Il mio primo...

di sakura_kinomoto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio primo crollo pre-primo appuntamento. ***
Capitolo 2: *** La mia prima cena ***
Capitolo 3: *** La mia prima notte fuori. ***
Capitolo 4: *** Il mio primo annuncio. ***
Capitolo 5: *** Il mio primo anello. ***
Capitolo 6: *** Il mio primo discendente. ***
Capitolo 7: *** Il 'mio' primo parto. ***
Capitolo 8: *** Il mio primo litigio per scarsa memoria. ***
Capitolo 9: *** Il mio primo Ringraziamento 'simpatico'. ***



Capitolo 1
*** Il mio primo crollo pre-primo appuntamento. ***


Titolo: Il mio primo crollo pre-primo appuntamento.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #006. Ore. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 823 W, one-shot.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD


Il mio primo crollo pre-primo appuntamento.

Ore: 8.00 p.m.
" Niente panico. E' solo un'uscita, ti ha chiesto solamente di uscire, perché dovresti essere ansioso? Non c'è nessun motivo per esserlo! "
La pazzia aveva un nome: Spencer Reid.
La causa?
Per la prima volta una ragazza gli aveva chiesto di uscire, come doveva comportarsi? Gli aveva dato un appuntamento, alle nove davanti casa sua.
" Forse era meglio se mi fosse venuta a prendere lei, che figura ci faccio se mi presento a piedi? No, meglio che vada io... "

Ore: 8.15 p.m.
Non ci credeva nemmeno lui, mancavano 45 minuti esatti, ed era già pronto. Certo non era il massimo dell'eleganza, sembrava che dovesse andare al lavoro, l'unica cosa che mancava era la cravatta, infatti era indeciso sul metterla o meno.

Ore: 8.16 p.m.
Un solo misero minuto? Basta un solo stupidissimo minuto per far andare qualcuno in iperventilazione?
Sì.
Il plurilaureato investigatore dell'FBI stava mettendo a soqquadro la casa alla ricerca di uno di quei sacchetti che ti danno sugli aerei, doveva riprendersi da quella crisi di panico scatenata dalla scelta del colore della cravatta. Niente, non lo trovava. Si impose la calme, lunghi respiri. Inspirare. Espirare.
Okay, la calma si era impadronita di nuovo della sua persona. Ma il dilemma rimaneva, cravatta verde acido o blu elettrico?
Decise di chiamare la persona che più di tutte sapeva come comportarsi ad un appuntamento.

Ore: 8.25 p.m.
Ora capiva cosa spingeva una persona a diventare killer, i messaggi pre-registrati dalle compagnie telefoniche.
- Il cliente da Lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile, La preghiamo di riprovare più tardi, grazie. -
- Che si strozzasse con l'auricolare! Quando serve non c'è mai!! -

Ore: 8.28 p.m.
Un'irritante suoneria si sparse per la casa.
- I like to move it, move it. I like to... MOVE IT! -
" Devo impedire a Garcia di ritoccare il mio telefonino, quella donna è pazza!" - Pronto? -
- Ciao Reid, mi hai cercato? -
- Finalmente Morgan! E' una vita che ti cerco! -
- Scusami se sono appena sceso da un aereo! La prossima volta lo lascerò acceso in modo che precipiti su una qualsiasi città del New Jersey, facendo una strage! -
- E faresti solo bene! -
- Reid, ti senti poco bene? -
- Ovviamente no! Senti, tu quando esci con una ragazza cosa ti metti? -
- Beh, un paio di jeans, una maglietta o una camicia, diciamo casual, voglio stare com.. aspetta un attimo, hai detto ragazza!? -
Reid si perse a jeans. Ora sarebbe stato bello avere uno di quei fuggiaschi sacchetti.
- Reid? Reid?! REID! -
- Sì... - Debole, ma alla fine la risposta arrivò.
- Ci sei ancora? -
- Sì... Morgan sono nei guai. -
- Devi uscire con una ragazza? -
- Sì, e faccio schifo! -
- Calmati, dimmi come sei vestito? -
- Solito. -
- Definisci 'solito'. -
- Hai presente come vengo al lavoro? -
- Ti prego, dimmi almeno che non hai messo la cravatta! - C'era disperazione nel suo tono.
- No! -
- Okay, a che ora hai l'appuntamento? -
- Fra 24 minuti esatti -
- Ottimo, siamo finiti. -
- Il sarcasmo non mi aiuta Morgan! -
- Dovrai andarci così come sei, non faccio in tempo a venire ad aiutarti, ma immagino che tu non abbia un paio di jeans, giusto? -
- Esatto. Farò pena? -
- No, tranquillo, se ha deciso di uscire con te vuol dire che le piaci! - Reid ringraziò qualsiasi divinità esistente, almeno non lo aveva visto arrossire.
- Almeno credo... -
- Certo che è così! -
- Non potresti darmi qualche consiglio, visto che sul versante vestiti è una battaglia persa? -
- E' la prima volta che la vedi? -
- No! Ci conosciamo da un po'. -
- Perfetto, allora sii te stesso, è per questo che le piaci. -
- Come fai ad esserne sicuro! Non sai neanche chi è! -
- Beh, se uscite, cos'altro dovrebbe piacerle di te? -
- Affondato. - La risata di Morgan gli vibrò nell'orecchio.
- Dai Reid! Fidati, andrà tutto bene! -
- Sì, certo.... ah Morgan! -
- Dimmi. -
- Grazie -
- Di nulla. -

