Double Scorpius

di Lyneea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un arrivo inaspettato, o quasi... ***
Capitolo 2: *** Incontri Ravvicinati ***
Capitolo 3: *** La Vendetta dello Scorpione ***
Capitolo 4: *** Festa, Partita & Tanti Guai... ***
Capitolo 5: *** La Giusta Intesa ***
Capitolo 6: *** Fiducia ***
Capitolo 7: *** Rimorsi ***
Capitolo 8: *** Nei panni di un Malfoy ***
Capitolo 9: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 10: *** Madri ***
Capitolo 11: *** A volte ritornano... ***
Capitolo 12: *** Il giorno più lungo ***
Capitolo 13: *** Canto di Natale (Extra) ***
Capitolo 14: *** Un Brusco Risveglio ***
Capitolo 15: *** Nell'Oscurità ***
Capitolo 16: *** L'inganno della Serpe ***
Capitolo 17: *** Senza Maschere ***
Capitolo 18: *** Destinazione Paradiso ***
Capitolo 19: *** Casa ***
Capitolo 20: *** Il Processo ***
Capitolo 21: *** Uno splendido regalo ***
Capitolo 22: *** E vissero felici e contenti... ***



Capitolo 1
*** Un arrivo inaspettato, o quasi... ***


Salve a tutti,

questa è la mia prima fanfiction. Era da molto tempo che volevo scrivere una FF sul mondo Harry Potter, una Dramione. Questo racconto è ambientato quattordici anni dopo che il Signore Oscuro è stato sconfitto da Harry, tuttavia ci sono molte differenze dalla saga originale.

Innanzitutto Ron ed Hermione non si sono mai sposati. Hugo Weasley, che vedrete nel seguente capitolo è figlio di Ron e Lavanda Brown. Harry e Ginny hanno avuto due gemelli, James e Lily. Draco non ha sposato Astoria Greengrass. Tra i Serpreverde Blaise Zabini ha sposato Pansy Parkinson mentre Theodore Nott è marito di Daphne Greengrass.

Le differenze nella storia sono dovute da una serie di cambiamenti avvenuti dalla conclusione del Torneo Tre Maghi. Per questo cambiamento non sono morti Silente, Piton, e nella battaglia finale non ci sono state vittime tra i ragazzi e nemmeno Lupin e Thonks hanno perso la vita.

So che sembrano molte le differenze, diciamo che è una sorta di Epilogo alternativo. Nel corso dei capitoli, attraverso dei flahsback, apparirà più chiara la trama corretta della storia.

Questa fanfiction è stata ispirata da un film della Disney che adoravo da piccola.

Spero che la lettura sia di vostro gradimento

Buona lettura

Lyn

 


Capitolo 1 
Un arrivo inaspettato, o quasi...

 

14 anni dopo la fine della Seconda Guerra Magica

08 gennaio Castello di Hogwarts

La sala Grande era gremita di studenti. Tutti gli allievi erano appena rientrati dalle vacanze natalizie e, seduti ai loro tavoli aspettavano che il preside, come tradizione, desse inizio al banchetto.

Il professor Silente prese la parola, prima di far apparire deliziose leccornie sui tavoli delle quattro case.

«Miei cari studenti, all'inizio di quest'anno scolastico vi avevo annunciato che il nostro annuale torneo di Quidditch si sarebbe svolto solo nella prima metà dell'anno. Il 21 dicembre scorso, come tutti certamente ricorderete, la casa Serpeverde ha conquistato la vittoria. Quello che invece ancora nessuno di voi conosce è il motivo per cui abbiamo raggruppato le partite del torneo in modo da farlo terminare con le vacanze natalizie. Per favorire un clima di reciproco rispetto, amicizia e di relazioni diplomatiche più distese tra noi e le due scuole di magia europee di Beauxbatons e Durmstrang, io insieme agli altri due presidi abbiamo deciso di organizzare un campionato europeo scolastico di Quidditch che comincerà a breve. Una delegazione proveniente da ciascuna scuola è appena giunta qui a Hogwarts e ci rimarrà fino alla fine dell'anno scolastico. Ne fanno parte i loro migliori giocatori di Quidditch che si affronteranno contro i nostri campioni di quest'anno: i Serpeverde»

A quelle parole uno scroscio di applausi si levò dalla sala.

Il preside riprese la parola annunciando: «diamo il nostro caloroso benvenuto ai ragazzi di Durmstrang e al preside Poliakoff».

Dal fondo della sala si aprirono le porte e ne comparvero i sette giocatori della squadra di Durmstrang e il loro preside Hector Poliakoff. Tutti i giocatori portavano delle divise rosse e dei pesanti cappotti di pelliccia dove capeggiava lo stemma della scuola, un'aquila a due teste. Una volta che gli atleti della scuola scandinava si posizionarono sul palco alla destra di Silente il preside presentò anche gli allievi della scuola francese: «e ora diamo il nostro benvenuto ai ragazzi di Beauxbatons e alla preside Olimpe Maxime»

Sempre dal fondo della sala apparve l'imponente figura della preside Maxime seguita dai sette giocatori della scuola francese. Tutti indossavano delle uniformi grigie dove sulla schiena capeggiava lo stemma dell'accademia francese, due bacchette intrecciate che sparano stelle. In testa avevano dei cappelli con la visiera simili a quelli Babbani di baseball. Gli atleti della scuola francese si posizionarono alla sinistra del preside che continuò a parlare: «per stimolare ancora di più un clima di amicizia tra noi e le altre due scuole è stato deciso, inoltre, di far smistare fino alla fine dell'anno scolastico i componenti delle due squadre nelle tre case che non parteciperanno al torneo di Quidditch. Seguiranno, a seconda dell'anno di appartenenza, le lezioni con gli altri studenti. Professoressa McGranitt prego entri con il Cappello Parlante»

Da una delle porte laterali l'austera professoressa di trasfigurazione entrò portando il magico cappello che appoggiò sullo sgabello posizionato al centro del palco.

«Bene cominciamo da Durmstrang» disse srotolando la pergamena che gli aveva appena porto il preside scandinavo.

«Il capitano della squadra e cercatore Hector Krumm»

Un ragazzo di stazza possente con corti capelli scuri e occhi neri si sistemò sul piccolo sgabello e il cappello parlante tuonò «Tassorosso». Anche gli altri sei membri della sua squadra furono smistati nella stessa casa.

«Ed ora è il turno di Beauxbatons , il capitano e cacciatrice Coline Duchamp»

Una ragazza dai tratti molto fini con lunghi capelli castani e occhi verdi si appoggiò allo sgabello e subito dopo essersi tolta il cappello della divisa e infilata quello magico il cappello gridò «Corvonero».

Come il capitano cinque dei sei membri della squadra furono smistati a Corvonero. Mancava solo il cercatore che era anche il membro più giovane della squadra «Altair Granger».

Uno snello ragazzo di carnagione chiara si avvicinò allo sgabello e quando si tolse il berretto su tutta la sala scese un brusco silenzio. Quasi tutti gli sguardi dei commensali si fissarono sul giovane cercatore. Edward Zabini infatti sputò il suo succo di zucca quasi in faccia all'unica persona del tutto disinteressata alla cerimonia che si stava svolgendo sul palco, Scorpius Malfoy.

Uno scocciatissimo Scorpius alzò gli occhi sul suo compagno di casa dicendo: «Ehi Edward vuoi che ti schianti qui seduta stante? cerca di trattenerti porca miseria penso che i tuoi ti abbiano insegnato la buona educazione..»
Ma non fece in tempo a finire la frase che lo sguardo scioccato del compagno lo portò a rivolgere i suoi occhi verso il palco dove vide un ragazzo biondo dalla carnagione chiara con gli occhi grigi, praticamente identico a lui, a parte per i capelli più lunghi dei suoi e tenuti legati in uno stretto codino. Non riuscì a parlare perché in quel momento il cappello parlante posato sul capo del giovane cominciò a borbottare: «Mmh non Serpeverde, questo si che è un problema, certo oltre ad ambizione, furbizia e intraprendenza in te vedo coraggio, audacia, lealtà e nobiltà d'animo, quindi penso ti troverai bene anche a » e gridando aggiunse « Griffondoro».

Il professor Silente riprese la parola: «allora miei cari ragazzi prima di lasciarvi al nostro succulento banchetto ho da darvi ancora qualche informazione sul torneo. Le partite del campionato europeo scolastico di quidditch saranno in totale tre. La prima partita verrà disputata il 15 febbraio tra Beauxbatons e Durmstrang. La seconda partita sarà il 5 aprile tra Durmstrang e Serpeverde e l'ultima partita verrà disputata il 24 maggio tra Beauxbatons e Serpeverde . Si sommeranno tutti i punteggi e chi avrà totalizzato più punti vincerà la coppa europea di Quidditch. Il 02 febbraio ci sarà una festa in cui saranno presenti molti campioni della nazionale irlandese e bulgara di Quidditch. L'accesso a questa festa sarà consentito a tutti gli studenti di Hogwarts a condizione che abbiano dei voti uguali o superiori alla A e che i loro dormitori siano sempre in ordine e puliti. Ci saranno infatti delle ispezioni a sorpresa dai direttori delle vostre case.»

Il giovane Altair si avvicinò al tavolo della sua nuova casa trovandosi davanti molte facce stupite e alquanto contrariate e dei fastidiosi sussurri si propagarono dall'intera tavolata. Decise quindi di andare a sedersi nell'angolo più lontano della tavola imbandita dove c'era qualche posto libero. Di tutti i ragazzi Griffondoro solo il Caposcuola Teddy Lupin si alzò dalla tavolata per stringere la mano del nuovo arrivato calorosamente.

«Benvenuto a Griffondoro Altair io sono Ted Lupin e più tardi ti mostrerò i nostri dormitori» esordì Teddy sorridendo al ragazzino. Il giovane cercatore rispose timidamente al benvenuto del caposcuola, intimorito dal freddo benvenuto del resto dei grifoni.

«Grazie mille.

Scusa, posso farti una domanda. Perché tutti mi fissano in questo modo? I tuoi compagni di casa non mi sembrano entusiasti di avermi qui...»

«Non è colpa tua Altair, è che tu assomigli terribilmente ad un ragazzo di Serpeverde con cui noi di Griffondoro non andiamo molto d'accordo, hai per caso qualche parente qui a Hogwarts?»

«No, i miei nonni erano Babbani, siamo maghi solo dalla generazione di mia madre e non abbiamo parenti nel mondo magico. Ma chi è il ragazzo a cui assomiglierei?»

Teddy abbassò la voce e indicando con gli occhi la parte del tavolo di Serpeverde dove era seduto Scorpius disse: «quello è Scorpius Malfoy, siamo cugini di secondo grado, ma non andiamo molto d'accordo». Quando il giovane Granger scorse in viso il ragazzo indicato dal caposcuola capì le motivazioni di tutte le occhiate ricevute come accoglienza, quel ragazzo era proprio uguale a lui.

A pochi tavoli di distanza il biondo Serpeverde così tanto simile ad Altair lo stava fissando con lo sguardo carico d'odio, in effetti se uno sguardo avesse il potere di uccidere il giovane cercatore di Beauxbatons si sarebbe già trovato morto stecchito. Accanto a lui Edward Zabini e Johnatan Goyle si stavano divertendo un mondo a prendere in giro il compagno: «Hey Scorp quello lì è il risultato di una pozione polisucco fatta male? è proprio uguale a te amico» esclamò il primo, mentre il secondo emise un grugnito indecifrabile che avrebbe dovuto assomigliare ad una risata. Scorpius Malfoy assottigliò lo sguardo spostandolo verso i suoi amici sbottando adirato: «io non assomiglio per niente a quel finocchio!»

«Certo Scorp, se tu pensi che quella sia una faccia da finocchio vuol dire che i tuoi gusti sono cambiati in modo trascendentale nell'ultimo periodo perché quel tizio è uguale a te amico»

«Beh vediamo se lo sarà ancora dopo che sarà passato sotto la mia bacchetta» rispose il biondo Serpeverde sempre più fuori di se dalla rabbia, come diavolo si permette quel tipo di presentarsi nella MIA SCUOLA con una faccia uguale alla mia. Pensò infastidito.

Nel frattempo i gemelli James e Lily Potter e Hugo Weasley si avvicinarono al nuovo venuto. Erano curiosi di scoprire quale segreto celasse l'ultimo acquisto della casa e fu James Potter a prendere la parola: «piacere di conoscerti Altair, io sono James e questi sono mia sorella Lily e mio cugino Hugo benvenuto a Griffondoro e scusaci per la fredda accoglienza. Forse Ted ti avrà spiegato che siamo rimasti sinceramente stupiti della tua rassomiglianza con un membro della casa Serpeverde...»

«Posso capire lo shock anche perché io stesso sono rimasto stupito dalla rassomiglianza con quel ragazzo...» rispose il ragazzo francese.

Alla conversazione si unì anche Hugo Weasley esternando una sua perla di saggezza: «non si dice tra i Babbani che al mondo esistano almeno sette sosia per ogni persona? alla fine era difficile che non ne incontrassimo nemmeno uno... Quanto mi piacerebbe conoscere anche io un mio sosia..» sospirò perso nei pensieri.

I ragazzi della tavolata rimasero interdetti dall'ennesima castronata detta dal giovane Weasley ma nessuno osò ribattere nulla. Fu invece James a riprendere la parola « Altair tu a che anno sei? ho sentito che sei un cercatore, anche io gioco nello stesso ruolo, se vuoi possiamo fare qualche allenamento supplementare insieme»

Il giovane cercatore rimase stupito dalle parole del ragazzo: «io ho 12 anni, sono al secondo anno. Ti ringrazio per l'aiuto che vuoi darmi, ma pensavo che voi tutti avreste tifato per la vostra scuola..»

«Vedi diciamo che non corre buon sangue tra noi e le serpi, in particolare non andiamo molto d'accordo con il tuo sosia, che gioca nel tuo stesso ruolo a Serpeverde. Dalle poche parole che abbiamo appena scambiato con te abbiamo capito due cose: tu sei totalmente diverso da Malfoy e mi sei molto più simpatico, quindi mi farebbe un enorme piacere aiutarti a stracciare quella serpe platinata. Se avessi bisogno di qualcosa anche per la scuola non farti problemi visto che frequentiamo lo stesso anno»

«Ti ringrazio, non avrei potuto sperare in un 'accoglienza migliore»

Uscendo dalla Sala Grande però Altair si dovette ricredere sulla calda accoglienza di Hogwarts, un particolare Serpeverde infatti lo stava aspettando.

Stava camminando insieme al caposcuola Griffondoro e ai suoi nuovi amici James, Lily e Hugo quando notò l'algida figura così simile a lui che lo fissava appoggiato ad una colonna in compagnia di altri due ragazzi. Altair si avvicinò pensando ingenuamente di poter fare amicizia anche con quel ragazzo che tanto gli somigliava. Ma quando fu vicino lo sguardo del Serpeverde, così freddo e duro, lo fece desistere dall'aprire bocca. Ci pensò quindi il giovane Malfoy a rompere il ghiaccio: «Che hai da fissare tu?»

Altair fortemente a disagio rispose quasi balbettando:

«Beh ti fissavo stupito, non hai notato quanto ci rassomigliamo?»

Scorpius con un ghigno stampato in faccia si avvicinò e ruotando il viso del ragazzo disse:

«Vediamo, mettiti di profilo...

Te lo dico io a chi assomigli, quell'espressione così intelligente...

Sei proprio uguale a un troll di montagna!».

I tre Serpeverde cominciarono a ridere sguaiatamente mentre James prese la bacchetta e schiantò la spiritosa serpe. Zabini e Goyle si stavano per avventare sui Griffondoro ma proprio in quel momento la professoressa di trasfigurazione e il professore di pozioni uscirono dalla Sala Grande.

«Goyle, Zabini, Potter e Malfoy vi sembra questo il comportamento da tenere? » Esclamò indignata la Mc Granitt

James stava per rispondere quando il professor Piton intervenne dicendo: « è inutile che cerchi qualche frottola con cui scusarti Potter dieci punti in meno a Griffondoro» e vedendo con la coda dell'occhio il sopracciglio alzato della collega si affrettò ad aggiungere « e naturalmente dieci punti in meno anche a Serpeverde»

Il professor Piton e la professoressa Mc Granitt decisero di andare a parlare insieme al preside Silente della bizzarra situazione che si era venuta a creare con l'arrivo della delegazione di Beauxbatons a Hoghwarts. Tuttavia quando arrivarono nello studio dell'anziano preside lo trovarono già in compagnia della preside Maxime e del collega Remus Lupin.

«Minerva, Severus, prego accomodatevi» li accolse Silente scorgendoli sull'uscio d'entrata «vi avrei chiamato io stesso fra qualche minuto»

«Albus, siamo venuti qui per parlarti in forma privata di uno studente..» esordì la professoressa di trasfigurazione.

«Si Minerva, immagino voi siate qui, come Remus del resto, per parlarmi di Altair Granger. Cari colleghi come penso sappiate già anche tutti voi Altair è il gemello di Scorpius Malfoy»

Il professore di Pozioni prese parola:

«Sicuramente molti dei miei colleghi non ignorano che Scorpius e Altair siano gemelli, il problema è che ne sono allo scuro i due ragazzi. Scorpius, da bravo Malfoy sta già cercando di attaccar briga con il fratello. Professor Silente penso che se la signorina Granger ha voluto iscrivere il figlio a Beauxbatons era per non farli incontrare mai. Anche Draco sono sicuro che ignori che il suo secondogenito sia qui e che non approverebbe questa decisione. Quindi la mia domanda è la seguente: si tratta di una fortunatissima coincidenza che il giovane Granger sia stato selezionato per la squadra di Quidditch di Beauxbatons?»

«Una fortunata coincidenza che io e madame Maxime stiamo progettando da più di un anno, da quando Hermione Granger ha deciso di iscrivere suo figlio all'accademia francese...»

«Beh a questo punto penso che dovrò mandare un gufo al signor Malfoy e chiedergli di venire qui in modo da spiegargli la sfortunata coincidenza che ha fatto conoscere i suoi figli e penso che debba essere avvertita anche la Granger»

Lupin aggiunse:

«Forse io dovrei avvisare Harry e Ron. Hermione è sempre stata molto legata a loro, magari le potrebbero essere di aiuto»

«Voi non farete niente di tutto ciò!» Lo interruppe il preside Silente.

«Non avviserete ne i genitori dei ragazzi, ne i presunti amici che si sono disinteressati della signorina Granger nel momento stesso in cui ha sposato Draco Malfoy! Ora voi tutti vi impegnerete con una promessa a non rivelare a nessuno i fatti di cui abbiamo appena discusso in questa stanza»

La professoressa Mc Granitt decise di prendere la parola:

«Albus, non penso sia giusto non avvertire i genitori dei ragazzi, non possiamo andare contro le loro decisioni mettendoli a conoscenza di questo segreto»

«Minerva, noi non diremo ai ragazzi la verità sulla loro storia, ma sono sicuro che in questi mesi riusciranno a capirla da soli»

Nuove proteste si alzarono tra i professori ma furono subito sedate dal professor Silente:

«Ascoltatemi bene cari colleghi penso che quello accaduto a Hermione e Draco sia profondamente ingiusto e che meritino una nuova possibilità per essere una famiglia, o per lo meno che i due ragazzi abbiano diritto ad avere una possibilità di avere una famiglia»

«Oh come siamo diventati smielati.» esclamò Piton battendo le mani.

«Silente le ingiustizie esistono glielo posso dire io in prima persona. Lo potrebbe confermare Paciock che ha perso la possibilità di avere una famiglia vera per colpa del Signore Oscuro . Lo potrebbe dire Amos Diggory che ha perso il figlio solo perché ha avuto la sfortuna di vincere il Torneo Tre Maghi. Anche il signor Potter lo potrebbe dichiarare rimasto orfano all'età di un anno e costretto dagli eventi ad ergersi a salvatore del mondo magico quando era appena un ragazzino. Queste sono ingiustizie, non due giovani sposi che non riescono ad andare d'accordo. Questa non è ingiustizia al massimo è stupidità dei diretti interessati e non vedo perché questo ci dovrebbe minimamente interessare. Voglio chiedere un altra cosa, questo campionato europeo di Quidditch è solo una farsa per far scoprire la verità a quei due ragazzini?»

Il professor Silente si prese qualche istante prima di rispondere:

«Innanzitutto il campionato europeo di Quidditch è un tentativo di riproporre gli ideali di amicizia, cooperazione e tolleranza tra maghi e streghe provenienti da diversi paesi come pensavamo di fare quando abbiamo istituito il Torneo Tre Maghi. Il Torneo Tre Maghi è sempre stato pericoloso e dopo quello, come tu hai appena ricordato, che è successo al giovane Diggory abbiamo definitivamente accantonato l'idea di organizzarne uno nuovo. Tuttavia io, in accordo con gli altri presidi, abbiamo deciso di preservare quegli ideali di cooperazione perché anche se adesso siamo in tempo di pace i giorni bui possono sempre tornare. Abbiamo quindi deciso di istituire questo torneo di Quidditch, senz'altro più ludico e meno pericoloso. Per quello che riguarda la stupidità dei due giovani sposi in questione secondo me noi tutti abbiamo un debito nei confronti di quei due ragazzi. »

«Silente, se mi posso permettere, il debito lo abbiamo nei confronti di Harry Potter » sbottò adirato Remus Lupin

«Caro Remus nessuno mette in dubbio il debito che abbiamo noi tutti nei confronti di Harry Potter. Tuttavia ci sono altre persone che dovremmo ringraziare se oggi possiamo parlare di pace, se possiamo permetterci di organizzare eventi ludici come un torneo di Quidditch invece che combattere per la libertà. Draco Lucius Malfoy quando volevano imporgli il marchio nero e costringerlo ad assassinarmi si è ribellato. Ci ha informati dei piani di Voldemort mettendo a rischio la sua stessa incolumità. Grazie alle sue informazioni Harry Potter ha potuto sconfiggerlo prima che rientrasse nel pieno possesso dei suoi poteri. »

Il professor Piton sentendo quelle parole ricordò il momento in cui Draco era entrato nell'Ordine della Fenice.


 

Severus era stato chiamato con urgenza dal preside. Si era da poche ore concluso il Torneo tre maghi. Il torneo era stato vinto da Cedric Diggory che però nel momento in cui aveva preso in mano la coppa, una Passaporta, era stato portato in un luogo diverso da quello designato per la cerimonia di chiusura del torneo. Di lui era tornato solo il suo corpo senza vita. Il corpo insegnanti brancolava nel buio, non sapevano cosa potesse essere successo al ragazzo e soprattutto chi mai avesse modificato la destinazione della Passaporta. Harry Potter era stato aggredito all'interno del labirinto ed era stato trovato svenuto perché chi l'aveva colpito in testa aveva attivato il segnale di emergenza.

Quando l'insegnante di pozioni entrò nello studio del preside la scena che lo accolse gli ghiacciò il sangue nelle vene. Davanti al preside uno sconvolto Draco Malfoy vaneggiava frasi sconnesse distrutto dal dolore.

«E' colpa mia se Diggory è morto! Io non pensavo che l'avrebbe ucciso» Urlò con le lacrime agli occhi.

«Draco, calmati e spiega cosa è successo» disse il pozionista che era anche il padrino del ragazzo.

Draco sbarrò gli occhi. Fino a quel momento non si era nemmeno accorto che il professore era entrato, tanto era sconvolto. «Lui, lui frequenta casa mia. E' un Mangiamorte! Così mi denuncerà all'Oscuro Signore» disse puntando il dito contro il suo padrino.

«Calmati figliolo, lui è una persona fidata te lo assicuro. Spiegaci cosa è successo» esclamò l'anziano preside.

Il ragazzo decise di fidarsi dell'anziano preside. Dopotutto non gli era rimasto nessuno al mondo con cui confidarsi. Si era recato in presidenza perché sapeva che Albus Silente era l'unico che avrebbe combattuto rischiando anche la sua vita per fermare il ritorno del Signore Oscuro. Parve rilassarsi impercettibilmente a quelle parole e cominciò il suo racconto:

«Quando l'estate scorsa sono andato con mio padre alla coppa del mondo di Quidditch mi è capitato di sentirlo parlare con dei suoi amici Mangiamorte. Lui non ha visto che stavo ascoltando. Disse che l'Oscuro Signore era in procinto di tornare e che l'unica cosa che serviva per completare il rituale era il sangue di Harry Potter. I Mangiamorte pensavano di riuscire a rapire Potter quella stessa sera ma qualcosa dev'essere andata storta. Io ho pensato e ripensato a cosa avrei dovuto fare, se avrei dovuto dirlo a qualcuno ma non sapevo di chi fidarmi e poi continuando a pensarci sono riuscito a convincermi che non era una cosa che mi riguardasse.»

«Avresti dovuto venire da me, Draco.» disse contrariato Piton.

«Ti ho visto il marchio Severus. Sei sempre a casa nostra. Sei il mio padrino! Non potevo fidarmi» rispose il ragazzo continuando il suo racconto.

«Quando siamo arrivati a scuola e Potter è stato estratto dal Calice di Fuoco non avevo ricollegato il discorso sentito l'estate prima, pensavo che l'avesse messo lui il suo nome nel Calice per mettersi in mostra.

Ma quando poi sono tornato a casa, dopo il Ballo del Ceppo, per le vacanze di Natale, ho sentito ancora un paio di altre conversazioni. Prima ho sentito mio padre dire a mia madre che presto il Signore Oscuro sarebbe tornato al potere e che per dimostrargli la nostra fedeltà mio padre mi avrebbe fatto marchiare facendomi diventare un Mangiamorte. Poi un giorno che mia madre era uscita si son fatti vivi due “amici” di papà dicendo che tutto era stato organizzato nel dettaglio. Era stata messa una spia all'interno di Hogwarts. Un Mangiamorte che cela la sua vera identità grazie alla pozione Polisucco. Il nome di Potter era stato messo con l'inganno dalla spia. La stessa persona avrebbe fatto vincere il ragazzo in modo che prendendo la coppa invece che essere portato sul palco sarebbe stato portato in un luogo sicuro dove l'avrebbero sacrificato per far tornare al potere Tu sai Chi. In quel momento ho deciso che avrei trovato il modo perché tutto questo non avvenisse. Io non voglio diventare uno di loro, voglio bene ai miei genitori, soprattutto a mia madre, ma non voglio essere marchiato come una bestia.

Ho cercato per mesi di capire chi potesse essere la spia ma senza risultato. Quando Potter ha vinto anche la seconda prova mi sono nascosto all'interno del labirinto celato da un mantello dell'invisibilità che ero riuscito a farmi regalare da mio padre l'estate scorsa. Ho atteso e finalmente ho visto il professor Malocchio fare uno strano incanto alla coppa. Sono rimasto comunque nascosto e quando ho visto Krumm che cercava di schiantare Cedric ho fatto in modo che tra i due avesse la meglio il Tassorosso. Tuttavia Potter era in vantaggio così l'ho colpito in testa in modo da fargli perdere i sensi e ho chiamato aiuto. Pensavo in questo modo che non avendo Potter i Mangiamorte non avrebbero potuto fare l'incantesimo per far tornare Tu Sai Chi. Non pensavo che avrebbero ammazzato Cedric . È tutta colpa mia!» Concluse il ragazzo con il groppo in gola

I due uomini, dopo aver ordinato al giovane Serpeverde di rimanere nell'ufficio di Silente, erano corsi in infermeria dove avevano sventato per un soffio che Barty Crouch jr con le sembianze di Malocchio Moody rapisse Harry per offrirlo a Voldemort.

Quel giorno, qualche ora dopo, avevano reclutato il giovane Malfoy come spia al servizio dell'Ordine della Fenice, stravolgendone così l'esistenza.


 

Tornando al presente Severus riprese ad ascoltare l'anziano preside ricordare a tutti i presenti le vicissitudini del giovane Malfoy.

«Quando è finita la guerra, grazie al contributo del figlio, è stato concesso ai Malfoy di non finire ad Akzaban. Tuttavia la signora Malfoy è costretta da allora a vivere all'interno del Manor privata della bacchetta. Il signor Malfoy, invece è obbligato a lavorare presso il Ministero della Magia all'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani sotto la supervisione di Arthur Weasley, senza la possibilità di usare la magia all'infuori del Ministero. Tutto questo oltre alla precisa clausola che per mantenere la propria libertà i coniugi Malfoy debbano essere tenuti sotto la responsabilità del loro unico figlio, Draco. Con questi presupposti abbiamo condannato l'unione di Draco e Hermione ancora prima che cominciasse. Poco più di due anni dopo le nozze i ragazzi si sono separati. Penso quindi che sia giusto provare a dare una possibilità a quei due ragazzi. Dopotutto Severus, tu per primo sai cosa ha passato il giovane Malfoy dopo il divorzio. Non si è legato più a nessuna e anche la signora Granger, a detta della preside di Beauxbatons, si è isolata da tutto e tutti ed è rimasta sola.

Non vi chiedo di fare qualcosa per cambiare tutto questo, vi chiedo soltanto di lasciare che gli eventi si sviluppino naturalmente in questi mesi, senza nessuna interferenza. Se all'inizio del prossimo anno di Hogwarts la situazione non si sarà evoluta in nessun modo potrete raccontare tutta la storia a Draco e Hermione, prenderò l'intera responsabilità della faccenda»

Il professor Piton ancora adesso a distanza di anni non riusciva a non intristirsi pensando alle prove che Draco aveva sopportato da quando era entrato nell'Ordine. L'unica colpa del ragazzo era stata la bramosia del padre e anche se lui era, come Potter, un salvatore del mondo magico, nessuno gli aveva tributato alcun onore nella vita. Per questo motivo decise di acconsentire a mantenere allo scuro il giovane Malfoy sulla presenza di Altair Granger ad Hogwarts.

Dopo la disponibilità del professor Piton anche gli altri professori promisero di non rivelare a nessuno tutto quello che si erano detti quella sera, almeno fino all'inizio del prossimo anno di Hogwarts.


Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito. Ho già pronti alcuni capitoli quindi conto di aggiornare la storia con regolarità.
Un ringraziamento particolare ad Annalisa e Lara che hanno sopportato/ sopportano i miei scleri letterari e mi hanno incoraggiato a cominciare a pubblicare.
A presto
Lyn

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Capitolo 2
*** Incontri Ravvicinati ***


Salve a tutti.
Eccoci al secondo capitolo della storia, dove i nostri gemelli cominciano a “prendersi le misure”.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Buona lettura
Lyn
Incontri Ravvicinati


Il Professor Piton, appena uscito dall'ufficio del Preside, aveva mandato a chiamare Scorpius e lo stava attendendo nel suo studio.
Quando il giovane Malfoy entrò nello studio del direttore della sua Casa un brivido corse lungo la sua schiena. Lo sguardo accigliato con cui lo fissava l'insegnante di Pozioni non prometteva niente di buono.
«Professor  Piton, ha chiesto di vedermi?»
«Si Scorpius, prego accomodati» Disse indicando la sedia davanti alla scrivania.
Una volta che il ragazzo prese posto sulla sedia il professor Piton cominciò a parlare:
«Volevo dirti che ho intenzione di informare tuo padre di quello che è avvenuto questa sera. Lo contatterò via camino e ho pensato di farti assistere in modo che possiate parlare, dopo.»
«Che bisogno c'è di avvertire mio padre? Sono stato aggredito da Potter, al massimo è suo padre che dovreste avvertire.» Rispose il giovane serpeverde cercando di nascondere la tensione.
«Scorpius, conosco i Malfoy da tre generazioni e ti assicuro che con me questi trucchi non funzionano. Il mio udito è ancora molto buono e ti ho sentito chiaramente insultare il tuo nuovo compagno di scuola. Se non erro tuo padre si è raccomandato di informarlo se tu ti fossi di nuovo messo nei guai, quindi dovrò contattarlo.» Si alzò e si diresse verso il camino ma fu bloccato dalla voce del suo protetto.
«Professore, per favore, non potreste evitare di riferire a mio padre lo “scambio di vedute” che ho avuto stasera con il nuovo grifone?»
«Scorpius» il professore scosse piano la testa. «Dopo tutte le volte che tuo padre è stato chiamato dal Preside per il tuo comportamento, dopo “l'incidente dell'anno scorso”, è normale che  voglia essere informato di tutte le volte che ti metti nei guai.
Tuttavia, per questa volta potrei passarci sopra, ma ti raccomando di tenere un comportamento civile nei confronti dei tuoi compagni. Considero tuo padre un amico e visto che mi ha chiesto di tenerti d'occhio non ho intenzione di reggerti il gioco.
Si è fatto tardi e non voglio che domani mattina tu sia troppo addormentato per seguire la mia lezione, quindi sarà meglio che tu vada»
«La ringrazio professore, non si pentirà di avermi dato una seconda possibilità»
Il professore era di tutt'altro avviso ma preferì non replicare.
Il giovane serpeverde stava per congedarsi quando il professore lo richiamò indietro:
«Scorpius, dimenticavo di dirti una cosa. Il Preside è purtroppo venuto a conoscenza della vostra scaramuccia con Griffondoro. Mi ha detto che vuole parlare a tuo padre della cosa la prossima volta che lo vedrà. Ti consiglio quindi, di evitare di informare tuo padre di questo Torneo interscolastico. Conoscendolo verrebbe ad assistere alle partite e visti i propositi del Preside meglio evitare che venga ad Hogwarts.»
«In effetti penso sia la cosa migliore non dirgli nulla. Buonanotte professore»


Il giorno successivo Altair cominciò a seguire le lezioni con gli altri Griffondoro del secondo anno. La sua prima ora ad Hogwarts fu Pozioni con il professor Severus Piton. La lezione era seguita anche dai ragazzi di Serpeverde e l'idea di vedere il suo sosia dopo la bella accoglienza della sera precedente rendeva il giovane Granger tutt'altro che di buon umore. Appena entrati si posizionò nel penultimo banco, e James decise di fargli da compagno. Lily e Hugo si  posizionarono nel banco appena davanti al loro.
Scorpius Malfoy ed Edward Zabini entrarono nell'aula subito dopo i Griffondoro. Il giovane Serpeverde non aveva affatto dimenticato che James Potter l'aveva schiantato la sera precedente davanti alla sala grande. Tutta la notte aveva pensato al modo in cui l'avrebbe fatta pagare prima a Potter, e poi a quel dannato finocchio di Beauxbatons. Arrivato nell'aula decise di mettersi all'ultimo banco proprio dietro ai due Griffondoro. Il professor Piton comunicò ai suoi studenti  che quel giorno avrebbero dovuto creare una comunissima pozione per foruncoli e che, vista la scarsa complessità della sua preparazione, solo chi non fosse riuscito a prepararla adeguatamente avrebbe avuto una valutazione, negativa logicamente.
Altair e James presero gli ingredienti scritti sulla lavagna: Ortiche secche, Zanne di serpente tritate, Lumache cornute stufate e Aculei di Porcospino. Una volta accesi i calderoni cominciarono a sminuzzare gli ingredienti. Dietro di loro Scorpius seguiva il lavoro di Potter scrupolosamente, attendendo un istante di disattenzione. Il momento tanto aspettato arrivò dopo mezz'ora dall'inizio della lezione quando James si era messo ad osservare con una punta d'invidia il modo con cui Altair schiacciava le lumache stufate e sminuzzava gli altri ingredienti.
Pozioni non era mai stata la materia preferita del giovane Potter, soprattutto perché l'insegnante, che era anche il direttore della casa di Salazar, non aveva una particolare simpatia per i Griffondoro e sembrava ne nutrisse ancor meno nei suoi riguardi. Altair, invece, sembrava così dotato, e James si era messo ad osservarlo nella speranza di riuscire a realizzare una pozione decente. Questa sua disattenzione però fu fatale per la pozione che stava cuocendo alla sua postazione.
Scorpius infilò nel calderone del Griffondoro una dose tripla rispetto alle indicazioni di Aculei di Porcospino, la pozione cominciò a fumare intensamente e dopo un paio di minuti esplose fragorosamente.
Un ghigno beffardo si dipinse sul volto di Severus Piton quando si avvicinò al calderone di James: «Bene, bene, era dai tempi di Neville Paciock che non vedevo un tale disastro nella mia aula. James Potter una bella T non gliela leva nessuno. Aggiungo, che se entro fine mese non recupererà questo voto con mio sommo dispiacere non potrà partecipare ai festeggiamenti con i campioni di Quidditch.»
Il professore diede anche un occhiata al lavoro di Altair e quasi sconsolato aggiunse: «Vedo che a Beauxbatons almeno le basi gliele hanno insegnate. La pozione è sicuramente riuscita signor Granger peccato che, in quanto così semplice, questo lavoro non le frutterà nessun voto positivo».
Fu allora che Altair capì che anche il direttore di Serpeverde, come i suoi studenti, non l'aveva preso in simpatia e se ne rammaricò perché a Marsiglia Pozioni era una delle sue materie preferite, dove tra l'altro non aveva mai preso meno di una E.
Durante la pausa pranzo James era molto depresso, grazie al brutto voto di Piton poteva anche scordarsi la festa con i campioni di Quidditch. Oltre a questo era veramente arrabbiato. Da come ghignavano le serpi nel banco dietro al suo, c'entravano sicuramente qualcosa con l'esplosione della sua pozione. Tutto questo gli aveva fatto passare tutto l'appetito e il ragazzo rimestava svogliatamente con la forchetta il pure di patate dolci che aveva nel piatto. I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di Altair che prese posto accanto a lui: «Ciao James»
Poi scrutando il viso sofferente del nuovo amico aggiunse: «Tutto bene?».
Il giovane Griffondoro volse lo sguardo corrucciato verso il compagno appena arrivato senza emettere alcun suono.
«Preoccupato per la T in pozioni? Non so cosa sia successo al tuo calderone. Con la coda dell'occhio lo stavo osservando e mi sembrava che stessi facendo buon lavoro. Chissà come mai la pozione è esplosa..»
«Secondo me centrano Malfoy & Co, sai visto come ridevano quando è esploso tutto . Dopotutto ieri l'ho schiantato ieri sera e lui porta rancore. Ma questa me la paga, lo sistemo io quello spocchioso» esclamò il ragazzo, furente.
Il giovane Granger che aveva indubbiamente ereditato dalla madre il buon carattere e la generosità nei confronti degli altri cercò di calmare il compagno di casa: «Non penso sia saggio continuare a farsi i dispetti, magari se lasci correre i serpeverde la finiranno. Se sei preoccupato per il voto di oggi ti posso dare una mano a studiare. Me la cavo bene in Pozioni, vedrai che riusciremo a recuperare la T prima della festa di fine mese.»
«Ma così penseranno che sono un vigliacco! No devono pagarla quelle infide serpi». Rispose James con enfasi.
Altair non era d'accordo con il giovane grifone: «James calmati, da quello che ho potuto notare Piton non ha una gran simpatia per Griffondoro. E' il direttore di Serpeverde , se vuoi sperare di rimediare il brutto voto preso tanto da poter partecipare alla festa dobbiamo mantenere la calma e un basso profilo. Sicuramente se non reagiamo le serpi la finiranno con i loro scherzi. Dammi retta è la soluzione più saggia»
Alla fine il giovane Potter dovette arrendersi alla logica del compagno di casa e promise che non avrebbe dato seguito ai suoi propositi di vendetta.
La prima settimana ad Hogwarts trascorse per il nuovo arrivato in modo abbastanza tranquillo. L'unica cosa che dava fastidio al cercatore di Beauxbatons era che si sentiva costantemente due occhi grigi molto simili ai suoi che lo fissavano con astio.
Come promesso Altair aiutò  James in Pozioni quasi tutti i pomeriggi, almeno quando non era impegnato con gli allenamenti di Quidditch, e  tutte le sere dopo la cena. Il giovane Potter la settimana successiva consegnò una perfetta relazione, anche se non richiesta dal professore, sui vari modi di usare un Bezoar come rimedio per un avvelenamento.
La pozione che dovettero preparare quella settimana in classe fu un distillato della pace. Il giovane Potter miscelò con sicurezza, e senza l'aiuto del compagno francese, la Pietra di Luna in polvere e lo sciroppo di Elleboro guadagnandosi la prima O della sua vita con il professor Piton. L'insegnante aggiunse anche che se avesse continuato ad impegnarsi a quel modo fino alla fine del mese, sebbene rammaricandosene, avrebbe considerato rimediata la T presa la settimana precedente.


Il giorno successivo i Griffondoro avevano alla seconda ora Difesa Contro le Arti Oscure con il professor Remus Lupin, sempre insieme ai ragazzi di Serpeverde. Il professor Lupin voleva insegnare ai suoi studenti i fondamentali del Duello Magico. La settimana precedente aveva spiegato dettagliatamente le regole del duello. Quella mattina aveva organizzato una dimostrazione.
Nel centro dell'aula era stata posizionata una pedana e ai due lati si posizionarono da una parte Griffondoro dall'altra Serpeverde.
«Miei cari ragazzi visto che settimana scorsa abbiamo studiato le regole del Duello magico oggi vorrei provare a fare una dimostrazione pratica. A tal proposito sceglierò due studenti che si affronteranno, vi raccomando tuttavia che essendo questa una dimostrazione a scopo puramente didattico non dovrete farvi male. Per primo vorrei chiamare il signor Granger, che essendo da poco tempo tra di noi non ho ancora avuto modo di valutare.»
Altair salì sulla pedana attendendo di sapere chi avrebbe dovuto affrontare.
Lupin, per evitare inutili scontri con Serpeverde, aveva deciso di scegliere il giovane Potter. Il professore aveva notato che i due ragazzi avevano fatto subito amicizia ed era sicuro che avrebbero condotto la dimostrazione in modo pacato: «James Potter potresti venire tu a batterti contro il tuo ...»
Scorpius Malfoy tuttavia non era d'accordo con la scelta fatta dal professore e lo interruppe educatamente: «Professor Lupin posso offrirmi io per questo duello? Dopotutto sono entrambi Griffondoro e per una questione di equità penso dovremmo scegliere gli sfidanti da entrambe le Case»
«Hai ragione Scorpius» rispose titubante il professore: «Se vuoi puoi prendere il posto di James. Ma ricordo ad entrambi che questa è solo una dimostrazione»
«Professore» obbiettò Potter: «Mi piacerebbe fare io questa dimostrazione. Potrei prendere il posto di Altair, se lei è d'accordo»
Ancora prima che  Lupin potesse rispondere Malfoy cominciò a deridere il ragazzo francese: «Lo sapevo che eri un vigliacco Granger, hai paura che ti faccia la bua? Sei troppo delicato e chiedi ai tuoi amici sfigati di difenderti?»
Sentirsi dare del vigliacco  era l'insulto che il giovane grifone meno sopportava. Sfoderando la bacchetta e camminando a grandi falcate verso l'avversario disse: «Sono prontissimo Malfoy, incominciamo subito, ti farò rimangiare quello che hai appena detto!»
Remus si mise tra i due ragazzi : «Canalizzate tutte queste energie per duellare invece che per insultarvi. Ora mettetevi schiena contro schiena, camminate  e dopo che io avrò contato fino a tre vi girate e cominciate.»
I due ragazzi fecero come gli aveva indicato l'insegnante ma prima che Lupin finisse di contare Scorpius si voltò lanciando un "Alarte Ascendare" che fece volare Altair in alto per poi farlo ricadere rovinosamente a terra.
La serpe avrebbe voluto accanirsi sull'odiato sosia, ma Altair pur essendo ancora steso a terra lanciò un "Aguamenti", che spruzzò un getto d'acqua violenta sul ragazzo e lo fece cadere all'indietro: «Malfoy dell'acqua per schiarirti le idee».
Il Serpeverde completamente fradicio scagliò un Levicorpus, appendendo il Griffondoro per una caviglia per poi farlo rovinare a terra per la seconda volta.
Altair, sempre più ammaccato, decise di usare una "Fattura Gambemolli" che fece perdere l'equilibrio al Serpeverde. Con grande stupore dell'insegnante, che aveva avvertito i ragazzi di non usare incanti per infliggere dolore, Scorpius lanciò un "Exulcero" che irritò la pelle del viso dell'avversario.
Lupin avrebbe voluto fermare la "dimostrazione" perché stava decisamente degenerando ma fu anticipato dall'ultimo incanto del grifone, che lanciò al Serpeverde un "Mangia Lumache" facendone vomitare a Malfoy una grande quantità. A quel punto il professore dichiarò finiti sia il duello che la lezione e chiese a tutti gli studenti a parte ai duellanti di uscire dall'aula. Prima di accingersi a parlare tolse la “Fattura Gambemolli” a Scorpius ma non l'incanto "Mangia Lumache".
«Sono molto deluso da entrambi. La quantità di violazioni alle norme che vi avevo chiesto di seguire per questa dimostrazione è altissima. Innanzitutto attaccare prima che io avessi dato il via  è scorretto e poco onorevole Signor Malfoy. Era una dimostrazione, nessuno di voi due avrebbe dovuto farsi male e invece vi siete dati battaglia come se foste in guerra e non a scuola. Per fortuna ci avete risparmiato dalle Maledizioni Senza Perdono, che spero non conosciate ancora. Ci avete offerto uno spettacolo inqualificabile e sarei tentato di mettervi in punizione se non pensassi che il modo in cui vi siete ridotti oggi sia già una punizione sufficiente. Ora andate, penso che dovrete passare da Madama Chips»
I due ragazzi uscirono dall'aula ma solo Altair andò in infermeria a farsi curare le irritazioni cutanee e le due costole incrinate nelle tante cadute. Scorpius preferì invece dirigersi nell'ufficio del direttore di Serpeverde, nella speranza che avesse una qualche cura per quella fattura così fastidiosa.


Scorpius Malfoy non era mai stato umiliato così tanto durante tutta la sua vita. L'incantesimo usato dal grifone nel duello l'aveva costretto a vomitare lumache per più di due ore. Per fortuna si era riparato da occhiate di scherno nell'ufficio di Severus Piton. Purtroppo però, con tutti quei ragazzi presenti inevitabilmente era diventato lo zimbello di tutta la scuola. Sia sui banchi, che a al suo posto in Sala Grande trovava gusci o bava di lumaca, orripilanti feticci messi lì per ricordargli quell'orribile figura fatta.
Eloise Nott era da tutti considerata una serpe anomala. Assomigliava fisicamente alla madre: lunghi capelli biondi, occhi azzurri e un fisico che già all'età di dodici anni sembrava sul punto di sbocciare nel migliore dei modi. per quello che riguardava invece il carattere, la ragazzina era completamente diversa da Daphne Greengrass, soprannominata ai suoi tempi l'Algida Regina delle Serpi. Molto timida e riservata come la zia Astoria, intelligente e dedita allo studio come suo padre, Eloise non aveva fatto molte amicizie in quei due anni di scuola. Non andava d'accordo con le ragazze della sua casa intente, a suo dire, solo a pensare ad accorciarsi le gonne e truccarsi come pagliacci. Preferiva invece stare in compagnia di Edward Zabini e Scorpius Malfoy , erano cresciuti insieme e li considerava il surrogato della sua famiglia quando si trovava ad Hogwarts. Anche se sua madre le aveva riempito il baule di prodotti di bellezza, collant e trucchi, la ragazza preferiva un look acqua e sapone e portava ancora la divisa come le era stata data in dotazione il primo anno, calzettoni ai piedi annessi. Tuttavia quell'aria così indifesa e la sua stretta amicizia con Scorpius e Edward le era valsa l'antipatia e l'invidia di molte compagne di scuola.
Quel pomeriggio la ragazza stava camminando in uno dei cortili interni quando un gruppetto di ragazze di Tassorosso e anche alcune Serpeverde cominciarono a deriderla. Oltre alle parole avevano cominciato a spingerla e una volta caduta le avevano tirato i capelli e presa a calci. Proprio in quel momento Altair Granger stava passando di lì per recarsi agli allenamenti con la sua squadra di Quidditch. Quando aveva visto l'ignobile attacco minacciando di schiantare le crudeli ragazze le aveva indotte alla fuga per poi chinarsi ad aiutare la giovane Serpeverde. Eloise era stesa a terra a pancia in giù, aveva cercato di ripararsi dai colpi coprendosi il viso con le mani, anche perché non voleva dare la soddisfazione a quelle canaglie di vederla in lacrime. Sentì una mano toccarle la schiena e subito cercò di divincolarsi e rannicchiarsi lontano. Altair avvicinandosi provò nuovamente a sfiorarle la schiena:
«Non aver paura, sono andate via. Vieni, ti aiuto ad alzarti. Sei ferita da qualche parte?»
Quella voce così calda e rassicurante la fece voltare e con gli occhi pieni di lacrime intravide quello che di primo acchito pensò essere il viso di Scorpius, ma che ad uno sguardo più attento si rivelò  il volto del ragazzo francese tanto simile al suo amico. Prese comunque la mano che gli veniva offerta dal giovane e a fatica riuscì a rimettersi in piedi. Anche se il pericolo era scampato tra il dolore e lo spavento non riuscì ne a smettere di piangere ne tanto meno a dire una parola. Il ragazzo vide che aveva un ginocchio sbucciato e recitando un "Epismendo" gli guarì la ferita. Poi le porse un fazzoletto per asciugarsi le lacrime.
Eloise ancora sopraffatta dall'emozione riuscì a dirgli solo «Grazie»
Altair riprovò a chiedere se fosse ferita: «Ti fa male da qualche parte? Magari ti accompagno in infermeria» sorridendole con fare rassicurante.
La ragazza sentiva un dolore alle costole ogni volta che respirava e stava per accettare l'offerta del ragazzo quando sopraggiunse un alterato Scorpius che si avventò contro il grifone spingendolo lontano dall'amica: «Lurido maiale, cosa hai fatto a Eloise?»
La giovane Serpeverde si mise in mezzo ai due ragazzi dicendo: «Scorpius no, non è come pensi. Delle ragazze mi hanno aggredito e lui mi ha difesa e soccorsa»
Scorpius si fermò quasi pietrificato e guardando negli occhi l'amica esclamò sorpreso: «Sei sicura Ely? »
«Si, se non ci fosse stato lui mi sarebbe andata molto peggio. »
«Forse è meglio farla vedere dall'infermiera quando sono arrivato quelle ragazze la stavano pigliando a calci» intervenne preoccupato Altair.
«Ma no, sto bene» cercò di sminuire la ragazza, ma facendo un respiro più profondo una fitta le provocò uno smorfia di dolore in viso.
Il serpeverde, agghiacciato dalla descrizione dell'aggressione, senza nemmeno discutere con Eloise la prese in braccio e incamminandosi verso l'infermeria disse:«A lei ci penso io adesso». Avrebbe voluto ringraziare il giovane grifone per il suo intervento ma non avendo ancora sbollito l'umiliazione subita durante il duello non riuscì a dire altro.
Ely attaccata al petto dell'amico gli tirò uno scappellotto sulla nuca :«Non sei stato molto gentile, potevi almeno ringraziarlo!»
«Invece di sgridarmi voglio sapere i nomi di chi ti ha aggredita. Le sistemerò io» rispose il ragazzo serio in volto.
«Lascia perdere,  sono abituata agli insulti» disse lei cercando di alleggerire l'accaduto
«Non esiste. Nessuno ti tocca e poi la passa liscia» ruggì Scorpius, arrabbiato come non mai.
«Non puoi metterti a picchiare delle ragazze per difendermi. Meglio lasciar correre la faccenda»
Il ragazzo sempre più adirato le rispose:«Se non vuoi che ci pensi io va bene, ma che tu lo voglia o no io lo dirò a Piton. Questa azione non deve rimanere impunita altrimenti quelle canaglie ci riproveranno.»
Eloise allentando un poco la presa dal collo dell'amico annuì sospirando, quando Scorpius Malfoy si metteva in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea.
Dopo essere stata medicata la ragazza fu convocata dal direttore della sua Casa che gli chiese di raccontare l'accaduto. La serpeverde era contraria,  già adesso non era popolare, se poi si creava anche la fama gli anni di scuola sarebbero diventati un vero inferno. Piton tuttavia fece buona opera di convincimento e, dopo aver scoperto i nomi delle responsabili, lui insieme alla professoressa Sprite decisero di sospendere e rimandare a casa per due settimane le colpevoli dell'increscioso accaduto.

Volevo ringraziare le persone che hanno commentato il primo capitolo. Per me è stata una piacevole sorpresa leggere quanto la storia abbia suscitato la vostra curiosità. Ringrazio tantissimo anche chi ha inserito la storie tra le seguite/preferite/ricordate. Ne sono veramente lusingata.
A presto
Lyn

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Capitolo 3
*** La Vendetta dello Scorpione ***


Salve a tutti!
Siamo arrivati al terzo capitolo. Questo capitolo è più lungo dei precedenti perché contiene anche un Flashback su Hermione e Draco.
Spero che la cosa sia di vostro gradimento.
Buona lettura
Lyn



 
La Vendetta dello Scorpione

 
Anche se Scorpius era grato ad Altair Granger per aver soccorso Eloise, il suo orgoglio di maschio ferito non poteva passare sopra all'umiliazione ricevuta dal ragazzo, aveva quindi architettato un modo per vendicarsi.
Mancava ormai solo una settimana alla grande festa per inaugurare il campionato di Quidditch e Malfoy era riuscito a scoprire che le ispezioni nelle Case sarebbero state fatte tutte in quei giorni. Aveva incaricato Edward di stare incollato alla McGranith per scoprire in quale mattina la vecchia megera sarebbe andata a fare l'ispezione dai grifoni. Lui invece doveva trovare il modo per scoprire la parola d'ordine per entrare nella torre di Grifondoro.
Per scoprire la parola d'ordine aveva deciso inizialmente di mettere sotto sorveglianza il ritratto della Signora Grassa cercando di nascondere un Orecchia Oblunga, comprata da Zabini l'estate precedente dai Tiri Vispi Weasley, accanto al ritratto. Ma l'odiosa Signora non si allontanava mai dalla cornice e lo guardava con aria schifata pronta a mettersi a urlare se avesse fatto la mossa sbagliata.
Nel frattempo la sorveglianza della Mc Granitt aveva dato i suoi frutti. Edward aveva infatti sentito la Sprite lamentarsi con la professoressa di trasfigurazione dello stato in cui versavano alcune stanze quando si era recata a fare la sua ispezione. La professoressa McGranith si era augurata di aver più fortuna della collega quando venerdì sarebbe andata a ispezionare la torre dei grifoni.
Era già arrivato giovedì ma Scorpius non era ancora riuscito a ottenere la parola d'ordine della torre di Grifondoro, decise così di cambiare tattica. Avrebbe puntato una grifona del primo anno e avrebbe cercato di conquistarla con le lusinghe per indurla a rivelare la parola segreta. Così, come un predatore a caccia della sua preda, aveva cominciato a vagare per i cortili interni del castello quando davanti agli occhi gli si era presentata l'occasione che stava aspettando.
Lily Potter, secondo anno Grifondoro, stava camminando per il porticato interno vicino alla biblioteca. Tra le braccia reggeva una decina di libri quando inciampò in un dislivello dell'acciottolato cadendo sui gomiti e sparpagliando tutti i volumi sul pavimento.
Per un attimo la ragazza pensò che la scelta migliore potesse essere quella di rimanere stesa a terra. Il professor Piton aveva assegnato, da consegnare il giorno successivo, una ricerca sul filtro Antipietrificante e lei quel compito l'aveva completamente dimenticato. Ora aveva preso qualsiasi libro in biblioteca trattasse anche sommariamente quella pozione e sapeva che avrebbe passato la nottata a scrivere il compito. Forse rimanere stesa a terra era la soluzione migliore. Forse avrebbe dovuto prendere una Merendina Marinara dalle scorte che gli avevano regalato gli zii per saltare la lezione quel venerdì.
Troppo presa da tutti quei pensieri non si era accorta subito del ragazzo che aveva radunato i suoi libri e ora gli stava tendendo la mano per aiutarla a rialzarsi.
Quando si accorse che Scorpius Malfoy le stava offrendo una mano la ragazza sbiancò vistosamente. I rapporti tra loro non erano certo tesi come con James; Il ragazzo non le aveva mai fatto scherzi o presa in giro, ma erano state poche le volte che si erano parlati e lei pensava che per il solo fatto di essere una Grifondoro, per di più sorella di James Potter, lui non avrebbe mai avuto tanta gentilezza nei suoi confronti.
Lily ancora ricordava il giorno che aveva conosciuto il serpeverde. Era stato il primo anno sull'Espresso diretto a Hogwarts. La ragazza era uscita dal vagone che divideva con il fratello e il cugino per curiosare in giro. Nel momento in cui Scorpius stava uscendo dal suo scompartimento il treno fece una brusca frenata e la ragazza finì addosso al serpeverde buttandolo a terra. Il ragazzo, seppur infastidito dall'essere caduto, non appena aveva visto Lily in viso aveva abbozzato un mezzo sorriso aiutandola a rialzarsi e poi si era presentato:
«Ciao, Io sono Scorpius Malfoy, piacere di conoscerti»
La ragazza aveva risposto al sorriso dicendo: « Lily Potter è un piacere anche per me».
Quello scontro sul treno aveva colpito Lily tanto che quando il bel biondino era stato smistato a Serpeverde dal Cappello Parlante lei si era quasi augurata di poterlo seguire nella sua stessa Casa. Ma il destino, o più precisamente le paure interiori di deludere i suoi genitori se fosse andata nella Casa di Salazar , l'avevano fatta smistare a Grifondoro.
Da quel momento Malfoy non l'aveva più guardata di striscio e adesso era così gentile da aiutarla a rialzarsi.
Anche Scorpius non aveva mai dimenticato quel primo incontro con la grifoncina. La prima volta che aveva guardato in faccia quella ragazzina con lunghi capelli ramati , occhi verde smeraldo e un 'espressione così dolce in viso, Scorpius non aveva potuto fare a meno di rimanerne piacevolmente sorpreso. Ma quando poi la ragazza era stata smistata a Grifondoro, essendoci sempre stata molta rivalità tra le due Case, il ragazzo aveva deciso di non approfondire la conoscenza.
Tutti i  pensieri della grifoncina vennero interrotti dalla morbida voce del ragazzo:
«Tutto bene Lily?»
La ragazza riscossa velocemente dai suoi pensieri accettò la mano che le veniva offerta e rispose:
«Si, ti ringrazio»
Il serpeverde prese i libri della grifona dicendo: «Tutto questo peso è troppo da portare da sola, posso scortarti io dovunque tu voglia andare.»
Lily pensava di aver battuto la testa oltre che i gomiti perché, per quel poco che aveva avuto modo di conoscere il ragazzo, le sembrava impossibile che lui le usasse tanta galanteria. Ma conoscendo bene la fama che aveva il suo carattere e volendo approfittare di quell'inaspettato avvicinamento rispose arrossendo impercettibilmente: «Sei sicuro? non vorrei farti perdere tempo...»
Un sorriso sincero si dipinse sul volto del ragazzo: «Sicurissimo, sono tutto tuo!»
Lily pensò decisamente di aver battuto la testa; ma se quello era un sogno o un allucinazione lei certamente non voleva svegliarsi...
Dopo che cominciarono a camminare lui diede uno sguardo ai libri che stava portando: «Sono per la ricerca di Pozioni da consegnare domani?»
Lei annuì mestamente aggiungendo: «Esattamente. Purtroppo quel compito mi era proprio passato di mente, penso che dovrò passare tutta la notte a sfogliare libri per scrivere la relazione.»
«Senti, io quel compito l'ho già fatto e mi ricordo bene tutto quello che c'è da sapere. Se vuoi potrei dirti tutto quello che ricordo così, dovresti fare solo la relazione e risparmieresti tempo.»
La ragazza era al settimo cielo, mai nei suoi sogni avrebbe sperato in un offerta simile da parte di Scorpius Malfoy. Cercando di darsi un contegno rispose: «Saresti davvero così gentile? mi dispiace farti perdere tanto tempo...»
«Come ti dicevo sono libero e mi piacerebbe aiutarti, magari un giorno se vorrai potrai ricambiare il favore aiutandomi in trasfigurazione. Ho notato che sei davvero portata in quella materia»
«Certamente! Ti aiuterò quando vuoi.»
Così, i due ragazzi si misero su una panchina del cortile e, intanto che lui le spiegava nel dettaglio tutto quello che c'era da sapere sulla pozione Antipietrificante, lei prendeva quanti più appunti possibile in modo da poter scrivere la ricerca dopo cena.
Senza rendersene conto si era fatto buio ed era arrivata l'ora di cena. Lily aveva preso tantissimi appunti ed era sicura di riuscire a scrivere una ricerca più che soddisfacente.
Lily si alzò e caricandosi dei libri disse: «Ti ringrazio, sei stato veramente gentile. Ti ho fatto perdere tanto tempo! Se avrai bisogno di aiuto per trasfigurazione non esitare a chiedere.»
Stava per incamminarsi verso la sua torre quando Scorpius le sfilò i pesanti tomi dalle mani dicendo: «Ti accompagno fino alla torre, non vorrei che cadessi di nuovo. Quei libri sono veramente troppo pesanti»
La ragazza accettò senza protestare e presto arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa.
Scorpius era stato così bene in compagnia della grifoncina che quasi si dimenticò il motivo per cui l'aveva avvicinata quel pomeriggio. Pensò che forse avrebbe dovuto nascondere un'orecchia oblunga nei libri della biblioteca, e stava per prenderla dalla tasca quando Lily rivolta alla Signora Grassa disse: «Wingardio Leviosa». Il passaggio si aprì e la ragazza si girò verso Scorpius, ringraziandolo ancora per l'aiuto, riprese i suoi libri e lo salutò.
Tornando verso i sotterranei di Serpeverde il ragazzo non poté fare a meno di ripensare al pomeriggio appena trascorso. Forse non avrebbe dovuto scegliere proprio lei per cercare di carpire la parola d'ordine dei grifondoro. Perché era stato davvero bene in sua compagnia e sapeva che il giorno dopo, quando lei avrebbe capito, perché era sicuro che avrebbe compreso di essere stata usata per la sua vendetta,  questo avrebbe messo la parola fine a qualsiasi rapporto futuro fra loro. Per la prima volta si fermò a riflettere se fosse davvero così importante vendicarsi dell'umiliazione subita. Forse avrebbe potuto fingere con Edward di non essere riuscito a scoprire la parola d'ordine e annullare così la loro incursione notturna.
Dirigendosi verso la Sala Grande era quasi deciso a lasciar perdere tutta quella faccenda ma, quando andò a sedersi al suo posto, trovò una scatola di cioccolatini a forma di cuore piena di lumache. In quel preciso istante passarono accanto al suo posto James Potter in compagnia di Weasley, Granger e  a qualche passo di distanza  Lily.
Potter e Weasley vedendo la scatola piena di lumache risero sguaiatamente: «Finalmente Malfoy hai ricevuto il giusto regalo per un viscido come te!». Il francese e Lily passarono accanto senza unirsi alle risa di scherno degli altri due grifoni. La ragazza lanciò al serpeverde uno sguardo di scuse , ma nemmeno i suoi occhi dispiaciuti riuscirono a placare la rabbia per l'ennesima beffa subita. Senza toccare cibo si alzò dal tavolo e si rivolse a Zabini dicendo: «Mi è passato l'appetito, ti aspetto in Sala Comune per organizzarci per stasera.» Poi si voltò e a grandi passi uscì a prendere una boccata d'aria.
L'incursione notturna andò fin troppo bene. I due ragazzi entrarono nella Torre di Grifondoro con un cappuccio calato sulla testa per non farsi riconoscere dal ritratto. Appena trovata la stanza che Granger divideva con Potter, Weasley e Arthur Jordan, dopo aver lanciato un "Immobilus Totalus",  avevano risistemato la stanza...
La mattina seguente la professoressa McGranith entrò di buon ora nella Torre di Grifondoro. Dopo aver ispezionato con buonissimi risultati le due camere degli studenti del primo anno si accinse ad entrare in quella che ai suoi occhi sembrava più una stalla invece di una camera da letto. I quattro occupanti della camera sembravano essersi appena svegliati e sul loro viso apparivano occhiate di stupore e rammarico per lo stato in cui versava l'alloggio. Sembrava che un Troll di Montagna fosse andato a prendersi una sbronza li dentro. Per terra cumuli di fango ed erba giacevano agli angoli della stanza. Bottiglie vuote di Burrobirra e Firewhisky erano riverse sui comodini. I letti erano bagnati di qualche vischiosa sostanza e sul viso dei ragazzini c'erano baffi ormai rinsecchiti di quella che a suo tempo poteva essere stata melassa o miele. In tutta la camera imperversava un malsano olezzo di alcool mischiato con fango e sporco. Per concludere c'erano mucchi di uniformi e divise da Quidditch sporche che uscivano in modo scomposto dai bauli degli studenti. Poco ci mancò che l'insegnante di trasfigurazione svenisse. In effetti se la professoressa era riuscita a trattenersi dal perdere i sensi era stato solo per evitare di cadere su quel sudicio pavimento. Dopo aver contato fino a cento nella sua testa, l'istinto di trasfigurare i suoi quattro studenti in scope, secchi e materiale per pulire le era quasi passato, decise quindi di parlare:
«Potter, Weasley e Jordan mi meraviglio di voi, siete degli animali o degli studenti? Questa stanza è un porcile. Io non so come abbiate potuto ridurre quella che dovrebbe essere la vostra casa in questa putrida stamberga. Mi stupisco anche di lei signor Granger. Pensavo che a Beauxbatons vi insegnassero a tenere in ordine le vostre cose. Quando è arrivato qui mi avevano detto che era uno studente modello, probabilmente a Marsiglia hanno metri di valutazione assai diversi dai nostri. In ogni caso il vostro comportamento è inqualificabile, mi avete tutti e quattro fortemente deluso, senza togliere che sono stati trovati inequivocabili resti di bevande alcoliche che, ragazzini di dodici anni come voi, non dovrebbero nemmeno conoscere.»
Senza dare la possibilità ai ragazzi di dire nemmeno una parola la professoressa requisì le bacchette dei quattro studenti e concluse dicendo: «Forse il signor Granger non lo sa, ma voi altri sicuramente non ignorate che la vostra Casa di appartenenza qui a Hogwarts è come se fosse una famiglia e azioni di questo tipo fanno perdere prestigio alla vostra Casa. Tolgo 50 punti a testa per questo sudiciume. Mi aspetto che vi mettiate immediatamente a pulire senza l'uso della magia la vostra stanza. Per le prossime due settimane dirò agli elfi di non lavare i vostri vestiti, è ora che cominciate a pensarci da soli. Ah un ultima cosa, logicamente, vi sarà impedito di partecipare alla festa per l'apertura del campionato di Quidditch. Mi spiace in particolar modo per lei signor Granger, visto che sarà uno dei partecipanti al Torneo ma la legge è uguale per tutti, e forse avreste dovuto pensarci prima di combinare tutto questo disastro.»
Dopodiché usci dalla stanza sbattendosi dietro la porta e i quattro ragazzi armandosi di coraggio per pulire quello schifo caddero nel più nero sconforto.
Quella mattina metà della tavolata di Grifondoro era deserta. James, Altair, Hugo e Arthur stavano cercando di pulire quel disastro da più di un ora. Senza la magia quel compito era davvero difficile e disgustoso. Invece Lily Potter aveva passato buona parte della serata a scrivere la relazione per Piton e quella mattina aveva saltato la colazione per riscriverla in bella copia.
I quattro ragazzi entrarono nell'aula di Pozioni con qualche minuto di ritardo. Il Professor Piton aveva appena finito di ritirare la relazione assegnata come compito per quel giorno e quando vide i quattro grifoni un ghigno gli si dipinse sul viso. I ragazzi avendo tutte le uniformi sporche e non potendo usare la magia per ripulirle non avevano potuto metterle.
«Qui qualcuno si crede al di sopra delle regole a quanto pare... Dove sono le vostre uniformi? con quale coraggio vi presentate in ritardo alla prima lezione della giornata con quegli abiti così, così Babbani?»
James, rosso in viso sembrava sul punto di scoppiare così intervenne Altair che, anche se arrabbiato come l'amico, aveva sempre avuto un ottimo autocontrollo: «Professore, purtroppo le nostre uniformi hanno avuto un incidente e stamattina non erano presentabili...»
«interessante Granger... e quale tipo di incidente hanno avuto? intanto che pensate a quale frottola  raccontarmi consegnatemi la vostra relazione.» Il professore probabilmente aveva un sesto senso perché sapeva perfettamente come cogliere in fallo i ragazzi.
«Vede, le relazioni noi le avevamo fatte, ma poi..» Cominciò a dire Altair con voce incerta.
Piton sfoderò un ghigno malefico: «Ora mi dirai che purtroppo le relazioni sono andate perse nello stesso incidente delle uniformi...»
«Non proprio» sussurrò Altair tirando fuori dalla sua borsa una pergamena mezza strappata e sporca.
«Che coraggio, consegnare quello straccetto come compito. Forse sarebbe stato più dignitoso non consegnare nulla.»
Prese con una faccia schifata la pergamena di Altair e anche quelle che gli porsero i tre  ragazzi. Dopo questo aggiunse: «Bene, direi che dieci punti in meno a Grifondoro dovrebbero essere più che sufficienti. Visti i grandi successi ottenuti da voi oggi direi che siete riusciti a portare la vostra casa in fondo alla classifica»
«Quindi lei sa cosa è successo stamattina?» Rispose un Altair sempre più incredulo
«Se parli del fatto che durante l'ispezione della vostra Casa la vostra camera era un porcile, che tra l'altro conteneva bevande alcoliche che voi non avete certo l'età per consumare. Che le vostre uniformi sparse sul pavimento erano in condizioni pessime e che la vostra Direttrice di Casa, dopo avervi tolto le bacchette vi ha messo a pulire tutto il lerciume, che poi vi ha tolto, solo, 50 punti a testa e che non vi permetterà di presenziare alla festa della prossima domenica. Si, ne sono a conoscenza!» Gongolò soddisfatto.
Ora anche Altair non riusciva più a trattenere la rabbia. Quel viscido ci provava gusto a metterli in ridicolo: «Si sta divertendo?» disse il giovane grifondoro con voce irosa.
Il ghigno sul viso del professore scomparve e con voce sprezzante rispose: «Ti consiglio di cucirti la bocca ragazzo. Penso che di punti in meno ne abbiate già guadagnati a sufficienza per oggi». Fino a quel momento il professore di pozioni non aveva ancora scorso nulla del carattere dei Malfoy nel giovane di grifondoro. Evidente non aveva preso tutto da sua madre.
Il ragazzo stava per rispondere al professore quando James Potter lo prese da dietro trascinandolo fuori dall'aula.
Tutta quella scena aveva colpito molto la giovane Potter. Era entrata nella camera del fratello la sera prima ed era tutto in perfetto ordine. Se la stanza versava in quelle condizioni sicuramente i ragazzi erano stati incastrati. Per un attimo si chiese chi e in che modo avessero potuto ridurre la camera così. E poi tutto divenne chiaro nella sua mente, si portò una mano alla bocca prima di spostare il suo sguardo verso Malfoy. Era colpa sua.
Il ragazzo la guardava e, sebbene la situazione dovesse essere per lui un balsamo per le ferite del suo orgoglio, non sorrideva. Sapeva il momento esatto in cui lei aveva capito il suo inganno. Lo sguardo tradito con cui lo guardava era una ferita ben più profonda.
Dopo che i grifoni se ne furono andati il professor Piton mandò via anche gli altri studenti dicendo che avrebbe corretto le relazioni ed esposto nel pomeriggio in bacheca le votazioni prese in modo visto che la festa era prevista per quella domenica e che con meno di una "A" sarebbe stato impossibile parteciparvi.
Fuori dall'aula Lily Potter aspettava che il professore uscisse per potergli parlare. Voleva poter riprendere la relazione che gli aveva consegnato. Sapeva che in questo modo il professore le avrebbe dato un brutto voto ma non le importava. Si sentiva troppo in colpa per quello che era successo ai ragazzi. Considerando che solo grazie alla sua ingenuità Malfoy era riuscito a tirargli quel brutto tiro, e che il voto che avrebbe preso in Pozioni per quella ricerca era solo merito della serpe, non le sembrava corretto far finta di nulla e accettare quel voto.
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare : «Aspetti qualcuno Lily?»
«Sicuramente non te, Malfoy.» Soffiò la ragazza furibonda.
Il ragazzo le si avvicinò.
«Ho capito cosa hai intenzione di fare e lascia che ti dica che è un'idea stupida.»
«Ma certo, tu sai sempre tutto, tu prevedi sempre tutto, vero Malfoy? Avevi previsto che sarebbe bastato qualche parolina dolce e un po di gentilezza per farmi abbassare le difese. Comunque io non lo voglio un bel voto in Pozioni, non è farina del mio sacco e non posso accettarlo. Preferisco una "T" meritata che una "O"  presa con l'inganno» disse al culmine di una crisi isterica la grifoncina.
«Beh, ma stamattina non la vedevi così. Quando hai consegnato la relazione non ti sentivi in colpa,  la relazione è sempre la stessa.»
«Ma stamattina non sapevo di aver venduto i miei compagni per un bel voto in Pozioni. E questo cambia tutto.»
«Ascoltami bene, io ieri non ho scritto la relazione al posto tuo, ti ho dato spunti perché tu potessi scriverla da sola. Quel compito è farina del tuo sacco, su cui penso tu abbia speso molto impegno, quindi non è giusto che ti faccia mettere un brutto voto per una cosa di cui non hai colpa. Il bastardo sono io!» Sospirò il ragazzo.
Quelle parole, quello sguardo, le facevano male. Poteva leggere dolore nella sua espressione: «Scorpius, perché l'hai fatto?»
«Me lo sono chiesto anche io Lily. Avrei voluto scegliere qualsiasi altra persona da "usare" per i miei scopi. La verità è che quando ti ho vista in difficoltà il mio primo istinto è stato quello di aiutarti. Quando poi ci siamo messi a parlare ho dovuto continuare a ripetere a me stesso che ero li unicamente per carpirti la parola d'ordine. La verità è che ho passato un bel pomeriggio in tua compagnia e che mi ero anche dimenticato il motivo per cui ero rimasto con te tutto quel tempo.» Disse lui abbassando lo sguardo.
«E poi cosa è successo?»
«In Sala Grande avevo quasi deciso di mentire a Zabini dicendo che non ero riuscito a trovare la parola d'ordine quando poi sono arrivati tuo fratello e i suoi amici e hanno ricominciato a prendermi in giro e lì il mio orgoglio ha preso il sopravvento.»
La ragazza ricordava gli occhi del serpeverde quella sera a cena. Si era così dispiaciuta per come l'avevano tratto James e Hugo e, anche se aveva fatto una cosa imperdonabile, lei riusciva a capirlo.
Il ragazzo continuò dicendo: «So che non mi perdonerai per quello che ho fatto, ma posso giurarti che ho passato il pomeriggio con te perché mi sono sentito bene in tua compagnia e da bravo egoista quale sono non ho voluto privarmi della tua compagnia. non mi rivolgere più la parola se la cosa ti fa stare meglio ma non contestare il voto che ti darà Piton, perché te lo sei meritato e io sono felice di averti  potuto aiutare per una volta.»
La ragazza annuì e disse: «Anche se ti capisco non posso non essere ancora arrabbiata con te. Magari un giorno riusciremo a vedere oltre Grifondoro e Serpeverde e potremo essere amici. Io lo spero Scorpius» Poi corse via senza dare il tempo al ragazzo di rispondere.
Quel pomeriggio Altair Granger aveva deciso di starsene da solo. Era arrabbiato e amareggiato per tutto quello che era successo da quando la giornata era cominciata. Così si era seduto in riva al Lago Nero ed era così assorto a ricapitolare tutte le sventure che gli erano accadute ultimamente da non accorgersi della figura che lo stava guardando da lontano. Eloise dopo averlo osservato a lungo decise di avvicinarsi al giovane grifone. Gli si piazzò davanti, coprendogli la visuale sul panorama lacustre: «Ciao, posso sedermi?» Chiese guardandolo negli occhi.
Altair fissò i suoi occhi grigi sulla giovane. Nell'attimo in cui i loro occhi si incontrarono la ragazza percepì rabbia, amarezza e frustrazione.
«Scusa, ma non sono molto di compagnia, Nott. Preferirei rimanere solo.»
La ragazza non si diede per vinta e accomodandosi accanto al grifone riprovò a parlargli: «Sei forse arrabbiato con me? pensi che possa essere coinvolta in qualche modo in quello che ti è accaduto oggi?»
Il viso del ragazzo parve corrugarsi per poi distendersi visibilmente, come se fosse stato perso nei suoi pensieri e avesse colto solo in quel momento il modo in cui aveva risposto alla ragazza. Addolcendo lo sguardo le rispose: «No, non ho mai pensato che tu c'entrassi qualcosa  in quello  che è accaduto  oggi e sarebbe stupido avercela con te perché sei di Serpeverde. Sono molto amareggiato per tutto quello che è successo. Certo non è la fine del mondo non poter partecipare a quella festa. Però io ci tenevo, ci tenevo a vivere appieno questa esperienza qui a Hogwarts e mi sento come se mi avessero vietato di partecipare alla mia festa di compleanno. Probabilmente lo troverai infantile ma non riesco a smettere di pensarci»
«Non penso affatto sia infantile e...» Dopo un attimo di incertezza aggiunse: «Mi dispiace per tutto quello che è successo. Hai già pensato a come vendicarti?»
Il ragazzo sembrò sorpreso dalla domanda: «Vendicarmi? cosa ti fa pensare che se anche volessi vendicarmi lo direi alla sua ragazza?»
La ragazza scoppiò in una cristallina risata: «Pensi che io e Scorpius stiamo insieme! Sei veramente divertente.  Per me Scorpius è come un fratello, siamo cresciuti insieme e siamo legati, ma non siamo innamorati.»
«E sei sicura che anche lui sappia che non state insieme? perché da come si è comportato quel giorno sembravate proprio una coppia...» Chiese il ragazzo stupito
«Si, ti assicuro che anche lui lo sa. Mi considera una sorella e ritiene che sia suo preciso dovere proteggermi. A lui piace un'altra, lo so per certo.»
«Beh, se anche non state insieme la situazione non cambia. Se siete come fratelli come potrei rivelarti i miei ipotetici piani per fargliela pagare?»
«E' come un fratello, ma con quest'ultima bravata mi ha delusa. Penso che meriti una bella lezione e vorrei aiutarti a dargliela!»
A queste parole Altair decise di fidarsi e insieme cominciarono ad organizzare la dolce rivincita del grifone.

Hermione Granger era seduta sullo sgabello della cucina nella sua casa di Parigi. Odiava i giorni di riposo dal lavoro quando Altair era a scuola. Avrebbe voluto non farne nemmeno uno fino al giorno del suo ritorno, per poi passare con lui tutta l'estate. Purtroppo però all'Ospedale Magico Sant Antoine, come in tutti gli ospedali del resto, dopo otto giorni di lavoro ti obbligavano a farne uno a casa.
Altair era partito da poche settimane e già sentiva la sua mancanza. Poco prima di partire gli aveva fatto una richiesta, che l'aveva lasciata molto male, anche se aveva evitato di farlo capire al figlio. Il giovane Granger le aveva chiesto di non scrivergli più. Aveva passato il primo anno e la prima parte del secondo ricevendo una lettera al giorno dalla madre, e questo aveva fatto si che a Beauxbatons tutti i compagni lo prendessero in giro. Per questo motivo, le aveva detto Altair, le aveva chiesto di non scriverle di sua spontanea volontà, ma di far recapitare le sue missive dalla civetta che gli avrebbe portato le sue lettere; In questo modo, secondo il ragazzo, nessuno avrebbe visto le lettere che lei gli scriveva. Quella richiesta l'aveva insospettita, ma ricordava quanti segreti aveva avuto lei alla sua età con i genitori; Sperava solo che il figlio avesse segreti meno pericolosi di quelli che aveva portato lei nei suoi anni di Hogwarts.
Sorseggiando la sua tazza di tea la giovane donna stava sfogliando distrattamente la Gazzetta del Profeta, quando le cadde l'occhio su un titolo e soprattutto sulla fotografia che accompagnava il trafiletto.
“Mangiamorte all'interno del  Ministero della Magia. Auror e Ministro dichiarano No Comment”
L'articolo parlava della carriera di Draco Malfoy. Di come si fosse fatto strada al Ministero come Pozionista di successo e del suo passato come sospetto Mangiamorte. Scorse l'articolo, che lei sapeva essere pieno di bugie, fino alla firma: “Rita Skeeter”. Con stizza la giovane donna pensò a quanto sarebbe stato meglio se, molti anni prima, avesse lasciato la giornalista, in forma di scarabeo, chiusa in un barattolo.
Lo sguardo si posò poi sull'immagine di quello che una volta era stato suo marito. Aveva lo sguardo duro, gelido e scostante con cui si era sempre mostrato a chi non lo conosceva veramente. Perdendosi nei suoi occhi grigio tempesta Hermione tornò con la mente al giorno in cui aveva capito chi era veramente  Draco Malfoy.

Era ormai il quinto anno di scuola inoltrato e lei stava camminando nel corridoio del quarto piano, carica di libri come al solito. La sua visuale era molto ridotta a causa dei grossi tomi, quando inciampò e cadde a terra sbucciandosi un ginocchio. Non appena si girò vide in cosa, o per meglio dire in chi, era inciampata. Davanti a lei c'erano Tiger e Goyle, i due scimmioni al servizio di Malfoy, che ridevano sguaiatamente. Probabilmente l'avevano fatta inciampare apposta. Si stava rialzando per raccogliere i libri e allontanarsi quando Tiger la trattenne per la coda in cui aveva raccolto i capelli e avvicinando le labbra al suo orecchio sussurrò: «Per essere una sanguesporco non sei affatto male».
Hermione, in preda al panico, fece mente locale di dove avesse messo la bacchetta, quando ricordò di averla avuta in mano quando era caduta. Cercandola febbrilmente con gli occhi si accorse con orrore che Goyle aveva in mano la sua bacchetta e, considerando che quello era uno dei corridoi meno frequentati della scuola, capì di non avere scampo. Cominciò a dimenarsi cercando un modo per liberarsi dalla presa ma lo scimmione era troppo forte per lei. Il ragazzo irritato dalla sua reazione le tirò un ceffone in pieno viso e quando lei lanciò un urlo l'altro energumeno le lanciò un incantesimo di “Silencio” e dalla bocca della ragazza non uscì più alcun suono. Dopo averla trascinata in un angolo cominciarono a strapparle i vestiti e visto che lei continuava a scalciare per cercare di tenerli lontano cominciarono a picchiarla. Un calcio nelle costole e un paio di colpi assestati al volto ed Hermione, anche se non voleva dargli questa soddisfazione, cominciò a piangere. Un rumore di passi fece voltare i suoi aggressori, che tuttavia si rilassarono subito vedendo arrivare il loro amico Malfoy. Lo sguardo dell'algido serpeverde si posò per un breve istante su di lei e alla ragazza parve quasi di scorgere spavento e dolore nel suo sguardo, ma quando incrociò di nuovo i suoi occhi pensò di esserselo sognato, Malfoy era sempre la viscida serpe che da cinque anni la tormentava.
«Vincent, Gregory, vi divertite senza di me?» Esclamò esibendo il suo ghigno malefico.
«Ma no Draco, pensavamo che non ti interessasse. Volevamo solo divertirci un po prima di Oblivarla» rispose nervosamente Tiger.
«Beh penso proprio che mi divertirò io con lei...Dopo tutti questi anni che insozza la scuola con la presenza e che mi sta sempre tra i piedi penso proprio di meritarlo. O forse voi avete qualcosa da ridire?»
«Assolutamente no Draco, è tutta tua» Sussurrò Goyle impaurito.
Malfoy ghignando compiaciuto si caricò la giovane griffondoro in spalla e si avviò verso la Camera delle Necessità. Passò davanti alla porta d'entrata tre volte e la porta d'ingresso si materializzò davanti a lui. Hermione, caricata come un sacco di patate sulle spalle del serpeverde cercava di liberarsi, ma probabilmente a causa dei colpi subiti ogni  piccolo movimento le provocava una fitta al torace.
Entrarono nella Stanza delle Necessità, che per rispondere alle esigenze di chi l'aveva evocata risultava confortevole, con un divano in pelle e uno scoppiettante camino acceso. In un angolo una credenza con delle boccette, una bacinella piena di ghiaccio e delle bende. Vicino al divano c'era invece un tavolino con una teiera e delle tazzine appoggiate. Malfoy la posò sul divano. Alla ragazza il modo con cui fece quel gesto sembrò delicato, ma subito si disse che se l'era immaginato. Vide il serpeverde togliersi il maglione e pensò subito che il ragazzo volesse concludere quello che Tiger stava iniziando in corridoio. Inaspettatamente invece glielo porse dicendo: «Tieni, mettilo su, penso che i tuoi vestiti non saranno più riparabili ormai.»
Hermione prese il maglione e si rannicchiò in un angolo del divano ancora molto impaurita.
Draco la guardò con infinita tristezza e gentilmente gli chiese: «Ti hanno fatto male da qualche parte? Come ti senti?»
La ragazza avrebbe voluto rispondere che non credeva a tutta quella commedia, che si conoscevano ormai da cinque anni e che sapeva quanto lui la disprezzava ma dalla bocca non venne alcun suono.
Il serpeverde intuendo l'incanto di cui era prigioniera agitando la bacchetta mormorò: «Finitus Incantatem» e finalmente Hermione riuscì a parlare ma invece che dire qualcosa, invece che gridare tutto quello che aveva pensato fino a quel momento, la ragazza si abbracciò le gambe rannicchiandosi di più e cominciò a piangere e sussultare sonoramente. Draco si avvicinò silenziosamente e l'abbracciò con dolcezza e lei non poté fare a meno di ricambiare, sentendosi per la prima volta da diverse ore finalmente al sicuro. Quando la ragazza sembrò essersi ripresa il giovane serpeverde si alzò e prendendo la bacinella del ghiaccio e le bende cominciò a tergerle il viso con le bende fresche. Dopodiché prese le boccette e versandone il contenuto su una garza lo tamponò sulle abrasioni che sparirono immediatamente. Hermione ferma come una bambola di porcellana si faceva fare tutto senza protestare o opporsi fino a quando una domanda le nacque spontaneamente dalle labbra: «Perché mi stai aiutando?»
«Sapevo che prima o poi il tuo cervello si sarebbe riattivato... diciamo che è complicato» Rispose sorridendo il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dai medicamenti che le stava facendo.
«Si ma tu hai detto a Tiger che volevi ...» Imbarazzata, le parole per finire la frase le mancarono.
«Qui arriva la parte difficile. Non te lo dovrei dire perché metto a repentaglio delle vite comprese la mia, ma io sono sotto copertura. Per non farmi scoprire ho dovuto interpretare una parte» Rispose il ragazzo
«Sotto copertura? E per chi faresti la spia?» chiese lei incredula
«L'Ordine della Fenice, penso che tu lo conosca...»
«Mi stai dicendo che tu, Draco Lucius Malfoy, sei una spia dell'Ordine della Fenice?» lo guardò scettica la ragazza
Draco sorrise, un sorriso solare, non il solito ghigno che Hermione era abituata a vedere sul suo viso. Il ragazzo era divertito dal modo in cui aveva posto la domanda la giovane grifona e rispose sussurrando: «Sono proprio reazioni come la tua che rendono più facile la mia vita. Chi mai oserebbe, anche solo pensare, che un Malfoy possa essere una spia al servizio dei buoni. La mia è una copertura perfetta.»
«E da quando sei entrato nell'Ordine?» chiese ancora dubbiosa la ragazza.
«Ufficialmente dalla fine del Torneo Tre Maghi, prima avevo cercato di fare tutto da solo, ma evidentemente non sono stato molto bravo » rispose rabbuiandosi il serpeverde.
«In che senso?» chiese curiosa la ragazza
«Non so quanto possa essere sicuro per te che io ti riveli tutto questo. Piuttosto è meglio che concordiamo una storia per quando usciremo da qui»
«Perché dovremmo concordare una storia?»
«Beh, non penso che quei due idioti ti lasceranno stare quindi le scelte sono due, o gli racconto che mi sono approfittato di te e che poi ti ho lanciato un Oblivion. Questa scelta non esclude però che Tiger e Goyle non ci riprovino, visto tra l'altro che grazie all'incantesimo tu non ricorderesti l'aggressione subita»
«Oppure?» chiese nervosamente lei.
«Oppure gli posso dire che mi sono divertito e che ho in mano del materiale compromettente su di te e ti sto ricattando per approfittare nuovamente di te. Questa opzione però ti costringerà a far finta di appartarti con me»
La ragazza lo guardò stupita e poi disse: «Ma non vorranno sapere con cosa mi ricatti? E poi chi ti dice mi stiano lontani?»
«Beh vedi Granger, noi serpi quando ricattiamo qualcuno non andiamo in giro a sbandierare ai quattro venti i particolati del ricatto, quindi ti assicuro che non mi chiederanno spiegazioni. Per quello che riguarda l'esclusiva su di te mi basterà dire che ti considero il mio nuovo passatempo e che non mi è mai piaciuto dover condividere una mia proprietà. Sono sicuro che così ti lasceranno stare. Allora cosa scegli?»
«Direi che non ho una gran scelta. Scelgo la seconda opzione» poi alzandosi dal divano aggiunse: «Si sta facendo tardi» ma quando si mise in piedi una fitta di dolore la colse alla cassa toracica.
«Che succede? Stai male?» chiese preoccupato il serpeverde
«Penso che con i loro calci i tuoi amici mi abbiano incrinato una costola...» Rispose la griffondoro trattenendo il fiato.
«E' un bel problema. Ti accompagnerei ma farebbe saltare la copertura» Disse Draco ma poi guardò la finestra e gli venne un idea. Prese Hermione in braccio e si avvicinò alla finestra. La ragazza con la paura negli occhi gli chiese: «Cosa credi di fare Malfoy?»
Vicino alla finestra c'era una scopa e il ragazzo la prese e aprì la finestra dicendo: «Ti accompagno in stanza»
Hermione stava quasi per urlare. Era agitatissima e si dimenava come un ossessa dicendo: «No ti prego, vedrai ce la faccio a camminare.»
Il ragazzo si fermò di scatto e alzando un sopracciglio chiese: «Mi spieghi che problema hai?»
La ragazza imbarazzatissima sussurrò: «Soffro di vertigini.»
Una fragorosa risata esplose dalla bocca del serpeverde, poi si ricompose dicendo: «Sono un ottimo giocatore di Quidditch, non ti preoccupare con me sei al sicuro, e se hai paura dell'altezza chiudi gli occhi.»
La ragazza si aggrappò al petto del giovane che aveva già inforcato la scopa stava per uscire dalla finestra. Appena furono all'aperto la ragazza chiuse gli occhi e appoggiò il viso al petto del giovane lasciandosi cullare dal vento. Quasi subito arrivarono alla Torre del Grifffondoro e dopo che il ragazzo ebbe individuato la camera della ragazza , per fortuna deserta, aprì la finestra e depositò sul letto la giovane grifona. Prima di accomiatarsi disse alla ragazza: «Ti manderò qualcosa per la costola. Mi raccomando solo di una cosa quando ci vedremo in mezzo alla gente tu dovrai tenere il tuo comportamento abituale. Io farò il bastardo come al solito. E' fondamentale che nessuno intuisca che qualcosa è cambiato.»
Più tardi quello stesso giorno la giovane grifona ricevette tremite Fanny, la fenice del preside, una pozione con un biglietto che la invitava a recarsi al più presto in Presidenza; Quel giorno entrò anche lei a far parte dell'Ordine della Fenice.


Anche adesso a distanza di tanti anni Hermione sapeva che  da quell'incontro il suo cuore era appartenuto ad un solo uomo, Draco Malfoy.

Bene, questo terzo capitolo è pieno di avvenimenti. Scorpius escogita il piano per vendicarsi dell'umiliazione subita durante il duello con Altair. I danni collaterali del suo piano sono pesanti per il giovane serpeverde. Nel capitolo vediamo anche Hermione, medimaga in un ospedale francese che, a causa di un articolo su Draco ricorda il giorno in cui ha cominciato a vedere il serpeverde sotto una luce diversa.
Nel prossimo capitolo Altair farà vedere il suo lato Malfoyesco.
A Presto
Lyn

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Capitolo 4
*** Festa, Partita & Tanti Guai... ***


Capitolo 4
Festa, Partita & Tanti Guai...

 


Arrivò domenica sera e ai pochi ragazzi esclusi dalla festa con i campioni di Quidditch era stata servita la cena nella Sala Comune della Casa di appartenenza. Nella sala di Grifondoro, tuttavia, tre coperti sarebbero rimasti intatti. Altair insieme a James e Hugo attendeva nascosto sul terrazzo adiacente alla Sala Grande.
All'interno della sala la festa era in pieno svolgimento. I tavoli delle quattro Case e quello dei professori erano stati addossati alle pareti ed erano stati imbanditi con bevande e stuzzichini in modo da offrire un comodo buffet. C'erano molti volti noti nel mondo del Quidditch. Il cercatore e capitano della squadra bulgara Victor Krumm, padre tra l'altro, del capitano della squadra di Durmstrang Hector. C'era anche il portiere della nazionale irlandese Oliver Baston, ex studente Grifondoro ad Hogwarts. Molti altri campioni avevano accettato l'invito del preside e si erano mischiati agli studenti rispondendo alle loro domande e firmando autografi.
Vicino al tavolo che di solito Serpeverde usava per i pasti Scorpius Malfoy si stava servendo di un rinfrescante bicchiere di succo di zucca ghiacciato. Accanto a lui, oltre all'amico Edward c'era Eloise che lo stava subissando, stranamente, di domande sui vari campioni presenti al ricevimento. Nel momento in cui aveva preso il bicchiere di succo la ragazza lo aveva fatto girare indicandogli Victor Krumm facendogli l'ennesima domanda della serata: «Scorpius, ma è vero che il capitano della nazionale bulgara era già stato ad Hogwarts per partecipare al Torneo Tre Maghi?»
Scorpius ebbe un attimo di distrazione per vedere chi stesse indicando l'amica. Eloise ne approfittò per correggere la bevanda dell'amico con una pozione dalla duplice funzione.
Dopo aver bevuto tutto d'un fiato la sua bevanda il ragazzo raccontò brevemente di quel triste torneo in cui un giovane di Tassorosso aveva perso la vita. Poi si scusò con gli amici e decise di uscire a prendere una boccata d'aria sul terrazzo della Sala Grande, tutto ad un tratto gli era venuto un gran caldo.  Anche se lui ne era del tutto ignaro, già nel momento in cui si era incamminato verso la portafinestra sul suo corpo stavano spuntando delle orribili pustole. Scorpius rimase fuori all'aperto qualche minuto e quando si sentì finalmente meno accaldato decise di tornare a godersi la festa, ancora non era riuscito a parlare con i giocatori di Quidditch che preferiva. Altair, rimasto nascosto tutto il tempo con i due compagni, nel momento in cui Malfoy rimise piede nella Sala Grande gli fece “Evanescere” i pantaloni. Il giovane serpeverde non si rese subito conto che i suoi pantaloni erano evaporati e che sul suo corpo, viso compreso, si erano formate delle enormi e disgustose pustole. Il primo ad accorgersi dello scherzo fatto all'amico fu Edward Zabini che vide il compagno ripresentarsi alla festa in mutande e pieno di bolle. Non perse un minuto e si affiancò all'amico togliendosi il mantello per coprirlo: «Scorpius ma cosa hai combinato? dove hai lasciato i pantaloni?e poi come mai sei pieno di pustole?». Nel frattempo metà scuola si era resa conto della ridicola situazione in cui versava il giovane serpeverde e rideva fragorosamente.
Sul volto del ragazzo si dipinse lo stupore. Si strinse il mantello dell'amico addosso : «Non ho fatto niente, avevo sicuramente i pantaloni quando sono uscito in terrazzo» Rispose indicando la portafinestra che dava all'esterno. Dall'apertura si notavano tre ombre che si stavano godendo la scena e il giovane serpeverde in poche falcate raggiunse nuovamente il terrazzo.
Non appena vide comparire Malfoy il giovane Grifondoro, con un ghigno stampato in faccia disse: «Se non avessi recepito bene il messaggio Malfoy, vedi di stare alla larga dai nostri dormitori.»
Il serpeverde, preso da uno scatto d'ira, si scagliò contro il giovane grifone: «Raccomanda la tua anima a Merlino, io ti ammazzo»
I due cominciarono a picchiarsi alla Babbana scaraventandosi a vicenda, prima contro alcuni vasi in terrazzo, e successivamente spostando la lotta all'interno della sala. Scorpius diede un cazzotto in pieno viso al giovane grifondoro scaraventandolo sopra ad uno dei tavoli imbanditi. Altair rispose caricando, come fosse un toro, il giovane serpeverde e facendolo cadere addosso a Oliver Baston che finì a terra e poco ci mancò che si rompesse un polso.
Visto che la situazione stava degenerando il professor Silente impastoiò entrambi i ragazzi e quando fu sicuro di aver ottenuto la loro più completa attenzione si rivolse a entrambi con uno sguardo severo: «Vi aspetto nel mio ufficio IMMEDIATAMENTE!»
I due ragazzi si diressero subito verso lo studio dell'anziano preside. Dietro di loro li seguivano la preside di Beauxbatons e i direttori delle case di Grifondoro e Serpeverde.
L'atmosfera all'interno della stanza era carica di tensione. Raramente Scorpius aveva scorso un'aria così greve sui volti dei suoi insegnanti. Il preside, che aveva perso tutta la sua aria spensierata, fece cenno ai due ragazzi di sedersi sulle due sedie davanti alla scrivania e loro ubbidirono senza discutere, intimoriti dagli sguardi funesti che gli venivano lanciati.
«Ragazzi, quello che è avvenuto questa sera è stato imbarazzante e deplorevole. Questa sera avevamo degli illustri ospiti, uno dei quali si è quasi infortunato per colpa vostra. Esigo immediatamente una spiegazione, e sperate che sia abbastanza convincente»
Entrambi gli studenti, imbarazzati, abbassarono gli occhi senza proferire parola.
Il professore tornò quindi alla carica: «Allora, non avete proprio nulla da dirmi?»
DI fronte all'ennesimo silenzio il preside aggiunse: «Penso che in questo caso sia meglio chiamare i vostri genitori. Preside Maxime contatti subito la signora Granger, Severus manda un gufo al signor Malfoy, in modo che entrambi arrivino il prima possibile.»
I due ragazzi furono presi entrambi da un moto di apprensione.
La cosa che in assoluto spaventava di più Scorpius Malfoy era far arrabbiare suo padre. Per la maggior parte del tempo Draco Malfoy appariva come una persona tranquilla, fredda e molto scostante. In realtà Scorpius conosceva chi si nascondesse dietro quell'algida facciata. All'interno delle mura domestiche suo padre, insieme a nonna Narcissa, era una figura molto presente e attento nella vita del ragazzo. Certo Draco non era mai riuscito ad essere espansivo e affettuoso, ma era un buon padre e un ottimo confidente.
Solo una volta in vita sua Scorpius aveva visto suo padre fuori di sé dalla rabbia.

Il giovane serpeverde, al primo anno a Hogwarts, aveva avuto una discussione con James Potter sfociata poi in una serie di Schiantesimi e in un allagamento dei bagni del terzo piano. I due ragazzi erano stati convocati in presidenza alla presenza sia dei direttori delle case che dei padri di entrambi. Il preside aveva chiesto ai ragazzi di spiegare come era cominciato quel litigio e James aveva cominciato a raccontare:
«Stavo passando per il corridoio del terzo piano quando ho sentito Malfoy, in compagnia di Zabini, prendere in giro John Austin di Grifondoro, anche lui al primo anno. Così ho deciso di intervenire e dopo gli insulti abbiamo cominciato a Schiantarci fino a quando non abbiamo rotto la tubatura del bagno e il terzo piano si è allagato.»
Draco non sopportava essere messo in ridicolo, specialmente davanti al Salvatore del mondo magico Potter. Ma il signor Malfoy non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare. Infatti il preside rivolgendosi a Scorpius chiese al ragazzo di ripetere gli insulti che aveva rivolto al giovane Austin. Il serpeverde, sempre più in imbarazzo, aveva tentennato a rispondere e solo dopo un'occhiata assassina di suo padre aveva confessato tutto: «Beh io, io l'ho chiamato Sanguesporco». A quelle parole il cuore di Draco perse un battito. Lui non aveva mai insegnato quelle cose a suo figlio, anzi l'anno prima di entrare a Hogwarts aveva raccontato al ragazzo gli errori del nonno in modo che se a scuola qualcuno l'avesse insultato per gli sbagli della sua famiglia, lui non si trovasse preso in contropiede. E cosa faceva lui, insultava un compagno in quel modo. Sentiva su di se lo sguardo accusatore di Potter. Sicuramente lui pensava che fosse stato proprio Draco a inculcare quegli ideali nel figlio, e non poteva dargli torto visto che per tutti gli anni di scuola lui aveva usato gli stessi insulti con Hermione e i suoi amici.
Dopo che il giovane serpeverde ebbe finito di raccontare l'accaduto il preside comunicò la punizione che spettava ai ragazzi: «Penso che ripulire insieme il disastro che avete fatto  senza l'uso della magia possa essere una punizione adeguata» concluse l'anziano preside.
Per la prima volta da quando era entrato in quell'ufficio Draco Malfoy prese la parola:
«Scorpius, ma tu hai almeno idea di cosa voglia dire il modo in cui hai chiamato il tuo compagno?»
Il ragazzo parve incerto nel rispondere: «Beh, che i suoi genitori sono inferiori perché non hanno poteri magici.»
Un sonoro schiaffo colpì in viso il giovane Malfoy. Draco non aveva mai alzato un dito su suo figlio prima di quel giorno. Voleva essere un padre diverso da Lucius, non voleva che la schiena del figlio fosse piena di cicatrici causate dai maltrattamenti subiti. Non voleva che Scorpius lo ricordasse per le dolorose Cruciatus che gli aveva inferto. Ma quando aveva sentito quelle parole provenire dalla bocca di suo figlio non ci aveva visto più.
«Signor Malfoy, non mi sembra il caso di alzare le mani su suo figlio. Capisco che le sue parole l'abbiano sconvolta, ma la prego di trattenersi fintanto che si trova tra le mura di questa scuola»
«Professor Silente, mi scuso per il mio scatto. Non sono incline a risolvere questo genere di questioni con la violenza. Penso, tuttavia, che la punizione da lei scelta non sia adeguata alla colpa commessa.» Gli occhi dei presenti si volsero stupiti verso l'ex serpeverde che continuò: «Innanzitutto James Potter non dovrebbe essere punito per aver difeso un suo compagno di Casa. Penso anche che il signor Austin dovrebbe essere convocato in Presidenza in modo che Scorpius, e anche io essendo suo padre, possiamo scusarci per il modo in cui è stato insultato. Forse Severus potresti dare anche tu una punizione a Scorpius? Ben inteso, non voglio scavalcarti, ma vorrei che questo episodio rimanesse impresso nella mente di mio figlio in modo che non possa dimenticarlo finché vive. E infine, mi scuso James per il comportamento di mio figlio. Ti garantisco che non succederà di nuovo.» Concluse risoluto Draco.
Tutti gli adulti presenti, quelli che avevano conosciuto Draco fin da quando era bambino, rimasero sconvolti alle sue parole. Quell'uomo era totalmente diverso dal ragazzino che l'aveva preso in giro per anni pensò Harry. Allora le persone potevano veramente cambiare.
Harry durante tutto il discorso di Draco aveva osservato suo figlio, era in imbarazzo, aveva l'aria colpevole così quando l'ex serpeverde finì di parlare fece anche lui una domanda a suo figlio: «James, potresti ripetere che insulti hai rivolto a Scorpius?»
Il giovane grifone abbassò gli occhi di scatto ed Harry capì di aver centrato il punto.
«Allora James?» lo incoraggiò il padre.
«Beh, io l'ho preso in giro perché sua madre lo ha abbandonato. E non era la prima volta che lo facevo. E' tutto l'anno che lo faccio.» disse il ragazzino in un sussurro.
Quel giorno Draco pensava che il suo cuore si sarebbe fermato. Sapere come Scorpius si era comportato gli aveva fatto male, ma la sofferenza che aveva patito nei primi mesi di scuola suo figlio minacciava seriamente di spezzargli il cuore.
«James Sirius Potter, come hai potuto comportarti in questo modo. A stento mi trattengo da imitare il gesto del signor Malfoy ma mi hai profondamente deluso. Non solo pulirai il terzo piano insieme a Scorpius ma ti metterai anche a disposizione della professoressa McGranith fino alla fine dell'anno. Ora chiederai scusa a Scorpius e guai se verrò richiamato un altra volta dal preside»
«Miei cari genitori, apprezzo molto il vostro interessamento nei confronti dei miei metodi educativi, e per questa volta vista la portata delle rivelazioni che vi hanno fatto i vostri figli farò avere ad entrambi voce in capitolo appoggiando pienamente i vostri suggerimenti. Vi ringrazio per essere intervenuti ed averci aiutato a far luce sull'intera faccenda.» Così dicendo il professor Silente si accomiatò dai due sconvolti genitori.


Scorpius tornando al presente ebbe veramente paura di come avrebbe reagito suo padre se fosse stato chiamato nuovamente dal preside. La cosa che temeva di più il ragazzo non era ricevere un altro schiaffo dal genitore, ma rivedere la delusione che aveva scorso quel giorno negli occhi di suo padre. Quella era stata la più dura punizione che avesse ricevuto in vita sua e pur di non subirla un'altra volta Scorpius era disposto a fare qualsiasi cosa.
Anche Altair Granger, per motivi diversi da quelli del serpeverde, aveva molta paura che sua madre venisse convocata ad Hogwarts. La ragione principale era che sua madre non aveva la più pallida idea che lui si trovasse lì in quel momento.
Altair aveva capito che il solo nominare la scuola di Hogwarts in casa sua era una cosa simile a chiamare Voldemort per nome. Il ragazzo lo aveva capito quando, appena compiuto undici anni, aveva ricevuto sia la lettera di Hogwarts sia quella per l'accademia di Beauxbatons. Aveva ricevuto la lettera di ammissione all'accademia francese perché vivevano a Parigi da tanti anni, e la lettera gli era arrivata anche da Hogwarts perché sua madre aveva frequentato quella scuola da giovane. Lui aveva letto migliaia di volte il libro Storia di Hogwarts, che la madre teneva nel suo studio, e voleva tanto poter andare in quella scuola. In primo luogo perché desiderava frequentare la stessa scuola di sua madre, e poi la scuola inglese era famosa per la considerazione in cui veniva tenuto il gioco del Quidditch. A Hogwarts c'erano ben quattro squadre, una per ogni Casa, e durante l'anno organizzavano un vero torneo scolastico. A Beauxbatons invece il Quidditch non era tenuto in grande considerazione, soprattutto perché gran parte degli alunni erano femmine e non apprezzavano molto questo sport. All'accademia francese infatti l'unico modo per praticarlo era iscriversi al club del Quidditch. Un gruppo di svago che si riuniva una volta alla settimana  per fare qualche lancio.
Ma per quanto Altair avesse pregato la madre di mandarlo a Hogwarts la donna non aveva sentito ragioni, prima dicendo che la scuola era troppo distante e poi raccontando al figlio di quanto si era trovata male nella scuola inglese. Il ragazzo aveva capito che non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea alla madre quando aveva chiesto alla donna di poter almeno fare una visita a Hogwarts per vedere se fosse cambiato l'ambiente da quando l'aveva frequentata lei. Sua madre era a dir poco inorridita al pensiero di fare una visita al castello inglese e  Altair aveva perso la speranza.
Quando però all'inizio di quell'anno la preside aveva annunciato che avrebbero formato una squadra di Quidditch per partecipare ad un torneo interscolastico e che questo torneo si sarebbe svolto, a partire da gennaio, proprio a Hogwarts, Altair non aveva potuto resistere. Si era presentato per le selezioni del ruolo di cercatore ed era stato preso. Poi quando la preside aveva dato al ragazzo un foglio da far firmare alla madre per poter essere trasferito da gennaio a giugno al castello inglese lui aveva falsificato la firma della madre e solo così era potuto partire per Hogwarts.
Se la preside avesse contattato sua madre per dirgli di venire a Hogwarts che suo figlio aveva combinato un guaio sicuramente ad Hermione Granger sarebbe venuto un colpo, e chissà cosa gli avrebbe fatto. Altair non voleva essere smascherato, avrebbe fatto qualunque cosa per impedirlo.
«Signor Preside non c'è bisogno di chiamare i nostri genitori, le racconterò cosa è successo stasera. Ho preparato una pozione che oltre a far spuntare le pustole a Malfoy gli ha fatto venire un gran caldo. Quando è uscito sul terrazzo ho aspettato nascosto in penombra fino a quando non ho visto che stava rientrando e poi gli ho fatto Evanescere i pantaloni. Il resto lo sapete» Concluse il ragazzo nervosamente.
«E posso sapere perché l'avete fatto signor Granger?» Chiese l'anziano preside.
«Per vendicarmi. Per colpa di Malfoy non ho potuto partecipare alla festa di stasera.» Rispose il ragazzo contrariato.
«Signor Granger osa dare la colpa a Malfoy per il modo incivile in cui è stata trovata la vostra camerata? E  poi come ha fatto a preparare la pozione per le pustole?» domandò indignato il professor Piton
Il giovane grifone rispose solo alla domanda sulla pozione: «Iil pus di Burbottero puro causa gravi lesioni cutanee e pustole purulente se si sa come utilizzarlo.» Non aveva prove per accusare Malfoy e lui vigliacco com'era non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
Con sua grande sorpresa invece Scorpius confessò l'accaduto, non voleva passare per vigliacco e non ammettere la verità dopo che il grifondoro si era appena dimostrato così coraggioso.
«Sono stato io a ridurre la camerata dei grifondoro in quello stato.»
Stava continuando il suo racconto quando il professor Piton cercò di fermarlo: «Signor Malfoy, forse sarebbe più salutare per lei non continuare il racconto» Ma cosa aveva in testa quel ragazzo pensò contrariato Severus aveva forse bevuto anche del Veritaserum? Molto più probabilmente il DNA della signora Granger si sta facendo sentire.
«Credo invece che il signor Malfoy debba continuare, grazie a lui la mia casa ha perso molti punti e io ho rimproverato ingiustamente alcuni miei alunni. Forse finalmente arriveremo alla verità» Disse la professoressa McGranith
Scorpius continuò dicendo: «Ho sottratto la parola d'ordine per la torre di Grifondoro con l'inganno a una ragazza del secondo anno e la notte prima  che voi faceste l'ispezione mi sono introdotto nel dormitorio e dopo aver lanciato un Immobilus ho combinato quel disastro.»
«Molto astuto» commentò il professor Silente e poi aggiunse «Posso conoscere quali sono le motivazioni che l'hanno spinta a questa rivalsa signor Malfoy?»
«Mi aveva messo in ridicolo alla dimostrazione del duello che abbiamo fatto con Lupin. I compagni sono settimane che mi prendono in giro per quella fattura e quindi volevo vendicarmi» Concluse asciutto Scorpius
«Bene, bene, bene, sembra proprio che voi due non vi possiate proprio sopportare ragazzi. Adesso ci sono due possibilità: la prima è che io vi sospenda per tre settimane, chiami i vostri genitori per farvi venire a prendere. Logicamente in questo caso il torneo di Quidditch finisce qui per entrambi e il signor Granger finita la sospensione riprenderà il suo programma di studi a Beauxbatons...»
«Quale è l'altra possibilità signor preside?» dissero in coro i due ragazzi.
«Beh visto che questo torneo ha lo scopo di creare legami di amicizia tra le scuole si potrebbe tentare un altra strada. Verrete messi in isolamento per tutta la durata dell'anno scolastico. Vivrete insieme, dormirete insieme, mangerete nella Sala Grande in un tavolo isolato e frequenterete tutte le lezioni uno accanto all'altro. Così o troverete il modo di andare d'accordo oppure vi punirete assai meglio di quello che potrei mai fare io»
«E per il torneo di Quidditch?» chiese Altair.
«Beh gli allenamenti e le partite sarebbero le uniche eccezioni al vostro isolamento. Ah dimenticavo una cosa. Per non correre il rischio che voi due possiate passare il tempo ad affatturarvi a vicenda vi verranno requisite le bacchette che riavrete indietro solo nelle ore di lezione. Capisco che questa seconda opzione sia forse la più dura ma trovo molto più educativo punirvi in questo modo invece che limitarmi a sospendervi e rimandarvi a casa. Come ho detto prima comunque questa è una scelta che spetta a voi.
Quindi cosa decidete ragazzi?»
I due ragazzi ci pensarono su qualche minuto. Certo l'idea di dover dividere la stanza e il tempo con la persona che meno sopportavano al castello era tutt'altro che allettante. Ma entrambi sapevano di non avere scelta, nessuno dei due voleva che i genitori fossero chiamati a Hogwarts. Alla fine, in maniera quasi simbiotica risposero entrambi: «Scelgo la seconda opzione»
«Bene ragazzi, saggia decisione. Minerva e Severus dovrete avvisare tutti gli studenti del secondo anno di Grifondoro e Serpeverde che da domani cambieranno gli orari. Dovremo fare in modo che le loro lezioni coincidano tutte. Fate portare i bagagli dei ragazzi nella vecchia Torre di Astronomia, penso che sia l'alloggio più adeguato.»
I due ragazzi con l'umore sotto i piedi stavano uscendo dalla presidenza quando la voce del preside li fermò sulla porta: «Ah ragazzi, dimenticavo, questa è la vostra ultima occasione. Se doveste essere richiamati nel mio studio per altre vendette, o rese dei conti, penso proprio che una lunga sospensione fino alla fine dell'anno con relativa bocciatura non ve la toglierà nessuno» I due ragazzi uscendo dallo studio furono colti da un brivido di paura che gli percorse l'intera schiena.
Usciti dallo studio del preside i due studenti furono condotti al loro nuovo alloggio. I professori avevano già fatto trasferire i loro effetti personali nella vecchia Torre di Astronomia. Scorpius non aveva ancora avuto tempo di trovare un paio di pantaloni e quindi cercava di ripararsi dal freddo chiudendosi alla meglio il mantello di Edward attorno al corpo. Anche le pustole purulente che gli aveva regalato il suo nuovo compagno di stanza erano ancora ben visibili sul suo corpo. Per fortuna non c'era molta gente in giro a quell'ora per i giardini di Hogwarts. Altrimenti chissà che doni avrebbe trovato sul suo banco al posto delle lumache. Anche il viso di Altair aveva visto giorni migliori. Il ragazzo aveva un occhio nero e un labbro gonfio e spaccato.
Il Professor Piton si avvicinò al giovane serpeverde dicendo: «Sarei tentato di lasciarti in queste condizioni, ma se venisse a saperlo tuo padre non penso che ne sarebbe molto felice...» Detto questo agitò la bacchetta e tutte le pustole che coprivano il corpo di Scorpius scomparirono all'istante. Anche la professoressa McGranith decise di dare una “ripulita” al viso del suo studente. Con un colpo di bacchetta l'occhio nero e il labbro gonfio sparirono dal viso del giovane grifondoro.
Arrivarono alla vecchia Torre di Astronomia. L'edificio sembrava abbandonato da oltre un secolo. Quando salirono per le scale della torre Scorpius ebbe veramente paura che non reggessero il loro peso. La porta quasi rimase in mano alla professoressa McGranith quando la aprì e lei commento imbarazzata: «Certo questa torre avrebbe bisogno di una bella sistemata, ma essendo in punizione penso che dovrete accontentarvi»
L'interno dell'edificio era infatti quasi peggio dell'esterno. Strati di polvere coprivano il mobilio pieno di tarme e c'erano solo due letti che non erano completamente sfondati. Visto che le mura della torre sembravano fatte di carta da zucchero la temperatura tra l'interno e l'esterno non subiva notevoli variazioni.
Con un colpo di bacchetta il professor Piton accese il fuoco nel camino dicendo: «Vediamo almeno di non farli morire assiderati»
Poi la professoressa McGranith consegnò due custodie per bacchette ai due ragazzi. Dopo che gli studenti ci misero dentro le proprie bacchette con un incantesimo l'insegnante di trasfigurazione sigillò gli astucci dicendo: «All'inizio della giornata l'insegnante della prima ora vi aprirà le custodie in modo che possiate usare la bacchetta, mentre l'ultimo della giornata sigillerà nuovamente l'astuccio. Vi avviso un solo passo falso e verrete sospesi. Ora vi consiglio di andare a dormire, domani mattina avete trasfigurazione alla prima ora e mi aspetto che non dormiate in classe. Buonanotte »

Le prime due settimane di isolamento furono molto tranquille e silenziose. I due ragazzi sembrava che avessero fatto il voto del silenzio. Ai pasti mangiavano nel più assoluto silenzio, se possibile evitando addirittura di guardarsi in faccia. In camera non facevano altro che studiare e l'unica cosa positiva furono i voti, nonostante fossero sempre stati alti per entrambi, dopo il provvedimento erano migliorati al punto di toccare i massimi livelli.
Le poche volte che si erano fermati a parlare con i compagni di Casa per qualche minuto i professori li avevano ripresi, quindi l'unica occasione che avevano per parlare con qualcuno erano gli allenamenti di Quidditch.
Finalmente arrivò il quindici di febbraio. Quel sabato si sarebbe inaugurato il Torneo interscolastico di Quidditch con l'incontro  Beauxbatons contro Durmstrang. Altair stava per avere una crisi di nervi. Era la prima volta che giocava una vera partita di Quidditch e avrebbe tanto voluto avere qualcuno accanto che lo tranquillizzasse e gli desse qualche consiglio. Purtroppo con i compagni di squadra dell'accademia aveva legato pochissimo. Erano tutti molto più grandi di lui, al quinto e sesto anno, e per di più quando era stato messo in isolamento il capitano gli aveva fatto la ramanzina dicendo che aveva portato disonore al nome dell'accademia e che se avessero avuto un cercatore di riserva sarebbe già stato rispedito in Francia. Da allora tutti i compagni lo evitavano e a pensarci bene nemmeno a Beauxbatons  Altair aveva fatto amicizia con nessuno.
Pur essendo pieno inverno quella giornata il tempo sembrava essere stato clemente. Nell'ultima settimana non aveva mai nevicato e quel sabato un timido sole faceva capolino in mezzo alle nuvole.
Era stato concesso a Scorpius di vedere la partita ma solo nelle tribune accanto ai professori. Il ragazzo aveva insistito per poter assistere alla partita. Voleva studiare gli avversari, capire che tattiche usavano nel gioco. Quella era la sua unica possibilità per osservarli prima delle due partite che avrebbero disputato con Serpeverde.
Sulle tribune, il professor Piton teneva d'occhio il giovane Malfoy. Dopo la pietosa dimostrazione di immaturità che avevano dato i due fratelli nelle ultime settimane Severus cercava di essere una silenziosa ombra per il giovane serpeverde, aveva paura volesse replicare qualcuno dei suoi ultimi scherzi. Durante gli anni di scuola di Draco, il professore aveva svolto un ruolo similare a quello che svolgeva ora per Scorpius. La sua mente non poté fare a meno di tornare a quegli anni in cui Draco era appena entrato nell'Ordine della Fenice.

Era il mese di febbraio del quinto anno di scuola per il giovane serpeverde. Da qualche mese la signorina Granger era venuta a conoscenza del fatto che Draco stesse facendo la spia per l'Ordine della Fenice ed era entrata anche lei a fare parte attivamente dell'Ordine. Severus stava già insegnando a Draco l'arte dell'Occlumanzia e aveva chiesto al ragazzo di fare altrettanto con la giovane grifondoro. Durante le sue sedute con il figlioccio era riuscito a invadere la sua mente e si era reso conto che tra lui e la grifondoro stava nascendo qualcosa. Per ora, si erano scambiati solo alcuni baci e carezze, senza aver definito il loro rapporto, ma il professore era preoccupato delle ripercussioni che un rapporto tra loro potesse provocare. Aveva osservato il giovane serpeverde e si era accorto che anche in pubblico aveva cambiato atteggiamento nei confronti della Granger. Quando incontrava il trio Potter/Weasly/Granger insultava i due ragazzi ma alla grifona non rivolgeva insulti, solo qualche occhiata, che ad un occhio attento come il suo, risultava essere tutto tranne che di disprezzo.
Il professore decise di riequilibrare la situazione durante la lezione di Pozioni del giorno seguente.
La signorina Granger si era messa in banco accanto a Potter e il professore stava spiegando il procedimento per creare una pozione “Osseofast” per far crescere le ossa. Era un venerdì pomeriggio e quelle erano le ultime due ore della settimana.  Il livello di attenzione generale non era altissimo, forse perché il giorno seguente sarebbe stato il giorno di San Valentino e tutte le ragazze erano troppo prese a pianificare il modo migliore per passare la ricorrenza. Osservando la giovane grifondoro aveva notato che anche lei sembrava distratta. Sapeva che se avesse chiesto alla studente più brillante della scuola come si prepara la pozione non l'avrebbe colta impreparata. Decise, quindi, di farle una domanda diversa.
«Signorina Granger, quale ingrediente ho appena aggiunto al mio calderone?»
 Quando la vide tentennare ne approfittò per metterla in imbarazzo
«E' forse troppo chiedere alla “strega più brillante della scuola” di prestare attenzione alle mie lezioni?» Chiese retoricamente. «Dieci punti in meno a Grifondoro dovrebbero farle tornare un poco di umiltà... Oggi mi sento magnanimo, per la risposta mancata invece della  T che meriterebbe le darò solo una S, se si impegna forse per la fine dell'anno riuscirà a risollevare la media.»
Harry stava già iniziando a protestare ma Hermione gli posò una mano sul braccio pregandolo di stare in silenzio. Era chiaro che il professor Piton non vedeva l'ora di togliere altri punti alla loro Casa quel giorno.
Usciti dall'aula Ron, scocciato dai punti persi, non si seppe trattenere dall'esternare la sua frustrazione: «Hermione, miseriaccia, grazie a te siamo stati superati da Serpeverde nella classifica per la coppa delle Case! A cosa stavi pensando per non prestare attenzione a Piton?»
Tutto la ragazza poteva sopportare ma non una predica sull'attenzione da Ron: «Ronald Weasley, con che coraggio mi fai la predica quando con le mie risposte ho fatto guadagnare tantissimi punti a Grifondoro, senza parlare di tutte le volte che vi aiuto con i compiti!» sbottò irritata.
Il rosso non era per nulla toccato dalle parole dell'amica: «Beh, mi sembra il minimo Mione, noi facciamo punti con il Quidditch e tu li fai nell'unica cosa che ti viene bene, studiando... Trovo anche molto maleducato che tu ci faccia notare che ci dai una mano nello studio, noi abbiamo partite e allenamenti e non abbiamo tempo anche per lo studio.»
«Forse pensi che tutto ti sia dovuto ma da oggi in poi ti conviene imparare ad arrangiarti con i compiti e le ricerche, perché non ho più intenzione di aiutare nessuno» Rispose amareggiata la ragazza, scappando poi via per andare a rifugiarsi in biblioteca.
Da lontano Draco aveva assistito a tutta la scena e aveva una gran voglia di spaccare la faccia a quel pezzente di Weasley. Allo stesso tempo era arrabbiato con il professore per il suo accanimento contro la grifona. Si ripromise di chiedere spiegazioni a Severus quella sera stessa, quando avrebbero dovuto esercitarsi in Occlumanzia.
Appena entrato nello studio del suo direttore di Casa il ragazzo era deciso a chiedere spiegazioni su quello che era accaduto quel pomeriggio ma non fu necessario perché il professore aveva già intuito cosa passava nella mente del giovane serpeverde.
«Immagino che prima di cominciare l'esercitazione tu voglia sapere come mai oggi, invece di concentrarmi su Potter io mi sia accanito sulla Granger...»
«In effetti mi piacerebbe sapere che motivo l'ha spinta a questo atteggiamento.»
Il professore con lo sguardo esasperato gli rispose: «Draco, tu e la signorina Granger state scherzando con il fuoco. Non serve un Legismen per capire che qualcosa tra voi è cambiato. Tu che l'hai sempre offesa, ora quando la vedi non fai altro che lanciarle occhiate e ti assicuro che i tuoi sguardi sono tutt'altro che rancorosi. Dovete ricominciare a comportarvi normalmente o verrete scoperti. In questa storia ci sono più che le vostre vite in gioco, cerca di ricordarlo.»
Il ragazzo, dopo un'attenta riflessione capì che il professore non aveva tutti i torti e decise dal giorno seguente di ricominciare con le “vecchie abitudini.”
Il mattino seguente, il giorno di San Valentino, Draco colse l'occasione per riprendere con i vecchi insulti. Hermione e Ginny si stavano dirigendo verso la Sala Grande per la colazione ed erano così prese dalla loro conversazione da non far caso a lui.
«Hermione, confessa. Per chi è il cioccolato che hai comprato a Hogsmade sabato scorso?» chiese Ginny sorridendo maliziosa.
«Non è per nessuno Ginny. Avevo voglia di cioccolato e l'ho preso per me.» Rispose la riccia sperando di essere credibile.
«Non mi inganni Mione, non avresti mai preso del cioccolato a forma di cuore per te. Spero solo che questo dono non sia per quel Troll di mio fratello... Ho saputo come si è comportato ieri con te e mi vergogno di essere sua sorella.»
A sentire nominare il rosso la grifona cercò di contenere la rabbia che provava ancora per lui. L'aveva sempre considerato un amico e anche qualcosa di più fino a quando non aveva avuto modo di conoscere veramente Draco. Ora provava solo un affetto fraterno per il giovane Weasley ma non poteva sopportare le sue parole del giorno prima: «Tranquilla, non avrei comprato nemmeno prima di ieri pomeriggio un cuore di cioccolato per Ron, figurati ora. Dopotutto quello che mi ha detto ieri può ritenersi fortunato se lo saluto ancora.» Rispose infastidita la ragazza.
Il ragazzo, soddisfatto di quello che aveva sentito, decise di fare quello che si era prefisso quel giorno. Sapeva che la grifona non avrebbe reagito bene alle sue parole, ma aveva pensato che avrebbe avuto una reazione più credibile se non si fosse preparata prima.
Urtò una spalla di Hermione e non appena lei si girò la guardò schifato: «Attenta a dove cammini Mezzosangue, è già difficile per me sopportare di dividere questa scuola con te senza che contamini i miei indumenti.»
Per un momento vide lo sguardo della giovane, simile ad un animale ferito a morte. Poi senza degnarlo di nemmeno una risposta prese a braccetto Ginny, che stava tirando fuori la bacchetta per lanciare una fattura a Draco, e la trascinò via. In lontananza il ragazzo sentì solo un “non ne vale la pena per uno così”. In quel momento alcune ragazze del suo anno di altre Case si avvicinarono per porgergli dei doni di San Valentino e il giovane serpeverde vide che da lontano la grifona aveva seguito tutta la scena.
Quella sera aveva appuntamento con Hermione nella Stanza delle Necessità per farla esercitare in Occlumanzia. La ragazza era in ritardo di un'ora e Draco, ben consapevole di doverle delle scuse, e che probabilmente non si sarebbe presentata all'appuntamento decise di provare a vedere se per caso fosse in camera sua. Inforcò la stessa scopa con cui l'aveva accompagnata il giorno che l'aveva soccorsa e si diresse alla finestra della camera della giovane. Dalla finestra chiusa la vide sola stesa sul letto, e sembrava stesse piangendo. Con la bacchetta aprì la finestra ed entrò silenzioso.
«Granger, mi hai dato buca. Sono stato ad aspettarti per un ora.» In realtà non voleva rinfacciarglielo, ma non sapeva cosa dire. Aveva passato tutta la sua vita ad non chiedere mai scusa per il suo comportamento e ora non sapeva  come si facesse.
Appena sentì la sua voce si girò di scatto con la bacchetta in pugno. Nonostante gli occhi lucidi lo sguardo era fiero, da leonessa. «Come ti sei permesso di entrare qui Malfoy? Vattene via subito o non rispondo delle mie azioni.» Lo minacciò agitando la bacchetta davanti a lui.
«Vuoi lanciarmi una fattura? Fallo Hermione, non reagirò» Aprì le braccia in segno di resa.
«Ti avevo avvertita che avrei dovuto comportarmi come faccio sempre per non attirare l'attenzione. In cuor tuo sai che ho ragione.»
La sua parte razionale sapeva che il serpeverde aveva ragione, ma non per questo i suoi insulti e l'espressione disgustata che aveva visto quella mattina, facevano meno male.
«Si, hai ragione» Rispose freddamente. «Ora, però è meglio che tu te ne vada. Oggi non me la sento di esercitarmi.»
«Non se ne parla, avevamo un impegno quindi non ho intenzione di darmi per vinto.»
«Avevamo un impegno e mi spiace di non averti avvisato. È ancora presto magari riesci ad andare alla festa di San Valentino di Corvonero. Sono sicura che una delle tue ammiratrici sarà felice di accompagnarti. Erano buoni i cioccolatini? » Sibilò la grifona, ricordando i doni che aveva ricevuto quel mattino.
Draco ricordò che quella mattina aveva ricevuto dei cioccolatini subito dopo aver visto Hermione e capì cosa voleva dirgli la ragazza. «Non voglio andare alla festa con una di quelle ragazze, se non posso andare con l'unica che mi interessa preferisco non andarci proprio. Per i cioccolatini non saprei, li ho dati tutti a Tyger e Goyle.»
La grifona era stupita. Sembrava quasi una dichiarazione la sua. Ignorando le mille domande che si erano affollate in testa si concentrò sulla più innocua di tutte. «Perché non li hai tenuti? Non ti piace il cioccolato forse?»
«Adoro il cioccolato ma non sono pazzo, non accetterei mai dei cioccolatini da una compagna di scuola. Anche se quest'anno avrei fatto un'eccezione volentieri. Sai quale è la pozione più venduta a San Valentino a Hogsmade?»
 «Pensi che le ragazze che ti hanno fatto quei doni potrebbero correggere i dolci con un filtro d'amore?» lo guardò perplessa.
«Non è che lo penso, ne sono sicuro. L'anno scorso Tyger ha perso la testa per un mesetto per Hanna Abbott... Beh mi aveva fatto dono di una bellissima confezione di cioccolatini. Anche Susan Bones me ne aveva regalati e, stranamente Goyle si era preso una cotta per lei, durata anche quella poche settimane» disse con un sorrisetto compiaciuto.
La giovane grifona si portò una mano alla bocca. «Non avrei mai pensato che Susan e Hanna usassero questo tipo di mezzucci...»
Continuando a dar mostra del suo ghigno tipico riprese a parlare: «Quest'anno ho ricevuto delle scatole di cioccolatini anche da tue compagne. La Brown e la Patil me li hanno lasciati al mio posto in Sala Grande. Sai cosa è successo quando li ho consegnati ai miei due compagni?»
«A quanto pare hai conquistato anche due gifondoro. ..
Sentiamo, cosa è successo?»
«Che Tyger e Goyle si sono presi a botte perché tutti e due volevano chiedere al pezz..., a Ron Weasley di andare alla festa con loro. So che i gemelli Weasley vendevano Amortentia sottobanco, probabilmente volevano fare uno scherzo al fratello.» Concluse ridendo.
Poi tornando serio disse: «Vorrei continuare a parlare con te ma è meglio che andiamo nella Stanza delle Necessità prima che qualcuno mi scopra»
«D'accordo, ci vediamo lì»
Ma ebbe appena il tempo di mettersi il mantello e prendere la borsa che Draco l'aveva presa in braccio e si dirigeva verso la finestra: «Non che non mi fidi, ma preferisco che andiamo insieme.»
Hermione decise di non protestare, le sue compagne sarebbero tornate poco dopo e nemmeno lei voleva rischiare che vedessero Draco.
Nella Stanza delle Necessità Draco decise che quel giorno avrebbe dovuto esercitarsi a leggere la sua mente invece che contrastare le sue invasioni mentali.
Le fece vedere il loro incontro di quella mattina dai suoi occhi. Hermione voleva interrompere il contatto, non voleva risentire le sue parole un'altra volta ma Draco la pregò di continuare. Non appena il ragazzo cominciò a insultarla Hermione lesse l'unico pensiero che aveva in testa il serpeverde “Sei la cosa più bella che mi sia successa e ti voglio proteggere”.
Interruppe il contatto visivo e lo guardò con gli occhi lucidi.
Lui disse solo: «Ora lo sai, Hermione, e tutte le volte che ti chiamerò Mezzosangue ti prego di ricordare quello che hai sentito oggi, perché io lo penserò tutte le volte che sarò costretto a mantenere le apparenze.»
Il professor Piton non era riuscito a invadere più la mente del figlioccio, quindi quelli erano gli unici ricordi che avesse di loro come coppia. Avrebbe scommesso che due come loro non avrebbero mai smesso di amarsi e invece Hermione aveva deciso, inaspettatamente, di separarsi.


