Old London

di eppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 29: *** Avviso ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 31: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentadue ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentatre ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentaquattro ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentacinque ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasei ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


EMMA

Ero una ragazzina come tante. 
Nessun segno particolare. Nulla che mi distinguesse dalla massa informe di coloro le quali erano considerate troppo grandi, per sperare di poter vivere ancora nel mondo che da bambine si erano create su misura, nel quale giocavano a fare le madri part-time con la bambola che Babbo Natale le aveva regalato quel lontano dicembre..ma erano considerate ancora troppo piccole per vivere nel corrispettivo reale di quello stesso mondo.
Avevo sedici anni: papà non sarebbe riuscito a prendermi tra le braccia e portarmi a letto se mi fossi casualmente addormentata sul divano, ma non mi avrebbe nemmeno permesso di stare fuori fino a tardi. Ero in quell'eta' di mezzo, in cui i parenti non sapevano se continuare a farmi regali di compleanno, o se iniziare a tendermi una banconota accompagnata dal rituale 'compra quello che più ti piace', perchè ormai sei cresciuta, le taglie dei vestiti non le indoviniamo più, i giochi non fanno più per te, trucchi non ne usi, e noi abbiamo esaurito le nostre idee-regalo. Ovviamente l'ultima parte della frase era sottointesa.
Avevo sedici anni e bisticciavo sempre con mia madre quando mi rifiutavo di aiutarla in casa, nonostante riconosca che a volte ne avesse proprio bisogno.
Ma io avevo altro a cui pensare: la scuola, gli amici, i ragazzi, i pettegolezzi, la voglia di viaggiare, la fissa per Londra, e la musica. Ma andiamo per ordine.
Ero una delle migliori studentesse in classe, ma non perchè mi piacesse studiare o andare a scuola, anzi, tutte le volte che qualcuno organizzava uno sciopero, un'assemblea, la visione di un film sulla nuova posizione dell'uomo occupata nel corso del Quattrocento, non mi dispiaceva mai più di tanto, e nonostante spesso finissi per annoiarmi a morte, ciò che importava a me e a tutti i miei compagni, era evitare di sorbirci un'ora di chiacchiere esposte con un linguaggio quasi aulico, dalle prof di italiano, latino, storia e filosofia, e logaritimi ed esponenziali totalmente incomprensibili per loro natura, fatti passare per passatempi addirittura divertenti dalla nostra prof di matematica, innamorata pazza della materia che ci insegnava.
Beh, passatempi lo erano di sicuro: ogni volta che mi cimentavo in uno di quei maledetti esercizi, finivo per sbatterci la testa contro per ore, spesso senza alcun risultato. 
Avevo una certa predisposizione per le materie umanistiche, e ammetto che dopo l'entusiasmo iniziale di essere capitata in classe con la mia amica di sempre, mi sono spesso domandata che diavolo ci facessi seduta in quel banco, a scrivere primo, secondo, terzo, quarto, quinto liceo scientifico a numeri romani, ogni volta che consegnavo un compito. 
In realtà, non mi intessava più di tanto nemmeno la letteratura, la storia e la filosofia, avrei fatto volentieri a meno di quelle nozioni e della scuola in generale, soprattutto perchè comportava l'alzarsi presto la mattina, prendere il pullman, vivere con l'ansia costante di un'interrogazione imminente.
Non mi piaceva studiare, ma svolgevo sempre tutti i compiti per senso del dovere, e facevo i salti mortali pur di non farmi mai trovare impreparata..come reggessi quel ritmo, proprio non lo so. L'unica branca della conoscenza che mi appassionava davvero era quella che riguardava lo studio delle lingue straniere, e non per vantarmi, ma ero in asso in inglese!
Punto due: gli amici. Non ne avevo molti, e non ero una di quelle che aspettava il sabato pomeriggio per lanciarsi in uno shopping sfrenato, e la sera per andare in discoteca..no, io piuttosto lo aspettavo per rilassarmi sul divano, sdraiata, con un romanzo tra le mani, lo smartphone sulla pancia, e la mente completamente assente. Anche di sera, preferivo guardare un film con un'amica piuttosto che stazionare davanti al bar per ore e ore, a guardare i miei coetani fumare una sigaretta con la convinzione di essere dei gran fighi.
Ok, non ero un tipo molto estroverso, ma sapevo come divertirmi e stare bene a modo mio, con quelle poche persone per le quali avrei dato la vita.
Forse il fatto che non avessi mai avuto un ragazzo andava attribuito alla mia inesistente voglia di infilarmi nel loro covo il sabato sera, ma non me ne facevo un problema, e anche se di tanto in tanto provavo una certa simpatia per qualcuno, non mi ero mai innamorata sul serio, o perlomeno non di ragazzi con i quali avrei realmente potuto condividere qualcosa.
Ma alla fine mi andava bene così, perchè ero in quella fase in cui si è troppo impegnati a fantasticare sulle storie d'amore impossibili, per rendersi conto di ciò che ci circonda, e nel mondo dei miei sogni io ero felicemente amata dall'unico ragazzo dal quale mi sarei fatta fare di tutto: Ethan Harrow. Era lui la mia cotta segreta...che poi, segreta neanche tanto, visto che lo sapeva tutta la mia famiglia. Il problema era che lui non lo avrebbe saputo mai.
Prima vi facciate strane idee, vi dico subito che Ethan era semplicemente uno dei tre componenti della mia band preferita, gli 'Uk Hearts', e io ero follemente innamorata di lui.
Ma ve lo giuro, la mia fissa per Londra non aveva nulla a che fare con il fatto che fossi pazza del chitarrista e della voce della band rubacuori, le cui meravigliose canzoni erano in vetta alle classifiche di tutto il mondo..la capitale del Regno Unito mi aveva sempre affascinato, in modo inspiegabile forse, ma da sempre sognavo di andarci a vivere, e beh, il fatto che il mio grande amore fosse un inglese doc, non mi faceva che illudere che un giorno lo avrei incontrato, mi sarei specchiata in quegli occhi verdi, sarei svenuta per quello sguardo intenso e per quel sorriso impertinente, e soprattutto avrei potuto abbracciarlo davvero, lasciarmi stringere forte da lui anche solo per un attimo..era la cosa che desideravo più al mondo a sedici anni: un abbraccio da orso da parte del mio bellissimo e dolcissimo Harrow.
Lo sapevo che sarebbe stato quasi impossibile imbattermi in lui quando mi sarei traferita a Londra, e addirittura sperare che una freccia di Cupido colpisse il mio Ethan nel momento esatto in cui i nostri occhi si sarebbero incontrati per la prima volta...ma ai sogni non avevano ancora applicato una tariffa, no? Quindi potevo affogarci dentro quanto volevo, prima di ritornare nel mondo reale, dove lui, agli occhi di tutti, non era altro che un componente della band più famosa e più amata al mondo.
Non capivano. Nessuno capiva che io Ethan lo amavo, per davvero, e ne ero certa, perchè spesso di notte, mi abbracciavo il cuscino fingendo che fosse lui. E questo lo consideravo il più grande e il più imbarazzante dei miei segreti...avrei dato tutto pur di poterlo avere accanto, perchè ero convinta che lui avrebbe potuto amarmi come nessun'altro, e io volevo vivere delle sue carezze, dei suoi baci, della sua dolcezza, praticamente per sempre.
Sì.. la colpa andava attribuita prima di tutto alle canzoni, ai testi incredibilmente belli, toccanti, che spesso mi davano la sensazione di essere stati scritti appositamente per me, e soprattutto alla sua voce roca e profonda, l'unica al mondo in grado di risvegliare ogni cellula del mio corpo, e farla vibrare di quel tremore che si trasmetteva alle mani, alle gambe, a ogni muscolo. La sua voce sapeva rendermi fragile e forte contemporaneamente, mi estraniava dal mondo portandomi in uno parellelo nel quale Ethan mi dedicava quei versi cullandomi tra le sue braccia, mentre Dylan e Derek, i miei 'Double D' (come li chiamavo io)e migliori amici, nonchè colleghi di Harrow, lo prendevano bellamente in giro per essersi fatto fregare così da una ragazza...e quella ragazza ero io!
Avete ragione: vivevo in un mondo tutto mio, composto da un mix non bene amalgamato, di quello reale comprendente la scuola, gli amici, gli impegni quotidiani, e i sabati a leggere romanzi,  e quello completamente inventato del quale Harrow era il protagonista maschile. La loro musica era semplicemente e meravigliosamente il tramite che mi permetteva di oltrepassare i confini del mondo reale, e immergermi in quello che desideravo ardentemente non fosse illusorio..e l'ascoltavo sempre, e ovunque. Non avrei potuto vivere senza gli auricolari nelle orecchie, e quelle voci, quella voce, nella testa e nel cuore. 
Ed ero pronta a scommettere di non essere affatto l'unica ad essersi ridotta così male per Ethan Harrow..lui faceva sciogliere il cuore a tutte con quella dolcezza innata che si ritrovava ad avere nei lineamenti del viso, e in ogni cosa che faceva.
Quindi confermo la mia tesi: nonostante a conti fatti, qualche segno particolare, probabilmente, lo avessi anche io, restavo una ragazzina come tante. 
Un viso anomino al liceo, brava a scuola per senso del dovere, con pochi amici fidati ma nessun ragazzo che le sbava dietro, innamorata di Londra, dipendente dalla musica, e con una cotta stratosferica per il cantante della sua band preferita. 
Sostanzalmente questa ero io. Sostanzialmente così erano molte ragazze della mia età.


ETHAN

Ero un ragazzo come pochi.
Si potevano contare sulle dita quelli che nella vita erano fortunati quanto me. Forse soltanto Dylan e Derek,  potevano davvero capire come mi sentissi, ed ero sicuro di essere invidiato dalla stragrande maggioranza della popolazione maschile dell'intero pianeta..e fidatevi, non sto esagerando!
Cazzo! Avevo solo diciotto anni e mi stavo godendo al massimo la vita...chi non avrebbe voluto essere al mio posto, anche solo per qualche giorno?
Non avevo ancora ben capito quando era successo di preciso, ma c'era stato un momento in cui la ruota della fortuna, aveva puntato me, e sembrava non aver deviato nemmeno di un millimetro da allora.
Non avrei immaginato che sarebbe finita così nemmeno nel più incredibile, e nel più impossibile dei sogni. Ero passato dallo scrivere canzoni in camera mia e provare gli accordi alla chitarra, a riempire gli stadi di tutto il mondo in compagnia di quelli che erano diventati quasi fratelli per me.
A diciotto anni amavo la musica più di ogni altra cosa, amavo le fan, amavo cantare, amavo l'atmosfera dei concerti, amavo viaggiare e amavo la mia vita. 
Mi pareva di non avere una casa, un armadio per i vestiti, una camera tutta mia, ma non mi importava niente, perchè mi piaceva da matti quello che facevo, e pensavo davvero che avrei potuto vivere così per sempre. Impiegavo non più di un quarto d'ora a impacchettare tutto, camicie, pantaloni, calzini, scarpe e quei pochi affetti familiari che mi portavo costantemente dietro, e poi chiudevo il trolley e me lo trascinavo dietro, lungo i gate degli aeroporti, di solito scappando per sfuggire ai paparazzi, e salivo su un altro aereo. Arrivavo da qualche altra parte, e dopo due giorni, rimpacchettavo tutto, e si ricomciava da capo.
Facevo, disfacevo i bagagli con facilità, e quasi ogni sera salivo su un palco diverso, e mi esibivo davanti a migliaia a migliaia di persone, con Dylan e Derek al mio fianco ovviamente. 
La nostra vita aveva un ritmo non accelerato, acceleratissimo, non ci era concesso di fermarci nemmeno per prendere un respiro, ma non avrei scambiato quello che avevo per nulla al mondo. 
Non che fosse il massimo del confort o sinonimo di relax..ammetto che c'erano giorni in cui facevo persino fatica ad alzarmi dal letto, e avrei volentieri barattato un pochino del successo degli 'Uk Hearts' soltanto per una sana dormita, ma ogni volta che ci pensavo, provando a fare il bilancio della situazione, i contro tendevano allo zero, e i pro a più infinito.
Mi andava bene così, volevo che nulla cambiasse..io e i ragazzi volevamo una vita interessante, incredibile, bella, e poco ci importava dei ritmi insostenibili..in fondo avevamo diciotto anni, avevamo l'età giusta per sperimentare di tutto, per restare in piedi fino all'alba, scambiare il giorno per la notte, filtare con le ragazze più carine e provare l'ebrezza di qualche sbronza.
Se ci sentivamo potenti? Altrochè! Certe volte ci sembrava davvero di essere i padroni del mondo, ed era una bella sensazione, perchè sentivamo di essere gli unici in grado di decidere cosa fare della nostra vita.. noi volevamo cantare, e la cosa più incredibile era che potevamo farlo per davvero, potevamo vivere di quello, della nostra passione...riuscite a immaginare qualcosa di meglio?
Se fossi stato da solo, sarebbe stato tutto diverso, e sono sicuro che non sarei mai arrivato tanto in alto.
Era il nostro prenderci in giro sul palco, farci scherzi a volte neanche tanto innocenti, ridere a crepapelle, era l'essere complici spontaneamente che funzionava. Eravamo amici prima di essere colleghi, ed era quella la nostra arma vincente. Non c'era un corcerto che potesse essere effettivamente definito 'normale' : sul palco eravamo quasi irrequieti, correvamo da destra a sinistra senza sosta, ci inginocchiavamo alle estremità e tendevamo le mani cercando di stringerne e sfiorarne sempre il più possibile, rivolgevamo spesso il microfono dalla parte del pubblico e lasciavamo cantare loro, osservandoli in silenzio e con gli occhi lucidi, oppure raggiungevamo la band che ci accompagnava musicalmente, e continuavamo a cantare, facendo facce buffe, smorfie divertenti insieme a loro..e poi scattavamo infinite foto alle fan, ai cartelloni che si sforzavano di innalzare al cielo, gli stessi che contenevano quelle dediche così dolci e così speciali. Ma i nostri non erano concerti ordinari per altri motivi..perchè ribaltavamo le regole sempre a nostro piacimento, ci rifiutavamo di ballare o perlomeno seguire una banale coreografia, qualche volta ci scambiavamo le parti senza preavviso,soprendendo il pubblico, oppure cambiavamo le parole di alcune canzoni, rendendole più ironiche e prendendoci in giro da soli; spesso ci rincorrevamo sul palco schizzandoci acqua addosso, e i dispetti, gli scherzi, e gli abbracci erano all'ordine del giorno, facevano parte di una scaletta diversa da quella delle canzoni, della quale nessuno conosceva formalmente l'esistenza, ma che rispettavamo tutti spontaneamente.
Forse sembravamo pazzi, anzi, quasi sicuramente chiunque non fosse lì con noi ci avrebbe giudicato pazzi, ma ci divertivamo, veramente tanto, e ogni singolo concerto, era speciale per noi.
Perchè sì, è vero, eravamo degli scapestrati, ma in quelle due ore di pura spensieratezza, libertà, e gioia, arrivava sempre e comunque un momento in cui smettevamo di ridere e fare i cretini, e realizzavamo: come se fossimo saliti sul palco solo in quel momento, ci bloccavamo. Ci capitava in momenti diversi, ma accadeva ogni volta a tutti e tre.. percorrevo con lo sguardo l'intero stadio, un brivido mi saliva lungo la schiena, mi tremavano la mani e con esse il microfono che reggevo, e persino la voce. C'erano delle volte in cui non riuscivo più a proseguire, mi incantavo di fronte al pubblico e lottavo per non scoppiare in lacrime, perchè era troppo, troppo bello per essere reale.
'Cazzo..ma quanti sono? Ma quante gente c'è? E sono tutti qui per noi..e quanto urlano?! Sono lo spettacolo più incredibile che conosca!' pensavo, con gli occhi lucidi e la labbra piegate nel sorriso più vero.
Ogni volta era un'emozione nuova, meravigliosa, incontenibile...avvenivano le magie più rare in quegli stadi. Si, perchè c'era uno scambio energia, di voci, e di affetto, semplicemente insostituibile. 
Dio, se mi sentivo fortunato..le fan ci adoravano, e noi adoravamo loro allo stesso modo, e ve giuro, non si trattava di un rapporto a senso unico come pensavamo in molti, e se solo fosse stato possibile, le avremmo abbracciate tutte, una alla volta, e le avremmo sussurrato quel 'grazie' che loro dedicavano a noi.
Era tutto così fottutamente perfetto, e anche se il tempo trascorso con le nostre famiglie era limitato, e c'erano notti in cui non dormivamo affatto, costantemente disturbati dal jet lag, o sballottati da un lato all'altro del pianeta senza sosta, stavamo bene. Io stavo bene, perchè i disagi comportati da quella vita, diventavano insignificanti, sparivano addirittura, se paragonati al frenetico battere del cuore e a quella sensazione così appagante, così bella e così inspiegabile, che ci martellava nel petto a conclusione di ogni concerto, quando ci inchinavamo al pubblico, e poi sparivamo dalla loro vista, godendoci quelle urla che erano tutte per noi.
Ci davano una carica pazzesca, sempre, e ci permettevano di non sentire la mancanza di una vita normale, come quella dei nostri coetanei.
Avevo abbandonato gli studi a sedici anni per seguire il mio sogno, non avevo mai terminato le superiori, non avrei potuto farlo a meno non mi fossi presentato ogni giorno nella scuola di una città diversa, di una nazione diversa, persino di un continente diverso, ma non me ne ero mai pentito..dare la priorità alla mia passione per il canto, era stata la scelta più giusta che potessi fare, e ogni giorno ne avevo la conferma.
Perciò mi consideravo un ragazzo come pochi, perchè alla mia età tutti andavano a scuola, e io giravo il mondo cavalcando il mio sogno con i miei migliori amici. Anche se Dylan e Derek, essendo più grandi di me di due e tre anni, il diploma lo avevano già preso prima che tutto iniziasse.
In quanto a ragazze...beh, ne avevo avute diverse, lo ammetto, ma non sarei mai riuscito a raggiungere le cifre che i giornali di gossip mi affibbiavano! Pareva proprio che si mettessero d'impegno per trovarmene una nuova a settimana, e si divertivano da matti pure con i fotomontaggi. Ma la verità era che pur concedendomi un'uscita ogni tanto, non avevo nemmeno il tempo e la testa di impegnarmi seriamente con qualcuno, e poi il mio continuo spostarmi da un posto all'altro, avrebbe reso un'eventuale relazione molto più complicata.
Però sognavo di incontare una ragazza in grado di sconvolgermi la vita, ribaltare tutti i miei piani, costringermi a rivedere tutto, per poi scoprire che senza di lei niente avrebbe avuto più senso..la volevo, la desideravo, ma non l'avevo ancora incontrata, e in attesa di quel momento, mi divertivo, e si divertivano anche loro. Ma non era quello l'amore, lo sapevo, e in silenzio bramavo di conoscerlo.
Non ero un puttaniere come mi definivano i giornali scandalistici, un rubacuori forse sì, ma quello non dipendeva da me, almeno non direttamente...ero semplicemente Ethan, un ragazzo di diciotto anni, che aveva avuto l'opportunità di vivere i suoi sogni e godersi la vita, e l'aveva colta al volo.      





CIAO A TUTTI!

Per mi conosce già..eccomi ritornata con una nuova storia! 
E per chi non mi conosce ancora..benvenuti nel mio mondo parallelo!
Questo è soltanto il prologo della storia, e vi anticipo che già a partire dal prossimo capitolo, faremo un salto temporale di sei anni, che ci porterà a scoprire come sono cambiate le vite di Emma e Ethan in questo lasso di tempo. Era un'idea che mi frullava in testa già da un po', quella di scrivere qualcosa del genere, e spero proprio di avervi perlomeno incuriosito ;)
Pubblicherò il prossimo capitolo tra una settimana, e niente...spero di ricevere tante recensioni contententi il vostro parere su questa nuova storia :D Mi rendereste felice, perchè ci tengo veramente tanto ♥
Un bacione, e a prestooooooo!! <3<3

    







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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


...Sei anni dopo
EMMA

Pensai che dovevamo esserci quasi.
Avevo imparato a calcolare mentalmente il tempo necessario a raggiungere le diverse stazioni della Circle Line, contraddistinte da un cerchio giallo sulla funzionale mappa delle metropolitane, il secondo giorno trascorso qui. Mi ero orientata sin da subito molto meglio di quanto mi fossi aspettata, e anche se Ricky mi avrebbe rinfacciato per il resto della mia vita di averlo trascinato sul treno sbagliato la sera in cui eravamo arrivati, dovevo ammettere di cavarmela piuttosto bene.
Okay, quella sera avevo fatto una cazzata, ma solo perchè, provenendo da un paese di provincia, non sapevo nemmeno come fossero fatte le metropolitane prima di fiondarmici all'interno. Avevo capito che ci trovavamo sulla linea gialla (non potrebbe essere stato diversamente visto che i cartelli contenenti frecce di indicazione erano a sfondo giallo), e sapevo che saremmo dovuti salire sul treno che si sarebbe fermato di fronte a noi di lì a pochi minuti..l'unica cosa non avevo calcolato, forse per via della stanchezza, o della folla che ci impediva di muoverci liberamente, era che il treno, ovviamente, direte voi, sarebbe potuto provenire da destra e proseguire verso sinistra o viceversa. Per dirla in breve, non mi preoccupai minimamente della direzione, trascinai Ricky con me, e dopo due stazioni fummo costretti a scendere perchè come volevasi dimostrare, avevamo preso il treno diretto nella direzione opposta a quella che avremmo dovuto seguire.
Però, lo giuro, dopo quella volta avevo imparato a prestare attenzione alle scritte poste in sovraimpressione in testa al treno, e non avevo più sbagliato, anzi, mi muovevo con sicurezza nonostante vivessi in una metropoli a tutti gli effetti, o come direbbe la mia ex prof di geografia, megalopoli.
Che ognuno si senta libero di chiamarla come gli pare, per me era ed è soltanto Londra, la mia meravigliosa e agognata Londra.
Infilai i guanti e il cappello, e mi alzai in piedi, avviandomi verso le porte d'uscita; pochi secondi dopo il treno cominciò a perdere velocità fino a fermarsi del tutto, le porte si aprirono e io scesi assieme a quella moltitudine di gente che proseguiva per la propria strada, senza voltarsi mai indietro. 
I londinesi hanno un ritmo tutto loro, sembra che rincorrano costantemente il tempo, camminano a passo spedito, come se non potessero permettersi di perdere nemmeno un minuto per osservare il panorama; invece io me la prendevo sempre comoda, mi guardavo intorno mentre camminavo, scorgevo in ogni angolo stranezze e particolarità, e mi innamoravo di quel posto ogni giorno un po' di più di quello precedente.
Ciò che preferivo in assoluto, era quel momento che cadeva ogni mattina intorno alle otto, quando salivo le scale che dal corridoio sotterraneo della metro conducevano in superficie. 
La fermata di Westminster è collocata proprio di fronte al Big Ben, ed era quella la prima immagine che Londra mi regalava al mattino: il palazzo del Parlamento inglese con tanto di campanile a orologio, posto accanto al ponte sul Tamigi. Era in quel momento che alzavo gli occhi al cielo, sorridevo, e sussurravo 'Buongiorno' a me stessa e alla città.
E lo feci anche quella mattina, prima di incamminarmi verso la scuola. No, aspettate un attimo..non ero più quella ragazzina sedicenne, e non ero più una studentessa del liceo. 
Ben sei anni dopo, avevo ventidue anni ed ero iscritta alla specialistica di lingue in Italia, ma ero a Londra per una sorta di stage.
Tecnicamente ero una 'language assistant', praticamente collaboravo con il docente di lingua italiana in una scuola elementare. Non avevo ancora i requisiti e la qualifica per insegnare l'italiano all'estero, ma intanto facevo esperienza per la durata di un intero anno scolastico, imparando i metodi d'insegnamento e perfezionando ogni giorno il mio inglese..sì, perchè l'obiettivo era insegnare l'italiano ai bambini, ma loro parlavano in inglese, ed era quindi inetivabile saperlo comprendere perfettamente per poter esaurire ogni loro dubbio o richiesta.
Mi piaceva un sacco la formula del 'language assistant', la trovavo interessante, stimolante, e il fatto che fosse anche una piccola fonte di guadagno, mi aiutava a soparavvivere in una città considerata la più cara d'Europa da molti.
Di certo non verrò a dirvi che Londra fosse economica, perchè non lo era affatto, ma era tremendamente bella, viva, movimentata, varia,  e io l'adoravo..ma l'avevo già detto questo, vero?
Se ero lì e avevo la possibilità di godermi la città che avevo sempre sognato, lo dovevo alla mia caparbietà nel voler inseguire i miei obiettivi, ma anche ai miei genitori, che mi avevano permesso di affrontare quella nuova avventura. Era vero che qualcosina la guadagnavo con quell'impiego, ma non era assolutamente sufficiente per vivere a Londra, e se non ci fossero stati loro, che con la cadenza di un mese sì e uno no, mi mandavano un po' di liquidità, io non avrei sopravissuto nemmeno due settimane nella capitale britannica..e non è che i miei navigassero nell'oro, anzi, guadagnavano tutti e due un modesto stipendio, ma vivevano in una casa di proprietà, non avevano altre pance da riempire, e facendo qualche sacrificio riuscivano a mettere da parte qualcosina per me.
Dal canto mio, facevo il possibile per limitare le spese, e non compravo per lo sfizio di comprare. Non che fossi diventata tirchia, ma facevo quello che potevo per non restare al verde...  volevo diventare indipendente e non pesare ancora su mamma e papà. Il contratto con la scuola sarebbe stato valido fino all'estate successiva, ma in quei mesi dovevo preparare diversi esami per la specialistica, oltre che iniziare a lavorare sulla tesi, e poi, anche se non lo avevo mai detto apertamente, io speravo con tutto il cuore di riuscire a inserirmi a Londra così da permettermi di restarci;  ma sapevo che avrei potuto farlo soltanto se nel frattempo avessi trovato il modo per vivere senza l'aiuto dello stipendio di papà.
Naturalmente, in quel caso avrei continuato la specialistica direttamente lì.. avevo comunque intenzione di completare gli studi, in ogni caso, perchè avevo già capito che è veramente difficile farsi spazio nel tessuto sociale, è estremamente complicato anche con una buona laurea, figuriamoci se non si possiede nemmeno quella...purtroppo si è esclusi dalla gara in partenza.
Anche Ricky la pensava come me, e memomale, altrimenti non saremmo durati neanche un giorno nella metropoli delle metropoli.
Lui studiava medicina, e per seguirmi  a Londra, aveva fatto in modo di ottenere a sua volta un tirocinio presso un policlinico locale. Era stato fortunato, anzi, eravamo stati fortunati tutti e due, perchè non solo avevamo avuto la possibilità di partire, ma ci trovavamo anche abbastanza bene nella nuova città, sia nell'ambiente lavorativo che fuori.
Era un ragazzo affettuoso, gentile, responsabile, insomma era un tipo a posto, niente grilli per la testa, e io stavo bene con lui. Eravamo entrambi molto determinati, sapevamo ciò che volevamo e lottavamo per ottenerlo, e prima di essere il mio ragazzo, lui era mio amico, mio confidente, mio compagno di vita.
Ebbene sì, non ero più quella sedicenne senza ragazzo e innamorata persa di Ethan Harrow..avevo superato quella fase una volta terminato il liceo, quando avevo realizzato che sognare è bello, ma è salutare addentrarsi nei meandri dei nostri desideri soltanto se questi non comportano costi aggiuntivi, soltanto se questi non finiscono per deformare la realtà che si presenta ai nostri occhi, altrimenti diventa pericoloso, e addirittura nocivo per noi stessi. E così, quando capii che nella vita reale Ethan non si sarebbe mai innamorato di me, permisi a Ricky, che conobbi all'università, di portarmi fuori a cena. E da lì  iniziò tutto, giorno dopo giorno ci avvicinammo sempre di più, fino a diventare quello che eravamo. 

" Buongiorno Emma!" fu il gentile saluto del collaboratore scolastico, altrimenti chiamato bidello, che mi distolse dai miei pensieri

" Buongiorno a lei signor Brown" ricambai con un sorriso, fermandomi di fronte al suo banchetto
" Benedetta ragazza! Quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome?" mi ricordò lui con finto tono esasperato, inforcando gli occhiali  
" Ci devo fare l'abitudine" ribattei io, rivolgendogli un ultimo cenno di saluto prima di dirigermi verso la classe.
Due minuti dopo ero in compagnia dei bambini che frequentavano il terzo anno e della loro maestra di lingua italiana; affiancavo quest'ultima dutante la lezione sui verbi irregolari, rispondevo a qualche domanda rivoltami dagli studenti e poi ripetevo la stessa e identica cosa in quinta, ovviamente destreggiandomi con argomenti diversi.
Mi trovavo bene quasi in tutte le classi, i bambini si rivolgevano spesso a me quando non riuscivano a svolgere un esercizio che gli era stato assegnato, forse perchè mi vedevano così giovane, più vicina a loro rispetto alla loro maestra utracinquatenne, comunque molto preparata, ma come era giusto che fosse, un tantino più aurorevole e severa di me.
La giornata trascorse in fretta come sempre, e all'una in punto, dopo il suono della campanella, uscii dalla classe per ultima, dopo i bambini.
Mentre percorrrevo il corridoio che conduceva all'uscita, avvertii il cellulare vibrare in tasca, e decisi di fermarmi e appartarmi un attimo, quando notai che il mittente della chiamata era il mio professore italiano dell'università.
L'uomo che si era preso l'incarico di seguirmi fino alla laurea, mi informò brevemente di un progetto che prevedeva la presentazione di uno e più macro argomenti a scelta nella sede di seduta di laurea.
" So benissimo che le mancano ancora quattro esami prima di pensare alla tesi signorina, ma ho ritenuto opportuno informarla di ciò, perchè credo che possa approfittare della sua esperienza nel Regno Unito per documentarsi in maniera eusariente e completa sui macro argomenti che sceglierà di presentare. 
Buon lavoro, e mi scusi per il disturbo."
" Non si preoccupi professore, farò del mio meglio. Anzi, grazie per avermi informato" replicai gentilmente, prima di interrompere la chiamata.
" Macro argomenti..macro argomenti" ripetei tra me e me, pensando a qualcosa di cui poter discorrere in lingua inglese, qualcosa su cui ci fosse tanto da poter dire..cosa avebbe potuto essere?
" Tutto bene?" ancora una volta fu la voce del bidello più impiccione del mondo a farmi tornare al mondo reale
" Si, si.." risposi distrattamente, senza neanche troppa convinzione
" Sei sicura? Giurerei di averti sentito ripetere più volte 'macro argomenti' senza rivolgerti a nessuno in particolare" mi fece presente
" Ah..si, in effetti pensavo ad alta voce" mi domandai se quel tipo si facesse mai i fatti suoi!
Eppure ero sicura di aver sentito dire più volte che gli inglesi sono riservati...il bidello della scuola era probabilmente l'eccezione che confermava la regola.
" Se posso rendermi utile in qualche modo, fammelo sapere. Potrò sembrarti un impiccione, ma vorrei soltanto aiutarti, se posso..vedi, tu potresti essere la nipote che non ho mai avuto" mi spiegò, inducendomi a sorridere, e ad arrendermi di fronte alle sue insistenze
"Va bene, se la metti così allora.." accidenti, ero addirittura riuscita a dargli del tu come voleva lui!
"..Ho appena saputo del mio professore d'università che dovrò presentare delle tematiche trattate in modo approfondito in seduta di laurea, e mi stavo chiedendo quali queste potessero essere e soprattutto dove poter recuperare informazioni riguardo questi argomenti"
" Guarda Emma, non ho capito granchè di quello che hai detto, ma penso che una visita all' 'Old London' potrebbe aiutarti" mi rispose lui
" Old London? Che cos'è? Non ne ho mai sentito parlare..." 
" Si tratta della biblioteca più antica della città..effettivamente non la conoscono in molti, o almeno non la conoscono molti giovani, perchè ospita appunto soltanto volumi che si interessano di ritrarre la vecchia Londra, la storia di quella civiltà che ormai è stata superata e non importa più a nessuno..però se si vuole davvero conoscere questa città e scoprirne i segreti, l'Old London è il posto giusto in cui recarsi"
" Pensi che lì potrei approfondire argomenti come..che so, la religione, la politica, lo sport, l'economia..?" domandai incuriosita
" Se ti interessa saperne di più di quanto c'è scritto sui libri di testo, allora sì" rispose Jason Brown, e intuendo la mia successiva domanda, continuò spiegandomi dove si trovava la biblioteca. Non sapevo bene il  perchè, ma quel posto mi..ispirava, sì, mi incuriosiva parecchio, quindi decisi di fraci un salto quel giorno stesso, dopo aver pranzato con un'insalata e un hot dog in centro.
Spesso, quando Ricky lavorava anche di pomeriggio come quel giorno, non tornavo a casa per il pranzo..non c'era un motivo preciso, ma mangiare da sola non mi era mai piaciuto, mi rendeva triste, forse perchè a casa mia, il pranzo e la cena erano i momenti in cui tutta la famiglia si riuniva a tavola, e raccontava agli altri della propria giornata. Certo, era il momento in cui si approfittava per discutere, per prendere decisioni e confrontarsi a volte neanche troppo pacatamente, ma era  anche il momento adatto per ridere in compagnia, prima che ognuno tornasse alle proprie faccende.
Quando decisi di recarmi all'Old London il mio orologio segnava le quattordici e trenta, e io mi incammina seguendo le indicazioni del bidello più impiccione e tenero al mondo, non sapendo neppure se a quell'ora la biblioteca fosse aperta. A dire la verità, non era nemmeno tanto facile da raggiungere, non perchè fosse lontana dal centro pulsante della città, ma semplicemente perchè era nascosta; si trovava appena dietro quello che credevo fosse uno degli angoli inesplorati della capitale. Quando finalmente la scorsi, capii il motivo per il quale Brown mi avesse confidato che non erano in molti a conoscerla, perchè quell'angolo era talmente angusto, che pareva che la strada si interrompesse lì. Ti dava l'impressione di essere un vicolo cieco, e invece bastava avvicinarsi un po' di più per scoprire che non lo era affatto, anzi, nascondeva uno dei tesori più preziosi della città.
Fortunatamente era aperta, quindi abbassai la maniglia e mi intrufolai all'interno, non stupendomi più di tanto di trovarmi in un luogo sicuramente fuori tempo, ma affascinante a modo suo: i raggi che penetravano attraverso le vecchie finestre non riuscivano a raggiungere e illuminare tutto l'ambiente, lasciandolo leggermente in penombra; i libri, alcuni veramente voluminosi, erano disposti sugli enormi scaffali in legno antico che occupavano la biblioteca nella sua interezza, e in fondo riuscii a scorgere un banchetto, dove probabilmente la bibliotecaria teneva i conti dei libri prestati e che dovevano essere restiuiti.
Non avevo la minima idea di dove mettere mano, e mi limitai a osservare quel posto per un po', rendendomi piacevolmente conto che lì non si respirava odore di libri vecchi, ma c'era adirittura un buon profumo, che attimo dopo attimo avvertivo più intenso e più vicino.
" Posso aiutarti?" sentii dire da una voce maschile che mi fece inspiegabilmente tremare
" Cerchi qualcosa in particolare?" continuò, e io avvertii di nuovo la stessa sensazione. Era un pensiero irrazionale e totalmente privo di senso, lo sapevo bene, eppure, mi pareva di riconoscere quella voce. Mi sembrava che il mio cuore sapesse a chi appartesse quel timbro roco e profondo, anche se era impossibile, era impossibile che fosse davvero lui..non aveva alcun senso.
Decisi di voltarmi con apparente disinvoltura, se non altro per rispondergli, ma nel momento in cui misi a fuoco la sua figura, mi sentii improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Non avevo più dubbi ormai: Ethan Harrow era di fronte a me, e io non riuscivo a far qualcosa di diverso dal boccheggiare, senza pronunciare alcun suono intelligente. Nemmeno una sillaba, nulla. 
Era ancora bello da togliere il fiato, maledizione!




BUONSALVEEEEE :DD
Ecco a voi il primo vero capitolo della mia nuova storia :DDD
Come vedete, le cose si iniziano lentamente a delinearsi...spero che la trama si stia facendo interessante!
Non siate timidi, e fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa, come dico sempre. Davvero, aspetto soltanto il vostro parere :DD
Un bacione, e a prestoooooooooo <3<3<3<3<3






 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


ETHAN

Capii che mi aveva riconosciuto dalla sua inequivocabile reazione.
Una volta c'ero abituato, e non mi scomponevo più di tanto quando una ragazza annaspava per respirare dopo essersi accorta di avermi proprio di fronte, ma erano trascorsi degli anni, quel periodo era terminato da un pezzo, e beh, non mi aspettavo di essere ancora in grado di provocare rossore sulle guance, incredulità e sorpresa nello sguardo, quell'espressione stranulata ma felice...osservare il suo viso in quel momento fu come tornare indietro nel tempo, quando cantavo e mi divertivo come un pazzo con gli 'Uk Hearts'.
" Ok ascoltami" le dissi, senza smettere di tenere gli occhi fissi nei suoi, perchè non mi capitava da troppo tempo di vivere un momento del genere e me lo volevo godere..non mi accadeva più tutti i giorni che una ragazza rischiasse di svenire per me, e ogni volta che era successo nei tempi felici, io avevo sempre provato una strana adrenalina nel cuore; e non me ne ero mai accorto prima di quel momento, perchè era la prima volta che capitava dopo la rottura, ma mi erano mancati fuggenti e intensi istanti come quelli. Ditemi ciò che vi pare, ma io trovavo figo il fatto di essere in grado di provocare reazioni così.
" Prendi un respiro profondo" continuai, mentre i ricordi appartenenti a qualche anno prima mi affollavano la mente e il cuore.
La ragazza di fronte a me sembrò riuscire a seguire il mio consiglio, si concesse di tornare a respirare normalmente, ma continuò a guardarmi, come se avesse il timore che da un momento all'altro potessi sparire, e si vedeva lontano un miglio che non voleva che ciò accadesse. Il suo viso era più rosso di un peperone, come se l'avessero colta con le mani nella marmellata, e proprio come ogni volta che mi ero ritrovato in una situazione del genere, non riuscii a fare a meno di intenerirmi: era buffa, e dolce.
Poi scoppiò improvvisamente a ridere, coprendosi il volto con le mani, e scosse la testa da destra a sinistra, come se non riuscisse a farsi capace di aver avuto una reazione così palesemente evidente..io continuai a guardarla, incuriosito, perchè la sua risata era contagiosa, e per poco non la seguii a ruota anche io, così, senza motivo.
Ma prima che potesse accadere, lei mi stupì ancora una volta, riprendendo controllo di sè stessa "scusami.." sussurrò guardandosi i piedi, probabilmente sentendosi in imbarazzo
" Possiamo far finta che tutto quello che è successo, non sia successo?" domandò candidamente
" Perchè? Che cosa è successo?" decisi di far finta di niente, in quel momento trovavo inspiegabilmente divertente provocarla
Lei intuì il mio gioco, e alzò lo sguardo fino a incrociare il mio " ho appena fatto la figura della ragazzina in preda a una crisi ormonale" dichiarò , facendo il possibile per sembrare disinvolta, ma non riuscendo a impedire alle sue gote di diventare ancora più rosse. Mi venne voglia di stringerle appena tra le mie mani e scuoterle teneramente, ma mi trattenni, anzi, scoppiai a ridere.
" E non ridere! Per un attimo ho pensato di poter svenire..tu ti sarai divertito, ma ti assicuro che non è una bella sensazione non sentirsi più il pavimento sotto i piedi" continuò, puntandomi un dito contro, come se fosse tutta colpa mia. " Non ne dubito" risposi, ancora parecchio divertito. 
Ma chi era quella ragazza piombata all'improvviso nell'angolo più remoto e dimenticato di Londra?
" Non me l'ero immaginato così.." sussurrò poi, talmente piano, come se non volesse che io la sentissi; si riferiva sicuramente al nostro incontro.
" Perchè, te lo eri anche immaginato?" non riuscii a fare a meno di cogliere la palla al balzo per provocarla ancora un po'
" Hai finito di prendermi in giro?" appoggiò le mani sui fianchi come se stesse per spazientirsi, ma il sorriso che aveva stampato sulle labbra la tradì alla grande.
Io alzai le mani, dichiarando la mia resa, e feci un passo verso di lei, con l'intenzione di tenderle una mano, così, per presentarmi..okay, ero diabolico..ma ve lo giuro, non mi ero mai comportato così con nessuna delle fan ai tempi della band. Però era anche vero che il più delle volte loro erano ragazzine, e invece lei era già una donna perfettamente formata. Non so perchè..ma mi venne naturale sia prenderla in giro che provocarla, e addirittura trovarla tenera. 
Dai, immaginatevi la scena:  una ventenne, credo, che in modo del tutto inaspettato si ritrova di fronte la sua cotta adolescenziale, e reagisce così: trova difficoltà a controllare il respiro e il battito accelerato del cuore, e diventa rossa rossa in viso, subito dopo crede di aver esagerato, e si scusa tenendo lo sguardo basso, l'attimo dopo ride prendendosi in giro da sola, e poi, a poco a poco comincia a rilassarsi e addirittura finisce per battibeccare in modo scherzoso proprio con la sua vecchia cotta. Non è una cosa dolcissima?
" Decisamente non me lo ero immaginato così" affermò un attimo dopo, distraedomi dai miei pensieri e confermandomi in un modo tutto suo che sì, se lo era immaginato il nostro incontro.
Effettivamente non pensavo che il suo sogno nel cassetto fosse stato essere presa in giro da me! Le sorrisi, e lei lo fece di riflesso, probabilmente senza nemmeno rendersene conto.
Nemmeno io mi ero mai immaginato un incontro così, ma non lo glielo dissi. Nessuna era riuscita a contenersi dallo stritolarmi vivo, e invece lei mi guardava soltanto, imbarazzata, sorpresa, divertita, scherzosamente infastidita e inverosimilmente felice, il tutto non bene amalgamato in quegli occhi castano ciocciolato.
" Sono disposto a dimenticare la terribile figura che hai fatto" le dissi, utilizzando un tono più grave e severo del dovuto per farle capire che stavo scherzando "..soltanto se mi dici come ti chiami e come ci sei finita qui" proposi, davvero interessato alla faccenda.
" Sono Emma, e sono venuta qui perchè credo che quei volumoni impolverati potrebbero essermi utili" spiegò, indicando alcuni libri vecchi ed..enormi
Ma io volevo prenderla in giro ancora un po', perchè sapeva stare al gioco, e non mi capitava da un sacco di star bene così, con così poco..
" Adesso vorresti pure farmi credere che non sei venuta per me?" la provocai, sfoderando il mio miglior sorriso
" Ethan Harrow, sei veramente impossibile" dichiarò guardandomi dritto negli occhi, lottando contro se stessa per non sciogliersi in un sorriso a sua volta
" Da dimenticare?" domandai facendomi più vicino; lei sembrò rifletterci un attimo, poi mi stupì ancora "però con il carettere c'ho preso: ti facevo esattamente così rompiscatole!"
" Adorabilmente rompiscatole" la corressi io, e Emma si limitò a sorridere con aria vagamente divertita.
Ero sicuro che mi avesse detto la verità, mi immaginava davvero così, e la cosa più assurda era che io ero così..rompiscatole, ma non con tutti. Di solito con le persone che conoscevo appena ero sempre gentile e cordiale, e mi concedevo il lusso di fare il rompiscatole soltanto con gli amici di sempre, o le persone che mi conoscevano davvero per quello che ero. Nessuna categoria nella quale lei potesse rientrare.
" Ma che cosa ci fai tu in posto del genere?" ecco, sapevo che questa domanda sarebbe arrivata
"..Insomma, io mi aspettavo di trovare una bibliotecaria vecchia, brutta, con i occhiali spessi e i baffi" continuò, divertita
"Ehi! Non parlare così della mia cara prozia che gestisce la biblioteca da ottantacinque anni or sono, alla veneranda età di centodue" ..non sapevo nemmeno io cosa stessi dicendo, ma lei scoppiò a ridere, e quella volta, quella risata genuina contagiò sul serio anche me.
"E mi facevi anche così simpatico?" azzardai "Ethan!" mi richiamò lei, lanciandomi un'occhiataccia, che però mi fece intenerire ancora di più..ma che diamine mi stava succedendo?
"Beh, guarda il lato positivo: cinque minuti fa non riuscivi a respirare, adesso mi insulti anche" visto che non ci stavo capendo più niente, corsi ai ripari facendo ciò che mi riusciva meglio: il cretino
" Se continui così, finisce che ti insulto davvero" rispose a mò di minaccia
" Va bene: allora tregua" così dicendo le tesi la mano, e la ragazza la strinse.
La sua era calda, e morbida, e continuai a tenerla intrecciata alla mia per qualche secondo in più del necessario, non sapevo nemmeno io perchè. Lei trovava difficoltà nel reggere il mio sguardo, era chiaro come il sole, così lo abbassò, e pensando che non potessi vederla, sorrise dolcemente. Allora mi portai quella mano alla labbra, e ci depositai un leggerissimo bacio, senza smettere di guardarla negli occhi. Mi venne tutto spaventosamente naturale.
" Benvenuta all' Old London Madaimoselle, la biblioteca più antica della città. Monsier Harrow è al suo servizio..in cosa posso esserle utile?"
Soltanto dopo aver finito di parlare, mi decisi a liberarle la mano dalla mia stretta, guardandola ancora. Emma si fece timida all'improvviso, e io continuai.
" Mi sono fatto perdonare? No perchè, se non è stato sufficiente.. ti offro un caffè" dissi, stupito delle mie stesse parole, ma a quel punto lei tornò a ribattere
" Non è che stai cercando una scusa per rivedermi, rubacuori?" domandò, mentre un lieve rossore le tinse di nuovo le guance..forse non pensava di dirlo davvero, o non lo credeva possibile...e quanto si sbagliava!
" Questo è evidente" ribattei con un sorriso "..per prenderti ancora un po' in giro" aggiunsi subito dopo. Lei mi fulminò con lo sguardo, e io, di punto in bianco, mi ritrovai a pensare che fosse bella.

" Oh! Ma allora non mi sbagliavo!" la prozia di cui parlavo prima spuntò da dietro uno scaffale. Sì, esisteva davvero, ma ovviamente non aveva centodue anni, nè tantomeno i baffi.
" Buongiorno" Emma salutò educatamente, voltandosi verso di lei
" Mi era sembrato di aver sentito delle voci..non hai idea quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ho visto una ragazza qui dentro!" confessò senza peli sulla lingua, come al solito
Vidi Emma aggrottare la fronte, come se non capisse " E' una biblioteca poco frequentata dalle ragazze?..Forse è colpa di Ethan, sa, ha la brutta abitudine di prenderle in giro quasi fino a farle spazientire, e poi rimediare facendo il galantuomo" affermò, rivolgendomi un'occhiata divertita..quella volta fui io a fulminarla con lo sguardo
" Eh no, caro mio!" la più anziana tra le due mi puntò un dito contro "non riuscirai a far scappare a gambe levate l'unica al di sotto dei sessant'anni che ha varcato questa soglia nell'ultima decade" così dicendo, la mia cara prozia sorrise a lei in modo complice, e io decisi di reagire. 
" Cara zia Meg, ti prometto solennemente che non succederà" così dicendo avvolsi le spalle di Emma con un braccio, e lei non si scostò, anzi, sorrise. L'anziana donna ci squadrò entrambi, poi trovò una scusa bella e buona per lasciarci da soli, come se avesse intuito qualcosa che nè io, nè la ragazza che stavo ancora tenendo per le spalle, avevamo capito.
Ma che stavo facendo? Da dove mi veniva di prendermi tutta quella confidenza? L'avevo conosciuta meno di un'ora prima, eppure, mi pareva così naturale starmene lì scherzare con lei..oh andiamo! Ma che diamine mi prendeva?
"Quindi non mentivi riguardo la prozia.." se ne uscì, non più imbarazzata, tanto meno timida, anzi..in quel momento mi parve intraprendente, ironica, maliziosa, divertente, affascinante.Mi guardava come se volesse scrutarmi l'anima, ed ignorava totalmente l'effetto che aveva su di me quello sguardo. Lei voleva essere divertente, forse addirittura pungente, ma io la trovai provocante. Va bene, dopo quella, potevo ufficialmente dire di essermi bevuto il cervello.
" Ehi! Ma per chi mi hai preso?" mi finsi offeso, scacciando ogni pensiero dalla mente
" Non ci posso credere: sei esattamente come speravo che fossi" si lasciò scappare
" Cioè, come sono?" mi incuriosii
" Così.." rispose alzando le spalle, forse non trovando le parole "così come?" domandai, avvicinandomi di nuovo
" Per diverso tempo ho pensato a Ethan Harrow come il ragazzo più impertinente e dolce del pianeta" ammise in un sussurro, di nuovo introversa.
Già: impertinente e dolce. Due termini, due aggettivi che a prima vista appaiono in contrasto, e forse lo sono davvero, ma possono in qualche modo convivere, perchè beh.. io ero così. Lo ero sempre stato sin da bambino, e per qualche oscuro motivo lei lo sapeva, lo immaginava, lo sperava...davvero non capivo come fosse stata possibile una cosa del genere..era semplicemente assurdo, e allo stesso tempo, stupendo, così bello da risultare quasi fastidioso, perchè per qualche motivo a me sconosciuto, volevo trattenerla lì con me il più a lungo possibile. 
Avrei voluto continuare a prenderla in giro, farla spazientire, e poi farmi perdonare ancora. Stavo bene, lì, in mezzo a libri vecchi e scaffali di legno erosi dal tempo, come non mi capitava da tempo.
Restammo in silenzio tutti e due, a fissarci, ognuno perso nei tortuosi meandri dei propri pensieri, e trascorse qualche istante senza che nessuno dicesse nulla, poi, all'improvviso mi ricordai a che punto era arrivata la conversazione.
" Qual'era la tua canzone preferita?" le domandai allora
Mi accorsi di averla presa alla sprovvista, ma lei subito si riprese "Wish it was real" sorrise, probabilmente ricordandola.
" Adesso tocca a me: perchè è finita?" il suo tono si fece serio, e il mio sguardo più malinconico e distante
" Immagino che doveva andare così..non poteva durare per sempre..siamo cresciuti, e le cose sono cambiate" non ero pronto a parlarne a cuore aperto, e lei forse lo intuì da sola, perchè mi rivolse un timido ma rassicurante sorriso, e mi guardò dritto negli occhi.
" E come ci saresti finito qui?" ripartì alla carica, con un tono di voce diverso, più leggero e divertito
" Quando è finito tutto, volevo starmene per i fatti miei, non essere visto da nessuno, nè tantomento essere intervistato o finire sui giornali..insomma sarei voluto diventare invisibile, e  visto che ho constatato che non si può, ho cercato un'alternativa, e l'ho trovata qui. Chi mai si sarebbe sognato di venire a cercarmi nella biblioteca più antica della città?
Come avrai capito, qui le persone senza capelli bianchi, senza occhiali spessi e senza baffi, non ci entrano nemmeno...sono pronto a scommettere che la maggior parte dei giovani e della gente in generale non è nemmeno a conoscenza dell'esistenza di questo posto, a meno che non sia stato loro svelato dai nonni. Ma oggi cose del genere non si raccontano neanche più, e l'unico motivo per il quale io lo conosco, va attribuito al fatto che una zia di mia madre, che è la signora che hai conosciuto prima, lo gestisce da molto molto tempo..anche se ovviamente non è di sua proprietà.
Io venivo qui da bambino, era un luogo in penombra, lungo e stretto come ora, con tutti questi scaffali, e io giocavo a nascondermi dai fantasmi che esistevano solo nella mia testa..ecco, diciamo che continuo a venire qui facendo la stessa cosa di quando ero piccolo..però adesso i fantasmi dai quali mi nascondo esistono davvero."
Non sapevo perchè glielo stavo raccontando, ma c'era qualcosa che non riusicvo ad identificare che mi spingeva a fidarmi di lei..forse era il suo sguardo attento ma non compassionevole, forse era quel sorriso appena accennato, perchè probabilmente quella storia le faceva tenerezza, ma sapevo per certo che non mi avrebbe tradito. Anche se non la conoscevo nemmeno, non lo avrebbe fatto.
" Devo dire che come rifugio segreto questo posto è assolutamente perfetto! Mi sarei aspettata di trovare di tutto qua dentro, ma non Ethan Harrow" esclamò, e poi non riuscì a impedirsi di sorridere ancora. Intuii che era felice di aver trovato tutto ciò che non stava più cercando.
Decisi di cambiare argomento, perchè quello in cui ci eravamo addentrati era troppo delicato, era un sentiero troppo tortuoso per me, e non ero ancora pronto a percorrerlo con le scarpe bucate dal passato.
" E se tu non cercavi me, cosa sei venuta a fare qui?" 
"Libri?" mi rispose ironicamente "penso che qui potrei trovare tutto ciò di cui ho bisogno" aggiunse un attimo dopo.  




