Drug's Love

di Just a Shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pride ***
Capitolo 2: *** Angel's Dust ***



Capitolo 1
*** Pride ***


-Chapter 1-

-Orgoglio-





Un ciuffo blu ed una cascata di capelli rossi.
Erano due ragazze, camminavano, tenendosi per mano e...
E sorridevano, ogni volta che gli sguardi si incrociavano...
In mezzo alla luce del sole, incuranti degli sguardi titubanti delle anziane o degli schiamazzi dei bambini che giocavano, rincorrendosi su e giù per le colline del parco.
Quegli sguardi che si scambiavano, le dita intrecciate le une alle altre. Si avviavano verso il tramonto, verso l'uscita del parco.
Non avevo mai visto degli occhi così sinceri e pieni d'amore. Anzi, mai visto due paia di occhi così innamorati.
Sospirò la mora, per anni si era sempre tenuto tutto dentro, e ogni volta qualcosa la prendeva per il basso ventre, la stringeva e non la mollava, certo, stava male, ma non era da lei, no, non era da lei dimostrare quel poco di disagio che le procurava un eterno brusio nella sua perfida mente, che poi tanto cattiva non era. Ma...quella scena, anche se breve era stata devastante. Accavallò le gambe, cercando di darsi un po' di contegno, fissando la donna davanti a se.

"Quindi, alla fine sei qui per parlarmi di questo tuo nuovo problema." La psicologa la fissò, da dietro quegli occhiali contornati da delle aste d'acciaio, fredde come i suoi occhi color ghiaccio. Sospirò, dopo aver visto l'asiatica annuire e girare il volto nella direzione opposta, come per evitare il contatto visivo.
"Heather..." Cominciò la donna togliendosi gli occhiali rotondi da quel naso troppo smilzo per un viso pieno. "Sei qui in cura nel mio studio da quattro anni oramai, ovvero da dopo la sesta e ultima rottura con Alejandro." Si bloccò, appena la mora si girò a fissarla, con una delle sue micidiali stilettate.
"E andiamo Heaty, ne abbiamo parlato in passato..."
"Non mi interessa! Q-u-e-l nome NON lo voglio sentire. Mai. Più." Sibilò La ragazza, aggiustando con la mano le pieghe sulla camicia e sedendosi meglio sul divanetto.
"Va bene, va bene. Non insisto...Sappiamo entrambe come hai ridotto il mio studio l'ultima volta."
scarabocchiando qualcosa sul foglietto fece una smorfia, lanciando la pagina all'indietro cagionandola ad un ricciolino su se stessa. "Mi hai accennato a delle relazioni che hai avuto..." la donna sulla quarantina la adempì con i suoi occhi agghiaccianti.
Heather contraccambiò quello sguardo, senza scomporsi, rivolgendo nuovamente la sua attenzione fuori dalla finestra. Respirava, ansiosa di finire quella chiacchierata, mentre i ricordi le accavallavano la mente.
"Inizierei parlando di Linsday... non era proprio una relazione ma più che altro una piccola avventura che mi ha un po' distorto le idee quando mi sono trovata in una situazione simile con Courtney" stava davvero raccontando quella storia? Beh, era la sua psicologa, e doveva togliersi questo peso che la opprimeva ogni volta che vedeva due ragazze tenersi per mano, o baciarsi, anche solo stare vicine sulla panchina.

Avrebbe davvero voluto avere la loro vita?
Stare con una persona dello stesso sesso?

Non sapeva, eppure le cose potevano andare diversamente, avrebbe potuto trovare la felicità senza Alejandro, escludendo tutte le notti di furore che aveva avuto con lui e il suo corpo così perfetto che la faceva impazzire. Scosse la testa ritornando a pensare a quelle due ragazze, che adesso erano sotto la fresca ombra procurata da un piccolo albero dai pochi rami ancora giovani.
Si lasciò sfuggire un sorriso che Marta percepì subito, e seppe che in quel momento stava pensando, stava meditando, stava prendendo tempo per iniziare a parlare... ma quel silenzio era netto e per un attimo sembrò essere infinito "Heather?" la mora si risvegliò subito dopo, guardando la donna, imprigionandosi in quegli occhi così ammalianti.
"Oh andiamo, non posso neanche guardare fuori dalla finestra per concentrarmi? È una cosa molto difficile per me parlare di qualcosa che non ho mai raccontato a nessuno" Marta aveva degli splendidi capelli biondi, portati con un taglio a caschetto mosso, da una parte più lunghi e dall'altra più corti. Annuì in modo dolce, come per darle ragione, facendola continuare.
"Grazie per l'incoraggiamento" sbuffò, e la sua frangetta costruì un'onda su di essa, lasciando per un attimo intravedere la fronte, senza alcuna proliferazione di brufoli o punti neri, impeccabile.