Ore: 8. 45 p.m.
La porta di casa non era mai stata così invitante. Doveva allontanarsi, dove girare la schiena al suo rifugio. Ma era veramente quello il suo rifugio?

Ore: 8.54 p.m.
Arrivato.
Destinazione raggiunta. Mancavo solo un'ultima cosa da fare. Bussare.
Si avvicinò alla porta, alzò la mano.
Ma era meglio bussare o suonare il campanello? L'ultima volta che si era posto una domanda a doppia scelta era finito a cercare sacchettini per tutta casa.
Dall'interno proveniva il suono soffocato di una chitarra, dovevano essere le note finali, in fatti il suono stava scemando nel tipico acuto della chitarra elettrica. La stessa scena di qualche sera precedente, l'unica differenza: non era bagnato fradicio.
La sentì arrivare canticchiando.
La porta si aprì con il consueto e familiare soffio di cannella.
- Ciao! Sei puntuale! - Il suo sorriso gli fece passare ogni dubbio.
- Veramente mancano tre minuti alle nove. -
- Perfetto, così puoi entrare un attimo per uscire poi perfettamente alle nove! -
Ecco cosa gli piaceva di lei, non gli faceva pesare le sue continue precisazioni.
Entrò.
Ora era nel suo rifugio.

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Capitolo 2
*** La mia prima cena ***


Titolo: La mia prima cena.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #058. Cena@ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 415 W, flash!fic.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD


La mia prima cena.

C'era troppo nervosismo nell'aria. Reid non spiccicava parola da quando erano usciti. Tutta la sua concentrazione era catalizzata sul giusto modo di respirare, di far passare l'aria nei giusti canali e farla arrivare ai polmoni. Il problema è che stava arrivando troppo velocemente sia ai polmoni che al cervello.
- Spencer stai bene? -
- Certo, sto benissimo mai stato meglio. -
- Ne sei sicuro? Non voglio fare l'infermiera, anche perché non ne ho la qualifica, ma credo che tu stia andando in iperventilazione. -
Diagnosi azzeccata.
- Che ne dici di sederci un attimo? -
- Sarebbe perfetto. -
Reid si sentiva un completo idiota, stava rovinando tutto per colpa del suo nervosismo.
- Ti chiedo scusa. -
- Tranquillo, sono cose che succedono a tutti. -
- Non sembrerebbe, tu sei calma, non ti stai cercando di uccidere perché non hai argomenti di conversazione adeguati. -
- E' solo per questo? Spencer! Sei un oratore nato, sei talmente informato su tutto e tutti che potresti finire a parlare di Shakespeare partendo da quel ciliegio in fondo al viale. -
La risata della ragazzo lo tranquillizzò.
- Forse è solo una mia idea, però questo - tecnicamente - è il nostro primo appuntamento ufficiale, quello in cui vai al ristorante a cenare al lume di candela. -
- Certo che lo so. Ma pensandoci meglio tutti quei caffè presi da Starbucks, sommati, valgono come tre appuntamenti, in compenso. Comunque anche io sono estremamente agitata, non credere il contrario, solo che riesco a respirare in modo migliore. -
Il ragazzo sorrise.
- Ma se la tua preoccupazione è la cena possiamo anche non andare al ristorante. -
- Hai prenotato, non voglio farti fare una brutta figura. -
- Senti, o facciamo diventare questo appuntamento una cosa tranquilla oppure rimaniamo qui, finché tu non ti senti pronto, tanto dietro l'angolo c'è una gelateria, se ci viene fame andiamo a prendere un gelato. E per essere un primo appuntamento sarebbe sicuramente una cosa originale! -
Ecco perché aveva iniziato ad uscirci, compromessi.
- Senti, Ashlee, cosa ne pensi se andiamo a mangiare qualcosa e poi andiamo al cinema? -
- Sarebbe perfetto! Io scelgo il ristorante e tu il film? -
- Okay. -
- Ottimo, allora andiamo al Mc, quello vicino al cinema, dopo mangiato non voglio fare chilometri a piedi, mi blocca la digestione. -
- Veramente è scientificamente provato che, dopo i pasti, una passeggiata aiuta la digestione. -
La ragazza si alzò ridendo e lo trascinò via dalla panchina, per poi fermarsi improvvisamente con una faccia pensierosa. Si girò a guardare il ragazzo con un'espressione dubbiosa.
- Poi torniamo a prendere il gelato, vero? -
Fu il turno di Reid di ridere.