BUONSALVEEEE :)) E Buona Immacolata!
Che dire..spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate :DD
Credetemi, per me è  importante sapere la vostra opinione sulla storia, e sarei davvero felice di scambiare due chiacchiere con voi ;)
Devo scappare...un abbraccio, e alla settimana prossima! <3<3<3
Ps. Recensiteeeeeee ♥




  
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


EMMA

Non appena oltrepassai l'uscita dell' Old London, i miei occhi impiegarono qualche secondo per registrare l'evidente cambiamento di luce e farmi realizzare con non poca sorpresa, che la notte stava pian piano calando sulla città.
Ma quanto tempo ci avevo passato lì dentro? Tre, quattro, cinque ..ore? Com'era possibile? Perchè mi era sembrato che al massimo fosse trascorsa una mezzoretta dalle due e mezza, ora in cui mi ricordavo di essere entrata?!
E la cosa ancora più sconvolgente, era che in realtà, non avevo nemmeno risolto nulla, perchè Ethan mi aveva detto di tornare il giorno dopo, per avere il tempo di procurarsi dal magazzino altri volumi che avrebbero potuto interessarmi.
Abbassai gli occhi, posandoli sull'unico volume che avevo deciso di prendere in prestito, in attesa di riceverne altri, e mi bastò quel banalissimo gesto per dimenticare di nuovo tutto quanto e ritornare in quel posto così ..così insolito nel quale ero capitata grazie a quel chiacchierone del bidello.
L'indomani mi sarei dovuta ricordare di ringraziarlo per avermi dato, pur non sapendolo, o almeno credo, l'opportunità di incontrare Ethan Harrow.
No, un attimo, fermi tutti: io, io, lui...ormai mi ero rassegnata al fatto che non sarebbe più successo, e invece...o mio Dio, era tutto assurdo..e meraviglioso!
Sorrisi tra me e me come un'idiota, come se di nuovo realizzassi in quel momento, di averlo avuto di fronte non per qualche istante, come sognavo a sedici anni, ma addirittura per ore.
Cavolo, se era bello. Pensavo seriamemente che il suo corpo rispondesse ai canoni di bellezza più perfetti di sempre, l'avevo sempre pensato. E poi quello sguardo così maledettamente intenso, e quel sorriso impertinente e malizioso, lo rendevano irresistibile. Per non parlare della sua dolcezza che ti lasciava praticamente senza fiato, come quando mi aveva baciato la mano o mi aveva raccontato un pezzetto della sua storia, e del suo modo di provocarmi senza sosta, che effettivamente era adorabile.
Dio...l'avevo incontrato sul serio, ci avevo parlato (dopo un'iniziale difficoltà respiratoria), ci avevo scherzato, il tempo insieme a lui era praticamente volato...ancora non ci potevo credere che fosse accaduto sul serio..lui, lui era esattamente come immaginavo che fosse, come speravo che fosse quando qualche anno fa desideravo averlo di fronte anche per un solo misero istante. Era come lo sognavo tutte le notti.
Avevo voglia di mettermi a ballare in mezzo alla strada, e fermare ogni sconosciuto che mi capitasse a tiro, per dirgli 'si, è vero! Ho trascorso l'intero pomeriggio in compagnia di Ethan Harrow, e lui è..è'.. Ok, che qualcuno si prendesse la briga di fermarmi prima che commettessi qualche cazzata.
Era davvero possibile che avessi rischiato di svenire, che avessi riso, risposto per le rime, scherzato, provocato a mia volta, e trascorso ore e ore in compagnia del ragazzo che a sedici anni consideravo irragiungibile?  Lo stesso che amavo pur non conoscendolo di persona, e l'unico al quale avrei permesso di prendersi ogni parte di me?
Avevo l'urgente bisogno di ricevere un pizzicotto sulla pelle, perchè avevo paura di essermi immaginata tutto quanto.
Ero quasi tentata di tornare lì dentro per sincerarmi del fatto che non fosse stata soltanto un'illusione, ma avrei fatto la figura dell'idiota, e non potevo nemmeno dire di essermi dimenticata qualcosa, visto che ero pessima a trovare scuse, e lui avrebbe ripreso a prendermi in giro, e poi si sarebbe fatto perdonare, e dopo avrebbe cominciato da capo, e in questo modo, avrei potuto finire per starmene lì fino alla mattina dopo.
Basta, dovevo darmi una calmata. Non ero più quella ragazzina e non ero più innamorata di lui, e l'unico motivo per il quale avevo reagito così andava attribuito al fatto che..che..non lo sapevo a cosa andasse attribuito, ok? Ma Ethan Harrow non doveva mandarmi in confusione, non doveva distogliermi da tutto il resto, non doveva essere oggetto dei miei pensieri, punto.
Ma come facevo a non pensarci? Me lo dite? Come facevo a fingere di non aver trattenuto il respiro quando avevo sentito quella voce, quando avevo capito che per quanto irrazionale e alogico potesse essere, lui era dietro di me, poi di fronte a me, e dopo ancora accanto a me.
E come facevo a non mordermi il labbro dall'agitazione e dall'impazienza, al solo pensiero che il giorno dopo l'avrei rivisto?
Era pur sempre la mia vecchia cotta..non poteva essermi del tutto indifferente, anche se, beh, avrebbe dovuto esserlo considerara la situazione.
Dio, potevo anche essere cresciuta, come era cresciuto lui, però quegli occhi avevano l'inquietante potere di farmi sentire di nuovo quella ragazzina con una cotta stratosferica per il cantante della sua band preferita, e non andava bene, perchè mi consideravo adulta ormai, e avevo un fidanzato meraviglioso che tra l'altro, mi stava sicuramente aspettando a casa domandosi come diavolo fossi finita.
Già, era arrivata l'ora di uscire definitivamente dal mondo delle favole: dovevo tornare a casa, dovevo preparare qualcosa per cena come sempre, e poi godermi un film abbracciata a Ricky.
L'aver incontrato Ethan Harrow soltanto poche ore prima, doveva probabilmente essere considerato come l'ultima goccia della mia adolescenza..era come se qualcuno mi avesse detto: adesso che lo hai incontrato, smettila di fantasticare e concentrati sulla vita vera; quella fase se ne è andata per sempre, e non tornerà mai più indietro, perciò vivi il presente e concentrati soltanto sul futuro. 
Il punto però, era che io non mi ero mai accorta di star fantasticando ancora...

Il fatto che i miei occhi si fossero specchiati nei suoi, il fatto che non mi fossi mai sentita così maledettamente nervosa, felice ed euforica in tutta la mia vita, era del tutto insignificante. Doveva essere privo di importanza, per forza. Altrimenti sarebbe successo un casino, e io stavo bene come stavo, non volevo complicazioni.
Quindi decisi che quando l'indomani sarei tornata da Ethan, avrei preso i libri che mi servivano, gli avrei detto che conoscerlo era stato un vero piacere, e poi non avrei più messo piede lì dentro, perchè io quella fase l'avevo superata da un pezzo, perchè nella mia vita non c'era più spazio per i sogni della ragazzina che ero, perchè nel mio cuore non c'era posto per quel sentimento che avevo provato nei suoi confronti, non più. 
C'era Ricky, e io dovevo pensare soltanto a lui. Anche perchè mi stavo facendo un film da sola come al solito.. non ero nessuno per Ethan, e lui non doveva essere nessuno per me. Okay, incontrarlo era stato dapprima molto imbarazzante, e poi stratosfericamente bello, lui era esattamente il ragazzo che pensavo e speravo che fosse, adesso lo sapevo per certo..ma la cosa finiva là, dovevo mettermi l'anima in pace. Non potevo assolutamente permettermi di tornare a pensare a lui, non potevo, non dovevo, e non volevo. Avevo ventidue anni, accidenti...non più sedici.
Pensai 'domani e basta, e poi continuerò a vivere come se non lo avessi mai incontrato, come se non sapessi che potrei trovarlo lì ogni volta che mi viene voglia di perdermi in quell'oceano smeraldino che sono i suoi occhi'
Ma sentitemi! Stavo delirando! Dovevo dimenticare ciò che incontrarlo aveva provocato in me, era l'unica soluzione, il solo modo per smettere di considerarlo l'essere più perfetto che esistesse al mondo, in tutti i sensi. Non è che fossi convinta che Ethan fosse immune ai difetti, e non credevo nemmeno che fosse perfetto in modo oggettivo e universale (anche se avrei sfidato chiunque a negarlo), però lui era perfetto per me, o meglio, per la me liceale e passata. 
'Maledetto Brown che mi ha parlato dell'Old London, e maledetta io che ci sono voluta andare subito..forse sarebbe stato meglio restare per sempre con il dubbio che lui non fosse come lo immaginavo, o ancora meglio, incontarlo e restarne delusa, invece di arrovellarmi il cervello, facendo l'impossibile per darmi a bere tutto ciò che mi sto ripetendo da quando sono uscita da quella biblioteca'.

Per fortuna arrivai a casa prima di addentrarmi maggiormente in sentieri pericolosi; entrai e mi chiusi il portone alle spalle, percorsi lentamente le scale che conducevano al nostro appartamento situato al terzo piano, e una volta arrivata, suonai il campanello senza perdere tempo a cercare le chiavi, sicura che Ricky fosse all'interno.

" Ciao amore" dissi, increpando le labbra in un sorriso, quando la figura del mio fidanzato mi si stagliò davanti.
Di tutta risposta lui mi baciò sulle labbra, e mi attirò a sè stringendomi per la vita; lo lasciai fare senza esitazioni, costringendomi a non pensare a nulla di diverso da quel bacio.
" Dove sei stata fino a quest'ora?" mi domandò con tono tranquillo e disinvolto
" Mi ha chiamato il professore da Roma, e praticamente mi ha detto che in sede di laurea dovrò presentare varie tematiche trattate in modo approfondito, quindi ho pensato di fare un salto in biblioteca...e ho finito per trascorrerci delle ore" dissi la verità, quasi per intero.
" Ed eri talmente presa dallo studio che non mi hai nemmeno risposto al telefono?" si incuriosì lui
" No! emh..non l'ho sentito suonare" in effetti era vero, e non avevo nemmeno controllato se ci fossero chiamate senza risposta o messaggi, quando ero uscita
" Scusami...la verità è che il tempo è volato..non mi sono accorta che fosse così tardi"
Lui si avvicinò nuovamente "la prossima volta che fai tardi, ricordati di avvisarmi, prima che possa iniziare a pensare che hai perso la strada di casa, o ti hanno rapito gli alieni" disse divertito "promesso" sussurrai rubandogli un bacio a mia volta, e Ricky sorrise.
Non potevo raccontargli di Ethan, soprattutto dal momento che avevo deciso che con l'indomani si sarebbero concluse le mie visite all'Old London, e poi nessuno doveva sapere che lui trascorreva lì tutto il tempo..eppure, non mi sentivo in pace con me stessa, come se gli stessi nascondendo qualcosa.
Ci ritrovammo in cucina, Ricky iniziò come sempre a raccontarmi cosa era successo quel giorno in ospedale,  e io lo ascoltai interessata, mentre mettevo l'acqua della pasta sul fuoco e lui apparecchiava la tavola. Visto che quel giorno avevamo pranzato tutti e due fuori, un sano piatto di maccheroni  non ce lo avrebbe tolto nessuno quella sera, e poi ci saremmo arrangiati con dell'insalata di pomodori e tonno.
Mentre ero in piedi davanti ai fornelli, con Ricky che mi gironzolava intorno mentre continuavamo a chiacchierare del più e del meno come sempre, non riuscivo proprio a fare a meno di pensare a Ethan Harrow, ancora.
Mi aveva detto che trascorreva le giornate nella biblioteca che gestiva la sua prozia per nascondersi dalla gente, principalmente dai giornalisti, e si era fidato di me, del fatto che avrei mantenuto il suo segreto come se fosse la cosa più naturale del mondo, e io lo avrei fatto, a tutti i costi, se questo era quello che lui voleva.
Però non doveva essere un granchè vivere segregato lì dentro, nell'angolo più remoto e dimenticato di una delle città più affascinanti al mondo, dopo aver creduto di poter reggere quello stesso mondo in una mano. E chissà che fine avevano fatto Dylan e Derek..nessuno sapeva davvero cosa fosse successo, quale fosse stato il fattore determinante che aveva fatto dividere la band più famosa e unita di sempre. E mi era sembrato che Ethan non volesse parlarne.
Un paio d'ore più tardi mi stavo preparando per andare a dormire, ma quando mi misi sotto le coperte, impiegai molto più del solito per prendere sonno.
Me lo aspettavo, eccome se me lo aspettavo, dopo una giornata del genere! Più ci pensavo e più quello che era successo mi pareva assurdo, e bello, ma dovevo riuscire a metterci un punto, una volta per tutte.
Lo dovevo fare per me stessa e per Ricky, che non aveva esitato un solo minuto a farsi in quattro pur di seguirmi a Londra, dopo aver saputo del progetto 'Language Assistant'. 
Va bene, avevo capito che era del tutto inutile negare che Ethan Harrow ancora provocasse in me certe sensazioni,  persino lui se ne era accorto, e forse, dopotutto, era normale che fosse così, dopo aver trascorso l'intera adolescenza a sognare i suoi baci..basta! Dovevo smettere anche di ricordare a me stessa quello che provavo per lui, o avrei finito per impazzire.
Mi rendevo conto che con quei pensieri che formulavo nel cuore della notte, ero già sulla buona strada..per il manicomio.
Ma che potevo farci? Non ero di certo io a suggerirgli di intrufolarsi nella mia testa e confonderla, arrovellarla, fino a farmi perdere persino il sonno.
Tanto era inutile che continuassi a girarci intorno: io non vedevo l'ora di rivederlo, anche se sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta. 
Non potevo restare aggrappata al passato, non potevo permettergli di far parte di me, non di nuovo, non ancora, non più. Lo sapevo, eppure quella verità non mi piaceva affatto, per quanto mi sforzassi di convincermi del contrario.
Mai, avrei immaginato di ritrovarmi in una situazione simile, e mai avrei pensato che sarebbero bastati quel paio d'occhi più verdi dell'azzurro del mare, a farmi sentire di nuovo così, come una ragazzina alla sua prima cotta, e non come la donna adulta che ritenevo di essere.
Non mi mancava nulla, con Ricky stavo bene, avevo trovato il mio posto nel mondo, la mia stabilità pratica ed emotiva, e volevo che tutto restasse così, com'era quella mattina, prima di incontrare quell'idiota che per me era stato maledettamente importante.. anche se probabilmente nemmeno lui si rendeva effettivamente conto di come avessi trascorso i giorni più neri della mia vita da liceale, con la sua voce nella testa e nel cuore.
Incontarlo mi aveva destabilizzato un bel po', sarei stata ipocrita se non lo avessi ammesso almeno a me stessa..era stato bello, emozionate, persino imbarazzante, e poi divertente, era stato assurdo e travolgente, ma proprio perchè avevo addirittura avuto la fortuna di imbattermi in lui, dovevo ritenermi più che soddisfatta così, e continuare a vivere la mia vita, facendo finta di non essere mai venuta a conoscenza di quella biblioteca, dove avevo scoperto di poterlo trovare.
Confidavo pienamente nella possibiltà di riuscire a essere felice senza di lui, mi fidavo senza riserva dei sentimenti che mi legavano a Ricky, pensavo che con un po' di impegno, sarei riuscita a cancellare Ethan Harrow dal mio cuore per sempre, visto che evidentemente, non lo avevo ancora fatto del tutto.
Me ne stavo in camera da letto, seduta, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto che dividevo con il mio ragazzo, e le gambe coperte dalle lenzuola, con la luce del comodino accesa e lo sguardo rivolto verso il soffitto, quando lui mi chiamò chiedendomi cosa stessi facendo in quella posizione  e se ci fosse qualcosa che non andasse.
Io negai con la testa, poi spensi la luce, mi calai sotto le coperte, e mi strinsi a lui, pensando che era così che doveva essere. Anche se- NO! Senza se, e senza ma, io amavo Ricky e volevo stare con lui.



BUONSALVEEEEEE :))
Ecco a voi il nuovo capitolo della storia! Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto,e vi prego, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate :DD
Per me è davvero importante sapere il vostro parare, e poi adoro scambiare quattro chiacchiere con voi, quindi fatevi avanti ;)
Allora..come avete potuto vedere e capire, l'incontro con Ethan, sconvolge Emma e la manda in confusione.
E se non siete riusciti a seguire granchè del suo discorso, non preoccupatevi, era quello che volevo, dato che il mio obiettivo in questo capitolo era proprio quello di trasmettervi l'euforia, l'incredulità, il nervosismo, la contentezza, l'ostinazione, e tutto quello che ha provato Emma, e che credo proveremmo anche noi in una situazione del genere.
Lei che avrebbe vogliare di urlare e mettersi a ballare in mezzo alla strada, per quanto è stato bello incontrare la sua vecchia cotta, e sempre lei, che tenta in tutti i modi di frenare l'entusiasmo e restare con i piedi per terra, perchè si rende conto che è cresciuta e che nella sua vita non c'è più spazio per Ethan Harrow.
Sarà davvero così? Non vi resta che aspettare i prossimi capitoli !!
Grazie grazie grazie e ancora grazie, a chi mi sta facendo compagnia anche in questa nuova avventura ♥♥♥♥♥
Un bacione, e alla prossimaaaaa ;)))
Ps. Recensiteeeeee <3<3<3<3<3
 

 




 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


EMMA

Il giorno dopo tornai in biblioteca come avevo previsto. 
Svoltai l'angolo misterioso dietro il quale si nascondeva il posto che cercavo, quando l'orologio digitale che campeggiava sulla home del mio smartphone, segnava le quindici meno qualche minuto.
Avevo dormito poco quella notte, a causa di pensieri troppo nitidi e allo stesso tempo troppo confusi, e a scuola era stata una di quelle giornate piuttosto impegnative, perchè la mia tutor aveva piazzato di fronte a increduli bambini un compito in classe a sorpresa da svolgere in un'ora, e quelle piccole pesti avevano cercato più volte il mio aiuto. Io avevo fatto il possibile per dargli qualche utile suggerimento, ma mi era parso che quella donna avrebbe potuto sbranare anche me se solo si fosse accorta che collaboravo un po' troppo con gli alunni.
Letizia Frassati, questo era il nome dell'insegnante di italiano madrelingua,era una brava maestra, competente, ma per i miei gusti esageratamente severa.
In ogni caso, ero riuscita ad uscirne indenne, e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il signor Brown, anche quel giorno mi ero fatta un panino farcito nel modo meno salutare possibile, in attesa che arrivasse il momento di tornare all'Old London.Ogni volta che mi capitava di mangiare fuori, mi ingozzavo di succulente schifezze, il classico cibo da mc donald, spesso chiamato anche 'Junk Food', e poi mi lamentavo pure quando posavo gli occhi su quel rotolino di ciccia che mi ritrovavo all'altezza dell'addome..ma ero fatta così, e a quelle schifezze paradossalmente così gustose, non ci avrei rinunciato tanto facilmente, soprattutto non quando giungevo nel cuore della City all'una e mezza, spesso pure con un certo appetito.
Comunque, abitudini alimentari poco sane a parte, fremevo dalla voglia di rivedere Ethan, specchiarmi in quegli occhi e sciogliermi per quel sorriso, scherzare e chiacchierare insieme a lui come avevo fatto il giorno prima, ma sapevo bene che fosse del tutto sbagliato anche soltanto attendere quei pochi minuti che mi ero promessa di trascorrere lì dentro.
Prima di abbassare la maniglia di quella porta, mi ricordai di mandare un messaggio a Ricky, e gli scrissi che sarei tornata a casa nel giro di un'oretta al massimo, calcolando il fatto che avrei dovuto cambiare treno un paio di volte; e ripromisi a me stessa che quella volta avrei tenuto di più d'occhio l'orologio per evitare di restare lì dentro fino a sera.
" Buongiorno" salutai, non appena misi piede all'Old London
L'attimo dopo mi accorsi di Ethan in piedi su una scala in legno, intendo a..pitturare?
" Ciao" così dicendo, si voltò verso e di me e mi regalò un sorriso, uno dei suoi, uno di quelli per i quali avrei potuto svenire..se fossi stata ancora quella ragazzina.
Inspiegabilmente, tutte quelle sensazioni che mi avevano oppresso fino a quel momento svanirono, furono spazzate via da quel sorriso come foglie dal vento. Mi rilassai subito, dimenticando in un attimo le promesse che mi ero fatta e disubbedendo alle regole che mi ero imposta. Cavolo, quel sorriso fu la mia personalissima anmesia.
Non sapevo che cosa mi stesse succedendo di preciso, ma non mi sentivo più in colpa per essere lì, non mi sentivo più fuori posto, e non pensavo nemmeno che fosse così grave intrattermi qualche minuto in più del necessario a parlare con Harrow.
Mi limitai a sorridergli a mia volta, prima che lui irrompesse con quella che avevo capito essere la sua solita sfacciatagine. Sì, il pomeriggio precedente ci eravamo presi in giro abbastanza da entrare in confidenza, e se fino a pochi minuti prima, ciò mi era parso sconveniente e pericoloso, lo trovai di punto in bianco tenero e incredibilmente piacevole.
" Devo ammetterlo..l'entrata che hai fatto ieri è stata molto più divertente" mi punzecchiò lui, con il preciso intento di tornare a prendermi in giro
" Beh, se vuoi, adesso esco e la ripetiamo" risposi per le rime, e il ragazzo mi rivolse uno sguardo apparentemente serio
" Lo faresti davvero?" mi domandò un attimo dopo, al che io non mi scomposi affatto "si, e se preferisci, potrei fingere di svenire ai tuoi piedi e poi-" mi interruppe prima che potessi dire qualche altra cazzata.
Davvero non riuscivo a capire il motivo per il quale con lui andavo a ruota libera, in tutti i sensi. Nemmeno con Ricky riuscivo a essere così ironica e così spontanea.
" Sul fingere soltanto, di svenire, avrei qualche dubbio" mi fece notare, alzando un sopracciglio con un aria da saputello che se fosse stata cucita addosso a qualcuno che non fosse stato lui, mi avrebbe di certo infastidito.
Comunque, dovevo ammettere che aveva ragione: il giorno precedente avevo davvero rischiato di cadere ai suoi piedi, letteralmente, e anche pochi minuti prima, con quel sorriso, ci ero andata vicino.
Basta, non potevo continuare così, dovevo chiedergli dei libri, sceglierne alcuni e poi andarmene per non tornare mai più. Di colpo la realtà mi colpì come una doccia fredda, ma ancora una volta, Ethan fu in grado di spazzare via qualunque cosa non riguardasse noi due lì dentro.
" Chi è stato tanto crudele da mangiarti la lingua?" domandò vagamente divertito, e soltanto allora mi resi conto di non avergli risposto per le rime come al solito
" Purtroppo per te ancora nessuno...mi stavo solo chiedendo che diamine ci fai su quella scala e con un pennello in mano" rimedai
" Stamattina zia Meg si è svegliata con un solo pensiero in testa: non vuole che gli scaffali si rovinino ancora di più di quanto lo sono adesso, quindi mi ha praticamente costretto a passarci sopra una mano di pittura mischiata a qualche intruglio che sembra essere ottimo per rinvigorire il legno" mi spiegò
" E quel secchio di colore giallo? A che ti serve?" domandai, avvicinandomi un po' di più sia a lui che alla pittura
" Pensavo di dipingere le pareti..sai, passo tanto tempo qui, ci tengo a questo posto, e vorrei dargli un tocco più..non lo so, ma voglio che sia accogliente"
" E se poi la gente lo trova bello e ci viene? Non eri tu quello che voleva nascondersi a tutti i costi?" domandai a quel punto
" Si si, ma non c'entra..io voglio renderlo bello per la zia, per me..e per le persone come te"
" Come me?" strabuzzai gli occhi, ma lui ignorò il mio stupore e continuò "vorrei dipengere le pareti giallo ocra, oltre a rinvigorire il legno degli scaffali, e poi vorrei posizionare qualche tavolino qua è la, sempre in legno, magari accanto alla finestra visto che è il posto più luminoso..magari con una lampada, e pure una macchina da caffè"
" Macchina da caffè" pronunciai le sue stesse parole per fargli intuire il mio disappunto
" Si..studiare questi libri secondo me fa venire un sonno assurdo, e il caffè potrebbe essere d'aiuto" spiegò lui, e non riuscii a fare a meno di sorridergli..in fondo non aveva tutti i torti
"Che ne pensi?" "penso che la tua sia una bella idea..questo posto merita molto di più, a me piace un sacco" era vero, tutto quanto quello che avevo detto, anche se continuavo a pensare che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci avrei messo piede.
" Tu ci verresti a studiare qui?" colpita e affondata, in solo colpo.

ETHAN

Ecco, lo avevo detto...ma che diavolo mi passava per la testa?
Perchè mi era venuto in mente di mettere a posto la biblioteca soltanto dopo averla incontrata? Perchè volevo che lei la trovasse accogliente come una casa, e sopratutto perchè continuavo a chiederle pareri, facendo trapelare chiaramente il mio desiderio di tenerla lì insieme a me il più a lungo possibile?
Mi sentivo solo da troppo tempo, da quando avevo rotto anche con Dylan e Derek, e accidenti, con Emma stavo veramente bene.
Semplicemente non volevo che ne se andasse, e anche se l'avevo conosciuta soltanto il giorno prima, la sua compagnia mi piaceva. Avevo bisogno di qualcuno come lei accanto, e pensavo che battibeccando battibeccando, avremmo potuto diventare amici. E poi lei era proprio bella.
" Io..beh, non sono abituata a studiare in biblioteca, però..sì, potrebbe essere un'idea" rispose, anche se mi parve non troppo convinta
Mi rendevo conto di star esagerando..insomma zia Meg mi aveva davvero chiesto di passare una mano di pittura sugli scaffali, ma il resto lo avevo fatto tutto da solo, ci avevo pensato durante la notte, avevo visto noi due in questa biblioteca in una specie di sogno: lei intenta a studiare, e io intento a darle fastidio, a provocarla, infastidirla e distoglierla dai libri. Quella scena mi era piaciuta, e così avevo ideato il tutto.
Ovviamente lo avrei fatto anche perchè all'Old London ci tenevo sul serio.
Che cosa mi stesse prendendo, non lo sapevo nemmeno io..però volevo che Emma tornasse a farmi compagnia, tutti i giorni.
Il pomeriggio precedente avevamo trascorso ore e ore a stuzzicarci a vicenda e a chiacchierare, e quando ero tornato a casa, mi ero chiesto quando era stata l'ultima volta che ero stato così bene con una ragazza, e mi ero risposto che era passato così tanto tempo da non ricordarlo, oppure, semplicemente non era mai accaduto. Mi inteneriva da morire il fatto che fosse stata una fan degli 'Uk Heart', mi piaceva che avesse avuto una cotta per me da ragazzina, ma mi piaceva soprattutto il suo sapermi tenere testa, il suo modo di rispondermi per le rime e scherzare con me come se non avesse nient'altro di meglio da fare.
Nel cercare una ragione al fatto che volessi praticamente mettere a nuovo la biblioteca pur di farla tornare, mi distrassi al punto tale da perdere l'equilibrio e cadere dalla scala, finendo dritto dritto, non chiedetemi come, con il secchio di pittura gialla in testa, e ovviamente sui vestiti. Mi feci anche male una gamba, tanto per completare l'opera.
Emma si sbellicò dalle risate di fronte a quella scena, ma subito dopo accorse in mio soccorso, continuando a ridere.
Io le riservai un'occhiataccia, ma lei rise ancora più forte, e allora ci rinunciai, e risi a mia volta per quanto ero idiota. Ero sicuro che almeno in quel momento, i nostri pensieri combaciassero.
" Ti sei fatto male?" lo vedevo che si sforzava di essere seria, ma capivo pure che trattenersi dal ridermi in faccia fosse piuttosto difficile visto le mie condizioni
"Cazzo, sì!" imprecai massaggiandomi una gamba, e lei si fece più vicina, si liberò del cappotto e prese un pacco di fazzoletti e una bottiglietta d'acqua dalla sua borsa; incrociò le gambe sedendosi di fronte a me, bagnò un fazzoletto con l'acqua e lo avvicinò al mio viso.
" Ma guarda che mi tocca fare" borbottò, falsamente infastidita "non esiste un bagno qui dentro, vero?" domandò un attimo dopo
" Si, ma temo proprio di non poterlo raggiungere ora come ora" le confermai, e l'attimo dopo Emma iniziò a ripulirmi il viso dalla pittura.
Il suo viso era talmente vicino al mio, che riuscii a osservarne ogni particolare. Era bella, anche troppo per i miei gusti, ma la sua non era  quel tipo di bellezza ostentata o seducente..no, nulla del genere. 
Erano belli i suoi occhi, comunissimi occhi castano scuro, intenti a seguire il movimento delle mani sul mio viso; gli stessi occhi che non si scontravano con i miei di proposito e parevano nascondere un mondo al loro interno, una storia costruita su un modello comune e bersagliata di dettagli che la rendevano diversa da tutte le altre. In quello sguardo così concentrato, avrei potuto perdermi, perchè rispecchiava perfettamente la cura e la dolcezza di cui si nutrivano i suoi gesti.
Notai che non aveva nemmeno un briciolo di trucco, e anche se non sapevo se quella mattina si fosse svegliata tardi e avesse dimenticato persino di passare un filo di matita, o se invece non fosse stata una dimenticanza, avevo scoperto che quegli occhi erano già belli così, senza nessuna aggiunta artificiale.
Eppure erano comuni occhi marrone cioccolata, non troppo grandi, non troppo piccoli, insomma, non avevano nulla di speciale..eppure io li trovavo belli, forse per il modo in cui mi guardavano, come se avessero voluto prendermi in giro per la caduta in grande stile che avevo appena fatto, e contemporaneamente, coccolarmi perchè effettivamente mi ero fatto male.
E poi erano belle le sue labbra, a forma di cuore, e appena screpolate dal freddo pungente di Londra. E persino quel ciuffo che era sfuggito dalla disordinata coda, e che per un istante, vista la vicinanza,  aveva finito per sfiorare le mie labbra solleticandole, la rendeva bella.
La sua era una bellezza semplice, quasi nascosta per certi aspetti, non cognibile da lontano nella sua vera essenza, ma che ti lasciava inspiegabilmente senza fiato quando te la ritrovavi a pochi centimetri, e sottolineo inspiegabilmente, perchè Emma non era una di quelle ragazze che normalmente avrei notato per strada, non era una di quelle che avrebbe letteralmente fatto girare la testa a tutti quando passeggiava..no, lei era addirittura un po' impacciata nei movimenti,e forse era proprio quello che la rendeva sexy ai miei occhi. Certo, avevo notato anche ieri che fosse carina, però non immaginavo che l'avrei giudicata più bella in modo direttamente proporzionale alla distanza che separavano i nostri visi e i nostri corpi.
E poi aveva quasi sempre la risposta pronta, sapeva prendersi in giro e scherzare, provocare senza nemmeno rendersene conto, e avevo capito che ogni volta che tentava di fare l'acida, non le riusciva proprio bene, e finiva per essere più dolce di quanto lo sarebbe stata se avesse pronunciato frasi smielate.
Davvero un bel tipo, con un bel caratterino, che mi intrigava e mi prendeva da pazzi.
Era il contrasto fatto persona: bella perchè fastidiosamente semplice, incredibilmente dolce perchè si sforzava di fare l'acida, sexy perchè graziosamente impacciata, maliziosa perchè innocente e affascinante per tutte queste cose messe insieme.
Non chiedetemi come sfumature così differenti potessero convinvere nello stesso animo, perchè non ci ero arrivato nemmeno io a darmi una risposta soddisfacente, eppure lei era così, quindi in qualche modo, era possibile, e il risultato era il migliore che si potesse sperare di ottenere.
" Ecco fatto" sussurrò, e l'attimo dopo non avvertii più nè il fazzoletto, e nè la pittura che mi ero versato; le sorrisi sinceramente ringraziandola.
" Ti donava il giallo" mi prese in giro lei, e a quel punto non riuscii a resistere all'impulso di immergere una mano nel secchio di pittura che mi ero svuotato in testa, e gliela piantai sul viso
" Questo è il tuo ringraziamento?" mi canzonò, prima di ricambiarmi il favore " e adesso ti pulisci da solo" sentenziò alzandosi in piedi, e incrociando le braccia al petto mentre mi guardava con aria di sfida
"Aiutami almeno a rialzarmi" tentai di corromperla, e visto che sembrava non funzionare, rincarai la dose "dai, perfavore, mi fa male la gamba!"
Bastò quello per farla cedere,  mi tese la mano, ma io ne approfittai e con uno strattone la tirai giù, addosso a me. Il suo corpo finì per spalmarsi sul mio, ma durò un attimo solo, perchè si rialzò come si fosse scottata.
Si rimise il cappotto e fece per andarsene, quando con un po' di fatica, la raggiunsi e riuscii a fermarla afferrandola con un braccio.
" Non vorrai mica uscire da qui conciata in quel modo" dissi, bagnando a mia volta i bordi di un suo fazzoletto e passandoglielo delicatamente sul viso, mentre lei, questa volta, mi fissava dritto negli occhi. Percorsi la fronte, il contorno dei suio occhi, e lo spazio tra il naso e la bocca.
" I miei libri?" domandò alla fine, desiderosa di andarsene per sempre o di trovare una scusa per restare, non riuscivo a capirlo
" Domani, ti prometto che domani te li faccio trovare" risposi, e lei sbuffò
" Sembra quasi che tu lo faccia apposta" "torni domani?" le domandai io, di tutta risposta
" Se la smetti di fare il cretino...si" sorrise, e poi se ne andò davvero, lasciandomi lì a contare le ore che mi separavano dal rivederla.





Buonsalve e naturalmente..BUON NATALEEEE!!! :DD
Non so voi, ma in questo periodo dell'anno sono particolarmente felice..sarà che si riunisce tutta la famiglia, sarà che non esistono più regole e orari per cenare, sarà che si gioca a tombola con i ceci, sarà che è tempo di regali, sarà l'albero piantato in mezzo al salotto che mi mette allegria, saranno le scuole schiuse, ma sono contenta, e rilassata..nonostante mia madre mi abbia incaricato di mettere a nuovo la casa per l'arrivo dei parenti. :)
Comunque, spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro gradimento :DDD
Come avrete notato, Emma e Ethan, tra un sorriso e uno sguardo rubato, continuano a punzecchiarsi come avevano fatto il giorno precedente, ma si stanno affezionando l'uno all'altra in un modo che spaventa non solo lei, ma anche Harrow...e niente, vedremo cosa succederà quando 'domani' la nostra protagonista sarà costretta a tornare all'Old London, con la scusa dei libri.
Penso di riuscire ad aggiornare la storia nel fine settimana...ma voi non siate timidi e fatemi sapere cosa ne pensate :DD
Dai, vi giuro che non mordo D:
Un bacione, ancora buon Natale, e a prestooooooooo <3<3<3<3<3

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


EMMA

Mi ero fatta fregare da Ethan, di nuovo. Ed esattamente come il pomeriggio precedente, e quello prima ancora, indovinate dove mi trovavo?
Esatto: all'Old London, insieme a lui, con la speranza e il timore di poter recuperare i libri che cercavo, e di conseguenza dire definitivamente addio a quel posto così insolito, e a Ethan, il primo ragazzo per il quale avevo davvero perso la testa.
" Però! Sei stato velocissimo" osservai compiaciuta, entrando in biblioteca e soffermandomi a guardare i due tavolini in legno antico con tanto di abat-jour che erano stati posti sul lato destro, proprio sotto le finestre che permettevano ai raggi solari di raggiungere il locale.
" Sono un uomo di parola io!" Ethan mi venne incontro, sorridendomi come al solito in quel modo tutto suo, che prima o poi mi avrebbe fatto cedere le gambe.
Era inuitile, tutto totalmente inutile, perchè per quanto avessi ormai trascorso diverse ore in sua compagnia, io a quel sorriso non riuscivo ad abituarmi, e ogni singola volta, mi faceva sempre lo stesso effetto. Era nello stesso istante rassicurante e preoccupante, dolce e impertinente e..bello, il più bello che avessi mai visto.
Maledizione! Io non dovevo nemmeno pensarle certe cose!
" In realtà, ieri sera stessa, quando tu sei andata via, ho parlato a zia Meg della mia idea di ristrutturare la biblioteca, e lei ne è stata subito entusiasta. Tanto che stamattina mi ha trascinato da un antiquario di sua conoscenza..e questo è il risultato" mi spiegò, guardandosi intorno
" Mi piace" dissi, accarezzando con il palmo della mano il legno di uno dei tavoli
" Non me ne intendo di queste cose, ma mi piace come è venuto" dichiarai, commettendo l'errore di voltarmi a guardarlo.
Ethan era esattamente dietro di me, e quando mi voltai, mi ritrovai talmente vicina a lui, che per un attimo dimenticai persino il mio nome. Quell'idiota mi sorrideva sghembo, non solo con le labbra, ma anche con quegli occhi blu-verdi che avevano ancora lo strano e imbarazzante potere di risucchiarmi, come in un vortice, che mi spingeva dritta dritta ad annegare in quell'oceano smeraldo.
Restammo per qualche istante così, occhi negli occhi, a fissarci, dicendoci tutto e niente contemporaneamente.
Sapevo che era pericoloso, sapevo di star giocando col fuoco ardente, sapevo di dover riuscire ad allontanarmi da quel luogo e da lui una volta per tutte, eppure non riuscivo a compiere un solo passo, non ero capace di muovere un solo muscolo ad eccezione di quello cardiaco, con lui così vicino.
Sì, mi ero fatta fregare, ci ero ritornata per la terza volta, ma la cosa che mi spaventava di più, era che..io ero contenta di avere una scusa per tornarci..non potevo negarlo, a me piaceva l'atmosfera dell'Old London, resa ancora più accogliente dai tavolini con le abat-jour, e soprattutto, mi piaceva la sua compagnia.
Non potevo farci niente, e continuare a nagarlo non mi sarebbe servito..almeno con me stessa potevo concedermi il lusso di essere sincera.
Non avevo idea di che cosa fosse, ma sin dal primo momento, dalla mia colossale figura di..emh..sorvoliamo, ok? Sin da allora, si era creata una strana connessione tra noi due, un qualcosa che non mi sarei mai aspettata, un legame che con le battute, le prese in giro, pezzi di racconti di vita, gli insulti scherzosi, gli sguardi straripanti di parole che non saremmo mai riusciti a pronunciare, i sorrisi , e perchè no, pure i dispetti, si era rafforzato in un modo che io giudicavo del tutto spropositato, e meraviglioso, in pochissimi giorni.
" Sono contento che ti piaccia..ovviamente manca il giallo sulle pareti, ma dopo quello che è successo ieri..credo che me ne starò lontano dalla pittura per un po'" senza volerlo, a quell'affermzione scoppiai a ridere, rivedendo subito dopo la scena della sua caduta, e poi me stessa seduta a gambe incrociate davanti a lui, intenta a pulirgli il viso; subito dopo la nostra breve lotta con la pittura, io stesa su di lui, il mio viso rosso acceso, fortunatamente nascosto dalle strisce gialle sulla mia fiaccia, i miei occhi spalancati, il cuore che sembrava aver preso la rincorsa, e il mio conseguente e repentino rimettermi in piedi e avviarmi verso la porta, per non combinare danni maggiori. E poi rividi lui, le sue mani sul mio viso, la nostra pelle separata soltanto dal velo del fazzoletto, il suo sorriso nel quale prevaleva la componente dolce su tutte le altre, e poi i nostri occhi impegnati a conoscersi in gioco mozzafiato di sguardi.
No, doveva smetterla, decisamente! Non potevo descrivere così poeticamente quello che era successo il pomeriggio prima, quasi come se fosse stata una scena di un film romantico. 
" E la gamba? Ti fa ancora male?" mi salvai in calcio d'angolo con quella domanda, prima di riprendere a formulare certi pensieri che mi avrebbero portato alla pazzia
" Va molto meglio...e comunque scherzavo prima, riguardo al prendermi una pausa dal pitturare. Ho intenzione di cominciare domani" dichiarò entusiasta
" Perfetto" sorrisi "e voglio che tu venga a vedere come sarà quando avrò finito" ..ma perchè ci teneva così tanto? E che avrei dovuto rispondergli?
" Visto che sei stato impegnato tutta la mattinata, devo dedurre che nemmeno oggi i miei libri sono pronti" preferii spostarmi su un terreno meno minato
" Tu mi sottovaluti, cara Emma" esclamò, e guardandomi come se mi stesse studiando, si portò un dito sulla bocca, picchiettandolo con fare indiferrente sul labbro inferiore..sì..indifferente sarà stato per lui, non di certo per me.Accidenti!
"Non mi permetterei mai" lo presi in giro, ritrovandomelo di nuovo un po' troppo vicino. Cavolo, che occhi!
Sapevo di non dover nemmeno guardarli come probabilmente li guardavo, ma mai avrei negato che Ethan Harrow fosse bello da togliere il fiato.
"Attenta piccola, perchè potrei decidere di non darteli"
Un secondo: come mi aveva chiamato? E perchè la sua voce mi era sembrata più roca del solito? E soprattutto, per quale assurdo motivo, stavo seguendo con gli occhi una mia ciocca di capelli che Ethan si stava arrotolando al dito? Perchè lo stava facendo?
Che gli piacesse provocare e che fosse anche piuttosto bravo nel farlo, lo avevo capito meno di due minuti dopo averlo incontrato, anzi, in realtà potevo dire di averlo sempre saputo pur non avendone la certezza prima di conoscerlo, ma che sarebbe arrivato a tanto non me lo sarei mai aspettato, e ancor meno mi sarei aspettata di vedere me stessa, immobile, e succube del suo intrigante gioco. A ventidue anni.
" Quindi me li hai messi da parte?" il mio tono di voce fu più simile a un sussurro strozzato..non riusico a evitarlo, ma non c'era da preoccuparsi, o almeno non molto, visto che se solo mi avesse risposto in modo affermativo, avrei preso i libri e sarei scappata da lì.
" Si, ma non voglio darteli" non capivo "e perchè?"
A quel punto Ethan sospirò, lasciando finalmente andare la mia ciocca di capelli, e permettendomi di ritrovare un contegno...non potevo più starci lì dentro, poco ma sicuro, non se lui continuava a filtrare con me in modo così sfacciato. Incredibile: quello che era stato il ragazzo dei miei sogni, filtrava con me, proprio con me, come avevo pregato per anni che accadesse, e io mi sentivo in colpa, e volevo andarmene.
Anzi, rettifico: mi sentivo in colpa perchè non volevo assolutamente andarmene.
" Perchè?" ripetei la domanda,e lui mi guardò intensamente "perchè ho sensazione che quando avrai ottenuto i tuoi libri, te ne andrai, e non ti vedrò più"
" Perchè ho quest'impressione?" mi guardava ancora come se volesse trafiggermi con quegli occhi, e purtroppo per me, ci stava riuscendo
" Perchè probabilmente andrà così" dissi in un sussurro, non sapendo nemmeno io stessa se volevo che lui mi sentisse ammettere quella verità.
A quel punto Ethan mi sfiorò un braccio, senza smettere di tenere lo sguardo fisso nel mio, e quando si fu assicurato che non mi sarei opposta a quel contatto, rafforzò la presa, scivolando giù con la sua mano fino a portarla sulla mia, sorprendendomi. Intrecciò le sue dita affusolate con le mie, fino a far combaciare i nostri palmi, e in quell'esatto istante, avvertii una sorta di scossa elettrica percorrermi da capo a piedi.
Dio mio, non potevo crederci! Ethan Harrow aveva cercato la mia mano, le nostre dita erano intrecciate, i suoi occhi ancora posati sul mio viso, in quel momento erano più verdi e brillanti che mai, e me ne chiesi il motivo. Non ci stavo capendo più niente, mi pareva che il tempo si fosse fermato, congelato, nell'istante in cui le nostre dita si erano intrecciate, e boh, non ero in grado di sciogliere quel contatto, nonostante sapessi bene di doverlo fare.
" Io non voglio che vada così" sussurrò, abbattendo con quelle parole ogni mia possibile difesa
" Non posso trascorrere tutti i pomeriggi con te, non posso nemmeno venire a studiare in biblioteca, io..io non posso" già, era la verità..non potevo
" Perchè?" domandò, senza lasciarmi la mano e senza smettere di guardarmi "perchè..perchè" perfetto, e adesso che avrei dovuto dirgli?
' Perchè non posso permetterti di occupare un posto nella mia vita e nel mio cuore' sarebbe stata la risposta più giusta, ma ovviamente me la tenni per me, e dissi invece la prima cosa che mi venne in mente..che poi effettivamente era vera.
" Al mio ragazzo non piace che trascorra tutto il giorno fuori, e non gli piace il fatto che, come gli ho lasciato credere, studi in biblioteca invece che a casa. 
Ecco, vedi..prima che io venissi a conoscenza di questo posto, noi eravamo abituati a trascorrere il pomeriggio studiando ognuno per conto proprio, ma nello stesso appartamento, o addirittura nella stanza stanza, interrompendo ogni tanto il tete a tete con i libri, per fare uno spuntino insieme e coccolarci un po'.
E sono tre giorni che gli do buca, per venire qui" spiegai, meravigliandomi da sola di avergli parlato così apertamente.
Tralasciai il fatto che la sera prima io e Ricky avessimo pure avuto una breve discussione a causa della mia 'improvvisa voglia di andare a studiare in biblioteca' come l'aveva chiamata lui; mi aveva fatto il terzo grado chiedendomi se percaso mi vedessi con qualcuno durante quelle ore, e io gli avevo risposto che avevo incontrato un vecchio amico, non potendo e non volendo svelare il segreto di Ethan. A quel punto lui si era calmato, anche se non del tutto, ma mi aveva ribadito che voleva che le cose tornassero come prima, e io gli avevo assicurato che sì, tutto sarebbe tornato come prima.
E invece, ero per il terzo pomeriggio consecutivo all'Old London in compagnia del ragazzo per il quale avevo avuto una cotta stratosferica, nonchè componente della mia band preferita, e ridevamo, scherzavamo, ci provocavamo, addirittura ci tenevamo per mano...sì, se fossi stata al posto di Ricky, anche io mi sarei insospettita, e non poco. E lui non sapeva nemmeno che in quella biblioteca, non studiavo affatto il pomeriggio.
" E' tutto così assurdo..l'averti incontrato dopo averci sperato per anni, la confidenza che abbiamo raggiunto in così poco tempo, questo nostro rapporto così..inaspettato, e così bello! Ti rendi conto che proprio quando mi ero convinta di essermi messa l'anima in pace per sempre, proprio adesso, che sto cercando di costruirmi una vita tutta mia, arrivi tu, con le tue battute, il tuo sorriso, il tuo modo di prendermi in giro, i tuoi occhi e- "
" Anche tu me l'hai sconvolta, la vita" di nuovo mi trafisse con lo sguardo
" Io non posso, Ethan..non posso farlo" stavo cedendo, me lo sentivo 'non posso permetterti di incasinarmi e confondermi così!' avrei voluto urlare.
Lui si allontanò bruscamente, prese posto a uno dei tavoli che aveva sistemato lì quella mattina stessa, lontano da dov'ero io, e una fitta, una mancanza che non sapevo nemmeno io cosa fosse e a cosa andasse attrubuita, si abbattè su di me, inducedomi ad andargli incontro.
Pareva che ci stessimo rincorrendo a vicenda, senza trovarci mai l'uno accanto all'altra, e non sapevo più cosa fare.
" Certo che la vita è proprio stronza" esordì lui, passandosi distrattamente una mano tra i capelli come per riavviarli; io trattenni il respiro, perchè era troppo bello, e  io dovevo essere proprio stupida per non rendermi conto da sola che non sarei riuscita a far finta di non averlo mai incontrato.
" Prima ti dà tutto, ti fa credere di essere il padrone del mondo, di poterlo reggere con due sole dita, come se fosse un pallone da basket, e poi ti toglie tutto.
Arriva il momento in cui si riprende quello che ti ha dato, lo rivuole indietro, e pure con gli interessi.." sorrise amaramente
" Emma, io ho perso tutto. Quando gli 'Uk Hearts' si sono sciolti ho perso tutto, e tutti.
 Lo vedi come mi sono ridotto? A trascorrere le giornate in un posto dimenticato dal mondo, per evitare di incontrare la gente, per non essere costretto a rispondere alle loro domande, che sono sempre le stesse, e puntualmente riaprono quella ferita che non si è mai riemarginata del tutto. 
Ho ventiquattro anni e non ho finito la scuola, non ho una laurea, non ho un lavoro, perchè qui aiuto soltanto zia Meg e non posso restarci per sempre..non ho più la grinta, la forza di lottare per raggiungere un obiettivo, perchè io non ce l'ho più un sogno da realizzare. E mi pare che la mia vita sia un fallimento, una merda totale, mi sento disorientato, confuso...non so più nemmeno chi sono e soprattutto cosa voglio.
Poi all'improvviso, in mezzo a tutto questo casino, sei comparsa tu..tu che per poco non sei svenuta quando mi hai riconosciuto, tu che mi fatto rivevere anche se solo per qualche istante i vecchi tempi, e che senza nemmeno rendertene conto mi spingi a provocarti, e mi rispondi per le rime, scherzi con me, mi racconti del tuo progetto, dei libri che ti servono per prendere il massimo dei voti in sede di laurea, e mi dici che sei qui a Londra e lavori anche, e credi in quello che fai, e rinunci alla tua famiglia, ai tuoi amici, per restare qui e realizzarti. Mi fai venire voglia di fare qualcosa, di rendermi utile in qualche modo a quello stesso mondo che dopo avermi abbracciato e tenuto stretto, mi ha allontanato prendendomi a calci, e allora mi viene in mente di ristrutturare almeno in parte, la biblioteca.
Intanto tu torni qui per tre giorni di fila, trascorriamo altro tempo insieme, stiamo bene, perchè lo vedo che stai bene anche tu..e ora mi dici che questa è praticamente l'ultima volta che ci vediamo, per via del tuo ragazzo e delle tue abitudini.
Lo vedi che lo ha fatto di nuovo? La vita mi ha dato l'opportunità di conoscere te, l'unica che mi ha scosso dal mio stato di apatia senza nemmeno accorgersene, e adesso ti reclama indietro. Perchè? Perchè deve sempre andare così? " alzò di nuovo lo sguardo, incatenandolo al mio
" Perchè devo rinunciare anche a te? Che cos'è, una maledizione? O il prezzo da pagare per essere stato schifosamente bene prima?" leggevo tristezza e rasssegnazione nei suoi occhi, e non mi stava bene, non mi stava per niente bene. 
Quindi agii d'impulso, senza concedermi il lusso di ragionari su, perchè se lo avessi fatto, proabilmente mi sarei sentita maggiormente in colpa nei confronti di Ricky, e avrei detto o fatto cose diverse da quel che volevo davvero. Quelle parole mi toccarono nel profondo, mi destabilizzarono al punto tale da indurmi a gettarmi tra le sue braccia, e travolgerlo come se non ci fosse un domani. Gli allacciai le braccia al collo, seduta sulle sue ginocchia, e lo strinsi a me forte, fortissimo, un abbraccio saldo, dolce, disperato..non capivo nemmeno io cosa stessi facendo. Però avevo bisogno di fargli capire che avevo cambiato idea, anzi, che forse l'avevo sempre pensata così, e che per una fottutissima volta, avevo mandiato al diavolo quello che 'dovevo' fare, per lasciare spazio a ciò che 'volevo' fare.
In quel momento avevo avuto voglia di abbracciarlo forte, e Ethan aveva ricambiato quel gesto con la stessa foga, lo stesso impeto. 
Probabilmente rischiammo di morire soffocati in quell'abbraccio, prima di deciderci ad allentare un po' la presa per poter parlare.
" Ci vediamo domani" sussurai ancora stretta a lui, e non era un saluto, ma la più bella promessa che potessi fargli in quel momento 
" Ci vediamo domani, e dopodomani, e dopo dopodomani, e il giorno dopo ancora, e- " fu il suo sorriso sincero a bloccarmi.
" Troverò un compromesso con Ricky..qualcosa che vada bene a entrambi. Perchè io voglio vederti ancora, mio caro Harrow... voglio starti accanto, imparare ogni cosa di te..e sai una cosa? Mi ero ripromessa di non tornare mai più già il primo giorno, il fatto che tu non mi facessi trovare i libri che cercavo mi forniva la scusa giusta per rimandare tutto al giorno dopo e.. e anche prima, dieci minuti fa, quando ti ho ripetuto 'non posso, non posso', c'era una parte di me che voleva cedere, che ti pregava silenziosamente di trattenermi. Non ho mai voluto andarmene sul serio. E le tue parole, mi hanno lettaralmente incollato i piedi a questo pavimento" 
Non avevo la più pallida idea di come avrei fatto a trovare il modo per trascorrere del tempo con lui, e stare anche a casa con il mio ragazzo come al solito, ma per la prima volta, ammisi a me stessa che non potevo pensare di far finta che le nostre strade non si fossero mai incontrate. 
Potevo avere un amico anche io a Londra, no? E volevo che il mio amico fosse lui.
" A me pare più che abbiano incollato il tuo corpo al mio!" tornò a fare l'idiota come al solito, e a provocarmi
" Ma quanto sei scemo!" risi, ancora seduta in braccio a lui
Per tutta risposta, Ethan mi schioccò un bacio sulla guancia, che io percepii come un 'grazie' urlato con le braccia spalancate e lo sguardo rivolto al cielo, oltre che come un tenerissimo contatto tra le sue labbra e la mia pelle, che per la cronaca, stava andando a fuoco, anche se non doveva succedere.
" E tu quanto sei bella!" un sussurro che lui fece finta di non aver pronunciato e io di non aver sentito. Un qualcosa che sarebbe rimasto ad aleggiare nell'aria, nell'aria soltanto.




