The first Avenger

di RomanceInBlack
(/viewuser.php?uid=361632)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Ch. 02 ***



Capitolo 1
*** capitolo 01 ***


Declaimers: i personaggi inseriti nella storia appartengono alla Marvel ed ai rispettivi autori.

 

Chiedo scusa perchè non so scrivere, ma nonostate tutto, visto che nessuno scrive quello che ho in testa, oso pubblicare questa mia creatura.

E' un'Omegaverse, Bucky/Omega e Steve post siero/alpha, per far si che la trama stia in piedi, ho rivisitato il genere in base alle mie esigenze, ad esempio il calore per gli omega è circa 7 giorni ogni sei mesi, mi sono basata su quello delle lupe, circa 10/15 giorni ogni 6 mesi, altrimenti un Bucky in piena guerra con alpha allupati lo vedevo un po' malmesso... -_-'

Vabbè, meglio che non mi dilunghi troppo.

Please, fatemi sapere cosa ne pensate, almeno saprò se continuarla o meno, ogni critica è costruttiva, thanks.

p.s. Sono negata nei titoli

 

 

 

 

Quel sabato aveva deciso di fare un salto allo Smithsonian. Voleva rivedere il viso di Bucky, e dato che ormai poteva farlo solo attraverso i filmati e le foto che si trovavano in quel in luogo ogni tanto ci andava a passare il pomeriggio.

Era strano, a volte sentiva come se il legame col suo omega non fosse stato reciso dalla morte di quest'ultimo ma che si fosse solo allentato, come se da qualche parte l'altro fosse ancora vivo. Era impossibile lo sapeva. Erano passati più di settant'anni, anche se fosse stato vivo, ormai avrebbe avuto l'età da ospizio. E rise, immaginando un Bucky seduto ad un tavolo con altri quattro vecchietti a giocare a ramino.

Aveva male al cuore.

E nonostante tutto continuava a guardare quei filmati dove il suo Bucky sorrideva, lo faceva abbassare tirandolo per una spalla e gli dava uno sfuggevole e casto bacio su una tempia per poi allontanarsi coi compagni di pattuglia. Oppure era insieme ai bambini che avevano strappato ad un altro campo nazista, giocava con loro, ne teneva uno sulle spalle correndo e gli altri li inseguivano ridendo per il tutto il campo.

Sotto la foto del suo compagno, oltre alle solite informazioni, di nome, data di nascita e di morte (faceva dannatamente male vedere quei numeri vicino al suo nome), si poteva leggere quale grande e coraggioso omega fosse stato, perito nell'atto di difendere il proprio alpha in pericolo, di come fosse stato accettato dai suoi compagni di combattimento, dopo aver rivelato la sua natura di omega ed essersi legato, di che effetto aveva sui superstiti dei campi nazisti, che terrorizzati si tranquilizzavano subito sentendo l'odore di un omega che stava insieme ai soldati americani.

Era descritto come un eroe di guerra ed uno degli omega più influenti della storia sui costumi della società moderna. Più di una volta, Steve, aveva sorpreso giovani omega leggere le informazioni sul suo compagno e guardare i filmati in bianco e nero con occhi pieni di ammirazione, commentando su che uomo dovesse essere stato, su quanto fosse “forte e figo”per aver vissuto così in quegli anni. Alpha che lo avrebbero voluto al loro fianco come compagno ed omega che avrebbero voluto essere come lui.

Steve si commuoveva sempre quando gli capitavano sotto gli occhi episodi simili.

Se ci fosse stato Bucky se ne sarebbe uscito con qualcosa tipo, “E che cazzo, mica siamo dei fottuti forni per alpha, avremo il diritto di vivere un po' come ci pare anche noi, senza alpha qua e alpha là!”, soppesò il Capitano, sorridendo a se stesso.

Eh sì, il suo Bucky era sempre stato un omega atipico.

Steve lo conosceva da quando era nato, le loro madri erano amiche fin da quando aveva memoria e loro erano cresciuti quasi come fratelli, un po' a casa di uno un po' dell'altro, in base agli impegni delle rispettive famiglie. Entrambi i padri erano militari spesso in missione e le madri si dividevano fra figli e lavoro.

James Bachunan Burnes, per Steve era solo Bucky,suo coetaneo, lo teneva sotto la sua ala protettrice, visto la capacità del più piccolo di cacciarsi in guai decisamente troppo grandi per lui e che avevano a che fare sempre con i bulletti del quartiere. Era spensierato, amava la sua famiglia ed era tremendamente testardo, soleva dire che da grande avrebbe intrapreso la carriera militare come suo padre a cui era molto legato.

Il danno avvenne verso i suoi tredici anni.

Senza nessun tipo di preavviso si ritrovò preda di una calore tipico degli omega. Cosa inaspettata e non calcolata visto che era figlio di due beta anche se era risaputo che avvenimenti simili potevano capitare. Era possibile che da genitori, entrambi beta, nascesse un alpha o un'omega, ma la percentuale era così bassa, circa il 0,01%, che nessuno si soffermava mai a pensare “potrebbe capitare a mio figlio”.

