Le nuove famiglie

di Alice_Jackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La famiglia Jackson ***
Capitolo 2: *** La famiglia Grace ***
Capitolo 3: *** La famiglia Zhang ***
Capitolo 4: *** La famiglia Solace-Di Angelo ***
Capitolo 5: *** Nascondino e cene con i parenti ***
Capitolo 6: *** Caccia alla Bandiera, o anche detto ennesimo disastro assoluto del Campo Mezzosangue ***



Capitolo 1
*** La famiglia Jackson ***


Ehilà a tutti! Mi è venuta in mente questa cosa... Quindi l'ho scritta. Fatemi sapere cosa ne pensate! Non credo che sarà molto lunga, comunque. È una cosa che racconta le famiglie dopo che hanno avuto figli.
Spero che vi incuriosisca...........
Alice :)

 
La famiglia Jackson

Annabeth si girò nel letto mentre dormiva, una delle poche notti senza incubi. Accidentalmente, però girandosi la sua mano si schiantò sulla faccia di suo marito, il quale mugugnò qualcosa di insensato come "Non ora Zoe...". 
A quel punto la figlia di Atena non poté fare altro che alzarsi e andare in bagno a prepararsi, prima che si alzassero i suoi figli. 
Doveva ammettere che in un certo senso le mancava il familiare dondolio della nave nella loro ultima impresa. Da qual tempo era passata un'infinità di tempo a parer suo, ben dieci anni. Due anni dopo la fine della guerra contro Gea, Percy le aveva chiesto di sposarla in un bellissimo giardino di Nuova Roma, entrambi avevano pensato che fosse presto, ma si amavano come nessun altro poteva. 
Si guardò allo specchio appeso in bagno. Era completamente diversa dall'epoca in cui salvò il mondo insieme ai suoi amici. Tanto per cominciare ora aveva 27 anni, i suoi capelli erano sempre biondi e mossi, ma erano più corti e le davano un'aria più matura, portava anche degli occhiali con una montatura nera e vestiva elegante quando lavorava, già era riuscita nel suo sogno di diventare l'architetto più famoso degli Stati Uniti; ora non viveva più ne al campo ne con suo padre e neanche da sola in un appartamento economico, viveva con suo marito, Percy, in un grande appartamento a Manhattan vicino al suo ufficio, insieme ai suoi tre figli e mezzo, già e mezzo era di nuovo incinta e ora aveva un pancione enorme, era all'ottavo mese. 
Alcune cose erano rimaste invariate però. Rimaneva sempre una semidea iperattiva, i suoi occhi grigi erano sempre uguali, solo che ora venivano truccati, le piaceva raccontare ai suoi figli le sue assurde avventure, che loro ascoltavano con la bava alla bocca, ma a lei mancavano, così come a Percy, gli si era spenta una scintilla da quando erano andati al College a Nuova Roma.
Si fece una doccia veloce e si vestì, quello sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola materna per i due gemelli e delle medie per la figlia grande. Non potevano fare tardi.

Cominciò a svegliare tutti a partire dal marito –Percy! Sveglia!– non diede alcun segno di vita così alzò la voce –PERCY! Per tutti gli dei svegliati!– ancora niente, anzi sembrava dormire ancora più profondamente con un rivoletto di bava ad un angolo della bocca, proprio come quando erano piccoli. Ad Annabeth venne da sorridere 'va bene, ora le maniere forti' si avvicinò lentamente al suo orecchio, pronta a sussurrare qualcosa di dolce, funzionava sempre, quando le venne un'idea migliore. Accostò la bocca all'orecchio di suo marito e prese ad urlare –PEERCYYY!!– poi si allontanò di scatto urlando sempre –Un ragno salvamiiiii!! Aaaahhhh!!– 
Il povero figlio di Poseidone apri gli occhi di scatto e afferrò Vortice che era posata sul comodino accanto al letto e gridó –Dove!? Come!? Quando!?–
Annabeth scoppiò a ridere come una matta, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Percy mise il broncio –Ehi, non prendermi in giro!– poi sorrise e prese Annabeth per i fianchi trascinandola di nuovo a letto e dandole un luuungo bacio per farla smettere di ridere.
Annabeth sorrise a sua volta sulle labbra dell'uomo che amava –Sarà meglio alzarci se non vogliamo fare tardi anche oggi– si alzò.
Percy la guardò e fece una faccia da cucciolo di foca –Daaiii... Ancora cinque minuti...–
–No e ora alzati– gli ripose lei con voce ferma uscendo dalla porta per andare a svegliare i suoi figli
Lui sbuffò ma poi si alzò dal letto per prepararsi.

Prima di andare a svegliare i figli, la figlia di Atena andò a preparare la colazione: una montagna di pancake fumanti, del colore originale per lei e molti blu per la sua famiglia, insieme ai vari succhi di frutta e sciroppi preferiti dei figli.

Annabeth andò prima dalla loro figlia più grande, Bianca, quell'anno avrebbe dovuto fare gli esami per le superiori, ma non erano un problema, era la ragazza più intelligente della sua classe.
Somigliava un sacco ad Annabeth sia come carattere che come aspetto. Infatti la ragazzina aveva dei lunghi capelli biondi mossi, perennemente spettinati come quelli di suo padre, e gli occhi grigi, anche se i lineamenti erano quelli di Percy, tutti gli amici di Annabeth e Percy, quando era piccola e non solo la chiamavano 'Piccolo clone di Annabeth'.
La figlia di Atena si avvicinò al letto della figlia, osservando la stanza. Non era molto grande, ma molto carina, tre pareti erano bianche mentre la quarta di fronte alla porta con la finestra era blu scuro. Sotto la finestra ci stava il letto e nella parete a destra della porte stava un armadio sempre blu scuro e in quella di fronte una scrivania, sempre dello stesso colore (chissà perché), con sopra poster di varie band rock e metal, era stata diligentemente indottrinata da zia Thalia, la Cacciatrice. Per il resto era un vero casino la stanza, c'erano cose di tutti i generi sparse in giro, a partire dalla chitarra elettrica che suonava piuttosto bene, nuovi poster, libri e vestiti.
Quando Annabeth arrivò finalmente al letto dopo aver scavalcato la qualunque scosse la figlia nel vano tentativo di svegliarla, ecco dormire era una delle poche cose in cui somigliava al padre, non si svegliava mai a meno che non avesse un incubo, in quel caso stava sveglia tutta la notte. –Bianca! Bianca! Sveglia, oggi è l'ultimo giorno di scuola!– 
 Le spalancò gli occhi e si tirò su di colpo –Oh miei dei è vero! Ho una verifica importante oggi e devo aiutare preparare la festa per questa sera!– poi cominciò a frugare nell'armadio in cerca di qualcosa da mettere.
–Sbrigati che ho già preparato la colazione... Ci sono i pancake anche blu...– un'altra delle poche cose che aveva ereditato dal padre. Annabeth uscì dalla stanza mentre Bianca gridava un "SIIII" piuttosto acuto.

Infine andò a svegliare i gemelli, un maschio e una femmina, Luke e Zoe, sempre barcollando come una mongolfiera a causa della pancia enorme. La loro stanza era leggermente più grande di quella di Bianca, erano in due loro, con le due pareti con i letti a destra e a sinistra della porta pitturate di azzurro scuro (indovinate di chi fu l'idea...), mentre le altre due erano bianche. Sotto la finestra difronte alla porta stava una cassettiera per i vestiti, sempre dello stesso colore delle pareti e una piccola nuova scrivania dello stesso colore. La stanza era in ordine solo perché Annabeth l'aveva appena sistemata, se no sarebbe stata peggio di quella della sorella.
Luke e Zoe si somigliavano abbastanza, sia fisicamente che caratterialmente. Avevano i capelli tutti e due neri, i lineamenti erano simili a quelli della madre, ma Luke aveva gli occhi grigi mentre Zoe li aveva verdi. Come carattere al contrario della sorella maggiore somigliavano moltissimo al padre, erano dei casinisti, dormiglioni e amanti del blu, anche se erano molto intelligenti per essere bambini di cinque anni.
Annabeth si avvicinò al centro della stanza con in mano un tamburo, perché l'unica cosa capace di svegliare i due gemelli era proprio la musica, infatti a volte se ne occupava la sorella. Cominciò a battere sul tamburo con le mani fino a creare una melodia, continuò fino a quando entrambi i bambini non si alzarono dal letto e cominciarono e ballare scompostamente e aggrapparsi a lei. Poi diede loro i vestiti e li accompagnò al piano di sotto per fare colazione.

–Buongiorno a tutti!– esclamò Percy entrando in cucina e dando un bacio alla moglie.
–Buongiorno... Avete preso tutto ragazzi?– chiese Annabeth scostandosi dal marito.
–Si, mamma– rispose Bianca con tono ovvio continuando a leggere un libro e abboffandosi di pancake blu.
–Si, mamma!– esclamarono i gemelli in coro continuando a mangiare come dei maialini, con decisamente più entusiasmo della sorella.
I due adulti fecero colazione insieme ai figli e si prepararono ad uscire. Raggiunsero il garage sotto l'edificio e presero la macchina di Percy, una Pirus blu come quella del suo patrigno, ci si era affezionato.

Portarono a scuola prima Bianca. Lei esitò prima di scendere dalla macchina, si fermò a pensare a tutti gli ultimi giorni di scuola che suo padre aveva rovinato quando era ragazzo, i suoi poteri non erano ancora saltati fuori, ma potevano farlo da un momento all'altro.
–Andrà tutto bene– la rassicurò suo padre. Lei annuì velocemente e si diresse verso l'ingresso della scuola dove una ragazza si stava sbracciando per farsi vedere.
I Jackson proseguirono il loro viaggio verso l'altra scuola. Percy parcheggiò la macchina e scese andando ad aprire la portiera ai figli e alla moglie.
–Annie!– una donna con la pelle caramellata e dei lunghi capelli scuri si avvicinò a loro tenendo per mano una bambina dell'età di Zoe e Luke con dei lunghi capelli scuri, la pelle caramellata e gli occhi azzurri elettrici.
–Gwen!– la salutarono Zoe e Luke felici di aver incontrato la migliore amica.
–Ehi Pips! Come stai?– chiese Annabeth indicando il pancione grande quanto il suo.
–Come stai tu piuttosto? È il tuo quarto figlio!–
–Non me ne parlare... Jason è al lavoro?– il lavoro di Jason non era esattamente un vero e proprio lavoro, stava ancora sistemando i templi dei campi, ma avevano deciso di stabilirsi a New York comunque quando era nata Gwen.
–Si, ma credo che sia spaventato dal secondo figlio, è un grande passo da uno a due!– disse lei sarcastica.
Cominciarono a parlare del più e del meno intanto che Percy accompagnava i bambini nella scuola, quel giorno ci sarebbe stata la recita di fine anno della scuola materna, quindi tutti i genitori erano invitati.
Quando Percy uscì dalla scuola prese a braccetto le due donne –Pronte per l'ultima recita di fine anno di quelle tre pesti?–
–Ovvio che si!– rispose Piper stando al gioco.
Passarono tutta la mattina a guardare quei bambini di al massimo cinque anni ballare, cantare e fare casino, poco prima di pranzo dalla porta della palestra entrò un uomo biondo, Jason.
–Papà!– Gwen abbandonò il palco per andare ad abbracciare il padre.
–Ciao amore... Ora però è meglio che tu torni la sopra prima che la maestra si arrabbi.–
La bambina tornò correndo sul palco e la recita continuò ancora per mezz'ora, poi andarono tutti via.
–Jason, Piper ci vediamo tra una settimana al campo!– li salutò Annabeth mentre prendeva per mano i due bambini e li portava nella macchina dove li stava aspettando Percy.

Tornarono a prendere Bianca a scuola, la trovarono che parlava con la ragazza di quella mattina, appena li vide la salutò e corse in auto.
–Come è andata tesoro?– chiese Annabeth.
–Tutto bene, non è successo niente di particolare– disse nascondendo un sorriso –Questa sera la festa è nella palestra della scuola alle otto–
–Bene... Ce l'hai cosa metterti?–
–Si–
Arrivarono a casa e nessuno aveva voglia di cucinare, come sempre. 
–Cosa ne dite se ordiniamo una pizza?–
–Direi che è un'ottima idea– concordò Annabeth.
–Si! Pizza!– esultarono i gemelli.

Annabeth entrò nella camera di Bianca alle sette e mezza. La ragazzina correva per tutta la stanza cercando qualcosa e imprecando in greco antico.
–Che succede?– chiese la madre osservando la figlia che, dei! Per la prima volta in vita sua si era messa un vestito e delle scarpe con il tacco.
–Non trovo i trucchi!– disse lei lanciandosi sul letto.
La figlia di Atena lanciò un'occhiata alla scrivania –Trovati!–.
Bianca si alzò di scatto e corse a prenderli per poi truccarsi di nero come faceva sempre.
–Per quale motivo il vestito?–
–È il ballo della scuola lo mettono tutte– 
Annabeth alzò la sopracciglia, sua figlia non era il massimo a mentire.
–Va bene, va bene...– sospirò lei mettendo giù i trucchi e sistemandosi i capelli –Dylan Fox mi ha invitata al ballo– Dylan era il ragazzo più popolare è bello di tutta la scuola, glielo aveva detto qualche anno prima. Annabeth tirò un grido nello stile 'figlia di Afrodite' –Mamma! Non dirlo a papà... Potrebbe trafiggerlo–
–Non ti preoccupare, non glielo dirò–
–Grazie!– Bianca abbracciò la madre.
–Chiedo a papà se ti accompagna?–
–Sarebbe una grande idea– rispose Bianca prendendo la chitarra e mettendola nella borsa per la chitarra e mettendosela in spalla.
–Che fai con quella?– Annabeth indicò la chitarra.
–Oh, hanno solo chiesto alla mia band di suonare qualche pezzo... Niente di che– era euforica.
–Bene, andiamo.–
Ovviamente Percy accettò di accompagnare la figlia alla festa, anche se disapprovava il suo vestito.

