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Lo aveva minacciato,
aveva tentato di sedurlo, gli aveva semplicemente chiesto gentilmente cosa
voleva: si erano tutti rivelati tentativi infruttuosi, ma quell'ultima frase
aveva evidenziato il fatto che la sua sicurezza non era stata scalfita. Di
certo non si poteva dire che lei non sapesse fare una perfetta uscita di scena.
Tuttavia, prima che la sua mano raggiunse la maniglia, la voce di Isaac la
trattenne ancora sul posto.
"Io ti ho amata
davvero, Crudelia"
Il tono era stato
amaro, ma più che sofferente sembrava serbare l'intento di voler far soffrire
lei. La donna rimase per qualche istante immobile mentre un'espressione di
sincera sorpresa comparve sul suo volto, unita a un raro sorriso quasi
nostalgico. Tuttavia, non permise all'uomo di vederlo e quando si voltò
finalmente verso di lui, il suo sguardo comunicava solamente un disprezzo non
troppo simulato.
"Davvero? Allora
sei sempre stato uno sciocco..." rispose lasciandosi sfuggire una risatina
tagliente. "Non puoi innamorarti di qualcuno che hai appena conosciuto,
soprattutto quando non lo conosci bene, darling"
Isaac fece un sorriso
amaro e nel frattempo, a dispetto della paura che comunque riusciva a
incutergli, mosse qualche passo verso di lei. Era vero - che era stato uno
sciocco. Non si era comportato diversamente dall'ingenua Miranda di
Shakespeare, innamorata del primo uomo che aveva visto in vita sua; ma per lui
il mondo non si era rivelato essere il "mondo nuovo e incantevole" di cui sognava leggendo, per lui
quell'esperienza era solo servita a fargli conoscere il volto assurdamente
angelico del diavolo.
Si sarebbe dovuto
accontentare di leggere la Tempesta,
invece di trasformare in tempesta la sua intera esistenza.
Però lui ricordava; e
quei ricordi erano fin troppo solidi agganci a un sentimento che a dispetto di
tutto ancora non era svanito - un sentimento reale.
"La tua espressione
sorpresa, i tuoi grandi occhi azzurri così luminosi, il tuo sorriso e quando
abbiamo ballato io..."
Ma Crudelia
aveva smesso di ascoltarlo, perchè per lei tutto
questo non aveva valore; non c'era stato niente di vero quella sera - tranne
forse il piccolo momento di smarrimento nell'assaggiare per la prima volta il
gin.
"Oh, povero
cucciolo... Eppure mi sarei aspettata di vederti diventare il nuovo Beaudelaire dopo una tale delusione"
Lo guardava con una
pietà quasi divertita, come se fosse l'uomo più patetico del mondo - e intanto
gli aveva succhiato via qualsiasi energia vitale: il paragone con la donna vampiro del poeta maledetto
sussisteva. Non era stato lui a rendere lei ciò che era, ma era stato piuttosto
il contrario. Isaac non aveva mai conosciuto la delusione, il tormento, il mal
d'amore, prima di incontrare Crudelia: con lei aveva
vissuto per la prima e unica volta - e aveva scoperto che la vita è sofferenza.
Ci fu un lungo
silenzio, in cui restarono semplicemente a guardarsi - a distanza di sicurezza
si intende. Crudelia era completamente cambiata
fisicamente e spiritualmente appariva adesso nella sua reale essenza; eppure
quegli occhi - così diversi, così uguali - lo uccidevano ancora come tanti anni
prima.
"Se solo tu
avessi voluto, io sarei scappato con te" insisté, crogiolandosi ancora un
attimo in una storia parallela mai scritta. "Anche se tu eri una pazza
omicida, anche se tu-"
"Ma
davvero?"
Uno scatto di rabbia
improvvisa aveva interrotto l'appassionata confessione. La sua irritazione era
tornata ad emergere e aveva assunto le forme di una furia inaspettata. Era
innervosita da quella tarda dichiarazione d'amore, ma non tanto per l'amore in sè - che al massimo avrebbe potuto suscitare il suo
divertimento - quanto più perché era falsa.
"Smettila di
giocare il ruolo del cucciolo indifeso, darling! Tu
non mi hai mai amato!"
L'autore sgranò gli
occhi sorpreso e, confuso di fronte all'inaspettata obiezione, per qualche
istante restò in silenzio.
"Certo che ti ho
amata" replicò alla fine.
Ma la calma della
risposta non fece che aumentare l'ira della strega degli animali.
"No, invece.
Ricordo perfettamente lo sguardo terrorizzato e disgustato che mi hai rivolto
quando hai saputo che avevo ucciso mia miadre... Tu
hai solo amato un angelo che non è mai esistito."
Isaac la guardò ancora
più confuso. L'accusa era oggettivamente inconsistente: aveva amato
quell'angelo con cui aveva ballato e l'avrebbe amato per sempre anche se era
stata solo una fragile illusione; l'avrebbe amato anche se fosse stata solo una
parte infinitesimale dietro il volto del demonio. Ma ovviamente non avrebbe
potuto amare che questo - l'angelo dietro il diavolo.
"Cosa avrei
dovuto fare? Amarti per la tua follia omicida?" la provocò in tono
ironico. "Nessuno potrebbe amare un diavolo perché è un diavolo"
Le ultime parole
involontariamente e inaspettatamente furono le uniche che riuscirono a ferirla
in qualche modo. Forse a dispetto di tutto, essere amata per quello che era,
era proprio ciò che la donna chiedeva. Si allontanò lentamente, raggiungendo di
nuovo la porta; solo allora gli lanciò una occhiata, un'occhiata strana che da
parte di qualsiasi altra persona, Isaac avrebbe giudicato dispiaciuta. Un
debole sorriso amaro completò quell'espressione.
"Esattamente,
nessuno potrebbe mai"
Prima che l'uomo
potesse replicare, lei era già sparita con la stessa fretta furiosa di sempre.
Forse non aveva fatto
un'uscita d'effetto come avrebbe voluto, ma per la prima volta non suscitò
paura, disprezzo, biasimo... Invece si lasciò dietro semplicemente una
imprevedibile perversa compassione per il
diavolo.
NDA
Avevo avvisato che
avrei scritto tanto su Crudelia e ovviamente non
potevo farmi mancare questa ship. La mia idea è
quella di fare una storia a capitoli, AU a partire dalla 4x18… Non so ancora
come andrà a finire, so solo che Crudelia e l’Autore
meritano una storia e io ho bisogno di scriverla ahahah
In ogni caso, mi farebbe piacere sapere il vostro parere!:)
Crudelia era innocua: suonava
strano definire in questo modo il diavolo, ma lei lo era. Era talmente innocua
che pur avendo una pistola in mano, avrebbe dovuto temere per la sua vita;
sarebbe potuta morire e la Salvatrice sarebbe diventata oscura: ecco una delle
possibili conclusioni della storia. Ma Isaac poteva impedirlo, doveva impedirlo
e soprattutto voleva farlo.
"Volevo soltanto proteggere il mondo da Crudelia"
Questo aveva detto ai Charmings
quando erano entrati furiosamente nella piccola momentanea dimora del Signore
Oscuro e, poco gentilmente, avevano cercato di tirargli fuori la verità. Egli
non la nascose: mostrò la pagina che aveva scritto su Crudelia,
accennò le conseguenze di ciò che probabilmente stava già succedendo, e poi
fece qualcosa che sorprese anche lui. Chiese aiuto.
"Volevo solo salvare il mondo da Crudelia" tornò a ripetere e nel suo tono sembrava
esserci adesso una nota implorante. "Ma adesso bisogna salvare Crudelia dal mondo"
E poi improvvisamente aveva smesso di parlare
e si era messo a correre. In base alla sua sorta di etica professionale, in
base al suo accordo con Tremotino, in base al cinismo
che aveva assunto durante quegli anni, quella decisione sembrava quasi assurda,
ma del resto non si trattava di una decisione, dato che il cervello era andato
completamente in stand-by.
"Ti
prego, non lasciarla morire. Ti prego, ti prego, non lasciarla morire":
ecco i suoi pensieri filtrati dalla memoria dell'Addio alle armi di Hemingway. Era certamente assurdo, ma non voleva
che morisse, non adesso, non così, non... mai.
Perchè c'era qualcosa che aveva dimenticato di dirle
nel loro ultimo incontro: non soltanto l'aveva amata, ma l'amava ancora. Forse
non ne modo giusto – ma l’amava.
Correva verso i boschi ed era come se
magicamente sapesse dove andare. Non era scritto da nessuna parte in fondo come
doveva finire quella storia e per la prima volta Isaac sarebbe potuto
intervenire a modificarla attivamente senza la sua preziosa penna. Era la
seconda volta nella sua vita che si staccava dal legame con un foglio di carta
e per la seconda volta Crudelia De Mon ne era la causa.
"Fermati, Emma! Crudelia
non può fare del male a Henry!"
Isaac non sapeva dire chi per primo avesse
urlato quella frase - se lui stesso o uno dei due Charming;
ma sicuramente lui era stato il primo ad arrivare, e per fortuna in tempo. Crudelia gli lanciò un'occhiata stizzita, continuando a
puntare l'inutile pistola contro il giovane Henry. Tuttavia l'uomo non se ne curò
e rivolse tutta la sua attenzione alla Salvatrice.
"Emma, lasciala andare..." ripeté
muovendo in modo cauto qualche passo verso di lei.
La bionda si voltò finalmente verso di lui,
rendendo visibile l'espressione di pura furia sul suo volto. Riusciva già a
vederlo quel lato oscuro venire fuori, ma era fiducioso che non sarebbe finita
in quel modo. La magia scintillante nelle sue mani, quello sguardo quasi
diabolico e la vuota espressione: nessuno poteva più fare nulla, toccava solo a
lei scegliere adesso.
"Non preoccuparti darling,
lei non mi ucciderà. È un'eroina e gli eroi non uccidono"
Suonava alquanto ironico come dopo un breve
ma intenso silenzio, fosse stata proprio Crudelia a
suggerirle la giusta scelta. Certo, aveva pronunciato quelle parole quasi con
aria di sfida, ma ebbero lo stesso un proprio peso. Emma tornò a guardarla e
rimase a fissarla per qualche istante, poi scosse la testa come risvegliata da
un incubo e lasciò che il flusso di magia si affievolisse nelle sue mani. Solo
allora la colpì, con un'intensità sufficiente appena per farle perdere
momentaneamente coscienza.
Ecco l'epilogo della storia: la Salvatrice
eroina stretta tra le braccia di suo figlio e dei suoi genitori, e la strega
degli animali svenuta a qualche centimetro dal dirupo.
Angelicamente addormentata e gloriosamente
viva - in carne, ossa e pelliccia.
**
Se fosse stata una fiaba, Isaac si sarebbe
chinato verso di lei e l'avrebbe baciata; ma lui non era una principe e lei di
certo non era una principessa, quindi rimase semplicemente a guardare le sue
invitanti labbra rosse, di cui poteva solamente immaginare il sapore. Era stato
lui a portarla via dal bosco e a condurla nel suo alloggio da Granny, poi si era seduto accanto al letto e aveva
aspettato il suo risveglio in compagnia del Grande Gatsby. Anche se la sua
Daisy era molto più crudele di quella della storia, anzi non era una margherita
affatto, casomai una campanula avvelenata.
Tuttavia la lettura era finita già da un pezzo quando gli occhi della donna
finalmente si aprirono.
"Mmm non mi è
mai piaciuto questo posto, ma mai avrei pensato che l'Inferno sarebbe stato una
locanda..."
Con quella battuta ironica, Crudelia fece il suo ritorno alla vita, anche se la smorfia
che comparve sul suo viso quando provò a tirarsi su con la testa, lasciava
intuire che era un ritorno doloroso.
Isaac mascherò il profondo sollievo che
provava con un sorrisino divertito e le si avvicinò, accantonando
definitivamente Fitzgerald.
"Purtroppo per il mondo, non sei morta Crudelia"
La donna scosse leggermente la testa e
finalmente dopo un nuovo tentativo riuscì ad appoggiarsi con la schiena alla
testata del letto. Chiuse per un attimo gli occhi e quell'attimo di buio fu
sufficiente per richiamare dal black out tutti gli
ultimi ricordi. La fuga con Henry nel bosco, la minaccia della Salvatrice,
l'arrivo di Isaac... Ogni dettaglio riemerse con prepotenza nella sua mente,
tanto che alla fine si ritrovò improvvisamente a spalancare gli occhi.
"Tu... Tu mi hai salvata" mormorò,
voltando leggermente la testa verso di lui.
Appariva genuinamente sorpresa e confusa, ma
non c'era nulla di tenero in queste sensazioni; di fatti attese che l'uomo
annuisse per scoppiare in una risatina.
"Sei proprio un idiota, Isaac..."
aggiunse e stavolta nel suo tono c'era una nota di amarezza. "Io volevo
ucciderti, ti volevo vedere morto... E tu mi salvi la vita, darling?"
Non era dispiaciuta, non provava rimorso per
i suoi pensieri criminali, ma la loro rivalità in qualche modo la rendeva
triste e quel salvataggio inspiegabile la meravigliava. Era invece l'assurdità
della situazione generale a farla ridere.
"Io non ho mai voluto vederti
morta"
La risposta di Isaac fu seria, ma l'accenno
di un sorriso era ancora sul suo viso: un sorriso strano, non divertito, non
amaro, forse solo determinato. Continuò a sorridere mentre si sedette sul letto
anche lui e lentamente azzardò il gesto di allungare una mano verso la guancia
della donna. La sentì sussultare al contatto, la vide spalancare di nuovo quei
suoi splendidi occhi azzurri e in quel momento comprese. Crudelia
non era mai stata innocente e tutto ciò che avevano vissuto insieme era stata
una bugia, ma una cosa era sempre stata reale; c'era un filo rosso che univa il
passato e il presente, l'angelo e il diavolo, e quel filo rosso era quell'aria
di sincero stupore. Forse non era capace di provare affetto o empatia, ma era
capace di meravigliarsi ed era lui
che riusciva a tirarle fuori quell'emozione.
"Avevi ragione, io non ti ho mai amata
completamente..." iniziò a dire, continuando ad accarezzarla con dolcezza
"ma adesso ho intenzione di farlo, voglio innamorarmi del diavolo..."
La fissò negli occhi con determinazione e
poi, prima che quell'adorabile espressione di sorpresa sparisse dal suo volto,
lasciò avvicinare lentamente i loro volti, fino a posare un leggero bacio sulle
sue labbra rosse, esattamente come aveva sognato di fare fino a quel momento.
Quel giorno e per tutti i giorni di una vita intera.
Crudelia rimase immobile; a
dire il vero non aveva provato niente di particolare a quel contatto, se non
l'intensità dell’amore di lui. E
quell'amore adesso non le dava fastidio, semplicemente la incuriosiva - e la meravigliava.
"Attento, darling...
Per un uomo che non è abituato a vivere, questo potrebbe essere troppo"
sussurrò con un mezzo sorriso.
E poi, spinta da uno strano istinto cui non
sapeva dare razionalmente nome, fu lei a chiudere di nuovo la distanza tra le
loro labbra.
NDA:
Ecco qui il secondo capitolo! Con il
salvataggio di Crudelia (scena che avrei
effettivamente preferito vedere in questo modo!), la storia diventa
ufficialmente un AU xD sono contenta che il primo
capitolo sia piaciuto e spero che questo non vi abbia deluso!
Si era presentato davanti la stanza di Crudelia in perfetto orario con un mazzo di rose bianche.
Prima che potesse salire al piano superiore, l'anziana signora che gestiva la
locanda gli aveva fornito una sorta di brusco e schietto avvertimento in merito
al non frequentare "la psicopatica dai capelli osceni", ma Isaac ne
aveva semplicemente riso; recuperando forse quella dimensione di ingenua
speranza, l'unica emozione che avvertiva era una pericolosamente vicina alla
gioia. E quando la porta - dall'emblematico e non casuale numero 666 - fu aperta e vide la donna, quel
sentimento fu confermato. In un vestitino nero, vertiginosi tacchi rossi e
l'immancabile pelliccia, era impossibile fare il confronto con la bellezza
innocente di tanti e tanti anni prima; ma adesso appariva ai suoi occhi
ugualmente bellissima, anche se di una bellezza diabolica.
"Oh questi sono per me, darling?" lo apostrofò alzando un marcato sopracciglio.
Poi si appropriò del mazzo con un gesto poco elegante e li annusò per un
istante. "Eppure, mi aspettavo che ricordassi che i miei fiori preferiti
sono le campanule..."
"Oh lo ricordo benissimo, ma il signor French aveva finito quelle avvelenate" rispose lui prontamente, non riuscendo a
trattenere la frecciatina. "E tra l'altro le rose bianche simboleggiano la
purezza. Con il tempo ho imparato ad apprezzare il blackhumor."
Crudelia alzò nuovamente il
sopracciglio, ma stavolta il disappunto si era tramutato immediatamente in una
sorta di compiaciuto orgoglio. Anche l'uomo evidentemente era cambiato, lei non
era stata l'unica a perdere l'innocenza dopo tutto; ma, nell'opinione della
donna, quel cambiamento era stato totalmente positivo. Lasciò vagare il suo
sguardo su di lui per qualche istante, poi si concesse una breve risatina.
"L'ho già detto che mi piace molto
questo tuo lato virile" commentò
alla fine calcando in modo malizioso sull'aggettivo.
Poi la donna sistemò i fiori in un vaso con
inaspettata cura e si lanciò un ultimo sguardo allo specchio. Solo allora,
prese sotto braccio Isaac e chiuse la porta alle sue spalle.
"Naturalmente stavolta guiderò io, dato
che la macchina è mia adesso."
"Ho visto come l'hai ridotta. Non ci
terrei a riaverla indietro comunque."
Un ultimo sguardo eloquente e poi scesero le
scale, pronti per il loro secondo
primo appuntamento che sembrava essere iniziato con il piede sbagliato. O forse
era iniziato al contrario proprio con lo spirito giusto.
**
Il RabbitHole era molto diverso dal Murray's
e dell'atmosfera magica ed elegante della Londra anni 20 non era rimasto niente
nello squallore di quel pub. Eppure la magia Isaac riusciva ad avvertirla
ancora e Crudelia l'avvertiva davvero per la prima
volta.
"Dovresti andarci piano con quel
gin" le disse in un tono vagamente divertito dopo solo venti minuti che
avevano trascorso in quel posto.
Credeva che il gin fosse l'unica costante nel
tempo e invece anche quel particolare tradiva l'antica memoria, data la
velocità con cui la donna aveva scolato già due bicchierini.
Ella ridacchiò semplicemente.