Ci fu la corsa in ospedale, gli esami di routine, la somministrazione di qualche medicinale per limitare i fastidi e gli istinti del calore, visto anche la giovane età del ragazzo e poi, per la sentenza, la sicurezza che fosse realmente un'omega, bisognava aspettare un secondo calore che ne convalidasse la natura. Non era insolito che figli di due beta, presi dal primo calore, non ne manifestassero altri, il che li lasciava semplici beta, liberi di crearsi la vita che volevano.

Per la prima volta Steve vide piangere il suo migliore amico.

Se il calore si fosse ripresentato e lui fosse stato classificato come “omega” avrebbe dovuto dire addio a tutto, amici, familiari e sogni. Sarebbe stato deportato in un collegio per omega dove avrebbe ricevuto un'educazione adatta a quello che sarebbe diventato, il compagno di qualche alpha, si spera di una certa rilevanza e con il quale avrebbe creato una famiglia, vivendo alle sue spalle come perfetto omega e tutore della progenie. Sarebbe stato sempre protetto e gli sarebbe stato impossibile avere qualsivoglia voce in capitolo sulla sua futura vita.

“Non voglio, non voglio essere un'omega. Avresti dovuto vedere l'espressione di delusione dipinta sul volto di mio padre.” Si stava sfogando Bucky, con la faccia immersa nel cuscino che teneva fra le braccia mentre stava seduto spalle al muro sul letto di Steve.

“Tuo padre ti vuole bene, non cambierà nulla anche se fossi un'omega e poi non è ancora sicuro.” Cercava di consolarlo il più piccolo, accarezzandogli la testa e la schiena.

“No, te lo assicuro, aveva un'espressione di tale delusione sul viso. Non aveva neanche il coraggio di guardarmi in faccia! Quando i miei pensavano che stessi dormendo sono andato ad origliare alla loro porta, e li ho sentiti piangere.”

Bucky stava affondando sempre più nella disperazione e Steve non era in grado di fare nulla se non abbracciarlo e sussurragli che sarebbe andato tutto bene.

Qualche giorno passò e quando suo padre ripartì per lavoro, Bucky si presentò sotto la finestra di Steve urlandogli.

“Scendi immediatamente! Ho un piano! E tu mi dovrai aiutare!”

Non sarebbe diventato un'omega! Non importa cosa avrebbe deciso il suo corpo, lui si sarebbe rifiutato, avrebbe lottato con le unghie e con i denti e contrastato la sua natura se necessario. Sarebbe entrato nell'esercito per intraprendere la carriera militare che tanto sognava e suo padre sarebbe stato fiero di lui.

Cominciarono a fare ricerche in biblioteca, sulla natura degli “omega” e cercando di capire se fosse possibile imparare a gestire la situazione.

Punto uno: gestire il rilascio di feromoni, soprattutto durante il calore o nei momenti di stress. Il pericolo più grande per un'omega non legato a nessun alpha, era di attirare attenzioni non richieste ed addirittura pericolose, da parte di alpha, emanando inconsapevolmente troppi ferormoni. I beta ne erano immuni, ma gli alpha, oltre a poterli sentire e distanze discrete, potevano anche venirne fin troppo eccitati e diventare pericolosi, in particolare se non legati. Durante i calori, sarebbe stato veramente difficile mantenere il controllo, ma per fortuna, esistevano dei medicinali che potevano aiutare, per quanto illegali e a volte pericolosi.

In più, avrebbe anche dovuto imparare a non venire sopraffatto dai feromoni degli alpha.

Per entrambi i problemi esistevano dei farmaci, altamente illegali e con notevoli controindicazioni.

Punto due: Procurarsi contatti medici sia legali che non non per ottenere i farmaci. La madre di Steve sarebbe stata il punto di partenza, dato che era infermiera.

Punto tre: irrobustire il fisico. Normalmente agli omega veniva richiesto di essere, carini, desiderabili, abbastanza androgeni, il loro scopo oltre a fare figli, alpha e omega, era di far fare bella figura al proprio alpha in qualsiasi occasione, quindi lui, al contrario, avrebbe cercato di vere un aspetto virile e per nulla indifeso.

Il piano venne esposto anche alle alle madre di Bucky che stringendolo forte al petto gli mormorò, piangendo, quanto fosse orgogliosa di lui e che non lo voleva perdere.

Al ritorno di suo padre, qualche mese dopo, Bucky aveva cominciato mettere su qualche muscolo, era diventato un teppista che faceva pugni almeno tre volte a settimana, per lo più per difendere Steve, avendo la meglio sui bulli del quartiere ed era sempre più deciso a prendere in mano le redini della sua vita.

E Steve stava cominciando ad intuire che la stima che provava per il suo migliore amico sarebbe potuta presto trasformarsi in qualcos'altro.

Il calore si ripresentò dopo sei mesi dal primo ed allora divenne definitivo che la natura di Bucky fosse quella di un'omega.

