Wonderful Journey

di Kodocha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Rientro in Giappone. ***
Capitolo 2: *** 2. Nuovi e vecchi incontri. ***
Capitolo 3: *** 3. Confronto. ***
Capitolo 4: *** 4. Rapporto civile. ***
Capitolo 5: *** 5. Comportamenti insoliti. ***
Capitolo 6: *** 6. Ricordi e confessioni. ***
Capitolo 7: *** 7. Appuntamento al Tokyo DisneySea ***
Capitolo 8: *** 8. Passato e presente. ***
Capitolo 9: *** 9. Partenze e gelosie. ***
Capitolo 10: *** 10. Lasciarsi andare. ***
Capitolo 11: *** 11. Meglio pentirsi di averci provato che vivere con il rimorso di non averlo fatto. ***
Capitolo 12: *** 12. Notizie inaspettate e chiarimenti. ***
Capitolo 13: *** 13. Nuove conoscenze e notizie inaspettate. ***
Capitolo 14: *** 14. Un nuovo amico ***



Capitolo 1
*** 1. Rientro in Giappone. ***


Era tutto perfettamente uguale da come ricordava: la maestosa villa, il grande giardino in tipico stile orientale, la cassetta della posta, il cancello che impediva ai paparazzi di invadere la sua vita privata.
Osservando quel luogo le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando era una vivace ragazzina che faceva di tutto per dividersi tra carriera e amici, ma soprattutto cercava in tutti i modi di poter passare più tempo possibile insieme a lui..
Lui il suo miglior amico.
Lui il suo peggior nemico.
Lui il suo primo amore.
Lui che aveva distrutto il suo cuore in mille pezzi.
Nonostante fossero passati due anni, il pensiero di colui che aveva cercato di dimenticare trasferendosi in Italia le provocò un tonfo al cuore.
Da quando aveva deciso di ritornare in Giappone, su richiesta della madre, il ricordo del tradimento era tornato prepotente nella sua mente, mescolandosi con una serie di ricordi che quella mattina stavano riaffiorando nella sua memoria, facendole mancare il respiro.
Per un attimo sentì la testa girarle così forte da costringerla ad appoggiarsi vicino alla parete più vicina.
«Sana, ti senti bene?»  il tono preoccupato di Rei, la riportò alla realtà.
Cercò di distendere i suoi lineamenti in un sorriso convincente «Sto bene, non preoccuparti. Sono solo stanca dopo il lungo viaggio» tentò di tranquillizzarlo, anche se sapeva che era davvero difficile riuscirci quando in realtà quella più preoccupata era lei.
Nel lungo periodo trascorso lontano da casa aveva cercato in tutti i modi di riprendersi, di ritornare la ragazza vivace e spensierata di un tempo e credeva davvero di esserci riuscita, o almeno lo credeva fino a quel momento.
Anche se alcune volte le capitava di provare una certa malinconia di quel posto, doveva ammettere che l’idea di ritornare e di rivivere il passato, di rincontrare le due persone di cui un tempo si fidava, ma che non ci avevano pensato due volte prima di pugnararla alle spalle, non l’allettava granché, ma era consapevole che non poteva evitarlo all’infinito.
Dopo aver passato altri interminabili minuti a fissare la sua abitazione, camminò lungo il percorso che la condusse verso la porta d'ingresso ed una volta che ebbe aperto quest'ultima, si ritrovò tra le braccia della madre e della signora Shimura.
«Figlia mia, che bello vederti»
«Per tutti i Kami, non mi aspettavo di rivederla così cresciuta signorina»
Sana sorrise, dando delle pacche affettuose ad entrambe «Se continuate di questo passo finirete col soffocarmi»
«Hai ragione, devi scusarci ma vedi, siamo così felici di riaverti qui» risposero, liberandola dal loro soffocante abbraccio.
«Guarda, anche Maro è contento» esclamò Misako, indicando l'animaletto in questione mentre ballava una danza tribale.
«Anche io sono felice di vedervi, credetemi»
Rei si portò una mano chiusa a pungo vicino alla bocca, fingendo di tossire, nel tentativo di attirare la loro attenzione.
«Oh, scusaci Rei. Siamo felici di rivedere anche te»
«Lo vedo...» replicò sarcastico, incrociando le braccia al petto.
Non si aspettava di certo una festa di bentornato, ma non si aspettava nemmeno di essere praticamente ignorato.
«Oh su avanti, non fare l'offeso e fatti abbracciare»
Misako gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo calorosamente, riuscendo in questo modo a ribaltare il suo umore.
Sorridendo, ricambiò la stratta.
Anche volendo, non riusciva a portare rancore alle persone che anni addietro lo salvarono dalla strada, restituendogli la gioia di vivere.
«Bentornato a casa»
«La ringrazio Maestra, sono felice di essere tornato»
Misako lo colpì con il suo fidato piko, provocandogli una smorfia di dolore «Quante volte ancora devo ripeterti di chiamarmi solo Misako?»
«Ehm...avete ragione, le chiedo scusa» mormorò, massaggiandosi la parte dolente.
«Piuttosto, invece di restare lì imbambolato perchè non porti le valige di Sana in camera sua?»
Sagami digrinò i denti, stringendo i pugni lungo i fianchi «Ecco, lo sapevo!Nemmeno il tempo di entrare in casa che subito mi trattate come un fattorino!»
«Suvvia mamma, riesco a portale anche da sola di sopra, che credi?»
«Non ne dubito figliola, ma come sai io e te abbiamo un bel discorsetto da fare»
«Non preoccuparti, non l'ho dimenticato, ma almeno dammi il tempo di sistemare la mia roba e poi sarò a tua completa disposizione»
Misako gonfiò le guance, indispettita «Come vuoi tesoro, ma sbrigati. Ti aspetto in soggiorno» 



Giunta nella sua vecchia camera, si rese conto che anche quest'ultima non era affatto cambiata.
Tutto era al suo posto, dai vecchi libri scolastici, ai suoi strani aggeggi che utilizzava quotidianamente, non c'era nulla di diverso, come se in realtà quegli anni vissuti lontana da lì non fossero mai esistiti.
Cercò di eliminare sul nascere quel senso di malinconia che stava tentando di riaffiorare dentro lei ed appoggiò la valigia sul letto a baldacchino.
Dopo aver sistemato il più velocemente possibile la sua roba si diresse in soggiorno, dove trovò sua madre con uno sguardo serio che camminava nervosa avanti e indietro lungo la stanza, fermandosi di colpo quando la vide entrare.
«Oh, sei qui tesoro»
«Già»
«Avanti, siediti pure»
Entrambe si accomodarono su una poltrona differente, poste l'una di fronte all'altra in modo tale da poter parlare guardandosi negli occhi.
Calò un profondo silenzio, nessuna delle due proferiva parola, l'aria che si respirava in quella stanza era stranamente seria e Sana sapeva che ciò non prometteva nulla di buono.
«Pensavo che fossimo venute qui per parlare»
Misako non le rispose subito e questo significava solo una cosa: guai in vista!
«Infatti è così...»
«Allora cosa stai aspettando? Avanti, dimmi tutto»
La madre chiuse gli occhi, respirando profondamente e poi li riaprì, incatenandola con lo sguardo «Vedi figliola, durante gli anni che hai trascorso lontano da casa ho sofferto molto, anche se cercavo in tutti i modi di nascondertelo quando parlavamo per telefono o quando venivo a trovarti in Italia...»
«Pensavo che te la cavassi bene anche senza di me, non sapevo che...»
Misako alzò una mano per stopparla, sorridendole con fare comprensivo «Tesoro ti prego, lasciami finire»
Sana annuì, sistemandosi meglio sulla poltrona.
«Credimi, non te ne faccio una colpa. So bene che dopo quello che è successo la scelta più giusta era quella di cambiare aria, probabilmente avrei fatto la stessa cosa anch'io. Ma nonostante ciò non riuscivo a stare bene, sentivo la mancanza di mia figlia, mi sentivo vuota, persa. Ho attraversato un periodo di profonda solitudine, niente sembrava riuscire a tirarmi su il morale. Iniziai a prendere sotto consiglio del dottor Hiroshi degli antidepressivi, ma sembravano non aver nessun effetto. Poi un giorno, durante una conferenza stampa a cui fui invitata, conobbi un uomo di nome Bart con la quale mi resi subito conto di avere molte cose in comune e non parlo soltanto in ambito lavorativo, ma soprattutto in quello personale. Mi raccontò che dopo la morte della moglie, avvenuta quattro anni fa, aveva perso la gioia di vivere, che anche lui come me si sentiva solo, vuoto, annullato, ma cercava di andare avanti per suo figlio che da quel momento ha dovuto crescere da solo senza l'aiuto di nessuno. Entrambi nel nostro piccolo abbiamo cercato in qualche modo di aiutarci a vicenda, abbiamo iniziato ad uscire spesso insieme, instaurando in questo modo un buon rapporto d'amicizia, che poi con il susseguirsi dei giorni è diventato pian piano...»
«Amore...» l’anticipò, avendo intuito la “causa” di quell’insolito atteggiamento.
«Già. Non so come ma da quando l'ho conosciuto la mia vita è decisamente cambiata, in meglio ovviamente. La mattina mi sveglio con il sorriso e la notte mi addormento nello stesso modo.Lo so, molto probabilmente ti sembrerò un'adolescente durante la sua prima cotta, ma non posso farci niente. Con lui sto bene, mi sento rinata, finalmente c'è qualcuno che riesce a vedere oltre i miei strani atteggiamenti, qualcuno che ha capito che il mio mostrarmi sempre come una donna buffa, in realtà è solo una maschera, una maschera che ho deciso di indossare per nascondere un dolore che con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni, mi stava lacerando dentro. Sia chiaro, con questo non sto dicendo che non sentivo più la tua mancanza, quella c'era sempre, ma con Bart mi sono resa conto che per quanto possa essere dura da accettare per un genitore bisogna lasciar andare via i propri figli, fargli vivere la propria vita»
Sana annuì, chinando lo sguardo e stringendo la stoffa della gonna tra le mani «Perchè non me ne hai mai parlato? Perchè mi hai tenuta nascosta una cosa così importante?»
«Credimi non è stato per niente facile, non sai quante volte mi sono ritrovata sul punto di alzare la cornetta del telefono, chiamarti e dirti tutto»
«Ma non l'hai fatto!» sbottò.
«Mi ero imposta di raccontarti tutto una volta che tu fossi ritornata a casa»
«Ora capisco perchè mi hai messo tutta quella fretta per tornare qui» sospirò«Beh, che dirti, mi fa piacere per te mamma, avete la mia benedizione»
Misako si schiarì la voce «In realtà, c'è un'altra cosa che ancora dovrei dirti...»
«Sono tutt'orecchie»
«Bart ed io ne abbiamo discusso a lungo e alla fine abbiamo deciso di...sposarci» 
Sana sussultò, sorpresa da quell'improvvisa e del tutto inaspettata rivelazione «Cosa? Ma non pensi che stiate correndo un pò troppo?»
«Vedi figliola, mi sono resa conto che il tempo è limitato, che non va sprecato.Mi sono resa conto che la cosa più importante per essere felici nella vita è quella di avere coraggio, il coraggio di seguire il proprio cuore, le proprie emozioni, tutto il resto è secondario»
Dopo aver ascoltato quelle parole, si alzò dalla poltrona e si gettò in lacrime tra la braccia della madre.
Non si era mai soffermata a pensare che la sua lontananza potesse far soffrire le persone a lei care, si sentiva un'egoista che aveva pensato solo ed esclusivamente a se stessa e ai suoi problemi, fregandosene di ciò che potevano provare gli altri e ora era giunto il momento di rimediare ai suoi sbagli, di mettere da parte i suoi dubbi riguardanti il matrimonio ed appoggiare la decisione della madre
«Se tu sei felice mamma, lo sono anch'io»
Sentì sua madre tirare un lungo sospiro di sollievo e stringerla con maggiore forza«Non sai quanto sia contenta della tua risposta»
Restarono abbracciate a lungo in silenzio, quegli abbracci così calorosi e pieni d'affetto, erano tutto ciò di cui avevano bisogno in quel momento.
«Sana»
«Si?»
«Ti andrebbe di farmi da damigella d'onore?»
«E me lo chiedi? Ma certo! Devo solo trovare un abito appropriato»
«Questo vuol dire che domani andremo a fare shopping!» trillò entusiasta, lanciando in aria coriandoli e nastrini vari che aveva preso dal suo kimono, provocando l'ilarità della figlia “Non cambierà mai”
«Sai, penso proprio che non riuscirò mai a capire come fai ad infilare tutte quella roba nel kimono!»




 
*



 
Da quando i giornali avevano riportato la notizia riguardante il ritorno in Giappone dell'attrice Sana Kurata, si sentiva costantemente nervoso ed agitato.
Spesso si era chiesto come sarebbe stato rincontrarla, soprattutto viste le condizioni in cui si erano lasciati e tutte le volte aveva immaginato un litigio di dimensioni catastrofiche, proprio come l'ultima volta in cui si erano visti.
Quando lei aveva scoperto del tradimento aveva iniziato a inveire contro di lui, lanciargli addosso le prime cose che le capitavano a tiro, non volendo capire cosa lo avesse spinto tra le braccia di un’altra. Si era chiusa in se stessa, soffrendo e dilaniando il suo cuore, tanto da farlo sentire un vero e proprio verme.
Il giorno in cui venne a sapere della sua partenza per l'Italia, ne fu in un certo senso sollevato, non che fosse felice di non vederla più, ma almeno non avrebbe più visto quegli occhi accusatori che gli laceravano l'animo.
L'aveva amata per davvero, dopo tutti quei momenti passati insieme credeva che era lei la persona giusta per lui, la donna della sua vita, ma con il passare del tempo, a causa del lavoro d'attrice di lei che la spediva spesso in diverse parti del mondo, talvolta per mesi interi, erano diventati sempre più distanti.
Per quanto Sana si sforzasse di trovare un pò di tempo da dedicargli, non riuscivano quasi mai ad avere quell'intimità e quella stabilità che invece aveva trovato con lei.
Si voltò verso la persona in questione che in quel momento si trovava distesa sul letto al suo fianco.
Era così bella, anche senza un filo di trucco e con i capelli spettinati che le ricadevano morbidi sul viso.
Istintivamente si sporse ancora di più e le spostò dietro all'orecchio una ciocca di capelli, accarezzandole dolcemente il viso, per poi trovare subito dopo due occhi marroni, ancora assonnati, intenti a fissarlo
«Scusa, non volevo svegliarti»
La ragazza si avvicinò a lui e gli stampò un dolce bacio a fior di labbra «Non potevo chiedere risveglio migliore»
Akito la strinse forte a se, inebriandosi del suo profumo.
«Ti amo, Aki»
«Ti amo anch'io... Aya»

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Capitolo 2
*** 2. Nuovi e vecchi incontri. ***


Quella sera la città di Tokyo sembrava brillare di luce propria.
Il cielo stellato era quasi magico e Sana se ne stava lì a fissarlo, affacciata dal finestrino dell'auto che l'avrebbe condotta, insieme a sua madre, in un prestigioso ristorante in centro per conoscere coloro che a breve sarebbero entrati a far parte della sua famiglia.
Durante il tragitto ebbe modo di pensare alle novità che c'erano state negli ultimi giorni: dopo averci riflettuto a lungo, aveva deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo per un tempo indeterminato, in modo tale da poter recuperare il tempo perduto lontano dalla madre.
Inoltre Rei, seppur non avesse approvato a pieno la sua decisione, aveva colto la palla in balzo per fare il grande passo ed andare a convivere con Asako, in una villetta situata poco distante dalla loro abitazione.
La separazione era stata molto difficile, dopo i lunghi anni trascorsi insieme Rei era diventato a tutti gli effetti un membro della famiglia Kurata, ma in fondo anche lui aveva il diritto di farsi una vita insieme alla donna che amava sin dai tempi del liceo.
Una volta arrivate a destinazione, un cameriere con indosso un elegante smoking, le condusse ad un tavolo apparecchiato per quattro persone, accanto al quale vi era già seduto qualcuno.
Si trattava di un uomo molto affascinante, sulla quarantina, dai folti capelli corvini e gli occhi ambrati, che appena le vide arrivare si alzò per poterle accogliere a dovere.
«Ciao Bart, scusaci per il ritardo» lo salutò Misako, stampandogli un bacio sulla guancia.
«Non preoccuparti tesoro, dopottutto le donne devono farsi aspettare no?»
«Esatto, vedo che stai imparando»
«Tu devi essere Sana» interloquì l'uomo. Aveva una cadenza di voce forte, eppure molto cortese «Sai, ero molto impaziente di conoscerti. Tua madre mi ha parlato molto di te. Piacere di conoscerti»
Sana sfoggiò il suo miglior sorriso e timidamente, gli rispose «Il piacere è tutto mio, Bart»
A primo impatto ebbe un'impressione positiva su di lui.
Sembrava un uomo molto socievole e a modo, il tipo perfetto per sua madre e di questo ne fu decisamente felice.
«Come mai Yuri non è qui con te?» gli chiese Misako, prendendo posto accanto a lui.
«Arriverà a breve, è in ritardo perchè ha avuto molto da fare a lavoro»
«Capisco, beh non vedo l'ora di rivederlo» esclamò, per poi rivolgersi alla figlia «Sono sicura che andrete d'accordo, è un ragazzo davvero fantastico»
«Non ne dubito mamma»
"Chissà se instaureremo un buon rapporto. Devo cercare di essere gentile, a volte quando mi intimidisco ho lagrazia di un elefante"
«Eccolo, è arrivato»
«Salve, scusate per il ritardo»
L'entrata del ragazzo non lasciò indifferente nessuno, nemmeno Sana, che rimase colpita dal fascino che emanava.
Yuri era un ragazzo alto, muscoloso, capelli biondo cenere, labbra carnose, occhi castani, ma ciò che la colpì di più fu il suo sorriso, il più bello che avesse mai visto in vita sua.
«Non preoccuparti Yuri, siamo appena arrivate»
«Meglio così»
«E adesso passiamo alle presentazioni» proferì Misako, schiarendosi la voce «La ragazza che vedi è mia figlia, Sana.  Sana, lui invece è Yuri, il figlio di Bart»
«Ciao Sana, lieto di conoscerti»
«Piacere mio, Yuri»
 Quest'ultimo le regalò un dolce sorriso, e lei arrossì.
Si portò le mani sulle guance, nel tentativo di nascondere le sue gote arrossate "Calmati Sana! Non è il momento di lasciarsi andare alle emozioni. Certo, è carino ma non devi arrossire così, devi cercare di controllarti, devi restare con i piedi per terra"
«Com'è andato il lavoro?»
«Abbastanza bene, anche se a causa dei saldi c'è molto lavoro da fare» rispose, prendendo posto accanto a Sana che, curiosa, gli chiese «Di cosa ti occupi?»
«Lavoro come commesso in un negozio di abbigliamenti qui in centro. Tu, invece, mi pare di ricordare che lavori come attrice, giusto?»
«Non più. Ho deciso di mollare tutto almeno per un pò di temp... » lasciò la frase in sospeso, quando notò i loro gentiori intenti a fissarli con uno strano ed inquietante sorrisino stampato sulla faccia «Ehy, si può sapere perchè ci stata fissando in quel modo?»
«E' bello vedere il testimone e la damigella chiacchierare così amichevolmente»
Sana alzò platealmente gli occhi al cielo, scuotendo appena il capo «...sarà meglio ordinare qualcosa da mangiare»
La cena proseguì tranquilla, tutti sembravano essere al proprio agio, chiacchieravano, ridevano, proprio come una tipica famigliola felice.
A fine serata, mentre stavano assaporando il dessert, all'interno del ristorante partì una canzone che attirò subito l'attenzione dei due promessi sposi.

 
"Everyday I sit and ask myself
How did love slip away
Something whispers in my ear and says
That you are not alone
For I am here with you
Though you're far away
I am here to stay"

«La nostra canzone» constatò Bart, rivolgendosi alla sua futura sposa.
«Che coincidenza!»
L'uomo si alzò e le prese la mano per invitarla al centro della sala.
«Mi concedi questo ballo?»
«Ma come, qui davanti a tutti?» 
Bart sollevò entrambe le sopracciglia, scettico «Da quanto in qua ti fai questi problemi?»
«Sai che ti dico? Hai proprio ragione!»
Entrambi danzarono abbracciati sulle note della loro canzone, sotto gli occhi di tutti i presenti in sala.
Erano davvero innamorati e il loro amore lo si percepiva chiaramente.
"But you are not alone
For I am here with you
Though we’re far apart
You’re always in my heart
But you are not alone

‘Lone, ‘lone
Why, ‘lone

Just the other night
I thought I heard you cry
Asking me to come
And hold you in my arms
I can hear your prayers
Your burdens I will bear
But first I need your hand
Then forever can begin"

 
 
«Ma guardali, sembrano proprio due piccioncini» esordì Yuri.
«Già, è proprio vero»
«Era da tempo che non vedevo mio padre così sereno»
«Posso dire la stessa cosa di mia madre. Sono davvero felice per loro»
«Questo vuol dire che sei entusiasta del matrimonio?»
«Diciamo di si. Anche se sarà strano convivere con due persone che conosco appena, ma sono sicura che andrà tutto per il meglio»
«Lo penso anch'io»
«Eppure mi fa un certo effetto vedere mia madre così. Pensavo che dopo l'esperienza negativa avuta con il suo primo marito, non si sarebbe più innamorata di nessuno e invece...»
«L'amore è una cosa strana, non si sa mai quale strada prenda per arrivare a destinazione, ma quando arriva ti travolge e non c'è modo di poter scappare»
«Già, hai ragione»
«Sei d'accordo anche t...» non continuò, fissò Sana in viso per qualche millesimo di secondo e poi scoppiò in una rumorosa risata.
«Si può sapere cos'hai da ridere?» sbottò indispettita, battendo una mano sul tavolo.
«Hai un... un...» non riusciva a continuare preso com’era dal ridere.
«Un cosa?»
Quando la sua risata si calmò, si avvicinò pericolosamente al suo viso e le sfiorò il naso con un dito, facendola arrossire vistosamente.
«Avevi uno sbuffo di panna sul naso»
Imbarazzata, boccheggiò alla ricerca di una buona risposta, ma alla fine le uscì solo un semplice «Oh...»
«Non c'è che dire, sei proprio una bambina»
Sana digrinò i denti come una belva feroce ed assottigliò gli occhi «Ehy bambina a chi? Non costringermi a cacciare il mio piko»
Lui le rivolse uno sguardo tra il confuso e lo stranito «Il piko è quello strano martelletto di plastica che compariva spesso nelle tue foto?»
«Esattamente, può sembrare un aggeggio stupido, ma ti assicuro che fa davvero male»
«E tu hai portato un oggetto simile anche in un ristorante di lusso?»
«Certo! Sapendo che dovevo venire qui, ho legato un nastro rosso al manico per renderlo più elegante»
Yuri scosse la testa, ridacchiando divertito «Certo che sei davvero buffa»
«E tu sei davvero antipatico» borbottò, voltando per un attimo la testa di lato e gonfiando le guance, provocando un risolino da parte del ragazzo.
«Sarà una convivenza davvero divertente!»
Continuarono a punzecchiarsi fino alla fine, attirando l'attenzione di tutti i presenti, divertiti da quei buffi litigi, dopodichè si salutarono e si diressero ognuno presso la propria abitazione





Il giorno del matrimonio non tardò ad arrivare.
Il luogo scelto sia per la cerimonia che per il rinfresco fu l'enorme giardino della villa Kurata, addobbata a nozze.
Si trattava di una cerimonia semplice ed intima, con pochissimi invitati.
Come da tradizione fu Sana, in veste da damigella d'onore, la prima a percorrere la navata.
Indossava un abito color rosso fragola, con scollo a cuore, che le scendeva perfettamente sul corpo evidenziando le sue forme, i capelli erano semi raccolti, con dei leggeri boccoli che le ricadevano morbidi sulle spalle.
Era splendida e ciò non passò innosservato agli occhi degli invitati, che la guardavano con ammirazione.
Nonostante fosse abituata ad essere al centro dell'attenzione, quel giorno sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, si sentiva particolarmente in imbarazzo.
Abbassò lo sguardo per non far notare le sue gote arrossate e quando lo rialzò i suoi occhi si incatenarono in quelli di Yuri, che la fissava sorridente accanto al padre.
Non sapeva esattamente il perchè, ma quegli occhi, quel sorriso, riuscivano a rapirla in un modo che non avrebbe mai immaginato.
Subito dopo vi fu l'entrata di Misako, vestita con un abito bianco vaporoso, lavorato in pizzo, mentre sull'acconciatura vi era l'immancabile Maro con indosso un mini smoking, che manteneva tra le zampette un piccolo cuscino con sopra le fedi.
Dopo che il cerimoniere ebbe terminato la parte iniziale della sua funzione, vi furono le promesse che gli sposi avevano scelto di scrivere personalmente... dopottutto, essendo entrambi degli scrittori potevano mai fare altrimenti?
Il primo ad iniziare fu Bart:
«Misako, prometto di aiutarti ad amare la vita di trattarti sempre con tenerezza e di avere la pazienza che l'amore richiede. Di parlare quando le parole sono necessarie e di restare in silenzio quando non lo sono, e di vivere nel calore del tuo cuore e considerarlo casa mia. Ti amo»
Dopodichè venne il turno di Misako, che con non poca commozione disse: «Bart, prometto di amarti ardentemente. in ogni tuo momento, ora e per sempre. Prometto di non dimenticare mai che questo è un'amore che capita una volta nella vita. Grazie di aver incrociato il mio cammino»
Le parole degli sposi commossero tutti e una volta che la cerimonia fu terminata, vennero ricoperti da chicchi di riso lanciati dagli invitati.
La giornata continuò in modo tranquillo, tutti sembravano divertirsi molto, o meglio tutti eccetto la povera Sana, che fu praticamente assalita dalle amiche/pettegole della madre.
«Allora raccontaci, come mai hai deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo?»
«Hai altri progetti in mente?»
«Tornerai in Italia?»
«Veramente io...»
Nella sua mente recitò tutte le preghiere che conosceva affinchè venisse qualcuno a salvarla e sembrarono essersi esaudite quando, una voce alle sue spalle, interruppe quell'estenuante interrogatorio.
«Scusate se vi interrompo signore, vi dispiace se ve la rubo per un pò?»
Yuri sorrise e le pettegole lo guardarono ammaliate, rapite da tanta bellezza.
«Ma certo, fa pure giovanotto»
«Allora?!Mi concede questo ballo my lady?» 
Sana sembrava sorpresa da quella proposta e prima che potesse accettare o rifiutare, lui la prese per mano e la trascinò al centro della pista da ballo.
«Che stai facendo?» 
«Non è evidente? Ti ho appena salvato da quelle pettegole» 
«Oh, mio eroe» ironizzò.
«Che ragazza acida» ribattè sorridendo
«Che ragazzo antipatico» rispose lei, con un cipiglio severo
«Sai, sei molto carina con quest'abito»
 «Ora fai anche il ruffiano?» sbraitò, corrucciando la fronte.
«Sono solo sincero,  Sana» 
Le fece fare una giravolta e l'attirò di nuovo a sè, rendendo minima la distanza tra i loro corpi.
Nell'averlo così vicino Sana sentì il suo cuore battere talmente forte che, per un breve momento, temette potesse uscirgli dalla gabbia toracica "Perchè mi fa quest'effetto?" pensò confusa.
«Come mai sei arrossita? La mia vicinanza ti emoziona così tanto?» le chiese, sorridendo malizioso, con il solo scopo di provocarla.

«Sono rossa dalla rabbia a causa della tua vicinanza, non dall'emozione» tentò invano di giustificarsi, uscendosene con la prima giustificazione che le passò per la testa.
«Quindi da oggi in poi sarai costantemente nervosa?»
Lo guardò interrogativa, non capendo subito dove volesse andare a parare con quell'affermazione.
«Visto che da stasera saremo costretti a vivere sotto lo stesso tetto...»
«L'avevo rimosso, pensa un pò» brontolò, acidamente.
Yuri si limitò a sorriderle, sembravano non sopportarsi a vicenda eppure, presi com'erano l'uno dall'altro, non si erano nemmeno resi conto che erano l'unica coppia rimasta ancora in pista.
Quando i festeggiamenti giunsero al termine, Sana si precipitò in camera sua, levò quei tacchi vertiginosi che l'avevano tormentata per tutta la giornata e si lanciò sul suo letto a baldacchino.
«Kami, che stanchezza!» mormorò, portandosi un braccio sulla fronte.
Dopo la lunga giornata, l’emozione provata nell’aver visto sua madre così felice, ora si sentiva praticamente svuotata.
Restò per qualche minuto distesa, con gli occhi chiusi, prima di sentire una voce a lei ormai nota.
«Dunque, questa è la tua stanza?»
«Yuri! Cosa ci fai in camera mia?» sbottò, scattando  a sedere.
«Tecnicamente sono ancora fuori la porta, non in camera tua» rispose, appoggiandosi allo stipite della porta.
Sana si alzò di scatto dal letto e si avvicinò indispettita a lui«Si ok, ma cosa ci fai qui?»
«Volevo solo augurarti la buonanotte» le stampò un bacio sulla fronte, le strizzò l'occhio ed infine sgattaiolò nella camera che gli era stata assegnata, senza attendere alcun tipo di risposta.
Rossa fino alla punta dei capelli, Sana si toccò nel punto esatto dove poco prima lui aveva appoggiato le sue labbra.
Non seppe spiegarsi il perchè, ma quel semplice contatto le aveva provocato un violento brivido su per la spina dorsale e sapeva con certezza che ciò non prometteva nulla di buono.
Nonostante la stanchezza, trascorse quasi l'intera notte in bianco, pensando allo strano comportamento di Yuri che delle volte era scorbutico e antipatico, altre volte invece era molto dolce.
Perchè si comportava così con lei?
Ma soprattutto perchè provava quelle strane sensazione ogni volta che lui le era vicino?
Quelle semplici domande non facevano altro che rimbombarle nella testa, rendendole impossibile conciliare il sonno.

Il mattino seguente si diresse in cucina dove trovò la persona che durante l'intera nottata aveva occupato i suoi pensieri, seduta accanto all'isola intenta a fare colazione.
Cercò di sembrare il più naturale possibile, di certo non voleva fargli capire che la sua sola presenza riusciva ad agitarla "Avanti Sana, fai uscire l'attrice che c'è in te!” pensò, mentre si avvicinava sempre di più a lui.
«Buongiorno Yuri» lo salutò, cercando di utilizzare un tono neutro
«Buongiorno a te Sana, sai mi sorprende vederti già sveglia, ieri sera sembravi così stanca»
«Già...» trovandosi con le spalle al muro non era riuscita a formulare una risposta decente. Dopottutto poteva mai confessargli che a causa sua non era riuscita a chiudere occhio?
«Devi andare a lavoro?» cercò di rimediare, quando vide lo sguardo interrogativo di Yuri.
«Mi sono preso un giorno di festa, dopo la giornata di ieri la voglia di lavorare è pari a zero»
«Immagino» rispose, addentando un croissant al cioccolato.
«Mi passeresti la senape per piacere?»
«Fai colazione con la senape?Certo che sei proprio un tipo strano tu» lo schernì, passandogli il barattolo.
«Non posso farci niente, amo la senape e poi...» spostò lo sguardo da lei al barattolo un paio di volte «E' molto simile a te»
Sana strabuzzò gli occhi, confusa, restando con il croassaint sospeso a mezz’aria «Come scusa?»
«Sei acre e amarognola, ma anche così saporita, proprio come la senape»
«Ehy! Acre e amarognola a chi?» sbraitò, minacciandolo con il suo solito piko.
«Invece di restare lì a giocare con quell'aggeggio, preparati e vieni a fare la spesa con me»
«Spiegami per quale motivo dovrei venire a fare la spesa con te»
«Semplice, perchè non conosco i vostri gusti e non so che cosa comprare»
Sbuffò, facendo svolazzare un ciuffo di capelli che le ricadeva sulla fronte «E non possono andarci i nostri genitori?» chiese scocciata, portandosi la tazza di tè alla bocca.
«Sono ancora a letto, saranno sicuramente stanchi dopo la lunga notte di nozze» ammiccò con tono malizioso.
A quell'affermazione le andò il tè di traverso, tossì diverse volte prima di riuscire a riprendersi.
«Cosa c'è?»
«Cosa c'è? Mi chiedi cosa c'è? Ma ti sembrano cose da dire?»
Yuri la guardò divertito e continuò «Avanti, vai a prepararti o faremo tardi»
Dopo averlo letteralmente incendiato con lo sguardo, con poca voglia, fece ciò che l'era stato chiesto.
Era ufficiale: quel tipo e il suo modo di prendersi gioco di lei, gli davano parecchio su i nervi.
Ma non poteva capitargli un “fratellastro”, un tantino meno irritante?
E magari… meno bello?!
 