Bianca, inutile dirlo, si divertì moltissimo a quella festa, la sua band fece un gran successo, manco fosse figlia di Apollo, e Dylan Fox le chiese di ballare un lento, inutile dire che poi si baciarono anche.
Janet, la sua migliore amica le si avvicinò dopo che i due ragazzi si furono divisi, con un sorriso che le arrivava da un orecchio all'altro –Ehiiii! La nostra Bianca ha fatto coolpooo!– Bianca arrossì ma non disse niente. –Io... Ehm, dovrei andare a bere qualcosa...– abbandonò la sua amica li dove era per andare verso i tavoli pieni di bevande, prese una coca cola. 
Mentre beveva qualcuno che ballava la urtò facendole rovesciare la coca sul vestito nuovo. –Ehi! Sta...– la voce le morì in gola, le sue mani e i suoi vestiti erano completamente asciutti quando avrebbero dovuto essere fradici. –Cazzo.– il potere da suo padre si era appena fatto vedere.
Janet le si avvicinò di nuovo mentre ballava –Perché quella faccia?–
–Quale faccia?– chiese per poi rendersi conto che la sua espressione non doveva essere delle migliori –Ah, si, scusa, torno subito.– corse fuori dall'edificio, questa non era affatto una bella cosa.
Digitò velocemente il numero di suo padre, lui le aveva detto che se le succedeva qualcosa del genere avrebbe dovuto chiamarlo subito, più che 'detto' 'ordinato' –Papà!–
–Che succede?!– chiese lui preoccupato dall'altra parte del telefono.
–Mi è arrivata la coca addosso e non mi sono bagnata, per niente, neanche una piccola gocciolina–
–Capisco...– alla ragazza sembrò che allontanasse il telefono –Annie, devo andare a prendere Bianca, è nei guai– poi riavvicinò il cellulare –Arrivo subito, aspettami davanti all'ingresso.– e mise giù.
Bianca sapeva che prima o poi sarebbe successo e sapeva anche cosa ciò comportava: mostri, allenamenti e chi più ne ha più ne metta.
La macchina di suo padre non tardò ad arrivare.
–Bianca!– una voce dietro di lei –Dove vai? La festa non è ancora finita!– Dylan.
Lei si girò e gli si avvicinò –Ascolta, ora devo proprio andare, ci vediamo agli esami, ok?– gli disse guardandolo negli occhi scuri.
–Certo. Ci vediamo la.– le diede un piccolo bacio sulla guancia e mentre le si allontanava agitava la mano in segno di saluto, come un bambino piccolo con la sua mamma.

–Non mi piace quel ragazzo– il commento di suo padre appena fu salita in macchina.
–Papà! È venuto a casa un sacco di volte e tutte hai detto che ti piaceva!– ribatté lei.
–Questo prima che vi metteste insieme!– Bianca scosse la testa all'affermazione di suo padre. –Comunque i poteri... Dimmi cosa è successo, esattamente.–
La ragazzina gli raccontò tutto, dell'incidente ovviamente. –Non ha senso... Cosa è successo appena prima?– 
Oh, no... Decise di dirlo lo stesso –Beh, prima... Uhm... Prima, Dylan mi ha baciata e abbiamo ballato un lento e prima ho suonato con la band...–
–Certo, emozioni. Quando provi emozioni forti si manifestano i poteri, non quando vuoi tu.– le spiegò Percy gesticolando –Devo dirlo ad Annabeth– concluse.

Intanto a casa Annabeth tentava di cambiare argomento con i due gemelli. Era cominciato tutto con la solita domanda che le facevano tutte le sere –Ci racconti una delle TUE storie?–
–Cosa volete che vi racconti?–
–Una storia triste!– chiese Zoe
–Una storia di morte!– esclamò Luke –Ho sentito bianca parlare di un Luke, come me... Era un eroe? Ci racconti la sua storia?–
Annabeth rimase pietrificata, proprio quella dovevano scegliere!?
–È una storia triste e di amore?– chiese Zoe alla mamma.
–Si, tesoro.– Annabeth sorrise –Ma non sarebbe più divertente una storia di avventura piena di mostri e con le persone che conoscete?– avrebbe tanto voluto avere la lingua ammaliatrice di Piper in quel momento!
–No. Vogliamo questa.– dissero insieme. Loro sapevano benissimo che quando parlavano insieme niente e nessuno poteva contraddirli.
Annabeth sospirò, ma poi cominciò a raccontare –Luke era un bambino, un semidio a dire la verità. Era figlio di Ermes. Scappò di casa a nove anni, a causa di sua madre May che era diventata pazza a causa di un'errore che aveva fatto da giovane. Il bambino vagava da solo per le città quando incontrò un'altra bambina, un'altra semidea come lui, figlia di Zeus, i anche zia Thalia. Fecero un patto, si sarebbero guardati le spalle a vicenda. Così vagarono per anni, poi un giorno si imbatterono in una bambina, un'altra semidea, figlia di Atena, ero io. Luke le promise che sarebbero stati una famiglia perché i loro genitori li avevano ignorati, sia i mortali che gli immortali.– le scese una lacrima silenziosa, mentre i bambini ascoltavano rapiti quella storia –Dopo qualche settimana trovarono un ragazzo, un satiro, zio Grover, che li portò al Campo Mezzosangue. Però i ragazzi erano stati inseguiti per tutto il loro viaggio da centinaia di mostri. Così erano sfiniti e i mostri li raggiunsero, la ragazzina più grande, Thalia appunto rimase indietro a combattere e morì, ma prima che potesse farlo Zeus la salvò trasformandola in un albero per proteggere il campo per semidei. Luke era distrutto e dopo un po' di tempo passato al campo gli diedero un'impresa, ma lui la fallì e questo gli lasciò un profonda cicatrice, sia sul viso, che sul cuore. Cominciò ad odiare gli dei più di quanto non facesse già prima, e arrivò a tradirli, a 17 anni. Rubò la folgore di Zeus e diede la colpa a Percy. Io partii in missione con lui e sistemammo le cose. Poi però cercò di uccidere di nuovo vostro padre. Da quel punto Luke fece scelte sempre più sbagliate nel nome di Crono, fino a quando non divenne il suo corpo. Alla fine della battaglia finale sull'Olimpo, quando Cromo stava per distruggerlo riuscii a fargli cambiare idea dicendogli che mi aveva promesso una famiglia, che mi aveva promesso di tenermi al sicuro. Lui allora distrusse sia se stesso che Crono. Mi disse di amarmi, ma io amavo già Percy e lui per me era solo come un fratello. Dopo la morte ha deciso di reincarnarsi.– stringeva i pugni mentre le lacrime la rigavano le guance. I due bambini erano sdraiati a guardare il soffitto ed erano in silenzio. Annabeth si alzò e uscì dalla stanza asciugandosi le lacrime, andò in camera e trovò suo marito già a letto.
–Annie... Che è successo?–
–N-Niente... I bambini hanno chiesto la storia di Luke–
–Ah. Dai vieni qui– la donna si infilò nel letto accanto a suo marito e lo abbracciò forte.
–Annie, non è niente. Ora siamo insieme e non può succederci niente, ricordi.–
–Insieme– concordò Annabeth prima di addormentarsi.

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Capitolo 2
*** La famiglia Grace ***


ATTENZIONE! Vi prego di leggere questa piccola cosa...!
Mi sono accorta dopo aver pubblicato il capitolo che c'è una piccola incongruenza tra il tempo passato dalla guerra con Gea e l'età di Bianca. In realtà dovrebbero essere più o meno 13-14 anni e non dieci, quindi Percy Annabeth ecc dovrebbero avere circa 30 anni. Scusatemi moltissimo, ma visto che devo pubblicare con l'iPad non riesco a modificare il capitolo precedente......
Comunque spero che vi piaccia anche questo capitolo...
Alice ;)

 
La famiglia Grace

Jason scese dalla macchina e sbatté la portiera. Andò ad aprire la portiera della macchina alla moglie con il pancione e poi a slacciare il seggiolino della piccola Gwen.
Jason aveva chiesto di sposare Piper a ventitré anni e un paio di anni dopo BOOM, la figlia di Afrodite era rimasta in cinta, appena prima della sua migliore amica Annabeth. Per i primi due anni di matrimonio avevano vissuto tra Nuova Roma e il Campo Mezzosangue, ma con la nascita della bambina hanno ritenuto essere meglio andare a vivere in una città moderna, almeno per far vivere alla figlia una vita più o meno normale. Più o meno perché tanto lei sapeva fin da subito ciò che i suoi genitori erano e inoltre come ogni discendente da semidei poteva vedere attraverso la Foschia.
Erano appena arrivati al Campo Mezzosangue, la scuola era appena finita e ci avrebbero passato l'estate intera e quell'anno ci sarebbero andati tutti i suoi amici e parenti. In più la moglie stava per partorire di nuovo, questione di giorni.
–Jason, ti muovi!?– eccola la sua adorabile moglie.
–Scusa ma non so come si slacci questa cosa! È impossibile!– disse lui spostandosi per fare spazio alla donna.
–Guarda attentamente.– schiacciò un pulsante e tutte le cinghie si staccarono –Fatto– Piper si girò a guardarlo con un'espressione di superiorità insieme alla figlia.
–Smettetela! Mi sento una nullità se lo fate insieme...– mise il broncio.
–Era quello l'obiettivo– Piper si girò e cominciò a salire la collina. –Allora? Ti muovi?– la figlia di Afrodite aveva sbalzi di umore sempre più acuti.
–Arrivo, arrivo!– il figlio di Giove sospirò, ma aprì il bagagliaio e prese due trolley e uno zaino, diede lo zaino alla bambina e tirò su le due borse. –Andiamo Gwen–
Risalirono la collina, Piper imprecando contro Jason e la sua lentezza, Jason sospirava e Gwen non smetteva di fare domande sul campo, quello era il primo anno che andavano da quando era nata lei. 
–Papà! Papà! Dopo mi fai vedere come combatti? E mamma! Lo fai anche tu?–
–Io si tesoro, ma la mamma non può, lo sai–
La bambina si imbronciò –Uffa. Però dopo me lo fai vedere? Anche il bosco?–
–Sarebbe meglio domani mattina, è quasi ora di cena–
–Jason! Possibile che tu sia già rimasto indietro?! Io che peso duecento chili in più sono più veloce!–
Jason sospirò ancora, non ci poteva fare niente.
–Siamo arrivati, finalmente.– Piper abbracciò Jason talmente forte da fargli cadere le borse e poi lo baciò non molto castamente.
Gwen si coprì gli occhi –Mamma! Papà!–
Loro si staccarono subito e Piper le prese la mano e cominciarono a scendere la collina –Vieni, ti porto a fare un giro– si voltò verso il figlio di Giove che sospirò ancora prima che lei potesse dire qualcosa –Vieni, o preferisci un invito scritto?–
–Chirone!– Piper andò ad abbracciare il centauro.
–Piper, Jason! E tu devi essere la piccola Gwen, non è vero?– le porse la mano.
–Si...– sussurrò lei stringendola con la piccola manina, ma poi riprese a parlare a raffica –Wow! Ma tu se un centauro! E questo posto è magnifico! Mamma posso andare a cavallo?–
–Chiedi a tuo padre– 
–Papà? Ti pregooo!– congiunse le mani come per pregare e spalancò gli occhioni azzurri.
Jason si sentì obbligato a dire di si, come se solo la voce di quella bimba di cinque anni potesse convincerlo –Va bene, andiamo domani, e poi non è cavallo ma pegaso.–
–Va bene ragazzi. Tra poco è ora di cena, ci vediamo al padiglione.– Chirone fece per andarsene ma poi si fermò. –La bambina può dormire nella casa che preferisce... E ah, Jason, hai una nuova sorella– se ne andò.
Il figlio di Giove si girò di nuovo verso la bambina –Bene, vuoi dormire con la mamma o con il papà?–
Prima che potesse rispondere intervenne Piper –Credo che sia meglio che stia con te, se la casa 10 è ancora come prima, è maglio non farci entrare una bambina–
–Va bene?– chiese il padre alla figlia.
–Si! Dormo con papà!– esultò la piccola.
Jason si sistemò gli occhiali su naso e riprese le borse, andò ad accompagnare Piper nella sua cabina e le lasciò un trolley. Lei gli diede un bacio e poi entrò dove fu accolta dal frastuono dei suoi fratelli.
Jason e Gwen raggiunsero la casa 1. Lui bussò e venne ad aprire una ragazzina sui tredici anni, capelli neri e occhi blu.
–Ehm, tu saresti?– 
–Oh, certo... Jason Grace, piacere– le porse una mano.
Lei la strinse incredula ma poi spalancò gli occhi –Oh miei dei! Quel Jason Grace?–
–Già–
–Il piacere è tutto mio. Delia Hayes, figlia di Zeus!– poi mise lo sguardo sulla bambina nascosta dalle gambe del padre –E questa bimba così carina chi è?–
–Lei è Gwen, mia figlia.– la bimba fece un sorriso a trentadue denti e allungò la mano.
La ragazzina si abbassò alla sua altezza e gliela strinse e disse –Io sono Delia, piacere. Entrate pure! Io vado in mensa, ci vediamo la!– e schizzò via.
–Vieni Gwen, scegliamo un letto.– la prese in braccio dopo aver portato dentro la valigia.
Il figlio di Giove guardò la cabina. Era ancora uguale a come l'aveva lasciata tredici anni prima, con l'unica differenza era che la grande statua di Zeus ora aveva addosso una grande camicia hawaiana con disegnati sopra fiori tropicali, gli venne da sorridere a quella vista così ridicola. Il letto sfatto della ragazza era uno dei tre letti dai quali non si vedeva la grossa faccia del dio che ti guardava storto.
Anche Gwen parve accorgersi del motivo della scelta della ragazzina, infatti indicò con il ditino i due letti vicino a quello di Delia –Quelli li mi piacciono!– e si fiondò su uno dei due letti.
Jason sistemò le valigie e poi insieme alla figlia andò verso il padiglione della mensa. Come al solito avrebbero dovuto mangiare ognuno al tavolo dedicato al proprio genitore divino, che come quella delle case, non era cambiata per niente.
Si girò verso la figlia –Vuoi mangiare con me o con mamma?–
–Vado con la mamma!–
In quel momento si avvicinò Piper –I miei giovani fratelli sono quasi peggio di quelli vecchi! E poi ho chiesto a Chirone se possiamo mangiare insieme al vostro tavolo, e mi ha detto di si!– Jason le diede un bacio veloce e poi la prese per mano e nell'altra prendeva la figlia, che intanto gridava "SIII!".
L'allegra famigliola si sedette al tavolo di Zeus sotto gli sguardi incuriositi degli altri semidei.
Dopo qualche minuto arrivò anche Delia che si presentò alla figlia di Afrodite, subito dopo aver salutato Jason e Gwen –Piacere, Delia Hayes, figlia di Zeus. Tu devi essere Piper...–
–Si sono io, sai che assomigli un sacco a tua sorella Thalia? Ci assomigli di più tu che il suo vero fratello!– le disse Piper indicando il marito.
–Si lo so, me lo hanno già detto in tantissimi, ma io non l'ho mai vista.– disse Delia con una nota triste nella voce, ma poi riprese subito il tono allegro –Anche se ho sentito dire che le Cacciatrici verranno tra qualche settimana! Insieme a tutti gli altri semidei adulti del campo.– 
–Già. Noi siamo qui per questo. Tu da quanto tempo sei qui?–
–È la prima estate che passo qua... Sono arrivata quest'inverno– rispose la ragazza –Ma le voci corrono, tutti qui al campo non fanno che parlare di voi e delle vostre imprese. Siete una specie di leggenda vivente, credo–
Continuarono a parlare del più e del meno tutti insieme fino alla fine della cena. Jason e Piper scoprirono che la figlia di Zeus era davvero simpatica e che non vedeva l'ora di partire per un'impresa, ma che non partiva quasi più nessuno dall'ultima guerra. 
La piccola Gwen si era addormentata in braccio al padre appena dopo il sacrificio con il cibo agli dei e non aveva mangiato quasi niente.
Alla fine della cena, quando tutti si stavano alzando per andare al falò, Chirone si alzò in piedi e batté più volte gli zoccoli a terra per richiamare il silenzio –Eroi! Come avrete notato, per questa estate avremo degli ospiti speciali! Verranno quasi tutti i semidei della vecchia generazione. Oggi sono arrivati Jason Grace e Piper McLean con la loro figlia Gwen– tutti si voltarono a guardarli e loro salutarono imbarazzati con una mano –E da questa mattina anche Connor e Travis Stoll con Miranda e Katie Gardner!– anche loro furono osservati e salutarono i ragazzi con un cenno. –E ora tutti al falò!– scoppiò un applauso fortissimo.
Ecco l'ufficiale accoglienza di Chirone non era cambiata affatto. Anzi, probabilmente faceva così da oltre tremila anni.
Jason prese in braccio la figlia che dormiva ancora dopo tutto il casino della mensa –Piper tu vai là io ti raggiungo dopo, vado a mettere a letto questa peste– l'uomo si diresse verso la casa 1 mentre Piper andava a sedersi accanto a Katie e cominciava una conversazione "da quanto tempo...".
Dopo le varie canzoni, i vari "siete davvero voi?" e tutto il resto si fece tardi e finito il falò Jason e Piper andarono verso le case.
–Piper... Credo che Gwen stia imparando ad usare il tuo potere sai?–
–Non ci saranno problemi finché non imparerà ad usare il tuo di potere, eh?–
–Già, spero. Vabbè... A domani, Notte!– la salutò con un bacio e poi si allontanò.
–Ehi dove credi di andare senza aver salutato il piccolo Leo, eh?– Piper si indicò il pancione con fare accusatorio. Salutare 'il piccolo Leo' era diventata una specie di tradizione prima di andare a letto da quando avevano scelto il nome del bambino, che ovviamente sarebbe stato un maschio, l'avevano scelto principalmente per ricordare il loro migliore amico morto nella battaglia contro Gea.
Jason tornò indietro e si abbassò all'altezza della pancia della moglie e disse quello che gli diceva sempre –Buonanotte piccolo Capitano Leo!– accarezzò con dolcezza la pancia della donna e la baciò di nuovo, per poi andare verso casa sua.