BUONSALVEEEEEE!
Scusate per l'immenso ritardo...oltre alle feste e alla neve che ci ha praticamente sommerso, mi sono anche ammalata, e come si suol dire, ho fatto tombola. Adesso sto un pochino meglio, e prima che mi risalga la febbre, vi lascio il nuovo capitolo, che spero apprezzerete. Per il prossimo non dovrete aspettare così tanto, promesso :)
Vabbè, scappo come al solito..grazie di cuore a chi ha recensito la storia, a chi l'ha inserita in una qualsiasi lista e a chi l'ha letta soltanto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è davvero importante! Un bacione, e a prestooooooo <3<3<3
Ps. Spero che abbiate trascorso un Buon Natale e un altrettanto buon l'inizio del nuovo anno.! Buon proseguimento delle festeeee ;))





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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


EMMA

Una settimana dopo...

Ero riuscita a trovare un giusto compromesso, un modo che mi permettesse di incontrare spesso Ethan, senza rovinare e deteriorare il mio rapporto con Ricky.
Infatti, il mio ragazzo, dal lunedì al venerdì, non tornava mai a casa prima delle tre e mezza del pomeriggio, e io avevo preso l'abitudine di pranzare all'Old London insieme a Ethan..tanto ormai i tavolini c'erano, e mi bastava passare a prendere un panino, un'insalata o qualsiasi altra cosa in un supermercato economico o in uno dei mille fast food della capitale, e poi recarmi in biblioteca. Anche se dovevo ammettere, che da quando 'zia Meg' aveva capito che trascorrevo diverse ore in compagnia del suo nipotino, spesso si presentava al locale con piatti di maccheroni fumanti e leccornie varie, preparate da lei per entrambi.
E poi ovviamente spariva alla velocità della luce, lasciandoci soli di nuovo.
In realtà non era quasi mai presente in biblioteca, e lasciava tutto il lavoro a Ethan per dedicarsi alla cucina, al cucito..insomma, a quelle che avevo capito essere da sempre le sue passioni. Non che all'Old London ci fosse granchè da fare, visto che sembravo davvero essere l'unica ad entrare in quel posto, ma potevo dire con certezza che il mio amico si impegnasse e ci tenesse sul serio.
Per esempio, nel giro di qualche giorno, aveva davvero pitturato le pareti di giallo, rendendo l'ambiente decisamente più accogliente, e poi, rispetto a come si era descritto il giorno che avevamo rischiato di perderci per sempre, e che poi eravamo rimasti intrappolati per diversi minuti nel nostro stesso abbraccio, non so..ma si era aperto con me ogni giorno un po' di più, e mi aveva raccontato qualcosa di sè. 
Quell'abbraccio! E chi lo avrebbe più dimenticato?!
Gli ero praticamente piombata addosso, lo avevo travolto quando meno se lo aspettava, e ci eravamo stretti l'uno all'altra così forte, e in modo così spaventosamente spontaneo, che non avevamo sentito la necessità di tante spiegazioni per comprenderci, ed erano state le mie braccia legate al suo collo, le sue sulla mia schiena, e quell'incastro di corpi così perfettamente uniti, ad urlare ciò che le parole non avrebbero mai detto.
Quel giorno Ethan mi aveva fatto sentire importante, importante per lui, e io lo avrei ricordato per sempre.
Nei giorni a seguire avevamo parlato tanto, e avevo capito che dietro quel filtratore e provocatore nato, si nascondeva un ragazzo perennemente in lotta con se stesso e con il mondo. Era maledettamente sensibile, e dolce, e disorientato come un cucciolo abbandonato da uno stronzo per strada, che mi faceva venir voglia di proteggerlo a tutti costi.
Non avevamo mai parlato delle cause che avevano portato alla rottura della band, intuivo perfettamente che trattare di quell'argomento gli facesse ancora male, perciò non lo volevo forzarlo, nè fargli domande riguardanti quel periodo, aspettando che fosse pronto a raccontarmi anche di quel frangente della sua vita.
Però, in compenso, avevo scoperto tante piccole cose su di lui. Quel genere di cose che sembrano del tutto irrivelanti, ma che quando meno te lo aspetti ti tornano utili, e ti aiutano a rendere felice quella persona. Di quali cose sto parlando? Semplice: di quelle stupidaggini come il colore preferito, il piatto preferito, il libro o il film preferito, la città preferita e persino il supereroe preferito.
E se vi state chiedendo quando mai potrà servirvi essere a conoscenza di banalità del genere, allora pensate a Natale, quando dovrete fare un regalo a quella persona, decidete di comprargli una sciarpa o un maglione, e sarete indecisi sul comprare quella rossa, quella blu, quella verde o quella viola. E allora vi domandate 'quale potrebbe piacergli di più?' e chiedete consiglio al negoziante, e meditate di interpellare qualcuno che conosca bene il destinario del regalo, fin quando non vi si accende una lampadina in testa. ' Quando non sapevamo nulla l'uno dell'altra, e passavamo le ore a farci domande stupide, desiderosi di conoscerci, mi ha detto che il verde è il suo colore preferito' ricordate, e sapete già l'articolo esatto che chiederete di incartare per voi.
E quando lui o lei, aprirà il vostro regalo, sorriderà pensando 'si è davvero ricordato/a che il verde è mio colore preferito?!' e capirà quanto è importante per voi, rendendosi conto che avete fatto attenzione a ogni piccolo particolare.
Lo stesso discorso può valere per una cena, e il quel caso vi tornerà utile sapere il suo piatto preferito; oppure quando sceglierete di vedere un film sul divano, e perchè no, anche quando vorrete prenderlo/a  in giro minacciandolo/a di far sapere a tutti che crede ancora nei supereroi.
Sapere queste piccole cose riguardo Ethan, mi faceva piacere, perchè si trattava di informazioni così superficiali e al contempo intime, che nelle vecchie interviste non erano mai state considerate. E la me sedicenne, davanti a quella tv, o a quello schermo del computer, moriva dalla voglia di sapere quale fosse il colore preferito del ragazzo di cui era pazzamente innamorata. Il mio era sempre stato il colore dei suoi occhi. 
Con il passare del tempo avevo mutato la risposta in un semplice 'mi piacciono sia il verde, che l'azzurro', ma soltanto io sapevo che esisteva una tonalità intermedia tra i due, che mi faceva impazzire.
A ventidue anni, credevo di essere riuscita a dimenticare quel colore, eppure, mi era bastato specchiarmi nei suoi occhi, per ricordarlo e scoprire di non aver mai smesso d'amarlo..il colore ovviamente.
Perchè io e Ethan stavamo diventando amici, gli volevo un gran bene, e se qualcuno mi avesse detto che sarebbe finita così tra noi due, io non ci avrei mai creduto, nonostante ci fossero stati giorni e momenti in cui credere che sarebbe potuto succedere davvero, mi aveva riportato il sorriso.
Anzi, voglio essere sincera con voi al 100% : spesso, da ragazzina, quando le cose andavano male, pregavo nella mia testa che lui comparisse all'improvviso, che venisse a prendermi, per stringermi tra le sue braccia, portandomi con sè per sempre. E immaginavo che un giorno lui sarebbe arrivato davvero a salvarmi dalla monotonia della mia vita, ci credevo, lo speravo con tutta l'anima, eppure, allo stesso tempo, pensavo di illudermi soltanto. Vedevo Harrow come il mio eroe, il mio amante, il mio amico, il centro del mio universo.
E a distanza di sei anni..Dio, Ethan era...mi stavo legando a lui tantissimo, e mi piaceva, mi piaceva da matti il rapporto che avevamo.

Sobbalzai, quando sulla via del ritorno dal lavoro, avvertii il mio cellulare squillare. Avevo avvisato Ethan che quel giorno non avremmo potuto pranzare insieme, dato per quel pomeriggio a scuola erano stati fissati i colloqui con i genitori, e la maestra di madrelingua italiana, aveva insistito perchè ci fossi anche io.
Ma non avrei potuto fare un salto all'Old London come al solito, anche per un altro motivo, infatti, era il compleanno di Ricky e avevo l'intenzione di impiegare le due ore di spacco prima di ritornare a scuola, per organizzargli una sorpresa.
Quella mattina, appena sveglia, non gli avevo fatto gli auguri di proposito, e lui mi aveva tenuto il muso per tutta la durata della colazione; era ciò che volevo, fargli credere che avessi dimenticato il suo compleanno, ma ogni volta che incrociavo i suoi occhi scuri, che mi guardavano come se volessero mangiarmi dalla rabbia, avevo dovuto fare appello a tutte le mie forze per non ridergli in faccia.
Nei giorni precedenti avevamo avuto qualche piccolo battibecco..nulla di grave, ma comunque Ricky aveva notato il fatto che ricevessi messaggi da parte di un certo Ethan, che io gli avevo riferito essere un vecchio amico, e lui non era riuscito a fare a meno di ingelosirsi un po'. Lo avevo rassicurato, dicendogli che lo amavo e che volevo stare con lui, e soltanto allora era tornato quello di sempre, lo stesso ragazzo che per primo era riuscito a conquistarmi, pur non essendo per niente simile a Harrow, per il quale all'epoca, avrei fatto pazzie. 
Per quanto riguarda il carattere, oserei dire che fossero quasi agli antipodi, e anche fisicamente, non si assomigliavano per niente, pur essendo entrambi indubbiamente affascinanti, o per dirla senza girarci troppo intorno e utilizzando un linguaggio giovanile, erano entrambi dei gran fighi.
Ricky, con i suoi capelli biondo miele portati corti, gli occhi scuri come i miei, lo sguardo fiero e attento che trasudava sicurezza,  le labbra carnose e il fisico asciutto, ero convinta facesse girare la testa a parecchie sue pazienti e colleghe in ospedale..e Ethan, beh, non sarei mai riuscita a definire i suoi occhi, ma erano di quelli che ti toglievano il respiro, e se poi ci aggiungevi i capelli ricci, lo sguardo intenso e quasi sempre malizioso, le labbra sottili e rosse, le braccia forti e muscolose, il fisico di un dio greco che non aveva nulla da invidiare a quello di Ricky e viceversa, beh, c'era da ammettere che entrambi fossero vicini alla perfezione.
Comunque, sto divangando..quello che intedevo dire è che volevo fare una sorpresa al mio ragazzo , per stupirlo positivamente, renderlo felice e trascorrere con lui una serata romantica in occasione del suo venticinquesimo compleanno.
"Amore? Dimmi" risposi al telefono, cercando di comportarmi nel modo più indifferente possibile, come se fosse un giorno come tutti gli altri
" Sei stata tu a chiamarmi poco fa?" mi domandò lui, avvertivo nella sua voce la speranza che gli dicessi di sì, ma non potevo mollare proprio allora
" No..non sono stata io. Perchè?" ancora una volta cercai di utilizzare un tono disinvolto
" Ho ricevuto una telefonata mentre ero occupato a parlare con mia madre, mia nonna, mio fratello, mia zia..e pensavo fossi stata tu a cercarmi"
A quel punto, in una giornata ordinaria, gli avrei sicuramente chiesto per quale assurdo motivo, tutti i membri della sua famiglia avessero deciso di telefonargli lo stesso giorno, e sapevo anche che lui me lo aveva detto, probabilmente esagerando pure con il numero di parenti, con il solo scopo di farmi insospettire e darmi qualche indizio che mi aiutasse a ricordare che fosse il suo compleanno.
Io desideravo che lui credesse che lo avessi completamente dimenticato, era quella la mia intenzione, perchè poi la sorpresa che gli avrei fatto sarebbe stata ancora più gradita..ma lui, pensava sul serio che non me ne fossi ricordata?! Quella consapevolezza un po' spaventò, ma poi pensai che forse, anche lui stava giocando al mio stesso gioco..doveva averlo intuito, per forza, no?
" No, non ti ho chiamato, ma stavo per farlo, per ricordarti che resterò a scuola per tutto il pomeriggio per via dei colloqui..te lo avevo già detto, vero?"
" si.." "e poi volevo anche proporti di andare a mangiare qualcosa insieme al mio ritorno..per me va bene anche una pizza, però la voglio italiana" proposi, sperando con tutta me stessa che abboccasse all'amo
" Ok..al 'Gambero Rosso'?" mi domandò, senza troppo entusiasmo
" Perfetto!" esclamai, decisamente più su di giri di lui "e facciamo una cosa: aspettami direttamente lì, visto che prevedo di non riuscire a finire prima dell'ora di cena" continuai
" Come vuoi" mi sentii rispondere un attimo dopo 
" Ah, Ricky" "hai dimenticato qualcosa?" l'ennesimo tentativo da parte sua di riportarmi alla mente il suo compleanno
" Volevo dirti soltanto che mi dispiace dover trascorrere l'intera giornata a scuola, ma stasera staremo bene, ne sono sicura" era vero: ero dispiaciuta di non poter coccolarlo un po' un giorno così speciale per lui..ci teneva veramente tanto a rievocare il giorno della sua nascita, e quello era l'unico aspetto che mi permetteva di vedere ancora il bambino che c'era in lui, troppo messo da parte dal ragazzo serio e responsabile, sempre impeccabile.
Utilizzai le due ore di spacco per recarmi in pasticceria e ordinargli una torta; in realtà, mi sarebbe piaciuto di più preparargliela e mangiarla insieme a lui a casa, ma non avendo potuto fare diversamente, avevo deciso che avrei affidato il compito alla pasticceria, e gli avrei fatto scrivere anche una dedica da parte mia, oltre al solito 'tanti auguri Ricky'. 
Stavamo insieme da quasi due anni, e proprio perchè in quel periodo avevamo discusso più spesso del solito, e il più delle volte per colpa mia, volevo fargli capire che nulla tra di noi era cambiato, che stavamo bene come prima, e ci completavamo a vicenda come mi ripetevo spesso.
Riuscii a uscire da scuola quando l'orologio che avevo da poco comprato, giusto per tenere sotto controllo il tempo trascorso all'Old London, segnava le diciannove e dieci..non avrei mai pensato di fare così tardi. E per quel giorno non avevo ancora finito, dato che mi ero ridotta all'ultimo, come di mia pessima e insanabile abitudine, per comprargli un regalo.. e poi dovevo ancora passare a ritirare la torta.
Correndo come una pazza, riuscii ad arrivare a casa per le venti e venti minuti, e mandai un messaggio a Ricky per dirgli che sarei arrivata il prima possibile. Mi liberai dei vestiti senza fare caso a dove li lasciassi, e mi infilai sotto la doccia, cercando di fare il più velocemente possibile.
Vista l'ora, rinunciai a lavarmi i capelli, e li legai in una coda, ma della doccia, dopo una giornata del genere, ne avevo sentito proprio il bisogno; fortunatamente avevo già pensato a cosa mettere, quindi esattamente un quarto d'ora più tardi uscii nuovamente di casa.
Ripresi la metro con la torta in mano e i tacchi che avevo scelto di indossare, e pochi minuti dopo fui al ristorante, ma non raggiunsi Ricky subito. Affichè la sorpresa riuscisse, dovevo entrare dal retro del locale e consegnare la torta a qualche cameriere, spiegandogli le mie intenzioni..doveva essere tutto perfetto.
Poi, sempre per non destare sospetti, riuscìì dalla stessa porta,e finalmente, qualche instante dopo, entrai nel ristorante-pizzeria come tutti i normali clienti.
Intravidi subito Ricky seduto a un tavolo in fondo, e gli andai incontro quasi correndo, nonostante avessi un male terribile ai piedi e fossi stanca morta..ma lo avevo fatto per lui, avevo indossato i tacchi perchè lo facevo troppo poco spesso, e perchè sapevo che a lui piacevano.
Non feci nemmeno in tempo ad arrivare al nostro tavolo, che Ricky si scagliò contro di me, regalandomi un'accoglienza che non mi sarei mai aspettata.
" Finalmente! Finalmente ti sei ricordata che esisto anche io, Emma!
Ho fatto finta di niente fin quando ho potuto..ma tu, tu ti sei dimenticata del mio compleanno! Ti rendi conto?
Com'è possibile? Come hai fatto? Come..hai potuto? 
E nonostante abbia tentato in tutti i modi di darti indizi, per tutto il giorno...tu, niente, lo hai dimenticato! Te lo sei dimenticato, Emma!
Io..non posso crederci, davvero..non ti riconosco più, non so più cos'hai, cosa ti passa per la testa..e a questo punto, credo di non sapere nemmeno cosa provi per me"
" No..no Ricky" tentai di interromperlo più volte, ma era veramente furioso e.. incredulo, e non mi lasciò parlare
" Fammi finire! Tu dici che sei stata a scuola per tutto questo tempo..e secondo te io dovrei pure crederti? Sono le nove, le nove...e ti posso assicurare che i cancelli di tutte le scuole del mondo, a quest'ora sono chiusi da un pezzo!" urlava, davanti a tutti, e io non sapevo come fermarlo..non me ne dava la possibilità
" Smettila di raccontarmi bugie, smettila di prendermi in giro, maledizione!
Sappiamo entrambi dove sei stata per tutto il giorno..con lui, vero? Con il tuo caro amico Ethan" sputò con rabbia
" Ricky perfavore.." stavamo dando spettacolo, stavamo litigando come mai ci era successo prima di allora.. era fuori di sè. Capivo pure che potesse esserci rimasto male per gli auguri che non gli avevo ancora dato, ma io volevo soltanto fargli una sorpresa..e invece stava andando tutto a rotoli.
Probabilmente ero io la stupida, che aveva voluto strafare, con la torta con la dedica, il regalo, il ristorante..altro che auguri, io volevo semplicemente regalargli una serata indimenticabile, e misà che indimenticabile lo sarebbe stata, in un altro senso però. Gli avevo rovinato il compleanno.
" Sai che ti dico? Visto che sei stata lì per tutto il giorno, fregandotene altamente di me e del mio compleanno, perchè non torni in quella maledetta biblioteca che non so nemmeno dove si trova...sto iniziando ad avere il sospetto che tu abbia inventato l'esistenza di questo posto per giustificare tutto il tempo che trascorri fuori..tornaci, in qualunque posto voi due vi vediate, e fammi il favore di restarci, anche per sempre!"
Lo vidi dirigenrsi verso la porta, e lo bloccai tirandolo per un braccio..ormai non mi importava più che ci stessero guardando tutti come se fossimo i protagonisti di una soap opera.
" Non è come credi..l'Old London esiste, te lo giuro" avevo le mani legate, non potevo svelargli nulla, altrimenti avrei infranto pure la promessa fatta a Ethan "E ho dimenticato il tuo compleanno..questo era quello che volevo che credessi tu, perchè ti stavo organizzando una sorpresa. Ed  è vero, sono stata a scuola fino alle sette, ma nelle due ore successive, prima di venire qui, sono passata in pasticceria a prendere la torta che avevo ordinato per te, e poi sono andata a comprarti un regalo; ho corso come una pazza per arrivare a casa, farmi una doccia veloce, infilarmi qualcosa di carino e i tacchi, e poi correre qui, entrare dal retro per non farti accorgere della torta, e portare a termine la mia sorpresa. Era tutto organizzato, nei minimi dettagli, talmente bene che è venuto fuori un disastro..e mi dispiace, mi dispiace da morire. Volevo soltanto che trascorressi una serata speciale, che la trascorressimo insieme"
" E' troppo tardi" tagliò corto lui, guardandomi ancora furente, prima di liberarsi dalla mia presa e lasciarmi lì da sola.




BUONSALVEEEEEE :))

Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo...e si, mi rendo conto che ogni settimana vi rifilo quella che sembra essere una nuova e scontatissima scusa, ma vi giuro che tutto quello che vi racconto succede sul serio.. eh sì, sono sfigatissima! Pensate che qualche giorno fa non mi si accendeva più il portatile sul quale avevo salvato questo capitolo, e niente, ho dovuto aspettare che me lo aggiustassero per pubblicarlo, e spero con tutto il cuore che  vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per la pazienza, e vi prego, vi supplico, vi scongiuro...fatemi sapere cosa pensate della storia :D
Mi bastano anche dieci parole, ma vorrei capire se la trama interessa ed è avvicente, o se è banale e noiosa...ho bisogno di qualche parere esterno, perciò aspetto solamente che vi facciate vivi ;) Daaaaaai, bastano cinque minuti, giuro! :DD
Ok, basta, adesso la smetto. E ovviamente, prima di salutarvi, ringrazio con tutta me stessa chi fino ad adesso mi ha fatto compagnia in quest'avventura leggendo, inserendo la storia in una qualsiasi lista, e ovviamente, recensendola. Come avrete capito ci tengo veramente tanto, perciò grazie <3<3<3<3<3
Scappo, un bacione, e alla settimana prossimaaaaaaaa!!

Ah, dimenticavo! Ho un piccolo spoiler per voi ;)
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" Non ti hanno mai detto che fumare nuoce alla salute?" mi provocò lei, con fare forzatamente disinvolto, come se non fosse piombata lì, in una biblioteca dimenticata da tutti, tutta in tiro e fastidiosamente bella, in piena notte. " E a te non hanno mai detto che non è questa l'ora per venire a chiedere libri in prestito?" la provocai a mia volta, fissando i miei occhi nei suoi e notando il mascara colato sulle sue guance. Aveva pianto, ne ero sicuro, e mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco.
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Ciaaaaaaaaaao! <3<3<3<<3<3<3<3


















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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


ETHAN

Erano le undici le sera, e come mi capitava sempre più spesso, anche quella notte avevo deciso di non tornare a casa.
Tanto non cambiava nulla: vivevo da solo da un po' di tempo, e mi sentivo, terribilmente solo, soprattutto quando tornavo nel mio meraviglioso e costoso appartamento, e non c'era nessuno che mi aspettasse a braccia aperte, e poi mi riempisse di coccole e di baci, fino a ritrovarci entrambi nudi in un letto.
Mi sarebbe piaciuto avere una fidanzata..forse mi avrebbe aiutato a sentirmi più simile a tutti gli altri ragazzi della mia età. 
Si, perchè anni e anni dopo quel periodo che continuavo a definire il migliore della mia vita, ancora mi consideravo un ragazzo come pochi, nell'accezione più negativa del termine però.
Non ero iscritto all'univerisità, non avevo un vero lavoro, non sapevo a cosa aspirare, non riuscivo a decidere cosa volessi fare per realizzarmi, non capivo da dove cominciare, cosa fare per inserirmi nella società, non avevo nessun tipo di competenza in alcun ambito lavorativo e non avevo nè testa, nè voglia di mettermi a studiare.. mi sentivo come se mi stessi scavando la fossa da solo in quel modo, come se fossi cascato in una pozzanghera melmosa e non stessi facendo niente per uscirne, era come se vivessi in apnea permanente, come se avessi smesso di nuotare per tornare a galla, e sapevo bene che se avessi continuato così, sarebbe stata solo questione di tempo prima che affondassi del tutto.
Ce l'avevo con la gente, per come mi aveva trattato dopo la fine degli 'Uk Hearts', ma soprattutto ce l'avevo con me stesso, perchè sapevo che se avessi continuato a fumare due pacchetti di malboro a sera, e poi avessi completato l'opera con qualche bicchiere di vodka, di whishy o di qualsiasi altra porcheria in grado di farmi dimenticare tutto per un po', sarebbe finita male, molto male.
Ma non sapevo cosa fare: bere e fumare seduto sui gradini della porta sul retro della biblioteca, mi rendeva per un po' incolume ai mostri che mi portavo dentro.
Soltanto Emma, trascorrere del tempo con lei, aveva su di me lo stesso effetto che mi provocava lo stato di ebbrezza, con l'unica sostanziale differenza, che ubriacarmi di lei, della sua bellezza semplice, della sua risata, delle nostre ormai quotidiane chiacchierate, dei suoi progetti per il futuro, del suo amore per questa città, dei suoi sogni, delle sue paure e del rapporto che avevano instaurato così, dal nulla, era senza dubbio il modo più salutare di ubriacarsi. E più bello anche.
Le avevo parlato a mozziconi dei demoni che mi portavo dentro, del fatto che mi sentissi un fallito, e lei, anche se inconsapevolmente, mi aveva spinto a far qualcosa, a muovermi da quel mio stato di pericoloso torpore..come quando avevo ritoccato qua e là la biblioteca.
Ero sicuro che non se ne rendesse conto, ma quando mi raccontava della sua giornata a scuola come pseudo-insegnante, quando mi confidava come fosse felice di poter vivere a Londra dopo averlo desiderato sin da ragazzina, quando mi diceva che pregava tutte le sere affinchè riuscisse a inserirsi nella capitale, e pure quando si lamentava degli argomenti e dei tomi da studiare per la tesi, mi faceva sentire non un perdente, di più..ma mi dava inspiegabilmente la forza e la grinta che avevo perso da tempo. In quei momenti mi dicevo che anche io avrei trovato la mia strada, che le cose sarebbero andate meglio..mi ridava la speranza, mi restituiva la voglia di ricostruirmi una vita, la stessa vita che paradossalmente, mi stavo rovinando con le mie stesse mani, e con le sigarette, e l'acol che sempre più spesso mi scorreva nelle vene.
Ai tempi d'oro, ero riuscito a restare con i piedi relativamente per terra, mi sentivo fortunato e amavo alla follia la mia vita, e nonostante tutto il successo, i soldi, i premi, le serate, le discoteche, non avevo mai toccato una sola sigaretta, e sì, mi ero concesso qualche sbronza insieme ai miei amici, ma si trattava di eventi del tutto occasionali e comunque non avevo mai superato i limiti; avevo cominciato a fumare invece, dopo la rottura della band, e oltre a tutto il resto, anche questo contribuiva a farmi sentire un completo idiota.
Però non riuscivo a far nulla per evitarlo,e da quando avevo conosciuto Emma, le cose erano peggiorate, perchè avevo scoperto che mi piaceva da matti ubriacarmi di lei e di quella luce nei suoi occhi, perchè quando stavamo insieme mi sentivo di nuovo me stesso, e perchè mi aiutava a ritrovare i lati di me che avevo perso da tempo, ma quando lei se ne andava da Ricky, ripiombavo nell'apatia più nera. Ecco perchè mi ero ridotto anche quella sera a fumare sui gradini, perchè solo Emma riusciva a farmi dimenticare i miei guai, e nel momento in cui lei mi lasciava solo, avevo dannatamente bisogno che qualcos'altro sortisse su di me lo stesso effetto. Purtroppo non avevo trovato nulla di meglio della nicotina e dell'alcol.
Quella sera mi ero già scolato mezza bottiglia di vodka, ed ero già arrivato al secondo pacchetto, quando avvertii dei passi incerti alle mie spalle e mi voltai lentamente, con quella maledetta sigaretta stretta tra le dita. Essendo stato seduto, la prima cosa che vidi furono un paio di gambe nude e snelle, coperte soltanto dalle calze di nylon trasperente , e delle scarpe col tacco nere, modello decolteè. Da capogiro. Le vidi farsi sempre più vicine, e avvertii uno strano formicolio alle mani, poi mi costrinsi ad alzare il viso, anche se sapevo perfettamente chi potesse avere delle gambe così.
" Non ti hanno mai detto che fumare nuoce alla salute?" mi provocò lei, con fare forzatamente disinvolto, come se non fosse piombata lì, in una biblioteca dimenticata da tutti, tutta in tiro e fastidiosamente bella, in piena notte.
" E a te non hanno mai detto che non è questa l'ora per venire a chiedere libri in prestito?" la provocai a mia volta, fissando i miei occhi nei suoi e notando il mascara colato sulle sue guance. Aveva pianto, ne ero sicuro, e mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco.
Emma scrollò le spalle, e stando attenta al vestito rosso che aveva indossato per l'occasione, prese posto accanto a me.
" Lo so, ma non sapevo dove andare...a casa, no, non ci volevo tornare, e poi me lo sentivo che tu fossi qui" mi spiegò un attimo dopo
" Che è successo?" domandai a quel punto, quasi sussurrando
" E' andato tutto a rotoli.Volevo fargli una sorpresa, ma evidentemente non ne sono capace, perchè ho finito per rovinargli la giornata" cominciò così, e poi mi raccontò per filo e per segno l'accaduto. Era triste, arrabbiata, incredula, sconvolta, agguerrita, sconsolata, ma anche troppo fragile e bella.
Probabilmente l'alcol mi scorreva già nelle vene, quando allontanai l'ennesima sigaretta dalle mie labbra e gliela passai, sorprendomi quando lei l'afferrò e la strinse tra le sue. La stessa che un attimo prima stavo fumando io. 
La osservai per qualche istante: il vestito rosso a pieghe abbinato ai tacchi, le gambe scoperte, il capelli legati in una coda disordinata, il collo nudo, il trucco colato sulle guance, e quella sigaretta stretta tra le labbra, la rendevano maledettamente sexy. E quando Emma prese a tossire, facendomi capire di non aver mai fumato prima di allora, la trovai ancora più provocante, se possibile.
" Guarda, si fa così" le sfilai delicatamente la sigaretta dalle labbra e la riportai tra le mie, avvertendo un retrogusto di lampone non appena la misi in bocca. Doveva essere stato il suo burrocacao, e mi piaceva, mi piaceva da impazzire. Feci il possibile per non pensarci troppo, e fumai lentamente, voltandomi subito dopo verso di lei, che stava seguendo con lo sguardo la nuvoletta di fumo emessa dalla mia bocca. 
" Ti faccio vedere di nuovo" proseguii, aspirando nuovamente, e ancora più piano, godendomi di nuovo la sua espressione rilassata, e quasi.. sognante. 
Un attimo dopo si scosse, e si riappropriò della sigaretta, la riportò tra le sue labbra e riprovò a fumare, questa volta con successo; non distolse lo sguardo dal mio fino a quando non ebbe terminato, poi schiacciò la cicca con la pianta del piede. Senza ragionare, gliene passai immediatamente un'altra, e lei la fumò, concedendosi questa volta di distendere i muscoli e socchiudere gli occhi; non riuscii a resistere e poco prima che finisse anche quella sigaretta, gliela rubai, appoggiandola sulle mie labbra, con il solo e unico scopo di risentire quel sapore di lampone. Andammo avanti così per una mezzoretta, sfilandoci a vicenda le sigarette dalle labbra, in un pericoloso gioco di sguardi, e sapori mischiati.
" Non sapevo che fumare fosse ..rilassante" sussurrò con voce roca, quando terminammo anche il terzo pacchetto, e in un barlume di lucidità mi chiesi l'assurdo motivo per il quale io le avessi insegnato a farlo, e lei me lo avesse permesso. Forse quella sera aveva voglia di dimenticare, proprio come me, e si stava lasciando andare, stava andando contro ciò che sapeva fosse giusto per il gusto di trasgedire una volta tanto..e vivere, vivere di puro istinto, passione e libertà, come forse si concedeva troppo poco spesso di fare. 
Quando le proposi di entrare dentro e le misi  un bicchiere di vodka tra le mani, lei non rifiutò, dandomi la conferma che per quella sera voleva fregarsene delle regole. Chiacchierammo per un po', probabilmente dicendo cose sempre più prive di senso con il passare dei minuti, ma ridemmo tanto, quasi fino a farci uscire le lacrime agli occhi, e mandammo giù diverse porcherie, superando di gran lunga il tasso alcolico consentito.
Ero ubriaco, ubriaco di tutto e di lei, e potevo giurare di non essermi mai sentito così bene, così in pace con me stesso, come durante quelle ore trascorse a parlare senza freni inebitori, e a mangiarci con gli occhi. Emma si era seduta su uno dei tavoli del locale con le gambe penzoloni, si era sfilata i tacchi lamentandosi dei piedi che le dolevano; io invece avevo preso posto su una sedia, quasi di fronte a lei, e sembravo non essere più in grado di smettere di percorrere la sua figura con lo sguardo. A delineare i suoi lineamenti soltanto la luce argentea della luna, e i miei occhi  la stavano divorando.
Perdemmo la testa quella notte, e continuammo a bere senza renderci conto di quanto pericolosa stesse diventando quella situazione..dire che desideravo ardentemente assaggiare il lampone direttamente dalle sue labbra,e dire che avevo una bramosa voglia di baciarla su ogni centimentro di pelle, accarezzare con lentezza estenuante quelle gambe, e morderla nei punti più fragili, e sentire il suo corpo spinto contro il mio, la mia pelle con il sapore della sua, le sue mani e la sua bocca su di me...Dio, era dire poco o nulla, perchè stavo seriamente impazzendo quella sera, e la cosa che più mi preoccupava, era che volevo impazzire, volevo impazzire per lei. Perchè pur essendomi ridotto uno straccio con quella robaccia, io stavo schifosamente bene, come non mi capitava da un botto.E tutto perchè lei era lì a farmi compagnia.
Nel riempire per l'ennesima volta i nostri bicchieri, finii per rovesciarle quella roba addosso, sulla parte inferiore del vestito e sulle gambe. 
" Scusami..sono un disastro" ero ubriaco, e capii che lo era anche lei, perchè scoppiò prima a ridere, e poi si tenne alle mie spalle per scendere dal tavolo; non capii le sue intenzioni fino a quando, non allontanò una delle sue mani dalle mie spalle, per aiutarsi a tirare giù le calze fino a sopra le ginocchia. Poi, sempre reggendosi a me, se le sfilò del tutto, borbottando che se le sentiva bagnate addosso e che le davano fastidio, mentre io seguivo con lo sguardo ogni suo movimento, trattenendo il respiro quando vidi l'indumento a terra, e mi resi conto che le sue gambe erano nude.
Mi eccitai al solo pensiero di poterle toccare, baciare, sfregare contro le mie...stavo impazzendo. La volevo, ogni parte di me la voleva.
Non so con quali forze, la sollevai di poco per permetterle di tornare a sedersi sul tavolo, ma in quell'esatto istante, per via di tutto quell'alcol che avevo buttato giù, persi l'equilibrio e le finii addosso, con le labbra che le sfioravano e le solleticavano il collo. Fu più forte di me, il desiderio che nutrivo per lei fu più forte di qualsiasi cosa, e ne ebbi la conferma quando presi a baciarla lentamente e avidamente su quel lembo di pelle, respirando su di lei, e caricandomi in modo assurdo quando la sentii sospirare di piacere.
Smettemmo di chiacchierare, così, di colpo, e continuai a baciarle e poi a leccarle il collo, risalendo con la bocca la mascella, fino a trovare le sue labbra.
Gliele coprii con le mie, senza darle e darmi il tempo per pensare: il nostro primo bacio fu irruento e passionale, fu appagante come un bicchiere d'acqua fresca in un afoso pomeriggio estivo, bramato come il podio per un atleta olimpico, atteso come il mese di giugno da uno studente, goduto come l'ultimo pezzo di torta, inetivabile come lo scorrere del tempo, e coinvolgente come il ritmo della propria canzone preferita.
 Furono fuochi d'artificio sin dal principio, ci baciammo con foga e frenesia sin da subito, e mi  persi completamente in quell'esplosione di passione che investì entrambi, senza darci respiro. Restai con la bocca incollata alla sua fino a quando non mi mancò il fiato, continuando a baciare avidamente le sue labbra morbide, carnose, dolci, e bollenti.
Fu stratosfericamente bello. Ed eccitante.
Quando fui costretto a separarmi dalle sue labbra, i miei occhi incontrarono i suoi, vi lessi soltanto brama, spensieratezza, desiderio, e allora davvero non ci capii più niente. Sapevamo entrambi di essere ubriachi, ma ci volevamo, terribilmente, e forse proprio perchè non eravamo del tutto presenti a noi stessi, riuscimmo a fregarcene delle conseguenze. Ero più che certo che da sobria non si sarebbe lasciata andare così, non avrebbe tradito il suo fidanzato con me, eppure era sul punto di farlo, e anche se sapevo che probabilmente nessuno di tutti e due avrebbe ricordato quella notte che stavamo vivendo, quello non mi sembrò un buon motivo per starle lontano..io la desideravo, mi stava facendo perdere la testa, ogni secondo che passava un po' di più, e anche lei mi voleva, glielo leggevo negli occhi. Me lo avevano detto le sue labbra, rispondendo a quel bacio.
Poco ci importava di quello che sarebbe successo l'indomani, quella notte sarebbe stata soltanto nostra.Tanto era tutta colpa dell'alcol, no?
Emma legò le gambe intorno al mio bacino, attirandomi di più a sè, mentre io ripresi a baciarle le labbra, il mento, il collo, e poi scostai il vestito, per poter posare avidi baci anche sulla sua spalla. La morsi, e lei portò le dita tra i miei capelli, tirandomeli, per trattenersi dal gemere svergognatamente.
Presi a carezzarle lentamente e sensualmente le gambe nude, come avevo desiderato poter fare sin dall'istante in cui l'avevo vista arrivare, e intanto la baciavo, sulle labbra e ovunque mi capitasse, percorrendo con i palmi ben aperti ogni centimetro di pelle scoperta, fino a giungere all'orlo del vesito, e infilarci le dita all'interno, senza riuscire a trattenermi oltre. Nel momento in cui le sfiorai la pancia, Emma mi allontanò di scatto da sè, ma ancora una volta mi bastò guardarla negli occhi per sapere che tutto aveva intenzione di fare, tranne che smettere di lasciarsi amare.
Mi liberò della maglietta con un gesto quasi violento, e poi reclamò le mie labbra, chiudendomi nuovamente tra le sue gambe. Mentre la baciavo con così tanta intensità,quasi come se volessi deformarle quelle perfette labbra, feci scivolare le dita sul suo collo, fino a raggiungere la cerniera del vestito. 
Nel momento in cui iniziai ad aprirglielo alla cieca, avvertii le sue braccia legate intorno al mio collo, il suo mento appoggiato sullla mia spalla nuda, e il suo respiro affannato all'altezza del mio orecchio: mi stava abbracciando, si stava tenendo a me, mi stava stringendo forte mentre la liberavo del vestito..la trovai la cosa più tenera al mondo.
Meno di un minuto dopo, pure i miei pantaloni andarono a fare compagnia al resto dei indumenti sul pavimento; poi Emma prese a tastarmi il petto, a disegnare chissà cosa con la punta delle dita, ero troppo eccitato per dare una forma al percorso che i suoi polpastrelli seguivano su di me, e quando la bocca si sostituì alle mani, riprendendo a baciarla avidamente sul collo e sulla parte superiore del petto, strinsi tra i denti le bretelline del suo reggiseno, tirandogliele giù, mentre con le mani provvedevo a slacciarlo da dietro. Non mi ero mai sentito così maledettamente vivo in tutta la mia vita, e potevo giurare di non essere mai stato con qualcuno in quel modo: nei nostri sussurri, sospiri di piacere, baci e sguardi infuocati, c'era passione allo stato puro, passione quasi animalesca, selvaggia, intensa, vorace, inarrestabile e implacabile. Quasi come se ci fossimo attesi da sempre.
Mi presi qualche istante per guardarla, quasi completamente nuda di fronte a me, e poi sprofondai con il viso nel suo petto; le torturai i seni, e le baciai il lembo di pelle attorno ai capezzoli, mentre lei teneva il collo teso all'indietro e le mani intente a scompigliarmi i ricci. Poi tornammo a baciarci sulle labbra, a guardarci, e completarci di nuovo, accaldati, sudati e non ancora sazi d'amore.
Dio solo sapeva che stavamo combinando..ma non eravamo disposti a fermarci. L'alcol ci aveva tolto ogni freno di inibizione, ogni briciola di buon senso, di responsabiltà, e di qualunque cosa ci avrebbe fatto rendere conto della cazzata che stavamo portando a termine. 
Mi feci spazio, portando un ginocchio sul tavolo, e avventandomi nuovamente su di lei, fino a farla stendere completamente sul legno duro. Ci spogliammo completamente, e tra altri milla mila baci, carezze, sospiri e gemiti strozzati, divenimmo una cosa sola. 
A dispetto della frenesia dei gesti che ci avevano portato a finire così, nudi e incuranti di tutto, mi mossi dentro di lei lentamente, e finimmo per amarci nel modo più totalizzante che un essere umano abbia mai conosciuto. Sul tavolo di una biblioteca dimenticata da tutti. E fu  intenso, sensuale, travolgente, proibito, inammissibile, alogico, sbagliatissimo, e stratosfericamente perfetto.




Buonsalveeeeeeeee :))
Sarò brevissima, promesso! Voglio soltanto ringraziare coloro che hanno recensito fino ad oggi la storia e chi vorrà farlo in futuro :D
Come credo di avervi già fatto capire, adoro interagire con voi.. perciò, che aspettate?  Forza, fatevi pure avanti! Io vi aspetto ;))
E soprattutto, che ne pensate di questo capitolo? Spero che non vi abbia deluso...
E secondo voi, cosa succederà adesso? Si accettano supposizioni e scommesse sulla storia :DD
Ancora grazie, con tutto il cuore <3<3<3 Un bacione a tutti, e alla prossimaaaaaaaa!!!