"Tranquillo, darling. Alla fine avevi ragione,
mi sono abituata"
Come si
era abituata all'inchiostro magico sui capelli, a controllare gli animali e a
guidare la macchina.
"A dire il vero, è alla tua costante
presenza in me che mi sono dovuta abituare" aggiunse dopo un altro sorso
di gin, seguendo il filo dei suoi pensieri. "Ti rendi conto di quanto una
singola notte abbia cambiato la mia vita?"
La sua,
certo;
all'uomo sfuggì un sorriso ironico. A dire il vero non l'aveva mai vista in
questo modo, forse perché si era naturalmente concentrato sull'effetto che il
loro incontro-scontro aveva avuto su se stesso. E non c'era paragone: se quella
notte aveva cambiato la vita di Crudelia, per Isaac
quella notte era stata invece tutta
la vita.
"Eppure volevi uccidermi..."
"Non userei il passato se fossi in te, darling"
Quella freddura spense completamente il
sorriso sul volto dell'autore. Lo sguardo tagliente che gli rivolse fece
immediatamente crollare la magia del momento; ingenuamente aveva forse
dimenticato di nuovo la vera essenza della donna, commettendo lo stesso errore.
Crudelia era il diavolo, quella consapevolezza era
caduta di nuovo sopra di lui adesso; era il diavolo e lui aveva promesso di
amarla anche per questo.
Quindi tornò a sorridere, stavolta
addirittura più sinceramente, e si alzò istintivamente in piedi, azzardando il
gesto di afferrarle una mano.
"Balliamo" propose semplicemente e
negli occhi brillava la stessa luce di tanti anni prima, forse solamente più
consapevole.
Ma se allora Isaac aveva opposto un'iniziale
resistenza, adesso Crudelia aveva semplicemente
alzato un sopracciglio e poi si era alzata lentamente in piedi a sua volta,
assecondando tacitamente quella richiesta.
Era
riuscito a meravigliarla di nuovo e lei appariva ancora una volta meravigliosa.
Ballarono insieme a lungo, anche se la musica
del ventunesimo secolo era pessima; ballarono senza sorridere, ma fissandosi
negli occhi con una nuova intensità, colorata di una malizia che nella
fanciullezza non c'era stata; ballarono per tutta la notte finché rimasero solo
loro in pista oltre qualche ubriaco mezzo svenuto sul bancone. Fu allora che
scoprirono la segreta passione del barista per la musica malinconica e così si
ritrovarono a fare il loro ultimo ballo ad una nuova vicinanza, mani nelle
mani, busto contro busto e visi che quasi si sfioravano.
"A questo punto, la vecchia Crudelia mi avrebbe dato un bacio sulla guancia" la
provocò Isaac improvvisamente, rompendo il piacevole silenzio e lanciandole
un'occhiata eloquente.
Pensava al passato, a quel bacio casto e
dolce che l'aveva fatto innamorare, ma Crudelia
pensava al futuro e il suo successivo gesto lo confermò. In un attimo, senza preavviso,
afferrò infatti il viso dell'uomo tra le sue mani e lo baciò proprio come
implicitamente richiesto. Ma sulle labbra e in un modo impetuoso, aggressivo.
"È così che bacia il diavolo, darling" sussurrò poi, interrompendo bruscamente il
contatto. "Viviamo, stanotte" aggiunse in tono fortemente allusivo,
sporcando l'innocente eco della stessa frase pronunciata nel passato.
Gli teneva stretto una mano, invitando
tacitamente a seguirlo e Isaac non indugiò troppo prima di cedere. Voleva la
passione, l'aggressività, la sensualità, la dolcezza, l'amore e anche la
crudele sofferenza; voleva vivere e stavolta non si sarebbe accontentato di un
assaggio. Stretto a lei, inalando il suo forte profumo e scontrandosi con le
sue labbra rosse come il peccato, aveva una fame di vita, ma non voleva una
vita qualsiasi. Per quanto letale e potenzialmente distruttiva, voleva la vita
che solo quello splendido diavolo poteva offrirgli.
Così, scelse di vivere, anche se l’invito di Crudelia suonava più come una promessa di morte.
NDA
Buona domenica e buon OUAT day! Spero che questo “secondo primo appuntamento” vi sia piaciuto… Vi anticipo già che nel prossimo capitolo, come
ho lasciato intendere nelle ultime righe, il raiting
si alzerà leggermente xD
La camicia di Isaac toccò terra in una velocità
impressionante, la chiusura lampo del vestito di Crudelia
invece fu abbassata con una lentezza quasi estenuante. Questo perchè non cercavano la stessa cosa in quell'incontro: la
donna voleva dimenticare la sua miseria e annullare sè
stessa in quel momento; l'uomo al contrario voleva restare completamente
consapevole e mirava a fabbricare infiniti ricordi di ogni dettaglio di lei.
Dolcezza rispondeva ad aggressività, e alla fine trovarono tacitamente il
compromesso di un'intima passione.
Mani, labbra, denti, lingua... Lui non aveva mai
toccato nessuna donna prima di allora, lei non era mai stata toccata in quel modo. Stesa sul letto sotto il
suo tocco, per un momento Crudelia si chiese cosa
sarebbe successo se fosse stata quella la sua prima volta, perchè
in quel momento concedersi a lui gli sembrava quasi più bello di vedere la vita
fluire via da qualcuno. Accarezzandola, assaggiandola, sentendola sua, Isaac si
chiese invece se quella era la vita, ma la risposta è che era molto di più. La
loro unione così naturale, quasi necessaria, era la perfetta sintesi tra vita e
morte, era la battaglia finale tra Eros e
Thanatos - e dopotutto non sbagliava Freud a fare del sesso il centro di
tutto.
"Crudelia, Io
ti-"
La confessione fu interrotta da un altro bacio,
quasi violento.
"No, non osare dirlo" sussurrò poi lei
contro le sue labbra, con un tono che più che infastidito suonava angosciato.
Isaac si fermò un istante a guardarla e fu lo
strano lampo di paura che vide nei suoi occhi che lo convinse a desistere.
Tornò a baciarla con quella impetuosità che lei voleva, accantonando per un
momento la propria esigenza di tenerezza.
Però l'amava, e se non poteva dirlo, lo avrebbe
dimostrato.
**
Era possibile amare il male per il male? Isaac si
poneva quella domanda non con l'eco dell'autoaccusa agostiniana, ma con la
consapevolezza non così ripugnante che sì, era possibile. Tuttavia, a guardarla
adesso nuda al suo fianco e con una rara espressione serena sul viso, Crudelia non appariva affatto come il male; anzi Isaac non
aveva più dubbi nell'affermare che era il bene
più grande che gli fosse capitato nella vita - a dispetto di tutto.
Dopo che il turbine di passione che li aveva avvolti
si dissolse, restarono entrambi in silenzio per un po' e improvvisamente erano di
nuovo distanti. Fu l'uomo a ristabilire la vicinanza, ma non con i gesti, bensì
con le parole. E non parole qualsiasi, ma quelle
parole.
"Crudelia, io ti
amo" mormorò, potendo finalmente esprimere liberamente ciò che provava.
La donna si voltò di scatto e l'ombra di paura
riapparve sul suo volto. Gli lanciò un'occhiata irritata e si tirò lentamente a
sedere, dandogli le spalle e cominciando a cercare con lo sguardo i vestiti.
Erano troppo lontani per raggiungerli senza spostarsi dal letto, ma questo non
era un vero impedimento: lei voleva andarsene, sentiva di doverlo fare - anche
se tecnicamente la stanza era la sua.
"Come sei sentimentale, darling.
Il fatto che mi sia piaciuto fare sesso con te non cambia la mia natura"
gli disse freddamente, tentando nel frattempo di alzarsi in piedi.
Ma prima che potesse farlo, lui le afferrò
prontamente un braccio, costringendola con dolcezza alla duplice azione di
tornare nel letto e di voltarsi verso di lui. Se quella frase nascondeva
l'ammissione che quello che c'era appena stato tra loro le era piaciuto,
dall'altra parte conteneva qualcosa che ferì profondamente l'uomo.
"L'amore, Crudelia"
"Che cosa?"
"L'amore, abbiamo fatto l'amore" ripeté, rettificando con serietà il tentativo di lei
di sminuire il loro legame.
Ma sul volto di Crudelia
la sorpresa cedette ben presto il posto a una risatina ironica e quasi
tagliente. "Lo vedi che sei sentimentale?"
Quella reazione gli inferse un'altra ferita, ma non
lo irritò, né lo offese. Adesso sapeva con chi aveva a che fare e sapeva che
non avrebbe potuto pretendere niente da lei, anche se avrebbe terribilmente
voluto. Senza rispondere immediatamente, intensificò di poco la presa attorno
al suo braccio e la attirò verso di sé, fino a ritrovarsi entrambi stesi sul
letto, lei quasi sopra di lui, con poco più di un soffio d'aria tra i loro
visi.
"La so benissimo qual è la tua natura. Sei una
egoista bugiarda psicopatica... Lo so e ti amo lo stesso" ribadì ancora,
calcando con paradossale naturalezza gli aggettivi con cui l'aveva descritta.
"Mi hai dato la vita e allo stesso tempo me l'hai distrutta, sei stata crudele
e allo stesso tempo gentile... E sappi che stavolta non ti lascerò andare
via"
Ci sapeva fare con le parole e aldilà della bella
forma quel discorso la colpiva perché suonava vero. Questa volta non osò ridere
e, allontanandosi di poco da lui restò a fissarlo in silenzio per qualche
istante; poi allungò lentamente una mano sul suo volto in una innaturale
carezza prima di lasciarla scivolare sul suo petto.
"Il tuo cuore sta battendo..." mormorò
alla fine senza alcuna particolare espressione, se non una di inquietante
curiosità.
A dispetto della sua disposizione ad accettare
completamente la natura di lei, Isaac istintivamente si irrigidì e quel suo
cuore un battito lo perse. Tuttavia cercò di non darlo a vedere e reagì
semplicemente con un sorriso di amara ironia.
"Scommetto che la cosa ti dà fastidio, non è
vero?"
"No, mi piace a dire il vero" lo
contraddisse lei immediatamente, sorprendendolo. "Non voglio ucciderti.
Voglio dire non posso farlo, ma non
vorrei neppure..."
Un breve silenzio e l'apparente dolcezza sfumò
nella malizia.
"Mi piace quello che puoi fare da vivo, mi sei
più utile..."
"Un
mezzo per un fine..." ricordò Isaac con amarezza. E tuttavia,
giudicava come un passo avanti perfino quella riduzione cui lei lo aveva appena
relegato.
"Certo, non sarai mai nient'altro..."
confermò lei con la stessa freddezza precedente - che stavolta però suonava
terribilmente simulata.
Infatti, istintivamente tornò a riavvicinarsi a
lui, stringendosi quasi con dolcezza al suo petto. Aveva abbandonato ogni
progetto di andarsene e invece aveva preferito il calore di quella loro
relazione completamente da scoprire e riscoprire.
Isaac prese ad accarezzarle lentamente quegli
eccentrici capelli che lui stesso aveva creato e un sorriso sincero gli
illuminò il viso. Crudelia non voleva ucciderlo e in
qualche modo aveva bisogno di lui: tutto questo era più che abbastanza per il
momento.
NDA:
Bene, ecco
finalmente un altro importante passo avanti per i due. Come vi ho anticipato,
il raiting si è leggermente alzato anche se ho
lasciato tutto semplicemente accennato xD Spero vi
sia piaciuto anche questo capitolo, ci vediamo al prossimo che invece sarà
piuttosto divertente ;)
Tre mesi erano passati
e Isaac aveva scoperto non solo che per lui era possibile vivere, ma anche che
era possibile vivere con il diavolo.
Con una naturale
gradualità si erano ritrovati ad essere di fatto una coppia: si facevano vedere
in giro insieme, condividevano il letto ogni notte e soprattutto avevano deciso
di lasciare la scomoda camera da Granny e trasferirsi
in una delle case più belle della città. Apparteneva a Gold
prima, ma un patto proposto da Isaac e una non proprio velata minaccia da parte
di Crudelia erano già stati sufficienti al passaggio
immediato di proprietà; del resto, c'erano già state occasioni per capire che
quando c'era di mezzo Belle, l'egoismo e l'orgoglio di Tremotino
tentennavano pericolosamente. E la nuova coppietta, dimostrando loro un po' di
egoismo al contrario, aveva toccato proprio quel punto debole. Così, mentre Storybrooke sembrava aver raggiunto un'atmosfera di pace e
normalità, anche i due stavano provando ad adattarvisi.
Ed è facile farsi
piacere la normalità per quanti rappresenta paradossalmente una novità.
"Crudelia, sono a casa"
Un inaspettato
sgradevole odore fu il bentornato che Isaac ricevette quella sera, ma fu solo
quando i suoi occhi si posarono sulla tavola apparecchiata che riuscì ad
identificarlo. La tovaglia a scacchi bianca e nera, un vaso di inquietanti rose
nere finte come centrotavola e i due piatti riempiti in modo confuso di carne e
contorno: era un quadro dal gusto molto discutibile, ma questo non rendeva il
tutto più credibile. Perché Isaac ancora stentava a credere che lei si fosse
messa davvero dietro i fornelli a cucinare.
"Tu hai davvero
preparato la cena?"
Intanto Crudelia, seduta sul divano, richiuse in tutta calma lo
smalto che aveva appena finito di mettersi e solo allora alzò lo sguardo verso
di lui. E fu uno sguardo di sufficienza.
"Mi annoiavo a
morte, darling" rispose semplicemente alla fine,
soffiandosi sulle unghia laccate di rosso.
A dire il vero, non
aveva tutti i torti: se lui aveva trovato lavoro come giornalista e direttore
del DailyMirror dopo la
scomparsa ancora misteriosa di Sudney Glass, lei non
aveva nessuna attività ad occuparle le giornate - a parte gironzolare con la
sua auto in compagnia di Malefica e Ursula. Tuttavia, nonostante la sorpresa
della cena e anche il dispiacere che provava nel vederla senza far nulla, Isaac
visse quella risposta come un'accusa e fu il sentimento di segreto rancore che
improvvisamente ebbe la meglio.
"Immagino quanto
ti divertivi vivendo con tuo marito" disse infatti ironicamente. Scoprire
che si era sposata era forse l'unica vera cosa che non riusciva a perdonarle.
La donna lo fissò
stavolta con un lampo di irritazione e l'uomo quasi si pentì di averle rovinato
l'umore.
"Ti faccio sapere
che vivevo in un'enorme villa nel Long Island" ribattè
lei infatti - e l'ironia nella sua voce divenne sarcasmo. "Se tu ti
decidessi a scrivermi una villa a tre
piani con un immenso giardino con al centro una fontana magari... Beh, sarei
più contenta!"
Isaac la fissò a sua
volta, mentre fu il suo turno di cominciare a sentirsi irritato; ma non appena
cominciò ad avvertire quella sensazione, scosse leggermente la testa e si lasciò
sfuggire un sorriso al posto di una risposta tagliente. La sua decisione di
limitare al massimo l'utilizzo della penna magica era la principale causa di
litigi, lui lo sapeva, e quella sera non aveva voglia di litigare. Così, senza
rispondere, prese semplicemente posto a tavola e si concesse qualche secondo
per scrutare la tavola. Il cattivo odore persisteva e la carne sembrava allo
stesso tempo bruciata e fredda come la morte, ma la
consapevolezza che lei avesse fatto qualcosa per lui - anche solo per noia -
bastava a renderlo felice.
"È...
eccellente" commentò dopo aver preso il primo coraggioso boccone.
Ovviamente
mentiva.
**
Seduti sul divano
sotto una coperta a litigare giocosamente per avere il controllo del
telecomando: apparentemente si trattava di una scena tipica di qualsiasi coppia
normale; tuttavia la presenza di una bottiglia di gin invece dei pop corn e il fatto che l'immagine in tv oscillasse tra lo splut e il romanticismo sottolineavano la loro peculiarità.
"Non guarderemo Midnight in Paris
un'altra volta, darling" proclamò Crudelia premendo un pulsante a caso.
E guarda caso comparve
sullo schermo un episodio di Criminal Minds.
"E io non voglio
vedere questo telefilm!"
"Lo so, la storia
dei killer è sempre un po' commovente... Ma tu sei troppo sentimentale"
Isaac alzò entrambe le
sopracciglia sbalordito per quell'accusa. Avrebbe voluto dire che i serial
killer erano l'ultima cosa che lo emozionavano in quello show, ma sapeva che
del resto avevano due concetti ben diversi di emozioni.
"Non è vero che
sono troppo sentimentale!"
"Oh darling, ti ricordo ti sei coperto gli occhi urlando per la
morte di OberynMartell!"
L'autore si ritrovò a
spalancare gli occhi per la seconda volta. Veramente, considerava un successo già
il fatto che fosse riuscito ad addormentarsi quella notte. Che comunque, per
inciso, aveva comunque sognato Gregor Clegane.
"Beh è una
reazione piuttosto normale... Tu invece hai riso!"
E rise di nuovo al
ricordo. "Era divertente... Davvero una morte divertente! Mi piacerebbe
aver avuto un'idea simile..." sospirò con aria quasi nostalgica. Tuttavia
cambiò immediatamente espressione, voltandosi verso l'uomo. "Tra l'altro
non capisco perchè ti turbi tanto per Criminal Minds, quando vivi con un S.I...
Dovresti mandare Derek Morgan a
prendermi"
"Ma davvero? Ti
piacerebbe incontrare quell'agente eh?" le fece eco l'uomo, adesso in tono
divertito. "Ma ho intenzione di tenerti tutta per me, S.I. e tutto il
resto"
Con quella frase che
da maliziosa sfociò pericolosamente in un'amara dolcezza, la attirò di più a sè, con l'intenzione di stringerla per tutta la durata
della puntata, anche se di certo non era lei ad aver bisogno del contatto.
Sapeva come sarebbe andata a finire quella serata: Crudelia
avrebbe ridacchiato per ogni omicidio, avrebbe sperato nel salvataggio del
serial killer e ad episodio finito, lo avrebbe forse obbligato a guardare anche
una puntata di American Horror Story
- anche se a dire il vero ella lo trovava piuttosto noioso.
Sì, potevano passare
in fondo per una coppia normale e avrebbero potuto fare insieme tutte quelle
cose ordinarie come guardare la tv sul divano un giovedì sera - solo che non le
avrebbero fatte nel modo ordinario.
