La Dikè

di Briseide12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Alexander ***
Capitolo 3: *** Fuggire ***
Capitolo 4: *** Rivelazione ***
Capitolo 5: *** La libra ***
Capitolo 6: *** Zeus ***
Capitolo 7: *** Risposte ***
Capitolo 8: *** La lancia ***
Capitolo 9: *** Il regno di Odino ***
Capitolo 10: *** Timore ***
Capitolo 11: *** Le Valchirie ***
Capitolo 12: *** Aiuto non voluto ***
Capitolo 13: *** Ankh ***
Capitolo 14: *** Benvenuta ***
Capitolo 15: *** Atena ***
Capitolo 16: *** Le intenzioni di Odino ***
Capitolo 17: *** La lotta ***
Capitolo 18: *** La pace ritrovata ***
Capitolo 19: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo:

 

La Dikè

 

In un secolo devastato dalla guerra, dall'inciviltà, dalla viltà e dalla corruzione; solo una donna poteva riportare la pace. Lei era l'unica in tutta l'umanità ad essere rimasta pura e non toccata dalla perfidia. La chiamavano: La dikè. Secondo un'antica leggenda, quando gli uomini si dimostrarono avari e irriconoscenti delle ricchezze offerte loro da Zeus , Egli decise di punirli privandoli della giustizia (la dikè). Ella poteva ritornare solo a seguito di un grave torto subito dall'umanità , ed una volta giunta in veste umana era chiamata a giudicare gli uomini soppesando il loro animo. Uno dei problemi principali è che la dikè stessa ignora di esserlo e quindi il compito assegnatole da Zeus a volte tarda ad essere eseguito, poiché la Libra ha difficoltà a trovarla. La Libra è una bilancia d'argento strumento divino in grado d'individuarla, essa percepisce la luminosità talmente intensa data dall'innato senso di giustizia , tale da essere paragonata al sole in piena notte ; ma quando ancora la dikè non è consapevole delle sue capacità, essa si confonde con le aure delle persone buone. Una volta ricongiunte , la dikè, assume la sua forma divina e il suo potere è immenso. Fino ad ora fu convocata due volte, la prima risale al 1454 anno della caccia alle streghe e la seconda nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, adesso il suo arrivo fu predetto dai Maya :”Ella si mostrerà ,quando l'umanità la fede nella fine avrà” che ai primi erronei calcoli risultava nel 2012, ma in realtà è previsto per il 2016 il vero anno del cambiamento. L' unico indizio sulla dikè è che si manifesta solo nell'età adulta della donna che è la sua reincarnazione, tra i 18 e i 25 anni , perchè è in questa età che si entra realmente in contatto con il mondo circostante.

Minerva Monarca è la nostra dikè.

Lei è una ragazza di 23 anni, vive in un piccolo paesino dell' Italia, ha i capelli castani , gli occhi color del tronco degli alberi e un paio di grossi occhiali neri le poggiano su un piccolo naso. Frequenta l'università ama leggere, scrivere e soprattutto suonare il pianoforte. All'età di cinque anni il senso di giustizia era talmente forte in lei che poteva quasi soffocarla, non commetteva nulla che fosse ingiusto, se un compagno le chiedeva aiuto, lei era indecisa se aiutarlo o meno, poiché potevano nascondersi dietro quelle azioni moltissime ingiustizie; per questo dava motivo di sembrare agli estranei una persona ambigua.

Il fatto di essere sottoposta continuamente a quegli shakespeariani dilemmi, la spingeva a scegliere una vita solitaria.

Una notte come le altre, all'avvicinarsi del suo ventiquattresimo compleanno, fece uno strano sogno. Passeggiava tranquilla per una strada di montagna, gli abeti ombreggiavano il suo cammino e il vento le scompigliava i capelli, il profumo dei fiori la circondava come una soffice nuvola; un rumore improvviso rompeva l'incanto un fulmine colpiva un albero di abete che precipitava rapidamente al suolo, brandito da fiamme maestose . Sentiva la paura crescere in lei ,l'albero le sbarrava la via, non poteva fare altro che attraversarlo, a contatto con le fiamme sentii su di lei il calore intenso e straziante del fuoco, vide le sue braccia sciogliersi ed un grido intenso eruppe da una voce che credeva non essere la sua. Si risvegliò di soprassalto, sentiva di avere uno scopo importante a cui adempiere, da cui dipendeva la sua stessa vita. 

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Capitolo 2
*** Alexander ***


Capitolo 1. Alexander. Ad ogni modo si alzò dal letto , si vestì dei colori dell'autunno e camminò per le strade della sua città, osservava sempre le vetrine dell'antiquariato di Tom ,aveva oggetti di tutte le epoche dall'età greco-romana al 1900 ed ogni nuovo arrivo veniva esposto per una settimana. Questa settimana aveva una bilancina d'argento risalente alla dinastia Giulio-Claudia era insignificante posta vicino alla scrivania intarsiata nella quercia di Emily Dickinson, ma in Minerva suscitava comunque attenzione, era come se emanasse un calore che la raggiungeva al di là della vetrina e le toccava il cuore. Mentre osservava si sentiva osservata, percepiva un respiro affannoso dietro la nuca, cercò di sfruttare il riflesso della vetrina per guardarsi intorno, ma non c'era nessuno solo lei ed il proprietario del negozio. Decise che era solo il sintomo della sua irrefrenabile immaginazione, si girò per tornare a casa ed un giovane cordiale ed affascinante apparse dal nulla. Aveva gli occhi color blu oltremare e i capelli castano dorato, entrambi i dettagli non sfuggirono a Minerva che ne restò impressionata, il giovane le si presentò come Alexander Ascrutos e le disse che era un appassionato di antichità , le chiese il suo nome. A questo punto non sapeva perchè, ma quell'affascinante giovane , le provocava un profondo senso di ripugnanza e profonda diffidenza, per questo motivo chiaro solo a lei finse di essere Rose Hacht protagonista del suo romanzo preferito. Ebbene dovete sapere che il giovane Alexander , era il messaggero di Ares inviato al fine di ritrovare la dikè, prima che ella si ricongiungesse con la libra. Il messaggero però a differenza della libra aveva lo scopo di corromperla, per trasformarla nell'arciere vendicativo ovvero una dikè il cui senso della giustizia viene oscurato e diventa preda di errori e i suoi servigi sono assoggettati ad Ares. Il senso di diffidenza che Minerva provava era in realtà uno dei primordiali poteri che costituivano il suo mantra, riconoscere il male. Quindi si allontanò dal ragazzo i cui occhi la seguirono fino a che poterono, nel tragitto verso casa cercò di dimenticare l'accaduto, ma la sensazione rimase nei giorni a seguire. La vita di Minerva era una routine studiata, prepararsi, passare le ore del mattino a studiare e dopo pranzo sceglieva un libro che l'avrebbe accompagnata nella sua camminata nel parco, scelse “Rosso e Nero” di Stendhal. Si diresse al parco con il viso nascosto dalla copertina del libro, mentre era ad un punto cruciale della sua lettura si scontrò contro quello che a sua avviso doveva essere un muretto, ma nel chinarsi a prendere il suo libro, riconobbe nel “muretto” Alexander. Il viso di Minerva si colorò di porpora e la gola secca dall'imbarazzo non le consentiva di parlare e il consueto ribrezzo che accompagnava la vista di Alexander si ripresentò. Gli fece un cenno di salutò e con il cuore palpitante cercò di sfuggire a quella situazione di occlusione, ma la mano del giovane fu più lesta le prese il polso e la implorò di non andare via. Il tocco trasmise la calma e la ragazza poté finalmente respirare con normalità ed una sensazione del tutto opposta alla prima la pervase, lo guardò negli occhi e con aria trasognata disse << si , va bene !!>> . Si sentì stranamente sicura di lui, come un vecchio amico che si è ritrovati dopo lungo tempo, cominciò la conversazione al solo fine di evitare l'intenso sguardo del ragazzo. Minerva disse << Non ti avevo mai visto da queste parti anche il tuo nome indica una provenienza straniera, di dove sei?>>, Alexander cercò di ponderare le parole e capire se lei avesse inteso chi in realtà lui fosse << Sai bene che non posso rispondere a questa domanda, sono venuto qui , diciamo da un posto a cui vorrei tu ti unissi presto>>. Le parole erano strane per lei in quel momento, ma sembrava che una domanda già insita in lei attendesse di essere liberata <> ma le parole furono pronunciate in una lingua sconosciuta anche a lei di cui comprendeva stranamente il significato, lui aveva lo sguardo preoccupato << Sai già chi sono e perchè sono qui, io ed il mio padrone sentiamo fortemente la tua mancanza anche se quello che sento io è molto di più di una semplice mancanza>>. La sensazione di essere legata a lui sembrava avere conferma, le sue parole sembravano ridestare ricordi, sprazzi di una vita passata colma di gioia quanto di dolore, cominciò a sentire il dolore, il profondo dolore come una lama tagliente la perforava ed una nuova certezza si fece spazio nella sua mente : DOVEVA FUGGIRE. Il pensiero diventò consistente, il cuore aumentò i propri battiti come per prepararsi ad una corsa veloce, le estremità delle dita persero la loro sensibilità, le orecchie sentirono un fischio acuto ed assordante. Alexander osservava dall'esterno e capiva troppo tardi quello che stava avvenendo, cercò di cingerla tra le sue braccia e con parole flemmatiche ed ammalianti cercò di trattenerla a sé << Rimani con me sei al sicuro qui, non ha senso fuggire, rimani>> , furono le ultime parole che sentii, prima di ritrovarsi con il viso acceso dallo spavento nella sua stanza. ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Salve, mi sono iscritta da poco qui, considero che sia fantastico un posto dove poter scrivere liberamente. Sentitevi liberi di scrivermi per darmi qualche suggerimento, per dirmi se la storia vi piace oppure semplicemente per indicarmi storie scritte da voi e che mi farebbe piacere leggere ;)