"Come ti sentiresti se una persona si avvicina a te con occhi seducenti invitandoti ad accogliere il suo volere?" domandò l'asiatica, senza scomporsi, evitando di guardare l'altra negli occhi, come se in lei ci fosse un velo di vergogna. Non le lasciò neanche il momento di rispondere alla domanda retorica che continuò a raccontare. "Dopo un bicchierino bevuto di nascosto Linsday si avvicinò a me, eravamo entrambe nella piscina ed era tardi, era già buio, quindi ti lascio immaginare che ore si erano fatte. La festa era finita, e non c'era più nessuno, Alejandro si era ritirato insieme a Owen, Duncan, Jeoff e qualcun'altro..." prese fiato, e i suoi occhi si imbatterono in quelli della bionda, il suo viso ricordava molto qualcuno che avrebbe voluto sapere a tutti i costi cosa fosse successo dopo.

"Ci siamo baciate" disse Heather, così velocemente che l'idea di raccontarle anche di Courtney evaporò completamente.

Tornò a casa, o forse sarebbe meglio dire nel suo appartamento, che una volta poteva essere stato loro. Si sdraiò sul letto ancora sfatto, le coperte erano ormai accartocciate ai suoi piedi, chiuse gli occhi Heather, sentendo ancora l'odore di Alejandro appiccicato alle lenzuola. Aveva appeso l'orgoglio così in alto da non poterlo più recuperare, e così si era resa vulnerabile davanti al latino, quella era stata la loro ultima litigata; lo sconforto si faceva spazio tra il suo petto, e sul cuscino giaceva ancora il suo malizioso profumo che conduceva tanto ad un misto tra Playboy e Armani.
"Alejandro sei un idiota..." un mugolio di rassegnazione decise di scappare dalla gola della ragazza. Il silenzio in quella stanza era glaciale, ma ogni tanto, veniva mosso da dei singhiozzi frustrati e affannosi, prendeva il dolore e lo spingeva sotto gli occhi, sotto forma di liquido trasparente. Loro erano come due animali che lottavano per il territorio, erano quelli delle porte in faccia e le finestre sbattute, i piatti rotti e le urla affilate, ma che alla fine risolvevano tutto travolti dalla passione, e puntualmente la mattina ogni male era scomparso, ma quella volta era Alejandro quello assente.
Quella volta nessun coinvolgimento dalla lussuria, solo sguardi freddi e parole false avevano trasformato un normale risveglio in una lotta in gabbia.
Chiuse per un piccolo momento gli occhi, strizzando le palpebrale per far uscire le ultime lacrime depositate sul bordo. E ripensò a quello che aveva detto a Marta su Linsday, rimpiangendo forse ciò che avrebbe potuto raccontarle su Courtney... iniziò a domandarsi davvero se valeva la pena stare con un uomo invece che con una donna, insomma Heather, il sesso femminile è anche più appagante, ridacchiò la vocina dentro la sua testa, dove delle onde costruite da problemi si frantumavano a contatto con il cranio. Erano i pensieri disordinati che ognuno dentro di sé possiede, ma gli urti erano tanto potenti da procurarle ogni volta un gran mal di testa.
"Al... dove sei..." guaì assaggiando il sale sulle sue labbra, proprio mentre avvertì un leggero bussare alla porta. Era tutto un sogno, doveva essere solo un presentimento, perché appena aprì quella porta dal pomello d'ottone non c'era nessuno ed era come se ogni suo presentimento andasse a sbiadirsi, ogni sua idea a buttarsi da un grattacielo, e sfracellarsi sull'asfalto.