La mattina dopo Gwen si svegliò di buonumore, molto presto. Di sua iniziativa decise di andare a fare un giro per il campo, nonostante l'avesse già visto la sera prima.
Uscì dalla cabina di Zeus con la luce del sole rosa appena accennata data l'ora. Si diresse verso la spiaggia, lei adorava davvero tanto la spiaggia, insieme ai suoi cugini (Bianca, Zoe e Luke) ci passava molto tempo a giocare. Non sapeva per quanto tempo stette li a guardare il mare, ma di sicuro non poco, visto che il sole era già sorto del tutto. Quando finalmente si alzò per tornare alla cabina vide qualcosa che fumava in cielo e che si dirigeva dritto dritto verso la spiaggia. Gwen decise che era meglio andarsene, poteva essere qualunque cosa, ma la curiosità prese il sopravvento e si nascose dietro un albero al limitare del bosco. 
Dopo qualche minuto un drago di bronzo tutto malconcio e fumante si schiantò al suolo. Gwen si sporse un po' di più dall'albero. Qualche secondo dopo un ragazzo e una ragazza comparvero da dietro il drago mentre ridevano. Dopo qualche minuto che parlavano si accorsero della piccola bambina che li stava osservando da lontano. 
Il ragazzo le si avvicinò piano pensando subito che le bambina dovesse essere una figlia di Afrodite. Gwen lo osservò attentamente, avrà avuto circa 15 anni i capelli neri ricci erano sparati ovunque, i vestiti strappati e le orecchie a punta; alla bambina ricordò molto uno di quegli elfi che nei film stavano con Babbo Natale, ma la cosa strana era che sembrava completamente ricoperto di olio e puzzava.
–Ehi, piccola, sta tranquilla, io sono Leo. Tu come ti chiami?–
Lei rispose tutta orgogliosa –Gwen Grace– 
Il ragazzo rimase a bocca aperta, incapace di parlare per qualche minuto in cui stette fermo ad osservarla come se avesse dovuto conoscerla. Poi riuscì a dire qualcosa –I tuoi genitori sono Piper e Jason Grace?–
–Si. Li conosci?–
–Io... Si, li conoscevo, ma è molto tempo che non ci vediamo– le rispose triste.
–Allora vieni che ti porto da loro!– 
Il ragazzo alzò lo sguardo pieno di fiducia sulla bambina –D-Davvero? Sono qui adesso? Aspetta, ti presento la mia ragazza, lei è Calypso. Cal, lei è la piccola Gwen, la figlia di Jason e Piper.– 
La ragazza si avvicinò alla bimba e lei la scrutò da capo a piedi: aveva dei lunghi capelli color cannella, gli occhi castani a mandorla e indossava una maglietta bianca e dei jeans. Le porse la mano e le sorrise dolce –Piacere di conoscerti Gwen–
–Piacere... Ora venite, vi porto da mamma e papà.–
–Mamma e papà, non ci posso credere...– sussurrò Leo a se stesso scuotendo la testa.
La bambina li prese tutti e due per mano e li portò dentro il campo. Corsero per metà campo fino ad arrivare alle case dove i suoi genitori stavano discutendo e gesticolando –Mammaaaa! Papaaaaà!– 
I due adulti si girarono di scatto e corsero a prendere la bambina in braccio.
–Si può sapere dove sei stata!? Potevi almeno avvisare!– dopo qualche altra frase del genere i due si accorsero che non era arrivata da sola e che due ragazzi li stavano fissando, specialmente il ragazzo.
Piper si portò le mani alla bocca e scosse la testa con le lacrime agli occhi mentre Jason era rimasto letteralmente a bocca aperta anche lui con le lacrime agli occhi.
–Non è possibile... Eri... Eri– a Piper morirono le parole in gola mentre correva ad abbracciare il ragazzo –Oh, Leo! Mi sei mancato così tanto!–
–Ehi, Miss Mondo! Siete cresciuti, eh? E ti sei anche ingrossata parecchio, vedo!– le rispose lui stringendola con le lacrime agli occhi.
–Oh, ma sta zitto! Non sei cambiato affatto!–
Dopo che si furono staccati venne il turno di Jason –Valdez, Capitano! Felice di rivederti!– e si abbracciarono anche loro.
–Grace! Ragazzi vi presento Calypso–
–Jason. Leo ci ha parlato un sacco di te! E sei identica a come ti avevo immaginata–
–Piacere, Piper.– i due strinsero la mano a Calypso sorridendo come dei bambini di cinque anni a cui hanno appena visto le caramelle o i biscotti.
Gwen non aveva mai visto nessuno di più felice dei suoi genitori e di Leo in quel momento. Dal canto loro Jason e Piper non riuscivamo a parlare, il loro migliore amico era lì davanti a loro dopo essere stato e creduto morto per tredici anni. 
–E gli altri?– chiese Leo riferendosi ai Sette.
–Percy e Annabeth sono sposati e aspettano il quarto figlio a New York, Hazel e Frank si sono sposati anche loro hanno un figlio e stanno a Nuova Roma, e poi c'è Nico che si è sposato da poche settimane con Will Solace, vivono nel New Jersey e, non chiedermi come ma Era ha fatto in modo che avessero due figli comparsi dal nulla.– rispose Piper.
–Beh, sembra che vi siate costruiti tutti un futuro fantastico!–
–Sta tranquillo! Lo farai anche tu con quella bella ragazza che hai con te– lo rassicurò Jason facendo arrossire Calypso. –Comunque siete arrivati giusto in tempo, stanno arrivando tutti i ragazzi della vecchia generazione al campo e vedrete, tempo una settimana avrete re incontrato tutti quanti!–
–Leo!?– la voce di una donna veniva da lontano dietro di loro –Leo Valdez!? Oh, miei dei sei davvero tu!– poi urlò a voce più alta –Leo Valdez è tornatoooooo!!–
Il gruppetto si girò verso la donna che aveva parlato e Leo sorrise abbracciandola forte –Hazel!–
–Leo ce l'hai fatta!–
–Non avevamo dubbi– aggiunse la voce di un uomo dietro Hazel.
–Zhang! Vieni qui amico!–

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Capitolo 3
*** La famiglia Zhang ***


Ecco il terzo capitolo!! Tan-tan-tan-tan!! Beh non ho niente da dire.
Anzi no! Dopo che avrò descritto tutte le varie famiglie farò tipo qualche capitolo divo mischierò tutto facendo dei capitoli molto XD....
Spero che vi piaccia anche questo...
Al prossimo capitolo!
Alice :)

 
La famiglia Zhang

–Frank!– Hazel scosse il marito per una spalla –Fraank!– provò di nuovo. 'Stupido figlio di Marte!' pensò mentre lo scuoteva ancora più forte. Lui mugugnò qualcosa ma riprese a dormire tranquillamente. La figlia di Plutone sbuffò sonoramente mentre cercava di svegliarlo ancora una volta. Vivevano insieme da anni ormai, ma lei non aveva ancora trovato un modo efficace per svegliare il marito, che da sempre era un gran dormiglione e quasi niente riusciva a svegliarlo. Avevano comprato quel piccolissimo appartamento a cinque stanze a Nuova Roma in un complesso di case davvero carino e adatto per crescere dei bambini.
–Mamma? Non eravamo di fretta e saremmo morti se non ci fossimo sbrigati?– un bambino di sei anni circa entrò nella camera dei genitori.
–Si lo so, Sammy. Ma papà non vuole svegliarsi!– gli rispose lei alzando la voce sull'ultima frase.
Sammy si passò una mano tra i capelli tagliati corti ricci uguali a quelli della madre. Il bambino aveva i capelli e gli occhi ambrati come Hazel, ma per il resto fisicamente era uguale a Frank a partire dai lineamenti orientali e la corporatura massiccia già a sei anni. Come carattere invece era insicuro e timido e non gli piaceva stare al centro dell'attenzione, ma era socievole con le persone che conosceva, quindi una specie di mix dei genitori.
All'improvviso a Sammy spuntarono delle orecchiette da cane tra capelli e una coda che gli usciva dai pantaloni. Hazel sospirò, era da un anno ormai che gli succedeva nei momenti in cui era particolarmente nervoso per qualsiasi cosa, infatti la figlia di Plutone aveva dovuto usare un bel po' di Foschia per coprirle durante la recita di fine anno di quell'anno scolastico. 
–Cosa succede?– gli chiese invitandolo a sedersi sulle sue gambe.
–Niente... Solo che... Niente– la madre inarcò un sopracciglio –Va bene. Ho paura che mi prendano in giro per queste e questa– si indicò le orecchie e la coda.
–Ehi– appena la voce roca di Frank giunse alle orecchie della moglie, lei cominciò ad urlargli contro.
–Ma si può sapere perché non ti svegliavi?! È un'ora che ti chiamo!–
–Scusa... Non me ne sono reso conto–
–Va bene va bene. Ma ora sbrigati che se no perdiamo l'aereo, ex pretore.– ex pretore. Era stato sostituito da un anno ormai per dare posto insieme a Reyna a dei ragazzi più giovani e meno impegnati di due adulti entrambe sposati da anni ormai. Frank aveva trovato lavoro in un semplice ufficio del campo che permetteva a Nuova Roma di avere rapporti con il mondo moderno, mentre Reyna faceva da avvocato legale alla legione. Hazel invece aveva lasciato la legione dopo aver avuto Sammy e ora faceva la mamma a tempo pieno a suo figlio e a quello di Reyna, Jordan,  visto che suo marito lavorava.
–Agli ordini!–si alzò in piedi e si vestì velocemente mentre Hazel e Sammy preparavano la colazione per tutti.
Appena il figlio di Marte entrò in cucina sentì un odorino niente male –Uuuu che bello! I French toast!–
–Si! La mamma li fa buonissimi!–disse il bambino mentre li divorava uno dopo l'altro. 
Avevano infatti scoperto da poco che Hazel non era niente male in cucina, e in particolare a fare la colazione, per grande felicità di Frank, e le torte, per grande felicità di Sammy.
–Buonissimi dici?– Frank diede un bacio alla moglie –A che ora è il volo?–
–Alle...– guardò dei foglietti sul tavolo –12.30. Ma ci vorrà almeno un'ora per arrivare là e mezzora per fare il check in. Inoltre non abbiamo ancora fatto le valigie... E sono già le... Oh, dei! 10.30!! Tra mezz'ora abbiamo appuntamento con Reyna!–
–Hazel, Hazel. Ferma. Guardami e respira. Ok sei calma? Bene. Ora dicci quello che dobbiamo fare.– la tranquillizzò il figlio di Marte.
–Bene. Tu Frank vai a prendere i bagagli e poi lava i piatti. Io preparo i vestiti e faccio le valigie.– si abbassò all'altezza del figlio e si rivolse a lui –E tu Sammy prendi lo zaino e mettici le tue cose per il viaggio, poi lo dai a papà che farà la stessa cosa e poi papà lo darà a me, ok? Avete capito tutto?–
–Sissignora!– risposero in coro per poi schizzare via tutti e due. 

