Before Kingdom

di DARKOS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Una Casa Accogliente ***
Capitolo 3: *** Crescita ***
Capitolo 4: *** Il Duello ***
Capitolo 5: *** Maestria ***
Capitolo 6: *** Venti di Guerra ***
Capitolo 7: *** Lezioni di Luce ***
Capitolo 8: *** Sguardi nel Buio ***
Capitolo 9: *** Forze del Male ***
Capitolo 10: *** Forze dell'Oscurità ***
Capitolo 11: *** Re e Pedine ***
Capitolo 12: *** Nascita dal Sonno ***
Capitolo 13: *** Reconnect: Kingdom Hearts ***



Capitolo 1
*** Il Risveglio ***


Uhm...salve. (Non sono bravo con queste cose) Dunque, definirmi un aspirante scrittore è eccessivo, ma ho comuqnue deciso di provarci, e questa è la mia primissima creazione, "Before Kingdom". Una mia interpretazione degli eventi della vita di Xehanort, personaggio che mi ha sempre affascinato. Come ho detto, è la prima volta che scrivo, e so che i capitoli sono brevi, dall'ottavo in poi miglioreranno (spero). Infine, un sentitissimo ringraziamento a Liberty89 per avermi incoraggiato prima a scrivere e poi a pubblicare qui. Buona lettura, spero vi piaccia!

BEFORE KINGDOM ‪
IL RISVEGLIO

"Questo Mondo è troppo piccolo." Xehanort guardava le onde infrangersi sulla riva. Come ogni giorno, era uscito, aveva preso la sua barca ed era tornato sull'Isola a contemplare il mare. Gli piaceva stare lì; nel corso degli anni, aveva esplorato ogni anfratto di quel posto, dal ponte fatiscente fino alla piccola grotta nascosta. Ormai conosceva quel posto come il palmo della sua mano. Ma da tempo ciò non gli bastava più. Cercava altro. Nuove terre. Nuovi orizzonti. Una nuova vita. "Bisognerebbe fare qualcosa... ma cosa?" La solita domanda. Aveva tentato di tutto: costruire una zattera, provare a convincere i compaesani, perfino ad aprire la porta misteriosa... niente. E fallire non lo aveva calmato, come i suoi amici e familiari speravano, anzi aveva solo intensificato la sensazione d'impotenza che lo assaliva. "Voglio andarmene da qui. Voglio altro nella vita. Non è questo il mio destino. Io sono destinato a... " A che cosa? Non lo sapeva neanche lui.

Xehanort si voltò e tornò alla barca. Anche oggi, non sarebbe cambiato nulla. Le onde avrebbero avuto lo stesso suono. La porta sarebbe rimasta chiusa. Lui sarebbe tornato a casa... Un movimento dietro di lui. Si voltò di scatto. Davanti a lui ora si contorceva una creatura sconosciuta, una specie di forma insettoide tutta scura. Una? No, decine. Sembravano spuntare dal terreno. "Che cosa dia-?" Non poté finire la frase, che le creature si scagliarono contro di lui, pronte ad assalirlo. Xehanort non perse tempo: si chinò, raccolse un bastone da terra, e vibrò fendenti all'ignota minaccia. Inaspettatamente, le creature furono colpite e caddero a terra, ma si rialzarono poco dopo, più agguerrite di prima. Il ragazzo tuttavia non si demoralizzò. Ci sarebbe voluto ben altro per scoraggiarlo o farlo indietreggiare. Assunse una posizione di guardia. Ma all'improvviso, un fortissimo bagliore investì lui e le creature.

Quando Xehanort riaprì gli occhi, davanti a lui non c'erano più quegli esseri scuri, ma un'alta figura, ammantata in una strana armatura e con una misteriosa arma nelle mani. Un'arma davvero bizzarra... sembrava una chiave. "Dunque non mi sbagliavo. C'erano Heartless nei paraggi. Tutto bene, ragazzo?" Il ragazzo non rispose. Era ammutolito, e non a causa dello strano equipaggiamento dello straniero, o della sua comparsa. C'era dell'altro... avvertiva qualcosa provenire da lui, come una forza invisibile. Intanto, il nuovo venuto lo scrutava, pensoso. ‘Non sono capitato qui per caso’ pensò ‘questo giovane mi ha condotto fin qui. Ha affrontato gli Shadow, quando chiunque sarebbe fuggito, e li ha danneggiati con un bastone! Che Cuore forte!’ Stava per aprire bocca ma Xehanort lo anticipò. "Come avete fatto a fare quelle cose?" La domanda lo stupì. Non aveva chiesto "Da dove venite", o "chi siete", le domande che gli ponevano di solito. "Ti piacerebbe imparare, eh?... perché non vieni con me?" Una nuova luce brillò negli occhi di Xehanort, che annuì. Aveva trovato ciò cui era destinato.

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Capitolo 2
*** Una Casa Accogliente ***


BEFORE KINGDOM -- PARTE II
UNA CASA ACCOGLIENTE


"Questa" esordì " è la Terra di Partenza."
Xehanort si trovava in uno spiazzo circolare, e guardava il castello che la sua guida gli stava mostrando.
Un castello dalla forma piuttosto asimmetrica, con stanze che si sporgevano quasi nel vuoto e sorrette da catene che - il giovane avrebbe giurato - erano fissate lì per magia.
Non c'era voluto molto per convincerlo a partire. Lo sconosciuto gli aveva spiegato per sommi capi che stava tornando alla sua casa e che, se lui voleva, poteva seguirlo. Xehanort aveva annuito.
"Pensaci bene però" aveva proseguito l'altro "stai per dire addio alla tua famiglia, ai tuoi amici e alla tua casa natale. Sei davvero sicuro?"
Xehanort aveva annuito di nuovo.
"So che potrebbe essere difficile per te da accettare, ma non siamo più dove eravamo prima. Ora siamo in un altro Mondo. Ce ne sono parecchi, ma questo è la nostra base, dove ci riposiamo e ci alleniamo in vista del momento in cui i nostri poteri serviranno di nuovo. Ed è anche un Mondo particolare. Ne ho visto solo un altro paio con simili peculiarità. Ora vieni, entriamo."

Salirono le scale ed entrarono aprendo un gigantesco portone per l'ingresso principale. Una volta dentro, Xehanort notò una vasta sala al chiuso, con tre troni in fondo...e due ragazzi che si addestravano al centro.
Uno dei due notò la loro presenza, l'altro seguì il suo sguardo e si avvicinò alla coppia.
"Maestro, finalmente avete fatto ritorno. Ero in pensiero." Era un ragazzo piuttosto robusto, un po’ più basso di Xehanort ma ben piazzato, con una massa di capelli scuri. A un certo punto notò l'ospite, e si fermò. "Chi...?"
Il Maestro introdusse i presenti al nuovo venuto: "Lui è Eraqus, un mio discepolo. E il ragazzo in fondo è Yen Sid."
L'altro ragazzo era ancora fermo al centro della sala, immobile come una statua. Era parecchio alto, quasi allampanato, con corti capelli bruni, e uno sguardo serio. Quando fu fatto il suo nome, rispose con un breve cenno del capo.
"E lui invece è Xehanort. Mi sono ritrovato nel suo Mondo, poco fa, e ho deciso di prenderlo con me. Penso abbia del potenziale."
Mentre parlava, il gruppetto si era avvicinato al fondo della stanza, davanti ai tre troni. Ora i tre ragazzi guardavano verso di essi, mentre il Maestro occupava lo scranno centrale.

"Dunque" esordì, dopo essersi seduto "adesso ho un altro apprendista. Immagino ci sia parecchio tu mi voglia chiedere e non è nulla paragonato a quanto io devo rivelarti, ma ce ne occuperemo dopo.
Per ora, voglio che tu sappia l'essenziale. Mi hai visto fare 'quelle cose', prima. Era l'abilità di un Custode del Keyblade. Noi siamo un ordine che s'impegna a preservare l'equilibrio fra Luce e Oscurità, per evitare che avvengano disastri nell'Universo e per proteggere le persone. Acconsentendo a vivere qui, ti impegni a brandire un enorme potere e tutte le responsabilità che esso comporta, nonché a difendere i Mondi dalle forze dell'Oscurità. Accetti?"
Xehanort non aveva dubbi. Era tutto ciò che desiderava.
"Sì," disse "Accetto."
Il Maestro chinò il capo, con espressione pensosa. Ma quando parlò di nuovo, la sua voce era ferma e decisa. "Allora siamo d'accordo. Ora Eraqus ti mostrerà i tuoi alloggi. Riposa, e domani potremo iniziare il tuo addestramento."
Il giovane prese congedo e segui il suo nuovo compagno di studi. Era euforico. Il castello, la stanza, il Maestro...era tutto come se l'era immaginato. Anzi, addirittura migliore. L'indomani avrebbe appreso di più sui suoi nuovi doveri e privilegi. E a quel giorno ne sarebbero seguiti altri, ognuno dei quali avrebbe contribuito a saziare la sua sete di conoscenza. E poi...
‘E poi quel trono sarà mio.’

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Capitolo 3
*** Crescita ***


BEFORE KINGDOM -- PARTE III
CRESCITA

Erano passati alcuni mesi da quando Xehanort era arrivato alla Terra di Partenza e aveva eseguito la Cerimonia per diventare a tutti gli effetti un possessore del Keyblade. In quei mesi, il ragazzo si era adattato alla sua nuova vita con una rapidità che aveva dell'incredibile: aveva già raggiunto il livello dei suoi due compagni e anzi, in qualche campo addirittura li superava (anche se questo Eraqus non lo avrebbe ammesso mai). Il Maestro sicuramente provava piacere a vedere un simile talento, eppure non riusciva a liberarsi del tutto da una certa apprensione. Una crescita del genere era innaturale, pensava, persino per gente come loro, che piegavano la natura in più di un modo. Comunque, finora la condotta del suo nuovo pupillo era eccellente, quindi non poteva fare altro che lodare il suo apprendista. Xehanort non si preoccupava di ciò: era all'apice della sua vita, e il fatto di essere speciale anche in mezzo a quell'élite lo rendeva euforico.