Ritornando al presente cominciò a seguire la partita con Scorpius accanto.
L'incontro era iniziato da cinque minuti e Altair aveva già capito che la squadra scandinava era molto più forte di loro. I cacciatori avevano già fatto entrare la Pluffa negli anelli per ben due volte segnando così venti punti. I battitori, invece di respingere i bolidi si erano messi alle calcagna del cercatore di Beauxbatons, non lasciandolo un attimo tranquillo. Quando l'arbitro, Madama Bumb, non guardava verso il cercatore, i due battitori della squadra avversaria cercavano di farlo cadere dalla scopa affiancandolo dai due lati per poi spintonarlo. Dopo mezz'ora dal fischio d'inizio la squadra di Durmstrang  aveva già guadagnato sessanta punti. Altair non aveva ancora visto il boccino d'oro e oltre ad aver preso una bastonata nelle costole era quasi caduto dalla scopa per ben tre volte. Decise di provare a liberarsi dei due battitori facendo una finta Wronski. Scese in picchiata e quando i due lo seguirono per cercare di superarlo e tagliargli la strada si trovarono così vicino al suolo che uno dei due si spiaccicò a terra. Il cercatore francese ne approfittò per mettere quanta più distanza possibile tra lui e gli avversari. In quel momento qualcosa di dorato brillò in alto sopra gli spalti nord ovest. Il ragazzo si lanciò all'inseguimento con Hector Krumm, il cercatore avversario, che lo inseguiva. Il boccino continuò a prendere quota con i due cercatori alle calcagna. L'aria divenne sempre più rarefatta ed irrespirabile e vide Krumm decelerare. Lui invece era così preso dall'inseguimento che quasi non si accorse che la vista cominciava ad appannarsi e che si sentiva tremendamente stanco. Arrivò ad un palmo dalla sfera dorata e riuscì a prenderla poco prima di sentire che le forze lo stavano abbandonando. Miracolosamente riuscì frenare la caduta della scopa fino a tre metri dal suolo, quando si sentì svenire e cadde al suolo.  L'ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi fu il commento del cronista che diceva: «Altair Granger prende il boccino d'oro e Beauxbatons vince per 150 a 60». Anche se gli doleva ogni osso presente in corpo sentì che quello era stato uno dei giorni più belli della sua vita.
Scorpius finita la partita si sentiva tranquillo, Serpeverde avrebbe vinto sicuramente il torneo. Dei francesi non c'era da preoccuparsi, l'unico che sapeva giocare era Granger, gli altri erano dei totali incompetenti. I giocatori di Durmstrang invece sembravano più capaci e pur adottando uno stile di gioco molto violento e scorretto non impensierivano molto il ragazzo. I Serpeverde se volevano sapevano essere molto peggio di loro.
Dopo aver passato qualche ora in infermeria il ragazzo venne dimesso con la raccomandazione da parte di Madama Chips di non stancarsi troppo. L'infermiera gli aveva curato  la costola incrinata senza problemi. Il polso era invece fratturato in più punti e il ragazzo avrebbe dovuto tenerlo fasciato per qualche giorno. Madama Chips oltre ad averlo fatto mangiare, gli aveva anche fatto bere una pozione corroborante e gli aveva dato la scorta per una settimana di trattamento. Nell'uscire dall'infermeria il ragazzo aveva incontrato la professoressa Mcgranitt che, dopo avergli fatto i complimenti per la vittoria, si rammaricò del fatto che essendo lui in punizione non avrebbe potuto andare a festeggiare con i compagni di squadra. Ad Altair invece non importava molto festeggiare con dei compagni che non avevano fatto altro che evitarlo e per la prima volta da due settimane a questa parte fu contento di tornare nella, silenziosa, vecchia Torre di Astronomia.


Siamo arrivati al capitolo quattro. Altair escogita il modo per vendicarsi di Scorpius, un comportamento degno di un Malfoy... Quando vengono chiamati in presidenza scopriamo che tutte e due, per diversi motivi, non vogliono che i genitori vengano avvertiti. Per la prima volta vediamo Draco da adulto in veste di padre e tramite i ricordi di Severus il primo San Valentino che hanno trascorso come coppia lui e Hermione
A presto
Lyn

 

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Capitolo 5
*** La Giusta Intesa ***


Buongiorno a tutti,
Questa settimana ho avuto qualche problema con la connessione e ho dovuto rimandare di qualche giorno l'aggiornamento della storia :(
Nonostante questo siamo arrivati al capitolo cinque. Un capitolo lungo e davvero ricco di avvenimenti importanti.
Spero possa essere di vostro gradimento.
Lyn

Capitolo 5
 La Giusta Intesa


 
Era passato più di un mese dalla partita contro Durmstrang e ormai il polso di Altair era completamente guarito. Quel sabato pomeriggio, avendo già finito i compiti assegnati per il lunedì successivo, il ragazzo si era messo a scrivere una lettera alla madre. Le aveva promesso di scriverle spesso e, sentendosi in colpa per tutte le bugie che gli stava dicendo, stava cercando di mantenere almeno la parola data.  Scorpius invece, sdraiato sul letto, sfogliava annoiato una rivista di Quidditch che il padre gli aveva mandato via gufo qualche giorno prima. Una forte tempesta si era abbattuta su Hogwarts rendendo il cielo così cupo da sembrare quasi notte. Il vento si abbatteva sulla vecchia torre dove si trovavano i ragazzi creando suoni simili a ululati, e dal tetto malandato filtrava parecchia pioggia tanto che i ragazzi, ognuno per lo spazio che si erano divisi, avevano sparso secchi e bacinelle per evitare che si allagasse il pavimento. D'un tratto un ramo fu sbattuto dal vento con violenza contro la finestra davanti al letto di Scorpius e la infranse in mille pezzi. La potenza della tempesta si riversò nella stanza dalla finestra infranta buttando per aria tutti i fogli sulle scrivanie dei ragazzi, e schegge della vetrata sferzarono contro le braccia del serpeverde, ferendolo. Altair non aspettò che il compagno gli chiedesse aiuto, prese un pezzo di tavolo distrutto che avevano accatastato in un angolo  e lo spinse verso la finestra rotta. Scorpius, infine, sospinse la testiera del suo letto perché facesse da fermo al pezzo di legno. Appena tappata l'apertura nel muro i due ragazzi sospirarono più rilassati e il giovane serpeverde, riconoscente dell'aiuto ricevuto, ringraziò il compagno di stanza.
Altair stupito, e grato perché finalmente sembrava essersi spezzato il voto del silenzio, sorrise e vedendo le escoriazioni sulle braccia del ragazzo disse: «Le schegge ti hanno ferito! Forse dovremmo andare in infermeria, potrebbero essere rimasti dei frammenti sottopelle.»
«Son solo graffi, con questa tempesta vorrei evitare di uscire all'aperto, a meno che non sia una vera emergenza» rispose Scorpius.
«Beh, se ti fidi potrei medicarti io. Quando ne ho la possibilità preparo della Pozione Cura Ferite che tengo come scorta. Sai giocando a Quidditch preferisco averne sempre qualche fiala pronta.» Si offrì il giovane grifondoro estraendo dal baule una boccetta con un liquido viola.
Il serpeverde annuì porgendogli il braccio destro, che era il più contuso. Altair, imitando i gesti che aveva visto compiere molte volte dalla madre, esaminò le escoriazioni per verificare che non ci fossero schegge di vetro e poi versò della pozione su ogni ferita, guarendole tutte.
Scorpius sempre più sorpreso per la gentilezza del ragazzo dopo averlo ringraziato nuovamente disse: «Volevo farti i complimenti per la partita contro Durmstrang. Sei davvero un cercatore dotato. Senza offesa, ma il resto della tua squadra non mi è sembrata molto capace»
«Beh, non mi offendo. Sai non siamo molto esperti, purtroppo a Beauxbatons il Quidditch non viene tenuto molto in considerazione. Pensa che quella di sabato è stata la prima vera partita che abbiamo giocato.» Rispose imbarazzato il giovane Granger.
«A maggior ragione sei stato davvero bravo! Ma chi ti ha insegnato a giocare così bene? Tuo padre?»
Gli occhi di Altair si velarono di tristezza: «No, io non ho mai conosciuto mio padre. I miei genitori si sono separati quando ero molto piccolo. Siamo solo mamma e io, e a lei non piace volare con la scopa, soffre di vertigini.»
Scorpius avrebbe voluto rispondere che sapeva quello che si provava a crescere senza un genitore, ma non era abituato ad aprirsi, specialmente con una persona che conosceva così poco, quindi riportò l'argomento sullo sport: «Sai anche io gioco nel tuo stesso ruolo. Sono entrato in squadra quest'anno e adoro giocare a Quidditch!»
«Te l'ha insegnato tuo padre, vero?» chiese il giovane grifone con una punta d'invidia nel cuore.
Scorpius annuì e non riuscendo a trattenere l'entusiasmo rispose :«Si, mio padre giocava come cercatore a Serpeverde quando studiava qui. Pensa che mi ha regalato la prima scopa a otto anni e ogni anno il 21 luglio, il giorno del mio compleanno, mi porta ad allenarmi in un vero stadio di Quidditch»
Altair sgranò gli occhi incredulo: «Tu compi gli anni il 21 luglio?»
«Si certo. Perché? C'è qualcosa di strano?» Chiese il giovane Malfoy.
«Niente. E' solo che è anche il giorno del mio compleanno. Una strana coincidenza, non credi?»
«Davvero bizzarro! Magari è per questo che ci assomigliamo tanto.»
«E la tua mamma come è? E' un tipo con cui si può parlare o è severa?» domandò Altair pensando che forse erano più che coincidenze quelle che lo accomunavano a quel ragazzo.
«Mia madre ha litigato con mio padre quando ero piccolo e ci ha lasciati. Anche se non l'ho mai conosciuta, so per certo che era bellissima»
«Come fai a saperlo?» chiese curioso il grifone.
«Mio padre teneva una sua foto sulla scrivania dello studio. Un giorno mi trovò che la stavo fissando e da quel giorno la foto è sparita. Ma io non dimenticherò mai il viso dolce di mia madre» Rispose sospirando Scorpius.
Altair divenne tutto ad un tratto pallido come un lenzuolo. Quelle non potevano essere coincidenze. Si alzò dal letto di Scorpius e si diresse verso il suo baule prendendo un portafoto e stringendolo al petto.
Scorpius perplesso dai gesti del compagno si alzò e si avvicinò: «Tutto bene Granger? Sei diventato molto pallido»
«Si. Vorrei che guardassi questa fotografia. Probabilmente mi sbaglio ma ho una strana sensazione e vorrei poterla verificare». Dicendo questo il giovane grifone girò lentamente la cornice mostrando la foto di una giovane donna dagli occhi nocciola, con lunghi boccoli castani ad incorniciarle il viso.
Scorpius vedendo l'immagine sgranò gli occhi e strappando la cornice di mano dal ragazzo disse: «Dove hai preso questa fotografia? Chi te l'ha data?»
Altair, con gli occhi lucidi, appoggiò le mani su quelle del ragazzo e sussurrò: «E' mia madre!»
Il giovane serpeverde con voce strozzata rispose: «Ma è anche la mia!». Il giovane grifone strinse in un forte abbraccio il fratello scosso dai tremiti per l'emozione. Restarono così per lungo tempo godendo del calore e del conforto che per undici anni gli erano stati negati.
Quel sabato pomeriggio passò velocemente i due fratelli si raccontarono a vicenda notizie della propria vita:
Altair raccontò al fratello che sua madre faceva la medimago pediatrico presso l'ospedale magico Sant Antoine a Parigi. Scorpius invece, disse al gemello che il padre era un pozionista del Ministero. Loro vivevano insieme ai nonni Lucius e Narcissa nel castello di famiglia.
«Come è papà?» chiese ad un tratto il giovane grifondoro interrompendo il fratello che stava parlando del Manor dove viveva. Guardandolo negli occhi Scorpius notò che lo sguardo del fratello si era intristito. Era incredibile che la scoperta di essere gemelli avesse reso il ragazzo così tanto empatico nei suoi confronti.
«Papà è molto attento nei miei confronti. Quando sono a casa cerca sempre di passare tempo con me. L'unica cosa che mi chiede è di essere molto riservato e non esternare troppe emozioni in pubblico. Ci alleniamo a Quidditch e mi ha insegnato a tirare di scherma, un'antica tradizione di famiglia.». Poi guardandolo negli occhi aggiunse: «Posso capire quanto tu abbia sentito la sua mancanza. Io ho passato tutti i compleanni e il giorno di Natale esprimendo un unico desiderio, volevo che mamma tornasse da noi. Volevo conoscerla.»
«Sai cos'è una delle cose che mi ha sempre fatto soffrire? Io non so nemmeno che faccia abbia papà. Ho sempre pensato che magari mi sarebbe passato accanto per strada e io non avrei saputo che era lui. Qualunque persona vedessi camminare con i capelli biondi come i miei speravo si avvicinasse e abbracciandomi mi rivelasse di essere mio padre... Sono patetico vero?» concluse Altair sconsolato.
«No, non lo sei. Ti capisco e sei stato molto più sfortunato di me. Deve essere terribile non sapere che faccia ha tuo padre. Peccato che io non abbia portato nessuna foto della mia famiglia, sai a Serpeverde mi avrebbero preso in giro se avessi portato una foto di papà.» Disse Scorpius, ma dopo averci pensato qualche minuto si illuminò e trascinò fuori il ragazzo dalla loro torre.
«Dove mi porti Scorpius?» chiese il giovane grifondoro, cercando di ripararsi la faccia dalla pioggia che sferzava violenta.
«In uno dei porticati che portano a Serpeverde c'è una teca dove ci sono le foto di alcuni  vecchi studenti della Casa e mi sono appena ricordato che anche papà viene ritratto in una foto con la sua squadra di Quidditch.»
«Ma non avevi detto di non voler uscire a meno che non fosse un'emergenza?»
«Hai aspettato fin troppo per conoscere il volto di papà, per me questa è un'emergenza.» Rispose sorridendogli il giovane serpeverde.
Appena arrivarono davanti alla teca Altair rimase spiazzato nel vedere per la prima volta suo padre. Un giovane Draco, guardava con sguardo accigliato l'obiettivo della macchina fotografia. Finalmente anche lui conosceva il volto di suo padre. Illuminandosi in viso ringraziò con gli occhi lucidi il fratello.
Quella stessa notte i due ragazzi ebbero un illuminazione. Fu Scorpius a fare la proposta:
«Altair tu vuoi conoscere papà giusto? E io voglio conoscere la mamma, e se ci scambiassimo il posto?»
«In che senso scambiarci il posto?» Chiese perplesso il giovane grifondoro
«Alla fine della scuola io travestito da te andrò da mamma a Parigi e tu andrai a Londra da papà. Dopotutto siamo gemelli nessuno ci scoprirà. Vorrei tanto conoscere la mamma sai...»
«Mi sembra un idea geniale Scorpius. Potremmo farli rincontrare, quando ci scambieranno di nuovo. Dopotutto nessuno dei due si è risposato, magari rivedendosi potrebbero rimettersi insieme» .
«Affare fatto io ti insegnerò ad essere me e tu mi insegnerai ad essere te!» Rispose il giovane serpeverde siglando l'accordo con una stretta di mano.
Le settimane passarono velocemente e i due fratelli sembravano vivere in una bolla tutta loro. Sin dal giorno successivo alla loro scoperta i ragazzi dividevano il loro tempo tra lo studio, gli allenamenti e lo scambiarsi informazioni sulle loro vite. Dovevano essere degli attori perfetti, conoscere le vite l'uno dell'altro in modo rigoroso, nessuno avrebbe dubitato della loro identità.
La prima cosa che fece Scorpius fu tagliare i capelli del fratello. Tutti, sia studenti che professori, dovevano abituarsi il prima possibile a vederli identici in modo che quando si sarebbero scambiati nessuno se ne sarebbe accorto.
I commenti maligni per quel cambiamento non si fecero attendere sia dagli studenti della Casa di Grifondoro che da quelli della Casa Serpeverde. Quel pomeriggio Altair si stava recando ad un allenamento di Quidditch con la sua squadra, quando da una colonna del porticato si vide sbarrare la strada da uno studente di Serpeverde. L'aveva visto qualche volta in compagnia del fratello, ma non sapeva in che rapporti fossero. Il ragazzo pur essendo al suo stesso anno era un armadio vivente; il viso rotondo e i due occhietti scuri dietro un paio di occhiali rotondi gli conferivano un'aria bonaria che in realtà non aveva. Altair cercò di ricordarne il nome, cosa assai difficile visto che non ci aveva mai parlato in vita sua. Finalmente, dopo qualche minuto di assoluto silenzio si ricordò almeno il cognome: «Ciao Goyle, scusa ma sono in ritardo per l'allenamento, devo proprio scappare»
Il giovane grifone stava cercando di dribblare il ragazzo quando lui gli posò una mano pesantemente sul petto, come a volerlo trattenere.
«Come ci sei riuscito?» Riuscì a dire il giovane serpeverde, affilando lo sguardo.
Altair lo guardò in faccia, spiazzato da quella domanda che per lui non aveva senso. Gli occhi ridotti a due fessure e il viso trasfigurato dalla rabbia non lasciavano presagire nulla di buono.
«Non so di cosa tu stia parlando, ma come ti ho già detto, sono di fretta. Quindi se adesso vuoi scusarmi...»
Non riuscì a terminare la frase perché il ragazzo con la mano sul petto gli diede una poderosa spinta facendolo finire a terra. «Io non ti scuso, signorina. Non riesco a capire cosa ci possa trovare in te Malfoy. Tu, con questi modi così educati, così gentile... Come hai fatto a diventare suo amico? Io, dall'anno scorso cerco di farmelo amico. Mio padre è stato chiaro, avrei dovuto farmelo piacere a qualsiasi costo e io ci ho provato, ma per lui sono sempre esistiti solo Zabini e la Nott. »
Intanto che parlava si era chinato sul giovane grifone e l'aveva preso per il bavero della camicia, stringendo tanto il colletto che Altair si sentiva soffocare.
«Poi arrivi tu e lui non ti sopporta, cerca con te lo scontro e io spero di poter entrare nella sua cerchia, ma lui ancora una volta mi tiene al margine, non mi confida i suoi piani. Ma adesso, dopo poche settimane che siete stati messi in camera insieme, siete uniti, come se vi conosceste da sempre. Io dopo un anno e mezzo non sono mai stato calcolato da lui. Dimmi come diavolo hai fatto?»
L'enorme mano del ragazzo calò sul suo viso, come un badile, dandogli uno schiaffo. Altair stava per reagire, pur non amando la violenza, non voleva certo farsi usare come sacco da boxe. Tutto ad un tratto però, gli tornano in mente gli avvertimenti dei professori, se sarà coinvolto in una rissa lo rispediranno di sicuro a casa e se prima era importante rimanere, ora che sa di avere un fratello restare a Hogwarts è fondamentale, quindi lo lascia sfogare.
«L'amicizia non nasce per opportunismo o necessità, io non ho fatto nulla per diventare amico del tuo compagno di Casa. Forse non dovresti farti dire da tuo padre di chi essere amico»
A quelle parole il ragazzo si arrabbiò ancora di più. «Come osi parlare di mio padre, feccia francese. Perché  non te ne torni da dove sei venuto.»Disse il ragazzo continuando a inveire su di lui.
«Scorpius aveva ragione quando diceva che sei una femminuccia. Coraggio perché non reagisci, signorina.»
James Potter ed Edward Zabini stavano arrivando dai due lati opposti del cortile quando assistettero alla rissa tra Goyle e Altair. Tutti e due simultaneamente intervennero afferrando il serpeverde e togliendolo dal corpo pesto del giovane grifone.
James gli diede una mano a rialzarsi: «Altair, come ti senti? Andiamo in infermeria, riesci a camminare?»
Edward, dopo aver allontanato il giovane Goyle si avvicinò ai due grifondoro: «Tutto bene Granger? Non so cosa gli sia preso a Johnathan»
Altair stava per rispondere a entrambi quando James cominciò a inveire sul serpeverde: «Non fare il finto tonto Zabini, di sicuro eravate d'accordo! Se non fossi arrivato io gli avresti dato una mano. Di sicuro dietro a tutta questa faccenda c'è lo zampino di Malfoy. Un vigliacco come lui non si sporca le mani da solo»
«Adesso basta James. Scorpius non centra nulla! E penso che anche Zabini non abbia colpa.» Sbottò irritato Altair.
Il giovane Potter lo guardò incredulo da quello che aveva appena udito. «Scorpius? Da quando siete così in confidenza? Ti metti a difendere le serpi dopo tutto quello che ti hanno fatto. Hai forse battuto la testa nella colluttazione?»
«Non ho battuto la testa James. Penso solo che queste piccole faide tra Grifondoro e Serpeverde dovrebbero finire.» In tono più calmo aggiunse: «Ringrazio entrambi per essere intervenuti. Non voglio andare in infermeria, se uno di voi due potesse avvertire i miei compagni di squadra che non mi sento bene e non parteciperò agli allenamenti ve ne sarei grato.»
Potter lo guardò sempre più sbigottito. «Non so cosa ti abbia fatto quella serpe con cui dividi la stanza. In ogni caso non dovresti impicciarti di cose che non ti riguardano, Granger, tu qui sei solo un ospite.» Sibilò arrabbiato. «Se non vuoi andare in infermeria sono affari tuoi, ma io non ti faccio da fattorino, quindi arrangiati.» Detto questo non aspettò nemmeno una risposta e se ne andò a passo sostenuto.
Altair rimase scioccato dalla reazione dell'amico e non si accorse subito che il giovane serpeverde era rimasto lì. Solo la sua voce lo ridestò. «La tua faccia è conciata male. Penso che dovresti andare a farti vedere in infermeria. Dovremmo comunque andare da Piton a riferire l'accaduto. Goyle ha sbagliato a comportarsi così ed è giusto che sia punito.»
«Non voglio andare in infermeria». Ribadì il ragazzo, omettendo le motivazioni della sua scelta. «Preferirei non dicessi nulla nemmeno al professor Piton. Quel ragazzo mi ha fatto pena, non voglio infierire ulteriormente.»
Edward rimase colpito dalle parole del grifone e non volle insistere ancora. Avrebbe chiesto a Scorpius consiglio su come comportarsi. «Va bene, come vuoi tu Granger. Se ti fidi posso andare io al campo a dire che non ti senti bene. Ma ho paura che i tuoi compagni penserebbero che li sto spiando. Potrei tuttavia cercare un insegnante e chiedergli di portare il messaggio per te, se ti va bene.»
«Ti ringrazio Zabini, mi faresti un gran piacere.»
«Nessun problema.» Edward si voltò e fece per andarsene ma all'ultimo ci ripensò e aggiunse: «Granger, grazie per quello che hai detto su di me e su Scorpius.»
Il giovane Malfoy aveva passato l'intero pomeriggio in biblioteca a studiare. Quello era uno dei pochi luoghi non interdetti all'accesso dalla punizione che stava scontando. L'unica condizione per accedere al locale era, logicamente di non rivolgere la parola a nessuno oltre che alla bibliotecaria o ad Altair. Visto che il fratello quel giorno aveva l'allenamento di Quiddicht aveva pensato di portarsi avanti con lo studio.
Uscendo dal locale incontrò il suo professore di Pozioni.
«Scorpius, pensavo fossi in camera. La salute del signor Granger è forse così cagionevole da indurti da allontanarti per non essere contagiato?»
L'attimo di esitazione che ci mise per elaborare una risposta bastò al professore per capire che il signor Zabini gli aveva detto una bugia, quando qualche ora prima lo aveva avvisato del malessere del giovane grifone.
«Ho pensato che sarei riuscito a concentrarmi di più in biblioteca.» Rispose cercando di palesare  indifferenza.
Il professore si incamminò verso la vecchia Torre di Astronomia: «Andrò a controllare di persona come sta il tuo compagno di stanza»
Scorpius si affrettò ad andargli dietro: «Non si dia pena per lui, avrà solo preso freddo. La torre è gelida in questo periodo. Se vuole la terrò aggiornato su come sta.»
Il professore, come se non avesse sentito una parola, si avviò a passo di marcia verso il vecchio edificio con il giovane serpeverde alle calcagna.
Quando entrarono nella stanza che i due ragazzi condividevano, trovarono il giovane grifone addormentato sul letto. La faccia era tutta pesta, evidentemente il suo “malessere” erano stati un paio di pugni presi in pieno viso.
Il professor Piton impassibile dello stato del ragazzo lo svegliò senza troppe cerimonie: «Signor Granger, non sapevo che l'influenza quest'anno, avesse sintomi così simili ad essere pestati... Vuole gentilmente dirmi cosa le è accaduto, e come mai non è andato in infermeria a farsi vedere?»
Il ragazzo trasalì svegliandosi di colpo. Quando era tornato in stanza avrebbe voluto medicarsi, ma si sentiva uno straccio così si era sdraiato sul letto con l'intenzione di restarci solo pochi minuti ma si era addormentato profondamente.
«Sono caduto dalle scale e mi son ferito ed essendo più vicino alla torre che all'infermeria ho pensato di tornare in stanza» Rispose Altair dopo un attimo di esitazione.
«Mi sembra di averle già detto che non amo molto i bugiardi signor Granger. L'unica cosa su cui può essere caduto è la mano di qualcuno. Con chi ha attaccato briga questa volta? Le devo forse ricordare che la sua permanenza in questa scuola è legata strettamente alla sua buona condotta?»
«Lo ricordo perfettamente, e le posso giurare che io non ho fatto a botte con nessuno» Rispose Altair imbarazzato.
«Beh se non vuole parlare sono costretto ad andare a chiedere all'unica persona che penso sappia cosa è successo. Si alzi, andiamo nel mio studio»
Uscendo dalla torre il professore notò che anche Scorpius stava seguendo il giovane grifone: «Scorpius, posso sapere dove credi di andare?»
«Se Granger venisse rimandato a casa la mia punizione verrebbe revocata, quindi penso che dovrei assistere al vostro colloquio» Disse impassibile il serpeverde.
Il professore avanzò senza nemmeno girarsi: «Per me non c'è problema, se il signor Granger è d'accordo»
«Anche per me non c'è problema» Disse Altair consapevole che il loro piano avrebbe potuto andare in fumo nel giro di pochi minuti.
Erano appena arrivati nello studio quando Edward Zabini bussò ed entrò nella stanza: «Ha chiesto di vedermi Professor Piton?» Notando il giovane grifone e l'amico sbiancò visibilmente.
«Signor Zabini, lei forse può aiutarmi a risolvere un dubbio... Questo pomeriggio mi ha informato che aveva incontrato il signor Granger e che il ragazzo gli aveva chiesto di giustificare la sua assenza agli allenamenti perché non si sentiva molto bene. È corretto?»
Il ragazzo annuì deglutendo a fatica, quella conversazione lo rendeva nervoso.
«Quello che mi chiedo, Edward, è come lei abbia potuto scambiare un pestaggio per un'influenza? » Il professore lo guardò visibilmente irritato. «Il signor Granger ha per caso avuto uno scambio di vedute con lei?»
«Ho incontrato il ragazzo nel cortile della scuola. Un altro ragazzo lo stava pestando a sangue ma lui non ha reagito in nessun modo contro l'aggressore. Ho fermato il pestaggio e mi sono offerto di accompagnare Granger in infermeria, ma lui ha rifiutato» Rispose Edward scusandosi con gli occhi con il giovane grifone.
«Finalmente, una storia più verosimile... Quello che ha detto il signor Zabini corrisponde a verità?»
Altair abbassò lo sguardo in imbarazzo: «Si, è andata così»
«Non capisco perché tutto questo mistero allora. Lei è la vittima signor Granger. Avrebbe dovuto raccontare l'accaduto.» Lo rimproverò il professore. Dopo avergli medicato le ferite volle sapere chi l'aveva aggredito.
Ma Altair non voleva svelare l'identità dell'aggressore: «Preferisco non dirlo. È solo un ragazzo pieno di problemi»
Scorpius era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Ma dentro di se scalpitava per dire al fratello cosa ne pensava. «Scusate se mi intrometto, ma penso che dovresti rivelare chi ti ha aggredito, Granger. Sono sicuro che i professori troveranno il modo per aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Coprendolo non farai altro  che fomentare il suo malessere.»
Convinto dalle parole del fratello il ragazzo alla fine rivelò l'identità dell'aggressore: «D'accordo vi dirò di chi si tratta. Vi prego solamene di non rimandarlo a casa, non penso che ne trarrebbe giovamento. È stato Johnathan Goyle ad aggredirmi»
Il professor Piton non lasciò trapelare il proprio stupore: «A quanto pare non riesci ad andare d'accordo con gli studenti di Serpeverde. Potete tornare nelle vostre stanze adesso, mi occuperò io della faccenda. Mi auguro solo che vi rivolgerete a me o ad un altro insegnante se la faccenda si dovesse ripetersi.»
Appena tornati in stanza Altair riferì al fratello tutto l'accaduto durante l'aggressione e Scorpius rimase scioccato nell'apprendere di essere stato la causa di quel pestaggio: «Ho sempre pensato che Goyle avesse qualcosa che non quadrava. Il modo in cui mi parlava era artificioso, sembrava quasi costretto a starmi vicino. Per questo motivo non ho mai permesso che si avvicinasse troppo a me o ai miei amici. Tuttavia, non avrei mai pensato potesse arrivare a tanto »
«Anche se mi ha pestato e, avrei voluto reagire, quel ragazzo mi ha davvero fatto pena.» Sospirò Altair.
«Non ci pensare, sono sicuro che Severus lo aiuterà.  Anche se io al momento vorrei dargli una lezione per come ti ha trattato.»
Sorvolando sui propositi di vendetta del fratello, Altair rimase stupito dalla confidenza con cui Scorpius chiamava il loro insegnante di Pozioni. «Chiami Piton per nome?»
«Si. Lui è stato il padrino di papà. Conosce i nonni dai tempi in cui andavano a scuola. Penso sia stato proprio lui a trasmettere la sua passione per l'alchimia a nostro padre.»
Altair aveva paura di essere smascherato dall'insegnante quando si sarebbero scambiati di posto, ma Scorpius lo rassicurò dicendogli che gli avrebbe insegnato tutto quello che c'era da sapere e che non avrebbe avuto problemi a impersonare lui.
Quella sera stessa cominciò a raccontargli le cose più importanti che doveva sapere per essere credibile:
«Papà lavora presso il Ministero della Magia come pozionista. Noi viviamo insieme a nonno Lucius e nonna Narcissa. Molti anni fa, quando ancora papà frequentava questa scuola i nonni avevano seguito degli ideali sbagliati, predicati da un folle di cui tutti avevano persino paura di pronunciare il nome...»
«Stai parlando di Voldemort?» Lo interruppe Altair
«Si esattamente di lui, pensa che ancora adesso molti maghi adulti hanno paura a pronunciare il suo nome» Disse Scorpius.
«Mamma ripete sempre che la paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa. Anche lei ha combattuto nella Guerra Magica, ma non ne parla mai. Ha studiato in questa scuola ma anche questo, come chiedere informazioni su papà, è un argomento proibito a casa.» Rispose il giovane grifondoro.
Il giovane serpeverde ne rimase stupito: «Quindi si saranno conosciuti studiando qui. Strano, ho controllato  tutte le foto presenti sia nella bacheca di Serpeverde che nella nostra Sala Comune ma non ho trovato nessuna sua immagine.»
«Mamma era a Grifondoro. Ho trovato nella bacheca della Casa una sua foto con altri tre studenti e quando James mi ha visto che la guardavo mi ha detto che la foto ritraeva i suoi genitori con suo zio Ron e un'altra ragazza che non conosceva. Ho evitato di dirgli che la ragazza in questione è la mamma perché, ti devo confessare una cosa...» Disse in imbarazzo il giovane grifone abbassando lo sguardo.
«Ho imbrogliato per poter venire qui» Confessò tutto d'un fiato.
«Non puoi aver imbrogliato Altair. Sei senza ombra di dubbio il miglior giocatore di Beauxbatons. L'unico che sa giocare, aggiungerei» Gli rispose il fratello.
«Si, ma mamma non sa che sono qui. Non l'avrebbe mai permesso. Sai quante volte gli ho chiesto di mandarmi a Hogwarts, o almeno di farmela visitare. Visto che lei rifiutava categoricamente ogni volta che aprivo l'argomento quando ho saputo del Torneo non le ho detto nulla, ho falsificato la sua firma sul permesso e sono venuto qui». Sospirò sonoramente Altair
«Un vero serpeverde!» Sorrise il fratello: «Papà e il nonno sarebbero fieri di te» Aggiunse dandogli una pacca sulla spalla.
La cosa fece sorridere Altair. Il ragazzo poi aggiunse « Domani, se ci alziamo presto, ti porto a vedere la foto nella bacheca dei Grifondoro.»
Il giovane serpeverde annuì alla proposta del fratello e continuò il discorso che stava facendo sui nonni: «Ti dicevo che i nonni hanno seguito gli ideali di purezza del sangue di Voldemort e quando papà capì che questo fanatismo si stava spingendo troppo oltre decise di intervenire. Non so cosa nel dettaglio fece ma grazie alla sua collaborazione riuscì a evitare che i nonni finissero ad Akzaban. Come clausola per farli restare fuori di prigione però il Ministro della Magia affidò i nonni alla custodia di papà. Nonna Cissy è stata privata della bacchetta ed è costretta a vivere all'interno delle mura del Manor, mentre nonno Lucius è costretto a lavorare al Ministero, all'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, e la bacchetta la può usare solo al Ministero.»
«Scorpius, ma pensi che i nonni credano ancora in quegli ideali?» Chiese preoccupato il giovane grifondoro.
«No, sono sicuro di no. Mi è capitato di parlarne con i nonni, specialmente con nonna Cissy e mi  ha detto di essersi pentita di aver prestato così credito a quel mago, oscuro e folle.»
«E papà è molto severo con te?»
Quello fu il turno di Scorpius a provare rimorso, ripensando all'unica volta in cui suo padre gli aveva dato uno schiaffo. L'unica volta in cui aveva visto la delusione nei suoi occhi: «Papà è severo, ma solo quando serve. Cerca di non trattarmi come un bambino, quando mi rimprovera mi spiega sempre perché sbaglio. Solo una volta mi ha schiaffeggiato, e devo dire di essermelo meritato. In quell'occasione ho visto nei suoi occhi una profonda delusione...»
«Ti va di raccontarmi cosa è successo?» Chiese Altair sedendosi vicino al fratello.
Scorpius, sebbene timoroso di perdere il rispetto del fratello, raccontò di quello scontro avvenuto con James Potter al primo anno. Gli disse che aveva preso in giro un ragazzo grifondoro del primo anno nato babbano chiamandolo Sanguesporco. Potter era intervenuto per difendere il compagno e così dopo aver insultato il giovane Malfoy avevano cominciato a scagliarsi incantesimi. Quando il preside Silente aveva chiamato il padre, lui dopo aver sentito quello che aveva fatto, lo aveva schiaffeggiato.
Il giovane Granger dopo aver ascoltato lo sconvolgente racconto del fratello gli chiese: «Lo pensi ancora quello che hai detto a quel ragazzino?»
«Sinceramente no, me ne sono pentito subito di averlo insultato. Ero solo arrabbiato per come venivo continuamente preso in giro da Potter e quando ho visto quel grifondoro, così timido, ho voluto prendermi la rivincita, anche se su una persona senza colpa.» Rispose avvilito il giovane serpeverde.
«Quindi sei sicuro che il Sanguepuro non sia importante per te?» Chiese ancora il giovane grifone.
«Assolutamente no! Se Potter non mi avesse preso in giro tutto l'anno perché mamma se n'era andata io non sarei scoppiato in quel modo. Con questo non voglio assolutamente giustificare quello che ho detto a quel ragazzo»
«James ti ha preso in giro perché non hai la mamma? Non me lo sarei mai aspettato da lui...
Comunque sono contento che tu non pensassi veramente quello che hai detto, anche perché sarebbe stato strano viste le nostre origini!» Rispose Altair.
«Di cosa stai parlando? Quali nostre origini?» Chiese Scorpius strabuzzando gli occhi.
Il giovane grifone visibilmente sorpreso rispose: «Papà non te l'ha detto quindi. La mamma ha origini babbane, io e te siamo dei mezzosangue!»
Il giovane serpeverde si prese la testa tra le mani, ora capiva la reazione del padre. Certo quello che aveva detto quel giorno sarebbe stato grave in ogni caso. Ma sentire dalla bocca del figlio quegli insulti rivolti a un ragazzo dal sangue diverso, come sua madre, come lui, doveva essere stato veramente un colpo per il genitore.
Il grifone si avvicinò al fratello visibilmente sconvolto : «Cosa stai pensando?»
«Mi sento uno stupido Altair, ora ho capito ancora di più, quanto ho deluso papà. Si sarà sentito uno schifo ad avere un figlio come me»
«Sono qui vicino a te. Io, che ti ho appena conosciuto non penso tu sia uno stupido, non mi hai deluso. Sono sicuro che anche papà non è deluso.»
Scorpius, dopo essersi ripreso dalle nuove scoperte fatte sui genitori, continuò a spiegare al fratello tutto quello che doveva sapere per prendere il suo posto.
Il giovane serpeverde aveva disegnato una piantina suddivisa per i 4 quattro piani del castello dove vivevano. L'edificio era formato da un piano sotterraneo, dove le vecchie prigioni di un tempo erano state trasformate in un grande laboratorio di pozioni con annesso un piccolo stanzino per la scorta di ingredienti del pozionista. Oltre al laboratorio, nel seminterrato c'era la sala d'armi, dove solitamente Scorpius e il padre  si allenavano all'uso della spada, il locale lavanderia, una cantina per il vino elfico pregiato e le stanze degli elfi e del personale di servizio. Aveva inoltre precisato che tutti gli elfi che lavoravano presso di loro erano elfi liberi, che ricevevano un regolare compenso per i servizi resi. All'inizio quella cosa non era molto piaciuta a nonno Lucius, ma ultimamente non ci faceva più nemmeno caso.
Al piano terra invece c'era il grande salone per i ricevimenti, una biblioteca,  la sala da pranzo, una sala da the, la cucina e lo studio del padre. Al primo piano si trovavano le stanze da letto di Scorpius, tra quella del padre e quella dei nonni. Ogni stanza era provvista di un bagno privato. Sempre al primo piano, al lato opposto del corridoio si trovava la stanza di musica che conteneva molti strumenti musicali tra cui un pianoforte. Tuttavia questa stanza rimaneva sempre chiusa e suo padre si arrabbiava molto se lui osava entrarci. Vicino a quella stanza c'era una piccola palestra dotata di bagno turco e sauna e una stanza per gli ospiti. Infine all'ultimo piano si trovavano cinque stanze degli ospiti, tutte dotate di bagni privati, e una stanza per l'osservazione delle stelle.
Anche all'esterno la proprietà risultava immensa. Infatti oltre al roseto e alla piccola serra che erano la passione della nonna, il castello era circondato da un gigantesco parco con un piccolo bosco sul fondo. A lato del Manor c'era una scuderia dove si trovavano i cavalli di Scorpius e di suo padre.
Altair, appena vide la quantità di stanze e corridoi che componevano la dimora del fratello, ne rimase spiazzato. Non sarebbe mai riuscito ad imparare la posizione di tutte quelle stanze. Il giovane grifone era sicuro che si sarebbe fatto scoprire appena arrivato a casa del padre.
Scorpius lo guardò negli occhi e accennando un sorriso cercò di rincuorarlo: «Coraggio, abbiamo un paio di mesi abbondanti per farti imparare l'ubicazione delle stanze e a tirare di scherma, per l'equitazione invece non saprei proprio come potrei insegnarti qui a Hogwarts...»
Altair abbozzò un sorriso: «Ho preso alcune lezioni di equitazione quando ero piccolo, non sono bravissimo ma so andare al trotto abbastanza bene. Dirò a papà che sono un po' arrugginito visto che sono tanti mesi che non cavalco. Quello che invece mi preoccupa è lo scherma, non ho mai impugnato una spada in vita mia»
«Non ti preoccupare in questi mesi ti farò diventare un ottimo tiratore di scherma. Invece dimmi fratello, quali sono i tuoi passatempi quando non sei a scuola?»
Altair soppesò la domanda. Lui non aveva certo la vita intensa del fratello e di questo si vergognò.
«Non penso che tu ti debba preoccupare. Ho una vita molto banale...»
«Sono sicuro che non è così. Coraggio raccontami»
Altair si fece coraggio e prese a raccontare la sua banalissima esistenza: «Mamma fa la medimago pediatrico presso l'ospedale magico Sant Antoine a Parigi. Siamo sempre stati solo lei e io. I nonni, che io sappia, sono morti prima che noi nascessimo in un incidente stradale. Quando ero molto piccolo la mamma mi portava al lavoro con lei lasciandomi all'asilo interno dell'ospedale. Poi, quando sono cresciuto, nei momenti in cui non andavo a scuola, di me si occupava una vicina di casa, la signora Annie Mills. Lei è una Magonò e mamma era tranquilla che se avessi fatto delle magie involontarie, lei non si sarebbe spaventata.  Oltre al Quidditch, che purtroppo posso praticare raramente a casa, suono il pianoforte. Mamma ha tanto insistito che lo imparassi e non me la sono sentita di dirle di no. Alla fine mi sono anche io appassionato a suonare. Lei ama molto leggere e mi ha trasmesso questa passione. Diciamo che quello che dovrai imparare è qualche parola di francese e a parlare con il mio stesso accento. Ti farei una piantina della nostra casa ma sarebbe ridicola, è talmente piccola che l'unica cosa che devi sapere è che la mia stanza è la porta in fondo al corridoio. Come vedi sono molto noioso Scorpius..»
«Beh anche io avrò da divertirmi; studiare francese e pianoforte non saranno una passeggiata, soprattutto considerando che non abbiamo uno strumento con cui fare esercizio..» Rispose il giovane serpeverde.
«Penso che potresti convincere la mamma a non mandarti a lezione di musica per qualche periodo.  Comunque posso insegnarti le basi e a leggere gli spartiti, e lo strumento per esercitarci lo abbiamo» rispose Altair tirando fuori dal baule uno strano oggetto.
«Questa è una pianola, simula vari strumenti musicali tra cui il pianoforte. Mamma ha incantato l'alimentazione in modo che non necessiti ne di batterie ne di corrente elettrica». Vedendo lo sguardo stranito del fratello aggiunse sorridendo «Roba babbana...». Poi accese quello strano strumento e cominciò a suonare una melodia molto bella e triste. Scorpius si ritrovò a pensare che il tempo a loro disposizione era troppo poco per imparare a suonare così.


I giorni passarono senza ulteriori scontri. Altair aveva provato più volte a chiarirsi con James ma lui non aveva voluto sentir ragioni.
I due ragazzi erano riusciti a immedesimarsi perfettamente nella vita l'uno dell'altro. Spesso si scambiavano le uniformi per vedere se riuscivano ad ingannare i compagni di scuola e gli insegnanti e sembrava che tutti ci fossero cascati facilmente.
In quel periodo i due fratelli avevano fatto anche molti progressi nell'apprendere i rispettivi passatempi. Altair era diventato un buon schermidore, anche se non aveva ancora raggiunto il livello del gemello.  Scorpius era convinto che sarebbe sicuramente riuscito ad ingannare il padre. Oltre a quello aveva ormai imparato l'ubicazione di tutte le stanze del Manor ed era riuscito a correggere l'accento francese con cui parlava. Anche Scorpius stava facendo molti progressi sia nello studio del pianoforte che nell'imparare il francese.
Erano arrivati finalmente alla sera del 04 Aprile. L'indomani si sarebbe giocata la seconda partita del Torneo Scolastico di Quidditch e i due ragazzi erano sdraiati entrambi sul letto di Scorpius a mangiare gelatine tutti i gusti più uno e Cioccorane, raccontandosi intanto abitudini e gusti in fatto di cibo.
Quello che aveva più sconvolto Scorpius era stato apprendere quale fosse il piatto che il ragazzo mangiava più assiduamente a casa:
«Scorpius, a casa mamma mi cucina spesso un piatto francese...» disse Altair perdendo un po' di voce.
«Beh non sono molto schizzinoso, qualsiasi cosa sia cercherò di farmela piacere, o perlomeno di fingere che mi piaccia...» Rispose tranquillamente il fratello.
«Non penso che sarà così facile, mamma adora preparare le lumache!»
Appena il fratello sentì quella parola strabuzzò gli occhi facendo una faccia disgustata. Con tutti i cibi che c'erano al mondo proprio le lumache sua madre doveva amare cucinare...
«Altair non penso di potercela fare a mangiare una sola lumaca senza dare di stomaco».
«Quando sarai a Parigi gli racconterai la verità! Dirai alla mamma che un tuo compagno ti ha lanciato l'incantesimo Mangia Lumache e che da allora la sola vista di quegli animaletti ti fa venire la nausea. Lo farei già io tramite lettera, ma conoscendo mamma si precipiterebbe a Marsiglia a chiedere spiegazioni su chi avesse lanciato l'incantesimo a suo figlio... E' molto protettiva, una mamma chioccia come dicono i babbani.» rispose il giovane grifone.
«Quindi a te piacciono le lumache? » Chiese schifato il fratello
«Non particolarmente. Anzi con questa scusa forse non dovrò più mangiarne! Sai me  le facevo piacere per non offenderla, lei si impegna tanto ma non è bravissima in cucina. Riesce a fare un paio di dolci decenti, la pasta di solito la scuoce e il sugo lo brucia. Una sera ha quasi dato fuoco alla cucina, l'ho trovata in un angolo con il viso impastato di farina a  singhiozzare dicendo che madre inadeguata fosse visto che non riusciva a preparare nemmeno un piatto di pasta fresca decente. Mi ha fatto così pena che decisi che qualsiasi cosa mi avrebbe cucinato le avrei fatto i complimenti. Dopo una settimana una collega francese le ha spiegato la ricetta  per fare le "Escargot a la boughignon" e ha voluto riprovare. Dalla sera in cui le ho detto quanto fossero buone le prepara in tutte le occasioni speciali. Per fortuna la  maggior parte delle volte cucina per noi la signora Mills e lei si limita a far le lumache e una torta al cioccolato il giorno del mio compleanno» Raccontò il giovane Granger.
«Spero non le dispiaccia troppo quando le racconterò del mio piccolo incidente con le lumache, purtroppo  non riuscirei a inghiottire nemmeno uno di quei viscidi esserini»
«A proposito dell'incidente delle lumache Scorpius, vorrei scusarmi per quel brutto incantesimo e anche per la pozione che ti ho fatto bere al ballo...» Disse Altair mordendosi il labbro.
«Non devi scusarti, io sono stato pessimo con te fin dal primo giorno; E poi se non ci fossimo comportati così ora non saremmo qui e non avremmo mai scoperto di essere fratelli! Mi potresti però togliere una curiosità, chi ti ha aiutato a farmi bere la pozione?»
«Perché lo vuoi sapere? Vuoi forse vendicarti?» chiese Altair tutto rosso in viso.
«No figurati, è che ci ho pensato tanto e non c'era nessuno oltre a me Edward ed Eloise nei paraggi quindi mi chiedevo come avessi fatto... Ti prometto che non mi vendicherò, parola di Serpeverde!» Rispose la serpe ghignando e alzando il braccio destro a mo' di giuramento.
«Non ti offendere ma non mi fido della parola di un serpeverde ma se mi dai la tua parola come  fratello allora te lo confiderò..»
Scorpius tornando serio e alzando la mano destra disse: «E sia. Io Scorpius Malfoy, tuo fratello,  ti giuro che non farò e non dirò nulla a chiunque ti abbia aiutato a vendicarti di me!»
«Mi ha aiutato Eloise, era dispiaciuta per quello che era successo e si è offerta  di aiutarmi a darti una lezione.» Rispose Altair con un fil di voce e diventando rosso come un pomodoro.
«Piccola serpe, e io che la consideravo come  una sorella... Ma a proposito di Eloise non è che ti piace, vero fratellino?» chiese Scorpius puntando il dito al petto del giovane grifone.
Altair aveva sempre avuto un incarnato molto pallido simile a quello del padre, ma in quel momento il suo viso diventò ancora più bianco, come un lenzuolo, e il giovane Malfoy capì di aver fatto centro.
«Dalla tua faccia deduco che la risposta sia si» Disse il serpeverde accigliandosi.
«Scusa fratello, da come interagisci con lei dovevo capirlo che eri innamorato di lei!» Si scusò Altair che non voleva assolutamente litigare con il  fratello appena conosciuto per nessun motivo.
«Io non sono innamorato di Ely, è come se fosse una sorella per me! Ma da quello  che ho capito  tu ti sei preso una cotta, e visto che la mia dolce quasi sorellina mi ha pugnalato alle spalle penso che anche lei provi qualcosa per te... Se mai dovesse nascere qualcosa però cerca di non farla soffrire, non sopporto chi le fa del male. Logicamente lo stesso avvertimento lo darò anche  a lei se dovesse mai nascere qualcosa, non sopporto nemmeno chi fa soffrire te, fratellino.» Detto questo Scorpius scompigliò affettuosamente i capelli del giovane grifone.
«Ely mi ha detto che anche a te piace una persona ma non ha voluto dirmi chi è... »
«Morgana, non pensavo che Eloise avesse una bocca così larga. Spifferare a un grifondoro questo genere di cose è molto pericoloso...» Sbottò contrariato il serpeverde
«Ma io sono tuo fratello, non lo direi mai a nessuno.» Si difese Altair.
«Questo lo so, e non sono arrabbiato con te, ma quando Ely ti ha fatto quelle rivelazioni non sapeva, come del resto non sa nemmeno ora, che noi siamo fratelli, visto il rapporto che ci lega mi sarei aspettato più discrezione. Lei è l'unica a cui ho confidato i miei sentimenti, nemmeno Edward sa nulla.»
Di primo acchito Altair provò una punta d'invidia per il rapporto di amicizia fraterna che legava Scorpius alla ragazza. Anche se si erano conosciuti da poco il giovane grifone sentiva un forte attaccamento nei confronti del fratello e gli sarebbe piaciuto che anche Scorpius avesse con lui lo stesso rapporto di complicità che condivideva con la giovane serpeverde.
Dopo un primo istante di gelosia Altair cercò di mettersi nei panni del fratello. Lui poteva solo immaginare quali fossero i sentimenti del fratello. Infatti non aveva nessun amico fraterno a casa che lo aspettava, anche a Marsiglia non aveva legato con nessuno. Le uniche persone con cui aveva stretto amicizia le aveva conosciute tutte ad Hogwarts. L'unica cosa che gli venne in mente fu che se suo fratello avesse rivelato una sua confidenza probabilmente si sarebbe sentito molto deluso. Per questo motivo decise di non insistere oltre per conoscere per chi batteva il cuore del giovane serpeverde.
Si alzò dal letto del fratello: « Scorpius è tardissimo domani hai la partita, forse è meglio che proviamo a dormire qualche ora»
Il fratello annuì e si mise sotto le coperte e quando anche Altair si mise a letto spense la candela poggiata sul comodino.
«Notte Scorpius, mi raccomando stai attento domani ai giocatori di Durmstrang, non sono molto corretti...»
«Tranquillo, i serpeverde sanno come difendersi!»
Dopo un attimo di titubanza Scorpius aggiunse: « Altair... mi dici a cosa hai pensato quando prima parlavamo di Ely? Ti sei ammutolito di colpo e poi hai troncato il discorso.» Si sentiva meno imbarazzato a parlare al fratello senza che lui potesse guardarlo in faccia.
«Niente Scorp tranquillo, ora dormi e in bocca al lupo per domani!»
«In bocca a cosa?» Chiese perplesso il giovane Malfoy.
«E' un detto babbano è un augurio, come dire buona fortuna. Tu dovresti rispondere “crepi”»
«Crepi chi?» Domandò sempre più perplesso Scorpius.
«Il lupo! Io dico "in bocca al lupo" e tu rispondi "crepi". Te lo ripeto è solo un modo diverso di augurare buona fortuna...»  Disse sorridendo il giovane grifone.
«Certo che sono davvero strani questi babbani. Spero di riuscire a fingermi te quando sarò a Parigi tu sai così tante cose sui babbani che io ignoro.
Tornando al discorso di prima, non ho intenzione di dormire fino a quando non ti decidi a dirmi cosa avevi qualche istante fa. Quindi se non vuoi avere sulla coscienza il risultato della partita di domani ti consiglio di "vuotare il sacco" come dicono i Babbani!»
«Sono colpito! Ti sei ricordato un modo di dire. Vedrai che andrà tutto bene con mamma.
Prima, quando ho troncato il discorso l'ho fatto perché ho provato a mettermi nei tuoi panni. Io non ho amici d'infanzia, le uniche persone per me importanti oltre alla mamma, le ho conosciute qui al castello, e di tutte queste l'unica con cui ho un rapporto simile a quello che tu hai con Ely, sei tu. Penso che sarei profondamente deluso da un comportamento simile fatto da te nei miei confronti. Quindi ho cambiato discorso per non metterti ulteriormente in imbarazzo. Tu non sei obbligato a dirmi
 chi ti piace, non ti voglio costringere.» Rispose tutto d'un fiato il giovane Granger.
«Lily Potter» Sussurrò Scorpius
«E non mi sono sentito obbligato a dirtelo. Anche per me tu sei importante Altair. Io ho avuto la fortuna di vivere circondato da persone amiche, tu e mamma siete invece rimasti isolati e di questo me ne dispiace. Non voglio che però tu pensi che io non mi sia affezionato a te! Ti assicuro che questo è un evento per un Malfoy. Papà vuole che, a chi non mi conosce,  sembri distaccato e senza sentimenti ma tu sei un pezzo della famiglia che ho appena ritrovato e per me sei importante. Ci siamo capiti?» Poi alzandosi dal letto riaccese la candela e avvicinandosi al letto del fratello aggiunse porgendogli la mano: «Niente più segreti fra noi fratello! D'accordo?»
Altair gli strinse la mano dicendo: «D'accordo» e poi attirò a sé il fratello stringendolo in un caldo abbraccio.
Il mattino seguente le condizioni meteorologiche promettevano una partita movimentata. Il vento soffiava impetuoso e grossi nuvoloni neri minacciavano l'incombere di un temporale.
A colazione Scorpius appariva tranquillo, non temeva i giocatori della squadra scandinava e così fece un'abbondante pasto. Altair, al contrario, era tesissimo, ancora ricordava il dolore alle costole quando un giocatore bulgaro con un calcio le aveva incrinate e non voleva che il fratello facesse la sua stessa fine. Non aveva toccato cibo, sembrava quasi che dovesse essere lui quello che avrebbe giocato quel giorno.
«Altair, sta tranquillo, ti ripeto che i giocatori di Serpeverde sanno come difendersi. A scuola la nostra squadra è quella che ha la fama di essere la più "scaltra" quindi sono  quelli di Durmstrang che dovrebbero avere paura.»
Quando la partita  iniziò il tempo era peggiorato considerevolmente. Una forte tempesta si era abbattuta implacabilmente sullo stadio e oltre il vento che soffiava imperioso anche la pioggia veniva giù a secchiate riducendo al minimo la visibilità.
Anche ad Altair venne concesso, come a Scorpius in precedenza, di assistere alla partita a patto che la seguisse dagli spalti accanto ai professori. Il ragazzo seguiva con spasmodica apprensione i movimenti del fratello non prestando molta attenzione allo svolgimento al resto del gioco. Accanto a lui il professor Silente seguiva divertito le espressioni facciali del giovane grifondoro. Stava tenendo d'occhio entrambi i ragazzi da qualche tempo ed era sicuro che ormai i ragazzi avessero compreso il legame che li univa.
Guardando in faccia il giovane Granger l'anziano preside si ricordò di quando aveva capito che tra la signorina Granger e il signor Malfoy era nato qualcosa di serio.

Era stato verso la fine del loro sesto anno. Draco, grazie alle lezioni private di Legilimanzia impartite dal professor Piton era riuscito a scoprire molti  dei piani di Voldemort. Spesso invadeva la mente di suo padre Lucius senza che lui se ne accorgesse. Purtroppo non era riuscito a scoprire i piani per cercare di catturare Harry Potter all'ufficio dei Misteri del Ministero, che avevano portato alla morte di Sirius Black, la fine dell'anno precedente. Per fortuna Harry non era stato catturato da suo padre e la profezia a lui legata era andata distrutta.
Draco aveva scoperto che il Signore Oscuro aveva diviso brandelli della sua anima in sette manufatti, gli Horclux, e che distruggendo questi oggetti si sarebbe potuto anche uccidere lui. Aveva inoltre scoperto che uno degli Horclux era il diario di Tom Riddle che Harry aveva distrutto colpendolo con un dente di basilisco il secondo anno di scuola. Quindi per distruggere gli altri manufatti si sarebbe potuto usare lo stesso metodo. Oltre a questo Draco aveva scoperto che il Signore Oscuro voleva uccidere Silente. Dopo aver fatto imprigionare i coniugi Malfoy in una sezione di isolamento di Akzaban  aveva chiamato in presidenza Draco ed Hermione alla presenza di Piton per studiare la prossima mossa da fare.
«La priorità in questo momento è trovare e distruggere tutti gli Horclux e penso che dovrebbe essere Harry a mettersi a cercarli. Avendo un collegamento con Voldemort è l'unico che possa trovarli.» Disse il preside aggiungendo: «Gli dirò tutto quello che conosco su Tom Riddle in modo che sia avvantaggiato nella ricerca.»
Hermione in pieno spirito grifondoro  annuì convinta.  «Io lo accompagnerò professor Silente , non posso abbandonarlo, avrà sicuramente bisogno di aiuto.»
Draco scattò all'istante: «Non te lo permetto mezzosangue, è troppo pericoloso.»
Per un momento Hermione si dimenticò che non erano soli nella stanza e avvicinandosi prese le mani di Draco nelle sue dicendo: «Capisco quello che provi Draco perché è la stessa cosa che provo io ogni volta che cerchi di carpire a tuo padre o ad altri Mangiamorte informazioni che ci possano aiutare a sconfiggere Tu Sai Chi. Anch'io ho paura per te, ho paura di perderti, ma ricordati Draco che noi stiamo facendo tutto questo per un motivo. Noi vogliamo essere liberi. Tu vuoi salvare la tua famiglia dalla prigione e non vuoi essere marchiato alla stregua di una bestia da Voldemort. Quindi adesso tocca a me dare il mio contributo, Harry è un grande mago ma penso che non c'è la possa fare da solo, quindi devi lasciarmi andare.»
«Hermione, non ti rendi conto, loro non aspettano altro che catturare una strega nata babbana come te, per torturarla e ucciderla. Non te lo posso permettere se dite che Potter non c'è la può fare da solo andrò io con lui».
Il professor Piton rispose :«Non è possibile Draco, se tu scappassi da Hogwarts dopo che i tuoi genitori sono stati arrestati e sono tenuti in un luogo sconosciuto il Signore Oscuro capirebbe che stai facendo il doppio gioco e oltre a far saltare la tua copertura potrebbe saltare anche la mia. Inoltre tu e Potter vi odiate troppo, lui non si fiderebbe mai di te. No, ha ragione la signorina Granger, è lei che dovrebbe accompagnarlo, magari convincendo anche il signor Weasley»
Draco stava per controbattere le affermazioni del suo padrino quando Hermione gli pose un dito sulle labbra: «Sei un uomo intelligente e sai perfettamente che quello che ha appena detto il professor Piton è la verità. Tu devi restare e continuare questa farsa. Io prometto che starò attenta, voglio restare viva, voglio che entrambi restiamo vivi, in modo da poter finalmente stare con te. » Dopodiché, incurante degli spettatori che li stavano osservando, si avvicinò al ragazzo e mettendo le mani tra le crini bionde del giovane serpeverde lo baciò.
Dopo qualche istante un imbarazzato tossicchiare del preside attirò nuovamente l'attenzione dei due ragazzi sui professori e pur a malincuore Draco accettò l'idea che Hermione partisse con Harry alla ricerca degli Horclux  a condizione però che lei si tenesse in contatto con lui. Sembrava sconvolto all'idea di allontanarsi da quella ragazza.
«C'è un altra cosa da discutere.» Disse Draco qualche istante più tardi: «Ho letto chiaramente i pensieri di mio padre prima che fosse arrestato. Voleva che fossi marchiato, il Signore Oscuro pare che sia ansioso che io prenda posto tra le fila dei Mangiamorte. Lui vuole che sia io a ucciderla professor Silente, penso che la tema molto e spera che in un caso o nell'altro si libererà di qualcuno di scomodo.»
«Temo che in questo caso dovremo accontentarlo, tuttavia non voglio che sia tu ad uccidermi, la tua anima deve rimanere pura.» Dicendo questo lo sguardo dell'anziano preside si posò su il professore di pozioni.
«Io non lo farò mai Albus, non mi puoi chiedere questo. Forse la mia anima non sarà immacolata, ma non voglio macchiarla con il tuo omicidio. Senza contare il fatto che ci serve il tuo aiuto, a Harry servirà il tuo aiuto, per sconfiggere il Signore Oscuro.»
«Temo che non ci sia altra scelta Severus, finché Voldemort non si sentirà al sicuro non uscirà allo scoperto. Solo la mia morte può farlo sentire così tranquillo da indurlo a palesarsi, senza contare che quest'impresa potrebbe ridarti la giusta credibilità tra le fila dei Mangiamorte.» sospirò l'anziano preside.
La voce di Draco spezzò l'imbarazzante silenzio che aleggiava da qualche minuto nello studio di Silente. « Il preside ha ragione!»
«Draco! come puoi dire una cosa del genere.» Lo interruppe Hermione.
Ma il serpeverde gli mise un dito sulla bocca, imitando il gesto compiuto da lei pochi istanti prima, e continuò a parlare. «L'unico modo per far uscire Tu Sai Chi allo scoperto è fargli credere che Silente sia morto. Ma non dobbiamo per forza ucciderlo. Silente bevendo la Pozione della Morte Vivente sembrerà morto per molte ore. Piton lancerà un Avada mancando di pochi centimetri il preside e dopo la commemorazione lo nasconderemo vicino alla scuola.»
«Credo che il signor Malfoy abbia avuto una brillante idea. Però la mia finta morte dovrà rimanere segreta, nessuno saprà oltre a noi quattro quale è la verità. Non possiamo permettere che nulla trapeli, anche Harry dovrà pensare che io sia morto e se avrò qualche indizio su dove trovare gli Horclux lo manderò a lei  tramite il signor Malfoy.»
Ancora adesso a distanza di anni l'anziano preside sapeva di dover ringraziare Draco Malfoy e il suo amore per la signorina Granger se lui era ancora vivo.


Il professor Silente ridestandosi dai ricordi ricominciò a seguire la partita. Nonostante il brutto tempo le due squadre stavano segnando entrambe molti punti. Certo gli interventi fallosi non si erano sprecati soprattutto da parte degli scandinavi che adesso conducevano la partita con il punteggio di 90 a 80.
Scorpius vagava nella parte alta dello stadio con perennemente alle costole Hector Krumm. Le condizioni meteorologiche non permettevano una grande visibilità e lui si sentiva terribilmente frustrato per non aver ancora scorto nemmeno una volta l'agognato boccino.
Il cercatore di Serpeverde era salito così in altro che sia dagli spalti, che dalla posizione dove si trovava l'arbitro, Madama Bumb, era quasi impossibile scorgerlo. Finalmente sembrava che anche Krumm avesse rinunciato a stargli alle calcagna. Aveva lo sguardo perso nella ricerca del boccino e non si accorse dei due battitori scandinavi che dal basso puntavano verso di lui. Scorpius venne quasi disarcionato dalla scopa evitando per un soffio che la mazza di un battitore lo colpisse in testa. Pur riuscendo a evitare il colpo in testa la mazza lo colpì alla spalla destra, fracassandogli l'osso. Se quei due energumeni fossero riusciti a farlo cadere dalla scopa probabilmente non sarebbe sopravvissuto ad un volo così alto. Il serpeverde decise di gettarsi in picchiata verso il centro del campo. Sicuramente se fosse tornato visibile agli spalti i battitori non si sarebbero più azzardati ad aggredirlo. Fu proprio durante quella folle discesa, con un male allucinante alla spalla, che Scorpius vide qualcosa brillare e senza pensarci troppo si mise alle calcagna del boccino. Per fortuna, anche se non era mancino, il ragazzo riuscì a prendere l'agognata sfera in pochi minuti decretando così la vittoria di Serpeverde con un punteggio di 230 a 90.
Dopo esser stato rattoppato da madama Chips a Scorpius non fu permesso di andare a festeggiare la vittoria con la sua squadra. Tornando verso la vecchia Torre di Astronomia il ragazzo rifletteva su quanto questi mesi lo avessero cambiato nel profondo. All'inizio di quell'anno scolastico se gli avessero vietato di festeggiare con la sua squadra una vittoria di cui lui era il principale fautore si sarebbe sicuramente infuriato. Ora invece non vedeva l'ora di tornare in camera da suo fratello e commentare con lui la partita.

Finalmente i due ragazzi hanno capito di essere gemelli e scoprono di avere molta empatia nei confronti l'uno dell'altro. Il loro obiettivo adesso e mettersi nei panni l'uno dell'altro sia per assaporare l'affetto del genitore che gli è mancato sia per cercare di ricomporre i pezzi della loro famiglia distrutta.
A presto
Lyn

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Capitolo 6
*** Fiducia ***


Buonasera a tutti!
Questo capitolo 6 ha richiesto più tempo di quello che pensavo per essere terminato.
Buona lettura
Lyn
Capitolo 6
Fiducia


Hermione Granger, appollaiata sullo sgabello della cucina, stava rileggendo per la terza volta la lettera del figlio. Qualcosa non quadrava; Altair, solitamente, le scriveva delle lunghe lettere raccontandogli tutto quello che succedeva a scuola. Le lettere che aveva ricevuto da quando era ripartito per Marsiglia erano invece, corte e molto vaghe ed Hermione era preoccupata che fosse successo qualcosa.
Si rendeva conto che forse stava diventando paranoica. Dopotutto, si chiedeva, cosa mai sarebbe potuto succedere al secondo anno di scuola? Con orrore ricordò che lei quell'anno a Hogwarts, era stata pietrificata da un basilisco... Ma quelli erano tempi diversi, sicuramente a Beauxbatons non esistevano ne una Camera dei Segreti, ne animali mostruosi che circolavano liberamente nelle tubature. Probabilmente Altair aveva qualche difficoltà in una materia e si sentiva a disagio a parlarne con lei.  
Rileggendo per l'ennesima volta le poche righe vergate dal figlio urtò inavvertitamente la tazza di tea bollente che si rovesciò sull'avambraccio, scottandola. Alzò il polsino della camicia per valutare il danno e la scritta “Sanguesporco” che la zia di Draco gli aveva inciso con la magia molti anni prima, risaltò sulla pelle arrossata dalla scottatura.
Hermione portava sempre, anche d'estate, camicette a maniche lunghe e le poche volte che andava al mare rimaneva con le braccia coperte da freschi scamiciati. Non si vergognava della scritta che era incisa sulla sua pelle, ma non amava parlare della guerra e di come fosse stata fatta la scritta. Specialmente con Altair, voleva preservare la sua innocenza e fargli godere quegli anni così importanti per un bambino; e poi come avrebbe potuto spiegargli cosa era successo quel giorno? La donna temeva molto il momento in cui Altair avrebbe voluto conoscere questo e altri particolari della sua vita e del suo rapporto con il padre.
La sua mente tornò al giorno in cui Bellatrix Lestrange le aveva lasciato quel “dono” sul braccio.

Sarebbe stato il suo settimo anno a Hogwarts, se lei Harry e Ron, considerati alla stregua di fuggitivi, non si fossero messi alla ricerca degli Horcrux per distruggerli.
Ron aveva deciso di abbandonarli  quando erano appena all'inizio della ricerca dei manufatti del Signore Oscuro. La sua mente, infatti era stata ottenebrata dalla cattiva influenza del medaglione appartenuto a  Regulus Black. La mente del ragazzo aveva partorito delle allucinazioni sui suoi amici che lo avevano fatto dubitare della loro buona fede.
Da poco tempo Ron era riuscito a ritrovarli. Aveva parlato con Hermione dicendole che erano stati i sentimenti che aveva capito di provare per lei a indicargli la strada per tornare da loro e si era avvicinato cercando di baciarla. La ragazza gli aveva risposto molto imbarazzata mettendo qualche passo di distanza tra loro: «Ron, pur essendo lusingata da tutto quello che mi hai detto, devo purtroppo confessarti di non provare gli stessi sentimenti per te. Ti considero un fratello, sarai sempre una parte della mia famiglia, ma il mio cuore appartiene ad un altro.»
Il rosso era rimasto senza parole dal discorso della grifona e dal suo rifiuto e aveva cercato una spiegazione, “razionale” per le parole che lei gli aveva rivolto.
«Mione, so di essermi comportato male nei confronti tuoi e di Harry, e forse è giusto che tu voglia farmela pagare, ma non puoi liquidare così il nostro amore. Noi siamo fatti per stare insieme, quindi smettila di dire bugie e ammetti che anche tu provi gli stessi sentimenti per me. Dopotutto a scuola lo sanno tutti che mi muori dietro da quando eravamo ragazzini, ora l'ho capito anche io, e se questa cosa degli Horcrux finirà bene potremo costruirci un futuro insieme.»
Probabilmente se Hermione non gli fosse stata così affezionata gli avrebbe riso in faccia. «Pensi che stia cercando di vendicarmi perché non mi hai degnato di uno sguardo o di un complimento per tutti questi anni? Ti sei fatto l'idea che la “povera Hermione”, che secondo te ti muore dietro da anni, ti avrebbe accolto a braccia aperte perché finalmente ti sei accorto che esiste? Ronald Weasley sei veramente un pallone gonfiato. Sono anni che ti considero solo un amico, anche se probabilmente dovrei rivedere anche la definizione di amicizia, visto come mi tratti tu. Sono innamorata di un'altra persona da ormai più di due anni e spero che quando riusciremo a porre fine a quest'assurda guerra la potrò finalmente riabbracciare e cominciare una vita insieme.»
«E chi sarebbe questo “misterioso” individuo? Se veramente sono più di due anni che lo frequenti come mai non ti ho mai visto uscire con nessuno? Dai Mione, te lo stai inventando...»
«Ti ricordi che anche al Ballo del Ceppo pensavi che mi fossi inventata di avere un cavaliere e alla fine ci sono andata con Victor Krum? Ti consiglio di non sottovalutarmi Ronald... In ogni caso sei liberissimo di non credermi, lo scoprirai se usciremo vivi da tutta questa storia. Ma ti prego di non cercare di baciarmi mai più». Gli rispose sempre più seccata la ragazza.
Ron sgranò gli occhi incredulo: «Stai ancora con Victor Krumm? Pensavo vi foste lasciati alla fine del Torneo Tre Maghi!»
«Non ho detto questo. Come al solito capisci solo quello che vuoi capire Ron. Io non sento e vedo più Victor dalla fine del Torneo. Volevo solo ricordarti  che molto spesso le tue intuizioni sulla mia vita sentimentale sono molto lontane dalla realtà! Ti ripeto comunque che non mi interessa quello che pensi tu, l'importante è che ti metta il cuore in pace perché tra me e te non ci sarà mai niente di più dell'amicizia.»
Il rosso soppesò imbronciato le ultime parole della grifona. «Mi tratti così dopo che io sono tornato per te. Avrei fatto meglio a rimanere a casa...» Sibilò fra i denti.
«E Harry? Pensavo che fossi tornato per la sua amicizia Ron. Per aiutarlo in questo momento di difficoltà»
Le orecchie del grifone diventarono rosse quanto i capelli: «Si, infatti sono tornato anche per lui, anzi solo per lui. Ti pregherei di tenere questa conversazione fra di noi Hermione, tengo molto all'amicizia di Harry!»
La ragazza annuì con la testa proprio nel momento in cui Harry rientrava nella loro tenda. Non aveva mai rivelato al suo amico il discorso fatto con il rosso. Le dispiaceva per Ron, ma lei era innamorata di Draco e questo era sicura che non sarebbe mai cambiato. L'unica cosa che poteva fare per il giovane Weasley era di non rovinare l'amicizia che lo legava a Harry e per questo aveva preferito tacere i discorsi di quella sera.
Draco, con l'aiuto di Silente aveva escogitato un modo per tenersi in contatto con lei tramite lettera. Dobby, l'elfo di casa Malfoy che Harry aveva liberato alla fine del suo secondo anno, era stato sempre affezionato a Draco, e aveva accettato di fare da tramite per la loro corrispondenza. Questo scambio epistolare doveva, tuttavia essere fatto senza che Harry o nessun Mangiamorte ne venisse a conoscenza, quindi per ragioni di sicurezza le lettere venivano consegnate con un considerevole ritardo rispetto a quando erano state scritte.
Draco aveva scoperto che sua zia usava Malfoy Manor alla stregua di un rifugio segreto e che tra i reperti che aveva trafugato da Hogwarts c'era anche la Spada di Goldric Grifondoro. Con quella spada il giovane Harry aveva ucciso il basilisco nella Camera dei Segreti il secondo anno di scuola, distruggendo poi il diario di Tom Ridlle, uno dei sette Horcrux che contenevano l'anima del Signore Oscuro. Quell'oggetto era quindi fondamentale per distruggere tutti i brandelli dell'anima di Voldemort.
Hermione aveva condotto Harry e Ron, nella residenza dei Malfoy convinta che fosse disabitata.
La casa del giovane serpeverde era stata infatti abbandonata da quando i coniugi Malfoy erano stati arrestati, scomparendo poi senza lasciare traccia. La posizione del ragazzo sarebbe stata alquanto compromessa, se non fosse stato per Severus, che aveva elogiato il giovane Malfoy, dandogli il merito di averlo aiutato a uccidere Silente. Per questo motivo Draco, non era stato accusato di essere una spia e poteva anzi godere di una certa libertà di movimento nella cerchia dei Mangiamorte, pur non avendo ricevuto ancora il Marchio dal Signore Oscuro.
Purtroppo proprio quel giorno Bellatrix aveva deciso di tornare nel suo nascondiglio e aveva colto in flagrante i tre ragazzi. Hermione, con la prontezza di spirito che la caratterizzava, aveva sfigurato il viso di Harry prima di essere disarmata in modo che la strega non riuscisse a riconoscere il “Bambino Sopravvisuto”.
Bellatrix, non volendo fare un errore fatale con il suo Signore aveva convocato il giovane nipote perché potesse riconoscere i tre prigionieri. Draco si era messo d'accordo con Severus, che subito dopo l'arrivo del ragazzo al Manor avrebbe stordito Bellatrix senza essere visto.
Quando era arrivato a casa, tuttavia, il giovane Malfoy aveva dovuto trattenersi per non uccidere sua zia. La strega, ormai del tutto fuori di testa,dopo aver rinchiuso Harry e Ron nelle prigioni sotterranee, stava infatti torturando Hermione incidendole con la magia la scritta “Sanguesporco” su un avambraccio. Dopo qualche convenevole la donna era stata schiantata da Piton e Draco era andato a soccorrere Hermione.
La giovane strega aveva mantenuto durante tutta la tortura lo sguardo fiero da leonessa che l'aveva sempre caratterizzata fin dalla tenera età. Ma quando aveva incontrato lo sguardo di Draco era crollata piangendo fra le braccia del suo innamorato. Il serpeverde l'aveva cullata fra le braccia, asciugandole le lacrime e aveva cercato di curare la ferita che sua zia le aveva inferto, ma era stato tutto inutile, la scritta era rimasta.
Dopo qualche istante insieme i due ragazzi avevano dovuto separarsi. Hermione, per mantenere le apparenze, aveva stordito Draco.
Dopo aver chiamato Dobby, il professor Piton era ritornato a Hogwarts, in modo che la ragazza, dopo aver liberato Harry e Ron, potesse raccontare loro di essere stata salvata dall'elfo, che li aveva poi portati lontano dal Manor. Solo grazie alla scaltrezza del giovane Malfoy e all'aiuto del professore di Pozioni, lei e i suoi amici si erano salvati senza aver compromesso la copertura del serpeverde.


La giovane donna, tornando al presente, si era ricoperta la scritta con la manica della camicetta. Sarebbe stato veramente difficile raccontare tutte queste cose ad Altair. Ma per fortuna, sarebbe passato ancora molto tempo prima di dover fare quelle confessioni. Questa era la sua errata convinzione.


Dopo l'ennesima batosta per la squadra di Durmstrang il preside Poliakoff decise che era perfettamente inutile per lui e i suoi ragazzi trattenersi ancora a Hogwarts. Se anche la squadra di Beauxbatons avesse perso la partita con i Serpeverde non facendo nemmeno un punto, loro sarebbero stati comunque a pari merito con i francesi.
La scuola scandinava era ancora molto legata ad antichi dogmi e pregiudizi. L'istituto accettava solo iscrizioni da famiglie di maghi purosangue, e non venivano accettate iscrizioni nemmeno da maghi con ideologie “filobabbane”. Pur essendo una scuola aperta a entrambi i sessi,  era di stampo prettamente maschilista. Alcune materie come Difesa dalle Arti Oscure potevano essere frequentate solo dai maschi. Oltre a questo anche alcuni sport, come il Quidditch, non potevano essere praticati dalle donne. Per questo motivo essere battuti da squadre in cui erano presenti anche giocatrici donne era un'umiliazione troppo grande da essere tollerata per la squadra scandinava. Dopo aver insinuato che il preside Silente avesse truccato in qualche modo l'intera competizione la squadra scandinava era ripartita.
Anche con quella defezione la preparazione per l'ultimo incontro in calendario era continuata. Dopotutto Durmstrang ormai aveva giocato entrambe le partite previste quindi la sua partenza non avrebbe portato alcun cambiamento al calendario degli incontri.
Pur essendo il giocatore più giovane della squadra di Beauxbatons, Altair aveva preso molto seriamente la preparazione per l'ultima partita, quella che avrebbe giocato contro il gemello.
Da quando aveva visto il fratello giocare, il giovane grifone era affetto da un complesso di inferiorità. Teneva molto ad essere all'altezza di Scorpius, anche se nessuno sapeva il loro segreto, gli sembrava che se non avesse giocato bene avrebbe messo in ridicolo anche lui oltre che se stesso.
Così nelle due settimane precedenti all'ultima partita Altair, preso dal panico, aveva passato quasi tutto il suo tempo libero ad allenarsi. Molto spesso Scorpius andava a cercarlo allo stadio quando a sera inoltrata non lo vedeva rientrare. Questa ossessione faceva molto preoccupare il giovane serpeverde, gli sembrava che il fratello si stesse facendo troppo prendere dalla preparazione per la competizione.
L'ossessione del grifone continuò fino alla sera prima della partita di Quidditch.  Scorpius preoccupato dal fatto che alle nove  di sera Altair non si fosse ne presentato a cena ne nella loro stanza si era messo alla ricerca del fratello. Come sempre nelle ultime settimane, Scorpius aveva trovato il giovane grifone intento ad allenarsi allo stadio.
Quella sera il tempo era davvero inclemente. Pioveva ininterrottamente da ore ma questo non aveva fermato il giovane cercatore che, bagnato come un pulcino, schizzava fra gli anelli del campo alla ricerca del dorato boccino. Scorpius si era fermato sugli spalti incantato dalle mosse del fratello. Pur essendo molto preoccupato per lui aveva capito i sentimenti che spingevano il grifone, il suo bisogno di essere alla sua altezza, di renderlo orgoglioso di lui, che in assenza del padre era tutta la sua famiglia lì a Hogwarts. Quello che ancora Altair non sapeva era che Scorpius era già orgoglioso di lui, una stupida partita di Quidditch non avrebbe cambiato nulla. Stava per avvicinarsi al campo per farsi vedere da Altair, quando una voce lo gelò sul posto.
«Signor Malfoy, non mi dica che si sente intimorito dalla squadra di Beauxbatons, tanto da dover mettersi a spiare il signor Granger?»
La faccia di Scorpius tradì per qualche istante il suo sgomento di essersi fatto cogliere di sorpresa dal suo professore di pozioni, ma da brava serpe in pochi istanti riprese il suo cipiglio e rispose quasi annoiato:
«A Serpeverde non sottovalutiamo gli avversari, l'unica cosa importante è vincere, con qualsiasi mezzo a nostra disposizione.» Una criptica risposta per trovare una motivazione alla sua presenza lì.
Il Professor Piton non dubitava che il suo pupillo si sarebbe destreggiato con grazia alla sua provocazione. Era già molto tempo che l'insegnante aveva capito che i due ragazzi conoscevano la verità sulle loro origini e decise di stuzzicarlo un poco.
«Sai Scorpius, il carattere del signor Granger assomiglia molto a quello di sua madre. Ha frequentato questa scuola, una grifondoro testarda, saputella e orgogliosa...»
Solo in quel momento il giovane serpeverde realizzò che molte persone in quella scuola non ignoravano la loro situazione, anzi probabilmente i professori conoscevano meglio di loro due cosa era successo tra i loro genitori, quando si erano separati. Tuttavia tutti loro avevano scelto di non dire nulla a entrambi, e il preside aveva addirittura fatto in modo che fossero loro stessi, con una convivenza forzata, a scoprire la realtà di essere fratelli. Il professor Piton, mentore di suo padre ai tempi di Hogwarts, amico di famiglia da innumerevoli anni, aveva scelto di tacere con suo padre quella grossa novità. Altrimenti, sicuramente, ci sarebbe stata una reazione da parte del genitore.
Palesando indifferenza il ragazzo rispose semplicemente:«Beh, non mi interessa il suo carattere, ma solo come gioca...»
«Non lo metto in dubbio Scorpius. Rientro al castello e faresti meglio a non tardare nemmeno tu, con questa pioggia domani potresti essere troppo raffreddato per giocare.»
«Sa perfettamente che non mi perderei questa partita nemmeno con la febbre alta, comunque non mi attarderò ancora molto qui fuori.» Giusto il tempo di dare una botta in testa a quel cocciuto di mio fratello e trascinarlo in stanza si ritrovò a pensare.
«Conoscendoti, lo sospettavo Scorpius, a quanto pare la testardaggine è una caratteristica ereditaria...» Continuò a punzecchiarlo l'insegnante. Rivolse poi lo sguardo al giovane cercatore di Bauxbatons. «In ogni caso se non dovessi sentirti bene data tutta l'acqua che stai prendendo, passa pure nel mio studio, ti darò una pozione curativa, se ti recassi in infermeria probabilmente non ti permetterebbero di giocare».
Detto questo il professore di pozioni fece per andarsene, ma fermandosi subito dopo aggiunse: «Ah Scorpius, come tu ben sai, non ho scritto nulla a tuo padre di quello che è successo in questi ultimi mesi qui a scuola. Quando sei stato messo in isolamento con il signor Granger sembravi temere molto la reazione di Draco al tuo comportamento. Mi aspetto, tuttavia, che sia tu a parlargliene quando tornerai a casa, non ho intenzione di coprire i tuoi sbagli. Penso che forse Draco si arrabbierà di meno se saprà cosa è successo da te.»
«Non si preoccupi professor Piton, parlerò a mio padre di tutto quello che è successo qui quest'anno.» Rispose il giovane Malfoy ponendo un forte accento sulla parola tutto.
Quando finalmente il professore si era incamminato verso la scuola Scorpius si fece vedere dal fratello, facendogli segno di scendere.
Altair era molto più pallido del solito e tremava come una foglia tanto era bagnato. Appena gli fu davanti il giovane grifone cominciò a protestare perché avrebbe voluto allenarsi ancora, ma il fratello con fare autoritario gli mise sulle spalle il suo mantello asciutto e lo sospinse delicatamente verso l'uscita del campo: «Altair, ti stai allenando da tante ore e sotto questa pioggia come minimo ti sarà venuto un febbrone da cavallo. Vieni, torniamo in stanza, ho portato via dalla Sala Grande qualcosa da mangiare in modo che tu non rimanga a digiuno»
«Non ho bisogno di una balia Scorp.» Disse scocciato il ragazzo.
Senza nemmeno far caso al tono usato dal fratello il giovane Malfoy rispose: «Chi ti vuol fare da balia scusa? Solo che domani gradirei avere un vero avversario, non un morto che cammina!»
I due ragazzi si incamminarono verso il castello e dopo qualche minuto il giovane grifone riprese la parola
«Scorpius, mi prometti una cosa?» Chiese ammorbidendo il tono di voce.
«Dimmi» rispose il fratello, facendosi attento a quello che gli stava dicendo.
«Domani vorrei che tu non facessi favoritismi. Trattami come tratteresti un qualsiasi cercatore di Grifondoro!»
«Questo non te lo posso promettere Altair. Al massimo posso impegnarmi a trattarti come qualsiasi cercatore di Tassorosso o Corvonero. Con i grifondoro di solito sfoggio tutta la mia cattiveria. » Rispose il ragazzo ostentando un ghigno  malefico.
Appena rientrati in stanza Scorpius si rese conto che il fratello non aveva smesso di tremare così mettendogli una mano sulla fronte si accorse che aveva la febbre: «Altair, tu scotti, cavolo! Hai qualche  pozione che possa esserci utile?»
Il ragazzo scosse il capo imbarazzato: «No, negli ultimi giorni mi sentivo un po' stanco e ho consumato tutte quelle che avevo.»
Il giovane serpeverde, senza commentare il modo sconsiderato in cui si era comportato, aiutò il fratello a cambiarsi e lo mise a letto. Visto che continuava a tremare aggiunse anche due delle sue tre  coperte al suo letto e si mise ad accendere il fuoco nel camino. Senza bacchetta l'operazione divenne più lunga e faticosa anche perché essendo ormai primavera inoltrata era più o meno un mese che non lo accendevano. Decise di andare dal professor Piton, farsi dare le pozioni che gli aveva offerto e cercare di avere dalle cucine almeno del tea caldo, visto che tutto quello che aveva trafugato a cena era freddo. Stava per uscire dalla stanza quando la voce del fratello lo richiamò indietro.
«Scorpius non farai la spia vero? Voglio giocare anche se non sto bene, ti prego non dire nulla a nessuno»
«Non lo farò Altair. Capisco quanto sia importate per te giocare, ma devo cercare di abbassarti la temperatura. Tu però ora rimani a letto, io vado a procurarmi delle pozioni. Fino a domani a mezzogiorno rimarrai qui, e se veramente vuoi giocare mi dovrai promettere di cercare di non sforzarti troppo. Non vorrei che cadessi dalla scopa per la febbre.»
Il ragazzo annuì e il fratello uscì alla ricerca del professore di pozioni.

Stava bussando da ormai cinque minuti allo studio del professor Piton senza ottenere risposta. Se avesse avuto una bacchetta avrebbe forzato la porta con un “Alhomora” e si sarebbe preso da solo quello che gli serviva per aiutare il fratello, ma così disarmato la cosa era impossibile. Quando ormai aveva deciso di desistere la voce dell'insegnante di Pozioni lo invitò ad entrare.
«Signor Malfoy, come mai è venuto qui a quest'ora?»
«Volevo approfittare di quelle pozioni che mi aveva offerto prima.» Rispose cautamente il giovane serpeverde.
«Certamente, mi dica che sintomi ha?» Chiese l'insegnante fingendo di scrutarlo con attenzione.
Il giovane mascherando abilmente la tensione che provava rispose: «Penso di aver preso freddo, forse ho anche della febbre. Può aiutarmi?»
«Non ha l'aria di chi ha la febbre o il raffreddore» Esclamò mettendo poi una mano sulla fronte.
« È sicuro di non voler dirmi nulla?»
Il ragazzo scocciato dalla messinscena che stava facendo il professore rispose  freddamente: «Penso di non aver nulla da dire. Sono sicuro che tutto quello che le potrei dire lei non vuole davvero saperlo. Vista l'amicizia che la lega a mio padre è meglio ignorare fatti che poi si sentirebbe in obbligo di riferire. Tutto quello che le posso dire è che mi sento male, penso di avere la febbre alta e un forte raffreddamento ed essendo senza bacchetta non posso nemmeno farmi qualcosa di caldo per potermi riscaldare.»
Il professore pesando le parole del ragazzo rispose: «In questo caso mi fido della sua diagnosi. Prenda un cucchiaio di queste due pozioni ogni tre ore. Manderò qualcuno a portarle del brodo caldo e del tea. Anche domani mattina vi manderò la colazione in camera in modo che possiate riposarvi fino all'ora della partita.»
«La ringrazio professore» disse Scorpius avviandosi alla porta.
Stava per uscire quando il professore lo richiamò dicendo: « Spero che abbia il buonsenso di capire se sarà in grado domani di giocare»
Il ragazzo annuì, pur sapendo che sarebbe stato impossibile far desistere Altair dall'idea di giocare e si diresse verso la vecchia Torre di Astronomia. Sarebbe stata una lunga notte.
Come promesso, un elfo domestico aveva portato nella loro stanza del brodo e del tea caldo, e ogni tre ore Scorpius svegliava Altair e lo costringeva a prendere le pozioni.
Grazie a tutte le cure del fratello il giorno dopo il giovane grifone sembrava stesse meglio e anche se sicuramente non era in piena forma Scorpius decise di non ostacolare la sua voglia di giocare quella partita. Dopotutto si era ridotto così proprio per poterla giocare quella partita. Senza contare che per il serpeverde non avrebbe avuto senso vincere senza potersi scontrare contro Altair.
Per fortuna anche il tempo aveva deciso di essere clemente  e quel 24 maggio un tiepido sole aveva fatto capolino tra le nuvole riscaldando e asciugando il campo di Hogwarts.
Le due squadre entrarono in campo. La folla sugli spalti era divisa in due fazioni. Corvonero e Grifondoro avevano deciso, avendo ospitato allievi di Beauxbatons, di schierarsi dalla parte grigio azzurra della squadra francese. Mentre i Tassorosso, fedeli allo spirito di solidarietà verso Hogwarts avevano raggiunto gli spalti verde argento della squadra della casa di Salazar.
Appena l'arbitro fischiò l'inizio della partita i due ragazzi  cominciarono a perlustrare la parte alta del campo nella speranza di individuare la sfera dorata. Non era inusuale che i cercatori delle due squadre in campo passassero tutta la partita affiancandosi nel tentativo di non farsi scappare il boccino, ma quella partita si stava trasformando per i due ragazzi più che altro in un gioco. Volare liberi, uno affianco dell'altro, inseguendosi a bordo delle scope era una sensazione bellissima, mai provata prima.
Quasi a metà partita il giovane serpeverde si accostò maggiormente alla scopa del fratello dicendo: «Altair, come ti senti? Sei sicuro di farcela?»
«Scorpius! Hai promesso di trattarmi come un corvonero o un tassorosso e non penso che a loro chiedi come stanno durante la partita!» disse fintamente offeso il giovane grifone.
Ghignando il giovane Malfoy rispose: «Che ne sai fratellino, magari è una mia tattica per confondere gli avversari!» Poi sfrecciando da un lato all'altro della scopa del fratello continuò dicendo: «Comunque, è tuo fratello che ti sta chiedendo come stai, non il cercatore di Serpeverde»
«Ok fratellino, se proprio ci tieni a saperlo penso di cavarmela fino alla fine della partita»
La giovane serpe aveva i suoi dubbi sul fatto che il fratello stesse veramente bene, ma non volle essere troppo soffocante: «Va bene, non insisto Altair, ma ricordati che mi hai promesso di non affaticarti troppo.»
Nel frattempo sotto di loro, nel campo di gioco, la partita volgeva letteralmente a favore dei serpeverde che conducevano l'incontro per 90 a zero.
Anche se cercava di non darlo a vedere il giovane Granger si sentiva molto affaticato, probabilmente gli era risalita la febbre e nella sua testa era preso da due pensieri contrastanti: da un lato avrebbe voluto trovare presto il boccino per potersi rimettere a letto. Dall'altro avrebbe voluto che quei momenti con Scorpius durassero il più a lungo possibile. Sperava comunque che con il loro scambio di identità riuscissero a riunire i loro genitori. Forse, se il loro piano avesse funzionato, quella non sarebbe stata la loro unica partita e la prossima volta magari avrebbero giocato insieme e non come avversari.
Proprio in quel momento Altair vide un luccichio dorato dall'altro lato dello stadio piuttosto in alto. Subito partì all'inseguimento del boccino con il fratello che lo affiancava. In qualsiasi altra partita il giovane serpeverde non avrebbe esitato a spintonare l'avversario per guadagnare terreno. Ma non sarebbe riuscito a comportarsi così con suo fratello, nemmeno se fosse stato in forma figuriamoci in quella situazione, visto che aveva la febbre. Così si limitò ad affiancarlo e sporgersi per prendere la sfera dorata, cosa per altro molto simile a quella che stava facendo Altair. Con un ultimo sforzo il giovane grifone riuscì ad allungarsi abbastanza da recuperare il boccino, ma perdendo la presa dalla scopa cominciò a precipitare. Scorpius partì in picchiata nel tentativo di  riprendere il fratello. A pochi metri da terra agguantò con il manico di scopa la divisa grigio azzurro del cercatore francese, evitando così che si schiantasse al suolo.
Le parole del cronista riecheggiarono nello stadio ammutolito dallo sgomento : «Altair Granger prende il boccino d'oro! Beauxbatons vince contro Serpeverde 150 a 90»
Appena Scorpius era planato a terra i due ragazzi erano stati letteralmente sommersi dagli insegnanti. Altair, da quello che era riuscito a vedere il giovane serpeverde, sembrava essere svenuto ed era stato portato in infermeria. Lui invece era stato allontanato da Piton, che lo aveva trascinato nel suo studio.
« Professore, mi lasci, devo andare in infermeria!» sbottò Scorpius tentando di sottrarsi alla presa ferrea dell'uomo.
«Signor Malfoy, non mi sembra abbia bisogno di cure mediche al momento. Madama Chips ha cose più serie che occuparsi di lei. Quindi adesso si sieda; il professor Silente appena avrà notizie sullo stato di salute del signor Granger verrà a comunicarcele.»
Scorpius imprecando mentalmente contro la sua stupidità si sedette sulla sedia davanti alla scrivania. Avrebbe dovuto impedire al fratello di giocare, se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Dopo più di un ora che aspettavano nello studio di Piton finalmente il preside entrò nella stanza. Senza molti preamboli si rivolse a Scorpius.
«Mio caro ragazzo, il gesto da te compiuto oggi ti ha fatto molto onore. L'atto di salvare un tuo avversario che stava cadendo dalla scopa mi ha colpito. Così ho deciso che la vostra punizione è durata fin troppo. Il professor Piton ti restituirà la bacchetta e da stasera stessa potrai tornare a Serpeverde.»
Il giovane Malfoy boccheggiava trattenendo a stento la rabbia: « Mi sta dicendo che mi ha fatto aspettare qui, non permettendomi di andare in infermeria, per sentire il suo commuovente discorso?»
«Scorpius, ma come ti permetti di parlare così al preside!» Scattò Piton in difesa di Silente.
«Io come mi permetto? Voi come vi permettete! Ci prendete per degli stupidi? Ho capito benissimo che voi siete al corrente di tutto. Che voi avete organizzato tutto questo teatrino. Vi siete divertiti abbastanza?» Urlò il ragazzo con le lacrime agli occhi.
Il professore di pozioni stava intervenendo nuovamente per riprendere il ragazzo quando con una mano il professor Silente lo pregò di tacere in modo che il ragazzo potesse continuare il suo sfogo.
«Mi dica preside, voleva vendicarsi con mio padre perché è figlio del braccio destro di Tu Sai Chi? O è stata mia madre a offenderla in qualche modo da meritare tutto questo? Perché io so bene che voi eravate preside a Hogwarts quando i miei genitori la frequentavano. Così come molti professori hanno insegnato qui nello stesso periodo. Quindi o avete ricevuto un “Oblivion” collettivo oppure la faccenda di farmi conoscere, mettermi in competizione e poi in punizione con Altair deve essere stata orchestrata da tutti voi.
Adesso che mio fratello sta male lei viene qui insultando la mia intelligenza e mi dice di tornare a Serpeverde facendo finta di nulla. Sta forse testando il mio sangue freddo? Beh le dico francamente che non mi importa se lei mi ritiene un debole, se si è divertito in questa farsa, ma io pretendo di vedere immediatamente mio fratello e di conoscere il suo stato di salute!» Il ragazzo finito il lungo monologo dovette tenersi allo schienale della sedia, quasi quel discorso lo avesse prosciugato totalmente di tutte le forze.
«Scorpius tutto questo, come lo chiami tu, teatrino, non è stato orchestrato per prendersi gioco di voi o per far del male ai vostri genitori. Io devo la vita a Draco Malfoy ed Hermione Granger e mi si stringeva il cuore per come era finita la loro storia e per il fatto che voi due ignoravate l'esistenza l'uno dell'altro. Se vi abbiamo fatto conoscere è stato perché speravamo di riuscire a sanare le distanze che ci sono fra i tuoi. Quando sono venuto qui stasera ho pensato volessi continuare a far finta di non sapere chi sia Altair Granger.
Tuo fratello è stato portato in infermeria perché ha la febbre alta. Purtroppo ha una brutta broncopolmonite e dobbiamo avvertire al più presto tua madre.» Rispose quasi imbarazzato l'anziano preside.
«Non potete chiamare mia madre! Scoprirà tutto in questo modo...»
«Capisco quello che provi ma è troppo grave e la famiglia deve essere avvertita. Anche perché se non dovesse migliorare dovrà essere portato al San Mungo e per farlo ricoverare ci serve l'autorizzazione di un parente.»
«Vi prego signor preside non chiamate mia madre, lei pensa che Altair sia a Marsiglia. Mio fratello è venuto qui di nascosto. Dopotutto io sono suo fratello, tutta la famiglia che ha qui. Posso assisterlo, se necessario donare del sangue o qualsiasi cosa serva. Mi permetta di stargli vicino.» Implorò Scorpius cercando di contenere le lacrime.
«Ti permetterò di stargli vicino ma devo informare un adulto, mi dispiace Scorpius.»
«Allora chiami mio padre. Gli dica che suo figlio ha la broncopolmonite. Faccia venire lui, gli faremo credere che Altair sia io.»
«Ma ragazzo mio non posso mentire a tuo padre.» rispose dispiaciuto il preside.
«Beh in tutti questi mesi in cui ha organizzato il piano per farci incontrare non  si è fatto tanti scrupoli. Dopotutto non si tratterebbe di mentire ma di omettere, basta non dire quale figlio ha la broncopolmonite... Me lo deve signor preside. La prego non chiami mia madre.»
«E se lui decidesse di portarlo a casa cosa succederebbe? E' pronto a impersonare Altair Granger e a lasciare che suo fratello vada a casa con suo padre?»
«Si sono pronto, in realtà entrambi ci stiamo preparando a questo evento da mesi. Penso che sia mio diritto conoscere mia madre, come è un diritto di Altair conoscere papà. Mi sto fidando di voi rivelandovi tutto questo. Non temiate comunque sveleremo tutto ai nostri genitori, ma solo dopo aver avuto la possibilità di conoscerli. Mi aiuterete professor Silente? »
Soppesando le varie opzioni di quella faccenda il preside capì che non avrebbe permesso che tutto quello che i due gemelli avevano sperato andasse perso. Era colpa sua se erano in quella situazione e lui avrebbe fatto di tutto per vederli di nuovo uniti. «Vi aiuterò Scorpius!»
Dietro di loro il professor Piton scosse la testa, sapeva che adesso si stavano cacciando veramente in un nido di serpi.
Essendo un gufo troppo impersonale per il tipo di comunicazione che doveva dare, il professor Silente optò per parlare via camino.

Draco Lucius Malfoy cercava di concentrarsi su un rendiconto degli investimenti di famiglia. Oltre a lavorare come pozionista presso il Ministero, infatti, lui si occupava degli affari della famiglia Malfoy al posto del padre. Quella particolare sera aveva preso gli incartamenti per evitare di pensare ad un altro documento che suo padre gli aveva consegnato qualche ora prima: “Un accordo prematrimoniale magico”.
Erano anni che Lucius Malfoy cercava di convincere il figlio a prendere in considerazione l'idea di risposarsi. Dalla fine della guerra infatti la casata dei Malfoy aveva avuto un brusco calo di popolarità e prestigio all'interno della comunità magica  d'elite. L'essere un Mangiamorte e la vicinanza al Signore Oscuro di Lucius, era costato a tutti loro molto prestigio e sebbene Draco con le sue azioni fosse riuscito a tener fuori di prigione i genitori, la loro reputazione ne era uscita macchiata. Anche perché l'accordo fatto con il Ministro della Magia prevedeva come condizione alla semilibertà dei genitori che le azioni di Draco non venissero rese pubbliche. Per tutto il mondo quindi la famiglia Malfoy era stata sospettata di essere collegata a Voldemort, ma in assenza di prove erano rimasti liberi. Lucius era dell'opinione che un buon matrimonio avrebbe risollevato la loro reputazione e aveva passato gli ultimi anni cercando candidate adatte a ricoprire il ruolo di Lady Malfoy. Pochi mesi prima aveva invitato la famiglia Grey ad una cena a casa loro. I signori Grey avevano frequentato Hogwarts nello stesso periodo dei coniugi Malfoy, stringendo amicizia con loro. Nel periodo della guerra, tuttavia, si erano trasferiti negli Stati Uniti, tenendosi lontani da qualsiasi presa di posizione. Avevano una figlia, Elisabeth, di appena vent'anni. Uscita da due anni da Hogwarts era una ragazza davvero attraente: Alta e slanciata, aveva un fisico da modella. Biondi capelli lisci, occhi azzurri su un incarnato pallido. All'inizio Draco non voleva nemmeno conoscerla per via della differenza di età. Lui con i suoi 32 anni si sentiva troppo vecchio per una ventenne. Ma quando l'aveva vista, l'aveva trovata molto attraente e l'aveva colpito il fatto che non potesse avere figli. Forse avrebbe potuto fare da mamma a Scorpius, non potendo avere figli suoi.
Draco osservando il contratto da lontano era combattuto; da un lato non riusciva a dimenticare Hermione dall'altro forse era tempo di andare avanti. Dopotutto lei lo aveva lasciato da ben undici anni, e come diceva suo padre probabilmente a quest'ora si era rifatta una vita. Forse era tempo anche per lui di andare avanti.
Riprese il documento tra le mani e si mise a sfogliarlo. Certo non era questo il modo in cui aveva pensato di chiedere a una donna di sposarlo. Con la mente tornò al giorno in cui aveva chiesto ad Hermione di diventare sua moglie, anche in quel caso il modo non era stato dei più usuali.

Draco si aggirava per il castello di Hogwarts, finalmente più sollevato, perché la guerra era finita. Lui e Severus Piton, dopo aver recuperato un dente di basilisco dalla Camera dei Segreti, erano riusciti ad ammazzare Nagini, il serpente e uno degli Horcrux del Signore Oscuro. Aveva saputo dal professore di pozioni che nel frattempo Hermione e il rosso avevano trovato e distrutto un altro Horcrux, il Diadema di Priscilla Corvonero, con la spada di Grifondoro.
Con i suoi occhi aveva visto l'ultimo scontro tra il Signore Oscuro ed Harry Potter. Il bambino sopravvissuto con l'aiuto del preside, aveva sconfitto definitivamente Voldemort, impedendone un possibile ritorno.
Ora che tutto era finito non vedeva l'ora di riabbracciare la grifona. Anche se aveva aperto gli occhi da solo, decidendo di ribellarsi ai voleri del padre e al futuro che Lucius aveva pianificato per lui, era stato solo grazie a Hermione che aveva trovato la forza di non mollare nei momenti di difficoltà.
Cominciò a perlustrare il castello dai corridoi vicino alla Stanza delle Necessità, non vedeva l'ora di incontrarla. Da una stanza del corridoio la vide uscire, emergendo dall'oscurità. Aveva gli occhi puntati su di lei, felice di riabbracciarla e non si accorse che la grifona era in compagnia di Weasley. Un dolore sordo colse Draco all'improvviso. Un dolore che il ragazzo conosceva bene, qualcuno gli aveva lanciato un “Cruciatus”. Senza smettere di guardare Hermione, cadde in ginocchio, privo di forze, con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
Hermione cercò invano di far ragionare il rosso che con il viso trasfigurato dall'odio aveva scagliato la maledizione senza perdono: «Ron! Cosa stai facendo? Per favore lascialo stare!»
«Mione finalmente questo lurido Mangiamorte avrà quello che si merita! Cosa si prova Malferret a subire un “Cruciatus”? Ti stai divertendo?»
«Ti prego Ron, smettila. Lui non è un Mangiamorte, è dalla nostra parte» La riccia prese il polso del ragazzo, che non voleva lasciare la presa sulla bacchetta.
Sembrava che il rosso non l'avesse nemmeno sentita tutto preso dalla smania di vendicarsi dei torti subiti, così Hermione si frappose tra Draco e la maledizione, interrompendo la magia sul serpeverde, ma ricevendo  lei stessa l'incantesimo senza perdono.
Draco, sebbene stremato dalla maledizione riuscì a riprendere la bacchetta e disarmare il grifone, prima di avvicinarsi alla sua ragazza. « Sei fortunato Weasley che abbia promesso a Hermione di non lanciare mai nessuna maledizione senza perdono, altrimenti a quest'ora saresti già morto per averle fatto del male.»
Il rosso incespicò nelle parole, sentendosi colpevole per aver colpito per sbaglio l'amica. «Io non le ho fatto del male volontariamente, è tutta colpa tua! E poi da quando tu e Mione siete così in confidenza?» Chiese il grifone assottigliando lo sguardo.
Draco stava per rispondergli quando sopraggiunse Potter che vedendo Hermione quasi incosciente tra le sue braccia sfoderò la bacchetta: «Malfoy, cosa hai fatto a Hermione?»
A quel punto la pazienza di Draco si stava esaurendo, ma prima che scoppiasse una lite tra i ragazzi Hermione aprì gli occhi, cogliendo  lo sguardo preoccupato del serpeverde. «Harry, Draco non c'entra nulla! Ron gli ha scagliato un Cruciatus e io, non riuscendo a farlo ragionare mi sono messa in mezzo...»
Il salvatore del mondo magico si girò verso l'amico con lo sguardo incredulo. «Ron! È una maledizione senza perdono, non puoi averlo fatto veramente?»
«Harry quello è uno schifosissimo Mangiamorte. Gli ho solo dato quello che si merita!»
Draco, era abbastanza stufo di essere insultato e stava per reagire quando Hermione stringendogli le mani nelle sue, si sollevò da terra. «Ti sbagli Ronald. È quello che ho cercato di dirti per tutto il tempo. Lui non è un Mangiamorte. Negli ultimi tre anni è stato una spia per l'Ordine. In ogni caso anche se fosse stato colpevole il tuo comportamento non ha scusanti!»
«E tu come le sai tutte queste cose?» Chiesero in coro i due grifoni.
«Io lo so perché sono stata il suo “contatto” negli ultimi tre anni e anche perché...» La giovane perse le parole, perché in realtà loro non avevano mai definito il loro rapporto.
Ma Draco, capendo le sue difficoltà, finì per lei la frase. «Io e Hermione stiamo insieme da più di due anni.» Puntando gli occhi su di lei aggiunse: «E spero che accetterà di diventare presto mia moglie.»
I due ragazzi persero l'uso della parola e Hermione troppo presa dalle parole di Draco i dimenticò perfino che non fossero da soli. «Stai parlando sul serio? La tua è una vera proposta?»
Il giovane annuì con la testa. «So che meriteresti di meglio. Ma io sono innamorato di te. Vuoi sposarmi?»
La ragazza gli saltò al collo, dandogli piccoli, delicati, baci sul viso. «Anche io ti amo. Mille volte si Draco»
«Mi stai dicendo che mi hai rifiutato perché stai con questo viscido essere?» Proruppe Ron, rosso di rabbia.
Gli occhi di Draco saettarono sul rosso. «Ci hai provato con lei?»
Hermione gli prese le mani, cercando di calmarlo. «Non sapeva quale fosse la situazione Draco. »
«Quale situazione Hermione?» Chiese Harry. «Come puoi esserti messa con lui che per tanti anni ti ha insultato per le tue origini? Io non riesco a credere che tu ci abbia fatto questo! È sbagliato! Non puoi stare con lui»
«Che cosa vi avrei fatto di grazia, Harry? Questa è la mia vita e decido io con chi voglio condividerla.»
«Beh se vuoi passarla con questo qui sei solo una poco di buono che si è lasciata affascinare da qualche soldo e un bel faccino. Mi fai...» Non riuscì a terminare la frase che un pugno di Draco gli arrivò dritto sulla mandibola. «Se vuoi insultare me fai pure Potter, ma tu azzardati ancora a dire quello che hai detto stasera di Hermione e ti assicuro che non tornerai a casa sulle tue gambe.»
Ron stava per mettersi in mezzo per difendere il suo amico quando Harry lo bloccò con una mano. «Chiariamoci bene Hermione, se hai davvero intenzione di sposare questo qui, per me è come se tu fossi morta! Decidi tu.»
«Allora penso che questo sia un addio Harry.» Si voltò e cominciò a camminare a passo spedito verso il cortile della scuola, doveva prendere un po d'aria per non far vedere le lacrime che volevano uscire.
Draco le andò dietro. «Sei sicura Hermione? Ti capirei se scegliessi i tuoi amici a me, con tutto quello che ti ho fatto passare.»
«Quelli non sono amici.» Rispose con le lacrime agli occhi. «Per me ci sei solo tu e non vedo l'ora di cominciare la nostra vita insieme Draco.»


Draco tornando alla realtà allontanò il contratto con un gesto di stizza. Avrebbe aspettato a formalizzare il tutto solo dopo il ritorno di Scorpius.
La faccia dell'anziano preside di Hogwarts comparve all'interno del camino dello suo studio, l'unico a essere collegato alla Metropolvere sia per la comunicazione che per trasporto delle persone.
Nel vedere il camino illuminarsi Draco si diresse velocemente al focolare, dove gli apparve il viso dell'anziano preside di Hogwarts.
«Professor Silente, a cosa debbo questa chiamata improvvisa? Mio figlio si è forse cacciato nuovamente nei guai?». Mancava ormai poco più di una settimana al termine delle lezioni a Hogwarts e Draco aveva sperato di non ricevere più lettere o comunicazioni riguardo alla condotta di Scorpius, almeno per quell'anno.
«Veramente signor Malfoy ho bisogno che lei si rechi a scuola con una certa urgenza.»
«Venire a scuola? Cosa ha fatto di tanto grave questa volta?» Chiese il giovane uomo indurendo il tono di voce.
«Suo figlio non ha fatto nulla Draco; si è ammalato e se la situazione non migliorasse lo dovremmo far ricoverare al San Mungo. È mio dovere avvertirla, spero che lei riesca a venire, io comunque la terrò aggiornato.»
«Ammalato? Che cosa ha esattamente» Domandò preoccupato.
«Broncopolmonite.»
Draco era troppo scioccato per chiedere ulteriori dettagli, si limitò a congedare l'ex preside dicendo che sarebbe arrivato il prima possibile. Appena conclusa la conversazione con Silente, Draco andò alla ricerca dei suoi genitori trovandoli in biblioteca.
«Madre, mi ha contattato Silente, Scorpius ha la broncopolmonite. Vado a Hogwarts a vedere quanto sia grave la situazione.». Disse visibilmente preoccupato.
Narcissa Malfoy stava sorseggiando un tea accomodata nella sua poltrona preferita. La biblioteca, insieme al giardino, erano i posti che prediligeva in quella prigione dorata chiamata casa.
Quando suo figlio entrò comunicando quella notizia bomba perse la presa sulla tazzina facendola rovinare al suolo. Quella notizia l'aveva scioccata, Scorpius era stata la sua seconda possibilità. Dall'età di un anno lei aveva cresciuto quel bambino come se fosse suo figlio, cercando di rimediare agli sbagli che aveva commesso con Draco. Subito Lucius le fu accanto stringendole la mano per cercare di infonderle coraggio. Non era mai stato un uomo molto espansivo ma, anche se il loro era stato un matrimonio combinato, amava sua moglie profondamente e capiva come poteva sentirsi la donna così lontana dal nipote che stava male.
«Devo venire anche io.» Disse la donna cercando di non far trasparire troppo la sua angoscia.
«Madre, non devo ricordarvi che non potete uscire dal Manor, vero? Mi spiace, appena avrò notizie vi contatterò, ora è meglio che vada» e senza aspettare risposta Draco uscì dalla biblioteca per recarsi a Hogwarts via camino.
Narcissa guardò Lucius negli occhi e si intesero all'istante, non sarebbe stata con le mani in mano in quella situazione, a qualsiasi costo nessuno le avrebbe impedito di stare vicino a Scorpius.
Il marito fece un gesto che non avrebbe mai pensato di compiere in vita sua, prese una manciata di Metropolvere e attivando la comunicazione  via camino disse: «Signora Weasley, mi scuso per l'ora ma dovrei parlare con suo marito, è in casa?»
Una scioccata Molly Weasley si era vista spuntare la faccia di Lucius Malfoy nel camino della cucina. Era la prima volta in tredici anni che lavorava per suo marito che l'algido ex serpeverde li contattava, doveva essere importante, quindi si affrettò ad andare a cercare il marito.
Dopo qualche minuto la faccia di Arthur Weasley era comparsa nel focolare: «Buonasera Lucius, Narcissa. É successo qualcosa?»
«Il preside Silente ha contattato Draco dicendogli che Scorpius ha preso una brutta broncopolmonite e ha chiesto a nostro figlio di raggiungerlo subito a Hogwarts, noi però siamo bloccati qui»
«Broncopolmonite a giugno, miseriaccia! Capisco la vostra apprensione ma non saprei come aiutarvi.» In sottofondo si udì la voce tonante di Molly che riprendeva il marito: « Arthur! Cosa vuol dire non sai come aiutarli? Chiama Harry e chiedi di far dare loro un permesso speciale, il ragazzo non ha la mamma almeno a  Narcissa deve essere permesso di accudirlo! Abbiamo la fortuna di avere un Auror in famiglia, cerchiamo di sfruttarla per aiutare degli amici in difficoltà» Concluse la donna sottolineando la parola amici. Loro non si erano mai considerati amici, essendo Lucius obbligato a lavorare sotto la supervisione del rosso per espiare il suo passato oscuro. Tuttavia Molly credeva che le cose dovessero cambiare, lavorare gomito a gomito per tredici anni avvicinava due persone, forse quella sarebbe stata la volta buona per i due uomini di instaurare un rapporto più stretto della semplice collaborazione, e poi il pensiero di quel ragazzino che stava male, solo in infermeria le faceva sanguinare il suo cuore di mamma.



Un capitolo incentrato sulla fiducia. La fiducia che ha Altair nei confronti del fratello perché non faccia la spia. La fiducia di Scorpius nei confronti di Severus e di Silente quando gli rivela il loro piano. Ed infine la fiducia dei coniugi Malfoy che chiedono aiuto a quelli che una volta erano i loro nemici per riuscire a stare accanto al nipote malato. Ma ci sono anche fiducie che si perdono. Hermione quando rivela ai due grifoni il rapporto che la lega al serpeverde perde la loro amicizia (se di amicizia si può parlare...) e i ragazzi non hanno più fiducia in lei.
Bene, è ormai vicino il momento in cui i gemelli si dovranno scambiare il posto. La broncopolmonite di Altair rischia di compromettere il piano ideato dai ragazzi.
Riuscirà il giovane grifone a non farsi smascherare dal padre che si sta recando a Hogwarts per accudire Scorpius?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo :P
A presto
Lyn

Ps Vista l'ora tarda in cui pubblico mi scuso per eventuali strafalcioni scritti...

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Capitolo 7
*** Rimorsi ***


Buonasera e felice domenica,
Spero che abbiate passato un bel week end. Avrei voluto riuscire ad aggiornare la storia ieri ma gli ultimi ritocchi hanno richiesto più tempo di quanto avessi preventivato.
Eccoci comunque al capitolo 7 che parla di rimorsi...
buona lettura
Lyn

Capitolo 7
Rimorsi

Finito di parlare con Draco, il preside accompagnato da Severus, si recò in infermeria dove trovò Scorpius,  seduto accanto al letto del fratello, che gli stava cambiando la borsa del ghiaccio dalla fronte.
«Scorpius, ho appena finito di parlare con tuo padre. Arriverà molto presto, è meglio che tu vada a cambiarti l'uniforme e ti rechi a Grifondoro.»
Il ragazzo sbiancò al sentire quelle parole. «Scusi, perché mai dovrei andare a Grifondoro?»
«Mio caro ragazzo sei tu che hai voluto che dicessi a tuo padre che ti eri ammalato, quindi se Scorpius Malfoy è in infermeria non può certo vagare per il castello. Dovrai provare ad impersonare tuo fratello per qualche giorno...»
«Beh ma noi siamo entrambi in isolamento, non è necessario che io vada a Grifondoro per mettermi nei panni di Altair!»
Il preside stava per rispondere quando intervenne il professore di Pozioni: «Scorpius, cerca di ragionare. Con tuo padre che gira nel castello è necessario che tu tenga lontano tutti gli studenti di Grifondoro dall'infermeria. Io cercherò di tener lontano i tuoi amici di Serpeverde, ma è necessario che tu tenga d'occhio i tuoi compagni»
«Ma io vorrei rimanere vicino a mio fratello...» Mugugnò il serpeverde.
«Ascoltami bene ragazzino» Sbottò Severus, perdendo la pazienza. «Ci hai coinvolto tu in questa storia, adesso devi fare la tua parte per far si che tuo padre non scopra lo scambio.»
«Sappiamo quanto tu sia preoccupato per tuo fratello. Se sei ancora dell'idea di scambiarvi il posto la scelta più saggia è andare a Grifondoro. Tra l'altro questi giorni potrebbero essere utili per imparare a metterti nei panni di Altair. L'altra alternativa è che quando arriverà tuo padre tu gli dica tutto e lasci che sia lui a gestire la faccenda.» Aggiunse il preside bonario.
Scorpius, valutando le considerazioni fatte dagli insegnanti, decise di seguire il loro consiglio e dopo essersi cambiato di uniforme e preso dei vestiti di ricambio si recò alla Torre di Grifondoro.
Entrò nella torre dei grifoni a sera inoltrata. La Sala Comune sembrava per fortuna deserta. Aveva bisogno di qualche minuto per adattarsi; il solo pensiero di dover dividere la stanza con Potter & Co gli faceva venire l'orticaria.
Dalla poltrona vicino al camino spento provenne una voce. «Scorpius, sei tu?» Lily Potter alzandosi dalla poltrona si avvicinò al ragazzo sorridendogli. «Altair! Scusa ti avevo scambiato per Malfoy, da lontano siete praticamente identici, specialmente da quando hai tagliato i capelli. Come mai sei qui?»
Scorpius gli raccontò la storia che aveva concordato con il preside, cioè che dopo la partita Scorpius si era sentito male per una brutta broncopolmonite e che il preside aveva deciso di annullare la punizione per i pochi giorni di scuola che rimanevano.
La ragazza parve preoccupata per le condizioni del giovane serpeverde: «Mi spiace per Scorpius, una broncopolmonite in giugno sembra una cosa seria. Non hai notizie sulla sua salute?»
«Le condizioni sono gravi. Ha la febbre alta e sta delirando; il preside ha mandato a chiamare suo padre, dovrebbe giungere a minuti.» Rispose il ragazzo preoccupato per il fratello.
«Eh si che durante la partita mi sembravi tu quello meno in forma... Mi dispiace molto per lui, spero si riprenda presto.» Disse Lily arrossendo visibilmente.
«Ho chiesto di tenermi aggiornato sulle sue condizioni. Sai in questi ultimi mesi siamo diventati amici...»
«Si lo so. È per questo che hai fatto quella faccia quando sei entrato qui? Sai James mi ha raccontato del vostro litigio. Penso che mio fratello si sia pentito del modo in cui ti ha trattato durante l'aggressione di Goyle, sai quando c'è di mezzo Malfoy lui va fuori di testa.»
Altair non gli aveva detto della lite con il grifone, probabilmente non voleva rendere ancora più tesi i suoi rapporti con il giovane Potter. Annuì con la testa. «Posso chiederti cosa è successo tra Malfoy e tuo fratello per fargli provare tanto risentimento nei confronti del serpeverde?»
«Purtroppo Scorpius non centra molto con il suo risentimento. La nostra famiglia è molto legata a quella dei genitori di Hugo. Mio zio Ron, suo padre, ha inculcato sia in James che in suo figlio un sentimento che sfiora quasi l'odio nei confronti della casa Serpeverde e in particolare per la famiglia Malfoy.»
Scorpius si fece ancora più attento al discorso della grifona. Non aveva mai capito perché non riuscisse ad andare minimamente d'accordo con  James Potter , e forse quella era la giusta occasione per scoprirlo. «Sbaglio o tu non provi gli stessi sentimenti di tuo fratello nei confronti di Malfoy?»
«No, anche se non posso dire di conoscere bene Scorpius, mi sembra un bravo ragazzo; e poi non mi piace che qualcuno mi imponga con chi fare amicizia e chi devo odiare. Ho un mio cervello che ragiona bene, la maggior parte delle volte.»
«Ragazza saggia.» esclamò colpito «Ma come mai tuo zio ha così tanto astio nei confronti dei Malfoy?»
«Zio Ron per mio padre non è sempre stato solo un cognato. Papà ha conosciuto lo zio sul treno il primo giorno di scuola a Hogwarts e da allora sono sempre stati insieme. Nel loro gruppo c'era anche un'altra ragazza; i miei genitori le erano molto affezionati, mio padre la considerava quasi una sorella e zio Ron era innamorato di lei. Quella ragazza, la madre di Scorpius, decise di fidanzarsi con Malfoy e lo zio Ron non riuscì mai a superare la cosa. Considerando che tra lui e Malfoy non c'era mai stato un bel rapporto prese il fidanzamento dell'amica come il più grande degli affronti e non la perdonò.»
«Ma scusa anche i tuoi, che consideravano la ragazza parte della famiglia, non vollero più avere a che fare con lei?» Chiese Scorpius aggrottando la fronte.
«All'inizio mio padre spalleggiò lo zio, ma in seguito si pentì di aver osteggiato la relazione tra Malfoy e la sua amica. La ragazza infatti, dopo un'accesa discussione con lui, non volle più rincontrare mio padre per chiarirsi e pochi anni dopo se ne andò, abbandonando Scorpius e suo padre» finì di raccontare Lily.
«Certo che i tuoi genitori ti raccontano proprio tutto. Mia madre non mi avrebbe mai fatto confidenze simili!» Esclamò stupito Scorpius.
«Ti sbagli Altair, loro non mi hanno raccontato proprio nulla. Ho origliato qualche conversazione tra i miei genitori ed ho assistito ad un paio di litigi tra mio padre e mio zio. Sai mio padre non vuole che la faida tra le case di Serpeverde e Grifondoro continui come era ai suoi tempi e in più di un'occasione ha chiesto a zio Ron di non aizzare James contro Scorpius, ma lo zio da quell'orecchio non ci sente.»
«Non offenderti ma forse saresti stata bene anche a Serpeverde.» disse Scorpius ridendo.
«Non mi offendo, anzi, il primo giorno di scuola avrei quasi voluto finire in quella Casa invece che a Grifondoro.» Mormorò Lily con le gote arrossate.
«Davvero? Non l'avrei mai detto!»
«Si» Annuì con la testa, «ma poi penso che la paura della reazione della mia famiglia, specialmente di mio zio, mi abbiano creato dei timori inconsci, facendomi smistare a Grifondoro.»
Proprio mentre Lily stava finendo di parlare dal ritratto della signora Grassa comparvero James e Hugo.
Il giovane grifone lo guardò stupito del trovarlo lì. «Altair, come mai sei qui?»
Scorpius raccontò la storia concordata con il preside anche a loro, cercando di imitare il modo di fare del fratello, per non farsi scoprire.
Una secca risata interruppe il racconto del ragazzo. Hugo Weasley trovava molto divertente quello che era capitato al fratello. «Gli sta proprio bene a quella viscida serpe»
Scorpius stava per rispondere al rosso quando intervenne James: «Hugo non è carino ridere così dei guai altrui. Anche se non andiamo d'accordo con Malfoy non mi sembra giusto compiacersi del fatto che sia malato seriamente. Oltre a questo si è comportato davvero correttamente alla partita, avrebbe potuto fregarsene e lasciar cadere Altair, ma non l'ha fatto.»
«Pensala come vuoi cugino, io rimango della mia opinione.» Liquidò l'argomento con un'alzata di spalle. «Adesso se volete scusarmi vado a letto.»
Non appena il rosso si allontanò Scorpius riprese la parola: «Se preferisci non avermi in stanza James posso sempre dormire qui in Sala Comune per i pochi giorni che rimangono»
«Ma figurati Altair! Non se ne parla. Tu dormi di sopra con noi.» Gli sorrise James dandogli una pacca sulla spalla. Poi, un poco imbarazzato aggiunse: «Scusami per come mi sono comportato quando sei stato aggredito, sono stato un vero idiota. È solo che quando c'è di mezzo Malfoy mi va il sangue alla testa»
«Scuse Accettate James» Rispose Scorpius pensando che quella sarebbe stata la reazione più appropriata per sembrare Altair.


Il preside Silente aveva abbassato le difese del Castello per permettere a Draco di giungere attraverso il camino del suo studio.
«Professor Silente ho cercato di arrivare prima possibile. Come sta Scorpius?» Chiese l'uomo, arrivando trafelato per il camino.
«Signor Malfoy mi scuso di essere stato costretto a chiamarla ma le condizioni di suo figlio hanno richiesto la sua immediata presenza qui. Il ragazzo ha preso una brutta infreddatura; ha la febbre alta e la broncopolmonite.»
«Ormai siamo quasi a giugno. Come ha potuto venirgli la broncopolmonite in questa stagione?» Domandò l'uomo perplesso.
«Suo figlio ha un carattere competitivo e perfezionista. Si è allenato a Quidditch sotto l'acqua per molte ore ieri sera. Sebbene Severus gli abbia dato dei corroboranti il ragazzo si è strapazzato oggi e la febbre è risalita, aggravandosi con la broncopolmonite.»
«Allenarsi sotto la pioggia? Ma è assurdo! Il campionato non è finito a dicembre? Perché Scorpius avrebbe dovuto allenarsi sotto la pioggia?» Chiese l'ex serpeverde stupito.
L'anziano preside stava per rispondere quando sopraggiunse il professore di Pozioni. «Ben arrivato Draco. Rispondendo alla tua domanda, nella seconda parte dell'anno sono state giocate delle amichevoli, per questo il ragazzo si stava allenando.»
«Severus» Lo salutò stringendogli calorosamente la mano. «So che mio figlio è testardo, ma forse sarebbe stato meglio tenerlo più a freno...»
«Credimi, con la sua testa dura, è stato proprio impossibile» Rispose il professore con una punta d'ironia nella voce.
Entrarono in infermeria accolti da Madama Chips: «Signor Malfoy, ben arrivato! Le condizioni di suo figlio sono abbastanza serie. Quando è arrivato qui oggi pomeriggio aveva la febbre a 41 e la visita ha rilevato una forte broncopolmonite. Gli ho somministrato più volte la “Pozione Piperita” per alleviare sia l'infreddatura che la febbre ma non ha dato ancora buoni risultati.» L'anziana infermiera li condusse fino al letto di Altair.
Il ragazzino giaceva supino nel letto con una borsa del ghiaccio sulla fronte. Scosso dai tremiti, delirava. «Mamma dove sei? Sto male mamma, aiutami! Papà non andare via, ti prego»
A Draco si strinse il cuore vedendo lo stato del figlio.«Ho portato una nuova pozione che ho sperimentato ultimamente. È una variante della Pozione Piperita a cui ho aggiunto delle foglie di Dittamo e una dose doppia di Corteccia di Salice rispetto alla pozione originale. Ho appena finito di fare i test in laboratorio e ha dato eccellenti risultati sia contro la febbre alta che contro alcune malattie dell'apparato respiratorio.» Sussurrò per non disturbare il figlio.
«Signor Malfoy apprezzo il suo interessamento ma lei non è un magimedico, quindi preferisco utilizzare la classica Pozione Piperita...»
Il preside la interruppe: «Poppy, mia cara, il signor Malfoy oltre ad essere il padre del ragazzo è un famoso pozionista che lavora per il Ministero. Dovremmo sentirci fortunati a poter usufruire delle sue risorse per curare suo figlio»
«D'accordo signor Preside, ma io declino ogni responsabilità sui possibili effetti che possa dare questa pozione.» Rispose l'infermiera uscendo dalla stanza.
Draco, sicuro del suo lavoro, si avvicinò al ragazzo  e tirandogli su la testa gli fece ingoiare un cucchiaio dell'infuso di sua invenzione. Sfiorare suo figlio era come toccare delle braci ardenti.
Dopo avergli somministrato la pozione si sedette sulla sedia accanto al suo letto: «La pozioni va data ogni tre ore quindi rimarrò qui stanotte. Se entro domani pomeriggio non sarà migliorato sarà meglio trasferirlo al San Mungo»
Dopo avergli fatto portare del tea i due professori lo lasciarono solo promettendo di tornare l'indomani mattina.
Il pozionista continuava a guardare il figlio. Quanto era cambiato in quei pochi mesi? Sembrava così diverso da quando lo aveva salutato a gennaio. Il viso era sempre lo stesso ma l'espressione del suo volto gli ricordava tantissimo Hermione. Angosciato per la salute del figlio non poté fare a meno di ripensare ai momenti passati ad Hogwarts da studente.
L'ex serpeverde ricordò quando al terzo anno era finito in infermeria perché era stato ferito da un ippogrifo; all'epoca era ancora un ragazzino borioso e pieno di se. Sorrise nel ricordare quando Hermione l'aveva picchiato quell'anno; a distanza di anni sapeva di essersi  meritato quel trattamento.
Con la mente tornò all'ultima notte passata a Hogwarts, alla fine della guerra.

