L'Erede dei Black di Alohomora (/viewuser.php?uid=61039)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza col cane nero ***
Capitolo 2: *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 3: *** La leggenda di Castleblack ***
Capitolo 4: *** Il messaggio misterioso ***
Capitolo 5: *** Un mondo nuovo ***
Capitolo 6: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 7: *** Vecchi ricordi e nuove speranze ***
Capitolo 8: *** Di nuovo in pericolo ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** Le sorprese del destino ***
Capitolo 11: *** Ti presento i miei ***
Capitolo 12: *** Confessioni di un Malandrino ***
Capitolo 13: *** Prova superata ***
Capitolo 14: *** Nuovo erede nuovo nome ***
Capitolo 15: *** Due Malandrini, una famiglia ***
Capitolo 16: *** Resurrezione ***
Capitolo 17: *** L'Erede dei Black ***
Capitolo 18: *** Mille domande, nessuna risposta ***
Capitolo 19: *** Grimmauld Place ***
Capitolo 20: *** Il nuovo ordine della Fenice ***
Capitolo 21: *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 22: *** La piccola peste ***
Capitolo 23: *** Il bambino sopravvissuto ***
Capitolo 24: *** Guerra e pace ***
Capitolo 25: *** Libera Uscita ***
Capitolo 26: *** Buon Natale Grimmauld Place ***
Capitolo 27: *** Harry e Sirius ***
Capitolo 28: *** Finchè morte non ci separi ***
Capitolo 29: *** Oblivion ***
Capitolo 30: *** Uniti ma divisi ***
Capitolo 31: *** Eclissi Totale ***
Capitolo 32: *** E la vita continua ***
Capitolo 33: *** 2 maggio 1998 ***
Capitolo 34: *** Fine del primo tempo ***
Capitolo 35: *** Secondo tempo ***
Capitolo 36: *** Hogsmeade ***
Capitolo 37: *** L'abbraccio che aspettavo ***
Capitolo 38: *** Harry e Teddy ***
Capitolo 39: *** Gocce di memoria ***
Capitolo 40: *** Riunione di famiglia ***
Capitolo 41: *** Il tesoro nascosto ***
Capitolo 42: *** Due settimane prima ***
Capitolo 43: *** Primo settembre ore 11.00 ***
Capitolo 44: *** Verso una nuova vita ***
Capitolo 45: *** Hogwarts vi darà sempre il benvenuto ***
Capitolo 46: *** Primi passi a Hogwarts ***
Capitolo 47: *** La nuova vita di Rebecca Black ***
Capitolo 48: *** Ritorno a Grimmauld Place ***
Capitolo 49: *** Il Cercatore di Serpeverde ***
Capitolo 50: *** Il vecchio elfo e il giovane padrone ***
Capitolo 51: *** Le verità nascoste ***
Capitolo 52: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 53: *** La donna del ritratto ***
Capitolo 54: *** 25 dicembre 2006 ***
Capitolo 55: *** L'ultimo nemico ***
Capitolo 56: *** Harry Potter e il mistero del Velo ***
Capitolo 57: *** Di nuovo oltre il Velo ***
Capitolo 58: *** Dieci anni in poche ore ***
Capitolo 59: *** Gioventù Malandrina ***
Capitolo 60: *** Di nuovo e per sempre ***
Capitolo 61: *** L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 1 *** La ragazza col cane nero ***
Capitolo 1 - La ragazza col cane nero
“Rebecca e Felpato" - Disegno di
Elisa/Mirwen
La ragazza col cane
nero
“La
ragazza col cane nero”.
Era
così che gli abitanti di Castleblack chiamavano la loro
concittadina
Rebecca Scott, una giovane infermiera di 25 anni che viveva in una
piccola casa con giardino insieme a Felpato, il suo grosso cane dal
folto pelo nero e dagli occhi chiari.
Felpato
con la sua mole attirava gli sguardi di tutti, soprattutto dei
bambini, e stuzzicava la curiosità di Miss
Swayne, la
vicina di casa,
che
riteneva
che il rapporto di Rebecca
con
il suo animale domestico non
fosse normale.
Spesso
Miss Swayne, affacciandosi
alla finestra, vedeva Felpato accucciato nel prato accanto a Rebecca
che, sdraiata sull’erba,
teneva la testa appoggiata al corpo del suo cane, quasi fosse un
cuscino.
Poteva
vedere chiaramente Rebecca parlare con il suo cane, e anche se non
riusciva a sentire cosa gli dicesse era logico che parlava con lui, e
sembrava che lui la capisse e che, in qualche modo, le rispondesse.
Certo
non era l’unica persona al mondo a comportarsi in modo
affettuoso
con il proprio animale domestico, ma c’era qualcosa di
diverso nel
rapporto tra Rebecca e Felpato, qualcosa di strano… qualcosa
di…magico…
E
poi spesso quello strano cane spariva.
Dove
andava era un mistero, però tornava sempre.
E
c’erano anche i gufi, comparsi all’improvviso e
senza una
ragione, che sembravano avere fatto il nido sul tetto della casa di
Rebecca e che andavano e venivano a loro piacimento.
Quando
poi Rebecca era rimasta incinta la curiosità di Miss Swayne
era
salita alle stelle, anche perché Rebecca e il suo compagno
non
vivevano insieme stabilmente.
Rebecca
le aveva raccontato che il padre di suo figlio viveva e lavorava a
Londra e che
spesso si recava in America per affari, e Miss Swayne l'aveva
intravisto soltanto un paio di volte, perchè era sempre
Rebecca che
si recava a Londra da lui.
Era
un giovane alto, con lunghi capelli neri... Miss
Swayne intuiva che doveva esserci sotto qualcosa, forse quel tipo era
un
poco di buono, oppure era un uomo sposato, e per quel motivo Rebecca
non viveva con lui alla luce del sole.
Un
giorno Miss Swayne incrociò Rebecca, in avanzato stato di
gravidanza, con la borsa
della
spesa in mano e l’inseparabile Felpato al suo fianco che le
girava
intorno piuttosto ansioso ed irrequieto.
“Stai
tranquillo, non è pesante ce la faccio!” gli
diceva Rebecca
divertita.
“Ma come si preoccupa il suo cane
per il suo stato!
Sembra quasi che sia lui il padre del bambino!” aveva
ironizzato
Miss Swayne, beccandosi come risposta un ringhio minaccioso da parte
di Felpato che l'aveva spaventata a morte spingendola a rifugiarsi in
fretta e furia in casa sua, mentre Rebecca era scoppiata a ridere.
“Dai,
amore, andiamo a casa!”
Amore?
Ma
aveva sentito bene?
No,
quella ragazza aveva decisamente tutte le rotelle fuori posto!
E
poi quel cane era troppo pericoloso, un giorno o l'altro avrebbe
finito col ferire seriamente qualcuno!
Alla
fine di giugno Rebecca ebbe
un bambino e,
dopo nemmeno un mese, lasciò Castleblack
per andare a vivere a Londra
con il suo compagno.
Miss
Swayne si era ormai convinta che
non l'avrebbe più rivista e invece,
subito
dopo Natale, Rebecca
tornò a casa insieme a suo figlio
dicendo
che suo marito era rimasto a Londra per finire di sbrigare alcuni
affari e che presto l'avrebbe raggiunta.
Miss
Swayne era sempre più convinta che Rebecca fosse la classica
ragazza
sedotta e abbandonata che mentiva
per salvare le apparenze, e
alla
storia del marito
non credeva neanche un po'.
E
poi un
giorno Miss Swayne la vide seduta in
giardino
con accanto il suo bambino che giocava, e si spaventò.
Rebecca
era magra, pallida, spenta, senza vita... Solo quando guardava il suo
bambino sul suo volto appariva l’ombra di un sorriso, ma per
il
resto aveva l’aspetto di una persona che si obbligava a
vivere
perché non aveva altra scelta.
Qualcosa
di molto grave doveva essere successo, era evidente, e così
Miss
Swayne si recò da lei, decisa a saperne di più.
“Buongiorno
Rebecca, come sta? Ma com’è cresciuto il suo
bambino! Le
somiglia!” disse Miss Swyane che, oltre ad essere come al
solito
incuriosita, era anche sinceramente preoccupata per lei.
Rebecca
le rivolse un sorriso triste e si girò a guardare suo
figlio, un
bellissimo bambino di un anno, coi i capelli biondi come quelli della
madre e con due bellissimi occhi grigi, tutto concentrato nello
sforzo di alzarsi in piedi e muovere i primi passi.
“Non assomiglia a me... è come suo
padre...” rispose Rebecca con voce
spezzata da un dolore troppo grande da sopportare.
Miss
Swyane
provò una grande compassione per Rebecca e per quello che le
era
successo... era
così ovvio!
Quel
disgraziato
l'aveva
piantata in asso con un figlio da mantenere, e
quella sciocca ne era ancora innamorata!
“E
il suo cane che fine ha fatto?" chiese Miss Swayne intenzionata a
prendere il discorso alla lontana per arrivare, infine, a scopire
qualcosa di più sul padre del bambino.
Rebecca
iniziò a piangere, la guardò con il volto rigato
di lacrime e
disperata rispose: “È morto il mio
Felpato!”, poi
prese in braccio suo figlio ed
entrò in casa.
Miss
Swayne scosse la testa.
Quella
ragazza era proprio svitata, non c’erano dubbi.
Era
convinta che fosse preoccupata per il
suo futuro e per
suo figlio e invece... Ma
era il caso di mettersi a piangere così?
Gli
era affezionata, e
su questo non c'erano dubbi,
ma… caspita!
Dopotutto…
era
solo un cane!
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Capitolo 2 *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 2 - Dieci anni dopo
Dieci anni dopo
Hermione Granger
Weasley, ora insegnante di
Babbanologia a Hogwarts, amava tantissimo il suo mestiere e, in
particolar modo, amava recarsi nelle case Babbane per
annunciare ad
una coppia di increduli genitori che nella loro famiglia
c’era un
piccolo mago o una piccola strega che avrebbe presto frequentato
l'antica scuola di Magia e Stregoneria.
Tutto
questo le ricordava il giorno in cui anche lei aveva scoperto di
essere una strega, il giorno che aveva cambiato per sempre la sua
vita, uno dei giorni più belli che avesse mai vissuto, e ne
aveva
vissuti tanti, soprattutto negli ultimi anni, dato che aveva
finalmente sposato Ron, il suo grande amore di sempre, e da due anni
era mamma di una bellissima bambina di nome Rose.
Quel
giorno si stava recando a Castleblack, una piccola città
vicino a
Glasgow, per consegnare la lettera ad un bambino che rispondeva al nome
di Jupiter Alphard Scott.
Quel
nome così insolito le aveva fatto fare un salto nel passato
e si
era ritrovata a pensare all'Ordine della Fenice, ai mesi trascorsi a
Grimmauld Place e, naturalmente, a Sirius Black.
Ricordava
ancora il grande albero genealogico, il motto Toujours Pur,
lo
stemma della Nobile e Antica Casata dei Black e, soprattutto,
ricordava i nomi di chi era stato canellato da quell'albero genealogico
perchè indegno di fare parte della famiglia.
Tra i rinnegati della famiglia c'era anche lo zio
di Sirius, che si chiamava Alphard, proprio
come il bambino a
cui stava portando la lettera.
Hermione
sapeva che alcuni Black erano stati allontanati dalla famiglia a causa
della loro condizione di Magonò e, in quanto
tali, erano
andati a vivere in
esilio fra i Babbani, ed iniziò a considerare l'ipotesi che uno di quei
Black si
fosse sposato con una
Babbana dando vita ad una famiglia che si era estesa e
sviluppata nei secoli fino ad arrivare a Jupiter Alphard Scott, nelle
cui vene era tornato a scorrere sangue di mago.
Hermione
era curiosa di conoscere quel bambino, curiosa di conoscere l'origine
del suo nome, Jupiter Alphard, un nome composto dall'unione di
un
pianeta e di una stella... un nome che non avrebbe sfigurato per
niente sull'albero genealogico dei Black!
E la cittadina in cui viveva si chiamava Castleblack...
Non
erano semplici
coincidenze, Hermione ne era certa, e provava una strana sensazione
alla quale non riusciva a dare un nome, il tipico stato
d'animo che la spingeva sempre a correre in
biblioteca nella speranza di trovare una risposta alle sue
domande.
Ne
avrebbe sicuramente parlato con Harry, era certo che l'avrebbe aiutata
a risolvere il mistero una volta saputo che un probabile
discendente di Sirius avrebbe
presto frequentato Hogwarts!
Con
questi pensieri in testa Hermione bussò alla porta di casa
Scott,
accingendosi a ripetere la consueta routine.
Ormai
dopo tanti anni sapeva cosa la aspettava, sapeva che inizialmente le
persone con cui sarebbe entrata in contatto non avrebbero creduto ad
una sola parola di ciò che lei avrebbe detto, spesso
credevano che
fosse uno scherzo, o una nuova trovata pubblicitaria!
Era
sempre il diretto interessato, il destinatario della lettera, a
convincere i genitori, anche per lei era stato così.
Quando
era bambina si era accorta da un bel pezzo che riusciva a fare cose
strane, tipo spostare gli oggetti senza muovere le mani o accendere
le luci di casa senza toccare l'interruttore, e quando le avevano
detto: "Sei una strega" aveva finalmente capito
qual'era il suo posto nel mondo e, soprattutto, qual era il suo
mondo.
Ma
Hermione non era minimamente preparata a quello che accadde non
appena la porta di quella casa si aprì.
“Buongiorno,
lei è la signora Rebecca Scott?” chiese Hermione,
assumendo
immediatamente un tono professionale ed ufficiale.
“Sì
sono io cosa... “ iniziò a dire la donna che le
aprì la porta, ma
non riuscì a terminare la frase perchè
impallidì, si portò una
mano alla bocca e la fissò incredula, gli occhi sbarrati per
lo
stupore e l'emozione.
“Hermione...
“ sussurrò la donna visibilmente commossa.
“Non
avrei mai
pensato di ricevere da te la lettera da Hogwarts...“
proseguì fissando la busta sigillata che Hermione teneva fra
le
mani.
Per
una frazione di secondo Hermione rimase ammutolita e choccata, e
quando aprì la bocca balbettò con voce incerta:
“Ma... ma...
Conoscete Hogwarts? Ma voi non potreste... Non
dovreste!”
Non
era possibile, non potevano sapere dell’esistenza di
Hogwarts, la
scuola era protetta dai più potenti incantesimi respingi
Babbani, lo
stesso nome di Hogwarts era stregato, e se qualche studente Babbano
di nascita diceva“Frequento Hogwarts” la
persona con cui
parlava capiva “Frequento il liceo”...
Era così che il
segreto veniva conservato!
Allora
c'era stato davvero un Magonò in quella famiglia!
Sicuramente
aveva parlato ai suoi parenti del mondo magico, e aveva detto che
forse un giorno uno di loro avrebbe sviluppato i poteri che lui non
aveva mai avuto!
Ma
quella donna l’aveva chiamata Hermione, aveva parlato come se
si
fossero già conosciute, ma Hermione non la ricordava
affatto, non
l'aveva mai vista prima... Cosa stava succedendo?
“Vieni
Hermione accomodati” disse Rebecca conducendola gentilmente
in
salotto. “Immagino che tu non ci stia capendo nulla ed
è normale,
ma noi ci siamo già conosciute, anche se adesso non puoi
ricordartelo”.
Hermione
si sentiva sempre più confusa e disorientata: dove e quando
aveva
già incontrato quella donna?
Aprì
la bocca per parlare ma in quel momento nella stanza entrò
di corsa
un ragazzino che, Hermione intuì, doveva essere Jupiter, il
destinatario della lettera.
“E' arrivata mamma?
E' arrivata la mia lettera? Andrò davvero a
Hogwarts?” esclamò stupito ed incredulo
mentre il cuore gli martellava impazzito nel petto.
Era
vero... era tutto vero...
Quel
giorno compiva undici anni e sua madre gli aveva sempre detto
che avrebbe ricevuto quella famosa lettera ma, col
passare del tempo, aveva iniziato ad avere paura.
Lui
sapeva di avere delle doti che gli altri bambini non possedevano,
sapeva di essere il figlio di un mago.
Suo
padre era morto quando lui aveva solo un anno ma il suo ricordo era
vivo più che mai nel suo cuore grazie ai racconti di sua
madre, e
conosceva bene la sua storia e la storia della famiglia alla quale
apparteneva.
Ma
nel mondo magico nessuno sapeva più della sua esistenza... E
se si
fossero scordati definitivamente di lui?
Hermione
con la sua visita aveva trasformato i suoi dubbi in certezze, e le
sue paure in una immensa felicità: il suo futuro iniziava in
quel
momento.
“Sì
Jupiter, andrai ad Hogwarts!” disse Rebecca abbracciando suo
figlio, anche lei al colmo della felicità.
Era stata una lunga attesa ma ora era tutto finito,
Jupiter sarebbe tornato a far parte del mondo a cui
apparteneva, tutti sarebbero tornati a ricordarsi di loro e
finalmente ogni cosa
sarebbe andata per il verso giusto.
Hermione
non aveva mai visto quel bambino eppure capì all'istante di
chi era
figlio, era così evidente, se non fosse stato biondo la
somiglianza
sarebbe stata più che perfetta.
E
lei che aveva pensato ad un lontano antenato...
Ebbe una fugace visione di se stessa a tredici anni
che cavalcava
Fierobecco con Harry, pensò a un antico arco e a un pesante
velo
che
fluttuava nell'aria, sentì di nuovo le urla
disperate di Harry e i suoi occhi si riempirono di lacrime:
perché
non ne avevano mai saputo niente?
“Il
figlio di chi portava il nome della stella più luminosa del
cielo non poteva che avere il nome del pianeta più grande
del
Sistema Solare... E Alphard... come lo zio preferito...“ pensò
Hermione, che a quel punto non vedeva l'ora di contattare Harry, che
più di chiunque altro aveva il diritto di sapere.
“Guarda
qui!” disse Jupiter e un attimo dopo tornò da
Hermione mostrandole
un album di foto. “Questa è mia mamma da giovane,
questo sono io
in braccio a mio padre e qui ci sei anche tu!”
Hermione
guardò la foto e il suo cuore si fermò per un
istante: era una foto
di gruppo in cui riconobbe lei stessa insieme a Ron, Harry, i
Weasley, Remus, Tonks...
“Questa
foto è stata scattata a Grimmauld Place.”
spiegò Rebecca. “Voi
non potete ricordare nulla, Sirius ha modificato i vostri ricordi per
proteggerci da Voldemort. Sì Hermione, credo che ormai
l’avrai
capito. Sirius era mio marito e il padre di mio figlio. Ma lascia che
ti racconti tutto dall’inizio.”
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Capitolo 3 *** La leggenda di Castleblack ***
Capitolo 3 - La leggenda di Castleblack
La leggenda di Castleblack
Dopo
la fuga da Hogwarts insieme a Fierobecco Sirius si era diretto in
Scozia in una piccola cittadina vicino a Glasgow chiamata
Castleblack.
Sulla collina che
sovrastava quella piccola città c'era infatti un castello,
invisibile agli occhi dei Babbani, che apparteneva da sempre alla sua
famiglia.
Gli abitanti di
Castleblack pur non vedendolo ne sospettavano l'esistenza
poichè la leggenda narrava che un tempo un castello
si
ergeva sulla collina in tutto il suo splendore finchè un
mago di
nome Acheron Black non aveva ucciso il nobile signore che lo
abitava e lo aveva reso invisibile per poter praticare
in solitudine i suoi incantesimi.
Si parlava di strani riti
magici che si erano svolti su quella collina, e la leggenda
raccontava di persone scomparse dai villaggi vicini, catturate dalle
oscure presenze che abitavano il castello invisibile.
Molte indagini erano state fatte nel corso degli
anni da storici, semplici curiosi ed esperti di fenomeni paranormali,
ma nessuno era mai riuscito a scoprire nulla, e col tempo la storia
di Castleblack era entrata a far parte delle innumerevoli leggende
scozzesi.
Quello che i Babbani ritenevano leggenda era invece realtà.
Acheron Black era
un lontano antenato di Sirius, e i Babbani scomparsi all'epoca erano
stati veramente catturati ed uccisi da Acheron e dai suoi
seguaci che
si divertivano a praticare la Caccia al Babbano
mentre i Babbani, a loro volta, praticavano la Caccia alle
Streghe.
Dopo
la morte di Acheron Black e la fine del Medioevo le pratiche
sanguinose erano cessate e il castello era rimasto disabitato per molti
anni, e nel corso dei secoli aveva perso la sua fama sinistra
diventando una delle tante residenze della famiglia
Black.
La proprietà del castello era
passata di padre in figlio sino ad arrivare ad Alphard Black che ci
aveva vissuto fino al giorno della sua morte
e che aveva
nominato Sirius suo unico erede non avendo avuto figli propri.
Sirius
dopo aver conseguito il M.A.G.O. aveva iniziato ad occuparsi del
castello con l'idea di farlo diventare un giorno la sua casa, ma a 22
anni era stato rinchiuso ad Azkaban e tutti i suoi sogni erano stati
stroncati sul nascere.
Il
castello era quindi rimasto nuovamente disabitato ma si era comunque
mantenuto in buone condizioni, nulla all’interno era
stato
toccato, e Sirius notò con soddisfazione che gli
incantesimi di protezione che zio Alphard aveva applicato e che lui
stesso aveva contribuito a rinforzare avevano continuato a funzionare
nel corso degli anni.
Si
aggirò tra le stanze polverose finchè non
raggiunse la camera da
letto principale, e si diresse subito verso uno scrittoio che stava
appoggiato alla parete.
Aprì il cassetto centrale e vi trovò subito
quello che cercava: la bacchetta magica di suo zio.
La
prese in mano e sentì un formicolio al braccio: la bacchetta
lo
aveva riconosciuto come suo padrone e Sirius tremò per il
sollievo,
perchè con una bacchetta di nuovo fra le mani sarebbe stato
tutto più
semplice.
Sirius avrebbe potuto scappare ancora
più lontano, ma
aveva già deciso che si sarebbe stabilito lì per
non allontanarsi
troppo da Hogwarts e da Harry, la persona per lui più
importante al
mondo.
Si
accorse di essere stanchissimo, così mise da parte ogni
problema e
preoccupazione, crollò sul letto ancora vestito dei suoi
miseri
stracci e si addormentò, per risvegliarsi il giorno dopo
tranquillo
e sereno come non gli capitava da tempo.
Dopo
tutti quegli anni ad Azkaban e dopo un anno vissuto sotto forma di
cane aveva dimenticato cosa volesse dire dormire in un letto vero e
proprio!
Fece
un lungo bagno caldo (un'altra cosa piacevole che aveva scordato) e
si vestì con uno degli abiti che aveva trovato
nell’armadio di zio
Alphard.
Erano un po’
fuori moda ma non gliene importava nulla: finalmente si sentiva di
nuovo un essere umano ed era felice.
Fierobecco si era comodamente
sistemato nel parco del castello, e Sirius pensò che doveva
assolutamente scrivere ad Harry, così si addentrò
nel bosco in
cerca di gufi da addomesticare.
Ne trovò solo uno piccolissimo ma
non fu un problema: il gufetto imparò benissimo le
istruzioni di
Sirius e fu pronto per inviare il primo messaggio.
Ora c’era un
altro problema da risolvere: doveva procurarsi del cibo!
Fierobecco
poteva andare nel bosco per provvedere ai suoi bisogni, ma Sirius era
stanco di vivere di topi, la sua magrezza era impressionante, era
debole e sofferente, ma era ancora un miracolo che fosse vivo dopo
tutti quegli anni vissuti con la sola compagnia dei Dissennatori, e
così si trasformava in cane e scendeva al villaggio:
frugando nei
bidoni della spazzatura riusciva sempre a trovare qualche avanzo, e
questo per il momento gli bastava.
Aveva voglia e bisogno di
mangiare del cibo “vero” altrimenti non sarebbe
più tornato
quello di prima, e lui doveva assolutamente recuperare le forze,
perché così avrebbe potuto lottare per dimostrare
la sua innocenza
e avrebbe finalmente potuto far vivere Harry con sé per
compiere
finalmente il suo dovere padrino e onorare la promessa fatta a Lily
e James.
Sorrise ripensando all'entusiasmo di Harry,
alla sua felicità quando gli aveva detto che un giorno
avrebbero
vissuto insieme.
Per la
prima volta non si sentiva più solo, Harry credeva in lui e
anche Remus
finalmente sapeva la verità.
Aveva ritrovato il suo
figlioccio e l'unico suo vero amico rimasto al mondo, e
forse la sua vita avrebbe finalmente iniziato ad avere un senso dopo
tanti anni passati nel buio di una cella.
Mentre
Sirius pensava a rimettere insieme i pezzi della sua vita Rebecca
Scott si godeva la sua gioventù e la sua indipendenza.
Aveva 25 anni, amava viaggiare e divertirsi ma,
soprattutto, amava il suo lavoro di infermiera presso l'ospedale di
Glasgow, che le aveva permesso di acquistare, con i primi soldi, la
casa in cui attualmente viveva e della quale andava fiera ed
orgogliosa.
I suoi genitori
che vivevano a Glasgow all'inizio si erano dispiaciuti, avrebbero
voluto che Rebecca restasse ancora un po' a vivere con loro, ma la
ragazza si era impuntata.
La sua ultima storia d'amore con Edward, un collega di
lavoro, si era conclusa l'anno precedente nel peggiore dei modi, e
lei aveva quindi deciso di dare un taglio al passato acquistando
quella piccola casa, pronta ad iniziare una nuova vita.
Ci sarebbe stato
forse tempo per un nuovo amore, ma in quel momento non era nelle sue
priorità.
Una
notte, rientrando a casa dopo aver terminato il suo turno, scorse una
grossa sagoma nera proprio di fronte al marciapiede della sua
abitazione.
“Che
cos’è quello?”
si chiese spaventata, ma la sua paura svanì quando si
accorse che
era un grosso cane nero ferito.
Felpato stava rientrando a casa
dopo il suo consueto giro notturno in cerca di cibo quando una
macchina che sopraggiungeva a tutta velocità
l’aveva investito e
lo aveva lasciato sull’asfalto ferito e dolorante.
“Oh no... Cosa ti
hanno fatto?” disse Rebecca scendendo dalla macchina.
“Guarda,
quella è casa mia, ora ti porto con me, vieni!”
concluse
accarezzandolo con affetto per calmarlo e rassicurarlo.
Una volta che furono entrati in casa Felpato si
sdraiò sul divano, e Rebecca corse subito a prendere bende e
disinfettante.
“Ti fa male la zampa? Hai una brutta
ferita, ma
per fortuna non è grave! Stai calmo adesso, non avere paura,
non
sentirai niente... puoi fidarti di me, non sono una veterinaria
però
faccio l'infermiera e di ferite me ne intendo!” disse Rebecca
accarezzandolo di nuovo sulla testa, e Felpato si rilassò
lasciandosi coccolare da quella ragazza che amava tanto gli
animali.
“Ecco,
sei bravissimo! Fermo così… Dai non fare
tante storie, grande e grosso come sei ti lamenti per così
poco?
Ecco fatto!” disse sorridendo mentre terminava la sua
fasciatura.
“Ora ti darò qualcosa da mangiare, sei
così magro!
Hai l’aria
di uno che se l’è vista brutta... Cosa ti
è
successo? I tuoi
padroni ti hanno abbandonato?" disse mentre lo accarezzava
dolcemente, piena di compassione e tenerezza nei confronti di quel
povero cane randagio. "Non preoccuparti, ci sono qui io,
penserò
io a te da adesso in poi e non ti abbandonerò mai, te lo
prometto!
Io ti capisco sai, so cosa vuol dire essere abbandonati dalle persone
che ami visto che sono stata lasciata dal mio
fidanzato, ma di sicuro tu mi sarai fedele, dopotutto la
fedeltà è la dote principale dei cani!”
concluse
elargendo un altra dose di
coccole a Felpato che rispose con entusiasmo alle sue premure.
Da
tanto tempo nessuno lo trattava più con gentilezza, e le
attenzioni
di quella ragazza gli scaldavano il cuore.
Gli
dispiacque di non poterle rivelare la sua identità,
perché avrebbe
voluto dirle che ne sapeva qualcosa anche lui di abbandono e
tradimento.
“Ti ci vuole un nome, che ne dici di Black?"
propose Rebecca, ma Felpato alzò la testa di scatto ed
iniziò ad
abbaiare nervosamente.
Era ricercato, magari proprio in quel momento qualche Auror in
incognito stava pattugliando le strade di quel piccolo villaggio, e
anche se nessuno al Ministero sapeva che lui era un Animagus
avrebbero potuto comunque insospettirsi se avessero sentito Rebecca
che lo chiamava così!
“Buono buono... " disse Rebecca
accarezzandolo. "Che cosa c'è? Non ti piace? In effetti non
è
il massimo dell'originalità chiamare Black un
cane nero che
vive a Castleblack! Ora sono troppo stanca per
pensarci,
domani mi farò venire in mente qualcosa di meglio! E adesso
dove ti
faccio dormire? Domani andrò a prenderti una cuccia e tutto
il
resto, ma stasera... Bhè, potresti dormire in camera mia,
c'è un
tappeto ai piedi del mio letto, potresti sdraiarti lì per
stare più
comodo... Dai, vieni!" disse Rebecca invitando il suo cane a
seguirla ma, giunta nella sua camera, si accorse che l'animale
esitava sulla soglia.
"Cosa ti succede adesso? Non vuoi
entrare? Non ti piace stare qui?" chiese di nuovo Rebecca mentre
si preparava per andare a dormire, meravigliata dallo strano
comportamento di quel cane che, nel frattempo, era ritornato in
salotto zoppicando vistosamente a causa della fasciatura, e scegliendo
di sistemarsi su una soffice poltrona vicino al camino.
"Ah,
era questo che volevi allora!" esclamò Rebecca ridendo. "Ti
capisco, questa è la mia poltrona preferita... o forse
dovrei dire
era? Ho come l'impressione che questo angolo
diventerà il tuo
regno! Allora se è questo che vuoi... buonanotte!"
Rebecca
lo accarezzò un'ultima volta e poi si ritirò
nella sua stanza,
lasciando Sirius da solo a meditare su quella nuova e imprevista
svolta che aveva preso la sua vita.
"E'
la prima volta che Sirius Black si rifiuta di dormire con una
ragazza!" pensò ridendo tra sè e
ripensando a Rebecca,
alla sua dolcezza e alla sua generosità... e alla sua zampa
che gli
faceva ancora un gran male.
"Per qualche giorno farò fatica a
muovermi... meno male che ti ho incontrata!" pensò
rivolgendo uno sguardo alla camera della sua nuova padrona.
Alla
fine si trasformò, si diresse zoppicando nella camera di
Rebecca e
sussurrò alcune parole all'orecchio della ragazza che
dormiva
profondamente.
“Ora so come chiamarti!”
esclamò Rebecca il
giorno dopo. “Mi sono svegliata con questa idea in testa, non
so da
dove mi sia venuta ma sento che è quella giusta!
Chissà, forse me
lo sono sognato stanotte, ma ho deciso di chiamarti Felpato...
tu che ne dici?"
Felpato abbaiò la sua approvazione: il
suo messaggio era stato ricevuto.
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Capitolo 4 *** Il messaggio misterioso ***
Capitolo 4 - Il messaggio misterioso
Il
messaggio misterioso
Da
ormai due settimane Sirius era il fedele animale domestico di
Rebecca, e il modo
di dire
vita
da cani
per lui non aveva alcun senso dato che la sua padrona lo adorava e
non gli faceva mancare nulla.
Si
rendeva conto che non avrebbe potuto fare il cane per tutta la
vita come gli aveva consigliato più volte James,
però gli
dispiaceva dover lasciare Rebecca e la sua casa.
Era
stata così buona con lui, era così affezionata, e
anche lui le
voleva bene... e perchè no? Dopotutto era la sua padrona!
Avrebbe
potuto semplicemente andarsene mentre Rebecca era al lavoro per non
tornare mai più però non aveva il coraggio di
farlo perché sapeva
che Rebecca avrebbe sentito la sua mancanza, ne aveva avuto la
conferma quando aveva approfittato della sua assenza per passare un
po' di tempo al Castello di suo zio Alphard e pensare alla modifiche
che
voleva apportare.
Rebecca
rincasando non lo aveva trovato e si era preoccupata temendo che
fosse scappato, e quando lo aveva visto spuntare in fondo alla strada
gli era corsa incontro e l'aveva abbracciato, felice per averlo
ritrovato e nello stesso tempo furiosa con lui che aveva osato
allontanarsi senza il suo permesso.
Quando
aveva accettato l’ospitalità di Rebecca si era
fatto trasportare
dall’emotività e non aveva riflettuto sulle
conseguenze, d'altra
parte lui era fatto così, agiva d'istinto... e puntualmente
si
metteva nei guai.
Sirius
non voleva far soffrire Rebecca, non se lo meritava dopo tutto quello
che aveva fatto per lui, e sempre più spesso pensava che
forse
avrebbe dovuto rivelarle la sua vera identità.
Chissà,
magari gli avrebbe creduto.
In
caso contrario le avrebbe fatto un Incantesimo di Memoria per farle
dimenticare Felpato, anche se gli sarebbe dispiaciuto perdere l'unica
amica che avesse mai avuto da 12 anni a quella parte.
Avrebbe
pensato più tardi al da farsi, anche perché in
quel momento
cominciava ad avere sonno, e decise di godersi un po’ di
meritato
riposo.
Riusciva
a riposare meglio in forma di cane perchè non era
perseguitato dagli
incubi, mentre se dormiva in forma umana gli apparivano davanti agli
occhi i Dissennatori e si svegliava col cuore che martellava
spaventato nel petto, convinto di essere di nuovo nella sua cella per
non uscirne mai più.
Anche
per questo preferiva stare da Rebecca, perché gli
faceva
paura la
solitudine
dopo i tremendi anni ad Azkaban, anche
se non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso.
E
così, nonostante avesse ormai una cuccia dotata di tutte le
comodità, di notte preferiva stare in casa, e Rebecca gli
permetteva
di dormire in salotto sulla famosa poltrona accanto al camino che era
stata ormai ribattezzata la
poltrona di Felpato.
Rebecca
in effetti non aveva avuto molta scelta visto che Felpato si era
praticamente imposto in casa sua, ma lei lo lasciava fare
perché gli
voleva bene e
perché era
evidente che era stato maltrattato ed aveva sofferto, le
bastava guardarlo negli occhi per capirlo.
Spesso
di notte lo sentiva agitarsi e guaire nel sonno, e allora lei si
alzava e con poche carezze riusciva a calmarlo senza che lui nemmeno
si svegliasse e se ne rendesse conto,
e a
Rebecca
si
spezzava il cuore al pensiero
di tutto quello
che il suo Felpato doveva avere vissuto prima
che lei lo adottasse.
In
sole due settimane Felpato era diventato il migliore amico di
Rebecca, che aveva proprio l’impressione che lui la stesse ad
ascoltare
quando parlava e che fosse interessato a quello che aveva da dire, e
il suo cuore si riempiva di orgoglio quando lo portava a spasso e
qualcuno gli faceva i complimenti e lo accarezzava.
Quel
giorno Rebecca tornò a casa dopo essere passata a fare la
spesa per
fare naturalmente scorta di cibo per cani.
“Ecco
Felpato, questo è tutto per te... mi stai costando una
fortuna in
cibo!”
disse ridendo
mentre scaricava l’auto. “Felpato, ci sei? Ah, stai
dormendo…
Che
bella vita la tua, beato te che non hai altri problemi!”
In
quel momento una stupenda civetta bianca come la neve planò
nel
cortile e si posò sul tetto della cuccia di Felpato, che
continuava
a dormire tranquillo.
Rebecca
la fissò ad occhi sgranati e il suo stupore
aumentò
ancora di più quando si accorse che reggeva una busta con il
becco.
“Ma
cosa sei? Una specie di piccione viaggiatore? Devo prendere la
busta io?”
Le
sembrò che la civetta facesse segno di sì con la
testa, e Rebecca
cominciò a pensare che forse aveva davvero acquisito la
capacità di
parlare con gli animali.
Prese
in mano la busta, la aprì e iniziò a leggere.
“Caro
Sirius,
sono
purtroppo tornato dai miei zii, ma da quando sanno che sei il mio
padrino si sono spaventati e mi permettono di tenere in camera tutti
i miei libri, così non sono più costretto a
studiare di notte come
l’anno scorso.
Purtroppo
il professor Lupin ha dato le dimissioni e mi dispiace molto, era il
miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che avessi mai
avuto!
Ron
ed Hermione stanno bene e ti mandano i loro saluti.
La
gamba di Ron è guarita perfettamente, e gli dispiace di non
essere
potuto venire a salvarti perché avrebbe tanto voluto
cavalcare
Fierobecco!
Ti
ringrazia molto per il gufo che gli hai regalato, è ancora
sconvolto
dopo aver scoperto la vera identità di Crosta, rimpiange di
non
averlo mai dato in pasto ai suoi gnomi da giardino.
Ti
ringrazio tanto per la Firebolt, è il regalo più
bello che abbia
mai ricevuto, se ho vinto la Coppa di Quidditch è anche
merito tuo e
spero che un giorno potrai venirmi a vedere senza doverti trasformare
in Felpato.
Grazie
per avermi dato il permesso di visitare Hogsmeade, spero tanto che tu
possa tornare presto a casa così potrò venire a
vivere con te e
lasciare per sempre i Dursley!
Aspetto
che Ron si faccia vivo, spero di poter passare il resto
dell’estate
a casa sua, e se suo padre troverà i biglietti andremo a
vedere la
finale della Coppa del Mondo di Quidditch!
Spero
tanto che tu stia bene, sii prudente e
fammi avere tue notizie appena puoi.
Con
affetto.
Harry”
Rebecca
osservò
la lettera perplessa e sconcertata.
Non
aveva capito quasi nulla, però una
parola l’aveva colpita: Felpato.
Possibile
che stessero parlando del suo cane?
E
poi perché il nome Sirius
le
era così familiare?
A
scuola aveva studiato astronomia, e
sapeva
che Sirius era il nome della stella più luminosa del cielo,
però
ricordava di avere sentito di recente quel nome e per motivi che
nulla avevano a che fare con i suoi trascorsi scolastici, solo che al
momento non riusciva a ricordare quando e dove.
Assorta
nei suoi pensieri non si accorse che Felpato si era svegliato e si
stava avvicinando a lei incuriosito, e rimase a dir poco
sbalordita quando il suo cane all'improvviso iniziò
a
ringhiare e le diede una
violenta zampata sul braccio facendole cadere il foglio di mano.
“Ma
che ti prende, sei impazzito? Mi hai fatto male!”
urlò Rebecca
arrabbiata e anche un po’ spaventata: Felpato era sempre
stato un
cane così tranquillo, perché ora si comportava
così? “Vuoi
questo foglio? Prendilo, io non so che farmene, non ho capito una
parola di ciò che c’è
scritto!” e detto questo entrò in casa
furibonda.
Sirius
si diede dello stupido: non avrebbe mai dovuto aggredire Rebecca, lei
non aveva nessuna colpa, era evidente che quella lettera era
giunta
nelle sue mani per errore, però quando aveva visto il
messaggio di
Harry era rimasto sconvolto, era l’ultima cosa che si
aspettava.
Doveva
saperne di più e così, letteralmente con la coda
tra le gambe,
entrò in casa per
raggiungere
la sua padrona.
“Bhè,
allora? Si può sapere che cosa ti è preso? Volevi
leggerla a tutti
costi quella stupida lettera? Almeno il giornale lo posso leggere in
pace o vuoi anche questo?” disse iniziando a sfogliare il suo
quotidiano, e pochi istanti dopo fu il suo cuore a saltare un battito
quando lesse la notizia in prima pagina: "Sirius Black, pericoloso
assassino ricercato dalla polizia".
Ora
si ricordava.
Qualche giorno
prima durante la pausa pranzo aveva guardato il telegiornale
in
ospedale insieme ai suoi colleghi, e all’improvviso in
televisione era apparsa la foto segnaletica famigerato Sirius
Black, la stessa che ora la fissava dalla prima pagina del giornale.
"Chiunque
avvistasse Sirius Black o ne avesse notizie è pregato di
chiamare il numero speciale"
era
scritto sul giornale, e
Rebecca non ebbe alcun dubbio sul da farsi.
“Ma
certo che lo chiamo! E subito anche!” pensò
Rebecca afferrando il telefono e cercando di fermare il tremito delle
sue mani per comporre il numero.
Quel viso e quegli occhi da folle le avevano messo addosso una paura
tremenda, e lei aveva in mano una lettera in cui forse si nominava
proprio il Sirius di cui tutti parlavano... doveva assolutamente
parlare con la polizia!
Sirius aveva
osservato allarmato ogni movimento
di Rebecca, e aveva subito capito le sue intenzioni.
Il
panico lo assalì, Akzaban e i Dissennatori riapparvero con
violenza
davanti ai suoi occhi, ma c'era di peggio.
Lui
avrebbe potuto ancora cavarsela, gli sarebbe bastato fingere di
essere un cane, ma Rebecca era in possesso della lettera scritta da
Harry.
Se Rebecca avesse chiamato il numero speciale in casa sua si
sarebbero presentati degli Auror che l'avrebbero interrogata fingendo
di essere dei poliziotti Babbani, e di sicuro Rebecca avrebbe
mostrato loro la lettera, e gli Auror sarebbero andati a
cercare
Harry, lo avrebbero
interrogato, lo avrebbero costretto a confessare ogni cosa!
Il
pensiero di Harry che rischiava una condanna per causa sua fece
perdere il controllo dei poteri magici a Sirius, che di colpo e senza
preavviso riprese le sue sembianze umane.
Non
era più sporco e lacero come nella foto segnaletica quindi
Rebecca
non capì di avere davanti Sirius Black in persona,
però questo non
le impedì di spaventarsi a morte quando vide quello
sconosciuto
apparire dal nulla.
“Felpato,
aiutami!” gridò Rebecca sperando che il suo cane
aggredisse quello
che doveva sicuramente essere un ladro ma… dov’era
finito
Felpato?
“Rebecca,
ascoltami, non avere paura, non ti farò del male.”
disse Sirius
avanzando verso di lei e sperando di avere sul viso un espressione
convincente. “Non chiamare quel numero o saranno guai per me.
So
che ti sarà difficile crederlo, ma Felpato sono io".
Rebecca
fissava Sirius incapace di parlare.
O
era completamente impazzita, oppure quell'uomo le aveva appena detto
di essere il suo cane.
E l'aveva anche chiamata per nome, come se la
conoscesse da tempo.
Di
una cosa comunque era consapevole: era intrappolata in casa sua con
un perfetto sconosciuto, e non c’era nessuno che potesse
aiutarla.
“Ascolta,
lo so che farai fatica credere a ciò che ora ti
dirò, ma io sono un
mago, e tra i tanti poteri che ho c’è anche quello
di trasformarmi
in cane, guarda!” disse Sirius e si trasformò in
Felpato sotto gli
occhi allibiti di Rebecca.
“No…
Non può essere…“ sussurrò
Rebecca, e poi tutto intorno a lei si fece buio.
Quando rinvenne si trovò sdraiata sul divano, con accanto
Sirius che la fissava dispiaciuto e preoccupato.
“Non
farmi del male ti prego... “ disse Rebecca con le lacrime
agli
occhi.
“Stai
tranquilla,
non ti farò del male, non voglio fare del male nè
a te
nè a nessun altro“ disse Sirius prendendole le
mani per
rassicurarla. “So
che non mi credi, ti capisco. Anch'io non riuscirei a
credere ad una storia del genere se fossi un Babbano... una persona
priva di poteri magici!" si affrettò a precisare Sirius,
anche
se Rebecca a malapena capiva ciò che le stava dicendo.
“Mi
chiamo
Sirius Black... sì sono io, quello di cui parlano tutti i
giornali,
ma non devi aver paura, io non sono un assassino, io sono innocente,
devi credermi!" la supplicò Sirius guardandola negli occhi.
Rebecca
era sempre più confusa e disorientata, ma non
potè fare a meno di
notare che quell’uomo aveva gli stessi occhi grigi di
Felpato. Possibile
che fosse vero? Che fosse davvero il suo cane? Che
fosse veramente un mago?
La
sua trasformazione di prima aveva avuto dell’incredibile!
E poi nella lettera che aveva appena ricevuto aveva letto il nome di
Felpato, e Felpato gliela
aveva strappata di mano... non poteva essere una coincidenza, niente
stava accadendo per caso!
“Lascia
che ti racconti la mia storia, sei stata così gentile con me
e ora
vorrei dirti la verità. Se non mi crederai me ne
andrò, non
sentirai più parlare di me, te lo prometto!” disse
Sirius sperando
con tutto il cuore che gli credesse.
Rebecca
rimase per un attimo in silenzio.
Poteva
fidarsi davvero?
Il
buonsenso le suggeriva di scappare
a gambe levate da quell'uomo, di mettersi in salvo, di chiamare la
polizia.
Ma
ripensando a quanto era buono dolce il suo Felpato le sembrò
impossibile credere che l’uomo che le stava di fronte fosse
crudele.
Lo
guardò di nuovo negli
occhi
e
ancora
una volta ritrovò
lo sguardo di Felpato e
lesse
sul
volto e negli occhi di Sirius un dolore infinito, lo stesso
che aveva visto negli occhi di Felpato
quando lo aveva trovato ferito davanti alla sua casa, e qualcosa nel
suo
cuore le fece capire che poteva fidarsi di
quello sconosciuto proprio
come si era sempre fidata del suo cane... perché
quello sconosciuto era
il
suo cane, anche se faceva ancora fatica a crederlo.
“E
va bene, ti ascolterò... “ sussurrò
ancora confusa. “Raccontami
tutto... Felpato... “
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Capitolo 5 *** Un mondo nuovo ***
Capitolo 5 - Un mondo nuovo
Un mondo nuovo
Sirius
iniziò il suo racconto partendo dal principio, rivelandole
non solo
la sua natura magica ma anche le sue nobili origini.
Le
raccontò di Hogwarts e dei
Malandrini,
le parlò della sua fuga di casa a 16 anni, le
spiegò le ragioni che
avevano spinto lui e i suoi amici a diventare Animagi e di quanto
fosse stato grande e forte il loro legame.
Le
raccontò la morte di Lily e James, il tradimento di Peter, i
suoi
anni ad Azkaban, concluse con la sua incredibile fuga insieme
a
Fierobecco e, naturalmente, le parlò anche di Harry.
Rebecca
lo ascoltò con attenzione, sempre più rapita e
coinvolta man mano
che il racconto proseguiva, e quando Sirius finì di parlare
tra loro
calò un lungo silenzio, carico di emozione per entrambi.
“E’
una storia incredibile... Io non so cosa dire, cosa pensare... Era
un'amicizia bellissima la vostra, non doveva finire così...
"
disse Rebecca provando una pena immensa per Sirius e per le sofferenze
che aveva dovuto subire.
La
storia dei Malandrini le aveva toccato il cuore, e ancora non
immaginava quanta importanza avrebbero avuto nella sua vita e quanto
li avrebbe amati per sempre.
"I
Malandrini sono stati la cosa più bella della mia vita, anzi
l'unica" disse Sirius rivolgendole un sorriso triste ma
sentendosi ugualmente felice perché Rebecca gli aveva
creduto. "E
ora devo pensare ad Harry..." proseguì parlando
più a se
stesso che a lei, e tra loro calò di nuovo un silenzio che
fu rotto
ancora una volta da Rebecca.
“Felpato...
Anzi
no...
Sirius!
Scusa sai, ma mi devo abituare ancora all'idea!” disse
Rebecca ridendo, e Sirius rise insieme a lei. “Dove hai detto
che
vivi?
In
un castello sulla collina? Non
sarà mica... quel
castello? Quello della leggenda?”
“Non
è una leggenda è la verità! Ti
è mai capitato di passeggiare
nel bosco
e di
trovare
un cartello con scritto Attenzione,
pericolo, non oltrepassare? Scommetto
che ogni volta che l'hai guardato ti sei sentita confusa... è
vero?"
"Certo
che ci sono andata, tutti
quelli che vivono da queste parti vanno nel bosco per
scoprire se davvero esiste il castello maledetto!" rispose Rebecca.
"L'ho fatto anch'io... o almeno
credo
di averlo fatto, anche se non ricordo
quando... E non ricordo di aver visto un cartello... Io non... "
"Non
riesci a pensarci molto a lungo, vero? E' normale... è
l'effetto
dell'Incantesimo Confundus!" le spiegò Sirius sorridendo.
"Non
potresti oltrepassare quella zona nemmeno volendo, nemmeno se tu
avessi poteri magici... Solo i membri della famiglia Black possono
oltrepassare quel divieto o permettere a qualcun altro di farlo! Ma
una volta superato l'ostacolo scopriresti un sentiero che porta
dritto fino al castello! Ti piacerebbe visitarlo?”
“Sì!
Anzi...
no! Voglio dire... mi piacerebbe, però...” balbettò
Rebecca che non riusciva ancora a credere a ciò che le stava
capitando.
“Ti
capisco. La fama che lo accompagna non è delle migliori.
Pensa che
nemmeno nella mia famiglia si è mai parlato molto volentieri
di
Acheron Black! E magari adesso ti stai chiedendo di nuovo se ti puoi
fidare davvero di me, dopotutto sono evaso di prigione con l'accusa
di omicidio e tra i miei antenati c'è un mago oscuro che
popola i
vostri incubi... Non sono in una bella situazione, me ne rendo
conto!”
“No,
non dire così, io ti credo! E' l'idea di andare al castello
che mi
spaventa... sei sicuro che non ci sia pericolo per me?”
“Nessun
pericolo, credimi! Acheron è morto secoli fa e quei tempi
sono passati, non ci
sono fantasmi che si aggirano di notte urlando! E se non ti fidi di
me puoi sempre fidarti di Felpato, lui è decisamente molto
più
affidabile di me!” disse Sirius ridendo, e Rebecca non ebbe
più dubbi.
Sirius
la prese per mano e Rebecca sentì
una sensazione strana attraversarla da capo a piedi, le
sembrò che
qualcosa si strappasse dentro di lei, e all’improvviso si
trovò
all’interno di un grande salone con le gambe che tremavano e
la
testa che girava.
“Materializzazione
Congiunta,” le spiegò Sirius aiutandola a sedersi
su un divano.
“Non è piacevole le prime volte, lo so. Cerca di
rilassarti, è
questione di un attimo e poi passa!”
“Ho
fatto qualcosa di magico? Non posso crederci! ” disse Rebecca
stupita, e Sirius le sorrise divertito.
“E'
bellissimo questo castello, non lo immaginavo
così!”
esclamò Rebecca guardandosi intorno ammirata ed incredula.
"Me
lo immaginavo più cupo, più tetro... e invece
è un
castello magico, da favola!" concluse entusiasta, mentre Sirius
sorrideva compiaciuto.
Anche
se rinnegato era pur sempre un Black, e suo malgrado non poteva fare a
meno di sentirsi orgoglioso quando qualcuno ammirava gli antichi
splendori della sua famiglia.
“La
città in cui vivi si chiama Castleblack, ma il suo nome non
deriva
da castello nero
ma da castello
dei Black... anche se, purtroppo, è
stato una dimora oscura per molto tempo!” le
spiegò Sirius e iniziò a farle visitare le altre
stanze.
“Questa
è la biblioteca di zio Alphard... qui puoi trovare tutti i
libri di
magia possibili e immaginabili! E questi invece sono i miei amici, i
Malandrini di cui ti ho parlato prima!” disse Sirius porgendo
a
Rebecca un vecchio album di fotografie.
“Aspetta
un attimo… ecco, così va meglio!”
continuò Sirius cancellando
con un colpo di bacchetta l’immagine di Peter, ma Rebecca non
se ne
accorse nemmeno, perché era la prima volta che vedeva una
foto
magica.
“Ma
si muovono!” esclamò la ragazza incapace di
credere ai suoi occhi
mentre vedeva i Malandrini per la prima volta nella sua vita.
Il
primo ragazzo, coi capelli neri e gli occhiali, si passò una
mano
tra i riccioli ribelli spettinandoli ancora di più le
strizzò
l’occhio e le sorrise, e lei
scoppiò
in una allegra risata prima di spostare lo sguardo sul secondo
ragazzo, che aveva i capelli castano chiaro, gli occhi dello stesso
colore e che
la salutò con un
dolce
sorriso
che
le
scaldò
il cuore.
Il
terzo ragazzo era
decisamente il più bello e affascinante dei tre ed era anche
il
più spavaldo ed audace, e
quando lei lo guardò le
sorrise e ammiccò rivolgendole uno sguardo
sfacciato e impertinente.
“Sirius...
ma questo sei tu!” esclamò Rebecca incredula
quando finalmente lo
riconobbe.
Era
trascorso molto tempo, e gli anni passati in carcere avevano lasciato
il segno.
A Sirius era rimasto ben poco del ragazzo della foto, ma
era lui, era evidente!
“Ti
presento Lunastorta Felpato e Ramoso!”
disse
Sirius. “E
invece questo
è Harry, il
mio figlioccio” proseguì
mostrando a Rebecca una foto che lo ritraeva con un neonato tra le
braccia.
L’affetto
e l’orgoglio con cui pronunciò quelle parole e lo
sguardo che
rivolse alla foto commossero profondamente Rebecca: si capiva che lo
amava come se fosse figlio suo.
Alzò
istintivamente la mano per accarezzare Sirius sulla testa ma si
fermò
bruscamente: cosa stava facendo?
Quello
che aveva davanti non era più il suo Felpato!
Ripensò
a tutte le volte che lo aveva coccolato e arrossì
violentemente.
“Sai
che sogno di prendermi cura di lui sin dal giorno della morte dei
suoi genitori?” disse per l'ennesima volta Sirius.
“Avresti
dovuto vedere com’era felice quando gli ho proposto di venire
a
vivere con me! Si è creato subito un legame fra noi, non
l'avrei
mai immaginato dato che non ha saputo nulla di me per tredici anni!"
"Spero
che tu possa riuscire presto a chiarire la situazione. Vorrei poterti
aiutare... " disse Rebecca.
La
triste storia di Harry le aveva toccato il cuore e si sentiva sempre
più partecipe della sofferenza di Sirius, che era palpabile
ed
evidente nella sua voce ogni volta che nominava gli amici perduti.
"Mi
hai già aiutato molto... se non fosse stato per te sarei
ancora
ferito in mezzo a una strada! Non sai da quanto tempo
nessuno mi trattava con
gentilezza, mi hai proprio viziato, sei stata una brava
padrona!”
disse Sirius e le sorrise.
“E
tu sei stato un bravo cane!” disse Rebecca ridendo a sua
volta.
"Sarà strano non trovarti più sulla poltrona
davanti al
camino...” aggiunse e smise di sorridere perchè si
rese
conto che alla fine il suo Felpato non era mai esistito, almeno non nel
modo in cui credeva lei, e pensare che quella sera si sarebbe trovata
sola nella
sua casa la rese triste.
“Già...
adesso
tornerò a vivere qui... “ disse Sirius rendendosi
conto
con altrettanto dispiacere che non avrebbe più potuto vivere
insieme a Rebecca ora che lei sapeva la verità ed entrambi
rimasero per un attimo a guardarsi senza parole.
"Però potrei sempre venire a trovarti qualche
volta... " disse Sirius rompendo il silenzio. "Mi piaceva quando
mi portavi al parco!" concluse ridendo.
"Ma certo, vieni pure quando vuoi!" disse Rebecca ridendo a sua volta
ma, all'improvviso, un urlo che nulla aveva di umano la
spaventò.
"E quello cos'è?" gridò terrorizzata indicando
una strana creatura che si aggirava nel parco.
Sirius
si voltò di scatto, la bacchetta in mano, il cuore che
batteva
furioso nel petto, convinto che alle sue spalle ci fosse un Auror
pronto a catturarlo.
Grande
fu il suo sollievo quando si accorse che a spaventare così
tanto
Rebecca era stato Fierobecco, che passeggiava indisturbato nel parco
del castello.
“Non
avere paura, è il mio Ippogrifo, è lui che mi ha
aiutato
a scappare! Vieni con me a conoscerlo!" disse Sirius conducendola nel
parco del castello.
“Bisogna
inchinarsi per salutare un Ippogrifo” le spiegò
Sirius
chinando la
testa, e Rebecca perplessa lo imitò sentendosi
più che
mai ridicola e tenendosi a debita distanza da quella strana creatura.
“E'
un po' irrequieto, credo che abbia voglia di sgranchirsi le ali,
adesso lo farò volare un po'... vieni con me!”
disse
Sirius tendendo la mano ma Rebecca indietreggio.
“Cosa?
Io dovrei salire su quel... su quel coso? Ma tu sei
pazzo!” esclamò.
“Avanti,
non farti pregare!” disse Sirius e, senza darle tempo di
riflettere e di protestare, la prese in braccio, la sistemò
sul
dorso di Fierobecco e salì dietro di lei.
“Ecco,
così almeno sei sicura di non cadere!” disse
circondandola con le
sue braccia mentre teneva saldamente in mano le redini, e Rebecca si
sentì prendere da una leggera
vertigine che nulla aveva a che fare con l’altitudine dato
che non
erano ancora decollati.
"E
adesso che cosa mi sta succedendo?" pensò
Rebecca
mentre Sirius, al
grido di “Vai
Fierobecco!”,
fece
spiegare le ali all'Ippogrifo che prese subito il volo.
Rebecca
chiuse gli occhi e strillò ma Sirius non se ne accorse,
impegnato
com'era ad assaporare l’ebbrezza del volo: si sentiva
rinascere, si
sentiva libero.
Era
da tanto tempo che non volava più in compagnia di una
ragazza.
Quando
era ad Hogwarts spesso prendeva in prestito
la
scopa di James, (senza chiedere il permesso al legittimo proprietario
che puntualmente si infuriava), e portava la ragazza di turno a fare
un giro panoramico del lago al tramonto.
Era uno dei pezzi forti del repertorio di Sirius Black, Malandrino per
eccellenza, ma ormai quell'epoca era passata per sempre, e
Rebecca non era il capriccio di un momento ma rappresentava qualcosa di
più importante per lui.
Quella
nuova consapevolezza lo colse di sopresa, e istintivamente
tirò
le redini e frenò lasciando Fierobecco sospeso nel
cielo.
“Perché
ti sei fermato? Cosa succede?” chiese la ragazza allarmata.
"Non
lo so... " pensò
Sirius mentre i capelli di Rebecca, mossi dal vento, gli
accarezzavano il viso facendogli provare emozioni che aveva da tempo
dimenticato.
“Mi
sono fermato perché… Perché volevo
mostrarti il panorama! Guarda,
da lì si vede casa tua, si vede anche la cuccia di
Felpato!” disse
Sirius ridendo, “E, se ti volti, puoi vedere il
castello!”
Rebecca
si voltò e
con quel semplice gesto si lasciò alle spalle la sua vecchia
vita ed
entrò
a far parte di un nuovo mondo, e
quando il suo sguardo incontrò
quello di Sirius non
ebbe
bisogno
di
poteri magici e incantesimi per capire ciò
che sarebbe successo.
Rebecca
chiuse gli occhi
e si abbandonò all’emozione, alla dolcezza e alla
passione del
loro primo bacio.
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Capitolo 6 *** Il giorno dopo ***
Capitolo 6 - Due giorni dopo
Il
giorno dopo
"Scusate,
scusate il ritardo, ho avuto un contrattempo, scusate!" disse
Rebecca giungendo in tutta fretta al pronto soccorso dell'ospedale.
"Un
contrattempo!?" esclamò
la sua collega e amica Kathleen. "Dovevi essere qui alle otto e sono
quasi le
dieci! Ho provato a chiamarti ma non rispondevi, il Dr. Anderson
è furioso e io non sapevo cosa dirgli, ho pensato
addirittura di
chiamare i tuoi genitori ma non volevo farli preoccupare, e anch'io
cominciavo a essere preoccupata! Ma si
può sapere cosa ti è successo?"
"Cosa
le dico adesso? Cosa le dico?"
pensò
Rebecca in preda al panico. "Guarda
Kathy, non ci crederai, ma ho scoperto che il mio cane, sai, Felpato,
quello che era tanto simpatico anche a te... Ecco... Non
è un cane ma è un uomo! E non è solo
un uomo, è anche un mago! E
io ho passato la
notte
con lui nel castello invisibile,
perché non
è una leggenda, il
castello esiste davvero,
ma
noi
non possiamo vederlo, e sai perchè? Perchè siamo
Babbani! Lo
avresti mai detto, Kathy? Siamo Babbani e non lo abbiamo mai saputo!
Ah... dimenticavo... Si chiama Sirius, Sirius Black... Sì
proprio
lui... Quell'assassino evaso e ricercato di cui tutti parlano in
questi giorni! E sai una cosa? Non è un assassino...
è innocente!"
"Allora,
mi rispondi sì o no?" la incalzò Katy.
"Cosa
dicevi?" chiese Rebecca tornando alla realtà.
"Rebecca,
a questo punto mi preoccupo sul serio! Vuoi dirmi che cos'hai?"
"Mi
sono innamorata Katy... "
Questo
avrebbe voluto dirle, ma non poteva assolutamente parlarne con
nessuno.
Sirius
era stato chiaro, doveva nascondersi, la sua vita era in pericolo e
lei lo avrebbe protetto, non voleva che lo catturassero di nuovo,
aveva già sofferto abbastanza e inutilmente.
"E
io non potrei fare a meno di lui... " pensò,
spaventata
da ciò che provava: ma davvero la sua vita era cambiata nel
giro di
poche ore? Com'era stato possibile?
“Katy
io...
ecco..Qualche giorno fa ho conosciuto un.. Una persona! E ieri sera io... Lui... Noi...” disse Rebecca decidendo
di raccontarle una mezza verità.
"Cosa? Ma stai scherzando? Adesso mi devi raccontare tutto!"
esclamò Katy incuriosita ed incredula.
“Kary
ora
non posso, come hai detto prima il Dr. Anderson è infuriato
con me,
se
non vado da
lui rischio
il licenziamento, però ti prometto che ti
racconterò tutto!”
disse Rebecca e si allontanò di corsa per evitare altre
domande a
cui non sapeva dare risposta.
Il
lavoro la assorbì per tutta la giornata e
lei
cercò
in tutti i modi
di non pensare a Sirius e a tutto quello che era accaduto tra di loro
ma era difficile: il ricordo di quegli occhi grigi dentro ai quali
si era persa più volte in quelle ultime ore continuava ad
affacciarsi nella sua mente.
La
fine del turno giunse per lei come una liberazione: voleva tornare a
casa, voleva rivedere Sirius, ma quando uscì
dall'ospedale si rese conto che avrebbe
dovuto fare la strada a piedi, oppure chiamare un taxi, o prendere un
autobus... perchè quella mattina non si era recata al lavoro
in
macchina!
Si
era svegliata rendendosi conto che era si trovava ancora al castello,
e quando aveva guardato l'orologio si era accorta di essere in
grandissimo ritardo.
Era
balzata fuori dal letto cominciando a vestirsi in fretta e furia, per
poi accorgersi di non aver nessun mezzo di trasporto a
disposizione per raggiungere l'ospedale... a meno di non voler
considerare
Fierobecco!
Alla fine Sirius l'aveva accompagnata tramite Materializzazione
Congiunta, e lei lo aveva salutato con un bacio frettoloso sulla
guancia e un: "Ci
vediamo stasera" gridato mentre varcava la soglia
dell'ospedale in preda all'agitazione.
Si
guardò intorno
in cerca di un taxi o di un autobus,
quando vide Felpato seduto accanto a un cespuglio che l'aspettava.
"Sirius...
" pensò
avvicinandosi con il cuore che le batteva forte nel petto.
Felpato
la vide e si avvicinò a sua volta, e quando Rebecca si
inginocchiò
per accarezzarlo si strofinò contro di lei scodinzolando
come un
qualsiasi bravo cane felice di rivedere la sua amata padrona.
Sirius
aveva passato la giornata al castello cercando di mettere in ordine
in tutta la confusione che c'era in quelle stanze, ma, soprattutto,
cercando di mettere ordine nella sua testa per gestire quell'emozione
già conosciuta ma nello stesso tempo nuova che si era
inaspettatamente impadronita di lui, e aveva atteso
impaziente il momento in cui l'avrebbe rivista sentendosi emozionato
come un ragazzino alla prima cotta, felice di essere di nuovo in
grado di provare quelle emozioni,
consapevole che quello che stava provando era qualcosa di
completamente diverso dal solito e che stava per iniziare una nuova
importante
fase della sua vita.
Felpato
smise di scodinzolare e fece capire a Rebecca che doveva seguirlo, e
la condusse in una zona appartata per poter riprendere le sue
sembianze umane.
Rebecca
gli buttò le braccia al collo, Sirius tenendola
stretta si
Smaterializzò e in pochi istanti furono a
casa, abbracciati sulla "poltrona
di Felpato", completamente persi in una
lunga
serie di baci e carezze senza fine.
"Ora
vado a preparare la cena... Non hai fame?" disse Rebecca sciogliendosi
dal suo abbraccio.
"In
effetti ne ho... " disse Sirius attirandola
di nuovo verso di se mentre sfoggiava
il
suo miglior sorriso da malandrino.
"A
cuccia Felpato!" disse Rebecca respingendolo
con un sorriso.
"Io avrei una certa fame, e anche tu hai bisogno di mangiare
qualcosa di decente visto che per due settimane ti ho dato solo cibo
per cani! E poi devi metterti in forze, altrimenti rischi di non
farcela... dopo!"
Rebecca
ridendo scappò in cucina e Sirius la seguì
ridendo a sua
volta, pensando che, in effetti, la sua ragazza non aveva
tutti i torti!
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Capitolo 7 *** Vecchi ricordi e nuove speranze ***
Capitolo 7 - Vecchi ricordi, nuove speranze
Vecchi
ricordi, nuove speranze
Sirius
mostrò
a a
Rebecca ogni angolo del castello per farle conoscere meglio il mondo
a cui apparteneva, e un giorno in soffitta trovarono i ricordi di
scuola di Sirius custoditi in un baule
rigorosamente color rosso e oro.
"Quando
sono scappato di casa me ne sono andato con questo baule la mia moto
e niente altro!" spiegò Sirius.
"Ma
come hai fatto a mettere questo baule su una moto?" chiese
Rebecca incuriosita.
"Incantesimo
Reducto" spiegò Sirius. "L'ho rimpicciolito e poi l'ho
trasfigurato in uno zaino e me lo sono messo sulle spalle! Ci sono
dentro tutti i miei ricordi!”
Rebecca
si trovò tra le mani la vecchia uniforme scolastica di
Sirius, il
mantello che portava durante i mesi invernali, la sciarpa e la
cravatta coi
colori
del
Grifondoro
e, soprattutto, alcune foto scattate a Hogwarts.
Alcune
erano le foto ufficiali, con l'intero corpo insegnante schierato
accanto alla classe, altre invece erano foto che ritraevano Sirius e
i Malandrini durante la loro vita scolastica.
"Questa
l'abbiamo scattata quando siamo andati a Hogsmeade per la prima
volta!" disse Sirius mostrando una foto dei Malandrini a 13 anni
seduti da Madama Rosmerta che brindavano con la loro prima
Burrobirra.
Cancellò
anche da quella foto l'immagine di Peter, mentre Rebecca lo osservava
in silenzio.
Sirius
compiva quei gesti con disinvoltura, ma lei gli
leggeva
negli occhi la verità: cancellando Peter cancellava anche un
pezzo
di sé, e la cosa lo faceva soffrire più di quanto
fosse disposto ad
ammettere.
Si
fece più vicina a lui e gli cinse la vita con un braccio.
Sirius le
sorrise ricambiando la sua stretta, le posò un bacio sulla
fronte e
le mostrò
una
nuova
foto.
"Questa
invece l'abbiamo fatta in Sala Comune il primo Natale,
eravamo ancora piccoli,
non
eravamo ancora i Malandrini, quelli veri!"disse ridendo e porgendo la
foto a Rebecca, che sorrise intenerita
guardando quei
ragazzini
in posa sotto un gigantesco albero di Natale.
"A
me invece sembrate già Malandrini, guarda un po' che facce
da
monelli, soprattutto James!" commentò Rebecca sorridendo
all'undicenne Potter che si passava una mano tra i capelli, intento a
combattere la solita battaglia persa con la sua capigliatura ribelle,
mentre Remus lo osservava divertito e Sirius guardava dritto davanti
a sé con una espressione da simpatica canaglia dipinta sul
viso.
"Remus
amava fare foto, io e James lo abbiamo preso spesso in giro per
questa sua mania di documentare ogni cosa, e invece ora non posso che
ringraziarlo perchè, per merito suo, ho potuto conservare
questi
ricordi!" disse Sirius osservando con nostalgia e rimpianto una
foto di James che faceva un giro d'onore dello stadio a cavallo della
sua scopa con il boccino stretto tra le dita, mentre Sirius, seduto
dietro di lui, sventolava lo stendardo dei Grifondoro.
Rebecca
si strinse ancora più forte a Sirius che le sorrise grato e
la baciò
con tenerezza: era dura rendersi conto che quei momenti felici non
sarebbero più tornati.
"Ecco,
guarda, questi sono i miei vecchi libri!" disse Sirius tirando
fuori alcuni volumi dal
baule, e Rebecca
osservò interessata i libri di incantesimi e di pozioni,
divertendosi a pronunciare le formule magiche mentre
agitava
la bacchetta magica di Sirius.
"Ma
non posso fare un incantesimo? Neanche uno piccolo piccolo?"
chiese
esaminando affascinata
la bacchetta, un oggetto che, fino a pochi giorni prima, non credeva
potesse esistere nella realtà.
“Mi
dispiace doverti
deludere,
ma
la risposta è no...
Se
nasci senza poteri una bacchetta magica diventa solo un legnetto
inutile! E se vuoi saperne di più ti consiglio di leggere
questo libro!" disse Sirius porgendole una copia di Storia
di Hogwarts.
"E'
bellissimo... " disse Rebecca guardando le foto del castello.
"Non
ti so descrivere l'emozione che ho provato quando sono arrivato a
Hogwarts per la prima volta! Sin dalla nascita tutti ti dicono che un
giorno frequenterai quella scuola, e così man mano che si
avvicina
l'undicesimo compleanno cominci a contare i giorni e aspetti con
ansia il gufo che ti porterà la lettera di ammissione! E'
uno dei
momenti più importanti della vita di noi maghi, anche se io
all'epoca facevo di tutto per mostrarmi indifferente, perchè
i miei
genitori mi dicevano sempre che un vero Black non mostra le sue
emozioni come un Babbano qualsiasi... senza offesa per i presenti,
ovviamente!" concluse ridendo.
"Va
bene, sei perdonato!” gli concesse Rebecca. “E
adesso perchè
stai ridendo di nuovo?"
"Stavo
pensando ai miei genitori e a quello che avrebbero detto adesso,
perchè mi sono reso conto che tu non solo sei Babbana, ma
sei anche
scozzese! Io, l'ultimo dei Black, con una ragazza che non ha poteri
magici e che non è nemmeno nata in Inghilterra! Un doppio
scandalo
per la mia
Nobile
e Antica Casata!"
"Molto
spiritoso questo grande mago inglese!" disse Rebecca fingendosi
offesa. "Sarete anche antichi e nobili, ma avete dovuto lasciare
la vostra amata e civilizzata Inghilterra e venire qui nella
selvaggia Scozia per imparare i vostri incantesimi!"
All'improvviso
uno strillo acuto li fece separare bruscamente, ma Sirius
tranquillizzò immediatamente Rebecca.
"E'
tutto a posto, è solo Fierobecco... Ho dovuto legarlo per
paura che
scappasse e adesso si sta lamentando perchè vorrebbe
sgranchirsi un
po' le ali! Vieni
con me, ora lo farò volare un po'! No,
non dire niente!” disse Sirius interrompendo Rebecca che
stava
iniziando ad esprimere le sue perplessità. “Non
fare quella faccia e non avere paura, mi è appena venuta
un'idea e
sono sicuro che ti piacerà!"
disse Sirius prendendola per mano.
Rebecca
in un istante si trovò nel parco accanto a Fierobecco e come
al
solito venne colta da una leggera vertigine, anche se ormai si stava
abituando a Smaterializzarsi e non avvertiva più quella
sensazione
sgradevole di strappo delle prime volte.
Sirius
la fece salire di nuovo su Fierobecco come aveva fatto il giorno del
loro primo incontro, e di
nuovo
Rebecca non potè fare a meno di urlare e chiudere gli occhi quando
presero il volo.
No,
Fierobecco non era decisamente il suo mezzo di trasporto preferito!
"Ora
farò
un Incantesimo di Disillusione" disse Sirius. "Sentirai
un po' di freddo, ma non ti preoccupare! Diventeremo
invisibili, così
nessuno
potrà
vedere dove stiamo andando...
Non
ci vorrà molto!"
Dopo
quella che a Rebecca parve un eternità Sirius le disse di
guardare
dritto davanti a sè, mentre pronunciava delle parole
incomprensibili
alle sue orecchie.
"Ma
cosa stai dicendo?" chiese Rebecca, e quando capì che Sirius
stava facendo un incantesimo il cuore iniziò a batterle
furioso nel
petto, perchè si rese conto, una volta di più,
che Sirius era un
mago. Ancora non le sembrava vero!
"Ecco,
adesso dovresti riuscire a vederlo anche tu, guarda la in
fondo”
Rebecca
osservò con attenzione il panorama che la circondava e
all'improvviso, in lontananza, vide la sagoma di un edificio
illuminato circondato da un lago.
“Lo
vedo!” esclamò Rebecca, che restò senza
fiato quando si rese
conto di dove si trovava.
“Benvenuta
a Hogwarts... “ sussurrò Sirius.
Rebecca
sgranò gli occhi, incapace di parlare, mentre dall'alto
Sirius le
mostrava la Torre dei Grifondoro, la Torre di Astronomia, il Lago
Oscuro, la Foresta Proibita, il campo del Quidditch, il
Platano Picchiatore, e
le raccontava, ancora una volta, di come Harry lo avesse salvato dai
Dissennatori.
"E'
proprio lì, su quella riva, che sono stato attaccato! Se non
fosse
stato per Harry adesso io non sarei qui!" le disse guardandola
negli occhi, e Rebecca lo abbracciò commossa.
Sirius
avrebbe voluto scendere nel parco per passeggiare mano nella mano
insieme a lei.
Lo aveva fatto con tutte le ragazze di cui si era
invaghito quando era studente, e trovava assurdo non poterlo fare con
quella che era destinata a diventare sua moglie.
Avrebbe
voluto portarla sotto l'albero dei Malandrini, nessuno si sarebbe
accorto di loro, ormai era buio, il parco era grande, e c'erano molti
posti in riva al lago dove poter andare senza essere visti, lo sapeva
per esperienza.
Ma
non voleva farlo, anche se la tentazione era forte, anche se sentiva
prepotentemente il richiamo di quella che era stata la sua prima vera
casa, anche se sentiva acuta la nostalgia dei Malandrini, la sua
prima vera famiglia.
Sirius
desiderava poter varcare le porte di Hogwarts alla luce del sole, non
voleva più nascondersi.
"Un
giorno torneremo Rebecca e sarà il giorno più
bello della mia vita,
perchè vorrà dire che tutto sarà
finito e sarò libero".
Quelle
parole fecero stringere il cuore di Rebecca che
si voltò verso di lui
per
accarezzarlo, e di nuovo le vennero le lacrime agli occhi mentre si
rendeva ancora una volta conto di quanto fossero profonde le ferite che
Sirius si portava ancora dentro.
"Ti
amo... " gli disse per la prima volta, e
Sirius
rimase
in silenzio incredulo, senza sapere come comportarsi, completamente
spiazzato da quelle parole che non era mai riuscito a pronunciare in
vita sua,
e alla
fine la prese tra le braccia e la baciò a lungo.
Era
ancora troppo orgogliosamente
Black
per dire "Ti
amo" a
Rebecca,
ma lei
nemmeno se ne accorse, perchè le parole alla fine erano
inutili, perchè ciò
che Sirius provava per lei era scritto sul suo viso e nei suoi occhi, e
quando stava tra le sue braccia si sentiva speciale ed unica al
mondo.
"Andiamo
a casa ora... " le disse Sirius dopo un ultimo bacio, e Rebecca
si strinse nuovamente a lui mentre Fierobecco faceva rotta verso il
castello di Alphard.
Sirius
si voltò a guardare Hogwarts per l'ultima volta.
Era
stata la sua prima casa e i Malandrini la sua prima famiglia, ma
quel tempo era ormai passato.
Non
avrebbe mai dimenticato quegli anni felici e spensierati, ma
fortunatamente non era più solo.
Aveva
finalmente una nuova casa a cui tornare.
E
un nuovo futuro da costruire insieme a Rebecca.
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Capitolo 8 *** Di nuovo in pericolo ***
Capitolo 7 - Di nuovo in pericolo
Di
nuovo in pericolo
Sirius
e Rebecca vivevano insieme ormai da un mese, dividendosi tra la casa
di lei e il Castello di Alphard: era così infatti che Sirius
aveva
deciso di chiamare l'antica dimora di famiglia.
“E'
a mio zio a che devo tutto quello
che ho!” spiegò a Rebecca. “Questo
castello
porterà il nome di
un Black rinnegato e diventerà la casa di un Black
altrettanto
rinnegato. E tu vivrai con me... e con Harry!" aveva concluso
sentendosi sempre più fiducioso riguardo ai suoi progetti
per il
futuro.
Da
tempo sui giornali e al notiziario non parlavano più del
pericoloso
prigioniero evaso a cui tutti davano la caccia e così
Sirius, pur
continuando a fingere di essere il cane di Rebecca, aveva iniziato ad
abbassare un po' la guardia, anche
perché ormai non
somigliava
quasi
più
all'uomo della foto segnaletica.
Lui
e Rebecca avevano iniziato a concedersi anche qualche uscita serale,
e Sirius si godeva le meraviglie del mondo Babbano, primo fra tutti
il cinema.
Si
erano anche concessi qualche cenetta a lume di candela, e Rebecca
aveva addirittura fatto conoscere Sirius alla sua amica Kathy e ai
suoi colleghi di lavoro, presentandolo come John Smith.
“Ma
non potevi trovarmi un nome meno banale?” protestò
Sirius.
“Ho
pensato che con un nome così anonimo saresti stato
più al sicuro”
si giustificò Rebecca.
In
quelle ultime settimane Sirius aveva potuto prendersi cura di
sé,
aveva recuperato le forze e la salute, e l'amore di Rebecca aveva
fatto il resto, perchè era grazie a lei se aveva quasi
smesso di
sognare la morte di Lily e James, il momento del suo arresto, i
Dissennatori.
Piano
piano Sirius stava tornando a vivere, e nei suoi occhi si accendeva
sempre più spesso lo sguardo malandrino di un tempo.
"Stavo
pensando che, se le cose andranno avanti così, potrei
davvero
iniziare
a vivere nel mondo dei
Babbani insieme
a te finchè la mia innocenza non sarà
riconosciuta! Altri
maghi sarebbero in difficoltà, ma io, grazie ai
miei studi di Babbanologia, dovrei cavarmela senza problemi...
magari farò un po' di ripasso sui miei libri, il resto me lo
potresti insegnare tu!" disse Sirius.
"Babbanologia?
Voi
maghi ci
studiate a scuola? Mi
stai dicendo vi serve il
diploma
per usare una caffettiera o una lavatrice?" chiese
Rebecca incredula e divertita.
"Non
è una materia obbligatoria, io però mi sono
iscritto al corso solo
per fare un dispetto a quei Purosangue dei miei genitori! E' stato
veramente interessante, ho imparato
molte cose
e,
soprattutto, ho scoperto le moto!" concluse ridendo e sognando
di poter un giorno rientrare in possesso della sua vecchia Harley
Davidson per poter portare in giro Rebecca.
Purtroppo
la loro serenità non durò a lungo, e Rebecca per
poco non
svenne in ospedale quando vide la foto di Sirius sul giornale che un
paziente stava leggendo in sala d'attesa.
Durante la pausa pranzo si precipitò all'edicola
più vicina e si rese subito conto che il Ministero della Magia lo stava ancora cercando, e ancora una
volta
aveva esteso le sue ricerche nel mondo Babbano.
Sirius
era ritenuto responsabile di alcuni fatti di violenza verificatisi
di recente durante un non meglio specificato raduno,
e
Rebecca
comprese subito il significato di quell'articolo, perché
Harry aveva
scritto a Sirius per raccontargli ciò che era successo dopo
la
finale della Coppa del Mondo di Quidditch.
La
comparsa del Marchio Nero e l'irruzione dei Mangiamorte nel campeggio
in cui alloggiavano i maghi che avevano assistito alla finale avevano
sconvolto
Sirius, sempre
più preoccupato per Harry e per l'evolversi degli
avvenimenti.
Una
volta terminato il suo turno Rebecca andò
a recuperare
la sua macchina con il giornale nella
borsa,
ansiosa di parlare con Sirius e raccontargli tutto.
Salì
in auto, si mise al posto del passeggero e rimase in attesa: pochi
istanti dopo Sirius si Materializzò accanto a lei al posto
del
guidatore.
Ormai
Sirius sapeva a memoria i suoi orari e non l'aspettava più
fuori
dall'ospedale sotto forma di Felpato ma si Materializzava
direttamente nell'auto di Rebecca, una Mini Cooper blu della quale si
era innamorato a prima vista e che ogni volta voleva guidare, forte
della sua esperienza di Babbanologia.
All'inizio
i risultati non erano stati eclatanti, ma poi, con l'aiuto di
Rebecca, era riuscito a diventare un autista quasi
perfetto.
Rebecca
sorrise quando lo vide comparire di fianco a lei.
La
prima volta si era spaventata a morte ma ormai ci aveva fatto
l'abitudine, sapeva che Sirius amava farle quel genere di sorpresa,
lo faceva anche quando erano a casa, e Rebecca pensava che sarebbe
stato ben strano per lei se un giorno avesse deciso di suonare il
campanello per farsi aprire.
"Sei
pronta? Si parte!" disse Sirius impugnando il volante, felice
come un bambino, e
Rebecca decise di fargli assaporare quel momento di svago prima di
affrontare il problema.
Sirius
iniziava ad amare le auto tanto quanto le moto, e quando Harry
in una delle sue lettere gli aveva parlato della macchina volante di
Arthur Weasley aveva
iniziato
seriamente a
considerare
l'idea di fare le stesse modifiche anche all'auto di Rebecca.
Ad
un certo punto un poliziotto li fermò e Rebecca
iniziò a
tremare stringendo disperatamente la sua borsa che conteneva
il
giornale con la
foto di Sirius in prima pagina.
"Mi
potrebbe favorire i documenti, per favore?" chiese l'agente
rivolgendosi a Sirius.
"Ma
certamente!" rispose pronto lui, e con un rapido movimento del
braccio tirò fuori la bacchetta magica e Confuse il
poliziotto che
li lasciò immediatamente andare senza avere controllato
niente.
"Una
volta io e James siamo stati fermati da due poliziotti mentre eravamo
in fuga con la mia moto, inseguiti da tre Mangiamorte, e allora
noi... " iniziò a raccontare Sirius sorridendo al ricordo di
quella lontana avventura che Rebecca, in circostanze normali, avrebbe
trovato divertente.
Ma, purtroppo per Sirius, non era quello il momento giusto per
stabilire una volta per tutte se il nome Elvendork fosse
unisex.
"Guarda!
Guarda qui, sul giornale di oggi!" disse non appena
furono entrati in casa, mostrando a Sirius la pagina in cui appariva
la sua foto segnaletica. "Quando quel poliziotto ci ha fermati
per un attimo ho temuto che... Sirius... E' vero che non assomigli
più a questa
foto ma...
se qualcuno ti vedesse... se
qualcuno capisse!”
Sirius
gettò in un angolo il foglio di giornale e si sedette sul
divano con
la testa tra le mani.
"E'
questo che credono allora! E' comparso il Marchio Nero e adesso
pensano che io sia la persona che sta cercando di
riorganizzare i
Mangiamorte! E io mi sono fatto vedere in giro... Sono stato uno
stupido, Rebecca... "
"Non
fare così... " disse Rebecca sedendosi accanto a lui e
circondandogli le spalle con un braccio. "Puoi sempre tornare ad
essere il mio Felpato quando vuoi uscire con me! All'inizio lo
facevamo sempre, e non è mai stato un problema!
Ultimamente ci siamo sentiti troppo sicuri e forse abbiamo
commesso qualche imprudenza,
ma io sono certa che nessuno qui può riconoscerti... Io non
ti
avevo
riconosciuto, ricordi?"
"Rebecca,
io sono uno stupido perchè non avrei dovuto
coinvolgerti! Se
dovessero trovarmi rischieresti anche tu di essere portata ad Azkaban
perchè sei mia complice! Perchè non ci ho pensato
prima? Sto
mettendo in pericolo anche te, sto rischiando di gettare anche te tra
le braccia di Voldemort, così come ci ho gettato Lily e
James! Sono
un cretino, sono un idiota! Ecco che cosa sono!"
Rebecca lo
abbracciò come faceva ogni volta che i fantasmi del passato
tornavano a tormentarlo, ma le parole di Sirius l'avevano turbata:
non si era resa conto di essere in pericolo, non ci aveva mai
pensato.
Ma
poi
pensò che la situazione forse non era poi così
brutta, perchè
il castello di Alphard era invisibile, perchè Sirius era per
tutti
il suo cane, perchè
i suoi amici sapevano che il cosiddetto John Smith non si faceva
vedere in giro molto spesso perché viveva e lavorava a Londra...
Chi avrebbe mai potuto rintracciarlo, chi tra i Babbani avrebbe
potuto sospettare?
"Forse
sarebbe meglio se io sparissi per un po'! Dovrei fare perdere le
tracce, allontanarmi da qui!"
"No... Ti prego, non andartene... Non hai
un altro
rifugio... E io non voglio che tu te ne vada...” disse
Rebecca e lo
abbracciò con il cuore spezzato mentre sentiva le lacrime
salirle agli occhi.
"Non
voglio lasciarti Rebecca,
ma
non voglio nemmeno farti vivere così.
Se
io fossi dotato di buonsenso me
ne andrei subito, fuggirei il più lontano possibile, e
tornerei da
te
una volta sistemate le cose.
Ma
non ho il coraggio di lasciarti perché
ho
bisogno di te, e forse,
come
al solito, mi sto comportando da immaturo e da egoista, ma
la verità è che voglio
soltanto vivere la mia vita in pace, insieme a te, anche se mi rendo
conto che non ho niente da offrirti adesso, se non una vita incerta,
clandestina... e
pericolosa”.
Voleva
essere onesto con lei, voleva
che capisse, che si rendesse conto.
“Se
è riapparso il Marchio Nero vuol dire che tornerà
Voldemort. E se
tornerà Voldemort ci sarà una nuova guerra. E se
ci
sarà una nuova
guerra io combatterò come ho sempre fatto. Farò
la mia
parte fino in fondo e a
qualunque costo. Capisci cosa significa?"
“Credo...
Credo
di sì... Ma andrà tutto bene, vedrai... qui sei
al
sicuro... " disse Rebecca stringendolo in un lungo abbraccio e
respingendo disperatamente i cupi pensieri che le parole di Sirius
avevano fatto affiorare nella sua mente.
"Farò
di tutto per proteggerti, te lo prometto" disse Sirius stringendola a
sua volta. "Se dovessero catturarmi
dirò che ti ho Confusa, che non sapevi nulla di me!
Diventerò il
tuo Custode Segreto, così se ti cercheranno nessuno ti
troverà,
perchè io non lo rivelerò mai a nessuno, morirò
piuttosto che confessarlo!”
Rebecca
iniziò a tremare spaventata da quelle parole, e Sirius la
strinse
ancora più forte per rassicurarla.
“No, non
fare così, l'hai detto anche tu, nessuno
mi troverà finchè sarò qui,
continueremo a vivere insieme... E un giorno ci sposeremo...
"
"Cosa...
cosa hai detto?" chiese Rebecca battendo gli occhi stupefatta.
Aveva
sentito bene o se l'era sognato?
Anche
Sirius era meravigliato da quelle parole che aveva pronunciato senza
nemmeno rendersene conto.
"Ti
sposerò Rebecca..."
disse Sirius guardandola negli occhi. "Ti sposerò"
disse di nuovo stavolta
deciso determinato e convinto.
"Quando tutto sarà finito... Quando sarò di nuovo
libero... “
Lo
spirito malandrino
di Sirius prese il sopravvento e si mise in ginocchio per farle la
proposta rendendosi
volutamente ridicolo per mascherare la sua emozione e allontanare i
tristi presagi dai quali si sentivano entrambi circondati.
“Sposami
Rebecca, e fai di me l'uomo più felice del mondo! Concedimi
la tua
mano dolce fanciulla, ti supplico!” esclamò, e Rebecca
scoppiò a ridere e
si gettò
tra le sue braccia ripetendo una sola parola: “Sì!
Sì! Sì!”
Un
giorno avrebbero realizzato quel sogno e si sarebbero sposati
circondati dai loro amici più cari, ma ancora non sapevano
che
avrebbero celebrato le loro nozze con Sirius ancora ricercato,
con la tempesta ormai alle porte.
E
soprattutto non sapevano che quel giorno insieme a loro ci sarebbe
stato un invitato molto speciale che avrebbero entrambi amato
più di
ogni altra cosa al mondo.
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Capitolo 9 *** Gelosia ***
Capitolo 9 - Gelosia
Gelosia
Isabel
e Paul Scott, i genitori di Rebecca, sapevano che da qualche
settimana la loro unica figlia frequentava un certo John Smith che
viveva e lavorava a Londra ed erano desiderosi di
conoscerlo, ma Rebecca aveva detto loro
che voleva andarci piano dato che la loro relazione era solo
all'inizio e non avevano ancora fatto seri progetti per il futuro.
Rebecca
spesso si chiedeva che cosa avrebbero provato quando un giorno
avrebbe rivelato che aveva già ricevuto e accettato la
proposta
di matrimonio, e che il cane che in quel momento dormiva sotto il
tavolo della cucina era il loro futuro genero!
Rebecca
aveva un bellissimo rapporto con Isabel e Paul, e
Sirius ogni
volta che li incontrava non poteva fare a meno di provare
una punta di invidia nei confronti della
sua fidanzata
che aveva due genitori così presenti e affettuosi.
Era
lo stesso sentimento che aveva provato quando aveva conosciuto i
genitori di James, che l'avevano accolto in casa loro come un figlio,
e si augurò di poter essere un giorno accolto allo stesso
modo anche
dai genitori di Rebecca.
Per
il momento si
accontentava di essere stato
accettato
con molto entusiasmo sotto forma di Felpato.
Isabel
aveva addirittura
provveduto
ad acquistare una cuccia, una ciotola e anche un guinzaglio per
poterlo
ospitare nel migliore dei modi quando
Rebecca
andava a trovarli.
Anche
quel giorno Felpato
si lasciò vezzeggiare dalla signora Scott per poi andare ad
accucciarsi accanto alla poltrona di Paul che seguiva in tv una
partita dei Glasgow Rangers insieme a Rebecca che, a quanto pareva,
era tifosa della stessa squadra, notando che gli amanti del calcio
erano pervasi dallo stesso entusiasmo
che infiammava il cuore dei tifosi di Quidditch.
"Rebecca,
indovina un po' chi è tornato a casa? Richard!" disse Isabel
entusiasta, e Felpato drizzò le orecchie.
"Richard?
Ma chi? Richard Madison?"
disse Rebecca incredula.
"Ma
certo, proprio lui! E' tornato dagli Stati Uniti quindici giorni fa,
e quando ha saputo che oggi saresti venuta da noi ha detto che
sarebbe passato a trovarti!" disse Isabel sempre più
entusiasta.
"Richard
è... Era un amico, l'ho conosciuto ai tempi della scuola!"
disse Rebecca guardando nervosamente Felpato che si agitava inquieto.
"Ma
Rebecca, cosa fai? Parli con il tuo cane adesso?" disse Isabel.
"E poi definire Richard un amico mi sembra riduttivo visto che
è stato il tuo primo fidanzato!"
“Ma
eravamo ragazzini... “ minimizzò Rebecca lanciando
occhiate
allarmate a Felpato che si era messo ad abbaiare furiosamente.
"Mamma,
porto Felpato a fare un giro, è un po' stufo di stare in
casa... Su
dai, amore, vieni... "
Felpato
si agitò nervoso: odiava mettere il guinzaglio.
"Dai,
lo so che non ne hai bisogno, ma tu per loro sei un cane... "
sibilò Rebecca per calmarlo, anche se sapeva che non era il
guinzaglio a metterlo di cattivo umore.
"Ora andiamo in un posto tranquillo e parliamo un
po'... Non è
proprio il caso di agitarsi così, sai?" disse Rebecca che,
suo
malgrado, trovava la situazione divertente e si sentiva lusingata
dalla gelosia di Sirius.
"Rebecca!
Ma sei proprio tu?" disse una voce alle loro spalle non appena furono
usciti di casa, e quando Rebecca si voltò
vide Richard che
le andava incontro sorridendo per abbracciarla, e lei non
potè fare altro che ricambiare l'abbraccio sotto gli occhi
di
Felpato che iniziò a strattonare energicamente il guinzaglio.
"Su,
dai, stai buono... E' solo un vecchio amico, non c'è nulla
di male!
Richard, lui è Felpato, il mio cane!"
Richard
fece per accarezzarlo ma Felpato gli ringhiò contro
facendolo
arretrare.
"Non mi sembra molto docile... "
"Ma
no, fa così solo perchè non ti conosce, vuole
solo proteggermi,
sai, mi vuole molto bene... E anch'io gliene voglio tanto!"
disse Rebecca con tono dolce ma fulminando Felpato con lo sguardo:
adesso tutta quella gelosia cominciava a sembrarle assurda!
Richard
invitò Rebecca a bere qualcosa e lei acconsentì:
dopottutto non
c'era nulla di male, anche se Felpato non sembrava pensarla allo
stesso modo.
"Deve
venire anche lui?" chiese Richard poco entusiasta.
Aveva
la sensazione che quel grosso cane nero morisse dalla voglia di
sbranarlo!
"Sì, viene anche lui, è
meglio! Sai, è da poco
che vive con me, non conosce i miei genitori, non è abituato
alla
loro presenza... Ha bisogno di me... E anch'io ho bisogno del mio
Felpato!" disse Rebecca augurandosi che Sirius captasse il
messaggio e la smettesse di comportarsi in maniera assurda.
Rebecca
e Richard si sedettero a un tavolo e chiacchierarono per un po'
aggiornandosi sulle loro rispettive vite.
Richard ad un certo puntò pensò di invitarla a
cena, ma
la presenza inquietante di quel cane seduto tra di loro e che
si
ostinava a tenere la testa
appoggiata sulle gambe di Rebecca lo fece desistere dai suoi propositi.
Rebecca
passò la notte a casa dei suoi genitori, e quella sera si
ritirò
molto presto per permettere a Sirius di riprendere le sue sembianze.
"Ma
il tuo cane deve proprio dormire in camera con te?" chiese
Isabel perplessa.
"E' rimasto traumatizzato dall'incidente,
mamma... Dorme meglio se ci sono io accanto a lui!" aveva
spiegato Rebecca.