Si prese la decisione di non denunciare l'episodio all'ospedale di quartiere, in quel caso sarebbe subito stato sottoposto ad esami e poi portato in qualche collegio per omega. La madre di Steve si procurò, essendo infermiera, dei medicinali per aiutare Bucky a superare il calore nella maniera meno dolorosa possibile.

Passò qualche anno. Steve e Bucky erano inseparabili, come prima, il primo era rimasto minuto di costituzione e la sua asma, poi, non aiutava affatto, il secondo, lo superava in altezza e in muscoli. Era strano vederli a zonzo insieme per il quartiere, uno sempre con qualche livido in volto, l'espressione grave e una voce bassa e baritonale dentro un corpo minuto, l'altro, sempre sorridente, dedito alle risate, sinuoso come un gatto e sempre con un occhio a scrutare il suo amico.

Bucky era diventato bravissimo a nascondere la sua natura di omega. Aveva letto e studiato qualsiasi libro parlasse di omega e di controllo sul corpo e mente che aveva trovato in biblioteca, da qualche anno andava a lezione di meditazione da un 'indiano, che viveva nel loro quartiere, spesso faceva a botte con ragazzi beta solo per avere addosso il loro odore e camuffare il proprio, in caso dovesse spostarsi in zone poco conosciute e frequentate da alpha. Purtroppo i farmici anti-calore funzionavano solo nelle vicinanze di questo periodo e durante il resto del tempo era la capacità del ragazzo di camuffare il proprio odore a fare la differenza. Nel periodo dei calori, circa una settimana ogni sei mesi, si imbottiva di medicinali e se ne sentiva il bisogno, andava in cerca di sesso verso Coney Island, trovava sempre qualche alpha con cui passare la notte, era bello e persuasivo, non chiedeva nomi, non faceva promesse e la mattina scompariva. L'importante era non fare intuire ad un'alpha il suo periodo di calore e con l'aiuto dei medicinali gli veniva facile farsi passare solo per un ragazzo particolarmente voglioso, piuttosto che un omega in pieno calore.

E Steve ormai aveva capito che i suoi sentimenti per l'amico non rientravano più nella categoria “amicizia”.

Ricordava perfettamente quando si era dichiarato a Bucky e come lui gli avesse sorriso dolce con un “se fosse possibile, ne sarei lusingato, Stevie”.

Era da poco venuto a mancare il padre di Bucky, caduto durante una missione in Europa. Il suo amico ne era distrutto e negli ultimi giorni non voleva vedere nessuno, nonostante Steve gli si presentasse alla porta almeno tre volte al giorno.

Steve se ne stava sul letto a leggere, aveva un occhio nero dovuto all'ultimo scontro con Mike, l'attuale bullo di quartiere ed era completamente concentrato su un articolo di giornale che narrava degli ultimi fatti avvenuti in Europa, ormai la seconda Guerra mondiale era cominciata, tanto da non rendersi conto dei sassolini che colpivano la sua finestra, fino a quando non venne aperta dall'esterno per far entrare un trafelato Bucky che era passato per le scale esterne.

Era una notte piovosa di autunno.

“Bucky, stai bene? Stai tremando.” Steve si era alzato per avvicinarsi all'amico, che però non si muoveva, stringendosi le braccia addosso e muovendo le mani su di esse come per scaldarsi.

Il più piccolo prese la coperta di lana che teneva sul letto, in un momento l'avvolse e cominciò anche lui a massaggiargli le braccia cercando di scaldarlo.

“Bucky, mi stai facendo paura, dimmi qualcosa.” Steve era spaventato dal comportamento dell'amico. Era così dannatamente strano. E triste. Aveva gli occhi lucidi di lacrime e bordati di rosso, per non parlare del pallore insolito che aveva la sua pelle, sembrava febbriciante. Ma stranamente bellissimo, più di quanto fosse solitamente.

Con non pochi sforzi riuscì a condurlo sul letto e andò a cercare qualche abito asciutto da fargli indossare visto che i suoi sarebbero risultati troppo piccoli. Era sicuro che da qualche parte, sua madre,tenesse ancora dei vestiti del padre mancato tre anni prima.

Trovati un paio di calzoni e una camicia, che gli sarebbero stati grandi, ma almeno erano asciutti, tornò in camera, trovandovi Bucky ancora seduto sul letto, con la schiena alla parete, le gambe tirate al petto e gli occhi fissi nel vuoto.

Steve gli si avvicinò fino a toccargli il viso e fargli alzare lo sguardo.

“Stevie...” La voce di James aveva un suono diverso, basso e umido rispetto al solito. Sexy, avrebbe pensato se non fosse stato così in pena per l'amico.

“Si sono io. Dimmi che cos'hai? Dimmi cosa posso fare?” Il più giovane era nel panico.

Solo quando Bucky cominciò a strusciare il viso sulla sua mano, chiudendo gli occhi in uno stato di beatitudine, Steve capì.

“Sei in calore!?” Era più un'affermazione che una domanda.

“Si, non riesco a controllarlo come al solito e anche i farmaci non stanno facendo il solito effetto...” Mormorò mentre si allungava verso Steve, fino a nascondere il viso nel suo collo e respirare a grandi boccate il suo odore.