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Capitolo 3
*** La mia prima notte fuori. ***


Titolo: La mia prima notte fuori.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #036. Olfatto @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 349 W, flash!fic.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD
Nota #3: per Faith/Ale, again, perché ero in crisi da: oddio, ho scritto l'ennesima cavolata! Perché mi rifornisce di *cipollini con cartelli shomosi*, perché anche lei voleva R-Evolve... e per tante altre cose.

La mia prima notte fuori.

"E' un incubo, un semplicissimo incubo, immagini proiettate dalla mia mente, nulla di reale."
La sveglia proiettava prepotentemente i suoi grossi numeri verdi direttamente sui suoi occhi. Fissava quei numeri come un bambino fissa la lucina notturna, quell'ancora di salvezza dal mostro cattivo rinchiuso dentro l'armadio.
Solo che il suo mostro non era solo immaginario, ha un nome e una fisionomia ben precisa.
"Aveva, aveva! E' morto."
Il suo personalissimo Arcangelo della morte aveva subito la sorte che voleva infliggergli. Gli aveva sparato, le sue mani si erano macchiate di sangue, liquido che continuava a rivedere, a persistere, anche se effettivamente quella linfa vitale non lo aveva mai sfiorato.
Era tornato in servizio. Mezzi sorrisi e mezze bugie.
- Come ti senti Reid? Sicuro di voler tornare così presto? -
- Sì, ne sono sicuro Hotch. -

Fermezza nella sua voce, tradimento negli occhi. Mentire. Fingere.

The ultimate defence is to pretend
Revolve around yourself just like an ordinary man
The only other option is to forget


Lo vedeva ovunque, ogni persona gli ricordava Raphael. Doveva smettere di pensarci, arrovellarsi il cervello per nulla, in fondo non poteva più fargli niente. Era salvo. Molti che aveva subito un trattamento simile al suo sarebbero stati sollevati, se non addirittura estremamente contenti, di non aver più la preoccupazione che il loro sicario potesse uscire di prigione per attuare una dolce, nonché tremendamente violenta, vendetta.
Le sue elucubrazioni mentali furono bruscamente interrotte da un profumo. Intenso, pungente, speziato.
Cannella.
Come mai un profumo del genere era in casa sua? Il massimo che aveva avuto era la menta, ma solo perché aveva sbagliato a comprare lo shampoo. Altrimenti neutro. Odiava i profumi. O meglio, disprezzava il fatto che la gente ti identificasse attraverso il profumo che mettevi, in secondo luogo lasciare una scia dietro di se che tramortisce i passanti, non era la sua massima aspirazione nella vita. Eppure non riusciva a smettere di cercare quel profumo. Era come la brezza marina, poteva accarezzarti il viso per poi scomparire, cambiare direzione, e ritornare improvvisamente.
Era quasi deciso, alzarsi dal letto e seguire quel profumo; ma il letto era così comodo e caldo.
Sentì un braccio sfiorargli il petto. Ancora cannella.
" Ma io non ho una sveglia... "

A revolution has begun*




* La canzone è la bellissima R-Evolve, dei Thirty Seconds to Mars, quindi i diritti vanno a loro e alla casa discografica, ovviamente non è stata usata a scopro di lucro, ma semplicemente come colonna sonora mentre scrivevo.

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Capitolo 4
*** Il mio primo annuncio. ***


Titolo: Il mio primo annuncio.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #077. Cosa? @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 386 W, flash!fic.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD


Il mio primo annuncio.

