Perdonami.

di Greywolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima- Dolore ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda- Perdono ***



Capitolo 1
*** Parte Prima- Dolore ***


<< Fa un po’ impressione sai? >> mormora lentamente, lasciando trascorrere qualche istante in attesa di una risposta che però non arriva. Ruota gli occhi quel tanto che basta con la speranza di catturare lo sguardo della figura seduta sullo sgabello accanto al suo letto che però rimane in rigoroso silenzio.

Come sempre.

Naruto non ama il silenzio. Il suo silenzio soprattutto. Perché tutto ciò che non esce dalla sua bocca resta nella sua mente. E lui, non si sarebbe più potuto permettere di non comprendere quale fossero i suoi pensieri o il suo stato d’animo. Anche se doveva ammettere che stavolta non era difficile comprendere cosa gli passasse per la testa. Non sapeva se gli altri se ne fossero accorti ma per lui non c’era alcun dubbio. Tuttavia ha bisogno di una conferma. Si sente ancora leggermente stordito e ogni battito di palpebre sembra volerlo condurre nuovamente nell’ oblio del sonno. Deve esserne sicuro.

Si inumidisce appena le labbra secche e imploranti di un sorso d’acqua che però non gli è stato ancora concesso. Avrebbe dovuto pazientare prima di poter bere. Per quanto si sforzi, non comprende come un po’ d’acqua possa essergli negata, tuttavia allontana quel pensiero per concentrarsi su quel che deve dire.
Deglutisce un paio di volte, respirando a fondo l’aria che la cannula nelle narici gli fa arrivare più facilmente ai polmoni. Poi riprende la parola.

<< Lo sento, so che c’è. Però... è come se non ci fosse >>.

<< Zitto >> comanda imperativo Sasuke senza alzare lo sguardo, tenendolo chinato e teso verso chissà cosa.

<< Parlo quanto mi pare! >> esclama un po’ più forte il biondo finendo per tossire un attimo dopo, anche se l’aria imbronciata non scompare dal suo viso << Ti stavo dicen-... >>.

<< Ho detto che devi stare zitto >> ripete l’altro però, interrompendolo.

La Forza Portante si concede qualche lungo respiro ad occhi chiusi, cercando di calmare il demone che nel parte più nascosta della sua mente ringhia e si dimena, reclamando una sua reazione decisa a quell’ordine che gli è stato impartito e a cui sembra star dando ascolto. Kurama non riesce a comprendere che lui è semplicemente stanco. Non solo per via della spossatezza fisica dovuta all’anestesia di cui sta smaltendo gli effetti.

Hanno combattuto a sufficienza. Alla fine sono riusciti a capirsi, a comprendersi reciprocamente. Per questo non gli risponde, non continua a parlare subito ma resta in silenzio. Quella certezza che sta cercando sembra farsi timidamente concreta. Percepisce tutto ciò che è nascosto dietro quelle parole del moro. E per quanto sia profondamente doloroso, si costringe a insistere. Ma fa tanto male, lo comprende fin troppo bene.

<< Avresti dovuto farlo anche tu >>.

Lo sgabello sbatte violentemente contro il muro e in un attimo, avvolto nel proprio mantello nero Sasuke esce dalla stanza chiudendosi fragorosamente la porta scorrevole alle spalle. I passi pesanti e rapidi continuano a udirsi per qualche altro secondo prima di scomparire del tutto.

Schiude appena gli occhi e contempla quel posto vuoto che per tanto non era stato abbandonato. Doveva aver veramente esagerato se le sue parole lo avevano spinto ad allontanarsi così bruscamente. Non sapeva se pentirsene oppure no. Ora non aveva più dubbi su quale pensiero lo tormentasse ma scoprirlo ne era valso il prezzo?

Per la prima volta Sasuke si era dimostrato come l’amico per cui lo aveva sempre considerato.
E' rimasto in attesa, fuori dalla sala operatoria per tutto il tempo, nonostante l’intervento non avrebbe messo in pericolo la sua vita in alcun modo. Sakura e Tsunade lo avevano garantito.
Quando poi era stato portato in camera, il moro lo aveva seguito ed era rimasto in silenziosa attesa a vegliare sul suo sonno. Kurama lo aveva giurato. Non si era mosso di lì. Nonostante gli avessero ripetuto che non si sarebbe svegliato subito, che era meglio che andasse a riposarsi un po’ dopo le lunghe ore di celata tensione derivata dall’operazione e lo avessero invitato più di una volta a mangiare almeno qualcosa, nulla era riuscito a distrarre l’attenzione dell’Uchiha.
 