"Xehanort" Eraqus lo riportò con i piedi per terra "Yen ha finito." 'Bene.' Xehanort si voltò verso Yen Sid, impaziente. Questi aprì gli occhi. "Li ho individuati. Poco più avanti, nel prossimo Distretto." La loro missione stavolta li aveva portati in una remota Città, a caccia di Heartless. Grazie allo Scan di Yen Sid -così sviluppato da poter percepire altre forme di energia anche a notevoli distanze- stavano per togliere di mezzo anche gli ultimi. "Mettiamoci in moto. Prima li troviamo, prima finiamo." Xehanort prese in mano la situazione. Non era un problema: i tre si conoscevano da poco, ma avevano già legato. Insolitamente, lo stesso Xehanort aveva avviato questo legame con i due, con i quali si sentiva parecchio a suo agio: lui e Yen Sid potevano iniziare discussioni su praticamente qualsiasi cosa si trovasse scritta su un libro, che si trasformavano in accesi dibattiti che li impegnavano fino a notte fonda; in quanto a Eraqus...Xehanort non avrebbe saputo dire perché, ma sentiva parecchia affinità con quel ragazzo, sebbene non avessero quasi nulla in comune. Era scattata una simpatia reciproca quasi da subito.

"Che strano Mondo" diceva intanto Yen Sid "Sembra una città come le altre, ma percepisco diverse energie sopite scorrere nelle pareti, nel sottosuolo...perfino nell'aria." "Il Maestro aveva detto che esistevano altri Mondi come la Terra di Partenza," rispose Xehanort "Questo potrebbe essere uno di loro, ma qual è il suo scopo? C'entra forse con la comparsa degli Heartless?" "Possibile. Tu credi--" Yen Sid dovette interrompersi, poiché un'orda di Heartless aveva fatto la sua comparsa. Shadow, Neoshadow, Darkballs, e...qualcos'altro. "Cos'è QUELLO?" chiese Eraqus. "Darkside" Rispose Xehanort "Un Heartless molto potente che compare solo ai Custodi. Si dice reagisca alla presenza del Keyblade, e che ne sia addirittura collegato."
"Verifichiamolo, allora. Incrocio Sonico!" Eraqus si aprì un varco in mezzo agli Heartless, falciandoli mentre passava. Le creature non ebbero modo di reagire. "Magnetega" Yen Sid alzò appena il Keyblade, attirandoli a sé. "Thundaga!" con un gesto secco, riportò il Keyblade giù mentre i suoi tuoni facevano a pezzi il nemico. Intanto, Xehanort si era portato davanti all'Heartless gigante, osservandolo.
'Davvero incredibile' pensò 'Ha una struttura simile a quella degli Shadow, ma allo stesso tempo presenta parecchie differenze.' Il Darkside alzò un braccio, preparandosi a schiacciare il piccolo nemico. "Bene, non mi servi più. Zantetsuken!" Con un movimento rapido e fluido, il giovane Custode colpì l'Heartless proprio nell'incavo a forma di cuore, decretandone la fine.

"Direi che abbiamo finito. Torniamo e facciamo rapporto." Eraqus si stava già incamminando, e così Yen Sid, ma Xehanort non accennava a partire. "Tornate a casa prima di me. Faccio un ultimo sopralluogo." Voleva assicurarsi che ogni Heartless fosse stato abbattuto.
Rimasto solo, il giovane si guardò attorno...fino a quando scorse una figura che lo osservava da un tetto. Il suo sesto senso non gli diceva nulla di buono. "Ehi! Tu chi sei?!" La figura si volse e si allontanò. "Torna qui!"
Xehanort voleva vederci chiaro. In pochi balzi, era salito sul tetto e aveva raggiunto l'individuo...solo per scoprire che brandiva un Keyblade, proprio contro di lui.
"Mh...potrebbe essere più dura del previsto."

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Capitolo 4
*** Il Duello ***


BEFORE KINGDOM -- PARTE IV
IL DUELLO

Le due figure si fronteggiavano, immobili. Xehanort studiava il suo avversario, ma nel frattempo il suo cervello lavorava in modo frenetico.
Non sapeva esistessero altri col loro stesso dono: da dove veniva costui? Il Maestro ne era a conoscenza? Se sì, perché non gliene aveva parlato?
Un movimento dell'avversario interruppe il suo flusso di pensieri. "Firaga" disse, in modo quasi annoiato. Xehanort reagì immediatamente. "Gelosbarramento!". Un muro di ghiaccio bloccò la palla di fuoco diretta verso di lui. I due continuarono a scambiarsi attacchi.
"Tripla Blizzaga!" Cristalli di ghiaccio volarono verso Xehanort. "Antimaga!" esclamò lui, e i cristalli caddero, conficcandosi nel terreno. Xehanort girò su se stesso e contraccambiò. "Luce Ardente!" "Reflex!" Proiettili di fuoco volarono fuori dal Keyblade solo per venire respinti dalla barriera dell'avversario. Ma il suo trionfo durò poco, quando si accorse del filo magnetico che lo collegava a Xehanort. Facendo leva, il giovane mandò lo sconosciuto a infrangersi contro un edificio vicino. Lo sconosciuto si rialzò, apparentemente illeso. "Vedo che ci sai fare, con la magia. Ma questo scontro"-Il Keyblade si materializzò di nuovo-"verrà deciso dalla nostra abilità con la spada."
Xehanort sorrise, saltò su un tetto più largo fra  loro, e si mise in posizione, facendo un cenno beffardo al nemico. "Prego."

I Keyblade si incontrarono a mezz'aria, provocando scintille. Xehanort dovette ammetterlo: l'altro ci sapeva fare, da vicino. Ma lui non si era allenato per niente. Mirò al fianco, solo per cambiare traiettoria all'ultimo e puntare alla testa. Non aveva protezioni, quindi lo scontro sarebbe potuto finire anche prima di iniziare col giusto attacco. Ma il Keyblade dell'avversario intercettò il suo e devio l'assalto, dopodiché puntò con un affondo al cuore. Xehanort rimase interdetto, ma riuscì a scattare all'indietro per evitarlo. Continuarono su questo ritmo, scambiandosi colpi a terra e in aria, fino a quando l'incappucciato scattò in avanti, avvolto da un'aura oscura. "Ars Solum!" E col suo Keyblade iniziò a falciare l'aria, colpendo freneticamente.
Qualsiasi altro apprendista sarebbe stato colto alla sprovvista da questa tecnica. Ma non se quell'apprendista era Xehanort. "Ultimo Arcanum!"
Una pioggia di scintille illuminò l'area, mentre i due guerrieri mulinavano fendenti a tutto spiano. Con un ultimo colpo di grazia, i due si scontrarono, con un suono che riverberò per i tetti, infrangendo le tegole vicine.
Keyblade contro Keyblade, era ora uno scontro di potenza. Lo sconosciuto guadagnò rapidamente terreno, premendo contro Xehanort. Quest'ultimo rimase sconcertato: raramente gli capitava di perdere in un conflitto del genere, se non contro Eraqus. In più, l'avversario sembrava attingere a una forza non sua, che gli aumentava le abilità.
"Uhuhuhuh, non sai nemmeno usare il Guilt degli Heartless che sconfiggi?" disse l'incappucciato, anche se il suo tono sembrava provato dallo sforzo. "Voi predicatori della Luce siete patetici. Dissolviti nell'Oscurità!"
"Giammai" rispose Xehanort. 'Iter Fatale!' Con rinnovata forza, il giovane spinse via il suo rivale, portò il Keyblade sotto di lui e con un enorme sforzò vibrò un fendente verso l'alto, sollevandolo in aria. L'altro si stupì, ma non ebbe il tempo di formulare una controffensiva, che si ritrovò un Keyblade appoggiato alla schiena. "Yen! Ora!" Gridò Eraqus.
"Colpo Antima!" "Slam Aereo!"
Con la forza congiunta della gravità e del suo colpo, Eraqus spedì l'avversario contro il tetto, in un'esplosione di detriti.

"Non vi avevo detto di tornare indietro?" commentò Xehanort, quando gli altri lo raggiunsero. "Ehi, è così che ci ringrazi?" Eraqus gli prese la testa sottobraccio. "Te l'avevo detto che non ci conveniva salvarlo, Yen! Prima, dovevamo lasciare che si facesse più male, magari si ammorbidiva anche l'interno!"
Xehanort si liberò dalla presa "Salvarmi? Avevo tutto sotto controllo." E senza dargli occasione di ribattere, si concentrò sul nemico, che giaceva supino sul tetto distrutto. "Chi sei? Perché mi hai attaccato? Sei stato tu a liberare gli Heartless? Parla!"
Dal corpo uscì una risatina roca. "Ehehh...Sei forte, ma con la sola forza non otterrai le risposte che cerchi. Ed io non sono nessuno, solo un mezzo per valutare i risultati del mio Mentore...lui vi spazzerà via. Non ancora, ma appena avrà i mezzi, la vostra patetica Luce crollerà, come tutto il resto! Godetevi la vostra breve vittoria, finché dura..." Dopodiché sparì, in una nuvola di fumo. Rimase solo il soprabito nero.
"Ma chi era?" disse Eraqus. "Sarebbe meglio chiedersi CHE COSA era." rispose Yen Sid.
"Inutile domandarselo, a questo punto" tagliò corto Xehanort. Per la prima volta da quando aveva ottenuto il Keyblade, era insicuro. E irrequieto. "Torniamo a casa, e facciamo rapporto. Il Maestro saprà forse illuminarci."
'E rispondere alle mie domande sul passato, finalmente.'