Hermione era sconvolta dopo la discussione con Potter e vagava agitata per i cortili del castello. Lui le stava accanto in silenzio. Anche se non approvava il comportamento tenuto dal grifone non voleva infierire sulla ragazza riaprendo il delicato argomento, quella notte ne aveva già passate troppe. Vedendola barcollare la prese in braccio soffocando le sue proteste con un delicato bacio.
«Scusami, mi sei mancata cosi tanto che non ho potuto farne a meno. » Le disse sorridendo.
«Non scusarti mai per cose come questa, Draco.»  Gli rispose ricambiando il sorriso. Si vedeva che si sforzava di non crollare. «Dovrei essere io a scusarmi, mi comporto come una pazza...»
Il giovane le mise un dito sulle labbra: «Non dirlo nemmeno per scherzo. Hai perso tanto questa notte.»
«Ma ho anche guadagnato tanto.» Attorcigliò i crini biondi del ragazzo con le dita pensando che forse avrebbero potuto rimanere così per sempre. «Dove mi porti?» Gli domandò pensierosa. Dopo tanti mesi di latitanza aveva un estremo bisogno di sapere dove stavano andando.
«Se sei d'accordo andrei a vedere se la mia camera a Serpeverde è ancora agibile.»
La grifona lo guardò pensierosa. Non aveva mai visto ne la camera del ragazzo ne i sotterranei della casa Serpeverde. Il pensiero di dormire con lui la emozionava e spaventava al tempo stesso. Nonostante si conoscessero nel profondo, avevano preferito aspettare che tutto fosse finito prima di fare l'amore per la prima volta. Visto che sarebbe stata la prima esperienza per la riccia, il ragazzo voleva che fosse speciale.
«Tranquilla Hermione, dormiremo e basta. Non potrei sopportare che ricordassi questa notte come tua prima volta. Vorrei portarti via da tutto questo subito, ma ormai è tardi e probabilmente domani saremo interrogati dagli Auror, quindi per adesso non possiamo muoverci.»
Rasserenata dalle sue parole posò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
Quando arrivarono vicino al dormitorio Serpeverde il ragazzo vide di lontano i suoi amici. Theo sosteneva Daphne che doveva essersi fatta male ad una caviglia mentre Blaise e Pansy camminavano mano nella mano. Erano scarmigliati e avevano qualche contusione, ma per fortuna stavano bene.
Vedendolo arrivare Blaise gli andò incontro. «Draco, per fortuna stai bene amico. Avevamo paura ti fosse successo qualcosa.»
Hermione sentendo la voce del moro si rannicchiò ancora più addosso al ragazzo. Quella sera non avrebbe sopportato altri insulti o prese di posizione contro la loro relazione e temeva che i serpeverde avrebbero rincarato la dose già data da Harry.
«Hermione sta bene?» Chiese il moro.
La riccia si voltò di scatto stupita da quelle parole.
Blaise le sorrise e anche gli altri le si avvicinarono.
«Meno male che siete usciti allo scoperto. Eravate veramente ridicoli a far finta di odiarvi negli ultimi anni» Disse sorridendo Daphne.
«Voi avevate capito tutto?» Mormorò la ragazza incredula.
«Ma certo Hermione, per chi ci hai preso? Non abbiamo certo problemi di vista o di cervello a Serpeverde» Ghignò la bionda.
«E siete d'accordo?» chiese sempre più stupita la grifona.
«Beh a parte il fatto che non sta a noi a giudicare la vostra relazione, si siamo d'accordo. Da quando ci sei tu nella sua vita, Draco ha fatto un cambiamento … in meglio quindi non potremmo essere più felici per voi.»
«Daphne» La sgridò Draco. «Chiudi quella bocca! Non c'è bisogno sempre di sbandierare ai quattro venti quello che pensi.»
A quell'affermazione erano scoppiati a ridere tutti e sei. Quella notte Hermione aveva perso tanto, ma aveva anche guadagnato molto: dei nuovi amici. Questo era quello che Draco aveva pensato in quel momento, peccato che quell'intesa si fosse rotta inspiegabilmente qualche anno dopo.


Tornando al presente Draco si accorse che era l'ora di una seconda dose della pozione. Dopo averla somministrata al figlio notò con sollievo che il suo viso era più disteso. Forse la pozione stava, per fortuna, facendo effetto.


Harry Potter si rigirava agitato nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Dopo l'ennesimo movimento brusco sentì la voce assonnata di sua moglie.
«Lumos.»
«Ginny, tesoro come mai sei sveglia?» domandò ingenuamente l'uomo.
«Beh, come pensi che riuscirei a prendere sonno con te accanto che continui a muoverti?» replicò esasperata la rossa.
«Scusami. Avrei dovuto andare di sotto per non disturbarti. Spero riuscirai a riprendere sonno» Disse alzandosi dal letto.
«Fermo dove sei Harry Potter. Non mi interessa ricominciare a dormire, ma sapere cosa ti angoscia così tanto da toglierti il sonno! Da dopo che hai parlato con mia madre sei in queste condizioni. Cosa ti ha chiesto?»
«Niente di che Amore, solo un favore al lavoro.»
«Quale favore Harry? Devo chiamarla con quello strano aggeggio babbano che le hai regalato a Natale, il “celluloide”, per sapere cosa sta succedendo? A volte sei davvero peggio dei bambini, bisogna tirarti fuori le parole con le tenaglie» Scosse il capo frustrata.
«Veramente si chiama cellulare e non mi sembra il caso di disturbare i tuoi alle due del mattino... Tua madre mi ha detto che Scorpius Malfoy è ammalato. Ha la broncopolmonite, pare che suo padre si sia già recato a Hogwarts per assisterlo e mi ha chiesto se potevo far avere un permesso anche per Narcissa perché possa recarsi a scuola per stare accanto al nipote malato.»
«Il figlio di Hermione ha la broncopolmonite?» La donna si portò una mano alla bocca angosciata. «Mamma ha ragione, almeno a sua nonna deve essere permesso di assisterlo. Mi recherei io stessa a Hogwarts per dare una mano, se non fossi sicura che la cosa non farebbe piacere a Malfoy.» Ora tutta l'agitazione del marito aveva un senso. La spaccatura con l'amica era stata un brutto colpo per entrambi.
I primi giorni dopo la fine della guerra il ragazzo, ancora sotto shock, non aveva voluto sentir ragioni. Troppe cose erano successe, troppe le bugie che gli erano state raccontate, per poter dimenticare. Quando aveva creduto che Silente fosse morto gli si era spezzato il cuore e Hermione, che sapeva quale fosse la realtà, gli aveva mentito. Aveva mentito così bene in tutti quegli anni su Silente, su Malfoy, su tutto, che Harry aveva creduto che forse la riccia avesse mentito anche sui sentimenti nei suoi confronti, sul fatto che lo considerasse un fratello. Ron ci aveva messo tutto se stesso a fomentare la rabbia del grifone e Ginny non era riuscita in nessun modo a far ragionare il suo fidanzato.
Tutto era cambiato con l'inizio dei processi. Le testimonianze di Draco e Hermione erano state rilasciate a porte chiuse, ma lui era riuscito a leggere le trascrizioni. Quando aveva letto del contributo che avevano dato entrambi a sconfiggere il Signore Oscuro si era sentito veramente uno stupido. Doveva ringraziare Draco per tantissime cose che ignorava, tra cui avergli salvato la vita sia al Torneo Tre Maghi, sia a Malfoy Manor, quando erano stati catturati da Bellatrix. Per non parlare del fatto che era stata una sua brillante idea a impedire che Silente sacrificasse la sua vita per sconfiggere Voldemort. Hermione, poi era stata il suo angelo custode silenzioso. Se non ci fosse stata lei sicuramente non ne sarebbe uscito vivo. Si sentiva un verme per come l'aveva ripagata di tanto affetto, si sarebbe meritato molto di più del pugno che Draco gli aveva dato per come l'aveva trattata.
Purtroppo si era reso conto di tutto questo troppo tardi. Quando infatti aveva capito di aver sbagliato era andato più volte a Malfoy Manor, dove sapeva che si era trasferita. Tutte le volte che era andato a cercarla era stato ricevuto da Lucius Malfoy che, molto più che compiaciuto, gli aveva comunicato che la “signorina Granger” non voleva avere più niente a che fare con lui. Quando anche la lettera di scuse non aveva fatto alcun effetto, Harry aveva gettato la spugna.
Hermione aveva condotto una vita molto riservata dopo la fine della guerra. Harry aveva letto un trafiletto in decima pagina della “Gazzetta del Profeta” che comunicava che la ragazza era convolata a nozze con Draco Malfoy e non era stata data nemmeno la notizia, l'anno seguente, che l'amica avesse partorito.
L'unico avvenimento che avesse avuto molto rilievo sulla “Gazzetta del Profeta” era stata la separazione tra Draco ed Hermione e la sua sparizione improvvisa. Rita Skeeter aveva ipotizzato infatti che Malfoy avesse fatto del male alla moglie, facendone poi sparire il corpo. Harry, ormai diventato un Auror, si era recato dal Ministro, allarmato, chiedendo di poter indagare sulla sparizione della riccia. L'uomo era rimasto stupito dell'interessamento dell'Auror, sapendo che aveva tagliato tutti i ponti con la ex compagna di Casa. Gli aveva poi ricordato che la penna di Rita Skeeter raramente scriveva la verità. Il Ministro gli aveva infatti detto di aver visto lui stesso Hermione, quando aveva preso la decisione di lasciare Malfoy. La donna stava benissimo e voleva solo farsi una nuova vita, all'estero. A quel punto Harry aveva deciso che la decisione migliore fosse quella di rispettare il volere dell'amica, lasciandola in pace.
Ginny ripensando a tutte queste cose capiva benissimo lo stato d'animo del marito al pensiero che il figlio di Hermione stesse male e che l'amica non ne sapesse niente.
«Stai tranquillo Harry, sono sicura che Malfoy si prenderà molta cura del figlio. Dopotutto sei stato proprio tu a dirmi che, quando l'anno scorso l'hai visto a Hogwarts, l'hai trovato molto cambiato rispetto al ragazzino dei tempi della scuola.»
«Si hai ragione. Farò di tutto per permettere a Narcissa di assistere il nipote, ma penso che anche Hermione dovrebbe sapere che il figlio è malato.»
«Hai ragione, lei dovrebbe saperlo, ma non è una decisione che possiamo prendere noi. Cerca di dargli una mano, sono sicura che Hermione apprezzerebbe molto il tuo aiuto.»

Hermione si svegliò di soprassalto, con le lacrime agli occhi. Aveva fatto un bruttissimo incubo e l'angoscia aveva lasciato una fastidiosa sensazione di gelo sottopelle. Aveva sognato che Altair aveva la broncopolmonite e la febbre alta e che Draco vegliava su di lui. La donna era sempre stata scettica riguardo a discipline come “Divinazione”, ma quel sogno le era sembrato così vivido e realistico da spaventarla. Pensandoci razionalmente quell'incubo non poteva avere un fondo di realtà. Altair era a Marsiglia, se fosse stato malato sarebbe sicuramente stata avvertita dalla preside Maxime e non ci sarebbe stato Draco ad assisterlo. Le era già capitato di sognare il marito. Il più delle volte erano ricordi dei tempi della scuola o del primo anno di matrimonio. Ma quello che aveva sognato era un uomo adulto, ben diverso dal giovane che aveva lasciato undici anni prima e questo dettaglio l'aveva messa in allarme. Se fosse stato Scorpius ad essere malato? Dopotutto erano gemelli, era normale che fossero identici. Non poteva chiederlo ne a Draco ne a nessuno dei suoi amici. Non aveva diritto di essere avvertita del malessere del primogenito dopo come li aveva lasciati.
Alzandosi dal letto andò in cucina e si fece una camomilla, sperando di calmarsi. Dopo averla bevuta ritornò in camera e agitò la bacchetta formulando l'incantesimo “Rivela”; dalla parete accanto al suo comodino apparirono diverse vecchie fotografie babbane e qualche ritaglio di giornale. Una ritraeva  lei e il marito il giorno che si erano sposati. Per il fotografo lo sposo aveva assunto la sua solita aria scostante, e lei ricordava, di essersi arrabbiata molto quando aveva visto le foto perché non ne aveva trovata nemmeno una in cui Draco sorridesse. Quella che preferiva, invece, era una foto che Hermione aveva fatto di nascosto; ritraeva il marito con in braccio i due figli. In quella foto aveva immortalato un sorriso sincero che raramente l'ex serpeverde aveva mostrato in pubblico. Dopo aver accarezzato l'immagine di Scorpius, come se in qualche modo potesse guarire i suoi malanni con quel gesto, Hermione si rimise a letto. Nel suo cuore sperava che le sue arti divinatorie non fossero migliorate dai tempi di Hogwarts e che entrambi i suoi figli stessero bene.

Il mattino seguente Harry era riuscito ad ottenere un permesso speciale per Narcissa a patto che lui l'accompagnasse e la sorvegliasse durante tutta la sua permanenza a Hogwarts. Non avendo avvisato del loro arrivo non avevano potuto materializzarsi all'interno del Castello, spuntando invece davanti all'ingresso principale. Accolti da Gazza era stato chiesto loro di aspettare all'ingresso l'arrivo del Preside. Harry non capiva come mai tanta formalità, dopotutto Hogwarts era per lui come una casa.
Anche l'accoglienza del Preside lasciò l'Auror piuttosto perplesso:
«Signor Potter, Lady Malfoy, non sono stato avvertito del vostro arrivo. Narcissa immagino tu sia qui per tuo nipote, e lei Signor Potter?»
Harry era rimasto perplesso dall'insolita freddezza dell'anziano Preside. «Professor Silente, mi scuso per non averla avvisata del nostro arrivo, ma ieri sera sono stato avvertito del malessere del giovane Malfoy e sono riuscito a ottenere un permesso speciale in modo che Narcissa possa assisterlo. L'unica condizione però per la sua permanenza qui» disse indicando l'ex serpeverde «è che io accompagni e rimanga qui, insieme a Lady Malfoy, per tutta la sua permanenza.»
«Capisco» rispose pensoso il preside. «In questo caso vi do il benvenuto al Castello. Devo tuttavia essere chiaro, avrete accesso entrambi alla sola infermeria. Sono gli ultimi giorni di scuola e non vorrei che la vostra presenza distraesse i miei studenti.»
Quell'accoglienza aveva insospettito l'Auror, sembrava che il preside gli stesse nascondendo qualcosa, come quando era studente a Hogwarts. «Non è la prima volta che vengo a trovarvi professor Silente, non pensavo fosse un problema la mia presenza qui.»
«Beh ma questa non è una visita di cortesia, o sbaglio? Signor Potter lei è una celebrità e solitamente viene a trovarci all'inizio dell'anno scolastico. In questo periodo ci sono invece gli esami e non vorrei distrarre dallo studio gli studenti che dovranno affrontare i Gufo o i Mago. Se le sono sembrato scortese, mi scuso.»
«Ha ragione preside Silente, cercherò di essere il più invisibile possibile e rimarrò in infermeria per tutto il mio soggiorno.»
«Vi ringrazio signor Potter, ero sicuro che avreste capito.»
Il preside li condusse fino all'infermeria dove trovarono Draco, che a giudicare dalle occhiaie doveva aver passato la notte a vegliare il figlio. «Madre, come avete fatto a ottenere il permesso di venire qui?» Disse l'uomo vedendo apparire la madre sulla soglia della corsia di degenza.
«Abbiamo chiesto ai signori Weasley se potevano intercedere con il signor Potter perché mi permettessero di venire qui.» Dietro le spalle della donna c'era Harry, che si era volutamente tenuto a distanza per non essere invadente.
Il figlio sgranò gli occhi. I suoi gli avevano sempre insegnato ad essere riservato, ed era un poco infastidito dal fatto che avessero chiesto aiuto proprio a lui. Tuttavia capiva perfettamente la preoccupazione della madre, decise quindi di astenersi da ogni commento. Si avvicinò all'Auror tendendogli la mano. «La ringrazio per il suo intervento signor Potter.»
Harry aveva colto lo sguardo dell'ex serpeverde, capiva il suo fastidio. Anche lui nei suoi panni avrebbe reagito nella stessa maniera. Tuttavia invece di arrabbiarsi con la madre si era destreggiato con disinvoltura, ringraziandolo per l'intervento. Harry era colpito da questo comportamento. «Non ho fatto un granché signor Malfoy. Mi sembrava giusto che vostra madre potesse esservi vicino in questo momento. Come sta il ragazzo?» Chiese sinceramente interessato.
Anche lo sguardo di Narcissa si fece attento sentendo quella domanda.
«Ieri notte aveva la febbre molto alta e delirava. Gli ho somministrato una variante alla Pozione Piperita di mia invenzione e anche se non ha ancora ripreso conoscenza la febbre è leggermente calata. Ora bisogna solo aspettare.»
«Hai fatto fare da cavia a mio nipote?» Chiese indignata la donna.
«Madre, quella pozione l'ho testata con successo diversi mesi fa. A settembre cominceranno a usarla in diversi ospedali. Pensi forse che metterei a rischio la salute di mio figlio?» Sbottò stizzito il figlio per la sua mancanza di fiducia.
«No Draco, non l'ho mai pensato. Scusami per i miei dubbi. Senti tu hai l'aria distrutta, che ne dici di fare una pausa? Ti vai a mangiare qualcosa e riposi per qualche ora. Rimango io con Scorpius e se cambia qualcosa ti avviso.»
L'uomo era titubante nell'accettare l'offerta della madre. «Non sono così stanco madre.»
«Quelle borse sotto gli occhi dicono il contrario. Vai almeno a prenderti un caffè. Permettimi di darti una mano, sono qui anche per questo.» Replicò decisa la donna.
«D'accordo, un caffè e torno» Uscì dalla stanza dopo aver accarezzato la fronte del figlio.
Nella saletta attigua alla corsia c'era un piccolo angolo di ristoro con teiere e caffettiere calde. L'uomo crollò su una sedia con un caffè bollente tra le mani. Silenzioso Harry si sedette in un angolo cercando di essere il più invisibile possibile.
Dopo circa mezz'ora di silenzio il giovane Auror aprì bocca. «Pensi che sia fuori pericolo?»
Riscosso dai suoi pensieri l'uomo scosse la testa sconfortato. «Non ne sono ancora sicuro, se la febbre alta dovesse persistere stasera lo farò ricoverare al San Mungo.»
«Probabilmente penserai che non sono affari miei... Ma hai pensato di avvertire Hermione?»
«Hai ragione... Non sono affari tuoi» rispose seccamente Draco.
«Senti lo so che io e te non siamo amici, quattordici anni fa mi sono comportato da idiota e ho perso l'amicizia di Hermione. Non so come siano andate le cose fra di voi ma conoscendola penso che vorrebbe essere qui accanto al figlio in questa circostanza. Sai l'anno scorso quando ci siamo incontrati nell'ufficio del preside mi hai sorpreso Draco. Sono sicuro che puoi passare sopra alle vostre divergenze in questa occasione.» Parlò francamente l'ex grifone.
L'uomo soppesò attentamente le parole dell'Auror prima di rispondergli. «Harry» disse stupendosi della naturalezza con cui riusciva a chiamarlo per nome.
«Hermione è stata chiara quando mi ha lasciato. Non avrei dovuto per nessun motivo cercarla.» Aveva confessato l'ex serpeverde. «Non sai ieri sera quando ho saputo di Scorpius quanto sia stato difficile per me non cercare di mettermi in contatto con lei. Onestamente però, se anche avessi voluto, non avrei saputo nemmeno da che parte iniziare per trovarla.» L'uomo, provato dalla stanchezza e dallo stress delle ultime ore, non era riuscito a mantenere l'atteggiamento di algido distacco che usava abitualmente.
Nessuno dei due aggiunse più nulla sull'argomento e Draco decise di tornare da sua madre per vedere come stesse Scorpius.
L'algida Lady Malfoy sembrava provata dall'angoscia al capezzale del nipote.
«Madre, come sta Scorpius? È quasi l'ora della pozione» Disse Draco prendendo la pozione dal comodino.
«Parlava nel sonno, cercava sua madre e te...» mormorò la donna dispiaciuta.
«Non dispiacetevi, Scorpius vi adora, lo sapete. In questo momento sta male ed è normale che cerchi quello che gli manca. Ma questo non significa che vi voglia meno bene.»
«Lo so, è stupido rammaricarsi per una cosa del genere. Sono così in pena, secondo te sta funzionando la pozione? Mi sembra ancora così provato...»
«Ci vuole tempo, ieri era allo stremo ora è più difficile ottenere risultati. Stamattina dopo la pozione la febbre era scesa a 39, ma adesso mi sembra stia risalendo. Questa nuova dose dovrebbe aiutarlo.» Con l'aiuto della madre fece prendere la pozione al figlio.
«Ti do il cambio, vai a berti un tea caldo, magari ti aiuterà a calmarti.»
Lasciato solo, il pozionista ripensò al giorno in cui Hermione se ne era andata, portando Altair con sé.

Per poter cominciare a lavorare presso il Ministero Draco avrebbe dovuto fare una settimana di tirocinio intenso in una località fuori Londra. L'uomo era preoccupato di non riuscire ad andare visto che i suoi genitori erano sotto la sua tutela. Hermione, stava ancora cercando il primo impiego, si offrì quindi di fare le sue veci di “tutore” per lasciarlo libero di frequentare l'importante tirocinio. Non si erano mai lasciati dalla fine della guerra e l'uomo era titubante a lasciarla sola con i due figli di appena un anno e anche il compito di sorvegliare i genitori. Benché la sorveglianza dei genitori non fosse molto impegnativa visto che suo padre aveva già cominciato a lavorare con il signor Weasley ed era quasi tutto il giorno fuori casa e sua madre passava l'intera giornata coi piccoli. La grifona tuttavia l'aveva convinto; quella era un'occasione troppo importante per lasciarsela sfuggire e una settimana senza vedersi sarebbe passata molto velocemente. Ai tempi della guerra erano usciti indenni da ben altre separazioni, la donna era quindi sicura che non ci sarebbero stati problemi.
Quella settimana era stata molto intensa per Draco. Non aveva potuto sentire la grifona per sette lunghissimi giorni, era quindi ansioso di tornare a casa dalla sua famiglia.
Entrando in casa però, sentì una brutta sensazione. Era successo qualcosa durante la sua assenza.  Anche se aveva sperato di trovare la moglie ad accoglierlo all'ingresso, quella non era certo l'espressione che avrebbe voluto leggerle in viso. Ricordava di aver visto solo un'altra volta quello sguardo, quando la grifona era stata torturata dalla zia. La donna, con uno dei due figli in braccio, non riusciva a reggere il suo sguardo.
«Hermione, è successo qualcosa?» Le chiese avvicinandosi.
La giovane indietreggiò di qualche passo, come se dovesse mettere una distanza di sicurezza fra loro. «In questo periodo di lontananza mi son fatta molte domande sul nostro rapporto e ho capito che pur provando dei sentimenti non siamo in grado di vivere insieme.» disse la donna senza preamboli, sembrava stesse ripetendo una lezione a memoria.
«Senti, calmiamoci e esponimi le domande che ti sei fatta. Abbiamo passato momenti terribili e qualsiasi sia il problema sono sicuro che possiamo affrontarlo insieme.» Draco riprovò ad avvicinarsi alla moglie ma, come la volta precedente, la ragazza si allontanò spaventata.
« È tutto inutile... Mi dispiace Draco. Non avrei voluto farlo, ma non c'era via d'uscita»
Il giovane uomo era sempre più in tensione. «Cosa non avresti voluto fare? Per favore dimmi cosa è successo? I miei genitori ti hanno fatto qualcosa?»
La giovane donna sgranò impercettibilmente gli occhi. Cercando di calmare il respiro continuò: «No, è un problema nostro, insieme non andiamo bene... Ho deciso che la cosa migliore è separarsi. Ti affido Scorpius.»
«Cosa vuol dire che vuoi separarti? Sai bene che abbiamo celebrato un matrimonio magico. Nel nostro mondo non esistono separazioni o divorzi» Disse con la voce che tremava di rabbia. «E comunque come puoi pensare di portarmi via uno dei miei figli?»
«L'ho già fatto... Spero che tu mi possa perdonare un giorno» Con la bacchetta la donna fece apparire un foglio davanti al marito. Era un estratto del suo stato di famiglia  che proveniva “dall'Anagrafe Magica”.
Draco impallidì leggendo il foglio. La donna era riuscita a far annullare la loro unione. Infatti non appariva più nel suo stato di famiglia, e lui risultava avere un solo figlio, Scorpius. «Cosa hai fatto? Perché Hermione? Perché? »
« È meglio per tutti credimi. Non cercare di metterti in contatto con me o con Altair, per nessun motivo!» Detto questo si smaterializzò prima che Draco potesse raggiungerla per fermarla. Intanto che stava scomparendo gli era sembrato di sentire un “Vi amerò per sempre”. Ma pensava di esserselo immaginato visto quello che le aveva appena fatto la donna.
Andò nel suo studio fuori di sé dal dolore e cominciò a demolire ogni mobilio o suppellettile che gli capitava a tiro. A sentire tutto quel baccano la madre scese per vedere cosa fosse successo: «Draco? Cosa succede?» Chiese la donna sgranando gli occhi davanti al disastro che le si profilava davanti.
L'uomo a capo chino si teneva la testa fra le mani. «Tu lo sapevi? Cosa è successo questa settimana madre?»
«Non capisco di cosa tu stia parlando.. Dove sono Hermione e Altair? Mi ha chiesto di tener d'occhio Scorpius ma non è più tornata»
Draco alzò di scatto la testa.« È andata via... Portandosi dietro Altair. Non so come, ma è riuscita a far annullare il matrimonio e a privarmi dei diritti su Altair» Le porse il foglio dell'anagrafe che le aveva consegnato Hermione.
La madre impallidì leggendo il foglio. Non capiva cosa avesse spinto la nuora a quel passo. «Non ne sapevo niente, davvero. Negli ultimi giorni, due giorni dopo che sei partito, mi sembrava molto strana ma pensavo fosse perché sentisse la tua mancanza. Ha voluto passare ogni momento possibile con i due bambini e, per quanto la conosco, sembrava tesa e impaurita da qualcosa.»
Dopo un paio d'ore arrivò anche Lucius e venne aggiornato su quello era successo durante la sua assenza. L'algido ex serpeverde sembrò molto sorpreso e dispiaciuto di quello che era accaduto. Consigliò al figlio di recarsi dal Ministro della Magia e chiedere spiegazioni. Lui era l'unico che avesse il potere di annullare il loro matrimonio, essendo tra l'altro colui che l'aveva celebrato.
Il Ministro per molti giorni non si fece trovare, ma dopo una settimana passata ad assediare in ogni momento libero l'ingresso al suo ufficio al Ministero, Draco riuscì ad ottenere un collloquio con l'uomo.
«Signor Malfoy, prego si accomodi.» Disse indicandogli la sedia davanti alla scrivania.
«Immagino che lei sappia perché è una settimana che cerco di parlarle...» Disse il pozionista con una punta d'amarezza nella voce.
« Posso immaginarlo anche se non mi è chiaro perché lei sia qui...»
«L'unica persona che potesse annullare il vincolo magico che mi univa a Hermione è lei, quale altro motivo avrei per essere qui?» Chiese l'uomo risentito da quel atteggiamento.
«Lei è un uomo fortunato Signor Malfoy. Una donna diversa da Hermione l'avrebbe fatta finire ad Azkaban, invece lei gli ha lasciato la custodia di uno dei suoi due figli e ha anche preteso che l'annullamento del suo matrimonio non incidesse sul lavoro che sta iniziando qui al Ministero.»
«Io non so cosa le abbia detto mia... La signora Granger, ma non è vera.»
«Non si preoccupi, non l'ha accusata apertamente di niente... In ogni caso quello che mi ha detto mi ha portato ad acconsentire all'annullamento. Le ricordo tuttavia di non cercare di mettersi in contatto con la donna o con suo figlio a meno che non voglia farsi un giro ad Azkaban»  Lo minacciò sottilmente.
Draco lo guardò incredulo; con quanta facilità liquidava il suo matrimonio. «Se Hermione non vuole più vedermi d'accordo, ma nessuno mi potrà impedire di cercare Altair.»
«Lei non ha più diritti su Altair, il suo unico figlio adesso è Scorpius. La prego di ricordarselo se non vuole finire nei guai... e con questo è tutto» Disse il Ministro indicandogli la porta.


Dopo tanti anni Draco non era ancora riuscito a perdonare Hermione per quello che gli aveva fatto. Purtroppo però non era riuscito nemmeno a dimenticare la donna che gli aveva fatto scoprire di avere un cuore, di poter amare e di essere annientati per la sua mancanza.

Scorpius, nel tentativo di sfuggire ai nuovi compagni di stanza, si era rifugiato in biblioteca. Aveva pensato di  cercare di non pensare al fratello ripassando qualche materia, ma l'impresa era impossibile.
La sera precedente, grazie alla chiacchierata fatta con Lily, aveva finalmente compreso come mai fin dal primo giorno di scuola lui e Potter non fossero mai andati d'accordo. Aveva anche capito che il giovane Weasley fingeva solo di essere un “pacifico” grifondoro e di non covare rancore nei suoi confronti. Infatti fin dal primo giorno lui si era scontrato solo con James, mentre Hugo era difficilmente intervenuto. Lui pensava quindi che fosse solo il giovane Potter a non sopportarlo. Dopo la bella uscita della sera precedente, però il ragazzo aveva capito che era Weasley a fomentare gli animi del compagno di Casa. Faceva esporre Potter allo scontro diretto con lui e in questo modo lui si teneva lontano da qualsiasi punizione o ripercussione per il comportamento tenuto. Vedendo le cose da quella nuova prospettiva  Potter gli faceva quasi pena; lui aveva  Edward ed Eloise vicino. Loro non lo avevano mai spinto ad attaccar briga con i grifoni e, quando era successo qualcosa lo avevano spalleggiato a rischio di essere puniti con lui.
La voce famigliare di Edward lo ridestò dai suoi pensieri: «Granger, scusa possiamo disturbarti?»
Quando si girò vide che lui e Ely si erano avvicinati al suo tavolo in biblioteca. «Zabini, Nott, non mi disturbate affatto, ditemi pure.»
La bibliotecaria lanciò al gruppetto uno sguardo assassino. Scorpius raccolse velocemente i libri che aveva portato per studiare e fece cenno di uscire ai due amici in modo da non disturbare gli altri studenti.
Non appena furono nel corridoio Edward riprese a parlare. «Volevamo sapere se hai qualche notizia di Scorpius. Il professor Piton ci ha detto che è stato male e che il preside ha chiamato suo padre ma non ha voluto dirci altro.»
Era proprio fortunato ad avere due amici come loro, pensò Scorpius ritornando con la mente ai ragionamenti di poco prima. « Purtroppo ieri sera aveva la broncopolmonite con la febbre alta. Non ho notizie recenti ma il preside ha garantito che mi avrebbe avvertito se ci fosse stato qualche cambiamento.»
«Strano» rispose Edward. «Non si ammala facilmente lui... Spero che si riprenda in fretta.»
Ely era rimasta muta fino a quel momento. «Come può essergli venuta la broncopolmonite in questa stagione? è assurdo.» Disse alzando lo sguardo verso di lui e arrossendo quando i loro occhi si erano incontrati. Ely aveva preso decisamente una bella cotta per il fratello, pensò Scorpius. Scosse le spalle e rispose: «Allenamenti sotto la pioggia»
Vennero interrotti dall'arrivo del professor Piton. «Buongiorno ragazzi, volevo dirvi che le condizioni di Scorpius sono  migliorate. Anche se non ha ancora ripreso conoscenza la febbre sta pian piano scendendo.»
«Per fortuna» Risposero in coro, tirando un respiro di sollievo.

A pochi metri di distanza, in infermeria, Draco mise una mano sulla fronte del figlio per sentire se la temperatura si fosse alzata di nuovo, quando Altair aprì gli occhi.
«Finalmente ti sei svegliato campione» Disse il pozionista sedendosi sul bordo del letto. «Ci hai fatto preoccupare tantissimo. Ma dimmi, come ti senti?»
Altair ci mise qualche secondo a mettere a fuoco la figura del padre. Altrettanti secondi ci vollero per ricollegare la foto del giovane cercatore di Serpeverde con l'uomo che gli stava parlando. Ma poi la mente del ragazzo, ancora assopita dal lungo sonno, ricominciò a funzionare.
«Papà.» Sussurrò Altair. Lo guardava con gli occhi lucidi e avrebbe voluto riuscire a sollevarsi e buttargli le braccia al collo, ma non aveva la forza di muovere un muscolo.
Vedendo l'espressione del figlio Draco corrugò la fronte preoccupato. «Scorpius, ti senti male?»
Per qualche istante il ragazzo non aveva capito che lui lo credesse Scorpius, e aveva voluto sperare che il padre fosse li per lui, che finalmente fosse tornato. Il ritorno alla realtà fu per lui un brusco colpo.
Scosse la testa cercando di riprendersi dallo scossone appena ricevuto: «Mi sento solo debole. Come mai sei qui?»
«Beh con un testardo come figlio che si allena sotto la pioggia e si fa venire un accidente direi che è il minimo, non credi? Non riuscivo a crederci quando Silente mi ha detto che ti è venuta la broncopolmonite perché ti sei allenato sotto la pioggia! Per giocare un amichevole poi...» Il pozionista cercava di mantenere un tono serio, da rimprovero nei confronti del figlio, mentre nel suo animo gli scoppiava il cuore di gioia a vederlo finalmente fuori pericolo.
«Scusami se ti ho fatto preoccupare, anche se era un'amichevole ci tenevo a fare bella figura.» Rispose il ragazzino con fil di voce.
«Mio figlio che mi chiede scusa!» Alzò gli occhi al cielo. «Devi avere ancora la febbre se ti scusi»
Prese la pozione dal comodino e gli porse il cucchiaio . «Anche se stai meglio vorrei che la prendessi ancora per un paio di giorni. È una variante della Pozione Piperita di mia invenzione, per fortuna ti ha fatto calare la febbre.»
Appena la trangugiò una smorfia schifata gli si dipinse sul viso. «Che schifo! Sa di fango ed erba! Visto che ne hai migliorati gli effetti potevi migliorare anche il sapore, è orrenda.»
«Che ti aspettavi? Succo di zucca? Sono riuscito a togliere l'odioso fumo che faceva uscire dalle orecchie ma per il sapore ci devo ancora lavorare.» Gli scompigliò i capelli affettuosamente. «La nonna è stata qui ad aiutarmi ad assisterti, ma appena sei stato considerato fuori pericolo è dovuta tornare a casa. Mi ha detto di salutarti e dirti che non vede l'ora di riaverti a casa.»
«Senti» Proseguì poi Draco. « Oggi è domenica e la scuola ufficialmente finirebbe venerdì prossimo. Ho parlato con il preside e se vuoi possiamo tornare a casa subito insieme invece che aspettare venerdì. Tanto dovrai stare a riposo almeno per un paio di giorni ancora, quindi tanto vale che vieni a casa invece di star rinchiuso in infermeria. Che ne dici campione?»
Altair avrebbe tanto voluto accettare ma aveva bisogno ancora di qualche giorno con Scorpius, non poteva certo andarsene senza nemmeno avergli parlato. «Mi piacerebbe Papà, ma vorrei tornare con tutti gli altri venerdì. Sai non vedrò i miei compagni per qualche mese e mi piacerebbe passare ancora qualche giorno con loro anche se non posso stancarmi troppo. Fra cinque giorni sarò a casa e ci rifaremo “del tempo perduto”.» Rispose pensando a quanto in realtà fosse difficile “rifarsi” degli undici anni in cui erano stati lontani.
«D'accordo, non voglio insistere... Purtroppo però non mi è consentito rimanere qui con te ora che stai bene. L'unica condizione che ti impongo per rimanere è quella di non salire su una scopa e di non stancarti troppo almeno fino a quando non sarai di nuovo a casa. Siamo intesi?»
«Promesso papà.» rispose sorridendogli.
«Sei proprio ubbidiente oggi, la febbre a quanto pare ha fatto i miracoli che la mia educazione non aveva mai prodotto...»
Draco si alzò dal letto e dopo avergli tirato un affettuoso buffetto disse: «Ti saluto, ci vediamo venerdì al binario Scorpius.»  dopo di che uscì dall'infermeria.
Altair era rimasto in contemplazione del soffitto per quasi mezz'ora. Non riusciva a credere di aver potuto parlare con suo padre. Quando sentì la porta aprirsi pensò che fosse l'infermiera, e non alzò nemmeno lo sguardo. «Altair, ero preoccupatissimo! Come ti senti?» Scorpius era entrato piombandogli quasi addosso  per sentirgli la temperatura, con la mano sulla fronte.
«Scorpius! Mi sento come se un treno mi fosse passato addosso» rispose il fratello. «Papà è stato qui, gli ho parlato qualche minuto e mi ha dato una schifosissima pozione di sua invenzione...»  Fece una smorfia.
«Si, il preside ha voluto chiamare per forza un adulto quando stavi male. Ho convinto lui e Severus a reggerci il gioco e chiamare papà, facendogli credere che fossi io quello che stava male. Non ti sei fatto scoprire vero?»
«No, no anche se poco ci è mancato. Quando mi sono scusato per averlo fatto preoccupare aveva paura che avessi ancora la febbre.» corrugò la fronte perplesso.
«Ti sei scusato?» Lo guardò scandalizzato. «Non ti ho insegnato proprio niente allora fratellino! Scorpius Malfoy si scusa spontaneamente assai di rado. Tienilo a mente per quando sarai a casa»
Schiarendosi la voce aggiunse: «Questo è infatti uno di quei rari momenti. Avrei dovuto impedirti di giocare sabato. Avevo capito che non stavi bene ma non volevo darti un dispiacere e così non mi sono imposto. Se ti fosse capitato qualcosa ...» Sospirò abbassando gli occhi.
«Ehi fratello, non ti devi certo scusare perché io sono un idiota testone! A proposito come è finita la partita? Ho il vago ricordo di aver preso il boccino.»
«Si» Confermò il fratello. «Beauxbatons ha vinto la partita, ma ai punti il Torneo è stato vinto da Serpeverde»
«Insomma abbiamo vinto entrambi alla fine.» Gli sorrise complice. «Anche se penso che la tua preoccupazione per me non ti abbia fatto rendere al massimo. Tu sei molto più bravo di me» Dovette ammettere con una punta di rammarico.
«Forse è vero che non ero concentratissimo sulla partita, ma sei stato molto bravo anche tu. Considerando anche che avevi la febbre» precisò il giovane serpeverde.
«Scorpius, papà è veramente una forza! Come fa la gente a pensare che sia un uomo freddo e senza sentimenti?» Chiese ad un tratto Altair ricordando come, a detta del fratello, lo dipingessero i giornali quando parlavano di lui.
«La sua è tutta una facciata. Dice sempre che facendo vedere troppo i sentimenti che provi puoi esserne ferito più facilmente. Ma quando siamo solo io e lui è tutto diverso. Gentile, ironico, attento alle mie esigenze e anche severo quando serve...»
«Sei fortunato ad avere un padre così» Sospirò il giovane grifone.
«Siamo fortunati!» Lo corresse il fratello. «È anche tuo padre, e presto potrai rivelargli chi sei in realtà» rispose interpretando il dispiacere celato dietro alla sua espressione.
«Sono già fortunato ad avere un fratello come te» Rispose Altair sorridendogli grato.

Siamo arrivati al Capitolo 7.
Un capitolo che parla di rimorsi. Harry si è pentito di come ha trattato quella che lui considerava una sorella. Purtroppo, sebbene abbia cercato di riallacciare i rapporti con la riccia, non è più riuscito a recuperare. Scorpius si sente in colpa per quello che è capitato al fratello, per non avergli impedito di giocare. Hermione infine, scossa dall'incubo, soffre perché ha paura che Scorpius possa stare davvero male e sa benissimo che se questo succedesse nessuno l'avvertirebbe, visto come si è comportata.
Draco rivive il momento più brutto della sua vita, quando Hermione ha abbandonato lui e Scorpius. Secondo voi cosa ha spinto la grifona a questa scelta? Hermione ha detto la verità sulle motivazioni che l'hanno portata a questa scelta?

Per fortuna Altair si è destreggiato abbastanza bene nei panni del gemello e il loro piano non è saltato. Finalmente ha potuto avere il suo primo colloquio con suo padre e la cosa lo ha parecchio emozionato.
Nel prossimo capitolo i due ragazzi conosceranno i rispettivi genitori. Riusciranno a calarsi nei panni l'uno dell'altro o i genitori capiranno l'inganno?
A presto
Lyn

Ps Ringrazio tutti voi per i commenti e le recensioni che lasciate a questa storia. Le vostre parole danno la carica giusta per scrivere! Grazie ^_^
Grazie anche alla mia migliore amica Nady, la mia Altair, che pur non essendo una fan di Harry Potter si è messa a leggere questa storia, mi da tanti consigli e mi sostiene. Sono sicura che un giorno ti travierò e diventerai anche tu una Dramione dipendente  :P (risata satanica)

 

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Capitolo 8
*** Nei panni di un Malfoy ***


Siamo arrivati al capitolo 8!
Pensavo che ci avrei messo due settimane come al solito per scrivere questo capitolo ma una piccola influenza mi ha tenuto a casa dal lavoro un paio di giorni e ho avuto più tempo da dedicargli.
Spero che vi faccia piacere leggerlo qualche giorno prima.
Il capitolo è molto lungo e benché ci sia un solo Flashback penso che sia molto interessante.
Buona lettura
Lyn

 
Capitolo 8
Nei panni di un Malfoy

Altair e Scorpius negli ultimi giorni prima della partenza avevano avuto poche occasioni per incontrarsi. Essendo stata revocata la punizione i due ragazzi si erano visti solo un paio di volte di nascosto nella vecchia torre che li aveva ospitati negli ultimi mesi. Ma infine era arrivato venerdì e per i due fratelli era tempo di separarsi. Il giorno precedente si erano scambiati le bacchette. Sia Draco che Hermione infatti requisivano le bacchette ai figli quando erano a casa e si sarebbero accorti subito se i ragazzi fossero tornati a casa con una bacchetta diversa dalla loro.
Scorpius nella camera che divideva con Potter & Co stava preparando i bagagli. La carrozza dell'Accademia francese sarebbe partita entro un ora, perché poi gli studenti da Marsiglia avrebbero dovuto proseguire il viaggio in treno fino alla Gare Du Nord di Parigi
 Il giovane serpeverde era teso per l'imminente incontro con la madre e non sentì il compagno di stanza entrare.
«Come va Altair? Preso tutto?» Gli chiese James sedendosi sul suo letto.
Pur non avendolo sentito il ragazzo non si scompose più di tanto . «Penso di si...»
«Sai, mi spiace che tu non frequenti Hogwarts, per il poco che ci siamo conosciuti penso che ti saresti trovato bene qui a Grifondoro...»
La tentazione di fare una battutina cattiva al grifone era tanta, ma purtroppo Scorpius doveva mantenere la copertura. «Si, dispiace anche a me non studiare qui, ma forse è meglio così, altrimenti avremmo dovuto contenderci il posto di cercatore della squadra.»
«Beh, questo è vero! Un cercatore bravo come te mi avrebbe dato del filo da torcere, ma sarei stato contento ugualmente di averti come compagno di Casa.»
«Grazie, sei davvero gentile James. Sono stato bene qui.» Il ragazzo aveva terminato di fare i bagagli ed era pronto a scendere all'ingresso. Prima di uscire dalla stanza il grifone gli tese la mano dicendo:« Fai buon viaggio Altair»
Scorpius la strinse: «Buon rientro a casa James»
All'ingresso trovò Eloise che lo aspettava. La ragazza aveva sperato fino all'ultimo che il cercatore francese le chiedesse di rimanere in contatto via gufo, ma il ragazzo non le aveva chiesto nulla e la giovane serpeverde ne era rimasta sconfortata. Aveva comunque deciso di andare a salutarlo ed essere lei a fare il primo passo.
«Ciao Altair, pronto per la partenza?» Si avvicinò la ragazza.
«Ciao Eloise, si sono pronto» Rispose Scorpius pensieroso. Avrebbe tanto voluto confidarsi con lei ed Edward, chiedendo loro di stare vicino ad Altair, ma aveva paura che se uno dei due si fosse fatto scappare qualcosa con i genitori sarebbero stati scoperti, vanificando i loro progetti.
«Senti Altair, mi farebbe piacere se rimanessimo in contatto, se ti va potremmo scriverci...» Disse Eloise con le gote arrossate.
Il serpeverde era imbarazzato, si chiedeva come avrebbe dovuto rispondere per sembrare il fratello. «Piacerebbe anche a me rimanere in contatto, l'unico problema è che appena tornato a casa partirò con mia madre. Faremo un viaggio in America e visto che ci mischieremo ai babbani non potrò ricevere gufi fino alla fine dell'estate. Potremmo sentirci con l'inizio della scuola a settembre, se ti va.»
«Certo» Rispose un po' delusa la ragazza. «Allora buon viaggio Altair» Lo salutò prima di dileguarsi in mezzo alla folla.
In cortile vicino alla carrozza Altair lo stava aspettando, sembrava molto giù di morale. «Ehi cos'è quel muso lungo fratellino? Non hai più voglia di passare un po' di tempo con papà?» Gli sussurrò avvicinandosi.
Altair si voltò verso il fratello, aveva lo sguardo veramente preoccupato. «No, non ho cambiato idea, solo ho paura di non essere in grado di impersonare te senza farmi scoprire. Vorrei che ci fossi anche tu.»
«Andrà tutto benissimo, cerca di seguire l'istinto. Dentro di te c'è un'anima serpeverde che non vede l'ora di uscire.» Disse ghignando Scorpius. «Anche io sono un po' preoccupato nel conoscere mamma, sai di non piacerle, ma il desiderio di incontrarla prevale sulla paura. Ci sentiamo via camino stanotte alle tre, così mi racconti come è andata! Ricordati che papà nasconde la Metropolvere nel secondo cassetto della sua scrivania e che il suo camino è l'unico a essere collegato.»
Altair annuì con la testa. «A presto Scorp. Abbraccia la mamma per me»
Gli tese la mano, se lo avesse abbracciato Scorpius sarebbe stato preso in giro per tutto l'anno successivo e questo voleva evitarlo.
Scorpius la strinse con calore «Ci sentiamo stanotte»

Il viaggio verso Londra fu molto silenzioso. Eloise stava ancora rimuginando su come si fosse comportato stranamente il cercatore francese. Altair era sempre più in ansia all'idea di incontrare il padre e conoscere i nonni ed Edward dormiva della grossa.
Quando il ragazzo scese dal treno, la folla di genitori che attendevano i figli al binario lo disorientò e perse di vista Eloise ed Edward. Di lontano vide una chioma bionda molto simile alla sua farsi largo tra la folla, e poi lo vide. Draco Malfoy, vestito in modo elegante si dirigeva a grandi passi verso di lui con una mano alzata in segno di saluto. La sua espressione era imperturbabile, molto diversa da quella che aveva visto a Hogwarts. Quando si avvicinò Altair non riuscì a resistere, seguendo quello che gli diceva l'istinto, gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo calorosamente. La reazione di Draco, tuttavia, lo gelò sul posto. L'uomo, stupito da quel gesto, si era irrigidito e non lo aveva ricambiato. Sentendosi rifiutato Altair lasciò andare la presa e con lo sguardo abbassato si fece guidare verso l'uscita della stazione.
«Scorpius, cosa ti è saltato in mente? Lo sai quanto poco sopporti queste scene in pubblico» Sibilò l'uomo irritato non appena furono usciti.
Il ragazzo rimase in silenzio, solo il fatto di dover giustificare un gesto affettuoso, lo faceva sentire ancora di più respinto.
A peggiorare ancora di più la giornata fu la smaterializzazione al Manor. Hermione non aveva mai smaterializzato il figlio. Sapendo che le prime volte che si subiva questo incantesimo ci si sentiva male voleva aspettare che Altair fosse più grande. Il giovane ancora shoccato dall'incontro con il padre subì la smaterializzazione molto male. Quando comparirono nell'ingresso di casa infatti, corse di sopra alla ricerca del suo bagno. Non voleva sentirsi ulteriormente mortificato vomitando la colazione sulle scarpe del padre. Correndo su per le scale incontrò la nonna, non potendo fermarsi però le rivolse solo un cenno prima di rifugiarsi in bagno.
Al piano di sotto Draco era entrato nel suo studio e si era servito di un generoso dito di Firewhisky. Sua madre lo raggiunse e si accigliò vedendolo così nervoso.
«Ciao Draco, va tutto bene?». Il pozionista raccontò alla madre quello che era successo alla stazione e Narcissa lo sgridò per la reazione che aveva avuto. «Come hai potuto sgridarlo perché ti ha abbracciato? Hai succo di zucca nel cervello? Sicuramente lo hai ferito, povero ragazzo...»
«Madre, Scorpius sa perfettamente che non gradisco questo genere di dimostrazioni d'affetto in pubblico... Mezza stazione ci ha fissato esterrefatta.» disse stizzito.
«Con un cervello di Troll come il tuo non perdo ulteriormente tempo, vado a vedere come sta mio nipote. A più tardi» Rispose Narcissa incredula di come potesse essere stato così privo di tatto il figlio.
Altair aveva appena finito di rimettere la colazione quando sua nonna entrò in bagno. Estremamente a disagio il ragazzo teneva gli occhi bassi, non osava guardare la donna negli occhi.
Narcissa non si perse d'animo, prese un asciugamano e dopo averlo inumidito con l'acqua fredda lo tamponò sulla fronte e dietro la nuca del nipote dandogli un po' di sollievo. «Va meglio Scorpius?»
«Si, grazie. Non so cosa mi sia successo» Mentì il ragazzo, che sapeva bene che subire la sua prima smaterializzazione e per di più in quello stato d'animo aveva causato il suo malessere.
«Ti sei appena ripreso da una brutta broncopolmonite è normale che tu non sia in forma. Non c'è nulla di cui vergognarsi»
«Lo so, ma potresti evitare di dirlo a papà?» Chiese preoccupato il ragazzo.
«Nessun problema, sarà il nostro piccolo segreto» Gli rispose accarezzandogli la testa. «Che ne dici adesso di abbracciare tua nonna? Anche questo logicamente rimarrà un segreto nostro» Domandò aprendo le braccia pronta ad accoglierlo. Altair vi si rifugiò, desideroso di avere conforto. Quella giornata non stava decisamente andando come l'aveva immaginata per anni.
Ci volle qualche minuto ad Altair per “ricomporsi” e tornare ad indossare i panni del fratello. Sua nonna l'aveva lasciato solo in modo che potesse cambiarsi per mettersi degli abiti più comodi.
Quando scese le scale sentì una voce femminile diversa da quella della nonna. Nel momento in cui comparve sulla soglia dello studio di suo padre, Draco stava chiacchierando amabilmente con una giovane donna bionda. La ragazza rideva civettuola coprendosi la bocca con una mano. Il modo in cui la bionda fissava il padre ricordava ad Altair un documentario babbano che aveva visto una volta alla televisione su di un lupo che punta la sua preda. Quello sguardo lo mise quindi in allarme.
«Scorpius entra» lo incitò Draco vedendolo fermo sulla soglia. «Vorrei presentarti una mia amica, la signorina Elisabeth Grey»
«Oh ma che splendido bambino» esclamò con fin troppa enfasi la bionda avvicinandosi ad Altair. «Ti assomiglia tantissimo! Un piccolo Draco in miniatura» Dopo aver dato un pizzicotto alla guancia del ragazzo si mise nuovamente a ridere e Altair cominciò a trovare veramente irritante quella risata così acuta. «Ciao Scorp, io sono Elisabeth, ma puoi chiamarmi Lizzie. Sono veramente felice di conoscerti, tuo padre mi ha parlato molto di te.»
«Piacere di conoscerla signora Grey» Rispose freddamente il ragazzo, cercando di mettere distanza dalla donna. Il suo atteggiamento lo infastidiva, tutta quella sua gentilezza gli sembrava falsa e lo metteva disagio. Dopo qualche convenevole sulla scuola e sulla sua malattia Altair si congedò con una scusa e andò in esplorazione del giardino del Manor, aveva bisogno di aria.
Scorpius non gli aveva mai detto che suo padre gli presentava  abitualmente delle “Amiche” quindi quella doveva essere un'amica particolare... Con questo pensiero non si accorse che la nonna lo stava cercando per il giardino.
«Scorpius è ora di rientrare, la cena è quasi pronta.» Lo chiamò Narcissa comparendo in lontananza.
«Si nonna, se vuoi posso apparecchiare» Rispose senza riflettere, destandosi dai suoi ragionamenti.
La nonna sgranò gli occhi incredula: «Da quando a Serpeverde insegnano ad apparecchiare la tavola? Per questo c'è del personale qualificato pagato apposta per tale compito» Concluse spiccia la donna.
Mentre stavano rientrando in casa il giovane approfittò per chiedere qualche informazione sulla donna appena conosciuta: «Nonna, scusa ma quella donna che mi ha presentato papà chi è esattamente?»
«La figlia di una coppia di nostri amici di vecchia data» Rispose vaga la donna.
«Ma c'è qualcosa che dovrei sapere? Mi sembravano molto “amici” lei e papà...»
La donna cercò il modo migliore per rispondere. «Si stanno frequentando. Che impressione ti ha fatto?»
Altair era indeciso su come rispondere: «Non so nonna, non mi sembrano troppo affiatati insieme. Ma è una cosa seria?»
«Lo sta diventando...» Sospirò la donna in pensiero sia per il figlio che per il nipote.
Per fortuna la signorina Grey non si fermò a cena. Tutti avevano deciso di mangiare in silenzio quella sera. Altair, troppo preoccupato dall'incontro con l'amica di papà oltre a non spiccicare parola non aveva quasi toccato cibo. La cosa impensierì sia Narcissa, che Draco. Tutti e due avevano notato un cambiamento nel carattere di Scorpius, era diventato più emotivo. La donna pensava inoltre che un forte cambiamento come il fidanzamento del padre avrebbe destabilizzato ancora di più l'animo del ragazzo.
Quel silenzio venne interrotto dalla voce di Lucius. «Scorpius dopo cena andiamo in sala d'armi, voglio vedere quanto questi mesi di inattività ti abbiano rammollito...»
«Padre, Scorpius è appena tornato a casa dalla scuola, forse potremmo rimandare la scherma di qualche giorno...» Intervenne Draco consapevole che la giornata del figlio era già stata abbastanza stressante senza un duello con suo nonno.
«Sciocchezze» Rispose Lucius «Ha solo fatto un viaggetto in treno.» Liquidando la faccenda con un gesto della mano.
Altair si era allenato tanto con il fratello per sembrare uno schermidore credibile, ma dover fronteggiare suo nonno non era il modo in cui aveva sperato di passare la sua prima sera a casa del padre. L'algido Lucius incuteva nel nipote molta soggezione, e Altair non ebbe quindi il coraggio di rifiutare il suo “cortese” invito.
Dopo dieci minuti passati a duellare il nonno lo aveva già disarmato quattro volte e fatto finire a terra due volte. «Ma come è possibile che tu sia peggiorato tanto? Non riesco a crederci, sembra quasi che tu non abbia mai preso in mano una spada in vita tua»
Draco aveva assistito in silenzio a tutta la scena, ma suo padre si era spinto troppo oltre.«Papà, mi sembra che vi siate allenati a sufficienza per stasera. Andiamo Scorpius, è ora di andare a dormire» Disse aiutando il figlio a rialzarsi dall'ultima caduta.

Scorpius sul treno che dall'Accademia francese portava a Parigi era teso per l'imminente incontro con la madre. Quando il fratello gli aveva detto di non aver fatto amicizia a scuola non scherzava. Durante tutto il viaggio nessuno gli aveva rivolto la parola nemmeno una volta.
Appena sceso dal treno cominciò a guardarsi in giro alla ricerca della madre. Dalla folla emerse una donna dalla chioma riccioluta che gli corse incontro sorridendo. Scorpius rimase imbambolato ad ammirare la sua bellezza.
«Altair, tesoro mio, ben tornato!» Disse Hermione abbracciando il figlio.
Scorpius non rispose subito al suo gesto, era troppo sconvolto e incredulo di essere tra le braccia della donna.
«Scusami tesoro, non volevo metterti in imbarazzo. Mi sei mancato così tanto che non ho saputo trattenermi» Si scostò dal figlio guardandolo negli occhi.
Ma il ragazzo non aveva intenzione di rinunciare a quell'abbraccio e riaccomodandosi tra le accoglienti braccia di  Hermione sussurrò: «Non mi hai messo in imbarazzo mamma, non sai quanto ho sentito la tua mancanza»
Hermione accarezzò con dolcezza il capo del figlio. Le sembrava cambiato in quei mesi di lontananza, più fragile ma anche più riservato di prima.
«Vieni, andiamo a casa. Ho comprato le lumache e tutti gli altri ingredienti per farti una cenetta coi fiocchi tesoro.» Disse la donna conducendo il figlio verso l'uscita dal binario magico.
Scorpius sbiancò, visibilmente a disagio, non sapeva come dire alla madre che non sarebbe riuscito a mangiare nemmeno una lumaca.
Hermione lo scrutò preoccupata mentre chiamava un magitaxi per andare a casa. «Qualcosa non va?»
«Mamma è successa una cosa a scuola...» Cominciò con cautela
Hermione si bloccò attenta a cosa volesse dirle il figlio. «Dimmi»
Scorpius per la prima volta in vita sua era a corto di parole, ed Hermione accorgendosi del suo stato lo prese per mano conducendolo fino ad una panchina dove lo invitò a sedersi. «Ricordati che mi puoi raccontare qualunque cosa Altair» Disse accarezzandogli la mano.
«È per le lumache... A scuola durante una simulazione di un duello un mio compagno mi ha lanciato l'incantesimo “Mangia lumache” e...»
La donna si coprì la bocca stupita. «Perché non me lo hai scritto tesoro? Avrei contattato la Preside per chiedere spiegazioni. Non è un bell'incantesimo e voi, dopotutto, siete solo ragazzini, qualcuno avrebbe dovuto prendere provvedimenti»
«Non te l'ho detto proprio per questo mamma! Non voglio essere sempre quello che viene difeso dalla madre, i compagni mi prenderebbero in giro a vita...»
«Sono troppo protettiva vero?» Chiese Hermione abbassando gli occhi. « Scusami tu stai crescendo e io voglio ancora proteggerti e difenderti.»
«Mamma, non scusarti. Tu sei sempre così attenta e presente nella mia vita» Disse ricordando quello che gli aveva raccontato il fratello. «Sono fortunato ad avere una mamma come te, solo vorrei risolvere io questo genere di problemi.»
La donna annuì col capo. «Hai ragione, prometto di non interferire più, ma tu sentiti libero di raccontarmi quello che ti capita... Senti, avevi qualche disaccordo con il ragazzo che ti ha lanciato quell'incanto? »
«In effetti non ci sopportavamo all'inizio e anche io gli ho lanciato degli incantesimi molto sgradevoli. Però nel corso dell'anno siamo riusciti a trovare dei punti di incontro e adesso siamo molto legati.»
«Più tardi parleremo degli incantesimi sgradevoli che gli hai lanciato...»Fece con un tono di rimprovero. «Son felice, comunque, che alla fine tu abbia trovato un amico a scuola. Anche se mi dispiace che ora ti nauseino le lumache. Vorrà dire che dovrò imparare a cucinare qualcos'altro...» Rispose preoccupata di non essere capace di fare nemmeno una pasta. «Per stasera direi che potremmo andare a mangiarci una pizza fuori. Che ne dici?»
«Qualsiasi cosa basta che non siano lumache, già mi fa venire il voltastomaco triturarne i gusci per le pozioni a scuola. Non ne voglio più vedere una fino a settembre.» Rispose con aria schifata.
La pizza si rivelò per Scorpius una squisita scoperta. Sicuramente suo padre non doveva averla mai assaggiata, altrimenti una delizia come quella non se la sarebbe fatta scappare.
Durante la cena il ragazzo decise di cominciare ad indagare sulla ragione che aveva spinto i genitori a separarsi. Scopius, da impagabile serpe, fece un'espressione contrita: «Mamma» Disse incerto,
«Prima hai detto che posso dirti qualunque cosa...»
Hermione si fece  attenta alle parole del figlio,forse avrebbe finalmente scoperto il motivo del suo strano comportamento: «Ma certo Altair»
«Quest'anno ho pensato tanto a mio padre...»
La donna deglutì a vuoto un paio di volte. Altair da piccolino aveva provato un paio di volte a chiedere notizie di Draco, ma lei era sempre riuscita a svicolare le sue domande. Ora però era cresciuto ed era chiaro che il pensiero del padre l'aveva tormentato durante quel periodo. «Come mai hai pensato a lui?» Chiese circospetta.
«Beh è normale, penso. Vorrei sapere qualcosa in più su di lui. Ci sono tante domande nella mia testa che non trovano risposta.»
«Altair ne abbiamo già parlato...»
«No, mamma non ne abbiamo già parlato. Ti sei limitata a risposte evasive. Io vorrei sapere qualcosa in più! Perché vi siete lasciati? Perché non vuole avere a che fare con me? È colpa mia se non state più insieme, forse lui non mi voleva?» Chiese con gli occhi lucidi.
«Tesoro, non è colpa tua! Lui ti adorava» Rispose la donna.
«Ma allora perché mamma? Se anche non vi amavate più, perché lui non mi ha voluto nella sua vita? È evidente che il motivo per cui vi siete lasciati è che lui non voleva un figlio...»
«Ascolta amore, a volte anche se due persone si amano non riescono a vivere insieme. Ti assicuro che tu non c'entri nulla. Per adesso non ti posso dire di più, ma fidati tuo padre non avrebbe voluto separarsi da te.»
«Va bene mamma» Rispose giù di morale.
«Che domande vorresti fare a tuo padre se fosse qui? Hai detto che ne hai tante nella testa... Riguardano solo la sua identità o riguardano anche te?»
«Ci sono cose che vorrei chiedergli» Rispose evasivo
«Beh ma puoi chiederle a me! Sono sicura di poter rispondere a qualunque tua domanda»
«Lascia stare mamma, non fa niente» Rispose Scorpius. Sperava di riuscire a scoprire qualcosa in più su quello che era successo fra i suoi genitori.
Hermione era in pensiero, Altair stava crescendo e probabilmente aveva delle domande sui cambiamenti in atto nel suo corpo. Dalla conversazione che avevano appena avuto, la donna aveva dedotto che la sua ritrosia nel rispondere alle domande fosse dettata dall'imbarazzo di dover parlare con una donna di certi argomenti.

Dopo cena arrivarono finalmente a casa. Altair gli aveva descritto casa sua come piccola ma non aveva detto quanto era accogliente e piena di calore e al ragazzo piacque subito.
Scorpius si finse molto stanco e si ritirò presto nella sua stanza. Prima di andare a letto sua madre andò ad augurargli la buonanotte.
Dopo aver bussato, entrò nella stanza del figlio con un bicchiere di latte caldo e qualche biscotto.
«Ho pensato che questi ti avrebbero conciliato il sonno...» Disse la donna indicando il piattino che teneva in mano.  Sedendosi sul letto del figlio gli porse i biscotti. «Domani purtroppo devo lavorare Altair. Una mia collega si è ammalata e mi hanno revocato i due giorni liberi che avevo chiesto per il tuo ritorno. Pensavo che se ti faceva piacere potevi venire con me in ospedale, per passare un po' di tempo insieme...»
«Certamente mamma, mi farebbe piacere passare del tempo con te.»

Alle tre del mattino Scorpius sgattaiolò fuori dalla sua stanza ed entrò nello studio della madre ad attendere che Altair lo contattasse via camino. Quando la faccia del fratello apparve nel camino il ragazzo capì che la giornata di Altair non doveva essere andata molto bene.
«Ciao Scorpius. È andato bene il viaggio fino a Parigi?» gli chiese il fratello
«Si è stato molto tranquillo, e il tuo?» indagò Scorpius.
«Il viaggio è andato bene...» Rispose evasivo.
«Ok, racconta il resto fratello.» Chiese guardandolo in faccia. «Subito!» Aggiunse vedendo che tentennava.
«Niente Scorp, non sono adatto a essere un Malfoy, tutto qui.»
«Altair, non è una parte da interpretare, tu sei un Malfoy anche se ti chiami Granger. Ora racconta cosa è successo da demotivarti così.»
«Ho seguito l'istinto, ma forse non ho l'animo serpeverde che pensavi tu. Alla stazione d'impulso ho abbracciato papà» Disse il ragazzo come se avesse appena confessato un omicidio.
Scorpius capì il motivo di tanto turbamento, sicuramente il padre non aveva gradito quel gesto in pubblico. «Ha reagito molto male?»
Altair annuì con il capo. «Mi ha sgridato, dicendo che so benissimo quanto lui odi questi gesti in pubblico.»
«Vado a svegliare la mamma e le dico tutto, così vengo ad aiutarti!» Propose il ragazzo.
«No, per favore non lo fare Scorpius. Me la posso cavare per qualche giorno. Non sappiamo se riusciremo a far tornare mamma e papà insieme. Vedi al mio rientro papà mi ha presentato una donna. Se non riuscissimo a farli riappacificare questi potrebbero essere gli unici momenti che passeremo con loro, non voglio che li sprechi perché io sono un incapace!»
«Tu non sei un incapace. Non hai mai conosciuto papà, se non per pochi attimi quando eri in infermeria. È normale che d'istinto tu lo abbia abbracciato. Raccontami della donna invece, papà non me ne ha mai presentata una. Pensi che sia una cosa seria?»
«Ho indagato con nonna e pare che sia la figlia di amici del nonno. È una donna molto giovane, avrà sui vent'anni, ed è bella. Ma c'è qualcosa che non mi piace nel suo modo di fare, guardava papà come se fosse un affamato davanti ad un succulento spezzatino. Secondo me non è sincera.»
«Papà non mi ha detto nulla via lettera. Dobbiamo farla scappare Altair, è meglio che venga a darti una mano.»
«Non se ne parla, per qualche giorno la terrò a bada e se la situazione dovesse peggiorare ti manderò un gufo in codice per poterci sentire di nuovo via camino.» Disse risoluto il ragazzo.
Prima di salutarsi gli raccontò anche il resto della sua nefasta prima giornata a casa del padre, dalla sua prima smaterializzazione al duello con il nonno. Anche Scorpius lo aggiornò sui discorsi fatti con la madre e sul suo tentativo di scoprire qualcosa sulla separazione dei genitori.
«Altair, se non vuoi vedere di nuovo arrabbiato papà non chiedergli nulla della mamma, è un argomento molto delicato.» Gli consigliò il fratello. «E non abbracciare nessuno...»
«D'accordo, buonanotte Scorp» Gli disse prima di gettare della cenere sul fuoco magico per interrompere la comunicazione.

Il mattino seguente Draco accorgendosi che, all'alba delle nove, Scorpius non accennava a scendere decise di andarlo a svegliare. Entrò nella sua stanza senza bussare e sedendosi sul letto gli accarezzò la fronte per destarlo. «Ehi campione, non è ora di svegliarsi?»
Altair si passò una mano sulla faccia stropicciandosi gli occhi. «Papà, come mai mi svegli così presto? È successo qualcosa?» Chiese sbadigliando.
«Presto? Scorpius, sono le nove passate... A che ora ti sei addormentato ieri sera?» Lo fissò serio.
«Le nove? Non pensavo fosse così tardi. In effetti ieri ho fatto fatica ad addormentarmi. Mi vesto e scendo subito.» Disse il ragazzo alzandosi dal letto.
«Ok mettiti una tuta per giocare a Quidditch perché ho una sorpresa. Ti ho iscritto ad un corso estivo. Le lezioni saranno tutti i sabati, nella prima parte della giornata farete degli allenamenti solo voi ragazzi, mentre nel pomeriggio i genitori che vogliono possono partecipare anche loro all'allenamento giocando un'amichevole. Ti andrebbe di giocare col tuo vecchio, campione?»
Altair era fuori di se dalla gioia, poter passare del tempo con suo padre, giocare con lui, era un sogno. Un ricordo che avrebbe potuto conservare per sempre nel suo cuore.
«Grazie papà, questo è il miglior regalo che potessi farmi, non vedo l'ora di giocare insieme a te.»
L'uomo sorrise alle parole del figlio. «Perfetto, scendi a far colazione che fra un'ora dobbiamo essere al campo.»
Al piano di sotto Narcissa stava facendo colazione quando vide entrare suo figlio, in tenuta da Quidditch, con il sorriso sulle labbra. «Dal tuo abbigliamento deduco che oggi non andrai al Ministero. Vai a fare qualche tiro con Blaise e Theo?»
«No, ho iscritto Scorpius ad un corso di Quidditch. Al mattino si allenano solo i ragazzi e noi stiamo lì a guardarli mentre al pomeriggio si gioca un'amichevole a cui possiamo partecipare anche noi. Mi è sembrata un'idea carina... Il corso lo tiene Oliver Baston, il portiere della Nazionale Irlandese» Disse euforico.
«Mi sembra una bella idea» Commentò la donna «posso chiederti solo un favore Draco?»
L'uomo vedendo la faccia preoccupata della madre si fece attento«Ditemi madre»
«Andateci via camino. Vedi Scorpius mi ha chiesto di non dirti nulla perché era mortificato, ma ieri la smaterializzazione lo ha fatto sentire male. Non vorrei che la cosa si ripetesse oggi, specialmente visto che potrebbe incontrare qualche compagno di scuola a questo corso.»
L'uomo la guardò scioccato. Il giorno prima era troppo infastidito dal gesto del figlio per rendersi conto che si era sentito male. «Strano, pensavo si fosse abituato ormai; non è la prima volta che lo smaterializzo...»
«Si, forse è solo ancora un po' debole vista la recente broncopolmonite.»
«Hai ragione, questa malattia lo ha reso più delicato sia fisicamente che emotivamente. Bisognerà essere più pazienti con lui.»
«Ecco cerca di non dimenticarlo, figliolo» Replicò con stizza Narcissa.

Anche Scorpius quella mattina aveva faticato ad alzarsi. «Altair, tesoro, devo andare al lavoro ma se non hai voglia di venire con me posso chiedere alla signora Mills di stare con te.» Disse Hermione entrando nella stanza del figlio.
«Mamma ormai sono grande per la babysitter e comunque preferisco venire con te.» Rispose il ragazzo alzandosi dal letto.
«Ieri ho detto che stai crescendo ma non sei abbastanza grande per star solo Altair. Comunque se vuoi venire con me sarà meglio che ti prepari in fretta devo essere al lavoro al massimo fra un'ora»
Hermione aveva riflettuto tutta la notte sui discorsi fatti con il figlio poche ore prima. Si era convinta che il ragazzo avesse bisogno di parlare con un uomo dei cambiamenti che stavano avvenendo nel suo corpo. Per questo motivo Altair aveva pensato tanto al padre, voleva qualcuno con cui parlare e logicamente era imbarazzato a fare quei discorsi con lei che era una donna. Il problema era che lei non aveva amici maschi a cui poter chiedere un simile favore. L'unico uomo con cui la donna aveva a che fare quotidianamente era Alain Dubois, il primario del suo reparto. Era restia tuttavia a chiedergli aiuto, sebbene dal punto di vista professionale il medimago fosse molto stimato. Hermione aveva avuto qualche incomprensione con lui quando, undici anni prima, era andata a lavorare lì.

Dopo aver lasciato Draco e Scorpius, Hermione aveva preferito trasferirsi a vivere fuori dall'Inghilterra. Aveva paura che il marito non si sarebbe dato per vinto con facilità e trasferirsi era l'unica soluzione per non rischiare di rivederlo.
Andò a vivere a Parigi, sperando di trovare un posto in qualche ospedale magico. Non aveva voluto portare via nulla da casa Malfoy, ne soldi e nemmeno i gioielli che Draco le aveva donato ed era rimasta praticamente senza soldi.
Dopo circa un mese dal suo arrivo in Francia le era stato offerto un posto come tirocinante presso il reparto magipediatrico dell'ospedale Sant Antoine e la donna aveva accettato con entusiasmo. Lo stipendio le permetteva di vivere in un piccolo appartamento nella periferia di Parigi. La casa non era nel quartiere magico ma nel condominio c'era una Magonò che avendola riconosciuta come “l'eroina della seconda guerra magica” si era offerta di aiutarla con Altair.
Essendo sempre stata riservata Hermione aveva evitato di dire all'ospedale che aveva un figlio. Le madri single, specialmente se avevano solo ventun anni, non erano ben viste nella comunità magica e lei non voleva essere oggetto di pettegolezzi.
Fin da subito si era però accorta che il primario del reparto aveva per lei delle “attenzioni “ non richieste. Alain Dubois era un attraente giovane primario. Aveva solo trent'anni ma rivestiva già una posizione così importante. Tutte le donne che lo conoscevano gli ronzavano intorno. Era molto alto con un fisico atletico, gli occhi verdi e i capelli corvini incorniciavano un volto d'angelo. Con un aspetto così sia le infermiere che le madri dei pazienti giravano attorno all'uomo come fossero api intorno al miele, tutte tranne che Hermione. Nonostante fosse molto attraente,infatti , alla donna non piaceva. Lo trovava troppo borioso, pieno di sé e fin troppo consapevole della sua bellezza. E poi il solo fatto di aver dovuto lasciare Draco non significava che lei avesse smesso di provare amore nei suoi confronti.
Il primario si comportava in maniera poco professionale. Dopo che lei aveva rifiutato parecchi inviti a cena l'uomo aveva adottato dei metodi più subdoli per attirare l'attenzione della giovane grifona. Molto spesso durante il giro visite le metteva una mano all'altezza della zona lombare con la scusa di guidarla verso un paziente o le arrivava da dietro cingendole i fianchi per mostrarle una procedura. Hermione, non potendo permettersi di licenziarsi, aveva deciso di chiedere un colloquio informale con il medico per cercare di fargli capire che le sue attenzioni non erano gradite.
Quando la donna aveva insinuato che lui avesse interesse per lei, il primario era scoppiato a ridergli in faccia liquidando la faccenda con una frase sprezzante.  «Signorina Granger, non si monti la testa per favore. Anche se qualche anno fa era molto famosa per me lei è solo una tirocinante, e nemmeno tra le più dotate aggiungerei. Quello di cui mi ha appena accusato è falso e offensivo. Io volevo solo insegnarle, non certo portarla a letto»
Per i sei mesi successivi ad Hermione erano stati affidati sempre meno compiti importanti e il suo lavoro era più simile a quello di un'inserviente. Oltre a questo faceva solo turni di notte non potendo più passare molto tempo con il figlio. Snervata da quel trattamento la giovane donna aveva trovato un altro lavoro, un posto da infermiera presso una piccola clinica fuori Parigi. Lo stipendio era la metà di quello che riceveva all'ospedale ma i turni erano molto flessibili e le avrebbero permesso di passare del tempo con il figlio. Hermione andò quindi a presentare le sue dimissioni al primario.
«Buongiorno signorina Granger. Ci sono forse altre situazioni che ha frainteso e che vorrebbe portare alla mia attenzione?» Chiese Alain in tono arrogante.
«Buongiorno Dottor Dubois. Veramente sono venuta a presentare le mie dimissioni...» Rispose la donna mantenendo alto il suo sguardo.
«Dimissioni? Non capisco perché signorina Granger. Questo è tra i più prestigiosi ospedali magici specializzati in pediatria, non penso possa trovare posto migliore per imparare.»
«Ha ragione e le sono grata per l'opportunità che mi ha dato, ma i ritmi troppo serrati a cui vengo sottoposta mi impediscono di passare tempo con mio figlio. Per me lui ha la priorità e se questo significa rinunciare alla mia carriera è un sacrificio che sono ben lieta di compiere.»
«Lei ha un figlio? Ma nella sua cartella non risulta che sia sposata. Io non lo sapevo...» Rispose stupito il giovane primario.
«No, infatti non sono sposata. Sono una giovane madre single... Essendo giovane avevo paura di essere oggetto di pettegolezzi per la mia condizione, per questo motivo ho preferito che la notizia non si sapesse.»
«Hermione» Disse l'uomo addolcendo il tono. «Forse al nostro ultimo colloquio sono stato un po' ingiusto nei suoi confronti. Io la considero una valente tirocinante e mi dispiacerebbe perderla per un fraintendimento. Adesso che conosco la sua situazione vorrei aiutarla. Faccia un ultimo tentativo prima di licenziarsi, le cambierò i turni in modo che siano più flessibili e potrà usufruire del nostro asilo interno in modo da passare ogni momento libero con suo figlio. Possiamo metterci una pietra sopra e ricominciare da capo?» Concluse tendendogli la mano.
La donna decise di accettare e da quel giorno non aveva avuto più problemi con il primario del reparto. Non aveva più superato il confine, limitando le sue avance a qualche sporadico invito a cena che lei cortesemente rifiutava. Dal punto di vista formativo invece quell'uomo le aveva insegnato molto.


Alain Dubois era un celebre magipediatra che le aveva insegnato molto era forse la persona più indicata a cui rivolgersi per cercare di aiutare Altair, pensò Hermione tornando al presente.
Quando la donna aveva chiesto il suo aiuto per la spinosa situazione con il figlio il medico era stato più che felice di esserle utile.
Arrivati in ospedale erano andati insieme nell'ufficio del primario e l'uomo aveva chiesto alla donna di prendere la cartella di un paziente in modo da poter essere lasciato solo con il giovane Granger.
«Allora Altair, come è andata la scuola quest'anno?» Chiese Alain per rompere il ghiaccio.
Scorpius era perplesso, il fratello non gli aveva detto che sua madre fosse così in amicizia con il medico che dirigeva il reparto. «Abbastanza bene direi.» Rispose neutro.
«Sei fortunato ragazzo, l'Accademia di Beauxbatons è frequentata per un buon settanta per cento da ragazze. Chissà quanti cuori avrai spezzato quest'anno...» Disse allusivo
«Per il momento sono più interessato al gioco del Quidditch che alle ragazze, e purtroppo la mia scuola non tiene molto in considerazione questo sport.»
«Questo è vero. Ma vedrai che fra un paio d'anni la penserai diversamente ragazzo mio.
Sai penso che adesso tu sia un po' confuso, senti il tuo corpo cambiare e diventare più adulto. La tua voce diventa più profonda e anche se per ora ti vien difficile crederlo questi cambiamenti sono normali..»
Scorpius non aveva capito molto del discorso che quell'uomo gli aveva fatto ma per educazione rispose. «Sicuramente è come dice lei»
«Dammi del tu figliolo, chiamami Alain. Ora voglio che tu sappia che qualsiasi dubbio tu possa avere sui cambiamenti che stanno avvenendo in te, io sono qui, disponibile ad aiutarti e a rispondere alle tue domande. Non sentirti in imbarazzo, io sono un medico e qualunque domanda tu mi faccia non mi scandalizzerò.» Disse l'uomo sicuro di sé.
Scorpius capì che dietro tutto quel discorso ci doveva essere sua madre. Probabilmente aveva frainteso il discorso che avevano fatto la sera precedente. «La ringrazio Dottor Dubois, lo terrò a mente. Ora vado nello studio di mia madre, sicuramente lei avrà da lavorare e io non voglio disturbarla.»
«Certo Altair, ma prima che tu vada posso farti una domanda?»
Scorpius si voltò e annuì con la testa. «Certo mi dica pure» Disse cortese.
«Sai, mi piacerebbe portar fuori tua madre una sera. Vorrei sapere quali sono i suoi gusti, cosa le piace fare. Vorrei farle passare una bella serata.» Chiese innocente.
Che faccia tosta aveva quel tizio. Scorpius, seguendo il retaggio serpeverde paterno, decise di dare una piccola lezione a sua madre per aver fatto delle confidenze cosi personali a quell'uomo cosi viscido. Forse al tempo stesso sarebbe riuscito ad allontanare il bel primario dalla sua famiglia.
«Beh se vuole fare veramente colpo» Disse ammiccando. «Dovrebbe portare mia madre a fare una bella passeggiata al chiaro di luna, a bordo di una scopa. Sono sicura che impazzirà per una serata cosi.»
«Grazie per la dritta ragazzo. Spero di riuscire a convincerla, è sempre così impegnata.»
«Ci metterò una buona parola. Potrebbe invitarla stasera... Ma mi raccomando non le dica cosa vuole fare, mia madre adora le sorprese.» Rispose angelico.

Draco e Altair arrivarono al campo appena in tempo per partecipare al primo allenamento. Il giovane pozionista andò a sedersi sugli spalti con gli altri genitori. Poco dopo arrivarono anche i coniugi Potter che si posizionarono non molto distante da lui.
Altair si stava cambiando negli spogliatoi quando da dietro arrivò James. Il giovane Potter aveva assistito all'incontro tra Draco e il figlio e quella scena l'aveva insospettito.
Essendo la stanza deserta decise di fare una prova. Prese una Pluffa e lanciandogliela addosso urlò: «Altair, spostati». Il giovane sentendosi chiamare si spostò di lato come il grifone gli aveva detto e questo fu per James la conferma alla teoria che si era fatto in testa.
«Lo sapevo che non poteva essere Malfoy ad abbracciare in quel modo suo padre. Uno come lui non si comporterebbe mai così.» Esultò saccente il giovane grifone.
Altair si voltò e guardando in volto l'ex compagno di Casa si sentì divorato dalla rabbia. Per lui era solo un gioco, una teoria da confermare. «Potter ma tu sei proprio suonato. Tu non ti sposteresti se sentissi qualcuno che ti urla in uno spogliatoio deserto? A che cosa cercavi la conferma grifone? E perché mi hai chiamato con il nome del francese?» Disse il ragazzo cercando di imitare il modo sprezzante con cui gli parlava Scorpius all'inizio.
«Bella imitazione ma non ci casco. Tu sei Altair! Quello che vorrei sapere è perché sei arrabbiato con me, solo perché ti ho riconosciuto?»
Altair Imitando il tono di voce di James ripeté quello che il ragazzo aveva detto qualche istante prima. «Lo sapevo che non poteva essere Malfoy ad abbracciare in quel modo suo padre. Uno come lui non si comporterebbe mai così...» Riprendendo il suo tono di voce abituale aggiunse: «E hai pure il coraggio di chiedermi perché sono arrabbiato? Parli di Scorpius come se fosse una bestia che non può provare sentimenti. Comunque hai torto James perché io sono un Malfoy, anche se posseggo meno sangue freddo del mio gemello.»
«Gemello? Ma che stai dicendo Altair? Tu non puoi essere il gemello di Malfoy!» Rispose incredulo il giovane grifone.
«Scorpius! Si chiama Scorpius! Invece è vero, siamo gemelli. Mia madre è la donna che ha abbandonato Scorpius, sai quella per cui tu lo prendevi in giro l'anno scorso! È anche l'amica dei tuoi genitori che mi hai indicato nella foto a Grifondoro» Disse Altair sempre più livido di rabbia.
James era senza parole.«Io non lo sapevo, io non volevo prenderlo in giro Altair, devi credermi. Ti prego scusami!» Farfugliò in preda al panico.
«Non è a me che dovresti chiedere scusa James» Rispose calmandosi. «Lo abbiamo scoperto quando ci hanno messo in isolamento» raccontò il ragazzo. «Abbiamo deciso di scambiarci il posto. Sai io volevo tanto conoscere papà e Scorpius voleva incontrare la mamma. Manterrai il segreto James? Per favore ho passato così poco tempo con lui, mi darai il modo di conoscerlo?»
Erano entrambi seduti su una panchina dello spogliatoio e James allungò una mano stringendola in quella di Altair. «Puoi contare su di me..» Stava per aggiungere “Altair” quando videro sulla soglia i loro padri. Non vedendoli uscire dallo spogliatoio sia Draco che Harry si erano preoccupati che i loro figli avessero ricominciato a picchiarsi.
«Tutto bene ragazzi?» Disse Harry dirigendosi verso di loro.
Altair guardò il padre, per fortuna sembrava che gli adulti non avessero sentito il resto del loro discorso. «Si signor Potter. Io e James dovevamo chiarire una cosa. »
«Infatti! Ci vediamo in campo Scorpius» Aggiunse James prima di uscire dallo spogliatoio seguito dal padre.
«Sicuro che vada tutto bene Scorpius?» Domandò Draco quando furono soli. «Sembravate impegnati in un discorso molto serio...»
« Va tutto bene davvero. Adesso è meglio che vada in campo. Non vorrei perdermi tutto il corso.» Aggiunse avviandosi all'uscita.
«Posso sapere di cosa parlavate?» Chiese nuovamente Draco insospettito dall'atteggiamento evasivo del figlio.
«No! Sono cose nostre papà.» Rispose risoluto il ragazzo prima di scomparire dalla sua vista per entrare in campo.
Dopo una mezz'ora arrivarono anche Ron e suo figlio Hugo. Il ragazzo non era ancora riuscito ad entrare a far parte della squadra di Grifondoro e suo padre pensava che quel corso gli sarebbe tornato utile per la futura selezione. L'ex portiere di Grifondoro si scusò con Baston per il ritardo dicendo che era stato trattenuto al lavoro. L'unica occupazione di Ron era dare una mano saltuariamente in una delle filiali dei “Tiri Vispi Weasley”, quindi quella scusa risultò poco credibile. Nonostante questo fu permesso a Hugo di frequentare il corso e Ron andò a posizionarsi sugli spalti accanto a Harry e Ginny.
«Ciao ragazzi. Certo che vi siete scelti una zona degli spalti veramente mal frequentata, si respira odore di Mangiamorte» Esordì il rosso con aria schifata
«Ron, sei veramente ridicolo! Hai trentadue anni suonati e ti comporti ancora come un bambino. Finiscila per favore.» Rispose Ginny vedendo che a suo marito stavano saltando i nervi.
«Stai zitta Ginny, non impicciarti in cose che non ti riguardano» Rispose il grifone mentre le orecchie gli diventavano dello stesso colore dei capelli.
Harry fece segno a sua moglie di non dargli ulteriormente corda, ma il rosso non aveva intenzione di stare zitto. «Caro cognato, ho saputo che hai aiutato quella Mangiamorte di Lady Malfoy ad andare a Hogwarts a trovare il nipote.»
Draco a meno di un metro di distanza fumava di rabbia. Quel pezzente aveva una nocciolina al posto del cervello. Avrebbe dovuto farlo fuori quando aveva ferito Hermione.
«Non sono affari che ti riguardano Ron» Sibilò l'Auror sempre più spazientito.
«Invece lo sono Harry! Mio figlio frequenta quella scuola e io non tollero che una schifosissima Mangiamorte sia libera di circolare indisturbata.»
«Era sotto la mia sorveglianza e in ogni caso Lady Malfoy non è un pericolo per nessuno»
«Beh se lo dici tu... Per fortuna comunque è rimasta così poco da non poter fare danni! Ho saputo della scenetta pietosa che ha fatto il figlio del Mangiamorte ieri in stazione... Quel ragazzo è solo un debole, secondo me quella sgualdrina di sua madre si era già resa conto di che pasta è fatto quando ha deciso di abbandonarli» Ghignò maligno.
Draco avrebbe voluto cancellare quel ghigno dalla faccia di Weasley ma non fece in tempo. Harry infatti, aveva già sferrato un gancio sulla mascella del cognato buttandolo a terra. «Non ti azzardare a offendere mai più Hermione o Draco o qualsiasi altro componente della famiglia Malfoy! La prossima volta potrei romperti le gambe anche se sei mio parente. Ci siamo intesi?» sibilò infervorato.
Weasley con le orecchie sempre più rosse e il sangue che gli usciva dalla bocca piagnucolò in direzione della sorella. «Ginny, non gli dici nulla?»
La rossa sfoderò un sorriso che avrebbe fatto invidia ad una serpeverde. «Tesoro, avresti dovuto mirare più in alto, così gli rompevi il naso... Ronald scusa, ti dispiacerebbe spostarti qualche metro più in la? La tua puzza di vigliacco mi fa venire il voltastomaco!»
Il rosso sgranò gli occhi incredulo e si spostò in fondo alle gradinate senza dire una parola. Per fortuna i ragazzi non avevano visto nulla dello scontro tra i genitori.
Draco fece un cenno di ringraziamento ai coniugi Potter, che ricambiarono con un sorriso. Forse aveva finalmente capito cosa ci trovasse Hermione in quella coppia di grifondoro.
Nella partita del pomeriggio i ragazzi furono divisi in due squadre. Da una parte c'erano Draco e Altair con altri tre ragazzi e due genitori. Altair giocava nel suo ruolo di cercatore mentre il padre giocava come cacciatore. L'altra squadra era quasi tutta composta dalla famiglia Potter/Weasley. Baston, non sapendo nulla del litigio avvenuto al mattino, aveva pensato gli avrebbe fatto piacere giocare tutti insieme. In porta c'era Ron, mentre Hugo copriva il ruolo di battitore. Harry e Ginny giocavano come cacciatori e James ricopriva il suo ruolo abituale di cercatore. L'atmosfera era abbastanza distesa, sia Draco che Harry infatti si lanciavano battutine leggere, ben diverse dagli insulti che erano soliti gridarsi durante le partite a scuola. James e Altair girovagavano insieme nella parte alta del campo scherzando insieme. Altair adocchiò il boccino e si lanciò al suo inseguimento con il grifone alle calcagna. Draco ed Harry seguivano gli inseguimenti dei loro figli con sguardo rapito. Hugo si lanciò anche lui all'inseguimento dei due ragazzi e quando fu vicino alla scopa di Altair la colpì forte con la mazza, sperando di far perdere l'equilibrio al ragazzo. James notando quello che stava facendo il cugino lo spinse per allontanarlo dal giovane Malfoy. Hugo, poco esperto nel volo con la scopa perse l'equilibrio cominciando a precipitare. Solo l'intervento rapido di Draco che lanciò l'incantesimo “Arresto Momentum” impedì al giovane Weasley di schiantarsi a terra.
La partita venne interrotta da Baston e Ron livido di rabbia aveva cercato di addossare la colpa per la caduta del figlio al giovane Malfoy. Ma Baston aveva visto tutto. «Ho visto tutto Ron e se Hugo fosse caduto la colpa sarebbe stata solo sua. Ha cercato di far cadere Scorpius dalla scopa e James ha cercato di allontanarlo, per questo è caduto.» Ron lanciò uno sguardo truce al nipote.
«E dovresti ringraziare Draco per aver arrestato la caduta di tuo figlio» Aggiunse l'istruttore pacatamente.
«Non ringrazierò mai un Mangiamorte» Sentenziò il rosso livido di rabbia.
«Perfetto, non ti posso obbligare, tuttavia non voglio nel mio corso giocatori scorretti quindi tu e tuo figlio non siete più graditi. Manderò anche un gufo alla professoressa Mc Granitt sconsigliandole caldamente di far entrare Hugo in squadra l'anno prossimo» Rispose Oliver in tono tranquillo.
Harry mise una mano sulla spalla del figlio dicendogli: «Non ti sentire in colpa James. Hai fatto la cosa giusta»
Dopo essersi cambiati Draco e Altair andarono a salutare Baston. «Bellissimo corso Oliver, sono felice di aver iscritto Scorpius.»
«Ti ringrazio Draco. Sono stato felice di scoprire che tuo figlio non è bravo solo a fare a botte ma anche sul campo... Ma d'altra parte anche tu ai tuoi tempi te la cavavi bene come cercatore.» Disse  l'istruttore ridendo.
Altair era diventato bianco come un lenzuolo. Draco si girò a guardarlo per poi chiedere «Botte? Di cosa stai parlando scusa?»
«Ma si, alla festa a Hogwarts di questo inverno. Tuo figlio si è messo a fare a botte con un altro ragazzo e mi hanno travolto, mi son quasi rotto un polso. So che il preside ha preso seri provvedimenti, pensavo che Silente o Piton te ne avesse parlato» Rispose Oliver bonariamente
«No, non ne sapevo nulla e mi scuso per l'accaduto a nome di mio figlio» Sibilò il pozionista molto teso.
Baston guardò Altair e sussurrò. «Scusa, non volevo metterti nei guai ragazzo»  Salutando padre e figlio che se ne andavano li invitò a tornare il sabato successivo per il secondo incontro.

Draco tornati dall'allenamento si chiuse nel suo studio con il figlio. «Ho detto a nonna di non aspettarci a cena. Adesso tu ed io non ci muoveremo di qui fino a quando non mi avrai raccontato cosa è successo quest'anno a scuola, e per quale motivo ne il preside ne Severus  mi hanno chiamato per informarmi di quello che combinavi.» Disse il giovane pozionista sedendosi sulla sua poltrona. Aveva in mano un bicchiere di whisky che sorseggiava con studiata lentezza. A guardarlo sembrava la persona più tranquilla del mondo.
Altair guardando l'atteggiamento del padre si ritrovò a pensare che forse aveva sbagliato lavoro. Sembrava del tutto a suo agio nei panni di Auror ad interrogare sospettati.
«Quello che ti ha detto l'istruttore è vero» Disse abbassando lo sguardo. «Durante una festa a scuola ho fatto a botte con un ragazzo, e nella confusione siamo finiti addosso a Baston buttandolo a terra.»
«E mi spieghi come mai nessuno mi ha avvertito? Chi era il ragazzo con cui ti sei picchiato? Di nuovo Potter?» Gli chiese a raffica il pozionista
«No, non era James. Mi sono picchiato con un ragazzo che era in visita a Hogwarts, sai per le amichevoli di Quidditch. Quando siamo stati portati in presidenza il preside mi ha detto che ti avrebbe chiamato. Volendo creare un clima di amicizia tra le scuole però ha dato un'alternativa a me e al ragazzo straniero. Siamo stati messi in isolamento insieme per il resto dell'anno e in cambio il preside e il professor Piton hanno accettato di non dirti nulla.»
«Mi stai dicendo che piuttosto di farmi sapere che avevi fatto a botte con un compagno tu hai preferito essere messo in isolamento? Hai così paura di me Scorpius? Non mi sembra di essere
così severo... Sai io avevo paura di mio padre quando avevo la tua età, e speravo che mio figlio non avrebbe mai avuto paura di me» Disse amareggiato.
«Papà ma io non ho paura di te! Io non volevo deluderti un'altra volta... quando sei stato chiamato l'anno scorso quello che mi ha fatto più male non è stato lo schiaffo che mi hai dato, ma i tuoi occhi delusi.» Disse Altair ricordando quello che gli aveva confidato Scorpius. Gli dispiaceva rivelare le emozioni più intime del fratello, ma non voleva che suo padre pensasse che Scorpius avesse paura di lui. «Io non volevo più deluderti e quando mi sono reso conto che con il mio comportamento l'avrei fatto di nuovo ho preferito essere messo in punizione piuttosto che tu sapessi tutto.» Mormorò con gli occhi lucidi. «Severus ha accettato di reggermi il gioco solo a patto che una volta tornato a casa io ti confessassi tutto, ma non avevo trovato ancora il momento giusto per parlartene.»
«Scorpius, capiterà ancora che io mi arrabbi con te, ma ti assicuro che non potrai mai deludermi.». Avvicinandosi alla sedia dove era seduto Altair gli prese la mano. «Io non smetterò mai di volerti bene. Ieri quando mi hai abbracciato mi sono arrabbiato ma non per il gesto che hai fatto. Ho sempre creduto che mostrare i sentimenti in pubblico potesse renderti più esposto a essere ferito e volevo evitare che tu lo fossi. Io non sono un tipo affettuoso, ma il tuo abbraccio di ieri mi ha fatto piacere e ti chiedo scusa per come ho reagito.»
Altair tratteneva a stento le lacrime. Da un lato era commosso dalle parole che gli aveva detto suo padre, dall'altro si sentiva male perché quelle parole erano dirette a Scorpius e non a lui. Gli sembrava di star rubando al fratello un momento importante della sua vita, un momento che forse non sarebbe più tornato.
«Non mi nascondere più quello che fai Scorpius. È  l'unica cosa che ti chiedo. Ti assicuro che non mi potresti mai deludere.»
Il ragazzo annuì senza riuscire a parlare e il genitore continuò a parlare. «Per adesso lasciamo perdere l'argomento rissa. Ma non credere che non voglia sapere esattamente cosa è successo quest'anno a scuola. C'è un'altra questione di cui vorrei parlarti campione....
Da quando sei tornato mi sembri diverso, più emotivo e quando sono venuto ad assisterti a scuola nel delirio tu chiamavi spesso sia me che tua madre. C'è qualcosa che ti turba?»
«Scusami papà» Rispose imbarazzato Altair.
«Di cosa ti scusi?» chiese perplesso l'uomo.
«Beh, so che non ami sentir parlare della mamma e immagino ti sia dispiaciuto sentire che la chiamavo...»
«Stavi delirando, non potrei mai prendermela per questo. Quello che vorrei sapere è se pensi spesso a tua madre. Immagino che nonostante nonna si impegni molto tu possa sentire qualcosa che ti manca»
«Nonna è stupenda ma non posso negare di aver pensato qualche volta alla mamma. Ti arrabbi se ti chiedo cosa è successo fra voi?» Chiese incerto.
«Non mi arrabbio se me lo chiedi, ma per adesso non posso risponderti.» Rispose dispiaciuto Draco.
«D'accordo papà, lo capisco. Interrogatorio finito?» Gli chiese sorridendo.
«Ti sembrava un interrogatorio?»
«Papà, secondo me avresti avuto un futuro come Auror...» Affermò deciso
Draco scoppiò a ridere. «Forse hai ragione ma preferisco fare il pozionista... Prima di andare a cena ho un'ultima domanda. Cosa ne pensi di Elisabeth?»
«Sinceramente non mi piace papà. Non la vuoi sposare vero?» Gli chiese in apprensione.
Draco si era fatto quella domanda molte volte. Se fosse stato solo, senza Scorpius forse non avrebbe scelto Lizzie come compagna. Ma dopo aver parlato con lui aveva capito quanto il figlio soffrisse per la mancanza della madre. Adesso la donna non le piaceva, ma con il tempo era sicuro che Elisabeth sarebbe riuscita a farsi amare, da entrambi. «La conosci appena, dalle tempo, vedrai che ti affezionerai. Domani ci sarà una cena verranno gli Zabini, i Nott e la famiglia di Lizzie. Firmeremo l'accordo prematrimoniale magico. Dagli una possibilità Scorpius, per favore.»
«Ma tu sei innamorato di lei?» Gli domandò serio.
«Nel nostro mondo molti matrimoni sono combinati. Con il tempo forse raggiungeremo una buona intesa, come è successo per i tuoi nonni. Anche il loro matrimonio è stato combinato.»
«Se è questo che desideri, ci penserò papà» Rispose triste. «Posso andare in camera mia?»
«D'accordo ma non scendere tardi per la cena, sai che al nonno non piace aspettare.» Rispose il padre.
Dopo il discorso fatto con il padre Altair non sapeva più che fare. La sera successiva sarebbero venuti a cena i genitori di quella arpia di Elisabeth Grey e dopo cena avrebbero siglato l'impegno a sposarsi. Il ragazzo non sapeva  come funzionassero i matrimoni magici purosangue ma era sicuro quell'accordo li avrebbe legati indissolubilmente e se volevano impedire questo matrimonio Scorpius doveva tornare a casa con la mamma il prima possibile.
Decise quindi di mandare un gufo al fratello. I due ragazzi si erano messi d'accordo che se ci fosse stato bisogno di sentirsi avrebbero mandato una lettera con il messaggio in codice “Slot Grip Roll”, il nome di una mossa di Quidditch, con accanto l'ora della notte in cui si sarebbero parlati via camino.
Hermione Granger era appena rientrata dal lavoro con il figlio quando vide bussare un gufo nero alla finestra. Pensò fosse qualche comunicazione lavorativa, magari un cambio di turno all'ospedale. Appena però aprì la finestra il pennuto si fiondò sul tavolo da pranzo atterrando accanto a suo figlio e porgendogli la zampa. Quando il ragazzo slegò la missiva vide la madre avvicinarsi con sguardo indagatore e poi tendere la mano per farsi consegnare la busta. Altair gli aveva detto che aveva discusso molte volte con la madre perché per questioni di sicurezza la donna non permetteva mai al figlio di aprire lettere indirizzate a lui, soprattutto se sulla busta non era presente il mittente.
Quando il ragazzo gli consegnò la busta la donna prima verificò con la bacchetta che non contenesse niente di pericoloso e poi l'apri  rimanendo basita dal criptico messaggio che ci trovò scritto. Dopo qualche secondo di meditazione porse il foglio al figlio dicendo: «Sembra in codice. Cosa vuol dire esattamente Altair?»
Slot Grip Roll 2
A.
Anche se il ragazzo era molto preoccupato non lo diede a vedere, prese il foglio in mano dicendo: «E' di un mio compagno di scuola, Alexander. Dice che è riuscito a fare uno Slot Grip Roll  due volte ieri. Sono contento per lui, era da tanto che ci provava» Vedendo lo sguardo perplesso della madre aggiunse: «Sai è una manovra di Quidditch»
A quelle parole Hermione, che non era una gran appassionata del gioco, non volle indagare oltre.
Scorpius aveva usato le sue doti da serpeverde per convincere la madre a uscire con il primario. Le aveva detto che era stato molto utile parlare con l'uomo e che non sarebbe stato carino rifiutare nuovamente un suo invito. La donna si era quindi arresa alle pressioni del figlio.
Il dottore le aveva dato appuntamento in centro vicino alla Torre Eiffel. La donna sperava utopicamente che la cena sarebbe stata veloce ed informale. Essendo stata per molto tempo in ristrettezze economiche non sopportava gli sprechi. Draco quando vivevano insieme l'aveva capito subito e non aveva mai sfoggiato molta opulenza, preferendo portarla in posti alla mano e intimi.
Purtroppo le sue speranze si infransero inesorabilmente quando venne condotta al ristorante “Les Jules Verne” in cima alla Torre Eiffel. Guardando il menù le venne un colpo. Non si potevano ordinare singoli piatti ma solo menù completi e anche il più economico era veramente uno spreco di soldi. Alain commise il secondo errore della serata quando decise di ordinare i menù più costosi per entrambi senza chiedere alla donna cosa volesse mangiare. A Hermione si era chiuso lo stomaco dal nervoso, si impegnò comunque a mangiare quello che aveva nel piatto, per non sprecare quel cibo così costoso. Il terzo e finale errore il medico lo commise trascinando la donna su una scopa per una romantica passeggiata digestiva. Terrorizzata dall'altezza e dalla guida insicura dell'uomo Hermione si sentì male costringendo l'uomo a fermarsi perché lei potesse vomitare. Appena si sentì un po' meglio la donna salutò il medico preferendo smaterializzarsi da sola a casa.
Arrivata a casa il figlio aveva stampato in faccia un ghigno molto simile a quello che ricordava  di aver visto a Draco a scuola. Ricordava  che il marito la guardava così solo quando voleva dirle “Hai visto che te l'ho fatta”.
«Allora come è andata la serata mamma?» Chiese angelico.
«Non so perché, ma sono convinta che tu lo sappia benissimo come è andata... Cosa hai detto oggi al dottor Dubois?»
«E tu invece cosa gli hai detto mamma?» Le chiese imbronciato
La donna si sentì a disagio. «Dai discorsi che abbiamo fatto ieri pensavo che tu sentissi il bisogno di confidarti con qualcuno perché stai crescendo e che ti sentissi a disagio a parlarne con me.»
«Mamma, ieri mi hai frainteso. Io volevo sapere qualcosa di mio padre. Mi piacerebbe conoscerlo, ma non perché ho bisogno di parlare con qualcuno. Quello di cui avrei bisogno è parlare con lui, chiedergli perché ha deciso di lasciarci. Per quello che riguarda i discorsi sul mio sviluppo ti assicuro che non ho bisogno di aiuto.» Le disse il figlio.
«Ti chiedo scusa Altair, non avrei dovuto precipitarmi a chiedere al dottor Dubois di aiutarti.»
«Posso farti una domanda io mamma?»
«Dimmi tutto tesoro.»
«C'è qualcosa tra te e il dottor Dubois? Lui ti piace?» Chiese interessato
«No Altair, non c'è nulla. Lui non mi interessa» Rispose sorpresa
«E allora perché hai chiesto proprio a lui di parlarmi?» Disse infastidito. «Lui non mi sembra una bella persona, è viscido»
«Ho sbagliato. Vedi io non ho amici ne maschi ne femmine e quando mi sono convinta che tu volessi parlare con un uomo non sapevo a chi avrei potuto rivolgermi. Anche io quando tanti anni fa ho conosciuto il dottor Dubois ho avuto una brutta impressione inizialmente» Gli confidò la madre. «Però poi non ho più avuto problemi e visto che è un magipediatra molto stimato mi sono convinta che sarebbe stata la persona più adatta con cui parlare. Ma esattamente cosa ti ha detto?»
«Mi ha fatto un discorso su quanto i cambiamenti del mio corpo siano normali, che non mi devo sentire imbarazzato e se avevo bisogno non avrei dovuto esitare a parlarne con lui. Sembravano tutti discorsi falsi. Così ho capito che gli avevi parlato e quando ha avuto la faccia tosta di chiedermi consigli per poterti sedurre mi sono vendicato... Sia con lui che con te. Scusa mamma, non volevo rovinarti una serata fuori.»
«Scusami tu tesoro. Comunque non mi hai rovinato la serata, se non fosse stato per le tue pressioni  non sarei mai uscita con un viscido come quello.» La donna gli accarezzò teneramente la testa prima di aggiungere.«Sai questa sera mi hai ricordato molto tuo padre. Anche lui usava questi modi così originali per farmi capire le cose.»
Alle due del mattino Altair uscì dalla camera del fratello per andare nello studio del padre. La casa era molto silenziosa e il ragazzo non notò che qualcuno lo stava spiando.
Scorpius guardava tesissimo il camino spento. Era sicuro che il fratello non l'avrebbe contattato se la situazione non fosse stata molto seria. Il camino si illuminò proiettando il viso del gemello tra le fiamme.
«Altair, finalmente! Cosa è successo?» Gli chiese in ansia.
«La situazione è precipitata, domani sera papà ha organizzato una cena con i genitori della donna che mi ha presentato ieri, firmeranno gli accordi prematrimoniali magici.» Disse affranto
«Ma come, così presto! Devo venire subito a Londra, quel tipo di contratti sono vincolanti..»
«Ho provato a dirgli che non mi piace, a chiedergli di non farlo, ma lui sembra deciso. Mi spiace tanto Scorpius, sono solo un impiastro.» Si giustificò Altair.
«Avrei avuto anche io gli stessi problemi per farmi ascoltare. Papà a volte è molto testardo. Non ti preoccupare. Domani mattina dirò la verità alla mamma e cercherò di convincerla a farci tornare subito. Ma se entro domani sera non saremo arrivati dovrai rivelare a papà chi sei. Questo è l'unico argomento che potrebbe dissuaderlo, o per lo meno ci farebbe guadagnare un po' di tempo.»
«Se sarà necessario lo farò Scorpius. C'è un'altra cosa che ti devo dire fratello.» Disse Altair riferendogli tutto il colloquio che aveva avuto con il padre. «Mi dispiace di avergli rivelato quello che mi avevi confidato Scorpius, sul motivo che ti aveva spinto a preferire di essere messo in isolamento piuttosto che affrontare lui. Papà pensava che tu avessi paura di lui e l'ho visto amareggiato, non potevo permettere che lo pensasse!»
«Hai fatto bene fratellino. Io non sarei mai riuscito a dirglielo, ma sono contento che adesso lo sappia. Domani metteremo a posto tutto e potrai ritornare ad essere te stesso. Ci vediamo domani Altair.»
Dopo aver finito la conversazione con il fratello Altair uscì in corridoio cercando di fare meno rumore possibile per chiudersi la porta alle spalle. Aveva appena tirato un sospiro di sollievo quando una voce lo gelò sul posto.
«Penso che sia arrivata l'ora di fare quattro chiacchiere,.. Altair »



Altair è davvero in difficoltà nei panni del gemello. È molto difficile per lui nascondere i suoi sentimenti, specialmente quando incontra il padre in stazione. Il retaggio della famiglia paterna aiuta invece Scorpius a destreggiarsi abilmente nei panni di Altair sia quando chiede informazioni sul padre sia quando decide di prendersi una piccola rivincita sulla madre che ha sbandierato ai quattro venti quelli che pensava fossero i problemi del figlio.
Mi scuso con tutti i fan di Ron che in questa fanfiction e in particolare in questo capitolo non fa una bella figura.
Nel prossimo capitolo ci sarà finalmente l'incontro tra Draco ed Hermione che tanti di voi attendevano. (Devo dire che lo attendo anche io con ansia) :P
Non è mia abitudine fare indovinelli o lasciare Spoiler criptici ma questa settimana ho deciso di fare un'eccezione.
Chi avrà scoperto Altair alla fine del capitolo? Sono aperte le scommesse.
Vi lascio anche questo piccolo spoiler perché questa frase (che sarà presente nel prossimo capitolo) mi è venuta in mente due capitoli fa e morivo dalla voglia di farne partecipe anche voi.
«Quella Hermione Granger? L'amica di Harry Potter Sang... »
….
«Stavi forse dicendo “Sanguesporco”? O preferisci “Mezzosangue”? Tranquilla...» Sostenne il suo sguardo sorridendole.  «Ormai non me la prendo più. È tutta la vita che mi sento rivolgere questo genere di insulti da gente priva di intelletto. Bada bene però che non tollero si insultino i miei figli.»
Logicamente uno dei due interlocutori è Hermione e l'altro invece chi sarà? (Troppo facile questo spoiler)
Ps: Non so se riuscirò nuovamente a pubblicare il capitolo presto come questa volta perché il lavoro solitamente mi tiene impegnata quindi considerate questo capitolo 8 come un fuori programma e aspettatevi il prossimo fra due settimane circa.
A presto
Lyn

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Capitolo 9
*** Ritorno a casa ***


Piccola sorpresa...
Sono riuscita a sbrigarmi presto e ho deciso di pubblicare subito il capitolo nove.
Vista l'ora tarda mi scuso per eventuali orrori grammaticali...
Vi lascio alla lettura del capitolo!
Si torna a casa....
Ps Questo capitolo inizia tornando indietro di qualche istante rispetto alla chiusura del capitolo 8, per capire meglio chi ha scoperto il nostro piccolo Altair
Buona lettura
Lyn

 
Capitolo 9
Ritorno a casa



Narcissa Malfoy quella notte non riusciva a prendere sonno. Il pensiero che il giorno successivo Draco avrebbe firmato l'accordo prematrimoniale magico le procurava molta apprensione.
La donna si spostò sul fianco destro cercando la posizione adatta, tuttavia anche in quella nuova posa c'era qualcosa che le dava fastidio.
«Cissy, stai bene?» disse il marito con la voce impastata dal sonno.
«Si, scusami Lucius. Ho difficoltà a prendere sonno.»  
La lampada sul comodino  del marito illuminò il suo volto assonnato. «C'è qualcosa che ti turba?»
«Ne abbiamo già discusso!
Draco sta correndo troppo. Dovrebbe frequentare di più la signorina Grey prima di firmare l'accordo..» mormorò contrariata.
«Undici anni non mi sembra poco tempo. Secondo me è arrivato il momento di ricominciare a vivere, e dopotutto, anche noi non ci conoscevamo quasi quando ci siamo sposati e guardaci adesso.» Disse accarezzandole la mano sorridente.
«Sai che noi siamo un'eccezione! Non penso che Scorpius la prenderà bene, tuo figlio sta correndo troppo.»
«Scorpius si abituerà. Sono sicuro che ben presto si sarà affezionato a Elisabeth. Secondo me i tuoi dubbi in realtà nascondono solo la paura che il bambino ti metta da parte...» Disse saccente il marito.
«Non dire stupidaggini! Io sarei felice se il bambino avesse una mamma. Solo che Elisabeth Grey è troppo giovane per volersi accollare l'educazione di un figlio. Sappiamo entrambi che se la sua famiglia ha caldeggiato l'unione tra i nostri figli è solo perché sono in ristrettezze economiche. La giovane Grey non vuole adattarsi ad uno stile di vita più morigerato di quello che faceva prima.»
«Non penso che sia troppo giovane, ha la stessa età che aveva la signorina Granger quando è diventata madre. Anche noi avremo dei vantaggi dall'unione dei nostri figli. Il loro nome non è stato infangato nella Guerra. Sono sicuro che i Grey riporteranno lustro al casato dei Malfoy. Oltre a questo, Scorpius potrà avere una madre e Draco una compagna. Penso che non possiamo lamentarci.»
«L'unica cosa che ti interessa è che il buon nome della famiglia Malfoy venga riabilitato e non ti importa se nostro figlio o nostro nipote non saranno felici in questa unione.»
«Draco ha avuto anni fa la possibilità di scegliere la sua compagna e guarda come è finita! Quella donna gli ha spezzato il cuore, portandosi via uno dei suoi figli. Forse ora la cosa più intelligente è seguire i miei consigli.»
«Continuo a pensare che sta correndo troppo... Senti vado a prepararmi una tisana. Continua pure a dormire.» Disse la donna mettendo fine alla discussione.
«Perché non chiami un cameriere e te la fai portare in stanza?» Suggerì l'uomo sbadigliando sonoramente
«Perché sono le due del mattino e non mi sembra corretto svegliare un cameriere per fare una cosa che sono capacissima di fare da sola.» Senza aspettare la replica del marito la donna si alzò e uscì dalla stanza.
Appena fuori dalla camera vide il nipote che stava scendendo le scale. Sembrava stesse cercando di fare il minor rumore possibile. La donna lo seguì preoccupata che potesse non sentirsi bene.
Il ragazzo, guardandosi in giro per essere sicuro di non aver svegliato nessuno, entrò nello studio del padre, lasciando la porta socchiusa.
Narcissa, curiosa di vedere cosa stesse combinando Scorpius, si accostò all'uscio, cercando di vedere quello che avveniva nella stanza. La fiammata che illuminò lo studio evidenziò che il nipote stava per contattare qualcuno via camino.
Quando una faccia identica a quella del nipote si materializzò fra le fiamme la donna per poco non urlò. Come faceva Scorpius a conoscere il gemello? Si chiese rapita dalla conversazione dei due nipoti. Ascoltando i loro discorsi la donna capì finalmente cosa c'era di diverso in Scorpius da quando era tornato. Quello che era cambiato non era il carattere del ragazzo ma il ragazzo stesso. Altair era tornato a casa  dopo undici anni. Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime per la felicità di quella scoperta. Riuscì a ricomporsi solo poco prima che il ragazzo uscisse dalla stanza. Decise di mostrarsi al nipote senza far vedere le sue emozioni. Prima voleva sapere esattamente come avevano fatto ad incontrarsi e quale era il loro piano.
«Penso che sia arrivata l'ora di fare quattro chiacchiere... Altair »
Girandosi di scattò il ragazzo vide  Narcissa, in piedi vicino alle scale che lo guardava imperturbabile. «Nonna... Mi hai spaventato. Cosa ci fai qui a quest'ora di notte?» Chiese il ragazzo cercando di simulare sicurezza, anche se il cuore sembrava che volesse uscirgli dal petto.
«Potrei farti la stessa domanda mio caro nipote. Cosa ci facevi nello studio di tuo padre?» Domandò la donna con le braccia incrociate.
Il ragazzo in preda al panico cercò nella sua testa una spiegazione plausibile. «Cercavo una penna e della carta per scrivere una lettera...»
«Alle due del mattino? Decisamente dovresti fare più esercizio nell'arte della menzogna. Perché vedi mio caro “Altair” anche se per noi Malfoy la finzione è insita nel codice genetico, senza allenamento tuttavia può risultare poco credibile, soprattutto se hai davanti un interlocutrice come me.»
«Come mi hai chiamato nonna? » Chiese cercando, maldestramente, di tenere in piedi la sua copertura.
«Altair. Tua madre ti ha mai detto cosa significa il tuo nome e perché ti è stato dato? Sai ho contribuito anche io a sceglierlo.» Fece cenno al nipote di sedersi sui gradini delle scale e cominciò a raccontare.
« È una tradizione della nostra famiglia usare dei nomi con significati inerenti all'astronomia e così quando i tuoi genitori mi hanno  annunciato che sarebbero diventati genitori gli ho chiesto di portare avanti questa tradizione dandovi nomi di stelle. Altair è infatti la stella più brillante della costellazione dell'Aquila; è stato tuo padre a volerti chiamare così. Mentre tua madre ha scelto Scorpius, che è il nome latino della costellazione dello Scorpione.»
«Sono proprio un pessimo bugiardo, vero?» Domandò il ragazzo abbandonando l'idea di continuare con la sua farsa.
«Tesoro, tuo padre è veramente bravo ad individuare menzogne a chilometri di distanza e non ti ha scoperto... Non dico che tu sia perfetto, sia io che lui abbiamo sospettato che qualcosa non andasse da quando sei tornato, ma nessuno dei due ha minimamente pensato che il motivo potesse essere che in realtà non era Scorpius ad esser tornato, ma tu. L'unico motivo per cui ho scoperto la verità è che ti ho spiato.» Gli rivelò la donna.
«E mi hai fatto credere che mi fossi scoperto?» Altair fissò la donna corrugando la fronte. «Sei veramente astuta nonna!»
La donna gli sorrise. «Ora mi piacerebbe sapere esattamente come vi siete conosciuti. Non penso che anche tu frequenti Hogwarts»
«No... infatti. Nonna ti dispiace che io sia qui?» Chiese imbarazzato
La donna si avvicinò accarezzandogli la testa, con gli occhi lucidi. Era rimasta sconvolta nello scoprire di aver avuto Altair così vicino e di non essersi accorta di nulla.  Cercò di mantenere la voce ferma. «Piccolo Altair, non pensavo sarei riuscita a rivederti in questa vita. Sono felice che tu sia qui.» La donna rimase qualche istante in silenzio prima di continuare. «Vorrei solo sapere come è successo e cosa volete fare ora.»>
«Mamma, Scorpius, perché siete ancora svegli?» Li interruppe Draco scendendo le scale. L'uomo aveva sentito delle voci ed era sceso per vedere cosa stesse succedendo.
Narcissa rispose per entrambi. «Scorpius non stava bene e volevo preparargli una camomilla. Vieni, andiamo in cucina» Disse prendendo per mano il ragazzo.
 «Posso preparargliela io madre, mi spiace che vi abbia disturbato.» Disse l'uomo avvicinandosi al figlio.
«Veramente volevo prepararmi qualcosa di caldo anche io e l'ho incrociato qui all'ingresso.»
Altair approfittò dell'arrivo del padre per evitare l'interrogatorio della nonna.«Papà, nonna, mi sento meglio. Vado a dormire» Disse dirigendosi svelto verso la sua camera.

A migliaia di chilometri di distanza un altro Malfoy era troppo teso per riuscire a prendere sonno. Una volta tornato in stanza Scorpius aveva cominciato a rimuginare; non riusciva a credere che suo padre avesse deciso di sposarsi così velocemente, senza nemmeno curarsi della sua opinione. Da quando era a Parigi il ragazzo aveva dovuto confrontarsi con i molti dubbi interiori che aveva volutamente cercato di zittire fin dalla sua prima infanzia. Aveva sempre temuto dentro di sé di poter essere la causa della separazione dei suoi genitori, dell'abbandono di sua madre. Da quando aveva conosciuto il fratello questi timori erano riaffiorati. Perché ci doveva essere una spiegazione logica al fatto che sua madre non avesse voluto conoscerlo e l'avesse tagliato fuori dalla vita di Altair. Doveva essere lui la causa, forse da piccolino piangeva troppo o era capriccioso. Magari sua madre ha capito che lui era un pessimo elemento e non voleva che Altair fosse influenzato dalla sua indole.
Il ragazzo non riusciva più ad aspettare così infervorato dal dolore che aveva provato per tutti gli anni senza la madre andò a cercarla. Non avrebbe atteso un momento di più per sapere la verità. Senza bussare entrò nella stanza della madre.
La donna sentendo la porta che si apriva guardò l'orario sulla sveglia babbana sopra il comodino, allarmandosi che suo figlio fosse sveglio nel cuore della notte.
«Tesoro, non riesci a prendere sonno? Non ti senti bene?» Chiese preoccupata.
«Mi spiace deluderti ma io non sono il tuo tesoro.» Rispose con voce irritata il giovane.
Completamente risvegliata dal tono tagliente del ragazzo la donna si alzò in piedi, avvicinandosi al figlio. «Non volevo certo insultarti Altair, lo sai che quando mi ci metto divento molto appiccicosa.»
«Non sono nemmeno lui in realtà... Dimmi madre quando hai capito che volevi bene solo a lui e non a me? Cosa ho fatto per meritarmi il tuo abbandono? Facevo i capricci? O piangevo troppo?» Replicò con stizza nella voce.
Hermione si portò una mano alla bocca in preda alle lacrime. Lui non poteva essere Scorpius! Eppure guardando l'espressione del viso accigliata e spigolosa come solo Draco sapeva fare, ascoltando il tono di voce e le accuse che gli stava rivolgendo, la donna non aveva dubbi. Quello era il figlio che non vedeva da undici anni. «Scorpius! Sei proprio tu?» Chiese avvicinando le mani tremanti al viso del figlio.
Anche se Scorpius avesse voluto respingerla non ci sarebbe riuscito. Il suo corpo, dotato di mente propria, si era teso verso la donna lasciando che lei gli carezzasse le guance. Incapace di parlare, fece un cenno affermativo con la testa.
La donna sempre più in preda all'emozione dopo averlo guardato in faccia attentamente lo racchiuse in un caldo abbraccio cominciando a singhiozzare. «Il mio piccolino, il mio piccolino» Gli sussurrò ad un orecchio.
Quei gesti spontanei, così rassicuranti fecero cadere la corazza che il ragazzo aveva eretto fin da piccolo per non soffrire. Una calda lacrima gli solcò il viso rotolando fino alla spalla scoperta della madre. «Scusami se non te l'ho detto subito, ma avevo troppa paura che tu mi avresti respinto, che non mi volessi...»
«Scorpius» Sospirò in preda l'emozione, «Non potrei mai respingerti. Ne tu, ne Altair, siete responsabili della nostra separazione. Io e, sono sicura anche tuo padre, vi amiamo sopra ogni altra cosa. »
Rimasero abbracciati per qualche istante, godendosi quei momenti che avevano tanto sognato entrambi. Poi Hermione, quasi parlasse a se stessa,  sussurrò. «Come è successo? Non riesco a credere di averti tra le braccia...»
«Nemmeno io riesco a credere che sia vero. Non avrei mai pensato che quando è arrivato a scuola un ragazzo con la faccia uguale alla mia alla fine avrei potuto conoscere mia madre. »
«Con scuola intendi Hogwarts?» Chiese stupita.
«Si, Altair è arrivato a gennaio per un Torneo di Quidditch. Se ti stai chiedendo perché non ne sei stata informata, probabilmente è perché lui ha falsificato la tua firma per potervi partecipare. Sapeva che non avresti mai acconsentito a farlo venire a Hogwarts.» Scorpius alzò lo sguardo, fissandola con gli occhi lucidi «Ma se tu sapevi che io frequentavo quella scuola perché non hai mai cercato di vedermi? Perché hai tenuto lontano Altair? Non volevi che ci conoscessimo? Perché mamma? Io non riesco a capirlo. Potevate separarvi senza privarci del calore di una famiglia»
«I nostri accordi comportavano che io mi tenessi lontano da te e che tuo padre si tenesse lontano da Altair. So che è difficile comprenderlo e accettarlo ma al momento non posso dirti di più» Gli rispose affranta. «Ma ti prometto che non appena avrò parlato con tuo padre cercherò il modo per risolvere la situazione, perché tu e Altair non dobbiate più pagare per errori non vostri.»
«Stai dicendo che è una cosa così seria che devi consultarti con papà prima di potercene parlare?» Domandò facendosi serio in volto.
«Qualcosa del genere tes... Scorpius» Si corresse la donna ricordando che il figlio si era arrabbiato quando aveva usato quel nomignolo.
Il ragazzo cogliendo il modo in cui lo stava chiamando la madre diventò tutto rosso in volto e disse. «Non mi offendo se mi chiami “tesoro”. Se vuoi... logicamente» Concluse imbarazzato
La donna annuì sorridendo. «Certo che voglio tu sei e rimarrai sempre uno dei miei due tesori.»
Anche se non l'aveva dato a vedere Hermione era molto preoccupata per l'imminente incontro con Draco. Erano passati molti anni, ma era sicura che l'uomo non l'avesse mai perdonata per come aveva troncato ogni rapporto, portandosi via il suo secondogenito. Non poteva dargli torto, nemmeno lei era riuscita a perdonarsi per quel gesto. Ad aggravare la situazione c'era il fatto che lei gli aveva mentito tanti anni prima. In realtà nemmeno Draco aveva la più pallida idea di cosa fosse veramente successo tra loro undici anni prima e per il bene di tutti era meglio che continuasse ad ignorarlo.
Madre e figlio, sfiniti da tante emozioni, si erano addormentati nel letto di Hermione.

Il mattino dopo la donna era in preda al panico, doveva prendersi qualche giorno di ferie dal lavoro per poter andare al più presto a Londra. Era anche necessario scoprire se qualcun altro sapeva dello scambio dei gemelli. Lo avrebbe chiesto al figlio una volta sistemata la questione del lavoro.
Nonostante fosse domenica mattina contattò via camino il dottor Dubois per avvisarlo che non sarebbe andata al lavoro per qualche giorno. Scorpius, degno figlio di suo padre, finse di allontanarsi per radunare i vestiti di ricambio per il viaggio, accostandosi invece alla porta per sentire la conversazione.
«Dottor Dubois, mi scuso per l'ora in cui la sto contattando, ma avevo urgenza di parlarle. Ho un'emergenza famigliare e non potrò essere presente al lavoro nei prossimi giorni.» Esordì la donna senza preamboli.
L'uomo era palesemente irritato, forse per il pessimo esito della serata precedente o forse solo perché veniva contattato di domenica mattina, e rispose seccamente. «Signorina Granger, il suo turno di lavoro inizia fra tre ore non poteva aspettare allora per contattarmi? »
«È proprio per questo che mi sono permessa di disturbarla... Come le dicevo ho un'emergenza famigliare e non mi sarà possibile coprire nemmeno il turno di oggi.»
«Questo comportamento è poco professionale signorina Granger, come potrei sostituirla con così poco preavviso? Quale sarebbe questa emergenza?» Chiese spazientito.
«Senta mi rendo conto di metterla in difficoltà ma oggi non potrò venire al lavoro. Lavoro con lei da undici anni e penso di essermi sempre comportata professionalmente. Sono stata molto disponibile nei confronti dei miei colleghi mettendo sempre al primo posto le esigenze dell'ospedale rispetto a quelle personali. Purtroppo ho un problema di natura personale che non può aspettare... Se non mi vuole accordare questi giorni di permesso mi vedo costretta a rassegnare le mie dimissioni seduta stante. Mi decurti pure dall'ultimo stipendio i mancati giorni di preavviso, se lo ritiene opportuno.» Rispose la donna risoluta.
«Hermione non intendevo certo spingerti a licenziarti. Se il tuo problema è così urgente allora prenditi tutti i giorni di cui hai bisogno. Avrai ancora un lavoro quando avrai risolto il tuo problema...» Rispose l'uomo vedendo con che piglio deciso gli aveva parlato la donna
«La ringrazio molto per la comprensione » Rispose la donna chiudendo la conversazione.

Per evitare di essere scoperto Scorpius si precipitò in cucina mettendosi a frugare negli armadietti per prepararsi la colazione.
«Tesoro, lascia stare, ci penso io alla colazione. Immagino che tuo fratello ti abbia detto del mio problema con i fornelli ma ti assicuro che la colazione sono in grado di prepararla.» Disse la donna mettendo a scaldare il latte per lui e l'acqua per il tea per lei. «Ti va bene del latte caldo con il cioccolato? Il succo di zucca l'ho finito.»
«Va benissimo mamma! Ho notato che tu non usi spesso la magia nella vita quotidiana. Posso chiederti perché?» Chiese il figlio seguendo i gesti della donna.
«Sai Scorpius penso sia giusto essere in grado di saper fare le cose quotidiane anche senza bacchetta. La magia non risolve tutti i problemi, e poi se un giorno non potessi usare la magia voglio sapermela cavare in ogni caso.» Rispose la donna tagliando una fetta di torta e porgendogliela. «Non ti preoccupare è commestibile, l'ha fatta la signora Mills. È la torta preferita di tuo fratello, cioccolato e pere.»
Scorpius assaggiò il dolce e rimase piacevolmente sorpreso. «Che buona! Potrebbe diventare anche il mio dolce preferito mamma.»
Hermione gli sorrise e gli tolse una briciola di torta dalla bocca. «Ne sono felice.» Poi ripensando a tutto quello che gli aveva detto Scorpius da quando era arrivato disse: «È  stato Altair ha lanciarti l'incantesimo “Mangia Lumache” vero?»
«Si, ma come hai fatto a capirlo?» La guardò sorpreso.
«Beh, era logico da quello che hai detto sul fatto che all'inizio non andavi d'accordo con il compagno con cui hai duellato, ma che poi avete cominciato a legare molto... Comunque avrai abbastanza tempo durante il volo per raccontarmi TUTTO quello che è successo ad Hogwarts in quest'ultimo periodo.» Disse la donna sottolineando la parola “tutto”.
«Volo? Non facciamo predisporre una Passaporta?» Chiese stupito il ragazzo.
«Non possiamo Scorpius. Vedi legalmente tu sei affidato a tuo padre e Altair è affidato a me. Se usassimo una Passaporta la tua identità verrebbe svelata e mi potrebbero accusare di rapimento. Invece prendendo un aereo potresti usare i documenti babbani di tuo fratello e noi arriveremmo a Londra tranquillamente»
«Ma nel caso succedesse io spiegherei cosa è successo, discolpandoti. Papà non ti accuserebbe mai di rapimento!» Rispose accalorato il ragazzo.
«Lo so, ma preferisco non rischiare tesoro. Non ti preoccupare vedrai che viaggiare in aereo ti piacerà, è un po' come andare sulla scopa solo che non hai il vento in faccia»
«Ma tu non soffri di vertigini scusa? Come fa a piacerti viaggiare in aereo?» Chiese insistente Scorpius.
«Beh non sarà un viaggio molto divertente ma dovrei farcela. Sai non avere il vento in faccia e poter tenere i piedi piantati a terra aiuta contro le vertigini.» Rispose la donna visibilmente preoccupata. «Scorpius, sai se Altair ha già rivelato a tuo padre che vi siete scambiati il posto? O se ci sia qualcun altro a casa a conoscere il vostro segreto? »
«No, quando l'ho sentito via camino ieri notte siamo rimasti d'accordo che avrebbe rivelato il nostro scambio a papà solo se non fossimo arrivati entro stasera. Per adesso nessuno sospetta che ci siamo scambiati il posto»
La donna visibilmente  rincuorata dalla risposta del figlio disse: «Ok, forse la scelta migliore è che parli io a vostro padre dello scambio, non appena arriveremo a casa tua. È meglio che ti avvisi, io  e papà non ci siamo lasciati molto bene quando ci siamo separati.»
Scorpius aveva seguito attentamente tutto il discorso di sua madre e ricollegandolo con quello che si erano detti la sera prima e con lo stato d'animo della donna aveva tratto delle supposizioni sbagliate. Il ragazzo pensava infatti che forse la madre non era andata via di sua spontanea volontà undici anni prima. Da come parlava di suo padre, dal fatto che avesse paura di essere accusata di rapimento, Scorpius era giunto alla conclusione che forse era stata costretta da lui ad andare via. Questo pensiero l'aveva tormentato per tutta la mattina. Se veramente fosse stato suo padre a mandarli via lui non sarebbe mai riuscito a perdonarlo.

Quella mattina a Malfoy Manor Altair aveva volutamente evitato tutti gli adulti. Non voleva continuare l'interrogatorio della nonna e aveva paura che se avesse incontrato il padre o il nonno si sarebbe fatto scoprire. Aveva optato quindi per fare una passeggiata a cavallo, sicuro che nessuno l'avrebbe trovato. Dopo quasi due ore a cavallo il ragazzo si sentiva decisamente meglio, tornò quindi nelle scuderie per riporre l'animale e andare a cambiarsi per il pranzo. Nell'oscurità della stalla non aveva colto la figura che lo stava aspettando, e sobbalzò quando Elisabeth gli rivolse la parola.
«Scorpius, ti è piaciuta la cavalcata?» Disse non appena il ragazzo apparve sulla soglia.
«Signorina Grey, non l'avevo vista» Rispose Alatair scrutando l'oscurità per individuare la giovane donna.
La donna gli sorrise melliflua avvicinandosi. «Sai, tuo padre mi ha detto che non sei molto felice della nostra unione. Mi sembra di essere stata gentile con te, non capisco quindi perché tu non  voglia che ci sposiamo.»
«E pensa che qualche complimento sia sufficiente a farmi approvare la vostra unione? Siete troppo differenti, non siete adatti a stare insieme» Sentenziò Altair imitando l'atteggiamento usato spesso dal fratello
La donna affilò lo sguardo. «Per fortuna il tuo parere non interessa ne a tuo padre ne a me. Ti do solo un consiglio Scorpius, evita di dar consigli a tuo padre. Queste sono questioni tra adulti che un ragazzino come te non potrebbe mai capire.»
«Se sono discorsi da “Adulti” anche lei dovrebbe evitare di farli... Spero che lei sia almeno maggiorenne. Da quanti anni ha finito la scuola? » Ghignò divertito.
«Attento a come parli, potrei farti pentire amaramente del fatto che ti stai prendendo gioco di me. Conosci Durmstrang, Scorpius? Sai, potrei convincere tuo padre a farti terminare gli studi in quella scuola, dicono che siano così severi gli insegnanti di quel posto...» Gli sorrise maligna prima di lasciarlo solo nelle scuderie.

