Can you do me a favour?

di Chirubi
(/viewuser.php?uid=229967)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sleeping King - Lullaby of the Night ***
Capitolo 2: *** Sleeping Beauty - The Princess Lying on the Stars ***
Capitolo 3: *** Reckless Life – Welcome to Summoner's Rift ***
Capitolo 4: *** Reckless Serenade - The Prince's Worries ***



Capitolo 1
*** Sleeping King - Lullaby of the Night ***


 

  1. Sleeping King – Lullaby of the Night

 

7 Gennaio, 2… CLE

 

Prima di accomodarsi nello studio del futuro sovrano, Lux emise un colpetto di tosse per annunciarsi.

Le doleva disturbarlo, ma allo stesso tempo una scarica di emozione andò espandendosi nel corpo della giovane; le piaceva vederlo, anche se per pochi secondi: gli occhi chiari e limpidi come l'acqua, l'alone scuro della barba rasa, gli zigomi spigolosi e definiti… Pensava che a confronto Garen sembrasse un adolescente, nonostante i due fossero coetanei.

«È consentito entrare…?». La sua fu una domanda prettamente retorica, dato che spostò il peso della pila di carte su un solo braccio per poter spingere l'alto portone con l'altro.

La stanza era molto ampia, adorna di innumerevoli trofei di guerra e quadri raffiguranti i precedenti re omonimi, compreso un ritratto di Jarvan Quarto stesso. Bella compagnia, commentò tra sé e sé.

Le tende drappeggiate rosse e oro fornivano alla stanza un che di solenne, quasi non sembrava lo studio di un ventitreenne.

Come Lux stessa notò, la stanza era un'accozzaglia di cimeli di guerra, ritratti inquietanti e qualsiasi cosa costasse più del più bel gioiello che ella potesse mai indossare.

Si fece piccola piccola, quasi come se volesse scomparire dietro i fogli vagamente ingialliti dal tempo.

E se si fosse arrabbiato? Effettivamente era una preoccupazione giusta, dato l'orario indicibile; tutto il castello era rannicchiato sotto le coperte, meno i due giovani.

Lux non ottenne risposta.

Chissà, forse è tanto concentrato da non avermi sentita…

«Altezza, le ho portato…»

La frase era partita sicura, forse con un tono un po' troppo frenetico date le circostanze, ma poi si spezzò: un attimo prima la voce melodiosa della biondina, un attimo dopo il silenzio.

Fece attenzione a posare quanto più delicatamente possibile il mucchio di carta sulla sua scrivania, lasciando che un sorriso dolce le partisse al cuore fino a toccarle le labbra.

Jarvan stava riposando sull'imponente sedia del suo studio, completamente abbandonato tra le braccia di Morfeo. Era comprensibile, dato l'ammontare di lavoro che gravava sulle sue spalle in quei giorni. Per giunta, stava architettando qualcosa contro Noxus.

Non ci voleva un genio per dedurlo, lavorava rinchiuso tra i cancelli del castello ininterrottamente, la mattina per allenarsi e la notte per studiare.

Aveva la guancia sinistra poggiata sullo schienale e le braccia conserte, come se esse potessero donargli il calore di una coperta.

Magari sentiva freddo, non sarebbe stato impossibile, data la camicia bianca leggerissima che egli indossava.

Le sembrava così fragile, senza l'armatura dorata, il cavallo fiero e la lancia che aveva mietuto orde di vittime.

Lux accostò l'anta della finestra aperta camminando quatta, senza scollare gli occhi dal principe demaciano nemmeno un secondo.

Non voleva lasciarsi sfuggire nemmeno un respiro di quel bell'uomo che si era sempre limitata a guardare da lontano.

Prese una sedia dall'angolo più remoto della stanza e la spostò con le mani tremanti vicino a Jarvan, facendo attenzione nel momento in cui la poggiava a terra.

Faceva tutto con estrema lentezza, teneva addirittura il fiato sospeso pur di non disturbare minimamente la quiete regnante. Certo, non sarebbe stato semplice far capire a tutti gli ospiti della reggia perché lei stesse lì a quell'ora. Non che avesse voglia di sbrigare quella commissione, poi…

Ah, certo! I documenti presi dagli archivi di Noxus!

Lux sussultò sulla sedia e il suo sguardo corse verso il cumulo di carta.