Nella calma e compostezza che lo distinguevano, Sasuke gli era stato veramente vicino per la prima volta, complice un ritrovato sentimento che per lungo tempo aveva tentato di abbattere, distruggere e scalfire ma non vi era riuscito. Anzi, dopo ogni battaglia ne era riuscito rafforzato fino all’ultima in cui definitivamente si era manifestato in tutta la sua forza.
 
Ora però lui non c’era più. Sicuramente lì in ospedale non lo avrebbe più rivisto. Ma non gli avrebbe permesso di scappare, non un’altra volta. Per quanto duro potesse rivelarsi, avrebbe dovuto affrontare un ultimo scontro che lo avrebbe visto costretto a fronteggiare ancora il suo migliore amico. L’ultimo scoglio da superare per lasciarsi alle spalle il passato.
 
Ma sarebbe stato costretto a pensarci più in là. Un profondo senso di stanchezza lo pervase, l’energia da vendere che lo aveva sempre caratterizzato sembrò essersi consumata di colpo, e quando comprese che era l’influenza del cercoterio a spingerlo verso un sonno che si preannunciava vuoto ma perlomeno ristoratore, non poté far a meno che sussurrare un ringraziamento a mezza bocca verso l’amico demone, prima di crollare definitivamente, grato che semplicemente leggendogli l’animo avesse compreso quanto arduo sarebbe stato il compito che lo aspettava al risveglio.
 
 
 
 
 
 
 


Note Finali: E quando non so proprio che pesci pigliare per risollevarmi il morale, ecco cosa esce fuori. Sto affrontando un momento di crisi con la mia long e nel mentre che cerco di portarla avanti mi si profilata questo momento nella mente. Si tratta veramente di una sciocchezza, giusto due capitoli, ma ciò che ho scritto vi assicuro che è molto sentito. Insomma se vi è mai capitato di scrivere assecondando una sensazione, un’emozione senza riuscire a fermarvi mi capirete. Chiedo scusa ai miei lettori di Guardare avanti ma davvero non posso pubblicare qualcosa che non riesco a sentire così come sento questa piccola cosa che avete appena letto. Spero mi perdonerete e che chi è arrivato fin qui riesca almeno a sentire questa breve storia di due capitoli così come la sento io. A presto.

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Capitolo 2
*** Parte Seconda- Perdono ***


Ci sono stati dei dissapori con il Raikage. Ancora.
Dobbiamo parlarne. Ti aspetto.
K.

 
Sasuke Uchiha si lasciò andare a una imprecazione, ripensando alle parole del messaggio che gli era stato recapitato quella mattina.
 
Da qualche tempo gli risultava difficile mantenere il controllo e una strana impulsività che non gli apparteneva aveva come preso il sopravvento su di lui. Era sempre stato solito permettere che tutto gli scivolasse addosso sia che si trattasse delle occhiatacce della gente che dell’ostinazione di molti a ritenerlo ancora un pericolo per l’integrità dell’equilibrio da poco ritrovato. Non biasimava coloro che dubitavano di lui, del resto al posto loro avrebbe assunto il medesimo atteggiamento. Tuttavia quell’ennesima mancanza di fiducia, seppur proveniente dal Raikage che aveva più di un motivo rispetto ad altri per volerlo recluso in qualche luogo dimenticato da tutti se non addirittura fuori dal mondo, diversamente dalle altre volte non riusciva a lasciarsela scivolare via. Era lì, ostinatamente ancorata a lui senza possibilità di poterla allontanare.
 
Aveva programmato che sarebbe potuto succedere.
Tuttavia la settimana precedente si era ostinato a credere che fosse stato solo un cedimento dovuto a tante sensazioni e pensieri che si erano accumulati insieme. Allontanarsi sembrava essere stata la soluzione più ragionevole. La sua reazione alla lettura di quel messaggio tuttavia testimoniava il contrario. Non era servito a nulla.
 
Strinse più forte l’elsa della sua katana. Era inutile ormai rimproverarsi. Quando aveva deciso di intraprendere il suo viaggio di redenzione, lo aveva fatto consapevole di quelle che sarebbero potuto essere le conseguenze. Non restava che pagare il prezzo delle sue scelte. Tutte. Nessun altro poteva farlo al suo posto e soprattutto non poteva permettere che lui lo facesse.
 