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Capitolo 3
*** Fuggire ***


Capitolo 2................. Fuggire.............. Ritrovarsi nella sua stanza fu un ennesima conferma che qualcosa non andava, decise che forse la sua immaginazione aveva lavorato molto e cominciava a confondere i sogni con la realtà, ma sapeva bene che stava solo cercando di difendersi dalla verità. Sapeva fin da quando aveva 6 anni di essere stata adottata, ricordava il breve periodo passato all'orfanotrofio , ma prima di quello nulla i ricordi erano annebbiati ricordava solo la costante paura di essere trovata e l'esigenza di nascondersi. Quando i suoi genitori la adottarono si sentii finalmente al sicuro, una casa che poteva proteggerla dai mostri, poi crescendo cominciò a capire che era solo frutto della sua fantasia e che non esistevano i mostri, ma adesso..... Non sapeva più se non esistessero, aveva bisogno di sapere chi fosse e come soprattutto ritornare alla sua vita. Alexander procedeva avanti ed indietro nel tempio di Ares, lo aspettava per sapere a cosa sarebbe andato incontro e soprattutto voleva sapere come comportarsi; un tuono e il tremore della terra accompagnò la comparsa di Ares sulla sua biga da guerra, l'aura dardeggiante e la spada insanguinata, guardò con il solito disprezzo il suo messaggero, mai peggiore servitore aveva avuto. << Messaggero quali notizie mi porti? >>, il ragazzo si schiarii la voce << Signore della guerra , ho rintracciato la dikè , ma sorge un problema non riesco a conquistare la sua fiducia, mi chiedevo se fosse possibile che lei ricordasse >>la tonante voce di Ares lo interruppe << La tua profonda ignoranza non finisce di stupirmi, dovrei ucciderti, sai bene che le dikè non ricordano il proprio passato, questo è un elemento in più che le rende incorruttibili, ma possono conservare diffidenza se sottoposte agli errori del passato. Ma tutto ciò non ti interessa, hai un solo compito riportarla qui ,affinché io abbia un vero servitore >> il giovane abbassò lo sguardo e si accomiatò. Alexander ripensò agli eventi e sentiva che lei ricordava il passato, l'unico modo per saperlo era chiederlo alle parche. Il tempio dedicato alle parche, come il tempio di ogni divinità era collocato in una realtà parallela nelle profondità della terra, quello in special modo delle parche era quello maggiormente nascosto. L'ingresso era posto su un altura rocciosa che doveva essere scalata a mano ed una volta giunti davanti alle parche si doveva compiere un sacrificio molto spesso animale, quindi Alexander con un capretto legato dietro le spalle e la voglia di conoscere scalò la roccia che lo separava dalla verità. L'aria soffusa e l'eco di voci lontane lo accolsero e con incedere sicuro si diresse all' altare sacrificale , compii il sacrificio e le tre parche apparvero. La pelle cianotica, le orbite vuote e le mani tremanti si dissetarono con il sangue del sacrificio e l'unica delle tre con un occhio rosso tra le bitorzolute mani disse << Viandante che da noi giungi con gradito dono , dimmi cosa da noi vuoi sapere >>, il giovane si spostò sotto la luce e con profondo respiro << Io araldo di Ares ho solo una richiesta che il mistero della recente reincarnazione della dikè mi sia rivelato >>. L'orbita rossa fuoco si accese del rosso brillante del sangue e la pelle prima cianotica assunse un leggero candore, una luce improvvisa attraversò le orbite vuote e il responso si ottenne << Ogni cosa a suo tempo, sappi però che è una dikè ben diversa da quella che conosci , il sol sangue greco non le appartiene ed una dinastia barbara è in lei presente, non solo Zeus la difende, ma dalla sua parte Odino si schiera >>. Alexander tremante capii e comprese che quella che conosceva non esisteva più Sagicta non esiste più. Sagicta era l'ultima reincarnazione prima di Minerva, quella che maggiormente aveva gettato un velo oscuro sull'olimpo, quest'ultima cedette alle lusinghe di Alexander e divenne un arciere vendicativo. Prima però che lei si trasformasse ,lui si era pentito e voleva salvarla, ma ormai era sotto il potere di Ares e quando le ordinò di uccidere Zeus, lei non esitò e morì nell'impresa. Da quel momento Zeus dopo aver ucciso una sua figlia, chiese l'aiuto di Odino, affinchè conferisse alla futura dikè il potere di resistere alla tentazione.

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Capitolo 4
*** Rivelazione ***


Capitolo 3............ Rivelazione............. Il pensiero di lui la assillava, ripensava ad Alexander ed il suo volto compariva più volte nei suoi sogni, quei profondi occhi blu la scrutavano consapevoli che dentro di lei ci fosse un segreto, oscuro perfino a se stessa. Si svegliò imprigionata nelle coperte, guardò il suo riflesso stanco allo specchio, era spossata, gli avvenimenti strani senza risposte erano per lei snervanti. Fissò con attenzione lo specchio, concentrandosi sulle sue iridi castane , si concentrò nel vano tentativo di trovare una risposta, qualcosa arrivò, lo specchio si ruppe in mille pezzi come se colpito da un' ascia invisibile, ennesimo evento bizzarro. Cercava di riprendere la sua routine, ma diventava sempre più paranoica si sentiva continuamente seguita, non si sentiva più al sicuro e la sensazione infantile di essere seguita dai mostri, emerse nuovamente. Alexander doveva vederla, decise che fosse l'unico modo più giusto per conquistare la sua fiducia, sapeva che doveva sentirsi disorientata e l'unica persona che poteva aiutarla era lui. Decise di vestirsi elegantemente e di prepararsi a comparire al cospetto della dikè, poteva farcela relax ,respiri profondi e soprattutto sicurezza. Minerva riuscì a trovare la pace sperata, era sola in casa con in mano una tazza di cioccolata calda e il suo film preferito in tv , finalmente era tranquilla, stava guardando la scena più bella del suo film, quando il televisore ebbe un forte ronzio e sullo schermo al posto dell'attore preferito comparve il viso di Alexander. Minerva terrorizzata cercò di cambiare canale, ma quel viso non voleva scomparire e cominciava anche a parlare << Mi dispiace interrompere il tuo svago, ma so che in questo momento sei confusa e cerchi delle risposte ed io so molte cose che possono chiarirti la situazione, se ci incontrassimo potrei chiarirti tutto >> . Minerva fissava stralunata lo schermo e al tempo stesso si convinse che forse non stava impazzendo, aveva bisogno di chiarezza e lui era li che gli offriva il suo aiuto << Accetto, dimmi tu dove e quando ed io verrò >> , il viso beffardo dello schermo s'illuminò << Al nostro parco domani alle 09:00, ti prometto che non te ne pentirai >> la ragazza fece un cenno con il capo di assenso e spense la tv, si diresse come un automa in stanza e dormìi, per prepararsi al giorno dopo , il giorno della verità. Si vestì rapidamente erano già le 09:00 doveva sbrigarsi, uscii velocemente di casa e s'incamminò verso il parco, durante la strada guardò nuovamente nella vetrina dell'antiquariato di Tom e vide nuovamente la bilancina d'argento, questa volta però sentii una forte energia che gli impediva di proseguire oltre, non sapeva come ma entrò nel negozio, non aveva neanche dei soldi con sé. Si avvicinò alla bilancina cercando di superare i diversi ostacoli dell'antiquariato, superò un'antica sedia a dondolo e un tappeto persiano, finalmente la vide e la prese in mano. Un' energia sorprendente emerse dall'oggetto, un suono ronzante pervase la stanza e l'argento divenne freddo come il ghiaccio. Comparve il signor Tom sembrava tranquillo ed ignaro degli eventi << Le posso essere utile signorina? >>, cercò di ricomporsi e di adeguarsi alla calma che Tom dimostrava << Si grazie, vorrei acquistare questa bilanc..... >> non aveva più nulla era sparita, si guardò incredula la mano, controllò le tasche dell'impermeabile, era sparita, si scusò con il signor Tom e si allontanò fuggendo, questa volta aveva il profondo bisogno di vedere Alexander. Giunse al parco e la figura snella e perfetta che ormai riconosceva, si avvicinò a lei, era molto elegante nel modo di camminare era sempre perfettamente eretto e lo sguardo sicuro davanti a sé. Le diede un bacio veloce sulla guancia la cui familiarità la sorprese, si ricompose nel contegno di prima << Scusami volevo salutarti come si conviene, non abbiamo avuto molto modo di conoscerci, in un certo senso noi ci siamo già conosciuti >> traspariva uno spiraglio di timidezza nella sua armatura << Ecco prima domanda, in che senso ci conosciamo già, io non ti ho mai visto e soprattutto chi sei ? E come fai ad apparire dove vuoi? >> , << Oserei dire, troppe domande, risponderò come posso >> il tutto facendole segno di accomodarsi su una panchina e cingendole una spalla con un braccio il cui contatto era tutto fuorché spiacevole. << Allora innanzitutto, riesco a fare quello che so fare perchè sono nato così , cioè con i poteri , li ho da quando posso ricordare. Questo vale anche per te anche tu hai dei poteri dalla nascita, solo che per te è un po' diverso >>, le parole che diceva le interessavano e si era avvicinata al suo volto fino a sentirne il suo profumo con naturalezza, voleva sapere di più. << In che senso diversa? >> lui le accarezzò una guancia con sguardo rapito e fissandole le labbra disse << Nel senso che tu hai qualcosa di speciale in più, tu hai vissuto più vite ovvero hai più esperienza >> lei si strinse più vicina a lui, l'attrazione per lui diventava inesorabile ogni parola che lui pronunciava l' avvicinavano a lui pericolosamente << Cosa vuol dire, sono una sorta di vampiro? >> lui rise divertito e quella risata argentina la contagiava felicemente << No qualcosa di molto più nobile, più divino per la precisione, sei una dea. Oltre al tuo aspetto, sei davvero una dea ed io sono il tuo amante da sempre, da più e più vite noi ci ritroviamo >>. Minerva sentiva che quello che diceva era vero e plausibile, lo strinse forte tra le sue braccia sentendo il battito di due cuori, invece che di uno, due veloci cuori sincroni.

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Capitolo 5
*** La libra ***


Capitolo 4 …... Libra......... Sentii le sue mani che la discostavano da lui, voleva vederle il candido viso e con occhi profondi continuò la sua spiegazione << Dato che la nostra unione non è vista di buon occhio da tuo padre Zeus, solo perchè non sono un dio>> in quel momento Minerva pensò che lui per lei era un dio, un bellissimo dio lì per lei , mise le sue mani intorno al collo di lui e si avvicinò fino a che un profondo e continuo bacio sbocciò tra i due. Alexander fu sorpreso non se l'aspettava, non pensava di riuscire così presto a conquistare la sua fiducia, intanto mentre la baciava cercava di rimanere lucido e pensare alla prossima mossa, ma la sincerità di quel bacio era travolgente. Le accarezzò con delicatezza i capelli, rispondendo al bacio prima con diffidenza e poi con sempre maggiore convinzione e nel momento in cui era iniziato era completamente perso. Minerva non voleva separarsi da lui, voleva fermare il tempo in quell'attimo, ma non sapeva tante di quelle cose e poi perchè suo padre non voleva che lui la frequentasse. Gli interrogativi comparivano rapidi nella mente conferendoli chiarezza, man mano invece che lui la perdeva del tutto. Sulla sua gamba Minerva sentiva molto freddo, la sensazione aumentò fino a divenire un bruciore intenso, si distaccò dal bacio e pose rapida la mano e trovò la bilancina la prese in mano. Alexander stranito dall'interruzione improvvisa del bacio vide davanti a sé la libra e non potè fare a meno di dire << Dove hai trovato la libra? > il cui tono tremante non sfuggì a Minerva << La cosa? >> lui la guardò contento che lei non sapesse << La libra è una cimice che usa tuo padre per spiarci non vuole che stiamo insieme >> . Il contatto con la libra la rese più savia e guardinga e nonostante l'attrazione per lui, le domande cominciavano a sorgere << Perchè mio padre è contrario a noi due? >> << semplicemente perchè una dea sposa un dio e non un apprendista stregone >>, la risposta per lei pareva più o meno sensata per il momento. << Che tipo di divinità sono? >> e lui la guardò e la prima cosa che gli venne in mente fu << Sei la dea della bellezza Afrodite ed io il tuo amante mortale >> a lei sembrava tutta una stupidata, ma lui era così bello e sincero non c'era del male in lui era perfetto, cominciò a pensare che non lo conosceva neanche da due giorni e già gli credeva senza problemi, il dubbio cominciò a sorgere in lei. Intanto la libra si era illuminata più volte e più la libra s'illuminava più cominciava a considerare che quella storia era una farsa, lo sguardo di Alexander si concentrò sulla libra, cosa che a Minerva non sfuggii << Cosa c'è che non va Alexander? >> << Quando s'illumina vuol dire che Zeus ti sta rintracciando, dobbiamo liberarcene >> accompagnò le parole al gesto di prenderla e lei si ritrasse infastidita. Minerva cominciava a sentire che quello che lui diceva non era vero, allora Alexander in estremis colpì la mano che reggeva la libra facendola cadere e quest'ultima scomparve in una nuvola di fumo. L' ottundimento s'impadronii di nuovo di lei, pensò nuovamente che lui dicesse solo la verità, lui diceva sempre la verità e lei lo amava. Alexander la guardò e vide che lei ormai era sua, bastava convocare Ares ed avrebbe avuto il suo arciere vendicativo, ma pensava che forse era meglio aspettare giusto per essere sicuro, non voleva deludere Ares o almeno era quello che pensava. La accompagnò a casa e la salutò con un bacio passionale e dannato insieme, cercò di pensare solo alla sua missione per Ares, ma se provava qualche divertimento anche lui non era un problema, lei serviva solo ai suoi scopi niente di più.