Erano affari di stato importantissimi, a detta del principe, e non appena li avrebbe avuti li avrebbe rinchiusi al sicuro nella cassaforte. Era “roba scottante”, come la definiva la principessa, se fosse passato qualcun altro – cosa non del tutto insolita – sarebbe venuto a conoscenza di segreti nazionali unici. Ma Lux lo sapeva bene, quando era riuscita ad accedere alla biblioteca nazionale di Noxus s'era presa tutto il tempo del mondo per spulciare i più intimi segreti della città-stato.

Ella si mordicchiò il labbro inferiore, consapevole di non poter trascorrere molto tempo a contemplare l'uomo. Il tempo stringeva, e per giunta Garen si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro per controllare la sorella minore.

Non le restava che fare una cosa.

Imbarazzata, toccò il braccio di Jarvan, vicino al gomito. Era la prima volta che aveva un contatto fisico con lui, escludendo i baciamano di cortesia o i combattimenti nell'arena.

Era caldo e aveva la pelle dura, come se fosse munito di squame. Non molto differente da quando indossava l'armatura, quindi.

Non ebbe nessuna reazione, quindi si prese il lusso di sfiorargli con la punta delle dita i bicipiti, avvertendo un fremito in tutto il corpo. Si sentiva bruciare il viso, evidentemente doveva essere arrossita molto. Ma non vi fece caso e gli lambì appena le labbra.

Quello inferiore era spaccato, forse per il gelo di quella notte scura. Lanciò uno sguardo alla falce di luna, la cui luce carezzava il viso pallido della giovane. Notò che la notte era trapunta di stelle, che illuminavano in maniera blanda l'ombra che si rigettava dalla finestra. Non ci aveva fatto caso prima, quando era immersa nell'ammirare quella figura autoritaria.

Scosse la testa, stava perdendo tempo, nonostante l'idea di stare ad un passo dal viso di Jarvan senza subire le prediche del fratello maggiore fosse assai allettante.

A malincuore, poggiò di nuovo la mano sul suo braccio, facendolo oscillare leggermente.

«Altezza, si svegli…» sussurrò «… le ho portato i documenti, e poi credo che il re non sarebbe lieto nel vederla assopito alla scrivania».

Pochi attimi, e non successe niente.

Proprio quando Lux stava trovando il coraggio di continuare ad insistere, vide aprirsi flemmatici due occhi chiari che la fissavano intensamente per metterla a fuoco.

«Luxanna… cosa…?» biascicò con voce roca, confuso, prima di rendersi conto della situazione.

L'erede al trono dell'imponente città-stato di Demacia che si addormenta sul lavoro. Un'eresia, in poche parole, e non appena se ne accorse scattò.

«Signorina Crownguard! Cosa ci fate qui?»

Lux balzò in piedi, sistemandosi il cerchietto nei capelli e boccheggiando nel panico più totale «Sono venuta a p-portarle i documenti…» deglutì nervosamente ed indicò la colonna scomposta bianco-giallastra come si indica un ragno enorme nella propria stanza «… e v-volevo sincerarmi che ne avrebbe avuto visione prima di domattina» terminò la frase pigolando e tremando come un pulcino indifeso.

Jarvan notò più l'atteggiamento della ragazza piuttosto che le sue parole. Non era nel suo intento spaventarla, a maggior ragione perché aveva compiuto la missione assegnatale; e, in fondo, anche perché era la sorellina del suo amico di infanzia.

«Sì, giusto…» si lasciò andare ad uno dei suoi rari sorrisi per metterla a suo agio, grattandosi distrattamente la nuca «… Sono mortificato, non ho intenzione assolutamente di giustificare la mia negligenza…» scosse il capo e provò ad agganciare quegli occhi azzurri rivolti verso il pavimento, con fare vagamente inquisitorio «Vi ringrazio per quanto avete fatto».

A quelle parole Lux si riaccese, notando il sorriso del principe e gli occhi che la cercavano, forse anche con un po' di curiosità «Il mio è stato solo un piacere, Signore» cinguettò, inchinandosi. Tuttavia, ciò non tolse che sarebbe stato meglio troncare il tutto, pensò che per quella sera avesse già fatto abbastanza. «Adesso è meglio che vada, si è… fatto tardi» indugiò, avvicinandosi alla porta dalla quale era entrata non più di un quarto d'ora prima. In fondo non le dispiaceva tornare in camera, dopo quanto accaduto.

Si diresse verso il portone quasi slanciandosi, tanto l'imbarazzo.

Stava per varcare la porta, quando udì alle sue spalle «Buonanotte, Luxanna».