 



 
 
 «Prendiamo anche qualche pacco di lasagne»
«Ancora? Non pensi che abbiamo già preso troppa roba?» affermò Yuri, dando un'occhiata al carrello pieno fino all'orlo.
«Non è mai abbastanza quando si tratta di cibo»
«Attenta o finirai col diventare una balenottera»
«Brutto antipatico» sbottò stizzita, colpendolo con un pungo sulla spalla, causando l'ilarità di tutte le persone che avevano assistito alla scena.
Dopo aver dato spettacolo ed aver pagato ciò che avevano acquistato, uscirono dal supermercato e si incamminarono verso la loro abitazione che, dalla sera precedente, erano costretti a condividere.
«Ah povere borse, urlerebbero dal dolore se potessero e anche i miei muscoli»
«A quanto pare quei muscoli non servono ad un granchè, visto che ti lamenti per così poco»
«Guarda che stavo scherzando, riesco a portarle senza problemi» borbottò.
«Si si, certo...» lo canzonò, sventolandosi una mano davanti al viso, come a voler scacciare via un insetto fastidioso.
Infastidito, con la mano libera l'attirò verso di se e la sollevò di qualche centimetro da terra.
«Hai ancora qualcosa da ridire riguardo i miei muscoli?» sghignazzò.
Colta alla sprovvista, si agitò come un pesce fuori d’acqua «Ma cosa fai!Mettimi subito giù»
«Come preferisci»
Fece spallucce e l’adagiò nuovamente sul marciapiede.
Sana, gli puntò l’indice contro, furiosa al mille per mille «Sei soltanto un pallone gonfiato, Yuri»
«Adesso basta, smettila di arrabbiarti, non vuoi provare ad essermi amica?» le propose, porgendole la mano, con quel sorriso che solo lui possedeva.
Arrossì “Caspita quant'è carino”
«Allora?»
“Sarà dura andare d'accordo con un tipo come lui, ma dovrò provarci oppure la convivenza diventerà un vero e proprio inferno".
«S-si...va bene»
Gli porse la mano e lui ne approfittò per appiccicarci sopra qualcosa di stranamente appicciocoso.
«E questa cos'è?» chiese, osservando perplessa quella cosa rosa appiccicata alla sua povera mano destra.
«Gomma da masticare» rispose, scoppiando a ridere per poi iniziare a correre via, prevedendo la reazione di Sana che, in effetti, non tardò ad arrivare, visto che iniziò subito a corrergli dietro «Se ti prendo!»
«Fermati se sei un'uom...» non ebbe modo di terminare la frase  poichè, una volta svoltato l'angolo, si scontrò contro una persona, causando la caduta di entrambi.
«Maledizione!» imprecò sottovoce «Le chiedo scus...» le parole le morirono in bocca quando si rese conto di essere finita addosso all'ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
Lui, la causa dei suoi dolori, delle sue sofferenze, colui che anni addietro l'aveva tradita, costringendola a scappare via, allontanandosi da tutto ciò che aveva fatto parte della sua vita fino a quel momento.
Restarono per interminabili secondi immobili a fissarsi negli occhi.
Sana avrebbe voluto alzarsi e scappare via, ma le braccia e le gambe le diventarono così molli da impedirle ogni movimento.
Durante gli anni trascorsi in Italia aveva immaginato tante volte come sarebbe avvenuto il loro incontro e di certo mai avrebbe immaginato che gli sarebbe finita addosso come un sacco di patate.
Nell’aria calò un imbarazzante silenzio, un silenzio carico di tensione che le pesava come un macigno sul petto, rendendole difficile anche solo respirare.
«Povero ragazzo, l'avrai ucciso» la voce di Yuri squarciò il silenzio che si era creato, facendoli sussultare.
Con non poca facilità recuperò le forze necessarie per alzarsi e allontanarsi di scatto da Hayama, che una volta in piedi iniziò a fissarla con insistenza.
«Devi scusarla, ma vedi mi stava rincorrendo per uccidermi e sbadata com'è è finita col caderti addosso»
Hayama non rispose, si limitò a rivolgergli uno sguardo impassibile, per poi spostare di nuovo l'attenzione su Sana, intenta a fissarlo con occhi accusatori e colmi di rabbia.
«Yuri, andiamo a casa» non seppe come, ma riuscì a trovare la forza per pronunciare quelle parole, afferrarlo per un braccio e trascinarlo via da lì.
Durante il resto del tragitto, i due non proferirono parola.
Sana era ancora scossa per quanto accaduto poco prima, mentre Yuri, avendo avvertito il suo stato d'animo, preferì non farle domande.
No che non fosse preoccupato per lei, visto che da quel poco che la conosceva non l'aveva mai vista in quelle condizioni, ma non voleva rischiare di peggiorare ulteriolmente la situazione, dicendo qualcosa di sconveniente.
Una volta giunti a casa, Sana si rintanò per il resto della giornata in camera sua, con la speranza di riuscire a colmare quella rabbia che aveva provato non appena aveva incontrato quei maledetti occhi ambrati, quegli stessi occhi che in passato aveva amato tanto, ma che ora le causavano solo dolore e sofferenza.
Solo quando calò la sera, spinta dalla fame, decise di scendere al piano di sotto per cenare insieme alla sua "nuova famiglia".
«Yuri ti piace la cena?»
«E' tutto squisito» si complimentò.
Misako sorrise, compiaciuta «Bene, mi fa piacere»
«Avete fatto incontri oggi mentre eravate fuori?»
A quella domanda Sana sussultò
«Nessuna» si affrettò a rispondere Yuri, ricevendo un sorriso di gratitudine da parte della ragazza.
«Beh, avrete modo di fare nuove conoscenze lunedì» aggiunse Bart, sorseggiando un bicchiere di sakè.
«Lunedì?»
«Ma come tesoro, te ne sei dimenticata? Lunedì sarà il primo giorno di scuola»
A quella constatazione Sana non riuscì più a ragionare lucidamente, sembrava che la sua mente fosse offuscata da una nebbia persistente che le impediva di rimanere lucida.
Tornare a scuola significava rivedere Akito e Aya, insieme.
Significava affrontare il passato dal quale aveva cercato di sfuggire per tanto tempo e ciò la mandò nel panico.
«Sana, tesoro, stai bene?» domandò preoccupata Misako, notando il volto pallido della figlia
No, non stava bene.
Sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto e il respiro diventare sempre meno.
«Scusate, tutt'ad un tratto mi è passata la fame» proferì, alzandosi dal suo posto, con la frangia che le ricopriva gli occhi «Vado a letto, buonanotte»
E senza aggiungere altro, tornò a rinchiudersi in camere, lontano da tutto e tutti.
Si distese sul letto e scoppiò in un doloroso pianto, inzuppando il cuscino di lacrime.
I ricordi le facevano male, troppo male e non riusciva a far niente per impedirlo.
Improvvisamente, sentì qualcosa battere contro la finestra, ma inizialmente non ci diede penso.
 “Sarà il vento” pensò, ma quando i rumori si fecero più insistenti, vi voltò verso di essa e trovò Yuri proprio lì, fuori al suo balcone.
Sobblazò dalla sorpresa, stropicciandosi gli occhi con la manica del pigiama «Yuri!»
«Mi apri?»
Fece come l'era stato chiesto, permettendogli di entrare in camera
«Come hai fatto ad arrivare fin qui?»
«I nostri balconi sono poco distanti l'uno dall'altro, sono passato di lì» rispose con tono tranquillo, come se passare da un balcone all'altro fosse la cosa più naturale del mondo.
«Ma sei impazzito? Potevi cadere giù»
«Da quanto in qua ti preoccupi così tanto per me?»
«Si può sapere perchè non hai bussato alla porta della camera come tutte le persone normali?»
«Se l'avessi fatto tu mi avresti aperto?»
Sana chinò il capo senza rispondergli, dondolandosi sui talloni.
«Ecco, appunto»
«Non illuderti, è la prima è l'ultima volta che ti apro. La prossima volta ti lascio lì fuori» borbottò, cacciandogli fuori la lingua.
«Come sei buffa»
Gonfiò le guance indispettita, assumendo le sembianze di un pesce palla «Sei venuto qui per insultarmi o cosa?»
«No, sono venuto per parlarti di quello che è accaduto poco fa»
«Allora puoi anche uscire da dove sei entrato»
«Avanti, ti chiedo solo di parlare da persone civili»
«D'accordo, se proprio ci tieni» sospirò.
Si accomodò sul bordo del letto e Yuri, subito dopo, l’affiancò.
Quest'ultimo si sporse ancora di più verso di lei, e con i pollici le asciugò il viso ancora bagnato di lacrime, facendola trasalire dall’imbarazzo.
«Almeno ora hai smesso di piangere»
Sana abbassò lo sguardo. per non far notare le sue gote arrossate, ma lui le posò l'indice sotto al mento o lo rialzò delicatamente, per poterla guardare negli occhi.
«Sana, io non so perchè hai avuto quella reazione, ma so per certo che centra in qualche modo il ragazzo ch abbiamo incontrato stamani»
Annuì.
«Non ti chiedo di parlarmene, quando e se vorrai farlo saprai dove trovarmi. Voglio solo che tu sappia che non sei sola, qualsiasi cosa sia successa l'affronteremo insieme»
«Perchè ti preoccupi così tanto per me? In fondo ci conosciamo appena»
«Semplice, perchè mi piaci di più quando sorridi»
Nell'ascoltare quelle parole, le sue gote si tinsero vistosamente.
Lui le sorrise, accarezzandole dolcemente una guancia.
«Andrà tutto bene, ora ci sono io con te»



 
*



 
 
 


Quella sera si sentiva particolarmente strano "Sarà colpa degli allenamenti" cercò di autoconvincersi, anche se era consapevole del fatto che in realtà il motivo del suo turbamento era un altro.
Sapeva che il ritorno di Sana avrebbe messo a dura prova il suo rapporto con Aya, ma non immaginava che bastasse così poco per mandarlo in crisi.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del cellulare, si alzò dal letto dov'era disteso e si affrettò a rispondere.
«Hayama, ti sto chiamando da due ore, che fine avevi fatto?»
«Non iniziare con le tue lamentele Tsu» sbuffò.
Per tutta la giornata aveva evitato qualsiasi tipo di contatto con le persone che conosceva, temendo che quest'ultime potessero intuire qualcosa e non voleva, non poteva permettere che ciò accadesse.
«Ti ho solo chiesto che fine avevi fatto Hayama, non mi sembra di averti detto chissà cosa»
«Saranno anche affari miei non ti pare?»
«Ma si può sapere cosa ti prende? Sei addirittura più acido del solito»
«Niente, sono solo stanco a causa degli allenamenti»
Sentì dei rumori in sottofondo, segno che aveva cambiato stanza per poter parlare tranquillamente.
«L'hai incontrata vero?»
Come al solito aveva intuito subito la vera causa del suo umore, del resto lo conosceva meglio di chiunque altro.
Tsu era il suo miglior amico sin dai tempi dell'asilo, colui che gli era stato accanto sempre, anche quando aveva scoperto della relazione con la sua ex ragazza.
Sapeva che poteva fidarsi di lui come di nessun altro, eppure in quel momento non riuscì a sbilanciarsi
«...già»
«E che effetto ti ha fatto rivederla?»
«Ti diverti così tanto a psicoanalizzarmi, Sasaki?» ringhiò.
«Voglio solo aiutarti» il suo tono era comprensivo e ciò lo fece infuriare ancora di più.
«Come vuoi che mi sia sentito?» sbraitò «Non mi ha fatto alcun effetto rivederla»
«Sembra che tu voglia convincere più te stesso che me»
«Sai che ti dico?Va al diavolo» riattaccò la chiamata e lanciò il telefono dall'altra parte della camera.
Non avrebbe voluto trattarlo in quel modo, sapeva che il suo intento era solo quello di aiutarlo, da buon amico-psicologo qual'era, ma dopo quanto accaduto non era riuscito a mantenere la calma.
Non quando non faceva altro che pensare a lei, al calore del suo corpo e quel profumo che poteva giurare di sentire ancora impresso sui suoi abiti.
Vaniglia.
Inevitabilmente i suoi pensieri lo riportarono a qualche anno fa, quando dopo ogni volta che avevano fatto l'amore, lui appoggiava la testa nell'incavo del collo di lei, inebriandosi di quel profumo che gli piaceva tanto.

«Mi piace l'odore della tua pelle»
«E' vaniglia»
«Non mi stancherò mai di questo profumo»
«E di me?» chiese, voltandosi verso di lui
«Come potrei? Ti amo troppo per riuscire a stancarmi di te» le rispose, baciandola dolcemente a fior di labbra.


Dopo tanto tempo, sentì una leggera malinconia dei tempi passati, una malinconia che si trasformò presto in rabbia.
Preso da uno scatto d'ira, affondò un pungo nella parete della sua camera, provocando una leggera crepa
"E' assurdo pensare a lei" .

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Capitolo 3
*** 3. Confronto. ***


«Si può sapere perchè ti stai comportando in questo modo con Aya?»
«Perchè? Come mi starei comportando?»
«Sembra che tu stia cercando di evitarla in tutti i modi. Capisco che non è facile andare d'accordo con l'ex del tuo migliore amico, ma cerca di sforzati almeno un pò»
«Ci proverò...» rispose seccato, lasciandosi andare sulla poltrona in pelle.
«Sai, ero convinta che in quest'ultimo periodo eravate riusciti ad instaurare un buon rapporto, ma a quanto pare mi sbagliavo»
Hayama non rispose, si limitò a voltare il viso dall'altra parte per distogliere lo sguardo dal suo.
Sana aveva come la sensazione che stesse cercando di nasconderle qualcosa, ma decise di non darci peso «Stasera davvero non ti capisco, sei addirittura più silenzioso del solito. Andrò a prendere da bere, forse un pò d'alcool servirà a farti sciogliere»
Presi i drink nel locale dove quella sera si trovava insieme ad Akito ed i suoi amici, tornò al tavolo dove il resto della comitiva era riunita.
«Finalmente sei tornata, ti stavamo dando per dispersa» affermò Fuka, sorseggiando un bicchiere di sex on the beach.
«C'era una fila che non puoi neanche immaginare!» rispose esasperata, per poi guardasi intorno e chiedere «Ma Akito dov'è?»
«Pochi minuti dopo che ti sei allontanata, si è alzato dicendo di andare in bagno, ma non ha fatto ancora ritorno»
«Strano...forse non si sente bene, sarà meglio che vada a controllare»
Arrivata fuori alla toilette, sentì delle voci a lei note.
Si avvicinò ed iniziò a spiare dalla porta lasciata semi aperta.
Non si era sbagliata, quelle voci erano di Aya e Akito.
Si nascose meglio con l'intenzione di spaventarli non appena fossero usciti di li, ridacchiando sotto i baffi.
«Dobbiamo parlare di quello che è accaduto l'altra sera» il tono di Akito era serio e ciò non passò inosservato nemmeno a Sana, che si sporse quanto bastava per origliare meglio quella conversazione.
«L'altra sera non è successo proprio niente, Akito»
«Dannazione» imprecò, affondando un pugno nella parete del bagno «Se Sana non fosse entrata, io e te ci saremo...»
«Smettila!» quasi urlò Aya, disperata «E' uno sbaglio, non possiamo farlo»
«Pensi che io non lo sappia?» mormorò, prendendole il viso tra le mani «Pensi non sappia che è sbagliato sognare di stare accanto ad un persona che non è la mia donna?» si avvicinò pian piano al suo volto «Pensi che non sappia che non dovrei desiderare di baciarti ogni volta che mi sei vicina?» concluse, per poi eliminare quella poca distanza che li divideva, appoggiando le sue labbra su quelle di Aya, che dopo un attimo di esitazione ricambiò il bacio.



Sana si svegliò di soprassalto, madida di sudore e con il cuore a mille.
Per tutta la notte non aveva fatto altro che sognare quelle sera, quella scena, quelle parole, quel bacio.

Tentò di calmarsi, portandosi una mano all'altezza del petto e respirando profandamente.
Cercò nell’oscurità della notte le coperte che aveva scostato durante il suo sonno agitato e s
e le avvolse intorno come se sentisse estremamente freddo, essendo quella l’unica protezione di cui disponeva in quegli istanti così esagitati.
"Devo smetterla di pensarci"
Sbuffò, cambiando posizione, nel vano tentativo di riuscire a sbarazzarsi di quei pensieri.

Dopo quella che le sembrò un eternità, si addormentò con la consapevolezza che l'indomani avrebbe dovuto affrontare ciò che da anni la tormentava.
Il mattino seguente, dopo aver fatto una doccia rigenerate, le sembrò di aver in qualche modo cancellato, almeno in parte, la tensione accumulata durante la notte.
Spalancò le porte dell'armadio e restò per qualche secondo immobile fissare la divisa scolastica che era ordinatamente appesa sulla stampella, pronta per essere indossata.
Si vestì e raccolse i lunghi capelli ramati in una treccia laterale, poi poi dirigersi in cucina dove trovò una sostanziosa colazione ad attenderla.
«Buongiorno Sana» la salutò Yuri, stampandole un bacio sulla guancia.
«Buongiorno a te Yuri» sorrise.

Nei giorni precedenti erano riusciti ad instaurare un rapporto civile.
Certo, i battibecchi erano all'ordine del giorno, ma entrambi sapevano che seppur si conoscessero solo da poco tempo potevano sempre contare l'uno sull'altra, in qualsiasi momento.
Divorata la gustosa colazione preparata dalla signora Shimura, insieme si incamminarono verso il Jimbo, l'istituto che da quel giorno avrebbero frequentato insieme.
Arrivati a destinazione, Sana si fermò di colpo, iniziando a fissare l'edificio.
Era terrorizzata dall'idea di ritrovarsi ancora in quelle condizioni: quella debolezza, che quasi l'aveva portata alla follia, stava tornando prepotente senza che riuscisse a fare nulla per impedirlo
«Cos'hai?» le chiese preoccupato, avvicinandosi.
«Io... non ce la faccio» bisbigliò, con voce rotta dal pianto.
Yuri le prese il viso tra le mani, e dolcemente le asciugò le lacrime con i pollici.
Respirando ancora profondamente, aveva immerso i suoi occhi castani in quelli nocciola di lei.
«Ricordi cosa ti dissi qualche sera fa? Ora ci sono io con te, non devi avere paura»
Quelle semplici parole, riuscirono in qualche modo a tranquillizzarla.
«Grazie Yuri» rispose, distendendo i lineamenti in un sorriso di gratitudine, lo vide ricambiare il sorriso per poi spostare lo sguardo verso l'istituto.
Le prese la mano, intrecciandola con la sua «Andiamo?».
Annuì, cercando di nascondere il rossore causato da quel contatto.
Giunti all'interno del cortile, non passarono inosservati agli occhi degli altri studenti, tra i quali una in particolare attirò l'attenzione della ragazza.
In quegli anni era cambiata molto, i capelli che una volta le arrivavano alle spalle, ora erano decisamente più corti, mettendo in risalto quel viso che somigliava tanto al suo.
«Fuka»
Entrambe restarono a fissarsi per qualche intenso secondo, fino a quando Sana dopo essersi avvicinata a lei, le gettò le braccia al collo stringendola forte a sé.
Fuka, inizialmente titubante, ricambiò a sua volta l'abbraccio, mentre una lacrima ribelle le rigava il viso.
Dopo aver scoperto del tradimento,  Sana era partita per l'Italia senza salutare i suoi amici, senza dar loro nessuna spiegazione, troncando qualsiasi tipo di contatto, credendo ingenuamente che ciò sarebbe servito a farle dimenticare il passato.
«Perdonami» mormorò, cercando di trattenere quelle lacrime che minacciavano ancora una volta di scendere dai suoi occhi.
Restarono abbracciate a lungo, incuranti delle persone che le circondavano
«Mi sei mancata»
«Anche tu, non immagini quanto»
«Promettimi che non sparirai più»
«Te lo prometto» 
«Devo dire che è stato un incontro davvero commuovente» commentò Yuri, portandosi la cartella dietro la schiena.
Sana lo fulminò «Possibile che tu debba intrometterti sempre?»
«E lui chi è? Il tuo nuovo ragazzo» s'intromise l'amica.
«Ma no, che dici» sbottò, gesticolando nervosamente «E' il figlio del nuovo marito di mia madre!»
«Capisco, beh, permettimi di presentarmi. Il mio nome è Fuka, piacere di conoscerti» si presentò, porgendogli la mano.
«Io sono Yuri, piacere mio» le sorrise, stringendole la mano e subito dopo, riportò l'attenzione sulla rossa.
«Possibile che tu non abbia preso un minimo di gentilezza dalla tua amica?»
«Sono gentile solo con chi se lo merita, mio caro Yuri» borbottò stizzita, voltandosi di scatto nella direzione opposta alla sua.
Fuka soffocò una risata.
Quei due erano davvero buffi.

«Ehm, ragazzi...mi dispiace interrompervi ma è ora di entrare in classe» 
«Già, hai ragione dobbiamo sbrigarci»
«Voi in quale aula siete stati assegnati?»
«Quinta F»
«Come me, questo vuol dire che saremo compagni di classe»
«Ma è fantastico» esultò Sana, saltellando qua e di là, dimenticando per un pò tutti quei problemi che fino a pochi minuti prima la tormentavano.
«Smettila,  ci guardano tutti» si lagnò Yuri, portandosi una mano alla faccia con fare disperato.
Matsui rise, consapevole che non sarebbe mai riuscita a capire come la sua amica riuscisse a cambiare umore così facilmente.
Una volta aver preso posto in aula ed aver assistito alle noiose spiegazioni di matematica del professore Daisuke, finalmente arrivò la tanto attesa ora di ricreazione.
Sana e Fuka si isolarono dal resto della classe per poter parlare tranquillamente delle novità che c'erano state durate il periodo passate l'una lontana dall'altra, mentre Yuri fu praticamente assalito dalle componenti femminili di quella classe.
«Ma guardalo, fa il donnaiolo con tutte» brontolò Sana, assistendo alla scena a debita distanza.
L'amica appoggiò un braccio sul banco, sorreggendosi il volto con una mano «Mi sbaglio o c'è una punta di gelosia nelle tue parole?»
«Cosa vorresti insinuare? Guarda che non sono affatto gelosa di Yuri»
«Sarà, ma a me dai quest'impressione»
«E' un impressione sbagliata»
Fuka fece spallucce e si voltò a guardare il biondino «Però devi ammettere che è bello da mozzare il fiato»
Altrochè se l'aveva notato, ma non poteva di certo ammetterlo.
Si schiarì la voce e con nonchalance le rispose«Mmmh davvero?Non me n'ero accorta pensa un pò...»

«Andiamo, a chi vuoi darla a bere!»
«Ascoltami attentamente Fuka, punto 1°: non ho intenzione di legarmi a nessuno viste le brutte esperienze passate e punto 2°: ti voglio ricordare che Yuri è il figlio del nuovo marito di mia madre e sinceramente le relazioni incestuose non fanno per me. Quindi non vedo perchè io debba essere gelosa di lui»
«In teoria non sarebbe una relazione incestuosa, visto che non avete alcun legame di sangue»
A quella constatazione non seppe ribattere e mentre cercava di trovare una risposta opportuna da dare all'amica, che nel frattempo la guardava con quel suo tipico sguardo alla ti ho messa alle strette, fu salvata in calcio d'angolo dall'entrata del professore
«Ragazzi, accomodatevi pure a vostri posti, la ricreazione è appena terminata»
«Torno al mio posto, ci vediamo alla pausa pranzo»
Sana annuì, consapevole che quel discorso non era finito lì ma solo rimandato.





«Tornando al discorso di prima...» riprese Fuka, mentre entrambe si incamminavano verso la mensa scolastica «Sono sicura che...»
«Fuka ti prego, non mi va di continuare a parlare di un argomento che per me non ha nessun'importanz...» non riuscì a terminare la frase, poichè venne colpita alla testa da un oggetto anomalo.
«Chi diavolo è stato?» sbottò furiosa, voltandosi verso il colpevole «E chi altri poteva essere se non lui... Yuri!»
«Avanti, quante storie! E poi te lo meriti visto che mi hai praticamente abbandonato nelle grinfie di quelle lì»
«Non mi sembrava che ti dispiacesse poi così tanto» ironizzò acidamente, incrociando le braccia sotto al seno.
«Gelosa?» la provocò.
«E sentiamo, per quale strano motivo dovrei essere gelosa di un tipo come te?»
«Non so, dimmelo tu»
«Io non...»
«Non credo ai miei occhi... Sana, sei davvero tu?»
Quest'ultima si voltò verso la persona che aveva appena pronunciato quella frase, trovandosi davanti un ragazzo minuto dai capelli castani, con un paio d'occhiali quadrati di colore blu.
«Tsuyoshi!» dopo qualche attimo di esitazione, i due si abbracciarono calorosamente, felici di essersi rincontrati dopo tanto tempo.
«Non ci speravo più in un tuo ritorno» 
Commosso, sfilò un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e si agiugò una lacrima che era scivolata via dai suoi occhi.
«E invece eccomi qui»
«Eh già. Oh, Fuka ci sei anche tu, scusa non ti avevo vista»
Matsui sventolò una mano danvanti al volto, come a voler sminuire la cosa.
«Non preoccuparti, per questa volta sei giustificato Tsu»
«Lui invece è?» chiese, allungando lo sguardo per vedere dietro alle loro spalle.
«Sono Yuri, piacere» si presentò, allungando una mano.
«Tsuyoshi, ma per gli amici Tsu. Piacere di conoscerti» si presentò a sua volta, stringendogliela.
«Tsu ti sbrighi a portami quel tè?»
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Con gli occhi spalancati e con il respiro corto, Sana si voltò consapevole che lei era lì, che dopo due lunghi anni l’avrebbe rivista.

Non appena incrociò gli occhi della sua ex-migliore amica, avvertì tutti i suoi muscoli tesi tanto da farla tremare dalla rabbia.
Poco distante da lì, Aya aveva lo sguardo fisso su di lei e nei suoi occhi era possibile leggerci tanto dolore e pentimento.
Restarono a fissarsi per un tempo che a loro parve lunghissimo, fino a quando la voce di Tsuyoshi interruppe quell'attimo di tensione «Vi inviterei a sedervi al tavolo insieme a noi, ma non penso sia il caso di creare ulteriori disagi»
«Invece io credo proprio che sia arrivato il momento di affrontare questa situazione» affermò Sana, senza distogliere lo sguardo da Aya.
«O-ok...come vuoi» bisbigliò incerto Sasaki.
Si diresse verso quel tavolo, seguita da Tsu, Fuka e Yuri, mentre cercava di controllare il battito del suo cuore, che si faceva sempre più accelerato.
Ad un tratto senti una mano stringere la sua, si voltò e vide il volto sorridente di Yuri che, avvicinandosi al suo orecchio, le sussurrò «Puoi farcela»
Alzò gli occhi e dal suo sguardo capì che era sincero, che veramente credeva che lei ci sarebbe riuscita e, potrà sembrare assurdo, ma furono proprio i suoi occhi a darle quella sicurezza e quella lucidità di cui aveva bisogno.
«Dunque passiamo alle presentazioni» affermò Tsu, rivolgendosi alle due persone sedute al tavolo insieme ad Aya «Come ben saprete, lei è la famosa attrice Sana Kurata, il ragazzo affianco a lei invece si chiama Yuri»
Il ragazzo dai capelli castani, volse loro un sorriso amichevole «Piacere il mio nome è Ginta» indicò la ragazza seduta al suo fianco «Mentre lei è la mia fidanzata, Arimi» 
Sana e Yuri, chinarono leggermente il capo.
«Piacere nostro» 
«Tsu, sai che fine ha fatto Hayama?»
«Che io sappia era andato a prendere un'aranciata»
«E dov'è andato a prenderla, in Cina?»
«Non è colpa mia se c'è sempre la fila»
Sana sobbalzò nell’udire la voce di Akito proprio alle sue spalle.
Si girò di scatto e incatenò i suoi occhi in quelli di lui, che sembrò alquanto sorpreso nel vederla proprio lì.

La bocca del suo stomaco si chiuse in una dolorosa morsa quando, abbassando lo sguardo, aveva visto la mano di lei intrecciata in quella di un altro.
Non seppe spiegarsi il perchè, ma per un attimo ebbe l'impulso di andare lì e dividerli, ma poi era riuscito a controllarsi e a sedersi come se nulla fosse vicino alla ragazza che da due anni a quella parte aveva al suo fianco.

«Dimmi Sana, è vero che ti è stato proposto di lavorare anche come modella?» le chiese Arimi, squadrandola dall'alto in basso.
«Già» rispose, senza prestare troppa attenzione al fastidioso atteggiamento della ragazza.
«Sai, non faccio fatica a crederci, visto che possiedi una bellezza esorbitante» affermò Ginta, ricevendo una gomitata nello stomaco dalla sua ragazza «Smettila di fare il cascamorto»
«Suvvia, scherzavo» tentò di giustificarsi massaggiandosi la parte dolente, per poi cambiare subito argomento
«Dicci, è vero che hai deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo?»
«Sì, almeno per il momento»
«Se non sono indiscreta, potrei sapere cosa ti ha spinto a prendere una simile decisione?»
«Volete piantarla di farle l'interrogatorio?» s'intromise seccato Tsu
«Non preoccuparti, per non non è un problema rispondere alle loro domande»
«Si può sapere perchè sei gentile con tutti eccetto con me?» brontolò Yuri, ricevendo in risposta un mini-piko sulla fronte «Ecco, appunto...»
«Se non la smetti di infastidirmi ti colpirò con così tanta violenza che una volta tornati a casa, anche tuo padre farà fatica a riconoscerti»
«Oh Kami, che paura» finse di rabbrividire, provocando l'ilarità di tutti coloro che avevano assistito alla scena.
«E' il tuo ragazzo?»
Un tuffo al cuore, alquanto inaspettato, la sconvolse quando la voce di Aya arrivò alle sue orecchie.
Si voltò guardandola con confusione; di certo non si aspettava una simile domanda proprio da lei, dopo quanto accaduto.

Tra le persone presenti a quel tavolo calò un silenzio tombale, tutti spostavano lo sguardo da Aya a Sana, prevedendo la reazione di quest'ultima, che in effetti non tardò ad arrivare.
Dopo aver superato l'attimo di smarrimento, il suo volto passò dall'essere confuso all'essere furioso «Perchè me lo chiedi Aya?Vuoi portarti a letto anche lui?» tutto il rancore, tutto il dolore che aveva provato in quegli anni, lo aveva rinchiuso in quelle parole, pronunciate con rabbia «Cosa c'è Hayama non ti è bastato?»
Dinnanzi a quelle accuse, Aya sembrava sull’orlo di una crisi.
Non la guardava, non alzò nemmeno il viso, consapevole di aver sbagliato tutto.
Il resto del gruppo rimase attonito dall’accanimento rabbioso con cui Sana aveva pronunciato quelle parole, così tanto che per un attimo sentirono inopportuna la loro sola presenza.
«Perchè non rispondi? Non sai cosa dire?» continuò, incurante della reazione della ragazza.
«Smettila Kurata» ringhiò Akito, alzandosi e iniziando a fissarla con quello sguardo di ghiaccio che lo caratterizzava ai tempi delle elementari «Non vedi che sta male?»
Sana si girò per affrontarlo, ormai sull’orlo di esplodere «Spiegami per quale motivo dovrebbe importarmi di lei, quando voi non ci avete pensato due volte prima di pugnalarmi alle spalle»
Disse quelle parole mantenendo lo sguardo fermo nel suo, sfidandolo a trovare una risposta, che però non arrivò.
«Dimmi, ti sei divertito tanto ad andare a letto con due ragazze diverse contemporaneamente?»
«Stai esagerando» si limitò a risponderle.
Si alzò di scatto dalla sedia, sbattendo violentemente le mani sul tavolo, attirando gli occhi di tutti gli alunni presenti in mensa.
Iniziò a tremare dal nervoso e avvertiva un innato bisogno di sfogarsi, di dar voce a tutti i suoi pensieri, incurante di quello che sarebbe successo.
«Sai è buffo sentir pronunciare il termine "esagerare" proprio da te che...» sentì un nodo alla gola che la costrinse a fermarsi per qualche secondo «Che non ci hai pensato due volte prima di tradirmi con la mia miglior amica»
Hayama rimase pietrificato dinnanzi all'ostilità di quelle parole.
La Sana che aveva davanti era molto diversa da quella che aveva conosciuto.
Era cambiata e il pensiero di essere lui la causa di ciò lo spiazzò.

«Hayama è vero quello che sta dicendo?» s'intromise Ginta.
Prima che potesse rispondergli, la discussione venne interrotta dall'arrivo del preside che, dopo essere stato informato di ciò che stava accadendo nella mensa della scuola, si era precipitato lì per punire i due "colpevoli", che vennero subito condotti in presidenza.

«Dunque, io non so cosa sia successo tra voi due e non mi interessa saperlo» guardò i due e poi continuò «Ma voglio ricordarvi che vi trovate in un ambiente scolastico, dove non sono ammessi simili atteggiamenti»
I due, restarono in un religioso silenzio, consapevoli di aver esagerato.
«Tuttavia, visto che l'anno scolastico è appena iniziato, ho deciso di essere clemente e di assegnarvi solo una piccola punizione»
«Sarebbe a dire?»
«Semplice, resterete a scuola tutti i pomeriggi, per due settimane»
«Cosa?» urlò disperata, alzandosi dalla sedia «Volete dire che sarò costretta a subire la presenza di questo qui, tutti i pomeriggi per due settimane?»
«Esattamente. Sapete, l'idea di questa nuova punizione mi è venuta proprio ieri guardando un telefilm americano ambientato in un contesto scolastico»
«U-un telefilm americano?» chiese perplessa, fissando lo strano omino di fronte a se.
Era molto simile ai due presidi che aveva avuto alle elementari e alle medie inferiori, con la differenza che aveva i capelli e i baffi biondi "Sarà un loro parente"
«Proprio così. Beh, ora scusatemi ma ho altre faccende da sbrigare.La punizione inizierà domani»
«Ma...»
«Niente ma, la conversazione finisce qui» esclamò con un tono che non ammetteva repliche.
Uscita dalla presidenza, più furiosa di prima, si diresse nella direzione apposta rispetto a quella di lui.
«Kurata, le classi quinte si trovano da questa parte»
«Per oggi ne ho avuto abbastanza, preferisco tornare a casa»
Akito restò immobile a fissarla camminare.
Gli faceva male vederla così, dopottutto lei era stata una persona importante nella sua vita; q
uando tutto sembrava girare contro di lui, quando l’angoscia per il suo passato era diventata insopportabile, era arrivata lei che, con il suo sorriso e la sua allegria, l'aveva salvato, facendogli provare un sentimento che non aveva mai provato prima.
«Sana»
La sensazione che provò nel sentirlo pronunciare di nuovo il suo nome la fece bloccare di colpo.
«Cos'altro vuoi?» rispose, ostentando una calma che non aveva
«Non sono mai andato a letto con lei mentre tu eri ancora qui»
E senza aggiungere altro se ne andò, lasciandola da sola a rimurginare sulle sue parole.






Tornata a casa, si era chiusa in camera sua per tutto il tempo, ripensando a ciò che era accaduto quella mattina.
Aveva la mente completamente stravolta da pensieri ed emozioni: rivedere Aya, affrontare Hayama, l’incapacità di mantenere il controllo, era stato destabilizzante.
Distesa sul letto non faceva altro che porsi due semplici domande: era stata la scelta giusta tornare a Tokyo?
Quanti sorrisi ed espressioni di gioia false avrebbe ancora dovuto fare prima di sotterrare per sempre quel dolore immenso che lacerava il suo cuore?
Chiuse le palpebre, facendole ricadere sui suoi occhi annebbiati dal sonno...si sentiva sfinita sia fisicamente che psicologicamente.
Nel tardo pomeriggio, il suo tentativo di tranquillizzarsi venne interrotto da qualcuno che bussava insistentemente alla porta della sua camera.
«Sana sono Yuri, posso entrare?»
Sbuffò, rigidandosi con la schiena sul materasso «Accomodati»
Yuri aprì la porta, per poi richiuderla dietro di sè «Si può sapere cosa ci fai a letto?»
«Non ho niente di meglio da fare» fece spallucce, disegnando cerchi invisibili sulle lenzuola.
«Perfetto, proprio quello che volevo sentirti dire» si avvicinò  e l'afferrò per un braccio «Vieni con me» continuò, trascinandola fuori dalla camera.
«Ehy,  ma che modi! Dove mi stai portando?»
«In garage»
«E cosa ci andiamo a fare lì?»
«Vedrai!»
Con un misto di terrore e sgomento, Sana osservò l'enorme moto rossa fiammeggiante parcheggiata dinnanzi a lei.
«Io su questo coso non ci salgo» 
«Oh, si invece, ci salirai eccme» replicò, porgendole il caso.
«Ho detto di no, non insistere»
«Non costringermi ad usare la forza»
Sana gli lanciò un'occhiata carica di scetticismo «Non oseresti»
«Scommettiamo?» la sfidò, incuravando un sopracciglio.
Si morse un labbro, incerta.
Sapeva che per "usare la forza" intendeva dire che le avrebbe fatto il sollettico fino a farla sentire male a causa del troppo ridere... e non le andava, nella maniera più assoluta, di ricevere una simile tortura.
«...ok, mi hai convinta» gli sfilò il casco dalle mani con stizza «Ma almeno posso sapere dove siamo diretti?»

Yuri le fece l'occhiolino, aiutandola a salire sulla moto
«E' una sorpresa»




Dopo quasi un'ora di tragitto, finalmente giunsero a destinazione.
Yuri parcheggiò la moto, prese Sana per mano e la condusse presso il meraviglioso giardino Kenroku-en.

La ragazza rimase estasiata dinnanzi alla bellezza di quel posto: i viali ricoperti di ghiaietto attraversavano ruscelli e pozze d’acqua, in un gioco armonioso e vivace, inoltre le foglie autunnali degli zelkovi e degli aceri offrivano una cornice unica e suggestiva.
Una delle cose più straordinarie di quel posto, era vedere filtrare tra gli alberi le figure degli alti palazzi circostanti; solo in quel momento ci si poteva ricordare di essere in una grande città e non in qualche remoto bosco.
Attraversarono il laghetto Kasumiga-ike per raggiungere la cima della collina Yamazaky Yama; fu un percorso
molto faticoso, ma ne valse la pena considerando che la vista che si poteva godere da lassù era da mozzare il fiato.
«Yuri è...»
«Fantastico?» l'anticipò, sedendosi sul prato.
«Già» si sedette accanto a lui e continuò «Sai, non era mai stata qui»
«Lo immaginavo» 
Lei sorrise ammirando quel panorama, pensando non ci fosse niente di più bello.
Ad un tratto, sentendosi osservata, si girò verso Yuri che era disteso sul fianco accanto a lei e la fissava sorridendo «Perchè non ti stendi anche tu?»
«Vorrei, ma non mi piace l'idea di ritrovarmi con qualche filo d'erba tra i capelli»
Yuri, di tutta risposta, le cinse la vita e l'attirò a sé, facendole posare la testa sul petto «Ecco, problema risolto»
Nell'averlo così vicino, sentì i battiti del suo cuore impazzire.
Non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere, era una sensazione indescrivibile trovarsi tra le braccia di Yuri, stupirsi della propria pelle che tremava a ogni tocco e scoprirsi bramosa di quella piacevole e dolorosa morsa allo stomaco che si impossessava di lei.
Per un attimo ebbe la sensazione di essersi isolata da tutto: non vi era nessun rumore, nessun problema, nessuna preoccupazione.
C'era era solo un profumo, il suo profumo.

«Cosa fai, mi annusi?»
«Mi piace il tuo profumo.Sai di buono»
Inizialmente la guardò stranito, ma poi sorrise quando la vide arrossire. Si abbassò e avvicinandosi all’orecchio le sussurrò «Vorrà dire che lo metterò tutti i giorni, così avrai sempre una buona scusa per annusarmi»
Imbarazzata come non mai, tentò subito di cambiare argomento «C-come mai mi hai portata qui?
«Quando abitavo ancora a Kanazawa, ogni volta che mi sentivo triste, nervoso o arrabbiato venivo qui e non so come, ma la magia di questo posto riusciva in qualche modo a tranquillizzarmi. Così ho pensato che potesse funzionare anche con te»
Colpita da tale gesto si strinse ancora più forte a lui, tenendogli una mano sul petto, dove sentiva battere impetuoso il suo cuore «Grazie Yuri».
Restarono a lungo in quella posizione, ascoltando i rumori naturali di quel luogo che a loro tanto piacevano, prima di ripercorrere il percorso per raggiungere la moto e tornare a casa.