Ashlee non era mai andata al suo lavoro. Non si era mai addentrata in quel tunnel che, evidentemente, l'FBI aveva deciso di far diventare il luogo di lavoro di Spencer.
- Cosa fai qui? -
La ragazza fece un salto e si voltò di scatto.
- Spencer! Non osare mai più fare una cosa del genere qui! -
Il ragazzo era basito; le aveva solo chiesto cosa ci facesse lì.
- Reid abbiamo un caso, vieni nella sala riuni... Ma salve. - Morgan sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, chi era quella ragazza? Doveva essere una nuova stagista, non l'aveva mai vista in giro. Reid si mi sull'attenti, sapeva dove portava quel sorriso di Derek, si spostò di qualche centimetro per frapporsi tra il suo collega e la ragazza.
- Piacere, sono Ashlee, tu devi essere Morgan. Spencer mi ha parlato molto di te, ha detto che sei un ottimo elemento per la squadra ed anche un ottimo amico. -
Reid maledisse la ragazza e la sua lingua lunga e pettegola.
- Vedo che sono famoso. E tu, Ashlee, sei una sua cugina? -
- Veramente sono la fidanzata. -
Morgan congelò il suo sorriso. Reid aveva una fidanzata. Non ci credeva. All'improvviso si ricordò di una cosa.
- La telefonata. -
- Quale telefonata? - Chiese curiosa Ashlee.
- Niente, niente. - Disse frettolosamente Reid. - Morgan, vai pure ti raggiungo subito. -
Aspettò che si fosse allontanato.
- Come mai sei qui? -
- Ti conviene sederti, devo dirti una cosa importante. -

La squadra era tutta raccolta attorno allo stesso tavolo a discutere del caso.
- Cosa? Reid ha una fidanzata? -
Nonostante tutti lo pensavano nessuno aveva osato ancora esprimere quel pensiero. Un grazie mentale in sincronia fu indirizzato a Rossi per aver sbloccato la situazione.
- A quanto pare sì. -
- Ma l'hai vista? -
- Certo che l'ho vista! Non avrei detto nulla se non ne avessi avuto le prove! -
Stavano ancora rimuginando su quell'importantissimo caso quando sentirono un urlo e un tonfo, si fiondarono fuori dalla stanza.
- Voi dovete essere la sua squadra, giusto? Beh, credo proprio che Reid oggi non possa lavorare. -
- Lo noto. - Disse Hotchner lanciando un'occhiata al ragazzo steso sul pavimento.
- Ma cosa è successo? -
Ashlee non sapeva se dirlo o meno, ma non poteva fare altrimenti, aveva davanti un intero settore dell'FBI, non aveva alternative, magari avrebbero pensato che lo aveva picchiato o ucciso.
- Sono incinta. -
- Cosa?! -
- Cosa 'cosa'? -
Si ritrovò a fissare cinque paia di occhi stralunati.
- Sei incinta? -
Ashlee iniziò a dubitare dei criteri utilizzati dall'FBI per scegliere i suoi agenti.
- Sì. -
Ci fu un attimo di silenzio interrotto da cinque voci che dissero la stessa cosa contemporaneamente.
- Reid fa sesso? -

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Capitolo 5
*** Il mio primo anello. ***


Titolo: Il mio primo anello.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #019. Bianco. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 100 W, drabble.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD

Il mio primo anello.

- Signore, è sicuro? Ha detto che farete una cosa abbastanza tradizionale, perché non anche per le fedi? -
Voleva vendergli a tutti i costi quello stupido oro giallo.
- Senta, è la quarta volta che glielo ripeto. Lo voglio di oro bianco. Bianco. -
- Ma Signore, si fidi di chi ha più esperienza, l'oro giallo è un classico. -
- B-i-a-n-c-o. Senta, o fa come le dico oppure le mando un'ispezione da parte del fisco! -
- Come si permette? Chi è lei, dell'FBI? -
Reid mostrò il distintivo.
- Ora, visto che il cliente ha sempre ragione, oro bianco. Grazie. -
- Custodia blu o rossa? -

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Capitolo 6
*** Il mio primo discendente. ***


Titolo: Il mio primo discendente.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #028. Figli. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 674 W, one-shot.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD

Il mio primo discendente.