Nel pomeriggio arrivarono i Nott con Eloise, gli Zabini sarebbero arrivati qualche ora dopo. Altair ed Ely andarono nella camera del ragazzo a chiacchierare aspettando l'ora della cena. Il ragazzo era molto in imbarazzo a trovarsi da solo con lei.
Ely aveva convinto i genitori ad arrivare al manor prima dell'ora in cui erano attesi. Voleva chiedere qualche informazione a Scorpius su il giovane francese ed era necessario essere soli per potergli fare le domande che aveva in mente.
«Scorpius, tu e Altair avete stretto amicizia nel periodo in cui eravate in isolamento?»
«Perché me lo chiedi?» Chiese sospettoso il ragazzo.
«Beh volevo chiederti un'opinione su di lui» Rispose arrossendo vistosamente.
Se al suo posto ci fosse stato Scorpius avrebbe colto quell'indizio capendo cosa stava passando per la testa della ragazza. Altair invece non colse alcun segnale.
«Dimmi. Su cosa hai bisogno di avere un parere?»
Eloise sempre più imbarazzata gli fece la domanda che più gli stava a cuore. «Secondo te gli piace qualche ragazza?»
Il ragazzo, deglutendo a vuoto, cercò di non sembrare troppo sconvolto da quella domanda. «Beh, non abbiamo parlato di ragazze quando eravamo in isolamento...» Rispose vago. «Non saprei come risponderti.»
La ragazza non sembrò particolarmente felice da quella risposta. «Sai gli ho chiesto se potevamo rimanere in contatto via gufo ma lui ha detto che non avrebbe potuto farsi sentire fino a settembre. Forse era un modo carino per dirmi che non gli interessa la nostra amicizia.»
«Magari invece ha davvero un motivo per non potersi tenere in contatto in questo periodo...» Cercò di rincuorarla il ragazzo.
«A te lo posso dire. Altair mi piace molto» Confessò la giovane.
Il ragazzo diventò rosso dall'imbarazzo. Per fortuna non dovette dire nulla perché proprio in quel momento entrò in stanza Edward salutandoli.

Scorpius ed Hermione arrivarono al Manor nel tardo pomeriggio. Erano riusciti a prendere un volo nel pomeriggio. Da Heathrow Hermione voleva proseguire prendendo a noleggio un mezzo babbano ma Scorpius la rassicurò. «Mamma, perché non ci smaterializziamo? Non ti preoccupare papà sono diversi anni che me l'ha fatta provare.»
Hermione, anche se con titubanza decise di accettare il consiglio del figlio e li smaterializzò davanti al cancello d'entrata.
La donna provava molte emozioni contrastanti nel tornare in quel luogo. La prima volta che era entrata a Malfoy Manor era in compagnia di Harry e Ron. Stavano cercando uno dei manufatti che contenevano i brandelli dell'anima di Voldemort. In quella stessa casa era stata torturata da Bellatrix. Al solo ricordo d'istinto la donna si toccò il braccio dove la strega tanti anni prima le aveva lasciato la scritta indelebile “Sanguesporco”.
Tuttavia quel posto non racchiudeva solo brutti ricordi. Dopo la guerra quell'immenso edificio era stata la sua casa. In quei giardini si era sposata. Una cerimonia intima con presenti solo gli amici di Draco e i signori Malfoy. Quelle mura avevano custodito il suo amore per Draco e ospitato i primi istanti di vita dei suoi bambini.
La donna non poteva indugiare ulteriormente sui quei ricordi. Sebbene fossero ricordi felici, il dolore per aver perso l'amore di Draco, aver perso la possibilità di veder crescere entrambi i suoi figli, rischiava di abbatterla. Un senso di vuoto le attanagliò lo stomaco. Stava per sentirsi male.
«Mamma stai bene?» Chiese Scorpius guardandola preoccupato.
La donna cercò di tranquillizzare il figlio. «Si tesoro, tutto bene. Forse sono ancora sottosopra per il volo.»
Erano ormai giunti davanti alla soglia. Con un sospiro aspettò che Scorpius aprisse la porta e insieme entrarono nell'edificio.
Altair, stava scendendo la scala per recarsi in cucina, voleva prendere qualcosa di fresco  da bere per se e per i suoi amici quando sentì la porta d'ingresso spalancarsi. Il giovane cercatore di Beauxbatons vide entrare il gemello e la madre e gli corse incontro andando a rifugiarsi nelle braccia della donna.
«Mamma» Sussurrò Altair stringendola. «Mi sei mancata tanto!»
Il ragazzo si voltò verso il gemello «Immagino che ti darebbe fastidio se provassi ad abbracciarti, ma mi sei mancato molto anche tu Scorpius».
Scorpius si unì nell'abbraccio della madre dando una pacca sulla spalla del fratello. «Forse sei troppo affettuoso per le mie abitudini ma anche tu mi sei mancato.»
«Siamo arrivati in tempo fratello?» Chiese preoccupato il ragazzo.
Hermione si fece attenta alla domanda del figlio, evidentemente il ragazzo le aveva nascosto qualcosa. «In tempo per cosa, esattamente?»
Altair guardò negli occhi la donna. «Papà stasera deve firmare un accordo prematrimoniale magico. La donna con cui dovrebbe sposarsi è orribile mamma. Noi lo dobbiamo impedire!»
«Scusa ma non penso papà “sia obbligato” a sposarsi. Non dovremmo intrometterci ne voi ne io. » Rispose la donna shoccata ancora di più all'idea di rivedere Draco ora che sapeva che lui stava per rifarsi una vita senza di lei, che era passato oltre.
«Mamma quella donna è orribile. Ha minacciato Scorpius... nel senso che ha minacciato me pensando che fossi Scorpius. Dobbiamo intervenire.»
La donna si irrigidì sentendo la parola minaccia. «In che senso minacciato? Spiegati Altair per favore.»
«Papà le ha detto che non ero favorevole al loro rapporto e oggi mi ha aspettato alle stalle e mi ha detto che se avessi fatto presente di nuovo a papà che non approvo questa relazione mi spedirà a Durmstrang non appena saranno sposati» Si confidò Altair molto preoccupato da quella minaccia.
La donna gli accarezzò la testa. «Non ti preoccupare, nessuno dei due frequenterà mai quella scuola. Questo ve lo posso assicurare.»
Eloise ed Edward uscirono dalla camera per vedere che fine avesse fatto Scorpius. I due ragazzi rimasero bloccati in cima alle scale shoccati da quella scena assurda. Cosa ci faceva Altair Granger in casa Malfoy e perché sia Scorpius che lui erano tra le braccia  di una donna sconosciuta? Si chiesero i due serpeverde stupiti.
I due ragazzi erano rimasti sulla soglia di casa ad aggiornarsi sugli ultimi giorni, sembravano essere molto affiatati. La donna guardandoli si chiese come avrebbe potuto separarli nuovamente ora che si conoscevano.
Hermione cominciò a guardarsi in giro, persa nei ricordi. La casa era esattamente come la ricordava, fredda all'apparenza, rispecchiava appieno il suo padrone di casa.

Draco aveva lasciato gli ospiti in sala da pranzo dove stavano consumando un aperitivo. Voleva andare di sopra a chiamare i ragazzi perché li raggiungessero per la cena. Arrivò fino alle scale bloccandosi di colpo quando vide Hermione che lo fissava senza parole.
La donna era rimasta incantata a guardarlo qualche istante. Era allo stesso tempo così simile e così differente dall'uomo che aveva lasciato undici anni prima. Molto somigliante al Draco che aveva sognato poche sere prima.
«Hermione...» Draco la fissava , senza parole. Non poteva essere altro che un'allucinazione la sua.
Per una frazione di secondo tutto il resto diventò solo un contorno sfocato e anche la rabbia per tutto il male che gli aveva inferto era sparita, esisteva solo lei. Quanto gli erano mancati quegli occhi castani che lo scrutavano nel profondo. Quanto gli erano mancati quei crini ribelli che lei passava ore a spazzolare la mattina chiusa in bagno. Quanto gli erano mancate quelle labbra così soffici, capaci di annientarti o di portarti all'estasi con una sola parola.  Il dolore della mancanza si riacutizzò nel petto, come una vecchia ferita di guerra sopita per undici anni che tutto ad un tratto ricomincia a far male, ricomincia a spezzare quel cuore che pensava di non possedere più. Ma poi la corazza che si era costruito undici anni prima per non soccombere si rialzò in protezione del suo animo ferito. Assottigliò lo sguardo indurendolo e per dar voce a tutto il dolore provato sibilò. «Con che coraggio ti presenti qui dopo undici anni? Con che coraggio osi mettere di nuovo piede in questa casa proprio oggi che avevo trovato la forza per cancellarti? Tu! Tu sei...»
La donna abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole di tutto quello che lui le aveva appena detto. «Io non sapevo nulla Draco, devi credermi!»
«Cosa non sapevi? Cosa...» L'ennesima aggressione verbale venne interrotta dalla voce del figlio.
«Papà se tu lasciassi il tempo alla mamma, lei ti spiegherebbe il motivo per cui si trova qui» Disse il ragazzo con forza, in difesa della madre.
«Scorpius!» L'uomo in preda all'ira aveva dimenticato la presenza del figlio in casa. «Tu sai chi è questa donna?» Chiese sconvolto.
«Si papà, lo so.... Anche perché io non sono Scorpius» Disse abbassando lo sguardo
Gli occhi dell'uomo cominciarono a vagare smarriti per la stanza «Non sei Scorpius?»
Hermione intervenne in aiuto del figlio. «Si sono scambiati il posto Draco, tu hai avuto Altair qui negli ultimi due giorni.»
«E io sono andato a Parigi dalla mamma.» Intervenne Scorpius comparendo da dietro la colonna.
«Altair? Tu sei il mio piccolo Altair?» Disse mordendosi il labbro per impedire a se stesso di perdere il controllo. «Io ti ho avuto qui per due giorni senza saperlo» Si avvicinò mettendogli le mani sulle spalle, quasi avesse paura che scomparisse di nuovo come era successo tanti anni prima.
«Si papà. Ti chiedo scusa per averti ingannato, ma io desideravo  conoscerti. Ho sentito tanto la tua mancanza»
«Come potrei essere arrabbiato! Non c'è stato giorno nella mia vita in cui io non ti abbia pensato, che non mi sia chiesto se stavi bene. Fatico solo a credere che tu sia veramente qui. Ma come è successo?»
Hermione si era avvicinata a Scorpius abbracciandolo, aveva paura che la reazione del padre nei confronti del fratello avrebbe potuto ferirlo, visto che lui si non era solito lasciarsi andare a quel genere di manifestazioni.
«Altair ha falsificato la mia firma per poter partecipare ad un Torneo di Quidditch che si teneva a Hogwarts.» Spiegò la donna puntando gli occhi sul figlio quasi a voler dire “ poi facciamo i conti”
«Falsificato la firma? Bravissimo! Un vero Malfoy, serpeverde nel profondo dell'animo» lo elogiò compiaciuto.
Altair guardò il fratello ricordando quello che aveva predetto quando gli aveva confessato di essere a Hogwarts senza che la mamma lo sapesse. Scorpius gli sorrise complice strizzandogli l'occhio.
«Sarà anche un serpeverde, come dici tu, ma è stato smistato a Grifondoro» disse Hermione con orgoglio, quasi dovesse in qualche modo difendere la sua Casa di appartenenza.
«Grifondoro? Mio figlio a Grifondoro! Questo è un incubo!» Sgranò gli occhi nel panico.
«Beh mamma però, ad essere sinceri, era stato imposto al Cappello di scegliere tra tutte le Case tranne quella di Serpeverde, visto che erano i rappresentanti di Hogwarts al Torneo» Chiarì Altair sentendosi in difetto per essere stato smistato nella Casa dei grifoni.
«Tesoro, questo potevi anche evitare di dirlo» Lo ammonì la donna sorridendo.
Draco e i ragazzi cominciarono a ridere a quell'esclamazione ed Hermione si ritrovò a pensare, con rimpianto, che quella sarebbe potuta essere la sua vita. Scherzare e lanciarsi frecciatine come una coppia che ha creato complicità  e intesa all'interno del rapporto.
Proprio in quel momento dalla sala da pranzo comparirono Elisabeth Grey con i suoi genitori, seguiti da Lucius e Narcissa. Sentendo parlare ad alta voce erano andati a vedere cosa stesse succedendo all'ingresso.
Accorgendosi del loro arrivo Draco si girò verso i nuovi arrivati: «Lei è la madre di Scorpius. È venuta qui, inaspettatamente, per sistemare una questione con i miei figli.»
Elisabeth Grey sgranò gli occhi incredula: «Figli? Pensavo tu avessi un solo figlio...»
Hermione assottigliò lo sguardo: «Si esatto figli! Due gemelli...» Disse con studiata lentezza. «Mi presento io sono Hermione Granger.»
La giovane donna diventò ancora più pallida in volto: «Quella Hermione Granger? L'amica di Harry Potter Sang... » Si bloccò imbarazzata qualche secondo, prima di ricomporsi e aggiungere «Nata babbana?»
«Stavi forse dicendo “Sanguesporco”? O preferisci “Mezzosangue”? Tranquilla...» Sostenne il suo sguardo sorridendole.
«Ormai non me la prendo più. È tutta la vita che mi sento rivolgere questo genere di insulti da gente priva di intelletto. Bada bene però che non tollero si insultino i miei figli. Quindi, ragazzina, oltre al fatto che avendo sangue babbano non potranno essere ammessi a Durmstrang, c'è qualcos'altro che ti disturba nei miei figli?»
I gemelli guardarono ammirati la madre e Scorpius sussurrò al fratello: «La mamma è fantastica!»
La signora Grey si portò una mano alla bocca shoccata da quell'accusa e il signor Grey, adirato si rivolse a Draco: «Non starò qui a farmi insultare senza far nulla. Pretendo delle scuse, immediatamente»
L'uomo stava per rispondere ma Hermione fu più veloce di lui: «Mi scuso con tutti voi signori Grey, dopotutto è risaputo che i “Sanguesporco” sono dei cafoni, senza un briciolo di educazione. Ora se volete scusarmi, vado un attimo a rinfrescarmi; non vi preoccupate userò i bagni della servitù in modo da non contaminare quelli padronali con la mia presenza.»
Draco con un gesto di stizza prese per il gomito la grifona bisbigliando: «Sempre con la lingua biforcuta tu, il Cappello Parlante ha proprio sbagliato a non mandarti a Serpeverde.» Poi alzando il tono di voce aggiunse con un tono che doveva sembrare minaccioso: «Scorpius, Altair accompagnate vostra madre nel bagno degli ospiti perché possa rinfrescarsi, così poi potremo parlare.»
Mentre i due ragazzi salivano le scale per accompagnare Hermione a rinfrescarsi, Altair venne fermato da Eloise. La ragazza, bianca come un lenzuolo, lo guardava con sguardo astioso.
«Ti sei divertito Granger?»
Il ragazzo, palesemente imbarazzato, tentennò nel dare una risposta. «Non era mia intenzione prenderti in giro Eloise..»
Uno sonoro schiaffo gli colpì la guancia. «Non sei bravo a mentire, forse dovresti farti insegnare da tuo fratello come si fa»
La ragazza puntò gli occhi su quello che aveva sempre considerato un fratello: «E tu stammi lontano d'ora in avanti Malfoy.» Per riservare poi lo stesso trattamento che aveva usato con il fratello.
Scorpius rimase immobile incassando il colpo, guardando Eloise che dopo averlo colpito corse al piano di sotto.
Edward, non sapendo a chi rivolgersi tra i due gemelli disse solo: «Non so cosa sia successo, ma secondo me l'avete fatta grossa.» Poi seguì l'amica scendendo le scale.
Hermione aveva osservato i suoi figli. Mentre Altair non si era aspettato la reazione della ragazza, Scorpius sapeva che lei l'avrebbe colpito, ma non l'aveva fermata. La donna si chiedeva cosa avesse causato quella reazione della ragazza e perché Scorpius fosse stato così, stranamente, passivo.
«Venite ragazzi, forse sarà il caso che vi spieghi come si trattano le ragazze». Sussurrò Hermione sospingendo i figli verso il corridoio del primo piano.

Hermione era andata a rinfrescarsi, per riprendersi dal viaggio e aveva lasciato i gemelli nella camera di Scorpius.
I ragazzi erano rimasti in silenzio, dopo che Eloise era andata via. Ognuno dei due era dispiaciuto per come erano andate le cose con la ragazza. Si sentivano in colpa per non averle rivelato il loro piano fin da subito.
«Tu che la conosci meglio, pensi che ci perdonerà mai Scorpius?»
«Penso che sarà molto dura. Ely tira fuori il suo lato da serpeverde solo quando si sente ferita. Siamo fortunati che fosse disarmata. Se fossimo stati ad Hogwarts ci avrebbe lanciato delle fatture orribili...
Posso sapere perché era così in collera anche con te? Capisco fosse arrabbiata con me per via dell'omissione del nostro scambio...»
Il ragazzo parve molto imbarazzato e non rispose.
Scorpius assottigliò lo sguardo.«Altair! Cosa è successo?»
«Oggi pomeriggio mi ha confessato di avere una cotta per me... Insomma ha confessato al suo amico Scorpius che “Altair le piace molto”.» Cercò di spiegare il ragazzo.
«Ora capisco la sua reazione. Ci credo che è diventata una bestia, si è sentita tradita da entrambi. Ma perché non le hai detto nulla?»
«Perché ho pensato che l'avrei messa in imbarazzo e poi proprio quando mi ha confessato i sentimenti per Altair è arrivato Edward e abbiamo troncato il discorso.»
«Sarà molto difficile farci perdonare, ma ci proveremo al più presto» Disse Scorpius risoluto.
Draco, dopo essersi congedato dai suoi ospiti, chiese a Hermione di recarsi nel suo studio per poter parlare della situazione. Ai ragazzi era stato chiesto invece di rimanere in camera di Scorpius fino a quando non li avessero richiamati loro.
Altair era contrariato di non poter assistere al colloquio dei genitori. Dopotutto avrebbero parlato di loro e al ragazzo non sembrava giusto non poter essere presente.
Scorpius non appena sentì i passi della madre scendere le scale confidò al fratello quello che aveva in mente.
«Lo studio di papà è proprio sotto la vecchia sala di musica. Qualche anno fa ho scoperto che i due camini sono collegati. Ci basterà calare un'orecchia oblunga nella canna fumaria e sentiremo tutto.» Spiegò entusiasta.
«Che cosa è un'orecchia oblunga?» Chiese perplesso Altair.
«È un'invenzione che permette di sentire le conversazioni.» Rispose il ragazzo mostrandogli le Orecchie.
I gemelli andarono a posizionarsi nella sala di musica, con le “Orecchie” ben tese.

Non appena Hermione entrò nello studio di Draco, notò che erano presenti anche Lucius e Narcissa.
«Preferirei avere un colloquio privato con te» Disse guardando il pozionista.
«Quello che preferisci non mi interessa “Granger”.» Rispose con stizza l'uomo. «I miei genitori mi hanno aiutato a crescere il figlio che tu hai abbandonato. Penso quindi che dovrebbero essere presenti alla nostra conversazione.»
«D'accordo.» Acconsentì la donna riluttante.
«Forse adesso avrai il buon gusto di spiegarmi cosa è successo undici anni fa.» L'aggredì subito Draco.
«Non sono qui per questo “Malfoy”. Già undici anni fa ti ho spiegato cosa è successo, se non l'hai mai accettato, non è un problema mio.»
«Sono sicuro che tu non mi abbia detto la verità. E non l'hai detta nemmeno al Ministro della Magia, quando gli hai chiesto di annullare il nostro matrimonio.» Rispose secco l'uomo.
«Ti sbagli, io non ho mentito al Ministro. In ogni caso l'unico motivo per cui sono qui è per parlare dei miei figli. Finito di parlare io e Altair andremo via.»
Draco capì che aveva i minuti contati. Per la seconda volta in vita sua aveva i minuti contati per cercare delle risposte. I minuti contati per cercare di cambiare qualcosa. I minuti contati per poter conoscere Altair. Con questo pensiero ammorbidì il tono. «Non potete rimanere almeno per stanotte? Ormai è quasi ora di cena, rimanete qui. Non portarmelo di nuovo via subito, non ho avuto la possibilità nemmeno di parlargli.»
Era molto rischioso, pensò Hermione. Ma non era abbastanza forte da ignorare quello sguardo e quelle parole. «D'accordo, rimarremo. Ma solo per stanotte» Disse, guardando con la coda dell'occhio la reazione di Narcissa. La donna sembrava esserne felice.
Draco parve molto sollevato dalle parole della grifona. «Grazie.» Disse sincero. «Forse adesso dovremmo parlare dei ragazzi. Ora che si sono conosciuti non penso che dovremmo separarli di nuovo...»
«Si lo penso anche io. A questo proposito ho pensato che potrei trasferire Altair a Hogwarts. In questo modo potrebbero stare insieme nove mesi all'anno.» Propose la donna.
«Beh sicuramente questa potrebbe essere una buona idea. Anche io però vorrei avere un posto nella vita di Altair. Tu non vorresti poter frequentare Scorpius?» Chiese il pozionista.
«Certo che vorrei avere un posto nella vita di Scorpius. » La donna prese fiato un secondo per trovare la forza di continuare il discorso che si era prefissa. «Ti permetterò di rivedere Altair, ma ho due condizioni che dovrai rispettare se vuoi far parte della sua vita.»
L'uomo si fece attento. «Sentiamo. Quali sono le tue condizioni?»
«Tu non riconoscerai Altair. Lui non diventerà un Malfoy e non avrà alcun diritto sul vostro patrimonio.» «Perché mi fai questa richiesta? Che importanza avrebbe se io volessi un giorno lasciare una parte del mio patrimonio a mio figlio?» Chiese l'uomo infastidito.
«Questa è la prima richiesta e non è sindacabile... L'accetti?» rispose imperturbabile Hermione.
«Se mi permetterai di esser parte della vita di mio figlio va bene... Qual'è la seconda richiesta?»
«Solo tu potrai avere contatti con Altair. Ne la tua nuova fidanzata, ne i tuoi genitori dovranno mai avere a che fare con mio figlio.»
Draco a quella richiesta diede in escandescenza. «Perché pretendi una cosa del genere? Dopotutto nemmeno conosci Elisabeth! E i miei genitori sono stati sempre presenti nella vita di Scorpius, perché non dovrebbero esserlo anche nella vita di Altair?»
«Appunto perché non conosco Elisabeth non voglio che abbia a che fare con mio figlio. E per i tuoi genitori non voglio che influenzino la sua educazione.» Rispose Hermione.
«Hai tanta paura che la mia fidanzata o i miei genitori possano avere una cattiva influenza su Altair, però non ti preoccupa che effetto hanno su Scorpius.» La accusò Draco.
«Beh sono preoccupata anche per lui logicamente, ma legalmente solo tu puoi decidere per Scorpius. Mentre Altair è stato affidato a me e non permetterò che abbia a che fare ne con i tuoi ne con la tua ragazza.»

Nella sala di musica i due gemelli avevano sentito tutto e ne erano rimasti sconvolti. Altair era arrabbiato con la madre perché l'aveva privato volutamente della vicinanza con il padre e perché non voleva che lui conoscesse gli unici nonni ancora vivi che avesse.
Scorpius si sentiva sempre più rifiutato dalla madre. Quando aveva sentito Hermione dire che considerava solo Altair suo figlio gli aveva spezzato il cuore.
Scorpius guardò negli occhi il fratello, capendo lo stato d'animo in cui versava. Non avrebbe permesso a quella donna di allontanarlo di nuovo dalla sua famiglia.
«Altair, non ti preoccupare, tu non te ne andrai domani perché stanotte io e te scapperemo via.»




Narcissa scopre casualmente il segreto dei gemelli e decide di cercare di far confessare Altair. La manovra le riesce perfettamente e il ragazzo ammette di essere il nipote che la donna pensava di aver perso undici anni prima. (ha fatto poco allenamento Malfoy in casa Granger e questo  non lo ha temprato per resistere a cosi tanti interrogatori) Per fortuna il ragazzo viene salvato in extremis dall'arrivo di suo padre e riesce ad evitare il resto dell'interrogatorio della donna.
Scorpius molto provato dalla notizia che il padre sta per risposarsi senza tener conto della sua opinione non aspetta il mattino e rivela alla madre, in modo brusco, di essere Scorpius. Hermione riesce a far abbassare le difese del figlio e a stringerlo di nuovo tra le braccia. La notizia però che Altair sia a Malfoy Manor preoccupa molto la donna che decide di arrivare il prima possibile a Londra.
La piccola Elisabeth Grey minaccia Altair per cercare di dissuaderlo da opporre resistenza al suo matrimonio con il padre. Ma dovrà fare i conti con la nostra Hermione che quando si minacciano i figli sa diventare molto tagliente.
Spero che sia l'incontro tra Draco ed Hermione che l'incontro tra genitori e figli abbia soddisfatto le vostre aspettative. (sono state delle parti molto delicate da scrivere e hanno richiesto molto del tempo di stesura)
Cosa ne pensate del comportamento di Hermione? Secondo voi perché è cosi intransigente nelle clausole per permettere a Draco di avere un rapporto con Altair? E i nostri gemelli scapperanno veramente?
Spero che il capitolo via sia piaciuto
a presto
Lyn

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Capitolo 10
*** Madri ***


Buona domenica,
Questo capitolo è stato veramente complicato da scrivere. Spero di essere riuscita a trasmettervi quello che avevo in testa
buona lettura
Lyn

 
Capitolo 10
Madri

«Altair, non ti preoccupare, tu non te ne andrai domani perché stanotte io e te scapperemo via.»
«Dici davvero Scorpius? » Chiese intimorito il ragazzo.
Il fratello annuì deciso. «Sai il camino dello studio di papà non serve solo per comunicare. Ci basterà dire il nome del posto dove vogliamo andare e poi gettare una manciata di Metropolvere. Vedrai che non è difficile e tenendoci per mano non ci perderemo.
Ora dobbiamo solo trovare un posto dove nasconderci. Ai miei amici non possiamo chiederlo, sia perché non siamo nella lista degli amici più cari di Ely sia perché quello sarà il primo posto dove papà ci cercherà quando saprà che siamo fuggiti.»
«Potrei chiedere a James di nasconderci...» Propose incerto Altair
«James? Intendi James Potter? Ma sei impazzito? Io non chiederò mai aiuto a lui!» Affermò secco Scorpius.
«Scorpius adesso sei tu ad essere ingiusto. Non sei stato proprio tu a dirmi che Lily Potter ti ha detto che James è stato influenzato da suo zio? E poi...» Proseguì titubante il ragazzo
«È successo qualcosa che non mi hai detto Altair in questi due giorni?»
Altair raccontò al fratello tutto quello che era successo al corso di Quidditch con James e di come l'aveva difeso dall'aggressione di Hugo.
Anche se non era molto favorevole a chiedere aiuto proprio a Potter, alla fine Scorpius acconsentì a fare un tentativo con James. «D'accordo, mandagli un gufo in cui gli spieghi la situazione e chiedigli se può nasconderci per qualche tempo.»
Scorpius istruì il suo gufo perché recapitasse solo a James Potter il biglietto che Altair gli aveva scritto e perché attendesse una risposta dal ragazzo per tornare.
Dopo circa un'ora il gufo tornò con un biglietto del giovane grifone. Il ragazzo si scusava ma non poteva aiutarli.
«Lo sapevo» Esclamò contrariato Scorpius. «Sicuramente Potter non ci aiuta solo perché non vuole fare un favore a me.»
«Beh se è questo il motivo è solo uno stupido, ma noi non ci diamo per vinti vero Scorpius?»
Il ragazzo annuì. «Andremo a Diagon Alley, lo conosco abbastanza come posto e in camera mia ho qualche Galeone per le emergenze. Per qualche giorno dovremmo cavarcela e poi scriveremo a papà comunicandogli che stiamo bene e chiedendogli di tenerci nascosti fino a quando la mamma non si sarà rassegnata.» Disse spiccio il ragazzo.
«D'accordo. Forse dovremmo rubare la tua bacchetta, potrebbe esserci utile» Propose il fratello incerto.
« È meglio non portarla via con noi Altair. Con la bacchetta riuscirebbero a rintracciarci subito.»

A tavola quella sera c'era una strana atmosfera. Hermione era molto silenziosa, preoccupata dalla situazione. Draco invece, non faceva altro che far domande ad Altair, non voleva perdere un minuto dei pochi istanti in cui poteva godersi il figlio che non vedeva da anni. Il pozionista si fece raccontare tutto quello che era successo a Hogwarts dopo l'arrivo della delegazione francese.
«Quindi avevi i capelli lunghi legati in un codino?» Chiese inorridito l'uomo. «Beh se ti fossi presentato qui a casa conciato così penso proprio che avrei capito che qualcosa non andava...»
Il ragazzo annuì alla domanda del padre. «Mamma ci teneva che li facessi crescere, diceva che mi stavano molto bene»
Draco si rivolse alla donna cercando di farla intervenire alla conversazione. «Come mai quest'amore per i capelli lunghi?»
«In Francia vanno di moda» Mentì la donna. In realtà aveva fatto crescere i capelli al figlio solo per renderlo il meno simile possibile a suo padre. Aver davanti tutti i giorni una versione adolescente di Draco era per lei troppo doloroso.
«Strano, non mi ricordavo che seguissi le mode» Commentò neutro Draco.
«Forse le persone cambiano.» Rispose Hermione pensando che sicuramente lui era cambiato, l'aveva cancellata e aveva voltato pagina.
«E tu come hai reagito a vederti arrivare una copia di te stesso Scorpius?» Chiese il padre
«Beh non son stato con le mani in mano..» Rispose il ragazzo in modo criptico.
«Suvvia, sai che riuscirò a farti sputare la verità quindi ti conviene parlare...»
Rispose Altair alla domanda. «Nell'ordine mi ha preso in giro, paragonandomi ad un Troll di Montagna, mi ha sfidato a duello e ha messo a soqquadro la mia stanza prima dell'ispezione della Mc Granitt per impedirmi di partecipare alla festa» Disse sogghignando.
Scorpius guardò il fratello aggrottando la fronte. «Beh nemmeno tu ti sei risparmiato fratellino... Con quell'odioso incantesimo che mi ha costretto a vomitar lumache per ore! Per non parlare della pozione che mi ha fatto venir caldo,  mi ha riempito di pustole, e dei pantaloni spariti.»
«Quindi ti sei impegnato anche tu a rendere la vita difficile a tuo fratello» Affermò compiaciuto Draco. «Bravo!»
Durante la cena sia Lucius che Narcissa erano stati molto silenziosi. La donna non aveva preso molto bene le parole della grifona, e non riusciva a smettere di pensarci, mentre Lucius lanciava all'ex compagna del figlio gelide occhiate astiose.
Quando la cena fu giunta al termine Hermione ansiosa di chiudersi nella sua stanza si rivolse ad Altair: «Tesoro, è meglio che andiamo a dormire, domani mattina partiremo presto.»
«Ma io pensavo di dormire in camera con Scorpius.» Obbiettò il ragazzo.
«No Altair, dormirai in camera con me.» Rispose secca Hermione.
«Mamma, per favore. Puoi lasciarlo in camera con me? Abbiamo condiviso la stanza per così tanti mesi che ormai siamo abituati a dormire insieme. Senza contare che passerà molto prima che potremo passare del tempo assieme.» Domandò Scorpius.
Hermione era titubante, avrebbe voluto tener d'occhio il figlio fino a quando non fossero usciti da quella casa, ma comportarsi in modo troppo rigido avrebbe destato i sospetti di Draco, quindi decise di acconsentire. «D'accordo, ma vedete di non passare tutta la notte svegli»
Accompagnò i due ragazzi in camera e con la magia ingrandì il letto di Scorpius, in modo che potesse ospitare entrambi i figli.
Draco la guardava dalla soglia della porta. Sembrava così amorevole nei confronti di entrambi, totalmente differente dal modo con cui si era comportata durante il loro colloquio quando parlavano di Scorpius. Forse questa era tutta una farsa per non offendere il ragazzo, forse a lei non era pesato separarsi da uno dei suoi figli. Chissà qual'era la vera Hermione? Si chiese  fissandola.
«Qualsiasi cosa abbiate bisogno, venite pure a vegliarmi ragazzi » Disse apprensiva la donna.
«Hermione non sono dei bambini di due anni!» La rimproverò Draco « Vedrai che se la caveranno per stanotte senza di te. E poi io dormo nella stanza accanto, se dovessero averne bisogno possono sempre chiamarmi.»

Una volta messi a letto i ragazzi, il pozionista accompagnò la donna fino alla porta della sua stanza. «Se dovessi accettare le tue condizioni, mi permetteresti veramente di far parte della vita di Altair?»  Chiese d'impulso.
La donna lo guardò negli occhi. «Non avrei problemi a farti entrare nella sua vita» Rispose sincera.
L'uomo mantenne il contatto con i suoi occhi. «Sai, ricordo che quando ci incontravamo segretamente nella Stanza delle Necessità, ti avevo insegnato il modo migliore per non farti scoprire, visto che tu le bugie non sei molto brava a raccontarle. Ti avevo spiegato che se pensi di non essere credibile quando rispondi ad una domanda la cosa migliore è omettere la risposta cambiando argomento... Non pensare che non me ne sia accorto.»
La donna gli lanciò uno sguardo di scuse e poi disse. «Buonanotte Draco.» Chiudendosi la porta alle spalle. Dopo aver insonorizzato la stanza con la magia Hermione scivolò a terra singhiozzando in preda allo sconforto. Era stata veramente dura mantenersi così fredda ma era necessario proteggere Altair. L'indomani sarebbero partiti e tutto sarebbe tornato alla normalità, anzi la sua vita sarebbe decisamente migliorata se Draco gli avesse concesso di vedere Scorpius.
Quando fu certa di aver riguadagnato un po' di tranquillità la donna tolse l'incantesimo di insonorizzazione nel caso uno dei ragazzi avesse avuto bisogno di qualcosa. Dopo circa mezz'ora qualcuno bussò alla porta, Hermione si trovò davanti Narcissa Malfoy che la squadrava con cipiglio severo.
«Signorina Granger ha qualche momento da dedicarmi? Avrei bisogno di parlarle.»
Hermione guardò ai lati del corridoio per verificare che la donna fosse sola prima di farle cenno di accomodarsi. Una volta chiusa la porta guardò in faccia colei che aveva distrutto la sua vita undici anni prima. Con un'occhiata individuò la sua bacchetta, stupidamente l'aveva lasciata in bella vista sul comodino.
Narcissa seguì lo sguardo della donna e la guardò divertita. «Non mi dica che l'eroina della seconda guerra magica ha paura di una povera vecchia che è stata anche privata della bacchetta? Se la cosa la fa stare più tranquilla vada pure a recuperarla.»
Hermione non si mosse, non voleva dare alla donna più potere di quello che aveva già.
Ignorando i commenti sarcastici Hermione le si rivolse tranquilla. «Signora Malfoy, immaginavo che sarebbe venuta a trovarmi. Purtroppo non sono riuscita ad evitare che i due ragazzi si conoscessero. Domattina io e Altair andremo via e lei non sarà costretta a vederlo più. Mi auguro che questo sia sufficiente per lei e suo marito.»
Quelle parole colpirono la donna, non sapeva di cosa Hermione stesse parlando. Mantenendo un atteggiamento distaccato commentò neutra. «Secondo lei è sufficiente signorina Granger?»
Hermione indurì lo sguardo. «Altair mi ha detto che ieri sera ha scoperto la sua identità, immagino vuole che mi getti ai suoi piedi e la ringrazi per non averlo ucciso stanotte mentre dormiva»
«Non capisco di cosa stia parlando.» Disse Narcissa colpita da quelle parole.
«Voi Malfoy siete sempre stati degli attori consumati. Coraggio, qui siamo sole e suo figlio non può sentirci, quindi basta con i giochetti e mi dica cosa volete ancora da me. Non è abbastanza quello che mi avete costretto a fare?»
«Signorina Granger, non ho la più pallida idea di quello di cui sta parlando. L'unico motivo per cui sono venuta qui è per discutere di quello che ha detto nello studio di mio figlio. Sono rimasta davvero shoccata nel sentire che lei non ci vuole nella vita di Altair, ma evidentemente lei è convinta che io gli voglia fare del male. Mi spieghi cosa è successo quando ha deciso di lasciare Draco, e se non crede nella mia buonafede   prenda la bacchetta e frughi nella mia testa.» Disse Narcissa risoluta.
Hermione la guardava incerta, sembrava le stesse dicendo la verità. Decise di accontentarla, dopotutto se le stava mentendo già conosceva la storia che voleva sentirsi raccontare quindi lei non rischiava nulla. «D'accordo, se vuole sentire la storia di come lei e Lucius mi avete rovinato la vita, vi accontenterò.»

La donna tornò con la mente al giorno dopo che Draco era partito per il suo tirocinio.
Ai bambini stavano spuntando i primi dentini e piangevano senza darsi mai pace tanto era forte il dolore provato. Nonostante il marito avesse lasciato delle pozioni per calmare i piccolini, i gemelli non sembravano darsi pace. Hermione e Narcissa avevano deciso di comune accordo di darsi il cambio in modo che i bambini non fossero mai lasciati da soli.
Hermione aveva lasciato nella nursery la donna con l'intenzione di mangiare qualcosa, farsi una doccia veloce e tornare dai gemelli. Dopo qualche minuto che era arrivata in cucina venne raggiunta da Lucius Malfoy.
«Signorina Granger, pensavo di trovarla nella stanza dei suoi figli...» Disse l'uomo sorridendo gelido. Anche se la grifona era sposata con suo figlio da due anni l'uomo non accennava a usare un tono meno formale nei suoi confronti.
«Sua moglie si è gentilmente offerta di badare a loro per qualche minuto in modo che potessi rinfrescarmi e mangiare qualcosa.» Rispose tranquillamente la donna.
L'uomo  la guardò esibendo un ghigno sardonico. «I grifondoro sono sempre così ingenui. Se fosse un poco più sveglia non si sarebbe mai sognata di lasciare la sua prole con mia moglie.»
Hermione non fece troppo caso alle parole dell'uomo. «Signor Malfoy non so dove voglia arrivare ma io ho piena fiducia nell'affidare i miei figli a sua moglie»
L'uomo  rise maligno. «Vedremo se la penserai ancora così quando tuo figlio verrà trovato morto soffocato nella culla. So per certo che tra i Babbani a  volte capita, il bambino si gira nel sonno e smette di respirare. Sarà difficile provare che è stato un omicidio e non una fatalità.»
«Mi sta forse minacciando?» Hermione gli puntò gli occhi addosso in allarme.
«Minacciando? Le stavo solo dando un suggerimento... Ora invece le darò la possibilità di salvare la vita a suo figlio.
Sfrutti questi giorni di solitudine per riflettere se vuole rimanere e mettere a rischio i suoi piccoli o andarsene portando con sé Altair e salvargli la vita.»
«Vediamo se ho capito bene. Lei vuole che io prenda con me uno dei miei figli e scappi abbandonando l'altro e Draco? Lei è pazzo»
«Pazzo, si forse anche io sono un po' pazzo. Lei che crede che la mia dolce mogliettina sia così devota ai suoi figli è matta. La sorella di Bellatrix Black ha sicuramente qualche mania e molti pregiudizi nascosti nel suo animo. Ha forse dimenticato tutto quello che le ha fatto Bell?» L'uomo sorrise le mellifluo e lanciò un'occhiata al braccio dove sapeva che la cognata aveva marchiato la ragazza. «E si fida a lasciargli i suoi figli... Sprovveduta ecco come la definirei signorina Granger. Sprovveduta..»
«Nessuno ha la possibilità di scegliere la famiglia dove nascere e Narcissa non è certo come lei! Dopotutto anche Andromeda è sua sorella, ma non penso condivida nessuna delle ideologie di Bellatrix.» Replicò Hermione cercando di convincersi lei stessa di quello che stava dicendo.
«Andromeda è una mosca bianca nella famiglia di mia moglie, tanto è vero che è stata diseredata. Narcissa invece non ha mai fatto mistero di appoggiare certe ideologie. Sicuramente “sembra” più equilibrata di Bell ma lei è davvero pronta a scommettere la vita di suo figlio su una sensazione?»
La donna capì che l'uomo aveva ragione, non avrebbe rischiato la vita di uno dei suoi figli per una supposizione. Fissò lo sguardo negli occhi dell'uomo e disse: «Perché state facendo tutto questo? I suoi nipoti sono sangue del suo sangue. Perché volete far loro del male?» Domandò turbata.
«Nella mia famiglia è sempre esistito un unico erede per ogni generazione. Noi non sforniamo figli a ripetizione come i suoi amici Weasley. Sa, mio nonno non avrebbe tollerato la presenza di due gemelli e avrebbe chiesto al padre dei bambini di scegliere il più forte, quello che avrebbe portato più onore al Casato e si sarebbe liberato dell'altro.»
Hermione si portò una mano alla bocca. «Liberato dell'altro? Suo nonno avrebbe ucciso uno dei suoi nipoti perché aveva avuto la sfortuna di nascere nella sua famiglia? È una cosa orribile!»
«Noi Malfoy agiamo così.» Sottolineò Lucius come se fosse un comportamento normale per un membro della sua famiglia. «Lei che è così intelligente dovrebbe ricordare che pratiche di questo tipo erano molto diffuse nell'antichità. Nell'antica Grecia a Sparta per esempio tutti i bambini maschi venivano esaminati dal consiglio degli anziani e se non erano ritenuti idonei fisicamente a diventare possenti guerrieri venivano abbandonati a morire sul monte Taigeto.
Sapevo che mio figlio non si sarebbe mai prestato a fare una scelta fra i suoi due figli e così ho deciso di scegliere io per lui. Scorpius è ,per qualche minuto di differenza, il primogenito di Casa Malfoy. È l'unico che abbia il diritto di portare avanti il nome del mio Casato. Si consideri fortunata per aver deciso di risparmiare Altair. L'unica condizione che pongo è che lei convinca il Ministro della Magia ad annullare il matrimonio con mio figlio e che Altair venga tolto dall'albero genealogico di famiglia, come se fosse di padre ignoto.»
«Avete previsto proprio tutto signor Malfoy... E se io decidessi di parlare a Draco del vostro gentile avvertimento?»
«È un rischio che io e Narcissa siamo disposti a correre. Prenda una decisione entro questa settimana perché quando mio figlio tornerà a casa dal tirocinio voglio lei e Altair fuori da questa casa.»


Hermione tornando alla realtà guardò in faccia quella che riteneva la maggior responsabile della sua infelicità e la trovò sconvolta, se stava recitando lo stava facendo benissimo.
«Io non riesco a crederci Hermione. Ti avevo visto molto scossa in quei giorni che Draco era lontano, ma avevo attribuito il tuo stato d'animo alla lontananza da mio figlio ed essendo di indole riservata non ti ho chiesto nulla. Forse se avessi indagato con te sul motivo del tuo comportamento, il piano di Lucius sarebbe venuto fuori in tempo per intervenire. Ti prego di credere che io non sapevo nulla delle intenzioni di mio marito.»
«Narcissa,  la mia indole mi porta a credere alle sue parole, in ogni caso ormai suo marito ha ottenuto quello che voleva allontanandomi da Draco. Capisce perché ho messo quelle condizioni per permettere a suo figlio di vedere Altair? Non posso correre il rischio che Lucius metta in atto le sue minacce. Mi preme tenerlo al sicuro, penso che lo possa capire...»
«Ora che conosco la verità posso dire che probabilmente mi sarei comportata nello stesso modo. L'unica cosa che forse avrei fatto diversamente sarebbe stata quella di tacere la verità a Draco. Non capisco perché tu non gli abbia detto tutto. Pensavi forse che avrebbe potuto schierarsi contro di te?» Narcissa  guardò negli occhi quella donna così forte e coraggiosa sentendo una forte empatia nei suoi confronti.
«Penso che suo marito sia stato molto astuto a farmi credere che lei fosse coinvolta nelle minacce che mi ha rivolto. Suo figlio è molto legato a lei, quando ha deciso di fare il doppio gioco diventando una spia dell'Ordine della Fenice non l'ha fatto per amor mio, ma per amore vostro. Come pensate che avrebbe reagito alla notizia che sua madre ha minacciato di uccidere uno dei suoi figli? Io ho pensato che questa notizia l'avrebbe devastato. Perdere un amore è molto doloroso e forse può cambiare il modo di porsi nei confronti del mondo. Ma essere tradito da entrambi i tuoi genitori dopo tutto quello che hai fatto e rischiato per proteggerli, sapere che vogliono uccidere uno dei tuoi figli che effetto avrebbe fatto? Io sapevo che Draco avrebbe scelto i suoi figli, ma quale sarebbe stato il prezzo? Secondo me, ne sarebbe uscito spezzato e io lo amavo troppo per sopportare di fargli questo.» Gli rivelò la grifona con gli occhi lucidi.
Quelle parole portarono Narcissa a sciogliere la corazza che da brava Malfoy era abituata a usare. Si avvicinò alla riccia e gli prese le mani nelle sue. «Mio figlio era molto fortunato ad averti come compagna.»
Rimasero qualche istante in silenzio e poi la donna parlò di nuovo. «Hermione, posso comprendere appieno cosa ti abbia spinto ad andartene undici anni fa ma adesso che sai quale è la verità perché non corri a dirlo anche a mio figlio? Forse, potreste avere una possibilità di essere felici.»
La riccia scosse la testa mesta. «Draco ha voltato pagina, e sebbene non mi piaccia molto la persona che ha scelto come sua compagna è evidente che mi ha dimenticato. Non voglio correre il rischio che lui si rimetta insieme a me solo per pietà nei miei confronti. Se è innamorato di Elisabeth gli auguro di essere felice.» Rispose mordendosi convulsamente il labbro.
«Secondo me dovrebbe avere tutte le informazioni prima di decidere. Lui pensa che tu l'abbia abbandonato perché non provavi più gli stessi sentimenti, dovrebbe sapere come sono andate le cose.»
«So che mi considererà una pazza, ma ci sono troppi sentimenti in gioco. Scorpius conosce ed è affezionato a suo nonno. Non voglio causare altro dolore, però mi deve promettere che non permetterà a suo marito di far del male ad Altair, qualsiasi cosa succeda in futuro.»
«Te lo prometto Hermione»

Narcissa ritornò in camera invecchiata di dieci anni. La verità era che non conosceva per nulla suo marito, si era coperta gli occhi pensando che dopo la Guerra fosse cambiato.
Invece lui aveva solo aspettato il momento migliore per ritornare alle vecchie abitudini. Quando entrò nella sua stanza la donna maledì il giorno in cui le avevano tolto la bacchetta.
Lucius era steso sul letto e stava leggendo un libro quando la moglie entrò nella stanza. «Ci hai messo molto a prepararti la tua tisana» Disse non appena la donna si chiuse la porta alle spalle.
Quando non ricevette risposta alzò lo sguardo trovando Narcissa che lo fissava. La sua espressione cupa lo spaventò. «Che succede Cissy?»
«Tu! Miserabile che non sei altro! Come hai potuto rovinare la vita di tuo figlio e dei tuoi nipoti? Non ti era bastato tutto quello che avevi fatto passare a Draco da adolescente, gli dovevi anche portare via la moglie e il figlio. Ha fatto male Draco a salvarti dalla prigione. » La donna non si rese nemmeno conto di aver cominciato ad urlare
«Narcissa, qualsiasi cosa ti abbia detto quella donna è una bugia.» Gli rispose Lucius tradendo nervosismo nella voce.
Narcissa stava per rispondergli quando la porta si spalancò e Draco entrò nella stanza. Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, insonorizzò la stanza con la magia. «Sono tanti anni che vi hanno privato della bacchetta e non avete ancora imparato che se parlate a voce alta orecchie indiscrete possono sentirvi.» L'uomo con uno sguardo rabbioso si avvicinò alla madre. «Allora, cosa intendevate madre quando avete detto che lui mi ha privato della mia famiglia? Cosa c'entra con l'abbandono di Hermione?»
Narcissa era fortemente a disagio, aveva dato la sua parola all'ex nuora che non avrebbe rivelato al figlio quello che aveva scoperto pochi istanti prima. «Draco io... io non sono sicura che ci sia qualcosa da dire»
L'uomo estrasse la bacchetta. «Non costringetemi a leggervi la mente madre. È una pratica che non ho mai gradito molto sebbene io sia sempre stato molto portato come Legismen. Basta con le omissioni e le bugie, se voi sapete cosa, o chi, ha spinto mia moglie ad abbandonarmi vi prego di dirmelo.»
Fu solo allora, davanti alla bacchetta puntata addosso a Narcissa, che Lucius decise di dire la verità per la prima volta dopo tanti anni. «Sono stato io. Ho costretto tua moglie ad abbandonarti minacciandola di uccidere Altair, e l'ho anche convinta che tua madre era d'accordo con me e sarebbe stata lei a far succedere il “tragico incidente”»
«Che cosa?» Il pozionista fissò il volto di suo padre inorridito. «Non è possibile. Perché? Perché mi hai fatto una cosa del genere? Volevi veramente uccidere tuo nipote?»
«Io ho solo fatto credere alla Granger che le avrei ammazzato il figlio. Ero sicuro che piuttosto che mettere in pericolo la sua prole se ne sarebbe andata.  Non potevo sopportare che voi continuaste ad infangare la reputazione del mio Casato. I Malfoy hanno sempre avuto un unico erede. Non sfornano figli a ripetizione come fanno quei pezzenti dei Weasley. Già era una vergogna che tu avessi sposato una “Babbana”, ma dopo il matrimonio tu sei cambiato ancora di più e dopo l'arrivo dei gemelli dal vostro comportamento avevo paura che non avreste mai smesso di far figli. Tutte queste bocche da sfamare ci avrebbero ridotto alla bancarotta oltre a peggiorare ancora di più la nostra posizione nella comunità magica. Invece costringendo la Granger ad andare via insieme al tuo secondogenito ho risolto la situazione. Non solo i Malfoy hanno un unico erede ma avendo fatto annullare il matrimonio con la Babbana quasi nessuno sa che tuo figlio è un mezzosangue e la nostra reputazione è salva.»
«Tu sei pazzo! Come avrebbe potuto rovinare la reputazione dei Malfoy il fatto di avere due figli invece che uno? A te dava solo fastidio che io me ne fossi fregato dei tuoi “insegnamenti” e avessi scelto una nata Babbana come compagna. Riesci a sopportare di avere un nipote mezzosangue solo perché nessuno conosce le sue origini. Tu non sei cambiato di una virgola negli ultimi quattordici anni, sei lo stesso che seguiva come un cagnolino Voldemort proclamando la supremazia del sangue puro, anche se sappiamo entrambi che il buon Tom Riddle era solo un Sanguesporco che rinnegava le sue origini.» Sibilò Draco sempre più sconvolto da quello che aveva scoperto.
«Forse hai ragione, io non sono cambiato. Dopotutto perché avrei dovuto? Io avevo scelto la parte dove schierarmi ma tu mi hai costretto a rinnegare i miei principi. Mi hai costretto ad espiare le mie colpe lavorando alle dipendenze di Weasley, hai deciso tu per tutti noi senza chiedere la nostra opinione.»
Narcissa indignata dalle parole del marito volle intervenire. «Draco ci ha salvato la vita! Si è preso carico di noi ed è solo grazie a lui che non siamo rinchiusi in prigione. Come osi insinuare che ci abbia costretto a questa vita! E perché mi hai coinvolto nella tua vendetta? Perché hai fatto credere ad Hermione che fossi d'accordo con te e che ti avrei aiutato ad ammazzare mio nipote?»
«Diciamoci la verità Cissy, Draco ci ha “salvato”, come dici tu, solo perché non voleva rischiare che tu finissi in prigione e sapeva che se ci fossi finito io tu ne saresti rimasta distrutta. Lui non prova nessun attaccamento per il sottoscritto! Sapevo che avrei fatto più presa sulla Granger se ti avessi coinvolta. Sicuramente anche lei conosceva quali sono i suoi sentimenti per me.»
«Hai ragione Lucius, in fondo quale attaccamento dovrei avere per te? Non sei stato per me certo un modello. Porto i segni delle tue percosse sulla mia schiena, quando ero adolescente volevi farmi marchiare da un pazzo come se fossi un animale, hai cercato di rovinarmi la vita da quando sono nato. Sai dopo la Guerra avrei voluto cambiare il mio cognome, perché essere un Malfoy mi ha creato solo problemi. Ancora adesso che sono passati quattordici anni c'è gente che pensa che io sia stato un Mangiamorte troppo furbo per essere stato catturato. C'è gente che perseguita mio figlio perché è un Malfoy e adesso scopro  che è proprio a causa del Casato a cui appartiene che è cresciuto senza il calore di sua madre e di suo fratello. Ora comunque ti darò l'opportunità di viver appieno l'esperienza di cui ti ho privato tanti anni fa.»  Il pozionista si voltò verso  la madre. «Mi spiace, ma non posso ignorare i crimini commessi da quest'uomo, quattordici anni fa ho voluto dargli un'altra possibilità ed è stato un errore».
Narcissa guardò suo figlio negli occhi. «Ti capisco Draco, adesso sei giustamente fuori di te dalla rabbia. Domani potrai pensare a mente lucida e in qualunque modo tu decida di agire io ti capirò. » Prese il figlio per un braccio, e lo condusse  fuori dalla stanza, distante da suo marito. «Cosa hai intenzione di fare adesso con Hermione? Lei è qui, e tu hai scoperto cosa è successo undici anni fa. Forse dovreste parlare, ora che sai che non si è allontanata di sua volontà.» Gli consigliò la madre.
«Ci devo pensare madre. Ci sono tante cose che non capisco. È vero Lucius ha ricattato Hermione, ma lei invece che fidarsi e venire da me ha fatto il suo gioco scappando lontano. Probabilmente non provava gli stessi sent.. » Draco si bloccò, erano anni che non parlava più di sentimenti con qualcuno. «Insomma è chiaro che lei non teneva veramente alla nostra unione.»
Sua madre scossa la testa. «Possibile che tu non capisca? Lei aveva paura che il sapere cosa volessero fare i tuoi genitori ti avrebbe distrutto. È solo per questo che ha ceduto al ricatto.»
«E non aveva paura che mi avrebbe distrutto comunque lasciandomi?» Chiese in tono aspro Draco.
«Mettiti nei suoi panni. Tu hai deciso di ribellarti a tuo padre e al destino che lui ti voleva imporre sia per salvare te stesso sia per proteggere la tua famiglia. Ha pensato che se ti avesse detto che io e tuo padre volevamo ammazzare nostro nipote questa notizia ti avrebbe distrutto e lei ci teneva troppo a te per permettere che succedesse.»
«Quanta saggezza madre,  e secondo te perché non me l'ha detto adesso che sa che tu non c'entri nulla? Perché non è corsa a cercarmi e a spiegarmi cosa è successo?» Chiese Draco.
«Beh è facile da intuire, e se devo essere sincera sono riuscita a estorcergli questa informazione. Quando è arrivata qui ti ha trovato in procinto di fidanzarti. Lei pensa che tu sia passato oltre, che l'abbia dimenticata e non vuole destabilizzarti con le sue rivelazioni. Non vorrebbe mai che tu ti sentissi obbligato a scegliere di tornare con lei se ami Elisabeth. Ma tu e io sappiamo bene che non è cosi» Gli rivelò Narcissa.
Draco la guardò senza parole, anche se lui non aveva mai confessato nulla di quello che provava ancora per Hermione o di quello che invece non provava per Elisabeth, lei lo aveva capito.
Narcissa lo guardò negli occhi: «Le mamme capiscono sempre tutto. Non ti stupire se guardo al di là delle parole. E prima che tu me lo chieda, non ho detto nulla ad Hermione del fatto che tu non sei innamorato di Elisabeth. Ora sei libero di scegliere, ma lascia che ti dia un consiglio, arrabbiati e sfogati stanotte ma domani lascia da parte il tuo orgoglio e scegli in base a quello che provi.» Prima di rientrare in stanza la donna mise le mani sulle braccia del figlio e lo racchiuse in un abbraccio, il primo vero abbraccio da quando suo figlio aveva cinque anni.
«Buonanotte Draco.»
Appena tornata in stanza trovò Lucius seduto sul letto, con la testa tra le mani. Era la prima volta che vedeva  suo marito in quello stato, e la parte di lei che avrebbe sempre amato quell'uomo, avrebbe voluto andare a offrirgli il suo sostegno, ma quello che aveva fatto non poteva essere perdonato. Anche se erano minacce a vuoto quelle rivolte ad Hermione, il suo comportamento aveva distrutto una famiglia, causando a Draco un immenso dolore.
Lucius si accorse della sua presenza e alzò lo sguardo. «Narcissa, lo so di non avere scuse per il mio comportamento. L'unica cosa che posso dirti è che undici anni fa ero una persona diversa, piena di rancore per come erano andate le cose. Tu hai ragione Draco ci ha salvato la vita durante la Seconda Guerra Magica, ma io allora non la vedevo così.» Cercò di spiegarsi l'uomo.
«Nostro figlio mi ha preso in giro per anni facendo la spia per Silente, frugandomi in testa senza che nemmeno me ne accorgessi. Volevo che Draco avesse di nuovo bisogno di me, e non potevo sopportare il suo legame con Hermione. Così ho agito come son sempre stato abituato a fare e l'ho costretta ad andarsene. Quando ho visto la reazione di nostro figlio ho capito di aver fatto un errore, ma essendo un vigliacco non ho mai confessato a nessuno cosa avevo fatto, anzi ho lavorato per far sì che Draco tornasse a seguire la strada che avevo tracciato per lui.»
Narcissa stava per intervenire ma il marito gli fece segno di tacere.
«Sai quando ho scoperto di aver avuto vicino Altair, mi sono reso conto di essermi comportato come una bestia. Ho privato quel ragazzo di conoscere il padre e ho privato Scorpius della presenza di sua madre. Sono così affiatati i nostri nipoti insieme, e anche Scorpius si vede che è felice. Io non voglio più rovinare la vita di nessuno perciò, anche se nostro figlio volesse cambiare idea e non denunciarmi io andrò a costituirmi alla sede degli Auror. So che è un gesto troppo piccolo e arriva con un decennio di ritardo, ma è la sola cosa che mi è venuta in mente di fare.»
La moglie lo guardò con un groppo in gola. «I tuoi errori sono imperdonabili, apprezzo il tuo tentativo di espiarli ma come hai detto tu è troppo tardi. In ogni caso chiederò un permesso per accompagnarti a costituirti, anche se non lo meriti, desidero restarti vicino.»  Detto questo si chiuse in bagno e dopo aver aperto l'acqua della doccia in modo che attutisse i singhiozzi, cominciò a piangere accasciandosi davanti alla porta.

Scorpius e Altair avevano predisposto ogni cosa per la loro fuga notturna. Quella notte c'era stato parecchio movimento al Manor, il padre era rimasto nel suo studio fino all'una e mezza, e i due ragazzi avevano dovuto aspettare fin quasi alle due perché la via fosse finalmente libera.
Scorpius aveva preparato una borsa con qualche vestito e preso i pochi soldi che aveva da parte. Una volta entrato nello studio si avvicinò al camino  mettendo metà della Metropolvere nella mano del fratello. «Hai mai viaggiato via camino Altair?»  Chiese notando uno sguardo preoccupato.
Altair scosse la testa. «Usiamo la magia raramente a casa. Mamma preferisce andarci piano con queste cose. Ho provato ad usare una Passaporta una volta, ma solo perché era un'emergenza»
Scorpius cercò di tranquillizzarlo. «Non è difficile. Ci prendiamo per mano, entriamo nel camino buttando a terra la manciata di Metropolvere e dicendo il luogo dove dobbiamo andare. Mi raccomando solo di pronunciare correttamente Diagon Alley, se anche solo uno di noi due storpiasse il posto dove vogliamo andare rischieremmo di finire da un'altra parte.»
Quel discorso rese Altair ancora più inquieto, ma cercò di mascherare il suo stato d'animo. «Sembra facile.. . Conta fino a tre e poi saltiamo dentro il camino.»
Il fratello annuì e al tre saltarono nel camino mano nella mano pronunciando “Diagon Alley”.
Arrivarono in una casa molto fatiscente abbandonata. Scorpius si sentì spaesato, non riconosceva il posto dove erano finiti. Forse aveva sbagliato qualcosa, dopotutto era sempre stato accompagnato da Draco quando erano andati in giro via camino ed era convinto fosse abbastanza semplice.
Aiutò Altair ad alzarsi . «Vieni, è meglio che usciamo da questa casa, non siamo arrivati nel solito punto di Diagon Allley e devo trovare qualche riferimento per capire dove siamo.»
«Ho sbagliato qualcosa?» Si preoccupò il fratello.
«Tranquillo, abbiamo fatto tutto giusto. Forse il camino dove sbuco di solito di notte viene scollegato alla Metropolvere per sicurezza, e siamo finiti qui per quel motivo.»
Uscirono in strada e quelle vie non sembravano appartenere al quartiere magico che Scorpius conosceva. Le strade erano sudice, piene di rifiuti accatastati ai margini della strada, e le poche persone che incontrarono avevano l'aria da delinquenti.
Alcuni uomini dormivano avvolti nei giornali agli angoli delle strade e le poche persone sveglie barcollavano per le strade come se fossero ubriache. Avevano decisamente sbagliato qualcosa.

Ginny Potter si svegliò nel cuore della notte come richiamata da un brutto presentimento. Voltandosi verso Harry vide che stava dormendo profondamente. Decise di alzarsi a controllare che Lily e James stessero bene.
Quando si affacciò sulla porta, la camera della figlia era immersa nell'oscurità e lei dormiva profondamente. Decise di andare a controllare anche la stanza di James. Se non avesse conosciuto bene suo figlio la donna si sarebbe spaventata vedendo che non era nella stanza e che la finestra era spalancata. Si affacciò alla finestra e scorse subito il figlio appollaiato sul tetto.
James aveva preso quella brutta abitudine fin da piccolo. Ogni volta che lei o Harry sgridavano il bambino lo trovavano seduto sul tetto a rimuginare e non c'era verso di impedirgli di salirci. Preoccupata di cosa avesse turbato il figlio la donna si arrampicò andando a sedersi accanto a James.
«Tesoro c'è qualcosa che ti turba?» Disse mettendogli una mano sul braccio.
Il ragazzo fissava il cielo stellato con sguardo cupo,sembrava molto preoccupato. «Ti è mai capitato di non aiutare un amico solo perché facendolo avresti dato una mano anche ad una persona che non sopporti mamma?»
La donna ripensò ad Hermione. Lei era stata per tanti anni la sua migliore amica, ma quando aveva litigato con Harry lei pur essendo convinta della buona fede della riccia, non aveva preso subito una posizione in sua difesa, perdendo la possibilità di mantenere i rapporti con la grifona. «Una volta per non litigare con tuo padre non ho preso le difese di una mia amica. Non è proprio la stessa situazione ma direi che è abbastanza simile»
Il figlio guardò negli occhi la madre aspettando una reazione. «Stai parlando della signora Granger, vero mamma?»
Ginny sgranò gli occhi incredula. «Come conosci questo nome James? »
«Beh io ho negato il mio aiuto a suo figlio stasera. Pur essendo molto amici non sono riuscito ad accettare di aiutarlo sapendo che non avrei aiutato solo lui.» Rispose criptico il figlio. «E forse adesso lui si trova in pericolo per colpa mia.»
«Non sapevo che tu e Scorpius aveste fatto amicizia e ignoravo che sapessi chi sia sua madre.»
«Infatti, io parlo dell'altro figlio della signora Granger, Altair. Stasera mi ha chiesto aiuto, ma io gli ho risposto di no solo perché nel favore era coinvolto anche Malfoy. Però adesso ho paura che gli succeda qualcosa di brutto.»
La donna era perplessa. «Scorpius non ha fratelli che io sappia. Ma tu come hai conosciuto questo Altair?»
James gli raccontò quello che era successo a scuola, dello scambio dei due gemelli e che Hermione era andata dai Malfoy per scambiarli nuovamente. «Ma come è possibile che tu non sapessi che Scorpius aveva un gemello?» Chiese James perplesso.
«Beh all'epoca ci eravamo già allontanate e i Malfoy hanno vissuto una vita abbastanza lontano dai riflettori dopo la fine della Guerra. Mi ricordo di aver letto sulla Gazzetta l'annuncio del matrimonio e solo quando si sono separati ho saputo che Hermione aveva lasciato il marito e il figlio, non ho mai saputo che i figli fossero due.
Tesoro, cosa ti ha chiesto Altair? Lo so che non vuoi tradire la sua fiducia, ma prima hai detto che potrebbe succedergli qualcosa di brutto. Per favore confidati» Domandò la donna.
Titubante il ragazzino rispose: «Non ho capito cosa è andato storto nel loro piano ma pare che la madre di Altair voglia portarlo via da casa dei Malfoy impedendogli di frequentare i nonni paterni e così i ragazzi hanno deciso di scappare. Mi hanno chiesto di nasconderli per qualche giorno ma gli ho negato il mio aiuto, principalmente perché non vado d'accordo con Scorpius.» Confessò infine.
La donna si portò una mano alla bocca. «Dobbiamo svegliare papà e andare subito dai Malfoy, sperando che i ragazzi abbiano cambiato idea e non siano scappati.»
La donna rientrò in camera ma vide che il figlio non si muoveva. «Coraggio James, dobbiamo muoverci.» Gli disse tendendogli la mano.
Il ragazzo la guardò titubante. «Papà si arrabbierà vero?»
«Non ti preoccupare, tuo padre sarà troppo shoccato per le ultime novità per arrabbiarsi perché non ci hai confidato prima tutte queste cose.»
James afferrò la mano della madre e tornò in stanza. Poi la donna aggiunse «Intanto che sveglio papà tu vai a chiamare tua sorella, è meglio che venga anche tu a casa dei Malfoy nel caso i genitori dei ragazzi vogliano farti qualche domanda e non vorrei che Lily si spaventasse se non ci trovasse in casa al suo risveglio.»
James sgranò gli occhi impaurito. «Devo proprio essere io a dire cosa è successo al signor Malfoy?» Disse il ragazzo spaventato da dover parlare con il padre di Scorpius. Quando l'aveva conosciuto l'anno precedente a Hogwarts aveva avuto l'impressione che fosse molto rigido e poi tutto quello che aveva sentito sul suo conto dallo zio Ron aveva contribuito a fargli provare una forte soggezione nei confronti dell'uomo.
La madre gli accarezzò la guancia rassicurandolo. «Non ti preoccupare, Draco Malfoy non è così terribile come lo ha sempre dipinto tuo zio. Ti assicuro che è una brava persona e in ogni caso ci saremo noi lì con te.»
Il figlio la guardò scettico. «Se è una brava persona perché papà si è arrabbiato tanto quando la mamma di Altair si è fidanzata con lui?»
« È una storia lunga e penso sia più giusto che ti racconti tutto papà. Fidati, non corri alcun pericolo. Ora vai da Lily e dille di prepararsi.» Rispose la donna risoluta. Avrebbe voluto dire al figlio che suo padre a volte era cocciuto più di un mulo ma preferì tacere quell'informazione e lasciare a Harry “la gatta da pelare”.
Ginny svegliò il marito accarezzandogli il braccio lentamente. Harry si svegliò di soprassalto e guardandola seduta sul suo lato del letto le chiese. «Non ti senti bene Ginny?»
«No, io sto benissimo ma dobbiamo andare a casa di Malfoy, subito.» Gli disse risoluta.
«Ma sono le cinque e mezza del mattino! Sei forse impazzita?»
 Ginny raccontò a grandi linee quello che gli aveva confidato James sull'esistenza di Altair e su come si fossero scambiati il posto quando i due gemelli si erano conosciuti a Hogwarts. «Scorpius e suo fratello sono scappati di casa stanotte.» Disse infine. «Hanno chiesto a James di nasconderli, ma lui ha rifiutato. Dobbiamo andare subito ad avvertire Hermione e Draco che sono scappati.»


Arrivarono davanti al cancello dei Malfoy che erano da poco passate le sei. Essendo estate il sole era già sorto quella mattina. Superato il cancello con la magia Harry si avviò nel viale d'ingresso e quando arrivò davanti alla porta cominciò a bussare freneticamente alla porta dell'edificio. Probabilmente sarebbe riuscito ad eludere gli incantesimi di protezione di cui era sicuramente dotata la casa, ma essendo insieme alla sua famiglia non voleva correre rischi.
Dopo qualche minuto d'attesa un cameriere andò ad aprirgli. «Posso esservi utile?» Chiese guardando perplesso la famiglia Potter
«Dovrei vedere subito il signor Malfoy» Disse Harry ma non fece in tempo a finire la frase che un assonnato Draco scese all'ingresso dalla scala patronale. Aveva sentito delle voci all'ingresso ed era andato a controllare cosa fosse successo.
«Potter cosa ci fai qui? Ti rendi conto di che ore sono? Come mai ti sei portato dietro tutta la famiglia?» Domandò infastidito il pozionista.
L'auror era a disagio per esser piombato in casa di Malfoy a quell'ora del mattino, ma era necessario essere tempestivi. «Scusami per l'ora dovevo parlarvi urgentemente.» Abbassando lo sguardo a disagio continuò. «So che Hermione si trova qui, potresti chiederle di scendere è una cosa che riguarda anche lei.»
Il fastidio dell'uomo si trasformò in collera. «E tu come diavolo fai a sapere che lei si trova qui? Da quello che mi avevi fatto intendere a Hogwarts nemmeno tu, fino a poco tempo, fa sapevi dove fosse finita.»
Ginny precedette il marito nel rispondere. «Infatti è così! Abbiamo saputo solo stanotte del suo ritorno. Nostro figlio James deve dirvi una cosa, potresti chiamare anche Hermione, in modo che possa parlarvi insieme? Sappiamo che è molto maleducato presentarsi a quest'ora senza invito ma abbiamo ritenuto che fosse importante parlarvi il prima possibile»
Draco stava risalendo le scale per andare a chiamare la donna quando la vide spuntare in cima alle scale. Era avvolta in una vestaglia di lino verde acqua che le arrivava poco sopra le ginocchia e i capelli erano stati legati in uno scomposto chignon tenuto fermo dalla bacchetta della donna. Guardandola in faccia si vedeva che non aveva dormito tranquillamente quella notte.
La donna si fermò shoccata quando vide quelli che aveva sempre considerato i suoi migliori amici fermi nell'ingresso che la guardavano.
I tre grifoni si fissarono alcuni istanti senza dire una parola, fino a quando non fu Draco a spezzare il silenzio. «Non avrei mai pensato di ospitare una rimpatriata di Grifondoro in casa mia. Ora che è scesa anche Hermione vi dispiacerebbe dirci come mai vi siete presentati all'alba alla mia porta?»
Harry riprese la parola e guardò imbarazzato quella che per molti anni aveva considerato una sorella desiderando di poterla abbracciare come avrebbe fatto una volta. «Ciao Hermione. Non voglio disturbarvi troppo, loro sono i nostri figli James e Lily.» Disse indicando i due ragazzi accanto a Ginny. «James e Altair hanno stretto amicizia quest'anno a Hogwarts e ieri sera mio figlio ha ricevuto un gufo dai vostri figli in cui gli dicevano che avevano intenzione di scappare di casa stanotte e Altair gli chiedeva di tenerli nascosti per qualche giorno.»
Hermione fissò il ragazzino sgranando gli occhi incredula. «Hai detto scappare?» Senza nemmeno aspettare una risposta da James corse al piano di sopra entrando nella stanza dei figli.
Draco invece rivolse qualche domanda al piccolo Potter. «Cosa hai risposto alla richiesta dei miei figli?»
Il ragazzo si torceva le mani a disagio tenendo lo sguardo basso. «Io gli ho detto che non potevo aiutarli... Mi spiace di non aver dato loro una mano e di aver aspettato tanto per confessare quello che mi avevano chiesto, ma mi sentivo in colpa per avergli negato il mio aiuto e non volevo anche tradire la fiducia che Altair aveva riposto in me»
Draco vedendo il disagio di James non volle infierire ulteriormente sul ragazzo. «Tranquillo James, hai fatto la cosa giusta a informarci... Spero solo che i ragazzi ci abbiano ripensato.» Alzò gli occhi verso la famiglia Potter aggiungendo «Se volete scusarmi vado un attimo a vedere cosa è successo»
Nella stanza di Scorpius, il pozionista trovò Hermione in ginocchio che piangeva con un foglio di carta stretto al petto, dei suoi figli non c'era traccia. Quando vide la donna in quello stato non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi e poggiargli una mano sulla schiena.
Ridestata dal gesto la donna si girò di scatto e trovandosi faccia a faccia con lui disse solo. «Se ne sono andati ed è tutta colpa mia.»
Draco volse lo sguardo verso il biglietto che la donna stringeva convulsamente al petto. «Posso leggere cosa hanno scritto?» Le chiese gentile.
La donna parve pensarci qualche minuto poi gli porse il foglio abbassando lo sguardo.



Mamma,
Io e Scorpius abbiamo ascoltato il vostro colloquio nello studio di papà e abbiamo finalmente capito chi tu sia veramente. Una donna egoista e crudele che non si è fatta scrupoli di privarmi dell'affetto di mio padre, del mio gemello, e degli unici nonni ancora in vita che io possegga. Una donna che non è minimamente interessata alla sorte di uno dei suoi due figli solo perché non è sotto la sua custodia.
Piuttosto che tornare a vivere con te preferisco fuggire per tutta la mia vita. Cerca di dimenticarti di me come hai fatto per undici anni con Scorpius. Preferiamo essere orfani piuttosto che avere una madre come te.
Addio
Altair




Draco rimase shoccato dalle parole crudeli del figlio. Cominciò a muovere la mano che teneva sulla schiena della donna con piccoli movimenti circolari per cercare di tranquillizzarla. «Non ti preoccupare, li troveremo» Disse risoluto «E quando saranno sani e salvi a casa non mi interessa chi dei due è stato affidato a te, farò passare la voglia ad entrambi di comportarsi cosi»
Hermione lo guardò in faccia incredula. Pensava che Draco avrebbe infierito su di lei non appena avesse letto la lettera. Dopotutto era colpa sua se i suoi figli erano fuori chissà dove, in pericolo. «Io pensavo...»
«Che ti avrei dato la colpa della loro fuga...» Finì per lei la frase.
La donna annuì senza aprire bocca.
«Hermione non dico che le tue parole di ieri non mi abbiano ferito. Non trovo giusto che tu metta delle condizioni per permettermi di rivedere Altair. Come ti ho già detto ieri sera sono sicuro che tu non mi abbia detto tutta la verità e mi piacerebbe che tu riuscissi ancora a fidarti di me. In ogni caso i ragazzi hanno sbagliato, non sono più dei bambini e anche se si sentivano feriti dalle tue parole avrebbero dovuto venire a parlarne con uno di noi invece che scappare. Quindi nel momento in cui li ritroveremo... Perché sono sicuro che li ritroveremo, una bella punizione non gliela toglierà nessuno!» Disse risoluto
«Draco, io non ho mai smesso di avere fiducia in te. Questa situazione è complicata...» Cominciò la donna impacciata.
L'uomo gli mise un dito sulle labbra. «Tranquilla, ora pensiamo a ritrovare i nostri figli, per le spiegazioni ci sarà tempo dopo.» Dopo essersi alzato gli tese una mano per aiutarla. «Coraggio torniamo al piano di sotto. Proverò a contattare Blaise e Theo anche se dubito che Scorpius si sia rivolto ai suoi amici per chiedere un rifugio. Sapeva che quello sarebbe stato il primo posto dove l'avrei cercato.»
La donna prese la mano che gli veniva offerta e guardandolo negli occhi disse: «Grazie»

Mentre Draco ed Hermione erano nella camera di Scorpius anche i coniugi Malfoy erano scesi nell'ingresso attirati dai rumori ed erano stati aggiornati dai signori Potter. Non appena li videro tornare Narcissa guardò Hermione negli occhi e chiese preoccupata: «I ragazzi sono fuggiti veramente?»  La donna annuì mesta
«Qui siamo in aperta campagna avranno usato il camino per spostarsi. Scorpius sa dove Draco tiene la Metropolvere» Gli rivelò la donna.
«Come fate a saperlo madre?» Intervenne Draco.
«Sabato notte ho  visto Altair comunicare con il fratello via camino, sicuramente Scorpius gli ha spiegato dove trovare la Metropolvere.»
Mentre Draco andava nello studio per contattare i suoi amici via camino, Hermione si avvicinò ai suoi ex compagni di casa.
Hermione guardò Harry negli occhi: «Vi ringrazio per essere venuti ad avvertirci, dopo come ci siamo lasciati ad Hogwarts non mi aspettavo tanta comprensione.» Gli disse imbarazzata.
«Hermione, quattordici anni fa sono stato un imbecille nei tuoi confronti e capisco che il mio comportamento ti abbia spinto a non volermi più vedere, ma non potevo non venire ad avvisarti in questa situazione.» Rispose l'Auror dispiaciuto.
«Harry, non voglio certo far polemica, ma sei stato tu a non volermi più vedere, a non rispondere alle mie lettere» Precisò la donna.
L'uomo la guardò incredulo. «Non ho mai ricevuto nessuna tua lettera. Dopo i processi sono venuto qui diverse volte per cercare di parlarti, ma mi è sempre stato risposto che tu non volevi più vedermi. Ho provato anche a scriverti ma quando non ho ricevuto risposta ho pensato che non volessi più avere niente a che fare con me.»
«Io non ho mai saputo che fossi venuto a cercarmi. Ma chi ti ha ricevuto?» Chiese la grifona incredula.
Gli occhi di Harry si spostarono verso Lucius ed Hermione ebbe la sua risposta. Si avvicinò all'ex suocero e fra i denti sibilò «Lei è disgustoso!»
Proprio in quel momento Draco uscì dallo studio. Pur avendo notato la battuta di Hermione verso il padre fece finta di nulla. «Ho sentito Blaise e Theo e loro non sanno nulla della fuga dei ragazzi. Sveglieranno i loro figli e gli chiederanno se hanno qualche informazione.»
«Intanto che aspettiamo notizie da loro vado a prepararmi» Disse Hermione salendo le scale ancora livida di rabbia per la scoperta appena fatta.
«Andrò io a cercarli Hermione, preferisco che tu mi aspetti qui.» Disse Draco raggiungendola e trattenendola per un braccio.
«Scordatelo Draco, sono anche i miei figli e non me ne starò con le mani in mano ad aspettare. Dopotutto non siamo più sposati quindi non puoi darmi ordini di nessun tipo.» Rispose la donna seccamente.
Draco alzò le mani in segno di resa. «E va bene, puoi unirti alle ricerche. Sei sempre la solita testarda grifondoro.»



Eccoci arrivati al capitolo 10.
Capitolo dedicato alle madri che hanno sofferto, si sono sacrificate e che hanno il sesto senso di capire i loro figli anche senza bisogno di parole...
Bene abbiamo finalmente scoperto chi è il cattivo o almeno uno dei cattivi … Molti di voi avevano capito che si trattava del buon Lucius (bravissime!) che come il lupo, perde il pelo ma non il vizio! La povera Narcissa invece è stata incastrata dal marito. Spero di non aver spezzato troppi cuori Verdeargento con questa rivelazione.
Forse avrete notato come Narcissa sia il punto debole di entrambi i Malfoy. Lucius  fa credere ad Hermione un coinvolgimento della moglie nella minaccia di uccidere uno dei suoi nipoti. L'uomo infatti sa benissimo l'affetto che Draco prova per la madre e lo sfrutta per ottenere i suoi scopi.
Anche Draco tuttavia approfitta di una debolezza di suo padre. Minacciando la madre di leggerle la mente con la magia infatti il pozionista spinge il padre a rivelare quello che ha fatto. Draco non si sognerebbe mai di violare la mente della madre, avrebbe piuttosto compiuto quell'incanto sul padre, ma sapendo quanto Lucius tenga a sua moglie la minaccia sperando di stillare una reazione di difesa.
Altair tira fuori tutto il suo animo serpeverde nella lettera che lascia alla madre. Oltre a essere ferito per il comportamento nei suoi confronti, Altair è molto arrabbiato per il modo in cui la donna ha parlato del fratello, come se non gli importasse nulla di lui e si sente in obbligo di difenderlo. (come tutti i Malfoy attacca per difendere)
Mentre Draco che potrebbe infierire su Hermione quando la trova in lacrime per la lettera del figlio invece la consola. Certo conoscere la verità sul motivo per cui undici anni prima la donna lo ha abbandonato è un ottimo incentivo per non comportarsi come avrebbe fatto solo la sera precedente.
James non aiuta i due gemelli a fuggire. Il vecchio astio nei confronti di Scorpius ha la meglio sull'amicizia per Altair. Tuttavia si sente in colpa e rimugina sul tetto non riuscendo a dormire. Ginny ha il sesto senso materno di sapere che è successo qualcosa ad uno dei suoi figli e lo trova. Grazie a tutte le rivelazioni del figlio i coniugi Potter riescono a rivedere Hermione e ad avvisarla della fuga dei figli. Finalmente scopriamo che anche nell'allontanamento tra Hermione e i Potter c'è lo zampino del buon Lucius che ha tenuto la nuora ben lontana dal salvatore del mondo magico. Ma a quanto pare anche Hermione aveva scritto ai suoi amici per cercare una riappacificazione... Che fine avranno fatto le sue lettere?? E come se la caveranno i nostri gemelli persi in qualche brutto quartiere della Londra magica?
Spero di aver reso giustizia a questo capitolo tanto complicato, mi raccomando siate clementi
a presto
Lyn

Ps L'usanza degli Spartani di selezionare solo i bambini più forti abbandonando a morire gli altri sul monte Taigeto era una vecchia reminiscenza scolastica che ho rinfrescato grazie a Wikipedia :P

 

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Capitolo 11
*** A volte ritornano... ***


Buongiorno a tutti,
Mi scuso se vi ho fatto attendere per questo capitolo ma un'influenza mi aveva trasformato la testa in una boccia per pesci rossi ed è stato veramente difficile per giorni scrivere anche solo una parola di senso compiuto.
Spero che il capitolo vi piaccia!
Il pesce rosso nella mia testa vi porge i suoi più cordiali saluti ;P
Lyn

Capitolo 11
A volte ritornano...



Camminavano ormai da ore cercando un posto tranquillo dove riposarsi un po', la notte passata in bianco li aveva ridotti allo stremo ma Scorpius voleva essere tranquillo che trovassero un posto sicuro per riposare.
La strada sembrava digradare dolcemente verso il basso e il serpeverde camminava  qualche passo davanti al fratello. D'un tratto Altair  vide scomparire il ragazzo da sotto il suo naso e lo sentì gridare. Altair  spaventato stava avanzando verso il punto dove il gemello era sparito quando sentì la sua voce.
«Altair, resta fermo dove sei. Quella la strada è un'immagine illusoria! In realtà nasconde una scala molto ripida...» Scorpius si era fatto male ad una caviglia nella caduta e non riusciva ad alzarsi da terra. «Io mi sono fatto male ad una caviglia cadendo, ho bisogno d'aiuto per risalire. Riusciresti a scendere le scale senza cadere così da aiutarmi a risalirle?» Chiese il ragazzo.
«Arrivo subito Scorpius, non ti preoccupare» Rispose il gemello cercando di ostentare sicurezza nonostante fosse nel panico. Poi chiuse gli occhi e un gradino alla volta riuscì ad arrivare in fondo alle scale illeso, raggiungendo il fratello.
La visuale dal fondo della scala era surreale. I ragazzi vedevano come un soffitto somigliante a della soffice nebbia, la scala saliva perdendosi in quella foschia. Scorpius con l'aiuto del fratello cominciò a salire le scale, cercando di fare il più velocemente possibile. Aveva paura che il creatore di quell'immagine illusoria lo avesse fatto con uno scopo preciso e non ci teneva molto a scoprirlo. Una volta raggiunta la cima i due ragazzi decisero di dirigersi nella direzione opposta a quella dove si trovava l'immagine, volevano mettere quanta più distanza possibile tra loro e quell'assurdo tranello.

Hermione salì le scale per andare a cambiarsi. Non appena la donna scomparì dalla visuale dell'ingresso, Ginny si avvicinò a Draco. «Malfoy, non voglio essere invadente ma Hermione mi è sembrata sconvolta, posso salire al piano superiore e vedere se ha bisogno di una mano per cambiarsi?» chiese la donna con voce incerta.
L'uomo parve pensarci su qualche istante prima di annuire, anche lui era un po' preoccupato per come stava la grifona, forse parlare con  la Weasley le avrebbe fatto bene. «Una volta salita le scale gira a destra, l'ultima porta in fondo al corridoio è la stanza degli ospiti.»
L'uomo volse lo sguardo verso il salvatore del mondo magico. «Potter... Ringrazio te e la tua famiglia per esser venuti qui ad avvisarci della fuga dei ragazzi. Immagino che quando tua moglie sarà tornata vorrete tornare a casa. La testardaggine dei miei figli vi ha fatto perdere parecchie ore di sonno stanotte e la cosa mi dispiace. Posso solo chiederti di aspettare a segnalare la loro fuga al Ministero? Penso che questa sia una bravata e, spero di riuscire a trovarli in poche ore.» Chiese Draco.
«Non era mia intenzione avvertire il Ministero. Anche i miei ragazzi spesso si mettono in pasticci simili e non voglio scatenare inutili polveroni per una bravata infantile. Tuttavia vorrei offrirti il mio aiuto per le ricerche. Mi sentirò più tranquillo solo quando li saprò di nuovo a casa, al sicuro.»
Il pozionista gli tese la mano. «Il tuo aiuto è ben accetto. Grazie Potter» Harry ricambiò la stretta sorridendogli, contento che fossero riusciti nuovamente a mettere da parte i loro contrasti passati.
«Devo contattare una persona via camino. Se volete scusarmi torno subito. Nel frattempo ho fatto preparare del caffè e qualcosa da mangiare in soggiorno. Madre, puoi accompagnare la famiglia Potter, per favore?» Aggiunse l'uomo volgendo lo sguardo verso Narcissa.
La donna annuì e condusse gli ospiti in soggiorno perché potessero mangiare qualcosa.

Ginny era ferma davanti alla porta della stanza degli ospiti, incerta se bussare. Erano passati tantissimi anni da quando lei e Hermione condividevano lo stesso dormitorio a Grifondoro. All'epoca sarebbe entrata in stanza della ragazza senza nemmeno bussare e avrebbe saputo quali parole usare per rincuorarla, ma in quel momento non sapeva da che parte incominciare. Hermione era sicuramente cambiata in tanto tempo, aveva vissuto parte della sua vita crescendo un figlio da sola e Ginny aveva paura di non trovare le parole giuste. La rossa facendosi coraggio decise finalmente di bussare.
Hermione aprì la porta ancora in vestaglia, aveva l'aria stravolta. «Ginny,» disse stupita. «Scusa ma devo ancora cambiarmi e non trovo i jeans che ero convinta di aver portato...»
«Intendi forse quelli stesi sulla poltrona?» Chiese la rossa dando un'occhiata  dentro la stanza.
La riccia la guardò qualche secondo prima di parlare. «Grazie, non so proprio dove ho la testa.» Poi si scostò per farla entrare.
Ginny non si perse d'animo ed entrando in stanza recuperò velocemente degli indumenti dalla borsa della riccia poggiata per terra e glieli porse. «Tranquilla Hermione. Posso solo immaginare come tu ti possa sentire...
I ragazzi hanno lasciato scritto qualcosa?»
Hermione prese gli abiti dalle mani della donna. Il pensiero che i ragazzi fossero fuori da soli per colpa sua la faceva tremare dall'ansia. Quando la rossa le fece quella domanda la donna abbassò gli occhi colpevole, senza rispondere.
Ginny si avvicinò mettendole le mani sulle spalle. «Hermione, gli adolescenti sanno essere molto cattivi. Anche James e Lily quando si impegnano riescono a farmi sentire la madre peggiore del mondo. Non ti preoccupare sono sicura che qualsiasi cosa ti abbiano scritto non la pensano veramente. Coraggio, tu sei Hermione Granger, non puoi perderti d'animo cosi!
Vai a cambiarti, sono sicura che li troveremo in breve tempo.»
La riccia guardò con gli occhi lucidi quella che era stata per molti anni una dei suoi più care amiche. «Grazie Ginny»

Quando Draco aveva contattato i suoi amici via camino per sapere se avessero  notizie dei figli, l'uomo ne aveva approfittato per mandare un gufo anche a Elisabeth chiedendole di contattarlo il prima possibile via camino. Da quando la sera prima aveva scoperto il piano con cui suo padre gli aveva rovinato l'esistenza non aveva più certezze. Aveva bisogno di credere di essere stato lui a scegliere Elisabeth, non sopportava l'idea di esser stato un fantoccio per suo padre. Forse se avesse trovato qualcosa in lei, qualcosa di buono che gli facesse dimenticare Hermione e il vero motivo per cui era andata via, si sarebbe sentito meglio. In questo modo si sarebbe sentito meno manipolato, più padrone del suo destino. Quando l'uomo entrò nel suo studio il camino si era appena illuminato rilevando il volto della sua “quasi” fidanzata Elisabeth Grey. Aveva l'aria abbastanza assonnata e un cipiglio severo dipinto sul volto. La sera prima quando la famiglia Grey era andata via, Draco aveva promesso alla ragazza che quella mattina si sarebbero incontrati per firmare l'accordo prematrimoniale. A causa della fuga dei gemelli Draco doveva rimandare il loro appuntamento e nel frattempo voleva informare la donna della fuga dei figli.
«Draco, quando ieri sera mi hai detto che ci saremmo visti stamattina pensavo intendessi per una tarda colazione, non sono nemmeno le sette del mattino.» Si lamentò la donna.
«Non intendevo disturbarti Lizzie, solo che devo rinviare il nostro incontro di stamattina e non volevo farlo tramite gufo.» Rispose l'uomo disturbato dal tono usato dalla donna.
«Spero che non sia per qualcosa che ha a che fare con la tua ex moglie» Ruggì la donna. «Ieri sono già stata messa in ridicolo a sufficienza da lei e non intendo sopportare altro.»
Quel commento su Hermione lo fece bollire di rabbia. Indubbiamente la grifona non aveva avuto peli sulla lingua nel parlare a Elisabeth ma lei, seppur sottilmente, l'aveva offesa. «Beh non mi sembra che tu sia stata molto educata nei suoi confronti.»
«Beh è un dato di fatto che sia una … nata Babbana, non dovrebbe arrabbiarsi per commenti del genere» Disse la donna offesa dalla presa di posizione del pozionista.
Draco decise che quello non era il momento più adatto per discutere, quindi tornò al motivo per cui l'aveva contattata. «Il motivo per cui devo rinviare il nostro incontro è perché i gemelli stanotte sono scappati di casa»
Elisabeth sembrò non cogliere la nota allarmata con cui aveva pronunciato la frase. «La cosa non mi sorprende, sono troppo viziati e fanno i capricci.» Commentò neutra la donna. «Quello affidato alla tua ex avrà probabilmente istigato tuo figlio, ma la sostanza non cambia, sono abituati a fare quello che vogliono. Non capisco comunque perché dovresti rinunciare al nostro impegno»
Draco era stupito dal poco interesse che dimostrava per i suoi figli la signorina Grey. «Non penso facciano i capricci e vorrei precisare che sono entrambi i miei figli. Si chiamano Scorpius e Altair se te lo fossi scordato» Replicò con stizza. «Ci stiamo organizzando per andare a cercarli, per questo motivo non potremo vederci» Gli spiegò cercando di mantenersi calmo.
«In questo modo non fai altro che assecondare i loro capricci.» Rispose con fare saccente la ragazza. «Mio padre, se avessi avuto il coraggio di scappare di casa non sarebbe mai venuto a cercarmi, avrebbe atteso il mio ritorno e avrei rischiato grosso per non avergli portato rispetto. Tuo padre penso si sarebbe comportato nel medesimo modo, non è forse vero?»
«Non penso che comportamenti del genere vadano presi ad esempio. In ogni caso non me ne starò qui ad aspettare per vedere se tornano, li riporterò a casa e gli farò capire che si sono comportati in maniera sbagliata.»
La donna lo guardò come se non credesse alle sue parole. «Beh fai come vuoi. Penso che tornerò a dormire ieri sera ho fatto molto tardi e sono proprio distrutta.»
«Sei uscita ieri sera?» Indagò il pozionista.
«Si sono uscita con qualche amico, hanno aperto un nuovo locale in centro e siamo andati all'inaugurazione. Non ti da fastidio vero?» Gli sorrise melliflua.
L'uomo ci pensò su qualche istante. Non gli dava fastidio che lei fosse andata a divertirsi con qualche “amico”. Se Hermione gli avesse fatto una cosa del genere quando stavano insieme sarebbe morto di gelosia. In quel momento invece l'unica cosa che gli dava veramente fastidio era come la donna aveva parlato dei figli. Era una ragazzina troppo simile ai gemelli, non sarebbe stata ne una buona madre per loro ne una compagna decente per lui. «Non mi da fastidio, assolutamente... Anzi penso che dovremmo prenderci del tempo per riflettere, in questo modo tu avresti i tuoi spazi e io avrei il tempo per sistemare le cose con la mia famiglia.»
«Mi stai forse lasciando?» Chiese rabbiosa la donna. «Come osi trattarmi in questa maniera. Avevo la tua parola che ci saremmo fidanzati. Con il tuo comportamento mi stai umiliando» rispose la donna con le lacrime agli occhi.
«Siamo troppo diversi, io ho passato la fase del fare tardi fino al mattino andando a feste. Ho delle responsabilità nei confronti dei miei figli e penso che tu non sia ancora pronta a prenderti cura di due adolescenti, visto che in fondo non hai passato da molto nemmeno tu quella fase. Ho sempre mal sopportato le persone che guardano solo la parvenza e poco la sostanza, quindi credo sia meglio interrompere la nostra frequentazione.» Rispose Draco sempre più risoluto. Poi prese la bozza dell'accordo prematrimoniale e lo gettò nel fuoco magico del camino «Questo penso proprio che non mi servirà più» Aggiunse interrompendo la comunicazione.
Fuori di se dalla rabbia per quello che aveva capito negli ultimi giorni e pieno di preoccupazione per la fuga dei suoi figli l'uomo prese una decisione, non si sarebbe fatto più manipolare da nessuno. Draco Malfoy non sarebbe stato il burattino di suo padre che lo voleva accasato con una “purosangue”, ne di sua madre che voleva che dimenticasse tutto quello che aveva passato e corresse dietro alla sua ex moglie, ne tanto meno di Hermione che in pieno spirito Grifondoro aveva sacrificato le loro vite, la loro felicità, senza dargli la possibilità di scegliere. La grifona avrebbe dovuto penare per riconquistare la sua fiducia, perché anche se spinta dalle migliori intenzioni, gli aveva fatto del male e lui le avrebbe impartito la lezione più grande, mai decidere per la vita di qualcun altro.
Uscendo trovò suo padre fermo sulla soglia che lo stava aspettando. Draco lo oltrepassò senza degnarlo di uno sguardo ma Lucius lo prese per un braccio per trattenerlo.
«Draco, ho bisogno di parlarti, possiamo tornare nel tuo studio?»
«Non abbiamo nulla da dirci Lucius. Goditi le ultime ore di libertà o datti alla fuga se preferisci, perché non appena avrò ritrovato i ragazzi ti denuncerò e finirai in prigione.» Sibilò il pozionista irritato.
«Ho deciso di costituirmi io stesso, solo vorrei aspettare di sapere che i gemelli siano sani e salvi a casa prima di farlo.»
«Hai battuto la testa?» Lo guardò stranito. «Vuoi andare a costituirti? E dove hai tirato fuori tutto questo coraggio...» Lo derise Draco. «Se pensi che questo basti perché io ti perdoni ti sbagli di grosso, vai pure a consegnarti ma tanto non cambierà nulla, per me non esisti più»

Mentre Ginny ed Hermione stavano scendendo le scale arrivarono anche Blaise e Theo. Avevano chiesto sia ad Eloise che a Edward ma entrambi ignoravano le intenzioni dei ragazzi. Draco decise di non perdere altro tempo e cominciare le ricerche dei ragazzi. Anche Blaise e Theo si offrirono di aiutarli nelle ricerche.
«Il posto più probabile dove potrebbero essere andati i gemelli è Diagon Alley. È un posto che Scorpius conosce bene, secondo me dovremmo cominciare da li. Blaise tu potresti cominciare a cercare dalla zona della Gringott, Theo tu dalla zona di Olivander, Potter tu potresti andare ai Tiri vispi Weasley anche se a quest'ora è ancora chiuso magari sono andati in quella zona ed io comincerò dal Paiolo Magico» Decise Draco.
«Ti sei forse dimenticato di me?» Chiese Hermione accigliandosi.
L'uomo senza guardarla negli occhi rispose: «Tu puoi scegliere con chi andare» Sperava in cuor suo che avrebbe scelto di andare con lui.
«Non ho bisogno della balia Malfoy, posso andare da sola» Rispose la donna avviandosi alla porta per smaterializzarsi fuori dall'edificio.
Draco le sbarrò la strada e con un gesto rapido le sfilò dai capelli la bacchetta che ancora usava come fermaglio. I capelli della ragazza ricaddero liberi sulle spalle. Draco aveva sempre adorato vederla con i capelli sciolti. Avrebbe voluto infilare una mano tra quei boccoli ribelli e racchiuderla in un abbraccio fino a quando non avesse smesso di protestare, ma si trattenne.«Non ho intenzione di discutere con te Granger, visto che non vuoi scegliere vorrà dire che lo farò io per te. Tu verrai con me o in alternativa aspetterai qui a casa il nostro ritorno e questa per il momento la tengo io» Disse brandendo la bacchetta della donna.
«Rendimi subito la bacchetta!» Rispose innervosita la riccia.
«Scordatelo, hai due alternative o vieni con me o resti qui, ma in nessuno dei due casi ti renderò la bacchetta almeno fino a quando non avremo trovato i ragazzi. Questa è la condizione per consentirti di partecipare alle ricerche» Rispose l'uomo con tranquillità.
«Sei un cavernicolo Malfoy!» Sibilò la donna. «Visto che me lo chiedi tanto gentilmente vorrà dire che verrò con te.»
Decisero di comune accordo che la prima persona a trovare i ragazzi avrebbe mandato un Patronus agli altri per avvisarli.

Hermione e Draco stavano perlustrando infruttuosamente la zona limitrofa al Paiolo Magico. Da quando si erano smaterializzati dal Manor non avevano parlato molto, entrambi troppo preoccupati per i figli e, troppo in tensione di trovarsi così vicino l'un l'altro, avevano perso l'uso della parola. Fu il pozionista il primo a rompere il silenzio. «Ho notato molta tensione tra te e mio padre stamattina e ho anche sentito un tuo commento poco carino nei suoi confronti, posso sapere cosa ti avrà mai fatto?» Chiese l'uomo fingendo disappunto.
Hermione impallidì, in quel momento non era pronta a mentire nuovamente a Draco. Undici anni prima, anche se estremamente doloroso, era stato più facile. La donna aveva dovuto mentire ma era scappata subito dopo e si era salvata da un interrogatorio da parte del marito. Ora sembrava che le domande a cui non poteva rispondere non avessero mai fine. «Hai ragione, sono stata maleducata. Quando torneremo a casa chiederò scusa a tuo padre per il mio commento» Disse la donna sperando di  frenare la curiosità dell'ex marito.
Anche se Draco non lo aveva dato a vedere il fatto che la donna parlasse della residenza dei Malfoy come di casa sua gli faceva veramente piacere. Non gli era sfuggito, tuttavia,  il suo tentativo di chiudere l'argomento, tutte quelle tattiche era stato proprio lui ad insegnargliele anni prima. «Sono sicuro che quando torneremo a “casa” mio padre apprezzerà le tue scuse... Ma vorrei ricordarti che ti ho insegnato io certe strategie, quindi adesso invece che darmi ragione come la daresti ad uno sciocco gradirei che mi spiegassi come mai hai detto a mio padre che è disgustoso, sempre che la risposta non faccia parte di quelle mille cose che non mi vuoi dire. Non l'avrei mai detto Hermione ma dici troppe bugie e tieni troppi segreti, la tua indole Grifondoro potrebbe uscirne molto malconcia se continui così.»
«Ti ringrazio molto per l'interessamento Draco» Rispose la grifona.
«E siamo a due tentativi di cambiare argomento... Pensi proprio che mi sia rammollito in tutti questi anni. Ma sappi che non cederò questa volta. Ho già accettato che tu non mi voglia dire la verità su quello che è successo undici anni fa, ma ti assicuro che non tollererò altre omissioni o bugie.» Rispose risoluto l'uomo.
Anche lei non sopportava di dirgli altre bugie e non aveva nemmeno un posto dove nascondersi per evitare le sue domande insistenti e i suoi occhi che gridavano di dirgli la verità, di non mentirgli ancora. «Stamattina ho scoperto che tuo padre dopo la fine della guerra ha impedito che io ed Harry ci riappacificassimo.. Dopo i processi era venuto per chiarire al Manor diverse volte ma Lucius gli ha detto che non volevo più avere niente a che fare con lui. In seguito Harry mi ha anche scritto delle lettere che non ho mai ricevuto. Per questo motivo gli ho detto che è disgustoso.» Rispose di getto la donna.
«Eh si, tenerti lontano dal tuo migliore amico è la  peggior cosa che mio padre ti potesse fare.» Rispose l'uomo aspramente. Gli dava tremendamente fastidio che lei riuscisse a confessargli i crimini di suo padre nei confronti di Potter, e non avesse il coraggio di dirgli cosa invece Lucius aveva fatto alla loro vita.
«Questa non è la “peggior cosa” che tuo padre mi abbia fatto.» Rispose la donna d'istinto.
Draco si fermò davanti ad Hermione e puntando i suoi occhi grigi in quelli della donna la prese per le braccia tenendola ferma. «Qual' è la cosa peggiore che Lucius ti ha fatto? Rispondimi sinceramente!».
Occhi negli occhi, i loro sguardi si persero l'uno nell'altra. Poi l'uomo non riuscì ad aspettare una risposta, affondò la mano destra nella criniera della grifona e con l'aiuto della mano sinistra sulla schiena la attirò a sé, baciandola avidamente. Senza riflettere si prese quello che aveva più bramato per undici anni. Assaporò quelle labbra così morbide e vellutate e la baciò con rabbia, risvegliando con quel gesto gli anni di vuoto e di perdita che aveva dovuto subire passivamente.
La mente di Hermione continuava a gridarle di allontanarsi, di mettere una distanza di sicurezza, perché sapeva che non sarebbe riuscita a lasciarlo un'altra volta dopo quel bacio. Perché la sua testa sapeva che quel muscolo che per undici anni non aveva più sentito in mezzo al petto si sarebbe spezzato nuovamente, irrimediabilmente, quando avrebbe dovuto lasciare Draco. Nonostante la sua parte razionale fosse a conoscenza di tutto questo, il suo cuore non le permise di scostarsi, anzi rispose con foga tirando fuori tutto il dolore che anche lei aveva provato aumentando la pressione su quel contatto così intimo. «Draco...» Sussurrò, quasi fosse una preghiera.
L'uomo facendo violenza su se stesso si staccò dalla donna ed abbassò lo sguardo, interrompendo bruscamente l'alchimia che si era creata. «Ho sbagliato» Disse senza chiedere scusa.
Hermione distolse lo sguardo per non fargli vedere gli occhi lucidi e continuò a camminare aumentando il passo in modo da tenersi qualche passo avanti a lui.
D'un tratto il cervello per cui era stata così famosa ai tempi di Hogwarts si riattivò e la donna si bloccò sul posto rischiando una collisione con l'ex marito. «Ehi cosa ti prende?» Esclamò il pozionista irritato.
«I ragazzi, ho capito dove sono! Sono sicuramente finiti a Nocturne Alley» Rispose felice di aver capito dove cercarli.
«Ma non dire scemenze, Scorpius sa benissimo che quel posto è pericoloso. Gli ultimi Mangiamorte scampati alla cattura si sono rifugiati tutti lì!»
«Non dico che l'abbiano fatto apposta. È successo anche ad Harry la prima volta che ha usato la Metropolvere. Basta pronunciare male “Diagon Alley” e si finisce a Nocturne Alley. Altair non ha mai usato la Metropolvere per il trasporto, secondo me è andata proprio così»
«Hai tenuto nostro figlio sotto una campana di vetro ed ecco il risultato Granger!» Sbottò l'uomo in tensione.
«Tu invece gli hai insegnato tutto troppo presto... Altair non sarebbe mai riuscito ad andare a Diagon Alley da solo!»
«Forse sottovaluti nostro figlio. Dopotutto è andato a Hogwarts di nascosto e tu non hai mai sospettato nulla... E poi Scorpius ha dovuto crescere in fretta ed imparare quanto sia crudele il mondo, visto che sua madre lo ha abbandonato.» Gli rispose con cattiveria l'uomo.
La donna, punta sul vivo, abbassò lo sguardo. « Hai ragione Draco, sono stata una pessima madre per entrambi. Tu avresti sicuramente fatto un lavoro migliore con Altair.»
Il pozionista vedendo l'espressione ferita sul volto della donna cercò di rimediare «Hermione, io non intendevo..»
Ma la grifona con un gesto gli chiese di tacere. «Draco ti prego rendimi la bacchetta. Se davvero i ragazzi sono finiti a Nocturne Alley voglio trovarli il prima possibile! Ti prometto che starò attenta, ma lascia che io vada a cercarli, non mi potrei perdonare se gli fosse successo qualcosa.»
L'uomo, anche se con riluttanza, convenne che quella fosse la scelta migliore. Se i gemelli erano veramente finiti in quel luogo oscuro non potevano sprecare minuti preziosi, dovevano dividersi. «D'accordo Hermione ma giurami che starai attenta e che mi manderai un Patronus se li troverai.»
«Te lo prometto Draco.» Rispose la donna senza incertezze.

Scorpius e Altair avevano trovato rifugio in un cortiletto interno poco lontano da Magie Sinister. Doveva essere il retro del negozio e il serpeverde poté sedersi su un vecchia cassa abbandonata per riposarsi, la caviglia gli faceva sempre più male...
Hermione stava perlustrando ogni anfratto della zona oscura. Pur non essendo molto grande infatti il quartiere era pieno di vicoli tetri e cortili interni e i due maghi avevano deciso di comune accordo di perlustrarli tutti per non lasciare nulla di intentato.
Una sfumatura di biondo attirò l'attenzione della donna verso un cortiletto nascosto.  Quando la donna entrò nel vicolo si sentì sollevata, li aveva trovati e per fortuna sembravano essere solo un po' ammaccati.
«Scorpius, Altair...» Li chiamò esitante, non sapeva come porsi ai due ragazzi, dopotutto erano scappati proprio perché non volevano avere niente a che fare con lei.
Vide i loro sguardi incupirsi. Scorpius sembrava arrabbiato, mentre Altair aveva quello sguardo ferito che l'aveva sempre fatta sentire in colpa quando voleva sgridarlo per qualcosa che aveva combinato.
«State bene?» Provò a chiedergli esitante.
L'ansia nei confronti del fratello fece parlare il cercatore di Beauxbatons. «Scorpius si è fatto male ad una caviglia, fa fatica a camminare.»
Il serpeverde lanciò un'occhiataccia al gemello.
Hermione si avvicinò ai ragazzi. «Posso pensare io alla tua caviglia Scorpius. Oppure posso chiamare vostro padre, se preferisci che sia lui a curarti. Vi prometto che a casa chiariremo la faccenda, ma questo è un luogo troppo pericoloso per mettersi a discutere.»
«Preferirei che fosse mio padre a curarmi... signora Granger. Dal mio punto di vista non abbiamo niente da chiarire, lei non è nulla per me. Immagino che l'unica cosa che la preoccupa sia perdere suo figlio Altair» Sibilò il ragazzo inviperito.
La riccia si sentiva tremendamente in colpa nei confronti dei ragazzi e quelle parole aumentarono il suo disagio. «D'accordo manderò un Patronus a Draco per segnalargli che vi ho trovato.»
Nel momento in cui la donna stava pronunciando “Expecto Patronum” una voce nell'ombra disarmò la grifona con un “Expellianimus”. La donna rimase allibita a guardare la sua bacchetta finire ai piedi di un energumeno tarchiato, poco più alto di lei, con una grossa cicatrice che gli attraversava il volto.
L'uomo con un ghigno stampato in faccia guardò la grifona: «Sono quattordici anni che aspetto il momento giusto per vendicarmi e guarda qui che ghiotta occasione. Il mio tranello ha fatto finire nelle mie mani sia i figli di quel traditore che mi ha rovinato la vita, sia la sua prostituta. Potrò vendicarmi di Malfoy per tutto il male che mi ha fatto e in contemporanea di te che l'hai stregato anni fa.»
Hermione ci mise qualche istante a riconoscere il losco figuro, ma poi quel ghigno e il modo in cui l'aveva offesa le permise di riconoscere l'uomo.  Con cautela si mise davanti ai suoi figli, in modo da proteggerli dal Mangiamorte che gli stava davanti. «Tiger? Sei proprio tu?»
«Vedo che la strega più brillante di Hogwarts mi ha riconosciuto.» Commentò l'uomo sarcastico. «SI Granger, sono proprio io! Mentre a Goyle è stata concessa la grazia e non è stato nemmeno imprigionato per i suoi crimini, io sono perseguitato da quattordici anni. Sono stato costretto a nascondermi come un topo negli anfratti più sudici della città. Tutto questo per colpa tua, e di quello smidollato del tuo compagno.»
«Beh ma Goyle si è arreso consegnandosi agli Auror e non aveva ricevuto il”marchio”. » Cercò di spiegargli la donna.
«Già Gregory non è mai stato un tipo coraggioso. Non ha mai preso una vera posizione.» Disse mostrando con orgoglio il Marchio Nero. «Io invece ho sempre saputo quale è la giusta via, la differenza che c'è tra il mio sangue e il tuo!» Aggiunse con disprezzo.
Intanto che Tiger stava parlando, Hermione si era avvicinata ad Altair. «Altair siamo in pericolo. Io distrarrò quest'uomo in modo da permetterti di fuggire. Tu corri più veloce che puoi verso nord, papà è qui vicino. Devi dirgli cosa è successo.»
Altair appariva incerto sul da farsi. Si voltò verso il fratello che annuì con un cenno. Anche lui pensava che la scelta migliore fosse andare a chiedere aiuto. «D'accordo mamma.»
«Non c'è nessuna differenza tra il mio e il tuo sangue.» Disse la donna sapendo di provocare una reazione.
«Certo che c'è!» L'uomo si avvicinò sorridendo maligno. «Adesso scoprirò di che colore è il sangue di una Sanguesporco come te. Ma prima noi due abbiamo un conto in sospeso, insegnerò ai tuoi figli a stare al mondo e poi li porterò via. Scommetto che Malfoy impazzirà quando gli porterò via tutto.»
Hermione si lanciò contro l'energumeno gridando: «Adesso Altair»
Il ragazzo cominciò a correre senza voltarsi indietro, sapeva che se avesse visto la madre ferita sarebbe tornato ad aiutarla, ma non avrebbe potuto niente contro quell'uomo. Sperava solo che il padre non fosse troppo lontano.
La colluttazione fu di breve durata ma diede il tempo al ragazzo di fuggire. Pochi istanti dopo infatti Tiger aveva scaraventato per terra Hermione.
«Sei riuscita a farne scappare uno ma ora ne pagherà le conseguenze l'altro.» L'uomo si avvicinò a Scorpius minaccioso.
Hermione ricorrendo a tutte le sue energie residue si lanciò di nuovo contro Tiger dicendo: «Tu prova solamente a torcere un capello a mio figlio e ti farò pentire di essere venuto al mondo.»
Questa volta nella colluttazione Hermione cercò di disarmare l'uomo, ma la sua forza era nettamente superiore a quella della riccia e nello scontro la donna venne sbattuta contro delle casse ferendosi alla testa.
Scorpius vedendo il sangue uscire dalla nuca della madre cercò di trascinarsi verso di lei ma si trovava a qualche metro di distanza.
Tiger decise di occuparsi per prima cosa della donna. «Ora sistemeremo il conto in sospeso che abbiamo da qualche anno stupida grifondoro.»
Ma prima che l'uomo riuscisse ad avvicinarsi alla grifona uno “Stupeficium” lo sbalzò a qualche metro di distanza facendolo svenire.
Draco insieme ad Altair arrivarono in prossimità della donna ferita. «Hermione» Gridò l'uomo prendendola tra le braccia. La ferita era profonda e la donna sembrava aver perso i sensi, ma quando sentì le braccia di Draco che l'avvolgevano riuscì a riaprire gli occhi. «Draco» sussurrò sempre più debole. «Scorpius come sta?»
L'uomo, inginocchiato per terra, la teneva delicatamente fra le braccia e Altair aveva aiutato il fratello ad avvicinarsi alla madre.
 «Scorpius sta bene Hermione, e anche Altair. I ragazzi sono qui vicino a noi» Disse il pozionista. «Ora cerca di rimanere vigile io mando un Patronus agli altri così ti portiamo all'ospedale.»
«Draco, promettimi che ti prenderai cura di entrambi anche per me»Disse la donna debolmente.
«Non dire sciocchezze Hermione. Ci prenderemo cura insieme di loro. Sappi che non ho intenzione di perderti un'altra volta quindi combatti Granger, tu sei la mente del trio, tu sei la studentessa più brillante di Hogwarts...» Rispose l'uomo sempre più sconvolto.
«Promettimelo» Riuscì a replicare Hermione.
«Te lo prometto, fino a quando non starai bene io mi prenderò cura di loro anche per te. Questa è l'unica promessa che ti posso fare.»
Hermione chiuse gli occhi più tranquilla e perse i sensi.
L'uomo disperato continuò a chiamarla ma lei non riaprì gli occhi.

La prima volta che Draco era riuscito a fare un potente Patronus era stato verso la fine del quinto anno di scuola. Severus lo aveva aiutato ad esercitarsi nel lanciare quell'incanto con l'ausilio di un Molliccio che prendeva le sembianze di un Dissennatore.  Quello che aveva ostacolato fino a quel momento il buon esito dell'incanto era stato riuscire a focalizzare un ricordo felice abbastanza intenso da lanciare l'incantesimo con successo.
Quel giorno Draco riuscì per la prima volta a generare un Patronus ben fatto. Una maestosa aquila reale si librò e sconfisse il Molliccio che aveva preso le sembianze da Dissennatore. Il ragazzo guardò affascinato l'animale argentato scaturito dalla sua bacchetta.
«Ero curioso di sapere che animale sarebbe stato il mio Patronus, non mi sarei mai aspettato un'aquila.» Commentò il ragazzo non appena si riprese dallo sforzo che aveva richiesto l'incanto.
«Io invece ero sicuro che sarebbe uscita una creatura del genere.» Commentò con sarcasmo il professor Piton.
«Non capisco per quale motivo.» Rispose Draco perplesso.
«Beh è chiaro che il ricordo felice a cui ti sei aggrappato per generare il Patronus sia legato alla signorina Granger. La sua presenza nella tua vita, sebbene io continui a pensare che possa mettere in pericolo le nostre coperture, ha avuto un effetto positivo. Il grifone che è il simbolo della casa a cui appartiene la ragazza, è un animale mitologico metà leone e metà aquila. Quindi era logico supporre che il tuo Patronus sarebbe stato un animale legato in qualche modo a lei.»
Draco capì che l'uomo aveva ragione. Solo grazie ad Hermione lui era riuscito a lanciare un efficace Patronus, perché solo grazie a lei aveva dei ricordi felici a cui poter attingere.


Tenendo la donna stretta a se Draco pronunciò “Expecto Patronum” per tre volte in modo da avvisare gli altri della loro posizione.  In quel momento fu molto difficile per l'uomo concentrarsi sull'incanto, perché stava tenendo tra le braccia colei che gli aveva permesso di aver ricordi felici quando pensava che non avrebbe mai avuto una vita serena.
Avrebbe voluto portarla in ospedale da solo, per non perdere prezioso tempo, ma nelle condizioni in cui versava la donna aveva paura di peggiorare ancora di più le sue condizioni se l'avesse smaterializzata da solo.
Tre Aquile, simbolo del Patronus di Draco si librarono veloci nel cielo, scomparendo all'orizzonte.
Pochi istanti più tardi, Blaise Theo e Harry si materializzarono nel vicolo.
«Potter dovresti chiamare i tuoi colleghi per far portare via quella feccia.» Disse Draco indicando Tiger ancora svenuto in fondo al vicolo. «Dobbiamo portare Hermione all'ospedale, ha una brutta ferita alla testa e ha perso i sensi. Ho paura che se la smaterializzassi da solo aggraverei le sue condizioni.» Aggiunse l'uomo con tono urgente.
Harry mandò un Patronus al Ministero e poi si avvicinò all'amica. «Non ti preoccupare usiamo un incanto protettivo quando smaterializziamo i feriti. La porterò al San Mungo, tu puoi raggiungerci li con i ragazzi.»
«Non se ne parla Potter, non la lascio!» Rispose risoluto Draco.
«D'accordo la porteremo insieme. Blaise, Theo posso chiedervi di aspettare qui con i ragazzi l'arrivo dei miei colleghi. Tiger è fuori gioco ma se dovesse rinvenire prima del loro arrivo lanciategli un altro Stupeficium. Appena avrete consegnato Tiger ci potrete raggiungere in ospedale, penso che Scorpius abbia bisogno di un dottore.» Disse Harry guardando il giovane serpeverde.
«Nessun problema Potter. Andate pure in ospedale vi raggiungiamo lì» Disse Blaise avvicinandosi a Tiger per tenerlo d'occhio meglio.
I ragazzi protestarono perché volevano accompagnare anche loro la donna in ospedale. «Veniamo anche noi» Dissero in ansia.
«Ragazzi, non vi dirò bugie, vostra madre sta molto male. Non possiamo attendere i colleghi del signor Potter, questi sono minuti preziosi per lei. Theo e Blaise vi accompagneranno da noi il prima possibile.» Disse Draco sempre più nel panico per tutti i minuti che stavano perdendo.
Arrivati al San Mungo Hermione venne presa in consegna dall'equipe di primo soccorso. Venne chiesto a Draco ed Harry di attendere in sala d'aspetto.
Harry dovendo far rapporto al comando degli Auror della cattura di Tiger e volendo avvisare Ginny di quello che era accaduto ad Hermione si scusò con il pozionista dicendo che sarebbe tornato il prima possibile.

Una volta affidato il Mangiamorte agli Auror, Blaise prese Scorpius e lo smaterializzò al San Mungo,  direttamente nel reparto ortopedico in modo che potessero guarirgli la gamba.
Il ragazzo, in ansia per la madre, non voleva perdere tempo a farsi sistemare la caviglia: «Zio Blaise, andiamo al pronto soccorso voglio sapere come sta la mamma. La mia caviglia può aspettare qualche altra ora.»
«Scorpius, tuo padre in questo momento è in ansia per Hermione. Non pensi che avrebbe un pensiero in meno se andassi al pronto soccorso sulle tue gambe, guarito, invece che in braccio a me? Ti prometto che non appena ti avranno rimesso a posto la caviglia ti porterò al pronto soccorso, ma ora lascia che i dottori ti guariscano» Disse il moro mantenendo la calma.
«D'accordo zio ma digli di fare in fretta, per favore.»
Quando Theo si avvicinò ad Altair per procedere con la smaterializzazione, si accorse che il ragazzo era molto in tensione. «Va tutto bene Altair?» Gli chiese osservandolo.
Il ragazzo era fortemente a disagio per la smaterializzazione oltre ad essere in ansia per la madre. «Si signor Nott. Vorrei avvertirla che ho avuto solo un'occasione  per provare la smaterializzazione e non è andata molto bene.». Confessò sinceramente.
«Scorpius considera me e mia moglie come degli zii, quindi puoi farlo anche tu. Chiamami zio Theo e non signor Nott, mi fai sentire vecchio.» Gli sorrise bonario. «Immagino che tu abbia rimesso anche l'anima quando ti sei smaterializzato la prima volta. Sai anche se non lo ammetterà mai è successo anche a tuo padre la prima volta. Quando tuo padre lo faceva con Scorpius le prime volte succedeva quasi immancabilmente. È normale, specialmente visto che sei in ansia per tua madre. Ti assicuro che non me la prenderò anche se mi vomiterai sulle scarpe.» Concluse strizzandogli l'occhio con fare complice.
Il ragazzo, meno in tensione, si avvicinò all'uomo che lo prese per mano e lo smaterializzò sul tetto dell'ospedale magico.
«Forse un po' d'aria fresca ti aiuterà a farti passare la nausea. Respira profondamente e chiudi gli occhi» Gli consigliò Theo.
In pochi minuti il ragazzo riprese colore ed aprì gli occhi. «La ringrazio signor Not.. Zio Theo».
L'uomo gli scompigliò i capelli: «Di nulla ragazzo. Ho insegnato così a mia figlia a non sentirsi male.» Gli confidò l'uomo. «A proposito di Eloise, ti ha rifilato un bel rovescio ieri» Ghignò divertito.
Altair, a disagio abbassò gli occhi senza replicare.
«Mi chiedo come Draco non si sia accorto che non eri Scorpius, hai delle reazioni così genuine, proprio come tua madre. Comunque non ti preoccupare non ho intenzione di interrogarti su cosa è successo con lei. Eloise mi ha invece detto che l'hai soccorsa quando delle compagne di classe l'hanno aggredita e volevo ringraziarti...» Lo rassicurò Theo.
«Chiunque si sarebbe comportato nello stesso modo, non ho fatto nulla di speciale.» Rispose imbarazzato Altair.
«Ai miei tempi non sarebbe stato un gesto così naturale, soprattutto da parte di un grifondoro nei confronti di una serpeverde. Sai non è corso mai buon sangue tra le nostre Case. In ogni caso ti ringrazio.
Ora vieni ti porto al pronto soccorso da tuo padre.» Rispose Theo avviandosi verso le scale per scendere al pronto soccorso.

Harry passò velocemente dal comando degli Auror per fare rapporto sulla cattura di Vincent Tiger, uno degli ultimi Mangiamorte scampato alla cattura ai tempi della guerra. Dopo aver finito al comando si materializzò a casa di Draco, sapeva che Ginny era rimasta lì ad aspettare notizie e voleva comunicargli le ultime novità.
«Harry» Lo chiamò Ginny non appena lo vide comparire sulla soglia del Manor. «Siete riusciti a trovare i ragazzi?» Chiese preoccupata.
Nell'atrio dell'abitazione arrivarono anche Lucius e Narcissa che avevano sentito la voce dell'Auror e volevano informazioni sui nipoti.
«Signor Potter, ci sono novità?» Chiese Narcissa non appena vide l'uomo avvicinarsi.
«Hermione ha trovato i ragazzi. Come era successo a me da bambino erano finiti per sbaglio a Nocturne Alley e Scorpius si è fatto male ad una caviglia. Purtroppo un Mangiamorte scampato alla cattura è riuscito a disarmare Hermione prima che potesse segnalare la posizione agli altri. Lei  è riuscita a far fuggire Altair che ha avvisato Draco .» Cominciò a raccontare Harry. «I ragazzi stanno bene, a parte la caviglia di Scorpius. Ma Hermione è stata ferita alla testa per difendere i ragazzi, in questo momento sono tutti al San Mungo.»
Ginny si portò una mano alla bocca. «Ferita alla testa? Ma non è grave vero?» Chiese con gli occhi pieni di paura.
«Non lo so, aveva perso conoscenza quando sono arrivato. Adesso torno in ospedale, volevo solo informarvi sugli ultimi eventi.»
«Vorrei poter venire anche io» Disse Narcissa. «Per stare vicino ai ragazzi, Draco sarà sconvolto.»
«Più tardi passerò al Ministero e chiederò se è possibile farvi venire in ospedale. Sarà difficile visto che voi ed Hermione non siete parenti ma farò un tentativo.» Rispose Harry. «Penso che sarà difficile far tornare i ragazzi a casa, almeno fino a quando non sapremo come sta Hermione. »
Lucius rimasto in silenzio fino a quel momento prese la parola. «Grazie per l'aiuto signor Potter. Le chiedo di domandare il permesso di visita solo per mia moglie. Io e mio figlio abbiamo avuto qualche incomprensione in questi giorni e non vorrei caricarlo ulteriormente di tensione con la mia presenza» Spiegò sinceramente l'uomo.
«Capisco signor Malfoy. Chiederò un permesso solo per sua moglie allora.» rispose Harry che già quella mattina aveva colto del dissapore tra padre e figlio.
«La ringrazio signor Potter. Se volete Ginevra, possiamo aspettare insieme notizie su Hermione.» Propose Narcissa.
«Certo signora Malfoy. Porto da mia madre i bambini e torno qui se lo desiderate. Ci siamo accampati qui da stamattina all'alba e non voglio disturbarla ulteriormente.» Rispose Ginny
«I ragazzi non danno nessun disturbo. E poi se Draco riuscirà a convincere i gemelli a tornare a casa avranno la compagnia di qualche amico.»
Proprio in quel momento il rumore di una materializzazione riecheggiò nell'ingresso. Daphne e Pansy con i rispettivi figli erano giunte al Manor.
«Theo e Blaise ci hanno avvertite di quello che è successo. Gli abbiamo detto che avremmo atteso qui notizie di Hermione.» Disse Daphne entrando nell'abitazione.
«Vedi Ginevra, se vuoi rimanere qui con i bambini non ci sono problemi, faranno compagnia a Eloise ed Edward.» Concluse Narcissa, sollevata di non dover attendere notizie da sola.

Erano ormai passate quasi due ore e Draco non aveva avuto ancora notizie sullo stato di salute della riccia. I ragazzi erano arrivati pochi minuti dopo che Harry era andato via. Entrambi si sentivano in colpa per quello che era successo alla madre e non avevano parlato molto da quando erano arrivati. Seduti accanto a loro Blaise e Theo erano rimasti per supportare il pozionista.
Draco, stufo di essere ignorato, si alzò e si diresse al banco dell'accettazione in cerca di risposte.
«Mi scusi, vorrei delle informazioni sullo stato della signora Hermione Granger. È arrivata qui da più di due ore ma non ho ancora avuto notizie.» Chiese Draco cercando di essere educato.
L'infermiera al banco dell'accettazione era una donna molto magra dal profilo affilato. Aveva i capelli neri legati in una crocchia severa. Portava una montatura d'occhiale che ricordava quella della professoressa Mc Granitt e anche la sua espressione distaccata e professionale ricordavano l'anziana donna. Alzò lo sguardo dai documenti che stava consultando e chiese: «Lei è un parente?»
Draco rispose d'impulso, senza soffermarsi a pensare. «Si sono suo marito, Draco Malfoy»
La donna consultò la cartella della paziente. «All'anagrafe Magica non risulta che la signorina Granger sia sposata... Mi spiace ma non posso dare informazioni sulla salute della paziente se non è un parente o se non viene autorizzato dalla paziente.»
Il pozionista cercò di rimanere calmo. Guardò l'arcigna infermiera notando che sulla targhetta identificativa c'era scritto “Costance White” e addolcendo il tono riprovò a ricevere informazioni. «Mi scusi se insisto signorina White, ma vede io ed Hermione eravamo sposati. Il nostro matrimonio è stato annullato anni fa ma abbiamo due figli. Sono seduti in sala d'aspetto e sono molto in ansia per la madre, come me del resto, non potrebbe fare un'eccezione?».
La donna continuò imperterrita a enunciare le informazioni della cartella di Hermione. «All'anagrafe risulta che la signorina Granger ha un solo figlio di anni dodici. Non essendo maggiorenne non posso comunicare nemmeno a lui lo stato di salute in cui versa la donna. Mi spiace, ma queste sono le regole Signor Malfoy» Rispose la donna. Non sembrava per nulla dispiaciuta di non poterlo aiutare e Draco perse la pazienza.
«Tutto questo è ridicolo! Hermione non ha parenti in vita oltre ai suoi figli e me che sono stato suo marito. La prego ci dev'essere qualcosa che lei mi può dire. Sono stato io insieme all'Auror Potter a portarla qui in ospedale due ore fa.» Sbottò irritato.
«Signor Malfoy mi rendo conto che per la sua famiglia le regole e le leggi siano cose di scarsa importanza ma come le ripeto non posso comunicare lo stato di salute di un paziente ad una persona che non è parente, e lei non è imparentato con la signorina Granger. Quindi le chiedo di sedersi tranquillo se vuole attendere qui. Se la signorina Granger mi autorizzerà provvederò io stessa ad informarla delle sue condizioni. Ha detto che Altair Granger è in sala d'aspetto?» rispose la donna mantenendo il suo cipiglio.
«Si, è di la in attesa con suo fratello Scorpius. Informerete lui delle condizioni di Hermione?» Chiese il pozionista speranzoso.
«No, devo avvisare il Ministero perché se entro stasera la signorina Granger non riprenderà conoscenza il ragazzo dovrà essere mandato in orfanotrofio, visto che non ha altri parenti in vita.» Rispose seccamente la donna.



Eccoci arrivati al capitolo 11.
Il titolo “A volte ritornano...” si riferisce alla comparsa nella storia di Tiger. Il Mangiamorte non ha mai dimenticato il ruolo che hanno avuto Draco ed Hermione nella disfatta del Signore Oscuro e quando gli si presenta un'occasione di vendetta decide di coglierla. Il titolo del capitolo si riferisce anche al tentativo di Draco di tornare ad essere quello che era un tempo. L'uomo infatti si sente usato da suo padre e troppo in balia dei sentimenti che prova per Hermione e questo lo spaventa. Prova a ricominciare a comportarsi come avrebbe fatto un tempo solo che negli anni è cambiato così tanto che è difficile (quasi impossibile)  riuscire a tornare ad essere il vecchio Draco.
Finalmente Draco ed Hermione si sono baciati, o più precisamente Draco ha baciato la donna. Il bacio è risultato molto intenso perché ha amplificato tutti i sentimenti provati per la perdita della donna che amava. Ve lo aspettavate così il primo bacio dopo tanto tempo?
Ho voluto inserire un piccolo flashback sul Patronus di Draco per far capire sia il significato dell'aquila, sia la difficoltà del pozionista di lanciare quell'incanto in un momento così difficile. Quale pensate sia invece il Patronus di Hermione in questa fic? E come reagirà Draco al tentativo dell'infermiera di rinchiudere Altair in orfanotrofio?

A presto
Lyn

Ps Spero non mi lincerete per aver lasciato tutto in sospeso, ma le questioni irrisolte non si potevano liquidare in poche righe e ci tenevo ad aggiornare al più presto.

Vi auguro un felice lungo week end dell'Immacolata!

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Capitolo 12
*** Il giorno più lungo ***


Buonasera a tutti,
Quante cose possono succedere in un giorno?
Scopritelo leggendo questo capitolo.
Lyn



 
Capitolo 12
Il giorno più lungo



Hermione aprì gli occhi, guardandosi intorno disorientata. Era stesa su di un divano in pelle e davanti a sé c'era un tavolino con una teiera appoggiata sopra. Di lato era stato acceso uno scoppiettante camino e vicino alla finestra appoggiata una vecchia scopa da Quidditch. Quella stanza le sembrava famigliare ma ci mise qualche istante a riconoscere l'ambiente.
Aveva un dolore alla testa ma cercava di ricordare cosa le fosse successo e perché si trovasse nella Stanza delle Necessità arredata nello stesso modo in cui era quando Draco l'aveva salvata da Tiger e Goyle molti anni prima.
Si alzò dal divano cominciando a guardarsi in giro. Sicuramente stava sognando e rivivendo il giorno in cui aveva capito cosa celava veramente nel suo animo Draco Malfoy.
Si chiese come mai se quello era un ricordo Draco non era lì, vicino a lei, a medicarle le ferite come era successo quattordici anni prima. Si guardò i vestiti, un paio di jeans e una camicia a maniche lunghe e capì che c'era qualcosa di sbagliato in quel ricordo. Come a voler trovare un'altra conferma che quello che stava vivendo non era un ricordo si slacciò il polsino della camicia e arrotolò la manica fino a esporre la cicatrice che le era stata inferta da Bellatrix, la scritta “Sanguesporco”. Ai tempi dell'aggressione di Tiger non era stata ancora stata torturata dalla zia di Draco. Quindi se non era un sogno di cosa si trattava? Chiese a se stessa.
Forse se si fosse concentrata sarebbe riuscita a far apparire l'immagine di Draco che si prendeva cura di lei, che l'amava e che la trattava come se fosse l'unica cosa importante al mondo. Forse per una volta poteva lasciarsi andare ai ricordi più belli che aveva avuto con lui, senza torturarsi sempre per sapere cosa stesse accadendo. Forse in quel luogo poteva essere ancora amata e poteva permettersi di amarlo di nuovo liberamente senza maschere e finzioni.
Una voce le fece perdere il filo dei suoi pensieri. «La strega più intelligente degli ultimi cento anni si accontenterebbe di sopravvivere in un'allucinazione invece che vivere nella vita vera? Mi stupisci Hermione»
La donna si girò incredula e spaventata dalla figura che era appena entrata nella stanza. «Quindi sono morta!» esclamò con convinzione.