«Allora buonanotte Sana» la salutò, aprendo la porta della sua camera.
«Ti dispiace se per stanotte dormo con te?»
Yuri  si voltò a guardarla sgomentato «C-cosa?» 
«Non fraintendermi» sbottò imbarazzata, gesticolando freneticamente «Il fatto è che non mi va di dormire da sola»
Annuì, sorridendole «D'accordo, va a cambiarti, ti aspetto in camera mia»
Dopo aver indossato il suo pigiama preferito, si diresse in camera del ragazzo che appena la vide scoppiò in una rumorosa risata.
«Si può sapere cos'hai da ridere in quel modo?» borbottò, puntandosi le mani sui fianchi.
«Sai, ad essere sincero avevo paura di non riuscire a resisterti, ma dopo aver visto il tuo pigiama delle principesse disney, posso affermare con una certa sicurezza che il problema è stato risolto»
«Cosa vorresti insinuare?»
«Semplice, che hai il sex-appeal di un surgelato»
Indispettita, si distese sul letto affianco a lui senza nemmeno rispondergli.
«Cosa c'è, ti sei arrabbiata?»
«Va al diavolo, Yuri»
«Levami una curiosità, la prossima volta ti vedrò con il pigiama di Spongebob?» la schernì.
Sana si girò nella sua direzione «Sai, somigli molto ad Armani, lo stilista che ho conosciuto in Italia. Anche lui, come te, non faceva altro che criticare l'abbigliamento altrui»
«Ah si, ho capito a chi ti riferisci. Beh, una differenza tra me e lui però c'è»
«Ovvero?»
«Che io sono etero»
«Certo, sei così etero che ti metti a parlare di pigiami mentre hai una ragazza a letto con te»
Si pentì subito di aver pronunciato quelle parole quando Yuri, con un rapido scatto, si spostò sopra di lei reggendo il suo peso con le braccia.
«Non provocarmi, altrimenti potrei...» sussurrò, avvicinandosi sempre più al suo viso.
Rimasero per qualche secondo a fissarsi, poi Yuri appoggiò la mano sulla sua guancia, accarezzandola, per poi spostarla dietro la nuca e attirarla a sé.
Sana fu percorsa da un violento brivido, da un’insensata voglia di baciarlo e di perdersi tra le sue braccia, ma tornò subito in se quando, al posto di Yuri, trovò un cuscino spiaccicato sul suo viso «...potrei soffocarti con un cuscino»
«Brutto stupido» ringhiò, alzandosi in piedi sul letto e iniziando una divertente lotta di cuscini.
Esausti, si stesero l'uno di fianco all'altra, con la testa di lei poggiata sul petto di lui, proprio come poco prima sul prato.
«Yuri, posso chiederti una cosa?» chiese, alzando il viso per guardarlo meglio.
«Certo» rispose, accarezzandole i capelli.
«Sei mai stato innamorato?»
Annuii.
«Ti va di parlarmene?»
«Si chiamava Miky, frequentavamo lo stesso liceo. M'innamorai di lei subito, fu una sorta di colpo di fulmine. Siamo stati insieme per circa un anno ma poi...» sospirò «Mi ha lasciato per un altro»
«Oh, mi dispiace»
«Ormai è acqua passata» la rassicurò.
«E non ti sei più innamorato da allora?»
Ci fu un attimo di silenzio, prima che si decidesse a rispondere con un semplice «Forse»
«Forse? Cosa significa forse? O sei stato innamorato o non lo sei stato»
«Invece di continuare con queste domande, dormi che è tardi»
«Ma...»
«Niente ma. Buonanotte, Sana»
«Buonanotte, Yuri» sbuffò.
Il respiro di Yuri era irregolare così come il suo battito, ma lei se ne curò poco presa com’era dalle carezze che lui le faceva sul capo mentre era stretta a sé.

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Capitolo 4
*** 4. Rapporto civile. ***


Quando Sana si svegliò, per un momento si sentì disorientata: non riuscì subito a capire dove si trovasse, cosa ci facesse distesa su un letto che non fosse il suo, ma poi il braccio di Yuri che l'avvolgeva stretta a sè le riportò alla mente cos'era accaduto la sera precedente.
Si voltò piano verso di lui, attenta a non farlo svegliare ed iniziò ad osservarlo: era bello, dannatamente bello.
Assaporò quella presenza che da poco tempo a quella parte le infondeva sicurezza e benessere, sempre, in qualsiasi momento.
Cominciò ad accarezzargli delicatamente il viso: partendo dalla fronte, per poi scendere seguendo la linea dritta del naso, fino a soffermarsi sulle labbra carnose e morbide.
La voglia di sfiorarle con le sue ritornò prepotente in lei e dovette richiamare a raccolta tutto il suo buon senso per scacciare via quel pensiero.
Controvoglia, si sciolse dalla stretta del ragazzo scivolando via dal letto, fece una rapida doccia, indossò l'uniforme scolastica e si diresse in cucina dove incontrò la signora Shimura intenta a sbrigare le solite faccende domestiche.
«Buongiorno» la salutò cordialmente.
«Buongiorno a lei signorina, a cosa devo l'onore di vederla già in piedi?»
"Semplice, se non mi fossi alzata avrei finito col baciare il figlio del nuovo marito di mia madre"
«Non avevo molto sonno» era in questi momenti che ringraziava i Kami per averle donato la capacità di recitare «Mia madre e Bart sono già usciti?»
Annuì «Avevano una conferenza stampa in mattinata»
«Capisco»
«Avete delle preferenze per quanto riguarda la colazione?»
«Non si preoccupi, stamattina la preparerò io»
La signora Shimura sussultò, rischiando di far cadere i piatti che teneva tra le mani «C-come?»
«Avanti, non sono poi così un disastro ai fornelli»
«...»
«Ok forse si, ma se non ci provo non imparerò mai, no?»
«Non credo che sia il caso di...»
«Avanti, non deve fare altre commissioni?»
«In effetti si, però...» mormorò incerta.
«Allora vada e non si preoccupi. Le prometto che non incendierò la casa»
«Lo spero» bisbigliò e, con non poco preoccupazione, uscì dalla cucina.
Nonostante avesse deciso di optare per una colazione semplice, per Sana fu un'impresa ardua cucinare qualcosa di commestibile, ma alla fine c'era riuscita o almeno era quel che sperava.
«Buongiorno Yuri» lo accolse quando lo vide entrare.
«Buongiorno a te Sana» ricambiò.
Si accomodò accanto al tavolo ed appena il suo sguardò si posò su quello strano intruglio depositato nel piatto, inscenò una smorfia riluttante «E questa roba cosa dovrebbe essere?»

«Uova strapazzate con salsiccia»
S'irrigidì «L-l'hai cucinato tu?» 
«Esattamente, volevo ringraziarti per ieri sera»
«E vorresti ringraziarmi tentando di avvelenarmi?»
«Molto molto...» gli punto l'indice contro «...divertente Yuri»
Quest'ultimo sospirò platealmente «L'aspetto non è molto invitante, ma visto che ti sei scomodata tanto farò un piccolo sforzo e l'assagerò»
Sana mise su il broncio, incrociando le braccia sotto al seno «Guarda che non sei mica obbligato»
«Lo so, ma mi va di farlo» ne assaggiò un boccone, masticandolo con una lentezza asfissiante ed infine sgranò gli occhi dalla sorpresa «Buono!»
Un sorriso compiaciuto apparve sul viso di lei «Dici sul serio?»
«Si, ma non montarti la testa. Sarebbe stato in grado di cucinarlo anche un bambino»
«Sei soltanto uno screanzato» si voltò dall'altra parte, adirata dall'atteggiamento del ragazzo.
«Sai è la prima volta che dopo essermi addormentato insieme ad una ragazza, la mattina dopo non la trovo accanto a me»
«Forse perchè loro avevano un motivo in più per restare»
Dopo aver pronunciato quella frase, sentì due braccia avvolgerla da dietro.
«Continuare ad accarezzarmi mentre fingevo di dormire, non è un buon motivo?»
Sussultò «Eri...» cercò di riprendere il fiato che le mancava «Sveglio?»
«Già» nella sua voce colse un sorriso, anche se non poteva vederlo «Sai, potrei farci l'abitudine» le sussurrò mentre con le labbra e con la punta del naso le sfiorava lentamente il collo, provocandole diversi brividi.
Salì fino ad arrivare al suo orecchio e continuò «Oltre alla colazione potrei suggerirti un altro modo per ringraziarmi»
«C-Cosa?» cercò di controllare il tremolio della sua voce, ma con scarsi risultati.
«...Sprecchiare la tavola»
Furiosa, si voltò e tentò di colpire con il suo solito piko il ragazzo che, prevedendo la sua reazione, l'aveva prontamente fermata bloccandole il braccio.
Avvicinandosi nuovamente al viso di lei, le chiese sorridendo beffardo «Ti aspettavi forse qualcos'altro?»
«Assolutamente no» sbottò, rossa fino alla punta dei capelli «Cosa... cosa vai a pensare?»
«Sbrigati, ti aspetto fuori» sghignazzò, divertito.







«Sana, sei tra noi?» Fuka agitò una mano davanti al suo viso e lui sobbalzò, ridestandosi dai suoi pensieri.
«Ehm...scusami stavo solo...»

«Mangiando letteralmente Yuri con gli occhi» la schernì, muovendo eloquentemente le sopracciglia dall'alto verso il basso.
Arrossì «Non è affatto vero»
«Lui ti piace!»
«Ancora con questa storia? Certo, sono affezzionata a lui, ma è un affetto fraterno, nulla di più»
«E da quanto in qua si desidera baciare il proprio fratello?»
«Sapevo che non dovevo raccontarti nulla» sbuffò.
«Avanti, è così difficile ammettere ti interessa?»
«Certo che lo è visto che lui è...»
«Il figlio del marito di tua madre»
«La vuoi smettere di completare le mie frasi?» borbottò, indispettita «E poi non mi va di continuare a parlarne, ho problemi più seri a cui pensare in questo momento»
«Ti riferisci alla punizione che dovrai scontare insieme ad Akito, vero?»
Sospirò affranta, lasciandosi andare sullo schienale della sedia «Già...»
Fuka le diede una leggera pacca sulla spalla, nel banale tentativo di darle conforto «Tranquilla, sono sicura che andrà tutto bene»
«Ne dubito fortemente»
«Che ne dici se terminata la punizione, io e te andiamo a fare un pò di shopping in centro?»
I suoi occhi s'illuminarono improvvisamente «Shopping?»
«Esattamente, almeno in questo modo riuscirai a distrarti un pò»
Le afferrò le mani, commossa «Io non so come ringraziarti, sei sempre così gentile con me» 
«Non c'è bisogno di ringraziarmi, dopottutto le amiche servono anche a questo, no?!»


 



 

Non l'aveva incontrata per tutta la giornata, aveva fatto di tutto per evitarla e sicuramente lei aveva fatto la stessa cosa con lui.
Non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma l'idea di dover passare due intere settimane, a contatto con la ragazza che in passato aveva amato più della sua stessa vita, lo rendeva particolarmente nervoso ed agitato.
Quando varcò l'entrata dell'aula la scena che gli si presentò dinnanzi agli occhi lo fece sorridere (ebbene si, per quanto possa sembrare assurdo delle volte gli capitava di sorridere): Sana, in piedi su una sedia, cercava in tutti i modi di prendere qualcosa posta sopra l'armadietto, ma con scarsi risultati «Maledizione, ma non potevo nascere con qualche centimetro in più?».
Restò per qualche secondo immobile a fissarla e non riuscì a non rimanerne estasiato.
Nonostante indossasse solo una banale uniforme, come sempre riusciva ad emanare una bellezza fuori dal comune.

«Ti serve una mano, Kurata?» la vide sussultare non appena ebbe pronunciato quelle parole, evidentemente era cosi concentrata che non lo aveva sentito arrivare.
«No» 
«E come pensi di riuscirci da sola?»
«Saltando»
«Finirai col cadere per terra, lo sai vero?»
«Non se faccio attenzione»
«Kurata, non puoi...»
Sana iniziò a saltare sulla sedia, ma come previsto da Hayama, finì col perdere l'equilibrio.
Chiuse d'istinto gli occhi, prevedendo già il dolore che quella caduta le avrebbe causato e quando li riaprì si rese conto di trovarsi in un posto decisamente diverso dal pavimento.
Era tra le braccia di Akito.

«Quando imparerai ad ascoltare i consigli altrui non sarà mai troppo tardi»
«Lo terrò a mente, Hayama» sbottò, cercando di non apparire tremendamente a disagio in quella posizione.
Sentiva l'esigenza di inspirare profondamente ma non voleva fargli capire che averlo così vicino la turbava così tanto.
Akito, dal canto suo, sembrava non essere affatto intenzionato a lasciare la presa; quel profumo che sapeva di lei, lo aveva investito così intensamente da far risvegliare in lui sentimenti e sensazioni che credeva aver cancellato.
Per un lungo, lunghissimo minuto, restarono a fissarsi negli occhi, senza che nessuno dei due riuscisse a distogliere lo sguardo.
«Ho forse interrotto qualcosa?» la voce alle loro spalle li fece sussultare, interrompendo subito quel contatto che si erano concessi.

«William, anche tu qui» lo salutò Hayama, mentre Sana si diresse dalla parte opposta dell'aula, ancora scossa per quanto era accaduto pochi istanti prima.
William Rokutanda, era un ragazzo che entrambi avevano conosciuto durante il primo anno di superiori.
A scuola era considerato come il classico ribelle che odiava le regole e non aspettava altro che infrangerle.
In sintesi, il classico tipo di ragazzo che Sana odiava e una cosa era certa: il sentimento era ricambiato.
«Eh già. Hanno deciso di farmi passare un pomeriggio qui per aver saltato il primo giorno di scuola, ma ti rendi conto?»
«Cosa che capitano» sminuì Hayama, sedendosi sul banco posizionato accanto alla finestra.
William si voltò verso Sana, e con un espressione che non prometteva nulla di buono avanzò verso di lei «Rossa, allora è vero che sei tornata»
«Se mi vedi qui vuol dire che sono tornata, non credi?»
«Noto con piacere che non sei cambiata affatto durante questi anni lontana da qui» disse sedendosi di fronte a lei «Rimani sempre l'attricetta da strapazzo che crede di essere superiore agli altri»
Sana sollevò gli occhi al cielo «Questa è soltanto un'idea che ti sei creato tu di me»
«Il tono di superficialità con cui ogni volta mi rispondi, fa pensare il contrario»
«Uso questo tono semplicemente perchè non ti sopporto Rokutanda, non perchè credo di essere migliore di te»
«Il sentimento è reciproco, bellezza»
«Oh, così mi spezzi il cuore» ironizzò, facendolo innervosire ulteriolmente.
«Sai Hayama, ora più che mai capisco cosa ti ha spinto tra le braccia di un'altra mentre eri ancora fidanzato con lei»
«Smettila Will» intervenne Hayama, prevedendo già dove sarebbe andata a parare quella discussione. 
«Perchè dovrei? Ho appena iniziato» si voltò nuovamente verso Sana, che nel frattempo lo fissava con occhi colmi di rabbia «Ti sei mai resa conto che gli sei servita solo per risolvere i suoi problemi?»
Lei sussultò non tanto dalla sorpresa, quanto dal timore che quelle parole fossero vere.
«Sei rimasta sorpresa, Kurata? A quanto pare...» accompagnato da un leggero ghigno che divenne sempre più accentuato continuò «L'avevano capito tutti tranne te»
Hayama, preso da uno scatto d'ira, si era avvicinato velocemente a lui, prendendolo per il colletto della camicia «Rimangiati subito quello che hai detto o giuro che non risponderò più delle mie azioni»
«Avanti Hayama, non c'è bisogno di scaldarsi tanto, in fin dei conti ho soltanto detto la verità»
Poco distanti da loro, Sana si sentiva sull'orlo di un precipizio.
Nonostante il tradimento, il dolore, la rabbia, non aveva mai messo in discussione quello che in passato c'era stato tra loro.
Ci aveva sempre creduto nel suo amore, al dispiacere che aveva letto sul suo volto quando anni prima dovette partire per l'America per curare il braccio, alla voglia di starle accanto, eppure le parole di William avevano fatto crollare tutte le certezze che si era creata.
Era sul punto di piangere, avvertiva le lacrime spingere violente per uscire e per quanto si fosse sforzata non era riuscita a trattenerle.
Si alzò dalla sedia dov'era seduta, con la frangia che le ricopriva gli occhi e scappò via dall'aula.
Sapeva che saltare la punizione avrebbe ulteriolmente peggiorato il suo curriculum scolastico, ma in quel momento poco le importava; doveva andare via da lì, a qualsiasi costo.
Poco dopo, una mano interruppe la sua corsa.
Un tuffo al cuore la sconvolse quando voltandosi aveva incrociato gli occhi ambrati di lui.

«Lasciami» urlò, strattonando il braccio per liberarsi, poi abbassò il capo per non far notare il viso bagnato di lacrime «Perchè mi hai seguita?Cos'altro vuoi da me?»
Akito le alzò il viso con le mani, costringendola a guardarlo negli occhi «Non puoi credere alle parole di Will, io...» respirò profondamente, quasi come per trovare il coraggio sufficiente per continuare «Ti ho amata per davvero»
Spostò bruscamente le mani dal viso, infastidita da quel tocco «Chi ama non tradisce Hayama» fu la risposta secca e tagliente di lei.
Era arrabbiata e non aveva nessuna intenzione di nasconderlo.
«So di aver sbagliato e mi...» abbassò gli occhi, segno evidente che si sentiva in colpa «Mi dispiace»
Sana restò per qualche secondo in silenzio, come se stesse riflettendo attentamente sulle parole da usare «Voglio una risposta Hayama» calò un profondo silenzio carico di tensione prima che si decidesse a continuare
«Cosa ti ha spinto tra le sue braccia?» In quei due anni era stata la domanda che l'aveva tormentata giorno e notte ed ora era giunto il momento di ricevere una spiegazione.
Akito trovò uno scalino e si sedette sopra, sospirando alla domanda «Ricordi quando Tsu decise di lasciare Aya per quella tipa del bar che lo riempiva di regali?»
Annuì.
«Ricorderai anche che in quello stesso periodo la nostra storia stava attraversando momenti burrascosi a causa del tuo lavoro»
«Lo ricordo bene...» gli rispose, sedendosi accanto a lui
«Nonostante cercassi in tutti i modi di convincermi del contrario, sentivo che la nostra relazione era giunta ad un punto morto e questo mi faceva sentire perso, annullato...vuoto» fece un respiro profondo e continuò «Come se non bastasse la malattia di mio padre peggiorava sempre di più e io non avevo nessun appoggio, nessuno che mi desse la forza necessaria per andare avanti. Ero solo»
«Avevi me...» protestò amareggiata
«Te?» si girò di scatto verso di lei «Tu non c'eri mai!»
A quell'affermazione non seppe rispondere, perchè in fondo aveva ragione.
Era sempre impegnata a causa del lavoro e solo raramente riusciva a trovare un pò di tempo da dedicargli
«L'unica persona che era rimasta al mio fianco era Aya. Anche lei, come me, non se la passava bene. Di comune accordo decidemmo di uscire insieme da semplici amici, cercando di supportarci a vicenda, di far passare quel dolore che alla fine non ha fatto altro che unirci sempre di più...il resto della storia lo sai già...» tirò un lungo sospiro «Non avrei mai voluto far del male proprio a te, l'unica persona davvero importante nella mia vita, ma la situazione mi è sfuggita di mano e....»
«Hai finito con l'innamorarti di lei...» constatò, appoggiando i gomiti sulle gambe ed iniziando a fissare un punto impreciso davanti a sé.
«Da allora non è passato un solo giorno senza che io provassi dei sensi di colpa per ciò che ti avevo fatto, per il dolore che ti avevo causato...» mormorò, dopo un attimo di silenzio, evitando di guardarla negli occhi.
«Hayama dammi tempo» sbottò dopo qualche minuto, alzandosi e fissandolo decisa «Non ti dico che torneremo amici perchè so già che non ci riuscirei, ma...d'ora in poi potremmo provare ad instaurare un rapporto civile»
Le scappò un leggero sorriso quando vide gli occhi di lui che la fissavano increduli «Ora andiamo, altrimenti le due settimane si trasformeranno in un mese»






«Ma ti è dato di volta il cervello?» sbottò Fuka, non appena la sua amica finì di raccontarle tutta la storia nei minimi particolari «Un rapporto civile con quel lurido traditore?»
«Penserai che sono impazzita ma...»
«Non lo penso, lo sei!» l'interruppe bruscamente.
Sospirò, scompignandosi nervosamente i capelli «Forse hai ragione ma...»
«E voi cosa ci fate qui?»
Entrambe si voltarono verso la persona che aveva appena pronunciato quella frase «Yuri!»
«Siete venute a trovarmi?»
Sana sbattè più volte le palpebre, confusa «A trovarti?»
«Hai forse dimenticato che io lavoro qui?»
«Ah si, è vero»
«Avanti, entrate che vi preparo un caffè»
«Veramente...» iniziò titubante «Non credo sia il caso»
«Invece io credo che sia un'ottima idea» affermò decisa Fuka «In questo modo riceverai una ramanzina anche da parte sua»
«Ti spiegheremo tutto davanti ad una tazza di caffè» continuò, quando vide lo sguardo interrogativo del ragazzo.

«E così hai deciso di perdonarlo» esordì Yuri, una volta che ebbe ascoltato il racconto.
«Avanti, diglielo anche tu che è impazzita»
«Adesso smettila» ringhiò Sana, alzandosi dallo sgabello e sbattendo le mani sul bancone «Ma non lo capisci? Io devo andare avanti, per quanto possa essere dura devo accettare quello che è successo»
«Ma...»
«Sana ha ragione» l'assecondò l'altro, sorseggiando il caffè «Non serve a nulla restare ancorati al passato»
Matusi si massaggiò una tempia con due dita, nel tentativo di riacquisire il suo tanto fantomatico autocontrollo «Io ci rinuncio»
«Era ora!» affermò l'amica «Adesso, se permettete, andrò a cercare qualche bel vestito da acquistare» diede loro le spalle e si diresse verso il "reparto donna", senza aspettare una risposta da parte dei suoi due amici.
«E io che contavo sul tuo appoggio, Yuri» mormorò amareggiata.
«Suvvia, in fondo sai anche tu che è la scelta migliore per lei»
«Ed è anche la scelta migliore per te, giusto?»
Sorrise maliziosa quando lo vide irrigidirsi di colpo.
«Cosa intendi dire?»
«Dico solo che ora che ha deciso di lasciarsi il passato alle spalle, tu hai campo libero»
«Campo libero per cosa?»
«Hai capito cosa intendo»
Yuri sospirò, scuotendo appena il capo «Non c'è nulla tra me e Sana»
«Continuate pure a recitare questa cantilena all'infinito, così forse un giorno riuscirete a convincere anche voi stessi» ribattè, sorridendo ironicamente.
Lui fece per ribattere, ma una voce lo interruppe «Fuka, pensi che mi stia bene questo completo?»
Entrambi si voltarono verso il camerino del negozio e rimasero affascinati dalla figura che si presentava dinnanzi a loro: Sana aveva indossato un abito color carne, ricoperto da un velo di pizzo nero e stretto in vita da un fiocco in raso, mentre ai piedi aveva un paio di tacchi neri lucidi. Era semplicemente perfetta.
Fuka si avvicinò all'orecchio di Yuri e gli sussurrò «Non credi che sia...»
«La cosa più bella che abbia mai visto in vita mia» l'aveva interrotta prima che potesse finire.
La ragazza si limitò a rispondergli con un sorriso compiaciuto, prima di dirigersi verso l'amica, consapevole che quello era solo l'inizio.

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Capitolo 5
*** 5. Comportamenti insoliti. ***


«Questa giornata sembrava non voler passare più» esordì esausto Tsuyoshi «Non vedo l'ora di tornare a casa e passare l'intera giornata sul mio comodo letto»
«Certo che hai proprio la vitalità di un bradipo» commentò acido Akito.
«Molto, molto, MOLTO, divertente Hayama» sbuffò «Ammettilo, sei solo invidioso perchè tu dovrai passare un'altra settimana in punizione dopo le lezioni»
«Non farmici pensare» 
In realtà, non riusciva a spiegarsi il perchè, ma quella punizione non era così "tragica" come immaginavano gli altri.
In seguito alla conversazione avuta con Sana, circa una settimana prima, il loro rapporto aveva assunto una piega decisamente diversa: certo, parlavano a stento, ma quando lo facevano riuscivano a farlo senza rinfacciarsi il passato ed era senza dubbio una cosa positiva.
«Cambiando argomento, ti ricordi di quella ragazza di cui ti parlai qualche giorno fa, Meiko?»
Hayama annuì.
«Bhe, devi sapere che ci sono stati degli sviluppi non indifferenti»
Mentre stava per rivolgere nuovamente l'attenzione verso l'amico, che quella giornata sembrava particolarmente intenzionato ad annoiarlo con le sue chiacchiere, la vide, proprio lì in mezzo alla folla di studenti usciti dalle proprie aule.
Sorrideva, mentre l'amica al suo fianco le parlava e in quel preciso momento gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
A differenza delle altre ragazze che frequentavano l'istituto superiore Jimbo, Sana non aveva mai prestato molta attenzione all'abbigliamento scolastico: non aveva modificato l'uniforme rendendo la gonna più corta o la camicia più attillata, non indossava accessori, i capelli li portava semplicemente sciolti e sul suo viso non vi era alcuna traccia di trucco, eppure nonostante la sua semplicità la si notava perfettamente.
Era come se fosse stata messa in rilievo, mentre tutto il resto veniva miseramente retrocesso.
«Ma mi ascolti?»
La domanda di Tsuyoshi lo destò dai suoi pensieri.
«Si» mentì.
«Ah si?» sollevò un sopracciglio, scettico «Allora dimmi, cosa ne pensi a riguardo?»
«Non ho tempo per queste sciocchezze Sasaki, devo andare, la punizione mi aspetta» aumentò il passo e lo lasciò dietro di lui, con un diavolo per capello.
«Sappi che non la farai franca, il discorso è soltanto rimandato Hayama!»


Entrato in classe, come un automa, prese posto accanto al suo solito banco e s'infilò gli auricolari.
Aveva appena deciso quale musica ascoltare, in attesa dell'arrivo del professore, quando la vide entrare.

«Hayama» lo salutò freddamente,
«Kurata» ricambiò allo stesso modo
Odiava quella freddezza e quel distacco che si era creato tra loro, ma sapeva che non poteva far nulla per cambiare le cose, d'altronde era già tanto che gli rivolgeva la parola.
La vide prendere una rivista dalla cartella e iniziare a commentare ciò che c'era scritto.
Abbassò il volume per riuscire ad ascoltare meglio; si sentiva un'idiota, ma non era riuscito a trattenere la sua curiosità.
«Ma quando la smetteranno di tormentarmi?» lanciò nervosamente la rivista sul bando  «Ma poi dico io... ho impiegato un'ora e ripeto UN'ORA per fare quel maledetto chignon e loro a cosa lo paragonano?Ad un carciofo!»
Gli scappò un ghigno diverto ripensando a tutte le volte che era capitata una scena simile in passato, una in particolare si fece spezio nei suoi pensieri:

«Kurata, posso entrare?» chiese, bussando alla porta della sua camera.
«NO» sbottò acidamente, mentre la voce della signora Misako rimbombava tra le mura della casa «Scappa Akito, salvati finchè sei in tempo!»
Decise di ignorare i consigli della signora Kurata ed entrò.
Nella camera si respirava un'aria decisamente cupa e sapeva che ciò non prometteva nulla di buono.
Chiusa la porta alle sue spalle, si guardò intorno e trovò Sana seduta accanto alla scrivania, intenta a leggere una rivista di gossip.
«Dovevo immaginarlo» sospirò, avvicinandosi «Si può sapere cos'è accaduto stavolta?» 
Sana, senza rispondergli, gli passò la rivista dove in prima pagina vi era una sua foto recente con su scritto a caratteri cubitali "SANA KURATA E' INCINTA"
Hayama iniziò a sudare freddo.
Sana era incita?
No, impossibile, durante i rapporti avevano sempre prestato molta attenzione.
«S-sei i-incinta?» 
Sana si alzò di scatto, lo fronteggiò con aria minacciosa e gli chiese «Ti sembro per caso incinta, Hayama?»
Quest'ultimo le fissò per qualche secondo la pancia «Beh...»
«Attento
» urlò, puntandogli l'indice contro «Ti avverto che potrebbero essere le tue ultime parole» 
«Bisogna ammettere che hai messo su qualche chiletto in questo periodo» ghignò.
«Semmai qualche grammo» incrociò le braccia sotto il petto e voltò indispettita il viso dall'altra parte «E poi non sono l'unica ad aver mangiato senza ritegno durante le vacanze di Natale. Ma scrivere addirittura che sono incinta la trovo un esagerazione bella e buona»
Akito le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi «Anche con qualche chilo in più» si avvicinò lentamente al suo viso «Sei sempre bellissima, Kurata» affermò, per poi eliminare quella poca distanza che li divideva, baciandola a fior di labbra.
Sana gli cinse il collo con le braccia e ricambiò il bacio, che come sempre, da puro e casto, si trasformò in un gesto ricco di passione e desiderio; Hayama stava per per trascinarla sul letto a baldacchino, ma fu fermato da un "delicato" colpo di piko sulla testa.
«Si può sapere cosa ti è preso ora?» si lagnò, massaggiandosi la parte dolente
Lei rise di gusto nel vedere la sua espressione perlplessa «Questo era per non aver sostituito la parola "chilo" con "grammo"» si gettò tra le sua braccia e tornò a baciarlo con più passione di prima.


Il rumore della sedia, segno che si era alzata dal proprio posto, lo riportò bruscamente alla realtà.
Chiuse d'istinto gli occhi, senza un valido motivo.

«Hayama senti, io dovrei...» non continuò, forse perchè pensava che non potesse sentirla a causa degli auricolari.
Dopo un pò sentì dei passi avvicinarsi a lui e poi silenzio.
Fu tentato di aprire gli occhi, ma prima che potesse farlo un tocco sul braccio caldo e conosciuto, lo fece sobbalzare.
Spalancò le palpebre, mentre il cuore iniziò a battergli come un tamburo impazzito nel petto.
«S-scusami, non volevo spaventarti» mormorò lei, mortificata, ponendo fine a quel breve contatto «Volevo solo dirti che devo assentarmi per qualche minuto dall'aula, puoi avvisare tu il professore quando arriva?» 
Hayama non rispose, si limitò a fissarla con insistenza, ancora scosso da quelle sensazioni che da tempo, troppo tempo, non provava.
Era tutto decisamente imbarazzante e l'aria tesa.
Restarono a fissarsi a lungo, senza proferire parola, fino a quando una voce interruppe quel momento.
«Disturbo?»
Entrambi si voltarono verso la persona che aveva appena posto quella domanda «Aya» affermò Akito, alzandosi e avvicinandosi a lei «Cosa ci fai qui?»
«Ero solo venuta a salutarti» rispose distratta, non riuscendo a staccare gli occhi da quelli di Sana, che come sempre erano colmi di odio e rancore.
Quest'ultima dopo aver riacquistato la calma sufficiente, uscì dall'aula, passandole accanto e ignorandola completamente
«E questo me lo chiama "rapporto civile"?» ringhiò Akito.
«Lei ha parlato di rapporto civile con te, non con me» puntualizzò Aya, con voce rotta, tormentandosi le mani «Bhe, sarà meglio che vada...»  fece per andarsene, ma lui la fermò.
«Perchè fai così?»
«E' tutto così difficile» 
«Ma che t'importa? Non puoi sentirti ancora legata a lei»
«A quanto pare...» fece un respiro profondo, quasi come per trovare la forza necessaria per continuare quel discorso «Non sono la sola a sentirmi ancora legata a Sana» bisbigliò, dando voce al suo timore.
Hayama s'irrigidì «Cosa... cosa vorresti insinuare?»
«Ho visto come la guardavi» 
«Hai frainteso tutto, non è come pensi» tentò di rassicurarla, mentre la sensazione che stesse mentendo lo assalì sempre più.
Aya gli sorrise amaramente «Ne riparliamo ok? Ora devo proprio andare» e senza aspettare qualche tipo di risposta, corse via, con il volto rigato dalle lacrime.
Akito si sedette sulla sedia, massaggiandosi la fronte con il medio e il pollice, nel banale tentativo di colmare la dilagante emicrania che l'aveva colpito.
La frase pronunciata da Aya, pochi istanti prima. non faceva altra che rimbombare nella sua mente: "Non sono la sola a sentirmi ancora legata a Sana".
Non poteva negare che vederla gli causava un certo effetto, che il contatto di pochi minuti prima l'aveva invaso da un calore che dal braccio si era sparso in ogni singola cellula del suo corpo; ma era davvero ancora legato a lei in quel senso?
Si alzò di scatto, non riuscendo più a restare fermo in un posto, camminando avanti e indietro lungo l'aula e, quando vide rientrare Sana che, in tutta tranquillità, come se nulla fosse successo, si era seduta tornando a leggere la rivista, fu invaso da un senso di fastidio tale da portlarlo ad avvicinarsi a lei con i nervi a fior di pelle.
«Spostati, mi levi la luce» borbottò seccata, sfogliando la pagina successiva.
Quelle parole, se possibile, lo infastidirono ancora di più.
Le strappò nervosamente la rivista dalle mani e lei lo fulminò.

«Ridammela immediatamente, Hayama» sbraitò, alzandosi per fronteggiarlo.
«Perchè?»
«Come perchè? Stavo leggendo!» rispose con ovvietà.
«Dannazione» imprecò «Non mi riferisco alla rivista. Perchè con me riesci ad avere un rapporto civile mentre con Aya no?»
«Restituiscimi ciò che mi hai appena sequestrato ed io risponderò alla tua domanda»
Akito fece come gli era stato chiesto, per poi iniziare a picchiettare col piede sul pavimento in attesa di una risposta.
Sana fece un respiro profondo ed iniziò «Sai Hayama, nonostante i tuoi amici e familiari non facessero altro che ripeterti di quanto tu fossi fortunato ad avere una ragazza come me al tuo fianco, ero io quella a sentirmi tale» sorrise, quando vide le gote di lui tingersi lievemente «Nonostante avessi alzato una barriera dinnanzi a te, mostrandoti costantemente come una persona fredda ed impassibile, sapevo che in realtà non eri così. Ti ho sempre considerato come una persona splendida, pronta ad aiutare le persone a te care in qualsiasi momento. Una persona che si è mostrata più matura rispetto ai suoi coetanei, sempre con la testa sulla spalle» sospirò «Mentre io, anche con il passare degli anni, restavo la ragazzina buffa, sbadata, capricciosa, lunatica, negata nella scuola, immatura di sempre. Ero convinta che meritassi di meglio, quindi ero consapevole del fatto che prima o poi ti saresti guardato intorno e ti saresti reso conto anche tu che c'erano molte altre ragazze più adatte di me a stare al tuo fianco. Certo, non mi è piaciuto il modo e soprattutto la persona che hai scelto per mettere fine alla nostra storia, ma in fondo me l'aspettavo» abbassò il capo, fissando le fredde mattonelle del pavimento «Ma Aya era la mia migliore amica. Colei con cui per anni mi sono confidata, a cui chiedevo consigli, che mi consolava quando le cose non andavano bene con te e non mi sarei mai aspettata un colpo così basso da parte sua» non aveva più lacrime ma dagli occhi si capiva quanto stesse soffrendo.
Vedendola in quelle condizioni, fu invaso da un'insensata voglia di stringerla tra le sue braccia per consolarla, ma si limitò a sfiorarle delicatamente il viso, come faceva in passato ogni volta che la vedeva giù di morale.
«M-ma cosa fai?» chiese sorpresa, scostandosi subito quasi come se fosse stata scottata da quel tocco.
«Io...» balbettò incapace di continuare, perché non sapeva davvero come farlo, quali parole usare per giustificare quel gesto «Scusami, non dovevo» si limitò a dire infine.
Era confuso, non tanto dalla reazione di Sana, quanto dalle sensazioni e dalle emozioni che aveva provato ancora una volta sfiorando quella pelle così liscia e candida come ricordava.

Tornò al suo posto con una nuova consapevolezza: per quanto fosse complicato, era arrivato il momento di mettere in ordine i suoi pensieri e chiarire una volta per tutte i suoi sentimenti.

 
*****
 

«Allora ti aspetto in camera mia» affermò sorridente Yuri.
Dopo la notte passata insieme, per lui e Sana dormire nella stessa stanza era diventata un'abitudine alla quale nessuno dei due era disposto a rinunciare.
Non c'era imbarazzo, vergogna, disagio, ma solo tanta voglia di stare insieme, parlare e ridere talvolta fino all'alba ed addormentarsi l'uno tra le braccia dell'altra.

