Before Kingdom di DARKOS (/viewuser.php?uid=824911)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Una Casa Accogliente ***
Capitolo 3: *** Crescita ***
Capitolo 4: *** Il Duello ***
Capitolo 5: *** Maestria ***
Capitolo 6: *** Venti di Guerra ***
Capitolo 7: *** Lezioni di Luce ***
Capitolo 8: *** Sguardi nel Buio ***
Capitolo 9: *** Forze del Male ***
Capitolo 10: *** Forze dell'Oscurità ***
Capitolo 11: *** Re e Pedine ***
Capitolo 12: *** Nascita dal Sonno ***
Capitolo 13: *** Reconnect: Kingdom Hearts ***
Capitolo 1 *** Il Risveglio ***
Uhm...salve. (Non sono bravo con queste cose) Dunque, definirmi un
aspirante scrittore è eccessivo, ma ho comuqnue deciso di
provarci, e questa è la mia primissima creazione, "Before
Kingdom". Una mia interpretazione degli eventi della vita di Xehanort,
personaggio che mi ha sempre affascinato. Come ho detto, è
la prima volta che scrivo, e so che i capitoli sono brevi, dall'ottavo
in poi miglioreranno (spero). Infine, un sentitissimo ringraziamento a
Liberty89 per avermi incoraggiato prima a scrivere e poi a pubblicare
qui. Buona lettura, spero vi piaccia!
BEFORE KINGDOM
IL RISVEGLIO
"Questo Mondo è troppo piccolo."
Xehanort guardava le onde infrangersi sulla riva. Come ogni giorno, era
uscito, aveva preso la sua barca ed era tornato sull'Isola a
contemplare il mare. Gli piaceva stare lì; nel corso degli
anni, aveva esplorato ogni anfratto di quel posto, dal ponte fatiscente
fino alla piccola grotta nascosta. Ormai conosceva quel posto come il
palmo della sua mano.
Ma da tempo ciò non gli bastava più. Cercava
altro. Nuove terre. Nuovi orizzonti. Una nuova vita.
"Bisognerebbe fare qualcosa... ma cosa?"
La solita domanda. Aveva tentato di tutto: costruire una zattera,
provare a convincere i compaesani, perfino ad aprire la porta
misteriosa... niente.
E fallire non lo aveva calmato, come i suoi amici e familiari
speravano, anzi aveva solo intensificato la sensazione d'impotenza che
lo assaliva.
"Voglio andarmene da qui. Voglio altro nella vita. Non è
questo il mio destino. Io sono destinato a... "
A che cosa? Non lo sapeva neanche lui.
Xehanort si voltò e tornò alla barca. Anche oggi,
non sarebbe cambiato nulla. Le onde avrebbero avuto lo stesso suono. La
porta sarebbe rimasta chiusa. Lui sarebbe tornato a casa...
Un movimento dietro di lui. Si voltò di scatto. Davanti a
lui ora si contorceva una creatura sconosciuta, una specie di forma
insettoide tutta scura. Una? No, decine. Sembravano spuntare dal
terreno.
"Che cosa dia-?" Non poté finire la frase, che le creature
si scagliarono contro di lui, pronte ad assalirlo.
Xehanort non perse tempo: si chinò, raccolse un bastone da
terra, e vibrò fendenti all'ignota minaccia.
Inaspettatamente, le creature furono colpite e caddero a terra, ma si
rialzarono poco dopo, più agguerrite di prima.
Il ragazzo tuttavia non si demoralizzò. Ci sarebbe voluto
ben altro per scoraggiarlo o farlo indietreggiare. Assunse una
posizione di guardia.
Ma all'improvviso, un fortissimo bagliore investì lui e le
creature.
Quando Xehanort riaprì gli occhi, davanti a lui non c'erano
più quegli esseri scuri, ma un'alta figura, ammantata in una
strana armatura e con una misteriosa arma nelle mani. Un'arma davvero
bizzarra... sembrava una chiave.
"Dunque non mi sbagliavo. C'erano Heartless nei paraggi. Tutto bene,
ragazzo?"
Il ragazzo non rispose. Era ammutolito, e non a causa dello strano
equipaggiamento dello straniero, o della sua comparsa. C'era
dell'altro... avvertiva qualcosa provenire da lui, come una forza
invisibile.
Intanto, il nuovo venuto lo scrutava, pensoso.
‘Non sono capitato qui per caso’ pensò
‘questo giovane mi ha condotto fin qui. Ha affrontato gli
Shadow, quando chiunque sarebbe fuggito, e li ha danneggiati con un
bastone! Che Cuore forte!’
Stava per aprire bocca ma Xehanort lo anticipò.
"Come avete fatto a fare quelle cose?"
La domanda lo stupì. Non aveva chiesto "Da dove venite", o
"chi siete", le domande che gli ponevano di solito.
"Ti piacerebbe imparare, eh?... perché non vieni con me?"
Una nuova luce brillò negli occhi di Xehanort, che
annuì. Aveva trovato ciò cui era destinato.
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Capitolo 2 *** Una Casa Accogliente ***
BEFORE KINGDOM -- PARTE II
UNA CASA ACCOGLIENTE
"Questa" esordì " è la Terra di Partenza."
Xehanort si trovava in uno spiazzo circolare, e guardava il castello
che la sua guida gli stava mostrando.
Un castello dalla forma piuttosto asimmetrica, con stanze che si
sporgevano quasi nel vuoto e sorrette da catene che - il giovane
avrebbe giurato - erano fissate lì per magia.
Non c'era voluto molto per convincerlo a partire. Lo sconosciuto gli
aveva spiegato per sommi capi che stava tornando alla sua casa e che,
se lui voleva, poteva seguirlo. Xehanort aveva annuito.
"Pensaci bene però" aveva proseguito l'altro "stai per dire
addio alla tua famiglia, ai tuoi amici e alla tua casa natale. Sei
davvero sicuro?"
Xehanort aveva annuito di nuovo.
"So che potrebbe essere difficile per te da accettare, ma non siamo
più dove eravamo prima. Ora siamo in un altro Mondo. Ce ne
sono parecchi, ma questo è la nostra base, dove ci riposiamo
e ci alleniamo in vista del momento in cui i nostri poteri serviranno
di nuovo. Ed è anche un Mondo particolare. Ne ho visto solo
un altro paio con simili peculiarità. Ora vieni, entriamo."
Salirono le scale ed entrarono aprendo un gigantesco portone per
l'ingresso principale. Una volta dentro, Xehanort notò una
vasta sala al chiuso, con tre troni in fondo...e due ragazzi che si
addestravano al centro.
Uno dei due notò la loro presenza, l'altro seguì
il suo sguardo e si avvicinò alla coppia.
"Maestro, finalmente avete fatto ritorno. Ero in pensiero." Era un
ragazzo piuttosto robusto, un po’ più basso di
Xehanort ma ben piazzato, con una massa di capelli scuri. A un certo
punto notò l'ospite, e si fermò. "Chi...?"
Il Maestro introdusse i presenti al nuovo venuto: "Lui è
Eraqus, un mio discepolo. E il ragazzo in fondo è Yen Sid."
L'altro ragazzo era ancora fermo al centro della sala, immobile come
una statua. Era parecchio alto, quasi allampanato, con corti capelli
bruni, e uno sguardo serio. Quando fu fatto il suo nome, rispose con un
breve cenno del capo.
"E lui invece è Xehanort. Mi sono ritrovato nel suo Mondo,
poco fa, e ho deciso di prenderlo con me. Penso abbia del potenziale."
Mentre parlava, il gruppetto si era avvicinato al fondo della stanza,
davanti ai tre troni. Ora i tre ragazzi guardavano verso di essi,
mentre il Maestro occupava lo scranno centrale.
"Dunque" esordì, dopo essersi seduto "adesso ho un altro
apprendista. Immagino ci sia parecchio tu mi voglia chiedere e non
è nulla paragonato a quanto io devo rivelarti, ma ce ne
occuperemo dopo.
Per ora, voglio che tu sappia l'essenziale. Mi hai visto fare 'quelle
cose', prima. Era l'abilità di un Custode del Keyblade. Noi
siamo un ordine che s'impegna a preservare l'equilibrio fra Luce e
Oscurità, per evitare che avvengano disastri nell'Universo e
per proteggere le persone. Acconsentendo a vivere qui, ti impegni a
brandire un enorme potere e tutte le responsabilità che esso
comporta, nonché a difendere i Mondi dalle forze
dell'Oscurità. Accetti?"
Xehanort non aveva dubbi. Era tutto ciò che desiderava.
"Sì," disse "Accetto."
Il Maestro chinò il capo, con espressione pensosa. Ma quando
parlò di nuovo, la sua voce era ferma e decisa. "Allora
siamo d'accordo. Ora Eraqus ti mostrerà i tuoi alloggi.
Riposa, e domani potremo iniziare il tuo addestramento."
Il giovane prese congedo e segui il suo nuovo compagno di studi. Era
euforico. Il castello, la stanza, il Maestro...era tutto come se l'era
immaginato. Anzi, addirittura migliore. L'indomani avrebbe appreso di
più sui suoi nuovi doveri e privilegi. E a quel giorno ne
sarebbero seguiti altri, ognuno dei quali avrebbe contribuito a saziare
la sua sete di conoscenza. E poi...
‘E poi quel trono sarà mio.’
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Capitolo 3 *** Crescita ***
BEFORE KINGDOM -- PARTE III
CRESCITA
Erano passati alcuni mesi da quando Xehanort era arrivato alla Terra di
Partenza e aveva eseguito la Cerimonia per diventare a tutti gli
effetti un possessore del Keyblade.
In quei mesi, il ragazzo si era adattato alla sua nuova vita con una
rapidità che aveva dell'incredibile: aveva già
raggiunto il livello dei suoi due compagni e anzi, in qualche campo
addirittura li superava (anche se questo Eraqus non lo avrebbe ammesso
mai). Il Maestro sicuramente provava piacere a vedere un simile
talento, eppure non riusciva a liberarsi del tutto da una certa
apprensione. Una crescita del genere era innaturale, pensava, persino
per gente come loro, che piegavano la natura in più di un
modo. Comunque, finora la condotta del suo nuovo pupillo era
eccellente, quindi non poteva fare altro che lodare il suo apprendista.