NDA:
Lo so, ho esagerato con la demenzialità probabilmente, ma
dovevo in qualche modo far vedere come è evoluta la loro storia e anche
inserire un po’ di humor. Permettetemi una piccola
nota sull’accenno alla scena della morte di OberynMartell in GOT; secondo me sarebbe la cosa più bella del
mondo vedere Isaac e Crudelia guardarla – voglio dire
lui urlerebbe sconvolto e lei riderebbe, lodando Martin per sempre ** ahahah
In ogni caso, spero di non aver rovinato tutta la storia xD il prossimo capitolo sarà serio invece e il settimo
ancora di più, quindi tenetevi forti.;)
Forse era per deformazione professionale che Isaac
desiderava fare una proposta di matrimonio perfetta.
Era un sognatore, uno scrittore e un lettore, quindi
era più che naturale che gli sarebbe piaciuto rendere concrete quelle idee di
aria e di carta, sebbene fosse consapevole che alla donna oggetto di quelle
attenzioni non sarebbe importato nulla - nè della
forma nè della proposta in sè.
Per questo passò giorni a progettare la proposta perfetta, perchè
era chiaro che voleva sposarla e quattro mesi di convivenza gli sembravano fin
troppi come attesa. Vagliò varie ipotesi e progettò i più piccoli dettagli,
tenendo vagamente presente modelli come Orgoglio
e Pregiudizio o la scena del balcone di Romeo
e Giulietta, e alla fine giunse ad una conclusione che gli piacque
abbastanza. L'avrebbe portata fuori, avrebbero ballato tutta la notte, poi nel
ritorno a casa le avrebbe fatto trovare la casa cosparsa di campanule bianche e
nere e solo allora si sarebbe inginocchiato con un anello di diamanti e avrebbe
fatto sfoggio di tutta la sua retorica per farle la fatidica domanda.
Poco originale, certo, ma romantico.
Era l'idea giusta e gli piaceva, gli piaceva molto;
tuttavia fu lui stesso a distruggerla pezzo dopo pezzo e a ritrovarsi la sera
prestabilita davanti a una pizza e al frequente cattivo umore di lei. Aveva
scelto di ridimensionare le sue aspettative per non rimanerci male.
"Hai un'aria strana, darling"
notò lei con aria più seccata che preoccupata. "Se c'è qualcosa che non
va, dillo subito... Non sono proprio in vena di assistere ai tuoi deliri da
poeta romantico"
"Veramente, voglio chiederti di sposarmi"
Il rumore del coltello sul piatto, un violento e
improvviso colpo di tosse e infine una fragorosa crudele risata.
"Sposarci, io e te?" domandò fissandolo
con gli occhi azzurri sgranati. E rise di nuovo, nervosamente.
Ma Isaac non si scompose e cercò razionalmente di
contenere l'irritazione e l'inevitabile delusione.
"Saresti così gentile da dirmi se questa
risata corrisponde a un sì o a un no?"
Colpita da quella determinazione, Crudelia cercò di arrestare la sua risata, abbassò lo
sguardo per un secondo quasi imbarazzata- o forse semplicemente consapevole - e poi tornò a guardarlo senza
particolare espressione.
"Perchè non te lo scrivi da solo il mio sì?" domandò
con dura e tagliente ironia, che neppure lei sapeva dire esattamente da dove le
venisse fuori. "E già che ci sei scrivimi
anche un anello di diamanti..."
Detto questo gli lanciò un'occhiata fulminante e
poi, senza aspettare neppure la risposta, si alzò in piedi, portando la
bottiglia di vino con sè.
Senza neppure la consolazione dell'alcool, Isaac
rimase da solo con l'eco di quelle crudeli parole; avrebbe voluto quasi
piangere e invece si ritrovò a ridacchiare amaramente.
Oh, com'era diverso quel momento da come l'aveva
immaginato; nemmeno il peggiore scrittore - ne era certo - avrebbe mai potuto scrivere
una proposta del genere.[*]
**
A dispetto delle precauzioni, Isaac ci era rimasto
male lo stesso, e la cosa era più evidente di quanto avesse probabilmente
voluto. Infatti, nei giorni successivi aveva cercato di evitarla il più
possibile e le aveva risposto con una inusuale freddezza. Era deluso e arrabbiato
- con lei, con sè stesso -, eppure per niente al
mondo avrebbe voluto cancellare quella proposta. Testardamente voleva sposarla,
testardamente la amava.
Anche quella sera, come le tre sere precedenti, si
era ritirato nel suo ufficio rifugiandosi come sempre nella rassicurante
staticità che gli offrivano carta e penna; tuttavia non poteva sapere che
quella sera Crudelia aveva deciso di andare da lui
invece di aspettarlo in camera o di uscire con le amiche in cerca di una
distrazione. Stanotte non voleva distrarsi, stanotte voleva chiarire la
questione; anche se non lo sentiva, in qualche modo sapeva di avere sbagliato e
sapeva che doveva rimediare.
"Darling, perchè non
vieni a letto? È tardi..."
Il tono usato era stato più forzatamente dolce del
solito, ma l'autore non tentennò.
"Devo finire questo articolo per domani"
La donna si lasciò sfuggire un sospiro seccato ma
non demorse, iniziando al contrario ad avvicinarsi di più, fermandosi solo
quando toccò con le gambe la scrivania.
"Beh, qualcuno ha scritto una volta che l'ispirazione ha radici falliche"
sussurrò, non nascondendo adesso l’improvvisa malizia.
Fu più per la scelta della citazione che per quel
tono che Isaac alzò finalmente lo sguardo, ma quando lo fece le parole appena udite
sparirono per un attimo completamente dalla sua mente. Crudelia
se ne stava davanti a lui con una succinta lingerie di pizzo nero che lasciava
ben poco spazio all'immaginazione, e lo fissava con uno sguardo quasi famelico.
Riuscì a sentire il suo corpo reagire a quella visione e nella sua mente si
affacciò l'idea di far letteralmente volare i fogli e prenderla lì sulla
scrivania in quell'istante.
Però era arrabbiato. Resisterle era difficile
adesso, ma non impossibile.
“Citi D.H. Lawrence,
davvero?" riuscì a chiedere alla fine, svegliandosi dalla sua reverie e cercando di mantenere la sua sprezzante
freddezza. "Ma se pensi di risolvere la situazione con il sesso, ti invito a cambiare
strategia..."
Crudelia spalancò gli occhi e per
un po' resto in silenzio, immobile a fissare lui che non la guardava. Contro
ogni aspettativa si sentiva profondamente ferita; il problema però non era il
fatto che lui la stesse rifiutando, quanto piuttosto a turbarla erano state le
sue parole. Per qualche strana imprevista ragione il suono della parola sesso
non le piaceva adesso, a sentirla uscire dalle labbra dell'uomo sembrava quasi
un insulto.
"Ho semplicemente voglia di fare l'amore con il mio fidanzato... Puoi biasimarmi per
questo?"
Non era stato più di un sussurro dal tono vagamente
irritato, ma senza essere parte di una strategia, si rivelò paradossalmente la
strategia più efficace. Isaac infatti rialzò di scatto lo sguardo e lentamente
sul suo viso comparve un sorriso contento o - come avrebbe detto lei con una
punta di fastidio - sentimentale. Adesso sì che non ci sarebbe stato modo di
resisterle e francamente non ne vedeva più il motivo. Con quella semplice
frase, aveva ottenuto più di quanto voleva, anzi più di quanto avesse potuto
mai sperare. Era il riconoscimento della loro relazione da parte di Crudelia, era il suo modo di chiedere scusa, era il suo
modo di dirgli che ci teneva.
Senza rispondere, l'uomo abbandonò finalmente le
carte e si alzò in piedi, raggiungendola rapidamente e coinvolgendola senza
preavviso in un bacio passionale. Esattamente come il suo sogno ad occhi aperti
di qualche minuto prima, si abbandonarono al loro reciproco desiderio in quella
stessa stanza, ma la realtà era anche meglio della fantasia.
Perchè stavolta stavano facendo
l'amore ed era un amore che per la prima volta aveva più il sapore della vita
che della morte.
[*] Sì, il peggiore
scrittore è una certa LadyPalma a quanto pare…
NDA:
Avevo detto che questo
sarebbe stato un capitolo “serio”, non so fino a che punto lo è stato, ma
sicuramente c’è stato un grande passo avanti nella loro relazione. Non so se
sono riuscita a mantenere i personaggi IC però ho cercato di rendere un po’ la
disillusione di Isaac e anche una piccola apertura di sentimenti di Crudelia (perché sotto sotto si
sta innamorando anche lei a modo suo…). In ogni caso
godetevi questa sorta di fluff perché il prossimo capitolo sarà angst (e io mi sto odiando e amando allo stesso tempo
scrivendolo! ahahah)
Per la quarta mattina di fila Crudelia
fu costretta ad alzarsi all’alba a causa di una nausea lancinante. Quando
qualche minuto più tardi si guardò nello specchio dopo aver rimesso tutta la
cena precedente, e incontrò il suo stesso viso pallido e stanco, decise che ne
aveva avuto abbastanza. Stavolta non avrebbe potuto dare la colpa ad un eccesso
di gin e forse cinque giorni erano troppi anche per un virus intestinale.
"Crudelia, amore, va
tutto bene?"
Si ritrovò a sobbalzare nell'udire quella voce e
immediatamente avvertì un'apparente immotivata irritazione. In quel momento
odiava Isaac; aveva dei sospetti e per quei sospetti lo odiava. Tuttavia si
sforzò di fare un sorriso e di colorare la voce del tono più tranquillo che
riuscì a fingere.
"Oh sì, darling... È
sempre quel maledetto virus"
Non ci credeva più, a dire il vero, ma non c'era
nessuna ragione per cui lui sarebbe dovuto venire a conoscenza dei suoi dubbi.
Certamente non adesso, forse mai.
**
Isaac era preoccupato. Aveva notato da alcuni
giorni lo strano malessere di Crudelia, i suoi
giramenti di testa, la nausea e la generale stanchezza... Era come se qualcosa
la stesse consumando: quasi sicuramente era una semplice malattia, ma unita ad
una donna come lei così indipendente, forte e pericolosa, anche questo suonava
quasi come un ossimoro. A guardarla adesso seduta sul divano con una inusuale
tazza di tè in mano, il viso pallido e l'espressione quasi assente, la donna
appariva debole, fragile e terribilmente umana. La cosa lo sorprendeva e in
qualche modo lo spaventava.
"Sei sicura di stare bene?" le domandò,
non nascondendo la sua preoccupazione e posandole premurosamente una mano sulla
fronte.
Ella si irrigidì immediatamente al contatto e
istintivamente allontanò il viso. Solamente dopo qualche istante, rendendosi
probabilmente conto della sua reazione, tornò a guardarlo e si sforzò di
accennare anche un sorriso.
"Per quanto ne so, un virus intestinale non ha
mai ucciso nessuno. Di certo non ucciderà una serial killer" rispose
ridacchiando ironicamente.
La scusa del virus di nuovo. Una bugia detta
abbastanza spesso diventa una verità - forse non per lei, ma di certo poteva
funzionare per lui.
"Vuoi che resti a casa oggi? Non voglio che tu
stia da sola e..."
L'ennesima proposta dell'uomo fu interrotta
dall'indice di Crudelia improvvisamente pressato
sulle sue labbra e dalla sua occhiataccia ancora più eloquente. Effettivamente
sentiva di non voler stare da sola, ma lui era l'ultima persona che voleva come
compagnia.
"Isaac,
va a lavoro" disse semplicemente e il raro utilizzo del suo nome conferì
più enfasi al comando.
Isaac la scrutò per qualche istante, chiaramente
indeciso, ma non esitò ancora troppo prima di cedere alla richiesta. Sentiva
che qualcosa non andava, ma sapeva che non poteva intervenire; lui la amava e
lei aveva accettato di sposarlo, eppure non aveva ancora questo diritto, forse
non lo avrebbe mai avuto. Così si alzò in piedi e, dopo averle posato un bacio
sulla fronte, si avviò verso la porta, invitandola a restare a riposo e a
chiamarlo per qualsiasi evenienza.
Se quelle amorevoli parole la innervosirono, il
rumore della porta giunse come un sollievo.
Rimasta sola in casa, Crudelia
chiuse per un attimo gli occhi permettendosi un attimo di pace, poi li riaprì e
nel suo sguardo scintillò una crudele determinazione. E fu con quella
determinazione che afferrò il telefonino e premette con il dito sulla seconda
voce nella lista delle ultime chiamate.
"Mal, darling, potrei aver bisogno del tuo aiuto..."
**
Victor Whale non era un
uomo codardo; insomma aveva avuto a che fare con Tremotino,
aveva guidato la rivolta contro la Regina Cattiva dopo la rottura della
maledizione e non da ultimo aveva affrontato la pericolosa e poco amichevole
nonna della sua ragazza Ruby. Eppure in quel momento, guardando le tre donne
davanti a sè, si sentì letteralmente morire. Sarebbe
volentieri fuggito, delegando il suo gravoso compito ad un'infermiera, ma non
poteva e quindi decise di farsi forza, trincerandosi dietro la formalità del
suo ruolo.
"Congratulazioni, signora De Mon, lei è incinta" annunciò dopo un lungo inquietante
silenzio, accennando un sorriso nervoso.
Pensandoci a posteriori, quell'augurio poteva
suonare come una presa in giro, ma dal suo punto di vista non era niente più
della prassi.
Malefica e sua figlia si scambiarono uno sguardo
entrambe stupite e anche inevitabilmente preoccupate dell'imminente reazione
della strega degli animali; tuttavia, contrariamente all'aspettativa di tutti i
presenti nello studio del dottore, Crudelia rimase
apparentemente impassibile.
Del resto perché non avrebbe dovuto? Era qualcosa
che già aveva abbondantemente ipotizzato e per cui aveva già trovato in
anteprima una lucida soluzione.
"Bene, adesso dottore, può portarmi i
documenti da compilare per liberarmi di questa cosa?"
La freddezza e l'accenno di disgusto con cui aveva
pronunciato quelle parole generò un silenzio più lungo e inquietante di quello
precedente. Tutti gli occhi furono puntati su di lei, ma stranamente non le
piaceva quell’attenzione: in qualche modo non voleva essere giudicata.
"Signora De Mon, la
prego di rifletterci be-"
Il tentativo di Whale fu
stroncato immediatamente dall'occhiata furente della donna: in quel momento
egli fu fermamente convinto che avesse il potere di incenerire più del fuoco
delle due donne-drago presenti nella stanza. Sotto la pressione di quella
silente sollecitazione si alzò di scatto in piedi e in un attimo raggiunse la
porta, desideroso adesso anche più di prima di evadere.
"Vado a prendere immediatamente i fogli da
firmare..."
Appena l'uomo fu sparito, il silenzio si fece
ancora più teso finché improvvisamente non sparì del tutto.
"Sei consapevole di quello che stai
facendo?" domandò Malefica, fissandola con preoccupazione ma anche
biasimo.
Ecco, era proprio quello lo sguardo che Crudelia voleva evitare. Ma era colpa sua perché avrebbe
dovuto pensarci bene prima di scegliere la felice famiglia di draghi come
supporto. Anzi a dire il vero ancora riusciva a capire perché aveva sentito
bisogno di un supporto.
"Sappiamo tutti che non ho istinto materno, darling" rispose tuttavia con un sorriso glaciale.
"Beh, questo non puoi saperlo davvero." E
stavolta era stata la piccola grande Lily a parlare.
L'obiezione trasformò quel sorriso in una risatina
nervosa.
"Ma davvero? Ti ricordo che ti ho lasciato in
un bosco a morire..." replicò infatti con una sorta di perverso orgoglio
nel poter dare una prova a sostegno della sua posizione. "E poi fidati di
me, tu in confronto a questa cosa che
ho dentro di me, non hai che un grammo di oscurità..."
La nota di amarezza che le colorò la voce fu
l'unica cosa che stonava con il quadro di crudeltà che stava lei stessa
dipingendo e anche ciò che la salvò dalla reazione della sua amica per la
provocazione che aveva appena avanzato. Infatti, Malefica allungò semplicemente
una mano sulla sua e gliela strinse, dandole quel conforto non richiesto ma
segretamente voluto. E Crudelia sorprendendo se
stessa non si ritrasse al contatto. Forse in fondo ne aveva bisogno, anche se
non ne era consapevole; forse era questo il motivo per cui l'aveva chiamata
quella mattina.
"Si tratta di tuo figlio, è il figlio di un
uomo che ti ama, un uomo che stai per sposare... Puoi essere felice, hai
l'occasione di ricominciare da capo, libera dai tuoi peccati e dalle tue
ossessioni... Almeno considera quello a cui stai rinunciando..."
Crudelia non rispose, forse
semplicemente perché aveva chiuso la mente e aveva smesso di ascoltare. Non voleva
sentir parlare di lieto fine, non di amore e soprattutto non di Isaac. Se
avesse detto di non provare emozioni avrebbe mentito; aveva imparato ad
avvertirne molte in quegli ultimi mesi anche se convivevano tutte dentro di lei
confusamente e lei non era capace di ingabbiarle in una forma coerente. Perché
le emozioni provate da una psicopatica non possono in ogni caso essere sane. E
l'emozione associata all'idea di poter diventare madre era la paura, la più
deprecabile di tutte; si sentiva debole e spaventata e lei non voleva sentirsi
così.
Voleva semplicemente che quella strana inspiegabile
paura sparisse e quindi, necessariamente, doveva sparire anche quella cosa.
NDA:
Userò questo spazio semplicemente per dire che non commenterò
la mia “stronzaggine” (passatemi il francesismo). Posso solo dire che era
giusto che andasse così: Crudelia secondo me non
potrebbe reagire in modo diverso a una notizia simile – anche se nel prossimo
capitolo esplorerò meglio i suoi pensieri e il motivo della sua paura. E ovviamente
parlerò del punto di vista di Isaac, che al momento è ancora all’oscuro di
tutto. Insomma, enjoy the angst!
XD
Se avesse potuto si sarebbe già liberata del suo
problema, e invece nel suo ritorno a casa quella cosa era ancora dentro di lei. Aveva provato con il metodo della scienza
e aveva provato con il metodo della stregoneria, ma una forza sovrumana le
aveva impedito sia di firmare i documenti per l'aborto che di ingoiare la
pozione che Malefica riluttantemente le aveva
preparato. Ovviamente quella forza sovrumana era la stessa maledizione che le
aveva strappato la facoltà di uccidere; era colpa di Isaac e lo odiò un po' di
più per questo.
E l’intensità di quell'odio risuonò nel rumore
della porta d'ingresso violentemente sbattuta.
"Crudelia, dove sei
stata? Sono stato preoccupato!"