Hazel cominciò a preparare tutti i suoi vestiti e a sistemarli sul letto, poi prese quelli di suo marito e infine quelli di suo figlio. 
A quel punto entrò Frank con due mini trolley –Ecco fatto Hazel. Vado a preparare le cose per il viaggio e poi sono pronto– 
Hazel mise tutti i vestiti nei due trolley, saltandoci anche sopra visto che non si degnavano di chiudersi. E visto che quel metodo non funzionava decise che ricorrere alla Foschia fosse il metodo migliore per far chiudere quelle stupide borse.
Intanto Sammy e Frank stavano scegliendo le cose da mettere nello zaino. Alla fine decisero per due macchinine e due animali di plastica per il bambino e il padre mise dentro il caricatore de l cellulare suo e di Hazel, e i loro due libri.
Appena chiusero lo zaino Frank guardò l'orologio appeso in salotto –Ehm, Hazel?–
–Si?– la voce di sua moglie gli arrivò soffocata, come se lei stesse faticando a fare qualcosa.
–Non vorrei disturbarti, eh, ma sono già le undici!–
–Cosa!?– arrivò di corsa con i due trolley che sbattevano ovunque.
Uscirono di casa correndo. Frank con le due valigie e lo zaino e Hazel che trascinava Sammy per le strade di Nuova Roma. Alla fine arrivarono all'ingresso del campo tutti sudati e affaticati, con ben dieci minuti di ritardo.
Reyna suo marito Andrew, figlio di Ecate, e suo figlio li stavano già aspettando –Si può sapere che fine avevate fatto!?–
–Scusaci, è solo che questo qui non si decideva a svegliarsi.– le rispose Hazel tranquillamente indicando il marito –Ora sarebbe meglio andare se non vogliamo perdere il volo–

Inutile dire che la fortuna da semidei si fece sentire ancora una volta. Infatti trovarono un sacco di traffico con il pullman e moltissima gente in treno durante il viaggio per arrivare all'aeroporto di Oakland. E alla fine si ritrovarono quattro semidei, due discendenti, quattro trolley e due zaini a correre per l'aeroporto sbattendo contro qualsiasi cosa gli capitasse davanti e facendosi largo tra la folla. Ma alla fine salirono lo stesso sull'aereo.
–Mamma posso prendere le macchinine?–
–Si te le prendo io– si alzò e prese le due macchinine di metallo che il bambino aveva scelto.
Dopo qualche minuto, mentre passava l'hostess con il cibo, chiese ancora –Mamma mi compri la coca-cola?–
–Si tesoro– poi si rivolse alla hostess –Mi scusi, mi può dare una lattina di coca-cola?–
–Certo– Hazel pagò e diede la lattina al figlio.
Quando Sammy ebbe finito di bere si rivolse ancora alla madre –Mamma? Non ho più voglia di giocare con le macchinine... Mi puoi prendere gli animali e mettere via queste?–
Hazel lanciò un'occhiata scocciata a Frank, che ovviamente ora dormiva tranquillo accanto al finestrino e poi rispose al figlio –Certo tesoro– si alzò di nuovo e fece cambio di giocattoli con lo zaino. Poi vide Andrew, sembrava nelle sue stesse condizioni se non peggio, a quanto pareva non era molto pratico di giocattoli e zaini.
–Mamma! Non vedo l'ora di vedere Gwen e Zoe e Luke!– i tre bambini avevano solo un anno in meno di Sammy e quando si erano incontrati per la prima volta a New York per Natale, che avevano circa uno o due anni se non di meno, avevano fatto amicizia in tre secondi contati.
–Vedrai che anche loro non vedono l'ora. Però Zoe e Luke arrivano nel fine settimana, Bianca deve fare gli esami. Però ci sarà già Gwen.–
–Uffa... Però che bello rivedrò i miei amici!–
Dopo un quarto d'ora circa Sammy riprese a fare domande alla madre a partire da –Mamma... Devo andare in bagno mi accompagni?–
–Certo, andiamo– Hazel si alzò e fece uscire suo figlio dai posti a sedere e andarono in bagno.
Quando tornarono il carrello stava passando di nuovo tra le file dell'aereo e a Sammy non scappò –Mamma mi compri le patatine?–
Hazel lanciò nuovamente un'occhiata scocciata-irritata a suo marito, ma lui continuava a dormire beatamente. –Si, Sammy. Ma ora basta voglio dormire, se hai bisogno di qualcosa chiedi a papà, ok?– e gli comprò anche le patatine al formaggio.
Dopo qualche minuto le si addormentò, ma una voce all'altoparlante cominciò a parlare dopo un quarto d'ora "Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza e restare seduti, tra poco atterreremo nell'aeroporto J.F.K. di New York."
Finalmente atterrarono, fecero una coda interminabile per uscire da quel dannato aeroporto, ma alla fine, dopo tanti sforzi, insieme alla famiglia di Reyna uscirono e presero un taxi in direzione Long Island.
–Hazel, credo che per Sammy sarebbe meglio se dormisse con te nella tua cabina–
–E perché, scusa?–
–Perché, si beh, sai i figli di Ares come sono. Perfino peggio di quelli di Marte.– 
Hazel sospirò –Mi sa che hai ragione... E perché hai dormito per tutto il viaggio? Ieri sera sei andato a letto prestissimo e ti sei svegliato tardi questa mattina.–
–Si beh... Per lo stesso motivo per cui tu terrai Sammy di notte. Non chiuderò occhio per tutte le notti di tutta l'estate e recupererò dormendo di giorno. Tu non hai un'idea di cosa possono fare venti adolescenti figli di Marte in una sola stanza.–

Arrivarono ai piedi della collina Mezzosangue in qualche ora. La risalirono con calma e poi la discesero dall'altra parte. Fecero un giro del campo e si divisero: Reyna, Andrew e Jordan alla casa di Ecate, non essendo presente una casa dedicata a Bellona lei era autorizzata, Hazel e Sammy alla casa di Ade e Frank, piuttosto abbattuto, verso quella di Ares.
La famiglia Zhang rincontrò qualche minuto dopo nell'area delle case, a metà strada tra la cabina di Ade a quella di Ares. Prima che chiunque potesse parlare sentirono delle grida dall'altra parte della piazza. Si girarono verso quella parte. C'erano Piper, Jason e la loro figlia con due ragazzi, Piper stava gridando contro la bambina che era in braccio al padre che la stringeva come se li avesse fatti preoccupare. 
–Sembrano Piper e Jason... Andiamo?– chiese Hazel al marito.
–Certo!– e si incamminarono verso quel lato della piazza con Sammy che continuava a dire "Gwen! Gwen!"
A metà strada Frank si bloccò –Non... Non può essere...–
Hazel seguì il suo sguardo e disse a bassa voce –Oh dei... Non è possibile. Frank dimmi che non lo vedo solo io–
–No. Non lo vedi solo tu.– poi socchiuse gli occhi –Quella deve essere... Non è possibile–
–Cosa non è possibile papà?–
Entrambi i genitori lo ignorarono e Hazel disse a voce alta –Leo!?– il ragazzo si voltò verso di lei –Leo Valdez!? Oh, miei dei sei davvero tu!– poi urlò a voce più alta attirando un sacco di attenzione dai ragazzi del campo che si ritrovavano nelle vicinanze –Leo Valdez è tornatoooooo!!– poi corse ad abbracciarlo.
–Hazel!– esclamò lui stringendo l'amica.
–Leo ce l'hai fatta!– disse Hazel con le lacrime agli occhi.
–Non avevamo dubbi– aggiunse Frank sorridendo.
–Zhang! Vieni qui amico!– 
Dopo tutto ciò in cui i due bambini, Sammy e Gwen, non ci avevano capito un accidente e i grandi stavano piangendo come dei bambini felici. Hazel fece una domanda a cui non si era preparato
–Leo... Ma hai ancora quindici anni?–
–Si... A quanto pare sono stato morto per quanto, di preciso?–
Rispose Piper –Tredici anni– disse lentamente.
–Tredici anni. Morto per tredici anni.– poi riprese quel sorriso che nessuno ha mai dimenticato –Hazel, Frank, vi presento Calypso. Calypso, loro sono Hazel e Frank.–
–Piacere di conoscervi! Leo mi ha parlato di tutti voi.
–Ne aveva parlato anche con noi e... Dei! Sei davvero identica a come ti avevo immaginata!– esclamò Hazel sorridendo.
Tutti si fissavano e i due bambini stavano ancora guardando increduli la scena chiedendosi l'un l'altro "Sai cosa succede?" "No...". Alla fine si schiarirono rumorosamente la voce e tutti si girarono a guardarli.
–Ehm...?– disse Sammy con uno sguardo interrogativo.
–Oh, si giusto. Lui è Sammy, nostro figlio. Sammy, loro sono Leo e Calypso. Leo era un nostro amico di quando eravamo ragazzi. È morto e poi il drago gli ha iniettato la cura del medico.–
–Ah.–
–E lei è Gwen, nostra figlia. Ma a quanto pare lei sa già chi siete voi.– disse Piper lanciando uno sguardo omicida verso Jason, che fino a quel momento non aveva quasi detto una parola, lui abbassò lo sguardo colpevole.
–Credo sarebbe meglio andare da Chirone– intervenne Jason.
–Hai ragione– concordò Leo.
Si diressero verso la casa grande. Chirone fu più che felice di vedere i due ragazzi e quella sera a cena fece il grande annuncio, dopo aver annunciato l'arrivo di Hazel, Frank, Reyna e Andrew con relativi figli.
–Eroi! Oggi è arrivato al campo un semidio speciale, uno della vecchia generazione, che però è ancora un ragazzo. Il ragazzo che ci ha salvati da Gea sacrificandosi. LEO VALDEZ!!!– scoppiò un putiferio assurdo e quasi tutti andarono al tavolo di Efesto per salutarlo, anche se nessuno lo conosceva davvero, ma d'altra parte chi non conosceva Leo Valdez?!

Hazel e Frank guardavano la scena dal tavolo di Ade, ancora incapaci di credere a quello che era appena successo. Il ragazzo era in mezzo a tutta quella massa di gente urlante, dopo essere stato morto per anni.
–È simpatico?– chiese Sammy fissando i genitori.
–Si, la maggior parte delle volte.– gli rispose il padre facendo una smorfia.
–Ah– il bambino sbadigliò e si ritrovò a con la faccia nel cheesburger che stava mangiando. 
Hazel e Frank risero, ma erano stanchi anche loro a causa del fuso orario, quindi saltarono il falò e andarono subito nelle loro cabine.
Frank riuscì ad addormentarsi prima che arrivassero quei casinisti dei suoi fratelli greci, che poi lo svegliarono e rimase seduto sul letto in uno stato di dormiveglia a causa del casino che c'era nella casa 5.
Hazel, invece portò Sammy nella cabina 13, tutta vuota e silenziosa, i mobili erano neri, fortunatamente cambiati da Nico anni prima, infatti i ragazzi del campo pensavano che i figli degli inferi fossero tipo vampiri. E una tenda era appesa in mezzo alla cabina, voluta da Hazel per quando veniva al campo,  dividendola in due stanze. In fondo c'era il bagno, un'altra idea di Nico, così da non dover andare nel bagni pubblici ogni volta e rischiare di venire sbranati dalle Arpie. Nico e Will non erano ancora arrivati con i loro figli, sarebbero arrivati alla fine della settimana, quindi avevano tutta la cabina per loro.