Xehanort non si preoccupava di ciò: era all'apice della sua
vita, e il fatto di essere speciale anche in mezzo a
quell'élite lo rendeva euforico.
"Xehanort" Eraqus lo riportò con i piedi per terra "Yen ha
finito."
'Bene.' Xehanort si voltò verso Yen Sid, impaziente.
Questi aprì gli occhi. "Li ho individuati. Poco
più avanti, nel prossimo Distretto."
La loro missione stavolta li aveva portati in una remota
Città, a caccia di Heartless. Grazie allo Scan di Yen Sid
-così sviluppato da poter percepire altre forme di energia
anche a notevoli distanze- stavano per togliere di mezzo anche gli
ultimi.
"Mettiamoci in moto. Prima li troviamo, prima finiamo." Xehanort prese
in mano la situazione. Non era un problema: i tre si conoscevano da
poco, ma avevano già legato. Insolitamente, lo stesso
Xehanort aveva avviato questo legame con i due, con i quali si sentiva
parecchio a suo agio: lui e Yen Sid potevano iniziare discussioni su
praticamente qualsiasi cosa si trovasse scritta su un libro, che si
trasformavano in accesi dibattiti che li impegnavano fino a notte
fonda; in quanto a Eraqus...Xehanort non avrebbe saputo dire
perché, ma sentiva parecchia affinità con quel
ragazzo, sebbene non avessero quasi nulla in comune. Era scattata una
simpatia reciproca quasi da subito.
"Che strano Mondo" diceva intanto Yen Sid "Sembra una città
come le altre, ma percepisco diverse energie sopite scorrere nelle
pareti, nel sottosuolo...perfino nell'aria."
"Il Maestro aveva detto che esistevano altri Mondi come la Terra di
Partenza," rispose Xehanort "Questo potrebbe essere uno di loro, ma
qual è il suo scopo? C'entra forse con la comparsa degli
Heartless?"
"Possibile. Tu credi--"
Yen Sid dovette interrompersi, poiché un'orda di Heartless
aveva fatto la sua comparsa.
Shadow, Neoshadow, Darkballs, e...qualcos'altro.
"Cos'è QUELLO?" chiese Eraqus.
"Darkside" Rispose Xehanort "Un Heartless molto potente che compare
solo ai Custodi. Si dice reagisca alla presenza del Keyblade, e che ne
sia addirittura collegato."
"Verifichiamolo, allora. Incrocio Sonico!" Eraqus si aprì un
varco in mezzo agli Heartless, falciandoli mentre passava.
Le creature non ebbero modo di reagire. "Magnetega" Yen Sid
alzò appena il Keyblade, attirandoli a sé.
"Thundaga!" con un gesto secco, riportò il Keyblade
giù mentre i suoi tuoni facevano a pezzi il nemico.
Intanto, Xehanort si era portato davanti all'Heartless gigante,
osservandolo.
'Davvero incredibile' pensò 'Ha una struttura simile a
quella degli Shadow, ma allo stesso tempo presenta parecchie
differenze.'
Il Darkside alzò un braccio, preparandosi a schiacciare il
piccolo nemico.
"Bene, non mi servi più. Zantetsuken!" Con un movimento
rapido e fluido, il giovane Custode colpì l'Heartless
proprio nell'incavo a forma di cuore, decretandone la fine.
"Direi che abbiamo finito. Torniamo e facciamo rapporto." Eraqus si
stava già incamminando, e così Yen Sid, ma
Xehanort non accennava a partire.
"Tornate a casa prima di me. Faccio un ultimo sopralluogo." Voleva
assicurarsi che ogni Heartless fosse stato abbattuto.
Rimasto solo, il giovane si guardò attorno...fino a quando
scorse una figura che lo osservava da un tetto. Il suo sesto senso non
gli diceva nulla di buono.
"Ehi! Tu chi sei?!" La figura si volse e si allontanò.
"Torna qui!"
Xehanort voleva vederci chiaro. In pochi balzi, era salito sul tetto e
aveva raggiunto l'individuo...solo per scoprire che brandiva un
Keyblade, proprio contro di lui.
"Mh...potrebbe essere più dura del previsto."
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Capitolo 4 *** Il Duello ***
BEFORE KINGDOM -- PARTE IV
IL DUELLO
Le due figure si fronteggiavano, immobili. Xehanort studiava il suo
avversario, ma nel frattempo il suo cervello lavorava in modo frenetico.
Non sapeva esistessero altri col loro stesso dono: da dove veniva
costui? Il Maestro ne era a conoscenza? Se sì,
perché non gliene aveva parlato?
Un movimento dell'avversario interruppe il suo flusso di pensieri.
"Firaga" disse, in modo quasi annoiato. Xehanort reagì
immediatamente. "Gelosbarramento!". Un muro di ghiaccio
bloccò la palla di fuoco diretta verso di lui. I due
continuarono a scambiarsi attacchi.
"Tripla Blizzaga!" Cristalli di ghiaccio volarono verso Xehanort.
"Antimaga!" esclamò lui, e i cristalli caddero,
conficcandosi nel terreno. Xehanort girò su se stesso e
contraccambiò. "Luce Ardente!" "Reflex!" Proiettili di fuoco
volarono fuori dal Keyblade solo per venire respinti dalla barriera
dell'avversario. Ma il suo trionfo durò poco, quando si
accorse del filo magnetico che lo collegava a Xehanort. Facendo leva,
il giovane mandò lo sconosciuto a infrangersi contro un
edificio vicino. Lo sconosciuto si rialzò, apparentemente
illeso. "Vedo che ci sai fare, con la magia. Ma questo scontro"-Il
Keyblade si materializzò di nuovo-"verrà deciso
dalla nostra abilità con la spada."
Xehanort sorrise, saltò su un tetto più largo
fra loro, e si mise in posizione, facendo un cenno beffardo
al nemico. "Prego."
I Keyblade si incontrarono a mezz'aria, provocando scintille. Xehanort
dovette ammetterlo: l'altro ci sapeva fare, da vicino. Ma lui non si
era allenato per niente. Mirò al fianco, solo per cambiare
traiettoria all'ultimo e puntare alla testa. Non aveva protezioni,
quindi lo scontro sarebbe potuto finire anche prima di iniziare col
giusto attacco. Ma il Keyblade dell'avversario intercettò il
suo e devio l'assalto, dopodiché puntò con un
affondo al cuore. Xehanort rimase interdetto, ma riuscì a
scattare all'indietro per evitarlo. Continuarono su questo ritmo,
scambiandosi colpi a terra e in aria, fino a quando l'incappucciato
scattò in avanti, avvolto da un'aura oscura. "Ars Solum!" E
col suo Keyblade iniziò a falciare l'aria, colpendo
freneticamente.
Qualsiasi altro apprendista sarebbe stato colto alla sprovvista da
questa tecnica. Ma non se quell'apprendista era Xehanort. "Ultimo
Arcanum!"
Una pioggia di scintille illuminò l'area, mentre i due
guerrieri mulinavano fendenti a tutto spiano. Con un ultimo colpo di
grazia, i due si scontrarono, con un suono che riverberò per
i tetti, infrangendo le tegole vicine.
Keyblade contro Keyblade, era ora uno scontro di potenza. Lo
sconosciuto guadagnò rapidamente terreno, premendo contro
Xehanort. Quest'ultimo rimase sconcertato: raramente gli capitava di
perdere in un conflitto del genere, se non contro Eraqus. In
più, l'avversario sembrava attingere a una forza non sua,
che gli aumentava le abilità.
"Uhuhuhuh, non sai nemmeno usare il Guilt degli Heartless che
sconfiggi?" disse l'incappucciato, anche se il suo tono sembrava
provato dallo sforzo. "Voi predicatori della Luce siete patetici.
Dissolviti nell'Oscurità!"
"Giammai" rispose Xehanort. 'Iter Fatale!' Con rinnovata forza, il
giovane spinse via il suo rivale, portò il Keyblade sotto di
lui e con un enorme sforzò vibrò un fendente
verso l'alto, sollevandolo in aria. L'altro si stupì, ma non
ebbe il tempo di formulare una controffensiva, che si
ritrovò un Keyblade appoggiato alla schiena. "Yen! Ora!"
Gridò Eraqus.
"Colpo Antima!" "Slam Aereo!"
Con la forza congiunta della gravità e del suo colpo, Eraqus
spedì l'avversario contro il tetto, in un'esplosione di
detriti.
"Non vi avevo detto di tornare indietro?" commentò Xehanort,
quando gli altri lo raggiunsero. "Ehi, è così che
ci ringrazi?" Eraqus gli prese la testa sottobraccio. "Te l'avevo detto
che non ci conveniva salvarlo, Yen! Prima, dovevamo lasciare che si
facesse più male, magari si ammorbidiva anche l'interno!"
Xehanort si liberò dalla presa "Salvarmi? Avevo tutto sotto
controllo." E senza dargli occasione di ribattere, si
concentrò sul nemico, che giaceva supino sul tetto
distrutto. "Chi sei? Perché mi hai attaccato? Sei stato tu a
liberare gli Heartless? Parla!"
Dal corpo uscì una risatina roca. "Ehehh...Sei forte, ma con
la sola forza non otterrai le risposte che cerchi. Ed io non sono
nessuno, solo un mezzo per valutare i risultati del mio Mentore...lui
vi spazzerà via. Non ancora, ma appena avrà i
mezzi, la vostra patetica Luce crollerà, come tutto il
resto! Godetevi la vostra breve vittoria, finché dura..."
Dopodiché sparì, in una nuvola di fumo. Rimase
solo il soprabito nero.
"Ma chi era?" disse Eraqus. "Sarebbe meglio chiedersi CHE COSA era."
rispose Yen Sid.
"Inutile domandarselo, a questo punto" tagliò corto
Xehanort. Per la prima volta da quando aveva ottenuto il Keyblade, era
insicuro. E irrequieto. "Torniamo a casa, e facciamo rapporto. Il
Maestro saprà forse illuminarci."
'E rispondere alle mie domande sul passato, finalmente.'