«No, devo avvisare il Ministero perché se entro stasera la signorina Granger non riprenderà conoscenza il ragazzo dovrà essere mandato in orfanotrofio, visto che non ha altri parenti in vita.» Rispose seccamente la donna.
Draco contò mentalmente fino a dieci prima di rispondere, non voleva rischiare di essere accusato di aggressione e la bacchetta gli prudeva tra le mani. «Lui ha parenti in vita, non è solo al mondo!» Disse cercando di contenere l'amarezza. «Io sono suo padre e suo fratello aspetta nell'altra stanza, lei non può pensare di mandarlo in orfanotrofio.» Dalla frustrazione colpì con il pugno chiuso il tavolo della reception facendolo vibrare violentemente. Il colpo gli causò molto dolore ma ne fu quasi felice; se non avesse colpito quel tavolo avrebbe avuto la tentazione di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
«Se non si calma signor Malfoy mi vedrò costretta a chiamare la vigilanza dell'ospedale, lei qui non ha nessun potere. »
Proprio in quell'istante Harry Potter tornò in ospedale per avere qualche notizia dell'amica. Notando il volto teso del serpeverde al banco informazioni, si avvicinò temendo che le condizioni di Hermione fossero peggiorate.
Non appena l'infermiera White vide avvicinarsi il Salvatore del Mondo Magico distese i lineamenti del viso e gli sorrise. «Signor Potter, grazie al cielo è qui. È arrivato giusto in tempo! Può gentilmente scortare fuori dal reparto questo individuo» Disse con un'espressione disgustata indicando Draco.
«Infermiera White, per quale motivo dovrei far allontanare il signor Malfoy?» Chiese Harry con voce tranquilla avvicinandosi al serpeverde e mettendogli una mano sul braccio, come a comunicargli di mantenersi calmo.
«Non ha visto con che gesto violento prima mi ha minacciata?» Domandò stupita la donna.
«Suvvia, Costance. Cerchi di capire l'apprensione del signor Malfoy. La madre dei suoi figli è stata ferita gravemente, è normale che sia un po' scontroso, ma le assicuro che non ha niente da temere da Draco.» Rispose Harry cercando di smorzare l'atmosfera tesa che aveva percepito entrando.
«Signor Potter dalla cartella non risulta che la signora Granger abbia alcun legame con il “signor” Malfoy, ne che il figlio della donna sia anche suo figlio. Per questo motivo non posso dare informazioni sullo stato di salute in cui versa la signora Granger e purtroppo dovrò avvisare il Ministero della presenza di un minore in ospedale senza un tutore. Se la donna non riprenderà conoscenza entro stasera Altair Granger dovrà essere portato in orfanotrofio.» Rispose la donna cercando di essere meno tagliente nel comunicare le stesse informazioni che aveva dato a Draco.
Harry capì il motivo di tanta tensione e ammirò il sangue freddo di Malfoy. Se al posto del serpeverde ci fosse stato lui, la donna sarebbe finita schiantata contro la reception se avesse osato proporre l'orfanotrofio come sistemazione temporanea per uno dei suoi figli. Con un gesto deciso strinse il braccio del pozionista, come a dirgli di non ribattere alle parole della donna.
«Le posso assicurare che l'uomo che ha davanti è il padre naturale di Altair Granger. La madre del ragazzo era in visita nella residenza dei Malfoy in questi giorni, l'ho visto con i miei occhi ed è stata lei stessa a confermarmi il legame di parentela tra Draco ed Altair. Il ragazzo è molto in ansia per la madre e non dovrebbe essere privato dei pochi affetti che ha proprio in questo momento.»
L'infermiera parve colpita dalle parole dell'Auror. «Capisco possa essere uno shock trovarsi in questa situazione ma io non posso prendermi una tale responsabilità.» Disse titubante.
«Potrei garantire io per il signor Malfoy. Mi prendo la totale responsabilità di questa scelta. Dopotutto sono un Auror, e sia io che Draco lavoriamo presso il Ministero, quindi lei avvisandomi ha ottemperato ai suoi doveri.» Rispose con enfasi l'uomo.
«D'accordo signor Potter. Se mi metterà per iscritto che si prende la totale responsabilità affidando il bambino al signor Malfoy io non mi opporrò. Per quanto riguarda lo stato di salute della signora Granger non posso proprio parlarne al signor Malfoy, non senza un consenso scritto da parte dell'interessata.»
«Lo capisco, tuttavia le chiedo di informarmi sullo stato di salute della paziente. La donna è stata aggredita da un ricercato, che è al momento sotto custodia, ma devo sapere quando la signora Granger sarà in grado di rilasciare una dichiarazione sulla dinamica dell'aggressione. Mi serve per convalidare il fermo dell'imputato.» Rispose Harry in tono molto formale.
«Beh in questo caso avviserò solo lei dello stato di salute della donna.» L'infermiera puntò lo sguardo su Draco, quasi a voler dire che non avrebbe aperto bocca fino a quando il pozionista non se ne fosse andato.
Il serpeverde si allontanò dalla reception tornando dai gemelli. Anche se era molto arrabbiato per il trattamento ricevuto in quel momento fare altra polemica non sarebbe certo servito a fargli avere delle notizie su Hermione. Non gli interessava in che modo Potter si sarebbe procurato le informazioni, l'unica cosa importante era sapere come stesse la grifona.
«Sei riuscito ad avere qualche informazione?» Chiese Blaise non appena vide riapparire il biondo.
«No, l'infermiera sta facendo qualche difficoltà perché io ed Hermione non siamo più sposati. Se ne sta occupando Potter.» Rispose sinteticamente il pozionista.
«Forse dovresti avvertire Elisabeth, non dovevate vedervi questa mattina?» Chiese cautamente Blaise.
«L'ho già avvertita... Non penso che sia il caso che venga qui, quindi per adesso si terrà fuori da questa faccenda.» Mentì il pozionista. Preferiva non rivelare a nessuno i dettagli del colloquio che aveva avuto quella mattina con la signorina Grey.
«Per fortuna» Sussurrò Altair. Scorpius diede una gomitata al fratello intimandogli di tacere.  Quel dialogo silenzioso non passò inosservato al pozionista, che si ricordò dello strano scontro verbale che aveva avuto Hermione con Elisabeth la sera precedente. Sul momento gli era sembrata strana la reazione della grifona quando aveva conosciuto la sua fidanzata. Gli eventi della sera precedente e di quella mattina gli avevano fatto passare di mente il dialogo avuto, ma in quel momento la curiosità di capire meglio tutta la situazione ebbe il sopravvento.
«Cosa hai detto Altair?» Chiese il pozionista puntando gli occhi grigi sul figlio.
Il ragazzo sgranò gli occhi, impaurito. «Niente papà»
«Vieni, andiamo a fare quattro passi.» Propose Draco. Ormai aveva capito che il legame tra i suoi figli era molto forte e sarebbe stato più facile ottenere da lui risposte sincere se non fosse stato spalleggiato da Scorpius.
Il ragazzo si alzò titubante, rivolgendo al fratello uno sguardo allarmato. «Un po' di aria fresca ci farà bene. Vengo con voi» aggiunse Scorpius alzandosi.
Draco scosse la testa. «Tu rimani qui.» Disse guardando il primogenito. «Non appena il signor Potter tornerà con notizie sulla mamma verrai ad avvertirci.»
Scorpius non sembrò contento dell'ordine ma non replicò e si risedette sulle panchine della sala d'aspetto.
Non appena Draco e Altair si furono allontanati, l'uomo si rivolse al figlio. «Perché quel commento su Elisabeth? Capisco che la donna non ti vada particolarmente a genio ma il mio istinto mi dice che c'è qualcosa in più di un'antipatia nei suoi confronti.»
Altair abbassò lo sguardo. Non conosceva così bene suo padre per sapere se era il caso di parlargli delle minacce che Elisabeth gli aveva rivolto.
«Lo so che non mi conosci bene Altair. I nostri primi giorni insieme sono stati costellati da alti e bassi e mi scuso se ti sono sembrato troppo severo a volte. Ma spero lo stesso che tu ti voglia fidare di me e parlarmi con sincerità. Sai, sebbene abbia insegnato a tuo fratello ad essere riservato nei confronti del mondo esterno, non ho mai voluto che mi nascondesse le cose. Aiutami a capire la situazione, aiutami a capirti per favore.» Disse Draco guardandolo negli occhi con intensità.
«Quando ancora pensava che fossi Scorpius la signora Grey mi ha minacciato. Non era molto felice che avessi fatto qualche lamentela riguardo alla vostra unione.» Rispose conciso Altair.
«Minacciato?» Esclamò contrariato l'uomo. «In che modo? Cosa ti ha detto?»
«Beh ha detto che se avessi provato di nuovo ad oppormi al vostro matrimonio l'anno prossimo avrebbe fatto in modo che io fossi trasferito a  Durmstrang  e mi ha fatto notare quanto poco contasse la mia opinione visto che avevi deciso di sposarti ugualmente, anche se sapevi come la pensavo.» Rispose il ragazzo. Troppo provato dall'ansia per la madre non era riuscito a continuare a mentire, e poi non ne vedeva nemmeno il motivo. Aveva paura che suo padre non gli credesse, ma forse se l'uomo avesse saputo come si era comportata quella donna con lui avrebbe cambiato idea sul fidanzamento.
Finalmente Draco poteva comprendere appieno le parole della grifona. Aveva difeso i suoi figli, cosa del resto che aveva fatto negli ultimi undici anni.
Non ricevendo risposta il ragazzo disse mesto. «Immagino che tu non mi creda»
Draco richiamato dal tono del figlio si affrettò a rispondere: «Ma certo che ti credo Altair! Solo avrei preferito che fossi venuto a confidarti con me. Capisco che non mi conosci bene ma come potevi pensare che avrei seguito ciecamente tutto quello che mi chiedeva una donna conosciuta da poco, invece che ascoltare mio figlio?»
«Però la signorina Grey una cosa vera l'ha detta. Non ti importava di cosa pensassi io, di cosa pensasse Scorpius intendo, sul vostro matrimonio. Se non fosse arrivata la mamma a quest'ora vi sareste già fidanzati.» Rispose Altair dando voce ai suoi dubbi.
Proprio in quel momento apparì Scorpius sull'entrata dell'ospedale. «Il signor Potter ha notizie sulla signora Granger.» Disse avvicinandosi. Da quando aveva origliato il colloquio dei suoi genitori non era più riuscito a chiamarla mamma.
Draco alzò gli occhi al cielo esasperato, avrebbe avuto molto da fare per ricucire i legami tra i loro figli ed Hermione. La donna doveva svegliarsi alla svelta e dargli una mano.
Non appena rientrati in sala d'aspetto Draco notò lo sguardo cupo del Salvatore del Mondo Magico, probabilmente non aveva belle notizie. «Harry, posso parlarti in privato?» Chiese non volendo turbare i figli con le cattive notizie.
Theo intuì le intenzioni dell'amico: «Venite ragazzi, andiamo a prendere qualcosa al bar. È da ieri che non toccate cibo, sarete affamati.»
«Io non mi muovo di qui fino a quando non so come sta mia madre.» Rispose serio Altair.
«E io voglio rimanere accanto a mio fratello.» Aggiunse Scorpius, che non voleva ammettere di essere anche lui in ansia per la donna.
Draco fissò i suoi coraggiosi e testardi figli, sicuramente questi due tratti caratteriali li avevano presi dalla madre. «Ragazzi vi prometto che non verrete tenuti allo scuro sulle condizioni della mamma. Permettetemi di conoscere la sua situazione e poi ve ne parlerò io stesso. Per favore andate a mettere qualcosa sotto i denti, sono passate davvero troppe ore da quando avete mangiato l'ultima volta. Se volete rimanere qui dovete essere in forze. Se ci sarà qualche cambiamento vi avviserò immediatamente.»
Altair annuì e guardando il padre negli occhi disse: «Ho fiducia in te.» Poi si allontanò insieme a Scorpius e Theo.
Non appena i ragazzi furono lontani Harry guardando negli occhi la sua nemesi giovanile disse: «La situazione è grave. Hermione è stata operata d'urgenza, la ferita alla testa era molto profonda. Ora è stata trasferita in terapia intensiva. L'unica cosa che possiamo fare è aspettare e sperare che si svegli al più presto.»
«Posso vederla?» Chiese d'impulso l'uomo.
«L'infermiera non è una tua fan.» Rispose Harry. «Sto cercando di convincerla a farti entrare anche perché pare che potrebbe essere utile se Hermione avesse accanto qualcuno a cui tiene, che la incitasse a non cedere. L'infermiera ha chiesto a me di entrare perché Altair è comunque troppo piccolo e non vogliamo spaventarlo. Io le ho spiegato che sicuramente la tua presenza avrebbe un effetto più efficace per la sua ripresa ma per adesso non ha acconsentito a farti entrare.»
«Avevo notato che non le vado molto a genio.» Rispose l'uomo seccato. «Immagino che il mio nome sia come sempre sinonimo di “Mangiamorte scampato alla cattura” e non contribuisca a farmi avere ammiratori. Spero solo che con il suo comportamento non metta a rischio la ripresa di Hermione.»
«Sono sicuro che riuscirò a convincerla. Cerca di avere pazienza Draco. Hermione ha bisogno di averti accanto per riprendersi e non le sarai utile se verrai allontanato dall'ospedale.» Disse Harry con sincerità.
«Entra tu. Lei ti considerava un fratello, magari potrai aiutarla.» Disse d'impulso il pozionista. Quando andavano a scuola era sempre stato un po' geloso del rapporto che Hermione aveva con Potter. Ma non poteva certo mettersi a fare discussioni perché un'ignorante infermiera non voleva lasciargli vedere la donna. Potter negli ultimi tempi si era dimostrato un individuo corretto che lo aveva aiutato in più di un'occasione anche prima che la grifona ricomparisse nella sua vita. Se Potter era l'unica persona autorizzata a vedere Hermione, lui non lo avrebbe ostacolato in alcun modo.
Harry parve sinceramente dispiaciuto e a disagio in quella situazione, ma annuì ugualmente. «Farò il possibile per farti avere il permesso di visita.» Disse imbarazzato.

Al bar dell'ospedale i due gemelli non avevano toccato ne la fetta di torta ne il succo di zucca  che Theo gli aveva messo davanti.
«Non posso credere che non abbiate fame. Ormai saranno più di dodici ore che non mangiate nulla. So che siete preoccupati ma avete sentito vostro padre, se volete rimanere qui dovrete essere in forze quindi fate un piccolo sforzo.» Li esortò Theo.
I gemelli si guardarono in faccia e cominciarono a sbocconcellare pezzi di torta, alternandoli a sorsi di succo.
«Eloise era molto arrabbiata ieri sera?» Chiese d'un tratto Altair.
L'uomo ghignò sonoramente. «Ci puoi giurare. Non l'avevo mai vista così... Ho sempre pensato che Ely avesse preso da me caratterialmente. Sai l'ho sempre vista amante della tranquillità e di isolarsi in una buona lettura. Ma ieri assomigliava così tanto alla madre! È capitato raramente che io e Daphne abbiamo litigato ma quando è successo lei mi ha trattato nello stesso modo che Eloise ha fatto ieri con voi. Penso sarà difficile riconquistare la sua fiducia.»
Theo ricordava perfettamente quanto potesse essere vendicativa la moglie, non a caso era stata smistata a Serpeverde. Al quarto anno, quando ancora loro due non stavano insieme delle ragazze di Corvonero gli avevano regalato dei cioccolatini per San Valentino. Lui si era ritrovato la faccia piena da orrende pustole per settimane. Probabilmente Daphne aveva messo una pozione fatta da Draco nel suo mangiare. Mentre le ragazze di Corvonero, quando le aveva riviste, erano piene di graffi ed escoriazioni e ogni volta che lo incrociavano scappavano impaurite come se fosse Voldemort in persona.
C'era stato anche un periodo in cui Theo era stato geloso del legame che univa Daphne, Draco e Blaise. Quei tre erano inseparabili e lui, che fin dal primo anno di scuola aveva una cotta per Daphne stava male per quella loro complicità.
Una sera del quinto anno a  Serpeverde avevano organizzato una festa. Erano riusciti a far entrare del Firewhisky nel dormitorio e Theo, che non era abituato a bere, si era preso una bella sbronza. Dopo aver inveito contro Draco e Blaise per la confidenza che davano a Daphne il ragazzo si era dichiarato. Il momento magico era stato interrotto dal professor Piton che aveva scoperto il loro party clandestino. Proprio davanti al professore di pozioni Theo ubriaco perso, aveva rimesso sulle scarpe dell'insegnante aggiudicandosi oltre al tema di cento pagine sui rimedi per curare la sbronza anche la punizione extra di pulire tutti i calderoni dell'aula di pozioni per un mese, senza magia. Daphne era andata tutte le sere di nascosto ad aiutarlo e la terza sera lui aveva preso coraggio e gli aveva dichiarato nuovamente i suoi sentimenti. La moglie gli aveva risposto che anche lei lo ricambiava e che stava per perdere le speranze di una sua dichiarazione. Da quel giorno Theo e Daphne non si erano più separati.
Ritornando al presente l'uomo si rese conto che vista la reazione della figlia probabilmente Ely aveva una cotta per  uno dei due ragazzi e visto che conosceva Scorpius dalla nascita e non c'erano mai stati indizi che lei fosse innamorata del ragazzo probabilmente a Eloise piaceva Altair.
«Non so cosa hai fatto a Eloise.» Disse puntando gli occhi su Altair. «Ma sappi che per certe cose sono all'antica, quindi evita di infilarti nelle mutande di mia figlia, se non vuoi che ti faccia entrare in un coro di voci bianche» Minacciò l'uomo memore dei geni che scorrevano nelle vene del timido cercatore di Beauxbatons.
Il ragazzo arrossì violentemente. «Non mi permetterei mai di mancargli di rispetto.» Balbettò insicuro Altair.
«Per fortuna che dovevi tirarci su il morale zio Theo. Non penso che mio padre si aspettasse che tu minacciassi mio fratello di evirazione quando ti sei offerto di portarci a rifocillarci.» Ghignò divertito il giovane serpeverde.
«Beh è un modo come un altro di non farvi pensare a vostra madre. E comunque patti chiari, amicizia lunga. Sai che ti considero un nipote, tratterò allo stesso modo anche Altair ma le mutande di mia figlia sono off limits, per entrambi.» Precisò Theo.

Quando i ragazzi tornarono dal bar Draco li informò delle condizioni di Hermione. Aveva cercato di non spaventarli sebbene la situazione fosse critica e i ragazzi, scossi dalle novità, non avevano più detto una parola per diverse ore.
Fu Scorpius, nelle prime ore del pomeriggio, a rompere il silenzio. Il ragazzo era rimasto stupito dalla persona che aveva visto aggirarsi incerta vicino al banco informazioni della terapia intensiva, in quel momento deserto perché era l'ora del giro visite in reparto.
Draco seguì con gli occhi lo sguardo del figlio, curioso di sapere cosa gli avesse provocato quell'espressione stupita e un po' contrariata. «Scorpius, tutto bene? Perché stai fissando quell'uomo? Lo conosci per caso?»
«Quello è il superiore della mamma, il dottor Dubois» Rispose Altair seguendo lo sguardo del fratello.
«Lo hai conosciuto quando eri a Parigi?» Domandò ancora Draco vedendo che Scorpius non proferiva parola.
«Si, la signora Granger mi ha portato al lavoro con lei il primo giorno che ero a Parigi. Ha chiesto a quell'uomo di farmi il “discorsetto”, cioè lo ha chiesto per Altair ,veramente.» Rispose sorridendo divertito per tutte le stupidaggini che il dottore gli aveva detto in quel colloquio.
«Quale discorsetto?» Chiese Altair confuso dalla risposta del fratello.
«Beh tua madre pensava che avessi bisogno di parlare con un uomo dei cambiamenti che avvengono nei maschi quando crescono. Pensava che gli avessi chiesto notizie di papà perché mi mancasse un riferimento e che fossi a disagio a parlarne con lei.» Esclamò ridendo.
«La mamma non può avermi fatto una cosa del genere.» Mormorò Altair arrossendo a disagio per l'umiliazione a cui l'aveva sottoposto la donna. Sua madre non aveva sbagliato del tutto nella sua intuizione. A volte avrebbe voluto avere il padre vicino per parlargli e sfogarsi e c'erano argomenti di cui non avrebbe mai parlato con sua madre, nemmeno sotto tortura. Ma chiedere a quello che era quasi un estraneo di ricoprire quel ruolo era umiliante e lo faceva sentire ancora più insicuro di quello che era.
Draco, cogliendo le parole del figlio e leggendo la sua espressione umiliata diede un buffetto sulla testa di Scorpius intimandogli con gli occhi di smettere di ridere e poi si rivolse ad Altair parlando a bassa voce in modo che potesse sentire solo lui. «Altair, mamma forse ha sbagliato a rivolgersi a quell'uomo per una questione così delicata. Penso comunque che non l'abbia fatto con cattive intenzioni. D'ora in poi potrai contare su di me per qualsiasi cosa tu voglia sapere o anche se volessi solo sfogarti, io sono qui!»
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il padre.«Non pensare che io non conosca certe cose!» Disse angosciato.
«Ne sono sicuro campione, ma magari qualche volta hai voglia di parlare e confrontarti con qualcuno, se così dovesse essere spero che sceglierai me come tuo confidente, ne sarei onorato.» Rispose il pozionista.
Altair annuì tranquillizzandosi. «Grazie papà»
«A parte lo spiacevole incontro con il superiore della mamma, c'è qualche altro motivo per cui ti sei rannuvolato quando hai visto quell'uomo?» Chiese Draco a Scorpius.
«Beh voleva che gli consigliassi il modo migliore per far colpo sulla mam... sulla signora Granger. È un uomo patetico e pieno di sé, mi ha fatto veramente innervosire quando mi ha chiesto consiglio sul modo più veloce per portarsela a letto...» Rispose il giovane serpeverde.
«Scorpius probabilmente hai frainteso» Disse Draco, poco convinto lui stesso di quello che stava dicendo.
«No papà, ti assicuro che l'aveva scritto in fronte quale fosse il suo obiettivo. In ogni caso mi sono vendicato sia su quell'arrogante, sia sulla signora Granger, per aver umiliato così Altair.» Rispose Scorpius dispiaciuto per la poca sensibilità che aveva avuto nei confronti del fratello poco prima.
«Ho paura a chiederti in che modo...» Esclamò il pozionista.
«Gli ho solo consigliato di portarla a fare una romantica passeggiata al chiaro di luna a bordo di una scopa. Sai mio fratello mi aveva parlato del suo piccolo problema con le scope...» Rispose ghignando.
«Il Cappello Parlante non ha sbagliato a mandarti a Serpeverde.» Disse Draco con un tono quasi compiaciuto. «Aspettatemi un attimo qui» Aggiunse alzandosi e avvicinandosi al bancone ancora deserto della reception.
«Buongiorno dottor Dubois. Immagino sia venuto qui a trovare Hermione.» Disse il pozionista avvicinandosi alla sua preda.
Il dottore lo squadrò qualche secondo prima di rispondere titubante.«Buongiorno...»
«Non si stupisca per il fatto che la conosco, i miei figli mi hanno detto che lei è il superiore di Hermione e ho pensato fosse qui per farle visita.» Spiegò Draco indicando i figli.
Il dottore sgranò gli occhi quando vide che la sua collaboratrice aveva due figli e non solo uno come gli aveva fatto credere. «Non sapevo che la dottoressa Granger avesse due figli, ho conosciuto sempre Altair, e non sapevo nemmeno che fosse ancora in così buoni rapporti con il suo ex compagno.» Constatò l'uomo un poco infastidito.
«Si Scorpius è stato affidato a me. Per un po' di tempo non ci siamo frequentati molto, ma ultimamente ci siamo riavvicinati . Hermione infatti prima di questo incidente avrebbe voluto contattarla per informarla dell'intenzione di tornare a vivere qui a Londra insieme a noi. Mi scuso se sono io a darle la notizia, per una questione di correttezza avrebbe voluto essere lei a parlarle delle nostre intenzioni. L'incidente prevede un lungo periodo di convalescenza e mi sembrava corretto che lei sapesse quali sono le intenzioni della mia compagna in modo da organizzarsi per tempo.» Rispose affabile il pozionista.
«Beh sono contento che dopo tanti anni finalmente si sia risvegliata in lei la voglia di comportarsi da persona matura e assumersi le sue responsabilità di padre anche nei confronti di Altair. Sa, Hermione in questi anni ha avuto molte difficoltà nel mantenersi e nell'educare suo figlio. Ha sempre potuto contare su di me come amico, oltre che come capo. Spero che questa decisione di tornare a Londra sia la scelta giusta, visto che comunque Hermione a Parigi si è guadagnata una posizione di tutto rispetto.» Sibilò il medico contrariato.
«La ringrazio per essere stato così disponibile nei confronti della mia compagna. Sono sicuro che la scelta di tornare a Londra e ricominciare una vita insieme sarà una decisione vincente. » Disse il pozionista affilando lo sguardo.
«Che maleducato che sono, non mi sono nemmeno presentato. Sono Draco Malfoy, piacere di conoscerla.» Aggiunse poi tendendogli la mano.
«Malfoy?» Ripeté incredulo l'uomo senza stringergli la mano.
«Si Malfoy, probabilmente avrà già sentito il mio cognome. Mio padre è stato “famoso” nella Seconda Guerra Magica, anche se non era dalla parte giusta» Disse l'uomo sfoggiando il ghigno che per molti anni aveva usato come copertura a Hogwarts.
«Piacere di conoscerla.» Rispose l'uomo stringendo esitante la mano del pozionista. Lo sguardo esprimeva chiaramente quanto poco fossero veritiere le sue parole. «Spero che la dottoressa Granger possa riprendersi con velocità. Le porti i miei saluti quando la vedrà e le riferisca che anche se sono dispiaciuto perché perderò una valida collaboratrice, non posso che essere felice che la sua vita personale abbia subito un così radicale cambiamento. Vi faccio i miei migliori auguri. Non appena si sarà ripresa completamente espleteremo le formalità per le sue dimissioni.» Aggiunse rivelando timore nell'intonazione della voce.
«Le porterò i suoi saluti con gioia. La ringrazio per essersi precipitato qui per venire a trovarla e per esserle stato vicino in questi anni. Arrivederci dottor Dubois» Rispose sornione Draco.
«Arrivederci signor Malfoy» Disse l'uomo per poi dirigersi velocemente verso l'uscita del reparto.
Tornando dai suoi figli Draco si ritrovò a pensare che per una volta essere un Malfoy aveva dato un risultato insperato, aveva impaurito e fatto scappare un possibile rivale.
Non appena si trovò davanti i figli si accorse dalle espressioni stupite dei ragazzi che dovevano aver sentito, almeno in parte, il suo dialogo con il dottor Dubois.
«Papà, sei stato fantastico!» Risposero in coro i ragazzi entusiasti della performance del genitore.
«Visto quello che mi hai raccontato sul superiore della mamma ho voluto dargli anche io una piccola lezione. Non vi fate strane idee però, io e vostra madre non siamo tornati insieme, e mi raccomando di non seguire mai questo esempio.» Disse sorridendo ai ragazzi.
Altair non ne sembrò molto felice delle parole del padre mentre invece Scorpius rimase impassibile come se  la cosa non lo riguardasse.
Blaise si avvicinò all'orecchio dell'amico. «Si Draco sei stato fantastico, hai fatto perdere il lavoro alla tua ex moglie» Sussurrò sarcastico.
«Una piccola rivincita. Dopotutto quello che mi ha fatto undici anni fa non mi sembra così grave.» Rispose Draco senza farsi sentire dai ragazzi.
In realtà era una bugia, lui voleva solo allontanare un possibile rivale da Hermione, voleva più tempo per riuscire a riavvicinarsi a lei. Aveva paura che al suo risveglio, perché lui aveva fede che la sua coraggiosa grifona si sarebbe risvegliata prestissimo, se fosse tornata a Parigi lui non avrebbe più avuto la possibilità di riavvicinarsi. Oltre a quello non tollerava l'idea che probabilmente l'infermiera White avrebbe fatto vedere la paziente al dottor Dubois, visto che erano colleghi. Tuttavia non era pronto ad ammettere nemmeno con il suo migliore amico le motivazioni che l'avevano portato a comportarsi così con il medico francese.

Sirius Black si avvicinò a grandi passi alla donna che molti anni prima gli aveva salvato la vita. Hermione rimase qualche istante a fissare l'uomo che si  avvicinava. Non era più l'essere tormentato, con gli occhi spiritati,  fuggito di prigione. Sirius sprigionava un'aura di luce e amore.
«No, non sei morta. » Le sorrise mettendogli una mano sulla spalla.
«Allora sto sognando.» Ipotizzò lei.
«Non stai nemmeno sognando. Questo è un luogo di passaggio, tu ti trovi qui perché non vuoi prendere una decisione.» Le spiegò l'uomo.
Hermione sgranò gli occhi incredula. «Quale decisione?»
«Ricordi cosa è successo?» Chiese Sirius guidandola fino al divano in modo che si accomodasse.
«Si, io e i ragazzi eravamo stati presi in ostaggio da Tiger. Lui voleva fare del male a Scorpius... Scorpius sta bene vero?» Chiese la donna ricordandosi la colluttazione con il Mangiamorte.
«Scorpius sta bene, grazie a te, e anche Altair» La rincuorò l'ex grifone.
«Ricordo di essermi ferita alla testa e poi di avere chiesto a Draco di pensare ai ragazzi al mio posto.»
«Gli hai fatto questa richiesta perché hai gettato la spugna Hermione? La ferita alla testa che hai subito è grave ma quello che ti tiene ancorata qui, sospesa tra la vita e la morte, è la tua volontà»
«A proposito del “qui”, dove siamo esattamente? Sembra la Stanza delle necessità di Hogwarts?» Chiese la grifona guardandosi in giro.
«SI è la copia della Stanza delle Necessità di quando tu e Draco vi incontravate segretamente. È stato il tuo cervello a ricreare questo luogo, è un posto dove ti sei sempre sentita a casa, dove ti senti al sicuro, per questo motivo ti sei rifugiata qui.»
«Da come parli sembra che sia io che non voglia svegliarmi! Non è colpa mia se sono stata ferita da Tiger, io vorrei con tutto il cuore potermi svegliare e riabbracciare i ragazzi.»
«Questo non è del tutto vero. Anche se una parte di te vorrebbe svegliarsi e rincontrare i tuoi cari, c'è un'altra parte che ha molta paura di quello che troverà quando si sveglierà. Hai paura del rifiuto dei tuoi figli, pensi di aver perso il loro amore e la loro fiducia, e hai paura di dover assistere come spettatrice inerme alla svolta nella vita di Draco, quando sposerà un'altra donna. Non prendiamoci in giro Hermione, tu non hai mai dimenticato Draco. Hai paura che il tuo cuore non reggerebbe a tanto dolore e questa paura ti blocca e ti fa rimanere inchiodata qui a crogiolarti in illusioni e ricordi passati. Questo non è vivere, ma sopravvivere e non posso credere che la strega più brillante che io abbia mai conosciuto si possa accontentare di un'illusione!»
Hermione abbassò gli occhi. «Ormai è troppo tardi, ho perso tutto. Draco sarà un padre meraviglioso per entrambi i miei figli e Narcissa impedirà a Lucius di fare del male ad Altair.»
«Quindi vuoi fare la martire e morire o rimanere in uno stato catatonico per sempre piuttosto che affrontare le incertezze della vita. Dove è finito il coraggio della nostra Casa Hermione? Pensi che tutti se la caveranno bene senza di te, ma dovresti fermarti un attimo a riflettere. Pensi veramente che verrà data la custodia esclusiva di Altair a Draco? Il ragazzo è stato rimosso dall'albero genealogico dei Malfoy e dopo quello che hai raccontato al Ministro pensi che gli lascerà riconoscere il ragazzo? Molto probabilmente sarà impossibile per Draco prendersi cura di Altair. Per non parlare del senso di colpa che attanaglierà l'animo dei tuoi figli per aver causato la tua morte. E infine cosa mi dici di Draco? Vuoi lasciarlo solo? Non vuoi scoprire perché ti ha baciato? Non vuoi rivelargli finalmente la verità e vedere se dai cocci delle vostre vite potete ricostruire qualcosa?» Chiese accalorato l'uomo.
Hermione ripensò alle parole di Sirius e capì che l'uomo aveva ragione. Doveva tornare indietro per i ragazzi. Anche se il rapporto con loro era distrutto la donna non voleva che si sentissero in colpa per la sua morte e doveva fare in modo che Draco potesse riconoscere Altair e che non finisse in un orfanotrofio, solo al mondo. Per quello che riguardava Draco il discorso era diverso. Nonostante lo amasse più di se stessa era sicura che i cocci della loro relazione fossero irreparabili. Si era convinta che l'uomo l'avesse baciata solo per  vendicarsi, per fargli assaporare quello che non avrebbe mai più posseduto. «Hai ragione, non posso rimanere qui, devo svegliarmi per i miei figli, non posso lasciare che si sentano colpevoli per causa mia.»
«E Draco? Non vuoi tornare per lui?» Indagò l'uomo.
«Penso di aver perso le mie chance con Draco. Lui si è rifatto una vita, non mi ama più. Troverò il modo per mettere a posto le cose con i ragazzi, è l'unica cosa che posso fare.»
«Hermione continuare a mentire non ti porterà niente di buono, segui il tuo cuore. Datti una possibilità.»
«No, il mio istinto mi dice che la cosa migliore è sistemare le cose e poi mettermi da parte, e lasciar vivere la sua vita a Draco.»Rispose testarda la grifona.
«Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati dopo la mia morte?» Chiese l'ex grigone
«Quello non era altro che un sogno.» Rispose Hermione più per convincere se stessa che Sirius
«Il tuo cervello classifica tutto quello a cui non può dare una spiegazione logica con sogni o allucinazioni. Ci sono  avvenimenti che trascendono la ragione, dopotutto prima di avere undici anni non pensavi che la magia potesse esistere veramente e sei diventata la strega più dotata degli ultimi anni. Quello che ti ho mostrato il Natale di qualche anno fa  è un possibile futuro, se non farai nulla per modificare la tua vita sarà così che finirà la tua esistenza e quella dei tuoi cari.»
La donna scosse la testa guardandolo perplessa. Non poteva essere altro che frutto della sua immaginazione.
«So che quando ti sveglierai penserai al nostro incontro come ad una brutta allucinazione dovuta al colpo subito. Quindi voglio darti una prova che ti dimostri che quello che ti ho detto è tutto vero. Harry vive in quella che per tanti anni è stata la mia casa di famiglia. Vai nella mia  stanza, troverai un quadro che raffigura un grosso cane nero, nascosto nella cornice del quadro troverai le istruzioni per forzare la trasformazione ad Animagus. Quando io e James volevamo stare vicino a Remus siamo riusciti a trovare un vecchio libro nella sezione proibita della biblioteca di Hogwarts che spiegava come forzare questa trasformazione e io l'ho ricopiata per esercitarmi. Penso che questa prova ti dimostrerà senza ombra di dubbio che quello che ti ho detto è tutto vero e che devi prendere i provvedimenti adeguati per cambiare il tuo futuro.» Gli rivelò Sirius sperando di convincerla a fidarsi di quello che diceva.
Hermione ricordò quello che il padrino di Harry le aveva mostrato quella notte di Natale e scosse la testa impaurita. «Non c'è bisogno di prove, farò in modo che Draco possa prendersi cura di Altair, non rischierò che rimanga solo al mondo alla mia morte.» Rispose risoluta.
«Quindi quello che mi stai dicendo è che pur non credendomi, per non correre rischi farai in modo che Draco possa occuparsi di Altair... E che mi dici di te?» Chiese Sirius tagliente. «Non ti concederai di essere di nuovo felice?»
Hermione rispose facendo a sua volta una domanda. «Perché fai tutto questo? Perché è così importante per te la mia felicità? Io non sono una tua parente ne la tua figlioccia, quindi non riesco a capire cosa ti spinge a perdere tempo con me.»

Harry Potter teneva stretta la mano di quella che aveva sempre considerato la sua migliore amica. La donna giaceva nel letto con gli occhi chiusi, profondamente addormentata. Se il medico che l'aveva in cura non l'avesse rassicurato, l'Auror avrebbe dubitato che fosse ancora viva, tanto era impercettibile il suo respiro..
La donna aveva una spessa fasciatura sulla testa e violacee occhiaie le circondavano gli occhi, sembrava uno spettro.  
Erano ore che l'uomo le parlava, ricordandole gli episodi dell'adolescenza che avevano vissuto insieme, incitandola a non mollare, ma non c'era stato alcun cambiamento.
«So che non sono io la persona che vorresti qui, accanto a te.» Disse l'uomo stringendole forte la mano. «Tanti anni fa mi sono comportato da imbecille. Ero arrabbiato perché mi avevi mentito, tenendomi allo scuro che Silente non era morto. Ero arrabbiato perché non avevi scelto Ron, infrangendo così il sogno che avevo nel cassetto di essere una parte della tua famiglia, un fratello acquisito. Ero arrabbiato perché non ti eri confidata con me riguardo ai tuoi sentimenti per Malfoy. Hermione avevo appena scoperto che ti eri messa con il furetto, con il mio acerrimo nemico, con la mia nemesi, ero sconvolto. Ero solo uno stupido e l'ho capito troppo tardi. Quando questa mattina ti ho visto con Malfoy ho capito quanto forte era quello che c'era fra voi. Anche se non state più insieme era palpabile l'intensità del vostro legame. Se ci fosse lui qui al mio posto sicuramente sarebbe riuscito a costringerti a svegliarti. Purtroppo per adesso non sono riuscito a convincere il medico che Draco sia la persona più adatta a starti vicino. Sai avendo annullato il vostro matrimonio pensano che tu non lo voglia accanto, ma io ho capito che non è così, in fondo tra noi non c'è mai stato bisogno di parlare...»
Accarezzò la guancia dell'amica e si alzò  dalla sedia accanto al letto. Sarebbe riuscito a convincere il medico a fare entrare Malfoy. Harry era ormai convinto che lui fosse l'unico in grado di far svegliare Hermione.

Sirius scosse la testa sconsolato . «Possibile che tu sia cambiata così tanto? È vero, non siamo parenti e non sono il tuo padrino, benché sarei stato onorato di esserlo, ma questo non vuol dire che io non tenga a te. Tecnicamente essendo Draco il figlio di mia cugina potremmo in ogni caso dire di essere parenti.»
La donna fece per protestare ma  l'ex grifone le fece segno di tacere.
«Hermione tu mi hai salvato la vita. Sei stata amica di Harry, lo hai salvato innumerevoli volte e anche se ti è costato molto l'hai protetto tenendolo allo scuro del vostro piano per sconfiggere Voldemort. Hai sacrificato la tua felicità per proteggere tuo figlio e per proteggere il cuore di tuo marito da un dolore troppo grande. Tu sei sempre stata coraggiosa per aiutare gli altri, adesso è arrivato il momento di usare quel coraggio per aiutare te stessa. Ricordati le mie parole, sono sicuro che presto capirai che seguire la testa invece che il cuore non è sempre la scelta migliore.» Sirius le fece sentire le parole che le stava rivolgendo Harry in quel momento. «Vedi si è reso conto anche lui alla fine di come fosse intenso il vostro rapporto.» Le fece notare l'ex grifone.
Hermione non disse una parola, troppo sconvolta sia dalle parole di Sirius sia da quelle che aveva sentito da Harry.
«Posso chiederti solo un favore Hermione? Dì ad Harry che sia io che i suoi genitori siamo fieri dell'uomo che è diventato.» Chiese Sirius ripensando al suo figlioccio.

Potter era riuscito miracolosamente a convincere i medici di Hermione a farlo entrare nella stanza della donna. Il pozionista si era seduto da circa mezz'ora sulla sedia accanto al suo letto e ancora non era riuscito a proferire parola. Draco aveva una gran paura che la donna non si svegliasse più. Pensare che la sua “mezzosangue” potesse morire gli dava un senso acuto di soffocamento che non riusciva a reprimere.
«Hermione reagisci per favore. Non puoi darti per vinta così! Pensa a Scorpius e Altair, vuoi davvero abbandonarli così? Forse non ti interessa sapere che non potrei mai vivere in un mondo in cui tu non esisti più, ma pensa almeno ai tuoi figli e svegliati!.» L'ex serpeverde le accarezzò il viso, nonostante fosse sofferente per lui sarebbe sempre stata la donna più bella che avesse mai conosciuto.
«Ti prego svegliati... Insultami se vuoi, dammi del cavernicolo, ma svegliati. Non mi abbandonare un'altra volta.» Sussurrò avvicinandosi alla donna addormentata.
Le sue parole furono interrotte dall'ingresso nella stanza del Ministro della Magia. «Signor Malfoy, si allontani immediatamente da quella donna!» L'uomo era seguito da un imbarazzato Harry Potter che non aveva detto una parola.
«Undici anni fa le avevo detto che se si fosse avvicinato nuovamente alla signora Granger sarebbe finito in prigione. Evidentemente non sono stato sufficientemente chiaro... Auror Potter arresti subito il signor Malfoy.» Ordinò l'uomo perentoriamente.
«Signor Ministro con quale accusa dovrei arrestare il signor Malfoy?» Chiese Harry incredulo.
«Ho letto il rapporto dell'aggressione della signora Granger e non c'era nessun testimone dell'accaduto a parte i figli che sono troppo giovani per deporre. Dopotutto Tiger è sempre stato un tirapiedi di Malfoy, magari si sono messi d'accordo per liberarsi di Hermione.» Rispose il Ministro ostinatamente.
«Non posso arrestare un uomo basandomi sulle delle ipotesi. Non appena Hermione si sveglierà sono sicuro che chiarirà l'accaduto.» Protestò l'ex grifone.
«Non possiamo aspettare che la signora Granger si svegli. Nel frattempo Malfoy potrebbe fuggire, quindi insisto perché arresti immediatamente il signor Malfoy.»
Draco, rimasto in silenzio fino a quel momento provò a difendersi. «Signor Ministro, sa perfettamente che Hermione non mi ha mai accusato di nulla undici anni fa e prima di perdere i sensi oggi mi ha anche affidato la custodia temporanea di Altair, non penso che l'avrebbe fatto se pensasse che io le avrei fatto del male.»
«E immagino che nessuno possa confermare questo colloquio signor Malfoy?»
«Nessuno a parte i miei figli» Confermò l'uomo.  «Ma sono disposto a farmi leggere nella mente o a bere del Veritaserum per confermare la mia versione dei fatti.»
«Signor Malfoy sappiamo bene che lei è un bravissimo Legismen e un abile pozionista. Non posso fidarmi ne di una pozione ne di leggerle il pensiero. Se lei è veramente innocente quando la signora Granger si sveglierà potrà scagionarla, ma per adesso, per me lei rimane colpevole. Coraggio Auror Potter arresti subito quest'uomo.»
Harry messo alle strette decise di ubbidire al Ministro. «D'accordo, ma penso che stiamo commettendo un grave errore. Mi dispiace Draco, sono sicuro che chiariremo tutto al più presto.» Disse avvicinandosi.




Eccoci arrivati al Capitolo 12
Nelle poche ore presenti in un giorno tante cose possono succedere...
Hermione si sveglia, (o per lo meno crede di svegliarsi) in una copia della Stanza delle Necessità identica a come gli era apparsa quando lei e Draco si incontravano segretamente a scuola. La donna è confusa sul motivo per cui si sia ritrovata in quel luogo, ma decide di ignorare le domande che gli pone il suo cervello per perdersi in quel mondo fatto di illusioni e di ricordi. Ci pensa Sirius Black a cercare di far ragionare la strega.
Per Draco la giornata è stata molto lunga. Ha rischiato di lanciare una maledizione senza perdono all'infermiera White. La donna si impegna a dimostrarsi sgradita e indolente nei confronti dell'ex serpeverde e mette a dura prova la sua pazienza. In quella lunga giornata in sala d'attesa l'uomo ha tempo di scoprire molte cose importanti che ignorava. (E ha il tempo anche di far scappare il superiore di Hermione che ha delle mire sulla donna). Quando finalmente Harry riesce a fargli vedere Hermione ecco che arriva il Ministro che lo arresta.
Nel capitolo si fa riferimento ad un incontro tra Hermione e il fantasma di Sirius avvenuto la notte di Natale di qualche anno prima. La storia di quest'incontro non è stata raccontata perché è mia intenzione fare un capitolo speciale natalizio dove racconterò questa storia. Avrei voluto aggiungere questo capitolo extra entro il giorno di Natale ma penso che non avrò il tempo materiale per scriverlo in questi pochi giorni. Tenete d'occhio la storia perché in ogni caso questo “regalino” verrà postato il prima possibile. (magari per il 30 che è il mio compleanno)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che seguono questa storia. Auguro a tutti un felice Natale.
A presto
Lyn

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Capitolo 13
*** Canto di Natale (Extra) ***


Buon 2015 a tutti,
Il capitolo che doveva essere un regalo natalizio per tutti voi si è trasformato in un regalo di Buon inizio d'Anno. Spero che sia comunque un capitolo gradito.
Buona lettura
Lyn


 
Capitolo 13
Canto di Natale


 
Era la notte di Natale ed Hermione aveva appena messo a letto un eccitatissimo Altair. Erano passati più di quattro anni da quando la donna aveva lasciato Draco e Scorpius, e quello era il primo anno che il bambino aveva scritto una lettera a Babbo Natale. Nonostante Altair avesse solo cinque anni aveva imparato a scrivere molto bene e aveva deciso di scrivere quello che desiderava da solo, senza la supervisione della madre, perché aveva paura che se qualcun altro avesse letto la sua lettera allora il suo desiderio più grande non si sarebbe realizzato.  Hermione aveva faticato molto per riuscire ad avere la lettera. Aveva raccontato al figlio che per far avere la lettera a Babbo natale avrebbe dovuto nascondere la missiva tra i rami del loro albero di Natale in modo che gli elfi di Babbo Natale potessero prenderla per portarla al Polo Nord. Il bambino aveva nascosto la missiva solo pochi giorni prima del venticinque dicembre e la donna aveva paura che non sarebbe riuscita a trovare i giocattoli che aveva chiesto. Ma quando aveva letto la lettera Hermione era rimasta di sasso.

Caro Santa Claus,
Quest'anno ho cercato di comportarmi sempre bene, senza mai fare i capricci, perché avrei un desiderio che solo tu puoi realizzare. Mamma dice che sei magico e penso che tu sia l'unico che mi possa aiutare.
Ti prego fai tornare il mio papà! Io non l'ho mai conosciuto perché lui e la mamma si sono lasciati quando ero molto piccolo e non ricordo nemmeno che faccia abbia. Anche la mamma sono sicuro che sarebbe felice se papà tornasse, quando lei pensa che non la guardi vedo quanto è triste senza di lui.
Se lo fai tornare io ti prometto che non ti chiederò mai nient'altro e farò sempre il bravo.
Spero che tu possa realizzare questo mio desiderio, ma se per qualche motivo non ci riuscirai, io continuerò a credere in te.
Altair Granger


 Aveva paura di non potersi permettere i giocattoli che voleva il figlio, ma quello che desiderava non avrebbe potuto comprarglielo nemmeno con tutti i Galeoni del mondo. Quella lettera le aveva stretto il cuore e il non poter esaudire il suo unico desiderio la faceva soffrire tantissimo. Piegò la missiva del figlio e la ripose nel libro che stava leggendo, “Canto di Natale”. Poco dopo, presa dalla stanchezza e dalla tristezza che la coglieva sempre a Natale, Hermione si addormentò.
Venne svegliata da un fastidioso sfioramento sulla punta del naso, come se qualcuno la stesse facendo il solletico con una piuma.
«Altair, guarda che Babbo Natale non viene a trovare i bambini disubbidienti che stanno alzati fino a tardi.» Disse la donna senza nemmeno aprire gli occhi.
Una voce ben diversa da quella di suo figlio le rispose. «Hermione, non è carino usare questi mezzucci per farti ubbidire da tuo figlio. Santa Claus non punirebbe un piccolo solo perché è così eccitato dal suo arrivo da non riuscire a dormire.»
La donna spalancò gli occhi e si mise a sedere sul letto spaventata dall'intruso nella sua camera da letto.
«Sirius» Mormorò guardando il volto del defunto padrino del suo migliore amico. «Non capisco come sia possibile che tu sia qui, tu sei morto» Aggiunse incredula.
«Grazie per l'ovvia constatazione Hermione.» Rispose il fantasma ridendo.
«Sono forse morta anche io? Non mi ricordo di aver avuto un incidente o cose del genere.. » Disse sovrappensiero. «Forse sto dormendo.» Cominciò a ipotizzare.
«Spegni un attimo il tuo cervello mia cara amica. Sei una strega, sai benissimo che i fantasmi esistono. Non ti ricordi “Nick quasi senza testa” e gli altri spiriti di Hogwarts. Non pensavi di avere le traveggole quando li incontravi in Sala Grande a scuola.»
«Beh ma loro erano legati a quel luogo, questo è un appartamento Babbano di Parigi, mi spieghi che tipo di legame dovresti avere qui?» Chiese la donna.
«Certo con questo luogo non ho nessun legame, diciamo che sono riuscito ad avere un permesso speciale per venire a trovarti. Sai fra poco è mezzanotte e volevo farti un mio dono per questo Natale.» Disse l'uomo guardandola negli occhi. «Forza alzati e prendimi la mano abbiamo tanto da vedere e la notte è troppo breve per sprecarla in chiacchiere.»
«Non sono sicura di volere questo regalo. Dove vorresti portarmi? E poi non posso certo lasciare qui solo mio figlio...» Protestò la donna.
«Questo dono non lo puoi rifiutare mia cara amica e per quello che riguarda tuo figlio non ti preoccupare, lo terrà d'occhio un mio amico.»
«Questo tuo amico immagino sia morto, beh non lascerò mai Altair in compagnia di un fantasma, potrebbe spaventarsi.»
«Non dire fesserie, il ragazzo non si accorgerà nemmeno di averlo accanto e se dovesse svegliarsi prima del nostro rientro verrà a chiamarci.»
La donna cedendo alle pressioni del fantasma, si alzò di malavoglia dal letto. Portava un buffo pigiama Babbano con stampati degli orsacchiotti, e Sirius non poté esimersi dal commentare: «Oh mamma Hermione, come speri di riuscire ad affascinare un uomo conciata così. Dovresti metterti qualcosa di più femminile... Mettevi questa roba anche quando vivevi con il figlio di mia cugina Narcissa?» Chiese ridendo.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. «L'unico uomo che frequento in camera da letto al momento ha solo cinque anni e ti assicuro che non gli interessa se porto un pigiama con gli orsacchiotti o con i gattini. Sono una mamma, non ho bisogno di “mise” provocanti! E comunque questi pigiami li indossavo a volte anche quando vivevo con Draco.» Puntualizzò la donna omettendo che l'ex marito l'aveva sempre presa in giro per i completi assai poco provocanti che indossava nelle fredde notti invernali.
«Beh mi sorprende che siate riusciti a generare due figli...» Commentò il fantasma.
«Sirius se sei venuto qui per offendere puoi anche tornartene da dove sei venuto!» Ruggì Hermione sempre più indispettita dal comportamento dell'ex grifone.
«Suvvia, come sei suscettibile, non si può nemmeno scherzare con te.»  Le prese la mano e la trascinò fino alla finestra. Non appena la strega vide una scopa da Quidditch appoggiata al muro provò a fare resistenza, non aveva nessuna voglia di ripetere l'esperienza di volo avuta con Sirius al terzo anno.
«Hermione, è solo una scopa! All'inizio volevo venire a prenderti con lo spirito di Fierobecco, ti ho portato anche una sua piuma» Disse sventolandogli la piuma con cui l'aveva svegliata. «Ma poi ho pensato che avresti preferito la scopa ad un animale imprevedibile come il nostro amico Ippogrifo.»
«Preferisco rimanere con i piedi ben piantati a terra. Quindi se non puoi portarmi a piedi a farmi vedere questa tua sorpresa allora preferisco non riceverla.»
«Come ti ho già detto prima è un regalo che non puoi rifiutare. Coraggio, abbiamo perso fin troppo tempo.» Rispose Sirius e con un gesto della mano fece levitare la donna e la depose sulla scopa, accomodandosi poi sul davanti e uscendo dalla finestra.
«Il problema di voi Black- Malfoy è che non accettate mai un no come risposta.»  Sibilò la donna indispettita dal trattamento ricevuto.
«Non accomunarmi alla Casata di Lucius Hermione, non lo considero un complimento. Draco ha preso caratterialmente più dalla Casata dei Black, per fortuna» Rispose Sirius sfrecciando a tutta velocità in alto nel cielo.
«Il mio non voleva essere un complimento!» Non riuscì ad aggiungere altro troppo sopraffatta dalla nausea e dalle vertigini che il volo sulla scopa le provocava. L'unica persona con cui Hermione non si era mai sentita male in volo era Draco, volare con l'ex serpeverde non le aveva quasi mai dato fastidio, forse perché quando era con lui era troppo presa dalla sua presenza da sentirsi male.
Hermione chiuse gli occhi sperando di risvegliarsi dal brutto incubo che stava vivendo, ma quando li riaprì scoprì che stavano planando vicino ad Hogwarts. Subito lo sguardo della donna si fece lucido, Hogwarts era stata la sua casa per tanti anni e rivederla le provocava una sensazione agrodolce .
«Ti fa un certo effetto rivedere la scuola.» Disse Sirius guardando la sua espressione.
«Non capisco perché siamo qui.» Rispose Hermione ignorando l'affermazione del fantasma.
Sirius planò allontanandosi dal Castello per atterrare poco fuori Hogsmeade, sul tetto della Stamberga Strillante. Poi con un semplice movimento della mano l'ex grifone li fece apparire nel salotto della casa in rovina.
Quando la donna vide l'interno della casa non ebbe più alcun dubbio, si trovavano in un suo Natale passato, quello che aveva vissuto durante il suo sesto anno di scuola.
«Portami via ti prego» Supplicò Hermione sofferente.
«Questo è stato uno dei Natali più felici che tu abbia mai vissuto perché vorresti andartene?» Chiese il fantasma.
«Proprio per questo! È doloroso rivedere questi momenti quando sai che non potrai mai rivivere niente del genere in vita tua.»

Hermione ricordava bene cosa era successo durante quelle feste. Erano diversi mesi che lei e Draco avevano cominciato ad incontrarsi in segreto e tra di loro era nato un forte sentimento d'amore. Anche se il serpeverde non le aveva mai fatto alcuna dichiarazione la ragazza conosceva i suoi sentimenti. Pochi mesi prima infatti Draco le aveva permesso di leggere i suoi pensieri e le aveva fatto scorgere il sentimento che era nato nel suo cuore.
Sotto consiglio del professor Piton i due ragazzi avevano continuato a mantenere gli stessi toni astiosi che avevano contraddistinto il loro rapporto negli anni precedenti, in modo da non destare sospetti.
Il periodo delle feste era comunque uno dei più difficili per la grifona. Il giovane rampollo dei Malfoy era infatti circondato da molte ragazze che gli mandavano bigliettini adoranti e pacchetti regalo e la ragazza faceva molta fatica a non reagire quando assisteva a quelle avance così insistenti. Più di una volta la gelosia aveva preso il sopravvento ed Hermione aveva fatto valere la sua autorità di Prefetto per comminare punizioni molto severe alle corteggiatrici suscitando l'ilarità del suo innamorato segreto.
Le ragazze che corteggiavano Draco erano molto più disinibite della riccia, ed Hermione essendo molto insicura in campo sentimentale aveva paura di non essere all'altezza del serpeverde e che lui presto si sarebbe stufato di aspettare i suoi tempi e avrebbe ceduto ad una di quelle oche.
Il colpo di grazia in quel periodo così nero lo diede il professor Piton quando convocò Hermione nell'ufficio del Preside. I due professori l'avevano mandata a chiamare perché avevano scoperto che la ragazza aveva deciso di rimanere a Hogwarts durante le feste di Natale. I genitori di Draco erano stati incarcerati in un luogo segreto poco tempo prima, in modo da non compromettere la copertura del ragazzo e sapendo che il giovane serpeverde sarebbe rimasto a scuola da solo durante le feste, Hermione voleva rimanere anche lei per non fargli passare il Natale da solo.
«Signorina Granger, abbiamo saputo che ha intenzione di passare le vacanze natalizie qui a scuola e pensiamo che la sua sia una pessima idea.» Esordì il professor Piton senza peli sulla lingua.
«Non penso che siano affari vostri dove passo le mie vacanze. Quindi se volete scusarmi devo tornare in biblioteca.» Rispose la grifona per poi voltarsi e dirigersi verso la porta.
«Hermione, ti puoi fermare per favore?» Chiese cordiale il preside.
La grifona si fermò sulla soglia dello studio e ricacciando la stizza per il commento di Piton si voltò, pronta a discutere con i due uomini.
«Prego accomodati.» Disse il professor Silente indicando una sedia.
La ragazza fece quello che l'uomo le aveva chiesto e si sedette senza dire una parola. Era turbata perché Draco aveva rivelato al professore di pozioni le sue intenzioni. Nonostante nemmeno lui fosse molto d'accordo con la sua idea di rimanere a scuola per le vacanze, Hermione non pensava che si sarebbe rivolto ai professori per fargli cambiare idea.
«Hermione ti prego di ascoltarmi, è necessario che tu vada a casa per le vacanze. Pensiamo ci possano essere delle persone che tengono d'occhio Draco e la tua presenza qui, senza i tuoi amici desterebbe troppe domande. Cerca di capire, la vostra copertura è molto fragile e non possiamo permettere che venga messa a rischio così. Ti chiedo scusa perché io e il professor Piton abbiamo invaso  troppo spesso per mezzo della  Legilimanzia la vostra mente. Il fatto che lo abbiamo fatto con il solo scopo di proteggervi non ci giustifica. In ogni caso abbiamo scoperto le tue intenzioni e troviamo estremamente pericolosa questa tua decisione da non poter fare a meno di intervenire. Dovresti andare alla Tana con i tuoi amici, questo è il primo Natale che Harry passa senza Sirius e penso che avrà bisogno di tutto il supporto possibile.»
«E Draco? Anche lui passerà un brutto Natale. » E non sarà il primo, pensò fra se. Il ragazzo le aveva raccontato quanto fossero freddi e asettici i natali in casa Malfoy e lei avrebbe voluto  fargli passare un vero Natale. «Non dico che Harry abbia meno bisogno di Draco di un supporto umano, ma lui non ha solo me, ha anche i Weasley.»
«Lo capiamo Hermione, e ci saranno altri Natali che potrete passare insieme, quest'anno tuttavia dobbiamo insistere che tu vada dai Weasley come programmato.» Disse in tono comprensivo il preside.
«Sapevo che era una pessima idea metterla a conoscenza della verità. Con la sua testardaggine ci farà scoprire tutti. Forse dovremmo Oblivarla, in questo modo terremmo al sicuro il nostro segreto.» Disse Severus puntando la bacchetta addosso ad Hermione.
La ragazza si ritrasse spaventata, non voleva perdere quei mesi di ricordi con Draco.
«Suvvia Severus, sono sicuro che Hermione ha capito il nostro punto di vista e seguirà il nostro suggerimento.» Intervenne il preside.
«SI, non è necessario minacciarmi, farò quello che mi avete chiesto con tanta gentilezza.» Rispose seccamente la ragazza.
La sera prima della partenza la grifona con la scusa di portarsi avanti con i compiti aveva incontrato il ragazzo nella Stanza delle Necessità. Draco avrebbe voluto darle il regalo che le aveva comprato ma la ragazza insistette che si sarebbero scambiati i regali solo al suo ritorno a Hogwarts, aveva pensato di ricreare nella Stanza delle Necessità una calda atmosfera natalizia, in modo che anche lui potesse avere un Natale speciale.
La mattina della partenza il Preside le si avvicinò per salutarla e scusarsi dei modi poco democratici usati da lui e dal professore di Pozioni per convincerla a fare come volevano loro.
«Mi scuso per i nostri modi Hermione, capisco i sentimenti  che ti avevano spinto a voler passare il Natale qui a Hogwarts. Purtroppo questi tempi ci impongono dei sacrifici. Spero che tu possa perdonare il nostro intervento.» Disse il Preside cambiando poi radicalmente argomento, senza alcuna apparente ragione. «Sai per ragioni di sicurezza nel periodo scolastico disattivo il camino della Stamberga Strillante, ma adesso che quasi tutti gli studenti torneranno a casa penso proprio che lo riattiverò per qualche giorno per verificare che sia sempre funzionante. Ti auguro un Buon Natale.» Concluse strizzandole un occhio.
La ragazza ci mise qualche istante per recepire l'informazione che gli aveva appena dato il preside, ma poi gli sorrise grata del regalo che gli aveva appena fatto. «Grazie signor Preside, le auguro un felice Natale.»
Era la mattina di Natale e in casa Weasley fervevano i preparativi per il pranzo di Natale. Hermione scese presto quella mattina, aveva deciso di inventarsi una scusa per uscire di casa. A quell'ora solo la signora Weasley era in piedi.
«Buongiorno signora Weasley e buon Natale.» Disse la ragazza avvicinandosi alla donna.
«Oh Hermione, buon Natale anche a te! Cosa ci fai già in piedi? E come mai sei vestita come se dovessi uscire?» Chiese la donna osservandola con attenzione.
«Ho sentito i miei genitori e hanno avuto un problema con la crociera a cui dovevano partecipare, la partenza è stata posticipata a domani pomeriggio. Ho pensato di andare a passare il giorno di Natale con loro e tornare domani. Spero che non ci rimaniate troppo male ma mi sembrava giusto passare del tempo anche con loro.» Disse imbarazzata la ragazza, le dispiaceva mentire così ai Weasley e ai suoi amici ma non voleva lasciare Draco da solo.
«Oh cara, capisco perfettamente! Forse potremmo farli venire qui e passare le feste tutti insieme...» Suggerì la donna.
«La ringrazio per il pensiero ma penso sia meglio che vada io da loro. Se per lei va bene tornerò domani in mattinata.»
«Ma certo cara. Aspetta solo qualche minuto vado a svegliare i ragazzi almeno li puoi salutare.» Insistette la donna.
Hermione cercò di protestare ma la donna si era già dileguata per andare a svegliare il resto della famiglia.
Molly tornò qualche minuto dopo con il resto della famiglia. La ragazza imbarazzata raccontò la stessa storia che aveva inventato per la signora Weasley e i ragazzi la lasciarono andare via solo dopo essersi scambiati i regali di Natale.
Draco quella mattina si era alzato presto. Essendo l'unico studente di Serpeverde rimasto a scuola non aveva senso rimanere nel dormitorio e decise di andare ad allenarsi a Quidditch prima di colazione. Adorava la sensazione di libertà che gli dava volare e quel panorama innevato così puro ed immutabile gli dava un senso di pace che non aveva mai provato prima. A colazione i pochi professori rimasti a Hogwarts avevano fatto un'unica tavolata insieme agli studenti rimasti. Lui ignorò l'invito di Silente e andò a sedersi solo al suo tavolo. Era arrabbiato per l'invasione della sua mente da parte di Severus, perché nonostante fosse stato proprio lui a sconsigliare ad Hermione di rimanere a scuola, in fondo al suo cuore avrebbe voluto averla accanto quel Natale e la minaccia che gli aveva rivolto Severus per convincerla a partire l'aveva profondamente infastidito.
La voce di Severus dietro le spalle lo costrinse a riscuotersi dai suoi pensieri. «Draco, avanti non fare il bambino, vieni a sederti con gli altri studenti.» Gli chiese a bassa voce.
Il serpeverde alzò volutamente il tono di voce e rispose. «Io non dividerò mai il tavolo con Sanguesporco e traditori del nostro sangue.» Usò volutamente il tono di voce colmo di disprezzo che adoperava per mantenere integra la sua copertura.
Il professore alzò gli occhi al cielo. Non poteva certo lamentarsi visto che Draco stava facendo quello che per tanti mesi lui gli aveva chiesto di fare: tenere al sicuro la sua copertura.
«Potresti fare uno sforzo, dopotutto oggi è Natale.» Provò di nuovo Severus.
«Il Natale è una festa per Babbani. Passerò la giornata fuori ad allenarmi a Quiddicht.» Rispose risoluto il serpeverde.
In quel momento un gufo che non conosceva planò proprio davanti al loro tavolo e porse la zampina a Draco. Il ragazzo prese la missiva senza aprirla e guardando negli occhi il suo padrino aggiunse. «Deve dirmi qualcos'altro?»
«No, nient'altro  Draco» Rispose l'insegnante prima di allontanarsi.
Il serpeverde aprì la missiva, curioso di sapere chi gli scrivesse. Lesse il biglietto e sorrise.


Ti aspetto a mezzogiorno alla Stamberga Strillante, mi raccomando vieni da solo.

Sotto a quell'unica scritta c'erano le istruzioni per usufruire del passaggio segreto che passava sotto il Platano Picchiatore e di come bloccare i rami dell'albero per passare.

Se non avesse riconosciuto la calligrafia il ragazzo si sarebbe preoccupato nel ricevere un biglietto così criptico, quasi minaccioso. Contento che la sua mezzosangue avesse trovato il modo per essere li con lui il giorno di Natale si alzò e si diresse verso il suo dormitorio per cambiarsi e avviarsi all'appuntamento.
Sulla strada per i sotterranei di Serpeverde il ragazzo incontrò il preside. «Buon Natale Draco.» Disse bonario. «Oggi potresti mangiare al tavolo con noi se ti va.» Propose poi.
«La ringrazio ma non penso che verrò ne a mezzogiorno ne stasera a cena. Preferisco stare da solo, spero che rispetterà il mio desiderio almeno per oggi.»
Il preside non cercò di convincerlo, rispose invece che non sarebbe stato disturbato.
Quando Draco entrò nella Stamberga Strillante rimase folgorato da come era stata addobbata la casa. Dappertutto c'erano festoni e ghirlande e un grande albero di Natale capeggiava vicino al camino. Bastoncini di zucchero e caramelle di Mielandia addobbavano l'abete e sotto c'era un solo regalo incartato con cura. La tavola era stata apparecchiata con vettovaglie dai colori verde argento, tutto nella casa richiamava i colori della Casa di Serpeverde.
«Buon Natale Draco.» Disse Hermione cingendogli i fianchi da dietro. Il ragazzo si girò e le sorrise stringendola fra le braccia. «Buon Natale mia cocciutissima grifondoro. Noto con piacere che finalmente hai acquisito buon gusto nel scegliere i colori più adatti per le decorazioni.» La prese in giro il ragazzo.
«Non ti montare la testa Malfoy.» Gli rispose dandogli un buffetto scherzoso sul capo.
Hermione aveva steso un plaid scozzese per terra davanti al camino e condusse il ragazzo fino al giaciglio improvvisato per poi farlo accomodare. Draco la seguì senza protestare ma quando vide che slacciava il grazioso abitino che indossava e lo faceva scivolare ai suoi piedi si alzò  prendendola fra le braccia. «Hermione cosa stai facendo?» Chiese coprendola con il suo mantello e guardandola negli occhi.
«Mi sembra evidente, ti do il tuo regalo di Natale.» Rispose impacciata, arrossendo visibilmente nel parlare. «Penso sia arrivato il momento...» Aggiunse dando per scontato che lui avrebbe capito di che “Momento” parlava.
La ragazza che sapeva sempre quello che era giusto fare in quel momento si sentiva smarrita. Aveva scelto con cura un completo di pizzo color argento dal taglio molto fine, e anche se non si sentiva per nulla femminile con quell'intimo si era spogliata davanti a Draco e lui non l'aveva nemmeno guardata, anzi l'aveva coperta con il suo mantello per poi chiedergli spiegazioni. Quella situazione non era andata per niente come se l'era immaginata.
«Penso che sia meglio aspettare Hermione.» Disse l'uomo senza guardarla veramente negli occhi.
«So di non essere femminile o provocante e che probabilmente la mia inesperienza in questo campo ti infastidisce. Dimmi la verità, non sei attratto da me non è vero?»  Chiese lei sempre più nel panico.
Draco alzò lo sguardo e lo puntò adirato su di lei. «Non dire stupidaggini. Tu non hai idea di quanto sia difficile per me resisterti, ma penso che tu non sia veramente pronta e io non voglio che ti senta obbligata a fare qualcosa che non sei pronta a fare solo perché hai paura che io non voglia più aspettare. Quindi non ti azzardare mai più a pensare che io non ti desideri! Dovresti vedere quante docce fredde mi faccio al giorno per capire quanto sia forte il mio desiderio nei tuoi confronti.» Le disse stringendola poi tra le sue braccia.
«Ma come fai a sapere che io non sono pronta...» Protestò la ragazza stringendosi ancora di più al ragazzo.
«Perché io ti conosco, so come sei fatta e so che adesso non è il momento più giusto per fare un passo così importante. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, io sarò qui e quando sarai pronta lo capirò senza bisogno di parole, fidati.» Gli disse baciandola poi con passione. « E non ti preoccupare non mi interessa nessuna ochetta di Hogwarts quindi smettila di metterle in punizione per nulla se no penseranno che hai un cotta per me.»
«Io non le punisco per nulla, se non rispettano le regole è mio dovere punirle.» Gli rispose punta sul vivo.
«La gonna di 1 cm troppo corta non è una grave mancanza... io lo dico per te, ti stai rendendo troppo impopolare con le ragazze e non vorrei che ti prendessero di mira.»
La donna prese il vestito e andò nell'altra stanza a rivestirsi. Quando tornò da Draco gli consegnò il regalo che gli aveva comprato qualche settimana prima.
«Buon Natale, spero che questo regalo ti possa piacere più del precedente.»
«Non dire stupidaggini. Quello di prima sarebbe stato un regalo stupendo, decisamente troppo per uno come me!» Rispose prendendo il pacchetto e scartandolo. Erano un paio di guanti nuovi per il Quidditch.
«Ho visto che i tuoi erano rovinati e ho pensato ti sarebbero stati utili.»
«Grazie Hermione sono bellissimi, li userò a tutte le partite e penserò a chi me li ha regalati. Questo invece è il mio regalo per te.» Disse dandole un piccolo pacchetto.
Era un piccolo serpente d'argento con incastonati due rubini al posto degli occhi. «Quando l'ho visto mi ha ricordato un po' noi due sai per via della forma da serpente ma con gli occhi del colore della tua casa. So che non potrai farlo vedere in giro ma spero che questo dono ti possa piacere.»
Hermione guardò quel piccolo splendido ciondolo. «È bellissimo. Ti ringrazio, lo custodirò gelosamente» Lo prese e se lo mise subito al collo facendolo sparire dentro la scollatura.


Hermione guardava quella scena con le lacrime agli occhi. Quello era stato il primo Natale felice per entrambi.
«Vedi che una volta usavi completini più sexy con mio cugino» Disse il fantasma per smorzare la tensione. Ma quando vide il volto della donna capì che non era il caso di scherzare.  «Vieni, abbiamo ancora tanto da vedere e la notte è breve.»

Nonostante le proteste della donna il fantasma la caricò di nuovo sulla scopa e cominciò a volare alto nel cielo. Hermione aveva tenuto sempre gli occhi chiusi per evitare di sentirsi male e li riaprì soltanto quando sentì che stavano planando. Il paesaggio che si presentò davanti ai suoi occhi la fece agitare non poco, tanto che Sirius rischiò di perdere la presa sulla scopa.
«Hermione, cerca di stare ferma. Se precipitiamo io sono già morto e non mi può succedere nulla di peggio, ma lo stesso non si può dire per te.»
«Ti prego Sirius non portarmi li, per favore.» Supplicò la donna vedendo che si stavano avvicinando a gran velocità alla residenza dei Malfoy.
Sirius non la degnò nemmeno di una risposta e con un movimento della mano li proiettò dentro l'abitazione e più precisamente dentro il bagno della camera da letto che aveva diviso con Draco per alcuni anni.
All'interno della stanza una Hermione più giovane di qualche anno piangeva disperata.

La donna ricordava perfettamente quella sera. Era la vigilia di Natale del suo primo anno di matrimonio. La ragazza aveva appena perso i suoi genitori, un banale incidente stradale glieli aveva portati via poco dopo la fine della guerra. Era riuscita a tenere lontano suo padre e sua madre dal pericolo, dalle grinfie di Voldemort, Oblivandoli e spingendoli a trasferirsi in Australia, e proprio poco dopo averli ritrovati, ed avergli fatto recuperare la memoria, erano morti a causa di un camionista che guidava ubriaco. Il destino si era fatto decisamente beffe di lei.
A causa di quella perdita la ragazza non aveva fatto molto caso al ciclo che tardava ad arrivare. Lei non era mai stata un tipo regolare e aveva associato quel ritardo più prolungato rispetto al solito, allo stress che la morte dei suoi gli aveva causato. Nell'ultimo periodo aveva avuto diversi malesseri che l'avevano messa in allarme.  Le era capitato di avere spesso nausee, soprattutto di mattina, e di provare repulsione per alcuni cibi, oltre ad avere avuto diverse volte dei capogiri e degli sbalzi umorali. Tutti quei sintomi uniti al forte ritardo nel ciclo avevano spinto la grifona ad andare nella Londra Babbana per comprare un test di gravidanza.
Aveva eseguito il test la mattina della Vigilia di Natale e il risultato era stato inequivocabile: era incinta.
In un primo momento era stata felice della notizia. Sebbene una gravidanza così presto la mettesse in agitazione, era contenta di diventare madre, e aveva avuto l'istinto di correre di sotto e comunicare subito al marito la bella notizia. Dopo il primo attimo di eccitazione si era ritrovata però a pensare se Draco sarebbe stato davvero contento di quella notizia. Erano entrambi molto giovani e nessuno dei due aveva ancora trovato il primo impiego. Certo la famiglia Malfoy aveva alle sue spalle molte ricchezze e non avrebbero avuto problemi di soldi anche se non avessero lavorato nemmeno un giorno della loro vita. Ma la ragazza si era sempre rifiutata alla prospettiva di farsi mantenere, non l'attirava l'idea di passare le giornata aspettando il marito e non avere altro problema se non organizzare feste o fare shopping. Non aveva nulla contro la signora Malfoy o la signora Weasley che avevano adottato, in modi diversi, quello stile di vita. Lei però voleva diventare una Medimago pediatra e anche Draco aveva delle ambizioni come Pozionista. A suo marito inoltre piaceva molto uscire a divertirsi con gli amici. A volte uscivano insieme ma spesso si organizzava delle serate solo fra uomini con Blaise e Theo, ed Hermione temeva che avrebbe accolto la notizia che sarebbe diventato padre come una condanna, e con il tempo avrebbe visto Hermione come una palla al piede. La ragazza si chiedeva se fosse giusto privare il marito di quel momento della vita. Aveva già sacrificato l'adolescenza a combattere Voldemort, e la sua infanzia era stata terribile grazie a Lucius. D'altra parte nel mondo Magico non c'erano opzioni diverse per una donna incinta, e se anche ci fossero state lei non avrebbe mai potuto prendere in considerazione l'idea di mettere fine alla vita che cresceva dentro di lei.
Dubitava tra l'altro che Lucius e Narcissa sarebbero stati felici di diventare nonni di un mezzosangue, sicuramente i mesi successivi sarebbero stati carichi di tensione.
Presa dal panico decise di aspettare fin dopo le feste a comunicare la notizia al marito. Quella sera e per i due giorni successivi il Manor sarebbe stato invaso dagli amici di Draco con le relative compagne, senza contare che anche Piton era stato invitato ed Hermione non voleva rovinare il Natale a nessuno.
Avrebbe tanto voluto avere sua madre vicino, lei sicuramente avrebbe avuto il consiglio giusto da darle, e le mancavano anche Ginny ed Harry, loro avrebbero usato le parole giuste per infonderle sicurezza. Quel Natale la ragazza si sentiva veramente sola. Sebbene fosse entrata in confidenza con gli amici di Draco, specialmente con Daphne, Hermione non poteva certo rivelarle della gravidanza prima di averlo detto a suo marito.
Quella sera a cena l'atmosfera era leggera e scherzosa. Narcissa aveva fatto un lavoro impeccabile nell'organizzare l'evento e si stava godendo la serata conversando con Lucius e con Severus.  Mentre tutti gli altri ridevano e scherzavano Hermione non riusciva a distrarsi, troppo in ansia per la notizia che avrebbe dato entro pochi giorni a Draco. In più la nausea quella sera non l'aveva abbandonata un istante. Quando Narcissa le passò un vassoio di antipasti l'odore del salmone le accentuò il fastidio, lo passò quindi a Draco senza prendere nulla.
«C'è qualcosa che non va Hermione? Forse non ti piacciono gli antipasti che ho fatto preparare?» Chiese la suocera un poco infastidita dal fatto che la ragazza non avesse toccato cibo quella sera.
«Probabilmente il palato della signorina Granger non è abbastanza raffinato per le tue pietanze.» Commentò con cattiveria Lucius, chiamando come sempre Hermione “signorina Granger” come a rimarcare che lui non considerasse valida quell'unione in matrimonio.
Hermione sopraffatta dal malessere si sentiva fragile e sentiva le lacrime che premevano per uscire. Per non farsi vedere cosi debole, soprattutto agli occhi di Lucius che non mancava mai di punzecchiarla, la ragazza si alzò da tavola. «Scusatemi, continuate pure la cena io mi assenterò qualche minuto.» Riuscì a dire prima di catapultarsi al piano di sopra e chiudersi nel suo bagno a piangere e dare di stomaco.
Draco la raggiunse qualche istante dopo e cominciò a bussare alla porta per farsi aprire. L'uomo era preoccupato, solitamente la moglie non reagiva così male alle frecciatine del padre, e voleva capire cosa non andasse quella sera.
«Hermione, non te la devi prendere per quello che dice mio padre, lo sai come è fatto. Per favore aprimi.»
«Per favore torna dagli ospiti, io ho bisogno di qualche altro istante» Rispose la ragazza prima di essere colta da un nuovo attacco.
Draco sentì attraverso alla porta che la moglie si stava sentendo male e ricominciò a bussare. «Hermione aprimi, sento che stai male. Fammi entrare!»
«Non voglio che tu mi veda in questo stato, torna dagli ospiti, io scenderò il prima possibile.» Cercò di convincerlo la ragazza.
«Non dire stupidaggine o mi apri subito oppure butto giù la porta con una Bombarda Maxima.» Minacciò il ragazzo.
La grifona titubante sbloccò la porta con la magia e lo fece entrare.
Il ragazzo le tirò indietro i capelli per evitare che si sporcasse e attese fino a quando non ebbe terminato. Poi prese un asciugamano lo inumidì e glielo passò sulla fronte.
«Penso tu abbia preso un virus, forse dovrei mandare via gli ospiti in modo che tu possa riposarti.» Disse accarezzandole i capelli.
«Non è necessario, non è un virus... Draco ho una cosa da dirti.» Disse abbassando gli occhi.
«Ti ascolto.» Rispose continuando ad accarezzarle il viso.
Vedendo che la moglie non accennava a parlare il ragazzo  prese le mani tra le sue. «Lo sai che tu puoi dirmi qualsiasi cosa vero?»
La ragazza annuì e gli porse il test di gravidanza.
Vedendo lo sguardo interrogativo del ragazzo gli spiegò. «Stamattina ho fatto un test di gravidanza  perché mi sono accorta di avere un ritardo ed è risultato che sono incinta.»
«Sei incinta?» Ripeté incredulo il marito.
Lei annuì senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Questo è il più bel regalo che mi potessi fare Hermione» Gli disse stringendola tra le braccia.
«Quindi ne sei felice?» Chiese guardandolo negli occhi.
«Ma certo che sono felice! Perché ne dubitavi? Forse tu non lo sei?»
«Io sono molto contenta di diventare madre, pensavo solo che magari tu pensassi di essere troppo giovane per diventare padre. Penso che sarà un bel cambiamento per noi.» Cercò di spiegargli la ragazza.
«Non vedo l'ora di affrontare con te questo cambiamento.» La prese in braccio. «Vieni ora che porti in grembo il mio erede non dovrai più fare alcuno sforzo.» Le disse premuroso.
«Vuoi forse portarmi in braccio per i prossimi mesi?» Chiese ridendo, più serena. «E comunque chi ti dice che sarà un maschio? Magari sarà una femmina e verrà smistata a Grifondoro.»
«Non dire oscenità, mio figlio non verrà mai smistato a Grifondoro. Per quello che riguarda il sesso mi andrebbe bene anche una principessa ma sono secoli che i Malfoy generano solo maschi, per questo penso che sarà un maschietto.»
Stavano tornando di sotto dagli ospiti, Draco sarebbe andato nel laboratorio per preparare una pozione per la nausea, prima di tornare alla cena. Sulle scale incontrarono Severus. «Draco, spero che non ti dispiaccia ma ho usato il tuo laboratorio sotterraneo per fare questa.» Disse mettendo tra le mani di Hermione una pozione.
«È una pozione per la nausea usata dalle donne in gravidanza. Penso che ti darà un po' di sollievo.»
«Severus tu come sapevi che Hermione è incinta?» Chiese fissando prima lui e poi la ragazza.
«Suvvia Draco, non penserai che Hermione si sarebbe confidata proprio con me. Ho solo riconosciuto i sintomi che indicavano il suo stato.»
La ragazza prese la pozione. «La ringrazio professor Piton.»
«Ormai non sono più un tuo professore, se ti va puoi chiamarmi Severus.»
Hermione annuì. «Grazie Severus»
«Mi sono permesso di preparare anche questa. È una pozione per individuare il sesso del nascituro. Basterà aggiungere un tuo capello e la pozione farà una fumata azzurra se è un maschio e rosa se è femmina.»
I ragazzi tornarono alla cena e Draco non resistette e diede l'annuncio. «Ragazzi, Hermione ha appena reso questo Natale il più bello della mia vita. Presto avremo un bimbo!»
«O una bimba!» Puntualizzò Hermione.
«Per risolvere questa diatriba non c'è altro da fare che provare la pozione di Severus.» Disse Draco versando in una scodella la pozione e staccando un capello di Hermione per poi buttarlo nella scodella.
Non appena inserì il capello la pozione emise due fumate azzurre ravvicinate. «A quanto pare Draco ha avuto doppiamente ragione, aspettate due gemelli entrambi maschi.» Disse Severus.
Lucius era rimasto in disparte, ma quando sentì che sarebbe diventato nonno di due gemelli sbottò irritato. «Due gemelli, non si è mai visto un parto gemellare nel nostro casato, quella donna sta rovinando tutte le nostre tradizioni.»
«Suvvia Lucius, non è una tradizione così importante avere un solo figlio per ogni generazione. Io sono contenta di diventare nonna di due bambini.» Sussurrò Narcissa emozionata dalla bella notizia.
Anche Blaise e Theo ne approfittarono per fare un annuncio. Blaise e Pansy aspettavano un maschietto che sarebbe nato a giugno, mentre Daphne e Theo avrebbero dato alla luce una femmina ad agosto.
«Che bello» Disse Draco. «Una nuova generazione di serpeverde frequenterà presto Hogwarts.»
«Magari i nostri figli saranno Corvonero o Grifondoro.» Insinuò la riccia sorridendo.
«Non lo dire nemmeno per scherzo.»
Quella stessa sera quando Hermione e Draco si erano appena ritirati nella loro stanza Narcissa andò a trovarli.
«Sono davvero felice per la bella notizia che mi avete dato e vorrei farvi un dono. Nella mia famiglia c'è sempre stata la tradizione di chiamare i nostri figli con nomi di stelle e mi fareste un onore se vorrete continuare la tradizione. Questa è una mappa astronomica, magari troverete ispirazione per i nomi.»
«Ne sceglieremo uno a testa, per non far torto a nessuno.» Disse Draco. «Cosa ne pensi di Altair? È la stella più luminosa della costellazione dell'Aquila. È il mio patronus e dopotutto il grifone è metà aquila e metà leone quindi sarebbe sia una parte di me che una di te.» Suggerì l'uomo.
«Mi sembra un nome stupendo! E tu cosa ne pensi di Scorpius? Come ricordi al mio sesto anno ho cambiato il mio patronus, che adesso è un serpente. Nei miti antichi lo scorpione e il serpente sono sempre stati legati, in alcune culture hanno lo stesso significato, quindi se lo chiamassimo Scorpius anche lui  sarebbe sia una parte di me che una parte di te, visto che la tua Casa era serpeverde. Scorpius è il nome di una costellazione, quindi rispetteremmo la tradizione di tua madre, visto che stiamo già rompendo quella della casata Malfoy di un unico erede.» Suggerì Hermione
«MI piace. Si chiameranno Scorpius e Altair.» Concluse Draco prima di abbracciare sua moglie e baciarla con passione. «Grazie Hermione, grazie per tutto.»


L'Hermione del presente aveva guardato con occhi rabbiosi Narcissa quando gli aveva donato la mappa astronomica. «Come può essere stata così falsa. Sai allora ci ero caduta nel suo inganno, avevo pensato che fosse davvero felice per la nascita dei nostri figli e che con lei avrei potuto  ritrovare un po' di calore famigliare. Sono stata veramente una stupida.» Disse amara.
«Non sempre le cose sono come sembrano mia cara.» Rispose enigmatico. Poi le prese la mano e la condusse fino al camino più vicino. «Per la nostra prossima destinazione avremo bisogno di una Metropolvere particolare.» Disse tirando fuori una polvere blu scintillante, per poi scomparire con Hermione dentro al camino.

Quando uscirono  di nuovo dal camino si ritrovarono sempre nella residenza dei Malfoy.
«Come mai siamo sempre qui? Hai perso forse i tuoi poteri e non riesci più a portarci via?» Chiese ansiosa Hermione.
«Siamo nello stesso posto, ma in un tempo diverso.» Rispose criptico Sirius.
La donna si guardò intorno senza riconoscere il ricordo che lo spirito voleva fargli vedere. «Forse hai sbagliato qualcosa, non riconosco questa scena.»
«Forse non la riconosci perché non l'hai mai vissuta. Questo è quello che sta succedendo questo Natale nella residenza dei Malfoy.» Rispose il fantasma.
Hermione non poteva assistere a quello spettacolo non sarebbe riuscita a sopportarlo. Così senza guardandosi indietro cominciò a correre verso la porta dello studio di Draco, per poter uscire da quel luogo il più presto possibile. Non appena uscì dalla stanza si ritrovò catapultata indietro.
«Come ti ho già detto molte volte, è un regalo che non puoi rifiutare amica mia.»  Disse Sirius.
Rassegnata la donna si mise ad osservare la scena che il fantasma le voleva mostrare.

Draco era seduto alla scrivania, stava controllando dei documenti, quando sua madre entrò nella stanza. «Draco tra poco gli ospiti saranno qui. Vai a prepararti per la cena.»
«Non sono nello spirito giusto per ricevere visite. Dovresti intrattenere tu gli ospiti, visto che sei stata tu ad invitarli.» Disse l'uomo amaro.
«Puoi cercare di sforzarti. È la vigilia di Natale, cerca di entrare nello spirito almeno per Scorpius.» Provò a convincerlo Narcissa.
«A proposito di Scorpius, hai comprato i regali che aveva chiesto a Santa Claus?» Chiese il pozionista.
La donna abbassò gli occhi dispiaciuta. «Non ho potuto realizzare il suo desiderio, mi dispiace.»
«Madre, mio figlio non ha mai avuto grosse pretese, volevo che avesse qualsiasi cosa desiderasse. Penso che ci possiamo permettere di accontentarlo, non credi?» La rimproverò il pozionista.
Narcissa senza dire una parola gli porse la lettera del nipote.
Quando vide lo sguardo di Draco rabbuiarsi Hermione gli si avvicinò per leggere la missiva. Era così surreale essere di nuovo accanto all'unico uomo che avesse mai amato. Erano passati quattro anni dall'ultima volta che lo aveva visto e l'uomo sembrava cambiato. Un accenno di barba gli era spuntata sul viso ma non gli dava un'aria trasandata, anzi, lo rendeva ancora più affascinante. Lo sguardo invece si era affilato e incupito, ricordava vagamente il ragazzino dei primi anni di Hogwarts. Quegli occhi, Hermione lo aveva capito molti anni prima, nascondevano un uomo triste che sa di non poter avere l'unica cosa che veramente desidera.  Quello che voleva ardentemente il bambino a Hogwarts era una vita famigliare più serena. La grifona si chiedeva cosa desiderasse invece l'uomo che aveva davanti.
Quando anche lei lesse la lettera una lacrima le solcò il viso scendendo a tradimento fino alla gota.


Caro Santa Claus,
So di non essere stato un bambino molto ubbidiente quest'anno ma spero comunque che tu non mi abbia messo nella lista dei cattivi. Anche se ci sarebbero tanti giochi che mi piacerebbe ricevere da te avrei un desiderio più grande.
Potresti far tornare la mamma per favore? Vorrei tanto poterla conoscere. Sai papà teneva una sua foto nel suo studio, prima che scoprisse che andavo a guardarla, adesso è sparita.. Ha degli occhi così dolci la mia mamma, è sicuramente molto buona e forse se tornasse papà smetterebbe di avere lo sguardo così triste.
Se la fai tornare cercherò di essere più ubbidiente e non ti chiederò altri regali per i prossimi quattro, anzi facciamo cinque anni.
Scorpius Malfoy


«Potresti andarla a cercare.» Disse Narcissa spezzando il cupo silenzio che era sceso nella stanza.
«Lei ci ha abbandonato, e per di più ha fatto in modo che io non potessi andare a cercarla, mettendomi contro il Ministro della Magia. Mi ha imposto la sua scelta.» Rispose l'uomo con amarezza.
«Non ti preoccupare per Scorpius, questo Natale avrà una bellissima scopa giocattolo. Si alza da terra solo di venti centimetri quindi se anche cadesse non si farebbe male. Il bambino ne ha parlato per settimane e quindi sono sicura che gli piacerà. Tuo padre ha deciso di regalargli anche una spada, vuole farlo cominciare ad allenarsi a duello.» Disse Narcissa chiudendo quell'argomento tanto doloroso.
«Spero che sia una spada di legno. Scorpius ha solo cinque anni e non vorrei che si facesse male. Per la scopa hai fatto bene, sono sicuro che il piccolo apprezzerà»
«No la spada è vera, ma non è affilata. Sai come la pensa tuo padre...»
«Scorpius è mio figlio e non ho intenzione di rischiare che si faccia male.» Precisò Draco con fermezza.
Proprio in quel momento il piccolo entrò nella stanza. «Papà!»  Disse il bambino correndogli incontro. «Stanotte arriva Santa Claus! Io e nonna abbiamo preparato i biscotti e gli metteremo anche un bicchiere di latte e le mele per le renne»
Hermione osservava rapita il figlioletto che non vedeva da quattro anni. Era cambiato così tanto dal fagottino che aveva abbandonato nella culla. Hermione sapeva che sarebbe stato più esuberante di Altair, più simile a Draco che a lei. L'unica cosa di cui era felice la donna era di non aver dovuto scegliere lei quale figlio abbandonare, non sarebbe mai riuscita a compiere una scelta del genere.
Draco lo prese in braccio scompigliandogli i capelli  «Bravissimo campione! Sono sicuro che Santa apprezzerà. Sai volevo dirti una cosa a proposito di Babbo Natale. Sebbene lui sia molto potente purtroppo non riesce sempre a realizzare i desideri che abbiamo. Se per caso non riuscisse a esaudire le tue richieste promettimi che non ci rimarrai troppo male e non smetterai di credere in lui.»
Il bambino ci pensò su qualche istante e poi annuì serio con il capo. «D'accordo papà, te lo giuro.»
«Ora vai di sopra a cambiarti, fra poco arriveranno Edward ed Eloise. Domani ti prometto che ti porterò a fare un bel giro a bordo della mia scopa.»
«Grazie papà! Vado subito a cambiarmi.» Rispose il bimbo uscendo come una furia dallo studio.
«Vado ad aiutarlo, spero che andrai a cambiarti anche tu.» Disse Narcissa inseguendo il bambino.
Draco rimasto solo aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una foto di Hermione.
«Buon Natale Altair, buon Natale Hermione. Spero che stiate bene ovunque voi siate.» Disse accarezzando la foto della donna.
«Buon Natale Draco» Rispose Hermione con gli occhi lucidi, cercando di accarezzare i capelli dell'uomo. L'uomo si alzò e uscì dalla stanza.


La donna si sentì avvolgere dalle fredde braccia del fantasma.
«Vieni, dobbiamo andare.» Le disse.
«Quanto durerà ancora questo “dono” Sirius?» Chiese Hermione stravolta dalle mille emozioni che aveva provato quella notte.
«C'è solo ancora un posto dove ti porterò amica mia.» Rispose passando una catenella attorno alla donna.
Hermione guardando la catenella vide il pendaglio che era attaccato, un “Giratempo”. Il gioiello era diverso da quello che aveva usato a Hogwarts, era di color argenteo e la polvere nella clessidra era dello stesso blu di quella usata da Sirius nel camino.
«Dobbiamo tornare nuovamente nel passato?»
«Abbiamo già visto quello che dovevamo vedere nel passato, questo è un Giratempo particolare.» Rispose il fantasma girando la clessidra fino ad attivare il monile.

Quando riaprì gli occhi, Hermione vide uno sterminato prato verde. In fondo al campo riconobbe Altair che teneva la mano ad una sconosciuta. La donna aveva una spilla che la identificava come membro del Ministero. Man mano che si avvicinò vide che suo figlio guardava con le lacrime agli occhi una lapide, la sua lapide. Non riusciva a scorgere la data della sua morte ma Altair sembrava che avesse più o meno cinque anni.
La donna si voltò verso Sirius. «Morirò quest'anno? È questo che volevi farmi capire?»
L'uomo non le rispose ma con gesto della mano cambiò la scena molte volte.  Il soggetto era sempre lo stesso: il suo funerale. Ma nei vari scenari cambiava l'età di Altair, lo aveva visto ragazzino e poi uomo adulto. In tutti gli scenari il figlio era sempre solo, a parte l'impiegata del Ministero che lo teneva per mano negli scenari in cui era un minore.
Sirius cambiò nuovamente la scena e questa volta Hermione riconobbe il Manor e vide Narcissa, molto più vecchia di quanto la ricordasse. La donna era vestita di nero.
«Scorpius, è ora di andare. Sei pronto?»
Un giovane uomo, molto simile a Draco scese le scale. «Ho troppo da lavorare nonna, ho deciso di non venire.» Rispose impassibile.
«Come puoi pensare al lavoro in un momento simile? È il funerale di tuo padre!» Chiese la donna.
«Penso che papà apprezzerebbe la mia dedizione al lavoro. Adesso scusami, sono in ritardo per un appuntamento.» Disse freddamente, dirigendosi poi al camino per smaterializzarsi.

Sirius guardò la grifona. «Non è ancora scritta la data della tua morte o quella di Draco, ma se non cambierai quello sarà il futuro che attende i vostri figli. Due ragazzi soli al mondo che non riusciranno ad instaurare mai un vero rapporto con nessuno. Scorpius diventerà una perfetta copia di Lucius.
È questo quello che vuoi Hermione? »
«Ma certo che non voglio che succeda questo, ma non c'è niente che possa fare per cambiare le cose!» Gridò la donna con le lacrime agli occhi.
«C'è sempre qualcosa che si può fare amica mia. Forse un giorno avrai la possibilità di cambiare il vostro destino. Spero che sarai così intelligente da coglierla.» Rispose il fantasma soffiandole poi in faccia un po' della polvere blu.
Quando riaprì gli occhi Hermione si accorse di stare ancora piangendo. Altair era salito sul suo letto e la guardava preoccupato.
«Mamma, stai male? Ho sentito che gridavi... perché piangi?» Gli chiese asciugandogli una lacrima che era caduta sulla gota.
«Altair» La donna lo strinse forte tra le braccia. «Mamma sta bene, ha avuto solo un brutto incubo.»
«Ti difendo io!» Disse il bambino impugnando la spada di legno da cui non si separava mai in quel periodo.
«Grazie tesoro mio.» Rispose baciandogli la fronte.
«Se vuoi potrei dormire con te stanotte. Così potrei tener lontano gli incubi cattivi.» Propose il bimbo.
«Mi sembra un ottima idea, sono sicura che con te vicino gli incubi non torneranno a farmi visita.» Disse la donna scostando le coperte per farlo accomodare.
Pochi istanti dopo il bimbo si addormentò, mentre Hermione non riusciva più a riprendere sonno, troppo provata dalle immagini che aveva visto.  Quello era stato sicuramente un incubo. Si ripeteva cercando di razionalizzare la situazione. Doveva smettere di leggere racconti così cupi a Natale, si era fatta influenzare.
Non appena l'alba spuntò prese un foglio di carta e scrisse un biglietto che affidò ad un gufo.
Draco quella mattina si era alzato presto e quando arrivò nel suo studio vide un gufo fuori dalla finestra che lo aspettava. Non appena gli aprì l'animale gli porse la zampa e gli consegnò la missiva per poi volare via senza nemmeno aspettare il cibo con cui essere ricompensato.
Il biglietto recitava un'unica frase e non era firmato

Buon Natale Draco

L'uomo riconobbe la calligrafia e sorrise guardando il sole che faceva capolino in cielo. Se il suo augurio era arrivato a destinazione forse c'era ancora speranza per il futuro. Quel giorno si crogiolò in quell'auspicio.



Come avrete notato il capitolo non aggiunge molto alla storia presente. (Ci spiega più che altro in che circostanza Hermione aveva già incontrato il fantasma di Sirius) Ma penso che faccia capire la profondità del legame che univa Draco ed Hermione.
Vi lascio augurandovi un 2015 pieno momenti fantastici e spero che tutto quello che desiderate per quest'anno si possa realizzare.
Un abbraccio e a presto
Lyn

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Capitolo 14
*** Un Brusco Risveglio ***


Buongiorno a tutti e felice week end.
Il titolo prende ispirazione oltre che da quello che succede ai nostri personaggi nel capitolo, anche da quello che sta succedendo alla sottoscritta. Ho sempre catalogato i miei sogni e i miei desideri in due categorie. Quelli irrealizzabili e quelli che pensi che prima o poi riuscirai a realizzare. Scoprire che uno di quelli più importanti che avevi fatto sta traslocando velocemente dalla categoria fattibile alla categoria chimera è veramente un “Brusco Risveglio”.
Scusate lo sfogo…
Vi lascio alla lettura del capitolo sperando che sia di vostro gradimento.
Lyn

 
Capitolo 14
Un Brusco Risveglio

Harry messo alle strette decise di ubbidire al Ministro. «D'accordo, ma penso che stiamo commettendo un grave errore. Mi dispiace Draco, sono sicuro che chiariremo tutto al più presto.» Disse avvicinandosi.

Draco stava per uscire dalla stanza della grifona seguito da un alquanto imbarazzato Harry quando la voce del Ministro li fermò: «Auror Potter non dimentica niente? Di solito non si usa disarmare i sospettati e ammanettarli? Mi sorprendo di lei, non è più un novellino.»
Draco consegnò ad Harry la bacchetta. «Potremmo evitare almeno le manette? Fuori ci sono i miei figli e non vorrei spaventarli troppo.» Chiese il pozionista preoccupato.
«Innanzitutto le ricordo che lei ha solo un figlio e non due. Altair Granger è stato tolto dal suo stato di famiglia. Comunque mi spiace ma le regole sono queste e se l'Auror Potter ha qualche problema a eseguire gli ordini posso sempre chiamare un sostituto.» Sibilò freddo il Ministro.
Draco indurì lo sguardo e porse i polsi all'Auror. «Non è certo quello che c'è scritto all'anagrafe a decretare quanti figli ho! Avanti, fai il tuo lavoro Potter»
Harry, imbarazzato per tutta quella faccenda, lo ammanettò: «Questa manette sono incantate, inibiscono la magia involontaria, se ti senti un poco stordito non ti preoccupare, è normale.»
Quando uscirono dalla stanza, i ragazzi, seduti poco distante dalla porta, notarono subito le manette ai polsi del padre, e si alzarono per precipitarsi dal genitore. Fu Theo, ricevendo un'occhiata dal pozionista, a bloccarli prima che si avvicinassero troppo.
Blaise si alzò, avvicinandosi all'amico. «Di cosa accusate il signor Malfoy?» Chiese senza troppi preamboli l'uomo.
«Non sono certo tenuto a risponderle signor Zabini.» Rispose seccato il Ministro.
Blaise, che di mestiere faceva l'avvocato, ed era considerato da tutti il Principe del Foro nel mondo Magico, non si fece intimidire dalle parole dell'uomo. «Sono sempre stato l'avvocato del signor Malfoy, quindi se state arrestando il mio cliente ho il diritto di sapere di cosa lo accusate.»
«Aggressione e tentato omicidio.» Sibilò spavaldo il Ministro.
«Aggressione e tentato omicidio di chi? L'unica persona contro cui ha combattuto Draco è Tiger e le sue azioni dovrebbero essere considerate di autodifesa.»
«Della signora Granger. Nessuno può testimoniare cosa sia realmente successo stamattina, Tiger è sempre stato della vostra cricca, penso che si possa essere messo d'accordo con il suo cliente per togliere di mezzo l'ex moglie.» Rispose testardamente l'uomo.
«Ma tutto questo è veramente ridicolo. State arrestando il mio cliente per delle supposizioni?» Chiese l'avvocato.
«Non è necessario avere le prove, essendoci rischio di fuga da parte del signor Malfoy, la legge prevede che possa essere trattenuto per quarantotto ore a scopo preventivo. Dovrebbe ricordarlo visto che è il suo lavoro.» Sibilò il Ministro.
I ragazzi, seppur tenuti a distanza da Theo, avevano sentito tutto. «Non è vero. Papà ha salvato la mamma, non l'ha aggredita.» Disse Altair d'impulso.
Il Ministro si soffermò a guardare i ragazzi, notando che erano entrambi presenti. «Siete troppo piccoli per poter capire. » Disse con sufficienza. «Chi di voi è Altair Granger?» Domandò poi.
«Io» Rispose Altair.
«Essendo tua madre priva di conoscenza e non avendo tu nessun tutore sono costretto ad accompagnarti in una struttura, fino a quando tua madre non si sveglierà. Ti accompagnerò io stesso.» Disse cercando di usare un tono meno affilato. «Scorpius Malfoy invece, essendo il signor Zabini il suo tutore, verrà affidato a lui.»
«Potrei prendermi carico anche di Altair, per me non sarebbe un problema.» Propose Blaise guardando negli occhi il suo migliore amico.
«Questo ve lo potete levare dalla testa. Non affiderò il ragazzo ne a lei ne al signor Nott. Siete troppo amici dell'imputato per potermi fidare.»
Harry reagì d'istinto e dopo aver guardato negli occhi Malfoy disse: «Se lei è d'accordo, potrei prendermi cura io di Altair finché Hermione non si sarà rimessa. Il ragazzo è amico di entrambi i miei figli e penso che potrebbe essere la soluzione meno traumatizzante per lui.»
L'uomo ci pensò su qualche istante ma poi decise di acconsentire alla richiesta dell'Auror, dopotutto il suo intento era solo quello di salvaguardare la sicurezza del giovane Granger e non di traumatizzarlo. «D'accordo mi sembra una soluzione ragionevole. Avverta sua moglie e gli chieda di venire a prendere il ragazzo.»
Draco si avvicinò all'orecchio di Harry e  per la seconda volta in quella lunga giornata ringraziò l'uomo per il suo intervento.

Quando arrivarono al comando degli Auror Harry portò Draco nella stanza degli interrogatori, voleva approfittare che il Ministro fosse rimasto in ospedale ad aspettare l'arrivo di Ginny per parlare liberamente con l'ex serpeverde.
Appena entrati nella stanza tolse le manette incantate dai polsi di Draco e lo vide subito sospirare di sollievo.
«Mi dispiace averle dovute usare. So che la loro magia è molto forte e portarle per tanto tempo può causare fastidio e stanchezza.»
«Penso che la tua sia stata la scelta migliore.» Disse il pozionista massaggiandosi i polsi intorpiditi. «Se avessi continuato a ignorare gli ordini del Ministro sicuramente saresti stato rimosso. A quanto pare ti sono debitore, grazie per esserti proposto come tutore temporaneo di Altair, non avrei sopportato che finisse in orfanotrofio»
«Non avrei mai permesso che il figlio di Hermione finisse in un posto come quello! Ora però dobbiamo trovare il modo per provare la tua innocenza. Non voglio essere invadente ma sei sicuro che Hermione non ti abbia detto o fatto capire il motivo per cui ti ha lasciato anni fa? Da quello che dice il Ministro sembra quasi che tu l'abbia minacciata in qualche modo, ma sono sicuro che ci sia un'altra spiegazione.» Disse convinto il giovane Auror.
Draco aveva pensato per tutto il tragitto, dall'ospedale al comando degli Auror, se fosse il caso di rivelare a Potter quello che aveva appreso poche ore prima. Dopo un'attenta riflessione aveva deciso di aspettare qualche giorno e vedere se Hermione avesse ripreso conoscenza. Se anche avesse rivelato il ruolo di Lucius nella fuga della donna difficilmente sarebbe stato creduto, il Ministro avrebbe pensato che quel piano fosse stato ordito da lui con l'aiuto dei suoi genitori, complicando ulteriormente la già critica situazione. Sicuramente l'uomo non avrebbe creduto che lui non fosse a conoscenza dei piani del padre, l'unica strada percorribile sembrava quindi sperare che Hermione si svegliasse al più presto, chiarendo la sua posizione.
Riportando l'attenzione sull'Auror rispose: «Purtroppo non so esattamente cosa abbia detto Hermione al Ministro. Io in quel periodo stavo facendo un tirocinio per iniziare a lavorare al Ministero e quando sono tornato da quel viaggio lei mi ha comunicato le decisioni che aveva preso... » Dopo un breve silenzio il pozionista fece una constatazione che da diversi minuti gli ronzava in testa. «Da come ti comporti sembra che tu mi creda quando dico che non ho nulla a che fare con l'aggressione ad Hermione.»
L'Auror annuì a quella constatazione.  «La cosa ti stupisce.» Anche quella sembrava più un’affermazione che una domanda.
«Si» Confermò l'uomo. «Non che non mi sia accorto del tuo cambiamento nei miei confronti degli ultimi tempi, ma non pensavo avresti creduto a me, dopotutto tu e il Ministro Shacklebolt siete sempre stati legati...»
«È vero, da quando ti ho rivisto l'anno scorso nello studio di Silente ho cambiato l'opinione che avevo su di te. Già poco dopo la fine della guerra mi ero ricreduto sia su Hermione che sul tuo conto, ma non sono  riuscito veramente a elaborare un'opinione su di te fino all'anno scorso. Tuttavia questo non sarebbe stato sufficiente a persuadermi della tua innocenza. La verità è che vi ho osservato stamattina, tu ed Hermione intendo, e sono sicuro di una cosa: Lei non aveva timore di te, anzi sembrava trarre conforto dalla tua vicinanza. Se veramente quello che dice  Shacklebolt fosse vero, stamattina Hermione non sarebbe riuscita a interagire così con te. Per questo motivo sono sicuro che tu sia innocente.» Spiegò Harry. «Sai quando eravamo a Hogwarts ero sempre troppo preso dalla lotta contro Voldemort per accorgermi che qualcosa tra voi due era cambiato negli ultimi anni. Se fossi stato più attento non mi sarei stupito così tanto quando Hermione mi ha rivelato della vostra relazione.»
«Per fortuna allora non te ne sei accorto prima, non oso pensare come avresti reagito se avessi colto i segnali che inavvertitamente lasciavamo. Severus ci ha rimproverato spesso per non essere stati abbastanza prudenti, una volta ha minacciato Hermione di Oblivarla…» Rispose Draco sorridendo agli infiniti ricordi che gli tornavano in mente.
«Vista la reazione che ho avuto alla fine della guerra probabilmente non avrei avuto una bella reazione! Dopotutto pensare che la mia migliore amica avesse una relazione con un sempreverde furetto platinato era abbastanza inconcepibile per me a quei tempi» Disse Harry con una smorfia di disappunto dipinta in volto.
«Piano con gli insulti Potter, è vero in questo momento sei in una posizione di vantaggio ma alla fine di tutta questa faccenda potrei sempre trovare il modo per farti rimangiare le parole che hai appena detto.»
Quasi senza rendersene conto scoppiarono a ridere insieme, come due vecchi amici che ricordano i tempi passati.

«Sono preoccupato per Altair, è molto emotivo e penso che questa faccenda l’abbia veramente sconvolto. Digli che andrà tutto bene e che non deve preoccuparsi e cerca di farlo distrarre, per quanto è possibile.» Chiese Draco tornando serio in viso.
«Non ti preoccupare, mi prenderò cura di lui. Per adesso dovrei riuscire a farti trattenere nelle nostre celle interne. Visto che il tuo è un arresto allo solo scopo cautelativo non dovrebbero mandarti ad Azkaban. Molti degli ospiti della prigione hai contribuito anche tu a farli arrestare e sono sicuro che loro non l’hanno dimenticato e che non vedono l’ora di fartela pagare.»
«L’interrogatorio è finito.» Disse Blaise Zabini entrando nella stanza. «Auror Potter sa che il suo comportamento è molto irregolare. Visto che era a conoscenza che il signor Malfoy era patrocinato da me doveva aspettare il mio arrivo per fargli delle domande. Ora la prego di uscire in modo che possa conferire privatamente con il mio assistito.»
«Vi lascio soli.» Rispose Harry uscendo dalla stanza.
Blaise aspettò che l’Auror chiudesse la porta prima di continuare. «Questa volta la Granger ti ha messo proprio in un bel casino amico.»
«Non essere ridicolo Blaise, non è certo colpa di Hermione se sono in questa situazione. Lei è priva di conoscenza in ospedale in questo momento.» Rispose con stizza il pozionista.
«Beh indirettamente è colpa sua, se non avesse raccontato tutte quelle bugie a Shacklebolt undici anni fa in questo momento tu non ti troveresti qui. Comunque adesso dobbiamo concentrarci sul modo per farti uscire. Non hanno prove e penso che fra due giorni saranno costretti a rilasciarti, ma vorrei cercare di farti uscire di qui al più presto. Sei riuscito ad avere qualche risposta dalla grifona ieri sera dopo che siamo andati via?»
«No, Hermione non ha voluto spiegarmi nulla su quello che è successo undici anni fa. Abbiamo cercato di metterci d’accordo su come gestire la situazione ora che i ragazzi si sono conosciuti.» Rispose vago Draco.
«Mi stupisci credevo che non stessi aspettando altro che riuscire a rivederla per poter conoscere finalmente per quale motivo era scappata via. Non pensavo certo ti saresti arreso così in fretta! Per quale motivo i ragazzi sono scappati nel cuore della notte? Stamattina non me lo hai nemmeno spiegato.»
«Ci hanno sentito discutere e le condizioni che Hermione ha messo per permettermi di poter essere presente nella vita di Altair non gli sono piaciute.»Spiegò il pozionista.
«Lei ha messo delle condizioni? E quali sarebbero queste condizioni?» Chiese l’avvocato stupito che l’amico non l’avesse avvertito quando la sua ex moglie gli aveva imposto delle condizioni.
«Non voleva che io riconoscessi Altair e non voleva che i miei genitori o Elisabeth avessero a che fare con lui»
«Avresti dovuto chiamarmi, magari sarei riuscito a trovare qualche cavillo legale per costringerla a farti vedere tuo figlio senza accettare queste stupide richieste! Spero che quando si sveglierà la Granger non decida di tirarti qualche altro brutto tiro, la cosa non mi sorprenderebbe.»
«Sono sicuro che Hermione mi scagionerà.» Esclamò Draco senza esitazioni.
L’avvocato preferì non commentare l’ultima affermazione dell’amico, quella donna si era rivelata nel tempo la più grande debolezza per lui e Blaise aveva paura che questa volta avrebbe causato danni troppo grandi quando lo avrebbe abbandonato nuovamente.
«Ho tardato nell’arrivare qui perché sono andato a casa tua per affidare Scorpius a Pansy e poi ho dovuto recarmi in tribunale per ottenere una delega per Theo al ruolo di tutore dei tuoi genitori. Visto il modo in cui ti ha parlato il Ministro avevo paura che volesse revocare anche la libertà condizionata ai tuoi e Theo si è offerto come tuo temporaneo sostituto.»
«Grazie, mi dispiace di avervi coinvolto nei miei casini»
«Nessun problema, lo sai che per me e Theo tu sei un fratello. Tua madre l’ho vista molto agitata, voleva che accompagnassi lei e Lucius qui al comando»
«Digli di non fare nulla e rassicurali che entro due giorni al massimo sarò rilasciato» Chiese Draco.
«Cosa non dovrebbe fare tua madre? C’è forse qualcosa di questa storia che ancora non mi hai detto?»
«No, solo temo che essendo agitata per me, mia madre peggiori la situazione.» Rispose senza esitazioni.
Blaise sembrò credere alle parole dell’amico. «Non ti preoccupare la rassicurerò io. Se vuoi posso parlare anche con Elisabeth. Sai probabilmente la notizia del tuo arresto finirà sulla Gazzetta del profeta di domani.»
«Non chiamare Elisabeth Blaise, non è necessario.» Disse l’uomo adombrandosi in volto. «Prima ti ho mentito, stamattina abbiamo deciso di lasciarci, quindi non è più il caso che la contatti.»
«Lo sapevo. Quella donna è rientrata nella tua vita da poco più di ventiquattro ore e ha già fatto casini.» Sibilò a denti stretti l’ex serpeverde.
«Non era la persona giusta, tutto qui. Mi sono accorto che è troppo giovane e che vogliamo cose differenti.»
«E che non regge il confronto con la Granger…»
«Ti ripeto che non è questo il motivo. Tra l’altro Elisabeth ha minacciato mio figlio e non è questo il tipo di rapporto che cerco da mia moglie.» Rispose Draco dicendo una mezza verità. Quando aveva lasciato la fidanzata infatti l’uomo non sapeva della minaccia fatta ad Altair, ma Draco al momento non si sentiva pronto ad ammettere con nessuno quale era il vero motivo che l’aveva spinto a rompere con Elisabeth, nemmeno con il suo migliore amico.
«In che senso ha minacciato?» Chiese stupito l’amico.
«Ha detto ad Altair che se avesse fatto altre obiezioni all’idea del matrimonio lo avrebbe fatto trasferire a Durmstrang»
«Ora capisco la battuta della Granger.» Rispose Blaise. «Non che io trovassi Miss Grey particolarmente simpatica in ogni caso ti consiglio di non farti illusioni su Hermione. Io ricordo ancora come ti ha ridotto l’ultima volta che ti ha abbandonato e non voglio rivederti in quello stato. Adesso vado, prima che Shacklebolt arrivi e dia di nuovo fuori di matto.»
«Non ti preoccupare per me, saprò cavarmela. Piuttosto sono preoccupato per i ragazzi. All’apparenza è Altair quello più sensibile ma non bisogna sottovalutare nemmeno i sentimenti di Scorpius. Senti Potter e magari organizzati in modo che i ragazzi si possano incontrare, ti assicuro che contano molto l’uno sull’altro.» Disse il pozionista .
«Draco sinceramente tu ti fidi di Potter? Voglio dire ti ha appena arrestato»
«Blaise, non è stato lui a volermi arrestare, ha rischiato di farsi sostituire perché non voleva assecondare le richieste di Shacklebolt. Dagli fiducia, è una persona diversa rispetto a quattordici anni fa, non ha più nessun pregiudizio nei miei confronti.»
«D’accordo amico, farò in modo di far incontrare i ragazzi. Spero solo che la Granger si decida a svegliarsi in fretta, la sua testimonianza ci toglierebbe parecchie rogne.»

Hermione era in preda al panico. Dopo che Sirius le aveva chiesto di portare ad Harry il suo messaggio era scomparso e non le aveva nemmeno spiegato come poteva riuscire a risvegliarsi. Quanto tempo era passato? Si chiedeva la donna. Aveva il presentimento che stesse accadendo qualcosa di brutto e doveva svegliarsi per risolvere la situazione, ma non sapeva come fare.
Sirius aveva ragione, lei non era più la persona coraggiosa di un tempo. Era diventata una codarda, sicuramente se le avessero messo il Cappello Parlante addosso in quel momento non sarebbe mai stata smistata a Grifondoro. A pensarci bene nessuna Casa di Hogwarts l’avrebbe accolta per come era diventata. Non aveva più la correttezza che contraddistingue Tassorosso, altrimenti non sarebbe riuscita ad ingannare Draco, facendo del male a lui e ai suoi figli. Non si sentiva più tanto saggia da essere ammessa nella Casa di Corvonero, o tanto astuta da poter essere accolta nella Casa di Salazar, dopotutto Lucius l’aveva ingannata e lei non aveva sospettato nulla, era stata una sciocca, la paura l’aveva bloccata. I terribili ricordi di quello che aveva subito, il solo sentir nominare Bellatrix, l’aveva bloccata, l’aveva fatta scappare.
Doveva concentrarsi e capire in che modo avrebbe potuto uscire da quella finzione e tornare alla realtà. Forse doveva solo ripetersi che tutto quello che la circondava non esisteva. Solo il pensarlo le faceva provare un gran dolore nella testa.
Aveva creato un’illusione troppo complessa e non poteva distruggerla con un solo pensiero. Hermione si mise a fissare la teiera davanti a se pensando intensamente che quell’oggetto non era reale e dopo qualche minuto la teiera scomparì. La donna sorrise, aveva trovato il modo per svegliarsi, avrebbe dovuto concentrarsi su tutti i particolari di quella stanza ed eliminarli uno ad uno. La donna era sicura che in quel modo sarebbe riuscita a svegliarsi. Guardandosi intorno capì che ci sarebbe voluto molto tempo prima di riuscirci.

Altair era rimasto in silenzio da quando Ginny era venuta a prenderlo in ospedale. Quel giorno ne erano successe davvero troppe. La donna lo aveva accompagnato nella stanza di James, aveva pensato che fosse la cosa migliore farli dormire insieme, non se la sentiva di lasciare Altair da solo dopo tutto quello che aveva passato quel giorno. Quando fu pronta la cena chiese al figlio di andare a chiamare il loro ospite.
«Altair, è pronta la cena.» Disse il ragazzo dopo essere entrato nella sua stanza.  Il cercatore francese non aveva dato segno di averlo sentito. Se ne stava al buio, seduto sul davanzale e guardava fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri.
Quando James si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla lui sussultò spaventato dal tocco improvviso. «Ehi, è pronta la cena. Vieni, scendiamo di sotto.»
«Potresti scusarmi con tua madre. Ho lo stomaco chiuso e preferirei rimanere qui.» Disse Altair senza distogliere lo sguardo dal panorama.
Il giovane Potter preferì non insistere e andò a riferire ai genitori quello che gli aveva chiesto l’amico.
Dopo qualche minuto fu Harry ad andare nella stanza del figlio a parlare con il ragazzo.
«Altair, James mi ha detto che non hai fame. Posso capire che questa giornata sia stata molto shoccante per te, ma digiunare non aiuterà nessuno. Non sarà d’aiuto a tua madre in ospedale e non aiuterà nemmeno tuo padre.»
«Signor Potter, lei pensa veramente che mio padre sia coinvolto nell’aggressione? Quell’uomo ha detto che papà e l’aggressore della mamma potevano essere d’accordo.» Chiese preoccupato il ragazzo.
«Sono sicuro che tuo padre non c’entra nulla. Quello che è successo è tutto un equivoco e non appena tua madre si sveglierà tutto verrà chiarito.» Cercò di rincuorarlo l’Auror.
«E se non si svegliasse più? Papà rimarrebbe in prigione?»
«Hermione è una persona molto forte. E’ Solo questione di tempo, vedrai che si risveglierà. In ogni caso tuo padre non potrà essere trattenuto in eterno, entro al massimo quarantotto ore verrà rilasciato. Ora che ne dici di scendere a mangiare qualcosa? Sai tuo padre si è molto raccomandato che tu non ti lasciassi andare e mi spiacerebbe farlo preoccupare domani quando lo vedrò dicendogli che hai deciso di digiunare.»
«D’accordo, proverò a mangiare qualcosa.» Acconsentì il ragazzo dirigendosi alla porta.

Il giorno dopo Blaise ed Harry si erano incontrati e l’Auror aveva raccontato come stava prendendo  la situazione Altair. Avevano deciso di comune accordo di far incontrare i ragazzi. Pansy avrebbe accompagnato Scorpius e Edward a casa Potter in modo che i ragazzi potessero passare del tempo insieme. Anche Daphne aveva deciso di accompagnare la figlia a casa di Harry. Aveva visto Eloise molto preoccupata in quei giorni e sapeva che, anche se era arrabbiata con i due gemelli, la situazione che stavano vivendo i ragazzi l’aveva turbata nel profondo e sperava riuscissero a chiarirsi.
I ragazzi tra loro non erano tutti amici e stare insieme nella stessa stanza provocava un certo imbarazzo. Per stemperare la tensione James propose di fare qualche tiro a Quidditch nel prato fuori casa, Grifondoro contro Serpeverde. Tuttavia dopo qualche minuto Altair si allontanò con una scusa e andò a rifugiarsi nella stanza di James. Lily si offrì di sostituire il cercatore francese. Anche se a scuola la ragazza non era nella squadra dei grifoni aveva ereditato la bravura in questo gioco da entrambi i genitori. Essendo solo in due per squadra decisero di non giocare con ruoli fissi ma di alternarsi all’attacco e nella difesa dei propri anelli.
Scorpius era rimasto stupito nello scoprire che la giovane Potter era una bravissima giocatrice di Quidditch. Se si fosse unita alla squadra di Grifondoro, gli avversari gli avrebbero dato molto filo da torcere il prossimo anno perché oltre ad essere molto brava la ragazza sarebbe stata una continua fonte di distrazione per lui. Scorpius approfittò che James ed Edward erano impegnati in un duello per assicurarsi la Pluffa per avvicinarsi alla giovane.
«Sei una continua sorpresa Lily, non sapevo sapessi giocare a Quidditch, e che per di più fossi così brava.»
La ragazza arrossì violentemente quando sentì il complimento del ragazzo.
«Mi hai sottovalutato Malfoy! Magari l’anno prossimo farò i provini per entrare in squadra.» Lo minacciò scherzosamente lei.
«Sono sicura che se facessi il provino potresti rubare il posto di cercatore a tuo fratello senza problemi. Ma preferirei che non lo facessi.»
«Posso chiederti come mai? Hai paura che potrei batterti?» Chiese ridendo la ragazza.
«Sicuramente mi batteresti. Sarei troppo distratto da te per concentrarmi sul boccino.» Sussurrò Scorpius, prima di allontanarsi.
Lei lo inseguì, non sapeva se poteva credere alle sue parole. Dopotutto l’ultima volta che il Serpeverde l’aveva lusingata in quel modo lo aveva fatto per estorcergli la parola d’ordine della sua Casa. «Ti stai prendendo gioco di me?» Chiese temendo la risposta.
Il ragazzo sembrò shoccato da quell’accusa. Per lui era stato molto difficile fare quella confessione, ma capiva il motivo per cui lei dubitasse delle sue parole. «Capisco che tu possa faticare a credermi ma ti assicuro che se ti trovassi come avversaria in partita sarei molto distratto e farei fatica a concentrarmi.» Ripeté il ragazzo sperando di essere creduto.
Avendolo guardato in faccia Lily si convinse della sincerità del ragazzo e gli sorrise. «In questo caso rifletterò seriamente se candidarmi per un posto in squadra l’anno prossimo.»
«Perché non chiedi anche di poter cambiare Casa, a Serpeverde saremmo lieti di avere una giocatrice come te.» Propose lui sorridendole.
«Troppo comodo Scorpius, io e te ci affronteremo su un campo da Quidditch.» Disse Lily con le labbra,  anche se i suoi occhi sembravano dire tutt’altro.
«Accetto la sfida Lily. Magari potremmo mettere in palio un premio per chi tra noi due vincerà questa sfida.» Disse sorridendole maliziosamente.
«Prima fammi entrare in squadra e poi scommetteremo.» Gli promise la giovane.

Eloise aveva seguito Altair quando il ragazzo si era allontanato. Nonostante non conoscesse così bene il cercatore francese, la ragazza percepiva il suo stato di malessere.
Quando lo vide entrare in una stanza da letto aspettò qualche minuto, ma quando vide che Altair  sembrava non si decidesse ad uscire, entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
«Ciao Altair.» Disse Eloise per segnalare la sua presenza.
«Ciao...» Rispose il ragazzo in un sussurro, senza voltarsi.
Eloise rimase qualche istante in silenzio, non sapeva come rompere il ghiaccio, ma voleva in qualche modo essergli di conforto.
«Capisco perché tu ti sia arrabbiata con me l'altro giorno.» Disse inaspettatamente il ragazzo.
«Sono stato un vigliacco a non rivelarti chi ero quando tu hai cominciato a confidarti. Mi merito il tuo disprezzo.»
«Altair io non ti disprezzo... Certo lo scoprire che tu e Scorpius vi eravate presi gioco di me mi ha fatto male. Chissà quante risate ti sei fatto dopo che hai sentito la mia patetica dichiarazione.» Disse avvicinandosi.
Il ragazzo si voltò di scatto, come inorridito dalle parole che aveva appena sentito. «Non potrei mai ridere per una qualunque dichiarazione, specialmente per la tua...» Rispose il ragazzo impacciato.
« Perché "specialmente per la mia"?» Domandò lei confusa. «Forse perché siamo amici?»
«No! Cioè non voglio dire che non ti considero una mia amica.» Disse sempre più in imbarazzo. «Mi sembra giusto essere sincero, così saremo sullo stesso piano. Tu mi piaci molto... »
«Se me lo stai dicendo solo per farmi piacere o perché io non mi senta in imbarazzo con te sappi che è una cattiveria!»
«No Eloise, è la verità e ti assicuro che sto correndo un grosso rischio a rivelarti questa cosa.»
«Un grosso rischio? In che senso scusa? Hai forse paura che Scorpius lo scopra e possa non approvare?» Domandò lei sempre più incerta.
«Veramente Scorpius lo sa già da un pezzo. Gli ho parlato di quello che mi ero accorto di provare per te già ad Hogwarts. Lui si è raccomandato di non farti soffrire se un giorno avessimo deciso di metterci insieme. Sai ti considera una sorella e non tollera che qualcuno possa farti soffrire. Mi ha detto che avrebbe fatto lo stesso discorso anche a te visto che sono suo fratello.» Gli spiegò Altair.
«Non capisco, se per Scorpius non ci sono problemi, di chi dovresti temere la reazione?»
«Tuo padre ieri quando ero in ospedale... Abbiamo parlato di quello che era successo tra noi l'altra sera quando ci hai schiaffeggiato. Gli ho chiesto se eri ancora tanto arrabbiata con noi e ci siamo messi a parlare. Ad un tratto penso che abbia capito che io provo qualcosa per te.»
«Cosa ti ha detto esattamente?» Chiese angosciata.
«Ha farfugliato un discorso sul fatto che è un tipo all'antica e che non gradisce che si entri nelle tue mutande.» Disse arrossendo violentemente.
La ragazza sgranò gli occhi imbarazzata. «Mi spiace che mio padre ti abbia rivolto quelle parole. Stasera mi sentirà per come mi ha messo in imbarazzo.»
«Lascia stare, in fondo è normale che si preoccupi per te. So che non bastano le mie parole per farmi perdonare, ma spero che mi darai la possibilità di conoscerti meglio... Se ne avremo l'opportunità intendo.» Aggiunse scurendosi in volto.
«Sono sicura che zio Draco verrà rilasciato al più presto. Non può aver fatto nulla di male a tua madre, non ci credo.» Lo rassicurò lei cercando di interpretare i suoi timori.
«Anche io ne sono convinto, ma sono preoccupato anche per la mamma. Ho paura che non si risveglierà, e io rimarrò solo.»
«Sono sicura che tua madre si risveglierà, ma se anche dovesse succedere la cosa più brutta tu non sarai mai solo. Hai Scorpius, tuo padre e potrai sempre contare su di me.» Rispose la ragazza arrossendo.
«Ieri ho capito che non c'è scritto da nessuna parte che io sono figlio di Draco Malfoy e il Ministro non gli premetterebbe mai di prendersi cura di me. Non dire niente a Scorpius per favore. Sicuramente è preoccupato per papà in questo momento e non voglio fargli pesare anche i miei problemi. Tanto più che si è sentito ferito per delle cose che nostra madre ha detto su di lui e ho paura che non gli farebbe piacere sapere che io sono preoccupato anche per lei.» Gli confidò il ragazzo.
«Non gli dirò nulla, hai la mia parola.»
Furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Dopo qualche istante Lily e Scorpius entrarono in stanza. Il Serpeverde vedendo che il fratello non tornava aveva chiesto a Lily di aiutarlo a cercarlo.
Ely capì che Scorpius voleva parlare con Altair e con la scusa di chiedere un aiuto con dei compiti alla grifona lei e Lily li lasciarono soli scendendo al piano di sotto.
«Mi stai evitando fratellino?» Chiese il serpeverde andando subito al punto.
Altair si girò verso di lui. «Non era mia intenzione evitarti...»
«Sei preoccupato per la sign... per nostra madre e avevi paura che se io l'avessi saputo ci sarei rimasto male..» Finì la frase per lui Scorpius.
Il ragazzo annuì senza parlare.
«Altair capisco la tua preoccupazione per nostra madre. Tu sei legato a lei, sei cresciuto conoscendo solo lei. Quando ieri hanno arrestato papà, io non ho potuto fare a meno di pensare che forse c'era un fondo di verità nelle parole del Ministro. Ma anche se questo fosse vero non riuscirei a non essere in pensiero per lui.»
«Scorpius anche io sono in pensiero per papà anche se sono sicuro che sia innocente. Il signor Potter dice che non possono trattenerlo più di quarantotto ore, vedrai che domani lo riabbraccerai.» Disse abbassando lo sguardo.
«Ho capito di cosa hai paura. Ma conosco papà e ti posso assicurare che non permetterebbe mai che tu fossi mandato in orfanotrofio. Non rimarrai mai solo.»
«Potrebbe non avere scelta...» protestò flebilmente lui.
Il serpeverde si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle del fratello costringendolo a guardarlo negli occhi. «Nessuno potrebbe mai costringere Draco Malfoy a stare lontano da uno dei suoi figli.»
«Ma come fai a sapere sempre cosa penso?» Si stupì Altair.
«Non so spiegartelo ma sento quando vieni ferito o stai male. Sarà perché siamo gemelli. In fondo anche tu sai sempre cosa penso, avevi capito quanto mi hanno ferito le parole di nostra madre senza bisogno che io te ne parlassi. Non evitarmi più, dimmi chiaramente quello che pensi senza paura che io ci possa rimanere male. Io per te ci sarò sempre e so che è la stessa cosa anche per te.»