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Capitolo 4
*** La famiglia Solace-Di Angelo ***


Buona sera a tutti! Volevo dire solo qualche cosa prima che leggiate il capitolo... Intanto ci ho messo molto di più a scriverlo perché non ho mai scritto niente della Solangelo e non conosco ancora bene la coppia visto che non ho letto molto al riguardo. 
Poi è un po' più lungo degli altri perché scrivendo questo capitolo è diventata la mia seconda OTP preferita (ovviamente niente batte Percabeth) e anche perché mi sono fatta prendere un po' di più.
Hope you like it. Fatemi sapere cosa ne pensate! SOLANGELO FOR LIFE.
Alice (:


La famiglia Solace-di Angelo

 
–Will!!!!– urlò il figlio di Ade furioso entrando nella camera dei suoi figli –Cosa diavolo stai facendo?!– 
Il figlio di Apollo aveva avuto la brillante idea di mettersi a fare 'chi fa il fischio ultrasonico più forte' con sua figlia, Mary. L'altro figlio, Michael, intanto si teneva le orecchie doloranti così come Nico. 
I due bambini avevano la stessa età, avrebbero compiuto cinque anni qualche settimana dopo, Era gli aveva detto che potevano essere considerati gemelli. 
Già Era, essendo i ragazzi due maschi e non potendo avere figli, la dea del matrimonio aveva acconsentito a fargli avere due figli, anche se parecchio contrariata. Mary aveva la pelle chiara, i capelli neri e gli occhi azzurri e aveva ereditato i poteri, le abilità e il carattere da Will, spesso però aveva comportamenti un po' maschili, ma d'altra parte era vissuta per tutta la vita con tre maschi, quindi... Mentre Michael era tutto l'opposto, la pelle abbronzata, i capelli biondi ricci e gli occhi neri ereditando i poteri e il carattere di Nico, era già capitato che scomparisse nelle ombre e ricomparisse qualche metro più lontano quando aveva paura di qualcosa.
I due semidei non erano cambiati quasi per niente. Nico aveva sempre gli occhi scuri e i capelli neri, un po' più corti di prima, sempre spettinati; era solo più alto e maturo e meno solitario. Will invece era esattamente come prima, non era cambiato per niente.
–Niente– rispose Will tranquillo, cercando però di evitare lo sguardo del figlio di Ade –Mary voleva fare solo una piccola gara...–
–Va bene, non mi interessa. Hai fatto la tua valigia e quella di Mary?– gli chiese tranquillamente prendendo in braccio Michael che stava allungando le braccia verso di lui.
–Si...– stava mentendo.
–Serio?– alzò un sopracciglio.
–No– disse scappando via dalla camera ridendo, insieme Mary prima che il figlio di Ade potesse trafiggerlo con la sua spada di ferro dello Stige. Infondo glielo aveva detto solo mille volte e sarebbero partiti dopo pranzo, che si sarebbe svolto al McDonald per grande felicità di Nico e Michael, e quella era ora di pranzo.
–Figurarsi. Che dici, lo facciamo noi?– chiese al figlio.
–Si papà! Però io i vestiti da Mary non li voglio prendere.–
–Perché non vuoi?– 
–Perché lei è una f-e-m-m-i-n-a!– disse scandendo bene l'ultima parola.
–Ok li prendo io. Tu vai a giocare con Mary e papà.– e anche l'altro piccoletto schizzò via dalla stanza. Così Nico si ritrovò a fare le valigie di tutti, da solo.
–Ehi, Solace, che dici andiamo a mangiare?–
–Subito Mr Morte!– Will prese per mano i bambini e baciò Nico di slancio, lui sorrise ma poi lo staccò –Vedi di salire in auto– poi prese le tre valigie e lo zaino e li caricò in macchina.
Arrivarono al fast food in poco tempo, era dietro casa loro. Dopo essersi sposati erano andati ad abitare in una piccola villetta bianca nel New Jersey, dentro dipinta di colori smaglianti ma con i mobili neri. Era un posto abbastanza vicino al Campo in caso di bisogno, ma abbastanza lontano dalla città per essere indipendenti.
–Come posso aiutarvi?– la commessa del McDonald, con indosso il solito cappellino con la M gialla, li fece tornare tutti e quattro in se, soffrivano di deficit dell'attenzione, tutti.
–Si, ehm... Due Happy Meal con cheesburger e Coca-Cola... Un Big-Mac con patatine grandi e Coca-Cola e... Tu cosa vuoi?– Nico si rivolse a Will sorridente come un bambino in un McDonald.
–Un McAngus con patatine grandi e Coca-Cola, grazie.–
–Arrivano subito!– la commessa sparì nel caos dei panini e delle Coca-Cole per poi riemergere con i vassoi pronti. 
Pagarono e andarono a cercare un posto a sedere. Mary e Michael riuscirono ad impossessarsi dell'ultimo tavolo libero e fecero la linguaccia a due bambini che stavano per prendere quello stesso tavolo.
–Pronti a conoscere il Campo Mezzosangue?– chiese Will entusiasta ai due bambini.
–Si non vedo l'ora!– Mary era euforica.
–Io non lo so... E se poi non piaccio agli altri bambini? Mi prenderanno in giro di sicuro, lo so.– Michael aveva un aspetto abbastanza abbattuto mentre mangiucchiava una patatina.
Will mandò un occhiata a Nico e mimò con le labbra 'Colpa tua', cosa che fece alzare gli occhi al cielo al figlio di Ade. –Ma che dici! Sai i nostri amici di quando eravamo giovani? Si sono sicuro che ve ne abbiamo parlato... Beh loro hanno dei figli della vostra età, vedrete che farete subito amicizia, e poi ci sarà anche Sammy– il figlio di Hazel e Frank era l'unico che avessero mai conosciuto, visto che la figlia di Plutone e Nico erano fratelli.

Quando uscirono dal fast food erano tutti super pieni di panini, patatine e Coca-Cola.
–Bene ragazzi, ci vorranno circa quattro ore di macchina, quindi preghiamo i gentili passeggeri di salire sulla vettura e allacciare le cinture di sicurezza, grazie– disse il figlio di Apollo aprendo la portiera ai figli in modo molto teatrale e imitando la voce cordiale di un hostess.
Nico e Will salirono in auto, avrebbe guidato prima il figlio di Ade e a metà circa avrebbero fatto cambio.
Will riprese a fare l'assistente di volo –Durante il viaggio effettueremo tre pause ad autogrill sulla strada–
E partirono a tutta velocità, destinazione Campo Mezzosangue.
A pensarci erano anni che i due semidei non tornavano al Campo, da almeno due o tre anni prima che nascessero le due pesti seduti nei sedili posteriori.
–Secondo te si integreranno? Con gli altri bambini, intendo.– chiese Nico rivolto al marito.
Will guardò i due figli dallo specchietto retrovisore per qualche secondo, che stavano già dormendo come non si sa cosa, poi prese la mano del figlio di Ade, lui guardò le due mani intrecciate e poi si girò a guardare Will che gli sorrise con dolcezza –Se la caveranno alla grande.– poi aggiunse leggermente sarcastico –Soprattutto Mary, ma vedrai che anche Michael ce la farà. Infondo ce l'hai fatta tu e poi come fa un discendente di Apollo affascinante come lui a non essere accettato?–
–Ma smettila!– lasciò la mano di Will. –Ho caldo!– esclamò poi.
–Già. Molto. Ma cosa c'è di meglio di una bella estiva e calda domenica pomeriggio da passare in macchina?– rispose il figlio di Apollo con il suo solito sorriso guardando la strada, sempre tutta uguale.

La prima sosta arrivò prima di quanto pensassero. Scesero tutti dalla macchina e entrarono nell'edificio che aveva una specie di enorme A, che in realtà assomigliava molto ad un 4 (Non so se esistono gli autogrill o altre marche).
–Papà!! Io devo andare in bagno!– esclamò Mary unendo le ginocchia e abbassandosi.
–Anche io.– disse distrattamente Michael senza smettere di guardare le patatine poggiate su uno scaffale li vicino.
–Va bene, andiamo in bagno.– acconsentì Nico.
Scesero le scale e si ritrovarono davanti a due porte: una portava nel bagno delle donne e l'altra nel bagno degli uomini. Ovviamente loro si diressero nel bagno degli uomini, ma prima di entrare Mary tirò i due papà per la maglietta.
–Sono grande, ora. Posso andare nel bagno delle femmine da sola.– disse con voce solenne.
Nico e Will si guardarono e presero una decisione –Va bene. Ma fai veloce e io ti aspetto qua fuori, ok?– disse il figlio di Apollo rivolto alla bambina.
–Va bene! Volo!– entrò nel bagno femminile di corsa e scomparse li dentro.
–Papà? Posso andare anche io da solo?–
–No–
–Ma perché no? Anche io sono grande!–
–Ma lei non può andare accompagnata da noi, tu si.– ribatté Nico serio.
–Daaiii! Ti preeegooo?– fece gli occhioni dolci e fece tremare il labbruccio passando gli occhi da Will a Nico.
Nico non cedette, ma alla fine Will sospirò –E va bene. Ma valgono le stesse condizioni di tua sorella.– e anche Michael scomparse in bagno.
–Ti sei fatto comprare– Nico accusò il marito.
–Ma come puoi resistere a quegli occhioni neri da cucciolo?! Ha anche fatto tremare il labbruccio!–
–Ehi! Sei tu che non hai mai resistito ai MIEI occhi, e di conseguenza anche ai suoi.– 
–Già. Hai proprio ragione. Non ho mai resistito ai tuoi occhioni da cucciolo ferito.– disse Will malizioso prendendo Nico per i fianchi e attirandolo a se. Lui arrossì a vista d'occhio e tentò di fondersi con l'ombra più vicina, ma Will lo fermò appena in tempo –Dove credi di andare? Non puoi fare viaggi ombra! Ordini del dottore!– Nico stava cominciando a chiedersi perché quando diceva così lui si sentiva in obbligo di obbedirgli, mentre Will pensava felice che lo ascoltava sempre quando diceva così e all'inizio della loro relazione era una specie di scusa per attirare la sua attenzione.
Il figlio di Apollo prese Nico di sorpresa e gli diede un lungo bacio, che Il figlio di Ade accolse sorridente.
–Sapete, dovreste evitare di fare queste cose in pubblico!– esclamò una vocina dietro di loro.
Si staccarono di colpo e fissarono quella bambina che li stava ancora fissando con disappunto. –Allora Mary... Potresti evitare di arrivare così silenziosamente, per favore?– disse gentilmente Will rivolto alla bambina.
–Colpa sua!– indicò Nico che pensò 'Perché è sempre colpa mia!?', ma non disse niente.
Will rise e batté una mano sulla spalla al marito –Mi sa che hai proprio ragione!–
–Ho fame.– disse Michael arrivando anche lui vicino alla famiglia.
–Non per fare il guasta feste, eh, ma non hai finito di mangiare un'ora fa?– chiese Nico prendendo in braccio il figlio.
–Nahh.– rispose lui con una smorfia –Mi prendi le patatine?–
–E a me prendi gli M&M's gialli?– lei aveva una specie di ossessione verso quei poveri M&M's con la confezione gialla.
–Certo ragazzi, tu Will vuoi qualcosa o aspetti la prossima sosta?–
–Penso che aspetterò.–
E rientrarono in auto con almeno tre o quattro pacchetti di patatine e un paio di bustine grandi di M&M's e due bambini super-contenti.

In quella parte di viaggio i bambini non dormirono tranquillamente. Visto che non erano ancora mai stati al Campo, volevano sapere tutto quello che potevano al riguardo.
–Ma Chirone è davvero un centauro?– Michael.
–Si– Nico.
–Ma si trova sulle colline? Ci sono le fragole, là?– Mary.
–Si e si, sono buonissime– Will.
–Ma ci sono tanti ragazzi e bambini?– Mary.
–Di bambini pochi, e sono quasi tutti discendenti. E di ragazzi ce ne sono tantissimi– Nico.
–Come si chiamano i figli dei vostri amici?– Michael.
–Ci sono i gemelli, Luke e Zoe che hanno la vostra età, come Gwen, poi c'è Sammy che conoscete già e un'altra ragazzina di 13 anni, Bianca.– Will.
–Ma possiamo dormire tutti nella stessa casa? Come a casa?– domanda fatta in contemporanea dai due bambini.
–No.– risposero in coro i due semidei.
Poi Nico continuò –Li le persone devono dormire con le altre persone che hanno lo stesso genitore divino, capite?– loro annuirono leggermente rattristati.
–E per voi, in base ai vostri poteri, oppure in base al sovraffollamento della casa– continuò Will, vedendo però le facce tristi dei bambini si corresse subito –Ma potremmo stare comunque tutti i giorni insieme!–
–A sentire Hazel sembra anche che potremo mangiare allo stesso tavolo.– aggiunse Nico. Dopo quest'affermazione i bambini esultarono e cominciarono a fare congetture sul campo tra di loro.
–Andrà tutto bene– si sussurrò Nico stringendo la presa sul volante, a voce talmente bassa da non poter essere udita da nessuno. Ovviamente Will lo sentì, grazie in parte ai poteri di suo padre e anche perché voleva sentire.
–Certo che andrà tutto bene. Come potrebbe qualcosa andare storto proprio ora?– Nico sussultò a quell'affermazione, pensava davvero di non esser stato sentito.
–Hai ragione.–