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Capitolo 6
*** Zeus ***


Capitolo 5......... Zeus....... Il padre degli dei, guardava colmo di gioia il suo Olimpo, il segnale della Libra lo riscosse dal suo torpore. Aveva ritrovato la sua dikè, adesso sapeva chi fosse , doveva agire prima che Ares la rintracciasse. Chiamò Iris, la dea della visione, rapida al richiamo di Zeus apparve e al suo comando obbedii istantaneamente e Zeus finalmente vide sua figlia, un profondo sentimento sorse in lui era esattamente come la ricordava. Il delicato sentimento d'amore lasciò il posto alla collera, Alexander era con lei, il tremore del labbro inferiore fu per gli altri che lo circondarono il segnale dell' ira di Zeus. Un solo pensiero lo invase e prese voce in un urlo << ARES!!!!!! >>. Ares comparve di fronte a Zeus con la sua aria altera, non opportuna di fronte al padre degli dei, << Padre mi hai chiamato? >> fingendo reverenza, l'imperiosa voce di Zeus << Ares cosa ci fa il tuo servitore vicino alla mia dikè ?!!, ricordi nessuno deve influenzare la dikè, la scelta dev'essere sua >> . << Padre in guerra, non c'è onore e farò qualunque cosa per averla >> Zeus non poteva resistere a tale impudenza, prese un fulmine e gli ferì la guancia sinistra << Questo è un avvertimento Ares, tu sei mio figlio e il mio compito è correggerti, mi costringi ad insegnarti che l'onore esiste anche in guerra, non volevo arrivare a questo, ma chiamerò Atena >>, la ferita ancora sanguinava e l'odio negli occhi di Ares divenne incontenibile al nome di Atena , la preferita di Zeus e con poteri, purtroppo per lui, incontenibili. << Padre come il tuo volere comanda, ma ti avverto piangerai più di un figlio in questa battaglia >>, Zeus con sguardo grave << Hai detto bene Ares, penso che piangerò un figlio >> e con un gesto della propria mano lo mandò via, leggendo nel suo cuore l' odio. Cercò di ricomporsi ,doveva celare ad Atena la sua preoccupazione, lei sapeva sempre cosa gli passava per la testa, pensò a lei ed Atena comparve inchinata davanti al sommo Zeus. << Padre mio, cosa ti turba ? >> con gli occhi cerulei che cercavano di capire << Nulla figlia mia, con grande gioia ti dico che tua sorella dikè è stata trovata, devi aiutarla, Ares ha perso il giusto sentiero e non vuole rispettare le regole >>, lo sguardo di Atena fisso ed inoppugnabile rifletteva e con risoluzione scomparve. Minerva era felice tra le braccia di Alexander, si chiese perchè diffidava tanto di lui all'inizio erano destinati a stare insieme, si accoccolò sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Una civetta dal bianco candore comparve nei suoi sogni e la luce abbagliante che emanava catturava la sua attenzione, una sola voce si sentiva << Sorella mia, fuggi, ricorda katarsi >>, si svegliò con il braccio intorpidito e ripetè a se stessa la parola katarsi, guardò Alexander e non potè fare a meno di pensare katarsi ed il viso bellissimo del suo lui, divenne mostruoso profonde ferite apparvero al posto delle guance, le orbite che ospitavano quegli occhi bellissimi ora erano spoglie e in putrefazione e delle fiammelle prendevano il loro posto. Alexander vide il suo sguardo di terrore << Cosa c'è mia afrodite? >> , Minerva spalancò gli occhi ed in un attimo fu a casa. Cercò con attenzione la parola katarsi, il termine indicava la purificazione dello spirito, ma chi l'aveva aiutata, ricordava ancora con terrore il corpo putrefatto di quello che diceva di essere il suo amante. Voleva delle risposte, ma non sapeva da chi reclamarle.

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Capitolo 7
*** Risposte ***


Capitolo 6........... Risposte............ La ricerca della risposta era qualcosa di estenuante e soprattutto i diversi riti che comparivano su internet erano privi di utilità, voleva contattare Zeus che a detta di Alexander, (se quello era il suo vero nome), era suo padre. La ricerca sui riti di convocazione risultarono infruttuosi, decise che la biblioteca poteva darle delle risposte. Il problema principale giunta in biblioteca era trovare il libro giusto, nel reparto magia comparivano per lo più libri sui trucchi di magia; girava in trepidazione cominciò a mordersi le dita non trovava nulla. Dato che girava a vuoto scelse di accantonare un attimo il pensiero e di guardarsi un po' in giro, scelse il reparto della lingua greca era il suo preferito ricco di racconti tragici, mentre guardava ebbe un illuminazione, poteva usare il canto introduttivo alle tragedie dedicato a Zeus, come inno d'invocazione, forse avrebbe ottenuto il risultato sperato. Corse a casa con un libro di tragedie lo aprii e circondata da ciotole colme di ambrosia, cominciò con facilità a leggere il greco antico sperando che funzionasse. L'ambrosia intorno a sé cominciò a ribollire, fino a permettere che l'aria s'impregnasse dell'odore, continuò il canto fino a quando una nube vorticosa apparve al centro della stanza. Ed in quella nube apparve Era la dea della famiglia, moglie di Zeus, << Per quale motivo mi hai invocata? >>. Minerva era un po' confusa, si aspettava un uomo, pensò che Zeus poteva scegliere a piacimento il suo aspetto e disse << Glorioso Zeus ti ho invocato umilmente per ricevere delle risposte >> al che Era la guardò con disprezzo affermando << Il fatto è che come ovvio di fronte a te c'è Era , madre dell' olimpo e moglie di Zeus >> , cercò di riparare << Chiedo perdono mia signora è la prima volta che svolgo questo rito, mi chiedevo se comunque lei potesse darmi ugualmente delle risposte, io non so bene cosa sono, mi è stato detto di essere Afrodite , ma..>> prima che potesse terminare il discorso, la risata di Era la interruppe e non smettendo di ridere disse << Quanta presunzione in un solo individuo, ti posso assicurare che tu non sei Afrodite, però sento qualcosa di familiare in tè >> a queste parole prese dell'ambrosia dalle ciotole che Minerva aveva disposto e disegnò sulla fronte di lei un omega simbolo della fine e dell'inizio, questo assunse una colorazione dorata e due bracciali d'oro apparsero ai polsi di Minerva << Qualcosa di divino è in te mia cara, ma posso assicurarti che non si tratta del dono di Afrodite >>. Minerva si guardava i due bracciali sui quali erano intarsiati il simbolo da un lato della libra e dall'altro quello di una lancia, questo le fece venire in mente qualcosa che aveva non considerato << Posso chiederle, se conosce la Libra ? >> Era la scrutò con attenzione e mirava anche lei i simboli sui bracciali a quel punto la consapevolezza si fissò nei suoi occhi, era chiaro adesso << Certo cara ragazza, la libra è lo strumento che accompagna la dikè, la dea della giustizia, sorella prediletta di Atena, a quanto sembra l' ambrosia ha riconosciuto in te i tuoi natali, tu sei la dikè >> . Il momento della verità fu per Minerva la conferma di quello che sentiva e di quello che era, il viso di Era assunse un espressione corrucciata << Non riconosco il simbolo della lancia, non appartiene al nostro casato, due anime vivono in te. Guardati da Ares >> e come apparve, scomparve lasciando Minerva nella mezza consapevolezza.

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Capitolo 8
*** La lancia ***


Capitolo 7.......... La lancia............ Minerva aveva chiaro di essere la dikè in fondo il suo atteggiamento si confaceva molto con quello che aveva letto appartenesse alla dikè e purtroppo scoprì anche il motivo dell'avvertimento di Era riguardo ad Ares, considerò che Alexander in realtà doveva essere Ares aveva letto che quest'ultimo aveva la capacità di ammaliarla e trascinarla contro la sua volontà nel lato oscuro, ma sulla lancia sul suo bracciale non trovò una connessione. Rifletté sulle parole di Era, aveva detto che lei aveva una sorella Atena poteva provare ad invocarla, ma non sapeva come doveva fare, il solo pensiero portò Pallade Atena da lei. La bianca veste le cingeva la vita, i lunghi boccoli neri le ricadevano sul volto e gli occhi cerulei emozionati la guardarono << Sorella mia >> le corse incontro abbracciandola con estrema attenzione per evitare di farle male, Minerva sentii un profondo affetto per lei ma non sapeva cosa dirle ,ma Atena parlò per lei << Mia amata sorella non potevo venire da te finchè tu stessa non comprendevi chi fossi, ho tremato per te, non volevo perderti. Devi evitare Alexander o ti porterà da Ares >>. Il respiro affannoso di lei, fece intendere a Minerva l'enorme preoccupazione della sorella << Chi sarebbe Alexander >> << E' il fedele servitore di Ares e complotta con lui nel trasformarti nell'arciere vendicativo >> , Atena la guardò negli occhi esprimendo tutta la sua costernazione per lei a questo punto Minerva sentii di poterle chiedere qualsiasi cosa e lei non le avrebbe mentito, sentiva finalmente di potersi fidare ciecamente << Atena , ho parlato con Era e lei mi ha detto che in me vivono due anime, cosa voleva dire ? >> , Atena trasse un profondo respiro e guardando il bracciale di Minerva con il simbolo della lancia disse << Quello che dice Era è vero , questo spiega anche perchè il contatto con la libra non ti ha portata all' olimpo in veste divina, questo è un problema. Da quello che so la lancia è il simbolo di Odino ciò vuol dire che dovrai andare ad Asgard ,dove si trova il Valhalla. >> . Minerva la guardò sconfitta pensava di aver risolto la questione e di potersi riunire agli dei, amava la sua famiglia adottiva ma l'aveva vista sempre come tale adesso invece aveva trovato il mondo a cui apparteneva, << Quindi non posso venire con te ? >> Atena capiva il senso di abbandono della sorella << Potrò accompagnarti fino all'ingresso di Asgard, ma di li in poi solo tu potrai continuare >> le porse la mano che lei prese e si trovò ad Uppsala in Svezia.