Effettivamente aveva ogni motivo di esserlo, dato
che l'aveva lasciata la mattina evidentemente malaticcia e quando era tornato a
casa verso ora di cena non l'aveva trovata. Era perfino arrivato a contattare
Ursula e Malefica ma entrambe - la prima confusa, la seconda un po' evasiva -
non erano state d'aiuto. Tuttavia il sollievo nel vederla durò ben poco, perché
la donna, entrando come una furia, si fermò a pochi passi da lui e gli porse
semplicemente una penna e un piccolo plico di fogli.
"Firma giù in basso, darling"
Isaac aggrottò le sopracciglia confuso e gli bastò
lanciare uno sguardo a quei fogli per richiamare di nuovo la preoccupazione.
"Consenso
per l'intervento... Cosa accidenti significa, Crudelia?"
La fissava negli occhi già spaventato, ma lei non
vacillò neppure un istante; ricambiò quello sguardo e quasi godette di una
soddisfazione perversa nel fornire la spiegazione.
"È il consenso per l'aborto" disse
infatti in tono assolutamente impassibile, come se si trattasse della lista della
spesa. "Sono incinta e adesso tu risolverai questo problema"
La notizia ci mise qualche secondo a fissarsi nella
mente dell'uomo e quando lo fece, lo scosse con un orrore inaspettato. La
comprensione della prospettiva di diventare padre non poteva essere scissa
dalla presa di coscienza della decisione della donna; ecco perché il suo
naturale impulso di felicità fu subito messo a tacere dal terrore, dal
disprezzo e dal disgusto. Anche se inizialmente a prevalere su tutto fu ancora
l'incredulità.
"Non puoi dire sul serio..."
Ma lei alzò semplicemente le spalle. "Ti
sembra che stia scherzando, darling?"
"Ma non puoi voler davvero fare questo a tuo
figlio... A mio figlio! E senza
neppure discuterne con me! Crudelia, come puoi essere
così senza cuore?"
L'accusa le rubò un mezzo sorriso, ed era un
sorriso crudele. "Cosa vuoi che ti dica? Non ho l'istinto materno..."
Isaac non seppe dire se fu più quella frase o più
quel sorriso a turbarlo, ma improvvisamente si sentì come svegliato da un lungo
sogno, si sentì come se avesse aperto davvero gli occhi e si sentì male. Probabilmente la cosa che lo
sconvolgeva di più non era tanto il fatto che non volesse quel bambino – cosa
piuttosto prevedibile del resto – quanto il modo in cui ne stava parlando.
Improvvisamente lei si mostrò ai suoi occhi per la prima volta davvero come un
diavolo e riuscì ad apparire perfino peggiore di come in realtà era.
"Tu sei un mostro!" esclamò sprezzante,
prima di rendersene anche conto. E una volta uscite quelle parole, il flusso di
rabbia non si interruppe, anzi si alimentò da sè.
"Tu sei un mostro! Sei davvero un diavolo... Io non riesco a capire come
sono riuscito ad amarti! Nessuno potrebbe farlo, tu il mio amore non lo
meriti..."
Un lungo silenzio seguì quelle parole e i due si
fissarono semplicemente: lui fermo nella sua posizione, lei forse per la prima
volta in vita sua realmente turbata. Finché a un certo punto, quel turbamento
esplose e la rabbia rispose alla rabbia.
"No, tu non ne hai il diritto! È tutta colpa
tua se mi trovo in questa situazione..." si ritrovò ad urlare
avvicinandosi pericolosamente a lui con aria minacciosa. "È colpa tua se
sono incinta... È colpa tua se non posso uccidere nessuno... È colpa tua
se-"
Se provava
dei sentimenti, ma non lo disse. Un'improvvisa pressione nel petto le impedì di
continuare a parlare e la mancanza di fiato fece tramutare quell'urlo da un
delirio diabolico a una disperazione fin troppo umana.
Non c'era stato niente di apologetico in quello che
lei aveva detto, eppure grazie a quel semplice cedimento, l'espressione sul
volto dell'uomo cambiò immediatamente. Involontariamente, Crudelia
aveva infatti rivelato più di quanto intendesse: la pressione da lei avvertita
si era tramutata all'esterno sottoforma di lacrime. Per la prima volta in tutta
la sua vita Crudelia De Mon
piangeva e piangeva forte, senza controllo, piangeva tanto da farle male - e
faceva male anche a lui vederla in quello stato.
"Crudelia..."
provò a chiamarla in un tono che aveva riguadagnato tutta la solita dolcezza.
Ma lei quella dolcezza non la voleva, a dirla tutta
non sapeva nemmeno lei cosa volesse.
"Io sono un mostro, hai ragione, e non me ne
dispiace nemmeno! Come potrei essere una madre? Potrei fargli del male, non
capisci? E come credi che potrebbe mai essere il figlio di un mostro? Sarà un
mostro esattamente come me!” Prese un respiro e lasciò scivolare altre strane
gocce d’acqua meglio note al resto del genere umano come lacrime. “Io sono quetso, sono un mostro, sono il Diavolo... E tu sei davvero
così sciocco da non vederlo? Sei così sciocco... Sciocco!"
Lo accusava come sua difesa e lo insultava per non
permettere a sè stessa di fare qualcosa che prima
d'allora non era mai successo: vedersi, e odiarsi.
"Io non voglio questo bambino... Non posso
volerlo!"
Piangeva sempre più forte, finchè
non giunse a singhiozzare, finchè quasi non le
cedettero le ginocchia; tuttavia, prima che ciò potesse succedere, Isaac la
afferrò prontamente e la strinse senza più riserve stavolta.
Paradossalmente fu lui a sentirsi in colpa. Il
diavolo era completamente sparito e lui non l'aveva mai vista così angelica
come in quel momento di fragile umanità.
"Crudelia, mi
dispiace per quello che ho detto, tu hai ragione: non è giusto da parte mia...”
iniziò a dire e intendeva davvero ogni parola. Aveva promesso di amarla a
dispetto di tutto e apparentemente quello era il momento in cui lei ne aveva
più bisogno. “Andrà tutto bene, possiamo avere questo bambino, noi possiamo
farcela insieme."
Improvvisamente, Crudelia
rise tra le lacrime e si staccò leggermente da quell'abbraccio. "Tu non ti
rendi conto di quello che stai dicendo, darling.
Davvero vuoi avere un figlio con me? Non si può tornare indietro dopo"
"Oh, ma il punto di non ritorno l'ho già
superato da tanto..."
La risatina svanì lentamente e a quella risposta
l'espressione della donna tornò ad essere seria e anche un po' stranamente
insicura. "Davvero credi che possiamo diventare genitori…genitori?" chiese e in qualche
modo il modo spaventato e spaventoso in cui pronunciò l’ultima parola suonò
divertente.
L'autore le accarezzò dolcemente una guancia e le
rivolse un sorriso rassicurante. "Magari non saremo genitori ordinari e potrebbe essere difficile...
Ma sì, lo credo davvero"
La sua voce era piena di entusiasmo quasi al limite
del fastidio e sembrava realmente convinto; lei non lo era, ma per qualche
strana ragione scelse di credergli.
Forse perchè non le erano
mai piaciute le cose ordinarie dopo
tutto.
NDA:
Ebbene sì, amo i lieto fine e poi ho già in mente una piccola
allegra famigliola di dolci psicopatici (ahahah),
quindi la situazione non poteva risolversi in modo diverso. Che ne pensate? In
ogni caso ci sono ancora tante cose che ho intenzione di scrivere per questa
storia e l’angst è sempre dietro l’angolo;)
Ovviamente non ci fu immediatamente il "e
vissero per sempre felici e contenti", anzi la loro situazione si rivelò
inizialmente essere anche più instabile del solito. Crudelia
non riusciva ad adattarsi facilmente alle sue nuove condizioni: la parte lucida
di lei non aveva ancora accettato la vita che cresceva dentro di lei, mentre la
parte pulsionale (la più preponderante) era completa in balia dell'irritazione
e di una strana forma di emotività. In tutto questo il ruolo di Isaac era
fondamentale, anche se solitamente circoscritto a quello di capro espiatorio;
tuttavia egli aveva riscoperto proprio in quell'occasione la sua determinazione
e la sua capacità di tenerle testa. Litigavano, non in modo acceso ma spesso, e
contrariamente ad ogni aspettativa era lui a spuntarla. Certo si trattava di
questioni imprescindibili, quali non fumare, non bere e non guidare durante la
gravidanza, ma pur costretta ad arrendersi, la donna si sentiva comunque
frustrata.... E inevitabilmente sfruttava ogni occasione per reagire.
"Cru, dove hai messo
le chiavi dell'auto?"
Un sorriso malandrino fu l'immediata risposta.
Stavolta aveva scelto il metodo giocoso.
"Non saprei, darling.
Perchè non provi a cercarle..."
L'uomo la scrutò per alcuni istanti e fu alla fine
il suo turno di sorridere. Ormai la conosceva benissimo del resto, amandola
aveva scoperto i suoi segreti e vivendo con lei aveva imparato le sue
abitudini. Quell’aria maliziosa poi, non faceva che confermare il più probabile
sospetto.
"Vuoi vedere che indovino
immediatamente?"
Gli occhi di lei scintillarono di curiosità e anche
di sfida. Con quell'incoraggiamento silente ma deciso, Isaac si avvicinò di
più, fino a poterla toccare; lanciandole uno sguardo divertito, cominciò a
slacciarle i primi bottoni della camicia fino a scoprire del tutto il
reggiseno. Indugiò per qualche istante sul tessuto dell'indumento e poi, una
volta lasciata scivolare la mano all'interno, sulla sua morbida pelle, ma tuttavia
non era quello il suo obiettivo. Infatti pochi secondi dopo estrasse di nuovo
la mano non prima però di aver "pescato" qualcosa, qualcosa che
sventolò vittoriosamente davanti agli occhi della donna.
"Come - Come hai fatto ad indovinare?"
domandò sgranando leggermente gli occhi. Sembrava sorpresa.
"Ti conosco, tesoro. Il tuo reggiseno è
praticamente la borsa di Mary Poppins" replicò lui, mentre con le preziose
chiavi dell'auto alla mano già si stava avviando verso la porta.
"Aspetta... Hai intenzione davvero di
lasciarmi così?"
Adesso sembrava delusa. Qualsiasi cosa avesse
pensato di fare, di certo la risvegliata libido in gravidanza non le suggeriva
di richiudere i bottoni della camicia. Ma Isaac non raccolse quella
provocazione e le rivolse una semplice muta sollecitazione a darsi una mossa.
Aveva prenotato il tavolo per le 8 e loro erano in ritardo - così andava
dicendo almeno da dieci minuti - e a quanto sembrava, se lei era Mary Poppins,
lui era diventato il Bianconiglio.
Sospirando pesantemente e alzando gli occhi al
cielo irritata, Crudelia si sistemò i vestiti e dopo
aver afferrato la borsetta - perchè non aveva davvero
tutto nel reggiseno - lo raggiunse, lasciando finalmente la casa e muovendosi
in direzione della macchina.
E la visione della macchina fu nuova benzina sul
fuoco.
"Dannazione, perché non posso guidare? Le
donne in gravidanza guidano eccome!"
Quella protesta, adesso non più così giocosa,
ricevette in risposta una semplice occhiata ammonitrice, che l'uomo ultimamente
sembrava aver imparato così bene a fare.
"Le donne normali sì, tu decisamente no!"
rispose poi anche a parole, dando prova di audace ironia.
Crudelia sbuffò nuovamente ma per
qualche strana ragione si sentì quasi in soggezione dalla sicurezza dell'uomo;
senza opporre troppa resistenza, lasciò che lui le aprisse la portiera al lato
del passeggero e, una volta seduta, le allacciasse anche con premura la cintura
di sicurezza.
In pratica lo lasciò vincere per l'ennesima volta,
anche se non si trattenne nel borbottare per la sua lenta, noiosa, guida.
**
L'acqua frizzante al posto del vino e banditi
dall'ordinazione qualsiasi affettato o verdura cruda: Crudelia
aveva scontrosamente acconsentito anche quella sera a sottostare alla nuova
presunta laurea in medicina di Isaac,
ma si era vendicata con un milione di strambe pietanze che faceva passare sotto
il termine di "voglie". In realtà appena entrata nel terzo mese di
gravidanza, ancora ne aveva avuta nemmeno una, ma questo non le impediva il
sadico divertimento nello svegliare Isaac in piena notte e mandarlo alla
ricerca di fragole. Ed erano a febbraio in una cittadina isolata.
Troppo persa nella sua reverie
si era persa la scena del caloroso saluto dei coniugi Gold
al loro indirizzo, e quando con gli occhi spalancati prestò loro attenzione,
colse solamente la leggiadra figura di Belle e quella zoppicante di Tremotino allontanarsi mano nella mano. Ma se lei stava
fissando i due, qualcuno stava fissando lei.
"Non fare quella faccia Cru...
Il signor Goldsará il mio
testimone, dopotutto"
Gli occhi di Crudelia si
spalancarono ancora di più e adesso furono tutti rivolti all'uomo seduto di
fronte a lei. Sapeva che ultimamente i due erano diventati, contro ogni
aspettativa, piuttosto affiatati eppure non credeva fossero così affiatati.
"Ma... Perchè
diavolo non mi hai chiesto niente in proposito?"
Isaac ridacchiò sinceramente divertito della sua
prevedibilissima reazione e alzò semplicemente le spalle. Aveva imparato ormai
a trattare la sua irritazione piuttosto bene.
"Chiederti? Non mi pare che tu abbia discusso
con me la scelta di Malefica e Ursula come tue damigelle..."
"E chi sarebbero dovute essere? Il vecchio
lupo e sua nipote?"
Isaac a quel punto non rispose. In effetti, nemmeno se avesse riscritto da
capo l'intero libro di fiabe questo sarebbe potuto accadere pensò e in
silenzio le diede ragione.
"In ogni caso..." riprese tuttavia poco
dopo e il suo tono si raddolcì leggermente nel cambiare argomento. "Tutto
è pronto per il matrimonio?"
Fu il turno di Crudelia di
alzare le spalle, ma la sua noncuranza
forse non era simulata. "Il mio vestito è quasi pronto, darling"
L'unica cosa
di cui mi importa davvero - avrebbe voluto aggiungere, ma sapeva che il suo totale disinteresse
per quella cerimonia era tale da non aver bisogno di essere ribadito. Tuttavia,
l'insolito tatto di Crudelia fu del tutto bilanciato
dalla controrisposta di Isaac.
"Anche la macchina di Gold.
Sai, nel caso decidessi di abbandonarTI sull'altare..."
E quel sorriso più che la sua battuta fu la goccia
che fece traboccare il vaso. Crudelia infatti fece
cadere rumorosamente le posate sul piatto e, incurante dell'attenzione generale
che immediatamente catturò su di sè, diede sfogo al
tacito rancore che nutriva da qualche giorno nei suoi confronti. Aveva più
volte criticato la dolcezza e l'ingenuità di Isaac, ma adesso quel mix di
cinismo e sarcasmo cominciava ad essere insopportabile.
Soprattutto perché anche se sapeva che era frutto
di una finzione, lui però si stava dimostrando un ottimo attore.
"Smettila!"
E l'uomo stavolta finse anche di essere confuso. "Di fare cosa?"
"Di fare il villain!" esclamò lei
prontamente. "Io sono la stronza tra noi due, io sono la sarcastica, io
sono quella che ferisce e che non prova emozioni... Io sono la villain"
Al termine della sua piccola scenata c'erano delle
lacrime di frustrazione nei suoi occhi. Ma non era Isaac ad aver ottenuto
tanto, quello era solo uno dei tanti inconvenienti della gravidanza.
"Pensavo ti piacesse il mio lato virile.."
"Sì, ma nella camera da letto" ribattè lei e la flessione di malizia nella voce faceva un
gran contrasto con l'espressione esasperata.
Forse proprio per quella contraddizione, l'autore
ridacchiò leggermente e le afferrò senza troppo indugio una mano tra le sue.
"È vero, sei tu la villain,
ma proprio per questo devo comportarmi così... Può essere davvero difficile
vivere con un diavolo, sai?" ammise sinceramente, non curante di mostrare
la sua fragilità adesso. "Ma sto facendo tutto questo perché ti amo e sto
cercando il modo migliore per far funzionare tutto"
A quanto pare la recita era finita e lui era
tornato lo stesso cucciolo cieco di sempre. Se questo fosse un bene o un male, Crudelia non era però ancora in grado di dirlo. Aveva
appena detto che l'amava e come ogni volta, ella finì per provare imbarazzo,
vergogna e soprattutto una sorta di fastidio per quelle parole che - entrambi
lo sapevano - lei non avrebbe mai potuto ricambiare.
"Oh darling, non mi
dispiace vedere la tua... dolcezza" disse, anche se la parola che avrebbe
voluto usare era sottomissione.
Tuttavia non nascose un'occhiataccia mentre in uno scatto improvviso si ritrovò
a rompere il contatto disgustosamente e pubblicamente romantico tra le loro
mani. "...Ma magari non dimostrarla
troppo."
NDA:
In ritardo vi presento un capitolo idiota e anche un po’
inutile. Ma nello stress degli esami, avevo bisogno di ridacchiare un po’ a
spese di Crudelia e poi devo ammettere che Isaac leggermente
“stronzetto” acquista ancora più fascino ;) ahah
Spero vi sia piaciuto!
L'urlo angosciante
proveniente dal piano di sopra mise immediatamente Isaac in allerta,
obbligandolo a fargli chiudere la conversazione telefonica con il signor Gold senza neppure un saluto. Per dieci secondi - il tempo
necessario per raggiungere Crudelia - egli temette il
peggio, ma quando finalmente spinse la porta della loro camera da letto, la
vide semplicemente di spalle a fissarsi nello specchio con indosso un lungo e
sontuoso abito bianco. I capelli erano legati insolitamente in una coda e
nonostante la posizione, era possibile scorgere il piccolo rigonfiamento del
ventre che conferiva in qualche modo dolcezza a quella bellezza. Per un po’
rimase semplicemente in silenzio a guardarla e quasi dimenticò il grande
terrore che, forse inconsapevolmente, gli aveva inferto. Quasi. Perché era
bellissima, certo, ma nella sua completa distrazione traspariva anche tutta la
sua noncuranza.
"Si può sapere
cosa c'è di così tragico?"
Nonostante la domanda
fosse stata pronunciata con un tono calmo – al massimo solo leggermente ironico
- fu il turno della donna di sobbalzare. Con gli occhi sgranati, si voltò
infatti discatto, non prima però si essersi
lanciata addosso una delle sue pellicce.
"Che accidenti ci
fai qui, Isaac?" domandò, avanzando verso di lui con espressione furiosa e
i suoi occhi in quel momento, a dispetto del potere del magico inchiostro,
sarebbero stati probabilmente capaci di uccidere. “Non puoi vedere il vestito
prima del matrimonio!”