"Courtney..." sospirò, era lei, proprio dietro il muro appoggiata di schiena, di fianco alla porta.
Girò il viso, facendo scivolare le pupille sulla destra, la ragazza era appoggiata al muro con le braccia serrate, e la testa che guardava verso il corridoio.
Scrollò le spalle Heather e grazie a quella scossa riuscì a far cadere anche quella sensazione di solitudine e desolazione che aveva poco prima. Bensì Courtney avesse già visto la sua parte più intima lei restava fedele al suo spietato orgoglio.
"Che fai qui? Hai rotto ancora con Duncan? Oh wow, davvero degli ottimi partiti eh." Ma non ebbe risposta, conosceva bene la perfettina e se non si degnava nemmeno di guardarla in faccia allora era successo qualcosa di grave. Si avvicinò piano, leggera e la prese per un polso guardandola negli occhi piantati sul pavimento, si, era davvero successo qualcosa e lei era intenzionata a scoprirlo.
La fece accomodare, bastò tirare il braccio della castana verso la propria direzione. Heather non smise di fissarla nemmeno per un secondo tanto più l'altra non osava alzare gli occhi. "Che ti hanno fatto Court?" Si morse piano il labbro e la presa al polso divenne presto una carezza continua e morbida. Fece poi scivolare le sue pupille nere verso la propria mano: le maniche dell'amica erano abbassate fino ai polsi, ed essa non ci mise molto a stringere l'altra fra le braccia. In quel momento capì tutto ma non disse una parola, non trasudò pensiero che non fosse quello di tenersela lì al seno piangente e singhiozzante.
Ma Heather non piangeva e, se prima le accarezzava il polso, ora la mano si era posata tranquilla sui capelli color cioccolato di Courtney donandole piccole carezze.

"Aiutami.. Heathy." Sentì poi la mora tra quei fremiti inumiditi, ma lei non capì subito di cosa stesse parlando, nella sua mente pensieri contorti si facevano spazio tra inconscio e conscio, tra cui il pensiero di un Duncan fortemente guidato da istinti pericolosamente animaleschi dopo aver saputo della loro attinenza di qualche tempo prima, si sarà arrabbiato sapendo che la sua ragazza lo aveva tradito; con una donna per giunta.
Le tenere carezze si spostarono sul viso di Court facendole alzare il mento e costringendo gli occhi a iniettarsi in quelli color nebbia della ragazza che la teneva stretta. "Mi dici che cosa ti è successo? Non posso aiutarti se non lo fai." Ma non sorrise Heather, si limitò ad avvicinarsi sempre di più a lei e quei suoi occhi miglioravano la situazione non poco tanto da creare finalmente una reazione in Courtney.
"Prometti?" Tenne lo sguardo fisso in quello dell'amica che annuì. "Prometto, ma ora ti prego Court, è già stata una giornata pesante."

Non fu gradevole ciò che la mezza asiatica vide quando Court fece scivolare la manica della sua camicetta bianca fino al bicipite.
Una macchia violacea nell'interno gomito con spruzzi di colori freddi tendenti all'azzurro e al blu, era come se Courtney avesse una galassia con un buchino minuscolo al centro tatuata sulla sua pelle, l'unica differenza è che sarebbe potuta andare via solo con grande forza di volontà la cui presente perfettina era provvista in grande quantità.

Fu la prima volta che Heather rimase senza parole e tanto più fu la prima volta dove piano riabbassò la manica senza dire nulla ma accarezzando il viso di Court fece avvicinare le labbra alle proprie, azzerando le distanze.
Qual'era la cosa migliore se non rifare l'errore? Quello che le aveva risolto tutti quei problemucci legati all'iper aggressività e alla perdita di pazienza che caratterizzavano la castana?
Quest'ultima si sentì completamente abbracciata da un senso di confusione piacevole, Hethy non aveva detto niente eppure quel bacio stava traducendo qualsiasi cosa avrebbe voluto dirle. L'attraversò una sconosciuta sensazione condiscendente appena l'altra iniziò piano a sbottonarle la camicetta.
Si morse piano il labbro con piacere e rabbrividì sentendosi scivolare di dosso l'indumento, rimase in intimo con le guance rosse che quasi ebbe paura che Heather sentisse il loro calore, lei non era mai stata così, nessuna delle due era mai stata così, sempre fredde, distaccate, orgogliose e con la battuta pronta, ma in quel così delicato momento solo un pensiero comune circolava nelle loro menti.
Heather tornata a casa dall'incontro settimanale si era cambiata, o almeno ci aveva tentato visto i suoi vestiti: canotta bianca e pantaloncini da ginnastica neri, lei che era sempre impeccabile si ritrovava con il trucco sbavato un po' sotto gli occhi mentre baciando Courtney la faceva sdraiare nel letto sfatto della notte prima, non aveva avuto nemmeno il tempo di ripiegare il letto e chiuderlo nel divano.
Era sorpresa di se stessa ma questo non bastò per farla smettere di baciare l'altra. Le loro labbra si separarono solo per permettere alla canotta della mora di scivolare anch'essa ai piedi del letto mischiandosi con le lenzuola e il precedente odore di Alejandro.
Le labbra di Heather si chiusero in una curva confortevole come per permettere a Courtney di giacerci all'interno.
"Vuoi che ti mostri com'è la mia dose di eroina Court?"






