Un'altra occasione

di ele_oli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ritorno a vivere ***
Capitolo 2: *** il compleanno peggiore di tutta la mia vita ***
Capitolo 3: *** James e Jason ***
Capitolo 4: *** Sono diventata una scaccia puttane ***
Capitolo 5: *** Un'altro incendio ***



Capitolo 1
*** ritorno a vivere ***


Mi chiamo Elena Montgomery. Ho 19 anni. Quattro anni fa sono rimaste vittima di un incendio nel mio quartiere, nella periferia di New York, tutti mi credevono spacciata. Per tre lunghissimi anni sono rimasta in coma, ero ricoverata in un ospedale di Boston e i medici non ci speravano più. Inspiegabilmente una mattina mi sono svegliata...e il mondo mi è crollato addosso. Non avevo i genitori; mio padre è morto quando avevo tre anni, mia madre era viva prima dell'incendio ma non le parlavo quasi mai. Ho scoperto che è morta. Non ho fratelli ho parenti, sono sola al mondo. Avevo qualcuno prima, si chiamava Michael detto Mick, era l'amore della mia vita. No lui non è morto credo (strano vero?) ma non so più dove sia. Da quando ho ricominciato a vivere, se questo si chiama vivere, il mio unico obbiettivo è trovare il mio Mick.

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Capitolo 2
*** il compleanno peggiore di tutta la mia vita ***


Oggi è il 9 maggio, l'undici sarà il mio compleanno e per quella data io devo aver trovato Mick. Ho una vaga idea di dove sia, un nostro grande amico, Ian, poco prima dell'incendio si era trasferito a Forks, una città microscopica situata vicino a Washington. Può essere che Mick sia andato lì. Domani parto. Potrà sembrare che io sia una fissata ossessiva ma lui è l'unica persona che ho al mondo e per questo non posso perderlo. Stanotte dormo nella mia vecchia casa nel Bronks ma io giuro che non tornerò mai più in questo posto; troppi ricordi orribili sono legati a questo quartiere, ad esempio la morte di mio padre e di mia madre, le innumerevoli volte che sono stata picchiata, ferita, derubata di quel poco che avevo. Nessuno qui è gentile o buono per davvero, chi lo sembra finge. Io stessa non lo sono, ho ucciso innumerevoli volte per salvarmi la vita. Qui si fa così, o uccidi o vieni ucciso. Mi sveglio alle 7:00 del giorno seguente, raccatto le mie cose le infilo in una borsa e dico addio per sempre a quella che è stata la mia casa per i 19 anni più brutti della mia vita. L'aereo parte tra mezzora e intanto penso a cosa farò quando incontrerò Mick e a cosa farà lui quando vedrà me. Tutti mi credevano morta. Ma io porto il ricordo di quel giorno sulla pelle, sul braccio sinistro ho ancora il segno di un ustione e quando vedo il fuoco impazzisco letteralmente dalla paura. Non riuscirò mai a superare