Egli istintivamente
indietreggiò di qualche passo e alzò le mani in alto. Il confine tra contenere
il suo brutto caratteraccio e arrendervisi era ancora
piuttosto labile: la metriotes
aristotelica ancora era stata trovata.
"Ti ho sentita
urlare e quindi sono venuto a controllare..." iniziò a dire in tono
involontariamente apologetico, ma improvvisamente si fermò e un sorrisino
incuriosito apparve sul suo volto. "Aspetta… Ma
che significa che non posso vedere il tuo vestito? Stai diventando
superstiziosa?"
Crudelia
alzò semplicemente gli occhi al cielo. "Ovviamente no, darling...
Ma non voglio rovinarti il terrore del momento in cui lo vedrai" aggiunse
con un occhiolino.
Ma quell'aria
divertita ebbe breve durata e, mentre il nervosismo era tornato nuovamente ad
impossessarsi di lei, lo spinse fuori dalla stanza fino a che, giusto il tempo
di mettere il piede fuori dalla stanza, Isaac si ritrovò letteralmente la porta
sbattuta in faccia. Per qualche attimo rimase immobile: non sapeva sinceramente
se sentirsi divertito, offeso o semplicemente rassegnato, ma in ogni caso
l'effetto sorpresa fece svanire qualsiasi altro pensiero. Soltanto quando
cominciò a scendere le scale e udì una nuova imprecazione, si ricordò di non
aver capito ancora quale fosse la "tragedia".
A meno che ovviamente
per tragedia non si intendesse in generale il loro matrimonio: aveva la netta
sensazione che più che lei trasformarsi in una bisbetica domata, sarebbe stato lui forse a diventare come Macbeth.
**
"...E quindi ho
dovuto allargare di due centimetri il vestito, e tutto per colpa di questo piccolo diavolo! Argh,
una vera tragedia!"
Crudelia
concluse il racconto della sua piccola grande disavventura con un pesante
sospiro e fu con un gesto istintivo che allungò la mano verso la bottiglia di
gin. Purtroppo per lei qualcuno fu più veloce.
"Non ti
azzardare, madre dell'anno!" la ammonì Regina, rubandole la bottiglia di
mano e passandola all’amica più vicina.
E Malefica fu veloce
ad essere quella complice. "Sai che non puoi bere in gravidanza, Cru! E poi non chiamare il bambino così! Perchè invece non lo chiami qualcosa tipo piccolo cucciolo?"
La proposta fece
sfuggire una risata divertita ad Ursula, cui per poco non le andò di traverso
il drink.
"Considerata la
fine dei cuccioli con Cru, nemmeno questa è una
brillante idea!"
A quel punto le tre
streghe risero bellamente insieme alle spese della festeggiata, che a dispetto
di qualsiasi aspettativa non si stava divertendo per nulla. Il locale di Granny completamente vuoto dopo l'orario di chiusura non si
stava rivelando dopo tutto un'ottima location - forse perchè
era troppo vuoto. E poi la musica che
avevano a disposizione faceva schifo, il piccolo
cucciolo diavolo le impediva di mangiare gli squisiti cibi che i suoi occhi
desideravano e, soprattutto, non poteva bere una goccia d'alcool.
"Oh dannazione!
Cosa accidenti dovrei fare allora, darlings?" si
lamentò improvvisamente, nascondendo esasperata il viso nelle mani guantate di rosso. "Ditemi almeno che verranno lo Sceriffo dalla Mascella scolpita e Mr Barbetta di Legno a fare uno
spogliarello..."
Le altre tre donne si
lanciarono uno sguardo sorpreso per quella che forse non era completamente
battuta, ma cercando di cancellare l'immagine non così cattiva di un sexy Charming e un sexy Pinocchio, fecero del loro meglio per
trattenere la nuova inevitabile ilarità. Ursula le posò una mano dietro la
schiena per consolarla, mentre Malefica tentò di dirle qualcosa, ma prima che
potesse farlo Belle French apparve davanti a loro con
un sorriso sospetto sulle labbra.
"Adesso facciamo
una bella chiacchierata a proposito del matrimonio o del bambino... E nel
frattempo ti puoi godere questo bel cocktail analcolico" propose,
prendendo posto tra Regina e Malefica e posando davanti alla futura mamma un
bicchiere pieno di liquido colorato.
Sicuramente
un mix di frutta - pensò Crudelia
vagamente disgustata. E la disapprovazione non era solo per il cocktail
effettivamente.
"Uh, darling... Sono stata davvero io ad invitarti?!"
**
Il signor Gold lesse il messaggio appena lampeggiato sul suo
telefonino e scosse la testa leggermente contrariato. Aveva molta fiducia in
Belle, ma l'idea di vederla nei panni di spia
per conto sia di Granny che di Isaac non lo faceva
stare esattamente tranquillo. Insomma, al momento si trovava in compagnia del
team delle queensofdarkness al completo e una delle quattro non aveva ancora
avuto nemmeno mezza redenzione. Tuttavia, c'era qualcuno che al momento lo
preoccupava più di sua moglie, qualcuno che già era stato distrutto abbastanza
proprio da quella stessa strega. Infatti seduto proprio di fronte a lui in un
ostinato silenzio, Isaac sembrava pensieroso e stranamente molto agitato; gli
ricordò per un attimo sé stesso in quello stesso posto in attesa di essere
notato da Belle-Lacey e se in quel momento avrebbe
dovuto impersonare il Charming della situazione lo
avrebbe fatto - a suo modo ovviamente.
"Ecco a
voi!" esclamò il cameriere proprio in quel momento posando sul loro tavolo
un vassoio contenente almeno una dozzina di bicchieri di whiskey.
Entrambi gli uomini
alzarono lo sguardo, ma se Tremotino sorrise
furbescamente, Isaac spalancò gli occhi sorpreso. Perlomeno si era riscosso dai
suoi pensieri però.
"Guarda che siamo
solamente noi due"
"Nono niente noi
due... Questi sono tutti solo per te"
Il sorrisino di Gold si allargò, così come anche gli occhi del suo nuovo
amico.
"Andiamo, dearie. Stai per sposare una vedova nera... Farti ubriacare è l'unico supporto che posso darti,
onestamente"
L'autore a quel punto
scosse la testa e ridacchiò leggermente, preparandosi a replicare; tuttavia
prima che potesse pronunciare anche solo una parola, si ritrovò quasi
involontariamente ad afferrare uno dei bicchieri nel vassoio.
A pensarci bene,
ubriacarsi non era proprio una cattiva idea, dopo tutto.
Quello del giorno dopo
sarebbe stato per molti il matrimonio tra
Inferno e Paradiso per dirla alla William Blake, anche se lui vedeva se
stesso più come incastrato in qualche cornice del Purgatorio dantesco. In ogni caso nemmeno lui era un angelo, anzi a
dispetto del suo nome, non si stava offrendo in sacrificio al Signore, ma
direttamente e volontariamente al Diavolo.
NDA:
Et voilà il decimo capitolo! Ebbene sì,
ci stiamo avvicinando al matrimonio (sempre se non faccio accadere qualcosa
prima eheh). Spero vi sia piaciuta l’interazione con
altri personaggi e in particolare con i Rumbelleperchè mi piace tantissimo immaginare queste due coppie
insieme (la povera Belle forse non sarebbe totalmente d’accordo con me ahah).
Crudelia De Mon - ex Feinberg e quasi Heller - si sentiva elettrizzata, ma no, la cerimonia non
c'entrava molto con questo. D'altro canto era ben noto che per lei quel
matrimonio era piuttosto indifferente: lo vedeva come un modo per fare un
regalo ad Isaac, mentre lei avrebbe guadagnato al massimo lo splendido vestito
che aveva indosso. Ci aveva speso ore ed ore a realizzarlo - anzi si poteva
dire che il suo intero contributo nella preparazione di quel giorno fosse
appunto circoscritto a questo -, ma adesso guardandosi allo specchio con un
sorriso soddisfatto non poteva non pensare che ne fosse valsa la pena.
Era un modello a sirena che, lasciando
le spalle nude, iniziava con un’ampia scollatura e si concludeva in un discreto
strascico. Punto di forza e allo stesso tempo punto debole del vestito era che
se lo era realizzato su misura: evidenziava infatti le sue curve ma questo
significava purtroppo anche mettere più in mostra il piccolo rigonfiamento del
ventre; in quel momento però non dedicò a quel dettaglio più di un sospiro
seccato, in fondo aveva già urlato abbastanza a proposito di quella tragedia. Tra l'altro c'erano altri
particolari su cui soffermarsi come l'inevitabile gioco di colori tra il bianco
e il nero - che però si limitava alla parte finale del vestito -, gli
immancabili guanti rossi e una sottile fila di petali di campanule che scendeva
dal fianco sinistro aprendosi in due rami fino all'altezza delle ginocchia, delimitando
in tal modo l'apertura della gonna. Insomma quell'abito parlava di lei, ma ad
urlarlo era la pelliccia bicolore che le copriva le braccia da sotto la spalla
fino al gomito.
"Allora, come sto darlings?" domandò, facendo un mezzo giro sulle sue decolleté.
Non erano visibili ma erano nere dai vertiginosi tacchi rosso scarlatto.
"Mmm, se
avessi dei gusti più semplici Cru, potresti creare
abiti per mestiere" commentò Malefica con una punta di ironia, non
nascondendo però uno sguardo di apprezzamento.
"A me piace tantissimo!"
esclamò invece Ursula con più entusiasmo. Probabilmente a catturarla era stata
l’idea del modello a sirena.
Lily fu l'unica nella stanza a non
pronunciarsi in proposito, ma dopo alcuni secondi in cui si limitò a scrutare
la sposa, le si avvicinò con un'occhiata di disapprovazione. Aveva avvertito
che c'era qualcosa che non andava, ma fino a quel preciso istante non aveva
capito esattamente cosa fosse.
"Davvero hai intenzione di uscire
con questi capelli?" le chiese scettica, indicando la pseudo-acconciatura
che non peccava di certo per originalità.
Crudelia le
scoccò un'occhiata irritata, ma non disse nulla quando improvvisamente vide
sbucare dal suo stesso armadietto un arricciacapelli e altri strumenti simili.
E pensare che quella mattina aveva passato un'ora a giocare con la piastra! Non
ci vollero più di dieci minuti alla ragazza per operare la sua magia: i capelli
furono riuniti da una parte sola e sistemati in perfetti boccoli in modo da
amalgamare curiosamente il bianco e il nero e da lasciare scoperto
completamente un lato del viso. Un piccolo velo a rete fissato sopra la testa,
destinato a coprire solamente gli occhi e da cui fuoriuscivano tre piume
bianche, completò il look generale cui veniva conferito adesso anche un tocco
vintage. Crudelia era perfino più entusiasta; se lei
poteva fare per mestiere la stilista, Lily poteva decisamente aprire un saloon
di parrucchiera.
"Oh, darling,
hai del talento!" esclamò battendo le mani guantate.
Poi si alzò in piedi e lanciato uno
sguardo all'orologio - che segnava già 35 minuti di ritardo - afferrò il
bouquet di campanule improvvisamente impaziente. Non le importava di fare il
sul calvario fino all'altare fintanto che avrebbe potuto sfoggiare quell'outfit.
**
Isaac non avrebbe mai potuto
ringraziare abbastanza Belle per aver offerto la biblioteca come luogo della
celebrazione; perlomeno la bellezza della location compensava l'esiguità dei
presenti. Inconsciamente aveva sognato infatti una festa alla Grande Gatsby, ma sembrava a dire il
vero più il funerale del personaggio di Fitzgerald. Gli invitati potevano
essere contati letteralmente sulle dita di due mani: oltre agli sposi, i Gold, Ursula, Malefica, Lily, Regina, Archie
- ma solo in quanto officiante - e August - come sorprendente accompagnatore di
Lily. Forse se ci fossero state più persone sarebbe riuscito a distrarsi in
qualche modo o forse avrebbe continuato lo stesso a camminare avanti e dietro
controllando l'orologio. Del resto, stava comunque ignorando qualsiasi
tentativo di conversazione di Gold e di Hopper. Oh
come avrebbe voluto uno dei bicchierini della sera precedente! Sapeva che era
una prerogativa delle spose arrivare in ritardo, ma considerando la sposa in
questione, per un terribile quarto d'ora temette sul serio che non si sarebbe
presentata.
E invece improvvisamente si udì
l'inconfondibile rumore della loro auto e qualche secondo più tardi, la vide
finalmente entrare. Percorse il breve tratto dalla porta fino all'altare-bancone
preceduta dalle sue damigelle; avevano un vestito viola, ma il colore fu
l'unica caratteristica che i suoi occhi riuscirono a cogliere. La vista di Crudelia infatti azzerò completamente ogni altro pensiero
e, anche se sul viso della donna c'era un'espressione vagamente seccata, sul
suo non c'era altro che uno sguardo autenticamente innamorato. Ad ogni passo
che percorreva verso di lui si innamorava un po' di più e si sentiva - forse
paradossalmente - l'uomo più felice del mondo. Gli piaceva perfino il vestito:
ogni particolare era esattamente come l'aveva immaginato e, francamente,
sarebbe rimasto deluso di fronte a qualcosa di più tradizionale.
"Ciao, darling"
lo salutò in un sussurro fermandosi al suo fianco.
Lui le sorrise dolcemente e alzò una mano
leggermente tremante verso la sua. I loro occhi si incrociarono per un momento
in una sorta di strana intesa, per poi rivolgersi insieme verso il dottor
Hopper. Evidentemente quell'uomo oltre a una finta laurea in medicina, aveva
anche ottenuto una licenza per celebrare i matrimoni.
"Siamo qui per celebrare il
matrimonio di Isaac Heller e Crudelia
De-" iniziò a dire Archie, ma distrattamente,
continuando a fissare invece la sposa e soprattutto un particolare
dell'abbigliamento. "Chiedo scusa ma il mio Pongo sta bene?"
Una risatina generale proruppe nella
stanza per quella che in realtà non era una battuta, anche se la successiva
frase della donna raggelò immediatamente l'atmosfera.
"Oh sì, non si preoccupi dottore,
questa pelliccia è bicolore perchè fatta di due razze
canine diverse"
Un lungo silenzio imbarazzato seguì
infatti quella convinta affermazione ed anche i villains
si guardarono l'un l'altro leggermente a disagio. L'unico a parlare fu Rumple che, avvicinatosi di più allo sposo, gli sussurrò in
tono vagamente divertito: "Guarda che sei ancora in tempo a scappare, dearie!"
Ma Isaac non ne aveva alcuna
intenzione; arrivato a quel punto ci voleva molto più che la presunta mattanza
di qualche cane per spaventarlo. Invece, con un sorriso invitò semplicemente il
dottore a riprendere la funzione e nel giro di venti minuti venivano già
proclamati marito e moglie. Fortunatamente per loro, Lily era riuscita a
bloccare Regina con un’occhiataccia prima che potesse rispondere all’appello
del “chi è a conoscenza di qualche motivo per cui questa coppia non debba
sposarsi, parli ora o taccia per sempre”; anche se tutti i presenti – a partire
dallo sposo – ne conoscevano almeno un paio.
"Può baciare la sposa..."
Isaac afferrò con dolcezza il viso
della donna e, dopo aver scansato leggermente il velo sugli occhi, esitò
qualche istante ancora - forse troppo. Prima che lui potesse baciarla, fu lei
infatti ad attirarlo a sè e coinvolgerlo in un bacio
ben poco casto.
"Oh, scusami darling...
Pensavo fossi tu la sposa"
**
Da Granny si
era organizzata una bella festa post matrimonio e in quell'occasione si erano
fatti vedere anche altri curiosi abitanti di Storybrooke,
con il pretesto di fare un cortese augurio alla coppia. Nessuno dei due sposi
apprezzava molto l'intrusione e la maggior parte delle volte Crudelia li liquidava con una battuta acida, fingendo di
avere un attacco di nausea: era uno dei vantaggi della gravidanza, anche se
sfortunatamente uno dei pochi. Non ci fu nessun lancio del bouquet, forse perchè Belle era già sposata, Malefica e Ursula non
sembravano intenzionate ad avere una relazione per il momento e d'altro canto
non tifava molto per la coppia di Regina e Robin. Invece consegnò direttamente
il suo mazzo di campanule a Lily sussurandole maliziosamente: "Bella
conquista, quella marionetta!"
Tra gli invitati, gli intrusi, il cibo
e i giramenti di testa - quelli reali - i due sposi non ebbero molto tempo per
loro due, ma c'era tuttavia ancora un'intima significativa cosa da fare in
quella giornata prima di pensare alla notte di nozze. Infatti, dopo quasi due
ore di festeggiamenti, non avevano ancora avuto il loro primo ballo e
inaspettatamente fu Crudelia a pensarci.
"Cru, è
tutto pronto!" esclamò Ursula improvvisamente, strizzandole l'occhio.
La sposa annuì e a quel segnale si alzò
in piedi, sfilandosi inaspettatamente la pelliccia e i tacchi, per poi
afferrare prontamente lo sposo per un braccio.
"Andiamo darling,
adesso si balla!"
Isaac indugiò solo un istante prima di
seguirla ed era semplicemente l'istante necessario per rievocare il ricordo
lontano del loro primo vero appuntamento. Ma per ricrearne l’atmosfera ci pensò
la musica jazz che iniziò a suonare, cui si unì la meravigliosa voce della
damigella d'onore. Leggermente commosso da questa piccola sorpresa di quella
che adesso era sua moglie, la condusse al centro della stanza e presero
dolcemente a ballare.
"Sai, pensavo che era destino che
io e te ci sposassimo dopo tutto..." mormorò d'un tratto Crudelia, poggiando la testa sulla sua spalla - cosa che la
piccola differenza di altezza rendeva possibile.
Isaac la fissò con gli occhi spalancati
e per un attimo smise anche di ballare. C'era troppa dolcezza adesso, non è che
forse si era scolata qualche bicchiere di gin di nascosto?
"Darling non guardarmi così... Ms De Mon, MrsHeller, c'è sempre di mezzo l'Inferno nel mio nome vedi?"
L'uomo scosse la testa incredulo e
scoppiò in una risata. No, Crudelia era - forse
purtroppo - terribilmente sobria, dopo tutto.
"E io che credevo stessi dicendo
per una volta qualcosa di romantico..."
"Sto già facendo qualcosa di
romantico, dovresti accontentarti" sibilò lei in tono di rimprovero, prima
di fare una giravolta.