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sleeping Beauty - The Princess Lying on the Stars ***


 

  1. Sleeping Beauty – The Princess Lying on the Stars

 

3 Marzo, 2… CLE

 

 

L'assolo di violino non riusciva a sovrastare il continuo ciarlare degli ospiti, uno più schifosamente ricco e ruffiano dell'altro.

Jarvan, in giacca e cravatta, stava facendo il giro dei tavoli per scambiare quattro chiacchiere con gli invitati e chiedere loro come stessero. Non che gliene importasse, era una formalità imposta dal padre.

Primo tavolo, Contessa Frostrouge, suo marito il Conte Drovier… Come si chiama la figlia? Nataline o Natasha?

Nomi di tutti i generi iniziarono a balenargli in mente.

Non era tagliato per intrattenere rapporti con quella gente frivola e priva di ideali, decisamente. Tanto meno per indossare quella mise che non gli piaceva affatto. La trovava un po' troppo stretta, ma il padre gli aveva detto che gli donava un aspetto “più regale e posato”.

Arrivò al tredicesimo, l'ultimo tavolo, forzando un sorriso che di più falsi non sarebbero potuti esistere. Non si sforzava neanche di apparire quanto più vero possibile, del resto tenne conto del fatto che tutta quella gente stesse lì solo per entrare tra le grazie del futuro re di Demacia.

Non appena diede le spalle al tavolo, riassunse l'aria seria e vagamente annoiata che lo contraddistingueva. Si sedette nuovamente dal capo opposto della tavola rispetto il padre e si fece versare poche dita di vino, rigirandolo nel bicchiere di cristallo.

Garen non sembrava meno abbattuto di lui, notò.

Stava intrattenendo una noiosa conversazione con dei parenti lontani sulle donne, ma più che altro si limitava a seguirla, frenando eventuali sbadigli.

L'altro fianco del principe, invece, era solitamente presieduto dalle guardie d'élite, le quali però quel giorno erano intente a controllare che i documenti del futuro sovrano non venissero toccati da nessuno.

Al loro posto sedeva Lux, che divideva la sua attenzione tra una conversazione e l'altra, qualche volta ridendo e qualche volta annuendo, e la cosa proseguì per dieci buoni minuti.

Si muoveva con movimenti meccanici e ripetuti, come se fosse un robot.

A Jarvan sfuggì una breve smorfia, mentre la osservava attentamente.

C'era qualcosa che non quadrava.

Dov'era la ragazza che sprizzava energia da tutti i pori, che metteva a soqquadro qualsiasi cosa e che spettegolava su vestiti e ragazzi? O anche che si lamentava su quanto fosse noiosa la festa, perché no.

La biondina catturò la sua attenzione per pochi istanti ogni minuto, mentre sorseggiava la bevanda alcolica le lanciava uno sguardo fugace per cercare i cambiamenti nel suo modo di porsi, ma niente.

Le braccia si muovevano esclusivamente per sistemare le ciocche di capelli dietro le orecchie, ma accadeva praticamente ogni sessanta secondi precisi.

Tra un bicchiere e l'altro si ritrovò a fissarla intensamente.

Jarvan era una di quelle persone che non si lasciavano sopraffare da interi eserciti, benché meno da una bibita.
Tuttavia, dopo il quinto bicchiere avvicinato alla bocca per pura noia, il freno inibitore che gli impediva di concentrarsi troppo a lungo su Lux scattò.

Era una questione di pudore e contegno, ma per sua fortuna nessuno degli invitati stava davvero prestando attenzione a lui. E sì, per quanto gli ospiti potessero essere ingordi di fama e lodi, nessuno era in grado di fingersi interessato davvero ad un uomo tanto riservato, gelido e taciturno. E perché no, anche fin troppo profondo per avere a che fare con persone superficiali quanto una pozzanghera.

Si focalizzò sulla nobile demaciana senza dare troppo nell'occhio, e dopo una decina di secondi ella non si era ancora accorta di avere degli occhi puntati addosso. Eppure lei non si sarebbe mai lasciata sfuggire un'occhiata del principe. Mai.

Continuava imperterrita ad eseguire la sua danza macchinosa.

Fu allora che Jarvan vide un'aura intorno alla ragazza tremare, e per qualche attimo l'immagine della ragazza parve variare per trasformarsi in una scena inusuale.

Lux aveva la testa poggiata sul tavolo, con le braccia a farle da cuscino.

Un secondo dopo, Lux stava annuendo e ridendo silenziosamente con le altre ragazze.