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Capitolo 5
*** Maestria ***


BEFORE KINGDOM – PARTE V
MAESTRIA

La sala principale era avvolta in un silenzio carico di tensione, mentre i ragazzi attendevano che il loro Maestro parlasse. Quest’ultimo, dopo averli osservati, incominciò: ” Sapete bene perché siamo riuniti qui. Oggi è un giorno speciale, dove i vostri ideali e la vostra determinazione saranno messi alla prova. Ricordate che questa non è una prova di forza, né una di volontà. Ma una prova di cuore.
E ora” - materializzò il suo Keyblade -“Che l’Esame di Maestria cominci!”

Xehanort ancora non riusciva a capacitarsi dell’improvviso cambiamento. Aveva affrontato il Maestro appena tornato, sommergendolo di domande sull’identità dell’incappucciato. Si era aspettato di ricevere il solito monito sul non curiosare e non chiedere informazioni per le quali non era pronto, invece con sua grande sorpresa il Maestro gli aveva comunicato che di lì a un mese avrebbe tenuto l’Esame di Maestria.
Xehanort era stato colto di sorpresa. Ma ora era pronto.

La prima parte, una pura formalità, era terminata. Ora Xehanort ed Eraqus si fronteggiavano uno di fronte l’altro. Ai lati delle colonne, Yen Sid osservava in disparte. Aveva deciso di non partecipare all’Esame, non ritenendosi sufficientemente degno di portare il titolo di Maestro. Quello era un po’ il suo problema, decise Xehanort, era troppo cauto e pavido. Ma ora si concentrò sull’amico che gli si parava davanti.
Il Maestro, dopo aver osservato i due giovani candidati, diede il segnale. Era iniziato.
Eraqus si gettò subito contro Xehanort, vibrando affondi rapidi e precisi. Quest’ultimo, invece di schivare (gesto che lo avrebbe lasciato esposto) si limitò ad evocare una barriera. Eraqus avrebbe rotto facilmente una barriera circolare, perciò Xehanort la modificò, lasciandosi scoperto dietro e formando un muro spesso e compatto di forma rettangolare fra lui e l’avversario. Eraqus non si lasciò impressionare a lungo: fece un balzo all’indietro ed evocò delle catene di luce che oltrepassarono la barriera.
‘Luce Imprigionante, la sua specialità’ pensò Xehanort “Raid circolare!” il suo Keyblade, guidato dalla magia del vento, andò a colpire tutte le catene, recidendole. Eraqus intanto aveva approfittato per avvicinarsi a Xehanort e attaccare. Non essendo portato per gli scontri prolungati, voleva concludere con un colpo pulito. Il Keyblade di Xehanort intanto era arrivato al culmine della parabola e stava iniziando la traiettoria del ritorno.
Xehanort appoggiò le mani al pavimento. “Strali Attivi!” disse, mentre colonne di fulmini scaturivano dal terreno attorno a lui. “Incrocio Sonico!” urlò Eraqus, portandosi in avanti. Ora era una freccia luminosa, rapidissima e letale. Il Keyblade, intanto, era sempre più vicino…
Eraqus perforò lo strato di elettricità, ed entrato nel cerchio, incontrò lo sguardo di Xehanort. L’incontro era ormai deciso.
I fulmini svanirono, rivelando i due contendenti. Xehanort si trovava alle spalle di Eraqus, puntandogli il Keyblade alla schiena. Entrambi avevano il fiato corto.
“Quindi ora sei anche capace di usare Stop senza Keyblade? Diamine…” Eraqus abbassò l’arma.
Xehanort fece altrettanto e gli sorrise. “Se avessimo potuto usare gli Stili, sarebbe andata diversamente.”
“Bene, ” iniziò il Maestro, richiamandoli all’ordine. “è stato uno scontro interessante. Entrambi avete dato prova di grande competenza. Xehanort, nonostante il tuo talento, hai imparato a riconoscere il valore e la pericolosità dell’avversario. Eraqus, finalmente non hai più paura della sconfitta. Immagino che entrambi abbiate imparato molto oggi, fatene tesoro.
Sembra proprio che abbiamo due nuovi Maestri da oggi.”

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Capitolo 6
*** Venti di Guerra ***


BEFORE KINGDOM – PARTE VI
VENTI DI GUERRA

20 anni più tardi. La Terra di Partenza.
Una figura imponente varcava il corridoio per la sala principale ad ampie falcate, diretta verso gli altri due uomini che discutevano fra loro. Eraqus e Yen Sid interruppero la loro conversazione per accogliere il loro compagno appena tornato.
“Xehanort.” Incominciò Eraqus, appena i due s'incontrarono “Bentornato. Novità?”
“Qualche ondata anomala di Heartless qua e là, ma per il resto, niente da segnalare.” Riferì il Maestro, mentre i tre prendevano posto sugli scranni. “Nulla turba i Mondi. Voi avete fatto progressi?”
Intervenne Yen Sid. “Non ancora. Non è facile individuare altri utilizzatori di Keyblade in questo vasto Universo. E questo la dice lunga sul trovare altra gente con la predisposizione a impugnare un Keyblade. Per ora siamo soli.”
Nulla di nuovo. Erano anni ormai che loro tre si dividevano i compiti, da quando il loro Maestro era partito. Eraqus era stato nominato suo successore, e gestiva le operazioni dalla Terra di Partenza. Yen Sid si occupava principalmente di localizzare nuovi adepti, o al limite di trovare altri utilizzatori e contattarli, finora senza esito. Xehanort veniva invece inviato in missione sul campo, a controllare e sorvegliare i Mondi. Era il cavallo di battaglia, il guerriero attivo. Non gli dispiaceva. Con l’età, aveva concluso che si impara di più tra i vicoli di una città che dall’alto di un trono. E il loro mentore non si era più visto dalla notte in cui, dopo l’ammissione di Yen Sid al rango di Maestro, gli aveva svelato la vera identità del nemico incontrato in quella missione fatale.

‘Non ho sempre vissuto qui da solo. Anch’io sono stato giovane, avevo anch’io una guida. E un compagno. Ma mentre io volevo usare le mie capacità per proteggere e servire, lui guardava al Keyblade come a uno strumento per acquisire il potere in fretta. Fece esperimenti impensabili, completò tecniche proibite, risollevò oscuri segreti. Finché uccise persino il nostro Maestro. Provai a fermarlo, ma ormai ero troppo debole. Dopo quell’avventato gesto, si ritirò in solitudine, continuando a sprofondare nell’Oscurità e nella follia. E quello è il nemico che un giorno dovrete affrontare.’
Dopo quel discorso, la loro vecchia guida si era ritirata, decidendo di passare gli ultimi anni in serenità. Aveva fiducia che i suoi allievi sarebbero riusciti dove lui aveva fallito. Facile a dirsi. Loro erano solo in tre, il nemico invece sembrava avere accesso a varie risorse, fra cui quella di produrre questi simulacri in grado di brandire un Keyblade. L’unico motivo per il quale i Mondi erano ancora tranquilli era la sete di conoscenza del loro avversario, che lo spingeva ad essere cauto e ad aspettare il momento opportuno.

Eraqus ascoltò i due, sovrappensiero. Poi si alzò e disse: “Bene, inutile continuare a rimuginarci sopra. Possiamo solo continuare col nostro operato. Xehanort, per ora riposati, hai fatto un buon lavoro. Più tardi vorrei chiederti di aiutare Yen Sid con-“ s’interruppe improvvisamente. Guardò i compagni. A giudicare dalle loro espressioni, anche loro avevano percepito la stessa cosa. Oscurità. Parecchie. In rapido avvicinamento.
Yen Sid assunse un cipiglio serio, Eraqus sfoderò il Keyblade, e Xehanort fissò il soffitto. Dunque la sete di conoscenza si era colmata, il nemico stava per attaccare.
“E ha deciso di iniziare dalle nostre porte.”

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Capitolo 7
*** Lezioni di Luce ***


BEFORE KINGDOM – PARTE VII
LEZIONI DI LUCE

Le figure incappucciate riempirono il cortile del palazzo e iniziarono a evocare Heartless da portali oscuri.
Nere ombre iniziarono a contorcersi e a prendere forma… finché catene di luce si materializzarono dappertutto e distrussero i portali assieme al loro contenuto. Anche qualche guerriero incauto fu avvolto nelle spire abbaglianti e subito consumato dalla Luce.
I sopravvissuti si voltarono e videro un cavaliere in armatura dirigersi verso di loro, Keyblade in mano. La sua sola vista li accecò: era come se emanasse Luce, un’aura luminosa pronta a estirpare il male.

Eraqus squadrò i suoi avversari. Dopodiché, entrò in Accelerando ed iniziò a fendere i suoi avversari.  Invano i nemici provarono a contrattaccare: ogni colpo veniva respinto e annullato. La sua armatura era un muro impenetrabile, la sua chiave una lama luminosa pronta a colpire.
In pochi istanti, gran parte degli invasori era stata respinta. Ad un gesto del Maestro, comparvero sfere di luce che iniziarono a proiettare giganteschi raggi di energia per tutta l’arena, decimando gli sventurati rimasti.
“Dovrete impegnarvi molto di più, se volete profanare questo luogo” disse Eraqus, mentre teneva un incappucciato avvolto nelle sue catene.  Improvvisamente, un fulmine si frappose fra loro, e un cavaliere in armatura nera entrò nella mischia. Enorme e imponente, la sua chiave era un groviglio di sigilli e rune sbiadite. Eraqus capì subito che il nuovo venuto era più forte degli altri. Annullò lo Stile Accelerando.
Il Maestro si ricompose, ed evocò tutta la sua forza, inondando il suo cuore di Luce. “Ultimo Stile: Lezioni di Luce”. Nuovo potere pervase l’armatura, mentre dietro ad essa comparve un sigillo magico di dimensioni considerevoli, con sopra incisi simboli di potere. Come un samurai, il Maestro si mise in guardia, ed attese l’avversario. Quest’ultimo evocò un secondo Keyblade e partì all’assalto.