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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


EMMA

" Maestra, perchè oggi Emma non ci pensa proprio?"
Fu l'innocente e imbarazzante domanda di una delle bambine di seconda, a farmi tornare in classe anche con la mente.
" Non preoccuparti Brit..è soltanto un po' stanca, vero?" questa volta fu l'insegnante stessa a rivolgersi a me, in un tono quasi dolce, che non le avrei mai attribuito prima di quel momento. "Si..a volte capita" mi sforzai di sorridere alla bambina, rassicurante.
" Sei sicura?" mi domandò direttamente la piccola. Accidenti, dovevo seriamente avere le sembianze di uno zombie per far preoccupare così tanto una bambina.
" Si Brit..è tutto a posto, tranquilla" le dissi ancora, sperando che mi credesse.
Tutto a posto?! Tutto a posto un corno!
Quando avevo aperto gli occhi quella mattina, per poco non avevo rischiato un infarto. Mi ero svegliata con un mal di testa allucinante, e la schiena dolorante, e se all'inizio avevo pensato di essermi presa l'influenza, mi era bastato guardarmi intorno e focalizzare ciò che mi circondava, per realizzare che l'avevo fatta molto più grossa di quanto avrei mai immaginato.
Libri, libri e scaffali ovunque, e io distesa su un tavolo, nuda, con solo una coperta addosso. Sbiancai, e mi misi a sedere con la testa che mi girava e la schiena che mi doleva ancora; vidi i miei indumenti a terra mischiati ai suoi, vidi alcune bottiglie di alcolici e due bicchieri di vetro sul pavimento, e avvertii la mia pelle impregnata di un odore che non era mio. Ma che cazzo avevamo combinato? Noi..io, lui..eravamo davvero stati insieme nel senso più vecchio del mondo?
Avevo fatto l'amore con Ethan? Quell'Ethan? No..doveva essere andata diversamente, per forza, non poteva essere successo sul serio, eppure, le condizioni in cui mi trovavo parlavano chiaro, anzi, mi urlavano nelle orecchie che l'avevamo fatto davvero, da ubriachi, e su un tavolo.
Nulla di più squallido, e nulla di più..eccitante.
Mi maledissi da sola per quel pensiero, mentre iniziavo a raccogliere i miei vestiti e a infilarmeli, nella speranza che lui non sarebbe rientrato proprio in quel momento..non avrei saputo con che faccia guardarlo dopo essermi lasciata spogliare, baciare e amare, come se fosse stata la cosa più naturale al mondo. Lo sentivo armeggiare nel retro, e se da una parte mi sarebbe piaciuto salutarlo prima di andare al lavoro, non lo feci, non sapendo come affrontarlo dopo la notte di passione che avevamo condiviso. Avevo paura di scoprire che si era pentito di avermi fatta sua, e avevo ancora più paura di scoprire che invece gli era piaciuto.
Scappai dalla biblioteca come una ladra, e mi riversai nel traffico di Londra, sperando di confondermi tra la gente, e tra le storie che ognuno di quei volti si portava dentro. Cercando invano di nascondere la mia.
Non erano nemmeno le otto di mattina, indossavo ancora il vesitito rosso a pieghe e le scarpe con i tacchi, mi girava forte la testa, e mi trovavo a bordo della Circle Line diretta verso casa, dopo aver trascorso la notte a fare l'amore da ubriaca con la mia cotta adolescenziale, nonchè mio nuovo confidente e amico.
Si, come trama di un libro, sarebbe stata perfetta, ma se la protagonista del romanzo diventavo io, la cosa cominciava a spaventarmi.
Come ci ero finita all'Old London di notte? E Ricky, lui dov'era in tutto quel casino che avevo combinato? Quale era la sua parte nel libro?
Quando giunsi a casa, la trovai vuota come si aspettavo che fosse, accesi il cellulare e chiamai a scuola per avvisare che sarei entrata alla seconda ora quella mattina..era il minimo che potessi fare: concedermi sessanta minuti per capire come ci ero finita a letto con Ethan.
Nonostante mi muovessi a rilento per via di quel mal di testa allucinante che proprio non voleva lasciarmi in pace, riuscii a prepararmi un caffè, e dopo averlo bevuto, mi fiondai nella doccia, e un pochino più sveglia rispetto a qualche minuto prima, cominciai a ricordare.
Lentamente, ogni tassello tornò al proprio posto nella mia mente, e mi ritrovai a ripercorrere l'intera giornata che aveva preceduto la brutale litigata che aveva coinvolto me e Ricky al ristorante. Ricordai ciò che mi aveva detto lui, ciò che avevo risposto io, e mentre mi passavo la spugna sul corpo, arrivai alla conclusione che avevamo torto entrambi: io avevo avuto una pessima idea riguardo la sorpresa che volevo organzzargli a tutti i costi senza che lui scoprisse nulla, e Ricky aveva esagerato a prendersela così tanto e piantarmi in asso lì, senza degnarmi di uno sguardo, e senza darmi la possibilità di spiegargli come stavano davvero le cose.
Non volendo tornare a casa, non volendo incontrarlo, con la mente confusa e il cuore ridotto a pezza, avevo passeggiato per le strade di Londra per un po', e poi, dovevo ammetterlo, era stato più forte di me, ero andata da Ethan, e gli avevo raccontato tutto. Ero incazzata con me stessa e con il mio fidanzato, ed ero stata sull'orlo di una crisi di pianto, quando avevo cominciato a disobbedire alle regole per dimenticare quella terribile giornata.
Mi appoggiai con la schiena nuda al muro, lasciando che l'acqua mi scivolasse addosso, e mi liberasse del suo odore che mi bruciava sulla pelle come se fosse stato fuoco ardente. Lo rividi mentre mi passava la prima sigaretta, rividi me stessa che l'accettavo, sentii la sua risata scaldarmi un po' il cuore mentre mi prendeva in giro, perchè non avevo mai fumato in vita mia e non sapevo fumare, e poi, mi ricordai che lui mi aveva insegnato a farlo, e che avevamo condiviso non si sa quante sigarette, che dalle sue labbra passavano alle mie, e dalle mie ancora alle sue, in un pericoloso ed eccitante circolo vizioso.
Scivolai giù con la schiena, fino a sedermi a terra, non riuscendo a scacciare dalla testa l'immagine di lui, più bello e più incosciente che mai, che fumava e si ubriacava per cavoli suoi, e io che lo seguivo a ruota, desiderando concedermi la prima sbronza della mia vita, per non pensare più, a nulla, a nessuno.
Rividi il mio vestito e le calze bagnate, e ahimè, rividi pure me stessa mentre mi sfilavo queste ultime reggendomi a lui, poi, il suo respiro sul collo, i baci su quella porzione di pelle, le sue labbra contro le mie.
Chiusi gli occhi, sapendo di star sbagliando pure nel concentrarmi per rivivere certi momenti, ma non riuscivo a farne a meno, e chiusa nel box doccia, avvertii un fremito a livello del cuore, neanche mi stesse baciando in quel momento. Dio, se avrei ricordato la sensazione di pienezza e di vertigine che avevo provato quando le sue labbra si erano fatte spazio tra le mie. Anche da ubriaca, mi era parso un incastro fottutamente perfetto, e pure se continuavo a sbagliare anche solo a pensarlo.. le sue labbra erano calde e morbide, e sapevano di nicotina, di alcol e di lui, soprattutto di lui, e avevo permesso che diventassero la mia droga.
Quante volte avevo sognato di baciarlo in quel modo, negli anni precedenti? Quante? E realizzare che farlo sul serio avesse superato ogni aspettativa, mi destabilizzò. Quel contatto aveva provocato in me di tutto, mi aveva riempita in ogni senso. E accidenti a me che ancora ci stavo pensando!
Di quello che era successo dopo, ricordai poco, perchè davvero non ero stata presente a me stessa quella notte, ma sapere che ci eravamo spogliati, e baciati e accarezzati, e sfiorati, e guardati e baciati ancora, non faceva altro che farmi tremare di timore e di desiderio. Quel bacio però, il primo che ci eravamo scambiati, il momento esatto in cui le sue labbra avevano trovato le mie e ci avevano fatto l'amore ancora prima di farlo con il corpo, non avrei mai potuto dimenticarlo. Ma proprio mai, mai mai, come ero solita ripetere da bambina per sottolineare un concetto.

Alla fine, ero riuscita a rirovare un po' di contegno, rivestirmi e uscire per andare a scuola; ma appena ero arrivata, non avevo fatto altro che pensare a Ricky, questa volta, a quello che avevo combinato alle sue spalle, al fatto che non si meritasse affatto di essere stato rimpiazzato anche quella mattina da Ethan e i suoi baci, anche se solo nella mia mente. Un acuto senso di colpa nei confronti del mio fidanzato mi tartassò per tutta la durata delle lezioni, non riuscii a trovare pace dentro me stessa nemmeno a volerla pagare in lingotti d'oro che non avevo,  mi sentii una stronza, una sporca traditrice..anche se lo ammetto, il tutto avvenne a scoppio ritardato, quando il guaio era già stato bello che concluso, e io non avevo fatto altro che riviverlo nella doccia.

Ok, avevamo litigato la sera prima, e di certo non pacatamente, ed ero incazzata, confusa, delusa e tutto quello che volete, ma non avevo sul serio pensato che tra di noi fosse finita per sempre. E non lo pensavo nemmeno in quel momento, nonostante lui non avesse nemmeno provato a chiamarmi o a mandarmi un messaggio, e io mi sentissi ancora più ipocrita nel compiere il primo passo.
Va bene, baciare Ethan era stato stratosfericamente bello, ma eravamo ubriachi tutti e due, era stato l'alcol a ridurci in quel modo..e poi io e Ricky stavamo bene insieme, non avrebbe avuto senso mandare tutto all'aria per una notte brava che sarebbe stata per sempre un segreto tra due.
Perchè le cose sarebbero tornate come prima che mettessi piede all'Old London, vero? Io e il mio fidanzato avremmo trovato il modo di far pace, e il ricordo dei baci del ragazzo che avevo sognato da sempre, me lo sarei portato nella tomba. E Ethan, il nostro rapporto..boh, speravo e mi illudevo ancora di riuscire a far funzonare entrambe le cose. Perchè io non volevo e non potevo abbandonarlo a sè stesso, mi aveva fatto capire più volte di essere diventata importante per lui, e quella sensazione mi piaceva da matti. Però dovevo distinguere un amico da un amante, dovevo distiunguere Ethan da Ricky, e non potevo permettermi di scambiarli di ruolo a mio piacimento, assolutamente..non sarebbe dovuto succedere mai più.
Dopo pranzo, e dopo averci pensato e ripensato per tutta la mattinata, cambiando idea mille volte nel giro di qualche ora, e alternando momenti in cui avevo sospirato di piacere nell'immaginare quelle labbra di nuovo incollate alle mie, e momenti di pura disperazione e rabbia contro me stessa per aver tradito il mio fidanzato con così tanta felicità, decisi di tornare in biblioteca.
Non avrei potuto evitarlo per sempre, e poi non lo volevo nemmeno. A prescindere da tutto, volevo davvero bene a Ethan, e non lo avrei spinto fuori dalla mia vita, soltanto perchè quella notte ci eravamo lasciati andare, se lo avessi fatto non me lo sarei mai perdonata, perchè in poco tempo,anche lui era diventato dannatamente importante per me. L'inghippo era uno solo: spesso mi ritrovavo a chiedermi come fosse possibile che tutte le ragazze del mondo riuscissero ad avere un fidanzato e degli amici maschi senza combinare casini, e io no. Okay, Ethan Harrow non poteva essere considerato un amico come tutti gli altri, per il semplice fatto che fossi stata realmente innamorata di lui (a sua insaputa) per ..anni, ma diamine..pensavo di saperla gestire!
Anzi, ero perfettamente in grado di gestirla..l'alcol avrebbe fatto impazzire chiunque in una situazione simile, mica solo noi due. Giusto?
Mi decisi ad oltrepassare la soglia dell'Old London poco prima delle tre di pomeriggio. Lo feci cautamente, senza far rumore, per compensare in qualche modo quel muscolo che mi ritrovavo sulla parte sinistra del petto, e che aveva preso a scalpitare, rischiando di distruggere la gabbia toracica e riversarsi all'esterno, non appena misi piede lì dentro.
Sentivo di avere il viso in fiamme, e non mi ero preparata il discorso da affrontare con Ethan..volevo semplicemente avere la conferma che tra noi fosse tutto come prima di  quella notte, ma quasi mi tremavano le ginocchia al ricordo di ciò che avevamo combinato sul quel tavolo, e non sapevo più che dire, che fare, che pensare. Meditai addirittura di fare dietro front e sparire da lì come avevo fatto quella mattina, perchè ero agitatissima,e non sapevo se sarei riuscita a reggere quello sguardo e quegli occhi, senza fare altre cazzate. Tremavo come una foglia, e questo mi innervosì..perchè non era normale, decisamente.
Così impegnata a cercare di calmare me e il responsabile del mio battito, non mi accorsi nemmeno di Ethan,  a pochi passi di distanza.
Non ebbi il tempo di realizzare nulla, che avvertii due braccia cingermi il corpo, e il suo petto contro la mia schiena scossa da brividi.
Mi strinse forte, mi abbracciò come se gli fossi mancata più dell'aria, mi fece prigioniera del suo corpo, annullando con quel semplice gesto tutte le mie paure e insicurezze, tutto il mio imbarazzo e tutti i miei tormenti. Fu il suo corpo appiccicato al mio, furono le sue braccia avvolte intorno a me come una calda e confortante coperta, a restitutirmi inaspettatamente il respiro.
"Temevo che non saresti più tornata" sussurrò un attimo dopo, senza scostarsi di un millimetro, anzi, stringendomi ancora più forte, quasi a farmi male, ma di un male che quasi quasi mi sembrava il paradiso
" Perchè?" riuscii a domandare, rendendomi conto un attimo dopo di quanto potesse essere stata stupida la mia domanda
" Per stanotte" soffiò lui sul mio collo "per quello che è successo tra di noi" aggiunse, la voce bassa come se non dovessero saperlo nemmeno i muri, e roca come al solito
" Che è successo tra di noi?" mi ritrovai a chiedergli, nel disperato bisogno di sentirmelo dire, non sapevo nemmeno io perchè. Mi sentii una scema, ma in quel momento desiderai che lui mi dicesse che avevamo fatto l'amore
" Non ricordi niente?" mi teneva ancora stretta a sè, e il fatto che sussurrasse quelle parole al mio orecchio, non mi aiutava affatto a ragionare lucidamente.
Nessuno mi aveva mai abbracciato così, e nessuno lo aveva fatto per così tanto tempo.
Lui non mi mollava, e io non volevo che lo facesse. Parlarci in quel modo era molto più semplice, più intimo, e soprattutto non implicava un contatto visivo.
" Come puoi aver dimenticato di aver fumato la tua prima sigaretta, di esserti presa una bella sbronza, di esserti tolta le calze e le scarpe, e di avermi baciato. Di avermi attirato a te, di avermi strappato via di dosso i vestiti, di avermi implorato di non fermarmi, di esserti lasciata andare, e di avermi baciato, accarezzato, toccato e baciato ancora, fino a ritrovarci nudi su quel tavolo. Io non riesco a dimenticarlo"
" Per fortuna che so che sono tutte fandonie" lo provocai, il fiato corto, il respiro accellerato, il cuore in fiamme. Non poteva parlarmi così, non poteva dirmi quelle cose già  piuttosto compromettenti per conto loro, con l'aggiunta del tono di voce basso e sensuale, e con le braccia ancora strette intorno a me.
Sapevo bene che non fossero fandonie, ma in qualche modo dovevo cercare di mostrarmi distaccata, e lui non mi aiutava affatto, anzi.
" Non tutte" avvertivo il suo alito fresco sul collo, non era più impregnato di fumo e alcol come quella notte, ma aveva il potere di mandarmi in tilt ugualmente, e poi percepivo la presenza delle sue labbra troppo vicine
" Hai ingigantito la cosa..detta così sembra quasi che sia stata tutta colpa mia, e tu mi abbia solo assecondato" chiarii, desiderando nello stesso momento liberarmi di quella stretta e restarci intrappolata per sempre..non me lo aspettavo, non mi aspettavo affatto che un solo abbraccio, potesse rendermi così maledettamente vulnerabile e forte, contemporaneamente.
Ogni secondo trascorso tra le sue braccia, mi privava e mi ridava il respiro, vorticosamente, come l'andirivieni delle onde in un elettrocardiogramma difettoso.
" Allora fai solo finta di non ricordare nulla" a quel punto annuii e basta, sconfitta da quel groviglio di sensazioni che ardevano dentro di me
" Ho perso la testa, Emma" confessò, soffiandomi ancora una volta quelle parole sul collo e sfiorandolo con le labbra mentre le pronunciava, forse involontariamente.
 Non riuscivo a credere che Ethan Harrow mi stesse stringendo in quel modo, come se fossi diventata la cosa più preziosa che avesse.
C'era solo un piccolo neo: non ero sua..lo ero stata quella notte, ma non doveva accadere mai più. Non potevo permettermelo.
"Dovevo baciarti per forza...non avevo alternative. Io stavo impazzendo"
" Anch'io..anch'io stavo impazzendo" ammisi in un sussurro strozzato.
Mai avrei immaginato una scena del genere con protagonisti noi due: eravamo ancora in piedi, in mezzo alla stanza, circondati da libri vecchi e scaffali, lui mi teneva stretta stretta a sè, circondandomi il corpo e abbracciandomi da dietro, sussurrava parole al mio orecchio, e mi respirava sul collo, e io ne me stavo lì, imprigionata tra le sue braccia, immobile, paralizzata dalla sua dolcezza.
" Perchè stamattina sei scappata via?" mi domandò, il suo petto incollato alla mia schiena
" Mi imbarazzava troppo vederti" non persi tempo a cercare scuse, sapevo che sarebbe riuscito a decifrare comunque ciò che mi portavo dentro
" Temevo davvero che non saresti più tornata" sussurrò ancora
" E invece sono qui" sorrisi, e in quel momento lui mi sfiorò la nuca con le labbra. Lo fece talmente piano, che lo avvertii soltanto come solletico, ma sapevo bene che aveva utilizzato la bocca per farlo. Non pensai nemmeno a scansarmi, non lo avrei mai fatto, nemmeno se mi avessero pagata. E fu un contatto piacevolissimo.
" Quindi..tutto come prima?" non capivo più quale risposta volesse da me, ma sapevo ciò che dovevo dirgli
" Si, tutto come prima" affermai, voltandomi subito dopo per gettargli le braccia al collo. Finalmente eravamo riusciti a dirlo, finalmente avevamo chiarito tutto.
Restammo avvinchiati ancora per qualche istante, e poi, riuscimmo a creare un po' di spazio tra i nostri corpi. Riprendemmo entrambi a respirare normalmente, e neanche a dirlo, Ethan finì per prendermi in giro per il modo in cui avevo preso a tossire quando mi aveva passato la sigaretta.
L'atmosfera si fece più tranquilla e giocosa, ridemmo e scherzammo, come se fino a pochi minuti prima non fossimo stati avvinghiati a parlare della notte d'amore che avevamo condiviso, e come sempre, finii per tornare a casa a pomeriggio inoltrato.
Feci il possibile per non pensare a Ethan e al suo tenermi stretta per così tanto tempo, soprattutto a quello che avevo provato io in quelle condizioni, e decisi che una volta rientrata nel mio appartamento, se non avessi trovato Ricky, gli avrei telefonato. La sera prima ci eravamo lasciati in malo modo, e poi non ci eravamo più sentiti..avevo chiarito con Ethan, e desideravo chiarire anche con lui..gli dovevo delle scuse.
Quando aprii la porta di casa, e lui mi raggiunse, capii che tra di noi non era finita.
" Scusa, mi dispiace..sono stato un cretino a reagire così, a piatarti in asso dicendoti quelle cose..non volevo ferirti, perdonami amore" mi guardò dritto negli occhi e mi prese entrambe le mani
" Ho esagerato..scusa, scusa, scusa, scusa" continuò, e io gli carezzai dolcemente una guancia
" Non è stata soltanto colpa tua..diciamo che potevo evitare di fare l'indifferente tutto il giorno, facendoti credere di essermi dimenticata del tuo compleanno. Volevo che tutto fosse perfetto, ma ho tirato troppo la corda, e l'ho spezzata. Perdonami tu" sussurrai sincera.
Lui si sporse per baciarmi sulle labbra, e io ricambiai, sorridendogli prima di baciarlo ancora, convinta che non fosse cambiato nulla, e che io e Ricky fossimo stati fatti per stare insieme. E Ethan sarebbe stato mio amico e basta..mi pareva tutto così chiaro e distinto..e allora perchè sentivo di star combinando un casino?


 



Buonsalveeeeeeeeeeee :))
Eccomi con il nuovo capitolo :DD Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto ;)))
Sarò brevissima (sul serio questa volta) e vi dirò soltanto che amo leggere i vostri pareri sulla storia e sarei felice di riceverne tanti tanti tanti <333
Grazie di cuore. Recensiteeeeeeeeeee :DDD
Un bacione, e a prestooo!!! <3<3<3<3<3

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


EMMA

Erano trascorse tre settimane dal compleanno di Ricky, e da tutto quello che ne era conseguito, ma a dispetto di tutto, le cose sembravano aver preso la piega che desideravo prendessero. Paradossalmente, dopo aver fatto l'amore, io e Ethan eravamo diventati amici per davvero, e dopo quella brutale litigata avvenuta al ristorante, non mi ero più scontrata con il mio ragazzo.
Continuavo a passare in biblioteca praticamente tutti i giorni, perchè lo volevo, avvertivo l'esigenza di trascorrere con un po' di tempo con Harrow, ci stavo bene insieme a lui, e avevo ormai preso l'abitudine di pranzare molto spesso all'Old London in sua compagnia, e trattenermi fino al momento in cui Ricky avrebbe fatto ritorno a casa. La cosa sembrava funzionare senza intoppi, e io non chiedevo nulla di più.
Ma un lunedì mattina come tutti gli altri, il suono fastidioso e gracchiante della sveglia, mi riportò nel mondo reale. 
Ricky, che teneva un braccio intorno alla mia vita, si servì dell'altro per spegnere quel diabolico macchingegno che si faceva chiamare semplicemente 'sveglia', poi si girò dall'altro lato liberandomi dell'abbraccio, si stese a pancia in giù, e brontolò qualcosa che non riuscii a cogliere.
Si..anche noi, come tutti i comuni mortali, odiavamo il lunedì mattina più di ogni altra cosa al mondo!
Dieci minuti dopo, la sveglia tornò alla carica, e nolente o volente, fummo costretti a sgattaiolare fuori dal letto, sciaquarci il viso, e prepararci un caffè, tanto per cominciare.
Di solito della colazione si occupava sempre lui, dato che io provvedevo sempre alla cena, nei weekend anche al pranzo, e poi lavavo, stiravo, spolveravo, passavo l'aspirapolvere e lo straccio a terra, come mi aveva insegnato a fare mia madre qualche anno prima. O meglio, come mi aveva costretta ad imparare mia madre qualche anno prima, dato che in quel periodo vivevo per lo più in un mondo tutto mio, e parte la scuola, la famiglia, e gli amici, mi interessava molto poco di quello reale. Ma questa è un'altra storia, che credo di avervi già accennato.
Mentre aspettavamo che il latte si riscaldasse, Ricky mi diede il buongiorno con un tenero bacio sulle labbra, io ricambiai, e scambiammo le nostre solite battute mattutine, fino a quando non mi ritrovai con una tazza di latte caldo fumante davanti. Feci per afferrare la tazza tra le mani, e avvicinarla alle labbra, ma fui costretta ad allontanarla subito dopo, con il viso contratto in un'espressione quasi disgustata.
" Che c'è? Ti ho dato del latte scaduto?" mi domandò il mio fidanzato con tono divertito...probabilmente dovevo aver fatto una faccia buffa
" Non credo..." lo rassicurai, sforzandomi di berlo senza troppe storie, senza riuscirci
" Sicura che sia tutto apposto? Hai fatto una faccia" mi fece notare lui
" Si amore, va tutto bene..è che stamattina il latte non mi va" cercai di convincere anche me stessa
Non era la prima volta che mi capitava nel giro di pochi giorni, ma per fortuna Ricky sembrò non ricordarselo.
" Sei pallida stamattina" constatò prendendomi il viso tra le mani prima di baciarmi la fronte
" Ho un sonno assurdo" mi lamentai "e poi mi sento stonata, spossata, quasi come se avessi l'influenza" spiegai
" In effetti hai tutta l'aria di una malaticcia,e la mancanza d'appetito è sicuramente un sintomo" 
" Se me lo dice il mio medico preferito, allora mi fido" sussurrai, riuscendo a comportarmi come al solito, nonostante non fossi proprio in ottima forma.
" Resta a casa oggi, prendi una tachipirina e dormi fino a mezzogiorno...vedrai che quando sarò tornato, starai benissimo" mi consigliò dolcemente, e io non potei far altro che annuire. Effettivamente mi sentivo così già da un po', ma avevo cercato di non dargli importanza, convinta io stessa che effettivamente fosse influenza, e nulla poteva escludere che lo fosse davvero, ma non avevo mai sentito parlare di un'influenza che durasse più di tre, quattro giorni al massimo.
Quella però fu la prima volta che Ricky si accorse palesemente che non stavo un granchè bene. E io preferii lasciargli formulare le sue tesi da medico, piuttosto che fargli presente come realmente stessero le cose, forse perchè io stessa volevo credere che le sue supposizioni fossero giuste.
Non che fossi in punto di morte o qualcosa di simile, globalmente ero sana come un pesce, e momenti del genere mi capitavano neanche troppo frequentemente, continuavo la mia vita e ne ero soddisfatta e appagata, però, già da un po' di giorni mi capitava di essere nauseata da certi odori e certi cibi, proprio come quella mattina era accaduto con il latte; mi sentivo perennemente stanca e affaticata senza aver corso nessuna maratona e avendo trasportato soltanto un paio di buste della spesa; e poi mi ero ritrovata ad avere più sonnelenza del solito, e a desiderare cioccolato fondente alle mandorle senza un motivo preciso. Sì, cioccolato fondente alle mandorle...c'era stato un periodo a casa mia, in cui non ci si alzava da tavola senza per messo sotto i denti almeno un quadratino di quella delizia, e anni dopo, di punto in bianco, mi ritrovavo improvvisamente a desiderare quel cioccolato.
Mi era capitato a scuola, nel bel mezzo delle lezioni, una volta in metro, e l'ultima volta era accaduto in biblioteca. Il giorno dopo Ethan me ne aveva fatta trovare una tavoletta intera, e l'avevamo spazzolata insieme senza troppi complimenti, ma ciò non aveva contribuito ad esaurire la mia voglia improvvisa.
Quello stesso giorno, gli avevo fatto promettere che in futuro, ogni qual volta avesse avuto voglia di una sigaretta, avrebbe mangiato cioccolata anche a costo di farne indigestione, e poi avevamo riso fino alle lacrime.
Comunque mi sforzavo sempre di fare finta che la nausea, la spossatezza, la sonnolenza e le voglie, fossero cose di poco conto, io stessa me lo ripetevo fino a convincermene, e forse era questo il motivo per il quale Ricky non si era accorto di nessun cambiamento. Ero io che volevo camuffarlo a tutti i costi, per non dare spiegazioni e non ammettere nemmeno in via ipotetica ciò che iniziavo a temere seriamente, dopo aver constatato un certo ritardo anche per quanto riguarda il ciclo mestruale. 
Ethan invece, aveva capito più del dovuto, e stranamente la cosa non mi aveva dato alcun fastidio, anzi, mi ero confidata con lui come si fa con una migliore amico, dato che non potevo di certo parlarne con le amiche a migliaia e migliaia di chilometri da me, e nè tantomento potevo dire di averne qualcuna a Londra.
Le uniche donne con le quali trascorrevo diverso tempo erano Letizia Frassati, la mia tutor, e Katy, un'aspirante dottoressa che spesso condivideva i turni con Ricky in ospedale e che era venuta a casa nostra diverse volte. Lei si considerava mia amica, oltre che del mio fidanzato, e io non avevo assolutamente niente contro quella ragazza bionda dagli occhi chiari, anche se a volte mi ero ritrovata a pensare che in realtà facesse segretamente il filo al mio Ricky.
E se avevo deciso di non parlargliene, era soprattutto per questo mio presentimento.
Probabilmente ero riuscita a confidarmi con Ethan perchè era l'unico estraneo alla faccenda del quale mi fidassi senza riserve, come se lo conoscessi da tutta la vita, e non lo avevo fatto con il mio fidanzato, perchè se solo fosse stato vero quello che temevo, Ricky ci sarebbe stato dentro fino al collo..sì, dipendeva decisamente da quello.
Comunque, dopo l'episodio di quel lunedì mattina, mi resi conto che ignorare ancora tutti i segnali, e davvero c'erano tutti, era da stupidi, e poi avrebbe addirittura potuto far male al...non volevo nemmeno pensarci.
L'unica soluzione per togliermi tutti i dubbi, sarebbe stata andare in farmacia e comprare quel maledetto aggeggio, che mi rifiutavo persino di nominare. Soltanto pronunciare quelle parole ad alta voce, mi spaventava a morte. 
Così, invece di starmene sotto le coperte fino a mezzogiorno, feci quello che dovevo fare sin dall'inizio, ma non appena mi ritrovai quel test tra le mani, mi mancò il coraggio per continuare. Avevo terribilmente e dannatamente bisogno di qualcuno che mi stesse accanto e mi tenesse la mano, mentre scoprivo la verità, qualunque questa sarebbe stata, e non ci pensai due volte: scelsi Ethan.
E per quanto mi rendessi conto che come situazione fosse un po'anomala, di farlo da sola non se ne parlava neanche, insospettire Ricky non avrebbe giovato a nessuno dei due, avremmo finito per agitarci (speravo) inutilmente...e l'unico del quale mi fidassi ciecamente escluso il mio ragazzo, era proprio lui, l'irresistibile Ethan Harrow, come mi divertivo a prenderlo in giro. 
Volevo che fosse proprio lui a tenermi la mano, come faceva mio padre quelle volte in cui mi portavano a fare le analisi del sangue contro la mia volontà, da piccola, e lui mi stringeva forte la mano per aiutarmi a sopportare la puntura dell'ago. Sapevo che Ethan sarebbe potuto essere lo zucchero sull'orlo del bicchiere pieno di sciroppo, il mio antidoto personale e il mio sostegno. Sempre nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno, e speravo vivamente di no.

ETHAN

Quando la vidi entrare, sorrisi andandole incontro. Non mi aspettavo di vederla a quell'ora, di mattina.. pensai subito che avrebbe dovuto essere a scuola, e a meno che non avessero indetto uno sciopero nazionale, cosa che reputavo poco probabile, doveva essere successo qualcosa.
" Ciao" mi salutò lei con il solito bacio sulla guancia, ma non appena si allontanò di quel tanto che bastava perchè potessi guardarla negli occhi, mi accorsi subito che era tesa, e agitata. Il suo sguardo trasudava insicurezza, timore, paura, ansia, impazienza, e mi venne voglia di stringerla forte per calmarla.
" Hai marinato la scuola stamattina?" mi ritrovai invece a chiederle
Lei sorrise, di un sorriso di circostanza " non ti hanno insegnato che non si fa, piccola?" iniziai a provocarla come sempre
" Chissà quante volte l'avrai fatto tu, prima di abbandonarla del tutto" mi rispose a tono
" Ei! Non sono mai stato un filonaro io!" mi finsi indignato "anche se ammetto di averla saltata qualche volta" mi corressi subito dopo
" Io mai..o perlomeno non l'ho mai fatto facendo credere ai miei genitori di esserci andata" mi confidò lei
" Che delusione..che gioventù sprecata!" esclamai teatralmente, con tanto di braccia aperte.
Emma ne approfittò per fiondarsici all'interno, si rifugiò tra le mie braccia, e io ebbi finalmente la possibiltà di stringerla forte come avevo desiderato fare dal momento in cui era entrata.
Il fatto che avessi imparato così in fretta a volerne bene, il fatto che considerassi il tempo trascorso insieme a lei la parte più bella della giornata, mi aveva spinto, non avevo capito nemmeno io come, quindi non chiedetemelo.. ma mi aveva spinto a tenere un po' di più anche a me stesso. Da quella sera in cui lei era piombata qui, e avevamo fumato, pianto, bevuto, riso e fatto l'amore, erano cambiate tante cose, anche se era trascorso poco tempo.
Prima di tutto, qualche giorno prima le avevo promesso che avrei smesso di fumare e che avrei mangiato cioccolato fondente alle mandorle, ogni qual volta avessi avuto voglia di una sigaretta, e poi, un altro giorno, mi aveva costretto a buttare nell'immondizia ogni goccia d'alcol che conservavo per le notti buie.
E strano, ma vero, non avevo più bevuto, e non lo avevo fatto soltanto per lei, perchè glielo avevo promesso.
Il timore di deluderla era stato e continuava a essere ancora più insistente della voglia di bere.
Continuavo a considerarmi un fallito nella vita, però cercavo in tutti i modi di impegnarmi in ogni piccola cosa, semplicemente perchè non volevo essere un fallito ai suoi occhi. Non lo avrei sopportato, non dopo che Emma mi aveva fatto capire più volte di essere stato il suo sogno proibito ai tempi del liceo. Lei mi aveva amato con tutta se stessa pur non conoscendomi davvero, e volevo che continuasse a farlo anche dopo avermi incontrato, per sempre.
No, non essere amato..mi bastava che lei mi volesse bene, tanto bene. In quel momento della mia vita, era la persona alla quale tenessi di più.
Restammo abbracciati per un po', così, senza parlare, lei con la testa poggiata sul mio petto e io sulla sua spalla; lei con le mani legate intorno alla mia schiena, e io ad accarezzarle i capelli; i suoi occhi lucidi di lacrime e il mio maglione bagnato; il battito del mio cuore rilassato a compensare quello frenetico del suo.
" Misà che mi sono messa nei casini, Ethan" sussurrò dopo un po', senza interrompere l'abbraccio
" Stamattina ho provato di nuovo un senso di nausea mentre facevo colazione, mi sentivo stanca e stordita nonostante avessi dormito benissimo.. e niente, sono andata in farmacia, e l'ho comprato" sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo, e per un attimo ebbi il timore che lo avesse già fatto e avesse ottenuto un risultato postivo..non seppi che dire, e la strinsi ancora più forte.
" Ho paura..non so nemmeno io se voglio sapere il risultato" sussurrò, soffocata nel mio abbraccio.
A quel punto capii che era venuta da me, che desiderava che fossi proprio io a sostenerla, e senza pensarci due volte, afferrai la sua borsa stando ben attento a non sciogliere l'abbraccio, e mi incamminai in direzione del bagno; Emma si lasciò guidare, e un minuto dopo, mi chiusi la porta del bagno alle spalle, dopo che tutti e due fummo entrati.
Lei frugò nella borsa fino a trovare quel rettangolo di cartone al cui interno poteva seriamente nascondersi il cambiamento più grande di tutta la sua vita. Mi sforzai di restare calmo e di esserle d'aiuto in ogni modo possibile, ma cavolo, soltanto pensare che sarebbe potuta diventare mamma nel giro di  pochi mesi, fece agitare anche me. Non era di certo qualcosa da prendere sottogamba, e speravo con tutto me stesso, che se solo quel test fosse risultato positivo, Ricky l'avrebbe amata incodizionatamente, ancora più di prima, e avrebbe amato anche la creatura alla quale Emma avrebbe donato la vita.
" Come devo fare?" mi domandò, reggendo il suo futuro tra le mani tremanti
Io...io non avevo la minima idea di come si facesse un test di gravidanza, ma Emma mi implorava di dirle cosa fare, con quegli occhioni, tenera come una bambina, e non riuscii a fare a meno di prenderle il viso tra le mani, e baciarla dolcemente sulla fronte.
" Innanzi tutto, devi farmi un sorriso, perchè qualunque cosa dovesse dire questo coso, tu non sarai mai sola.. e perchè anche se ci saranno dei problemi da affrontare e ostacoli da superare, la tua vita sarà bella da morire, te lo giuro"
Avrei voluto avere la forza di ripetere quelle parole anche a me stesso, ma in quel momento mi importava soltanto di lei. Non esisteva nient'altro, nessun'altro.
" E poi leggeremo le istruzioni con calma, in modo tale da non sbagliare nulla" continuai, e lei annuì. Ci sedemmo uno accanto all'altra, per terra, in bagno, e leggemmo il foglietto illustrativo.
Un quarto d'ora più tardi, io uscii fuori e lei fece quel maledetto test. Quando ebbe finito, rientrai, trovandola più agitata di prima, le strinsi entrambe le mani tra le mie, e attendemmo quei due-tre minuti. Furono interminabili, in quel frangente le domandai se ne avesse fatto parola con Ricky, e Emma negò, poi mi sforzai per parlare d'altro. Lei guardava costantemente l'orologio e mi ringraziava per essere con lei anche in quel momento, con la frequenza di dieci volte al minuto.
Paradossalmente, nonostante avesse appena fatto un test di gravidanza, non mi sembrò mai più indifesa e bambina di quanto mi era sembrata durante quella snervante attesa.
Quando fu sicura che fosse trascorso il tempo necessario, afferrò il test con gli occhi chiusi e me lo mise tra le mani. Dio, se aveva paura di leggerlo...e ne avevo anche io.
L'istante dopo le avvolsi le spalle con un braccio, lei poggiò la testa sulla mia di spalla, le nostre mani ancora intrecciate.

" Avanti...apri gli occhi" sussurrai, strofinando il naso contro la sua guancia, e lei lo fece, lentamente. Dopo aver letto il risultato, cominciò a tremare, e io la strinsi forte tra le braccia, annullando completamente le distanze tra di noi, permettendole di aggrapparsi a me, come se fossi diventata la sua ancora di salvezza.
E sapevo di non poterlo essere, perchè avevo bisogno a mia volta di essere salvato, probabilmente anche da me stesso, ma il fatto che lei avesse scelto di affidarsi a me, il fatto che avesse voluto che fossi io ad abbracciarla e sostenerla in un momento tanto delicato, mi fece sentire incredibilmente potente e terribilmente vivo.
" E adesso?" un sospiro strozzato, e i nostri corpi si che avvinghiavano spontaneamente, prepotentemente, disperatamente.






BUONSALVEEEEEEE :))
Il quadrimestre è ufficialmente finitoooooooooooo!!! Non potrei esserne più felice...non ce la facevo più, giuro. Compiti e interrogazioni, interrogazioni  e test che si susseguivano senza sosta. Sarà che sono in quinta, ma è stata veramente dura. E adesso, prima di iniziare a preoccuparmi ufficialmente per la maturità, ho tutta l'intenzione di godermi le prime settimane di febbraio, che di solito sono tranquille :)
E per voi come è stato questo mese post-vacanze di Natale?
Ci sono stati giorni in cui ho seriamente pregato insieme ai miei compagni che nevicasse bloccando tutte le strade e facendo chiudere le scuole..ma non siamo stati accontentati purtroppo.
Comunque, a parte tutte le mie inutili chiacchiere....che ne pensate del capitolo?
La situazione si sta complicando, soprattutto per la nostra Emma..ve lo aspettavate? Su avanti, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa :DDD
Sapete che adoro scambiare quattro chiacchiere con voi, perciò, vi prego, recensite ;)) <3<3
Ovviamente ringrazio di cuore chi lo ha fatto fino ad oggi..e niente, continuate così, perchè mi spronate con le vostre parole e mi fate venir voglia di sedermi alla scrivania con il computer di fronte, e scrivere, scrivere senza interruzioni tutto quello che mente e cuore mi suggeriscono ;)
Scappo, un bacione forte forte, e a prestoooooooooooooo <3<3<3<<3


















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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


EMMA

Nelle ore successive non riuscii a fare qualcosa di diverso dal piangere stretta stretta tra le braccia di Ethan Harrow. 
Dovevo sembrare una bambina ancora spaventata per l'incubo che le aveva disturbato il sonno, e invece ero una ragazza di ventidue anni, che aveva appena scoperto di essere incinta.
Quando i miei occhi avevano focalizzato quelle due linee sin troppo definite sul campione del test di gravidanza, mi ero sentita come se mi fosse improvvisamente cascato il mondo addosso. Schiacciata dal peso di qualcosa, che pur essendo in quel momento poco più di una specie di microbo nascosto all'interno del mio corpo, reputavo molto più grande di me. Una specie di valanga che rotolava giù per le cime impervie delle montagne, acquistando forza e vigore lungo la discesa, un masso che avrebbe inevitabilmente finito per piombarmi addosso, travolgendomi del tutto, anullandomi e portandomi con sè alla deriva.
Avevo paura, una paura folle di quello che sarebbe accaduto da quel momento in poi.
E se tremavo come una foglia ancora prima di sapere il risultato del test, immaginate come potevo essermi ridotta dopo averlo saputo.
La testa mi girava vorticosamente, mi pareva che il mondo avesse cominciato a ruotarmi intorno con un ritmo talmente sostenuto da farmi perdere l'orientamento, senza che io potessi fare qualcosa per fermarlo; calde lacrime mi bagnavano le guance, le labbra, il mento, il collo; conati di vomito raggiunsero il mio stomaco nonostante non avessi mangiato nulla quella mattina, brividi di puro sgomento e terrore mi percorsero la schiena; e un paio di braccia forti e muscolose continuarono ad avvolgermi il corpo per tutto il tempo, riparandomi dal gelo che avvertivo dentro.
Dio, se soltanto qualche anno o addirittura qualche mese prima, qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata in una sitazione del genere, gli avrei certamente riso in faccia, reputandola assurda.
Non solo avevo incontrato il mio idolo e sogno proibito da ragazzina rispondente al nome di Ethan Harrow, non solo avevo iniziato a battibeccare con lui in modo scherzoso sin dal primo istante, non solo mi ero promessa di non tornare mai più in quel posto, e avevo finito per pranzare sistematicamente nella biblioteca più nascosta e ignota della città, non solo mi ero legata a lui con un'intensità che quasi mi spaventava, ma ero arrivata a farci l'amore da ubriaca, e alcune settimane dopo, ero corsa da lui con un test di gravidanza nascosto nella borsa ( gravidanza che con Ethan non centrava nulla naturalmente) e mi ero ridotta a piangergli addosso e farmi cullare dalle sue braccia dopo aver ricevuto un esito postivo, che non volevo affatto.
I nostri corpi erano talmente avvinghiati l'uno all'altro, in un abbraccio dolcissimo e disperatissimo, che facevo persino fatica a capire dove finisse il mio e iniziasse il suo. Il mio viso immerso nel suo petto, le mie braccia legate attorno al suo collo come se fosse il mio personale salvegente in quel mare in tempesta che era appena diventata la mia vita, le sue mani mi accarezzavano lentamente la schiena e i capelli, con estenuante pazienza e cura, e dolcezza. In quell'esatto istante, pensai che avevo desiderato che lui, proprio lui, e non il principe azzurro delle favole, mi stringesse a sè in quel modo, e mi tenesse ancorata al suo corpo, proteggendomi dal mondo intero e persino da me stessa..lo avevo segretamente voluto un giorno sì e l'altro pure, a sedici anni, e settantotto mesi dopo, Ethan lo stava facendo davvero.
Mi abbracciava così forte, che per un attimo ebbi timore che il mio corpo avrebbe riportato i segni della sua stretta, e non me ne preoccupai, anche se probabilmente avrei dovuto, perchè il suo abbraccio fu la sola cosa che mi impedì di accasciarmi al suolo e non trovare più la forza di rialzarmi.
Piansi, piansi disperatamente, stretta stretta a lui, e Ethan sopportò tutto, non pensò a nient'altro che a me, e continuò a rassicurarmi ininterrottamente.
" Shhh" avvertivo il suo respiro sul collo, le sue labbra che mi baciavano il viso, ovunque capitasse, e non mi stupii più di tanto nel realizzare ancora una volta che Ethan sapesse essere il ragazzo più tenero, affettuoso e protettivo al mondo, oltre che un filtratore nato. 
E io lo avevo sempre saputo, ma non avevo mai immaginato le sensazioni che avrei potuto provare nell'essere abbracciata da lui come un cucciolo bagnato e in pericolo. Ogni volta che le sue braccia si chiudevano attorno al mio corpo, dentro di me avvenivano reazione chimiche assurde, che nemmeno lo scienzato più bravo e folle sarebbe mai riuscito a spiegare..era qualcosa che non riuscivo a controllare, era come se noi due riuscissimo a produrre elettrcità pura anche solo sfiorandoci involontariamente, e sentivo che c'era un qualcosa che ci aveva sempre legato, e che diventava più forte giorno dopo giorno.
Era come se avessimo aspettato di incontrarci per tanto di quel tempo, e adesso nulla sarebbe più riuscito a dividerci.
Era destino che Ethan facesse in qualche modo parte della mia vita, e forse, soltanto forse, quell'amore che anni prima avevo nutrito per lui, era stato davvero più forte di quello delle altre fan, e mi aveva inconsapevolemente preparato a quello che stavamo vivendo.
No, un attimo: io amavo Ricky con tutto il cuore, aspettavo addirittura suo figlio, ma non potevo più negare tra me e Ethan esistesse un legame speciale. Non centrava niente con l'amore e nemmeno con l'amicizia, ma esisteva, e dal giorno in cui lo avevo incontrato all'Old London, era diventato la mia linfa vitale.
Ci eravamo affezionati l'uno all'altra in così poco tempo, che avevo sul serio cominciato a credere che qualcuno avesse deciso per noi che sarebbe dovuta andare così e non diversamente, oppure, nessuno dai Piani Alti si era preoccupato di noi, e stavamo facendo tutto da soli, spontaneamente. Si, perchè nei nostri gesti, nelle nostre parole, nei nostri sguardi e nelle nostre risate, non c'era nulla di costruito, di premeditato, e se ci comportavamo come ci comportavamo, la colpa o il merito, dipende dai punti di vista, era da attruibire ai capricci del nostro cuore.
Se Ethan non fosse stato lì a cullarmi tra le braccia, baciarmi sugli occhi, sulle guance e sulla fronte..io..io non riuscivo nemmeno a immaginare cosa avrei fatto senza di lui.
Già ammettere di essere incinta in via ipotetica, mi induceva a tremare di paura, e saperlo con certezza, mi rendeva più fragile di un cristallo.
La probabile presenza di qualcuno dentro di me che non fossi soltanto io, mi mandava in tilt da diversi giorni ogni volta che ci pensavo, ma fino a quando non avevo trovato il coraggio di comprare quel maledettto test, non avevo mai realizzato quanto quella possibiltà potesse concretizzarsi in una certezza, e invece, un lunedì mattina, da un momento all'altro, mi ero ritrovata a dover fare i conti con la consapevolezza che il mio corpo si stesse preparando ad accogliere una nuova creatura.
E piangevo, singhiozzavo bagnando di lacrime il maglione di Ethan, perchè non volevo, non volevo assolutamente essere madre. Non che non lo avessi annoverato tra i primi posti della lista della mia realizzazione personale, ma secondo la mia tabella di marcia, sarebbe dovuto accadere intorno ai trent'anni, e comunque mai prima dei ventotto. Evidentemente c'era stato un intoppo non così trascurabile, che mi era costato un anticipo di almeno sei anni, e che avrei scontato per il resto della mia vita. 
Ma come era potuto succedere? Perchè non eravamo stati più attenti?!
Io..semplicemente non ero pronta, per niente, non mi sentivo in grado di affrontare responsabiltà tanto grandi, non volevo un cambiamento così brusco, e non volevo nemmeno incatenare Ricky, costringerlo a crescere troppo in fretta e diventare papà. Pensavo che avremmo avuto ancora tanto tempo per prepararci a un momento come quello...
Avevo paura, avevo troppa paura. Temevo persino il suono strozzato che avrebbe avuto il mio stesso respiro, quando Ethan avrebbe smesso di tenermi stretta a sè.
Lui non centrava niente con i miei problemi, eppure, paradossalmente, era l'unico al mondo al quale stavo permettendo di vedermi nuda, e non parlo di un nudo fisico, estetico, ma di uno più profondo e interiore che mi spogliava degli strati superficiali e lasciava emergere i lividi delle botte che avevo preso, e che non erano mai spariti dalla mia pelle, e che celevano i miei tormenti, le mie insicurezze, e le mie più grandi paure.
Mi ero aggrappata a lui senza esitazioni, perchè in fondo lo avevo sempre considerato la mia ancora di salvezza, nonostante mi rendessi conto che dopo tutto quello che aveva passato e che lo aveva ridotto a trascorrere le giornate in una biblioteca nel cuore di Londra, Ethan godesse di un equilibrio più precario del mio. Però, chissà per quale assurda ragione, nel momento in cui avevo avuto realmente bisogno di lui,si era trasformato nel supereroe che più volte mi aveva promesso di essere, quando ascoltavo la sua voce intonare le canzoni degli 'Uk Hearts'.
Era riuscito a cacciare fuori tutta la grinta, il coraggio e la forza che aveva nascosto talmente bene da credere di non avere nemmeno più, e lo aveva fatto per me. Lo stava facendo soltanto per me.
Sapevo bene che considerazione avesse di se stesso dopo la rottura della band, ma sembrava aver improvvisamente dimenticato i suoi demoni per combattere i miei, e io non pensavo che una persona potesse arrivare a far tanto per un'altra. Mi sbagliavo clamorosamente.
All'inizio quella forte, quella intrpendente e lottatrice ero stata io, e mi pareva che adesso ci fossimo scambiati i ruoli: io mi ero ridotta a piangere sul latte già versato, e lui pareva aver trovato la chiave del cassetto che nascondeva quella parte di sè che aveva prepotentemente messo a tacere dopo aver visto il suo sogno frantumarsi in mille frammenti di vetro taglienti.
Non volevo un figlio, o una figlia...ero troppo giovane, troppo inesperta, e non sarei stata in grado di essere una brava madre, un modello da seguire per quella creatura che stava crescendo dentro me; ma d'altro canto, consideravo la vita un miracolo e un dono,e non sarei mai stata l'artefice di uno spezzamento della catena natuale, non me lo sarei mai perdonato..però avevo paura, tanta paura, e persino doverlo dire a Ricky, mi induceva a rendermi sempre più fragile e vulnerabile, e trovare conforto in quelle braccia e in quel petto che mi avevano accolto, e in quelle labbra che continuavano a rassicurarmi senza sosta, dicendomi quello che avevo dannatamente bisogno di sentire.
Dopo non so quanto tempo, finalmente esaurii i singhiozzi, e senza staccarmi da lui, beadomi di quel calore che avvertivo intorno a me,perfettamente contrapposto al gelo che provavo dentro, cominciai seriamente a pensare cosa avrei dovuto fare quando sarei uscita di là. Fosse stato per me, mi sarei rifugiata tra le braccia di Ethan Harrow per il resto dei miei giorni, perchè con lui mi sentivo al sicuro, perchè lui sapeva già tutto, e non mi giudicava, non mi rimproverava per essere stata così incosciente, non mi urlava contro, e soprattutto, non mi permetteva di sentirmi sola nemmeno per un istante.
Ma dovevo dirlo a Ricky, non sapevo come, con quale faccia e quale coraggio, ma dovevo farlo, e insieme dovevamo prenderci le responsabilità di ciò che avevamo fatto..era quella la cosa giusta da fare, eppure avevo una fottuta paura di ciò che sarebbe potuto succedere, a noi due e alle nostre rispettive vite.
Come glielo avrei detto? E lui, lui come avrebbe reagito?..Non sapevo cosa aspettarmi, ma ero ancora abbastanza sveglia per capire quello che non sarebbe successo. Di certo non mi avrebbe preso il viso tra le mani e baciato fino a farmi mancare il respiro, non mi avrebbe guardato con gli occhi lucidi dall'emozione e profondamente innamorati, non mi avrebbe stretto tra le braccia sollevandomi da terra e facendomi volteggiare felice.
Sarebbe andata diversamente, questo lo sapevo, ma ciò che mi preoccupava era non essere a conoscenza di quanto la sua reazione potesse rivelarsi diversa o addirittura opposta rispetto a quella che avevo sempre sognato il futuro padre dei miei figli avesse stampata in viso, nel momento in cui gli avrei comunicato di essere incinta.
E poi come avrei fatto con gli esami? La tesi? La specialistica? E con il mio lavoro? E i miei genitori? Loro che avevano pure storto il naso, almeno inizialmente, quando gli avevo detto che Ricky e io saremmo andati ad abitare insieme a Londra...era successo proprio quello che loro avevano temuto, e non sapevo come rimediare. Non potevo rimediare, in nessun modo, lo sapevo, eppure non riuscivo ad accettare la realtà.
Avevo solo ventidue anni, convivevo insieme al mio ragazzo migliaia e migliaia di chilometri lontano da casa mia, studiavo, lavoravo e portavo avanti il bilocale..e un pancione e poi un marmocchio tra i piedi, erano decisamente le ultime cose di cui avevo bisogno in quel momento.Io..io mi sentivo in trappola, e la consapevolezza di dover per forza coinvolgere anche Ricky e imprigionare anche lui nel futuro che ci aspettava, mi rendeva nervosa, mi faceva sentire in colpa, e mi intristiva, perchè pensavo di non essere capace di amare, crescere ed educare una creatura che meritava tutto questo e anche di più.
Non ero pronta per fare la mamma, e il fatto che stessi piangendo da ore stretta tra le braccia di un ragazzo che non era lo stesso che in una situazione normale mi avrebbe consoltato, coccolato, baciato e sussurrato parole dolci all'orecchio, non faceva altro che confermare la mia tesi.
Ma io avevo bisogno di Ethan, ne avevo sempre avuto, e starmene lì, accoccolata contro il suo corpo, mi faceva bene, dannatamente bene.
Lui che mi stringeva un po' più forte ogni volta che avvertiva un mio singhiozzo, lui che se ne fregava del maglione bagnato delle mie lacrime, lui che aveva sincronizzato il respiro con il mio, e che mi cullava, calmandomi e parlandomi a bassa voce.
Temevo sul serio di sgretolarmi in mille pezzi, se le sue braccia avessero smesso di avvolegere il mio corpo..e volevo rimandare il momento in cui avrei affrontato Ricky il più possibile. Avevo paura, molta di più di quanto ne avessi provata in tutta la mia vita, perchè non riuscivo a immaginare il suo sguardo, i lineamenti del suo viso, le sue parole...
Ma i minuti passavano, le ore scorrevano, e sapevo benissimo che sarei dovuta rientrare a casa prima delle tre del pomeriggio. Se solo avessi potuto avrei portato Ethan con me e lo avrei costretto a tenermi la mano persino mentre dicevo al mio fidanzato di aspettare suo figlio, ma mi rendevo conto di quanto quella situazione potesse essere assurda, quindi scacciai subito quel pensiero dalla mente.
Ethan..dopo tutto quello che aveva fatto per me, dopo tutto il tempo trascorso insieme, era diventato il corrispondente della luce sul comodino che tenevo accesa di notte quando da piccola avevo paura del buio, era la calda e confortente coperta nella quale mi rifiugiavo per non avvertire il freddo, era il cuscino nel quale avevo soffocato le paure e le lacrime, e che mi ero abbracciata stretta più volta illudendomi che fosse una persona in carne e ossa; era l'arcobaleno dopo la pioggia battente, il tepore di un camino acceso, la mia stella nell'intera galassia, e il mio angelo custode. 
Si, esattamente: da essere il cantante della mia band preferita, per il quale mi ero presa una cotta stratosferica, il mio idolo e il mio sogno, Ethan Harrow era diventatato il mio angelo privo di ali. Non ero in grado nemmeno io di definire ciò che provavo per lui...ma era qualcosa di bello, talmente bello, e coinvolgente, e intenso, da risultare quasi fastidioso, perchè in qualche modo, avevo capito di dipendere da lui.
Ma era Ricky che mi stava aspettando a casa, ed era Ricky il ragazzo con il quale avevo scelto di costruirmi un futuro. Era già troppo tardi per i ripensamenti..e poi, io non avevo la minima intenzione di ripensarci.