Ormai
era diventata bravissima ad inventarsi ogni tipo di scusa, avrebbe
meritato l'Oscar per la sua recitazione perfetta.
"Sono
stato un idiota oggi, vero?" disse Sirius sorridendo una volta
che furono finalmente soli dopo aver gettato un Muffliato per far
sì che i genitori di Rebecca non sentissero le loro voci.
"Altrochè
se lo sei stato!
Ma cosa pensavi? Che avrei mollato tutto su due piedi per scappare
con Richard? Non ti fidi di me? Io e Richard ci conosciamo da sempre
e ci siamo messi insieme a 17
anni, mentre frequentavamo il liceo. Ci siamo lasciati dopo il
diploma perchè Richard è andato a studiare negli
Stati Uniti e la
distanza ci ha allontanato. Evidentemente non era un grande amore
perchè se lo fosse stato avrei saputo aspettarlo e non avrei
mai
amato nessuno al di fuori di lui! E dopo Richard c'è stato
Edward... "
"Lo so, il tuo collega, quello che ti ha lasciata dopo averti
tradita..."
"Ti ringrazio per la tua delicatezza Sirius, comunque hai ragione, era
proprio lui... E' durata due anni, e fino a quando non ho
conosciuto te sono stata felicemente single
e
fiera della mia indipendenza. Ecco, ora sai tutto di me!"
concluse Rebecca.
"Bhè,
dovevo immaginare che non eri di certo stata rinchiusa in una torre
ad aspettare il mio arrivo... Però... Insomma... Sapere che
voi
due... Sai, un conto è immaginare, un conto è
avere il tuo rivale
davanti agli occhi!" disse Sirius sentendosi ridicolo nella sua
gelosia ma incapace di comportarsi diversamente.
“Ma
dai, sciocco, Richard non è un tuo rivale... Lo sai quanto
ti amo...
" disse Rebecca baciandolo con trasporto e Sirius la
ricambiò facendole chiaramente capire quali fossero
i suoi programmi per la serata, ma Rebecca lo fermò.
"A
cuccia Felpato, il discorso non è ancora concluso! Adesso
che sai
tutto di me, dimmi di te! O vuoi forse farmi credere che non hai mai
avuto una ragazza quando studiavi ad Hogwarts?"
"Bhè,
sì... diciamo che ho fatto le mie conquiste e non mi sono
fatto
mancare nulla, devo essere sincero!" disse Sirius non riuscendo
a trattenere un sorriso malandrino.
"Non
mi sono fatto mancare nulla?
Ma...
Sirius!" esclamò
Rebecca che,
all'improvviso,
iniziava a non trovare poi così assurdo il comportamento
tenuto dal
suo compagno
fino a poche ore prima.
"Rebecca,
non
ho intenzione di dirti nulla, sono
un gentiluomo... " disse Sirius ridendo, ma Rebecca non si
arrese.
"Gentiluomo?
Il
tuo atteggiamento mi fa pensare che tu abbia molti scheletri
nell'armadio, Sirius
Orion Black!"
"Sbaglio
o forse adesso è qualcun altro ad essere geloso?" la
stuzzicò
Sirius.
"Ora
che ci penso nelle foto che mi hai fatto vedere qualche ragazza
accanto a te c'è sempre...” disse
Rebecca perplessa e pensierosa.
“E c'è una foto di voi Malandrini in riva al lago,
e sullo
sfondo... bhè... si vede chiaramente un gruppo di ragazzine
che
sorridono... All'inizio pensavo che guardassero voi quattro, ma
adesso ho come la sensazione che fossero lì solo per te!"
Rebecca
dovette suol malgrado ammettere con se stessa che... sì, era
gelosa!
Accidenti a lei e a quando le
era venuto in mente di fare
quella domanda a Sirius!
Se
fosse stata zitta in quel momento sarebbero stati impegnati in
qualcosa di molto più piacevole!"
"Rebecca,
voglio essere sincero con te. Ero un bel ragazzo, e
le ragazze... bhè... che
avrei dovuto fare? Ero
un adolescente...
chiunque al mio posto avrebbe fatto quello che ho fatto io... tranne
Lunastorta ovvio, lui sì che era un gentiluomo... e Ramoso
da
sempre fissato con Lily...
Insomma,
ammetto
di non essermi comportato
benissimo a
volte, qualcuna
ha anche sofferto per causa mia e
adesso
se ci penso
non ne vado fiero, che tu ci creda o no!”
"Credo
che se ti avessi conosciuto a quei tempi ti avrei odiato! E forse ti
avrei fatto anche
una fattura dove dico io!" disse Rebecca.
"In
effetti una volta c'è mancato poco... E' stato un fidanzato
geloso,
e se non avessi fatto un Sortilegio Scudo me la sarei vista veramente
brutta!" disse Sirius ridendo.
"Ben
ti sta, così impari a fare il Malandrino con le povere
fanciulle
indifese!" esclamò
tirandogli addosso un cuscino, e Sirius si trasformò in cane
e si
sdraiò ai piedi del suo letto.
"Ma
come? Non dormi con me?" chiese Rebecca perplessa.
"Mah,
non vorrei che tu pensassi che ho intenzione
di approfittare di una fanciulla indifesa... “ disse Sirius
riprendendo le sue sembianze.
"Sei
proprio un Malandrino, Sirius Orion Black..." disse Rebecca
accogliendolo tra le sue braccia, dopodichè ogni parola fu
inutile.
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Capitolo 10 *** Le sorprese del destino ***
Capitolo 10 - Le soprese del destino
Le soprese del destino
"Sirius...
riesco a vedere il castello di Alphard!" esclamò Rebecca
affacciandosi
stupita alla finestra.
“Cosa?
Ma sei sicura? E da quando?” esclamò Sirius allarmato.
“Me
ne sono accorta adesso!
“ disse Rebecca continuando a fissare l'antica dimora dei
Black invisibile ai suoi occhi fino al giorno prima.
“Resta
qui e non muoverti!” le
ordinò
Sirius, dopodichè
uscì
di
casa sotto forma di Felpato.
“Per
un momento ho temuto che fossero saltati gli incantesimi di
difesa!”
le spiegò una volta rientrato.
“Però ho
osservato le persone, si comportano come al solito, e quindi
è
chiaro che
il castello è ancora invisibile, sarebbe
impossibile non notarlo se fosse riapparso lassù! E a questo
punto
sinceramente non capisco,
per
vederlo dovresti far parte della famiglia Black, ma
tu
non
hai il sangue dei Black e non sei ancora mia moglie. Invece
i
maghi che non appartengono alla famiglia Black possono vedere le
nostre dimore nascoste solo se un membro della famiglia glielo
permette,
ma bisognerebbe avere comunque poteri magici e tu non nei hai... Ero
convinto che avresti potuto vedere il castello solo dopo il nostro
matrimonio, perchè avrei fatto di te una Black a tutti gli
effetti, però
noi viviamo insieme anche se non siamo sposati, tu sei la mia
famiglia... Che sia sufficiente questo?" si chiese Sirius confuso e
perplesso.
“Sono in ritardo, devo andare, ne parliamo stasera”
disse
Rebecca uscendo di casa.
"Ma non sei in ritardo!" esclamò Sirius guardando l'orologio.
" E invece
sì... " pensò Rebecca allontandosi
con la sua automobile e lasciando Sirius perplesso e confuso.
Aveva già notato che
Rebecca da qualche giorno era strana, immersa in chissà
quali
pensieri, e adesso era uscita di casa senza
salutarlo, con la mente chiaramente
altrove.
Sirius le aveva già chiesto
più
di una volta se
qualcosa non andava e lei gli aveva risposto che era solamente
stanca perché aveva molto lavoro, ma quella spiegazione gli era
sembrata
poco convincente.
E
poi perché
tutto d'un tratto riusciva a vedere il castello?
Forse i Babbani che si
innamoravano dei maghi
acquisivano
poteri magici?
In
qualche modo Sirius intuiva che ciò che era successo a
Rebecca
dipendeva dal sentimento che li legava, sentiva che c'era qualcosa di
importante che non riusciva a mettere a fuoco, e
aveva il forte sospetto che la sua ignoranza in materia dipendesse
dal fatto che le storie d'amore tra Babbani e Purosangue non erano
l'argomento di conversazione preferito al Numero
12 di Grimmauld Place.
Mentre
Sirius cercava
di risolvere il mistero Rebecca
guidava
verso l'ospedale e
lanciava continuamente uno sguardo alla collina, rendendosi sempre
più conto di
essere in grado di vedere il castello
ergersi in tutto il suo splendore.
Si concentrò sulla
guida
cercando di fermare il tremito delle sue mani: che fosse quella la
conferma che cercava?
Che fosse davvero successo quello che
sospettava
ormai
da una
settimana?
"No,
non è possibile, non può essere... “ si
disse Rebecca, ma ripensando alle sue notti d'amore con Sirius si
rese conto che le possibilità che fosse successo erano
altissime, e
il panico l'assalì.
“No,
non ce la posso fare, non sono ancora pronta!”
pensò
mentre
il castello di Alphard sembrava osservarla dall'alto per confermarle
che non si sbagliava e
che avrebbe fatto meglio ad abituarsi all'idea che la sua vita e
quella di Sirius sarebbero ben presto cambiate in maniera radicale.
Quando
Rebecca tornò a casa Sirius non c'era, sicuramente impegnato
nelle sue opere di restauro, e lei tirò un sospiro di
sollievo perchè preferiva essere sola in quel momento.
Guardò di nuovo fuori dalla
finestra: il Castello di Alphard era ancora
là
dov'era sempre stato da secoli senza che nessuno lo sapesse.
Era
inutile indugiare oltre,
era giunto il momento della verità, rimandare non avrebbe
cambiato
le cose.
Si
decise quindi ad effettuare
il test
e, nel
giro di pochi minuti, ebbe finalmente la risposta che
si
aspettava.
E
adesso cosa sarebbe successo, cosa avrebbero fatto?
Come l'avrebbe
presa Sirius?
Lei non la stava prendendo affatto bene.
Aveva
solo 22 anni, e non si sentiva pronta per un cambiamento
così
grande.
Andò in salotto e si
sedette sulla poltrona
di Felpato
sperando che
Sirius arrivasse al più presto,
e
mentre aspettava pensava al futuro che in quel momento le pareva
incerto più che mai.
"Ciao
amore, ma
che cos'hai in mano?
Una bacchetta magica Babbana?" chiese Sirius posandole un bacio
sulla guancia mentre osservava incuriosito quello strano bastoncino
di plastica che Rebecca fissava così intensamente.
"Sirius!
Cosa ci fai qui?" esclamò Rebecca che, persa nei suoi
pensieri,
non
aveva
nemmeno
sentito il rumore della Materializzazione.
"Come
cosa ci faccio qui? Vivo con te, non ti ricordi?” disse
Sirius
ridendo, ma l'ansia che vide scritta sul viso di Rebecca gli fece
passare
subito la voglia di scherzare. “Va
tutto
bene Rebecca? Ho già notato che da qualche giorno sei
strana... vuoi
dirmi che cos'hai?"
"Sirius...
Non so come dirtelo... Quella che tu hai chiamato bacchetta magica
Babbana
è
un test di gravidanza... ed è positivo. Sono incinta
Sirius”.
“Rebecca...
ma sei sicura?" chiese Sirius a dir poco incredulo, mentre
Rebecca gli spiegava il funzionamento di quello strano aggeggio.
"Cosa...
cosa ne pensi?"
chiese Rebecca timidamente. "Io mi sento così confusa...
"
"Anch'io... " rispose Sirius,
incapace di dare
voce alle sue emozioni.
Quel
figlio in arrivo era qualcosa alla quale non aveva mai pensato, e
ancora non riusciva a credere che fosse accaduto veramente.
Non
era
ancora un uomo libero ma quella
poteva essere
era la sua rinascita, la sua speranza in un futuro migliore.
La
vita gli stava offrendo una seconda opportunità, e lui non
se la
sarebbe lasciata sfuggire.
Rebecca
guardò
Sirius, e di nuovo nei suoi occhi lesse un disperato bisogno d'amore
dopo anni di sofferenza infinita, e tutte le sue paure e le sue
perplessità iniziarono
pian piano a svanire.
“Sei...
Sei
felice allora?” gli chiese mentre
il primo sorriso le spuntava sul volto.
“Sì... Non me l'aspettavo e mi
sento ancora un po' confuso ma... sì,
credo
di sì! “ disse Sirius sorridendo
a sua volta, poi
le prese
il viso di
tra
le mani e la baciò mentre nella sua mente si faceva pian
piano strada la consapevolezza che
una
nuova vita stava crescendo dentro di lei.
Rebecca si
mise istintivamente
una mano sul ventre e Sirius fece altrettanto, e poi
appoggiò il
viso sulla spalla di Sirius che la strinse con delicatezza, quasi
avesse paura di danneggiare in qualche modo il bambino che portava in
grembo.
"Ma
tu come stai? Ti senti stanca? Devi
riposare!" le disse premuroso e preoccupato allo stesso tempo, e
Rebecca scoppiò a ridere.
"Amore non ce n'è
bisogno, non
mi sento stanca, sto benissimo! Aspetto un bambino, e tutto va bene!
Aspetto
un bambino..."
disse di nuovo parlando più a sè stessa che a
Sirius, comprendendo
forse per la prima volta il vero significato di quelle parole e
sentendosi improvvisamente felice e con il cuore leggero.
“Per
prima cosa andremo al San Mungo e ti farò visitare dai
migliori
Medimaghi!” esclamò
Sirius ben deciso a prendere in mano la situazione senza
però sapere
di preciso cosa fare. “Noi
Black siamo nati in casa, assistiti dai migliori esperti nel campo,
ma io non voglio farti correre rischi, preferisco che tu sia
ricoverata, magari in una camera privata, perchè tu e mio
figlio
dovrete avere solo il meglio e... Ma io sono ricercato, non
posso portarti al San Mungo! Quando
deve nascere?"
"Sirius stai calmo...
Partorirò qui,
nell'ospedale in cui lavoro!" disse Rebecca ridendo della sua
agitazione e abbracciandolo di nuovo. "Guarda che noi Babbani
non abbiamo nulla da invidiare a vostri super ospedali
magici!"
"Allora è per merito
suo che riesci a vedere il
castello... “ disse
Sirius accarezzando di nuovo la pancia ancora invisibile di Rebecca,
pensando che quella che avevano appena compiuto insieme era la magia
più bella misteriosa e potente del mondo.
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Capitolo 11 *** Ti presento i miei ***
Capitolo 11 - Ti presento i miei
Ti
presento i miei
"Sei
nervosa?"
“Non mi va di ingannarli, Sirius... "
"Ascolta,
Rebecca... Ne abbiamo già parlato... Oggi i tuoi genitori mi
incontreranno per la prima volta, verranno a sapere che presto
diventeranno nonni... Non mi sembra proprio il caso di rivelare tutto
subito! Forse riuscirebbero anche ad accettare il fatto che sono un
mago... ma come la mettiamo con il fatto che sono evaso di prigione e
ricercato?” esclamò Sirius indicando il giornale.
I giornali
Babbani periodicamente pubblicavano ancora articoli su Sirius, e
sembrava che quegli articoli uscissero sempre quando Rebecca
cominciava a pensare che almeno nel suo mondo lo avrebbero lasciato in
pace permettendogli di uscire allo scoperto e vivere da
Babbano insieme a lei, soprattutto adesso che aspettavano un
bambino.
"Rebecca, su... Non fare
così... Glielo diremo, te
lo prometto, ma non oggi, perchè oggi abbiamo altre notizie
da dare ai
tuoi genitori! Devo farti un Incantesimo
Rallegrante?" aggiunse sperando di farla sorridere.
"Ne
avrei bisogno... Sai, dicono che le donne incinte siano un po'
instabili d'umore nei primi mesi di gravidanza, che piangano
per
niente... direi che questo è proprio il mio caso!" disse
Rebecca sforzandosi di sorridere.
"Dai,
sbrighiamoci o faremo tardi! Non possiamo
usare la Materializzazione Congiunta per andare dai tuoi genitori, e tu
non potresti in ogni caso perchè sei incinta e sarebbe
pericoloso per il bambino!”
disse Sirius impaziente di mettersi al volante come un Babbano
qualsiasi.
"Adesso mi sembri tu nervoso!" disse
Rebecca quando giunsero a destinazione mentre salutava sua madre
affacciata alla finestra.
"Non sono
mai entrato in casa di una ragazza in qualità di fidanzato
ufficiale, anche se c'è mancato poco. Se non mi avessero
cacciato di
casa mi sarei sicuramente ritrovato incastrato per la vita con una
nobile fanciulla Purosangue, che mi piacesse o no! Anche se ero un
Grifondoro la mia famiglia era comunque molto in vista, e un
Serpeverde Purosangue con una figlia da sistemare avrebbe chiuso
volentieri un occhio sulla mia Casa di appartenenza pur di mettere le
mani sui beni dei Black!"
Sirius (che i genitori di Rebecca
continuavano a chiamare John Smith) venne
accolto con cordialità da Isabel e Paul Scott che fecero di
tutto
per mettere la coppia a proprio agio, ma Rebecca non riusciva a
rilassarsi.
Non solo doveva tenere nascosta la vera identità di Sirius,
ma di lì
a poco avrebbe anche dovuto rivelare di essere in attesa di un
bambino, e le due cose messe insieme le procuravano una tensione
insopportabile.
“Ma...
non avete portato Felpato?” la domanda di Isabel giunse
inaspettata
mentre stavano per mettersi a tavola.
"Felpato...
bhè... Non
aveva voglia di muoversi, ora che ha superato il trauma
dell'incidente non mi segue più dappertutto come faceva
prima!"
disse Rebecca presa in contropiede, ma l'argomento venne subito
abbandonato perchè il signor Scott aveva ben altre domande
da fare.
"Quindi mi sembra di avere capito che fate sul serio!"
disse Paul squadrando con sospetto quel tipo dai lunghi capelli
neri.
Chi
era? Da dove era saltato fuori? E, soprattutto... poteva
fidarsi di lui?
Invece
Isabel ogni volta che guardava Sirius non poteva fare a meno
di trovare in lui qualcosa di
familiare.
Aveva
già visto quegli occhi una volta... ma dove?
La
voce di Rebecca interruppe i suoi pensieri.
"Sì,
facciamo
sul serio... Talmente sul serio che a luglio diventerete nonni!"
Ecco,
l'aveva fatto, aveva sganciato la bomba, e ora non restava
che aspettare l'esplosione.
Sirius
era pronto ad utilizzare
l'Incantesimo Confundus perché non voleva che Rebecca avesse
difficoltà e problemi da parte di Paul e Isabel.
L'aveva
già
trascinata in una situazione assurda, il minimo che poteva fare era
proteggerla per far sì che vivesse una gravidanza serena con
l'appoggio dei suoi genitori.
Isabel
si agitò parecchio
continuando a ripetere: "Non ci posso credere..." mentre
Paul rimase senza parole per un bel po' di tempo prima di esprimere
le sue perplessità.
"Fatemi
capire bene... vi siete
conosciuti in luglio... e adesso che manca un mese a Natale
aspettate già un bambino?!"
"E'
stata una sorpresa
anche per noi" disse Rebecca stringendo la mano di Sirius. "Ma
siamo felici, e andrà tutto bene... E ci sposeremo, lo
faremo quando
sarà nato il bambino, così faremo una doppia
festa!"
"Non
dovete preoccuparvi di nulla, mi prenderò cura di vostra
figlia e di
vostro nipote!" disse Sirius simulando una tranquillità
che non provava affatto, perché era chiaro che il signor
Scott non
l'aveva presa bene, mentre la signora Scott sembrava sotto l'effetto
di un Incantesimo Confundus.
"E
i suoi genitori cosa ne
pensano di tutto questo?" chiese Paul a Sirius. "Cosa hanno
detto quando hanno saputo che il loro figlio ha messo incinta una
ragazza che conosce appena e che ha dieci anni meno di lui?"
Sirius
pensò che era una fortuna che Paul Scott fosse un Babbano,
perchè
se avesse avuto poteri magici gli avrebbe sicuramente scagliato una
fattura orcovolante... e aveva anche una mezza idea su dove gliela
avrebbe lanciata!
Rebecca iniziò a protestare, ma Sirius intervenne
prontamente.
"Rebecca,
tuo padre ha ragione, avrei
anch'io le stesse perplessità se fossi in lui. Si preoccupa
per te,
e non sai quanto sei fortunata, ce l'avessi avuto io un padre
presente come il tuo! E comunque, signor Scott, io non ho
più una
famiglia, i miei genitori sono morti da tempo ormai. Avevo un
fratello, ma è morto anche lui quando aveva solo 18 anni.
Tutto ciò
che mi resta è una cugina che non vedo da tempo, e il mio
figlioccio
Harry, di 13 anni! Per il resto sono solo al mondo, o almeno lo sono
stato finchè non ho incontrato Rebecca!" concluse Sirius
sorridendo e guardando Rebecca in una maniera che non lasciava dubbi
su quali fossero i suoi sentimenti per lei.
"Mi
dispiace...
Dev'essere stata dura per te... " disse Isabel, e Rebecca
iniziò
a rilassarsi perché si rendeva conto che sua madre aveva
iniziato a
deporre le armi, e presto si sarebbe arreso anche suo padre,
perchè
Isabel sarebbe riuscita a convincerlo.
"Ancora
non riesco a
credere che sto per diventare nonna! Quando dovrà nascere? E
tu,
Rebecca, come stai, ti senti bene? E adesso andrai a vivere a
Londra?" chiese preoccupata.
Non voleva che sua figlia di allontanasse così tanto,
già non
vedeva l'ora di prendersi cura del nipotino!
"Sto
benissimo
mamma! Il bambino nascerà a fine luglio e non ho intenzione
di
andare a Londra, rimarremo a Castleblack!"
"Infatti
non
dovete preoccuparvi!" disse Sirius. "Al momento io faccio
avanti e indietro da Londra perchè ho ancora degli affari
da
sistemare, ma una volta risolto tutto quanto ho intenzione di
trasferirmi qui definitivamente! Non ci allontaneremo potete stare
tranquilli, anzi, sto già iniziando a cercare una casa
più grande
in cui far crescere il nostro bambino!"
“Se
sapessero che la nuova casa in realtà
è un castello... “
pensò Rebecca immaginando la felicità e lo
stupore di sua madre una
volta scoperta la verità su Sirius, lei che adorava le
favole e che
le aveva sempre raccontato tantissime storie su maghi e streghe
quando era bambina!
A
suo padre invece sarebbe piaciuto
immensamente il Castello di Alphard, lei e Sirius avevano intenzione
di celebrare proprio lì le loro nozze, e
Paul avrebbe accompagnato sua figlia
all'altare in uno scenario veramente fiabesco!
"I tuoi genitori sono delle persone speciali...
non c'è nemmeno stato bisogno di Confonderli! Sei fortunata,
Rebecca!" disse Sirius rivolgendo un ultimo cenno di saluto ai
signori Scott fermi sulla soglia della loro casa che guardavano
l'auto allontanarsi.
"Mia
mamma a quanto pare si è già
innamorata di te! Ma d'altra parte l'avevi già conquistata
quando
eri Felpato!" disse Rebecca, felice e sollevata perchè tutto
era andato per il meglio.
"Hai
sentito tua madre? Anche lei ha detto che devi riposarti! Anche lei
la pensa come me!" disse Sirius prendendola in giro.
"Per
fortuna non abita vicino a noi, altrimenti non ce l'avrei fatta a
reggervi tutti e due insieme per nove mesi!" esclamò
Rebecca. "A
proposito, adesso hai
capito le regole del calcio dopo la lezione di mio padre?" aggiunse
ridendo.
Paul
infatti era rimasto alquanto
meravigliato quando Sirius gli aveva detto di non capire nulla di
calcio, ma si era però consolato pensando che il fidanzato
di sua
figlia almeno non era un tifoso del Chelsea o dell'Arsenal, e si era
ripromesso di convertirlo al più presto ai Glasgow Rangers.
"Non
capisco cosa ci troviate voi Babbani in undici persone che rincorrono
un pallone!" disse Sirius.
"E voi maghi che cosa ci
trovate in sette persone che rincorrono un Boccino?"
"Allora,
prima di tutto solo uno rincorre il Boccino, ed è il
Cercatore!"
precisò Sirius. "E poi queste sette persone volano su manici
di
scopa! E nessuna partita di Quidditch
finisce zero a zero, è matematicamente impossibile! E'
davvero uno
sport emozionante, credimi, Rebecca! Lo scorso anno ho visto Harry
giocare, dovresti vederlo anche tu, è bravo come suo padre!"
"E
se lui o lei dovesse giocare a Quidditch saresti contento?"
disse Rebecca appoggiandosi una mano sulla pancia.
"Certo
che
lo sarei! Io non sono mai stato un granchè a Quidditch e non
ci
ho
mai giocato, ma i Black hanno talento per il Quidditch! Zio Alphard
è stato Battitore nel Puddlemere United
per due stagioni, e mio fratello era destinato a diventare
un Cercatore professionista, era il migliore a Hogwarts,
nessuno riusciva a batterlo!”
L'affetto e l'ammirazione con cui
Sirius parlò di suo fratello colpirono Rebecca
perché difficilmente
Sirius parlava della sua famiglia e quando lo faceva i termini erano
tutt'altro che lusingheri, a meno che non si trattasse di suo zio
Alphard e di sua cugina Andromeda.
Avrebbe
voluto fare altre domande ma ci rinunciò, aveva ormai capito
che non
doveva forzare Sirius su quell'argomento perché in cambio
avrebbe
ottenuto solo malumore e silenzio, e quella giornata era stata
talmente perfetta che sarebbe stato un peccato rovinarla
così.
"Siamo
arrivati!" disse Sirius eseguendo un parcheggio fra due auto che
sarebbe stato praticamente impossibile in circostanze normali.
Rebecca stava chiedergli come
avesse fatto e si diede della stupida: a volte dimenticava che Sirius
era un mago, perchè per lei era semplicemente l'uomo che
amava e il
futuro padre di suo figlio.
Rebecca scese dalla macchina,
aprì la
portiera per far uscire Felpato e un passante li osservò
sbalordito:
aveva le allucinazioni o aveva davvero visto quel grosso cane nero
scendere dal posto del guidatore?
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Capitolo 12 *** Confessioni di un Malandrino ***
Capitolo 11 - Per sempre Malandrini
Confessioni di un Malandrino
Remus
Lupin era immerso in un sonno profondo e in un sogno felice.
Da
quando aveva scoperto la verità su Sirius gli capitava
spesso di
sognare la sua gioventù ad Hogwarts, e così anche
quella notte era tornato ad
essere di nuovo Lunastorta che correva nella Foresta Proibita insieme
agli inseparabili Codaliscia, Felpato e Ramoso.
Felpato
era il più scatenato, non la smetteva mai di abbaiare!
“ Zitto
Felpato, o ci scopriranno!”
Ma
non c'era nulla da fare, Felpato non aveva nessuna intenzione di
tacere.
Remus
si svegliò di soprassalto quando si rese conto che c'era
veramente
un cane che abbaiava sotto le sue finestre.
“No,
non è possibile, non ci credo! E invece sì che ci
credo... solo lui
potrebbe piombare qui a quest'ora!” pensò
mentre balzava fuori dal letto e correva ad aprire la porta
trovandosi davanti proprio ciò che si aspettava, ovvero
Felpato che
entrò in casa
sua scodinzolando.
Pochi
istanti dopo si ritrovò stritolato in
un caloroso abbraccio.
"Lunastorta,
vecchio mio!"
"Felpato...
questa sì che è una sopresa!” disse
Remus ricambiando
quell'abbraccio, entrambi emozionati ed increduli davanti al miracolo
della
loro ritrovata amicizia.
“Ti
ho disturbato? Stavi dormendo?”
“Felpato,
secondo te? Sono le due di notte!”
“Scusami
Lunastorta ma devo essere prudente, qualcuno potrebbe vedermi, non
posso rischiare!”
Remus
battè le palpebre stupefatto.
“Felpato...
Da quando
le parole prudenza
e non
posso rischiare
fanno
parte del tuo
vocabolario?
E poi
abbaiando in quel modo ti sei fatto sentire
praticamente da tutto il vicinato... alla faccia di chi vuol essere
prudente!” disse ridendo.
"Ma
non è colpa mia, è colpa tua! Hai sempre avuto il
sonno
pesante Lunastorta, sono stato costretto a fare tutto quel rumore!
L'alternativa era sfondare la porta e chissà, se non ti
fossi
svegliato forse l'avrei anche fatto!" replicò
Sirius ridendo a sua volta.
“Dai
siediti... Ti
va una
Burrobirra?”
“Altrochè,
è passata una vita da quando ho bevuto l'ultima!”
esclamò Sirius.
“Alla tua salute Lunastorta!”
“Alla
tua Felpato! Ma ora dimmi... come stai? Secondo La Gazzetta
del
Profeta sei
fuggito
all'estero!”
“Infatti
è quello che ho fatto credere, ma in realtà non
mi sono mai
allontanato da qui! Ti ricordi il castello di mio zio
Alphard?”
“Per
la barba di Merlino, come ho fatto a non pensarci prima?”
“Ho
deciso di stabilirmi lì per essere più vicino a
Hogwarts e a Harry!
E non è tutto! Sto
per diventare padre!” esclamò
Sirius, e Remus per poco non si strozzò con la Burrobirra.
“Stai
scherzando vero? No che non stai scherzando... Sirius... Ma
come
è successo?”
“Lunastorta.... Non
dirmi che
adesso devo anche spiegarti come nascono i bambini!”
“Ma
non fare l'idiota e raccontami tutto!”
Sirius
raccontò del suo incontro con Rebecca e di come si fosse
svolta la
sua vita in quegli ultimi mesi e Remus, passato lo choc iniziale,
iniziò a sentirsi sempre più coinvolto.
“Il
bambino dovrebbe nascere a fine luglio... ti immagini che coincidenza
se nascesse proprio lo stesso giorno di Harry?”
esclamò Sirius
entusiasta.
“Harry
lo sa già?” si informò Remus.
“No
che non lo sa, non potevo scriverglielo! E se la lettera venisse
intercettata? Devo proteggere la mia famiglia adesso!”
Remus
era sempre più allibito: ma era proprio Sirius che parlava?
“Felpato...
Non so che dire, mi hai veramente colto di sorpresa! Sono felice per
te, davvero, te lo meriti dopo tutto
quello che hai passato! Se posso aiutarti in qualche modo...”
“Grazie
Remus... in effetti sono passato a trovarti proprio perché
ho un
grosso favore da chiederti, anche se non ne avrei diritto!"
"Sirius... Perchè dici così?"
“Remus...
ho creduto che tu fossi la spia di Voldemort! Lo so, mi hai
perdonato... ma sono io che non me lo perdonerò
mai!”
“E
io allora? Quando ti hanno arrestato ho creduto subito alla tua
colpevolezza! Eppure sapevo quanto amavi Lily e James! Come ho potuto
anche solo pensare che tu li avessi venduti a Voldemort? Eppure ogni
indizio portava a te... Silente aveva addirittura
dichiarato di aver eseguito personalmente l'Incanto Fidelius su di
te!”
“E
lo ha fatto, però non ero io! Codaliscia ha bevuto la
Pozione
Polisucco e ha preso le mie sembianze! James avrebbe voluto
dirtelo ma io
gli ho detto di non farlo, e lui mi ha accontentato anche se non era
d'accordo. Remus, devi credermi... James non ha mai creduto nemmeno
per un attimo che tu fossi la spia. Mai. E nemmeno Lily”.
“Lo
so Sirius, l'ho sempre saputo. James e Lily mi sono stati amici fino
alla fine. Ma ti ringrazio per avermelo detto” disse Remus
mentre
dal suo cuore scivolava via un peso che si era portato dietro per
troppo tempo.
“Codaliscia
ci ha fregati. Ci ha fregati tutti quanti. Darei qualsiasi cosa per
sapere dove si trova in questo momento quel lurido topo di
fogna!”
esclamò Sirius pieno di rabbia.
“Codaliscia
starà sicuramente cercando Voldemort. E magari lo ha
già trovato”
“Ma
dai, Remus... quell'idiota che trova Voldemort!”
esclamò Sirius
scuotendo la testa.
“Andiamo
Sirius, Peter è un Malandrino, conosce i trucchi del
mestiere!”
Sirius
aprì la bocca per ribattere, ma un pensiero lo
colpì e gli tolse le
parole.
Peter
aveva vissuto per 13 anni a casa Weasley con le sembianze di
Codaliscia per salvarsi, e lui aveva trascorso 13 anni ad Azkaban con
le sembianze di Felpato per poter resistere ai Dissennatori.
Peter
era entrato a Hogwarts come Codaliscia, e lui aveva
vissuto nella Foresta Proibita come Felpato.
Remus
aveva ragione, Peter conosceva le regole del gioco.
Non lo avrebbe
sottovalutato mai più.
“Sirius,
tu non puoi immaginare quello che ho provato quando ho visto il nome
di Peter sulla Mappa del Malandrino!” esclamò
Remus perdendosi nei
ricordi. “Ma l'intero anno che ho passato a Hogwarts
è stato a dir
poco sconvolgente, a partire dal viaggio in treno! Pensa che Harry si
è seduto proprio nel mio scompartimento, ma io non me ne
sono
accorto subito perché... “
“Posso
immaginarlo!” lo interruppe Sirius divertito. “Hai
preso posto
accanto al finestrino e ti sei addormentato! Mi sa che le dormite
più belle
della tua vita te le sei fatte su quel treno, Lunastorta!”
“Proprio
così!” confermò Remus ridendo.
“E quando mi sono svegliato mi
sono trovato davanti nientemeno che un Dissennatore che stava per
aggredire Harry! Sono intervenuto e l'ho mandato via, e quando mi
sono reso conto di avere di fronte Harry mi è quasi
preso un colpo,
non lo avevo più visto da quando... Ma l'ho
riconosciuto subito,
come potevo sbagliarmi? L'hai visto anche tu, è identico a
James!”
Remus
si mise a rievocare il suo anno vissuto ad Hogwarts come insegnante
di Difesa contro le Arti Oscure, e il cuore di Sirius si
riempì di
orgoglio quando venne a sapere che Harry era già in grado di
evocare
un Patronus, e fu grande il suo entusiasmo quando seppe che il Patronus
di Harry era un cervo.
“E
così Ramoso è venuto a salvarmi... E anche tu mi
hai
salvato,
Remus! Quando sei arrivato nella Stamberga Strillante, te lo
confesso, ho creduto che tu fossi lì per uccidermi! E quando
mi
hai teso la mano... E' stato lì che ho finalmente iniziato a
credere che forse per me c’era ancora una speranza!”
“E
invece sai benissimo anche tu com’è andata a
finire la nostra
avventura quella notte: io mi sono trasformato, Codaliscia è
fuggito, Hermione ed Harry ti hanno aiutato a scappare e a Piton
è
stato negato l’Ordine di Merlino! Era così
arrabbiato che il
giorno dopo ha detto a tutti del mio piccolo problema peloso!”
“Allora
è per questo che hai dato le dimissioni? Quel bastardo di un
Mocciosus... "
“Lascia
perdere Sirius, ormai è andata così. Anzi, a
proposito... questa te la devo proprio raccontare! Dunque, un giorno
Severus mi ha chiamato indignato nel suo ufficio e... indovina un
po’? Aveva appena scoperto Harry con in mano la nostra
Mappa!"
"Harry aveva la Mappa? E come ha fatto a procurarsela?"
“Non
lo so, non ho mai avuto la possibilità di chiederlo.
Comunque Severus aveva
cercato di farla funzionare senza riuscirci, così mi ha
mostrato il
foglio e... “
"E scommetto che
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso gli hanno dato un degno
benvenuto!" concluse per lui Sirius.
“Esatto
Felpato, la nostra Mappa funziona ancora alla perfezione!”
esclamò
Remus con visibile orgoglio. “A
proposito, è rimasta nelle mani di Harry! Certo
all’inizio ho
dovuto requisirgliela e gli ho fatto anche una bella
ramanzina!”
“Oh
no, Lunastorta,
ancora
le
ricordo le
strigliate che davi a me e a James, ci
facevi sentire due troll! Povero
Harry, chissà cosa ha dovuto sopportare, spero
che tu non sia stato troppo duro con lui!”
esclamò
Sirius sempre più divertito.
“Purtroppo
ho dovuto farlo! Cerca di capire, in quel momento pensavo ancora che
tu... Non potevo permettere che Harry se ne andasse in giro per i fatti
suoi con l'aiuto della Mappa! E poi, te lo confesso... volevo tenerla
per me!" disse Remus tornando ad essere il Malandrino di una volta, e
Sirius rise di cuore: lo capiva sin troppo bene!
“Però
quando ho dato le dimissioni gliel’ho restituita dicendo che
non mi
sentivo minimamente in colpa per quello che stavo facendo e gli ho
raccomandato di farne buon uso!”
“Lunastorta
hai
tutta la mia ammirazione,
sei sempre
un Malandrino
degno di questo nome!”
esclamò
Sirius dandogli una sonora pacca sulla spalla.
“Grazie Felpato, e
lo stesso vale per te! Non sai da quanto tempo non mi divertivo
più così... "
"Posso
immaginarlo Remus... E ora
ascoltami, perchè ho bisogno del tuo aiuto! Ho intenzione di
recarmi al più presto a Hogsmeade per poter incontrare
Harry.
Immagino che tu sappia che è stato selezionato per
partecipare
al Torneo Tremaghi senza aver messo il nome nel Calice di Fuoco!"
“Certo,
l’ho letto sulla Gazzetta del Profeta e la cosa mi
impensierisce... come è potuto succedere?"
“Non lo so, ma
intendo scoprirlo! Credo che comprenderai il mio desiderio di stargli
vicino!”
“Lo
comprendo ma non è prudente Sirius! E se ti
trovano?”
“Appunto
per questo motivo sono venuto da te. Io cercherò di stare
attento,
mi trasformerò in Felpato, ma se dovesse succedermi qualcosa
sarebbe
importante per me sapere che Rebecca potrà fare affidamento
su di
te... Lo so che ti sto chiedendo molto, ma mi sei rimasto solo tu...
“
“Ti
aiuterò Sirius, stai tranquillo. I Malandrini si aiutano
sempre, fa
parte del nostro patto” rispose Remus senza esitare.
"Grazie Remus, sapevo di poter contare su di te... " disse Sirius
rivolgendo uno sguardo pieno di gratitudine al suo vecchio amico. "Mi
raccomando non prendere impegni per stasera, se invitato a cena da
noi, non vedo l'ora di farti conoscere Rebecca e anche lei non vede
l'ora di incontrarti, le ho raccontato tutto di te... sì, proprio tutto!"
esclamò Sirius intercettando lo sguardo di Remus e
indovinando subito i suoi pensieri.
"Non dire una parola, tanto conosco il tuo
repertorio a memoria... Non
dovevi dirglielo, sono troppo pericoloso, cosa penserà di
me? Quindi
vedi di stare zitto, e se proprio devi dire qualcosa allora
parla dei Malandrini, Rebecca si diverte sempre quando le
racconto le nostre avventure!"
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Capitolo 13 *** Prova superata ***
Capitolo 13 - Prova superata
Prova superata
"Questo
è il giorno dei gufi!" pensò Rebecca
mentre faceva entrare
in casa Edvige che portava un messaggio di Harry, un messaggio giunto
pochi minuti dopo quello che Sirius le aveva inviato per
avvisarla che sarebbe arrivato in giornata in compagnia di Remus.
Rebecca
attendeva quel momento con ansia: non le sembrava
vero di conoscere finalmente uno dei famosi Malandrini di cui
aveva tanto sentito parlare in quei pochi mesi!
All'improvviso
sentì un sonoro crac
alle
sue spalle, e due braccia la strinsero
da dietro.
"Sirius!
Un giorno di questi mi farai venire un infarto!" disse Rebecca
voltandosi verso di lui divertita.
Sirius non si Materializzava
mai sulla porta per poi suonare
il campanello, lui entrava direttamente in casa perchè gli
piaceva
cogliere Rebecca di sorpresa.
"Stai
bene? Anzi... state bene?" domandò Sirius posandole
una mano sulla pancia.
"Benissimo...
" rispose lei e lo baciò finchè il suono del
campanello non li
interruppe.
"Questo
è sicuramente Remus! Lui è molto più
educato di
me, non si Materializza senza preavviso!" disse Sirus andando ad
aprire. "Ed eccolo qua, è
proprio lui in persona! Si accomodi signor Lunastorta!"
Remus
entrò in casa e sorrise divertito: Felpato non si smentiva
mai!
"Rebecca,
questo è il mio carissimo amico Remus John Lupin, conosciuto
fra i
Malandrini come Lunastorta! Remus, questa è Rebecca Isabel
Scott, la mia futura
moglie e madre di mio figlio!"
"Sono
felice di conoscerti, Rebecca" disse Remus stringendole la mano
e sorridendo. “Anche
mia madre era una Babbana, lo sapevi?”
"Sì
lo so, Sirius me l'ha detto...
" disse Rebecca un
po'
intimidita mentre osservava per la prima volta quel ragazzo ancora
giovane, dall'aspetto un po' trasandato.
Nei
suoi capelli chiari si vedeva già qualche filo
grigio e sul suo viso c'era già qualche piccola ruga, ma
tutto
questo spariva davanti al suo sorriso aperto e sincero e al
suo sguardo
dolce e gentile, e
Rebecca
stentava a credere che dietro una persona dall'aspetto così
mite e
piacevole si celasse un Lupo Mannaro.
Anche
Remus osservò attentamente Rebecca che, come gli aveva detto
Sirius,
era molto più giovane di loro, infatti aveva solo 25 anni.
Sembrava
essere simpatica oltre che carina, ma ciò che Remus
notò più di
ogni altra cosa fu il suo profondo amore per Sirius che, da parte
sua, la ricambiava con uguale trasporto.
Non
avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe visto Sirius
innamorato e padre
di famiglia ed era sinceramente contento per lui, che si meritava
finalmente un po' di serenità.
Provò
una punta di invidia nei suoi confronti.
Anche
a lui sarebbe piaciuto innamorarsi, sposarsi, avere una famiglia, ma
le sue possibilità erano praticamente nulle,
in quanto licantropo era una creatura condannata alla solitudine.
Sirius
naturalmente non sarebbe stato d'accordo, gli avrebbe detto che le
sue erano solo fissazioni, che era troppo pessimista, ma Remus invece
si definiva realista e non voleva coltivare false speranze.
"Sirius,
guarda... Un messaggio di Harry!" disse Rebecca porgendo la
busta che aveva lasciato Edvige, e Sirius quasi gliela
strappò di
mano, impaziente com'era di leggere le ultime notizie da parte del
suo figlioccio che aveva appena sostenuto la prima prova del Torneo
Tremaghi.
"Harry
ce
l'ha fatta!"
esclamò Sirius felice ed orgoglioso mentre
leggeva
ad alta voce il resoconto dettagliato dell'impresa di Harry contro
l'Ungaro Spinato.
"Sei
più tranquillo adesso?" chiese Rebecca a Sirius cingendogli
affettuosamente la vita con un braccio.
Remus non potè fare
a meno di notare quanto fosse protettiva nei suoi
confronti, e capì che quella ragazza all'apparenza
così dolce e
fragile rappresentava per Sirius
un importante sostegno e un porto sicuro
in
cui rifugiarsi.
"A
quanto pare in questo momento la principale preoccupazione di Harry
non è il Torneo Tremaghi ma il Ballo del Ceppo!” proseguì
Sirius.
“Dice che l'unica
ragazza che
ha provato ad invitare era già impegnata con
l'altro campione di Hogwarts!
Con
tutte le ragazze che ci sono ad Hogwarts e che sarebbero felici di
andare al ballo con il celebre Harry
Potter
lui invita proprio l'unica che gli dice di no! Anche
in questo somiglia a James!”
disse
Sirius scuotendo la testa.
"Però
alla fine James è riuscito a sposare Lily, quindi non
è detta
l'ultima parola!" disse Remus. "Ma
devo ammettere che Harry
si
è trovato un
rivale di tutto rispetto! Cedric Diggory
è
stato
uno
dei miei migliori
studenti
lo scorso anno. Prefetto
di Tassorosso... campione di Quidditch... il
ragazzo più bello della scuola! Quando facevo lezione certe mie
alunne
non stavano attente a quello che dicevo perchè erano troppo
impegnate a guardarlo
con aria sognante... Come succedeva a qualcuno di mia conoscenza!"
disse
Remus lanciando
uno sguardo malandrino a Sirius. "Perchè
non scrivi a Harry per dargli qualche consiglio? In questo campo eri
decisamente tu il Campione di Hogwarts!" concluse
ridendo.
"Dai,
adesso non esagerare... " disse Sirius, tentando senza riuscirci
di apparire modesto.
"Credo
che dovremo fare due chiacchiere io e te, Remus" disse Rebecca
con una punta di divertita gelosia nella voce. "Ho idea che
scoprirei molte cose interessanti riguardo al futuro padre di mio
figlio!"
"Non
ti conviene Rebecca, perchè
se
ti raccontassi tutto quello che so di
lui
potresti cambiare idea e
fuggire a gambe levate,
e io non voglio questa responsabilità!" replicò
Remus ridendo.
"Mi
sono già pentito di averti invitato Lunastorta!"
lo ammonì scherzosamente Sirius rivolgendogli
un sorriso complice che Remus
ricambiò, e la forza della loro amicizia
ebbe
il potere di scaldare il cuore di Rebecca che sentì di amare
più
che mai Sirius e di essere già affezionata a Remus.
Tra
Remus e Rebecca quel giorno nacque una simpatia immediata destinata
poi a trasformarsi in una solida profonda e sincera amicizia.
Remus
sarebbe
presto diventato
un punto di riferimento molto importante per Rebecca, e
insieme
avrebbero un giorno condiviso
la
più grande gioia e il più grande dolore.
Remus
le sarebbe stato accanto fino alla fine e Rebecca non lo avrebbe mai
dimenticato, conservando per sempre un posto speciale per lui nel suo
cuore.
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Capitolo 14 *** Nuovo erede nuovo nome ***
Capitolo 11 - Nuovo erede nuovo nome
Nuovo erede nuovo nome
"A quanto pare anche voi
Babbani siete capaci di compiere delle magie! Non avrei mai pensato di
poter vedere mio figlio prima della sua nascita!”
disse
Sirius osservando
per l'ennesima volta le immagini dell'ecografia che Rebecca aveva
fatto quella mattina.
"Sei
contento che sia un maschietto o avresti preferito una bambina per
avere un'altra donna adorante ai tuoi piedi?" lo prese in giro
Rebecca, mentre Sirius le accarezzava la pancia che ormai iniziava a
vedersi.
"Remus
ti ha raccontato qualche altra cosa su di me per caso? Voi due dovete
smetterla di confabulare alle mie spalle!” esclamò ridendo.
“Comunque
per me non avrebbe fatto nessuna differenza, anche se devo
riconoscere che la
nascita di un
maschio
impedirà alla Nobile Casata dei Black di estinguersi! Non
posso crederci,
ho fatto qualcosa che sarebbe piaciuto ai miei genitori!
Ma
no, cosa dico? Sarà
un Black Mezzosangue, con madre Babbana e padre Grifondoro... Niente
da fare, ho
disonorato la mia
famiglia di nuovo!” concluse fingendosi dispiaciuto mentre
Rebecca lo ascoltava divertita.
"Come
lo chiameremo? Sirius
Black jr.?”
"Non
se ne parla nemmeno, io sono il terzo Sirius Black, non c'è
bisogno
di metterne al mondo un quarto! Non ho intenzione di tramandare i
nomi di famiglia!"
"Ma
è solo per questo che ti hanno chiamato Sirius? Per
tramandare un
nome?"
"Certo! Per cosa se no?" le rispose bruscamente Sirius
desideroso
di chiudere l'argomento, ma Rebecca continuò.
"Mi
hai detto più di una volta che tua madre non è
mai stata affettuosa
con te, che
tuo padre è sempre stato assente e che
tuo
fratello è sempre stato il
figlio prediletto, però mi
sembra impossibile che non ti abbiano mai voluto bene,
nemmeno quando eri piccolo... Dopotutto hanno scelto per te il nome
della stella più luminosa del cielo!"
Sirius
rimase colpito dalle parole di Rebecca, e per un attimo volle credere
che fosse vero, che l'orgoglio
e la felicità di diventare genitori avessero
spinto sua madre e suo padre a scegliere proprio
quel nome tra tutti quelli che, da secoli, venivano usati nella
famiglia Black.
Ma
poi gli venne in mente che nelle famiglie come la sua i
matrimoni venivano combinati
per
mantenere intatto quel prezioso sangue puro che solo i veri maghi erano
degni di possedere, e
tra gli innumerevoli matrimoni combinati c'era stato anche quello tra
i
suoi genitori, che
non erano soltanto marito e moglie ma anche cugini di primo grado.
No,
decisamente il matrimonio d'amore non faceva parte delle tradizioni
dei Black, e
di sicuro non c'era mai stato amore fra Orion e Walburga, che
si erano sposati e avevano messo al mondo due figli soltanto
perché
era loro dovere farlo.
"Vorrei
che avessi ragione tu amore mio..." pensò
Sirius con amarezza, e si
accorse suo malgrado di provare pena per i suoi genitori, che non
avevano mai avuto la possibilità di essere felici come lo
era lui in
quel momento.
"Il tuo nome
è
bellissimo, e tu sei davvero la mia stella... Sirius Orion
Black!"
disse Rebecca radiosa e felice mentre lo abbracciava stretto.
Sirius rimase senza parole,
come capitava sempre quando lei gli
dimostrava il suo amore in maniera così sincera e totale.
I
Black lo avevano educato a non mostrare mai i suoi sentimenti e
ancora non riusciva a gestire del tutto le emozioni che provava
quando stava con lei, e men che meno riusciva a dichiararsi come
invece lei faceva con tanta naturalezza.
Di
nuovo sentì di avere una grande responsabilità
nei confronti di
quella ragazza che riponeva in lui tanta fiducia, che lo amava
profondamente e che presto lo avrebbe reso padre.
Insieme stavano costruendo una nuova famiglia Black che
sarebbe
stata diversa e migliore di quella che lui aveva conosciuto, e
l'ultimo erede sarebbe vissuto a Castleblack, ora una ridente cittadina
ma in origine regno del crudele Acheron, e avrebbe avuto un padre
Purosangue e una madre Babbana, qualcosa di impensabile fino a quel
momento!
Sirius
aveva la sensazione che si fosse concluso un ciclo e che una nuova
era stesse per iniziare.
“Sai,
Rebecca, se devo essere sincero l'unica cosa che mi è sempre
piaciuta della mia famiglia è l'usanza di dare ai figli nomi
di
stelle... E Astronomia è sempre stata tra le mie materie
preferite! Ma siccome sono sempre stato un ribelle avevo
deciso che, se mai avessi avuto dei figli, non avrei
usato i nomi presenti sull'albero genealogico e avrei chiamato il
maschio Jupiter e la femmina Venus... ”
"Quindi nostro
figlio dovrebbe chiamarsi... Jupiter?"
chiese Rebecca perplessa.
"Perchè no? E' il pianeta più grande del Sistema
Solare e il re degli dei!"
"Insomma, un nome da niente... ma ormai con te non mi stupisco
più di nulla!" disse Rebecca ridendo.
"A
pensarci bene però c'è
un nome di famiglia che mi piacerebbe usare... Alphard! E se
lo chiamassimo Jupiter Alphard Black?"
“Jupiter
Alphard Black... “ disse Rebecca pensierosa accarezzandosi la
pancia. “Sarebbe un nome perfetto per un mago... Ma siamo
sicuri che nostro figlio diventerà un mago?"
“Da
quando sei rimasta incinta riesci a vedere il Castello di Alphard
anche se non dovresti, e questo significa che qui dentro sta crescendo
un piccolo mago!" disse Sirius posandole una mano sulla
pancia.
“Te lo posso assicurare Rebecca... Jupiter avrà
poteri
magici e a
11 anni andrà a Hogwarts!”
“Lo
chiami già Jupiter... sei proprio convinto allora! Sono io
che
invece non riesco ancora a crederci... E va bene Felpato, mi
fiderò di te anche
stavolta!”
Rebecca sorrise, si mise le
mani sulla pancia e declamò in tono solenne:
“Benvenuto fra noi,
Jupiter Alphard Black!"
"Allora è deciso?" disse Sirius sorridendo.
"Sì, è deciso!" confermò Rebecca.
"Però ai miei genitori spiegherai tu perché
abbiamo deciso di chiamarlo così!”
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Capitolo 15 *** Due Malandrini, una famiglia ***
Capitolo 13 - Due Malandrini una famiglia
Due Malandrini una famiglia
Harry
superò brillantemente anche la seconda prova del Torneo
Tremaghi, e
in quell'occasione riuscì anche ad incontrare Sirius che,
per
stargli vicino, si era nascosto a Hogsmeade prendendo le sembianze di
Felpato.
Era
stato lontano da casa per quasi un mese, e Rebecca rimase sconvolta
quando lo vide tornare così malridotto.
Sirius
non aveva intenzione di rivelarle come e dove avesse vissuto in quei
giorni ma poi, data l'insistenza, fu costretto a dirle che
aveva vissuto come cane randagio in una caverna cibandosi di topi.
“ E'
l'ultima volta che ti permetto di fare una cosa del genere!”
urlò
Rebecca infuriata.
“ Mi
dispiace Rebecca ma il 24 giugno ci sarà la finale del
Torneo
Tremaghi, e ho promesso a Harry che sarei tornato. Starò via
solo un
paio di giorni, non di più!”
“ Cosa?
Vorresti lasciarmi sola proprio alla fine della gravidanza?”
“ Ma
se partorirai a fine luglio! Senti Rebecca, io non posso lasciare
solo Harry, e poi vorrei incontrare anche Silente, raccontargli di
noi... potrebbe anche lasciarmi portare qui Harry finalmente!”
“Harry! Sempre Harry! E io?
E
noi? Lo so, sei il suo padrino e
ti senti responsabile, hai fatto una promessa ai tuoi amici... Ma hai
fatto una promessa anche a me! Hai
promesso di restare con me, di proteggermi... addirittura di
sposarmi! E
invece sembra proprio che tu te ne sia scordato, sembra che tu ti sia
dimenticato che
aspetto
un bambino e
che il padre sei tu!
Non
pensi a come mi sento io quando te ne vai? Non pensi a quanto mi
preoccupo per te?
Dopo
tutto quello che mi hai raccontato come faccio a non avere paura? Non
ti permetterò più di lasciarmi sola! Tu ti senti
responsabile per
Harry, ma hai delle responsabilità anche e soprattutto nei
confronti
di Jupiter! Harry
non è tuo figlio, Jupiter è tuo figlio!
Da adesso in poi al primo posto
dovrà esserci sempre Jupiter, cerca di
ricordartelo! Jupiter per me sarà
sempre più importante di questo Harry che nemmeno conosco!"
Sirius
impallidì e strinse i pugni imponendosi di restare calmo.
"Ho bisogno di riflettere... di stare solo... Andrò
per un po' al Castello di Alphard" disse, poi le diede le spalle e si
Smaterializzò senza
nemmeno lasciarle il tempo di replicare.
Rebecca
era su tutte le furie ma allo stesso tempo sentiva di
aver commesso un grave errore parlandogli in quel modo e
così,
non
sapendo come comportarsi, decise di chiedere aiuto alla persona che
conosceva Sirius meglio di chiunque altro al mondo.
“ Non
so cosa fare Remus... So benissimo che Harry è come un
figlio
per
Sirius, l'ho sempre saputo. Sirius è stato chiaro
con
me
sin da subito, mi ha sempre detto che Harry un giorno avrebbe vissuto
con noi. Non mi ha mai nascosto niente, questo glielo riconosco! E io
ho accettato perché volevo che Sirius
fosse felice... Ma è sucesso tutto troppo
in fretta, non ho riflettuto abbastanza... E
ora sto per diventare madre, e la cosa mi spaventa! Come posso
prendermi la responsabilità di un ragazzo che non conosco
quando
non
so nemmeno se sarò in grado di prendermi cura di un figlio
mio?"
“So che non lo hai fatto
apposta, ma non avresti mai dovuto parlare a Sirius in quel modo,
Rebecca" disse Remus. "Gli hai spezzato il
cuore chiedendogli di
scegliere tra Jupiter e Harry. Se lo ami veramente non dovrai mai
più
chiedergli una cosa del genere perché lui non può
farlo, lui non
può scegliere. So
che è difficile per te da capire, non
hai mai conosciuto Lily e James, non
hai mai vissuto la guerra contro Voldemort e non conosci il nostro
mondo. La situazione di Sirius è difficile, ma mi rendo
conto che le
cose non sono facili nemmeno per te, che ti sei trovata in poco tempo
catapultata in una realtà che non è la tua. Ma di
una cosa sono
certo, e devi credermi quando te lo dico: Sirius ti ama
davvero. Quando
mi ha parlato di te e mi ha
annunciato che
sarebbe diventato padre... Lo conosco da sempre e non l'avevo mai visto
così felice! Tu non ti rendi conto di ciò che hai
fatto e stai facendo per lui. Gli
hai ridato la vita,
la speranza! Sirius
non può e non vuole separarsi da te,
ma non può e non vuole nemmeno separarsi da Harry.
Il legame che c'è tra di loro è speciale, io li
ho visti
insieme e lo so, ricordo Sirius con Harry quando era piccolo, ricordo
quanto era felice Harry ogni volta che lo vedeva... E poi li
ho
rivisti insieme quella notte a Hogwarts... Sono stati lontani per
quattordici anni, Harry nemmeno si ricordava più di Sirius,
eppure quando si sono ritrovati è stato come se il loro
legame
non si fosse mai spezzato! Sirius ha fatto una
promessa a Harry, e
intende mantenerla a qualsiasi costo. Ma
manterrà
anche le
promesse che ha fatto a te. Sirius
mantiene sempre
quello
che promette, nel
bene e nel male, ed è
sempre pronto a rischiare
tutto
fino in fondo per le persone che ama. E lui ti ama Rebecca... "
“Lo
so... E anch'io lo amo tanto... Ma
a volte non basta...”
disse
tristemente
Rebecca mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.
“Hai
mai provato
a dirgli
quello
che hai appena detto a me?” chiese
gentilmente Remus.
“ No...
non ne avevo il coraggio... “
“Lo
immaginavo. Non è sempre
facile avere a che fare con Sirius, me ne rendo conto. I Black sono sempre stati
molto orgogliosi, abituati a non mostrare le
emozioni. Sirius non
fa eccezione, e dopo tutto quello che ha passato
è ancora più difficile per lui lasciarsi andare, ma
Sirius
è capace di amare e questo lo sai anche tu, e
quindi non aver paura di dirgli ciò che provi... vedrai, ti
ascolterà. E non ti abbandonerà. Adesso
lascialo tranquillo e
non ti preoccupare, fa sempre così quando qualcosa non va, deve
stare da solo e guai a chi lo disturba... anche
perché quando è di malumore è inutile
parlargli, tanto non ascolta! Io
e James dicevamo che era orgogliosamente
Black
e
lui naturalmente si arrabbiava, perché lui non era un Black
come gli
altri... almeno così diceva!”
disse Remus sorridendo al ricordo.
“E
non
preoccuparti per Harry,
è
un ragazzo in gamba" proseguì Remus.
"Sarà
facile per te volergli bene, credimi! Harry sarà
felice con
voi perchè non desidera altro che avere finalmente
una
famiglia! Purtroppo
però
non accadrà molto presto... Sirius è convinto che
Silente
permetterà ad
Harry
di vivere con voi, ma io invece sono del parere che Silente non
farà
mai vivere insieme Sirius e Harry finché l'innocenza di
Sirius non
verrà riconosciuta!”
“ Ma
non è possibile! Sirius mi ha detto che Silente sa la
verità, sa
che è innocente!” protestò Rebecca.
“Magari
potrò rimediare almeno in parte. Di solito Harry durante le
vecanze
torna per un po' da quei suoi orrendi zii, e poi va a trovare il suo
amico Ron. Conosco la famiglia Weasley, dopotutto sono stato
l'insegnante dei loro figli, e se sarà necessario
andrò
a parlare con loro e porterò qui Harry per un po'. E, se
dovessero
opporsi... bhè, allora credo che un bell'Incantesimo
Confundus
potrebbe risolvere la situazione!”
“ Sei
proprio un Malandrino, Remus Lupin!” disse Rebecca ridendo.
Il
rumore della Materializzazione li fece sobbalzare entrambi.
"Remus! Cosa ci fai tu qui?"
“Cosa ci faccio io qui? Ma dove
sei stato tu piuttosto! Ma
ti sembra il caso di lasciare Rebecca da sola in questo modo, e nelle
sue condizioni poi? Stavo per venire a prenderti! E ora vi lascio
così potrete chiarivi e... Ma vedo che siete
troppo
impegnati a
fare pace per badare a me, anzi,
qualcosa mi dice che ve la caverete meglio senza di
me,
quindi tolgo il disturbo!”
Remus
uscì di casa sorridendo, sicuro che sarebbe presto tornato
il sereno
tra Sirius e Rebecca, e ne ebbe la conferma quando ricevette un
invito per recarsi a cena da loro la sera successiva.
Non
era una cosa insolita, la porta era sempre aperta per lui, ma
quello non era un invito come tutti gli altri: Sirius e Rebecca,
infatti, dovevano parlargli di una cosa molto importante.
“Cosa
succede? Avete litigato ancora?” chiese Remus allarmato.
“Ma
no, rilassati!” disse Rebecca ridendo e scambiando uno
sguardo
complice con Sirius che aveva un'aria più malandrina del
solito.
Remus
li osservò perplesso: ma che stavano tramando quei due?
“Vedi,
Lunastorta... ci siamo resi conto che a nostro figlio
servirà un
padrino, e non sappiamo a chi rivolgerci... per caso conosci qualcuno
che potrebbe fare al caso nostro?” chiese Sirius fingendosi
perplesso.
“Remus,
ti prego, sei l'unico che può aiutarci!” disse
Rebecca fingendosi
preoccupata.
Remus
fissò allibito Sirius e Rebecca, incapace di dire una
parola,
domandandosi se davvero gli stavano chiedendo quello che, solo in
quel momento, si accorgeva di sperare e desiderare con tutto il
cuore.
“Non
ti viene in mente niente, vero? E allora, Rebecca, non abbiamo
scelta... sarà Lunastorta il padrino di Jupiter!”
disse Sirius.
“Io...
io... non so cosa dire... cosa pensare... Insomma... Grazie!”
disse
Remus quando finalmente ritrovò la voce.
“Nessuno
può farlo meglio di te, Remus” disse Sirius
abbandonando gli
scherzi e mettendo una mano sulla spalla del suo amico.
“Sarà
difficile per me fare meglio di quello che stai facendo tu per Harry.
James e Lily possono essere fieri di te” disse Remus
guardandolo negli occhi mentre il pensiero di entrambi correva agli
amici perduti.
"Felpato... ma ti rendi
conto? Ti dovrò prendere come esempio!”
esclamò Remus, e l'emozione dei due Malandrini si
sciolse in un abbraccio e in una risata.
Rebecca
commossa
li abbracciò entrambi sentendosi fortunata e felice.
"Ma il più fortunato
di tutti è Jupiter... " pensò
Rebecca. "Con un padre
come Sirius e un padrino come Remus non avrà mai niente da
temere!"
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Capitolo 16 *** Resurrezione ***
Capitolo 16 - Resurrezione
Resurrezione
Felpato
attendeva la fine del Torneo Tremaghi nell'orto di Hagrid, lo
sguardo rivolto verso gli spalti che circondavano il labirinto nel
quale si stava svolgendo la terza e ultima prova.
Avrebbe
voluto incontrare
Harry prima della sfida, avrebbe desiderato incoraggiarlo,
fargli sapere che c'era, ma Silente
glielo
aveva sconsigliato: Hogwarts era piena di funzionari del Ministero, e
il rischio che venisse riconosciuto era troppo alto.
A
Sirius
non
era rimasto altro da fare che piegare di nuovo la testa e ubbidire,
maledicendo ancora una volta la sua condizione di ricercato.
Dopo
quella che gli era sembrata un eternità aveva sentito la
folla
esplodere in un boato di gioia, ma l'esultanza si era presto
trasformata in panico, e Sirius fu divorato dalla paura e
dall'angoscia: cosa stava succedendo?
Dopo
una lunga ed estenuante attesa Hagrid venne
a prenderlo.
“Silente
mi ha detto che avrei trovato un cane nel mio orto, ed eccoti qua...
seguimi, ha detto che devo portarti da lui” disse con la voce
spezzata dal pianto.
Cosa
stava succedendo, perché Hagrid piangeva?
E,
soprattutto... dov'era Harry?
Il
cuore di Sirius smise di battere per un momento.
“Non
stai piangendo per Harry, vero Hagrid? Dimmi che non stai piangendo
per lui... “ pensò Sirius mentre il
terrore si impadroniva di lui, e dovette fare violenza su se stesso
per non perdere il controllo e ritornare umano col rischio di essere
visto da qualcuno.
Stufo
di fare il cane docile e ubbidiente si mise a correre per raggiungere
il prima possibile l'ufficio di Silente, incurante dei richiami di
Hagrid che gli ordinava di fermarsi e tornare indietro.
Felpato
passò vicino a Cornelius Caramell e ai suoi accompagnatori
ma
nessuno badò a lui, erano tutti quanti sconvolti ed
impegnati in una
animata discussione.
Sirius
riuscì a captare chiaramente la parola “assassinato” e
la disperazione l'assalì.
“Dovevo
proteggerlo e non ce l'ho fatta... James... Prima tu... E
adesso Harry... Lily... James... Perdonatemi se
potete...“
Finalmente
riuscì a raggiungere l'ufficio di Silente, e una volta rimasto
solo riprese
le sue sembianze e cercò di raccogliere le
forze per prepararsi al peggio, sperando e pregando
che il
peggio non
fosse successo.
Di
nuovo ripensò alla morte di Lily e James, e di nuovo
precipitò
nell'incubo che da 14 anni accompagnava la sua vita e che non avrebbe
mai avuto fine.
"Cosa
ci fai qui, mio indegno pronipote?" sbottò Phineas
Nigellus dall'alto del suo ritratto quando vide.
"Tu!
L'ultima persona che avevo bisogno di vedere! Stai zitto o giuro che stacco
il tuo ritratto dalla parete e gli dò
fuoco!” ringhiò
Sirius.
Se
c'era qualcosa di cui non aveva bisogno in quel momento era
sopportare quel vecchio antenato che, pur essendo defunto, non aveva
mai voluto saperne di riposare in pace e che lo aveva tormentato
sin da quando era bambino a Grimmauld Place.
"Non
puoi farlo, c'è un incantesimo di Adesione Permanente!"
sentenziò il suo bisnonno. "Sempre arrogante come al
solito...
"
"Ti
ho detto di stare zitto!" urlò
Sirius, sfogando
tutta la sua rabbia.
Alla
fine arrivò Albus
Silente accompagnato da Harry, e
Sirius
quasi svenne
per il sollievo di vederlo sano e salvo.
Gli
corso incontro lo abbracciò pensando che il
peggio fosse passato, ma
quando lo guardò
negli occhi si
sentì
di
nuovo
morire:
gli
occhi di Harry
erano gli occhi di qualcuno che era stato
all'inferno
ed era tornato per miracolo, ed era proprio ciò che era
successo.
Harry
aveva assistito alla resurrezione di Voldemort che era tornato
alla
vita grazie all'aiuto di Codaliscia, mentre Cedric Diggory era morto,
ucciso proprio da Peter Minus.
Sirius
si sentì ribollire dalla rabbia: Harry non aveva voluto che
lui e
Remus uccidessero quello schifoso traditore, ed ecco il risultato!
Ma
la cosa peggiore per lui fu quando Harry raccontò
ciò che era
accaduto quando la sua bacchetta magica si era unita a quella di
Voldemort, e quando Sirius venne a sapere che gli spiriti di Lily e
James erano usciti da quella bacchetta e si erano messi al suo fianco
per aiutarlo a combattere venne di nuovo sopraffatto dal dolore.
"E
anche stavolta non c'ero... Harry ha rischiato di morire e io non ero
lì ad aiutarlo! E ce l'ha fatta, ha fatto tutto da solo,
è riuscito
a sopravvivere, ma
io, ancora una volta, non ero accanto a lui... "
Harry
venne accompagnato in infermeria da Silente, e Sirius andò
con lui
sotto forma di Felpato.
Silente
diede ordine che nessuno allontanasse quel cane dal letto di Harry, e
Sirius ebbe almeno la consolazione di poter vegliare sul suo
figlioccio.
"Riposati
Harry... Io sono qui, e non ti lascio. E domani ti porterò
via con
me" pensò
Sirius.
E
così
era successo, Voldemort
era tornato.
Erano
tutti in pericolo, anche
la sua famiglia.
Ripensò a Lily che si faceva uccidere da Voldemort per
salvare
Harry ma all'improvviso il viso di Lily divenne quello
di Rebecca
e un
terrore ed una angoscia mai provata prima lo assalirono.
Era
come essere tornati ad Azkaban, prigioniero dei Dissennatori che lo
costringevano a vivere i peggiori incubi, ma quello che aveva
sopportato nei suoi anni di prigionia non era nulla in confronto a
quello che provava pensando a Rebecca e a suo figlio che morivano
uccisi da Voldemort.
"Non
lo permetterò, non succederà mai.
Proteggerò Rebecca, Jupiter ed
Harry. Voldemort non riuscirà ad ucciderli...
Farò di tutto per
impedirlo, niente e
nessuno toccherà la mia famiglia!"
E
poi arrivò l'alba, e con essa Silente che gli
affidò una missione.
Cornelius
Caramell non voleva credere al ritorno di Voldemort e considerava
Harry un ragazzino folle e farneticante, ed era quindi necessario che
tornasse ad agire
l'Ordine della Fenice, la società segreta che lo stesso
Silente
aveva fondato anni prima con lo scopo di fermare Voldemort, e Sirius
avrebbe dovuto contattare Remus, nascondersi da lui, ed avvisare
tutti i membri del vecchio gruppo.
Harry
non voleva che il suo padrino se ne andasse di nuovo, e ancora una
volta Sirius fu
tentato di non dare ascolto a Silente, di prendere Harry e portarlo
via
ma sapeva di
non poterlo fare,
e così mascherò la sua angoscia, si fece vedere
freddo e
determinato e gli promise che si sarebbero rivisti presto.
Non
poteva crollare davanti a lui, non dopo quello che aveva passato.
Era
Harry tra i due quello che più aveva bisogno d'aiuto in quel
momento, lui
se la sarebbe cavata da solo, come aveva sempre fatto.
Ancora
una volta Sirius
rinunciò
a Harry
senza
nemmeno avergli
detto che stava per diventare padre, senza
avergli mai parlato di Rebecca.
Non
poteva però lasciare Hogwarts senza averne parlato a
Silente, e così
si diresse verso l'ufficio del Preside, che fu quanto mai sorpreso
quando lo vide entrare.
“Preside,
avrei bisogno di parlarle... “ iniziò a dire
Sirius, ma venne
subito interrotto dall'arrivo di un gufo che lui riconobbe
immediatamente come il gufo di Remus.
"E' un messaggio per te... " disse Silente perplesso mentre Sirius, con
mani tremanti, apriva la busta.
Lesse il messaggio
più di una volta per essere
sicuro di avere capito bene, poi lentamente alzò la testa e
guardò
ad occhi sgranati Silente che lo osservava preoccupato.
“Sirius...
cos'è successo? Ti senti bene?”
“Mio figlio... Mio
figlio sta per nascere!”
“Tuo...
figlio?”
“Sì...
Lei si chiama Rebecca, è una Babbana... Vorrei poterle
spiegare tutto ma non posso... Perchè proprio adesso,
perché proprio ora... doveva nascere il mese prossimo... Mi
scusi
Preside, ma non posso restare un minuto di più!”
“Vai
Sirius... e buona fortuna... “ disse Silente ancora
choccato per la
rivelazione mentre Felpato usciva di corsa.
Quella
lunga notte non sarebbe mai finita.
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Capitolo 17 *** L'Erede dei Black ***
Capitolo 17 - L'Erede dei Black
Sirius,
sconvolto e preoccupato, entrò in ospedale per raggiungere
Rebecca.
Perchè suo figlio
stava per nascere con un mese di anticipo e poche ore dopo il ritorno
di Voldemort?
Da
mesi aspettava
quel momento, era convinto che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stato
l'inizio di una nuova vita perfetta e
felice, e invece la vita di Jupiter iniziava
sotto i peggiori auspici.
"Sirius!
Finalmente sei arrivato! Ma dov'eri finito?" esclamò Remus
andandogli incontro.
"Lunastorta...
Meno
male che ci sei!"
pensò
Sirius provando ancora una volta una gratitudine infinita nei
confronti di
Remus che
era subito corso in aiuto di
Rebecca,
e
grande fu la sua sorpresa quando si accorse che, accanto a lui,
c'era anche Paul Scott.
“John, finalmente sei arrivato, cominciavamo
a temere che non avresti fatto in tempo!”
disse Paul, e Sirius ci mise un attimo per realizzare che John
era
lui.
“Stai
tranquillo, Rebecca
sta
bene, tutto sta andando bene, Isabel
è insieme a
lei!”
“Siete
stati voi a portare qui Rebecca?” si informò
Sirius
sentendo che c'era qualcosa che non quadrava in tutta quella
faccenda.
“Ma
certo!” esclamò Paul. "Per fortuna era a cena da
noi
quando le si sono rotte le acque, altrimenti non sarebbe stata in grado
di raggiungere Glasgow da sola!"
Sirius lo guardò con più attenzione e riconobbe
sul viso del suocero gli effetti dell'Incantesimo Confundus.
Remus agitò di nuovo la bacchetta e Paul crollò
su una sedia profondamente addormentato.
"E' da più di un'ora che faccio incantesimi ai tuoi suoceri,
spero di non avere fatto troppi danni! Ma si può dapere
dov'eri
finito?" quasi lo aggredì Remus.
"Lo
sai dov'ero! A Hogwarts, da Harry! Credevi che fossi scappato?"
"Ma
no, certo che no! E' solo che io... Insomma, non me ne intendo di
queste cose! E sono già venute tre infermiere a chiedermi se
fossi
io il padre del bambino per portarmi di
là... Mi
dispiace, ma io di
là non
ci vado, il bambino è tuo
e
ci vai tu!"
"Di
là... dove?"
"La
chiamano Sala
Travaglio,
là c'è Rebecca, e tu devi andare da lei subito,
altrimenti rischi
di perdere la nascita di tuo figlio! Infermiera questo è il
padre
del bambino!" esclamò agguantando letteralmente per un
braccio
una ragazza che passava in corridoio. "Vai con lei Sirius e...
buona fortuna!"
Remus gli diede una una pacca sulla spalla per
incoraggiarlo, lo
guardò allontanarsi e rimase in corridoio ad aspettare,
felice di
non essere al posto di Sirius e, soprattutto, felice di non essere al
posto di Rebecca.
Poche
ore dopo tutto era finito nel migliore dei modi.
Jupiter
era sanissimo e bellissimo, era nato con
tre settimane di anticipo
ma non c'era nulla di preoccupante, succedeva spesso.
Rebecca
dormiva, stanca ma felice, e anche Jupiter dormiva nella piccola
culla accanto al suo
letto.
Isabel
e Paul erano al settimo cielo,
mentre Sirius, seduto accanto a loro, non riusciva a staccare gli
occhi da Jupiter.
Suo
figlio.
“Hai
visto come ti somiglia? Se non fosse per i capelli biondi come quelli
di Rebecca sarebbe proprio identico a te!" esclamò Isabel
orgogliosa.
“Non
si è mai visto un Black coi capelli chiari... Ma non si
è mai
nemmeno visto un Black Mezzosangue! Mio figlio è unico al
mondo!" pensò
Sirius.
Si girò per dirlo a Remus e fu in quel momento che si rese
conto di non averlo più visto, così uscì dalla camera
per andare
a cercarlo.
“Che
caro ragazzo quel Remus, avete proprio fatto bene a sceglierlo come
padrino!” disse Isabel frastornata
dall'emozione e dall'Incantesimo di Memoria.
Remus,
discreto come sempre, aveva deciso di aspettare fuori per lasciare
sola la nuova famiglia.
"Remus,
ma che ci fai qui tutto solo? Dai entra... Vieni a vedere mio figlio!
E
poi credo che tu abbia anche fatto innamorare mia suocera!"
gli disse Sirius con un sorriso che Remus non gli aveva mai visto
prima.
"Congratulazioni Sirius, finalmente
sei papà!"
gli disse Remus abbracciandolo.
"E
tu sei un padrino, come me!" rispose Sirius.
"E'
vero, Jupiter è il mio figlioccio, devo ancora farci
l'abitudine!"
disse Remus felice quasi quanto Sirius. "Ma... a proposito...
Com'è andato il Torneo, come sta Harry?"
"Harry
ha
vinto il
Torneo"
disse Sirius con voce cupa, e subito Remus si accorse che
qualcosa non andava.
Jupiter
era nato, Harry aveva vinto il Torneo... Sirius avrebbe dovuto
impazzire
di gioia,
e invece gli aveva dato la notizia come se non gliene importasse
nulla.
"Sirius...
va tutto bene?" chiese Remus preoccupato.
"Sì...
Sono solo stanco, sai, non ho dormito per niente, e poi non mi
aspettavo tutto questo... " rispose Sirius per evitare
l'argomento.
Gliene
avrebbe parlato, doveva farlo per forza, ma non ora, non lì.
"Sirius...
" iniziò a dire Remus, ma non riuscì a proseguire
perchè in
quel momento Rebecca si svegliò, e Sirius andò da
lei.
Remus
osservò Sirius con aria preoccupata: che cosa gli stava
succedendo?
Probabilmente era l'emozione per la nascita inaspettata di suo figlio,
però Remus lo conosceva troppo bene, Sirius aveva qualcosa
da
dirgli ma non ne avrebbe mai parlato di fronte a Rebecca e ai suoi
genitori.
All'improvviso
Remus
credette
di sapere perché
Sirius si comportava in maniera così strana.
Di
sicuro aveva finalmente parlato di Rebecca a Silente, e di sicuro si
era sentito dire che
Harry non avrebbe potuto vivere
con loro finché
non fosse stata dichiarata la sua innocenza.
Ecco
perché Sirius
non
riusciva
ad essere
felice del tutto, perchè
ancora una volta Harry non avrebbe fatto parte della sua famiglia!
Ne
avrebbero sicuramente parlato più tardi, così
mise da
parte tutto quanto e si concentrò su Jupiter: non vedeva
l'ora di
conoscere il suo figlioccio.
Si
avvicinò alla culla e lo guardò, sentendosi
subito partecipe, coinvolto e responsabile.
"Remus,
grazie per tutto quello che hai fatto!" gli disse Rebecca
sorridendo e prendendolo per mano.
"Ma
non devi ringraziarmi... se non ci si aiuta fra Malandrini..."
si schermì lui.
"Già,
grazie davvero. Sono in debito con te ancora una volta!"
disse Sirius sorridendo.
"E scusami, Rebecca se sono arrivato tardi, mi dispiace tanto,
non avrei mai dovuto lasciarti sola".
"Non
ci pensare, come potevi saperlo? Non me lo aspettavo nemmeno io, sono
andata a letto tranquillamente e poi verso mezzanotte mi sono
svegliata perchè mi si sono rotte le acque! Credo di non
essermi
fatta prendere troppo dal panico solo perchè sono
un'infermiera,
però dovevo andare subito in ospedale, così ho
mandato un gufo a te
e uno a Remus e ho aspettato il primo dei due che si fosse
Materializzato da me! Poi ho avvisato i miei genitori, Remus
ha fatto credere loro di essere
venuti qui
con me ma in realtà sono stata io a chiamarli dall'ospedale
quando mi
hanno ricoverata!” disse
Rebecca mentre Remus
intratteneva Isabel e Paul affinché non
ascoltassero quei discorsi.
Rebecca
parlava ma Sirius non la stava ascoltando, non faceva altro che
pensare che Rebecca
era entrata in travaglio
a mezzanotte, più
o meno l'ora in cui Voldemort era tornato.
Non
era un buon segno, non
lo era per niente.
"Non
te la prendere Sirius... Tuo figlio alla fine ti ha aspettato per
nascere!" disse Rebecca che
aveva notato il cambiamento di umore di Sirius,
lontana anni luce dalla verità, ignara di tutto, convinta
che la
loro vita fosse perfetta.
"Rebecca...
in
che guaio ti sei cacciata quando mi hai incontrato... " pensò
Sirius con amarezza.
Chissà
perchè riusciva solo a danneggiare le persone che amava.
Eppure
lo sapeva di essere un prigioniero evaso, lo
sapeva di essere in pericolo.
Se solo avesse riflettuto prima di
iniziare la sua storia d'amore con lei, se solo se ne fosse andato
dalla sua casa
quando
lei lo credeva solo Felpato.
Ma
Sirius Black non era abituato a riflettere, Sirius Black agiva sempre
seguendo l'istinto, e così non se n'era andato, era rimasto.
Era
rimasto perchè era già innamorato di lei, anche
se non se ne era
reso conto subito.
E
ora avevano un figlio, erano legati per sempre, e l'unica cosa
che poteva fare per loro era
continuare ad amarli e fare del suo meglio per tenerli al riparo
dalla guerra che presto sarebbe arrivata.
Il
piccolo Jupiter in quel momento si svegliò e si mise a
piangere, e
subito Sirius lo prese in braccio e lo calmò.
"Sirius!
Ma sei bravissimo! Credo che sarai più bravo di me!" gli
disse
Rebecca ammirata.
"Sirius
era bravissimo con Harry!" disse Remus sorridendo e iniziando a
parlare sull'onda dei ricordi. "Voleva
sempre tenerlo in braccio, diceva sempre a
me e a Peter che
siccome era il suo padrino toccava a lui! Ma anch'io me la cavavo
bene con Harry, lo sai, Rebecca? Anche quando stava in braccio a me
si divertiva!”
"Sirius,
mi sa che qui c'è qualcuno che muore dalla voglia di
prendere in
braccio Jupiter!"
disse Rebecca divertita dal racconto di Remus. "E mi sembra giusto...
è il suo padrino e tocca a lui!"
"Ecco,
tienilo... ma stai attento..."
disse Sirius mettendo
Jupiter tra le braccia di
Remus e
sentendosi assurdamente arrabbiato con lui perché pochi
istanti
prima aveva nominato Peter, l'ultima
persona al mondo di cui voleva sentir parlare, soprattutto in un
momento come quello!
"Aspetta
che ti racconti cosa ha appena fatto il caro Peter, e poi
vediamo
se ti verrà ancora voglia di parlare di
lui! Peter troverà Voldemort... Lo avevi
previsto ed
è successo... Dannazione Lunastorta...
Perchè
devi sempre avere ragione?"
“Ciao
Jupiter,
io sono
lo zio Remus... ma se vuoi puoi anche chiamarmi Lunastorta!” disse
sentendosi molto più emozionato di quanto avesse mai
pensato.
Ora
riusciva a
comprendere meglio quello che Sirius provava per Harry, e quando
Jupiter iniziò a piangere perchè aveva fame lo
restituì a malincuore a Rebecca.
"Ora
vado, vi lascio soli... Congratulazioni ancora!" disse
baciando Rebecca sulla fronte e stringendo la mano a Sirius.
"Se
vuoi dopo passa da me, così faremo un brindisi a Jupiter!"
gli disse guardandolo negli occhi.
"Verrò
non preoccuparti... Ho tante cose da dirti... " disse Sirius
ricambiando il suo sguardo.
Remus
lo abbracciò, e parlando a bassa voce gli disse: "Felpato, non ti
preoccupare... Qualunque cosa sia
successa la risolveremo, vedrai".
"Grazie,
Lunastorta. Verrò appena potrò" disse Sirius
ricambiando
l'abbraccio dell'amico, rendendosi conto, una volta di più,
di come
sapesse leggere in lui come in un libro aperto.
Insieme
ce l'avrebbero fatta, ne era sicuro.
Ne
avevano passate tante... Avrebbero saputo affrontare anche questo.
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Capitolo 18 *** Mille domande, nessuna risposta ***
Capitolo 17 - Mille domande nessuna risposta
Mille domande, nessuna risposta
“Non
posso accettarlo Sirius... Non posso... Non posso... “ disse
Remus
nascondendo il viso tra le mani dopo che Sirius ebbe terminato il suo
racconto.
Sirius
sapeva
che il ritorno di Voldemort avrebbe sconvolto Remus ma
non si aspettava di vederlo perdere il controllo in quel modo, per
quel che riusciva a ricordare lo aveva visto in quello
stato solo dopo la luna piena, e la sofferenza del suo amico
lo faceva star male a sua volta.
"Remus...
Remus coraggio!" disse Sirius posandogli una mano sulla spalla. "Lo
sconfiggeremo anche
stavolta, vedrai!
Non
sarà facile,
lo
so... Anche
per me è stato un duro colpo... "
"Te
lo ricordi Sirius?” disse
Remus guardandolo con occhi velati dalla sofferenza.
“Te lo ricordi quando ci esercitavamo nella Stamberga
Strillante?
Non riusciva mai a scagliare uno Schiantesimo perchè aveva
paura di
farci del
male! E ora tu mi dici che ha ucciso Cedric... “
Sirius
finalmente comprese: era
Peter causa
del dolore che devastava il cuore di Remus.
"Te
lo ricordi, Sirius? Io non posso credere che sia vero quello che mi
hai raccontato, non posso! Ho pianto la
sua morte,
ho creduto che tu l'avessi ucciso, ti
ho odiato con tutte le mie forze,
ti
ho augurato di morire ad Azkaban!
E quando ho scoperto la verità ho sperato
che non avesse agito di sua spontanea volontà, che fosse
sotto la
Maledizione
Imperius quando sapevo benissimo che non era possibile, perché
quella sera nella Stamberga Strillante c'ero anch'io, ho visto quello
che ha fatto, ho sentito le sue parole!
Ma
ora non posso più illudermi, Peter
ha
ucciso Cedric, ha fatto
del male a Harry,
si
è tagliato il
braccio
per
aiutare
Voldemort a risorgere!” gridò
Remus, la voce carica di dolorosa rabbia. “Perchè
è successo
Sirius? Perchè ci ha traditi? Perchè non abbiamo
mai capito cosa
gli stava succedendo? Perchè non si è fidato di
noi?”
"Non
lo so Remus... Non lo so..." disse Sirius con voce stanca.
Capiva
benissimo cosa stava provando Remus, lui stesso in quel momento
soffriva a causa di Peter ma non voleva ammetterlo, perché
riteneva
che Peter non meritasse il loro dolore.
“Ho
sempre cercato di aiutarlo... Forse non ho fatto abbastanza...
“ disse Remus scuotendo la testa.
“Remus!
Non devi sentirti in colpa, tu non hai nulla da rimproverarti! Tu lo
hai sempre aiutato, gli sei sempre stato vicino... Era con te che si
confidava quando aveva qualche problema, era a te che si rivolgeva
quando aveva bisogno di aiuto per studiare! Io
e James non siamo mai stati pazienti con lui
tanto quanto lo eri tu! A noi piaceva essere ammirati da lui,
soprattutto piaceva a James, eravamo
i suoi idoli!
Se qualcuno ha sbagliato allora
siamo stati noi! Pensavamo
di essere invincibili e invece eravamo solo due cretini! Se
Peter non fosse stato assegnato al nostro dormitorio non lo avremmo
nemmeno considerato degno della nostra attenzione... Magari non
avremmo considerato nemmeno te!”
constatò amaramente Sirius.
“Adesso
non esagerare Sirius! Avevamo i nostri pregi e i nostri difetti come
tutti, ma eravamo sempre pronti ad aiutarci nelle
difficoltà, e io
lo so meglio di chiunque
altro! Eravamo una squadra, e Peter faceva
parte di tutto questo!”
“E
infatti io e James ci fidavamo di lui, ci siamo sempre fidati di lui
fino alla fine, altrimenti non gli avremmo mai proposto di diventare
Custode Segreto! Quando James scoprì che eri un Lupo Mannaro
lo
disse per prima cosa a me ma, subito dopo, decidemmo di dirlo anche a
Peter, perchè era giusto che anche lui sapesse,
perchè eravate entrambi nostri amici, perchè
sapevamo che non ti avrebbe mai voltato le spalle e che ti
avrebbe
aiutato... "Dici sempre
che Remus fa tanto per te e tu non fai niente per lui... Ecco, questa
è la tua occasione per ricambiare!" gli disse
James... Quando decidemmo di diventare
Animagi non eravamo sicuri che
Peter
ce
l'avrebbe fatta visto che a scuola non era un granchè,
eppure si
impegnò a fondo, e
lo fece per te! E
quando riuscì a trasformarsi per la prima volta non puoi
immaginare
come eravamo orgogliosi di lui io e James! Ti ricordi le notti di
luna piena? Ti ricordi quante volte l'ho portato sulla schiena
perchè
non era in grado di correre velocemente come noi? Ma il suo posto
preferito erano le corna di Ramoso... Ti ricordi che a volte si
addormentava lì sopra?" disse
Sirius sorridendo tristemente.
"Certo
che mi ricordo... Come si possono dimenticare i Malandrini?"
disse Remus ricambiando il triste sorriso di Sirius. "Eravamo
più
che amici...” Remus
tacque un istante e poi disse: "Sirius, dimmi la verità...
Quella notte, nella Stamberga Strillante... Lo avresti veramente
ucciso?"
"Ma
che domande mi fai, Remus?" rispose
bruscamente
Sirius. "Era il mio scopo, sono evaso apposta per farlo fuori!
Ero pronto ad ucciderlo già 14 anni fa, quando morirono Lily
e
James! Ho passato i miei anni ad Azkaban odiandolo con tutte le mie
forze, e odiando me stesso per aver proposto quel maledetto scambio
di
persona!
Ma neanche James sospettava di lui, anzi, mi disse che avevo avuto
un'idea geniale! Peter sarebbe
stato il Custode mentre io
avrei fatto da esca... Non essendo il Custode non avrei
mai potuto rivelare il nascondiglio di Lily e James, nemmeno sotto
tortura! E
invece
quel bastardo era
un Mangiamorte! Sì Remus, l'avrei ucciso. Se Harry non mi
avesse
fermato l'avrei ucciso. E dopo quello che è successo l'altra
notte
mi pento di non averlo fatto!"
"Anch'io
ero pronto ad ucciderlo" disse Remus. "Sì, in quel momento
con te al mio fianco lo avrei ucciso! Ma poi... Sirius...
Io
non
so se sarei stato
in grado continuare a vivere sapendo di aver ucciso
uno dei miei migliori amici, non
so se sarei stato in grado di portare quel peso sulla coscienza.
Perchè
lui era nostro amico Sirius! Faccio
ancora fatica a credere che il Mangiamorte che ha fatto risorgere
Voldemort sia lo stesso ragazzo che per sette anni ha vissuto fianco
a fianco con noi ogni giorno. Non riesco ad accettarlo Sirius. Non
ce la faccio” concluse Remus con voce spezzata.
"Per
me invece niente rimorsi. Lo avrei ucciso come si uccide una mosca"
disse Sirius, pieno di rabbia e desideroso di vendetta. “Ad
Azkaban
ho avuto davanti agli occhi quasi ogni giorno la casa devastata di
Lily e James. I loro corpi. Harry che piangeva. Hagrid che lo portava
via, mentre io avrei voluto tenerlo con me... "
Sirius
si interruppe, strinse i pugni, fece un respiro profondo per calmarsi
e poi continuò.
"Sì
Remus, io l'avrei ucciso. E se lo incontrerò di nuovo per
lui sarà
la fine”.
Remus
non riuscì a guardare Sirius, l'espressione
sul suo volto era terribile, un odio infinito si leggeva nei suoi
occhi, e
Remus
sapeva
sin
troppo bene di cosa
era capace Sirius quando giurava
vendetta.
"Spesso
mi chiedo come mai non ci siamo accorti del suo cambiamento"
disse Remus. "L'unica risposta che riesco a darmi è che fino
a
quando abbiamo vissuto tutti e quattro insieme ad Hogwarts lui si
sentisse protetto e sicuro. Poi la scuola è finita e abbiamo
preso
strade diverse anche se la nostra amicizia continuava, anche se
facevamo tutti parte dell'Ordine della Fenice. Però credo
che Peter
si sia unito all'Ordine solo per rimanere ancora vicino a noi. Ma
a
Hogwarts eravamo accanto a lui ogni giorno, dopo la scuola le cose
sono cambiate, e quando non ci ha avuti più al suo fianco in
ogni
momento è crollato, ha avuto paura, e si è
affidato a chi stava
diventando più forte. Te lo ricordi cosa disse quella notte?
Voldemort stava conquistando tutto. Cosa c'era da guadagnare
a
dirgli di no?”
Remus
ripensava continuamente a quella notte nella Stamberga Strillante, e
non riusciva a farsene una ragione.
Possibile
che nemmeno in quel momento Peter si fosse reso conto di ciò
che aveva
fatto unendosi a Voldemort?
Possibile
che non avesse provato un minimo di pietà vedendo com'era
ridotto
Sirius?
Possibile che non avesse provato un briciolo di
pentimento
trovandosi davanti agli occhi Harry, così simile a James,
l'amico
che aveva tanto ammirato?
E
invece aveva continuato a negare persino
l'evidenza, e alla fine era fuggito come il vigliacco che era.
"Ascolta
Remus, ho una cosa importante da dirti... Silente mi ha affidato un
incarico!" disse Sirius, desideroso di cambiare argomento.
"Dobbiamo riunire di nuovo l'Ordine della Fenice, prendere
contatti con chi è rimasto del vecchio gruppo, trovare altre
persone
disposte ad unirsi a noi. Ha detto anche di mettermi in contatto con
te e di nascondermi qui a casa tua. E io non so che fare Remus... Non
so con che coraggio dirò a Rebecca che dovrò
lasciarla di nuovo
sola, con il bambino appena nato! Stavolta non sarà
comprensiva... Stavolta non mi perdonerà tanto facilmente...
"
"Stai
tranquillo Sirius, prenderò io i contatti con il vecchio
gruppo. E
se Albus Silente verrà qui a cercarti lo manderò
al castello di
Alphard, così potrai chiarire la tua situazione una volta
per
tutte".
“Grazie
Remus, ma penserò io a mettermi in contatto con Silente! E
non ho
intenzione di lasciarti fare tutto da solo, anch'io farò la
mia
parte, ho solo bisogno di tempo per sistemare le cose con Rebecca. E
ho già un'idea. Il vecchio Quartier Generale ormai non si
può più
utilizzare, Peter lo conosce, sarebbe troppo rischioso. Ci serve un
altro posto, e c'è un luogo che potrebbe andare bene, anche
se non
vorrei, anche se è l'ultimo posto al mondo dove vorrei
stare, ma non
ho scelta, non ci sono altre soluzioni. Stabiliremo il nuovo Quartier
Generale a Londra nella mia vecchia casa al numero 12 di Grimmauld
Place. In questo modo potrò prestare servizio nell'Ordine e
stare
accanto alla mia famiglia. Sempre che Rebecca voglia venire con me.