Lo conosceva troppo bene per avere anche il minimo dubbio che avrebbe provato a far ciò che solo lui non aveva smesso mai di fare nell’arco di quattro anni. Farsi carico del suo odio. Inesorabilmente e incessantemente, per quanto lo avesse ferito e devastato non si era arreso. Adesso era convinto di poterlo fare di nuovo. Provare a fargli capire che questa volta era diverso, era stata una speranza sfumata troppo presto...
 
“Cosa significa che non lo farai?!”
“Esattamente quello che ho detto” aveva spiegato calmo il moro, apparendo il più distaccato possibile mentre il volto di Naruto era un misto tra rabbia e incredulità “Non ho intenzione di farlo “.
 
Il corpo del biondo fremeva, incapace di restare fermo quando tutto ciò che voleva era scagliarsi contro la figura davanti a sé e picchiarla fino allo sfinimento. Ma era così stanco di combattere...
 
L’istinto ebbe la meglio e con un movimento rapido lo afferrò per la maglia con l’unico braccio rimastogli.
 
“Si può sapere cosa pensi di ottenere?” gli chiese, senza urlare ma con il tono più serio che il moro gli avesse sentito da tanto tempo.
“Nulla” rispose l’altro “E’ giusto così “.
“Giusto cosa, dannazione?!” sbraitò a quel punto “Non ha alcun senso!!”
“Ne ha più di quanto quella testa quadra che ti ritrovi possa capire!” ribatté, spintonandolo via.
“L’unico a non capire qui, sei tu!”
 
“Ragazzi, per favore...” intervenne la voce della loro migliore amica nella speranza di riuscire a calmarli. Non credeva che comunicare loro quella notizia avrebbe scatenato una discussione che degenerava ogni secondo di più...
 
“Sakura-chan ti prego, stanne fuori!” le intimò Naruto, continuando a guardare negli occhi il suo rivale "E’ una cosa tra me e lui...”
“Ti sbagli,” negò il moro “questa cosa non ti riguarda affatto! E’ una mia decisione e come tale devi rispettarla!”
“Non ti permettere di dire che non mi riguarda, Sasuke!” ruggì “Detesto chi mente a se stesso!”.
“ Non importa ”
 
La tensione si smorzò di colpo, lasciando spazio a un unico silenzio scandito solo dal respiro rumoroso del giovane biondo, nel quale timidamente una consapevolezza nuova cominciava a farsi strada. Vide il rivale voltarsi e dirigersi verso la porta, senza riuscire a dirgli di fermarsi, troppo confuso da quel pensiero che si era insinuato nella sua mente.
 
“Io non lo farò, Naruto...” riprese Sasuke, aprendo la porta della stanza d’ospedale dove l’amica li aveva convocati “ ...ma tu sì... “
“ No, aspetta! Sasuke!” chiamò Naruto, non appena si riscosse dallo stato di tranche in cui era piombato, fiondandosi poi verso al porta che l’amico si era richiuso alle spalle.
 
La spalancò immediatamente, affacciandosi lungo il corridoio che però era irrimediabilmente vuoto.
 
“ Sas’ke... “ lo chiamò ancora una volta, come se lui potesse ancora sentirlo “ ...perdonami... “

 
L’operazione per l’impianto del braccio artificiale era cominciata all’alba del giorno dopo. Naruto era stato completamente anestetizzato non solo per evitare che cominciasse a dare di matto a metà operazione e quindi prendesse ad agitarsi di colpo ma anche per limitare i poteri curativi propri del chakra di Kurama che in automatico avrebbe potuto impedire per errore il totale successo dell’intervento.
Sasuke aveva atteso che entrasse in sala operatoria prima di sedersi in attesa con gli altri ragazzi venuti ad attendere l’uscita dell’amico. Avevano provato a parlarci ma lui era rimasto in religioso silenzio. Seduto composto con lo sguardo perso chissà dove, aveva atteso a lungo senza che nulla potesse distrarlo né le parole degli altri né la fame o la sete. Aveva aspettato troppo anche per il limite infinito della sua pazienza.
 