Buonsalveeeeeeeeeee !!!!
Eccomi a voi con il nuovo capitolo, che spero abbiate apprezzato :DD
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro: Emma naturalmente non sa dove andare a sbattere la testa per la situazione che si è creata, è spaventata a morte dal fatto di essere incinta, e trova conforto tra le braccia del suo Ethan. Ovviamente nel prossimo capitolo vedremo cosa ne penserà Ricky di tutta la faccenda ;)
Ringrazio con tutto il cuore chi ha recensito la storia fino ad oggi e chi lo farà in futuro. L'avrò ripetuto milioni di volte ormai, ma ribadisco che amo interagire con voi e mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate...mi accontento di poco, davvero, mi bastano pure dieci parole. Fatemi solo sapere che vi siete ;)) Lo apprezzerei veramente tanto <3

Da me ha iniziato a nevicare, e sono strafelice..speriamo che continui per tutta la notte!! Perchè domani ho due ore di filosofia, e  proprio non mi va di sorbirmele D: Da voi nevica?? *--------*

Grazie ancora, un bacione, e a prestoooooooo <3<3<3<3 











































 

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


EMMA

Al suo rientro, Ricky mi trovò con uno straccio in mano, intenta a lucidare i mobili privandoli di ogni granello di polvere, con una cura quasi maniacale che non mi era mai appertenuta prima di allora.
Certo, mi occupavo della casa, ma di non ero una di quelle che nel tempo libero si metteva a spolverare, tirando attirittura avanti gli armadi! Lo facevo quando era necessario...
" Ciao tesoro" mi accorsi che era arrivato, soltanto quando avvertii la pressione delle sue labbra sulla mia guancia.
Mi voltai di scatto, cercando di apparire disinvolta, e mi costrinsi a sorridere. Ok, l'unico motivo per il quale avevo deciso di rimettere a nuovo l'appartamento andava attribuito al fatto che volessi categoricamente impedirmi di pensare e rimuginare ancora sul modo in cui glielo avrei detto. Occuparmi delle pulizie mi aveva aiutato a distrarmi, ma ora che lui era lì di fronte a me, mi sentivo di nuovo tesa come una corda di violino.
" Ti senti meglio?" mi domandò lui premuroso, e io gli risposi di si. 
" Si nota" mi sorrise, e io gli spiegai che la tachipirina aveva fatto effetto.

Bugia. Era stato l'abbraccio di Ethan il vero antidoto per il dolore, ma ovviamente non glielo avrei mai detto.

" Come mai stai mettendo a nuovo la casa? Non avevo mai sentito parlare di un effetto collaterale del genere..." esclamò con tono divertito
" Non preoccuparti, dottore..nessun effetto collaterale" lo rassicurai
" E' che..." non sapevo cosa dire "mi ha chiamato mia madre, e diciamo che mi ha velatamente rimproverato quando le ho detto che dopo quasi due mesi di permanenza a Londra, non ho ancora avuto modo di fare quel genere di pulizie che lei fa più o meno una volta al mese" improvvisai
" Amore ma potevi anche aspettare domani...stamattina avevi un colorito più pallido di un lenzuolo" mi prese il viso tra le mani e mi baciò delicatamente sulle labbra
" Adesso sto meglio" sorrisi, quando le nostre bocche si separarono
" Tu? Tutto apposto in ospedale?" domandai, tanto per cambiare argomento e guadagnare tempo.
Di solito ascoltavo con interesse tutto quello che succedeva, ma quel giorno avevo la testa altrove, e non è difficile immaginarne il motivo.
Ricky prese posto sul divano e mi trascinò con sè, impedendomi di continuare a spolverare gli armadi "non è mai tutto a posto in un ospedale" disse con tono serio "ma mi piace l'idea di potermi rendere utile alle persone" confermò, e io gli sorrisi spontaneamente "lo so" sussurrai in risposta.
Ecco, in momenti come quelli, mi pareva che nulla fosse cambiato rispetto a due anni prima quando ci eravamo messi insieme, ma per quanto mi ostinassi nel negarlo persino a me stessa, da quando mi ero imbattuta in Ethan Harrow, da quando avevo inziato a passare tutti i giorni dalla biblioteca scatenando delle deboli discussioni tra me il mio fidanzato, qualche anello della catena si era allentato, non rotto, allentato, e rischiava di spezzarsi definitivamente se non fossi stata attenta. 
Ricky era perfettamente a conoscenza del fatto che avessi incontrato un vecchio amico a Londra, ma proprio non riusciva a fare a meno di sbuffare o mettere il broncio quando mi capitava di ricevere un messaggio da questo mio fantomatico amico; e per questo motivo, pure dopo esserci riappacificati in seguito al suo compleanno, quando Ethan si metteva tra noi, anche solo con un banalissimo messaggio, l'aria tra me e il mio fidanzato si faceva sempre un po' tesa. Forse dipendeva dal fatto che non avevo mai espresso il desiderio di farli incontrare per tranquillizarlo, ma non potevo farlo, dovevo mantenere il segreto di Ethan, e poi, passati quei cinque minuti nei quali il mio ragazzo mi rispondeva a monosillabi o con cenni del capo, tutto tornava alla normalità.
Non me la prendevo neanche più di tanto, perchè sapevo bene che gli sarebbe passata in fretta; piuttosto, lo prendevo in giro per la sua gelosia, lo riempivo di coccole, e riuscivo sempre a convincerlo di avere nel cuore nient'altri che lui. E tutto sommato, tra alti e bassi, come tutte le coppie di questo mondo, le cose di tra di noi funzionavano e continuavamo a star bene insieme. Nonostante la presenza di qualche battibecco, eravamo quelli di prima, quindi tutto sommato un compromesso l'avevamo raggiunto. O almeno così mi piaceva credere.
Ma quel giorno, a preoccuparmi era il segreto che mi portavo dentro, letteralmente, lo stesso che  avrebbe potuto produrre più danni di una bomba a orologeria.
Anche quel pomeriggio Ricky iniziò a raccontarmi della sua giornata, ma per la prima volta dopo tanto tempo, sentii tutto senza ascoltare nemmeno una parola. Forse potevo sembrare egoista, ma non mi importava assolutamente nulla dell'operazione al femore, o forse al fegato, non mi ero nemmeno presa la briga di capire, alla quale Ricky aveva assistito. Come al solito lui raccontava senza concedersi il lusso di riprendere fiato, quando parlava del suo lavoro era così ..partiva a routa libera, e se io non lo bloccavo di tanto in tanto, avrebbe potuto parlarne fino a notte fonda. Si vedeva che voleva davvero diventare un medico, glielo si leggeva negli occhi, e io amavo il fatto che lui avesse una passione tanto forte per ciò che faceva. Per lui era una specie di missione, e questo non poteva che fargli onore.
Ma quel pomeriggio, non c'era assolutamente nulla che riuscisse a disotgliermi dal pensiero di essere incinta, e fu così, che di punto in bianco, posai una mano sul suo braccio, e interrompendo il suo racconto, probabilmente sul più bello (non potevo saperlo non avendo prestato attenzione alle sue parole), gli dissi che dovevamo parlare.
Lui si irrigidì di colpo, e mi sottoposi a uno sforzo immane per trovare il coraggio di dirglielo con le parole giuste, senza farla sembrare una cannonata sparata dritta dritta contro di lui.
" Stamattina.." comiciai, incerta e spaventata più del ragazzo che mi stava accanto "..non era influenza" sussurrai, e Ricky a quel punto mi restituì uno sguardo confuso, che mi fece capire che non sarebbe stato affatto facile dirgli la verità.
" Sei stata da un medico?" domandò subito, di colpo preoccupato
" No..però sono andata in farmacia" azzardai 
"Che ti succede? E'qualcosa di grave?" okay, lo stavo spaventando decisamente di più del dovuto
, quindi gli carezzai il viso con il palmo della mano, negando con quanta più enfasi possibile. 
"Sono sana come un pesce" lo rassicurai con un sorriso

" E allora che cos'è?" domandò lui, i muscoli tesi e gli occhi fissi nei miei.
A quel punto mi arresi: sarebbe stato inutile e controproducedente tenerlo ancora sulle spine, perciò decisi di dirglielo senza tanti giri di parole; mi concessi il tempo di prendere un respiro profondo, e chiusi gli occhi istintivamente, come se non averlo di fronte potesse cambiare in qualche modo la situazione...

" Sono incinta" annunciai, la voce tremante, le gambe molli, gli occhi lucidi.

Nulla. Non un grido, un sospiro, un'imprecazione..qualsiasi cosa sarebbe stata più confortante dell'assenza di una reazione da parte sua.
Mi feci coraggio, e aprii gli occhi, specchiandomi nei suoi. Rividi in lui l'incredulità, lo sgomento, e la disperazione che si erano abbattuti su di me quando Ethan, mi aveva a sua volta convinto ad aprire gli occhi e focalizzare le due lineette sul test di gravidanza. Lo capivo, capivo perfettamente come si sentisse, ma speravo con tutta me stessa che riuscisse a dirmi qualcosa.
Volevo abbracciarlo, nell'illusione di rassicurare entrambi, ma quello sguardo vacuo e la mascella contratta, mi bloccarono, mi inchiodarono a quel divano.
" Lo so che non te lo aspettavi, e nemmeno io..e lo so che non era nei nostri progetti al momento, ma...non possiamo rimediare in nessun modo..aspetto un bambino, aspettiamo un bambino" feci fatica a trattenere le lacrime
Nessuno di noi due era pronto a un impegno del genere..come mai avrebbero potuto esserlo una ragazza di ventidue anni, trasferitasi da poco in un'altra nazione con l'intento di studiare e lavorare, e fare esperienza del mondo, e un ragazzo di venticinque anni, aspirante medico e ancora determinato a godersi a pieno la propria età?! Non eravamo pronti, non potevamo essere pronti a diventare genitori.
" Ti prego...Ricky, dì qualcosa" lo implorai "sto impazzendo" sussurrai, il tono di voce più basso di un'ottava
Lui mi guardò, e di nuovo realizzai quanto doveva essere difficile anche da parte sua sostenere una situazione del genere...due cuccioli bagnati dalla pioggia battente e appena scampati da un pericolo, sarebbero apparsi meno spaventati di noi due.
" Io...wow" sussurrò, riuscendo finalmente a reagire in qualche modo
" Emma, ma tu sei sicura?" domandò prendendomi le mani tra le sue, e nonostante tutto, io riuscii a tirare un sospiro di sollievo. Non se ne era andato, era ancora lì con me, e mi teneva le mani.
" Erano un po' di giorni che mi sentivo..strana, ho iniziato ad avere sospetti quando ho notato anche un certo ritardo nel ciclo, e poi mi sentivo affaticata senza aver fatto niente, ero sempre più stanca del solito, e mi venivano voglie improvvise, e avevo la nausea-"
" Perchè non me lo hai mai detto?" non era un'accusa, semplicemente una curiosità
" Perchè non volevo crederci nemmeno io, perchè volevo far finta di niente, e dirlo a te avrebbe reso tutto più..reale" spiegai, pur sapendo che non fosse del tutto vero, dato che lo avevo confidato a Ethan..ma quella era un'altra storia. Lui non centrava, era soltanto il mio amico, il mio angelo custode, come lo avevo ribattezzato quel giorno stesso.
" Hai..hai fatto un test?" annuii con la testa, prima di spiegarmi meglio "è risultato positivo, e mi sono sentita crollare il mondo addosso..ho avuto più o meno la tua stessa reazione, se non peggiore, e anche adesso, sono terrorizzata dall'idea di una creatura che si sta lentamente formando dentro di me"
" Sono attendibili al 100% quei cosi?" percepivo nella sua voce l'ombra di un ultima speranza "dovresti saperlo meglio di me.." mi sforzai di sorridergli
" Ma comunque andrò dal ginecologo appena possibile" esitai un istante "mi accompagnerai?" gli domandai con voce tremante
" Si..certo" sussurrò, prima di avvicinarmi a sè e stamparmi un bacio sulla fronte, permettendo al mio cuore di tornare a battere più o meno normalmente. Lo strinsi forte, più o meno come Ethan aveva fatto con me, ben consapevole del fatto che sarebbe potuta andare molto molto peggio.
" Ti dispiace se esco per prendere una boccata d'aria? Credo..credo di averne proprio bisogno" esclamò, alzandosi bruscamente e afferrando il giubotto dall'attaccapanni
" Che vuoi per cena?" domandai io a quel punto, in piedi sulla soglia "non ha importanza...quello che vuoi tu" disse, prima di baciarmi velocemente sulle labbra e sparire dalla mia vista.
A quel punto mi lasciai cadere pesantemente sul divano e tirai un sospiro di sollievo, rendendomi conto del casino che avevo combinato con la scusa di dovermi calmare, togliendo la polvere e spostando gli armadi da sola, senza nemmeno pensare che probabilmente non fossi nelle condizioni più adatte per poterlo fare. Infatti il mio fisico cominciava a risentire dello sforzo compiuto, ma io non ci avevo badato, mi interessava soltanto non pensare al mio nuovo stato interessante. 
Dio, mi spaventava soltanto dirlo..come avrei fatto a guardarmi allo specchio di lì a qualche settimana? A qualche mese?
Però, per quanto fosse possibile, mi sentivo sollevata del fatto che Ricky non mi avesse abbandonata..che avesse sentito il bisogno di uscire, lo capivo benissimo, e non lo biasimavo affatto.
Afferrai il cellulare, rendendomi conto di colpo che per rilassarmi, mi sarebbe bastato pure un giochino scaricato da internet, di quelli che ti tengono incollata allo schermo..invece di spostare mobili! In ogni caso era troppo tardi, il danno lo avevo già fatto.
Non appena feci pressione con il dito per sbloccare il display dello smartphone, notai un nuovo messaggio, e senza nemmeno leggerlo, seppi che si trattava di Ethan. Risposi subito. '
' Glielo ho detto' digitai velocemente

' E lui?' Ethan mi rispose l'istante successivo
' Naturalmente è sconvolto' 'E lì con te ora?' un altro messaggio
' No..mi ha detto di aver bisogno di una boccata d'aria, quindi è uscito'
' E tu come stai?' si preoccupò 'Spaventata a morte, terrorizzata, ma sollevata del fatto che lui non abbia reagito nel peggiore dei modi'
' Si sistemerà tutto,Em. Andrà tutto bene' sorrisi amaramente
' Vorrei tanto poterti credere' 
' E allora fallo!' ' Non ci riesco...' era la verità 
' Devi credermi' insistè, e io me lo immaginai mentre mi prendeva per le spalle e mi costringeva a guardarlo negli occhi, per convinvermi che stesse dicendo la verità. 
Forse in quelle condizioni sarei arrivata a credergli sul serio. 
' Perchè devo crederti?' il nostro era un botta e risposta che nonostante tutto mi stava facendo bene, tanto bene..come sempre quando si trattava di lui

' Perchè ho i superpoteri!' improvvisò, e io sorrisi intenerita, consapevole che stesse facendo di tutto per risollevarmi il morale, persino sparare stronzate di quelle dimensioni
' Che fai?' domandai, cercando di cambiare argomento 
' Stavo pensando a te' scrisse anche quello di getto 'a un modo per farti tornare quel bellissimo sorriso che ti ritrovi' continuò, e io avvampai. Fortuna che non mi poteva vedere...perchè era così maledettamente dolce? Come riusciva a capire quando era il momento di scherzare e prendermi in giro, e quando invece avevo solo bisogno di essere rassicurata? 
' Ci sei appena riuscito' digitai a mia volta, sorridendo sul serio
' Allora ci credi adesso che i superpoteri?' 'Forse' lo accontentai.
Speravo che riuscisse a usarli pure per se stesso, perchè non mi piaceva la bassa considerazione che avesse della propria vita, anche se mi pareva che avesse smesso di biasimarsi per sostenere me, e il solo pensarlo mi strappò un altro sorriso.

' E tu che fai?' digitò lui a quel punto
'Sono spaparanzata sul divano, ma dovrei iniziare a preparare qualcosa per cena' 
'Io propongo jacket potatoes'.. Anche lui? Davvero le amava anche lui? 

' Sono anche le mie preferite...ma a Ricky non piacciono' scrissi 'piano b?' mandai un altro messaggio
' Vieni qui da me e cuciniamoci le nostre jacket potatoes' 
' Smettila di parlarne o finirai per farmene venire voglia sul serio..e le mie voglie in questo periodo possono essere pericolose'
' Vedo che hai già imparato ad utilizzarle a tuo vantaggio' mi provocò, e io mi ritrovai a sorridere ancora
' Ethan.." digitai, e lui rispose ancora una volta immediatamente 'si?' 
' Grazie, di tutto' scrissi semplicemente..avrei voluto abbracciarlo, gli volevo un bene dell'anima, e per quanto potesse apparire incredibile e assurdo il rapporto che avevamo instaurato, io ne ero felice, e gli volevo troppo troppo bene
!
' Quando vuoi, baby' ecco, era tornato il solito sfacciato filtratore che in fin dei conti adoravo
Però leggere quella parola, 'baby', la stessa che avevo ascoltanto migliaia di volte pronunciare dalla sua voce roca durante le canzoni che un tempo erano state la mia personalissima droga, mi fece un certo effetto. Cioè, mi riportò per qualche istante a diversi anni prima, e non riuscii a impedirmi di sospirare di piacere nel realizzare che quella volta, baby, lo aveva detto soltanto a me, per davvero. 
Comunque tutto durò fin quando non mi arrivò un altro messaggio, che cavolo, mi fece sciogliere ancora di più...
' Scherzi a parte, ricordati sempre che le mie braccia non si stancheranno mai di stringerti, anche se dovesse essere senza motivo'
No..non si rendeva conto della portata di quello che mi aveva appena scritto, e ancora una volta, fu il responsabile dell'aumento indisciplianto dei battiti del mio cuore. No, maledizione! Non dovevo reagire così!
' Non so cosa avrei fatto senza di te oggi..sei stato il mio angelo' ammisi
' Andrà tutto bene, Em' ripetè, utilizzando per la seconda volta quel diminuitivo, che pronunciato dalle sue labbra, immaginai dovesse essere il suono più dolce al mondo.
Già, andrà tutto bene, dissi tra me e me, crogiolandomi ancora nel sentirlo così vicino.
Non avevamo mai avuto una conversazione whatsapp così lunga prima di allora, di solito i messaggi che avevamo preso l'abitudine di inviarci erano sporadici, ma dovevo ammettere che Ethan Harrow, a prescindere dal ruolo che rivestisse nella mia vita, sapeva ancora come farmi sorridere, come farmi dimenticare i problemi e affievolire i dolori, come riemarginare le ferite curandomi con la sua dolcezza, come aveva sempre fatto, anche se mai in modo tanto intimo e diretto.
Capite? Non potevo rifiutarmi di sorridere, se lui mi stava accanto e mi voleva così bene...saperlo così vicino rendeva persino più sopportabile la paura che mi stava logorando dentro.
Con una nuova energia, mi diressi verso i fornelli e cominciai ad armeggiare con stoviglie e alimenti, in attesa del rientro di Ricky. 





BUONSALVEEEEE :))
Stavolta sarò davvero brevissima, devo scappare D:
Grazie di cuore a chi ha recensito la storia e chi avrà intenzione di farlo. Davvero, le vostre parole e i vostri commenti mi spronano in modo incredibile, perciò GRAZIE. E continuate sempre così <3<3
Un grazie speciale anche a tutti coloro che hanno letto la storia o l'hanno inserita in una qualsiasi lista...mi sono accorta anche di voi, non preoccupatevi ;)
Allora allora allora...che succederà adesso?
Vi aspettavate una reazione del genere da parte di Ricky? Certo, non è al settimo cielo, ma..scoprirete tutto più avanti! 
E che mi dite di Emma e Ethan? Lui è svergognatamente dolce con lei, e Emma proprio non riesce a restare indifferente...
Aspetto che mi scriviate tutto quello che pensate nei commenti :DDDDD
Un bacione, e alla prossima settimanaaaaaaaaa <3<3<<3<3<3<3

 
 






















 



 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


EMMA

Ecco..io, io lo sapevo che sarebbe successo. Me lo sentivo, in qualche modo intuivo che sarebbe andata a finire così.
Ricky se ne era andato di casa, e a distanza di quattro giorni, non riuscivo a fare qualcosa di diverso dal piangermi addosso.
All'inizio avevo creduto che ce l'avremmo fatta, insieme, che ne saremmo usciti più forti di prima da questa storia, e magari anche come una dolcissima famiglia..per quella sera e quella notte ci avevo creduto davvero, lui me lo aveva fatto credere, standomi accanto e coccolandomi in tutti i modi del mondo, come non faceva da un po' di tempo.
Mi aveva baciato, accarezzato e sussurrato che non mi avrebbe lasciata sola, e me lo aveva detto con gli occhi lucidi, e poi mi aveva abbracciato forte, e io mi ero sentita di nuovo al sicuro. 
Non riuscivo nemmeno a immaginare che mi avesse preso in giro, ero sicura che in quel momento fosse stato sincero, lo conoscevo bene ormai e mi fidavo di lui..era stato soltanto troppo, troppo impulsivo.
Nel vedermi così abbattuta e disorientata, aveva voluto soltanto consolarmi con la sua dolcezza, senza pensare che prima di farmi promesse così importanti, avrebbe fatto bene a discuterne con se stesso.
La mattina dopo, appena sveglia, lo avevo trovato in cucina, con i nervi a fior di pelle. Un'altra persona rispetto alla sera precedente..aveva bruciato la colazione due volte, si era tagliato un dito mentre affettava il pane, per poco non si era raschiato il viso con la lametta della barba, ed era corso in ospedale, rischiando di andarci in pantofole per quanta fretta dimostrava di avere.
Era uscito di casa venti minuti prima del solito, lasciandomi lì, con il timore che avesse cambiato idea.
Quella mattina ci eravamo a malapena scambiati il buongiorno, e quando ero andata in bagno per prepararmi, avevo notato sul davanzale di marmo accanto alla finestra, la presenza della scatola delle aspirine che di solito prendeva quando il mal di testa gli impediva di portare a termine il lavoro della giornata, o di dormire. Intuii subito che le aveva prese per la seconda delle opzioni.
Tuttavia, mi preparai per recarmi a scuola come al solito, passai da Ethan all'ora di pranzo e mi ricordai di portargli le jacket potatoes, le spazzolammo insieme, e riuscii a rilassarmi insieme a lui e alla sua prozia che quel giorno aveva deciso di farci compagnia. Arrivai a casa quasi di buonumore, soltanto per merito di quei due, e decisi che non appena Ricky sarebbe tornato avremmo deciso insieme un giorno per andare a fare una visiata dal ginecologo..stavo iniziando a prendere in mano la situazione, o perlomeno a cercare di accettarla, ma tornai al punto di partenza, se non cento passi più indietro, non appena notai l'espressione contratta e l'evidente disagio nelle parole e nei movimenti del mio fidanzato.
Così, nel giro di un solo istante, il mio umore passò da 'discretamente normale e accettabile' a 'prossimo al centro della terra'. Era bastato un battito di ciglia, e mi ero sentita di nuovo sprofondare giù.
Nonostante ciò, mi comportai con Ricky come se non ci fosse nulla che mi stesse facendo pensare di essere sul punto di essere piantata in asso, io e la pancia che fotunatamente ancora non si notava.
Riuscimmo a far finta di niente per un po', tutti e due, ma le espressioni sui nostri volti erano lo specchio dei nostri stati d'animo, e a un certo punto, non fummo più capaci di dissimulare.
" C'è qualcosa che mi devi dire?" fui io la prima a intavolare il discorso..non resistevo più, capivo che ci fosse qualcosa di insospeso tra di noi
" E così evidente?" domandò lui, combattuto sul da farsi
" Stamattina hai bruciato la colazione due volte, ti sei tagliato un dito, hai rischiato di tagliarti pure la faccia, sei uscito di casa prima del solito, e per poco non uscivi con le pantofole" gli ricordai, però il mio tono era dolce, e la mia mano immersa nei suoi capelli, quasi a volerlo prendere in giro scherzosamente
" Io ti amo" mi sorprese, attirandomi a sè e premendo le labbra contro le mie come se quella potesse essere l'ultima volta
Mi baciò quasi con violenza,a lungo, fino a quando tutti e due fummo a corto di fiato. "Ti amo anche io" sussurrai sulle sue labbra.
" I battibecchi che abbiamo avuto negli ultimi tempi, ti giuro che per me sono insignificanti..sono soltanto terribilmente geloso del fatto che trascorri del tempo con un ragazzo che non sono io. Ma lo hai visto anche tu che dura cinque minuti, poi mi passa, e torniamo quelli  di sempre. Ci tengo tanto a te.." gli occhi lucidi non erano di certo un buon segno
" Ma?" ero ancora imprigionata nel suo abbraccio, ma volevo che mi dicesse subito quello che aveva da dirmi
" Deve per forza esserci un ma?" mi strinse di più, in modo quasi disperato
" Ricky..ti prego..dimmelo e basta" sussurrai, trattenendo a stento le lacrime..sapevo già tutto, lo leggevo nei suoi occhi
" Non ho smesso di pensarci nemmeno un istante da quando me lo hai detto, mi sono arrovellato il cervello convincendomi di potercela fare e facendolo credere anche a te, ma non è bastato...io, a venticinque anni non sono pronto per diventare papà, è una cosa troppo grande per me, non me la sento, non ce la faccio. Mi dispiace, ma  il solo pensare a un evitabile cambiamento radicale della mia vita, mi fa sentire in trappola...non..non respiro immaginando quello che ne sarà di noi da qui a qualche mese"
Forse una coltellata nel petto, mi avrebbe fatto meno male di quelle parole...nemmeno io volevo un bambino, ma addirittura definirlo come il cataclisma delle nostre vite, no, non mi sembrava in giusto, perchè in fondo non ci si era mica infilato da solo nel mio utero. Era stata colpa nostra, e nel bene o nel male, avremmmo dovuto accettarne le conseguenze. Lui però non sembrava più dello stesso avviso.
Feci per allontanarmi, incazzata con me stessa e con il mio fidanzato, ma Ricky me lo impedì e mi trattenne, schiacciata contro di se.

" Non ti sto lasciando, non ti sto abbandonando, non voglio perderti... e se quello che ti ho detto poco fa te lo ha fatto pensare, ti chiedo scusa." 
" E' una stata una cannonata in piena regola!" fece scontrare le nostre fronti e mi prese le mani con gli occhi velati di lacrime
" Ti sto chiedendo soltanto di lasciarmi il tempo per pensarci, per abituarmi all'idea, per riuscire ad accettare ciò che non riesco a fare ora" spiegò 
" Ti prego. Lasciami metabolizzare il tutto, ne ho fottutamente bisogno" sussurrò, e io non riuscii a urlargli contro
" Te ne andrai di casa per un po'?" domandai con voce spezzata, lo sguardo basso, incapace di reggere il suo
" Starò da un mio collega..sono qualche giorno, e se mi cercherai..ci sarò" 
" Promettimelo" sussurrai, in preda alla paura di non vederlo mai più  "ti amo" ripetè invece, baciandomi la fronte.

Fino a quando Ricky non uscì di casa, riuscii a fare la forte, a resistere, ma non appena mi resi conto che se ne era andato davvero guardandolo dalla finestra, scoppiai, colpita dall'amara consapevolezza che pur trovandoci, come si suol dire, tutti e due nella stessa barca, lui poteva scappare da me, da noi...ma io? Io non potevo farlo, nemmeno se avessi scelto di abortire.

Forse, con una decisione del genere, avrei riavuto indietro il mio fidanzato e la vita che avevo condotto fino a due giorni prima, ma avrei vissuto per sempre  sentendomi colpevole..e a quel punto ero io a rifiutarmi di condannarmi a un'esistenza macchiata di un simile peccato.
Non che fossi particolarmente religiosa o praticante, però no, non avrei spezzato una vita sul nascere..per me equivaleva a un'omicidio, nonostante quella stessa vita non potesse ancora essere definita tale.
Ricky se ne era andato. La realtà mi colpì una doccia gelata..mi aveva chiesto del tempo per riflettere, e senza dire nemmeno una parola, senza nemmeno provare ad oppormi, glielo avevo concesso. Lo capivo, capivo benissimo come dovesse sentirsi, un po' come mi sentivo anche io, e se avessi potuto, anche io sarei scappata a gambe levate da me stessa..ma naturalmente non potevo.
Strano: avevo sempre pensato che quando due fidanzati si prendono una cosiddetta pausa di riflessione, non si salutano dicendosi di amarsi, e invece era esattamente ciò che era accaduto a noi.
Stavamo insieme da più di due anni, facevamo ormai parte l'uno della vita dell'altra, ed era assolutamente normale che a volte discutessimo, anche per cazzate..ciò che contava era che riuscivamo comunque a fare pace in fretta, e stare bene insieme. E mi rendevo conto del fatto che a lui non andasse esattamente a genio il rapporto che avevo instaurato con Ethan, ma mai come quando se ne era andato di casa per non tornare qualche ora dopo, mi accorsi che quello con Harrow e quello con Ricky, erano due legami completamente diversi. Entrambi belli, forti, ma diversi.
Era in Ricky che avevo riposto tutte le speranze del mio futuro, nonostante in passato, avessi fatto lo stesso con Ethan..ma ero una ragazzina innamorata pazza del cantante della sua band preferita, e si, lo sognavo tutte le notti, e desideravo averlo accanto più di qualsiasi altro al mondo, ma era stato proprio Ricky ad aiutarmi a togliermelo dalla testa, anche se inconsapevolemente, anche se forse non definitivamente.
Nei vecchi tempi avevo pianto con Ethan e per Ethan tante di quelle volte che ne avevo perso da tempo il conto, che si trattasse di lacrime di gioia o disperazione, avevo fatto in modo di sincronizzare i miei sorrisi con i suoi e avevo guardato il cielo, domandandomi dove fosse e perchè diavolo non si decidesse a venirmi a prendere e portarmi con se per sempre, lo avevo fatto tante di quelle volte...
Però, a distanza di sei anni, piangevo di nuovo, e non per lui. Ed ero quasi sul punto di chiedere alle stelle di non farmi perdere Ricky, e non solo perchè era il padre del bambino che portavo in grembo.
Così, quattro giorni dopo l'uscita di scena, mi auguravo con tutto il cuore temporanea, del mio ragazzo, ancora arrancavo per reggermi in piedi, pur sapendo che la vita andasse avanti, anche se vivevo ormai da sola nel mio appartamento al terzo piano, ero incinta, e non sentivo il padre del bambino da quattro giorni. Nemmeno un sms. Un messaggio whatsapp..nulla.
Se non avessi avuto Ethan, sarei stata sola per davvero. Non avevo nessuno a Londra, e men che mai mi sognavo di tornare a casa con una bomba del genere, e poi, non potevo permettermi di abbandonare il mio ruolo di 'Language Assistant', che sicuramente mi avrebbe aiutato a realizzare il sogno di stabilirmi nella capitale britannica...perchè Londra ai miei occhi restava comunque il posto più bello al mondo, nonostante mi rendessi conto che se mi trovavo in un casino del genere, era anche perchè avevo vissuto lì per qualche mese insieme a Ricky, e non a casa mia, in Italia, con mamma e papà.
Certo, sarebbe potuto succedere lo stesso anche se non ci fossimo trasferiti a Londra, ma convivendo con il mio fidanzato, avevo involontariamente alzato le probabilità di infilarmi in questo genere di casino.Inevitabilmente. E me ne rendevo conto soltanto adesso, a danno già concluso.
Comunque, Ethan era l'unico in grado di restituirmi il sorriso con le sue provocazioni e la sua dolcezza, e le sue braccia avvolte attorno al mio corpo, erano le sole capaci di proteggermi dal resto del mondo. Da quando Ricky se ne era andato, e glielo avevo detto, ogni scusa gli sembrava buona per coccolarmi e stringermi a sè, e io affondavo la testa nel suo petto godendomi quelle emozioni che avevo agognato per anni, e concedendomi il lusso di non pensare, non capire, non analizzare, non interpretare, non riflettere..semplicemente vivere, nutrirmi di quegli abbracci come se io fossi un'ape affamata e loro candido miele.


ETHAN

La sua espressione sbigottita, mi fece venir voglia di ridere.
" Ma che hai combinato?" si precipitò verso di me, incredula e preoccupata di trovarmi in quelle condizioni
" Sei caduto?" domandò, sedendosi di fronte a me, per la prima volta dopo quattro giorni totalmente incurante dei suoi problemi, come io ultimamente lo ero stato dei miei
" No guarda..mi venuta un'improvvisa voglia di abbbracciare il pavimento!" la buttai sul ridere
" Questa è stata pessima, Harrow" mi riprese subito lei, e io sorrisi perchè sapevo che lo avrebbe detto. E sorrise anche lei.
" Ho avuto in incidente ieri sera..stavo tornando a casa pensando ai cavoli miei, e ho attraversato con il rosso. Una macchina mi ha preso in pieno"
In realtà, i cavoli erano suoi, ma reputai che non fosse il caso di farglielo sapere. Stavo pensando a lei, e quell'imbecille del suo fidanzato che l'aveva lasciata in sospeso, in bilico, e non si era nemmeno degnato di telefonarle per chiuederle come stava.  
" Sei un disastro!" sorrise, sul suo viso la stessa espressione che sarebbe comparsa se mi avesse detto 'sei adorabile'
Così dicendo, si avvicinò di più, mi scompigliò i ricci con una mano, e fece per tornare al suo posto, ma io glielo impedii e la feci sedere sulle mie gambe.
" Ma..non ti faccio male?" si preoccupò immediatamente, gli occhi fissi nei miei
" Tanto non me le sento nemmeno più" annunciai con un sorriso triste, e lei mi carezzò il viso con un sorriso simile al mio.
Avvertii la sua dolce carezza sulla guancia sinistra e non riuscii a trattenermi dal spingere il viso contro la sua mano, per sentirla ancora più vicina.
Emma mi faceva quell'effetto, me lo aveva fatto sin dall'inizio: volevo sentila vicina, abbracciarla, coccolarla, tenerla tra le braccia e ubriacarmi di lei senza nemmeno sapere perchè.
" Quanto dovrai tenerlo il gesso?" spezzò il silenzio, indicando la parte inferiore delle mie gambe, completamente inerti, e quella sedia a rotelle che reggeva entrambi
" Un paio di mesi..poi dovrò fare la riabilitazione" spiegai, scostandole con dolcezza una ciocca di capelli dal viso 
" Sei sicuro che tenermi in braccio non peggiorerà la situazione?" domandò dubbiosa
" No, non succederà niente. Io ho bisogno di te"
Accidenti alla mia linguaccia! Ma non potevo riuscire a stare zitto una volta tanto? 

Però era vero: avevo bisogno di lei, e lo avevo capito la prima volta che l'avevo vista, dalla sua reazione e dalla mia, dai nostri scherzosi battibecchi, dal nostro primo abbraccio, e da tutto quello che ci aveva portato a finire l'una addosso all'altro, su una sedia a rotelle, incuranti di tutto il resto.
" E io di te" sussurrò appena, appoggiando la testa sulla mia spalla e respirandomi sul collo.
Non ti voltare Ethan! Non ti voltare verso di lei! Non permetterle di guardarti negli occhi, o farai qualche cazzata! Mi ripetevo tra me e me, mentre Emma non si staccava di un millimetro.
Mi lasciai andare a una risata amara, e lei mi chiese sottovoce il motivo per il quale avessi preso a ridere, così, di punto in bianco.
" Ma guardaci: io con due gambe fuori uso, e un fallimento che mi ostino a chiamare vita, seduto su una sedia a rotelle con te in braccio, spaventata dall'idea di diventare madre, e con un ragazzo che ti ha lasciato a camminare sul filo di un rasoio" 
" Il sogno di tutti" mi fece eco lei, disperata ma allo stesso tempo felice
" Stasera ci starebbe tutta una tonnellata di bir-" "No, non servirebbe e lo sai anche tu...bere non cambierà la situazione" e io sapevo che avesse ragione
" E allora resta qui vicino a me, restiamo vicini, che forse questo potrebbe aiutarci davvero" sussurrai, stupito e innamorato delle mie stesse parole.
Emma allacciò la braccia intorno al mio collo, e si accoccolò di più contro di me..tanto che ci importava? Non avevamo nessuno dalla nostra parte, nè io e nè lei, e lo starcene lì abbracciati, su quella maledetta sedia a rotelle, rendeva tutto un po' più sopportabile.
" Ti sei spaventato?" domandò in un sussurro, riferendosi al momento dell'incidente
" Da morire" ammisi, e lei si strinse ancora di più, mentre anche io la stringevo di più.
Ero arrivato al punto da non capire se avesse più bisogno lei di me, o io di lei, e chissà per quale assurdo motivo, quella confusione di confini, in fondo mi piaceva, e tanto.





BUONSALVEEEEEEE :)))
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento :DD
Mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate, perchè adoro scambiare opinioni con voi sulla storia e su qualunque altra cosa vogliate ♥
Grazie a chi ha recensito fino ad adesso e a chi vorrà farlo in futuro. Vi sono debitrice, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla prossimaaaaaaaaa :DDD

   


 
 


   

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


EMMA

" A domani bambini" alla fine delle lezioni salutai tutti con un sorriso, e come facevo ogni giorno, mi fermai a scambiare due chiacchiere con Brown.
Nessuno, a parte Ricky e Ethan, era a conoscenza del mio segreto, e volevo che le cose restassero così il più a lungo possibile. Lo avrei taciuto fino a quando non fosse stato evidente..non sapevo come l'avrebbero presa a scuola, e non avevo la minima intenzione di compromettere la mia possibilità di lavorare in quell'ambiente fino all'ultimo giorno previsto dal contratto. 
Facendo i conti, sarei diventata mamma nel mese di luglio, e per allora, i cancelli della scuola sarebbero stati chiusi da un mesetto circa.
O mio Dio..ancora non avevo realizzato cosa effettivamente significasse essere incinta, e pur avendo provato ad accettarlo, o quasi, ne ero ancora spaventata a morte, sopratutto perchè quello che stavo vivendo era il quinto giorno che trascorreva senza che la mia vita e quella di Ricky si incrociassero anche solo per un misero istante.
Non sapevo più che pensare..ma non lo avrei chiamato io, non volevo disturbarlo, non ero io quella a dovergli dare una risposta, e in fondo al cuore, sapevo bene che se lui non si era fatto vivo, era perchè una risposta non ce l'aveva ancora. Sarebbe stato del tutto inutile telefonargli, anche se forse, sentire la sua voce dall'altro capo del telefono mi avrebbe tranquillizzato un po'.

Da quando stavamo insieme non erano mai trascorse così tante ore senza un saluto, un sorriso, uno sguardo, un segno della sua presenza nella mia vita. Mi mancava. 
Nel nostro appartamento c'erano tracce di lui praticamente ovunque, persino nel cesto della biancheria sporca, o nell'immondizia, e quella era una delle diverse ragioni per le quali rincasavo sempre il più tardi possibile; anzi, ero pronta a scommettere sul fatto che trascorressi più tempo in biblioteca con Ethan che nel mio appartamento. Ci facevamo compagnia a vicenda, ridendo, scherzando, abbracciandoci, prendendoci in giro, battibeccando, o piangendoci addosso a seconda delle giornate e dell'umore, però restavamo insieme, sempre e comunque. Perchè persino disperarsi, con lui aveva tutto un altro sapore.
Erano le due del pomeriggio, ed ero quasi arrivata all'Old London, quando sentii il cellulare squillarmi in tasca, e lo afferrai, trattenendo per un istante il respiro quando vidi il suo nome sul display. Ricky.
" Pronto" mi maledissi per quella vocina tremante che mi era uscita
" Ciao" salutò lui, quasi..imbarazzato
" Ciao" ricambiai "come..va?" provai  a rilassarmi
" Così così. In questi giorni sono stato molto impegnato in ospedale, e ho dormito veramente poco" mi spiegò
" Tu come stai Emma?" domandò a quel punto 
" Me la cavo" dissi solamente "sto per andare a pranzo..tu che fai?" gli chiesi subito dopo
" Anche io, ed è per questo che ti ho chiamata..che ne dici di mangiare un boccone insieme?" propose, più agitato di prima.
Mi prese alla sprovvista, ed esitai un istante di troppo prima di rispondergli. "Se hai impegni, possiamo fare anche stasera" disse subito lui
" No no..sono appena uscita da scuola, e sono libera" lo rassicurai
" Ok, allora ci vediamo tra una ventina di minuti al 'Chicken Beer'?" domandò "si, ci vediamo lì" confermai, prima di riagganciare il telefono.
Prima di incamminarmi verso il bistroit prescelto, decisi di passare comunque a salutare Ethan, tanto ormai ci ero quasi arrivata. 
Lo trovai ad aspettarmi sulla sedia a rotelle, e nonostante sapessi bene che si trattasse di una condizione temporanea, ebbi un tuffo al cuore nel vederlo così. Lo salutai con un bacio sulla guancia, e senza preoccuparmi di sembrare una che se la stava facendo addosso solo perchè il suo ragazzo che le aveva chiesto una sorta di pausa di riflessione le aveva proposto di incontrarsi, gli raccontai velocemente della telefonata con Ricky, e poi scappai via, non prima di aver ricevuto il suo dolce inbocca al lupo camuffato da un bacio sulla fronte.
Quando giunsi al 'Chicken Beer', Ricky era già lì ad aspettarmi. Lo sorpresi alle spalle, e non appena lui mi vide, mi prese il viso tra le mani e mi baciò su tutte e due le guance d'impulso, e io lo lasciai fare, prima di strofinarmi le mani per il freddo.
No, non era una scusa per guadagnare tempo..ormai era arrivato Novembre, e io non ero abitutata a temperature così rigide. Era l'unica ragione per la quale rimpiangessi un po' l'Italia..ma proprio l'unica!
Entrammo e prendemmo posto a uno dei tavoli, ordinammo tutti e due velocemente, senza prestare attenzione a cosa ci sarebbe arrivato nei piatti di lì a poco. Eravamo tesi, anche se entrambi preferivamo non darlo troppo a vedere. E la trovavo una situazione un tantino anomala, dato che ufficialmente non ci eravamo mai lasciati.
" Come è andata oggi in ospedale?" gli feci la stessa domanda che gli ponevo sempre quando rientrava a casa, giusto per rompere il ghiaccio e continuare a illuderci che non fosse cambiato nulla.
A quel punto Ricky si rilassò visibilmente e prese a raccontarmi della sua giornata
...ma mi disse tutto ciò che non mi aspettavo: non potevo immaginare che facendogli una domanda neutra come quella, sarei riuscita a fargli dire ciò che evidentemente temeva di farmi sapere.
" ..quindi stamattina, io e Cole abbiamo avuto un colloquio con questo professore, e ci ha confermato che saremmo stati i benvenuti nella sua clinica.
Capisci, è un'occasione più unica che rara, un'opportunità pazzesca..è meraviglioso Emma. Non avrei mai immaginato di poter arrivare ad ottenere tanto e così in fretta: vitto e alloggio, e in più un dignitoso stipendio! Io..ancora non ci credo!" come sempre, quando si trattava della sua passione di diventare medico, perdeva il contatti con la realtà, e si esaltava, si gasava, gli brillavano gli occhi.
" Non c'è da stupirsi che ti abbiano fatto una simile offerta...sei innamorato del tuo lavoro, e sono sicura che sarai un ottimo medico" era vero, ci credevo sul serio. 
Mi guardò per un istante negli occhi, prima di continuare.
" Io non ho ancora accettato, perchè oltre ad essere innamorato del mio lavoro, lo sono di te, e non potevo prendere una decisione senza nemmeno parlartene, nonostante gli ultimi..eventi ci abbiano un po' allontanato"
" Mi stai chiedendo di darti il permesso di partire? In germania?" mi accertai, felice per lui, ma anche..sconvolta da cosa sarebbe successo tra di noi se fosse sul serio salito sull'aereo. Ricky si limitò ad annuire, poi cercò una mia mano, e la strinse tra le sue.
" Sei mesi?" domandai, e lui annuì di nuovo. "Ma quando..quando dovresti partire?" il ragazzo di fronte a me a quel punto si lasciò andare a un pesante sospiro.
" Devo dare una risposta, affermativa o negativa che sia, il prima possibile. Ho soltanto pochi giorni a disposizione per decidere..ho il volo martedì prossimo, e partirà, con o senza di me" il tono serio, controllato
" Se tu non mi dici che è tutto ok..io non parto" a quelle parole sussultai..chi ero io per impedirgli di realizzare il suo sogno? Nessuno. Non potevo fermarlo, sarebbe stato troppo egoista da parte mia, anche se per una volta, avrei potuto pensare un po' di più a me stessa. Ma no, non era giusto..non potevo tappargli le ali, e costringerlo a restare lì con me. Da quello che mi aveva detto lui, sei mesi dopo sarebbe tornato, io per allora avrei avuto un pancione enorme, ma se a quel punto Ricky mi sarebbe stato accanto e non mi avrebbe lasciato mai più, avrei sopportato quell'assenza così lunga.
" Scherzi? E' ovvio che devi" 'restare qui!' urlai dentro me, senza permettere a quelle parole di raggiungere le corde vocali, senza emettere alcun suono "..é ovvio che devi partire! Se è quello che vuoi, se è quello che desideri..allora vai, è la tua occasione, e se non la cogli al volo la perderai per sempre" esclamai, le lacrime non raggiungevano gli occhi, così come quelle parole non avevano raggiunto le labbra
" Ma non voglio essere io la responsabile di questa decisione, è una cosa soltanto tua..va dove ti porta il cuore, no?" trattenni ancora le lacrime, citando Susanna Tamaro. Avevo amato quel libro, e Ricky lo sapeva.
Lui a quel punto si sporse, e senza darmi il tempo di realizzare quello che stesse succedendo, mi baciò. Premette le labbra contro le mie, ma io proprio non riuscii a schiuderle, perchè sapevo che con quel bacio mi stava chiedendo scusa per la decisione che aveva già preso, e nonostante mi fossi mostrata aperta a ogni prospettiva, nonostante mi fossi comportata con lui come ci si aspettava che mi comportassi, non riuscivo ad esserne felice, e non riuscii nemmeno a godermi quel bacio.
" Mi dispiace..non avevo previsto nulla di tutto questo" sussurrò, quando ognuno tornò al proprio posto
" Dimmi soltanto una cosa: ci hai pensato? Hai pensato a..noi? Quando tornerai dalla Germania, sarai pronto a starci accanto?"
Mi guardò accigliato; quasi come se avesse avuto bisogno che io gli ricordassi di essere incinta, come se non si fosse minimamente posto un problema del genere.
Lui mi voleva, ne avevo avuto la conferma. Ma perchè si ostinava a comportarsi come se nostro figlio/a non lo riguardasse?!
Ma per me ormai dipendeva tutto da quello...che differenza avrebbe fatto se fosse partito o rimasto, se non aveva ancora accettato il fatto che fossi incinta?
Da come si era comportato, avevo inutito che mi avesse resa partecipe della sua scelta perchè mi amava, e perchè non aveva intenzione di perdermi..ma ormai io e il pancione eravamo un pacchetto unico. Se sceglieva me, avrebbe scelto anche la creatura che mi portavo in grembo, volevo fosse chiaro.
" Non..non lo so. Non posso risponderti" fu poco più di un sussurro, ma io lo avvertii forte e chiaro, e invece di crollare e piangere di fronte a lui, quella volta riuscii a reagire, perchè le lacrime le avevo versate tutte, ed ero stanca di stare male.
" Allora buon viaggio, Ricky!" con una determinazione e una furia che non pensavo di possedere, afferrai la borsa e la giacca, e senza permettermi di ripensarci, uscii dal bistroit alla velocità della luce. Senza aver mangiato, e senza averlo salutato, neppure guardato in faccia.
Che senso aveva avuto tutta quella conversazione, se poi lui aveva ancora dubbi riguardo al nostro futuro insieme? Non..non aveva alcun senso, maledizione!
Capivo che tenesse a me sul serio, ma sapevo anche che Ricky volesse me, solo me. E purtroppo questo non poteva più andarmi bene.
" Emma? Emma! Perfavore, fermati..parliamone, lasciami spiegare...ti prego" ma le sue suppliche caddero nel vuoto, e io proseguii senza voltarmi indietro, consapevole del fatto che la nostra storia fosse davvero giunta al capolinea.
Che pensava? Che io desiderassi quel bambino? Diamine, no! Però non avevo scelta, e mi restava solo accettare la realtà.
 