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Capitolo 9
*** Il regno di Odino ***


Capitolo 8........... Il regno di Odino........... Prima che Atena la lasciasse le disse << Ad Asgard le cose funzionano diversamente dall' Olimpo , qui solo coloro che dimostrano di essere dei valorosi guerrieri possono accedere al Valhalla, accompagnati dalle Valchirie >>, Minerva appariva molto più confusa << Chi sono le Valchirie ? >> , Atena si guardò intorno dimostrava di avere una certa fretta di lasciare quel luogo e velocemente le disse << Sono le figlie di Odino che non vedono di buon occhio le altre divinità, devo allontanarmi subito per evitare una lotta tra casate, sorella mia, finchè porterai con te i bracciali con il simbolo della lancia andrà tutto bene, nessuno potrà ferirti tra gli dei nordici >>. Così si ritrovò sola su una landa circondata dal ghiaccio apparentemente abbandonata a se stessa, la cosa che più la preoccupava era il riferimento a dimostrare il proprio valore di guerriero, lei non aveva mai combattuto, come poteva farcela. Camminava sconsolata e tracciava con le dita i contorni in rilievo dei bracciali e dinanzi a lei si presentò un uomo, o meglio un mezzo uomo dalla testa alla cintola ed una capra dalla cintola in giù, cercò di mantenere alta la guardia immaginando che fosse un nemico che avrebbe dovuto affrontare. Egli parlò << Dikè, tuo padre Zeus, mi manda da te, io sono Filottete l'addestratore di divinità >> , Minerva era un po' basita tante erano state le strane apparizioni ed adesso in un luogo isolato compariva dinanzi a lei un “uomo” che diceva di esserle inviato da Zeus . Il sospetto s'insinuò in lei, ma quando l'uomo estrasse la libra e gliela consegnò capii che poteva fidarsi di lui, appena la strinse il freddo e il senso di paura lasciarono il posto alla calma perfetta, non esisteva più nulla che poteva nuocerle. Guardò Filottete con riconoscenza << Ti ringrazio Filottete, avevo bisogno della mia libra per comprendere, dove inizieremo l'addestramento ? >> << Mia signora inizieremo dall' uso dell'arco, io custodisco l'arco di Heracles, il quale mi fu consegnato dallo stesso, prima della sua morte infausta tradito da Deianira >> mi porse un arco rivestito di pelle , apparvero delle lastre di ghiaccio ritagliate a forma di uomo, guidata dall'istinto incoccò la freccia e mirò al centro con precisione, sentiva l'arco aderire bene alla sua presa, Filottete era compiaciuto << Vedo che la mia signora ricorda, bene adesso passeremo all'uso della lancia qui ad Asgard, il suo uso è un segno di valore >> le lanciò la lancia e come per l'arco il suo uso era spontaneo e senza problemi, mentre procedeva con l'addestramento avanzavano sulla landa che appariva non più desolata, ma spazi erbosi si espandevano sempre più fino a toccare alte mura di un castello la cui estensione non era quantificabile. << Questa o mia Dikè sono le cinta muraria della città di Asgard, costruite da un gigante di ghiaccio tradito da Odino, qui ci sarà la tua prima prova >> così dicendo la lasciò sola di fronte a quelle enormi mura senza sapere cosa avrebbe affrontato. Una voce fece eco nella landa e si diffondeva per le portentose cinta muraria << Guerriero che affronti le prove di Asgard preparati, ricaccia il gigante di ghiaccio a cui una valchiria era stata promessa in sposa, sappi che l'unico modo per vincere è il benestare di Odino dimostrati valoroso ed Egli ti ricompenserà >> al termine di quelle parole, la terra tremò e le lastre di ghiaccio si composero nel formare un gigante, dagli occhi di brace e il respiro affannoso che non lasciò a Minerva neanche il tempo di osservarlo e puntandole le mani contro le scagliò una fitta tormenta di ghiaccio i cui cristalli le oscurarono la vista, non poteva più vedere nulla, sentiva solo i passi del gigante avvicinarsi.

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Capitolo 10
*** Timore ***


Capitolo 9........... Timore........... Cercava di ricordare il breve insegnamento di Filottete, ma senza vedere temeva che non ce l'avrebbe fatta e si sarebbe concluso così un viaggio appena iniziato alla scoperta di se stessa, sentiva che la fine si avvicinava. Il gigante si era fermato non procedeva anzi emetteva grida di aiuto, Minerva cercò di guardare, ma quello che vide fu solo che il gigante stava evaporando dalla spalla e della luce intensa che proveniva dalle sue spalle dedusse che fosse del fuoco. Qualcuno stava lanciando del fuoco contro il gigante, senza perdere tempo prese l'arco di Heracles e mirando al cuore di vetro del gigante fece saettare la freccia che centrò il bersaglio senza problemi. Il gigante si fuse confondendosi con il ghiaccio circostante e Minerva si guardava intorno nella speranza di vedere chi l'avesse aiutata, ma nessuno era presente. Intanto Ares , rimuginava sulle parole di Zeus, certo l'intervento di Atena non era previsto solitamente Lei si teneva fuori dalle vicende che riguardavano il padre o lui, ma a quanto pare doveva affrontarla, l'unico vantaggio che aveva su di lei e che lei non giocava un gioco sporco come il suo, la nobiltà d'animo glielo impediva. Mentre Ares rifletteva Alexander si guardava intorno ancora ignaro del perchè fosse stato portato con violenza al cospetto di Ares sapeva solo di aver lasciato Minerva fuggire spaventata, intuiva forse da cosa. Al termine dei rispettivi pensieri finalmente Ares si girò e profondamente contrariato si rivolse ad Alexander << Il tuo compito penso che fosse abbastanza semplice, dovevi conquistare la sua fiducia e portarmela, ma qualcosa mi fa pensare che tu abbia perso tempo >> << No mio signore, stavo per portarla da lei, ma ad un tratto è scappata >> << Certo che è scappata idiota, le hai dato il tempo di ricongiungersi con Atena nel sonno ed ha visto il tuo vero schifoso aspetto >>, Alexander abbassò lo sguardo e pensò che quindi ormai lei sapeva com'era, sicuramente non si sarebbero più rivisti o almeno non l'avrebbe guardato più come una volta. Ares stava perdendo la pazienza << Presta attenzione, mio padre vuole coinvolgere Atena nella missione, quindi sai questo cosa significa per me ?!!! >> << Che è finita >> << Ovviamente no , significa che dovremmo giocare d'astuzia, adesso fai quello per cui ancora non ti ho ucciso, localizza la Dikè >> << Ma signore anche se la trovassi non potrei avvicinarmi >> << Fai silenzio ed ascoltami bene, quando la troverai agirai in modo da non farti vedere, appena sarà separata dalla libra coglierai l'occasione per portarla da me >>. Ares teneva ancora quel servo inutile, perchè era l'unico che riusciva a localizzare la Dikè, ma appena avesse avuto l'occasione l'avrebbe ucciso << Adesso localizzala !! >> , Alexander si concentrò e sentii l'aura della dikè ed una morsa allo stomaco gli disse dov'era , << E' all'ingresso di Asgard >> <>, Ares rifletteva ma non riusciva a trovare la connessione sapeva solo che il suo arciere doveva rimanere in vita, << Alexander vai e proteggila, non farti vedere o le Valchirie ti stermineranno >>.

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Capitolo 11
*** Le Valchirie ***


Capitolo 10...... Le Valchirie...... Minerva si sentiva già esausta, non aveva idea di cosa sarebbe accaduto dopo, continuava a fissare le cinta murarie di Asgard, ma non notò alcun cambiamento nella consistenza. Sapeva di non poter restare lì, guardò la libra che teneva in mano e la pose come una spilla sulla spalla destra, prese l'arco e scoccò diverse frecce contro la parete nella speranza di ricavarne una scala , per mezzo della quale superare le mura. Le frecce non riuscivano a scalfire le mura, purtroppo se l'era aspettato, non poteva scalfirle. Ripercorse i suoi passi e sul punto nel quale il gigante si era sciolto, vi era un corno da caccia, lo prese perplessa, su di esso il simbolo della lancia di Odino spiccava e in quel momento capii che doveva solo suonare. Il suono acuto del corno smosse una piccola valanga e la stessa voce che l'aveva accolta all'inizio, si udii nuovamente << Viandante che coraggio hai dimostrato, l'accesso ad Asgard ti è consentito, hai la benedizione di Odino >> , a queste parole una botola comparve e l'ululato dei lupi spinse Minerva a correre all'interno della botola, un lungo corridoio sulle cui pareti venivano narrate le gesta delle Valchirie, la condussero all'interno di Asgard . Quando uscii dalla parte opposta di Asgard trattenne un urlo, la piazza centrale era circondata da cadaveri, la maggior parte erano sventrati ed alcuni erano privi della testa. La cosa più orribile è che emettevano ancora dei versi di dolore erano ancora vivi, cercò di capire chi poteva aver fatto quello scempio, la modalità delle ferite indicava l'utilizzo di un' arma contundente. Riflettendo capii, di essere in realtà nell' Hel l'inferno nordico, la porta di accesso ad Asgard doveva essere conquistata. La voce ormai familiare si fece udire nuovamente << Guerriero, adesso dovrai mostrare il tuo valore, se sopravvivi il tuo accesso sarà diretto ad Asgard e da lì all'agognato Valhalla >>, un urlo improvviso seguito dallo scalpiccio di zoccoli, precedette la comparsa delle Valchirie. Donne armate di lancia, sguardo glaciale al dorso di cavalli che sputavano fuoco, si fermarono solo il tempo di individuare l' obiettivo videro Minerva e caricarono contro di lei con tutta la loro foga gridando all'unisono << Per Odino >> . Minerva cercava di richiamare la capacità di azione prese l'arco e lo mirò contro la prima Valchiria, scoccò la freccia centrandola alla gamba ,quest'ultima venne disarcionata, si mise subito in piedi con la lancia pronta ad un combattimento corpo a corpo. Le altre valchirie si avvicinarono, ma quest'ultima le allontanò << E' la mia battaglia >>, guardò Minerva e cominciarono a girare in cerchio senza mai distogliere gli occhi l'una dall'altra come per prevedere le rispettive mosse.