Avevamo promesso a Isabel e Paul che non ci saremmo mai trasferiti a
Londra dopo la nascita del bambino e invece... “
"Dai
Sirius, non fare così, Rebecca verrà con te,
figurati se ti lascerà
solo! I suoi genitori capiranno, direte che i tuoi affari ti
impediscono di trasferirti definitivamente... faremo qualche
Incantesimo di Memoria se necessario!" lo incoraggiò Remus.
“E
poi non sarà per sempre, quando tutto sarà finito
potrete tornare a
Castleblack!”
"Remus,
io la odio quella casa, la odio! Vorrei distruggerla, cancellarla per
sempre!
Non è il posto in cui sognavo di far crescere mio figlio!
E
Rebecca... non era questo che volevo per lei! Ma
devo pensare che è solo questione di tempo, e quando la mia
innocenza sarà riconosciuta potrò finalmente
lasciarmi tutto alle
spalle! Però è dura Remus... E' dura dover
tornare indietro... Ma non ho scelta... Non ho altra scelta... "
Remus
e Sirius parlarono per ore mettendo a punto ogni dettaglio, facendo
l'elenco delle persone da contattare e stabilendo come agire per
ricostruire l'Ordine della Fenice.
E
parlarono ancora una volta, per l'ultima volta, di Peter Minus, senza
riuscire mai a trovare tutte le risposte ai loro innumerevoli
perchè.
Ricordarono
com'era stato in quella che ormai era un'altra vita, e di nuovo si
chiesero se avrebbero potuto cambiare il suo destino.
Tuttavia
nessuno aveva obbligato Peter a diventare un Mangiamorte, quella
scelta era stata soltanto sua.
Sapeva
cosa si lasciava alle spalle decidendo di abbandonare i Malandrini,
di sicuro non sapeva cosa lo aspettava decidendo di servire
Voldemort.
Un
giorno si sarebbe forse pentito, ma sarebbe stato ormai troppo tardi
per lui e per tutti loro.
Da
quella sera Peter Minus non fu più il quarto Malandrino e
cessò di
esistere per Remus e per Sirius, portandosi via un altro pezzo della
loro vita.
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Capitolo 19 *** Grimmauld Place ***
Capitolo 19 - Grimmauld Place
Grimmauld Place
Dopo la
la nascita di Jupiter le cose per Rebecca non erano di certo iniziate
nel migliore dei
modi.
Sirius aveva
aspettato un paio di settimane prima di dirle che cos'era successo la
notte in cui Jupiter era nato e le conseguenze che tutto questo avrebbe
avuto
sulla loro vita.
Voleva
che Rebecca si riprendesse e si adattasse alla sua nuova vita da mamma
in un
ambiente tranquillo e familiare, con i suoi genitori accanto che non
vedevano
l'ora di viziare il loro nipotino, ma quando lei dormiva andava a
Grimmauld
Place di nascosto insieme a Remus per iniziare a rimettere un po' in
ordine
quella vecchia e polverosa casa che sarebbe presto diventata il
Quartier
Generale dell'Ordine della Fenice.
Quando
arrivò il momento della verità Sirius disse a
Rebecca che non doveva sentirsi
obbligata a seguirlo a Londra, ma lei non ne volle sapere di restare a
Castleblack.
Non
poteva e non voleva lasciare solo Sirius, e non voleva che Jupiter si
separasse
già dal padre a pochi giorni dalla sua nascita.
“E
pensare che avevamo promesso ai miei genitori che non saremmo mai
andati a
Londra... Come farò a dirglielo adesso?“
“So
che
vorresti dire la verità ai tuoi genitori, anch'io avrei
voluto farlo dopo la
nascita di Jupiter, ma purtroppo non è ancora il momento
adatto! Userò la mia
magia per aiutarti e per aiutarli... fidati di me!”
E
così
Sirius modificò la memoria di Isabel e Paul che, poche
settimane dopo, li
accompagnarono all'aereoporto convinti che stessero partendo per
Londra, e che
quel trasferimento per motivi di lavoro fosse già stato
pianificato da tempo e
che avessero rimandato la partenza soltanto per dar loro la
possibilità di
conoscere il piccolo Jupiter.
“Per
Natale saremo di ritorno!” promise loro Sirius facendo un
ultimo Incantesimo
Rallegrante ai suoceri.
Fare in
modo che Isabel e Paul fossero sereni era il minimo che poteva fare per
rendere il più possibile facile quella situazione.
Una volta
rimasti soli si Smaterializzarono e si recarono al Castello di Alphard.
Albus
Silente sarebbe venuto a far loro visita proprio quel giorno, e Rebecca
lo
attendeva impaziente e preoccupata.
“Jupiter
Alphard Black è un onore per me conoscerti!” disse
il vecchio Preside. “Quando
sarà il momento ci vedremo a Hogwarts... e se buon sangue
non mente ne vedremo
delle belle anche con te!”
Tutto
filò liscio fino a quando Silente non diede precise
istruzioni a Sirius in
merito ai suoi compiti nell'Ordine della Fenice.
"Quando
arriverai a Grimmauld Place non uscire di casa per nessun motivo. A
Londra sei
ancora ricercato e correresti un grosso rischio partecipando in prima
persona
alle operazioni".
"Ma
io voglio mettermi al servizio dell'Ordine come ho fatto tanti anni
fa...
Voglio combattere!" esclamò Sirius protestando furiosamente.
"Per
il momento il tuo compito sarà organizzare il Quartier
Generale,
ospitare i
membri dell'Ordine, partecipare alle riunioni. Ma niente azioni
dirette, non fino a quando sarai ricercato. So che non sei abituato a
stare in disparte, so che vorresti essere al centro dell'azione, ma per
ora
ascolta quello che ti dico. So quanto vali, e se ti chiedo di rimanere
nascosto
a Grimmauld Place sappi che lo faccio solo per salvarti la vita"
rispose
Silente, irremovibile.
“E
io
quando potrò dire la verità ai miei
genitori?“ chiese Rebecca.
"In questo momento
è meglio di no.
Dovremo applicare misure di sicurezza molto rigide, i tuoi genitori
dovranno
continuare a crederti a Londra insieme alla tua famiglia, ma niente di
più”
disse Silente.
“Ma...
quando potrò rivederli?”
“Non
lo
so” disse Silente. “Per il momento l'Ordine della
Fenice viene prima di ogni
altra cosa”.
Rebecca
pianse
tutte le sue lacrime.
Se
l'aspettava ma era lo stesso dura da
accettare, così come era stata dura per Sirius accettare il
fatto di non avere
un ruolo attivo nell'Ordine della Fenice.
Con
questo stato d'animo Rebecca e Sirius partirono per Londra insieme al
piccolo
Jupiter per prendere possesso di Grimmauld Place, dove vennero accolti
da
Kreacher, il vecchio elfo domestico della famiglia Black, e il suo
bevenuto non
fu certo dei migliori.
"Che
vergogna, che vergogna per la nostra famiglia... Padron Sirius si
è accoppiato
con una sudicia Babbana e ha messo al mondo uno sporco Mezzosangue!
Kreacher si
vergogna di servire un simile padrone! Quando lo saprà la
mia padrona... Solo
dolori, solo guai le ha procurato padron Sirius!"
"Togliti dai piedi! Non rivolgere la
parola a Rebecca, non avvicinarti a mio
figlio! Stai lontano da loro, comportati come se non ci
fossero!"
aveva urlato Sirius. "Loro per te non
esistono, ricordatelo! Non nominarli, non dire una
parola su di loro a
nessuno, se lo farai ti ucciderò!"
Quella
reazione spaventò Rebecca, si rese conto che Sirius sapeva
essere crudele e
sapeva anche fare del male se voleva, e per la prima volta ebbe
l'impressione
di non conoscerlo affatto.
La
situazione peggiorò ulteriormente quando Walburga Black li
vide ed iniziò ad
urlare dall'alto del suo ritratto.
"TU!
Come osi ritornare in questa casa? Chi è quella
donna? CHI E' QUELLA
DONNA? E' una Babbana! Una schifosa
Babbana nella casa dei miei
padri! E quel bambino... No... Non è
possibile... Non può essere! NON
PUO' ESSERE! NON PUOI AVERLO FATTO! NON VOGLIO QUEL MOSTRO IN CASA
MIA!!!!! TU
NON SEI MIO FIGLIO!”
"Per
la prima volta hai detto una cosa giusta! Io non sono tuo figlio e tu non
sei mia madre! Morire è stata la cosa
migliore che tu abbia
mai fatto, quindi taci
una volta per sempre!" urlò Sirius, e le
pesanti
tende che nascondevano il ritratto di Walburga si chiusero di colpo.
“Lo
ha
chiamato mostro... il mio bambino... Ed è sua nonna...
“ pensò
Rebecca con le lacrime agli occhi e baciò sulla fronte
Jupiter che dormiva tra
le sue braccia.
Per
fortuna quelle urla non l'avevano svegliato, e Rebecca si
allontanò per
metterlo al sicuro da quella donna malvagia.
Come
poteva esserci tanto odio tra madre e figlio?
Possibile
che Walburga non avesse mai provato un po' di tenerezza per Sirius,
nemmeno
quando era piccolo come Jupiter?
E se
fosse successo anche a lei?
E se un
giorno quel bimbo che ora teneva in braccio l'avesse odiata?
Mille
dubbi e mille paure le affollavano la mente ma non osava parlarne con
Sirius
perchè in quel momento non era in grado di aiutarla, quello
non
era più l'uomo di cui si era innamorata, era un uomo che non
conosceva affatto e che la spaventava.
Sirius le
aveva spiegato quali fossero le idee della sua famiglia, ma non aveva
idea di
quanto profondo fosse l’odio che provavano nei confronti di
quelli come lei.
Non
sarebbero mai stati felici in quella casa, non aveva
mai visto Sirius così abbattuto, così sconfitto,
così pieno di rabbia e
disperazione.
Quando si
erano conosciuti era appena evaso da Azkaban e i lunghi anni di
prigionia
avevano lasciato il segno, e lei gli era stata accanto, lo aveva
aiutato a
superare le sue crisi, i suoi incubi.
Sirius
per la prima volta non si era vergognato di apparire debole di fronte a
lei
anche perchè Rebecca non lo aveva mai fatto sentire debole,
non lo aveva mai
costretto a nascondere le sue emozioni come si conviene ad un
Black ma,
al contrario, lo aveva sempre spinto a parlare, a sfogarsi, a liberarsi
dei
demoni che gli si agitavano dentro.
Ma a quei
tempi Sirius era libero.
Era
ricercato, era in fuga, ma era comunque libero.
Avevano
una nuova vita da costruire insieme, e Jupiter era stato per Sirius il
regalo più bello e inaspettato.
Fino a
pochi mesi prima il loro futuro era sereno, pieno di promesse e di
speranze, ma
ora tutto si era fermato.
"Sirius...
" Rebecca si avvicinò e gli posò una mano sul
braccio, e lui si voltò
lentamente verso di lei.
"Non
dovevo portarti qui Rebecca... Forse sarebbe meglio se tu tornassi a
casa
tua" disse Sirius con voce stanca.
Rebecca
stava vivendo un vero e proprio incubo.
Aveva
appena avuto un bambino, doveva imparare a essere
mamma, gestire le notti
insonni e risolvere tutti i piccoli problemi di Jupiter che necessitava
di cure
continue.
La
tentazione di tornare a vivere a Castleblack era forte,
ma... Sirius? Cosa ne sarebbe stato di lui? Quando avrebbe potuto
rivederlo?
“Dovrai
stargli molto vicino” le aveva detto
Silente prima di andarsene.
Rebecca
si rese conto che aiutare Sirius ad uscire dall'abisso in cui stava
lentamente
sprofondando sarebbe stata la sua missione per conto dell'Ordine della
Fenice.
Ma chi
avrebbe aiutato lei?
"Sirius... mi
fa male vederti così... Mi dispiace che ti sia accaduto
tutto
questo” disse indicando l'albero genelaogico e il posto vuoto
che una volta era
stato occupato da Sirius. “Ma adesso... adesso ci siamo
noi... Adesso c'è
lui... " concluse mostrando Jupiter a Sirius che lo
accarezzò, e a Rebecca
parve di vedere l'ombra di un sorriso sul suo volto.
"Non
me ne importa nulla della mia famiglia, non è per quello che
sto così. Hai
sentito anche tu Silente. Non potrò partecipare alle
missioni dell'Ordine. Sarò
costretto a stare in questa casa orribile, dove non sono rispettato
nemmeno dal
mio elfo domestico. Non era questa la vita che volevo".
Jupiter si
mise a piangere, e Rebecca andò nella loro camera da letto
per
prendersi cura di lui sperando che Sirius la seguisse, ma lui non lo
fece,
rimase a scrutare pensieroso l'albero genealogico e questo la
spaventò ancora
di più, perchè Sirius aveva desiderato tanto quel
bambino, e ora sembrava che
avesse perso interesse per tutto, anche per suo figlio.
Sirius,
perso nei suoi tristi pensieri, non si era accorto che Rebecca si era
allontanata, e quando la raggiunse la trovò seduta sul letto
in lacrime con
Jupiter tra le braccia.
"Sirius, che
cosa ti sta succendo? Non ti riconosco più! Mi fai paura, ti
sento così lontano
da me, così lontano da noi! Io non voglio che Jupiter cresca
così, io voglio
che sia sereno, che sia felice! Io voglio vivere con te ma tu non sei
più il
Sirius che conoscevo... "
Sirius le
andò vicino, le tolse delicatamente Jupiter dalle braccia e
le accarezzò i
capelli, mentre lei continuava a piangere con il viso nascosto tra le
mani.
"Nemmeno
io voglio che Jupiter debba passare quello che ho passato io in questa
casa,
anch'io voglio che sia felice. Per questo ti ho proposto di tornare a
Castleblack, anche se sarà dura per me non avervi vicino. Ho
anche pensato di
abbandonare l'Ordine della Fenice al suo destino visto che non hanno
bisogno di
me, ma non posso farlo, devo restare, non posso andarmene come un
vigliacco...
Avrò mille difetti ma io non sono un vigliacco! E poi
c'è Harry... non voglio
abbandonarlo di nuovo... “
"Lo
so Sirius, lo so... Adesso che è nato Jupiter riesco a
capire
meglio cosa provi
per Harry. Io spero che non ci debba mai succedere niente di brutto, ma
se
dovesse accadere mi tranquillizza pensare che Jupiter potrà
fare
affidamento su Remus. Forse l'Ordine della Fenice per il
momento
non ha bisogno di te, ma noi
abbiamo bisogno di te... “
Sirius
posò delicatezza Jupiter nella carrozzina e strinse
dolcemente Rebecca tra le
braccia chiedendole perdono per averla fatta soffrire.
Doveva
smetterla di pensare solo a se stesso, aveva una famiglia ora.
"Stai
tranquilla Rebecca, sono qui... E adesso riposati, la scorsa notte non
hai
dormito molto, penserò io a Jupiter. So di essermi
comportato male con te,
perdonami, non ho ancora smaltito la delusione, mi ci vorrà
un po'... E stare
in questa casa non mi aiuta! Non posso prometterti che
tornerò subito ad essere
quello di prima, ma cercherò di superare anche questo.
Però... però comincio ad
essere stanco... Avevo solo 22 anni quando mi hanno rinchiuso ad
Azkaban, e
anche se sono riuscito a fuggire non sono ancora libero, e forse...
forse non
lo sarò mai più..."
Rebecca
non rispose perchè si era addormentata tra le sue braccia
vinta dalla
stanchezza, e così Sirius la posò delicatamente
sul letto, le diede un'ultima
carezza e la baciò sulla fronte per poi dedicarsi a Jupiter
che nel frattempo
si era svegliato.
Lo prese
in braccio e il suo cuore si riempì di orgoglio: aveva gli
occhi uguali ai
suoi, non c'erano dubbi.
"Cerca
di assomigliarmi il meno possibile" gli disse. "Non essere impulsivo,
testardo e ribelle. Sii prudente, e non metterti nei guai. Rifletti
prima di
agire, pensaci due volte prima di fare qualcosa di cui ti
potresti pentire. E quando avrai degli amici non darli per scontati,
stai loro
vicino, e se ti chiederanno aiuto dai loro tutto il sostegno di cui
avranno
bisogno. Non voltare loro le spalle, non tradire la loro fiducia. E non
pensare
mai di essere migliore degli altri, perchè alla fine
scoprirai che sei solo un
idiota e che gli altri sono migliori di te".
Jupiter
fece un largo sbadiglio, e Sirius scoppiò a ridere.
“Cosa succede, ti sto
annoiando? Guarda che con me non ci si annoia mai!
Ti insegnerò cosa vuol dire essere un Malandrino, ti
farò conoscere Felpato, ti
regalerò il primo manico di scopa, e un giorno ti
porterò a fare un giro sulla
mia moto quando riuscirò a recuperarla! O magari ne
comprerò una nuova, e mi
aiuterai tu a sceglierla! E fra pochi giorni conoscerai Harry...
andrete
d'accordo vedrai, sarà come un fratello maggiore per te! E
adesso vieni,
lasciamo dormire la mamma!“
Sirius
uscì dalla stanza ed entrò in quella che un tempo
era stata la sua camera.
“Guarda
Jupiter... Io e Remus l'abbiamo trovata in soffitta l'altro
giorno” disse Sirius
fermandosi di fronte ad una vecchia culla in ferro battuto che portava
inciso
sulla testata lo stemma dei Black.
“All'inizio
non volevo utilizzarla ma poi mi sono detto... perché no?
Dopotutto sei l'Erede dei Black, e anch'io ho dormito
qui prima di
te, lo sai? Anzi no...
ad essere precisi l'ultimo a dormire qui dentro è stato mio
fratello... ” disse Sirius,
mentre un'ombra di tristezza tornava a velare i suoi
occhi. “Si
chiamava
Regulus, sarebbe stato tuo zio... Cerca di non
assomigliare nemmeno a lui... a meno che non si tratti di
Quidditch, perchè era
bravissimo, un vero campione, e quando Grifondoro giocava contro
Serpeverde facevo fatica a non tifare per lui! Sai che sei la prima
persona
a cui lo dico? E adesso vediamo un po' se ti piace stare
qui...“
Sirius lo
posò nella culla, e Jupiter si addormentò
stringendogli il dito con la sua
piccola mano.
“Tu
sì
che mi rendi orgoglioso di essere un Black... “ disse Sirius
accarezzandolo e
posandogli un bacio sulla fronte, e il senso di oppressione che aveva
sempre
provato in quella casa si allentò un poco.
Jupiter
era il futuro, Jupiter era la speranza.
E forse
sarebbero riusciti a essere felici anche a Grimmauld Place.
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Capitolo 20 *** Il nuovo ordine della Fenice ***
Capitolo 20 - L'ordine della fenice
Il
nuovo Ordine della Fenice
Rebecca
stava per compiere un altro importante passo nel cammino che aveva
intrapreso da quando era entrata a far parte del mondo magico. Stava
infatti per incontrare i primi membri dell'Ordine della Fenice che
sarebbero arrivati proprio quel giorno a Grimmauld Place.
La
famiglia Weasley ed Hermione Granger avrebbero vissuto con loro fino
all'inizio del nuovo anno scolastico e Sirius
sperava che anche Harry arrivasse subito, ma Silente ordinò
di
lasciarlo dai Dursley ancora per un paio di settimane.
"Io
mi domando perché Silente si ostina a mandarlo dai suoi
zii!" disse Sirius a Rebecca, esasperato e furioso. "Vorrei
andare da loro adesso e trattarli come si meritano ma è
meglio di
no, perché so già che farei qualcosa di cui poi
mi pentirei... anzi
no... non me ne pentirei affatto! Ma la situazione è
già abbastanza
difficile, e non sarò io a dare altri problemi a Harry!
Siamo
entrambi prigionieri nelle nostre case, ma ti sembra giusto?”
"Harry
arriverà presto, vedrai" gli disse per l'ennesima volta
Rebecca, sperando che davvero quel momento giungesse prima possibile
perché avrebbe contribuito a migliorare l'umore di Sirius,
che
continuava ad oscillare tra la rabbia per essere tornato a Grimmauld
Place e la gioia per la nascita di Jupiter.
Rebecca
sperava che l'arrivo dei membri dell'Ordine della Fenice
avrebbe fatto sentire Sirius meno solo, e invece sin dal momento
delle presentazioni le cose cominciarono ad andare nel verso
sbagliato.
Era
stata una grande sorpresa per tutti quando Sirius aveva presentato la
sua famiglia.
Hermione
e Ginny, intenerite, si avvicinarono a Rebecca per vedere meglio
Jupiter mentre Arthur, Ron, Fred e George strinsero la mano a Sirius
per congratularsi.
Erano
tutti piacevolmente sorpresi ed increduli, tutti tranne una persona:
Molly Weasley.
"Non
mi sembra il posto adatto per un bambino così piccolo... "
commentò Molly guardandosi intorno con evidente
disapprovazione.
"Lo
so benissimo. Nessuna persona sana di mente vorrebbe stare
qui”
disse Sirius sforzandosi di essere gentile. “Ma conosci le
circostanze, e sai che non abbiamo scelta. Io non ho scelta,
altrimenti sarei rimasto nel mio castello in Scozia”.
Subito
tutti cominciarono a fare domande riguardo al castello di Sirius,
vollero sapere come e quando si erano conosciuti lui e Rebecca, e
Molly ascoltò il racconto arricciando le labbra e
mormorando:"Incosciente lui ed incosciente lei... Incinta
così giovane, dopo soli tre mesi che si conoscevano... Un
comportamento da veri irresponsabili... "
Molly
Weasley era
pervasa
dalla stessa negatività che in quel momento circondava
Sirius, e
Rebecca iniziò a sudare freddo: avere quei due sotto lo
stesso tetto
non prometteva nulla di buono.
"Ecco
Rebecca, questi sono Ron ed Hermione, i migliori amici di Harry!"
proseguì Sirius nel frattempo. "Hermione è una
delle streghe
più in gamba che io abbia mai conosciuto, e, come ti ho
già
raccontato, lei e Ron, insieme ad Harry, mi hanno aiutato a fuggire!
Non ce l'avrei mai fatta senza di voi... grazie davvero!"
"Già...
Peccato che tu abbia quasi staccato una gamba a mio figlio!"
disse acidamente Molly.
"Ma
dai, mamma, lo sai com'è andata!”
esclamò Ron. “Sirius voleva
catturare Crosta... Codaliscia... Peter Minus... Insomma, non ce
l'aveva con me!"
"E
allora non poteva aggredire il topo invece di morderti? E quando si
è
avvicinato al tuo letto con un coltello in mano? Eh?"
"Miseriaccia,
mamma! Cercava Crosta, non me, come
te lo devo dire?"
Rebecca
osservò allarmata Sirius che cercava a tutti costi di
mantenere i
nervi saldi.
Capiva
benissimo come si sentiva, anche lei moriva dalla voglia di cacciare
Molly di casa, ma le circostanze imponevano loro di fare buon viso a
cattivo gioco.
Per
fortuna la gentilezza e la simpatia degli altri membri della famiglia
contribuirono a compensare l'acidità di Molly,
"Allora
tu sei davvero una Babbana? Io adoro i Babbani!" disse Arthur
entusiasta.
"Sirius
dice che io sono una Babbana Purosangue!" rispose
lei
sorridendo a quel mago tanto simpatico.
"Babbana
Purosangue! Questa è buona!" esclamarono Fred e
George.
"Ottima
scelta Sirius!" proseguì Arthur con l'entusiasmo che
schizzava
alle stelle. "Hai fatto bene, spero che anche uno dei miei figli
un giorno si sposi con una Babbana! Rebecca, io e te dobbiamo fare
una bella chiacchierata, devi spiegarmi assolutamente come funziona
un forno a microonde!"
Arthur
piaceva tantissimo a Rebecca, ma sua moglie si rivelò di
nuovo
sgradevole quando scoprì che lei e Sirius non si erano
ancora
sposati.
"Cosa?
Non siete sposati? Avete un figlio e non siete
sposati?"
"E
come potevamo farlo, Molly? Io sono ancora ricercato! Comunque ci
sposeremo appena possibile, e sarete tutti invitati!" rispose
Sirius tra l'entusiasmo generale, mascherando con un sorriso la
voglia di prenderla a schiaffi.
"Non
so come si usa tra voi maghi, ma tra i Babbani ci sono molte coppie
che prima di sposarsi convivono ed hanno figli... Non c'è
niente di
male!" aggiunse Rebecca mortificata e irritata.
Ma
di che si impicciava quella vecchia strega?
In
quel momento la porta si aprì, tutti si voltarono verso il
nuovo
arrivato e un sorriso illuminò il volto di Rebecca, che
corse subito
ad abbracciare Remus Lupin.
Remus
sarebbe stato un ospite molto speciale a Grimmauld Place.
Ultimamente
non se la passava molto bene dato che, a causa della sua condizione
di lupo mannaro, non riusciva a trovare lavoro.
Sirius
voleva fare qualcosa per aiutarlo ma non sapeva come fare senza
rischiare di offenderlo dato che Remus aveva orgoglio e
dignità e
non avrebbe mai accettato del denaro da Sirius, che invece sarebbe
stato ben felice di usare l'oro dei Black per aiutare il suo vecchio
amico.
E
così, subito dopo la nascita di Jupiter, Sirius gli aveva
proposto
di andare ad abitare stabilmente al Quartier Generale.
"Prima
o poi Silente mi affiderà qualche missione, e io sarei
più
tranquillo durante le mie assenze se sapessi che sei a Grimmauld
Place insieme a Rebecca e a Jupiter!"
gli
aveva detto Sirius, e Remus non aveva saputo dire di no,
anche
se era ormai chiaro che Sirius non sarebbe mai uscito da Grimmauld
Place.
"Che
accoglienza, sono commosso!" disse Remus ricambiando con affetto
l'abbraccio di Rebecca che lo aspettava con ansia: sapeva che con il
suo migliore amico accanto per Sirius sarebbe stato più
facile
affrontare e superare quel difficile momento.
"Benvenuto
Lunastorta!" disse Sirius stringendogli calorosamente la mano,
mentre con l'altro braccio reggeva Jupiter che aveva aperto gli
occhi: sembrava quasi che avesse capito che era arrivato il suo
padrino.
"Ciao,
Felpato, come stai? Fammi vedere il mio figlioccio!" esclamò
Remus entusiasta, strappando letteralmente Jupiter dalle braccia di
Sirius.
"Davvero
sei tu il suo padrino?" chiese Molly.
"Sì.
Remus Lupin è il padrino di mio figlio" rispose Sirius
gelido,
fissandola negli occhi fino a quando non la costrinse ad abbassare lo
sguardo.
Anche
Rebecca fissò Molly con aria di sfida.
Che
non si azzardasse a dire che Remus non era degno di fare il padrino
perchè era un lupo mannaro: non ne sarebbe uscita viva.
Hermione
e gli altri Weasley guardarono altrove, imbarazzati e mortificati.
"Dai,
fatemi vedere dov'è la mia stanza" disse Remus sciogliendo
la
tensione.
"Sì,
vieni, seguici... Ci troveremo bene insieme, vedrai!" gli disse
Rebecca che mantenne il controllo fino a che non giunsero in quello
che sarebbe stata la stanza di Remus, dopodichè esplose.
"Quella
stupida cretina! E' quasi peggio di tua madre!"
"Silenzio...
Arriva qualcuno!" disse Remus che aveva sentito dei passi nel
corridoio, e pochi istanti dopo bussarono alla porta ed entrarono
Fred e George con aria circospetta.
"Professor
Lupin, noi... " iniziò Fred, ma Remus lo interruppe.
"Non
sono più il vostro insegnante. Chiamatemi Remus, e datemi
del tu!"
disse sorridendo.
"Volevamo scusarci con voi per il comportamento di
nostra madre" disse
Fred mortificato.
Remus
fece un gesto con la mano, Rebecca sorrise, Sirius rimase
impassibile.
"Nostro
fratello Percy se n'è andato di casa. Lui crede che il
ritorno di
Tu-Sai-Chi sia tutta un'invenzione di Harry e di Silente, lui crede
ciecamente a ciò che dice il Ministro. Non parla
più con papà, non
risponde alle lettere di mamma... E lei è sconvolta... Anche
noi
facciamo fatica a sopportarla certe volte!" spiegò un
altrettanto mortificato
George.
"Mi
dispiace molto" disse Remus. "E credo che Molly stia
pensando anche ai suo fratelli, i vostri zii Fabian e Gideon, e teme
che anche voi facciate la loro stessa fine. Ma vedrete che molto
presto al Ministero si renderanno conto che Harry ha ragione, e anche
vostro fratello cambierà idea".
"Molto
presto... Come no!" commentò acidamente Sirius. "Sono
quattordici anni che pensano che io sia un assassino... "
Rebecca
non disse nulla e gli strinse forte la mano.
"Abbiamo
una cosa importante da chiedervi!" disse Fred. “Prima ho
sentito Sirius che ti chiamava Lunastorta, mentre tu lo hai chiamato
Felpato... “
"Erano
i nostri soprannomi quando andavamo a scuola" spiegò Sirius.
"E
per caso avevate anche due amici che si chiamavano Ramoso e
Codaliscia?" chiese George.
"Certo!
Ma voi come... " iniziò a chiedere Remus, ma Fred e George
non
gli diedero tempo di parlare, perché si prostrarono ai piedi
di
entrambi esclamando: "Grazie grazie grazie!
Vi dobbiamo così tanto!"
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Capitolo 21 *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 21 - La quiete dopo la tempesta
La
quiete dopo la tempesta
Piano
piano il Quartier Generale prese vita.
Molly
e i suoi figli si stavano impegnando a rendere abitabile quella casa
piena di polvere ragnatele e sporcizia e anche Rebecca cercava di
rendersi utile come poteva, ma il piccolo Jupiter aveva costantemente
bisogno di lei, e a volte Rebecca lo usava come scusa per non avere a
che fare con Molly Weasley, che aveva afferrato il bastone del
comando ed impartiva ordini come se fosse lei
la
padrona.
Conobbe
gli altri membri dell'Ordine, fra cui Malocchio Moody e Kingsley
Schakebolt, ed ebbe anche un fugace incontro con Severus Piton.
"Commovente
Black... Ti sei fatto un'amichetta a quanto pare... "
commentò
con il suo solito sarcasmo la prima volta che la vide. "Chissà
quante frottole le avrai raccontato sul tuo conto! Signorina Rebecca,
è bene che lei sappia che il suo caro Sirius Black
è un criminale
incallito... "
Sirius
gli lanciò uno Schiantesimo che lo spedì dritto
contro il ritratto
di Walburga che riprese ad urlare, i fratelli Weasley corsero via per
poter ridere senza essere visti, dopodichè portarono Sirius
in
trionfo.
La
situazione però non era per niente divertente, Sirius non
aveva più
voglia di scherzare con nessuno in quel periodo, e Rebecca, che si
era illusa che le cose sarebbero cambiate, lo vedeva peggiorare ogni
giorno di più.
Piton
non perdeva occasione per deridere Sirius costretto a nascondersi in
casa sua, e proprio quel giorno gli aveva riferito, evidentemente
compiaciuto, che Silente gli proibiva di recarsi a casa dei Dursley
per scortare Harry fino a Londra.
"Non
farti più vedere in giro quando c'è Mocciosus!"
disse Sirius a
Rebecca. "Non perderebbe l'occasione per fare una delle sue
battute, e io potrei perdere il controllo e usare la Maledizione
Cruciatus!"
Rebecca
non aveva la minima voglia di incontrare Severus Piton, quel poco che
aveva visto le era bastato, e poi aveva imparato a conoscerlo grazie
ai racconti dei ragazzi che non facevano altro che ripeterle quanto
fosse odioso, antipatico e cattivo.
"Piton
e il papà di Harry si odiavano quando frequentavano
Hogwarts, e per
questo motivo Piton odia Harry! Solo perchè è il
figlio di James
Potter! Miseriaccia... si può essere più idioti?"
disse Ron.
"Guarda
che ti sbagli, Piton odia Harry perchè grazie a lui Tu-Sai-Chi
è
stato sconfitto! Lo
sanno tutti che Piton
era un Mangiamorte!" disse
invece
Fred.
"Piton
non è mai stato un Mangiamorte, altrimenti Silente non gli
avrebbe
permesso di insegnare ad Hogwarts!" affermò Hermione.
Severus
Piton era odioso, e su quello non si poteva discutere, ma non era
colpa del professore di Pozioni se Sirius non era più quello
di
prima.
Rebecca capiva la sua rabbia, la sua frustrazione,
il suo sentirsi inutile,
però soffriva perchè non reagiva,
perchè preferiva chiudersi in un
silenzio ostinato invece di confidarsi con lei che era pronta a stargli accanto
per aiutarlo a superare quel brutto
momento, ma Sirius non voleva collaborare, e Rebecca non sapeva più
come fare per
fargli capire che lei
e Jupiter erano la sua famiglia e avevano bisogno della sua presenza.
Dopo che Piton se ne fu andato Sirius si chiuse a
chiave nella sua stanza e Rebecca, dopo
aver cercato invano di entrare, corse a cercare Remus.
"Voglio
andarmene Remus, non
ce la faccio più!
Sirius
è qui ma è come se non ci fosse! A Sirius non
importa più nulla di
noi, e se devo crescere mio figlio da sola tanto vale che io torni a
vivere a
Castleblack!”
gli
disse disperata e in lacrime.
Remus
era
sinceramente addolorato e preoccupato per entrambi, e
quando finalmente Sirius ricomparve fu
estremamente duro con lui.
“Rebecca
mi ha appena detto di voler tornare a Castleblack, e io non riesco a
darle torto. Ti stai comportando in maniera vergognosa con lei e con
Jupiter. Se vai avanti così li perderai, e sarà
solo colpa tua”.
Sirius
non ebbe tempo di ribattere perché
Albus Silente in persona arrivò a Grimmauld Place
per parlare
con i membri dell'Ordine, e quella riunione ebbe la precedenza
su tutto il resto, e Rebecca lo rivide soltanto all'ora di cena.
“Ma
Remus dov'è?” chiese Rebecca notando la sua
assenza a tavola.
"Non fare domande inutili" le rispose
bruscamente Sirius, e Rebecca si trattenne a fatica dal rispondergli
a tono perché non voleva mettersi a litigare con lui davanti
a
tutti.
Gli
abitanti di Grimmauld Place sapevano benissimo quanto fosse tesa la
situazione tra i due e si affrettarono a cambiare discorso.
Sirius
si alzò da tavola subito dopo cena senza dire nulla e
Rebecca non se ne preoccupò minimamente, non si chiese dove
fosse e
cosa stesse facendo, e passò una
piacevole serata con
Ginny ed Hermione che si contendevano il privilegio di coccolare
Jupiter, mentre
Ron, Fred e George la fecero
ridere come non le capitava ormai da tempo.
Sirius
non la raggiunse nemmeno quando fu il momento di andare a dormire e
Rebecca non si meravigliò: ultimamente dormiva spesso nella
sua
vecchia camera da letto per non farsi vedere da lei in quando era nelle sue condizioni peggiori.
Rebecca aprì l'armadio e iniziò a fare le
valigie: l'indomani
sarebbe tornata a casa, non ce la faceva più a vivere
così.
Si addormentò stringendo la manina di
Jupiter che dormiva nella culla
accanto a lei.
“Resta
con me almeno tu... “ pensò
prima di addormentarsi con le lacrime agli occhi.
Rivide
Sirius solamente il giorno dopo, quando la svegliò alle
prime luci
dell'alba.
"Rebecca...
Ho bisogno del tuo aiuto... "
"Sirius
sono stanca, Jupiter si è svegliato due volte stanotte! Non
voglio
sapere cos'hai fatto, posso immaginarlo, sarai stato come al solito
in cucina ad annegare i tuoi dispiaceri! Chi ti ha trovato stavolta,
Arthur o Remus? Hai avuto bisogno di aiuto per salire le scale oppure
ce l'hai fatta da solo?" disse Rebecca con voce piena di disprezzo.
"Rebecca...
è Remus che ha bisogno del tuo aiuto!” disse
Sirius
sforzandosi di ignorare il male che gli avevano fatto quelle parole,
consapevole del male che stava facendo anche a lei.
"Che
cosa gli è successo?" chiese
Rebecca
improvvisamente
sveglia,
e Sirius
non
potè fare a meno di irritarsi nel vedere
come si era subito rianimata non appena aveva sentito parlare di
Remus.
Ma
Remus era sempre pronto ad aiutare Rebecca, sempre disponibile ad
ascoltarla e a farle coraggio.
Soltanto
lui non c'era mai, impegnato com'era a sprofondare
nell'autocommiserazione.
Sirius
e Rebecca si stavano allontanando sempre di più, e Rebecca
iniziava
a pensare che forse Piton aveva ragione, si era lasciata incantare da
due bellissimi occhi grigi e da un sorriso malandrino, ma il vero
Sirius era quello che viveva a Grimmauld Place, e lei con quel Sirius
non voleva avere più niente a che fare.
"Mi
vuoi dire o no cos'è successo a Remus?" chiese di nuovo
Rebecca.
"Il
solito. Però stavolta il nostro caro Mocciosus si
è dimenticato di
preparargli la pozione. Sai, è così impegnato a
fare la spia che
non ha tempo per queste cose. Ma io so perché l'ha fatto!
Doveva
vendicarsi per lo Schiantesimo che gli ho lanciato l'altro giorno, e
per altre faccende in sospeso tra di noi!"
"Non
ci posso credere, magari è stato davvero impegnato, sono
sicura che
ti sbagli!" disse Rebecca, esasperata nel vedere due uomini
adulti che si comportavano come bambini fra dispetti e ripicche.
"Credimi
lo conosco bene, e so che lo ha fatto di proposito! Sa quali sono i
miei punti deboli e se ne approfitta... Se Mocciosus se la prende con
Remus è soltanto colpa mia...”
Sirius
non le aveva mai raccontato dello scherzo che aveva architettato ai
danni di Severus Piton quando aveva 16 anni, e non era il caso di
tirare fuori quella vecchia storia proprio in quel momento, non
quando il loro rapporto era così in crisi, perchè
sapeva che
Rebecca sarebbe rimasta molto delusa, e lui l'aveva già
delusa sin
troppo.
"Ieri
notte l'ho fatto scendere in cantina” proseguì
Sirius.
“Quando
non prende la pozione è
meglio
non tenerlo qui
in casa,
in cantina almeno può... sfogarsi.
Gli
ho tenuto compagnia come Felpato ma sono
passati troppi anni, non mi
riconosce più...
E
io non riesco gestire
la situazione perchè
adesso sono solo... non c'è più Ramoso ad
aiutarmi... Ho
dovuto allontanarmi alla fine, e ho aspettato fuori... Quando
tutto è finito l'ho riaccompagnato in camera però
è ferito, e io
ho bisogno del tuo aiuto per lui... e anche per me... “
Sirius
sollevò una ciocca di capelli, e
solo allora Rebecca si accorse che aveva
una
profonda ferita sulla tempia
e segni
inequivocabili
di graffi
e
morsi
sulle braccia.
“No...
non è possibile che Remus ti abbia fatto questo... Ma
come ha potuto...“
disse
Rebecca
portandosi
una mano alla bocca e
fissando
a occhi sgranati quelle ferite,
incredula e inorridita.
“E
così tu credi che sia stato Remus? Lo credi davvero?" le
chiese
Sirius visibilmente alterato. “Stammi bene a sentire... Non
è stato Remus, hai
capito?
Lui
non
farebbe mai
una cosa del genere! Quello
che succede nelle notti di luna piena non ha niente a che fare con
Remus,
le
mie
ferite non sono opera sua! Remus
non
ha
nessuna colpa!
E
tu lo conosci abbastanza da sapere che ho ragione!”
concluse
Sirius,
e
Rebecca chinò
la testa, incapace di reggere il suo sguardo.
“Prendi
Jupiter e andiamo da Remus” disse Rebecca dopo che ebbe
finito di
medicare Sirius.
Non lasciava mai il suo bambino in camera da solo
mentre dormiva, perché aveva paura che Kreacher gli facesse
del
male.
"Ma
dai Rebecca, lo sai che ho ordinato a Kreacher di non avvicinarsi a
voi due, e infatti non vi guarda nemmeno se non l'hai notato!"
"Portalo
via lo stesso. Lo sai che non mi fido di lui!"
"Non ti fidi di me vorrai dire! Lo sai che Kreacher non può
disubbidire ai
miei ordini, eppure non ti fidi lo stesso, tu pensi che io sia..."
"Sirius,
ti prego, basta... Non voglio più ascoltarti, tanto
dici sempre le stesse cose!" disse
Rebecca con
voce stanca, e
poi, implacabile, proseguì
"Ho
deciso di tornare a casa. Ho
bisogno di allontanarmi per un po' da qui... e da te. Io
e Jupiter meritiamo di meglio”.
"Non
te lo permetterò" replicò Sirius, ma lei non gli
rispose, e
senza più rivolgersi la parola entrarono nella stanza di
Remus, e
Rebecca impallidì quando lo vide così sofferente.
Sapeva
da sempre che era un lupo mannaro, ma fino a quel momento non aveva
mai compreso cosa significasse veramente, non aveva mai visto le
conseguenze che quella maledizione aveva su di lui, e le vennero le
lacrime agli occhi quando si ricordò che aveva solo nove
anni quando
era stato morso.
E
la gente lo respingeva, lo maltrattava, lo isolava senza sapere
quanto fosse buono, dolce e gentile.
E
come poteva essere altrimenti se persino lei che gli voleva bene per
un attimo aveva avuto paura di lui quando aveva visto le ferite di
Sirius!
“Perdonami
Lunastorta... “ pensò Rebecca
concentrandosi sul suo lavoro per non mettersi a piangere davanti a
lui.
Sirius
la guardò mentre curava le ferite di
Remus
e gli tornò in mente il loro primo incontro, quando Rebecca
aveva
tolto Felpato
dalla strada per portarlo in casa sua.
Lo
aveva curato, lo aveva protetto.
Gli
aveva dato il suo amore.
Gli
aveva dato Jupiter.
E
lui aveva gettato via ogni cosa.
Era
stato lui ad uccidere il loro amore giorno dopo giorno.
Rebecca
aveva già il cuore spezzato a causa di Sirius e adesso alla
sua
tristezza si aggiungeva la compassione per Remus, e pensò
ancora una
volta ai Malandrini, che erano diventati Animagi proprio per stargli
vicino ed aiutarlo.
E
Sirius era stato uno dei Malandrini, l'idea degli Animagi era venuta
a lui e a James dopo aver assistito ad una lezione di Trasfigurazione
anche se non si era mai capito chi dei due l'avesse avuta per primo
dato che entrambi se ne erano sempre attribuiti il merito.
Sirius
era stato ed era ancora un amico sincero per Remus, sempre pronto ad
aiutarlo in qualsiasi momento.
"C'è
tanto di buono in te amore mio, ma non sempre riesci a dimostrarlo a
te stesso e agli altri... " pensò
Rebecca. “Ti amo tanto, ti amo
ancora... ma non è
abbastanza... “
Rebecca
era stanca di
silenzi,
malumori, richieste di perdono e promesse non mantenute.
Era
pronta ad aiutare Sirius, ma anche lui doveva fare la sua parte.
“Grazie
Rebecca... e grazie anche a te Felpato... Non ricordo molto ma lo so
che c'eri anche tu...” disse Remus con un filo di voce,
stanco e
provato ma felice di avere di nuovo accanto degli amici che lo
accettavano per quello che era.
"Per
te questo e altro..." disse Rebecca posandogli un
bacio sulla fronte, e lui le
sorrise con gratitudine.
"Ora
riposati Lunastorta, ne hai bisogno... ci vediamo più tardi!"
disse Sirius stringendogli la mano e sorridendogli a sua volta.
"Vieni,
sei
stata bravissima, ma
adesso anche tu hai bisogno di riposare"
disse poi
a
Rebecca cingendole le spalle con un braccio e
sfiorandole le labbra con un bacio
mentre reggeva Jupiter che dormiva profondamente.
Non
voleva perderli,
e avrebbe fatto di tutto per tenerli
accanto a se.
Il
cuore di Rebecca accelerò i battiti.
Da
tanto non si sentiva più protetta dall'amore di Sirius, e in
lei si
accese una nuova speranza.
Quando
si ritrovarono da soli nella loro camera Sirius posò Jupiter
nella
culla e poi guardò Rebecca senza sapere cosa dire e da che
parte
cominciare.
"Rebecca...
io... "
"Anch'io
Sirius... "
Rebecca
corse fra le sue braccia e lui la
baciò e la strinse come non faceva più da tanto
tempo.
Avevano
bisogno l'uno dell'altra, e anche se la strada era
ancora lunga erano almeno riusciti a fare il primo passo.
"Ho
qualcosa da darti. Avrei dovuto farlo quando è nato Jupiter
ma è
sucesso tutto così in fretta che io... Però credo
di essere ancora
in tempo... “
Sirius
le sorrise, agitò la bacchetta e fece apparire dal nulla una
elegante scatola che conteneva un magnifico anello che era
appartenuto alla nonna di zio Alphard.
"Non
so ancora quando ci
sposeremo,
ma ti prometto che lo faremo un giorno.
Quindi te lo chiedo di
nuovo...
Vuoi
sposarmi Rebecca? Se
mi vuoi ancora...”
"Lo
voglio... E
ti voglio... "
rispose
Rebecca commossa mentre
Sirius le infilava l'anello all'anulare della mano sinistra.
Sirius
la sollevò tra le braccia e la posò sul letto, e
tra un bacio e
l'altro trovò finalmente il coraggio di dire quello che non
aveva
mai detto né a lei né a nessun altra.
“Ti
amo Rebecca... ti amo tanto... ti amo anch'io... “
|
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Capitolo 22 *** La piccola peste ***
Capitolo 21 - Il ragazzo sopravvissuto
La
piccola peste
Quando
Sirius e Rebecca scesero in cucina a fare colazione tutti notarono
che erano diversi dal solito, così
sorridenti,
rilassati e
felici.
Gli
abitanti di Grimmauld Place non erano abituati a vederli
così.
Certo,
capivano la frustrazione di Sirius, ma non potevano fare a meno di
essere solidali con Rebecca che non meritava di essere trattata in
quel modo dopo averlo seguito a Grimmauld Place solo per amore.
La
loro ritrovata armonia avrebbe di certo giovato all'Ordine della
Fenice che proprio quel giorno fece un nuovo acquisto, una ragazza
molto giovane e carina dagli incredibili capelli rosa che corse
incontro a Sirius e lo abbracciò commossa.
"Ma
sei proprio tu? La piccola peste?"
esclamò lui sorpreso ed emozionato, stringendola in un
lungo abbraccio.
Rebecca
iniziò
immediatamente a
sentire i morsi della gelosia, ma
scoprì subito che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
"Rebecca,
ti presento Ninfadora Tonks, la figlia di mia cugina Andromeda! Io
sono stato il suo primo amore!" aggiunse ridendo.
"E'
vero lo confesso... Avevo quattro anni!" disse Tonks ridendo a
sua volta. "Però tutto questo appartiene al passato... ora
ci
sei tu!" disse sorridendo a Rebecca e stringendole la mano. "E
non chiamarmi Ninfadora, chiamami Tonks!"
“E'
un Metamorfomagus, unica nel suo genere! Ninfadora...
mi correggo...
Tonks,
falle vedere cosa sai fare!” disse Sirius, e Rebecca
rimase meravigliata quando vide
i capelli rosa
diventare prima
rossi
e poi viola e
il viso
trasfigurarsi in quello di una papera.
Jupiter
era ancora troppo piccolo per capire, ma a suo tempo sarebbe
letteralmente impazzito per i poteri speciali di quella che lui avrebbe
sempre chiamato zia
Dora.
Rebecca
quel giorno trovò la sua anima gemella, perchè
lei e Tonks legarono
immediatamente.
Dopotutto
erano quasi coetanee visto che Rebecca era maggiore di soli due anni,
e poi il padre di Tonks era un mago nato da genitori Babbani,
quindi lei
conosceva entrambi i mondi e capiva
perfettamente
Rebecca.
"E
così questo è l'erede dei Black!” esclamò
Tonks, letteralmente conquistata da Jupiter.
“Ed
è anche lui
Mezzosangue, non
vedo l'ora di dirlo a mia mamma!"
"Tua
madre
è sempre stata un
esempio per me!" ricordò Sirius. "Quando sono scappato di
casa ho pensato a lei e al coraggio che aveva avuto sfidando la
famiglia! Puoi
farcela anche tu Sirius... ne sei in grado! Questo
mi diceva sempre!"
In
quel momento Remus scese in cucina ancora piuttosto malridotto,
coperto dai cerotti che Rebecca gli aveva messo sul viso e con una
mano fasciata.
"Remus,
vediamo
un po' se ti ricordi di lei!" disse Sirius indicando Tonks.
Remus
osservò con curiosità quella ragazza sconosciuta,
e quando vide i
suoi capelli cambiare colore sgranò gli occhi per la
sorpresa.
"Sei Ninfadora?
La figlia di Andromeda?" disse stupito ricordando quella bambina
così buffa e carina che cambiava capelli e aspetto a suo
piacimento
e che era considerata la mascotte dei Malandrini.
"Non
chiamarmi Ninfadora!
Però sì... sono io, la piccola peste! Voi
Malandrini mi chiamavate
così, ti ricordi?”
“Certo
che mi ricordo... eri una Malandrina a tutti gli effetti!”
disse
Remus osservandola con evidente ammirazione.
"Lo
sai che è diventata un Auror?" disse
Sirius orgoglioso.
"Così
giovane? Complimenti... " disse Remus sempre
più
ammirato,
"Remus
te
la senti di venire con
noi a
prendere Harry?"
gli chiese Ninfadora osservando le sue ferite.
"Io?
Ma certo, non ti preoccupare, è solo un graffio di poca
importanza,
sai com'è, lavorando per l'Ordine a volte capita di farsi
male...
Ma ci vuole ben altro per fermarmi!"
"Credevo
che fossi reduce da una notte di luna piena!" disse
tranquillamente Tonks, e Remus impallidì. "Guarda
che so tutto, non devono esserci segreti fra noi membri dell'Ordine!
Non
devi inventare delle
scuse, non devi vergognarti, a me non importa!" aggiunse la
ragazza con un sorriso, lasciandolo
senza parole.
Sirius
si sforzò di non ridere.
Lavorando
per l'Ordine a volte capita di farsi male...
Di
tutte le scuse inventate da Remus quella era la più assurda
in
assoluto!
"E
adesso perchè
mi guardi così?"
sibilò Remus fulminandolo
con lo sguardo.
“Ma
io non ho proprio niente Lunastorta, perché
me lo chiedi?“
rispose Sirius con
aria
innocente
"Comunque è
carina Ninfadora, vero?"
"Sì,
molto!" ammise lui, e poi accorgendosi che lo sguardo di Sirius
si era fatto pericolosamente malandrino si affrettò ad
aggiungere:
"Non è come pensi tu! E piantala di ridere idiota! Quasi ti
preferivo quando non parlavi con nessuno!"
"Ma
io non penso proprio niente Lunastorta!" rispose Sirius sempre
più divertito.
Non
vedeva l'ora di raccontarlo a Rebecca.
Dopo
tutto quello che Remus aveva detto su di lui a proposito delle sue
passate vicende ad Hogwarts aveva il diritto di vendicarsi un po'!
Più
tardi i membri dell'Ordine si riunirono come al solito nel salone, i
ragazzi
si ritirarono nelle
loro camere
per
fare i compiti delle
vacanze e
Rebecca si
ritirò in camera
sua insieme
a Jupiter per
farlo addormentare,
ma
mentre lo
stava cullando
sentì delle urla provenire dalla camera di Ron.
Ma
che cosa stavano facendo i ragazzi, erano impazziti?
Si
affacciò sulla soglia con Jupiter in braccio, e fu in quel
momento che lo vide per la prima volta.
Capelli
castani ribelli, occhiali,
cicatrice sulla fronte.
Identico
a suo padre ma con gli occhi di sua madre.
Harry
Potter.
Ed
erano
proprio
di Harry le urla che Rebecca aveva sentito.
Era
molto arrabbiato perchè Ron ed Hermione, per ordine di
Silente, non
gli avevano mai scritto nulla mentre
era dai Dursley.
Era
stato
attaccato da due
Dissennatori, era stato costretto ad usare la magia per respingerli,
e per questo ora rischiava l'espulsione da Hogwarts.
E,
come
se non bastasse,
soltanto
due mesi prima aveva visto il ritorno di Voldemort e la morte di
Cedric Diggory.
“Ma
ragazzi,
potevate dirmelo
che era arrivato!" esclamò Rebecca mentre tutti, Harry
compreso, si voltavano a guardarla.
"Ma che ci fa un bambino
in questa casa?" pensò Harry perplesso mentre
Rebecca gli andava incontro sorridente ed emozionata.
Harry,
oltre
ad essere arrabbiato, era anche stufo di essere sempre suo malgrado
sotto i riflettori.
Subito pensò
che Rebecca forse l'ennesima strega che non vedeva l'ora di
incontrare il
Ragazzo
Sopravvissuto, e
così
le
rispose
in
malo modo.
"Sì,
sono io, il celebre Harry Potter! Guarda qui! Sei contenta adesso?"
gridò mostrandole la cicatrice, e Rebecca si
fermò di colpo
arrabbiata, offesa e mortificata.
E
così quello era il figlioccio di Sirius, il ragazzo di cui
le aveva
sempre parlato con così tanto affetto e che avrebbe
dovuto vivere con loro?
Rebecca
stava per voltargli le spalle, decisa a rimanere in camera sua fino
alla fine della riunione per poter parlare con Sirius del famoso
Harry Potter, ma fortunatamente i ragazzi salvarono la
situazione.
"Harry,
Harry, Harry... " disse George mettendogli una mano sulla spalla
in una fedele imitazione dell'ex professor Gilderoy Allock. "Stavolta
hai versato la pozione fuori dal calderone!"
"Io
invece direi che il calderone lo hai proprio fuso!" aggiunse
Fred.
"Avvicinati
Rebecca, non
avere paura.
So che non è bello da vedere e
che dovrebbe essere educato meglio
ma ti assicuro che non
morde, e quando
saprà chi
sei striscerà ai tuoi piedi implorando perdono!”
disse
George mentre Hermione
e Ginny ridevano alle
sue
spalle.
“Miseriaccia
amico, non vorrei essere nei tuoi panni!” aggiunse Ron
ridendo a
sua volta.
Harry
iniziò
a rendersi conto
che quella ragazza doveva essere molto importante in
quella casa,
e quel bambino aveva un'aria così familiare...
“Harry
Potter!" disse Fred in tono solenne. "Ho l'onore di
presentarti Rebecca... La tua madrina!"
|
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Capitolo 23 *** Il bambino sopravvissuto ***
Capitolo 23 - Il ragazzo sopravvissuto
Il
bambino sopravvissuto
"Rebecca...
La tua madrina... "
Le
parole di Fred riecheggiavano ancora nella testa di Harry mentre era
seduto a tavola per cenare con i membri
dell'Ordine della Fenice.
Harry era seduto accanto a Sirius, e di fronte a lui c'era Rebecca
con
Jupiter tra le braccia.
Ancora non riusciva a
credere che Sirius
era
diventato padre!
Lui
e Rebecca non erano ancora sposati ma tutti li consideravano
già
marito e moglie, e l'anello di fidanzamento con lo stemma dei Black
che Rebecca portava al dito sanciva di fatto la sua appartenenza alla
famiglia.
Anche
Jupiter
non portava ancora il cognome dei
Black
perché, date
le circostanze, non avevano potuto registrarlo all'anagrafe
magica, e così il figlio di Sirius per il momento si
chiamava
Jupiter Scott, e il mondo magico ignorava che fosse venuto al mondo
l'ultimo erede di una delle più antiche famiglie di maghi.
Ma
perchè Sirius non glielo aveva mai detto?
Non
glielo
aveva scritto perchè
aveva paura che la
sua lettera
venisse intercettata,
ma avrebbe potuto dirglielo quando si erano visti ad Hogsmeade!
Sirius
gli aveva spiegato che aveva intenzione di dirglielo dopo il Torneo
Tremaghi e che le circostanze lo avevano costretto a cambiare
bruscamente programma, ma
Harry non poteva fare a meno di sentirsi contrariato.
Harry
era sempre stato in pensiero per Sirius, soprattutto dopo che lo
aveva incontrato ad Hogsmeade.
Temeva
che i Dissennatori lo catturassero di nuovo, era
convinto che fosse fuggito all'estero e fosse tornato solo per
stargli vicino e questo lo aveva sempre fatto sentire in colpa, ma
alla fine aveva scoperto
che in realtà non
si era mai mosso dalla Scozia e aveva trovato
anche il tempo di mettere su famiglia!
"Dovevo
proteggere mio figlio e Rebecca”
Questo
gli aveva detto Sirius per motivare la sua decisione di non dirgli
nulla ma Harry, pur capendo la situazione, non poteva fare a meno di
chiedersi perchè non avesse avuto fiducia in lui... Se
avesse saputo
dell'esistenza di Rebecca e Jupiter non lo avrebbe di certo
raccontato in giro, avrebbe protetto Sirius con il suo silenzio come
aveva sempre fatto!
Harry
si sentiva trascurato e messo da parte, e dovette ammettere con se
stesso che era geloso.
Geloso
e preoccupato.
Non
aveva mai conosciuto i suoi genitori, i suoi zii non gli avevano mai
voluto bene, e in Sirius aveva trovato un amico, un fratello... un
padre.
Sin
dal loro primo e breve incontro Sirius gli aveva detto che sarebbe
stato felice di farlo vivere insieme a lui, e
Harry ancora ricordava
quel momento come
uno
dei più belli della sua vita se
non il più bello in assoluto.
Purtroppo
quel sogno si era subito infranto ma
lui non aveva mai perso la speranza, perchè era
sicuro che un
giorno l'innocenza di Sirius sarebbe stata riconosciuta e che
avrebbe potuto finalmente vivere con il suo padrino, avere finalmente
una vera casa, una
vera famiglia.
"Ma
adesso che Sirius ha una famiglia tutta
sua
ci sarà ancora posto
per me?"
Harry
non poteva fare a meno di chiederselo.
Sapeva
che le sue paure erano assurde, Sirius era lì di fronte a
lui,
chiaramente felice di averlo accanto, ma Harry aveva bisogno di una
conferma, voleva sentirselo dire direttamente da Sirius che nulla era
cambiato, ma non osava chiederglielo per paura di fare una figuraccia
e magari di farlo arrabbiare.
Irritare
Sirius
era l'ultima cosa che voleva fare, perchè sapeva
che nemmeno
per lui
era un bel periodo.
I
suoi amici gli avevano riferito in gran segreto che lui e Rebecca
erano stati ad un passo dalla rottura, e anche Harry aveva notato
l'espressione cupa negli occhi del suo padrino quando
gli
aveva detto che odiava stare rinchiuso in quella casa senza
poter far nulla.
Osservò attentamente
Rebecca, incuriosito e desideroso di conoscerla
meglio.
"Rebecca
non vedeva l'ora di incontrarti... Le ho parlato talmente tanto di
te!" gli
aveva detto pochi istanti prima Sirius, ignaro di quanto fosse stato
disastroso il primo incontro fra i due, ed Harry non
immaginava
che in futuro lui e Rebecca avrebbero
riso insieme ricordando quell'episodio.
Si
accorse subito
che Rebecca
si trovava a suo agio con i membri dell'Ordine.
Era
molto affezionata a Remus, la sua migliore amica era
Tonks,
chiacchierava
senza sosta con Ginny
ed Hermione, si divertiva insieme a George, Fred e Ron, rispondeva
alle mille domande sul mondo Babbano che le rivolgeva Arthur.
Solo
con Molly sembrava non andare molto d'accordo, ma Harry aveva notato
che a Molly non piaceva molto Sirius quindi era naturale che Rebecca
la evitasse, e in effetti anche Harry aveva trovato la madre di Ron
un po' diversa dal solito, sempre tesa come una corda di violino,
sempre pronta ad urlare contro tutti per un nonnulla... E poi si
ostinava a trattarlo come se avesse cinque anni, dimenticandosi che
lui, solamente due mesi prima, si era trovato faccia a faccia con
Voldemort e lo aveva sconfitto a duello, cosa che la maggior parte
dei maghi adulti non aveva mai fatto!
Quasi
a confermare le sue idee, alla fine della cena si accese un'animata
discussione tra Sirius e Molly.
"Non
è più un bambino Molly!"
"Ma
non è neanche un adulto!"
"Non
è tuo figlio!"
"E'
come se lo fosse! Chi altri ha?"
"Lui
ha me!"
"Ti
è stato difficile prenderti cura di lui quando eri ad
Azkaban!"
Dopo quelle parole il gelo calò nella stanza e gli occhi di
tutti, esterrefatti
e increduli, si puntarono su Molly,
compresi quelli di Harry,
a
cui sembrava
impossibile che la signora Weasley, sempre così gentile e
disponibile, avesse detto una cattiveria simile al suo padrino.
"ADESSO BASTA!"
urlò Rebecca piena di rabbia dolore ed esasperazione.
Jupiter spaventato si mise a piangere ma lei nemmeno se ne accorse e,
dopo aver battuto i pugni sul tavolo, si alzò in piedi e
si avvicinò infuriata a grandi passi verso Molly.
Per fortuna era solo una Babbana, perchè se avesse
avuto
una bacchetta in mano non avrebbe esistato ad usare la Maledizione
Cruciaturs o qualcosa di peggio.
Rebecca
era priva di bacchetta magica, però era ugualmente pronta a
sfidare
a duello Molly con la sola arma che possedeva: il suo amore per
Sirius.
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Capitolo 24 *** Guerra e pace ***
Capitolo 23 - Terremoto a Grimmauld Place
Guerra
e pace
Rebecca
fino
a quel momento era
sempre stata zitta e
aveva evitato di scontrarsi apertamente con Molly
perchè, come le ricordavano sempre
Sirius e Remus, se
i membri dell'Ordine della Fenice avessero iniziato
a litigare tra di loro la situazione si sarebbe ulteriormente
complicata, ed era quindi necessario rimanere uniti per il
bene di tutti.
E
poi Rebecca era
sinceramente affezionata al resto della famiglia Weasley, ed era
soprattutto per rispetto verso di loro che si tratteneva dal
rispondere a Molly, ma quello che aveva appena detto superava ogni
limite.
"Molly...
quello che hai appena detto è.... è.... Ma
tu hai una
vaga idea di
cosa ha
passato Sirius?
No che non ce l'hai!
Sirius aveva solo 21 anni quando è finito in
carcere... Ed
era innocente! Io l'ho conosciuto
quando era appena evaso, gli sono stata vicino
quando aveva gli incubi e si sentiva ancora perseguitato dai
Dissennatori... Posso
solo immaginare quello che deve passato, e quel poco che riesco ad
immaginare mi fa paura! E
tu gli rinfacci di non essersi potuto prendere cura di Harry! Sirius
avrebbe potuto fuggire ovunque, andare lontano, far perdere le sue
tracce, ma non lo ha fatto, per stare vicino ad Harry! Harry
è sempre stato presente nei pensieri di Sirius, mi ha
parlato di lui
sin dal primo giorno, e la cosa che più desidera al mondo
è farlo
vivere insieme a noi, e farlo crescere insieme a Jupiter!"
"Io
non... Non volevo... Non pensavo... " balbettò
Molly presa in contropiede, ma
Rebecca non la lasciò finire.
"E
INVECE
SI' CHE LO PENSAVI!
Lo sai qual'è la verità? Sei
gelosa!
Io so che vuoi bene ad Harry, e anche lui è molto legato
alla vostra
famiglia. Ha sempre parlato di voi nelle sue lettere, ha raccontato a
Sirius di come lo avete accolto nella vostra casa, e Sirius è
sempre stato felice
di sapere che Harry aveva voi su cui contare!
Ma anche Sirius vuole bene a Harry, e tu fai
di tutto per metterlo in cattiva luce, per farlo
sembrare un padrino irresponsabile, e
invece io
l'ho
visto consumarsi dalla preoccupazione quando Harry era impegnato nel
Torneo Tremaghi! Un
giorno
Harry
verrà a vivere con noi, ma questo non significa che
smetterà di
essere vostro amico! Verrà ancora a trovarvi, non lo
perderete!
Sirius non allontanerebbe mai Harry dal suo migliore amico,
e
se pensi che lo farebbe allora mi
dispiace ma non hai capito proprio niente, e purtroppo sono tante le
cose che non capisci Molly! Io so
quello che provi per Harry e
per i tuoi figli
perchè anch'io sono una mamma, anche se da poco tempo, anche
se tu
mi consideri incapace e pensi che io non sia in grado di prendermi
cura di mio figlio!"
"Ma
io non ho mai detto questo!" provò a difendersi lei, ma,
ancora una
volta, Rebecca non la fece parlare.
“Ma
lo pensi! Sei sempre lì, pronta a giudicarmi, a dirmi che
non
l'ho
coperto abbastanza e che così gli farò prendere
un
raffreddore! Tu
pensi che io non sia una buona madre perchè sono troppo
giovane... e forse è vero... Io non so nulla di bambini, ho
bisogno di qualcuno che mi aiuti... Mia mamma non sa nemmeno che sono
qui... E mi piacerebbe chiederti dei consigli
perchè
hai avuto sette figli, ma
tu mi fai sempre sentire una stupida e ti comporti come se
questa fosse casa tua, mentre invece è la casa di Sirius! E' stato difficile prenderti
cura di Harry mentre eri ad Azkaban... Ma ti rendi conto
di quello che hai detto Molly?"
Rebecca crollò a sedere su una sedia e scoppiò in
lacrime.
"Vieni
qui... " disse Sirius prendendola tra le braccia.
"Scusami
Sirius... Ma
stavolta non
potevo far finta di niente... Nessuno
di loro sa quello che hai passato...
Nessuno
deve più permettersi di farti del male... Nessuno!"
disse
Rebecca in lacrime.
Sirius
la tenne stretta e la tranquillizzò,
orgoglioso di lei per come aveva saputo tenere testa a Molly, per
come lo amava, per come aveva accolto Harry nella loro famiglia.
"Mi
dispiace tanto... " disse Rebecca guardando Arthur e i suoi
figli “Adesso mi odierete... Vi chiedo scusa... “
"Tu
non devi scusarti di niente. E' Molly che ti deve delle scuse"
disse Arthur. "Ma cerca di capire... Molly è preoccupata per
il
ritorno di Voldemort, teme per la sua famiglia, e a volte si lascia
trasportare, parla senza riflettere... Ma sono certo che non aveva
nessuna intenzione di offendere Sirius".
Rebecca
non ci credeva ma decise di accettare le parole di Arthur che era
sempre così gentile, e le dispiaceva vederlo così
mortificato a
causa di sua moglie.
Anche
Molly nel frattempo si era messa a piangere, mentre i suoi figli
erano pallidi e imbarazzati.
Anche
loro si erano spesso lamentati della loro mamma, e Rebecca si era
fatta loro complice nascondendo le Orecchie Oblunghe in camera sua,
dove Molly Weasley non avrebbe mai guardato.
"Non
si fida affatto di noi".
Questa
era la cosa che Rebecca
aveva più sentito ripetere, e i suoi figli erano dispiaciuti
per
questo, perchè ormai non erano più bambini,
stavano diventando
adulti e Molly voleva tenerli all'oscuro di tutto, mentre fuori
c'era una guerra imminente che avrebbe coinvolto tutti.
Jupiter
ricominciò a piangere, e Rebecca andò
a prendersi cura di lui insieme a Sirius.
“Credo
che abbia le coliche, a quest'età è normale... So
che hai
già i
tuoi rimedi Babbani per aiutarlo, ma se vuoi posso prepararti la
pozione che davo sempre ai miei figli quando erano piccoli... " disse
Molly con la voce ancora rotta dal pianto avvicinandosi a Rebecca.
"Sono così stanca... " disse Rebecca ricominciando a
piangere, e Molly l'abbracciò per la prima volta.
"Vai a riposarti... penserò io a Jupiter se
vuoi... So cosa
provi, ci sono passata anch'io... " disse Molly continuando a
confortare Rebecca che ricambiò il suo abbraccio.
"E hai avuto anche il coraggio di farne sette... Sei eroica Molly!"
esclamò Rebecca tornando a sorridere.
In
quel momento Harry sentì una mano posarsi sulla sua spalla,
si voltò
e vide Sirius che lo guardava sorridendo.
“Vieni Harry, finiamo di cenare almeno noi due!"
lo invitò Sirius, e Harry
non si fece pregare.
“Sirius...
ma è vero che verrò a vivere nel tuo castello?"
“Certo che verrai,
è già deciso!” disse Sirius iniziando a
descrivere il castello di
Alphard, ed Harry lo ascoltò stupito ed incredulo.
Avrebbe avuto una
stanza tutta sua, un parco dove avrebbe
potuto volare e giocare a Quidditch senza che nessun Babbano lo
vedesse, una
biblioteca piena di libri che gli sarebbero stati utili per imparare
nuovi incantesimi... ma, soprattutto, avrebbe avuto finalmente una
famiglia.
Da quel giorno
Rebecca ripartì da zero per quel che riguardava il suo
rapporto con Molly e, soprattutto, con Harry.
Non aveva mai raccontato a Sirius come aveva reagito Harry la prima
volta che l'aveva vista perchè si era resa conto che non
aveva
fatto apposta e perchè sapeva che Harry si sentiva ancora a
disagio a causa di quell'episodio nonostante Rebecca gli
avesse
detto di non preoccuparsi e di non pensarci più.
Durante il giorno Rebecca aiutava nelle pulizie di casa e si occupava
di Jupiter, e gli unici momenti in
cui aveva l'occasione di parlare con calma insieme a Harry
erano il pranzo e la cena, con Sirius seduto fra di loro.
Stavano imparando piano piano a conoscersi e a diventare una
famiglia, ma la svolta definitiva tra Rebecca e Harry avvenne
all'inizio di
un'altra giornata di grandi pulizie.
“Molly
mi ha detto di venire a darti una mano” disse Harry
raggiungendo
Rebecca che stava preparando l'occorrente da portare al piano di sopra,
consapevole del fatto che era la prima volta che si trovava da solo con
lei senza Sirius a fare da tramite, e non sapendo bene come comportarsi
e cosa fare.
La scoperta che Sirius aveva una famiglia era stato un fulmine a ciel
sereno, e ancora non riusciva a pensare a Rebecca come alla sua madrina.
La trovava simpatica e anche Jupiter gli piaceva, ma la preoccupazione
per l'imminente processo per aver usato la magia fuori da Hogwarts
occupava gran parte dei suoi pensieri e gli rendeva difficile
concentrarsi su tutto il resto.
E spesso la cicatrice gli faceva
così male...
“Grazie Harry!"
esclamò Rebecca piacevolmente sorpresa accogliendolo con un
sorriso.
"Dov'è
Sirius?” chiese subito Harry guardandosi intorno, e Rebecca
notò la
preoccupazione nella sua voce.
Harry
era a Grimmauld Place da pochi giorni ma si era già accorto
che a volte il
suo padrino non era più quello di prima e anche questo gli
impediva di essere sereno.
“E'
con Jupiter! E se c'è Jupiter possiamo stare tranquilli,
Sirius è
in buone mani!” disse Rebecca ridendo, ma Harry
pensò che forse
non era una battuta. Non del tutto almeno.
“Su
sbrighiamoci, prima iniziamo e prima finiremo! E speriamo che nessun
vecchio
abito cerchi di strangolarci oggi!” disse Rebecca ridendo, e
stavolta Harry
rise con lei.
Uscirono
nel corridoio, ma quando passarono davanti alla porta del salotto si
fermarono di colpo perché udirono una voce che canticchiava
una
vecchia filastrocca.
“Twynkle
twynkle little star, how I wonder what you are... “
Rebecca
aprì leggermente la porta e, sorridendo, fece cenno ad Harry
di
avvicinarsi per mostrargli Sirius che passeggiava su e giù
per la
stanza con Jupiter in braccio.
“Hai
visto? Te l'avevo detto che era in buone mani... “
sussurrò mentre
Harry guardava
il suo padrino
sorridendo divertito ma, nello stesso tempo, perplesso. C'era
qualcosa che gli sfuggiva, ma
non riusciva a capire cosa fosse.
Jupiter
strillò di gioia e Sirius lo sollevò in alto e
poi lo strinse a se
sorridendo felice ed orgoglioso.
“Quando
te la canta la tua mamma dormi, ma se te la canto io non solo non ne
vuoi sapere di dormire ma ridi e vuoi sentirla di nuovo altrimenti
sono guai! Ma lo sai che anche Harry faceva così?”
Jupiter strillò ancora più forte e Sirius rise
insieme a
lui e ricominciò da capo.
Il
cuore di Harry saltò un battito mentre inziava a comprendere
il significato di quelle parole.
“Ma
allora... “ sussurrò guardando Rebecca, che subito
diede una
risposta alle sue domande.
“E'
una ninna nanna molto popolare fra i Babbani e quindi tua madre la
conosceva, e a volte anche
Sirius... quando era con te... “
Rebecca
si interruppe, sopraffatta da una dolorosa emozione nel rendersi
conto che davvero Harry era rimasto solo troppo presto e non
conservava alcun ricordo dei suoi genitori e di Sirius
perché non
aveva mai avuto nessuno accanto che gli parlasse di loro come stava
facendo lei in quel momento.
Rebecca
non aveva mai conosciuto Lily e James eppure, grazie ai racconti di
Sirius, sapeva molto di più di quanto non ne
sapesse Harry.
Rebecca
non parlò ma strinse forte la mano di Harry che la
guardò con occhi
lucidi.
Avrebbe
voluto dirgli
di non preoccuparsi e di non sentirsi solo perché Sirius non
l'aveva
mai abbandonato e mai l'avrebbe fatto, e che d'ora in avanti anche
lei gli sarebbe stata accanto ma non ci riuscì,
perché le parole le
morirono in gola prima che riuscisse a pronunciarle.
Harry
ricambiò il suo sguardo e la sua stretta di mano e non ci fu
bisogno
di dire nulla, consapevoli di essere uniti da ciò
che
Sirius rappresentava per loro e di avere compiuto un importante
passo lungo la strada che avrebbe reso Rebecca una madrina a tutti gli
effetti.
“Adesso
andiamo, di sopra ci aspettano” disse Rebecca senza lasciare
la
mano di Harry, e chiuse delicatamente la porta rivolgendo un ultimo
sguardo a ciò che di più prezioso aveva al mondo.
La
risata del suo piccolo Jupiter le scaldò il cuore mentre
Sirius,
ignaro di tutto, ricominciò per farlo ridere ancora di
più.
"Twynkle twynkle little
star, how I wonder what you are... "
|
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Capitolo 25 *** Libera Uscita ***
Capitolo 24 - Libera uscita
Libera
uscita
Jupiter
aveva
appena finito di mangiare,
e Rebecca
lo posò nel suo lettino per il consueto sonnellino
pomeridiano.
Il
suo bambino cresceva che era una meraviglia, le difficoltà
dei primi tempi erano solo un ricordo.
Ora piangeva solo quando
aveva fame ma per il resto era sempre buono e tranquillo, e poi era
sempre circondato da un sacco di persone pronte a correre da lui non
appena emetteva uno strillo e che facevano a gara per
viziarlo e coccolarlo.
Jupiter era
il signore e padrone di Grimmauld Place, e che la sua orrenda
nonna rinchiusa nel ritratto si mettesse il cuore in pace!
Rebecca
ormai non aveva nessun problema a lasciare il suo bambino da solo
quando dormiva.
Kreacher
in effetti si comportava veramente come se fossero invisibili,
nemmeno la guardava in faccia, e se per caso lo faceva sembrava
proprio che i suoi occhi passassero attraverso di lei senza vederla,
al
punto che a volte si dimenticava che c'era un elfo
domestico in quella casa.
Sirius,
per tranquillizzarla definitivamente, aveva applicato alcuni
Incantesimi Respingenti in camera da letto, così Kreacher
non
avrebbe potuto entrare nemmeno se avesse voluto.
All'improvviso
però rimasero soli in quella grande casa.
I
ragazzi tornarono ad Hogwarts, e anche gli altri membri
dell'Ordine tornarono alle loro abitazioni.
Si facevano vivi un
paio di volte alla settimana per le consuete riunioni ma non vivevano
più lì in pianta stabile, e Remus era partito per
una misteriosa
missione per conto di Silente.
Misteriosa
per tutti ma non per Sirius e Rebecca, che sapevano che Remus era
andato a vivere con gli altri Lupi Mannari per fare la spia, dato che
la maggior parte dei licantropi erano schierati dalla parte di
Voldemort.
Naturale
che Sirius si sentisse solo, soprattutto sentiva la mancanza di
Harry, e anche a Rebecca mancava la compagnia dei ragazzi che tanto
l'avevano fatta divertire.
Soprattutto
le mancavano i suoi genitori ma al momento era impensabile farli
venire a Grimmauld Place, la presenza di due Babbani avrebbe
complicato ulteriormente le cose.
Rebecca
comprendeva la situazione ma non poteva fare a meno di arrabbiarsi
quando le veniva in mente che Paul e Isabel avevano passato solo pochi
giorni con Jupiter mentre Walburga lo vedeva sempre e quando lo
vedeva lo insultava.
Anche
a lei cominciava a pesare il fatto di essere sempre rinchiusa in casa
e capiva benissimo come si sentiva Sirius.
Andò
a
cercarlo
in salotto e lo trovò in piedi accanto alla finestra, mentre
osservava la pioggia che cadeva fitta.
“Ci
risiamo... “ pensò
Rebecca, che però non si lasciò scoraggiare.
Ormai
sapeva come arginare le crisi di Sirius, e quel giorno le era venuta
un'idea che forse avrebbe risolto i loro problemi.
Rebecca
si avvicinò e lo
abbracciò da dietro appoggiando il viso contro la sua
schiena.
Sirius si girò e la prese tra le braccia, senza
però abbandonare la
sua espressione cupa.
“Vieni
Felpato, non stare qui a fissare la pioggia... Un tempo così
non
mette certo di buonumore!" disse stringendosi ancora
più
forte a Sirius che ricambiò il suo abbraccio aggrappandosi
letteralmente a lei, che in quei momenti di sconforto diventava
più
che mai il suo unico rifugio e la sua unica speranza.
"Sirius,
stavo pensando... perchè non puoi uscire di casa? Chi te lo
impedisce?" chiese Rebecca senza sciogliersi dal suo abbraccio.
“Lo
sai... Albus Silente!" rispose Sirius staccandosi bruscamente da
lei e fissandola perplesso negli occhi.
Rebecca
conosceva la situazione... perchè gli stava facendo quella
assurda
domanda?
"E tu hai sempre ubbidito agli
ordini di Silente,
vero? Non hai mai infranto le regole... vero?" gli
domandò
sorridendo maliziosa.
Sirius
iniziò ad intuire qualcosa, e un timido sorriso apparve
lentamente
sul suo volto.
"Pensavo di portare
a spasso
Jupiter uno di questi giorni" proseguì Rebecca. "E
siccome è da tanto che non faccio più una
passeggiata con il mio
Felpato mi piacerebbe che venisse anche lui!"
"Rebecca,
lo
sai che quando sono andato a King's Cross per salutare Harry mi hanno
riconosciuto! Non
dovresti nemmeno mettermi in mente certe idee, peggiori
solamente le cose!”
"Ma
nella Londra di noi Babbani non ti conosce nessuno! Hanno smesso
persino di scrivere di te sui giornali! E
poi i Babbani cercano te, e non Felpato! Non sanno nemmeno che
esiste!”
"Ma
nella Londra dei Babbani vivono anche i maghi!" le fece notare
Sirius. "Ma se vedessero una ragazza che cammina per strada
spingendo un passeggino e con un cane al fianco non dovrebbero
insospettirsi... Dopotutto sono in pochi a sapere che ho una
famiglia, e
quei pochi che lo sanno sono tutti dell'Ordine della Fenice... No, no
non
posso farlo! Non posso mettere in pericolo te e Jupiter!" concluse
bruscamente, cercando disperatamente di
respingere con tutte le sue forze quell'idea che lo tentava sempre di
più.
"Va
bene, non parliamone più, però io ho davvero
intenzione di uscire con Jupiter nei prossimi giorni, se
Felpato
vuol venire
fammelo sapere!"
E
così Sirius Black evase per la seconda volta.
Presto
Jupiter capì che quel grosso cane che li accompagnava sempre
era suo
padre, e presto Sirius fu costretto a trasformarsi in Felpato anche
in casa perchè, a quanto pareva, suo figlio era come James:
anche
lui lo preferiva quando era un cane.
All'inizio
si limitarono a fare solamente il giro dell'isolato, ma poi divennero
più audaci e si spinsero molto più oltre
finchè, dopo un mese di
quella vita beata e clandestina, vennero scoperti.
A
Rebecca per poco non venne un colpo quando, entrando in cucina con
Jupiter in braccio, si trovò davanti Remus che la fissava a
dir poco
inferocito.
"Remus!
Ma quando sei arrivato? Sono andata a fare una passeggiata con
Jupiter, credo che Sirius sia al piano di sopra a dar da mangiare a
Fierobecco!" esclamò Rebecca parlando voce alta per farsi
sentire da Sirius, che giunse pochi istanti dopo dicendo: "Remus!
Devo essermi addormentato perchè non ti ho sentito arrivare!"
"Smettetela
di trattarmi come un troll! Sono arrivato un ora fa! Siccome non
c'era il Marchio
Nero ero
sulla casa non mi sono preoccupato subito e sono rimasto qui ad
aspettare sperando che tu fossi quell'idiota che davvero sei e che
fossi uscito nonostante il divieto di Silente! Tempo mezz'ora e avrei
dato l'allarme! E, credimi, non l'avresti passata liscia! Rebecca, mi
meraviglio di te! Perchè lo hai assecondato? Ma ti rendi
conto o no
del pericolo che corre?"
"Veramente
è stata una mia idea, Sirius non voleva all'inizio" disse
Rebecca.
"Smettila
di difenderlo a tutti i costi! Come se non lo conoscessi!"
replicò Remus sempre più infuriato.
"Guarda
che ha ragione lei, l'idea è stata sua" intervenne Sirius.
"Ed
è stata una buona idea, altrimenti sarei impazzito sempre
chiuso qui
in casa! E da quasi un mese che vado in giro insieme a lei come
Felpato e non mi ha mai riconosciuto nessuno!"
"Un
mese? E'
stata davvero una tua
idea Rebecca?
E
io che credevo
che Sirius con te avrebbe
messo
la testa a posto, e invece sei peggio di lui!"
"Attenta
Rebecca, sta per partire una delle solite ramanzine del professor
Lupin! Mettiti comoda perchè andrà avanti almeno
per un'ora!"
disse Sirius esasperando ancora di più Remus.
"Abbiamo
sempre controllato i calendari delle riunioni dell'Ordine per
programmare le uscite!" disse Rebecca. "Non pensavamo che
saresti arrivato
oggi, la
prossima riunione è prevista per
venerdì!”
"Certo...
avete controllato tutto... tranne le fasi lunari!" disse Remus.
"Ecco perchè sono rientrato oggi! Perchè stasera
dovrò
scendere ancora una volta in cantina! Non ho più visto
Piton, non ho
la pozione, e domani avrò bisogno del tuo aiuto, Rebecca!"
Jupiter
fino a quel momento era stato zitto, seguendo con interesse la
conversazione, ma poi, stufo di essere ignorato, si mise a
scalpitare: voleva a tutti costi andare in braccio al suo padrino che
sembrava proprio essersi dimenticato di lui, e Remus
dimenticò di
essere arrabbiato quando si accorse che il suo figlioccio lo
reclamava con insistenza.
"Ciao,
vieni qui... come stai? Ma come sei cresciuto... Ti sei divertito a
spasso con mamma e papà?" gli disse senza riflettere, e
quando
si rese conto di ciò che aveva fatto tentò di
salvare la
situazione. "Però è l'ultima volta,
perchè tuo padre non può
uscire di casa!"
"E
dai Remus... Ma ti sembra giusto che Jupiter non possa nemmeno andare
in giro con suo padre?" gli disse Rebecca. "Vorrei che
fossimo una famiglia normale di tanto in tanto! Sempre che si possa
definire normale un padre costretto a fare il cane per uscire con il
figlio... “
Jupiter
afferrò una ciocca di capelli di Remus e gli rivolse un gran
sorriso.
Remus si arrese senza
condizioni.
"E
allora... E allora la prossima volta aspettate almeno
che ci sia io! Potrei
inviare un Patronus per avvisarvi di tornare indietro nel caso arrivi
qualcuno... "
"Remus,
sei il migliore dei Malandrini!" gli disse Rebecca
abbracciandolo.
"No,
sono un perfetto idiota come il mio degno amico!" rispose Remus
sforzandosi di non ridere per salvare quel minimo di
credibilità che
gli restava.
Cosi
continuarono le uscite clandestine con la complicità di
Remus e in
seguito anche di Tonks, che era sempre in pronta ad aiutare Sirius e
Rebecca anche perchè le loro uscite da Grimmauld Place le
davano
l'opportunità di stare sola con Remus.
Tra
i due c'era una forte attrazione, ma fino a quel momento niente era
ancora successo perchè Remus si assentava spesso per andare
in
missione e perchè era convinto che il suo "problema peloso"
gli negasse ogni possibilità con lei.
Questo
generava delle litigate furibonde tra Remus e Sirius, che invece lo
incoraggiava a farsi avanti.
"Lei
ti piace, tu gli piaci.... Ma vuoi dirmi che cosa aspetti? Il fatto
che sei un lupo mannaro non c'entra nulla, perchè lei lo sa
e non le
importa!"
"Ma
sono troppo vecchio per lei!"
"Ma
piantala! Rebecca ha undici anni meno di me e non è mai
stato un
problema!"
"Sono
troppo pericoloso!"
"Ma
finiscila,
ho
vissuto con te per sette anni a
Hogwarts, non
sei mai stato pericoloso per nessuno!"
"Smettila
Felpato!
Tu
non puoi capire!"
"Io
non posso capire? Nessuno ti capisce meglio di me, Lunastorta!"
Il
tempo passò velocemente, giunse il periodo natalizio, e
anche a
Grimmauld Place fervevano i preparativi .
Ci
sarebbero stati proprio tutti quel giorno al Quartier Generale e
avrebbero festeggiato non solo il Natale ma anche lo scampato pericolo
di Arthur Weasley, che poche settimane prima era stato
attaccato e gravemente ferito da Nagini, il serpente di Voldemort.
"Per
fortuna che Harry ha fatto quel sogno premonitore, altrimenti Arthur
sarebbe morto!" disse Rebecca a Sirius.
Lui
l'aveva assecondata, senza dirle che, in realtà, tutti
quanti
stavano cominciando a sospettare che la mente di Harry fosse in
qualche modo controllata da Voldemort.
L'attentato ad Arthur l'aveva scossa profondamente, e Sirius non voleva
spaventarla ancora di più.
In
quel momento la cosa più importante per Sirius era passare
le feste
nel migliore dei modi, e sembrava davvero intenzionato a trasformare
Grimmauld Place nella casa di Babbo Natale vista l'enorme
quantità
di decorazioni che aveva fatto letteralmente apparire dal nulla.
Per
Sirius sarebbe stato il Natale più importante della sua
vita, il
primo Natale che lui e Rebecca avrebbero passato insieme al loro
bambino, e finalmente con loro ci sarebbe stato anche Harry, con il
quale Sirius aveva festeggiato il Natale solo una volta, quando aveva
cinque mesi.
Sarebbero
state delle Feste davvero speciali, perchè Sirius aveva in
mente
qualcosa che avrebbe reso indimenticabile quel Natale a Grimmauld
Place.
“Rebecca,
ascolta... Devo andare in missione con Remus oggi!”
“In
missione?” disse Rebecca allarmata. “Ma Silente...
“
“Lo
so cosa ha detto Silente, ma per questa missione è
necessario che ci
sia anch'io!”
Rebecca
si agitò, ma Remus la tranquillizzò subito.
“Non
temere, non è una cosa pericolosa... Dobbiamo andare andare
ad
esaminare un luogo che Sirius conosce meglio di me, per questo ho
bisogno di lui! Torneremo presto, stai tranquilla!”
Sirius
si trasformò in Felpato e lasciò Grimmauld Place
in compagnia di
Remus, ma Rebecca, per nulla tranquilla, iniziò a
passeggiare
nervosamente lungo il corridoio provocando le ire di Walburga che
iniziò ad insultarla come al solito.
“Vieni
qui Rebecca, non ce la faccio più a vederti in questo
stato!”
disse Tonks conducendola in salotto. “Avevo promesso di
mantenere
il segreto, ma ora te lo dico... Sirius è andato a prendere
il tuo
regalo di Natale! No, niente domande... ti ho già detto
abbastanza!”
Era
ormai sera inoltrata quando Sirius e Remus fecero ritorno e Rebecca non
riuscì a credere alle proprio orecchie quando
sentì le
loro voci in corridoio.
"Prima
mi dite che siete dei maghi, poi mi fate visitare il castello, poi
questa casa che sbuca dal nulla... e
anche il teletrasporto... ”
“Si
chiama Materializzazione.
E'
normale che
si senta frastornato signor
Scott, ma vedrà che presto ci farà
l'abitudine!” disse Remus.
“Ma
tutto questo è incredibile John... Anzi,
no... Sirius! Se
penso che
ti davo da
mangiare i miei avanzi... “
“Sono
stati gli avanzi migliori che io abbia mai mangiato Isabel, parola di
Felpato!” disse Sirius ridendo.
“Hai
capito adesso qual'è il tuo regalo?” disse Tonks
mentre Rebecca si precipitava fuori dalla stanza.
"Vieni Jupiter" disse Tonks prendendolo in braccio. "Andiamo a salutare
i nonni!"
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Capitolo 26 *** Buon Natale Grimmauld Place ***
Capitolo 26 - Buon Natale Grimmauld Place
Buon
Natale Grimmauld Place
La
mattina di Natale Harry scese nel
grande salone di Grimmauld Place
insieme ad Hermione e ai ragazzi Weasley, impaziente di godersi quel
giorno di festa.
"E
quelli chi sono?" chiese Ron indicando una coppia che usciva in quel
momento dal salotto e che Harry riconobbe solamente perché,
accanto a loro, c'era il passeggino in cui stava
seduto comodamente Jupiter.
Sirius
e Rebecca quel
giorno
erano molto diversi dal solito, soprattutto
Rebecca che, per la prima volta, non indossava abiti Babbani.
Qualche
giorno prima infatti si era recata insieme a Tonks a Diagon
Alley,
impaziente di mostrare il mondo magico ai suoi genitori, e quale
migliore occasione di un giro di shopping natalizio?
Isabel
e Paul, ancora frastornati dopo aver scoperto la verità su
Sirius,
erano rimasti incantati da quel piccolo borgo pieno di negozi
incredibili e, dopo aver bevuto la loro prima Burrobirra e assaggiato i
dolci di Florian
Fortebraccio avevano concluso la giornata da
Madama
McClan, dove Rebecca aveva comprato il suo primo completo da strega
color blu notte con tanto di cappello a punta, e
persino Paul e Isabel avevano comprato due vestiti da cerimonia da
sfoggiare il giorno di Natale.
Anche
Sirius
quel
giorno
indossava un abito da cerimonia che lo faceva sembrare quello che
realmente era, ovvero l'ultimo discendente di una nobile stirpe, ed
Harry rivide in lui il ragazzo attraente ed affascinante che appariva
nella foto del matrimonio dei suoi genitori.
Rebecca
voleva raggiungere Molly e
Isabel che si stavano dando da fare in
cucina, ma Sirius la fermò indicando il vischio appeso sopra
di
loro.
Sfoggiando
uno dei suoi migliori sorrisi da malandrino
la prese tra le braccia, ben deciso a rispettare la tradizione, e
Rebecca lo assecondò volentieri.
"Deve
essere molto importante questa tradizione per loro, guarda un po'
come si impegnano per rispettarla!"
disse George ridendo sottovoce insieme a Fred.
Harry
ripensò all'incontro ravvicinato sotto il vischio che lui e
Cho
avevano avuto qualche giorno prima, quando Cho si era messa a
piangere.
Rebecca,
stretta tra le braccia di Sirius, di tutto aveva voglia tranne che di
piangere, ed Harry per un attimo pensò che forse avrebbe
potuto
confidarsi con Sirius, che era di sicuro molto più esperto
di lui,
sapendo però che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
"Possiamo
farvi gli auguri di Natale o avete intenzione di andare avanti fino a
Pasqua?" chiese infine Fred.
"Ma
siete qui? Non vi avevamo visto!" esclamò Rebecca colta di
sorpresa.
"Lo
avevamo notato!" disse George ridendo e avvicinandosi insieme
agli altri per il tradizionale scambio di auguri.
I
fratelli Weasley entrarono in salotto insieme ad Hermione, ma Harry
non li seguì e accompagnò Sirius e Rebecca in
cucina spingendo
il passeggino di Jupiter.
"Oh
Sirius... che eleganza!" disse Molly arrossendo leggermente
mentre Sirius le sorrideva ed eseguiva un perfetto baciamano per
augurarle buon Natale.
Harry
li guardò sorpreso: era strano vederli andare d'accordo dopo
tutti i
battibecchi dell'estate, ma aveva anche il sospetto che Sirius stesse
facendo il malandrino con lei e che avesse esagerato con le sue
cerimonie proprio per metterla un po' in imbarazzo.
Anche
tra Molly e Rebecca le cose erano decisamente migliorate, e
la presenza dei
signori Scott a
Grimmauld Place aveva contribuito a distendere l'atmosfera
perché
Molly e Isabel avevano subito iniziato a scambiarsi consigli e
ricette, mentre Paul era diventato l'idolo di Arthur, che non vedeva
l'ora di recarsi con lui in uno stadio di calcio Babbano per vedere
giocare i Glasgow
Rangers
Rebecca
apprezzò
molto il
regalo che la signora Weasley aveva preparato per Jupiter: un
maglioncino da bebè in perfetto stile
Weasley con
sopra ricamato lo stemma dei Black.
Sirius
non ne fu altrettanto entusiasta anche perchè sospettava che
Molly
lo avesse fatto apposta, ma quando vide Jupiter con indosso lo stemma
della sua famiglia ne fu orgoglioso e all'improvviso gli apparve
tutto sotto una luce diversa, perchè loro erano Black
completamente
diversi, suo figlio era un Black completamente diverso e,
soprattutto, migliore di tutti gli altri.
Harry
pensò di andare in salotto ma si bloccò quando
vide Hermione e
Ginny che chiacchieravano proprio sotto il vischio.
Che
cosa doveva fare? Baciarle
per
caso?
Non
se ne parlava nemmeno!
Però
per andare in salotto doveva per forza passare da lì,
così decise
di tirare dritto e far finta di niente, magari non se ne sarebbero
nemmeno accorte, al massimo l'avrebbero preso per maleducato, ma non
gliene importava nulla: la figuraccia che aveva fatto con Cho per il
momento gli bastava.
Ma
perché quelle due con tutti i posti che c'erano
proprio lì dovevano fermarsi a parlare?
Per
sua fortuna Sirius uscì dalla cucina così Harry
decise di seguirlo
arrancando nella sua scia e fece bene, perchè il suo padrino
baciò
Hermione e Ginny sulla fronte permettendogli di arrivare in salotto
sano e salvo senza che nessuno lo notasse.