ETHAN

" Mi accompagni in un posto?" 
Me la ritrovai di fronte meno di un'ora dopo averla salutata. Entrò in biblioteca con gli occhi lucidi e movimenti decisi, oserei dire quasi furenti.
" Hai incontrato Ricky?" mi ritrovai a domandarle, spiazzato da quella grinta che stava dimostrando di avere, in perfetta contrapposizione agli occhi prossimi a bagnarsi di lacrime. Dio solo sa di cosa era capace quella ragazza! Era..non avevo nemmeno parole per descriverla, lei era di più, di più di qualunque aggettivo, determinazione, parola..era di più di tutto.
" Sì, e ci siamo lasciati" spiegò apparentemente impassibile, ma io sapevo che dentro di lei stava combattendo una guerra per decidere se darla vinta al cuore già ammaccato, che rischiava di frantumarsi, o alla testa, che le suggeriva che in fondo non sarebbe potuta andare diversamente da come era andata.
" Cosa? E' stato lui?" pensavo che alla fine quella zucca vuota del suo fidanzato si fosse deciso a prendersi le proprie responsabilità, ma evidentemente zucca vuota lo era sul serio quel tipo, se non si rendeva conto di quanto stesse perdendo. Non l'avrebbe più trovata una come Emma, e di quello ne ero sicuro.
Peggio per lui, non capiva veramente niente..se ci fossi stato io al suo posto, Dio, io..dopo lo shock iniziale che ci sarebbe stato tutto, sarei stato felice, le sarei stato accanto, appiccicato addosso, e non mi sarei perso nemmeno un istante sia di quei nove mesi, che di quelli dopo, e dopo ancora.
Piuttosto che lasciarla crescere da sola, sarei cresciuto insieme a lei..e chi lo sa, magari avremmo fatto un casino, ma perlomeno ci avrei provato, e forse saremmo pure riusciti a trovare il nostro equilibrio, il nostro modo di far funzionare le cose, come in tutte le famiglie.
Assurdo, ma tra tutto quello che sarebbe potuto capitarmi dopo la rottura della band, trovare una ragazza, innamorarmene perdutamente, e creare una famiglia con lei, sarebbe stata la migliore. 
Amare qualcuno alla follia ed essere ricambiato in equal misura, probabilmente mi avrebbe aiutato ad essere felice, appagato, soddisfatto della mia vita. Ma era inutile perdere tempo per pensarci, dato che io con loro tre non centravo nulla.
" No..alla fine sono stata io, mi è sembrata l'unica cosa da fare considerato come si erano messe le cose, ma...ti racconto tutto per strada. Dobbiamo andare adesso" quella risposta mi lasciò ancora più perplesso, soprattutto perchè non sapevo dove fossimo diretti
" Andare dove?" domandai a quel punto "dal ginecologo, a fare una visita" lo disse come se mi avesse appena proposto un'uscita al cinema
" E vuoi che io ti accompagni"
" Sei sordo? Si, voglio andarci con te" trovai dolce il modo in cui lo disse

" Ma-" provai a ribattere "niente ma, so già quello che mi stai per dire, ma questa è un'emergenza..e io ho paura di affrontarla da sola"
Il suo tono di voce continuava a essere fermo e determinato, e io sapevo che quella fosse soltanto una reazione del tutto inaspettata a quello che doveva essere successo in quel bistroit, però stava prendendo in mano la situazione, e mi piaceva, mi intrigava da matti.
Senza nemmeno rendermene conto, me la ritrovai vicina, inginocchiata a terra di fronte a me, decisa ad essere forte per entrambi, almeno per quel giorno.
" L'ho capito che non vuoi incontrare la gente, che non vuoi sentirti i loro sguardi addosso, che non vuoi essere di nuovo oggetto dei loro pettegolezzi, ma davvero credi che startene rinchiuso qui sia meglio di vivere là fuori? Da quanto tempo non fai una passeggiata al parco, non ti fermi a prendere un gelato, non ti godi un tramonto sul Tamigi, non vai al cinema, non entri in un negozio, in una pasticceria, non ti godi l'aria festosa e caotica di un mercatino, non vai a pattinare, e non fai tutto quello che ti piaceva fare? 
Sul serio credi che poter fare tutte queste cose e molto di più, poter tornare ad avere una vita come quella dei tuoi coetanei, non valga la pena di riappacificarsi con il mondo?"
" E soprattutto" continuò, sorridendo prima di proseguire "davvero vuoi lasciarmi andare dal ginecologo tutta sola? Potrebbe dirmi cose brutte, che non voglio sentire, e poi mi metterà quel coso freddo sulla pancia, e-" sembrava una bambina, con tanto di labbruccio, e non riuscii a fare a meno di intenerimi.
" Tu mi farai impazzire" sussurrai, scompigliandole i capelli con una mano in un tenero gesto. Aveva ragione, su tutto.
" Se io devo trovare la forza di andare avanti e sorridere nonostante mi ritrovi in attesa di un bambino che non avrà accanto il suo papà, tu devi trovare la forza di affrontare di nuovo il mondo che ti circonda. E ti avviso che da oggi in poi, noi due faremo tutto quello che ti ho detto, e staremo bene."
Stava reagendo..stava reagendo alla grande, dopo tutte quelle lacrime versate, e stava costringendo anche me a fare lo stesso. Il punto era che mi aveva fatto venir voglia delle passeggiate al parco, del tramonto, del cinema, dei mercatini, di tutto. E non mi importava un fico secco del fatto che fossi su una sedia a rotelle, se ci fosse stata lei a spingermi dietro.
" Tu mi farai impazzire sul serio" sussurrai di nuovo, sempre più convinto, alzando il viso e godendomi quel suo sorriso, che finalmente stava avendo la meglio sulle lacrime.




BUONSALVEEEEE :))

Non credo che questo capitolo abbia bisogno di ulteriori spiegazioni, ma per sicurezza ..Ricky è sicuro di amare Emma, ma proprio non riesce a dire lo stesso del bambino che lei aspetta, e finisce per fare la sua gran bella figura ( di m****) quando non riesce a dare risposta alla nostra protagonista. Lei a quel punto reagisce, forse in modo un po' impulsivo, ma sfiderei chiunque a dire al proprio ragazzo, che tra l'altro non sente da giorni per un motivo preciso, 'va bene, parti, lasciami qui con questo pancione, lasciami in sospeso, lasciami a impazzire per sei mesi senza sapere come andrà a finire..va benissimo così, non preoccuparti!"
Emma ha quindi deciso di prevenire piuttosto che curare, e concentrarsi soltanto sul presente, e possibilmente sul futuro.
Per quanto riguarda l'ultima parte, davvero credo che non abbia bisogno di chiarimenti, o sbaglio?  Fatto fuori Ricky, Ethan è rimasto l'unico a proteggerla, e da proteggere.
Per qualunque domanda o perplessità, comunque sono qua, sempre a vostra disposizione :DDD
Grazie di cuore per le recensioni che mi avete scritto, le ho apprezzae tantissimo <3<3<<3 E spero di riceverne tante anche per questo capitolo ;)))
Un bacione, e a prestoooooooooooo <3<3<3<3




























 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


ETHAN

A discapito di tutta la sfrontatezza e la grinta che aveva mostrato fino a quel momento, non appena facemmo il nostro ingresso nello studio del dottore, Emma si guardò intorno spaesata e disorientata, e probabilmente senza nemmeno accorgersene del tutto, cercò la mia mano.
Anche io mi sentivo più o meno come lei, anche se per motivi nettamente diversi. Non ricordavo più, quando avevo iniziato ad alzarmi la mattina prima dell'alba, per riuscire ad aprire l'Old London prima ancora che sorgesse il sole a Londra, a parte quelle volte in cui a casa non ci tornavo affatto; e non ricordavo più nemmeno da quanto tempo aspettassi che la città fosse avvolta dalle tenebre della notte, per uscire da quello che a tutti gli effetti consideravo il mio nascondiglio. Una volta sola avevo infranto la regola, ed era accaduto quando insieme a zia Meg ero andato dall'antiquario per acquistare quei tavoli che ora riempivano e rendevano più accogliente la biblioteca.
Comunque, era stato piacevole uscire e godermi la mia città..non lo facevo da troppo tempo, e poi Emma, mentre spingeva la sedia a rotelle, non aveva smesso di parlare nemmeno per un istante, e io avevo capito che lo aveva fatto non solo per impedirsi di rimuginare e non pensare al fatto che stessimo andando da un ginecologo, ma anche per distrarmi al punto tale da indurmi a ignorare chiunque che non fosse lei, e l'aria che stavamo respirando.
Una volta arrivati, ci accomodammo nella sala d'attesa, insieme ad altre quattro o cinque signore, accompagnate dai mariti, dal pancione, e da un dolce sorriso sulle labbra. 
Si vedeva lontano un miglio che erano felici di diventare madri, gli brillavano gli occhi; e poi compivano ogni movimento con una delicatezza unica, come se temessero di far male alla creatura che si portavano dentro, e posavano di continuo le mani sull'addome accarezzandolo lievamente, quasi a tranquillare il bambino prima della visita dal dottore.
Quelle scene ebbero su Emma un certo impatto, lo capii subito,e non ci pensai due volte prima di stringerle di più la mano, e spostarle una ciocca di capelli dal viso per poterla guardare negli occhi.
Okay, a quel punto ebbi la certezza che fosse sul serio terrorizzata: mi guardava con quegli occhioni come un cucciolo smarrito, e senza parlare, mi disse che lì dentro si sentiva un'intrusa e non voleva starci. Me lo disse il suo guardo fisso nel mio, e desiderai tanto poterla abbracciare, ma mi trattenni, perchè sapevo che stavamo già alimentando pettegolezzi tra quelle quasi-mamme.
Restammo occhi negli occhi per un po', senza spiccicare parola, parlandoci in quel modo tutto nostro, e a poco a poco, notai un sorriso farsi spazio tra le sue labbra; attimo dopo attimo quella piega sulla sua bocca si fece sempre più definita e convincente, e io a quel punto non riuscii a fare a meno di chiederle che cosa le fosse successo, così repentinamente.
" Tu non hai la minima idea di cosa sanno farmi i tuoi occhi" sussurrò sospirando, sconfitta, e stando attenta a non farsi sentire da nessuno. Bastarono quelle dieci parole messe in fila a incendiarmi il cuore. 
Non ebbi il tempo di replicare perchè arrivò il nostro turno, ma pure quando fummo in compagnia della dottoressa (si, il ginecologo era una donna sulla quarantina) non riuscii a prestare ascolto alle parole di quest'ultima, continuando a crogiolarmi nel dolce suono di quelle pronunciate da Emma.
Soltanto quando la dottoressa la fece accomodare su un lettino collegato a dei macchinari, mi scossi e ripresi contatto con la realtà. La donna, probabilmente per la privacy, domandò alla mia amica se preferiva che restassi ad assistere all'ecografia, o se voleva che l'aspettassi fuori, ma Emma non le diede nemmeno il tempo di finire la frase che mi tirò verso di sè, sedia a rotelle compresa.
Mi strinse di nuovo forte la mano, e tornò a guardarmi, come se davvero i miei occhi fissi nei suoi potessero far qualcosa per tranquillizzarla.
La dottoressa ci squadrò entrambi per un istante, si concesse un sorrisetto sotto i baffi, e poi disse a Emma di stendersi e rilassarsi; la ragazza obbedì, almeno a metà, dato che rilassarsi in quel momento doveva sembrarle un'impresa titanica. Una volta che si fu stesa e io mi posizionai accanto a lei, la donna le alzò il maglione e la canotteriera  fino a sotto il seno, e le abbassò i jenas e gli slip di quel tanto necessario a lavorare senza intoppi.
I miei occhi caddero subito sull'addome, che presentava una leggera protuberanza in avanti, appena accennata, che però non aveva ancora nulla a che vedere con la gravidanza; mentre i suoi si incollarono al soffitto. Avevo la netta sensazione che desiderasse scomparire in quel momento, perciò mi feci più vicino e presi a carezzarle lentamente il viso e i capelli, senza smettere di stringere la sua mano.
Non mi ero mai trovato in una situazione simile prima di allora, e non sapevo esattamente cosa fosse meglio fare per rendermi utile, così agii d'impulso fino alla fine della visita.
" Non si vede ancora" le sussurrai all'orecchio, riferendomi al pancione, e sporgendomi subito dopo per darle un bacio su una tempia
" Sicuro?" mi domandò, tenendo ancora gli occhi rivolti verso l'alto
" Si..c'è solo la tua adorabile pancetta" le sorrisi, poggiando il palmo sulla sua guancia in una tenera carezza
" Adorabile?" il suo viso si contrasse in un'espressione titubante e buffissima
" Si, è adorabile! Te lo posso assicurare" sussurrai ancora, desideroso che lei mi credesse.
Emma posò finalmente gli occhi sul proprio addome, giusto in tempo per accorgersi di una specie di sonda medica che era sul punto di sfiorarle la pancia.
" Bugiar-" lasciò la frase a metà, per concedersi un gridolino che emise nel momento esatto in cui l'aggeggino ferro-metallico entrò in diretto contatto con la sua pelle. 
"Dicevi?" la provocai scherzosamente "è fredda" si lamentò subito dopo, parlando sempre della sondina. Io le sorrisi, e lei si rilassò ancora un po'.
La dottoressa intuì facilmente i nostri stati d'animo, e dopo aver dato alcune indicazioni e chiesto delle domande di routine, ci disse che potevamo chiacchierare a nostro piacimento, come in effetti stavamo già facendo, se questo ci avesse aiutato a lenire l'ansia per la visita.
" E' il prezzo da pagare perchè mi hai detto che sono un bugiardo" esclamai convinto
" Ah quindi, è colpa tua se questa cosa che mi cammina sulla pancia è più fredda di un ghiacciolo?" mi rispose a tono, e ne fui felice, perchè significava che aveva ritrovato la voglia di scherzare
" Indirettamente" ammisi "ma stai zittto, scemo!" mi zittì lei, immergendo una mano tra i miei ricci e tirandomeli indietro, liberandomi la fronte come se quella fosse la cosa più naturale del mondo, e sorridendomi mentre giocava con i miei capelli.
A quel punto risi di cuore, e lei mi seguì a ruota per qualche istante, prima che la dottoressa richiamasse entrambi.
Quella situazione era..surreale: c'era Emma, fino a due minuti prima terrorizzata, che adesso scherzava e rideva distesa su quel lettino mentre la dottoressa ultimava l'ecografia, e poi c'ero io, accanto a lei, che ridevo e scherzavo a mia volta, per far sorridere lei. E chissà come ci stavo pure riuscendo.
Dopo un'ultima occhiata divertita che ricevemmo da parte della ginecologa, ci zittimmo tutti e due, richiamati sull'attenti.
" Ci scusi..pensavamo di aver capito di poter parlare.." Emma si rivolse gentilmente alla donna, la quale senza prestare attenzione allle sue parole, ci guardò entrambi e con un tenero sorriso, ci disse semplicemente: "guardate ragazzi!"
" Questo è di solito il momento che i futuri genitori attendono con maggior trepidazione e impazienza...è ancora troppo presto per riuscire a distinguere qualcosa all'interno di questa specie di biscotto allungato che diventerà il vostro bambino, ma siamo all'inizio della sesta settimana di gravidanza e il cuore già batte."
Okay, quella tipa non aveva capito che non eravamo esattamente i futuri genitori, e che il bimbo non era propriamente nostro, ma solo suo. Comunque non me ne importai, perchè da quel momento in poi, gli occhi di Emma e i miei si spostarono in modo intermittente dalla sua pancia allo schermo, e per minuti interi, non fummo più in grado di dire nulla, sopraffatti dall'emozione. Sentimmo davvero quel battito, e soltanto alla fine dell'ecografia, mi accorsi delle nostre mani sudate e ancora perfettamente unite, e degli occhi lucidi.
Pochi minuti dopo uscimmo dallo studio con la promessa di ritornarci presto, ci recammo in un caffè poco distante, ci accomodammo in un posto un po' appartato, e soltanto allora, davanti a uno spuntino con i fiocchi, riuscimmo a dar voce ai nostri penseri. Dal momento esatto in cui la ginecologa aveva richiamato la nostra attenzione e ci aveva invitato a guardare quello schermo e sentire quel battito, qualcosa nello sguardo di Emma era cambiato.
Non avevo idea di che cosa fosse successo, ma mezz'ora più tardi, tratteneva ancora le lacrime.
Era stato..strano quell'incontro, dall'inizio alla fine, e aveva scosso anche me, pure se non centravo niente.
Lei si era rilassata e tranquillizzata sempre di più con lo scorrere dei minuti, ma quando aveva trovato il coraggio di posare gli occhi sul proprio addome, e dopo sullo schermo, l'avevo vista letteralmente sciogliersi. Quando mi aveva guardato, avevo notato nei suoi occhi una luce che prima non esisteva, e avevo pensato che fosse davvero bellissima. Più tardi mi aveva confessato di aver capito di non poter essere triste e abbattersi per una cosa così bella, perchè c'era una creatura che stava crescendo dentro di lei, per la quale sarebbe stata la persona più importante al mondo, e non l'avrebbe delusa, non l'avrebbe respinta, non l'avrebbe rifiutata, no, tutto il contrario: avrebbe imparato ad accoglierla, a proteggerla, e ad amarla di tutto l'amore del mondo.
Non credevo che le sarebbe bastato così poco per accettare un cambiamento che le avrebbe capovolto le abitudini e la vita, ma evidentemente, Emma aveva soltanto avuto bisogno di vedere con i propri occhi, e toccare con mano l'emozione di aspettare un bambino.
Forse era stato anche merito della dottoressa che le aveva parlato con dolcezza e senza spaventarla inutilmente, e dell'atmosfera che si respirava là dentro, che all'inizio l'aveva addirittura infastidita, ma era riuscita a cambiare atteggiamento, e io ero sicuro che sarebbe stata una mamma meravigliosa.
E io..beh, anche io durante quella visita avevo capito un po' di cose. 
Soprattutto avevo capito di essere stato un completo idiota a prendermela così tanto con Dylan. Ma non avrei mai potuto capire come doveva essersi sentito lui, se non lo avessi provato sulla mia pelle, e ancora una volta, anche se a sua insaputa, il merito era di Emma.
" A che pensi?" mi scossi soltanto nell'udire la sua voce
" La stessa cosa che stai pensando tu" le sorrisi dolcemente, guadagnando tempo
"Mm..non credo, a meno che tu non stia pensando di andare a vedere il tramonto sul Tamigi" esclamò lei, stringendosi nel cappotto per il freddo
" Ok..allora no" ammisi "io stavo pensando che..che tu sei una forza della natura! In un solo giorno hai lasciato il tuo ragazzo, hai preso in mano la situazione e hai deciso di voler andare dal gincecologo; hai costretto me a mettere il naso fuori dall'Old London, hai tenuto duro fino a quando non abbiamo messo piede in quello studio, poi hai cercato la mia mano, io te l'ho stretta forte, e tu hai ritrovato la grinta necessaria ad affrontare l'ecografia..ci siamo addirittura messi a ridere, scherzare e battibeccare mentre eri stesa su quel lettino, ma il gioco è durato fino a quando non hai visto il tuo bambino, o la tua bambina, in quello schermo. A quel punto hai sorriso, mi hai guardato incredula, hai trattenuto le lacrime, e hai accettato quella creatura. E adesso sei qui, non ancora stanca dopo una giornata del genere, e pronta a mostrarmi ciò che mi sono perso durante tutti questi mesi.
Ha dell'assurdo il fatto che sia tu a volermi mostrare la città in cui sono nato...ma sai che ti dico?  Che non mi importa! Mi sono reso conto che non mi importa di niente... basta che tu mi stia accanto" 
" Ma guarda che sei tu, la mia forza, in questo momento e da sempre..solo che non sapevi che tra quei dieci, venti milioni di fan sfegatate, c'ero anche io, e ti amavo, ti amavo più della mia stessa vita, e avrei fatto qualunque cosa  pur di poterti guardare negli occhi, anche se solo per un istante.E quando ero triste, o arrabbiata con tutto il mondo per fatti miei, pensavo sempre a te e mi dicevo che avrei dovuto tenere duro ancora un po', perchè poi saresti venuto a prendermi e mi avresti portato con te dove io sognavo di vivere"
" Cioè, dove?" mi icuriosii
" Qui, a Londra" sorrise con un luccichio negli occhi
" Ma mi sarei fatta andare bene pure il perù, la russia, barcellona o la groenlandia, a patto che tu non mi avessi lasciato mai" aggiunse un attimo dopo
" Mi piacerebbe saperne di più su quel periodo della tua vita nel quale mi consideravi il tuo eroe" ammisi divertito
" Forse un giorno te lo racconterò" rispose in modo vago "perchè non oggi?" mi stavo davvero incuriosendo
" Perchè il tramonto non ci aspetta" disse, alzandosi in piedi e facendomi segno di seguirla fuori dal locale nel quale ci eravamo ristorati dopo la visita
" Bella scusa!" la provocai affiancandola 
" Non è una scusa..se davvero avessi il potere di comandare il sorgere e tramontare del sole-" "sarebbe fichissimo!" la anticipai
" Esattamente! E potrei decidere di bloccare lo scorrere del tempo..." ipotizzò con sguardo sognante
" Facciamo un gioco: quale istante della tua vita congeleresti, e rivivresti all'infinito?"
" Domanda da un milione di dollari!" scherzò divertita
" Io..non lo so, ce ne sono diversi" spiegò

" Ma come siamo misteriose!" la presi in giro, fingendomi offeso
" No..non lo so sul serio..probabilmente quando i miei piedi hanno toccato il suolo di Londra per la prima volta, quando mi sono diplomata, o quando-" la vidi esitare qualche istante "-quando ti ho incontrato, e quando ti ho abbracciato per la prima volta..per me eri la realizzazione vivente di un sogno!" sussurrò prendendo coraggio
" Io congelerei quella sera in cui sei arrivata all'Old London tutta in tiro, e abbiamo fumanto, ci siamo ubriacati e..beh, insomma quello" parlai di getto, senza rendermi nemmeno conto delle implicazioni di ciò che avevo appena confessato
" E ovviamente tutto il periodo trascorso come membro degli 'Uk Hearts'" non le diedi il tempo di metabolizzare e continuai a parlare a ruota libera, almeno per salvarmi la faccia dopo averle fatto intendere che fare l'amore con lei era stato indescrivibilmente bello. Dovevo farle dimenticare quella frase, prima di essere costretto a sbottonarmi ancora di più, e in attimo, capii come fare per prendere due piccioni con una fava.
" E' stato tutto meraviglioso, e quando è finito, volevo morire" continuai, riferendomi al mio passato nella band
"Mi ricordo come se fosse accaduto ieri, quel giorno in cui Dylan ci disse che usciva dal gruppo, perchè la sua ragazza era incinta, e lui voleva sposarla al più presto, e non perdersi nemmeno un istante della sua bambina.
Io e Derek lo prendemmo per pazzo, gli proponemmo di finire il tour in corso, e poi di organizzare le nozze e la sua nuova vita, ma lui ci piantò di punto in bianco, e da quel giorno non si è mai più sentito parlare degli 'Uk Hearts'.
Io e Derek non eravamo affatto preparati a una fine tanto imminente, e ce la prendemmo a morte con Dylan..non gli parlammo più, e ci perdemmo sia il matrimonio che il giorno in cui diventò padre. Derek decise di partire, e credo non sia ancora tornato, mentre io mi rifugiai all'Old London. E' grossomodo così che sono andate le cose, ed è questo è il motivo il quale la band si è sciolta...capisci..è finito tutto in una bolla di sapone, ed è successo dall'oggi al domani; è stato terribile, una doccia fredda, ghiacchiata, in piena regola. Il giorno prima cantavamo e urlavamo a squarciagola negli stadi, e il giorno dopo, non eravamo più nemmeno una band..lo avrei ammazzato. Adoravo Dylan, ma ti giuro che se lo avessi rivisto dopo quel giorno, lo avrei gonfiato di botte." mi bloccai per studiare la sua reazione, per poi proseguire, perchè avevo altro da dirle, e ormai non mi sarei più fermato...avevo da poco scoperto di avere un disperato bisogno di condividere con lei la mia storia.

" Però se lo incontrassi adesso, gli chiederei scusa, perchè ero un ragazzino innamorato di quella vita, e non capivo un tubo. Poi oggi, in quello studio medico, ho provato sulla mia pelle soltanto una piccola parte di quelle emozioni che lui diceva di non essere disposto a perdere, e dopo anni, sono riuscito a perdonarlo"
" Cosa hai provato?" domandò con voce tremante
" Qualcosa di..straordinariamemente intenso, sensazioni alle quali non so dare un nome e-" "non le so chiamare nemmeno io" sorrise, gli occhi di nuovo lucidi.
A quel punto mi fermai a metà del ponte che stavamo percorrendo, e feci sedere Emma sulle mie ginocchia. Lei mi si spalmò addosso legandomi le braccia al collo e posando la testa sul mio petto. Io la strinsi forte, parlandole sottovoce, mentre entrambi ci godevamo lo spettacolo offerto dalla natura.
" Penso che Dylan sarebbe felice di sapere che hai cambiato idea" sussurrò, sempre stretta tra le mie braccia
" Non è così facile...ormai abbiamo perso i contatti, e non so nemmeno in quale parte del mondo sia finito..per non parlare di Derek..eravamo quasi come fratelli, ed è bastato così poco, a renderci degli estranei. Da quando si sono sciolti gli 'Uk Hearts', per rabbia, non ho mai più cantato.
E pensavo che non sarei mai riuscito a perdonarlo per averci mollato di punto in bianco, e invece, oggi, con te, ho capito quanto posso essere stato idiota a non mettermi nei suoi panni..se avessimo trovato un compromesso, chissà come sarebbe la mia vita adesso"

" Mi venderei l'anima per sentirti cantare ancora, per vedervi di nuovo come ai vecchi tempi: pazzi, scapestrati, e uniti"
" E' troppo tardi" mi uscì quasi come un sussurro strozzato, e l'attirai ancora di più a me
" Non è troppo tardi, Ethan. Pensa alla mia situazione: anche io dovrei chiedergli scusa per tutte le volte che l'ho maledetto" si indicò il ventre "e in questo momento sono felice perchè posso farlo, perchè ho la possibilità di chiedergli scusa per aver reagito così male alla prospettiva di diventare sua madre. Sai quando sarebbe stato troppo tardi sul serio? Se avessi scelto di abortire..soltanto alla morte non c'è  rimedio, e voi tre siete perfettamente vivi e vegeti, e lo sarete ancora a lungo, quindi potete sistemare le cose" 
Le presi una mano tra le mie, e la guidai verso il suo addome; Emma sussultò, perchè sapevo che non lo aveva mai fatto prima, ma mi lasciò fare, e soltanto quando avvertì il mio palmo carezzarle dolcemente la pancia, sorrise con le lacrime agli occhi.
Ormai fuori era buio, ma a noi non importava più..era stata una giornata a dir poco impegnativa, per entrambi, ma quando lei mi baciò la guancia sussurrandomi che avrebbe congelato anche quell'esatto istante, e io le sorrisi sghembo, capii di essermi messo in un grosso e meraviglioso guaio. Mi ero innamorato.





BUONSALVEEEEEEE :))
Devo veramente scappare, perciò mi limito a dirvi che spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che ci aggiorniamo la prossima settimana.
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad adesso e a chi vorrà farlo...apprezzo tantissimo ogni singola parola che mi scrivete, perciò recensite, recensite, recensiteeeeeeeee <3<3<3
Un bacione a tutti, buona festa delle donne, anche da parte di Emma...e a prestooo!! :DDDD ♥














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Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


EMMA

Due mesi dopo quel giorno, mi trovavo a bordo di un volo low cost diretto a Londra.
Era l'otto di gennaio, e stavo tornando alla mia vita, dopo aver staccato la spina per un po', in occasione delle festività natalizie.
Avevo provato a far desistere mia madre, almeno inizialmente, perchè ero spaventata a morte dal fatto che potesse scoprire che fossi incinta se mi avesse visto, e io non ero ancora pronta a una rivelazione del genere, ma ogni mio tentativo si era rivelato essere perfettamente inutile, e il ventitre dicembre, ero tornata a casa.
Fortunatamente era filato tutto liscio, e soltanto mia nonna mi aveva rivolto delle strane occhiate, prendendosi la briga di chiedermi se fosse tutto a posto, perchè durante quei quindici giorni mi era capitato di non aver voglia di mangiare o al contrario, di desiderare qualcosa in particolare, come la famosa cioccolata alle mandorle; ma io avevo raccontato a tutti di aver litigato con Ricky, e loro avevano pensato che fossi ancora scossa per quello.
Il signorino mi aveva telefonato più volte da quel giorno, ma non avevo risposto a tutte le chiamate, e proprio quando non avevo potuto farne a meno, mi ero trattenuta a chiacchierare soltanto per pochi minuti. Lui mi raccontava i fatti suoi e troppo poco spesso mi chiedeva come me la cavassi io, e anche quando lo faceva, ogni volta che accennavo a qualcosa che riguardasse la gravidanza, lo sentivo irrigidirsi..mi diceva che c'era un'interferenza, o che qualcuno aveva bisogno di lui in ospedale, e puntualmente, spariva di nuovo per giorni e giorni. 
Quello lo interpretavo come il segnale che non volesse saperne nulla del bambino, e non mi permettevo di richiamarlo. Era lui a farsi vivo di nuovo, ma per quanto ogni volta ci ritentassi, la conversazione finiva sempre allo stesso modo, e cominciavo a stancarmi anche di quelle telefonate nelle quali lui voleva a tutti i costi far finta che tra di noi non fosse cambiato assolutamente nulla.
All'inizio non era stato per niente facile, abituarmi a vivere in un appartamento che avevo condiviso con lui, dove spuntavano ancora le sue cose, e c'erano momenti della giornata in cui la sua presenza mi mancava tantissimo, momenti che prima erano stati soltanto nostri, ma ormai non lo aspettavo più..sapevo che non sarebbe tornato, che non avrebbe bussato nel pieno della notte dicendomi che saremmo stati una famiglia meravigliosa, io, lui, e la creatura che mi portavo dentro.
Per fortuna che c'era Ethan..completamente sola e incinta, in una città come Londra, non avrei sopravvissuto senza di lui.
C'erano stati giorni che erano stati cruciali per l'evolversi del nostro rapporto, e tre mesi dopo esserci conosciuti, ciò che avevamo instaurato, andava oltre ogni limite, trascendeva ogni possibile definizione. E ogni volta che ci pensavo, mi dicevo che era assurdo che riuscissimo a cavarcela, noi due contro il mondo.
Eravamo due navi alla deriva in un'oceano tempestoso altrimenti chiamato vita, ma insieme eravamo più forti della burrasca. Io e lui, il primo ragazzo che avevo amato sul serio, senza poterglielo mai dimostrare.
La nostra era una strana storia: avevo rischiato di svenire riconoscendolo, lui mi aveva preso in giro e provocato, e prima ancora di accorgermene mi ero abituata a quel gioco; poi, tre giorni dopo il nostro primo incontro, aveva iniziato a spogliarsi della corazza che lo copriva dalla fine della band, mi aveva pregato di restare nella sua vita, mi aveva fatto credere di essere quella forte e determinata tra i due, ma dopo, quella maledetta sera in cui ci eravamo ubriacati dopo la mia litigata con Ricky avvenuta al ristorante il giorno del suo compleanno, mi ero scoperta debole anche io.
Quando avevo scoperto di essere incinta, pareva ci fossimo invertiti i ruoli: io ero quella in lacrime e lui mi abbracciava e mi proteggeva come un angelo custode..poi si era fatto male a una gamba, e di nuovo ci eravamo ritrovati due insulse pedine nello scacchiere della vita. E adesso, io incinta e sola, e lui in compagnia dei propri demoni interiori, stavamo giocando la nostra partita. 
Eravamo due disastri, ognuno per conto proprio, eppure, parevamo essere indissolubili.
Da quel giorno in cui mi aveva accompagnato dal ginecologo, e poi mi aveva raccontato del reale motivo della rottura degli 'Uk Hearts', il nostro legame si era fatto ancora più solido, e non c'era stato un solo giorno in cui non avessi ringraziato il cielo per averlo accanto.
Prima che riuscissi a pensare al fatto che mi fosse mancato più del lecito durante le due settimane che avevo trascorso a casa in compagnia della mia famiglia, l'aereo a bordo del quale viaggiavo da circa un'ora e quaranta minuti, atterrò a Gatwick. Mi legai la sciarpa al collo, e infilai le dita nei guanti di lana, prima che il mezzo si fermasse del tutto, e il resto dei passeggeri si avviasse verso le porte d'uscita trascinandosi dietro i propri bagagli.
Circa venti minuti più tardi, i miei piedi si poggiarono nuovamente sul suolo londinese, e le mie narici tornarono a respirare quell'aria frizzantina tipica della città che amavo più di ogni altra.
Decisi di percorrere a piedi i lunghi corridoi che mi avrebbero condotto al binario dal quale sarebbe partito il treno che mi avrebbe portato alla stazione Victoria, e come avevo fatto il giorno in cui ero arrivata a Londra in compagnia di Ricky, feci la fila alle macchinette per ottenere un biglietto di sola andata per la città.
Riuscii a salire sul Gatwick Express quasi per scommessa, e una volta all'interno del treno, riaccesi il cellulare per comunicare alla mia famiglia di essere arrivata.
Era la prima volta che viaggiavo completamente sola, ed ero più che sicura che mia madre fosse in ansia, neanche avessi cinque anni e non conoscessi la lingua inglese! 
A proposito...l'indomani mattina sarei dovuta tornare a lavorare dopo il break natalizio, e nonostante avessi agognato le vacanze appena trascorse (quando ancora non sapevo che mamma mi avrebbe letteralmente costretta a tornare a casa per Natale), non vedevo l'ora di rividere tutti i bambini e farmi raccontare da loro dei pranzi, dei dolci, dei regali, dei giochi...ero curiosa di sapere come si festeggiasse il Natale a Londra.
Ethan lo aveva trascorso in compagnia della propria famiglia, ma tutte le volte che l'avevo sentito per telefono, non mi era mai sembrato troppo entusiasta della situazione.
Io invece, nonostante le mie condizioni, o forse proprio a causa di quelle, lo avevo vissuto nel modo più infantile che conoscessi..forse perchè sapevo per certo che sarebbe stato l'ultimo anno in cui la piccola di casa sarei stata ancora io. Ma questo continuava a essere un segreto per molti, e io non sapevo come e quando avrebbe smesso di esserlo.
Per il momento non ero pronta, e vista la protuberanza leggermente evidente al livello dell'addome, avevo preso l'abitudine di indossare maglioni larghi, qualche volta addirittura di qualche taglia più grande, pur di nascondere la mia creatura da occhi indiscreti. Ero ormai entrata nel terzo mese di gravidanza, e saperlo eravamo soltanto in tre: io, Ricky e Ethan. Anzi, sospettavo che pure zia Meg avesse capito qualcosa, ma non ne avevamo mai parlato apertamente, nè pensavo che lo avremmo fatto tanto presto.
Ero consapevole del fatto che con il passare dei mesi, non avrei potuto fare più niente per camuffare le prove che fossi incinta, ma nonostante avessi ormai accettato la mia condizione, non morivo dalla voglia di essere additata per strada come una futura ragazza-madre.
Per non parlare delle testate di alcuni giornali di gossip del mese di dicembre, che mi  avevano immortala in diverse occasioni insieme ad Ethan, e si erano sbirrazziti dicendone di tutti i colori: tipo che era stata la nuova fiamma dell'ex cantante rubacuori a riportarlo in giro per le vie di Londra, che sembravamo affiatatissimi, che non ci lasciavamo nemmeno per un minuto, che eravamo pazzi l'uno dell'altra..e i più audaci, avevano addirittura messo in giro la voce che qualcuno ci avesse visto insieme nello studio del ginecologo. Ora, quest'ultimo particolare corrispondeva a verità, ma da lì a dire che il bambino che portassi in grembo fosse foglio di Ethan Harrow, avevano compiuto un passo più lungo della gamba...mi rendevo conto che potesse essere una conclusione piuttosto ovvia, date le foto che continuavano a testimoniare le nostre uscite, tutte successive a quel giorno, ma davvero quei giornalisti erano fuori binario.
Io speravo che a Ricky non arrivassero notizie del genere, soprattutto perchè era lontano, e parlarne per telefono, non sarebbe mai stato meglio che discuterne a quattr'occhi..perchè pur avendo abbandonato il nostro appartamento e addirittura la nazione, Ricky non era ancora uscito definitivamente della mia vita, e forse mi rendevo conto che non ne sarebbe uscito mai, nemmeno dopo la nascita di suo figlio/a.
Non saremmo riusciti a vivere come una famiglia, ma sarebbe certamente arrivato il momento in cui sarebbe venuto a conoscere la sua creatura, e a prescindere da come i nostri rapporti sarebbero stati allora, io non avrei potuto negargli nulla...ormai ero legata a lui, e mi dispiaceva soltanto che lui non riuscisse a pensare lo stesso di me e del bambino. 
Mi scossi dai miei pensieri giusto in tempo: scesi dal treno a Victoria Station e imboccai il corridoio sotterraneo della metro; attesi un treno della Circle Line, la gialla, proprio come il primo giorno, e una ventina di minuti più tardi scesi a Paddington, dove si trovava il mio appartamento.
Lo raggiunsi a piedi, trascinandomi dietro il trolley e il beauty e guardandomi intorno qua e là, realizzando che nonostante il guaio in cui mi ero cacciata a Londra, continuavo a esserne perdutamente innamorata, ed ero felice di essere ritornata..ormai sentivo che la mia casa fosse lì, e in quel quartiere ricco di alberghi, negozietti e turisti, probabilmente sarebbe cresciuto anche mio figlio, o mia figlia. 
Una volta raggiunto il portone, aprii con le chiavi prima di salire al terzo piano; non appena fui all'interno, accesi la luce all'ingresso, posai le valigie a terra, e mi liberai di cappotto, sciarpa e guanti, prima di dirigermi verso la camera da letto, procedendo a tentoni, senza preoccuparmi di accendere le luci nel resto dell'appartamento.
Accidenti! Dopo un viaggio in aereo, poi il treno, la metro, la passeggiata a piedi, e infine le scale di casa con tanto di valigie, mi sentivo come se avessi scalato il K2! ..Ma quello era soltanto un altro aspetto dell'essere incinta al quale stavo facendo lentamente l'abitudine. 
Mi bastava un niente per stancarmi e avvertire il sopraggiungere dell'affanno, e senza pensarci due volte, mi buttai sul letto a peso morto.Giusto il tempo di riprendere le energie.
Qualche istante dopo, feci per alzarmi e rimettermi in piedi, pensando al fatto che avrei potuto passare a prendere un fish and chips per cena, ma prima che potessi realizzare cosa stesse succedendo, due braccia mi afferrarono e mi spinsero indietro, di nuovo sul letto. Urlai d'istinto, pensando al peggio, e presi a divincolarmi, fino a quando non avvertii un timbro di voce familiare, che mi indusse ad abbandonarmi totalmente a quelle braccia.
" Shhh..sono soltanto io" ridacchiò Ethan, mentre tentava di sedersi ai piedi del letto matrimoniale con me spalmata addosso
" Ma sei pazzo?!" di tutta risposta, gli tirai un pugno sul petto, che lo fece inspiegabilmente sorridere
" Come stai?" domandò con un sorriso impertinente che riuscivo a distinguere pure al buio
" Bene..se tralasciamo il fatto che mi hai quasi fatto prendere un infarto" dissi, mentre la mia schiena aderiva ancora al suo petto, e le sue braccia erano avvolte attorno a me
" Volevo farti una sorpresa" sussurrò, stringendomi di più
" Direi che ci sei riuscito" gli feci presente, tornando a respirare regolarmente, e senza provare a scostarmi di un solo millimetro
"Una bella sorpresa" specificò, e a quel punto sorrisi, anche se eravamo ancora al buio e lui non poteva vedermi
" Sono felice che tu sia qui" sussurrai, effettivamente...sorpresa
Okay che da quando Ricky se ne era andato, Ethan era venuto diverse volte a casa mia, ma non pensavo sapesse dove nascondessi le chiavi di riserva...comunque, evidentemente mi sbagliavo, e andava bene così.
" Non è vero, ti sei spaventata!" lo sentii borbottare, e a quel punto, mi liberai dalla sua presa, e gli gettai a mia volta le braccia al collo, prendendo a baciarlo sulle guance, sulla fronte, sul mento, sul naso, ovunque mi capitasse tranne che sulle labbra, mentre lui rideva divertito e tentava di reggersi per non cascare all'indietro e finire steso sul letto, con me sopra di lui.
" Adesso ci credi che sono felice di viderti?" domandai, riprendendo fiato
" Non..non del tutto" mi provocò con voce roca, e senza darmi il tempo di pensare, ripresi a riempirlo di baci da capo, con dolcezza e intensità, fino a quando non ci ritrovammo tutti e due distesi.
Le mie labbra finirono all'altezza del suo collo, per sbaglio, doveva essere successo durante l'impatto con il materasso, e le sue braccia si strinsero saldamente intorno a me, mentre a luce spenta, continuavo a riempirlo di baci sul viso, con più foga di prima, iniziando a prenderci gusto, e senza rendermi conto del suo repsiro super accelerato
" Aiuto, aiuto!" gridò ridendo come un bambino, mentre sentivo il suo cuore galoppare sotto di me e i miei sensi si annebbiavano per quella vicinanza così stretta
" Mi sta soffocando di baci!" urlò ancora, facendo ridere anche me, mentre tentavo di riprendere fiato.
Ridemmo tutti e due come pezzi per qualche istante, poi, silenzio.
" Finalmente sei tornata Em!" senza smettere di tenermi adagiata a sè, mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, carezzandomi dolcemente una guancia.
A quel punto sentii di star perdendo il controllo, e prima di permetterci di fare cazzate, allungai un braccio per accendere la luce.
Era inutile negarlo: tra noi esisteva qualcosa, c'era sempre stata quell'elettrrcità magnetica che ci legava, ma nessuno di tutti e due voleva che il nostro rapporto cambiasse e fosse in quache modo definito..eravamo già perfetti così, e poi continuava ad esserci l'ombra di Ricky in mezzo a noi, ci sarebbe sempre stata, qualunque cosa fosse successo.
Soltanto con la luce accesa, riuscii a guardarlo negli occhi, e rimasi imbambolata per un po', come spesso mi capitava di fare, realizzando ancora una volta quanto riuscissero a trasmettermi. 
Amavo i suoi occhi, e quel sorriso, e quelle- stop.
" Ethan..le tue gambe! Il gesso.." dissi cose sconnesse non appena mi resi effettivamente conto che la sedia a rotelle era sparita, così come il gesso che lo aveva accompagnato per più di un mese
" Guarda qua" si alzò in piedi mostrandosi in tutta la sua bellezza, e io trattenni il fiato come una cretina.
Oh, non c'era ragione che tenesse: Ethan Harrow avrebbe avuto un certo ascendente su di me praticamente in eterno...tanto valeva iniziare a rassegnarsi!
" Ti ho avevo scritto che mancava poco al momento in cui mi avresti visto di nuovo tutto intero. Mi hanno tolto il gesso e mi hanno dato le stampelle, ma io sono giovane e forte, e fortunatamente, ho recuperato più in fretta del previsto,e riesco già a camminare da solo" esultò felice
" In un certo senso mi mancherà sedermi sulle tue ginocchia,e starmene così abbracciata a te per ore e ore" mi lasciai scappare
" Puoi farlo lo stesso..solo che adesso posso tenerti tra le braccia anche da in piedi" realizzò, e io sorrisi
" Non ancora per molto.." osservai un attimo dopo, guardandomi la pancia.
A quel punto Ethan si tuffò letteralmente su di me, che ero ancora sdraiaita sul letto, e facendo attenzione all'atterraggio, portò entrambe le mani sul mio addome, prima di infilarci anche il viso e spupazzarlo un po'.
Baciò e carezzò la mia pancia da sopra il maglione, sussurrando qualcosa come se la creatura dentro di me potesse sentirlo.
In effetti mi sentii smuovere dall'interno, ma non avendo ancora provato nessuno dei famosi 'calci', non gli diedi peso, e mi rilassai sotto il suo dolce tocco.
" Perdonami..mi ero quasi dimenticato di salutarti" no, non parlava con me
" Quanta cioccolata ti ha fatto mangiare la mamma, eh?" se ne uscì, facendomi inevitabilmente sorridere
" Tanta" ammisi colpevole, permettendogli di spupazzarmi ancora la pancia...era piacevole, molto piacevole, e anche se Ethan era stato il primo a carezzarmi l'addome, non lo aveva mai fatto in quel modo, e io sorrisi tra me e me, perchè si vedeva che era spontaneo, e meraviglioso.
" Sei ancora sotto copertura, vero? Chissà quando la mamma deciderà di farti venire allo scoperto" sussurrò, prima di sorprendermi sollevando il maglione e  posando un bacio sulla mia pancia, ora nuda.
Mi fece solletico, ma fu una sensazione bellissima, persino troppo breve per i miei gusti. Infatti Ethan mi ricoprì immediatamente, avvicinandosi al mio viso.
" Sai..mi ha confessato che da sopra il maglione, non riusciva a sentire i miei baci" sussurrò, come per giustificarsi, e io risi di cuore, prima di immegere le mani tra i suoi ricci in un gesto spontaneo.
" Ricky? Lo hai sentito?" mi domandò subito dopo facendosi serio
Annui, senza smettere di giocare con i suoi ricci "è sempre la stessa storia...mi dice che è impegnatissimo al lavoro e che si trova bene in Germania, ma sente la mia mancanza" sospirai.
Anche io all'inizio ero stata male per la sua assenza, e quando ci pensavo mi rattristavo ancora, era inevitabile, ma sarei stata ipocrita se non avessi ammesso almeno a me stessa che Ethan riuscisse a farmi dimenticare persino di lui.
" Capisci qual è il problema? Gli manco, mi dice che mi ama...ma non capisce proprio che ormai io non sono più disponibile senza il pancione allegato..ormai siamo un unico pacchetto" spiegai
" Uno splendido pacchetto" mi corresse lui, beandosi ancora delle mie mani intente a scompigliargli i capellli ricci
" Si spendido...presto diventerò gigante" mi lamentai. Ammetto che a volte ci pensavo, e la cosa un pochino mi spaventava.
" E sarai ancora più morbida e coccolosa..quella testa vuota non ha idea di quello che si sta perdendo" sussurrò lui, chinandosi per strofinare il naso contro una mia guancia. Sospirai di piacere, non mi trattenni.
" Quanto ti sono mancato?" domandò con quel sorriso impertinente e purtroppo per me irresisitibile
In quel momento arricciai il naso..avvertivo un odore, un odore di bruciato?!
" Sta bruciando qualcosa" dissi infatti "non cambiare discorso" mi ammoniì lui "no.. sul serio" protestai, e a quel punto Ethan saltò in piedi come una molla
" La cena" urlò, correndo verso la cucina; io lo seguii a ruota, ed entrambi ci mettemmo le mani nei capelli quando vedemmo quel macello.
Nulla era più recuperabile, nemmeno le mie stoviglie...ma la cosa bella era che non mi importava niente!
" Che hai combinato?" domandai divertita all'inverosimile, ancora un po' e mi sarebbero uscite le lacrime dagli occhi per quanto ridevo
" Un disastro!" rispose Ethan, un po' più serio di me
Di tutta risposta, gli andai incontro quasi correndo, e quando lo raggiunsi, ridendo ancora, gli allacciai le braccia al collo, stringendolo forte forte.
" Mi sei mancato da morire" sussurrai rispondendo alla sua domanda, la testa nascosta nel suo petto, e le sue braccia prontamente avvolte intorno al mio corpo. Eravamo una cosa sola praticamente. 
Era vero: in quei quindici giorni avevo sentito terribilmente la sua mancanza, nonostante ci fossimo sentiti tramite messaggi più volte al giorno.
" Anche tu, anzi..anche voi" mi baciò la fronte.
" Mi intrufolo in casa tua senza permesso spaventandoti quando rientri; faccio l'idiota tutto il tempo, brucio la cena facendoti restare pure digiuna, brucio pure le pentole mettendoti in difficoltà con il padrone di casa, e tu cosa fai? Ti getti tra le mie braccia, mi stringi forte, e mi dici che ti sono mancato tantissimo!
Se fossi riuscito a combinarle tutte giuste, con una sopresa coi fiocchi e una cena prelibata..che mi sarei dovuto aspettare?" sparò, guardandomi con quel ghigno malizioso, che maledetta, io adoravo
" Sei sempre il solito idiota" lo accusai divertita, a corto di parole e di fiato; subito dopo mi liberai dell'abbraccio e raggiunsi il piano cucina, che effettivamente versava in condioni disastrose
" E tu sei ogni giorno più bella" avvertii il suo respiro sul collo, e sussultai...stava esagerando, non sapevo cosa gli prendeva, ci prendeva, ma stavamo esagerando entrambi
" Ti ho lasciato senza parole, eh?" ancora quella voce roca, che rischiava ogni volta di farmi commettere pazzie. 
L'avevo sempre saputo che Ethan Harrow fosse un filtratore nato, ma, accidenti...così rischiava di farmi svenire tra le sue braccia. E cavolo, a me non sarebbe nemmeno dispiaciuto.
Con lui..era così, era sempre stato così, sin dal giorno in cui lo avevo incontrato...mi sentivo sull'orlo di un precipizio, eppure, protetta. Mi faceva quell'effetto, e non potevo fare nulla per evitarlo.
Mi voltai, ma quando i miei occhi si specchiarono nei suoi, capii di aver commesso un errore madornale.
Eravamo vicini, troppo vicini, e se non fosse successo qualcosa nel giro di qualche secondo, avremmo ceduto alla passione. 
Perchè lui voleva chiaramente baciarmi, ormai non avevo più dubbi, perchè mi guardava le labbra e deglutiva come se stesse già immaginando di assaporarle, e io..io, beh, stavo facendo lo stesso guardando le sue.
Ma non dovevamo baciarci, altrimenti avremmo complicato tutto, forse addirittura rovinato tutto. E io non sarei sovravvissuta se anche lui mi avesse abbandonato.
Quindi no, dovevo respingerlo, anche se mi sarei presa a schiaffi da sola per quello che stavo per fare. In quel momento non avevo altro in mente che le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio corpo, i suoi baci sulla pelle..sapevo come fossero, e morivo dalla voglia di godere del suo tocco. Ma dovevo resistere, per tutti e due. 
Stargli lontana per un po' mi aveva reso ancora più dipendente da lui..bel pasticcio! Però io amavo il nostro rapporto così com'era prima che partissi, e non volevo cambiarlo..temevo quello che sarebbe successo, perchè io ero incinta e mi sentivo ancora con il padre del bambino nonostante tutti i casini, e lui aveva già tutti i suoi problemi a cui pensare, non doveva farsi carico anche dei miei. Non era giusto.
" Che..che cosa vuoi mangiare?" non avrei potuto fare domanda più stupida, ma dovevo rompere l'incanto prima che fosse troppo tardi
" Chi se ne frega di mangiare" rispose lui, continuando a mangiare me con gli occhi. Tentativo miseramente fallito.
" ..Disse quello il cui stomaco cominciò a brontolare cinque minuti dopo" ritentai, riportandogli alla mente un episodio di qualche settimana prima.
Ethan si staccò sbuffando..per un attimo ebbi il timore che mi avrebbe urlato in faccia ' sta zitta, che sto cercando di baciarti'..e a quel punto sarei stata inerme sul serio.
Invece afferrò un pacco di patatine nella credenza e mi prese per mano, trascinandomi con sè sul divano in salotto "queste, insieme a una commedia, andranno più che bene" sorrise, abbracciandomi ancora una volta.
Meno di dieci minuti dopo, mi ero addormentata tra le sue braccia, stanca dopo il viaggio, ma innegabilmente felice.