Angolo di P:
P: Bentornati *lancia coriandoli*
M: yeee! P. è tornata dopo i suoi epici ritardi *si mette a lanciare coriandoli anche lei*
P: *lanciano coriandoli insiemi e la stanza finisce per assomigliare a un fondale di pesci d'acquario*
Scott: *entra in stanza* oh ma che bel casino *si guarda intorno* mi fate sempre più paura
P: pff oh non ci far caso, stiamo festeggiando :D
Scott: e perchè non c'è nessuna tort- *sente dei rumori sospetti e si gira* ingordo
Duncan: *porge il vassoio a Scott* hai visto? ti ho salvato dal colesterolo
M: *fa leggere il testo a Duncan* eh, bella idea *gli mette in testa dei coriandoli senza che lui se ne accorga*
P: peccato che sia una Lime arancione eh
Duncan: voglio. il. seguito. RECENSITE! ...o.. ecco io..
Scott: vi mangerà le torte.. *borbotta da solo*

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Capitolo 2
*** Angel's Dust ***


-Chapter 2-

-Polvere d'Angelo-





Con cautela Heather mostrò a Courtney che cosa succede quando le emozioni s'intensificano tramutandosi in gemiti inizialmente a labbra serrate.
Fu qualcosa di integralmente discordante con il piacere che quel ragazzo dalla ex cresta verde le faceva assaggiare. La mora d'occhi color della terra si sentiva attraversata come da dei fulmini prolungati che, irradiandosi fino al retro della nuca, producevano una situazione talmente compiacente da stringere gli occhi e divaricando le labbra impugnare il copri lenzuolo serramene tra le dita.
Avvertì dei piccoli baci nella sua parte più intima, più nascosta, più eclissata.
Le labbra di Heather così dannatamente morbide riaffiorarono in lei quei ricordi che da un po' di tempo non l'abbandonavano, erano ricorrenti, in particolare dopo le accese discussioni con quel punk del suo ragazzo; perché era così difficile accettare l'idea che una donna per essere felice non dovesse bisogno di un uomo?

Piccole forme geometriche dai colori sgargianti si aprivano e si chiudevano evidenziate da uno sfondo nero, diventando poi puntini bianchi di quando premi i palmi sugli occhi. Courtney riusciva solo a respirare una forma di godimento di cui solo l'altra ne era a conoscenza.
Quel respiro corto e ansimante era paragonabile all'immettere del sangue nelle vene, colpevole dell'arrossamento sulle guance della perfettina che, ovviamente, Heather intercettò comunque e sogghignando amorosamente le offrì delle carezze lungo i fianchi.
Era così incantevole la sua Courtney tanto che un pensiero sfiorò la mente della mora, una risposta incontrollata e innata aveva elargito lo schizzo di energia necessario per accendere la lampadina: Heather era lieta di donare piacere a Courtney.

La forza di volontà amalgamata alla gioia nel fare un'azione è il mix perfetto per completare il raggiungimento di un obbiettivo, ed Heather ne aveva uno nuovo, il quale per una volta non era trovare nuovi modi di mandare a quel paese Al. Alzò lo sguardo, fece una carrellata sul corpo ambrato di Courtney, un ultimo gemito corto e affannoso, affogato dal piacere e Heather si sentì le dita più strette; le fece raggiungere l'estasi.

¤ ¤ ¤


Sollevò una palpebra appiccicata, poi l'altra con il doppio della fatica precedente. Sbadigliò con fauci aperte, i canini ben in vista, come era solito fare allungò la mano alla sua destra facendola scorrere sulle pieghe del lenzuolo alla ricerca di Courtney.
"Ma dove..." per un momento, solo uno nella sua mente varcò la preoccupazione: lei se n'era andata, il proprio mondo fondato su irreali orgasmi fittizi era un fallimento, una stupida droga che rendeva larve umane, citando le parole della ragazza dalla pelle abbronzata. Cercò di non scomporsi e scuotendo la testa quel pensiero rimbalzò fuori.
Fece ruotare gli occhi formando una parabolica sul soffitto dando uno sguardo all'orologio digitale sul comodino, lampeggiavano in una luce verde acceso in contrasto, sul piccolo rettangolo scuro, le 12:34.
"Oh, spero che ci sarà carne al sangue con patate per pranzo." esordì sbadigliando nuovamente accompagnando le braccia dietro le orecchie alle quali però non sopraggiungeva il familiare rumore della ventola accesa.