Essendo beta, Steve non riusciva neanche a percepire l'odore del calore di Bucky, sentiva solo il suo normale odore, per lui il suo amico aveva sempre avuto sulla pelle un leggero profumo di agrumi, solo che ora gli sembrava fosse più accentuato, come se nella stanza ci fosse un cesto di arance e limoni e lui ci fosse passato vicino. Fosse stato un alpha, gli sarebbe saltato addosso letteralmente rischiando di fargli anche del male.

Ok, questo non andava bene. Probabilmente lo stress causato dalla perdita del padre e dall'aggravarsi della malattia della madre aveva causato uno sbalzo ormonale e il risultato era il malfunzionamento dei soppressori per il calore.

Il quartiere dove vivevano era abitato, praticamente, solo da beta, quindi il rischio di attirare qualche alpha era scampato. Portarlo in ospedale era fuori discussione, l'avrebbero internato in qualche struttura per omega non legati e obbligato a legarsi al miglior offerente, per procreare, visto che ormai aveva superato la maggiore età. Negli ultimi tre anni le leggi sul controllo degli omega erano diventate ulteriormente rigide, in America, data la guerra in Europa che stava dimezzando gli alpha e si sa che solo da un legame omega-alpha poteva nascere un'alpha e il pilastro della società erano loro, quindi... Ormai, tutti gli omega erano costretti a legarsi e, possibilmente, ad avere figli, entro i 21 anni.

Steve era un semplice beta come la maggior parte della popolazione e aveva un'esistenza tranquilla, non aveva limitazioni per scuola, lavoro o vita in generale, semplicemente non avrebbe mai potuto avere una posizione superiore a quella di un'alpha. Nella carriera militare sarebbe stato al massimo sergente, mai capitano, in una legale, avvocato, mai giudice, in una medica, mai un primario. I beta potevano tranquillamente avere figli (non più di due per coppia), sposarsi, divorziare, fare quello che volevano, non erano sottoposti allo stress di istinti primordiali come alpha e omega, ma contavano molto meno.

La situazione stava andando molto più in là di quanto si fosse mai spinto Steve nelle sue fantasie, aveva le labbra del suo amico sulle proprie mentre veniva attirato sul letto. E quelle labbra erano così dannatamente saporite ed invitanti.

“Bucky fermati.” Nonostante tutto la ragione di Steve era sempre presente e urlava nella sua testa -non puoi approfittarti di lui-. Dannata coscienza.

“No, non voglio fermarmi.” E ormai erano tutti e due sdraiati sul letto.

“Bucky, guardami! Non sei tu, questo non sei tu! Reagisci!” era da idioti chiedere a qualcuno di reagire ai sintomi di un calore e bastava leggere qualsiasi libro sull'argomento per saperlo, pure a scuola te lo insegnavano durante le lezioni di biologia, ovviamente, venivano spiegate anche le differenze tra beta, alpha e omega, quindi, chiunque avrebbe saputo che in una situazione come quella l'unica soluzione sarebbe stata soddisfare il bisogno del soggetto interessato. Un beta non avrebbe potuto soddisfarlo del tutto, ma avrebbe potuto alleviare i sintomi che nel caso di Bucky, serebbe andato benissimo, dato i farmaci che di solito si somministrava.

“Ti prego Stevie. Se avessi potuto controllarlo non sarei venuto da te. Non voglio andare in cerca di un'alpha che neanche conosco per farmi scopare. Non voglio.” Stava ansimando come se parlare gli procurasse un'immensa fatica.

Steve aveva la gola secca e gli slip decisamente pieni, mentre sentiva il respiro dell'amico nell'orecchio e la sua mano slacciargli i bottoni del pigiama e la sue erezione premergli contro una gamba.

“Io... io non so cosa fare... lo sai che non ho esperienza in questo ambito e poi, tu... tu sei il mio migliore amico... io...”

“Ti disgusto. Oh mio Dio, cosa sto facendo, odio il mio essere omega e questo dannato bisogno di...”

“No Bucky, ascoltami.” Il più giovane bloccò l'amico che cercava di allontanarsi tremando “Non mi disgusti, non potresti mai, solo, non voglio farti del male.”

“Non sarei venuto qui, se avessi pensato che avresti potuto farmene. Ho solo te.”

La mente di Steve andò in crash. Baciò Bucky e si lasciò guidare in quello che segretamente desiderava da diverso tempo, ormai.

Fu il maggiore a guidarlo per tuttala notte e a prendersi quello di cui aveva bisogno.

La mattina dopo, Steve si svegliò per primo, rannicchiato al fianco di Bucky che ancora sonnecchiava in posizione prona con un braccio sotto il cuscino. Sembrava tranquillo e sereno. Probabilmente i farmaci soppressori del calore avevano cominciato a riprendere il loro effetto corretto dopo lo sfogo della notte prima.

Si sedette con la schiena alla testata del letto e aspettò che anche l'amico aprisse gli occhi.

Quando Bucky si svegliò, trovò Steve seduto a guardarlo sorridendo.

“Stai meglio?” Era rosso in viso e non riusciva a guardarlo dritto negli occhi, era imbarazzato come mai in vita sua.