Lei sì che si sta divertendo, commentò sarcasticamente tra sé e sé. Trovava quasi un'ingiustizia il fatto che la maga della luce potesse appisolarsi tranquillamente in mezzo ad una lunga tavolata mentre lui era costretto a ricorrere ad altri mezzi per distrarsi.

Ma almeno aveva trovato un diversivo per dare una svolta alla monotonia della serata.

A parte poi il fatto che le dovesse un favore. Le sarebbe bastato un filo di voce per far sapere a tutta Demacia che il principe si fosse addormentato nel suo studio, e magari ingigantire la cosa per creare scandalo. No, Jarvan non esagerava nel pensare ciò, sapeva quanto il volere della Signora della Luminosità influisse sui cittadini.

Si alzò dalla sedia, attirando delle occhiate di sfuggita da parte di alcuni invitati dei tavoli vicini e si fermò tra la sua sedia e quella della commensale.

Sapeva di potersi fidare del potere di Lux. Lo sapeva.

Quando fu certo che le vaghe occhiate erano terminate, sfiorò casualmente il braccio della ragazza, ma ai suoi occhi la mano era poggiata sullo schienale di una ragazza sorridente e soprattutto sveglia.

Questo è un favore ben più grande di quello che mi hai fatto tu tacendo, Luxanna.

Come se qualcuno lo stesse obbligando, poi, imposizione morale escludendo.

Si chinò su di lei, raccogliendola come un ramoscello tra le sue braccia forti, ma continuava a vedere davanti a sé l'immagine precedente.

Sfregò piano il pollice contro la schiena dell'abito azzurrino e brillante di Lux più e più volte, come a volerla cullare. Gli costava ammetterlo, ma aveva sempre provato una certa tenerezza e un certo senso di protezione fraterno nei confronti della bella fanciulla.

Si guardò intorno, assicurandosi che nessuno avesse notato il velo di luce che distorceva la realtà.

Tutto perfetto.

Strano come qualcosa di intangibile potesse garantirgli una sorta di invisibilità. Del resto, non si sarebbe potuta ignorare la vista del principe demaciano che teneva in braccio la figlia femmina dei Crownguard, nonché sorella minore del suo migliore amico e più fidato militare.

Già, Garen.

Gli diede un occhio. In effetti non sarebbe stato tanto contento del vedere la sua amata e quasi idolatrata sorellina tra le braccia dell'uomo. Sia ben chiaro, non avrebbe mai tradito la sua secolare amicizia e fedeltà, ma non sarebbe stato imbarazzante vedere Lux incosciente sul tavolo sotto gli occhi delle persone più influenti di Demacia?

E non c'erano molte altre soluzioni oltre quella che stava per mettere in atto.

Le chiavi della camera della ragazza erano gelosamente custodite dal fratello, portarla in camera sua sarebbe stato impossibile; posare la ragazza nello studio buio con la sola compagnia di una vecchia abat-jour non era ideale; per non parlare di qualsiasi altra stanza.

L'unica opzione rimanente era una: la camera del principe stesso. Un'opzione insolita, ma viabile.

Non si sentiva molto a suo agio all'idea di dover mettere a riposare Lux sopra le sue coperte, poi camera sua era il suo piccolo mondo privato, almeno quanto lo studio. Ma più ammirava compassionevolmente il corpo fragile tra le sue braccia, più si sentiva in dovere di portarla lontano da occhi indiscreti. L'avrebbe portata in un posto dove solo lui poteva essere spettatore di quella bocca del colore delicato di un ciliegio, di quella cascata dorata che le scivolava sulle spalle, di quel fiume azzurro e luminoso che le lambiva il corpo.

Lì per lì pensò addirittura che fosse bella.

Si fece spazio tra i tavoli nervosamente, accertandosi di preservare la cortina di luce evitando qualsiasi contatto e guardandosi dietro un'ultima volta.

 

 

 

Passato il peggio, emise un impercettibile sospiro di sollievo.

Lux continuava a dormire, anzi, s'era rannicchiata ancora di più contro il petto di Jarvan, acquisendo una sorta di incurvatura delle labbra verso l'alto; di conseguenza, lui la strinse ancora di più a sé, per darle tutto il suo calore.

Se mi vedesse Shyvana… commentò silenziosamente, guardando dinanzi a sé il corridoio buio estendersi per metri e metri.

La camera dell'erede, tuttavia, era tra le più prossime alla grande sala, per cui gli bastò camminare ancora per poco.