«Eh no, mio caro, questa notte dormirai tu da me» replicò lei, con un tono che non ammetteva repliche.
«Non mi va di dormire in una stanza tempestata di peluche e bambole, per non parlare di quei strani oggetti dalla sconosciuta provenienza»
«Ti prego, ti prego, ti prego» tentò di convincerlo, sbattendo velocemente le ciglia «Solo per questa volta, Yuu»
Yuri sospirò, rassegnato.
Per quanto si sforzava, non riusciva proprio a resiste davanti a quegli occhioni da cerbiatta.
«E va bene, mi hai convinto» le diede un leggero schiaffetto sulla fronte «Vado a cambiarmi. Tu, intanto, indossa pure il tuo ridicolo pigiamino» la schernì, avviandosi verso la sua stanza.

Sana sorrise, malefica, bisgliando «Te lo faccio vedere io il "ridicolo pigiamino"» 
Lui si fermò, voltando la testa nella sua direzione «Hai detto qualcosa?»
«Eh? No, nulla» ridacchiò, grattandosi nervosamente la nuca «Avanti su, va a cambiarti, ti aspetto in camera mia» e senza aspettare un qualche tipo di risposta, si fiondò in camera, aprì il cassetto del suo comodino e indossò il suo nuovo "pigiama"; era molto diverso da quelli che solitamente indossava, non vi era nessun cartone animato o disegnino infantile stampato sopra, anzi.
«Sana, posso entrare?» chiese Yuri, bussando alla porta.
«Accomodati» 
Aprì la porta «Scusa se ci ho messo un pò di tempo ma...» si bloccò di colpo quando la vide: Sana indossava una camicia da notte ad effetto vedo non vedo, con dei ricami in pizzo bianco.
Deglutì, scendendo lo sguardo lungo il suo corpo.
Non era assolutamente volgare, ma al contempo era tremendamente sensuale.

Sana sorrise, soddisfatta dalla sua reazione «Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
«Sì, cioè no... f-forse» si allentò il colletto della maglia, essendo stato colto da un improvviso aumento della temperatura corporea.
Se il suo piano era quello di mandarlo fuori di testa, ci era riuscita egregiamente.

«Ma cosa ci fai ancora lì imbambolato? Avanti vieni» lo richiamò, battendo dei buffetti sul letto.
Yuri si distese al suo fianco, cercando di mantenere un certo contegno e al contempo di ignorare le fitte provenienti dal suo basso ventre.
Ogni singolo ormone lo pregava di saltarle addosso e farla sua, ma non poteva farlo... era la sua sorellastra, maledizione.
Si agitò nervosamente sul materasso, così tanto che dalla tasca del pantalone del pigiama, cadde il piccolo oggetto rotondeggiante che aveva portato con sè.

«Ma quella è la medaglietta che ci hanno consegnato oggi a scuola» constatò Sana, prendendola.
«Già. L'avevo portata per chiederti se sai a cosa serve»
«In realtà a niente, è un segno di riconoscimento, lo danno a tutti gli studenti che frequentano il nostro liceo» gliela restituì «Però devi sapere che c'è una leggenda nella nostra scuola, la famosa "Leggenda della medaglietta". Dicono che se dentro ci metti la foto della persona di cui sei innamorato, essa ti porterà fortuna»
«Mai sentita una sciocchezza simile»
«Lo sapevo che avresti detto così» sbuffò.
«Vorresti dirmi che tu invece ci credi?»
«Ammetto che anche io sono un pò scettica a riguardo, ma tentare non costa nulla»
Ci pensò su qualche secondo e infine scrollò le spalle «Ok, mi hai convinto, ci proverò anch'io»
Sana alzò il viso per guardarlo meglio «Metterai la foto di lei?»
«A chi ti riferisci?»
«La ragazza di cui "forse" sei innamorato»
Sorrise «Forse»
«Non mi hai ancora detto come si chiama» mormorò, stropicciando le lenzuola tra le mani.
«Perchè vuoi saperlo?» 
«Semplice... semplice curiosità» 
Lui si avvicinò al suo orecchio e le bisbigliò «Non sono affari tuoi, impicciona»
«Sei sempre il solito antipatico!» sbottò indispettita, colpendolo con un pungo sulla spalla «Almeno dimmi qual è la cosa che ti piace così tanto in questa ragazza»
Yuri alzò lo sguardo, fissando un punto impreciso del soffitto «La cosa più straordinaria è quando la guardi negli occhi e lei restituisce lo sguardo, allora tutto quanto diventa non proprio normale, perchè ti senti più forte e più debole allo stesso tempo; ti senti eccitato e allo stesso tempo terrorizzato» sospirò «La verità è che non sai più cosa provi, ti rendi solo conto che tipo di uomo vorresti essere. E' come se tu avessi raggiunto l'irraggiungibile e non fossi ancora pronto» (**)
Quelle parole la colpirono peggio di una doccia ghiacciata e non riusciva proprio a spiegarsi il perchè.
Insomma, doveva essere felice che il suo "fratellastro" avesse incontrato una persona tanto speciale.... ma allora perchè non era così?
Cos'era quella fastidiosa morsa alla bocca dello stomaco?

«Wow...dev'essere proprio una ragazza straordinaria» commentò, provando a non mostrare il suo malumore.
«Lo è» sorrise lui, facendola sentire, se possibile, ancora peggio «E tu? Metterai la fotografia di lui?»
«Se per lui intendi Hayama, la risposta è no. Ammetto che ha ancora un certo ascendente su di me, ma ormai appartiene al passato»
«Meglio così»
«Perchè?» 
«Semplice Sana, perchè tu meriti altro»
«E tu sai cosa merito Yuri?»
Quest'ultimo la fissò intensamente negli occhi e dopo qualche attimo di silenzio, le rispose «Tu meriti qualcuno che ti dica "non posso vivere senza di te"» si avvicinò piano a lei, accarezzandole dolcemente il viso e provocandole, di conseguenza, un piacevole brivido su per la spina dorsale «Meriti qualcuno che ami tutto di te, dalla tua allegria al tuo essere buffa e sbadata» sorrise quando la vide storcere il naso «Ma soprattutto meriti qualcuno che si prenda cura di te».
Si avvicinò sempre più, senza smettere di fissarla.
Quegli occhi la stavano semplicemente divorando e lei non riusciva a smettere di guardarlo.
Restarono in quella posizione per alcuni minuti, in silenzio, ascoltando il battito impazzito dei loro cuori, ma quando le loro labbra erano ad un soffio di distanza, Yuri si alzò di scatto dal letto e si diresse a grandi falcate verso la porta.
«Ehy, dove stai andando?»
«Torno in camera mia» borbottò, senza voltarsi per guardarla.
«Ho per caso detto o fatto qualcosa di sbagliato?» chiese, preoccupata.
«No» strinse forte la maniglia della porta «Tu non hai fatto nulla, è solo colpa mia»
«Ma...»

«Buonanotte Sana» l'interruppe, chiudendo la porta dietro di sè.
«Notte Yuri»

* * *
(**) Cit. tratta dal film "Spiderman".

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Capitolo 6
*** 6. Ricordi e confessioni. ***


Il suono della sveglia si propagò insistente nella camera di una delle ville più famose e lussuose dell'intero quartiere periferico di Tokyo.
Sana si rigirò nel letto e aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco la sua camera che, come da diversi giorni a quella parte, le appariva sempre vuota e fredda.
Puntò lo sguardo sul soffitto, rimurginando su tutte le notivà avvenute in quegli ultimi giorni: era passata quasi una settimana da quella sera trascorsa in compagnia di Yuri, quasi una settimana in cui il loro rapporto era decisamente mutato.
Lui cercava di evitarla in tutti i modi, la mattina usciva di buon ora senza aspettarla, durante le ore scolastiche la ignorava completamente e la sera quando rincasava da lavoro, dopo aver cenato, si rintanava in camera sua.
Aveva provato più di una volta a parlargli, a chiedergli spiegazioni, per capire il motivo di tale comportamento, ma ogni volta lui aveva liquidato l'argomento.
Sentiva che si era alzato un muro tra loro e questo le faceva male, troppo.
La presenza di Yuri era diventata una costante, un punto fermo nella sua vita e sentirlo distante la faceva sentire sola, come se tutto il resto avesse cessato di esistere.
Si voltò verso la sveglia che in quel momento segnava le 7:45, sbuffò, era arrivata l'ora di alzarsi.
Fece una rapida doccia, sistemò i capelli in una treccia laterale, indossò l'uniforme scolastica, diede un ultima occhiata allo specchio, prese la cartella e si diresse verso le scale.
Giunta al piano inferiore, trovò Bart intento a preparare la colazione.
«Buongiorno» 
«Buongiorno a te Sana, dormito bene?»
«Sì, grazie» si accomodò accanto all'isola della cucina «Mia madre e la signora Shimura sono ancora a Termabella dai nonni?»
Bart annuì «Si fermeranno lì per altri due giorni, io le raggiungerò questa sera per passare lì il weekend, verrai anche tu?»

«Non saprei. Yuri verrà?»
«No, gliel'ho chiesto stamani ma ha rifiutato» sbuffò «E pensare che era anche una buona occasione per festeggiare il suo compleanno»
 «Oggi è il compleanno di Yuri?» sussultò.
«Sì, non te l'ha detto?»
«No» abbassò il capo, sospirando «In quest'ultimi giorni non abbiamo parlato un granchè. Penso che ce l'abbia con me, ma non riesco a capirne il motivo»
«Non preoccuparti, sono sicuro che si sistemerà tutto» tentò di rassicurarla, sorridendole amorevolmente.
 «Spero tanto che tu abbia ragione, Bart»
«Vedrai, non riuscirà a tenerti il muso ancora per molto»
«Come fai ad esserne così sicuro?»
«Forse non lo sai, ma da quando sei entrata a far parte della sua vita Yuri è tornato ad essere il ragazzo sorridente e spensierato di un tempo»
«Cosa intendi dire?» chiese, confusa.
«Vedi Sana, in seguito alla morte della madre Yuri cambiò radicalmente. Certo, si sforzava di mostrarsi sempre come il ragazzo di un tempo, evidentemente per non crearmi ulteriori preoccupazioni, ma i suoi occhi erano sempre spenti e tristi» sospirò amaramente, ripensando a quei giorni difficili e sofferti «Ma da quando ha conosciuto te, nei suoi occhi c'è di nuovo quella luce, come se avesse trovato un buon motivo per andare avanti nonostante tutto» si avvicinò, posandole una mano sulla spalla «E quel motivo sei tu. E' per questo che non ho alcun dubbio sul fatto che tutto si sistemerà molto presto»
Le sue parole la colsero di sorpresa, facendole alzare di colpo il viso per scontrarsi con quegli occhi colmi di sincerità.
Gli sorrise grata «Grazie mille Bart»
«Figurati. Ma ora scusami,  devo proprio andare a lavoro»
«Fra un pò devo andare anch'io» constatò, lanciando uno sguardo veloce all'orologio appeso alla parete «E scusami se ti ho annoiato con i miei problemi»
«Nessuna noia, per me è un piacere aiutarti» si avviò verso la porta d'ingresso «E poi chi è che non ha avuto problemi di cuore?»
«Eh?» s'irrigidì, avvampando fino alla punta dei capelli «Ma cosa dici? Non si tratta di... di problemi di cuore!»
Bart ridacchiò, facendole un gesto annoiato con la mano «Ci sentiamo stasera, Sana»

                                                                      


«Sana, tutto bene?» chiese Fuka, preoccupata.
Erano ore che non faceva altro che sospirare, sospirare e sospirare e la cosa iniziava ad allarmarla più del dovuto.
«Sì» rispose di getto «Beh...a dir la verità no» ammise un attimo dopo, con un sorriso di scusa.
«Non hai ancora chiarito con Yuri, vero?»
Scosse la testa, sospirando per la centesima volta.
«Ed il fatto che tu stia così giù a causa del suo distacco, non ti fa pensare a nulla?»
«Ti prego, non ti ci mettere anche tu ora» sbuffò «Già stamattina Bart ha insinuato che tra me e suo figlio ci sia del tenero»
Fuka rimase con la bocca semiaperta dallo stupore e gli occhi sbarrati «Quindi anche lui ha capito che tra di voi c'è qualcosa»
Sana annuì e dovettero passare svariati secondi prima che si rendesse conto di ciò che aveva appena involontariamente ammesso.
Si voltò verso l'amica, che intanto la fissava con l'espressione tipica di chi vuole intendere "l'hai appena ammesso mia cara"
«Cioè, volevo dire...»
«Ora non cercare di trovare scuse inutili, è evidente che provi qualcosa per lui»
«Anche se fosse? Che differenza fa?» sbottò, acida «Lui non vuole avere più nulla a che fare con me. Pensa che oggi è anche il suo compleanno e io non ne sapevo niente, mi ha praticamente esclusa dalla sua vita» sbuffò come una locomotiva, facendo svolazzare un ciuffo che le ricadeva sulla fronte «Vorrei tanto che lo festeggiassimo insieme, ma non sarà possibile»
«I vostri genitori non hanno organizzato nulla?»
«No, passeranno il weekend dai miei nonni e non credo che a lui faccia piacere festeggiare solo con me»
«Come fai ad esserne così sicura?»
«Forse perchè sta facendo di tutto per evitarmi, come se la mia presenza gli desse costantemente fastidio?»
Fuka sbattè violentemente la mano sul banco, facendola sussultare «Ora smettila, dov'è finita la Sana che conosco? Quella che non si arrende mai dinnanzi alle difficoltà?»
«Ma io...» tentennò, ma l'amica l'interruppe.
«Questa sera organizzerai una festa di compleanno intima, solo per voi due, dove avrai modo di parlargli»
«E se non vorrà farlo?»
«Ce l'hai ancora il piko vero?»
Sana annuì nuovamente.
«Perfetto, allora se non vorrà parlare con le buone, lo farai parlare con le cattive»
«Ma...»
«Niente ma!» sbraitò, con un tono che non ammetteva repliche «Tu stasera chiarirai con Yuri, sono stata abbastanza chiara?»
Sana portò la mano in alto, eseguendo il gesto che solitamente si fa quando si è percepito un ordine «Signor si, signora»
«Ora si che ci capiamo» bonificò, divertita.
«Però c'è un piccolo problema, come farò ad organizzare tutto in tempo? Voglio ricordarti che per l'intero pomeriggio dovrò scontare la punizione insieme ad Hayama»
«Semplice, chiederai a lui di coprirti»
«Hayama? E secondo te, quello lì accetterà di fare un piacere a me?»
«I rapporti civili includono anche dei favori, Sana»
«Beh, se lo dici tu»
«Piuttosto, invece di restare qui imbambolata con un espressione da pesce lesso stampata sul viso, perchè non sfrutti quest'ora di ricreazione per andare da lui a chiederglielo?»
«Ma...»
«Ancora con questi ma?
» l'interruppe, acidamente «Alza quel bel sedere che ti ritrovi e va a chiederglielo!»
«Ok, ma tu intanto preparati una camomilla...
» disse, tra l'adirata e il preccupata «Sei troppo nervosa oggi»

                                                                 

 
*****

 

Allenarsi nel cortile dell'istituto superiore Jimbo, durante l'ora di ricreazione, era diventata ormai un abitudine.
Praticare il karate era l'unico modo per smettere di pensare a quanto la sua vita fosse stata stravolta negli ultimi tempi.
Nell'ultima settimana, aveva tentato in tutti i modi di chiarire i suoi dubbi, ma per quanto si fosse sforzato non c'era riuscito.
Si sentiva diviso tra due fuochi: da una parte c'era Sana, che con la sua sola vicinanza era riuscita a far risvegliare in lui sentimenti che credeva di aver cancellato, dall'altra parte invece vi era Aya, la ragazza che da due anni a quella parte aveva al suo fianco, che l'appoggiava sempre, in qualsiasi momento, permettendogli di avere quella stabilità che aveva sempre desiderato in una relazione.
Tuttavia, da quasi due settimane a quella parte, il loro rapporto non faceva che degenerare sempre più, litigavano di continuo e la causa di ciò n'era sola una: il ritorno di Sana.
Ripensò al litigio avvenuto il giorno precedente:

«Ti rendi conto che da quando è tornata, noi due non facciamo altro che litigare?»
«Sei tu che continui a fare scenate di gelosia» ringhiò lui, ormai sul punto di scoppiare.
«Un motivo ci sarà, non credi?»
Akito si massaggiò le tempie, nel tentativo di riacquistare la calma sufficiente «Lo sapevi che lei sarebbe stata sempre importante per me»
«Si, ma non credevo fino a questo punto» scoppiò in lacrime «Pensavo che l'avessi dimenticata, ma a quanto pare non è così»
«Calmati ora» le sussurrò, abbracciandola, mettendo per qualche istante tutta la rabbia, la collera, i dubbi da parte.
Odiava vederla in quello stato, non se lo meritava, non lei.
Aya si allontanò quel poco che bastava per poterlo guardare in volto «Lei non era gelosa di me» gli accarezzò il viso, con mano tremante «E' per questo che mi ha permesso di starti sempre accanto, è per questo che ci ha permesso di fare ciò che abbiamo fatto» infilò il viso nell'incavo del suo collo, singhiozzando «Ti scongiuro, non fare la stessa cosa anche con me»


Ad un tratto, mentre continuava a dare pugni all'aria, si bloccò di colpo, irrigidendosi.
Non poteva vederla poichè  era di spalle, eppure sapeva che lei era lì, dietro di lui.
Quel profumo che sapeva di lei, nonostante fosse mischiato con l'umidità, l'aveva investito così intensamente da fargli mancare un battito.
Lo stesso profumo che lo avvolse la prima volta che la vide alle elementari.
Lo stesso profumo che lo portò a baciarla durante la gita scolastica.
Lo stesso profumo che avvertiva addosso ogni volta che facevano l’amore.

«Che ci fai qui, Kurata?»
Si voltò, trovandola ferma accanto al tronco di un grande ciliegio.
«Ma... ma come hai fatto?» balbettò, perplessa «Tu eri di spalle e io...»
«A me non serve vederti per sapere che tu sei qui, mi basta sentire il tuo profumo»
La vide arrossire ed irrigidirsi di botto.
Non era da lui dire o fare cose sdolcinate, ma con lei era tutto così spontaneo.
«Ti decidi a dirmi cosa ci fai qui o hai intenzione di restare lì imbambolata?» sbottò, decidendo di mettere fine a quel momento d'imbarazzo, diventato insostenibile.
«No, ecco io...» si avvicinò timidamente «Ero venuta a dirti che oggi non potrò rimanere per la punizione»
«Perchè mai?» domandò, cercando di smorzare il tono infastidito che gli era uscito.
La punizione che dovevano scontare insieme era diventato l'unico modo per riuscire a passare un pò di tempo insieme, lontani da tutto e da tutti e il fatto che lei quel giorno avesse deciso di saltarla, non gli era andato a genio.
«Ho degli impegni urgenti ai quali non posso rinunciare. Quindi volevo chiederti di coprirmi con il professore»
«Per quale motivo dovrei farlo?» chiese, incruvando un sopracciglio.
«Beh, i rapporti civili includono anche dei favori, non lo sapevi?» affermò, ripensando alle parole di Fuka.
«Se l'avessi saputo prima non avrei accettato»
Sana gonfiò le guance infastidita, facendogli scappare un ghigno divertito.
Era davvero buffa.
«Sei sempre il solito, non penso di averti chiesto chissà cosa»
E bella, dannatamente bella.
«Ti coprirò solo ad una condizione»
 «Ovvero?»
«Devi tenermi compagnia per il resto della ricreazione»
Un breve attimo di silenzio seguì quest'ultima frase.
Un imbarazzo palpabile cadde tra di loro.

«So che la mia vicinanza ti crea un enorme fastidio, Kurata» cercò di rimediare «Quindi visto che oggi pomeriggio non potrò tormentarti, voglio farlo ora»
Sana tornò a respirare, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato per un pò «Ti diverti tanto a farmi innervosire vero, Hayama?»
Quest'ultimo si strinse nelle spalle «Che vuoi farci, certe abitudini sono dure a morire»
«Ok, se la metti così non ho altra scelta» si sedette sul prato, appoggiando la schiena al tronco dell'albero, dove lui la seguì subito dopo.
«Dunque...» iniziò, incerta su cosa dire «Ho visto che ti stavi allenando, hai un incontro importante in questi giorni?»
Annuì «La settimana prossima ho la prova per diventare secondo dan»
«Credi di farcela?»
«Sarà difficile, ma ci proverò e se non la passerò ci proverò di nuovo»
Sorrise «Bravo Hayama, finalmente hai capito che non bisogna mai arrendersi»
«E' solo merito tuo, Kurata» si portò il braccio sulla fronte «Tu mi hai insegnato tutto questo, mi hai insegnato a non arrendermi, a non mollare mai, anche quando tutto ti si rivolta contro»
«Beh... mi fa piacere che la pensi così»
Si voltò per guardarla negli occhi «Tuttavia, a volte penso che sarebbe stato molto meglio se non ci fossimo mai conosciuti»
«Io non posso crederci che tu l'abbia detto per davvero» gli puntò l'indice contro, furiosa come non mai «Oltre al danno pure la beffa?Sai che ti dico Hayama?VA AL DIAVOLO!» fece per alzarsi, ma lui la bloccò per il polso, costringendola a sedersi nuovamente «Lasciami finire»
Strattonò il braccio per liberarsi dalla presa, ma non se ne andò «Avanti, finisci allora»
«Dicevo...» riprese lui «Tu ci sei sempre stata per me e io invece non ho fatto altro che crearti inutili problemi.All'inizio con il mio comportamento scontroso, poi con Fuka ed infine con Aya» alzò gli occhi, iniziando a fissare il cielo che quel giorno era decisamente nuvoloso «Avrei preferito che tu avessi preso le distanze da me, che non avessi cercato di aiutarmi in tutti i modi, ad esempio andando da mio padre e mia sorella per far loro una ramanzina, oppure venendomi a cercare al parco per poi fingere di essere mia madre»
Chiuse gli occhi ripensando alle sue parole:

«Akito ascoltami bene, tu vivi una situazione difficile ma non devi pensare che sia colpa tua. Io ti ho voluto bene ancora prima che nascessi, ti ho dato la vita per amore»

«Certo, la mia vita sarebbe rimasta sempre tetra e infelice, ma almeno non avrei fatto soffrire te»
Non ricevendo alcuna risposta da parte di Sana, cosa decisamente fuori dal comune, si voltò per guardarla, trovandola con le dita incrociate rivolte verso di lui «Vade retro! Chi sei? Cosa ne hai fatto di Hayama?»
«Possibile che con te non si possa mai fare un discorso serio?» sbottò, alzando gli occhi al cielo.
«Avanti, cercavo solo di sdrammatizzare» sbuffò, incrociando le braccia al seno «E comunque ti sbagli» mormorò poco dopo «Confesso che ci sono state delle volte, durante questi due anni vissuti all'estero, dove sognavo di non averti mai conosciuto. Ma erano pensieri scaturiti dalla rabbia e dalla delusione dopo quant'era accaduto» iniziò a fissare i fili d'erba del prato «In passato ho ricevuto da parte tua sostegno in moltissime occasioni e molto probabilmente senza il tuo aiuto non ce l'avrei mai fatta» affermò, voltandosi per guardarlo negli occhi e sorridergli «Ad esempio, ricordi la gita in montagna?Quando cademmo nel burrone e io ti confessai i miei timori riguardanti il rapporto con mia madre?Ciò che mi dicesti in quell'occasione mi colpì molto»
E quelle parole la riportarono a quel giorno:

«Io ti sono molto grato, anche se non lo do a vedere.Perciò...ecco, come posso dire...se tu sei triste, vorrei poterti essere d'aiuto. Ecco, solo questo. Davvero. Quindi se ti viene da piangere, puoi venire da me»

«Anche con il passare degli anni, ogni volta che ero giù di morale, mi bastava pensare a quelle semplici parole per stare di nuovo bene» si alzò e abbassando lo sguardo continuò «Quindi smettila di pensare a queste sciocchezze, le cose sono andate come dovevano andare, ma ciò non toglie quello che siamo stati noi in passato»
Akito si alzò a sua volta ed iniziò a fissarla con instistenza.
Quelle parole dette senza alcuna traccia di risentimento, l'avevano colpito nel profondo.
In quel preciso momento non potè fare a meno di accorgersi di quanto la desiderasse.
Prese una buona dose di coraggio e l'attirò a sè, stringendola tra le sue braccia.
La sentì irrigidirsi «Hayama...» cercò di riprendere il fiato che le mancava «Ma che ti prende?»
«Nulla» la strinse ancora più forte «Voglio solo rimanere così per un pò»
Sana chiuse gli occhi e strinse forte le mani a pugno, cercando di frenare l’impulso di scappare, per l’ennesima volta da lui.
Passarono diversi minuti in quella posizione, entrambi senza proferire parola.
Quando sciolse l'abbraccio, lei aveva lo sguardo rivolto verso il basso «Ora devo andare» affermò, evitando di guardalo negli occhi «Ci...ci vediamo».
Akito la guardò andare via; si sentiva sull'orlo di un precipizio, era sul punto di commettere di nuovo lo stesso errore, con la differenza che due anni prima con Aya, era stato più facile trattenersi, mentre con lei stava diventando impossibile.


                                                                        
*****

 

Per l'intero pomeriggio, nonostante fosse impegnata con i preparativi per il compleanno di Yuri, non aveva fatto altro che pensare allo strano comportamento di Hayama.
Il modo in cui la guardava, le sue parole, quell'abbraccio, significavano qualcosa, n'era certa.
Ma cosa?
Possibile che provasse ancora qualcosa per lei?
Scosse la testa e i lunghi capelli mogano le frustarono le guance.
Non doveva più pensarci, quella sera doveva solo pensare a chiarire la situazione con Yuri.
Appoggiò diversi vassoi sul tavolo ed osservò soddisfatta i suoi "capolavori".
Nonostante non avesse molta maestria con i fornelli, aveva deciso di preparare diversi manicaretti, tenendo sempre in mente i consigli che la signora Shimura le ripeteva in continuazione: "Uova intere non vuol dire che le devi mettere con il guscio, non confondere lo zucchero con il sale o viceversa, la salsa di soia non va bene per tutto, specialmente per i dolci"
Addobbata la cucina ed il salone con dei palloncini e vari nastri super colorati, salì al piano superiore per darsi una sistemata; di certo non poteva farsi trovare con dei residui di farina ed altri alimenti sparsi ovunque sul corpo.
S’infilò sotto il getto d’acqua calda e la lasciò scivolare sul corpo, beandosi di quel torpore e calore che l’accarezzava.
Terminata la doccia, decise di indossare l'abito che aveva acquistato qualche tempo prima nel negozio dove Yuri lavorava come commesso, raccolse due ciocche di capelli ai lati del viso e le legò insieme dietro la testa, si truccò con un filo di eyeliner ed un pò di rossetto e scese giù in cucina.
Dopo una decina di minuti, sentì la porta aprirsi e chiudersi. Era tornato.
"Calma Sana, inspira ed espira"
Quando lo vide entrare in cucina, il suo cuore ebbe un sussulto, iniziando a battere sfrenato.
Yuri dal canto suo, non appena la vide, ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato solo e soltanto per lei: per quel suo corpo perfetto, messo in evidenza da quel vestito, per le sue gote leggermente arrossate, per quegli occhi che si erano illuminati appena avevano incrociato i suoi, per quelle labbra che sembravano di porcellana.
Era senza dubbio lo spettacolo più bello al quale avesse mai assistito.
«Ciao» lo salutò timidamente, distogliendolo dai suoi pensieri.
«Ciao» ricambiò allo stesso modo.
Sana si avvicinò titubante e gli posò un dolce bacio sulla guancia «Auguri di buon compleanno, Yuri»
Lo sentì fremere sotto il suo tocco e per un attimo Yuri aprì la bocca, come se fosse sul punto di dirle qualcosa, ma poi la richiuse, scuotendo appena il capo.
«Grazie, Sana» avanzò, superandola «Hai fatto tutto da sola?» chiese, guardandosi intorno.
Annuì «Spero che non ti dispiaccia festeggiare insieme a me»
«N-no...» tentennò «Non mi dispiace»
Calò un silenzio imbarazzante che si protrasse per alcuni istanti, finché Sana non decise di proferire parola per prima «Guarda» prese un vassoio dal tavolo «Ho fatto anche i tuoi biscotti preferiti»
«Questi sono dei biscotti?» domandò, interdetto.
Sana gonfiò le guance «Molto divertente, Yuri! E pensare che li ho fatti anche a forma di animali per renderli più carini»
Yuri ne prese uno tra le mani «Animali?» lo scrutò attentamente, socchiudendo gli occhi «Scommetto che questo è un leone»
«E' UN KOALA!»
Ne prese un altro «Pulce d'acqua»
«CONIGLIO!»
«Polipo»
«PINGUINO!»
«Mostro di Loch Ness»
«CIGNO!»
Yuri scosse la testa con fare rassegnato «Mi dispiace Sana, ma dovrai migliorare ancora un bel pò» assunse la solita posizione di difesa, pensando che lei, come accadeva ogni volta in cui la provocava, avrebbe tentanto di colpito con il piko e si sorprese quando, invece, la sentì ridere di gusto «Sai Yuri, mi erano mancati i nostri battibecchi» gli sorrise, facendogli mancare il respiro.
Si voltò, dandole le spalle, con i pugni convulsamente stretti lungo i fianchi «Scusa, ma preferisco andare in camera mia»
Sana simise all'istante di ridere e l'allegria, lasciò spazio all'angoscia «Ma si può sapere cosa ti prende ora?»
«Nulla, solo che mi è passata la fame» fece per andarsene, ma lei lo fermò per la manica della camicia «Perchè mi tratti in questo modo?»
Gli si strinse il cuore, nel sentire la voce di lei rotta dal pianto «Ti da così fastidio la mia presenza?»
Sussultò incredulo.
Come poteva anche solo pensare una cosa del genere?
Si voltò, incatenando gli occhi nei suoi.
Sapeva ciò che stava per accadere, lo sapeva perché in cuor suo sapeva il motivo per cui in quei giorni non aveva voluto starle troppo vicino, stabilire un contatto fisico, perché sapeva che una volta intrapresa quella strada, non sarebbe riuscito a tornare indietro.
Cogliendola di sorpresa l'afferrò per un braccio, attirandola a sè, facendo poi scivolare la sua mano sul fianco della ragazza «Perchè dovrei considerarti come una sorella ma non ci riesco»
La strinse più forte e prese a sussurrare al suo orecchio, mentre lei avvertiva le farfalle nello stomaco «Io non so se quello che provo per te è amore, ma una cosa è sicura» le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio «Tu mi piaci, mi piaci dalla prima volta che i miei occhi hanno incontrato i tuoi in quel ristorante» appoggiò la fronte sulla sua «Ero arrivato alla conclusione che solo evitandoti, avrei smesso di pensare a te, ma mi sbagliavo» continuò, per poi eliminare quella poca distanza che li divideva baciandola dapprima con cautela, ma non appena Sana aveva risposto al bacio, tutte le barriere erano crollate.
Lei gli passò le braccia dietro al collo, alzandosi in punta di piedi.
Lui la strinse ancora più forte, facendo aderire perfettamente i loro corpi.
I primi baci furono brevi, intervallati da sguardi di analisi per poi sfociare in un bacio più lungo e passionale.
«Sarà complicato, lo sai vero?» le sussurrò ad un soffio dalle sue labbra
Gli accarezzò i capelli «Non m'importa»
Sorrise, per poi tornare ad assaporare quelle labbra che tanto aveva desiderato. 

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Capitolo 7
*** 7. Appuntamento al Tokyo DisneySea ***


Quella mattina avvertiva una strana sensazione di vuoto, che lo aveva invaso dal momento stesso in cui aveva aperto gli occhi; si sentiva come se stesse per perdere qualcosa, o meglio... qualcuno.
Aveva un terribile mal di testa, per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quell'abbraccio, alle sensazioni provate nel stringere di nuovo quel corpo a sè, all'angoscia che l'aveva tormentato durante tutta la durata della punizione perchè lei non era lì con lui.
Guardandosi intorno ebbe la sensazione che la stanza fosse diventata improvvisamente troppo stretta, troppo carica di ricordi: era stato proprio lì, dove lui e Sana avevano dormito insieme per la prima volta, dopo una nottata trascorsa a mangiare spaghetti in brodo e a discutere del suo rapporto con la madre, in seguito alla pubblicazione del libro "Io e mia figlia":

«E tu vuoi conoscere la tua vera madre?»
«Mia madre ci tiene tantissimo e anch'io ci tengo. Ci sono tante cose che vorrei chiederle, ma la mia preoccupazione è che mia madre ritenga giusto che io vada a vivere con una persona che infondo per me è un'estranea» si portò le gambe al petto, appoggiando la testa sulle ginocchia «E se questo dovesse accadere non so cosa farei, se dovesse prendere una decisione simile, per me sarebbe terribile» bisbigliò appena, scoppiando in un doloroso pianto.
«Se sei preoccupata per quale motivo non glielo dici apertamente?»
«Vorrei dirglielo, ma la verità è che non ne ho il coraggio»
«VA BENE ALLORA GLIELO CHIEDERò IO!» sbottò, facendola sussultare.
«Davvero? Faresti questo per me?
» pianse «Grazie, Akito»

Ed era stato in quella stanza dove lui, diversi anni dopo, l’aveva stretta a sé, facendola sua per la prima
volta.
Chiuse gli occhi ripensando a quel pomeriggio di primavera:

«Sei sicura?» le chiese ad un soffio dalle sue labbra, anche se sapeva che in realtà sarebbe stato davvero difficile per lui riuscire a fermarsi «Se vuoi che mi ferma, io...»
Sana gli afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò, eliminando con quel semplice gesto tutto le sue insicurezze.


Ripensò alle sue mani tremanti che gli sbottonavano la camicia dell'uniforme scolastica, le dita che percorrevano le linee dei pettorali e degli addominali.
La magnifica sensazione che provava nel sfiorare quella pelle così calda e candida.
Inevitabilmente, l’immagine di Sana che arrossiva imbarazzata per una sua carezza, gli fece sfuggire un lieve sorriso; aveva sempre amato quel suo essere timida e inesperta.
Lo scorrere dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta della sua camera.
Sbuffando, l'aprì, trovandi davanti la figura di Aya, con un  sorriso dolce ma provato.
«Ciao» 
«Ciao. Sono in anticipo?»
«No» si spostò leggermente per permetterle di entrare «E' Tsu che è in ritardo»
Aya entrò, sedendosi sul bordo del letto «Sono sicura che sarà qui a momenti»
«Mi spieghi di nuovo per quale motivo dobbiamo accompagnarlo al luna park per incontrare quella tipa?» borbottò, scocciato.
«Sai meglio di me com'è fatto Tsu» sospirò «Ha sempre bisogno dell'appoggio di qualcuno, soprattutto nelle faccende amorose»
Akito sbuffò, accomodandosi sulla sedia accanto alla scrivania  «Spero solo che la giornata passi in fretta»
«Già...» sussurrò «Akito...» lo chiamò poi, dopo qualche minuto di silenzio, girandosi di scatto verso di lui «Devi dirmi qualcosa?»
Hayama la guardò spaesato, non capendo dove volesse andare a parare con quella domanda «No, perchè me lo chiedi?»
La vide abbassare il capo, dispiaciuta da quella risposta «Ieri hai parlato con Sana?»
«No» rispose di getto, colto alla sprovvista da quella domanda «Ha saltato la punizione» 
«Quindi l'abbraccio che vi siete scambiati in cortile l'ho immaginato?» mormorò, voltandosi di nuovo amareggiata.
Quella frase detta con tanta leggerezza, senza alcuna traccia di risentimento, lo colpì nel profondo.
«Ti sei messa anche a spiarmi ora?» sbraitò, saltando in piedi dalla sedia.
«Non ti stavo spiando» si alzò dal letto, avvicinandosi «Mi trovavo lì oer caso con Mizu e vi ho visti»
Hayama sospirò, massaggiandosi nervosamente la fronte con il medio ed il pollice «Non te ne ho parlato perchè non ha significato nulla»
«Ah no?» abbassò il volto, permettendo alla frangia di coprirle gli occhi «A me invece sembrava di si»
Vedere il suo viso rigato dalle lacrime fu come ricevere una pugnalata al cuore.
Aya era stata l'unica persona che gli era stata accanto durante quegli anni; lei l'aveva aiutato ad affrontare la malattia del padre, a non arrendersi anche quando sembrava tutto perduto, era lei che gli aveva dato la forza necessaria per andare avanti nonostante tutto, senza mai chiedere nulla in cambio e vederla in quello stato, sapere che nell'ultimo periodo non faceva altro che provocarle inutile sofferenze, gli faceva male, troppo.
Gli cinse la vita con le mani, attirandola a sè «Mi dispiace per non avertelo detto, ma non credevo che fosse importante» e la sensazione che stesse mentendo lo assalì nuovamente.
Avvicinò il suo viso a quello di lei, ma quando si trovò ad un soffio dalle sue labbra, la domanda di Aya lo colpì come una doccia gelata «L'ami ancora?»
Lasciò la presa dai suoi fianchi, indietreggiando «Cosa?»
Aya incatenò i suoi occhi nocciola in quelli ambrati di lui «Akito, sei ancora innamorato di lei?»