“Si. Grazie per ieri sera. Scusami se ti ho spaventato e disgustato. Non eri tenuto a farlo.”

Ancora. Bucky ancora si scusava pensando di averlo disgustato e costretto, non sapeva di aver realizzato uno dei sogni più grandi di Steve.

“Bucky basta, non è come pensi tu. L'unica cosa di cui mi dispiaccio, è di non essere un'alpha, per poterti legare a me e farti vivere come vorresti, non perennemente con qualcosa da nascondere. Tu non hai colpa di niente e meriti un'alpha che ti ami e tenga a te e io non potrò mai esserlo.” Quasi gli urlò addosso le ultime parole, tanto era la frustrazione che provava.

“Se fosse possibile, ne sarei lusingato.” fu la dolce risposta dell'amico prima di baciarlo.

Il tempopassò lento e non parlarono più dell'accaduto, cercando di riprendere il loro solito rapporto di amicizia. Per Steve era dura, già era innamorato prima, ma dopo aver assaggiato anche quel lato più intimo ed indifeso del suo amico i suoi sentimenti erano diventati molto più difficili da gestire.

Tre mesi dopo morì la madre di Bucky, la sua malattia si era aggravata di colpo e non era stato possibile fare nulla per salvarla. Poco dopo venne a mancare anche la madre di Steve, a causa di un tumore.

Ormai erano rimasti soli contro il mondo, “sarò con te fino alla fine”, si dicevano spesso ridendo nonostante gli sguardi tristi, per farsi coraggio.

Pochi mesi dopo, Bucky partì per la Gran Bretagna.

Prima di mancare, suo padre era riuscito , in qualche modo, a far si che venisse arruolato senza che nessuno sapesse della sua condizione di omega e un medico militare, molto amico dell'uomo, aveva promesso di aiutare il figlio procurandogli i medicinali che gli sarebbero serviti durante il servizio in Europa, così il sogno di Bucky si era realizzato. Intraprendere la carriera militare.

La sera prima della partenza, Steve e Bucky la passarono insieme. S'imbucarono ad una festa e Bucky, nella sua nuova divisa militare, fece colpo su un paio di ragazze niente male che cominciarono a ronzargli intorno con fare insistente mentre Steve si sentiva morire. Era preda di pensieri poco felici sulle due ragazze quando il suo amico lo prese per mano e lo trascinò via dalla festa, ridendo.

“Dovresti vedere che faccia hai, amico. Sembrava volessi sbranare quelle povere ragazze.”

Lo sguardo che Steve gli rivolse era così triste.

Bucky non era cieco e non era uno sprovveduto in campo sentimentale, si era accorto da tempo di quello che sottintendevano gli sguardi e il cambio di odore dell'amico, quando era in sua compagnia. Lui, come omega, al contrario di Steve che era un semplice beta, poteva percepire l'odore e da questo i cambiamenti umorali degli altri quindi sapeva da molto tempo del suo turbamento ma anche che sarebbe stato contro la sua natura di omega intraprendere un relazione con lui. Avrebbe potuto stare con lui platonicamente ma fisicamente, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di un'alpha, purtroppo non poteva nulla contro quella parte della sua natura.

Riprendendolo per mano si avviò verso casa.

Lo baciò sulla porta, lasciandolo interdetto e lo sospinse verso la camera da letto mentre lo spogliava tra una bacio e l'altro.

“Bucky... Cosa...? E' la tua ultima sera a Brooklyn...”

“Sshh... Ora faremo l'amore.” Gli sussurrò all'orecchio prima di farlo sdraiare sul letto.

“Sto facendo esattamente quello che voglio, nel posto che voglio, con la persona che voglio, nella mia ultima notte a Brooklyn e ora baciami.” inutile dire che Steve non se lo fece ripetere.

Fu diverso dalla volta precedente, molto lento, molto intenso, guidato da un bisogno diverso. Steve cercò di memorizzare ogni movimento, ogni sguardo, ogni espressione di Bucky.

La mattina si svegliò nel letto da solo, Bucky era partito, lasciandoli solo un biglietto che diceva:

“Sarai con me fino alla fine. Penso di amarti”.

L'avrebbe rivisto? Non lo sapeva.

Da lì, i mesi prima dell'arruolamento furono un'agonia.

Ripensò alla sua lotta per farsi arruolare, all'accettazione di sottoporsi alla somministrazione del siero del supersoldato del Dottor Erskine, a quegli stupidi spettacoli in costume che fu costretto a fare e che allo Smithsonian non mancava mai di osservare con aria divertita. A cosa si era abbassato per servire la sua patria.

Un effetto collaterale del siero, oltre al non potersi ubriacare e ad avergli guarito l'asma cronica, fu il cambio di genere, divenne un'alpha, con quello molti suoi istinti cambiarono e Bucky era ancora più presente nella sua mente. L'istinto di alpha reclamava l'amico come suo omega.