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Capitolo 5 *** Maestria ***
BEFORE KINGDOM – PARTE V
MAESTRIA
La sala principale era avvolta in un silenzio carico di tensione,
mentre i ragazzi attendevano che il loro Maestro parlasse.
Quest’ultimo, dopo averli osservati, incominciò:
” Sapete bene perché siamo riuniti qui. Oggi
è un giorno speciale, dove i vostri ideali e la vostra
determinazione saranno messi alla prova. Ricordate che questa non
è una prova di forza, né una di
volontà. Ma una prova di cuore.
E ora” - materializzò il suo Keyblade
-“Che l’Esame di Maestria cominci!”
Xehanort ancora non riusciva a capacitarsi dell’improvviso
cambiamento. Aveva affrontato il Maestro appena tornato, sommergendolo
di domande sull’identità
dell’incappucciato. Si era aspettato di ricevere il solito
monito sul non curiosare e non chiedere informazioni per le quali non
era pronto, invece con sua grande sorpresa il Maestro gli aveva
comunicato che di lì a un mese avrebbe tenuto
l’Esame di Maestria.
Xehanort era stato colto di sorpresa. Ma ora era pronto.
La prima parte, una pura formalità, era terminata. Ora
Xehanort ed Eraqus si fronteggiavano uno di fronte l’altro.
Ai lati delle colonne, Yen Sid osservava in disparte. Aveva deciso di
non partecipare all’Esame, non ritenendosi sufficientemente
degno di portare il titolo di Maestro. Quello era un po’ il
suo problema, decise Xehanort, era troppo cauto e pavido. Ma ora si
concentrò sull’amico che gli si parava davanti.
Il Maestro, dopo aver osservato i due giovani candidati, diede il
segnale. Era iniziato.
Eraqus si gettò subito contro Xehanort, vibrando affondi
rapidi e precisi. Quest’ultimo, invece di schivare (gesto che
lo avrebbe lasciato esposto) si limitò ad evocare una
barriera. Eraqus avrebbe rotto facilmente una barriera circolare,
perciò Xehanort la modificò, lasciandosi scoperto
dietro e formando un muro spesso e compatto di forma rettangolare fra
lui e l’avversario. Eraqus non si lasciò
impressionare a lungo: fece un balzo all’indietro ed
evocò delle catene di luce che oltrepassarono la barriera.
‘Luce Imprigionante, la sua specialità’
pensò Xehanort “Raid circolare!” il suo
Keyblade, guidato dalla magia del vento, andò a colpire
tutte le catene, recidendole. Eraqus intanto aveva approfittato per
avvicinarsi a Xehanort e attaccare. Non essendo portato per gli scontri
prolungati, voleva concludere con un colpo pulito. Il Keyblade di
Xehanort intanto era arrivato al culmine della parabola e stava
iniziando la traiettoria del ritorno.
Xehanort appoggiò le mani al pavimento. “Strali
Attivi!” disse, mentre colonne di fulmini scaturivano dal
terreno attorno a lui. “Incrocio Sonico!”
urlò Eraqus, portandosi in avanti. Ora era una freccia
luminosa, rapidissima e letale. Il Keyblade, intanto, era sempre
più vicino…
Eraqus perforò lo strato di elettricità, ed
entrato nel cerchio, incontrò lo sguardo di Xehanort.
L’incontro era ormai deciso.
I fulmini svanirono, rivelando i due contendenti. Xehanort si trovava
alle spalle di Eraqus, puntandogli il Keyblade alla schiena. Entrambi
avevano il fiato corto.
“Quindi ora sei anche capace di usare Stop senza Keyblade?
Diamine…” Eraqus abbassò
l’arma.
Xehanort fece altrettanto e gli sorrise. “Se avessimo potuto
usare gli Stili, sarebbe andata diversamente.”
“Bene, ” iniziò il Maestro,
richiamandoli all’ordine. “è stato uno
scontro interessante. Entrambi avete dato prova di grande competenza.
Xehanort, nonostante il tuo talento, hai imparato a riconoscere il
valore e la pericolosità dell’avversario. Eraqus,
finalmente non hai più paura della sconfitta. Immagino che
entrambi abbiate imparato molto oggi, fatene tesoro.
Sembra proprio che abbiamo due nuovi Maestri da oggi.”
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Capitolo 6 *** Venti di Guerra ***
BEFORE KINGDOM – PARTE VI
VENTI DI GUERRA
20 anni più tardi. La Terra di Partenza.
Una figura imponente varcava il corridoio per la sala principale ad
ampie falcate, diretta verso gli altri due uomini che discutevano fra
loro. Eraqus e Yen Sid interruppero la loro conversazione per
accogliere il loro compagno appena tornato.
“Xehanort.” Incominciò Eraqus, appena i
due s'incontrarono “Bentornato. Novità?”
“Qualche ondata anomala di Heartless qua e là, ma
per il resto, niente da segnalare.” Riferì il
Maestro, mentre i tre prendevano posto sugli scranni. “Nulla
turba i Mondi. Voi avete fatto progressi?”
Intervenne Yen Sid. “Non ancora. Non è facile
individuare altri utilizzatori di Keyblade in questo vasto Universo. E
questo la dice lunga sul trovare altra gente con la predisposizione a
impugnare un Keyblade. Per ora siamo soli.”
Nulla di nuovo. Erano anni ormai che loro tre si dividevano i compiti,
da quando il loro Maestro era partito. Eraqus era stato nominato suo
successore, e gestiva le operazioni dalla Terra di Partenza. Yen Sid si
occupava principalmente di localizzare nuovi adepti, o al limite di
trovare altri utilizzatori e contattarli, finora senza esito. Xehanort
veniva invece inviato in missione sul campo, a controllare e
sorvegliare i Mondi. Era il cavallo di battaglia, il guerriero attivo.
Non gli dispiaceva. Con l’età, aveva concluso che
si impara di più tra i vicoli di una città che
dall’alto di un trono. E il loro mentore non si era
più visto dalla notte in cui, dopo l’ammissione di
Yen Sid al rango di Maestro, gli aveva svelato la vera
identità del nemico incontrato in quella missione fatale.
‘Non ho sempre vissuto qui da solo. Anch’io sono
stato giovane, avevo anch’io una guida. E un compagno. Ma
mentre io volevo usare le mie capacità per proteggere e
servire, lui guardava al Keyblade come a uno strumento per acquisire il
potere in fretta. Fece esperimenti impensabili, completò
tecniche proibite, risollevò oscuri segreti.
Finché uccise persino il nostro Maestro. Provai a fermarlo,
ma ormai ero troppo debole. Dopo quell’avventato gesto, si
ritirò in solitudine, continuando a sprofondare
nell’Oscurità e nella follia. E quello
è il nemico che un giorno dovrete affrontare.’
Dopo quel discorso, la loro vecchia guida si era ritirata, decidendo di
passare gli ultimi anni in serenità. Aveva fiducia che i
suoi allievi sarebbero riusciti dove lui aveva fallito. Facile a dirsi.
Loro erano solo in tre, il nemico invece sembrava avere accesso a varie
risorse, fra cui quella di produrre questi simulacri in grado di
brandire un Keyblade. L’unico motivo per il quale i Mondi
erano ancora tranquilli era la sete di conoscenza del loro avversario,
che lo spingeva ad essere cauto e ad aspettare il momento opportuno.
Eraqus ascoltò i due, sovrappensiero. Poi si alzò
e disse: “Bene, inutile continuare a rimuginarci sopra.
Possiamo solo continuare col nostro operato. Xehanort, per ora
riposati, hai fatto un buon lavoro. Più tardi vorrei
chiederti di aiutare Yen Sid con-“ s’interruppe
improvvisamente. Guardò i compagni. A giudicare dalle loro
espressioni, anche loro avevano percepito la stessa cosa.
Oscurità. Parecchie. In rapido avvicinamento.
Yen Sid assunse un cipiglio serio, Eraqus sfoderò il
Keyblade, e Xehanort fissò il soffitto. Dunque la sete di
conoscenza si era colmata, il nemico stava per attaccare.
“E ha deciso di iniziare dalle nostre porte.”
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Capitolo 7 *** Lezioni di Luce ***
BEFORE KINGDOM – PARTE VII
LEZIONI DI LUCE
Le figure incappucciate riempirono il cortile del palazzo e iniziarono
a evocare Heartless da portali oscuri.
Nere ombre iniziarono a contorcersi e a prendere forma…
finché catene di luce si materializzarono dappertutto e
distrussero i portali assieme al loro contenuto. Anche qualche
guerriero incauto fu avvolto nelle spire abbaglianti e subito consumato
dalla Luce.
I sopravvissuti si voltarono e videro un cavaliere in armatura
dirigersi verso di loro, Keyblade in mano. La sua sola vista li
accecò: era come se emanasse Luce, un’aura
luminosa pronta a estirpare il male.
Eraqus squadrò i suoi avversari. Dopodiché,
entrò in Accelerando ed iniziò a fendere i suoi
avversari. Invano i nemici provarono a contrattaccare: ogni
colpo veniva respinto e annullato. La sua armatura era un muro
impenetrabile, la sua chiave una lama luminosa pronta a colpire.
In pochi istanti, gran parte degli invasori era stata respinta. Ad un
gesto del Maestro, comparvero sfere di luce che iniziarono a proiettare
giganteschi raggi di energia per tutta l’arena, decimando gli
sventurati rimasti.
“Dovrete impegnarvi molto di più, se volete
profanare questo luogo” disse Eraqus, mentre teneva un
incappucciato avvolto nelle sue catene. Improvvisamente, un
fulmine si frappose fra loro, e un cavaliere in armatura nera
entrò nella mischia. Enorme e imponente, la sua chiave era
un groviglio di sigilli e rune sbiadite. Eraqus capì subito
che il nuovo venuto era più forte degli altri.
Annullò lo Stile Accelerando.
Il Maestro si ricompose, ed evocò tutta la sua forza,
inondando il suo cuore di Luce. “Ultimo Stile:
Lezioni di Luce”. Nuovo potere pervase
l’armatura, mentre dietro ad essa comparve un sigillo magico
di dimensioni considerevoli, con sopra incisi simboli di potere. Come
un samurai, il Maestro si mise in guardia, ed attese
l’avversario. Quest’ultimo evocò un
secondo Keyblade e partì all’assalto.