L’impatto fu violento e avrebbe sbalzato via gli altri incappucciati, se ne fosse rimasto qualcuno. I due si scambiarono fendenti a impressionante velocità, il Maestro che teneva egregiamente testa a due armi contemporaneamente, finché il cavaliere nero non capì che non ci sarebbe stato progresso continuando a quel modo. Allora scartò all’indietro e lanciò il suo Keyblade, potenziato dalla magia del vento, mentre con l’altro faceva partire un globo di ghiaccio. Il Maestro vibò un fendente ed evocò sfere di luce neutralizzando i due attacchi, ma era proprio ciò che il cavaliere aspettava: facendo ricomparire in fretta il Keyblade lanciato, evocò una meteora contro il nemico.
“Ahahah! Sarai pure potente, ma avresti dovuto affinare la tua magia!” l’uomo dalle due chiavi iniziò a schernirlo, sicuro del suo successo… solo per accorgersi che il suo avversario ne era uscito illeso.
“Affinare la mia magia? E va bene.” Il Maestro si librò in aria.
Dal terreno fuoriuscirono catene che legarono il cavaliere nero, ma quest’ultimo non si preoccupò. “Non hai visto prima? Posso romperle quando vogl-“ le parole gli morirono in bocca quando due tornado giganteschi si abbatterono su di lui, paralizzandolo. Intanto, dal cielo il Maestro fece piovere sette luci dei colori dell’arcobaleno.
Mentre le luci si abbattevano sull’arena devastando il nemico, Eraqus atterrò su uno spiazzo lì vicino e osservò il suo rivale fatto a pezzi.
“Non dovresti vantarti con chi ti è superiore. Potrebbe decidere di  punirti per la tua insolenza.”
Si affrettò a rientrare. La battaglia esterna era vinta.

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Capitolo 8
*** Sguardi nel Buio ***


BEFORE KINGDOM – PARTE VIII

Sguardi nel Buio

Il portone principale esplose con un boato assordante. I guerrieri sciamarono all’interno e salirono le scale. Tra loro, scortato da cinque cavalieri neri, avanzava l’unico a volto scoperto. I capelli erano corti e neri come il suo abbigliamento, la faccia inespressiva. Solo gli occhi davano a quel volto una parvenza di emozioni, mentre scrutavano l’interno del castello.
Dopo aver sentito il fragore di un’esplosione provenire dall’esterno, capì che qualcosa era andato storto. Radunò gli incappucciati e i cavalieri. “Voi cinque andate a destra: credo che abbiamo un ospite in arrivo. Metà di voi li seguano: il resto, con me. Stando al Maestro, ciò che cerchiamo è in fondo alla prossima sala.”
 La nera marea si divise e il comandante proseguì, fino ad arrivare alla sala principale con un manipolo di incappucciati.

Ad attenderli, seduto sul trono centrale, vi era un imponente uomo in armatura grigia, con un elmo a corona ed un mantello che si allargava sul pavimento. Una mano artigliata si mosse, le dita si contrassero, ed una barriera di pura energia, ampia quando la sala stessa, si frappose fra lui e gli invasori.
Il comandante in nero sorrise. Evocò la sua chiave, e avvolto in un manto di fulmini, si schiantò contro la barriera più e più volte finché non si ruppe e atterrò vicino agli scranni. Rialzandosi, guardò l’uomo in armatura, e disse “Sei migliorato dall’ultima volta.” L’uomo in armatura chinò la testa da un lato. “Ti credevo morto. Ti ho visto scomparire di fronte ai miei occhi.”
Il comandante rise, una risata vuota, priva di gioia o persino di scherno. “Io sono solo il prodotto di un esperimento del Maestro: finché lui lo vuole, posso tornare quante volte è necessario.”
“Ah, sì, gli esperimenti del tuo adorato Maestro. Ti spiacerebbe spiegarmeli più nel dettaglio? E già che ci siamo, dimmi anche perché avete aspettato così tanto per attaccare? Non potevi tornare quante volte volevi?”
“Umpf. Devo riconoscere che ci avete sorpreso, alla Città di Mezzo. Non ci aspettavamo un simile livello di abilità, non ancora. E il mio Maestro è un uomo molto cauto, che pianifica tutto nei minimi dettagli… ”
“In altre parole: vi abbiamo battuto e si è messo paura. Molto sciocco. Bisogna colpire subito, senza dare ai tuoi nemici il tempo di organizzarsi.”
“Silenzio!” Il comandante era stufo di quella farsa. “Non ti permetterò di insultare oltre il Maestro, stolto ignorante! Attaccatelo!”

Mentre parlavano, il comandante aveva segretamente piazzato delle rune magiche, che ora immobilizzavano il maestro seduto sul trono: al comando del loro superiore, gli incappucciati si avventarono su di lui, trafiggendolo con le loro chiavi. Mentre la loro magia penetrava nell’armatura, il loro avversario smise di contorcersi.
Il comandante osservò la scena soddisfatto, poi si voltò ed esaminò le pareti. “Ora cercate bene in questa stanza. Dobbiamo trovare la magia dell’Oblio e farla nostra. Ah, e poi daremo la caccia agli altri due custodi e prenderemo le loro Chiavi. Saranno un ottimo regalo per il Maestro.”
“Ma certo. A tutti piacciono simili doni.”
Il comandante in nero si voltò di scatto. Davanti a lui, stava l’uomo in armatura grigia, in piedi, mentre tutti gli incappucciati giacevano a terra. Alcuni si stavano già dissolvendo.
Prima ancora che potesse reagire, l’altro gli fu addosso, immobilizzandolo con una mano, mentre cinque Keyblade appena evocati lo trafiggevano.
Il comandante era basito. Non solo dalla rapida successione degli eventi, ma soprattutto da quello che stava percependo. “Tu… usi… l’Oscurità?”
Mentre un alone di energia oscura lo circondava, No Heart parlò: “Me l’hai detto tu che dovevo ampliare i miei orizzonti ed usare più della Luce. Io imparo in fretta. Forse è per questo che mi ritengono un genio.”
Guardò i corpi attorno a lui. “Te l’avevo detto: devi colpire i tuoi nemici prima che possano organizzarsi. Venire qui oggi è stato il tuo primo errore, togliermi gli occhi di dosso il secondo. Ma forse puoi ancora rimediare. Perché non mi parli un po’ del tuo Maestro e delle sue conoscenze, eh?”
Il comandante lo guardò, senza una traccia di paura negli occhi. “Fai pure. Non mi importa di cosa farai di me. Il mio Maestro, Chishikey, vede il quadro completo… e sarà lui a vincere alla fine.”
“E con questo siamo a tre errori.” No Heart serrò la presa finché il corpo non iniziò a svanire. “E quindi si fa chiamare Chishikey?* Che arrogante. Bene, se questi sono entrati deve essere successo qualcosa a Yen Sid… non ce lo vedo Eraqus a perdere contro di loro. Si ucciderebbe prima.” Disattivò l’energia oscura che lo pervadeva. Meglio salvare le apparenze.
Mentre si avviava, ripensava alla totale disciplina e lealtà di quel sottoposto, e un pensiero gli attraversò la mente: ‘Dunque, un pupazzo può rivelarsi utile per molti incarichi. Interessante.’

Arrivato al piazzale, trovò Eraqus chino su Yen Sid, steso a terra.
Quest’ultimo era ridotto male, ma non sembrava in pericolo di vita. Quando lo vide, esclamò: “Xehanort. Lui… lui era qui. Si è dimostrato un avversario superiore alle mie aspettative… ma non ho scuse per il mio fallimento. Quando tutto questo sarà finito, vada come vada, ho intenzione di rinunciare al mio titolo di Maestro e Custode.”
“Via, Yen, non ce n’è bisogno, vedrai.” Eraqus si alzò e guardò il compagno. “Lo percepisco. Non se n’è andato troppo lontano. Vorrei tanto inseguirlo e fargliela pagare…”
“…ma devi rimanere qui e tenere il forte.” Xehanort completò la frase per lui. “Va bene. Fa parte delle tue responsabilità. E io ora mi occuperò delle mie.”
Xehanort materializzò il suo Keyblade sotto forma di ali, è partì all’inseguimento, pronto a mettere la parola fine a questo conflitto.


* Per chi non ha familiarità con la lingua giapponese, l’affermazione di No Heart sul nome dell’avversario potrebbe non avere senso. Chishikey, oltre ad essere formato dalla parola “chi”, ormai famosa nella saga originale, e dal suffisso “key”, è composto dalla parola “Chishi” (致死) che significa grossomodo “letale, morte”, quindi “Chiave Letale” o “Chiave della Morte”. Inoltre, la parola è simile a “Chishiki”, che sempre in giapponese significa “conoscenza”.

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Capitolo 9
*** Forze del Male ***


BEFORE KINGDOM PARTE IX

Forze dell’Oscurità

Lo spazio infinito.
Una miriade di stelle, vicine e lontane, divise tra loro dalla vasta Oscurità che componeva la maggior parte del cosmo. Xehanort aveva già avvertito quell’Oscurità direttamente sulla propria pelle, nella mente, nel suo cuore…
Ma non era il momento di pensare a questo ora. Poteva sentire la presenza del suo nemico, usando l’Oscurità che lo circondava a suo vantaggio. Si era fermato… probabilmente su un pianeta scelto apposta nel caso venisse inseguito. “E va bene. Se è questo quello che vuoi.” Xehanort entrò nell’atmosfera del mondo e si preparò alla discesa.