questa paura. La voce di una hostess mi distrae dai miei pensieri invitando tutti i passeggeri a salire sull'aereo. Durante tutto il volo guardo fuori dal finestrino e penso a quanto sia insensata e triste la vita, qualche poeta di cui non conosco il nome diceva che tutti avevano diritto ad essere felici, ecco io condivido a pieno le idde del poeta ignoto ma credo che chi decide sulla nostra vita, in base a ciò che credete voi, non approva le convinzioni di quel poeta senza nome. Che gran peccato. Dopo qualche ora atterriamo a Washington e io prendo un taxi per raggiungere Forks. Quando arrivo mi rendo conto di che posto deprimente sia, per intenderci: ci sono una ventina di farmacie e neanche una discoteca. Fortunatamente a Port Angeles ci sono un paio di locali carini altrimenti avrei preferito seppellirmi viva piuttosto che stare qui, siamo sicuri che Mick sia davvero qui? In questo posto disperso e dimenticato da Dio? So dove cercarlo, se qui c'è la spiaggia allora qui c'è Mick, questo è poco ma sicuro. Devo dire che la spiaggi in effetti è molto carina, si chiama La Push ed è piena zeppa di ragazzi. Mi avvicino a uno di loro e gli chiedo se conosce un certo Michael. Il ragazzo si chiama Jacob, mi risponde gentilmente e mi dice che Mick fa parte del "branco". Non ho idea di cosa intenda però lo ringrazio e vado in quella che mi hanno detto essere la casa di Mick. Suono il campanello e una ragazza dall'aria allegra mi apre la porta. Le spiego che sono un'amica di Mick e le chiedo se lo conosce. -Certo che lo conosco.- la ragazza mi sorride -Amooore, c'è una tua vecchia amica che ti cerca.- AMORE?! No come sarebbe amore?! Mick scende le scale e raggiunge la ragazza sulla porta, quando mi vede sgrana gli occhi e impallidisce. -Ciao Mick.- -ELENA?!- -Mi fa piacere che ti ricordi di me.- incrocio le braccia al petto e aspetto una risposta che, però, non arriva. Mick è come pietrificato. La ragazza sorridente sulla porta adesso sembra preoccupata e ha un'aria disorientata. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e spiego tutta la storia a Mick e alla ragazza mora. Lei ascolta in silenzio mentre lui rimane con la stessa espressione sconvolta di prima dipinta sul viso. -Bhe Mick tu sei andato avanti comunque, ma spero tu ti ricordi che oggi è il mio compleanno. -Almeno ti ho trovato, questo volevo fare. Ma adesso ho capito e ti proverò a dimenticare, va bene l'importante è che stiamo entrambi- un singhiozzo mi interrompe la frase a metà. -Ciao Mick.- Non aspetto neanche una risposta, corro via e provo a realizzare che tutto quello che avevo e di cui ero sicura ormai non è più mio. E oggi è il mio compleanno. Auguri Elena, eraeglio per te se non nascevi mai.