Si ricordò il dolore, la rabbia e il panico provati quando sentì per puro caso che il il centosettesimo reggimento, quello di Bucky, era disperso in missione.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ch. 02 ***


Angolino delle svago: Tremendamente in ritardo ecco la seconda parte, che avrebbe dovuto essere l'ultima, ma la cosa mi è sfuggita di mano e vi toccherà leggerne anche una terza (spero abbiate abbastanza coraggio).

Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali, l'ho riletta più volte, ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa, e purtroppo, non è stata betata -_-

 

 

Declaimers: i personaggi inseriti nella storia appartengono alla Marvel ed ai rispettivi autori... e bla bli e bla bla...

 

 

 

 

 

 

 

Ormai era passata l'una e il suo stomaco cominciava brontolare per la fame quindi si diresse verso l'uscita e la sua moto.

Un aereo che oltrepassò il cielo sopra la sua testa lo portò ancora a ricordare il momento in cui decise di andare a cercare Bucky, dopo aver saputo della sconfitta del suo reggimento. Non poteva essere morto, se così fosse stato avrebbe dovuto vedere coi suoi occhi il cadavere del suo amico, fino ad allora, per lui, Bucky, era vivo da qualche parte.

Howard Stark e Peggy Carter lo aiutarono a lasciare il campo, armarsi e raggiungere il luogo dove si erano perse le tracce del centosettesimo reggimento di cui faceva parte il suo amico, rischiando molto più della loro carriera. Non li avrebbe mai ringraziati abbastanza, anche se, a distanza di settant'anni, Peggy, ancora gli diceva “per quel ragazzino asmatico, determinato e completamente pazzo, avrei fatto qualsiasi cosa” ridendo con quel suo sorriso incantevole ormai contornato da rughe.

Le nuove caratteristiche da supersoldato, dopo la somministrazione siero, gli permettevano di fare cose che prima avrebbe solo immaginato, tipo infiltrarsi in una base tedesca, da solo e con come arma solo uno scudo. Una follia secondo molti, l'unica alternativa per ritrovare Bucky per lui.

Il semaforo rosso fermò la sua corsa verso casa, solo per un paio di minuti.

Come quando, trovati i superstiti all'interno della base, vide che Bucky non era con loro.

Panico.

“Potrebbe essere nell'altra ala della base, ma nessuno è mai tornato da lì” disse qualcuno.

“Qualche tempo fa un ragazzo, un folle a mio parere, si è proposto volontario, penso come cavia per qualche esperimento nazista, per non far portare via questo ragazzino” disse un altro indicando un giovane minuto vicino a lui che avrà avuto circa 17 anni.

“E' vero, ricordo solo che aveva gli occhi azzurri ed era un po' più alto di me. Da quando hanno preso lui, non sono più venuti a prelevare nessun altro. Sarà stato... Mmm... direi, circa 10 o 12 giorni fa” Intervenne il ragazzino, mentre gli altri annuivano, commentando la follia o il coraggio e a volte la linea che li divideva era molto sottile, di quel tipo strano dagli occhi azzurri.

Poteva essere Bucky, sarebbe stato nel suo stile. Quante volte l'aveva visto fare sciocchezze per difendere qualcuno più debole, dal prestare una giacca in pieno dicembre al buttarsi in una rissa.

Ricominciò a correre.

E la base era grande e stava per essere distrutta, ovunque c'erano esplosioni. Aveva paura di non avere il tempo di cercare il suo amico. E poi, l'odore, il profumo di Bucky gli invase le narici, sapeva che era il suo ne era sicuro, quel sentore di agrumi che, fin da bambino gli sentiva addosso, solo che ora era molto più forte e i suoi nuovi sensi da alpha ne erano completamente rapiti.

Un uomo che esce da una porta, di corsa, lo guarda, con lo sguardo spaventato ed incuriosito allo stesso tempo, può darsi che riconosca l'utilizzo nel siero sul corpo di Steve, in fondo, sa che è un medico, come sa che è impaurito, lo sente dall'odore che emana e dalla postura rigida di chi viene colto in fallo.

L'omino scappa, vorrebbe inseguirlo, ma l'odore di Bucky lo colpisce forte come un pugno nello stomaco e proviene dalla porta dalla quale era uscito quell'individuo. Inseguirlo non ha più senso se James è lì.

Ed eccolo lì, il suo Bucky, ha gli occhi chiusi, sdraiato su un lettino medico, il respiro regolare, l'aspetto un po' ammaccato ma sembra stare bene. Lo tocca, non può farne a meno,deve toccarlo e assicurarsi che sia vero e che l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto sia veramente dovuto al respiro e non alla sua immaginazione, gli infila le mani sotto il maglione ormai malmesso, scucito e bucato, e la sua pelle gli scalda dolcemente le mani ghiacciate per il panico di trovarlo morto.

Bucky apre gli occhi sospirando.

“Steve...?” gli chiede, completamente intontito.

“Si, sono io. Dio Buck, ti credevo morto” Steve non può nascondere il sorriso che gli sale alle labbra e le lacrime che gli si stanno formando negli occhi, nel vedere che nonostante l'intontimento e le probabili torture, Bucky, riconosca in lui, ancora qualcosa del suo minuto amico di Brooklyn.