Si ritrovò in un’area desertica, un enorme spiazzo desolato spazzato da raffiche di vento. Ma non era la solitudine del luogo a catturare l’attenzione, quanto le centinaia e centinaia di chiavi conficcate nel terreno, a formare un cerchio. Un enorme cimitero circolare. Il Cimitero dei Keyblade.
E in mezzo, al centro esatto, trovò il suo avversario. Sedeva per terra a fissare le proprie mani, apparentemente ignaro di ciò che lo circondava.
“Così tu sei Chishikey.” Xehanort, liberatosi dell’armatura, camminò verso di lui.
“Tu sei quel Maestro tanto dotato. Mi hanno parlato di te.” Il suo avversario continuava a guardare a terra.
“Chi, i tuoi pupazzi?”
“Creazioni, non pupazzi. Manifestazioni dei ricordi di una persona. I miei ricordi.” Ora Chishikey lo guardava. Era molto anziano, con una barba folta, il naso adunco e i capelli un tempo dorati sulla fronte si erano ritirati. Ma gli occhi, rossi, conservavano uno sguardo feroce e potente. “Sapevi che i ricordi non si trovano nel cervello? Il cervello non è altro che una centrale che elabora i detti ricordi. I ricordi provengono dal cuore. E sapevi che il Keyblade può operare anche su detti ricordi? Non è facile, certo, ma i risultati possono essere devastanti. Puoi riscrivere la vita di una persona, o addirittura costruirne una da zero. Basta solo un po’ di Oscurità a tenere assieme il tutto.”
Ora erano così vicini da potersi fissare negli occhi a vicenda. Chishikey continuò: “Te lo dico perché so che tu sei diverso da quegli sciocchi accecati dalla Luce. Tu hai visto. Tu SAI. L’Oscurità è onnipresente… e fin troppo utile per lasciarla in disparte o eliminarla. Unisciti a me. Insieme, distruggeremo ogni sciocco che proverà a fermarci, e lasceremo che l’Oscurità governi indisturbata.”
Xehanort si era fermato, e aveva ascoltato le parole dell’uomo con attenzione, più per misurare che tipo di persona fosse che per esaminarle. Infine, parlò: ”Certo. L’Oscurità è necessaria. E per via di incomprensioni e persone di scarse vedute, sempre più ostracizzata. Ma non deve “governare indisturbata”. La Luce, e i conflitti che si creano, sono egualmente necessari. E se arrivato fino a qui ancora non comprendi questo, farò bene ad eliminarti.” Materializzò il Keyblade nella sua mano.

Chishikey si alzò. Malgrado l’età avanzata, era ancora un uomo imponente. “Ah, vedo che hai quel Keyblade ora. Capisco. Il tuo amico si è preso la roccaforte, e tu ti sei preso quello. Francamente, non so chi dei due abbia avuto l’eredità migliore.” Si guardò attorno, indicando i Keyblade conficcati. “Tutte queste chiavi sono una testimonianza dei tempi andati, della famigerata Guerra dei Keyblade. Ma le vittime del conflitto non si fermano qui. Quando io ero giovane, c’erano vari avamposti pieni di guerrieri del Keyblade. Ma ci fu chi tentò nuovamente di appropriarsi del potere, chi non era d’accordo con le visioni dei propri compagni, chi voleva semplicemente testare la propria forza… e i conflitti dilagarono di nuovo. Non estesi come la Guerra, ma comunque devastanti. Alla fine rimanemmo io, quel debole che tu chiamavi Maestro, e il nostro mentore, mentre gli altri Ordini cadevano in rovina o si isolavano ai più remoti angoli dell’Universo. Tutto causato dal conflitto, da questo” X-Blade”. Che rimanga dov’è! Si generano solo caos e distruzione, così. Io invece penso più in grande, penso alla totale supremazia di un unico potere, che porrà fine a tutte le disparità. E l’Oscurità, Madre di tutti gli esseri viventi, è la più adatta allo scopo.”
Xehanort era ormai perso nei suoi pensieri. ‘Anche io la pensavo così, una volta.’ Rifletté. ‘Credevo di poter fare tutto da solo, che avrei eliminato ogni minaccia e fatto trionfare la mia Luce su ogni cosa. Ma quello genera solo nuove ombre, così come l’Oscurità senza controllo finisce per divorare se stessa. Mi sbagliavo. Il Maestro e Eraqus, che all’epoca disprezzavo per alcuni motivi, me l’hanno fatto capire.’
“Ci deve essere equilibrio” rispose il maestro più giovane “La Luce genera Oscurità, l’Oscurità fa risaltare la Luce. Anche quando l’Oscurità coprì tutto dopo la Guerra, la Luce sopravvisse. Come puoi garantire che con la tua questo non avverrà? Non puoi. La tua è una visione miope, non diversa dai cosiddetti “paladini della Luce”, condannata a fallire fin dal principio. Hai svolto ottime ricerche, ma la tua parte è finita. Ora farò ciò che il mio Maestro e compagno non sono riusciti a fare… e porrò fine a tutto questo.”

Chishikey finì di ascoltare, con le mani giunte. “Vedo che quel folle ti ha ormai traviato. Speravo in una risposta differente, ma così sia.” Detto questo, evocò la sua armatura. Nera anch’essa, ma con elementi rosso fiammante, rappresentava nell’insieme un imponente leone pronto a ruggire, il Keyblade una zanna cremisi in agguato. Xehanort fece altrettanto.
Re e Leone rimasero a fissarsi, uno di fronte all’altro, su una landa rigonfia di potere sopito che aveva visto scontri simili da tempo immemore.
“È la prima volta, credo, che due Oscurità di questa portata si scontrano fra loro” disse Chishikey.
“Facciamo in modo sia uno scontro memorabile, allora” rispose No Heart.
Le figure si incontrarono, e un’aura oscura si levò fino in cielo.

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Capitolo 10
*** Forze dell'Oscurità ***


BEFORE KINGDOM PARTE X

Forze dell’Oscurità

L’impatto generatosi dalla collisione dei due cavalieri sprigionò un’energia incommensurabile. L’onda d’urto si propagò per il cimitero, inclinando parecchie chiavi conficcate. Il terreno si coprì di crepe, mentre due forze che travalicavano i limiti della natura facevano incrinare il cielo stesso.
Intanto, No Heart e Chishikey non si risparmiavano sferrandosi colpi micidiali, ciascuno dei quali avrebbe abbattuto la maggior parte dei guerrieri noti nella galassia, sebbene nessuno di loro mostrasse aperture sufficienti a farli andare a segno.
Chishikey manovrava il suo enorme Keyblade come una claymore, servendosi di entrambe le mani per vibrare poderosi fendenti; No Heart ne evitò o deviò la maggior parte. Dopo aver evitato un affondo particolarmente violento, che aveva destabilizzato il suo avversario, sfruttò l’occasione per avvicinarsi e colpire: tuttavia, notò un bagliore provenire dall’armatura di Chishikey, e mosse in fretta il Keyblade per proteggersi. Appena in tempo. Un raggio di energia partì dalla spalla destra della sua nemesi: a quella distanza e nonostante si fosse parato, l’impatto bloccò No Heart. Chishikey ne approfittò per colpirlo con un fendente dall’alto verso il basso, che lo avrebbe probabilmente tranciato in due. Ma No Heart fece un rapido giro su se stesso e assorbì l’impatto. Chishikey rimase colpito: il Keyblade del suo rivale era diventato uno scudo che lui impugnava con la mano sinistra, capace quindi di parare perfino colpi così violenti.
I due si separarono e arretrarono.
“Te la cavi, con la manipolazione” disse Chishikey “Anche prima, quando mi inseguivi, l’avevi trasformato in delle ali, giusto? Non ho mai visto un talento simile.”
“Anche tu hai alcuni assi nella manica. Non pensavo potessi generare magia dall’armatura.” Rispose No Heart, riprendendo il Keyblade come spada. I due avevano ora un’idea generale dello stile di combattimento dell’altro. La vera battaglia poteva avere inizio.

Fulmineo, No Heart lanciò un Megaflare contro l’avversario: questi sollevò enormi placche di terreno che furono fatte a pezzi dal proiettile. Mentre i detriti si disperdevano, Chishikey generò a sua volta un’enorme sfera di energia oscura. “Shadow Flare!” Il Keyblade di No Heart mutò in una gigantesca mano che trattenne la sfera, facendola esplodere. No Heart, subì lievemente l’impatto, ma si circondò di energia oscura e si scagliò contro il nemico. L’impatto mandò Chishikey contro un monolite, mentre l’altro si librava nel cielo con il Keyblade in assetto aliante. Chishikey vibrò numerosi fendenti di energia che No Heart schivò velocemente, a dispetto della sua statura, inferiore a quella del Leone, ma comunque massiccia. Poi, con un gesto della mano, sollevò una marea di Keyblade piantati nel terreno in aria. I Keyblade sciamarono verso Chishikey, quasi animati di vita propria, ma questi puntò la propria arma verso l’alto. “Magneteza!” Un possente polo magnetico attirò a sé le chiavi e gran parte del terreno circostante, creando tre grosse depressioni lì vicino. No Heart lanciò il proprio Keyblade contro il globo, creando un’esplosione; mentre atterrava, Chishikey gli fu addosso, con l’intenzione di usare uno Zantetsuken sull’avversario disarmato. Ma No Heart, con rapidità e precisione magistrali, lo colpì con dei pugni al torace, e poi lo mandò gambe all’aria con un possente calcio al collo.