Hermione si sentiva stanchissima, Si era concentrata su ogni elemento della stanza e li aveva cancellati tutti. Era riuscita con molto sforzo a eliminare anche la stanza e ora le sembrava di fluttuare nell'oscurità. Con un ultimo sforzo si concentrò sui suoi figli, sul fatto che voleva risvegliarsi per poterli riabbracciare. Non riuscì a trattenersi e si ritrovò a pensare anche all'ex marito e a quanto avesse voglia di rivedere anche lui. Finalmente si sentì risucchiata come se si stesse smaterializzando. Riaprire gli occhi le provocò un forte fastidio. Una luce forte le feriva gli occhi e faceva molta fatica a mettere a fuoco le cose che le stavano intorno.
Sentì una voce che la chiamava «Hermione, finalmente ti sei svegliata.» La voce le arrivava ovattata, come se giungesse da un’altra stanza. La donna sbatté gli occhi ripetutamente cercando di capire le parole della voce e a chi appartenesse. Una macchia rossa si avvicinò al viso della riccia e finalmente Hermione riconobbe l’amica. «Ginny» Sussurrò con voce flebile.
Aveva la voce impastata, il tempo che aveva passato incosciente le aveva seccato la gola e nel momento in cui aveva pronunciato quell’unica parola le era sembrato di avere della carta vetrata al posto della lingua.
La rossa intuì il disagio dell’amica e le passò sulle labbra un pezzetto di ghiaccio che le diede un sollievo immediato. «Con il ghiaccio dovrebbe andare meglio. Vorrei tanto poterti dare dell’acqua ma in casi come il tuo, in cui si è stati incoscienti per tante ore, è meglio andarci piano con i liquidi.» Le spiegò la donna.
La riccia dovette faticare molto per cercare nella memoria conferma alle parole di Ginny, ma in qualità di medico riconobbe che se avesse bevuto dell’acqua, come in quel momento il suo corpo le implorava di fare, si sarebbe sentita male. Si passò freneticamente la lingua sulle labbra per deidratarsi. «Grazie.»
La vista si era fatta finalmente più nitida e dopo qualche minuto la donna si sentì anche più sicura nel parlare. «I ragazzi?» Era rimasta male nel notare che Draco non era presente al suo risveglio. Era stata una stupida a farsi delle illusioni sul fatto che l’ex marito sarebbe stato al suo capezzale, aspettando che lei si svegliasse.
«Stanno bene.» Rispose la rossa con voce incerta.
Hermione si focalizzò sul viso dell’amica notando lo sguardo incerto. «Ginny, cosa è successo?» Chiese, emettendo un piccolo gemito per la fitta alla testa che l’aveva colta in quell’istante.
«Stanno bene, veramente!» Cercò di tranquillizzarla l’amica. «Vado ad avvisare i medici ed Harry che ti sei svegliata» Aggiunse per poi uscire velocemente dalla stanza.
«Aspetta» Disse la donna nel vano tentativo di fermarla e farsi spiegare cosa non andasse. Cercò di alzarsi ma un’altra fitta e un forte giramento di testa le impedirono di scendere dal letto.
Pochi istanti più tardi entrarono nella stanza due medici che cominciarono a visitarla e farle domande su come si sentisse. Dopo quasi un’ora di visite finalmente i dottori lasciarono la sua stanza raccomandandosi di non agitarsi o stancarsi troppo perché aveva subito un importante operazione al cervello.
Hermione si chiedeva cosa fosse successo ai ragazzi durante il giorno che era rimasta incosciente. Era sicura che l’amica le avesse tenuto nascosto qualcosa di importante, e si chiese perché era scappata dalla stanza in quel modo.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che Harry ed il Ministro erano entrati nella stanza.
«Signora Granger, sono felice che si sia risvegliata. Ero molto in pena per la sua salute.» Esordì  Shacklebolt avvicinandosi al letto della paziente.
La donna si chiese come mai il moro fosse andato a trovarla. «Ministro Shacklebolt, è un piacere rivederla.» Disse incerta.
Harry si avvicinò all’amica sorridendole. «Hermione ci hai fatto spaventare.
Ti chiederai il motivo della nostra visita. Avremmo bisogno di conoscere la dinamica dell’aggressione.»
«Pensavo che Draco avesse già chiarito la situazione.» Rispose perplessa. «Scorpius is era ferito alla caviglia e non poteva camminare. In un attimo di distrazione sono stata disarmata da Vincent Tiger che si nascondeva nell’ombra. Nel tentativo di proteggere mio figlio ho avuto una colluttazione con Tiger, dove ho battuto la testa. Draco è intervenuto salvandomi la vita.» Riassunse lei ancora intontita.
Il Ministro sembrò adombrarsi in volto a sentire il racconto. «Non ha per caso visto un cenno d’intesa tra il signor Malfoy e il signor Tiger. Magari si erano messi d’accordo per ferirla.» Ipotizzò testardamente il moro.
La donna corrugò la fronte infastidita da quella insinuazione. «Assolutamente no! Se non fosse arrivato Draco io sarei morta. Lui ha salvato la mia vita e quella dei nostri figli.»
«Penso che la dichiarazione della signora Granger sia sufficiente per noi. Direi che possiamo andare e lasciarla riposare.» Disse Harry sollevato.
«Ancora qualche domanda.» Insistette Shacklebolt. «Undici anni fa lei è venuta da me pregandomi di scioglierla dal legame magico con il signor Malfoy dicendomi che la vita di suo figlio sarebbe stata in pericolo se foste rimasti in casa dell’uomo. Mi ha anche convinto a negargli i suoi diritti paterni togliendo suo figlio Altair dallo stato di famiglia del suo ex marito. Rimango perplesso nell’ascoltare il resoconto della sua disavventura di ieri mattina. Lei non sembra più tanto impaurita dall’uomo con cui era sposata. Il signor Malfoy l’ha forse minacciata? Perché in questo caso posso assicurarle che non ha niente da temere perché è in stato di fermo da ieri al comando degli Auror e basta una sua parola per convalidare l’arresto.»
«Avete arrestato Draco?» Chiese sgomenta la donna. «Lui non mi ha fatto niente! Non mi ha mai fatto niente! Per favore andate subito a liberarlo.» Implorò agitandosi.
«Cosa vuol dire che non le ha mai fatto niente? Mi sta dicendo che undici anni fa mi ha mentito? Perché ha voluto che sciogliessi il suo legame con Malfoy? Mi risponda!» Domandò quasi urlando il moro.
Hermione aveva deciso di dire la verità all’ex marito di quello che era accaduto tanti anni prima, ma voleva che Draco lo sapesse dalla sua bocca e non che lo venisse a sapere dal Ministro o da Harry. La testa aveva cominciato a pulsare violentemente e la donna se la prese tra le mani gemendo. «Io.. Io» Farfugliò confusa.
«Me lo dica! Voglio sapere per quale futile motivo mi ha costretto a distruggere la famiglia di uomo! Me lo dica.» La incitò Shacklebolt prendendola per le spalle e scuotendola.
Harry si avvicinò per fermare il moro ma i medici richiamati dagli allarmi dei macchinari a cui era ancora collegata la donna entrarono e staccarono l’uomo dalla ragazza.
«Ero stato molto chiaro quando vi avevo detto di non agitare la paziente. Siete pregati di uscire subito e di non azzardarvi a tornare.» Disse il primario del reparto. «Il solo fatto che lei sia il Ministro della magia non le da il diritto di comportarsi in questo modo. Questo è un abuso di potere, raccomanderò alla signora Granger di sporgere denuncia nei confronti di entrambi.» Aggiunse guardandoli in viso.

Draco aveva passato le ultime ventiquattr’ore chiuso in quelle quattro mura. Le celle del comando degli Auror non erano molto confortevoli. Di solito i delinquenti si trattenevano al loro interno per poche ore quindi erano molto essenziali. Una branda formata da una lastra di metallo fissata al muro con dei bulloni e due catene. Sulla lastra c’era un sottilissimo materasso e una coperta. In un angolo una latrina per i bisogni corporei e un microscopico lavandino. Il pozionista non aveva mai pensato di essere un tipo particolarmente schizzinoso ma in quelle ore dovette ricredersi. Quella cella era veramente sudicia. Per Merlino sembrava che in quel posto nessuno conoscesse l’incantesimo “Gratta e Netta”. Aveva passato la notte in bianco seduto in un angolo della scomoda branda e non aveva ne toccato cibo ne usato il lavandino della cella, limitando il più possibile l’uso della latrina. Il risultato di quella segregazione era stato che aveva i capelli spettinati, vestiti sgualciti, una leggera barba sul viso e un cocente bruciore di stomaco dovuto ai due giorni in cui non aveva toccato cibo.
Harry aprì la cella ed entrò guardandosi in giro imbarazzato per lo stato in cui versava la stanza.
«Draco, mi spiace per la sistemazione che ti abbiamo riservato. Se vuoi seguirmi c’è una persona che vorrebbe parlarti.» Disse facendosi da parte per farlo passare.
«Se volete interrogarmi spero che abbiate chiamato Blaise perché non ho intenzione di rispondere a nessuna domanda senza la presenza del mio avvocato.» Chiarì il pozionista.
«Nessuna domanda tranquillo, parleremo solo noi. Tu non devi fare altro che ascoltare.»
L’Auror lo scortò nella stanza in cui avevano avuto il colloquio il giorno prima, dove trovarono il Ministro che li aspettava. Dall’espressione facciale il moro sembrava meno agguerrito del giorno precedente e anche un poco in imbarazzo.
«Signor Malfoy, prego si accomodi.» Disse indicandogli una sedia. «Posso farle portare qualcosa da bere?» Chiese cordiale.
Doveva essere sicuramente successo qualcosa dal loro ultimo incontro. Pensò l’uomo spiazzato dal cambio di atteggiamento. «No, la ringrazio, preferirei che andassimo subito al punto.»
«“L’equivoco” in cui è stato coinvolto ieri è stato chiarito, quindi lei è libero di andare. Mi spiace molto per il modo in cui è stato trattato e non la biasimerei se volesse sporgere denuncia contro di me o contro il corpo degli Auror per come è stato trattato. Ci tenevo a farle le mie più sentite scuse per l’accaduto e ha chiederle di essere clemente nei nostri confronti.» Disse il moro tutto d’un fiato con lo sguardo molto imbarazzato.
«Non ho motivo di sporgere denuncia… contro il corpo degli Auror visto che ieri il signor Potter ha espresso più volte il suo dissenso riguardo al modo in cui sono stato trattenuto SENZA PROVE. Tuttavia vorrei conoscere in che modo “l’equivoco” come lo chiama lei, è stato chiarito. Penso che sia il minimo visto il modo in cui sono stato trattato.» Sibilò l’ex serpeverde.
«La signora Granger si è risvegliata e ha confermato la dichiarazione fatta da lei sull’accaduto. Ha precisato che è stato solo grazie al suo intervento che lei e i vostri figli non sono rimasti uccisi. Ho interrogato la donna anche sulla dichiarazione che mi aveva fatto undici anni fa, quando mi ha chiesto di annullare la vostra unione. Purtroppo la donna, molto astutamente, ha finto un malore quando le mie domande si sono fatte più pressanti, ma mi sembra chiaro che all’epoca l’Eroina del Mondo Magico mi abbia ingannato perché voleva rescindere il vostro matrimonio. Le chiedo scusa anche per questa ingenuità ma le assicuro che quando la donna si sarà ripresa non ho intenzione di passare sopra l’accaduto.»
«In che senso ha finto un malore?» Chiese Draco guardando con la coda dell’occhio Harry per cercare di avere qualche informazione.
Dalla sua espressione sembrava che il Salvatore del Mondo Magico non fosse d’accordo con quello che stava dicendo il moro, ma non disse una parola.
«Si è presa la testa fra le mani fingendo dolore alla testa. Purtroppo i medici le hanno creduto e ci hanno fatto uscire intimandoci di non tornare a disturbarla…
Il mio comportamento di undici anni fa, come quello di ieri, è stato scorretto nei suoi confronti signor Malfoy. Io spero che lei voglia credermi quando le dico che il mio intento era solo quello di proteggere la vita di suo figlio Altair e non quello di screditarla. L’unica cosa che posso fare adesso per fare ammenda per il mio operato è quello di assicurarle che se vorrà fare causa alla sua ex moglie per diffamazione nei suoi confronti io sarò lieto di testimoniare in suo favore. Penso che potrebbe riuscire senza problemi ad avere la custodia congiunta di suo figlio Altair o addirittura la custodia esclusiva visto il modo in cui si è comportata la donna. Oltre a questo come risarcimento per i torti subiti ho pensato che potrei parlare in favore dei suoi genitori al Wizengamot, in modo da far annullare la sentenza di quattordici anni fa e renderli di nuovo dei maghi a tutti gli effetti.»
Draco pensò qualche istante alla proposta che gli stava facendo l’uomo. «Sebbene il suo comportamento mi abbia ferito e provocato un danno incalcolabile penso che le sue intenzioni fossero realmente quelle di proteggere la vita di mio figlio. Per quello che riguarda la custodia di Altair voglio comunque parlare con la signora Granger e accordarmi con lei. Conosco la sofferenza che si prova quando ti viene strappata via una parte della tua famiglia e questo è un dolore che non ho intenzione di infliggere a nessuno. La ringrazio per la gentile offerta di perorare la causa dei miei genitori presso il Wizengamot. Tuttavia per amor di equità penso che questa opportunità dovrebbe essere offerta solo a mia madre. In effetti la precedente sentenza ha visto lei più penalizzata di mio padre. In fondo Narcissa Black Malfoy non ha mai ricevuto il Marchio Nero, la sua unica colpa è stata quella di legarsi al braccio destro di Voldemort eppure è relegata in casa da quattordici anni senza più una bacchetta. Mentre mio padre, anche se sempre sotto la supervisione del signor Weasley, ha comunque la possibilità di essere un mago almeno tra le mura del Ministero. I crimini da lui commessi quattordici anni fa sono ben diversi da quelli di mia madre, penso quindi che dovrebbe continuare a espiare le sue colpe, rendendosi utile per il prossimo presso il Ministero. In più se mia madre fosse libera potrebbe coadiuvarmi come tutore di mio padre dandomi più libertà di movimento per eventuali impegni di lavoro» Suggerì Draco. Non poteva permettere che fosse ridata la bacchetta a suo padre, dopo quello che aveva scoperto era meglio che venisse monitorato, almeno fino a quando non fosse andato lui stesso a denunciarlo e a farlo sbattere in prigione.
«Lei è veramente una persona onesta e la sua levatura morale le fa onore. Ho proprio preso un abbaglio a fidarmi della signora Granger e dubitare di lei. Penso che non ci saranno problemi nel far revocare la sentenza di sua madre. Nel giro di una settimana al massimo le ridaranno sia la libertà che la bacchetta. Per quello che riguarda la custodia di suo figlio Altair, anche se non c’è niente di scritto non ho motivo per negargli l’affido del ragazzo e mi scuso per i disagi che ho creato anche a lui.» Disse il Ministro prima di congedarsi.
Non appena i due uomini furono soli il pozionista  chiese informazioni sulle condizioni  della donna. «Cosa intendeva Shacklebolt quando ha detto che Hermione ha “finto un malore”?»
L’Auror scosse la testa mestamente. «Non ha finto proprio nulla! I medici prima che entrassimo a parlarle ci avevano avvertito che l’operazione era stata molto seria e che non avremmo dovuto agitarla o turbarla. Purtroppo quando Hermione ha confermato la tua dichiarazione il Ministro ha cominciato a pressarla con domande sempre più insistenti fino a quando non si è sentita male. Si è presa la testa tra le mani gemendo mentre Shacklebolt la scuoteva intimandole di dirgli perché gli aveva mentito undici anni fa. Il primario ci ha intimato di non tornare più a disturbarla.»
«Dovevi fermarlo!» Lo ammonì l’ex serpeverde. Se avesse saputo come il moro aveva trattato la grifona, sicuramente non sarebbe riuscito ad essere così diplomatico.
«Hai ragione avrei dovuto, è successo tutto così in fretta che quando mi sono reso conto di quello che stava succedendo, Shacklebolt aveva cominciato a scuoterla e i medici stavano entrando.»
«Spero solo che con il suo comportamento il Ministro non abbia peggiorato le condizioni di Hermione.» Mormorò Draco preoccupato.
Il pozionista si fece raccontare i particolari del colloquio tra Hermione e il Ministro e di come fosse stato Altair.
«Oggi pomeriggio Scorpius e gli altri ragazzi sono venuti a casa a trovare Altair. Nel corso del pomeriggio ho dato il cambio a mia moglie che è andata in ospedale da Hermione. Quando Ginny mi ha avvertito che si era risvegliata  Scorpius era ancora a casa mia, gli ho chiesto di fermarsi per cena senza dirgli nulla di Hermione sperando di riuscire a farti rilasciare entro stasera. Altair in questi due giorni mi è sembrato molto provato dalla situazione, solo vicino al fratello sembrava più sereno.»
«Lo so Altair sembra più fragile all’apparenza. In realtà sono entrambi molto emotivi solo che Scorpius è stato sempre abituato a contenere gli slanci emotivi. Se mi dai mezz’ora di tempo verrò a prenderli a casa tua. Devo prima passare in un posto.»
«Vuoi andare in ospedale vero?» Chiese Harry guardandolo negli occhi.
«Si. Lo so che sicuramente non me la faranno vedere, ma vorrei passare lo stesso.» Disse sinceramente il pozionista.
«D’accordo. Ti raccomando solo di non farla agitare se riuscissi ad incontrarla. So che probabilmente vorrai parlare di tante cose con lei, specialmente dopo quello che ha detto al Ministro, ma oggi l’ho vista veramente provata. Per i chiarimenti bisognerà aspettare che lei si riprenda totalmente. Ci vediamo a casa allora. Ai ragazzi non dirò nulla così avranno una bella sorpresa.» Rispose L’Auror congedandosi.
Draco avrebbe tanto voluto andare da lei e metterla a conoscenza del fatto che lui sapesse la verità. L’uomo non riusciva a capire perché Hermione non fosse riuscita a dire la verità nemmeno in quell’occasione, preferendo addossarsi la totale responsabilità della sua fuga di undici anni prima. Era stufo di quella commedia. Ma dopo quello che gli aveva raccontato il grifone Draco aveva deciso di aspettare per incontrarla, non voleva farla agitare e farla stare male. Sarebbe passato dall’ospedale solo per cercare di avere informazioni sulla sua salute.

Non appena entrato in ospedale Draco maledisse la cattiva stella che sembrava perseguitarlo in quei giorni. L’infermiera di turno alla reception del reparto di terapia intensiva era infatti Costance White. «Buonasera infermiera White» La salutò cordiale, ripetendosi che doveva rimanere calmo.
Vide la donna alzare gli occhi e fissarlo sgomenta. probabilmente aveva faticato a riconoscerlo viste le condizioni pietose in cui era combinato. Aveva preferito andare direttamente in ospedale senza cambiarsi visto che erano quasi le otto di sera.
«Signor Malfoy. Buonasera. Immagino sia venuto qui per vedere la signora Granger… Mi spiace informarla che l’orario di visita è terminato e che in ogni caso la paziente oggi ha avuto già troppe emozioni.» Disse vaga la donna.
«Capisco. Non era certo mia intenzione turbare Hermione. Ho saputo della disavventura avuta oggi con il Ministro e volevo sapere se stava bene… So che non può dirmi nulla sulle sue condizioni ma ero preoccupato e mi è sembrato naturale venire qui.» Spiegò l’uomo con sincerità.
L’infermiera dopo qualche istante distese le labbra in un incerto sorriso. «L’operazione che ha avuto Hermione è stata molto delicata. Forti emozioni possono fare alzare la pressione del sangue e potrebbe avere un’altra emorragia interna… Per fortuna l’aggressione verbale subita non ha portato a questo. Le abbiamo fatto gli esami e non ci sono state complicazioni, ma la donna deve rimanere quanto più possibile calma. Per questo motivo essendo molto agitata abbiamo dovuto sedarla.» Vedere Draco Malfoy in quello stato aveva fatto emergere la parte più umana e fragile dell’uomo e visto che  non si era comportato in modo arrogante o scortese l’infermiera aveva deciso di infrangere le regole per una volta e rassicurarlo.
«La ringrazio.» Disse sincero. «Domani mi piacerebbe portare i ragazzi in modo che possano vedere la madre. Pensa che sarà possibile farli entrare? O è meglio aspettare che stia meglio?»
«Sono sicura che alla signora Granger farà solo bene riabbracciare i suoi cari. Li porti pure, domani mattina l’effetto del sedativo sarà passato.» Lo rassicurò la donna.
«Perfetto. la ringrazio infermiera White, lei è stata veramente gentile.» La salutò Draco avviandosi verso la porta.
«Signor Malfoy, aspetti un minuto. Visto che la paziente è sotto sedativo in questo momento lei non può farla agitare, quindi se vuole vederla le posso concedere cinque minuti.»
Draco le sorrise grato. «La ringrazio.»
Entrò nella stanza della donna e si avvicinò al letto. La riccia giaceva immobile con gli occhi chiusi. Sembrava meno spossata nel fisico dell’ultima volta che l’aveva vista anche se aveva ancora le due grosse occhiaie sotto gli occhi. Il viso questa volta era sofferente e una lacrima era scesa fino alla gota. Draco le asciugò la lacrima e si avvicinò al viso sussurrando. «Non voglio più vederti soffrire.» Poi le diede un leggero bacio sulla guancia e uscì dalla stanza.

Quando arrivò a casa dei Potter i ragazzi erano tutti insieme in salotto. Stavano guardando un programma alla televisione. Scorpius era già rimasto molto affascinato da quello strano aggeggio quando era stato con la madre a Parigi, e anche ora guardava con estremo interesse una partita di un gioco babbano  chiamato baseball. Altair che conosceva quello sport gli stava spiegando le regole del gioco. Draco prima di farsi vedere osservò per qualche istante i due figli affascinato. Anche se si erano conosciuti da pochi mesi erano molto affiatati, come se si conoscessero da una vita.
James, seduto poco distante dai gemelli, notò l’uomo che li stava osservando e lo salutò.
«Buonasera signor Malfoy.»
I due fratelli alzarono gli occhi, richiamati dalle parole del grifone. «Papà» Dissero insieme alzandosi in piedi.
Altair avrebbe voluto correre dall’uomo e fiondarsi nelle sue braccia, ma sapeva che il gesto non sarebbe stato apprezzato, così rimase fermo a osservare come si comportava il fratello. Anche a Scorpius, Draco glielo aveva letto negli occhi, sarebbe piaciuto andare ad abbracciarlo. Ma con il solito cipiglio che contraddistingue i Malfoy rimase fermo sul posto e disse: «Sono felice che ti abbiano rilasciato.»
Draco era consapevole di essere lui l’unico responsabile  di quell’atteggiamento. Aveva sempre insegnato a suo figlio ad essere riservato, soprattutto quando erano presenti altre persone. L’uomo, dopo quello che aveva passato quel giorno, aveva capito quanto avesse sbagliato ad educare in quel modo suo figlio. Decise che quello era un buon giorno per cominciare a cambiare. Si avvicinò ai suoi figli e li strinse entrambi fra le sue braccia. «Mi siete mancati tantissimo.» Sussurrò in modo che solo loro potessero sentirlo.





Eccoci arrivati al capitolo 14.
Un brusco risveglio…
La nostra grifona si rende conto che non basta  desiderare una cosa per far si che questa si realizzi. Infatti Sirius sparisce senza spiegargli come svegliarsi da quell’illusione che lei stessa ha creato abilmente e di cui adesso è prigioniera. La donna è stata cambiata da tutte le cose che le sono successe in passato ed è convinta che se avesse dovuto indossare il Cappello Parlante in quel momento non sarebbe stata  degna di essere accolta in nessuna delle quattro Case di Hogwarts. Intanto intorno a lei sta succedendo il finimondo.
Draco viene trattenuto al comando degli Auror. A quanto pare il Ministro è profondamente convinto della colpevolezza dell’uomo e non gli concede nemmeno di non essere visto dai ragazzi in manette. Il pozionista, decide che la scelta migliore sia quella di non rivelare ne ad Harry ne all’amico Blaise quello che ha scoperto sul ruolo che ha avuto Lucius nell’abbandono di Hermione undici anni prima. I ragazzi sono logicamente shoccati dagli eventi delle ultime ore, ma questa situazione li porta sia ad avvicinarsi ulteriormente tra loro sia ad avvicinare Lily ed Eloise.
Il risveglio di Hermione non è dei migliori. La donna scopre infatti che Draco è stato incarcerato per colpa delle cose che aveva detto undici anni prima al Ministro. La donna riesce a discolparlo, ma non avendo rivelato il ruolo di Lucius nel suo allontanamento, provoca l’ira del Ministro. In effetti i bruschi risvegli sono due in questo capitolo. Quello di Hermione dal coma e quello di Shacklebolt quando capisce di essere stato raggirato dalla donna (anche se in realtà Hermione non aveva mai detto che il pericolo in casa Malfoy fosse Draco, questa è una conclusione a cui è arrivato il moro da solo.) Draco non resiste e una volta libero va ad accertarsi delle condizioni della ex moglie. Mostrarsi così umano fa cedere i propositi dell’infermiera che gli da informazioni della donna e gli permette addirittura di vederla. Infine l’uomo riesce a riabbracciare i suoi figli e decide che è ora di accantonare le vecchia abitudine di non mostrarsi emotivi davanti agli altri ed abbraccia i suoi figli. Draco capisce che insegnando quel comportamento al figlio gli ha arrecato un danno e cerca di porvi rimedio.
Cosa ne pensate del capitolo? Spero che la storia continui ad avere il vostro interesse.
A presto
Lyn

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Capitolo 15
*** Nell'Oscurità ***


Buonasera,
Chiedo venia per avervi fatto aspettare tanto per leggere questo nuovo capitolo. Sembra strano ma anche se nella mia testa la storia è già tutta scritta ci vuole sempre qualche giorno perché la mente si colleghi alle dita e io riesca a cominciare a scrivere.
Spero che il capitolo possa piacervi.
Lyn



Capitolo 15
Nell'oscurità


Kingsley Shacklebolt aveva passato la notte in bianco ripensando ai fatti avvenuti negli ultimi giorni. Come poteva essersi sbagliato tanto sul conto sia di Hermione che del giovane Malfoy. L’uomo andò al suo pensatoio e vi inserì il ricordo del giorno in cui la donna si era recata nel suo studio, immergendo poi la testa.

Il moro era seduto alla scrivania del suo studio. Da quando era finita la guerra aveva lavorato senza sosta per provvedere a riportare la Londra Magica al suo antico splendore. Quella guerra aveva segnato il suo mondo in maniera indissolubile e c’era molto lavoro da fare per farlo rifiorire di nuovo.
Hermione Granger Malfoy entrò nel suo studio dopo aver bussato. L’uomo non aveva avuto molte occasioni di vederla da quando la guerra era finita.
«Hermione, è un piacere vederti, prego accomodati pure. Posso ancora chiamarti così o preferisci Lady Malfoy?» La prese in giro bonariamente. Il sorriso gli morì sulle labbra quando vide lo sguardo atterrito della donna. «C’è qualcosa che non va?»
La donna rimase in silenzio per qualche istante mordendo a sangue il labbro inferiore con i denti. «Ho bisogno di un grosso favore Kingsley» Sussurrò con aria mortificata.
«Di qualunque cosa si tratti lo sai che puoi contare su di me.» Gli rispose il moro prendendogli le mani per darle conforto.
«Devi annullare il mio matrimonio con Draco.»
L’uomo sgranò gli occhi, non si sarebbe mai aspettato una richiesta simile dall’amica. «Hermione, sai meglio di me che non posso farlo. Esaudire la tua richiesta equivarrebbe a infrangere la legge. Prima di celebrare il tuo matrimonio ero stato molto chiaro sul vincolo indissolubile che un matrimonio magico avrebbe comportato e ti avevo chiesto di rifletterci bene. Sono il primo Ministro, non posso essere proprio io a infrangere la legge.»
«Lo so, e se potessi chiedere a qualcun altro di sciogliere il mio matrimonio lo farei, ma come tu ben sai solo chi ha lanciato l’incantesimo lo può dissolvere. Tu sei l’unico che può aiutarmi e non ti chiederei mai di andare contro la legge se non fosse per una questione di importanza vitale. La vita di mio figlio Altair è in grave pericolo e il solo modo per proteggere mio figlio è quello di recidere per sempre sia il mio che il suo legame con la famiglia Malfoy.» Gli confidò con gli occhi lucidi.
Shacklebolt non aveva mai creduto appieno al cambiamento del giovane Malfoy. Pensava che il ragazzo avesse accettato di passare dalla loro parte solo perché aveva paura che Voldemort avrebbe perso la guerra e che di conseguenza lui e la sua famiglia sarebbero finiti in prigione.
«Hermione se Malfoy ti minaccia io posso proteggere te e i tuoi figli. Basta una tua parola e tuo marito finirà in galera.»
«No. Non dovrà cambiare nulla nella sua vita oltre al fatto che non saremo più sposati e che non incontrerà più il suo secondogenito. Questo è l’unico modo per salvaguardare la vita di Altair. Quando la guerra è finita mi hai detto che qualsiasi cosa avessi avuto bisogno avrei potuto contare su di te. Ora è di questo che ho bisogno.
Sono consapevole che ti sto chiedendo di infrangere la legge, ma ricordati che in questo modo salveresti una vita.»
Il moro ci pensò su diversi minuti prima di rispondere. «D’accordo Hermione, lo farò per te. Ma non pensi che Malfoy non ti darà pace visto che oltre a lasciarlo gli stai togliendo la possibilità di avere un rapporto con il figlio? E cosa farai con Scorpius? Lo affiderai a lui?»
«Scorpius dovrà rimanere con il padre. Mi è stato assicurato che non gli succederà nulla, anzi vivrà circondato di attenzioni. Anche se per lui io non esisterò» Disse con rammarico.
«Ci ho riflettuto e ho deciso di lasciare Londra. Parlerò a Draco spiegandogli le mie motivazioni, ma penso che potrebbe farsi vivo anche con te…» Aggiunse la donna in imbarazzo.
«Se dovesse succedere ci penserò io a fargli passare la voglia di cercarvi. Tu fammi sapere se dovesse importunarvi ancora… Sei proprio sicura di non voler sporgere denuncia?» Chiese ancora il moro.
«Sicurissima, e mi raccomando niente dovrà cambiare nella sua vita quindi inizierà a lavorare al Ministero come era stato deciso.»
«Te lo prometto Hermione. Abbi cura di te e di Altair.» Disse Kingsley abbracciandola.


Tornando alla realtà il Ministro era sempre più confuso. Nemmeno rivedendo quel ricordo l’uomo aveva avuto l’impressione che Hermione gli avesse mentito. In ogni caso il moro si era pentito del comportamento che aveva tenuto con la donna il giorno prima. La cosa più giusta da fare era rassegnare le sue dimissioni. Avrebbe avvertito via gufo Albus Silente della sua decisione, gli sembrava giusto mettere a conoscenza l’anziano preside delle sue decisioni visto che in tutti quegli anni lo aveva sempre sostenuto.


Hermione si svegliò ancora scossa dal colloquio avuto con Shacklebolt. Si sentiva molto debole ma cercò ugualmente di  alzarsi dal letto. Stava cercando di ruotare il bacino per mettere giù i piedi quando nella stanza entrarono un’infermiera accompagnata da Draco e i ragazzi.
«Signora Granger, cosa sta facendo? Non può alzarsi, è ancora troppo debole!» Disse l’infermiera bloccando la riccia per le spalle e obbligandola a stendersi nuovamente.
Hermione cercò di opporsi alla donna, ma si sentiva priva di forze. «Non faccia la bambina, non si vergogna a comportarsi così davanti ai suoi cari. L’avviso subito che se riproverà ad alzarsi sarò costretta a bloccarla con la magia.» Minacciò la donna prima di uscire e lasciarli soli.
Non appena l’infermiera chiuse la porta Draco si ritrovò occhi negli occhi con la donna e colse quanto fosse in agitazione. L’uomo avrebbe preferito attendere fuori, non perché non desiderasse vedere l’ex moglie finalmente sveglia, temeva invece che la donna potesse agitarsi e che potesse di nuovo sentirsi male. I medici erano stati chiari, ne lui ne i ragazzi avrebbero dovuto turbare in nessun modo la donna per evitare un nuovo malore. Era stato Scorpius a spingerlo ad entrare. Il ragazzo infatti aveva espresso il desiderio di non vedere “la signora Granger”. Draco era entrato sperando di stemperare un po’ di quella tensione che leggeva negli sguardi del figlio.
Nella stanza era sceso un imbarazzante silenzio, i ragazzi guardavano la madre shoccati, probabilmente la fasciatura che aveva in testa e il viso pallido li aveva impauriti e si vedeva che Hermione era in imbarazzo. «Ragazzi avvicinatevi pure, probabilmente avrò un aspetto orribile ma vi assicuro che non sto così male… La gamba va meglio Scorpius?» Chiese la donna a disagio.
Scorpius rimase lontano, vicino alla porta.«Me l’hanno messa a posto con la magia» Rispose mantenendo un tono distaccato.
Altair era molto combattuto, da un lato avrebbe voluto correre ad abbracciare la madre, dall’altro ora che si era risvegliata e gli avevano assicurato che era fuori pericolo, tutto quello che aveva provato quando aveva origliato la discussione tra i suoi genitori era riaffiorato, infastidendolo. Il ragazzo si avvicinò ai piedi del letto: «Sono contento che tu ti senta meglio»
Hermione gli sorrise, poi posò lo sguardo sull’ex marito. «Draco,scusami. Non sai quanto mi dispiaccia che tu sia stato arrestato» Confessò imbarazzata.
Draco poteva scorgere sul viso della donna il suo stato d'animo e voleva evitarle un nuovo malore. «Ora devi stare tranquilla, ne parleremo quando starai meglio.» Rispose avvicinandosi alla porta. «Ragazzi, vi aspetto fuori, rimanete pure quanto volete.»
«Aspetta per favore, ho bisogno di parlarti!» Lo chiamò Hermione senza ottenere risposta.
Scorpius seguì il padre senza quasi rivolgere uno sguardo alla donna. «Mi fa piacere che si senta meglio» Disse formale prima di uscire anche lui dalla stanza.
«Mamma…» La chiamò Altair attirando nuovamente la sua attenzione. Hermione cercando di mostrarsi tranquilla posò lo sguardo sul figlio e disse: «Dimmi tesoro.»
«Perché hai chiesto scusa a papà?» Chiese avvicinandosi di nuovo al letto.
La donna tesa per quella domanda cominciò a torturare con le mani il lembo del lenzuolo. «Beh è normale che io sia dispiaciuta per papà. Dopotutto è stato imprigionato ingiustamente…»
«Ma tu hai detto “scusami”. La parola indica che ti senti responsabile, non che sei dispiaciuta.» Puntualizzò il ragazzo.
«Probabilmente mi sono espressa male. Sono ancora un po’ confusa dall’operazione.» Cercò di giustificarsi lei.
Altair capì che la madre stava mentendo e anche se la cosa lo feriva decise di non insistere. Lo scopo del ragazzo non era di farla sentire male, cercava solo di capire meglio tutto quello che era successo alla sua famiglia.
«Forse è meglio che vada via anche io, almeno potrai riposare tranquilla.» Disse dirigendosi verso la porta.
«Non sono stanca, non avresti voglia di fermarti ancora un po’? Per favore.» Lo implorò la donna.
Il ragazzo seppur titubante volle accontentarla e si riavvicinò alla madre, sedendosi sulla sedia accanto al letto.
Hermione gli sorrise riconoscente. «Ti ringrazio.»


Ginny Weasley Potter arrivò trafelata al ospedale. Lavorava al San Mungo come infermiera da ormai diversi anni. Quando, subito dopo essersi sposata, aveva scoperto di essere incinta la donna aveva abbandonato le Holyhead Harpies, per dedicarsi alla famiglia e dopo la nascita di James e Lily aveva deciso di diventare infermiera.
In quel periodo la donna, come ogni anno, prendeva un paio di settimane di vacanze in modo da godersi appieno il ritorno a casa dei figli. Quella mattina aveva lasciato i ragazzi a casa della madre in modo da poter passare la giornata con Hermione. Arrivando vicino alla stanza della riccia notò Malfoy e uno dei figli seduti fuori in sala d’attesa.
«Ciao Malfoy, ti stanno facendo ancora problemi per vedere Hermione?»
«Ciao Weasley. No siamo appena usciti, è rimasto Altair con lei.» Rispose vago il pozionista.
«Come ti è sembrata?» Chiese Ginny
«Quando siamo entrati stava cercando di alzarsi dal letto. L'infermiera ha dovuto minacciarla di immobilizzarla con la magia.» Rispose Draco sorridendo. Dentro di se era un poco compiaciuto che Hermione fosse ancora così testarda come la ricordava.
«Togliti subito quel ghigno dalla faccia Malfoy. Lo sai che questo comportamento allungherà solo la sua convalescenza.» Lo riprese Ginny.
L'uomo alzò le mani in segno di resa. «Tutto questo lo dovresti far capire alla tua amica, non a me.»


Altair era rimasto in silenzio da quando si era seduto sulla sedia accanto al letto. L'espressione con cui la stava osservando rivelava che il ragazzo aveva molti quesiti che gli ronzavano per la testa.
«C'è qualcosa che vorresti chiedermi?» Chiese la donna sperando di spezzare quel fastidioso silenzio.
«No, nessuna domanda. » SI affrettò a rispondere il figlio.
La donna alzò il sopracciglio scettica.
«Magari quando uscirai dall'ospedale potremo parlare...»
«Comincia a farmi qualche domanda, se posso ti risponderò.» Lo incoraggiò la donna.
«Se i matrimoni magici sono inscindibili come avete fatto tu e papà a separarvi?» Chiese cominciando da quella che gli sembrava una delle domande più "tranquille" tra quelle che aveva in mente.
«Tesoro, ci sono cose che per adesso non posso spiegarti…» Rispose Hermione titubante.
«Sempre le solite scuse mamma!» Sbottò Altair rabbuiandosi in volto. «Mi dici sempre di essere sincero con te, ma tu non lo sei con me!»
«Lo so che ci sono molte cose che non vi ho spiegato e capisco che tu e Scorpius siate arrabbiati con me. Ti assicuro che è mia intenzione spiegarvi ogni cosa ma prima vorrei discuterne con vostro padre.»
«SI certo, per mettervi d’accordo su cosa dirci. Io, come Scorpius del resto, vogliamo solo la verità.» Disse alzandosi e scappando fuori dalla stanza.
Hermione cercò di alzarsi dal letto per inseguire il figlio ma era ancora molto debole e non appena mise i piedi per terra un violento capogiro la colse facendola vacillare. La donna respirava sempre più affannosamente sia per lo sforzo sia a causa dell'agitazione che la discussione con il figlio gli aveva creato. Non poteva certo rivelare ad Altair di essere stata costretta a separarsi da Draco a causa delle minacce del nonno. Questo era un argomento troppo delicato per essere affrontato senza prima averne parlato con l'ex marito. La donna sentiva tuttavia di aver allontanato troppo i figli con quelle continue scuse. Voleva solo trovare Draco, per levarsi finalmente quel peso che da troppo tempo portava sul cuore e per studiare con lui in che modo rispondere alle legittime domande dei figli. Se solo le sue gambe l'avessero aiutata! Le macchine a cui era rimasta collegata per precauzione ricominciarono a suonare e subito l'infermiera entrò in stanza.
«Signora Granger le avevo detto di non alzarsi, per favore si sdrai di nuovo a letto subito» Disse l'infermiera bloccando l'ennesimo tentativo della donna di sollevarsi.
«Draco, devo vedere subito Draco, per favore lo chiami.» La supplicò continuando a respirare affannosamente.
«Se non si calma subito dovrò sedarla.» Minacciò la donna senza però ottenere alcun risultato.

Draco stava ancora parlando con Ginny quando vide correre fuori dalla stanza Altair con aria sconvolta. Si avvicinò al ragazzino  bloccando la sua fuga e in quel momento sentirono gli allarmi della camera di Hermione cominciare a suonare. «Cosa è successo? Mamma si è sentita di nuovo male?»
Altair faticava a contenersi di fronte al padre, a non far scendere quelle lacrime che spingevano per uscire. «Mi dispiace papà. Lo so che avevi detto di non farla agitare, ma io dovevo cercare di capire.»
«Vado a vedere cosa è successo.» Disse Ginny dirigendosi verso la camera dell'amica.
L'uomo annuì grato e rivolse nuovamente lo sguardo verso il figlio. «Adesso calmati e dimmi cosa dovevi sapere.»
«Prima le ho chiesto perché si fosse scusata con te perché sei stato imprigionato, per quale motivo si sentisse in colpa per quello che ti era successo, e lei mi ha mentito dicendomi che era ancora confusa  dall'operazione e che si era espressa male. Poi, quando le ho chiesto come siete riusciti a sciogliere il matrimonio visto che è un legame inscindibile lei mi ha detto sempre la solita frase che non poteva ancora parlarmene perché doveva prima discuterne con te e che dovevo fidarmi. Non sopporto tutte queste bugie! Io non volevo che si sentisse male ma speravo che tutta questa storia le avesse fatto capire che non accetterò altre menzogne…»
«Capisco il tuo punto di vista ma in questo momento non è salutare per mamma agitarsi così. Per favore porta pazienza ancora qualche giorno e poi tu e Scorpius saprete tutta la verità.»

Ginny entrando in stanza vide Hermione in piena crisi di panico. L'infermiera White si avvicinò alla rossa dicendo. «Ginny, non riesco a farla calmare, forse sarebbe il caso di metterla sotto sonno indotto in modo da lasciare il tempo al cervello di guarire.»
«Costance conosco questa donna da quando avevo dieci anni posso provare a parlarle io, magari riesco a farla ragionare.»
«D'accordo, ma è importante che capisca che se ci sarà una nuova crisi non avremo altra scelta.» Disse l'infermiera allontanandosi per far spazio alla rossa.
Ginny si avvicinò mettendo le mani sulle spalle di Hermione. «L'agitazione non ti fa bene Hermione ora devi trovare il modo di calmarti. Prova a fare dei respiri profondi, concentrati solo su quello.» La incitò l'amica.
«Devo vedere Draco, ti prego Ginny vai a cercarlo, io devo parlargli subito.» Le chiese la riccia senza ascoltare quello che lei gli aveva detto.
«Hermione guardami» Si impose la donna con fare autoritario. «Se non riesci a calmarti subito dovremo metterti in uno stato di sonno indotto con la magia. Il tuo cervello ha assoluto bisogno di riposo e il medico potrebbe decidere di farti dormire per una settimana per farlo rigenerare. Non penso che sia questo quello che vuoi quindi ora devi solo cercare di calmarti, quando starai meglio sono sicura che avrai modo di parlare con Malfoy»
Hermione sospirò e si morse un labbro fino a quando non riuscì a smettere di respirare affannosamente. Dopo qualche minuto era riuscita a riacquistare di nuovo il controllo. «D'accordo, hai visto che mi son calmata, per favore vai a cercare Altair. Era sconvolto quando è uscito di qui.»
«Vado a cercarlo ma tu promettimi di non agitarti.» Disse Ginny.
Hermione la guardò male. «Non sono una bambina.»
La rossa preferì non commentare quelle parole e uscì per andare ad avvertire i medici che la crisi era passata.
Uscendo dalla camera trovò Draco e i ragazzi in attesa di notizie. «La crisi è passata per fortuna. I medici sono stati chiari se ci sarà un episodio simile dovranno metterla in uno stato di incoscienza per permettere al suo cervello di guarire. Magari per qualche giorno sarebbe meglio limitare le vostre visite. Penserò io ad aggiornarvi sulle sue condizioni.» Suggerì la rossa un poco in imbarazzo.
«Non avrei dovuto subissarla di domande, è colpa mia se si è sentita male.» Mormorò Altair abbassando lo sguardo.
«Non è stata colpa di nessuno. Ora le daremo qualche giorno di tranquillità e poi vedrai che riuscirete a ritrovare sintonia.» Disse la rossa mettendogli una mano sulla spalla.
Prima di salutarli Ginny volle parlare da sola con Draco. «Hermione prima quando era in agitazione voleva parlare a tutti i costi con te. Ho dovuto penare per farla calmare. Mi dispiace doverti chiedere questa cosa ma...»
«Ho capito quello che vuoi dire Weasley. Non ti preoccupare avevo già pensato di non tornare a trovare Hermione fino a quando non si sarà completamente ristabilita. Ti prego solo di tenermi aggiornato e farmi sapere quando i ragazzi potranno tornare a trovarla.» La interruppe l'uomo togliendola dall’impasse.


 Il Ministro Shacklebolt stava scrivendo una lettera al Wizengamot caldeggiando la revisione della sentenza di Narcissa Malfoy. La sua offerta di favorire la revisione della sentenza della donna era stata dettata inizialmente da un tentativo di rabbonire il giovane Malfoy  ed evitare così una sua possibile denuncia. Il moro aveva tuttavia dedicato parte della sua nottata a rivedere il caso giungendo alla conclusione che Narcissa era stata trattata in effetti ingiustamente. Così anche se aveva deciso di non insabbiare il suo comportamento e di dimettersi, voleva  favorire la liberazione senza condizioni della donna.
Albus Silente entrò nello studio del moro dopo aver bussato. «Kingsley, spero di non disturbarti.» Disse l’anziano preside vedendolo intento a scrivere una lettera.
«Nessun disturbo Albus. Sto scrivendo una lettera per raccomandare la revisione della sentenza della signora Malfoy. Suo figlio ieri mi ha fatto notare quanto sia stato iniquo il giudizio nei suoi confronti rispetto a quello emesso nei confronti di Lucius e non posso che dargli ragione. Spero che il mio gesto possa riparare almeno in parte al trattamento che ha subito da me Draco.» Spiegò il moro.
«Ho letto la tua missiva e volevo chiederti di aspettare a presentare le tue dimissioni.»
«Cosa dovrei aspettare scusa? Il mio comportamento nei confronti di Draco Malfoy è stato ingiusto. Ho violato la legge sciogliendo il suo legame con la signora Granger undici anni fa perché le avevo creduto quando mi aveva confidato di temere per la sicurezza del suo secondogenito. Quando la donna è stata aggredita non ho aspettato di avere le prove, ho costretto Potter ad arrestarlo per poi scoprire che la Granger mi aveva mentito e che non temeva che Draco volesse fare del male al figlio ma solo sciogliere il suo legame con il marito. Sono colpevole e anche se ho l’attenuante di essere stato raggirato da quella che credevo un’amica non mi sento molto meglio per come ho trattato Malfoy. La verità è che non ho mai voluto credere alla redenzione del ragazzo alla fine della guerra. In lui ho sempre visto Lucius e piuttosto che permettere che venisse osannato dal mondo magico come un eroe che ha rischiato la sua vita sotto copertura, ho preferito fare un accordo e lasciare i suoi genitori in stato di semilibertà purché non gli venisse tributato alcun onore.» Gli confidò l’uomo.
«Kingsley tu sei un essere umano e hai sbagliato nel giudicare Draco, ma io penso che dovresti aspettare a dare le dimissioni. Dovresti parlare nuovamente con lui ed Hermione e cercare di capire cosa sia successo undici anni fa per spingere Hermione a farti quella richiesta. Anche se tu pensi che sia stato solo un ripensamento della donna sul matrimonio io credo che ci sia di più. Anche perché ti devo dire sinceramente che mi sento un poco in colpa per questa situazione visto che sono stato io a far conoscere i gemelli e a cercare di riavvicinare Draco ed Hermione.»
«Hai fatto bene a far conoscere i gemelli Malfoy. Era giusto che sapessero dell’esistenza l’uno dell’altro. Per quello che riguarda il motivo che ha spinto la Granger a lasciare Draco, la donna ieri me lo ha fatto capire chiaramente quindi non vedo perché dovrei aspettare a dimettermi. Se il trattamento che ho riservato al signor Malfoy dovesse essere reso pubblico io non riuscirei nemmeno a lasciare il mio incarico a testa alta.»
«Penso che il signor Malfoy al momento abbia ben altre preoccupazioni piuttosto che rivalersi su di te per come è stato trattato. Vedo che hai usato recentemente il pensatoio.» Disse l’insegnante indicando l’oggetto. «Scommetto che hai rivisto il ricordo di quando Hermione è venuta a chiederti aiuto undici anni fa. Dopo averla visto pensi ancora che la donna ti abbia mentito?» Chiese guardandolo negli occhi.
«Sinceramente non ho trovato nessuna incertezza o tentennamento nelle sue parole. Sembrava veramente spaventata da quello che poteva accadere al figlio.» Ammise il moro sempre più confuso da tutta quella faccenda.
«Quindi come ti dicevo probabilmente ci sono informazioni che non abbiamo su quello che è successo. Ascolta il mio consiglio, aspetta che Hermione si sia completamente ripresa dall’intervento e prova a riparlarle, magari in presenza di Draco in modo che anche lei si senta tranquilla a parlare con te. Se dopo questo colloquio penserai ancora che la cosa più giusta da fare sia dare le dimissioni allora lo farai.» Gli consigliò il preside.
Il moro annuì titubante. «D’accordo Albus, farò quello che mi consigli anche perché vorrei arrivare alla verità di questa storia.»

Nei giorni successivi Draco, come aveva suggerito Ginny,non  aveva portato più i ragazzi a trovare Hermione. Aveva preso alcuni giorni di ferie dal lavoro e si era dedicato completamente a farli svagare in modo che non ripensassero troppo a quello che era successo. La signora Potter gli aveva portato notizie della  ex moglie tutte le sere riferendogli che la paziente non aveva avuto più crisi ma che era subentrato un forte stato di apatia.
Quel pomeriggio i ragazzi erano rimasti al Manor in compagnia di Eloise ed Edward sotto la supervisione di Daphne e Pansy. Draco aveva accompagnato Narcissa ad una udienza presso il tribunale Magico per la revisione della sua sentenza.
I ragazzi erano tutti e quattro nella stanza che condividevano i gemelli. Draco aveva cercato di convincere il secondogenito che in una casa così grande lui avrebbe potuto avere una stanza tutta per se ma il ragazzo era stato irremovibile. Non sapendo quanto tempo gli sarebbe stato concesso da passare con il gemello Altair voleva sfruttare ogni istante.
Scorpius aveva osservato Eloise per tutto il pomeriggio, aveva come l'impressione che l'amica avesse qualcosa da dirgli.
«Ancora arrabbiata con me Ely?» Chiese a bruciapelo in un momento in cui Edward si era assentato per andare a reclamare la merenda dalla madre.
La ragazza colta di sorpresa da quella domanda negò con sicurezza. «No Scorp, ci ho riflettuto e ho capito perché non mi hai rivelato il vostro piano. Ormai è tutto passato.»
«E allora cosa ti turba? Perché ti conosco abbastanza bene da sapere che qualcosa ti preoccupa.»
Anche Altair, sebbene fosse rimasto in silenzio, si era fatto attento al discorso tra i due.
«Ieri sera ho sentito parlare i miei genitori di una cosa che riguarda vostra madre, loro non si sono accorti che ero fuori dalla studio di papà. Non so se sia il caso di parlarvene però.» Confessò la ragazzina in imbarazzo.
«Beh ormai è tardi per i ripensamenti quindi sputa il rospo.» Disse Altair intervenendo nella conversazione.
I due Serpeverde lo guardarono allibiti e lui si affrettò a spiegare. «Un modo di dire babbano vuol dire "Rivelaci quello che hai scoperto".»
«Mia madre era molto preoccupata per vostro padre. Ha ricordato a mio padre il modo in cui ve ne siete andati undici anni fa...» Disse titubante.
«Cosa intendi dire con il modo in cui siamo andati via?»  Chiese il cercatore di Beauxbatons
«Pare che vostra madre sia andata via all'improvviso, mettendo davanti al fatto compiuto zio Draco. Pare che vostro padre fosse fuori Londra per lavoro e quando è tornato ha trovato vostra madre che gli ha comunicato che aveva fatto annullare il matrimonio e poi è scappata senza dare allo zio Draco nessuna possibilità di replica.»
I due ragazzi erano rimasti senza parole per quello che l'amica gli aveva rivelato.
Eloise li guardò negli occhi. «Purtroppo non è tutto. Vostra madre ha convinto il Ministro della Magia ad annullare il matrimonio raccontandogli che la vita di Altair sarebbe stata in pericolo se voi foste rimasti, che vostro padre avrebbe attentato alla sua vita.»
«Ecco perché il Ministro ha arrestato papà» Esclamò Scorpius contrariato.
Eloise si accorse che Altair aveva smesso di parlare, il suo viso sembrava contratto dall'ira. «Vado a vedere che fine ha fatto Edward.» Disse per lasciare da soli i gemelli. La ragazza sperava di aver fatto la cosa giusta a rivelare quello che aveva scoperto ai ragazzi. L'espressione di Altair non lasciava presagire nulla di buono.
Scorpius si avvicinò al fratello mettendogli una mano sulla spalla. «Ne vuoi parlare?»
Il ragazzo si divincolò replicando con voce stizzita. «Non c'è nulla di cui parlare, finalmente qualcuno ci ha detto la verità. Era quello che volevamo.»
«Si ma io vorrei sapere come ti senti.»
«Lo so cosa pensi di me Scorpius, non prendiamoci in giro. Io sono quello emotivo, quello che ha bisogno che la madre incarichi un estraneo per fargli il  "discorsetto", io sono quello "Fragile"» Disse con voce in falsetto. «Beh io non sono così, io non voglio essere così.» Esclamò deciso.
«Non l'ho mai pensato Altair. Sono sconvolto anche io da questa storia anche se ho conosciuto molto poco la mamma e pensavo potessi star male. Io non penso che tu sia fragile o debole e non penso che essere emotivo sia un difetto. Io per esempio non sono emotivo e tante volte questo mio brutto carattere mi ha messo nei guai. Dopotutto quello che è successo è normale che tu sia preda delle emozioni, ma io non la considero una debolezza.»
«Scusami lo sfogo. Io vorrei solo riuscire ad assomigliarti di più, essere meno emotivo.»
«Noi ci assomigliamo molto fratello, te lo assicuro. Ora che sappiamo cosa è successo quando siete andati via come ti comporterai con nostra madre?»
«Sono riuscito a fartela chiamare mamma per ben due volte oggi, non pensavo ci sarei mai riuscito.» Disse il ragazzo accennando un timido sorriso.
«Beh non ti abituare perché quando non saremo soli mamma tornerà a chiamarsi "la signora Granger".»
«Ok, lo so che per te questo è un argomento delicato, quindi non insisto. Comunque ho deciso che aspetterò che la mamma si senta meglio, non voglio contribuire a farla sentire male di nuovo. Quando si sarà ripresa le dirò che preferisco vivere con te e papà. Anche se le voglio bene, quello che ha fatto quando eravamo piccoli non posso dimenticarlo.»
«Capisco quello che provi e ti sosterrò. Sono convinto che potremmo ottenere l'appoggio e l'aiuto di papà quando gli spiegheremo quali sono i nostri sentimenti.»



Narcissa Malfoy era stata convocata presso l'aula dieci del Ministero per la revisione della sua sentenza. Quando suo figlio le aveva detto che Shacklebolt avrebbe messo una buona parola per far revocare la sua condanna la donna non ci poteva credere. Erano ormai passati quattordici anni da quando il Wizengamot l'aveva condannata a essere prigioniera in casa sua e avevano rotto la sua bacchetta. La sua udienza fu abbastanza breve, i giudici erano rimasti soddisfatti dalla lettera in cui il Ministro caldeggiava l'immediata revoca della sua sentenza.
«Signora Malfoy abbiamo letto attentamente la missiva inviataci dal Ministro Shacklebolt e siamo giunti alla conclusione che gli anni di arresti domiciliari da lei scontati siano più che sufficienti per i reati da lei commessi. In data odierna abbiamo ufficialmente revocato la sua sentenza. Per i prossimi due anni verrà monitorata costantemente, le verrà applicata una traccia magica simile a quella che hanno i minori. Oltre a questo verranno fatti controlli a campione sulla sua bacchetta. Se non ci saranno problemi fra due anni il suo caso verrà definitivamente archiviato. Oltre a questo è stato deciso che lei diventi co tutore insieme a suo figlio del signor Lucius Malfoy » Disse il portavoce del consesso.
Narcissa era particolarmente euforica una volta uscita dal tribunale. Draco non vedeva gli occhi di sua madre luccicare in quel modo da molto tempo ed era molto felice per lei. Prima di tornare a casa l'uomo accompagnò la madre a Diagon Alley in modo che potesse avere il prima possibile una bacchetta e sentirsi di nuovo una strega a tutti gli effetti.
Appena arrivati a casa Draco e Narcissa trovarono la signora Potter ad attenderli. L'espressione della rossa fece preoccupare il pozionista: «Weasley, è successo qualcosa ad Hermione?» Chiese preoccupato conducendo le due donne nello studio.
«Dal punto di vista fisico la ferita alla testa ha danneggiato la parte del cervello che controlla l'equilibrio. Per questo motivo Hermione ha dei forti capogiri ogni volta che prova ad alzarsi. Per adesso i medici hanno consigliato di astenersi dall'eseguire magie in quanto nel cervello umano la zona che permette a noi maghi di eseguire incantesimi è la stessa che comanda l'equilibrio.»
«Quindi stai dicendo che lei non potrà più ne camminare ne essere una strega?» Chiese preoccupato l'uomo.
«Non è una cosa definitiva. Al momento queste sono le sue condizioni ma i medimaghi hanno detto che ci sono buone possibilità che Hermione recuperi completamente le sue facoltà.» Disse la donna con un'espressione scura in volto.
Draco si sentì subito sollevato nell'apprendere quella notizia. «Ma queste sono buone notizie!Weasley, mi ero spaventato quando ho visto la tua espressione. Come mai quella faccia?»
«Se dal punto di vista fisico ci sono buone speranze, non certezze Malfoy solo speranze, dal punto di vista psicologico il discorso cambia. Hermione dal giorno della vostra visita è caduta in uno stato di profonda depressione.» Spiegò la rossa ricordando un colloquio che aveva avuto con l'amica.


Il giorno dopo l'ultima visita dei suoi figli Ginny era entrata nella stanza dell'amica e aveva trovato l'ambiente completamente immerso nel buio. Quando aveva provato a scostare le tende per fare un poco di luce la rossa era stata ripresa dall'amica.
«Vi ho già detto che voglio rimanere al buio.» Replicò la donna senza nemmeno voltarsi nella sua direzione.
«Hermione sono io.» Disse Ginny avvicinandosi al letto. «Fammi aprire le tende non puoi rimanere in questo buio opprimente, non ti fa bene.» Provò a convincerla l'amica.
«Ginny, sono un medimago e so cosa fa bene o no ad un paziente. La luce non è certo una terapia. Ma tu cosa ne puoi sapere di terapie.» Sibilò con stizza la donna rimanendo voltata dalla parte del muro, senza guardarla in faccia.
«Hermione Granger vedi di abbassare le tue arie con me!» Rispose infastidita la donna. «Non sarò certo un medimago ma faccio l'infermiera in questo ospedale da otto anni quindi penso di saperne qualcosa di cosa faccia bene o male ad un paziente, ed un ambiente luminoso e tranquillo può favorire una più veloce guarigione.»
«Se lo dici tu... Ora ti prego di uscire, vorrei riposarmi sono molto stanca.» Rispose con voce spenta.


Ginny ritornò alla realtà e aggiunse con voce mesta. «Ho parlato con i medici, pensano che la cosa migliore sia farle vedere i ragazzi. Magari una loro visita potrebbe risollevarle il morale. Il medimago che l'ha in cura è dell'opinione che potrebbe farle bene passare il resto della guarigione e la riabilitazione a casa. Il calore familiare potrebbe essere un forte stimolo per la ripresa di Hermione. Le ho proposto di venire a casa mia ma ha rifiutato. Ha detto che se sarà dimessa prenderà in affitto un appartamento in un residence in una zona babbana molto economica, ma poco raccomandabile.»
«Sempre la solita testarda grifona.» Esclamò Draco esasperato. «Domani porterò i ragazzi a farle visita, magari loro potrebbero chiederle di venire qui a fare la convalescenza. Sono sicuro che a loro non rifiuterebbe nulla.»
«Mi raccomando solo di dire ai ragazzi di lasciare fuori dalla stanza le tensioni che hanno con la madre. La sua sarà una lenta ripresa.»
Draco chiamò i ragazzi per comunicargli che il giorno seguente sarebbero andati a trovare la madre. Purtroppo i due ragazzi non erano d'accordo con lui,
«Non contare su di me.» Esclamò Scorpius. «Se vuoi verrò con voi in ospedale ma non ho intenzione di entrare nella sua stanza.»
«Nemmeno io voglio andare a trovarla, quindi direi che possiamo risparmiarci la strada.» Commentò Altair senza peli sulla lingua.
«Come sarebbe a dire che non vuoi vedere tua madre? Spiegami cosa sta succedendo ragazzino.» Disse Draco shoccato dall'uscita del suo secondogenito.
Altair alzò il tono di voce. «Mi piacerebbe sapere come mai solo io dovrei spiegarti la mia scelta di non voler vedere la mamma. Forse ti sono di disturbo qui?» Lo provocò il ragazzo.
«Innanzitutto Altair abbassa il tono di voce. In questa casa non si usa urlare per imporsi sugli altri. E se stai pensando che io ti tratti differentemente da tuo fratello solo perché lui è cresciuto con me ti sbagli di grosso. Ho chiesto solo a te spiegazioni perché fino a qualche giorno fa tu ci tenevi molto a vedere la mamma. Vorrei solo capire cosa è cambiato in qualche giorno. Ricordati che questa è casa tua, non sarai mai un disturbo per me.»
«Non voglio andare a trovarla, non mi sembra un crimine. » Rispose il ragazzo senza voler dare una spiegazione.
«Non mi interessa se nessuno dei due vuole venire a trovare vostra madre. Domani andremo in ospedale.» Si impose autoritario il pozionista.
I due gemelli stavano per replicare quando Narcissa li interruppe. « Altair mi sembra che tu abbia detto fin troppo per oggi, andate in camera vostra a riflettere. Non voglio rivedere le vostre facce fino a domani mattina.»
«Ma cosa c'entro io?» Si lamentò Scorpius.
«Andate» Li esortò Narcissa senza rispondere alla domanda del nipote.
Non appena i due ragazzi furono usciti dalla stanza Ginny diede voce ai suoi timori. «Se li costringerete ad andare a trovare Hermione non penso miglioreranno la situazione.»
«Hai ragione, ma non possiamo lasciarla in balia dello sconforto.» Disse Draco amareggiato dal comportamento dei figli.
«Infatti non li costringeremo. Andrò io da Hermione e la convincerò a finire la convalescenza qui.» Rispose la donna decisa.  
 

Come i giorni precedenti Hermione non aveva voluto aprire le tende. Il volto della donna era spento, coperto da un velo di apatia che la donna non riusciva a scacciare. Non aveva più visto o avuto notizie dei ragazzi e di Draco. Ginny si era limitata a dirle che Altair stava bene, di non preoccuparsi. Non era facile non far trasparire tutto lo sconforto che provava dentro di se. Sentì la porta aprirsi ma pensando che fosse l'infermiera tenne gli occhi chiusi, sperando che la donna se ne andasse il prima possibile. Quando sentì la tenda aprirsi, la riccia sbottò irritata. «Mi sembrava di essere stata chiara, non voglio che si aprano le tende.»
«Mia cara Hermione, lascia che sia un'esperta a dirtelo, vivere nell'oscurità può essere molto difficile.»
La donna aprì gli occhi girandosi stupita verso la sua interlocutrice. «Signora Malfoy, sono sorpresa di vederla qui. È stata gentile a chiedere un permesso per farmi visita.»
«Le cose non stanno proprio così» Disse la donna estraendo la bacchetta. «La dichiarazione che hai fatto al Ministro ha portato a nuovi sviluppi...»
«Le hanno ridato la bacchetta e non è più agli arresti.» Dedusse la grifona incerta.
«La cosa ti disturba?» Chiese Narcissa.
«No, ho sempre pensato che la sua condanna fosse stata troppo dura per i reati da lei commessi e sono contenta di aver contribuito anche se indirettamente alla rettifica di questa ingiustizia. Solo che mi chiedevo se anche suo marito avesse riavuto la libertà.»
«No, stai tranquilla Lucius non riavrà mai più la sua libertà. In più ora sono stata designata co tutore di mio marito e potrò tenerlo d'occhio in modo che non faccia più del male a nessuno.»
La riccia tirò un sospiro di sollievo.«Mi sento più tranquilla. La ringrazio per essere passata ma ora vorrei riposare, quindi se vuole scusarmi.»
«Oh andiamo Hermione passi tutta la giornata in questo letto, non posso credere che tu sia stanca. In ogni caso sono venuta qui anche perché ho saputo che se avessi un posto dove fare la convalescenza potrebbero dimetterti già domani. Ho pensato che potresti venire a casa nostra, così potresti vedere tutti i giorni i tuoi figli. Se sarà necessario prenderemo un'infermiera, anche se penso di essere in grado di aiutarti io Hermione.»
«Vuol dire che si abbasserebbe ad assistere una come me?» Chiese la donna stupita.
Un velo di tristezza adombrò il viso di Narcissa. «Certo, non avrei problemi ad assistere la nuora migliore che mio figlio potesse incontrare. Io non ho i pregiudizi che avevano alcuni membri della mia famiglia. Ho fatto l'errore di seguire Lucius perché ero innamorata di lui ma per me non ci sono Sanguesporco o Purosangue ma solo persone e in questo momento vorrei aiutare una persona che stimo profondamente.»
«La ringrazio per l'offerta ma non voglio essere d'intralcio a nessuno. È evidente che lei è l'unica persona all'interno di quella casa che sarebbe felice di avermi li. Suo marito Lucius penso che vorrebbe vedermi sotto un metro e mezzo di terra. Suo figlio si sta per fidanzare e penso che abbia molte cose a cui pensare e non abbia tempo per assistere la ex moglie che lo ha privato di uno dei figli, oltre al fatto che la sua fidanzata non sarebbe felice di sapere che vivo, anche se temporaneamente, li da voi. Infine i ragazzi sono entrambi arrabbiati con me, non li vedo da molti giorni e non penso siano ansiosi di avermi tra i piedi.» Spiegò la grifona.
«Beh di Lucius e della sua opinione sinceramente non so che farmene. In ogni caso ti assicuro che non ti darà problemi. Per quello che riguarda Draco volevo chiarirti che lui è al corrente di questa mia proposta ed è d'accordo che tu ti trasferisca da noi. Ai tuoi figli invece è stato vietato di venire qui dai medici, sai visto che ti sei agitata molto l'ultima volta che sono venuti volevano evitare che tu avessi un'altra crisi.» Mentì la donna.
«Quindi i ragazzi non sono più arrabbiati con me?» Chiese la donna illuminandosi in viso.
«Avete certamente molte cose da chiarire, ma il motivo per cui non li hai visti qui è solo perché non gli è stato permesso.» Ripeté la donna con sicurezza.
«È sicura che Draco sia d'accordo con questa soluzione?» Domandò nuovamente Hermione.
«Si te lo posso garantire. Vieni a casa con noi, sono sicura che in questo modo avrai tutto il tempo per rimetterti in forze e chiarire i contrasti con i ragazzi.»
«D'accordo signora Malfoy. Se non vi disturbo verrò al Manor con voi.»
«Perfetto vado ad organizzare tutto. Ah un ultima cosa Hermione, chiamami Narcissa. Ci conosciamo ormai da così tanti anni e siamo state anche parenti che ti sento vicina come un'amica.»
La riccia arrossì imbarazzata dalla richiesta. «Grazie Narcissa.»


Allora a quanto pare la convalescenza della grifona sarà lunga e difficile. Draco, per non turbarla con la sua presenza cerca di ridurre al minimo il contatto con la donna. Solo che il suo tenerla a distanza crea agitazione nella donna che vorrebbe solo avere l’occasione per dire la verità all’ex marito. Altair coglie il senso di colpa che attanaglia la madre e cerca di capire da cosa esso sia provocato. Purtroppo Hermione ricade in un vecchio sbaglio mentendo al figlio e cercando di rabbonirlo chiedendogli di avere pazienza per sapere la verità. Il nuovo tentennamento della donna spinge Altair ad allontanarsi sempre di più da lei.
Hermione ha una nuova crisi di panico. Solo Ginny riesce a farla calmare. Dopo la discussione con il figlio la donna entra in uno stato di depressione e apatia che è lei stessa ad aver generato. La riccia pensa che annullandosi non avrà altre crisi di panico e potrà presto uscire dall’ospedale e andare a risolvere le questioni che ha in sospeso. Per questo motivo sceglie di immergersi “nell’oscurità” della sua stanza, cercando di esistere il meno possibile.
Attraverso un flashback scopriamo finalmente cosa  è successo quando Hermione ha chiesto aiuto al Ministro per annullare il suo matrimonio. Il moro ha infranto la legge per aiutare l’amica credendo che fosse Draco a minacciarla e per questo motivo si arrabbia molto quando capisce che Hermione gli ha mentito, perché sente che la donna ha tradito la sua fiducia spingendolo indirettamente a trattare ingiustamente Draco.
Altair e Scorpius alla fine scoprono dalla bocca di Eloise la motivazione per cui il Ministro ha trattato in quel modo Draco. Tutto questo allontanerà ancora di più i ragazzi dalla madre. Altair infatti vuole chiedere ad Hermione di lasciarlo vivere con suo padre perché è troppo ferito dal comportamento della donna.
Per finire Narcissa non appena ha riacquistato la libertà si adopera a cercare di rimettere insieme i pezzi infranti della famiglia del figlio. Per ottenere quello che vuole usa l’astuzia che ha sempre caratterizzato i membri della Casa di Salazar e fa credere ad Hermione che i figli avrebbero voluto vederla ma sono stati ostacolati dai medimaghi. Chissà se questo suo piano non si ritorcerà contro peggiorando ancora di più i rapporti tra la nuora e i nipoti… Voi cosa ne pensate?
Prima di salutarvi volevo rendervi partecipe di una cosa che mi è successa. Nel periodo in cui il mio cervello era “work in progress” e stava cercando di mettere su carta quello che la mia testa aveva elaborato ho fatto un sogno ambientato nel mondo di Harry Potter. Questa è la seconda volta (la prima è successa quando ho letto il libro conclusivo di un’altra saga fantasy che ho adorato) che un fandom mi ispira così tanto da spingermi a sognare una storia e non ho potuto fare a meno di ricamarci su e abbozzare una storia. Nei prossimi giorni pubblicherò il prologo alla storia e spero che a qualcuno di voi possa interessare. (Logicamente è una Dramione) Voglio comunque precisare che la mia priorità rimane concludere Double Scorpius e che questa mia pazzia non ruberà tempo alla stesura dei prossimi capitoli.
Passo e chiudo
a presto
Lyn

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Capitolo 16
*** L'inganno della Serpe ***


Buongiorno a tutti,
Eccoci arrivati al sedicesimo capitolo che spero troverete molto movimentato e interessante.
Buona Lettura.
Lyn

 
Capitolo 16
L’inganno della Serpe




Quando Daphne entrò nel fumoso locale si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Si era vestita con un paio di pantaloni a sigaretta e una camicetta a maniche corte di seta verde, forse troppo elegante per un locale come il "Green Potion."
L'aria era irrespirabile e la musica alta le trapanava le orecchie. Le sembrava di essere tornata indietro di una decina d'anni quando Theo la trascinava in giro nei locali in compagnia dei loro amici.
Non ci mise molto a individuare la persona che stava cercando. Elisabeth Grey stava ballando, o più precisamente si stava strusciando addosso a due uomini. La ragazza sembrava abbigliata come una squillo appena uscita da un bordello. Portava un succinto top di raso scarlatto con pizzo nero, che era più simile a un capo di intimo che una maglietta e la gonna rossa le arrivava agli slip. Daphne la guardò allibita. Voleva veramente che quella donna diventasse la nuova Lady Malfoy? Che sposasse quello che lei aveva sempre considerato un fratello? Si chiese perplessa.
Sospirando cercò di farsi coraggio. Certo avrebbe dovuto lavorare molto per fare in modo che quella ragazzina non gettasse alle ortiche tutto il lavoro che Draco aveva fatto per ripulire il nome della sua famiglia, ma lei rimaneva sicuramente una scelta migliore rispetto alla Granger. Almeno per la signorina Grey l'amico non avrebbe perso la testa, come invece era successo con la saccente grifondoro.  
«Elisabeth, sono sorpresa di trovarti qui.» Disse la donna avvicinandosi.
La ragazza sgranò gli occhi stupita di trovare una donna di classe come Daphne Nott in quel locale  così "informale". «Daphne... Anche io non avrei mai pensato di trovarti in un locale di questo genere.»
Uno dei due ragazzi che erano rimasti avvinghiati alla ragazza si staccò e si avvicinò a Daphne, squadrandola con interesse. «Carina la tua amica, forse vestita un po' formale per noi del "Green Potion", ma se vuole ballare» Disse poi cercando di sfiorarle la guancia.
Il ragazzo non era nemmeno riuscito ad avvicinarsi al viso della donna che questa gli aveva già puntato la bacchetta alla gola. «Ti consiglio di tenere le tue zampe a posto.» Lo minacciò senza nemmeno scomporsi.
«Adam, Rick ci volete scusare qualche minuto.» Esclamò Elisabeth prendendo la donna per un braccio e allontanandosi dagli amici.
«Mi chiedo se sia veramente un caso questo nostro incontro oppure se in realtà tu sia venuta qui a cercarmi?» Aggiunse poi guardando negli occhi la bionda.
«Per fortuna l'intuito non ti manca, forse è per questo che sei stata smistata a Serpeverde.» Rispose Daphne affilando lo sguardo. «Hai ragione, sono venuta a cercarti, ho bisogno di parlarti di Draco.»
«Forse il tuo amichetto non ti ha detto nulla ma io e Malfoy non stiamo più insieme, quindi se adesso vuoi scusarmi» Rispose cercando di allontanarsi.
Daphne la trattenne per un braccio «E quindi lasci perdere così? Non ti interessa sapere che l'ex moglie di Draco in questo momento sta sfruttando il fatto che è ricoverata in ospedale per insinuarsi nuovamente nella sua vita.»
Vedendo che la ragazza era impallidita e non aveva risposto nulla capì che la rottura del fidanzamento non le era così indifferente. «Io posso aiutarti a riconquistare Draco se me lo permetti.»
«Perché vorresti aiutarmi Daphne? Cosa ci guadagni?» Chiese Elisabeth interessata.
«Penso che tu potresti essere la persona giusta per lui e diventare una degna Lady Malfoy. Certo dovrai cambiare il tuo modo di vestire e rivedere le tue frequentazioni ma per il resto sei la persona giusta. » La lusingò la bionda.


Draco, negli ultimi giorni aveva lavorato molto poco, aveva preferito dare la priorità ai figli vista la situazione delicata in cui si trovavano.
Il lunedì successivo al Ministero  era previsto però un incontro con la commissione che controlla i Brevetti delle nuove pozioni. L'uomo avrebbe dovuto presentare la nuova formula della Pozione Piperita che aveva migliorato e che aveva guarito Altair dalla polmonite. Draco avrebbe preferito rimandare l'incontro per potersi dedicare completamente a Hermione e ai suoi figli, purtroppo la commissione si riuniva solo una volta ogni sei mesi, quindi era necessario presentargli il lavoro quel giorno.
Il pozionista si era però organizzato nei giorni precedenti. Aveva preparato dei nuovi campioni dell'elisir, perché le scorte che possedeva le aveva consumate tutte durante la malattia del figlio ed aveva istruito Ross, il suo assistente, in modo che preparasse la documentazione da presentare alla commissione. Draco voleva avere tutta la domenica a sua disposizione per potersi dedicare completamente alla sua ex moglie. Avevano tante cose di cui parlare e finalmente non ci sarebbero stati più ostacoli al loro chiarimento.
Quella mattina prima di recarsi al San Mungo l’uomo decise di passare dal laboratorio per verificare che tutto fosse pronto per l’incontro con la commissione. Anche se era domenica Ross era intento a rilegare tutte le pergamene che Draco aveva scritto dove spiegava le varie procedure usate per migliorare la pozione. «Buona domenica Ross. Ti ringrazio per aver accettato di venire qui anche di domenica per ultimare la presentazione per domani.» Disse il biondo avvicinandosi all’assistente.
«Signor Malfoy, buona domenica anche a lei.» Disse l’apprendista con voce incerta.
Il ragazzo era uscito da Hogwarts da un anno e  aveva ottenuto quel tirocinio grazie ad una raccomandazione di Severus. Quel giorno sembrava molto nervoso e il pozionista  si preoccupò che ci fossero problemi.
«A che punto siamo con la preparazione della documentazione?» Chiese con tono meno gioviale.
«Manca solo la rilegatura e poi sarà tutto pronto. Sono sicuro che domani faremo una bella figura con questa presentazione.»
Il biondo si rilassò a quelle parole. «Bene, hai fatto un buon lavoro. Non appena hai finito vai pure a rilassarti. Io oggi ho un impegno famigliare importante, in ogni caso per le emergenze mi puoi trovare a casa. Ci vediamo domattina.»  Lo salutò prima di uscire.


Quella domenica Hermione sarebbe stata dimessa. Dopo che Narcissa era andata a trovarla ci erano voluti un paio di giorni per organizzare le cose, ma ora era tutto pronto.
Ginny entrò nella camera dell'amica con in mano una borsa da ginnastica. «Buongiorno Hermione, Malfoy mi ha avvisato che verrà a prenderti fra un’ora. Sono venuta per portarti un cambio e aiutarti a prepararti, se per te va bene.»
«Ciao Ginny. » Disse la riccia sorridendo imbarazzata all'amica. Negli ultimi giorni si era comportata veramente male nei suoi confronti e si sentiva in difetto. Nervosamente prese a torturare il lenzuolo del letto cercando le parole migliori per scusarsi con la donna. «In questi giorni sono stata veramente pessima... Ti ho insultato sminuendo il tuo lavoro quando tu stavi cercando solo di aiutarmi. Nonostante questo tu sei tornata per darmi nuovamente una mano e io non so come dirti quanto sia dispiaciuta per tutto. Io non mi comporto così con le infermiere solitamente. Tengo molto ai loro consigli e non mi reputo superiore a loro. E comunque tu non sei solo un'infermiera. Siamo state come sorelle per molti anni e anche se so che sono successe molte cose io ti considero ancora un’amica.»
«Hermione non ti preoccupare, non me la sono presa. Un detto babbano dice che i medici sono i peggiori pazienti e penso che tu ne sia la prova vivente. Senza contare la situazione in cui ti trovi. Adesso coraggio, ti aiuto a lavarti e poi togliamo la benda dalla testa. Secondo i medici puoi anche stare senza fasciatura, basta una garza sul taglio che hanno fatto per l’operazione.»  Rispose la rossa sorridendo e aiutando l’amica ad andare in bagno.
Quando Ginny tolse la benda la donna sbiancò vedendo la sua immagine riflessa allo specchio. Le avevano rasato la testa per poterla operare ed ora era praticamente calva. Seguendo il suo sguardo la donna cercò di rincuorarla. «Non ti preoccupare Hermione, non appena i medici saranno certi che non ci saranno complicazioni ti faranno ricrescere i capelli con la magia. Questione di qualche giorno e riavrai i tuoi capelli anche più belli di prima.»
«Non potremmo rimettere la fasciatura fino a quando non me li faranno ricrescere?» Domandò la donna senza riuscire a guardarsi ancora nello specchio. Si sentiva ancora di più un mostro senza quelle bende.
La rossa le sorrise comprensiva. «Possiamo fare come preferisci. Se vuoi tenere le bende fino a che i dottori non ti avranno fatto ricrescere i capelli non c’è nessun problema.»
«Ti ringrazio.» Disse la donna più tranquilla.
Ginny, pensando soprattutto alla sua comodità, aveva acquistato una tuta per l’amica. Non appena ebbe finito di medicarle la testa  l’aiutò quindi a vestirsi. Sebbene avesse preso la stessa taglia dei vestiti che Hermione indossava quando era stata ricoverata, l’indumento ora risultava molto largo. La donna doveva aver perso molto peso in quei giorni di ospedale. Con un colpo di bacchetta risistemò la tuta in modo che aderisse di più al corpo esile dell’amica. Non ci furono bisogno di parole da parte della riccia per capire come si sentiva con indosso quella tuta. «Probabilmente avresti preferito un abbigliamento meno casual. Ti ho preso la tuta perché volevo farti stare comoda.» Si giustificò la rossa.
«Tranquilla, non devo fare una sfilata. Mi sento un sacco di patate, ma non penso che dipenda da quello che ho indosso.»
Ginny stava per rispondere quando la porta si aprì e sulla soglia comparve Draco. «La sua carrozza è arrivata signorina Granger. » Esordì facendo una riverenza.
Hermione non poté trattenersi dal sorridere.
«Ci vediamo dai Malfoy. Porto io i tuoi effetti personali.»  Disse Ginny uscendo dalla stanza.
Non appena furono soli Draco si avvicinò al letto. «Dobbiamo aspettare i medici per le dimissioni?» Chiese perplesso
«No, possiamo andare quando vuoi.»
«Mi avevano detto che oggi avresti tolto la benda, ma vedo che ancora non l’hanno fatto quindi forse dobbiamo aspettare.» Spiegò l’uomo.
Hermione abbassò gli occhi. «No, non me la tolgono la benda quindi possiamo andare.»
«C’è stata forse qualche complicazione? Forse è meglio che vada a parlare con i medici…» Si agitò il pozionista.
La donna gli mise una mano sulla sua. «Nessuna complicazione. Ginny mi ha detto che potevo togliere la benda, ma preferisco tenerla ancora su.» Rispose con sincerità.
Draco rifletté sulle parole della ex moglie. Quando la Weasley gli aveva comunicato che Hermione avrebbe tolto la fasciatura, lui ne era stato felice. Aveva visto la cosa come un passo avanti verso la guarigione. Probabilmente invece lei non l’aveva presa allo stesso modo. «D’accordo, se ti senti più a tuo agio. » Rispose prendendola in braccio con un solo gesto.
«Ma cosa stai facendo?» Gli chiese stringendosi al suo petto.
«Ti riporto a casa.» Spiegò l’uomo con semplicità.
Hermione cominciò a balbettare. Sentire il cuore di Draco battere contro il suo orecchio, inebriarsi del suo profumo e percepire il suo tocco attraverso la stoffa della tuta la scombussolava molto. «Ma non c’era nessun altro modo per portarmi al Manor? Una sedia a rotelle oppure smaterializzare il letto direttamente in camera?» Farfugliò rossa in viso.
«Sicuramente sono metodi di trasporto affidabili, ma preferisco questo.» Rispose sfoderando il sorriso che aveva rapito diversi cuori a Hogwarts, compreso il suo. Saggiando con le mani il corpo della donna si accorse di quanto peso avesse perso in quei giorni di ricovero. Si sentivano le ossa.
«Hai perso molto peso, dovresti sforzarti di mangiare di più!» La redarguì bonario.
Hermione sorrise. «Beh ho fatto la dieta senza sforzo, forse dovrei ringraziare Tiger.» Scherzò la donna.
La battuta non piacque molto al biondo. «Non dirlo nemmeno per scherzo! E poi io non ho cambiato i miei gusti, sai. Preferisco ancora le curve, i manici di scopa mi piacciono solo per giocare a Quidditch.»
La donna ebbe un tuffo al cuore risentendo quelle parole. Con la mente tornò a quando tanti anni prima Draco gli aveva detto quelle stesse parole.


La guerra era terminata da poco tempo e non essendo ancora cominciati i processi tutti i beni dei Malfoy erano ancora sotto sequestro. Blaise aveva invitato Draco, Hermione e tutti gli altri amici a passare qualche giorno in Italia, in una casa al mare che il ragazzo aveva in Sardegna. Quei giorni di riposo dopo aver passato mesi in fuga erano stati una manna dal cielo per la ragazza. Lei e il biondo non si erano più separati dall’ultima notte passata a Hogwarts.
I mesi passati da fuggiasca avevano molto segnato la riccia. Di notte capitava spesso che Draco si svegliasse perché lei nel sonno cominciava a tremare e piangere, tenendosi il braccio nel punto in cui Bellatrix le aveva inciso la parola “Sanguesporco” con la magia. Di giorno invece nonostante la Sardegna in quel periodo fosse già in piena estate, la riccia preferiva camminare vestita in riva al mare piuttosto che mettersi in costume e andare con gli altri a fare il bagno in spiaggia. Dopo qualche giorno dal loro arrivo i due ragazzi avevano fatto l’amore per la prima volta. Una sera stavano esplorando la costa frastagliata nei dintorni della villa e avevano trovato una cala  molto riparata. Si erano seduti li nell’oscurità, abbracciandosi e ascoltando lo scrosciare delle onde sugli scogli. I loro baci si erano fatti sempre più audaci e presi dalla passione si erano spogliati a vicenda facendo poi l’amore. A quella prima volta ne erano seguite altre, alcune nel loro piccolo rifugio sulla costa, altre nella camera della villa. Draco aveva tuttavia notato quanto ancora fosse pudica la sua fidanzata. Nonostante fossero entrati in intimità la donna si chiudeva in bagno per farsi la doccia e ne usciva completamente vestita. Si era sempre rifiutata di mettersi un costume e andare in spiaggia o anche solamente nella piscina interna della villa, e tutte le volte che avevano fatto l’amore aveva preteso di essere al buio. Collegando tutti questi comportamenti Draco capì che Hermione si vergognava a farsi vedere nuda lui.
«Posso sapere come mai ti imbarazzi a spogliarti davanti a me?» Le aveva chiesto un giorno quando per l’ennesima volta la riccia si era barricata in bagno per fare la doccia.
La ragazza aveva abbassato gli occhi arrossendo. Non era abituata a parlare di quel tipo di argomenti e la cosa le riusciva con difficoltà.
Il biondo le aveva alzato il viso con un dito, costringendola a guardarlo negli occhi. «Non mi rispondi?»
Con fare molto impacciato Hermione aveva annuito. «Beh sai non ho certo il fisico da modella delle ragazze che eri solito frequentare tu.»
Draco le aveva sorriso. «Pensi che il tuo corpo non mi piaccia o che abbia bisogno dei miei occhi per conoscerlo?» Aveva domandato divertito.
Dopo aver chiuso gli occhi, aveva percorso con le mani il corpo vestito della ragazza. «Qui è dove ti hanno operato di appendicite.» Aveva detto posando una mano sul fianco destro. Poi era sceso fino al ginocchio sinistro e aveva sfiorato una cicatrice sulla rotula. «Questa invece te la sei fatta a sette anni cadendo con i pattini a rotelle.» Aveva proseguito la sua esplorazione arrivando alla scapola destra. «Qui invece hai un neo che mi ha sempre ricordato la forma di una stella.» Infine aveva terminato toccandole il braccio nel punto dove Bellatrix aveva inciso con la magia “Sanguesporco”. «E qui è dove mia zia ti ha torturato, avrei voluto riuscire a fermarla prima che ti facesse del male. Avrei voluto non avere questo tuo segno da riconoscere, ma conosco anche questo. Io non ho bisogno della luce per conoscere il tuo corpo, quindi non ti vergognare di quella che sei. Per me tu sei perfetta così. Amo le tue curve, i manici di scopa mi piacciono solo per giocare a Quidditch.»



Tornando alla realtà Hermione si accorse che Draco la stava fissando con intensità. Forse anche lui era rimasto intrappolato nello stesso ricordo.
La proverbiale razionalità dell'ex grifondoro prevalse sul magnetismo degli occhi di Draco e la donna distolse lo sguardo, spezzando il silenzio che era sceso tra di loro. «Beh dici di non aver cambiato i tuoi gusti ma la tua fidanzata ha un fisico molto asciutto.» Disse ricordando il fisico da modella di Elisabeth Grey.  
Lo sguardo del pozionista, sembrò rabbuiarsi ed Hermione pensò di essere stata inopportuna. «Scusami, non sta a me giudicare le tue scelte.»
«No, hai ragione Elisabeth non corrisponde al tipo di donna che di solito mi piace.» Nessuna donna che non sia tu corrisponderebbe mai ai miei canoni di bellezza femminile. Pensò guardandola intensamente. «Comunque a quanto pare alla fine i miei gusti hanno prevalso. Qualche giorno fa ci siamo lasciati.»
La donna rimase in silenzio, rilassandosi tra le sue braccia. Era felice che Draco non stesse più con quella donna e si sentiva meschina per questo suo sentimento.
«La cosa ti fa piacere a quanto pare.» Intuì il biondo.
«Beh, sono dispiaciuta se tu stai soffrendo per questa rottura. Devo ammettere sinceramente che non sono mai stata un’ammiratrice della signorina Grey.»
«Non hai nient'altro da dire?» Chiese l'uomo non smettendo di guardarla.
La donna si mordicchiò il labbro, era difficile per lei scoprirsi tanto dopo che per anni si era barricata, nascondendo i suoi sentimenti. «So che non ho il diritto di provare questi sentimenti ma il solo pensiero di vederti vicino a un'altra donna mi faceva star male.»
Draco la strinse più forte tra le sue braccia. «Hermione sono stato io a decidere di porre fine alla mia relazione con la signorina Grey. Ti potrei dire che ho preso questa decisione quando ho saputo  da Altair delle minacce che gli ha rivolto Elisabeth, ma la verità è un'altra. Da quando ti ho rivisto nell'atrio di casa nostra, Perché  per me quella sarà sempre casa nostra.» Specificò il biondo. «Da quando i miei occhi hanno incontrato i tuoi, nessun'altra è più esistita. Nessun'altra può reggere il paragone con te.» Aggiunse posando le sue labbra su quelle della donna e coinvolgendo le loro lingue in un'appassionante danza.
Per tutta la durata del loro discorso Draco aveva camminato con in braccio la donna fino alla zona dell'ospedale adibita alla smaterializzazione. Non appena le loro labbra si staccarono l'uomo sorridendo disse: «Sei pronta per tornare a casa?»
Hermione annuì sorridendo a sua volta e l’uomo smaterializzò entrambi nel giardino del Manor.
Con la testa che le girava non fu affatto piacevole il “trasporto”. «Come mai non ti sei materializzato direttamente in casa?» Gli chiese reprimendo la tremenda nausea che le era venuta.
«Ho già fatto questo errore con un Granger ultimamente.» Disse alludendo a quando era tornato con il figlio dalla stazione. «L’aria fresca fa molto bene contro la nausea da materializzazione, respira profondamente e ti sentirai subito meglio.»
«Lo so “papino”, grazie!» Rispose Hermione sentendosi trattata alla stregua dei gemelli.
«Molto divertente Granger! Prima di entrare volevo anche avvertirti che mia madre ha invitato qualche amico per festeggiare la tua uscita dall’ospedale. »
«Qualche amico?» Ripeté preoccupata. «Chi esattamente?»
«Solo la famiglia Zabini, i Nott e i Potter, non ti preoccupare. » Disse avviandosi all'ingresso.
Hermione non fece in tempo a replicare nulla che l’uomo l’aveva già portata in casa.
Narcissa insieme al marito erano sulla soglia ad aspettarli. Non appena la grifona vide l’algido ex suocero venne colta da un moto di apprensione. Si sentiva debole, incapace di difendersi e di proteggere i suoi figli da quell’uomo. «Benvenuta Hermione. Sono felice di averti qui.» Disse Lady Malfoy sorridendole. Lucius invece preferì astenersi da caldi benvenuti, che sarebbero risultati abbastanza  pieni d'ipocrisia e si limitò ad un formale saluto. «Buongiorno signorina Granger.»
«Buongiorno signori Malfoy. Grazie per l’ospitalità, spero di non arrecarvi troppo disturbo.» Rispose cercando di mascherare tutto il suo nervosismo.
Draco l'aveva stretta a se, il suo era stato un gesto istintivo. Oltre ad aver percepito lo stato d’animo della donna, voleva proteggerla come avrebbe dovuto fare undici anni prima se solo lei glielo avesse permesso. «Hermione è molto stanca, la porto nella sua stanza. Potrete farle visita non appena si sarà sistemata.» Esclamò guardando gli ospiti.
Quando l’uomo la depositò sul letto, la grifona lo guardò intensamente, non voleva più rimandare la sua confessione. Aveva già deciso di parlargli quando si era risvegliata dal coma, ma non ne aveva ancora avuto l’occasione. Ma dopo quello che lui le aveva rivelato Hermione sentì ancora di più la necessità di quella confessione. Non ci dovevano più essere segreti tra di loro. Anche perché Hermione non si fidava per nulla di Lucius. «Draco, ho un’importante confessione da farti. Riguarda il motivo che mi ha spinto ad andare via undici anni fa.»
Il biondo si accomodò composto sul letto, ricambiando il suo sguardo. «Pensavo che mi avessi già detto il motivo che ti ha spinto ad abbandonarci. Il fatto che io e te siamo troppo diversi per poter vivere insieme. Mi stai dicendo che era tutta una bugia?» Le chiese serio. Forse era una cattiveria renderle quella confessione più difficile da fare, ma Draco era pur sempre stato un serpeverde, e anche se aveva accettato la motivazione che aveva spinto la moglie a comportarsi in quel modo, non riusciva a dimenticare che lei non avesse avuto fiducia in lui. Si sarebbe preso quella piccola rivincita prima di confessare a sua volta che conosceva da qualche giorno quell'amara verità e che non avrebbe più permesso a niente e a nessuno di tenerlo lontano da lei.
Hermione parve farsi più piccola in quel letto. «Si, ti ho mentito. Ma spero che mi darai modo di spiegarti la motivazione che mi ha spinto a lasciarti in quel modo.»
Draco stava per cedere e rivelarle della piccola ripicca che aveva ideato quando Narcissa bussò alla porta ed entrò senza nemmeno ricevere il permesso di entrare. «Scusatemi l'intrusione ma Ross ha chiamato via camino. Il ragazzo sembra molto agitato e mi ha detto che deve parlarti urgentemente.»
L'uomo avrebbe voluto dire alla madre di riferire che l'avrebbe contattato lui, ma in tutti quei mesi il tirocinante non si era mai permesso di disturbarlo a casa, doveva essere successo qualcosa di grave. «Scusami qualche minuto, vado a sentire cosa è successo in laboratorio e poi torno da te.»
Hermione annuì pensando che avrebbe usato i minuti da sola per trovare le parole adatte per continuare il discorso con Draco.


Quando il pozionista scese nel suo studio anche dalle fiamme del camino riuscì a scorgere la tensione sul viso del suo assistente. «Ross, è successo qualcosa?»
«Signor Malfoy, non so come sia successo. Io sono stato attento glielo giuro.» Farfugliò il ragazzo in imbarazzo.
«Parla più chiaramente, non riesco a capire cosa è successo.»
«Tutte le pozioni che dovevano essere esaminate domani sono sparite. Qualcuno le ha rubate.» Rispose il ragazzo in tensione.
«Come sono sparite? Le avevi riposte nel nostro magazzino?» Sbottò il biondo irritato.
«Due ore fa erano ancora al loro posto, ma poco fa sono andato a controllarle prima di tornare a casa e le pozioni sono sparite.»
Se quelle pozioni non fossero saltate fuori ci avrebbe messo tutta la giornata per rifarle. «Sarò li fra qualche minuto, tu intanto continua a cercarle. Se non riusciremo a ritrovarle entro un'ora dovrò mettermi a rifarle e avrò bisogno del tuo aiuto.» Disse Draco risoluto.
Poi tornò di sopra per avvisare Hermione che si doveva assentare per qualche ora.
«Mi dispiace dover andare in laboratorio ma domani avrei dovuto presentare alla commissione brevetti una mia pozione e le fiale di campione che avevo preparato sono sparite. La commissione si riunisce ogni sei mesi ed è quindi fondamentale presentargli il mio lavoro.» Gli spiegò l'uomo.
«Vai tranquillamente Draco. Questo progetto è importante per te ed io sarò qui ad aspettarti quando tornerai. Se dovessi far tardi vorrei che venissi a svegliarmi ugualmente, ho tanto da dirti e non voglio aspettare fino a domani.» Gli rispose Hermione comprensiva.
L'uomo le diede un bacio su una guancia prima di smaterializzarsi fino al laboratorio.


Non appena Draco si materializzò nel suo laboratorio al Ministero si rese conto che qualcosa non andava. Il laboratorio sembrava deserto, di Ross non c'era traccia. Purtroppo il pozionista non era stato abbastanza veloce ad estrarre la bacchetta ed era stato immobilizzato con la magia non appena era giunto  nel laboratorio.  
Elisabeth Grey uscì dall'oscurità avvicinandosi al suo ex fidanzato. «Ben arrivato amore mio! Ti starai chiedendo come mai io mi sia "insediata" qui nel tuo laboratorio e ti abbia teso questa piccola trappola.» Disse la donna sfiorando la guancia di Draco con la mano. Solo dagli occhi si poteva capire cosa stesse pensando il pozionista, Con quello sguardo sembrava volesse incenerire la donna.
La bionda continuò  imperterrita il suo monologo con Draco. «Non mi è piaciuto molto il modo in cui mi hai scaricato l'altro giorno e penso di avere diritto ad un confronto con te faccia a faccia. Però un confronto con uno stoccafisso che non può nemmeno rispondermi non lo trovo esaltante. Quindi ecco cosa faremo. Io ti libererò da questo incantesimo di immobilità dopo averti legato, così sarai in grado di rispondermi. Però prima di tutto questo ho intenzione di farti ricordare cosa ti perderesti se decidessi di mantenere la tua decisione e lasciarmi.» La donna si avvinghiò come una vipera al corpo del pozionista,facendo aderire il suo bacino al corpo di lui. Gli mise le braccia al collo, baciandolo con passione e cercando un accesso alla sua bocca che il biondo non avrebbe potuto dargli nemmeno se avesse voluto. Quel bacio durò parecchi minuti prima che la donna si decidesse a staccarsi.
Dopo averlo legato finalmente lo sbloccò dall'incantesimo. «Tu sei una matta furiosa! Cosa ti fa pensare che immobilizzarmi e avvinghiarti a me come un serpente possa farmi cambiare idea sul nostro rapporto.» Sbottò Draco irritato non appena fu libero di parlare.
«Ti consiglio di non offendermi, vedi sarebbe un peccato se inavvertitamente mi cadessero queste.» Disse sventolando le fiale della sua nuova pozione.
«Dove è finito il mio assistente? Ti ha aiutato lui a farmi questo scherzetto?»  Domandò vedendo le boccette.
«Il tuo assistente mi ha aiutato ma inconsapevolmente. Sono venuta stamattina in laboratorio dopo che tu eri uscito fingendo di esserti venuta a cercare. Ho approfittato di una sua disattenzione per nascondere le pozioni in modo che lui ti chiamasse. Poi sono tornata e gli ho detto che ero stata io a nascondere le provette perché volevo farti una sorpresa e gli ho chiesto di lasciarmi qui da sola per preparare la mia sorpresa. Dovevi vedere con che faccia è andato via.»
«Vorrei sapere cosa vuoi da me Elisabeth? Cosa sei venuta a fare qui? Vuoi distruggere il mio lavoro per vendicarti?» Chiese Draco esasperato da quella situazione.
«Voglio solo la possibilità di chiarirci. Non voglio distruggere il tuo lavoro. Quando ci saremo parlati ti libererò e ti restituirò le tue fiale. Abbiamo un accordo?»


Hermione era rimasta sola nella stanza. Aveva pensato per undici anni della sua vita che non sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe detto a Draco la verità e ora quel momento era arrivato. Qualche ora in più a questo punto non sarebbe stato un gran sacrificio. La donna non sapeva se il suo ex marito l’avrebbe perdonata per tutte le menzogne che gli aveva raccontato, ma ormai era arrivata al punto di non ritorno e non voleva altro che spiegare all’unico uomo che avesse mai amato le ragioni del suo allontanamento.
Quando sentì bussare pensò che fossero Ginny o Narcissa, Draco le aveva detto che per la sua emergenza lavorativa ci sarebbero volute diverse ore, sicuramente non poteva essere lui.
«Avanti.» Disse e rimase senza parole quando vide comparire sulla soglia Daphne Greengrass Nott. Quella era la persona con cui era entrata più in sintonia durante il periodo del matrimonio ed era di conseguenza la persona con cui maggiormente temeva il confronto.
«Posso parlarti?» Chiese senza accennare ad entrare.
«Prego, accomodati pure Daphne.»
La bionda rimase qualche minuto in silenzio  ed Hermione cercò un argomento per rompere il ghiaccio. «Hai davvero una figlia stupenda, sembra la tua fotocopia di quando frequentavi Hogwarts.»
«Granger, non sono venuta qui per far conversazione. Ho bisogno di parlarti.» Disse a denti stretti l’ex Serpeverde.
«Coraggio, allora dimmi quello che devi.»
«Capisco che quello che hai passato in questi giorni sia stato per te traumatico e ne sono dispiaciuta, non lo augurerei a nessuno. Nonostante io sia comprensiva per tutte le tue disavventure sono venuta qui per chiederti di andare via.»
«Greengrass, immagino di aver creato molto dispiacere in tutti voi quando sono andata via undici anni fa, ma ti assicuro che avevo le mie buone ragioni…»
«Tu non immagini proprio cosa abbiamo provato quando sei andata via, cosa “ha” provato. Non mi interessa sapere quali siano state le tue motivazioni, nessun motivo può giustificare quello che hai fatto a Draco. Se te ne fossi andata solo tu avrei potuto comprendere, ma l’hai privato di uno dei suoi figli!» Sibilò gelida la donna.
«Ti assicuro che per me è stata una scelta dolorosa. Io non avrei mai voluto..»
«Basta! Sta zitta!» Disse  Daphne alzando la voce. «Non sono venuta qui per ascoltare le tue ragioni ma solo per chiederti se ancora possiedi una coscienza di non rimanere qui a fare la tua convalescenza. Draco si è quasi perso l’ultima volta che sei andata via. Mi piacerebbe avere un pensatoio per farti vedere come l’hai distrutto con il tuo comportamento. I primi due anni di Scorpius suo padre arrivava sempre a casa a notte fonda perché dopo il lavoro si faceva il giro dei locali per ubriacarsi. Nessuno di noi è riuscito a farlo ragionare, nemmeno sua madre. Ha capito di aver toccato il fondo quando un giorno ha sentito suo figlio chiamare papà Lucius. Puoi immaginarti quanto male gli abbiano fatto le sue parole. Tu meriteresti di vedere con i tuoi occhi come avevi ridotto l’uomo che per tanti anni hai detto di amare. Tieni, prendi questo incentivo per stare fuori dalla vita di Draco.» Aggiunse posando sul letto un sacchetto di Galeoni.
La donna guardò perplessa il sacchetto poggiato sul letto. «Mi vuoi forse pagare per andarmene? Cosa ti fa pensare che io sia in vendita? Ti risulta forse che quando sono andata via undici anni fa abbia portato via dei soldi con me?» Rispose la riccia alterata.
La bionda affilò lo sguardo. «Beh pensavo che ne avessi bisogno, Blaise ha chiesto ad un suo amico investigatore e pare che tu sia in ristrettezze economiche e visto che adesso sei anche disoccupata!»
«Io non sono disoccupata, ho preso solo qualche giorno di ferie per venire qui a Londra.» Rispose decisa la riccia.
«Quindi Draco non te l’ha detto?» Domandò maligna.
Hermione la guardò confusa e la bionda ricominciò a parlare. «Quando eri in coma è venuto a trovarti il tuo capo. Scorpius l’ha indicato a Draco e lui è andato a parlargli… Si è presentato al dottor Dubois dicendogli che lui è il padre dei tuoi figli e che vi siete di recente riavvicinati. Gli ha detto che tu avresti mandato presto le tue dimissioni perché vuoi restare qui accanto a lui. Pare che il tuo capo tremasse come una foglia quando Draco gli ha porto la mano presentandosi come membro della famiglia Malfoy. Quindi puoi dire addio al tuo lavoro a Parigi.» Aggiunse ghignando.
Gli occhi di Hermione si fecero lucidi. «Io non capisco, perché Draco avrebbe dovuto farlo?»
«Ha detto che voleva vendicarsi per come l’hai trattato. Anche questa sua idea di ospitarti qui per la riabilitazione è un piano di vendetta. Quando ti avrà convinto a cedergli la custodia di Altair ti getterà in mezzo ad una strada, come è giusto che sia aggiungerei.». Mentì la bionda.
«Non ti credo Daphne. Lui non mi farebbe mai una cosa del genere.» Rispose convinta la donna.
«Dici? Eppure undici anni fa tu hai fatto una cosa simile. L’hai abbandonato portandogli via suo figlio. Perché Draco dovrebbe comportarsi in maniera differente? Una volta dicevano che eri la strega più intelligente degli ultimi cento anni, probabilmente la botta alla testa ti ha danneggiato più di quanto pensassi. Fermati a ragionare Granger, la sera che sei arrivata qui lui sembrava volesse ammazzarti ed invece adesso è così gentile da offrirti un posto dove fare la convalescenza. Io lo troverei quantomeno sospetto un comportamento simile. Scommetto che lui ti ha detto di essersi lasciato con la signorina Grey e prima è andato via con la scusa di un'emergenza al lavoro. Beh guarda che cosa è veramente la sua emergenza lavorativa.» Disse la donna porgendole uno smartphone. Non appena la grifona guardò nello schermo vide un video che era stato girato, secondo la data riportata a lato, solo mezz'ora prima. Draco e Elisabeth erano avvinghiati e si stavano baciando appassionatamente. «Come vedi anche noi Purosangue sappiamo apprezzare la tecnologia babbana.»
Hermione restituì il telefono alla bionda cercando di nascondere il profondo dolore che aveva provato vedendo quel filmato. Tutte le parole, e il bacio che si erano dati erano solo bugie dette per cercare di ottenere nuovamente la custodia di Altair. Solo lei provava ancora qualcosa per lex marito.
«In ogni caso il tuo denaro non lo voglio, quindi riprenditelo.» Rispose la grifona alzando la voce.
In quel momento Narcissa fece il suo ingresso nella stanza. Daphne fece appena in tempo a nascondere il sacchetto di monete dallo sguardo della padrona di casa. «Tutto bene Hermione?» Chiese la donna spostando lo sguardo sulla ex compagna di Casa del figlio. «Mi è sembrato che avessi alzato il tono di voce…»
«Tutto bene grazie.» Rispose fredda la riccia.
«Mi sono permessa di venire a salutare la convalescente.» Disse Daphne sorridendo. «Ora però torno di sotto dagli altri. Spero che tu possa riprenderti il prima possibile, mia cara Hermione.» Aggiunse Daphne stampandosi un sorriso finto sul viso.
La grifona aspettò che l'ex serpeverde fosse uscita prima di rivolgersi alla padrona di casa. «Vorrei vedere i ragazzi. Potrebbe chiamarli per favore signora Malfoy?»
Narcissa si stupì del tono distaccato che aveva usato la donna. Sospettò che c'entrasse qualcosa Daphne con quel repentino cambio di atteggiamento. «Sei sicura che vada tutto bene Hermione? Di cosa avete parlato tu e la signora Nott?»
«Va tutto bene, solo che non sono ancora riuscita a vedere i ragazzi e vorrei incontrarli.» Rispose la donna.
«Te li vado a chiamare allora.»
Qualche minuto dopo i ragazzi fecero il loro ingresso nella stanza della madre. Non sembravano molto felici di vederla ed Hermione capì che era arrivato il momento di rivelare ai figli cosa era successo undici anni prima. Avrebbe voluto parlare anche con Draco ma la questione si era protratta per troppo tempo e dopo quello che le aveva detto Daphne sul suo ex marito non pensava che per lui fosse veramente importante conoscere quella verità.
«Sono contenta di vedervi entrambi. Penso sia arrivato il momento di dirvi cosa è successo quando io e papà ci siamo separati.» Esordì la donna.  
«Penso che ormai sia troppo tardi mamma. Adesso conosciamo anche noi la verità! Sappiamo che hai mentito al Ministro facendogli credere che papà minacciasse la mia vita per potermi portare via indisturbata.» Disse Altair incrociando le braccia al petto.
«Non è andata esattamente così Altair.» Rispose la donna cercando le parole più adatte per spiegare tutto quello che era successo.
«Quindi mi stai dicendo che tu non sei mai andata a chiedere al Ministro di annullare il tuo matrimonio perché papà minacciava di farmi del male?» Chiese il ragazzo con diffidenza.
«È vero che mi sono rivolta al Ministro per far annullare il matrimonio, ma non ho mai accusato papà di avermi minacciato, è stato Shacklebolt a trarre delle conclusioni sbagliate.»
«Non riesco a capire, se non è stato papà, chi ti avrebbe intimorito?»
«Vostro nonno non aveva mai approvato la nostra unione e...» Cercò di spiegare Hermione.
Scorpius, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, non poté sopportare oltre le accuse che quella donna stava rivolgendo a suo nonno. «Io non riesco a crederci.»  Sbottò incredulo. «Con che coraggio, "signora Granger,” lei viene qui a cercare di screditare nostro nonno? Era questa l'ultima carta che voleva giocarsi per cercare di riguadagnarsi la nostra stima?»
«Mi rendo conto che sia difficile credere a quello che vi sto dicendo. Ma questo è quello che è successo undici anni fa. Io volevo solo proteggere Altair, ma non ho mai smesso di pensare a te Scorpius, per tutto questo tempo e se avessi avuto un'alternativa non me ne sarei mai andata.» Cercò di convincerli Hermione.
«Basta! Non offenda oltre la nostra intelligenza. Forse se avesse raccontato questa storia a mio fratello sarebbe riuscita a imbrogliarlo, visto che non conosce ancora molto bene nostro nonno. Ma con me ha proprio sbagliato. Io non crederò mai che mio nonno volesse far male ad Altair e considerando che lei si trova qui come sua ospite le chiedo di andare via, immediatamente. Non tollererò oltre la sua presenza qui.» Disse Scorpius duro, prima di uscire dalla stanza.
Una volta rimasti soli il figlio si avvicinò al letto. «Ha ragione lui mamma. Forse sarebbe meglio che tu finissi la convalescenza da un'altra parte. Non conosco molto bene il nonno, ma anche se mi sembra un uomo molto rigido, non riesco a credere che volesse farmi del male. Mi hai sempre detto di dire la verità, senza curarmi delle conseguenze ma in questo periodo mi sembra che da parte tua non ci sia stata molta sincerità. Io ti vorrò sempre bene mamma, ma adesso sento il bisogno di stare accanto al resto della mia famiglia. Spero che non mi negherai la possibilità di conoscerli.» Esclamò Altair con gli occhi lucidi. Si vedeva che stava trattenendo le emozioni e la donna ebbe una stretta al cuore nel vedere suo figlio, entrambi i suoi figli, ridotti in quello stato per tutte le sue omissioni.
«Hai ragione quando dici che in questo periodo io non sono stata del tutto onesta con voi. Ho accampato delle scuse quando tu mi hai chiesto il motivo per cui mi ero scusata con papà e mi sono rifiutata di darti spiegazioni su come avessi fatto ad annullare il mio matrimonio. Ma il motivo per cui l'ho fatto è perché non volevo farvi soffrire ulteriormente, pensavo che vostro padre una volta conosciuta la verità mi avrebbe aiutato a trovare il modo per farla sapere a voi nel modo meno traumatico possibile.» Spiegò la donna con sincerità.
«Papà cosa ne pensa di quello che hai detto sul nonno?»
«Purtroppo è uscito prima che potessi rivelarglielo. Ma lo saprà presto anche lui. Adesso ascoltami Altair. L'unica cosa importante per me è sempre stata la vostra sicurezza e la vostra felicità. Se il vostro desiderio è che io me ne vada, lo farò immediatamente. Voglio solo che tu capisca, e che lo riferisca a tuo fratello, che io non vi sto abbandonando. Non appena mi sarò ristabilita mi cercherò un lavoro a Londra, in modo da essere vicina se uno di voi avesse bisogno di me. Siete la cosa più importante della mia vita.» Aggiunse con gli occhi che si inumidivano di lacrime.
Altair abbassò lo sguardo, incapace di sostenere la sofferenza che leggeva negli occhi della madre. «Mamma io...»
«Non ti preoccupare, io starò bene. Promettimi solo che starai attento e ubbidirai a papà. Scriverò al preside di Hogwarts in modo che tu possa trasferirti lì con l'inizio dell'anno nuovo. Ti chiedo solo di andare a chiamare di sotto i signori Potter, loro mi aiuteranno ad andare via, e di porgermi un pezzo di pergamena e una piuma.» Disse Hermione con gli occhi ancora lucidi.
«Riguardati mamma.» Rispose Altair porgendole la pergamena e poi uscendo dalla stanza.


Dopo qualche minuto i signori Potter entrarono nella stanza. Quel giorno sapendo che ci sarebbe stata molta confusione al Manor avevano preferito lasciare i figli dai nonni, contando di raggiungerli la sera per la solita cena domenicale alla Tana.
«Hermione, allora ti sei sistemata bene? Altair ci ha chiesto di salire e...» Harry si bloccò nel momento in cui guardò in faccia l'amica. «È successo qualcosa?»
«Harry, Ginny, avrei bisogno di una mano. Potreste cercarmi una stanza da qualche parte? Devo andare via di qui immediatamente.»
«Perché Hermione? Cosa è successo?» Chiese Ginny avvicinandosi al letto.
«Preferisco non parlarne, ma vorrei andare via di qui subito, possibilmente senza farmi vedere da nessuno.»
«Beh tu vieni a casa con noi e non voglio sentire proteste.» Esclamò deciso il Salvatore del Mondo Magico. «Per quello che riguarda la smaterializzazione, posso riuscire ad abbassare le difese della casa in modo da uscire anche da questa stanza. Ginny, io porto Hermione tu invece dovrai uscire alla vecchia maniera.»
«D'accordo, ma sei sicura di quello che stai facendo?» Chiese la rossa rivolgendosi ad Hermione.
«Si, sono sicura. Quando saremo andati via potresti dare questa busta alla signora Malfoy chiedendole di consegnarla a Draco?» Domandò porgendole la lettera.
Harry trasfigurò una poltrona in sedia a rotelle e dopo averci adagiato l'amica si smaterializzò a casa sua.
Ginny, scendendo le scale con in mano la borsa dell'amica sperò di riuscire a uscire indenne da quella situazione.
«Hermione sta riposando?» Chiese Narcissa quando la vide comparire sulla soglia del salotto dove avevano riunito gli ospiti.
«No, Harry l'ha accompagnata a casa nostra. Ha deciso che la cosa migliore era ultimare la convalescenza da noi.» Disse la rossa impacciata.
«Non capisco. Era appena arrivata... Pensavo che si sarebbe trattenuta qui» Disse stupita la donna. «Cosa è successo?»
«Non ha voluto spiegarmelo. Si è solo raccomandata di consegnarle questa lettera in modo che lei possa darla a Draco.» Rispose porgendo la busta. «Ora è meglio che vada, sono dispiaciuta per tutto il trambusto che vi abbiamo arrecato.»


Draco tornò a casa a pomeriggio inoltrato. C'erano volute ore e molta pazienza da parte del pozionista per convincere la signorina Grey che per il loro rapporto non c'era futuro. Se la donna non avesse avuto le sue preziose pozioni e se non l'avesse tenuto imprigionato, probabilmente avrebbe impiegato molto meno tempo a tornare a casa. Stava per salire al piano di sopra per andare da Hermione quando la voce di sua madre lo bloccò. «Lei è andata via. È inutile che la vai a cercare in camera sua.» Disse la madre avvicinandosi.
L'uomo la guardò incredulo. «Non riesco a capire. Perché è andata via e dove è andata?»
«Ha voluto parlare con i ragazzi. Dopo aver parlato con loro è andata via con i Potter di nascosto.  Ho provato a parlare con i gemelli ma si sono rifiutati di dirmi cosa è successo. La signora Potter mi ha consegnato questa lettera di Hermione per te.» Rispose porgendogli la missiva.
Nel frattempo Daphne, Theo, Lucius e Blaise sentendo la voce di Draco erano entrati nel corridoio di casa Malfoy. «Dammi retta, è molto meglio che sia andata via. Quella donna porta solo guai.» Disse Blaise avvicinandosi all'amico.
Il biondo parve non udirlo nemmeno e rivolgendosi alla madre disse: «Madre, puoi andare a chiamare i ragazzi? Sono sicuro che riuscirò a convincerli a parlare.»
Quando i ragazzi arrivarono all'ingresso sembravano aver perso l'uso della parola. Sia Scorpius che Altair si erano chiusi in un ostinato silenzio e non avevano risposto a nessuna delle domande del padre. «Voglio sapere cosa è successo con vostra madre.» Chiese per l'ennesima volta.
«Quella donna io non la considero mia madre.» Sbottò furioso Scorpius. « È una bugiarda. Voleva farci credere che il nonno l'avesse minacciata, spingendola ad andare via. Così le ho chiesto di andarsene e per fortuna ha avuto il buon gusto di farlo.»
Gli occhi furiosi di Draco saettarono dal figlio al padre. Era anche colpa della sua vigliaccheria se si trovavano in quella situazione. Stava per rispondere al figlio, ma la voce di Lucius lo precedette. «Vostra madre non vi ha mentito. Sono stato io a spingerla undici anni fa a lasciarvi.» Disse l'algido ex Serpeverde.
«Tu volevi uccidere Altair?» Chiese il ragazzo  incredulo.
«Non volevo veramente ucciderlo. Contavo sul fatto che vostra madre mi avrebbe creduto. Il mio obiettivo era quello di dividere i vostri genitori. Non potevo sopportare che il nome della mia casata fosse legato a quello di una "nata babbana". In più nel nostro albero genealogico c'era sempre stato un solo erede per generazione e ho pensato che se Hermione se ne fosse andata portandosi via Altair tutto il mio mondo sarebbe tornato a posto.» Spiegò Lucius cercando di avvicinarsi ad Altair.
Scorpius si mise davanti al fratello. «Non osare mai più avvicinarti ne a lui ne a me.»


Harry aveva sistemato Hermione nella vecchia camera di Sirius. Il Salvatore del Mondo Magico aveva predisposto nella stanza ogni comfort, in modo da rendere la permanenza dell’amica il più piacevole possibile.
«Hai voglia di parlare di quello che è successo?» Chiese Harry sedendosi sul bordo del letto.
«Preferirei evitare.» Mormorò la donna con gli occhi ancora lucidi.
L’uomo sospirò, gli dispiaceva molto per come stessero andando le cose per l’amica. «Non so cosa sia successo dai Malfoy, ma penso che dovresti aspettare a trarre delle conclusioni. I tuoi figli hanno affrontato tante batoste in questi ultimi giorni e sono sicuro che qualsiasi cosa sia successo tra voi, presto riuscirete a chiarirvi.»
«Sei sempre stato molto intuitivo Harry.» Gli sorrise la donna.
«Non sempre… Dopotutto mi hai preso in giro per ben due anni senza che io mi accorgessi che te la facevi con il furetto.» Rispose lui cercando di farla ridere.
«Sbaglio o mi sembra che i vostri rapporti siano migliorati?»
«Si lo sono. Mi sono davvero ricreduto su Malfoy e sono contento che sebbene le circostanze non siano le migliori noi siamo riusciti a ritrovarci. Mi dispiace però perché non ho saputo difenderti dagli attacchi del Ministro in ospedale.» Si scusò Harry.
«Non ti preoccupare, tu hai solo cercato di calmarlo.» Disse Hermione ripensando a quel giorno in cui si era risvegliata all’ospedale. «Harry questa era la camera di Sirius?» Chiese poi fissando un quadro che ritraeva un cane nero.
«Si, spero non ti dispiaccia. Questa camera è la più vicina alla nostra nel caso avessi bisogno di qualcosa durante la notte. Ho anche installato un Baby Monitor che avevo comprato quando i bambini erano piccoli. Tu dovrai solo parlare e noi sentiremo attraverso la ricetrasmittente.»
«Vi ringrazio per le vostre premure. Vorrei chiederti un favore. Potresti guardare dietro quel quadro con il cane nero?»
L’uomo perplesso staccò il quadro dalla cornice e scoprì che nella cornice si nascondeva una pergamena. «Come sapevi che c’era nascosto qualcosa?» Domandò porgendole il foglio.
«So che ti sembrerà pazzesco ma quando ero in coma mi è apparso Sirius. Lui pensava che quando mi sarei svegliata avrei metabolizzato l’incontro con lui pensando che fosse stata solo un’allucinazione e quindi ha voluto dimostrarmi che il nostro incontro era reale.» Spiegò la donna.
«Hai parlato con Sirius.» Esclamò l’uomo emozionato.
«Si Harry. Mi ha aiutato davvero molto. Penso che sia stato grazie al suo intervento se sono riuscita a svegliarmi. Sirius mi ha detto di riferirti che lui e i tuoi genitori sono fieri dell’uomo che sei diventato.»
«Grazie per avermelo riferito Hermione. Mi hai fatto un bellissimo regalo. Tieni tu questa pergamena, sono sicuro che Sirius avrebbe voluto che l’avessi tu.»

 
Draco si ricordò della busta che gli aveva consegnato sua madre. Se la rigirò tra le mani, indeciso se aprirla o ignorarla e andare semplicemente a riprendersi la sua donna. Con un gesto secco aprì la missiva mettendosi a leggerla.

Draco,
Probabilmente la mia fuga di oggi avrà rafforzato ancora di più l'opinione che ti sei fatto in questi anni su di me.  
Ho rivelato ai ragazzi il motivo per cui mi sono allontanata da voi. Quella verità che tu mi hai chiesto tante volte di rivelarti e che io no ho mai avuto il coraggio di confessarti. Undici anni fa tuo padre, approfittando della tua assenza, ha minacciato la vita di Altair se non ti avessi lasciato. Probabilmente, così come hanno fatto i tuoi figli, non mi crederai. Mi dispiace di non essermi fidata di te, del nostro amore. All'epoca Lucius mi aveva fatto credere che fosse coinvolta anche tua madre e io sapevo come ti saresti sentito nell'apprendere una notizia simile. Non volevo distruggerti.
Oggi sono venuta a conoscenza del motivo che ti ha spinto ad accogliermi in casa tua dopo tutto quello che ti ho fatto. So che in realtà tu e la signorina Grey non vi siete mai lasciati e che hai finto di essere interessato ancora a me, per poter avere la custodia di Altair. Beh hai vinto Malfoy, di seguito troverai una dichiarazione che ti nomina tutore temporaneo di Altair. Sono sicura che Zabini saprà redigere un documento definitivo in breve tempo. I ragazzi hanno espresso il desiderio entrambi di vivere con te (Scorpius non vuole avere niente a che fare con me) e io rispetterò il loro volere, quindi avresti ottenuto lo stesso risultato senza tutta questa messinscena.
Non riesco ad avercela con te per il modo in cui ti sei comportato. Io ti ho fatto molto male undici anni fa, anche se avevo delle buone motivazioni. Avrei preferito riuscire a mantenere un lavoro fino a quando non avessi trovato qualcosa di più vicino a Londra, ma ormai è andata così.
Anche se non avrai creduto alle mie parole su tuo padre, spero che tu stia attento a come si comporta con Altair. Te lo affido, abbine cura.
Ti auguro di essere felice con la signora Grey.
Addio
Hermione



Draco fissava senza parole la lettera. Non capiva cosa avesse spinto  Hermione a credere che lui stesse fingendo, che fosse ancora insieme a Elisabeth.
«Le cose non stanno come pensi Draco. Se avessi saputo del ricatto di Lucius io non lo avrei mai fatto.» Sussurrò Daphne mettendo una mano sulla spalla dell’uomo.
«Cosa hai fatto?» Chiese guardandola negli occhi.
«Ho fatto credere a Hermione che tu la stessi usando per riavere la custodia di tuo figlio. Che tu e la signorina Grey aveste solo finto di lasciarvi.» Disse la bionda porgendogli il cellulare con il video del suo bacio forzato da Elisabeth.
«Dovevo immaginare che quella ragazzina fosse incapace di studiare un piano tanto astuto per allontanarmi da Hermione, ma che tu mi pugnalassi alle spalle non me lo sarei mai aspettato.» Esclamò il pozionista, buttando per terra il telefonino.
«Pensavo che la Granger ti avrebbe distrutto questa volta se fosse andata via e ho pensato che se l’avessi allontanata prima avresti sofferto di meno.»
«Bene se adesso avete finito di intromettervi nella mia vita privata, io vado a riprendermi mia moglie. E se qualcuno di voi non è d’accordo con me spero di non ritrovarlo qui al mio ritorno » Disse Draco guardando negli occhi i suoi amici.
«Veniamo anche noi.» Dissero in coro i gemelli. «Se la mamma è andata via è colpa nostra, vogliamo scusarci.» Aggiunse Altair.
«Va bene, potete accompagnarmi.» Rispose il biondo avvicinandosi ai figli per procedere alla smaterializzazione.
«Potrei venire anche io e spiegare a Hermione cosa ho fatto.» Propose Daphne in imbarazzo.
«Per quello che mi riguarda tu devi stare lontana da lei. Anche se pensavi che lei non avesse buone intenzioni, non stava comunque a te arrogarti il diritto di allontanarla da me. Io non l’avrei mai fatto a te e Theo.» Replicò duro Draco prima di andare via.


Ronald Weasley, come ogni domenica, arrivò alla Tana con la moglie e il figlio verso le sei, per partecipare alla solita cena di famiglia. Molly era in quel momento impegnata a finire di preparare l'abbondante cena per i suoi cari. Tutti i suoi figli vivevano ormai per conto loro e la domenica era l'unico momento per riunire quelli che vivevano vicino e deliziarli con le pietanze che preferivano.
«Ciao mamma» Esordì il rosso avvicinandosi alla donna e dandole un bacio sulla guancia.
«Spero che tua figlia e quel cretino di suo marito non vengano stasera. Non mi è piaciuto il modo in cui si sono schierati dalla parte di quel Mangiamorte, stanno influenzando anche James. Sabato scorso ha quasi fatto cadere Hugo dalla scopa.» Si lamentò l'uomo.
«Ronald Bilius Weasley non prenderti gioco di me. So come sono andati i fatti al corso di Baston. Hugo si è comportato in maniera scorretta e l'unico da biasimare sei tu. Con il tuo rancore nei confronti dei Malfoy e di Hermione gli stai avvelenando il sangue a quel ragazzino. Già il destino continua ad accanirsi contro quella povera famiglia senza che ti ci metta anche tu ed i tuoi pregiudizi.» Disse la donna con voce angosciata.
«Andiamo mamma quei Mangiamorte hanno scampato la prigione solo grazie a tutti i soldi che hanno.» Sibilò il rosso carico di rabbia. «E comunque cosa intendi dire con il fatto che il destino si sia accanito su di loro? Per caso Malfoy è morto? Questa si che sarebbe una bella notizia.» Aggiunse ghignando.
«Veramente parlavo di Hermione. Non hai saputo che è tornata a Londra, pare che Scorpius abbia un gemello che viveva con lei. Lunedì è stata aggredita ed è rimasta ferita. Pensa che è stata in coma per un giorno.»
«E adesso come sta?» Si fece attento il rosso.
La donna si era fermata e si era seduta sulla sedia, ancora angosciata da quello che le aveva confidato la figlia. «Oh quella povera ragazza. Ha avuto una vita così piena di sofferenza… Per fortuna si è svegliata qualche giorno fa, anche se per adesso ha problemi di equilibrio e non riesce a camminare e a usare la bacchetta. Prima mi hai chiesto di Ginny, sarai contento, stasera lei ed Harry rimarranno a casa perché Hermione farà la convalescenza da loro. Tua sorella è passata prima per prendere i ragazzi e riportarli a casa.»
«Beh se avesse scelto me invece che Malfoy, non sarebbe stata così sfortunata. Comunque è tipico di quel Mangiamorte, visto che ora è malata lui l’ha scaricata sulle spalle di mia sorella.»
«Veramente all’inizio era stato deciso che avrebbe fatto la convalescenza dai Malfoy, poi è stata proprio Hermione a chiedere a Ginny ospitalità.»
«Beh mia sorella è infermiera è sicuramente saprà come aiutarla..» Disse chiudendo il discorso.
«Mamma, mi sono dimenticato di chiudere il negozio di Diagon Alley. Faccio un salto con Hugo prima di cena, tanto manca ancora un’ora per mangiare vero?» Aggiunse poi avvicinandosi alla porta.
«Ronald un giorno o l’altro dimenticherai anche la testa… Andate pure ma cercate di non fare tardi.» Rispose la donna ricominciando a cucinare.
«Hai ragione, faremo più in fretta possibile.» Un sorriso maligno si stampò sul viso del rosso, ma la donna troppo intenta a preparare la cena non si accorse di nulla.


Harry aveva lasciato Hermione sola nella stanza per cercare di farla riposare. Nonostante questo la donna non riusciva ad addormentarsi. Per tenere la mente allenata cominciò a leggere gli appunti su come diventare un Animagus. Quella procedura era molto lunga e dolorosa ed Hermione provava una profonda stima nei riguardi di quei tre “malandrini” che per stare vicino ad un amico si erano sottoposti a quel trattamento nei primi anni dell’adolescenza. La procedura per diventare Animagus richiedeva una profonda concentrazione e la mente della donna fu attratta da quella possibile sfida.
La sua lettura venne interrotta dalla porta che si apriva. Quando vide comparire Ronald Weasley sulla soglia Hermione ne rimase molto sorpresa. Non pensava che il rosso le avrebbe di nuovo rivolto la parola. «Ron, mi sorprende vederti qui.»
«Eccola qui, la salvatrice del mondo magico. La prostituta di Malfoy! Certo che ti sei ridotta proprio male, sembri uno spaventapasseri con quella tuta indosso. E pensare che una volta ero innamorato di te… Dovevo essere proprio cieco.» Disse Ron con disprezzo.
«Perché sei venuto qui. Cosa vuoi da me?» Chiese Hermione cercando di nascondere il timore che dentro di lei saliva a livelli esponenziali.


Draco Malfoy arrivò a casa dei Potter in compagnia dei figli. Harry non si stupì di vederli sulla soglia di casa sua. «Malfoy, che piacere rivederti. Come mai sei venuto a trovarmi?»
«Sai benissimo il motivo per cui sono qui, non farmi perdere tempo. Devo vedere immediatamente Hermione.» Sibilò spazientito il pozionista.
In quel momento arrivò Ginny. «Tu come ti permetti di venire qui a pretendere di vedere Hermione. Anche se non mi ha detto nulla si vede benissimo che avete infierito su di lei quindi non ho intenzione di farti parlare con lei perché tu le dia il colpo di grazia.» Sibilò la donna inviperita.
Le parole della rossa vennero interrotte da James che si precipitò nella stanza con in mano la ricetrasmittente. «Papà mi hai detto di ascoltare questo aggeggio per sapere se la signora Granger avesse avuto bisogno di qualcosa.»
«Si James. Pensi che si sia sentita male?» Chiese Harry rivolgendosi al figlio.
«No. Ma zio Ron è nella sua camera e la sta insultando. Ho paura le voglia fare del male.» Rispose il ragazzo nel panico.
Draco corse su per le scale sfoderando la bacchetta. «In che camera è?» Chiese intanto che saliva.
«Seconda porta a destra.»  Rispose il moro seguendolo sulle scale.
Quando entrarono nella stanza fecero appena in tempo a vedere Ron che si smaterializzava con Hermione caricata sulle spalle come un sacco di patate.
Draco ed Hermione ebbero solo un secondo per incrociare i loro sguardi prima che la donna sparisse sotto i suoi occhi.




Quando ho cominciato a scrivere questo capitolo ero indecisa se pubblicarlo tutto insieme o dividerlo in due perché in questo capitolo succedono davvero tante cose. Alla fine ho optato per un unico lungo capitolo che spero possa essere di vostro gusto.
A quanto pare le cose si fanno sempre più movimentate per la nostra Hermione. Partiamo dal titolo: “L’inganno della Serpe”. Nel capitolo possiamo contare tre inganni diversi ideati da tre ex studenti di Serpeverde. Il primo è quello che studiano Daphne ed Elisabeth per tenere lontano Draco da Hermione. Elisabeth è stata infatti molto aiutata a ideare la trappola per Draco dalla signora Nott. Il secondo inganno è quello di Daphne nei confronti di Hermione quando gli fa credere che l’ex marito si stia prendendo gioco di lei e le mostra il video con il bacio tra Elisabeth e Draco. Il terzo inganno seppur piccolo è quello che permette agli eventi di precipitare. Infatti se Draco non avesse messo in atto la sua piccola ripicca e avesse confessato subito ad Hermione di sapere già la verità le bugie di Daphne non avrebbero attecchito così velocemente nella grifona. I ragazzi reagiscono male alla confessione della madre. Scorpius in particolare non riesce a credere che suo nonno volesse uccidere il gemello e scaccia Hermione da casa Malfoy. Infine abbiamo un grande ritorno. Ron approfitta della condizione della riccia per rapirla. Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo…
Prima di lasciarvi vorrei segnalarvi che ho incominciato a scrivere una nuova storia su Draco ed Hermione. Se qualcuno di voi fosse interessato a leggerla si chiama : “Un messaggio dal futuro” e pubblicherò i capitoli alternandoli con questa.
a presto
Lyn

Ps: Un grosso ringraziamento a Bell e ai suoi utili consigli verde argento!