Continuarono a ballare ancora per un
po', seguendo il ritmo dei differenti tipi di musica che si susseguivano, e
presto furono raggiunti anche dai Gold e August e
Lily. L’unico momento di interruzione fu quando Gold
reclamò scherzosamente il diritto di ballare con la sposa, mentre Belle si
offrì come partner per lo sposo.
"Vorrei che durasse per sempre" si lasciò sfuggire Isaac quando
si ritrovarono a danzare insieme.
Crudelia si
staccò lentamente da lui e alzò lo sguardo. L'uomo aveva una vera ossessione
per il Grande Gatsby e non solo
avevano letto entrambi il libro fino allo sfinimento, ma anche visto più volte
le diverse versioni cinematografiche; pertanto non fu difficile per lei
riconoscere quella frase come una presa in prestito da Daisy Fay. Ed ecco perché sapeva anche esattamente qual era la
risposta e si ritrovò a dirla quasi automaticamente, forse senza nemmeno capire
il significato della promessa che stava facendo.
"Lo sarà"
NDA:
Finalmente
il matrimonio *_* Questo capitolo mi ha rubato quasi due settimane, perché ho
tenuto a curare i dettagli (quasi fosse il mio matrimonio insomma ahah); l’ho
riletto e riletto, sistemato e modificato e alla fine – anche se ancora del
tutto soddisfacente – eccolo qui!
Ringrazio
tantissimo una ragazza davvero talentuosa, Anna, che ha fatto dei disegni per
il vestito di Crudelia così come l’ho descritto (anzi
no, è sicuramente meglio di come l’ho descritto!), di cui metterò il link
appena verranno pubblicati su tumblr:) Invece vorrei mandare un grandissimo in
bocca a lupo alla mia carissima sostenitrice MarziaPosto per la maturità!;)
Quella mattina il signor Heller per poco non si svegliò con un attacco di cuore. Il
coro quasi demoniaco che martellava le sue orecchie non era infatti frutto di
un sogno e inevitabilmente la cosa lo preoccupò molto: pensava di avere un solo diavolo in casa, dopo tutto.
Tuttavia, quando, già pronto per il lavoro, scese le scale qualche minuto più
tardi, poté constatare non senza un sospiro di sollievo che l'unica presenza
fisica era quella di sua moglie, mentre quel chiacchiericcio da sabba si
riduceva esclusivamente ad una musica proveniente dalla radio.
La spense immediatamente.
"Oh no Isaac! Riaccendila!"
esclamò la donna, mentre l'espressione spensierata si traduceva in una ferita.
Ma egli ignorò bellamente quella
preghiera e le rivolse semplicemente un'occhiataccia.
"Andiamo, darling!"
ritentò lei, alzandosi dal divano più lentamente di quanto avrebbe voluto.
"L'hai detto anche tu che è cosa buona ascoltare musica in
gravidanza!"
"Certo, ma io intendevo Mozart,
non Lucifero!"
Crudelia
spalancò leggermente la bocca, mostrandosi ancora più irritata da quello che
reputava certamente un grande affronto. "È Marylin Manson, il dio della musica!" esclamò indignata.
"E poi, farà bene anche al nostro piccolo
diavolo... È a fine educativo!"
La reazione dell'uomo fu una risatina
incredula, mentre si avvicinò di più a lei afferrandole con una dolcezza quasi
ironica le mani. "Cru, so che non ne abbiamo
ancora parlato apertamente, ma credevo fossimo d'accordo sul fatto di non voler
allevare il prossimo Jack lo Squartatore!"
"Oh per cento cuccioli di dalmata! È un maschio!" esclamò lei improvvisamente spazientita,
sottraendosi facilmente alla debole presa dell’uomo. "Francamente voglio
cresca con una certa dose di virilità e sarà molto difficile con un esempio
debole come te!"
Lo stupore di Isaac era tale stavolta
che non fu mascherato da nessun tentativo di ironia. Era indubbiamente ferito e
offeso e fu solo la visione dell'orologio alla parete che lo salvò da una reazione
forse poco dignitosa.
"Va bene. È tardi e io vado in
redazione. Ci vediamo stasera" disse, afferrando la cartella dei suoi
documenti e avviandosi verso la porta.
I movimenti erano veloci e il tono di
voce freddo e distaccato. Fu questo più che una presunta empatia che suggerì a Crudelia che forse aveva superato il limite. E d'un tratto
fu lei a cercare un contatto e lui a rifiutarlo.
"Aspetta, darling...
Non fare così, non volevo dire che-"
"Buona giornata, Crudelia" la interruppe lui bruscamente, prima di
lanciarle un'ultima occhiata e chiudere poco delicatamente la porta alle sue
spalle.
La donna rimase per qualche istante
immobile a fissare la porta, sentendo uno strano dispiacere per come le cose
erano andate a finire. Ma non trascorse molto tempo prima che tornò a sorridere
furbescamente e… a riaccendere la radio.
**
A sera, fu insolitamente Crudelia l'ultima a tornare a casa e lo fece con un sorriso
ancora più insolitamente allegro.
"Ho ottenuto il lavoro!"
annunciò semplicemente, battendo le mani con l'entusiasmo di una bambina.
Fu solo grazie a quell'entusiasmo così
sincero che Isaac accantonò il suo piano di ostinata indifferenza e si alzò in
piedi, lasciando la sua pizza già mangiata a metà.
"Sono molto contento per te!"
esclamò, stringendola tra le braccia. "Un po' meno per Belle..."
aggiunse poi non troppo ironicamente, pensando alla povera bibliotecaria che
avrebbe ottenuto l'aiuto non richiesto di Crudelia.
Era stato infatti lui dietro le quinte a implorare quasi la signora Gold di assumere sua moglie, ma questo era un dettaglio che
avrebbe omesso.
La donna rispose immediatamente
all'abbraccio, ma anche immediatamente lo sciolse, per poi sedersi a tavola di
fronte alla sua pizza visibilmente affamata. Non nascose però un'espressione di
disappunto assaggiandola: era fredda come
la morte - e il gusto della morte in quel momento non le piaceva tanto.
"Che ne dici di dare un'occhiata a
questo per festeggiare?" domandò d'un tratto l'uomo, estraendo dalla tasca
della giacca un foglio di carta ripiegato con cura.
Crudelia
sbuffò subito spazientita: non aveva bisogno di aprirlo per sapere cosa
conteneva. Da quando due settimane prima avevano finalmente scoperto che
avrebbero avuto un maschio, Isaac non aveva fatto altro che cercare e ricercare
nomi. "Non c'è molto tempo!" diceva - e intanto mancavano ancora tre
mesi alla nascita.
"Veramente, darling,
la mia idea di festeggiare sarebbe un bicchiere di gin e tante
ciliegie..."
"Sai bene che non puoi bere... E
le ciliegie sono finite!" le fece notare, girando il coltello nella piaga
delle sue due principali debolezze al momento: l'astinenza dall'alcool e le
costanti voglie.
Ella alzò gli occhi al cielo, ma alla
fine si ritrovò ad afferrare il foglio e dare un'occhiata alla lista. Dopo il
mezzo litigio della mattina sapeva che almeno questo glielo doveva.
Francis
Scott, Ernest, James, Thomas S-
"Sul serio, Isaac, c'è qualche
autore della Generazione perduta che
hai saltato?"
Beh, perlomeno aveva smesso di proporre
nomi biblici. Perchè il loro figlio non si sarebbe
chiamato Jacob figlio di Isaac -
proprio no.
"Sì EzraPound non mi è mai piaciuto granchè...
E poi che nome sarebbe Ezra?"
"A dire il vero, io neppure vedo l'importanza di chiamarsi Ernest"
commentò Crudelia, sorridendo divertita nel chiamare
in causa Oscar Wilde.
Isaac ridacchiò leggermente,
riconoscendo la battuta, ma non demorse per questo dal suo proposito. "Che
ne dici di Francis Scott, è un nome elegante, raffinato e-"
improvvisamente si fermò come folgorato da un'illuminazione. "Perchè non chiamarlo direttamente Fitzgerald?"
"Uhm sì, sì! Fitzgerald Heller suona bene!" esclamò ella e l'entusiasmo sembrò
aver contagiato anche lei. "E poi abbreviato diventa Fitz, Fitz.... Sembra il nome di un
cane!"
Isaac le rifilò un'occhiataccia.
"Non c'è bisogno di essere così acida... Se non ti piace basta
dirlo!"
"Nono, ma io lo intendevo come una
cosa positiva" precisò, ripiegando il foglietto e rivolgendogli uno
sguardo innocente.
L'uomo scosse leggermente la testa ma
riprese a sorridere. "D'accordo allora... A me piace, a te piace...
Vediamo se a lui piace" e posò la mano sul pancione ormai evidente.
Doveva essere un gesto dolce ma formale
e non era pertanto preparato a quello che effettivamente avvertì al contatto.
Il piccolo stava infatti scalciando e questo non significava semplicemente che
approvava il nome Fitzgerald, ma anche che finalmente aveva deciso di
manifestarsi ai suoi genitori. Era la prima volta che Isaac sentiva quei
movimenti, ed era stato anche così preoccupato da quel ritardo che aveva
spulciato in tutti i libri a proposito della gravidanza e aveva domandato più
volte rassicurazioni al dottor Whale.
"Oddio, Cru!
Sta scalciando finalmente!"
Ma Crudelia
lo guardava semplicemente confusa. "Davvero? Succede spesso a dire il
vero... Pensavo fosse un segnale del mio stomaco per la voglia di
ciliegie!" esclamò con un'ingenuità disarmante. "Che c'è?"
chiese poi notando l'espressione a dir poco sconvolta di suo marito.
"Come accidenti hai fatto a non accorgertene?
Non è possibile!"
E mentre Isaac passava dallo
sbalordimento a una forma di indignazione, Crudelia
passò ancora più velocemente dalla confusione alla completa irritazione.
"Capisco che a te non sarebbe mai
successo ma io non me ne sono accorta, va bene? Lo sappiamo tutti che tra me e
te sei tu quello con l'istinto materno e poi sai che ti dico? Saresti dovuto
essere un maledetto cavalluccio marino,
così il mio ruolo non sarebbe stato altro che quello di deporre uova - o
qualunque altra cosa faccino quegli animaletti acquatici!"
Al termine di quello sproloquio, la
donna era in piedi e stava puntando un dito contro l'uomo che, a dispetto di
tutto, l'unico istinto che avvertiva era quello di scoppiare a ridere. Ed era
un peccato, perché fino al riferimento ai cavallucci marini quella furia poteva
quasi essere presa sul serio.
"Adesso vado di sopra a giocare ad
AngryBirds... E tu
non vedi di non farmi arrabbiare ulteriormente e vammi a prendere le
ciliegie!"
"Ma Crudelia
-"
"Le ciliegie, cavalluccio marino!"
Prima che lui potesse replicare, la
donna uscì teatralmente dalla stanza. Rimasto solo, Isaac si ritrovò finalmente
a ridacchiare liberamente; tuttavia non perse molto tempo prima di alzarsi in
piedi pronto a recarsi al fruttivendolo della città prima che chiudesse.
Paragoni assurdi o no, sapeva che Crudelia lo aveva
completamente in pugno e a lui in fondo non dispiaceva - non era mai dispiaciuto.
NDA:
Ebbene
sì, è un maschio e si chiamerà senza troppa fantasia Fitzgerald;) Spero che la
scelta vi sia piaciuta e anche lo humor generale del
capitolo:)
Disturbo dell'umore, irritabilità,
assenza di interesse verso il neonato: difficile diagnosticare una depressione
post-partum quando si trattava di Crudelia. Certamente però la sua apparente
totale mancanza di maternità era leggermente preoccupante. Infatti, a tre
settimane dalla nascita del piccolo Fitzgerald, non aveva mai passato più di
cinque minuti sola insieme a lui e, cosa ancora più sorprendente, non lo aveva
preso neppure una volta in braccio. Isaac si preoccupava di tutto: cambiare i
pannolini, dargli da mangiare, farlo addormentare; e quando lui non c'era,
erano Belle e Malefica a fare da mamme surrogate. Crudelia non si sentiva
gelosa, ma lo strano insolito senso di inadeguatezza la logorava. A dire il
vero più volte aveva provato ad avvicinarsi alla culla ed era rimasta a
dondolarla, fissando il piccolo con una curiosità quasi infantile; tuttavia
puntualmente una strana repulsione l'aveva trattenuta dal fare il più piccolo
passo in più.
Forse era la repulsione verso la
responsabilità, verso l'affetto o più direttamente verso la vita.
"Il bambino si è
addormentato..." annunciò Isaac una sera come le altre, entrando nella
loro camera matrimoniale.
Crudelia, già stesa sul letto dove
trascorreva ormai gran parte delle sue giornate, annuì semplicemente. Lo
osservò in silenzio mentre si spogliava e si allungava al suo fianco: la sua
stanchezza era evidente e per un momento ella si domandò se lui era felice
della sua vita.
"Come stai?"
La domanda le sfuggì dalle labbra senza
preavviso e non sapeva neppure lei se a parlare era una sorta di senso di
colpa, una semplice curiosità oppure una inusuale reale apprensione.
Isaac apparve sorpreso, ma presto
accennò un debole sorriso. "Sto bene" rispose con una convinzione che
forse non aveva del tutto, e allungò un braccio verso di lei, attirandola di
più a sè.
La donna appoggiò la testa sul suo
petto e si lasciò stringere, ma lo strano miscuglio di sentimenti che si
portava dentro non si attenuò minimamente, anzi si fece quasi più confuso. Tra
le sue braccia si sentiva al sicuro, protetta, addirittura quasi compresa,
eppure a quel contatto si generò in lei anche un certo odio. Una parte di lei
lo odiava perché lui la amava troppo; perché nonostante tutto lui non la
odiava, nemmeno un po'. Con quei pensieri nella testa e quelle emozioni nel
cuore, attese in silenzio in quella posizione, finché non sentì il respiro di
lui farsi più pesante e le sue dita smettere di accarezzarle i capelli. Con
cautela, si allontanò e gli lanciò uno sguardo per controllare: l'uomo si era
addormentato.
Solo allora si alzò in piedi e
raggiunse il suo piccolo angolo di cucito, preparandosi a prestare attenzione a
suo figlio senza essergli vicino: realizzare una copertina.
**
Erano da poco passate le due e la
copertina era stata appena terminata: a base bianca, maculata stile dalmata e
con una F ricamata di rosso in un angolo in basso; voleva che in qualche modo
gli parlasse di lei e almeno in questo era sicuramente riuscita.
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo
soddisfatto al suo lavoro, Crudelia si diresse finalmente a letto con aria
decisamente assonnata, ma non appena si infilò sotto le lenzuola, sentì un
inconfondibile pianto acuto provenire dalla stanza adiacente. Uno sbuffo infastidito
uscì istintivamente dalle sue labbra, così come istintivamente si voltò verso
Isaac con l'intenzione di svegliarlo; tuttavia la mano che aveva allungato
verso di lui perscuoterlo, rimase
improvvisamente bloccata a mezz'aria. Si mise invece seduta, si infilò le
pantofole, afferrò la copertina e alla fine fu lei ad affacciarsi alla culla.
Un altro istinto alla fine aveva avuto la meglio, forse l'istinto materno.
"Sei proprio un piccolo diavolo,
non è vero?" domandò mentre fissava il piccolo viso accendersi sempre più
di rosso e quasi brillare nel semibuio della stanza.
Aveva usato un tono irritato, ma la
voce le era tremata rivelando più paura e impotenza di quanto non volesse
ammettere a se stessa. Le strilla non le davano fastidio a dire il vero, ma
sapeva che doveva calmarle e non sapeva come fare. Cominciò a dondolare la
culla, provò a dire qualcosa e poi gli posò anche la copertina accanto. Era
impregnata del suo odore e il bambino forse per questo la afferrò prontamente,
senza però smettere di piangere; evidentemente aveva riconosciuto che era un
falso: una vuota essenza non era ciò che voleva. Egli sembrava deluso, ma lo
era anche Crudelia e probabilmente fu proprio quella sensazione che la portò a
cercare per la prima volta un contatto. Improvvisamente voleva che lui smettesse di piangere.
"Fitzgerald, dimmi, cosa
vuoi?" chiese ancora titubante, ma nel frattempo le sue mani lo avevano
raggiunto.
Con una naturalezza che non riteneva
possibile, lo sollevò e se lo strinse al petto. Era così piccolo, delicato e
aveva paura di fargli del male, eppure allo stesso tempo sapeva che non sarebbe
stata mai capace di fargliene - non soltanto perché la penna magica glielo
impediva. Il pianto intanto si era attenuato, ma non era sparito del tutto, per
questo cominciò a dondolarlo dolcemente e senza quasi rendersene conto cominciò
a canticchiare.
"Sweet
dreams are made of this...
Everybody
is looking for something"
La canzone, a dispetto delle
ingannevoli parole, non era esattamente perfetta per una ninna nanna e la sua
voce non era affatto gradevole; eppure in meno di un minuto ogni lacrima era
sparita e Fitzgerald stava addirittura sorridendo. Crudelia non potè evitare di
sorridere a sua volta, continuando a cantare, almeno finchè non si accorse che
il suo "pubblico" era cresciuto. Sullo stipite della porta stava
infatti - chissà da quanto - suo marito, con un'espressione intenerita ed anche
un po' divertita sul volto.
"Il pianto ti ha svegliato,
darling?" domandò, alzando lo sguardo su di lui e cercando nel frattempo
di nascondere dal suo viso i segni delle emozioni che aveva provato.
"No, a dire il vero è stata la tua
soave voce"
Ella gli riservò un'occhiataccia e poi
riportò immediatamente lo sguardo sul bambino. "Sta sorridendo..."
Isaac annuì semplicemente; dopo le
tante letture che aveva fatto prima della nascita di Fitzgerald, sapeva
benissimo che si trattava di un atto di riflesso e che era troppo presto per un
sorriso vero e proprio. Ma non lo disse: non c'era alcun motivo per rovinare un
simile magico momento e l'unica cosa che poteva fare era contribuire, seppure
per un istante. Ecco perchè si avvicinò in silenzio giusto il tempo di
stringere la manina del piccolo e posare un bacio sulla guancia di sua moglie.
"Io torno a letto... Tanto qui ci
pensi tu, giusto?" chiese retoricamente con una leggera nota ironica,
facendo già per avviarsi verso l'altra stanza.
"Isaac?" lo richiamò lei
tuttavia. "Che accidenti mi hai fatto?"
Egli restò a guardarla per qualche
attimo confuso. Sapeva che la domanda non riguardava un qualche evento in
particolare, bensì la generale trasformazione che in un anno la sua vita aveva
avuto. Una risposta però non c'era: era stata lei che gradualmente aveva
iniziato a cambiare e ancora lo stava facendo, giorno dopo giorno, ripescando
quel barlume di luce che da sempre aveva preferito oscurare. Lui non aveva
fatto nulla, se non una semplice cosa.