L'ambiente era enorme ed adorno di bianco e oro tanto dar sembrare che fosse giorno: la stanza riluceva calorosamente con i colori di Demacia, accompagnata anche da un velo azzurrino.

Il letto era enorme con lenzuola immacolate e profumate, si direbbe che fosse matrimoniale. Un dono preventivo per un matrimonio ancora inesistente. Ultimamente le pressioni dei correnti sovrani gravavano ancor più sulle spalle del giovane, al momento dedito ed innamorato esclusivamente della sua florida ed imponente nazione.

Era convinto di non aver bisogno dell'amore di una donna, che sarebbe stato superfluo. Ma il re e la regina insistevano affinché la stirpe dei Lightshield continuasse indisturbata, e Jarvan sapeva che prima o poi si sarebbe trovato con la fede al dito ed una donna al suo fianco.

La questione era: quale donna. Shauna, Quinn, Fiora, Lux stessa… la scelta era ampia, ma il principe non era interessato nel compiere il passo decisivo.

Escludendo l'amore per la nazione che un giorno si sarebbe trovato a dover governare, egli non era sicuro di quanto potesse essere sincera la fedeltà da parte di ciascuna donna. Tutte quante sarebbero volute diventare regine, ma forse nessuna di loro aveva la vocazione politica per appoggiare il futuro re in ogni sua scelta, tanto meno per creare un erede.

Tornò alla realtà, adagiando delicatamente la giovinetta sulle sue lenzuola, dopodiché afferrò rapido un rotolo di pergamena ancora candido dalla scrivania, ne strappò un pezzo e prese la penna, iniziando a scrivere frettolosamente, senza nemmeno accomodarsi sulla sedia.

Quando vi sveglierete, correte in camera vostra o almeno rendetevi invisibile. E contate questo come un ricompenso per la vostra correttezza.

Jarvan Lightshield IV

 

Post Scriptum: Non è educato appisolarsi sul tavolo, per quanto poco interessante potesse essere la festa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Reckless Life – Welcome to Summoner's Rift ***


 

  1. Reckless Life – Welcome to Summoner's Rift

 

12 Maggio, 2… CLE

 

 

Squadra Blu: Jarvan IV, Kha'Zix, Lux, Sivir, Thresh

Squadra Rossa: Swain, Maokai, Lulu, Quinn, Gragas

 

Nella corsia inferiore si respirava un'aria indubbiamente pesante, oltre il fetore del vecchio vino di Gragas.

Sul viso di Quinn si dipinse una smorfia disgustata all'idea di avere accanto l'uomo corpulento e completamente ebbro, mentre la sua diretta avversaria, sicura di sé, era accompagnata dal temibile carceriere delle Isole Ombra che per nulla al mondo si sarebbe distratto.

Ma le ali di Demacia non temevano la fiera signora delle battaglie, il cui ammontare di punti salute era raffigurato su un ologramma fluttuante intorno alla donna.

Sorrise appena. Non avrebbe avuto bisogno del supporto di Gragas per mettere a segno l'uccisione e strapparle il ghigno compiaciuto dal volto.

Imprecò ugualmente in mente sua contro il proprio evocatore, prima di scagliarsi su Sivir con un balzo e mettere a segno un potente attacco con l'ausilio di Valor.

Ella non ebbe nemmeno il tempo di usare il suo Scudo Incantato, che si accasciò a terra con un gemito di dolore.

Quinn ha ucciso Sivir!

La demaciana rivolse una mera occhiata di sbieco a Thresh, riducendo poi gli occhi a due fessure.

«Il prossimo lo lascio a te, Val.»

 

 

 

Kha'Zix sapeva che Maokai era nella sua giungla, e ovviamente ci teneva a dargli un caloroso benvenuto.

Fiutava quel suo odore nauseabondo di erbacce e terriccio da chilometri, eppure pensava che come spuntino fosse l'ideale, dopo decine di minuti trascorsi senza azione a vagare tra una corsia e l'altra come un'anima in pena.

Gli giunse la notizia dell'assassinio del cecchino alleato, che non lo scosse minimamente.

Per il razziatore del Vuoto, in fondo, nessuno era un alleato, c'era solo una distinzione tra bersagliabile e non bersagliabile.

Tacque, alla silenziosa ricerca del treant demoniaco che sentiva sempre più vicino, e lo intravide nei pressi della Rovobestia cremisi.

La sua Rovobestia cremisi.

Si guardava intorno con fare furtivo, ma non si aspettava che Kha'Zix fosse lì.