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Capitolo 3
*** James e Jason ***


Inizia a piovere e io continuo a correre, nei boschi, in spiaggia e per strada. Da lontano vedo dei fari di una macchina. Sono esattamente in mezzo alla strada e la macchina si avvicina sempre di più, sarebbe semplice spostarsi ma mi si è incastrato il tacco della scarpa in un tombino e non riesco a toglierlo. La macchina è a pochissimi metri da me. Urlo e chiudo gli occhi. Rimango per un tempo che sembra infinito nella stessa posizione con gli occhi chiusi fino a quando non sento una voce maschile molto preoccupata alle mie spalle: "oddio, oddio sta bene signorina?!" Mi alzo in piedi e annuisco. Guardo il ragazzo che mi sta davanti, è alto, coi capelli castani e gli occhi verdi e ha un'espressione molto preoccupata dipinta sul viso. È molto, molto carino. "si...ehm...sto benissimo. Grazie per non avermi investita." "Senti ma ne sei sicura? Non è che vuoi passare all'ospedale?" "No, non voglio. Però avrei bisogno di un'informazione." Mi asciugo gli occhi con le maniche del cappotto, anche se è pressochè inutile dato che i miei vestiti sono fradici. "Vieni, sali in macchina o ci bagnamo ancora di più." "Ehm no non fa niente, vorrei solo sapere se conosci qualche albergo qui vicino." "Il mio albergo è molto buono, ci sto andando adesso. Se vuoi ti posso accompagnare." In macchina con uno sconosciuto...va bene non me ne frega più niente. Può fare quello che vuole tanto ormai il mio cuore è a pezzi e anche fisicamente non mi sento molto bene quindi non ho problemi ad andare in macchina con lui. Annuisco in silenzio e lo seguo. Il ragazzo non ha niente a che fare con tutte le persone che ho conosciuto prima d'ora, ma non posso esserne ancora sicura. "Io sono James. Tu invece ti chiami?" il ragazzo moro rompe il silenzio che regna nella macchina. "Io mi chiamo Elena." "E, se posso chiederlo come mai sei così triste?" "Se iniziassi a raccontarti la mia storia credici che potremmo stare qui tutta la sera ad ascoltare le mie allegrissime novelle." "Ok. Allora inizio io. Mi chiamo James e ho 21 anni. Sono nato e vissuto a New York. Mio ladre è morto l'undici Settembre durante l'attentato delle Torri Gemelle, mia madre non riusciva ad occuparsi di me e i miei fratelli quindi se n'è andata e io, che ero il figlio più grande, badavo a Luca e Carlo. Sono andato all'università, ho studiato, e lavorando duramente sono riuscito a diventare ciò che sono ora, un produttore cinematografico e vivo a Los Angeles." "Ah" Tutto quello che riesco a dire al povero James è un banalissimo "ah". Arriviamo davanti a una grande struttura. Sulla facciata troneggia la scritta Silver Hotel. Non potrò mai permettermelo. "James..io non posso pagare." "Facciamo un accordo. Se tu mi racconti di te io ti pago il soggiorno." "Oddio ma James non posso accettare, costerà un patrimonio, e...e poi ricordare fa male." "Allora non raccontarmi nulla Elena. Ma l'hotel lo pago io." "Ma...ma ti conosco da tre minuti e tu non puoi pagare una spesa così alta per me." "No, davvero posso farlo. Fidati." Fidarmi. Come posso fidarmi? Se c'è una cosa che mi rimane si chiama dignità e non ho intenzione di mandarla a farsi benedire in questo modo. A quel punto arriva un altro ragazzo, anche lui abbastanza alto, il fisico non è certo come quello di James o come quello del mio Mick ma...no non del mio Mick, di Mick. Il suo fisico non è come quello di James o di Mick ma non è male. Non ce la faccio, senza di lui come posso andare avanti? Fortunatamente James mi distrae dai miei pensieri. "Elena, lui è il mio amico Jason." "Salvee ragassa mia. Ehi james voglio una birra." "No, assolutamente niente birre." "Eddai Jamesino fallo per il tuo Jasoon." James inizia a ridere. "No Jason niente birra." "Lucy mi lascia per quel Michael e adesso tu mi vieti la birra? Cose da pazzi" A quel punto non ascolto più. La mia mente si è fermata sulla frase "mi lascia per quel Michael." "Michael??" intervengo io. Jason mi guarda e poi dice:" Si, Michael. Anche detto Mick." James interviene: "Jason guarda che sei tu che hai tradito Lucy con quella cheerleader. Non puoi dare la colpa al suo nuovo ragazzo." Quindi la ragazza si chiama Lucy. E loro la conoscono. Inizia a girarmi la testa. Devo essere diventata improvvisamente molto pallida perchè James mi guarda e mi chiede se sto bene con la sua solita espressione preoccupata. "Mi gira solo la testa. È che...Mick era il mio ragazzo. Stavamo insieme quattro anni fa. Poi c'è stato..un incidente e io sono rimasta coinvolta. Tutti mi credevano morta invece dopo quattro lunghissimi anni di coma mi sono svegliata, sono venuta a Forks per cercarlo e poi oggi è anche il mio compleanno ma..." Inizio a singhiozzare. "Scusate è che io non ho nessuno, davvero nessuno al mondo." Mi metto le mani sul viso e continuo a piangere cercando di nascondere i singhiozzi. "Ehi bambolina. Non devi piangere che qui c'è Jason. Vedrai che starai meglio con una birretta o due." "No...no grazie." "Mmm, come preferisci." Arriva James con una chiave, me la porge e sorride. "La tua è la 306. Noi siamo la 312." Mi asciugo le lacrime e prendo la chiave "Grazie James." Salgo nella mia camera, mi cambio e mi rannicchio sotto le coperte, dopo poco mi aspetta un sonno senza sogni.