“Il punto debole di un Custode del Keyblade è che senza è vulnerabile. Come vedi, ho eliminato questo problema.” Disse il Maestro più giovane materializzando la sua arma mentre il suo avversario si rialzava, apparentemente per nulla turbato. ‘Però’ pensò Xehanort. ‘Per ora mi trovo in vantaggio, ma lui sembra incassare ogni colpo. Ha una resistenza immane.’
Il Leone si massaggiò il collo, lì dove era stato colpito. “Sia la tua forza che la tua magia sono di prim’ordine. Ne deduco tu abbia una prevalenza di Spada e Scettro, giusto? Ma ciò significa che hai abbandonato lo Scudo. Non sei adatto a scontri prolungati. I tuoi attacchi, pensati per eliminare chiunque in uno o due colpi, lo confermano. È un peccato.” Interrompendosi, Chishikey sprigionò un potere immane, facendo tremare il pianeta stesso. “Dicevo, è un peccato davvero. Contro un altro avversario, probabilmente avresti vinto. Stile Perduto. Furia Ancestrale.”
“Stile dell’Oscurità: Impulsocur-“ No Heart non poté concludere la frase che l’altro gli fu addosso, colpendolo senza sosta. Ogni attacco ora sembrava penetrare ogni sua difesa, andando a segno. Dopo questa serie violenta di attacchi, Chishikey emise particelle di magia che andarono a ingigantire e potenziare la sua lama. No Heart si rialzò, barcollante, ed evocò un muro di fiamme nere tutto attorno a lui, il suo Keyblade in modalità scudo al centro. L’arma si abbatté sulla barriera disintegrandola, e dalla punta scaturì un’esplosione che si condensò in una colonna vermiglia alta fino al cielo.
Chishikey osservava il suo avversario giacere in un cratere, l’armatura incrinata, il Keyblade sbalzato via dall’urto. “Forse le mie aspettative erano troppo alte. Certo, sei potente, e con un talento raro… ma nulla che non abbia già visto, anche se raramente. Ce n’erano anche migliori di te nei tempi passati. Ma non ti preoccupare. Mi servirai comunque, non appena avrò ultimato i miei esperimenti su di te. Tu-“
“Ultimo Stile. Forze dell’Oscurità.”
No Heart si rialzò all’istante. Chishikey sparò immediatamente proiettili infuocati, che lui vaporizzò con un gesto della mano. Poi gli si materializzò proprio davanti e gli afferrò un braccio, congelandoglielo all’istante. Il Leone si ritrasse, reggendo il braccio colpito. Col Keyblade nell’altra mano, non poteva nemmeno curarsi senza rimanere esposto. “C-cosa…”
Non era tanto la potenza a lasciarlo sconcertato, non era troppo differente da prima. Era più che altro il fatto che la sua nemesi fosse ancora in piedi e capace di muoversi. “Io ti ho colpito. Dovresti essere a terra, a esalare l’ultimo respiro.”
“Dovrei? Certo, secondo la tua analisi delle mie capacità. Alla quale non ho mai dato conferma. Mi hai colpito più duramente di tanti altri, te lo concedo, ma da tempo non ho più problemi di resistenza.”
E detto questo, No Heart schizzò in avanti e colpì il suo avversario con ancora più violenza e ferocia di prima. Il Leone provò a reagire – aveva ancora lo Stile attivo – ma dall’alto piovve il Keyblade di Xehanort proprio tra loro, generando una colonna di Oscurità che rallentò e prosciugò le forze del Leone, mentre No Heart ne era immune. Con sgomento, Chishikey comprese che per uno delle capacità di Xehanort, un’arena dove l’avversario veniva indebolito era più letale di qualsiasi attacco offensivo.

Infatti, dopo vari attacchi, No Heart reggeva il suo avversario con una mano, ormai sconfitto. Il suo imponente Keyblade era a terra, bloccato da quello di Xehanort.
Con un ultimo sforzò Chishikey, il quale elmo era stato frantumato, guardò No Heart. Capì infine il perché del tema della sua armatura, e lo trovò più che azzeccato: il suo avversario era un Re, che dominava incontrastato. Tutti gli altri, non importa quanto bravi fossero, si trovavano comunque al di sotto. La tua bravura, i tuoi sforzi, potevano solo accorciare la distanza, ma mai colmarla. Anche nella sconfitta, lui avrebbe dimostrato di essere un’entità superiore.
“Tu… cosa sei?” chiese, con un rantolo.
Xehanort gli restituì lo sguardo. “Sono il più potente Custode del Keyblade di tutti i tempi. Colui che aprirà Kingdom Hearts e otterrà accesso a tutte le verità del mondo.”
E dopo aver pronunciato queste parole, sollevò in aria il vecchio Maestro. Dal terreno, spuntò una decina di Keyblade. Le armi ruotarono, vinte dal cuore del loro nuovo padrone, e puntarono tutte Chishikey. Le chiavi si conficcarono in lui, mentre l’armatura di Xehanort si dissolveva.
Così finì il conflitto.

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Capitolo 11
*** Re e Pedine ***


BEFORE KINGDOM PARTE XI

Re e Pedine

“Spiegamelo di nuovo.”
Era la terza volta che Eraqus voleva riepilogare il tutto, ma Xehanort non se ne fece un problema. Lo capiva: il loro Ordine e tutti i Mondi circostanti erano stati ad un passo dall’annientamento. Era ovvio voler essere più che certi di aver compreso la situazione, e di non aver tralasciato alcun tassello del puzzle, al fine di evitare il ripetersi di una situazione simile.
“Il nemico adoperava il potere dell’Oscurità, misto a conoscenze proibite. Dopo essere entrato in una modalità che lui chiamava “Stile Perduto”, i suoi attacchi e poteri smisero di avere un elemento ben preciso. Erano qualcos’altro… come magia pura concentrata.”
Eraqus intrecciò le punte delle dita, pensieroso. “E tu pensi sia lo stesso potere di cui parlava il Maestro? Quello dei tempi andati?”
Xehanort si strinse nelle spalle. “Conosci anche tu la storia preferita del Maestro. L’occhio azzurro, le caratteristiche animalesche, torna tutto.” E aveva intuito anche le verità nascoste dietro al suo Keyblade, e parecchie nozioni sulla Guerra. Ma Xehanort tenne queste considerazioni per sé.
“Un avversario temibile, non c’è che dire. Immagino sia un bene che ora non possa più nuocere. E riguardo i suoi esperimenti? Quelle figure incappucciate e i cavalieri?”
“Ne ho già parlato con Yen Sid. Stando alle sue analisi, e alle parole che mi ha lasciato Chishikey al riguardo, pare che avesse trovato un modo di generare entità tramite ricordi - i suoi ricordi - tenendoli insieme con una sorta di Oscurità derivata dagli Heartless, che chiamava “Guilt”. Il Guilt, inoltre, serviva a donargli capacità fisiche e magiche ben oltre la loro reale capacità. I cavalieri non erano altro che versioni “migliorate” di questo processo di clonazione.” Poi, intuendo quello che Eraqus stava pensando, aggiunse: “Ma alla fine, non erano che pupazzi vuoti, eccetto che per un mucchio di ricordi non loro. Non li possiamo nemmeno definire propriamente esseri viventi.” Ma anche qui, Xehanort tacque al proprio amico le sue riflessioni sulla fedeltà e l’efficacia che quei fantocci avevano dimostrato.

Eraqus si alzò dalla sua sedia, costatando l’andamento della loro partita a scacchi. Come al solito, Xehanort sembrava avere sempre qualche risorsa segreta che gli permetteva di ribaltare la situazione in suo favore. “Bene, direi che possiamo archiviare la questione. Sono lieto che non abbiamo dovuto ricorrere all’incantesimo di trasformazione del castello. Hai reso un ottimo servizio all’Ordine, come al solito. Per ora riposati, te lo sei meritato. Ma più tardi vorrei ti unissi a me e Yen per il monitoraggio sui Mondi. Sarebbe fatale per noi, se un qualche avamposto del nemico fosse sopravvissuto e ci colpisse proprio mentre ci crediamo vittoriosi.”
Xehanort lo accompagnò lungo il corridoio per un breve tratto. “Ma certo. Dobbiamo scongiurare una simile eventualità. Partirò immediatamente. E, Eraqus?”
Entrambi si fermarono e si guardarono. Xehanort proseguì: “Chishikey ci ha impartito un’importante lezione. Siamo troppo pochi. Possiamo anche essere formidabili, tu, io e Yen… ma non possiamo essere dappertutto in ogni momento. E non saremo qui in eterno. Abbiamo bisogno di nuovi soldati, forze fresche che prendano il nostro posto un giorno. Finora i nostri tentativi di rintracciare altri Ordini si sono rivelati infruttuosi. E se l’aiuto non arriva dall’esterno…”
“…ce lo procuriamo noi.” Disse Eraqus, lisciandosi la barba che stava iniziando a farsi crescere. Aveva capito dove voleva arrivare l’amico. “Procurarci degli apprendisti, nuovi ragazzi con il dono di brandire un Keyblade.”
Xehanort lo fissò con aria solenne. “Il Maestro trovò noi. È giunta l’ora di pensare di fare altrettanto. Non è facile localizzare un futuro Prescelto nel vasto universo, lo so. Potrebbero volerci anni, per non parlare poi dell’addestramento effettivo.”
“Meglio iniziare, subito, allora. Hai ragione.” Ripresero a camminare, finché si accomiatarono e procedettero per le proprie strade, Xehanort a riposare, Eraqus da Yen Sid ad accettarsi che fosse tutto in ordine e pianificare le mosse future.