Non immaginava che nell'arco di poco tempo sarebbe diventato l'ennesima preda della squadra rossa.

Era isolato dai suoi alleati, in automatico venne marchiato dal grande coleottero.

Quale migliore circostanza per ingaggiare Maokai.

I suoi artigli fremevano all'idea di ferirlo mortalmente, di gustare la sua paura e di vederlo soffrire sotto il suo tocco rovente e decisivo.

Si muoveva come un razzo, con le zampe posteriori coperte dagli Stivali della mobilità, mentre l'avversario si accorse solo dopo pochi istanti fatali cosa stesse per succedere.

La voce disumana della pianta viva chiamò l'aiuto dei restanti alleati, pur conscio del fatto che sarebbe stato impossibile per lui sopravvivere ad un assalto tanto feroce.

Era sotto di cinque livelli date le numerose batoste ricevute in precedenza, nonostante la sua natura da tank gli sarebbe voluto un miracolo.

Non era detta l'ultima parola, però.

Delle scintille magiche viola scaturirono dalle sue grandi mani nodose, respingendo l'assalto nemico.

Iniziò a muoversi verso la corsia centrale, nonostante il predatore fosse chiaramente più veloce di lui.

Ma Maokai non intendeva sfuggirgli, sarebbe stato sciocco.

Il suo vero intento era quello di raggiungere Lux, la quale aveva già lasciato la sua postazione per correre verso la giungla avversaria.

Correva senza sosta, instancabile, incurante di Lulu che ambiva alla torretta esterna blu.

La sete di vittoria era tanta, ma lo era ancora di più il senso materno che ella provava nei confronti dei suoi compagni di squadra, che non si era mai riservata dall'aiutare.

Gridò il nome dell'alleato, brandendo il suo scettro in alto.

Ad una distanza ancora considerevole, le venne dato l'ok per scagliare il fascio di luce che avrebbe attraversato parte della landa.

«Ti punirò nel nome di Demacia!»

Esclamò fiera, prima di accecare Kha'Zix e permettere a Maokai di raggiungerla.

 

 

 

Il grande stratega ghignava soddisfatto da sotto la stoffa che gli copriva metà volto, avanzando flemmatico verso l'esempio di Demacia.

Dai suoi occhi arancioni trasparivano orgoglio e sete di sangue.

Quale gioia, vedere il principe della nazione avversaria soccombere per mano propria.

«Stolto, pensavi davvero di avere qualche speranza? Guardati.»

Prese a girargli intorno, senza staccare gli occhi dal suo operato, sofferente ed inginocchiato.

Perdeva sangue dal naso, dalla bocca… l'armatura dorata era ammaccata in tutti i punti, e le sue gambe erano sull'orlo del cedimento.

Avrebbe pianto, se fosse stato debole.

Ma Jarvan non lo era.

«Anche solo pensare di comparare minimamente la mia esperienza in battaglia e la tua, che sei appena uscito dal guscio dell'adolescenza. Sei frutta ancora acerba.»

Provò a rialzarsi, ma cadde di nuovo sulle ginocchia. Alzò lo sguardo verso Jericho con gli occhi colmi di rancore, per lui e per se stesso.

Com'era stato possibile tutto ciò? Come aveva fatto Swain ad avere avuto la meglio su di lui?

Alzò gli occhi sull'ologramma del noxiano.

46 punti salute.

Mai come in quel momento si sentì un completo idiota.

Se fosse tornato in base dopo quella battaglia… Se il magro orgoglio dell'essere sopravvissuto non avesse preso il sopravvento su di lui…

12 punti salute.

Gli sarebbe bastato un colpo per porre fine alla sofferenza dell'erede demaciano, ma il piacere sadico dello stratega nel vedere il tanto odiato principe soffrire era troppo forte.

Vederlo lì, in quello stato pietoso, era quanto di più bello i suoi occhi avessero mai potuto ammirare.

Ma dopo una ventina di secondi si era già perso lo sfizio, il piacere di quel quadretto.

Meglio mettersi all'opera.

Lux ha ucciso Kha'Zix!

Jarvan alzò gli occhi su un altro ologramma.

21 vs 4.

Una mera consolazione anche per lui, almeno sarebbe morto con il sorriso.

Sussurrò il suo nome, chiudendo gli occhi per un attimo e curvando le labbra in un minuscolo sorriso.

In un certo senso, si sentiva fiero di lei; forse era l'unica che stava riuscendo a tenere il passo della squadra avversaria.