La buona riuscita dell’intervento, comunicata da Sakura, aveva risollevato l’animo a tutti. Il moro aveva persino lasciato che la ragazza gli carezzasse una guancia con dolcezza pur mantenendo un espressione piuttosto distaccata ma la notizia lo aveva disteso notevolmente. Nonostante fosse stato intimato a tutti di tornare l’indomani a trovarlo quando probabilmente si sarebbe svegliato, fu impossibile allontanarlo. Nessuno fece storie nel vederlo scortare la barella fino alla stanza del ragazzo. Mai avrebbero creduto che sarebbe stato capace di comportarsi da amico con lui, probabilmente. Invece lo aveva fatto, senza una ragione precisa. Dopo la discussione che avevano avuto del resto, ci si sarebbe aspettato che l’Uchiha non si sarebbe fatto rivedere per un po’. Eppure era rimasto. Sentiva di doverlo fare.
 
Se ne era andato dopo il suo risveglio. Seppur ancora stesse smaltendo gli effetti dell’anestesia, con un filo di voce e neanche la forza di muovere un muscolo ci aveva provato. Cercare di zittirlo non era servito a nulla, del resto nemmeno in passato ci sarebbe riuscito. Quando aveva pronunciato quelle parole –avresti dovuto farlo anche tu- non ce l’aveva fatta più. Era stato costretto ad andarsene. Da una settimana non metteva più piede al Villaggio, ma si teneva a debita distanza perfettamente consapevole che tornare avrebbe significato affrontarlo. Non avrebbe ceduto così facilmente.
 
Poi era arrivato quel messaggio da parte del Sesto che purtroppo non poteva ignorare. Ciò che sperava era di concludere in fretta la conversazione per potersi allontanare il prima possibile. Con questo proposito, accelerò il passo e ben presto si trovò davanti alla porta dell’ufficio dell’Hokage a cui bussò velocemente prima di entrare.
 
<< Non ho molto tempo quindi parla in fretta, Kakashi. >>
 
<< Ciao, Sas’ke >>
 
L’interpellato si sentì un ingenuo. Possibile che non avesse calcolato quell’eventualità? Si era fatto fregare come un ragazzino alle prime armi.

Naruto era seduto dietro la scrivania del Capo Villaggio che pullulava di fogli disposti in ordine sparso, i gomiti appoggiati larghi e le mani intrecciate tra loro, lo sguardo serio in contrasto con quel sorriso appena accennato che sembrava stampato sul suo viso. Una confezione di ramen vuota sulla destra confermò che lo stava aspettando. Un profondo risentimento montò in lui, acceso dal sentirsi preso in giro.
 
<< Dov’è l’Hokage? >> chiese, lasciando traspirare un tono profondamente duro.
<< Sempre solito, eh Teme­­­­­­? >> lo ribeccò scherzosamente il biondo, alzandosi dalla sedia e aggirando la scrivania per raggiungerlo  << E’ una settimana che ti sei dileguato. Non credi di dovermi perlomeno chiedere come sto? >>
<< Ti ho chiesto dov’è finito Kakashi! >> Non lo avrebbe assecondato in alcun modo.
<< Credo stia giocando a shiogi con il maestro Gai, questo pomeriggio mi ha lasciato le pratiche da smaltire >> rispose, volgendo lo sguardo alla miriade di fogli di cui si stava occupando.
Prima che potesse aggiungere altro, il moro si era già voltato per andarsene senza degnarlo di un saluto o nulla.
 
<< Te ne sei andato >> disse ad alta voce quindi << Un’altra volta >>
 
Sasuke si bloccò sulla soglia. Sapeva che l’altro stava cercando di provocarlo, che in qualche modo cercava di tirare nuovamente in ballo quell’argomento che cercava di evitare in ogni modo, che doveva tirare dritto senza rispondergli. Tuttavia aveva appena cominciato a scontare il prezzo della sua decisione. Non poté ignorare quell’incrinazione di voce mentre pronunciava “un’altra volta”.
 
<< Stavolta è diverso >> obiettò.
<< Invece no! >> rincarò l’Uzumaki << Non ti sei fermato nemmeno un attimo a pensare di restare! Hai preso e te ne sei andato, pensando solo a te stesso! >>
<< Non fare il ragazzino adesso! >> lo rimproverò, voltandosi << Non rischiavi la vita e poi c’era quella stupida volpe a occuparsi di rimetterti in piedi! >>
<< Kurama! Chiamalo per nome una buona volta! >> tuonò Naruto << Lui, che tu ti ostini a ignorare, mi è rimasto vicino e mi ha aiutato! Al contrario di te! >>
<< Mi hai stufato, Dobe! >>
 
Non fece in tempo a muoversi che in un attimo venne sbalzato indietro, lontano dalla porta mentre il biondo la chiudeva a chiave e ci si metteva davanti. Doveva aver usato la Dislocazione per muoversi così rapidamente. Sasuke stava iniziando seriamente a innervosirsi.
 