                                                                           

 
*****

 
Svegliarsi al mattino ed essere inondato dalla sua presenza, era una delle cose che più gli era mancata nell'ultima settimana.
Durante la loro convivenza, dormire insieme era diventato il momento della giornata che preferiva in assoluto; spesso la notte si era ritrovato a fissarla per ore prima di addormentarsi, sperando che un giorno sarebbe riuscito a guardarla in modo diverso, magari come una sorella, cosa che in teoria sarebbe dovuta diventare in seguito al matrimonio tra i loro rispettivi genitori.
Nell'ultimo periodo aveva cercato in tutti i modi di starle lontano, di sopprimere i suoi sentimenti, costruendo un muro tra loro, ma alla fine aveva ceduto.
Ripensò alla serata precedente trascorsa insieme: i loro baci, le carezze, le dimostrazioni d'affetto, le risate, l'addormentarsi l'uno tra le braccia dell'altro.
Era stato senza dubbio il miglior compleanno della sua vita.
Si voltò nella sua direzione, per poterla guardare mentre dormiva; sorrise, pensando non ci fosse niente di più bello di ciò che stava beatamente osservando.
Come quella ragazza avesse la capacità di mozzargli il fiato ogni volta che la guardava proprio non sapeva spiegarlo.
Restò a fissarla dormire ancora per qualche secondo: il torace che si alzava e abbassava a ritmo del suo respiro, i capelli sparsi sul cuscino, il viso rilassato, le labbra socchiuse e con indosso un pigiama di due taglie più grandi.
Sorrise sghembo, ripensando a quanto aveva dovuto faticare per convincerla ad indossare uno dei suoi tanti "pigiamini infantili", come li definiva lui, per riuscire a sopprimere quel desiderio di lei che con il passare del tempo diventava sempre più incontrollabile, ma Sana ingenua com'era non c'era nemmeno arrivata.
Ad un tratto il desiderio di toccarla fu più forte di lui: alzò la mano e con le dita le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio, le accarezzò la fronte, per poi passare alla guancia, soffermandosi all’angolo delle labbra. Si morse un labbro per sopprimere il desiderio di baciarla.
Si voltò verso la sveglia per guardare l'ora e quando si rigirò lei aveva gli occhi aperti.
«Di solito sono io quella che accarezza l'altro mentre dorme»
Sorrise «E di solito sono io quello che finge di dormire»
«Già, è vero» rise divertita «Comunque buongiorno» continuò, avvicinandosi a lui e stampandogli un dolce bacio a fior di labbra.
«Questo sì che è un bel giorno» sghignazzò, attirandola a sè per approfondire quel contatto.
«Sai, non mi dispiacciono affatto questi risvegli»
«Beh, meglio così visto che dovrai farci l'abitudine»
Sorrise radiosa, appoggiando il capo sul petto di lui «Yuri...» lo chiamò, dopo qualche attimo di silenzio
«Mmmh?»
«Pensi che...» disegnò dei cerchi invisibili sul suo petto «Dovremmo dirlo ai nostri genitori?»
«Beh, secondo me dovremmo vedere come và tra noi due prima di rendere la cosa ufficiale» sospirò «La nostra non è una situazione facile, dobbiamo andarci con cautela o potremmo rischiare di rovinare un'intera famiglia»
Annuì «Penso che tu abbia ragione, anche se...»
«Anche se?» l'incitò a continuare.
«Tuo padre già sospetta qualcosa»
«COSA?» trasalì.
«Già» fece spallucce «Non sò come abbia fatto, ma l'ha capito»
Yuri si portò una mano sulla testa, scompigliandosi nervosamente i capelli «Lui e quel dannato sesto senso»
«Dai, ora non pensiamoci più» gli rispose, stringendosi maggiormente a lui e mettendo una gamba sulla sua.
Yuri deglutì, spostandosi leggermente da quella posizione.
Aveva deciso di andarci piano con Sana, di tenere gli ormoni a bada e sopprimere quella sminurata voglia di farla sua, ma se lei faceva così non l'aiutava affatto... anzi.
«Se qualcuno dovesse vederci in questa posizione potrebbe pensare male»

«Voglio ricordarti che fino a stasera staremo soli in casa»
«Si però...»
Sana sorrise, con malizia «Non è che questa posizione, ti crea "disagio" Yuri?»
«Con indosso un pigiama con le rondelline di ramen stampate sopra, non potresti mai crearmi "disagio"» la schernì, con tono scherzoso.
«Quindi mi stai dicendo che non sei attratto da me?» sbottò, corrucciandosi.
«Non ho detto questo» rispose serio, percependo il tono infastidito di lei.
«Ah no? A me sembra invece che sia così» borbottò stizzita, sclanciandosi le lenzuola di dosso.
Scese dal letto, indossò le pantofole a forma di unicorno e si diresse verso la porta.

«E ora dove stai andando?»
«A fare colazione. E comunque non preoccuparti, non avevo alcuna intenzione di saltarti addosso, puoi stare tranquillo» detto questo uscì dalla camera, chiudendo nervosamente la porta dietro di sè.
Arrivata in cucina, infastidita dalla scena di pochi minuti prima, prese il vassoio dove erano posti i biscotti che aveva cucinato il giorno precedente e si avvicinò all'immondizia per sbarazzarsene, ma prima che potesse farlo, una mano alle sue spalle glielo impedì.
«Sono i miei biscotti, non puoi buttarli via» affermò Yuri, levandole il vassoio dalle mani
Sana incrociò le braccia sotto al petto, restando di spalle «Li ho cucinati io e ne faccio quello che voglio»
«Lo sai che sei proprio una bambina?»
Si voltò indispettita e Yuri ne approfittò per avvicinarsi.
Le scostò i capelli e inizio a lasciarle una scia baci sul suo collo, provocandole diversi brividi.
Le sfiorò il collo con la punta del naso «Come puoi anche solo pensare che io non sia attratto da te?»
«Vorresti dire che non è così?» mormorò, cercando di mantenere un certo autocontrollo.
«No, visto che...» l'attirò ancora di più a sè «Anche ora con la faccia imbronciata» posò la sua fronte su quella di lei «Con i capelli arruffati» la spettinò ancora di più «E con questo pigiama da bambina» avvicinò le sue labbra a quelle di lei «Avrei voglia di fare l'amore con te»
Sana percepì il proprio volto prendere fuoco, si portò le mani alle guance nel tentativo inutile di nascondere il rossore «Stai mentendo» affermò allontanandosi leggermente da lui.
L'avvicinò nuovamente a sè «Se non mi fossi imposto di andarci piano con te, ti dimostrerei il contrario» continuò, per poi eliminare quella minuscola distanza che li separava, baciandola con trasporto facendo sciogliere qualsiasi dubbio.
Gli cinse il collo con le braccia, rispondendo al bacio.
Tutto il suo corpo fu invaso da un desiderio irresistibile di stringersi a lui, di sentire le sue braccia avvolgerla tutta e il suo cuore battere per lei.
«Ora che abbiamo chiarito questa situazione, che ne dici di decidere su cosa fare oggi?»
«E' un modo tutto tuo per chiedermi un appuntamento Yuri?» gli rispose, sorridendo.
«Beh, si» ricambiò il sorriso «Dopottutto non ne abbiamo ancora avuto uno»
«Già» lasciò la presa dal suo collo, picchiettandosi il mento con le dita «Mmmh, che ne dici se andassimo in quel nuovo luna park che hanno aperto in centro?»
Lo vide sbattere gli occhi incredulo, prima di scoppiare in una risata divertita.
«Mi dici cosa ci trovi di tanto divertente?»
«E poi ti offendi quando ti chiamo "bambina"»
«Guarda che ci vanno anche gli adulti! Quindi piantala una buona volta di prendermi in giro»
«E va bene, la smetto» le diede un bacio sulla fronte «Ora però va a prepararti o faremo tardi»

                                                                           

«E questo è perchè avevi detto che non mi avresti più presa in giro!» 
«Dovevi vedere la tua faccia» rispose Yuri, tra una risata e l'altra «Farei un altro giro sulle montagne russe solo per poterla vedere di nuovo»
Sana approfittò della sua distrazione per colpirlo con il piko «PIANTALA!»
«Lo sai che sei proprio una bambina violenta?» la schernì, massaggiandosi la parte dolonte.
«E tu lo sai che sei davvero antipatico?» ribattè, dandogli le spalle e incamminandosi da sola.
La raggiunse, camminando al suo fianco «Avanti, stavo solo scherzando»
Sana fece per ribattere nuovamente, ma Yuri fu più veloce: le afferrò il polso con una mano, mentre con l'altra la posò sulla sua spalle, si chinò e posò dolcemente le labbra su quelle di lei.
«Sei uno stupido» borbottò, staccandosi e fingendosi ancora offesa.
«Vieni con me» le prese una mano, intrecciandola nella sua, e la trascinò con sè.
«Guarda che se mi stai trascinando di nuovo sulle montagne russe io...»
«No» l'interruppe «Niente montagne russe»

«Avanti, scegli» esordì, dopo averla portata davanti ad una di quelle macchinette con dentro dei peluche.
Gli occhi di Sana si illuminarono come quelli di una bambina dinnanzi ad una montagna di dolciumi «Dici sul serio?»
Yuri annuì, sorridendo, e con fare scherzoso le mostrò un muscolo «Ne vincerò uno solo per te» 
«Mmmhh, vediamo un pò» si avvicinò ancora di più alla macchinetta, spiaccicando i palmi delle mani e la punta del naso sul vetro, analizzando attentamente i diversi peluche sparsi lì dentro e dopo quella che sembrò un'eternità, finalmente si decise ad indicarne uno «Voglio quello» 
«Quello vicino all'ippopotamo?»
Annuì «Lo trovo a dir poco adorabile»
«E va bene» inserì una moneta e si mise al lavoro «Preso!»
«Davvero?» trillò entusiasta, saltellando e battendo le mani.
Yuri si abbassò, prendendo il peluche che aveva appena vinto e glielo porse con fare vittorioso «Ecco, tieni»
L'espressione di Sana cambiò notevolmente «Ma non mi riferivo a questo!» gonfiò le guance «Io volevo quell'orsetto con il cappellino» continuò, indicando il peluche in questione «Non questa ranocchietta»
«E non potevi dirlo chiaramente?» chiese offeso.
Gli prese il peluche dalle mani e lo guardò «Però devo ammettere che è davvero carino anche questo» sorrise «Ha un faccino simpatico»
«Dici sul serio?»
Annuì «Lo chiamerò "Yuu", il diminutivo di Yuri»
Yuri inarcò un sopracciglio «Stai forse insinuando che somiglio ad un ranocchio?»
«Già» ridacchiò, cingendogli il collo con le braccia, avvicinando le sue labbra a quelle di lui «Ora vediamo se ti trasformi in un principe»
Sorrise divertito, ma proprio quando le loro labbra erano ad un soffio di distanza, una voce alle loro spalle li interruppe.
«Yuri, Sana! Siete proprio voi?»
Si irrigidirono di botto quando voltandosi si trovarono davanti Tsu, Akito ed Aya intenti a guardarli sorpresi, forse per la scena alla quale avevano appena assistito.
Imbarazzati, si staccarono immediatamente l'uno dall'altro.
«Heilà, anche... anche voi qui!» balbettò imbarazzata Sana, grattandosi la nuca.
Per qualche secondo incatenò i suoi occhi a quelli di Akito e non potè non riconoscere quel fastidio che vi ci leggeva dentro ogni qual volta che in passato un ragazzo si avvicinava a lei.
«Ma voi due...» iniziò Tsu imbarazzato «Ho visto male o vi stavate baciando?»
Arrossì vistosamente «Beh, ecco...» abbassò il capo, iniziando a tormentarsi le mani «Il fatto è che...» si girò verso Yuri «Diglielo tu!»
«Ma mi stai ascoltando?» gli chiese, quando lo trovò intento a fissare oltre le spalle delle tre persone che avevano appena incontrato con aria incredula.
Seguì il suo sguardo per capire cosa avesse visto di tanto sconvolgente, trovando a qualche metro di distanza da lì due ragazze avvicinarsi nella loro direzione.
«Oh eccole, sono arrivate» esordì entusiasta Tsu «Hayama, i capelli stanno bene vero?» chiese all'amico al suo fianco, che per tutta risposta roteò gli occhi al cielo con fare esasperato.
Sana si avvicinò all'orecchio di Yuri «Le conosci?» gli domandò, senza ottenere risposta.
Una delle due ragazze si avvicinò a lui, ignorando completamente le altre persone «Sorpreso di vedermi Yuu?»
«Miky...»







Angolo autrice:
Ciao a tutti! ^_^
Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo nell'aggiornare ma ho avuto diversi problemi con il pc :/ ed è anche per questo motivo che non ho potuto rispondere alle recensioni del capitolo precedente T___T
Quindi vi ringrazio qui:

StellinA003
charlotte15
Hiroto3667176977
ambramrn
_miky_
ladysofy
_Leopardo delle nevi_
mki90
ReginadeiSogni
Francesca91

Grazie di vero cuore per avermi scritto la vostra opinione! :D Siete fantastiche! :D

Ed infine colgo l'occasione per augurare a tutti voi un felice anno nuovo ^_^
A presto, baci :*

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Capitolo 8
*** 8. Passato e presente. ***


Il viaggio in treno per raggiungere il Tokyo Disney Sea (**), era stato particolarmente snervante.
Per tutto il tempo, Hayama,  non aveva fatto altro che pensare alla discussione avvenuta con Aya quella mattina, prima che Tsuyoshi li interrompesse.

«L'ami ancora?»
Akito lasciò la presa dai suoi fianchi, indietreggiando «Cosa?»
Aya incatenò i suoi occhi nocciola in quelli ambrati di lui «Akito, sei ancora innamorato di lei?»
«No» si affrettò a risponderle, forse troppo velocemente per essere creduto.
Aya non parlava, ma i suoi occhi continuavano a scrutarlo attentamente e per un momento ebbe il timore che lei potesse comprendere ciò che provava.
Dopo qualche attimo di silenzio, sospirando, si avvicinò  a lui «Akito posso accettare di tutto, l'unica cosa che ti chiedo è di non mentirmi»


Seduto su una fredda panchina, si mise una mano fra i capelli, cercando di fare ordine nel groviglio intricato dei suoi pensieri.
Fino ad un mese prima, si era autoconvinto di non provare più nulla per Sana se non un semplice affetto; ma allora perchè da quando l'aveva rivista gli anni passati al fianco di Aya sembravano evaporati?
Perchè invece di pensare continuamente alla sua ragazza, pensava a lei?
Quelle domande lo stavano tormentando: sembrava un automa incapace di ragionare, incapace di mettere chiarezza tra i suoi sentimenti e i suoi pensieri.
«Hayama» lo chiamò Sasaki, sedendosi accanto a lui «Vorrei approfittare della momentanea assenza di Aya per parlarti»
«E ti pareva che tu non volessi parlare di qualcosa» sbuffò.
«Prima...» tentennò, ignorando la risposta tutt'altro che gentile dell'amico «Quando sono entrato in camera tua, ho avvertito una strana tensione tra voi. E' forse successo qualcosa?»
«Non ti riguarda» bonificò, seccato.
«Questo è vero, ma se hai bisogno di parlarne con qualcuno sappi che io sono qui»
Akito esitò per qualche attimo, ma alla fine decise di parlargliene.
Non che avesse molta voglia di farlo, ma gli serviva qualcuno con cui sfogarsi e magari a cui chiedere consigli... e chi più di Tsuyoshi Sasaki, il suo amico-psicologo, era più adatto per quel ruolo?
Nessuno.
 «Mi ha chiesto se sono ancora innamorato di Sana»

Sasaki s'incupì «E tu? Cosa le hai risposto?»
«Mi sembra ovvio, le ho risposto di no»
«E ora ti senti in colpa per averle mentito, vero?»
«Cosa diavolo vorresti insinuare, Tsu?» ringhiò, e lui gli sorrise, con fare comprensivo.
 «Vorresti farmi credere che non provi più nulla per lei?»
Akito boccheggiò con la stessa frequenza di un pesce rinchiuso all'interno di una bocca «I-io...» si passò nervosamente una mano tra i capelli «Maledizione» imprecò «Prima del suo ritorno ero convinto di averla dimenticata, ma ora non sono più sicuro di nulla»
«Hayama, ascolta...» riflettè un attimo sulle parole giuste da usare «La vostra è stata una storia importante, eravate innamorati persi l'uno dell'altra, quindi è normale che il suo ritorno abbia mandato in frantumi tutte le certezze che ti eri creato in questi due anni. Tuttavia, dovresti cercare di chiarire i tuoi dubbi il prima possibile. In queste ultime settimane ho visto Aya molto preoccupata e...» abbassò il capo, sospirando «Lei non merita di soffrire. A quello ci ho già pensato io in passato» mormorò amareggiato.
«Credi che non lo sappia?» sbottò esasperato «Credi che non mi senta un verme per quello che le sto facendo passare?»
«Vedrai che si risolverà tutto» appoggiò una mano sulla sua spalla «E ricorda che per qualsiasi cosa puoi contare sul tuo "amico-psicologo"»
Hayama distese i suoi lineamenti in un mezzo sorriso di gratitudine «Grazie, amico»
Sorrise a sua volta «Per gli "amici-pazienti" questo ed altro» affermò divertito, prima di guardare oltre le sue spalle «Oh, ecco Aya»
«Scusate si ci ho impiegato tanto, ma c'era la fila al bagno»
«Non preoccuparti» la rassicurò Tsuyoshi, alzandosi dalla panchina «Ora però andiamo, l'incontro con Meiko e la sua amica è previsto vicino alle slot machine»


«Allora Tsu, parlaci un pò di questa Meiko» esordì Aya «Come vi siete conosciuti?»
«Ora se ne esce con una delle sue sviolinate» commentò acido Akito, beccandosi subito dopo un'occhiataccia da parte di entrambi.
«Beh, che dire...» balbettò, impacciato «L'ho conosciuta qualche mese fa in biblioteca. Anche lei come me è un amante dei libri e così abbiamo iniziato col parlare di questa passione che ci accomuna. Ho percepito fin da subito un certo feeling tra noi, ma ero troppo timido per fare il primo passo» arrossì «Quando finalmente sono riuscito a mettere da parte l'imbarazzo le ho chiesto di uscire e lei ha accettato subito»
«Sono davvero felice per te Tsu» sorrise «Sono sicura che formerete una splendida coppia»
«Lo spero tanto» ricambiò il sorriso, e si voltò in direzione dell'amico «Hayama, potresti mostrarti anche tu un pò più entusiasta non credi?» sbuffò «Cioè, voglio dire, il tuo migliore amico è... ehy ma mi ascolti?» chiese, quando lo trovò intento a fissare un punto preciso davanti a loro.
Hayama aveva gli occhi sgranati e il volto pallido...  insomma, la classica espressione di chi aveva appena visto un fantasma.
Sasaki seguì il suo sguardo e per poco la mascella non gli cascò sull'asfalto quando i suoi occhi si posarono su Sana e Yuri, a pochi metri di distanza da loro.
Sana aveva le braccia avvolte intorno al collo di lui, Yuri le sorrideva, e le loro labbra erano ad un soffio di distanza le une dalle altre.

«Yuri, Sana! Siete proprio voi?»
Li videro irrigidirsi di botto e staccarsi l'uno dall'altra alla velocità della luce.
«Heilà, anche voi qui!» affermò Sana, imbarazzata, grattandosi  la nuca.

Hayama, preso da un'improvvisa collera, strinse convulsamente i pugni lungo i fianchi, con così tanta forza e rabbia da far sbiancare le nocche e gonfiare le vene sul dorso della mano e per una frazione di secondo incatenò i suoi occhi in quelli di lei.
Avrebbe voluto nascondere l'irritazione che aveva provato nell'assistere a quella scena, ma sapeva di aver miseramente fallito.
«Ma voi due... ho visto male o vi stavate baciando?»
Sana arrossì «Beh, ecco...» abbassò il capo, torturandosi le mani «Il fatto è che...» si girò verso Yuri «Diglielo tu!»
«Ma mi stai ascoltando?» gli domando poi,  quando lo trovò intento a fissare un punto impreciso oltre le loro spalle.
Sana seguì lo sguardo di Yuri, seguita da Tsu che, appena vide le due persone che si stavano avvicinando nella loro direzione, entrò in fibrillazione «Oh eccole, sono arrivate» esordì entusiasta «Hayama, i capelli stanno bene vero?» chiese all'amico al suo fianco, che per tutta risposta roteò gli occhi al cielo con fare esaperato, per poi posare nuovamente lo sguardo su Sana.
La vide bisbigliare qualcosa all'orecchio di Yuri, che sembrava non ascoltarla minimamente.
Una delle due ragazze si avvicinò a lui, ignorando completamente le altre persone presenti in quel momento.
«Sorpreso di vedermi, Yuu?»
«Miky...»
Appena ebbe pronunciato quel nome, notò che anche l'espressione di Sana era cambiata notevolmente.
«Yuri, che bello rivederti» esultò, Meiko gettandogli le braccia al collo e stringendolo calorosamente a sè.
Yuri, superato il primo attimo di stupore e smarrimento, ricambiò l'abbraccio «Anche io sono felice di rivederti»
«Sei felice di rivedere solo lei?» borbottò Miky, fingendosi offesa.
«Beh, ecco...io» si voltò verso Sana, trovandola con lo sguardo rivolto verso il basso.
Era evidente che la presenza della sua ex l'avesse turbata, ma che poteva farci? 
Non poteva certo prevederlo.

«Mi sembra di capire che voi tre vi conosciate già» s'intromise Tsuyoshi, interrompendo l'imbarazzante silenzio che si era creato.
Meiko annuì «Frequentavamo lo stesso liceo a Kanazawa»
«Quindi siete amici di vecchia data»
«Beh, per quanto mi riguarda non proprio "amici"» specificò Miky «Io e Yuri siamo stati insieme per un anno e...» lasciò la frase sospesa a mezz'aria, quando si rese finalmente conto della presenza di Sana al fianco di Yuri «Non posso crederci, tu sei Sana Kurata?»
Quest'ultima le rivolse un sorriso tiratissimo, come se il realtà non le stesse già antipatica a pelle «Si sono proprio io, piacere di conoscerti»
«Oh mio Dio» saltellò sul posto, battendo le mani, contenta come una bambina in procinto di scartare i regali di Natale «TU SEI IL MIO IDOLO!» affermò, scandendo bene le parole «Sogno di incontrarti da una vita!»
«Beh, che dire... ti ringrazio»
«Non sai quanto ti invidio. Yuri! Essere imparentato con una star di fama mondiale deve essere fantastico»
«Imparentati?» ripetè curiosa l'amica al suo fianco.
«Ma come, non lo sai? Ne hanno parlato tutti i giornali! La famosa scrittice di romanzi Misako Kurata, ovvero la madre di Sana, ha sposato il padre di Yuri qualche mesetto fa»
«Oh, Davvero? Ecco perchè ti sei trasferito a Tokyo»
Yuri annuì, guardando di sottecchi colei che da meno di ventiquattr'ore poteva considerare la sua ragazza.
Aveva un'espressione a dir poco corrucciata stampata in volto, e il motivo era ben evidente.

«Allora Sana com'è avere Yuri come fratello?»
«YURI NON è MIO FRATELLO!» sbottò, facendola sussultare
«Ok, perdonami» cercò di rimediare «Pensavo solo che...»
«Io e Sana stiamo insieme» l'interruppe Yuri, facendo calare un imbarazzante silenzio tra i presenti.
«S-Sana...è vero quello che ha detto?» chiese incredulo Tsuyoshi.
«Sì, stiamo insieme da ieri sera per la precisione»
Hayama sentì una morsa di gelosia e rabbia attorcigliargli il cuore, fino a fargli male.
Sana aveva un altro.
Sana l'aveva dimenticato.
Sana era andata avanti con la sua vita.
Forse doveva essere felice per lei, soprattutto in seguito a tutto il dolore che le aveva causato... ma allora perchè gli sembrò che il mondo gli fosse crollato addosso?

«Quindi ora te la fai con i parenti Kurata?» si lasciò sfuggire, incurante della presenza di Aya.
Sana sbattè le palpebre, perplessa; di certo non si aspettava un simile commento proprio da lui «Guarda che tra me e Yuri non c'è alcun legame di sangue»
«Tua madre è sposata con suo padre te lo ricordi vero?»
«Non vedo come la cosa possa riguardarti» s'intromise seccato Yuri.
Un ghigno malefico, comparve sul suo viso «Dev'essere un esperienza esilarante frequentare la propria sorellastra»
«Sempre meglio della migliore amica della propria ragazza, non credi?» gli rispose a tono.
«Ehm ragazzi...» intervenne preoccupato Tsu «Che ne dite di provare qualche giostra?»
«La trovo un'ottima idea» l'assecondò Meiko «Tu da dove vuoi iniziare Miky?» chiese all'amica, che per tutto il tempo non era riuscita a distogliere lo sguardo da Yuri.
«S-si...» abbassò lo sguardo «Per me va bene»
«Sana, Yuri, vi unite a noi?»
«Veramente preferirei tornarmene a casa» mormorò Sana «Sempre se non ti dispiace» continuò, rivolgendosi al suo accompagnatore.
«No, figurati. Anche a me è passata la voglia di stare qui» intrecciò la sua mano in quella di lei, incurante dello sguardo omicida di Hayama e di quello sofferente di Miky 
«Allora vi saluto, alla prossima» 
Akito restò immobile a fissarli mentre si allontanavano.
Solo ora che aveva elaborato di averla persa, solo ora che l'aveva vista insieme ad un altro che non era lui, si era reso conto dell'enorme sbaglio che aveva commesso in passato.
Tsuyoshi si avvicinò a lui, approfittando della distrazione delle altre ragazze impegnate a dialogare tra loro «Mi spieghi cosa diavolo ti è preso prim...»
«Sì»
«Cosa si?» chiese. confuso
«Sono ancora innamorato di lei»

                                                                              
*****
 

«Ma non dovevamo tornare a casa?» esordì Sana quando, scendendo dalla moto, si rese conto di trovarsi fuori all'ingresso del giardino di Kenroku-en.
«Davvero pensavi che avrei lasciato che il nostro primo appuntamento si concludesse in quella maniera?»
«Ti ringrazio per il gesto, ma preferisco tornare a casa» borbottò, incrociando le braccia al petto.
«Sana...» Yuri si avvicinò, con uno sguardo che non prometteva assolutamente nulla di buono «Non costringermi ad usare le maniere forti»
Lei sgranò gli occhi ed indietreggiò di qualche passo «Non oserest...» non riuscì a finire la frase, poichè Yuri le bloccò i polsi con una mano, mentre con l'altrà iniziò a farle il solletico.
«Yuri ti prego...» si piegò in due dalle risate «Smettila»
«Ti arrendi?»
«Sì» disse tra una risata e l'altra «Hai... hai vinto!»

«Perfetto. E adesso... » la prese per mano «Andiamo»


«E' ancora più bello di come ricordavo!» disse affascinata, ammirando il paesaggio dalla cima della collina Yamazaky Yama.
Yuri l'abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla sua spalla «Tutto diventa più bello quando si è insieme alla persona giusta»
«E allora dovresti venirci con Miky, non credi?»borbottò, sciogliendosi dalla sua presa.
«E questa cosa dovrebbe essere?» chiese divertito «Una scenata di gelosia?»
«Io gelosa di te? Ma fammi il piacere! Tu piuttosto...» gli puntò l'indice contro «Signorino del "Non vedo come la cosa possa riguardarti"» lo scimmiottò, provando ad imitare la sua voce «Tu sei geloso, non io!»
«Io geloso di te?» le cinse la vita, attirandola a sè ed avvicinado il viso al suo orecchio, le sussurrò «Si, maledettamente geloso aggiungerei» e dall'orecchio scese giù alle sue labbra baciandola.
«Sei sleale» gli sussurrò a fior di labbra «Lo sai che se fai così non riesco a tenerti il muso»
«Mi dici cos'è che ti ha dato tanto fastidio?»
«Beh...» arrossì «Come...come la guardavi» azzardò con un filo di voce.
«Ero solo sorpreso di vederla, tutto qui» la rassicurò.
 Sana chinò il capo, sospirando «Però è stata importante per te, quindi...»
Le alzò il viso e specchiandosi nei suoi occhi, sussurrò «Lo è stata, ma ora per me ci sei solo tu»
Un sorriso spontaneo le arricciò gli angoli della bocca.
Yuri appoggiò la fronte su quella di lei «Non lasciare che il passato influenzi il nostro presente» le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Non farlo»
Sana annuì sorridendogli, prima di alzarsi in punta di piedi ed eliminare qualsiasi distanza fra di loro, appoggiando le labbra sulle sue.





***

 (**) Il Tokyo Disney Sea esiste per davvero, non l'ho inventato!E' un parco a tema presso il Tokyo Disney Resort situato a Urayasu, Chiba, Giappone, appena fuori Tokyo.

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Capitolo 9
*** 9. Partenze e gelosie. ***


Mentre camminava lungo le strade di Tokyo, la consapevolezza di essere rimasta completamente sola la invase, facendole rimpiangere quei giorni in cui tutto sembrava perfetto, quando lei e quella che allora poteva considerare ancora come la sua migliore amica, passavano giornate intere a divertirsi, ma soprattutto a supportarsi a vicenda qualora qualcosa non andasse per il verso giusto.
Finalmente aveva capito, anzi era finalmente riuscita ad ammettere a sè stessa, che aveva sbagliato tutto.
Eppure in quella sera d'estate di due anni fa, quel sentimento sembrava la cosa più giusta che avesse mai provato in vita sua...

Come capitava da diversi mesi a quella parte, lei ed Akito si erano incontrati al solito fast food.
Da quanto Tsuyoshi aveva deciso di troncare la sua storia con Aya, per una barista conosciuta in uno dei locali che erano soliti frequentare, e da quando Sana era sempre più impegnata con la sua carriera d'attrice che, tavolta, la spediva dall'altra parte del mondo per mesi interi, il legame tra Aya ed Akito non aveva fatto altro che rafforzarsi sempre più, contro l'aspettativa di tutti, compresa la loro.
Si trovavano davvero bene insieme, molto più di quanto potessero immaginare, nonostante possedessero due caratteri completamente opposti l'uno dall'altro.
«Immagino che tu sia felice che Sana domani ritorni» esordì lei, facendo un sorso del suo frappè alla fragola.
Hayama si limitò a scrollare le spalle, senza risponderle.
«Non lo sei?» gli chiese confusa «Credevo che...»
«Sarò felice di vederla, questo sì» l'interruppe «Per poi stare di nuovo male quando deciderà di partire per un altro impegno lavorativo»
Aya sospirò «Se questa situazione ti fa soffrire tanto, perchè non ne parli con lei?»
«Non voglio che rinunci al suo lavoro per me»
«Ma hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto in questo periodo e...»
«Ho te» l'interruppe nuovamente, facendola arrossire «E non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che stai facendo per me. Se non ci fossi stata tu, dubito sarei riuscito ad affrontare la malattia di mio padre senza toccare il fondo»
«Ma che dici» abbassò il capo, imbarazzata «Non c'è bisogno che mi ringrazi, a me fa piacere aiutarti»
Akito, stranamente, sorrise.
Non gli capitava quasi mai di farlo, in genere se ne usciva con il solito ghigno, ma quella volta non riuscì a trattenersi.
Forse perchè la sua vicinanza gli procurava una piacevole sensazione di benessere e sentiva l'esigenza di esternarglielo.
«Vado a pagare il conto» disse poi, alzandosi dal tavolino accanto al quale erano seduti.
«Eh no! Questa volta offro io» replicò.
«No»
«Lasciami almeno pagare la mia parte» tentò invano di convincerlo.
«No»
Aya sbuffò, facendolo sghignazzare e si alzò anche lei  «E va bene, come vuoi, non insisto. Ti aspetto fuori» 
Uscita fuori dal locale, sentì una voce maschile provenire dalla sua sinistra.
«Ciao bambolina»
Si voltò, imbattendosi in un completo sconosciuto
«C-ciao»
«Cosa ci fai qui tutta sola?» le chiese, avvicinandosi, con un sorrisetto sfrontanto che non prometteva assolutamente nulla di buono.
Aya indietreggiò, timorosa «Veramente non sono sola, io...»
«Sta con me» intervenne Hayama, comparendo alle loro spalle
«E tu chi saresti?» sbottò l'altro, storcendo il naso.
«Il suo ragazzo» rispose, cingendola per la vita ed attirandola a sè «Problemi?»
Per la prima volta, nell'averlo così vicino, Aya sentì il cuore smettere di batterle regolarmente e il respiro venirle sempre meno.
Il tipo si limitò ad iscenare una smorfia contrariata, prima di girare i tacchi ed allonta
narsi, borbottando qualcosa d'incomprensibile.
Aya, sentendosi stranamente a disagio, si staccò velocemente dalla presa di Akito che, notando
il suo strano atteggiamento, la guardò confuso «C'è qualcosa che non va?»
«No» si affrettò a rispondere «E' solo che...
» deglutì «Sono stanca, vorrei tornarmene a casa»
Annuì «Andiamo allora, ti accompagno»
Per l'intero tragitto non si rivolsero parola, entrambi sembravano presi dai propri pensieri.
Lei si domandava perchè aveva avuto quella reazione, proprio con lui, il fidanzato della sua migliore amica.
Lui, invece, cercò di capire da cosa fosse stato causato quello strano brivido lungo la schiena, quando l'aveva stretta a sè.
«Grazie per avermi riaccompagnata» mormorò Aya, imbarazzata, fermandosi accanto al cancello della sua villetta.
«Figurati»
Per interminabili secondi restarono a fissarsi negli occhi, senza proferire parola, persi l'uno nello sguardo dell'altra, poi Akito si avvicinò e ad un soffio dal suo viso, le sussurrò «Buonanotte, Aya» spostandole lentamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
E fu proprio in quell’istante che la sua amicizia con Sana si sgretolò sotto il battito furioso del suo cuore.


Quando Akito varcò il cancello dalla sua abitazione, non sembrò sorpreso nel ritrovarla lì
«Ciao» la salutò, avvicinandosi.
«Ciao» ricambiò, impacciata «Ti dispiace se entriamo alla seconda ora? Avrei bisogno di parlarti»
«Nessun problema. Dove andiamo?»
«Parco?»  propose.
Annuì, incamminandosi al suo fianco.
Arrivati a destinazione in completo silenzio, presero posto su una panchina situata sotto un grande acero dalle foglie autunnali.
«Sai, in questi due anni, seppur mi sentissi in colpa nei confronti di Sana, mi ero convinta di aver preso la decisione giusta» mormorò Aya, stropicciandosi nervosamente la gonna tra le mani «Mi ero illusa del fatto che, anche se avessi perso la mia migliore amica, almeno avevo finalmente trovato la mia anima gemella, l'uomo della mia vita, qualcuno che mi amasse veramente» si morse il labbro, sforzandosi di trattenere le lacrime «Ma a quanto pare mi sbagliavo»
Akito non le rispose, non la guardò nemmeno, i sensi di colpa per la sofferenza che le stava causando lo stavano divorando.
«So che l'ami ancora e che molto probabilmente non hai mai smesso di farlo» si voltò a guardalo, trovandolo con lo sguardo rivolto verso il basso «E so che hai scelto di stare con me solo perchè ti sentivi abbandonato da lei»
Hayama continuò a restare in silenzio, confermando le sue parole, sussultando quando la sentì dire «Ho deciso che mi trasferirò a New York da mio padre»
 «Perchè?»
«Non ho più nulla che mi tenga legata a questo posto» bisbigliò, amareggiata.
«Mi dispiace» bisbigliò a sua volta, colpevole.
Aya si sforzò di sorridergli e si alzò, sistemandosi la divisa scolastica «Ora vado, ho diversi moduli da complare a scuola per il trasferimento e...» l'improvviso abbraccio di Akito le impedì di continuare.
La strinse forte a sè, quasi con disperazione, facendole scappare una lacrima ribelle 
 «Non avrei mai voluto farti del male»
«Lo so» disse, con voce rotta dal pianto, staccandosi dalla sua presa ed asciugandosi il viso con la manica della camicia «Non devi sentirti in colpa, dico davvero» gli diede le spalle «Ora pensa solo a riprenderti ciò che è tuo» concluse, correndo via di lì, lasciandolo da solo a rimurginare su quant'era accaduto.