Swain parve disgustato all'udir della notizia, certamente era qualcosa di inaspettato.

«Ti crogioli nell'alloro per così poco? Sei penoso. Come la fine che stai per fare.»

Levò un braccio dinanzi a sé, marchiando il terreno con una densa nebbiolina viola, e dopo un breve attimo il terreno venne bruscamente perforato dal basso da spessi artigli bruni.

Essi strinsero Jarvan in una morsa letale, senza lasciargli un minimo di fiato nei polmoni.

Tre secondi, solo tre secondi e si sarebbe trovato al di là della landa, in quella stanza oscura in attesa di rinascere.

Avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma non l'avrebbe fatto. Non avrebbe dato una tale soddisfazione al suo più grande nemico.

Anche perché non ce ne sarebbe stato bisogno.

Tre sfere di luce danzanti lo attraversarono da parte a parte due volte, assorbendo il dolore della Preghiera Maledetta di Swain.

Lux era reduce da una corsa sfrenata attraverso la giungla avversaria, ma ciò non le impedì di scagliarsi contro il noxiano, attorno al quale si materializzò una gabbia splendente.

Non si sarebbe fermata un attimo davanti a quella scena, per il forte spirito demaciano e per Jarvan IV stesso, anche a costo della sua stessa vita.

Si impuntò lì, con gli stivali d'acciaio ben saldi nella terreno, e scagliò sotto i calzari del nemico un'anomalia di luce distorta.

Una scintilla brillò negli occhi della giovane, fiera nella sua abbagliante armatura.

Sentiva l'empatia di Jarvan senza essersi nemmeno soffermata più di tanto su di lui, non aveva mai provato tanta soddisfazione.

«Divertiti nell'altro mondo, Jericho Swain» sussurrò, prima di ridurre le gaie iridi azzurre a due fessure e gesticolare con la bacchetta per far esplodere la corsia superiore.

Lux ha ucciso Swain!

Il principe si rialzò non appena vide l'uomo accasciarsi a terra, privo di vita, e si voltò inaspettatamente verso la biondina.

Tra demaciani l'aiuto è sempre ben gradito, certo, ma l'erede al trono, paradossalmente, si sentì ferito più per l'aiuto ricevuto che per le effettive batoste subite.

Lo turbava, l'idea di essere stato protetto da colei che avrebbe voluto proteggere lui stesso; si era già figurato in mente, glorioso, un massacro per tirare fuori dai guai la bella maga.

Peccato che non fu così.

«Siete stata rapida, ma avete corso un rischio non indifferente. Che vi è saltato in mente?».

Ella, dall'altra parte, si sentì attaccata nonostante fosse animata da buone intenzioni, ignara dei sentimenti del nobile.

Non si sarebbe presa certamente una partaccia per aver fatto il suo dovere da compagna di squadra, di demaciana e, perché no, anche di donna.

«L'ho fatto per Demacia.» non titubò minimamente, nonostante la sua fosse soltanto parte di una verità ben più grande «E poi, le dovevo un favore».

La sua voce cambiò improvvisamente, esalando con dolcezza quelle parole e camuffando l'effettiva importanza di quel dettaglio.

Gli diede le spalle repentinamente, guardando oltre il fiume, e si avviò senza dare ulteriori spiegazioni.

Era felice, sorrideva tra sé e sé immaginando la reazione di Jarvan.

Si era ricordata di quella sera al castello e si era appena assicurata un altro favore dal principe.

Un favore che non sarebbe stato l'ultimo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Reckless Serenade - The Prince's Worries ***


 

  1. Reckless Serenade – The Prince's Worries

 

17 Luglio, 2… CLE

 