- Sai cosa stavo pensando? -
La donna appoggiò il libro sul comodino e si girò verso il marito.
- A cosa? -
- Sono sicuro che sia femmina. -
Gli sorrise dolcemente scompigliandogli i capelli.
- Perché una femmina? -
L'uomo la guardò finalmente negli occhi. Quegli occhi che lo avevano stregato dal primo momento, quegli occhi che ora avevano una luce diversa, vedevano il mondo con uno sguardo migliore, consapevole, uno sguardo da mamma.
- Perché... non so neanche io esattamente la motivazione, forse sta nel fatto che abbiamo un gatto maschio? -
La risata della donna riempì il silenzio che per un attimo si era creato nella stanza.
- Spencer, non vuoi che Warrick sia geloso? Guarda che ieri gli ho spiegato che sta per arrivare un nuovo componente nella famiglia, e, dal suo miagolio, credo di poter affermare con certezza che abbia capito. -
- Non prendermi in giro. -
- Ma tu hai appena detto che vuoi una femmina da contrapporre al gatto! -
- Parità. Vorrei che fosse una bimba, con delle belle guanciotte rosse, uno sguardo sveglio. Vorrei poter perdermi nei negozi e non dovermi difendere dagli sguardi accusatori delle commesse che mi credono un pervertito, avrei la scusa 'è per mia figlia'. Vorrei poterla vestire di tutti i colori, tranne che il rosa. -
La donna continuò a sorridergli.
- Vorresti una piccola principessa? -
- No, non vorrei che fosse viziata. -
- Spencer, tu la vizierai, è un dato di fatto. Ieri hai comprato al gatto dei croccantini da 15 dollari la scatola, che è di mezzo chilo, perché quelli del discount, secondo te, non erano abbastanza seguiti durante la lavorazione. -
- Non voglio che il nostro gatto mangi roba scadente. -
- Frattaglie sono, frattaglie rimangono. -
Reid sembrò non sentire l'ultimo commento.
- Vorrei portarla con me all'FBI nel mio giorno libero per farla vedere a tutti, vedere il loro sorriso davanti al nostro piccolo miracolo. E poi avrei anche il nome. -
- Davvero? -
- Sì, un nome importante, inconsueto, d'impatto, del quale possa andare fiera. -
- E quale? -
- Berenice. -
- Berenice?! Perché non Jennifer o Elizabeth? -
- Troppo comuni, ovunque ti giri ce ne è una, lei sarà unica. Berenice. -
Il modo in cui pronunciava quel nome glielo fece piacere ancora di più, quel leggero strascicamento finale, quella 's' protratta con orgoglio. Sì, era decisamente importante come nome.
- Però glielo spiegherai tu nel caso dovesse ribellarsi. -
- Basterà ricordargli che io mi chiamo Spencer, credo che non esista nulla di peggio. -
- Non essere crudele! Avresti potuto chiamarti, non so, Vercingetorige, Oreste, Apple; prendi il nome di un figlio di un divo del cinema. -
- Okay, Spencer è il male minore. -
- Visto? E se fosse un maschietto? Non ti piacerebbe avere un maschietto? -
- Sì, certo, ma chi gli insegnerebbe a giocare a pallone? O altri sport? -
- Per quello c'è la scuola. Potresti insegnargli come conquistare una ragazza. -
- Posso ricordarti chi è stato a proporre a chi il primo appuntamento? -
- Ma tu gli insegneresti come trattare una donna, ad essere gentile, premuroso. -
- Però, una femmina... -
- Tu vuoi che sia femmina perché non hai un nome maschile. -
- Non è vero! Se fosse maschio lo chiamerei Thomas. -
- Così comune? -
- Per quello voglio una femmina. -
La donna sprofondò ulteriormente nei cuscini alle sue spalle, accarezzandosi distrattamente il ventre. L'uomo appoggiò la sua mano su quella della moglie e si avvicinò alla sua futura creatura.
- Hai capito? Vedi di essere femmina, perché ho già comprato tutto l'occorrente per una bimba e, a meno che tu non voglia crescere contornato da bambole - dato che non ci capisco nulla di sport - e fiocchetti, cerca di fare qualcosa in proposito. Abbiamo un patto, se lo accetti prendi a calci la tua bella mamma, che tanto non si offende. -
- Hey! Niente violenza in questa casa. -
- Allora piccola, ci stai? -
Appoggiò la mano sul ventre e la piccola scalciò.
- Che ti avevo detto? E' una femmina. -
- Già uniti in un complotto contro di me, quando crescerà - dato che vuoi una femmina - sarai tu a spigarle perché avrà il ciclo, i vari anti-concezionali, assorbenti e cose del genere, okay? -
Spencer ci pensò sopra e si rispose verso il ventre.
- Le cose si possono ridare, vedi di essere un maschio. -

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Capitolo 7
*** Il 'mio' primo parto. ***


Titolo: Il ‘mio’ primo parto.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #029. Nascita. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 727 W, one-shot.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD

Il 'mio' primo parto.