<< Spostati di lì! >> ordinò ma anche stavolta non venne ascoltato.
<< No >> disse semplicemente l’altro.
<< Ti avverto, Naruto! >> asserì il moro, raggiungendolo con poche falcate e afferrandolo per il collo con la destra << Se non ti fai immediatamente da parte, io- >>
<< Tu cosa? >> domandò prima che finisse << Mi picchierai? Mi ucciderai, Sasuke? >>
La mano cominciò a tremare, nonostante lo sguardo non si arrendesse a chinarsi. Non avrebbe ceduto.
<< Togliti >> disse, ignorando la sua domanda.
 
Credette di essere riuscito a mostrarsi abbastanza risoluto e minaccioso da convincerlo a desistere, gli occhi azzurri di Naruto sembravano feriti e per lui fu un sollievo vederli chinarsi e staccarsi dai suoi, non avrebbe potuto sopportare di guardarli ancora. Lo lasciò andare e tese la mano per farsi consegnare la chiave. Naruto sembrò sul punto di dargliela ma prima che l’altro l’afferrasse, chiuse la mano. I loro occhi si incrociarono di nuovo, fissi e privi della volontà di cedere per primi.
 
<< Ti odi così tanto, Sasuke? >>
<< Dammi quella chiave >> chiese ancora. Non poteva aver capito davvero...
<< Sasuke, per favore... >> mormorò l’altro << ...dimmi perché! Io lo devo sapere! >>
 
“Proprio te...che mi stai antipatico, dovevo salvare.”
“Allora dimmi per quale motivo lo hai fatto! Dimmi perché! Io lo devo sapere!”

 
Come allora, Naruto stava cercando di capire, di scavargli dentro, di trovare una conferma delle azioni e dei gesti compiuti fino a quel momento. Voleva comprendere i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue incertezze per potersene fare carico con lui e aiutarlo. Di nuovo. Ecco perché...
 
<< Odio me stesso quasi quanto odio te >> fu la sua risposta.
 
Naruto sgranò gli occhi, evidentemente le parole di Sasuke lo avevano colpito profondamente. Chinando lo sguardo, sconfitto dai proprio sentimenti il giovane proseguì:
 
<< Ti sei spinto oltre un confine che neanche uno sciocco avrebbe oltrepassato, sacrificando più di quanto chiunque con un po’ di sale in zucca e un sogno che lo anima da una vita avrebbe fatto. Hai preferito mettere a repentaglio la  fiducia degli abitanti, dei tuoi amici, degli altri Kage conquistata con tanta fatica solo per continuare a seguire un traditore a cui tutti volevano infliggere solo la pena di morte. Ti sei fatto picchiare, insultare... addirittura mutilare. E tutto questo solo... >>
 
<< ...per un amico? >> completò lui, sorridendo.
 
<< Sì >> mormorò, seccato che l’altro l’avesse interrotto. Riprese dopo qualche istante:  << Ho affrontato il mio viaggio di redenzione con lo scopo di rivedere il mondo non per un obbiettivo o altro ma solo per me stesso. E ho avuto modo di riflettere sul significato che quella parola ha per te, concludendo che sei stato un folle ad aver rischiato così tanto solo per un amico. Tuttavia... se tu ti fossi arreso, io non sarei qui. Ecco perché ora io ti odio, perché hai fatto qualcosa che io non sono stato in grado di fare per te allora e mi odio per averti costretto a farlo...  >>
 
Quell’ammissione riempì il cuore di Naruto di un’emozione nuova e sconosciuta, che lo invase e gli regalò una bellissima sensazione di pace. Come se all’improvviso tutto ciò che aveva fatto negli anni passati, finalmente avessero dato l’unico vero risultato che sperava di ottenere: il riconoscimento del loro legame,  che a parole non poteva essere descritto ma che solo loro comprendevano profondamente. E ne era immensamente felice.
 
<< Quindi >> fece ancora Naruto << è perché ti odi che non hai voluto farti impiantare il braccio artificiale? >>
 
L’altro scosse il capo. Poi ghignò, uno di quei ghigni che gli rivolgeva ogni volta che non capiva qualcosa di ovvio.
 