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Capitolo 4
*** Sono diventata una scaccia puttane ***


È la mattina del 12 Maggio. Del giorno precedente non voglio ricordare niente, devo trovare la forza per ricominciare. Ora è mezzogiorno, stamattina sono uscita e sono andata a Port Angeles. Ho trovato un lavoro come cameriera in un piccolo bar. Sempre meglio fare la cameriera che lasciar pagare tutto a James, gia paga per Jason e io non sono un peso morto come lui. Insomma Jason dovrebbe svegliarsi, smetterla di bere, magari andare in palestra, e trovarsi un lavoro; mica James gli può badare sempre, cavolo lui ce l'ha una vita. Io e Jason siamo quelli distrutti dalla vita, solo che lui è un idiota e ha combinato tutto sto casino da solo, io invece sono solo molto sfortunata. Chi decide sulla mia vita, anche se dubito ci sia ancora qualcuno di benevolo, ha preferito farmi soffrire sempre. Eh che cazzo non ho neanche un ricordo felice da dopo l'incendio. È meglio se mi calmo. Gia che sono in quest'hotel di lusso vado a fare un salto in piscina. Ops non ho il costume. Si non me ne frega lo vadoa comprare. Dopo una mezzoretta sono pronta; scendo in piscina e mi immergo nell'acqua. Nella vasca ci sono una famiglia con due bambini, un gruppo di ragazze dall'aria insopportabile, e qualche altra coppia. Che nervi devono essere tutti insieme felici questi?? È possibile che io veda sempre coppiette allegre?? Vado sott'acqua e resterei lì sotto per sempre, se non fosse che dopo un po' mi manca il respiro. Risalgo in superficie e respiro profondamente. In quel momento James e Jason entrano in piscina. Jason si spiaccica su un lettino e James scoppia a ridere. Le ragazze dall'aria insopportabile appena addocchiano James si fiondano su di lui. -Come sei carino.- -Come ti chiami?- -Lo vuoi fare un bagno con noi?- Una di loro fa perfino la faccia da cucciolo. Oddio ma che putta... Va bhe lasciamo perdere. James però sembra abbastanza in difficoltà. Spero di non stare per fare ciò che sto per fare. Esco dalla piscina e mi faccio largo tra le ragazze. -Ehi amore, vieni in acqua. Ti aspettavo.- Guardo James e gli faccio l'occhiolino. Lui capisce e risponde: -Certo piccola.- Le putta...le ragazze si guardano negli occhi e se ne vanno. James mi sorride. -Mi hai salvato la vita.- -Dalle terribili sgualdrine della piscina.- James ride -si esatto.- -Wela sciau Elena.- mi saluta Jason -non ti avevo visto.- -Ero in acqua prima. Ora sono venuta a salvare il tuo amico qua dalle zoccole. -Hahahaha James sempre tutte le puttane vengono a provare a stuprarti.- -Jasoon!!- -È la verità. Bha ma chi lo capisce questo.- Jason alza le spalle e si rispiaccica sulla sua sdraio. Io torno in acqua e con mio grande stupore James mi segue. -Ti fai il bagno?- -Si altrimenti quelle tornano.- -Possibile. Puntano sempre ai ragazzi carini.- Oddio, è come se gli avessi detto indirettamente che è carino. Ma che cosa diavolo combino?? Sorridiamo entrambi un po' imbarazzati. Io vengo scossa da un lieve brivido. -Ora torno in camera, ho un po' freddo. Ciao James. Ciao Jason.- -A stasera belisima.- Rido e vado verso camera mia. -Ehi James credo tu abbia perso il tuo sex apild.- -Jason cosa stai farneticando?- -Non sei ancora riuscito a sedurre Elena. Io mi vergognerei.- James arrossisce fino alla punta dei capelli. -Jason! Io ti strozzo.- Jason inizia a ridere e James lo butta in piscina. Li rivedrò sicuramente stasera, perchè loro mi fanno stare meno male. Soprattutto James...