L’impatto fu violento e avrebbe sbalzato via gli altri
incappucciati, se ne fosse rimasto qualcuno. I due si scambiarono
fendenti a impressionante velocità, il Maestro che teneva
egregiamente testa a due armi contemporaneamente, finché il
cavaliere nero non capì che non ci sarebbe stato progresso
continuando a quel modo. Allora scartò
all’indietro e lanciò il suo Keyblade, potenziato
dalla magia del vento, mentre con l’altro faceva partire un
globo di ghiaccio. Il Maestro vibò un fendente ed
evocò sfere di luce neutralizzando i due attacchi, ma era
proprio ciò che il cavaliere aspettava: facendo ricomparire
in fretta il Keyblade lanciato, evocò una meteora contro il
nemico.
“Ahahah! Sarai pure potente, ma avresti dovuto affinare la
tua magia!” l’uomo dalle due chiavi
iniziò a schernirlo, sicuro del suo
successo… solo per accorgersi che il suo avversario ne era
uscito illeso.
“Affinare la mia magia? E va bene.” Il Maestro si
librò in aria.
Dal terreno fuoriuscirono catene che legarono il cavaliere nero, ma
quest’ultimo non si preoccupò. “Non hai
visto prima? Posso romperle quando vogl-“ le parole gli
morirono in bocca quando due tornado giganteschi si abbatterono su di
lui, paralizzandolo. Intanto, dal cielo il Maestro fece piovere sette
luci dei colori dell’arcobaleno.
Mentre le luci si abbattevano sull’arena devastando il
nemico, Eraqus atterrò su uno spiazzo lì vicino e
osservò il suo rivale fatto a pezzi.
“Non dovresti vantarti con chi ti è superiore.
Potrebbe decidere di punirti per la tua insolenza.”
Si affrettò a rientrare. La battaglia esterna era vinta.
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Capitolo 8 *** Sguardi nel Buio ***
BEFORE KINGDOM – PARTE VIII
Sguardi nel Buio
Il portone principale esplose con un boato assordante. I guerrieri
sciamarono all’interno e salirono le scale. Tra loro,
scortato da cinque cavalieri neri, avanzava l’unico a volto
scoperto. I capelli erano corti e neri come il suo abbigliamento, la
faccia inespressiva. Solo gli occhi davano a quel volto una parvenza di
emozioni, mentre scrutavano l’interno del castello.
Dopo aver sentito il fragore di un’esplosione provenire
dall’esterno, capì che qualcosa era andato storto.
Radunò gli incappucciati e i cavalieri. “Voi
cinque andate a destra: credo che abbiamo un ospite in arrivo.
Metà di voi li seguano: il resto, con me. Stando al Maestro,
ciò che cerchiamo è in fondo alla prossima
sala.”
La nera marea si divise e il comandante proseguì,
fino ad arrivare alla sala principale con un manipolo di incappucciati.
Ad attenderli, seduto sul trono centrale, vi era un imponente uomo in
armatura grigia, con un elmo a corona ed un mantello che si allargava
sul pavimento. Una mano artigliata si mosse, le dita si contrassero, ed
una barriera di pura energia, ampia quando la sala stessa, si frappose
fra lui e gli invasori.
Il comandante in nero sorrise. Evocò la sua chiave, e
avvolto in un manto di fulmini, si schiantò contro la
barriera più e più volte finché non si
ruppe e atterrò vicino agli scranni. Rialzandosi,
guardò l’uomo in armatura, e disse “Sei
migliorato dall’ultima volta.” L’uomo in
armatura chinò la testa da un lato. “Ti credevo
morto. Ti ho visto scomparire di fronte ai miei occhi.”
Il comandante rise, una risata vuota, priva di gioia o persino di
scherno. “Io sono solo il prodotto di un esperimento del
Maestro: finché lui lo vuole, posso tornare quante volte
è necessario.”
“Ah, sì, gli esperimenti del tuo adorato Maestro.
Ti spiacerebbe spiegarmeli più nel dettaglio? E
già che ci siamo, dimmi anche perché avete
aspettato così tanto per attaccare? Non potevi tornare
quante volte volevi?”
“Umpf. Devo riconoscere che ci avete sorpreso, alla
Città di Mezzo. Non ci aspettavamo un simile livello di
abilità, non ancora. E il mio Maestro è un uomo
molto cauto, che pianifica tutto nei minimi dettagli…
”
“In altre parole: vi abbiamo battuto e si è messo
paura. Molto sciocco. Bisogna colpire subito, senza dare ai tuoi nemici
il tempo di organizzarsi.”
“Silenzio!” Il comandante era stufo di quella
farsa. “Non ti permetterò di insultare oltre il
Maestro, stolto ignorante! Attaccatelo!”
Mentre parlavano, il comandante aveva segretamente piazzato delle rune
magiche, che ora immobilizzavano il maestro seduto sul trono: al
comando del loro superiore, gli incappucciati si avventarono su di lui,
trafiggendolo con le loro chiavi. Mentre la loro magia penetrava
nell’armatura, il loro avversario smise di contorcersi.
Il comandante osservò la scena soddisfatto, poi si
voltò ed esaminò le pareti. “Ora
cercate bene in questa stanza. Dobbiamo trovare la magia
dell’Oblio e farla nostra. Ah, e poi daremo la caccia agli
altri due custodi e prenderemo le loro Chiavi. Saranno un ottimo regalo
per il Maestro.”
“Ma certo. A tutti piacciono simili doni.”
Il comandante in nero si voltò di scatto. Davanti a lui,
stava l’uomo in armatura grigia, in piedi, mentre tutti gli
incappucciati giacevano a terra. Alcuni si stavano già
dissolvendo.
Prima ancora che potesse reagire, l’altro gli fu addosso,
immobilizzandolo con una mano, mentre cinque Keyblade appena evocati lo
trafiggevano.
Il comandante era basito. Non solo dalla rapida successione degli
eventi, ma soprattutto da quello che stava percependo.
“Tu… usi…
l’Oscurità?”
Mentre un alone di energia oscura lo circondava, No Heart
parlò: “Me l’hai detto tu che dovevo
ampliare i miei orizzonti ed usare più della Luce. Io imparo
in fretta. Forse è per questo che mi ritengono un
genio.”
Guardò i corpi attorno a lui. “Te
l’avevo detto: devi colpire i tuoi nemici prima che possano
organizzarsi. Venire qui oggi è stato il tuo primo errore,
togliermi gli occhi di dosso il secondo. Ma forse puoi ancora
rimediare. Perché non mi parli un po’ del tuo
Maestro e delle sue conoscenze, eh?”
Il comandante lo guardò, senza una traccia di paura negli
occhi. “Fai pure. Non mi importa di cosa farai di me. Il mio
Maestro, Chishikey, vede il quadro completo… e
sarà lui a vincere alla fine.”
“E con questo siamo a tre errori.” No Heart
serrò la presa finché il corpo non
iniziò a svanire. “E quindi si fa chiamare
Chishikey?* Che arrogante. Bene, se questi sono entrati deve essere
successo qualcosa a Yen Sid… non ce lo vedo Eraqus a perdere
contro di loro. Si ucciderebbe prima.” Disattivò
l’energia oscura che lo pervadeva. Meglio salvare le
apparenze.
Mentre si avviava, ripensava alla totale disciplina e lealtà
di quel sottoposto, e un pensiero gli attraversò la mente:
‘Dunque, un pupazzo può rivelarsi utile per molti
incarichi. Interessante.’
Arrivato al piazzale, trovò Eraqus chino su Yen Sid, steso a
terra.
Quest’ultimo era ridotto male, ma non sembrava in pericolo di
vita. Quando lo vide, esclamò: “Xehanort.
Lui… lui era qui. Si è dimostrato un avversario
superiore alle mie aspettative… ma non ho scuse per il mio
fallimento. Quando tutto questo sarà finito, vada come vada,
ho intenzione di rinunciare al mio titolo di Maestro e
Custode.”
“Via, Yen, non ce n’è bisogno,
vedrai.” Eraqus si alzò e guardò il
compagno. “Lo percepisco. Non se n’è
andato troppo lontano. Vorrei tanto inseguirlo e fargliela
pagare…”
“…ma devi rimanere qui e tenere il
forte.” Xehanort completò la frase per lui.
“Va bene. Fa parte delle tue responsabilità. E io
ora mi occuperò delle mie.”
Xehanort materializzò il suo Keyblade sotto forma di ali,
è partì all’inseguimento, pronto a
mettere la parola fine a questo conflitto.
* Per chi non ha
familiarità con la lingua giapponese,
l’affermazione di No Heart sul nome dell’avversario
potrebbe non avere senso. Chishikey, oltre ad essere formato dalla
parola “chi”, ormai famosa nella saga originale, e
dal suffisso “key”, è composto dalla
parola “Chishi” (致死) che significa grossomodo
“letale, morte”, quindi “Chiave
Letale” o “Chiave della Morte”. Inoltre,
la parola è simile a “Chishiki”, che
sempre in giapponese significa “conoscenza”.
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Capitolo 9 *** Forze del Male ***
BEFORE KINGDOM PARTE IX
Forze dell’Oscurità
Lo spazio infinito.
Una miriade di stelle, vicine e lontane, divise tra loro dalla vasta
Oscurità che componeva la maggior parte del cosmo. Xehanort
aveva già avvertito quell’Oscurità
direttamente sulla propria pelle, nella mente, nel suo cuore…
Ma non era il momento di pensare a questo ora. Poteva sentire la
presenza del suo nemico, usando l’Oscurità che lo
circondava a suo vantaggio. Si era fermato… probabilmente su
un pianeta scelto apposta nel caso venisse inseguito. “E va
bene. Se è questo quello che vuoi.” Xehanort
entrò nell’atmosfera del mondo e si
preparò alla discesa.
Si ritrovò in un’area desertica, un enorme spiazzo
desolato spazzato da raffiche di vento. Ma non era la solitudine del
luogo a catturare l’attenzione, quanto le centinaia e
centinaia di chiavi conficcate nel terreno, a formare un cerchio. Un
enorme cimitero circolare. Il Cimitero dei Keyblade.