Iniziò
poi il pranzo, che fu subito movimentato da Tonks che cadde
rovinosamente dalla sedia dopo aver preso posto accanto a Kingsley,
ma stavolta non era colpa della sua proverbiale goffaggine: a quanto
pare le gambe della sedia avevano ceduto di schianto.
"Mi
dispiace, questa maledetta casa sta cadendo letteralmente a pezzi!"
disse Sirius mentre la aiutava a rialzarsi.
"Vieni
a sederti qui!" disse Remus facendo apparire una sedia dal nulla
proprio accanto a lui, e quando Tonks si fu seduta Sirius
passò alle
spalle del suo vecchio amico ed Harry lo sentì chiaramente
sussurrare: "Lo
hai fatto apposta".
Remus
gli spedì un occhiataccia, Sirius lo ricambiò con
uno sguardo da
malandrino e poi andò a sussurrare qualcosa all'orecchio di
Rebecca
che si mise a ridere e guardò Remus con la stessa
espressione
divertita di Sirius negli occhi.
"Buon
Natale Ninfadora" disse Remus, e Tonks naturalmente se la prese.
"Non
chiamarmi Ninfa... " iniziò a dire la giovane strega, ma si
bloccò quando Remus le fece notare che sopra di loro c'era
appeso
del vischio, ed arrossì violentemente quando le
rubò velocemente un
bacio sotto lo sguardo allibito di Harry e Ron.
"Ma
tu avevi notato il vischio?" chiese Ron.
"Assolutamente
no!" rispose Harry. "Per fortuna non mi sono seduto al
posto di Remus!"
Era
la seconda volta che scampava al pericolo del vischio quel giorno, e
decise di fare più attenzione dato che, a Grimmauld Place,
il
vischio sembrava veramente crescere dappertutto come per magia.
Remus
però non era l'unico a comportarsi in modo strano quel
giorno, anche
Ginny ed Hermione erano alquanto distratte.
"Ma
si può sapere che cosa avete? Miseriaccia, è
già la terza volta
che vi chiedo di passarmi il sale!" disse Ron seguendo la
direzione dello sguardo delle due ragazze per capire cosa attirasse
la loro attenzione, e scoprì che stavano osservando la
famiglia
Black.
Rebecca
stava dando la pappa a Jupiter che rideva nel suo seggiolone, mentre
Sirius faceva uscire una pioggia di stelle dalla bacchetta magica.
"Ah,
le donne!" disse Ron con l'aria di chi la sa lunga. "Basta
che ci sia in giro un bambino e subito si risveglia in loro l'istinto
materno!"
"Non
stanno guardando Jupiter... Sapeste quante volte ho visto quello
sguardo quando ero a Hogwarts!" disse Remus divertito, e Ginny
ed Hermione sobbalzarono sulla sedia e abbassarono gli occhi
arrossendo leggermente.
"Anch'io!"
disse Ron. "Hermione faceva sempre quella faccia quando entrava
in classe il professor Allock e... Miseriaccia,
no!
Hermione!
Ginny! Non
ditemi che...”
"Abbassa
la voce Ron!" sibilò Ginny "Il fatto è che... Lui
è così diverso oggi... "
Harry
le guardò allibito: ecco la ragione della loro prolungata
permanenza
sotto il vischio!
"Voi
lo avete visto appena uscito da Azkaban, e anche
quest'estate non era al massimo
della forma, ma ora
è felice ed innamorato e l'amore, si sa, fa miracoli!"
spiegò
Remus spostando
lo sguardo su Tonks senza rendersene conto.
"Può
anche
darsi che sia stato un bel ragazzo da giovane ma...
miseriaccia,
Hermione! E'
troppo
vecchio per
te!" sbottò
Ron.
"Non
è poi così vecchio" intervenne Ginny.
"Avrà si e no 35
anni... "
"E tu hai quattordici anni! E
poi c'è Rebecca!" la rimbeccò
Harry seccato
mentre
Ginny ed Hermione si scambiavano uno sguardo ed un sorriso complice.
"Posso
avere un attimo la vostra attenzione?" disse Sirius alzandosi in
piedi con il bicchiere in mano. "Vorreiaugurare
a tutti buon Natale e ringraziarvi per essere qui... E' la prima volta
che in questa casa si festeggia un Natale come si deve, ed
è tutto merito vostro!"
Sorrise
a Rebecca, la prese per mano e la fece alzare in piedi, e lei gli
rivolse un sorriso radioso e gli cinse la vita con un braccio.
"Aspettano
un altro bambino, vedrai!" sussurrò Ron ad Harry.
"Isabel,
Paul... vi ringrazio per avermi accolto nella vostra famiglia e per
esservi fidati di me come ha fatto Rebecca dopo avermi
conosciuto”
disse Sirius rivolto ai suoceri. “Qualche
tempo fa ho fatto una promessa a vostra
figlia,
ed è giunto il momento di mantenerla, quindi
vi chiedo ufficialmente la sua mano! E voi non prendete impegni per
l'ultimo dell'anno, perchè io e Rebecca ci
sposeremo qui la sera del 31 dicembre!”
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Capitolo 27 *** Harry e Sirius ***
Capitolo 26 - Harry e Sirius
Harry
e Sirius
Se
avessero detto a Sirius che un giorno si sarebbe sposato non ci
avrebbe mai creduto, e
soprattutto
non avrebbe mai pensato di celebrare il suo matrimonio al numero 12
di Grimmauld Place, ma
erano talmente tante le cose assurde che gli erano accadute nel corso
degli anni che ormai non si stupiva più di niente.
Sirius
avrebbe voluto celebrare le nozze nel castello di Alphard e avrebbe
voluto sposarsi da uomo libero ma al momento non c'erano speranze,
la sua innocenza non sarebbe stata riconosciuta ancora per un bel
pezzo, e quando aveva scoperto che Kingsley Schakebolt
aveva la licenza per celebrare i matrimoni aveva deciso di
approfittarne.
Non
aveva più senso aspettare anche perchè era solo
questione di tempo
e Voldemort sarebbe uscito allo scoperto, ci sarebbe stata una nuova
guerra, e lui voleva sposare Rebecca prima che ciò avvenisse.
E
poi alla fine trovava divertente l'idea di celebrare le sue nozze in
quella dimora di orgogliosi Purosangue, in quello stesso salone dove
per tanti anni aveva sentito ripetere che i Mezzosangue e i Babbani
erano feccia e via dicendo.
Rebecca
aveva accettato con emozione ed entusiasmo la proposta di matrimonio
di Sirius, ma una parte di lei era ancora incredula e sospettava che
fosse l'ennesimo scherzo organizzato dal suo amato Malandrino.
Intanto
però, piacevolmente travolta dagli eventi, si era recata
ancora una
volta da Madama McClan insieme ai
suoi genitori e alle
sue amiche per scegliere il suo abito da sposa e gli abiti che
avrebbero indossato le damigelle Hermione e Ginny e la damigella
d'onore, nonchè testimone della sposa, Ninfadora Tonks.
Nel
frattempo a Grimmauld Place Sirius si occupava del piccolo Jupiter,
mentre Harry, Fred, George e Ron erano impegnati con i compiti delle
vacanze avvalendosi dell'aiuto di Remus, ben felice di tornare a
vestire i panni del professor Lupin.
I
ragazzi si impegnarono finchè Molly non fu uscita ma, una
volta
rimasti soli, riposero libri, piume e pergamene e si misero a giocare
a Sparaschiocco.
"Peccato
che Sparaschiocco non sia richiesto ai G.U.F.O., avreste preso tutti
quanti Eccezionale!" commentò Remus.
"Dai,
professor Lupin, è Natale, un po' di tregua!"
esclamò
Sirius. "Ragazzi, dovete credermi, quando eravamo a scuola era
peggio di Hermione e dei suoi programmi di ripasso! E comunque state
tranquilli, i G.U.F.O. non sono poi così difficili... "
"Facile
per te parlare! Voi Malandrini eravate i migliori della scuola,
mentre io invece... Miseriaccia! Non ce la farò
mai!" esclamò Ron in preda al panico.
"Tranquillo
fratellino... I G.U.F.O. non sono tutto nella
vita!" esclamarono in coro Fred e George che avevano passato
quell'esame per
il rotto della cuffia solamente un anno prima, ed erano sempre meno
interessati alla scuola e sempre più coinvolti con i loro
Tiri Vispi
Weasley.
Harry
intanto si era staccato dalla compagnia per immergersi in una
piacevole lettura dei libri sulla Magia Difensiva che gli aveva
regalato Sirius per Natale, scoprendo nuovi incantesimi che avrebbe
potuto insegnare ai suoi compagni dell'Esercito di Silente una volta
tornati a scuola.
La
sua tranquillità era durata poco
perchè Jupiter
aveva iniziato a strillare facendo chiaramente capire a
suo padre
che voleva andare da lui.
"Dai,
vieni qui, so che cosa vuoi!" disse Harry divertito prendendolo
in braccio e spostandosi i capelli dalla fronte.
Il
figlio di Sirius adorava la cicatrice di Harry, non perdeva
occasione per toccarla ed esaminarla, e lui lo lasciava fare
dimostrando di avere una pazienza infinita con i bambini.
"Adesso basta dai" disse Sirius
liberandolo
dall'affettuoso assedio di Jupiter. "Papà
deve
dire una cosa importante a Harry!"
Jupiter
andò in braccio a Sirius e gli sorrise felice, e Sirius
ricambiò il
sorriso e lo baciò sulla fronte, cosa che un Black
degno di questo nome non avrebbe mai fatto, anche perché di
solito
erano le donne ad occuparsi dei figli.
Sirius
era fiero ed orgoglioso di essere padre ed
era sempre pronto a ridere e a giocare con Jupiter,
ben deciso ad avere con suo figlio quel rapporto di confidenza e
fiducia
che
non era mai riuscito ad avere con suo padre Orion.
"Harry,
vorrei che fossi tu il mio testimone di nozze!" disse Sirius
sorridendo al suo figlioccio.
"Io?
Davvero?" chiese Harry stupito e incredulo. "Ma non doveva farlo
Remus?”
"Ma
infatti anche Remus sarà mio testimone, però
vorrei che anche tu fossi accanto a me... e vorrei che fossi tu a
consegnarci gli anelli!”
"Bhè...
io... ti ringrazio Sirius!" disse Harry lusingato e imbarazzato al
tempo stesso. "Farò del mio meglio per sostituire mio
padre!"
"Harry... Tu pensi che io ti
abbia chiesto di fare da testimone soltanto per sostituire
James?"
"Bhè...
sì! Tu sei stato il suo testimone e quindi... “
"Sei il mio figlioccio
Harry... ci
tengo ad averti al mio fianco in un giorno così importante per me!" disse Sirius profondamente
turbato da quelle parole.
"E non credere a quello che ha detto Molly la scorsa estate: non mi
illudo di riavere il mio migliore amico quando sono con te! Scommetto
che non hai fatto altro che pensarci, vero? E magari ti chiedi se
quando ti guardo vedo te oppure James... "
"Scusami
Sirius... " disse Harry mortificato.
“Non
devi scusarti... Tu somigli tantissimo a tuo padre ed
è inevitabile per me pensare a lui quando
sono con te... Sai bene che era il mio migliore amico e sai
anche che non potrò mai dimenticarlo, ma tu
non sei
James! Mi
sono accorto da tempo che siete simili ma nello stesso tempo diversi.
Somigli molto a James fisicamente, ma per il resto sei tale e quale a
Lily! E non dar retta a tutto quello che dice Molly, ormai dovresti
sapere com'è fatta... Lei non lo fa apposta, ma è
convinta di sapere sempre tutto! Ma Molly non c'era quindici anni fa,
mentre io invece ero sempre presente... Ti ho praticamente visto
nascere! Ti ho visto crescere,
ti ho visto muovere i primi passi...
E sai cosa facevo io? Mi trasformavo in Felpato e ti seguivo
dappertutto! Abbiamo giocato insieme e ci siamo divertiti, ma
purtroppo tu eri troppo piccolo per poterlo ricordare!"
Harry
era felice di sentire parlare della sua prima infanzia, era felice
che fosse Sirius a regalargli quei ricordi, felice di sapere che il
suo padrino era stato uno dei suoi primi compagni di giochi, anzi,
forse l'unico, perchè non aveva mai avuto amici con cui
giocare
finchè era vissuto con i Dursley.
"Quando
ero bambino sognavo spesso di andare in giro su una moto volante. Non
potevo raccontarlo ai miei zii perchè si infuriavano, e io
non
capivo come mai... dopotutto era solo un sogno! E poi ho scoperto che
la moto esisteva davvero e che era la tua! Quindi qualcosa mi
ricordavo di te!" disse Harry sorridendo al ricordo di quel
sogno ricorrente che lo aveva reso sempre felice.
"Davvero
sognavi la mia moto? " esclamò
Sirius incredulo.
"Ci
sei salito sopra più di una volta, e
non solo quella notte quando... quando Hagrid ti ha portato via... "
Sirius si interruppe un attimo e il suo viso si incupì, ma
si
riprese subito. Non voleva contagiare Harry con la sua tristezza.
"Spesso
James si alzava di notte quando
piangevi per dare il cambio a Lily, e se non riusciva a farti
addormentare mi chiamava pregandomi
di venire a Godric's Hollow per portarti
a fare un giro in moto perché solo
così riusciva a
farti addormentare... Non so se l'abbia mai raccontato a tua madre, non
credo che sarebbe stata felice di sapere che portavamo in giro
un
neonato in piena notte!" concluse tornando a sorridere.
“Ma
tu e mio padre eravate peggio di Fred e George!” rise Harry.
"Puoi
dirlo Harry... Il pericolo era il nostro mestiere!"
"E
invece io non amo rischiare come lui... " disse Harry dando voce
ad un altro pensiero che lo tormentava da un po'. "So
che ci sei rimasto male quando
volevi venire a trovarmi ad Hogsmeade
e io ti ho detto di no!
Mi avrebbe fatto piacere rivederti, ma non voglio che ti catturino di
nuovo!"
"Lo so Harry... E' che vorrei fare molto di più per te, ma
finchè sarò bloccato qui dentro... " disse Sirius
con
amarezza.
"Ma
tu mi scrivi sempre Sirius! E mi hai dato anche il permesso di visitare
Hogsmeade!" esclamò Harry, e Sirius non potè fare
a meno
di pensare per l'ennesima che il suo
figlioccio era
molto più saggio e maturo di quanto lui e James non fossero
mai stati a quell'età.
"Hai
trovato qualcosa di interessante?" chiese Sirius indicando i
libri che Harry stava consultando. "Raccontami come vanno le tue
lezioni clandestine, parlami dell'Esercito di Silente!"
Harry
iniziò a raccontargli con
passione ed entusiasmo tutto
quello che facevano, tutto quello che avevano imparato i suoi amici,
i progressi che avevano fatto, tutto ciò che aveva ancora
intenzione
di insegnare, e Sirius lo ascoltò con attenzione,
chiaramente fiero
di lui.
Harry
considerava l'Esercito di Silente la miglior cosa che avesse mai
fatto nella vita, ma
la cosa più bella in assoluto erano l'approvazione ed il
sostegno di
Sirius.
Era una sicurezza
sapere che c'era, era
bello leggere l'affetto e l'orgoglio nei suoi occhi.
Era bello avere una famiglia.
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Capitolo 28 *** Finchè morte non ci separi ***
Capitolo 27 - Finchè morte non ci separi
Finchè
morte non ci separi
Le frasi in
rosso sono state scritte da Valeria, in arte Meissa, l'autrice di That
Love Is All There Is.
Grazie
Valeria per avere reso ancora più bello il giorno
più bello di Sirius e Rebecca.
Il
mattino del 31 dicembre a Grimmauld Place fervevano i preparativi per
il matrimonio tra Sirius e Rebecca.
Il
salone era già splendido grazie alle decorazioni natalizie,
ma Remus
aveva voluto aggiungere un tocco in più illuminandolo con
delle
candele sospese nell'aria, esattamente come quelle che illuminavano
la Sala Comune ad Hogwarts.
Sirius
si era invece occupato con notevole impegno e dedizione della
decorazione floreale della austera scalinata di Grimmauld Place e di
tutti gli ambienti che sarebbero stati visibili agli ospiti durante e
dopo la cerimonia.
Il
buon vecchio Kreacher rischiò per l’ennesima volta
un fatale
infarto: i colori scelti per fiori e addobbi dal figlio rinnegato
della sua amatissima padrona, infatti, giocavano sulle sfumature del
rosso e dell’oro, opportunamente combinati per richiamare la
sua
natura di Grifondoro babbanofilo.
Persino
le tende che coprivano il quadro della sua adorata padrona Walburga
era stato addobbato con nastri rosso oro, fissati con incanti di
adesione permanente.
Kreacher
andò a frignare nel suo sottoscala, sconfitto.
Molly
e Isabel avevano unito
le loro forze e
avevano
già organizzato tutto per la cena in piedi che sarebbe
seguita alla
cerimonia, e in quel
momento stavano
dando gli ultimi ritocchi alla torta nuziale, una
magnifica e gigantesca torta a cinque piani, ricoperta di panna e
petali di rose, con l’anima fatta di squisito chantilly
alternato a
cioccolato fuso.
Ad
un certo punto però dovettero abbandonare la cucina
perché vennero
letteralmente sequestrate da Tonks, che condusse entrambe nella camera
della sposa insieme alle altre donne di casa che dovevano prepararsi
alla cerimonia.
Ninfadora
era la sola che non avesse bisogno di truccarsi e pettinarsi visto
che le bastava un colpo di ciglia per modificare l'aspetto a suo
piacimento, però era ugualmente indecisa davanti allo
specchio
riguardo all'acconciatura e al colore dei capelli che avrebbe
sfoggiato quel giorno.
Alla
fine optò per un tradizionale castano ramato, raccolto, con
morbide
ciocche che andavano a incorniciarle il viso.
Hermione
invece era alle prese con la Pozione Lisciacapelli che aveva
utilizzato per la prima volta in occasione del Ballo del Ceppo, ed era
rimasta a dir poco sbalordita quando era venuta a sapere che quella
pozione era stata creata nientemeno che dal nonno di
Harry, cosa
che lo stesso Harry aveva sempre ignorato fino a quel giorno.
Rebecca
osservava tutto distrattamente, le sembrava che fosse un'altra a
sposarsi e non lei, e ancora non era del tutto convinta che si
sarebbe sposata davvero, le sembrava quasi di agghindarsi per un
ballo in maschera.
Ninfadora,
Hermione e Ginny, splendide damigelle nei
loro
abiti dai tenui colori pastello, dal taglio lineare e incredibilmente
elegante, a mettere in risalto le loro forme giovani e aggraziate,
non facevano che dirle quanto era bella, mentre lei fissava la sua
immagine riflessa nello specchio senza riconoscersi.
Stava
indossando l’abito che aveva comprato pochi giorni prima,
dalla
linea semplice ed essenziale, impreziosito da alcuni dettagli, il
ricco corpetto lavorato che si innestava su una gonna liscia e appena
svasata, il leggero velo ingentilito da ricami.
Rebecca
si sistemò per l’ennesima volte le spalline
ripercorrendo con la
mente tutti i dettagli, tutti i particolari a cui aveva dovuto
prestare attenzione in quei giorni, ma all’improvviso ebbe un
tremito di commozione quando finalmente realizzò che di
lì a poco
sarebbe diventata la moglie di Sirius.
Tornò
in sé, recuperando a stento la sua compostezza, il viso
timidamente
arrossato, il cuore che per un momento era volato a mille.
Si
voltò a guardare gli altri.
Isabel,
orgogliosa nonna, teneva in braccio Jupiter, bellissimo
nella sua prima veste cerimoniale da piccolo mago, ed era
in
posa a beneficio di Arthur, il cui entusiasmo era alle stelle
perchè
era stato nominato fotografo ufficiale e avrebbe quindi potuto
utilizzare un vero e proprio manufatto Babbano, ovvero la macchina
fotografica che Rebecca si era portata da casa quando si erano
trasferiti a Grimmauld Place per poter immortalare la crescita di
Jupiter.
Rebecca
aveva già fatto molte foto nel corso di quei mesi, senza
sapere che
avrebbero in futuro rappresentato la prova che il suo
tempo passato con Sirius era esistito davvero e non era stato un
sogno.
"Scusate...
si può entrare?" chiese Remus bussando timidamente alla
porta ed
entrando nella stanza seguito da Paul, entrambi eleganti ed
impeccabili nei loro abiti da cerimonia.
"Sei
bellissima... " sussurrò Remus con un filo di voce, e
Rebecca
si accorse subito che non si riferiva a lei ma a Ninfadora, che, da
parte sua, lo fissava come se non lo avesse mai visto prima.
Nemmeno
Rebecca non
l’aveva mai visto così in tiro, oltre che un
ottimo amico era
davvero un bell’uomo, con quegli occhi così
intensi, l’aria al
tempo stesso fragile eppure forte.
Remus
sembrò accorgersi di quello sguardo carico di ammirazione e
distolse
gli occhi, poco abituato com’era agli apprezzamenti
così evidenti.
"Avanti
è ora di andare, fra poco si comincia!" disse Molly
prendendo
come al solito la situazione in mano. "Tonks tu entrerai per
prima! Remus, cosa fai lì impalato, devi prenderla
sottobraccio, è
tuo compito scortare la damigella d'onore! Hermione e Ginny voi
entrerete dopo di loro, e infine Paul e Rebecca! Aspettate la marcia
nuziale e poi entrate, tutto chiaro?”
Si
misero tutti quanti in fila seguendo le istruzioni di Molly, e
rimasero in attesa.
Tonks
era semplicemente terrorizzata: temeva di fare qualche passo falso e
di inciampare nel vestito cadendo rovinosamente per terra e, data la
sua proverbiale sbadataggine, era probabile che succedesse.
“Su
stai tranquilla” disse Remus che aveva avvertito la sua
tensione e
che si sentiva emozionato a sua volta. "Sei un Auror, combatti i
Maghi Oscuri, cosa sarà mai fare la damigella? Si tratta
solo di
fare una passeggiata con un po' di musica in sottofondo!"
concluse offrendole il braccio al quale Tonks timidamente si
aggrappò, e mille farfalle impazzite iniziarono a svolazzare
nel suo
stomaco quando Remus le sorrise guardandola negli occhi.
“Remus!
Tonks! Perchè non entrate? E' iniziata la marcia nuziale,
non avete
sentito?” sussurrò Hermione alle loro spalle
facendoli tornare alla realtà.
Ninfadora, sorridente
e bellissima, avanzò con passo sicuro al braccio di Remus
che la scortò al suo posto e le fece un elegante baciamano
prima
di separarsi da lei per mettersi al fianco di Sirius
che
attendeva
impaziente la sua sposa accanto a Harry, orgoglioso ed emozionato
testimone del suo padrino.
Hermione
e Ginny occuparono la prima fila accanto a Isabel che
continuava a tenere in braccio Jupiter, profondamente
addormentato
e ignaro di tutto ciò che stava accadendo intorno a
lui.
"Sei
pronta?" disse Paul porgendo il braccio a Rebecca con un
sorriso.
"Prontissima!"
rispose la sposa, meravigliata dall'emozione di tutti.
Lei
si sentiva così tranquilla...
Fece
il suo ingresso insieme a suo padre e finalmente raggiunse Sirius che
l'accolse con un sorriso e le sfiorò i capelli con un bacio
mentre
la prendeva per mano per condurla al suo fianco.
Il
suo futuro era lì davanti a lei, e si rese conto che era
proprio
lui, l’unico che avesse aspettato, per tutta la vita.
Non
era solamente l’uomo più affascinante che avesse
mai visto, con
quegli occhi grigi e penetranti, la seta corvina dei suoi capelli a
incorniciare quei lineamenti forti e perfetti e la distratta eleganza
della sua figura, accentuata ancor di più quel giorno,
dall’impeccabile veste cerimoniale scura da mago con i ricchi
intarsi e i ricami dorati.
Era
la sua metà perfetta, il suo perfetto complementare.
Sirius
Black era la sua vita.
Harry
fu un impeccabile testimone, e
grazie a un
ardito incantesimo di Remus riuscì addirittura a rendere
meno
selvaggi i suoi capelli per tutta la durata della cerimonia.
Consegnò
agli sposi le fedi nuziali e Sirius e Rebecca, uno di fronte
all'altra, si scambiarono gli anelli e la promessa di amarsi per
sempre e poi, stretti l'uno nelle braccia dell'altro, si scambiarono
un lungo bacio tra gli applausi e la commozione di
tutti.
"Sono
la moglie di Sirius... " pensò Rebecca ancora
incredula
guardando negli occhi suo marito ma,
all'improvviso, fu
distratta da uno strillo alle sue spalle: Jupiter si era
svegliato, e reclamava l'attenzione dei suoi genitori.
Rebecca
e Sirius andarono immediatamente da lui per renderlo giustamente
protagonista di quel momento indimenticabile, e poi tutti i presenti
iniziarono ad avvicinarsi per congratularsi con loro.
Rebecca
in quel momento si sentì davvero parte di una grande
famiglia.
Conosceva
tutti da così poco tempo eppure erano già entrati
nel suo cuore, ed
erano tutti così sinceramente felici ed emozionati per lei e
per
Sirius.
Rebecca
li abbracciò uno per uno, ma l'abbraccio
più bello ed
emozionante fu quello che scambiò con Harry.
Adesso era diventata ufficialmente la sua madrina, e Sirius guardandoli
si rese conto che avevano imparato a volersi bene proprio
come aveva sempre desiderato, e quello fu per lui il
più
bel regalo di nozze.
Remus
si avvicinò agli sposi con l'intenzione di far loro un
discorso di
auguri ricco di significato ma le parole gli morirono in gola.
Sirius pensò di fare il Malandrino come al solito ma in quel
momento si accorse di non esserne capace, e alla fine tutto si
risolse in un abbraccio che valeva
più di mille parole.
“Congratulazioni
Sirius, congratulazioni Rebecca... ma adesso festeggiamo!”
dissero
infine Fred e George dando ufficialmente inizio alla festa e rendendo
onore al fantastico buffet che Molly aveva allestito con l'aiuto di
Isabel, superando letteralmente se stessa.
"E
ora dovrei lanciare il mio bouquet!" disse Rebecca prima del
taglio della torta. "Però Ginny ed Hermione sono un po'
troppo
giovani per sposarsi, l'unica ragazza in età da marito qui
presente
è Tonks, e quindi non lancerò il bouquet ma lo
consegnerò
direttamente a lei con l'augurio che possa trovare presto l'uomo
della sua vita!".
Tonks
arrossì per l'imbarazzo, e mentre Rebecca con un sorriso ed
un
abbraccio le consegnava il bouquet i suoi capelli cambiarono colore
per cinque volte di fila.
Remus osservò la scena in disparte
con lo stesso aspetto esangue che assumeva ogni volta che la luna
piena era vicina.
"Mi
hai raccomandato di trattare bene Rebecca, e lo farò" disse
Sirius alle sue spalle. "Ora però sei tu che devi
promettermi
di trattare bene la mia piccola peste! Dai, vai da lei Lunastorta...
così diventerai mio cugino!" concluse ridendo.
Sirius
sapeva che Remus prima o poi avrebbe ceduto contro ogni buonsenso e
contro ogni logica rinunciando a dubbi e paure, e finalmente quel
momento era arrivato.
Remus
entrò in azione durante il taglio della torta.
Tutti
erano distratti dagli sposi che si baciavano incitati a gran
voce da Fred e
George, e così si avvicinò alle spalle di
Ninfadora e le sussurrò
all'orecchio: "Vieni con me. Ti devo parlare".
Tonks
non se lo fece ripetere due volte, lasciò che lui la
prendesse per
mano e lo seguì nel corridoio.
Quel
luogo così stretto e buio non era certo il posto
più romantico del
mondo, e infatti Remus aveva intenzione di Smaterializzarsi e di
portarla magari ad Hyde Park o sulle rive del Tamigi per salutare il
nuovo anno che stava per iniziare, ma non appena furono soli Tonks
prese l'iniziativa e gli buttò le braccia al collo, e Remus
si
arrese senza condizioni.
"E
adesso andiamo via da qui..." sussurrò Remus tra un bacio e
l'altro. "Voglio portarti in un posto più tranquillo, dove
potremo parlare con calma, anche se... " e qui si interruppe con
uno sguardo malandrino negli occhi. "Anche se credo che
parleremo poco io e te stasera... "
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Capitolo 29 *** Oblivion ***
Capitolo 28 - Oblivion
Oblivion
La
felicità di Sirius e Rebecca non era destinata a durare a
lungo,
e le prime ombre iniziarono a comparire all'orizzonte quando Severus
Piton si presentò a Grimmauld
Place pochi giorni dopo il loro matrimonio chiedendo
di parlare con Harry.
Le
visite di Piton non promettevano mai nulla di buono, e
anche se non si creò più quella situazione
da incubo che Rebecca aveva sopportato all'inizio, l'atmosfera tornò
ugualmente a farsi pesante a Grimmauld Place.
Quando
Sirius
era
in compagnia cercava di mostrarsi rilassato e disponibile ma si
capiva che tutto ciò gli costava fatica, e Rebecca
tornò a
preoccuparsi per lui.
Purtroppo
non poteva nemmeno più contare sulla presenza e sul sostegno
dei
suoi genitori dato che Isabel e Paul erano tornati a Glasgow,
perché
la loro presenza a Grimmauld Place aveva già infranto molte
leggi
relative allo Statuto di Sicurezza per Maghi e Babbani.
Rebecca
sapeva che non avrebbero potuto restare lì per sempre ma se
n'era
ugualmente dispiaciuta anche perché gli era sembrato che
Sirius
avesse una certa fretta di sbarazzarsi di loro.
Rebecca conosceva bene quell'espressione tormentata
negli occhi di suo marito, ma lui le chiese di rimandare le
spiegazioni ad un altro momento.
"Domani
Harry tornerà ad
Hogwarts e voglio passare queste ultime ore insieme in
tranquillità,
perchè poi chissà quando ci rivedremo! Una volta
rimasti
soli ne parleremo, te prometto" disse Sirius, e Rebecca mise da parte
la sua preoccupazione per esaudire il suo desiderio e rendere
quell'ultima sera a Grimmauld Place piacevole per
tutti.
La
mattina dopo salutò insieme a Sirius i ragazzi che tornavano
a
scuola.
Le
sarebbero mancati moltissimo, soprattutto le sarebbe mancato
Harry,
però si consolava pensando che lo avrebbe rivisto una volta
iniziate
le vacanze estive, e lo guardò mentre abbracciava Sirius per
salutarlo senza
sapere
che quello sarebbe stato il suo ultimo ricordo di loro
due
insieme.
Dopo
che tutti furono usciti Sirius le chiese di seguirla nello studio di
Orion Black.
"Lo
sai che questo non è un luogo piacevole per me" disse
Sirius.
"Qui mio padre sbrigava i suoi affari,
a me e a Regulus non era permesso entrare. Se entravamo qui di solito
era per essere sgridati e, di conseguenza, puniti. Ma visto che
dobbiamo discutere di una faccenda molto seria credo che non ci sia
posto più adatto... "
Rebecca
impallidì. Che cosa stava succedendo?
Per
un folle istante pensò che Sirius avesse intenzione di dirle
che il
loro matrimonio era stato un errore e che pensava di chiedere il
divorzio, e
invece Sirius le parlò del legame
che
esisteva tra la mente di Harry e quella di Voldemort.
Per
questo motivo Piton era
venuto a cercare Harry: avrebbe dovuto
insegnargli Occlumanzia, per
poter bloccare quel
pericoloso contatto.
"Finchè
Harry non imparerà Occlumanzia saremo tutti in
pericolo.
Silente è
il Custode Segreto dell'Ordine, ma Voldemort potrebbe servirsi di
Harry per arrivare qui a Grimmauld Place. Ma non è di
Voldemort
che
ho più paura in questo momento, la persona che
più mi
preoccupa è
mia cugina Bellatrix. Potrebbe venire a sapere della tua esistenza e di
quella di Jupiter attraverso questa specie di legame che si
è
creato tra Harry e
Voldemort, e se scoprisse che ho una moglie Babbana e un
figlio Mezzosangue per voi sarebbe la fine. Quando Andromeda venne
diseredata Bellatrix giurò che avrebbe ucciso tutti i Black
indegni di far parte della famiglia. Per lei non è
sufficiente
la cancellazione dall'albero genealogico, per lei è
necessaria
l'eliminazione fisica. Ti ricordi quando hai conosciuto Ninfadora? Lei ti disse
che noi Malandrini andavamo a trovarla spesso ed era vero, ma non erano
semplici
visite di cortesia... In realtà noi facevamo la guardia a
lei e alle
sua famiglia! Se penso che Peter era con noi... Ma non
riuscì a
tradirli. Non era lui il Custode Segreto, il Custode era zio
Alphard".
Sirius
si interruppe un istante: la
parte più difficile
veniva ora.
Sapeva che Rebecca
non avrebbe voluto, nemmeno lui voleva farlo, ma
per il momento, giusto o sbagliato che fosse, non vedeva altra
soluzione.
"Io
ho paura per te e per Jupiter. La guerra è sempre
più vicina,
e credo che sarete più al sicuro se
tornerete a Castleblack”
"Sirius...
No, ti prego, non voglio... " lo supplicò Rebecca tentando
di sollevare
le prime obiezioni, ma Sirius non la lasciò
parlare, strinse
forte
le mani tra le sue e la guardò negli occhi continuando,
implacabile,
a spiegare il suo piano.
"Tornerai
a vivere con Jupiter nella tua vecchia casa. Riprenderai la tua
solita vita. Io sarò il vostro Custode Segreto, nessuno vi
troverà
a meno che io non decida di rivelarlo. I
tuoi genitori già lo sanno, gliene ho parlato l'altra
sera... è per
quello che sono partiti in anticipo. La tua casa è stata
disabitata
per troppo tempo, Jupiter non ci ha nemmeno mai vissuto, e i tuoi
genitori in questo momento stanno mettendo tutto in ordine in attesa
del vostro ritorno. Ma
per essere ancora più sicuri è necessario che
nessuno sappia della
vostra esistenza. In questo momento Remus e Tonks stanno modificando
la memoria a Harry e ai ragazzi. Dopo
la tua partenza
modificheremo
la memoria di Arthur e degli
altri membri dell'Ordine. Nel giro di un mese nessuno si
ricorderà
più che io ho una famiglia. Solo Remus e Tonks lo sapranno".
"No,
Sirius... Io non voglio lasciarti, ho paura, non voglio stare
sola, solo con te mi sento
al sicuro! " disse Rebecca mettendosi a piangere tra le braccia
di Sirius che la tenne stretta e le accarezzò i capelli
mentre
continuava a parlare per farle capire che non era un addio, che
niente tra loro sarebbe cambiato.
Le
spiegò che non sarebbe stata una separazione definitiva, che
Remus e
Tonks li avrebbero aiutati a stare insieme, che lui sarebbe andato
spesso da lei, e che, altrettanto spesso, Rebecca sarebbe potuta
tornare a Grimmauld Place.
Poco
dopo giunsero anche Remus e Tonks, e anche loro le dissero che
sarebbe stato più facile proteggerla se fosse tornata nel
mondo
Babbano.
A
dir la verità Remus trovava eccessivo il voler modificare la
memoria
di tutti, ma Sirius, che solitamente amava il
rischio e
non guardava in faccia a nessuno, diventava esageratamente prudente
quando si trattava di proteggere la sua famiglia.
Remus
decise quindi di assecondarlo, anche perchè la situazione di
Sirius
si era fatta ancora più difficile.
Il
Ministero continuava a considerarlo il pericolo pubblico numero uno,
il braccio destro di Voldemort, e gli attribuiva persino l'evasione
di massa da Azkaban che aveva permesso il ritorno in libertà
di sua
cugina Bellatrix.
Anche
Voldemort e i suoi seguaci lo volevano morto, e Rebecca e Jupiter non
sarebbero stati risparmiati dalla loro sete di vendetta.
E
poi c'era un altro motivo, che preoccupava soprattutto Remus.
Tra
i seguaci più fedeli ed esaltati di Voldemort c'era Frenir
Greyback,
il lupo mannaro che lo aveva morso quando era bambino e che
considerava proprio i bambini le sue prede preferite.
Se
quell'essere malvagio e crudele fosse venuto a sapere che Sirius
Black aveva un figlio sarebbe stato ben lieto di riservare anche a
Jupiter lo stesso trattamento, e Remus non voleva che il suo
figlioccio patisse la sua stessa sorte.
Ci
volle del tempo per convincere Rebecca, che alla decise di
acconsentire soprattutto per amore di suo figlio.
"Se
non ci fosse di mezzo Jupiter niente e nessuno mi avrebbe fatto
andare via da Grimmauld Place!" disse alla fine. "Però
sono disposta a vivere così per sei mesi, al massimo un
anno,
dopodichè tornerò qui, che ti piaccia o no!"
Sirius
si disse d'accordo, felice che avesse finalmente acconsentito.
E
poi anche lui sperava che tutto si risolvesse nel minor tempo
possibile.
Separarsi
così da Rebecca lo faceva soffrire terribilmente.
Finalmente
era riuscito a sposarla, finalmente grazie alla sua famiglia era
riuscito ad essere felice anche a Grimmauld Place, ed ecco che ancora
una volta tutto gli svaniva tra le mani.
E
con Rebecca se ne sarebbe andato anche Jupiter, e quello gli faceva
male più di qualsiasi altra cosa.
Non
avrebbe più potuto giocare con lui tutti i giorni, non
avrebbe più
potuto prendersi cura di lui, non avrebbe più visto il
sorriso che gli rivolgeva sempre tutte le mattine quando si
svegliava e lo riconosceva.
Sirius
pensò che non ce l'avrebbe mai fatta a sopravvivere da solo
in
quella casa tanto odiata, ma se davvero teneva alla sua famiglia
doveva per forza ricorrere a quella soluzione.
Pochi
mesi di separazione sarebbero stati un giusto prezzo da pagare per
ottenere in cambio una vita intera con Rebecca
e Jupiter.
Ninfadora
aiutò Rebecca a fare le valigie, e gli uomini si occuparono
di
Jupiter lasciandole sole.
Era
giusto che Rebecca si sfogasse con la sua migliore amica che si era
appena trasferita a Grimmauld Place per stare accanto a Remus.
Tonks
era felice di stare con Remus, e
avrebbe voluto poter vivere anche con Sirius e Rebecca, sarebbero
stati una famiglia.
Dopotutto
lei era cugina di Sirius, e se avesse sposato Remus sarebbe diventata
a tutti gli effetti anche la madrina di Jupiter.
Vederli
andare via le procurò un immenso dispiacere e pianse a lungo
tra le
braccia di Remus che aveva il cuore devastato dalla rabbia per l'ennesimo colpo basso che
il destino riservava a Sirius.
Anche
Rebecca pianse tutte le sue lacrime quando tornò nella sua
vecchia
casa, e
per i primi giorni Isabel e Paul, altrettanto dispiaciuti e
addolorati, rimasero con lei per aiutarla a superare il trauma della
separazione e garantendo ancora una volta a Sirius, a cui ormai
volevano bene come ad un figlio, tutto il loro sostegno e il loro
appoggio.
Piano
piano Rebecca
per il bene di Sirius
e di suo
figlio si sforzò di tornare alla normalità,
ripetendosi che era
solo una situazione temporanea, che presto tutto sarebbe finito, e
che lei Sirius e Jupiter avrebbero potuto finalmente vivere una vita
normale e tranquilla come una qualsiasi famiglia felice.
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Capitolo 30 *** Uniti ma divisi ***
Capitolo 39 - Uniti ma divisi
Sirius, Rebecca e Jupiter -
Disegno di Elisa/Mirwen
Jupiter,
stanco ma felice, dormiva profondamente nel suo lettino dopo aver
passato un
pomeriggio al parco insieme a Rebecca.
Il figlio
di Sirius cresceva in fretta ed era sempre più curioso di
esplorare il mondo
che lo circondava, e Rebecca si rese conto che alla fine abbandonare
Grimmauld
Place si era rivelato utile e prezioso per il suo bambino che
finalmente poteva
uscire tutti i giorni, divertirsi al parco giochi ed entrare per la
prima volta
in contatto con i bambini della sua età.
Rebecca
aveva ripreso il suo lavoro di infermiera, e quando andava al lavoro
erano
Isabel e Paul che si prendevano cura di Jupiter, e Rebecca era
infinitamente
grata ai suoi genitori e infinitamente felice perché Jupiter
poteva crescere
con due nonni che gli volevano bene mentre, se fosse rimasto a
Grimmauld Place,
l'unica nonna con cui avrebbe avuto a che fare sarebbe stata quella
vecchia
pazza del ritratto che non faceva altro che chiamarlo orrendo
abominio che
infesti la casa dei miei padri.
Sirius si
recava a Castleblack quasi ogni giorno grazie al prezioso aiuto di
Remus e
Tonks, sempre pronti a coprire e a giustificare le sue assenze con la
solita
vecchia ma efficace scusa: "Sirius oggi
è in camera sua e non vuole vedere nessuno".
Tutti ci
credevano perchè sapevano quanto Sirius odiasse Grimmauld
Place
e la pessima influenza che quel luogo esercitava su di lui, e se alla
fine la sua presenza era proprio necessaria, inviavano un Patronus e
lui
rientrava immediatamente.
Purtroppo
però potevano passare anche settimane senza che si
vedessero, perché Remus
continuava la sua missione come infiltrato nel branco di Greyback, e
anche
Tonks aveva i suoi doveri di Auror da compiere, e Sirius doveva per
forza di
cose restare a Grimmauld Place, perché i membri dell'Ordine
potevano arrivare
da un momento all'altro e senza preavviso, e se non avessero trovato
Sirius in
casa sarebbero stati guai.
Quei
periodi di separazione erano duri soprattutto per Sirius,
perché Rebecca aveva
il suo lavoro e Jupiter che la tenevano occupata, mentre a Sirius
restava
soltanto la solitudine di quella grande casa.
A volte
però Sirius buttava all'aria la prudenza e si Materializzava
a Castleblack anche solo per poco tempo pur di poter vedere Rebecca
e, soprattutto, Jupiter, che
impazziva letteralmente di gioia quando suo padre gli compariva davanti
all'improvviso.
Sirius si
Materializzava sempre accanto alla poltrona
di Felpato, e Jupiter, che ormai l'aveva capito, aveva preso
l'abitudine di
giocare sempre proprio lì vicino, per essere sempre pronto a
dargli il
benvenuto.
A volte
erano Rebecca e Jupiter che tornavano a Grimmauld Place
perché anche Remus e
Tonks desideravano rivederli, e i quattro amici insieme si rilassavano
e dimenticavano per un po' tutti i problemi, e il protagonista
principale era naturalmente il figlio
di Sirius, amato e coccolato da tutti loro.
Spesso
Sirius osservava la complicità e l'affetto che legavano
Rebecca e Jupiter,
chiedendosi per l'ennesima volta perchè sua madre non fosse
mai riuscita ad
amarlo.
Sua madre
aveva amato un figlio solo, lo aveva amato più della sua
stessa vita,
e si trattava di Regulus, che era stato il suo prediletto sin dal
giorno in cui
glielo avevano messo tra le braccia per la prima volta.
Forse i
poteri magici di sua madre le avevano in qualche modo permesso di
capire che
Regulus sarebbe cresciuto a sua immagine e somiglianza mentre lui,
Sirius,
sarebbe stato diverso da tutti gli altri Black, e così aveva
deciso di
abbandonarlo al suo destino.
Almeno
suo padre non aveva mai fatto discriminazioni perchè aveva
sempre trattato
entrambi con indifferenza, non si era mai curato di sapere quali
fossero i loro
sogni, le loro aspirazioni e i loro desideri dato che erano al mondo
solo per
tramandare il nome e il sangue dei Black, il resto non contava, e
quando suo
padre parlava con lui o con Regulus era solo per lamentarsi di qualcosa
di
sbagliato che avevano fatto e per decidere la punizione adeguata.
Nonostante
tutto tra Sirius e Regulus c'erano stati sincero affetto e
complicità durante
la prima infanzia, ma crescendo si erano allontanati sempre di
più perchè
Regulus, desideroso di ubbidire a sua madre in tutto e per tutto, non
si
concedeva mai la benchè minima trasgressione e il
benchè minimo capriccio, non
esprimeva mai le sue idee e la sua personalità e dava sempre
ragione ai suoi
genitori al contrario di Sirius, che si
ribellava tanto quanto Regulus si sottometteva, e alla fine la distanza
tra
loro era diventata una voragine incolmabile fino ad arrivare alla
rottura
definitiva, giunta quando Sirius era scappato di casa.
L'ultima
volta che i due fratelli si erano parlati Sirius aveva cercato
di convincere Regulus a non unirsi ai Mangiamorte, lo aveva addirittura
supplicato mettendo da parte il suo smisurato orgoglio nel
tentativo di salvare quel fratello a cui suo malgrado si sentiva ancora
legato.
"Sono
io l'erede dei Black adesso" gli aveva
risposto Regulus fulminandolo con quegli occhi grigi tanto simili ai
suoi. "Tu te ne sei andato, hai tradito la
famiglia. Tocca a me difendere il sangue dei Black, quel sangue che
scorre
anche nelle tue vene e che tu hai rinnegato. Per te la nostra famiglia
non conta nulla, per me invece è ciò che di
più caro ho al mondo
e farò di tutto per preservare il nostro onore".
La morte
di Regulus lo aveva devastato anche se andava in giro a dire che non
gliene
importava nulla, che suo fratello se l'era cercata, che era solo un
povero
idiota che aveva fatto la fine che si meritava.
Gli unici
che sapevano quali fossero i suoi reali sentimenti erano naturalmente
Lily e i
Malandrini.
A loro
non era mai riuscito a nascondere nulla, così come non aveva
mai nascosto nulla
a Rebecca, che conosceva tutti i segreti che Sirius teneva rinchiusi
nel cuore
e che l'orgoglio dei Black gli impediva di mostrare.
"Regulus
aveva solo 16 anni quando si è unito ai Mangiamorte, e i
miei genitori non
hanno mai fatto niente per impedirlo, anzi, lo avranno sicuramente
incoraggiato!" aveva raccontato Sirius a Rebecca una notte in cui non
riusciva a prendere sonno. "Di sicuro mia madre sarà stata
molto fiera di
lui, e per mio fratello l'approvazione di mia madre significava tutto.
Lo ha
plagiato completamente, ne ha fatto un perfetto idiota,
perchè solo un idiota
poteva credere a tutto ciò che diceva quella pazza. Solo
alla fine Regulus ha
capito chi fosse veramente Voldemort, ma ormai era troppo tardi per
tornare
indietro. Se me lo avesse detto avrei potuto aiutarlo, lo avrei messo
sotto la protezione dell'Ordine della Fenice! E invece ha lasciato un
biglietto d'addio a mia madre dicendole
che ormai aveva preso una decisione e che la sua sorte era segnata. Mia
madre
impazzì del tutto, e mio padre morì poco dopo.
Soffriva da tempo di cuore, e la
morte di Regulus non fece che accelerare la sua fine. Io cercai di
scoprire
dove fosse il suo corpo, in che modo fosse morto, ma non lo abbiamo mai
scoperto, non lo abbiamo più ritrovato... Se solo fosse
venuto da me... "
"Basta
Sirius... ti fai solo del male... " gli aveva detto Rebecca
abbracciandolo
nel tentativo di porre fine a quei dolorosi ricordi.
Perchè
suo marito non riusciva a stare in pace?
Perchè
non riusciva ad essere mai completamente sereno e tranquillo?
Ne
avrebbe avuto tutto il diritto, e invece troppi fantasmi del passato
continuavano a tormentarlo, e di sicuro erano stati la sua unica
compagnia in
quei terribili anni trascorsi ad Azkaban.
Se li sarebbe
portati dietro ancora
per un bel pezzo... forse per la sua intera vita.
"Basta
così... dormi ora... " gli aveva detto Rebecca cullandolo
tra le sue
braccia, accarezzandolo e baciandogli i capelli come faceva con il suo
bambino,
perchè alla fine Sirius era come un bambino bisognoso
d'affetto, e lui di
affetto e di amore a Grimmauld Place ne aveva ricevuto ben poco, e da
quando
era rimasto solo in quella casa senza la sua famiglia si era ritrovato
a
rivivere i suoi peggiori incubi.
Ma per
fortuna c'era una nuova vita, una nuova speranza, un futuro migliore in
cui
credere: Jupiter, il suo adorato bambino, che un giorno fece a suo
padre il
regalo più bello che avesse mai ricevuto.
Il figlio
di Sirius infatti aveva iniziato a fare i suoi primi "esperimenti
linguistici", e iniziava timidamente a sussurrare "ma-ma"
e"pa-pa".
Sirius
con pazienza ed entusiasmo lo incoraggiava, e alla fine
arrivò il giorno in cui lo chiamò per nome
per la prima volta.
Sirius
era al settimo cielo e Rebecca andò in estasi tanto quanto
suo marito quando
sentì suo figlio dire: "Pa-pa
Si-us"
"Dai,
fammi sentire ancora!" disse Sirius prendendo suo figlio tra le
braccia,
felice come non lo era mai stato nella sua vita.
Il tempo
passava velocemente, si avvicinava il primo compleanno di
Jupiter, e Rebecca
e
Sirius avrebbero voluto organizzare una piccola festa alla quale
avrebbero partecipato anche Isabel e Paul insieme a Remus e Tonks.
Sarebbe
stato bello poter avere anche Harry accanto, e anche Hermione e la
famiglia
Weasley, ma purtroppo date le circostanze non si poteva fare
altrimenti, e
comunque Jupiter aveva tutta la vita davanti, ci sarebbero stati altri
compleanni.
Ma tutto stava per cambiare, ancora una volta.
Mancavano
soltanto dieci giorni al primo compleanno di Jupiter quando
Harry ebbe la sua seconda visione.
La macchina del destino si era messa in moto e niente e nessuno avrebbe
potuto fermare la sua corsa.
|
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Capitolo 31 *** Eclissi Totale ***
Capitolo 35 - Eclissi totale
Eclissi
Totale
Sembrava
una sera come tante altre.
Rebecca
stava giocando con Jupiter che ormai iniziava ad alzarsi in piedi e a
muovere i primi passi quando, all'improvviso,
Sirius si Materializzò nella stanza per la gioia di suo
figlio
che si mise a strillare eccitato per quella sorpresa improvvisa del
suo papà che lo prese subito in braccio.
Anche
Rebecca gli corse incontro, ma il sorriso si spense sulle sue labbra
quando vide l'espressione sconvolta di Sirius.
"E'
successa una cosa terribile Rebecca... Voldemort ha attirato Harry in
una trappola!
Harry è convinto che io sia prigioniero di Voldemort, e ora
è andato al Ministero della Magia con Ron, Hermione ed altri
suoi
amici per salvarmi!
E
corso in mio aiuto ma io non sono mai stato in pericolo! Se
gli succede qualcosa io... "
Jupiter
iniziò a tirare
i
capelli di
suo padre
come faceva ogni volta che voleva giocare con lui e
attirare la sua attenzione e Sirius, nonostante la preoccupazione,
riuscì a sorridergli
mentre Rebecca cercava di assimilare la notizia.
Voldemort
aveva teso ad Harry una trappola perfetta, sfruttando il suo legame
con
Sirius lo aveva colpito al cuore, perchè sapeva che Sirius
era tutto
ciò che gli restava della sua famiglia.
"Mi
hanno detto di rimanere al Quartier Generale... Ma ti pare che io
possa rimanere a Grimmauld Place sapendo che Harry è in
pericolo? Io
adesso andrò al Ministero, Rebecca, andrò insieme
a tutti gli altri
ad aiutare Harry, e se tutto andrà bene forse riusciremo
anche a
catturare Voldemort, magari riusciremo anche ad ucciderlo una volta
per tutte!"
Per
un momento Rebecca fu tentata di dire a Sirius di rimanere al
Quartier Generale, così lo avrebbe accompagnato a Grimmauld
Place e sarebbe rimasta con lui in attesa di notizie, ma
capì subito
che non poteva farlo.
Sirius
era stato messo in disparte troppo a lungo e ne aveva sofferto,
però
aveva sempre accettato le istruzioni di Silente, seppure a
malincuore, ma ora c'era Harry coinvolto in prima persona, e Sirius
non si era mai tirato indietro quando si era trattato di aiutarlo.
Il
cuore di Rebecca era diviso in due.
Da
una parte voleva che Sirius andasse ad aiutare Harry, dall'altra
voleva che restasse a casa con la sua famiglia.
Ma
anche Harry faceva parte della famiglia che lei e Sirius avevano
costruito.
Rebecca
sentì il suo cuore spezzarsi al pensiero di Harry ucciso da
Voldemort e rimpianse di non avere poteri magici, altrimenti sarebbe
andata anche lei a combattere al fianco di Sirius.
Rebecca
non poteva combattere ma avrebbe fatto la sua parte lasciando andare
Sirius, lasciando che lottasse non solo per Harry ma anche per lei e
per Jupiter, perchè se Voldemort avesse vinto, se avesse un
giorno
governato sui maghi e sui Babbani, non ci sarebbe stato scampo per
lei e per suo figlio.
Aveva
sempre saputo che un giorno sarebbe scoppiata la guerra, aveva sempre
saputo che un giorno anche Sirius avrebbe dovuto combattere, ma aveva
sempre sperato che quel giorno non arrivasse mai.
Sirius
non parlava mai della guerra quando erano insieme perchè
voleva
proteggerla e perché quando era con lei e con Jupiter
entrava in un
altro mondo, un mondo in cui c'era la loro famiglia unita, dove
c'erano tutte quelle cose che aveva sempre desiderato e mai avuto, e
aveva cercato di mantenere intatto il più a lungo possibile
quel
piccolo mondo felice che apparteneva soltanto a loro.
Jupiter
intanto si era addormentato fra le braccia di suo padre che lo
portò
nella sua camera, gli accarezzò con dolcezza i capelli e gli
diede
un bacio sulla fronte prima di posarlo nel suo lettino, poi
si
voltò per
abbracciare Rebecca che
lo strinse forte per fargli coraggio e per trovare il coraggio di
lasciarlo andare.
“Ora
devo andare Rebecca... Harry ha bisogno di me...”
“Lo
so... Vai da lui, proteggilo, salvalo... e digli che gli voglio
bene... diglielo... anche se non si ricorda più di
me...”
“Glielo
dirai tu, perché
stasera lo porterò qui, vivrà con te e con
Jupiter, non intendo
più ascoltare Silente!”
“Io e Jupiter ti
aspettiamo... Torna presto... “
“Tornerò
te lo prometto... “
Un
ultimo abbraccio, un ultimo bacio, e poi Sirius si
Smaterializzò e
cominciò così la lunga attesa di Rebecca, che
rimase alzata ad
aspettare finchè, vinta dalla stanchezza, si
addormentò.
Il
suono del campanello la svegliò di soprassalto.
Corse
ad aprire la porta col cuore pieno di sollievo ma durò un
solo
istante, perchè fu immediatamente colta da un brivido di
paura.
Perchè
suona il campanello?
Sirius
si Materializza sempre in casa, non avvisa mai, mi coglie sempre di
sorpresa...
Con
mani tremanti aprì la porta, e sulla soglia trovò
Remus sconvolto
e disperato.
“Rebecca...
“ fu tutto ciò che Remus riuscì a dire,
schiacciato da un dolore
che gli toglieva le forze e il respiro, ma non ebbe bisogno di
aggiungere altro perché nei
suoi occhi pieni di angoscia Rebecca lesse la verità, e
quello
sguardo spezzò all'istante il suo cuore.
"Vattene
Remus... non dire nulla... Non dire nulla! Vattene via, ti prego...
vattene via!" gli disse indietreggiando nella stanza con le mani
davanti a se, respingendolo con tutte le sue forze.
Non
voleva farlo entrare, non voleva che parlasse, perchè
se Remus fosse entrato, se Remus avesse parlato, lei avrebbe dovuto
accettare la verità e non voleva farlo, non poteva farlo...
“Mi
avevi promesso che saresti tornato... Me lo avevi promesso
Sirius!”
Rebecca
urlò la sua disperazione, Remus la prese tra le braccia e
lei gli si
aggrappò come un naufrago si aggrappa ad un ancora di
salvezza
sapendo benissimo che non ci sarebbe stato scampo per lei, che niente
e nessuno l'avrebbe protetta da quella tempesta.
Le
lacrime uscirono con violenza dai suoi occhi e il suo cuore
già
spezzato sembrò sul punto di scoppiare, incapace di
sopportare un
dolore così grande, e lei sperò che succedesse
davvero, sperò che
il suo cuore smettesse di battere una volta per sempre,
sperò di
morire, per essere libera da quella sofferenza terribile e infinita.
Remus
non riuscì a fare altro che tenerla stretta e piangere
insieme a
lei, incapace di darle conforto, perchè niente di quello che
avrebbe
fatto o detto sarebbe riuscito ad alleviare quel
dolore.
Remus
non ricordava di avere mai vissuto prima d'ora un esperienza tanto
terribile.
Aveva visto Sirius scomparire
dietro un misterioso
velo, e aveva dovuto mettere da parte la sua disperazione per
impedire ad Harry di attraversare l'arco dietro al quale era sparito
il suo padrino, perchè Harry era pronto a varcare quella
soglia per
cercarlo, convinto che lo avrebbe ritrovato, pronto a combattere di
nuovo al suo fianco per proteggerlo come aveva sempre fatto, e
aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per trattenerlo ed
impedirgli di correre incontro alla morte.
Le
urla disperate di Harry gli riecheggiavano ancora nelle orecchie e ad
esse si univa il pianto disperato di Rebecca, e quel dolore si
aggiungeva al dolore che straziava l'anima e il cuore dello stesso
Remus che ancora una volta era rimasto solo.
Sirius se n'era andato di nuovo e stavolta per
sempre, e un altro pezzo della vita di Remus se ne andava via
con
lui.
E tutto era finito anche per Rebecca.
Sirius
se n'era andato portandosi via i loro sogni, i loro progetti, le loro
speranze, la loro vita, il loro amore.
Solo
una cosa le aveva lasciato: Jupiter.
Per
lui sarebbe dovuta andare avanti, per lui avrebbe dovuto vivere.
"Remus,
portami
da lui... Ti prego, portami da lui... voglio vederlo per l'ultima
volta... Sirius...
Il mio Sirius... "
Il
cuore di Remus iniziò a sanguinare quando dovette spiegarle
che non
avrebbe mai più rivisto Sirius, che quel suo ultimo
disperato e
legittimo desiderio non si sarebbe mai realizzato perché un
maledetto velo se lo era portato via facendolo sparire per sempre.
"Ma
allora... Allora forse non è morto! Forse è solo
prigioniero di
quel velo, è prigioniero di un incantesimo! Ti
prego, fai qualcosa, torna indietro a liberarlo!”
implorò
Rebecca. "Remus, ti prego, non dirmi di
no! Tu sei un mago, tu sei il suo
migliore amico, lo so che puoi salvarlo, lo so che puoi farlo! Tu sai
sempre tutto Remus! Ti prego Remus, riportalo da me! Riportami il mio
Sirius... Ti prego Remus... " continuò a supplicare Rebecca
scossa dai
singhiozzi.
Remus
non riuscì a sostenere lo sguardo di
Rebecca, quegli occhi
pieni di lacrime che lo fissavano devastati dal dolore, e
pensò
di nuovo a Harry
che poche ore prima gli aveva rivolto la stessa supplica.
"Fermalo...
salvalo... E' appena passato..."
Harry
e Rebecca si affidavano a lui, e lui non poteva fare nulla...
nulla...
Se
solo avesse potuto lo avrebbe fatto, avrebbe salvato
il suo migliore amico, perché
non c'era niente che non desiderasse di più che poterlo
avere di
nuovo al suo fianco.
Se
solo avesse potuto avrebbe
attraversato
quel velo per permettere a Harry di riabbracciare il suo padrino,
se solo avesse potuto avrebbe riportato
Sirius da
Rebecca e Jupiter che lo amavano e che avevano bisogno di lui, ma
non era
in grado di farlo, non era
possibile farlo,
e si sentì inutile, impotente e
disperato.
"Se
n'è andato... " disse Remus, ripetendo le stesse parole che
aveva rivolto ad Harry. "Sirius se n'è andato Rebecca... Ed
è
rimasta questa... "
Tirò
fuori dalla tasca la bacchetta magica di Sirius e la mise tra le mani
di Rebecca che piangendo se la strinse al petto, incapace di
accettare la realtà, incapace di credere che fosse tutto
ciò che
rimaneva del suo Sirius
che
l'aveva amata di un amore infinito e che lei avrebbe continuato ad
amare per sempre.
Remus
la prese tra le braccia e insieme piansero per Sirius, uniti nel
dolore.
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Capitolo 32 *** E la vita continua ***
Capitolo 35 - E la vita continua
E
la vita continua
Erano
passati quasi due anni dalla scomparsa di Sirius, e Rebecca piangeva
nuovamente tra le braccia di Remus, ma stavolta per la gioia.
Teddy era nato da poche ore, e Remus, orgoglioso
papà, era
subito andato ad avvisare lei e Jupiter.
Finalmente una splendida
notizia, un raggio di sole nell'oscurità dopo quella
tremenda
notte al Ministero che aveva segnato l'inizio della seconda guerra
contro Voldemort.
Da allora era stato un
susseguirsi di tragici eventi.
Severus Piton aveva ucciso Albus Silente, Harry era in fuga
con
Ron ed Hermione e, come se non bastasse, pochi mesi prima i Mangiamorte
avevano ucciso il padre di
Ninfadora, privandolo così della gioia di poter
conoscere
quel nipote che portava il suo nome.
Remus
e Dora si erano sposati esattamente un mese dopo la morte la morte di
Silente: quel tragico evento li aveva fatti riavvicinare dopo un
lungo periodo di separazione.
A dir la verità era
stato Remus ad
allontanarsi da Dora, e per Rebecca, già devastata dal
dolore, era
stato un altro duro colpo: tutto
il
suo mondo era
andato
in pezzi nel giro di pochi mesi.
Avevano
passato dei momenti difficili, momenti che Rebecca preferiva non
ricordare, perchè non era stato solo il matrimonio di Remus
a
vacillare ma anche l'amicizia e la stima che da sempre lei aveva
nei confronti Remus dato che si era schierata apertamente
dalla parte di
Dora.
"Vattene via, non ti voglio
più vedere! Se
Sirius fosse qui ti avrebbe fatto pentire di essere nato!"
gli aveva urlato cacciandolo di casa senza sapere che anche Harry gli
avrebbe presto riservato lo stesso trattamento.
Era stato il momento
più brutto della sua vita dopo la scomparsa di Sirius,
perchè non si stava privando soltanto di un amico prezioso,
ma
stava anche togliendo a Jupiter il sostegno del suo padrino.
Ma anche Tonks era un'amica preziosa, era la madrina di Jupiter,
aspettava un bambino...
Fortunatamente tutto questo apparteneva al passato,
Remus aveva recuperato la
ragione ed era tornato ad essere un marito innamorato e un
padre felice, e nel
cuore di Rebecca da quel giorno ci sarebbe stato sempre un posto
speciale anche per il piccolo Teddy.
"Mamma... non piangere..." l'aveva implorata
Jupiter.
Vedere
sua mamma in lacrime lo aveva spaventato, e Rebecca aveva subito
preso in braccio il suo amato bambino, la sua unica ragione di vita, il
piccolo angelo che l'aveva salvata dall'inferno in cui
era piombata dopo che il suo adorato Sirius se n'era andato.
"Non
piangere amore, va tutto bene... La mamma è felice
perchè Teddy è
uscito dal pancione di zia Dora e presto potrai conoscerlo, e quando
sarete grandi giocherete insieme, e sarete dei bravissimi maghi ad
Hogwarts!" gli aveva detto Rebecca, e Jupiter le aveva sorriso.
La
nascita del piccolo Teddy sarebbe stato per Jupiter uno dei primi
ricordi felici dopo la morte di suo padre, perchè il figlio
di
Sirius aveva già dimostrato di avere un potere speciale,
Rebecca
se n'era accorta quando Jupiter aveva iniziato a parlare e aveva
cominciato a dirle, nel suo linguaggio di bambino, che ricordava "la
casa grande di papà Sirius".
Aveva
capito subito che suo figlio si riferiva a Grimmauld Place, ma non
capiva come facesse a ricordarsene, era impossibile, era troppo
piccolo, e così lo aveva riferito a Remus.
"Rebecca,
tuo figlio sarà un grande mago!" le aveva detto Remus
orgoglioso dopo aver verificato di persona quel singolare talento del
suo figlioccio. “Alla
sua età non dovrebbe ricordarsi di Sirius, eppure i fatti
dimostrano
il contrario! Probabilmente passare la sua prima infanzia in un luogo
ricco di magia come Grimmauld Place circondato da tutti i Maghi
dell'Ordine deve aver stimolato da subito i suoi poteri!”
"Jupiter...
ha davvero
dei
poteri magici?" aveva chiesto Rebecca incredula.
Ma
certo che era un mago, perchè se ne meravigliava? Era
il figlio di Sirius...
Però
era strano pensare che il suo bambino un giorno avrebbe usato una
bacchetta magica, avrebbe studiato in una scuola di magia, avrebbe
fatto parte di un mondo diverso... un mondo che, in quel momento, non
aveva niente di buono da offrire.
Rebecca,
dopo la scomparsa di Sirius, aveva provato una autentica repulsione
per il mondo magico che le aveva tolto tutto ciò che di
più
prezioso aveva al mondo, e per un lungo periodo si era augurata che
suo figlio fosse un Babbano come lei dato che non aveva alcuna
intenzione di farlo andare ad Hogwarts.
E,
se le cose fossero andate avanti in quel modo, difficilmente Jupiter
avrebbe potuto frequentare la Scuola di Magia, perchè per il
mondo
magico lui era solo un Nato Babbano, e nel mondo governato da
Voldemort ci sarebbe stato spazio solo per i Purosangue.
Dopo aver scoperto che suo figlio era un mago
Rebecca si era sentita fiera e
orgogliosa.
I
poteri magici erano un dono di Sirius, e in questo modo una parte di
lui continuava a vivere in Jupiter.
Remus,
dopo la morte di Silente, le aveva proposto di nascondersi in un
luogo segreto, protetta dai membri dell'Ordine della Fenice
perchè
temeva per la loro vita, ma Rebecca non aveva voluto sentire ragioni.
"Non
voglio nascondermi da nessuna parte. Sirius era il nostro Custode
Segreto, e ormai nessuno potrà torturarlo per fargli
confessare dove
ci troviamo. Voldemort vuole Harry, è lui che bisogna
proteggere
adesso, io e Jupiter non corriamo nessun rischio,
cosa potrebbe volere Voldemort da noi? Lo so, Bellatrix ha giurato di
uccidere i rinnegati
della famiglia Black, ma non può trovarci, l'Incanto
Fidelius ci
protegge! Ti
ricordi Sirius a Grimmauld Place? Ti ricordi come soffriva
perchè
era costretto a nascondersi? Io voglio che il mio bambino sia libero,
anche Sirius lo vorrebbe! Tu sai quanto è stata dura per
noi...
Jupiter ha vissuto la mia sofferenza, ha sofferto a sua volta, ma ora
ha trovato un equilibrio, ha i nonni che gli vogliono bene,
può
giocare con i bimbi della sua età... Non voglio portarlo via
di qui,
non voglio che la sua vita venga stravolta di nuovo! Lasciamolo in
pace, Remus, ti prego!"
Remus
aveva rispettato la volontà di Rebecca, e lui e Tonks
avevano
aggiunto ai loro impegni con l'Ordine della Fenice anche la
sorveglianza della famiglia di Sirius, e a volte Remus pensava che
forse Rebecca aveva ragione, forse avrebbe dovuto nascondere anche
lui la sua famiglia tra i Babbani.
"Ho visto anche Harry a Villa Conchiglia... E' molto provato dagli
avvenimenti però sta bene! E ha anche accettato di fare da
padrino a Teddy!" disse Remus e Rebecca tremò
per il sollievo perchè da mesi nessuno aveva più
avuto
sue notizie, e Rebecca viveva con l'angoscia di perdere anche lui.
Le
mancava molto Harry, avrebbe tanto voluto averlo accanto dopo la
scomparsa di Sirius, sarebbe stato di grande conforto per lei, ed era sicura che anche per Harry sarebbe stato lo
stesso.
Insieme
avrebbero potuto condividere quel dolore ed essere un valido sostegno
l'uno per l'altra, ma ancora una volta Silente aveva ritenuto
opportuno tenerli separati e tenere Harry all'oscuro della sua
esistenza e di quella di Jupiter.
Rebecca
ancora non riusciva a credere che Sirius non ci fosse più e
a
volte, quando era in casa, rimaneva in attesa di un segno, di un
rumore, di un qualsiasi piccolo segnale che annunciasse l'imminente
Materializzazione di Sirius nel salotto, e anche Jupiter continuava a
giocare vicino alla poltrona
di
Felpato
in
attesa di quel segnale che non sarebbe arrivato mai più.
Quando
Jupiter compiva un nuovo progresso Rebecca d'istinto afferrava un
foglio e iniziava a scrivere a Sirius quello che aveva fatto il loro
bambino con l'intenzione di inviarlo via gufo a Grimmauld Place,
salvo poi ricordarsi che non c'era più nessuno a Londra ad
attendere
le sue lettere.
A
volte scriveva lo stesso quello che aveva da dire a Sirius anche se
quelle lettere non sarebbero mai state spedite, fingendo che fosse
solo partito per un lungo viaggio e che un giorno sarebbe tornato da
lei, anche se sapeva che era solo una disperata favola che non poteva
fare a meno di raccontarsi per trovare il coraggio di andare avanti
giorno dopo giorno.
Per
fortuna c'erano Remus e Dora, il cui aiuto si era rivelato prezioso e
fondamentale.
Remus
stava pian piano diventando un punto di riferimento importante per
suo figlio, mentre Dora ormai era a tutti gli effetti una fantastica
madrina che faceva sempre ridere Jupiter con le sue buffe
trasformazioni.
E
ora c'era anche il piccolo Teddy a
far parte della famiglia.
Pochi giorni dopo Rebecca potè
finalmente conoscerlo, e Jupiter
osservò incuriosito quel piccolo fagottino dai capelli blu
che
dormiva tranquillo nella sua carrozzina mentre zia Dora e la mamma
chiacchieravano nel parco del castello di Alphard.
Era
il 2 maggio 1998.
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Capitolo 33 *** 2 maggio 1998 ***
Capitolo 32 - 2 maggio 1998
2 Maggio 1998
Era
un bellissimo giorno di primavera che portava già con se il
profumo
dell'estate.
Al castello di
Alphard il piccolo Teddy dormiva
tranquillo nella sua carrozzina sistemata all'ombra di uno dei tanti
alberi del parco, mentre Tonks raccontava a Rebecca la sue prime
esperienze da mamma e chiedeva consigli.
Jupiter
invece aveva letteralmente sequestrato zio Remus, al quale chiedeva
continuamente di eseguire nuove magie e nuovi incantesimi.
Il
suo preferito era l'Incanto Patronus, e Jupiter si divertiva a
rincorrere quel bellissimo lupo d'argento che il suo padrino sapeva
evocare con tanta bravura.
La
tranquillità di quel pomeriggio venne però
interrotta dall'arrivo
di un gufo che si posò sulla spalla di Remus.
"E'
il gufo di Kingsley!" disse Remus leggendo il messaggio.
"Cosa
succede?" chiese Tonks avvicinandosi allarmata.
“Harry
sta bene?” chiese Rebecca, il cuore stretto in una morsa.
"Voldemort
sta andando ad Hogwarts! Harry è ad Hogwarts! Finalmente ci
siamo,
si combatte, è la battaglia decisiva!" esclamò
Remus, e Dora
lanciò un urlo di trionfo.
"Portiamo
Teddy da mia madre e poi andiamo!" disse dirigendosi a passo
deciso verso la carrozzina, ma Remus la trattenne per un braccio: "Tu
non vai da nessuna parte. Tu resti qui con Rebecca e Teddy. Ti
farò
avere io mie notizie appena potrò" le disse con un tono che
non
ammetteva repliche.
Tonks
naturalmente iniziò a protestare: voleva andare ad Hogwarts,
voleva
combattere, voleva stare accanto a suo marito...
Rebecca
si allontanò insieme a Jupiter con la scusa di controllare
se il
piccolo Teddy si era svegliato perchè non voleva assistere a
quel
dialogo tra Remus e Tonks, era un momento intimo, privato, e poi era
sin troppo facile per lei pensare a quando Sirius l'aveva salutata
prima di recarsi all'Ufficio Misteri.
Capiva
Remus e il suo desiderio di proteggere sua moglie, ma non poteva fare
a meno di schierarsi a favore di Tonks.
Quante
volte in quei due anni aveva rimpianto di non avere poteri magici,
quante volte si era chiesta se avrebbe potuto cambiare le cose e
salvare Sirius se fosse stata anche lei una strega e se avesse
seguito suo marito all'Ufficio Misteri!
Remus
fece una carezza a Teddy che continuava a dormire ignaro di tutto, e
davanti agli occhi di Rebecca l'immagine di Remus e Teddy si
sovrappose a quella di Sirius che posava Jupiter nel suo lettino
prima di andarsene.
Remus,
dopo aver salutato Teddy, si inginocchiò per poter guardare
Jupiter
negli occhi.
"Adesso zio Remus
deve andare" disse
sorridendo al suo figlioccio che iniziò a protestare, ma
quando Remus tirò fuori dalla tasca una Cioccorana Jupiter
lanciò un grido di gioia e gli buttò le braccia
al collo per
ringraziarlo.
Voleva bene a zio
Remus e andava pazzo per la
cioccolata che gli portava sempre, perchè era una cioccolata
molto
speciale, che faceva passare i brutti sogni.
“Ora
vai da zia Dora, e fai il bravo, mi raccomando!” disse Remus
sorridendo.
Jupiter
gli diede un ultimo abbraccio, sorrise e scappò via.
Remus
lo guardò allontanarsi, e poi si rivolse a Rebecca: non
c'era più
il sorriso sul suo volto, e nemmeno l'allegria nei suoi occhi.
"Rebecca,
ascolta, ho detto a Dora di rimanere qui ma so già che non
lo farà,
mi ha detto di sì solo per tenermi buono. Non appena mi
sarò
Smaterializzato verrà anche lei ad Hogwarts... Figurati, non
sarebbe
mai capace di stare con le mani in mano, un Auror in gamba come lei!"
disse Remus fiero ed orgoglioso.
"Cercherò
di trattenerla qui il più possibile, anzi,
cercherò di non farla
andare via!" disse Rebecca.
"Apprezzo
lo sforzo ma so già che sarà inutile. Sai meglio
di me quanto è
testarda!" disse Remus guardando con affetto sua moglie che,
tenendo a bada l'ansia e la preoccupazione, stava intrattenendo
Jupiter sfoggiando le sue migliori capacità di
Metamorfomagus.
"Remus...
Ti voglio bene, lo sai?" disse Rebecca stringendolo tra le
braccia.
"Lo
so... E ti voglio bene anch'io... Coraggio Rebecca, è
l'ultima
battaglia, lo so, lo sento!" le disse Remus tenendola stretta.
"So che sei forte e che ce la farai, in questi due anni lo hai
dimostrato! Sirius sarebbe orgoglioso di te!"
"Mai
quanto io sono orgogliosa di lui... e di te... " disse Rebecca
con le lacrime agli occhi, stringendolo ancora più forte per
non
lasciarlo andare via.
Quando
aveva salutato Sirius non sapeva che si trattava di un addio, ma
adesso si rendeva conto che quella poteva essere l'ultima volta che
parlava con Remus, il migliore amico di Sirius, il padrino di suo
figlio, che l'aveva accompagnata in ospedale quando era nato Jupiter,
che aveva fatto da testimone di nozze quando si era sposata, che si
era assunto il tremendo compito di dirle che Sirius se n'era andato.
Remus
c'era sempre stato, nella gioia e nel dolore.
Era
il fratello che non aveva mai avuto, il migliore amico che si potesse
mai avere.
Sapeva
che Remus avrebbe combattuto senza risparmiarsi e che si sarebbe
sacrificato se fosse stato necessario per permettere al mondo magico
di uscire da quell'incubo e per garantire a suo figlio un avvenire
più sereno e felice.
Remus
si sciolse dall'abbraccio di Rebecca, e dopo averle dato un bacio
sulla fronte si Smaterializzò.
"Ciao
zio Remus!" gridò Jupiter, e poi si avvicinò di
nuovo alla carrozzina per osservare Teddy.
Pochi istanti prima gli aveva chiesto se voleva giocare con lui, ma
Teddy non aveva risposto e aveva continuato a dormire.
La mamma gli aveva spiegato che un giorno avrebbe parlato
anche lui e
avrebbero potuto giocare insieme, ma nel frattempo lui cosa avrebbe
fatto?
Era stanco di giocare da solo, e poi voleva anche lui i capelli blu, e
anche saper fare l'Incanto Patronus, ma zio Remus non glielo
aveva ancora insegnato perchè era troppo piccolo!
Jupiter si mise ad agitare un legnetto fingendo che fosse una bacchetta
magica, senza accorgersi di cosa stava accandendo attorno a
lui.
"Ti
prego Dora non andare, rimani qui con me, aspetteremo
insieme!” la
supplicò Rebecca, ma Tonks fu irremovibile.
" Non
posso Rebecca, devo fare la mia parte, e questo lo sai benissimo
anche tu. Hai sempre detto che avresti voluto combattere al fianco di
Sirius... e ora vuoi impedire a me di aiutare Remus?”
“Questo
è un colpo basso Ninfadora” disse Rebecca
arrendendosi.
“Non
chiamarmi Ninfadora” replicò Tonks gettandole le
braccia al collo,
e le due amiche si abbracciarono per l'ultima volta.
Tonks
diede un ultimo bacio a Jupiter e si Smaterializzò insieme a
Teddy,
e Rebecca rimase sola con suo figlio in attesa che si compisse il
destino del mondo magico.
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Capitolo 34 *** Fine del primo tempo ***
Capitolo 36 - Fine del primo tempo
Fine
del primo tempo
Erano passati quasi due giorni, e Rebecca ancora non aveva ricevuto
notizie di Remus e Tonks.
Quel lungo silenzio non prometteva niente di buono, Rebecca lo sapeva.
Forse Voldemort aveva
trionfato, e ora Remus e Tonks erano prigionieri e non potevano
mettersi in contatto con lei.
Forse erano stati costretti a fuggire, e non era prudente mandare un
Patronus.
O forse...
No, non ci voleva pensare, non finchè non avesse avuto la
certezza definitiva.
E poi... Harry...
All'improvviso Rebecca si ricordò di Radio Potter.
Aveva seguito spesso i programmi clandestini insieme a Remus e Dora,
spesso anche Remus aveva partecipato attivamente, e Jupiter si
divertiva tanto quando sentiva la voce di zio Remus uscire dalla radio.
Iniziò a cercare la frequenza ripetendo continuamente Hogwarts Express, la
parola d'ordine stabilita durante l'ultima trasmissione, ma non
successe niente.
"Che stupida, non
riuscirò mai a captare le frequenze... io non ho poteri
magici e non ci sono maghi qui con me..."
"Mamma... zio Remus alla radio?" chiese Jupiter, e Rebecca
sussultò quando si rese conto che in quella stanza un mago
c'era
anche se aveva solo tre anni!
Non ci fu bisogno di pronunciare la parola d'ordine, il mondo magico
era libero, non servivano più programmi radiofonici
clandestini,
e bastò il tocco della piccola mano di Jupiter per far
sì
che la radio trovasse la frequenza giusta.
Qualcuno stava parlando, e Rebecca ebbe un tuffo al cuore quando
riconobbe la voce di Harry.
"Jupiter... Harry è vivo! Ce l'ha fatta! Harry ce l'ha
fatta!"
esclamò Rebecca abbracciando il suo bambino, ma la sua
felicità fu di breve durata.
Harry parlava della sconfitta di Voldemort ma non c'era
felicità nella sua voce, sembrava fosse lui lo sconfitto e
in un
certo senso era così che si sentiva, perchè per
arrivare
alla vittoria aveva dovuto pagare un prezzo altissimo, aveva perso una
dopo l'altra le persone a lui più care, a cominciare dai
suoi
genitori.
Con voce spezzata dal dolore iniziò a leggere i nomi di
coloro
che avevano perso la vita durante quella che già veniva
chiamata "La Battaglia di Hogwarts", e il primo
nome familiare che Rebecca sentì fu quello di Fred Weasley.
Pensò immediatamente a Molly e Arthur, a George e a tutto il
resto della famiglia.
Ricordò tutte le risate che le avevano fatto fare i gemelli
a
Grimmauld Place e i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
Ma non era finita, il peggio doveva ancora venire e arrivò
quando sentì i nomi di Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Lo sapeva che erano morti, anche se in quei giorni si era voluta
illudere inventandosi mille giustificazioni e mille motivi per spiegare
il loro prolungato silenzio.
E allora se lo sapeva, se lo aveva sempre saputo, perchè si
meravigliava, perchè piangeva, perchè si sentiva
come se
l'avessero pugnalata al cuore?
"Remus... amico caro...
Jupiter ti
vuole bene, dovevi insegnarli l'Incanto Patronus... come
farò a
dirgli che anche tu non ci sei più? E come farò a
dirgli
che se n'è andata anche zia Dora? E Teddy... Teddy
è rimasto
solo... "
"Mamma... zio Remus... zia Dora... con papà
Sirius?" chiese Jupiter nel suo linguaggio di bambino.
Aveva già capito, gli era bastato vedere sua madre piangere.
Aveva solo tre anni ma sapeva già quanto poteva essere
crudele la vita.
Ma sapeva anche che nel cielo c'era una stella speciale, luminosa e
bellissima.
Brillava più di tutte le altre e
si chiamava Sirius, come suo padre, e ogni notte appariva sempre sopra
la sua casa, accanto alla costellazione di Orione.
Sirius Orion.
Il nome di suo padre era scritto nel cielo, e Jupiter
diceva
sempre che suo padre viveva in quella stella così bella, e
aveva
deciso che anche zio Remus e zia Dora avrebbero vissuto lì
con
lui.
"Così stanno insieme... " disse Jupiter sforzandosi senza
riuscirci di trattenere le lacrime, e Rebecca nonostante tutto non
potè fare a meno di sorridere nel rendersi conto di quanto
suo
figlio fosse già così orgogliosamente Black.
"Non vergognarti di piangere Jupiter... " disse Rebecca
stringendolo tra le sue braccia. "Volevi bene a zio Remus e zia Dora, e
anche loro te ne volevano tanto... Ora se ne sono andati ma
noi
non li dimenticheremo... vivranno sempre nel nostro cuore... come
papà... "
E mentre lo cullava per fargli coraggio le venne
in mente quello strano episodio accaduto la notte prima.
Jupiter si era svegliato e l'aveva chiamata e lei era
corsa nella
sua camera col cuore in gola, convinta che lo avrebbe trovato disperato
e in lacrime come al solito, perchè Jupiter la chiamava di
notte soltanto quando sognava suo padre.
Ma Jupiter non piangeva, Jupiter era seduto nel suo lettino e sorrideva
come se avesse ricevuto il più bel regalo del mondo.
"Mamma... papà parla con Harry nel bosco!"
"Hai sognato papà e Harry?"
"Sì! Harry vince papà lo aiuta! Papà
dice a Harry... noi
siamo qui!"
Jupiter aveva indicato con il dito il cuore di Rebecca che aveva
iniziato a battere più forte.
Rebecca si era portata la mano al
petto e aveva avvertito la presenza di Sirius accanto a loro,
come
se avesse trovato il modo
di tornare anche se solo per un istante.
Non poteva illudersi, non doveva illudersi, ma Jupiter era
così
convinto... e lei voleva crederci, doveva crederci... E ci credeva.
Si fidava di suo figlio e si fidava del suo cuore.
"Adesso viene Harry?" chiese Jupiter guardandola speranzoso, e solo in
quel momento Rebecca si
rese conto che l'Incantesimo di Memoria non era stato
sciolto e non sarebbe più stato possibile farlo.
Remus e Dora se n'erano andati, non c'era più
nessuno nel mondo magico che ricordasse la loro esistenza.
Jupiter si aspettava di rivedere almeno Harry, e invece anche questo
gli sarebbe stato negato.
Un senso di solitudine, di vuoto e di abbandono le strinse il cuore in
una morsa: non poteva farcela, non ce l'avrebbe mai fatta, non era in
grado di affrontare una cosa simile, non ne aveva più la
forza,
aveva troppo sofferto in quegli ultimi due anni.
Ma poi pensò a Sirius, che aveva trascorso 13 anni di
solitudine
vuoto ed abbandono ad Azkaban, che era riuscito a resistere ai
Dissennatori e a fuggire quando nessuno ce l'aveva mai fatta, armato
solo del suo coraggio e della consapevolezza di essere innocente.
Il dolore che provava la faceva sentire sola, ma in realtà
non lo era.
Aveva i suoi genitori che l'avrebbero aiutata, aveva Jupiter che amava
tanto quanto aveva amato Sirius se non di più e che le
avrebbe
dato ancora una volta il coraggio di superare quell'ennesimo dolore.
"E' tutto
finito lo sai Jupiter? Non dobbiamo più avere paura di
Voldemort, Harry lo ha cacciato via per sempre!" disse Rebecca
mentre la gioia di sapere Harry vivo si
fondeva con il dolore per la morte di Remus e Tonks e il disperato
desiderio di poter stringere di nuovo Sirius tra le braccia, una volta
soltanto, una volta ancora...
"Però Harry... Harry non potrà venire da noi
adesso...
No, non piangere, Harry sta bene, davvero, devi credermi! Non
può venire perchè deve stare a Hogwarts ancora
per
qualche anno... ma un giorno verrà a trovarci te lo
prometto!"
disse Rebecca.
Era una bugia, Rebecca lo sapeva, e sapeva anche che avrebbe dovuto
raccontargli dell'Incantesimo di Memoria, ma non era quello il momento
giusto per farlo.
Jupiter aveva bisogno di un po' di sollievo e di un po' di speranza.
"Anche tu andrai a Hogwarts quando avrai undici anni... e diventerai un
mago bravissimo... "
"Come papà?"
"Sì Jupiter... " disse Rebecca sorridendo tra le lacrime. "E
papà ti vedrà dalla sua stella
e sarà fiero
di te... "
"Me la canti la canzone della stella?"
Rebecca gliela cantava spesso, sapeva che faceva sentire Jupiter in
qualche modo vicino a suo padre e questo dava anche a lei consolazione
e conforto, e anche se in quel momento aveva solo voglia di piangere
sapeva di non poter dire di no, perchè era
così
che Jupiter aveva deciso di dire addio a zio Remus e
zia
Dora.
"Non so se riuscirò a cantartela bene... ma farò
del mio
meglio... " disse Rebecca trattenendo le lacrime mentre lo portava alla
finestra per permettergli di salutare la sua stella speciale.
Twinkle twinkle little star, how I wonder what you are
Up above the world you shine like a diamond in the sky
Twinkle twinkle little star, how I wonder what you are
"Sirius amore mio... ce la
farò come ce l'hai fatta tu, te lo prometto... " pensò
Rebecca guardando il cielo mentre Jupiter si addormentava sfinito tra
le sue braccia.
Avrebbe provveduto lei all'istruzione magica di suo figlio.
Al Castello di Alphard c'era una biblioteca fornita di tutti i libri
possibili e immaginabili, che parlavano di incantesimi pozioni e
formule magiche.
C'erano le Fiabe di
Beda il Bardo che Jupiter già
conosceva, c'erano Storia
di Hogwarts e Il
Quidditch attraverso i secoli.
Jupiter li avrebbe letti tutti in attesa di ricongiungersi al mondo in
cui apparteneva.
Avrebbe ricevuto la lettera da
Hogwarts, Rebecca ne era certa.
Lo avrebbero contattato credendolo un Nato Babbano, ma avrebbero
trovato... L'Erede dei
Black.
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Capitolo 35 *** Secondo tempo ***
Capitolo 34 - Secondo tempo
Secondo Tempo
"E
questo è tutto, Hermione" disse Rebecca concludendo il suo
racconto.
"Questo
è tutto? Per me è già sin troppo!" pensò
Hermione mentre il suo cervello lavorava frenetico per assimilare le
informazioni ricevute.
Rebecca
aveva conosciuto Sirius a 25 anni e a 27 anni era rimasta vedova con
un figlio di un anno.
Quanti
legami spezzati, quante famiglie distrutte.
I
Weasley senza Fred, Andromeda senza marito, figlia e genero, il
piccolo Teddy senza i genitori.
E
poi c'era Harry, che aveva sofferto come e più degli altri,
ma che
ora, per fortuna, era felice e sereno accanto a Ginny e ai suoi
bambini.
E
adesso, all'improvviso... la
famiglia di Sirius!
"Io
non so cosa dire..." disse Hermione ancora confusa. "Noi
pensavamo che la famiglia Black si fosse estinta nel ramo maschile e
che gli unici membri ancora viventi fossero Andromeda e sua sorella
Narcissa! Sirius aveva lasciato tutto ad Harry, niente faceva pensare
che... "
"Sirius
ha lasciato Grimmauld Place ad Harry e a Jupiter il castello di
Alphard, e il resto del patrimonio dei Black è stato diviso
in parti
uguali tra loro due!" spiegò Rebecca, ma Hermione in quel
momento non era molto interessata all'aspetto legale della faccenda.
"Dobbiamo
avvisare tutti, dobbiamo sciogliere l'Incantesimo
di Memoria!
Anni fa ho sottoposto anch'io i miei genitori ad un incantesimo
così
ma solo per pochi mesi! Mi chiedo se dopo così tanti anni
avremo
ancora i ricordi intatti o ci saranno delle conseguenze, forse dovrei
prima consultare qualche volume della biblioteca di Hogwarts... "
"Se
hai bisogno di qualche libro ti portiamo su al castello, lì
ne trovi
quanti ne vuoi!" disse Jupiter che ormai
conosceva quasi a memoria i libri dello zio Alphard.
Rebecca
notò il turbamento di Hermione mentre guardava Jupiter, e si
rese conto di quanto fosse
grande la sua somiglianza con Sirius.
Nel
mondo Babbano nessuno aveva mai fatto confronti tra padre e figlio,
perché
quei pochi che avevano conosciuto Sirius sotto la falsa
identità di
John Smith lo ricordavano a malapena.
Nel
mondo
magico però
tutti
avrebbero notato che Jupiter assomigliava a suo padre praticamente in
tutto tranne che nel colore dei capelli, e ne sarebbero stati colpiti
esattamente come lo era in quel momento Hermione.
"Mamma,
quando mi porti a comprare la bacchetta magica?" chiese Jupiter
impaziente, scorrendo la lista del materiale che gli occorreva. "Mi
serve anche un calderone! E due divise! E tutti questi libri! No, non
è giusto!" esclamò all'improvviso
visibilmente
contrariato. "Perchè non si possono portare i manici di
scopa
personali? Però
ne voglio uguamente comprare uno nuovo, quello di zio Alphard
è
troppo vecchio!"
"Ma
tu sai già volare su una scopa?" chiese Hermione sbalordita.
"Certo!
Su al castello c'è una vecchia scopa, la mamma la usava per
pulire
il pavimento, non lo sapeva che era magica! Invece io tre anni fa
l'ho presa in mano e ha iniziato a muoversi, e allora ci sono salito
sopra e... "
"...
e mi ha fatto prendere un colpo, temevo che si ammazzasse, e invece
è
nato per volare!" concluse Rebecca ridendo mentre ricordava la
prima vera magia di suo figlio. "A sette anni ha letto Il
Quidditch attraverso i secoli, e
da allora ha deciso che avrebbe fatto il Cercatore! E pensare che suo
padre era negato per il Quidditch!"
Hermione sussultò: suo padre.
Sirius.
Ancora
stentava a crederlo, e fissava in continuazione la foto del
matrimonio di Sirius e Rebecca che le aveva mostrato Jupiter.
Aveva
fatto la damigella d'onore e non ricordava nulla, ed era logico visto
che la sua memoria era stata modificata, eppure non poteva fare a
meno di sforzarsi per cercare di richiamare quei ricordi sepolti
dentro di lei anche se sapeva che era inutile, l'unica maniera per
ricordare era eseguire il corretto controincantesimo.
"Chissà
quando lo saprà Harry!"
HARRY!
Cosa
faceva ancora lì, non c'era un attimo da perdere,
Harry doveva vedere con i suoi occhi, doveva conoscere la
famiglia
di Sirius!
"Venite
con me, presto, vi porto a casa mia! Ho bisogno di un Auror che mi
rimetta a posto i ricordi, e per fortuna mio cognato è il
miglior Auror
che ci sia!" disse Hermione sorridendo maliziosa.
Ora toccava a lei sorprendere Rebecca!
"Mio
cognato è il Capo del Dipartimento per l'Addestramento Auror
del
Ministero. Ha sposato Ginny...
e io ho sposato Ron! Ma credo che tu abbia già
capito di
chi sto parlando!" concluse Hermione ridendo mentre il cuore di Rebecca
scoppiava di felicità.
Hermione
aggiornò rapidamente Rebecca e Jupiter sulle loro situazioni
familiari, e Rebecca si entusiasmò
quando seppe che il primogenito di Harry si chiamava James Sirius,
però sollevò non poche obiezioni quando seppe che
il secondogenito
si chiamava Albus Severus.
"In
effetti è una cosa che in famiglia ha fatto decisamente
scalpore!"
spiegò Hermione ridendo. "Ron ancora non si da pace, ha
addirittura chiesto a Ginny se non fosse sotto Maledizione Imperius
quando ha accettato la proposta di Harry di dare il nome del
professor Piton a suo figlio! Ma Harry ha deciso di chiamarlo
così
perchè alla fine ha scoperto che Piton era un amico
d'infanzia di
sua madre e che in realtà lo proteggeva da Voldemort! E' una
storia
lunga e te l'ho anche raccontata male, ma io non sono la persona
più
adatta per farlo, questo è compito di Harry!"
"Qualunque
sia stata la motivazione, poco ma sicuro che Sirius non gli avrebbe
mai permesso di usare quel nome!" disse Rebecca.
"Allora,
andiamo da Harry sì o no?" chiese Jupiter decisamente
annoiato
da tutti quei discorsi, e impaziente di poter finalmente incontrare
tutte quelle persone che aveva visto solo in fotografia.
"Hai
ragione Jupiter, non ha senso aspettare ancora!" disse Hermione.
"Ora ci Smaterializzeremo, e vi porterò a casa mia... ad
Hogsmeade!"
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Capitolo 36 *** Hogsmeade ***
Capitolo 36 - Hogsmeade
Dopo
la fine della guerra il
negozio dei Tiri
Vispi Weasley era
stato abbandonato al suo destino perchè George,
senza il
suo gemello, non aveva più la voglia e l'ispirazione per
creare
nuovi scherzi.
Fred
e George erano sempre stati gli idoli di Ron, che aveva sempre
approvato e sostenuto i loro progetti, e non poteva permettere che il
negozio di Diagon Alley chiudesse: era stato anche il sogno di Fred, e
non
voleva che anche quel sogno morisse insieme a lui, e così,
nel tempo
libero, andava a Diagon Alley per aiutarlo nella gestione
del
negozio.
Presto
Ron aveva scoperto che il mondo dei Tiri Vispi Weasley lo attirava
molto di più della carriera di Auror del Ministero, e
così aveva
deciso di lavorare
accanto a George in qualità
di
socio, mentre ad Hermione era stata offerta la cattedra di
Babbanologia.