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Capitolo 17
*** Senza Maschere ***


Buongiorno a tutti e buon inizio settimana!
Siamo arrivati al capitolo 17, dove molte maschere finalmente cadranno.



 
Capitolo 17
Senza Maschere



I gemelli avevano seguito il padre su per le scale, Ginny non era riuscita a trattenerli. Anche loro avevano visto il padre di Hugo portar via la loro madre e ne erano rimasti sconvolti.  La rossa li abbracciò istintivamente per poi guidarli al piano di sotto in modo da lasciare il marito e Malfoy liberi di parlare.
«Potter! Come ha fatto Weasley ad arrivare alla camera di Hermione? Sei un Auror e chiunque può entrare e uscire liberamente da casa tua?» Esclamò fuori di sé dalla rabbia il biondo.
«Adesso calmati Draco, non avrei mai creduto che Ron arrivasse a tanto... Purtroppo non ho aggiornato le protezioni della casa da dopo l’allenamento con Baston. Prima di allora, essendo mio cognato, lui aveva libero accesso a tutto l’edificio. » Gli rispose Harry cercando di mantenersi calmo.  «Non ti preoccupare, avviserò immediatamente i miei colleghi e organizzeremo una squadra di ricerca. Tu porta a casa i ragazzi, non appena avrò notizie ti aggiornerò.» Aggiunse sperando di tranquillizzarlo. 
«Non ho intenzione di rimanere a casa ad aspettare di sapere se avete trovato Hermione. Io andrò a cercarla, anche da solo, se necessario.» Disse Draco con convinzione.
«Capisco come ti senti, ma non sei un Auror. Lascia fare a me, ti assicuro che la troverò.»
«Harry hai ragione, io non sono un Auror. Ma ho fatto l'infiltrato tra i seguaci di Voldemort per più di tre anni e sono riuscito a sopravvivere, so badare a me stesso. E comunque Weasley non è un Mangiamorte, anche se penso che possa essere pericoloso per Hermione. Mettiti nei miei panni, tu staresti a casa ad aspettare sapendo che la donna che ami è stata rapita?» Chiese d'istinto.
Harry era senza parole. Aveva capito che Malfoy provava ancora qualcosa per la sua amica, ma non pensava che l'avrebbe mai sentito ammettere quel sentimento con lui. «D'accordo Draco. Porta a casa i ragazzi intanto io avviserò il comando del rapimento di Hermione in modo che possano diramare gli avvisi di ricerca. Ci vediamo a casa tua fra una mezz'ora.» 

Draco riportò a casa i ragazzi e anche Ginny lo seguì con James e Lily.
Non appena sentì la porta di casa aprirsi Narcissa si diresse all'ingresso di casa. Sperava che il figlio fosse riuscito a convincere Hermione dei suoi sentimenti. Rimase molto delusa nel vederlo invece tornare senza la donna. «Draco, cosa è successo? Hermione non ti ha creduto?» Chiese la donna. «Io sono certa che lei ti ami quindi anche se sarà difficile, sono sicura che tu possa riconquistarla.»  Aggiunse senza aspettare che il figlio rispondesse.
«Non ho potuto parlarle perché è stata rapita. Madre è scomparsa davanti ai miei occhi, rapita da Ron Weasley» 
Narcissa rimase sconvolta dalla rivelazione del figlio. «Non riesco a crederci.» Disse senza nemmeno accorgersi di aver alzato la voce così tanto da richiamare l'attenzione di Lucius e degli ospiti. «Perché Weasley avrebbe dovuto rapire Hermione?»
«Mi dispiace signora Malfoy.» Rispose Ginny palesemente a disagio per l'assurda situazione. «Mio fratello non ha mai accettato il rifiuto di Hermione nei suoi confronti. Non mi sarei mai aspettata però che arrivasse a fare una follia del genere.»
«Ginevra, in questo periodo ti sei dimostrata un’ottima amica sia per Hermione che per il resto della famiglia Malfoy.» Disse Narcissa sottolineando il fatto che considerasse l’ex nuora ancora parte integrante della famiglia. «Non ti sentire responsabile per azioni di cui eri all’oscuro. La cosa più importante è ritrovare Hermione al più presto. Immagino che siano stati allertati anche gli Auror che lavorano con tuo marito?»
Anche se la domanda era stata posta a Ginny fu invece Draco a rispondere. «Si Harry è andato al comando e poi verrà qui in modo che possiamo cominciare le ricerche.» 
«Non cercherò di dissuaderti dall’andare a cercare Hermione, cerca solo di stare attento» Disse la donna mettendo una mano sul braccio del figlio con fare affettuoso.

Scorpius fece un cenno al fratello di seguirlo nella sua stanza al piano di sopra. «Altair, so che papà non lo permetterà ma io voglio andare a cercare la mamma. Se non l’avessi trattata in quel modo lei non sarebbe mai andata dai Potter e a quest’ora sarebbe qui con noi al sicuro.»
«Vengo con te.» Rispose Altair. «Anche io mi sento in colpa Scorpius, oggi le ho spezzato il cuore. Però se vogliamo fare questa cosa è necessario che almeno uno di noi abbia la sua bacchetta. Pensi di riuscire a recuperarla?»
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che la porta della loro stanza si aprì ed entrò Draco. L’uomo era rimasto qualche minuto dietro la porta ad ascoltare i discorsi dei figli per poi decidere di farsi vedere e cercare di convincerli dell’assurdità della loro idea.
«Ragazzi vi stavo cercando perché vorrei parlarvi prima di uscire con il signor Potter.» Disse l’uomo chiudendosi la porta alle spalle.
I due ragazzi si guardarono allarmati, senza riuscire a dire nulla.
«Immagino come vi possiate sentire in questo momento perché anche io mi sento nello stesso modo. Vedete ho scoperto la verità sul nonno la notte che voi siete scappati di casa, e in principio ero molto arrabbiato con vostra madre perché mi aveva tenuto all’oscuro di tutto, per non essersi fidata della forza del nostro legame. Così ho deciso di non dire nulla e l’ho provocata per tutto il tempo che abbiamo passato insieme, sperando di convincerla a cedere in modo che mi confessasse lei stessa quello che era successo undici anni fa.» Raccontò Draco avvicinandosi.
«Anche oggi, avrei potuto parlare e invece, per l'ennesima volta ho perso l'occasione di mettere fine a tutte le menzogne. Voi non dovete sentirvi in colpa per il rapimento della mamma perché il primo colpevole sono io.»  Aggiunse prendendo atto che lui stesso era stato uno dei responsabili del rapimento di Hermione.
Scorpius, che si era sentito il principale responsabile per tutti gli avvenimenti avvenuti da quando erano scappati, sentì una forte empatia nei confronti del padre. SI avvicinò all'uomo, mettendogli una mano sul braccio nel goffo intento di dimostrargli solidarietà. «Papà...» Disse senza riuscire ad aggiungere altro.
«Ragazzi io vi giuro che riporterò a casa vostra madre, fosse questa l'ultima cosa che faccio.» Esclamò con convinzione. «Ma voi dovete promettermi di rimanere qui. Io devo essere lucido per poter trovare la mamma  e se avrò il pensiero che voi potreste decidere di andare a cercarla non potrei dedicarmi completamente al suo ritrovamento.»
I due ragazzi si guardarono in faccia prima di annuire entrambi. «Te lo promettiamo papà, ma riporta a casa la mamma.» Risposero in sincrono.
Draco, più sereno per quella promessa, li strinse in un forte abbraccio.


Quando tornarono di sotto Harry era appena arrivato. «Sono andato a controllare a casa di Ron ma di lui non c'era nessuna traccia.» Disse l'uomo. «Ho allertato il comando e tutti gli agenti disponibili lo stanno cercando.» Si avvicinò poi al figlio chiedendogli di ripetere esattamente tutto quello che aveva sentito dire da Ron.
James, molto a disagio, ripeté gli insulti che aveva sentito. «Ha detto che la signora Granger è la prostituta di Malfoy e che sembrava uno spaventapasseri per come si era ridotta. Poi ha detto che le avrebbe fatto toccare con mano che enorme sbaglio avesse fatto quando l'aveva rifiutato.»
Draco strinse le nocche delle mani tanto da farle diventare bianche. Se solo avesse avuto tra le mani quel  pezzente di Weasley.
«Sei stato bravo James.» Disse Harry accarezzandogli la testa. «Per prima cosa io passerei dai miei suoceri. Ogni domenica ci riuniamo tutti li e magari oggi anche lui si è fatto vedere.»  Aggiunse poi rivolto al biondo.
«Perfetto incominciamo da loro.» Rispose dirigendosi verso la porta di casa.
«Vorrei partecipare anche io alle ricerche.» Esclamò Lucius Malfoy, avvicinandosi al figlio.
«Questo è veramente ridicolo. Perché mai vorresti venire con noi. Pensi forse di riuscire ad arrivare a Hermione prima di me in modo da poterla togliere definitivamente di mezzo?» Domandò cinico.
Harry e Ginny non riuscivano a capire che cosa stesse dicendo Draco. Sapevano che l'uomo aveva avuto  qualche incomprensione con il padre ma non capiva cosa c'entrasse Hermione nel loro litigio.
Lucius si avvicinò ad Harry. «Signor Potter vorrei costituirmi a lei. Ho una confessione da farvi: Sono stato io a spingere mia nuora ad allontanarsi da mio figlio. L'ho minacciata di ammazzare Altair se lei non se ne fosse andata portandosi via il ragazzo. Sono pronto ad andare in prigione ma prima vorrei assicurarmi che la signora Granger torni a "casa" sana e salva. Sono un uomo disarmato ma penso di poter aiutare a ritrovare la donna.»
I coniugi Potter guardarono l'algido serpeverde senza parole. Aveva confessato i suoi crimini con una tale tranquillità che i due si chiesero se avessero capito bene quello che l'uomo aveva appena detto. «Signor Malfoy, se è vero quello che ha detto non posso certo permettere che lei venga con noi.» 
«Signor Potter sono disposto a venire anche ammanettato se questo servirà a ad avere fiducia in me.» Rispose l'uomo impassibile.
 Narcissa aveva imparato negli anni a leggere negli occhi del marito se le sue parole fossero sincere o meno e sapeva che in quel momento Lucius voleva aiutare il figlio a ritrovare la donna che amava. «Conosco mio marito e sebbene non possa perdonare il suo comportamento di undici anni fa sono sicura che in questo momento sia mosso da buone intenzioni.»
Draco cominciò a ridere, «Buone intenzioni madre? Voi pensate veramente che l'uomo che mi ha privato della mia famiglia, che l'ha minacciata, possa avere buone intenzioni?»
«Hai ragione, i suoi gesti sono imperdonabili. Ma io sono sicura che tuo padre non sia più la stessa persona di allora.» Provò a farlo ragionare Narcissa.
«Non mi interessa.» Disse il biondo quasi urlando. «Ha sprecato tutte le sue chance! Harry, puoi mandare qualcuno a prelevare questo individuo. Visto che ha appena confessato immagino che sia possibile arrestarlo.»
«Manderò un gufo da casa Weasley per far venire un Auror a prelevarlo. Preferisco che ci muoviamo immediatamente per cercare Hermione.» Rispose Harry.
Blaise e Theo si avvicinarono alla porta. «Potremmo venire noi con voi per aiutarvi nelle ricerche.» Propose il moro.
«Grazie ragazzi.» Esclamò Draco. «Ma con Weasley in libertà e certa gente in questa casa.» Aggiunse freddando il padre con lo sguardo. «Preferisco avervi qui a proteggere la mia famiglia.»

Dopo che Draco ed Harry furono usciti Lucius si rifugiò nella biblioteca del primo piano. Lo infastidiva come lo guardavano tutti e l'atteggiamento dei gemelli nei suoi confronti. Anche i sei ragazzi avevano deciso di andare ad aspettare notizie al piano di sopra nella stanza che i gemelli condividevano da qualche giorno. Sia Scorpius che Altair volevano stare il più lontano possibile da Lucius.
James si avvicinò al giovane serpeverde che stava guardando fuori dalla finestra. «Malfoy, volevo  scusarmi per il comportamento di mio zio.» Disse imbarazzato.
Il ragazzo si voltò, guardando in faccia il giovane grifone. «Non hai motivo di scusarti. Tu non sei responsabile di quello che ha fatto tuo zio. » Rispose ripensando a quello che aveva fatto suo nonno. «Anzi io non ti ho ancora ringraziato, sia per averci avvertito stasera di quello che stava succedendo a mia madre, sia per avvisato i nostri genitori della nostra fuga. Senza di te chissà dove saremmo finiti.» Aggiunse tendendogli una mano. «Che dici, facciamo una tregua James?»
Il grifone gli strinse la mano «D'accordo, ma solo fuori dal campo di Quidditch.» Rispose ridendo. «Tra l'altro visto che l'anno prossimo avremo anche Altair penso proprio che sarete spacciati!»
«Mio fratello verrà con noi a Serpeverde. Lo smistamento di gennaio non conta visto che il Cappello Parlante non poteva scegliere la nostra Casa per via del Torneo» Disse sicuro il giovane cercatore.
«Vedremo, secondo me Silente non gli farà rifare lo smistamento»
Lily, che aveva ascoltato il discorso decise di intervenire. «Ah non te l'ho ancora detto James. L'anno prossimo mi presenterò alle selezioni per la squadra di Quidditch.»
Il fratello sbiancò a quella notizia. «Per quale ruolo?» Chiese preoccupato.
«Cercatore.» Rispose ghignando.
«Forse lo smistamento dovrebbe rifarlo anche tua sorella, sembra una serpe travestita da grifone. » Lo prese in giro Scorpius ridendo. I gemelli  Potter erano riusciti a farlo smettere di pensare alla madre, almeno per qualche minuto.

Harry e Draco arrivarono in pochi minuti alla Tana, dove la famiglia Weasley quasi al completo stava consumando la tradizionale cena domenicale. «Harry, che sorpresa pensavo che stasera non sareste venuti.» Disse Arthur avvicinandosi alla porta. Solo allora notò Draco Malfoy dietro le spalle del genero. «Signor Malfoy, buonasera. Accomodatevi pure.»
«Buonasera signor Weasley. Mi scuso per il disturbo» Rispose Draco lasciando ad Harry l'onere di spiegare l'incresciosa situazione.
Nel frattempo anche la signora Weasley era arrivata all'ingresso, attirata dalla voce a lei sconosciuta del pozionista. «Signor Malfoy, che piacevole sorpresa. Noi ci siamo appena messi a  tavola, visto che Ron è dovuto andare via per una commissione al negozio e sta facendo tardi. Volete unirvi a noi?» Chiese gioviale.
«Molly, Arthur, non siamo qui per una visita di cortesia.» Esclamò Harry, molto teso per il discorso che doveva fare. «Stasera Ron si è presentato a casa mia di nascosto e ha rapito Hermione. Volevamo sapere se oggi l'avete visto e se avete qualche idea di dove possa averla portata.»
Molly si portò una mano alla bocca, senza riuscire a dire una parola. 
«Ron ha rapito Hermione?» Ripeté invece il capofamiglia dei Weasley, incredulo di quello che gli stava dicendo il genero.     
Sentendo quelle parole tutti i Weasley si erano avvicinati ai visitatori,  solo Lavanda non si era mossa. Sembrava non essere troppo sorpresa per i gesti del marito.«Ho sempre detto che quella fissazione un giorno sarebbe peggiorata.» Disse con sufficienza continuando a mangiare la sua zuppa.
«Cosa intendi dire?» Chiese Arthur avvicinandosi alla nuora.
«Intendo dire che vostro figlio sono anni che ha un'ossessione nei confronti della Granger. Sono stata davvero una stupida a convincermi che lui potesse amare me, che io non fossi solo una ruota di scorta.»
«Io non posso crederci. Sono sicura che mio figlio non avrebbe mai rapito Hermione, ci deve essere sicuramente un'altra spiegazione. Forse gli ha chiesto lei di portarla via, dopo tutto quello che ha passato negli ultimi giorni quella poveretta. Quando è venuto qui stasera abbiamo parlato proprio di lei e sembrava dispiaciuto per la sua situazione.» Intervenne Molly. «E tu Lavanda dovresti solo tacere visto che non hai mai amato Ron. Non credere che io sia cieca, so benissimo che l'hai sposato solo per la fama derivata dalla guerra.» Molly non avrebbe mai creduto che suo figlio avesse rapito qualcuno. 
«Mi dispiace Molly ma ho visto con i miei occhi Ron smaterializzarsi con Hermione caricata sulle spalle come se fosse un sacco. Non l'avrebbe mai trattata così se lei fosse stata consenziente.» Rispose Harry. «Per favore dicci cosa vi siete detti esattamente stasera. Dobbiamo trovarla al più presto visto che è  ancora convalescente.»  Aggiunse avvicinandosi alla suocera.
Molly raccontò quello che si erano detti lei e Ron, fino ad arrivare al punto in cui il figlio si era scusato ed era andato via con Hugo dicendo che doveva passare al negozio. «Se veramente ha rapito Hermione perché si è portato dietro anche suo figlio?» Si chiese la donna in ansia per il nipote.
Lavanda invece non sembrava troppo preoccupata. «Hugo è tale quale a suo padre, magari è un'idea di entrambi. La Granger scappando via undici anni fa ha avuto un'idea brillante, anche se io me ne sarei andata da sola.» Disse senza riflettere, dando voce a quelli che erano i suoi pensieri.
Draco dentro di sé stava fumando dalla rabbia. Lei e Ron erano sicuramente fatti l'uno per l'altro. Stava per intervenire quando fu George a farlo. «Sei sempre in tempo ad andartene Lav, nessuno ti trattiene e tuo figlio crescerebbe sicuramente meglio se fosse affidato a qualcun altro.» 
La donna non si scompose più di tanto al commento del cognato e continuò a mangiare senza rispondere.
«George potremmo andare a controllare al negozio se per caso Ron l'ha portata lì?» Chiese Harry cercando di mantenersi calmo.
«Possiamo fare di meglio.» Esclamò Fred tirando fuori una pad babbana. « Nell'ultimo anno io e George ci siamo accorti che c'erano degli ammanchi sia di galeoni che di merce nel negozio di Diagon Alley  così abbiamo deciso di mettere una telecamera nascosta in negozio.»
«Che cosa avete nascosto in negozio?» Chiese Arthur guardando con curiosità l'oggetto babbano.
«Vedi papà qui possiamo vedere cosa succede tutto il giorno in negozio.» Gli disse Fred cominciando a visionare le ultime ore.
«Dovreste vergognarvi voi due.» Esclamò Molly scandalizzata. «State spiando vostro fratello.»
«Mamma, nostro fratello ci sta portando via moltissimi soldi, è lui che dovrebbe vergognarsi.» Rispose George infuriato dalle accuse della madre. «Da quando abbiamo installato la telecamera abbiamo visto che ci ha rubato migliaia di galeoni. Tutti a Diagon Alley sanno che ha il vizio del gioco e che per farsi bello ogni volta che va in un locale offre da bere a tutti.»
«Ecco Weasley e suo figlio sono arrivati ora. Puoi rallentare la velocità Fred?» Chiese Draco che stava visionando ad alta velocità il video del negozio. 
Le immagini mostravano Ron che lasciava al negozio il figlio prima di smaterializzarsi per poi tornare con Hermione in spalla. Quando era tornato il ragazzino sembrava spaventato da quello che aveva fatto suo padre. «Papà, cosa succede? Chi è quella donna?»
«Hugo, oggi imparerai una lezione importante. Quella che sto cercando di insegnarti da tutta la vita. Io ho rischiato la mia vita per lei e per lo zio Harry e lei ha tradito la mia fiducia. Si è mischiata con dei luridi Mangiamorte, i Malfoy. Questa è la moglie di Draco Malfoy e ora noi due le faremo capire che enorme errore abbia fatto scegliendo lui.»
«Ron, sei forse impazzito? Questa è una follia! Riportarmi a casa di Harry e prometto che non sporgerò denuncia.» Provò a convincerlo Hermione.
«Tu stai zitta, se non vuoi che ti riduca al silenzio con la magia.» La minacciò il rosso.
«Vieni Hugo, dammi la mano che ci smaterializziamo.» Aggiunse poi tenendo sempre la donna caricata sulle spalle.
«Dove andiamo papà?» Chiese il ragazzino stringendogli la mano.
«Dove tutto è cominciato» Rispose Ron prima di scomparire.

I colleghi di Harry arrivarono al Manor per prelevare Lucius. «Prego sedetevi pure, mio marito è in biblioteca vado subito a chiamarlo.» Disse Narcissa facendoli accomodare.
Damon Witch, uno dei colleghi più anziani di Potter non si mosse dall'ingresso. «Signora Malfoy, anche se suo marito ha fornito regolare confessione la procedura ci impone di prelevarlo e scortarlo personalmente. Quindi se vuole essere così gentile da indicarci la biblioteca...»
Narcissa, seguita dai due uomini, salì le scale andando nella biblioteca del primo piano che il marito usava abitualmente come studio personale. Quando aprì la porta però di Lucius non c'era nessuna traccia. Solo un bigliettino capeggiava sul tavolino accanto alla sua poltrona. "Farò la cosa giusta."
I due Auror si guardarono in faccia. «Lei non era al corrente dei piani di fuga di suo marito?» Chiese Witch alquanto infastidito dalla situazione.
«Assolutamente no. Dopotutto che motivo avrebbe avuto Lucius di scappare visto che si è costituito liberamente?» Rispose la donna. «Voleva aiutare a cercare l'ex moglie di mio figlio che è stata rapita qualche ora fa.»
«Parla di Hermione Granger? La stessa donna che undici anni fa Malfoy ha minacciato e che per molti anni, durante la seconda guerra Magica, ha cercato di uccidere, vero?» 
«Mio marito ha fatto molti sbagli in vita sua, ma li ha ammessi e sono certa che voglia solo aiutare nelle ricerche di Hermione non fargli del male. » Disse convinta la donna.
«In ogni caso avviserò il comando e il collega Potter che Lucius Malfoy si è dato alla fuga e che si presume non sia armato, ma è comunque un soggetto pericoloso.» Concluse freddamente l'Auror  prima di smaterializzarsi via senza aver dato a Narcissa la possibilità di ribattere.


Ron arrivò nei pressi di Hogsmeade abbastanza velocemente. Sapeva che Hogwarts in quel periodo estivo era praticamente deserta ed era sicuro che sarebbe riuscito ad entrare nel castello senza dare troppo nell'occhio. Aveva preferito silenziare la Granger, temeva si mettesse ad urlare per chiedere aiuto e voleva evitare che attirasse l'attenzione. Una volta arrivati a destinazione avrebbe rimosso l'incanto, era sicuro che lì nessuno avrebbe sentito le sue urla. 
Hugo seguiva il padre, perplesso e impaurito da come si stava comportando l'uomo, sembrava impazzito.
Dopo essere entrati nel castello senza farsi vedere Ron salì al secondo piano e si recò nel bagno delle ragazze in disuso, quello infestato da Mirtilla Malcontenta. Dopo aver girato un rubinetto e pronunciato delle parole in serpentese si aprì una botola nascosta . Il rosso fece scendere il figlio prima di scendere anche lui con Hermione sempre caricata sulle spalle.
«Dove siamo papà?» Chiese il ragazzo guardandosi intorno.
«Questa è la Camera dei Segreti. Salazar Serpeverde l'ha costruita di nascosto dagli altri fondatori. Sai qui dentro aveva nascosto un enorme basilisco perché purificasse la scuola di Hogwarts da tutti i Sanguesporco. Non è vero Hermione?» Chiese rivolto alla donna.
«Perché ci hai portato qui Ron? Cosa vuoi ottenere?» 
«Non è quello che ti ho chiesto!» Urlò irritato puntando la bacchetta «Voglio che racconti a mio figlio la storia di questa camera e che gli spieghi come mai tu che sei una Sanguesporco hai sposato un Malfoy, che hanno sempre disprezzato quelli come te.»
«In questo momento l'unico che sembra avere dei pregiudizi sei tu e io non ti accontenterò mai.  Racconta tu delle bugie a tuo figlio se vuoi.» Rispose  Hermione sfidandolo con lo sguardo.
«Se non parlerai con le buone, lo farai con le cattive... Crucio» Esclamò Ron lanciando la maledizione.
La donna si contorse urlando di dolore. Tutto il corpo sembrava attraversato dalla corrente elettrica ed era come se qualcuno stesse conficcando una lama nella sua testa. Per cercare di resistere Hermione cercò di visualizzare l'immagine dei suoi figli e di Draco. Perché anche se lui non era più innamorato di lei, i suoi sentimenti non sarebbero mai cambiati.
«Adesso sei disposta a dire la verità?» Chiese nuovamente il rosso, fuori di sé dalla rabbia.
La donna si sollevò sugli avambracci. La testa non smetteva di girare e il forte dolore che provava le provocava un senso di nausea simile a quello che provava quando volava su una scopa. «Certo.» Rispose guardandolo negli occhi. «La verità è che tu sei solo un parassita, un piccolo uomo che ha vissuto tutta la vita nell'ombra del Salvatore del mondo magico. La verità è che Draco Malfoy, figlio di un Mangiamorte è stato un eroe tanto quanto Harry ed è la persona migliore che conosco.» Un'altra maledizione le bloccò le parole in gola.
«Bugiarda! Dì la verità, confessa di aver sposato Malfoy solo per i suoi soldi e di avermi rifiutato solo perché la mia famiglia non è benestante.»
Quando anche la seconda maledizione s'interruppe Hermione ricominciò a parlare. «Io non ho scelto te perché sei mostro! Sei più simile tu a uno di quegli invasati seguaci di Tom Riddle di quanto sia mai stato in vita sua Draco. Non hai nemmeno un briciolo del coraggio e della rettitudine che ha mio marito, e se anche tu fossi l'uomo più ricco del mondo ai miei occhi sarai sempre un povero di spirito, una nullità»
Ron gli inflisse anche la terza Cruciatus ed Hermione cominciò a vedere sfocato, avrebbe perso presto i sensi e la cosa non le dispiaceva più di tanto visto quanto sentiva la carne dilaniata da quelle maledizioni.
«Papà ti prego fermati. Così la ucciderai» Lo implorò Hugo afferrando il braccio dell'uomo e facendogli perdere la presa sulla bacchetta.
Ron spazientito colpì il figlio e lo fece cadere vicino al corpo della donna. Hugo ormai in preda alla paura cominciò a piangere.
Il rosso si allontanò nei cunicoli della caverna per cercare di ritrovare un poco di calma ed Hermione ne approfittò per stringere la mano del ragazzino cercando di tranquillizzarlo. «Shh, tranquillo Hugo. Andrà tutto bene.» Ebbe la forza di dirgli con un filo di voce.
«Io voglio tornare a casa.» Piagnucolò il bambino. 
«Questo è il momento buono per fuggire. Scappa, corri lontano. Vai ad avvisare il preside di cosa è successo. Lui vedrai che ti saprà aiutare.» Cercò di convincerlo la donna.
«Ma se lo dico a qualcuno poi che fine farà mio padre?»
«Silente ha sempre aiutato chiunque fosse in difficoltà. Sono sicura che troverà il modo. Se non te la senti di chiamare aiuto scappa almeno tu. Non dovresti vedere quello che succede qui.»
Hugo decise di seguire il consiglio della donna e cominciò a correre a perdifiato nelle segrete, sperando di riuscire a trovare l'uscita.
Lucius, che era appena arrivato nella stanza, quando vide il ragazzino lo agguantò tappandogli la bocca con una mano.
«Non ti preoccupare, non ti voglio fare del male. Dimmi solo dove sono tuo padre e la signora Granger.»

Harry e Draco si erano diretti senza esitazione ad Hogwarts. Il luogo dove tutto era cominciato non poteva che essere il castello dove tutti loro avevano passato i sette anni di scuola, dove Ron aveva incontrato Hermione. L'Auror si era premurato di avvertire il preside Silente in modo che abbassasse temporaneamente le difese del castello per lasciarli entrare.
Quando arrivarono trovarono ad attenderli Silente con Piton e Gazza, gli unici ad essere rimasti a scuola in quel periodo di vacanza.
«Harry, Draco ben arrivati. Intanto che vi aspettavamo abbiamo domandato ai fantasmi e ai quadri del castello se hanno visto il signor Weasley ed in effetti risulta che sia arrivato qui più  o meno un'ora fa in compagnia del figlio e con Hermione caricata sulle spalle.»
«In che parte del castello sono stati avvistati?» Chiese Draco visibilmente sconvolto.
«All'ingresso e poi devono aver preso un passaggio segreto perché li abbiamo persi.» Rispose Severus avvicinandosi al figlioccio.
«Harry, pochi minuti fa ho ricevuto una comunicazione via camino da un tuo collega, il signor Witch. Pare che Lucius sia scappato... I tuoi colleghi hanno diramato un avviso di ricerca.»
«Mio padre a quanto pare ha ricominciato a comportarsi come il codardo che è sempre stato.» Fu l''unico commento del figlio.
«Draco, cosa è successo? Perché Lucius è ricercato?» Chiese Piton
«Undici anni fa è stato lui a costringere Hermione ad andare via. Ha minacciato di uccidere Altair se non mi avesse lasciato e se non si fosse portata via il bambino con sé.»
«Non posso crederci.» Esclamò stupito il professore di pozioni.
«DI cosa ti stupisci Severus? Mio padre non è mai cambiato, ha solo finto per tutti questi anni. Comunque adesso quello che fa Lucius non mi interessa. L'unica cosa che voglio è trovare Hermione. Quando sarà sana e salva allora andrò a cercarlo personalmente, e non ci sarà una buca abbastanza profonda dove potrà nascondersi da me.»
«Bene suggerirei di dividerci in due gruppi. Il castello è molto grande e ci vorranno ore per controllarlo tutto.» Disse il Preside. «Io con Harry comincerò  dai dormitori di Grifondoro. Hugo sa la parola d'ordine e può darsi che siano li.»  
«Noi cominceremo dalla stanza delle necessità per poi continuare con le aule limitrofe.» Propose Piton incamminandosi verso le scale.
«Se ci dividessimo avremmo più probabilità di trovarli.» Disse Draco quando furono abbastanza lontani da Harry e Silente.
«Lo sai che non posso lasciarti andare in giro per la scuola da solo.» Rispose il professore senza smettere di camminare.
«Beh ma tu non rispetti sempre le regole, vero Severus?» 
«Mi stai forse accusando di qualcosa?» Chiese assottigliando lo sguardo.
«Non ho gradito molto tutti i segreti che hai tenuto con me negli ultimi mesi. Avresti dovuto dirmi che Altair era a Hogwarts.»
«Hai ragione, avrei dovuto avvisarti. Ma se l'avessi saputo cosa avresti fatto?»
«Con le informazioni che avevo allora non avrei fatto nulla di buono» Ammise il pozionista riflettendoci.
«Severus, Hermione è convalescente da un intervento alla testa. Dobbiamo trovarla prima che le succeda qualcosa di brutto.»
«D'accordo tu controlla le aule dei primi tre piani, io invece perlustrerò i piani alti e la stanza delle necessità. Se non troviamo nulla ci ritroviamo qui tra mezz'ora altrimenti mandami un Patronus.»

Quando Ron ritornò dove aveva lasciato Hermione e il figlio, si arrabbiò molto non trovando più Hugo ad attenderlo. «Cosa hai detto a mio figlio?» Chiese il rosso scagliando l'ennesima maledizione sulla donna.  «Sei riuscita a mettere anche lui contro di me. Io non so come tu faccia ma tutti quelli che ti conoscano parteggiano per te, rischiano la vita per te. Sembra quasi che tu metta sotto Imperius chiunque incontri.» Disse l'uomo sempre più fuori di sé.
«Vedo che il coraggio non è una caratteristica comune a tutti i grifondoro.» Esclamò Lucius uscendo dall'ombra. «Prendersela con una donna disarmata e in convalescenza non è certo un gesto nobile. Cosa direbbe Godric, il fondatore della tua Casa, se potesse vederti?»
«Cosa sei venuto a fare qui Mangiamorte?» Chiese Ron puntando la bacchetta verso il serpeverde.
«Oh niente di che, ero solo curioso di vedere cosa avresti fatto alla signora Granger. Sai in questo momento sembri più simile ad uno dei seguaci del Signore Oscuro che voi a scuola vi ostinavate a osteggiare che ad un membro dell'Ordine della Fenice.» Rispose ghignando. «Voldemort sarebbe fiero di te!»
«Non osare mai più paragonarmi a quella feccia dei tuoi compagni. Crucio» Disse lanciando la maledizione contro Malfoy.
Non appena l'incantesimo ebbe terminato il suo effetto il biondo ricominciò a parlare. «Perché non ti dovrei paragonare a "noi". Tu sei fatto della stessa pasta, anzi forse sei ancora peggio. Perlomeno io ho sempre saputo chi fossi mentre tu ti nascondi sotto il titolo di amico del salvatore del mondo magico, di membro del golden trio e poi ti comporti come il peggiore dei Mangiamorte.»
«Smettila, stai zitto!» Disse lanciandogli un'altra maledizione.
Lucius non faceva una piega per tutte le torture subite anzi sembrava quasi che stesse cercando di istigare Ron in modo da ricevere altre Cruciatus.  Hermione, sebbene allo stremo delle forze riuscì a capire quale fosse l'intento dell'ex suocero. Stava distogliendo l'attenzione del rosso da lei in modo che potesse avere un po' di tregua. La donna sperava che Draco ed Harry non fossero troppo lontani perché, anche se Lucius era sicuramente molto più in forma di lei, non avrebbe retto ancora per molto tutte quelle torture.

Draco controllò abbastanza velocemente il primo e il secondo piano. Quando passò vicino al bagno delle ragazze in disuso una vocina ridacchiò entusiasta. «Oh ma come sei cambiato.» Disse il fantasma comparendogli davanti. «Non che tu non fossi carino quando studiavi qui ma adesso sei così affascinante e carismatico...»
«Non ho tempo da perdere Mirtilla, sto cercando una persona.» Rispose il pozionista oltrepassandola.
«Oggi vanno tutti di fretta... Anche l'amico di Harry sembrava avere un'orda di Dissennatori alle calcagna! Non mi sono fatta vedere perché non sembrava proprio dell'umore giusto con quella poveretta sulla spalla e il figlioletto che piangeva.»
Draco si fermò di scatto. «Li hai visti? Da che parte sono andati?» Chiese guardandola.
«Oh a quanto pare ti interessa...»
«Si. Per favore potresti indicarmi la strada, Mirtilla»
Il fantasma fece finta di lucidarsi le unghie. «Beh, potrei dirtelo se tu mi dessi qualcosa in cambio.»
«Cosa vorresti?» Domandò spazientito.
«Potresti darmi un bacio... Sei così bello.» Propose avvicinandosi ammiccando.
«Come potrei darti un bacio visto che non sei corporea?» 
Mirtilla si offese per la domanda del biondo e scomparve dentro il muro.
«No, ti prego non andare via, non volevo offenderti. » Gridò verso il muro dove era sparita. «Dimmi dove Weasley ha portato Hermione. Lei è in pericolo.»
La testa del fantasma ricomparve davanti al viso di Draco. «Quindi sei ancora innamorato di lei.» Disse sicura. «Sai quando eravate qui ad Hogwarts vi ho spiato spesso, era davvero divertente vedere come prendevate in giro tutti facendo finta di odiarvi. Solo per questo ti dirò dove lei si trova. Il rosso l'ha portata nella camera dei segreti»
«Ti ringrazio Mirtilla.» Rispose Draco prima mandare il suo Patronus ad avvisare Harry e Severus. Dopo aver azionato il meccanismo che apriva la botola si calò nei sotterranei che conducevano alla Camera dei Segreti.


Dopo l'ennesima Cruciatus Lucius apparve molto provato agli occhi di Hermione. Il biondo cercava di continuare a mantenere l'attenzione di Ron su di lui ma si vedeva che era ormai allo stremo delle forze. Anche lei, dal canto suo, si sentiva sempre più debole. La testa aveva ricominciato a pulsare sempre più forte e violente fitte le prendevano la tempia. La donna sentì le palpebre farsi sempre più pesanti, ma poco prima di svenire udì la voce che da quando era stata rapita aveva sperato di poter sentire un'ultima volta. Anche se le parole di Draco non erano rivolte a lei per Hermione furono un balsamo per le ferite.  «Forse sono in paradiso.» Sussurrò prima di perdere conoscenza.
«Experliarmus.» Il pozionista, uscendo dall'ombra, disarmò Weasley.
Il rosso non sembrò molto sorpreso dell'arrivo dell'ex serpeverde. «Finalmente sei arrivato. Devo dire che è stato molto divertente "intrattenermi" con tuo padre e la tua sgualdrina, anche se con te sarebbe stata un'altra cosa.» Esclamò cominciando a ridere sguaiatamente. Sembrava che l'uomo fosse impazzito completamente.
Draco gli puntò la bacchetta addosso, tentato di lanciare una maledizione senza perdono. Aveva dell'incredibile il fatto che lui, figlio del braccio destro di Voldemort, non avesse mai fatto uso di nessuna delle tre maledizioni. Era stata Hermione a cambiarlo nel profondo fin dal suo quinto anno e da quando le aveva promesso di non usare mai quegli incantesimi non era mai stato così tentato di usarli contro un'altra persona.
Vedendo il tentennamento nello sguardo del serpeverde Ron continuò ad istigarlo. «Coraggio Malfoy, perché non mi scagli addosso una bella Cruciatus come quelle che io ho inflitto alla Granger e a tuo padre. Forse preferiresti mettermi sotto Imperius e ordinarmi di suicidarmi o lanciarmi tu stesso un Avada. Tu sei e resterai sempre un Mangiamorte. Puoi aver imbrogliato lei, Harry o il Ministro della Magia ma non riuscirai mai ad ingannare me. Quindi adesso scegli con quale incanto maledirmi perché sappiamo entrambi che quel pezzo di legno è l'unico strumento  con cui un vigliacco Mangiamorte come te potrebbe mai di farmi del male.» Disse sprezzante.
Preso dalla rabbia per quelle parole, Draco fece un gesto impulsivo. Lanciò la sua bacchetta verso il padre, scagliandosi poi sul rosso e cominciando a picchiarlo.
Gli anni in cui Ronald aveva ricoperto il ruolo di portiere a Hogwarts avevano contribuito molto nello scolpire il fisico del rosso. L'uomo incassò quindi senza problemi i colpi inferti dal biondo e cominciò a rispondere con una raffica di pugni nello stomaco e al volto che tolsero il fiato all'ex serpeverde. Erano anni che Ron sognava la sua vendetta sui Malfoy e sulla sua sgualdrina e non gli sembrava vero di riuscire a realizzare tutti i suoi desideri in un solo giorno. Nonostante i colpi subiti Draco non si diede per vinto. Sebbene fosse steso a terra con l'energumeno sopra riuscì a ribaltarlo e cominciò a tempestarlo di colpi. Nella sua testa riecheggiavano solo le parole di scherno che Weasley gli aveva rivolto e l'immagine del corpo di Hermione martoriato che aveva visto arrivando nel sotterraneo.
Furono Severus ed Harry a fermare la sua furia ormai senza controllo. «Se lo ucciderai di botte avrai infranto comunque la promessa che avevi fatto ad Hermione. Uccidere un essere umano, sebbene lui la sua umanità l'abbia persa con il suo comportamento, è comunque un gesto senza perdono. Fermati e ricordati chi sei Draco.» Disse l'insegnante.
Harry era invece andato a soccorrere l'amica. «Dobbiamo portarla subito al San Mungo. Ha perso conoscenza e ho paura che le torture subite abbiano riaperto la sua ferita interna.» 
Quelle parole furono sufficienti a far ritornare la ragione al pozionista che si staccò da Weasley, raggiungendo Harry accanto ad Hermione. «Ho perso la testa. Avrei dovuto pensare solo a lei.» Sussurrò con rammarico. Poi prese in braccio la donna e insieme al moro si smaterializzò all'ospedale magico, lasciando a Severus e Silente il compito di consegnare Ron agli Auror che stavano per arrivare.

A Draco sembrò di vivere un Déjà vu. Come era successo qualche giorno prima, non appena i due arrivarono in ospedale la donna fu strappata dalle braccia del biondo e l'uomo si ritrovò ad aspettare davanti alla porta della stanza dove l'avevano portata. Harry, dopo aver portato Hermione in ospedale, era tornato ad Hogwarts per aspettare i colleghi e per trasportare Lucius in ospedale, visto che l'uomo era molto provato dalle maledizioni subite.
Dopo quello che al biondo sembrò un tempo infinito, dalla stanza dove era stata portata Hermione uscì un volto conosciuto: l'infermiera White. Non appena il biondo la vide le si avvicinò preoccupato: «Infermiera White, come sta Hermione?» 
La donna tentennò a rispondere facendo trarre le conclusioni sbagliate al pozionista. «Lo so che informarmi delle condizioni della mia ex moglie sarebbe contro le regole ma la prego mi dica come sta.» 
«La prego signor Malfoy mi segua.» Disse la donna rientrando nella zona delle emergenze.
Non appena furono entrati il medico che aveva avuto in cura Hermione durante l'altro soggiorno in ospedale si avvicinò. «Signor Malfoy, l'ho fatta chiamare perché ieri, prima di essere dimessa la signora Granger mi ha consegnato un documento. La donna ha voluto redigere uno scritto nel caso si fosse ripresentata una situazione simile a quella che aveva vissuto durante l'aggressione.»
«Non ne sapevo nulla.» Commentò il pozionista incredulo.
«Nello scritto la signora Granger la nomina tutore temporaneamente di vostro figlio Altair. Nel caso la donna non sopravvivesse il ragazzo le sarà affidato definitivamente. Oltre a questo la signora Granger ha disposto che siate voi a essere informato delle sue condizioni di salute e che sia delegata solo a voi la scelta delle terapie a cui sottoporla in caso lei non sia cosciente.» Gli spiegò il medico.
«Cosa intendete dire?» Chiese perplesso l'uomo.
«Vedete la vostra ex moglie ha subito gravi ferite nell'ultima aggressione. Dobbiamo scegliere il percorso terapeutico da seguire, per questo motivo vi ho mandato a chiamare. Dovrete scegliere quale secondo voi è la terapia giusta da seguire.»
«Ma io non sono un medimago, come posso sapere quale è la scelta migliore per Hermione? L'unica cosa che desidero è solo che voi la salviate.»
«Mi dispiace, ma queste sono le disposizioni della signora Granger. Quindi la decisione spetta solo a voi. Dalle analisi risulta che la donna ha un'emorragia interna, probabilmente la ferita che si è fatta battendo la testa durante l'altra aggressione si è riaperta. Abbiamo due possibili strade per cercare di salvarle la vita. Sicuramente  dovrà subire un nuovo intervento per fermare il sanguinamento solo che è passato troppo poco tempo da quando l'abbiamo operata l'ultima volta. Per questo motivo sarebbe più opportuno aspettare qualche giorno prima di farle subire un'altra operazione. Il problema è che più aspettiamo più rischiamo che il cervello della signora Granger subisca troppi danni e che lei non riesca ad uscire dal coma o che resti completamente paralizzata.»
«Quindi la scelta sarebbe o operarla subito rischiando che non superi l'intervento o aspettare qualche giorno prima di farle subire una nuova operazione con il rischio che non si svegli più o che rimanga paralizzata?»  Chiese incredulo. «Quali sarebbero le possibilità di riuscita per questi due approcci?»
«Se la operiamo subito abbiamo il cinquanta per cento di possibilità che la signora Granger superi l'intervento e l'ottanta per cento di possibilità che riesca a riprendersi totalmente. Mentre invece se aspettiamo qualche giorno ad operarla abbiamo l'ottanta per cento di possibilità che la donna superi l'operazione ma solo il trenta per cento di possibilità che riesca a riprendere totalmente le sue facoltà fisiche e mentali.»
«Avrei preferito avere dei numeri migliori.» Commentò Draco preoccupato.
«Lo capisco e mi dispiace non poterle lasciare più tempo per decidere ma se vogliamo tentare con l'operazione subito dobbiamo farlo entro poche ore. Cosa ha deciso signor Malfoy?»

  

Per prima cosa vorrei scusarmi perché ultimamente finisco sempre i capitoli lasciandovi con il fiato sospeso e di questo ne sono dispiaciuta. Il problema è che se dovessi chiudere un capitolo senza lasciare delle parti sospese dovrei scrivere tutta la storia fino all’epilogo. 
Il titolo “Senza Maschere” si riferisce alle molteplici maschere che cadono in questo capitolo. Ron, sebbene abbia sempre dimostrato apertamente i sentimenti che provava nei confronti dei Malfoy, in questo capitolo mostra la sua vera natura. Ma non è il solo a far cadere le sue maschere anche Lavanda mostra chi è veramente, (Hugo mi fa quasi pena per i due esemplari di genitori che si ritrova). Lucius ci sorprende per i suoi gesti altruistici (dettati soprattutto per riguadagnare qualche punto con moglie e figlio, ma comunque inequivocabilmente altruistici.)
Prima di salutarvi ho un paio di notizie da darvi. La prima è che questa storia si sta avvicinando al suo epilogo. Mancano veramente pochissimi capitoli alla conclusione di questa storia. La seconda notizia è che avendo sviluppato un viscerale attaccamento a questa storia ed ai suoi personaggi ho deciso di scrivere un seguito. Spero che questa notizia possa farvi piacere, nella mia testa ho già sviluppato una trama, secondo me molto avvincente, per questo nuovo progetto.
A presto
Lyn

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Capitolo 18
*** Destinazione Paradiso ***


Spero che questa sorpresa del fine settimana possa essere di vostro gradimento! Ora scappo al lavoro
Buona lettura
Lyn




 
Capitolo 18
Destinazione Paradiso

Dopo aver accompagnato anche Lucius in ospedale, Harry aveva scortato Ron al comando degli Auror e poi era tornato al San Mungo per avere notizie di Hermione. Prima di tornare in ospedale però il moro si era premurato di avvertire la moglie e la signora Malfoy della situazione. Era appena tornato in ospedale quando vide Draco uscire dall'area di emergenza dove avevano fatto entrare Hermione. L'uomo aveva l'aria sconvolta ed era scappato via senza dargli nessuna informazione, tanto che Harry aveva pensato che fosse successo il peggio. Quando vide uscire dalla stessa porta anche l'infermiera White decise si chiederle informazioni. «Infermiera White mi scusi, vorrei qualche notizia della signora Granger. Come sta?»
«Auror Potter mi stupisce, sa benissimo che non posso dare informazioni senza autorizzazione.» Rispose professionale la donna.
«Lo so, ma ho visto il signor Malfoy uscire di qui e sembrava sconvolto. È forse successo il peggio?» Chiese preoccupato.
«La signora Granger ha delegato il signor Malfoy a decidere per le sue cure mediche in caso di necessità. Per questo motivo lo abbiamo informato delle sue condizioni e ci siamo consultati con lui per decidere  quale fosse la strada migliore da seguire. Posso comunque dirle che stiamo operando nuovamente la signora Granger. Sarà un intervento lungo quindi dovrete portare pazienza.»
Dopo qualche minuto arrivarono in ospedale anche Narcissa con i nipoti, insieme a Theo, Blaise e Daphne. I tre ex Serpeverde avevano affidato i figli a Pansy per non creare troppa confusione in reparto. Ginny invece non era ancora arrivata perché aveva preferito portare i suoi figli a casa dei genitori e voleva approfittarne per comunicare loro personalmente quello che era successo con Ron.
«Signor Potter, sa dove posso trovare Draco? Avete qualche notizia di Hermione?»


Nel frattempo alla Tana la famiglia Weasley, Molly in particolare, faceva molta fatica a comprendere quello che le stava dicendo la figlia.
«Io non ci credo, Ronald non avrebbe mai inferto delle Cruciatus a nessuno, soprattutto ad Hermione.» Aveva sbottato incredula la matriarca.
«Mamma è meglio che cominci a crederci perché questi sono i fatti. Ora io vado in ospedale a vedere come è la situazione. Mi hanno detto che anche Hugo è stato portato lì perché possa essere tenuto in osservazione. Il ragazzo è sotto shock ed ha smesso di parlare. Lavanda vuoi venire anche tu?» Chiese Ginny guardando la cognata.
«Ti raggiungerò più tardi. » Rispose la mora. «Al momento non c'è molto che possa fare per lui.» Aggiunse prima di avviarsi verso la sua camera.
La rossa si rivolse al fratello. «Ma sta bene? Mi sembra ancora più strana del solito oggi.»
«Prima quando Malfoy ed Harry sono venuti a cercare Ron lei ha finalmente confessato quanto poco tenga a Ron ed a Hugo. Ti racconterò meglio più tardi.» Rispose George disgustato dal comportamento della cognata.
«Povero Hugo, sono così dispiaciuta per lui...» Sussurrò soprappensiero la donna. 
«Senti Ginny se vuoi lasciare qui i ragazzi baderemo noi due a loro.» Si offrì Fred.
Nonostante le proteste dei suoi figli, che volevano rimanere accanto ai loro amici, Ginny accettò l'offerta dei fratelli. Stava quasi per smaterializzarsi quando la madre la richiamò indietro. « Sai dove hanno portato Ron?»
«L'avranno portato al comando Auror. Perché lo vuoi sapere? Cosa pensi di fare?» Chiese la rossa sospettosa.
«Voglio andare a parlare con lui, mi sembra logico. Ginny, so che in questo momento odi tuo fratello per quello che ha fatto, ma rimane pur sempre mio figlio. Potresti portarci da lui, ti chiediamo solo questo.» Rispose Molly con gli occhi lucidi.
«Si Ginny, potresti accompagnarci al comando per favore?» Chiese anche Arthur.
«D'accordo, vi accompagnerò se è questo che volete. Ma secondo me riceverete solo l'ennesima delusione da lui.»

Draco sostava nella tromba delle scale del San Mungo in preda all'angoscia per la decisione che aveva preso. Quando aveva sentito quali fossero le opzioni per Hermione, e che la decisione sulla strada da seguire sarebbe spettata a lui, aveva avuto un brivido di paura. Lui non era un medimago, era solo un uomo innamorato della sua ex moglie. Era solo un uomo il cui unico desiderio era di poter riabbracciare quella donna, di stringerla di nuovo al petto e non lasciarla andare più. Per qualche secondo prima di decidere, aveva maledetto Hermione per l'enorme responsabilità di cui l'aveva investito. Perché se avesse preso la decisione sbagliata e lei fosse morta o si fosse ridotta in uno stato comatoso, sarebbe stata colpa sua. I suoi figli non avrebbero potuto riabbracciare la loro mamma per colpa sua, lui non avrebbe potuto più accarezzare i suoi capelli, baciare le sue labbra delicate e sentire la sua calda risata, per colpa sua. Dopo qualche istante però Draco aveva capito che la responsabilità di cui l'aveva investito Hermione in realtà era un gesto d'amore. Si era messa completamente nelle sue mani, affidandogli la sua vita. Se si fosse trovato lui al suo posto avrebbe voluto che fosse lei, e nessun altro, a prendere quella decisione. Quel pensiero gli fu d'aiuto per fare la sua scelta. La sua coraggiosa Grifondoro avrebbe rischiato tutto per avere più speranze di vivere. Lei avrebbe scelto di essere operata subito piuttosto che aspettare e rischiare di rimanere invalida o in coma. Per quel motivo Draco aveva scelto di farla operare subito.
In quel momento però la paura di aver preso la decisione sbagliata lo torturava e si era rifugiato su quelle scale per sfuggire a sua madre e ai suoi figli. Sicuramente erano giunti all'ospedale avvisati da Potter e lui non se la sentiva  di confessare loro quale decisione aveva preso. L'uomo si sedette su di uno scalino e si prese la testa tra le mani. Per la seconda volta in vita sua aveva gli occhi lucidi e una gran voglia di piangere. La prima volta che aveva provato quella sensazione di impotenza era stata il giorno che Hermione l'aveva lasciato. 
Troppo preso dai suoi pensieri non sentì la porta aprirsi e dei passi che si avvicinavano. Una mano gli si posò sulla schiena facendo dei movimenti concentrici con la mano per calmarlo. Quando si voltò di scatto, spaventato dal tocco improvviso, Draco vide il volto di sua madre che lo guardava  angosciata.
«Madre, come avete fatto a trovarmi?» Chiese incredulo di essere stato scovato così presto.
La donna gli sorrise bonaria. «Il signor Potter mi ha detto della decisione che hai dovuto prendere, e che ti eri volatilizzato subito dopo aver parlato con i medici, quindi ho intuito che avessi cercato un posto tranquillo per restare solo.»
«Se hai pensato che volessi restare solo, perché sei qui?» Disse l'uomo, in imbarazzo per essere visto da qualcuno in uno stato di vulnerabilità.
«Draco, sono tua madre. Fin da ragazzino hai sempre dovuto essere più forte di quello che la tua età anagrafica richiedeva. Non cambierò certo la mia opinione su di te perché ti vedo in un momento simile.» Senza aspettare una risposta la donna strinse il figlio tra le sue braccia, incurante della resistenza che lui faceva e della sua rigidità. Sapeva che per Draco sarebbe stato impossibile lasciar fluire le emozioni che provava, ma sapeva anche che quel contatto era ciò di cui lui aveva più bisogno in quel momento.


Hermione si svegliò disorientata. Nuovamente, come le era successo una settimana prima, la testa le faceva molto male. A fatica riuscì ad alzarsi ed a camminare fino alla finestra.
Su una mensola lì vicino vide poggiata la sua bacchetta. La prese in mano saggiando la consistenza del legno. Era una sensazione straordinaria poterla brandire nuovamente, sentire la magia che potente le scorreva nelle vene attraverso di essa. Con la mente lanciò l'incantesimo "Lumos" e una luce simile ad una lucciola scaturì dalla bacchetta.
La donna si fermò a pensare che quello che stava accadendo era impossibile. La ferita alla testa non le avrebbe mai permesso di muoversi così, senza provare le vertigini e la nausea a cui era abituata, e sicuramente non sarebbe mai riuscita a fare una magia. C'era qualcosa che non andava in tutta quella situazione.
Cominciò a guardarsi intorno e riconobbe di essere di nuovo nella Stanza delle Necessità di Hogwarts. Prima non ci aveva fatto troppo caso perché troppo presa dal l'emozione di riuscire a camminare e a far magie di nuovo. Nel momento in cui formulò quel pensiero il fantasma di Sirius Black le apparve davanti agli occhi.
«Sirius...» La donna lo guardò incredula. «Non riesco a capire. Come mai sono di nuovo qui?»

Dopo essersi sfogato con Narcissa, Draco si ricompose prima di andare dai suoi figli. Loro avevano bisogno di vederlo forte, doveva essere il loro sostegno fino a quando Hermione non si fosse svegliata.
Non appena lo videro Altair e Scorpius si precipitarono verso di lui. «Papà, finalmente sei arrivato. Il signor Potter ci ha detto che avete trovato la mamma e che è stata riportata qui in ospedale. Volevamo venirti a cercare quando non ti abbiamo trovato ma la nonna ci ha detto di rimanere qui.» Disse Altair, tutto d'un fiato. 
«Avete fatto bene ad aspettare che tornassi. Ho parlato con il medico della mamma, hanno dovuto operarla nuovamente non appena è arrivata in ospedale.» Rispose Draco cercando di mantenersi calmo.
«Operarla di nuovo?» Domandò Scorpius preoccupato. «Così presto? La mamma si stava ancora riprendendo dall'altro intervento...»
«La situazione era rischiosa ragazzi. Mi hanno detto le opzioni che aveva e ho deciso che la cosa migliore era operarla subito.»
«Tu non sei un medimago. Perché hai deciso tu di farla operare?» Chiese nuovamente il primogenito.
Narcissa stava per intervenire ma Draco gli fece cenno di tacere. «Hai ragione, io non sono un medimago. Tua mamma dopo l'ultima volta che è stata ricoverata ha scritto una lettera in cui delegava a me qualsiasi decisione medica nei suoi confronti in casi simili a questo.»
I ragazzi lo guardarono stupiti e il pozionista continuò. «Anche per me è stata una sorpresa come lo è per voi. Ma vostra madre si è fidata del mio giudizio e ha voluto affidarmi questa importante decisione. L'operazione immediata è rischiosa, ma è anche l'opzione che da più possibilità di ripresa di tutte. Conosco vostra madre da quando avevamo entrambi undici anni e so che se c'è una persona in grado di superare questo intervento quella è lei! Non sottovalutatela perché è la persona più forte che conosco.»
«La mamma è forte.» Ripeté Altair con convinzione. «Hai fatto bene a farla operare subito.» Aggiunse il ragazzo con convinzione, stringendo la mano del padre.
Scorpius gli strinse l'altra mano. «Si, hai fatto bene.» Concordò con il fratello.
In quel momento arrivarono in ospedale anche i signori Weasley con Ginny. I genitori della rossa avevano insistito per essere accompagnati da Ron prima di andare in ospedale e come gli aveva predetto la figlia quell'incontro era stato per loro fonte di grande dolore.

Quando i signori Weasley erano arrivati al comando Ron non era stato ancora interrogato. Per questo motivo i colleghi di Harry non volevano concedergli di vedere l'uomo. Era stato l'intervento di Ginny a consentire un colloquio con il rosso. La donna aveva mandato un Patronus al marito chiedendogli di intervenire in loro favore.
L'ex Grifondoro era seduto nella sala interrogatori con ancora la faccia pesta
per via della colluttazione con Draco. Solo in quel momento Molly si rese conto di cosa suo figlio fosse diventato. Aveva lo sguardo perso, quasi annoiato, incurante di tutto quello che gli stava intorno. Arthur lo fissò qualche istante attraverso il vetro di controllo prima di entrare. 
«Signori Weasley, vi concediamo un breve colloquio con l'imputato. Devo però informarvi che la conversazione verrà registrata e monitorata dal vetro. Non essendo voi i suoi avvocati non posso garantirvi ne la riservatezza del colloquio ne che quello che vostro figlio dirà non venga usato contro di lui in fase processuale. Volete vederlo lo stesso?» Chiese l'Auror Witch prima di farli entrare.
Molly e Arthur si guardarono negli occhi prima di annuire. Anche se per loro i figli erano sempre stati la cosa più importante non avrebbero mai coperto un'azione come quella compiuta da Ron. In cuor loro speravano che ci fosse una spiegazione per quel gesto così insensato e se c'era erano intenzionati a scoprirla.
Ginny preferì seguire il colloquio da dietro il vetro. I contrasti che aveva avuto con il fratello nelle ultime settimane avrebbero indisposto l'umore dell'uomo e Ginny non voleva che ci fosse nessuna attenuante per le parole che Ron sicuramente avrebbe detto ai suoi genitori. Voleva che finalmente anche loro vedessero che genere di persona fosse diventato il figlio.
L'uomo non fu sorpreso di vedere i suoi genitori. «Bene, se siete qui vuol dire che avete usato l'influenza del grande Auror che vi ritrovate in famiglia» Disse Ron con sprezzo vedendo come lo guardavano. «Non vi preoccupate, il pericoloso delinquente è ammanettato e non può farvi alcun male.» Aggiunse mostrando le manette magiche che lo legavano al tavolo.
«Ron» Lo chiamò Molly senza parole per il modo in cui si stava mostrando il figlio. 
«Figliolo, cosa ti è successo?» Chiese Arthur andando in aiuto della moglie.
Ron rise sguaiatamente. «Cosa mi è successo? Sinceramente non capisco che cosa mi stiate domandando. Ho solo avuto il coraggio di fare quello che andava fatto.» Rispose sfidandoli con lo sguardo a ribattere.
«Coraggio? Osi veramente chiamare coraggio quello che hai fatto?» Domandò incredula Molly.
«Certo. Quella traditrice andava punita... Se almeno avesse mostrato rimorso per i suoi errori. Se si fosse pentita per la scelta di "mischiarsi" con quella feccia di Mangiamorte avrei potuto essere clemente.»
«Quello che hai commesso tu non può definirsi un atto di coraggio. Se anche fosse vero quello che dici, se anche Hermione avesse deciso di sposare il più spietato degli uomini tu non avresti avuto il diritto di accanirti in quel modo su di lei. Sei stato un vigliacco, hai torturato una donna non solo indifesa ma per di più in convalescenza. Draco Malfoy si è dimostrato un uomo migliore di quello che potrai mai essere tu. Se ci fossi stato io al suo posto non so se avrei avuto il coraggio di lasciarti in vita. Il vero Mangiamorte in realtà sei tu.» Esclamò pieno di amarezza Arthur.
A sentire quelle parole Ron si alzò dalla sedia cercando di avventarsi contro il padre. Per fortuna le manette saldamente ancorate al tavolo gli impedirono l'aggressione. «Non ti azzardare mai più a paragonarmi a quella feccia di Malfoy! L'unico motivo per cui non è rinchiuso ad Azkaban è perché ha pagato la sua libertà e quella dei suoi genitori a suon di galeoni.» Rispose quasi ringhiando.
Molly si alzò in piedi schiaffeggiando il figlio. Era delusa di quello che era diventato Ron.
«Per me è una vergogna avere un figlio come te. Non posso credere a quello che hai fatto. Non posso credere che tu ti sia portato dietro Hugo in questa follia. Tu sei inqualificabile.»
«Cercavo solo di insegnargli qualcosa, speravo non facesse i miei stessi errori. Ma anche lui, come tutti del resto, ha preferito dare retta a "lei" piuttosto che seguire suo padre. Mio figlio è stata una delusione per me.» Disse Ron contrariato.
«Benvenuto nel club. Tu per me sei stato la delusione più grande. Spero che la tua faccia non riveda mai più la luce del sole.» Esclamò Arthur prima di prendere per un braccio una sconvolta Molly e trascinarla fuori dalla cella.


Tornando alla realtà i signori Weasley si avvicinarono in imbarazzo a Draco e ai ragazzi.
«Signor Malfoy non so dirle il dispiacere che provo per quello che ha fatto mio figlio. So di non avere il diritto di presentarmi qui o di chiederle come sta Hermione ma la prego di credere che noi eravamo completamente allo scuro delle sue intenzioni. La nostra unica colpa è stata quella di aver avuto dei paraocchi.» Disse Molly con gli occhi lucidi.
«Signora Weasley, ho passato gran parte della mia vita ad essere giudicato per le azioni di mio padre. Sono l'ultima persona che potrebbe ritenervi responsabili per le azioni di vostro figlio. Ma se succedesse qualcosa ad Hermione non so sinceramente cosa potrei fare a Ronald se mi capitasse di nuovo tra le mani.»
«Lo capiamo Draco. Sono stato tentato io stesso di commettere qualche sciocchezza quando gli abbiamo parlato poco fa.» Disse Arthur avvicinandosi. «Mio figlio ha perso il lume della ragione. Mi auguro soltanto che non riesca ad uscire mai di prigione.»
Narcissa si avvicinò a Molly mettendo una mano sulla spalla della donna per darle conforto.
«Stanno operando Hermione. La sua ferita interna  si è riaperta e i medici non hanno avuto scelta.» 
«Vostro nipote è stato ricoverato per essere tenuto in osservazione. Il ragazzo è molto scosso ma sta bene. Gli hanno dato una pozione per farlo riposare tranquillo.» Aggiunse Draco.
«Sarà una lunga notte.» Disse Arthur andando a sedersi nella sala di aspetto con Molly.
 

Il fantasma le stava per rispondere quando la grifona continuò il suo discorso. «L'ultima volta che ti ho incontrato mi hai detto che il motivo per cui ero imprigionata in questo "posto" era il mio stato d'animo. Quando me lo hai rivelato io sapevo dentro di me che stavi dicendo la verità. Questa volta invece sono sicura che non è questo il problema. Anche se Draco ama un'altra io non posso cancellare quello che provo, e anche se i miei figli non mi vogliono intorno io non posso smettere di amarli, non posso smettere di voler stare loro accanto. Sono sicura di aver ancora qualcosa da dare almeno a loro. Anche se si tratterà di guardarli da lontano crescere e stare in un angolo in attesa di una loro chiamata, io voglio esserci!» Aggiunse con convinzione.
«Hai ragione Hermione. Non è dentro di te che troverai il motivo che ti ha portata di nuovo "qui". Le torture di Ron hanno riaperto la ferita interna che avevi in testa...»
«Quindi il mio tempo è finito. Alla fine hai avuto sempre ragione tu, avrei dovuto sfruttare meglio la possibilità che mi era stata donata. Mi avevi fatto vedere a che destino sarei andata incontro se non avessi modificato il mio comportamento. Per fortuna entrambi i miei figli sono in buone mani.»  Sospirò pensando a Draco ed ai ragazzi.  
«Ti sbagli un'altra volta amica mia. Tu non sei ancora morta, tuttavia non sei fuori pericolo. In questo momento ti stanno operando un'altra volta, quindi non posso sapere come e quanto lunga sarà la tua vita. Siamo noi stessi a cambiare il nostro destino Hermione. Io non riesco più a vedere il tuo futuro. È tutto cambiato dalla visione che ti avevo mostrato quel Natale, quindi non so se riuscirai o meno a superare quest'operazione e come andranno le cose d'ora in poi, ma una cosa te la vorrei dire ugualmente. Il tuo futuro è come un libro bianco, starà a te riempire quelle pagine di splendidi capitoli. Io sono fiero di te amica mia. Hai dimostrato di aver ritrovato il tuo coraggio quando hai raccontato ai ragazzi una verità che sapevi benissimo sarebbe stata difficile da credere. Hai scelto di separarti da loro  piuttosto che dargli un ulteriore dolore e nonostante avessi appena saputo che Draco ti aveva ingannato per avere la custodia di Altair lo hai difeso con Ron. Anche se hai rischiato molto non hai voluto rinnegare le tue convinzioni e i tuoi sentimenti per lui. Una volta mi hai chiesto come mai ti volessi aiutare anche se non siamo parenti. Beh io sono orgoglioso di te e sarei stato fiero di farti da padrino, come ho potuto fare seppur per poco tempo con Harry.
Questa è l'ultima volta che potrò farti visita, almeno fin tanto che sarai in vita. Quindi spero di rivederti il più tardi possibile Hermione Granger. Addio.»
«Grazie per tutto quello che hai fatto per me Sirius, addio.»  Rispose Hermione con gli occhi lucidi.
Il fantasma le sorrise cominciando a diventare sempre più trasparente fino a scomparire completamente. 
Non appena la donna rimase da sola si sentì improvvisamente spossata e nel giro di pochi istanti si accasciò al suolo priva di conoscenza. 

Verso la mezzanotte giunse all'ospedale anche Ross, l'assistente di Draco. Il biondo stava sorseggiando un caffè guardando fuori dalla finestra quando lui arrivò.
«Signor Malfoy, mi scusi se la disturbo.» Disse imbarazzato il ragazzo.
«Ross? Come mai sei qui?»
«Sua madre mi ha avvertito di quello che è accaduto alla sua ex moglie, pregandomi di avvisare la commissione Brevetti di rimandare la presentazione di domattina.» Spiegò sempre più a disagio l'assistente.
«Hai ragione. Mi ero scordato dell'incontro con la commissione di domani.» Rispose Draco ricordando l'appuntamento.
«Ho parlato con il presidente della commissione e lui mi ha detto che comprende benissimo la gravità della situazione. Non appena la signora Granger si sentirà meglio lo contatti pure senza farsi problemi. Provvederà a fissare un nuovo appuntamento subito. Non dovrà attendere altri sei mesi perché la Pozione venga approvata.»
«Ti ringrazio Ross.»
«Signor Malfoy queste sono le mie dimissioni.» Aggiunse il ragazzo porgendogli una lettera. «È stata tutta colpa mia quello che è accaduto oggi. Se non avessi ascoltato la signorina Grey nessuno si sarebbe fatto del male. Sono così dispiaciuto.»
«Beh certo non ti sei comportato con giudizio Ross. Ma so che il responsabile non sei tu.» Rispose Draco prendendo la lettera e strappandola. «Non accetto le tue dimissioni. Spero comunque che questa storia ti abbia fatto capire quale sia il comportamento corretto da seguire sul posto di lavoro.»
Il ragazzo lo guardò sorpreso. «Vuol dire che nonostante quello che è successo ha ancora fiducia in me?»
«La fiducia va conquistata Ross. Ti do una nuova possibilità, l'ultima. Adesso starà a te dimostrarmi con i fatti chi sei veramente»

La notte era passata e dalla sala operatoria non era giunta alcuna notizia. Quell'operazione durava da più di otto ore e Draco cominciava ad aver paura che qualcosa fosse andato storto. I suoi figli erano crollati da un paio d'ore sulle scomode panche della sala d'aspetto. L'uomo era rimasto incantato a guardarli dormire. Avevano entrambi l'aria così indifesa, anche Scorpius che si mostrava sempre indifferente come lui gli aveva insegnato, quando dormiva mostrava le sue emozioni. Draco accarezzò la guancia del primogenito con delicatezza. 
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo del medimago che aveva operato Hermione.
«Signor Malfoy l'operazione è terminata.» Disse avvicinandosi. Poi vedendo che anche i ragazzi si erano svegliati aggiunse. «Se vuole seguirmi la ragguaglierò sulle condizioni della Signora Granger.»
«Papà, non tenerci all'oscuro per favore. » Mormorò Altair posando una mano sul suo braccio.
L'uomo annuì al figlio. «Parli pure in presenza dei miei figli. Hermione ha superato l'operazione?»
Il medimago, seppur titubante, decise di assecondare la richiesta del pozionista. «L'operazione è stata molto difficile e un paio di volte abbiamo corso il rischio di perdere la paziente, ma per adesso sembra che l'eccezionale tempra della sua ex moglie l'abbia tenuta in vita.»
Draco ricominciò a respirare e sentì sciogliere i muscoli che senza volere aveva tenuto in tensione. «La ringrazio infinitamente!» Rispose il biondo stringendo la mano del medico.
«Aspetti a ringraziarmi, la signora Granger non è ancora fuori pericolo. Dobbiamo prima vedere quali saranno le sue condizioni quando si sveglierà. L'operazione è stata così traumatica per il suo fisico già debilitato, abbiamo quindi deciso di tenerla sedata per dare modo alla ferita di rimarginarsi. Per questo motivo per i prossimi sette giorni somministreremo alla paziente una pozione soporifera che la terrà addormentata. Una volta passato questo periodo le toglieremo la pozione e aspetteremo il suo risveglio.» Spiegò l'uomo.
«Pensa che sia proprio necessaria questa procedura?» Chiese il biondo impaziente di riavere Hermione vigile e cosciente tra le sue braccia.
«Temo proprio di si signor Malfoy. Questa terapia l'avrei caldeggiata con qualsiasi paziente ma per la signora Granger penso che sia ancora più essenziale. Abbiamo già avuto modo di vedere l'indole estremamente emotiva della sua ex moglie e per favorire una completa guarigione è essenziale che lei rimanga calma. Capisco che possa sembrare un'infinità di tempo, ma vedrete che una settimana passerà in un baleno.» Rispose il medimago. «Ora vi consiglio di tornare a casa a riposarvi, se dovesse esserci un cambiamento non esiterò a contattarvi.»
«Non ho intenzione di tornare a casa senza Hermione! Fino a quando non si sarà svegliata io non mi muoverò dal suo fianco.»
«Forse non ha capito quello che le ho detto. La sua ex moglie rimarrà incosciente per i prossimi sette giorni. È perfettamente inutile rimanere qui.»
«Non mi interessa se rimarrà incosciente, io non mi allontanerò più dal suo fianco. Abbiamo già buttato via undici anni, non sprecherò nemmeno un attimo d'ora in avanti.» Rispose l’uomo risoluto.


Hermione aprì gli occhi lentamente, cercando di capire dove si trovasse. Per fortuna la stanza era in penombra e la poca luce presente non le ferì gli occhi. La vista era comunque sfocata e la donna dovette sbattere parecchie volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco la figura accanto a lei, che la guardava silenziosa. Per qualche istante Hermione fissò incantata quegli occhi grigi come il mare in tempesta, quegli occhi che l’avevano stregata da quando aveva quindici anni, quegli occhi che l’avevano sempre conosciuta nel profondo, gli occhi di Draco. Quando riuscì a staccarsi da quel magnetico sguardo non poté non soffermarsi sul resto del suo viso. L’uomo sembrava stanco e un accenno di barba gli dava un’aria vissuta, come se fosse appena naufragato su di un’isola deserta.
«Finalmente ti sei svegliata principessa.» Disse Draco sorridendole.
La donna cercò di parlare ma sentiva la gola raschiare, probabilmente era rimasta incosciente molto più tempo dell’altra volta. Draco prese un pezzetto di ghiaccio e lo passò delicatamente sulle sue labbra facendo scivolare alcune gocce d’acqua nella gola, dandole sollievo.
«Va meglio?» Domandò poi.
Hermione annuì prima di riprovare a parlare. «Grazie.» Sussurrò.
Poi alzò la mano fino a sfiorare l’accenno di barba e sorrise.
«Lo so, non sono molto presentabile, ma sono stato impegnato negli ultimi giorni. » Mormorò avvicinando la bocca al suo orecchio.
La donna si sforzò di parlare. «No, la barba ti dona. Ti da un’aria da sopravvissuto.» Rispose cercando di non ridere.
«Signorina Granger si sta forse prendendo gioco di me?» Chiese imitando il tono di voce usato da Piton durante le interrogazioni a scuola.
Hermione non trattenne oltre le risa, ma appena cominciò a ridere sentì la pelle della ferita tirare e si bloccò di colpo appoggiando le mani sulla testa, come per trattenerla.
L’uomo diventò subito serio. «Scusami, sono stato uno stupido a farti ridere nelle tue condizioni. Vado subito a chiamare il medimago» Disse alzandosi per uscire dalla stanza.
Lei lo trattenne per un braccio. «Mi è già passato, ti prego non andar via.»
«Ho dato la mia parola all’infermiera White che non appena ti fossi svegliata l’avrei avvertita. Solo grazie a questa promessa sono potuto rimanere qui con te. Non ti preoccupare però non ti libererai più molto facilmente di me. Intanto che ti visitano vado a prendere a casa i ragazzi e poi torniamo subito da te.» 
«Ti prego non costringerli a venirmi a trovare. Non voglio che siano forzati più a fare nulla che non vogliono.» Sussurrò lei abbassando lo sguardo.
«Costringerli a venire a trovarti? Ma figurati, nell’ultima settimana abbiamo dovuto costringerli a tornare a casa per dormire. I tuoi figli non aspettano altro che vederti.» Rispose lui in tono sicuro.
«Una settimana? Ma scusa quanto tempo sono stata incosciente?»
«Otto giorni, sei ore e quarantacinque minuti circa. Sai Granger, chissà perché i medici avevano l’assurda convinzione che non appena ti fossi svegliata ti saresti agitata così hanno deciso di far avere al tuo cervello una settimana di ferie per rigenerarsi.» Disse lui prima di lasciarla sola. 

La visita medica diede modo alla donna di riflettere sul colloquio avuto con l’ex marito. Era stato fin troppo premuroso nei suoi confronti ed Hermione non ne capiva il motivo. Ormai lei sapeva della farsa che aveva organizzato per ottenere la custodia di Altair, quindi perché Draco le era stato affianco durante il periodo di incoscienza e le aveva detto che non si sarebbe più liberata di lui? Continuava  a comportarsi come se fosse ancora innamorato di lei quando ormai Hermione sapeva che non era così. Forse si sentiva in colpa per tutto quello che le era successo. Concluse alla fine non trovando altre spiegazioni possibili.
Il medimago concluse la visita dopo circa un’ora. «Signora Granger la ferita alla testa era molto estesa. Avevo paura che avrebbe riportato delle lesioni molto più gravi con tutte le Cruciatus che ha subito. É stata veramente fortunata, deve avere qualche santo in paradiso.» 
«Più che altro ho un fantasma in paradiso.» Mormorò la donna ripensando a quanto Sirius l’aveva aiutata. Poi alzò la voce domandando informazioni sulla sua convalescenza. «Quanto durerà il mio recupero? Pensa che avrò ancora per molto le vertigini?»
«Non posso garantire il suo pieno recupero per ora. Il suo sarà un lungo percorso e dovrà mantenere un atteggiamento positivo se vuole sperare di recuperare pienamente tutte le sue facoltà e le sue abilità magiche.» Rispose francamente l’uomo.
«La ringrazio per la sincerità.» Disse Hermione quando il medico si congedò.
Non appena il medico uscì nella sua stanza entrarono i suoi figli accompagnati da Draco.
«Mamma.» Esclamò Altair con foga correndo fino al letto della donna e finendo tra le sue braccia. «Scusami mamma. Mi dispiace così tanto per come mi sono comportato. Non pensavo veramente alle cose che ti ho detto, non volevo allontanarti.» Le disse tutto d'un fiato.
Hermione accarezzò con dolcezza il capo del figlio. «Abbiamo sbagliato entrambi Altair. Io per prima avrei dovuto dirvi la verità invece che cercare di proteggervi. Ho fatto un gran pasticcio tesoro.»
Scorpius guardava a disagio la scena dal fondo della stanza. Invidiava la capacità che aveva il fratello nel riuscire ad esprimere così naturalmente i suoi sentimenti. Il ragazzo aveva una gran paura che la madre non avrebbe perdonato anche lui con la stessa facilità che aveva usato per il gemello. Sentiva di avere gran parte della responsabilità di quello che le era capitato. Dopotutto era stato lui a istigare il fratello a scappare. Lui si era ferito alla caviglia e questo aveva portato la madre a subire la prima aggressione. Ed infine era stato lui a cacciarla di casa spingendola ad andare dai Potter. Aveva offeso colei che da tutta la vita sperava di conoscere, sicuramente non sarebbe stato perdonato. Lui per primo non riusciva a perdonare se stesso per quello che era accaduto.
Hermione nonostante stesse rassicurando Altair non aveva perso d'occhio Scorpius nemmeno per un istante.  Conosceva quello sguardo, il suo primogenito assomigliava tantissimo a come era Draco quando era adolescente. Si era chiuso a riccio perché si riteneva responsabile per tutto quello che era accaduto, e se era tanto simile a suo padre sarebbe stato difficile convincerlo ad aprirsi.
La donna avvicinò  le labbra all'orecchio del suo secondogenito. «Tesoro, avrei bisogno di parlare da sola a tuo fratello. Ti spiacerebbe uscire per qualche minuto portando con te tuo padre?» Gli chiese tenendo bassa la voce.
Il ragazzo posò lo sguardo su di lei e sorrise prima di annuire con la testa. Si alzò, raggiunse il padre e prendendolo per un braccio lo trascinò fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. 
«Altair, perché mi hai trascinato fuori?» Domandò Draco non appena furono soli.
«La mamma mi ha detto che voleva parlare da sola a Scorpius. Mi sembra che abbiano molte cose da dirsi e conoscendo mio fratello non avrebbe aperto bocca se noi fossimo rimasti dentro.» Gli spiegò il ragazzo.
Il pozionista si rilassò a sentire quelle parole e andò ad accomodarsi sulle panche della sala d'aspetto, sarebbe stato sicuramente un discorso lungo.

Scorpius era rimasto immobile, con lo sguardo basso, da quando il fratello e il padre erano usciti. Hermione in quel momento avrebbe tanto voluto stare abbastanza bene da riuscire ad alzarsi per raggiungere il figlio, ma questa purtroppo non era una scelta possibile.
«Scorpius, vorrei tanto avere la forza per venire io da te ma in questo momento non ci riesco. Potresti avvicinarti per favore?» 
Il ragazzo si avvicinò al letto guardingo. Era sicuro che la donna gli avrebbe detto che enorme delusione fosse averlo come figlio, si stupì invece per le parole che gli disse la madre.
«Volevo chiederti scusa.» Disse appoggiando una mano sul braccio del ragazzo. 
Scorpius la guardò incredulo. «Tu mi stai chiedendo scusa mamma? Perché? Non hai nulla di cui scusarti.» Rispose incredulo.
«Invece si. Anche se non ho avuto scelta undici anni fa, capisco che tu ti possa essere sentito rifiutato. Io ti voglio bene e spero che tu possa passare sopra alle nostre incomprensioni.»
Il ragazzo sopraffatto da tutte le emozioni non riuscì più a trattenersi e cominciò a singhiozzare.
«Scusami mamma, ti sei fatta male per colpa mia, e io come ringraziamento ti ho trattato malissimo  e ti ho cacciato di casa.»
Hermione strinse il figlio accarezzandogli dolcemente il capo. «Shh, tranquillo tesoro mio, non è stata colpa tua se sono rimasta ferita. Ho dimenticato tutto quello che mi hai detto, so che non lo pensavi veramente.»
«Stai dicendo che mi perdoni?» Chiese alzando gli occhi lucidi su di lei.
«Non c'è nulla da perdonare. Ascoltami bene, questa non sarà l'ultima volta che litigheremo ma io voglio che tu sappia una cosa. Io non smetterò mai di volerti bene! Non smetterò mai di volerti proteggere e di volerti stare accanto. Mai! Hai capito?»
Scorpius annuì con la testa ed Hermione gli sorrise.
«Ti chiedo solo di promettermi una cosa. Se dovessi avere di nuovo delle incomprensioni con me o con papà non scappare via. Prendici di petto e discutiamone, non voglio rischiare di perderti un'altra volta.»
«Te lo prometto mamma.»
La donna lo tenne stretto a sé fino a quando non fu sicura che si fosse tranquillizzato. «Questo sfogo rimarrà il nostro piccolo segreto. Adesso posso chiederti di chiamare papà? Avrei bisogno di parlargli.»
«Certo, ma tu appena starai meglio tornerai a casa con noi vero?» Chiese Scorpius preoccupato di non poter stare accanto alla madre appena ritrovata.
«Tesoro è complicato. Io e tuo padre non siamo più sposati e lui stava per sposare un'altra donna quindi la cosa più corretta è che io non torni a casa vostra per finire la convalescenza. Non ti preoccupare in ogni caso non ho intenzione di allontanarmi da voi mai più.» Rispose Hermione con sicurezza.
Il ragazzo era tentato di rivelare alla madre tutta la verità sui sentimenti del padre ma poi da brava serpe decise di non avvantaggiare il suo compito. Dopo aver abbracciato nuovamente la madre uscì dalla stanza.
«Mamma vorrebbe parlarti... Ah ti consiglio di sfoderare tutte le tue doti da seduttore e riconquistarla. Non ho intenzione di vivere nuovamente lontano da lei. Ci siamo capiti?» Chiese con aria minacciosa.  

Quando Draco entrò nella stanza era sempre più determinato a non lasciarsi sfuggire l’occasione per riavere la donna che amava da quando aveva quindici anni.
«Posso sapere cosa vi siete detti tu e Scorpius? Quando è uscito era molto più tranquillo di come l'ho visto in questi giorni.»  Chiese l'uomo avvicinandosi al letto.
«Ci siamo solo chiariti. Sai assomiglia molto caratterialmente a come eri tu da adolescente...»
«Hai ragione, nel bene o nel male ha preso molto da me. Per fortuna ci sei tu che sai come prenderlo. Sei sempre stata l'unica che sapeva come farmi aprire, come abbattere tutte le mie corazze, ed è evidente che ci sei riuscita anche con Scorpius.» Le disse guardandola intensamente.
Hermione arrossì vistosamente sentendo quelle parole. «Non ho fatto niente di particolare, ho solo cercato di mettermi nei suoi panni, come facevo con te quando ci frequentavamo di nascosto a scuola...» Rispose distogliendo lo sguardo. 
«La verità è che tu sai leggere nel profondo del suo animo.» Sussurrò prendendole il viso con la mano e costringendola a guardarlo. «E del mio...» Aggiunse intrappolandola con il suo sguardo.
«Draco, cosa stai facendo?» Chiese balbettando la donna.
«Mi sembra evidente mezzosangue.» Rispose sicuro di sé sfoderando il ghigno che l'aveva reso famoso ai tempi della scuola.
Hermione invece decise di ignorare le allusioni dell'ex marito e cambiare argomento. «Tuo padre come sta?»
Il biondo si irrigidì immediatamente quando sentì nominare il genitore. «È vivo. A quanto pare ci vuole più di qualche maledizione senza perdono per annientare il braccio destro di Voldemort.» Sibilò duro. «L'hanno tenuto un giorno in ospedale in osservazione ma adesso è stato arrestato ed è trattenuto al comando degli Auror. 
Sinceramente non riesco a capire il motivo per cui mi hai chiesto di lui. Dopotutto quello che ci ha fatto perché ti interessa la sua salute?» Domandò incredulo.
«Hai ragione, undici anni fa tuo padre ha rovinato la nostra esistenza ed io non riuscirò mai a dimenticare quello che ha fatto. Devo essere sincera però, se non fosse arrivato lui nella Camera dei Segreti io non penso che sarei ancora viva in questo momento. Sebbene ancora adesso non riesca a capire quale sia stata la motivazione che l'ha spinto a venire in mio soccorso, lui mi ha salvato la vita.» Gli disse sinceramente.
«Hai ragione dovrei essere grato a Lucius per essere venuto in tuo soccorso. Per me però è difficile dimenticare tutta la sofferenza che ha causato con il suo comportamento»
«Lo capisco. Nemmeno io dimenticherò mai quello che ha fatto ma non voglio nessuna vita sulla coscienza quindi sono contenta che se la sia cavata con solo qualche graffio.»
 «In ogni caso Shacklebolt  e Potter vorrebbero parlarti quando ti sentirai meglio in modo che tu possa confermare sia la confessione di Lucius che la dinamica dell'aggressione di Ron.»
Hermione rabbrividì al pensiero di subire un altro interrogatorio dal Ministro e la cosa non sfuggì al biondo. «Non ti preoccupare sarà un colloquio molto diverso dall'ultima volta. Nei giorni che sei stata incosciente Shacklebolt è passato a trovarti e ha chiesto scusa sia per come si è comportato con te sia per come ha trattato me. Mi ha anche detto che è disposto a dimettersi se noi ritenessimo opportuno che lui lo faccia. Comunque, se tu vorrai, sarò presente durante tutto il colloquio e non permetterò a nessuno di farti del male.»
«Che cosa ti impensierisce?» Aggiunse Draco vedendo che la donna era molto pensierosa.
«Pensavo a Hugo, il figlio di Ron. L'ho convinto ad andare a cercare aiuto facendogli credere che ci sarebbe stata comprensione per suo padre e adesso mi sembra di averlo ingannato.» Rispose Hermione.
«Capisco quello che senti ma non ti devi sentire responsabile del fatto che Weasley finirà in prigione. Nemmeno dopo l'arresto ha mostrato il minimo pentimento per le sue azioni. So che ti fa male sentirtelo dire ma lui non merita ne il tuo dispiacere ne la tua pietà. Dammi retta Hugo crescerà sicuramente meglio senza i suoi genitori.»
«Perché hai detto che dovrà crescere senza entrambi i genitori? Che fine ha fatto la Brown?» Chiese la donna.
«La sera che siete stati tratti in salvo la moglie di Weasley è scappata. Ha lasciato un biglietto in cui diceva che non sopportava l'umiliazione che le aveva inflitto suo marito e che Hugo assomiglia troppo suo padre per volerlo portare via con sé.»
«Povero piccolo.» Mormorò Hermione portandosi una mano alla bocca. «E adesso cosa gli succederà?»
«I signori Weasley non hanno ancora preso una decisione. Vorrebbero crescerlo loro ma Bill, uno dei figli maggiori, si è offerto di occuparsi della sua educazione. Le sue figlie frequentano Beauxbatons e pensa che per Hugo potrebbe essere positivo un ambiente nuovo. Infine c'è Harry, che essendo il padrino del ragazzo vorrebbe essere lui a occuparsi di Hugo.»
Hermione rimase qualche secondo interdetta sentendo l'ex marito chiamare per nome una persona che aveva  sempre detestato. «Harry?» Ripeté con tono interrogativo.
«Si Potter, il "Salvatore del Mondo Magico". Soffri forse di amnesia selettiva?» Domandò perplesso.
«Mi sono solo stupita che tu abbia chiamato Harry per nome. Siete diventati forse amici intanto che ero incosciente?»
L'uomo sgranò gli occhi inorridito. «Io amico dello "Sfregiato"? Non dire stupidaggini. Intanto che eri priva di conoscenza abbiamo solo avuto modo di approfondire la conoscenza ma non lo definirei mai un amico.» Rispose Draco mettendosi sulla difensiva.
«Beh spero che Hugo riesca a riprendersi completamente.» Sussurrò preoccupata per il ragazzo.  «In ogni caso sono contenta che la situazione con Kingsley si sia chiarita, prima di vedere lui ed Harry però c'è una cosa che vorrei chiedere. Sarebbe possibile avere un colloquio con tuo padre? Vorrei cercare di capire per quale motivo sia venuto in mio soccorso a Hogwarts e perché abbia confessato quello che ha fatto undici anni fa. Non mi sembra un comportamento da Lucius...
Logicamente vorrei che fossi presente anche tu al nostro colloquio, penso che sia giusto che non ci siano altri segreti fra di noi.» Aggiunse la donna tornando a guardarlo negli occhi.
«Se è questo quello che vuoi, vedrò cosa posso fare.» 
«Ti ringrazio Draco. Non solo per la richiesta che ti ho appena fatto, ma anche per essermi rimasto vicino quando ero incosciente. Nonostante tu ti sia rifatto una vita dopo la nostra separazione non hai esitato a starmi accanto. Forse ti sei sentito costretto a causa della lettera in cui ti delegavo a prendere le decisioni sulla mia salute. In ogni caso sei stato molto premuroso nei miei confronti...»
«Hermione io non l'ho fatto per essere gentile...» Sbottò irritato il biondo.
«Per favore quello che devo dirti è molto difficile per me, quindi lasciami finire di parlare. 
Undici anni fa quando sono andata via una delle motivazioni che mi ha spinto a non dirti la verità era che Lucius mi aveva fatto credere che anche tua madre fosse implicata nelle minacce che lui mi aveva rivolto.
Quando però sono tornata ho scoperto che in realtà Narcissa era all'oscuro di tutto e sono stata tentata di rivelarti quello che mi aveva spinto ad andare via. Se non ti ho detto nulla è stato solo perché non volevo tu ti sentissi in obbligo nei miei confronti. Avevo paura che anche se ti stavi per sposare con un'altra donna tu ti sentissi responsabile di quello che era successo. Come non volevo la tua pietà allora non la voglio nemmeno adesso, quindi ti prego di tornare dalla tua fidanzata e ringraziarla da parte mia per tutta la pazienza che ha avuto in questi giorni.» Nonostante sapesse dentro di sé che stava facendo la cosa giusta a lasciarlo libero, la donna in quel momento sentì il suo cuore spezzarsi in mille pezzi.
«Ora che hai finito di parlare posso dire qualcosa anche io?» Chiese Draco spazientito.
La donna annuì troppo sconvolta per riuscire a dire una parola.
«Come ti stavo dicendo prima io non ti sono stato accanto quando eri incosciente perché volevo essere premuroso. Non è perché mi senta in obbligo con te che ho voluto esserti vicino. Tu e i nostri figli, siete le persone più importanti della mia vita. Undici anni fa credevo di averti perso e nelle ultime settimane ho rischiato di ripetere l'esperienza per ben due volte. Per questo motivo non ho voluto lasciarti sola nemmeno un minuto.» Esclamò il biondo con foga.
«Io non riesco a capire, so che tu e la signorina Grey non vi siete mai lasciati. L'ho visto con i miei occhi che state ancora insieme. Perché quindi tu cerchi di farmi credere di essere ancora innamorato di me?» Gli chiese turbata.
«Mi spiace ma ti sbagli. Ho lasciato Elisabeth il giorno che i ragazzi sono scappati, prima di uscire con te per andare a cercarli! E il motivo per cui l'ho lasciata sei tu. Quando ti ho rivisto ho capito che non sarei mai riuscito ad innamorarmi di un'altra donna che non fossi tu.
Ma c'è un altra cosa che ti devo confessare. Ho scoperto quello che ci ha fatto mio padre la sera che sei tornata. Ho sentito i miei che discutevano e li ho costretti a dirmi la verità.» Gli rivelò il biondo.
Hermione lo guardò incredula. «Perché non me lo hai mai detto?»
Draco abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole per come erano andate le cose. «La verità è che ero infuriato perché non avevi avuto fiducia in me, nel nostro rapporto. Così ho deciso, da bravo Serpeverde, che ti avrei "convinto" ad ammettere il ricatto di mio padre. Volevo prendermi questa piccola rivincita prima di confessarti i miei sentimenti. So di aver sbagliato, ma anche tu hai commesso degli errori. Non avresti dovuto mentirmi e fuggire via. Hai detto che sei andata via senza rivelarmi nulla perché pensavi che fosse coinvolta anche mia madre nel ricatto.»
«Si, sapevo che scoprire che tua madre aveva minacciato di uccidere tuo figlio ti avrebbe distrutto. Così ho preferito cedere al ricatto e andarmene.»
«Così hai preferito lasciare tuo figlio in mano a due ex Mangiamorte che avevano minacciato di far del male all'altro tuo figlio?» Chiese l'uomo perplesso alzando un sopracciglio.
«Beh ma Lucius mi aveva giurato che Scorpius sarebbe stato al sicuro.» Rispose titubante.
«E la parola di mio padre è quanto di più sicuro ci possa essere al mondo...» Commentò il biondo sarcasticamente.
"Colpita e affondata" Pensò la donna rimanendo in silenzio qualche istante. «Hai ragione, tuo padre non è la persona più affidabile del mondo. Io però avevo fiducia che tu avresti pensato a nostro figlio anche per me.»
«Hermione guardami.» Disse Draco prendendola delicatamente per le spalle. «Sto solo cercando di farti capire come mi son sentito quando ho saputo quello che era successo. Mi dispiace di aver taciuto quando ho scoperto la verità, ma ti posso assicurare che non ti ho ingannata quando ti ho detto di aver lasciato Elisabeth. Il video che hai visto era un inganno organizzato da Daphne per allontanarti da me. Se non fossi stato bloccato non avrei mai permesso ad un'altra donna di baciarmi. Abbiamo perso così tanto tempo amore mio. Io non voglio stare lontano da te mai più!» Aggiunse accarezzandole il viso dolcemente.
Le emozioni che avevano suscitato quelle parole erano state così intense che la donna non riuscì a trattenere oltre le lacrime. «Abbiamo perso così tanto tempo e adesso è troppo tardi» Sussurrò tra i singhiozzi.
Draco la strinse a sé cercando di calmarla. «Non è troppo tardi Hermione!»
«Il medimago mi ha detto che non è sicuro che io possa recuperare appieno le mie facoltà e i miei poteri magici. In queste condizioni non penso che sarebbe giusto legarmi a te.» Gli spiegò la donna.
Il biondo alzò gli occhi al cielo. «Capisco che tu sia stata una Grifondoro ma questo tuo essere così ottusa giuro che mi fa arrabbiare. Innanzitutto il medico ti ha detto non può garantirti il tuo pieno recupero non che questo sicuramente non avverrà. In ogni caso se anche tu non riuscissi più a fare nessun incantesimo o se non recuperassi appieno le tue facoltà per me non cambierebbe nulla. Tu sei e rimarrai sempre la donna che amo, la donna con cui voglio passare il resto della mia vita. Sono sicuro comunque che tu tornerai presto ad essere la strega più brillante dell'ultimo secolo. Quindi se hai finito di trovare scuse per evitare di tornare con me ora vorrei baciarti.» Aggiunse avvicinandosi alla sua bocca.
Lei mise una mano sul petto per bloccare la sua avanzata. «Ma io...»
«Nessun "ma" Hermione. L'unico modo che hai per impedirmi di starti vicino è guardarmi negli occhi e giurarmi di non essere più innamorata di me. Solo in questo caso ti libererai del sottoscritto.»  Disse con aria di sfida il biondo.
La donna alzò lo sguardo su di lui e dopo qualche istante di silenzio rispose: «Io... Non posso dirti questo, perché sarebbe una bugia troppo grande. Tu sei l'unico uomo che io abbia mai amato.» 
Draco stava per esultare quando la donna continuò. «Ma ho una condizione se vuoi che torniamo a vivere insieme.»
«Sentiamo. Quale sarebbe questa condizione?»  Chiese l'uomo interessato.
«Tornerò a vivere con te e con i ragazzi, perché voi siete le persone più importanti della mia vita. Ma non ho intenzione di risposarti... Accetterò di diventare nuovamente tua moglie solo se riuscirò a riacquistare tutte le mie facoltà motorie e magiche.»
«Non riesco a capire perché vuoi mettere questa condizione.»
«Per due motivi. La mia condizione di salute sarà molto pesante da affrontare e voglio che tu possa essere libero in qualsiasi momento di allontanarti da me se la situazione fosse troppo per te.  Oltre a questo penso che avere questo genere di incentivo possa spronarmi a impegnarmi al massimo per guarire completamente.» Spiegò la donna.
Draco rifletté sulle parole della ex moglie per qualche minuto prima di annuire. «Immagino che con una testarda come te sarebbe inutile cercare di farti cambiare idea, quindi accetto. Come ti ho già detto prima sono sicuro che guarirai completamente e questo patto spronerà anche me ad aiutarti a velocizzare i tuoi tempi di recupero. Adesso però dobbiamo suggellare il nostro accordo.» Così dicendo prese il viso della donna tra le mani e la baciò con passione. Presi da quel intenso sentimento i loro corpi e le loro anime sembrarono fondersi in una sola entità.
Quell'attimo di puro paradiso venne interrotto dall'arrivo dell'infermiera White e dei gemelli. I ragazzi avevano cercato di tenere lontana l'infermiera in modo da dare al padre tempo per sedurre la loro mamma ma alla fine la burbera infermiera li aveva minacciati di bloccarli con un "Petrificus Totalus" se non si fossero scansati.
Quando la donna vide cosa aveva interrotto si schiarì la voce e disse: «Signor Malfoy quando le avevo chiesto di non far agitare la signora Granger non intendevo solo di non farla arrabbiare o preoccupare, una tale dimostrazione d'affetto potrebbe far venire un attacco di cuore a un cardiopatico.»
Hermione cambiò colore abbassando gli occhi imbarazzata, mentre Draco sfoderò il suo ghigno made in Malfoy e rispose: «Per fortuna questo non è il caso della mia donna.»
La donna si mise a ridere e uscì dalla stanza. «Torno più tardi, mi auguro solo che abbiate la decenza di aspettare qualche giorno ed un luogo più consono per approfondire il "discorso" che ho appena interrotto.»


Bene eccoci arrivati al capitolo 18, "Destinazione paradiso". Il titolo richiama l'incontro tra Draco ed Hermione che finalmente si sono chiariti totalmente riuscendo a ritrovarsi (hanno ritrovato così il loro paradiso). Oltre a questo il titolo voleva essere ingannevole per lasciare un po' di suspance su come sarebbe andata l'operazione della donna. In questi ultimi capitoli mi è stato detto di essere sadica (nel senso buono spero) nel lasciare sempre i capitoli in sospeso con Hermione rapita o morente. Beh penso che oggi mi sia un po' riscattata per come ho chiuso questo capitolo. Ammetto che ero molto tentata di allungare l'incoscienza della protagonista per tutto il diciottesimo capitolo e far chiarire lei e Draco nel prossimo capitolo ma riflettendoci ho pensato che avrebbe appesantito la trama ed ho optato per farvi avere il colloquio chiarificatore subito. Beh spero che il modo in cui si sono chiariti possa trovare la vostra approvazione. In effetti il loro dialogo è molto lungo ma secondo me tutte le cose che si son detti erano importanti ed era importante che non ci fossero più ombre su di loro o sui sentimenti che provano l'uno per l'altra.
Un altro argomento molto importante secondo me è il chiarimento tra Scorpius ed Hermione. In tutta la storia il comportamento del ragazzo è stato contraddittorio nei confronti della madre. Finalmente si riesce a capire quali siano state le motivazioni che hanno spinto il ragazzo a comportarsi così con Hermione. Infatti oltre al fatto di sentirsi rifiutato dalla madre Scorpius si sentiva anche in colpa per tutto quello che le era capitato. Questo senso di colpa l'ha portato a chiudersi in se stesso, convincendosi che la madre non l'avrebbe mai potuto perdonare per quello che era successo.
Tengo molto ad avere la vostra opinione su questo capitolo perché è stato veramente difficile per me esprimere tutto quello che avevo in testa e spero di esserci riuscita nel modo giusto.  Quindi se vi va aspetto i vostri commenti.
a presto
Lyn

 

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Capitolo 19
*** Casa ***


Ciao,
Eccoci arrivati al Capitolo 19, dove finalmente si torna a casa...
Lyn




 
Capitolo 19
Casa

Non fu difficile per Draco Malfoy ottenere un incontro tra Hermione e Lucius. Non appena aveva esposto la richiesta della donna a Potter il moro si era prodigato a fargli ottenere quel colloquio. 
Hermione dopotutto era la parte lesa e aveva tutto il diritto di avere le spiegazioni che desiderava dall'uomo che aveva rovinato undici anni della sua vita.
Draco tuttavia era molto titubante che fosse una scelta saggia permettere ad Hermione di incontrare il padre. La donna era ancora in ospedale e lui avrebbe voluto proteggerla da qualsiasi cosa, soprattutto da Lucius Malfoy.
Harry entrò nella stanza trascinandosi dietro un alquanto deperito Lucius. Nonostante fino al processo all'uomo fosse stata risparmiata la prigione di Azkaban, era comunque stato trattenuto nelle prigioni del comando. Draco ricordava perfettamente quanto fossero sudici e scomodi quegli alloggi e non si sorprese di vedere il padre in quelle condizioni. L'uomo, indebolito dalle manette magiche che aveva ai polsi, barcollò avvicinandosi al letto.
Alla donna fece pena vederlo in quello stato e avrebbe voluto chiedere all'amico di togliere le manette all'uomo. Purtroppo sapeva fin troppo bene che quella richiesta non sarebbe stata accolta e che invece avrebbe contribuito a far innervosire Draco.
«Vi lascio soli.» Disse Harry riavvicinandosi alla porta. «Tanto tu sarai presente a tutto il colloquio?» Aggiunse guardando il pozionista.
Il biondo annuì. «Non la lascerò sola nemmeno per un istante» Rispose guardando suo padre.
Da quando Lucius Malfoy era entrato nella stanza non aveva aperto bocca. Si era limitato a guardare con interesse l'ex nuora stesa sul letto. Alla fine però l'uomo dovette cedere alla guerra di sguardi con la donna e si decise a parlare. «Signora Granger... » Disse bloccandosi subito dopo. «Posso ancora chiamarla così o è già tornata ad essere la Signora Malfoy?» Chiese sfoderando un ghigno strafottente in viso.
«Molto divertente Lucius.» Rispose Draco fumante di rabbia per le parole del padre. «Se fosse stato per te a quest'ora sarebbe ancora in Francia.»
«Perché sono qui?» Chiese l'uomo mantenendo un tono distaccato.
«<Vorrei sapere perché è venuto nella Stanza dei Segreti e mi ha salvato la vita?» Domandò Hermione.
«Non era mia intenzione salvarle la vita signora Granger.» Rispose Lucius quasi scusandosi del gesto.
«So che mi sta mentendo signor Malfoy.» Disse la donna cercando di mascherare il turbamento che provava. La verità era che lei non era sicura che l'uomo avesse mentito. In fondo era quasi  impossibile da credere che Lucius Malfoy avesse rischiato la sua vita per una Sanguesporco, specialmente per lei. «Che motivo avrebbe avuto per rischiare la sua vita, per prendersi le Cruciatus se non per proteggere me! Quello che non riesco a capire è perché lo ha fatto. Perché ha deciso di proteggermi e salvarmi la vita? Dopotutto undici anni fa mi ha allontanato dalla mia famiglia e ai tempi della guerra avrebbe fatto carte false per ammazzare l'amica Sanguesporco di Harry Potter.» Chiese Hermione determinata.
«Non sono affari che la riguardano.» Rispose Lucius innervosito dal suo discorso.
«Non è una risposta che mi vada bene! Anche se per lei è quasi impossibile dirla, io voglio la verità.» 
«Beh non sempre si ottiene quello che si vuole... E comunque da me non avrà nessuna risposta, specialmente davanti a lui.» Disse indicando il figlio.
Hermione guardò Draco chiedendogli silenziosamente di uscire. 
«Scordatelo Mezzosangue!»  Rispose lui serio in volto.
Lei gli prese una mano stringendola. «Per favore Draco, indossa le manette magiche ed è debilitato. Non può farmi del male, e poi che scopo avrebbe di farmi qualcosa dopo che mi ha salvato pochi giorni fa.»
«Vuoi delle risposte? Ho io il metodo giusto per ottenerle» Rispose avvicinandosi al padre e costringendolo a bere del liquido da una fiala. La donna aveva cercato di trattenerlo per un braccio, ma inutilmente.
 «Coraggio Lucius, adesso rispondi alla domanda di Hermione. Perché lo hai fatto?» Chiese il pozionista quando fu sicuro che il Veritaserum avesse fatto effetto.
La donna guardò l'ex suocero in viso cogliendo la sua sofferenza nel cercare di resistere all'effetto della pozione. «Adesso basta Draco. Non è così che volevo ottenere le risposte che cerco. Per favore lasciaci qualche minuto da soli.» Non le piaceva vedere soffrire le persone, nemmeno se la persona in questione era Lucius Malfoy.
«Non se ne parla!» Ribadì risoluto l'uomo.
«Ascolta Draco, se hai tanta paura che mi possa far del male chiama Harry e digli di assicurare le manette al tavolo che c'è in fondo alla stanza. In questo modo non correrò alcun pericolo. Dammi solo cinque minuti per favore.» Propose Hermione a voce bassa, come se fosse un segreto solo tra loro due.
Sebbene il biondo non fosse per nulla tranquillo a lasciare la donna con suo padre, non riuscì a privarla dell'opportunità di avere le risposte che voleva. Sapeva che imponendosi sarebbe riuscito a obbligare Lucius a parlare davanti a lui anche se non voleva. Ma probabilmente sarebbe stata Hermione stessa a cedere se non avesse rispettato il suo desiderio. Quindi andò a chiamare Harry e gli chiese di assicurare le manette al tavolo come aveva suggerito la donna.
«Avete cinque minuti Hermione, siamo d'accordo?» Chiese Draco prima di andare ad aspettare in corridoio.

Non appena furono da soli la donna si fece coraggio e sebbene non approvasse il gesto che aveva fatto Draco quando aveva obbligato il padre a bere il Veritaserum decise di sfruttare il vantaggio che aveva acquisito.
«Mi sarebbe piaciuto riuscire a convincerla a rivelarmi spontaneamente le informazioni che desidero conoscere. Il tempo però è finito, e nonostante io le sia riconoscente per quello che ha fatto ad Hogwarts, non ho dimenticato il male che ha fatto a me e alla mia famiglia undici anni fa. Penso quindi di avere il diritto a titolo di risarcimento di conoscere il motivo che l'ha spinta a venire in mio soccorso nella Camera dei Segreti. Io pretendo che lei me lo riveli.» Esclamò decisa.
L'uomo sembrava meno trattenuto, come se avesse già deciso di rispondergli, di non opporre altra resistenza. «Non l'ho fatto per lei Signora Granger. Ma questo immagino che l'abbia già capito. Se pensa che nel periodo in cui siamo stati lontani io abbia cambiato radicalmente le mie idee si sbaglia di grosso. Il motivo che mi ha portato ad aiutarla è il "sentimento"» Disse quella parola quasi come se qualcuno l'avesse estorta dalla sua bocca con la forza. «che provo per la mia famiglia. Draco, Narcissa ed entrambi i miei nipoti. » Aggiunse mettendo in chiaro cosa intendesse lui per famiglia.
«Su di una cosa devo ammettere di aver avuto torto. Per me è stato impossibile non affezionarmi anche ad Altair dopo che l'ho conosciuto. Il mio pensiero non è cambiato: Non avrei voluto vedere Draco legato ad una donna "nata babbana", e avrei preferito che continuasse con la consuetudine di avere un unico erede. Ma questi sono ragionamenti astratti che nella mia testa si sono scontrati duramente con quello che i miei occhi hanno visto. Non posso evitare di volere bene ad Altair e non posso evitare di vedere la luce che brilla negli occhi di mio figlio ogni volta che posa lo sguardo su di lei. Quella luce è rimasta spenta per undici anni e si è riaccesa fin dalla prima volta che vi siete rivisti, quando ancora Draco non conosceva nulla del mio inganno. Per questo motivo ho cercato di salvarla, per non far soffrire le persone a cui tengo.»
La donna rifletté qualche istante sulle parole di Lucius prima di porgli un'altra domanda. «Quindi se ipoteticamente lei non finisse in prigione io non dovrei aver paura per la mia incolumità o per quella dei miei figli?»
«Non prendiamoci in giro, io so benissimo che il Primo Ministro mi metterà alla gogna per quello che ho fatto.» Rispose piccato l'uomo.
«Per favore proviamo a fare questa ipotesi, mi risponda.» 
«Se per ipotesi assurda io non venissi sbattuto in carcere lei non dovrebbe temere nulla ne per la sua salute ne per quella dei suoi figli.» Rispose a malincuore il biondo. «Certo, preferirei che non mi sfornasse altri nipoti per il futuro. Sebbene nel corso degli anni io abbia cominciato ad apprezzare profondamente Arthur Weasley, continuo a non apprezzare chi genera figli come se fossero conigli.» Non riuscì a trattenersi da aggiungere.


«Sei riuscita ad avere le risposte che volevi?» Chiese Draco non appena furono di nuovo da soli.
«Non avresti dovuto obbligarlo a bere il Veritaserum.» Lo rimproverò Hermione.
«Sapevo che non avresti apprezzato il metodo, per questo motivo ho preferito non dirtelo. Comunque dovrei essere io a rimproverarti, non dovevi obbligarmi a lasciarti sola con lui. Non sai come mi son sentito ad andarmene, e sinceramente non capisco perché sono stato costretto ad uscire. Sotto l'effetto del Veritaserum sarei riuscito in ogni caso a farlo parlare.»
«Non gradisco questo genere di metodi, nemmeno per Lucius Malfoy.» 
«Beh, spero che tu sia riuscita ad avere le risposte che cercavi. Avanti dimmi cosa ti ha detto mio padre?» Domandò posando un leggero bacio sulla mano della donna e accarezzandole il viso.
«Draco, quando qualche giorno fa ci siamo ritrovati ho giurato a me stessa che tra di noi non ci sarebbero stati altri segreti... »
«Sento che c'è un ma nel tuo discorso, vero?» Chiese l'uomo sospettoso.
Le guance della donna si imporporarono. «Non è un segreto mio. Tuo padre ha fatto di tutto per non parlare davanti a te, e non penso sia giusto che sia io a parlartene.»
«Va bene. L'unica cosa importante per me è che adesso non ci sia più nulla che ci possa dividere. Se mi assicuri che quello che hai scoperto non ti ha ferito, o allontanato per me è un discorso chiuso.» Disse lui scrutandola negli occhi.
«No, niente di quello che può pensare tuo padre potrà allontanarmi ancora da te.» Gli rispose Hermione sorridendogli. «Puoi chiamare Harry e Kingsley in modo che possa rilasciare la mia deposizione?»
«Certo, li farò venire più tardi.» Rispose sfoggiando un ghigno. «In ogni caso la tua testimonianza sarà solo un proforma. Da diversi giorni ormai i colleghi di Potter interrogano con l'aiuto di un Legismen e con l'ausilio del Veritaserum sia mio padre, che Weasley.»
Dal viso di Hermione trasparì del turbamento che l'uomo non tardò a cogliere. «Lo so che tu vorresti sempre salvare tutti. Ma qualunque testimonianza tu voglia rilasciare non cambierà le cose. Quindi non mentirgli, perché qualunque cosa tu gli dirai non cambierà il destino di Lucius.»
Da come cambiò la sua espressione capì di aver indovinato i suoi pensieri. «Ma come hai fatto?»
«Per me sei sempre stata, anzi quasi sempre» Si corresse ripensando a quando si era allontanata da lui. «un libro aperto Mezzosangue. Nonostante tutto quello che mio padre ci ha fatto, tu vuoi risparmiargli la prigione. Devo ammettere che Lucius ha studiato la giusta strategia. Fare finta che la tua vita sia importante per lui in modo da stillare in te un senso di gratitudine.»
«Non penso che questo sia un piano studiato da tuo padre per salvarsi dalla galera, comunque visto che sarebbe tutto inutile dichiarerò i fatti come sono realmente andati.» Rispose Hermione.


Era passata più di una settimana da quando Hermione aveva ripreso conoscenza e Daphne si era presentata tutti i giorni in ospedale sperando di poter incontrare la donna. Purtroppo ogni giorno era stata bloccata sulla porta da Draco, che le aveva impedito di entrare nella stanza. La bionda era furiosa con il suo migliore amico. Perfino Lucius, colpevole di aver separato Draco dalla moglie, era riuscito ad avere un colloquio con lei.
I suoi pensieri furono interrotti da una voce conosciuta. «Forse il Cappello Parlante ha sbagliato a  smistarti a Serpeverde Greengrass. La testardaggine è una caratteristica dei Grifondoro non dei membri della Casa di Salazar.» Disse Ginny avvicinandosi alla stanza dell'amica. «Non capisco perché ti ostini a venir qui tutti i giorni per cercare di fare pace con Malfoy. Pensi forse che facendoti vedere così preoccupata per Hermione il tuo amico ti perdoni?» La provocò la rossa. Conosceva solo superficialmente la Serpeverde ma l'aveva vista recarsi in ospedale tutti i giorni ad aspettare di poter entrare a parlare ad Hermione. Ginny sperava di riuscire a scuotere la Greengrass, non le piaceva vederla così spenta, seduta su quella sedia.
«Non mi interessa parlare con Draco, voglio solo chiarirmi con Hermione. Quando l'ho ingannata le ho detto molte cose terribili, certo alcune erano vere. Vorrei chiarirmi con lei, per questo vengo qui tutti i giorni.»
«E allora cosa fai qui fuori, entra in quella stanza.» La incoraggiò la rossa.
«Beh, ma Draco non vuole. Mi ha detto chiaramente di non azzardarmi ad entrare da lei.» 
«Oltre alla testardaggine potresti prendere un'altra caratteristica dalla mia Casa: Il coraggio. Fregatene se Malfoy non vuole che entri. Hermione si è svegliata, ormai ed è in grado di decidere da sola se vuole o meno parlare con te.» Disse Ginny indicandole la stanza.
«Penso che accetterò il tuo consiglio Weasley.» Rispose la bionda entrando nella stanza d'ospedale.
Draco ed Hermione stavano parlando, sembravano molto affiatati insieme. Sorridevano e si tenevano per mano. Non appena il biondo vide Daphne varcare quella soglia il suo volto si fece serio tutto d'un colpo. «Non posso impedirti di sostare fuori da questa porta ma mi sembrava di essere stato chiaro. Non gradisco che tu venga di nuovo ad importunare Hermione.» Disse perentorio.
«Granger. Mi sembra che tu stia abbastanza bene da decidere da sola se vuoi ascoltare quello che ho da dirti.» Esclamò Daphne ignorando l'amico.
«Diamole cinque minuti Draco.» Sussurrò la grifona avvicinando le labbra all'orecchio del biondo.
L'uomo alzò gli occhi al cielo. «Mi renderesti la vita molto più semplice se la smettessi una buona volta di fare la Grifondoro, che vuole sempre risolvere i conflitti di tutti. Grazie a lei io ho rischiato di perderti. Daphne con tutte le bugie che ti ha detto voleva allontanarti da me.» Rispose guardandola negli occhi visibilmente alterato.
«Secondo me non mi ha detto solo bugie. Mi ha raccontato quanto male ti abbia fatto il mio abbandono. Mi ha detto che i primi anni eri stato inghiottito da un oceano di dolore in cui stavi per affogare, che tornavi a casa la sera ubriaco fradicio.» Aggiunse con gli occhi lucidi. «Solo quando Scorpius ha chiamato Lucius papà hai capito di aver toccato il fondo e hai cominciato a cercare di farti forza.»
Lo sguardo pieno di dolore della donna che amava gli fecero detestare ancora di più la sua migliore amica. Perché non erano solo le bugie che potevano ferire, anche la verità aveva il potere di far male. «Hermione, abbiamo sofferto entrambi in questi undici anni è inutile rivangare queste vecchie ferite.»
«Non sono d'accordo, ma non è questo il punto. Daphne vuole parlarmi e io penso che cinque minuti li possiamo concedere alla tua migliore amica.»
«Ok hai cinque minuti Greengrass.»
La bionda lanciò solo un'occhiata all'amico prima di rivolgersi direttamente alla grifona. «Sono dispiaciuta che il mio inganno abbia avuto conseguenze così gravi da farti quasi rischiare la vita...»
«Sei dispiaciuta che il tuo inganno abbia portato quelle conseguenze, ma non ti scusi per avermi ingannato, giusto?» Intuì Hermione.
La donna annuì. «Con le informazioni che avevo allora io avrei cercato in ogni modo di tenerti lontana dal mio migliore amico.» Confermò Daphne. «Ma c'è una cosa su cui avevo torto. Quando ti ho detto che non c'era una ragione al mondo che giustificasse il fatto che hai privato Draco dell'affetto di Altair avevo torto. Se mi fossi trovata nella tua stessa situazione, se la vita di Eloise fosse stata in pericolo io avrei fatto la stessa cosa, avrei privato Theo dell'affetto di sua figlia. Per questo vorrei chiederti scusa.» 
Hermione aveva osservato con la coda dell'occhio le reazioni di Draco alle parole dell'amica e sapeva che quello che lei aveva detto non gli era per nulla piaciuto. Lei invece aveva apprezzato la sincerità di Daphne. 
«Non dovevi intrometterti invece.» Disse infatti il biondo. «Io non l'ho mai fatto quando tu e Theo avete litigato.»
«Draco, io e Theo come hai detto tu litighiamo. Mi sembra un tantino diverso scappare via senza lasciare traccia portandosi via uno dei tuoi figli. Forse se mi fosse successa una cosa del genere ti saresti intromesso anche tu tra me e mio marito.» Rispose esasperata Daphne. «Comunque ti ho detto quello che volevo. Adesso me ne posso tornare a casa.» Aggiunse guardando Hermione.
«Aspetta Daphne. Spero che tu abbia piacere di venirci a trovare quando sarò tornata a casa.» Disse la donna sorridendole.
La bionda ricambiò il sorriso. «Penso che si possa organizzare a patto che faccia piacere anche al padrone di casa.» Esclamò rivolgendo un'occhiata al suo migliore amico. «Mi raccomando Hermione rimettiti presto.»
Non appena la donna ebbe chiuso la porta Draco guardò esasperato la grifona. «Vuoi che chieda a Potter di portare qui il pezz... Weasley? Magari vuoi fare una chiacchierata cuore a cuore anche con lui.»
«Non essere ridicolo. Penso che ci sia differenza tra Lucius, Daphne e Ron.»
«Io non vedo alcuna diversità, tutti e tre volevano farti del male, e tu ne hai già perdonato due su tre, quindi perché non assolvere anche chi ha tentato di ucciderti.» Rispose infervorato il biondo.
«Daphne mi ha fatto del male e con il suo comportamento ha cercato di separarci ma tra tutti  e tre è sicuramente la persona che l'ha fatto con buone intenzioni, lei voleva proteggerti perché ti vuole bene. Il motivo che mi ha spinto a voler parlare con tuo padre, come tu ben sai, è stato il fatto che abbia rischiato la sua vita per salvarmi. Non potrò mai perdonare invece Ron e spero che il processo sia l'ultima volta che vedrò la sua faccia.»
«Va bene, mi arrendo.» Rispose alzando le mani. «Ma penso che ci vorrà tempo per potermi fidare nuovamente di Daphne.»

Erano passate ormai due settimane da quando Hermione si era risvegliata dal coma e il giorno seguente sarebbe finalmente stata dimessa. La donna aveva già cominciato al San Mungo la riabilitazione sia per il pieno recupero fisico che per quello magico ed avrebbe dovuto continuare una volta a casa. "Casa" che strano significato aveva preso quella parola nella sua mente. Nonostante avesse vissuto per undici anni in un appartamento nella periferia di Parigi non aveva mai pensato a quell'abitazione come "casa". Il giorno seguente uscita dall'ospedale sarebbe andata a Malfoy Manor, e nella sua testa la parola casa lampeggiava chiaramente pensando all'abitazione dei Malfoy. Avendo subito due interventi nel giro di pochi giorni i medici avevano preferito aspettare fino all'ultimo per dare alla donna la pozione per farle ricrescere i capelli, ma quella sera finalmente l'avrebbe presa. Draco in quelle due settimane aveva vissuto praticamente lì con lei ma la donna voleva rimanere sola per quell'ultima notte. Ci volevano infatti parecchie ore perché la pozione facesse effetto ed Hermione avrebbe dovuto togliere le bende. Era riuscita a non farsi vedere da Draco senza le fasciature fino a quel momento, e non voleva che lui la vedesse quella sera visto che l'indomani avrebbe riavuto i suoi capelli.
«Allora sei contenta che finalmente domani sarai dimessa.» Disse Draco accarezzandole una mano.
«Si, sono felice di venire a... "casa" con voi.» Rispose la donna ancora emozionata nell'usare quella parola. «Avrei un desiderio per questa sera.» Proseguì titubante.
«Tesoro, per quel tipo di desideri dovremo aspettare fino a domani.» Sussurrò il biondo sornione.
La donna arrossì vistosamente sentendo le allusioni dell'uomo. «Io... io... non intendevo "quello".»
«Davvero?» Chiese lui ghignando. Lentamente cominciò a posare tanti piccoli baci sul suo collo.
Hermione era sempre più in imbarazzo, tutti quei baci stavano risvegliando in lei sempre più i sensi, il suo piano di mandarlo a casa stava fallendo miseramente sotto il fuoco incrociato di tutte quelle coccole.
«Draco.» Sussurrò la donna quasi ansimando. «Non era questo che intendevo dire... ti prego.»
«Mi preghi? Sentiamo Mezzosangue di cosa mi vuoi pregare?» Domandò avvicinando la bocca all'orecchio di lei e mordendole delicatamente il lobo.
La temperatura in quella stanza stava crescendo a livelli esponenziali. La donna sempre più rossa in viso lo guardò negli occhi. «Ti prego... Se continui così non vorrò più fermarti e se dovesse entrare un'infermiera.»
L'uomo alzò gli occhi al cielo sbuffando. «Va bene farò il bravo, dopotutto da domani avremo l'intimità della nostra camera da letto e in quell'occasione non potrai sfuggirmi. Ti giuro che a costo di mettere una pozione soporifera nella cena dei ragazzi e di mia madre domani sera ti voglio tutta per me.»
Hermione sorrise. «Va bene, domani sarò tua. Ma per migliorare la tua futura performance è meglio che per stanotte tu vada a dormire a casa.»
«Sciocchezze, non mi serve certo il mio letto per dormire. Trasfigurerò questa poltroncina in comoda branda, come ho fatto nelle ultime settimane.»
«Ma dai è assurdo. Torna a casa e passa del tempo anche con i ragazzi. Domani mattina mi vieni a prendere presto.» Cercò di convincerlo la grifona.
«Mia cara Hermione, ricordi vero quello che ti dicevo a scuola. Sei una pessima bugiarda,  come tu sia riuscita a non farti scoprire da Potter ai tempi della scuola rimane un mistero. In ogni caso so benissimo che stai cercando di mandarmi a casa solo perché stanotte devi prendere la pozione per i capelli. Non vuoi farti vedere da me senza bende.» Rispose Draco sicuro.
La donna rimase qualche istante in silenzio. «Si, hai ragione non sono mai stata una buona bugiarda, specialmente con te. Non mi sembra un crimine non voler farmi vedere da te in uno stato pietoso.»
«A quanto pare non hai ancora capito. Nonostante io adori i tuoi capelli , non è certo per il loro aspetto che io ti amo. Quindi se pensi che potrei scappare a gambe levate se dovessi vederti calva ti sbagli di grosso.»
«Ma come hai fatto a sapere che stasera avrei preso la pozione?»
La bocca dell'uomo si piegò in un sorriso compiaciuto. «Considerando che ho preparato io stesso la pozione era difficile che ne fossi tenuto all'oscuro. Non avrei mai rischiato che qualche studentello che fa il tirocinio in ospedale la preparasse male, arrecandoti danno.» Poi aprì un cassetto tirando fuori una piccola ampolla. «Sai sono riuscito anche a ottenere di essere io a somministrartela, se me lo lascerai fare logicamente.»
Hermione si morse il labbro convulsamente prima di annuire.
Il biondo la prese in braccio senza sforzo e la portò in bagno depositandola su di una sedia davanti allo specchio. Poi con calma si mise a sciogliere le bende che coprivano il capo della donna.
Per tutto il tempo lei aveva tenuto lo sguardo basso, temeva quello che avrebbe potuto vedere se avesse guardato nello specchio. Quando Draco ebbe terminato alzò con una mano il suo viso costringendola a specchiarsi. «Guardati, non c'è nulla di terribile riflesso. Questa è solo un'altra cicatrice che testimonia il tuo coraggio.» Disse indicando il segno che aveva in testa. «Tu sei una coraggiosa combattente che ha difeso nostro figlio procurandosi questa cicatrice. Come già in passato avevi coraggiosamente difeso i tuoi ideali procurandoti questo.» Aggiunse prendendole delicatamente il braccio in cui era incisa la scritta "Sanguesporco". 

La mattina seguente quando la grifona si svegliò accarezzandosi distrattamente la testa e si accorse che i capelli erano cresciuti. Aprendo gli occhi sentì su di sé lo sguardo intenso di Draco. «I tuoi capelli sono quasi più belli.» Disse accarezzandole la folta chioma.
«Coraggio oggi si torna a casa. I ragazzi e mia madre ci stanno aspettando e conoscendo quest'ultima penso proprio che avrà istituito un comitato di accoglienza.» Aggiunse alzando gli occhi al cielo.
«Se non vuoi ospitarmi posso sempre chiedere a Harry.» Propose la donna ridendo.
«Sei proprio spiritosa Mezzosangue. Questa sera ne riparleremo» Disse prendendola in braccio per portarla in bagno a cambiarsi.
Lei si avvicinò al suo orecchio sussurrando: «Non vedo l'ora.»

Appena entrarono in casa vennero assaliti dai gemelli e dai coniugi Potter. Narcissa aveva deciso di invitare solo loro al Manor per il ritorno a casa della donna onde evitare i problemi dell'ultima convalescenza.
Non appena Draco li vide si avvicinò alla grifona. «Visto, come ti dicevo mia mamma a ben pensato di organizzare il comitato di benvenuto.» Commentò sarcastico.
La donna si mise a ridere. «Ma dai Draco, sono solo Harry, Ginny e i loro figli.»
«Accompagno Hermione in camera nostra a rinfrescarsi e poi ve la riporto subito.» Disse il biondo avviandosi sulle scale.
«Draco, ma che maniere sono queste. Ho fatto preparare la stanza degli ospiti per lei. Non mi sembra decoroso che voi condividiate la camera visto che non siete più sposati. Penseremo io e Ginevra ad aiutare Hermione a rinfrescarsi» Esclamò Narcissa avvicinandosi.
Harry scoppiò a ridere: «Furetto ti è andata male! Penso proprio che andrai in bianco ancora per tanto tempo.» Commentò ricevendo uno scappellotto dalla moglie.
Il biondo si mise a ridere anche lui quando notò il modo in cui il moro veniva ripreso dalla moglie. «Ora mi è chiaro chi porta i pantaloni in casa Potter Sfregiat...» Le parole gli morirono in gola quando Hermione, ancora tra le sue braccia, gli diede un forte pizzicotto senza essere vista da nessuno.
Una volta riacquistato il controllo di sé Draco si rivolse a Narcissa. «Madre, tutto questo è ridicolo. Sono adulto, non puoi trattarmi come se fossi uno dei gemelli.» Sussurrò avvicinandosi.
«Non se ne parla. La scelta più appropriata è che voi due dormiate in due camere separate.» Rispose la donna risoluta.
«Beh, non mi interessa la tua opinione in questo caso.»
«Draco Lucius Malfoy non ti azzardare mai più a parlarmi così ed ora accompagna Hermione nella sua stanza.» Disse Narcissa alzando abbastanza la voce da far sentire anche ai ragazzi il rimprovero.
I gemelli cominciarono a ridere convulsamente. Anche ad Hermione la scena sembrava molto divertente, ma si trattenne dal ridere per non creare ancora più in imbarazzo all'ex marito. «Ragazzi, non mi sembra il caso di ridere. Ora per favore andate in camera vostra con James e Lily. Vi farò chiamare quando sarà pronto il pranzo.» Disse cercando di assumere un tono di voce autoritario.
I ragazzi smisero immediatamente di ridere e senza proferire parola andarono di sopra portando con loro anche i giovani Potter.
«Mi sembra che anche qui a portare i pantaloni non sia tu Malfoy.» Sussurrò Harry sorridendo quando i ragazzi furono fuori dalla portata di orecchio.

Non appena i ragazzi arrivarono nella stanza  che ancora condividevano, Altair si mise a disquisire con James di squadre di Quidditch. Sebbene a Lily piacesse molto giocare a Quidditch, la ragazza non era mai diventata una tifosa sfegatata di nessuna squadra, quindi preferì avvicinarsi a Scorpius che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
«Sei cambiato.» Disse la ragazza con un tono di voce strana. Il biondo non riusciva a capire se quell'affermazione fosse un'accusa, un complimento o qualcosa d'altro.
Gli occhi di Scorpius si accesero di interesse. «E tutto questo è un male?» Chiese non negando l'affermazione della rossa. Da quando si era chiarito con la madre si sentiva diverso. Come un bruco che si trasforma in farfalla.
Lily scosse la testa sorridendo. «No, è difficile da spiegare. Sembri sereno... Non che ci sia qualcosa di strano nell'essere felici visto che tua madre si è ripresa dall'intervento. Ma nei giorni dopo l'operazione sembrava che qualcosa ti logorasse dentro. Adesso invece sembri un altro, qualunque cosa sia successa ti ha fatto bene.»
Il biondo si sorprese di tanta perspicacia, nonostante non si conoscessero molto la ragazza aveva intuito il suo cambiamento di umore.
«Penso che il merito sia di mia madre. Ci siamo chiariti quando lei si è svegliata...» Gli confidò il ragazzo.
Altair si avvicinò proprio in quel momento, interrompendoli. «Cosa ne dite di una bella sfida nel pomeriggio a Quidditch?» 
«Si, peccato che non ci sia Zabini, avremmo potuto fare Grifondoro contro Serpeverde. Sarà un problema giocare in tre...» Si intromise James.
«Beh ma non siamo in tre. Anche Lily potrebbe giocare se le va.» Propose Scorpius. «E sono sicuro che anche papà e il signor Potter si uniranno a noi... Quindi basterà dividerci in due squadre»
«Giusto. Potremmo fare  Potter contro Malfoy. Sono sicuro che con papà in squadra vi faremo neri.» Disse James eccitato per la sfida.
«Va bene, giocherò anche io. Dopotutto devo fare pratica per le selezioni della squadra in autunno. Voglio diventare cercatrice.» Rispose la ragazza sfoggiando per il fratello un sorriso divertito.
James infatti non sembrava molto felice per quella esclamazione e Scorpius decise di rincarare la dose. «Penso proprio che dovrai dire addio al tuo posto da cercatore Potter l'anno prossimo.» Lo prese in giro infatti il biondo.
«Beh, sei proprio sicuro che ti farebbe piacere se Altair facesse nuovamente lo smistamento Malfoy? Sai se entrasse nei Serpeverde saresti tu a dover dire addio al tuo posto di cercatore. Dopotutto tuo fratello ti ha battuto nonostante avesse la polmonite e la febbre alta durante il Torneo.» Esclamò punto sul vivo per l'affermazione del ragazzo.
Altair e Lily temevano che il Serpeverde avrebbe dato in escandescenza per quell'affermazione ma Scorpius stupì tutti. «Sarei felice di dargli il mio posto in squadra pur di poter passare del tempo con lui. Dopotutto siamo stati separati fin troppo direi.»
«In ogni caso hai torto James. Sono sicuro che in quella partita Scorpius non ha usato tutte le sue abilità, sapeva che stavo male e ha cercato di avvantaggiarmi.» Aggiunse Altair. «Se fossi smistato tra i Serpeverde e passassi le selezioni per la squadra mi accontenterei di qualsiasi ruolo per giocare insieme a lui.» 
«Mamma mia come siete smielati voi due.» Rispose James nascondendo come ammirava il forte legame che li univa.
Lily, imitando il gesto della madre di poco prima, gli diede uno scappellotto sulla nuca. «Zitto James, non fare l'imbecille.»
Poi tutti e quattro insieme cominciarono a ridere sonoramente.

