come
poteva portare in ospedale il giovane che tutti conoscevano come il Soldato
d’Inverno? Se qualcuno l’avesse denunciato? O, ancora peggio, se nell’ospedale
ci fosse stato qualche infiltrato dell’Hydra? No, non poteva rivolgersi al
Pronto Soccorso… che cosa avrebbe potuto fare, allora? Bucky stava molto male!
Il Capitano trascorse delle ore
angosciose attendendo le prime luci del mattino per disturbare Tony Stark a
un’ora perlomeno più decente. Nel frattempo stringeva tra le braccia Bucky che
alternava momenti di delirio in cui gemeva piano ad altri in cui cadeva preda
di un torpore spaventosamente simile alla morte.
Finalmente giunsero le sei del
mattino e Steve decise di non poter più aspettare a contattare Stark.
Tony non sembrava della stessa
opinione e rispose al cellulare con qualcosa che somigliava più a un ringhio.
“Capitano, tu vuoi proprio che ti
spacchi la testa in otto parti uguali…
hai idea di che ore sono? Io non sono un soldato che si sveglia abitualmente a
queste ore antelucane!”
“Ho atteso finché ho potuto”
replicò Steve in tono accorato. “Bucky ha la febbre alta e sono ore che delira…
Non posso chiamare un’ambulanza, non so cosa fare, ma devo trovare un medico ad
ogni costo!”
Stark cambiò subito atteggiamento
rendendosi conto della gravità della situazione, rifletté un attimo e trovò una
soluzione.
“Va bene, Rogers, so a chi
rivolgermi. Faccio una telefonata e spero di poterti portare la persona giusta
entro un’ora” promise.
Stark mantenne la parola sebbene,
per cause indipendenti dalla sua volontà, ci volle più di un’ora e mezza per
rintracciare il dottore e farlo arrivare alla Stark Tower.
“Finalmente!” esclamò Steve,
agitatissimo, quando alla porta del suo appartamento si presentarono Stark e
Bruce Banner.
“Mi dispiace, Steve, ho cercato
di arrivare prima possibile” disse subito il famoso scienziato. “Dov’è il tuo
amico?”
Steve condusse il dottore al
capezzale di Bucky. A rigor di logica, Banner non era esattamente un medico
generico, ma le sue lauree in Medicina, Genetica e Biologia molecolare lo
rendevano senz’altro la persona più adatta a occuparsi di un caso come quello
del Soldato d’Inverno. Esaminò con attenzione il giovane paziente e poi si
rivolse a Steve.
“Non ti chiederò come mai ospiti
il Soldato d’Inverno in casa tua perché sono evidentemente fatti tuoi, ad ogni
modo questo ragazzo soffre di una grave infezione causata dall’arto meccanico
che gli è stato impiantato” dichiarò.
“Com’è possibile? L’Hydra lo ha
sottoposto a questo intervento circa settant’anni fa e questo ha una crisi di
rigetto adesso?” reagì Stark, stupito.
“L’Hydra ha compiuto
quell’intervento su di lui nel modo più barbaro possibile, basta vedere le
cicatrici che ha sulla spalla” replicò Steve, infuriato al solo pensiero.
“Rogers ha ragione, ma non credo
che la salute di Barnes fosse la principale preoccupazione dell’Hydra” disse
calmo Banner. “Infatti, l’infezione si è sviluppata proprio nel punto in cui
l’arto di vibranio s’innesta nella carne viva e si è propagata nel sangue: sarà
necessario ripulire la parte infetta e sottoporre il ragazzo a un ciclo di
antibiotici.”
“Fai tutto ciò che è necessario,
Bruce, ti prego. Bucky è… è molto importante per me!”
“Questo l’avevo capito…” sorrise
Banner, con un’espressione dolce e intenerita negli occhi scuri.
“Io però continuo a non capire
come mai l’infezione si sia sviluppata dopo tutto questo tempo” insisté Stark.
“Credo di saperlo io” mormorò
Steve, osservando con gli occhi lucidi Banner che iniziava a occuparsi del suo
paziente. “L’Hydra teneva Bucky ibernato quando non ne aveva bisogno e lo
risvegliava solo quando aveva una missione per lui: in quelle condizioni,
un’infezione non avrebbe potuto svilupparsi.”
Banner sembrò molto turbato dalle
parole di Steve.
“E’ mostruoso quello che gli
hanno fatto” disse, mentre ripuliva e medicava le parti infette. “Sottoponendolo
a continua crioterapia, l’organismo di Barnes è diventato incapace di
difendersi dalle aggressioni batteriche e il suo sistema immunitario è
indebolito. Dovrò fare qualcosa anche per questo…”
Poco più tardi, Banner, dopo aver
prestato le cure necessarie a Bucky, raggiunse Steve e Tony che lo attendevano
in soggiorno. Steve, che era seduto sul divano con aria affranta, gli rivolse
uno sguardo carico di attesa.
“Come sta? Si riprenderà presto?”
chiese.
Banner sorrise e si sedette
accanto al Capitano.
“La febbre si è abbassata e
adesso sta dormendo tranquillo” rispose. “Dovrà prendere degli antibiotici che
lo aiuteranno a combattere l’infezione nell’organismo e medicare due volte al
giorno le parti infette sulla spalla, dov’è innestato il suo braccio meccanico.