- Spencer, mi si sono rotte le acque. -
Il ragazzo si ricordava solo questo.
Non riusciva a capire come mai un uomo di colore con un'uniforme - che ricordava quella di un paramedico - lo stava guardando negli occhi con una luce alquanto fastidiosa.
- Signore, come si sente? -
- Intontito. -
- Pensa di potersi alzare dal lettino? -
- Credo di sì. -
- Bene, allora perché non fa coricare sua moglie? -
Moglie? Perché mai sua moglie doveva coricarsi? Stava male? La paura invase il suo corpo.
- Il bambino sta bene? -
- Certo, Spencer! Si sono solo rotte le acque, e tu non hai retto al colpo. -
Il ragazzo si spostò dal lettino rosso di vergogna.
- Non si preoccupi, è successo a molti, alcuni fanno anche più storie della moglie che - per Dio! - sta partorendo! -
Gli disse il paramedico cercando di consolarlo, senza riscuotere molto successo.
- Mi dispiace di essere svenuto. -
- Non fa niente, può succedere. -
Si guardarono per un istante negli occhi.
- Ci siamo. -
- Già, e questa creatura non la smette di scalciare un secondo, nonostante stia per uscire. -
- Come ti senti? -
- A parte le doglie ogni tre secondi, direi che potrei scalare la testa di Lincoln a monte Rushmore. -
Il ragazzo scosse la testa con un sorriso sulle labbra.
- Sei pronta Berenice a conoscere finalmente il tuo papà? -
- Giusto, sei pronta ha conoscere colui che ti ha, e mi ha, tenuto sveglia una notte intera per leggerti tutto 'Il ritratto di Dorian Gray' piccola? -
- Non metterla in questo modo, volevo solo leggerle un capolavoro. -
La ragazza trovò conforto nello sguardo sconcertato del paramedico.
- Dorian Gray?! -
- Sì, tutto. -
Reid non stava ascoltando, fra poche ore - per non dire minuti - sarebbe diventato padre. Genitore. E sarebbe stato un genitore presente, attento a tutto. Sarebbe stato perfetto. La donna sembrò leggergli nella mente.
- Andrà tutto bene. Sarai un ottimo padre. -
- Se non le piacessi? -
- Le piacerai vedrai, se ha preso un po' di buon senso dalla madre, ti troverà semplicemente irresistibile. - - Quindi sapete già il sesso del bambino. -
Si intromise il paramedico.
- Veramente no. -
- Davvero? Ma continuate a dire che è una bimba. -
- Perché abbiamo fatto un patto. Sarà femmina. -
Non ci fu tempo per replicare, ormai erano arrivati.

Li aveva avvertiti tutti, anche se era l'una di notte.
Sette zombie che ciondolavano in una sala d'aspetto, ognuno perso tra i propri pensieri.
Hotchner stava ricordando quando era nato il suo Jack, il suo piccolo campione, adesso a casa tra le braccia di Haley, aveva preferito non portarli, sarebbero venuti il giorno dopo.
Rossi era alla ricerca di caffeina, sotto qualsiasi forma, anche quella brodaglia delle macchinette, l'importante era averne per rimanere sveglio. Cercava di non darlo a vedere, ma era estremamente eccitato, una nuova vita, la speranza che nasce ancora, sapere che grazie al suo lavoro c'era meno schifo in giro.
Jennifer stava parlando con Garcia, emozionate di vedere finalmente la figlia di Reid.
- Chissà se gli assomiglierà. Magari assomiglia a Ashlee. -
- Speriamo che assomigli a lei, JJ. Ti immagini un piccolo o una piccola Reid in miniatura? -
- Beh, se è nata adesso sta dicendo all'ostetrica come tenerla in braccio correttamente, visto che avrà già letto miriadi di libri. -
- E' probabile... oh! Grazie Kevin. -
- Di nulla Penelope. Jennifer tu lo volevi senza zucchero giusto? -
La ragazza assaggiò il caffè. Amaro al punto giusto.
- E' perfetto, grazie. -
Emily e Derek erano addormentati con la testa appoggiata l'uno sull'altra, le mani intrecciate. Furono bruscamente svegliati di Hotch.
Reid era sulla porta della sala parto, cercava in tutti i modi di contenersi. Non riusciva neanche a trovare le parole.
Decise di portarli davanti alla nursery dove le infermiere avevano appena portato la culla termica.
- Ragazzi, vi presento Berenice Reid. -
Un coro di congratulazioni e pacche sulle spalle lo avvolse per parecchi minuti.
- Ashlee come sta? -
Chiese Emily, ma la stessa ragazza le rispose salutandola dalla stanza. Si girò per chiedere qualcosa all'infermiera, che si girò verso il vetro dove otto persone stavano guardando con espressioni ebeti la culla. Sorrise, un classico che le faceva ogni volta sciogliere il cuore.
Portò il più possibile la culla vicino al vetro, prese delle coperte e vi avvolse la bambina, per evitare che prendesse troppo freddo e la diede in braccio alla madre.
Ashlee si avvicinò ulteriormente al vetro e - con la mano della bimba nella sua - salutò la folla di futuri zii.
- Hai rispettato il patto, piccola. -