La
Preside McGrannit desiderava tenere accanto a se quella che era
considerata una delle migliori streghe mai esistite, ed Hermione
aveva accettato con entusiasmo.
La
proposta di lavoro della McGrannit era arrivata insieme
alla proposta di matrimonio di Ron, e così i due avevano
comprato
casa ad Hogsmeade per permettere ad Hermione di conciliare lavoro e
famiglia, e per permettere a George di realizzare un altro vecchio
sogno suo e di Fred: rilevare Zonko e trasformarlo in un negozio di
Tiri Vispi Weasley per educare all'arte dello
scherzo
le future generazioni di studenti che avrebbero frequentato Hogwarts.
George
era così rimasto a Londra, e viveva a Diagon Alley con sua
moglie
Angelina Johnson che lo aiutava nella gestione
del
negozio, ed era anche
diventato
padre da pochi mesi di un bambino che non poteva che chiamarsi Fred.
Dopo
tanta
sofferenza finalmente la vita era tornata a sorridere anche a lui.
Anche
Ron ed Hermione si godevano la loro meritata felicità, e
dopo un
periodo di "rodaggio" in veste di padrino e madrina del
piccolo James Sirius Potter erano diventati a loro volta genitori di
Rose, nata due mesi dopo Albus Severus, il secondogenito di Harry e
Ginny.
Hermione
si Materializzò insieme a Jupiter e a Rebecca nel centro di
Hogsmeade e li guidò verso la sua casa, un appartamento
situato
proprio sopra il negozio di scherzi, e mentre passeggiavano
illustrava loro gli
angoli più importanti del villaggio.
Rebecca
rimase incantata da Hogsmeade che le ricordava i villaggi delle
favole che aveva letto da bambina, quando era convinta che maghi,
streghe ed incantesimi fossero solamente il frutto della fantasia dei
Fratelli Grimm.
"Questo
è l'unico villaggio di tutta la Gran Bretagna abitato
esclusivamente
da maghi" spiegò Hermione salendo in cattedra. "Nel 1612
c'è stata la Rivolta dei Folletti, mentre lassù
sulla collina c'è
la Stamberga Strillante che un tempo era creduta l'edificio
più
infestato dai fantasmi di tutto il paese mentre in realtà...
Oh,
Merlino! Ma proprio a te Rebecca lo vengo a raccontare?"
esclamò
Hermione.
"Sì,
in effetti sono abbastanza ferrata sull'argomento" rispose
Rebecca sorridendo mentre vedeva per la prima volta quello che era
stato il Quartier Generale dei Malandrini.
Chissà
quante volte Sirius aveva percorso
le
strade di Hogsmeade insieme a Remus
e a James... e
sicuramente
aveva anche fatto qualche passeggiata romantica con
la fidanzatina del momento.
Rebecca
non potè fare a meno di provare un pizzico di invidia nei
confronti
di quella sconosciuta ragazza che aveva percorso quelle strade
accanto a Sirius in un tempo ormai lontano.
Hermione
invece non potè fare
a
meno di pensare che a Harry per un anno era stato proibito di recarsi
ad Hogsmeade perchè Sirius era evaso da Azkaban, e tutti
credevano
che lo volesse uccidere.
Ricordò
i manifesti con il suo viso da ricercato affissi ovunque nel
villaggio e spostò
lo sguardo su Jupiter, che invece
passeggiava
libero e indisturbato osservando tutto quanto ad occhi sgranati.
"Mamma
guarda! Le Cioccorane che mi portava sempre zio Remus!"
esclamò Jupiter davanti alla vetrina di Mielandia.
Entrò
spedito nel negozio seguito da Rebecca ed Hermione, e
si ritrovò faccia a faccia con un ragazzino di circa otto
anni
che stava facendo scorta di caramelle accompagnato dalla nonna.
Rebecca
lo guardò e si sentì mancare il respiro.
Era
un neonato l'ultima volta che lo aveva visto, ma lo riconobbe
immediatamente.
Non lo aveva mai dimenticato,
così
come non aveva mai dimenticato i suoi genitori.
"Ciao Hermione!"
esclamò, e i
suoi
capelli blu diventarono viola per l'entusiasmo.
Era
un Metamorfomagus come sua madre e
il suo sguardo era dolce come quello di suo padre
anche se
nei
suoi occhi c'era molta più luce e molta più
serenità, perchè fortunatamente non
doveva convivere
con l'angoscia
della maledizione che aveva perseguitato Remus per tutta la
vita.
"Teddy!"
esclamò Rebecca con il cuore che batteva all'impazzata
mentre il
cuore di Andromeda, al contario, rischiò di fermarsi.
"Sirius...
" sussurrò con un filo di voce, portandosi una
mano
alla
bocca
e osservando Jupiter come se veramente fosse stato un fantasma.
Non
era
Sirius, non poteva essere Sirius, ne era perfettamente consapevole, e
poi quel ragazzino era biondo, però la somiglianza era
impressionante, lei Sirius lo aveva visto nascere, lo aveva visto
crescere... e gli occhi...
Si
accorse che Rebecca
portava al dito un
anello
con inciso lo stemma dei Black,
e di nuovo rimaste sbalordita e senza parole.
Erano
parenti, senza dubbio... ma da dove venivano?
"Credo
che sia oppurtuno presentarci" disse avvicinandosi a Rebeccca.
"Io sono Andromeda Black, la figlia di Cygnus Black e di Druella
Rosier Black" disse in tono solenne, ripetendo la formula di
presentazione
in
uso tra le famiglie Purosangue che tante volte aveva pronunciato
durante i noiosi ricevimenti a cui da giovane aveva dovuto
presenziare suo malgrado.
Andromeda
era una Black rinnegata, ma certe abitudini erano radicate in lei e
dure a morire.
"Signora
Andromeda... Lei
non mi conosce ma io sì..." disse Rebecca ancora frastornata
da quell'incontro inaspettato. "Mi chiamo Rebecca Scott, sono
una Babbana... e sono... ero... la moglie di
Sirius... Ninfadora era una mia carissima amica, e Remus è
stato il
padrino di mio figlio!”
Rebecca
si voltò e fece un cenno a Jupiter che le si
avvicinò, gli mise un
braccio intorno alle spalle, lo portò di fronte ad Andromeda
e
sorridendo con orgoglio disse: "Lui è Jupiter Alphard. Il
figlio di Sirius".
Mentre
Rebecca era di nuovo
costretta
a ripercorrere in poco tempo gli ultimi 11 anni della sua vita a
beneficio di Andromeda, e mentre Hermione era sempre più
impaziente
di riacquistare la memoria perduta, Jupiter e Teddy gettavano le
prime basi di un'amicizia
che avrebbe già potuto essere di lungo corso se il destino
non li
avesse separati così presto.
Teddy aveva ereditato l’esuberanza e la
vivacità di zia Dora e travolse
Jupiter come un fiume in
piena, rivolgendogli mille domande cariche di entusiasmo mentre dava
fondo alle Cioccorane esposte in negozio, esortando Jupiter a fare
altrettanto e illustrandogli la biografia dettagliata di tutte le
figurine dei maghi celebri che trovavano in ogni confezione.
“Ma
davvero tu sei il figlio di Sirius Black? Io so tutto di tuo padre,
tutti conoscono la storia di tuo padre! Lo sai che andava a scuola
con mio padre e che erano amici? Ed era anche il padrino di Harry
Potter! A proposito, Harry è il mio padrino!" concluse con
orgoglio.
Teddy
gli spiegò che il Ministero aveva sempre cercato di far
passare
sotto silenzio il fatto che si fossero sbagliati a giudicare
colpevole Sirius Black mandandolo ad Azkaban senza regolare processo,
perchè era imbarazzante per loro dover ammettere un errore
così
grande.
Harry
però, alla fine della guerra, aveva fatto in modo che tutti
sapessero la verità e che si rendessero conto
che
il suo padrino era innocente, che non aveva mai tradito James e Lily
Potter, e che non era mai stato il braccio destro di Voldemort come
tutti avevano sempre erroneamente pensato.
Nessuno
aveva messo in dubbio la parola di Harry Potter, e anche il nuovo
Ministro della Magia, Kinglsey Schaklebolt, scese in campo al fianco
di Harry per riabillitare definitivamente il nome di Sirius Black.
Venne
anche a sapere che la casa di Grimmauld Place,
sempre per volere di Harry, era stata trasformata in un museo
dedicato all’Ordine della Fenice in cui veniva raccontata la
storia
di quel gruppo di maghi coraggiosi che avevano unito le loro forze
per contrastare l’ascesa di Lord Voldemort.
"Ma
c'è ancora il ritratto di mia nonna che insulta
tutti?” chiese Jupiter, sicuro che Teddy
avrebbe avuto la risposta: quel ragazzino era una miniera di
informazioni che aveva carpito a Harry e Andromeda sin dal momento in
cui aveva cominciato a parlare e a fare domande.
“Sì,
c’è ancora e hanno dovuto
creare un altro ingresso perchè i visitatori si divertivano
a
fare rumore apposta per svegliarla!" rispose Teddy e Jupiter si mise a
ridere perchè li capiva perfettamente.
Rebecca infatti gli aveva raccontato che quando
aveva più o meno
otto
mesi il suo gioco preferito consisteva proprio nel gattonare
strillando sotto il ritratto di Walburga col chiaro intento di farla
infuriare.
Rebecca cercava in
tutti i modi di tenerlo lontano da lì e a Sirius
ribolliva il sangue ogni volta che sentiva Walburga insultare suo
figlio, ma nello stesso tempo si sentiva orgoglioso del suo
bambino che non aveva
paura di quella vecchia strega.
Jupiter
non ricordava nulla e quindi non vedeva l'ora di poter rivedere quel
bizzarro quadro con i suoi occhi per scoprire se si sarebbe arrabbiato
di nuovo e divertirsi un po'.
“Allora
stai per andare a Hogwarts? Come
ti invidio... Io devo aspettare ancora tre anni!” disse
Teddy. “Hai
mai usato una bacchetta magica? Io sì! Un giorno ho preso la
bacchetta alla nonna e ho incendiato la siepe dei nostri vicini di
casa! Quanto si è arrabbiata... "
"Mi
sembra che qui c'è qualcuno che si sta divertendo!" disse
Hermione avvicinandosi
sorridendo seguita
da Rebecca e Andromeda.
"Dai,
andiamo! Devo assolutamente recuperare la mia memoria, mettere a
posto la memoria di Ron e chiamare Harry! E poi devo avvisare la
Preside! Avanti, su, non c'è un
minuto da
perdere!" esclamò piena di
entusiasmo.
"Sì,
dai, andiamo da Ron!" esclamò Teddy. "Vedrai, Jupiter, che
spettacolo i Tiri Vispi Weasley!"
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Capitolo 37 *** L'abbraccio che aspettavo ***
Capitolo 36 - L'abbraccio che aspettavo
L'abbraccio
che aspettavo
Jupiter
aveva
già deciso che da grande sarebbe andato ad abitare a
Hogsmeade, perchè
non esisteva al mondo un
posto
più bello!
Prima
Mielandia, ora i Tiri Vispi Weasley... per non parlare di tutte le
altre meraviglie che doveva ancora
scoprire!
E
poi c'era Teddy, il figlio di zio Remus e di zia Dora, con il quale
era subito entrato in sintonia e che lo incuriosiva parecchio
perchè
era il primo mago più o meno
della
sua età con cui entrava per la prima volta in contatto.
Anche
Teddy era Metamorfomagus come zia Dora, e in quel momento
stava
mostrando
a
Rebecca le sue trasformazioni migliori.
Jupiter
notò che sua madre rideva ma allo stesso tempo sembrava
quasi che
volesse mettersi a piangere, e anche lui provava una sensazione
strana perchè Teddy gli faceva pensare a zio Remus e zia
Dora, a
tutte le volte che avevano giocato
insieme
a lui, a tutte le volte che lo avevano consolato quando sentiva la
mancanza di suo
padre, a
quando
zio Remus gli dava le Cioccorane e la tristezza svaniva...
ma poi Teddy iniziò a parlare di Quidditch e anche
quei
pensieri svanirono.
Teddy
era cresciuto in una famiglia in cui il Quidditch era il pane
quotidiano.
Harry era stato il
più giovane Cercatore di Hogwarts,
Ron era stato portiere del Grifondoro, George Weasley e sua moglie
Angelina ai tempi della scuola avevano ricoperto rispettivamente il
ruolo di Battitore e Cacciatore mentre Ginny era addirittura
stata
Cacciatore nelle
Holyhead
Harpies.
Dietro
la Tana dei Weasley c'era un piccolo campo
dove
da sempre si giocavano amichevoli partite in famiglia, e Teddy a sei
anni già smaniava perchè voleva partecipare
attivamente al gioco, e
così Harry aveva deciso di farlo scendere in campo come
Portiere,
almeno non avrebbe dovuto svolazzare qua e là con il rischio
di
cadere e rompersi l'osso del collo.
Mai
mossa fu più azzeccata: Teddy si rivelò subito
essere un portiere
estremamente abile, e
il suo più grande sogno era quello di ricoprire
un giorno quel
ruolo
nei Cannoni di Chudley, la sua squadra nel cuore.
“Lo zio di mio padre ha giocato come
Battitore nel Puddlemere United!” disse
Jupiter.
"Lo so... si chiamava Alphard, era anche zio di mia nonna... Lei andava
a vederlo giocare quando era piccola... " disse con aria cupa
Teddy mentre i
suoi capelli iniziavano a diventare grigi.
Il Puddlemere United
era il più acerrimo rivale dei Cannoni di Chudley, e il rischio che Jupiter diventasse un loro
tifoso era
concreto perché era sempre
stata la squadra del cuore dei Black, persino nonna Andromeda
simpatizzava per loro!
Teddy invece era sempre andato allo stadio con Harry... era stato lui a
trasmettergli la passione per i Cannoni di Chudley!
Si
ripromise di far cambiare idea a Jupiter prima che fosse troppo tardi.
Mentre
Teddy completava la sua conferenza sul Qudditch Hermione
effettuò il
controincantesimo per sciogliere l'Incantesimo
di Memoria
e Ron, dopo
alcuni
secondi di smarrimento (e
un paio di miseriaccia)
abbracciò
Rebecca e rimase sbalordito davanti a Jupiter,
incapace
di credere che quel ragazzino che gli stava di fronte fosse lo stesso
neonato che aveva conosciuto a Grimmauld Place.
"Ora,
Ron, fammi tu il controincantesimo!" disse Hermione che non
vedeva l'ora di recuperare i suoi ricordi perduti, e
la
prima
cosa
che la
sua memoria
mise
a fuoco
fu il matrimonio di Sirius e Rebecca, forse perchè aveva
ancora
negli occhi la fotografia che le aveva mostrato poche ore prima
Jupiter.
Che
Jupiter fosse il figlio di Sirius lo aveva capito già da un
pezzo,
però era bello poter ricordare quei momenti passati insieme
e
poter finalmente abbracciare Rebecca come una vecchia amica.
"Dai,
ora vieni a casa mia... Andiamo a chiamare Harry!" li esortò
Hermione impaziente, e Rebecca la seguì altrettanto ansiosa
mentre
Jupiter rimase nel negozio.
Teddy
gli stava illustrando tutte le meraviglie dei Tiri Vispi Weasley, e
Ron suggerì a Rebecca di lasciarlo stare, ci avrebbe pensato
lui a
portarlo di sopra.
Hermione
salì le scale che collegavano il negozio al suo
appartamento, e
Rebecca si rese conto
di
non essere l'unica Babbana presente a Hogsmeade poichè
conobbe i
genitori di Hermione che si prendevano cura della piccola Rose, una
bellissima bambina di circa due anni che somigliava molto alla madre
e che aveva i capelli di un bellissimo rosso ramato, la
più bella tonalità di rosso mai apparsa nella
famiglia Weasley,
come amava sempre sottolineare Ron.
"E
ora Rebecca preparati, perchè sto per chiamare Harry!"
esclamò
Hermione e, afferrata la bacchetta magica, evocò il suo
Patronus e
gli
affidò il seguente messaggio: "Harry,
vieni subito
a
casa mia, è
urgente! Ci
sono importanti novità che riguardano Sirius!"
Pochi
istanti dopo
Rebecca,
per la prima volta dopo tanti anni, udì l'inconfondibile
suono che
annunciava la Materializzazione di un mago.
"Ciao
Hermione,
ma cos'è successo?
Cosa
devi dirmi su Sirius?"
chiese Harry entrando nella
stanza.
"Resta fermo così...
Devo metterti a posto
la
memoria!" disse Hermione emozionata, pregustando il momento in
cui Harry avrebbe compreso la verità.
Harry
battè le palpebre stupefatto ma non ebbe tempo di ribattere
perchè gli
venne puntata contro
la bacchetta magica,
e un terremoto si scatenò nel suo cervello.
“Harry... Quanto
mi sei mancato... Se
soltanto Sirius potesse vederti ora... “
Rebecca moriva
dalla voglia di corrergli incontro e di abbracciarlo ma non si mosse
e restò con il fiato sospeso in attesa che l'incantesimo
facesse
effetto e la riconoscesse.
Harry
si
guardò intorno
ancora confuso,
e
finalmente la vide.
Al
primo
momento gli apparve come una giovane
donna
che lo
guardava
emozionata,
ma subito nella sua testa iniziarono a farsi strada ricordi lontani,
ed iniziò a pensare ad una ragazza che
aveva conosciuto
molti anni prima.
Ma
era un'altra
persona... o era la stessa?
Grimmauld
Place... lei era più giovane e aveva un bambino in
braccio... E lui era
arrabbiato molto arrabbiato...
"Vuoi
vedere la cicatrice? Ecco guarda! Sei contenta adesso?"
Un
bambino di pochi mesi
toccava la sua cicatrice e lui non si arrabbiava... Un bambino a cui
stava imparando a voler bene...
Anche Teddy toccava
la sua cicatrice quando era molto piccolo, anche i suoi figli lo
facevano, e lui aveva sempre avuto l'impressione di avere
già
vissuto quel momento, e si era sempre chiesto
perchè...
“Twinkle
twinkle little star, how I wonder what you are... “
La
ninna nanna preferita dai suoi bambini, era stato lui ad insegnarla a
Ginny... ma dove l'aveva imparata?
Non lo sapeva... La conosceva e
basta...
"E' una ninna nanna molto
popolare fra i Babbani, anche tua madre la conosceva, e a volte
Sirius... quando era con te... "
Questa voce... questa voce che gli parlava di
Sirius e della sua infanzia...
"Sei
il mio figlioccio, Harry... Ci tengo ad averti accanto in un giorno
così
importante!”
Sirius... Questa era la voce di Sirius...
Sirius gli stava parlando, gli stava chiedendo di fare da
testimone di nozze...
Lui era
stato il testimone delle
nozze
di Sirius con...
"Rebecca...
" sussurrò Harry mentre la sua memoria spezzata si
ricomponeva.
"Harry...
Ti
ricordi di me?" chiese Rebecca visibilmente
commossa.
“Rebecca...
la mia madrina... “ sussurrò
Harry
con un nodo in gola mentre Rebecca gli andava incontro, e finalmente si
scambiarono quell'abbraccio che Rebecca
aveva atteso per dieci lunghi anni.
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Capitolo 38 *** Harry e Teddy ***
Capitolo 38 - Harry e Teddy
Harry e Teddy
“Harry!
Che bello ci sei anche tu!”
Teddy
entrò in casa e corse subito ad
abbracciare il suo padrino al quale non vedeva l'ora di comunicare le
importanti novità che aveva scoperto.
“Ma
lo sai chi è lui?” esclamò
trascinandolo letteralmente verso Jupiter.
“E'
figlio di Sirius Black! Il
figlio del tuo padrino! E sai chi era il suo padrino? Il
mio papà!
E
se tu sei il mio padrino, e se il
mio
papà era il padrino di Jupiter e se Sirius Black era il tuo
padrino
vuol dire che siamo parenti?" esclamò Teddy entusiasta
mentre i suoi capelli continuavano a cambiare colore.
"Certo
che siete parenti" gli spiegò sorridendo Andromeda. "Io e
Sirius eravamo cugini di primo grado
e quindi anche tu e Jupiter siete cugini, e sareste entrambi
sull'Albero Genealogico dei Black se io e Sirius non fossimo stati
cancellati tanti anni fa".
"Ma
dai,
finalmente
ho
un cugino anch'io!
Albus
e James ne hanno tanti, solo io non ne avevo
nemmeno uno!”
Nemmeno Jupiter aveva cugini dato che Rebecca era figlia unica ma in
quel momento Jupiter non ci pensava, tutta la sua attenzione era
rivolta a Harry che lo guardava incapace di credere ai propri occhi.
"Sirius... ora so che cosa
provavi tutte le volte che mi vedevi... " pensò
Harry mentre Jupiter lo osservava altrettanto stupito ed
incredulo.
Sapeva
che un giorno lo avrebbe incontrato, sua madre glielo aveva sempre
detto, e si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto quando se lo
sarebbe ritrovato di fronte.
Il momento era arrivato e Jupiter non ebbe un attimo di esitazione, gli
corse incontro e gli buttò le
braccia al collo provando un'emozione alla quale
non riusciva a dare un nome.
"Ma
Harry, cosa fai, piangi?" chiese Teddy stupito quando si accorse
che il suo padrino aveva gli occhi lucidi.
"Sono
felice" disse semplicemente Harry stringendo Teddy con un
braccio mentre con l'altro continuava a tenere stretto Jupiter.
“Sono
felice perché il
mio padrino mi ha appena
fatto
un regalo”.
Non
era in grado di trovare altre parole per far capire a Teddy come si
sentiva in quel momento quando lui per primo non riusciva ancora a
rendersi conto di quello che gli era appena successo.
"Allora
io mi commuoverò quando mi regalerai la Firebolt 3000!"
esclamò
Teddy, e Andromeda lo rimproverò: "Ma insomma! Ti sembra
questo
il momento?"
"Lascia
stare Andromeda... Ormai lo sai com'è fatto questo piccolo
Malandrino!" disse Harry arruffando i capelli di Teddy che gli
sorrise felice: gli piaceva essere chiamato così.
Harry
voleva un bene infinito a Teddy, che lo ricambiava con lo stesso
trasporto.
Il
legame tra loro era speciale, perchè oltre ad
essere
padrino e figlioccio erano entrambi rimasti orfani senza aver avuto la
possibilità di conoscere i loro genitori.
Solo Harry riusciva a comprendere Teddy da questo punto di vista, e
solo Teddy riusciva a capire fino in fondo il vuoto che Harry aveva nel
cuore e, sebbene fosse solo un bambino, si riteneva comunque fortunato
perchè poteva contare sull'affetto e il sostegno di nonna
Andromeda e del suo padrino, mentre Harry non aveva avuto nemmeno
questo.
Per
Harry era inevitabile pensare a Sirius ogni volta che stava con
Teddy, e
non era mai stato
difficile per lui compiere il suo dovere di padrino perché
gli
bastava
pensare a tutto
quello
che avrebbe voluto fare con Sirius e a tutto
quello
che Sirius aveva
fatto
per lui.
Sirius
era stato presente nella vita di Harry per soli due anni, e
i
loro incontri erano sempre stati brevi, frettolosi e clandestini a
parte il periodo trascorso a Grimmauld Place.
Ma
Sirius
anche se lontano gli era sempre stato vicino, Harry aveva sempre saputo
di poter
contare su di lui in ogni momento e per qualsiasi cosa, e
Sirius aveva sempre
risposto alle sue lettere, aveva sempre risposto ad ogni sua richiesta
di aiuto.
Aveva
risposto tutte le volte… tranne una.
E
in quell’occasione ci aveva pensato Remus a proteggerlo e ad
aiutarlo ad accettare la dura realtà.
Remus
era
diventato il suo punto di riferimento dopo la morte di Sirius, e
Harry ancora ringraziava
il destino che gli aveva permesso di essere presente a Villa
Conchiglia quando
Remus
era
giunto ad annunciare la nascita di Teddy.
Proprio
in quell’occasione era stato nominato padrino, anche se al
momento non
si era reso pienamente conto di ciò che era successo e
dell’importanza
che Teddy avrebbe avuto nella sua vita.
L'abbraccio
che aveva scambiato con Remus in quell'occasione e l'immagine di lui
che felice sorridente svaniva nella notte erano gli
ultimi ricordi che aveva dell'uomo che un tempo era stato il migliore
amico di suo padre e del suo padrino.
James,
Sirius, Remus… I Malandrini di Hogwarts se n’erano
andati uno
dopo l'altro, rendendolo orfano per ben tre volte.
“La
felicità arriverà”.
Questo
aveva pensato dopo la battaglia di Hogwarts, quando il dolore per la
morte delle persone che aveva amato era più forte della
gioia per la
sconfitta definitiva di Voldemort.
E
alla fine la felicità era arrivata davvero, era arrivata con
Ginny.
Quella
che tutti avevano sempre pensato fosse l'innocente cotta di una
bambina si era in realtà rivelato un vero e profondo amore,
che
aveva rappresentato tutto quello di cui Harry aveva bisogno per
rinascere, per guarire, per ricominciare.
E
poi erano arrivati i doni più preziosi: James Sirius e Albus
Severus, che insieme a Teddy e Ginny rappresentavano quell'affetto
sicuro che la vita gli aveva a lungo negato.
E
ora, all'improvviso, la scoperta che il suo legame con Sirius, l'unica
famiglia che avesse mai avuto, non si
era mai spezzato.
Harry ripensò a ciò che Luna Lovegood
gli aveva detto tanti anni prima.
“Le
cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare... anche se non
come
ce lo aspettiamo..."
Avevi ragione Luna.
Avevi proprio ragione.
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Capitolo 39 *** Gocce di memoria ***
Gocce
di memoria
Il primo giorno di Rebecca e Jupiter nel mondo magico fu memorabile.
Ron ed Hermione li invitarono a fermarsi a pranzo e ovviamente rimase
anche Harry, ancora frastornato dagli avvenimenti.
Completavano il gruppo Teddy e Andromeda, perchè niente e
nessuno avrebbe potuto portare via Teddy da quella nuova famiglia
appena scoperta e della quale già sentiva di fare parte.
Harry avrebbe voluto rimanere di più con loro, ma purtroppo
per
quel pomeriggio il Primo Ministro sarebbe andato a visitare il Centro
di Addestramento Auror e la presenza di Harry era per forza di cose
necessaria.
“A proposito Rebecca... il Ministro della Magia è
Kingsley
Schackebolt!” la informò Harry, e Rebecca
restò
senza parole: il suo matrimonio era stato celebrato nientemeno che dal
Primo Ministro in persona!
A Jupiter dispiaceva lasciare Hogsmeade, non voleva separarsi
così presto da Teddy, che era un perfetto compagno di giochi
e
che gli stava dando molte informazioni sul mondo magico.
Per non parlare di Harry!
Non immaginava che incontrarlo di nuovo gli avrebbe procurato una
emozione così grande e così forte... era stato
quasi come
ritrovare suo padre!
Alla fine anche Teddy accompagnò Jupiter e Rebecca
a casa insieme a Harry, e una
volta giunti a destinazione i due ragazzini si precipitarono nella
camera di Jupiter che mostrò a Teddy la sua Playstation, e
Teddy
andò in estasi davanti a quel meraviglioso marchingegno
fabbricato dai Babbani.
“Avrò bisogno del tuo aiuto nei prossimi giorni,
Harry...
Devo andare a comprare i libri per Jupiter ma, soprattutto, lo
devo registrare all'anagrafe magica! Per i Babbani
è come
se fosse figlio di padre ignoto visto che ha sempre portato il mio
cognome, ma per il mondo magico è come se non fosse mai
nato!
Desidero che possa finalmente avere la sua vera
identità e
chiamarsi Black come suo padre quando andrà a Hogwarts!"
“Mi sembra giusto, gli spetta di diritto. Dammi il suo
certificato di nascita e ci penserò io” le aveva
detto
Harry, e Rebecca era andata in camera a prendere due buste sigillate
con lo stemma dei Black.
“Questo è il certificato di nascita rilasciato
dall’ospedale Babbano dov’è nato
Jupiter, e questo
è il testamento di Sirius, in cui riconosce Jupiter come suo
figlio”
Harry la guardò stupito: c'era un altro testamento di
Sirius?
Rebecca gli sorrise e iniziò a raccontargli come stavano le
cose.
Grimmauld Place, 30
Dicembre 1995
Rebecca stava provando
per l'ennesima volta l'abito da sposa sotto l'attenta supervisione di
tutte le donne di casa.
Le stava benissimo,
valorizzava al
massimo la sua figura, non c'era bisogno di aggiungere ulteriori
modifiche, era perfetto così e l'indomani sarebbe apparsa a
Sirius in tutto il suo splendore.
All'improvviso la porta
si aprì e Sirius apparve sulla soglia.
Molly lanciò
un urlo: "Non
devi vederla adesso! Porta male!" e Tonks, rapida come un fulmine, gli
chiuse la porta in faccia e contemporaneamente gli lanciò un
Incantesimo Confundus per fare in modo che dimenticasse tutto quello
che poteva avere visto.
“Ma non si
bussa prima di entrare?” esclamò Rebecca
indispettita.
Ormai lei e Sirius
stavano insieme da
un anno e mezzo e avevano un figlio di sei mesi, il loro rapporto non
avrebbe di certo vacillato se lui l'avesse vista in abito da sposa
qualche ora prima del matrimonio, ma doveva essere una sorpresa...
possibile che gli uomini non capissero certe cose?
"Quando hai finito
scendi un attimo,
ti devo parlare" le disse Sirius attraverso la porta chiusa, e poi
scese nello studio di suo padre.
Non gli andava di star
lì, ma
d'altra parte era l'unico posto in cui si trovavano tutti i documenti
più importanti che riguardavano la famiglia Black, e Sirius
aveva un po' di questioni da sistemare che riguardavano la famiglia che
aveva creato con Rebecca e della quale faceva parte anche Harry.
"Eccomi, Sirius" disse
Rebecca raggiungendolo, un po' intimorita dall'austerità di
quella stanza fredda e buia.
"E così
domani ci sposiamo..." aveva esordito Sirius sorridendo e avvolgendola
nel suo abbraccio.
"Sì l'ho
sentito dire... " aveva risposto Rebecca ridendo e posandogli un bacio
sulle labbra.
"Ascolta, ci sono delle
cose di cui
devo parlarti, cose un po' noiose, ma devo, come si suol dire,
sistemare i miei affari! Ecco, guarda... Con questo documento riconosco
Jupiter come mio figlio e unico erede. Finchè la mia
innocenza
non sarà riconosciuta si chiamerà Jupiter Alphard
Scott,
ma quando tutto sarà finito
chiamerà Jupiter Alphard
Black... E' incredibile quanto io ci
tenga, chi
l'avrebbe mai detto che un giorno il cognome Black sarebbe diventato
così importante per me! Qui invece c'è scritto
che a
Jupiter spetta il castello di zio Alphard, mentre in quest'altro
documento lascio questa casa a Harry... "
"Sirius, smettila, mi
stai facendo
paura... Questo non è un documento qualsiasi, questo
è il
tuo testamento!" esclamò Rebecca.
"E va bene, lo
è! Guarda, sono
d'accordo con te, avrei potuto benissimo evitare di farlo, ma Remus ha
continuato ad insistere, dice che è meglio tutelarsi, che i
beni
dei Black sono tanti, che devono essere amministrati con cura, che non
si sa mai cosa potrà succedere se scoppierà la
guerra...
Insomma, pur di farlo tacere ho messo giù queste due righe!
Dai,
non fare quella faccia, è solo una precauzione, ora li metto
via
e non ne parleremo più, ma era giusto che tu lo
sapessi"
aveva concluso Sirius e le aveva dato un bacio sulla fronte.
"A proposito... Prima
l'Incantesimo
Confundus di Dora non mi ha raggiunto, però stai tranquilla,
non
ho visto quanto eri bella con l'abito da sposa!”
“Ma doveva
essere una sorpresa!” protestò Rebecca.
“Non ti
preoccupare, domani
sarò l'uomo più sorpreso del mondo!”
disse Sirius
ridendo e baciò Rebecca che lo ricambiò con
trasporto.
Per alcuni minuti si
isolarono da
tutto, condividendo le emozioni e la felicità di quelle
poche
ore che li separavano dal momento in cui sarebbero diventati marito e
moglie, e infine uscirono dallo
studio per raggiungere
Jupiter che rideva felice in salotto in compagnia di Harry, Hermione e
dei ragazzi Weasley che, come sempre, si facevano in quattro per farlo
divertire.
"Pochi giorni dopo il nostro matrimonio venne effettuato l'Incantesimo
di Memoria. Io tornai a vivere a Castleblack, e Sirius mi fece portare
via anche il suo testamento e i documenti che riguardavano il nostro
matrimonio e la nascita di Jupiter" disse Rebecca tornando al
presente.
"Ascolta Rebecca, io sono il proprietario di Grimmauld Place,
però non ci ho mai vissuto, ho voluto farla diventare un
Museo
della Memoria dedicato dell'Ordine della Fenice! Il piano di sopra
è stato restaurato, è diventato un appartamento
in cui mi
fermo quando sono costretto a stare a Londra per impegni di lavoro. La
stanza di Sirius però non è stata toccata, e
nemmeno
quella di Regulus. Sirius l'ha lasciata a me ma spetta di diritto a
Jupiter, è lui l'erede dei Black!”
"Non preoccuparti Harry, per quel che mi riguarda la mia casa
è
questa e poi c'è il castello di Alphard che è il
posto in
cui avremmo vissuto se non... Sirius ha pensato a te e a Jupiter, ha
diviso tutto in parti uguali, non va cambiato nulla! E vuoi sapere una
cosa? Parlando con Remus ho in seguito scoperto che non aveva suggerito
un bel niente a Sirius, quel Malandrino ha fatto tutto di sua
iniziativa, solo che non ha voluto dirmelo per non farmi preoccupare.
Ha sempre voluto proteggerci..." concluse Rebecca stringendo la mano di
Harry che ricambiò la sua stretta mentre si scambiavano uno
sguardo carico d'affetto commozione e rimpianto e la presenza
invisibile di Sirius si faceva sentire più che mai.
"Harry! Ma lo sai che quella Playstation è fantastica?"
gridò Teddy uscendo dalla stanza di Jupiter. "Non la si
potrebbe
fabbricare anche per i maghi con il Quidditch al posto del calcio?"
"Non è una cattiva idea... magari quando sarai grande la
inventerai proprio tu!" disse Harry sorridendo e ricordando
all'improvviso che anche Dudley aveva una Playstation che lui
ovviamente non poteva toccare e che alla fine era volata fuori dalla
finestra di Privet Drive, vittima di un capriccio di suo cugino: lo
aveva anche scritto a Sirius!
"Anche Jupiter gioca a calcio lo sai Harry? E' una specie
di Cacciatore visto che deve mandare la palla nella porta!"
disse
Teddy.
"Mio nonno mi ha fatto diventare un tifoso dei Glasgow Rangers, a sei
anni sono andato alla scuola calcio di Castleblack e ho continuato fino
ad oggi! Adesso però dovrò lasciare i
miei compagni,
e mi dispiace... Ma non vedo
l'ora di giocare a Quidditch! " disse Jupiter mostrando a Harry la foto
della sua squadra. "Magari porterò il mio pallone a
Hogwarts... e insegnerò ai miei compagni maghi come si
gioca!"
concluse entusiasta.
"E io potrei sempre fare il portiere!" esclamò Teddy e poi
uscì in giardino con Jupiter "per fare due tiri".
"Jupiter è decisamente un tipo sportivo!" disse Harry.
"Già... in questo non ha preso nulla da Sirius, è
decisamente molto più simile a mio padre!" disse Rebecca.
"Gli
è sempre piaciuto giocare a calcio ed è sempre
stato un
bravo attaccante anche se a volte riusciva a segnare
perchè
i suoi avversari inciampavano in una radice che sbucava all'improvviso
dal terreno o perchè le stringhe delle scarpe si
intrecciavano tra loro... Io l'ho sempre rimproverato Jupiter
perchè non è giusto imbrogliare e l'ho minacciato
di non
farlo più giocare se non avesse smesso, ma sotto sotto ero
orgogliosa del mio piccolo malandrino che sapeva già gestire
così bene i suoi poteri magici!"
A malincuore Harry si separò da Rebecca nonostante le
proteste di Jupiter e Teddy che lo imploravano di restare.
La riunione a cui doveva partecipare era troppo importante, e poi
doveva approfittare della presenza di Kingsley per raccontare anche a
lui ciò che aveva appena scoperto.
Ma, soprattutto, non vedeva l'ora di tornare da
Ginny, impaziente di raccontarle tutto e di farle recuperare
la
memoria per condividere con lei quei ricordi che aveva sempre
avuto ma che non aveva mai saputo di avere.
"Chissà cosa
dirà Molly quando lo saprà!"
pensò Harry e scoppiò a ridere ricordando suoi
batibecchi
con Sirius il furibondo litigio con Rebecca a Grimmauld Place. "E chissà, forse
Arthur riuscirà finalmente ad andare allo stadio con il
padre di Rebecca!"
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Capitolo 40 *** Riunione di famiglia ***
Capitolo 40 - Riunione di famiglia
Riunione
di famiglia
Rebecca e Jupiter tornarono a ricevere
posta via
gufo per la prima volta dopo tanti anni, e il primo messaggio
arrivò
da Arthur e Molly che stavano organizzando una riunione di famiglia
alla
tana per festeggiare il loro ritorno nel mondo magico.
George
spedì a Jupiter una scatola che
conteneva un campionario dei migliori fuochi d'artificio prodotti dai
Tiri Vispi Weasley, mentre Harry si
Materializzò direttamente da loro con tutta la sua famiglia
per consegnare il suo
regalo
di compleanno a Jupiter: un bellissimo gufo reale che gli sarebbe
stato utile per scrivere e ricevere posta una volta giunto ad
Hogwarts.
Per Rebecca fu emozionante rivedere Ginny e conoscere finalmente James
Sirius e Albus Severus e Ginny si rese conto che, da quel momento,
Jupiter avrebbe fatto parte della sua famiglia esattamente come ne
faceva già parte Teddy.
Anche
Jupiter, come Harry, era stato costretto a lasciare il mondo magico e a
vivere tra i Babbani quando aveva solo un anno, ma era sempre stato
consapevole della sua natura magica e, grazie alle fotografie e ai
racconti di Rebecca custodiva vivo nel cuore il ricordo di suo padre.
La lettera da Hogwarts non lo aveva colto impreparato perchè
Jupiter
aveva
imparato tutto ciò che c'era da sapere su Hogwarts e sul
mondo
magico grazie ai libri della biblioteca di zio Alphard, ma
fu brutto colpo per lui quando Harry
gli disse che non bastava conoscere a memoria le formule dei
principali incantesimi o gli ingredienti delle pozioni più
importanti per considerarsi un mago di primo livello.
Avrebbe
dovuto imparare a gestire i suoi poteri per poterli usare al meglio, e
per fare questo avrebbe dovuto studiare sodo.
Tutto questo aveva smorzato un po' gli entusiasmi di Jupiter anche se
Harry si era affrettato a rassicurarlo ricordandogli che
Sirius Black era stato uno degli studenti più brillanti di
Hogwarts
e che di sicuro aveva ereditato le sue capacità.
In
quell'occasione Harry aveva anche visitato il castello di Alphard, e
Jupiter ne approfittò per inaugurare nel parco i fuochi
d'artificio che gli aveva inviato George per la gioia di James Sirius e
Albus Severus che gradirono lo spettacolo più di ogni altra
cosa.
Rebecca
e Jupiter non abitavano nel castello dato che la loro vita si svolgeva
nel
mondo dei Babbani però vi si recavano spesso, soprattutto
durante i
fine settimana, e per Jupiter era sempre
stato un
vero tormento non poter rivelare ai suoi compagni di scuola che il
castello della leggenda di Castleblack esisteva davvero... ed era
suo!
All'inizio
era stato difficile per Rebecca spiegare a suo figlio che doveva
mantenere segreta l'esistenza del mondo magico, e in attesa che fosse
sufficientemente grande per capirlo aveva detto ad amici conoscenti ed
insegnanti che il suo bambino aveva una fantasia molto sviluppata e
amava inventare favole che parlavano di streghe, incantesimi...
e maghi che si trasformavano in animali!
"A Castleblack ci sono bambini che conoscono le fiabe di Beda il Bardo"
disse Rebecca a Harry. "Quando Jupiter andava all'asilo chiedeva sempre
alla sua maestra di raccontargli la fiaba del mago e del pentolone
salterino, e così ho dovuto portare il libro in classe e
raccontare che il padre di Jupiter lo aveva ricevuto in dono
da
sua nonna quando era bambino... Da quando ho incontrato Sirius ho
sempre dovuto raccontare delle mezze verità... Jupiter si
è sempre lamentato di questo, se fosse per lui abolirebbe lo
Statuto di Segretezza! Alla fine ho risolto il problema comprandogli le
scatole dei giochi di magia che usano i bambini Babbani e tutti mi
facevano i complimenti perchè Jupiter era bravissimo,
soprattutto con le carte... Alle feste di compleanno e alle recite
scolastiche doveva sempre esibirsi, e puoi solo immaginare quanto fosse
felice di farlo e mostrarsi per quello che veramente era anche se
nessuno lo capiva!"
Jupiter portò Harry a
visitare una stanza che era stata arredata su misura per un
adolescente, e alle cui pareti c'erano numerosi poster dei Cannoni di
Chudley.
“Allora
alla fine
Teddy è riuscito a convincerti a fare il tifo per
loro?” chiese
Harry divertito
poi
però, guardando meglio, si rese conto che in quei poster era
ritratta la formazione dei Cannoni di Chudley del
1995.
"Questa
non è la mia stanza, è la tua! E' la stanza che papà
aveva
preparato per te!" gli disse Jupiter
lasciandolo senza parole.
"Sono
andata a Diagon Alley insieme a Remus a comprare i poster della tua
squadra del cuore" gli spiegò Rebecca. "Sirius per forza
dell'abitudine li ha attaccati alla parete con un Incantesimo di
Adesione Permanente, e comunque non li avrei mai tolti
perchè
Jupiter si è sempre divertito un mondo a vederli volare
sulle loro
scope!"
Harry
notò, ancora una volta, che Rebecca parlava quasi sempre di
Sirius
usando il presente, come se fosse uscito di casa da pochi minuti per
farne subito ritorno, e non riusciva a darle torto.
Anche
lui era stato a lungo convinto che un giorno avrebbe rivisto
Sirius, che se solo avesse alzato il Velo all'Ufficio Misteri
lo
avrebbe
trovato dall'altra parte, e a casa
di Rebecca si era
spesso sorpreso a guardarsi intorno, quasi si aspettasse di vederlo
uscire dalla stanza accanto.
Era la stessa sensazione che provava
tutte le volte che gli capitava di recarsi a Grimmauld Place.
"L'Incantesimo
di Adesione Permanente era il marchio di fabbrica di Sirius"
ricordò sorridendo Harry. "Quando siamo tornati a Grimmauld
Place ci siamo ripetutamente chiesti quando Sirius avesse appiccicato
quelle decorazioni rosso e oro sulle tende di Walburga. Nessuno di
noi riusciva a ricordarselo, e quindi eravamo giunti alla conclusione
che lo avesse fatto quando eravamo già tornati ad Hogwarts!
E
invece... "
"E
invece ecco qua!" gli aveva detto Rebecca mostrandogli l'album
di nozze, e lei e Harry si abbandonarono ai ricordi
senza però mai nominare l'Ufficio Misteri e tutto
ciò che ne era
seguito.
Un
giorno lo avrebbero fatto, ma al momento per loro era più
importante
ricordare i momenti felici vissuti con Sirius e riallacciare quel
legame che il destino aveva spezzato prima che potesse
definitivamente consolidarsi, e la
riunione di famiglia alla
Tana diede finalmente a Jupiter la possibilità di
incontrare di nuovo tutte le
persone che aveva conosciuto durante i suoi primi mesi di vita.
“Ma
questa casa è pazzesca!” esclamò
Jupiter al colmo dell'entusiasmo non
appena si trovò davanti all'abitazione dei Weasley
insieme a sua madre a e ai suoi nonni, anche loro invitati da
Molly e Arthur.
Rebecca
non ebbe nemmeno il tempo di dare uno sguardo alla Tana
perché venne
letteralmente travolta dall’abbraccio di Molly che aveva
aspettato
impaziente sulla soglia il loro arrivo.
“Molly…
“ disse Rebecca con un filo di voce, ma non fu in grado di
aggiungere altro perché la signora Weasley era un fiume in
piena e
piangeva senza ritegno mentre la stringeva fino a quasi a soffocarla.
"Mi
dispiace tanto Rebecca... Mi dispiace... "
"E a me dispiace per Fred... " disse
Rebecca sentendo un nodo in
gola e lottando disperatamente per non cedere alle lacrime.
Il dolore di Molly era sincero, ma Rebecca voleva che
quella serata fosse una festa per Jupiter.
Desiderava
che Sirius venisse ricordato con un sorriso, lei stessa amava
ricordarlo audace ribelle e Malandrino e aveva fatto in modo che anche
Jupiter serbasse nella sua memoria solo il meglio di suo padre, e
così, sperando rasserenare gli animi, chiamò
Jupiter
affinchè si avvicinasse.
"Vediamo un po' se lo
riconosci!" disse Rebecca sorridendo orgogliosa, ma l'effetto
non fu quello che sperava, perchè Molly impallidì
violentemente e
per un attimo sembrò sul punto di svenire.
"Tu...
Lui... Vi somigliate... Era un bravo papà, ti voleva bene,
me lo
ricordo quando ti prendeva in braccio e ti faceva giocare... "
disse avvicinandosi a Jupiter con il chiaro intento di abbracciarlo,
e Jupiter, d'istinto, si rifugiò dietro Rebecca e Harry.
"Harry,
per piacere, riaccompagna la mamma in casa" disse Ginny
avvicinandosi e prendendo in mano la situazione. "Scusa Rebecca,
ma la mamma da quando ha riacquistato la memoria è un po'...
scombussolata!"
concluse sorridendo nervosamente.
Molly
aveva inziato a provare i primi rimorsi alla fine della guerra
era perchè, dopo la
morte di Fred, aveva sofferto anche lei di quegli "attacchi di
broncio" di cui soffriva Sirius quando stava a Grimmauld Place,
e non si dava pace per aver sottovalutato le sue sofferenze e per
aver liquidato in quel modo la sua depressione scambiandola per il
capriccio di un ragazzino viziato.
Si era resa conto di non aver
mai parlato veramente con Harry dopo la scomparsa del suo
padrino per chiedergli come si sentiva, perchè Harry
sembrava aver
reagito bene dato che non ne parlava mai.
Soltanto dopo aveva capito
che il dolore di Harry era talmente grande da togliergli il respiro e
le parole.
Ritrovare
Rebecca e riacquistare la memoria le stava costando parecchie notti
insonni, perchè era perseguitata dal ricordo di quella
orribile
frase pronunciata a Grimmauld Place: "Non
sei stato in grado di prenderti cura di Harry quando eri ad Azkaban!"
“Molly...
non pensarci più, è successo tanto tempo fa... Alla
fine avevamo fatto pace, ricordi?“
disse Rebecca. “Harry mi ha raccontato quello che hai fatto
durante
la Battaglia di Hogwarts... sei stata molto coraggiosa, e
non ti nascondo che è un sollievo per me sapere che
Bellatrix non
c'è più...
anche se nessuno potrà mai ridarmi Sirius... “
Jupiter trasalì sentendo quelle parole e strinse forte la
mano
di Rebecca che provò una fitta al cuore: le cose non stavano
andando per il verso giusto, non era così che aveva
immaginato
quella serata...
"Molly,
Arthur... che piacere rivedervi!" esclamarono Paul e Isabel
avvicinandosi, e Rebecca tirò un sospiro di sollievo
perchè la presenza dei suoi genitori contribuì a
rasserenare l'atmosfera.
Isabel donò a Molly un libro di ricette Babbane, e
Arthur
si entusiasmò come un bambino quando venne invitato allo
stadio da Paul per andare a vedere i Glasgow Rangers la domenica
successiva.
"Allora
cugino... vogliamo giocare o no a Quidditch?"
Jupiter
si voltò e sorrise a Teddy che era arrivato in quel momento
in
compagnia di Andromeda.
Aveva passato anni a sognare davanti al
poster dei Cannoni di
Chudley, e quando aveva scoperto di saper volare aveva passato ore ad
esercitarsi nel volo sulla scopa di zio Alphard nel parco del
castello, ma non aveva mai potuto destreggiarsi tra i Bolidi, non
aveva mai visto una Pluffa e, soprattutto, non aveva mai provato
l'emozione di stringere tra le dita il Boccino d'Oro.
Perchè
Jupiter aveva deciso che avrebbe fatto il Cercatore, e nient'altro.
Non
sapeva come mai fosse così convinto che quello era il suo
ruolo, lo
sapeva e basta, era qualcosa che faceva parte di lui, ce l'aveva nel
sangue, se lo sentiva.
Ora per Jupiter era giunto il momento di
cominciare a fare sul serio, anche se si trattava di una semplice
partitella fra amici.
"Sono
pronto!" esclamò con entusiasmo e, con la vecchia scopa di
zio
Alphard sulla spalla, raggiunse il campo dei Weasley con Teddy al suo
fianco.
"Se
permetti, Jupiter, per la tua prima partita vorrei che tu usassi
questa" disse Harry sorridendo e porgendogli un manico di scopa che
fece sgranare gli occhi a Teddy.
"No! Non ci credo!
Questa è la tua Firebolt del 1993!
All'epoca cavalcare questa
scopa era il massimo per un Cercatore!" esclamò Teddy mentre
i suoi
capelli diventavano di un rosso acceso, e iniziò ad
illustrare tutte
le caratteristiche principali di quel manico di scopa a beneficio di
Jupiter.
Teddy era un vero esperto in scope da Quidditch, e per
il suo ultimo compleanno aveva ricevuto in dono da Harry una Baby
Nimbus, il manico di scopa più ambito dai bambini
al di sotto
dei dieci anni, anche se il suo sogno proibito restava sempre la
Firebolt 3000, e
sperava che
Harry gliela regalasse il giorno in cui sarebbe finalmente andato a
Hogwarts.
Teddy era anche una vera e propria
enciclopedia vivente per quel che riguardava il Quidditch, in grado
di citare a memoria le formazioni di tutte le principali squadre e i
vincitori dei campionati degli ultimi dieci anni, e in quei pochi
giorni aveva già provveduto ad aggiornare le conoscenze di
Jupiter,
che era in possesso di una copia piuttosto vecchia del Quidditch
attraverso i secoli, ma purtroppo non era riuscito a
convertirlo
alla sua fede.
I Cannoni di Chudley non se la passavano bene
quell'anno mentre il Puddlemere United aveva vinto tutto, e poi nonna
Andromeda aveva anche avuto la bella idea di mostrare a Jupiter una
foto di lei bambina in braccio a zio Alphard nella sua divisa da
Battitore del Puddlemere.
A Teddy non era rimasto altro
da fare se non accettare la sconfitta.
"Questa è una scopa
molto speciale" spiegò Harry a Jupiter. "La usavo quando
ho vinto il mio primo Torneo di Quidditch ad Hogwarts e quando ho
sconfitto l'Ungaro Spinato al Torneo Tremaghi. Ho
ricevuto solo due manici di scopa
in regalo nella mia vita, la prima volta avevo un anno, la seconda
volta 13 anni e, in entrambi i casi, è stato tuo padre a
regalarmeli. Credo non ci sia scopa più adatta per la tua
prima
partita di Quidditch!"
"Davvero
te l'ha regalata papà?" chiese Jupiter incredulo ed
esitò un po' prima di prenderla in
mano.
Quella rivelazione di Harry lo aveva turbato, si sentiva
strano, si sentiva confuso, aveva voglia di ridere, voglia di
piangere... voglia di volare.
Con
gesto sicuro afferrò la Firebolt e vi montò
sopra, e rapido come il
vento sfrecciò verso Rebecca urlando entusiasta "Mamma!
Indovina un po' che scopa è questa!?"
Rebecca
tornò immediatamente col pensiero alla lettera di Harry che
aveva
intercettato per caso quando ancora pensava che Felpato fosse il suo
cane.
Quella lettera aveva spinto Sirius a
rivelarle la sua
identità dando così inizio alla loro storia
d'amore, e proprio con
quella lettera Harry ringraziava Sirius per avergli donato la
Firebolt.
Ed ecco che ora il cerchio si
chiudeva, con Jupiter che volava felice su quel manico di scopa che
Harry aveva conservato tra i suoi ricordi più cari.
"Quel
ragazzo è nato per volare!" pensò Harry
mentre lo guardava
allontanarsi.
Teddy si mise davanti alla sua porta, e
chiese a
Jupiter di giocare nella sua squadra meravigliando non poco Harry: di
solito Teddy pretendeva sempre di avere lui come Cercatore.
Alla formazione si unirono George e Angelina,
impegnati come al solito nei loro rispettivi ruoli di Battitore e
Cacciatore.
Harry giocò quindi come
Cercatore nella squadra
avversaria insieme a Ginny Cacciatore, Ron Portiere e Bill Battitore.
“Avanti Vicky, libera il
Boccino!" disse Bill alla sua
bimba, Victoire, di soli sei anni.
Bastò quello per far
sì che
Jupiter dimenticasse tutto il resto: era giunto per lui il momento di
mettersi alla prova e di dimostrare quel che valeva, perchè
lui era
nato per volare, e per volare in alto.
All'inizio Jupiter commise
il classico errore del Cercatore inesperto perchè
iniziò a girare
come un forsennato per il campo di gioco scrutando l'orizzonte alla
ricerca del Boccino che sembrava essere scomparso nel nulla.
Era
importante per un Cercatore mantenere i nervi saldi e il sangue
freddo, ma in quel momento l'ebbrezza del primo volo libero e
l'emozione di giocare la sua prima partita a cavallo di una scopa
tanto speciale impedivano a Jupiter di essere razionale e calcolatore
come ci si aspettava da lui.
Harry afferrò il Boccino
senza
difficoltà, e Jupiter non la prese affatto bene.
"Su, non
prendertela" gli disse Harry per incoraggiarlo, ma vedendo la
delusione dipinta sulla faccia di Jupiter si rese conto che aveva
davanti un vero membro della famiglia Black, e la cosa lo
divertì.
"Quanto mi ricorda Regulus... "
sospirò
Andromeda mentre seguiva la partita accanto a Rebecca.
"Regulus?"
esclamò Rebecca, e Andromeda le sorrise.
"Lo so cosa stai
pensando... Regulus Black era un Mangiamorte,
come può mio figlio somigliare a lui? Non
preoccuparti Rebecca, è normale... Sai
così poco della
famiglia Black, hai avuto così poco tempo per conoscere
tutta la
nostra storia, e sinceramente non ti dò torto se non hai una
grande
opinione della Nobile Casata visto che io per prima sono fuggita da
tutto e da tutti! E con quella cara suocera che ti sei ritrovata a
Grimmauld Place, poi! " disse Andromeda ridendo ma,
all'improvviso, si fece seria e proseguì con una frase che a
Rebecca
suonò incomprensibile: "Erano tante le cose che Sirius non
sapeva sul conto di suo fratello... " concluse con la voce che
tremava leggermente.
Rebecca
notò il suo turbamento, ma prima che potesse fare qualsiasi
domanda
Andromeda riacquistò il controllo delle sue emozioni.
"Ma
non è questo il momento nè il luogo
più adatto per
parlare dei
nostri torbidi segreti di famiglia!" disse sorridendo e
riacquistando un tono leggero. "Questo è il debutto di
Jupiter
nel mondo magico, è la sua prima partita di Quidditch, per
il
resto
ci sarà tempo, perchè immagino che anche tu
vorrai
saperne di più
su noi Black, dopotutto tuo figlio è l'ultimo erede!
E mi
ricorda Regulus perchè l'ho visto volare tantissime volte, e
posso dirti con assoluta certezza che è da lui che Jupiter
ha
ereditato il talento per il Quidditch!"
"E' vero, anche
il fratello di Sirius era un Cercatore!" esclamò Rebecca
ricordando all'improvviso la foto che Regulus aveva appeso nella sua
camera da letto a Grimmauld Place.
L'aveva vista solo una volta, poi Sirius
aveva chiuso a chiave la porta dicendo che nessuno avrebbe dormito
lì
dentro, e Rebecca non aveva fatto domande: sapeva quanto doloroso
fosse l'argomento per lui.
"Era un Cercatore di grande
talento!" proseguì nel frattempo Andromeda. "Se la cara
zia Walburga fosse stata sana di mente lo avrebbe incoraggiato ad
unirsi al Puddlemere United e non ai Mangiamorte! Regulus considerava
sua madre la persona più importante al mondo, e questo
è un altra
cosa che ha in comune con tuo figlio, ma Jupiter è stato
molto più
fortunato. Tuo figlio è legatissimo a te e si vede, e tu lo
adori,
lui è tutta la tua vita e io ti capisco Rebecca, capisco
quello che
provi, perchè anche Teddy è stato la mia
salvezza... se non ci
fosse stato lui... "
Rebecca e Andromeda si scambiarono uno
sguardo d'intesa, e non ci fu bisogno di aggiungere altro.
Entrambe
avevano visto i loro sogni e la loro vita distrutte in pochi istanti,
ed entrambe avevano trovato negli occhi di un bambino la forza per
rialzarsi e continuare a vivere.
Andromeda iniziava a volere bene
a Rebecca e approvava la scelta che aveva fatto Sirius, felice che
suo cugino avesse avuto alla fine un po' di serenità, e
vedeva molto
di lui in Jupiter a cui spesso veniva spontaneo chiamarla “nonna”
come faceva Teddy, e Andromeda era ben felice: “Visto che
Walburga
non vuole avere niente a che fare con Jupiter il suo posto lo
prenderò io... dopotutto adesso sono io la donna
più anziana ancora
in vita della famiglia Black!”
Anche Rebecca iniziava a provare affetto per Andromeda e
adorava Teddy, esuberante e vivace come Ninfadora, dolce e gentile
come Remus, i suoi amici tanto amati e mai dimenticati.
"Hai
fatto un buon lavoro Rebecca, hai reso Jupiter consapevole di quello
che è, hai mantenuto vivo in lui il ricordo di suo padre.
Anche tu
l'hai reso orgoglioso di essere un Black, ma tu hai saputo amarlo e
guidarlo nella giusta direzione, tu gli hai dato i giusti valori, e
anche Sirius sarebbe stato un buon padre, ne sono certa!" disse
ancora Andromeda.
"Sirius
adorava Jupiter" disse Rebecca. "Aveva molti progetti per
lui, molti sogni... Desiderava dargli tutto ciò che non
aveva
ricevuto da suo padre! Ha avuto poco tempo per stare con suo figlio,
ma ha saputo comunque lasciare il segno... Jupiter è
orgoglioso di essere un Black perchè per lui essere un Black
significa essere figlio di Sirius. Ha sentito molto la sua mancanza,
forse più di quanto io possa immaginare. Per lui tornare nel
mondo
magico è stato un po' come ritrovare suo padre!”
All'improvviso
delle urla concitate riportarono la loro attenzione sulla partita in
corso.
“Ma secondo
voi è normale tutto questo?”
strillò Rebecca che temeva di vedere
suo figlio sfracellarsi al suolo mentre rincorreva Harry sulla scopa
in un testa a testa entusiasmante per accaparrarsi il Boccino d'Oro.
Era già la terza volta che il
Boccino gli sfuggiva e Jupiter era più che mai deciso ad
avere la
meglio e così, senza mostrare paura ed esitazione, raggiunse
Harry
e, fulmineo, gli tagliò la strada, tanto che Harry dovette
fare del
suo meglio per non cadere dalla scopa mentre Jupiter afferrava il
Boccino con un urlo di trionfo e veniva raggiunto in volo ed
abbracciato da un altrettanto urlante Teddy che sfoggiò per
l'occasione una cresta di capelli di un arancione abbagliante.
Quella sera Jupiter fece fatica a prendere sonno
perché non riusciva a smaltire del tutto l'adrenalina che
gli era
entrata in circolo durante la sua prima partita di Quidditch, e
faticava a gestire le emozioni che si agitavano nel suo cuore da
quando aveva fatto ritorno nel mondo magico.
Rebecca se ne
accorse, così entrò nella camera di suo figlio e
lo trovò nel suo
letto, intento a seguire con lo sguardo il Boccino che aveva
conquistato quella sera e che ora svolazzava in lungo e in largo sul
soffitto.
"Cosa c'è, tesoro? Non riesci
a dormire?"
chiese sedendosi sul bordo del letto e accarezzandogli i capelli.
"Mamma
ma allora io...
sono un mago davvero?" chiese fissandola intensamente con i suoi
occhi grigi e fermando per un istante il cuore di Rebecca che ogni
volta ritrovava lo sguardo di Sirius negli occhi di suo figlio.
"Ma
certo che lo sei... Lo sei sempre stato..." gli disse sorridendo
dolcemente.
"Sì, lo sapevo
però... Però è strano! Harry,
Teddy, tutti gli altri... Li abbiamo ritrovati, come mi dicevi tu! E
tutto quello che so fare... Insomma, è magia davvero!" disse
Jupiter incapace di spiegare ciò che si agitava nel suo
cuore, ma
Rebecca lo comprese perfettamente.
"Anch'io all'inizio non
riuscivo a credere che papà fosse davvero un mago. Te l'ho
raccontato tante volte, all'inizio pensavo che fosse solo il mio
cane, mai avrei immaginato... Tuo padre aveva gli stessi
poteri
che hai tu e che presto imparerai ad usare, e lo saprai fare bene,
vedrai!"
“Sarebbe
stato bello se ci fosse stato anche lui a vedermi volare oggi...
“
disse Jupiter, e Rebecca lo abbracciò sentendo un nodo in
gola.
“Ma papà era con te... ti ricordi del sogno, vero?
Cosa ti aveva
detto?”
“Che lui è
qui... “ disse Jupiter mettendosi la mano sul cuore.
“Non dimenticarlo mai, soprattutto quando sarai a
Hogwarts. Sono sicura che lo sentirai ancora più vicino
quando sarai laggiù”.
“Hogwarts... non vedo l'ora!” disse Jupiter
tornando a sorridere. "E tu vieni qui!" disse chiamando il
Boccino d'Oro che gli si posò docile in mano continuando ad
agitare
le ali.
Rebecca gli augurò la
buonanotte e uscì dalla stanza, e
Jupiter si addormentò con il Boccino stretto in mano e nei
suoi
sogni cavalcò di nuovo la Firebolt che Harry gli aveva alla
fine
regalato e che ora stava appoggiata sul pavimento ai piedi del suo
letto.
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Capitolo 41 *** Il tesoro nascosto ***
Capitolo 40 - Il tesoro nascosto
Il
tesoro nascosto
E infine giunse un altro momento importante per Jupiter: l'acquisto del
corredo
scolastico.
Harry accompagnò Rebecca e Jupiter a Diagon Alley, e anche Teddy si
unì al gruppo.
Non avrebbe rinunciato alla possibilità di passare un'altra
giornata in compagnia di Jupiter al quale non vedeva l'ora di mostrare
quello che considerava in assoluto il negozio più bello del
mondo, Accessori
di prima
qualità per il
Quidditch.
Il figlio di Remus e Tonks era anche impaziente di entrare da Olivander
per assistere alla scelta della bacchetta magica.
Chissà, forse con un po' di fortuna avrebbe potuto provare
anche
lui qualche bacchetta, e magari avrebbe trovato subito quella che
aspettava solo di essere a lui destinata, ma si rendeva conto che era
un sogno troppo ambizioso, perchè a nessun mago al di sotto
degli undici anni era permesso possedere una bacchetta magica, e il
signor Olivander, geloso della sua arte, non gli avrebbe mai fatto
tenere in mano una delle sue preziose bacchette finchè non
avesse avuto l'età consentita dalla legge.
Il programma della giornata prevedeva anche l'acquisto di una bella
scorta di Cioccorane, una visita al negozio dello zio George, che
avrebbe sicuramente dato loro una fornitura gratuita di Tiri Vispi
Weasley e, per concludere in bellezza, uno dei leggendari
gelati
di Florian Fortebraccio.
Teddy non stava più nella pelle, ma la sua eccitazione non
raggiungeva i livelli di quella di Jupiter, impaziente di compiere un
nuovo ed importante passo in quel mondo a cui sentiva di appartenere
ogni giorno di più.
E fu così che un pomeriggio di fine agosto il gruppetto si
ritrovò a passeggiare per le strade di quell'antico borgo
pieno
di vita e di
negozi.
Rebecca cercò subito il suo negozio preferito, Madama
McClan.
Avrebbe acquistato lì l'uniforme scolastica per Jupiter e,
già che c'era, si sarebbe comprata un vestito anche per lei.
Jupiter era felice di percorrere quelle strade che aveva
già percorso durante la sua prima infanzia, quando la mamma e zia Dora uscivano da Grimmauld Place
per portarlo a spasso, ma, soprattutto, era felice per quella giornata
che lo vedeva protagonista assoluto.
"Direi di cominciare dalla bacchetta magica!" esclamò.
“Sono d'accordo!" approvò Teddy, e i due ragazzini
si
diressero svelti verso Olivander, ma Rebecca li bloccò: "No,
aspettate... dobbiamo andare alla Gringott!”
"Bhè, in effetti mia mamma ha ragione!" disse Jupiter. "Con
i soldi Babbani non possiamo comprare niente qui!"
Entrarono così in quell'imponente e maestoso edificio, e
Rebecca
tirò fuori dalla sua borsa la chiave di una cassetta di
sicurezza che apriva la camera blindata numero 711, che era stata di
Sirius e che ora apparteneva a suo figlio.
Quando la camera blindata si aprì Jupiter rimase sbalordito
nel
vedere la quantità d'oro che conteneva, e ancora una volta
Harry
non potè fare a meno di rivedere se stesso nel figlio di
Sirius,
perchè anche lui aveva a lungo ignorato di possedere
dell'oro
alla Gringott.
"Wow, ma allora sei ricco!" esclamò Teddy. "Oggi il gelato
lo paghi tu!"
Rebecca però non badava alle monete d'oro, la sua attenzione
era
rivolta ad una scatola di legno lunga e stretta che conteneva qualcosa
che per lei valeva più di tutti i tesori conservati in quel
luglio.
Remus gliel'aveva consegnata quella maledetta notte di dieci anni
prima, e Rebecca aveva deciso che doveva essere conservata in un luogo
sicuro finchè Jupiter non avesse avuto l'età
giusta, e lo
stesso Remus si era recato a Diagon Alley per depositarla alla Gringott.
Rebecca porse la scatola a suo figlio cercando di fermare il tremito
delle sue mani e l'aprì rivelandone il
contenuto.
“Questa era la bacchetta magica di tuo padre" disse
semplicemente
e poi tacque, sopraffatta
dall'emozione.
Jupiter osservò la bacchetta magica senza osare
toccarla, mentre nella mente di Rebecca scorrevano i ricordi della sua
vita con Sirius.
"Cosa c'è
Jupiter?" chiese
Sirius sorridendo al suo bambino di otto mesi che, seduto sul pavimento
del salotto a Grimmauld Palce si sbracciava strillando e ridendo
freneticamente.
Sirius seguì
lo sguardo di suo
figlio e vide che i suoi piccoli occhi grigi erano fissi sulla
bacchetta
magica.
"Ah, ho capito... Cosa devo far apparire? L'arcobaleno? Le
stelle?"
Jupiter, con cenno imperioso "tipicamente Black", indicò
la bacchetta magica e Sirius scoppiò a
ridere.
"La vuoi provare? Davvero? Ecco, prendila" disse Sirius mettendola
nella sua manina, e Jupiter l'afferrò saldamente rivolgendo
un
sorriso radioso a suo padre.
"E adesso fammi vedere un po' cosa sai fare!" disse prendendolo in
braccio e posando la sua mano sulla mano di suo figlio.
Improvvisamente dalla bacchetta magica uscì una pioggia di
stelle colorate, e Jupiter iniziò a ridere, felice ed
emozionato, convinto di avere eseguito da solo
l'incantesimo.
"Sei bravissimo, sei più bravo di me, sei il mago migliore
che
ci sia al mondo!" disse Sirius stringendolo forte e godendo della
sensazione indescrivibile che provava ogni volta che sentiva quelle
piccole braccia strette intorno al
collo.
"Vuoi riprovare?" chiese conoscendo già la risposta, e di
nuovo
posò la sua mano sulla mano del suo bambino, e di nuovo
dalla
sua bacchetta uscirono stelle, arcobaleni e scintille colorate per
l'immensa gioia di entrambi, mentre Rebecca sorridente osservava con
amore gli uomini più importanti della sua vita restando
volutamente e discretamente in disparte perchè sapeva quanto
fossero importanti per Sirius quei momenti di felicità
esclusiva
vissuti insieme a suo figlio.
Qualche giorno prima Harry aveva spiegato a Jupiter che era la
bacchetta a scegliere il mago, e che il mago capiva immediatamente
qual'era la bacchetta a lui
destinata.
Era una sensazione di calore che partiva dal braccio e poi si irradiava
rapidamente in tutto il corpo fino a raggiungere il cuore.
Jupiter afferrò la bacchetta e sentì e riconobbe
immediatamente quella sensazione descritta da Harry ma, soprattutto,
sentì, ritrovò e riconobbe la felicità
e
l'emozione che provava ogni volta che la mano protettiva e affettuosa
di suo padre si posava sulla sua per guidarlo alla scoperta dei primi
incantesimi.
I dubbi che aveva espresso qualche giorno prima a sua madre svanirono
all'istante: era davvero un mago, e con quella bacchetta avrebbe fatto
grandi cose, perchè suo padre avrebbe guidato la sua mano,
ancora una volta, per tutta la vita.
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Capitolo 42 *** Due settimane prima ***
Capitolo 42 - Due settimane prima
Alla
fine Rebecca ce l'aveva fatta a riunire tutta la sua grande famiglia
al Castello di Alphard e aveva organizzato un pranzo all'aperto, al
quale sarebbe seguita la solita partita a Quidditch.
Dopo
aver visto il campo alla Tana Jupiter aveva insistito
affinchè se ne
creasse
uno uguale anche al castello.
Lo spazio nel parco non mancava di
certo, e così Harry lo aveva accontentato e ne aveva
realizzato
uno
facendosi aiutare anche da Ron e George e, come se non bastasse,
avevano realizzato anche un campo da calcetto regolamentare.
"Un giorno ci sarà anche un campo da calcio a Hogwarts, e io
sarò l'allenatore!" aveva dichiarato Jupiter sognando ad
occhi
aperti.
Il
Castello di Alphard sembrava proprio destinato a far concorrenza alla
Tana dei Weasley per quel che riguardava le riunioni di famiglia, e
Arthur naturalmente era impazzito quando aveva visto la cucina
attrezzata con i migliori elettrodomestici Babbani.
Rebecca
non poteva aiutarsi con la magia e quindi aveva scelto l'arredamento
pensando alle sue esigenze, e
Sirius aveva fatto in modo che gli elettrodomestici Babbani si
attivassero anche senza bisogno di usare l'elettricità
traendone
ancora una volta grande soddisfazione come gli capitava tutte le
volte che aveva l'occasione di andare contro ai solidi principi dei
Black.
L'atmosfera
era allegra e rilassata per tutti tranne che per Jupiter, che quel
giorno aveva un disperato bisogno di parlare da solo con Harry, ma
era un'impresa praticamente impossibile con tutta quella gente
intorno, e il tempo stringeva, il giorno della partenza si faceva
sempre più vicino, presto sarebbe andato ad Hogwarts, e
avrebbe
affrontato lo Smistamento...
Cercò
di distrarsi giocando a Quidditch: quando era sulla scopa tutte le
sue preoccupazioni svanivano, perchè volare lo faceva
sentire libero
e felice.
Harry
dovette riconoscere ancora una volta che Jupiter aveva proprio un
grande talento, gli riusciva sempre più difficile tenergli
testa, e
anche quella volta fu costretto a farsi da parte e lasciare che
Jupiter afferrasse il Boccino per ben due volte, mentre James Sirius
non faceva che urlare a tutti quanti che Jupiter era più
bravo di
papà.
"Se
non altro ho passato il testimone a un altro Malandrino!"
pensò Harry, e proprio in quel momento Jupiter gli si
affiancò in
volo cogliendolo di sorpresa.
"Harry,
ti devo parlare... da solo,
adesso, subito!"
"Posso
prima scendere dalla scopa?" disse Harry sorridendo, ma si
accorse subito che Jupiter non aveva affatto voglia di scherzare:
c'era qualcosa che lo turbava e lo preoccupava.
Jupiter
condusse Harry nella sua stanza, al riparo da occhi e orecchie
indiscrete, e potè finalmente dare sfogo a ciò
che gli si agitava
dentro.
"Fino
a pochi mesi fa davo per scontato che sarei stato un Grifondoro visto
che tutti vengono Smistati nella Casa di appartenenza dei genitori. Ma
adesso comincio ad avere qualche dubbio... Se finissi a Corvonero e
Tassorosso non sarei felice, ma forse alla fine riuscirei ad
accettarlo...
però... Serpeverde... Io
ho paura di Serpeverde Harry! I
Black erano tutti Serpeverde e hanno cancellato mio padre, e
la
mamma è Babbana, e i Black
odiavano i Babbani! Zio
Alphard e nonna Andromeda sono gli unici Serpeverde che mi piacciono, e
sono stati cancellati anche loro! E Alphard è il mio secondo
nome! E la sorella di nonna Andromeda ha ucciso
papà e
zia Dora perchè non
erano veri Black, e nemmeno io sono un vero Black, io sono un mago ma
sono anche un Babbano! Cosa devo fare Harry? Io voglio essere
un
Grifondoro come papà, voglio poter studiare dove ha studiato
lui, vivere dove ha vissuto lui... I poteri magici me li ha dati lui,
userò la sua bacchetta magica... Voglio essere un Grifondoro
Harry, voglio farlo per lui! E non voglio finire a Serpeverde... ho
paura che mi farebbero del male... " concluse Jupiter con il cuore gonfio di preoccupazione ma anche di speranza,
perchè Harry avrebbe risolto tutti i suoi problemi, ne era
certo, perchè non c'era nulla che Harry non riuscisse a fare.
"Stai tranquillo Jupiter... " disse Harry mettendogli una mano sulla
spalla e guardandolo negli occhi.
Capiva perfettamente quello che stava provando, comprendeva il suo
desiderio di rivolgersi a un mago adulto
che sapesse guidarlo in
quel mondo a cui apparteneva ma del quale sapeva così poco.
Una
volta era lui che scriveva a Sirius quando aveva qualche problema e
adesso aveva davanti suo figlio che gli chiedeva aiuto, e percepiva
tutta la fiducia che Jupiter riponeva in lui.
Lo capiva bene.
Era
la stessa fiducia che Harry a suo tempo aveva riposto in Sirius.
Una
delle grandi speranze di Harry era che la rivalità tra
Grifondoro e
Serpeverde cessasse una volta per tutte e che non si parlasse di
più
di Purosangue, Mezzosangue e Babbani, ma per ora tutto questo era al
di là da venire, la guerra era finita da soli otto anni e le
ferite
erano ancora aperte, sia da una parte che dall'altra.
Era
ancora troppo presto per vedere quel sogno realizzato, e Harry doveva
a malincuore ammettere che Jupiter avrebbe avuto difficoltà
a
Serpeverde visto che suo padre era da molti chiamato ancora
"rinnegato", e la scoperta che aveva una moglie Babbana e
un figlio Mezzosangue non aveva di certo fatto fare i salti di gioia
ai suo detrattori.
Ma
Jupiter non correva alcun rischio
in questo senso, i suoi
desideri erano sin troppo evidenti.
"Tu
sarai un Grifondoro, te lo posso garantire. Per il Cappello Parlante
sarà impossibile non
accorgersi che vuoi essere un
Grifondoro, e credimi, già lo sei, perchè non
vuoi essere un
Grifondoro per ottenere fama e onori personali. La
tua scelta di essere Grifondoro viene dal cuore, tu vuoi
rendere omaggio
a tuo padre, vuoi rendere
felice tua madre, anche se tua madre è
già felice e fiera di te, e lo sarà sempre,
qualsiasi cosa tu farai e in qualsiasi Casa verrai smistato! E
adesso ti svelerò un segreto
Jupiter... il Cappello Parlante tiene conto dei tuoi
desideri!”
"Quindi
se io dirò al Cappello Parlante che voglio
essere un Grifondoro come papà
lui mi ascolterà?"
"Certo"
rispose Harry, e un sorriso illuminò finalmente il viso di
Jupiter.
"Lo
sapevo che dovevo parlare con te! Grazie, Harry!" esclamò
Jupiter felice. "Sarò un
Grifondoro come
papà... come te... e come zio Remus... Sai Harry, avrei
voluto
avere anch'io zio Remus come insegnante... Gli chiedevo sempre di
insegnarmi l'Incanto Patronus, e lui ogni volta mi diceva... Quando
sarai più grande... "
"Se ne
avrai bisogno te lo
insegnerò io, proprio come Remus lo ha insegnato a me... "
disse
Harry, e Jupiter tornò a sorridere.
"E ora
ascoltami bene, perchè ho un'altra cosa importante da dirti,
anzi... da darti!" proseguì Harry. "Se non fossi venuto tu a
cercarmi sarei venuto io da
te... " disse sperando che il suo
sorriso fosse sufficientemente misterioso e malandrino
perché le
circostanze lo
imponevano.
"Cosa c'è, cosa succede?" esclamò Jupiter in
attesa che
Harry parlasse, pendendo letteralmente dalle sue labbra mentre fremeva
di curiosità e impazienza.
“Ascoltami bene Jupiter...
tu sei il figlio di Sirius Black e il figlioccio di Remus Lupin. E io,
che sono il figlio di James Potter, devo farti un regalo a nome loro! E adesso giura solennemente di non avere buone intenzioni!" disse Harry
estraendo dalla tasca una vecchia pergamena.
“Esiste
davvero... “ sussurrò Jupiter con gli occhi
sgranati e il cuore in gola.
“Allora,
vuoi giurare sì o no?” disse Harry incoraggiandolo
con un
sorriso.
“Sì!
Sì! Lo giuro! Lo giuro!
Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni!” disse Jupiter tutto d'un fiato, e
la Mappa del
Malandrino iniziò a prendere vita sotto i suoi occhi.
“La
conservavo per Teddy, ero convinto che sarebbe stato lui il primo ad
andare a Hogwarts. Mi raccomando, non dirgli nulla... gliela daremo
quando
inizierà
il suo primo anno, gliela consegneremo io e te insieme,
perchè la Mappa
del
Malandrino va condivisa con gli amici, non scordarlo mai! E non
scordarti nemmeno di essere Jupiter Black. E' giusto che tu voglia
onorare la memoria di tuo padre, e fai bene ad essere fiero di lui
perchè se lo merita... ma ricordati che tutto
quello che
farai dovrai
farlo prima di tutto per te stesso!”
“Grazie
Harry... ne farò buon uso... “ disse Jupiter senza
smettere di
fissare la Mappa.
Avrebbe
voluto avere mille occhi per guardarla tutta,
c'erano
così tanti dettagli,
così tanti particolari, anche
se il suo sguardo, istintivamente, correva sempre verso una sola
parola: Felpato.
“Ne
farai buon uso... è proprio quello che mi
preoccupa!” disse Harry
ridendo. “E ora mettila in un posto sicuro, ma prima
chiudila... Ti
ricordi quello che devi dire, vero? Prima
tu hai detto la formula e io ho usato la bacchetta, ma adesso vorrei
che facessi tutto da solo”
disse Harry porgendo la sua bacchetta magica a Jupiter, che
l'accettò felice ed incredulo.
Jupiter fece
un gran respiro e chiuse gli occhi per concentrarsi, poi
puntò la bacchetta verso la
Mappa e,
ancora una volta, fu Fatto il Misfatto.
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Capitolo 43 *** Primo settembre ore 11.00 ***
Capitolo 44 - Primo settembre ore 11.00
Primo
Settembre ore 11.00
"Ti
prego mamma, possiamo rifarlo?" chiese Jupiter eccitatissimo
dopo aver raggiunto il binario 9 e 3/4.
"L'abbiamo già fatto due
volte Jupiter... ora basta!"
rispose Rebecca altrettanto euforica.
"Allora
Jupiter
come ti senti?
Sei nervoso?"
chiese Harry che non avrebbe perso la partenza del figlio di Sirius
per nessuna
ragione
al mondo.
"Nervoso
io? Ma se non
vedo l'ora di partire!"
gridò Jupiter fuori di se dalla contentezza, mentre Rebecca
lo
guardava felice e incredula.
Stava
succedendo... Stava succedendo davvero...
"Harry!
Ciao! Ma cosa fai qui? I tuoi figli non sono un po' piccoli per
Hogwarts?"
Un
uomo si avvicinò ad Harry accompagnato da un ragazzino sul
cui viso
Rebecca lesse le stesse emozioni di suo figlio.
"Ciao
Augustus, è un po' che non ci si vede! E questo dev'essere
tuo
figlio!" disse Harry stringendo la mano a quel ragazzino che
arrossì per l'emozione: Harry Potter era il suo idolo.
"Hai
indovinato! Si chiama Aurelius e oggi parte per Hogwarts, primo
anno!"
“Anche
lui parte oggi! Si chiama Jupiter ed è il figlio di Sirius
Black!”
disse Harry.
Rebecca
osservò perplessa Augustus: non lo aveva mai visto prima ma quel nome non le era nuovo. Il mistero si
chiarì
non appena Harry glielo ebbe presentato.
Si
trattava di Augustus Pye, un Guaritore del San Mungo appassionato di
medicina Babbana che aveva
cercato di curare le ferite
di Arthur con dei punti
di sutura quando era stato attaccato da Nagini, e questo aveva fatto
infuriare Molly che
non si fidava di quel nuovo metodo.
Arthur
e Augustus alla fine erano diventati amici e si erano sempre tenuti
in contatto visto che condividevano la passione per il mondo Babbano,
e Augustus rimase piacevolmente sorpreso quando Rebecca gli
ricordò quel lontano episodio.
"I suoi punti di sutura erano perfetti... ma purtroppo incompatibili
con le ferite magiche!" disse Rebecca, e Augustus si interesso' subito a
lei e alla sua professione, perché
da qualche anno era riuscito ad aprire al San Mungo un Reparto
Medicina Babbana di
cui era il responsabile.
Nessuno
all'inizio scommetteva sulla durata di quel reparto che invece
funzionava a meraviglia, perchè venivano lì a
farsi curare molti
maghi nati
e cresciuti in famiglie Babbane e molti Babbani come Rebecca,
che
erano
entrati a far parte del mondo magico per aver sposato un mago o una
strega.
Il reparto attirava anche diversi
maghi appassionati di Babbanologia che volevano sperimentare la
"medicina alternativa".
"Se
volesse venire a lavorare al San Mungo nel mio reparto ne sarei
felice, signora Black" disse Augustus. "L'esperienza di una
vera infermiera Babbana sarebbe preziosa per noi!"
"Io... Al San Mungo?" disse Rebecca colta alla sprovvista, ma non ebbe
tempo di riflettere a lungo: il
fischio del capostazione ricordò a tutti che mancavano dieci
minuti alle
undici.
Jupiter stava per partire, e tutto il resto perse ogni
importanza.
Harry
si scoprì più emozionato di quanto avrebbe
creduto quando salutò
Jupiter con una stretta di mano e un abbraccio, e pensò a
quando
Sirius lo aveva accompagnato alla stazione sotto forma di Felpato per
la prima e unica volta nella sua vita.
Rebecca
cercò le parole giuste da dire a suo figlio per salutarlo,
ma non le
venne in mente nulla: cosa poteva dirgli ora che il momento atteso
per anni era finalmente arrivato?
Ci
provò, ma inutilmente: sembrava aver improvvisamente perso
l'uso
della parola e la capacità di formulare un pensiero sensato
e
concreto.
Lasciò
quindi perdere i grandi discorsi e lo strinse in un abbraccio che
sperò valesse più di mille parole e si
aspettò che Jupiter la
respingesse dicendo: "Dai
mamma, ormai
sono
grande!"
e invece suo figlio si strinse a lei come non faceva più da
molto
tempo.
Ora
che stava per salire sul treno sembrava aver perso la disinvoltura
mostrata qualche istante prima, e Rebecca si sentì stringere
il
cuore: aveva appena compiuto 11 anni,
era
solo un bambino...
Ma
non sarebbe stato bambino ancora per molto, per suo figlio era
iniziato un viaggio di sola andata che l'avrebbe portato ad essere
prima ragazzo e poi uomo, e lei non poteva accompagnarlo per sempre,
era giusto che imparasse a camminare da solo.
Jupiter
salì sul treno insieme ad Aurelius, ed Harry
pensò a quando lui e
Ron si erano incontrati per la prima volta sull'Espresso di Hogwarts.
Dentro
di sè rivolse a Jupiter l'augurio di trovare degli amici
veri come
era successo a lui con Ron ed Hermione, e come era successo molti
anni prima a Sirius, Remus e James.
Lentamente
il treno cominiciò a muoversi, e Rebecca continuò
a salutare finché
l'Hogwarts Express non scomparve dalla sua vista, profondamente
commossa e con il cuore gonfio d'emozione.
“Tutto
bene Rebecca?” chiese Harry mettendole una mano sulla spalla
mentre
Rebecca si asciugava gli occhi.
“Sì
tutto bene Harry... Avevo giurato a me stessa di non piangere e
invece... ma vedo che non sono l'unica!” concluse rendendosi
conto
che altre mamme avevano gli occhi lucidi come lei.
“In
effetti non avevo mai visto la partenza per Hogwarts da questo lato
del binario, è la prima volta anche per me... e devo
ammettere che
fa un certo effetto!” osservò Harry.
“Hai
già fatto un po' di pratica per quando partiranno i tuoi
figli!”
disse Rebecca ridendo. “E' pazzesco, sembrava che questo
momento
non dovesse arrivare mai, e invece... Sono così felice per
Jupiter... e per Sirius... Sognava tutto questo per Jupiter, e
almeno questo suo sogno si è realizzato...
“
“Rebecca
io... “ iniziò a dire Harry, ma Rebecca lo
interruppe.
“Tranquillo
Harry, va tutto bene... E' solo che vorrei che fosse qui, soprattutto
oggi... Ma io lo sento sempre vivo nel mio
cuore, e
sono certa che sa che suo figlio sta andando a Hogwarts! E adesso
dovrò anche abituarmi a vivere senza Jupiter!
Sarà strano
non
averlo più in giro per casa... Ma a che ora arriveranno a
Hogwarts?
E quando saprò in che Casa verrà Smistato? Non
sarò tranquilla
finché non mi arriveranno le prime notizie,
finché non mi
scriverà
per dirmi che va tutto bene!”
Harry
sentì un nodo in gola.
Quando
aveva iniziato il suo primo anno a Hogwarts a nessuno importava che
lui stesse bene, nessuno attendeva le sue lettere, a nessuno
importava in che Casa sarebbe stato Smistato.
Ancora
non sapeva che nella solitudine di una cella ad Azkaban c'era invece
qualcuno che non aveva mai smesso di pensare a lui.
Sirius
gli era stato vicino sempre, anche quando era lontano, anche quando
non c'era... Lui aveva ricevuto le lettere di Sirius, ma Sirius non
avrebbe mai potuto scrivere a Jupiter...
La
mancanza di Sirius si era fatta più acuta nel cuore di Harry
dopo il
ritorno di Rebecca e Jupiter, e i sensi di colpa per ciò che
era
successo all'Ufficio Misteri erano tornati a farsi sentire.
Spesso
sentiva il bisogno di parlare con Rebecca per chiederle perdono ma si
era reso conto da tempo che lei non era ancora pronta ad affrontare
con lui quel dolore, e che preferiva ricordare Sirius con un sorriso
invece che con le lacrime.
Pochi
istanti prima aveva avuto il primo vero momento di cedimento quando
aveva ammesso quanto le mancasse ancora Sirius ma si era ripresa
subito rivolgendo il pensiero a suo figlio, e Harry si impose di non
cedere a sua volta alla commozione ma di aiutarla a superare al
più
presto la nostalgia che avrebbe inevitabilmente provato per Jupiter.
“Lo
saprai entro le nove di sera! Anzi, vorrei che tu venissi a cena da
noi, così il gufo di Hogwarts arriverà a casa
nostra e anch'io
saprò tutto subito!”
“Sei
agitato anche tu, vero? E magari ti stai chiedendo anche tu quanto
manca a Natale!” disse sorridendo a Harry, che si comportava
con
Jupiter proprio come avrebbe fatto un vero fratello maggiore.
“Verrò
sicuramente a casa tua, ho voglia di rivedere quei malandrini dei
tuoi bambini! E adesso per piacere portami al Castello di Alphard,
devo fare le valigie! Non voglio vivere lì senza
Jupiter, tornerò a casa mia e utilizzerò
il castello
solo quando Jupiter tornerà per le vacanze e per organizzare
le
nostre riunioni di famiglia! A proposito, ho già parlato con
Molly,
quest'anno il Natale lo passerete tutti da me... E' una vita che
aspetto!”
Rebecca
prese sottobraccio Harry e passò con lui la barriera per
tornare nel
mondo Babbano rivolgendo un ultimo sguardo al Binario 9 ¾ e
pensando
che l'Hogwarts Express si era appena portato via un altro pezzo del
suo cuore.
Se
l'aspettava ma era ugualmente difficile pensare che
non avrebbe
più avuto accanto Jupiter dopo aver passato ogni singolo
giorno della sua
vita insieme a lui per undici anni.
Era
il destino di tutte le madri vedere i propri figli crescere e
andarsene per percorrere la loro strada e costruire il loro futuro,
lei non aveva nessun diritto di impedirlo, e nemmeno voleva farlo.
Mai
e poi mai avrebbe tarpato le ali a suo figlio, ma, al contrario, lo
avrebbe aiutato a spiccare il volo.
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Capitolo 44 *** Verso una nuova vita ***
Capitolo 43 - Verso una nuova vita
Verso
una nuova vita
Jupiter
e Aurelius rimasero affacciati al finestrino a salutare
finchè la
stazione di King’s Cross non scomparve dalla loro vista.
Jupiter
aveva la sensazione di avere finalmente trovato il suo posto nel
mondo, e che si stesse compiendo il suo destino.
Emozioni
forti per un ragazzino di soli 11 anni, ma da sempre sua madre gli
aveva parlato di Hogwarts, di suo padre Sirius Black, e del mondo
magico a cui lui apparteneva.
Per
quasi 11 anni Jupiter aveva vissuto sospeso fra due mondi, quasi
convinto che tutto ciò che gli raccontava sua madre fosse
una
meravigliosa favola, e mai come in quel momento si rese conto che
quella che per i Babbani era solo fantasia per lui era la
realtà.
Fino
a pochi mesi prima era stato solo il figlio di Rebecca Scott, ma da
quando era rientrato nel mondo magico aveva cominciato a sentirsi
sempre di più figlio di Sirius Black.
Quando
era nel mondo dei Babbani suo padre era solo un nome, una fotografia,
un ricordo felice di un tempo lontano, ma ora, dopo aver incontrato
così tante persone che lo avevano conosciuto amato e
stimato, si
era reso conto che Sirius Orion Black era esistito veramente, e che
tutti i ricordi felici che aveva di lui non erano frutto dei suoi
sogni e della sua fantasia.
In
quel momento pensò che forse non aveva mai detto a sua madre
che era
fiero di avere avuto un padre come Sirius Black.
Sua mamma lo sapeva, ne era
convinto, ma ugualmente si pentiva di non averglielo mai detto.
Magari
glielo avrebbe scritto dato che non l’avrebbe più
rivista fino a
Natale, e per la prima volta realizzò che sarebbe stato
lontano da
lei per molti mesi.
In
quelle ultime settimane era stato talmente impegnato a scoprire il
mondo magico, ad organizzare la sua partenza per Hogwarts e ad
approfondire la sua conoscenza con Harry, con Teddy e con i Weasley
da non avere mai riflettuto fino in fondo sul fatto che avrebbe
dovuto lasciare la sua casa e le sue abitudini per andare incontro a
qualcosa di completamente nuovo.
“Dai
andiamo a sederci da qualche parte!” gli disse Aurelius, e
Jupiter
lo seguì di buon grado, lieto di abbandonare quei pensieri.
Per un
attimo aveva seriamente temuto di piangere, ed era l’ultima
cosa
che voleva fare.
Trovarono
posto in uno scompartimento vuoto, e pochi istanti dopo due ragazzine
anche loro del primo anno si affacciarono alla porta chiedendo di
poter entrare.
“Sedetevi pure, tanto è
libero!” disse
Aurelius.
I
quattro si fissarono in silenzio per un attimo.
Una delle due
ragazzine in particolare sembrava molto tesa e agitata,
l’altra era
un po’ più sicura di se ma comunque emozionata
come tutti loro per
quello che li attendeva una volta giunti ad Hogwarts.
Il
ghiaccio tra loro si sciolse quando arrivò il carrello dei
dolci.
Tutti si precipitarono a comprare qualcosa, Jupiter e la ragazzina
nervosa fecero un po’ confusione con le falci e gli zellini,
e
Aurelius e l’altra ragazzina li aiutarono.
“Anche
tu non conosci i soldi… allora sei un Nato Babbano come
me!”
disse la ragazzina nervosa a Jupiter sentendosi un po’
più
sollevata.
Lei era nata da genitori Babbani, non aveva idea di essere
una strega, e fino a sei mesi prima ignorava l'esistenza del mondo
magico e di Hogwarts.
“Sono
Babbano da parte di madre, ma mio padre era un mago. Io però
sono cresciuto tra i Babbani, ecco
perché non conosco i soldi... Mi chiamo Jupiter
Black!”.
Era
una strana sensazione per lui poter usare quel cognome, poter parlare
di suo padre.
Era una liberazione poter dire finalmente che era il
figlio di un mago dopo 11 anni passati a fingere di essere
ciò che
non era.
“Invece
io mi chiamo Jennifer Spencer e purtroppo non ci sono maghi nella mia
famiglia... ”
"Ti
vergogni di avere genitori Babbani?” chiese Jupiter
visibilmente
contrariato pensando a Rebecca.
“No,
non hai capito, io non mi vergogno di nulla!”
esclamò Jennifer
intimorita dallo sguardo di Jupiter. “E' solo che... insomma,
voi
chissà quali poteri avete, chissà cosa vi hanno
insegnato le vostre
famiglie, e invece io… “
“Tranquilla,
ad Hogwarts partiamo tutti alla pari, e a volte sono proprio i Nati
Babbani come te che risultano i migliori in tutto! A proposito io
sono Aurelius Pye e mio padre, di famiglia Purosangue, impazzisce per
tutto ciò che è Babbano!”
“Io
invece mi chiamo Anthea, e credo di aver capito chi sei tu!”
disse
rivolta a Jupiter. “Sei il figlio di Sirius Black,
vero?”
“Sì
ma tu come lo sai?” chiese Jupiter sorpreso.