Nei propri alloggi, Xehanort si buttò sul letto, avvertendo i sintomi di protesta del proprio corpo dolorante. Non si ricordava l’ultima volta che si era sentito così esausto, abituato ad essere il migliore. Eppure, perfino quel colosso di un’altra era, con tecniche ancestrali, non era riuscito ad eliminarlo. Ormai Xehanort dubitava esistesse qualcuno in grado di farlo. Era semplicemente troppo forte, in troppe discipline. Ma sapeva che un giorno avrebbe dovuto dire addio a No Heart. Conosceva Eraqus: non lasciava mai tutte le sue uova in un paniere. Avrebbe cercato nuovi discepoli, certo, ma Xehanort sapeva che avrebbe anche convinto i suoi due amici a legare le loro armature come Sentimenti Persistenti al castello, come ultimo baluardo nel caso le cose fossero andate male. Ma andava bene: era una perdita calcolata, e nella lunga corsa Xehanort avrebbe guadagnato ben più di quello che ora stava perdendo.
“Trovare è perdere, e perdere è trovare…” mormorò, mentre pensava un’ultima volta a Chishikey e alla sua visione nichilista della realtà. Eppure, anche nelle sue idee c’era del vero. La supremazia di un unico elemento è sbagliata, ma forse questo mondo aveva bisogno di una coltre di Oscurità, che rivelasse i segreti e liberasse le menti dalla troppa Luce…
Ma questi pensieri potevano aspettare. Per ora, era meglio continuare a recitare la parte del buon soldato, anche perché Xehanort nutriva ancora del rispetto per i suoi due compagni. Si mise più comodo, tentando di dormire.
Il domani avrebbe segnato l’inizio della ricerca.
Quella fu l'ultima volta che i tre dormirono sotto lo stesso tetto.

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Capitolo 12
*** Nascita dal Sonno ***


Piccola nota: parte di questo capitolo è tratta da un extra che avevo realizzato tempo addietro, opportunamente rielaborato e ampliato per adattarsi meglio alla storia. Un sentito ringraziamento a Liberty89 per avermi dato l'ispirazione! Buona lettura!

BEFORE KINGDOM PARTE XII

Nascita dal Sonno

I due Maestri rimasti soli si trovavano nella sala principale. Anche se forse qualcosa stava per cambiare radicalmente, ed Eraqus era determinato a fare tutto ciò che poteva per impedirlo.
“Davvero non ci vuoi ripensare, Yen? Nessuno ti biasima per ciò che è successo. Sei stato colto di sorpresa: sarebbe potuto accadere a chiunque di noi.”
Yen Sid scosse il capo, ormai determinato nella sua scelta. Poteva anche essere il più mite dei tre, ma quando prendeva una decisione, nulla lo dissuadeva, qualità che Eraqus in quel momento stava trovando piuttosto fastidiosa. “Sarebbe potuto, ma resta il fatto che sia successo a me. Inutile discutere di scenari ipotetici: ho lasciato sguarnita la mia postazione, creando una breccia e fallendo nell’impedire l’avanzata del nemico. Devo pagarne le conseguenze.”
“Ma è proprio necessario rinunciare al tuo titolo? Privandoti dei tuoi poteri, non aiuti di certo l’Ordine. Perdona le mie insistenze, ma non riesco a pensare che non ci sia altro dietro questa tua scelta.”
“Dici bene, Eraqus: confesso che in realtà ci pensavo già da un po’. Ci ho riflettuto molto, e dopo parecchi studi, sono giunto alla conclusione che il Keyblade è davvero un’arma eccezionale, capace di travalicare praticamente qualsiasi ostacolo. Potrebbe persino avere poteri ancora ignoti a noi, ben più grandi di quanto immaginiamo. Ma un’arma del genere va trattata con la massima cautela, perché può portare speranza e distruzione in egual misura in più di un Mondo. E la linea di confine tra le due, l’unico metro di giudizio che si ha è solo la filosofia di chi lo impugna. Questi pensieri hanno iniziato a fare breccia nel mio cuore, riempiendomi di dubbi. E quei dubbi hanno rallentato i miei riflessi, offuscato la mia capacità di giudizio, rallentato il mio braccio; come vedi, rimanendo in carica farei solo ulteriori danni, e sarei di poco aiuto.”
Eraqus annuì di malavoglia, non del tutto convinto, ma ormai pronto ad accettare l’inevitabile. “Il Maestro ti ha sempre tenuto in grande considerazione. Se solo tu ti fossi mostrato più ambizioso, non ho dubbi ci saresti tu alla guida di questo posto, e forse sarebbe stato anche meglio. Ci mancheranno la tua saggezza e capacità d’osservazione.”
“Tranquillo. Anche se lontano, aiuterò ancora l’Ordine meglio che posso. Non abbandono i miei amici: in più, se rimango nell’anonimato, può darsi che futuri nemici non notino la mia presenza.”
Quell’ennesima, arguta osservazione fece capire a Eraqus quanto gli sarebbe mancato il suo stratega.
“E va bene. Direi che è fatta, allora. Ti sollevo dai tuoi incarichi a tempo indeterminato. Potrai ancora esercitare parte dei tuoi privilegi come Maestro, ma non potrai più interferire direttamente con i vari Mondi.”
Yen Sid chinò il capo, accettando in silenzio la comprensione dell’amico. Eraqus proseguì: ”Ora non resta che informare Xehanort quando tornerà. Mi chiedo come la prenderà…”
“Eraqus? A questo proposito, vorrei parlarti.” Yen Sid si era fatto stranamente più serio del solito.

“Che cosa?” Eraqus non riusciva a credere alle proprie orecchie. Pensava che l’abdicazione di Yen Sid sarebbe stata la notizia più sconvolgente della giornata. Si sbagliava.
“Sapevo che non ti sarebbe piaciuto sentirlo” continuava Yen Sid, “ma penso di doverti mettere in guardia comunque: stai attento a Xehanort. Trattalo coi guanti, come faceva il Maestro.”
Eraqus scosse la testa in segno di diniego. “Tu mi chiedi di dubitare di un membro del nostro ordine… di un nostro amico.”
“Non ti chiedo di dubitare, solo di rimanere vigile. Xehanort ha sempre svolto il suo operato in modo eccellente, ma proprio per questo ha una libertà pericolosa per uno delle sue ambizioni. Non ti chiedi come abbia fatto a battere Chishikey? È stato molto vago al riguardo. E mi è sembrato fin troppo in forma per uno che ha fronteggiato l’Oscurità abbinata ad un potere millenario.”
Il dubbio e la validità delle affermazioni di Yen Sid iniziarono a far breccia nel cuore di Eraqus. Ripensò a come Xehanort sembrava sempre essere una mossa avanti a tutti, come avesse sempre un asso nella manica per volgere la situazione in proprio favore… ma scacciò subito quell'idea. Non voleva nemmeno pensarci. “Ormai ci ho fatto l’abitudine. Xehanort è molto potente-“
“Esattamente. Eraqus, se Xehanort ora entrasse e ci attaccasse, sei certo che potremmo fermarlo?”
L’altro non rispose.
Yen Sid si addolcì: “Probabilmente sto solo esagerando. Nemmeno io voglio dubitare di Xehanort, al quale peraltro devo molto. Consideralo solo un avvertimento da parte di un vecchio paranoico.”
Eraqus rispose al suo sorriso, e gli assicurò che avrebbe tenuto il suo parere in considerazione. Yen annuì, evitando di rincarare la dose parlando della discutibile decisione di Eraqus di mandare Xehanort da solo a ispezionare eventuali avamposti nemici. Poteva solo sperare che fosse tutto nella sua testa.
O che Xehanort non trovasse niente.

Era notte fonda. La luna avrebbe dovuto risplendere alta nel cielo, ma era offuscata dalle nubi.
Nella biblioteca di un castello diroccato, tra gli scaffali semidistrutti pieni di tomi impolverati, un singolo individuo si muoveva, chino sui libri alla luce di un globo di energia, sfogliando pagine di un libro assai più vecchio di lui. Nonostante l’ora tarda, gli occhi di Xehanort erano svegli e attenti mentre leggeva segreti oscuri, concetti che in qualsiasi altro Mondo sarebbero stati bollati come blasfemi e distrutti.
Aveva trovato questo Mondo ai margini estremi della galassia, dopo un viaggio lungo e difficoltoso. E ad attenderlo una roccaforte dimenticata da tempo, probabilmente un precedente insediamento di una fazione di Cavalieri del Keyblade rinnegati. E il loro sapere. Lì erano raccolti anche numerosi appunti degli esperimenti di Chishikey. Tutto poteva tornare utile, a questo punto.
Gli Heartless si nutrono di cuori. Gente, animali, piante, Mondi… qualsiasi cosa, basta che abbia un cuore.
Eraqus non avrebbe mai permesso che simili testi rimanessero alla portata di tutti. Forse Yen Sid li avrebbe tenuti, sigillando i tomi proibiti. Che sciocchi! Perché rinunciare a tanta sapienza? Perché non imparare dagli errori del passato per migliorare il futuro?
All’inizio non eravamo a conoscenza della reale magnitudine degli Heartless. Fu solo dopo la Guerra, che ci rendemmo conto di quanto fossero onnipresenti. Ogni evento naturale indicava la loro presenza, anche i più impensabili.
Naturale, certo… ma perché lasciare tutto al caso? Il Keyblade non ci è forse stato dato per correggere gli errori di Madre Natura? E se il suo vero utilizzo fosse quello di guidare gli Heartless, invece di distruggerli?
E invece no, tutto ciò che i suoi compagni riuscivano a pensare era di distruggere quello che non si comprendeva, aggrappandosi alla Luce come alle sottane di una madre. Xehanort scosse la testa. Intanto, proseguiva con la lettura di un paragrafo che sembrava promettente.
Dopo vari studi, siamo arrivati alla conclusione che gli Heartless non usano l’Oscurità. Piuttosto, è parte integrante del loro essere, è ciò di cui sono composti. Tuttavia, ogni tentativo di realizzare un Heartless usando il Keyblade si è rivelato infruttuoso.
Già, anche Xehanort ci aveva provato. Poteva evocarli, ma crearne uno da zero era impossibile, perfino con le sue capacità. Dubitava ci fosse stato qualcuno talmente più forte di lui da riuscirci. Forse stava guardando il problema dal punto di vista sbagliato. Il Keyblade Oscurità e Luce le incanala, non le crea. E se invece si usasse qualcosa che proprio per sua natura attira queste energie? Come… un cuore?
I suoi pensieri vennero interrotti  da un passaggio frammentato, del quale solo poche parole erano leggibili. Ma forse era proprio ciò che cercava.
venne il Recluso... intrappolato, ma non distrutto… l’ira del Guardiano… troppo… ma… nel momento in cui… il suo Sigillo… ma solo se il Guardiano… ornare…
Non si capiva altro. Semplici parole spezzate che a pochi avrebbero detto più di qualcosa. Ma Xehanort era uno di quei pochi. Continuò a sfogliare le pagine ingiallite, fino ad arrivare all’ultima pagina di quel bizzarro Diario, che recava una sola frase. Una frase che valeva più del resto dei libri ammucchiati in quella biblioteca.
E durante lo scontro, il X-Blade venne spezzato nelle sue estremità, quella di Oscurità e quella di Luce, destinate a combattersi in eterno.
Xehanort chiuse il libro e si appoggiò allo schienale, soddisfatto. Certo, gli servivano altre informazioni, ma ci sarebbe stato tempo. Aveva atteso a lungo, ma finalmente vedeva il suo piano delinearsi. Presto la supremazia della Luce sarebbe crollata dopo secoli di dominio, e le tenebre avrebbero di nuovo ricoperto ogni cosa.