E in mezzo, al centro esatto, trovò il suo avversario.
Sedeva per terra a fissare le proprie mani, apparentemente ignaro di
ciò che lo circondava.
“Così tu sei Chishikey.” Xehanort,
liberatosi dell’armatura, camminò verso di lui.
“Tu sei quel Maestro tanto dotato. Mi hanno parlato di
te.” Il suo avversario continuava a guardare a terra.
“Chi, i tuoi pupazzi?”
“Creazioni, non pupazzi. Manifestazioni dei ricordi di una
persona. I miei ricordi.” Ora Chishikey lo guardava. Era
molto anziano, con una barba folta, il naso adunco e i capelli un tempo
dorati sulla fronte si erano ritirati. Ma gli occhi, rossi,
conservavano uno sguardo feroce e potente. “Sapevi che i
ricordi non si trovano nel cervello? Il cervello non è altro
che una centrale che elabora i detti ricordi. I ricordi provengono dal
cuore. E sapevi che il Keyblade può operare anche su detti
ricordi? Non è facile, certo, ma i risultati possono essere
devastanti. Puoi riscrivere la vita di una persona, o addirittura
costruirne una da zero. Basta solo un po’ di
Oscurità a tenere assieme il tutto.”
Ora erano così vicini da potersi fissare negli occhi a
vicenda. Chishikey continuò: “Te lo dico
perché so che tu sei diverso da quegli sciocchi accecati
dalla Luce. Tu hai visto. Tu SAI. L’Oscurità
è onnipresente… e fin troppo utile per lasciarla
in disparte o eliminarla. Unisciti a me. Insieme, distruggeremo ogni
sciocco che proverà a fermarci, e lasceremo che
l’Oscurità governi indisturbata.”
Xehanort si era fermato, e aveva ascoltato le parole
dell’uomo con attenzione, più per misurare che
tipo di persona fosse che per esaminarle. Infine, parlò:
”Certo. L’Oscurità è
necessaria. E per via di incomprensioni e persone di scarse vedute,
sempre più ostracizzata. Ma non deve “governare
indisturbata”. La Luce, e i conflitti che si creano, sono
egualmente necessari. E se arrivato fino a qui ancora non comprendi
questo, farò bene ad eliminarti.”
Materializzò il Keyblade nella sua mano.
Chishikey si alzò. Malgrado l’età
avanzata, era ancora un uomo imponente. “Ah, vedo che hai
quel Keyblade ora. Capisco. Il tuo amico si è preso la
roccaforte, e tu ti sei preso quello. Francamente, non so chi dei due
abbia avuto l’eredità migliore.” Si
guardò attorno, indicando i Keyblade conficcati.
“Tutte queste chiavi sono una testimonianza dei tempi andati,
della famigerata Guerra dei Keyblade. Ma le vittime del conflitto non
si fermano qui. Quando io ero giovane, c’erano vari avamposti
pieni di guerrieri del Keyblade. Ma ci fu chi tentò
nuovamente di appropriarsi del potere, chi non era d’accordo
con le visioni dei propri compagni, chi voleva semplicemente testare la
propria forza… e i conflitti dilagarono di nuovo. Non estesi
come la Guerra, ma comunque devastanti. Alla fine rimanemmo io, quel
debole che tu chiamavi Maestro, e il nostro mentore, mentre gli altri
Ordini cadevano in rovina o si isolavano ai più remoti
angoli dell’Universo. Tutto causato dal conflitto, da
questo” X-Blade”. Che rimanga
dov’è! Si generano solo caos e distruzione,
così. Io invece penso più in grande, penso alla
totale supremazia di un unico potere, che porrà fine a tutte
le disparità. E l’Oscurità, Madre di
tutti gli esseri viventi, è la più adatta allo
scopo.”
Xehanort era ormai perso nei suoi pensieri. ‘Anche io la
pensavo così, una volta.’ Rifletté.
‘Credevo di poter fare tutto da solo, che avrei eliminato
ogni minaccia e fatto trionfare la mia Luce su ogni cosa. Ma quello
genera solo nuove ombre, così come
l’Oscurità senza controllo finisce per divorare se
stessa. Mi sbagliavo. Il Maestro e Eraqus, che all’epoca
disprezzavo per alcuni motivi, me l’hanno fatto
capire.’
“Ci deve essere equilibrio” rispose il maestro
più giovane “La Luce genera Oscurità,
l’Oscurità fa risaltare la Luce. Anche quando
l’Oscurità coprì tutto dopo la Guerra,
la Luce sopravvisse. Come puoi garantire che con la tua questo non
avverrà? Non puoi. La tua è una visione miope,
non diversa dai cosiddetti “paladini della Luce”,
condannata a fallire fin dal principio. Hai svolto ottime ricerche, ma
la tua parte è finita. Ora farò ciò
che il mio Maestro e compagno non sono riusciti a fare… e
porrò fine a tutto questo.”
Chishikey finì di ascoltare, con le mani giunte.
“Vedo che quel folle ti ha ormai traviato. Speravo in una
risposta differente, ma così sia.” Detto questo,
evocò la sua armatura. Nera anch’essa, ma con
elementi rosso fiammante, rappresentava nell’insieme un
imponente leone pronto a ruggire, il Keyblade una zanna cremisi in
agguato. Xehanort fece altrettanto.
Re e Leone rimasero a fissarsi, uno di fronte all’altro, su
una landa rigonfia di potere sopito che aveva visto scontri simili da
tempo immemore.
“È la prima volta, credo, che due
Oscurità di questa portata si scontrano fra loro”
disse Chishikey.
“Facciamo in modo sia uno scontro memorabile,
allora” rispose No Heart.
Le figure si incontrarono, e un’aura oscura si
levò fino in cielo.
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Capitolo 10 *** Forze dell'Oscurità ***
BEFORE KINGDOM PARTE X
Forze dell’Oscurità
L’impatto generatosi dalla collisione dei due cavalieri
sprigionò un’energia incommensurabile.
L’onda d’urto si propagò per il
cimitero, inclinando parecchie chiavi conficcate. Il terreno si
coprì di crepe, mentre due forze che travalicavano i limiti
della natura facevano incrinare il cielo stesso.
Intanto, No Heart e Chishikey non si risparmiavano sferrandosi colpi
micidiali, ciascuno dei quali avrebbe abbattuto la maggior parte dei
guerrieri noti nella galassia, sebbene nessuno di loro mostrasse
aperture sufficienti a farli andare a segno.
Chishikey manovrava il suo enorme Keyblade come una claymore,
servendosi di entrambe le mani per vibrare poderosi fendenti; No Heart
ne evitò o deviò la maggior parte. Dopo aver
evitato un affondo particolarmente violento, che aveva destabilizzato
il suo avversario, sfruttò l’occasione per
avvicinarsi e colpire: tuttavia, notò un bagliore provenire
dall’armatura di Chishikey, e mosse in fretta il Keyblade per
proteggersi. Appena in tempo. Un raggio di energia partì
dalla spalla destra della sua nemesi: a quella distanza e nonostante si
fosse parato, l’impatto bloccò No Heart. Chishikey
ne approfittò per colpirlo con un fendente
dall’alto verso il basso, che lo avrebbe probabilmente
tranciato in due. Ma No Heart fece un rapido giro su se stesso e
assorbì l’impatto. Chishikey rimase colpito: il
Keyblade del suo rivale era diventato uno scudo che lui impugnava con
la mano sinistra, capace quindi di parare perfino colpi così
violenti.
I due si separarono e arretrarono.
“Te la cavi, con la manipolazione” disse Chishikey
“Anche prima, quando mi inseguivi, l’avevi
trasformato in delle ali, giusto? Non ho mai visto un talento
simile.”
“Anche tu hai alcuni assi nella manica. Non pensavo potessi
generare magia dall’armatura.” Rispose No Heart,
riprendendo il Keyblade come spada. I due avevano ora un’idea
generale dello stile di combattimento dell’altro. La vera
battaglia poteva avere inizio.
Fulmineo, No Heart lanciò un Megaflare contro
l’avversario: questi sollevò enormi placche di
terreno che furono fatte a pezzi dal proiettile. Mentre i detriti si
disperdevano, Chishikey generò a sua volta un’enorme sfera di
energia oscura. “Shadow Flare!” Il Keyblade di No
Heart mutò in una gigantesca mano che trattenne la sfera,
facendola esplodere. No Heart, subì lievemente
l’impatto, ma si circondò di energia oscura e si
scagliò contro il nemico. L’impatto
mandò Chishikey contro un monolite, mentre l’altro
si librava nel cielo con il Keyblade in assetto aliante. Chishikey
vibrò numerosi fendenti di energia che No Heart
schivò velocemente, a dispetto della sua statura, inferiore
a quella del Leone, ma comunque massiccia. Poi, con un gesto della
mano, sollevò una marea di Keyblade piantati nel terreno in
aria. I Keyblade sciamarono verso Chishikey, quasi animati di vita
propria, ma questi puntò la propria arma verso
l’alto. “Magneteza!” Un possente polo
magnetico attirò a sé le chiavi e gran parte del
terreno circostante, creando tre grosse depressioni lì
vicino. No Heart lanciò il proprio Keyblade contro il globo,
creando un’esplosione; mentre atterrava, Chishikey gli fu
addosso, con l’intenzione di usare uno Zantetsuken
sull’avversario disarmato. Ma No Heart, con
rapidità e precisione magistrali, lo colpì con
dei pugni al torace, e poi lo mandò gambe all’aria
con un possente calcio al collo.
“Il punto debole di un Custode del Keyblade è che
senza è vulnerabile. Come vedi, ho eliminato questo
problema.” Disse il Maestro più giovane
materializzando la sua arma mentre il suo avversario si rialzava,
apparentemente per nulla turbato. ‘Però’
pensò Xehanort. ‘Per ora mi trovo in vantaggio, ma
lui sembra incassare ogni colpo. Ha una resistenza immane.’