Non temere, si rimetterà in pochi giorni. Ti farò avere la ricetta per le
medicine per lui e tornerò a visitarlo domani, se vuoi.”
“Grazie” disse Steve, commosso.
“Non so davvero come… Ma per te non sarà un problema tornare qui domani? Dove
abiti adesso?”
Tony Stark si lasciò sfuggire una
mezza risatina.
“Ah, già, tu non sei informato
sugli ultimi sviluppi” fece, con l’aria di chi la sa lunga. “Banner alloggia al
nuovo quartier generale degli Avengers, appena fuori New York. Non è a due passi,
ma neanche troppo lontano da qui.”
“Davvero? Credevo che avessi
deciso di lasciare gli Avengers, almeno per un certo periodo” si stupì Steve.
“Rogers, tu ti sei completamente
estraniato dal mondo dopo che abbiamo sconfitto Ultron, per dedicarti anima e corpo
prima a cercare e poi a rieducare il tuo Soldato d’Inverno, ma la vita per
noialtri è andata avanti e… ci sono volti nuovi tra gli Avengers, uno in
particolare, che…”
“Ma la vuoi finire, Tony? Stai
dicendo un mucchio di sciocchezze e sicuramente Steve ha altro a cui pensare!”
lo rimproverò Banner, decisamente a disagio.
Gli occhi del Capitano andavano
dall’uno all’altro, colmi di curiosità.
“Beh, no, m’interessa, anche
perché, quando Bucky sarà pronto, mi farebbe piacere che potesse far parte
anche lui degli Avengers!” dichiarò, convinto.
“Ci manca solo il Soldato
d’Inverno e poi abbiamo fatto davvero un bel gruppo!” commentò sarcastico
Stark.
“Lui è Bucky, adesso, e sarebbe un ottimo acquisto per gli Avengers!”
ribatté offeso Steve. “Quindi anche tu sei tornato nel gruppo, Bruce, mi fa
piacere. Come se la stanno cavando i nuovi arrivati, Sam e i gemelli Maximoff?”
“Bravo, chiedigli dei gemelli,
anzi, chiedigli di Pietro, soprattutto, chiedigli se si è ripreso bene…”
insinuò di nuovo Tony, con un sorrisetto.
“La vuoi smettere? Quando fai
così non ti sopporto proprio!” reagì Banner, sempre più imbarazzato e cercando
disperatamente di inventare una scusa per andarsene da lì nei successivi cinque
secondi.
Steve, di buon cuore come sempre,
comprese che l’argomento era particolarmente spinoso per il povero scienziato e
decise di concluderlo.
“Comunque sono contento che tu ti
sia stabilito nelle vicinanze, Bruce” disse. “Mi sento più tranquillo sapendo
che posso contare sul tuo aiuto per guarire Bucky e mi fa piacere che potremo
anche vederci più spesso. Come ho detto, nemmeno io ho intenzione di
abbandonare gli Avengers. E’ vero che negli ultimi mesi sono stato assente
perché dovevo ritrovare Bucky e poi… beh, ancora adesso non è facile gestirlo,
dopo tutte le sofferenze che l’Hydra gli ha causato. Ma è mia intenzione
tornare nel gruppo non appena anche Bucky sarà in grado di farne parte!”
“Ti rendi conto di aver detto per
ben tre volte il nome Bucky in un
solo discorso, vero, Capitano?” lo provocò Stark.
“Io non ho alcun problema ad
ammettere che Bucky è la persona più importante della mia vita” replicò sereno
Steve.
Anche questo argomento, tuttavia,
parve mettere a disagio Banner che si alzò dal divano per congedarsi dagli
amici.
“Bene, sono contento che tu sia
riuscito a trovare il tuo amico. Adesso devo proprio andare, ma tornerò
senz’altro domani per controllare come sta” disse, rivolto a Steve. “Questa è
la ricetta per gli antibiotici che deve prendere. Allora ci vediamo domani.”
“Ti ringrazio ancora, non so come
avrei fatto senza il tuo aiuto” ribatté Rogers, con un sorriso, prendendo il
foglio con la prescrizione e accompagnando l’amico alla porta.
I due si salutarono e, poco dopo,
anche Stark ritornò al suo appartamento: non si divertiva senza qualcuno da prendere
in giro.
Sollevato, Steve tornò in camera
da Bucky. Sorrise intenerito vedendolo dormire più sereno, con i capelli
sparpagliati sul cuscino e le labbra lievemente socchiuse: sembrava così
indifeso! Nessuno avrebbe riconosciuto in lui il letale Soldato d’Inverno…
Gli sfiorò la fronte con un
bacio, gli accarezzò i capelli e uscì dalla stanza. Avrebbe approfittato del
fatto che Bucky dormiva per scendere in farmacia a procurarsi i medicinali
necessari.
Era una vera fortuna che Banner
avesse deciso di tornare a far parte degli Avengers! Il dottore avrebbe risolto
qualunque problema medico e Steve avrebbe potuto occuparsi soltanto di far
riposare Bucky, somministrargli le medicine necessarie e cucinare per lui
qualcosa di leggero e nutriente per aiutarlo a riprendersi più in fretta.
Steve Rogers si sentiva veramente
rassicurato.
Fine prima parte