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Capitolo 12
*** Aiuto non voluto ***


Capitolo 11................ Aiuto non voluto............ La valchiria prese parola << Qual'è il tuo nome guerriera? >> , l'unico suo fine era quello di deconcentrarla, ma Minerva sapeva che non doveva distogliere lo sguardo né rilassarsi altrimenti lei ne avrebbe approfittato. Rispose in un sussurro << Minerva e il tuo ? >>, la valchiria la guardò con sfida << Io sono Brunilde, regina delle valchirie >> a quelle parole le lanciò la lancia che sfiorò la spalla di Minerva e corse verso di lei con un sottile pugnale. Il colpo sfiorato l' aveva privata della Libra che caduta a terra era scomparsa di nuovo, la paura s'impossessò di lei e la saggezza che aveva non c'era più, non sapeva combattere senza la libra. Si guardò intorno disperata e trovata una roccia si nascose << Vigliacca come osi voltare le spalle, muori con onore come si conviene ai guerrieri di Odino >>, Minerva non rispose aveva bisogno di aiuto, Atena non poteva sentirla lì era spacciata. Alexander sentii che la libra non era più con la dikè, era il suo momento. Si diresse con circospezione dietro le valchirie che percepirono la sua fetida presenza << Chi è che osa varcare i confini del regno di Odino >>, cercò di trattenere il respiro e sperando che non lo trovassero si nascose dietro un cadavere, ma quest' ultimo urlò << E' qui, Valchirie è qui >>, maledisse quel dannato e le valchirie urlando si avventarono su di lui. Minerva sentii un lamento sbirciò dal suo nascondiglio e vide Alexander travolto dalle Valchirie, privata dalla libra sentiva rinascere l'amore per lui che la saggezza aveva fatto soccombere. Uscii allo scoperto e disse << Valchirie sono qui , sono io che stavate cercando >> , Alexander ferito sollevò lo sguardo verso di lei e capì che lei lo aveva fatto per lui nonostante tutto, quando vide le Valchirie dirigersi verso di lei cercò di fulminarle, ma tutto fu inutile. Una profonda pugnalata allo stomaco levò il respiro a Minerva che guardava sgorgare il sangue dalla sua ferita e un senso di nausea la travolse e cominciò a vomitare sangue, l'ultimo disperato tentativo del suo corpo di liberarsi dell'emorragia, rivolse lo sguardo vitreo ad Alexander che stravolto gridò il suo nome << Minervaaaaaaaaaaaa !!!!!! >>.

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Capitolo 13
*** Ankh ***


Capitolo 12.......... Ankh...................... Alexander scomparve distrutto e riferii ad Ares quanto accaduto quest' ultimo adirato con il suo stupido servo << Idiota, adesso dovremmo aspettare la sua prossima reincarnazione, sapevo che non dovevo fidarmi di te, dovevi morire tu >> e con un gesto di stizza prese la sua spada e gli tagliò di netto un braccio e disse con gli occhi assetati di sangue << Non ti uccido perchè ho bisogno di te, ma ricorda che posso sempre farti a pezzi >>. Alexander dolorante si rifugiò nella sua caverna, il vuoto che provava dentro lo devastava, lei era morta per lui, nonostante avesse visto quello che era, lei era morta per lui. Decise che sarebbe tornato indietro per dare degna sepoltura ,al cadavere dell'unica che l'avesse mai amato. Il dolore della vista del corpo di lei fu straziante, gli occhi fissi e l'antico candore trasformato in mortale pallore, le prese una mano e la tenne stretta a sé. Le lacrime gli rigarono il volto ed un grido incurante che potessero sentirlo prese vita, cercava di toccarle il viso, i capelli, ma la vita ormai l'aveva abbandonata. Le valchirie apparvero nuovamente ed Alexander decise che le avrebbe uccise tutte non importava, si nascose pronto all'attacco. Minerva non capiva dove si trovasse sapeva di essere cosciente, ma non poteva muovere il suo corpo, gli arti erano paralizzati e i polmoni si rifiutavano di rispondere all'istinto vitale di respirare. Il cuore era muto ed il silenzio regnava, interrotto da un continuo e profondo mormorio, i suoi ricordi le comparivano e ripensò all'adorata sorella ritrovata e perduta così rapidamente . Le ultime parole che Atena le aveva detto ritornarono alla sua memoria “ finchè il bracciale con la lancia porterai nessuno degli dei nordici ti potrà toccare” rise con se stessa pensando che per la prima volta Atena si era sbagliata e non poteva neanche rinfacciarglielo. Il calore che dal braccio si irraggiava al cuore la fecero ricredere, il bracciale con la lancia stava letteralmente pulsando come se sostituisse il suo cuore, i polmoni si riempirono d'ossigeno e lo sguardo acquistò vivezza e lucidità. Il suo corpo fu sollevato da fili invisibili, davanti gli occhi increduli di Alexander e delle Valchirie ed una voce cavernosa proferii << Nessuno dello stesso casato ucciderà l'altro >> dopo queste parole , Minerva ritornò in vita, vestita da un'armatura simile a quella delle Valchirie e una lancia dorata con inciso Ankh comparve nella sua mano. Minerva si guardò intorno e le Valchirie s'inchinarono e Brunilde la regina le parlò << Perchè non hai detto di essere del casato Norreno come noi, mai avremmo attaccato una nostra consanguinea >>. Minerva abbassò lo sguardo verso di loro i suoi occhi avevano assunto il colore glaciale simile al loro, ma con una vivida iride nera, simile ad una macchia di petrolio sul ghiaccio e con voce priva di espressione disse << Ignoravo ogni cosa, per questo sono venuta da voi, era solo l'aiuto quello che cercavo >>. Alexander guardò ogni cosa felice da dietro la roccia, la sua dikè era viva, la gioia colmò il suo cuore ed ebbe l'effetto di privarlo del dolore che la ferita al braccio gli aveva arrecato. Si chiese cosa doveva fare e decise che Ares non l'avrebbe saputo era meglio che credesse che fosse morta che rischiare di perderla ancora.

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Capitolo 14
*** Benvenuta ***


Capitolo 13.......... Benvenuta............ Minerva continuò imperterrita il suo discorso, da cui non traspariva né rabbia né dolore << Ora sapendo di appartenere a questo luogo, non posso fare altrimenti che vendicarmi dell'oltraggio subito come la tradizione Norrena ammette, quindi Brunilde io ti sfido >>. Brunilde cercò di ritrovare la sua calma , era la regina delle Valchirie e non poteva tirarsi indietro accettò la sfida pregando Odino di perdonarla, ma la tradizione voleva questo, onore guerriero prima di tutto. Si disposero in cerchio come prima, solo che adesso gli occhi di Minerva non tradivano emozione erano fissi in quelli di Brunilde afferrò la lancia e disse << Per Odino >> con un solo colpo, oltrepassò il cranio di Brunilde da parte a parte e il sangue divino sgorgò copioso , estrasse la lancia e disse << Adesso sono io la regina delle Valchirie, seguirete solo me >> . Le valchirie erano atterrite, aveva ucciso Brunilde senza il minimo segno di rammarico anzi sembrava che ci avesse provato gusto, la lancia ancora insanguinata che stringeva tra le mani era la lancia di Odino. La leggenda diceva che solo Odino potesse usarla, lo sguardo delle valchirie era sottomesso per la prima volta e con un rapido << Si, nostra signora >> si dileguarono sui cavalli infuocati. Adesso Minerva sapeva ogni cosa non c'era nulla che la tratteneva , sapeva di essere una Norrena e conosceva il modo per giungere nel Valhalla. Alexander guardò terrorizzato la scena e vide in Minerva l'arciere vendicativo, solo che rispondeva unicamente ai propri comandi, era come se una parte di lei fosse morta e ricordò in un attimo che lei era morta privata della libra. Se moriva privata della Libra significava che la sua parte Norrena era primeggiata sul resto e questo significava che forse poteva affrontare Ares , così loro due sarebbero stati liberi di amarsi. Intanto Minerva calcolava mentalmente il percorso, avrebbe dovuto affrontare il lupo, il falco e le arpie per poi presentarsi ad Odino; mentre rifletteva percepiva un intruso si girò rapidamente e vide Alexander, qualcosa gli impedii di ucciderlo prima che quest'ultimo sparii. Alexander vedendo quegli occhi capii che doveva pur rischiando la vita dirlo ad Atena, Lei avrebbe saputo cosa fare.

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Capitolo 15
*** Atena ***


Capitolo 14............. Atena......... Atena camminava nel Partenone avanti e indietro, ripercorrendo più volte il corridoio che la portava di fronte la statua costruita in suo onore, la preoccupazione per la sorella oscurava la sua capacità di raziocinio. Il pensiero, della situazione che i mortali stavano attraversando sulla terra privati della guida di una dikè era martellante, i popoli si rivoltavano in guerre prive di onore, gli oppressi fuggivano nei luoghi dell'antica religione e la stessa Grecia non conosceva più virtù. Sapeva fin dalla nascita di sua sorella che doveva fare di tutto per proteggerla, per questo nonostante la sua metà mortale aveva trovato un modo per non perderla mai, per mezzo della reincarnazione. Il terrore s'impossessò di lei quando sul corridoio più volte percorso vide luccicare la libra sul pavimento, sua sorella non era più protetta. Corse da Zeus e con estremo affanno chiese dell'amata sorella, Zeus con gli occhi lucidi non aveva il coraggio di guardarla e d'infliggerle di nuovo il dolore della perdita << Figlia mia, dovremo cercare di nuovo la dikè, dovremo capire in quale nuovo corpo ha trovato riposo >> non riuscii a trovare un modo migliore per dirlo. Atena lo guardò colma per la prima volta di rabbia e un oscura determinazione apparve sul suo volto, i suoi occhi compassionevoli erano un dolce ricordo, ora Zeus guardava sua figlia e vedeva solo l'ira. Con voce vibrante e priva di tentennamenti Atena disse << Padre, nonostante la saggezza mi appartenga non intendo sopportare oltre il casato Norreno dovrà vedersela con me. Io lotto solo per l'onore e per la virtù, ma non c'è onore più grande che morire vendicando mia sorella >> e con queste parole scomparve lasciando Zeus nel terrore che la predizione di Ares si avverasse. Oramai il cuore indurito di Atena non ascoltava ragione, avrebbe ucciso chi aveva osato privarla della sua amata dikè. Attinse ai suoi poteri inspirando e concentrandosi richiamò la sua civetta, la candida civetta si presentò al cospetto di Atena piegò le ali in segno di reverenza ed Atena disse << Consegna un messaggio ad Ares, digli che io Pallade Atena lo ucciderò >> , così dominata dalla collera ordinava le sue armi lucenti e studiava una strategia. Alexander era riuscito a sfuggire all'occhio di Ares e velocemente si recò da Atena, la vide vestita con il suo elmo e l'armatura da battaglia, aspettò qualche secondo e diede segno della sua presenza << O divina Atena giungo da te per rivelarti qualcosa >> a quelle parole Atena si voltò rapida e veloce strinse il collo di Alexander nella sua mano e con estrema aggressività disse << Cosa ci fai tu qui, lurido schiavo di Ares, non osare mettere piede nel mio tempio, dopo che tu insieme al tuo padrone avete ucciso mia sorella >> la presa di Atena era molto forte, gli occhi di Alexander presero a lacrimale irrefrenabili , cercò di parlare e le sole parole che disse furono << La dikè è viva >>. A queste parole gli occhi dardeggianti di Atena trovarono la consueta calma e liberando la gola di Alexander gli intimò di proseguire << Sua sorella mi ha salvato e per questo le valchirie l'hanno uccisa, ma Odino l' ha resuscitata ed ora ricorda solo di essere appartenente alla stirpe Norrena >>. Assimilò con attenzione le nuove informazioni e sprezzante disse << Ti avverto, se quello che dici è una meschina bugia di Ares per salvarsi la vita, mi assicurerò che tu lo segua >>. A queste parole scomparve ed Alexander si accarezzò il collo indolenzito, contento di aver fatto qualcosa di buono per la sua dikè. Minerva era pienamente entrata nel suo ruolo di appartenente alla casata Norrena, nella sua mente erano vigili tutti i passi da seguire per incontrare Odino. Con un fischio chiamò a sé il cavallo che era di Brunilde e saltata in sella si diresse verso l'alto verso Asgard, il castello di Asgard era costituito da 509 stanze, le mura erano lance acuminate e i tetti scudi d'oro. Si avvicinò al castello con circospezione e l'ululato dei lupi udito prima si fece risentire, un folto branco di lupi bianchi dalle zanne acuminate circondò Minerva, ma in lei la paura non dimorava più sentiva solo una profonda collera e desiderio di riuscire nell'impresa. A dorso del suo nuovo destriero intimò ai lupi di fare strada e batté due volte la lancia di Odino sul terreno, il cielo si oscurò e delle nubi si raggrupparono sul branco ed una tempesta di fulmini, gli sterminò. Non scese neanche da cavallo, continuò imperterrita verso la porta di accesso. La prova del falco si presentò di estrema facilità, dato che riconosciuto il sangue Norreno in lei l'uccello si arrese e si unì al suo cammino. Giunse al cospetto di una gigantesca porta dorata su cui si ergevano in rilievo ritratti di Odino e la voce che l'aveva accompagnata nel tragitto disse << Guerriero il tuo coraggio è stato dimostrato adesso procedi, al cospetto di Odino >>. Scese dal suo destriero e con circospezione proseguì oltre la porta, una sala spoglia circondata da mura di ghiaccio e pavimenti di roccia, accoglieva al centro lo scranno di Odino , le fiaccole illuminavano il suo cammino e nessuna emozione l'attraversò. Sul trono figurava un uomo giovane dai lunghi capelli biondi, occhi glaciali come quelli delle valchirie ed una lunga pelliccia di lupo lo ricopriva come un mantello, nella mano sinistra stringeva un martello in titanio ed alla sua vista Minerva istintivamente s'inginocchiò. Il giovane si alzò dal suo trono e disse << Parla straniera, come mai giungi fin qui per interloquire con Odino? >>, il suo sguardo incontrò quello del giovane e con determinazione disse << Divino Thor ho necessità di parlare con Odino, devo sapere da lui i miei natali e il posto che occuperò in questo luogo, essendo io una Norrena >>. A quelle parole Thor rimase sconvolto non sapeva che vi fossero altri Norreni, solitamente la genealogia divina era sempre la stessa, quello che più lo spaventò furono i suoi occhi erano diversi dai loro , quell' iride nera incuteva timore. Cercò di sostenere lo sguardo di lei e con calma disse << Bene, parlerai con Odino dopo che ovviamente mi avrai dimostrato di essere una vera Norrena >> a quelle parole Minerva asserii e si preparò al combattimento.