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Capitolo 5
*** Un'altro incendio ***


È arrivata l'ora di cena. Mi metto un paio di jeans a caso e una maglietta, poi penso che cenerò coi miei amici e scelgo un po' piú accuratamente i vestiti. No non l'ho fatto per James, non pensate male. Mi andava e basta. Quando scendo nella sala Jason appare magicamente dietro di me. "Salve ele." Rido per la sua espressione, è veramente buffo. "Ciao Jason." "Dov'è quel bischero di James che io c'ho fame." In quel momento James viene sorridendo verso di noi. "Ehi, ciao ele." "Ciao." "James finalmente. Io sto letteralmente MORENDO di famee!" "Eh gia si vede che sei deperito Jason." James scoppia a ridere. "Ehi! Non scherzare sui miei scolpitissimi addominali." "E chi scherza? Non certo io." Io rimango in silenzio. Sto pensando per quanto potrà durare questa cosa, tutti insieme così intendo. Perchè non è male. Non mi sono ancora tagliata quindi non è per niente male. Jason mi riporta alla realtà sventolando una mano davanti al mio viso. "Terra chiama elena. Terra chiama elena. Rispondete." "Uh. Ehm. Cosa dicevi?" "L'abbiamo persa James. Riposi in pace, era una brava ragazza." James sorride e sbuffa "Lascialo perdere e andiamo a mangiare." "Ook." Rido anchio pensando a quanto Jason sia bravo a far ridere. Andiamo nel ristorante e ordiniamo. "Oh regà" dice Jason "devo andare in bagno, voi fate i bravi." "Vai testa di rapa" gli risponde James. Jason si alza dal tavolo e va alla toilet. Io e James rimaniamo a giocherellare coi ferma-tovaglioli in silenzio. Arriva un cameriere. "I signori hanno gia ordinato?" "Si grazie." rispondiamo noi all'unisono. "Mmm" il cameriere sorride "scusate permettete una domanda" "Si certo" risponde James. "Da quanto siete fidanzati. Siete così teneri insieme." Io arrossisco come un pomodoro e James blatera qualcosa di simile a "Ehmm no noi, io, lei..insomma non stiamo..insieme." Il cameeiere sembra molto deluso dalla risposta. "Ah che gran peccato. Bhe scusate per l'interruzione." Il cameriere se ne va e io e James ci guardiamo negli occhi. Jason torna. Oh grazie a dio, tempismo perfetto. "Mmm, che avete combinato? Guardate che se avete trovato il nascondiglio del bottino come nella pubblicità di Trivago voglio il cinquanta per cento di tutto." dice ridendo. "No jason, non abbiamo trovato nessun bottino." rispondo io "Ecco te pareva. Povero me. Mai na' gioia!" Arriva il cibo e noi iniziamo a mangiare. È tutto molto buono. La serata tutto sommato prpcede tranquilla. Verso le undici dò la buonanotte ai ragazzi e vado nella mia stanza. Mi sdraia sul letto con le cuffie nelle orecchie. Dopo una mezzoretta mi accorgo di un nido GIGANTESCO di ragni nel mio bagno. C'è da sapere che odio i ragni con tutta me stessa. So che è strano dato che sono cresciuta nel Bronx ma è così. Esco daa stanza e prendo l'ascensore diretta alla reseption. Arrivata al secondo piano l'ascensore si blocca. Cosa diavolo succede? Guardo dalla fessura dee porte e vede solo una cosa. Il mio incubo peggiore. Da una stanza del secondo piano escono delle fiamme. Ha iniziato a suonare l'allarme antincendio e tutti sono nella confusione più totale. Il fuoco si dirama e io sono letteralmente terrorizzata. Il calore divampa e dentro l'ascensore l'aria si fa più calda. L'unica sesazione che provavo: la paura. Non riesco nemmeno a urlare. Vedo solo il fuoco. Mi siedo in un angolino con la testa fra le ginocchia e prego in silenzio.

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