“So
chi è tuo padre perchè tutti conoscono la sua
storia! E
poi nel
nostro mondo le voci girano in fretta, e tempo fa ho sentito dire che
Harry Potter aveva scoperto che Sirius Black aveva una moglie Babbana
e un figlio! E tuo padre conosceva mio nonno, perchè
facevano
entrambi parte dell'Ordine della Fenice... mio nonno si chiamava
Alastor Moody anche se tutti lo chiamavano Malocchio!"
“Malocchio
Moody? Ma certo, so chi è! Ha partecipato al matrimonio dei
miei
genitori, ho anche sue foto a casa mia!” disse Jupiter, e
subito si
ricordò di quello che gli aveva raccontato Rebecca quando
era molto
piccolo ed era scoppiato a piangere vedendo la foto di quell'uomo
enorme con
il viso solcato da
cicatrici e un magico occhio artificiale.
“Hai
sempre avuto paura di lui e ti capisco, anch'io mi
ero
spaventata la prima volta che l'avevo incontrato, ma era
un
uomo buono alla fine, e sotto l'apparenza minacciosa
nascondeva un grande cuore! Sai cosa faceva
papà
quando si accorgeva che ti spaventavi? Ti prendeva
in braccio
e ti diceva... “Jupiter
non avere paura,
Malocchio non è così come sembra, è
molto peggio…” E
allora Malocchio si avvicinava,
iniziava a far ruotare
il suo occhio magico e tu iniziavi a ridere... Non avevi mai paura di
lui se papà era con te!”
Jupiter
sorrise a quel ricordo, ma nello stesso tempo sentì di nuovo
una
fitta di nostalgia mai provata prima per quel padre che aveva avuto
accanto per un tempo così breve.
Cosa
gli stava succedendo?
Di
solito ricordare suo padre lo rendeva felice...
“Tutto
bene Jupiter?” chiese Aurelius notando che il suo nuovo amico
aveva
cambiato espressione.
“Sì…
stavo solo pensando di andare a cambiarmi, voglio mettermi la
divisa!”
Non
era vero, ma aveva bisogno di stare un po’ da solo.
Entrò
in bagno con la divisa sotto il braccio, si guardò allo
specchio, e
si vide per quello che era: un bambino spaventato.
Si
rese conto che fino a quel momento ricordare papà lo aveva
sempre
reso felice perché accanto a lui c’era sempre
stata la mamma, ma
ora sua madre non c’era, e lui da solo non era in grado di
dominare
le emozioni.
Chissà
se anche suo padre si era sentito così confuso la prima
volta che
era andato ad Hogwarts.
Avrebbe potuto chiederlo a sua madre, magari
lei lo sapeva, o magari lo sapeva Harry, oppure zia Andromeda.
Però
anche se glielo avessero detto non sarebbe stata la stessa cosa,
perché avrebbe voluto saperlo direttamente da lui.
“Papà
mi manchi tanto... e non posso parlare con nessuno, sono solo
adesso... ” pensò
sentendosi triste e impaurito.
Non
ce l'avrebbe mai fatta, non aveva la forza, non sarebbe mai stato in
grado di frequentare Hogwarts e di diventare un mago...
In
quel momento bussarono alla porta, Jupiter andò ad aprire e
si trovò
di fronte Aurelius che aveva già indossato la divisa.
“Ma…
non ti sei ancora cambiato?”
“Sì,
stavo per farlo… “
“Ti
senti bene?”
“Non
lo so… “
“Assaggia questa, ti
tirerà su il morale! Come vedi ne ho fatto una
bella scorta perché ho bisogno di caricarmi un po’
per affrontare
Hogwarts! Non c'è niente di meglio di un po' di cioccolato
per
tenere lontani i brutti pensieri!” disse Aurelius porgendogli
una
Cioccorana.
"Anche
zio Remus lo diceva... " pensò Jupiter sentendosi
ancora
più triste dato che alla nostaglia per sua madre e suo padre
ora si
aggiungeva anche quella per il suo padrino.
Jupiter scartò la
confezione e si mise a mangiare distrattamente, tanto per tenersi
impegnato in qualche modo, e piano piano si accorse che davvero
inziava a sentirsi meglio: zio Remus aveva sempre ragione, sua madre
lo diceva sempre!
Gli
venne in mente quella che era sempre stata una delle sue foto
preferite, era una foto del matrimonio dei suoi genitori che Arthur
aveva scattato poco prima dell'inizio della cerimonia.
Lui
aveva solo sei mesi e indossava una piccola veste cerimoniale da
mago.
Suo
padre lo teneva in braccio, sorridente ed impeccabile nel suo abito
da cerimonia (distratta eleganza la chiamava sua
madre) e
accanto a lui c'erano zio Remus e Harry, i testimoni di nozze, anche
loro eleganti e sorridenti.
“Papà
diceva sempre che questa era la foto ufficiale dei nuovi Malandrini!
Lui e zio Remus erano capaci di passare intere serate a ricordare
tutto quello che combinavano insieme quando erano a Hogwarts, e tu
eri sempre in braccio a uno di loro due e ascoltavi con attenzione
tutto quello che dicevano... e come ti
divertivi!”
“Mamma
sai che da grande divento anch'io un animago come
papà?”
“Davvero
Jupiter? Vuoi diventare anche tu un cane come Felpato?"
"No! Non un cane! Un Ippogrifo!"
Quel
ricordo lo fece sorridere, e forse fu l'effetto benefico delle
Cioccorane ma ebbe davvero la sensazione di essere
di nuovo a Grimmauld Place insieme a suo padre e a zio Remus che
ridevano insieme.
Gli
sembrò di ricordare quello che provava quando era in braccio
a suo
padre, immerso quello stato di beatitudine che hanno i bambini molto
piccoli quando hanno appena mangiato e si apprestano a fare una bella
dormita.
Le
loro voci allegre lo facevano star bene, le braccia di suo padre gli
davano un senso di sicurezza e di protezione.
Un
largo sorriso illuminò il viso di Jupiter mentre iniziava a
pensare
che avrebbe sicuramente trovato molte tracce del passaggio di suo
padre una volta giunto a Hogwarts.
Avrebbe cercato di scoprire
tutto il possibile sui Malandrini, e alla prima occasione sarebbe
anche sceso sotto il Platano Picchiatore fino alla Stamberga
Strillante: chi altri avrebbe potuto farlo se non lui, figlio di
Sirius Black e figlioccio di Remus Lupin? Aveva persino la Mappa!
Peccato
che Teddy avesse tre anni meno di lui, gli sarebbe piaciuto averlo
accanto!
Ma alla fine anche suo cugino sarebbe giunto ad
Hogwarts,
e da lì in poi nessuno li avrebbe più fermati, e
in futuro anche
loro avrebbero riso insieme ricordando le loro avventure!
“Dai,
adesso mi cambio e poi torniamo nello scompartimento!" disse
Jupiter.
"Come hai fatto a fare il nodo alla cravatta? Io
sono una frana!” disse Aurelius.
"Non ne ho idea! Fino a
ieri mi sono esercitato davanti allo specchio e non mi è mai
venuto
bene come adesso!" rispose Jupiter divertito, e iniziò a
rimirarsi compiaciuto pensando alla foto dei Malandrini a Hogwarts,
la prima foto dei Malandrini che suo padre aveva mostrato a sua madre
quando si erano conosciuti.
Ora
anche lui portava la loro stessa divisa!
Si
scostò distrattamente i capelli dal viso per osservarsi
meglio, per
capire se vestito così assomigliava di più a suo
padre.
In
quelle ultime settimane in molti gli avevano detto che somigliava a
suo padre e alla fine si era un po' stufato di sentirselo ripetere,
ma adesso non vedeva l'ora di incontrare qualcuno che glielo facesse
notare!
“Chissà
se ho l'aria da Malandrino!” pensò
continuando a studiare la
sua immagine riflessa.
“A
cosa stai pensando Jupiter?” chiese Aurelius.
“Sto
pensando che stiamo andando alla conquista di Hogwarts!”
esclamò
Jupiter e Aurelius si mise a ridere mentre si avviavano insieme verso
lo scompartimento.
“Sai
che non avevo capito che eri il figlio di Sirius Black?”
disse
Aurelius. “Io conosco la storia di tuo padre, tutti la
conoscono e
conoscono la storia dell’Ordine della Fenice e dei maghi che
hanno
combattuto contro Lord Voldemort! Non dirmi che non sei mai stato nel
museo di Grimmauld Place!”
“Ancora
no. Mia madre non se la sente di andarci, per adesso. Ho vissuto
lì
quando ero appena nato ma non ricordo niente... Però magari
ci andrò
insieme a Harry quando tornerò a casa per le vacanze di
Natale!"
Anthea
e Jennifer lanciarono uno sguardo ammirato a Jupiter ed Aurelius
quando rientrarono nello scompartimento: con la divisa di Hogwarts
sembravano decisamente diversi, sembravano più grandi dei
loro
undici anni.
“Quasi
quasi vado a cambiarmi anch’io!” disse Anthea.
Jennifer
la seguì perché avevano appena iniziato una
conversazione che aveva
come argomento Jupiter ed erano ansiose di continuarla.
"Jupiter
ha detto di avere un padre mago ma è sempre vissuto tra i
Babbani...
chissà come mai!" aveva chiesto Jennifer incuriosita.
"Il
padre di Jupiter è morto dieci anni fa e, a quanto pare, lui
e sua
madre si sono nascosti per non essere uccisi dal resto della famiglia
Black" iniziò a spiegare Anthea. "La mamma di Jupiter
è
una Babbana, e i Black odiavano i Babbani! Ma il padre di Jupiter si
è ribellato e ha dato origine ad una nuova famiglia Black
completamente diversa! Jupiter comunque discende da loro, ed
è
l'ultimo erede maschio di una delle più antiche e nobili
famiglie di
maghi!"
"Ma
allora Jupiter è un principe?" chiese Jennifer ammirata e
incredula.
"No,
perchè tra i maghi non ci sono titoli nobiliari, ma se ci
fossero lo sarebbe di sicuro! Non vedo l'ora di scrivere a mia
madre che ho conosciuto il figlio di Sirius Black!" disse Anthea
ridendo. "Il padre di Jupiter era considerato il ragazzo più
bello di Hogwarts, e mia madre e le sue amiche erano tutte un po'
innamorate di lui ma non avevano speranze perchè avevano
solo 11
anni, mentre lui ne aveva già 17 e non le guardava proprio!"
Intanto
Jupiter, all'oscuro di tutto, approfondiva la sua conoscenza con
Aurelius
Aveva
iniziato a fare domande sul Quidditch, scoprendo che Aurelius amava
quello sport ma non era molto abile sulla scopa, e quindi non pensava
di entrare a far parte della squadra della scuola.
“Io
spero di essere preso come Cercatore! Una volta non li prendevano in
squadra ad 11 anni, ma da quando Harry fu scelto al primo anno hanno
cambiato le regole, e meno male! A proposito, mio cugino fa il tifo
per i Cannoni di Chudley ma a me non sembrano un granchè!
Purtroppo
lui ha iniziato a seguirli perché glieli ha fatti conoscere
Harry e
ora non riesce più a cambiare squadra, ma io ho deciso che
tiferò
il Puddlemere United!”
“Nella
mia famiglia siamo tifosi del Puddlemere sempre! Ottima scelta,
Jupiter, loro sono i migliori in assoluto!" confermò
Aurelius
felice di avere trovato un "compagno di tifo". "E se
vuoi rifarti un po’ gli occhi ti consiglierei le Holyhead
Harpies!
Sono piuttosto brave... e non solo!” concluse strizzando
l'occhio a
Jupiter che si mise a ridere.
“I
soliti commenti da maschio!” intervenne Anthea che era
rientrata in
quel momento. “Da quando Gwenog Jones le allena hanno vinto due
volte il Campionato e hanno sconfitto per ben tre
volte il
vostro amato Puddlemere
United!”
“Tu capisci il
Quidditch?” chiese Jupiter
guardandola come se la vedesse per la prima volta, e non solo
perchè
le interessava quello sport.
Anche
Anthea infatti sembrava più grande con la divisa, mentre
Jennifer
sembrava avere acquistato quella sicurezza che prima non aveva:
evidentemente indossare l'uniforme la faceva sentire alla pari con
gli altri.
“Ma
certo che capisco il Quidditch! E guardacaso le Holyhead Harpies sono
la mia squadra del cuore!" esclamò Anthea. "E ti
dirò di
più, io sono un Cacciatore e vorrei far parte della squadra
della
scuola! Piuttosto mi stupisce che tu non sappia che Ginny Weasley ha
giocato per due stagioni nelle Holyhead Harpies!"
“Infatti
lo so, ma tu non mi dai il tempo di parlare!”
esclamò Jupiter
sempre più ammirato.
La loro animata discussione venne interrotta
da Jennifer che pronunciò la fatidica domanda: "Scusate
ma...
che cos'è il Quidditch?"
Nel
giro di un'ora Jennifer venne a conoscenza di tutto ciò che
c'era da sapere sul
Quidditch, e non vedeva l'ora di assistere alla prima
partita di quel nuovo ed affascinante sport.
Soprattutto, non vedeva l'ora di imparare a volare su una scopa, e anche Jupiter attendeva cpn ansia la prima lezione di volo.
Certo, sapeva già di essere in grado di farlo e l'aveva
dimostrato
durante l'estate, ma non aveva né stile né
tecnica, ed era ansioso
di migliorarsi.
"Spero
di far vincere la Coppa al Grifondoro quest'anno!" disse
l'ambizioso Jupiter.
"Ma tu sai già che sarai un Grifondoro?
La professoressa Granger quando è venuta a casa mia ha
parlato di
uno Smistamento... " disse Jennifer.
"Infatti
è così! Ma io vorrei essere un Grifondoro, come
mio padre!"
disse Jupiter con orgoglio.
"Di
solito i figli vanno nelle Case a cui appartenevano i genitori"
disse Aurelius. "Io credo che finirò a Tassorosso
visto è stata la Casa dei miei, però non mi
dispiacerebbe
nemmeno
Grifondoro visto che è stata la Casa di Harry Potter! E
pensare
che poco fa l'ho incontrato e non gli ho detto nulla... Che fortunato
che sei Jupiter a essere suo amico!"
Molti
bambini nati dopo la guerra consideravano Harry Potter un
idolo, e Aurelius
con l'entusiasmo dei suoi 11 anni non faceva
eccezioni,
"Ma non è detto che tu debba per forza
diventare
un Corvonero!" disse Jupiter. "I Black sono stati sempre
Serpeverde, ma alla fine mio padre è diventato un
Grifondoro!"
"E
non hai pensato che forse potresti finire a Serpeverde anche tu?"
gli chiese Anthea.
"E' praticamente impossibile!" disse Jupiter, e guardò
pensieroso i suoi compagni di
viaggio.
Aurelius
era troppo simpatico, doveva tenerselo accanto ad ogni costo.
Anthea
era una ragazza che giocava a Quidditch, quindi degna della massima
considerazione.
Jennifer aveva molte cose in comune con lui
perchè
era nata Babbana, e il mondo dei Babbani era anche il suo mondo, lo
sarebbe sempre stato, non avrebbe mai dimenticato di essere il figlio
di una Babbana Purosangue.
"Ragazzi,
ascoltatemi bene... Ho un paio di cose da dirvi riguardo allo
Smistamento che potrebbero interessarvi!"
Una
volta ottenuta l'attenzione di tutti Jupiter raccontò
ciò che gli
aveva detto Harry: era l'arma segreta che avrebbe permesso loro di
ottenere ciò che volevano.
"Avanti, sbrigatevi ragazzi...
Fra poco si scende!" disse uno dei Prefetti entrando nel loro
scompartimento.
"Siamo
già arrivati?" chiese Jupiter parlando più a se
stesso che
agli altri.
Il viaggio alla fine era stato breve tanto quanto
l'attesa era stata lunga.
Scese
dal treno con i suoi compagni e, come da tradizione, il primo
benvenuto arrivò dalla voce possente di Hagrid che invitava
gli
alunni del primo anno a seguirlo.
Qualcuno si ritrasse intimorito
dalla mole del gigante, mentre alcuni erano troppo timidi per farsi
avanti, ma Jupiter non esitò: Harry gli aveva detto che
Hagrid era
la persona più buona del mondo
"Primo
anno da questa parte! Primo ann... Per la barba di Merlino!
Harry mi aveva detto che somigliavi a tuo padre e non si sbagliava!
Benvenuto ad Hogwarts, giovane Black!" disse Hagrid
riconoscendolo, e gli diede una pacca sulla spalla talmente forte che
gli fece perdere l'equilibrio, e l'intervento provvidenziale di
Aurelius gli impedì una rovinosa caduta.
Hagrid
li scortò verso il lago, invitandoli a prendere posto sulle
barche.
"Ci siamo... " pensò
Jupiter mentre
sentiva il cuore accelerare i battiti, ancora emozionato per essere
stato chiamato giovane Black da Hagrid.
Lo
sapeva che avrebbe compiuto quel viaggio, lo sapeva sin da quando era
bambino, e aveva atteso con ansia quel giorno chiedendosi se sarebbe
mai arrivato.
E ora il viaggio era terminato, l'attesa era finita.
Jupiter Alphard,
l'Erede
dei Black, stava per fare il suo ingresso a Hogwarts.
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Capitolo 45 *** Hogwarts vi darà sempre il benvenuto ***
Capitolo 45 - La fine e l'inizio di un lungo viaggio
Hogwarts vi darà sempre il benvenuto
Il
cielo era limpido e pieno di stelle, il lago calmo e tranquillo,
splendente come uno specchio.
Era
la serata giusta per la tradizionale traversata che, da secoli,
veniva compiuta dagli studenti che
giungevano ad Hogwarts per la prima volta.
Jupiter,
Aurelius, Anthea e Jennifer si imbarcarono tutti insieme.
Nessuno
parlava, l'atmosfera era solenne e carica di attesa.
Lentamente
le barche si mossero, con a bordo i loro giovani ed emozionati
passeggeri.
E poi,
all'improvviso... eccola!
Imponente,
maestosa, scintillante, illuminata, ricca di storia, di magia e di
antiche
tradizioni.
Hogwarts.
"E'
il giorno più bello
della mia
vita" pensò
Jupiter con lo sguardo rivolto al castello e il pensiero rivolto a
suo padre.
Ora
non sentiva più la sua mancanza, ma, al contrario, ne
avvertiva la
presenza accanto a lui, nel suo cuore.
Si
accorse di avere le lacrime agli occhi, ma non erano più
lacrime di
dolore e di paura, erano lacrime di felicità e di orgoglio.
Jupiter
scese dalla barca e lui e Aurelius diedero la mano a Jennifer e ad
Anthea per aiutarle a scendere.
"Che
perfetti cavalieri!" commentò Hagrid strizzandogli l'occhio,
e
Jupiter gli sorrise.
Il gigante li
scortò all'interno del
castello, e Jupiter rimase senza parole come tutti gli altri davanti
alla bellezza e alla solennità di quell'antica dimora.
Una
volta giunti all'interno vennero presi in consegna dal Professor
Vitious, l'insegnante di Incantesimi nonché direttore
di
Corvonero, che era diventato Vicepreside dopo che la professoressa
McGrannit era
subentrata al professor Silente.
Jupiter
si sentiva decisamente intimidito.
L'imponenza
della Sala Grande lo stordiva, tutto in quel luogo gli dava un senso
di vertigine e di smarrimento.
Osservò
il soffitto magico pieno di stelle e subito il suo sguardo corse a
cercare quella più luminosa.
La
trovò immediatamente e sorrise felice: non era solo, non lo
sarebbe
stato mai.
Iniziò
la Cerimonia dello Smistamento, e Jupiter sussultò quando
venne
chiamato il suo nome.
Ma
come, così presto?
E
poi si ricordò.
Fino
a due mesi prima era Jupiter Scott, era sempre tra gli ultimi quando
facevano l'appello, ma ora era Jupiter Black... toccava proprio a
lui, non c'erano dubbi!
Cercando
di mantenersi il più calmo possibile prese posto sullo
sgabello,
senza immaginare che al tavolo degli insegnanti molti sguardi erano
puntati su di lui.
I
gufi con il risultato dello Smistamento venivano inviati alle famiglie
subito dopo la cerimonia, ma in quel momento Hermione provava la forte
tentazione di fare uno strappo alla regola e inviare un messaggio a
Rebecca una volta che Jupiter fosse stato smistato.
Il
professor Lumacorno, l'insegnante di Pozioni nonchè
direttore di
Serpeverde, sperava con tutto il cuore che Sirius fosse stato una
eccezione e che Jupiter avrebbe rispettato le regole e le tradizioni
dei Black finendo nella sua Casa.
E
poi c'erano due professori emozionati tanto quanto gli alunni del
primo anno se non di più, perchè iniziavano
proprio quell'anno la
loro carriera.
Hagrid
aveva deciso di abbandonare l'insegnamento di
Cura delle Creature Magiche perchè
ormai
iniziava ad avere una certa età, e il suo posto sarebbe
stato
occupato da Luna Lovegood.
Luna
era tornata in Inghilterra da pochi mesi dopo aver trascorso alcuni
anni all'estero con marito Rolf Scamander, nipote di Newt Scamander, uno dei maghi più celebri e illustri,
il massimo esperto
di Creature Magiche ed autore di molti libri sull'argomento che venivano utilizzati a Hogwarts come libri di testo.
Erano
andati a vivere proprio ad Hogwarts insieme ai loro bambini in un
cottage accanto alla
capanna di Hagrid, dopo aver cercato in tutti gli angoli del globo le
creature più assurde e strane esistenti nel mondo magico.
(Ma i
Nargilli e il Ricciocorno Schiattoso ancora non si erano fatti
vedere)
Rolf
aiutava Hagrid a prendersi cura di Grop ed era riuscito ad instaurare
un bel rapporto con quel "piccolo gigante", ed era anche
destinato a prendere il posto di Hagrid il giorno in cui avesse
deciso di andare definitivamente in pensione.
Mentre Jupiter attendeva il verdetto Luna
pensava a quella
notte
all'Ufficio Misteri.
Era
stata la sua prima battaglia con l'Esercito di Silente, aveva visto
sparire dietro al Velo il padre di quel ragazzino che ora prendeva
posto sullo sgabello davanti a lei.
Era stata la prima volta che
aveva visto qualcuno morire durante un combattimento: purtroppo
Sirius Black era stato il primo di una lunga serie.
Scacciò
quei cupi pensieri e si concentrò sullo Smistamento.
Sirius
Black era ricordato come uno degli alunni più brillanti
della
scuola, e
se
suo figlio era uno studente altrettanto dotato forse sarebbe finito a
Corvonero!
Anche
la professoressa Pomona Sprite aveva deciso di ritirarsi
dall'insegnamento, pur rimanendo a Hogwarts per svolgere le funzioni
di Direttrice di Tassorosso, e aveva caldamente raccomandato alla
professoressa McGrannit il suo allievo preferito, Neville Paciock, al
quale la preside aveva offerto la cattedra con entusiasmo,
perché
sapeva bene quanto fosse dotato in quella materia.
Anche
Neville era considerato un eroe nel mondo
magico per aver organizzato la Resistenza di Hogwarts durante la
guerra e per aver decapitato il serpente di Voldemort con la spada di
Godric Grifondoro.
Viveva a Hogsmeade con sua
moglie Hanna Abbot, che gestiva il
Paiolo Magico insieme a Madama
Rosmerta, e Harry e Ginny lo avevano scelto come padrino di Albus
Severus Potter.
"Voglio
essere un Grifondoro, voglio essere un Grifondoro, voglio essere un
Grifondoro...” iniziò
a pensare Jupiter senza sosta non appena il Cappello gli fu posato in
testa, più che mai determinato a realizzare il suo desiderio.
"Calma
mio giovane amico... Calma... A quanto pare hai già le idee
chiare!"
disse il Cappello Parlante divertito. "E
così tu sei Jupiter
Alphard
Black, il
figlio
di Sirius Orion
Black,
ultimo e legittimo erede della Nobile Casata! Come
ben sai il motto della tua famiglia è da secoli Toujours
Pur.
Tuttavia la tradizione dei Black Purosangue è finita con la
tua
nascita, tu sei il primo Erede Mezzosangue, nato da madre Babbana.
D'ora in avanti quel motto avrà un nuovo significato:
non più purezza del sangue, ma purezza del cuore, e il
cambiamento
iniziato con tuo padre continuerà con te! GRIFONDORO!"
"Sì,
sì, mandami a Grifondoro, mandami a Grifondoro... "
"Giovane
amico, non mi hai ascoltato? Ho appena detto che sei un Grifondoro!"
disse il Cappello mettendosi a ridere.
"Sono
un Grifondoro? Veramente?"
esclamò Jupiter che, preso dall'ansia, non aveva sentito il
verdetto
finale.
"Sì,
Jupiter Black... sei un Grifondoro!" disse sorridendo il
Cappello Parlante.
"Ora vai dai tuoi compagni, fatti onore, e
cerca di combinare meno guai di tuo padre!"
"Sì,
lo farò, lo prometto!
Grazie!"
esclamò Jupiter emozionato e confuso, mentre tutti intorno a
lui
ridevano e applaudivano.
Hermione,
emozionata e felice, si alzò in piedi per
applaudire, e Jupiter quando la vide le corse incontro e la
abbracciò: mai prima d'ora era successa una cosa del genere.
"Arriva
il figlio di Sirius e già succede di tutto!" pensò
la McGrannit divertita seguendolo affettuosamente con lo sguardo
mentre prendeva posto al tavolo della sua Casa.
Jupiter
si lasciò cadere sulla panca, esausto e svuotato di ogni
energia.
Tutta
la tensione e l'emozione di quella giornata gli scivolarono addosso e
si accorse di tremare da capo a piedi.
I
compagni accanto a lui si presentavano e gli stringevano la mano, e
lui sorrideva e rispondeva a tutti senza però rendersi conto
di ciò
che stava facendo.
Ce
l'aveva fatta... era un Grifondoro!
Non
vedeva l'ora di scriverlo a sua madre... sarebbe stata così
fiera di
lui, così felice!
Era un
Grifondoro... non riusciva ancora a
crederci!
Ma
non era ancora finita.
C'erano
ancora i suoi compagni di viaggio che attendevano di essere Smistati,
e Jupiter
attese il loro turno sperando che mettessero in pratica il suo
suggerimento anche se, ora che ci pensava, il Cappello Parlante gli
aveva fatto capire chiaramente che essere un Grifondoro era il suo
destino e quindi alla fine non aveva avuto bisogno di influenzare la
sua scelta.
"Anthea Helene
Moody!"
Jupiter
guardò la ragazzina sedersi sullo sgabello tenendo le dita
incrociate.
Anthea
chiuse gli occhi e si concentrò, e Jupiter trattenne il
fiato in
attesa del verdetto che dopo pochi secondi arrivò, e quando
la
parola Grifondoro
risuonò
nella Sala Grande Jupiter si alzò in piedi insieme ai suoi
compagni
di Casa lanciando un urlo di trionfo, e Anthea raggiante gli corse
incontro e lo abbracciò senza
nemmeno rendersi conto di ciò che faceva.
"Che
cosa gli hai detto? Come lo hai convinto?" le chiese Jupiter
impaziente.
"Ha
letto nella mia mente il mio desiderio di diventare un Auror e ha
deciso che Grifondoro faceva per me! Ha anche detto che ho la stessa
determinazione di mio nonno!" gli spiegò la ragazzina
al colmo dell'entusiasmo.
Dopo
un attesa che parve interminabile ad entrambi arrivò
finalmente il
turno di Aurelius
Maximus
Pye,
e il Cappello Parlante ci mise un po' prima di pronunciare il
verdetto.
"Avanti dai... concentrati...
concentrati su
Grifondoro!" sussurrò
Jupiter mentre Anthea, con lo stomaco chiuso per l'ansia, gli diceva
di stare zitto, di non farsi sentire dagli altri.
Alla
fine anche Aurelius fu assegnato ai Grifondoro e ricevette
l'accoglienza trionfale di Jupiter e di Anthea.
"Voleva
mandarmi a Tassorosso come avevo previsto, ma io gli ho detto che mi
sentivo un Grifondoro nel cuore sin dalla nascita, che il mio idolo
è
Harry Potter, che conosco a memoria la storia dell'Ordine della
Fenice, che volevo restare con voi... insomma, alla fine l'ho
convinto!"
Gli occhi di
Jupiter, Anthea e Aurelius cercarono Jennifer che attendeva il suo
turno sempre più nervosa.
La
ragazzina guardò dalla loro parte, invidiandoli
perchè per loro era
tutto finito, perchè erano insieme... E se lei fosse rimasta
sola?
"Jennifer
Elizabeth
Spencer!"
Anche
lei si sistemò sullo sgabello, e appena sentì il
cappello posarsi
sulla sua testa iniziò a pensare a Grifondoro.
"Grifondoro,
giovane amica? E perchè mai?"
"Voglio
stare con i Grifondoro, perchè sono nata tra i Babbani e i
maghi
Nati Babbani vanno sempre a Grifondoro!"
"Vedo
che sei molto informata... Hai sicuramente parlato con qualcuno che
se ne intende! Le caratteristiche
dei
Grifondoro sono audacia, fegato, cavalleria e astuzia... E voi siete
stati molto astuti, molto audaci... E il giovane Black è
stato molto
generoso nel rivelarvi il suo segreto!"
"Ma
come... ma come... "
"Come
lo so? Amica
mia,
hai molto da imparare! Dì al giovane Black che gli faccio i
complimenti per il tentativo ma che non avrei preso questa decisione
se non avessi riscontrato in voi le caratteristiche giuste! E ora
vai... GRIFONDORO!"
Jennifer
emozionata confusa ed imbarazzata andò a raggiungere il
tavolo dei
Grifondoro dove trovò Anthea che la abbracciò con
affetto mentre
Aurelius e Jupiter si congratularono con lei.
"Guardate
che lo sapeva... sapeva tutto!" sussurrò Jennifer ai suoi
compagni, e spiegò tutto quanto mentre cenavano.
Jupiter
ci rimase un po' male.
Era
convinto di avere compiuto il suo primo gesto da Malandrino, e invece
era stato subito scoperto!
Si
consolò subito grazie alla presenza dei suoi nuovi amici e
facendo
onore al suontuoso banchetto, e quando alla sera finalmente si
coricò
nel suo letto circondato dalle tende rosso e oro dopo aver
chiacchierato fino a tarda notte con Aurelius pensò che
dopotutto
era solo il primo giorno... aveva davanti sette anni per migliorare!
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Capitolo 46 *** Primi passi a Hogwarts ***
Capitolo 46 - Primi passi a Hogwarts
Primi
passi a Hogwarts
"Guarda
un po' com'è interessato alla lezione... E credo anche di
sapere
perchè! Non mi stupirei di vedere fra qualche anno un
cucciolo di
Felpato passeggiare nel parco!" pensò
Minerva
McGrannit mentre
osservava Jupiter che prendeva appunti.
Jupiter
pensava che Trasfigurazione fosse una materia affascinante,
benchè
difficile.
Minerva
McGrannit era una professoressa molto esigente
con i suoi alunni, e si chiedeva come avessero fatto suo padre e il
padre di Harry a diventare Animagi a soli 15 anni facendo tutto di
nascosto e senza l'aiuto di un mago esperto, e questo non faceva che
accrescere la sua ammirazione nei loro confronti.
La
materia che però amava di più era decisamente Incantesimi,
perchè in tutti quegli anni aveva sempre dovuto forzare la
sua
natura per controllare i suoi poteri, e ora non gli sembrava vero di
poter impugnare la bacchetta per potersi finalmente mettere alla
prova e gestire al meglio le capacità che aveva ereditato da
suo
padre.
Anthea
invece si impegnava al massimo in Difesa Contro le Arti Oscure,
determinata com'era a diventare un Auror.
La
maledizione legata a quella cattedra si era definitivamente sciolta
con la morte di Lord Voldemort, e da ormai otto anni era nelle mani
salde di Elphias Doge, uno degli
Auror più anziani in carica e vecchio amico di Albus Silente.
Naturalmente
il professor Doge si era accorto subito di Anthea e non solo
perchè era stato amico di suo nonno Malocchio in
gioventù ma anche e soprattutto
perchè la ragazzina
prometteva di diventare davvero una
delle sue migliori allieve, anche se il professor Doge si augurava di
non vederla mai impegnata in una guerra terribile come quella che
tutti loro avevano affrontato.
Aurelius era da sempre un
amante
degli animali, sin da quando era molto piccolo faceva
impazzire i
suoi genitori perchè, se fosse stato per lui, avrebbe
impiantato un
vero e proprio zoo in casa,
e così attendeva sempre con impazienza le lezioni di Cura
delle
Creature Magiche, ed erano ormai leggendari i suoi scambi di opinione
con la professoressa Lovegood.
"Secondo
me fai apposta a contraddirla sul Ricciocorno Schiattoso per farti
notare, per me sei innamorato di lei!" lo prendeva in giro
Jupiter che comunque pensava (come tutti del resto) che la
professoressa Luna fosse davvero simpatica e la considerava una brava
insegnante, molto dolce e affettuosa con le Creature Magiche a lei
affidate.
E,
alla fine, erano anche divertenti le sue strampalate teorie sugli
Erumpent, i Ricciocorni, i Nargilli e quant'altro.
Era
anche molto interessante ascoltare i racconti dei suoi viaggi intorno
al mondo che aveva compiuto in quegli anni insieme al marito Rolf per
studiare le Creature Magiche più strane e misteriose.
La
passione per le Creature Magiche aveva fatto sì che Aurelius
diventasse ben presto una presenza fissa nella capanna di Hagrid, e
Jupiter spesso lo accompagnava anche perchè Hagrid gli
raccontava
molti episodi divertenti che riguardavano i Malandrini e suo padre in
particolare.
Jupiter a Hogwarts aveva anche
ritrovato un pezzo della sua infanzia, l'ormai anziano Fierobecco,
l'Ippogrifo al quale in qualche modo
doveva la sua esistenza e del quale Hagrid si era sempre preso cura
dopo la morte di Sirius.
"Guardalo, ti ha riconosciuto!" disse Hagrid.
"Ma non è possibile, ero piccolo!"
"Gli Ippogrifi sono molto saggi, ricordano tutto, non dimenticano chi
si è preso cura di loro e mostrano riconoscenza. Fierobecco
ha capito che sei il figlio di Sirius Black, il primo vero padrone che
abbia mai avuto, infatti si è lasciato toccare subito, non
hai avuto nemmeno bisogno di inchinarti davanti a lui!"
A
Jupiter piacevano molto anche le lezioni del Professor
Lumacorno alle quali spesso presenziava anche il Professor
Piton,
che abbandonava il suo ritratto esposto nell'ufficio della Preside per
visitare la sua vecchia aula di Pozioni, nella quale era presente
un altro suo ritratto.
Jupiter sapeva che suo padre e il professor Piton erano
stati acerrimi nemici,
ed era già stato sottoposto ad una "interrogazione a
tradimento"
come quella subita a suo tempo da Harry.
Jupiter però, grazie ai libri di
zio Alphard, sapeva tutto su bezoar, asfodelo e artemisia, e quando
aveva dato con sicurezza la risposta esatta Lumacorno era andato in
estasi e aveva assegnato dieci punti a Grifondoro.
Piton se n'era andato subito e da quel momento aveva lasciato stare
Jupiter, che però sentiva sempre su di se lo sguardo del
defunto
professore di Pozioni quando era presente nell'aula, e si nascondeva
dietro il suo calderone per farsi notare il meno possibile.
La
vera rivelazione però fu Jennifer, che scoprì di
avere un talento
naturale nel distillare Pozioni, diventando in breve tempo la
prediletta del professor Lumacorno.
"I
miei genitori gestiscono un ristorante, e io sin dalla nascita sono
cresciuta tra pentole e ricette! Per me mettere insieme gli
ingredienti per preparare una Pozione non è diverso dal
mettere
insieme gli ingredienti per preparare una torta!" aveva detto
una volta la ragazzina ai suoi amici per "giustificare" in
qualche modo la sua abilità in quella materia,
abilità che stupiva
lei stessa per prima.
Grazie
al suo talento Jennifer ricevette subito un invito per la prima cena
annuale del Lumaclub e, insieme a lei, venne invitato anche Jupiter.
"A
quanto pare per molto tempo ancora non ci sarà un Black a
Serpeverde, però nulla ti vieta di far parte del mio club!"
commentò il professore che non aveva ancora digerito il
fatto che il
Cappello Parlante gli avesse "scippato" anche Jupiter.
"Anche Harry Potter e sua moglie hanno fatto parte del mio club
e anche la professoressa Granger!" concluse Lumacorno che non
perdeva mai l'occasione di sfoggiare la sua "collezione di
studenti".
"Tu
hai intenzione di andarci, Jupiter?" gli chiese Jennifer
perplessa quella sera in Sala Comune. "Io non lo so... Insomma,
saranno tutti più grandi di noi! E poi ho un po' paura
perchè so
che ad alcuni Serpeverde non va a genio che il
Direttore della
loro Casa dica in giro che io, Babbana di nascita, sono una delle sue
allieve migliori!"
"Ma dai, di cosa hai paura? Io
ci
vado di sicuro, anzi, adesso vado a scrivere a
Harry
per dirgli che sono stato invitato! Dai, vieni con me, ci
penserò io a proteggerti se la situazione si farà
pericolosa!"
disse Jupiter sorridendo, e Jennifer si arrese senza condizioni.
La
risposta di Harry per Jupiter arrivò il mattino successivo
durante
la colazione in Sala Grande.
"Dice
che non si stupisce affatto dell'invito di Lumacorno!"
spiegò
immediatamente ai suoi amici. "Sapeva che mi avrebbe tenuto gli
occhi addosso visto che la famiglia Black era sempre stata una sua
esclusiva!"
"E
non dice altro?" chiese Jennifer. "Ad esempio... come
dobbiamo vestirci?"
"No, dice solo che le feste del
Lumaclub sono riunioni tra alunni ed ex
alunni
più o meno celebri!"
"Ma
tu gli hai chiesto come dobbiamo vestirci?" chiese di nuovo
Jennifer impaziente.
"Ma no
che non gliel'ho chiesto! Perchè?
E' importante? Io mi metto l'uniforme come al solito... quante storie
per una cena!" concluse Jupiter alzandosi: la lezione di
Trasfigurazione stava per iniziare e dovevano sbrigarsi se non
volevano arrivare in ritardo e rimediarsi una ramanzina dalla
McGrannit.
"E'
inutile fare certi discorsi coi maschi... non possono capire!"
disse Anthea osservando Jupiter e Aurelius che camminavano qualche
passo avanti a loro. "Comunque se vuoi fare colpo su Jupiter ti
consiglio di indossare la divisa del Puddlemere United!"
"Ma
io non voglio fare colpo su di lui!" esclamò Jennifer
arrossendo
leggermente.
Nei
pensieri di Jupiter al momento non c'era spazio nè per
Jennifer nè
per nessun altra ragazza.
Nei suoi pensieri c'erano il mondo magico
appena scoperto, Hogwarts, il Quidditch... Il Glasgow Rangers che era
stato eliminato dalla Champions League!
Jupiter era stato di malumore per un giorno intero dopo aver ricevuto
una lettera di nonno Paul che gli aveva dato l'infausta notizia.
Aurelius
a volte faceva qualche commento all'indirizzo di qualche ragazza
carina, generalmente più grande, e Jupiter spesso e
volentieri si
trovava d'accordo con lui, ma al momento non pensava di trovarsi una
ragazza fissa e poi non sarebbe mai riuscito a fare tutte quelle cose
ridicole tipiche delle coppiette già formate lì a
scuola, che
passeggiavano lungo il lago tenendosi per mano... No, non era
decisamente roba per lui!
Quando
però giunse la sera della cena impiegò un po'
più di tempo del
solito a prepararsi, perché si rendeva conto che era la sua
prima
uscita ufficiale importante.
“Come
sto?" chiese ad Aurelius guardandosi allo specchio.
“E come devi stare? Come al solito!
Stai indossando l'uniforme, non un abito da cerimonia! A meno che tu
non voglia far colpo su Jennifer!" disse Aurelius battendo una
mano sulla spalla di Jupiter e strizzandogli l'occhio.
”Ma no cosa dici! Lei è mia amica... è
nostra amica!
Come Anthea!"
"Sì,
certamente... Però andrete a cena insieme... Insomma, io non
sono
mai andato a cena con una ragazza, quindi questa per te è
una serata
importante, è una specie di primo appuntamento anche se
siete solo
amici!"
"Se
lo dici tu... " replicò Jupiter perplesso, ma nello stesso
tempo consapevole che forse il suo amico non aveva tutti i torti.
Jupiter
scese in Sala Comune per incontrarsi con Jennifer e, incurante degli
sguardi dei suoi compagni e delle risatine delle sue compagne, si
diresse con lei verso l'ufficio del professor Lumacorno che, grazie ad
adeguati
incantesimi, era stato allargato quanto bastava per contenere tutti
gli invitati alla prima riunione stagionale del Lumaclub.
Quando
arrivarono nell'ufficio di Lumacorno anche lui si
sentì un po' intimidito.
Lui e
Jennifer erano
decisamente gli invitati più giovani, e Jupiter si diresse
subito
verso il suo idolo personale, Joshua Stirling, Battitore dei
Grifondoro nonchè Capitano della squadra, che gli
ricordò che da lì
a due settimane si sarebbero tenute le selezioni in vista del
Campionato che stava per cominciare.
"Hey
ma... quello non è
Harry Potter?" bisbigliò qualcuno.
Jupiter
si voltò
immediatamente e, con sua grande sorpresa e meraviglia, vide che
davvero Harry era presente e si stava dirigendo verso di lui.
Jupiter
gli andò incontro sorridendo e gli strinse solennemente la
mano: non
era proprio il caso di abbracciarlo davanti a tutti!
"Finalmente
il grande Harry Potter ci onora della sua presenza!" disse il
professor Lumacorno avvicinandosi immediatamente. "Credo che sia
tutto merito del signorino Black se stasera hai annullato tutti gli
impegni che hai ogni volta che organizzo le mie cene, vero Harry?"
"E
tu magari lo hai invitato proprio per usarlo come esca ed attirarmi
nella tua rete, vero Horace?" replicò Harry sorridendo a
Jupiter.
"Ma no,
ma no, ma cosa dici... Ma cosa vai a
pensare! Il signor Black è uno studente molto promettente! E
la sua
amica qui presente, la signorina Spencer, è una grandissima
esperta
di Pozioni! Io la paragono sempre a tua madre, perchè anche
lei è
Babbana di nascita e distilla Pozioni ad occhi chiusi!"
"In
ogni caso, Horace, se il tuo piano era quello sappi che ha funzionato
alla perfezione!" disse Harry mettendo un braccio intorno alle
spalle di Jupiter che gli sorrise. "Comincio ad avere fame...
che ne dite se andiamo a sederci?"
Ovviamente
Jennifer conosceva la storia di Harry, e sapeva quali fossero i
legami che Jupiter aveva con lui.
Sapeva
che veniva chiamato "Il
ragazzo Sopravvissuto", "Il prescelto",
ma
quella sera si trovò davanti una persona molto simpatica e
alla
mano, per niente circondato da quell' alone mitologico che in molti
gli attribuivano.
Jennifer
passò una bellissima serata cenando
insieme a Jupiter e al signor Potter ("Signor Potter?
Chiamami Harry, e dammi del tu!") che li fece divertire
raccontando come si svolgeva la sua vita da studente a Hogwarts
quando aveva undici anni, e il pezzo forte fu il salvataggio della
professoressa Granger intrappolata in un bagno con un troll di
montagna.
“Harry, perchè non andiamo a fare
un giro nel parco? Vorrei andare a trovare Fierobecco, non lo vedo da
due giorni!" propose Jupiter.
“Allora io vado... è stato
un piacere conoscerla signor Potter... Harry!" disse Jennifer
stringendogli la mano.
"Ma no,
Jenny, resta... " le
disse Jupiter, ma Jennifer sorridendo gli diede la buonanotte e si
allontanò.
"Non
è che per caso ho rovinato qualcosa?" disse Harry
scherzando,
ma fino ad un certo punto.
Jupiter
aveva solo undici anni però... non si poteva mai
sapere!
"Non
tutti sono imbranati come lo ero io che, tra l'altro, ero anche
più
grande di lui!" pensò Harry sorridendo
tra sè e
ricordando i suoi primi approcci fallimentari con Cho Chang.
"Ma
scherzi? E' stata una bella sorpresa per me vederti, non hai rovinato
proprio un bel niente, anzi!" rispose Jupiter che considerava la
presenza di Harry un magnifico regalo. "Però, ora che ci
penso... Jenny! Jenny aspetta un attimo! Harry, non andare via, torno
subito!"
Jennifer,
dopo aver parlato con Jupiter, salì in Sala Comune, dove
trovò Anthea seduta accanto ad Aurelius che leggeva ad alta
voce
l'ultimo articolo del Cavillo per far divertire i suoi
compagni di
Casa.
Xenophillious
Lovegood continuava imperterrito a pubblicare il suo giornale, e sua
figlia Luna ne lasciava sempre qualche copia in giro per la scuola a
disposizione degli studenti.
"Il
vecchio Xenophillious è sempre più svitato!
Adesso capisco da chi
ha preso la professoressa Lovegood!" disse Aurelius con le
lacrime agli occhi per il gran ridere.
"Aurelius,
lo sai che dovrei toglierti dei punti? Stai prendendo in giro un
insegnante!" disse Reginald Parker, uno dei Prefetti.
"Ma
tu lo faresti davvero? Toglieresti davvero dei punti alla tua Casa
proprio adesso che siamo primi in classifica e con il Torneo di
Quidditch che sta per cominciare?" disse Aurelius per nulla
intimidito, e il Prefetto Parker rimase senza parole perchè,
per
Merlino, Aurelius era solo una matricola ma aveva
perfettamente ragione!
"Allora com'è
andata? E Jupiter dov'è?"
chiese Anthea.
"E' con Harry Potter, era anche
lui alla cena, e allora ho pensato di lasciarli soli, Jupiter
avrà sicuramente molte cose da dirgli e ha così
poche occasioni per vederlo! Mi sarei
sentita di troppo se fossi rimasta! Però Jupiter mi ha
seguita e mi
ha detto di portarvi giù in Sala Grande perchè
vuole che Harry
Potter conosca anche voi! Ha detto che non importa se c'è il
Coprifuoco perchè tanto se siamo con Harry nessuno ci
farà
nulla!"
"Ma non poteva portarlo qui in
Sala Comune?"
chiese Aurelius.
"Ma se lo avesse portato in
Sala Comune
tutti avrebbero inziato a fargli mille domande,
e Jupiter non voleva che lo infastidissero!"
"Aurelius,
cosa c'è? Ti si è paralizzata la lingua
dall'emozione?" chiese
Anthea mentre uscivano dal buco del ritratto. "Ero convinta che
avresti dato di matto... dopotutto stai per incontrare il tuo
idolo!"
"Da quando ho
conosciuto Jupiter ho
inziato a vedere molte cose in maniera diversa" spiegò
Aurelius. "Ero convinto che i maghi che hanno combattuto
Voldemort, come il padre di Jupiter e come tuo nonno, fossero
l'equivalente di quelli che i Babbani chiamano supereroi. E invece
mi
sono resto conto che erano studenti come noi, che ad un certo punto
si sono trovati ad affrontare qualcosa più grande di loro.
Hanno
dovuto crescere in fretta, fare delle scelte, assumersi
delle responsabilità e
sacrificare la loro vita. E' questo che li rende speciali alla fine,
e non i loro poteri magici. Io ho il massimo rispetto per Harry
Potter, e sono felice di poterlo conoscere. Però la mia
ammirazione
di prima era... non so come definirla... infantile, direi!"
"Siete
arrivati, finalmente!" disse Jupiter. "Jennifer l'hai già
conosciuta, loro
invece sono Aurelius e Anthea... adesso conosci tutti i miei migliori
amici!"
"I miei migliori amici"
pensò tra sè, rendendosi conto di quanto si fosse
legato a loro in
quelle poche settimane e di quanto stessero bene insieme.
Con
Anthea dava vita ad animate discussioni sul Quidditch
(anche se
lo spargimento di sangue si rischiava solo quando Anthea ne discuteva
con Aurelius), mentre con Jennifer condivideva i ricordi della loro
vita nel mondo Babbano, e spesso facevano ridere i loro amici quando
raccontavano le cose buffe che succedevano quando erano
piccoli
e non riuscivano a controllare la magia.
Con Aurelius invece
parlava spesso di suo padre.
Tutto era cominciato proprio
perchè Aurelius sapeva tutto sull'Ordine della Fenice e su
Harry, e
quindi voleva saperne di più, e così Jupiter
aveva inziato a
raccontare ciò che sapeva, ciò che ricordava.
Gli parlava di
suo padre, di sua madre, della sua vita a Grimmauld Place, del suo
ritorno nel mondo Babbano, di come si era sempre sentito "sospeso
fra due mondi", ed erano state proprio quelle conversazioni
notturne a far cambiare la visione ingenua e romantica che Aurelius
aveva avuto fino a quel momento.
Una notte Aurelius aveva sentito degli strani rumori provenire dal
letto di Jupiter.
Si era avvicinato per assicurarsi che stesse bene, e lo aveva trovato
intento a fissare una vecchia pergamena sulla quale erano scritte delle
frasi spiritose.
"Jupiter... cosa ti succede?" chiese Aurelius preoccupato quando si
accorse che il suo amico aveva le lacrime agli occhi.
"Sto parlando con mio padre... " gli aveva risposto Jupiter
mostrandogli la Mappa del Malandrino. "Se non sai come far
funzionare la Mappa i Malandrini ti prendono in giro, e io faccio
apposta a
sbagliare per sentire cos'ha da dirmi Felpato... Harry mi ha detto che
non dovrei farlo, e ha ragione... ma a volte non riesco a
resistere... "
Il padre di Jupiter era il
celebre Sirius Black, ma per Jupiter era semplicemente suo padre, un
padre del quale era fiero ed orgoglioso e del quale sentiva
terribilmente la mancanza, e Aurelius
non poteva fare a meno di chiedersi con che coraggio Peter Minus
avesse potuto tradirlo e farlo finire in carcere dopo aver rivelato a
Voldemort il nascondiglio dei Potter.
Lui non avrebbe mai
potuto voltare le spalle a Jupiter, Anthea e Jennifer.
Anche
Harry notò che c'era già un rapporto speciale tra
quei quattro
ragazzini, e pensò che davvero tra le mura
di Hogwarts si
stringevano legami destinati a durare per tutta la vita.
Si
sentì felice per Jupiter, e si
augurò che anche la
loro amicizia potesse
durare per sempre.
"Allora adesso a Hogwarts ci
sono i
Nuovi Malandrini a quanto pare!" disse Harry a Jupiter che lo
fissò pensieroso.
"No... direi di no... I
Malandrini
erano mio padre, zio Remus, tuo padre! Loro erano loro e noi... Noi
siamo noi!" concluse sorridendo, e Harry gli sorrise a sua
volta.
Jupiter Black, pur continuando
a ricordare e ad amare
suo padre, stava imparando a camminare da solo e stava pian piano
sviluppando le sue idee e la sua personalità.
Harry si
sentiva orgoglioso di Jupiter, e pensò che se Sirius avesse
potuto
vedere suo figlio ne sarebbe stato altrettanto fiero.
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Capitolo 47 *** La nuova vita di Rebecca Black ***
Capitolo 43 - La nuova vita di Rebecca Black
La nuova vita di Rebecca Black
La
vita di Rebecca era cambiata molto dopo la partenza di
Jupiter.
Il
Dr. Pye l'aveva ricontattata dopo il loro primo incontro a King's
Cross, e alla fine era riuscito a convincerla ad unirsi al suo staff
al San Mungo, e Rebecca era così diventata
infermiera nel Reparto di Medicina Babbana.
Non
aveva però voluto trasferirsi a Londra, e
così Harry si era recato a casa sua e aveva fatto delle modifiche
al camino collegandolo alla Metropolvere per
consentirle di recarsi al
lavoro e di muoversi per il mondo magico senza bisogno di avere un
mago accanto che la aiutasse a Smaterializzarsi.
Per
usare la Metropolvere non era necessario avere poteri magici, era la
polvere ad essere magica, e quello era il mezzo di trasporto
più
usato dai Babbani che, come lei, erano entrati a far parte del mondo
magico dopo il matrimonio.
A
Rebecca ricordava sempre la polvere di fata che veniva descritta
nella favola di Peter Pan, e spesso non poteva fare a meno di
chiedersi se davvero non ci fosse un fondo di verità in
tutte le
favole che i Babbani raccontavano ai loro figli.
All'inizio
faceva sempre degli atterraggi rovinosi ma stava cominciando a
prendere confidenza con quell'insolito mezzo di trasporto e non
arrivava più al San Mungo sporca di fuliggine.
Jupiter
era felice perchè sua madre lavorava insieme al padre di
Aurelius, e
il Dottor Pye da parte sua era felicissimo di avere Rebecca nella sua
squadra, perchè l'esperienza che aveva maturato dopo anni di
lavoro
in un vero ospedale Babbano era davvero utile per il suo reparto.
Rebecca
aveva instaurato un buon rapporto con le sue colleghe, e spesso alla
fine del turno andava con loro a Diagon Alley in loro compagnia per
fare due chiacchiere davanti un caffè da Florian
Fortebraccio o al
Paiolo Magico, oppure per fare un po' di shopping nel suo negozio di
preferito, Madama
McClan,
perché amava gli abiti da strega tanto quanto suo figlio
adorava i
manici di scopa di Accessori
di Prima Qualità per il Quidditch.
Spesso
e volentieri Harry e Ginny la invitavano a cena o si
recavano dal lei per la gioia di James
Sirius e Albus Severus, che
ormai la chiamavano zia
Rebecca.
Per
loro era sempre una festa ogni volta che potevano andare a trovarla
in quell'abitazione
piena di tanti oggetti strani che venivano dal mondo dei Babbani e
che avevano dei nomi bizzarri come lavatrice
e forno
a microonde.
Era
una strana sensazione per Rebecca essere chiamata Signora
Black, e quando
qualcuno la trattava con particolare rispetto per via del cognome che
portava non poteva fare a meno di pensare a come si sarebbe divertito
Sirius sapendo che lei, Babbana
Purosangue,
era la donna più importante della famiglia come un tempo lo
era
stata Walburga.
Non
tutti però la vedevano di buon occhio.
Anche
se dopo la sconfitta di Voldemort i fanatici del sangue puro si erano
dati una calmata certe idee malsane persistevano comunque, e il fatto
che una Babbana avesse sposato l'ultimo dei Black non andava a genio
a molti, soprattutto perchè a quegli stessi nostalgici non
era
nemmeno mai andato a genio Sirius Black, che si era sempre schierato
contro di loro.
La
famiglia Malfoy era una di quelle più a lei più
ostili.
Narcissa
e Andromeda dopo la guerra si erano riavvicinate, anche se non si
frequentavano molto spesso perché tra Andromeda e Lucius
continuava
a non correre buon sangue.
Narcissa,
per non inasprire ancora di più le cose, aveva deciso di non
mostrare ostilità nei confronti di Rebecca e Jupiter, che
peraltro
non aveva mai incontrato.
Di
diverso avviso era invece Lucius, a cui non andava molto a genio
l'idea che il Mezzosangue Jupiter avesse
di fatto lo stesso rango di suo figlio Draco, e
aveva
segretamente indagato per cercare
di far dichiarare nulle le nozze di Sirius e Rebecca ed
impossessarsi del patrimonio dei Black.
Dopotutto
Narcissa era pur sempre la cugina di primo grado di Sirius, e dopo la
morte di Bellatrix era lei la seconda in linea di successione dato
che Andromeda era stata diseredata.
Era
stata una amara sorpresa per
lui
scoprire che il matrimonio non solo era valido ma era stato celebrato
nientemeno che dal Ministro della Magia Kingsley Schakebolt,
all'epoca giovane Auror
in
carriera.
Lucius non poteva di certo
mettere in dubbio la parola del Primo
Ministro, e dovette così fare buon viso a cattivo gioco e
accettare soprattutto il fatto che Jupiter fosse veramente l'Erede
dei Black nonostante il suo stato di sangue.
Fortunatamente
Harry non era venuto a conoscenza di queste manovre
segrete altrimenti il suo vecchio nemico avrebbe passato un
grosso
guaio perchè Harry, (che comunque sapeva quale fosse
l'opinione che
le vecchie famiglie Purosangue avevano nei confronti di Jupiter e
Rebecca), ci teneva a far sapere in giro che la moglie di Sirius
Black era anche e soprattutto la sua madrina, affinchè fosse
chiaro
a tutti che non avrebbe tollerato che una qualsiasi famiglia di
ex Mangiamorte
caduti in disgrazia infastidisse le persone a lui care.
Rebecca,
da parte sua, pur avendo sentito alcune voci a riguardo, non dava
loro alcuna importanza.
Lucius Malfoy non era in cima ai suoi pensieri, men che
meno quel giorno.
La
sera prima aveva festeggiato il suo compleanno, il primo dopo il suo
ritorno nel mondo magico, e quella
era stata l'occasione buona per “rispolverare” il
Castello di
Alphard dato che
aveva invitato a cena i Potter e i Weasley e Andromeda con Teddy e,
naturalmente, i suoi genitori.
Erano
venuti tutti a festeggiare con lei, tranne Jupiter che non poteva
lasciare Hogwarts, però
suo figlio non si era dimenticato della ricorrenza, anzi, e le aveva
inviato come
regalo
la sua prima foto ufficiale con l'uniforme scolastica.
Rebecca
l'aveva messa in una cornice d'argento e l'aveva collocata in
bella mostra nel salotto di casa sua, accanto
alla foto del suo matrimonio con Sirius.
In
quella foto Jupiter sorrideva felice e sicuro di sé, era
ormai un
giovane mago e un Grifondoro a tutti gli effetti, e Rebecca
guardandola era rimasta stupefatta.
Era
bastato un mese a Hogwarts e già sembrava più
grande, sembrava un altro... sembrava Sirius.
Un Sirius Black di
undici anni, nonostante avesse i capelli biondi come quelli di sua
madre.
Rebecca
prese
il vecchio album di foto che Sirius le aveva mostrato il giorno del
loro primo incontro, e mise la foto di Jupiter a confronto con quella
di suo padre quando era un giovane Malandrino.
Aveva sempre pensato che non ci fosse mai stato al
mondo un ragazzo più
bello di Sirius, ma ora
non poteva fare a meno di pensare che un
ragazzo più bello di lui esisteva, ed era suo figlio.
Rebecca
guardò nervosamente l'orologio per l'ennesima volta.
C'era un'ultima cosa che andava fatta, era inutile rimandare
oltre, così si era decisa e aveva chiesto l'aiuto di Harry
che
naturalmente le aveva offerto tutto il suo appoggio e il suo sostegno
per aiutarla a compiere quel passo che l'avrebbe portata a rimettere
piede dopo dieci anni al numero 12 di
Grimmauld Place.
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Capitolo 48 *** Ritorno a Grimmauld Place ***
Capitolo 49 - Ritorno a Grimmauld Place
Ritorno
a Grimmauld Place
Le
cose a Grimmauld Place erano cambiate molto in quei dieci
anni, Rebecca se n'era subito resa conto.
Il
corridoio non
era
più buio e tetro, le stanze non erano più cupe e
ricoperte da
vecchia tappezzeria ammuffita.
Ogni
locale era stato completamente restaurato e ora Rebecca, con Harry al
suo fianco, osservava quello che una volta era il grande salone in
cui si era celebrato il suo matrimonio,
e alle cui pareti erano ora appesi i ritratti che raffiguravano i
membri dell'Ordine della Fenice.
Aveva
cercato e subito trovato il ritratto di Sirius, e gli era corsa
incontro col cuore in gola, pervasa da una folle felicità,
perchè
si era ricordata che nel mondo magico i ritratti potevano parlare.
Perchè
non ci aveva pensato prima?
E,
soprattutto, perchè Harry non glielo aveva detto subito?
Sarebbe
andata
a Grimmauld
Place sin dal primo giorno, avrebbe portato Jupiter... Sirius non
aveva mai sentito la voce di suo figlio...
"Non
può parlare. Nessuno di questi ritratti può
farlo" disse Harry
che aveva capito le intenzioni di Rebecca, e quelle parole
furono
per lei una pugnalata al cuore.
"Ma...
Ma Jupiter mi ha scritto che a Hogwarts i ritratti parlano... E qui
ci sono i ritratti di Phineas Nigellus... E della madre di Sirius..."
"Il
ritratto parlante è un privilegio che compete solo a chi
occupa una
carica
pubblica,
come il Ministro della Magia, o il Preside di Hogwarts. Tuttavia
alcuni maghi, di solito provenienti da nobili famiglie come quella
dei Black, si fanno ritrarre e danno ordine al ritratto di
"attivarsi" solo dopo la loro scomparsa, e i loro quadri
vengono esposti nella dimora di famiglia affinchè le nuove
generazioni possano conoscere i loro antenati. Come ben sai Walburga
ha rispettato questa tradizione, e il suo ritratto è ancora
di là
in corridoio, coperto dai soliti tendaggi, visto che è
assolutamente
impossibile rimuoverlo o distruggerlo. I quadri che raffigurano i
membri dell'Ordine della Fenice non parlano
perchè nessuno ha mai pensato di farsi fare il ritratto
ufficiale, a
parte Albus Silente e Severus Piton che sono stati Presidi di
Hogwarts".
"Io
sono stato un Preside di Hogwarts!" confermò Phineas
Nigellus
che aveva origliato la conversazione. "Io posso muovermi da un
ritratto all'altro, posso parlare! Ma per il mio indegno pronipote
tutto questo non è possibile!”
Le
pesanti tende che nascondevano il ritratto di Walburga Black si
aprirono di colpo: le voci di Harry e di Phineas l'avevano
risvegliata.
“Chi
osa profanare di nuovo la casa dei miei padri?"
strillò Walburga guardandosi rapidamente intorno
finchè i suoi
occhi non misero a fuoco Harry. "MALEDETTO
POTTER!
Tu non
sei il
padrone di questo luogo,
questa casa non
ti
appartiene,
io
sono l'unica custode!”
Walburga
interruppe il suo delirio,e un espressione sorpresa si
disegnò sul
suo volto quando si accorse che accanto a Harry c'era Rebecca, e
quando
capì chi aveva di fronte sul suo viso apparve una smorfia di
disgusto mista ad odio e ricominciò ad urlare.
"TU!
MALEDETTA BABBANA! Cosa
ci fai ancora qui? Speravo che anche tu fossi morta! Tu e quel...
quel piccolo
bastardo che
hai messo al mondo, indegno di portare il nome dei Black come lo era
suo padre!”
“Lascia
stare mio figlio! E lascia in pace Sirius!” disse Rebecca.
“Gli
hai reso la vita impossibile, lascialo in pace almeno ora! Tu non
esisti più, tu non sei nessuno!”
"Io
non sono nessuno? Povera
illusa! Non sai con chi stai parlando! Io sono Walburga
Black e
tu sei una miserabile Babbana!
Nessuno può mandarmi via da qui, ho
fatto commissionare questo ritratto per sorvegliare in
eterno
la casa dei miei padri! Nessuno può distruggere il mio
ritratto,
solo
chi ha il sangue dei Black può farlo!
Quel rinnegato che hai sposato ha cercato di distruggermi ma non ce
l'ha fatta, perchè è stato cancellato per sempre
dalla nostra
famiglia!
E ora non esiste più nessun Black che possa distruggermi...
Non ci
sono più i Black... La nostra nobile casata si è
estinta, la nostra
nobile casata non c'è più... "
continuò a ripetere Walburga
in una incessante litania che fece venire la pelle d'oca a Rebecca.
"Mio
figlio è l'Erede dei Black!"
disse Rebecca, anche se in quel momento
non
si sentiva molto fiera del fatto che Jupiter fosse l'ultimo
discendente
maschio di quella famiglia.
Per
lei Jupiter era semplicemente il figlio nato dall'amore che aveva
unito lei e Sirius, e tutto il resto non aveva importanza.
"Quel Sanguesporco che hai
messo al mondo non è mai stato un Black e mai lo
sarà! Non c'è il nome del
tuo bastardo sul nostro albero genelalogico, non
c'è il tuo nome da Babbana, e non c'è nemmeno il
nome di quel
rinnegato che lo ha generato insieme
a
te! Io ho cancellato tuo marito dal nostro sacro albero genealogico,
e la mia cara nipote lo ha cancellato per sempre dalla faccia della terra!”
Harry
schiantò il ritratto di Walburga, e le pesanti tende si
richiusero
di scatto.
Non sopportava più
la sua crudeltà, quelle parole
lo
facevano stare
male e riaprivano una ferita mai del
tutto rimarginata
nel suo
cuore e,
soprattutto, nel cuore
di Rebecca.
"Rebecca...
Non
darle ascolto, te la ricordi, lo sai che ha sempre detto quelle cose!
Tu sei la moglie di Sirius, Jupiter è il figlio di Sirius,
voi siete
stati e siete ancora la sua unica, vera famiglia! A questo devi
pensare,
Rebecca! Devi pensare a quanto Sirius amava te e Jupiter! E vi amava
tanto, io me lo ricordo... e io... io
desideravo
vivere con voi... fare parte della vostra famiglia..."
"Tu
hai sempre fatto parte della nostra
famiglia,
Harry. Sirius per me non era solo il padre di mio figlio, era anche
tuo padre" disse Rebecca, e
Harry la abbracciò commosso da quelle parole.
“Ma
quello che ha detto Walburga mi fa male perché è
vero... Non lo
rivedrò mai più... Non rivedrò mai
più il mio Sirius... E se tu sapessi Harry... quanto
mi manca... “
Rebecca
non si era mai sentita tanto sola e vulnerabile come in quel momento.
Finchè
aveva avuto accanto suo figlio aveva dovuto farsi coraggio e avanti
avanti
per lui, ma ora che Jupiter era ad Hogwarts non c'era più
nessuno
con cui parlare, nessuno che l'aspettava
quando tornava a casa.
C'era
il suo nuovo
lavoro
che le piaceva molto e al quale si dedicava con passione, c'era una
nuova famiglia che l'aveva accolta a braccia aperte,
c'era Harry sempre presente come in quel momento.
Ma
non c'era più nessuno che l'abbracciava, l'accarezzava e le
sorrideva come faceva Sirius, nessuno che la amava come lui l'aveva
amata.
Erano
troppe le cose che Rebecca aveva tenuto a lungo chiuse dentro il suo
cuore ed ora le sue difese erano crollate, e lei sapeva che quel
momento sarebbe arrivato, e lo sapeva anche Harry.
Sapevano entrambi
che prima o poi avrebbero dovuto affrontare insieme quel dolore,
però avevano sempre fatto di tutto per
rimandare il momento in cui avrebbero dovuto ricordare tutto quello
che non avevano mai dimenticato.
"Quella
notte fu Remus a venire da me, fu lui a dirmelo, anche se non ebbe
bisogno di dirmi nulla, mi bastò guardarlo negli occhi per
capire...
Il dolore che provai, Harry... non te lo so descrivere... Fu come
morire, fu come sentirsi strappare via il cuore... ma anche se ero
morta continuavo a vivere, ed era quella la cosa peggiore! Non potevo
accettarlo, non volevo
crederci...
non
l'ho più rivisto, non è più tornato,
non ho più saputo nulla di
lui... E sono andata avanti illudendomi che una volta tornata nel
mondo magico lo avrei ritrovato, ero convinta che mi stesse ancora
aspettando da qualche parte! Sono una stupida, vero, Harry?"
"E
invece ti capisco, Rebecca. Tu speravi di poter parlare con il suo
ritratto, mentre io ho creduto di poterlo rivedere nello specchio
magico che mi aveva regalato, ero convinto che lo avrei ritrovato
come fantasma a Hogwarts... E ho cercato di tirarlo fuori dal Velo
quella notte, io volevo oltrepassare la soglia per andare a cercarlo,
ma Remus mi ha trattenuto, non me l'ha lasciato fare... "
"Ha
fatto bene a trattenerti, altrimenti anche tu non
saresti
più tornato indietro.
Remus mi ha detto che Bellatrix ha colpito Sirius con una
maledizione, e mi fa impazzire il pensiero che forse avrebbe potuto
salvarsi. Adesso che lavoro al San Mungo ho visto molte lesioni da
incantesimo curate con delle pozioni speciali. E allora penso che se
non ci fosse stato quel Velo forse ci sarebbe stata una speranza
anche per lui. Ma non devo più pensarci, perchè
mi faccio
solo del
male. Se n'è andato, e non tornerà mai
più... Non tornerà mai più
il mio Sirius... "
Harry
sentì le vecchie ferite che si riaprivano, e
sentì le lacrime
uscire dai suoi occhi mentre abbracciava Rebecca scossa da singhiozzi
disperati.
Harry
ripensò al suo padrino che duellava con Bellatrix, che la
sfidava e
la derideva per distrarla e per dare a lui la possibilità di
mettersi in salvo e di fuggire.
Ma
Sirius non stava combattendo soltanto per lui, Sirius quella notte
stava combattendo anche per Jupiter e Rebecca, perchè
Bellatrix li
avrebbe uccisi se avesse saputo della loro esistenza.
Sirius
era il Custode Segreto di Rebecca e Jupiter, e quel segreto se n'era
andato oltre
il
Velo insieme
a
lui, e pochi anni dopo Bellatrix era morta senza sapere
che
c'era un bambino chiamato Jupiter Alphard
che
custodiva nelle sue mani il futuro della famiglia Black e che ora era
un Grifondoro di Hogwarts come lo era stato suo padre, e imparava ad
eseguire gli incantesimi usando quella stessa bacchetta magica che
era sfuggita di mano a Sirius un istante prima che il Velo lo
imprigionasse per sempre.
Rebecca
aveva ragione: il fatto che Sirius fosse scivolato oltre quel Velo
era stata una tragica fatalità, se
non ci fosse stato quel Velo niente e nessuno avrebbe impedito a
Sirius di salvarsi.
Ancora
una volta Harry ricordò la sofferenza provata dopo la morte
del suo
padrino, quando
aveva
devastato l'ufficio di Silente per sfogare il dolore che gli
devastava il cuore.
Si
era sentito abbandonato e solo senza sapere che non era solo,
perchè
c'era Rebecca che soffriva tanto quanto lui se non di più, e
sarebbe
stato d'aiuto e conforto per entrambi poter stare l'uno accanto
all'altra subito dopo la scomparsa di Sirius.
Ma
Harry era ancora in tempo, Harry poteva ancora recuperare quei dieci
anni perduti, perchè Sirius gli aveva lasciato
un'eredità più
preziosa della casa di Grimmauld Place
e
dell'oro della Gringott.
Rebecca
era ormai diventata una seconda madre per Harry, mentre Harry era
subito diventato un importante
punto
di riferimento per Jupiter che gli scriveva da Hogwarts per
raccontargli come
si
svolgeva la sua vita da studente, per chiedergli un consiglio ogni
volta che ne aveva bisogno, proprio come faceva Harry quando Sirius
era ancora accanto a lui.
“Penserò
io alla
tua
famiglia, te lo prometto, Sirius" pensò
Harry. "Io
ci sarò sempre, e farò qualsiasi
cosa
per loro. Qualsiasi cosa".
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Capitolo 49 *** Il Cercatore di Serpeverde ***
Capitolo 50 - Il Cercatore di Serpeverde
Regulus
Black di Julia Weasley, "zietta ufficiale" di Jupiter Alphard
Black
Il
cercatore di Serpeverde
Un
Jupiter Black piuttosto deluso e arrabbiato si stava allontanando a
grandi passi dallo stadio del Quidditch.
E
va bene, lo sapeva.
Il
posto di Cercatore titolare nella squadra del Grifondoro era
già
occupato da un certo Marcus Young, e lui aveva partecipato alle
selezioni per essere preso come riserva, ma sperava che, dopo averlo
visto volare, il Capitano Joshua Stirling gli dicesse che era
bravissimo, che un talento così non andava sprecato e che il
posto
in squadra sarebbe stato suo di diritto.
Joshua
gli aveva comunque fatto mille complimenti lodando il suo
indiscutibile talento, e dopo averlo visto volare aveva deciso seduta
stante che sarebbe stato lui la riserva, però questo per
Jupiter
significava solamente una cosa: per quell'anno niente Quidditch.
Harry
gli avrebbe sicuramente detto che era comunque un bel passo avanti
rispetto a quando frequentava lui Hogwarts, perchè a quei
tempi le riserve
non esistevano, un giocatore veniva sostituito solo se
c'era la necessità, mentre invece Jupiter avrebbe potuto
allenarsi
lo stesso con la squadra, indossare la divisa e seguire la partita
dalla panchina, ma tutto questo non riusciva a smaltire la sua
delusione enorme.
Lui
voleva essere protagonista, e non spettatore!
"Dai
non prendertela... " gli aveva detto Anthea per consolarlo.
"Quest'anno Marcus terminerà gli studi, e vedrai
che il
Cercatore l'anno prossimo sarai tu!"
Jupiter
non le aveva nemmeno risposto, si era limitato ad incenerirla con lo
sguardo e poi e se ne era andato voltandole le spalle con decisione.
Facile
per lei parlare, lei era stata presa, lei avrebbe giocato come
Cacciatore titolare!
E anche
Harry non avrebbe mai potuto
capirlo, perchè anche lui era sempre stato un titolare:
avevano
addirittura cambiato il regolamento pur di farlo giocare!
Entrò
nel castello, deciso a rifugiarsi nella sua stanza per sdraiarsi sul
suo letto con le tende ben chiuse, al riparo da occhi indiscreti e da
frasi consolatorie di cui non sentiva in quel momento il minimo
bisogno, però le scale di Hogwarts gli giocarono un brutto
scherzo
perchè gli fecero sbagliare strada facendolo finire nella
Stanza dei
Trofei.
No,
decisamente quello non era il suo giorno fortunato... ma proprio
lì
doveva capitare?
Davanti a
tutte quelle Coppe e a tutte quelle
fotografie che sembravano ricordargli, semmai ce ne fosse stato
bisogno, che quell'anno non avrebbe visto il suo nome scritto
nell'Albo d'Oro del Quidditch di Hogwarts!
Visto
che ormai era lì decise di darsi un'occhiata intorno e
iniziò a
passare in rassegna le fotografie finchè non
trovò un'immagine di
Harry a 13 anni, che sollevava la Coppa del Quidditch vinta dai
Grifondoro.
Rimase
fermo a lungo a guardarla, e sorrise mentre immaginava di essere al
posto di Harry, perso in quei sogni di gloria che solo un ragazzino
di 11 anni riesce a fare.
Decise di
guardare anche le altre
fotografie e,
percorrendo a ritroso gli anni, arrivò al 1973.
Anche
quell'anno la Coppa era stata vinta dal Grifondoro, e un largo
sorriso illuminò il viso di Jupiter quando si rese conto che
quello
che sollevava il trofeo era James Potter, e osservò con
curiosità e interesse quel ragazzo che
era stato il
migliore amico di suo padre, rimanendo peraltro impressionato dalla
straordinaria somiglianza tra lui e Harry.
“ Tranne
gli occhi... perché Harry ha gli occhi di sua madre! Anche a
me
dicono che ho gli stessi occhi di papà... “ pensò
Jupiter rammaricandosi ancora una volta di non avere mai avuto la
possibilità di conoscere meglio Sirius.
“ Io
non ho mai conosciuto papà... Harry non ha mai conosciuto
James...
Teddy non ha mai conosciuto zio Remus... Forse c'è una
maledizione su di noi... E soprattutto su di me,
che sono nato poche ore dopo il ritorno di
Voldemort...
“
pensò
Jupiter, che
decise di passare in rassegna anche le altre foto nella speranza di
distrarsi da quei cupi
pensieri.
All'improvviso
si fermò sbalordito, strabuzzando gli occhi per mettere meglio
a fuoco l'immagine che gli stava di fronte perché non
riusciva a
credere a ciò che aveva appena visto.
“ Ma
quello è papà... “ pensò
mentre il cuore accelerava i suoi battiti. “Ma
com'è
possibile? Mi hanno sempre detto che non giocava a Quidditch!
“
Osservò
meglio la foto e si accorse che l'emozione gli aveva impedito di
mettere a fuoco un dettaglio non da poco: quella era la squadra dei
Serpeverde!
Vide
il nome scritto sotto la fotografia, e il respiro gli si
fermò
nuovamente: Regulus Arcturus Black.
Come
aveva fatto a non pensarci prima?
Eppure
lo sapeva che il fratello di suo padre aveva giocato come Cercatore,
era da lui e da zio Alphard che aveva ereditato il talento per il
Quidditch, glielo aveva detto nonna Andromeda!
Quella
scoperta lo rese felice, era sempre contento quando scopriva qualcosa
di nuovo sulla sua famiglia d'origine perchè Jupiter era
fiero di
essere un Black anche se il suo orgoglio non aveva niente a che
vedere con il significato rinchiuso nel motto Toujours Pur.
Per
Jupiter essere l'Erede dei Black non significava essere l'ultimo
discendente maschio di quella nobile famiglia.
Per Jupiter essere
l'Erede dei Black significava essere semplicemente il figlio di
Sirius.
Jupiter
sapeva molto poco riguardo a suo zio Regulus.
Sua madre
gli aveva raccontato tutto quello che a suo tempo le aveva raccontato
Sirius, ovvero che Regulus era morto a soli 18 anni perchè
si era
unito ai Mangiamorte ma poi, resosi conto dell'errore commesso, si
era ribellato a Voldemort decretando così la sua fine,
avvenuta in
circostanze misteriose e mai del tutto chiarite.
Jupiter
osservò attentamente Regulus, sorridente nella sua divisa da
Quidditch, ignaro di ciò che gli avrebbe riservato il
destino.
Vederlo
indossare la sua stessa
uniforme da Cercatore, seppur con colori diversi, gli fece
provare
una simpatia istintiva nei confronti quello zio che non
aveva mai conosciuto, la stessa simpatia che provava per zio Alphard,
dal quale aveva ereditato non solo il castello in cui viveva ma anche
il suo secondo nome e la passione per il Quidditch e per il
Puddlemere United.
Si
rese conto che, se non fosse morto, sarebbe stato Regulus l'Erede dei
Black, perché non era stato rinnegato, perché era
un Purosangue,
perché era un Serpeverde... tutte caratteristiche che lui
non
possedeva.
Regulus
Black sarebbe stato contento di avere un nipote come lui o se ne
sarebbe vergognato?
Il
pensiero di essere respinto da quello zio che somigliava tanto a suo
padre e dal quale aveva ereditato il
talento di Cercatore lo mortificò e lo rese triste.
Eppure
in quella foto Regulus non sembrava affatto un crudele Mangiamorte, e
se davvero si era ribellato, se davvero aveva cambiato idea, allora
forse non era del tutto vero che disprezzava Babbani e Mezzosangue!
Andromeda
gli aveva detto che Regulus Black non era un ragazzo cattivo, gli
aveva anche detto che non avrebbe mai pensato di vederlo un giorno
tra i Mangiamorte perchè era sempre stato molto timido e
tranquillo,
desideroso di compiacere i suoi genitori, e in particolare sua madre,
in tutto e per tutto.
"Credo
che Regulus si sia unito ai
Mangiamorte proprio perchè il suo più grande
desiderio era quello
di rendere sua madre fiera di lui" gli aveva raccontato
Andromeda. "Io e Sirius abbiamo disonorato la famiglia
facendoci cancellare dall'albero genealogico e Regulus si è
sentito
investito dalla responsabilità di tenere alto il nome dei
Black a
qualsiasi costo. Tu me lo ricordi molto, lo sai, Jupiter? Hai la
stessa dolcezza, ma hai anche la
stessa voglia di
affermare la tua personalità e di seguire il tuo cuore che
aveva tuo
padre! Anche Regulus aveva quella forza, ma non è riuscito
mai ad
esprimerla perchè sua madre era sempre lì, come
un ombra che lo
soffocava... Quella pazza fanatica! Tale e quale a mia sorella
Bellatrix!"
aveva concluso Andromeda piena di rabbia e di
dolore, e un brivido era corso lungo la schiena di
Jupiter quando aveva sentito pronunciare il nome
della
strega che aveva a lungo perseguitato i suoi incubi.
“ Bellatrix
ha ucciso papà e anche zia Dora... Era la figlia di sua
sorella, ma lei l'ha uccisa lo stesso... Forse Regulus
avrebbe ucciso me e mia madre... “
Voltò
di scatto le spalle alla foto, deciso ad uscire da lì e a
fuggire da
quel nuovo vortice di pensieri cupi in cui stava cadendo, e si
accorse che c'era qualcuno alle sue spalle, un'ombra furtiva nascosta
in un angolo che cercò di allontanarsi non appena lui si
girò.
Jupiter
rimase per un attimo paralizzato dal terrore, per un istante gli
sembrò che i suoi incubi avessero preso forma.
Istintivamente
impugnò la bacchetta, la puntò contro quell'ombra
e lanciò uno
Schiantesimo che non andò a segno ma fu
sufficiente per spaventare
quello sconosciuto che lanciò un urlo che nulla
aveva di
umano.
Jupiter
si accorse che si trattava di una creatura minuscola, sembrava un
bambino molto piccolo, e fu contento di aver sbagliato mira e di non
avergli fatto del male dato che era chiaramente indifeso.
“ Chi
sei?”
domandò tenendo comunque la bacchetta levata in
alto, perché sapeva che esistevano delle creature
magiche
che a
prima vista sembravano innocue ma poi, al momento buono, rivelavano
una natura malvagia.
"Sono
io... padrone... " disse con voce stridula la creatura uscendo
del tutto dall'ombra.
Si
trattava di qualcuno che aveva conosciuto molto bene Sirius e
Regulus, qualcuno che un tempo era stato molto devoto alla famiglia
Black, qualcuno che Jupiter non riconobbe ma dal quale era stato
immediatamente riconosciuto.
“Sono
Kreacher... padrone... “
|
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Capitolo 50 *** Il vecchio elfo e il giovane padrone ***
Capitolo 50 - Il vecchio elfo e il giovane padrone
Il vecchio elfo e il giovane
padrone
Da
10 anni il padrone di Kreacher era Harry Potter, e lui era stato
obbligato a servirlo perchè padron Sirius aveva disposto così
nel suo testamento, ma Kreacher non era nato per servire i Potter.
I
misteriosi incantesimi che lo legavano da sempre alla famiglia Black
gli avevano fatto riconoscere in Jupiter colui al quale doveva in
realtà la sua ubbidienza, e Jupiter dicendo semplicemente "Chi
sei?"
era di fatto diventato il suo nuovo padrone, perchè gli
aveva
rivolto una domanda, e Kreacher
non
poteva rifiutarsi di rispondere.
Kreacher
sapeva che il figlio
di padron Sirius era arrivato ad Hogwarts e aveva sempre cercato di
evitare
di incontrarlo
perché sapeva
che se lo avesse
incontrato avrebbe dovuto servirlo, e lui non voleva diventare
l'elfo del figlio di padron Sirius, il reietto, il rinnegato, il
disonore dei Black, che aveva spezzato il cuore della sua amata
padrona Walburga e che aveva osato accoppiarsi con una sporca
Babbana.
Ed
eccolo il risultato di quell'oscenità, proprio lì
di fronte ai suoi
occhi... Quel piccolo Sanguesporco di cui non ricordava nemmeno il
nome, che probabilmente nemmeno sapeva di fare indegnamente parte di
una delle più antiche e nobili famiglie di maghi mai
esistite!
Un
piccolo Sanguesporco che ora sarebbe stato costretto a chiamare
padrone
perchè gli incantesimi che lo vincolavano alla famiglia
Black gli
imponevano di considerarlo tale anche se il suo cuore si rifiutava
di farlo, ma non aveva scelta, era il suo destino, il Mezzobabbano
era
l'Erede
dei Black, l'ultimo insulto che padron Sirius aveva rivolto alla
Nobile Casata prima di morire.
Ma
c'era anche un altro motivo, molto più importante, che aveva
tenuto
Kreacher lontano da Jupiter: il vecchio elfo, infatti, temeva per la
sua vita.
Kreacher
aveva tradito padron Sirius, infrangendo la ferra regola che gli
imponeva assoluta fedeltà alla famiglia cui apparteneva.
Era
stato in casa della signorina Cissy, aveva passato informazioni alla
signorina Bella, aveva fatto in modo che anche padron Sirius cadesse
nella trappola che Voldemort aveva preparato per Harry Potter.
Se
il giovane padrone voleva vendicare la morte di suo padre aveva tutto
il diritto di uccidere Kreacher senza essere accusato di omicidio
perchè un tradimento come quello di Kracher poteva e doveva
essere
punito con la morte, e i padroni avevano diritto di vita e di morte
sui loro elfi.
Il
giovane padrone non avrebbe nemmeno dovuto sporcarsi le mani con il
sangue di Kreacher perchè, se solo glielo avesse chiesto, ci
avrebbe
pensato lo stesso Kreacher a porre fine alla sua esistenza gettandosi
da una delle torri del castello.
Kreacher aveva
tradito, Kreacher
doveva morire, era giusto così perchè era
così che da sempre si
faceva, e Kreacher non osava mettere in dubbio e in discussione
questa antica regola.
"Sono
Kreacher... padrone" rispose il vecchio elfo a malincuore.
"Perchè
mi chiami padrone?" chiese Jupiter stupito, e nel cuore di
Kreacher si accese la speranza: possibile che il Mezzobabbano
non sapesse nulla di lui?
"Io
sono l'elfo domestico della famiglia Black, tu sei il mio padrone e
io devo obbedire ai tuoi ordini" spiegò inchinandosi
esageratamente fino a terra.
"Ma...
stai scherzando?!" chiese Jupiter incredulo.
Lui...
padrone
di
un elfo domestico!
Non
vedeva l'ora di dirlo ai suoi amici!
Kreacher
intanto esultava: il piccolo Sanguesporco
non lo
conosceva, il piccolo Sanguesporco non sapeva
nulla!
Il
vecchio elfo intravide una speranza di salvezza.
"E
cosa fai qui a
Hogwarts?” chiese Jupiter sempre più incuriosito.
“Quando
padron Sirius è morto ha lasciato la casa di Grimmauld Place
a Harry
Potter, e Harry Potter ha ordinato a Kreacher di venire qui!”
“Ma
tu eri a Grimmauld Place quando c'ero anch'io? Mia mamma non mi ha
mai parlato di te!”
"Kreacher
non parlava mai con la madre del giovane padrone e la madre del
giovane padrone non parlava mai con Kreacher. Kreacher non si
avvicinava mai al giovane padrone e a sua madre perchè
così voleva
padron Sirius" disse il vecchio elfo sperando di conquistarsi la
fiducia di Jupiter e di salvarsi la vita.
"Non
rivolgere più la parola a Rebecca, non avvicinarti mai
più a mio
figlio! Stai lontano da loro, comportati come se non ci fossero! Non
nominarli, non dire una parola su di loro a nessuno o giuro che ti
uccido, piccolo idiota buono a nulla!"
Jupiter
non poteva
ricordare quelle parole urlate da suo padre in un momento di rabbia,
e non poteva sapere che proprio quelle parole avevano salvato la vita
a lui e a sua madre, perché Kreacher non poteva disubbidire
agli
ordini di Sirius e rivelare a Bellatrix che una Babbana aveva dato
alla luce l'Erede
dei Black.
“Perchè
mio padre non voleva che tu ti avvicinassi a me e a mia
madre?”
"Kreacher
doveva obbedire agli ordini della sua amata padrona Walburga...
Kreacher
doveva...
La padrona Walburga disprezzava te e tua madre... E aveva ragione
perché tua
madre
era
una
sporca Babbana!” esclamò
Kreacher incapace
di trattenersi.
“Come
hai chiamato mia madre?" esclamò Jupiter
fulminandolo con lo sguardo, e Kreacher arretrò terrorizzato,
Era come guardare negli occhi padron Sirius tornato per ucciderlo.
Kreacher
corse verso la parete più vicina e cominciò a
prendere a testate il
muro.
"Fermo,
cosa fai? Ma sei impazzito?" gridò Jupiter dimenticando la
sua
rabbia, spaventato da quella inaspettata e violenta reazione.
"Kreacher
ha
offeso la madre del giovane padrone e deve punirsi!” spiegò
il vecchio elfo massaggiandosi il cranio dolorante.
"Va
bene, sei perdonato, ti sei punito abbastanza, ma guai a te se dici
ancora qualcosa su mia madre!" disse Jupiter pensando al
ritratto di nonna Walburga che insultava Rebecca alla stessa maniera,
e si diede dello stupido per aver pensato, fino a poco tempo prima,
che quel quadro urlante fosse divertente.
Gli
occhi del vecchio elfo si riempirono di lacrime.
"Il
giovane padrone ha perdonato Kreacher, il giovane padrone non
è come
suo padre, il giovane padrone è come padron Regulus!
Kreacher voleva
bene a padron Regulus, Kreacher viene sempre qui a pulire per
guardare la foto di padron Regulus! Tu sai chi era padron Regulus?"
Jupiter
gli raccontò tutto quello che sapeva riguardo a suo zio, e
Kreacher
scosse la testa.
"Il
giovane padrone non sa niente, il giovane padrone non sa la
verità!
Lo vedi questo medaglione?" disse mostrando a Jupiter la
preziosa reliquia che portava sempre al collo. "Questo
medaglione era di padron Regulus, lo ha donato Harry Potter a
Kreacher! Vuoi conoscere la storia di questo medaglione? Vuoi
conoscere la vera storia di padron Regulus?"
Jupiter
disse di sì, e un ghigno di trionfo apparve sul viso di
Kreacher.
Padron
Regulus gli aveva proibito di raccontare del suo sacrificio a
qualsiasi membro della famiglia, però intendeva la vera
famiglia
Black, la famiglia Purosangue, ma padron Jupiter (ecco come si
chiamava il ragazzino!) era un Mezzobabbano, lui non contava, e poi
gli aveva detto che voleva sentire la storia e Kreacher doveva
ubbidire, doveva raccontargliela.
Ma
se il ragazzino non contava nulla come mai lo aveva riconosciuto come
erede dei Black?
Stava
forse disubbidendo agli ordini di padron Regulus?
Decise
di raccontare comunque la storia e di infliggersi più tardi
una
punizione esemplare: ne sarebbe valsa la pena, era giusto che il
ragazzino sapesse.
Padron
Sirius aveva dimenticato padron Regulus.
Padron
Jupiter lo avrebbe ricordato fino alla fine dei suoi giorni.
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Capitolo 51 *** Le verità nascoste ***
Capitolo 50 - Le verità nascoste
Le verità nascoste
Jupiter
era seduto in riva al lago proprio sotto l'albero preferito dai
Malandrini ma era troppo sconvolto per farci caso.
Vide
qualcosa agitarsi nell'acqua e balzò in piedi spaventato e
pronto a
fuggire, ma si rese subito conto che si trattava della piovra
gigante.
In
quel momento pensò che non sarebbe stato più in
grado di guardare
uno specchio d'acqua senza pensare a suo
zio.
La
reazione di Jupiter era stato un autentico momento di trionfo per
Kreacher.
Padron Sirius aveva sempre fatto soffrire Kreacher, e
Kreacher si era vendicato facendo soffrire suo figlio Babbano.
"Mio
zio è morto da eroe come
mio padre,
anche
lui ha combattuto contro Voldemort!
Ma
perché zio
Regulus non ha detto nulla a mio padre?
Lui
lo
avrebbe aiutato,
lo avrebbe
salvato, non
lo avrebbe lasciato morire così!" disse
Jupiter visibilmente
scosso quando
Kreacher terminò
il suo racconto.
Kreacher
rimase allo stesso tempo lusingato
ed offeso dalle parole di Jupiter.
Il
giovane padrone aveva reso onore a padron Regulus, però lo
aveva
paragonato a padron Sirius, e per Kreacher questo era il peggiore
degli insulti, così
il vecchio elfo perse il controllo.
"Padron
Regulus non era come tuo padre, padron Regulus era migliore di lui!
Padron Sirius
era
cattivo, maltrattava Kreacher! Tuo padre non avrebbe mai
salvato padron Regulus perchè è scappato
di casa,
non gli importava nulla di suo fratello, odiava la mia amata padrona
Walburga! Se padron Regulus fosse ancora vivo sarebbe lui l'Erede
dei Black! Padron Regulus avrebbe dovuto
avere
un figlio, un figlio Purosangue, e non un Sanguesporco
come te!" urlò prima di ricominciare a punirsi picchiando la
testa nel muro.
“Smettila!
Io non ci credo e non ti
voglio ascoltare! Mio
padre non era cattivo, ho conosciuto tante persone che gli volevano
bene,
anche Harry gli voleva bene!
E
se ti ha maltrattato te lo sei meritato, perché prima hai
fatto
arrabbiare anche me quando hai detto che mia madre è una
sporca
Babbana! Mio padre ha sempre difeso mia madre perché le
voleva
bene e... e voleva bene anche a me... “
Jupiter
si interruppe sentendosi sull'orlo delle lacrime, ben deciso a non
mostrarsi debole davanti a quella creatura che già detestava.
Kreacher
si rese conto di aver commesso un passo falso.
Il
giovane padrone era chiaramente affezionato alla memoria di padron
Sirius e lui doveva conquistarsi la sua fiducia se voleva salvarsi la
vita, così decise di volgere la situazione a suo favore.
“Kreacher
ha fatto arrabbiare padron Jupiter, Kreacher chiede perdono!”
disse
inchinandosi di nuovo fino a toccare il terreno con la punta del
naso, esagerando volutamente per far sì che non
ci fossero più dubbi su di lui. “Kreacher non
farà più
arrabbiare padron Jupiter, Kreacher promette che ubbidirà
sempre
agli ordini di padron Jupiter! Kreacher promette che sarà
sempre
fedele a padron Jupiter così come è
sempre stato fedele a padron Sirius e... “
Kreacher
si interruppe, gli occhi sgranati dal terrore, e di nuovo
iniziò a punirsi picchiando la testa
contro il muro.
“Basta!
Smettila! Perchè lo fai? Perchè ti
punisci?” esclamò Jupiter.
“Non hai fatto niente di male adesso!”
Anche
se quell'elfo non gli stava simpatico non sopportava di vederlo
comportarsi in quel modo.
Il
vecchio elfo smise di punirsi e rimase in ginocchio a capo chino sul
pavimento mentre grosse lacrime uscivano dai suoi occhi.
Era fatta, era finita, si
era messo in trappola con le sue stesse mani.
Era
obbligato ad obbedire agli ordini del suo padrone, era costretto a
dire la verità.
“Perchè
ti punisci Kreacher?” chiese nuovamente Jupiter.
“Kreacher
si punisce perchè gli elfi domestici non possono mentire ai
loro
padroni! Kreacher ha appena detto a padron Jupiter di essere sempre
stato fedele a padron Sirius ma Kreacher... Kreacher ha detto una
bugia...“ disse l'elfo con un filo di voce tremando di paura.
“Non sei stato
fedele a mio padre? E' questo che stai cercando
di dire? Spiegati meglio!“ incalzò Jupiter e Kreacher abbandonò definitivamente ogni speranza. Il suo destino era segnato.
Padron
Jupiter non avrebbe avuto pietà di lui, e padron
Sirius avrebbe avuto la sua vendetta.
Jupiter
ascoltò la confessione di Kreacher incapace di credere alle
proprie
orecchie.
Voldemort aveva ottenuto le informazioni
che gli servivano grazie a Kreacher... Voldemort aveva attirato Harry
nell'Ufficio Misteri...