"Ti ho solamente amata"
rispose alla fine, abbozzando un sorriso.
L'espressione di Crudelia era invece
mortalmente seria; forse fu per il sonno o la magia del momento, ma
d'improvviso pronunciò la frase più imprevedibile.
"Allora
non smettere mai, darling"
NDA:
Un
enorme grazie ad Anna e ai suoi nuovi disegni che hanno ispirato l’immagine di
Crudelia e Fitzgerald e anche l’idea della coperta maculata! Potete trovare qui
il suo account tumblr con tutti i suoi disegni: http://annasassi.tumblr.com/
Detto
questo, come semrpe spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento
(troppo fluff forse?); dopo di questo ne sono rimasti solamente tre: ho il
finale ben pronto in mente e perlomeno spero di soprendervi xD
Alla
prossima settimana con il prossimo aggiornamento;)
P.S.
Se qualcuno di voi è interessato, ho creato un gruppo facebook per i fans
Authella. Vi lascio il link: https://www.facebook.com/groups/1447673405535389/?ref=ts&fref=ts
A dispetto di quanto amasse far
intendere ad Isaac, il nuovo lavoro per Crudelia non
era affatto stressante, anzi si trattava più di un modo per occupare il tempo che
altro. Visto il suo stato interessante, era perfino esonerata dal sistemare i
libri negli scaffali, per cui rimaneva perlopiù dietro il bancone leggendo,
stuzzicando di tanto in tanto la sua datrice di lavoro e accogliendo i clienti.
E guarda caso, i consueti visitatori venivano meno di frequente, mentre i villains avevano riscoperto l'amore per la letteratura.
Invece, tra la compagnia della signora Heller e quella ancor meno piacevole del nuovo tipo di
clientela, quei tre mesi di co-lavoro furono i più
lunghi di tutta la vita di Belle. E l'ultimo giorno si rivelò il più terribile
in assoluto. Dopo aver aperto due scatoloni di nuovi arrivi e averli sistemati
con cura nei vari reparti della biblioteca, si era infatti accorta di non aver
portato con sé il libro mancante della saga di Harry Potter che aveva appena
sistemato tra i fantasy.
"Crudelia,
saresti così gentile da portarmi il libro che è sul bancone?" domandò nel
tono più cordiale possibile - cordialità del tutto dettata dalla sua
stanchezza.
L'altra donna trovò il coraggio di
sbuffare ugualmente, ma tuttavia, dopo qualche sussurrata protesta, si alzò
lentamente in piedi e fece quanto le era stato richiesto.
"Sono una donna incinta, darling! Ti sembra giusto fammi portare simili pesi?"
si lamentò quando finalmente la raggiunse. Anche se tecnicamente lo stava
reggendo con una mano sola, usandolo addirittura come ventaglio.
Belle, ancora voltata verso la
scaffale, si sentì libera di alzare gli occhi al cielo. "È un libro di
solo 293 pagine, in brossura per giunta!" le fece notare lasciando
trapelare stavolta una leggera irritazione.
Tuttavia quando finalmente si voltò, i
suoi occhi si sgranarono immediatamente e restò per qualche secondo senza
fiato, indicando semplicemente un punto sul pavimento. Crudelia
la guardò confusa ed era già pronta a farle qualche domanda acida; tuttavia
seguendo la direzione del dito, si ritrovò ad avere la stessa identica
reazione. Restarono così, paralizzate e sconvolte, finchè
improvvisamente si misero entrambe ad urlare - alla faccia della regola del
silenzio della biblioteca -, mentre Harry
Potter e la pietra filosofale cadeva rovinosamente a terra, proprio sulla
piccola pozza d'acqua che fino a quel momento era stata al centro
dell'attenzione.
"Oh mio Dio, Crudelia,
ti si sono appena rotte le acque! Dobbiamo portarti in ospedale!" esclamò
Belle, dimostrando la sua razionalità nonostante il grande panico che stava
vivendo.
La futura neo mamma invece sembrava
essere entrata in uno stato di trance. Apparentemente insensibile al dolore
fisico e al terrore psicologico, seguì semplicemente come un automa l'altra
donna nel parcheggio, progettando probabilmente di restare in silenzio fino
alla vista del dottor Whale. Ma la vista di
qualcos'altro la costrinse a parlare ben prima.
"Oh no, darling,
non possiamo prendere la mia macchina! Non voglio che i miei sedili di pelle si
sporchino!" esordì con aria leggermente disgustata. "Prendiamo quella
di tuo marito... Guarda ci sono anche le chiavi inserite" aggiunse poi
alludendo all'auto di Tremotino, parcheggiata
esattamente vicino alla sua. Quanto a razionalità non stava messa tanto male
nemmeno lei dopo tutto.
Belle esitò qualche istante, ma alla
fine lasciò che il senso di urgenza vincesse sui suoi dubbi. In meno di un minuto
aiutò l'altra a prendere posto sul sedile del passeggero mentre lei si sedette
alla guida. Fu lì, con le mani strette quasi convulsamente sul volante, che
ebbe un nuovo momento di esitazione e, quando si decise a partire, si comprese
finalmente il motivo di tutta quella incertezza. Uscendo dal parcheggio mancò
per un soffio la macchina di Crudelia - causandole
quasi un parto precoce -; durante il tragitto invece rischiò di investire più
di un passante, ignorò bellamente qualsiasi cartello stradale e il motore si
spense almeno un paio di volte.
"Wooo, darling, adesso che vedo come guidi cominci ad essermi
decisamente più simpatica!" esclamò la signora Heller
osservando la rocambolesca guida quasi con orgoglio.
"Mi dispiace" mormorò invece
l'altra, lanciandole un'occhiata apologetica e mettendo in questo modo a dura
prova il suo già precario controllo. "Il fatto è che non ho la patente di
guida!"
Belle tornò a riportare lo sguardo
sulla strada, preparandosi a ricevere qualsiasi possibile reazione dopo
un'ammissione del genere. Si era aspettata un aspro rimprovero, un urlo
spaventato o addirittura - considerato il soggetto con cui aveva a che fare -
una risata entusiasta, eppure riuscì comunque a rimanere sorpresa.
Crudelia
infatti apparve solamente confusa e dopo qualche secondo di silenzio chiese
semplicemente: "Cosa sarebbe una
patente stradale?"
**
Appena arrivati in ospedale, Crudelia fu stesa su un lettino e trasportata in sala
parto. Come previsto fu completamente risvegliata dal suo stato confusionale e,
cominciando ad avvertire sempre più forti i dolori delle contrazioni, mostrò
una reazione più umana: come tutte le donne del mondo cominciò infatti a
maledire il proprio marito ed esattamente come ogni essere umano nel momento
del dolore, non voleva restare da sola. Per questo prese quasi sotto sequestro
Belle e arrivò persino a prometterle di nominarla madrina del bambino, pur di
costringerla a restare.
Nel frattempo Isaac, dopo aver
abbandonato il lavoro su due piedi, rimase ad aspettare fuori la sala da solo
quasi sul punto di avere un infarto. A dire il vero gli sarebbe piaciuto
tantissimo assistere alla nascita di suo figlio, ma dopo una lunga discussione
con sua moglie era arrivato a prometterle che non avrebbe messo piede nella
sala.
Se Crudelia
si stava comportando come una normale mamma, Isaac si stava comportando come un
normale papà - anche se, a differenza del papà medio, aveva letto più volte Addio alle armi di Hemingway. "Ti prego, non lasciarla morire. Ti prego, ti
prego, non lasciarla morire": per la seconda volta quei pensieri non
suoi stavano riecheggiando nella sua mente e stavolta la situazione era più
adatta, dato che anche nel libro c'era di mezzo non solo la donna amata ma
anche un figlio.
Tuttavia solamente dopo un paio d’ore,
udendo il forte pianto di un neonato e la ben conosciuta voce di sua moglie,
poté constatare di avere avuto decisamente più fortuna di Friedrich Henry.
**
"È davvero bellissimo..."
Era almeno tre volte che Isaac
pronunciava quella stessa frase, ma non riusciva proprio a trovare altre parole
per descrivere la meraviglia che aveva tra le braccia in quel momento, una
meraviglia che gli assomigliava in modo impressionante. Nella sua vita era
stato autore di molte cose: colpi di scena nelle fiabe, articoli di giornale,
libri non famosi e poesie chiuse in un cassetto; eppure mai aveva ipotizzato di
poter essere l'autore di un simile miracolo. Anche se si trattava di un
miracolo scritto a quattro mani a dire il vero.
"Speravo avesse i tuoi occhi
azzurri però..." ammise tuttavia sorridendo, spostando per un attimo lo
sguardo verso sua moglie.
Stesa sul letto, stanca e in un confuso
stato di tensione emotiva, Crudelia gli concesse un
debole sorriso. "Anche i miei capelli - quelli veri - sarebbero stati una
bella eredità" aggiunse in tono a metà tra il nostalgico e lo scherzoso.
Ma fu solo nel pronunciare la sua successiva frase che la voce scivolò
definitivamente nell'amarezza. "Onestamente, spero abbia anche il tuo cuore,darling."
L'uomo le rivolse un nuovo sguardo,
stavolta triste e si avvicinò semplicemente , sedendosi al suo fianco. Aveva
compreso benissimo l'allusione che era stata appena fatta e anche l'intima
paura connessa; tuttavia lui non la condivideva: era convinto al contrario che
con tutte le attenzioni possibili, il piccolo Fitzgerald sarebbe cresciuto nel
migliore dei modi, e che anche Crudelia sarebbe stata
lentamente guarita da quella follia che si portava dietro da sempre. Da autore
del resto, non poteva non credere che ognuno potesse riscrivere da capo la
propria storia senza pregiudizi alcuni.
"L'hai già preso in braccio?"
le chiese dopo qualche minuto di pesante silenzio. "Vuoi prenderlo?"
aggiunse quando la vide scuotere la testa.
Ma Crudelia
scosse la testa di nuovo. Fitzgerald era davvero un bellissimo bambino ed
evidentemente stava benissimo tra le braccia del padre, per cui non c'era
nessun motivo per interrompere quella quiete. Erano stati forzatamente insieme
per nove mesi, ma adesso sarebbe stata capace di continuare quella relazione
per almeno altri diciotto anni?
"Non sono pronta..." disse
semplicemente, distogliendo lo sguardo e voltandosi addirittura dall'altra
parte.
La verità è che temeva non lo sarebbe
mai stata.
NDA:
Ecco l’atteso (?) capitolo della nascita!
Come sempre, spero vi sia piaciuto!:)
So che forse sto affrettando le cose ma
l’intenzione è quella di catturare i momenti più essenziali della vita insieme
di Crudelia e Isaac (e adesso anche del piccolo
Fitzgerald!). A proposito, posso affermare adesso che mancano ormai solamente
4/5 capitoli alla conclusione. Alla prossima!
Era passato quasi un anno dalla nascita
di Fitzgerald e le cose lentamente avevano preso una loro normalità: Isaac
aveva ricominciato il lavoro alla redazione del “DailyMirror”, Crudelia il suo
alla biblioteca ed entrambi si destreggiavano con quello nuovo di genitori.
L'unica considerevole novità era che la donna, su suggerimento delle amiche, si
stava finalmente decidendo ad iniziare una propria attività come sarta e aveva
scelto di creare il proprio atelier proprio nella nursery del bambino. Aveva
acquistato alcuni elementi d'arredo e già deciso la nuova disposizione; il
progetto era ormai più che pronto, mancava solo metterlo in pratica.
Tuttavia, quando il giorno previsto per
la trasformazione effettiva della stanza Isaac tornò a casa, trovò tutto
alquanto invariato e - cosa ben più allarmante -
sua moglie seduta su una sedia con lo sguardo perso tipico da post sbronza.
Bastò un rapido sguardo per constatare però l'assenza di bottiglie di gin nelle
immediate vicinanze e, al contrario, la presenza del loro vivace bambino
insolitamente del tutto addormentato. Forse aveva fatto ubriacare lui - era sempre una possibilità.
"Amore, che cosa è successo?
August non è passato?" esordì con cautela, alludendo agli accordi che
aveva preso precedentemente con l'ex ragazzo di legno.
Quell'ipotesi era l'unica plausibile
che si era figurata nella sua mente; l'evidentemente mancato aiuto sarebbe
potuta essere infatti l'unica causa in grado di farle cambiare idea e
inevitabilmente già si stava preparando psicologicamente per uno sfogo
rabbioso. Invece, Crudelia scosse semplicemente la
testa, anche se l'espressione sul suo viso sembrava comunque arrabbiata e
l’occhiataccia che gli rivolse ne fu la conferma.
"Beh sarebbe piuttosto inutile
smantellare tutto quando tra meno di nove mesi ne avremo di nuovo bisogno, non
credi darling?"
Isaac ci mise qualche secondo a capire
e quando lo fece non era comunque sicuro di aver capito bene. "Crudelia, sta- stai dicendo
che-"
"Sí,
sono incinta!" lo interruppe lei bruscamente, concludendo l'esclamazione
con un sonoro sbuffo seccato. "E non trattenere il tuo stupido sorriso...
Avanti, sorridi pure, darling."
In effetti, egli aveva proprio voglia
di sorridere e in più di un senso. Ironicamente, pensando al "poco"
istinto materno di sua moglie; felicemente all'idea di diventare padre di nuovo
e orgogliosamente alla prospettiva di allargare la sua piccola famiglia.
Eppure, tutto ciò che gli uscì fu un mezzo sorriso quasi amaro, mentre si
abbassava sulle ginocchia in modo da poterla guardare negli occhi.
"A te sta bene?" le chiese
dolcemente, allungando una mano sul suo viso.
Crudelia alzò
istintivamente lo sguardo al cielo, ma dopo averlo fissato poi per qualche
istante su di lui, si ritrovò ad annuire e fu lei sorprendentemente la prima ad
accennare un sorriso sincero.
In fondo - a parte le nausee mattutine,
i dolori del parto e l'astinenza da gin - non le dispiaceva così tanto l'idea
di avere un altro figlio.
**
La seconda gravidanza fu più
tranquilla, ma fu il parto al contrario ad essere più estenuante; la bambina si
era trovata infatti in una posizione poco favorevole e, dato il fermo rifiuto
ad un cesareo, il dottore aveva dovuto girarla manualmente. Crudelia
giurò di non aver provato mai un dolore peggiore, eppure fu un altro il
particolare che rese la nascita della bambina un momento quasi terribile - e
un'altra l'emozione: non il dolore fisico ma la tanto odiata paura.
"Non la sento piangere... Perchè non sta piangendo? Volete rispondermi,
idioti??"
L'infermiera intimorita cercò di
mormorare una risposta, ma prima che potesse farlo, si udì nella stanza il
tanto atteso pianto che, seppur di debole intensità e breve durata,
tranquillizzò la neomamma più di qualsiasi parola.
"Evidentemente la mamma di questa
principessa già urla abbastanza per entrambe!" osò scherzare il dottor Whale, avvicinandosi cautamente con la piccola in braccio.
Considerata la freddezza che c'era
stata nei confronti del primo figlio, l'intenzione era quella di mostrargliela
e niente di più. Invece la donna riuscì a sorprendere tutti i presenti:
ignorando stranamente la battuta, allungò prontamente le braccia per
afferrarla, per poi stringersela amorevolmente al petto.
In quel momento appariva come una mamma
normale, una donna normale capace di piangere e di sorridere, di soffriree di amare. Era un essere umano normale. Il dottore e l'infermiera si scambiarono uno
sguardo di complice sorpresa e divertimento di fronte all'inusuale scena, di
cui erano gli unici testimoni. Almeno per il momento; sarebbe infatti bastata
una telefonata di Whale a sua moglie Ruby perchè tutta Storybrooke venisse
informata di quel segno emblematico di involontaria redenzione.
**
Anita Heller
si rivelò essere una Crudelia in miniatura, solo
fisicamente però: ai capelli biondi e agli occhi azzurri non corrispondeva
infatti un'attrazione segreta per l'oscurità, anzi aveva perfino paura del
buio. Era una bambina dolcissima e in breve tempo aveva conquistato tutta la
città, primo di tutti il padre Isaac che aveva per lei un occhio di riguardo,
mentre Crudelia aveva comunque sempre un debole
maggiore per il suo primogenito. Nonostante le piccole inevitabili parzialità,
entrambi si rivelarono essere ottimi genitori: fecero crescere i bambini felici
e felici lo erano anche loro. Felice lo era anche lei; a dispetto dell'ordinarietà e delle
responsabilità di quella vita, Crudelia ne era felice
e in alcuni momenti se ne accorgeva.
Per esempio una sera si era trattenuta
qualche minuto sulla porta della camera dei bambini dopo averli messi a dormire
e non potè evitare di lasciarsi sfuggire un sorriso
alla vista del vivace Fitzgerald completamente stremato e della dolce Anita con
l'abat-jour accesa sul comodino e una bambola di pezza sul cuscino. Non aveva
istinto materno: così aveva sempre pensato, ma adesso non poteva immaginare la
sua vita senza quelle due piccole pesti. A dire il vero, era con quel nuovo
inaspettato ruolo da madre che aveva capito davvero il profondo senso della
vita e quanto fosse decisamente più bello di qualsiasi cosa la morte avrebbe
potuto offrire.
"Ci è voluto tempo a farli
addormentare eh?"
Nonostante fosse completamente immersa
nei suoi pensieri, la donna non sobbalzò alla voce alle sue spalle, ma quasi aspettandosi
l'arrivo di Isaac, appoggiò semplicemente la testa sulla sua spalla e lasciò
che le sue braccia le stringessero la vita.
"Giusto il tempo di leggere metà
del Piccolo Principe ad Anita...
Credo che Fitz si sia addormentato così in fretta per
la disperazione" rispose in un tono a metà tra l'esasperazione e il
divertimento.
Isaac ridacchiò leggermente
immaginandosi il solito diverbio tra i bambini per la scelta della lettura
della sera. Poi, tornò però improvvisamente serio e scansò lentamente i capelli
della donna per posarle un bacio sul collo. "Ti amo così tanto, Cru..." le sussurrò all'orecchio, prima di tornare a
stringerla.
Crudelia non
rispose, come non aveva mai fatto e non avrebbe molto probabilmente fatto mai,
ma si lasciò andare a quell'abbraccio. Restarono così per qualche istante,
stretti l'uno all'altra a guardare le splendide creature a cui avevano dato
vita insieme, finché lei non sciolse inaspettatamente il contatto, voltandosi
per guardare l'uomo negli occhi.