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Capitolo 16
*** Le intenzioni di Odino ***


Capitolo 15........ Le intenzioni di Odino........ Lo sguardo truce di Thor non intaccò la sicurezza di Minerva, ormai pienamente coinvolta nel suo ruolo, impugnò la famosa lancia e andò alla carica. Thor prese il famoso martello e lo scagliò rotante contro Minerva che chinando prontamente la testa lo schivò mentre roteava ancora in aria, con passo svelto avanzò sul terreno disponibile e attentamente colpii la mano di Thor prima che potesse nuovamente impossessarsi del martello. Thor la guardò ammirato e disse << Bene hai impiegato solo 45 secondi a privarmi del martello, il nobile sangue Norreno scorre in tè >> e con un gesto della sua mano le aprii il passaggio per la sala di Odino. Odino l'attendeva il suo occhio di vetro lo aveva previsto da alcuni giorni, era quello che aspettava da sempre, la chiave e la risoluzione di ogni suo problema. Minerva fece il suo ingresso priva di ogni emozione nella sala e alla vista di Odino chinò il capo in segno di rispetto, Odino alla sua vista era allegro e gioviale << Benvenuta mia cara, la tua famiglia Norrena e lieta di riaverti >>, Minerva aveva lo stesso sguardo privo di espressione che la caratterizzava e quell'accoglienza fu per lei insensata << Sono lieta di sentire ciò che già sapevo, sono qui perchè so di avere una missione da svolgere per te o sommo Odino >>. Odino osservò la freddezza dei suoi modi e ne fu contento era segno che avrebbe ottenuto con facilità ciò che voleva << Certo è vero , devi sapere che una casata che ci danneggia da più tempo con diversi oltraggi ed invadendo il nostro territorio senza ritegno, ha deciso di esserci deliberatamente nemica per questo la devi distruggere >> << Qual'è la casata , la sterminerò >>, Odino si concentrò per verificare un'eventuale sua reazione al nome della casata e con un rapido sospiro disse << La casata di Zeus , l'olimpo >> , il cuore di Minerva non sentii nulla , solo un ricordo incorporeo la invase e senza esitare disse << Sarà fatto >> e scomparve in una nube . Atena aveva bisogno di sapere che fosse vero, voleva che fosse vero con tutta se stessa. Il bisogno di rivedere la sorella con i propri occhi era forte, aveva la capacità da sempre di mimetizzarsi, quindi dopo un attenta analisi prese le sembianze di una valchiria e scomparve nel regno di Odino. Riuscii con facilità a superare le prove che le si presentavano, arrivò in tempo alla porta di ingresso di Odino e sentii che dentro qualcuno parlava con Odino, era la voce di sua sorella, lacrime di gioia sgorgarono sul suo viso e si placarono solo quando udii che intendeva sterminare l'Olimpo. Atena cominciò a riflettere, se Minerva si fosse schierata contro l' Olimpo probabilmente sarebbe nuovamente morta nell'impresa, doveva salvarla ed al tempo stesso avvisare Zeus. Continuò ad ascoltare la conversazione tra i due, finchè sentii che Minerva era scomparsa. Percepii Odino solo nella stanza che chiamò a sé il proprio lupo e parlando con lui gli disse << Assicurati che la divinità compia il suo lavoro, alla fine del lavoro uccidila >> . Atena era inorridita da quello che aveva udito, Minerva era in pericolo ed era al tempo stesso un pericolo per loro. Con fretta giunse da Zeus e gli comunicò quello che sapeva, il padre degli dei era al tempo felice e preoccupato, aveva riguadagnato una figlia, ma in un certo senso l'aveva persa. Per la prima volta si trovò impreparato non aveva mai pensato che Odino congiurasse alle loro spalle e questo fu per lui la rassegnazione, doveva riunire le divinità e decidere il da farsi. Minerva era giunta all'ingresso dell' Olimpo, camminava decisa senza tentennamento la lancia pronta all'attacco. Il titano Atlante all'ingresso le impedii l'accesso, lei incurante del pericolo, agilmente saltò sulla spalla di lui e con un colpo preciso, colpii la carotide del titano che si schiantò a terra sonoramente. La caduta del titano mise in allerta gli eroi dell'olimpo e la notizia della comparsa di Minerva giunse sulle rapide ali di Ermes, gli dei erano leggermente atterriti al pensiero di dover uccidere un membro del proprio casato, figlia di Zeus per giunta, decisero di non esporsi. Atena prese parola e con rapidità espose il suo piano, avrebbe preso nuovamente le sembianze di una valchiria e si sarebbe affiancata a Minerva, il tempo necessario di apporle la libra sul petto e sperando nella riuscita dell'impresa, sarebbero insieme andate a distruggere Odino. Il piano fu accolto con gioia, Atena agii velocemente e scelse l'approccio di avvicinamento con Minerva. Sotto le vesti di una valchiria, corse incontro a Minerva che aveva posto nuovamente la mano sulla lancia in posizione di attacco, Atena s'inginocchiò rapidamente e secondo il linguaggio Norreno disse << O divina Minerva , mi manda al tuo fianco il Supremo Odino, al fine di aiutarti nell'impresa >>, Minerva abbassò la lancia e con disprezzo disse << Non ho bisogno di nessuno in questa impresa e la gloria della missione sarà unicamente mia, cosicché prenderò il posto che mi spetta al fianco di Odino >>. Atena impallidii lo sguardo della sorella era determinato e non voleva neanche il suo aiuto , allora non sapendo cosa dire << Permettimi almeno di assistere in questa importante impresa come scrittrice così che possa tramandare ai posteri le imprese che oggi compierai >>. Gli occhi inespressivi di Minerva la fissavano e con un cenno acconsentii.

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Capitolo 17
*** La lotta ***


Capitolo 16........ La lotta............. Minerva diffidava fin dall'inizio di questa nuova Valchiria, aveva deciso di acconsentire al fine di tenerla d'occhio, la scrutava mentre varcavano le porte dell' Olimpo e la vedeva chiaramente agitata, prova inequivocabile che mentiva, una vera Valchiria non prova mai paura. Atena rifletteva su come poteva uscirne da questa situazione, intanto sentiva che Minerva dubitava di lei, doveva conquistare la sua fiducia, per questo aveva bisogno di un nemico. Gli eroi dell' Olimpo erano stati allertati e guidati da Odisseo si prepararono ad affrontare la nuova minaccia, la strategia era semplice dovevano circondarla all'entrata di modo che le arpie avrebbero svolto con tranquillità il loro lavoro e se questo non l'avrebbe fermata, cosa secondo Odisseo impossibile, sarebbe intervenuto Ares. Quando Ares vide da lui arrivare correndo, l'astuto Odisseo, si chiese come fosse in realtà stolto il protetto di Atena ad addentrarsi nel suo regno, ma quando sentii che la nuova minaccia era Minerva che voleva distruggere l' Olimpo, pensò che lo stolto in realtà fosse lui. Finse di acconsentire al piano di Odisseo, ma il suo pensiero fisso era Minerva era viva e lui lo aveva saputo per ultimo, si congedò velocemente da Odisseo e con un urlo intriso di odio un solo nome pronunciò << Alexanderrrrrrrrrr >> , il servo traditore comparve reticente al cospetto di Ares temendo di morire. Ares lo guardò e disse << Bene, bene dopotutto il fato non ci è avverso, ma sapevi che Minerva è viva ? >> Alexander temeva per la sua vita cercò di fingere << No signore, l'ultima cosa che ricordo di lei e di averla vista morta riversa sul terreno >>. Ares soppesò le parole del suo servo e con profonda collera disse << Io sono il tuo padrone e tu dovresti fare di tutto per ottenere informazioni, penso che la lezione che ti ho impartito non è servita poi molto >> e con il proprio sguardo indicò il braccio che gli aveva reciso e con un solo ghigno prese la spada e veloce la puntò all' altro braccio, Alexander si preparò al colpo, ma Ares si trattenne e con sguardo gelido disse << Ho deciso, magnanimo come sono di risparmiarti, ma bada bene se mi tradirai troverò un altro modo per poter intercettare la dikè, ora il momento della prova giunge. Conosco bene Atena tanto da pensare che cercherà di riportare indietro la sua amata sorella, quindi sono certo che farà di tutto per impedire che la uccidano il tuo compito è aiutare Atena e nel momento in cui lei farà ritornare la dikè, tu la porterai da me. Chiaro >>. Alexander piegò il capo asserendo, ma dentro di lui sapeva solo che non voleva che Minerva cadesse di nuovo vittima di Ares a costo della sua stessa vita. << Divina Minerva qual'è la sua missione >> Atena cercava di farla parlare per vedere quanto fosse consapevole di quello che stava facendo, Minerva non la guardava neanche e fissando il suo obiettivo proferii un semplice << Vedrai >> . Gli eroi urlarono come un sol uomo e circondarono Minerva e la sua amica, non avevano previsto due nemici, comunque non avevano dubbi sulla riuscita del proprio piano. Odisseo parlò << Fermatevi oltre non potete proseguire, vi impediremo di raggiungere l' Olimpo >>, Minerva continuò a camminare anzi aumentò la propria andatura e con la mano pronta sulla lancia si preparò a combattere. I migliori guerrieri greci erano lì, oltre Odisseo c'era Achille, Eracle, Agamennone, Giasone tutti riuniti per fronteggiare un unico nemico. Minerva con in mano da un lato la lancia e nell'altra la spada si avventò sul primo dei guerrieri che la assalirono, Atena preoccupata per la sorte della sorella non riusciva a calmarsi, ma Minerva sembrava tranquilla nella situazione, era nata per quello. Con un sol colpo ferii Odisseo e Giasone e con la lancia trafisse Agamennone, Odisseo ferito alla gamba invocò la comparsa delle arpie. Il grido acuto delle Arpie si udii distintamente e con un fremere d'ali si ritrovarono a rivolgere gli artigli contro Minerva, ma qualcosa d'inaspettato accadde. Minerva guardò le arpie e disse << Sono lieta della vostra comparsa, nobili Arpie,come appartenente Norrena chiedo il vostro aiuto e la lancia di Odino in nome della mia buona fede, vi mostro >> a queste parole le arpie, asserirono e con elegante movimento di ali cambiarono fazione e si schierarono al fianco di Minerva. Odisseo era stravolto non poteva fare altro che invocare Ares, sapeva che fosse l'unico tra le divinità a non temere l'ra di Zeus. Atena guardava ammirata il procedere degli eventi e con molta facilità combatteva contro i guerrieri che ella stessa in passato aveva difeso. Solo Eracle fu tanto abile da riuscire a ferire Minerva sulla spalla destra al che rapida Atena le si affiancò, Minerva asserii << Non è nulla, continua a combattere è questo che fanno le valchirie prima di tutto il combattimento >>, ma Atena disse << E' il mio compito difenderla, lei è la nuova regina delle Valchirie >>, questo le permise di avvicinarsi e pulirle la ferita, mentre le Arpie combattevano per loro. Atena lesta prese la Libra e la utilizzò come spilla a cui legare lo straccio che tamponava la ferita .