“E
papà è morto... “
Il
suo cuore iniziò a battere violentemente, si
sentì trafitto da un
dolore insopportabile e fu investito da un'ondata di odio mai provato
prima.
Gli sferrò
un calcio nella pancia talmente violento che lo fece finire a terra,
e mentre il vecchio elfo si contorceva per il dolore si
avvicinò e,
con mani tremanti, posò
la punta della bacchetta magica sulla fronte di Kreacher che chiuse
gli occhi in
attesa
che
si compisse il suo destino.
“Guarda
questa bacchetta magica Kreacher! Guardala! Era
di mio padre! E'
tutto quello che è rimasto di lui dopo che
è stato ucciso! E io la
userò per uccidere te!” gridò Jupiter
con le lacrime agli occhi.
Kreacher cercò di alzarsi per fuggire,
ma Jupiter puntò
la bacchetta verso una delle grosse coppe posate sugli scaffali e
disse: "Wingardium Leviosa!"
La
coppa si sollevò a mezz'aria, Jupiter la diresse sopra
Kreacher e gliela fece cadere sulla schiena.
Il
vecchio elfo cadde di nuovo a terra, tentò di nuovo di
alzarsi ma ancora una volta
non ci riuscì perchè Jupiter gli
lanciò
addosso uno Schiantesimo che andò perfettamente a
segno.
“Preparati
Kreacher, questo è solo l'inizio! Ti farò del
male, ti farò
soffrire, me la pagherai! Perchè
lo hai fatto? Perchè?“
Tremando
da capo a piedi levò
la bacchetta e lanciò un nuovo Schiantesimo, e mentre
Kreacher
giaceva a terra inerme lo sguardo di Jupiter cadde sul medaglione che
pendeva dal collo dell'elfo.
"Dammi
il medaglione Kreacher" gli
disse con
voce gelida.
Vide
lo sgomento e il dolore sul volto di Kreacher e un sorriso di trionfo
gli apparve sul viso: aveva colpito nel segno.
"Padrone
ti prego... Il medaglione è di Kreacher... Harry Potter lo
ha dato a
Kreacher in ricordo di padron Regulus... “
“Non
mi importa! Il medaglione era di Regulus Black e adesso tu lo dai a
me, perché io
sono suo nipote! Sono io
il tuo padrone, sono io
l'Erede dei Black, e tu devi fare quello che ti dico! E
adesso
dammelo! Non te lo
meriti!"
Singhiozzando
disperatamente Kreacher si sfilò il medaglione dal collo e
lo diede
a Jupiter con mani tremanti.
“Padron
Jupiter ha ragione... Kreacher ha tradito il fratello di
padron Regulus...
Kreacher non se lo merita... “
Per
un momento Jupiter provò pena per lui ma si riscosse subito.
Non
doveva dimenticare che Kreacher aveva fatto la spia ai Mangiamorte,
aveva distrutto la vita di sua madre, aveva spezzato la sua
famiglia...
“E
adesso vai via! Vattene
via!” urlò Jupiter che non ne poteva
più
di sentirsi fissare da quegli occhi terrorizzati e pieni di lacrime,
e Kreacher si Smaterializzò senza farselo ripetere due
volte, appena
in tempo per evitare un altro Schiantesimo.
Jupiter
crollò in ginocchio sul pavimento scosso dai singhiozzi e
oppresso
da un dolore che gli toglieva le forze e il respiro.
Si
sentiva soffocare dentro la Stanza dei Trofei e così corse
in riva
al lago in cerca di sollievo e di risposte alle sue domande.
Come
mai sua madre non gli aveva mai detto cosa aveva fatto Kreacher?
Suo
padre era scomparso dietro un velo, Harry e zio Remus erano rimasti a
guardare senza poter fare nulla, impotenti e disperati... Tutto
quello che Jupiter già sapeva era spaventoso, e forse sua
madre
aveva pensato che non era necessario aggiungere altri dettagli che
non avrebbero fatto altro che aumentare la sua sofferenza.
Pensò
a quanto era stato bravo ad usare l'incantesimo Wingardium
Leviosa,
alla
precisione con cui aveva scagliato lo Schiantesimo, a
quanto male doveva
aver fatto a Kreacher, ma
si accorse che quel pensiero non lo rendeva felice, e
che la sua rabbia e il suo dolore invece di diminuire aumentavano, e
gli venne
in mente quello
che sua madre aveva
detto a
Molly.
“Sei
stata molto coraggiosa, e non ti nascondo che è un sollievo
per me
sapere che Bellatrix non c'è più... anche se
nessuno potrà mai
ridarmi Sirius...".
Questo
aveva detto sua madre a Molly, ed era questa la cosa che faceva
più
male alla fine.
Jupiter
si mise di nuovo a piangere, sentendosi solo più che mai.
“So
che sei qui papà...” pensò
mettendosi una mano sul cuore.
“Ma mi manchi
lo stesso... ”
Se
avesse ucciso Kreacher, se lo avesse torturato... Gli avrebbe dato
soddisfazione?
Forse sì... forse al momento sì... Ma poi? Cosa
sarebbe cambiato?
Suo padre non sarebbe tornato comunque...
Però
Kreacher non poteva passarla liscia, doveva punirlo, doveva fargli
del male, doveva ucciderlo!
Avrebbe
ucciso
Kreacher e poi lo avrebbe scritto a
Harry e a sua madre, avrebbe
spiegato che lo aveva fatto per vendicare suo padre e
loro...
Loro
non avrebbero approvato, già lo sapeva... E la mamma avrebbe
sofferto, avrebbe pianto di nuovo...
Sua madre non
lo aveva cresciuto instillando in lui rancore o desiderio di
vendetta.
Sua
madre aveva sempre desiderato che andasse ad Hogwarts come tutti i
giovani maghi della sua età, voleva che trovasse la sua
strada, che
si costruisse un avvenire sereno e felice, che avesse la
possibilità
di realizzare i suoi sogni come a suo padre non era stato permesso
fare.
Sua
madre non avrebbe mai voluto vederlo carico di rabbia e desideroso di
uccidere come si sentiva in quel momento.
Sua
madre ne aveva abbastanza di morte, dolore e vendette.
E
anche Harry, e nonna Andromeda, e Teddy...
Tutti
avevano subito delle perdite tremende, tutti avevano delle ferite che
non sarebbero mai guarite.
E
di nuovo gli venne in mente quella storia che sua madre gli aveva
raccontato tante volte.
“Harry
sapeva che Peter Minus aveva tradito i suoi genitori, eppure ha detto
a papà e a zio Remus di non ucciderlo, perché non
voleva che i
migliori amici di suo padre diventassero assassini. E quando Harry ha
detto così papà e zio Remus hanno abbassato la
bacchetta magica...
Rapidamente
prese la sua decisione e agì altrettanto in fretta, timoroso
di
perdere il coraggio necessario per compiere quel passo.
"Kreacher,
torna qui!"
L'elfo
si Materializzò immediatamente al suo fianco, terrorizzato.
"Kreacher è qui padrone... Se il padrone vuole ucciderlo
Kreacher è pronto a morire... " disse inginocchiandosi ai
piedi
di Jupiter.
"Hai
proprio ragione Kreacher... vorrei ucciderti... Ma ho deciso
di
non farlo perchè se
diventassi un assassino mia madre soffrirebbe e io non voglio, ha
già
sofferto abbastanza... non voglio farla soffrire anch'io!"
"Kreacher chiede
perdono, Kreacher ha imparato, Kreacher sarà
fedele... Perchè il
padrone è buono e non lo ucciderà... Grazie
padrone... "
"Non
ringraziarmi! Tu disprezzi me e mia madre, io lo so!"
"La
mia amata padrona Walburga mi ha sempre detto che padron Sirius non
era suo figlio e Kreacher è sempre stato devoto alla sua
amata
padrona. Kreacher ha sempre disprezzato padron Sirius perchè
la
padrona Walburga ha sempre detto a Kreacher di disprezzare i nemici
della famiglia Black!"
"Basta
con questa storia! Non
voglio più sentirti parlare della tua amata
padrona Walburga!
Non
hai ancora capito che il tuo padrone sono io? Devo
ricordartelo ancora?” minacciò
puntandogli
contro la
bacchetta magica.
Kreacher
si rannicchiò a
terra ma
Jupiter abbassò il braccio lungo il fianco, dominando
a stento la voglia di lanciargli adosso un altro Schiantesimo.
“Vorrei
ucciderti... ma non lo farò...
Lo
faccio per mia madre... Ma
non
ti ho perdonato Kreacher, non ti potrò mai
perdonare! E
adesso
vai via... Vai via prima che io cambi idea! E prendi
questo! Non
voglio avere addosso
niente
che mi faccia pensare a te!" disse Jupiter buttandogli addosso il
medaglione, e
Kreacher
se lo rimise al collo piangendo.
"Sei
ancora qui? Sparisci, sono stanco di vederti!"
Kreacher non se lo fece
ripetere due volte, e dopo che l'elfo fu scomparso nuove
lacrime uscirono dagli occhi di Jupiter.
Restò a lungo seduto in riva al lago, e
quando
ebbe sfogato tutta la tensione e tutto il dolore accumulato in quelle
ore iniziò a sentirsi meglio...
non
del tutto, solo un po', ma il cuore non gli faceva male come
prima, ed era già qualcosa.
Sapeva
che sua madre avrebbe approvato la
sua decisione
di non uccidere Kreacher,
anche se non sapeva ancora se glielo avrebbe scritto.
Magari
glielo avrebbe raccontato di persona, sì era decisamente
meglio
così.
Sarebbe
stata felice sua madre, ne era certo,
e
anche suo padre sarebbe stato felice, ne era altrettanto sicuro.
Suo
padre
e
sua madre sarebbero
stati
felici
di sapere che il
loro unico
figlio non era diventato un assassino a soli undici
anni.
“Papà,
tu
hai abbassato la bacchetta magica... E
io
ho fatto
come te...
“ pensò
Jupiter stringendo forte la bacchetta di
Sirius
tra le mani.
Si
alzò per tornare al castello.
Era quasi ora di cena, sicuramente i
suoi amici lo stavano cercando e lui aveva bisogno di stare con
loro, aveva bisogno delle loro chiacchiere e delle loro risate che
gli sarebbero state d'aiuto per superare le emozioni di quella
giornata.
E
voleva anche chiedere scusa ad Anthea per come si era comportato con
lei poche ore prima.
Avrebbero
festeggiato la sua nomina a Cacciatore e lui si sarebbe accontentato
di fare la riserva, in attesa che arrivasse il momento giusto.
Gli
sembrava così stupida in quel momento la sua delusione
di poche ore prima,
e così sciocchi i suoi problemi... Alla
fine era comunque riuscito a fare parte della squadra!
Prima
di entrare nel castello si fermò, si
mise una mano in tasca, tirò fuori per l'ennesima volta il
biglietto
e lo rilesse.
Aveva
restituito il medaglione a Kreacher ma aveva voluto tenere qualcosa
per sé, non aveva resistito alla tentazione di avere almeno
quel
ricordo di zio Regulus che lo faceva sentire fiero più che
mai di
essere un Black, orgoglioso di essere il figlio e il nipote di due
uomini che avevano sacrificato la loro vita per lottare in
ciò in
cui credevano.
Al
Signore Oscuro.
So
che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste
parole ma
voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo
segreto.
Ho
rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile.
Affronto
la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale,
sarai di nuovo mortale.
R.
A. B.
|
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Capitolo 52 *** Ritorno a casa ***
Capitolo 51 - Di nuovo a casa
Ritorno
a casa
A
Rebecca piaceva fermarsi a dormire a Grimmauld Place dopo aver
completato il turno di notte al San Mungo.
Al
mattino dormiva fino a tardi e poi, una volta recuperato il sonno
perduto, usciva e si godeva Londra fino a quando non giungeva per lei
il momento di tornare in ospedale.
Si
divertiva a fare la turista visitando monumenti e musei, anche se
alla fine ciò che più le interessava era la
scoperta della Londra
magica, e perciò appena poteva si recava
a Diagon Alley.
Il
suo lavoro al San Mungo la appassionava e la coinvolgeva ogni giorno
di più e aveva un bellissimo rapporto con Augustus Pye, che
oltre ad
essere il suo capo si era rivelato essere anche un buon amico.
Il
fatto di avere due figli della stessa età, compagni di
scuola a Hogwarts,
aveva creato un legame
fra loro.
Augustus
era separato dalla moglie ed era un uomo simpatico e
divertente, che svolgeva con passione il suo lavoro e, pur essendo un
mago, amava molto il mondo dei Babbani e sapeva usare gli
elettrodomestici e le automobili avendo studiato a suo tempo anche
Babbanologia.
“Proprio
come Sirius... “ aveva pensato
subito Rebecca, che si rendeva conto di iniziare a desiderare qualcosa
di più dalla sua vita, e quel pensiero la disorientava un
po'.
Fino
a quel momento non aveva mai pensato di trovarsi un nuovo compagno
anche se tutti le dicevano che ne avrebbe avuto il diritto visto che
era ancora giovane, ma lei non aveva né il tempo
né la voglia di
pensarci, il centro della sua
esistenza era sempre stato
Jupiter, e il suo unico scopo
era stato
quello di prepararlo al mondo magico e aiutarlo a controllare
i suoi poteri, impresa che
si era rivelata abbastanza
difficile per lei, che di
poteri magici era
sprovvista.
La
presenza di un nuovo compagno e di una nuova relazione da gestire
avrebbero rappresentato soltanto un problema in più.
Adesso
che Jupiter era finalmente a Hogwarts era libera di pensare di nuovo
a se stessa, ma al momento trovava ancora difficile staccarsi dal suo
passato e lasciarsi andare,
perchè alla fine la verità
era una sola: amava ancora
Sirius, sempre presente nei suoi pensieri e nel suo cuore.
Anche
le sue colleghe e lo stesso
Augustus si erano resi
presto conto di questo, perchè conoscevano bene la sua
storia.
Nessuno
di loro aveva subito una perdita grave come era successo a Rebecca,
ma nel mondo magico non c'era nessuno che non avesse tra le sue
conoscenze qualcuno che aveva perso un parente o un amico durante la
guerra, e sapevano quanto fosse difficile ricominciare dopo tutto
quello che avevano vissuto.
Il
dolore che Rebecca aveva provato quando aveva scoperto che non
avrebbe mai potuto parlare con il ritratto di Sirius era stato
devastante: in quel momento aveva dovuto suo malgrado aprire gli
occhi e rendersi conto, una volta per sempre, che il suo amato Sirius
non sarebbe più stato accanto a lei.
Era
stato come perderlo una seconda volta, ed era stato in quel momento
che si era resa conto che doveva voltare pagina e raccogliere le
forze necessarie per intraprendere un nuovo cammino, ma intanto
continuava a rimanere sospesa fra presente e passato.
Dormire
nella vecchia camera di Sirius era una delle cose che le davano un
certo conforto, soprattutto quando sentiva la mancanza di Jupiter, e
anche quella mattina quando
si svegliò la prima cosa che vide fu il viso del giovane
Sirius Black che le sorrideva dalla foto che lo ritraeva ad Hogwarts
insieme ai Malandrini.
"Vado
a King's Cross... Oggi
torna Jupiter per
le vacanze di Natale!"
disse felice mandando un bacio
a quella
vecchia immagine di Sirius, Remus e James.
Rebecca
non vedeva l'ora di riabbracciare Jupiter, era emozionata come se si
trattasse di un primo appuntamento.
In
quel momento era soltanto suo figlio l'uomo più importante
della sua
vita, l'unico che desiderasse avere accanto, l'unico che amasse con
tutto il cuore... a parte Sirius.
Jupiter
nel frattempo si stava dirigendo alla stazione di Hogsmeade insieme
ad Aurelius, Jennifer e Anthea.
Non
vedeva l'ora di tornare a casa per poter parlare di Hogwarts a sua
madre, era impaziente di rivedere Harry, e da tempo aveva invitato
Teddy a passare l'intero periodo natalizio al castello di Alphard.
Prima
di salire sul treno rivolse un ultimo sguardo a Hogwarts.
Era
felice di tornare a casa, ma nello stesso tempo gli dispiaceva
lasciare la scuola, e anche i suoi amici gli sarebbero mancati.
Fu
in quel momento che si rese conto di avere lasciato una parte di
sé
a Hogwarts, come era capitato a tanti altri prima di lui.
Jupiter,
Aurelius Anthea Jennifer erano piacevolmente euforici anche
perché,
la sera prima, il professor Lumacorno aveva organizzato la sua
tradizionale cena natalizia, e Jennifer e Jupiter erano stati
ovviamente invitati in quanto membri effettivi.
Per
l'occasione era stato consentito loro di portare un accompagnatore, e
così
Jupiter aveva accompagnato Anthea, mentre Jennifer aveva fatto il suo
ingresso al braccio di Aurelius, ben decisi a godersi la festa e a
divertirsi il più possibile.
Anthea
era stata subito intercettata dal Professor Lumacorno che gli aveva
chiesto di parlargli di suo nonno Malocchio ed era rimasto piuttosto
colpito dalla ferrea volontà di diventare Auror che aveva
quella
ragazzina.
"Buon
sangue non mente, è proprio il caso di dirlo!" disse
Lumacorno
sorridendo. "Signorina Moody, da oggi anche lei è ammessa al
Lumaclub! E anche lei, signor Pye... Anche lei è ammesso al
Lumaclub, lo consideri il mio regalo di Natale!"
“Avrei
voluto essere ammesso per meriti miei... E invece sono stato ammesso
solo perchè stasera Lumacorno è un po' brillo e
si sente generoso!"
commentò Aurelius un po' mortificato.
"Amico,
approfittane! Dopotutto tra noi l'unica che fa parte del Lumaclub per
meriti propri è Jennifer!" gli disse Jupiter. "Io ne
faccio parte solo perchè mio padre è Sirius
Black, e Anthea è
appena stata ammessa solo perchè è la nipote di
Malocchio Moody! Ma
gliela faremo vedere noi chi siamo veramente!" aveva concluso
Jupiter, e i quattro amici si erano scambiati uno sguardo d'intesa
prima di abbandonarsi ai divertimenti.
Aurelius
e Jupiter avevano bevuto proprio quella sera il loro primo bicchiere
di Whisky Incendiario, cosa che era costata loro una gran
nausea, e un rischio di
punizione dato che gli alcolici erano riservati solo ai maggiorenni.
I
due amici avevano potuto avere accesso a quella bevanda
perchè tra
gli elfi domestici ingaggiati come camerieri c'era anche
Kreacher, che non aveva potuto disobbedire quando Jupiter gli aveva
chiesto di versare da bere a lui e al suo amico.
"Il
giovane padrone non ha l'età per queste cose, Kreacher lo
aveva
avverito, ma il giovane padrone non ascolta Kreacher, nessuno ascolta
mai il vecchio Kreacher!" brontolò l'elfo mentre aiutava
Jupiter e Aurelius a Materializzarsi nel loro dormitorio senza farsi
notare dai Prefetti che avrebbero potuto fare rapporto.
"Kreacher
ti prego... ho già mal di testa... Mi dispiace ammetterlo ma
avevi
ragione! Ora torna alla festa prima che ti scoprano... Buon
Natale..." disse Jupiter prima di cadere in un sonno profondo.
Kreacher
rimase a dir poco allibito.
Evidentemente il suo giovane padrone era
ancora scombussolato dagli effetti del Whisky Incendiario, altrimenti
non gli avrebbe mai augurato buon Natale!
Kreacher
non si era mai sentito del tutto tranquillo con Jupiter
perché non
era sicuro fino in fondo che avrebbe mantenuto la promessa di
salvargli la vita, dopottutto era pur sempre un Black, e i Black
appendevano al muro le teste degli elfi domestici.
Ma
il suo giovane padrone in quei pochi mesi aveva però
scoperto che
avere un elfo domestico dentro le mura di Hogwarts non era poi
così
male, e così Kreacher era già stato costretto,
come quella sera, ad
aiutarlo a compiere qualche piccolo misfatto, e il vecchio elfo non
si stupiva perchè era certo che anche padron Sirius avrebbe
approfittato della magia di Kreacher se lo avesse avuto a
disposizione a Hogwarts quando era studente.
In
questo padron Jupiter era tale e quale a padron Sirius, però
doveva
ammettere che gli ricordava molto anche padron Regulus quando gli
capitava di vederlo volare durante le lezioni di Madama Bumb o agli
allenamenti di Quidditch. Peccato soltanto che indossasse i colori
dei Grifondoro!
Rebecca
si era preparata con cura per recarsi a King's Cross indossando un
abito comprato da Madama McClan apposta per l'occasione.
La stazione era a pochi chilometri da Grimmauld Place, ma Rebecca non
poteva camminare fra i Babbani con quell'abbigliamento, e
così
aveva usato la linea speciale della Metropolvere che
consentiva
alle nobili famiglie
Purosangue di raggiungere il binario 9 ¾ senza
mischiarsi ai Babbani e ai
Mezzosangue.
I
nobili Black non potevano immaginare che un giorno
quella corsia
preferenziale avrebbe permesso a una Babbana come Rebecca di recarsi
a King's Cross per andare a prendere l'Erede Mezzosangue della loro
Casata!
Rebecca fece un arrivo perfetto
a King's Cross e si avviò con passo rapido al binario
controllando
impaziente l'orologio quando un fischio di ammirazione la fece
voltare.
"Che
eleganza, signora Black!" disse Augustus sorridendo a Rebecca.
"Ma
come? Sei vestito da Babbano?" chiese Rebecca stupita.
"Io
non vengo da una nobile famiglia come la tua e attraverso la barriera
come i comuni mortali, non posso mica andare in giro per Londra
vestito come te!” disse Augustus ridendo.
“Però stai benissimo,
anzi, sei sin troppo elegante!"
"Bhè...
io... Sì forse ho esagerato un po'... Forse quest'abito
è più
adatto a una cerimonia, e forse il cappello a punta potevo
evitarlo... Insomma, non sapevo cosa mettermi, non conosco ancora
bene tutte le vostre usanze!"
"Non
c'entra nulla l'essere maghi o Babbani, tu sei una donna, Rebecca...
E come tutte le donne hai messo il primo straccetto che hai trovato
nell'armadio!"
"Ma
la smetti di prendermi in giro?" disse Rebecca ridendo a sua
volta.
"E
chi ti prende in giro? Sei bellissima..." disse Augustus
guardandola con evidente ammirazione.
In
lontananza si sentì il fischio dell'Espresso di Hogwarts che
si
stava pian piano avvicinando.
"Stanno
arrivando, guarda!" disse Rebecca entusiasta indicando il binario,
emozionata come una bambina.
Jupiter,
Aurelius, Jennifer e Anthea scesero dal treno cercando di orientarsi
in tutta quella confusione.
I
genitori cercavano i figli, i figli cercavano i genitori, i gufi
nelle gabbie strillavano, i bauli erano pesanti da scaricare e non
potevano nemmeno usare un Levicorpus per renderli più
leggeri perchè
fuori dai confini di Hogwarts non avrebbero potuto usare la magia in
quanto minorenni.
"Io
non capisco! Quando ero un Babbano non potevo usare la magia, ora
sono un mago e non posso usarla lo stesso!" esclamò Jupiter
esasperato mentre armeggiava con il baule.
"Ciao
tesoro... " disse una voce emozionata alle sue spalle.
Jupiter
si voltò e si ritrovò avvolto in un abbraccio che
aspettava con
ansia di ricevere, anche non si era mai reso conto di quanto lo
avesse aspettato e desiderato fino a quel momento.
“Ciao
mamma... “ disse nascondendo il viso sulla spalla di Rebecca.
Non
si aspettava di emozionarsi così tanto, e non voleva che sua
madre
se ne accorgesse.
"Come
stai, tesoro? Stai bene? Sei cresciuto... " disse lei mentre
gli accarezzava il viso e i capelli con la mano e
con lo sguardo.
"Mamma...
ma come ti sei vestita? Sembri la McGrannit da giovane!”
esclamò
Jupiter guardandola con attenzione, e Rebecca scoppiò a
ridere
davanti alla faccia perplessa di suo figlio che la vedeva per la
prima volta vestita da strega.
Augustus
si avvicinò per salutare Jupiter e stringergli la mano,
mentre
Rebecca incontrava per la prima volta Jennifer e Anthea e salutava
Aurelius: anche lui era cresciuto parecchio durante quei pochi mesi a
Hogwarts!
Jupiter
si mosse per andare verso la barriera insieme ai suoi amici, ma
Rebecca lo bloccò.
"Noi
non passeremo la barriera, andremo con la Metropolvere!"
spiegò
a suo figlio.
"Ma
io volevo passare la barriera!" protestò Jupiter.
"Tua
madre ha ragione, non può entrare nel mondo Babbano vestita
da
strega! E poi che gusto c'è ad essere nobili maghi
Purosangue se non
si possono godere certi privilegi?" disse Augustus strizzandogli
l'occhio.
"Io
veramente sono Mezzosangue... Comunque sì, signor Pye, ha
ragione
lei!" disse Jupiter lanciando ancora una volta uno sguardo
perplesso al vestito di sua madre.
"Chiamami
Augustus e dammi del tu!" disse il dottor Pye dandogli una
affettuosa pacca sulle spalle. "Passa un buon Natale, Jupiter! E
buon Natale anche a te, Rebecca!" aggiunse baciandola sulle
guance sotto lo sguardo allibito di Jupiter che sentì una
strana
fitta al cuore.
"Allora...
buon Natale, Jupiter!" disse Anthea.
"Già...
buon Natale... " disse Jennifer.
"Buon
Natale, ragazze!" disse Jupiter e, senza esitare, baciò
sulla
guancia prima una e poi l'altra: era la prima volta che faceva una
cosa del genere con le sue amiche, e stavolta fu Rebecca a rimanere
allibita.
Jupiter
rivolse un sorriso ad Aurelius che non perse tempo e lo
imitò
baciando a sua volta le ragazze, e Anthea e Jennifer, compiaciute e
imbarazzate, arrossirono leggermente.
"Allora
Jupiter, i nonni ci aspettano per pranzo, non vedono l'ora di
rivederti! E io non vedo l'ora di farti vedere il Castello di
Alphard! Harry, Arthur George e Ron mi hanno aiutato ad appendere le
decorazioni, hanno fatto un lavoro magnifico!”
“Mamma
ascolta... visto che siamo a Londra... Ti dispiacerebbe portarmi a
visitare Grimmauld Place? Ho voglia di rivedere la... la casa grande
di papà Sirius!" disse Jupiter dopo un attimo di esitazione
strappando un sorriso a Rebecca e sorridendo a sua volta, ma dentro
di sè era turbato.
Per
un attimo era stato sul punto di dire la casa dei miei padri,
come
diceva sempre sua nonna Walburga.
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Capitolo 53 *** La donna del ritratto ***
Capitolo 52 - La donna del ritratto
La
donna del ritratto
Rebecca
non si stupì davanti alla richiesta di Jupiter di visitare
Grimmauld
Place.
Suo figlio nelle ultime lettere le aveva espresso il desiderio
di tornare in quella che, alla fine, era l'antica dimora della sua
famiglia, e Rebecca aveva avvertito una certa urgenza nelle sue
parole: sembrava che Jupiter avesse delle questioni in sospeso da
risolvere.
Appena
rientrato nella casa in cui aveva passato i suoi primi mesi di vita
Jupiter si guardò intorno stupito e un po' disorientato da
tutti
quei cambiamenti, sforzandosi di ignorare ciò che sentiva
nel cuore
perchè non voleva cedere all'emozione.
Non
si fermò a guardare i ritratti dei membri dell'Ordine della
Fenice
come Rebecca si aspettava, ma si recò subito al piano
superiore ed
entrò nella stanza di Regulus Black.
Si
guardò intorno in silenzio, il suo sguardo si
soffermò sui ritagli
di giornale che parlavano di Voldemort e un brivido gli corse lungo
la schiena.
“Mamma...
a Hogwarts ho scoperto com'è morto zio Regulus!”
“Oh
no, Jupiter, mi dispiace... com'è stato possibile? Avrei
voluto
dirtelo io... “
“Cosa?
Tu lo sapevi e per non me lo hai mai raccontato?”
“Me
lo ha detto Harry subito dopo la tua partenza. E ne avrei parlato
anche con te, credimi, ma aspettavo il tuo ritorno! Jupiter lo sai
che io non ho segreti per te, non ti ho mai nascosto nulla, tutto
quello che ti ho raccontato in questi anni l'ho saputo da tuo padre,
e lui non ha mai saputo com'è morto suo fratello, il primo a
scoprirlo è stato proprio Harry poco prima della fine della
guerra!
Tu come lo hai scoperto?”
Jupiter
le raccontò del suo incontro con Kreacher, e Rebecca lo
ascoltò in
silenzio.
In
effetti non aveva mai raccontato a suo figlio del tradimento
dell'elfo domestico ma non lo aveva fatto di proposito, era come se
il suo cervello avesse rimosso quell'informazione non ritenendola
importante.
Sirius
era morto, e lei si era ritrovata vedova a 27 anni con un figlio da
crescere, e alla fine era su Jupiter che Rebecca si era concentrata
per andare avanti e sopravvivere giorno dopo giorno cancellando tutto
il resto e conservando solo i ricordi più belli.
Lei
aveva sempre detto a suo figlio che Voldemort aveva manipolato la
mente di Harry, ma non si era mai fermata a riflettere sul fatto che
tutto questo era stato possibile perchè Kreacher aveva fatto
la
spia, e mai avrebbe immaginato che un giorno suo figlio lo avrebbe
ritrovato a Hogwarts.
Anche
lei alla fine aveva commesso l'errore di sottovalutare l'elfo
domestico?
“Mi
dispiace Jupiter... “ disse Rebecca accarezzandolo.
“Sei così
giovane e hai già dovuto sopportare così tante
cose... Ma ogni
volta che avrai bisogno di parlare io sarò qui, te l'ho
detto, non
ho segreti per te! E presto vedrai Harry e potrai chiedere anche a
lui tutto quello che vorrai!”
“Harry
mi ha aiutato tanto, lo sai mamma? Quando non capivo qualcosa gli
scrivevo e lui mi rispondeva sempre... Non vedo l'ora di
rivederlo!“
disse Jupiter sorridendo.
“E
lui non vede l'ora di rivedere te! Sai cosa facciamo adesso? Andiamo
a casa dei nonni, anche loro sono impazienti di rivederti! Per oggi
ne ho avuto abbastanza di Grimmauld Place, stare in questa casa ci
sta rendendo un po' troppo tristi!” disse Rebecca prendendolo
sottobraccio per condurlo fuori dalla stanza di Regulus.
“Aspetta
mamma, prima voglio vedere la stanza di papà!”
disse Jupiter.
Rebecca
non poteva dirgli di no, e poi la stanza di Sirius per lei
rappresentava un rifugio sicuro, e così e iniziò
a raccontargli di
come le piacesse qualche volta fermarsi a dormire lì, ma si
accorse
ben presto che Jupiter non la ascoltava e che la sua attenzione era
rivolta ad altro, e un sorriso divertito le apparve sul viso.
“Eh
sì, ti piacciono le stesse cose che piacevano a tuo padre...
e non
sto parlando delle moto!”
“Mamma...
ma cosa dici?” esclamò Jupiter arrossendo.
“Scusami
Jupiter, non ho resistito!” disse Rebecca ridendo.
“Ma stai
tranquillo, non c'è niente di male... dopotutto stai
crescendo! E a
me dispiace un po', ma anche questo credo che sia normale! E adesso
andiamo, dai!” disse Rebecca, e Jupiter ricambiò
il suo sorriso
scaldandole il cuore.
Una
volta scesi al piano inferiore Jupiter volle vedere l'albero
genealogico dei Black, e fissò a lungo il buco in cui una
volta era
scritto il nome di suo padre.
"Non
è giusto mamma... papà non meritava tutto
questo... " disse
Jupiter sfiorando con le dita la bruciatura nel tessuto. "Lui
meriterebbe più di chiunque altro di essere sull'albero
genealogico
dei Black... e vicino al suo nome dovrebbe esserci anche il
tuo!”
"Non
pensarci Jupiter, a tuo padre non è mai importato. Lui
diceva sempre
che questa non era la sua vera famiglia, la sua vera famiglia eravamo
io e te. E diceva sempre di essersi sentito orgoglioso di essere un
Black solo quando sei nato tu, perché tu non saresti mai
stato un
Black come gli altri e...”
Rebecca
non finì la frase perchè quello che vide le
fermò il respiro e il
cuore: sull'arazzo dei Black stava lentamente riapparendo il nome di
Sirius.
“Mamma,
guarda... " disse Jupiter altrettanto incredulo ed emozionato:
accanto al nome di Sirius era apparsa una linea d'oro che lo univa a
Rebecca, e da quella linea ne partiva un'altra che terminava con il
nome di Jupiter Alphard Black.
"Per
la barba di Salazar! Ma
ti rendi
conto di quello che hai appena fatto? Lo
sai cosa significa?" esclamò una voce alle loro
spalle
facendoli trasalire.
“Preside
Phineas! Cosa ci fa lei qui?” esclamò Jupiter
riconoscendo
quell'uomo che passeggiava nei quadri di Hogwarts e che spesso lo
fermava e gli rivolgeva domande sulla sua vita e sulla sua famiglia.
“Bhè...
ecco... io... sarei il bisnonno di tuo padre... Non te l'ho mai detto
perché... bhè... ecco sai... ho una certa
età... e mi sono
dimenticato... “
“E io che pensavo
che Nigellus
fosse il tuo cognome... Adesso capisco perchè mi facevi
sempre
tutte quelle domande!" disse Jupiter ridendo. "E capisco anche
perchè ti sei dimenticato di avere un nipote Mezzosangue!
Devo
chiamarti nonno adesso?" proseguì divertito.
“Jupiter...
Sei davvero l'Erede dei Black!” disse Rebecca ancora
incredula mentre sfiorava con le dita il nome di Sirius.
“Ma
certo che lo è, non lo hai ancora capito?” disse
Phineas
rivolto a
Rebecca. “Ma sì, è normale che non
capisci... sei
una Babbana! E
metti via quella bacchetta tu! Cosa vorresti fare? Schiantare il mio
ritratto?" esclamò rivogendosi a Jupiter che si era
inalberato
sentendo Phineas rivolgersi in quel modo a Rebecca. "Non puoi usare la
magia fuori da Hogwarts, lo hai già dimenticato? Sei proprio
un
Grifondoro, tale quale a tuo padre, sempre
pronto a scattare per niente, non si può nemmeno scherzare!
E
comunque la Babb... ehm... tua madre ha ragione, hai fatto riapparire
il nome di Sirius sul nostro albero genealogico perché sei
l'Erede dei Black! Lo sei sempre stato, ma adesso hai reso la cosa...
ecco... ufficiale! Jupiter Alphard Erede dei Black... Grifondoro...
Mezzosangue... Ma Erede dei Black... “
"CHI OSA
NOMINARE L'EREDE DEI BLACK? La nostra Nobile Casata si
è
estinta non ci sono eredi!” iniziò ad urlare
Walburga
nell'ingresso.
“Andiamo
via Jupiter, è meglio!” lo esortò
Rebecca.
“Ma
dai, mamma... è solo un quadro!” disse Jupiter
uscendo nel
corridoio per dirigersi verso il ritratto di Walburga, esattamente
come faceva quando aveva pochi mesi e si divertiva a gattonare
davanti a lei per farla arrabbiare.
Jupiter
Alphard Black non aveva mai avuto paura di Walburga.
Per
un attimo Walburga non riuscì a nascondere il suo stupore
quando lo
vide, ma subito il suo volto venne di nuovo deformato dall'odio e dal
disprezzo mentre lo squadrava da capo a piedi.
"Eccolo
qui il Sanguesporco! Ma
guarda sei cresciuto... E somigli molto a tuo... padre...
E
sei un Grifondoro, ovviamente... Immagino che tu ne
vada molto
fiero!" sibilò velenosa. "E tu, Phineas,
sei così pazzo da credere davvero che questo bastardo sia
l'Erede dei Black?"
disse Walburga accompagnando le sue parole con una risata
agghiacciante.
"Bastarda
sarai tu, vecchia strega! Sai cos'ho fatto? Ho scritto il nome
di
mio padre sull'albero genealogico! E il preside Phineas ha detto che
posso farlo perchè sono l'Erede dei Black!"
"TU NON SEI L'EREDE DEI
BLACK!!!!!"
"E
invece lo è Walburga” confermò Phineas
Nigellus. “E in quanto
tale ha la facoltà di rinnegare i membri della famiglia e di
riammettere tra noi chi è stato cancellato!
Il nome di Sirius è di nuovo sull'arazzo, e ora
c'è anche il nome
di tuo nipote, Jupiter Alphard Black”
"IO
NON HO NIPOTI!!!!”
"Jupiter
è il figlio di Sirius, lo devi accettare. Anche se lo hai
rinnegato
Sirius era sempre e comunque figlio tuo e di Orion, e nelle sue vene
scorreva il sangue dei Black. E ora quel sangue scorre nelle vene di
Jupiter. Non impazzisco di gioia nel sapere che l'Erede dei Black
è
un Grifondoro Mezzosangue, ma a quanto pare questa è la
realtà dei
fatti. Come
ben sai il mio ritratto è presente anche nell'ufficio del
Preside a
Hogwarts, e quando il ragazzo è stato Smistato il Cappello
Parlante
mi ha detto che da quel momento, per la Nobile Casata dei Black,
avrebbe contato solo la purezza del cuore
non del
sangue!"
"E
tu credi a quello che dice uno stupido cappello?"
sbraitò
Walburga. "Quello stesso cappello appartenuto a quel... Godric!
Lo stesso cappello che ha insultato la nostra famiglia
mandando un
Black a Grifondoro! Questo Sanguesporco non può
essere l'Erede!"
"Tu
hai rinnegato Sirius, ma Sirius non ha mai rinnegato suo
figlio”
disse Phineas Nigellus. “E il suo matrimonio si è
celebrato
proprio qui, a Grimmauld Place, e questo ha ufficializzato
il cambiamento di questa famiglia. La purezza del sangue non conta
più, Walburga, conta solo il cuore adesso... E' questo che
ha dato a
Jupiter la possibilità di scrivere di nuovo il nome di suo
padre sul
nostro albero genealogico! Anche Kreacher è tornato ad
essere l'elfo
domestico dei Black, ora è a Hogwarts e ubbidisce a Jupiter,
perchè
Harry Potter non è più il suo padrone".
"KREACHER!
VIENI SUBITO QUI!" tuonò Walburga, e subito il
vecchio elfo
comparve a Grimmauld Place e si guardò intorno smarrito e
terrorizzato più che mai.
"Ci
si rivede a quanto pare... Dopo tanti anni in cui hai servito quel
Potter dimenticando la tua vera padrona!"
"Ma...
padrona... Kreacher doveva servire Harry Potter... Padron Sirius... "
"Non
pronunciare quel nome! Te lo proibisco! Stupido vecchio elfo
buono a nulla! Se tu avessi fatto il tuo dovere adesso questo
abominio non sarebbe qui! Nemmeno di uccidere un
neonato sei
stato capace!"
Le
ultime parole di Walburga vennero accolte con un silenzio
agghiacciante da parte di Jupiter e Rebecca che, sotto choc, ne
comprendevano il vero significato.
"Cosa
volevi fare tu a mio figlio maledetta!"
urlò
Rebecca fuori di sè, e senza, pensarci due volte, si
scagliò contro
il quadro di Walburga deciso a sfregiarlo a mani nude ,
dimenticandosi dell'Incantesimo di Adesione Permanente che la
colpì
scaraventandola a terra.
“LASCIA
STARE MIA MADRE!”
urlò
Jupiter.
Walburga
lanciò un urlo di dolore e le tende si richiusero di colpo.
"Tu
hai potere su
di lei!" esclamò Phineas Nigellus sempre
più incredulo e stupefatto, e a Rebecca parve di cogliere
una
sfumatura di rispetto nella sua voce.
“Stai
bene mamma?” disse Jupiter preoccupato aiutando Rebecca a
rialzarsi.
“Sì,
sto bene... ma è meglio se andiamo via da qui... giuro che
non
metterò mai più piede in questa casa!”
"Aspetta
mamma, c'è ancora una cosa che vorrei sapere... Dimmi
Kreacher...
Davvero mia... quella donna ti aveva ordinato di uccidermi?"
chiese Jupiter.
Non
poteva e non voleva chiamarla nonna, l'unica nonna che avesse mai
avuto era sempre stata nonna Isabel, che insieme a nonno Paul si era
presa cura di lui quando era piccolo, che era stata sempre orgogliosa
di lui, e che aveva addirittura comprato un gufo magico per potergli
scrivere a Hogwarts.
“La
mia amata padrona diceva che... diceva che dovevo... che dovevo...
Avrei potuto soffocarti con il cuscino... eri appena nato... Ma
Kreacher non c'è mai riuscito perchè tua madre
non ti lasciava mai
solo, e padron Sirius aveva messo degli incantesimi per impedire a
Kreacher di entrare nella stanza del giovane padrone! I tuoi genitori
non hanno mai saputo cosa aveva chiesto la padrona a Kreacher, ma tua
madre ha capito lo stesso che padron Jupiter era in pericolo! E
padron Sirius non voleva che Kreacher si avvicinasse, padron Sirius
ha detto che per Kreacher il giovane padrone e sua madre non
esistevano, e così Kreacher non ha mai potuto dirlo alla
signorina
Bella... "
"Mi
avresti ucciso veramente, Kreacher?" chiese Jupiter paralizzato
dalla paura.
"Sì,
padrone. La mia amata padrona me lo aveva ordinato... E Kreacher
doveva ubbidire... Kreacher ha sempre ubbidito agli ordini della sua
padrona!"
"STUPIDO
ELFO BUONO A NULLA E TRADITORE!!!" urlò Walburga
spalancando di nuovo le tende. "Io non so che incantesimo ti
abbia fatto questo Babbano che si crede l'Erede dei Black!
Lui non è l'Erede dei Black, lui è un
Sanguesporco, è il figlio di un
uomo indegno! Regulus è stato il mio unico vero
figlio, Regulus Arcturus Black era il degno
erede di questa famiglia, lui ha sempre tenuto alto il nostro nome
e ha sempre seguito i miei insegnamenti! Non come
quell'altro, quel rinnegato, quel traditore, quel... "
"Smettila
di insultare mio padre altrimenti
ti ammazzo! Ti
ammazzo anche se sei morta!"
gridò Jupiter a
Walburga che di nuovo urlò di dolore, e Rebecca lo
guardò
spaventata.
Non
aveva mai visto quel fuoco bruciare in fondo ai suoi occhi, e
ricordò
la prima volta che aveva visto Sirius affrontare il ritratto di sua
madre.
Anche
Sirius aveva avuto quello sguardo negli occhi e le aveva fatto paura,
esattamente come in quel momento le faceva paura Jupiter.
“Continui
a dire che tuo figlio Regulus era come te, ma invece non è
vero! Lui
non era come te!
REGULUS
BLACK HA TRADITO VOLDEMORT!" gridò Jupiter
sovrastando la
voce di Walburga che tacque pietrificata da quell'affermazione.
"NON
NOMINARE MIO FIGLIO! Lui era un eroe, era il mio orgoglio, la
mia
vita! Ha servito il Signore Oscuro, seguiva la legge di Salazar
Serpeverde! Come osi parlare di lui, come osi mancare di rispetto
alla memoria del vero Erede dei Black!”
“TACI
E ASCOLTAMI!” ordinò
Jupiter, e di nuovo Walburga urlò di dolore.
“Ti
dirò io com'è morto tuo figlio!”
Implacabile
le raccontò ogni cosa, e le citò a memoria anche
le parole che
Regulus aveva scritto nel biglietto che aveva infilato nel
medaglione.
"Tu
sei un BUGIARDO!
Piccolo schifoso Babbano che osi portare il
cognome dei Black!" tuonò Walburga in lacrime alla fine del
racconto, ma Jupiter, ancora una volta, non si lasciò
impressionare.
"E
allora se non credi a me chiedilo a lui!" disse indicando
Kreacher. "Ti ho appena detto che Regulus era con Kreacher
quando è morto... Chiedigli se è vero, lui a te
non può mentire e
lo sai, perchè sei la sua padrona!"
"Non
sono una stupida, cosa credi? Tu puoi avergli ordinato di mentirmi!
Non può essere vera una cosa del genere, non ci credo, non
posso
crederci... Regulus... Figlio mio... " disse Walburga piangendo
e urlando di dolore.
"Jupiter
ha ragione, Walburga" intervenne Phineas Nigellus. Io stesso ho
sentito Kreacher raccontare questa storia a Harry Potter, proprio
qui, in questa casa. Ho subito riferito ogni cosa al Preside Piton e
ai ritratti dei miei colleghi, e quando finì la guerra Harry
Potter
andò dalla Preside McGrannit e confermò tutto,
parola per parola".
"Sei
un bugiardo! Ho sorvegliato per anni la casa dei miei
padri e non ho
mai sentito Harry Potter raccontare questa storia!"
"Quando
Kreacher raccontò questa storia era in
un'altra stanza. Io posso
muovermi da un quadro all'altro, in quanto Preside di Hogwarts ne
ho la facoltà, mentre tu puoi stare solo qui dentro, ecco
perché
non hai sentito. E io non ho mai avuto il coraggio di dirti che tuo
figlio Regulus ha voltato le spalle al Signore Oscuro e che io sono
fiero di quello che ha fatto”.
Walburga
iniziò a piangere e a urlare, in preda a sofferenze atroci.
Soffriva
perchè tutto ciò in cui aveva sempre creduto non
esisteva più,
soffriva perchè la Nobile Casata dei Black era finita per
sempre,
soffriva perchè un ragazzino con sangue Babbano nelle vene
aveva
riportato sull'albero genealogico quel figlio primogenito concepito
senza amore e del quale nemmeno riusciva a pronunciare il nome.
Ma,
soprattutto, soffriva per l'atroce fine suo figlio Regulus del quale
era sempre stata fiera ed orgogliosa, l'unica persona che avesse mai
amato in vita sua e nel quale aveva riposto tutte le sue speranze.
Anche
Regulus alla fine le aveva voltato le spalle e aveva rinnegato gli
ideali che lei gli aveva trasmesso.
Anche
Regulus aveva fallito.
Persa
nella sua follia incolpava il mondo per ciò che era
successo, ma non
pensò nemmeno per un istante di incolpare anche se stessa.
Tutto
le sue certezze erano crollate, tutto era ormai cambiato, primo fra
tutti il motto della sua famiglia.
Toujours
Pur. Non del sangue ma del cuore.
E
Walburga, con il suo cuore impuro malato e devastato dall'odio, non
aveva più il diritto di rimanere in quella casa.
Davanti
agli occhi increduli di Jupiter e Rebecca sul ritratto apparve prima
una crepa, e poi un' altra, e poi un' altra ancora, finchè
non andò
in mille pezzi.
Walburga
Black sparì per sempre dal mondo e dal numero 12 di
Grimmauld Place.
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Capitolo 54 *** 25 dicembre 2006 ***
Capitolo 53 - 25 dicembre 2006
25 dicembre 2006
Il
mondo magico considerava Harry Potter un eroe per aver sconfitto
Voldemort, ma in quel momento per Jupiter e Teddy era semplicemente
l'eroe del Natale perchè il suo regalo per loro fu una
Firebolt
3000, il manico di scopa più desiderato quell'anno da tutti
i
giovani maghi, anche se quello di Teddy era stato modificato
per
ridurre la velocità dato che era veramente troppo giovane
per
guidarlo.
“Teddy
ci sarebbe rimasto molto male se l'avessi regalato solo a Jupiter... E
poi... volevo regalarglielo in ogni caso, ci teneva così
tanto!“ disse Harry.
“Ti
capisco Harry... Anch'io conoscevo un padrino disposto a fare
qualsiasi cosa per il suo figlioccio! Grazie di cuore e buon Natale...
” rispose Rebecca abbracciandolo con affetto.
Dopo
lo scambio dei doni Andromeda si fece raccontare per l'ennesima volta
da Jupiter quanto accaduto a Grimmauld
Place.
Jupiter,
fiero
e orgoglioso, le aveva raccontato di come il nome di Sirius era
riapparso sull'arazzo.
Lo
considerva il più bel regalo che avesse mai ricevuto, e
stentava
ancora a credere di essere stato lui il principale artefice di
quell'evento straordinario.
Invece
non parlava
volentieri di ciò che era successo al ritratto di Walburga
perchè
quell'episodio l'aveva scosso profondamente.
Sapeva
che non si trattava di una persona in carne e ossa però
ugualmente
gli era sembrato di avere in commesso un omicidio, anche
se Harry gli aveva spiegato che alla
fine
era stata Walburga Black a distruggersi da sola, corrosa dall'odio
che aveva sempre avuto nel sangue.
In
quel momento però Jupiter e Teddy erano concentratissimi
sulle loro
nuove
scope,
al punto che Harry aveva dovuto scagliare contro di loro un
Petrificus Totalus per fermarli dato che avevano iniziato a
gareggiare percorrendo a tutta velocità il corridoio
principale del
castello, e alla fine Rebecca aveva minacciato di distruggere le
scope dopo aver visto Teddy che trasportava James Sirius mentre Albus
Severus era stato preso a bordo da Jupiter.
"Ma
dai mamma... Volevamo farli divertire un po', e poi volavamo basso!"
aveva protestato Jupiter mentre Teddy veniva rimproverato da
Andromeda e Harry discuteva con Ginny.
"James Sirius
ha quattro anni e Albus ne ha solamente due! Ci vuole un mago
maggiorenne per trasportare sulla scopa bambini così
piccoli! Sarò
anche una Babbana, ma certe cose le so anch'io!" aveva risposto
Rebecca ponendo fine alla discussione, e Jupiter si era allontanato
sconfitto.
Una
volta ristabilita la calma l'atmosfera era decisamente cambiata in
meglio, perchè c'era molto da festeggiare quel giorno.
Molly
anche quell'anno distribuì maglioni a tutti e, insieme ad
Arthur,
regalò a Rebecca un orologio magico come quello della
Tana.
Rebecca
ne fu felice perchè si era innamorata di quell'orologio a
prima
vista, e osservò divertita le lancette con il suo nome e con
il nome
di Jupiter puntate sul Castello di Alphard.
"Presto
sul nostro orologio apparirà un altra lancetta!" aveva detto
Hermione sorridendo, e tutti, dopo un iniziale momento di
smarrimento, si erano precipitati a fare le congratulazioni a lei e a
Ron: la famiglia Weasley avrebbe acquistato presto un nuovo elemento.
"Ma
vi siete messi d'accordo tu e mio fratello?" aveva detto Ginny
sbalordita rivolgendosi ad Harry e, pochi istanti dopo, fu chiaro a
tutti che anche la famiglia Potter sarebbe presto aumentata, e questo
fece versare fiumi di lacrime a Molly.
"Ma
davvero appare
un'altra lancetta quando nasce un bambino?" aveva chiesto
Jupiter.
“Certo! Quando in
famiglia entra un nuovo membro
l'orologio si regola di conseguenza!" aveva spiegato Harry. "E
spero tanto che sulla nuova lancetta ci sia scritto il nome Lily
Potter... come mia madre... Dopo due maschi vorremmo proprio una
bambina, anche perchè Ginny inizierebbe a trovarsi in netto
svantaggio!"
Il
pomeriggio di Natale scivolò via tra chiacchiere giochi e
risate.
Isabel,
Molly e Andromeda, sedute accanto al camino, erano impegnate in una
fitta conversazione.
"Sono
felice per Rebecca... erano anni
che
sognava un Natale così!" disse Isabel. "Non faceva
altro che ripeterlo... Quando
Jupiter tornerà nel mondo magico
faremo una grande festa di Natale al castello! Io la stavo
ad
ascoltare, ma avevo paura che quel gufo di cui lei mi
parlava sempre non sarebbe mai arrivato, temevo che nessuno si
sarebbe più ricordato di Jupiter... Per undici anni ho
vissuto con
questa angoscia, perchè sapevo che se nulla di tutto questo
fosse
accaduto sarebbe stata davvero
la
fine per mia figlia! Voi
ora
la vedete
allegra e sorridente ma... quanto ha sofferto... e
quanto le manca ancora Sirius... Lei
non ne parla mai, ma io lo so... " concluse Isabel con gli occhi
lucidi mentre osservava Rebecca che chiacchierava animatamente con
Hermione e Ginny.
"Fu
Remus a darci la notizia... Povero ragazzo, cercava di farmi coraggio ma
alla fine fui io a dover confortare lui... Era distrutto per
non
essere riuscito a salvare il suo migliore amico!"
proseguì Isabel. "Furono momenti terribili, credevo che mia
figlia sarebbe morta dal dolore, che non si sarebbe più
ripresa... E
poi anche Remus... e
Ninfadora... Sì Andromeda, ho conosciuto anche tua figlia,
era come
una sorella per Rebecca...” disse Isabel stringendole la mano.
“Fu
un altro duro colpo per tutti noi, un
incubo senza fine...
Rebecca non vi ha mai dimenticato, nessuno di noi vi ha mai
dimenticato... quel Natale a Grimmauld Place è sempre stato
uno dei
ricordi più belli della mia vita!”
“E'
tutto finito adesso per fortuna... anche se certe ferite non potranno
mai più rimarginarsi... “ disse Molly con gli
occhi lucidi
pensando a Fred.
“Mi
sento in colpa per non aver saputo apprezzare Remus come avrebbe
meritato, almeno all'inizio” disse Andromeda. “Ho
allontanato mia
figlia da me... Mi sono comportata come mia madre... Se solo avessi
saputo che mi restava così poco tempo
da passare insieme lei... “
“Però
alla fine vi siete riconciliate, e hai imparato a voler bene anche a
Remus. E hai cresciuto benissimo Teddy. Non tormentarti Andromeda...
sono sicura che sono fieri di te!” disse Molly.
“E'
dura ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo farlo per loro”
disse
Isabel guardando Teddy e Jupiter che giocavano a Sparaschiocco con
George. “E vorrei che anche Rebecca si rifacesse una vita... Sirius
sarà sempre nel suo cuore, nessuno di noi potrà
mai
dimenticarlo... E' il padre di Jupiter, e anch'io gli ho voluto bene...
però
continuo a sperare che un giorno Rebecca
possa
di nuovo trovare qualcuno che stia
di nuovo al suo fianco e le
dia la serenità che merita!"
Molly
iniziò a pensare a suo figlio Charlie, che continuava ad
allevare draghi in Romania e ancora non era
sposato.
Da
anni insisteva affinchè si trovasse una brava
ragazza... E a Jupiter i draghi sarebbero piaciuti di sicuro... Magari
in estate avrebbero potuto fare una vacanza in Romania, e
chissà
mai che...
All'improvviso
l'attenzione di tutti
venne
attirata da un gufo che si posò sul davanzale di una delle
enormi
finestre del salone ed iniziò a picchiare insistentemente il
becco
contro il vetro.
"Ma
questo è il gufo di Jennifer!" esclamò Jupiter
aprendo la
finestra e sfilando dalla zampa del volatile un messaggio
destinato
a lui.
"E
chi sarebbe questa
Jennifer
che ti manda i gufi anche a Natale?" chiese George strizzando
l'occhio a Jupiter.
“Ma
lascialo stare George!” lo rimproverò
affettuosamente Angelina.
"Una
compagna di scuola... Dai,
Teddy, vieni con me!" disse lui
arrossendo
mentre George scoppiava a ridere,
e i due ragazzi uscirono rapidamente dal salone e si rifugiarono
nella camera da letto di Jupiter che aveva grosse novità
da
raccontare a suo cugino.
Hogwarts,
15 dicembre 2006
Jupiter,
Jennifer, Anthea e Aurelius stavano seguendo attentamente le
istruzioni
del
professor Lumacorno, che quel giorno stava insegnando loro come
preparare la Pozione dell'Invisibilità.
Jennifer
naturalmente era riuscita a distillarla subito
nella
maniera corretta, salendo ulteriormente nelle quotazioni del vecchio
Horace, e a Jupiter era venuta l'idea geniale che aveva esposto ai
suoi amici quella sera stessa in Sala Comune.
"Jennifer,
stavo pensando... Se tu riuscissi a preparare un po' di Pozione
dell'Invisibilità noi quattro
potremmo
usarla per andare di nascosto ad Hogsmeade durante il fine
settimana!"
"Tu
sei un genio!" aveva esclamato Aurelius abbracciando Jupiter
sotto
lo
sguardo divertito di Anthea e Jennifer che avevano accolto l'idea con
un grido d'entusiasmo facendo voltare alcuni studenti e ciò
indusse i quattro amici ad abbassare la voce.
"Dobbiamo
pensare a come procurarci gli ingredienti, e a dove potrebbe
prepararla
Jennifer senza essere vista!" disse Jupiter.
"Per
la preparazione non c'è problema" disse Jennifer. "Fra
pochi giorni torneremo a casa per le vacanze di Natale, potrei
provare a prepararla a casa mia. Tanto non serve la bacchetta magica,
non possono scoprirmi! E ai miei
genitori dirò
che si tratta di compiti per le vacanze! Però resta sempre
il
problema degli ingredienti!"
"Potresti
andare a comprarli a Diagon Alley una volta che saremo scesi dal
treno a King's Cross!" disse Aurelius. "Anzi, ci andremo
tutti insieme,
diremo che abbiamo finito le nostre scorte per la scuola e... "
"Ma
lo sai che non si può!"
lo interruppe Anthea. "I maghi minorenni possono comprare gli
ingredienti per le pozioni solo se hanno una lettera
firmata
da un professore, che dimostra che servono per gli studi ad Hogwarts!
Lo fanno proprio per impedire a qualcuno di mettere in atto progetti
come il nostro! L'unico posto in cui potremmo andare a recuperare gli
ingredienti è l'ufficio di Lumacorno, e questo rende
l'impresa
praticamente impossibile!"
"Se
fossimo già capaci di Smaterializzarci potremmo entrare
senza
problemi nell'ufficio di Lumacorno!" disse Aurelius.
"Non
ci si può Smaterializzare ad Hogwarts!" disse Anthea
ripetendo
la frase che Hermione Granger aveva pronunciato innumerevoli volte
quando era studentessa.
Tra
i quattro
amici
calò il silenzio, ognuno
perso nei suoi pensieri intento a trovare la soluzione,
quando
un urlo di trionfo di Jupiter li fece trasalire.
"Ma
sei impazzito?" lo aveva rimproverato Anthea a bassa voce. "Sei
fai così attiri troppo l'attenzione... Dobbiamo essere
più
prudenti!"
Jupiter
disse agli
amici
di seguirlo e li condusse in un aula vuota.
“Ho
trovato la soluzione!"
iniziò a spiegare una volta che furono soli e al riparo di
occhi e
orecchie indiscrete. "Noi non possiamo Smaterializzarci ad
Hogwarts... Ma io conosco qualcuno che può farlo!
Kreacher... vieni
qui!"
L'elfo
domestico si Materializzò immediatamente nell'aula e subito
iniziò
a prendere a testate il muro.
"Kreacher
non ha fatto
niente
ma si punisce lo stesso perchè così vuole padron
Jupiter... "
disse con le lacrime agli occhi mentre i consueti enormi bernoccoli
iniziavano a spuntargli in testa.
"Ma
smettila non ti ho mai ordinato di prendere a testate il muro!
Però mi fa piacere
che tu lo abbia fatto, e spero che ti abbia fatto molto male! Ecco ragazzi questo
è
Kreacher... Sì
lo so fa schifo, per
questo lo tengo nascosto
e non ve
l'ho mai fatto vedere prima,
è poi
non nemmeno
molto simpatico, anzi,
diciamo proprio che è inutile, però
forse adesso avrà l'occasione di fare qualcosa di buono per la prima
volta nella sua
vita!”
“Jupiter...
perché fai così?” chiese Jennifer
mentre Aurelius e Anthea lo guardavano con disapprovazione ma
anche preoccupati perchè non erano abituati a vedere il loro
amico comportarsi in quel
modo.
“Lo
sapete perché, e non voglio parlarne ancora”
rispose Jupiter
voltando loro le spalle, e i tre amici capirono che non era il caso
di insistere.
Jupiter
si era confidato e aveva raccontato loro tutto quanto riguardo a
Kreacher e a ciò che aveva scoperto, trovando in loro il
conforto e
il sostegno necessario a superare quel difficile momento, ma certe
ferite erano troppo profonde per guarire subito.
Forse non sarebbero
guarite mai.
“Posso
fare
qualcosa
per te, padron Jupiter?" disse Kreacher inchinandosi fino a
terra.
"Prima
di tutto ti ordino di non riferire a nessuno ma proprio a nessuno
quello che adesso ti dirò. Ti proibisco di parlarne, di
scriverne,
di mandare messaggi via gufo, di comunicare via camino, di comunicare
telepaticamente... Insomma, ti proibisco di riferirlo in qualsiasi
modo
e maniera a chiunque, che sia essere umano o creatura magica!"
"Jupiter,
ma che cosa stai dicendo?" chiese Aurelius perplesso.
"Fidarsi
è bene, ma non fidarsi è meglio! Quando si danno
ordini a Kreacher
bisogna tenere conto
di
tutte le possibilità! Dimmi Kreacher... sei in grado
stanotte
di Materializzarti nell'ufficio del professor Lumacorno per
procurarci alcuni ingredienti senza che lui lo sappia?"
"Chissà
cosa ha in mente il giovane padrone... qualche
guaio
di sicuro... Buon sangue non mente, tutto suo padre... "
borbottò Kreacher che, nonostante ce la mettesse tutta, non
riusciva
proprio a trattenersi dal dire ciò che pensava.
"Lascia
stare mio padre, non nominarlo nemmeno!" disse Jupiter puntando
minaccioso la bacchetta verso di lui e spaventando a morte i suoi
amici.
“Dai...
calmati adesso... Se scoprono che hai maltrattato il tuo elfo
potresti finire nei guai... se lo scopre la professoressa Granger
poi... “ disse Aurelius
trattenendolo per un braccio. “Certo che anche tu te le vai a
cercare però!” proseguì poi rivolto a
Kreacher.
"Allora,
sei in grado di fare quello che ti ho chiesto?"chiese
Jupiter di nuovo calmo.
"Certamente,
padrone".
"Ecco,
guarda, questa
è
la lista degli ingredienti... Cerca di stare attento, e se per caso
qualcuno ti scopre dì che stavi facendo le pulizie, tanto
voi elfi
pulite sempre di notte e nessuno potrà insospettirsi,
giusto? Domani
appena potrò ti chiamerò, e quando lo
farò portami tutto quello
che sarai riuscito a recuperare, siamo d'accordo?"
"D'accordo,
padrone".
"Grazie
Kreacher, puoi andare
e...
scusa ma perchè piangi adesso?"
"Il
giovane padrone ha detto a Kreacher di stare attento e poi lo ha
anche ringraziato..." disse l'elfo prima di Smaterializzarsi, e
il giorno dopo, puntuale, consegnò a Jupiter tutti gli
ingredienti
che avevano permesso a Jennifer di preparare la Pozione
dell'Invisibilità.
"Però...
non è male avere un elfo domestico a disposizione
qui
dentro!" aveva commentato Aurelius, e Jupiter si era trovato
d'accordo con lui, soprattutto quando, poche sere dopo, grazie a
Kreacher avevano evitato la punizione che avrebbero sicuramente
meritato per avere bevuto il Whisky Incendiario alla festa di
Lumacorno.
"E
adesso Jennifer mi ha scritto per dirmi che ha provato la pozione su
se stessa e ha funzionato, per un'ora è diventata
invisibile!"
disse Jupiter.
"Su se stessa?
Caspita ha avuto un bel coraggio! E se fosse andato storto qualcosa?"
osservò Teddy.
"Impossibile, Jennifer non sbaglia mai una pozione!" disse Jupiter. "E
ora quando
torneremo ad Hogwarts potremo usarla per andare
ad
Hogsmeade!"
"Mi
raccomando però, portate con voi un po' di pozione di
scorta, perchè
da quel che ho capito questa pozione funziona come la Pozione
Polisucco... Se si vuole che l'effetto duri a più lungo
bisogna
assumerla ogni
ora!" suggerì Teddy.
"Caspita,
hai ragione, non ci avevo proprio pensato! Grazie professor Lupin, me
ne ricorderò!" disse Jupiter.
"Professor
Lupin?" chiese Teddy meravigliato.
"Mia
madre mi ha raccontato che
papà chiamava sempre così zio
Remus
perchè diceva che sapeva sempre tutto e sapeva sempre dare i
giusti
consigli a tutti, e visto che tu mi hai dato un consiglio sulla
Pozione... Hai quasi nove anni
ma
sei maledettamente in gamba, lo sai, Teddy? Peccato che tu non possa
già frequentare Hogwarts... Non
mi stupirei se tu finissi a Corvonero!"
"Già
non sarebbe male! Ma per me sarebbe bello poter essere un
Tassorosso come la mamma, o un Grifondoro, come papà, come
Harry... e come te! Ma potrei anche diventare Serpeverde come nonna
Andromeda, chi può dirlo! Ma è inutile
pensarci ora,
sarà il Cappello a decidere per me! Per le mutande di
Merlino, mancano
ancora due
anni, non ne posso più! A proposito, lo sai che
papà ha insegnato
Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts? Lo sai che è stato
lui ad
insegnare a Harry come evocare un Patronus?" disse Teddy
orgoglioso.
"Certo
che lo so! Se zio
Remus non avesse insegnato a Harry come evocare un Patronus mio padre
non si sarebbe mai salvato, e io adesso non sarei qui a parlare con
te! Fra due anni imparerò anch'io l'Incanto Patronus e ti
insegnerò
a farlo durante le vacanze estive, te lo prometto Teddy!”
“Sarebbe
bello ma non sarà possibile visto che non si può
usare la magia fuori dalla scuola! “
“E'
vero me lo dimentico sempre! Ma se non posso fare le magie allora
perchè mi hanno dato una bacchetta magica? Per le
mutande
di Merlino, questa regola andrà cambiata prima o
poi!”
|
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Capitolo 55 *** L'ultimo nemico ***
Capitolo 55 - L'ultimo nemico da sconfiggere
L'ultimo
nemico
“Grazie
Rebecca“ disse Harry.
“E'
il minimo che potessi fare. Anzi, ho già aspettato troppo,
avrei
dovuto venire qui già da tempo” disse Rebecca
mentre posava un mazzo di
rose che aveva raccolto nel giardino del Castello di Alphard sulla
tomba di Lily e James.
Fece un passo indietro e rimase in silenzio accanto a Harry
fissando insieme a lui la lapide.
“Un
po' mi dispiace che Remus e Tonks non siano stati sepolti
qui”
disse Rebecca. “Ma comprendo la decisione di Andromeda di
voler
seppellire Tonks accanto a suo padre, e non sarebbe stato giusto
separarla da Remus. Io invece, se avessi potuto, avrei portato qui
Sirius. Gli sarebbe piaciuto poter stare di nuovo vicino ai tuoi
genitori”.
“Sarebbe
piaciuto anche a me” disse Harry. “Non sai quanto
mi dispiace
Rebecca, non hai nemmeno avuto la possibilità di dare una
degna
sepoltura a Sirius... Ma come fai a non odiarmi dopo tutto quello che
ti ho fatto?”
“Harry...
Ma cosa stai dicendo?”
“E'
solo colpa mia Rebecca... è solo colpa mia se Sirius
è morto! Avrei
dovuto capire che non era reale quello che avevo visto! Ma pochi mesi
prima avevo visto Arthur aggredito da Nagini ed era tutto vero, e ho
creduto che anche Sirius fosse in pericolo... Io non potevo restare
lì a guardare senza fare niente!”
esclamò Harry che da troppo
tempo sentiva quel peso sul cuore e che sempre più spesso si
sentiva
soffocare dai sensi di colpa ogni volta che Rebecca e Jupiter gli
dimostravano il loro affetto e la loro fiducia.
Rebecca
si sentì stringere il cuore e abbracciò Harry per
fargli coraggio.
“Harry...
Perchè non me lo hai mai detto prima? Io non ti ho mai
ritenuto responsabile di quello che è
successo... tu volevi bene a Sirius, ecco perché sei corso
subito da
lui! E io avrei agito esattamente come te! Se adesso arrivasse
qualcuno e mi dicesse che Jupiter è in pericolo non avrei il
minimo
dubbio, andrei da lui a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo! Avrei
bisogno di vederlo, di abbracciarlo, di rendermi conto di persona che
è sano e salvo, niente e nessuno potrebbe rassicurarmi...
non
ascolterei nemmeno te! Tu ti senti in colpa perché Sirius
è morto,
ma io invece sono orgogliosa di te perché eri disposto a
morire pur
di salvarlo! E avevi solo quindici anni... “
“Rebecca
ti ringrazio... Ma io non posso fare a meno di sentirmi in colpa per
questo e per molte altre cose... Tu lo sai, non ho mai dimenticato
Sirius, ma da quando ti ho ritrovata penso molto di più a
lui, e mi
rendo conto di non averlo mai ringraziato abbastanza, di non avergli
mai detto davvero quanto fosse importante per me... “
“Harry,
non devi tormentarti così, Sirius lo sapeva, lo ha sempre
saputo,
senza bisogno che tu glielo dicessi. E poi credo che nemmeno Sirius
ti abbia mai detto Harry ti voglio bene, non era
assolutamente
il tipo, così orgogliosamente Black... te
lo ricordi,
vero?”disse Rebecca sorridendo. “E
anche con me... Sirius non mi ha mai fatto molte dichiarazioni
d'amore ma a me non è mai importato, lui era comunque in
grado di
dimostrare quello che provava, e infatti io e Jupiter ci siamo sempre
sentiti amati e protetti da lui fino alla fine. Harry basta coi dubbi
e i sensi di colpa, io vi ho visti insieme a Grimmauld Place e ti
assicuro che era evidente quanto foste legati, non avevate bisogno di
parole, vi bastava uno sguardo per capirvi... Ma lo sai che quando
aspettavo Jupiter ero gelosa di te? Temevo che Sirius non sarebbe mai
stato capace di voler bene a Jupiter come ne voleva a te, e non
volevo più che venisse a trovarti a Hogsmeade! Ad un certo
punto gli
avevo anche detto “Harry non è tuo
figlio, Jupiter è tuo
figlio!” Mi sembra impossibile adesso,
anzi, mi vergogno se ci
ripenso!” disse Rebecca sorridendo a Harry che
ricambiò il suo
sorriso e si abbandonò ai ricordi.
“Allora
siamo pari Rebecca, perché io ero geloso di te e di Jupiter!
Quando
ti ho conosciuta a Grimmauld Place... bhè, già
ero partito col
piede sbagliato visto che ti avevo praticamente aggredita...”
“Questa
è la mia cicatrice, sei contenta adesso?”
Non sai quanto ti ho
detestato in quel momento!” disse Rebecca ridendo.
“E
avevi ragione!” disse Harry altrettanto divertito.
“E poi ho
cominciato a pensare che forse Sirius non mi avrebbe più
fatto
vivere insieme a lui visto che adesso aveva una famiglia sua! E
invece c'era già una camera pronta per me... Rebecca, da
quando sei
tornata e ho recuperato la memoria mi vengono in mente così
tante
cose, tanti piccoli particolari... Lo sento così vicino
anche se non
è qui, sento la sua mancanza ma avverto anche la sua
presenza,
soprattutto quando parlo con te come stiamo facendo ora!”
“Lo
so Harry, succede anche a me... Ma tutto questo succede
perché alla
fine Sirius non se n'è mai andato del tutto, lui
è sempre qui”
disse Rebecca mettendosi una mano sul cuore.
“Quelli
che ci amano non ci lasciano mai veramente... è stato
proprio Sirius
a dirmelo“ disse Harry cercando con lo sguardo la lapide di
Lily e
James
“Sai
che la notte della Battaglia di Hogwarts Jupiter ti ha sognato? Eri
in un bosco insieme a Sirius, e lui indicava il tuo cuore dicendo:
“Harry noi siamo qui” e...
Harry, che cos'hai, che ti
succede?”
Harry
impallidì violentemente e si appoggiò alla tomba
di Lily e James
perché si sentiva sul punto di svenire, e il suo sguardo
corse alle
parole scritte sulla lapide: “L'ultimo nemico che
sarà
sconfitto è la morte”.
Suo
padre, sua madre, Sirius, Remus... per un attimo erano riusciti a
sconfiggere quel nemico per stargli vicino, e Sirius aveva fatto
molto di più... era riuscito a raggiungere Jupiter...
“Non
era un sogno Rebecca... “ mormorò con un filo di
voce, e di getto
le raccontò tutto ciò che era successo nella
Foresta Proibita, e a
quel punto fu Rebecca a rischiare di svenire.
“Harry...
tu non sai cosa significa per me... Io quella notte ho avuto la
sensazione che Sirius fosse davvero lì con noi, ricordo
ancora come
si era messo a battere il mio cuore... E Jupiter era così
convinto
di ciò che diceva... Sai che non ha avuto più
incubi da quella
notte? Perchè sapeva che suo padre, ovunque fosse, era
felice e
stava bene... E io in tutti questi anni ho sempre fatto in modo che
non se ne dimenticasse mai, quel ricordo lo ha aiutato ad andare
avanti... e ha aiutato anche me... Io l'ho sempre sentito accanto a
me, l'ho sempre sentito nel mio cuore, l'ho sempre sentito vivo... Io
ho sempre voluto crederci, sapevo che era tutto vero, ma nello stesso
tempo non osavo sperarlo... E' tutto così incredibile
Harry... Ma
come hai fatto? Come hai fatto a rivedere Sirius?”
“Io...
io non lo so... io credevo di stare per morire... forse è
stato
quello... “ disse Harry, ben deciso a non rivelare a Rebecca
l'esistenza della Pietra della Resurrezione.
La
reale esistenza dei Doni della Morte era un segreto che doveva
rimanere tale, perché Harry sapeva bene quali desideri
suscitassero
quegli oggetti, e quali potevano essere le conseguenze se fossero
finiti nelle mani sbagliate.
“E'
incredibile, li hai rivisti tutti... I tuoi genitori, Sirius... e
Remus... Jupiter ha sofferto tanto anche per lui... Si stava piano
piano riprendendo dalla morte di Sirius, e in una notte ha perso
anche Remus e Tonks... Credo che parte della sua infanzia sia finita
in quel momento, il mio piccolo Jupiter, aveva solo tre anni... Se
non è crollato, se non siamo mai crollati, è
stato merito di quel
sogno, di Sirius che è riuscito a stabilire un contatto con
lui...
Se solo Jupiter sapesse che quel bosco che ha sognato è la
Foresta
Proibita..."
“Rebecca,
credimi, è meglio che non lo sappia, che non si
illuda...
non voglio
che a Jupiter venga in mente di avventurarsi nella Foresta Proibita
sperando di ritrovare suo padre perché non
accadrà, quello che è
successo quella notte non si potrà mai più
ripetere! Quando avevo
l'età di Jupiter ho rivisto i miei genitori in uno specchio
magico,
e ho passato giorni interi a fissare quell'immagine riflessa
finché
Silente non mi ha portato via...
E
anche nella Foresta... io li ho rivisti, è vero... Ma credo
che tu
possa capirmi quando ti dico quanto
è stato difficile lasciarli andare... “ concluse
Harry con un nodo in gola.
“Hai
ragione Harry, Jupiter non deve vivere nel passato, deve vivere il
presente, deve pensare al suo futuro. Lui è libero di
scegliere,
mentre Sirius non è mai stato libero... Prima la sua
famiglia, poi
la guerra, e poi Azkaban... E pensare che a noi Babbani raccontano
sempre storie in cui voi maghi riuscite sempre a fare qualsiasi cosa
con un colpo di bacchetta magica. Per voi niente è
impossibile...
almeno nelle nostre favole. E invece nemmeno voi siete invulnerabili,
nemmeno voi siete invincibili... Avete la magia ma in fondo siete
come noi, anche se la mia cara suocera non sarebbe d'accordo! Anzi,
ex suocera visto che non c'è più... Faccio ancora
fatica a
crederci!”
“Già...
E' incredibile quello che è riuscito a fare
Jupiter!” disse Harry
sorridendo. “Ha distrutto il ritratto di sua nonna, ha
scritto il
nome di Sirius sull'albero genealogico, ha persino cambiato il motto
di famiglia, Toujours
Pur, non del sangue ma del
cuore e... “
Harry
si interruppe di colpo, lo sguardo fisso sulla tomba dei suoi
genitori, sui loro nomi, sulla loro data di nascita e di morte... e di
nuovò impallidì e sentì la sua testa
girare.
“Harry
che ti succede adesso?”
“Grimmauld
Place... L'albero genealogico... “ sussurrò Harry
come in trance.
“Harry...
Cosa succede? Non dirmi che Jupiter deve temere qualche vendetta da
parte
delle famiglie Purosangue per quello che ha fatto! Non lo
ha fatto
di proposito, non era nemmeno consapevole di avere certi
poteri!”
“No
Rebecca, stai tranquilla, Jupiter è al sicuro, anzi, scusami
se ti
ho fatta preoccupare per niente!" esclamò Harry tornando
alla realtà. "Al Ministero ovviamente mi hanno
fatto un po' di domande riguardo a quello che è accaduto a
Grimmauld
Place... No, non preoccuparti, nessuno verrà a cercare te e
Jupiter,
però fa parte del nostro lavoro di Auror indagare su questi misteri
se proprio vogliamo chiamarli così! A
proposito, sarà meglio se ce ne andiamo adesso, il
dovere mi chiama!” disse Harry sforzandosi di mantenere un
tono
leggero per non turbare Rebecca mentre mille domande gli si
affollavano di nuovo nella mente, domande che si era già
fatto più
di una volta e a cui era giunto il momento di dare una risposta
definitiva.
Dopo
aver riaccompagnato Rebecca a casa non tornò al Ministero ma
si recò
a Hogwarts per incontrare l'unica persona al mondo che avrebbe potuto
aiutarlo a far luce sull'intera faccenda.
|
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Capitolo 56 *** Harry Potter e il mistero del Velo ***
Capitolo 59 - Harry Potter e i Misteri del Velo
Harry
Potter e il mistero del Velo
"La
tua domanda non mi stupisce per niente, lo sai, Harry?" disse
Luna Lovegood con la sua proverbiale tranquillità.
"Immaginavo
che ritrovare Jupiter ti avrebbe fatto pensare di nuovo a Sirius...
non che tu lo abbia mai dimenticato, ovvio... Ma ritrovare la sua
famiglia ha risvegliato in te i vecchi ricordi, e senti ancora la sua
mancanza... ho ragione, Harry?"
Harry
non rispose, si limitò a fare segno di sì con la
testa.
Ancora
una volta Luna lo aveva compreso meglio di chiunque altro.
Il
ritorno di Rebecca e Jupiter nella sua vita aveva
risvegliato di
nuovo
in lui un desiderio mai del tutto abbandonato, una speranza da
sempre custodita in fondo al cuore:
ritrovare
Sirius, attraversare il Velo, liberarlo...
Ma tutti gli avevano sempre detto di rassegnarsi, che non c'era
più
speranza.
Non
si poteva tornare indietro, Sirius era morto, inutile farsi
illusioni.
E
allora perché Jupiter lo aveva sognato la notte della
Battaglia di
Hogwarts?
Come
aveva fatto Sirius a mettersi in contatto con lui, a sfuggire al
potere della Pietra della Resurrezione, anche se solo per pochi
istanti?
E
Rebecca che aveva avvertito la sua presenza, Rebecca che lo aveva
sentito ancora vivo nel suo cuore...
“Morire
è più facile che addormentarsi” gli
aveva detto Sirius.
E
se fosse proprio così?
Se Sirius fosse solamente addormentato
in
quel Velo?
Anche
Rebecca
si era posta la stessa domanda che più di una volta anche
lui si era
fatto: Sirius era morto prima o dopo aver passato il Velo?
E
se aveva passato il Velo da vivo c'era una speranza che non fosse
morto?
Era
logico che Harry
e Rebecca la pensassero allo stesso modo, dopotutto erano stati ed
erano ancora la famiglia di Sirius, e
il
fatto che non ci fosse mai stato un corpo da seppellire e
una tomba su cui piangere rendeva le cose ancora più
difficili,
perchè in fondo al cuore rimaneva sempre quel dubbio, quel
disperato
desiderio e quell'assurda speranza che non tutto fosse perduto.
Ancora
una volta Harry pensò che c'erano parecchie cose collegate
tra loro,
molti fatti a dir poco strani che si erano verificati in quegli
ultimi mesi, a partire proprio dalla scoperta che Sirius aveva una
famiglia per concludersi con il nome di Sirius di nuovo sull'albero
genealogico.
Harry
era
convinto che
Sirius gli stesse mandando dei segnali, e anche il fatto che Luna
Lovegood fosse tornata a Hogwarts proprio lo stesso anno in cui
Jupiter iniziava i suoi studi era per lui un segno.
Luna
era l'unica tra tutte le persone presenti quella notte all'Ufficio
Misteri ad avere sentito le voci dietro al Velo come lui, l'unica con
cui era riuscito a parlare dopo la scomparsa di Sirius e
che gli aveva dato il conforto di cui aveva bisogno.
Luna
era l'unica
persona con cui potesse parlare degli argomenti più assurdi
senza
correre il
rischio di
passare per ridicolo oppure per pazzo perchè Luna era sempre
pronta
ad ascoltare tutti coloro che avevano qualcosa da dire.
Una
volta esauriti i convenevoli Harry
andò subito
al sodo chiedendole di dirgli tutto ciò che sapeva riguardo
al Velo
di Lethifold.
"Harry,
prima di tutto posso dirti con certezza che il Velo che c'è
nell'Ufficio Misteri non è un Velo di Lethifold. Ascolta
quello che
ha scritto anni fa Newt Scamander".
Si
alzò, prese un libro da uno scaffale e si mise a leggere ad
alta
voce:
"Il
Lethifold è per fortuna una creatura rara diffusa unicamente
nei
climi tropicali. Assomiglia a un mantello nero dello spessore di
oltre un cm. che scivola sul suolo di notte. Il resoconto
più antico
che abbiamo su un Lethifold fu stilato da Flavius Belby,che ebbe la
fortuna di sopravvivere all'attacco di un Lethifold nel 1782 mentre
trascorreva le vacanze in Papua Nuova Guinea. Come Belby rivela in
modo drammatico, il Patronus è l'unico incantesimo in grado
di
respingere il Lethifold. Dal momento che in genere esso aggredisce
chi dorme, tuttavia, le sue vittime hanno di rado la
possibilità di
usare qualsivoglia magia contro di esso".
"Hai
capito, adesso, Harry?" chiese Luna al suo vecchio amico che
scosse la testa, quanto mai disorientato e confuso.
"Il
Lethifold è diffuso unicamente
nei climi tropicali. Ti
sembra che a Londra ci sia un clima tropicale?" concluse
sorridendo. "Anche io e Rolf siamo stati in Nuova Guinea,
speravamo di vederne uno per studiarlo a fondo, dormivamo a turno
così uno di noi avrebbe potuto proteggere l'altro in caso di
attacco, ma purtroppo non abbiamo avuto fortuna!”
"Ma
allora... che cos'è? Io in passato ho provato a fare delle
ricerche,
ma solo gli Indicibili hanno accesso
ai
dossier dell'Ufficio Misteri! Ho persino fatto pesare il fatto di
essere il celebre Harry Potter, ma ho fatto solo una figuraccia visto
che mi è stato detto che
nemmeno il Primo Ministro sa chi sono gli Indicibili, e conosce i
segreti dell'Ufficio Misteri!"
"Forse
posso aiutarti io. Mio padre conosceva un ex
Indicibile
del Ministero, o almeno diceva di esserlo. Ovviamente non potevamo
provarlo anche perchè lui diceva che gli Indicibili non
possono
rivelare la loro identità perchè se lo fanno
finiscono
ad
Azkaban, comunque papà desiderava intervistarlo per il
Cavillo, ma
lui aveva detto che si sarebbe fatto intervistare solo dietro
compenso perchè desiderava comprarsi una casa alle Baleari e...
“
"Luna!
Dimmi
quello che sai!"
la interruppe Harry impaziente.
Le
teorie di Xenophillius erano sempre strampalate, ma a quel punto cosa
aveva da perdere?
"Harry,
calmati, non ti fa bene agitarti così... Dopo tutto quello
che hai
passato
durante
la guerra dovresti rilassarti un po' di più, fare una vita
più
tranquilla... Ne hai bisogno, lo sai?"
"Luna...
" disse
Harry fulminandola con lo sguardo, ma la ragazza non si scompose
minimamente e, dopo avergli offerto una tazza di the, iniziò
il suo
racconto.
"Mio
padre una sera ha preso questo tizio e lo ha fatto ubriacare con il
Whisky Incendiario e l'ha fatto parlare ma non ha mai pubblicato
quell'articolo perchè ha avuto paura di finire davvero ad
Azkaban!
Povero papà, una volta niente lo avrebbe fermato ma ormai
sta
invecchiando, e dopo la visita dei Mangiamorte a casa nostra
è
diventato un po' più prudente e preferisce dedicarsi allo
studio dei
Plimpi Velenosi perchè devi sapere che sono in grado di...
Ma
torniamo a noi!" disse Luna in fretta notando un lampo omicida
negli occhi di Harry.
"A
quanto pare la Stanza del Velo è altrimenti detta Camera
della
Morte, perchè un tempo quel Velo veniva utilizzato per
eseguire le
esecuzioni dei condannati. Si pensa fosse stato creato nel Medioevo
ma non si sa da chi, qualcuno dice Merlino in persona, ma non ci sono
prove certe. Sembra comunque che sia stato utilizzato fino a quando
non è stata costruita Azkaban. Da allora il Velo
è stato sostituito
con il Bacio del Dissennatore. A quanto pare lo scopo del Velo
è
quello di separare l'anima dal corpo di una persona condannandolo per
sempre a una non-vita o, se vogliamo, a una non-morte. Un po' come
quello che succede a chi subisce il Bacio del Dissennatore, che
continua a vivere anche se non è vivo"
"Ma
allora se ci fosse la possibilità di ricongiungere il corpo
con
l'anima... Perchè
Sirius mi ha guardato prima di sparire oltre il Velo... E' stato solo
per un istante, ma mi ha guardato, ed
era
ancora vivo, ne sono sicuro... "
"Harry,
ascolta... Io non voglio che tu ti faccia illusioni! Magari
era ancora vivo ma possono essere stati i suoi ultimi istanti... Se
tu passassi il Velo... perchè è questo che vuoi
fare, vero Harry?
Ebbene, se tu riuscissi a passare il Velo forse
potresti anche riuscire a trovare il corpo di Sirius e portarlo fuori
di lì, ma solo per dargli una degna sepoltura... Non
cambierebbe
niente Harry... “
“Ma
almeno
avrei la certezza della sua morte...
E invece pensare
che forse è vivo e aspetta solo che qualcuno lo vada a salvare...“
“Harry...
Non
farti ossessionare da questi pensieri, è pericoloso, e lo
sai anche
tu. E Sirius non vorrebbe mai che tu morissi per provare a
salvarlo... perchè
anche
tu potresti morire, non ci hai pensato? E cosa
proverebbero
Rebecca e Jupiter se sapessero che sei morto cercando di salvare
Sirius? E
poi, mettiamo il caso che Sirius sia vivo e che entrambi riusciate ad
uscire illesi dal Velo...
cosa
succederebbe?
Sirius
potrebbe
non ricordare più nulla, potrebbe
impazzire, potrebbe
morire pochi istanti dopo essere uscito, e sarebbe un ipotesi molto
probabile visto che la maledizione di Bellatrix se non lo ha ucciso
lo ha comunque ferito gravemente. Ma potrebbe anche avere uno choc e
morire per quello... Dopo tanti anni lì dentro... “
"Ma
c'è un modo per farlo uscire dal Velo?" chiese Harry ormai
incapace di nascondere le sue intenzioni che, in ogni caso, a Luna
erano state evidenti sin dal primo istante.
"Ci
sarebbe un modo per riportarlo in questo mondo, ma purtroppo gli
strumenti
che ti permetterebbero
di compiere questa impresa non sono
mai stati
trovati.
Molte persone li
cercano da anni, molte persone invece sono scettiche... e tu sei tra
questi, Harry. Hai già affrontato questo argomento con mio
padre
tanti anni fa, ma hai pensato che ti stesse soltanto raccontando una
favola".
"Io?
Ma, Luna... Ti vuoi spiegare meglio?"
"Con
la Pietra della Resurrezione niente sarebbe impossibile. La Pietra ti
permetterebbe di richiamare la sua anima, e tu, entrando nel Velo,
porteresti fuori il suo corpo e Sirius tornerebbe a vivere, ma
perchè
ciò avvenga è necessario che abbia passato il
Velo da vivo. In caso
contrario... bhè, conosci anche tu la storia. Tornerebbe, ma
non
sarebbe più lui, sarebbe accanto a te ma sarebbe separato
da te come da un velo.
E a questo punto non cambierebbe nulla, visto che c'è
già un Velo
che vi separa da dieci anni. E
se tu avessi la Bacchetta di Sambuco potresti evocare un Patronus
talmente potente che salverebbe la vita almeno a te, permettendoti di
uscirne illeso... Harry, ti senti bene?”
Harry
sentì di nuovo la sua testa girare, e di nuovo credette di
essere
sul punto di svenire come gli era successo poche ore prima nel
cimitero di Godric's Hollow.
La
Pietra della Resurrezione... I Doni della Morte... Lui era il Padrone
della Morte... I Doni erano suoi...
Non
l'aveva mai detto a nessuno, era
il suo segreto, Ron
ed Hermione ne erano a conoscenza, ma non sapevano tutta la
verità.
Loro
pensavano che la Pietra giacesse nella Foresta Proibita e che la
Bacchetta di Sambuco fosse nella tomba di Silente, ma non era
così.
All'inizio
aveva pensato che fosse una buona idea rimettere la Bacchetta nella
tomba di Silente e lasciare la Pietra nella Foresta Proibita, ma poi
aveva cominciato ad avere dei dubbi.
Qualche
Mangiamorte nostalgico avrebbe potuto pensare di violare di nuovo la
tomba del vecchio Preside, mentre la Pietra rischiava di essere
trovata accidentalmente da una futura generazione di studenti
spericolati come i Malandrini in cerca di avventure nella Foresta
Proibita.
E
così da anni, senza che nessuno a parte Harry lo sapesse, la
Bacchetta di Sambuco e la Pietra della Resurrezione giacevano in una
camera blindata nelle profondità dei sotterranei della
Gringott.
La
Foresta Proibita.
Harry
rabbrividì al ricordo.
Aveva
avuto bisogno di tutto il suo coraggio per consegnarsi a Voldemort, e
altrettanto gliene era servito per recuperare la Pietra anche
se sapeva
che non correva più rischi, che nessun Dissennatore lo
circondava e
che nessun Oscuro Signore lo attendeva per ucciderlo.
Si
era protetto col Mantello dell'Invisibilità per non
rischiare di
venire attaccato dalla progenie di Aragog, ma era stata comunque una
tremenda esperienza perchè aveva rivissuto tutto il terrore
e
l'angoscia di quella notte tremenda.
Aveva
portato con sè la Bacchetta di Sambuco, e quando era giunto
nel
luogo in cui aveva incontrato Voldemort aveva richiamato a se la
Pietra utilizzando un Incantesimo di Appello.
Se
l'era infilata in tasca, resistendo alla tentazione di girarla:
sapeva che se l'avesse fatto sarebbe stato difficile parlare con i
suoi genitori e dire loro di nuovo addio.
Sapeva
che non doveva tornare indietro ma andare avanti, era
per quello che i suoi genitori, Sirius e Remus si erano sacrificati:
per permettergli di vivere e di costruirsi un avvenire sereno e
felice.
Aveva
quindi rinchiuso Pietra e Bacchetta in una camera blindata alla
Gringott protetta da potenti ed antichi incantesimi, e mai una volta
gli era venuto in mente di andarli a recuperare.
Aveva
chiesto a Ginny di sposarlo, si era creato una famiglia, era felice.
Le
persone che amava non erano morte invano.
“Pensaci
bene Harry... pensaci bene... “ gli disse
Luna
quando si salutarono e, prima che uscisse di casa,
lo abbracciò
con
affetto e gli sussurrò
all'orecchio sorridendo:
“E
buona
fortuna”...
Harry
dopo
aver parlato con Luna andò
a sedersi in riva al lago a riflettere.
Se
c'era una possibilità anche minima di riportare indietro
Sirius non
se la sarebbe fatta sfuggire.
Entrare
nel Velo non
gli faceva paura,
perché sapeva che la
Bacchetta di
Sambuco
avrebbe creato un Patronus dotato di poteri straordinari che lo
avrebbero aiutato
a sopravvivere, e
il
suo Patronus non era un Patronus qualsiasi.
Ramoso
avrebbe aiutato Felpato se c'era ancora una speranza, di
questo Harry ne era certo.
E
James Potter avrebbe protetto suo figlio ancora una volta.
"Potrebbe
morire pochi istanti dopo essere uscito, e nel caso di Sirius sarebbe
un ipotesi probabile visto che la maledizione di Bellatrix se non lo
ha ucciso lo ha comunque ferito gravemente".
Questo
gli aveva detto Luna, e questo continuava a tormentarlo.
Se
la maledizione di Bellatrix era entrata in profondità, come
avrebbe
potuto salvarlo?
Come avrebbe potuto guarire una ferita mortale?
La
Camera dei Segreti.
Il veleno del Basilisco.
Lentamente
sollevò il braccio sinistro e lo guardò come se
non l'avesse mai
visto prima.
Proprio lì,
all'altezza del gomito, il Basilisco lo
aveva azzannato condannandolo a morte certa, ma lui non era morto,
era sopravvissuto perchè Fanny, la fenice
di Silente, aveva versato le sue lacrime sulla sua ferita
rimarginandola.
Se
avesse avuto a disposizione le lacrime della fenice avrebbe potuto
guarire all'istante la ferita di Sirius.
Doveva
assolutamente procurarsi quell'antidoto
con il quale si
curavano
le più profonde lesioni da incantesimo... ma dove poteva
trovarlo?
"Adesso
che lavoro al San Mungo ho visto molte lesioni da incantesimo curate
con delle pozioni speciali. E allora penso che se non ci fosse stato
quel velo forse si sarebbe salvato anche Sirius".
Rebecca...
Rebecca lavorava al San Mungo... Rebecca avrebbe potuto procurargli
l'antidoto giusto... Avrebbe ricevuto le Lacrime di Fenice dalle
mani di Rebecca, la moglie di Sirius, la madre di suo figlio, la sua
madrina...
Una
nuova speranza si accese nel suo cuore e si alzò in piedi
pronto ad
andarsene
quando una
voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.
“Harry!
Ma come? Sei qui e non vieni a salutarmi?”
Non
poteva che essere lui, Harry non si stupì.
Niente
stava succedendo per caso.
“Jupiter...
Ma certo che sarei venuto a salutarti, ero venuto a trovare Luna che
non vedo da tanto tempo...” disse Harry e
abbracciò con affetto il
figlio di Sirius. “Ma chi ti ha detto che ero qui?”
“Indovina...
“ disse Jupiter sventolando davanti agli occhi di Harry la
Mappa
del Malandrino, e
proprio da malandrino erano il sorriso e la
luce nei suoi
occhi.