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Capitolo 8
*** Il mio primo litigio per scarsa memoria. ***


Titolo: Il mio primo litigio per scarsa memoria.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #024. Famiglia. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 774 W, one-shot.
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD

Il mio primo litigio per scarsa memoria.

Un suono metallico iniziò a martellargli insistentemente le orecchie, allungò un braccio per spegnere quell'odioso rumore.
Si girò su un fianco verso la parte interna del letto tastando le lenzuola. Vuoto. Sua moglie doveva essersi già alzata. Fatto strano, visto che di solito bisognava farla rotolare, letteralmente, fuori dal letto.
Decise che, per una volta, sarebbe stato lui a fare il bradipo, aspettando che qualche anima pia, o il suo rimorso a braccetto con la sua coscienza, lo facessero smuovere.
Era in quello stato di sonnolenza, quando si è consapevoli che il sonno sta per giungere e, automaticamente, un sorriso soddisfatto si allarga sul viso, quando il rumore di un vetro infranto al piano inferiore, e il conseguente urlo spaventato, lo svegliarono di botto.
- Berenice... -
Quale migliore sveglia, se non un urlo?
Guardò il suo orologio, le lancette segnavano le otto e dodici. Si alzò, si diresse verso il bagno e iniziò a vestirsi. Le grida si stavano lentamente affievolendo, era in cima alle scale quando sua moglie lo chiamò spazientita.
- Spencer! Ti vuoi cortesemente dare una mossa? Berenice ha rotto il bicchiere del latte, poi ha pensato bene di giocare con i cocci, facendo l'incredibile scoperta che il vetro taglia! In più quella palla di Warrick sta leccando il latte tra un bicchiere e l'altro! -
Quando sua moglie era arrabbiata, iniziava a diventare estremamente cinica e sarcastica.
Arrivò in cucina giusto in tempo per prendere il gatto per la collottola prima che raggiungesse con le zampe i vetri rotti.
Aveva ragione sua moglie, più che un gatto era una palla.
- Penso che dovremmo mettere a dieta il gatto. -
- Ma davvero? -
- Il 65% delle statistiche afferma che l'aumento di peso considerevole in un gatto improvvisamente è dovuto a una gravidanza. -
- E' un maschio, secondo te perché lo avremmo chiamato Warrick? -
- D'altra parte, il 76% dei casi denota che c'è un aumento di peso dopo la castrazione. -
- Non lo abbiamo castrato, visto che l'hai presa sul personale! Il 100% degli esperti, ovvero solo io, afferma che tu dovresti stare attento quando tua figlia mangia, visto che da quattro forchettate al gatto e una a se stessa. -
- Dove si è tagliata? -
La moglie non fece in tempo a rispondere, visto che la bimba corse dal padre mostrandogli con orgoglio la sua ferita di guerra protetta da un coloratissimo cerottino con gli orsetti.
- Cosa hai imparato oggi, Berenice? -
Sua moglie lo guardò esasperata. Da quando lo aveva conosciuto il suo approccio verso gli altri essere umani era nettamente migliorato; non faceva più citazioni a sproposito, lasciava parlare gli altri evitando i suoi monologhi incomprensibili; era addirittura riuscito a stabile un contatto con il gatto, nonostante questo avesse tentato più e più volte di cavargli gli occhi. Ma quando si parlava di sua figlia e d’insegnamento, ritornava alle origini.
- Bua.. ceotto orsetti! - Rispose guardando con entusiasmo il suo cerotto.
- No, Berenice, significa che non devi giocare con i pezzi di vetro, dato che tagliano. Potevi farti male seriamente e lacerarti un tendine, un legamento e avresti perso l'uso della mano. Quindi, cosa hai imparato oggi? -
- Ceotto orsetti! - Urlò allegramente la bambina.
- No, Berenice. Che non devi giocare con il vetro; pensa alla lacerazione dei legame... -
- Spencer! Ha due anni, capirà con il tempo. -
- Ma è pericoloso! -
- Spencer, è tardi, non devi andare al lavoro? -
- Giusto, però questa questione non rimane in sospeso. -
- Certo, certo... senti, oggi cerca di tornare presto, okay? -
- Farò del mio meglio. -
- Tu fai sempre del tuo meglio, ma per oggi non potresti tornare alle cinque? -
- Vedrò, perché? -
- Come perché? Non sai che giorno è oggi? -
- Mercoledì, e questo cosa cambia? -
La voce di sua moglie diventò improvvisamente fredda.
- Niente, ovviamente non cambia niente. -
- Perfetto, allora vado. Ciao piccola. - Baciò la guancia paffutella di sua figlia e uscì.