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Capitolo 18
*** La pace ritrovata ***


Capitolo 17............ La pace ritrovata............ Odisseo chiamò Ares che non perse tempo ad arrivare l'idea che l'arciere vendicativo gli fosse offerto su un piatto d'argento era unica, appena arrivò vide il caos quello che lui amava, una guerra sanguinaria senza onore. Inspirò profondamente l'aria di morte inebriandosi e carico di adrenalina, scrutò il campo di battaglia fino a trovare Minerva, riconobbe che era diversa dall'ultima dikè e la sua forza nella battaglia era propria dei Norreni, ma non potè sfuggirli che era ferita e c'era un' altra donna con lei, una valchiria che le stava medicando la ferita. Si avvicinò incurante dei corpi sanguinanti e delle arpie urlanti, la valchiria con Minerva si girò ed Ares si vide guardare con odio profondo. Minerva si sentiva diversa qualcosa sulla spalla la infastidiva ed emetteva una luce intermittente, i sensi l'abbandonarono e svenne. Atena la guardò preoccupata , ma la preoccupazione lasciò il posto alla collera la vista di Ares fece nascere in lei il senso di protezione, si girò per vedere lo stato di Minerva e vedendo che era svenuta, decise di mostrarsi. Ares avanzava imperterrito e la voglia di uccidere quell'insolente valchiria cresceva in lui, ma quando quest' ultima si trasformò in Atena, il suo passo prima sicuro divenne titubante. Atena risplendé folgorante nelle sue vesti da guerra e guardando Ares, attese che attaccasse per primo, Lui ricoprì il poco spazio che lo divideva da Atena sguainando la spada sfolgorante e mentalmente chiamò Alexander di modo che durante la battaglia rapisse Minerva. Atena pazientò finchè Ares senza attendere i convenevoli di guerra la assalii, lo scudo di Atena fu prontamente posto a protezione e con la sua spada, ferì l'addome di Ares, fulminea lo superò e inginocchiandosi gli ferì le gambe. Lo sguardo concentrato << Ares fermati adesso o morirai, io non mi tirerò indietro , non toccherai più mia sorella >> , Ares respirava affannoso e sorrise quando vide Alexander portare via Minerva. Atena seguii la direzione dello sguardo di Ares e il terrore la invase Minerva era scomparsa, con un grido si piombò su di lui, ma lui rapidamente scomparve. Minerva aveva la testa pulsante, voleva privarsi di quello strano oggetto che gli dava i brividi, non si accorse neanche quando un uomo la portò via dal campo di battaglia, cercò di opporsi, ma aveva dentro di sé una battaglia che cercava di vincere, non aveva la forza. Si sentii trasportare in un luogo oscuro e tetro, aprii gli occhi e vide intorno a sé pareti rocciose e piccoli focolai negli angoli, la cui luce tremolante dardeggiava sopra di lei e due occhi la fissavano preoccupati, il battito accelerò ed rapido nacque in lei il ricordo e con preoccupazione disse << Alexander dove sono ? >> , Alexander era lieto che l'avesse riconosciuto, la Libra stava facendo il suo effetto, doveva agire prima che lei ricordasse quanto lui era ripugnante, vide lo sguardo di lei che fissava compassionevole l'arto mancante e disse << Cosa ti hanno fatto? >>. Alexander le accarezzò la testa e le disse << Non preoccuparti per me dobbiamo pensare solo a te adesso, sei al sicuro nel mio rifugio , ricordi qualcos'altro oltre me ? >> , Minerva chiuse gli occhi e cercò di ricordare qualcosa, il freddo della Libra pungente sulla spalla, la richiamava ad antiche memorie, ricordava di avere una missione che andava oltre quella Norrena di cui ricordava ogni dettaglio, quando la Libra s'illuminò il raggio di luce colpì il volto di Alexander che gli apparve mostruoso com'era in realtà e ad un tratto ricordò Atena e suo padre Zeus. Non poteva distruggere l' Olimpo, in lei vivevano entrambi, l' Olimpo e Asgard. Guardò Alexander e la sicurezza di un tempo ritornò insieme alla chiarezza lucida della dikè era rinata, conosceva entrambe le sue anime. Come nella sua resurrezione il suo corpo fu condotto verso l'alto, l'armatura della valchiria fu sostituita dal vestito della dikè un lungo abito greco, tipico delle divinità, con al centro una cintura con la Libra ed in mano la lancia di Odino e conservò l'elmo delle valchirie. Alexander ammirò rapito la rinascita della dikè, il suo corpo fu riportato a terra e delle fiamme emersero dalle sue vesti contornandola e con sguardo fiero guardò Alexander e disse << Sono tornata, ho dei conti da regolare e tu devi aiutarmi >>. Alexander era felice e prima che lei ultimò la frase con un gesto gli restituì il braccio un tempo reciso e con calore disse << Hai contribuito a riportarmi qui, per questo devi essere premiato, adesso ho bisogno del tuo aiuto, voglio che dici ad Ares che adesso sono il suo arciere vendicativo >> , il terrore s'impossessò di Alexander non voleva lasciarla, adesso non temeva più per la propria vita ma temeva esclusivamente per quella di Minerva, ma la decisione era forte in lei non poteva deluderla. Corse da Ares e gli disse ciò che la sua amata voleva che sapesse, Ares stava lucidando la spada dardeggiante insanguinata, alzò lo sguardo e vide l'odiato servo con un grido disse << Dov'è la dikè ? >>, << L'arciere vendicativo è ai suoi servigi , mio signore, Lei ha piena fiducia in me, come vede mi ha ridato il braccio >> , lo sguardo di Ares si poggiò sul nuovo braccio del proprio servo << Non sei inutile come pensavo, bene le buone notizie vengono sempre insieme. Vedi il sangue sulla mia spada è quello di Atena, mentre portavi via la sua amata sorella, mi ha girato le spalle credendo ingenuamente che avrei rispettato l' onore in guerra ed in quel momento le ho trapassato il cuore. Mai provata gioia più grande, volevo restare per vedere l'espressione di Zeus. Comunque chiama a me l'arciere vendicativo >>. Alexander chinò il capo in segno di assenso, fremeva di rabbia Ares aveva ucciso la nobile Atena, lo rincuorò solo il fatto che sarebbe morto presto. Minerva aveva sentito tutto, trattenne il grido di dolore che erompeva da lei, sua sorella morta per lei, cercò di fare affidamento al suo lato norreno e ritrovò l'apatia per uccidere Ares, l'avrebbe annientato. Camminò fiera e si presentò in ginocchio al cospetto di Ares, prese l'arco di Eracle in mano e disse << Mio signore , l'arciere vendicativo è al suo servizio >>, Ares si crogiolava nella sua felicità e con enorme felicità disse << Uccidi Zeus e dopo che hai terminato uccidi anche Odino ed abdica al trono Norreno in mio favore >>, Minerva s'inchinò nuovamente , impugnò rapida la lancia di Odino e con scatto fulmineo la conficcò nell' addome di Ares, gli occhi di Ares strabuzzarono dal dolore ed il colore della sua pelle sbianco, pose le mani sulla lancia e l'estrasse e con l'ultimo respiro che gli rimase, produsse una palla di fuoco contro Minerva. Alexander rapido si frappose tra i due e la palla di fuoco lo distrusse e come polvere si dileguò nell'aria. Minerva rimase immobile di fronte alla morte di colui che si era rivelato suo amico, l'ira dei Norreni la travolse e la lancia prima estratta da Ares fu conficcata più affondo nel cranio di Ares in fin di vita e con il fuoco negli occhi disse << Brucia nell' Ade , Ares !!!! >>. Ares conservava ancora un po' di lucidità quando la lancia lo colpii nuovamente , questa volta centrò il cuore e le fiamme dardeggianti che avvolgevano Minerva, lo investirono bruciandolo vivo. Minerva aveva più di uno scopo adesso, si concentrò e sperò di sentire l'amata sorella, un respiro tenue e la voce di lei proruppero nella sua mente e in veste divina si presentò di fronte ad Atena. Atena era riversa in una pozza di sangue, ma finalmente felice di vedere la sorella nella veste divina, le fiamme dardeggianti intorno a lei, erano qualcosa che non ricordava, pensò che fosse dovuto al sangue Norreno. Minerva corse da lei, le fiamme che la circondavano emisero un blu acceso, gli occhi di Minerva divennero bianchi, e con le mani giunte pronunciò parole che sembravano non sue << Divina Atena, massima rappresentante dell'onore, il tuo caso mi lascia interdetta. La giustizia sa che in te trova dimora, ma sei stata spinta dall' odio e dall' inganno ed hai tralasciato ciò che da sempre dimorava in te, cos'hai da dire ? >>. Atena cercò di tenere aperti gli occhi, l'emorragia non si fermava, il freddo si diffondeva in lei e il respiro rallentava affannoso, cercò di capire chi avesse di fronte era sconosciuta la voce che proveniva dalla sua Minerva, cercò di riposare e fornire la risposta alla domanda fatta, respirò profondamente e disse << Non c'è giustizia più grande che lottare per la propria famiglia, non avrei mai ucciso Ares, ma se ne fossi stata costretta non avrei esitato, quindi ha ragione merito la morte indegna che sto per subire >>. Lo sguardo diafano di Minerva la studiò con calma e disse << Atena, parli sempre con coscienza per questo ti concederò la vita e la concederò anche ad Ares, il principio dell'equilibrio, non dev'essere mutato mai. Gli opposti che rappresentate sono vitali. Svelta stringimi la mano. >> . Atena le strinse la mano e si trovarono nella caverna di Ares, temette di essere finita in trappola, ma Minerva la condusse dalle spoglie ormai polvere di Ares e capii. Minerva da un lato teneva Atena e dall' altro pose la mano sulle ceneri di Ares, chiuse gli occhi e le fiamme assunsero il colore dorato, l'elmo dorato dardeggio infiammato, la voce che aveva parlato prima riprese << Ripristino l'equilibrio che ho spezzato, quando non sapevo chi ero. Ramnasi o caida mon >> . Istantaneamente Ares ed Atena erano lì vivi come prima, Ares si guardò stranito , quando vide Minerva cercò di ucciderla ma lei << Frena le tue azioni Ares , o te ne pentirai amaramente. Di fronte a te c'è la Libra >> . Gli occhi di Ares tradivano paura, quelli di Atena stupore. La Libra era la giustizia cosmica, quella che dimorava prima della comparsa degli dei , secondo la leggenda si reincarnava solo quando la dikè aveva venduto la sua anima a lei, ciò voleva dire che Minerva non esisteva più. La Libra era apparsa ad Minerva quando lei aveva perso Alexander e credeva di aver perso anche Atena, per questo aveva deciso alla comparsa della Libra di venderle la sua anima. Solo un'anima come quella di Minerva , Norrena ed Olimpica poteva contenere la forza della Libra. Atena pianse amaramente aveva perso la sorella per sempre, era si diventata immortale ma al prezzo di perderla per sempre; ora lei era una divinità superiore oscura perfino a lei. Ares cercò di capire ma ciò richiedeva troppo sforzo per lui.