                                                                           

 
******
 

«Sai Yuri, sei adorabile quando fai il geloso» 
«Non si tratta di gelosia.  Ci tengo solo ad accompagnarti nell'aula dove si terrà la punizione»
«Non sei affatto credibile!» sghignazzò Sana, dandogli una leggera gomitata.
Yuri alzò gli occhi al cielo, ma non le rispose, anche perchè lei aveva ragione: era geloso, geloso marcio.
Era ridicolo, n'era consapevole, ma che poteva farci?
La sola idea della sua ragazza rinchiusa in uno spazio ristretto con il suo ex storico, lo mandava fuori di testa.

Entrati nell'aula dove doveva tenersi la punizione, trovarono Hayama seduto sul banco posizionato accanto alla finestra, con gli auricolari infilati nelle orecchie.
«Ci vediamo a casa» Sana gli stampò un bacio sulla guancia «E buon lavoro» fece per andarsene, ma Yuri la fermò e la baciò, unendo le sue labbra con quelle di lei, incurante della presenza dell'altra persona che li fissava in cagnesco.
Hayama strinse convulsamente i pungni lungo i fianchi, con così tanta forza e rabbia da farsi sbiancare le nocche.
Era ufficiale: odiava quel tipo, odiava il suo modo di provocarlo, ma soprattutto odiava la sua costante vicinanza al fianco di Sana.

«Gelosone» lo schernì.
Yuri appoggiò la fronte sulla sua «Marco solo il territorio, Sana» precisò e lei gli sorrise, divertita.
«Certo, è come dici tu. Ma adesso va, o farai tardi a lavoro»
Annuì «A stasera, Bimba» le schioccò un bacio sulla punta del naso e se ne andò.
Con un sorriso da ebete stampato sul volto, Sana prese posto accanto al solito banco, un sorriso che causò un notevole aumento del nervosismo del suo compagno di punizione.
Sembrava completamente appagata e felice, sembrava che avesse finalmente superato tutto, lasciandosi il passato e le sofferenze alle spalle e lui notandolo si sentì un'egoista nel constatare che la cosa non gli andasse affatto a genio.
«Hayama, puoi aprire la finestra?» si sventolò con una mano «Fa un caldo oggi»
«Cosa c'è, il bacio di poco fa ti ha causato un aumento della temperatura Kurata?» sbottò, acidamente.
«Se il bacio del mio ragazzo» marcò volutamente le ultime due parole «Mi abbia causato un aumento della temperatura o meno, non ti riguarda. Ed ora apri quella maledetta finestra»
 «Apritela da sola» sputò a denti stretti.
Con un diavolo per capello, Sana si avvicinò velocemente a lui «Se ti sposti la apro io»
Hayama scese dal banco, fronteggiandola «Lo ami?»
«Eh?» 
«Lo ami?» ripetè, fissandola negli occhi
«Ripeto, la mia vita sentimentale non ti riguarda e ora se permetti vorrei...» lasciò la frase sospesa a mezz'aria, quando lui la prese per un braccio e la bloccò contro la parete «Ma che diavolo fai?» sbottò, tentando di liberarsi dalla presa.
«Se provi qualcosa per quello lì, perchè non mi hai respinto quando l'altro giorno ti ho abbracciata?»
«Era solo un abbraccio Hayama, non ha significato nulla» replicò, annoiata.
«Non è vero e lo sai anche tu» alzò il tono della voce «Io ho provato qualcosa e sono sicuro che sia stato lo stesso anche per te»
«Ti sbagli, io non ho provato nulla» ribattè, sicura di sè «Anzi, se vuoi sapere la veritá, se non mi avessi colta alla sprovvista ti avrei fermato»
«Ah si?  Allora prova a fermare questo» la provocò, unendo le sue labbra a quelle di lei.

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Capitolo 10
*** 10. Lasciarsi andare. ***


Lo schiaffo che seguì quel bacio fu talmente forte che il rumore riecchieggiò intorno a loro.
Akito la guardò sconcertato.
Ingenuamente sperava che baciandola l'amore che aveva provato per lui sarebbe riaffiorato e con esso la voglia di tornare insieme.

Ma, a quanto pare, aveva fatto male i conti e tale consapevolezza lo spiazzò.
«Ma come ti permetti?» gli urlò contro, furiosa al mille per mille, strofinandosi la bocca con la manica della camicia «Ti è dato di volta il cervello per caso?»
Hayama, senza pensarci due volte, la bloccò nuovamente con le braccia dietro la parete «Vorresti farmi credere che non hai provato nulla?»
«Ancora con questa storia?» sbottò, tentando di liberarsi dalla presa «Io non provo più nulla per te, quando lo capirai?»
«Dici così solo perchè sei ancora arrabbiata per quello che ti ho fatto due anni fa» appoggiò la sua fronte a quella di lei «Ma credimi, se potessi tornare indietro non commetterei di nuovo lo stesso errore»
«Ma cosa vuoi da me?» gli chiese in tono supplichevole, abbassando lo sguardo.
Lasciò la presa dalle braccia, alzandole il viso con le mani «Te Sana, voglio solo te» suonava quasi disperato.
Sana si rabbuiò «Io ero tua, ero solo tua Hayama, ma tu volevi di più» lo spintonò via «Cosa c'è? Ti sei già stufato del “più”?»
Trovava assurdo di come solo ora si fosse reso conto di ciò che aveva combinato, di come in passato si fosse stancato di lei, mentre ora sembrava rimpiangere quello che c'era stato tra loro.
«Ho sbagliato e ne sono consapevole, ma...» si scompigliò nervosamente i capelli «Credi sia facile per me?  Da quando sei tornata, il vederti così distante, mi fa sentire a pezzi»
«Almeno ora capisci come mi sono sentita io per due anni, mentre tu te la spassavi con la mia migliore amica» sbraitò, superandolo e prendendo la cartella poggiata sul suo banco «Potrei fare una lista di tutti i modi in cui amarti mi ha rovinato la vita e non ti permetterò di farlo di nuovo»
Dopo avergli urlato quelle parole contro, era corsa a casa, saltando l'ultimo giorno di punizione.
La rabbia che avvertiva in quel momento, era la stessa che aveva provato quando aveva scoperto del tradimento e non voleva ritornare a sentirsi così, non poteva permettere al dolore e alla rabbia di vincere di nuovo su di lei, non ora che era riuscita a dare di nuovo un senso alla sua vita, grazie alla vicinanza di Yuri e al sentimento che la legava a lui.
Estrasse dalla tasca della divisa la piccola medaglietta scolastica; l'aprì, sorridendo al ricordo della sera precedente trascorsa al suo fianco...

«Vuoi smetterla di frignare?»
«E' così romantico» piagnucolò, mordicchiando un fazzoletto «Adoro questo film»
Yuri roteò gli occhi al cielo, esasperato «Ah, le donne!»
«Non è colpa nostra se a differenza vostra possediamo una gran sensibilità» replicò.
«Ma è solo un film, niente di ciò che hai appena visto è accaduto per davvero!»
«Vuoi farmi credere che non ti ha commosso nemmeno un pò?»
«Assolutamente no!»
«Voi uomini, tutti uguali!» borbottò, stizzita «Non siete per niente romantici»
«Ah no?»
Scosse la testa «Proprio per niente»
«Peccato, perchè avevo portato una cosa per te, ma visto che mi reputi "per niente romantico" penso sia inutile dartela»
Sana si mise a pancia in giù, appoggiando i gomiti sul materasso «Cosa mi hai portato?»
«Nulla»
Gonfiò le guance, provocando l'ilarità di lui «Dimmelo!»
«No»
«TI PREGO, TI PREGO, TI PREGO» ripetè a mitraglietta, punzecchiandogli la guancia con un dito.
«Vuoi smetterla di fare la bimba pestifera?» la richiamò, divertito, bloccandole la mano.
«No, o almeno finchè non mi avrai detto cosa mi hai portato»
Yuri sospiso rassegnato ed infilò una mano nella tasca del pigiama, estraendo un piccolo oggetto «Ecco, tieni»
«Ma è la medaglietta scolastica» l'aprì e un sorriso arricciò gli angoli della sua bocca «E hai messo la mia foto dentro»
«Già» voltò il viso dall'altra parte, per non far notare le gote arrossate «Quando quella sera mi hai detto che bisognava metterci dentro la foto della persona per cui provi qualcosa ho deciso di metterci la tua e... ma dove stai andando?» le chiese, quando la vide alzarsi dal letto.
«Ho anch'io una cosa per te» rispose, scavando tra i cassetti del comodino «Eccola» si avvicinò a lui, porgendogli la medaglietta «Tieni»
Yuri la prese e sorrise quando,  aprendola, trovò dentro la sua foto «Abbiamo avuto la stessa idea»
«Già» tornò a stendersi al suo fianco «A quanto pare la "leggenda della medaglietta" era vera»
«Sei proprio una bimba ingenua» la schernì, appoggiando il mento sulla sua testa.
«Non è vero» mise su il broncio «Ora stiamo insieme e questo significa che ha funzionato»
«Stiamo insieme perchè siamo stati noi a volerlo, non per via della leggenda»
«Vedi? Non sei per niente romantico» sbuffò.
«Credevo di averti appena dimostrato il contrario»
«Puoi fare di meglio» lo provocò e, afferrandogli il viso tra le mani, lo baciò con trasporto.
Ricambiò il bacio posizionandosi sopra di lei, sorreggendo il suo peso con le braccia «Ora si che va meglio» gli sussurrò, ad un soffio dalle sue labbra.
Le sorrise, lasciandole una scia di baci roventi sul collo, mentre Sana gli accarezzava la schiena da sotto la stoffa del pigiama.
Improvvisamente lo sentì bloccarsi e sbuffare, prima di spostarsi da sopra di lei e posizionarsi nuovamente al suo fianco «Si può sapere cosa ti è preso?»
Sospirò, portandosi un braccio sulla fronte «Non dimenticare che sono pur sempre un uomo Sana, ad un certo punto devo fermarmi prima di non riuscire più a farlo»
Sana ci mise un pò per capire cosa intendesse dire, ma poi lo fece e arrosi «Oh...capisco»
Yuri la strinse a sè, facendole appoggiare la testa sul suo petto «Dormiamo, ti va?»
Annuì stringendosi ancora di più a lui «Buonanotte, Yuu»
«Buonanotte, bimba»


Si voltò in direzione dell'orologio digitale posizionato sul comodino accanto al letto, sbuffando quando si rese conto che mancavano ancora diverse ore dal ritorno di Yuri.
L'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era cancellare ogni minima traccia di tensione stando al suo fianco, visto che la sua sola vicinanza era diventata l'unica cosa in grado di regalarle quella serenità di cui tanto aveva bisogno, ma purtroppo a causa del lavoro non era possibile.
Ad un tratto, il rumore di qualcuno che bussava alla porta della sua camera, la distolse dai suoi pensieri.
«Avanti»
«Scusi il disturbo signorina» esordì la signora Shimura, piegandosi in un leggero inchino «Volevo solo informarla che ci sono visite per lei»
«Non ho voglia di vedere nessuno in questo momento» sbuffò.
«Va bene, lo riferirò subito alla signorina Seguita»
«Aya?» sussultò, sorpresa.
Cosa ci faceva lì?
Con quale coraggio era venuta a trovarla?
Voleva forse discutere del bacio che Hayama le aveva rubato?

Annuì «Proprio lei»
«Falla entrare»
«N'è sicura? So che non dovrei intromettermi, ma non vorrei che la sua visita possa crearle ulteriori turbamenti» mormorò, visibilmente preoccupata.
Sana le sorrise «Non si preoccupi signora Shimura, sono certa di poterla affrontare senza problemi» tentò di rassicurala.
Incerta annuì, facendo accomodare l'inaspettata ospite.
«Ciao, Sana»
«Aya» la salutò freddamente «A cosa devo l'onore della tua visita?» ironizzò, forse più acidamente di quanto in realtà avesse voluto.
«Penso che tu in fondo lo sappia già»
«Se vuoi farmi una scenata per ciò che è successo durante la punizione con Hayama, sappi che è stato lui a baciare me e non il contrario» sbottò, incrociando le braccia al seno.
Aya s'irrigidì.
Ascoltare quelle parole fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore.

Sapeva che Akito avrebbe tentato di riconquistarla ed in fondo era stata proprio lei a spingerlo a farlo, ma una parte di lei sperava che avesse almeno aspettato la sua partenza «Io ed Akito non stiamo più insieme»
Vergognandosene, Sana si sentì sollevata quando nei suoi occhi vide riflesso lo stesso dolore che aveva provato lei anni prima «Allora cosa sei venuta a fare qui?»
«Per fare ciò che non mi hai permesso di fare due anni fa» cercò di riprendere il fiato che le mancava «Chiederti scusa per il dolore che ti ho causato»
«Ormai è tardi per le scuse, Aya»
«Lo sai che ho provato a fartele quella sera stessa, quando hai visto me ed Akito...»
«Non aggiungere altro» l'interruppe.
Era evidente che il ricordo di quella sera le causava ancora un gran sofferenza e la sua ex-migliore amica, notandolo, decise di fare come l'era stato chiesto, lasciando la frase in sospeso.
«Sai Sana, mi sei mancata molto in questi anni» affermò improvvisamente, cogliendola alla sprovvista.
«Non cercare di fare l'amica ora, che non ti si addice» fu la risposta secca e tagliente di lei.
Era più forte di lei, nonostante gli anni, la lontananza, le scuse, la rabbia che provava nei confronti della sua ex-migliore amica non era svanita.
Avvertì uno spiacevole pizzicore agli occhi «So di essere stata un'amica orribile, ma sappi che l'affetto che provavo nei tuoi confronti era reale»
«Ma non ti ha impedito di pugnalarmi alle spalle»
«Non avrei mai voluto farti del male e nemmeno Akito» chiuse gli occhi, per impedire a se stessa di piangere «Ma la situazione ci è sfuggita di mano e abbiamo finito col ferire una persona alla quale entrambi tenevamo molto»
«Ti aspetti forse che dicendomi queste cose, io ti perdoni?»
«No, ma sappi solo che non sei stata l'unica a soffrire»
Sana non rispose, si limitò a voltare il viso dall'altra parte.
«So che probabilmente ciò che ti sto dicendo non ti interessa, ma ci tenevo comunque a parlarti prima di partire»
«Partire?»
Annuì «A breve mi trasferirò a New York da mio padre. Continuerò lì gli studi e proverò a rifarmi una vita lontano da tutti e da tutto»
«Capisco...»
«Beh, ora sarà meglio che vada» si avviò verso la porta, aprendola «Ti auguro tutta la felicità di questo mondo Sana, perchè te lo meriti, davvero» le dedicò un ultimo sorriso e se ne andò.


Solo quando arrivò la sera, spinta dalla fame, decise di scendere al piano inferiore per mettere qualcosa sotto i denti.
«Ciao tesoro» la salutò la signora Misako, scrutando attentamente la sua espressione «Come ti senti?»
«Bene, perchè me lo chiedi?»
La guardò con ovvietà, senza risponderle.
«Oh, ti riferisci alla visita di Aya...» si sedette accanto al tavolo «Non preoccuparti, sto bene, non mi ha causato alcun turbamento»
«Sono felice di saperlo»
«Yuri e Bart non cenano con noi?»
«Bart ha un importante cena di lavoro, Yuri invece ha chiamato poco fa dicendo che avrebbe tardato»
«Capisco...» mormorò, tristemente, addentando un involtino primavera.
«Ho notato che hai legato molto con Yuri in questi ultimi giorni» constatò la madre, con uno strano sorrisetto stampato sul volto.
«Si, certo...abbiamo legato molto»
Misako estrasse dalla manica del kimono un ventaglio sgargiante ed iniziò a sventolarsi «Mi fa molto, mooolto piacere saperlo»
Sana la guardò con un'espressione tra il confusa e lo spaventata.
Perchè si stava comportando in quel modo?
Cos'era quel sorrisetto?

Possibile che avesse capito tutto?
Si alzò, cercando di nascondere il panico che provava in quel momento «Ora vado, ho molti compiti da svolgere per domani»
«Va pure cara» sorrise serniona «Riprenderemo il discorso quando ti sentirai pronta per farlo»
Deglutì «Ok...come vuoi» balbetto, impacciata.
"Maledizione!Ci mancava solo questa..." pensò, salendo velocemente la rampa di scale.


Nella sua camera, circa un'ora dopo, mentre ascoltava un pò di musica alla radio, si ritrovò circondata da due braccia forti e da un petto caldo e accogliente.
Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per capire di chi si trattasse; avrebbe riconosciuto quel calore e quel tocco tra mille.
«Yuri!» un dolce sorriso le illuminò il viso.

«Ciao bimba» la face voltare e la baciò dolcemente a fior di labbra «Prima che tu tenta di colpirmi con il piko, sappi che ho bussato più volte prima di entrare, ma a causa del volume  troppo alto non mi hai sentito»
«E hai deciso di entrare ugualmente senza permesso?» borbotto, fingendosi contrariata «E fossi entrato mentre mi stavo spogliando?»
«Non sono così fortunato...»  ghignò malizioso, muovendo eloquentemente le sopracciglia dall'alto verso il basso.
«Sei sempre il solito!» ridacchio.
La strinse forte a sè «Come stai? Tua madre mi ha detto della visita di oggi pomeriggio»
«Ammetto che la cosa mi abbia colta di sorpresa, ma sto bene, davvero»
«Sicura?»
Annuì poco convinta.
In realtà ciò che più la turbava era il bacio che Hayama le aveva rubato durante la punizione, ma decise di non fargliene parola, almeno per il momento.
L'ultima cosa che voleva era che tra lui e il suo ex ragazzo, potesse scatenarsi una rissa a causa sua.
«C'è qualcos'altro che ti turba?» le chiese, come se l'avesse letta nel pensiero.
Era incredibile come quel ragazzo sembrava capirla meglio di chiunque altro.
«No...nulla» si sciolse dalla presa «Ma ora basta parlare di queste cose, non voglio rovinarmi ulteriolmente la giornata»
Yuri sospirò.
Era chiaro che non gli avesse detto tutto, ma non se la sentiva di sforzarla.

«D'accordo, come preferisci...»
Si accomodò sul bordo del letto, l'afferrò per un braccio e la fece sedere sulle sue gambe «Perchè non mi hai chiamato? Se l'avessi saputo avrei staccato prima da lavoro»
Gli circondò il collo con le braccia, infilando il viso nell'incavo del suo collo «Non volevo disturbarti»
«Non mi disturbi mai, dovresti saperlo»
Sorrise, stringendosi ancora di più a lui.
«Così mi piaci di più» sussurrò, accarezzandole i capelli.
«Così come?»
«Tranquilla, serena» sorrise «Prima, anche se fingevi il contrario, era evidente che non lo fossi»
 «E' la tua voce che mi tranquillizza, è il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi, con quel nomignolo che mi riservi. E' che sei tu.E quando si tratta di te, io non so che mi succede, per quanto cerca di trattenermi, se si tratta di te, io sono felice»
Senza risponderle, Yuri le prese il viso tra le mani e la baciò, cercando di trasmetterle con quel contatto tutte le emozioni che lei era in grado di suscitare in lui, anche con delle semplici parole.
All’inizio il bacio fu molto casto ed innocente, ma l’atmosfera fece presto a scaldarsi.
Sana si aggrappò alla sua camicia e in poco tempo si sorprese a sbottonare pian piano i bottoni, imbarazzata dalla sua stessa audacia.
Yuri, rendendosi conto della sua incertezza, le sfiorò le dita tremanti si liberò dall'indumento, permettendole di percorrere con le dita le linee dei pettorali e degli addominali ben scolpiti.
Si staccarono ansanti.
Poggiò la sua fronte su quella di lei «Sana, forse è il caso di fermarci, perchè...»
«Perchè? Sei già sei sazio di me?» lo provocò, mordendogli il labbro inferiore.
Sapeva di star giocando col fuoco, ma decise che era arrivata l'ora di scottarsi.
Accadde tutto in una frazione di secondo, lui era sopra di lei, entrambi si guardarono intensamente negli occhi per poi continuare a baciarsi con passione.
Dopo un pò Yuri iniziò a baciarle il collo e ad accarezzarle il corpo, imprigionandolo con le sue possenti braccia.
Lei gli accarezzava la schiena e il torace, mentre lui continuava la sua discesa con le labbra, soffermandosi sulla scollatura della maglia.
Non aveva scampo e lei lo lasciava fare, lo voleva, lo desiderava, non aspettava altro.
«Fai l'amore con me»
Lui la guardò stupito, emozionato, folle di felicità.
Divenne rossa per ciò che era uscito dalla sua bocca «Scusa, non so cosa mi sia pres...» non finì la frase, poichè lui la interruppe con un bacio ricco di passione.
Nessun contatto era fine a se stesso, ogni respiro era dedicato all'altro, entrambi in quel momento sentivano bisogno di diventare una cosa sola.
Quando entrambi furono liberati dagli ultimi indumenti, Yuri la osservò estasiato: i capelli leggermente arruffati, la bocca leggermente socchiusa e gonfia per tutti quei baci roventi che si erano scambiati, le gote arrossate, il fiato corto e quelle due pozze color cioccolato languide.
Perfetta, questo era l’unico aggettivo che gli rendeva merito.
«Kami, sei bellissima»
Sorridendo gli afferrò il viso tra le mani ed unì ancora una volta le loro labbra.
«Sicura?» le chiese premuroso, accarezzandole il volto
«Mai stata più sicura in vita mia»
Entrò lentamente in lei, continuando a baciarla ed accarezzarla come se fosse il suo tesoro più prezioso.
Le prime spinte era dolci, lente, per poi diventare pian piano sempre più forti e passionali.
Si toccarono, baciarono, sfiorarono, accarezzarono, in ogni punto possibile e nella camera si udiva solo il suono dei loro gemiti.
Raggiunto l'apice del piacere insieme, esausti si stesero l'uno di fianco all'altra.

«Come ti senti?» le domandò, senza nascondere un velo di preoccupazione nelle sue voce.
Da quando la loro storia era iniziata, anche se era stato tremendamente difficile, aveva cercato con tutto se stesso di resisterle, temendo che lei non fosse ancora pronta per un simile passo, timore che era svanito non appena le aveva sussurrato quelle parole... «Fai l'amore con me»
Fare l'amore con Sana era stata senza dubbio la cosa più bella che gli fosse mai capitata, ma se per lei non fosse stato lo stesso?
Se se ne fosse già pentita?

Sana si strinse ancora di più a lui, appoggiando una gamba sulla sua «Completa»
Si lasciò andare in un sospiro di sollievo.
«E tu?» gli chiese, alzando il viso per incontrare il suo «Come ti senti?»
«Mai stato meglio»
«Ti voglio bene, Yuu»
Sorrise «Ti voglio bene anch'io, bimba»
Sorridendo a sua volta, appoggiò la testa sul suo petto, lasciandosi cullare delle carezze che le faceva sul capo.

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Capitolo 11
*** 11. Meglio pentirsi di averci provato che vivere con il rimorso di non averlo fatto. ***


La tentazione di prendere quella sveglia infernale, lanciarla contro la parete e ridurla in mille pezzi era forte, molto forte, ma si astenne dal metterla in pratica, limitandosi a spegnerla, permettendo al silenzio di tornare a riempire la sua camera.
Strizzò gli occhi per un pò, abituandosi alla luce del sole che filtrava attraverso le tende della finestra, prima di voltarsi ed iniziare ad osservare la persona che in quel momento stava beatamente dormendo al suo fianco.
Sorrise al pensiero di come quel ragazzo in poco tempo fosse stato in grado di stravolgere completamente la sua vita.
Quando diversi mesi prima era tornata in Giappone, su richiesta della madre, era convinta che non sarebbe mai stata in grado di affrontare il suo passato, di rincontrare le persone che due anni prima l'avevano tradita, causandole un dolore tale da costringerla a scappare via da lì e invece grazie a Yuri, l'unica persona che pur di vederla felice l'aveva aiutata sempre, c'era riuscita.
Si avvicinò a lui, appoggiando una gamba sulla sua «Yuu, svegliati»
Un semplice mugugno fu la risposta di lui.
«Smettila di fare i capricci e alzati» disse, schioccandogli un bacio sulla spalla nuda.
Nessuna risposta.
«Non costringermi ad usare il piko»
A quella minaccia, Yuri aprì gli occhi «E poi sono io quello "per niente romantico"» balbettò, con voce ancora impastata dal sonno.
«Guarda che ho tentato di svegliarti con le buone, ma mi hai praticamente ignorata» 
«Altri cinque minuti» mugugnò, infilando la testa nell'incavo del suo collo.
«Non se ne parla, alzati»
«Ma è domenica, non dobbiamo andare a scuola» sbuffò.
«Cosa direbbe mia madre se entrando in camera ti trovasse completamente nudo nel mio letto?»
«Che sei una ragazza fortunata» sghignazzò, malizioso.
Sana scosse la testa, ridacchiando divertita «Se continuiamo di questo passo prima o poi finiranno col scoprirci»
«Prima o poi dovranno saperlo»
«Si, ma preferirei che non lo scoprissero in questo modo»
Yuri stiracchiò, mettendo in bella mostra i suoi muscoli e Sana deglutì.
«Conoscendoli, di sicuro ci avranno già spiato dal buco della serratura»

«Stai scherzando, vero?»
La fissò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere «Si, credulona!»
«Stupido!» sbottò stizzita, pizzicandogli un fianco «Yuu» lo chiamò, poco dopo, con il capo appoggiato sul suo petto.
«Mmhh?»
«Hai impegni per oggi?»
«No nessuno, perchè?»
 «Che ne dici se organizzassimo qualcosa? Uhm, un pic nic al parco ad esempio»
«Per me va bene»
Sorrise «Perfetto» si mise su a sedere, coprendosi con le lenzuola «Per caso ti ricordi dove hai lanciato il mio pigiama ieri sera?»
«Sarà da qualche parte sul pavimento»
Sospirò divertita «Sei sempre il solito»
Yuri l'attirò a sè, facendola stendere nuovamente al suo fianco «Non mi sembrava che ti fosse dispiaciuto ieri»
Sentire la sua voce bassa e roca sussurrarle all'orecchio e il suo respiro solleticarle il collo, le causò un forte brivido lungo la schiena «Non... non ho detto che mi fosse dispiaciuto»
Si posizionò sopra di lei, sorreggendosi con le braccia per non gravarle con il suo peso «Meglio così, perchè ho proprio intenzione di ripetere la cosa»
Sana cercò di recuperare quel poco di raziocinio rimastole e lo allontanò leggermente «Non possiamo, i nostri genitori saranno già svegli a quest'ora»
«Non entreranno» cercò di convincerla, lasciandole una scia di baci lungo il collo, alternando di tanto in tanto piccolo morsi.
Sana chiuse gli occhi, cercando di godere appieno delle sensazioni di quel contatto «Non possiamo rischiare» mormorò con voce roca, cercando di apparire sicura di sè...  cosa alquanto difficile in quel momento.
Yuri appoggiò la sua fronte su quella di lei «Sicura?»
Restò a fissarlo negli occhi per diversi secondi, prima di sospirare rassegnata «No» gli afferrò il viso con le mani «Ma sappi che se dovessero scoprirci, dirò che io non ero affatto consenziente»
Lui ghignò, divertito «Non saresti affatto credibile, Bimba» 



Quando, diverso tempo dopo, giunsero al piano inferiore, trovarono i loro genitori seduti accanto al tavolo della cucina, intenti a chiacchierare tra loro.
«'Giorno» li salutarono in coro
«Buongiorno a voi, ragazzi» ricambiarono «Dormito bene?»
«Benissimo» ghignò malizioso Yuri, strizzando l'occhio a Sana che lo colpì con una gomitata «Smettila» gli sussurrò imbarazzata.
«Sana tesoro, ti senti bene?»
«Si mamma, perchè me lo chiedi?» chiese, confusa.
«Non so, mi sembri...» sorrise maliziosa «Accaldata»
Yuri e Sana s'irrigidirono di botto.
«E'... è a causa... a causa del riscaldamento»  balbettò, sventolandosi con una mano «Non sentite anche voi che caldo che fa in questa casa?»
«Infatti» l'assecondò Yuri «Sarà sicuramente questo»
«Ancora non li abbiamo accesi» affermò divertito Bart.
«La signora Shimura è ancora ospite a casa della nipote?» domandò la rossa, nel tentativo di cambiare argomento.
«Sì , tornerà stasera. Quindi anche questa mattina dovremmo arrangiarci con la colazione»
«A quella ci ho già pensato io» esclamò, aprendo il frigorifero ed estraendo dal suo interno qualcosa che somigliava vagamente ad un dolce «Guardate un pò cos'ho cucinato ieri sera» trillò entusiasta. appoggiando il vassoio sul tavolo «Ed è tutto per voi»
Bart si alzò di scatto dalla sedia «Mi sono appena ricordato di avere un importante impegno di lavoro»
Misako lo imitò «Già, anche io»
Sana si puntò le mani sui fianchi, storcendo il naso «E da quando in qua lavorate di domenica?»
«Da oggi» urlarono in coro, ormai già fuori dalla porta d'ingresso.
Anche Yuri tentò di svignarsela, ma venne prontamente fermato da un colpo di piko sulla testa «Dove credi di andare?»
Si massaggiò il capo dolente, dove per sua fortuna non era spuntato alcun bernoccolo «Da nessuna parte, solo che in questo momento non ho molta fame»
«Siediti» gli ordinò, minacciosa.
Rassegnato fece come gli era stato chiesto, mentre lei gli serviva una porzione «Avanti, mangia»
Yuri ne prese un minuscolo pezzetto, lo guardò, lo annusò, storse il naso, deglutì ed infine se lo infilò in bocca.
«Allora? Com'è?»
Chiuse gli occhi, portandosi una mano sulla bocca «B-buono...» 
«Dalla tua espressione non si direbbe» tentò di prendere il suo piatto, con l'intenzione di assaggiare il dolce che aveva cucinato, ma lui la fermò «Non farlo»
«Perchè no?»
«Perchè...» tentennò «Questo è mio»
«Ok allora, mi servirò un'altra porzione»
«No, aspetta...»
Incurante delle sue parole, Sana assaggiò una fetta del suo dolce, per poi sputarlo subito dopo all'interno di un tovagliolo «Ma è disgustoso»
«Ma no... non è tanto male»
«Si invece» abbassò il capo, sospirando «Sono una frana. Per quanto impegno possa metterci, non riesco mai a cucinare qualcosa di vagamente appetibile»
Yuri si avvicinò, abbracciandola da dietro «Non abbatterti, in fondo hai tutto il tempo a tua disposizione per imparare a cucinare e poi...» la fece voltare «Anche se così non fosse, un ragazzo che è disposto a rischiare l'avvelenamento ogni qual volta che cucini qualcosa l'hai trovato già, quindi che t'importa?»
Gli sorrise grata, appoggiando il capo sul suo petto «Scusami per averti colpito col piko prima»
«Facciamo così, due mesi lontana dalla cucina e sei perdonata»
Mise su il broncio «Una settimana»
«Un mese»
«Due settimane o ti ritrovi con un altro bernoccolo sulla testa»
«Andata!»

                                                                        



«Sana, hai un insetto verde tra i capelli»
Il panico si impadronì di lei, mentre nella sua mente si materializzò l'immagine di un grosso insetto verde dalle lunghe antenne.
Si alzò di scatto dal prato su cui fino a pochi secondi prima erano distesi, per poi iniziare a correre intorno al tronco di un grande zelkova dalle foglie autunnali «Toglimelo, toglimelo, toglimelo!» urlo, disperata.
Yuri si alzò a sua volta, pulendosi gli abiti dai fili d'erba «Se non ti fermi non posso farlo»
Tremate, si posizionò di fronte a lui, voltando il viso dall'altra parte «Ti prego, fai presto»
Yuri allungò una mano, estrasse qualcosa dai suoi capelli, lo guardò e scrollò le spalle «Mi sbagliavo, era solo una foglia»
Lo fulminò «Una foglia?»
«Già»
«E tu mi hai fatto rischiare un infarto per una foglia?» sbraitò, colpendogli il petto con dei pugni.
«La smetti di fare la bimba violenta?» la schernì, bloccandola per i polsi.
«Oh credimi, questo non è niente» affermò per poi scagliarsi su di lui, che colto di sorpresa finì col perdere l'equilibrio causando la caduta di entrambi.

«Ti voglio ricordare che siamo in un luogo pubblico Sana, ti sembra il caso di saltarmi addosso?» chiese sorridendo beffardo, con il solo scopo di provocarla.

Le sue gote divennero paonazze «Ma che dici!Io non...»

«Vorresti negare che la posizione in cui ci troviamo è abbastanza compromettente?»

Imbarazzata cercò di spostarsi da sopra il suo corpo, ma lui glielo impedì «Sbaglio o sei tu quello che non vuole lasciarmi andare?»

Yuri la teneva così stretta a sè che poteva sentirgli il cuore battere...o era il suo?
Sorrise, uno di quei sorrisi magnetici e divertiti che le fece mancare un paio di battiti al cuore, che subito riprese a battere sfrenato quando le posò un bacio sul collo.
«Credi davvero che basti così poco per placare il mio istinto omicida?»
Le accarezzò la guancia con una mano, per poi spostarla dietro la nuca per attirarla a sè e baciarla.
«Allora?» le chiese staccandosi da lei «L'istinto omicida è passato?»
Fece finta di pensarci su per qualche secondo «Quasi» rispose prima di imprigionare la sua bocca in un bacio morbido e lento.



                                                                                    
******

 

«Fammi capire, tu hai baciato Sana durante l'ultimo giorno di punzione e me lo dici solo adesso?»
Seduto di fronte al suo pc, Hayama sbuffò «Sinceramente non vedo perchè avrei dovuto dirtelo prima, Sasaki»
«E lei come ha reagito?» domando Tsuyoshi, ignorando la risposta tutt'altro che gentile dell'amico «Che io sappia ora è impegnata con Yuri, quindi immagino che non l'abbia presa bene»
«Infatti mi ha schiaffeggiato» borbottò, stringendo nervosamente il mouse tra la mano.
«Beh, se fossi stato in lei non mi sarei limitato a così poco»
Akito si voltò, fulminandolo «Ti diverte così tanto farmi innervosire?»
«Oh, scusami tanto se non condivido quello che hai fatto. Ma ti rendi conto di quanto sai essere stupido delle volte? Credevi davvero che bastasse così poco per farla tornare da te dopo quello che le hai fatto passare?»
«Le ho chiesto perdono Tsu, le ho detto di volere solo lei, nemmeno questo basta? Cos'altro dovrei fare?»
«Maledizione Hayama, ma mettiti nei suoi panni!» sbottò spazientito, enfatizzando il tutto con un'alzata di braccia «Come avresti reagito al suo posto, se avessi trovato Sana e il tuo miglior amico, che in tal caso sarei io, mentre stavamo per...»
«Io ed Aya non "stavamo per"» tentò di giustificarsi «Ci stavamo solo baciando»
«Peccato che la tua camicia sbottonata e il vestito di Aya slacciato lasciavano intendere ben altro» lo rimproverò «Se non vi foste accorti della presenza di Sana, saresti andati oltre e lo sai anche tu»
Akito non rispose, si limitò a voltare il viso dall'altra parte mentre il ricordo di quella sera ritornò prepotente nella sua mente:

«Dobbiamo parlare di quello che è accaduto l'altra sera»
«L'altra sera non è successo proprio niente, Akito»
«Dannazione» imprecò, affondando un pugno nella parete del bagno «Se Sana non fosse entrata, io e te ci saremo...»
«Smettila!» quasi urlò Aya disperata «E' uno sbaglio, non possiamo farlo»
«Pensi che io non lo sappia?» le prese il viso tra le mani «Pensi non sappia che è sbagliato sognare di stare accanto ad un persona che non è la mia donna?» si avvicinò pian piano al suo volto «Pensi che non sappia che non dovrei desiderare di baciarti ogni volta che mi sei vicina?» continuò per poi eliminare quella poca distanza che li divideva, appoggiando le sue labbra su quelle di Aya, che dopo un attimo di esitazione ricambiò il bacio.
Akito la sollevò quel poco che bastava per poterla adagiare sul bordo del lavandino, iniziando a lasciarle una scia di baci sul collo.
«Stiamo sbagliando» ansimò lei, sbottonandogli la camicia.
«Lo so
» rispose lui, abbassandole la cerniera del vestito, mentre continuava la sua discesa di baci, fino a soffermarsi sulla parte alta del regiseno.
«Ti voglio Aya, non ce la faccio più a resistere»
«Potrebbe...» gemette dal piacere, quando sentì la mano di lui risalire sul suo interno coscia «Potrebbe vederci qualcuno»
«Andiamo a casa mia?»
Aya fece per rispondergli, ma si bloccò quando sentì un singhiozzo provenire da dietro la porta lasciata involontariamente semiaperta.
Si staccarono velocemente l'uno dall'altra.