BUONSALVEEE :))
Scusate se ho aggiornato oggi invece di ieri, ma proprio non ce l'ho fatta.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre aspetto i vostri pareri, che adoro leggere!! :DD
Scusatemi anche per non aver ancora risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma lo farò presto..le ho lette tutte e le ho apprezzate tutte ;)
Appena trovo un minuto, vi risponderò sicuramente. E se voi trovate un minuto per me, scrivetemi le vostre opinioni sulla storia. Per me è davvero importante ♥
Grazie di cuore a chi l'ha fatto fino ad oggi e chi lo farà, un bacione forte forte, e a prestooooooooo <3<3<3






































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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


EMMA

Avvertii la compromettente vicinanza delle sue labbra rispetto alle mie, il suo respiro confondersi e fondersi con il mio, e poi, uno sfioramento, preludio di un bacio.

Percepii una sua mano all'altezza della mia guancia, mentre le sue labbra si posavano sulle mie, incastrandosi perfettamente le une alle altre.
Sentii il suo sapore in bocca, un sapore inconfondibile, lo stesso che avevo agognato per una vita, e che mai avrei dimenticato.
Risposi a quel bacio spontaneamente, lasciando che le mie labbra si muovessero insieme alle sue in un dolcissimo ballo; e ci baciammo, ci baciammo fino a quando non ci mancò il fiato.
Nel momento in cui non avvertii più nessun tipo di contatto, sorrisi tra me per qualche istante, desiderosa di altro bacio come quello, anzi, possibilmente di infinti altri baci come quello.

Mi stavo ancora crogiolando nel vivissimo ricordo di ciò che era appena successo, mordendomi da sola il labbro inferiore e probabilmente sospirando di piacere, quanto un tonfo provocato da qualcosa miseramente caduta sul pavimento della mia camera da letto, mi scosse.

Mi tirai su a sedere sul letto, di scatto, e ancora frastornata mi guardai intorno, mettendo a fuoco una figura ormai familiare, e rendendomi bruscamente conto di aver sognato tutto. Di aver sognato il bacio.
Arrossii violentemente dandomi della cretina da sola per essere arrivata a tanto, mentre Ethan mi parlava, probabilmente scusandosi per il casino che aveva creato. Non lo stavo ascoltando, ma notai che armeggiava con la sveglia, la stessa che probabilmente aveva fatto involontariamente cadere a terra. Non mi poteva importare di meno di quel macchingegno, per me avrebbe potuto anche ridursi in mille pezzi, non me ne sarei nemmeno accorta.
Mi sentivo come se mi avessero colto con le mani nella marmellata, avevo paura che lui potesse in qualche modo accorgersi del film che mi ero girata da sola, del quale lui era il protagonista.
Va bene: avevo sognato di baciarlo, e la cosa era già abbastanza preoccupante di per sè, ma se poi ci si aggiungeva il fatto che nel mio sogno non avessi avuto modo di vedere il volto del ragazzo al quale avevo permesso di farmi impazzire così per un solo maledettissimo bacio, e lo avessi automaticamente associato a lui, il tutto diventava ancora più grave, e pericoloso per la mia sanità mentale.
Ero certa che fosse stato lui, ero sicura che quel sapore che tanto mi era piaciuto fosse stato proprio il suo, ero convinta di essere stata baciata da Ethan Harrow nel mio meravglioso, e imbarazzante sogno, eppure, il suo viso non lo avevo visto. Però era lui..era stato così tremendamente ...reale, che per un solo attimo, temetti che fosse successo davvero..dopotutto Ethan era in camera mia e-ok, basta fantasticare Emma..te lo sei sognato. Rassegnati!
Te lo sei sognato, ti rendi conto? Hai sognato di essere baciata dallo stesso ragazzo, i cui immaginari baci ti avevano tenuto compagnia per molte, moltissime notti, a sedici anni.
E la cosa più imbarazzante era che lui fosse lì, di fronte a me, e mi stesse guardando confuso, con quegli occhi, e quel sorriso appena accennato, che lo faceva tanto somigliare a un bambino birichino.
" Sù alzati..qua fuori ti aspetta una sorpresa" disse, prima uscire dalla mia camera, troppo in fretta, come se avesse avuto a sua volta paura di essere beccato.
Ma non ero io quella che aveva sognato un suo bacio?
Dio, mi ero ridotta di nuovo in quelle condizioni, come ai vecchi dei tempi, e la cosa non mi piaceva per niente, perchè significava che per quanto avessi provato a negarlo persino a me stessa, io..beh, io non avevo mai smesso di provare qualcosa per lui. Quella ne era la conferma più eclatante.
Passi per quella volta che ci eravamo ubriacati finendo a fare quello che..beh, avete capito dai; passi per quella volta, e per tutte le altre volte che mi ero sentita le gambe molli e il respiro mozzato quando c'era stata troppa poca distanza tra il suo viso e il mio, passi tutto, persino i miei penosi tentativi di autoconvincermi di aver dimenticato il batticuore che avevo provato troppe, decisamente troppe volte, solo nello starmene a fissare il suo sorriso su una rivista o sullo schermo del computer; passi tutto, ma se davvero ero ritornata a sognare i suoi baci di notte, dovevo cominciare a preoccuparmi sul serio.
Pensando di star seriamente impazzendo (per lui), mi alzai dal letto, per dirigermi in bagno e sciaquarmi il viso con l'acqua fredda, prima di raggiungerlo in cucina. Avevo bisogno di non pensare a quel sogno, soprattutto in sua presenza, perchè era stato troppo reale,e Dio, era stato uno di quelli che avrei voluto non finisse mai.
" Mi pareva di aver sentito parlare di una sorpresa.." affermai curiosa, provando a fingere indifferenza, non appena misi piede nella stessa stanza in cui c'era lui. Ethan mi raggiunse con un sorriso dipinto sulle labbra, uno dei suoi, uno di quelli che purtroppo mi facevano battere forte il cuore, e prima che potessi rendermene conto, mi prese la mano e mi trascinò verso la finestra.
Spostò delicatamente la tenda, e restò accanto a me, a godersi la mia espressione di pura incredulità e contentezza di fronte a quello spettacolo che non falliva mai nel farmi restare a bocca aperta.
Aveva nevicato quella notte, stava nevicando ancora, e tutto intorno a noi era stato ricoperto di un manto candidamente bianco. Meraviglioso. Avevo sempre amato la neve!
" Wow" sussurrai, voltandomi verso di lui e sorprendendolo a guardarmi con la stessa e identica espressione che avevo assunto io di fronte a quella bellezza naturale che si stagliava dinanzi ai miei occhi
"Allora, quali sono i programmi per oggi?" domandò, distogliendo lo sguardo dal mio viso, e permettendomi di tornare a respirare normalmente...non poteva guardarmi così..no, assolutamente.
" In teoria dovrei andare a scuola..oggi sarebbe il primo giorno dopo il rientro dalle vacanze natalizie" ricordai anche a me stessa
" Ma in pratica te ne starai qui con me fino a quando non smetterà di nevicare e le strade non saranno state sbloccate" affermò lui con un sorriso sghembo
" Non ti starai autoinvitando per il pranzo?" lo provocai divertita
" Probabilmente anche per la cena" mi rispose a tono "qualcosa in contrario?" aggiunse l'attimo successivo
" No, se hai già in mente il modo in cui trascorreremo questa giornata" soltanto dopo averla pronunciata mi resi conto di quanto ambigua, sì.. diciamo così, sarebbe potuta sembrare quella frase, ma per fortuna, una volta tanto, lui non colse la palla al balzo per provocarmi a sua volta.
Il nostro rapporto era così..capitava che ci fossero delle allusioni, ma ci eravamo sempre fermati a quelle. Tranne quella volta, di notte, in biblioteca. E nei miei sogni. 
" Prima di tutto, andiamo a fare colazione" propose avviandosi nuovamente verso la cucina, e io lo seguii a ruota, neanche quella fosse casa sua e non mia. La stessa che avevo condiviso con il mio ex-ragazzo.
" E poi?" gli domandai circa dieci minuti dopo, intingendo il mio biscotto nel latte, e concentrandomi su quello per non pensare al sogno, e ai suoi ricci spettinati di prima mattina..erano sexy. E maledetta io che andavo a pensare certe cose!
" Poi usciamo fuori" esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo
" Non credo che-" non terminai la frase, rivolgendo lo sguardo al mio ventre leggermente rigonfio
" Tranquilla..niente battaglia a palle di neve, anche se sarebbe stato divertente. Non ne faccio una da..beh, da due anni" abbassò appena il tono di voce, e si incupì. Capii al volo che probabilmente quell'ultima battaglia risaliva al periodo in cui gli 'Uk Hearts' erano ancora gli 'Uk Hearts', quindi cambiai discorso, perchè vederlo triste faceva male anche a me, ancora, come una volta, come era sempre stato.
" Però possiamo fare un pupazzo di neve" proposi allegramente "proprio quello che avevo in mente" sorrise lui,  e di rimando lo feci anche io.
Sì, funzionava così tra noi due: se lui era felice lo ero pure io; se lui era triste lo ero anche io. Ne ero maledettamente dipendente, da ogni singola cosa che faceva, da lui in generale, e durante quel periodo in cui eravamo stati lontani, mi ero resa conto che la cosa fosse più grave di quanto pensassi. Mi era mancato da morire, mi era mancato tutto, persino la confusione e l'attorcigliamento degli organi interni che inevitabilmente mi provocava la sua vicinanza. Però avevo troppa paura di quello che sarebbe accaduto se solo mi fossi abbandonata tra le sue braccia. Aspettavo un bambino, e non potevo permettermi di divertirmi con chi volevo.
" E dopo che faremo?" domandai, pur di non addentrarmi maggiormente nei meandri dei miei pensieri
" Torniamo dentro" rispose poggiando la tazza vuota nel lavandino e dirigendosi di nuovo in direzione del tavolo al quale io ero ancora seduta "e ci riscaldiamo" sussurrò alle mie spalle "così" aggiunse, circondandomi il corpo con le sue braccia e cullandomi per qualche istante, tenendomi stretta stretta, prima di baciarmi affettuosamente su una guancia.
Rischiai un attacco di cuore, e mi maledissi mentalmente per essere chiaramente arrivata a un punto di non ritorno. Eppure, soltanto il giorno prima, ero riuscita a comportarmi con lui più o meno normalmente, senza pensare ogni secondo a quanto potesse essere bello essere prigioniera di un suo abbraccio. Era sicuramente colpa del sogno, e dovevo decisamente darmi una calmata.
" Sei stato tu a portarmi in camera stanotte?" gli domandai non appena tornò a sedersi al suo posto, ricordando di essermi addormentata sul divano. No, se ve lo state chiedendo, la mia mente non era stata vittima di nessuna amnesia: ricordavo perfettamente cosa fosse accaduto il giorno prima, e beh, non mi era sfuggito il fatto che mi fossi lasciata andare a Morfeo sul divano, invece che sul letto come tutte le persone normali. E sapevo pure che non erano state le braccia del mitologico dio del sonno a cullarmi dolcemente fino a farmi perdere i sensi.
" Si" disse semplicemente lui "sei praticamente crollata" spiegò l'attimo successivo, mostrando un tenero sorriso
" E tu dove hai dormito?" io nel mio letto, e tu sul divano, vero?
" Con te" furono le due banali parole che mi fecero inevitabilmente avvampare..ma che diavolo mi prendeva quella mattina? Possibile che un sogno mi avesse scosso così tanto? O quella dell'attività inconscia del sonno era solo una scusa bella e buona, per non ammettere che mi era bastato essergli stata lontana per due settimane, per capire quello che mi ero ostinata a giudicare incomprensibile per mesi. Si, sto parlando delle reazioni del mio corpo al suo tocco, e persino al suo sguardo. Paralizzante: l'unico termine che avrebbe potuto perlomeno tentare di rendergli giustizia.
Aspettate un attimo.
" E non ho fatto o detto niente di strano mentre dormivo, spero" abbassai la voce, tanto che l'ultima parola della frase assunse la forma di un sussurro strozzato
Ethan curvò le labbra in un sorriso eccessivamente divertito, prima di scoppiare a ridere, guardandomi come se volesse leggermi dentro. Speravo non ci riuscisse, forse invano.
" A parte rannicchiarti contro di me, e utilizzare il mio petto come tuo personale cuscino..no, nulla di strano" come sempre, dimostrò di essere un tantino provocatore, e io non sapevo nemmeno se lo stesse facendo apposta per farmi arrossire ancora di più, perchè ero certa che fosse al corrente dell'effetto che quelle parole avrebbero potuto avere su di me.
Stronzo. E io stupida che non riuscivo nemmeno a insultarlo mentalmente, senza sciogliermi dentro.
" Perchè? Che hai sognato, o meglio.. chi hai sognato?" domandò perforandomi con quegli occhi blu-verdi
" Niente..nessuno" poco convincente, eh?
" Non ci credi nemmeno tu" infatti "nulla di importante" ritentai, sforzandomi di mostrarmi più sicura delle mie affermazioni. Non era nulla di importante, punto.    

" Va bene" disse, apparentemente accondiscendente "se non vuoi dirmelo, devo pensare che il sogno riguardasse me"
Non avrebbe potuto centrare il bersaglio in modo più accurato, maledizione!
" Ei...non è mica detto che sia stato un sogno hard! Magari eravamo seduti su una panchina ad Hyde Park e stavamo mangiando un gelato" ipotizzò, divertendosi come un matto a provocarmi, come al suo solito.
"..prima che tu mi saltassi addosso, baciandomi ovunque e dicendomi di non poter vivere senza di me" concluse, e chissà perchè, nella mia testa rimbombò la sua voce roca
" Oppure potresti essere stato tu a farlo" decisi di stare al gioco, altrimenti sarei potuta arrivare al punto di confessare tutto, per quanto mi ero ridotta male
" Nah.. troppo realistico" lui smorzò così la questione, lasciandomi lì ad arrovellarmi il cervello, a chiedermi come interpretare quel 'troppo realistico', riferito al fatto che lui potesse baciarmi o dirmi certe cose.
" Ma quando la smetterai di provocarmi?" mi venne spontaneo chiederglielo..c'erano giorni in cui non faceva altro che quello, e diventava snervante, e al tempo stesso..eccitante. E altri in cui mi parlava di sè, e chiacchierava come un non pervertito. Il fatto che trovassi irresisitibili entrambe le tipologie, mi faceva credere di stare seriamente impazzendo. Per lui, nel senso che era colpa sua, o così mi faceva comodo credere.
" Mai" fu la sua risposta "rassicurante" borbottai tra me e me, mentre lui rideva sotto i baffi
" Che posso farci, Em? Mi diverto troppo!" ammise, l'aria di un bambino
" E poi anche a te piace" spazzata subito via da quel sorriso tanto impertinemente, malizioso
" E cosa te lo fa pensare?"  mi informai, curiosa e sempre più attratta da quel modo di stare insieme tutto nostro
" Per esempio, il fatto che ti mordi il labbro inferiore trattenendoti dalla voglia di mandarmi a quel paese perchè questo botta a risposta manda in tilt anche te, e poi però non lo fai mai"
"..Anzi spesso, ti scopro addirittura a sorridere inconsciamente pensando di non essere vista" 

Perchè mi stava guardando in quel modo? Perchè i suoi occhi dovevano essere una calamita per la sottoscritta? Perchè erano così maledettamente...belli? Semplicemente belli. 
E perchè mi pareva che qualcosa fosse cambiato tra di noi da quando ero tornata a Londra dopo Natale?..Eravamo, non so, più sfacciati, meno pudici, meno controllati. Più battiti e meno limiti. Più cuore e meno cervello. 
" Anche te?" gli feci il verso. Sbaglio o aveva appena detto che le nostre conversazioni lo mandavano in tilt?
"E poi hai pure il coraggio di dire che non ti piacciono questo genere di...cose" mi accusò divertito, riferendosi alla chiara provocazione che gli avevo rivolto ripetendo le sue parole. Eravamo entrambi in piedi in cucina, lui appoggiato al frigo, e io intenta a prepararci un caffè.
" Mai detto questo" mi difesi, dicendo effettivamente la verità
" Allora ti piacciono.." si fece più vicino, distraendomi, e impedendomi di centrare con il cucchiaino colmo di caffè in polvere, l'apposito spazio nella caffettiera riservato a esso
" Guarda che hai iniziato tu" gli ricordai, tentando di rimediare al danno fatto
" Lo so! E' che quel giorno quando sei arrivata in bibioteca..non so nemmeno io il motivo per il quale mi sia comporato così..mi è venuto spontaneo, ed è assurdo, perchè non ti conoscevo, non sapevo nulla di te a parte che dovevi essere stata una fan degli 'Uk Heart', considerata la tua reazione..ma davvero, non so spiegare cosa mi abbia spinto a provocarti sin dal primo istante.
Il punto è che non immaginavo neanche di poter instaurare un rapporto così ..stimolante, eccitante, bello, con qualcuno; non pensavo di poter tornare a stare bene e in mezzo alla gente così facilmente; non avrei scommesso un euro su niente di tutto quello che è accaduto fino ad oggi, ma poi sei arrivata tu e mi hai fatto venir voglia di rimettermi in gioco...non ci sarebbe riuscito nessun altro, e se non fossi entrata lì dentro quel pomeriggio di fine settembre, io non voglio nemmeno pensare a come starei adesso. Avevo bisogno di te, ho bisogno di te, ho capito di averne bisogno sin da quando sei arrossita come un peperone riconoscendomi..eri, boh, eri semplicemente l'ultima persona che mi sarei aspettato di incontrare, e la prima che inconsciamente desiderassi trovare"
Voleva farmi morire quella mattina, poco ma sicuro.
' Eri, boh, eri semplicemente l'ultima persona che mi sarei aspettato di incontrare, e la prima che inconsciamente desiderassi trovare'...già, quella frase calzava a pennello anche per me.
" Io..Ethan..non hai idea di quanto tenga a te. E benedico ogni giorno quel pomeriggio, perchè non so nemmeno io come mi sarei ridotta in questi tre mesi se tu non ci fossi stato..sono spaventata, ho paura, e non puoi capire quanto sia confortante pensare che alla prossima ecografia, sarai lì a stringermi la mano e a distrarmi da tutto il casino che ho in testa"
" Andrà tutto bene, Em"  si avvicinò sempre di più, e io come al solito mi ritrovai a credergli. Potevano sembrare parole banali, ma per me significavano il mondo.
" L'ho accettato, ho accettato quello che accadrà, e se penso a quel microbo che si muove dentro me, mi emoziono ancora come quel giorno in cui l'ho visto per la prima volta con i miei occhi...ma è difficile, è difficile pensare al cambiamento che subirà la mia vita, ed è difficile perchè io non so da dove iniziare-"
"Shh" mi avvolse il corpo con le sue braccia, e io ci sprofondai all'interno "Sai cosa mi ripeteva spesso mia madre, nei momenti di tenerezza?" domandò, stringendomi forte a sè
" Ho realizzato di saper fare la mamma nel momento esatto in cui ti ho stretto tra le mie braccia per la prima volta. Fino al minuto prima pensavo che non ne avrei combinata una giusta, ma quando ti ho guardato negli occhi, ho capito esattamente di cosa tu avessi bisogno."
Sapevo che avesse sempre avuto un bel rapporto con sua madre, ma forse, dopo la fine della band, si era allontanato da tutti. Persino da lei. Lo avevo capito dal repentino cambio del tono di voce.
Ma non gli avrei fatto domande..Ethan sapeva benissimo di poter concedersi il lusso di parlare a cuore aperto con me, quando si fosse sentito pronto.
Lasciai che fosse il mio corpo spinto contro il suo a urlargli 'grazie' più forte di quanto potessero fare le parole "é ufficiale: io non posso più vivere senza di te" sussurrai contro il suo petto
" Quindi è ufficiale anche che ti piacciano le mie provocazioni" e come dargli torto? 
Gli fui grata per aver riportato la conversazione su toni più leggeri, anche se a volte confidargli i miei tormenti, mi faceva inspiegabilmente stare bene.

" E a te piace il solletico?" domandai beffarda, staccandomi di poco e cominciando a muovere le dita su quelli che sapevo essere i punti deboli della maggioranza del genere umano
" No" prima che potessi attuare la mia piccola vendetta, mi bloccò entrambi i polsi, e mi attirò di nuovo a sè "ma scommetto che a te piace ancora meno" sorrise impertinente, con quel luccichio negli occhi, prima di cominciare a farmi il solletico ovunque. Eh si, se ve lo state chiedendo, ovviamente lo soffrivo da morire.
Risi senza ritegno mentre le sue dita percorrevano veloci il mio corpo da sopra i vestiti, e lui mi seguì a ruota. Continuammo così per minuti interi, lasciando che l'intero appartamento si riempisse di scherzose minacce di smetterla da parte mia, e incontrollabili risate da parte mia e sua. Dio, il solletico era un vero e proprio toccasana, ci induceva a ridere come due pazzi, senza pensare più a nulla.
E fu forse per quel motivo che non ci accorgemmo di star giocando con il fuoco, fino a quando, nella foga del momento, i nostri nasi non si sfiorarono involontariamente.
A quel punto non riuscii a evitare di mordermi il labbro, perchè eravamo troppo pericolosamente vicini e nella mia testa si stavano già proiettando film simili al mio sogno; Ethan deglutì a vuoto, senza staccarmi gli occhi di dosso, senza smettere di tenermi ancorata a sè. Aveva smesso di farmi il solletico e mi teneva per i fianchi.
E mi guardava, mi guardava come se fossi l'ottava meraviglia del mondo, e mi stringeva sempre di più spingendomi contro di sè. 
Non sarei riuscita a sottrarmi da sola, di mia spontanea volontà, a quel contatto che mi avrebbe accelerato i battiti del cuore in modo ancora più incontrollato e folle. Intercorrevano pochi, pochissimi centimetri tra le mie labbra e le sue, e ci stavo già facendo l'amore con quegli occhi e quel sorriso e quelle fossette, quando, come da perfetta telenovela, indovinate? 
Si, squillò il cellulare.
Grazie al cielo..altrimenti ci saremmo baciati, certo come la più banale delle leggi della fisica. Saremmo finiti labbra contro labbra, sarebbe stato inevitabile, e terribilmente bello, e sbagliato.
Mi lasciò andare chiaramente controvoglia, permettendomi di rispondere al cellulare. Ricky. Non avrebbe potuto scegliere un momento più azzeccato e più spropositato per chiamarmi. 
Mi sentii una stupida, perchè non potevo rispondergli 'anche tu' quando lui mi avrebbe detto che gli mancavo; sarebbe stata una bugia, perchè mi ero già abituata alla sua assenza, forse troppo in fretta, e avrei potuto negarlo pure fino alla fine dei miei giorni, ma avevo permesso che Ethan mi mettesse tra noi il giorno in cui avevo deciso che avrei trovato il modo di trascorrere del tempo insieme a lui. Ma pure quella era stata una scelta inevitabile...visti i predecenti risalenti alla mia adolescenza, non avrei mai potuto far finta di non averlo conosciuto. Sarei andata contro me stessa, e sì, anche contro quel pugno chiuso nascosto nella parte sinistra del mio petto. E non si può andare per sempre controcuore.
Liquidai Ricky in fretta, facendo il possibile per non apparire scortese, e riposi il telefono soltanto quattordici secondi dopo aver accettato la chiamata. Mai successo prima.
Ethan se ne accorse, e sorrise. Le sue labbra si curvarono nel modo più dolce al mondo.

... continua...
    



BUONSALVEEEEE :))
Ecco a voi il nuovo capitolo, che come avrete certamente intuito, è stato spezzato in due, per non appesantire la lettura e soprattutto per non farvi perdere troppo tempo prezioso per studiare, lavorare e quant'altro.
Spero che via sia piaciuto, e ringrazio di cuore coloro che lo hanno recensito fino ad adesso, e chi vorrà farlo in futuro. ♥
Per me è importante sapere cosa ne pensate di questa storia, perciò vi prego, bastano dieci parole messe in fila, mi renderebbero felice ;))
Devo scappare, non prima però di aver condiviso un piccolo spoiler con voi! *--*

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" Perchè ci tieni così tanto?" chiesi a quel punto, volgendo la testa all'indietro e posandola su una sua spalla per poterlo guardare negli occhi
" Perchè ho una voglia matta di rivivere il periodo più bello della mia vita..anche se solo con la mente" sorrise, quasi imbarazzato
In quell'esatto istante decisi che avrei provato a farglielo rivivere anche con il cuore.
" E tu mi canterai una canzone quando avrò finito?" domandai a mia volta, senza preoccuparmi di tornare nella posizione precendente
" Non canto da quel giorno.." spiegò, incupendosi, e io mi pentii di avergli fatto quella richiesta, ma durò solo un attimo
" Appunto!..Ti prego, tutto quello che desidero è sentirti cantare dal vivo, qui, vicino a me..e non in mezzo alla folla e su un palco professionale" ritentai " Solo se mi dai un bacio!"
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Un bacione, e a prestoooooo<3<3<3<3 Ps. Recensiteeeeee ;)) ♥♥♥
















   

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


EMMA

Dopo mangiato, io e Ethan finimmo sul divano come la sera precedente. Sì, avete ragione: sarebbe stato un tantino più produttivo uscire un po' e camminare nella neve prima che Londra venisse avvolta dalla notte, ma quella mattina, quando avevamo fatto il pupazzo di neve divertendoci come bambini avevamo realizzato quanto l'aria si fosse raffreddata durante la notte precedente.

Fosse stato per me, che per questo genere di cose ero sempre stata un incosciente di natura, saremmo potuti anche uscire di nuovo..che male avrebbe potuto farmi un po' di aria fresca? Ma quando glielo avevo fatto presente, Ethan mi aveva risposto che l'aggettivo 'fresca' non si addiceva per niente al gelo che c'era là fuori, e mi aveva praticamente vietato di mettere persino il naso fuori dalla porta. Era preoccupato che potessi prendermi l'influenza, con conseguenze per la creatura che stava crescendo a vista d'occhio dentro me...che tenero!
Quella mattina, dato che non avrei corso il pericolo di intercettare mia madre per le scale, ero tornata ad indossare un maglioncino della mia taglia, dopo ben quindici giorni, e ve lo giuro, avevo notato quanto la protuberanza all'altezza dell'addome fosse evidente..non so, forse era solo una mia impressione, ma c'era da dire che quelle felpone che avevo indossato negli ultimi tempi, avevano nascosto il pancione anche ai miei stessi occhi.
Comunque, fu così che ci ritrovammo di nuovo sul divano, intenti a vedere lo stesso film che non eravamo riusciti a vedere la sera prima, perchè ero letteralmente crollata tra le sue braccia.
Pochi minuti dopo i titoli di inizio film, Ethan mi mise a sedere sul pavimento (non chiedetemi per quale motivo) e naturalmente mi trascinò con sè; appoggiò la schiena al divano dietro di lui e si sedette a gambe larghe, per permettermi di intrufolarmi al loro interno, e poggiare a mia volta la schiena al suo petto, mentre le sue braccia mi avvolgevano il corpo molto meglio di come sarebbe riuscita a fare una coperta calda.
Confortante. Rassicurante. Prottetivo. Erano i termini che avrei associato a quel dolce intreccio di corpi.
Guardammo il film senza dire una sola parola e senza muoverci da quella posizione fino ai titoli di coda, momento in cui Ethan mi attirò di più a sè, e spostandomi i capelli sciolti su un solo lato, avvicinò le labbra al mio collo quel tanto che bastava a solleticarmi la nuca.
Indugiò per qualche secondo, mentre io trattenevo il respiro, per poi depositare dolcissimi e lievissimi baci su quella porzione di pelle, che inutile dirlo, si traformò in fuoco vivo.
Il mio corpo non aveva mai reagito ai baci di Ricky in quel modo spropositato! Certo, mi avevano sempre fatto sentire amata e coccolata..ma con Ethan, Dio, con Ethan era tutto diverso. E mi piaceva da impazzire.Perchè si trattava di lui..perchè avevo sognato così tante volte un suo abbraccio, un contatto tra i nostri corpi, che non mi sembrava ancora vero di poterlo avere. Avevo sentito dire più volte che quando ti crei aspettative troppo alte su qualcosa o qualcuno, questo finisce spesso per deluderti e rivelarsi nemmeno minimamente lontano a come te lo eri immaginato. Ma con Ethan Harrow non era successo, e potergli stare accanto per ore, giorni, mesi, era molto molto meglio di come me lo ero immaginata. E nelle mie fantasie, lui era già perfetto.
" Raccontami qualcosa di te" fu proprio la sua voce a riportarmi alle realtà, dopo quei casti baci che mi avevano fatto tremare il cuore
" Che genere di cosa?" domandai,  presa alla sprovvista
" Non lo so...magari qualcosa rilasente al periodo in cui avevi sedici anni" ipotizzò, senza dare segno di voler cambiare posizione
" Perchè ci tieni così tanto?" chiesi a quel punto, volgendo la testa all'indietro e posandola su una sua spalla per poterlo guardare negli occhi
" Perchè ho una voglia matta di rivivere il periodo più bello della mia vita..anche se solo con la mente" sorrise, quasi imbarazzato
In quell'esatto istante decisi che avrei provato a farglielo rivivere anche con il cuore.
" E tu mi canterai una canzone quando avrò finito?" domandai a mia volta, senza preoccuparmi di tornare nella posizione precendente
" Non canto da quel giorno.." spiegò, incupendosi, e io mi pentii di avergli fatto quella richiesta, ma durò solo un attimo
" Appunto!..Ti prego, tutto quello che desidero è sentirti cantare dal vivo, qui, vicino a me..e non in mezzo alla folla e su un palco professionale" ritentai
" Solo se mi dai un bacio!" ecco, mi pareva strano che non mi avesse ancora provocato a modo suo!
" E qual è il  problema?" sorrisi, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo dolcemente su una guancia
" Non far finta di non aver capito.." mi accusò, guardandomi dritto negli occhi
" Sei tu che non hai specificato" e quella da dove mi era uscita?
" Ok, lo hai voluto tu: canto se mi dai un bacio sulla bocca" sussurrò, senza distogliere minimamente lo sguardo.
Si, avevo capito sin dal primo momento a che tipo di bacio si riferisse, ma il semplice fatto che me lo avesse chiesto esplicitamente, mi fece avvampare. Soprattutto se ripensavo al sogno di quella notte.
" Intanto ti faccio vedere una cosa" me ne uscii, alzandomi e recandomi in camera mia con la precisa intenzione di trovare una scatola dove avevo risposto alcune cose legate agli anni riguardo ai quali Ethan era curioso
" Sei furba tu!" urlò lui di rimando, in modo tale che potessi sentirlo anche dalla mia camera
Furba? Stavo solo cercando di evitare quel primo bacio; sì, primo, perchè sospettavo che non sarebbe stato l'unico...
Aprii le ante dell'armadio, e più precisamente l'ultimo cassetto sotto quelli della biancheria intima..era lì che tenevo nascosta la scatola. Nemmeno Ricky l'aveva mai vista, era sempre stata mia e basta. Mia madre mi aveva minacciato di buttarla insieme a tutto il suo contenuto quando ero partita per Londra, diceva che ormai non mi sarebbe più servita, e che nella mia vecchia cameretta c'era fin troppa roba inutile per mettere anche quella, e allora non mi era restato che farla passare per uno scatolo contentente scarpe e portarla con me, nel nuovo appartamento.
Non le avrei mai permesso di buttare via tutto. Va bene che ero cresciuta, ma lì dentro era contenuto un pezzo importante della mia vita.
Afferrai la scatola con entrambe le mani, prima di tornare in salotto dove Ethan mi stava aspettando curioso. Mi sedetti a gambe incrociate accanto a lui, e tenendo saldamente quello che consideravo quasi come un piccolo tesoro, cominciai a raccontare.
" C'era una volta, sei anni fa, una ragazzina di sedici anni che conduceva una normalissima vita: la mattina si svegliava presto per andare a scuola, il pomeriggio studiava e chattava con gli amici, e la sera andava a letto senza troppi pensieri per la testa.
La sua vita cambiò un banalissimo pomeriggio tipicamente estivo. Quel giorno, alcune amiche che vedeva soltanto in agosto, piombarono a casa sua chiedendole in ginocchio di permetterle di utilizzare il computer per vedere il nuovo video di una boy-band, dato che loro, vivendo in quei giorni in una casa inutilizzata per il resto dell'anno, non avevano il collegamento a Internet. ..-No, non tutti avevano già gli smartphone super intelligenti e con display giganti capaci di qualunque cosa" Ethan trattenne a stento una risata, e io, sorridendo a mia volta continuai il mio strambo racconto.
"Comunque, questa ragazzina se ne stava per i fatti suoi, in compagnia dell'unico amico maschio del loro gruppo, quando fu quasi portata di peso davanti al computer e costretta anche lei a sorbirsi quel video. Non poteva nemmeno immaginare tutto quello che sarebbe successo dopo.
Le sue amiche, esaltate come non mai, fecero pressione con il mouse sul tasto 'play', la canzone cominciò, e lei la trovò piuttosto orecchiabile sin dal primo momento. Pensò che forse quella boyband non doveva essere così male, e si concetrò ad ascoltare e vedere, anche se non era mai stato il tipo di ragazza che si strappava i capelli per un bel cantente o un bell'attore,i cui poster occupavano le pareti della sua cameretta. Assolutamente no.
La prima strofa della canzone l'aveva cantata un tizio biondo con gli occhi chiari, la seconda un altro con le pelle olivastra e gli occhi castani, e il ritornello un ragazzo con gli occhi di una tonalità mista tra il blu e il verde, un sorriso che avrebbe sciolto pure i ghiacciai al polo nord, e un cespuglio di ricci al posto dei capelli.
Quando il viso di quest'ultimo occupò l'intera superficie dello schermo del computer, la ragazzina in questione trattenne il respiro. Perchè era bello, aveva un viso dai lineamenti dolci, uno sguardo magnetico, un sorriso meraviglioso e una voce, Dio, che voce..una voce che le fece tremare il cuore." 
" Ecco, è esattamente così che ho perso la testa per te" ammisi, fissando la scatola che tenevo in grembo invece di quegli occhi che avevo appena descritto.
Soltanto dopo mi voltai, e lo sorpresi a sorridere tra se e se con l'aria di un bambino felice...mi avrebbe fatto impazzire quell'idiota, poco ma sicuro.
" Tu sapevi perfettamente di essere irresistibile, eri sicuro di te, sorridevi maliziosamente, ti riavviavi i ricci con le dita...e io,povera idiota che non si era mai presa una cotta di quelle proporzioni, fui succube del tuo fascino sin dal primo istante. E quando le mie amiche, alla fine del video mi fecero la fatidica domanda 'chi ti piace di più?' riferito ai voi tre e alle vostre voci, non ebbi dubbi nell'indicare il tuo viso che ancora occupava lo schermo. 
'Ethan! Lo sapevo!" mi canzonarono in coro, dandomi la possibilità di conoscere il tuo nome.
In loro presenza feci finta di niente, perchè ero sempre stata un tipo abbastanza riservato, ma quando mi lasciarono sola, mi incollai a quel computer e feci ripartire il video della vostra canzone per dieci volte di seguito, minimo. Poi digitai 'Uk Hearts' sulla banda di Google e scoprii tutto quello che c'era da sapere su di voi.
Cover di canzoni, video divertenti, brevi interviste, i vostri contatti twitter e molto altro. 
Due mesi dopo quel pomeriggio estivo, veniste in Italia per la prima volta, e io ricordo quel giorno come se fosse stato sei giorni fa, e non sei anni fa.
Fu meraviglioso e terribile, perchè voi eravate nella mia stessa nazione, stavate respirando la mia stessa aria, guardando lo stesso cielo orientandovi con lo stesso fuso oario, e vi sentivo contemporaneamente vicini e molto più distanti di quanto eravate sempre stati. Vi sentivo distanti semplicemente perchè eravate vicini e non potevo in alcun modo raggiungervi..e credimi, è stato molto peggio che sapervi lontani migliaia e migliaia di kilometri" così dicendo, aprii finalmente la scatola, ed iniziai ad estrarrne a poco a poco tutto il contenuto, sotto lo sguardo curioso e intenerito di Ethan Harrow. 
" Trascorsero giorni, settimane, mesi, persino anni, e..li vedi questi?"  lui sorrise, quasi con le lacrime agli occhi
" Questo è il primo, quest'altro il secondo" continuai stringendo tra le mani i cd degli 'Uk Hearts' che avevo ascoltato tante di quelle volte...
" E poi abbiamo anche il terzo" glielo passai "e il quarto, il quinto, il sesto, l'ultimo" conclusi, mentre lui fissava alternativamente me e i cd, senza riuscire a spiccicare una parola.
" E questo invece è un braccialetto di gomma con il nome della band stamapato sopra, e ci tengo a sottolineare che è originale al 100%. Lo ordinai dal vostro sito ufficiale inglese, e ci impiegò un mese per arrivare a casa mia; però da quel momento lo indossai per riuscire a togliermelo soltanto quando vi scioglieste.
All'inizio me la presi a morte, sì, mi arrabbiai, perchè ero pazza di voi, delle vostre voci, dei vostri sorrisi e dei vostri occhi, e non potevo assolutamente immaginare di non sentirvi più cantare insieme. Poi, a poco a poco mi rassegnai alla realtà, e fu proprio in quei giorni che incontrai Ricky per la prima volta..ma questa è tutta un'altra storia"
" Questo? Da dove esce fuori?" domandò lui estraendo dalla scatola un astuccio, la voce spezzata a metà
" Questo...è soltanto un regalo che ricevetti da mia zia un Natale di diversi anni fa" spiegai "Lo vedi? Ero completamente pazza di voi! E questa ne è prova..lo sapeva tutta la mia famiglia, e spesso mi prendevano pure in giro, perchè anche loro, sin da subito, esattamente come le mie amiche quel pomeriggio estivo, capirono che tra voi tre, c'era un ragazzo che per me era diventato il mondo. E tutti sapevano che eri tu.
Bastava guardarmi negli occhi mentre pronunciavo il tuo nome, e non avrebbero potuto esserci fraintendimenti."   
A quel punto mi chiesi il motivo per il quale gli stavo raccontando proprio tutto, ma poi mi resi conto che ormai mi ero messa in gioco, e sarebbe stato scorretto tirarsi indietro. E poi non era nient'altro che la verità. Da quel pomeriggio, gli occhi, la voce, il sorriso, i ricci, le fossette, le mani, di Ethan Harrow, erano diventati la mia droga. 
" Eri diventato la mia droga" confessai, convintissima di avere le guance rosse. Mi voltai verso di lui, curiosa di assistere alla sua reazione, e tutto mi sarei aspettata tranne che i nostri sguardi si incrociassero mentre il mio viso aveva assunto la tonalità cromatica di un peperone e lui si mordeva il labbro.
Dovevo continuare a raccontare, subito, immediatamente.
" Tornaste in Italia altre tre o quattro volte, prima di annunciare l'evento che tutti aspettavamo: un concerto. Prima si era trattato soltanto di 'signing session' e brevissime apparizioni televisive. Ero gasatissima, e felicissima, perchè vi amavo alla follia, e sarei stata disposta a qualunque cosa pur di partecipare a un vostro concerto; ero persino riuscita ad ottenere il permesso dai miei, e il giorno in cui i biglietti furono messi in vendita mi tremavano le mani davanti alla tastiera del pc per quanto ero emozionata..non potevo crederci, era troppo bello avere finalmente la possibilità di ascoltare le vostre voci, troppo bello per essere vero.
E infatti, non fu vero. Successe un casino perchè c'era così tanta gente che desiderava quel concerto che il sistema andò in tilt più e più volte nell'arco di un quarto d'ora, e ancora prima che riuscissi a capire cosa stesse succedendo, i biglietti terminarono. Piansi come una bambina capricciosa, e credetti alle parole di mio padre che mi disse che fino alla fine li avremmo trovati quei biglietti. Ma sui siti ufficiali erano terminati..pensa, due date sold out in meno di dieci minuti! E c'erano dei siti che li vendevano, ma erano troppo, troppo cari. Inconsciente come ero e consumata dalla voglia di vedervi dal vivo, li avrei pure comprati, ma naturalmente i miei si premurarono di impedirmelo tassativamente.
Arrivò il giorno del concerto, e non ci crederai adesso o mi prenderai per pazza, ma io mi finsi malata a restai a casa da scuola. Perchè i miei compagni sapevano, sapevano tutto, e pur non facendolo con l'intenzione di rigirare il coltello nella piaga, mi avrebbero ricordato dove avrei voluto essere.
Passai due giorni a piangere nel letto senza che nessuno potesse vedermi, raccontai ai miei un sacco di balle sulla mia salute, gli dissi che mi faceva male la testa, la pancia, la gola e non so che altro...ma mi faceva male soltanto il cuore.
Poi voi vi divertivate a scrivere tweet di ringraziamento e compiacimento per l'Italia, e io ero felice e triste insieme, come tutte le altre volte."
" Se avessi avuto modo di sapere tutto questo, ti avrei regalato personalmente il biglietto, con tanto di pass per il backstage, e soprattutto ti avrei regalato un abbraccio, di quelli in cui si può sprofondare"  era madettamente serio, e sincero
" Appunto.. io sarei morta sul colpo!" mi presi in giro da sola per smorzare un po' i toni, e lui mi regalò un sorriso talmente tenero che di nuovo fui costretta a continuare il racconto per evitare cazzate.
" Ma non avresti potuto saperlo in alcun modo...e poi, c'erano tante ragazze che erano rimaste a casa come me.
Però ottenni la mia rivincita, l'anno dopo. All'inizio era in programma una sola data, e quando uscirono i biglietti io ero a scuola , avevo dato a mia cugina l'incarico di acquistarli, anche se ero stata tentata di fare assenza pure quel giorno per accertarmene personalmente, ma i miei non avevano voluto sentire ragioni. Ero irrequieta, non ascoltai mezza parola delle spiegazioni, e pregai silenziosamente per tutto il tempo, affinchè riuscissi ad avere quei biglietti. Mi aspettavo che sarebbero terminati in pochissimo tempo perchè la febbre per gli 'Uk Hearts' era addirittura più alta rispetto all'anno precedente, ma quando per la seconda volta mi furono sbarrate le porte del mio sogno, ci restai male male male male. Malissimo.
Qualche ora dopo aggiungeste una seconda data, ma ormai avevo quasi perso le speranze, perchè il sistema era bloccato come al solito, e se un secondo prima dava i biglietti per disponibili, il secondo dopo non c'erano più. Mio padre mi disse che li aveva acquistati, mentre io piangevo disperata come l'anno prima, anzi, forse anche di più, ma non riuscii a credergli fino a quando non vidi la ricevuta dell'acquisto.Mancavano ben duecentosettantaquattro giorni al concerto.
Fu un'attesa lunghissima, ma ripagata appieno dall'emozione di entrare in quello stadio e finalmente, dopo quasi tre anni, vedervi e sentirvi cantare dal vivo.
Fu un'emozione fortissima, un boato di luci, urla, cartelloni innalzati al cielo, abbracci, pianti e battiti acceleratissimi. Fu bellissimo, e durò troppo poco..avrei voluto che non finisse mai...non potevo crederci: voi eravate lì a cantare per noi, e ci separava soltanto aria.Tu eri lì, e ci separava soltanto aria"
"E questa fascetta, è l'unico ricordo tangibile di quel giorno così perfetto. Il resto è tutto qui dentro" dissi emozionata, ricordando tutto, e prendendogli una mano per posarmela all'altezza del cuore. Ethan era messo peggio di me, quanto a emozione.

" E' stato davvero così bello? Siamo davvero riusciti a darti così tanto?" domandò, gli occhi lucidi di lacrime
" Si, ci sei riuscito" non mi accorsi nemmeno di aver utilizzato il singolare, ma era lui che i miei occhi avevano seguito per tutto il tempo, la sua voce quella che mi aveva fatto tremare le mani e le ginocchia, i suoi sorrisi quelli che mi avevano sciolto il cuore.
" E sai una cosa? Per la sera del concerto le previsioni portavano temporale, e quando lo seppi, la prima cosa che pensai fu: e vabbè, ci baceremo sotto la pioggia! ..Figurati quanto ero messa male!"

" Adesso però basta, tocca a te. Devi cantare" cambiai subito discorso , rendendomi conto di avergli detto probabilmente anche troppo
" Paga pegno" fece lui, beffardo
" Alla fine del concerto" contrattai "Di solito l'entrata si paga all'inizio.." aveva ragione "..oppure alla fine, con gli interessi" propose divertito
" Scelgo la seconda opzione" non avevo alcun dubbio sul fatto che mi stessi cacciando in un bel guaio, ma volevo rischiare.
A quel punto mi alzai e inserii uno dei cd, a caso, nello stereo. Poi tornai da Ethan, lo presi per mano e lo trascinai al centro della stanza, accanto a me.
" Hai anche intenzione di ballare?" mi domandò, la luce negli occhi e un dolce sorriso sulle labbra
" Certo! Voglio ballare con te, con la tua voce a fare da sottofondo" ok, ero impazzita, ma lo desideravo veramente tanto
" Non so se ce la faccio a cantare di nuovo...non lo faccio da troppo tempo, la mia voce potrebbe essere cambiata e non piacerti più" sussurrò, la fronte contro la mia, mentre la voce registrata di Dylan riempiva l'aria
" Si, che ce la fai. Cantiamo insieme" proposi, le sue dita si intrecciarono alle mie e lo presi per un sì.
Arrivò il suo turno, e come gli avevo promesso, cantai, però lo feci da sola, mentre lui mi guardava imbambolato.
" Così non vale" mi lamentai, quando il ritornello fu terminato "il prossimo lo cantiamo insieme, sul serio però" decretai, irremovibile
" E' stato bellissimo" disse lui di punto in bianco, come se non avesse ascoltato una sola parola "cosa?" domandai confusa
" Tu. Tu che canti per me" riuscì a dirmi, prima che sopraggiungesse di nuovo il suo pezzo.
Quella volta mantenemmo la promessa entrambi. Cantammo insieme i primi due versi, sorridendoci a vicenda; Ethan riprese il controllo delle parole e del ritmo in modo naturale, come se non avesse mai smesso di cantare, nemmeno per un minuto, e quando fui certa che avrebbe continuato anche senza di me, mi zittii, per godermi quella canzone che avevo tanto amato, cantata da lui per me, per me e basta.
Quella traccia finì, e se ne susseguirono altre, Ethan me le cantò tutte sorridendo con quella luce negli occhi, mentre ballavamo nel salotto di casa mia.
No, non avrei mai creduto possibile una cosa simile..e Dio, Dio quanto stavo bene senza pensare a nulla che non fossimo noi due.
Mi cullai della sua voce, permettendole di perforarmi anche l'anima. Dio quanto mi era mancata...e quanto era bella, profonda, roca, sensuale..perfetta. Perfetta per farmi impazzire, e innamorare.
Non so quante ore dopo, perchè persi la cognizione del tempo, ma le tracce del cd si esaurirono e io seppi che era arrivato il momento di saldare il mio debito. E mai ero stata più felice, più emozionata e più eccitata di saldare un debito..tanto si sarebbe trattato di quello e basta, no?
Si, poteva essere una scusa abbastanza convincente da rifilare al mio stupido cuore, pazzo di lui da troppo tempo.
Mentre le sue mani mi attiravano prepotentemente verso di sè, le mie labbra si avvicinarono alle sue lentamente, in modo indirettamente proporzionale al fiume di emozioni che avevo dentro; ci guardavamo dritto negli occhi senza dire nulla, incapaci di imporci un freno, e quando le mie labbra sfiorarono le sue, lui restò immobile per godersela tutta, e poi, lo baciai dolcemente. Fui io a premere la mia bocca sulla sua, in un bacio appena accennato, e fui sempre io a tornarmene al mio posto prima di permetterci di approfondire il contatto. Era stato poco più che uno sfioramento, ma mi aveva mandato in tilt ugualmente.
" Con gli interessi" mi ricordò lui, e a quel punto mi ritrovai  a ripetere lo stesso e identico gesto, per poi allontanarmi di nuovo, subito, perchè desideravo troppo baciarlo sul serio. Non appena feci per allontanarmi, con un'unica mossa, mi lasciò liberi i fianchi per prendermi il viso tra le mani.
" Va bene lo stesso sotto la neve?" mi domandò in un sussurro, prima che potessi rendermi conto di nulla "cosa?" un respiro strozzato da parte mia
E subito dopo un bacio da parte sua. Un bacio vero, di quelli che avevo agognato per una vita, e sognato quella stessa notte. Un bacio che implicava le nostre bocche incollate e intente ad assaporarsi a vicenda, le nostre lingue intente a intrecciarsi, le nostre mani a toccarci, i nostri battiti a fondersi e le nostre anime a volersi. Quando mi baciò in quel modo tutt'altro che innocente, non avvertii i fuochi d'artificio a livello del cuore, ma lo scoppio dell'intero firmamento. Ci baciammo fino a restare senza fiato, consapevoli di non avere la scusa di essere ubriachi per giustificare ciò che avevamo permesso che accadesse..anzi, forse ubriachi lo eravamo sul serio dopotutto: io di lui, e lui di me. 
" Non lo hai sognato quel bacio stanotte, o meglio, stamattina. E' che ho avuto l'impressione che ti stessi svegliando, e non volevo essere scoperto, quindi sono saltato giù dal letto, e siccome sono maldestro, ti ho rotto la sveglia." spiegò, il mio respiro che non accennava a tornare regolare
" E adesso non scappare via, perfavore. Sono perfettamente consapevole dei tuoi casini, e dei miei, e non ti sto chiedendo nulla. E' solo un bacio.. okay forse più di uno, ma non cambierà nulla tra di noi.
Voglio baciarti, voglio baciarti ancora, voglio baciarti adesso, lo desidero con tutto me stesso, e so che lo vuoi anche tu.
Perciò non fuggire come hai cercato di fare fino ad adesso, e fai finta che questo sia il bacio che hai tanto bramato il giorno del concerto, solo..arrivato con un po' di ritardo" mi guardava dritto negli occhi, sorrideva, e il mio cuore tremava
" Meglio tardi che mai" fu il mio sussurro rotto dall'emozione. E prima che potessi prenderne coscienza, ci stavamo di nuovo baciando come se quella fosse l'ultima ora a nostra disposizione. Le mie braccia circondarono il suo collo in modo spontaneo e presero ad accarezzargli lentamente la nuca, mentre le sue mi cingevano la schiena, attirandomi verso di sè sempre di più.
I baci furono infuocati e passionali sin dal primo istante, intensi, vivi e ardenti ancora di più di quell'unica volta in biblioteca. E ben presto, senza staccare le labbra dalle mie, lambendole ancora in baci mozzafiato e voraci morsi, mi fece sollevare le gambe all'altezza del suo bacino, e camminammo alla cieca per la stanza, fino a quando non avvertii la mia schiena sbattere poco delicatamente contro un muro.
Ci prendemmo un solo istante per guardarci negli occhi, incapaci di smettere, e subito dopo rimprendemmo a baciarci ardentemente. Le mie braccia ancora avvolte al suo collo, le mie gambe al suo bacino, mentre lui mi liberava le labbra per scendere sul collo, farmi gemere di piacere, e poi ritronare alla bocca.
Nessuno mi aveva baciato in modo così poco ortodosso e quasi violento, ma mi ritrovai a pensare che mi piaceva da impazzire.
Era esattamente quella la mia idea di paradiso: Ethan Harrow che mi sbatteva al muro per baciarmi come se non ci fosse un domani.
Lo so, aveva poco di romantico, e io ero sempre stata una romanticona incallita, però...Dio, mi piaceva da morire quello che mi stava facendo, quello che mi stava facendo provare, quanto male mi stava riducendo.E in quel momento me ne infischiavo dei romanzi e delle romanticherie, e desideravo soltanto che lui continuasse a baciarci, a stringermi, e a respirare su di me il meno pudicamente possibile.
" Grazie" si staccò per riprendere fiato, e sorrise, mentre io mi accertai di avere i capelli arruffati, plasmati dalle sue mani, e il maglioncino tirato un po' su
" Di cosa?" domandai confusa " di tutto...di quello che mi hai raccontato prima, e di avermi fatto cantare di nuovo" sussurrò, prima di riprendere ciò che aveva interrotto poco prima. Di nuovo la mia bocca fu rapita dalla sua, mi baciò così forte che temetti che mi avrebbe deformato le labbra, e mi ritrovai a maledire e benedire allo stesso tempo quel pancino che tra non molto sarebbe diventato un pancione, e mi avrebbe impedito di fare l'amore con Ethan.