<< Tu hai bisogno di quel braccio se un giorno vuoi diventare Hokage, >> spiegò << a me non averlo serve a ricordare. Non posso vederlo, apparentemente non c’è più nulla ma i nervi continuano a ricordarmi che lui c’era e che in qualche modo continua ad esserci... il nostro legame è così. Non devo più dimenticarlo. >>
 
Naruto gli fece passare il braccio intorno alle spalle e lo tirò a sé, stringendolo in quello che era un goffo abbraccio al quale Sasuke cerco di sottrarsi subito. Possibile che continuasse a comportarsi come un bambino? Come poteva un ninja del suo livello abbandonarsi a certi atteggiamenti così infantili?
 
<< Stupido Dobe, vuoi mollarmi?! >>
 
Glielo chiese. Avrebbero continuato ad azzuffarsi, a litigare, a insultarsi e probabilmente in un altro momento sarebbe stato decisamente più propenso a scagliargli un Chidori solo per l’idea di compiere un atto simile. Però ne aveva abbastanza di combattere con lui, almeno in quel momento decise di mostrare un po’ di clemenza. Ma l’Uzumaki non accennava a volerlo lasciar andare.
 
<< Dobe, guarda che-... >>
 
<< Non ho mai rimpianto nulla di quello che ho fatto in questi anni, sai? >> gli disse << Mai! E per questo, devi smetterla di odiarti per quello che è stato Sas’ke, perché io non l’ho mai fatto. Non ti ho mai odiato! Se non come si odia un rivale, un amico... o un fratello. >>
 
Sasuke fremette nel sentire quella parola e sentirsi così vicino all’unica persona che non l’aveva mai tradito, che aveva sempre cercato di aiutarlo, con cui aveva litigato, combattuto e anche scherzato senza che questo gli chiedesse mai nulla in cambio e a cui lui era stato capace solo di arrecare sofferenze, fece cedere quell’animo spossato a cui il viaggio di redenzione aveva aperto sentimenti che non credeva di essere più in grado di provare.
 
Il pugno chiuso si abbatté contro il muro mentre l’amico lo teneva più stretto a sé, cercando di alleviare quel momento di sfogo a cui Sasuke si stava abbandonando dopo tanto tempo evitando di parlare, ma solo garantendogli ancora una volta la sua presenza.
 
<< Perdonami. >> un sussurro, pronunciato mentre teneva la fronte premuta contro la sua spalla, a cui non seguì risposta.
 
Del resto i ninja di prima classe dovrebbero poter leggere nel cuore dell’avversario. E loro erano ben più di questo. Naruto seppe solo che non avevano altro da dirsi. Il copri fronte glielo aveva restituito tempo prima e adesso finalmente avevano posto fine anche a quell’ultima battaglia.
 
Un percorso sofferto per entrambi ma il cui risultato li ripagava di tutto.



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Note d’autore: Ci ho messo più del previsto ma alla fine ce l’ho fatta! Dunque, tenendo conto che probabilmente avrete trovato Sasuke OOC, vi illustro il mio pensiero. Sicuramente c’era un altro modo per riuscire a far risolvere una situazione simile ai due. Però ho sollevato molti pensieri nella mente di Sasuke così come in quella di Naruto e parlare era l’unico modo per poter riuscire a risolvere la cosa. Ci ho messo pure un po’ di esperienza personale...il loro è un legame stupendo e unico, spesso per capirsi non hanno bisogno per parlare ma basta uno sguardo o una parola buttata lì per intendersi. Tuttavia non si può leggere nel pensiero degli altri e se uno ha dubbi o pensieri come i loro, se non si parla non si può comprendere in fondo. Quindi niente, ho fatto parlato Sasuke ma ha detto solo il necessario ma a Naruto è bastato. Insomma detto questo, spero vi sia piaciuta ^^ Non risparmiatevi nel dire quel che pensate, nel bene e nel male ci tengo a sapere la vostra opinione! Personalmente sono soddisfatta del risultato e mi auguro sia stato così anche per voi ^^ Grazie ai carissimi che hanno letto e recensito ma anche a chi ha solo letto ^^ Grazie mille e alla prossima :D E per concludere davvero, la storia è stata ispirata alla bellissima immagine che vedete sopra, io l'ho solo riportata ma i diritti sono dell'autore! ^^

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