Hayama, con il cuore in gola, aprì la porta quel poco che bastava per scoprire chi fosse la persona che aveva appena assistito a quella scena.
Sgranò gli occhi, e senti chiaramente il sangue gelarsi nelle vene «Sana...»


Il ricordo di quegli occhi umidi che lo fissavano carichi di dolore, gli provocò una fitta al cuore.
Come aveva potuto farle una cosa del genere?
A lei, l'unica persona che lo aveva accettato sempre, che nonostante i suoi difetti era riuscita ad andare oltre, trovando anche dei pregi.
«Mi stai dicendo che dovrei lasciarla andare?»
«No, ti sto dicendo che devi smetterla di agire senza pensare. Devi chiarire questa situazione, farle capire che di esserti reso conto dell'enorme sbaglio che hai commesso in passato e che ora sei disposto a tutto pur di riaverla al tuo fianco, parlandole a cuore aperto e non pensando che un semplice bacio possa rimediare a tutto»
«Non penso che abbia bisogno di un chiarimento, ormai è andata oltre» sospirò «Ha rinunciato a me, a noi...»
«Hayama, dalle tempo» gli posò una mano sulla spalla, nel banale tentativo di dargli conforto «Sono sicuro che tutto si risolverà»
«E se non dovesse essere così?»
«Almeno ci avrai provato» affermò, sicuro di sè «Dopottutto come si dice? "Meglio pentirsi di averci provato che vivere con il rimorso di non averlo fatto"» si allontanò, dirigendosi verso la porta della camera «E poi sono sicuro che anche tu abbia bisogno di tempo prima tornare con lei. Iniziare una relazione mentre provi dei sensi di colpa nei confronti di Aya non è l'ideale, non trovi?» concluse, lasciandolo da solo a rimurginare sulle sue parole.

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Capitolo 12
*** 12. Notizie inaspettate e chiarimenti. ***


Era assolutamente consapevole del fatto che trattenersi più del dovuto fuori dall'aula avrebbe portato ad una nota sul registro che non avrebbe di certo favorito al suo curriculum scolastico, o nel peggiori dei casi ad una punizione che l'avrebbe tenuto ancora una volta lontano dagli allenamenti di karate, ma in quel momento poco gli importava.
Dopo aver riflettuto a lungo, aveva deciso che prima di rinunciare definitivamente a colei che diversi anni prima era entrata nella sua vita stravolgendola completamente e per la quale avrebbe rinunciato alla guarigione del suo braccio destro pur di vederla sorridere ancora una volta, avrebbe rischiato il tutto per tutto, mettendo quel'orgoglio che da sempre lo distingueva da parte.
Aveva capito, anzi era finalmente riuscito ad ammettere a sè stesso di amarla ancora, di non aver mai smesso di farlo, di aver scelto di stare con Aya semplicemente perchè,  egoisticamente,  in quel periodo si sentiva abbandonato da Sana, a causa del suo lavoro che pian piano li aveva allontanati sempre più, spingendolo a commettere quell'errore del quale ancora non riusciva a perdonarsi.
Quando finalmente, diversi minuti dopo, la vide uscire dalla sua aula, sentì i battiti del suo cuore smettere di battere regolarmente.
Inspirò ed espirò profondamente diverse volte, prima di decidersi ad avanzare verso di lei, che dal canto suo sembrò alquanto sorpresa nel trovarlo proprio lì.
«Cosa ci fai qui?»
La fronteggiò, rendendo minima la distanza che li separava «Dobbiamo parlare»
«Io non ho nulla da dirti, Hayama» fece per andarsene, ma lui si affrettò a bloccarla per un braccio, avvertendo subito dopo un lungo brivido lungo la schiena a causa di quel contatto con la sua pelle.
«Allora parlerò io, tu dovrai solo ascoltare ciò che ho da dirti»
Si strattonò bruscamente dalla presa «Si può sapere chi diavolo ti credi di essere?» sbottò infastidita, lasciandolo particolarmente interdetto dal suo modo di porsi così scontroso «Credi davvero che visto che la storia tra te ed Aya sia giunta al termine, ti permetta di rientrare nella mia vita come se nulla fosse?»
Akito trasalì, sorpreso dal fatto che sapesse della loro rottura visto che nessuno, oltre a Tsuyoshi, n'era a conoscenza.
«Si è presentata a casa mia un paio di settimane prima della sua partenza per porgermi le sue scuse e tra una cosa e l'altra mi ha riferito anche questo piccolo particolare, senza che io le chiedessi niente» gli spiegò, come se l'avesse letto nel pensiero «Ma io non sono la ruota di scorta di nessuno Hayama, nè tanto meno la tua»
«Non ti ho mai considerata tale ed in fondo lo sai anche tu»
Degnò il soffitto di un'occhiata, prima di riposare lo sguardo su di lui «Cosa vuoi ancora da me?»
«Te l'ho detto, voglio solo parlarti»
«Allora fallo» lo incitò, picchiettando con il piede sul pavimento in attesa «Ti ascolto»
«Non qui»
«Hayama non ho tempo da perdere, quindi se non vuoi...»
«Vediamoci al nostro posto» l'interruppe «Parleremo lì»
«Ciò che hai da dirmi, non puoi dirlo qui?»
«No» si avvicinò ancora di più a lei che, di conseguenza, fece qualche passo all'indietro per mantenere una distanza di sicurezza tra loro.
Fu un gesto semplice, ma che lo colpì peggio di una doccia ghiacciata.
Possibile che la sua vicinanza la infastidisse così tanto?
«Concedimi solo questo, ti dirò tutto ciò che ho da dirti e poi ti lascerò in pace una volta per tutte»
Sana fece per ribattere, ma si bloccò di colpo quando intravide la porta della sua aula aprirsi «Non posso crederci, sei ancora qui?» esordì Fuka, avanzando verso loro «Se non ti sbrighi a prendere quel dannato gesso, il professore non riuscirà ad illustrarci l'esercizio alla lavagna prima della fine dell'ora»
«Si hai ragione» guardò Akito «Ora devo andare»
«Ti aspetto stasera alle otto»
Si morse un labbro, incerta se accettare o meno.
Si sentiva divisa tra due fuochi: da una parte avrebbe voluto continuare ad ignorarlo ed andare avanti con la sua vita senza sapere cosa avesse da dirle, dall'altra parte invece la curiosità la stava divorando «Non so se verrò» si limitò a rispondergli, infine.
«Semmai deciderai di venire, mi troverai lì ad aspettarti»
«Fa un pò come ti pare» borbottò acidamente, prima di allontanarsi velocemente da lì, senza nemmeno attendere una sua risposta.
«Si può sapere cos'altro vuoi da lei, Hayama?» sbottò Fuka, che aveva assistito al loro ultimo botta e risposta «Non ti è bastato renderle la vita un inferno già una volta?»
Hayama sbuffò, roteando gli occhi al cielo.
Da quando il tradimento di lui ed Aya nei confronti di Sana era divenuto di dominio pubblico, tutti i loro amici, eccetto Tsuoyoshi, non avevano voluto avere più nulla a che fare con loro e questo di certo non favoriva il suo riconciliamento con lei «Non ti riguarda Matsui, quindi piantala di impicciarti»
«Sbagli, mi riguarda eccome!» ringhiò «Non ti permetterò di farla soffrire di nuovo e soprattutto non ti permetterò di allontanarla ancora una volta da me»
«Non ho alcuna intenzione nè di farla soffrire, nè di farla scappare di nuovo, quindi puoi stare tranquilla»
Fuka si massaggiò le tempie con movimenti circolari, nel banale ed inutile tentativo di riacquistare una certa calma «Ora ha Yuri al suo fianco, te lo ricordi vero?»
Il solo sentir pronunciare quel nome gli provocò inevitabilmente una fastidiosa morsa allo stomaco.
Non riusciva proprio ad accettare il fatto di doverli vedere ogni santa mattina avvinghiati l'uno all'altro, di vederla felice al fianco di un altro che non fosse lui.
Spesso nell'ultimo periodo si era ritrovato sul punto di andare lì e dividerli, ma poi aveva sempre rinunciato nel suo intento, per non rischiare di peggiorare ulteriolmente la situazione.
«E dubito ti permetterà di avvicinarti a lei» continuò, dandogli le spalle «Quindi rassegnati una buona volta» concluse, rientrando in classe, lasciandolo lì a ragionare attentamente su come avrebbe potuto fare per tenere quel tipo lontano da lei, almeno per quel giorno.

                                                                     

 
******

 

«Maledizione Yuri, non ti riconosco più!»
Quest'ultimo spostò lo sguardo dalla maglia in cashmere che stava piegando al suo collega Steave, corrugando la fronte confuso, non riuscendo proprio a capire cosa intendesse dire con quell'improvvisa affermazione «Perchè dici così?»
«Ma non ti vedi? E' da circa un mese che hai sempre quello stupido sorriso stampato sul volto! La tua felicità comincia ad essere davvero irritante»
«Intendi dire che prima non sorridevo mai?»
«Certo che sorridevi, però ora...» gesticolò con le mani, non riuscendo a trovare le parole più adatte per esprimere il suo concetto «Mi hai capito no?»
 «Si, credo di averti capito»
«Quella ragazza ti ha proprio stregato, amico mio!» sghignazzò Steave, dandogli una pacca sulla spalla.
«Piantala!» sbottò imbarazzato.
 «Vorresti forse negare l'evidenza?» lo provocò, sorridendo sernione.
Yuri gli dedicò un'ultima occhiataccia, prima di tornare a preparare il negozio in vista dell'apertura che si sarebbe tenuta da lì a poco, deciso a non voler approfondire quell'argomento.
Era consapevole che avesse ragione, che da quando aveva iniziato la sua storia con Sana il suo umore era cambiato notevolmente, in meglio ovviamentema, restava comunque il fatto che parlare di certe cose con gli altri lo metteva parecchio a disagio.
Sentì la porta del negozio aprirsi e chiudersi, ma non ci diede peso e continuò il suo lavoro.
«Mi dispiace signorina, ma siamo ancora chiusi»
«Veramente sono qui per parlare con Yuri»
Yuri sobbalzò, riconoscendo subito quella voce «Miky, cosa ci fa qui?»
«Ho una splendida notizia da darti» trillò entusiasta, avvicinandosi al bancone.
Strabuzzò gli occhi, sempre più confuso «Ovvero?»
«Vi lascio soli» s'intromise Stave dirigendosi verso il magazzino «Non voglio di certo intromettermi tra te e una delle componenti dello "Yuri fan club!» sghignazzò infine, lasciando Miky particolarmente perplessa da quell'affermazione.
«Lo "Yuri fan club"?» ripetè, sollevando entrambe le sopracciglia.
«Non dargli retta» le rispose, grattandosi la nuca «Piuttosto qual è questa buona notizia che hai da darmi?» cercò subito di cambiare argomento, imprecando mentalmente contro il suo amico, che come suo solito riusciva sempre a metterlo in imbarazzo.
«Ah già, tieniti forte!» respirò profondamente «Sono riuscita ad ottenere lo scambio culturale!»
«Adrai a Londra?»
Annuì più volte con il capo, visibilmente entusiasta della cosa «E non è tutto! Grazie alle conoscenze di mio padre, sono riuscita a trovare un posto anche per te»
 «Cosa?» sussultò.
«Non lo trovi fantastico? Finalmente potremmo esaudire il nostro sogno di studiare architettura lì»
Yuri abbassò lo sguardo, sospirando «Ti ringrazio per il pensiero, ma non posso accettare»
Durante la loro relazione, spesso si erano ritrovati a fantasticare sulla possibilità di uno scambio culturale che avrebbe permesso ad entrambi di studiare, seppur per un periodo di tempo limitato, architettura ad Oxford ed ora, la sua risposta l'aveva decisamente colta alla sprovvista «Come?»
«Non posso andare a Londra»
«E' per lei vero?» mormorò, avvertendo una fastidiosa morsa attorcigliarle il cuore.
Si limitò a lanciarle uno sguardo ovvio, una muta risposta che le pesò peggio di un macigno sul petto.
Miky si morse un labbro, cercando di trattenere quelle lacrime che tentavo di uscire dai suoi occhi «L'ami così tanto da rinunciare al tuo sogno?» 
«Non credo che tu sia la persona più adatta per poter parlare di queste cose» le rispose distrattamente, sistemando gli abiti sugli scaffali.
Se con gli altri si sentiva a disagio nel parlare delle sue faccende amorose, figuriamoci con una sua ex.
«Sei così insicuro della vostra relazione che hai paura che la lontananza possa portare ad una vostra rottura?» sbottò infastidita «Cosa c'è, lei non ti ama abbastanza come invece...»
Yuri b
attè un pugno sul bancone, facendola sussultare «La cosa non ti riguarda» ringhiò furioso «Non sei nessuno per intrometterti nella mia vita privata, quindi chiudi il becco»
Lei boccheggiò diverse volte, sorpresa dal suo tono scontroso.
Non si era mai rivolto a lei in quel modo, nemmeno quando quel giorno di diverso tempo fa, decise di mettere un punto definitivo alla loro storia per un'altro ragazzo.
Anche in quell'occasione si era mostrato dolce e comprensivo, come suo solito,  ed ora trovarsi davanti una persona completamente diversa da quella che aveva conosciuto e del quale si era innamorata la spiazzò «Hai ragione» gli diede le spalle, nel tentativo di non far notare i suoi occhi velati dalle lacrime «Ti chiedo scusa, non ho alcun diritto di intromettermi nella tua vita privata»
La sua voce rotta dal pianto gli provocò inevitabilmente un gran senso di colpa.
Uscì da dietro il bancone, avvicinandosi titubante a lei «Scusami, non avrei dovuto trattarti in quel modo»
Si affrettò ad asciugare una lacrima prima che lui potesse notarla «Non importa» si sforzò di distendere i suoi lineamenti in un sorriso convincente «Se cambi idea fammelo sapere, ok?»
Annuì, sorridendole dispiaciuto, non riuscendo proprio a capire cosa gli fosse preso, di cosa l'avesse spinto a rivolgersi in quella maniera con lei.
Possibile che avesse colto nel segno?
Possibile che fosse davvero così insicuro della sua relazione, al punto tale da rabbuiarsi quando qualcuno glielo facesse presente?
Il rumore della porta del negozio lo distolse dai suoi pensieri, portandolo a voltarsi verso di essa, rimanendo particolarmente interdetto quando vide l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in quel momento.
«Ho forse interrotto qualcosa?» ironizzò Hayama, spostando continuamente lo sguardo dall'uno all'altro con fare accusatorio.
«No, non preoccuparti» gli rispose Miky «Stavo giusto per andarmene» si voltò nuovamente verso Yuri «Allora ci vediamo»
«Sì, certo» si limitò a risponderle, senza staccare lo sguardo da quegli occhi ambrati che lo stavano fissando in un modo alquanto strano, quasi di sfida si ritrovò a constatare.
«Immagino che tu non sia venuto qui per acquistare qualcosa» affermò sarcastico, una volta che entrambi furono lasciati soli.
«Però, devo ammettere che sei parecchio perspicace»
Decise di ignorarlo, non cedendo alla sua provocazione, cosa decisamente difficile in quel momento.
Non era mai stato il tipo di persona che discuteva con gli altri, eppure quel ragazzo riusciva in qualche modo a far emergere quella parte della sua personalità che non credeva nemmeno di possedere.
«Sai, in queste ultime settimane mi aspettavo che da un momento ti saresti precipitato da me per farmela pagare» 
«Fartela pagare per cosa?»
«Mi sembra ovvio, per il bacio che ho dato a Sana durante l'ultimo giorno di punizione»
 «Il bacio?» ripetè, perplesso.
«Mi sembra di capire che Kurata non ti abbia raccontato nulla...» accompagnato da un leggero ghigno, che divenne sempre più accentuato continuò «E sai qual è la cosa buffa, Matsuura?Lei dice di non aver provato nulla, ma il fatto che te l'abbia tenuto nascosto dimostra il contrario»
Yuri strinse convulsamente i pugni lungo i fianchi, mentre l'ennesimo dubbio s'impadronì di lui.
Perchè Sana non gli aveva raccontato nulla?
Possibile che in fondo provasse ancora qualcosa per lui?
«Sei venuto qui per provocarmi Hayama?»

«No, sono venuto qui per mettere le cose in chiaro»
«Allora parla, sono tutt'orecchie»
«Sarò breve, anche perchè non ho tempo da perdere. Questa sera ho dato appuntamento a Sana per poter parlare e conoscendola se deciderà di venire è perchè anche lei prova ancora qualcosa per me»
«E perchè lo vieni a dire a me?»
«Per dirti di non intrometterti»
«Non lo farò» rispose, dopo qualche attimo di esitazione.
«La riconquisterò»
«Provaci, non sarò di certo io ad impedirtelo»
«A quanto pare non sei così innamorato di Sana come invece vuoi dar a vedere» sghignazzò,
«Ed è qui che ti sbagli,  Hayama. E' proprio perchè sono innamorato di lei che metterò sempre la sua felicità prima della mia e se la sua felicità sei tu, allora lascerò che ritorni da te»
«E ti arrendi così facilmente?» replicò, sollevando un sopracciglio.
«Non ho alcuna intenzione di fare a gara a chi ha il testosterone più alto, quindi questo gioco fallo da solo» lo fronteggiò, fissandolo con rabbia «Sappi solo che io a differenza tua non l'avrei mai tradita, MAI!»

                                                                          
******
 


Il gazebo era sempre lì, identico a come l'aveva lasciato due anni prima.
Da quando aveva fattorientro in Giappone non era più tornata in quel posto, forse perchè temeva che una volta giunta lì i ricordi l'avrebbero invasa così intensamente da farle provare un gran senso d'angoscia.
Timore che si era avverato non appena aveva posato lo sguardo su quella piccola costruzione in legno, posta al centro del parco.
Si strinse nel suo cappotto, come se fosse quella l'unica protezione di cui disponeva in quel momento ed avanzò verso di essa, trovando Hayama seduto su quella panchina dove diversi anni prima si era finta sua madre, mentre lui bruciava a causa della febbre.
Scosse la testa, cercando di rimuovere subito quel pensiero «Hayama» lo salutò freddamente.
Quest'ultimo si alzò «Sei venuta» constatò, non riuscendo a nascondere quanto la cosa l'avesse reso felice.
Sana si strinse nelle spalle, provando a mostrarsi il più serena possibile «Solo perchè sono curiosa di sapere cos'hai da dirmi, nulla di più»
 «Devo ammettere che non mi aspettavo di trovarti così tranquilla»
 «Sai com'è, io ho ancora qualcuno che sa farmi rilassare» lo provocò, facendolo irrigidire.
Quelle parole, quel tono, quello sguardo, significavano solo una cosa: aveva fatto l'amore con Yuri.
Strinse convulsamente i pugni lungo i fianchi «Potevi anche evitare di dirmi che vai a letto con lui, non credi?»
«Oh andiamo, in fondo tu hai fatto cose peggiori nei miei confronti» borbottò, alzando gli occhi al cielo.
Akito si passò nervosamente una mano tra i capelli, tentando di eliminare dalla sua mente l'immagine di loro due avvinghiati sotto le lenzuola.
«Il tuo mutismo durerà ancora per molto, Hayama?» gli chiese acidamente «Guarda che non ho alcuna intenzione di sprecare l'intera serata a causa tua»
«Potresti evitare di comportarti come una zitellona acida almeno per qualche minuto?» sbottò, acciglianto.
«Mmmh... no!»
Hayama inspirò ed espirò profondamente diverse volte, deciso più che mai ad interrompere quel loro battibecco ed arrivare dritto al punto, parlando così tanto da colmare quei due anni di silenzi «Stamattina ti ho chiesto di venire qui perchè ciò che voglio dirti è che...» avvertì un nodo alla gola che lo costrinse a fermarsi per qualche istante «Sono innamorato di te, sono innamorato di te da sempre, credo di non aver fatto altro che amarti da tutta la vita» gli scappo un mezzo sorriso quando vide le gote di lei tingersi lievemente «E credimi, non te lo sto dicendo solo perchè tra me ed Aya è finita, anzi la ragione per cui io e lei non stiamo più insieme è che per me ci sei stata sempre e solo tu»
Sana abbassò lo sguardo, fissandosi le punte delle scarpe «Peccato che due anni fa hai dimostrato l'esatto contrario»
«La verità è che ho deciso di stare con lei solo perchè mi sentivo abbandonato da te. So che questo non giustifica ciò che ti ho fatto, ma ti posso assicurare che sono pronto a tutto pur rimediare ai miei errori»
Sospirò, cercando di ritrovare un certo controllo, ma fu tutto inutile.
Quelle parole, quegli occhi, la invasero prepotentemente, facendola vacillare «Hayama ascolta, io...»
«No aspetta, lasciami finire» l'interruppe «Non voglio una risposta ora, ma ci tengo comunque a precisare una cosa... quando ti ho baciata durante l'ultimo giorno di punizione, mi hai detto di poter fare una lista di tutti i modi in cui amarmi ti ha rovinato la vita e credimi lo capisco, visto che dopo quello che ho combinato ti ho reso la vita un inferno» si avvicinò a lei, che a differenza di come aveva fatto quella mattina fuori dall'aula, non si allontanò «Ma sappi che anch'io potrei fare una lista, di tutti i modi in cui amarti ha cambiato la mia» le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendola irrigidire dall'imbarazzo «Sei rimasta al mio fianco quando mi serviva un'amica, mi hai spinto a non sprecare la mia vita a causa di quegli inutili sensi di colpa che mi hanno tormentato per undici lunghi anni, sei riuscita a far emergere quella parte del mio carattere che non credevo nemmeno di possedere, mi hai fatto comprendere che i problemi non sempre di risolvono ma si possono tranquillamente superare, ma soprattutto mi hai insegnato ad amare»
Sana si spostò leggermente da lui, guardandosi intorno, chiedendosi come aveva potuto permettere a sè stessa di ritrovarsi ancora una volta in una situazione così complicata, quando finalmente dopo tanta fatica e sofferenza, tutto sembrava essersi risolto nel migliore dei modi.
Si sentiva frastornata, il cuore le batteva furioso nel petto mentre avvertiva le guance accaldate «Cosa vuoi che faccia, Hayama?»
«Voglio che tu scelga, ma non voglio che tu lo faccia ora» avanzò nuovamente verso di lei, rendendo minima la distanza che li separava «Voglio che tu ti prenda tutto il tempo che ti serve, visto che quando sono stato io a dover scegliere ho sbagliato»
Sentì le gambe diventarle così molli, da costringerla ad aggrapparsi alla sua camicia per non cadere «Perchè solo ora?» strinse forte quel tessuto tra le dita «Hai avuto due anni a disposizione, ma non hai mai fatto nulla per rimediare a ciò che avevi combinato»
«Perchè sono un'idiota, ma questo già lo sai» sghignazzò, con il solo scopo di sdrammatizzare quella situazione, odiava vederla in quello stato «Non hai fatto altro che chiamarmi in questo modo per anni» capì di essere riuscito nel suo intento quando la vide distendere i lineamenti in un mezzo sorrido divertito «Sei più di un'idiota Hayama»
Senza pensarci due volte, la strinse forte a sè, cogliendola alla sprovvista «Mi erano mancati persino i tuoi insulti, Kurata»
Ricambiò la stretta.



* * *

NdA: Salve! :)
Lo so, sono in estremo ritardo con l'aggiornamento, ma tra le altre ff che ho ancora in sospeso, mancanza di tempo e d'ispirazione non sono riuscita a farlo prima! ^_^"
Ci tenevo comunque a ringraziare le persone che hanno recensito il capitolo precedente, chi ha inserito questa storia tra le seguite/preferite/ ricordate e anche ai lettori silenziosi :)
Ci leggiamo al prossimo aggiornamento! :*

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Capitolo 13
*** 13. Nuove conoscenze e notizie inaspettate. ***


Da quando all’età di undici anni aveva iniziato a praticare il karate, su consiglio di quello strano omino baffuto che occupava la carica di preside all’interno della scuola elementare Jimbo, correre senza sosta per le strade della città, era diventato il suo modo migliore per staccare la spina dal resto del mondo e liberare la mente da tutti i problemi che lo tormentavano, eppure nell’ultimo periodo nemmeno quello riusciva ad impedirgli di farsi travolgere dai suoi stessi pensieri, pensieri rivolti ad un’unica persona, Sana.
Nelle settimane che seguirono l’incontro avvenuto sotto al loro gazebo, il luogo dove tutto ebbe inizio, non c’erano stati notevoli sviluppi; Sana continuava a mantenere le distanze, parlandogli solo quando era “costretta” a farlo e il fatto che ormai la punizione fosse terminata già da un pezzo, rendeva ancora più difficile tentare un approccio con lei.
Era assolutamente consapevole che dovesse darle tempo, lasciarle e i suoi spazi, ma nonostante ciò non riusciva più a reggere quell’attesa che con il passare dei giorni, diventata sempre più insostenibile e snervante da sopportare.
Era più forte di lui, non riusciva a sopprimere quella voglia di stringerla tra le sue braccia ed inebriarsi del suo profumo alla vaniglia, di baciarla ed assaporare quelle labbra che tanto desiderava, trascinarla in camera sua ed unire il suo corpo a quello di lei, amandola in tutti i modi possibili.
Se non altro, come magra consolazione, aveva avuto l’impressione che il rapporto tra lei e Yuri si fosse notevolmente raffreddato, impressione dovuta dal fatto che da quel giorno non aveva avuto più la “fortuna” di vederli intenti a scambiarsi smielate effusioni tra i corridoi scolastici e ovviamente la cosa non poteva che renderlo felice.
«Ehy biondino, fermati!»
Interruppe la sua corsa quando sentì una voce femminile, chiamarlo con quello stupido nomignolo.
Si voltò, trovando una ragazza dai capelli castani avanzare verso di lui.
Aveva un aspetto vagamente familiare, ma in quel momento non riusciva a ricordare dove poteva averla già vista.
Si fermò a pochi centimetri da lui e gli sorrise imbarazzata «Tu sei Akito, l’amico di Tsuyoshi, dico bene?»
Annuì «Ed hai interrotto la mia corsa per chiedermi questo?» sbottò infastidito.
«No, veramente ti ho visto e ho deciso di fermarti per…si insomma, chiederti…» si guardò furtivamente intorno, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli «Ti dispiacerebbe fingerti il mio ragazzo per qualche minuto?»
Hayama la guardò sconcertato, indeciso se scoppiare a riderle in faccia o allontanarsi il più velocemente possibile da quella tipa, senza nemmeno degnarla di una risposta.
«Lo so, ti sembrerà una richiesta strana. Ma c’è un tipo che mi sta perseguitando e tu sei stato il primo volto conosciuto che mi è capitato a tiro e…»
«Non è un problema mio» l’interruppe bruscamente «E poi non ti conosco nemmeno, perché mai dovrei accettare di farti un favore?»
«Ma come, non mi hai riconosciuta?» s’indico il viso con l’indice «Sono Miky, l’amica di Meiko, la ragazza di Tsu. Ci siamo incontrati al luna park durante il loro primo appuntamento, ricordi?»
«Comunque sia non m’interessa» borbottò, dandole le spalle.
Fece per andarsene, ma lei lo fermò, afferrandolo per un braccio «Andiamo, ma che ti costa?»
«L’ultima volta che ho finto di essere il fidanzato di un’altra, mi sono rovinato la vita» si lasciò sfuggire, alludendo a quella sera di due anni addietro, quando fingendosi il ragazzo di Aya, per salvare quest’ultima dalle avance di un perfetto sconosciuto, aveva finito col credere di provare qualcosa per lei.
Ripensando a quell’episodio, non potè far a meno di darsi nuovamente dello stupido per aver potuto anche solo pensare di potersi innamorare di un’altra che non fosse quella ragazza dai lunghi capelli ramati, che aveva completamente stravolto la sua vita.
Miky non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli, o anche solo di capire il significato delle sue parole, che sentì una voce a lei conosciuta proprio alle sue spalle «Eccoti, ma dov’eri finita?»
Si voltò, seguita subito dopo da Hayama «Ciao Nick!» lo salutò, con un sorriso palesemente finto stampato sul volto «Io ecco…» si attaccò come una ventosa al braccio di Hayama «Scusami se sono corsa via, ma avevo appuntamento con il mio ragazzo» concluse, beccandosi un’occhiataccia da parte del biondino al suo fianco.
Lui fece per ribattere, ma Miky glielo impedì, calpestandogli un piede con il suo, provocandogli una smorfia di dolore «Ma ti è dato di volta in cervello per caso?»
Nick spostò lo sguardo dall’uno all’altro, con fare sospetto «Quindi è lui il ragazzo di cui mi parlavi?»
«Proprio così»
Con la “scusa” di stringere Hayama in un abbraccio affettuoso, si avvicinò nuovamente al suo orecchio «Senti, non so se questo riuscirà a farti cambiare idea, ma sappi che se deciderai di aiutarmi ti offrirò la cena nel ristorante di sushi di mio zio» lo sentì sussultare sotto al suo tocco e per un attimo ebbe l’impressione che i suoi occhi si fossero improvvisamente illuminati .
«Sushi?» ripetè, non riuscendo a nascondere il suo entusiasmo.
Miky lo fissò incredula… com’era possibile che bastasse così poco per fargli avere una reazione del genere?
«Ehm…sì, allora, ci stai?»
Akito aprì la bocca con l’intento di risponderle, ma Nick glielo impedì «Vorrei ricordarvi che ci sono anch’ìo qui»
Miky si staccò dal biondino e porse un sorriso di scuse all’altro ragazzo «Hai ragione, devi scusarci. Ma vedi, siamo così affiatati che non riusciamo a darci un contegno» affermò, facendolo accigliare
«Beh, se devo essere sincero, non mi sembra che il tuo ragazzo sia così preso da te»
Scoppiò in una risata nervosa «E’ solo perché è un timidone!» afferrò il volto di Akito tra le mani e gli pizzicò entrambe le guance «Vero pasticcino?»
«Pasticcino?» ripetè Hayama disgustato, spostando le mani dal suo volto.
Ok per il sushi, ma questo era troppo.
«Hai per caso deciso di mandare a puttane la mia virilità?»
«Andiamo, per così poco!»
«Per così poco dici?»
«Certo, Tsu e Meiko si chiamano sempre con questi “nomignoli”»
«Io non sono come Sasaki!»
«Infatti, non possiedi nemmeno un briciolo della sua simpatia, per non parlare della gentilezza!»
Nick finse di tossire, per attirare la loro attenzione ed interrompere quello strano battibecco «Ho la netta sensazione che vi state prendendo gioco di me» incrociò le braccia al petto «Voi due non state insieme, dico bene?»
«Certo che stiamo insieme!» si affrettò a rispondere Miky «Ti pare che abbia fermato il primo ragazzo che mi sia capitato a tiro e gli abbia chiesto di fingersi il mio ragazzo?»
«Solo una stupida potrebbe farlo» la provocò Akito, beccandosi un pizzicotto sul fianco da parte sua «Smettila o il sushi te lo sogni!» gli sussurrò a denti stretti,  facendolo sbiancare all’istante.
L'altro li scrutò dall’alto in basso, per nulla convinto dalle loro parole, ma alla fine decise ugualmente di farsi da parte «D’accordo, allora ci vediamo» concluse, dando ad entrambi le spalle, allontanandosi da lì e facendo tirare un sospiro di sollievo alla ragazza, ancora stratta al braccio di Akito.
«Perfetto “simpaticone”, ora non mi resta altro da fare che mantenere la promessa che ti ho fatto» lo sciolse dalla sua presa e s’incamminò, esortandolo con un cenno del capo a seguirla «Il ristorante di cui ti ho parlato non è molto distante da qui, ci vorranno al massimo una decina di minuti» lo avvertì, ricevendo come risposta un semplice mugugno.
«Comunque sia ti ringrazio, mi hai salvata da una situazione a dir poco spiacevole»
«Mmmhh»
«Sei un tipo poco loquace, vero?» gli chiese, facendolo alzare nelle spalle «Lo interpreterò come un sì» 
«Perché l’hai fatto?» le domandò.
«A cosa ti riferisci?»
«Perché hai finto di avere un ragazzo?  Non sarebbe stato più semplice dirgli che non sei interessata?»
«Credi che non l’abbia già fatto? Gliel’avrò ripetuto almeno un centinaio di volte che non sono interessata ad uscire con lui, ma nonostante ciò non sembra affatto intenzionato a demordere»
«La trovo comunque una cosa stupida ed infantile. Prima o poi verrà a sapere che era solo una menzogna, considerando che non ci vedrà più insieme, non ti pare?»
«Questo è vero, ma almeno per stasera me lo sono levato dai piedi» sospirò «Spero solo che durante la mia permanenza a Londra, trovi qualcun’altra da perseguitare e si decida a lasciarmi in pace»
«Ti trasferisci?»
In realtà non era per nulla interessato alla sua risposta, ma visto che gli stava per offrire una cena a base di sushi, decise di mostrarsi meno scorbutico del solito …nei limiti del possibile, ovviamente.
«No, ho ottenuto uno scambio culturale. Resterò lì per circa tre mesi»
«Capisco»
«Verrà anche Yuri» aggiunse improvvisamente, attirando subito la sua attenzione.
«Davvero?»
Annuì «Inizialmente aveva rifiutato, ma poi non so esattamente il perché, ha cambiato idea»
E questa notizia gli provocò inevitabilmente un gran senso di sollievo, visto che l’idea di quei due che convivevano sotto lo stesso tetto, non gli andava affatto a genio.
Certo, si trattava solo di una misura temporanea e poi sarebbe tornato tutto alla normalità, ma sempre meglio di niente.
«Voi due siete amici?» gli chiese, ricevendo un secco ed infastidito «NO!» come risposta.
Gli dedicò un'occhiata, tipica di chi la sa lunga «Suppongo che questo astio nei suoi confronti sia causato da Sana, non è vero?»
«Cosa te l’ho fa pensare?»
«Beh, ho assistito al vostro battibecco durante quel giorno al luna park e fattelo dire, sembravate due cani randagi che bisticciavano per un osso»
La guardò stranito «Due cani randagi che bisticciavano per un osso?»
«Proprio così, era evidente che entrambi eravate interessati a lei. Anche se tu eri ancora impegnato con quella ragazza dai capelli castani che era con te quel giorno»
«E tu sei ancora innamorata di Yuri» constatò, facendola arrossire.
«E’ così evidente?»
Annuì.
Sbuffò «E’ tutto un casino»
«Già»
«E dimmi, hai intenzione di riprenderti Sana?»
«Non ti riguarda» brontolò, piccato.
«Invece mi riguarda eccome! Perché se riuscirai a riconquistarla, io avrò campo libero con Yuri e potremmo finalmente tornare la coppia perfetta che eravamo un tempo»
«Se eravate la coppia perfetta, perché mai vi siete lasciati?» domandò scettico, sollevando un sopracciglio.
Miky chinò lo sguardo, rattristandosi di colpo «Perché sono una stupida. Pensavo di essermi innamorata di un altro ragazzo che conobbi sul mio posto di lavoro, in gelateria. Solo dopo averlo perso ho capito che in realtà non ho mai smesso di amare lui, di aver scelto l’altro semplicemente perché ero stanca di quella “monotonia” che nell’ultimo periodo la nostra storia stava attraversando»
«Allora siamo in due ad essere degli stupidi» aggiunse lui, con un tono piuttosto rammaricato che non le passò inosservato.
Le fu chiaro che anche lui avesse rovinato tutto con Sana a causa di uno sbaglio del quale si era amaramente pentito e ciò gli fece provare inevitabilmente della compassione nei suoi confronti... sapeva cosa si provava nell’aver perso tutto a causa di uno stupido errore e non sapere come fare per rimediare.
Addolcì lo sguardo e si posizionò di fronte a lui «Ascolta, abbiamo circa novanta giorni a disposizione per riconquistarli, quindi smettiamola di piangerci addosso e limitiamoci a fare del nostro meglio per far si che tornino al nostro fianco» esclamò, alzando un pungo a mò di sfida, che gli fece scappare un mezzo ghigno divertito.
«Certo che sei davvero buffa»
«Certo che sei proprio un ingrato! Io cerco di tirarti su di morale e tu mi prendi in giro?» sbuffò.
«Non è mica colpa mia se sei una delle ragazze più strane e buffe che abbia mai incontrato in vita mia»
Miky rizzò i capelli dalla rabbia «Sai che ti dico? Spero che il sushi ti vada di traverso!» affermò con stizza, tornando ad incamminarsi e borbottando imprecazioni ed insulti poco carini nei suoi confronti, lasciando Hayama dietro di lei… piegato in due dalle risate.