Il Leone si massaggiò il collo, lì dove era stato
colpito. “Sia la tua forza che la tua magia sono di
prim’ordine. Ne deduco tu abbia una prevalenza di Spada e
Scettro, giusto? Ma ciò significa che hai abbandonato lo
Scudo. Non sei adatto a scontri prolungati. I tuoi attacchi, pensati
per eliminare chiunque in uno o due colpi, lo confermano. È
un peccato.” Interrompendosi, Chishikey sprigionò
un potere immane, facendo tremare il pianeta stesso. “Dicevo,
è un peccato davvero. Contro un altro avversario,
probabilmente avresti vinto. Stile Perduto. Furia Ancestrale.”
“Stile dell’Oscurità:
Impulsocur-“ No Heart non poté concludere la frase
che l’altro gli fu addosso, colpendolo senza sosta. Ogni
attacco ora sembrava penetrare ogni sua difesa, andando a segno. Dopo
questa serie violenta di attacchi, Chishikey emise particelle di magia
che andarono a ingigantire e potenziare la sua lama. No Heart si
rialzò, barcollante, ed evocò un muro di fiamme
nere tutto attorno a lui, il suo Keyblade in modalità scudo
al centro. L’arma si abbatté sulla barriera
disintegrandola, e dalla punta scaturì
un’esplosione che si condensò in una colonna
vermiglia alta fino al cielo.
Chishikey osservava il suo avversario giacere in un cratere,
l’armatura incrinata, il Keyblade sbalzato via
dall’urto. “Forse le mie aspettative erano troppo
alte. Certo, sei potente, e con un talento raro… ma nulla
che non abbia già visto, anche se raramente. Ce
n’erano anche migliori di te nei tempi passati. Ma non ti
preoccupare. Mi servirai comunque, non appena avrò ultimato
i miei esperimenti su di te. Tu-“
“Ultimo Stile. Forze
dell’Oscurità.”
No Heart si rialzò all’istante. Chishikey
sparò immediatamente proiettili infuocati, che lui
vaporizzò con un gesto della mano. Poi gli si
materializzò proprio davanti e gli afferrò un
braccio, congelandoglielo all’istante. Il Leone si ritrasse,
reggendo il braccio colpito. Col Keyblade nell’altra mano,
non poteva nemmeno curarsi senza rimanere esposto.
“C-cosa…”
Non era tanto la potenza a lasciarlo sconcertato, non era troppo
differente da prima. Era più che altro il fatto che la sua
nemesi fosse ancora in piedi e capace di muoversi. “Io ti ho
colpito. Dovresti essere a terra, a esalare l’ultimo
respiro.”
“Dovrei? Certo, secondo la tua analisi delle mie
capacità. Alla quale non ho mai dato conferma. Mi hai
colpito più duramente di tanti altri, te lo concedo, ma da
tempo non ho più problemi di resistenza.”
E detto questo, No Heart schizzò in avanti e
colpì il suo avversario con ancora più violenza e
ferocia di prima. Il Leone provò a reagire – aveva
ancora lo Stile attivo – ma dall’alto piovve il
Keyblade di Xehanort proprio tra loro, generando una
colonna di Oscurità che rallentò e
prosciugò le forze del Leone, mentre No Heart ne era immune.
Con sgomento, Chishikey comprese che per uno delle capacità
di Xehanort, un’arena dove l’avversario veniva
indebolito era più letale di qualsiasi attacco offensivo.
Infatti, dopo vari attacchi, No Heart reggeva il suo avversario con una
mano, ormai sconfitto. Il suo imponente Keyblade era a terra, bloccato
da quello di Xehanort.
Con un ultimo sforzò Chishikey, il quale elmo era stato
frantumato, guardò No Heart. Capì infine il
perché del tema della sua armatura, e lo trovò
più che azzeccato: il suo avversario era un Re, che dominava
incontrastato. Tutti gli altri, non importa quanto bravi fossero, si
trovavano comunque al di sotto. La tua bravura, i tuoi sforzi, potevano
solo accorciare la distanza, ma mai colmarla. Anche nella sconfitta,
lui avrebbe dimostrato di essere un’entità
superiore.
“Tu… cosa sei?” chiese, con un rantolo.
Xehanort gli restituì lo sguardo. “Sono il
più potente Custode del Keyblade di tutti i tempi. Colui che
aprirà Kingdom Hearts e otterrà accesso a tutte
le verità del mondo.”
E dopo aver pronunciato queste parole, sollevò in aria il
vecchio Maestro. Dal terreno, spuntò una decina di Keyblade.
Le armi ruotarono, vinte dal cuore del loro nuovo padrone, e puntarono
tutte Chishikey. Le chiavi si conficcarono in lui, mentre
l’armatura di Xehanort si dissolveva.
Così finì il conflitto.
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Capitolo 11 *** Re e Pedine ***
BEFORE KINGDOM PARTE XI
Re e Pedine
“Spiegamelo di nuovo.”
Era la terza volta che Eraqus voleva riepilogare il tutto, ma Xehanort
non se ne fece un problema. Lo capiva: il loro Ordine e tutti i Mondi
circostanti erano stati ad un passo dall’annientamento. Era
ovvio voler essere più che certi di aver compreso la
situazione, e di non aver tralasciato alcun tassello del puzzle, al
fine di evitare il ripetersi di una situazione simile.
“Il nemico adoperava il potere
dell’Oscurità, misto a conoscenze proibite. Dopo
essere entrato in una modalità che lui chiamava
“Stile Perduto”, i suoi attacchi e poteri smisero
di avere un elemento ben preciso. Erano
qualcos’altro… come magia pura
concentrata.”
Eraqus intrecciò le punte delle dita, pensieroso.
“E tu pensi sia lo stesso potere di cui parlava il Maestro?
Quello dei tempi andati?”
Xehanort si strinse nelle spalle. “Conosci anche tu la storia
preferita del Maestro. L’occhio azzurro, le caratteristiche
animalesche, torna tutto.” E aveva intuito anche le
verità nascoste dietro al suo Keyblade, e parecchie nozioni
sulla Guerra. Ma Xehanort tenne queste considerazioni per
sé.
“Un avversario temibile, non c’è che
dire. Immagino sia un bene che ora non possa più nuocere. E
riguardo i suoi esperimenti? Quelle figure incappucciate e i
cavalieri?”
“Ne ho già parlato con Yen Sid. Stando alle sue
analisi, e alle parole che mi ha lasciato Chishikey al riguardo, pare
che avesse trovato un modo di generare entità tramite
ricordi - i suoi ricordi - tenendoli insieme con una sorta di
Oscurità derivata dagli Heartless, che chiamava
“Guilt”. Il Guilt, inoltre, serviva a donargli
capacità fisiche e magiche ben oltre la loro reale
capacità. I cavalieri non erano altro che versioni
“migliorate” di questo processo di
clonazione.” Poi, intuendo quello che Eraqus stava pensando,
aggiunse: “Ma alla fine, non erano che pupazzi vuoti, eccetto
che per un mucchio di ricordi non loro. Non li possiamo nemmeno
definire propriamente esseri viventi.” Ma anche qui, Xehanort
tacque al proprio amico le sue riflessioni sulla fedeltà e
l’efficacia che quei fantocci avevano dimostrato.
Eraqus si alzò dalla sua sedia, costatando
l’andamento della loro partita a scacchi. Come al solito,
Xehanort sembrava avere sempre qualche risorsa segreta che gli
permetteva di ribaltare la situazione in suo favore. “Bene,
direi che possiamo archiviare la questione. Sono lieto che non abbiamo
dovuto ricorrere all’incantesimo di trasformazione del
castello. Hai reso un ottimo servizio all’Ordine, come al
solito. Per ora riposati, te lo sei meritato. Ma più tardi
vorrei ti unissi a me e Yen per il monitoraggio sui Mondi. Sarebbe
fatale per noi, se un qualche avamposto del nemico fosse sopravvissuto
e ci colpisse proprio mentre ci crediamo vittoriosi.”
Xehanort lo accompagnò lungo il corridoio per un breve
tratto. “Ma certo. Dobbiamo scongiurare una simile
eventualità. Partirò immediatamente. E,
Eraqus?”
Entrambi si fermarono e si guardarono. Xehanort proseguì:
“Chishikey ci ha impartito un’importante lezione.
Siamo troppo pochi. Possiamo anche essere formidabili, tu, io e
Yen… ma non possiamo essere dappertutto in ogni momento. E
non saremo qui in eterno. Abbiamo bisogno di nuovi soldati, forze
fresche che prendano il nostro posto un giorno. Finora i nostri
tentativi di rintracciare altri Ordini si sono rivelati infruttuosi. E
se l’aiuto non arriva
dall’esterno…”
“…ce lo procuriamo noi.” Disse Eraqus,
lisciandosi la barba che stava iniziando a farsi crescere. Aveva capito
dove voleva arrivare l’amico. “Procurarci degli
apprendisti, nuovi ragazzi con il dono di brandire un
Keyblade.”
Xehanort lo fissò con aria solenne. “Il Maestro
trovò noi. È giunta l’ora di pensare di
fare altrettanto. Non è facile localizzare un futuro
Prescelto nel vasto universo, lo so. Potrebbero volerci anni, per non
parlare poi dell’addestramento effettivo.”
“Meglio iniziare, subito, allora. Hai ragione.”
Ripresero a camminare, finché si accomiatarono e
procedettero per le proprie strade, Xehanort a riposare, Eraqus da Yen
Sid ad accettarsi che fosse tutto in ordine e pianificare le mosse
future.
Nei propri alloggi, Xehanort si buttò sul letto, avvertendo
i sintomi di protesta del proprio corpo dolorante. Non si ricordava
l’ultima volta che si era sentito così esausto,
abituato ad essere il migliore. Eppure, perfino quel colosso di
un’altra era, con tecniche ancestrali, non era riuscito ad
eliminarlo. Ormai Xehanort dubitava esistesse qualcuno in grado di
farlo. Era semplicemente troppo forte, in troppe discipline. Ma sapeva
che un giorno avrebbe dovuto dire addio a No Heart. Conosceva Eraqus:
non lasciava mai tutte le sue uova in un paniere. Avrebbe cercato nuovi
discepoli, certo, ma Xehanort sapeva che avrebbe anche convinto i suoi
due amici a legare le loro armature come Sentimenti Persistenti al
castello, come ultimo baluardo nel caso le cose fossero andate male. Ma
andava bene: era una perdita calcolata, e nella lunga corsa Xehanort
avrebbe guadagnato ben più di quello che ora stava perdendo.