Passarono le ore e le soste. Ormai erano nella zona di Long Island già da un po' è la strada era praticamente deserta. Stava guidando Will quando davanti a loro comparve una macchina blu ferma in mezzo alla strada e delle persone lì vicino. Il figlio di Apollo fece appena in tempo a frenare per non finire addosso alla macchina ferma in mezzo.
–Aspetta? Non saranno...?– chiese Nico fissando le persone accanto alla macchina che si accorsero in quel momento che stava fumando.
–Si sono loro.– gli rispose Will che accostò la macchina al bordo della strada –Scendete– disse ai bambini seduti dietro, mentre lui e Nico scendevano dalla macchina.
–Percy!– chiamò il figlio di Apollo.
Il figlio di Poseidone alzò la testa dal cofano dell'auto –Will! Nico! Da quanto tempo non ci vediamo! E ehm... Sapete come si ripara un motore?–
–Direi proprio di no.– risposero insieme.
–Annabeth! Come stai?– chiese Will rivolto alla donna seduta lì in parte con una pancia gonfissima insieme ad una ragazzina e due bambini.
–Ciao Will! Guarda un po' che fortuna! Proprio a pochi chilometri dall'arrivo!– disse lei scuotendo la testa.
–Zio Will! Zio Nico!– La ragazzina bionda saltò in piedi –Non ci vediamo da anni!– corse ad abbracciare i due zii.
–Bianca!– la salutarono loro –Hai ragione. È passato molto tempo.– concordò Nico stringendola.
Bianca infatti aveva conosciuto tutti gli amici dei suoi genitori subito perché era nata meno di un anno dopo la guerra contro Gea per un, chiamiamolo piccolo, errore di Annabeth e Percy.
–Ah, a proposito di tempo. Ragazzi alzatevi, per favore.– si alzarono i due bambini con i capelli neri vicino alla figlia di Atena –Loro sono Zoe e Luke–
–Piacere!– dissero loro in coro e gli altri non poterono fare a meno di pensare a quanto fossero carini quando parlavano insieme.
–E loro sono Mary e Michael.– disse Will indicando i figli.
–Oh, che carini che siete! Hazel me ne aveva parlato un po' di tempo fa. Quanti anni hanno?–
–Tra poche settimane cinque–
–Ah, allora hanno la loro età!–
–Percy? Sai penso sia meglio che tu sposti quella macchina di li, sai?– gli disse Nico guardando dietro un paio di macchine che aspettavano di passare.
–Penso che tu abbia ragione. Ma questa cosa non parte.– disse lui abbassando il portellone del motore davanti.
–Allora Percy sali e muovi il volante, io e Nico spingiamo l'auto–
–Vi aiuto anche io– si offrì Bianca.
–Pronti?– chiese Nico –Via!– i tre cominciarono a spingere la macchina verso il bordo della strada.
Da lì vicino Annabeth e i quattro bambini li incitavano a gran voce –Forza papà!– oppure –Vai Bianca!– e altre frasi del genere.
Alla fine ce la fecero, anche se ci misero un po' perché non avevano pensato di togliere le valigie dal bagagliaio e queste erano molto, ma molto pesanti.
Percy scese dall'auto e le macchine rimaste ferme ripresero a scorrere –Grazie ragazzi–
–Di niente, ma Jackson? Vuoi un passaggio al campo?–
–Se... Se avete spazio si, grazie.–
–Un po' ammucchiati ci dovremmo stare– rispose Will sorridente come al solito.
–Ehm... Mamma?– disse Bianca un po' a disagio guardando il cielo –È normale che quei cosi stiano andando in picchiata verso di noi?–
–Cosa Bianca?– poi Annabeth alzò lo sguardo seguendo quello di sua figlia –Oh, no! Non ora! Ragazzi sono arpie!– tirò fuori la spada di osso di dragone.
–Uffa! Eravamo quasi arrivati!– si lamentò Percy prendendo Vortice dalla tasca –Bianca tira la tua collana, per favore.–
–Cosa? Perché devo tirare la collana?–
–Tu fallo!– la ragazzina tirò la collana con la civetta d'argento che aveva al collo e si ritrovò in mano una semplice spada di bronzo celeste.
–Bambini! Tutti in macchina!– questi si precipitarono dentro la macchina di Nico e Will. 
Loro due si misero schiena contro schiena e cominciarono ad abbattere le arpie che gli arrivavano contro, senza contare che venivano graffiati e presi per i capelli. Dopo un quarto d'ora riuscirono a fare fuori tutte quelle che gli stavano intorno.
–Stai bene?– chiese il figlio di Apollo con il fiatone a Nico.
–Solo qualche graffio. Tu?– anche lui con il fiatone e le mani poggiate sulle ginocchia.
–Idem–
Percy con un sorriso da pazzo, Annabeth bianca come un lenzuolo, e Bianca stralunata si avvicinarono a loro. Il figlio di Poseidone aveva solo i capelli più in disordine del solito e qualche graffio, mentre la figlia di Atena e la figlia avevano una specie di cespuglio di capelli biondi in testa e entrambe pallide e piene di graffi. Annabeth sembrava che stesse per svenire, o per vomitare.
–State bene?– chiese Will incredulo.
–Si mai stato meglio– Percy sembrava davvero un pazzo.
–Io...– Annabeth trattenne un conato di vomito.
–Va bene salite in auto... Annabeth credo che sia maglio che tu stia davanti.–

E si ritrovarono in nove in una macchina per cinque. Cinque persone dei nove sembravano dei cespugli di capelli misto sangue e polvere, di questi due sembravano stare parecchio male, un altro guardava fuori dal finestrino depressamente e gli ultimi due sorridevano come dei bambini. Le ultime quattro persone, i quattro bambini di cinque anni, invece guardavano i genitori e la sorella come se fossero dei, cosa che in effetti erano per metà.
Davanti ci stavano Will e Annabeth. Dietro Percy, Bianca e Nico tenevano in braccio Luke, Zoe, Mary e Michael. I bambini però non avevano alcuna intenzione di stare fermi e soprattutto zitti.
–... Poi papà ha fatto così e l'uccellaccio si è trasformato nella polvere.– disse Mary mimando un affondo.
–E Bianca agitava la spada a caso cercando di colpire qualcosa!– tutta la macchina scoppiò a ridere all'affermazione di Luke, tranne la stessa Bianca, Michael e Nico. Bianca arrossì nascose la testa tra i capelli neri della sorella e di Mary.

In mezz'ora arrivarono al campo e i quattro bambini si guardavano intorno stralunati.
–Annabeth! Nico! Ragazzi!– Piper fece girare tutto il gruppo. Scrutò i più grandi tutti uno ad uno e poi domandò con voce scioccata –Ma che vi è capitato?! Siete stati investiti da uno stormo di arpie?!–
–In effetti si.– rispose Bianca imbarazzata.
–Ah beh, allora.– da dietro le gambe di Piper sbucarono due bambini.
–Gwen! Sammy!– esclamarono Zoe e Luke insieme.
–Venite! Dobbiamo farvi vedere una cosa!– Sammy prese per un braccio Luke.
–Venite anche voi?– chiese il bambino rivolto a Mary e Michael.
–Si!– fece Mary tutta contenta. 
–Io...– Michael stava già scomparendo tra le ombre quando Zoe lo prese per un braccio fermandolo e facendolo ritornare presente.
–No tu vieni– disse decisa per poi trascinarlo via insieme agli altri, e prendendo anche Bianca per un braccio.
–Mi sa che voi dobbiate venire con me– disse Piper con un grande sorriso.
La donna li guidò per metà campo, passando davanti alla casa grande, al campetto da pallacanestro e da pallavolo e infine nella piazza delle case. Incontrarono un sacco di ragazzi che li guardavano in modo piuttosto strano e anche del loro vecchi amici, come Reyna, Clarisse, Travis e Connor. Quando incontrarono la figlia di Bellona, lei si lanciò letteralmente addosso a Nico talmente forte da farlo cadere all'indietro.
La figlia di Afrodite li condusse fino alla casa 9 e bussò alla porta di metallo. Le aprì una ragazzina bionda e Piper le chiese –C'è Leo?– la bionda fece un grande sorriso e annuì.
–Leo? È già qua?– chiese Nico stupito
–Si, da una settimana.–
–Cosa?! Avete detto Leo? Ma...–
–Ma cosa Testa D'Alghe?– chiese Leo spuntando dalla porta.
–Ho percepito che non era più morto... Una settimana fa.–
–Io e Calypso ci abbiamo messo solo un paio di giorni ad arrivare qua.–
–Calypso?– chiese Percy incredulo. –Ci sei riuscito?– lui annuì.
Annabeth diede di matto –Vadez! Come hai potuto farci prendere un simile spavento!?– e poi lo stritolò in un abbraccio spacca-ossa.

Due ore dopo Nico e Will erano da soli nella cabina di Ade a sistemare la sua parte di stanza, era passato molto tempo dall'ultima volta che erano stati al campo, abbastanza in silenzio.
Dopo un po' Nico si prese la testa tra le mani e si sedette sul letto.
–Ehi che succede?– Will si sedette vicino a lui e gli mise un braccio intorno alle spalle.
–Io... non lo so...– cominciarono a scendergli delle lacrime e a singhiozzare e appoggiò la testa sulla spalla del marito che lo strinse ancora di più.
Gli capitava piuttosto spesso, di avere queste specie di crisi. La maggior parte delle volte non capiva cosa gli succedeva, semplicemente faceva fatica a respirare come gli era successo spesso nel Tartaro; altre invece vedeva delle specie di flash, sempre della sua 'visita' nel Tartaro.
Will lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi, gli parlò piano –Ascoltami. Guardami.– il figlio di Ade alzò lo sguardo con gli occhi neri pieni di lacrime –Ora sei qui, sei con me, con noi, la tua famiglia, tua sorella, i tuoi amici. Tutte persone che ti vogliono bene. Ok?–
Nico annuì tremante abbassando di nuovo lo sguardo mentre gli sfuggiva un singhiozzo che cercava di mandare via, mentre ricominciavano a scendergli delle lacrime bollenti sulla sua pelle gelida.
–No no no no no no. Fermo. Guardami.– gli asciugò le lacrime e lo strinse in un abbraccio caldo, mentre le lacrime continuavano a scendergli e a bagnare la maglietta del figlio di Apollo.
Dopo qualche minuto in quella posizione Nico smise di piangere e si staccò posando la fronte contro quella di Will, ancora con gli occhi gonfi e rossi.
–Tutto bene?–
–Si– rispose sollevato senza spostare lo sguardo dagli occhi azzurri dell'altro.
Will lo baciò e lui se lo godette completamente. Si staccarono soltanto quando non avevano più fiato.
Will fece un sorriso raggiante a trentadue denti –Bene! Che dici andiamo a mangiare?– in quel momento suonò il corno che segnalava la cena.
–Direi di si– rispose Nico con un piccolo sorriso asciugandosi un'ultima volta gli occhi.
Il figlio di Apollo si alzò in piedi in modo molto teatrale e porse il braccio a Nico –Mi permette di accompagnarla, signore?–
–Mmm... Forse– rispose lui prendendo il braccio dell'uomo stando al gioco.

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Capitolo 5
*** Nascondino e cene con i parenti ***


Tan-tan-tan-tan...!! Ecco finalmente dopo anni, no forse erano mesi, il quinto capitolo!! 
Ci ho messo una vita ad aggiornare e chiedo umilmente perdono, ma sapete con le vacanze mi sono persa un po' via.
Fatemi sapere cosa ne pensate, è molto utile nella mia situazione di semi-blocco dello scrittore.
Hope you like it!
Alice ;)

 
Nascondino e cene con parenti

Gwen guidò gli altri bambini verso la spiaggia. Quando arrivarono Luke e Zoe si guardavano intorno affascinati, così come gli altri, anche se di meno di Bianca, Gwen e Sammy alternavano lo sguardo soddisfatto dagli altri bambini alla spiaggia.
–A cosa giochiamo?– chiese Mary.
–U-u io lo so!– Sammy alzò la mano come se fosse a scuola e aspettò che qualcuno gli facesse un cenno, prima di continuare. Era in prima elementare, si poteva capire. –Possiamo giocare a nascondino!–
–Siiii!– gridarono i gemelli Jackson con un tono di voce talmente acuto che fece tappare le orecchie a tutti i presenti.
–Io avrei...– Michael cominciò ad allontanarsi ma venne di nuovo bloccato da Zoe.
–Fermo lì tu!– lo blocco. Il bambino alzò gli occhi al cielo in una perfetta replica di suo padre Nico prima che Zoe aggiungesse –TU. Giochi con noi!– lui la guardò impaurito dagli occhi della piccola che mandavano occhiatacce come quelli della madre.
–Ci sta!– trillò Gwen tutta contenta.
Mary annuì e disse –Perché no?–
–Ci può stare– valutò Bianca che era abituata da sempre a giocare con i bambini piccoli.
–Conti tu!– urlò Luke e tre secondi dopo tutti e sei i bambini erano scomparsi dalla spiaggia.
Bianca alzò gli occhi al cielo e cominciò a contare ad alta voce –Uno, due, tre...–

Michael non sapeva dove andare. Era stato in quel posto per circa dieci minuti e ora si doveva pure nascondere, gli altri bambini erano già schizzati via tutti. Decise di nascondersi banalmente dietro il primo albero che trovò e si mise a sbirciare la ragazza che contava con le mani sugli occhi "Ventinove, trenta, trentuno! Arrivo!". Il bambino cercò di confondersi il più possibile tra le ombre, affinché Bianca non lo vedesse.
La vide guardarsi intorno interrogativa per qualche minuto e urlare il nome di Gwen, poi Zoe, Sammy, Luke e Mary, gli ultimi due furono gli unici a salvarsi.
Appena Bianca si girò verso la sua parte, dopo un bel po', incrociò lo sguardo con il suo, pronta a gridare anche il suo nome, ma Michael scomparve. Ricomparve sul retro di un edificio nero e si addormentò rannicchiandosi su se stesso.