E
fu
in quel momento che gli venne in mente, fu in quel momento che gli
apparve tutto chiaro, fu in quel momento che si
rese conto che era tempo di agire.
“Harry
ti senti bene?” gli chiese Jupiter allarmato.
Era
la terza volta che glielo chiedevano quel giorno, perché era
la
terza volta che si sentiva sul punto di svenire per lo choc.
“Non
preoccuparti Jupiter, va tutto bene, è tutto a
posto!” esclamò
Harry con un largo sorriso stampato sul volto.
“Adesso
ci credo Jupiter... adesso ci credo davvero!”
gli
disse mentre lo abbracciava per salutarlo, ma Jupiter non ebbe tempo
di chiedere spiegazioni perché Harry si
allontanò
di corsa
dicendo che doveva rientrare al lavoro perché aveva delle
questioni
urgenti da sistemare.
Una
volta rientrato nel suo ufficio si lasciò cadere sulla
sedia,
stremato e sconvolto da tutte quelle emozioni.
Gli
spiaceva di essere quasi scappato da Jupiter ma non poteva rimanere
un istante di più, la posta in gioco era troppo alta e non
doveva
correre rischi.
Quello
era l'ultimo segnale, quello definitivo, che gli aveva aperto gli
occhi e gli aveva fatto venire in mente quel
particolare che gli sfuggiva, quella
cosa a
cui nessuno aveva fatto caso, nemmeno Rebecca e Jupiter,
perchè
l'emozione di rivedere il nome di Sirius sull'albero genealogico dei
Black e lo choc per quello che era successo a Walburga avevano fatto
dimenticare tutto il resto.
Probabilmente
se ne sarebbero accorti se avessero rimesso piede a Grimmauld Place
ma nessuno di loro c'era più stato da quel giorno, solo
Harry era
tornato e aveva visto, ma l'emozione aveva giocato un brutto scherzo
anche a lui visto che se ne stava rendendo conto solo in quel
momento.
Era
un particolare importantissimo e fondamentale che andava ad
incastrarsi perfettamente con tutto il resto, mettendo
definitivamente a posto ogni tassello di quel puzzle che si stava
pian piano componendo davanti ai suoi occhi, e che rese certezza
quella che, fino ad allora, era stata solo una speranza.
Sotto
il nome di Sirius era scritta la data della
sua
nascita... ma
non c'era la data della sua morte.
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Capitolo 57 *** Di nuovo oltre il Velo ***
Capitolo 61 - Di nuovo oltre il Velo
Di
nuovo oltre il Velo
"Harry?
Che cosa fai qui? E' successo
qualcosa?"
chiese Rebecca meravigliata di vederlo al San Mungo.
"No,
tranquilla, è tutto a posto... E' solo che... Ecco, avrei un
favore
da
chiederti... Sei in grado di procurarmi le
Lacrime di Fenice?”
“Lacrime
di Fenice? Ma è uno degli antidoti più potenti
che ci siano, e di
sicuro non lo trovi qui nel reparto Medicina Babbana! Devi andare al
quinto piano, Lesioni da Incantesimo! Ma perché ti serve? Si
è
fatto male qualcuno?”
"Devo
solo
mostrare ai ragazzi che ho il compito di addestrare come si curano le
ferite più gravi e quindi
mi
servono le Lacrime di Fenice"
"Allora
vai al quinto piano e parla con il responsabile del reparto e vedrai
che... "
"Rebecca
devi
venire con me,
ho
bisogno di te per ottenere le Lacrime di Fenice!"
disse Harry, perchè l'antidoto poteva essere determinante e
riceverlo dalle mani di Rebecca avrebbe dato un altro significato
al
gesto che aveva intenzione di compiere.
Rebecca
fissò
Harry perlplessa.
Il
suo comportamento era alquanto strano, era teso, nervoso,
sfuggente... che fosse nei guai?
"Harry,
per
piacere, dimmi cosa sta succedendo... è successo qualcosa di
grave?
Non
dirmi bugie, si vede che c'è qualcosa che ti preoccupa!”
Harry
pensò che la sua madrina ormai
lo conosceva sin troppo bene ma
non poteva raccontarle la verità, non voleva darle false
speranze.
Harry
distolse rapidamente lo sguardo, non voleva che Rebecca notasse il
suo turbamento.
"Ascolta
Rebecca, hai ragione, non ti ho
detto la verità... Le Lacrime di Fenice mi servono per una
cosa top
secret che riguarda il Ministero però non posso parlartene,
ho degli
obblighi da rispettare, un codice da seguire... però ho
bisogno di
questo antidoto e solo tu mi puoi aiutare”.
"E
non potevo dirmelo subito? Mi hai fatta preoccupare per niente!
Comunque
non
hai bisogno di me per ottenere
l'autorizzazione... chi
rifiuterebbe
mai un favore ad Harry Potter!" disse Rebecca sorridendo.
“Può
darsi, ma voglio che tu venga lo stesso con me!” disse Harry,
e
Rebecca si arrese alla sua insistenza.
Come
Rebecca prevedeva il direttore del reparto fu ben felice di esaudire
la richiesta, e così Rebecca accompagnò
Harry
nel magazzino in cui venivano conservati gli antidoti principali
e
gli consegnò una piccola fialetta che conteneva Lacrime
di
Fenice.
Harry
ricevette l'antidoto dalle mani di Rebecca, e per un istante gli
venne voglia di abbracciarla ma si trattenne, e
sforzandosi
di mantenere un tono normale la ringraziò e
le augurò buon viaggio dato che, proprio quella sera,
sarebbe andata
a Manchester
con il Dottor Pye per un congresso sulla Medicina Babbana Applicata
al Mondo Magico.
Sapeva
che Rebecca sarebbe stata via di casa per due
giorni e aveva stabilito di approfittare
della sua assenza per fare il
suo tentativo così se avesse fallito Rebecca non lo avrebbe
mai saputo.
"Se
tutto andrà bene riabbraccerai Sirius, ma se dovessi fallire
stavolta moriresti davvero insieme a lui... E io non voglio farti
soffrire... Io non voglio perdere anche te... "
Harry
sperava di riuscire a recuperare comunque il corpo di Sirius per
poterlo seppellire nel parco del Castello di
Alphard e
permettergli così di stare di nuovo vicino alla sua famiglia
ma non lo avrebbe mai detto a nessuno, soltanto lui
avrebbe
portato il peso di quel dolore.
Erano
passate ormai le otto
di sera, Harry aveva
detto a Ginny che sarebbe rientrato tardi perché aveva una
riunione
e di non aspettarlo alzata.
Sulla
sua scrivania, perfettamente allineate, c'erano la Bacchetta di
Sambuco, la Pietra della Resurrezione e una fiala che conteneva un
liquido chiaro: le Lacrime
di
Fenice.
Ormai
non aveva più senso aspettare, così scese
nell'Ufficio Misteri per
la prima volta dopo quella maledetta notte di dieci anni prima, e di
nuovo si ritrovò ai piedi dell'arco davanti al Velo.
Salì
piano i gradini sforzandosi di mantenere la calma, ripassando per
l'ultima volta mentalmente il suo piano.
Fissò
il Velo che ondeggiava minaccioso, e iniziò a sentire i
primi
sussurri, i primi brusii, e sii sentì stranamente calmo.
Quelle
voci lo stavano chiamando e lui voleva
andare da loro, e stavolta senza nessuna paura: sapeva
che stava per fare la cosa giusta.
Afferrò
saldamente la Bacchetta di Sambuco e urlò "Expecto
Patronum" pensando
a quando
aveva riabbracciato Jupiter
e
Rebecca dopo dieci anni,
pensando che forse, di lì a poche ore, il
figlio e la moglie di Sirius avrebbero avuto di nuovo un marito e un
padre... e lui il suo padrino.
Il
cervo d'argento, maestoso e splendente, uscì dalla sua
bacchetta
magica e lo
guardò, esortandolo a seguirlo.
Harry
non
ebbe un attimo di esitazione, con passo sicuro entrò nel
Velo e si ritrovò immerso nell'oscurità, l'unica
luce era quella che emanava dal suo Patronus che continuava ad
avanzare verso il nulla.
All'improvviso
il cervo si fermò, e la Pietra della Resurrezione nella sua
tasca
iniziò a vibrare.
Harry
la
prese in mano e la girò tre volte, il buio sparì all'improvviso
e si ritrovò circondato da una luce intensa che per un
attimo lo
accecò e lo costrinse
a chiudere gli
occhi.
Quando
li riaprì si accorse di essere di nuovo alla stazione di
King's
Cross, come gli era
successo otto
anni prima, quando aveva creduto di essere morto per mano di
Voldemort.
La
stazione era animata e piena di persone che andavano e venivano,
esattamente come succedeva ogni anno il primo settembre, quando dal
binario 9 e 3/4 partiva l'Espresso di Hogwarts.
Allora
erano quelle le voci che si sentivano attraverso il Velo?
"Sei
arrivato finalmente. Ti aspettavamo, sai?" disse una voce alle
sue spalle.
La
voce di una donna.
Il
cuore di Harry smise di battere, per poi riprendere a pulsare
velocemente.
Conosceva
quella voce.
Conosceva
quella donna.
"Ma
sei una ragazzina... Sei
più giovane di me... " pensò
Harry col cuore in gola quando si voltò e la vide mentre
lei,
radiosa,
gli andava incontro.
"Vieni,
fatti abbracciare. E' passato così tanto tempo dall'ultima
volta che
ti ho abbracciato, amore mio..."
Harry
aveva visto per la prima volta sua madre nello Specchio delle Brame,
l'aveva
ritrovata quando aveva affrontato Voldemort nel cimitero di Little
Hangleton, aveva
camminato al suo fianco quando avanzava nella Foresta Proibita mentre
andava incontro all'Oscuro Signore.
In
nessuno di quei casi, però, aveva mai potuto toccarla o
abbracciarla.
E
invece, in quel luogo sospeso tra il mondo dei morti e quello dei
vivi, Harry si ritrovò stretto tra le braccia di quella
ragazzina di
21 anni che lo aveva amato al di sopra di ogni cosa e che aveva
scelto di morire per permettergli di vivere.
"Lily,
fammi spazio... è anche mio figlio!" disse James ridendo e,
avanzando a grandi passi, si avvicinò per avvolgere entrambi
nel suo
abbraccio.
La
vita il destino o chi per essi aveva offerto ad Harry
un'opportunità
unica, permettendogli di ritrovare ancora una volta i suoi genitori
per poterli stringere in quel primo e ultimo abbraccio,
perchè sapeva che quella era l'ultima volta che li
incontrava, sapeva che
stavolta il distacco sarebbe stato definitivo.
Un
giorno si sarebbero riuniti per sempre ma, purtroppo o per fortuna,
quel momento era ancora lontano.
"Ce
ne hai messo di tempo, eh?" disse James ridendo. "Meno male
che sei arrivato, perchè cominciavo a pensare che avrei
dovuto
sopportare Felpato per tutta l'eternità! So che prima o poi
mi
toccherà farlo, e mi chiedo che male ho fatto per meritarmi
tutto
questo, ma se per il momento posso evitarlo... "
Harry
si mise a ridere con James: non aveva mai riso insieme a suo padre,
ed era convinto che se avesse potuto crescere con lui gli scherzi e
le risate sarebbero state all'ordine del giorno.
Non
si era ancora ripreso dall'emozione di quell'incontro che venne
travolto da un uragano che si presentò sotto le spoglie di
una
giovane donna dagli inconfondibili capelli rosa.
"Grazie
per esserti preso cura del mio bambino" gli disse Ninfadora
abbracciandolo a sua volta, e, per un folle istante, Harry si
pentì
di non aver portato Teddy insieme a lui perchè avrebbe
potuto fargli
incontrare i suoi genitori che non aveva mai visto.
"Non
preoccuparti, Harry... Io e Dora siamo sempre vicino a Teddy, e se
siamo vivi nel suo cuore è solo merito tuo,
perchè gli hai
insegnato a volerci bene anche se non ci ha mai conosciuti" gli
disse Remus mentre si univa a sua moglie per abbracciarlo.
"E
pensare che ti aveva detto che l'Expelliarmus
non
era un incantesimo efficace, e invece l'hai usato per sconfiggere
Voldemort! Non sai che soddisfazione vedere il vecchio Lunastorta
sbagliare per una volta nella vita!" disse qualcuno alle sue
spalle scoppiando a ridere.
Una risata unica, e inconfondibile.
"Sirius...”
disse Harry voltandosi incredulo verso il suo padrino che si
divertiva come al solito a prendere in giro il suo vecchio amico
Remus. "Ma tu allora sei... Non sei... "
"No,
Harry, non sono morto. Ma non sono nemmeno vivo. Questo
dipenderà da
te... e anche da me!" disse posandogli una mano sulla spalla e
guardandolo negli occhi.
"Ma allora... Allora posso
riportare
indietro anche voi?" chiese Harry guardando speranzoso tutti gli
altri, anche se conosceva già la risposta
alla
sua domanda.
“No
Harry, noi non possiamo venire con te, perchè noi siamo
morti. E tu
lo sai che non esiste un incantesimo in grado di riportarci in vita"
gli spiegò Remus.
"Io non sono morto, non del
tutto almeno"
gli spiegò Sirius. "Quella
che stai vedendo adesso è la mia anima ma
il mio corpo non è morto, è
solo
prigioniero del Velo, e ora grazie al tuo aiuto
ne
uscirò... Ma come ne uscirò ancora non mi
è dato saperlo".
"Non
fare scherzi, Felpato, guai a te se torni indietro, non ti voglio
più
vedere per molti e molti anni!" disse James.
"Sono
d'accordo con Ramoso" disse Remus. "Anche se devo ammettere
a malincuore che sentiremo la tua mancanza!"
"Anche
voi mi mancherete, ragazzi" disse Sirius, e i tre Malandrini si
strinsero in un ultimo abbraccio.
"Vi
ricordate quando eravamo a Hogwarts?" disse ancora Sirius. "Ero
sempre l'ultimo ad alzarmi, e allora voi due andavate avanti per
primi, e alla fine vi raggiungevo. Alla fine non è cambiato
niente,
state ancora andando avanti da soli, ma ricordatevi che quando vi
raggiungerò non potrete più liberarvi di me!"
Sirius
diede un ultimo abbraccio a Lily e a Ninfadora, e poi si
avviò verso
la luce insieme a Harry che si voltò per l'ultima volta a
guardare
i suoi genitori che lo salutavano sorridendo.
Rivolse
il suo pensiero a Ginny, James, Albus e al bambino che ancora
aspettava di nascere.
Solo
così trovo la forza di voltarsi per lasciarseli alle spalle,
anche
se sapeva che li avrebbe avuti sempre accanto, ogni giorno, nel suo
cuore.
Evocò
di nuovo il Patronus e, con Sirius accanto, lo seguì fino
alla
barriera che permetteva agli
studenti
di raggiungere il Binario 9 e 3/4, e una volta varcato il passaggio
segreto si ritrovò di nuovo nella stanza del Velo.
Si
voltò e vide Sirius riverso sul pavimento, privo
di sensi e con
un'orribile
ferita nel petto: la maledizione di Bellatrix.
Senza
perdersi d'animo Harry versò su quell'orrendo squarcio le Lacrime
di
Fenice
e, proprio come era successo
anche
a lui tanti anni prima, la ferita si rimarginò rapidamente.
"Sirius...
Sirius, sono io... Mi senti? Puoi sentirmi?" chiese Harry col il
cuore in gola. “Ti
prego Sirius... Ti prego.... Rispondimi Sirius... “
Sirius,
mortalmente pallido, aprì gli occhi e, con grande fatica, lo
mise a
fuoco sussurrando: "James... non
è possibile..."
"Sirius...
sono Harry... mi riconosci?"
chiese
Harry provando felicità mista a terrore.
Sirius era vivo, aveva aperto gli
occhi, era in grado di parlare... ma non lo aveva riconosciuto.
Sirius
cercò di mettersi seduto, ed Harry lo aiutò dato
che era ancora
molto debole.
"Sono Harry, Sirius... sono
Harry... "
disse di
nuovo
mentre ripensava alle parole di Luna Lovegood: "Potrebbe
non ricordare più nulla. Potrebbe impazzire. Dopo tanti anni
lì
dentro... "
“Harry?
Sei davvero
tu?”
disse Sirius
sollevando
lentamente la mano per toccargli la cicatrice sulla fronte, e gli
occhi verdi come quelli di Lily gli diedero la conferma definitiva.
“Ma Harry... com'è possibile? Sei un uomo adesso! E
dov'è Bellatrix? Stavo
combattendo con lei! Dov'è andata, dove sono?”
Harry
credette di svenire per il sollievo.
Sirius
lo aveva riconosciuto, si ricordava di
quello
che stava facendo prima di finire oltre il Velo... non era impazzito,
non stava morendo!
Era
però evidente che per lui
il tempo si era fermato, perché oltre a non essere
invecchiato si
ricordava un Harry Potter quindicenne.
“Cosa
ricordi esattamente Sirius?” chiese Harry mentre lo aiutava a
mettersi seduto.
"Te
l'ho già detto Harry... stavo combattendo con Bellatrix! Ma
lei dov'è ora? Dove sono tutti gli altri? Cos'è
successo? Sono stato ferito?”
“Sì,
sei stato colpito Sirius... Bellatrix ti ha lanciato addosso una
maledizione, tu hai perso i sensi, sei caduto oltre quel Velo e sei
rimasto lì dentro fino ad oggi per dieci anni,
finché non sono
venuto a prenderti... “
"Cosa
stai dicendo? Che sono rimasto lì dentro... per
dieci anni?
Ti
prego Harry... dimmi che non è possibile!"
Sirius
aveva ancora bisogno di tempo per comprendere
ciò che era successo, mentre
Harry invece
stava
iniziando
a prendere coscienza di ciò che aveva
fatto.
Ripensò
ai suoi genitori alla stazione di King's Cross, iniziò a
rendersi
conto che
aveva davvero
salvato
Sirius e che avrebbe potuto salvarlo molto tempo prima,
ma tutti gli
avevano detto di lasciar perdere, di rassegnarsi, perchè
Sirius era
morto e non sarebbe tornato mai più...
Ritrovare
Rebecca aveva riacceso in lui tutti i dubbi che lo avevano tormentato
in passato, e tutto questo lo aveva spinto a chiedersi di nuovo
se
davvero tutto era perduto o se c'era ancora una speranza.
L'incapacità
di arrendersi di Rebecca e il suo disperato amore per Sirius avevano
dato ad Harry il coraggio di fare ciò che aveva fatto.
Sei
un uomo.
Questo
gli aveva detto Sirius rivedendolo.
Ma
Harry in quel momento non si sentiva un uomo, si sentiva ancora quel
quindicenne solo, disperato, spaventato e smarrito che desiderava
ritrovare il suo padrino più di ogni altra cosa al mondo.
E
ora dopo dieci anni quel desiderio si era realizzato, Sirius era
lì
davanti ai suoi occhi, ancora confuso e frastornato ma vivo.
"Perdonami
Sirius... Perdonami
per
non aver capito che era tutto un inganno di Voldemort, per averti
costretto a venire qui a combattere per me...
Perdonami per non essere arrivato prima a
salvarti...
"
Erano
tante le cose che Sirius
non capiva,
erano molte le domande che avrebbe voluto fare, ma in quel momento
mise
da parte ogni cosa per
concentrarsi su Harry che lo stava abbracciando in lacrime.
Non
lo aveva mai visto così sconvolto, e soprattutto non capiva
perchè
gli chiedeva di perdonarlo.
L'unica
cosa di cui si rendeva conto in quel momento era che Harry aveva
bisogno di lui, e così ricambiò il suo abbraccio
cercando di
rassicurarlo, perché se Harry aveva bisogno d'aiuto lui
sarebbe
stato al suo fianco.
Come
sempre.
"Stai
tranquillo Harry, non preoccuparti, va
tutto bene...
Sono qui, Harry... Sono qui... "
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Capitolo 58 *** Dieci anni in poche ore ***
Dieci anni in poche
ore
"Andiamo
via di qui, Sirius... Non voglio stare in questo posto un minuto di
più!"disse Harry sciogliendosi dall'abbraccio del suo
padrino.
"Ce la fai ad alzarti?"
"Più
o meno... " disse Sirius appoggiandosi ad Harry, che fu subito
pronto a sorreggerlo e ad aiutarlo.
Una volta
in piedi Sirius si voltò di nuovo per guardare il Velo.
Era stato veramente rinchiuso lì dentro per
dieci anni?
Rapidamente Harry prese Sirius per un
braccio e lo
fece Smaterializzare nel suo ufficio, dove avrebbero potuto parlare
con calma.
“E
qui che lavoro" gli spiegò Harry. "Sono diventato un Auror
e mi occupo dell'addestramento dei maghi che desiderano intraprendere
questa carriera. Abito a Ottery St. Catchpole, insieme a Ginny... mia
moglie!" spiegò sorridendo. "Abbiamo due
bambini, e presto diventerò papà per la terza
volta!”
concluse orgoglioso.
"Harry io... io non riesco ancora a crederci... Ma quanti anni
hai? E quanti anni ho io adesso?"
"Io ho 25
anni e tu invece dovresti
averne
47 però non sei invecchiato per niente, hai
ancora lo stesso aspetto che avevi quando ti abbiamo visto per
l'ultima volta... Tu non ricordi proprio nulla, Sirius?"
"Nulla,
Harry... nulla! E' come se avessi dormito un lungo sonno senza sogni!
Dieci anni... A me sembrano passate solo poche ore da quando...
Jupiter!
Rebecca! Non
posso averli lasciati soli per dieci anni! Harry, dove sono, come
stanno? Jupiter sa che sono suo padre? E Rebecca... è ancora
mia
moglie... o ha sposato un altro?"
“Stai
tranquillo Sirius, Rebecca non si è risposata, e Jupiter sa
che
sei suo padre, sa tutto di te! Non ti hanno mai dimenticato, nessuno di
noi lo ha fatto... Rebecca fa ancora l'infermiera ma adesso
lavora
al San Mungo, mentre Jupiter è un giovane Grifondoro del
primo
anno!"
Sirius
battè gli
occhi stupefatto mentre assimilava le parole di Harry e ne
comprendeva il significato.
“Cos'hai
detto?
Grifondoro?
Mi
stai dicendo che
Jupiter...
è
a Hogwarts?”
"Ha
iniziato a frequentare Hogwarts lo scorso settembre! Rebecca
è molto
fiera di lui e, se mi permetti, lo sono anch'io!"
"Jupiter
è a Hogwarts...
Ma non è possibile... L'ho
visto poche ore fa, e aveva
solo un anno! Ma
allora
ho
davvero perso dieci anni di vita... E in tutto questo tempo lui e
Rebecca dove hanno
vissuto, cosa hanno fatto?"
"Rebecca
e Jupiter hanno vissuto a Castleblack, e Jupiter ha passato la sua
infanzia nel mondo Babbano, perchè ovviamente
nessuno
sapeva
della loro esistenza. Poi, il giorno del suo undicesimo compleanno,
abbiamo scoperto la verità! E' stata Hermione la prima ad
incontrare di nuovo la tua famiglia, lei adesso insegna Babbanologia
ad Hogwarts ed ha portato di persona a Jupiter la lettera di
ammissione, perchè la scuola pensava che fosse un Nato
Babbano!
Non
si aspettava di trovarsi davanti tuo figlio, nessuno di noi se lo
aspettava!”
"No,
Harry, aspetta... Aspetta un momento! Mi
stai dicendo che per dieci anni non avete saputo niente di Rebecca e
Jupiter? Ma non è possibile!"
"La
nostra memoria era stata modificata, l'incantesimo è
stato sciolto solo la scorsa estate, quando li abbiamo ritrovati!
Sirius, tu non c'eri più... Noi pensavamo tutti che tu fossi
morto, tutti mi dicevano che non c'era più niente da fare, e
così mi sono rassegnato, sono andato avanti con la mia
vita...
Ma poi ho ritrovato Rebecca e Jupiter, e ho iniziato a ripensare alla
possibilità di poterti riportare indietro... Ho pensato che
avrei dovuto farlo, o perlomeno provarci! Se solo ci avessi pensato
prima... Non mi
darò mai pace per
questo... “
Sirius
si mise a scuotere la testa e si scostò i capelli dal viso,
impaziente.
"No, no, Harry, scusami, ma io continuo
a non
capire! Remus sa che ho una famiglia... perchè non te lo ha
detto?"
Harry
si sentì gelare il sangue.
Non ci
aveva pensato, non lo aveva
previsto.
Per Sirius erano passate solo poche ore,
e Remus e Tonks
stavano combattendo con lui quando aveva passato il Velo.
Sirius non sapeva, non poteva sapere.
Ricordò
quel lontano giorno ad Hogwarts.
Aveva detto lui ad Andromeda
cos'era successo, era stato uno dei primi doveri che aveva compiuto
come padrino di Teddy.
Aveva sperato di non dover
più vivere un
esperienza simile.
“Sirius...
La guerra è finita... " disse cercando di prendere
tempo, di trovare le parole giuste, di rimandare il più
possibile
quel momento anche se sapeva che era inutile. "C'è stata una
battaglia ad Hogwarts, la battaglia finale. Abbiamo combattuto tutti
quanti, io ho ucciso Voldemort e anche Bellatrix è
morta. Ma
anche noi... Anche noi abbiamo avuto delle... delle perdite... "
Harry
si interruppe incapace di proseguire, senza avere il coraggio
di guardare
negli occhi Sirius, che restò per un attimo immobile con lo
sguardo fisso nel vuoto prima di crollare sulla sedia
che stava di
fronte alla scrivania di Harry, a capo chino e con la
testa fra le mani.
"No, Harry... Ho
già perso tuo padre... Non può essere successo di
nuovo..."
disse Sirius con voce spezzata mentre una morsa di gelo gli stringeva
il cuore.
"Sirius... Sirius, mi dispiace... "
disse
Harry inginocchiandosi accanto a lui e circondandogli le spalle con
un braccio. Aveva
salvato il suo padrino, avrebbe
dovuto essere un momento di gioia, e invece...
"Lunastorta...
Non
posso credere che sia...
Non può essere vero Harry... " disse Sirius, anche se sapeva
benissimo che Remus non avrebbe mai abbandonato Rebecca e
Jupiter.
"Harry... Anche Tonks è... ?"
chiese Sirius
incapace di formulare il pensiero ad alta voce, sapendo già
che era
una domanda inutile, perchè nemmeno Ninfadora avrebbe
abbandonato la
sua migliore amica, ma voleva aggrapparsi a quell'ultima illusione, e
quando Harry glielo confermò le sue ultime speranze
crollarono
definitivamente.
Remus... Tonks...
Lily... James... Non sarebbe mai finita... Mai...
E Rebecca era
rimasta sola quando lui le aveva promesso che
sarebbe tornato, Rebecca
che
adorava Remus e voleva un bene infinito a Tonks,
che aveva lasciato il mondo Babbano per stargli vicino... E
Jupiter aveva solo un anno... No... Ora aveva
undici anni... E non lo conosceva... Non conosceva suo figlio...
La
voce di Harry interruppe quel vortice di pensieri.
Harry aveva una
cosa molto importante da dire, qualcosa che avrebbe forse un po'
alleviato il dolore di Sirius anche se non lo avrebbe mai potuto
cancellare del tutto, qualcosa che, ne era sicuro, avrebbe riacceso
nel cuore del suo padrino una fiamma di speranza.
"Erano
sposati, Remus e Tonks. Hanno avuto un figlio, si chiama Teddy Remus,
ha otto anni, e io sono il suo padrino!”
disse
Harry con orgoglio. “Assomiglia
molto a Ninfadora, è un Metamorfomagus, come lei. E' un
ragazzino in
gamba, molto sveglio, sin troppo... un vero Malandrino! Ed è
sensibile ed intelligente come suo padre. Non
vedo l'ora di fartelo conoscere, ne sarai fiero anche tu! E anche lui
sarà felice di conoscerti, perchè io gli ho
sempre parlato di te.
Sa che eri il miglior amico di suo padre, e il cugino di sua madre e
di sua nonna. E sa che eri... che sei
il mio padrino! E' stato cresciuto da Andromeda, che ha trovato in
Jupiter un altro nipote e una figlia in Rebecca, mentre Teddy ha
trovato in Jupiter un fratello e un amico. So cosa provi in questo
momento. Ci vorrà del tempo, e non sarà facile.
Ma io ti aiuterò,
Sirius. Ti aiuteremo tutti. Siamo una grande famiglia adesso. Non sei
più solo".
"Harry,
dov'è Rebecca? Voglio rivedere mio figlio... "
"Sirius, Rebecca non c'è,
è andata ad un congresso a
Manchester. Vieni a casa mia, si è fatto tardi e tu sei
sconvolto,
sei stanco, hai bisogno di riposo! Riavrai presto la tua famiglia,
Sirius... Ma visto che dobbiamo aspettare per forza domani, vorrei
farti conoscere la mia famiglia, nel frattempo!"
Sirius non
poteva dire di no a Harry.
E in effetti si sentiva davvero stanco
sconvolto e
distrutto dal dolore.
Remus
e Tonks come James e Lily...
Non sarebbe stato facile ma avrebbe
fatto del suo meglio per superare anche questo, sperando che fosse
l'ultimo ostacolo, l'ultima prova, l'ultimo prezzo da pagare per
poter finalmente ricominciare a vivere.
"E c'è un altra cosa
che non sai, Sirius" disse Harry. "Ora sei libero, la tua
innocenza è stata pienamente riconosciuta, il tuo nome
è stato
riabilitato! Ora tutti sanno che non sei mai stato complice di
Voldemort, e non dovrai più fuggire, non dovrai
più nasconderti...
adesso è davvero tutto finito!"
Sirius, stupito ed
incredulo, guardò Harry che, con un sorriso, gli
confermò ciò che
aveva appena detto, lasciandolo ancora una volta senza parole.
Era
libero... era di nuovo un uomo libero...
"Vieni,
Sirius, andiamo a casa mia. Lì potrai riposare" disse Harry.
"E
domani rivedrai Rebecca e Jupiter, e starete insieme per sempre, per
tutta la vita, come avete sempre sognato".
"Sì, hai
ragione... Andiamo, Harry... voglio proprio conoscere la tua
famiglia!" disse Sirius alzandosi in piedi. "E voglio
conoscere il figlio di Remus!" aggiunse sentendo di nuovo quella
mano gelida stringerli il cuore, rendendosi conto che, almeno per i
primi tempi, avrebbe vissuto in bilico tra gioia e dolore. "Non
ci posso credere, sei sposato, hai due figli... Rebecca ogni volta
che ti vedeva giocare con Jupiter diceva sempre che saresti diventato
un bravo papà!" concluse sorridendo al ricordo.
Harry non
aveva mai dimenticato lo sguardo pieno di orgoglio che Sirius gli
rivolgeva sempre, ed ora quello sguardo che pensava non avrebbe mai
più rivisto era di nuovo davanti ai suoi occhi.
Il suo
cuore si riempì di gioia e commozione, e di nuovo
tornò
ad essere quel ragazzo di quindici anni felice di rivedere il suo
padrino a Grimmauld Place.
"Sirius...
“ disse
Harry abbracciandolo di nuovo.
“Bentornato
Sirius...
Bentornato a
casa..."
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Capitolo 59 *** Gioventù Malandrina ***
Capitolo 59 - Gioventù Malandrina
Sirius
fece fatica ad addormentarsi quella notte nella camera degli ospiti a
casa di Harry ma gli sembrò normale visto che aveva
praticamente
dormito per dieci anni.
Dieci anni di non
esistenza.
Non
voleva pensarci, ancora non l'aveva accettato e compreso, ma quella
notte persino il cielo sembrava prendersi gioco di lui dato
che esibiva una luna piena perfetta e luminosa, e questo non faceva
altro che gettare ulteriore sale sulle sue ferite più
recenti.
“Ordine
di Merlino di Prima Classe... Il mondo ha finalmente capito quello che
io e James abbiamo sempre saputo... Nessuno lo merita più di
te Remus... vecchio amico mio... “
Sirius
cercò di trasformarsi in Felpato per cercare di sfuggire al
suo
dolore, ma scoprì di non essere in grado di farlo.
La
lunga permanenza nel Velo doveva aver danneggiato i suoi poteri ma non
se ne preoccupò, gli era già successo ad
Azkaban.
Era riuscito a
resistere ai Dissennatori, avrebbe resistito anche a questo.
Aveva solo bisogno
di riposo, e della sua famiglia.
E parte della sua
famiglia era già lì, nella stanza accanto.
Harry,
il suo amato figlioccio che ora era diventato un uomo, che aveva
rischiato la vita pur di riportarlo da Rebecca e Jupiter, che gli aveva
raccontato ciò che aveva visto dietro il Velo.
“Non
ve ne siete andati, ci siete ancora e mi state aspettando...
Però volete vedermi il più tardi possibile...
Vedrò di accontentarvi ragazzi...“ pensò Sirius
sorridendo tristemente, poi si sdraiò sul letto e
chiuse gli occhi.
Quella notte
avrebbe dormito poco e male, ma non aveva importanza.
Avrebbe dormito
meglio nelle notti successive, con Rebecca tra le sue braccia.
"Svegliati, dai!"
Sirius aprì gli occhi ancora confuso:
dove si trovava?
Aveva fatto un sogno strano, dove c'era un velo
che...
"Ti svegli sì o no?"
Era la voce di un bambino che gli tirava i capelli,
un bambino piccolo.
Un bambino piccolo?
Ma allora, forse....
Si
svegliò di colpo, convinto che fosse stato davvero un sogno
e di
essere di nuovo a casa sua con Jupiter accanto, ma si rese conto che
non era così quando si accorse che sul letto in cui dormiva
si
erano arrampicati due bambini che dovevano avere all'incirca quattro e
due anni che lo osservavano incuriositi.
Avevano
un aria tremendamente familiare ed era logico dato che somigliavano
molto al padre e, di conseguenza, al nonno, anche se il più
piccolo aveva gli stessi occhi verdi della nonna e i suoi capelli non
sfidavano le leggi della gravità al contrario di quelli del
suo
fratello maggiore, che aveva ereditato la caratteristica capigliatura ribelle tipica dei
maschi della sua famiglia.
"E tu chi sei?" chiese il più grande dei
due mentre il più piccolo continuava a tirargli i capelli.
"Io sono Sirius, e voi chi siete?" rispose
sorridendo ai piccoli Potter.
"Coooosa? Ti chiami Sirius? Ma lo sai che anch'io mi chiamo Sirius? E mi chiamo anche James! James Sirius! James era mio nonno e Sirius...
Hey, un momento! Ma tu sarai mica... Sirius di zia Rebecca?" concluse James guardandolo con gli occhi
sgranati.
"Sì, sono proprio
io" disse Sirius, e sorrise mentre il suo cuore accelerava i battiti
pensando a zia Rebecca.
"E
dove sei stato, che prima non c'eri? E perché sei a casa
nostra?
E lo sanno zia Rebecca e Jupiter che sei qui?" lo incalzò
James
sempre più curioso.
"Vorrei tanto sapere anch'io
dove sono stato e... Ahi! Fai piano!"
disse Sirius rivolto al più piccolo dei due che, non
ottenendo
attenzione, aveva pensato di tirargli i capelli in maniera
più
energica.
"Giupies gioca a Quissic e prende Bozzino!" esclamò con aria
di importanza, desideroso di dare il suo contributo alla conversazione.
"Dice
che Jupiter gioca a Quidditch e prende il Boccino, è un
Cercatore!" precisò James, che era abituato a svolgere la
funzione di "traduttore simultaneo" del fratello.
"Come Regulus... " pensò Sirius, che
ancora non riusciva a credere che si sarebbe trovato di fronte un ragazzino di undici anni e non
un bambino piccolo come i figli di Harry.
"E' più bravo del mio papà,
ma tu non dirglielo, o ci rimane male!" sussurrò James con
aria da cospiratore.
"Sì, Giupies più bravo di
papà!" confermò con entusiasmo il piccolo. "E io
mi chiamo Abus Serus!"
"Scusami ma... non ho capito il tuo
nome!" disse Sirius sorridendo.
"Si chiama Al-bus Se-ve-rus" tradusse James scandendo bene
ogni parola. "E' mio fratello" precisò a beneficio di Sirius.
"Come hai detto? Albus... Severus?!"
No, non era possibile... era uno scherzo!
Il nipote di James non
poteva chiamarsi Severus!
"Ecco!
Non piace mio nome!" esclamò Albus mettendosi a piangere,
mentre
James spiegava che il nome di suo fratello aveva il potere di provocare
reazioni strane in tutti coloro che lo sentivano, e che in famiglia lo chiamavano
tutti Albus oppure Al.
"Sono
d'accordo, Albus è un nome molto più bello e
molto
più adatto... un nome che ti sta molto bene!" disse Sirius
prendendolo in braccio per consolarlo. "Scusami, non volevo farti
piangere, anche perché non è colpa tua! E più tardi
farò due chiacchiere con tuo padre! Non posso crederci... ma
come ha potuto chiamarti Albus Mocc... Albus Severus!"
"Ci fai vedere qualche magia?" chiese James.
"Sì! Sì! Vedere bacchetta!"
incalzò Albus.
"Già,
la mia bacchetta... dov'è finita? Credo di averla persa in
quel
dannato Velo... Maledizione, era la bacchetta di zio Alphard!”
“Pazienza, ne compri un'altra!”
disse James alzando le spalle. “Peccato però che non
puoi farci vedere nessuna magia... "aggiunse deluso,
mentre Albus scuoteva gravemente la testa per esprimere il suo
disappunto.
Sirius guardò i piccoli Potter e sorrise.
"Ma io non ho bisogno della
bacchetta magica per farvi vedere cosa so fare... “ disse loro mentre lo sguardo da malandrino tornava ad accendersi nei suoi
occhi.
Le risate squillanti di James e Albus svegliarono
Ginny.
"Sono le otto del
mattino miseriaccia... " borbottò ancora assonnata.
“Possibile che non si possa mai dormire un po' di
più?"
All'improvviso
sentì un cane abbaiare e si svegliò di botto
iniziando a
scuotere il marito ancora addormentato: "Harry! Harry svegliati! Quei
due hanno fatto entrare un cane in casa!"
“Ma cosa dici Ginny... "
farfugliò Harry, ma poi realizzò. "Ma certo... Il
cane!” esclamò scoppiando a
ridere, e Ginny lo guardò come se fosse impazzito. “Ginny, ascolta, io non ti ho
detto nulla perchè ieri sono rientrato tardi, e tu dormivi
e... "
"Hai
preso un cucciolo per i bambini? E' per questo che hai fatto tardi?
Volevi fare una sorpresa? Ma potevi dirlo almeno a me, avremmo messo
una cuccia in giardino e... "
"No Ginny... non è come pensi tu! No,
aspetta, non andare subito di là, prima devo spiegarti un
po' di cose!"
Pochi
istanti più tardi James Sirius e Albus Severus osservarono
la
loro mamma piombare come un fulmine nella stanza degli ospiti per
abbracciare Felpato (era quello il nome di quel cane tanto simpatico)
che riprese le sue sembianze umane per ricambiare l'abbraccio di Ginny
che rideva e piangeva contemporaneamente.
"Allora vedo che hai già conosciuto il
resto della famiglia!" disse Harry sorridendo a Sirius.
"Già... Ho fatto due
chiacchiere con James Sirius e Albus... Severus..." disse mettendo subito alle
strette Harry che rimase letteralmente spiazzato.
Sapeva
che per Sirius sarebbe stato difficile accettare la cosa ma voleva
dirglielo con calma, al momento giusto, e invece quei Malandrini dei
suoi figli lo avevano messo di fronte al fatto compiuto!
"Bambini
venite di là a lavarvi e vestirvi... Papà e
Sirius devono
dirsi un po' di cose! Ci vediamo dopo, Sirius" disse Ginny
abbracciandolo di nuovo con affetto, ancora commossa, incredula,
emozionata e piacevolmente sconvolta, e poi uscì dalla
stanza
trascinandosi dietro i bambini recalcitranti.
"Vogliamo
zio Sirius, vogliamo Felpato!" strillava James, mentre Albus piangeva
senza ritegno: proprio adesso che toccava a lui fare un giro in groppa
a Felpato la mamma lo portava via!
"Ti
chiamano già zio Sirius... li hai proprio conquistati!"
disse
Harry non appena rimasero soli. "E tu come stai? Ti senti bene?"
"Sì
e no... I miei poteri a quanto pare ci sono ancora, però
trasformarmi mi ha stancato parecchio, non sono ancora al massimo della
forma, mi sento un po' scombussolato, se così si
può
dire! E poi... Troppe cose, e tutte insieme... Dieci anni... Mi sento
confuso, mi sento... Oh, insomma, Harry! E' inutile che ci giriamo
intorno! Dimmi perchè lo hai chiamatoSeverus!" esclamò Sirius
incapace di trattenersi oltre.
"E'
una storia lunga... Vedi, Severus Piton alla fine faceva veramente
parte dell'Ordine, non faceva il doppiogioco e lui mi proteggeva
perchè... "
"Perchè
era innamorato di Lily. Perchè ha riferito a Silente parte
della
Profezia. Perchè si è sempre sentito responsabile
della
morte di tua madre".
"Sirius... ma come... "
"Come
lo so? Harry, eravamo a scuola insieme! Sapevamo che lui e Lily erano
amici sin da quando erano bambini, e ci eravamo accorti che Mocciosus
avrebbe voluto essere più di un semplice amico per tua
madre,
era così evidente! E poi James era innamorato di Lily
praticamente sin dal primo giorno... come avrebbe potuto sfuggirgli una
cosa del genere? Non te ne avevo mai parlato perchè non
sapevo
come l'avresti presa, aspettavo il momento giusto per farlo... Io
credevo che avrei avuto tempo per spiegarti tutto, non immaginavo
che... Dieci anni... "
Sirius si interruppe per un momento poi
continuò.
"Quando
abbiamo riformato l'Ordine della Fenice non mi fidavo affatto di Piton,
e così ho chiesto a Silente di spiegarmi perchè
si fidava
così tanto, qual'era il motivo per cui non dubitava di lui.
Silente ovviamente all'inizio si era rifiutato, ma io ho preteso che lo
facesse, ne avevo il diritto! Gli ho ricordato di essere fatto
stato ad Azkaban per tredici anni nonostante fossi innocente, senza
avere uno straccio di processo! Sono stato giudicato colpevole, punto e
basta, e nessuno mai si è posto il minimo dubbio! Avevo
diritto
ad un risarcimento anche minimo, e così Silente ha ceduto e
mi
ha raccontato le circostanze che avevano portato Piton ad abbandonare
Voldemort, facendomi promettere che non avrei mai detto nulla a
nessuno, tantomeno a te, almeno fino a quando tutto non fosse finito!"
"Sirius, ci sono un po' di cose che non sai su
Piton... E su Silente... "
Sirius
ascoltò in silenzio il racconto di Harry mentre la sua mente
lavorava frenetica per assimilare la quantità di
informazioni
che aveva ricevuto in quelle poche ore.
Se n'erano andati tutti... Piton... Silente...
"E
anche Peter. Sei l'ultimo rimasto" disse
una voce maligna nel suo cuore, una voce che Sirius si
sforzò disperatamente di ignorare.
"Ero
io quello che avrebbe dovuto aiutarti e proteggerti" disse con amarezza
Sirius. "E' stata dura Harry... Rinchiuso a Grimmauld Place, senza
poter fare nulla! Hai dato il nome di Severus a tuo figlio
perchè ti sei sentito in debito con lui, esattamente come io mi
sento ora in debito con
te. Tu mi hai salvato Harry, e presto grazie a te riavrò la
mia
famiglia, la mia vita... Sono in debito con te e non ho mai fatto nulla
per proteggerti! Non c'ero... Non ci sono mai stato... "
"Ti sbagli Sirius. Tu ci sei sempre stato, hai sempre rischiato tutto pur
di vedermi, pur di aiutarmi... Quella notte al Ministero dopo che tu sei... scomparso...
Quella notte sono stato posseduto da Voldemort... “Se la morte non
è nulla uccidi il ragazzo... “ Questo ha detto Voldemort a Silente ma ero
io a parlare, lui mi stava controllando, era
dentro di me...
E io ho sperato che Silente mi uccidesse davvero, perché la
morte non sarebbe stata nulla in confronto al dolore che sentivo in
quel momento... “E così
rivedrò Sirius... “ Questo
è stato il mio ultimo pensiero, il mio ultimo desiderio. E quando ho espresso il
desiderio di morire per poterti rivedere Voldemort mi ha lasciato andare. “E' stato il tuo
cuore a salvarti”
mi spiegò poi Silente, e in
quel momento nel mio cuore c'era solo il dolore per la tua morte. E'
stato solo pensando a te se sono riuscito a salvarmi la vita quella
notte. E finché ho sofferto per la tua morte Voldemort non
è più riuscito ad avere accesso ai miei pensieri. Grazie per avermi salvato
Sirius. Grazie per tutto quello che hai
fatto per me".
"Papà
perchè abbracci zio Sirius? Non sei mica un bambino
tu!” esclamò James
entrando come un uragano nella stanza seguito a ruota da Albus che corse
subito in braccio a Sirius chiedendo con insistenza di poter rivedere
Felpato.
"Ragazzi,
ora andiamo, Sirius è tornato da un lungo viaggio ed
è
stanco, deve riposare ancora un po'... Giocherete dopo con lui!"
"Ma
io volevo Felpato... A me piace Felpato!" protestò James
mentre
suo padre lo faceva uscire gentilmente dalla stanza insieme ad Albus.
"Dopo tornerà Felpato, te lo prometto!"
disse Harry, e scoppiò a ridere.
"Perchè ridi papà?"
"Perchè anche a nonno James piaceva di
più Felpato!"
"Ma a me piace anche zio Sirius! Si chiama come
me!" esclamò James.
"Anch'io mi piace zio Sius e
Feppato!" disse Albus.
“Ma adesso è zio
Sirius il tuo papà?” chiese James lasciando per un
attimo Harry senza parole.
"Sirius è il mio
padrino, mio padre sarà sempre nonno James,
però... Io non ho mai avuto una famiglia, Sirius era tutto
ciò che avevo... E
ora è di nuovo qui... " disse Harry parlando più
a
sè stesso che al piccolo James, profondamente colpito dalla
naturalezza con cui i suoi figli lo avevano accolto, e poi
pensò
che a Hogwarts c'era qualcuno che sarebbe stato a dir poco felice di
riabbracciare Sirius, ma
prima era necessario che venisse informata sua madre!
Rebecca
sarebbe tornata in serata, e così Harry le mandò
un gufo
in cui la pregava di mettersi immediatamente in contatto con lui senza
dirle il perchè: non era una cosa che si poteva scrivere per lettera!
"Harry, amore mio, sono
così orgogliosa di te, non riesco ancora a crederci!" disse
Ginny abbracciandolo commossa. "Sono così felice per
Sirius... E per
te... E sono così emozionata al pensiero che presto Rebecca
e Jupiter lo rivedranno... "
"Mamma, vuoi smettere o no di piangere?" sbuffò
James esasperato. "Sei peggio di nonna Molly quando fai
così!"
Qualche ora dopo Sirius
raggiunse la famiglia Potter in salotto e venne subito assalito da
Albus e James che non vedevano l'ora di poter giocare di nuovo con lui.
"Sirius!
Sei tu!” esclamò Harry come se lo vedesse di nuovo
per la
prima volta. “Ho mandato un messaggio a Rebecca, le ho detto
di
venire qui non appena tornerà a casa... Ma tu come stai,
come ti
senti adesso? "
"Harry,
dovrei essere io scrivere a mia moglie, e non tu! E poi
perchè
devo scriverle? Dove hai detto che si trova? A Manchester? Allora mi
Smaterializzo e vado da lei! E poi andrò a Hogwarts, da mio
figlio! I miei poteri ormai sono tornati ormai!"
"Ma
Sirius, lei ti crede morto da dieci anni! Tu non forse non ti rendi
conto di cosa prova una persona che ti rivede dopo così
tanto
tempo! Anche adesso quando sei entrato non volevo credere ai miei
occhi... Pensa a cosa potrebbe provare Rebecca! Lascia che prima le
parli io!"
"Arriva Teddy! Arriva Teddy!" gridarono James e
Albus interrompendo quei discorsi.
Teddy,
come ogni giorno, si stava recando a pranzo dai Potter dopo aver
terminato un'altra mattinata di lezione alla scuola elementare di
Ottery St. Catchpole.
Nonna
Andromeda aveva studiato in casa coi precettori finchè non
era
andata ad Hogwarts, e aveva voluto che Teddy frequentasse la scuola
Babbana perchè desiderava che suo nipote entrasse in
contatto
anche con un mondo diverso da quello magico e che non vivesse con gli
orizzonti limitati com'era successo a lei, che era cresciuta credendosi
superiore agli altri in quanto Black e Purosangue, finchè
l'incontro con Ted non le aveva cambiato la vita.
Anche Ninfadora era cresciuta
frequentando le scuole Babbane, e anche
Teddy, come sua madre, all'inizio aveva creato un po' di problemi ad
Andromeda perchè i suoi poteri di Metamorfomagus si
manifestavano senza preavviso.
Spesso
capitava che i suoi capelli cambiassero colore durante le
interrogazioni, ed era stato necessario applicare molti Incantesimi di
Memoria a insegnanti e compagni di classe affinchè
dimenticassero ciò che avevano visto.
Teddy però aveva
imparato presto a tenere a bada i suoi poteri, dimostrando di saper
già controllare la sua magia nonostante la sua
giovane età, caratteristica chiaramente
ereditata da Remus.
"Teddy,
Teddy, tu non ci crederai mai, non sai cos'è successo, non
lo
sai, non lo sai!" esclamarono Albus e James che gli saltarono addosso
non appena varcò la soglia per portarlo subito davanti a
Sirus.
I
suoi capelli, solitamente azzurri, erano in quel momento di un castano
dorato: era così che Teddy li portava quando andava a
scuola,
rendendosi somigliante a suo padre in una maniera incredibile, e per
Sirius fu una grande e dolorosa emozione trovarsi di fronte quel
bambino che era di poco più piccolo Remus quando lo aveva
visto
per la prima volta.
"Tu non puoi essere lui!" esclamò Teddy
puntando il dito contro Sirius mentre i suoi capelli diventavano
immediatamente di un rosso acceso.
Con il ritorno di Jupiter e
Rebecca il ricordo di Sirius si era fatto più vivo nella
memoria di tutti, ma il ricordo di Sirius era stata una presenza
costante nella vita di Teddy
perchè era stato il padrino di Harry e il miglior amico di suo
padre.
Lo aveva sempre visto negli
album di foto che erano appartenuti a Remus e che risalivano ai tempi della
scuola, mentre nonna Andromeda glielo aveva
mostrato in alcune vecchie foto di famiglia che
Harry aveva trovato a Grimmauld Place.
In
quegli anni aveva chiesto innumerevoli volte a Harry di parlargli dei
Malandrini, mentre nonna Andromeda gli raccontava spesso di quando
Sirius andava a trovarla insieme ai suoi amici e la piccola Ninfadora
giocava con Remus senza immaginare che un giorno l'avrebbe sposato.
Sirius
Black era morto, così avevano sempre detto tutti, ma ora se
lo
ritrovava lì davanti ai suoi occhi, ed era proprio lui, non
poteva sbagliarsi, era senza dubbio il padre di Jupiter, gli somigliava
troppo, ed era identico alla foto del matrimonio con Rebecca...
ma com'era possibile che non fosse cambiato se erano
passati dieci anni?
"Lo
so che è incredibile, Teddy... ma lui è proprio
Sirius...
" gli spiegò Harry circondandogli le spalle con un braccio e
guardandolo negli occhi. "Ho... ho effettuato delle ricerche sul Velo
dell'Ufficio Misteri, e ho scoperto come fare a riportarlo indietro...
Perchè Sirius non era morto... Era solo prigioniero in un
altra
dimensione... Ed era ancora vivo... “
Come poteva spiegare a Teddy
ciò che era successo?
Cosa avrebbe provato se gli avesse detto che aveva
usato la Pietra della Resurrezione, che aveva visto Remus e
Tonks?
Teddy
fissò Harry con un'espressione assorta e concentrata che
Sirius riconobbe immediatamente, perchè era la stessa
espressione che Remus assumeva ogni volta che
rifletteva per svolgere qualche compito particolarmente difficile o per
escogitare l'ennesima soluzione per tirare fuori dai guai lui e James.
"Harry...
Se hai portato indietro Sirius allora vuol dire che... "
iniziò
a dire Teddy, e Harry trattenne il respiro cercando le parole giuste da
dire perché sapeva a cosa stava pensando, sapeva cosa stava
per
chiedergli.
"Non è possibile,
vero Harry? Non è possibile perchè altrimenti li
avresti riportati indietro... E avresti riportato indietro
anche i tuoi genitori... "
"Se fosse stato possibile lo
avrei fatto, ti avrei ridato mamma e papà... Sai che farei qualsiasi cosa per
te, ma questo... questo proprio non è
possibile...” disse Harry stringendo il suo figlioccio
che si rifugiò in quell'abbraccio senza dire una parola “So
che ti mancano mamma e papà, io ti capisco, so quello che stai provando... Ma
noi non siamo soli... Loro sono con noi, nel nostro cuore... E poi...
Io ho te e tu hai me... Noi siamo una famiglia Teddy... “
Sirius a quel punto si
avvicinò e mise una mano sulla spalla di
Harry che si voltò a guardarlo e gli sorrise.
"Teddy...
posso stringerti la mano? Sono felice di conoscerti... E' un onore per
me conoscere il figlio del mio migliore amico e della mia cuginetta
preferita!" disse Sirius sorridendo
mentre il suo cuore piangeva la morte di Remus e Tonks.
"Quindi
adesso anche tu sei mio cugino?" disse Teddy osservandolo incuriosito.
"Ma lo sai che sembri Jupiter da grande?"
“Harry mi ha detto che siete amici tu e
Jupiter... ” disse Sirius.
“Jupiter
è il mio migliore amico insieme a Harry! Posso dire che
sei il mio migliore amico anche se sei il mio padrino, vero Harry?
Tanto Ron mica si offende!” esclamò Teddy.
“Lo sai che puoi dire tutto quello, che vuoi piccolo
Malandrino!“ disse Harry attirandolo di nuovo al suo
fianco.
“E' un peccato che Jupiter sia a Hogwarts,
perché non
lo vedo mai!” proseguì Teddy rivolto a Sirius.
“Però gli scrivo spesso sai? E mi racconta tante
cose! Sai
che abbiamo passato tutte le vacanze di Natale insieme? Siamo stati nel
castello di Alphard, è bellissimo, voglio anch'io un
castello da
grande! Sirius ma lo sai che non so proprio che faccia farà
Jupiter quando ti rivedrà? Sarà felicissimo...
proprio come Harry! Vero che sei felice Harry?”
“Sì Teddy, sono felice... non puoi
immaginare quanto!" disse Harry.
“E
invece posso immaginarlo perché tu sei il mio padrino, e se
sparisci ti vengo anch'io a cercare come hai fatto tu con Sirius!
Però se non sparisci è meglio!”
Quella giornata in casa Potter fu ricca
di emozioni e colpi di scena, come la visita inaspettata di Andromeda, che si era precipitata da
Harry dopo aver ricevuto un messaggio di Teddy che le
annunciava il ritorno di Sirius.
Teddy,
senza dir nulla a nessuno, aveva inviato un gufo da nonna Andromeda
pensando di farla felice, senza pensare al terremoto emotivo
che
avrebbe scatenato in lei.
Andromeda si era immediatamente
Materializzata a casa Potter pensando di dare una lezione a
quel nipote che si permetteva di fare simili scherzi, ma quando era
arrivata in giardino e aveva visto Felpato che si faceva accarezzare
dai bambini poco ci mancò che non cadesse a terra svenuta
per il
violento choc.
Di solito era lei che consolava
e proteggeva Sirius quando
era piccolo, ma stavolta era lei quella da proteggere, e Sirius, accortosi della sua
presenza, le era corso incontro e l'aveva stretta in un lungo e
commosso abbraccio.
Andromeda quel giorno trovò un nuovo
figlio, e divenne per Sirius la madre che lui aveva sempre desiderato
avere.
Harry
e Ginny osservavano commossi quella scena, mentre Albus e James,
perplessi, si chiedevano come mai la presenza di Sirius dovesse far
piangere così tanto le persone.
“A me mi viene da ridere con zio
Sius... “ disse Albus.
“Anche
a me, ma i grandi non pensano come noi!” affermò
James.
“Meno male che nonna Molly è andata a trovare zio
Bill e
zia Fleur, altrimenti ci allagava la casa!”
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Capitolo 60 *** Di nuovo e per sempre ***
Capitolo 60 - Di nuovo e per sempre
Di nuovo e per sempre
Rebecca fece finalmente ritorno a casa, stanca ma felice.
E ignara di tutto.
Il
congresso a Manchester era stato interessante, e la compagnia di
Augustus si era rivelata come al solito divertente e piacevole.
Durante
le pause del congresso si erano divertiti a fare i turisti ed erano
anche usciti a cena insieme, e Rebecca aveva iniziato a sentirsi di
nuovo ammirata e considerata come donna, e iniziava a pensare che forse
era davvero tempo di rifarsi una vita, ma ancora non riusciva a
lasciarsi andare del tutto.
Eppure con Sirius
era successo tutto così in fretta...
Ma quando aveva conosciuto
Sirius era una ragazza di 25 anni senza legami di alcun genere, mentre ora aveva 35 anni, aveva un figlio ed era vedova
da dieci anni... non era nemmeno riuscita a festeggiare il primo
anniversario di matrimonio!
Sapeva che non avrebbe mai
potuto amare qualcun altro come aveva amato Sirius, però
l'idea di trascorrere tutta la vita in solitudine iniziava a
spaventarla, e troppo grande era il vuoto che sentiva nel cuore.
Forse era ora di provare a colmare quel vuoto.
Per la prima volta si ritrovò a pensare a come l'avrebbe
presa
Jupiter se avesse iniziato a frequentare il padre del suo migliore
amico.
E, per la prima volta, iniziò a chiedersi che cosa
avrebbe provato se un giorno Augustus l'avesse baciata.
"Sirius... Ti amerò per sempre amore mio... Ma mi sento così
sola... "
Lanciò uno sguardo alla foto del suo matrimonio, e fu allora
che
si accorse che l'orologio magico appeso sulla parete era cambiato.
C'era una prima
lancetta, che indicava Rebecca al Castello di Alphard.
C'era una seconda lancetta,
quella di Jupiter, puntata su Hogwarts.
E c'era una terza lancetta, mai
apparsa prima, che indicava la casa di Harry e Ginny: la lancetta di Sirius.
Rebecca
iniziò a tremare mentre il cuore le batteva impazzito nel
petto.
Cos'era successo, cosa stava succedendo?
Non poteva essere uno scherzo
dei Weasley, nessuno di loro le avrebbe mai giocato un tiro così crudele.
Fuori dalla finestra Leotordo picchiava
insistentemente sul vetro, tenendo nel becco il messaggio di Harry per Rebecca, ma lei nemmeno
se ne accorse, perchè in quel momento niente e nessuno
avrebbe
potuto distogliere i suoi occhi dal nome di Sirius apparso
misteriosamente sull'orologio magico.
"Devo andare da Harry...
subito!"
Afferrò una
manciata di Polvere Magica, la gettò nel
camino e, nel giro di pochi secondi, si
ritrovò lunga e distesa nel salotto dei Potter.
Si
rialzò togliendosi di dosso la fuliggine: era da tanto che
non
le capitava più di atterrare così rovinosamente,
ma in
quel momento era già un miracolo che non avesse sbagliato destinazione da tanto era scossa.
Si guardò intorno,
sembrava non esserci nessuno in casa, e sentì delle voci
provenire dal giardino.
"Dai basta ragazzi... non esagerate adesso!" stava
dicendo Harry ad Albus, James e Teddy che ancora non
si erano stancati di giocare insieme a Felpato, anche se questo aveva
permesso a Sirius di distrarsi e di non pensare troppo a Rebecca che
ancora non si era fatta viva.
Harry
si stava chiedendo se non fosse il caso di recarsi a
Castleblack quando una voce disperata alle sue spalle lo fece
trasalire.
"Harry... Aiutami ti
prego... Sull'orologio che mi ha
regalato Molly è apparsa una lancetta e c'è
scritto sopra il nome di Sirius!"
Tutti
si voltarono a guardarla ma lei non si accorse di nessuno, nemmeno di
Felpato che rimaneva immobile a fissarla, sforzandosi di riprendere il
suo aspetto originale senza però riuscirci
da tanto era stata grande l'emozione di ritrovarsela davanti
così all'improvviso.
"L'orologio... chi l'avrebbe mai
detto... "
pensò Harry, e strinse forte le mani di Rebecca tra
le sue
per calmarla e rassicurarla.
"Rebecca... Rebecca, stai tranquilla... E'
tutto a posto, va tutto bene... "
“No che non va tutto bene,
Harry! Secondo il mio orologio Sirius è qui, a casa
tua, ma non è possibile, non è vero, non
può essere, perché lui è…
perché il mio Sirius è… “
Rebecca si
interruppe, oppressa da un dolore che le toglieva il respiro.
Perché?
Perché
tutto questo, di nuovo?
Non aveva
già sofferto abbastanza?
E poi, improvvisamente, accadde.
Accadde
ciò che per dieci anni aveva sempre sognato, sperato e
desiderato ma che mai avrebbe creduto si potesse avverare.
Sentì
una presenza alle sue spalle, sentì due braccia cingerle la
vita, sentì nelle orecchie una voce rotta
dall’emozione.
“Rebecca... Rebecca sono io... “
Rebecca
trattenne il respiro e chiuse gli occhi, il cuore impazzito, la testa
che girava, e posò le sue mani che tremavano su quelle mani
che
la stringevano forte, e non ebbe alcun dubbio.
Quante volte quelle
braccia l'avevano stretta, e quante volte quelle mani l'avevano
accarezzata...
“Avevi
promesso che saresti tornato... e l'hai fatto... ” pensò Rebecca sul
punto di svenire, eppure non osava muoversi, non osava
voltarsi, non osava guardarlo, non osava crederci.
Avrebbe voluto rimanere per
sempre così, nell’incertezza, piuttosto che cedere
alla speranza e scoprire che era stato tutto un sogno o
una magia destinata a svanire.
"Rebecca..." disse di nuovo Sirius facendola lentamente voltare verso
di sè.
Domande, chiarimenti,
spiegazioni... tutto questo sarebbe venuto dopo.
Lo aveva aspettato per dieci
anni.
Era giunto il momento di porre fine a quella lunga
attesa.
Rebecca si voltò e i
suoi occhi incontrarono di nuovo gli occhi di Sirius, quegli stessi occhi che aveva continuato a vedere ogni giorno nel viso di suo
figlio.
“Amore
mio... amore mio sei proprio tu... “ sussurrò
Rebecca
accarezzandogli il viso, e poi non riuscì più a
dire
nulla, accecata dalle lacrime.
Si
gettò tra le sue braccia e lo strinse più forte
che
poteva per essere certa che era vero, che non era un sogno, e pianse
disperatamente, come aveva pianto quando non era
più tornato dall’Ufficio Misteri.
Stavolta il suo cuore non era
straziato da un insopportabile dolore ma rischiava ugualmente di
spezzarsi, incapace di reggere il peso di quella grande, immensa,
inaspettata e indescrivibile felicità.
Sirius non ricordava nulla di
ciò che era successo, non aveva memoria di quello che aveva visto e
sentito mentre era nel Velo, ma in quel momento capì di
nuovo essere veramente stato lontano da lei per dieci anni perché
percepì tutto il suo dolore mentre la teneva tra le braccia, e non riuscì a
trattenere le lacrime pensando a quanto dovevano avere
sofferto lei e Jupiter, a tutti gli anni che avrebbero
dovuto passare insieme e che invece erano andati perduti.
"Sirius... Il mio Sirius... " disse Rebecca incapace di aggiungere altro, incapace di credere che davvero era
lui che la stringeva, e che erano le sue labbra quelle che le
sfioravano i capelli e scendevano sul suo viso coprendolo di baci.
"E' tutto
finito, sono qui con te adesso..." disse Sirius avvolgendola tra
le sue braccia, proteggendola con il suo amore e stringendosi a lei in un
abbraccio infinito.
Quella sera Rebecca non ebbe
bisogno di usare la Metropolvere per tornare a
casa perché, per la prima volta dopo tanti anni,
tornò ad usare la Materializzazione Congiunta insieme a Sirius.
Una volta rimasti soli Rebecca lo strinse di nuovo in
un lungo abbraccio, incapace di separarsi da lui,
temendo che se lo avesse lasciato andare sarebbe sparito di nuovo per
non tornare mai più.
“Mi sembra di avere pianto di
più ora che
sei tornato rispetto a quando ti ho perso...” disse Rebecca.
“ Ora
basta Rebecca, altrimenti fai piangere anche me, e sai che non me lo
posso permettere... sono pur sempre un Black!” disse Sirius,
e Rebecca finalmente sorrise.
“ Continuo
a pensare alla faccia che hanno fatto i miei genitori quando ti hanno
rivisto!” disse Rebecca. “Avresti potuto dirmelo
che volevi
passare da loro, hai colto di sorpresa anche me quando mi sono
ritrovata fuori dalla porta della loro casa!”
“ Non
è andata così male alla fine... Certo, tua mamma
è
quasi svenuta e tuo padre non ha praticamente parlato per tutto il
tempo, ma visto che domani sera saremo e cena da loro credo che non ci
sia nulla di cui preoccuparsi!"
"Ma c'è ancora la mia poltrona preferita! Non è
cambiato nulla qui dentro!" esclamò
lasciandosi cadere sulla Poltrona
di Felpato e trascinando
con sè Rebecca che gli cadde addosso ridendo.
“Il
mio Felpato... “ disse Rebecca mentre lo guardava e
lo
accarezzava ancora stupita ed incredula, e Sirius le prese il viso tra
le mani e baciò a lungo quelle labbra che gli avevano
regalato
non solo baci e sorrisi ma anche parole di conforto e speranza ogni
volta che gli incubi del passato si ripresentavano.
Sapeva che avrebbe avuto ancora
bisogno del suo sostegno, perché per dieci anni non era esistito e
gli sembrava di impazzire ogni volta che ci pensava, e sapeva anche che
gli ci sarebbe voluto del tempo prima di superare questo ennesimo
trauma.
Pensare
al futuro era il modo migliore per rendere più leggero il
peso
di un passato che avrebbe sempre fatto parte di lui, e il futuro in
quel momento era davanti ai suoi occhi e tra le sue braccia.
Ma per rendere completa la sua
felicità mancava ancora qualcosa, anzi, qualcuno, e tra tutte le prove che Sirius aveva affrontato e che ancora
avrebbe dovuto affrontare ce n'era una che temeva più di
tutte.
Harry
aveva cercato mostrargli delle foto di Jupiter mentre attendevano
l'arrivo di Rebecca, ma Sirius non aveva voluto guardarle, non si
sentiva ancora pronto, non sapeva come avrebbe reagito vedendo quella
“nuova versione” di suo figlio, e aveva preferito
aspettare
Rebecca per poter vivere quel momento da solo con lei.
“Prima
hai detto che non era cambiato nulla ma non è vero, non hai
guardato con attenzione... O forse credevi che questo bel ragazzo nella
foto fossi tu da giovane?”
Rebecca
aveva usato un tono scherzoso per stemperare la tensione, ma il suo
cuore batteva forte mentre porgeva a Sirius la cornice in cui era
rinchiusa la foto di Jupiter con la divisa di Hogwarts.
Si
sedette accanto a lui e gli cinse la vita con un braccio e, nonostante
i suoi buoni propositi, non riuscì ad impedire alle lacrime
di
scendere mentre Sirius vedeva per la prima volta il viso di suo figlio.
“E' bellissimo
vero?” sussurrò Rebecca.
Sirius rimase a
lungo in silenzio, incapace di parlare e di staccare gli occhi da suo
figlio.
“Fino a poche ore fa era ancora un neonato...
Mancava solo una settimana al suo primo compleanno... Dovevamo
festeggiare insieme... E invece ho perso tutto di lui... Quando mi
vedrà non mi riconoscerà nemmeno... Non sa nulla
di me...
"
"No Sirius, non fare così... Jupiter sa tutto di
te, ti vuole bene... Sei suo padre e lui lo sa, lo ha sempre
saputo! Gli
ho mostrato le tue foto, gli ho raccontato la storia dei Black, e l'ho
sempre portato al Castello di Alphard, dove poteva dare libero sfogo
alla sua magia e leggere i libri di incantesimi! E' sempre stato
orgoglioso di essere tuo figlio, e ha sentito tanto la tua mancanza...
non riesco nemmeno ad immaginare quanto sarà felice di
vederti!
Ha anche scritto di nuovo il tuo nome
sull'albero genealogico!"
"Che cosa ha fatto?" esclamò Sirius, e Rebecca
gli raccontò ogni cosa.
"Sono felice... orgoglioso... non so nemmeno io come mi sento... "
disse Sirius mentre tornava
a guardare la foto di Jupiter, studiando a fondo ogni dettaglio di quel
viso sconosciuto e familiare al tempo stesso, nei cui tratti
riconosceva ancora il bambino che così tante volte aveva
tenuto
in braccio, con quegli occhi così uguali ai suoi e quel
sorriso
che ogni volta lo riempiva di gioia e di orgoglio.
E
adesso era uno studente di Hogwarts, indossava l'uniforme, e stringeva
fiero tra le mani la sua bacchetta magica.
“ Ma questa
è la bacchetta di zio Alphard!” esclamò
Sirius.
“ Sì
è proprio lei... anche se Jupiter direbbe che è
la bacchetta di suo padre!” disse Rebecca.
“ Ma com'è
possibile?“ chiese Sirius.
Rebecca
gli spiegò ogni cosa, e ogni parola le costò
grande
fatica perché significava rivivere quella maledetta notte di
dieci anni prima e,
soprattutto, doveva parlare di Remus e
mettere Sirius ancora una volta di fronte alla dura
realtà.
“ Jupiter grazie a
Remus ha potuto portare a Hogwarts una parte di te... Come avrebbe mai
potuto dimenticarti?”
“ Lunastorta...
“ disse Sirius esprimendo con una sola parola tutto il suo
dolore e tutta la sua gratitudine.
“ Remus è
stato un padrino fantastico, Jupiter lo adorava, e ha voluto un bene
infinito anche a Tonks... La chiamava zia
Dora, e Tonks
mi diceva sempre che Jupiter era l'unico al mondo a cui avrebbe mai
permesso di chiamarla Ninfadora! Era pazza di lui... E Jupiter rideva
sempre quando era con lei... A proposito, una
delle grandi passioni di Jupiter sono le Cioccorane... Remus
è riuscito a trasmettere la dipendenza da cioccolato anche a
tuo
figlio! Ricordiamoci di passare da Hogsmeade domani prima di andare a
Hogwarts, perchè proprio l'altro giorno Jupiter mi
ha
scritto chiedendo di mandargli una
confenzione gigante di Cioccorane... dice che gli servono per
sopportare lo stress delle lezioni! Ma ti rendi conto?” disse
Rebecca scuotendo la testa divertita.
“ E ha ragione!
Lunastorta gli ha proprio insegnato tutto...” disse Sirius
sorridendo tristemente.
Rebecca lo
abbracciò di nuovo e continuò a parlargli di
Jupiter.
“ Ci sono due negozi
che tuo figlio ama più di ogni altra cosa... Mielandia e Accessori
di Prima Qualità per il Quidditch!
Sai che è un Cercatore? Per il momento gioca come riserva e
non
l'ha presa affatto bene, lui vorrebbe essere un titolare! Tuo figlio adora lo sport, sia
magico che Babbano... guarda con i tuoi occhi!”
Rebecca
lo prese per mano e lo portò nella camera di Jupiter e
ancora
una volta fu uno choc per Sirius, che ricordava la stanza di un
neonato, mentre adesso era la stanza di un ragazzino decisamente amante
del calcio visto che sulla parete faceva bella mostra di sé
un
poster dei Glasgow Rangers insieme alle foto della squadra in cui
Jupiter aveva giocato quando frequentava le scuole elementari.
“ Qui
c'è di mezzo tuo padre!” disse Sirius ridendo
mentre
osservava la crescita di Jupiter attraverso quelle foto. “Ha
sempre cercato di farmi diventare un tifoso, ma io e lo sport non siamo
mai andati d'accordo, lo sportivo in famiglia era mio fratello...
Jupiter ha preso da lui, e infatti un po' gli somiglia... “
“ Lo
so, me lo ha detto sempre anche Andromeda, soprattutto per quel che
riguarda il Quidditch, e non è un caso se giocano nello
stesso
ruolo!” disse Rebecca, e poi si rese conto che Sirius ancora
non
sapeva come era morto suo fratello e di nuovo lottò per
respingere le lacrime: un giorno lo avrebbe saputo, e sarebbe stato un
altro duro colpo per lui.
Sirius
notò una foto che Jupiter teneva sul suo comodino.
Era
stata scattata ad Hyde Park all'epoca delle loro uscite clandestine da
Grimmauld Place, e Jupiter era seduto sull'erba accanto a Rebecca... e
a Felpato.
“ E'
da quando aveva circa cinque anni che tiene questa foto sul comodino...
Felpato è uno dei ricordi più belli della sua
infanzia”.
“ Dev'essere stata
dura per te crescerlo da sola... “ disse Sirius
abbracciandola stretta.
“ Sarebbe
stata dura non averlo accanto a me! E' stato il dono più
bello
che tu potessi farmi Sirius... E tu
sei sempre stato con noi, nei nostri pensieri e nel nostro cuore, ogni
giorno... E Jupiter è sempre stato bravo, sia a casa che a
scuola... Certo, qualche volta mi ha anche fatta arrabbiare, ed
è logico, non sarebbe stato normale altrimenti! Non sai
quanto
mi manca ora che è a Hogwarts, ma sono così
felice per
lui, che può finalmente essere un mago come aveva sempre
sognato! Jupiter è sempre
stato orgoglioso di essere un mago ma non si è mai sentito
superiore ai Babbani, si è sempre sentito parte di entrambi
i
mondi, se fosse per lui abolirebbe lo Statuto di Segretezza!”
“ Non vedo l'ora di
conoscerlo... “ disse Sirius incapace di credere di essere
davvero lui il padre di quel bambino.
“ Sai
che voleva fondare la prima squadra di calcio a Hogwarts? Ma credo che
per il momento abbia abbandonato il progetto, adesso è
troppo
preso dal Quidditch, te ne accorgerai quando vedrai la sua stanza al
Castello di Alphard!”
Sirius prese per
mano Rebecca e si Materializzò con lei al Castello.
“ Sirius...
avvisami prima! Sei sempre il solito!” disse Rebecca ridendo
mentre Sirius la portava nella camera di Jupiter, che era praticamente
la “versione magica” della sua stanza di
Castleblack.
Non
c'era un poster dei Glasgow Rangers ma uno del Puddlemere United, e
invece delle foto della squadra di calcio c'erano le foto della squadra
del Quidditch Grifondoro di Hogwarts, e Jupiter sfoggiava orgoglioso la
sua divisa da Cercatore.
E poi c'era una
foto di Jupiter Harry e Teddy che cavalcavano le loro scope con il
Castello di Alphard sullo sfondo.
“ Questa
foto è dello scorso Natale... Harry ha regalato a Teddy e
Jupiter la Firebolt 3000, il massimo quest'anno! Jupiter la tiene
chiusa in questo armadio ma io non lo posso aprire, solo Jupiter
può farlo! Nulla di magico, solo un banalissimo lucchetto
Babbano!” disse Rebecca ridendo. “A
proposito, guarda la scopa di Harry... non ti ricorda nulla?”
“ Non dirmi che
è la Firebolt che gli ho regalato io!”
“ Esatto!
Harry l'ha sempre conservata e l'ha regalata a Jupiter, anche lei si
trova in questo armadio! Jupiter si è portato la
chiave a Hogwarts, è gelosissimo dei suoi manici di scopa...
come se io potessi usarli! A meno che non abbia paura che io li
utilizzi per fare le pulizie! Tuo figlio a volte è quasi
insopportabile, mi domando da chi abbia preso!” disse Rebecca
ridendo.
“ Se
penso a quello che Harry ha fatto per me... “ disse Sirius
guardando il suo figlioccio volare nella foto con Jupiter e Teddy che
si divertivano ad inseguirlo.
“ Avevo
notato che era un po' strano negli ultimi giorni, ma mai avrei
immaginato quello che aveva in mente di fare... Da un parte sento che
non mi basterà una vita intera per ringraziarlo ma nello
stesso
tempo sono furiosa con lui, perché avrebbe potuto rimanere
intrappolato nel Velo e lasciare sola Ginny con i bambini! E lei
è di nuovo incinta!” esclamò
Rebecca.
“ Tu furiosa con
Harry? Mi dispiace ma non ci credo!” disse Sirius ridendo.
“ Hai ragione... gli
voglio troppo bene! E Jupiter e Teddy lo adorano,
è il loro capo e la loro guida! Harry non ti ha mai
dimenticato, sei stato un padre per lui... E adesso lo so cosa
stai per dire, tu sei
il suo padrino e non hai mai voluto prendere il posto di James! Stai
tranquillo, Harry ha ben presente chi è suo padre e non lo
dimentica! Ma tu sei sempre stato importante per lui e lo sarai
sempre... Gli sei mancato tanto... Sei mancato a tutti noi...
“
Sirius
abbracciò Rebecca sopraffatto da mille emozioni e dal
pensiero che l'indomani ci sarebbe stato anche Jupiter stretto
in
quell'abbraccio, e Rebecca sentì il suo
cuore tremare mentre si abbandonava tra le braccia di Sirius, e tra un bacio e l'altro gli disse infinite volte quanto
lo amava.
Sirius la tenne
stretta e la baciò a lungo finchè
non ci furono più lacrime, non ci fu più dolore,
ma ci
furono soltanto Sirius e Rebecca, di nuovo soli con il loro amore.
Di nuovo insieme.
E stavolta per
sempre.
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Capitolo 61 *** L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 60 - L'alba di un nuovo giorno
L'alba di un nuovo giorno
Minerva
McGrannit entrò nel suo ufficio per dare inizio ad un'altra
giornata lavorativa.
Salutò i Presidi che le diedero il
buongiorno dall'alto dei loro ritratti e, come tutte le mattine,
trovò stormi di gufi appollaiati sul davanzale, impazienti
di
consegnare la posta.
Aprì
la finestra per farli entrare, e notò subito il gufo di
Harry che si
faceva largo disperatamente tra gli altri, ansioso di recapitare la
sua lettera.
Quanta
fretta!" esclamò Minerva. "Va bene, va bene,
leggerò
prima il tuo messaggio!" disse sorridendo e, una volta seduta
alla sua scrivania, aprì la lettera di Harry: cosa poteva
mai
esserci di tanto urgente?
Iniziò
a leggere
e
impallidì.
Si
mise a rileggere
lentamente, a occhi sgranati, concentrandosi su ogni singola parola
per
essere certa di avere capito bene ciò che Harry gli aveva
scritto, e
alla fine sorprese tutti i Presidi quando si alzò dalla
scrivania,
si diresse verso il mobile bar a disposizione degli ospiti e si
versò
un bicchiere di Whisky Incendiario.
"Ma... Minerva... ti
senti bene?" chiese preoccupato Silente che, per quel che poteva
ricordare, non aveva mai visto la sua vecchia amica e collega
concedersi qualcosa di più forte della Burrobirra e, in ogni
caso,
mai di prima mattina.
"Devo andare a chiamare Madama
Chips?"
chiese allarmato Severus Piton.
"Oh
no, Severus, non preoccuparti!" disse la McGrannit sorridendo.
"E' stata solo l'emozione... E'
tornato Sirius Black!"
Un
silenzio irreale accolse le sue parole,
un silenzio
che venne spezzato dal tonfo della cornice di Severus Piton che si
staccò dalla parete cadendo a terra.
"Tutto
bene Severus?" chiese preoccupata la Preside dopo aver sistemato
il ritratto al proprio posto con un rapido colpo di bacchetta.
"Prima
sparisce Walburga e adesso
torna
Sirius?"
esclamò Phineas Nigellus, mentre Armando Dippet sistemava
meglio il
suo cornetto acustico nell'orecchio per non perdere una singola
parola.
La
Preside iniziò a leggere ad alta voce la lettera di Harry, e
prima
che potesse concluderla arrivò un altro gufo con un nuovo
messaggio,
e per poco non le venne veramente un infarto quando si rese conto
di
avere tra le mani una lettera scritta da Sirius Black in persona
che la
informava che, di lì a poco, sarebbe giunto ad Hogwarts con
Harry e
sua moglie per poter finalmente riabbracciare suo figlio.
“Per
tutti i Fondatori...
e
io che pensavo di avere già visto tutto nella mia vita! Sirius...
Devo
andare subito
a
cercare Jupiter! Sarà
sicuramente in Sala Grande a fare colazione, oppure è nel
parco,
oggi è sabato, non ci sono lezioni...
chissà,
magari sta ancora dormendo!
Devo trovarlo prima che arrivi suo padre, dovrò spiegargli
un po' di
cose, spero che non abbia uno choc!" disse la Preside parlando
più a se stessa che ai suoi colleghi che, dall'alto dei loro
ritratti, commentavano concitati la notizia.
Uscì
frettolosamente dall'ufficio ma le sue ricerche si rivelarono
infruttuose: quel benedetto ragazzo sembrava essere svanito nel
nulla.
Jupiter
Black in
effetti era davvero scomparso da Hogwarts, e si trovava
nei guai.
Insieme
a Jennifer, Aurelius ed Anthea aveva sperimentato con successo
gli
effetti della Pozione dell'Invisibilità più di
una volta.
Jennifer
teneva nel suo baule la scorta che aveva preparato durante
le
vacanze di Natale, e quando giungeva il fine settimana i quattro
amici
uscivano nel parco con una boccettina in tasca e, quando erano
finalmente al riparo da occhi
indiscreti, bevevano la pozione.
Una
volta invisibili raggiungevano il Platano Picchiatore, bloccavano i
rami con l'Incantesimo Immobilus e, sfruttando il passaggio segreto,
giungevano ad Hogsmeade.
Era
un'avventura bellissima, ma per Jupiter la cosa più
entusiasmante
era poter finalmente usare la Mappa del Malandrino.
Quel
giorno non c'era più pozione di riserva, le scorte erano
sufficienti
solo per un'ora,
ma ormai si sentivano sicuri ed esperti, perfettamente in grado di
gestire il tempo a loro disposizione, e così si erano
avventurati
per le strade del villaggio progettando di creare una "distilleria
clandestina" nella Stamberga Strillante, dove Jennifer avrebbe
potuto preparare la nuova pozione in tutta tranquillità.
Nonostante
i buoni propositi non si erano però accorti del tempo che
passava, e
dopo un'ora
si erano ritrovati di nuovo perfettamente visibili e quindi
identificabili.
Per
fortuna avevano le sciarpe con cui coprirsi il viso, e si erano
rifugiati in un vicolo pensando a cosa fare, salvo poi accorgersi che
erano sul retro dei Tre Manici di Scopa, il locale gestito
dalla moglie del professor Paciock.
Se
il professor Paciock si fosse affacciato alla finestra li avrebbe
visti, e anche la professoressa Granger viveva a Hogsmeade!
La
loro unica via di fuga possibile per tornare a Hogwarts era la
Stamberga Strillante ma era troppo lontana, avrebbero dovuto
raggiungerla senza dare nell'occhio, se si fossero messi a correre
avrebbero rischiato di farsi notare.
Le
sciarpe potevano coprire
il loro viso ma non erano un riparo sufficiente, chiunque avrebbe
potuto notarli e capire che erano ragazzini del primo anno che non
avevano alcun diritto di essere lì.
Fortunatamente
a Jupiter era venuta la brillante idea di chiamare Kreacher che,
tramite Materializzazione Congiunta, li aveva riportati a scuola,
vicino al Platano Picchiatore, al riparo di occhi indiscreti.
I
quattro si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere per il
pericolo scampato, una risata nervosa e allo stesso tempo
liberatoria.
"Ho
perso dieci anni di vita... La prossima volta portiamoci dietro la
pozione di scorta!" disse Aurelius.
"La
prossima volta? Ragazzi
io non so se me la sento di correre ancora un rischio simile!"
disse Jennifer che si appoggiò ad Anthea dato che le gambe
le
tremavano talmente tanto da non riuscire a reggersi in piedi. "Mi
sono vista praticamente fuori dalla scuola!”
"Pericolo
scampato!"
esclamò Jupiter. "Kreacher, questa Burrobirra te la sei
proprio
meritata!" disse porgendo al vecchio elfo una bottiglia che
aveva "requisito" ai Tre Manici di Scopa, e il vecchio elfo per poco
non svenne per lo choc e si prostrò ai piedi di Jupiter.
"Grazie padrone, grazie... Il padrone ha dato una Burrobirra al suo
vecchio elfo, Kreacher gli sarà sempre grato e... "
All'improvviso Kreacher si interruppe, rimase per un istante immobile a
occhi sgranati, dopodichè iniziò a
gridare e a sbattere
violentemente la testa contro il terreno.
"Kreacher!
Ma
che stai facendo? Smettila
subito!”
disse Jupiter spaventato da quella reazione inaspettata del suo elfo
domestico.
“Si
è ubriacato con la Burrobirra?”
chiese
Jennifer.
“Ma
se non l'ha nemmeno bevuta!” disse Aurelius.
"E'
tornato... è tornato per uccidermi!" gridò
Kreacher
continuando a punirsi, sordo ai richiami di Jupiter che gli ordinava
di smetterla.
"Petrificus
Totalus!"
"Jupiter!
Ma che cosa hai fatto?" disse Anthea guardando l'elfo che
giaceva
immobilizzato
a
terra.
"E
cosa avrei dovuto fare? Lo hai visto no? Ho avuto paura che si
uccidesse davvero, dovevo
fermarlo in qualche modo!"
disse Jupiter riponendo la bacchetta magica e avvicinandosi a
Kreacher che si stava lentamente riprendendo.
"Padron
Sirius è tornato per prendersi Kreacher, è
tornato per uccidere
Kreacher!" disse
guardando Jupiter con il terrore negli occhi.
"Ragazzi
dobbiamo portarlo subito da Madama Chips, credo di avere scagliato
con troppa violenza l'incantesimo... Adesso è convinto che
io sia
mio padre!" disse Jupiter allarmato. "Avanti, Kreacher,
andiamo in infermeria, se non riesci a Smaterializzarti ti ci porto
io!"
“Padron
Sirius è tornato, Kreacher lo sa,
Kreacher lo sente!"
"Kreacher! Mio padre è morto e tu lo sai meglio di me!"
"Padrone... padron Sirius è qui... "
"E va bene, te la sei voluta!" esclamò Jupiter afferrando la
bacchetta magica, e subito Aurelius, Jennifer e Anthea gli si fecero
intorno per trattenerlo e impedirgli di compiere qualche sciocchezza.
“Jupiter stai calmo, non farti provocare! E tu piantala!" disse Aurelius infuriato rivolgendosi a Kreacher.
“Jupiter ha deciso di risparmiarti la vita...
Perchè continui a tormentarlo così?” aggiunse Jennifer.
“Stai attento,
perchè hai già passato il limite!”
disse Anthea squadrando Kreacher con lo stesso
cipiglio di suo nonno Malocchio.
“Gli
elfi domestici non possono mentire... Il giovane padrone mi ha
ordinato di non dire più bugie... E Kreacher non sta
mentendo... “
“Kreacher...
Allora davvero tu... Non mi stai prendendo in giro? Tu sai davvero
dov'è mio padre?” chiese Jupiter con il cuore in
gola.
"Guarda la tua mappa, giovane padrone... "
Con
mani tremanti Jupiter
tirò fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca, e
all'improvviso, crollò
a sedere sul prato, le gambe improvvisamente incapaci di reggere il
peso del suo corpo, e i suoi amici
si inginocchiarono preoccupati accanto a lui chiedendosi se
non fosse il caso di portarlo
in
infermeria dato
che sembrava chiaramente in stato di choc.
"Papà...
" sussurrò Jupiter tremando come una foglia.
"Jupiter...
ma cosa... " inizò a dire Jennifer sempre più
preoccupata, ma
Jupiter la interruppe.
"Mio
padre.
Con Harry. E anche mia madre. E'
qui... "
disse
indicando la Mappa del Malandrino.
Jennifer,
Anthea e Aurelius guardarono a loro volta, e videro i
tre nomi scritti sulla pergamena: Harry Potter, Rebecca Black e...
Sirius
Black.
“Non
so cosa sia successo... ma
lui
è
qui... mio
padre è qui..."
disse alzandosi in piedi mentre si
sentiva salire le lacrime agli occhi e il cuore gli
batteva impazzito nel petto.
“Jupiter
calmati... possiamo immaginare come ti senti ma... ecco... non
potrebbe
darsi che la Mappa abbia sbagliato?” disse Jennifer.
“Non
è possibile Jennifer... la Mappa non mente mai!”
disse
Aurelius.
“La Mappa non mente
mai... “ gli fece eco Anthea. "E se non mente mai allora vuol
dire che... "
“La Mappa non mente mai, e
gli elfi domestici non possono mentire ai loro padroni!” esclamò
Jupiter in preda ad una gioia incontenibile.
Iniziò
a correre a
perdifiato verso
il castello e, ad un tratto, riuscì a scorgere in lontananza
le
sagome di Harry, di sua madre... e di un uomo alto, con lunghi capelli
neri che camminava al suo fianco tenendola per mano.
Cercò
di chiamarlo ma era lontano, non avrebbe
potuto
sentirlo, e in
ogni caso l'emozione
gli impediva di gridare forte come avrebbe voluto, così non
gli restò altro da fare se non aumentare il ritmo della sua
corsa per poterlo raggiungere il più presto possibile.
Sirius
Rebecca e Harry, ignari di tutto, si diressero
verso l'ingresso principale.
"Harry,
ma è proprio necessario
andare
prima da
Silente? Anzi,
no... dalla
McGrannit... “
si
corresse in fretta Sirius, provando
di nuovo
quella sottile angoscia che lo assaliva ogni volta che si rendeva
conto di
tutte le cose che erano successe mentre lui non era
esistito,
e respinse
con tutte le forze quella sensazione.
Stava
per ritrovare suo figlio... solo a questo doveva pensare ora!
Passò
un braccio intorno alla vita di Rebecca che gli si appoggiò
contro,
e si sentì subito meglio.
Le
sorrise e le sfiorò le labbra con un bacio, compiacendosi
ancora una
volta di non essere un vero Black, perchè un vero Black non
avrebbe
mai fatto
una
cosa simile in pubblico con la propria moglie!
Rebecca
si guardò intorno frastornata ed incredula... Sirius
era tornato , e lei era a Hogwarts!
“E
splendida non è vero?
E ora sei di nuovo qui da uomo libero, come hai sempre
desiderato!”
“Harry...
ancora ti ricordi quello che ti avevo detto tanti anni fa?”
“Non
l'ho mai dimenticato Sirius... “
Anche
Rebecca non aveva mai dimenticato quello che le aveva detto Sirius
quando l'aveva
portata a
Hogwarts sul
dorso di Fierobecco.
"Un
giorno torneremo, Rebecca, e verremo qui, alla luce del sole. E
sarà
il giorno più bello della mia vita, perché tutto
sarà
finito e sarò libero".
“E
ancora
non sapevi che quel giorno ci sarebbe stato anche tuo figlio amore
mio...
“
pensò Rebecca,
da
sempre convinta che Jupiter fosse stato concepito proprio
quella notte.
Una
gioia incontenibile si impadronì di lei perchè
Sirius aveva davvero
realizzato il suo sogno, davvero era tornato, davvero era libero,
davvero avevano ancora un futuro e una vita da passare insieme.
Aveva
inziato a capirlo quel mattino, quando aveva aperto gli occhi
convinta di avere sognato tutto quanto per poi rendersi conto di
essere veramente tra le braccia di Sirius che ancora dormiva accanto a
lei, e di
nuovo la commozione l'aveva colta mentre lo accarezzava piano,
facendo attenzione a non svegliarlo e desiderando al tempo stesso che
aprisse gli occhi.
Rebecca
continuò
a guardarsi intorno cercando di individuare il Platano Picchiatore e,
all'improvviso,
Sirius
la sentì irrigidirsi accanto a lui mentre tratteneva il
respiro e
gli stringeva forte la mano.
Sirius
si voltò per seguire lo sguardo di Rebecca, e fu
così che si
accorse di quel ragazzino che correva verso di loro.
Era
lontano e non riusciva a vederlo bene in viso, ma non aveva bisogno
di chiedere chi fosse, il
suo cuore sapeva già la risposta.
Si
mosse rapidamente verso di lui, voleva raggiungerlo il più
in fretta
possibile,
voleva percorrere in pochi istanti quei pochi metri che avrebbero
finalmente posto fine a quei dieci anni di vuoto, e c'era un solo
modo per farlo visto che non ci si poteva Materalizzare ad Hogwarts.
Jupiter
si fermò sbalordito quando vide suo padre trasformarsi in
Felpato e
correre verso di lui, e sorrise felice come quanto si incontra un
vecchio amico dopo tanti anni.
Ripensò
a sua madre che le raccontava di Felpato, ripensò
alla foto
che avevano fatto ad Hyde Park.
Felpato...
Lo stratagemma che suo padre usava per poter uscire con lui alla luce
del sole.
Jupiter
si avvicinò a Felpato e lo accarezzò sulla testa
e, pochi
istanti dopo, si trovò avvolto nell'abbraccio di suo padre.
Un
vero Black non baciava ed abbracciava i propri figli, non manifestava
mai le proprie emozioni, non si comportava come un Babbano qualsiasi,
soprattutto in un luogo pubblico, ma
Sirius non era mai stato un vero Black, e lo dimostrò ancora
una
volta quando baciò suo figlio sulla fronte come aveva
fatto l'ultima volta che lo aveva visto, ancora incapace di credere
che quel bambino di un anno che lo chiamava
“Papà
Sius” e
quel ragazzino che teneva tra le braccia fossero la stessa persona.
Jupiter
avrebbe compiuto 12 anni alla fine dell'anno scolastico, ed era
più
che mai convinto del fatto che doveva comportarsi da uomo, e in
quanto tale non avrebbe dovuto mettersi a piangere mai, soprattutto
lì a Hogwarts.
Non
davanti ai suoi amici di sempre, che si tenevano discretamente in
disparte, emozionati, commossi ed increduli.
Non
davanti a sua madre, che piangeva di gioia sulla spalla di Harry,
ringraziandolo ancora una volta per ciò che aveva fatto.
Non
davanti agli altri studenti che, incuriositi, si stavano avvicinando
chiedendosi cosa mai stesse succedendo dopo aver visto quello strano
cane nero correre sul prato.
"La
mamma ha ragione... mi somigli tantissimo!" esclamò Jupiter
guardando per la prima volta suo padre negli occhi, e poi si
rifugiò di nuovo nel suo abbraccio, incurante di
chi gli stava intorno, incurante del fatto che tutti potevano vedere
le sue lacrime di gioa,
desiderando solamente che quell'abbraccio non finisse mai, e
dimostrando a tutti quanti, e soprattutto a Sirius, che nemmeno lui,
alla fine, era un vero Black.
TOUJOURS
PUR
Non
del
sangue ma del cuore.
FINE.
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