“Trovare è perdere, e perdere è trovare…” mormorò, mentre pensava
un’ultima volta a Chishikey e alla sua visione nichilista
della realtà. Eppure, anche nelle sue idee c’era
del vero. La supremazia di un unico elemento è sbagliata, ma
forse questo mondo aveva bisogno di una coltre di Oscurità,
che rivelasse i segreti e liberasse le menti dalla troppa
Luce…
Ma questi pensieri potevano aspettare. Per ora, era meglio continuare a
recitare la parte del buon soldato, anche perché Xehanort
nutriva ancora del rispetto per i suoi due compagni. Si mise
più comodo, tentando di dormire.
Il domani avrebbe segnato l’inizio della ricerca.
Quella fu l'ultima volta che i tre dormirono sotto lo stesso tetto.
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Capitolo 12 *** Nascita dal Sonno ***
Piccola nota: parte di questo capitolo è tratta da un extra che avevo realizzato tempo addietro, opportunamente rielaborato e ampliato per adattarsi meglio alla storia. Un sentito ringraziamento a Liberty89 per avermi dato l'ispirazione! Buona lettura!
BEFORE KINGDOM PARTE XII
Nascita dal Sonno
I due Maestri rimasti soli si trovavano nella sala principale. Anche se
forse qualcosa stava per cambiare radicalmente, ed Eraqus era
determinato a fare tutto ciò che poteva per impedirlo.
“Davvero non ci vuoi ripensare, Yen? Nessuno ti biasima per
ciò che è successo. Sei stato colto di sorpresa:
sarebbe potuto accadere a chiunque di noi.”
Yen Sid scosse il capo, ormai determinato nella sua scelta. Poteva
anche essere il più mite dei tre, ma quando prendeva una
decisione, nulla lo dissuadeva, qualità che Eraqus in quel
momento stava trovando piuttosto fastidiosa. “Sarebbe potuto,
ma resta il fatto che sia successo a me. Inutile discutere di scenari
ipotetici: ho lasciato sguarnita la mia postazione, creando una breccia
e fallendo nell’impedire l’avanzata del nemico.
Devo pagarne le conseguenze.”
“Ma è proprio necessario rinunciare al tuo titolo?
Privandoti dei tuoi poteri, non aiuti di certo l’Ordine.
Perdona le mie insistenze, ma non riesco a pensare che non ci sia altro
dietro questa tua scelta.”
“Dici bene, Eraqus: confesso che in realtà ci
pensavo già da un po’. Ci ho riflettuto molto, e
dopo parecchi studi, sono giunto alla conclusione che il Keyblade
è davvero un’arma eccezionale, capace di
travalicare praticamente qualsiasi ostacolo. Potrebbe persino avere
poteri ancora ignoti a noi, ben più grandi di quanto
immaginiamo. Ma un’arma del genere va trattata con la massima
cautela, perché può portare speranza e
distruzione in egual misura in più di un Mondo. E la linea
di confine tra le due, l’unico metro di giudizio che si ha
è solo la filosofia di chi lo impugna. Questi pensieri hanno
iniziato a fare breccia nel mio cuore, riempiendomi di dubbi. E quei
dubbi hanno rallentato i miei riflessi, offuscato la mia
capacità di giudizio, rallentato il mio braccio; come vedi,
rimanendo in carica farei solo ulteriori danni, e sarei di poco
aiuto.”
Eraqus annuì di malavoglia, non del tutto convinto, ma ormai
pronto ad accettare l’inevitabile. “Il Maestro ti
ha sempre tenuto in grande considerazione. Se solo tu ti fossi mostrato
più ambizioso, non ho dubbi ci saresti tu alla guida di
questo posto, e forse sarebbe stato anche meglio. Ci mancheranno la tua
saggezza e capacità d’osservazione.”
“Tranquillo. Anche se lontano, aiuterò ancora
l’Ordine meglio che posso. Non abbandono i miei amici: in
più, se rimango nell’anonimato, può
darsi che futuri nemici non notino la mia presenza.”
Quell’ennesima, arguta osservazione fece capire a Eraqus
quanto gli sarebbe mancato il suo stratega.
“E va bene. Direi che è fatta, allora. Ti sollevo
dai tuoi incarichi a tempo indeterminato. Potrai ancora esercitare
parte dei tuoi privilegi come Maestro, ma non potrai più
interferire direttamente con i vari Mondi.”
Yen Sid chinò il capo, accettando in silenzio la
comprensione dell’amico. Eraqus proseguì:
”Ora non resta che informare Xehanort quando
tornerà. Mi chiedo come la
prenderà…”
“Eraqus? A questo proposito, vorrei parlarti.” Yen
Sid si era fatto stranamente più serio del solito.
“Che cosa?” Eraqus non riusciva a credere alle
proprie orecchie. Pensava che l’abdicazione di Yen Sid
sarebbe stata la notizia più sconvolgente della giornata. Si
sbagliava.
“Sapevo che non ti sarebbe piaciuto sentirlo”
continuava Yen Sid, “ma penso di doverti mettere in guardia
comunque: stai attento a Xehanort. Trattalo coi guanti, come faceva il
Maestro.”
Eraqus scosse la testa in segno di diniego. “Tu mi chiedi di
dubitare di un membro del nostro ordine… di un nostro
amico.”
“Non ti chiedo di dubitare, solo di rimanere vigile. Xehanort
ha sempre svolto il suo operato in modo eccellente, ma proprio per
questo ha una libertà pericolosa per uno delle sue
ambizioni. Non ti chiedi come abbia fatto a battere Chishikey?
È stato molto vago al riguardo. E mi è sembrato
fin troppo in forma per uno che ha fronteggiato
l’Oscurità abbinata ad un potere
millenario.”
Il dubbio e la validità delle affermazioni di Yen Sid
iniziarono a far breccia nel cuore di Eraqus. Ripensò a come Xehanort sembrava sempre essere una mossa avanti a tutti, come avesse sempre un asso nella manica per volgere la situazione in proprio favore… ma scacciò subito quell'idea. Non voleva nemmeno pensarci.
“Ormai ci ho fatto l’abitudine. Xehanort
è molto potente-“
“Esattamente. Eraqus, se Xehanort ora entrasse e ci
attaccasse, sei certo che potremmo fermarlo?”
L’altro non rispose.
Yen Sid si addolcì: “Probabilmente sto solo
esagerando. Nemmeno io voglio dubitare di Xehanort, al quale peraltro
devo molto. Consideralo solo un avvertimento da parte di un vecchio
paranoico.”
Eraqus rispose al suo sorriso, e gli assicurò che avrebbe
tenuto il suo parere in considerazione. Yen annuì, evitando
di rincarare la dose parlando della discutibile decisione di Eraqus di
mandare Xehanort da solo a ispezionare eventuali avamposti nemici.
Poteva solo sperare che fosse tutto nella sua testa.
O che Xehanort non trovasse niente.
Era notte fonda. La luna avrebbe dovuto risplendere alta nel cielo, ma
era offuscata dalle nubi.
Nella biblioteca di un castello diroccato, tra gli scaffali
semidistrutti pieni di tomi impolverati, un singolo individuo si
muoveva, chino sui libri alla luce di un globo di energia, sfogliando
pagine di un libro assai più vecchio di lui. Nonostante
l’ora tarda, gli occhi di Xehanort erano svegli e attenti
mentre leggeva segreti oscuri, concetti che in qualsiasi altro Mondo
sarebbero stati bollati come blasfemi e distrutti.
Aveva trovato questo Mondo ai margini estremi della galassia, dopo un
viaggio lungo e difficoltoso. E ad attenderlo una roccaforte
dimenticata da tempo, probabilmente un precedente insediamento di una
fazione di Cavalieri del Keyblade rinnegati. E il loro sapere.
Lì erano raccolti anche numerosi appunti degli esperimenti
di Chishikey. Tutto poteva tornare utile, a questo punto.
“Gli Heartless
si nutrono di cuori. Gente, animali, piante, Mondi…
qualsiasi cosa, basta che abbia un cuore.”
Eraqus non avrebbe mai permesso che simili testi rimanessero alla
portata di tutti. Forse Yen Sid li avrebbe tenuti, sigillando i tomi
proibiti. Che sciocchi! Perché rinunciare a tanta sapienza?
Perché non imparare dagli errori del passato per migliorare
il futuro?
“All’inizio
non eravamo a conoscenza della reale magnitudine degli Heartless. Fu
solo dopo la Guerra, che ci rendemmo conto di quanto fossero
onnipresenti. Ogni evento naturale indicava la loro presenza, anche i
più impensabili.”
Naturale, certo… ma perché lasciare tutto al
caso? Il Keyblade non ci è forse stato dato per correggere
gli errori di Madre Natura? E se il suo vero utilizzo fosse quello di
guidare gli Heartless, invece di distruggerli?
E invece no, tutto ciò che i suoi compagni riuscivano a
pensare era di distruggere quello che non si comprendeva, aggrappandosi
alla Luce come alle sottane di una madre. Xehanort scosse la testa.
Intanto, proseguiva con la lettura di un paragrafo che sembrava
promettente.
“Dopo vari
studi, siamo arrivati alla conclusione che gli Heartless non usano
l’Oscurità. Piuttosto, è parte
integrante del loro essere, è ciò di cui sono
composti. Tuttavia, ogni tentativo di realizzare un Heartless usando il
Keyblade si è rivelato infruttuoso.”
Già, anche Xehanort ci aveva provato. Poteva evocarli, ma
crearne uno da zero era impossibile, perfino con le sue
capacità. Dubitava ci fosse stato qualcuno talmente
più forte di lui da riuscirci. Forse stava guardando il
problema dal punto di vista sbagliato. Il Keyblade Oscurità
e Luce le incanala, non le crea. E se invece si usasse qualcosa che
proprio per sua natura attira queste energie? Come… un cuore?