–Ero sicura di...– Bianca scosse la testa, aveva appena visto un bambino di cinque anni scomparire nel nulla. –Avete visto Michael?– 
I bambini scossero la testa e Mary disse –Potrebbe essere scomparso con un viaggio ombra... Gli capita a volte...–
–Un che?!– esclamò Luke con una smorfia.
–Non ha importanza cosa è adesso. Dovete solo sapere che è scomparso, deve essere andato... In qualche posto a cui pensava o legato a qualcuno a cui pensava in quel momento.– disse la ragazza più grande.
–Non lo so... Direi che sarebbe meglio andare a cercarlo...– Mary sembrava molto preoccupata per il fratello.
–Tranquilla. Lo troveremo. Non può essere andato molto lontano. Dividiamoci, Gwen tu conosci già un po il campo, no?– la bambina annuì con un sorriso –Allora tu vai con Sammy e Zoe, io con Mary e Luke.– spiegò velocemente –Se per l'ora di cena non lo troviamo andate dai vostri genitori, tutti e inventate qualche scusa che possa coprire anche me, avete capito?– aveva preso a parlare con la voce da 'ho un piano' uguale a quella della madre.
I bambini annuirono meccanicamente e poi si separarono.
Entrambi i due gruppi setacciarono il bosco vicino alla spiaggia e poi andarono verso il campo. Bianca non sapeva più dove guardare, non era all'arena, alle case e in mensa, senza contare che anche gli altri bambini stavano guardando dappertutto. Vide una ragazza dall'aria familiare, ma era più che sicura di non averla mai vista. Capelli e neri occhi elettrici blu, era identica a sua zia Thalia, solo che aveva al massimo 13 anni.
–Ehi!– le gridò da lontano correndo verso di lei con i due bambini appresso –Aspetta!– la ragazza si girò dalla sua parte –Ciao, io sono Bianca, hai per caso visto un bambino alto così biondo, cinque anni... Scusa, che maleducata... Tu sei?–
–Piacere di conoscerti, Delia, figlia di Zeus– le porse la mano che Bianca strinse forte e nervosa –E mi dispiace, ma no. Non ho visto altri bambini così piccoli oltre a loro due e Gwen– disse dispiaciuta lei facendo un cenno ai due bambini vicino a Bianca.
–Ah, ok... Se dovessi vederlo fammi un fischio!–
–Ma certo!– Mary attirò l'attenzione di tutti i presenti e si sbatté una mano sulla fronte –Mike quando è nervoso pensa sempre a papà! Come ho fatto a non pensarci prima!?– vedendo gli sguardi interrogativi si spiegò meglio –Sarà andato alla casa di papà.–
–E chi è vostro padre?– chiese la figlia di Zeus curiosa.
–Nico di Angelo– rispose la bambina tranquilla –E Will Solace– 
Delia parve non capire, ma alla fine annuì –Oh miei dei! Tutti i più grandi semidei qui!– disse con tono sognante. Poi guardò negli occhi Bianca e disse con uno strano tono –E i tuoi genitori, adesso saranno quel Percy Jackson e quella Annabeth Chase– 
–Beh, si. Come l'hai capito?– 
–C'è una foto nella casa grande. Sei identica a tua madre.–
–Me lo dicono in molti.– la conversazione venne interrotta da un forte suono, la cena.
–Sarà maglio che vada... Se volete vi copro, per la cena, con Jason e Piper.– 
–Sarebbe una bella idea. Grazie mille, Luke va con lei.– e dopo questo schizzarono via, verso le case.
–Ade, Ade, Ade... Là!– Mary indicò un casa tutta nera e cominciò a correrci incontro, ma si bloccò quasi subito –Papà!– esclamò saltando in braccio ai papà. –Dovevo andare in bagno, e Bianca mi sta accompagnando–
–Tuo fratello?–
Mary cominciò a sudare freddo a quella domanda, ma per fortuna intervenne Bianca –È già la.– fece un gran sorriso.
–Va bene, ma sbrigatevi.– raccomandò Will e subito dopo se ne andarono.
–Mary tu entra dentro, io faccio un giro qui intorno.– 
La bambina si precipitò dentro e cercò ovunque ci potesse stare il corpicino minuto del fratello, ovvero quasi ovunque. Ma niente, non c'era.
Bianca invece ebbe più fortuna. Trovò il bambino dietro l'edificio, addormentato. Lo scosse e lui si svegliò.
–Che...?–
–Tranquillo. Ora sbrigati, dobbiamo andare in mensa.– la ragazzina alzò la voce –Mary! È qua!–
La bimba uscì di corsa dalla casa e abbracciò il fratello, tanto forte da strozzarlo quasi, mentre lui non capiva neanche cosa fosse successo.
–Ma che...–
–Ricordati solo di non raccontare ai tuoi di quello che è appena successo, ok?–
–Va bene. Ma...– non riuscì a continuare perché Bianca si era alzata in piedi e aveva preso a correre verso una meta imprecisata tenendo i due bambini per mano.
Gliel'aveva insegnata Piper quella strada quando era piccola ed erano in ritardo per la cena, una strada che non conosceva quasi nessuno e passava per metà nel bosco.
Dopo qualche minuto arrivarono alla mensa. Bianca tirò un sospiro di sollievo, erano arrivati prima di Nico e Will. Accompagnò i due bambini al tavolo di Ade, dove trovarono Hazel e Frank che discutevano con Sammy, che però appena li vide smise di parlare.
–Bianca!– la figlia di Plutone si alzò dal tavolo per andare ad abbracciare la ragazza. Poi si staccò e la donna andò ad abbracciare i due nipotini –Venite qui piccole pesti!– Mary su lanciò letteralmente sulla zia, mentre Michael si scostò un po', ma poi venne stretto per bene anche lui tra le braccia della zia.
–Hazel, Frank!– Nico andò ad abbracciare la sorella e a salutare il figlio di Marte con una pacca sulla spalla. 
In quel momento Sammy spuntò da dietro i genitori e saltò in braccio al figlio di Ade, che barcollò di qualche passo con il bambino aggrappato al collo. 
–Sammy! Anche per me è un piacere rivederti!–
–Mi siete mancati un sacco!– Sammy saltò giù da Nico per poi fare lo stesso con Will e poi sedersi al tavolo di Ade insieme ai genitori, gli zii e i cugini.

Will si guardò attorno, il padiglione della mensa non era cambiato per niente dall'ultima volta che ci era stato quando era ragazzo. I tavoli ancora tutti separati erano aumentati di numero, ma ognuno rappresentava perfettamente il dio a cui apparteneva, come i figli di Atena tutti con dei libri sotto il naso oppure quelli di Ipno addormentati e quelli di Ares che gridavano e si sfidavano come dei matti.
Il figlio di Apollo vide da lontano i Jackson da soli al tavolo di Poseidone, i Grace al tavolo di Zeus seduti insieme ad un altra ragazza, Leo e Calipso 'sorridenti adolescenti' al tavolo di Efesto che scherzavano con gli altri ragazzi. Connor e Travis che ridevano insieme agli altri figli di Ermes e Clarisse con la sua famiglia, Chris e la piccola Silena di appena due anni, seduti insieme al tavolo di Ermes, appositamente allungato per l'estate, poi notò anche la famiglia di Reyna seduta tra i figli di Ecate. Will sorrise guardando poi la sua famiglia.
–Che hai?– gli chiese Nico fissandolo.
Will si riprese dal suo stato confusionario –Oh, niente.– sorrise ancora al marito che ricambiò tornando a mangiare.
–Papà? Mi dai l'acqua?– una vocina riscosse ancora una volta il figlio di Apollo che annuì velocemente e versò l'acqua al figlio.

–Papà ti prego dille qualcosa...– supplicò Bianca sfoderando degli occhi da cucciolo ferito.
Annabeth aveva cominciato infatti a descrivere un qualche edificio che aveva fatto costruire in passato all'innocua domanda del marito "Cosa abbiamo fatto quell'estate?".
–È colpa tua infondo...– insistette la ragazzina.
Il figlio di Poseidone sospirò e provò a parlare –Già Annie, quell'estate ci eravamo divertiti un sacco a Parigi, non è vero Bianca?– 
Lei annuì, se la ricordava benissimo quella era stata l'ultima vacanza che aveva passato da sola con i genitori, prima che nascessero i gemelli.
La figlia di Atena lanciò un'occhiataccia al marito –Non ti permettere mai più di chiamarmi in quel modo!– lo minacciò, ma poi gli concesse –È vero è stata magnifica. Parigi era così bella... La Tour Eiffel, poi...– e prese a descrivere il monumento di Parigi.
Percy e Bianca alzarono gli occhi al cielo e dopo la figlia mandò un'occhiataccia degna di sua madre al padre che cercava di farsi piccolo piccolo, mentre la moglie continuava a parlare.
–Lo mangi quello?– Luke indicò qualcosa nel piatto della gemella e poi prese un pomodoro senza aspettare risposta e se lo mangiò in pochi morsi.
Zoe roteò gli occhi e gli tirò un coppino sulla nuca, per poi sospirare e puntare gli occhi verdi altrove.

–Gwen!– Piper era saltata in aria al tocco della piccola. Le aveva dato una scossa tremenda su braccio.
–Scusascusascusamamma!– disse velocemente la figlia abbracciando la madre, peggiorando però la situazione e trasmettendole tante altre piccole scosse alle quali la figlia di Afrodite tratteneva degli urlettini.
Intanto Jason e Delia se la ridevano come se fossero stati Travis e Connor dopo uno scherzo andato a buon fine. Stavano riproducendo la scena. Delia interpretava Gwen e Jason Piper.
–Ahah... Lei ha... Ha fatto così!– la figlia di Zeus toccò con un dito il braccio di Jason trasmettendo una scarica elettrica e ridendo.
–Ahah... Oh dei...! E poi lei ha fatto... Ahhhh– il figlio di Giove tentò di riprodurre la scena della moglie che saltava in aria con scarsi risultati, ma lui e la sorellina continuarono a ridere a voce alta.

In quel momento di 'pace' Chirone si alzò in piedi e batté lo zoccolo a terra più volte per richiMare il silenzio –Eroi! Sono felice di annunciarvi che anche le ultime ospiti di questa estate sono finalmente arrivate! Le Cacciatrici!– ci fu un enorme applauso e un gruppo di ragazzine con vestiti militari argento e munite di archi e frecce entrarono nella mensa –Vi ricordo che domani pomeriggio ci sarà la caccia alla bandiera organizzata in onore delle nostre ospiti– l'applauso che ne seguì fu molto meno entusiasta, d'altra parte da quanto tempo non vinceva il campo contro le cacciartici, secoli?

–Thalia!– Annabeth si alzò dal tavolo di Poseidone e corse incontro all'amica, seguita poi anche dalla figlia maggiore e da Percy.
–Faccia di Pigna!–
–Bianca! Come stai? Percy, Testa d'Alghe!–
–Zia Thalia! Non ti vediamo da anni!– esclamò Bianca abbracciandola.
–E non saluti il tuo fratellino, sorellina?– intervenne Jason da dietro. La luogotenente di Artemide corse ad abbracciarlo.
–Thalia, ti presento la tua fotocopia, Delia, figlia di Zeus– una ragazzina si alzò dal tavolo di Zeus e si avvicinò saltellando verso il gruppo di persone che si era formato.
–È un vero piacere conoscerti! Chebellochebellochebello!– disse saltellando.
Dopo di che si avvicinarono anche Piper, Hazel, Frank, Nico, Will, Reyna, Clarisse e Travis e Connor. E tutti presentarono alla ragazza le loro famiglie. E tutti saltarono praticamente la cena. E tutti si diressero al falò per cantare delle, stupide stando al parere di Nico, canzoncine dei figli di Apollo. 

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Capitolo 6
*** Caccia alla Bandiera, o anche detto ennesimo disastro assoluto del Campo Mezzosangue ***


Ehilà a tutti!
Oggi ci si vede in fondo!!...
Buona lettura!


Caccia alla Bandiera, o anche detto ennesimo disastro assoluto del Campo Mezzosangue 

Mancava solo mezz'ora all'inizio della partita di Caccia alla Bandiera e le Cacciatrici avevano già finito di prepararsi, mentre i semidei erano in piena fase di preparativi, intanto che i bambini più piccoli giocavano insieme a Calipso nel nuovo parco giochi, uno scivolo e un'altalena, costruito apposta per loro fuori dalla casa grande da Leo Valdez.
Le Cacciatrici erano diventate molto numerose grazie a Thalia, che aveva passato gli ultimi tredici anni a reclutare ragazzine, in quel momento pronte a giocare saranno state almeno cinquanta, non erano così tante dai tempi antichi.
I numeri dovevano essere più o meno uguali, quindi avevano deciso di non far partecipare proprio tutto il campo. Infatti potevano partecipare solo ragazzi dai tredici anni in su delle case di Zeus, Atena, Efesto, Ares, solo alcuni di Ermes, Ecate, Nemesi, Nike, Apollo e Thanatos, più tutti i semidei della vecchia generazione, tranne Annabeth e Piper per problemi tecnici, e, dopo una lunga discussione, Bianca.
A Bianca suo padre aveva insegnato a combattere con una spada non bilanciata dell'armeria, in modo abbastanza semplice e a comandare l'acqua sufficientemente bene. Non si sentiva sicura di quello che stava per fare, neanche un po', ma aveva convinto i suoi genitori a farla partecipare perché non voleva essere l'unica ragazza discendente di Atena di tredici anni a non partecipare perché era "Troppo piccola" e non sapeva difendersi. Per convincere la figlia di Atena e il figlio di Poseidone erano servite molte armi, per Bianca, aveva dovuto parlare con la sua nuova amica Delia e convincerla a convincere Jason e Piper, i quali insieme agli altri membri dei sette, Calipso, Nico, Will e Reyna minacciati da Bianca e agli occhi dolci di ben sei bambini, anche loro minacciati dalla ragazzina, convinsero Annabeth e Percy. Ci era voluto un po', ma ce l'aveva fatta. Nonostante tutti i suoi sforzi, però, non era ancora sicura di niente.
Si strinse i lacci dell'armatura ancora un po'. Quella cosa le stava enorme! Sembrava un armatura ambulante con l'elmo che le ricopriva quasi tutta la faccia. Le si avvicinò Delia mentre cercava inutilmente di far stare su l'elmo.
La figlia di Zeus si mise a ridere e Bianca le scoccò un'occhiataccia –Non. Ridere.–
–Sai dovresti toglierlo l'elmo, ti darà solo fastidio. Io ho smesso di usarlo alla prima partita che ho fatto. Stavo cercando di farlo stare su ed ero davanti alla bandiera, in difesa, ci hanno attaccati e in non vedevo niente, naturalmente perdemmo. E l'armatura, aspetta, te la stingo io.– 
Le andò dietro e tirò un po' di lacci e poi Bianca non sembrava più un'armatura ambulante, certo il pettorale era sempre enorme, ma almeno stava su e senza l'elmo era decisamente meglio.
Ringraziò la sua amica e vide che era nelle sue stesse condizioni, se non peggio, visto che era più bassa e più magra di lei.
Si girò a guardare i ragazzi più grandi e gli adulti. Loro non avevano problemi di questo tipo, i pettorali gli andavano bene e gli elmi stavano fermi sulla testa con il pennacchio rosso sopra.
In quel momento Annabeth arrivò correndo insieme a Piper, per quanto riuscissero.
–Siete tutti pronti? Bene. Allora ripassiamo il piano. Non potete perdere un'altra volta.– la figlia di Atena aveva escogitato un piano insieme ai suoi fratelli più piccoli e a Nico, che per qualche ragione aveva voglia di aiutare. –Nico e Hazel insieme a Bianca e Delia andranno a prendere la bandiera. In attacco ci andranno Ares, Atena e Efesto divisi in gruppi mischiati per attirare più avversari possibili. Infine in difesa: al fiume stanno Leo Percy Jason e Frank, sugli alberi Will con la casa di Apollo e vicino alla bandiera tutti gli altri, insieme a Reyna. Non fate cavolate, restate dove dovete, ANCHE se vedete un'occasione.– riassunse e guardando male, no malissimo, il marito. Ovviamente anche lei aveva saputo della prima volta in cui Percy aveva partecipato a Caccia alla bandiera con le Cacciatrici.
Si dispersero tutti in pochi secondi.
Piper si avvicinò a Jason –Sta attento, Jas. Ricordati che non hai più sedici anni.– e gli diede un bacio.
–Lo farò tranquilla.–
Intanto Annabeth si era avvicinata a Percy –Non azzardarti a fare cose stupide!– lo minacciò la bionda.
Percy fece per dire qualcosa, ma venne interrotto ancora dalla moglie –Non capisco ancora come abbiamo fatto a permettere a Bianca di partecipare... Se le succede qualcosa, la colpa sarà tutta tua, perché ti sei fatto convincere più facilmente, caro Testa d'alghe! E credo che in tasca so finirai molto, ma molto male!– lo minacciò ancora.
Il figlio di Poseidone annuì, ma poi vedendo che stava per aggiungere altro, la baciò, zittendola una volta per tutte.
–Eroi!– Chirone batté uno zoccolo a terra facendo sobbalzare tutti i presenti –Siete pronti?– una Cacciatrice e un figlio di Atena arrivarono con due bandiere: una argentata con un arco e una freccia per le cacciatrici e una arancione con lo stemma del Campo per i ragazzi del campo. –VIA!–
E tutti partirono di corsa verso il bosco.
Nascosero la bandiera in cima al pugno di Zeus, chiamata anche "l'enorme cacca di cervo", e si divisero subito in gruppi.
–Pronte?– chiese Nico appena furono arrivati al confine dell'altra squadra, il fiume.
–Ci puoi scommettere– rispose Delia sguainando la spada.
–Credo di si...– fece Bianca titubante.
–Tranquilla, tu devi solo correre verso la bandiera, noi ti copriamo le spalle.– la rassicurò Hazel mettendole una mano sulla spalla da dietro.
Scavalcarono con un salto il fiume e cominciarono a correre, il più silenziosamente possibile.
L'unica cosa che pensava Bianca in quel momento era non cadere, lei a scuola era famose per cadere su qualsiasi cosa incontrasse, ma nello stesso tempo sentiva una specie di adrenalina che le faceva andare le gambe veloci come non avevano mai fatto.
Si fermarono al limitare di una piazzola d'erba, dietro dei cespugli.
–Il piano è questo– cominciò il figlio di Ade osservando la bandiera appesa ad un ramo di un albero e le cacciatrici sentinelle –Io e Hazel distraiamo loro e voi prendete la bandiera e scappate. Tutto chiaro?–
Bianca e Delia annuirono e i due adulti si posizionarono a lato e entrarono andando contro alle due cacciatrici di guardia.
Le due ragazzine si guardarono e scattarono in avanti. La figlia di Zeus scansò un coltello dalla traiettoria che lo conduceva alla gamba di Bianca, poi si accucciò con le mani unite. Bianca prese la rincorsa, mise un piede nelle mani di Delia che la spinse abbastanza in alto da arrivare alla bandiera argentata e atterrò facendo una capriola, e mangiando anche un po' di terra. 
–Correte!– il grido di Hazel fece riprendere le due.
E scapparono, Bianca con la bandiera e Delia dietro che le copriva le spalle.
Sentirono un grido di una cacciatrice –L'HANNO PRESA!–
Ma continuarono a correre, con le cacciatrici alle calcagna. Bianca correva, sempre più veloce e con l'adrenalina che la aumentava sempre di più.
–Bianca! Salta!– la voce affaticata della figlia di Zeus le arrivò piano e ovattata, però la ragazzina riuscì a saltare appena in tempo un sottilissimo filo argentato. 
–Ah!– Delia urlò di nuovo e si girò, una cacciatrice l'aveva colpita.
Anche Bianca si fermò e sguainò la spada con la mano destra mentre con la sinistra stringeva la bandiera.
–Bianca devi andare! Faccio io qua!– la semidea cercò di parare qualche colpo della cacciatrice.
–Non ci pensare neanche! Non ti lascio qua ferita– Bianca tentò, invano, di parare qualcosa, ma la ragazzina che aveva di fronte era troppo forte per lei.
Sentì delle urla provenire dall'altra parte del boschetto.
–Bianca. Vai. Ora!– 
E ripartì verso il fiume, non troppo convinta che ce l'avrebbe fatta. Già immaginava tutti quei ragazzi che la insultavano perché non era stata capace di correre abbastanza velocemente.