Ci mise un po' Duncan a svegliarsi completamente, il sonno l'aveva catturato trascinando l'orologio avanti di quasi un'ora.
Ripeté il rituale mattiniero per una seconda volta dimenticando però di aver già svolto la stessa azione tre quarti d'ora prima. Si alzò un po' dondolante, riuscendo solo a scivolare con un piede sul tappeto e pestando il gomito sulla sponda in legno chiaro del letto matrimoniale.
Chiunque fosse stato in quella casa insieme a lui avrebbe potuto sentire una bestemmia urlata a denti stretti seguita da un grugnito che lo accompagnò fino alla porta del bagno.
"Vorrei tanto sapere chi è stato l'idiota che ha avuto la brillante idea di mettere un tappetino del cazzo ai piedi del let-" Ma non fece in tempo a finire la frase che appena la sua mano fece inclinare la maniglia di quella porta a vetro gratinata essa si staccò e con lei, ancora una volta, i piedi di Duncan dal pavimento.

Lavato, asciutto, pettinato e con qualche livido sul polso l'ex punk riuscì a conquistare la cucina, o stabilita da lui la mangiatoia rendendosi conto che magari avrebbe dovuto ascoltare quel presagio, il quale gli era balenato in mente per ben due volte.
Afferrò il cellulare sibilando nella mente a causa di una leve scossa di dolore vicino all'interno pollice.
Doveva sapere dov'era e che cosa stava succedendo.
Una mano si infilò nella tasca dei suoi pantaloncini, invece l'altra sbloccava lo schermo di un Samsung scassato, sgranò gli occhi nel preciso istante in cui cliccò la chat con Court, tuttavia non era per quest'ultima azione l'origine della sua ansia palpitante. "Dove cazzo è! D.o.v.e. p.o.r.c.a. p.u.t.t.a.n.a. É!" aspirò fuori dalla tasca il portafoglio con l'apprensione di chi detona una bomba e quel che è peggio, i cavi non hanno colore.
Aprì il portafoglio, ispezionò ogni piccola taschina, ogni più microscopico angolo e fece il giro della casa per ben tre volte, rovesciò il letto e prese a calci il comodino, esso per vendetta gli regalò un nuovo livido sul piede. Fu il caos.
"No no no no no no! Deve essere per forza da qualche parte i-insomma... l'avevo qui, non può essere andata lontano! Maledizione non ha mica le gambe!" il ragazzo dai capelli color della pece si era seduto per terra, in un angolo a caso dell'appartamento, completamente divorato da una sottospecie di crisi d'astinenza.
Non fu complesso arrivare ad un'unica soluzione: Courtney.

¤ ¤ ¤


Sembrava quasi una foto l'immagine di Heather e Courtney che segretamente dormivano appagate l'una tra le braccia dell'altra.
La mora la teneva stretta al soffice e candido seno, una mano si posava docile sulla schiena e l'altra le caldeggiava i capelli. Entrambe coperte fino alle spalle, o quasi, da quel lenzuolo rosso porpora assente ormai dal profumo di Al: quel misto fra playboy e Armani era come se fosse evaporato, trasferito altrove, o forse era solo Heather che non lo percepiva più.
Non fu un raggio di sole a destare il sonno della mezza asiatica, bensì una vibrazione sul comodino scortata da un nip nip fu l'inaugurazione di quello che sarebbe potuto divenire un pomeriggio dinamicamente vivo e acceso.


≪Senti Court. Ti conviene dirmi subito dove sei. Chiaro?!
Ho messo a soqquadro la casa, pensi che i tuoi stupidi scherzi siano divertenti?!
Ma che cazzo! La ero te la sei messa nel cervello?!≫ ₁₃.₄₂



Aggrottò le sopracciglia la mora alzando un lembo del labbro superiore.
Duncan... come si permetteva di trattare così la propria ragazza?
Colei che cercava da sempre, in tutti i modi, di farlo uscire da quel tunnel artificiale, un teatro dal sipario aperto in cui recitavano fittizie ombre su uno scenario psichedelico.
Non ci mise molto a prendere l'iniziativa.