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Capitolo 19
*** La fine ***


Capitolo 18............... La fine...................... La Libra parlò << Bene Ares sento che hai compreso. Il tuo modo di fare avrebbe distrutto l' Olimpo ,il sacrificio di Minerva era un sacrificio degno di una del suo rango, la giustizia prima di tutto >>, guardando Atena vide che piangeva e raddolcì lo sguardo vuoto e disse << Non temere Atena, non è finita per Minerva, come dikè suprema gli concederò di rinascere, non sarà più una dikè, ma potrà accedere all' Olimpo al grado di eroe. La rivedrai >>. Atena si sentii lievemente sollevata, adesso sapeva che sua sorella non avrebbe rischiato più la vita, sarebbe potuta rimanere la ragazza gioiosa e piena di vita che era. La Libra parlò ancora << Come divinità suprema, devo ristabilire l'equilibrio, quindi Ares vai da Odino e trascinalo qui, tu Atena portami Zeus, rapidi !! >> La guerra irrompeva terribile, i lupi di Odino si erano uniti con le arpie contro i poveri eroi Greci, i titani ed i giganti di ghiaccio cercarono di controbattere all'assalto delle arpie affianco dei Greci, ma ogni volta che guadagnavano terreno si aggiungevano altri seguaci di Odino che forzavano l' accesso all' Olimpo. Zeus scese in campo e cercò di difendere la sua famiglia, come anticamente, sul monte più alto dell'Olimpo cominciò a lanciare fulmini contro gli invasori, chiamò i membri della sua grande famiglia Apollo dal suo carro, diffondeva folgore di fuoco, Diana scese in campo in prima linea imbracciando la sua faretra e cominciò con le sue cacciatrici fidate a sterminare i lupi , Era cominciò a far tremare la terra che inghiotti le valchirie . La guerra era sempre più estenuante ed entrambi le parti non sembravano diminuire né cedere alla fatica, nel bel mezzo della guerra comparse la Libra. La Libra non poteva tenersi lontana da un ingiustizia di portata colossale come poteva essere la guerra tra due casati , per questo non poteva attendere il ritorno di Atena ed Ares ,doveva intervenire. All'apparizione infuocata della Libra entrambi gli schieramenti si fermarono per capire da quale parte la nuova arrivata si sarebbe schierata, la voce della Libra si udii chiara e calma per tutto il campo di battaglia << Smettete di combattere o ve la vedrete con me. Come osate sconvolgere l'equilibrio cosmico. Voi piccoli omuncoli senza cervello >>, le fiamme che la circondavano incrementarono fino a privare di potere chiunque si trovasse nei paraggi a questo punto disse << Adesso che so di aver conquistato la vostra attenzione, statemi bene a sentire. Io sono la Libra e il vostro comportamento mi ha profondamente offesa, dovevate pensarci prima di aggredirvi tra di voi. Sono la giustizia che è nata prima di voi, se volete che i vostri poteri tornino, girate l'angolo e tornate nelle vostre rispettive terre >>. A queste parole scomparve e le fazioni impaurite si affrettarono a raggiungere le proprie dimore di modo da evitare di perdere i poteri per sempre. Atena corse da Zeus, ancora i suoi poteri come quelli di Ares non si erano ristabiliti, avevano perso molta energia vitale impiegò molto a raggiungere Zeus. Una volta raggiunto sulla montagna, privato dei suoi poteri Zeus guardava il punto in cui la Libra era apparsa era un evento mai accaduto fin d'ora. La corsa trafelata di Atena lo richiamò a se stesso disse << Dov'è Minerva ? >> << Padre mio, Minerva si è sacrificata per noi ha venduto l'anima alla Libra, ma la Libra ha promesso di farla tornare in vita, non più come dikè, ma come eroe così potremo vederla >> Zeus rifletteva sui fatti e su come la sua figlia più piccola si era rivelata più saggia di tutti loro sacrificando la sua divinità , Atena proseguii << Padre la Libra vuole incontrarti, adesso che ho recuperato i poteri posso trasportarti da Lei >> , Zeus asserii preoccupato, stava per incontrare la più forte delle divinità e la più antica, più antica perfino di suo padre Crono. Ares maledisse la Libra per lo scherzo che gli aveva fatto, non aveva poteri nel regno di Odino, sarebbe morto subito, appena incontrò una valchiria la sua preoccupazione divenne terrore , ma lei era terrorizzata quanto lui e fuggi via. Ares dedusse che non fosse l'unico privato dei propri poteri, rapido si diresse ad Asgard a metà del percorso riacquistò i propri poteri e si teletrasportò nella stanza di Odino. Odino era intento a studiare la pianta dell'Olimpo per trovare una falda nell'architettura, quando vide comparire dinanzi a sé Ares, con un gesto pigro mosse il braccio per farlo travolgere da un fulmine, ma vide che non accadde nulla, ci riprovò nuovamente , ma nulla era privo di poteri , in presenza del sanguinario Ares. Ares sentii il potere come mai prima di allora e il desiderio di uccidere Odino e prendere il suo posto si fece spazio nella sua testa e si trasformò in ossessione , sguainò la spada e si avventò su di lui. Ares si ritrovò a colpire la roccia del proprio antro, dinanzi alla Libra, Odino, Zeus ed Atena che stava ridendo di lui. La Libra lo guardò e disse << Bene bene Ares, che nobiltà attaccare un essere privo di poteri, adesso sperimenterai tu il passare la vita da mortale. Vediamo...... penso che un secolo possa bastare a farti capire la lezione, mai tradire la Libra >> Ares non fece in tempo a pregarla che si ritrovò in una vecchia capanna privato dei propri poteri. La Libra si guardò intorno compiaciuta e con sguardo collerico rivolse lo sguardo a Zeus ed Odino e con una voce innaturale e le fiamme blu disse << Zeus !!!! Odino!!!! cosa vi fa pensare di essere al di sopra delle regole !!!!! Mai nella storia delle casate era stato necessario il mio ritorno !!!!!!! >> Zeus tentò di giustificarsi dicendo che lui si era solo difeso e voleva solo riavere la propria figlia. Lo sguardo della Libra si addolcii nei suoi confronti << La tua più grave colpa e non aver protetto Ares da se stesso, l'hai visto come un nemico e non come un figlio che potevi direzionare, oltre ogni modo hai posto due tuoi figli l'uno contro l'altro, questo è il tuo peccato per questo secondo la mia giustizia , ti condanno a spendere come Ares un secolo da mortale >> a quelle parole il volto di Zeus stanco si rassegnò, ma la Libra aggiunse << Una parte di quello che hai detto è vero, era per tua figlia che hai agito , quindi ti permetterò di starle vicino come suo padre mortale, nella speranza che sarai più saggio nelle tue azioni >> con un gesto della mano sparii anche lui. Adesso la collera che prima aveva placato riemerse prorompente, quando parlò con Odino << Odino !!! non ci sono scuse per le tue azioni dettate dalla bramosia, non potevo trovarmi di fronte di peggio. L'equilibrio per te non era nulla e non hai esitato a schierare il tuo casato contro un altro, non hai diritto al comando, non più. Ti condanno a trascorrere la tua esistenza in forma di lupo in una sperduta landa della Siberia, dove non potrai nuocere a nessuno, dato che nei tuoi gesti non ho trovato nessun proposito buono, non potrai vedere mai la tua pena finire. Deciso ciò, nomino come nuovo patriarca della dinastia Norrena Thor le cui azioni erano sempre dettate dall' onore, massimamente espresso nel suo rifiuto a partecipare alla guerra tra casate >>, e con un gesto della sua mano scomparve il divino Odino sulla cui guancia per la prima volta si vide una lacrima. In quella stanza era rimasta solo Atena che continuava a guardare il volto prima appartenente alla sorella, la Libra si girò e disse << Mia cara Atena, il tuo senso di giustizia e forte e guidato dall'amore, le tue azioni sono sempre state degne di te, anche nello scontro contro Ares, hai preferito colpirlo in modo da non ucciderlo nonostante l'ira che provavi, per questo ho deciso che sarai tu la matriarca della casata dell' Olimpo, finchè Zeus non finirà di scontare la sua punizione. >> Atena rivolse gli occhi colmi di gioia guardandola, ma la Libra la interruppe << Non mi ringraziare le mie azioni sono dettate solo ed esclusivamente dalla giustizia e dato che vedo che anche per te è cosi, il ruolo della dikè ti apparterà, da d'ora in avanti il tuo nome sarà sempre accostato alla giustizia >>. Dopo queste parole donò ad Atena la libra di argento, con la quale avrebbe sempre potuto ritrovare sua sorella, simbolo dell' indiscussa virtù di Atena. Zeus in forma mortale aveva preso il nome di Tommaso ed era il padre di una splendida ragazza che aveva chiamato Minerva, con lunghi capelli castani ed occhi del colore del tronco degli alberi che viveva in un piccolo paesino dell' Italia e sentiva di avere una missione ed il resto della storia la sapete............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... Ciao ragazzi/e , vi ringrazio per aver letto la mia storia e aver utilizzato un pò del vostro tempo, sarei felice se voleste condividere con me le vostre opinioni sulla mia storia. Un bacio a tutti :)

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