Intanto al piano di sotto la discussione tra Draco e sua madre non accennava a finire.
«Ora che siamo soli madre mi potresti spiegare cosa vuol dire questa tua presa di posizione?» Chiese Draco rivolgendosi alla madre.
«Figlio mio, sebbene io sia una donna all'antica sarei anche disposta a lasciarti vivere la tua relazione con lei senza problemi. Ma tu oltre ad essere un uomo adulto, come tu mi hai gentilmente ricordato, sei anche un padre ed Hermione è la madre dei tuoi figli. Non penso che sia educativo per i tuoi ragazzi vedere che voi condividete la stanza. Volete dare questo genere di messaggio ai vostri figli?»
«Hanno quasi tredici anni. Penso che possano immaginare cosa facciamo visto che ci siamo appena ritrovati dopo undici anni.» Rispose il biondo contrariato.
«Sicuramente lo possono immaginare ma non dovreste sbandierarlo così apertamente.»
Draco stava per rispondere quando fu la voce di Hermione a bloccarlo. «Penso che tua madre abbia ragione. Scorpius e Altair a quest'età  sono molto influenzabili. Da quello che ho capito tua madre ci sta solo chiedendo di essere discreti.»
«Io invece ho un'altra idea. Potremmo far istituire una Passaporta per Las Vegas. In questo modo per stasera saremmo di ritorno legalmente sposati. Per il rito magico potremo sicuramente aspettare qualche giorno in modo da organizzarlo con più tranquillità.»
«Draco, sai benissimo che fino a quando non mi sarò ripresa completamente non accetterò mai di sposarti.»
«Ed io invece non voglio dover aggirarmi di notte come un ladro in casa mia per poter stare con la donna che amo, con la donna che considero ancora mia moglie.» Protestò l'uomo convinto.
«Dai, in fondo potrebbe essere divertente. Sarà come ai tempi della scuola.» Propose sorridendogli maliziosa.
Harry emise un verso  di disappunto. «Hermione, per favore. Visto che mi son risparmiato di conoscere i dettagli piccanti della vostra storia quattordici anni fa, potreste evitare di renderci partecipi ora?»
Il biondo finse di non sentirlo nemmeno. «Va bene, avete vinto voi. Saremo discreti.» Disse Draco accompagnando la donna fino alla stanza degli ospiti.

Non appena accompagnata in stanza, Draco a malincuore lasciò la riccia in compagnia della madre. Quando furono rimaste sole Hermione si rivolse all'ex suocera. «Ho notato che non ci sono ne i Zabini ne i Nott, c'è qualche motivo per cui non sono qui oggi?»
La bionda sembrò imbarazzata «Pensavo che sarebbe stato inopportuno invitare i Nott, per quello che è successo la volta scorsa con Daphne  e non ho invitato nemmeno gli Zabini, per non fare un torto a nessuno.»
«Narcissa, penso che questa presa di posizione potrebbe creare un divario fra Draco e i suoi amici. Sono sempre stati molto uniti e anche se vostro figlio è un testardo e fatica a riavvicinarsi a Daphne penso che tenerli lontani da lui possa essere controproducente.» Cercò di spiegare la donna.
«Parlerò con Daphne e cercherò di rimediare.» Rispose pensierosa la bionda.
In effetti Narcissa Malfoy era riuscita a rimediare alla gaffe di non aver invitato gli amici di Draco alla festa del ben tornato che aveva organizzato, e li aveva fatti venire al Manor nel pomeriggio.
Quando le due famiglie erano arrivate l'atmosfera sembrava ancora abbastanza pesante.
Draco infatti si era irrigidito vedendo l'amica entrare in casa con un'eleganza innata e lo sguardo fiero di chi non si sente in difetto per quello che è successo.
«Grazie per averci invitato Draco.» Sorrise beffarda la bionda. Sicuramente aveva intuito che non era lui  l'artefice di quell'invito.
Il biondo si soffermò qualche istante a riflettere su come rispondere. Conosceva così bene Daphne da capire cosa nascondesse quel tono della voce. «Beh, non sarebbe stata una vera festa di bentornato se non ci fossero stati tutti i membri della famiglia.» Rispose lanciando un'occhiata alla grifona. Quella donna l'aveva per l'ennesima volta fregato, perché per quanto fosse ancora arrabbiato con Daphne, non poteva negare che lei e gli altri suoi amici fossero parte della sua famiglia. Fu quella convinzione che l'aveva fatto capitolare definitivamente.
La bionda addolcì lo sguardo, toccata nel profondo dalle parole dell'amico. «Grazie.» Sussurrò appoggiando una mano sul suo braccio. «So che ci vorrà del tempo per riavvicinarci ma apprezzo lo sforzo che hai fatto oggi.»
Hermione guardava soddisfatta Draco ricominciare a parlare con i suoi amici, in particolare con Daphne. Sapeva che quell'idea avrebbe funzionato, dopo tutto quello che avevano condiviso quei ragazzi era impossibile che non tornassero ad essere amici.
Ginny si avvicinò all'amica e colse dove stava volgendo lo sguardo la donna. «Sembrano davvero molto legati...»
La riccia annuì spostando lo sguardo sulla sua interlocutrice. «Blaise e Daphne sono come dei fratelli per Draco. Sai durante la guerra nonostante lui non gli avesse detto nulla del suo ruolo di spia loro l'avevano capito e gli sono stati accanto. La sera dell'ultima battaglia mi hanno accolto come se fossi una di loro.» Disse perdendosi nei ricordi.
La rossa abbassò gli occhi imbarazzata, i Serpeverde si erano comportati da amici nei confronti della riccia al contrario di quello che avevano fatto lei ed Harry. «Mi dispiace tanto, Hermione. Ho sbagliato ad allontanarti. Avrei dovuto mantenere le mie convinzioni anche se Harry la pensava diversamente.»
«Ginny dimentichiamo il passato. L'importante è che ci siamo ritrovati.» Rispose tendendole la mano. 


La partita finì in parità. Ne Altair, ne James erano infatti riusciti a trovare il boccino e quando era arrivata l'ora di cena Narcissa aveva decretato la fine dello scontro perché non si raffreddasse tutto quello che aveva fatto preparare per quella sera.
I commensali stavano tutti chiacchierando allegramente tra loro quando Altair fece una domanda che fece rimanere tutti a bocca aperta e che quasi fece strozzare Draco con un boccone di traverso. «Papà, posso sapere perché il signor Potter ti ha chiamato "Furetto"? Conosco l'animale ma non mi sembra che tu abbia la faccia simile a quella specie di puzzola.»
Dopo un attimo di smarrimento quasi tutti gli adulti, Harry e Blaise in particolare, cominciarono  a ridere a crepapelle.
«Altair, vedi è una storia complicata.» Rispose Draco molto a disagio.
«Quando tu o la mamma cominciate a parlare così vuol dire che volete mentirmi o nascondermi le cose.» Esclamò contrariato il ragazzo.
«Te lo posso dire io.» Disse Harry ridacchiando. «Vedi come certo tu avrai capito io e tuo padre non eravamo grandi amici a scuola. Durante il quarto anno...»
«Stai zitto Potter!» Lo interruppe Draco.
«State zitti entrambi. Ti dirò io cosa è successo.Tuo padre quel giorno aveva preso in giro pesantemente Harry e un professore è intervenuto trasfigurando tuo padre in furetto per punizione.» Spiegò sinteticamente Hermione.
«Non era un professore ma un Mangiamorte che aveva preso le sembianze di un professore usando una pozione Polisucco.» Puntualizzò Draco.
«Ed è stato proprio vostro padre a salvarmi quell'anno quando quel Mangiamorte voleva rapirmi per consegnarmi a Voldemort.» Aggiunse Harry. «Dopo la fine dei processi ho letto tutti gli incartamenti e ho scoperto quanto vostro padre mi avesse aiutato in tutti quegli anni, pur rimanendo sempre nell'ombra.»
«Beh comunque "Furetto" è un bel soprannome.» Esclamò Scorpius ridendo.
«Che farai bene a dimenticare velocemente se non vuoi passare gli anni migliori della tua vita segregato in casa.» Minacciò Draco, ghignando divertito.


Quando finalmente quella lunga giornata finì Draco era un fascio di nervi. Aveva dovuto attendere pazientemente tutto il giorno perché gli ospiti si levassero dai piedi. Anche i gemelli, giustamente, avevano voluto passare molto tempo con Hermione. Solo quando anche i ragazzi si furono ritirati nella loro stanza il biondo decise di entrare in azione.
Entrò di soppiatto nella stanza degli ospiti e si avvicinò al letto. Hermione aveva gli occhi chiusi, probabilmente di era addormentata per la troppa stanchezza. L'uomo sospirò frustrato dalla situazione. Stava quasi per uscire dalla stanza quando una voce lo richiamò indietro. «Pensavo che avessi programmi interessanti per la nostra nottata? Stavi forse andando a dormire?» Chiese la donna ghignando.
Draco sorrise sornione. «In effetti i miei programmi erano quelli di andare a letto...» Sussurrò avvicinandosi al letto.
Hermione rise e lo invitò con un gesto. «Bene, che ne dici di provare il letto della stanza degli ospiti. Sai penso che in quanto padrone di casa sia un tuo preciso dovere assicurarti del tipo di sistemazione che offri ai tuoi ospiti.»
«Mi sembra giusto valuterò con molto scrupolo il tipo di sistemazione che offro.» Rispose sdraiandosi vicino alla donna. 
Poi con un colpo di bacchetta fece comparire tante candele profumate, e si avvicinò alle sue labbra, baciandola con passione. «Adesso più nessuno ci disturberà per diverse ore.» Disse con tono fintamente minaccioso.
Hermione lo guardava con gli occhi lucidi dalla commozione. Non avrebbe mai creduto nella sua vita di provare nuovamente delle sensazioni così intense.
«Ti amo Draco Malfoy.» Sussurrò al suo orecchio, come fosse un segreto bisbigliato dalle onde del mare.
«Ti amo Hermione Granger.» Rispose l'uomo con il medesimo tono.
Draco esplorò ogni centimetro del corpo della donna con venerazione. Ad Hermione il modo in cui la sfiorava delicatamente ricordava quando l'uomo tanti anni prima suonava il pianoforte solo per lei. Era come se con ogni suo tocco componesse una dolcissima melodia d'amore. Quella notte la passarono tutta a riscoprirsi l'un l'altro con passione, fino ad addormentarsi abbracciati all'alba.




Bene, siamo arrivati al Capitolo 19. 
Mi scuso per averci messo tanto a pubblicare questo capitolo, ma specialmente la parte del dialogo con Lucius è stata come un parto plurigemellare da scrivere. Spero di essere riuscita a renderlo credibile. Ho pensato che un Lucius che ammette spontaneamente di provare sentimenti per qualcuno fosse troppo OOC, come del resto sarebbe stato troppo fuori dagli schemi che lui volesse salvare Hermione o che avesse cambiato radicalmente la sua idea sul sangue. 
Daphne invece attende pazientemente fuori dalla stanza di Hermione per potersi spiegare con la donna. Non per chiedere scusa ma per chiarire che conoscendo i fatti capiva le motivazioni che avevano spinto la riccia a quel gesto. Purtroppo Draco non vuole farla entrare ed è solo grazie a Ginny che la donna trova il coraggio per imporsi e chiarire con Hermione.
Finalmente la (di nuovo) riccia torna in quella che ha sempre considerato la sua unica vera casa, da lì il titolo del capitolo. Narcissa mostra di essere abbastanza rigida su come Draco ed Hermione devono comportarsi in quella situazione (almeno davanti ai figli) e il biondo perde quasi le staffe con sua madre.
Draco ed Hermione si conoscono molto bene a vicenda. Anticipano quasi sempre le mosse l'uno dell'altra e gli undici anni passati lontani non li hanno per nulla allontanati. Perlomeno era questo che volevo trasmettere in questo capitolo, sia per le intenzioni di Hermione nei confronti di Lucius e Daphne, sia per il timore della donna di farsi vedere senza bende. (Che è un poco come mettersi a nudo, senza nessuna protezione)
Anche se non ho dedicato molto del capitolo ai gemelli ci tenevo a fargli fare  un piccolo passo avanti nella giovane storia che sta nascendo tra Scorpius e Lily. Oltre che a evidenziare quanto il rapporto tra loro e con i genitori stia cambiando e si stia rafforzando.
Spero infine di aver reso giustizia ai primi momenti intimi tra i nostri piccioncini. Fatemi sapere cosa ne pensate. 
Ultima comunicazione nello scorso capitolo mi è stato proposto di fare un “prequel" della storia dove si racconta l'amore tra Draco ed Hermione ai tempi della scuola. Devo dire che questa proposta ha cominciato a prendere forma nella mia testa e penso proprio che oltre al Sequel di cui vi avevo già parlato (in effetti quello lo sto già scrivendo) potrebbe esserci anche un Prequel.... Cosa ne pensate? 
Oltre a questo volevo chiedervi, (nel caso in cui vi interessi leggere altre storie legate a Double Scorpius) se per alcuni di voi sarebbe un problema se queste nuove storie avessero un rating rosso. (Essendo ancora in fase embrionale entrambe le storie ho ancora la possibilità di mantenere un tono più soft, anche se penso che in certi punti sarebbe più indicato un rating rosso.)
Bene ho finito di stressarvi per oggi. Ringrazio tutte le persone che hanno inserito questa storia nelle seguite nelle ricordate e nelle preferite. E logicamente le persone meravigliose che mi fanno partecipe di quello che pensano della storia! Grazie Grazie Grazie

A presto
Lyn

PS Mancano veramente pochi capitoli alla fine di questa storia (penso un paio)

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Capitolo 20
*** Il Processo ***




Buonasera a tutti,
Eccoci arrivati al processo del rosso e di Lucius, chissà cosa succederà…
Lyn
 

Capitolo 20
Il Processo




«Se non parlerai con le buone, lo farai con le cattive... Crucio» 
Hermione si contorse urlando di dolore. Tutto il corpo sembrava attraversato dalla corrente elettrica ed era come se qualcuno stesse conficcando una lama nella sua testa. 


La donna, con la fronte imperlata di sudore, aprì gli occhi sedendosi sul materasso. Copiose lacrime sgorgavano inondandole il viso e il suo corpo era scosso dai tremiti.
«Shh, tranquilla Hermione. Era solo un incubo, nessuno ti farà più del male. Ora sei al sicuro.» Sussurrò Draco, stringendola tra le braccia.
Quasi tutte le notti da quando si era risvegliata in ospedale la donna aveva rivissuto le torture subite in orribili incubi.
Il biondo aveva appena finito di asciugarle le lacrime dagli occhi, quando sentirono bussare alla porta. Era mattino molto presto e non si aspettavano che qualcuno si fosse già alzato.
Da dietro la porta si udì la voce di Scorpius parlare a bassa voce: «Mamma, sono io posso entrare?»
Hermione impallidì leggermente sentendo la voce del figlio. «Un attimo tesoro.» Disse a voce alta. «Presto, nasconditi in bagno.» Aggiunse con tono più basso. 
«Non essere ridicola,  non penso si possa scandalizzare se mi trova qui.» Rispose Draco sorridendo.
«Ho promesso a tua madre che saremmo stati discreti. Per favore chiuditi in bagno.» 
L'uomo si alzò dal letto infastidito, dirigendosi verso il bagno, quella situazione stava diventando veramente ridicola.  
Scorpius si avvicinò al letto sedendosi al posto dove fino a qualche minuto prima era seduto il padre. «Ti ho sentito urlare... Stai bene?» Chiese preoccupato il ragazzo.
Hermione accarezzò dolcemente il capo del figlio. «Si sto bene tesoro, ho solo fatto un brutto sogno... E tu perché sei già in piedi?»
«Avevo sete e sono andato in cucina a prendere un bicchiere di limonata.» Rispose il ragazzo.
«Non dovresti rimanere qui sola, la nonna sbaglia.» Aggiunse il ragazzo pensieroso.
«Non ti preoccupare, papà ha potenziato le difese della casa, sono al sicuro.» Cerca di tranquillizzarlo Hermione.
«Lo so che la casa è sicura, ma tu sei ancora convalescente e se non dovessi sentirti bene chi ti sentirebbe visto che sei dalla parte opposta rispetto alle nostre stanze. E poi sia io che Altair sappiamo benissimo che papà sgattaiola nella tua camera tutte le sere, dopo che siamo andati a letto.» Aggiunse esibendo un ghigno simile a quello che Draco usava ai tempi di Hogwarts.
«Scorpius, papà rispetta il volere della nonna.» Disse Hermione cercando di essere convincente.
Il ragazzo scoppiò a ridere. «Mamma, guarda che non abbiamo due anni. Sappiamo esattamente cosa succede in questa camera tutte le notti.»
«Queste sono cose che non dovresti conoscere nemmeno in teoria... E che spero tu non metta in pratica almeno per i prossimi otto, dieci anni» Rispose la donna arrossendo vistosamente.
«Penso che se seguissi il tuo consiglio papà, prima farebbe un test di paternità e poi mi manderebbe da un Magipsichiatra.» Rispose Scorpius ricominciando a ridere.
Draco, chiuso in bagno, aveva ascoltato tutto il discorso e non riuscì a trattenere le risa.
Il figlio, sentendo il rumore si alzò e andò a controllare prima che Hermione potesse bloccarlo.
«Anche tuo padre mi aveva sentito urlare ed era venuto a vedere come stavo.» Disse la donna quando Scorpius scoprì Draco in boxer e senza maglietta chiuso nel bagno.
«Mamma, papà ha ragione quando dice che sei una pessima bugiarda. Come pretendi che possa credere che lui è venuto qui in boxer per vedere come stavi!» 
«In ogni caso questo episodio rimarrà fra noi.» Esclamò perentorio Draco tornando in camera da letto.
Il ragazzo parve pensarci qualche istante. «Vediamo... Non lo so, voi cosa mi date per mantenere il silenzio con nonna?» Chiese sfoderando un'espressione angelica.
«Se avevamo dubbi che fosse tuo figlio.» Commentò sarcastica Hermione. «Sentiamo, cosa vorresti?» Chiese poi.
Draco stava per minacciare il figlio che avrebbe passato l’adolescenza in clausura quando la richiesta del ragazzo lo lasciò senza parole. «Vorrei che vi sposaste subito.» Disse Scorpius. «Come ho detto prima non siamo dei bambini e abbiamo capito cosa succede qui quando noi andiamo a dormire. Oltre a questo vediamo cosa provate l'uno per l’altra, ci sembra stupido che perdiate altro tempo.»
La donna gli sorrise con dolcezza. «Lo sai che finché non mi sarò ripresa completamente non accetterò di risposare papà. Ma ti ringrazio per il bel pensiero.»
«Va bene, allora io e Altair convinceremo la nonna a farvi dormire insieme. Non voglio che tu stia qui sola, soprattutto visto che soffri di incubi.»  Rispose il ragazzo usando un tono di voce determinato, molto simile a quello usato da Draco quando non avrebbe accettato un no come risposta.
«Visto che hai chi veglia su di te.» Aggiunse ammiccando verso il padre. «Torno in camera mia, ci vediamo più tardi.» 
«Scorpius.» Lo richiamò il padre. «Parlerò io con la nonna, sono sicuro che riuscirò a convincerla.» Gli disse prima di salutarlo.
«D'accordo, come vuoi tu. A più tardi.» 

Draco quel giorno rientrò al Manor nel primo pomeriggio. Nonostante avesse preso un periodo di aspettativa dal Ministero per potersi prendere cura di Hermione, quel giorno aveva presentato alla commissione di controllo la pozione su cui aveva tanto lavorato in quei mesi, per sottoporla ad approvazione. In realtà avrebbe dovuto presentare il suo lavoro alcune settimane prima, ma proprio la notte precedente alla presentazione Hermione era stata rapita e il presidente della commissione gli aveva concesso un rinvio per poter stare vicino alla donna. L’uomo era particolarmente soddisfatto di se stesso perché la pozione aveva passato l’esame della commissione e dall’autunno successivo sarebbe stata impiegata sia negli ospedali che nelle scuole per le affezioni delle vie respiratorie.
Entrando in casa l’uomo vide il suo secondogenito seduto in sala da pranzo con un libro aperto davanti. «Ciao Altair, come mai qui tutto solo? Dove è Scorpius?»  Chiese il biondo avvicinandosi.
«É in camera degli ospiti con la mamma. La guarda intanto che si esercita con la bacchetta.» 
«E come mai non sei con loro?» Domandò stupito l’uomo.
«Beh, ho voluto lasciarli un po’ da soli. Scorpius ha vissuto undici anni lontano dalla mamma e so cosa può aver provato a crescere senza di lei. Mi sembra giusto che passino del tempo da soli.»
Draco si sentì profondamente in colpa. Con tutto quello che era successo a Hermione non aveva dedicato molto tempo ad Altair. Lui, con generosità aveva lasciato al fratello lo spazio per conoscere la madre. In questo Altair era molto simile ad Hermione. «Beh, visto che la mamma è in buone mani che ne dici di passare anche noi del tempo insieme?» Chiese sperando di non essere rifiutato. «Che fai di bello?».
«Stavo dando un’occhiata al libro di pozioni dello scorso anno.» 
«E come mai campione?» Domandò sedendosi accanto a lui.
«Beh a Beauxbatons ero bravo in Pozioni, ma quest’anno a Hogwarts ho avuto qualche difficoltà all’inizio.» Confessò il ragazzo in imbarazzo.
«Racconta.» Lo incitò Draco, desideroso di conoscere ogni aspetto della vita di suo figlio.
«Beh, diciamo che la T che ho preso a febbraio mi ha rovinato. Anche se per quel voto devo ringraziare Scorpius. Sai quando ha ridotto la mia camera in un porcile per farmi saltare la festa con i campioni di Quidditch si è rovinato anche un compito che dovevo consegnare a Piton il giorno seguente.»
«La famosa festa in cui Scorpius ti ha preso a botte?» Chiese l’uomo interessato ad approfondire quello che era successo a Hogwarts.
«Si, come ti ho detto quel sabato Scorpius mi prese a botte perché io avevo creato una pozione con il duplice effetto di far venire molto caldo alla vittima e di riempire il suo corpo di pustole, e gli avevo fatto evanescere i pantaloni davanti a tutta la scuola.»
«Beh, non mi sembra che tu sia poi così male come pozionista.»
«Forse ė vero ma quella T mi ha rovinato la media. Poi è stata dura rialzarla, anche perché io e Scorpius eravamo presi ad imparare il più possibile l’uno dell’altro, e poi c’erano gli allenamenti per le partite di Quidditch. Scorpius comunque mi ha aiutato molto e son riuscito ad avere una O, ma sono dispiaciuto di non essere riuscito ad avere una E come avevo in Francia.» Disse a bassa voce il ragazzo.
«In effetti non ho ancora visto la tua pagella. Deve essere arrivata a casa di mamma a Parigi. Comunque penso che O sia un gran bel voto e sono sicuro che l’anno prossimo riuscirai a rialzare la tua media fino alla E. Sai conosco molto bene il professor Piton, è stato il mio padrino e il mio insegnante di Pozioni per molti anni a Hogwarts. So che è un insegnante molto severo, ma ti assicuro che è un professore davvero insuperabile.» Rispose chiudendo il libro di pozioni.
«Coraggio è estate, avrai tutto il tempo quest’autunno per studiare. Che ne dici di fare un giro insieme con la scopa? Così ci rilassiamo un po’.»
«Solo io e te o chiamiamo anche Scorpius?» Chiese eccitato dalla proposta. 
«Per una volta potremmo andare solo noi due.»
Il ragazzo corse di sopra e domandò al gemello la sua scopa per il Quidditch.

Una volta fra le nuvole Draco vide suo figlio illuminarsi in viso. Forse anche per lui il volo era un momento liberatorio. Quando furono ad alta quota l’uomo fece qualche domanda al figlio. «Immagino non sia stato facile ne divertente imparare a tirare di scherma.» Chiese ripensando a come si erano preparati i suoi figli per riuscire ad entrare nei panni l’uno dell’altro.
«É stato molto difficile imparare a tirare di scherma, e visti gli scarsi risultati non devo essere molto portato.» Disse Altair ricordando la pessima figura fatta la prima sera che era arrivato a Londra. «Però mi sono divertito a imparare a combattere, la scherma non mi dispiace affatto.»
«Beh, per aver imparato in poco più di due mesi non te la cavi affatto male. La scherma è una tradizione di famiglia. L’unica tradizione che ho voluto portare avanti quando siete nati voi.» Gli confidò l’uomo. «Sai, quando ero piccolo io e mio padre non avevamo un buon rapporto. Per un certo periodo, fino a quando non decisi di diventare una spia, l’unico momento che ricordo con gioia è stato quando lui mi ha insegnato la scherma. Per questo motivo ho voluto insegnarlo a Scorpius, e per lo stesso motivo mi piacerebbe insegnarlo anche a te. Logicamente se ti fa piacere imparare.» Propose Draco.
«Mi piacerebbe tanto imparare papà.» Rispose Altair emozionato.
«Beh, quando sei a casa quali sono i tuoi passatempi? Oltre a volare sulla scopa intendo.» Chiese il pozionista, avido di curiosità nei confronti di quel figlio così poco conosciuto.
«Sulla scopa posso volare solo a scuola veramente. Sai la mamma non me ne ha mai comprata una.  Penso che oltre al costo elevato della scopa, il problema fosse che la mamma ha paura di volare e quindi avrebbe preferito che io non mi appassionassi ad un gioco in cui si usa una scopa.» Disse il ragazzo. «Fin da piccolo mamma mi ha mandato a lezioni di pianoforte, d’estate prendo lezioni.»
Draco sorrise, Hermione aveva voluto che suo figlio imparasse a suonare il pianoforte. Lo stesso strumento che sua madre aveva voluto che imparasse a suonare fin da quando era piccolo e che dopo la fuga di Hermione non aveva più voluto toccare, gli ricordava troppo lei. «Vieni, vorrei mostrarti una cosa. Anzi vorrei mostrarla anche alla mamma e a tuo fratello.» Esclamò tornando verso il suolo.
Tornando in casa l’uomo, seguito dal figlio, andò nella camera degli ospiti dove trovò Hermione affranta per l’ennesimo fallimento nel tentativo di fare un incantesimo e Scorpius che cercava di consolarla. «Ho fatto una chiacchierata con Altair e c’è una cosa che vorrei farvi sentire.» Disse prendendo in braccio la donna e portandola fino alla stanza di musica.
Scorpius si stupì molto di vedere suo padre entrare in quella camera. Fin da quando era piccolo l’uomo gli aveva sempre impedito di entrare in quella stanza, sgridandolo quando lui si nascondeva lì per giocare.
Dopo aver depositato la donna su di una poltrona Draco si avvicinò al pianoforte a coda, invitando Altair a sedersi sullo sgabello. «Perché non ci fai sentire qualcosa campione?» Disse mettendogli le mani sulle spalle.
Il ragazzo si mise a suonare un pezzo di musica classica e Draco, dopo un primo momento in cui rimase estasiato ad ascoltare il figlio, si avvicinò al pianoforte. Dopo essersi seduto sullo sgabello accanto a suo figlio cominciò anche lui a suonare il pianoforte creando così una melodia complessa e meravigliosa. Hermione li ascoltava senza parole. Per lei era un’emozione incredibile sentire nuovamente Draco suonare il pianoforte, soprattutto visto che stava suonando insieme ad Altair. Sorridendo ascoltò la bella melodia con le lacrime agli occhi per la commozione. 

Poco prima di cena Draco andò a cercare Narcissa per parlarle. Questa volta aveva preferito essere solo con la donna per poterle parlare con tranquillità.
«Madre, posso parlarti?» Chiese il biondo chiudendosi la porta della biblioteca alle spalle.
«Certo, vieni pure.» Rispose distogliendo lo sguardo dal libro che stava leggendo.
«Volevo avvisarvi che ho intenzione di trasferire Hermione nella mia stanza...»
«Draco, ne abbiamo già parlato. Non permetterò che in casa mia venga dato questo pessimo esempio ai ragazzi.»
«Hai perfettamente ragione.» La interruppe l'uomo. «Questa è casa tua, sebbene io abbia contribuito in questi anni a mantenerla in buono stato. Per questo motivo se tu non vuoi che io ed Hermione dividiamo la stessa camera mi trovo costretto ad andarmene. Logicamente porterò anche i ragazzi con me.»
«Che cosa?» Chiese Narcissa alzando inavvertitamente il tono di voce. «Tu mi minacci di andartene via solo perché ti ho chiesto di usare un po' di discrezione nei tuoi "intrattenimenti" serali?» Aggiunse con una punta di amarezza nella voce.
«Mamma non è una questione di “intrattenimento” serale. Non puoi veramente pensare che il motivo per cui voglio Hermione in camera con me sia quello?»Disse avvicinandosi e guardandola dritto negli occhi. «Lei è convalescente e metterla in una stanza così  lontana dal resto di noi non mi sembra una buona idea... E per di più ha tremendi incubi tutte le notti. Stamattina quando stavo per tornare nella mia stanza si è svegliata urlando. Scorpius che era sceso a prendersi qualcosa da bere l'ha sentita e si è preoccupato.»
La donna lo scrutò qualche istante in silenzio. «Non stai scherzando quando dici che ve ne andrete se non darò la mia approvazione?»
Draco annuì con la testa: «Mi spiace ma non posso e non voglio lasciarla sola, specialmente in questa situazione.»
«D'accordo, hai vinto. Potete dormire nella stessa camera. Ma spiegherai il motivo di questa scelta ai ragazzi, facendo capire loro che è solo per una questione di sicurezza» Rispose la bionda.
Draco pensò che non fosse il caso di dire alla madre che i suoi nipoti erano più svegli di quello che credeva. «Non ti preoccupare mamma, gli parlerò io.»

Dopo pochi giorni dal ritorno a casa di Hermione cominciò il processo di Ron e Lucius.
Il Wizengamot aveva deciso di giudicare in un unico procedimento i due uomini, essendo i loro crimini correlati. Hermione aveva fatto pressione sul Ministro Shacklebolt perché l'accesso al processo fosse consentito unicamente ai famigliari degli imputati, ai testimoni e alla vittima. Aveva fatto quella richiesta per cercare di preservare sia la sua famiglia che i Weasley dall'assalto della stampa e dai pettegolezzi.
Blaise aveva deciso di seguire il caso di Lucius, nonostante Draco non si fosse rappacificato con il padre. Era stata Hermione a convincere Draco a non opporsi a questa decisione. Pensava che un avvocato bravo come Zabini sarebbe riuscito a mettere nella luce migliore Lucius, facendogli ottenere uno sconto di pena grazie all'attenuante di aver salvato la vita all'ex nuora.
Blaise, su suggerimento di Draco, aveva consigliato alla riccia di rimanere a casa durante il processo. Avendo Hermione già rilasciato una testimonianza quando era ricoverata in ospedale non era necessario che la donna rivivesse la traumatica esperienza che aveva subito. L'ex grifona aveva invece optato per essere presente al processo. Non voleva che Ron pensasse di essere riuscito nell'intento di distruggerla. L'avrebbe guardato negli occhi al momento della sentenza, fiera come era sempre stata.
Purtroppo, sebbene fossero passati molti giorni da quando la donna era stata dimessa, niente era cambiato nel suo stato di salute. Sia Draco che i ragazzi si erano impegnati per aiutare la donna a recuperare le sue facoltà, ma non c'erano stati miglioramenti.  Proprio quella mattina Hermione, demoralizzata da non essere nemmeno riuscita a lanciare un incantesimo  “Lumos", aveva cercato di convincere Draco che la cosa migliore fosse rassegnarsi all'evidenza che lei sarebbe sempre rimasta in quello stato.
«É inutile continuare a provare. Io non tornerò mai ad essere una strega.» Disse affranta gettando la sua bacchetta a terra con stizza. Quella mattina, chiusi nello studio di Draco, il biondo l'aveva incitata ad esercitarsi prima di uscire per andare al processo. «Sarò sempre solo un peso per te e per i ragazzi.» Aggiunse con le lacrime agli occhi.
«Basta con tutta questa autocommiserazione Hermione.» Esclamò Draco con fermezza. « Hai sentito cosa hanno detto i medici, il tuo cervello si è ripreso completamente dall'intervento. É una questione psicologica la tua, devi solo ricominciare a credere in te stessa. Qualunque cosa accada io non ti lascerò mai. Tu non sarai mai un peso, ma sono sicuro che ti basterebbe avere fiducia in te per guarire completamente.» L'uomo le accarezzò il capo e dopo aver raccolto la bacchetta e averla appoggiata sul tavolino prese in braccio Hermione per portarla in tribunale.
Quel mattino Scorpius e Altair, insieme ai gemelli Potter, erano stati affidati a Daphne e Theo, in modo da consentire sia ai Weasley, che ai Malfoy di recarsi al procedimento. Non tutti i Weasley erano però venuti ad assistere al processo. Charlie era infatti preso dal suo lavoro con i draghi in Romania, e sinceramente dopo aver ascoltato di cosa era stato capace il fratello minore si vergognava anche solo a portare il suo stesso cognome. Mentre Bill insieme a Hugo, era appena tornato in Francia dalla moglie e dalle figlie. Alla fine sebbene Harry fosse il padrino del ragazzo, era stato deciso che lui fosse affidato a Bill, in modo che potesse lasciarsi alle spalle la brutta faccenda in cui era coinvolto il padre.
Draco entrò in tribunale portando in braccio la sua donna. Sperava di arrivare prima che gli imputati entrassero per evitare che Weasley godesse nel vedere come si era ridotta Hermione, ma purtroppo non era stato così fortunato. L'uomo vide il rosso osservare ammirato il lavoro che aveva fatto con la faccia deformata da un ghigno sadico. 
La riccia non abbassò lo sguardo nemmeno per un secondo. Quando passarono vicino al rosso lei si avvinghiò ancora più stretta a Draco, dandogli un leggero bacio sulle labbra. Il biondo sorrise, divertito da come la sua donna torturasse Weasley.
«Eccoli lì, il Mangiamorte e la sua prostituta.» Esclamò Ron acido. «Noto con piacere che le settimane di ospedale non ti hanno giovato molto. Sei sempre lo stesso spaventapasseri di qualche settimana fa.» 
«Signor Weasley, la prego non peggiori la sua situazione.» Mormorò mortificato l'avvocato d'ufficio che gli era stato affidato.
Draco depositò la riccia su una sedia, per poi prendere posto accanto a lei. Sia Narcissa, che tutti i Weasley e i Potter si strinsero attorno ad Hermione, come a voler rimarcare a chi andasse il loro sostegno.
Nell'aula era stato installato un particolare pensatoio che mostrava all'intera aula contemporaneamente i ricordi ottenuti durante l'interrogatorio di Ron e di Lucius.
Quando le immagini del rapimento di Hermione cominciarono a scorrere sulla parete alle spalle dei giudici, molti tra i presenti rischiarono di sentirsi male. L'efferatezza con cui il rosso si era accanito su di lei non aveva lasciato indifferenti nemmeno quelli con lo stomaco più duro.
Draco guardava agghiacciato quella bestia accanirsi sulla sua donna a suon di Cruciatus. In quella particolare occasione il biondo maledisse il coraggio di cui era sempre stata dotata Hermione. Se non lo avesse difeso strenuamente, anche a discapito della sua incolumità, forse non avrebbe rischiato così tanto la sua vita.  


«Adesso sei disposta a dire la verità?» Chiese Ron, fuori di sé dalla rabbia.
Hermione si sollevò sugli avambracci. La testa non smetteva di girare e il forte dolore che provava le provocava un senso di nausea simile a quello che provava quando volava su una scopa. «Certo.» Rispose guardandolo negli occhi. «La verità è che tu sei solo un parassita, un piccolo uomo che ha vissuto tutta la vita nell'ombra del salvatore del mondo magico. La verità è che Draco Malfoy, figlio di un Mangiamorte, è stato un eroe tanto quanto Harry ed è la persona migliore che conosco.» Un'altra maledizione le bloccò le parole in gola.
«Bugiarda! Dì la verità, confessa di aver sposato Malfoy solo per i suoi soldi e di avermi rifiutato solo perché la mia famiglia non è benestante.»
Quando anche la seconda maledizione s'interruppe Hermione ricominciò a parlare. «Io non ho scelto te perché sei un mostro! Sei più simile tu a uno di quegli invasati seguaci di Tom Riddle di quanto sia mai stato in vita sua Draco. Non hai nemmeno un briciolo del coraggio e della rettitudine che ha mio marito, e se anche tu fossi l'uomo più ricco del mondo ai miei occhi sarai sempre un povero di spirito, una nullità»


Draco riportò lo sguardo sulla donna. Dalla sua faccia angosciata, l’uomo intuì che stesse rivivendo le torture subite. Cercando di darle conforto mise la sua mano in quella di lei stringendola forte. «Sei stata molto coraggiosa amore mio. Troppo coraggiosa… Promettimi che non rischierai di nuovo la vita per difendermi.» Le sussurrò ad un orecchio il biondo.
«Non mi pento di quello che ho detto, nonostante le conseguenze. Mi dispiace ma non posso farti questa promessa.» Rispose lei, ricambiando il sorriso.

«Cosa hai detto a mio figlio?» Chiese Ron scagliando l'ennesima maledizione sulla donna.  «Sei riuscita a mettere anche lui contro di me. Io non so come tu faccia ma tutti quelli che ti conoscano parteggiano per te, rischiano la vita per te. Sembra quasi che tu metta sotto Imperius chiunque incontri.» Disse l'uomo sempre più fuori di sé.
«Vedo che il coraggio non è una caratteristica comune a tutti i Grifondoro.» Esclamò Lucius uscendo dall'ombra. «Prendersela con una donna disarmata e in convalescenza non è certo un gesto nobile. Cosa direbbe Godric, il fondatore della tua Casa, se potesse vederti?»
«Cosa sei venuto a fare qui Mangiamorte?» Chiese Ron puntando la bacchetta verso il Serpeverde.
«Oh niente di che, ero solo curioso di vedere cosa avresti fatto alla signora Granger. Sai in questo momento sembri più simile ad uno dei seguaci del Signore Oscuro che voi a scuola vi ostinavate a osteggiare che ad un membro dell'Ordine della Fenice.» Rispose ghignando. «Voldemort sarebbe fiero di te!»
«Non osare mai più paragonarmi a quella feccia dei tuoi compagni. "Crucio."» Disse lanciando la maledizione contro Malfoy.
Non appena l'incantesimo ebbe terminato il suo effetto il biondo ricominciò a parlare. «Perché non ti dovrei paragonare a "noi". Tu sei fatto della stessa pasta, anzi forse sei ancora peggio. Perlomeno io ho sempre saputo chi fossi mentre tu ti nascondi sotto il titolo di amico del salvatore del mondo magico, di membro del “Golden trio” e poi ti comporti come il peggiore dei Mangiamorte.»
«Smettila, stai zitto!» Urlò Ron lanciandogli un'altra maledizione.



Una volta visti i ricordi sul rapimento di Hermione furono formulate le accuse riguardanti Ron.
«Ronald Weasley lei è accusato di rapimento, tortura, uso della maledizione senza perdono “Cruciatus” e tentato omicidio contro la signora Hermione Granger e di tortura ed uso della maledizione senza perdono “Cruciatus” nei confronti del signor Lucius Malfoy . É consapevole delle accuse mosse contro di lei?» Chiese il giudice capo.
«Si, ne sono consapevole e mi dichiaro non colpevole.» Rispose sicuro il rosso. «I Malfoy sono dei pericolosi Mangiamorte, scampati alla prigione solo grazie a tutti i soldi che possiedono e grazie a quella donna.» Disse indicando Hermione. L’avvocato d’ufficio provò a convincerlo a smettere di parlare ma Ron non volle sentir ragioni.
 «Lei ha mentito sui meriti di Draco Malfoy perché è la sua donna. Io, in qualità di eroe della seconda guerra magica, ho fatto solo quello che era giusto fare e se lei avesse ammesso la verità non sarei stato costretto ad usare maniere così brutali.»
«Adesso basta signor Weasley.» Disse perentorio il giudice capo. «Non abbiamo tempo per i suoi vaneggiamenti. Ora ascolteremo anche la dichiarazione del signor Malfoy riguardo ai capi d’imputazione a lui ascritti e poi emetteremo una sentenza per entrambi.
Signor Lucius Malfoy lei è accusato di ricatto e minacce nei confronti di Altair Granger, all’epoca Altair Malfoy, e della signora Hermione Granger, all’epoca Hermione Granger Malfoy. Come si dichiara?»
Lucius si alzò in piedi e con fermezza rispose: «Colpevole.»
«Bene, adesso ci ritireremo per deliberare.» Disse il giudice capo.
«Un momento io avrei qualcosa da dire.» Esclamò Arthur Weasley, alzandosi in piedi. 
«Signor Weasley, mi rendo conto di quanto possa essere gravoso per lei trovarsi qui ed assistere al processo di suo figlio, ma le posso assicurare che qualsiasi cosa lei voglia dire in difesa di Ronald non potrà essere presa in considerazione.»
«Non ho nulla da dire in difesa di mio figlio signor giudice. Tuttavia, essendo stato il superiore del signor Lucius Malfoy per quattordici anni vorrei parlare in suo favore.» Disse il rosso stupendo tutti.
«Traditore.» Urlò Ron fuori di sé dalla rabbia. «Come puoi difendere quel Mangiamorte! Tu sei solo un lurido traditore!»
«Silenziate immediatamente l’imputato.» Ordinò il capo giudice alle due guardie presenti.
Dopo che le guardie ebbero silenziato il figlio, Arthur poté continuare. «Lucius Malfoy è cambiato molto in tutti questi anni. Quando quattordici anni fa mi hanno affidato la sua supervisione io non avevo una grande considerazione per lui. Dopotutto era stato il braccio destro di Voldemort ed io pensavo che uno come lui non potesse certamente cambiare. Però, negli ultimi anni ho visto un uomo diverso. Certo forse dentro di sé avrà ancora qualche difficoltà ad accettare i “nati babbani", ma in questi anni è stato un lavoratore infaticabile e non ha mai dimostrato pregiudizi nel trattare con maghi babbani, o purosangue che fossero.» Disse prima di risedersi.
«Anche io vorrei dire qualcosa.» Esclamò Hermione. «Perdonatemi se resto seduta.» Si scusò la riccia. «Quando sono stata interrogata non ho potuto dire nulla oltre che descrivere i fatti avvenuti. Penso che per emettere un giudizio corretto dovreste tener ben da conto il coraggio che ha avuto il signor Malfoy nel venire in mio soccorso. Lui ha ricevuto parecchie Cruciatus per proteggere me e penso che se non fosse intervenuto lui  io in questo momento non sarei qui. L’uomo che avete davanti non è lo stesso uomo che è stato il braccio destro di Voldemort, non è lo stesso uomo che mi ha minacciato undici anni fa. Il vecchio Lucius Malfoy non avrebbe mai difeso una Sanguesporco, non avrebbe mai difeso l’amica Mezzosangue di Harry Potter. Lui è un uomo diverso e spero che voi vogliate tenere conto anche di questo prima di emettere una sentenza per lui.»

L'intero Wizengamot si ritirò per deliberare e passarono quasi due ore prima di riuscire ad arrivare ad una sentenza. 
«Ronald Weasley si alzi in piedi» Disse il giudice capo «Io la dichiaro colpevole di tutte le imputazioni fatte a suo carico e la condanno a trascorrere il resto della sua esistenza presso il carcere di Azkaban.»
«Lucius Malfoy, si alzi in piedi. Raggiungere un verdetto equo è stato molto difficile. Lei stesso si è dichiarato colpevole delle accuse formulate contro di lei. Ma abbiamo tenuto conto del fatto che sono passati undici anni da quando lei ha commesso quei reati. La signora Granger, la sua stessa vittima, ha testimoniato in suo favore, dicendo che lei non è lo stesso uomo che ha commesso i crimini di cui è accusato e noi siamo propensi a crederle. Per questo motivo abbiamo deciso di darle un'ultima possibilità. Manterrà un regime di semi libertà, anche se questa nuova sentenza sarà molto più dura della precedente. Continuerà a lavorare al Ministero sotto la supervisione del signor Weasley e le sarà proibito l'uso della bacchetta al di fuori del suo luogo di lavoro. Verrà sottoposto periodicamente a visite a sorpresa da parte di un Auror di controllo che la interrogherà ed occasionalmente l'ufficiale addetto sarà accompagnato da un Legismen. Al di fuori del Ministero le verranno infine applicati dei braccialetti simili alle manette che ha indossato in prigione. Questi braccialetti hanno la funzione di inibire magie involontarie ma non hanno l'effetto collaterale di stancare il soggetto che li indossa. Infine le sarà proibito recarsi in qualsiasi zona magica di Londra se non accompagnato da uno dei suoi due tutori Draco Malfoy o Narcissa Black Malfoy.»
Lucius, stupito dal non essere finito in prigione cercò di risedersi ma venne bloccato dal giudice capo. «Signor Malfoy tengo a sottolineare che se lei in qualche modo proverà a infrangere una di queste condizioni o a far male alla signora Granger lei verrà spedito ad Azkaban e mi creda nemmeno l'intervento del Ministro in persona potrà cambiare la sua sorte.»


Draco, ancora sottosopra per la sentenza di Lucius, decise di tornare subito a casa con Hermione, mentre i coniugi Malfoy furono invitati a casa dei Weasley per festeggiare la sentenza.
Sebbene Lucius non fosse un grande amante di questo tipo di occasioni non volle rifiutare il gentile invito del suo supervisore. Dopotutto era merito suo e della signora Granger se non aveva finito i suoi giorni a marcire in una cella. 
Visto che i ragazzi sarebbero rimasti dai Nott fino al pomeriggio inoltrato il biondo decise di sfruttare le ore a loro disposizione per godersi un po' di intimità con Hermione.
Con dolcezza depositò la donna sul divano presente nel suo studio e le diede un bacio a fior di labbra. «Mia cara signora Granger per le prossime ore sarà alla mia totale mercé» Disse con un tono che doveva assomigliare ad una minaccia ma che in realtà era solo carico di desiderio.
Hermione ridacchiò estasiata dalla prospettiva di passare del tempo con Draco.«Non vedo l'ora signor Malfoy.» Rispose sorridendo. 
«Torno subito, vado un attimo di sopra e poi sono da te.» Aggiunse il biondo alzandosi.
«Draco.» Lo richiamò la riccia. «Sei arrabbiato perché ho voluto difendere tuo padre?» Chiese facendosi seria.
L'uomo scosse la testa sorridendo. «Dovevo saperlo che avresti cercato di salvarlo dalla galera. Tu sei troppo buona... In ogni caso dopo che ho visto quello che ti è successo quel giorno e come Lucius ha preso le tue parti sono contento che tu l'abbia aiutato. Adesso ho veramente capito che è solo grazie a lui se tu sei viva. Anche se non dimenticherò mai quello che ci ha fatto sono pronto a passare oltre e a ricominciare a vivere la mia vita con te e con la mia famiglia.» Gli confessò lui.
«Adesso scusami, vado un attimo al piano di sopra e torno subito da te.» Aggiunse uscendo dallo studio.
Dopo qualche minuto di attesa Hermione sentì i passi del biondo scendere le scale di casa, per poi udire un forte rumore, e Draco che urlava. Da quello che aveva udito sembrava che l'uomo fosse caduto dalle scale.
«Draco» Lo chiamò la riccia più volte a gran voce spaventata, ma non ottenne alcuna risposta.



Bene, siamo arrivati al Capitolo 20.
Sebbene i guai per Hermione sembrano essere finiti certi traumi lasciano il segno. La donna infatti soffre di tremendi incubi notturni. Per fortuna accanto a lei c’è Draco che riesce a calmarla. Anche Scorpius è diventato molto apprensivo nei confronti della madre  e vuole a tutti i costi prendersi cura della donna. Altair capisce perfettamente i sentimenti del fratello e preferisce lasciare solo il gemello con Hermione in modo che possano recuperare il loro rapporto. Per fortuna anche lui avrà modo di passare del tempo con il padre, in questo modo Draco potrà finalmente conoscere meglio il suo secondogenito.
Purtroppo i miglioramenti per Hermione tardano a farsi vedere, sconfortando la donna e  costringendola a farsi vedere ancora una volta vulnerabile quando si reca al processo. 
Mi scuso per essere tornata a concludere il capitolo con un colpo di scena, ma mi è stato fatto notare quanto in generale io infierisca sempre (e solo) su Hermione e ho pensato di bilanciare un poco la situazione facendo succedere qualcosa anche al biondo. (giusto per non dire che ho preferenze :P)
Avendo tardato un po’ con la data di pubblicazione rispetto al solito ho preferito dare la priorità alla pubblicazione del capitolo, ma non vi preoccupate che risponderò stasera anche alle recensioni.
Il finale della storia sta arrivando manca infatti ancora un capitolo più l’epilogo finale della storia. Se riesco a portarmi avanti con la stesura potrei riuscire a pubblicare in contemporanea l’epilogo di Double Scorpius e il prologo del seguito della storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
a presto
Lyn

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Capitolo 21
*** Uno splendido regalo ***


Buonasera a tutti,
Mi scuso per averci messo tanto a pubblicare questo capitolo ma è stato un periodo micidiale fra visite mediche e casini al lavoro.
Buona lettura
Lyn



 
Capitolo 21
Uno Splendido Regalo

 

Draco salì le scale di casa con passo affrettato. Dopo lo sconforto che aveva letto negli occhi di Hermione quella mattina, aveva capito che l'unico modo per far ristabilire del tutto la donna era darle uno stimolo più forte di quelli che aveva avuto fino a quel momento.  Il biondo era convinto che con il giusto incentivo, magari un pericolo imminente, lei si sarebbe sbloccata.
Prese quindi un bel respiro e cercò di ripararsi la testa con le braccia prima di gettarsi giù dalle scale. Nella caduta l'uomo purtroppo atterrò sul braccio destro, rompendoselo in più punti. Un gemito di dolore gli uscì dalla bocca prima di perdere i sensi.
Hermione, angosciata, cominciò a chiamarlo a gran voce, senza ricevere alcuna risposta. 
Cosa poteva fare? Si chiese sempre più nel panico. Per ore non sarebbe tornato a casa nessuno, e Draco dopo la fuga dei ragazzi aveva spostato la Metropolvere al piano di sopra, nella loro camera, quindi non poteva nemmeno chiamare qualcuno in soccorso. L'unica che poteva aiutarlo era lei. Con fatica cercò di mettersi in piedi. La testa le girava violentemente ma doveva andare a controllare le condizioni dell'uomo. Fece qualche passo in avanti, appoggiandosi al divano per non cadere per terra. Quando arrivò a metà strada la donna si rese conto di aver lasciato la bacchetta sopra il tavolino dello studio, proprio dove l'aveva appoggiata Draco quella mattina. Imprecando, tornò indietro fino al tavolino e prese la bacchetta, incamminandosi poi nuovamente all'ingresso. Il corridoio che separava lo studio dall'ingresso non le era mai sembrato così lungo. Più di una volta i giramenti di testa le fecero perdere l'equilibrio e cadere sulle ginocchia. Nell'ultima caduta, era ormai allo stremo, non più abituata a camminare così a lungo. In fondo alla rampa delle scale vide il corpo di Draco giacere scomposto. L'ansia di arrivare il prima possibile da lui le diede la forza di rialzarsi e incamminarsi nuovamente verso il compagno. Finalmente arrivò da lui e in quel momento sentì dentro di sé ritornare il medimago che era stata. Per prima cosa tastò il polso per controllare il battito. Poi si mise ad esaminare il biondo con perizia. Sembrava per fortuna che non ci fossero ferite visibili in testa. Il braccio destro però sembrava essersi rotto, probabilmente il biondo era atterrato sopra di esso cadendo.
Prese la bacchetta e dopo aver fatto un grosso respiro mormorò un "Innerva" non ottenendo nessun risultato. Se non ci fosse stato Draco svenuto tra le sue braccia probabilmente la donna avrebbe gettato lontano la bacchetta come aveva fatto quella mattina. Ma la preoccupazione per il compagno superò la stizza di non riuscire ad eseguire un semplice incantesimo di "innerva." Fece quindi un secondo e poi un terzo tentativo, fino a quando, la quarta volta che mormorò l'incantesimo, Draco aprì gli occhi ed emise un gemito strozzato per il dolore.
Hermione con le lacrime agli occhi, accarezzò dolcemente i suoi crini dorati. «Amore mio, sei caduto dalle scale e hai perso i sensi. Oltre al braccio destro senti dolore da altre parti?» Chiese in apprensione.
«Direi che il male al braccio è più che sufficiente.» Borbottò l'uomo irritato. «Ma perché stai piangendo? Il mio braccio è forse ridotto così male?»
La riccia scosse la testa sorridendo. «No, tranquillo. Penso che sia rotto ma nulla che un bravo medimago non possa aggiustare. Stavo piangendo per la gioia di essere riuscita a farti rinvenire. Non sai quanto sono stata in apprensione.»
«L'hai fatto con la magia, vero?» Chiese il biondo.
«Si, per fortuna sono riuscita a fare un incantesimo di "Innerva". Adesso invia un Patronus a tua madre, così possono guarirti il braccio.» Disse la riccia passandogli la sua bacchetta.
«Hermione, io uso la bacchetta con la destra. Non riuscirei a lanciare nemmeno un Lumos con la sinistra.» Le ricordò l'uomo. «Sei riuscita a farmi rinvenire, sono sicuro che puoi guarirmi anche il braccio con la magia. So che sei un'ottima medimaga, ho fiducia in te.» Aggiunse convinto.
La donna, seppur insicura delle sue capacità non aveva dimenticato la dedizione con cui il compagno si era preso cura di lei nelle ultime settimane. Il fatto che le fosse stato accanto giorno e notte vegliandola in ospedale, che l'avesse aiutata e spronata quando era demotivata. Sfiorando i boccoli sulla testa si ricordò le parole di Draco quando le aveva dato la pozione per far ricrescere i capelli. Lui non avrebbe mai affidato ad un pozionista qualunque la realizzazione di quella pozione. Allo stesso modo Hermione voleva essere lei a guarirgli l'arto. Avrebbe avuto modo di ricambiare finalmente tutto il profondo amore che lui le aveva donato.
«Spero che un Pozionista abile come te abbia "dell'Osseofast" in casa.» Commentò la riccia ripetendo mentalmente la formula che avrebbe dovuto usare per guarire il braccio.
«Hermione devi solo curarmi la frattura non farmi ricrescere l'osso.» Rispose Draco perplesso da quella richiesta.
«Si, questo è vero. Ma se sbagliassi qualcosa e facessi sparire l'osso come ha fatto  Gilderoy Allock con Harry al secondo anno?» Chiese lei incerta abbassando lo sguardo.
Draco con la mano sinistra alzò il mento della donna, costringendola a guardarlo negli occhi. «Hermione, io ho piena fiducia in te. Credi in te stessa, so che c'é la puoi fare.» 
La riccia prese la bacchetta in mano e con un preciso movimento del polso recitò mentalmente l'incantesimo per rinsaldare l'osso rotto. «Come ti senti? Riesci a muoverlo?» Domandò poi con una punta d'ansia nella voce.
Il biondo aprì e chiuse la mano destra, constatando l'ottimo lavoro fatto. «Il braccio è come nuovo. Ero sicuro che con lo stimolo giusto saresti riuscita a riprendere appieno le tue facoltà.» Commentò sorridendo vittorioso.
«Cosa vuol dire con il giusto stimolo? Non avrai fatto finta di romperti un braccio?» Domandò sbarrando gli occhi.
«No, quello l'ho rotto davvero. Però mi sono lanciato giù dalle scale di mia spontanea volontà!» Rispose il biondo sfoderando il suo famoso ghigno "Made in Malfoy".
«Ma come ti è venuto in mente di buttarti giù dalle scale! Avresti potuto rischiare di farti male alla testa anche tu. Cosa avrebbero fatto i ragazzi con entrambi i genitori invalidi?» Lo rimproverò Hermione.
«Capisco il tuo punto di vista, ma ti assicuro che avevo preso le giuste precauzioni per non farmi male alla testa.» Cercò di spiegarle l'uomo. «Secondo me è stata la scelta giusta darti questo scossone. Ti ho visto stamattina, eri in preda allo sconforto e io non potevo vederti così abbattuta e rimanere con le mani in mano.» Aggiunse, serio in volto.
La donna rimase qualche istante in silenzio, valutando le sue parole. Dentro di sé lui sarebbe rimasto sempre un Serpeverde, lei avrebbe dovuto immaginare che avrebbe usato qualsiasi mezzo per ottenere i suoi scopi. Scosse la testa con vigore prima di rispondergli. «Avrei dovuto aspettarmi da te qualcosa del genere. Tu sei e rimarrai sempre il "principe delle serpi".» Lo adulò sorridendo. «Certo il tuo comportamento di oggi potrebbe sembrare più Grifondoro che Serpeverde. Testardaggine, avventatezza e masochismo sono caratteristiche della mia Casa, non della tua.» Aggiunse provocandolo.
«Non ti azzardare mai più a paragonarmi ad un Grifone altrimenti...» Rispose il biondo fingendosi offeso per il suo commento. 
«Altrimenti cosa?Mi stai forse minacciando?» Chiese ridendo.
«Altrimenti... Ti porto su di sopra e ti faccio vedere che differenza c'è tra me ed uno sfigato Grifondoro.»
«Proposta interessante... Ma di sopra sono capacissima di andarci da sola adesso e poi Narcissa non gradisce atteggiamenti troppo confidenziali fra di noi visto che non siamo sposati.» 
«Questo è un dettaglio che risolveremo al più presto Mezzosangue, ma per adesso sei tutta mia.» Esclamò lui convinto.
«Beh mio caro furetto platinato prima devi riuscire a trovarmi.» Sussurrò al suo orecchio prima di smaterializzarsi nella stanza di musica.
Sul viso dell'uomo si dipinse un sorriso divertito. «Bene, adoro giocare a nascondino.» Con studiata lentezza salì le scale e cominciò a cercare nelle varie stanze. Quando arrivò alla stanza di musica trovò Hermione seduta sul seggiolino del pianoforte che lo aspettava in biancheria intima. Il resto del suo abbigliamento era stato lasciato per terra simile alla strada di molliche di pane della favola di Hansel e Gretel. «Finalmente mi hai trovata Malfoy. Ti ho segnato la via in modo che non rischiassi di perderti.» Sussurrò mordendosi un labbro. «Non eri tu che dovevi farmi vedere la differenza tra te e un Grifondoro?» Aggiunse provocatoria.
«Per dimostrartelo sei ancora troppo vestita.» Sussurrò facendo evanescere i vestiti di entrambi. La prese delicatamente e la fece appoggiare sulla tastiera del pianoforte, prima di cominciare a baciarla con passione dappertutto.

Avevano deciso di trasferirsi in camera da letto per essere più comodi. Draco teneva stretta la sua donna, disseminando su tutto il corpo tanti piccoli baci. Nonostante avessero passato l'ultima ora a donarsi  amore l'un l'altra, sembrava non fossero mai stanchi della vicinanza reciproca. 
«Chissà che faccia faranno i ragazzi quando stasera gli diremo che sei guarita.» Mormorò il biondo. 
Hermione accarezzò dolcemente il viso del compagno: «Noi non gli diremo nulla stasera.»
«Perché? I ragazzi sono stati tanto in pena per te nelle ultime settimane.» Esclamò Draco, smettendo di baciarle la scapola.
«Beh, ho pensato che visto che dopodomani è il ventun luglio, poteva essere una bella sorpresa per il loro compleanno...» Spiegò la donna insicura, forse non sarebbe stato un così bel regalo sapere che fosse guarita. «Domani potrei chiedere a Ginny di tenere occupati i gemelli e  fare un salto a Diagon Alley per cercare qualcosa di più appropriato che una semplice notizia.» Propose sempre più convinta di aver avuto un'idea stupida.
«Sono sicuro che per loro sarà il regalo più bello vederti di nuovo in piedi e abile. Manterremo il segreto fino a dopodomani. Per quello che riguarda il regalo non ti preoccupare ho pensato io a regalare loro qualcosa di utile, che potesse piacergli.» Aggiunse ghignando.
«Perché ho come l'impressione che non sia un libro di Rune antiche?» Commentò Hermione sarcastica.
«Di libri per studiare ne avranno già abbastanza quando inizierà la scuola. Invece io gli ho preso l'ultimo modello di Firebolt, una per entrambi. Non ho certo intenzione di comprare una scopa nuova a tutti i Serpeverde come fece Lucius al mio secondo anno, ma avere due giocatori con una scopa così veloce darà il giusto vantaggio per farci vincere di nuovo la Coppa. Come vedi un regalo molto utile.» 
«Evidentemente abbiamo due concetti diversi di "utilità".» Rispose la donna sarcasticamente. «In ogni caso vorrei ricordarti che Altair è stato smistato a Grifondoro e per quanto tu voglia con tutte le tue forze farlo andare a Serpeverde questo purtroppo non accadrà mai. Sono sicura comunque che i Potter ti ringrazieranno visto che hai appena fornito ai Grifoni una scopa potente come il nuovo modello di Firebolt.» Aggiunse in tono scherzoso.
«Il Cappello Parlante non ha potuto smistare Altair a Serpeverde per via del Torneo, quindi lo smistamento deve essere ripetuto. Mio figlio non finirà mai in mezzo ad un branco di Grifondoro.» Disse con faccia schifata.
«Per questa tua affermazione dovrei sentirmi offesa. Dopotutto è della mia Casa che stai parlando. In ogni caso da quello che so, non è possibile ripetere lo smistamento una volta avvenuto. Se avessi letto il libro "Storia di Hogwarts" lo sapresti. Penso proprio che sia tu che Altair dovrete rassegnarvi all'idea che Grifondoro sarà la sua Casa per i prossimi cinque anni.»
«Dovremmo parlarne a Silente. Convincerlo a spostarlo di Casa se la cerimonia non può essere ripetuta.» Esclamò Draco serio. «Non è solo per il fatto che sarei felice di vedere entrambi i miei figli appartenere anche loro a Serpeverde. I ragazzi sono cresciuti separati, vorrei che potessero stare il più vicino possibile. Hai visto come sono legati, se Altair restasse a Grifondoro non potrebbero avere questo tipo di rapporto.» Aggiunse vedendo la faccia scettica della donna.
«Andremo a parlare con Silente nei prossimi giorni e cercheremo di convincerlo a ripetere lo smistamento di Altair. Dovrò andare a Parigi per impacchettare tutte le nostre cose e recedere il contratto di affitto. Ne approfitterò anche per andare a trovare la Preside Maxime per comunicarle la nostra intenzione di iscrivere a Hogwarts Altair per l'anno prossimo e per passare all'ospedale per dimettermi ufficialmente dal mio incarico.» 
«Bene, vedrai che insieme faremo  presto. A meno che tu non voglia tenere comunque l'appartamento? Avrai molti ricordi laggiù» Commentò Draco, invidioso di non aver vissuto quei momenti con la donna e con il figlio.
Hermione scosse la testa. «No, ti ringrazio, preferisco chiudere definitivamente quel capitolo della nostra vita. Anche se Parigi è una città incantevole, ho sentito tanto la mancanza di "casa" in questi anni.» Disse la donna riferendosi a quanto le era mancata la loro vita insieme.

Quando molte ore dopo, Narcissa e Lucius con i gemelli rientrarono a casa, l'atmosfera fra loro sembrava molto tesa. Scorpius sopratutto, che caratterialmente assomigliava a Draco, era quello che aveva più problemi a passare sopra agli errori commessi dal nonno e rappacificarsi con lui. Dopo aver cenato i ragazzi erano molto stanchi e decisero di ritirarsi nella loro stanza. Draco, aveva preso l'abitudine di accompagnarli a letto visto che Hermione fino a quel momento era stata impossibilitata a farlo. Quella sera però il biondo decise di portarla in braccio fino alla camera dei ragazzi, in modo che potesse avere qualche minuto con loro in privato. Aveva notato la faccia infastidita di Scorpius durante il pasto ed ormai aveva capito che in quei momenti l'unica persona che riusciva a far ragionare il figlio era Hermione. Dopo averla depositata sul letto del ragazzo il pozionista uscì dalla camera comunicando che sarebbe tornato a prenderla dopo una ventina di minuti.
«Mamma, è vero che tu e il signor Weasley avete parlato in favore del nonno?» Chiese il primogenito indispettito, non appena Draco uscì.
«Si, è vero.» Confermò la donna. «Capisco che per voi ragazzi sia inconcepibile questa mia decisione, ma vi assicuro che non ho preso la questione a cuor leggero. Lucius ha le sue colpe, e anche se non potrò dimenticare gli anni che ci ha portato via, salvandomi la vita me ne ha regalati di nuovi. Anni che vi prego di credere non ci sarebbero stati se lui non fosse intervenuto.»
La faccia scettica del ragazzo spinse la donna a continuare. «Scorpius, ti fidi di me?» Domandò stringendogli le mani nelle sue.
«Ma certo mamma.» Rispose sicuro il ragazzo. 
«Vostro nonno mi ha salvato! Ero ormai allo stremo quando è arrivato e si è preso le Cruciatus al mio posto.»
«Il papà di Hugo ti ha torturato con delle Cruciatus?» Chiese angosciato Altair.
La donna si maledisse per la sua stupidità. Sicuramente nessuno aveva raccontato ai ragazzi i dettagli del rapimento per non turbarli. 
«Non ci pensate, ormai è tutto finito.» Cercò di rassicurarli.
«Mamma è difficile non pensarci.» Commentò sarcasticamente Scorpius per mascherare la sua angoscia.
«Lo capisco e non avrei dovuto parlarne.» Si scusò la donna rabbuiandosi.
Proprio in quel momento rientrò Draco «Di cosa non avresti dovuto parlare?»  Chiese il biondo pensando che Hermione avesse rivelato ai ragazzi della guarigione.
«Dei dettagli del mio rapimento... Volevo che capissero quanto tuo padre mi abbia aiutato durante l'aggressione ma ho finito per rivelargli delle torture.»
«Quando vostra madre stava subendo l'operazione ho ritenuto non fosse necessario turbarvi con certi dettagli. E poi se devo dire la verità anche io ho compreso solo oggi la reale portata di quello che lei ha subito. Ero restio come voi a dar fiducia a Lucius ma vi assicuro che l'ha difesa rischiando la sua vita. Per questo motivo credo che meriti un'altra possibilità. Nessuno vi chiede di dimenticare ragazzi ma solo di passare oltre per vivere con serenità tutti nella stessa casa.»
L'espressione seria dipinta sul volto di entrambi i genitori fece capitolare definitivamente i gemelli che acconsentirono a cercare di ricreare un rapporto di convivenza con Lucius.

In sala da pranzo erano rimasti solo Narcissa e Lucius. L'uomo prima di cena aveva passato mezz'ora sotto il getto dell'acqua della doccia per cercare di togliersi il tanfo di prigione di dosso, ma ancora riusciva a sentire l'odore di disperazione che aleggiava nella prigione del comando degli Auror. Era stato veramente fortunato a riuscire a cavarsela anche quella volta. Anche se più che fortuna il merito della sua libertà andava a due delle persone che aveva disprezzato anni prima.
Terminata la cena si sentiva stremato. L'unica cosa che desiderava ardentemente era stendersi e dormire per almeno un paio di giorni. Tuttavia c'era un pensiero che lo torturava da quando aveva rimesso piede al Manor. Narcissa sarebbe riuscita a dimenticare i suoi errori? Una smorfia di disgusto si dipinse sul volto quando pensò che il Grande Lucius Malfoy si era ridotto ad aver paura di essere odiato o ancora peggio ignorato dalla consorte.
La donna colse l'espressione del marito: «La cena era di tuo gradimento Lucius?» Chiese mal interpretando l'espressione.
«Era tutto squisito come sempre. » Rispose l'uomo coinciso, In realtà se non fosse stato educato così rigidamente dai suoi genitori avrebbe trangugiato tutto come un troglodita tanta era la fame arretrata che aveva. 
Quelle settimane in cella dovevano essere state terribili. Narcissa aveva notato quanto il viso di Lucius fosse sciupato. «Beh sicuramente il cibo che ti hanno servito in prigione sarà stato terribile quindi è normale che ti sia piaciuto tutto.»
Lucius si prese qualche minuto per cercare le parole giuste per iniziare il discorso che aveva in mente.
«Narcissa, stavo pensando ad una cosa..» 
La donna si stupì di sentirsi chiamare con il suo nome per intero, per anni lui l'aveva sempre chiamata solo "Cissy". Rimase comunque in silenzio, in attesa del suo discorso.
«Immagino che per te sia stata una sorpresa la mia assoluzione. Probabilmente pensavi che sarei finito in carcere a vita ed invece ti sei ritrovata a dovermi fare da tutore.» Disse con un tono un po' incerto.
«Non capisco dove tu voglia arrivare Lucius.»
«Pensavo che se condividere anche la stanza con me ti desse fastidio potrei andare in una stanza degli ospiti.» Riuscì a dire.
Narcissa pensò che i troppi interrogatori avessero danneggiato il cervello del marito. Forse qualche Auror l'aveva messo sotto Imperius perché il Lucius che conosceva non avrebbe mai fatto una dichiarazione del genere, nemmeno a lei. «A te darebbe fastidio continuare a condividere la camera con me? È cambiato qualcosa?»
«Cissy, lo sai che io non sono mai stato il tipo di uomo che esprime a parole i suoi sentimenti. Per me il nostro matrimonio non è mai stato solo un accordo tra le nostre famiglie.» Disse impacciato. «Non è cambiato nulla per me, solo che non vorrei che fosse cambiato qualcosa per te. Se per te è un disagio dover dividere anche la stanza con me, posso trovare una sistemazione diversa.»
Se Narcissa Malfoy fosse stata una donna diversa probabilmente si sarebbe commossa per quelle parole. Suo marito non era certo un tipo da grandi slanci emotivi o sdolcinate dichiarazioni. «Il tuo comportamento di undici anni fa mi ha molto deluso, ma come ha detto Hermione oggi, tu non sei lo stesso  uomo di allora. Indipendentemente dalle motivazioni che ti hanno portato ad andare in suo soccorso, tu sei stato coraggioso, ed io in questo momento l'unica cosa che voglio è lasciarmi alle spalle tutto quello che è accaduto ed aiutarti a ricostruire il tuo rapporto con Draco e con i gemelli. Vieni, andiamo in camera, sarai distrutto dopo questa lunga giornata.» Rispose Narcissa avviandosi verso il piano superiore.
  
Hermione per festeggiare il primo compleanno insieme dei figli aveva deciso che oltre a sorprenderli con la sua completa guarigione, avrebbe cucinato loro una torta. Entrambi i figli sapevano delle sue serie difficoltà in cucina. Parte del problema stava nel fatto che lei per cucinare non aveva mai usato la magia. Le poche nozioni culinarie che aveva imparato gliele aveva insegnate sua madre, una babbana. La donna voleva che i suoi figli per una volta la apprezzassero come cuoca e non che le facessero dei complimenti solo per non offenderla, come era successo per molti anni con la storia delle lumache. Pensò quindi di rivolgersi a Molly per chiederle di insegnarle a cucinare almeno la torta al cioccolato e pere che entrambi i ragazzi avevano apprezzato a Parigi. Aveva pensato di andare dai Weasley quel giorno stesso, dopo essere andata al controllo programmato al San Mungo. Sapeva che Narcissa avrebbe tenuto i ragazzi per tutta la mattinata, quindi non avrebbero notato la sua assenza.
La matrona di casa Weasley fu molto felice di vedere Hermione, soprattutto quando la riccia le raccontò di essere riuscita finalmente a fare un incantesimo. Con pazienza le spiegò come fare un'ottima torta al cioccolato e pere usando la magia. 

Intanto a casa Malfoy Altair aveva chiesto al fratello di aiutarlo a migliorare in scherma. Dopo che il padre gli aveva parlato di quella tradizione di famiglia al ragazzo era tornata la voglia di imparare. Draco aveva promesso che gli avrebbe insegnato lui, come aveva già fatto con Scorpius, ma Altair voleva essere avvantaggiato per quando il padre gli avrebbe dato lezioni.
I gemelli scesero nei sotterranei per andare in sala d'armi. Lucius vedendoli scendere li seguì discretamente, curioso di sapere cosa avessero in mente. 
Scorpius prese dalla rastrelliera delle armi due spade, ne passò una al fratello e gli chiese di mettersi in guardia. Altair assunse la corretta posizione di difesa aspettando gli attacchi del gemello.
Lucius rimase ad osservarli per un po' di tempo prima di decidere di uscire allo scoperto. «Buongiorno ragazzi.» Disse avvicinandosi.
«Lucius.» Lo salutò Scorpius con un cenno di capo, imitando i toni usati abitualmente da Draco con il genitore.
«Buongiorno .» Mormorò invece più timoroso il secondogenito. Non sapeva neppure se avrebbe dovuto chiamarlo "nonno" o invece "signor Malfoy,"
«Ho sentito dei rumori e sono venuto a vedere cosa succedeva.» Mentì l'uomo per non ammettere di averli spiati a lungo prima di segnalare la sua presenza. «Se volete potrei aiutarvi nell'allenamento. Sapete, ho insegnato io a Draco a tirare di scherma e mi farebbe piacere aiutare anche te, logicamente fino a quando non sarà vostro padre a insegnarti.»
L'espressione titubante di Altair spinse l'uomo a spiegarsi meglio: «Quando abbiamo duellato la sera del tuo ritorno da Hogwarts non sapevo chi fossi...»
«Altrimenti l'avresti trafitto con la spada?» Non riuscì a trattenersi dal commentare Scorpius.
«Intendevo dire che se avessi saputo che eri tu, e che prima di un paio di mesi fa non avevi mai impugnato una spada, non avrei infierito su di te a quel modo.» Rispose cercando di non rispondere alle provocazioni del nipote.
Scorpius sebbene fosse dubbioso sulla buona fede delle sue parole, decise di non commentare ulteriormente. 
«La ringrazio per l'aiuto "signor Malfoy".» Disse Altair in imbarazzo.
L'uomo rimase sorpreso dal modo in cui si era rivolto a lui Altair. «Avrò fatto tanti sbagli, ma rimango pur sempre tuo nonno, quindi non pensare che mi possa offendere a sentirmi chiamare così... Ora impugna la spada in modo che possa correggere la tua postura ragazzo.»

Il mattino del ventun luglio Hermione entrò nella camera dei suoi figli reggendo orgogliosamente in mano la sua prima torta al cioccolato e pere. La donna l'aveva preparata la notte precedente, non appena i gemelli si erano addormentati. «Buon compleanno dormiglioni. Coraggio svegliatevi, non vorrete sprecare il giorno del vostro compleanno rimanendo a poltrire a letto.» Disse avvicinandosi ai letti.
I ragazzi si stropicciarono gli occhi, sbadigliando. Non appena notarono Hermione in piedi di fronte ai loro letti balzarono in piedi, svegliandosi immediatamente. «Mamma, sei guarita! Riesci finalmente a stare in piedi.»
«Si, sono guarita e non solo fisicamente.» Rispose puntando la bacchetta verso le candeline e accendendole con un incantesimo. 
Lo sguardo pieno di stupore e gioia che le rivolsero i figli quando fece quella piccola magia ripagò Hermione di tutta la paura che aveva provato quando Draco era caduto dalle scale, e lo ringraziò mentalmente di avere un animo così spiccatamente Serpeverde. 
I due ragazzi balzarono giù dal letto e corsero ad abbracciarla. «Ragazzi, fate piano. Non vorrei che mi cadesse la torta.» Esclamò la donna ridendo.
I gemelli fissarono con occhio critico la torta che avevano davanti. «Non vi preoccupate, sono sicura che sia venuta bene. Sapete mi sono fatta insegnare dalla signora Weasley come farla con l'ausilio della magia. Ora esprimete un desiderio e soffiate sulle candeline.»
Altair e Scorpius non erano identici solo nell'aspetto, infatti entrambi espressero lo stesso desiderio.I due fratelli volevano più di ogni altra cosa al mondo che i loro genitori decidessero di risposarsi, suggellando così il rapporto che si era ricreato da poche settimane. 
Hermione servì una generosa porzione di dolce ai due festeggiati, attendendo con una punta d'ansia il loro giudizio.
Dopo un primo timido morso entrambi divorarono la torta come se fossero mesi che non mettevano cibo sotto i denti. «Mamma, è buonissima! Addirittura migliore di quella della signora Mills.» Disse Altair con la bocca piena.
«Altair ha ragione, è veramente ottima.» Confermò il fratello. «Adesso che hai imparato a farla spero che tu non voglia prepararla solo per il giorno del compleanno. Dovresti prenderla come tradizione fissa settimanale»
In quel momento entrò anche Draco con in mano due pacchetti dalla forma inconfondibile. «Buon compleanno campioni.» Esclamò consegnando i doni.
«Quest'anno ho voluto farvi un regalo utile... In modo che possiate stracciare Grifondoro al campionato.» Aggiunse quando i ragazzi ebbero finito di scartare i pacchi.
«Il nuovo modello di Firebolt!» Sussurrò Altair, sgranando gli occhi. «Ho una scopa tutta mia.»
Hermione guardò la reazione del secondogenito e si rammaricò di non avergli mai donato una scopa tutta sua. Aveva sempre detto al figlio che non si potevano permettere un acquisto del genere, ma la realtà era che la sua stupida paura di volare l'aveva spinta a negare ad Altair quel regalo, privandolo di un sogno che lei avrebbe potuto realizzare.
Draco le si avvicinò cingendole i fianchi e attirandola a sé. «Cosa c'è che non va? Non mi sembri felice, come in realtà dovresti essere.»
«Niente.» Negò la donna, abbassando lo sguardo.
«Hermione. Sbaglio o avevamo stabilito che non avremmo avuto più segreti l'uno per l'altra?» La rimproverò alzandole il viso con una mano, in modo da guardarla fisso negli occhi.
«Pensavo solo che avrei potuto comprare molto tempo fa una scopa ad Altair.  Anche se gli ho sempre detto che il problema era la grossa spesa la verità è che la mia paura di volare mi ha sempre bloccato. Sono stata costretta a separarlo da suo padre e da suo fratello per ragioni valide, ma almeno questo suo desiderio l'avrei potuto realizzare.» Spiegò la donna.
«E togliere così la gioia a suo padre di regalargli la prima scopa?» Domandò sarcastico. «Non penso che Altair te ne faccia una colpa, sa della tua fobia per il volo, Non ti angosciare di una decisione che hai preso in passato. Ora i ragazzi sono qui, insieme. È questo quello che conta.» Aggiunse sorridendole.
«Draco... Mi porteresti a fare un giro sulla scopa? Quando volavo con te non stavo mai male e mi piacerebbe riprovare. Magari in questo modo potrei superare anche questa fobia.» Chiese un poco intimidita.
Il biondo scoppiò a ridere fragorosamente. «Il mondo si è proprio capovolto se Hermione Granger mi chiede di portarla a fare un giro sulla mia scopa.» Esclamò divertito. «D'accordo, più tardi il “dottor Malfoy” guarirà anche questa tua fobia…  Adesso però dobbiamo finire i preparativi della festa. Fra qualche ora arriveranno gli ospiti.»



Nel pomeriggio arrivarono al Manor le famiglie Potter, Zabini e Greengrass per festeggiare il compleanno dei gemelli e la completa guarigione di Hermione. I gemelli ricevettero sacchetti pieni di dolci di Mielandia dagli amici. Narcissa invece, regalò loro un libro di astronomia che raccontava la storia inerente alle stelle da cui i ragazzi prendevano il nome.
I fratelli organizzarono, come avevano preso d'abitudine quando vedevano gli amici, una piccola sfida di Quidditch Grifondoro contro Serpeverde. Draco ed Harry si erano messi in porta per permettere ai figli di giocare nei ruoli che più li piacevano. Scorpius e Lily avevano ottenuto il ruolo di cercatore tirando a sorte con i fratelli. A terminare la piccola squadra c'era dal lato verde argento Altair come cacciatore ed Edward che voleva provare a fare il battitore. La squadra rosso e oro era invece composta da James come cacciatore e Ginny come battitrice.  Le due squadre erano più o meno sullo stesso livello anche se Serpeverde , grazie ad Altair, era in vantaggio con un punteggio di 50 - 30.
Scorpius e Lily stavano perlustrando la parte alta del campo di gioco quando la giovane Grifondoro scorse, proprio dietro le spalle del ragazzo, il Boccino d'oro. 
Si avvicinò al Serpeverde come se volesse dirgli  una cosa a bassa voce, senza farsi sentire dagli altri.
«L'anno prossimo potremo finalmente andare ad Hogsmeade...» Esordì con voce incerta.
Scorpius le sorrise. «Eh si, finalmente potremo uscire dal castello.» Commentò cercando di mascherare il nervosismo che aveva nel parlare con lei.
«Che ne dici di uscire insieme?» Propose Lily sia nel tentativo di distrarlo, sia perché voleva veramente uscire con il ragazzo.
Il Serpeverde rimase shoccato dalla sua proposta, tanto che per poco non cadde dalla scopa. Stava per risponderle quando la vide lanciarsi all'inseguimento del boccino.
Si  mise anche lui a rincorrere la sfera dorata, ma ormai il vantaggio acquisito dalla Grifondoro era troppo grande e Lily prese il boccino, decretando così la fine della partita.
Harry volò raggiante vicino alla figlia per complimentarsi con lei. «Bravissima Lily! Non sapevo di avere in casa ben due cercatori in gamba.» Disse non appena scesero dalle scope. Poi avvicinandosi a Draco lo prese in giro bonariamente. «A quanto pare i Potter sono cercatori migliori dei Malfoy anche in questa generazione...» Esclamò ridendo.
«O forse i Malfoy sono così cavalieri da lasciar vincere una ragazza...» Rispose Draco con un sorriso forzato.
«Non mi sembra di ricordare che tu abbia mai usato il benché minimo riguardo nei confronti del gentil sesso.» Lo punzecchiò l'Auror.
«I miei figli sono sicuramente migliori di quello che sono stato io a scuola.» Esclamò rabbuiandosi in volto. Cercò di allontanarsi per andare dai ragazzi ma venne trattenuto dal moro.
«Stavo solo scherzando Draco. A scuola avevi una copertura da mantenere, non potevi certo farla saltare per una partita di Quidditch.» 
«Questo è vero solo per gli ultimi tre anni di scuola. I primi quattro sono stato un odioso, viziato, figlio di papà.» Ammise invece il pozionista. «In ogni caso dovremmo organizzare una bella sfida a Quidditch tra noi adulti uno di questi giorni. Così potremo finalmente stabilire chi tra  te e me è il miglior cercatore della nostra generazione.» Propose il biondo per allentare la tensione che aveva creato quel discorso.
«Accetto la sfida furetto!» Disse Harry tendendogli la mano.
«Preparati alla sconfitta Sfregiato!» Rispose Draco accettando la sua mano.

Altair vide il fratello dileguarsi in casa non appena finita la partita. Dal suo sguardo intuì che qualcosa non andasse e lo rincorse per parlargli.
 «Ehi Scorp, se fossi smistato a Serpeverde in settembre, forse sarebbe meglio che nelle partite contro i Grifoni sia io a fare da cercatore. Mi sembra che una certa persona ti distragga troppo.» Disse  sperando di allentare un po' la tensione che aveva visto negli occhi del fratello.
«È stato solo un attimo di disattenzione che non si ripeterà.» Rispose il ragazzo scuro in volto. Si era sentito preso in giro dalla grifona ed c'era rimasto molto male.
«Cosa è successo fratello? Non penso che il problema sia la partita... Anche se so che ci tieni molto a vincere a Quidditch la tua faccia mi dice che c'è dell'altro sotto.»
«Sono diventato così semplice da capire?» Domandò Scorpius incerto.
«Affatto, solo che la tua faccia è identica alla mia e quando io assumo quell'espressione in viso significa che qualcosa mi ha fatto soffrire molto.»  Replicò Altair preoccupato.
Dopo qualche istante di silenzio il ragazzo si decise a rispondere. «Sono stato preso in giro... da lei.» Ammise Scorpius a disagio.
Il ragazzo stava per chiedere in che modo Lily l'avesse ingannato quando la ragazza in questione fece il suo ingresso nell'atrio di casa. «Altair scusami, posso parlare un attimo con tuo fratello?»
«Lily stavamo andando a cambiarci e rinfrescarci dopo la partita. Magari potreste parlare più tardi.» Disse il ragazzo indurendo lo sguardo.
La ragazza rimase stupita dal tono usato da Altair. A scuola aveva sempre dimostrato un carattere mite e gentile. «Ci vorrà solo qualche minuto...» Sussurrò la rossa a disagio.
«Comincia ad andare a cambiarti tu fratello.» Intervenne Scorpius posando una mano sulla spalla del gemello.

«Complimenti Potter, sei una cercatrice molto veloce e scaltra.» Disse il giovane Malfoy a denti stretti, quando il fratello uscì. «Se era per ricevere i complimenti da me che volevi parlarmi adesso posso andare a cambiarmi.» Aggiunse avviandosi verso le scale.
«No, non era per i complimenti che sono venuta a cercarti... Sono qui perché vorrei una risposta alla domanda che ti ho fatto prima.» Chiarì la ragazza ritrovando un po' di sicurezza.
«Mi stai prendendo di nuovo in giro Potter? Direi che una volta al giorno è più che sufficiente.» Rispose il biondo con stizza.
«Io non ti ho preso in giro!»
«Oh si che l'hai fatto. Mi hai fatto quella proposta in modo da distrarmi per conquistare il boccino. Mi hai ingannato.»
«Non è andata proprio così...» Cercò di spiegarsi Lily.
«Ah no? E dimmi Potter come  è andata veramente?»
«Da una parte avendoti osservato molto spesso giocare a Quidditch ho pensato che l'unico modo per riuscire a prendere il boccino era trovare un qualcosa per distrarti. Ma avevo anche un altro motivo...»
«Visto, lo dicevo che il tuo invito era un pretesto!» Disse il biondo, non ascoltando la seconda parte del discorso.
«Insomma Scorpius Malfoy, proprio tu hai il coraggio di farmi la predica per il mio comportamento dopo che quest'inverno hai fatto tutto il carino con me solo per avere la parola d'ordine della Sala Comune di Grifondoro.» Rispose Lily spazientita dal suo atteggiamento.
«Quindi l'hai fatto per vendicarti. Io ti ho chiesto scusa comunque per il mio comportamento.»
«No, non l'ho fatto per vendicarmi. L'altro motivo per cui ti ho invitato ad Hogsmeade quest'autunno è perché vorrei uscire davvero con te.» Ammise diventando rossa come i capelli.
Un ghigno soddisfatto apparve sul volto del ragazzo. «Continuo a pensare che il Cappello Parlante abbia proprio sbagliato a smistarti a Grifondoro. Saresti stata benissimo nella Casa di Salazar.» Esclamò Scorpius avviandosi verso le scale. «Vado a cambiarmi, qualche minuto e scendo.» 
«Ma come, non mi rispondi?» Chiese Lily sgranando gli occhi.
Lui si voltò e le accarezzò il viso con una mano. «Mi dispiace mia piccola Grifoncina ma per sapere se anche io voglio andare a Hogsmeade con te dovrai aspettare che te lo chieda.» Sussurrò al suo orecchio guardandola intensamente.
«Sei veramente una serpe Malfoy! Beh ti consiglio di non aspettare troppo a chiedermelo, potrei accettare l'invito di qualcun altro.» Rispose furiosa la ragazza.
In quel momento arrivò Draco. «Scorpius, finalmente ti ho trovato. Dov'é Altair? avrei bisogno di parlarvi in privato.» Chiese il pozionista avvicinandosi al figlio.

Draco e i ragazzi si chiusero nello studio per parlare con tranquillità, e ne uscirono dopo circa dieci minuti. I gemelli avevano un sorriso radioso quando raggiunsero gli amici in giardino.
L'uomo prese per mano la compagna conducendola al centro del patio. Hermione era confusa dai suoi gesti, ma li assecondò senza dire una parola. 
«Hermione Granger, la prima volta che ti ho chiesto di sposarmi è stata la notte che Voldemort è stato sconfitto. All'epoca non era stato un gesto premeditato e quindi non avevo un anello.» Disse Draco mettendosi davanti alla donna e inginocchiandosi. «Questo è l'anello che ti ho regalato qualche giorno dopo. Come ricorderai non è un gioiello di famiglia. Con te volevo che non ci fosse nulla che ricordasse il passato, ma qualcosa che simboleggiasse il nuovo inizio della nostra vita. Oggi ho scelto di non prendere un nuovo gioiello perché noi non abbiamo bisogno di un nuovo inizio ma di ricominciare da dove abbiamo interrotto undici anni fa. Tutto questo discorso per chiederti se vorresti farmi l'onore di ridiventare mia moglie, questa volta per sempre. Mi vuoi sposare?» Aggiunse prendendole la mano e infilandole l'anello di fidanzamento.
Gli occhi di Hermione diventarono lucidi per la commozione. Annuì con la testa prima di ritrovare l'uso della parola. «Si... Draco. Mi sento la donna più fortunata del mondo ad avere la possibilità di starti di nuovo accanto.» Rispose facendolo alzare.
Il biondo, incurante del pubblico presente prese Hermione fra le braccia e la baciò appassionatamente. Così presi l'uno dall'altra non sentirono gli applausi degli invitati e solo i fischi di approvazione dei figli riuscirono a farli tornare con i piedi per terra.
«Scusateci ragazzi, oggi è il vostro compleanno e noi vi abbiamo rubato l'attenzione degli ospiti.» Disse Hermione ai gemelli arrossendo vistosamente.
«Non ti preoccupare mamma, papà ci aveva chiesto se poteva approfittare di questa riunione con gli amici per farti la sua proposta. Noi non solo non abbiamo da ridire nulla su questa sua iniziativa, ma siamo anche contenti perché il desiderio che abbiamo espresso stamattina spegnendo le candeline si è già realizzato grazie a voi due.» Esclamò Altair sorridendo.


Eccoci arrivati al Capitolo 21.  Come qualcuna di voi aveva ipotizzato non è stato un caso che Draco sia caduto dalle scale ferendosi. Il biondo, da buon Serpeverde, ha adottato un metodo drastico per far tornare Hermione a credere nelle sue capacità. Pensavo di avervi fregato ma a quanto pare non sono stata così furba come pensavo.
Si può dire che con questo capitolo quasi tutti i tasselli siano andati a posto. Hermione ha ritrovato le sue capacità grazie a Draco, e anche Lucius sta facendo qualche passo avanti per riguadagnare un rapporto con i nipoti. Infine all’orizzonte si scorge la cerimonia che unirà di nuovo (e si spera per sempre) Draco ed Hermione.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere l’epilogo conclusivo di questa storia, anche se non sono sicura se riuscirò a racchiudere tutto quello che voglio ancora scrivere in un solo capitolo. Quindi vi lascio nel dubbio:)
Per farmi perdonare del ritardo e per ringraziare tutte le persone che seguono questa storia e che l’hanno inserita nelle ricordate e nelle preferite (pochi giorni fa siamo arrivati a 100 preferiti!) ho deciso di inserire un piccolo spoiler del sequel di Double Scorpius. Spero di farvi cosa gradita.


“Quando Draco entrò nella stanza non si sorprese più di tanto di trovare sua moglie Hermione stesa sul letto che leggeva una lettera totalmente rapita. L'uomo sorrise avvicinandosi di soppiatto e lentamente cominciò a dare piccoli baci partendo dal collo di lei fino ad arrivare alla mano destra.
Hermione sorrise estasiata provando dolcissimi brividi, simili a piccole scosse, per ogni bacio che il marito le donava.
«Sai.» Sussurrò Draco all'orecchio della moglie. «Se non sapessi con certezza da chi proviene quella lettera potrei pensare che hai una relazione extraconiugale...» Poi la fece girare e la stese sul letto andandole sopra e immobilizzando i polsi prima di impadronirsi delle sue labbra.
«Ma infatti tu non ti sbagli... Io ho veramente una relazione extraconiugale, anzi due.» Rispose lei ridendo e dopo essersi liberata i polsi prese la testa del marito tra le mani e lo attirò a sé per prendersi un altro bacio.  
«Ti prendi gioco di me donna?» Chiese sfoderando un ghigno malizioso.
«Non mi permetterei mai di prenderla in giro signor Malfoy.» Disse Hermione cominciando a fargli il solletico.
«Pessima scelta mezzosangue.»  Sussurrò e con un incantesimo non verbale fece “Evanescere" i vestiti di entrambi. «Ed ora subirai la tua punizione.»
La donna sorrise maliziosamente. «Non vedo l'ora, fai il peggio di te Furetto.»”


Cosa ne pensate dello spoiler della nuova storia?

Ps Risponderò a tutte le recensioni dello scorso capitolo non appena finito di pubblicare. Non volevo farvi attendere oltre per leggere il capitolo.
A presto
Lyn

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Capitolo 22
*** E vissero felici e contenti... ***


Eccoci arrivati all'epilogo di questa fanfiction. Sono un po' dispiaciuta di mettere la parola fine a questa storia, ma tutte le cose prima o poi devono avere una fine...
Vi lascio alla lettura di  "E vissero felici e contenti..." sperando che sia di vostro gradimento.
Lyn




 
Capitolo 22
E vissero felici e contenti...



Draco ed Hermione avevano deciso, con rammarico di Narcissa, di sposarsi il trentuno agosto, il giorno prima dell'inizio dalla scuola dei ragazzi. La matrona di casa Malfoy avrebbe voluto organizzare il matrimonio del secolo perché voleva rimediare alle mancanze da lei avute durante la prima cerimonia. In quell'occasione infatti la donna aveva consigliato alla futura nuora e al figlio di fare una cerimonia intima e riservata, adducendo come scusa il fatto che la guerra fosse appena terminata e che per questo motivo non ci fosse  il clima giusto per ostentare la propria ricchezza organizzando un matrimonio sfarzoso. In realtà all'epoca Narcissa, non aveva voluto pubblicizzare troppo l'unione del casato dei Malfoy con una nata babbana. 
Draco, nonostante avesse compreso le buone intenzioni della madre, non aveva nessuna intenzione di aspettare sei mesi per permettere alla donna di organizzare un matrimonio sfarzoso. Anche Hermione aveva lo stesso pensiero. Avevano sprecato troppi anni lontano per perdere tempo ad organizzare ricevimenti sontuosi. Così avevano deciso di organizzare una cerimonia intima, nei giardini del Manor. Narcissa si offrì di organizzare i pochi preparativi e spedire gli inviti sollevandoli anche da quell'incombenza.
Per questo motivo Hermione decise di andare a Parigi per sistemare le cose che aveva lasciato in sospeso. Voleva liberare al più presto l'appartamento francese in modo da poter passare  quanto più tempo possibile con la sua famiglia prima di settembre. I ragazzi sarebbero presto tornati a scuola e mai come quell'anno sia lei che Draco sentivano di non voler sprecare nemmeno un secondo di quell'estate. Logicamente sia il pozionista che i ragazzi decisero di accompagnare la donna per aiutarla a impacchettare tutto. 
Mentre i ragazzi radunavano le cose nella stanza di Altair, Draco ed Hermione cominciarono a sgomberare la camera della riccia. Il biondo osservava silenziosamente le foto che adornavano le pareti della camera, geloso di quei frammenti di vita che si era perso negli anni di lontananza. Hermione percepì il suo stato d'animo e nel tentativo di dargli conforto lo abbracciò da dietro, baciandolo sul collo. «Hai ragione hai perso tanti momenti, che purtroppo non posso restituirti.»
L'uomo si girò tenendo la donna tra le sue braccia. «Anche tu hai perso ricordi che non ti posso ridare. L'unica cosa che possiamo fare adesso è cercare di non sprecare più un solo secondo.» Disse baciandola con passione.
«C'e una cosa che vorrei mostrarti.» Sussurrò la donna timidamente, prendendo il compagno per mano e conducendolo fino alla parete davanti al letto. Draco la seguì titubante, senza dire una parola.
Giunti davanti alla parete Hermione agitò la bacchetta mormorando un "rivela i tuoi segreti" e sul muro apparvero tanti ritagli di giornale. Erano tutti articoli apparsi sulla Gazzetta del Profeta che parlavano di lui e della sua carriera di pozionista. In una foto il biondo veniva ritratto di spalle intanto che salutava Scorpius alla stazione, il primo anno di scuola.
«Allora non mi avevi rimosso completamente dalla tua vita!» Esclamò lui, sorpreso.
«I primi anni in realtà ho cercato di evitare di leggere notizie su di voi. Ma con il passare del tempo mi risultava sempre più difficile e doloroso farlo. Così alla fine ho deciso di tenere gli articoli veritieri su di te e quando Altair era lontano mi concedevo un po' di sano masochismo.» Confessò la riccia in imbarazzo.
«Cosa intendi dire per "articoli veritieri"? Come facevi a distinguere quelli veri dal gossip?» Chiese Draco riabbracciandola avidamente.
«Beh la spazzatura di Rita Skeeter finiva sempre in cenere. Quella donna si meriterebbe di essere rinchiusa nuovamente in un barattolo... Anzi qualche tempo fa avevo progettato di  andarla a trovare per liberare il mondo magico da quel parassita.» Rispose lei presa dai ricordi.
«Grazie per avermelo mostrato.» Sussurrò il biondo indicando il muro. Con un colpo di bacchetta rimpicciolì tutti i ritagli e li fece volare nella borsetta della compagna.
Il colloquio che ebbero Hermione e Draco con la preside Maxime fu molto tranquillo. La mezzogigante sperava che il piccolo complotto organizzato con Silente avrebbe dato i suoi frutti e immaginava quindi che avrebbe potuto perdere uno dei suoi migliori studenti.  «Anche se per me è un dispiacere perdere uno studente come Altair, sono felice che vi siate riuniti.» Esordì la donna dopo averli fatti accomodare nel suo studio.
«Dica la verità preside Maxime, non è stato un caso che Altair sia stato scelto per far parte della squadra di Quidditch della scuola?» Chiese la riccia sorridendo.
«Suo figlio è molto portato per questo gioco, si è meritato il posto in squadra. Anche se l'idea di organizzare questo torneo interscolastico non è stata mia, io sapevo del piano di Albus e l'ho appoggiato senza riserve.» Rispose lei ricambiando il sorriso.
«Beh allora la ringrazio per il suo appoggio.»  Disse la riccia sincera. 
«Credo che Altair si ambienterà molto bene a Hogwarts. Nei pochi mesi passati lì ho notato quanto vostro figlio fosse uscito dal guscio in quella scuola. Con rammarico devo ammettere che qui a Marsiglia invece non sembrava felice.»
«Le assicuro che non è stata colpa dell'ambiente scolastico. Sapevo quanto desiderasse andare a Hogwarts ma per evitare che incontrasse il suo gemello non ho mai voluto concedergli nemmeno una visita. Sono stata troppo protettiva e anche se allora pensavo di avere delle ragioni legittime per questa scelta ho reso i suoi primi anni qui più solitari di quello che avrebbero dovuto essere.» Ammise Hermione dispiaciuta.
«Sa, dicono che i gemelli abbiano tra loro un legame speciale, una simbiosi che si crea fin nel grembo materno. Può essere che in realtà questa sorta di malinconia fosse una sensazione di incompletezza. Un vuoto che poteva essere colmato solo dalla presenza del gemello. Io penso che lei abbia fatto tutto quello che era in suo potere in quella situazione per rendere felice Altair.»
«Ha ragione la preside Maxime. Anche Scorpius, nonostante i miei sforzi era un ragazzino malinconico e problematico prima di incontrare il fratello. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per renderli felici.» Intervenne Draco, mettendo una mano sul braccio della compagna.
«Bene sono contenta che alla fine si sia risolto tutto per il meglio per la vostra famiglia. Portate i miei saluti al giovane Altair e ditegli che qui a Beauxbatons sentiremo la sua mancanza l'anno prossimo.»
«Certamente preside Maxime. La ringrazio per averci ricevuto.» Disse Hermione congedandosi.


Prima di tornare a casa Hermione e Draco passarono dall'ospedale perché lei potesse presentare ufficialmente le dimissioni.
Il Dottor Dubois sembrava molto a disagio per quella visita. Non aveva perso d'occhio nemmeno per un istante Draco. «Dottoressa Granger, non si doveva disturbare a venire fin qui. Le avrei spedito tutte le sue cose a Londra.» Disse l'uomo facendoli accomodare nel suo studio.
Hermione si stupì del modo cortese, ma distaccato con cui le aveva parlato l'ex collega. «Mi sembrava giusto venire di persona per rassegnare le mie dimissioni. Mi hanno detto che sei stato così gentile da venire a trovarmi al San Mungo.»
Il moro sgranò gli occhi a disagio per quell'affermazione. «L'avrei fatto per chiunque dottoressa Granger.»
«Beh, grazie comunque. Prima di andare volevo chiederti se era possibile avere una lettera di raccomandazione.»
L'uomo rise istericamente, sempre più a disagio. «Dottoressa Granger, sono sicuro che non avrà bisogno di una mia lettera di raccomandazione. Dopotutto presto diventerà nuovamente la signora Malfoy. Immagino che non avrà più bisogno di lavorare e in ogni caso non si abbasserà sicuramente a cercare un impiego presso un comune ospedale. Non è d'accordo con me signor Malfoy?»
Hermione stava per esplodere. "Come si permetteva quell'invertebrato di un primario ad insinuare quelle assurdità? " pensò stizzita. Il biondo le mise una mano sul braccio, fermando la sua reazione. «Non ho mai impedito ad Hermione di perseguire i suoi sogni. Sono fiero che sia un ottimo medimago e la sosterrò in tutte le sue scelte. In ogni caso sono sicuro che non abbia bisogno di raccomandazioni per ottenere un buon incarico, specialmente da un essere viscido che ha usato per anni la sua posizione per cercare di portarsi a letto una collaboratrice.» Replicò duro.
Il moro divenne rosso come un peperone. «Come si permette di fare queste basse insinuazioni!» Disse alterandosi.
«Direi che non sono insinuazioni come le chiama lei, ma dati di fatto. Solo poco tempo fa ha chiesto a mio figlio di dargli consigli su come portarsi a letto la mia compagna.» Rispose il biondo alzandosi e porgendo la mano alla riccia per aiutarla ad alzarsi. «Ora, visto che abbiamo espletato tutte le formalità per le dimissioni di Hermione direi che possiamo andare via.»
La donna si alzò e uscì dall'ufficio senza rivolgere al primario nemmeno un cenno del capo.

Hermione chiese udienza a Silente non appena tornata da Parigi. Voleva definire quanto prima possibile il trasferimento di Altair ad Hogwarts e sperare di convincere l'anziano preside a far fare nuovamente lo smistamento al figlio.
Silente convocò Hermione e Draco a Hogwarts qualche giorno prima delle nozze. I ragazzi erano rimasti a casa con Narcissa. Erano rimasti indietro con i compiti e la riccia li aveva messi agli arresti domiciliari fino a quando non li avessero terminati.
«Non pensi di essere stata troppo severa con i ragazzi?» Domandò Draco mentre varcavano il portone del castello. «Oggi erano stati invitati a casa dei Potter, sembravano così affranti di rimanere a casa quando li abbiamo salutati stamattina.»
«Capisco che sono successe molte cose quest'estate ma hanno trascurato troppo lo studio e ormai mancano meno di dieci giorni all'inizio del nuovo anno.» Spiegò la riccia.
«Ma proprio per tutti gli avvenimenti successi quest'estate penso che i ragazzi siano giustificati per non aver completato i compiti assegnati.»
«No, i ragazzi devono incominciare l'anno con il piede giusto.» Sentenziò la donna mettendo fine alla discussione.
Nel corridoio che conduceva allo studio del preside la coppia incontrò il professor Lupin, rientrato per sistemare alcune cose prima dell'inizio dell'anno scolastico. 
«Professor Lupin.» Lo salutò Hermione abbassando lo sguardo in imbarazzo. Non vedeva l'uomo dalla fine della guerra. Quando lei ed Harry avevano litigato alla fine della guerra il licantropo si era schierato dalla parte del Bambino Sopravvissuto, non volendo più avere nulla a che fare con lei. Al suo precedente matrimonio Remus e Nymphadora erano stati invitati, essendo la giovane Auror cugina di Draco, ma solo la donna era intervenuta.
«Hermione, Draco, è un piacere vedervi.» Disse Remus avvicinandosi. «Ho saputo da Harry quello che ti è successo e sono contento che tutto si sia risolto nel migliore dei modi.» Aggiunse l'uomo accompagnandoli verso l'ufficio di Silente.
«La ringrazio per l'interessamento professor Lupin. Ora se vuole scusarci abbiamo un appuntamento con il preside.» Intervenne il biondo sorpassando la statua del Gargoyle.
Il professor Silente accolse con calore la coppia nel suo studio. «Bentornati ad Hogwarts miei cari. Accomodatevi.» Esclamò gioviale il preside.
«Signor Preside grazie per averci ricevuto.» Rispose Hermione dopo che si furono seduti. «Siamo venuti qui, come lei immaginerà, per richiedere il trasferimento di Altair a Hogwarts. Devo ringraziarla perché senza il suo intervento non ci saremmo mai ritrovati.» Aggiunse Draco sorridendo.
«Sono contento che non ve la siate presa per il mio inganno e che vi siate ritrovati. A quanto pare la Casa di Grifondoro l'anno prossimo si arricchirà di un nuovo membro molto capace. Minerva sarà al settimo cielo per questa notizia.» 
«Preside Silente vorremmo chiederle se è possibile ripetere lo smistamento di Altair?» Chiese il pozionista.
«Oh, mi spiace darvi una delusione ma lo smistamento può essere effettuato solo una volta.» Rispose dispiaciuto il professore.
«Non potrebbe fare un'eccezione nel caso di Altair? Dopotutto quando ha fatto lo smistamento al Cappello Parlante era stato chiesto di non scegliere Serpeverde per nessun partecipante al torneo, visto che la Casa di Salazar era la rappresentante di Hogwarts al Torneo. Altair stesso mi ha detto che il Cappello era dubbioso su dove collocarlo per questo motivo.» Esclamò Draco contrariato.
«Si, lo smistamento del giovane Granger non è stato tradizionale ma ciò non toglie che purtroppo una volta effettuato lo smistamento questo non possa essere ripetuto.» Disse il Cappello Parlante dall'alto della libreria dove era stato riposto.
«Professor Silente la prego di ripensarci. I miei figli sono stati separati per undici anni della loro vita. Penso che sarebbe giusto se potessero vivere gli anni di scuola vicini e sa meglio di me che se fossero in due Case diverse non avrebbero la possibilità di stare vicino come invece meriterebbero.» Spiegò la riccia.
«Capisco i vostri sentimenti, ma il regolamento impone che lo smistamento venga fatto una sola volta e Altair Granger è stato collocato a Grifondoro.» Chiarì il preside, osservando pensieroso le facce deluse dei suoi ex alunni.«Tuttavia...» Aggiunse enigmatico come sempre.
«Tuttavia?» Domandarono in coro Draco ed Hermione.
«Io ho ricevuto questo invito.» Disse Albus sventolando l'invito alle nozze che aveva ricevuto qualche giorno prima. «Il trentuno agosto voi due vi risposerete e volevo sapere se Draco ha intenzione di riconoscere Altair e se lui prenderà quindi il cognome Malfoy?»
«Si, è mia intenzione riconoscerlo e prenderà il mio cognome.» Esclamò sicuro il biondo. Lui ed Hermione ne avevano discusso molto ed erano d'accordo su questa decisione.
«Allora il discorso cambia. Altair Granger non può eseguire nuovamente lo smistamento ma Altair Malfoy non è mai stato smistato quindi se le pratiche di riconoscimento del ragazzo saranno state espletate per il primo settembre non ci saranno problemi.» Concluse più sereno il preside.


Il matrimonio era stato organizzato velocemente da Narcissa. Come la prima volta avevano optato per allestire il ricevimento nei giardini del Manor. Hermione aveva chiesto a Ginny e Daphne di fare da testimoni e ad Harry di accompagnarla all'altare al posto di suo padre. In effetti la riccia in quei giorni era pensierosa e malinconica. Aveva tirato fuori quel pomeriggio il vecchio abito da sposa per vedere se riusciva ancora ad infilarselo. Anche se Narcissa si era offerta di accompagnarla a cercare un nuovo abito Hermione non aveva voluto sentire ragioni. Quel vestito l'aveva scelto insieme alla madre e non aveva intenzione di indossarne uno diverso. Tutti i ricordi della vecchia cerimonia erano tornati a galla. "Perché non poteva avere la cerimonia perfetta?" Si chiedeva amareggiata. Al suo primo matrimonio aveva avuto entrambi i suoi genitori presenti ma non c'erano Harry e Ginny . A questa cerimonia invece avrebbe avuto accanto i suoi migliori amici ma i suoi genitori erano morti.

La donna si stava preparando per uscire con le amiche. Daphne, Ginny e Pansy le avevano organizzato una festa di addio al nubilato, mentre Draco sarebbe uscito con Theo, Blaise ed Harry.
Il biondo non era molto contento di quelle feste. Secondo lui ormai erano troppo adulti per quel genere di uscite e avrebbe preferito passare la sua ultima serata da single in compagnia della futura moglie invece che in qualche locale equivoco. Soprattutto perché conosceva Daphne e aveva molta paura di quello che avrebbe potuto organizzare per Hermione.
«Non avrai intenzione di uscire con quello addosso?» Chiese il biondo osservando il vestito che la donna aveva appoggiato sul letto.
«Beh veramente pensavo proprio di mettere quel vestito. Me lo hanno regalato le ragazze per questa serata.» Rispose Hermione spazzolandosi velocemente i capelli. 
«Ma è poco più che una sottoveste!» Esclamò oltraggiato il pozionista sventolando l'abito succinto.
La loro discussione venne interrotta da Altair. «Mamma, scusa prima di uscire potresti passare in camera nostra. Scorpius non mi sembra molto in forma e mi ha chiesto di te.»
La donna, ancora in vestaglia, lasciò la spazzola sul letto per andare in camera dei figli.  
Il ragazzo, steso sul letto, era molto pallido e tremava. «Scorpius, tesoro, come ti senti?» Chiese la donna tastandogli la fronte. Per fortuna non sembrava che avesse febbre.
«Ho lo stomaco sottosopra e ho vomitato.» Disse il figlio imbarazzato.
«Devi aver mangiato qualche schifezza che ti ha fatto male. Vado a prepararti acqua calda con limone. Se poi non farà effetto attingeremo alle riserve di pozioni di tuo padre.» Sussurrò la donna accarezzandogli dolcemente il volto.
Draco osservava la scena dall'ingresso della stanza. «Draco puoi avvertire Daphne che stasera non potrò uscire e chiederle di avvisare anche le altre?» Domandò quando lo vide.
«Sei sicura? Posso sempre rinunciare io alla mia serata.» Propose il biondo.
«No, non me la sento di uscire visto che non sta bene. Sono sicura che le ragazze capiranno.» Rispose lei prima di dirigersi verso la cucina.
Scorpius dopo aver bevuto l'acqua calda con il limone si sentì meglio e si addormentò. La donna restò seduta accanto a lui tenendogli la mano fino a quando non fu sicura che stesse dormendo. Quando si alzò si accorse che il futuro marito era ancora lì ad osservarli. «Draco, ma sei ancora a casa? Pensavo che a quest'ora fossi ormai al locale.» Mormorò la donna sorpresa. 
«Preferisco restare a casa anche io.» Rispose il biondo abbracciandola. «Se uscissi sarei in pensiero tutta la sera. Daphne e le altre hanno deciso di venire qui a casa per passare la serata con te ed io ho proposto ai ragazzi di fare lo stesso in modo da passare la serata tutti insieme.»
«E Daphne è d'accordo? Pensavo fosse irremovibile riguardo alla sua regola che gli sposi non possono dormire insieme la notte prima del matrimonio.» Esclamò stupita la riccia.
«Infatti il programma rimane invariato. Ad una certa ora io andrò a dormire da Theo come stabilito.»
Il pozionista stava per dirigersi verso le scale quando venne trattenuto dalla compagna. «Prima di raggiungere gli altri posso sapere cosa hai costretto Scorpius a mangiare per farlo sentire così male?» Chiese la donna affilando lo sguardo.
«Non capisco di cosa tu stia parlando. Avrà esagerato con i dolci.» Rispose il biondo, apparentemente tranquillo.
«Draco, non mi inganni. Tu non eri d'accordo fin dall'inizio con l'idea di Daphne della festa di addio al nubilato e stranamente nostro figlio Scorpius, che ha notoriamente uno stomaco di ferro, si sente male proprio cinque minuti prima che io esca.»
«Magari ha finto perché non voleva che uscissi stasera.» 
«No, stava male davvero. Tuttavia sono sicura che tu c'entri qualcosa.» Disse Hermione mettendo le mani sui fianchi.
«Può essere che inavvertitamente Scorpius abbia mangiato un piatto di lumache...» Confessò il biondo a disagio.
«Hai costretto nostro figlio a mangiare l'unica cosa che lo fa vomitare?» Esclamò la donna arrabbiata. «Ma cosa hai al posto del cervello Malfoy? E se domani stesse ancora così male da non poter partecipare al matrimonio?»
«Sono sicuro che con le amorevoli cure del medimago più bravo d'Inghilterra si riprenderà del tutto per il matrimonio. Come hai detto tu Scorpius ha lo stomaco di ferro.» Rispose Draco accennando un sorriso malandrino.
«Per questa tua geniale trovata dovrei lasciarti a bocca asciutta fin dopo il ritorno dalla luna di miele...» Mormorò la riccia indispettita.

La serata passò in allegria per tutti. Era molto tempo che gli ex Serpeverde non si ritrovavano insieme, senza figli. Anche i coniugi Potter riuscirono ad integrarsi senza problemi con i vecchi compagni di scuola. Finalmente i vecchi dissapori fra le Case sembravano essere stati superati. Draco tuttavia aveva l'impressione che qualcosa turbasse la compagna. Avrebbe voluto prenderla da parte per chiederle spiegazioni ma non riuscì a trovare il momento giusto.
Alle undici e mezza Daphne cacciò via lui e gli altri uomini in modo che Hermione e le altre potessero andare a riposarsi.
Hermione si rintanò nella stanza che condivideva con il biondo. La donna era malinconica, stava ancora pensando a quanto avrebbe voluto che i suoi genitori potessero assistere al matrimonio. Si sedette alla toletta per spazzolarsi i ricci ribelli e vide accanto alla spazzola il pettinino d'argento che sua madre le aveva regalato quando si era sposata la prima volta.

Hermione era andata insieme alla madre a scegliere l'abito per le nozze. I signori Granger avevano insistito per comprare loro l'abito alla figlia e quindi le due donne erano andate in una boutique babbana di abiti da sposa per fare acquisti.
La signora Malfoy si era raccomandata di non scegliere abiti troppo appariscenti, visto che sarebbe stata una cerimonia intima. Arrivate alla boutique la commessa aveva cominciato a far provare tantissimi abiti alla riccia. Erano tutti vestiti ingombranti ed Hermione pensava che la facessero assomigliare ad una meringa. Per non scontentare la futura suocera la ragazza aveva pensato di comprare un tailleur bianco classico ma sua madre non era d'accordo con questa decisione.
«Hermione posso capire che sarà una cerimonia intima, ma ti sposerai solo una volta nella vita e voglio che tu abbia l'abito da sposa che desideravi da bambina.» Esclamò Jane Granger con decisione. «Questo abito da sposa sarà il nostro regalo di nozze per te e non mi interessa cosa vuole quell'aristocratica della tua futura suocera, tu avrai l'abito che hai sempre sognato.» Quando la signora Granger si metteva in testa qualcosa era difficile farle cambiare idea. Hermione aveva preso la testardaggine che l'aveva sempre contraddistinta proprio da lei.
«Va bene mamma, niente tailleur. Ma sinceramente vorrei evitare di aver bisogno che tre paggetti  mi aiutino a camminare. Questi vestiti sono troppo ingombranti.» Rispose la riccia guardando la sfilza di abiti che aveva appena finito di provare.
Jane la lasciò sola nel camerino tornando pochi minuti più tardi con in mano il più bell'abito che la ragazza avesse mai visto. Era un abito bianco ghiaccio stile impero, che traeva ispirazione dalle tuniche delle divinità greche. Sotto il seno c'era un delicato ricamo fatto con fili d'argento e leggere pieghe ed increspature davano all'abito leggerezza e volume. Hermione se ne innamorò a prima vista e quando lo provò decise che la ricerca era giunta al termine. Quando le due donne tornarono a casa Jane aveva un'altra sorpresa per la figlia. Le regalò un pettinino d'argento con incastonati degli zaffiri. La tradizione della famiglia di Jane voleva che quel monile passasse di madre in figlia come regalo di nozze. 
Hermione guardò stupita lo splendido gioiello. Ricordava che da piccolina molto spesso era andata a frugare nel portagioie della madre e si era messa a rimirare quel pettinino. «Mamma, è stupendo! Non ricordavo che fosse così bello. Sei sicura di volermelo regalare?» Chiese la ragazza ammirando l'oggetto.
«Certo, mia madre me lo ha regalato quando ho sposato tuo padre e mia nonna ha fatto la stessa cosa quando mia madre si è sposata. Così avrai qualcosa di vecchio e qualcosa di blu.» Rispose la donna accarezzando il viso della figlia. «L'abito è qualcosa di nuovo e questo è qualcosa di prestato.» Aggiunse porgendo alla figlia un astuccio con un piccolo zaffiro da mettere al collo.
«Mamma, è tutto stupendo. Ti ringrazio.» Rispose Hermione abbracciando la madre.



Aprendo il cassetto del suo comodino la donna trovò un portagioie che non vedeva da tanti anni. Curiosa di sapere cosa contenesse, Hermione lo aprì scoprendo che lo scrigno conteneva tutti i gioielli che Draco le aveva regalato durante il primo fidanzamento, tutti tranne la fede nuziale. Lei quando era scappata, non volendo apparire venale, aveva lasciato tutti i doni del marito al Manor. Da allora non li aveva più rivisti e pensava che l'uomo in preda allo sconforto si fosse liberato di quegli oggetti. Accanto al portagioie trovò una pergamena.

 "Ti restituisco tutto quello che è sempre stato tuo. Tutto tranne il mio cuore, quello non l'hai mai perso. Ti amo Hermione Granger e non vedo l'ora di diventare nuovamente tuo marito. D" 

Hermione sorrise commossa, leggendo il biglietto.   
In quel momento il camino si illuminò di verde e la faccia di Draco apparve al suo interno.
«Ciao Draco. Tutto bene?» Disse la riccia vedendolo comparire.
«Si va tutto bene. Solo che ti ho visto strana questa sera. C'è qualcosa che ti turba?»  Chiese il biondo preoccupato.
«Niente, tranquillo è tutto a posto. Ho trovato il portagioie, grazie.» Rispose la donna cercando di mascherare il suo stato.
«Hermione, non prendermi in giro e non cercare di cambiare discorso. Qualcosa stasera non andava. Te la sei presa perché ho dato le lumache a Scorpius? Non pensavo ci tenessi così tanto ad uscire con le ragazze. Scusami.»
«Draco, non c'entra nulla il tuo boicottaggio dell'addio al nubilato. Anche se devo dire che il tuo è stato un comportamento sconsiderato ed immaturo...» 
«Allora dimmi, cosa succede. Hai qualche ripensamento sulle nozze?» Chiese sperando che non fosse quella la spiegazione allo stato d'animo della della compagna.
«No. Draco nessun ripensamento.» Esclamò con convinzione la riccia. «Stavo solo pensando che nemmeno questo matrimonio sarà perfetto. Al precedente avevo litigato con Harry e Ginny e quindi loro non erano presenti. Questa volta invece non ci saranno i miei genitori. Tirare fuori il vestito e il pettinino che mamma mi ha regalato l'altra volta mi ha messo un po' di nostalgia addosso. Sono sicura che domani una volta terminata la cerimonia starò meglio.»
Draco si diede dell'idiota per non aver intuito prima il problema. Era normale che la compagna sentisse la mancanza dei genitori. Purtroppo lui per quel problema non poteva fare nulla se non starle vicino. «Torno a casa subito. Ti terrò abbracciata tutta la notte.» Propose il biondo.
«Lascia stare. Porta male vedere la sposa la notte prima del matrimonio, e poi Daphne non ti permetterebbe di entrare.» Rispose la riccia sorridendo.
«Va bene, come vuoi tu. Anche se io penso che siano tutte stupidaggini babbane. Anche l'altra volta abbiamo rispettato tutte queste tradizioni e non mi sembra che la sorte ci abbia sorriso.» Rispose il pozionista infastidito di non poter alleviare in nessun modo lo stato d'animo di Hermione. «Ora mettiti a letto e cerca di dormire qualche ora. Domani sarà una giornata molto lunga.» Aggiunse prima di congedarsi.

Cinque minuti dopo il biondo arrivò all'ingresso del Manor. Daphne, conoscendo il suo migliore amico, aveva messo un incantesimo d'allarme silenzioso che l'avrebbe avvertita se Draco avesse varcato il portone d'ingresso. «Malfoy, vedi di tornare a casa mia prima che decida di usare una maledizione senza perdono su di te.» Mormorò la bionda scendendo le scale del Manor in vestaglia.
«Questa è casa mia, non puoi cacciarmi. » Rispose sicuro il pozionista. L'uomo conosceva gli incanti che erano stati messi a protezione del castello dai suoi antenati. Uno di questi non permetteva che ad un Malfoy fosse impedito di entrare in casa se lo avesse voluto.
«Per favore Draco. So che pensi che siano tutte sciocchezze, ma non vogliamo che ci sia nemmeno una possibilità che qualcosa vada storta questa volta.» Mormorò l'amica addolcendo lo sguardo.
«Non voglio andare da Hermione ma vorrei parlare un attimo con i gemelli, poi tornerò a casa tua.»
«Va bene, ti accompagno nella loro stanza.» Rispose la bionda più serena.

Hermione si mise a letto, guardando il soffitto rassegnata a non chiudere occhio quella notte quando sentì bussare alla porta. Andando ad aprire si ritrovò davanti i suoi due figli. «Ragazzi, come mai ancora in piedi?» Chiese la donna facendoli entrare in stanza. «Per caso non ti senti ancora bene Scorpius?»
«No mamma, adesso mi sento meglio ma volevamo chiederti...» Disse il ragazzo in imbarazzo.
«Cosa volevate chiedermi?» Domandò la donna addolcendo lo sguardo.
Scorpius, era imbarazzato per la richiesta che volevano fargli così s'intromise Altair. «Abbiamo pensato che sei qui tutta sola, visto che papà è a casa dei Nott e fra due giorni noi rientreremo a Hogwarts...»
«Volete rimanere a farmi compagnia stanotte? Mi sento sola senza vostro padre in questo grande letto.» Chiese Hermione togliendoli dall'imbarazzo.
«Beh se la cosa ti fa stare meglio va bene mamma.» Disse Scorpius andando a sdraiarsi da un lato del letto. Altair prese l'altro lato e la donna si mise in mezzo. Dopo pochi istanti tutti e tre si erano addormentati abbracciati.

La mattina delle nozze Hermione fu svegliata brutalmente da Ginny e Daphne che avevano deciso di farle un restyling completo. Quando videro le profonde occhiaie che solcavano il viso dell'amica si maledirono per non averle fatto prendere una pozione soporifera la notte precedente. Avrebbero dovuto faticare per far sparire quei segni. Dopo più di tre ore di tortura e quintali di creme e lozioni spalmate sulla faccia le due donne furono finalmente soddisfatte del risultato conseguito.
La cerimonia sarebbe stata celebrata, come la volta precedente dal Ministro della Magia Shacklebolt. Narcissa aveva deciso di usare il suo roseto come location. In quel periodo dell'anno le rose erano al massimo della fioritura e davanti a dove si sarebbero posizionati gli sposi aveva fatto allestire un arco con piccole rose bianche rampicanti. La matrona di casa Malfoy era contenta di essere riuscita a creare un'atmosfera intima e romantica per gli sposi e i pochi invitati.
Oltre ai Potter, ai Weasley agli Zabini e ai Nott erano infatti pochi gli invitati a quella cerimonia. Narcissa aveva invitato la sorella Andromeda  con la sua famiglia. Anche Nymphadora e Remus erano stati invitati. Gli unici altri invitati erano alcuni docenti di Hogwarts, Silente Severus e Minerva e la preside Maxime.
Harry rimase di stucco quando vide la sua migliore amica uscire dalla camera da letto. «Hermione, sei bellissima. Sembri una dea.» Disse avvicinandosi e prendendola sottobraccio. «Sei pronta oppure vuoi che ti crei una via di fuga?» Scherzò per alleggerire la situazione.
«Grazie Harry, ma sono pronta da undici anni. Andiamo.» Rispose la riccia avviandosi verso i giardini del castello.
La donna si commosse quando vide Draco che l'aspettava in fondo al sentiero fiorito. Sulle prime panche erano seduti i suoi figli che le sorridevano entusiasti e accanto a loro anche i genitori del compagno sembravano felici ed emozionati per la cerimonia. Avanzando verso il futuro marito Hermione si ritrovò a pensare che quella sarebbe stata veramente una cerimonia perfetta se solo ci fossero stati i suoi genitori. Ad un tratto la riccia scorse dietro a Draco tre ombre. Sembravano tre fantasmi. Avvicinandosi intanto che avanzava lei poté riconoscere i tratti somatici dei tre spettri. Erano Sirius ed i suoi genitori. Il malandrino gli strizzò l'occhio sorridendo mentre sua madre la guardò con gli occhi pieni di lacrime, rivolgendo uno sguardo anche ai nipoti. Il suo spettro custode, ormai l'aveva soprannominato così, aveva compiuto l'ennesimo miracolo. 
Hermione sorrise ai tre fantasmi e non smise di guardarli fino a quando non fu davanti al compagno. «Tutto a posto tesoro?» Mormorò il biondo al suo orecchio. «Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma.»
«Veramente ne ho visti tre.» Rispose la donna ridacchiando.

La cerimonia era stata perfetta e i festeggiamenti si erano protratti fino  a tarda notte. Il mattino seguente fu un vero miracolo arrivare in orario al binario 9 e 3/4. Hermione e Draco dopo aver abbracciato i figli e dopo aver dato le ultime raccomandazioni si congedarono dai ragazzi. «Mi raccomando Altair scrivici per farci sapere in che Casa sei stato smistato.» Mormorò la riccia all'orecchio del secondogenito. «Visto che la mia torta vi è piaciuta tanto ne ho fatta un'altra. L'ho  rimpiccolita e messa nel baule di Scorpius. Mi raccomando non mangiatela tutta insieme e offritela anche ai vostri amici.» Aggiunse la donna stritolandoli per l'ennesima volta.
Non appena il treno si fu allontanato dal binario il biondo si avvicinò alla moglie. «Come mai hai chiesto ad Altair di farci sapere dove sarà smistato? Silente come regalo di nozze ci ha concesso di vedere lo smistamento di nostro figlio in diretta.»
«Si, ma ha detto che non dobbiamo farci vedere quindi lui non lo deve sapere.» Spiegò la riccia.
Dopo qualche minuto si avvicinarono i coniugi Potter e gli amici di Draco.
«Allora siete in partenza piccioncini?» Chiese il salvatore del mondo magico.
«Si Sfregiato. Abbiamo già fatto i bagagli. Saremo di ritorno giusto in tempo per vedere la prima umiliazione di Grifondoro con Serpeverde.» Rispose Draco alludendo alla prima partita di Quidditch che avrebbe visto fronteggiarsi la Casa di Goldric contro quella di Salazar.
«Bene allora divertitevi e tu Furetto preparati ad incassare una bella umiliazione. Visto che quest'anno giocheranno due Potter nella squadra le serpi non avranno possibilità» Rispose Harry ridacchiando.
«Non ci contare. Visto che a Serpeverde giocheranno due Malfoy sarà molto difficile che riusciate a batterci.»
«Sempre che Altair venga smistato tra i verdi argento. Secondo me ci sono buone possibilità che il Cappello Parlante confermi la scelta che ha fatto l'anno scorso e lo smisti a Grifondoro.» Rispose il moro convinto.

Quella stessa sera Draco ed Hermione giunsero via camino fino ad Hogwarts per assistere in diretta lo smistamento del figlio.
«Sei sempre sicuro che Altair verrà messo a Serpeverde?» Chiese la riccia guardando lo sgabello dove era posizionato il Cappello Parlante.
«Ci scommetterei tutti i galeoni che ho alla Gringott.» Rispose sicuro il pozionista.
La professoressa Mc Granitt chiamò Altair Malfoy e il ragazzo si posizionò incerto sullo sgabello. Il suo desiderio più grande era essere smistato nella Casa di Salazar. In questo modo avrebbe potuto stare accanto sia al suo gemello, sia ad Eloise.
«Altair Malfoy.... Serpeverde.» Esclamò sicuro il logoro cappello.
Il ragazzo corse felice fino alla tavolata dei suoi compagni dove venne accolto con calore.
«Visto Mezzosangue. Io non sbaglio mai Altair è nato per essere un Serpeverde.» Ghignò compiaciuto il biondo.
«O forse il desiderio di stare accanto a Scorpius ha prevalso su tutto il resto.»  Rispose Hermione per il gusto di contraddire il marito. In realtà la riccia sapeva dentro di sé che in parte Draco aveva ragione. Suo figlio Altair era nato per stare a Serpeverde. Era però  vero che i suoi figli sarebbero stati altrettanto bene a Grifondoro. Avevano preso la testardaggine da lei, l'astuzia dal compagno e da entrambi avevano preso il coraggio. Perché senza il coraggio che aveva avuto Draco nel cambiare il destino che Lucius aveva tracciato per lui. Senza il coraggio che aveva avuto nell'andare contro tutto quello che gli era stato insegnato e innamorarsi di una sanguesporco. Senza il coraggio che aveva dimostrato nel non smettere di credere nel loro amore dopo undici anni di lontananza e di inganni. Senza tutto quel coraggio, nessuno di loro in quel momento sarebbe stato lì.


 
Fine



Bene, siamo giunti ai titoli di coda... Ho pubblicato il primo capitolo di questa storia il 18 agosto del 2014, esattamente un anno fa. Mi sembrava quindi simbolico scrivere la parola fine di questa fanfiction un anno dopo, nello stesso giorno.
Ho notato  che ultimamente ci sono stati pochi commenti, spero quindi che questo epilogo non abbia deluso le vostre aspettative. 
Qualche capitolo fa Barbarak mi aveva chiesto se ci sarebbero stati altri flashback nella storia. Quando questa storia ha preso forma nella mia testa non pensavo che ne avrei più inseriti, ma questa richiesta mi ha fatto venire voglia di inserirne ancora uno (quello sull'abito e sul pettinino di Hermione) che dedico a lei, una bravissima autrice di fanfiction.
Ringrazio immensamente tutte le persone che hanno inserito questa storia nelle seguite, nelle ricordate e nelle preferite e in modo particolare chi ha dedicato qualche minuto del suo tempo per commentare questa fanfiction. Era la prima volta che pubblicavo qualcosa sul web e devo dire che mi avete fatto sentire tra amiche. 
Vorrei esprimere la mia gratitudine ad Andrea che mi ha dato un’idea su che stile dovesse avere l’abito da sposa di Hermione.
Un ringraziamento particolare infine è per la mia migliore amica Nadia, che ho sempre considerato come la sorella che non ho mai avuto. La ringrazio per essersi messa a seguire questa storia anche se non era una fan di Harry Potter e della coppia Draco/Hermione.
Come vi avevo promesso pochi minuti fa ho pubblicato il primo capitolo del seguito di questa storia. Si chiama "Double Secret" e spero di ritrovarvi in questa nuova avventura. (Per vedere direttamente la nuova storia cliccate
qui)
Ultima comunicazione di servizio. Nell'ultimo periodo ho lasciato indietro "Un Messaggio dal Futuro" per dedicarmi al finale di questa storia, vorrei rassicurare chi segue questa storia che non è mia intenzione abbandonarla. Presto mi rimetterò in pari anche con questa storia.
Un grosso abbraccio 
A presto
Lyn

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