≪Il telefono di Courtney al momento non è disponibile, prego non lasciare un messaggio.≫✔✔

≪Ma che cazzo? Ora fai anche la spiritosa?!
Senti signorina non ho tutto il giorno, dimmi dove sei che ti vengo a prendere.
Okay, va bene, ieri sera magari non avrei dovuto dirti di si, ma cavolo! Arrivare a derubarmi.
Cos'è uno scherzo?≫ ₁₃.₄₃

≪No. Non lo è affatto. Se vorrai rivedere la tua cara amata dovrai aspettare ancora un bel po'.
Vediamo quanto resisti. Sei un fallito Duncan.≫
✔✔

¤ ¤ ¤

Con energia si morse il labbro, maledizione che cosa gli era saltellato nella mente? Duncan non ce la fece più, era così occupato a prendersela con le proprie paranoie, non si era accorto che degli abbozzi di solchi stavano comparendo nel suo avambraccio per mezzo delle unghie.
Era agitato non poco il suo spirito, il pensiero secondo il quale non era Courtney a scrivere lo stava portando a un esaurimento nervoso.
"D-Dove.. dove diavolo può essere quella ragazza..."
Fece un grande respiro, o almeno gli parve visto che riuscì solo a far saltellare l'aria fuori dalla gola. Doveva trovarla o porre fine a quell'insopportabile mal di testa, magari con un po' di polverina degli angeli.

Che odioso paradosso.

¤ ¤ ¤


Il corpo ambrato di Courtney venne affettuosamente coperto sotto il lenzuolo paonazzo. Heather la guardò stampandole un bacio sulla fronte, cos'era quello? Un sorriso? Si, un sorriso sincero e umile si era dipinto sul volto della ragazza dai capelli color della pece, con una breve carezza se li spostò dietro l'orecchio destro, sfortunatamente ottenne l'effetto contrario, data la loro lunghezza formarono una curva sottile tra lobo e spalla.

Dopo aver celato la sua candida pelle da una vestaglia violetta, la ragazza si mise ai fornelli: era determinata a preparare un pranzetto che rispecchiava le sue doti culinarie adatto al risveglio di quella ragazza che occultamente dormiva nella sua culla.
Sinceramente non sapeva che cosa preferiva mangiare Courtney, sicuramente non si sarebbe messa a fare niente che avesse avuto a che fare con la gelatina verde o con qualunque altra cosa che avesse il medesimo colore, non voleva di certo rischiare.
Afferrò una pentola piana e tirò fuori dal frigo del petto di pollo impanato, fece scongelare le patate mettendosi all'opera, finché un tremolio proclamò l'ennesimo messaggio. Sperando che il mittente fosse Mr. ehituvialemanidallamiaroba:


≪Senti, chiunque tu sia non voglio rogne al contrario di quello che quella mi ha rubato.
Sto impazzendo cazzo! La voglio! Ora!≫₁₄.₂₀



"Uh! Impaziente il delinquente." Fu così disinvolto l'albore di un sogghigno che Heathy fu conquistata da una sensazione a lei familiare, lo avrebbe messo in ginocchio quel Duncan.
Non riusciva a capire il motivo per cui Courtney lo avesse privato di ciò che lo stava cautelamene riducendo una larva umana.
Sospirò declinando lo sguardo verso il basso interrogandosi sul motivo per il quale la ragazza avesse fatto una simile azione, in quel momento però anelò ancora una volta scaraventando fuori sia anidride carbonica che il quesiti riprendendo ciò che aveva iniziato.

Sennonché nell'istante in cui il pollo e le patate vennero disposte nei piatti, nel proprio interno gomito, Courtney dispose un'altra galassia.






Angolo di P:
Per iniziare ringrazio Raymox e AlexialoveAforH per aver lasciato una recensione nel primo capitolo :3
In secondo luogo dichiaro che avrei voluto finire la ff con questo capitolo, ma che purtroppo la cosa mi è sfuggita un po' dalle mani ^^"
scrivo troppo dettagliatamente?
è un pregio o un difetto?
♬ e il coccodrillo come fa, non c'è nessuno che lo sa ♬
Follia alle 5.10 del mattino :3 vi amo.
Fatemi sapere cosa pensate che succeda nel prossimo chapter! (e anche se i personaggi mantengono l'IC)

Spero di avervi regalato un buon tempo di lettura,
*sparisce collassa sulla tastiera*

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