“E io ti credevo più piccolo” Se ne esce James con un sorriso a increspargli le labbra screpolate, cercando con la mano destra il volto di Steve per toccarlo ed accertarsi che non lo stia sognando.

E Steve lo abbraccia, se lo tira addosso facendolo scendere dal lettino e mettendogli i piedi per terra. Felice di avere la certezza di poterlo portare in salvo anche se non potesse camminare, grazie alla sua nuova forza. Era veramente felice di essersi sottoposto al siero del Supersoldato e al diavolo tutti quegli spettacolini che era stato costretto fare, se quello era servito a fargli riavere Bucky fra le braccia l'avrebbe rifatto cento volte.

Bucky riusciva a camminare ed era un bene, quello che era male, però, era la sua bramosia nei suoi confronti. Non riusciva e non voleva distogliere gli occhi da James. Sapeva che dovevano scappare, le esplosioni erano sempre più frequenti anche se ancora ad una certa distanza, l'odore acre di bruciato cominciava ad invadere loro le narici e il fumo presto avrebbe fatto capolino attraverso la porta del laboratorio, nonostante questo non poteva che rimanere fermo a tremare per il desiderio di possedere il suo amico seduta stante, lì, in quella stanza dimenticata da Dio, mentre il mondo intorno a loro scoppiava.

Stava impazzendo, i suoi nuovi sensi da alpha erano completamente rapiti dal suo amico, che lo guardava con aria stranita e preoccupata, non capendo cosa gli stesse succedendo.

“Steve, stai tremando, stai bene? Ce la faremo ad uscire, non preoccuparti. Adesso ci penso io a te” Bucky si stava preoccupando, come sempre, per lui. Gli toccava il volto e le braccia sperando di rassicurarlo non capendo il suo comportamento.

Poi, ebbe un'illuminazione, il suo James era sempre stato parecchio intelligente e fin troppo empatico nei suoi confronti.

“Steve, guardami” E il biondo fu obbligato a guardare in quegli occhi blu dove sentiva che si sarebbe perso ancora di più. Era certo che non sarebbe sopravvissuto a quella ondata di ormoni impazziti ma come cavolo facevano gli altri alpha a non dare di matto ogni tre per due!!! Lui lo era da pochi giorni e il solo aver rivisto e annusato Bucky gli stava divorando le viscere.

“Reclamami!”

“Co..Cosa?!” Steve, non era convinto di aver sentito bene, dato i rumori di fondo misti al pompare del suo sangue che gli arrivavano fino al cervello.

“Reclamami, mordimi. Non sai gestire la tua nuova natura di alpha con me vicino, finirai per farti ammazzare e non è questo che voglio”

Steve si rendeva conto di muovere le labbra senza un senso, avrebbe voluto chiedere perchè, come poteva, Bucky, sapere cosa stesse provando, come poteva essere sempre tanto buono con lui, come poteva chiedergli di reclamarlo e togliergli la possibilità di trovarsi un alpha degno di lui.

“Steve, Steve, respira e guardami. Ti ricordi quello che mi dicesti dopo aver fatto l'amore con me per la prima volta? Mi hai detto che avresti voluto essere un alpha, il mio alpha, per potermi proteggere e farmi vivere come meglio avessi preferito, senza costrizioni ed obblighi”. Il biondo ancora tremante annui con la testa, che era ancora, teneramente, imprigionata tra le mani di Bucky

“E ricordi che io risposi che ne sarei stato lusingato? Lo penso ancora Steve. E visto il tuo stato attuale e il pericolo che hai corso per ritrovarmi, immagino che anche tu provi ancora qualcosa per me e non sia solo questione di ormoni, giusto?” Steve annui ancora sorridendo con le lacrime agli occhi e spinse col viso cercando un contatto maggiore con i palmi dell'amico.

“Quindi... Reclamami! Mi piacerebbe fare le cose con più calma, magari su un letto, mentre facciamo sesso, molto sesso, decisamente parecchio sesso, ma la situazione non lo permette. Tu stai crollando e quando saremo fuori di qui, qualsiasi alpha sarà in grado di capire che sono un'omega non reclamato, dato che da quando sono stato catturato non prendo soppressanti. Questo li porterà a cercare di reclamarmi, con tutta l'eccitazione e la violenza che circola in guerra, non sapranno controllarsi, e tu, ti farai ammazzare cercando di proteggermi, perchè il tuo istinto ti dice che sono tuo già prima che fossi un'alpha, figuriamoci adesso, mi stupisce che non mi abbia violentato mettendomi a novanta su quel lettino. Quindi, muoviti e marchiami!” L'espressione di Bucky era tremendamente decisa e Steve sapeva che quando gli appariva sul viso erano guai, guai seri, perchè non avrebbe cambiato idea.

Osservò Bucky girarsi, dandogli la schiena, togliersi il logoro maglione verde oliva e con una mano scostare i corti capelli che coprivano una piccola porzione di collo.

Il cervello di Steve andò in vacanza, valige in mano e cappellino di paglia, in meno di 5 secondi.