I suoi pensieri vennero interrotti da un passaggio
frammentato, del quale solo poche parole erano leggibili. Ma forse era
proprio ciò che cercava.
“venne il
Recluso... intrappolato, ma non distrutto… l’ira
del Guardiano… troppo… ma… nel momento
in cui… il suo Sigillo… ma solo se il
Guardiano… ornare…”
Non si capiva altro. Semplici parole spezzate che a pochi avrebbero
detto più di qualcosa. Ma Xehanort era uno di quei pochi.
Continuò a sfogliare le pagine ingiallite, fino ad arrivare
all’ultima pagina di quel bizzarro Diario, che recava una
sola frase. Una frase che valeva più del resto dei libri
ammucchiati in quella biblioteca.
“E durante lo
scontro, il X-Blade venne spezzato nelle sue estremità,
quella di Oscurità e quella di Luce, destinate a combattersi
in eterno.”
Xehanort chiuse il libro e si appoggiò allo schienale,
soddisfatto. Certo, gli servivano altre informazioni, ma ci sarebbe
stato tempo. Aveva atteso a lungo, ma finalmente vedeva il suo piano
delinearsi. Presto la supremazia della Luce sarebbe crollata dopo
secoli di dominio, e le tenebre avrebbero di nuovo ricoperto ogni cosa.
Poi pensò ad Eraqus, a Yen Sid, e al Maestro. Poteva vedere
le loro espressioni, sentiva quasi le aspre critiche verso i suoi
progetti.
Non gli importava. Quando il Maestro lo aveva accolto alla Terra di
Partenza, lui pensava di aver trovato lo scopo della sua vita:
diventare il migliore Custode mai esistito. Questo quando ancora
credeva fermamente nella Luce e nei precetti che gli erano stati
insegnati. Ma raggiunse il suo obiettivo fin troppo presto. E peggio
ancora, non si sentiva realizzato. Desiderava di più:
più potere, più conoscenza. In quel periodo,
aveva accettato l’Oscurità dell’Universo
dentro di sé. Fu lì che sentì quella
presenza, fu lì che capì cosa doveva fare:
ristabilire l’equilibrio sia per la luce che per
l’Oscurità, e riunificare il Mondo, riportandolo
alla sua vecchia gloria. Quello era il suo scopo ultimo, e non avrebbe
permesso a nessuno di ostacolarlo.
Avrebbe tuttavia provato a convincere Eraqus e Yen Sid
un’ultima volta, prima dell’inizio della fine. Era
ancora legato ai suoi compagni, e voleva dargli
l’opportunità che capissero, che comprendessero
che ciò che sarebbe venuto sarebbe stato meglio per tutti,
alla fine. E se non avessero condiviso… lui era pronto a
fare ciò che andava fatto.
Ma il tempo stringeva. Molti erano i piani che aveva in mente, e sempre
meno il tempo a sua disposizione. Tutto doveva essere calcolato nei
minimi dettagli.
Dopo aver sigillato quel Mondo, il Maestro si avviò verso
casa, pronto a inaugurare una nuova era di Oscurità nei
Mondi.
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Capitolo 13 *** Reconnect: Kingdom Hearts ***
E quindi... ci siamo. La fine della mia prima storia. Ho voluto finire al numero 13, non a caso. La cosa mi fa uno strano effetto. Non avrei mai pensato di comporre una fanfiction, men che mai di questo genere, ma sono contento di averlo fatto e di aver condiviso con voi questa mia interpretazione di Xehanort e della sua storia, entrambi sono elementi affascinanti della saga, a mio parere. Ovviamente, essendo la mia prima, sono al corrente ci sono un sacco di pecche e difetti. Mi auguro solo vi siate divertiti a leggergela quanto io a scriverla. A chiunque abbia seguito, dall'inizio alla fine, i miei più sentiti ringraziamenti, e spero alla prossima volta!
BEFORE KINGDOM XIII
Reconnect: Kingdom Hearts
"Questo Mondo è troppo piccolo." Xehanort guardava le onde
infrangersi sulla riva. Come ogni giorno, era uscito, aveva preso la
sua barca ed era tornato sull'Isola a contemplare il mare. Gli piaceva
stare lì; nel corso degli anni, aveva esplorato ogni
anfratto di quel posto, dal ponte fatiscente fino alla piccola grotta
nascosta. Ormai conosceva quel posto come il palmo della sua mano. Ma
da tempo ciò non gli bastava più. Cercava altro.
Nuove terre. Nuovi orizzonti. Una nuova vita. "Bisognerebbe fare
qualcosa... ma cosa?" La solita domanda. Aveva tentato di tutto:
costruire una zattera, provare a convincere i compaesani, perfino ad
aprire la porta misteriosa... niente. E fallire non lo aveva calmato,
come i suoi amici e familiari speravano, anzi aveva solo intensificato
la sensazione d'impotenza che lo assaliva. "Voglio andarmene da qui.
Voglio altro nella vita. Non è questo il mio destino. Io
sono destinato a... " A che cosa? Non lo sapeva neanche lui.
“Alla grandezza.” Una voce alle spalle del ragazzo
lo fece girare di scatto. Una figura incappucciata, avvolta in un
mantello con cappuccio marrone, lo fissava. “Chi
sei?” Era ovvio che non era un abitante delle Isole.
“Questo Mondo è stato collegato. Collegato
all’Oscurità… e presto sarà
completamente eclissato.”
Xehanort squadrò il nuovo venuto con rinnovato interesse.
“C’è così tanto da
imparare… e tu capisci così poco. Ma tutto questo
può cambiare.”
“Insegnatemi, dunque. Cosa sapete voi che io non
so?”
“Nulla, in realtà” disse lo sconosciuto,
avvicinandosi “Visto che io sono te. Te proveniente da
un’epoca che deve ancora arrivare.”
Xehanort rimase interdetto. Stava per dire qualcosa
all’incappucciato, ma poi vide cosa c’era
– o meglio, cosa non
c’era – sotto al cappuccio, e si ritrasse,
pensieroso.
Intanto l’altro proseguì: “Tu sei
destinato alla grandezza. Presto il tuo sogno si avvererà, e
prima di quanto pensi ti ritroverai in cima a vette di potere e
saggezza inarrivabili agli esseri comuni. Nulla sarà fuori
dalla tua – dalla nostra
– portata. E tuttavia sono venuto a interferire col corso
degli eventi, perché ci sono delle persone che ci ostacolano
nel futuro.”
“Chi sono?”
“Nemici della conoscenza. Persone di mentalità
ristretta, che si oppongono alla verità solo sulla base di
preconcetti, con troppa paura dell’ignoto.
Condannano ciò che non comprendono. E purtroppo hanno
fermato in parte il piano del nostro “io”
più anziano. Ed è per questo che sono venuto a
rimediare. Io non sono altro che un'ennesima versione di te, una versione ancora incompleta purtroppo. Per venire nella tua epoca, ho dovuto sacrificare anche quel poco che avevo, ed è questo il motivo del mio aspetto attuale. Il mio nome non ha importanza, ma se proprio devi, puoi chiamarmi... Ansem.”
In cuor suo, Xehanort non aveva mai dubitato dello straniero. Tutto
ciò che diceva, per lui aveva perfettamente senso. Che fosse
la verità era l’unica spiegazione logica.
‘Se io andassi a trovare una mia versione più
giovane, è esattamente così che
agirei’, si ritrovò a pensare.
“Dimmi cosa devo fare.”
“Questo è un Keyblade” disse Ansem.
“Non vi è tempo di addestrarti a sufficienza, ma
avrai a tua disposizione anche il potere temporale per aiutarti. Il tuo
innato talento farà il resto. Nessuno degli avversari che
incontrerai ha le abilità necessarie a fermarti del
tutto.”
Xehanort esaminò l’arma consegnatagli. Era la
prima volta che vedeva un oggetto di simile fattura, eppure nel
prenderlo tutto gli era parso incredibilmente… spontaneo,
come se non avesse mai fatto altro nella vita che brandire
quell’arma.
“Ho capito come funzionano i corridoi oscuri. E tu ora cosa
farai, Ansem?”
“Io rimarrò qui, e attenderò. Devo
creare un collegamento quando il momento sarà opportuno.
Vai, ora. Raduna le nostre versioni e trova Sora. Ti verranno rivelate
tutte le nostre conoscenze, e imparerai che è tutto già
in moto. Certo, dimenticherai quello che avrai appreso, ma non per
sempre. Il tuo cuore ricorderà al posto tuo.”
“Quando il nostro “io” più
anziano tornerà, le Tredici Oscurità e le Sette
Luci si affronteranno, per forgiare la chiave
suprema…” Ripeté Xehanort mentre si
avviava verso il portale lasciatogli da Ansem.
Era solo un ragazzo, desideroso di visitare nuovi Mondi. E ora, il suo
desiderio si era avverato, sebbene in un modo del tutto inaspettato.
Ora, avrebbe viaggiato nelle varie epoche, per incontrare tutte le sue
versioni future, ed affrontare i guerrieri della Luce in favore
dell’Oscurità.
Xehanort strinse saldamente il Keyblade nella mano, e annuì,
con una nuova luce negli occhi.
Aveva trovato ciò a cui era destinato.
La Terra di Partenza.
Due ragazzi, dopo una sessione di allenamento, ingannano il tempo
giocando a scacchi. E come tutti i ragazzi della loro età e
del loro Ordine, hanno delle ideologie, e la voglia di plasmare il loro
destino.
“Hai sentito
della vecchia Guerra dei Keyblade?”
“Sì.
La storia preferita dal Maestro.”
“Quindi
conosci i Maestri Perduti. Sono coloro che hanno dato inizio alla
Guerra dei Keyblade.”
“Mai sentiti
nominare.”
“…puoi
smetterla con la farsa.”
[…]
“E su quella
terra, l’Oscurità trionferà e la Luce
morirà… il futuro è già
stato scritto.”
“Chi dice che
non posso cambiarlo? E forse la Luce trionferà.
C’è più nella Luce di quanto si
pensi.”
Eraqus: “Ne
rimarresti sorpreso.”
Xehanort: “Oh,
lo spero proprio.”
BEFORE KINGDOM - FINE
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