I raggi del sole battevano incessanti e dispettosi sul bubble tea di Lux, la quale era ben intenta a bersagliare le bolle di gelatina con la cannuccia; ogni volta che ne mandava giù una, a voce alta ne teneva il conto. Jarvan, accanto a lei, sbuffava sporadicamente con le braccia conserte.
Quell'uscita era il favore concesso dal principe per essere stato salvato dalla fanciulla nella Landa degli Evocatori poco tempo prima.
«Quindi siete sicura che nessuno potrà vederci per tutta la giornata» affermò incerto, mentre i suoi occhi chiari si incatenavano a quelli dei passanti in cerca di conferme.
Li scrutava attentamente, in maniera quasi minacciosa, ma nessuno sembrava riconoscerli.
La giovane gli rivolse una rapida occhiata con la coda dell'occhio e s'impettì «Gliel'ho già detto, non ci noterà nessuno. E poi non si dimentichi che sono una maestra nel distorcere la luce».
Il principe si sarebbe dovuto sentire confortato da quelle parole, ma aveva il sentore che qualcuno fosse in grado di vedere oltre l'abbaglio; timore infondato, Luxanna Crownguard era sempre stata la migliore nella sua arte.
Quel giorno indossò una finissima camicia bianca di lino che affondava nei pantaloni scuri; nonostante l'intento della ragazza fosse quello di mostrare a loro stessi il lato più informale di Jarvan Lightshield, egli non rinunciò al suo vestiario di un certo livello. La sorellina di Garen, invece, per quel giorno aveva messo da parte le pompose gonne della corte reale, lasciando spazio a dei comodi shorts azzurrini con un top di tulle di una tinta un po' più scura, ritenendo tuttavia opportuno tenere degli orecchini di zaffiro che le ricordavano la Lacrima della Dea.
La biondina se la stava spassando, seduta su una panchina nella piazza centrale di Demacia accucciata al suo bel principe, il quale, invece, pareva assente e sovrappensiero – tanto da non notare nemmeno la distanza così breve dalla fanciulla.
Lo sguardo passò da un gruppo di turisti all'immenso castello d'alabastro in cima ad una collina poco lontana. Guardava l'imponente costruzione con una certa nostalgia, consapevole che quei momenti di pace sarebbero finiti presto.
Non se n'era davvero reso conto, nel passare le ore presso il suo studio, che la guerra non si limitava all'astrattezza di un mucchio di carte.
Avrebbe infranto il patto con l'Istituto della Guerra.
L'avrebbe fatto per debellare minacce future.
Quelle stesse minacce contenute nei documenti recuperati da Lux.
Lentamente si girò verso di lei e la scrutò per qualche secondo, come se temesse che ella potesse leggergli la mente. Si sentiva abbastanza in colpa per averle celato i propri piani, ma non intendeva coinvolgerla in faccende di quel tipo. Aveva piani più rosei per la fanciulla, piani che non avrebbero coinvolto la morte e la distruzione. Non voleva che i suoi occhi così chiari e belli vedessero sangue se non durante le scaramucce sulla Landa. La sorella del suo più caro amico e fidato guerriero non lo meritava.
La guardò con una certa apprensione. Sarebbe stata dura convincerla a restare presso il castello quando sarebbe arrivato il giorno della partenza, ma non voleva metterla in pericolo.
Dall'altra parte Luxanna si sentiva attratta da quegli occhi azzurri, per una volta non contornati dalla durezza dell'armatura.
Non si accorse di quanto fossero distratti, per cui iniziò a pensare che stesse guardando lei.
Di colpo mise da parte la bevanda fredda e sistemò delle pieghe del top inesistenti.
Era convinta che la stesse guardando. E se volesse baciarla?
Deglutì nervosamente, iniziando a sentire il peso di un'incudine sullo stomaco.
Stava accadendo davvero?
«Luxanna…» Jarvan pronunciò distrattamente il suo nome, e la ragazza erroneamente pensò di star ricevendo una dichiarazione d'amore.
Eh, sì, la giovane Crownguard ne sarebbe stata ben lieta; si era scoperta innamorata del principe qualche mese prima, durante un banchetto con delle conoscenze dei Lightshield.
Ricordava ancora di essersi destata sul letto di Jarvan, il quale l'aveva salvata da una situazione piuttosto scomoda.
Ella increspò immediatamente le labbra, senza aspettare un secondo in più.
Aveva gli occhi serrati, e l'esempio di Demacia non capì il senso della “conformazione” strana assunta dalla ragazza.
Venne, tuttavia, distratto dalla sua smorfia buffa dalla muraglia di persone che si era schierata dinanzi ad essi, mormorando intimoriti ed additandoli. Di colpo sobbalzò.
Li avevano riconosciuti, e questo poteva significare solo una cosa.
Si girò nuovamente verso la biondina, la quale era ancora pietrificata in quell'assurda posizione.
Chiamò di nuovo il suo nome, stavolta con un certo furore.
Non appena ella aprì gli occhi, capì di aver abbassato un po' troppo la guardia.

- - -

E' la prima volta che scrivo un angolino autore qui giù, oddio. x°
Cose stupide a parte (?), questo è il preludio del finale (che sarà il prossimo capitolo, per questo è più corto), quindi non disperate (?), non sono ammattita/non ho più idee. :'3
Alla prossima, summoners!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3130222