Poi pensò ad Eraqus, a Yen Sid, e al Maestro. Poteva vedere le loro espressioni, sentiva quasi le aspre critiche verso i suoi progetti.
Non gli importava. Quando il Maestro lo aveva accolto alla Terra di Partenza, lui pensava di aver trovato lo scopo della sua vita: diventare il migliore Custode mai esistito. Questo quando ancora credeva fermamente nella Luce e nei precetti che gli erano stati insegnati. Ma raggiunse il suo obiettivo fin troppo presto. E peggio ancora, non si sentiva realizzato. Desiderava di più: più potere, più conoscenza. In quel periodo, aveva accettato l’Oscurità dell’Universo dentro di sé. Fu lì che sentì quella presenza, fu lì che capì cosa doveva fare: ristabilire l’equilibrio sia per la luce che per l’Oscurità, e riunificare il Mondo, riportandolo alla sua vecchia gloria. Quello era il suo scopo ultimo, e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarlo.
Avrebbe tuttavia provato a convincere Eraqus e Yen Sid un’ultima volta, prima dell’inizio della fine. Era ancora legato ai suoi compagni, e voleva dargli l’opportunità che capissero, che comprendessero che ciò che sarebbe venuto sarebbe stato meglio per tutti, alla fine. E se non avessero condiviso… lui era pronto a fare ciò che andava fatto.
Ma il tempo stringeva. Molti erano i piani che aveva in mente, e sempre meno il tempo a sua disposizione. Tutto doveva essere calcolato nei minimi dettagli.
Dopo aver sigillato quel Mondo, il Maestro si avviò verso casa, pronto a inaugurare una nuova era di Oscurità nei Mondi.

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Capitolo 13
*** Reconnect: Kingdom Hearts ***


E quindi... ci siamo. La fine della mia prima storia. Ho voluto finire al numero 13, non a caso. La cosa mi fa uno strano effetto. Non avrei mai pensato di comporre una fanfiction, men che mai di questo genere, ma sono contento di averlo fatto e di aver condiviso con voi questa mia interpretazione di Xehanort e della sua storia, entrambi sono elementi affascinanti della saga, a mio parere. Ovviamente, essendo la mia prima, sono al corrente ci sono un sacco di pecche e difetti. Mi auguro solo vi siate divertiti a leggergela quanto io a scriverla. A chiunque abbia seguito, dall'inizio alla fine, i miei più sentiti ringraziamenti, e spero alla prossima volta!

BEFORE KINGDOM XIII

Reconnect: Kingdom Hearts

"Questo Mondo è troppo piccolo." Xehanort guardava le onde infrangersi sulla riva. Come ogni giorno, era uscito, aveva preso la sua barca ed era tornato sull'Isola a contemplare il mare. Gli piaceva stare lì; nel corso degli anni, aveva esplorato ogni anfratto di quel posto, dal ponte fatiscente fino alla piccola grotta nascosta. Ormai conosceva quel posto come il palmo della sua mano. Ma da tempo ciò non gli bastava più. Cercava altro. Nuove terre. Nuovi orizzonti. Una nuova vita. "Bisognerebbe fare qualcosa... ma cosa?" La solita domanda. Aveva tentato di tutto: costruire una zattera, provare a convincere i compaesani, perfino ad aprire la porta misteriosa... niente. E fallire non lo aveva calmato, come i suoi amici e familiari speravano, anzi aveva solo intensificato la sensazione d'impotenza che lo assaliva. "Voglio andarmene da qui. Voglio altro nella vita. Non è questo il mio destino. Io sono destinato a... " A che cosa? Non lo sapeva neanche lui.

“Alla grandezza.” Una voce alle spalle del ragazzo lo fece girare di scatto. Una figura incappucciata, avvolta in un mantello con cappuccio marrone, lo fissava. “Chi sei?” Era ovvio che non era un abitante delle Isole.
“Questo Mondo è stato collegato. Collegato all’Oscurità… e presto sarà completamente eclissato.”
Xehanort squadrò il nuovo venuto con rinnovato interesse.
“C’è così tanto da imparare… e tu capisci così poco. Ma tutto questo può cambiare.”
“Insegnatemi, dunque. Cosa sapete voi che io non so?”
“Nulla, in realtà” disse lo sconosciuto, avvicinandosi “Visto che io sono te. Te proveniente da un’epoca che deve ancora arrivare.”
Xehanort rimase interdetto. Stava per dire qualcosa all’incappucciato, ma poi vide cosa c’era – o meglio, cosa non c’era – sotto al cappuccio, e si ritrasse, pensieroso.
Intanto l’altro proseguì: “Tu sei destinato alla grandezza. Presto il tuo sogno si avvererà, e prima di quanto pensi ti ritroverai in cima a vette di potere e saggezza inarrivabili agli esseri comuni. Nulla sarà fuori dalla tua – dalla nostra – portata. E tuttavia sono venuto a interferire col corso degli eventi, perché ci sono delle persone che ci ostacolano nel futuro.”
“Chi sono?”
“Nemici della conoscenza. Persone di mentalità ristretta, che si oppongono alla verità solo sulla base di preconcetti, con troppa paura dell’ignoto. Condannano ciò che non comprendono. E purtroppo hanno fermato in parte il piano del nostro “io” più anziano. Ed è per questo che sono venuto a rimediare. Io non sono altro che un'ennesima versione di te, una versione ancora incompleta purtroppo. Per venire nella tua epoca, ho dovuto sacrificare anche quel poco che avevo, ed è questo il motivo del mio aspetto attuale. Il mio nome non ha importanza, ma se proprio devi, puoi chiamarmi... Ansem.”
In cuor suo, Xehanort non aveva mai dubitato dello straniero. Tutto ciò che diceva, per lui aveva perfettamente senso. Che fosse la verità era l’unica spiegazione logica. ‘Se io andassi a trovare una mia versione più giovane, è esattamente così che agirei’, si ritrovò a pensare.
“Dimmi cosa devo fare.”

“Questo è un Keyblade” disse Ansem. “Non vi è tempo di addestrarti a sufficienza, ma avrai a tua disposizione anche il potere temporale per aiutarti. Il tuo innato talento farà il resto. Nessuno degli avversari che incontrerai ha le abilità necessarie a fermarti del tutto.”
Xehanort esaminò l’arma consegnatagli. Era la prima volta che vedeva un oggetto di simile fattura, eppure nel prenderlo tutto gli era parso incredibilmente… spontaneo, come se non avesse mai fatto altro nella vita che brandire quell’arma.
“Ho capito come funzionano i corridoi oscuri. E tu ora cosa farai, Ansem?”
“Io rimarrò qui, e attenderò. Devo creare un collegamento quando il momento sarà opportuno. Vai, ora. Raduna le nostre versioni e trova Sora. Ti verranno rivelate tutte le nostre conoscenze, e imparerai che è tutto già in moto. Certo, dimenticherai quello che avrai appreso, ma non per sempre. Il tuo cuore ricorderà al posto tuo.”
“Quando il nostro “io” più anziano tornerà, le Tredici Oscurità e le Sette Luci si affronteranno, per forgiare la chiave suprema…” Ripeté Xehanort mentre si avviava verso il portale lasciatogli da Ansem.
Era solo un ragazzo, desideroso di visitare nuovi Mondi. E ora, il suo desiderio si era avverato, sebbene in un modo del tutto inaspettato. Ora, avrebbe viaggiato nelle varie epoche, per incontrare tutte le sue versioni future, ed affrontare i guerrieri della Luce in favore dell’Oscurità.
Xehanort strinse saldamente il Keyblade nella mano, e annuì, con una nuova luce negli occhi.
Aveva trovato ciò a cui era destinato.


La Terra di Partenza. Due ragazzi, dopo una sessione di allenamento, ingannano il tempo giocando a scacchi. E come tutti i ragazzi della loro età e del loro Ordine, hanno delle ideologie, e la voglia di plasmare il loro destino.
“Hai sentito della vecchia Guerra dei Keyblade?”
“Sì. La storia preferita dal Maestro.”
“Quindi conosci i Maestri Perduti. Sono coloro che hanno dato inizio alla Guerra dei Keyblade.”
“Mai sentiti nominare.”
“…puoi smetterla con la farsa.”
[…]
“E su quella terra, l’Oscurità trionferà e la Luce morirà… il futuro è già stato scritto.”
“Chi dice che non posso cambiarlo? E forse la Luce trionferà. C’è più nella Luce di quanto si pensi.”
Eraqus: “Ne rimarresti sorpreso.”
Xehanort: “Oh, lo spero proprio.”

BEFORE KINGDOM - FINE

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