Piegò malamente James col petto sul lettino, sentendolo gemere per la sorpresa e il, probabile, leggero dolore che gli aveva causato.

In pochi attimi si era abbassato i calzoni liberando un'erezione dura e pulsante che si era formata come per magia, avrebbe giurato di non averla fino a pochi minuti prima, strattonato e abbassato del minimo indispensabile pantaloni e biancheria dell'amico, scoprendone le natiche sode ricoperte da una leggera e morbida peluria chiara e oltrepassato i suoi muscoli anali in un'unica spinta.

A riportarlo alla realtà fu l'urlo di dolore di Bucky.

Avrebbe dovuto solo morderlo, invece , era entrato in lui in maniera rude, senza preparazione e lo stava sovrastando con le braccia al lati delle sue spalle e un ringhio basso e rauco che non riconosceva come suo, ad uscirgli dalla bocca.

“Bucky... Io... Oddio... Scusam...” Stava cercando di uscire da lui ma le mani di Bucky gli si posarono sui fianchi trattenendolo.

“Muoviti! Comincia a muoverti e mordimi! Ora! Soldato!”

Il tono dell'amico non permetteva repliche, lo conosceva troppo bene.

Cominciò a muoversi piano chinandosi a leccare la ghiandola dietro il collo del suo omega.

Al primo gemito di piacere di James, diede un morso deciso alla ghiandola sul collo, sentendo il sangue dell'amico invadergli la bocca ed il suo corpo tremare e venire per l'orgasmo che questo gli aveva causato, mormorando il suo nome.

Con un altro paio di spinte anche Steve si liberò e uscì lentamente dall'amico.

Si sentiva decisamente più calmo e nel pieno delle sue facoltà mentali, la sua parte animale era soddisfatta e si godeva il nuovo odore che sapeva di legame che sia lui che Bucky avevano addosso.

Il suo cervello ripeteva come un mantra “mio, mio, mio, mio”. Ora poteva rivestirsi e pensare a portare in salvo il su compagno.

Sangue. C'era sangue sul suo membro e sulle gambe del suo omega stava scorrendo verso il suolo del liquido rosso insieme al suo seme.

Non era riuscito a proteggere la persona che amava, l'aveva ferita ancora prima di poter dimostrare di amarla, che alpha era? Che uomo era?

Era perso in queste elucubrazioni mentali quando gli arrivò uno schiaffo che lo fece barcollare sia per il colpo che per la sorpresa. Bucky si era ripulito con degli stracci che aveva trovato nel laboratorio e si era rivestito, ed ora lo fissava con sguardo serio, come un genitore che sta per sgridare il figlio che ha fatto l'ennesima sciocchezza.

“Si, mi hai ferito. Non posso dire che sei stato delicato ma sono un soldato e ho subito lesioni maggiori. Ora dobbiamo uscire di qui! Poi avrai tutto il tempo per farti perdonare, comunque, devo ammettere che me la sono andata a cercare. Ora, rimetti la creatura nei calzoni e muovi il culo o qui ci crolla tutto addosso!”

“Sempre di una finezza esemplare sergente”

E Bucky rideva mentre attirava a sè Steve per un bacio che ancora non c'era stato e che sapeva di attesa, d'infanzia, di promesse, di un futuro insieme e ovviamente d'amore.

Stava ridendo da solo come un fesso davanti al suo Iced Caramell Macchato seduto ad un tavolo di Sturbucks*. Dio, Bucky avrebbe amato quella catena di caffè, avrebbe assaggiato qualsiasi loro bevanda contenesse caffè o cioccolato, per non parlare delle torte, probabilmente avrebbe fatto domanda d'assunzione solo per poter assaggiare qualsiasi novità dolciaria per primo.

Gli mancava, gli mancava tremendamente il suo omega, nonostante, ormai, fosse passato qualche anno dal suo scongelamento ancora non si sentiva parte di quel nuovo mondo pieno di aggeggi elettronici, idee tanto libertine e di comodità, a volte, inutili.

Natasha continuava a proporgli amiche e amici, beta ed omega, uomini e donne, per farlo sciogliere e perchè no, come diceva lei “trovare la sua anima gemella” ma era tutto inutile, la verità era che, in qualche maniera contorta e profonda aveva ancora la sensazione che Bucky fosse vivo. Sapeva che era assurdo, l'aveva visto cadere in quel dannato burrone innevato e ancora ricordava il il mancamento d'aria e di spazio seguito da un vuoto soffocante nel petto che gli impediva di respirare che annunciava lo spezzarsi del legame col proprio omega e quindi la morte di quest'ultimo.

Stava cominciando a deprimersi, non andava decisamente bene, per fortuna un messaggio da parte di Tony che gli ricordava la cena di neficienza a cui doveva presenziare quella sera lo distrasse quel poco che bastava per ricordargli che doveva tornare a casa e rendersi presentabile per la serata.

Uscì dal locale per dirigersi verso la sua Harley.

 

 

 

 

 

 

 

*Sturbucks, catena americana di caffè, che si trova un po' in tutto il mondo.http://www.starbucks.com/

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3134562