–Quindi tu dici che non si arrabbierà?– chiese Percy titubante guardando nella direzione di Jason.
–Io dico che SECONDO ME non si arrabbia, poi sai che sono molto suscettibili e lunatiche in questo periodo.–
–Ehm, ragazzi, non vorrei interrompere il vostro momento, eh. Però Thalia sta attraversando il fiume....– li interruppe Leo mandando palle di fuoco verso la ragazza e le sue compagne, che schivarono facilmente.
Percy le fece cadere nel fiume con un colpo d'acqua, ma appena loro si rialzarono si ritrovarono davanti un Frank-orso versione gigante, che però le rallentò soltanto. Jason cercò di evocare del vento o avvicinarsi a loro, ma i poteri da figlia di Zeus che Thalia aveva sviluppato con gli anni, glielo impedirono.
A quel punto Will urlò –Ora!– una pioggia di frecce investì le quattro cacciatrici, che però ne evitarono molte e quelle che non evitarono le intercettarono a mezz'aria con altre frecce. Solo una cacciatrice si ferì tanto da doversi fermare.
–Ok. Non di nuovo.– commentò il figlio di Poseidone.

Reyna se ne stava tranquillamente seduta vicino al pugno di Zeus quando arrivò il ragazzo.
Aveva infatti mandato un ragazzo della casa di Ermes, parecchio veloce a detta sua, ad avvisarli quando stavano per arrivare.
–Sono... Stanno...– ansimò il ragazzo.
–Ho capito. Semidei pronti!– urlò la figlia di Bellona infondendo forza tra i quindici semidei.
Thalia e le altre tre cacciatrici entrarono nello spiazzo e si bloccarono. Non si aspettavano di certo tutti quei semidei in difesa.
La figlia di Zeus sorrise ed entrarono altre quindici cacciatrici.
Il sorriso che Reyna aveva appena sfoggiato vacillò.
Le seguaci di Artemide tesero l'arco e cominciarono a lanciare frecce e combattere.
Reyna non si rese neanche conto, mentre combatteva con due cacciatrici, che Thalia aveva già preso la bandiera arancione e viola, finché una ragazza non urlò con voce stridula "L'HANNO PRESA!".

Nico comparve davanti al figlio da Marte –Stanno arrivando con la bandiera.–
–Bene, ma spero che facciano in fretta, perché anche Thalia è già entrata.– rispose Leo con un sorriso ironico.
Percy stava per aggiungere qualcosa, probabilmente qualche battuta sarcastica, quando si sentì uno strillo proveniente dal pugno di Zeus.
–Ok. Devono assolutamente arrivare. Che numero di sconfitta sarebbe questa? 50?– domandò Jason con un tono fintamente interessato.
–54– precisò il figlio di Poseidone.
–Guardate!– esclamò Frank indicando il bosco davanti a loro.
–Bianca! Corri!– esclamò Nico.
Ma in quel momento, appena prima che la ragazzina saltasse oltre il fiume, Thalia portò la bandiera nel proprio campo.
Le cacciatrici la circondarono e la sollevarono in aria, mentre la bandiera arancione del campo cambiava colore diventando argentata.
La luogotenente di Artemide si avvicinò a Percy –E con questa siamo a 55– gli fece una linguaccia.
Il figlio di Poseidone sbuffò: aveva pure sbagliato, ma poi le strofinò un pugno sulla testa affettuosamente.
–Va bene Faccia di Pigna. Hai vinto tu questa volta, ma l'estate è lunga, ricordatelo. 

Bianca si avvicinò al padre a testa bassa –Scusa... Io...–
–Oh, tranquilla. Quelle piccole immortali non perdono da 55 partite, e in più sono super allenate. E poi, eri a qualche metro dalla vittoria anche tu.– le sorrise mentre le prendeva dalle mani la bandiera delle cacciatrici.
Una Thalia sorridente si avvicinò a loro –Bella partita Jackson!–
–Grazie– dissero in coro padre e figlia. 
–Oh, non intendevo te, Testa d'Alghe. Intendevo la piccola Bianca. Complimenti!– le diede una pacca sulla spalla.
–G-Grazie, zia.– ripeté lei imbarazzata.
–Ah, e se vuoi, abbiamo ancora posti nelle cacciatrici.– la figlia di Zeus le passò un bigliettino mentre e le fece l'occhiolino –Nelle tende abbiamo un impianto stereo fighissimo, una collezione di chitarre elettriche e i migliori CD rock di sempre...–
A Bianca si illuminarono gli occhi e stava per dire qualcosa, secondo Percy accettare, ma il padre la interruppe –Faccia di Pigna non corrompere mia figlia!–
Thalia alzò le spalle –Ma tu non sei il primo a corrompere la povera Annie quando ti serve qualcosa, da quando hai dodici anni?– chiese retorica prima di andarsene.
–Ha ragione– intervenne Jason.
–Oh, ma sta zitto!–

Calipso si avvicinò a Leo e gli diede un bacio –Allora? Come è andata?–
Lui fece uno dei suoi soliti sorrisi –Perso, ma non credo che importi molto. Infondo quelle là sono immortali iper-allenate, mentre io sono stato morto per tredici anni. Non mi sembra equilibrato.–
–Ah, beh, allora...– commentò la ragazza prendendogli la mano.
–E a te come è andata? Folli i bambini?–
–Nah, non così tanto. Pensavo peggio visto che sono, se non tutti quasi tutti, iperattivi come qualcuno di mia conoscenza...–
Leo ripensò alla sua età, a lui infondo non faceva differenza essere grande o ancora un ragazzino, ma vedere tutti i suoi amici grandi, con dei figli per altro, gli aveva fatto un certo effetto. Si rabbuiò.
–Ehi, tutto a posto?–
–Io...– scosse la testa –Si tutto alla grande!– esclamò riacquistando il sorriso di sempre.

–MAMMAAAAA!!– il grido di un bambino di sei anni interruppe la conversazione di Hazel con il marito, Nico e Will.
–Tesoro... Ti sei divertito?– lo prese in braccio.
–Si mamma! Tanto. Calipso ci ha fatto giocare tanto e io mi sono divertito tanto insieme a Luke, Gwen e gli altri...– Sammy pareva agitatissimo, infatti gli spuntarono le due piccole orecchiette nere e la solita coda, lui non parve farci neanche caso –E mamma? Avete vinto? Hai combattuto? E papà? Ti sei trasformato in drago?–
Nico ridacchiò a bassa voce, sia per il comportamento del nipotino, sia per le orecchiette e la coda nere –Ma è sempre così?–
Ricevette una duplice occhiataccia da Hazel e Will.
–Papaaaaaaà!!!– entrambi Nico e Will si ritrovarono travolti dalla piccola Mary.
–Ehm... Ciao?– fece Michael che era rimasto in piedi dietro la sorella.
–Avete vinto?– chiese la bambina sorridente.
–Ecco... Veramente no.– Will si grattò la nuca imbarazzato.
Intanto Frank, l'unico del gruppo che non era ancora stato preso di mira, ridacchiava mentre Sammy non la finiva più di fare domande a Hazel e i piccoli Michael e Mary, soprattutto la seconda, facevano una bella ramanzina ai genitori.

Gli urli "Jackson" e "Grace" arrivarono alle orecchie dei due semidei contemporaneamente. I due si girarono piano cercando di non dare nell'occhio, mentre Bianca rideva sommessamente.
–Come hai osato far perdere il campo di nuovo!?– strillò Annabeth infuriata.
–E tu! Potevi fare qualcosa!– urlò Piper contro Jason.
I due cercarono di dire qualcosa come "ma..." e "io...", ma vennero interrotti subito.
–NIENTE MA IO!– gridarono insieme. Ormai tutto il campo stava guardando quella scena a bocca aperta.
Percy e Jason abbassarono la testa e lo sguardo a terra.
–Testa d'Alghe! Eri davanti al fiume! Puoi produrre uragani, onde anomale e che altro so io. Insieme voi due potete provocare delle tempeste che possono abbattere un esercito e il massimo che sei riuscito a fare è stato uno spruzzo d'acqua!!??– esclamò Annabeth gesticolando arrabbiata.
–Hai ragione...–
–Ma certo che ho ragione.–
–Lo stesso vale per te!– disse Piper a Jason guardandolo male.
–Si Piper...–
Si sentì una sonora risata. I quattro adulti si girarono lentamente e trovarono Gwen, Luke, Zoe e Bianca che ridevano talmente forte da tenersi la pancia con le mani.
–Bianca! Sei viva!– la figlia di Atena corse incontro alla figlia e la stritolò in un abbraccio.
–Certo che è viva! Che ti aspettavi da una Jackson?– Percy si pentì quasi subito di quello che aveva detto, vista l'occhiataccia che ricevette dalla moglie.
–Non ho mai dubitato di te.– disse rivolta a Bianca, lei fece un'espressione esplicita. –Va bene forse un pochino...–
–Noi no– dissero in coro i gemelli.
–Certo che no! Voi non dubitereste mai di me!– la ragazzina li strinse in un abbraccio spacca ossa.
–Adesso che ne dite di andare a mangiare?– Leo diede voce ai pensieri di tutti.
–Penso che sia un'ottima idea, Magnifico Capitano Leo Valdez.– concordò Bianca battendo il pugno con il ragazzo.


Autrice:
Ehilà a tutti! Con questo capitolo arriviamo a sei!
In questo capitolo abbiamo incontrato il solito bambino-cane-petulante, Piper e Annabeth infuriate e un Valdez troppo giovane rispetto al tempo.
Comunque devo ringraziare tutti quelli che hanno recensito fino ad ora: lord targaryen (che ha recensito tutti i capitoli, grazie ^-^), Alex11, Ssaarraa_, fangirlofbooks, vas_happening_girl e claryannamione everprior. Tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/ricordate/seguite.
Credo che ci sarà ancora un capitolo, dopo questo, ma vi ringrazio già tutti! GRAZIE!
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo! Fatemi sapere quello che ne pensate ecc ecc...
Alla prossima!
Alice :)

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