 

 
*****

 
 
Era da circa dieci minuti che si trovava impalata davanti 
alla porta della camera di Yuri, non riuscendo a trovare quel coraggio sufficiente che la spingesse una buona volta a bussare, ma nulla.
Allungò una mano chiusa a pungo e l’avvicinò a quella superficie in legno, ma all’ultimo la ritrasse nuovamente.
Erano settimane che non sapeva come comportarsi con lui, non solo a causa dello strano incontro che c’era stato con Hayama sotto al gazebo, ma soprattutto perché da quel giorno, nonostante non gli avesse confessato nulla, Yuri non faceva altro che comportarsi freddamente nei suoi confronti.
Non la baciava, non sgattaiolava più in camera sua di notte, come invece era solito fare da ancor prima che iniziassero a frequentarsi, non cercava alcun contatto fisico, a stento le rivolgeva la parola ed ogni volta che lei, presa dall’esasperazione, gli chiedeva se c’era qualcosa che non andava, lui le rispondeva sempre allo stesso modo:
Non so, dimmelo tu. C’è qualcosa che dovrei sapere?
Una risposta che la mandava letteralmente in confusione, visto che non riusciva proprio a capire a cosa si stesse riferendo.
Inspirò ed espirò profondamente un paio di volte, ma proprio mentre stava per fare l’ennesimo tentativo, la porta della camera si aprì, mostrando Yuri vestito con una camicia bianca a cui aveva tirato su i polsini e un paio di jeans schiariti sulle gambe, capelli leggermente spettinati e un piccolo accenno di barba.
Era bello nella sua semplicità, come sempre, su questo non c’erano dubbi.
«Perché sei qui?» le chiese, riportandola alla realtà.
Sana richiuse la bocca, rimasta tristemente aperta per tutta la durata della sua contemplazione «Sono venuta qui per avvisarti che Asako e Rei sono arrivati. Ci stanno aspettando di sotto per cenare»
Yuri annuì, scrutandola dall’alto in basso, visibilmente compiaciuto da ciò che vedeva.
Sana indossava un abito bianco dalla fantasie floreali che le arrivava appena sopra il ginocchio, stretto in vita da una fascia di colore blu, dei sandali ai piedi con un cinturino intorno alla caviglia, i capelli li aveva lasciati semplicemente sciolti e sul suo volto vi era appena una piccola traccia di trucco, eppure non potè fare a meno di constatare ancora una volta di come con il passare dei giorni diventasse sempre più bella.
Calò un profondo silenzio, che durò per diversi secondi, durante il quale a lei fu chiaro che, nonostante lo strano comportamento che le aveva riservato negli ultimi tempi, la desiderasse ancora, lo leggeva nel suo sguardo, dal suo modo di affondare i denti nel labbro inferiore mentre la guardava, eppure c’era qualcosa di diverso, in un certo senso era come se fosse assente, non era lo stesso Yuri di sempre.
«Andiamo allora» disse infine, avanzando verso le scale, senza nemmeno attendere una sua risposta.
Sana sospirò, continuando a fissarlo di spalle, finchè non sparì dal suo campo visivo, non riuscendo proprio a capire cosa potesse essere accaduto da portare un tale cambiamento nella loro relazione.
 La serata proseguì in maniera abbastanza piacevole; parlavano, ridevano, scherzavano, tutti eccetto Sana.
Era più forte di lei,  la vicinanza di colui che in teoria era ancora il suo ragazzo, seduto al suo fianco e che, come com’era solito fare nell’ultimo periodo, non stava facendo altro che ignorarla, le provocava inevitabilmente un gran senso d'angoscia.
«Allora, ci dite qual è quest’importante notizia che avete da darci?» chiese Bart, rivolgendosi ad Asako e Rei.
Quest’ultimo posò una mano su quella della sua fidanzata e con un sorriso a trentadue denti, sparò la bomba «Abbiamo deciso di sposarci»
A quelle parole partirono una serie di urla di felicità, congratulazioni, abbracci e strette di mano, da parte di tutti i presenti, compiaciuti dalla notizia appena ricevuta.
«E a quando il grande giorno?» trillò entusiasta Sana, mettendo per un attimo da parte tutti quei turbamenti che nell'ultimo periodo la stavano tormentando.
«Tra due settimane. Sappiamo che è un po’ affrettato e che probabilmente sarà un problema riuscire ad organizzare le nozze in così poco tempo, ma dopo tutti questi anni vissuti l’uno al fianco dell’altra, non vogliamo più perdere tempo» le rispose sorridente Asako.
«Tra due settimane?» chiese Yuri, grattandosi nervosamente la nuca «Beh, sarà un problema riuscire ad esserci per me» continuò, provocando una gran confusione da parte di tutti gli altri, eccetto dal padre, che sapeva perfettamente a cosa si riferisse.
«Credo che sia giunto il momento che tu dica loro ciò che stai rimandando da settimane» aggiunse quest’ultimo, sorseggiando un bicchiere di sakè.
Yuri guardò l’orologio appeso alla parete del soggiorno «Preferirei aspettare un altro po’, dovrebbe essere qui a momenti»
«Di chi stai parlando?»
Fece per rispondere, ma si bloccò quando sentì suonare il campanello della loro abitazione «Ecco, dovrebbe essere lui»
Sana, impaziente di sapere a chi si stesse riferendo, lo anticipò ed andò ad aprire la porta d’ingresso, trovandosi davanti un ragazzo dai lineamenti occidentali, dai capelli rossi e gli occhi azzurri, che le sorrideva amichevolmente «Hi, SweetHeart» la salutò, facendola trasalire.
«H-hi, ehm...oddio, io sono una frana in inglese»  si voltò verso il resto del gruppo, volgendo loro uno sguardo d’aiuto e subito dopo Yuri la raggiunse «Non preoccuparti, parla anche il giapponese» gli porse la mano «Tu devi essere Michael, ti stavo giusto aspettando»
 «Tu invece devi essere Yuri, piacere di conoscerti» esclamò, stringendogli la mano.
«Piacere mio» l'aiuto gentilmente a trascinare i bagagli all'interno dell'abitazione e passò a rivolgersi alle altre persone, impegnate ad assistere a quella scena con sguardo interrogativo
«Passiamo alle presentazioni. Lui è Michael, abiterà qui durante la mia permanenza a Londra»
«Andrai a Londra?» gli chiese incredula Sana, ricevendo un cenno d’assenso da parte sua.
«Ho ottenuto lo scambio culturale, resterò lì per circa tre mesi»
«Tu lo sapevi?» domandò Misako a Bart, l’unico a non sembrare sorpreso da quell’inaspettata notizia.
Annuì «Me ne ha parlato qualche settimana fa. Ve l’avrei detto, ma mi ha chiesto di tenere la bocca chiusa, voleva essere lui a fare l’annuncio»
Michael si presentò a tutti, compresa Sana che dovette fare una fatica immensa per mettere il turbamento da parte e rivolgergli un sorriso convincente.
«E dicci, tra quanto partirai?»
«Ad essere sincero sarei dovuto partire tra una decina di giorni, ma in vista del matrimonio di Rei ed Asako, cercherò di rimandare la partenza. Ma per il momento non vi assicuro nulla»
«E andrai da solo?»
«No, andrò con la mia amica Miky»
«MIKY?» sbottò furiosa la ragazza al suo fianco «Andrai con lei a Londra?»
«Già»
«La conosci?» le chiese Rei, notando il suo notevole cambiamento di espressione.
«Certo» strinse i pungi lungo i fianchi, con così tanta forza da conficcarsi le unghie nella pelle «E’ la sua ex ragazza» sputò. denti stretti.
«Chissà, magari una volta tornati in Giappone, non saranno più “ex”» esclamò divertito Michael, provocando una risata da parte di tutti i presenti, eccetto da Sana e Yuri.
Lui continuò a restare con uno sguardo impassibile.
Lei sentiva il sangue ribollirgli nelle vene dalla rabbia.
Sana si diresse a grandi falcate verso il piano superiore, incurante delle domande degli altri, riguardanti il suo strano comportamento ed entrò in camera, sbattendo nervosamente la porta dietro di sè.
Si sentiva confusa, arrabbiata, ferita.
Come aveva potuto nasconderle una notizia del genere?
Ma soprattutto, come poteva partire insieme a quella lì?
Afferrò la medaglietta scolastica, contenente la loro fotografia all’interno e la lanciò con rabbia contro la parete «RAZZA DI IMBECILLE» urlò, furiosa al mille per mille e pochi istanti dopo, sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.
«Chi diavolo è?»
«Yuri. Posso entrare?»
«No, sparisci!»
Ma Yuri non l'ascoltò, entrò e richiuse la porta.
«Quale parte del “No, sparisci” non ti è entrato in quella testolina bacata?»
 «La smetti di comportarti in questo modo?» sbuffò.
«E sentiamo, come mi dovrei comportare Yuri?» sbraitò, fronteggiandolo «Ti rendi conto della gravità della situazione? Mi hai tenuta all’oscuro di tutto!»
Si accigliò «Non sono l’unico ad aver nascosto qualcosa all’altro, dico bene Sana?»
Quest'ultima corrugò la fronte, confusa «Di cosa stai parlando?»
«Tanto per iniziare del bacio che ti ha rubato Hayama durante l’ultimo giorno di punizione» sbraitò, facendola trasalire «Per non parlare dell’appuntamento che vi siete dati circa un paio di settimane fa e che mi hai volutamente nascosto»
E solo in quel momento realizzò del perché, nelle ultime settimane, si stava comportando in quel modo nei suoi confronti e del significato di quelle parole che, fino al giorno prima, la mandavano solo in confusione:

“Non so, dimmelo tu. C’è qualcosa che dovrei sapere?”
Lui sapeva tutto.
Deglutì «Come…come fai a saperlo?»
«Questo non ha importanza. Ciò che conta è che mi hai tenuto all’oscuro di tutto»
«Non sapevo come dirtelo» bisbigliò, torturandosi le mani «Temevo che ti saresti arrabbiato»
«Oh, certo!» si passo nervosamente una mano tra i capelli «Quindi era molto meglio mentirmi, dico bene?»
«Ma se eri all’occorrente di tutto, perché non me ne hai parlato? Avremmo potuto chiarire questa faccenda sin dall’inizio e…»
«Aspettavo che me lo dicessi tu» l’interruppe «E ti ho dato anche diverse opportunità per confessarmi quanto accaduto, ma tu non l’hai mai fatto»
«Hai ragione. Ho sbagliato, ti chiedo scusa, non so perché ho reagito in questo modo» fece per avvicinarsi ancora di più, ma lui si allontanò, provocandole un tonfo al cuore.
«E' molto semplice Sana, l’hai fatto perché sei ancora innamorata di quell'Hayama»
«Non è vero!» gli urlò contro, avvertendo uno spiacevole pizzicore agli occhi «Ammetto che durante il nostro incontro le sue parole mi hanno provocato una strana…come dire, reazione, ecco. Ma non sono più innamorata di lui»
«Dici così solo perché sei ancora arrabbiata per ciò che ti ha fatto due anni fa e ciò ti impedisce di ammetterlo anche a te stessa»
«No, non è così!» insistette lei, lasciando libero sfogo alle sue lacrime.
Lo sguardo di Yuri si addolcì improvvisamente.
Nonostante il dolore, la collera, la rabbia ed il rancore per essere stato preso in giro, odiava vederla in quello stato.
«Non piangere» gli afferrò il viso tra le mani, asciugandole le lacrime con i pollici «E’ stata anche colpa mia. Non avrei dovuto permettere che iniziasse tutto questo, dovevo limitarmi a considerati come una sorella e nulla più»
Sana appoggiò i palmi delle mani sulle sue spalle, allontanandolo bruscamente «Quindi sei pentito di ciò che c’è tra noi?»
«No, non proprio, cioè, non mi pento di ciò che c’è stato tra noi, però…» si morse un labbro, incerto su quali parole utilizzare «Lo sai bene che la nostra non è una situazione “normale”. I nostri genitori sono sposati e non avremmo dovuto rischiare di rovinare l’equilibrio familiare con questa storia»
«Non mi sembrava che ti facessi così tanti problemi fino a qualche settimana fa»
«Era prima di sapere che fossi ancora innamorata di Hayama»
«Ancora con questa storia? Io non sono più innamorata di Akito. Gli voglio bene, provo un grande affetto nei suoi confronti e nonostante il dolore che mi ha causato in passato, resterà sempre una persona importante nella mia vita.Ma non sono più legata a lui in quel senso»
Yuri scosse il capo, sospirando «Non sai quello che dici. Hai bisogno di tempo per riflettere attentamente su ciò che vuoi e non riuscirai a farlo in maniera lucida se continuerai a restare con me. E poi, anche io ho bisogno di prendere le distanze da tutta questa faccenda, è per questo motivo che ho deciso di andare a Londra»
Sussultò, mentre il panico s’impossessò di lei «Mi…mi stai lasciando Yuri?»
«Credo che sia la cosa più giusta da fare, in modo tale…»
«Da poter tornare con Miky» l’interruppe bruscamente  «Non è che forse sei tu quello ancora innamorato della sua ex?»
«Non dire assurdità, sai bene che non è così» replicò, accigliandosi.
«E invece no, non lo so»
«Ti voglio far presente che io, a differenza tua, non ti ho mai dato modo di dubitare su quello che provo per te»
Sana tornò a fronteggiarlo, rendendo minima la distanza che li separava «E cosa provi per me, Yuri?» gli chiese, facendolo trasalire.
«Io…» aprì e chiuse la bocca svariate volte, indeciso su come risponderle.
Da una parte avrebbe voluto confessarle una volta per tutte di amarla.
Dall’altra parte, invece, l’orgoglio gli impediva di farlo «Non ha più alcuna importanza» se ne uscì infine, dandole le spalle ed avanzando verso la porta «Torno da Michael, devo ancora mostrargli la camera in cui alloggerà durante la sua permanenza qui» 
Uscì dalla camera e scese le scale, bloccandosi quando sentì  la voce di Sana dietro di lui «Sai, stai commettendo lo stesso errore che feci io due anni fa, quando scoprì del tradimento di Akito ed Aya» girò il viso verso di lei, esortandola a continuare «L’unica cosa che riuscii a fare, fu quella di preparare le valige ed allontanarmi da loro e dal dolore che mi stavano causando. Ma sai una cosa? Scappando non li ho mica risolti i problemi. Una volta tornata in Giappone, erano ancora qui ad aspettarmi e succederà la stessa cosa anche con te» concluse, rientrando in camera, lasciandolo solo e riflettere sulle sue parole.



* * *


Non so davvero come scusarmi per questo immenso ritardo, ma credetemi...non avevo la più pallida idea su come continuare.
So già come sarà il finale e quali saranno le "coppie definitive", il problema è il "mezzo" per arrivarci XD
Inoltre, trovo che questa storia stia diventando sempre più noiosa e quindi, la voglia di scriverne il seguito, non ha fatto altro che scarseggiare sempre più :/
Ma visto che ci sono persone che, non so come, continuano a seguire questa ff, ho deciso di rimettermi all'opera e scriverne il continuo, quindi non l'abbandonerò, questo è poco ma sicuro.
Probabilmente vi starò mandando al manicomio, con questo tira e molla tra Sana/ Yuri e Sana/Akito, ma non temete, non dovrete aspettare chissà quanto per scoprire il finale, visto che ci vorranno al massimo altri cinque capitoli per giungere alla fine di tutto questo trambusto XD
Detto questo vi saluto, con la promessa che cercherò di aggiornare il prima possibile e ringraziando tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione nel capitolo precedente... :) 
Un abbraccio, alla prossima :)

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Capitolo 14
*** 14. Un nuovo amico ***


«E così ha deciso di partire per Londra» esordì Fuka, dopo aver ascoltato per filo e per segno il racconto della sua amica.
«Già, con quella lì al suo fianco» le rispose sbuffando.
Era più forte di lei, l’idea di Yuri e Miky che trascorrevano del tempo insieme, per di più dall’altra parte del mondo, la faceva uscire fuori di testa  «So di aver commesso un errore madornale nascondendogli ciò che è successo con Hayama, ma che bisogno c’è di scappare?»
Matsui sollevò così tanto le sopracciglia che le arrivano quasi all’attaccatura dei capelli «Non prendertela Sana, ma detto da te è davvero il colmo, visto che in passato eri la prima a scappare quando c’era qualcosa che non andava»
Sana gonfiò le guance, indispettita dalla predica della sua amica.
Sapeva che in più occasioni si era comportata come una perfetta codarda, ma che bisogno c’era di rinfacciarglielo continuamente?
«Era prima di capire che scappando non si risolvono i problemi» soffiò infine, lasciandole sgonfiare lentamente.
«Forse, proprio come te, ha bisogno di farlo prima di capirlo»
 «Sarà, ma comunque è tutto un casino» disse in un sospiro.
«Oh, su questo non ci sono dubbi!» l’assecondò «Nemmeno le trame dei film a cui hai preso parte, sono così complicate come la tua vita sentimentale»
La guardò, riducendo gli occhi in due fessure «Lo sai vero che, da buona amica, dovresti tentare di consolarmi?»
«Ti sbagli, da buona amica quale sono, mi tocca dirti la verità, anche se quest’ultima ti infastidisce» le rispose, per poi voltarsi quando sentì un grande trambusto provenire tra i corridoi scolastici notando, pochi istanti dopo, un tipo dai capelli rossi inseguito da un gruppo di ragazze.
«Ma chi è quello lì?»
Sana seguì il suo sguardo, per capire a chi si stesse riferendo «E’ Michael, il ragazzo con il quale Yuri ha effettuato lo scambio culturale» lo chiamò ad alta voce e si sbracciò, per attirare la sua attenzione e lui, subito dopo, liberatosi dalle estenuanti avance delle altre, le raggiunse.
«Hi, SweetHeart»
«La pianti di chiamarmi in questo modo?» sbottò, stizzita «E poi mi spieghi perché stavi correndo tra i corridoi? Non sai che è vietato?»
«Non è mica colpa mia se quelle tipe hanno preso una sorta di ossessione nei miei confronti. Io cercavo solo di svignarmela»
«Incredibile! Sei appena arrivato e già sei diventato l’idolo delle ragazze»
«Che vuoi farci» si passò la mano tra i capelli con fare vanitoso «Il fascino inglese è irresistibile» esclamò, per poi voltarsi verso Fuka, notando solo in quel momento la sua presenza «E questo splendore chi è?»
«Lei è Fuka, la mia migliore amica»
Michael le prese la mano e le posò un bacio sopra «Piacere di conoscerti Sugary, io sono Michael»
«Sugary?» ripetè  sconcertata, liberando la mano dalla sua presa.
«Significa “zuccherino”»
«So cosa significa, ciò che non capisco è perché diavolo mi hai chiamata in questo modo»
«Non ti piace essere chiamata così?»
«E me lo chiedi? Certo che no!»
Si picchiettò il mento con le dita, assumendo un’aria pensierosa «Preferisci Dolly? My love? Joy?»
«FUKA!» gli urlò contro, mentre Sana assisteva divertita a quel botta e risposta.
«E va bene FUKA, ti va se pranziamo insieme dopo?» le propose, facendole rizzare i capelli dalla rabbia.
«Sana…» la chiamò lentamente, in un modo piuttosto inquietante ed allungando una mano verso di lei «Dammi quel coso»
«Di cosa stai parlando?» domandò, confusa.
«Sai benissimo di cosa sto parlando, ce l’hai sempre con te»
Sfilò il piko, da non si sa dove e glielo porse «Ti riferisci a questo?»
L’afferrò velocemente «Esatto» rispose, per poi colpire il ragazzo di fronte a lei, con così tanta forza da rompere quell’aggeggio in due parti.
«Guarda cos’hai combinato, me l’hai rotto!» urlò disperata Sana, muovendo continuamente le braccia.
Fuka lanciò la rimanenza del manico in aria, mostrandosi per nulla dispiaciuta dell’accaduto «Suvvia, quante storie. Ne avrai come minimo una scorta intera»
Indispettita, si puntò le mani sui fianchi «Certo, ma resta comunque il fatto che c’è un sentimento che mi lega ad ognuno di questi martelletti»
«Mi dici cosa ti è preso?» s’intromise Michael, massaggiandosi il capo dolente «E poi mi spiegate cos’è quel coso?»
«Cosa è preso a me? Cosa è preso a te!» sbottò furiosa, ignorando completamente la sua ultima domanda «Non so come funziona a Londra, ma sappi che qui non ci si prova in questo modo con una ragazza che, tra l’altro, hai appena conosciuto!»
«Ma non ho detto nulla di male» ribattè risentito «Ti avevo solo chiesto se ti andasse di pranzare insieme a me, sei tu che te la sei presa per niente»
«La tua proposta è stata decisamente inopportuna e fuori luogo»
Fece per risponderle, ma si pietrificò sul posto quando notò un ragazzo, poco distante dal punto in cui si trovavano, guardarlo in malo modo «Perché quel tipo mi sta fissando come se volesse uccidermi?» chiese a loro, che curiose si voltarono, trovando un Hayama intento a fulminare con lo sguardo il povero Michael.
«E’ Akito Hayama, l’ex di Sana, evidentemente è infastidito dalla tua presenza al suo fianco»
Sana incrociò le braccia sotto al seno «Appunto è un EX, quindi non vedo perché debba essere infastidito»
«Eppure lo è»
«Anche se fosse non è un problema mio»
Michael, diede un’occhiata oltre alle sue spalle e poi riposò lo sguardo su di lei «Sta avanzando verso di noi»
«Non m’interessa e poi…» lasciò la frase in sospeso, quando sentì qualcuno afferrarla per un polso e trascinarla via da lì «Hayama, mollami immediatamente!» urlò, cercando di liberarsi dalla sua presa.
Incurante delle sue parole e cogliendola alla sprovvista, se la caricò sulle spalle, mentre lei continuava a colpirlo con dei pugni sulla schiena e a minacciarlo di morte precoce se non l’avesse lasciata andare all’istante, sotto lo sguardo incredulo e divertito degli altri studenti sparsi per i corridoi.
La portò in cortile, adagiandola ai piedi di un grande acero dalle foglie autunnali «Mi spieghi cosa ti è saltato per la testa Hayama?» ringhiò, maledicendo mentalmente la sua amica per aver distrutto pochi minuti prima il suo fidato piko, impedendole quindi di colpirlo ripetutamente come avrebbe voluto «Questo, mio caro, è sequestro di persona ed è un reato!»
Akito sbuffò, roteando gli occhi al cielo «Kurata, sei sempre la solita esagerata»
«E tu il solito cavernicolo! Non potevi chiedermi, come tutte le persone normali, di seguirti, invece di afferrarmi come un sacco di patate?»
«Avremmo perso solo del tempo.Piuttosto, mi dici chi è quel tipo con quello strano accento?»
«Non ti riguarda!»
«Mi riguarda eccome invece, non bastava l’altro idiota? Ne hai trovato un altro adesso?»
«Guarda che quell’idiota ha un nome e non ti permetto di chiamarlo in questo modo» sbraitò, facendolo accigliare.
«Per me resta comunque un’idiota»
«Dio, delle volte sei proprio infantile» borbottò, massaggiandosi la fronte con il medio ed il pollice.
«Ti decidi a rispondermi?»
«Continuo a non capire cosa centri tu in tutto questo, ma se ci tieni proprio a saperlo è il ragazzo con il quale Yuri ha effettuato lo scambio culturale. Vivrà da me durante la sua permanenza a Londra»
E se da una parte  il ricordo della partenza di Yuri, che si sarebbe tenuta da lì a poco,  lo tranquillizzò, dall’altra parte il pensiero di lei che condivideva lo stesso tetto con un altro ragazzo, lo innervosì.
«Quindi vivrà con te» constatò, mal celando il suo fastidio.
Annuì, scocciata da quell’assurda situazione che si era andata a creare.
«Perfetto» ironizzò, alzando le braccia e lasciandole ricadere subito dopo lungo i fianchi «Non poteva trovarsi un altro alloggio?»
«Ascolta Hayama…» gli puntò l’indice contro, furiosa come non mai «Tu non puoi essere geloso di me, o meglio, non puoi più dopo avermi cornificata alla grande, sono stata abbastanza chiara?»
«Non posso impedirlo Kurata, non quando continuo a provare determinati sentimenti nei tuoi confronti»
 «Sentimenti che però, non ti hanno impedito di tradirmi»
«Mi sarò scusato almeno un centinaio di volte. Quando ti deciderai a mettere la rabbia ed il rancore da parte?»
«Non ci riesco» gli rispose, facendolo trasalire» «Ti amavo così tanto che è stato come se tu mi avessi uccisa e non riesco a perdonarti, è più forte di me»
«Con l’abbraccio che ci siamo scambiati sotto al nostro gazebo, mi hai fatto capire tutt’altro»
«E’ stato solo un momento di debolezza. Ho avuto modo di riflettere in queste ultime settimane e mi sono resa conto che non riesco a lasciarmi il passato alle spalle, non dopo il dolore che  mi hai causato»
Si avvicinò a lei, che di rimando indietreggiò fino ad urtare con la schiena contro il tronco dell’albero «Non avvicinarti»
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli «Credimi, vorrei cancellare tutto»
«Ma non puoi e soprattutto non puoi presentarti due anni dopo, quando finalmente ero riuscita ad andare avanti con la mia vita, dicendo di amarmi. NON PUOI!»
Hayama strinse i pungi lungo i fianchi «E cosa dovrei fare?Farmi da parte e vedere te al fianco di un altro?»
«Mi sembra il minimo dopo i due anni d’inferno che mi hai fatto passare. Tu non puoi minimamente immaginare cos’ho passato, non soltanto io, ma anche e le persone che hanno continuato a restare al mio fianco e che hanno vissuto costantemente con il terrore che potessi avere una ricaduta (**)»  affermò con voce rotta «Due anni durante il quale, come una perfetta stupida, continuavo a sperare in una tua chiamata, un messaggio o un email, ma nulla. Hai continuato a viverti la tua storia con Aya, fregandotene altamente di come potessi sentirmi»
«E invece ti sbagli, ho sempre chiesto tue notizie agli altri»
«E quando lo facevi? Prima o dopo esserti arrotolato sotto le lenzuola con colei che in passato potevo ancora considerare la mia migliore amica?»
«Questo non ha alcuna importanza, io…»
«Ho una domanda da porti Hayama e voglio che tu mi risponda sinceramente» lo interruppe «Se quella sera di due anni fa, non vi foste accorti della mia presenza saresti…»
«Non chiedermelo» questa volta fu lui ad interrompere lei «Non farlo» la implorò.
«Invece te lo chiedo eccome! Se non vi foste accorti della mia presenza, ti saresti spinto oltre con lei?»
Akito rimase in silenzio, evitando di guardala negli occhi.
Una muta risposta che valse come un  doloroso “Sì”.
«E questo me lo chiami amore, Hayama?» scoppiò in una risatina nervosa, mentre tentava di mandare indietro le lacrime «Avresti fatto sesso con lei, convinto che io fossi nella sala insieme agli altri ad aspettare il tuo ritorno ed hai anche il coraggio di dire che non hai mai smesso di amarmi?»
Lui chinò lo sguardo, sentendosi un vero e proprio verme, mentre lei continuava a sfogare la sua rabbia su di lui.
Avrebbe voluto provare a convincerla del contrario, ma in quel momento, sapeva che qualsiasi tentativo sarebbe stato vano.
«Il tuo non è amore, è solo una stupida ossessione e nulla più» concluse, affrettandosi ad asciugare il viso con il dorso della mano, prima che lui potesse notare le sue lacrime e si allontanò velocemente da lì, senza nemmeno dargli il tempo di ribattere.
Rientrata all’interno dell’edificio scolastico, si sentì afferrare per un braccio.
Si voltò e con la convinzione che fosse Hayama, alzò una mano per schiaffeggiarlo, ma si bloccò quando invece incrociò un paio d’occhi azzurri «SweetHeart, cosa ti è successo?» le chiese preoccupato, notando i suoi occhi arrossati.
Abbassò la mano «Nulla Michael, non preoccuparti. Sto bene»
La scrutò attentamente, per nulla convito dalle sue parole «Eppure, sembra che tu abbia pianto»
«No, ti sbagli. Mi è solo entrato qualcosa nell’occhio»
«E’ la scusa più vecchia di questo mondo, lo sai vero?»
Si morse un labbro, incerta su cosa dirgli per convincerlo del contrario, ma prima che potesse proferire parola, lui l’anticipò «Guarda che sei vuoi puoi sfogarti con me, dicono che sono un eccellente ascoltatore e consigliere»
Sorrise amaramente «E’ complicato…»
«Provaci»
«E’ una lunga storia, ti annoierei»
Michael le diede un buffetto sulla fronte «Smettila di dire sciocchezze e raccontami cos’è successo da turbarti tanto»
Titubante, fece come l’era stato chiesto, raccontandogli ogni cosa: del tradimento di Hayama ed Aya, della sua fuga per l’Italia, del dolore che aveva provato, della relazione con Yuri, fino ad arrivare agli ultimi avvenimenti.
«Oh my god, SweetHeart, è un vero casino!» commentò infine lui.
«Puoi dirlo forte» sbuffò «Pensi che abbia esagerato nel reagire in quel modo con Hayama?»
Scosse il capo in segno di negazione «Sono dell’opinione che chiunque avrebbe reagito in quel modo, dopo essere stato tradito. Non bastano di certo delle belle parole per far si che tu metta il dolore e il rancore da parte»
«Sarebbe troppo semplice» 
«Infatti» l’assecondò «Comunque sia, io credo che entrambi, a modo loro, siano innamorati di te»
«Ti sbagli, se Hayama fosse stato innamorato non mi avrebbe mai tradita e Yuri, non si sarebbe arreso così facilmente»
«Riguardo Hayama, mi rendo conto che non riesci a perdonarlo, ma se non ci tenesse a te dubito avesse cercato di rimediare al suo errore, come invece sta cercando di fare»
«So che ci tiene a me, ma dubito fortemente che si tratti ancora di amore. Credo che, in un certo senso, sia innamorato del ricordo di noi. Mi spiego?»
Annuì «Sì, credo di aver capito cosa intendi» mormorò pensieroso, massaggiandosi il mento «Per quanto riguarda Yuri, invece, credo che ti ami così tanto da mettere la tua felicità prima della sua»
«E la mia felicità sarebbe saperlo distante da me?» gli chiese scettica.
«Evidentemente è convito che tu sia ancora innamorata di Hayama e che non riesci a capirlo a causa della sua vicinanza. Credo che abbia deciso di partire per far si che tu riesca finalmente a chiarire i tuoi dubbi ed essere felice al fianco della persona che, secondo lui, ami»
«Non lo so Michael, è tutto così complicato»
«E tu? Di chi sei innamorata?»
Trasalì «Ad essere sincera, non lo so. Il fatto è che tengo ad entrambi, ma in modo diverso» si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito «Con Hayama c’è stato un tira e molla sin da quando eravamo bambini. L’ho amato davvero tanto e delle volte, ripensando a ciò che abbiamo trascorso insieme, mi viene una leggera malinconia dei tempi passati. C’è ancora qualcosa che mi lega a lui, ma non so esattamente cosa sia, quindi non sono totalmente convinta che sia un capitolo chiuso, anche se non sto facendo altro che negarlo da quando sono tornata in Giappone, non soltanto agli altri, ma soprattutto a me stessa» sospirò «In seguito al dolore che mi aveva causato, ero convinta di non riuscire a legarmi più a nessuno, ma poi improvvisamente è arrivato Yuri che è stato in grado di stravolgere completamente la mia vita in così poco tempo che, a pensarci, sembra quasi assurdo. E’ stato l’unico in grado da salvarmi dall’inferno in cui stavo vivendo, era sempre lì pronto a confortarmi quando avevo bisogno di una spalla su cui piangere, senza mai chiedere nulla in cambio. Gli ho voluto bene fin da subito, anche se all’inizio della nostra conoscenza non facevamo altro che punzecchiarci a vicenda. Il problema è che non so ancora se quel “bene” si sia trasformato in qualcosa di più profondo»
«Detto in parole povere, nella tua povera testolina regna il caos più totale»
«Esatto, hai centrato il punto»
«Beh, l’unico consiglio che mi viene da darti, è quello di prenderti tutto il tempo che ti serve, in modo tale da chiarire i tuoi dubbi e sentimenti, prima di prendere qualsiasi decisione»
Annuì  «Tu non lo sai, visto che ci conosciamo appena, ma sono sempre stata una frana nelle questioni amorose» tentò di sdrammatizzare.
«L’avevo intuito» disse divertito.
Sana gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sé «Non so davvero come ringraziarti Michael, mi sento decisamente meglio dopo essermi sfogata con te»
La strinse a sua volta, accarezzandole i capelli «Beh, potresti ringraziarmi mettendomi una buona parola con la tua amica» sghignazzò, sorridendo sghembo.
«Ti riferisci a Fuka?» domandò, sciogliendosi dall’abbraccio.
«Già! Ha un caratterino davvero niente male e poi è così carina»
«Non è che sei stato colpito dal famoso “colpo di fulmine”?» lo schernì, muovendo continuamente le sopracciglia dal basso verso l’alto.
Michael avvertì uno spiacevole calore invadergli il viso «Ma no, che dici!Diciamo solo che, se avesse voglia di farmi compagnia nel mio letto, non la caccerei mica» affermò malizioso, ricevendo subito dopo un pugno sulla spalla da parte sua.
«Ehy, guarda che la mia amica non è affatto una ragazza facile»
«Scherzavo! Voglio solo un appuntamento per conquistarla, giuro»
«Sarà meglio per te!» l’avvertì, con tono minaccioso «Ma ti avverto, non sarà per niente facile. Anche lei in passato ha sofferto per amore e fa fatica a fidarsi dell’altro sesso»
«Oh, mi dispiace. Cosa l’è accaduto?»
«Scusami ma non posso dirtelo. Dovrà essere lei a raccontarti tutto, se vorrà»
«Mmmh si, hai ragione»
«Beh, adesso sarà meglio rientrare in classe, prima che ci diano per dispersi»
Annuì, avvolgendole un braccio intorno alla spalle ed incamminandosi al suo fianco «Ma cosa fai?» gli chiese imbarazzata.
«Dopo quello che ti stanno facendo passare quei due, non gli farà male provare un po’ di gelosia nel vederti avvinghiata ad un aitante ed affascinante ragazzo inglese» sghignazzò strizzandole l'occhio.
 «Sei incredibile»
«Lo prenderò come un complimento» 
Gli sorrise, felice del fatto che, nonostante tutto, avesse trovato un nuovo amico di cui potersi fidare «Credimi, lo è»



***

(**) ricaduta riferitasi alla malattia della bambola.
 
Ciao :)

Volevo ringraziare tutte coloro che attraverso una recensione, hanno contribuito a darmi quella spinta che mi serviva per continuare a scrivere il seguito di questa ff, nonostante stessi iniziando a considerarla pesante e noiosa :)
Grazie, grazie e ancora grazie, di vero cuore <3
Inoltre, ci tenevo ad aggiungere, che in seguito alla pubblicazione del tredicesimo capito, ho avuto modo di avere delle conversazioni con due lettrici (del quale non mi va di fare nomi) attraverso dei messaggi privati su efp, nei quali mi hanno “gentilmente” avvisato, che se che se non dovessero tornare le coppie originali, ovvero Sana/Akito e Yuri/Miky, rimuoveranno la mia storia dalle seguite e altre cose che non sto qui a dirvi  :/ (Ammetto che all’inizio pensavo che si trattasse di uno scherzo, di qualche “battutina” scritta così, tanto per…ma mi sbagliavo…)
Personalmente non mi ha mai infastidito  leggere recensioni o messaggi privati nei quali mi scrivevate il vostro parare su quali dovrebbero essere le “coppie definitive”, anzi, mi ha sempre fatto piacere leggere diversi punti di vista e se vi sto raccontando questo è perché, nel momento in cui mi vengono inviati questi “avvertimenti”, quasi “imposizioni”,  che considererei a dir poco infantili e di poco gusto, ci tenevo ad invitare tutti coloro che la pensano in questo modo, a smettere di leggere questa storia, a prescindere da quali saranno le coppie finali, poiché non mi va più di avere simili conversazioni.
Ci sono modi e modi per esprimere il proprio punto di vista e sicuramente il loro non è stato quello giusto.
(Ovviamente, ho detto la stessa cosa a queste due persone in privato)
Detto questo, mi scuso per questo “piccolo sfogo” e rinnovo i miei ringraziamenti a chi continua a seguire la mia storia, a prescindere da come sarà il finale :)
Un abbraccio, alla prossima :*

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