Erano bloccati su quel caso da giorni, stava rivedendo appunti, fotografie, prove ma niente, non riusciva a capire cosa collegasse tutti i cadaveri.
Iniziò a giocare con la fede.
Far ruotare quel piccolo cerchio di oro bianco lo rilassava, lo aiutava a concentrarsi e lo faceva sentire meglio, consapevole che nonostante tutto, nel mondo, c'era qualcosa di bello; sua moglie, Berenice e quella palla di lardo in cui inciampava puntualmente ogni giorno.
Stava pensando al proprio matrimonio quando, come una doccia gelata, capì a cosa si stava riferendo la moglie.
Il Dottor Spencer Reid, dopotutto, era un uomo normale, e come ogni uomo normale, anche lui si era dimenticato del proprio anniversario di matrimonio.

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Capitolo 9
*** Il mio primo Ringraziamento 'simpatico'. ***


Titolo: Il mio primo Ringraziamento ‘simpatico’.
Autore: sakura_kinomoto.
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio: Spencer Reid
Prompt: #093. Ringraziamento. @ fanfic100_ita
Rating: G.
Conteggio parole: 348 W, flash!fic..
Parte 1/9: 'Il mio primo...'
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia mente malata.
Nota #1: i primi passi di una vita di coppia.
Nota #2: ogni genere di commento/critica/insulto è ben accetto! xD

Il mio primo Ringraziamento 'simpatico'.

- Perché il tacchino? -
- Perché è la festa del Ringraziamento, e secondo la tradizione si fa il tacchino. -
Quella risposta sembrò soddisfare la curiosità di una bambina di quattro anni. Ashlee continuò a controllare che nel forno tutto fosse a posto.
- Ma quale è il tacchino? - Chiese la bimba guardando il suo libro degli animali.
- Il tacchino è questo. - La madre indicò l'animale dentro il recinto, che sorrideva al gallo affianco a lui.
- E' simpatico? -
La donna rimase interdetta, quella era l'unica domanda che non si aspettava.
- Beh, Berenice, penso di sì. -
- E allora perché lo mangiamo? -
Domanda acuta.
- Lo mangiamo perché... -
Non aveva risposte che avrebbero soddisfatto la figlia. Aveva ragione Spencer, il periodo del 'perché' stava durando troppo.
- Mamma? -
- Perché è tradizione. - Rispose dubbiosa.
- Ma guarda qui. E' simpatico, perché mangiarlo? -
- Berenice, stai diventando vegetariana? -
- Cosa vuol dire? -
Perché si stava cacciando in quel vicolo cieco? Ora come le spiegava chi erano i vegetariani? Ma soprattutto: perché non stava mai zitta?
- Vuol dire che non mangi la carne. -
- Il tacchino è carne? -
- Sì. -
La bambina rimase un attimo in silenzio guardando l'immagine del tacchino.
- Io, lui, non lo mangio. -
Ora, Ashlee, aveva un grosso problema da risolvere.

- Allora? E' pronto il tacchino da tagliare? -
- No, Spencer, tua figlia si è appena dichiarata vegetariana. -
- Cosa?! -
- Vegetariana. -
- Perché? -
- Chiedilo a lei, io non riesco neanche più a guardare se il tacchino nel forno è cotto, me lo immagino sorridente. -
L'uomo era interdetto, andò in salotto dalla figlia.
- Berenice, perché non vuoi il tacchino? -
- Perché è simpatico. -
Aveva sentito bene? Non lo mangiava perché era simpatico?
- In che senso simpatico? -
- Guarda, sorride! - Gli mostrò il libro entusiasta.

- Ashlee? -
- Si? - La donna si affacciò dalla cucina.
- Stasera niente tacchino, è simpatico. -

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