"Grazie" mormorò, posandogli
un dolce e veloce bacio sulle labbra.
"Per cosa?"
"Per avermi scritto un lieto
fine"
E gli sorrise, regalandogli il sorriso
più sincero e più bello che lei avesse mai fatto. Per quel sorriso e per quelle
parole, Isaac sentiva quasi di dover essere lui a ringraziare, perché
finalmente stava avendo un riconoscimento per il suo amore e stava udendo le
parole più simili a un "Ti amo"
che avrebbe mai potuto tirare fuori da lei.
Finalmente aveva vinto la scommessa su
cui aveva puntato tutta la sua vita: riuscire a farle vedere che l'amore valeva
di più di una sadica follia omicida.
Il
diavolo non era sparito, però era stato sconfitto.
NDA:
Et voilà! Con questo capitolo, questa storia diventa ufficialmente
la più lunga che abbia mai scritto sia in italiano che in inglese, quindi hurrà
per me XD Quando ho progettato la storia nella mia mente la prima volta, questo
sarebbe dovuto essere il finale, ma poi da qualche parte lungo la strada ho
avuto un’altra idea e non ho saputo dire di no alla mia ispirazione, anche se
forse è una pessima ispirazione… Ci sono altri due
capitoli rimasti e dico solamente: preparate i fazzoletti, perché l’angst sta arrivando!!
Nessuno - Crudelia
in primis e forse nemmeno lo stesso Isaac - credeva davvero che il loro
matrimonio sarebbe stato così ben riuscito, e invece il tempo aveva provato il
contrario. Non soltanto quella scommessa d'amore era stata vinta, ma era stato
riscosso anche molto di più del previsto. Fitzgerald aveva aperto un negozio di
tatuaggi che inaspettatamente godeva di grande successo ed era andato a vivere
con la sua fidanzata Nicky - la figlia di Rumple e
Belle -; Anita invece si era decisa a partire per il college, mettendo così a
frutto il suo talento da scrittrice. I figli erano diventati grandi e la casa
era tornata ad essere vuota: si trattava di un'addizione dal retrogusto un po'
malinconico, ma che tuttavia per Crudelia aveva
solamente un unico possibile risultato - un risultato che comprendeva una
lingerie di pizzo estremamente provocante e un frustino. E la loro stessa prima
notte da soli, decise di giocare un po' a fare quella basilare matematica.
"Isaac, darling..."
sussurrò dallo stipite della porta in tono chiaramente malizioso. Tuttavia
quando si ritrovò a ripetere quella semplice chiamata per tre volte senza
ottenere risposta, il tono scivolò rapidamente nell'irritato.
Ignaro di quelle intenzioni, Isaac se
ne stava semi - allungato sul letto con un libro in mano e l'abat-jour puntata
sul viso; non si trattava di una scena insolita, ma Crudelia
era decisa a non arrendersi a quella noiosa abitudine serale, nemmeno adesso
che l'età ormai avanzava - perlomeno per lui. Con una velocità imprevista lo
raggiunse e, dopo essersi seduta a cavalcioni su di lui, provò a sottrargli
bruscamente il libro dalle mani, sicura di vedere almeno una reazione.
"Ehi ma che fai, Cru?" domandò infatti l’uomo, confuso e anche
inevitabilmente indispettito.
Quando però, alzando lo sguardo, si
ritrovò la moglie con quell'abbigliamento addosso, fu lui stesso a lasciar
cadere il grande volume di Notre Dame de Paris sul pavimento. Quella semplice visione prometteva
molto più di quello che le suggestive descrizioni di Victor Hugo avrebbero
potuto offrire. Un sorriso malizioso comparve subito anche sul suo viso, mentre
lasciò vagare lo sguardo sul corpo di lei: grazie al potere dell'uovo di Lily,
non era invecchiata di un solo giorno ed era rimasta esattamente uguale al
giorno in cui le aveva promesso di imparare ad amarla nel modo giusto; anzi,
era forse un po' più bella, perché adesso il suo fascino si era arricchito di
dolcezza e umanità.
"Era ora che lasciassi quel
maledetto libro... Temevo di dover usare il frustino prima del previsto"
commentò lei, alzando gli occhi al cielo.
Isaac le concesse un sorriso divertito,
ma quando i suoi occhi si spostarono sull'oggetto appena nominato ancora
stretto nella mano della donna, quel sorriso si trasformò in un'espressione
apparentemente preoccupata. "Sai, in realtà ho un po' paura di rimanere
solo con te…"
Crudelia si
lasciò sfuggire un sorrisino. "Ti avverto darling
che da oggi in poi sarà sempre così, fino al giorno della nostra morte". E
poi lo baciò con impeto.
Nonostante l'iniziale resa, l'uomo fu
piuttosto rapido ad afferrarla per i fianchi e allontanarla leggermente da sé.
"Forse per te parlare di morte è eccitante, ma non per me" iniziò a
dire in un tono ironico, che tuttavia era destinato a sconfinare presto nel
melodrammatico. "Non voglio nemmeno pensare al fatto di perderti, non
credo potrei sopportarlo."
Non era inusuale per l'autore aprirle
il suo cuore in questo modo, eppure quella volta ella non se ne sentiva
infastidita, ma anzi rimase a guardarlo con espressione quasi dispiaciuta per
un po' - prima di ridacchiare, ovviamente.
"Non preoccuparti, darling. Ti prometto che lascerò morire te per primo"
replicò (non troppo) scherzosamente, posandogli sulle labbra un nuovo bacio
inaspettatamente più dolce.
E poi fecero l'amore per tutta la
notte, come se fosse l'ultima volta.
**
Troppo presto si scoprì che Crudelia non era brava a mantenere le promesse.
Una settimana dopo quella loro breve
conversazione notturna, mentre erano ancora immersi in quella seconda luna di
miele, ella si era svegliata con l'insolitamente affettuosa idea di passare a
prendere la colazione da Granny ed era uscita di casa
con un semplice bacio e la promessa di un muffin al cioccolato. Quando però
dopo più di mezz'ora non era tornata a casa, Isaac iniziò a preoccuparsi,
ancora di più dopo numerose chiamate senza risposta. Almeno fino ad altri venti
minuti e altri sette tentativi.
"Ehi Cru,
che è successo? Mi sono preoccupato a mor-"
Ma il sospiro di sollievo gli si spezzò
in gola appena si accorse che la voce dall'altra parte del telefono non era
quella di sua moglie.
"Isaac, sono Emma... C'è stato un
incidente... Mi dispiace tanto"
Quelle tre semplici parole furono più
che sufficienti per far capire ad Isaac che quella del muffin non era l'unica
promessa ad essere stata infranta. Chiuse il telefono di scatto e lasciò
scivolare a terra senza assoluta preoccupazione la tazzina di caffè che aveva
nell'altra mano; poi improvvisamente scoppiò in un pianto quasi disperato. Si
dice che prima di morire si vedano tutti gli attimi più importanti della
propria vita davanti agli occhi; mentre si chiedeva se in quelli di sua moglie
c'era stato lui o una pistola, gli attimi della loro vita insieme era lui a
riviverli. Senza filtro di importanza però: arrivavano tutti insieme - gli
eventi chiave e i dettagli insignificanti - e si accatastavano sul suo petto
quasi impedendogli di respirare. La cosa peggiore non era però quello scherzo
della memoria, bensì la consapevolezza che al termine di quel viaggio mentale
la morte per lui non ci sarebbe stata. No, anche se il suo cuore si era
spezzato e la sua vita aveva improvvisamente perso consistenza, lui non sarebbe
morto.
Anche quel dolore faceva parte della
vita che Crudelia gli aveva concesso.
**
Come si era scoperto in seguito, la
guida spericolata di Crudelia le si era rivelata
fatale e lo scontro con il nuovo furgone di Brontolo l'aveva uccisa sul colpo.
Forse non aveva avuto nemmeno il tempo di rivivere i suoi attimi migliori dopo
tutto. Esclusi alcuni curiosi sulla scena dell'incidente, Fitzgerald era stato
il secondo ad essere informato e all'inizio non aveva reagito meglio del padre:
si era rinchiuso per due ore nel suo negozio e quando Nicky lo trovò, lo vide
per la prima volta in lacrime. Ella fu l'unica a vederlo in quelle condizioni
però, dato che il ragazzo, cercando di aggrapparsi alla sua solita pragmaticità, si prese presto carico di ogni cosa: dalla
comunicazione della notizia all’organizzazione del funerale. Nè la notevole forza d'animo del primogenito Hellernè il ritorno la sera
stessa di Anita riuscirono a riscuotere Isaac dallo stato di trance in cui era
caduto.
Al funerale il suo dolore venne
maggiormente allo scoperto, forse perchè solo in quel
momento aveva realizzato che di una vita passata in bianco e nero, adesso
rimaneva autenticamente solo il nero. Rifiutò il più possibile il contatto con
gli altri e persino anche di guardare il cadavere; voleva vivere ancora un po'
nella negazione o più semplicemente serbava uno strano rancore verso tutti - sè stesso, gli altri, la stessa Crudelia.
Se l'avesse vista avrebbe infatti probabilmente avuto la tentazione di
baciarla, seguendo quella speranza di cui gli eroi parlavano; tuttavia sapeva
che, nonostante l'immenso amore che provava e quello che a sua volta era
riuscito a far provare a lei, un bacio non sarebbe bastato a risvegliarla. E
così rimase perlopiù da solo in disparte, ancora a rivivere quegli infiniti
momenti condivisi di cui adesso era l'unico testimone. Dopo l'infruttuoso
tentativo di August e Lily, nessun'altro a parte i figli tentò di avvicinarglisi, perlomeno fino a sera quando una mano si
posò sulla sua spalla e, voltandosi, si ritrovò davanti un sorriso amaro.
"So che il tuo amore per lei è
stato la tua vita e so che anche lei ti ha amato... Ma adesso devi lasciare
andare lei e andare avanti tu... Come ho
fatto io"
A dispetto della sua volontà di
solitudine, ascoltò tutto quel breve discorso e alla fine il suo sguardo aveva
abbandonato ogni traccia di ostilità, soprattutto dopo l'ultima aggiunta. Belle
Gold era vestita ancora a lutto per la morte di suo
marito sei mesi prima e questo la qualificava come l’unica persona al mondo, a
parte lui, a poter capire cosa significasse amare una persona avvolta
interamente nell'oscurità. E soprattutto cosa significasse poi perderla.
Ecco perché, le parole gli uscirono
dalla bocca con un'inaspettata naturalezza. "Non credo di potercela
fare..."
Belle gli rivolse uno sguardo pieno di
empatia e comprensione, ma non gli offrì la resa che lui sembrava desiderare.
"Ma devi. Devi essere forte per loro". E accennò semplicemente in
direzione di Fitzgerald, che stava stringendo la mano di Emma Swan, e di Anita, stretta invece tra le braccia dell'altro
figlio dei Charming.
Inevitabilmente un debole sorriso
apparve sulle labbra di Isaac: un sorriso affettuoso e orgoglioso, ma non
convinto.
Sarebbe stato difficile andare avanti
quando ogni ricordo lo faceva guardare indietro.
Sarebbe stato difficile imparare a vivere senza il diavolo, quando era
stata lei ad insegnargli proprio a vivere.
NDA:
Sì lo so, sono una persona terribile. Era
quello che vi aspettavate quando parlavo di angst? Purtroppo
sentivo che la storia doveva concludersi così: ho considerato sempre come vero
protagonista Isaac con la sua missione di far innamorare pian piano Crudelia, di cambiarla e di cambiare anche sé stesso nell’accettare
la sfida di viverle accanto; quindi, dopo una vita trascorsa ad “amare il
diavolo” e a “vivere con il diavolo”, sentivo giusto parlare anche del “senza”.
In ogni caso, manca ancora un capitolo per la vera e propria conclusione e
spero proprio non rimarrete delusi!
Riprendere
a vivere era stato difficile, ma non impossibile; Isaac ci aveva provato e
provandoci veramente, alla fine ci era riuscito - almeno per un po'. L'assenza
diCrudeliasi
faceva sentire ogni giorno di più, ma allo stesso tempo si accorgeva anche che
all'infuori di lei era rimasto altro. C'erano Fitzgerald e Anita, gli amici che
aveva trovato e un'intera città continuamente in fermento: intorno a lui c'era
la Vita stessa e, per una sorta di strana osmosi, un soffio di quella vita era
penetrato a poco poco anche in lui. D'altra parte continuare a vivere
significava in fondo anche mantenere vivo il ricordo di lei e sapeva che nessun
altro avrebbe potuto farlo meglio.
Così
era andato avanti, giorno dopo giorno, finché i giorni erano diventati mesi e i
mesi erano diventati anni; pur non sentendosi davvero parte della vita, era
rimasto a sfiorarla e ad immergervisi di tanto in tanto. Visse abbastanza a
lungo da assistere alla nascita della sua prima nipote - dal nome curioso e
vagamente familiare diEllaHeller- e
accompagnare sua figlia all'altare; fu probabilmente allora, al colmo della sua
gioia, che capì che il suo ruolo era in qualche modo terminato.
"Ami
davvero Anita?"
Aveva
atteso i festeggiamenti daGranny, e approfittato di un
momento in cui si erano ritrovati vicini, per porgere la domanda al novello
marito di sua figlia . Certamente NealNolanfu colto di sorpresa, eppure non esitò nemmeno un
istante prima di annuire con vigore.
"Certo
che amo sua figlia, signorHeller, la amo più di ogni
altra cosa e ho intenzione di proteggerla sempre" rispose con aria
solenne. "Non deve preoccuparsi, adesso sarò io a prendermi cura di
lei."
Isaac
era rimasto a guardarlo in silenzio e solo udendo l'ultima aggiunta sembrò
realmente soddisfatto. Un sorriso enigmatico e anche un po' amaro apparve sul
suo viso in quell'istante e Neal ne avrebbe capito il motivo solo qualche
giorno dopo. Senza rendersene conto gli aveva dato esattamente la risposta che
stava cercando.
**
Sindrome
del cuore infranto: questa era stata apparentemente la causa
del decesso di IsaacHeller, ma la diagnosi non era
stata quella scientifica del dottorWhale, bensì quella poetica di Mary Margaret. Anita e
Fitzgerald l'accettarono comunque; l'autopsia non aveva rivelato nulla di
concreto del resto e invece il dolore che provava ancora per la perdita della
moglie era evidente a tutti. In un certo senso era davvero poetico: più che
lasciarsi sopraffare dalla morte, si era lasciato lentamente morire; più che
abbandonare i suoi figli, aveva combattuto per loro finché aveva potuto.Crudeliaaveva avuto l'improvvisa uscita di scena che avrebbe
voluto e così era successo ad Isaac.
A
dispetto di quella solitudine che l'uomo aveva sempre provato, al suo funerale
ci fu quasi l'interaStorybrooke; tuttavia, il giorno
dopo al cimitero a rendergli l'ultimo intimo saluto, c'erano soltanto i suoi
due figli e uno sconosciuto amico a quattro zampe. E fu proprio quel cucciolo a
offrire il pretesto per rompere il doloroso silenzio.
"La
mamma lo avrebbe apprezzato..." Fitzgerald commentò infatti, spostando per
un attimo lo sguardo dalla tomba - e la mente dal motivo per cui erano lì.
"No,
non è vero. La mamma avrebbe preferito vederla sottoforma di pelliccia..."
Anita gli fece eco con un inevitabile mezzo sorriso, ma quell'apparente ilarità
duro poco e il suo viso tornò presto serio. "Io e Neal l'abbiamo trovata
ieri sera... L'ho chiamataPerdita...
Lo trovo un nome abbastanza appropriato per il momento."
Il
giovane uomo annuì e poi allungò semplicemente un braccio verso la sorella,
attirandola asè. Restarono stretti l'uno all'altra per un
po', come aggrappati ai resti di una famiglia di cui loro due erano rimasti
unici testimoni.
"Andrà
tutto bene, piccolo diamante" sussurrò, utilizzando lo stesso nomignolo
affettuoso con cuiCrudeliaera
solita chiamarla.
Le
posò amorevolmente un bacio tra i capelli e poi la lasciò andare. Come
improvvisamente ricordatosi di qualcosa, infilò una mano nella giacca e la
estrasse solo al termine della ricerca, insieme ad un curioso particolare. Si
trattava di un fazzoletto ritrovato per caso su qualche scaffale di libri, un
fazzoletto macchiato di rossetto, un fazzoletto la cui storia si perdeva nel
tempo. Senza bisogno di alcuna spiegazione, lanciò un'occhiata complice alla
donna e poi si abbassò sulle ginocchia per posarlo sulla lapide. Quando si
rialzò in piedi, Fitzgerald fece un passo indietro, quasi per osservare meglio
la scena, e Anita lo imitò presto. Era una bella scena: ecco l'unico commento
un po' amaro che venne loro in mente, mentre entrambi dicevanosilentementeaddio alle persone che li avevano amati più al mondo.
Un'unica
elegante tomba marmorea, una tempesta di campanule - comeCrudeliaavrebbe voluto - e quel fazzoletto poggiato ad
un'estremità - seguendo una tacita volontà di Isaac. Al centro l'inevitabile
scritta:Isaac eCrudeliaHeller–
amati genitori; avrebbero riposato insieme almeno
fisicamente in un aldilà in cui lui avrebbe continuato ad amarla
incondizionatamente e lei avrebbe continuato ad arrabbiarsi con lui per qualche
ragione. C'era però una cosa su cui entrambi sarebbero stati d'accordo, ed era
la scritta in corsivo seminascosta dai fiori che proprio all'ultimo i due
bambini ormai cresciuti avevano deciso di aggiungere.
"Così continuiamo a remare, barche contro
corrente, risospinti senza posa nel passato"
THE END
NDA:
Ed
eccoci arrivati all’epilogo. Giuro che scrivere la parola FINE è in qualche
modo doloroso – forse perché è una delle storie più lunghe che abbia mai
scritto e inevitabilmente mi ci sono affezionata tantissimo. Certamente se sono
riuscita a concluderla è anche grazie al sostegno che ho ricevuto, per questo
ci tengo a ringraziare davvero tutti coloro che hanno seguito, recensito o
anche semplicemente letto. Un ringraziamento speciale va a MarziaPostoche con le sue costanti recensioni mi ha accompagnato fin dall’inizio.
So
che non è un finale propriamente felice, ma è così che doveva andare: Isaac e Crudelia insieme, con l’ultima frase del Grande Gatsby
incisa sulla loro tomba. Spero che la scelta vi sia piaciuta!
Cosa
dire di più? Ho qualche idea in cantiere da scrivere ancora su questa coppia e
quindi è probabile che tornerò presto a disturbarvi! Un grazie ancora di
cuore!!