BUONSALVEEEEEE :)))
Lo so, lo so...avevo detto che avrei aggiornato domenica, ma ieri ho avuto un imprevisto, oggi sono stata a scuola praticamente fino alle sei, e quindi eccomi qua!
Beh? Che mi dite di questo capitolo?
Alcune di voi in particolare,aspettavano da un po' un bacio tra Ethan e Emma, e spero che non vi abbia deluso ;)
Daaaaaaai, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa!
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad oggi e a chi vorrà farlo..vi adoro, sul serio ♥ E grazie anche a chiunque passi dalla mia pagina per leggere la storia :DD
Ecco un piccolo spolier per voi !!

*********
" L'architetto" risposi senza pensarci, mentre la commessa consegnava a Emma la busta con la frutta appena acquistata e lei la metteva nel carrello. Alla fine aveva scelto i mandarini, e mentre avanzava apparentemente spensierata addentrandosi nei corridoi del supermercato, afferrando un boccaccio di nutella, e tenendolo a mezzaria, si voltò verso di me. 
"Davvero?" poi mi squadrò divertita "sai che ti ci vedrei?" esclamò, rivolgendomi un'occhiata compiaciuta, prima di tornare a concentrarsi sulla nutella e rimetterla a posto sullo scaffale con un atteggiamento deciso.
" Non la prendi?" le domandai a quel punto "No..diventerò una balena anche senza il suo aiuto" disse, riferendosi alla nutella, e indirettamente alla gravidanza che la rendeva ogni giorno più felice e spaventata.
" Davvero?"  fui io a domandare "si..ti posso giurare che le donne in stato interessante ingrassano" spiegò disinvolta, sapendo benissimo che non era assolutamente quello, ciò che mi aveva sorpreso. 
" Si, ma pochi si accorgono che spesso diventano ancora più belle" dissi, avvicinandomi pericolosamente al suo orecchio e mozzandole il respiro con quelle parole. Lo pensavo davvero, pensavo che fosse bellissima, ogni giorno un po' di più di quello precedente.
" Non ci provare casanova..stavamo parlando di te" puntualizzò, le guance rosse e la pelle incadescente a causa di quel complimento inaspettato.
**********

Ciaooooooo e recensiteeeee <3<3<3<3<3



















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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***


ETHAN

Un sonoro sbuffo emesso dalle labbra mi accompagnò mentre sfogliavo la pagina, passando dalle settantadue alla settantatre.

C'erano alcuni concetti che non mi erano del tutto chiari, e la cosa mi infastidiva un po', perchè mi costringeva a leggere, rileggere, e sottolinare pagine già lette in precedenza, probabilmente con un livello di attenzione piuttosto scarso. Accidenti! Non ero mai stato una cima a scuola, un campione in quanto a concentrazione..anzi, spesso chiedevo al prof di turno il permesso di uscire dalla classe per qualche minuto, perchè davvero certe volte mi sembrava che la testa mi scoppiasse con tutte quelle nozioni che all'epoca mi parevano completamente e totalmente inutili.
E nonostante continuassi a detestare ed evitare certe materie come la peste, dovevo ammettere che se qualche anno prima avessi perlomeno provato ad ascoltare le noiosissime e dettagliate spiegazioni dei prof, probabilmente quel tomo di architettura non mi sarebbe sembrato così ostico nella compresione.
Ebbene sì, non ci crederete, ma a febbraio mi ero iscritto all'università, con la precisa intenzione di dare gli esami il più in fretta possibile e laurearmi prima che il mio cervello si disabituasse ancora di più allo studio, impedendomi di avvicinarmi ai libri in un prossimo futuro e realizzarmi nella vita.
Come ero arrivato a prendere una decisione del genere?  Io, che prima di essere costretto ad accompagnare Emma dal ginecologo, non avevo avuto nemmeno il coraggio di uscire di casa con la luce del sole,e passeggiare per le strade della mia città, sempre affollate da fiotti di turisti provenienti da ogni centimetro di mondo?
Beh, con la rottura della band la mia vita era cambiata drasticamente, in peggio..ma gira e rigira, quando decidevo di impegnarmi in qualcosa di produttivo per me stesso e per gli altri, il merito era sempre e solo suo. 
Sempre lei.
La stessa ragazza che in un pomeriggio come tutti gli altri, mentre eravamo impegnati a fare la fila al banco di frutta e verdura al supermercato, così, di punto in bianco, mi aveva scombussolato la giornata e la vita, con una sola banalissima domanda.
" Tu cosa vorresti diventare?" 
No..non che Emma fosse impazzita da un momento all'altro e se ne uscisse con domande sconclusionate e prive di senso, in fondo riuscivo benissimo a seguire la sua logica..perchè dovete sapere, che ogni volta che uscivamo per andare a fare la spesa, ci divertivamo ad osservare le persone al supermercato e indovinare che mestiere facessero dal loro modo di vestire, da ciò che infilavano nel carrello e dalle loro espressioni di piacere o disgusto al banco dei dolci, o a quello di salumi e formaggi.
Era una cosa stupida, lo so, e sembravano dei bambini ogni volta che sottovoce ipotizzavamo come potessero essere le giornate di quella gente, ma ci divertivamo da pazzi, e spesso ce ne uscivamo con ipotesi assurde e continuavamo a ridere anche dopo, per strada.
Ecco svelato il motivo per il quale, tutto sommato, la domanda di Emma non era decisamente fuori luogo...solo che non mi aspettavo che me lo avrebbe chiesto così, in quel modo, in mezzo alla folla e in modo quasi distratto, valutando mentalmente se convenisse comprare le arance o i mandarini. Lo disse con lo stesso tono di una moglie che domanda al marito se per cena preferisce la carne o il pesce, e forse, proprio per quel motivo, proprio perchè lei non diede minimamente l'impressione di avermi appena posto una domanda che in quel momento per me sarebbe valsa milioni di dollari, riuscii a risponderle in modo naturale e disinvolto, come se non avessi nemmeno dovuto pensarci su, come se fosse stato così facile come scegliere la carne o il pesce per cena.
" L'architetto" risposi senza pensarci, mentre la commessa consegnava a Emma la busta con la frutta appena acquistata e lei la metteva nel carrello. Alla fine aveva scelto i mandarini, e mentre avanzava apparentemente spensierata addentrandosi nei corridoi del supermercato, afferrando un boccaccio di nutella, e tenendolo a mezzaria, si voltò verso di me. 
"Davvero?" poi mi squadrò divertita
" Sai che ti ci vedrei?" esclamò, rivolgendomi un'occhiata compiaciuta, prima di tornare a concentrarsi sulla nutella e rimetterla a posto sullo scaffale con un atteggiamento deciso.

" Non la prendi?" le domandai a quel punto "No..diventerò una balena anche senza il suo aiuto" disse, riferendosi alla nutella, e indirettamente alla gravidanza che la rendeva ogni giorno più felice e spaventata.
" Davvero?"  fu il mio turno di domandare
" Si..ti posso giurare che le donne in stato interessante ingrassano" spiegò disinvolta, sapendo benissimo che non era assolutamente quello, ciò che mi aveva sorpreso. 

" Si, ma pochi si accorgono che spesso diventano ancora più belle" dissi, avvicinandomi pericolosamente al suo orecchio e mozzandole il respiro con quelle parole. Lo pensavo davvero, pensavo che fosse bellissima, ogni giorno un po' di più di quello precedente.
" Non ci provare casanova..stavamo parlando di te" puntualizzò, le guance rosse e la pelle incadescente a causa di quel complimento inaspettato.
Faceva sempre così: ogni volta che le dicevo qualcosa di carino, mi liquidava subito in quel modo, senza rendersi conto che mi accorgevo di quanto in realtà le facesse piacere che io pensassi che fosse bella, anche con il pancione, all'ormai quasi quarto mese di gravidanza.
" Mi è sempre piaciuto disegnare..però non ho mai avuto modo di pensare seriamente di trasformare questa mia passione in una professione, perchè prima che insegnanti, genitori, amici e conoscenti, cominciassero a pormi la fatidica domanda 'che vuoi fare da grande?', la mia vita era già schizzata in una direzione che pareva tanto essere la stessa del mio sogno. Disegnare era sempre venuto dopo di cantare." spiegai, in modo talmente spontaneo e naturale, che me ne stupii io stesso per primo. Niente da fare, Emma aveva  lo strano potere di mettermi a mio agio sempre e comunque.
"Immagina te stesso intento a progettare l'interno di una casa, immagina di combinare forme e colori, di consigliare il cliente riguardo il tipo di pittura da utilizzare sulle pareti, di scegliere i mobili più adatti all'ambiente, e infine essere pagato per aver fatto quel lavoro. Ti piacerebbe?" 
" Si, sarebbbe fighissimo!" dissi soltanto, immaginandomi la scena come lei mi aveva chiesto di fare.
Ciò che però evitai di dirle fu che oltre a progettare la casa dei miei ipotetici, molto ipotetici fututi clienti, mi sarebbe piaciuto un sacco pregettare la mia, e mi sarebbe piaciuto ancora di più se ci fosse stata lei ad aiutarmi a farlo.
Per un solo maledettissimo momento, vidi me stesso, affermato architetto londinese, che rientrava a casa la sera dopo una giornata di lavoro, senza trovare nessuno ad aspettarlo a braccia aperte, e realizzai che non mi sarebbe bastato fare l'architetto per essere felice, neppure se avessi amato il mio lavoro alla follia; poi, la mia mente piazzò in quella cucina deserta, una donna che avrei riconosciuto tra mille, e diversi bambini che le ronzavano intorno chiamandola 'mamma'. E allora sì, che avrebbe avuto senso trascorrere tutto il giorno fuori a fare l'archietto. Anzi, sarebbe stato bellissimo, e appagante.
Al posto del soggiorno dallo stile sobrio e dalla pulizia impeccabile, vidi cuscini caduti a terra, peluche buttati ovunque e cartoni animati alla tv. In camera da letto poi, vidi un letto matrimoniale disfatto, lenzuola sgualcite, bigliettini e fermagli per capelli sul comodino, e pareti impregnate di sussurri, respiri, discussioni e baci consumati tra quelle quattro mura.
Volevo una casa quasi in disordine, con il folletto nascosto dietro gli angoli più improponibili come lo teneva lei, il camino sempre acceso, i fornelli sempre occupati e magari pure le ante dell'armadio aperte, segno che ci fosse qualcuno, che pur andando di fretta in quel determinato momento, sarebbe sempre tornato.Volevo una casa che desse l'impressione di essere vissuta. Da una meravigliosa e affiatata famiglia. 
E fu esattamente allora, in quel supermercato, mentre tenevo lo 'Svelto' per i piatti in una mano, e il 'Soflan' per il bucato nell'altra, domandando a Emma se avessi beccato quelli giusti, che mi resi conto di essermi ridotto veramente male. 
Mi ritrovai a pensare che l'idea di fare l'architetto mi entusiasmasse un sacco, e mi chiesi per quale oscuro motivo non fossi stato capace di pensarci prima, di pensarci da solo..era stato così semplice! Emma mi aveva chiesto cosa mi sarebbe piaciuto diventare, e io, senza concentrami davvero nel darle una riposta, l'avevo trovata, la stessa che cercavo da chissà quanto tempo e che mi sembrava essersi nascosta in chissà quale angolo recondito di me.
Forse dipendeva dal fatto che non me l'ero mai posta in quel modo quella domanda..ero sempre partito dal presupposto di essere ormai uno scarto della società, di non avere più un sogno una volta distrutto quello, di non capire un accidenti di nulla visto che a scuola non ero mai stato un genio, di non saper esercitare nessun mestiere e di non aver voglia di studiare. Ero sempre partito dal 'non so' , 'non posso', 'non riesco'...e non mi ero mai chiesto 'a te cosa piacerebbe fare, Ethan? Cosa vuoi fare?'
E ci aveva pensato lei, nel modo più semplice e ingenuo al mondo, dopo aver scherzato e spettegolato con me su una signora che avevamo ipotizzato essere un'accanita fumatrice, dottoressa in pensione, con tanto di chihuahua a scodinzolarle dietro.
Fu quel giorno che capii di amare la mia dolce amica. Ma proprio sul serio. Amare come nemmeno immaginavo si potesse amare.
Avevo capito quasi subito di essermi preso una bella sbandata poco dopo averla incontrata; prima che lei partisse avevo relizzato di essermene innamorato; ma era stato in quello stupido supermercato, che avevo avuto la certezza di volerla al mio fianco per sempre.
Quanti complessi mentali mi ero fatto riguardo a quello che avrei potuto essere nella vita, quanti? Ve lo dico io: troppi.
Mi ero incosapevolmente barrato la strada da solo, buttandomi giù con le amare risposte, o meglio, non-risposte che mi davo, senza capire che in quel modo inducevo la mia mente a chiudersi, con tanto di serrande abbassate, a qualsiasi opportunità.
E lei quanto ci aveva impiegato a farmi trovare la risposta? Poco. Ci era riuscita praticamente al primo tentativo effettivo.

Quanti giorni erano passati prima che mi mettessi a pitturare la biblioteca, scosso da lei, e dalla fiducia che nutriva nei confronti dei propri progetti? Uno solo.
( Ve ne state accorgendo anche voi , eh? Mi ero messo a pitturare..l'avevo sempre avuta la vena artistica dopotutto!)
E quanti giorni erano passati prima che la implorassi di non abbandonarmi a me stesso? Soltanto due.
Il resto era venuto tutto da sè, e forse pensandoci, avrei dovuto capire che si sarebbe trattato di una cosa seria, soltanto basandomi su quei pochi dati.
L'architetto!...Era praticamente la risposta più ovvia al mondo, e allora perchè senza di Emma non c'ero arrivato? 
Che cosa..come diavolo..come faceva? Come riusciva a rendermi la vita migliore, e più semplice? Perchè su quello non avevo alcun dubbio: da quando era piombata all'Old London, la mia vita era cambiata, ed era diventata più bella, più viva, più vera.
E Dio..mentre ero intento a passare gli acquisti dal carrello al nastro trasportatore alla cassa,  avevo capito di voler fare la spesa con lei per tutta la vita.
L'amavo, e amavo pensare che anche per lei fosse lo stesso...che mi sarei finalmente laureato in qualcosa che mi piaceva, avrei avuto un lavoro, e avrei potuto fare da padre non solo al bambino/a che portava già in grembo, ma anche a tutti i successivi, che sarebbero stati soltalto nostri. L'avrei sposata e saremmo stati insieme per sempre. Se solo avessi trovato il modo di farle capire tutto questo.
Venti giorni dopo, presi coraggio e andai a iscrivermi all'università, e quando dopo aver firmato tutti i moduli, corsi a casa sua sotto la pioggia per andarglielo a dire, non appena lei aprì il portone, la strinsi tra le braccia e la sollevai da terra, facendola volteggiare come se fosse stata una principessa. Avrei anche voluto baciarla, accarezzarla, spogliarla e amarla nel senso più completo del termine, ma mi trattenni, perchè pur essendo pazzo di lei, sapevo bene come stessero le cose, sapevo bene che Ricky continuasse a telefonarle di tanto in tanto, e sapevo che lei non riuscisse a mandarlo a quel paese per via del bambino.
Però intanto mi ero iscritto all'università, con un po' di tempo avrei trovato un lavoro, avrei saputo essere all'altezza di garantire un futuro a tutti e due, anzi, a tutti e tre, e Emma alla fine mi avrebbe scelto come compagno per il resto della sua vita. Era ciò che desideravo più al mondo: lei. Noi.
E anche se dopo quel giorno a casa sua, avevamo accuratamente evitato di finire bocca contro bocca, anche se tentavamo di stare lontani e imporci delle distanze, finivamo sempre per avvicinarci e volerci, perlomeno con il cuore. Ma non ci eravamo più baciati dopo quel giorno, e le mie labbra reclamavano il suo sapore.

" Scusa il ritardo" entrò in biblioteca, e mi raggiunse per salutarmi con un bacio sulla guancia
" Ei" sorrisi "iniziavo quasi a pensare che non ci saremmo visti oggi" spiegai, guadagnandomi un abbraccio stritola-tutto da parte sua
" Dovevo assolutamente venire a controllare che stessi studiando" mi prese in giro, facendomi l'occhiolino, prima di liberarmi dalla sua stretta e allontanarsi, lasciando il suo profumo intorno a me, e dentro di me.
" E' uno strazio...non ci capisco niente" mi lamentai a quel punto, evitando di dirle che pur avendo ancora il libro davanti, aperto a pagina settantre, mi ero perso in altri pensieri che c'entravano ben poco con gli argomenti che reputavo incomprensibili
" Rileggi da capo, e concentrati" mi consigliò, togliendosi il cappotto e prendendo posto a sua volta accanto a me
" Che palle! Mi sembra di sentire la mia vecchia prof" mi lamentai, e lei ridacchiò divertita
" Lo so, è terribile..ma ti assicuro che l'unico modo per dare un esame, è studiare un libro" spiegò, tornando seria
" E ne fosse uno solo!" borbottai, mentre lei prendeva i propri libri dalla borsa e li disponeva sul tavolo
" Vuoi diventare o no un'architetto?" domandò guardandomi dritto negli occhi
" Dovevo essere ubriaco il giorno in cui te l'ho detto" me ne uscii, senza riuscire a impedirmi di sorriderle dolcemente
" Stavi benissimo invece." decretò lei "..solo non capisco ancora perchè tu ci abbia messo così tanto a capirlo...visto che dentro di te, in fondo lo avevi sempre saputo" aggiunse l'attimo successivo
" Perchè prima di te, nessuno mi aveva posto la domanda nel modo giusto..nemmeno io stesso ci ero riuscito" ..che imbecille che ero stato!
" Dì la verità, Harrow..stai cercando di affibbiarmi la colpa per averti incoraggiato a rimetterti sui libri?" mi provocò
" Esattamente" le sorrisi, incapace di dire altro, e lei mi rivolse un'occhiata di sfida
"Allora facciamo così: visto che domani sarà domenica e non dovrò alzarmi presto, passaremo la serata, e se necessario la nottata, sui libri, e ci sosterremo a vicenda" propose, senza rendersi conto di quanto potesse piacermi quell'idea.
Si, volevo dìiventare un'archietto, ma avevo così poca voglia di studiare la teoria, che Emma era costretta a ricorrere a questi trucchetti pur di costringermi ad instaurare perlomeno un rapporto di reciproca stima e rispetto con i libri. Tanto non c'era nessuno che ci impedisse di starcene lì a ridere, scherzare, discutere, e studiare fino al sorgere del sole..lei era sola, io ero solo, e insieme eravamo solamente..perfetti.
" Vacci piano con le nottate sui libri" le ricordai, e quello fu il mio personalissimo sì alla sua proposta.
Emma aveva preso l'abitudine di venire a studiare in bibloteca, come le avevo chiesto io all'inizio, e potevo giurare che con lei, seduta accanto a me, persino quei maledetti e giganteschi tomi, sembravano più interessanti. Ero ben consapevole che il tutto fosse frutto del mio cervello e del mio cuore, che finalmente d'accordo, dopo chissà quanto tempo, non vedevano, non sentivano e non volevo altri che lei al mio fianco.
E come era già capitato altre volte, finimmo per fare le ore piccole sui libri. 
All'ora di cena, uscii per andare a comprare due pizze margherite che divorammo in biblioteca nel giro di dieci minuti. E dopo aver finito di mangiare, riprendemmo a studiare, fino alle undici e mezza circa. A quel punto, entrambi stanchi, cominciammo a permettere che il livello di attenzione si abbasse gradualmente, fino a quando non finimmo a punzecchiarci a vicenda con penne e  matite, facendoci il solletico e ridendo come pazzi.
Dovevo ammetterlo: lei aveva una forza di volontà nettamente maggiore rispetto alla mia, ma quando cominciai a pizzicarle dolcemente i fianchi e la pancia con il mozzicone di matita che mi ritrovavo in mano, si arrese e mi rispose con la stessa arma.
L'orologio alla parete segnava mezzanotte passata, e noi sembravamo due bambini che muoiono dal sonno, ma si rifiutano categoricamente di andare a dormire perchè pur essendo stremati, vogliono giocare ancora.
Nonostante fosse pieno inverno, all'una uscimmo per comprare un gelato alla pasticceria all'angolo di Abbey Road, un minuto prima che chiudesse. 
Poi tornammo all'Old London e riuscimmo a studiare fino alle tre e mezza circa. Studiare è una parola grossa, perchè io finii per arrendermi poggiando la testa sul libro che avevo di fronte..e udite, udite?Aperto a pagina centoventidue!! Potevo ritenermi più che soddisfatto per quella giornata di studio, dopotutto.
Anche Emma aveva studiato un bel po', e la sentii  infililare le dita tra i miei ricci, giocandoci e carezzandoli lentamente, mentre ripeteva a bassa voce qualcosa, e io mi beavo del suo tocco, con la testa poggiata sul libro. Evidentemente lo trovò rilassante, perchè continuò a farlo per così tanto tempo, che rischiai seriamente di addormentarmi lì.
Quando riuscii finalmente a riprendere controllo di me stesso e del mio corpo, la trovai con la testa accanto alla mia, sempre sul tavolo, e gli occhi socchiusi.
Guardai l'orologio e notai che erano ormai le quattro, ma decisi di svegliarla, perchè pensavo che momenti e nottate come quelle ce le dovevamo godere fino in fondo, visto che non sapevamo nulla riguardo al futuro.
Io sapevo che l'amavo con tutta l'anima, nulla di più. E lei sapeva di aspettare un bambino che il padre non voleva, nulla di meno.
Non sapeva cosa sarebbe successo di lì a cinque mesi, visto che i suoi genitori non lo sapevano ancora, il contratto che la costringeva a Londra sarebbe terminato, e lei non avrebbe saputo dove andare a sbattere la testa. Speravo con tutto me stesso che sarebbe rimasta con me, per sempre. Ma ogni volta che ero quasi sul punto di proporglielo, il fantasma di Ricky si metteva in mezzo a noi, e io mi tiravo indietro. Non sperava più in un futuro insieme a lui, ne ero sicuro, ma quel cretino del suo ex ragazzo continuava a chiamare, e richiamare..e Emma gli voleva troppo bene, nonostante tutto, per mandarlo a fanculo.
" Questa è una di quelle notti che voglio ricordare anche quando sarò un vecchio rimbambito..voglio essere sicuro di averla vissuta" dissi, guardandola dritto negli occhi. Poi afferrai il cellulare, andai sulla fotocamera e la puntai dritta contro di noi, mentre le cingevo le spalle con un braccio e le baciavo una guancia, il flash ci travolgeva, e le labbra di Emma si aprivano in un bellissimo sorriso.
La trovavo irresistibile persino morta di sonno. Mi ero ridotto veramente male, e ne ero felice. Avrei voluto che quella notte fosse durata un po' in più.
" La voglio anche io questa foto!" esclamò lei, di colpo incredibilmente vigile, e mi strappò il cellulare dalle mani dicendomi di volersela inviare sul proprio tramite whatsapp. La lascai fare, e soltanto una decina di giorni dopo scoprii quali fossero le sue reali intenzioni.
Quella notte mi limitai a tornare a dormire con la testa sul tavolo, permettendole di appoggiarsi a me, di spalmarsi sul mio corpo, mentre il sole faceva capolino sotto l'orizzonte e noi ci lasciavamo avvolgere dal sonno, vicini, e ancora una volta abbracciati stretti.  






BUONSALVEEEE :))
Com'è andata Pasqua? E Pasquetta? Probabilmente sarete ancora in giro a godervi la scampagnata, al contrario di me ho pranzato da mia nonna, e poi sono tornata a casa.
Sono raffredatissima, e spero di non finire di nuovo a letto con la febbre...
Comunque, a parte tutto questo, che ne pensate del capitolo?
Se devo dirla tutta, a me non convince particolarmente, ma l'ho riletto talmente tante volte in cerca di qualche pezzetto da eliminare o correggere, che alla fine ho deciso di lasciarlo così com'era.
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, ma in ogni caso, fatemelo sapere, vi prego! :D
Spero di essere riuscita a rendere bene i pensieri di Ethan, e il lento e inesorabile evolversi del rapporto tra i due....potrebbe sembrare un capitolo piatto, ma vi assicuro che è addirittura indispensabile ai fini della trama, e tra non molto capirete perchè.
Poi..avrei un'altra cosa da proporvi: è un'idea che mi è venuta stanotte nel sonno ahahahah
Comunque, visto che avrete certamente notato che tendo a modificare di continuo l'introduzione alla storia (e se non lo avete notato non fa niente), volevo proporvi di scrivere voi stessi un'introduzione per questa storia. Sarei davvero contenta di leggerne qualcuna di vostro pugno, e nel caso in cui una di queste dovesse piacermi particolarmente, potrei scegliere di utilizzarla, citando anche il vostro nickname se preferite.
Vabbè, questa è il passo successivo e ci penseremo dopo insieme..per il momento, se ne avete voglia, scervellatevi nel scrivere un'introduzione per questi due combinaguai che includa Londra come sfondo.
Daaaaaaaaaai, sono curiosissima di leggere ciò che mi scriverete! :DD
Potete farlo anche tramite recensione ;))
Un bacione forte forte, e a prestoooooooooooo <3<3<3

****** Non ho dimenticato lo spoiler*********

" Buongiorno..parlo con il signor Sedman?"  cominciai, sperando di riuscirmela a sbrigare con poche battute

" Si, sono io" disse lui gentilmente
" Sono Emma e la chiamo per conto della Telenò" eh già, ero arrivata a fingermi un'addetta al call center di un gestore telefonico..e tutto per Ethan.
" Mi dica" non lo riuscii a vedere per ovvie ragioni, ma dal modo in cui lo disse, mi parve che avesse accennato un sorriso
" Vorrei proporle delle nuove offerte per quanto riguarda il piano tariffario..sono davvero vantaggiose sia per i nuovi clienti che per quelli affezionati"
Avevo un futuro da rompiscatole ufficiale, affiliata della Telenò. Io avevo sempre tagliato corto la conversazione quando mi era capitato di essere chiamata da tipi del genere.
" Le interessa saperne di più?" adesso sembravo addirittura una venditrice di folletti
Non attesi nemmeno che mi rispondesse, e sganciai la bomba.
*************************

Ciaaaaaaaaaaaaaaaaao <3<3<3<3<3



















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Capitolo 20
*** Capitolo venti ***


EMMA


L'idea mi era venuta quando meno me lo sarei aspettata.

Ci rimuginavo su da giorni, spremendomi le meningi per trovare un modo insospettabile per mettermi in contatto con quei due. Ma nonostante ci pensassi costantemente, pure quando ero a scuola con i bambini o in metro diretta a casa, non ero arrivata a nessuna conclusione soddisfacente.
Poi, genio, direte voi, mi era venuto in mente che forse, se fossi stata fortunata, Ethan stesso avrebbe potuto aiutarmi nell'impresa, pur non prendendone parte e non accorgendosi di nulla. L'unica condizione affinchè riuscissi finalmente a fare un passo avanti nella realizzazione di quello che ormai avevo preso come una vera e propria missione da portare a termine, era che nella rubrica del suo cellulare fossero ancora registrati i numeri che cercavo. O perlomeno uno dei due.
Considerando come erano andate le cose, mi pareva probabile che in un impeto di rabbia e delusione, Ethan avesse addirittura cancellato i loro numeri nello sciocco tentativo di far finta di nulla..ma la speranza è sempre l'ultima a morire, no?
Quindi decisi che quel tentativo andava fatto, anche se davvero non avevo la minima idea di come sarei riuscita a curiosare sul suo cellulare senza che lui se ne accorgesse. Le avevo pensate tutte: chiedergli di farmi giocare a uno di quei rompicapi che tenevano tutti con gli occhi incollati allo schermo con la scusa che il mio cellulare fosse scarico (ma sarei sembrata una maniaca del gioco e non era il caso), aspettare che decidesse di andare in bagno per prenderlo indisturbata (ma mi pareva troppo subdolo), addirittura nasconderlo sotto i libri e permettergli di andare via senza, facendogli credere il giorno dopo di averlo dimenticato a casa mia (ma sarei stata capace pure di farmi sgamare..ero un disastro con le scuse e le bugie)...insomma, ne avevo pensate di ogni, ma non mi era venuta in mente la cosa più ovvia. Una fotografia. Scattare una fotografia con il mio cellulare o con il suo, e prenderli entrambi in mano con la scusa di star inviando la foto all'altro dispositivo: geniale.
Non mi avrebbe fatto sentire molto in colpa e soprattutto mi avrebbe permesso di fare copia e incolla anche con quei maledetti numeri, nel caso in cui li avessi trovati..peccato che non arrivai a pensarlo da sola.
E inaspettatamente, lo stesso sabato sera che avevamo trascorso insieme in biblioteca a studiare e chiacchierare, e ridere l'uno in compagnia dell'altra, e che poi si era trasformato in sabato notte e in domenica mattina senza che potessimo fare qualcosa per impedire l'inesorabile scorrere del tempo, era stato proprio lui a darmi l'idea che cercavo da un po' di tempo a quella parte.
Aveva afferrato il cellulare, cliccato sull'icona della fotocamera, e aveva scattato una foto nella quale traspariva chiaramente tutta la stanchezza, perfettamente giustificabile, delle quattro del mattino passate. Quando me l'aveva mostrata, non ero riuscita a fare di meno di intenerirmi perchè ritraeva noi due, uno più esausto dell'altra, avvolti in un tenero abbraccio, con tanto di libri e matite a fare da sottofondo: una scena dolcissima, immortalata in una semplice foto, la stessa che diversi anni prima avrei voluto e desiderato con tutta me stessa.
Cavolo..ogni volta che mi soffermavo a pensare a quanto fossimo vicini e terribilmente affiatati io e Ethan, mi veniva un colpo al cuore, perchè davvero, pur bramandolo con tutte le mie forze, non avrei mai creduto di poter condividere con lui momenti del genere, come quella banalissima e bellissima nottata sui libri. Lo avevo creduto possibile soltanto nei miei sogni più intimi, e il fatto che ogni cosa condivisa con lui superasse sempre e comunque quelle che erano state le mie aspettative, mi rendeva completamente dipendente da lui e dalla magia che avvertivo quando eravamo insieme.
Stavamo dicendo? Ah si, la foto!
Mi venne l'idea di utlizzare quella come scusa per appropriarmi del suo cellulare (che poi tanto scusa non era, visto che la mandai sul dispospotivo di mia proprietà senza pensarci due volte) e cercare quei numeri. Avete capito quali numeri desiderassi avere, vero?
Comunque, mezza addormentata come ero, e approfittando del fatto che lui lo fosse più di me, sfogliai la sua rubrica fino a quando, con un sorriso soddisfatto, non intercettai il nome 'Derek' sulla lista; a quel punto visualizzai il numero e lo copiai sul mio cellulare.
Quello di Dylan, probabilmente l'aveva cancellato sul serio, ma non ne crucciai, e mi feci bastare ciò che avevo trovato.
Inutile dire che il minuto successivo mi appoggiai a lui, e crollammo tutti e due, distrutti e abbracciati come era già accaduto altre volte.
Attesi il lunedì mattina per chiamare Derek, e quando lui, al terzo squillo mi rispose, per un attimo restai interdetta. Mi presi un istante per realizzare che stavo davvero parlando (anche se parlando era una parola grossa, visto che non avevo ancora aperto bocca!) con uno dei componenti della band che mi aveva rubato il cuore da ragazzina.
Al contrario di Ethan, che spesso e volentieri minava alla mia stabilità mentale e cardiaca con quella voce bassa e roca, Derek aveva sempre avuto un timbro più dolce e innocente,che nonostante gli anni trascorsi, conservava ancora.
" Buongiorno..parlo con il signor Sedman?"  cominciai, sperando di riuscirmela a sbrigare con poche battute
" Si, sono io" disse lui gentilmente
" Sono Emma e la chiamo per conto della Telenò" ..eh già, ero arrivata a fingermi un'addetta al call center di un gestore telefonico..e tutto per Ethan.
" Mi dica" non lo riuscii a vedere per ovvie ragioni, ma dal modo in cui lo disse, mi parve che avesse accennato un sorriso
" Vorrei proporle delle nuove offerte per quanto riguarda il piano tariffario..sono davvero vantaggiose sia per i nuovi clienti che per quelli affezionati"
Avevo un futuro da rompiscatole ufficiale, affiliata della Telenò. Io avevo sempre tagliato corto la conversazione quando mi era capitato di essere chiamata da tipi del genere.
" Le interessa saperne di più?" adesso sembravo addirittura una venditrice di folletti
Non attesi nemmeno che mi rispondesse, e sganciai la bomba.
" Se mi risponde di sì, possiamo darci appuntamento in uno luogo prestabilito e parlarne a quattr'occhi" proposi, sperando con tutta me stessa in una risposta affermativa da parte sua. 
Ma che diavolo mi era venuto in mente? Per quanto ne sapevo io, Derek Sedman poteva anche essersi trasferito in Thainlandia!
Ma che avrei potuto fare? Di certo non aprire la conversazione dicendo 'ciao, sono una cara amica di Ethan Harrow, nonchè fedelissima fan della band che formavate insieme, e  mi chiedevo se...etc ect. Gli avrei fatto prendere un colpo, e avrei scommesso il mio appartamento a Paddindgon che Derek mi avrebbe sbattuto il telefono in faccia. Insomma..che motivo avrebbe avuto per ascoltare una ragazza che sembrava, apparentemente, aver solo voglia di rimettere insieme i tre componenti della band di cui si era innamorata, per realizzare il suo sogno di rivederli come erano una volta.
Sì, c'era una parte di me che egoisticamente lo faceva anche per quello, ma se avevo deciso di mettere in piedi un teatrino del genere, lo facevo soprattutto per Ethan. 
Il giorno in cui mi aveva raccontato come fossero realmente andate le cose tra di loro, avevo capito quanto avesse sofferto per quella storia, e quanto ancora gli facesse male anche solo pensarci; avevo visto lontano un miglio che era dispiaciuto di aver cessato ogni genere di rapporto con loro, e avevo letto nei suoi occhi quanto gli manchassero quei due compagni di avventure, idiozie, e sogni.
Ethan ne parlava il meno possibile, ma avevo intuito che in cuor suo, avrebbe tanto voluto poter cambiare le cose...dopotutto erano stati più che amici per quattro anni e dieci mesi, avevano condiviso tutto, e non era possibile accettare che il loro cammino insieme si concludesse in quel modo, con urla, parolacce, rabbia, delusione e lacrime. No, meritavano un'altra occasione. E io, forse pure sbagliando, volevo provare a dargliela.
Volevo fare qualcosa per loro che avevano fatto tanto per me diversi anni prima. 
Volevo fare qualcosa per lui che era entrato nella mia vita così inaspettatamente, e non ne era più uscito. Non aveva voluto più uscirne, scegliendo di restarmi accanto e tenermi la mano, mentre chi avrebbe dovuto farlo se la svignava salendo su un aereo diretto in Germania.
Si..più passavano i giorni e più mi ritrovavo ad essere incazzata con Ricky, perchè aveva ancora la faccia tosta di chiamarmi a tutte le ore per dirmi che gli mancavo e che non vedeva l'ora di abbracciarmi, ma non c'era stata una sola volta in cui mi avesse chiesto 'come stai?'
Si parlava sempre e solo di lui, e mai di me, o meglio, di  noi. Lui che sentiva la mia mancanza, lui che passava la giornata in ospedale, lui che ricevava complimenti da medici professionisti, lui che stava bene in Germania ma mi voleva con sè..lui, lui, lui, sempre e solo lui. E nonostante tendessi a liquidarlo sempre più in fretta e con meno enfasi, non riuscivo a ignorare del tutto le sue telefonate, perchè due anni insieme non mi parevano così pochi, e io pensavo davvero che avremmo costruito un futuro insieme...ma evidentemente il fuggitivo non ne era era all'altezza.
Cavolo..stavo iniziando ad affibbiargli gli stessi appellativi che gli attribuiva Ethan quando ne parlavamo! 
" Emh..signorina? Signorina è ancora in linea?" ...avrebbero davvero potuto darmi il premio nobel per il livello più basso di concentrazione
" Si si certo...mi scusi ma c'è stata un'interferenza, e non ho colto le sue ultime parole" pessima scusa
" No.. mi chiedevo come mai è necessario un incontro per parlare del piano tariffario" espose il suo ( giustissimo) dubbio
Non si facevano per telefono queste cose?" aggiunse poi, ridacchiando
" Si, lei ha perfettamente ragione..ma vede, noi cerchiamo un contatto più diretto con i nostri clienti, al fine di farli sentire parte attiva del nostro team"
..e anche il nobel per la stronzata del secolo sarebbe di certo stato mio andando di quel passo!
" E poi, detto fra noi, con tutti i raggiri e le fregature che si sentono in giro...un incontro a quattro occhi sarebbe anche una garanzia in più sull'effettiva validità del contratto..." inventai
" Va bene...se mi promette di non rubarmi troppo tempo, sarò felice di discutere con lei di queste nuove offerte" disse lui alla fine, e io tirai in sospiro di sollievo
" Grazie per la sua disponibilità signor Sedman..le prometto che non se ne pentirà" ma da dove mi uscivano?
Se Ethan fosse stato lì ad assistere alla telefonata, sarebbe morto dalle risate!
Etahn, Ethan, Ethan..ma perchè lo infilavo in ogni cosa che facevo e pensavo?!
" Facciamo domani alle quindici?" propose; e mi resi conto di essere stata veramente fortunata, perchè non tutti avrebbero accettato, e non tutti si sarebbero bevuti delle simile scememze.. ma in fondo avevo sempre saputo che Derek fosse il più ingenuo del gruppo, e lo adoravo anche per quello.
" Perfetto! Dove preferisce lei..." speravo seriamente che non mi avrebbe dato l'indirizzo di un caffè australiano, ammesso che la Telenò operasse anche lì. In tal caso avrei dovuto cambiare tattica.
" Che ne dice del 'Number One Bar' situato nel distretto di Lambeth?" non avevo la minima idea di dove fosse ubicato, ma per lo meno fui sicura che parlasse di Londra, quindi accettai. Ci sarei arrivata con il navigatore.
" Va bene signor Sedman...grazie di nuovo, e a domani" salutai, tirando un sospiro di sollievo lungo quanto un treno della Northen Line. Era fatta.

Quel pomeriggio non andai in biblioteca, perchè dopo tutto il teatrino che avevo messo in piedi con Derek, mi sentivo sulle spine, e anche se Ethan non avrebbe potuto scoprirlo in nessun modo, temevo di poter mandare tutto all'aria. Così dedicai l'intero pomeriggio a spolverare ogni angolo della casa, e finii per stendermi esausta sul divano, piombando in uno stato di malinconia, e rendendomi conto di sentire più del dovuto la mancanza di un certo ricciolino. Poi sentii il campanello suonare.
" Chi è?" domandai accostando l'apparecchio all'orecchio
" Il più figo del mondo" mi sentii rispondere, da quella voce, e non riuscii a fare a meno di trattenere un sorriso
" E il più modesto anche!" esclamai aprendo il portone, di colpo nuovamente piena di energie.
Un minuto dopo Ethan fu davanti a me: i capelli spettinati per via del vento che quel giorno cullava Londra, lo sguardo magnetico come al solito, il sorriso sghembo, le sue irresistibili fossette, e quel giubbotto di pelle che gli ricadeva perdettamente sulle spalle, sul torace, sulla schiena. Era più bello che mai, e mi guardava intensamente, con le braccia conserte e appoggiato al muro laterale: una visione. 
Il più figo del mondo, eh? Misà che c'aveva preso.
" Che ci fai qui?" domandai, prima di concedermi di pensare all'effetto che quel ragazzo avesse ancora su di me
" Mi mancavi" rispose semplicemente, senza smettere di sorridere. Il battito del cuore mi rimbombò nelle orecchie.
" ..O non avevi nessuna voglia di cucinare" lo provocai divertita, vista l'ora
" Si, effettivamente anche per quello" confermò, scaldandomi il cuore con quella risata.
A quel punto mi finsi offesa, e girai i tacchi per tormarmene in cucina, con tutte le intenzioni di lasciarlo lì impalato davanti alla porta, lui e la sua eccessiva figaggine. Ovviamente però, Ethan me lo impedì, e afferrandomi saldamente i fianchi per attirarmi a sè, fece combiciare la mia schiena con il suo petto, e poggiò la testa su una mia spalla, mentre le mani risalivano lentamente carezzandomi la pancia.
" Non è vero..sono qui perchè avevo voglia di vederti" confermò in un sussurro, mozzandomi il respiro.
Ma perchè reagivo così? Perchè più passavano i giorni, e più mi ritrovavo a desiderare la sua presenza accanto a me? E in modo molto più..fisico, reale, rispetto a come lo sognavo anni prima.
Perchè diamine ero arrivata al punto di non riuscire a stare più di qualche ora senza di lui, senza avvertirne la mancanza?
Ci eravamo lasciati la domenica all'ora di pranzo, e il lunedì sera, mi ero resa conto di non essere stata l'unica ad aver attraversato una crisi di astinenza acuta. Astinenza da lui, dai suoi abbracci, dalla sua risata, dai suoi sguardi, e dal nostro continuo gioco di provocazioni.
Eh si, Ethan Harrow era tornato ad essere la mia personalissima droga, il più inebriante degli stupefacenti. Ma aveva un effetto benefico, rigenerante.
" Se è così, ti do la possibilità di scegliere cosa mangiare per cena" dissi, quando si fu staccato da me
" Prepariamo una torta?" mi domandò con il tono di un bambino, mentre si liberava della giaccia e si riavviava i ricci..lo trovai tenerissimo
" Si, come dolce...ma come primo, secondo, cosa vuoi mangiare?" provai a spiegarmi meglio
" La torta" ripetè con lo stesso tono 
" Seriamente?" a quel punto lui annuì. "Ma allora ti stai mettendo proprio d'impegno per farmi diventare una balena!" esclamai guardandomi la pancia
" Stai zitta" mi ammonì premendomi un dito sulle labbra " lo sai che penso che tu sia fottutamente perfetta anche così" aggiunse, e il cuore mi balzò fuori dal petto come conseguenza diretta di quelle parole. Sorrisi come un'ebete.
" Doppio strato di cioccolato e panna?" domandai fuggendo in cucina come una ladra, perchè i contatti tra il mio corpo e il suo mi destabilizzavano
" Triplo" propose trionfante, e mi voltai a guardarlo..quanto era bello? Quanto?!
Mezzora dopo, avevamo preparato il pan di spagna e lo avevamo infilato nel forno. Io montai la panna mentre la base della nostra torta cuoceva, mentre lui si occupò di procurarsi la nutella. Intanto chiacchieravamo come al solito perdendoci tra sguardi, battute, e risate che solo noi potevamo comprendere.
Avevo appena finito con la panna montata, quando mi voltai casualmente verso di lui e lo colsi in flagrante con il dito immerso quasi per intero nel boccaccio di nutella. Gli riservai un'occhiataccia con tanto di bocca spalancata per la sorpresa, ma prima che potessi uscirmene con una delle mie, lui mi fu di nuovo troppo vicino; avvicinò il dito imbrattato di nutella alle mie labbra invitandomi tacitamente ad assaggiarla, e senza permettermi di pensarci due volte, io lo feci.
Tranne poi ritrovarmi a specchiarmi nei suoi occhi, in quel momento affogati d'eccitazione, mentre io utilizzavo il suo indice a mò di cucchiaio, ripulendolo dalla nutella.
Lo lasciai andare prima di perdere totalmente la testa e fare qualche cazzata, e lui, sfidandomi, si portò quello stesso dito in bocca, ripetendo l'operazione, e guardandomi ancora come se avesse voluto che ci fossi stata io al posto della nutella, tra le sue labbra. 
Dio..non avrei mai immaginato che sarebbe stato capace di arrivare a tanto...praticamente mi stava urlando nelle orecchie che mi voleva, ogni giorno un po di più, e se non fossi stata impossibilitata dalla mia condizione, saremmo finiti a rotolarci sotto le coperte da chissà quanto tempo.
Ma persino resistere se si trattava di lui era eccitante. Con Ricky non mi ero mai sentita così, nonostante ci fossimo amati e coccolati per ben due anni, ma le emozioni non erano mai state così amplificate, e io mi ero ormai arresa al fatto che sarei riuscita a provare sconvolgimenti travolgenti all'ennesima potenza, soltanto con Ethan Harrow. Lo stesso ragazzo che mi aveva stregato sin dal primissimo istante..era così che stavano le cose, e io non ci potevo fare niente. Ethan era..semplicememne il mio Ethan. E ancora il mio Tutto.
" Se mio figlio nascerà obeso, lo avrai sulla coscienza!" gli ricordai, lui rise di cuore, e il mio di cuore, scoppiò. 






BUONSALVEEEEEE :))
Eccomi con il nuovo capitolo! :DD
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e ringrazio coloro che puntualmente mi fanno sapere cosa ne pensano.....grazie grazie grazie, davvero <3<3<3
Come al solito devo scappare, ma rinnovo l'invito a scrivere un'introduzione di vostro pugno per questa storia...dai, provateci, sono curiosa ;))
Un piccolo spoiler del prossimo capitolo tutto per voi *------*

**************

" Che domanda stupida!Fai tutto questo perchè lo ami" lo disse come se fosse stata la cosa più ovvia di tutte.
E io avvampai. Sentii le mie guance andare a fuoco, e un formicolio alle mani, e il battito troppo forte.
Nessuno me lo aveva sbattuto in faccia così. Nessuno lo aveva fatto, dopo che mi ero autoconvinta di averlo dimenticato.
Non ero talmente stupida da non aver capito di non esserci riuscita, ma dirmi che lo amavo, che lo amavo davvero,sul serio, con tutta me stessa, con tutta la mia anima...no, non poteva farlo. Anche perchè iniziavo a temere che fosse vero.
"No..ma che dici? Io..noi..te l'ho detto...siamo amici" provai a ribattere
" E non sei innamorata persa di lui?" sembrava che adesso si divertisse a prendermi in giro
" No" deglutii "e lui di te?" continuò "nemmeno" decretai
" Sarà..ma io non resterei a 'studiare' con qualcuno fino alle quattro del mattino in una squallida biblioteca, se questo qualcuno non fosse per me una persona speciale" ..non faceva una piega, lo sapevo, ma volevo negare

**************


RECENSITEEEEE ♥♥♥♥♥










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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno ***


EMMA

Uscii dall'edificio che ospitava la scuola all'una come al solito, telefonai a Ethan per dirgli che avevo un impegno che mi avrebbe tenuta occupata tutto il pomeriggio, e gli dissi che lo aspettavo a casa mia per la cena; tanto sapevo che se pure non lo avessi invitato si sarebbe presentato comunque, e io ne sarei stata felice.

Mi concessi un'insalata non troppo imbottita di schifezze (stavo veramente esagerando in quel periodo, e non ero sicura che facesse bene alla creatura che mi portavo in grembo) e poi salii a bordo di un treno della Bakerloo line, fino a Lambeth.
Dopo circa cinque mesi trascorsi a Londra, ero diventata una specie di genio delle metropolitane: conoscevo praticamente il nome delle fermate di tutte e dodici le linee e pure quelle dove si potevano fare gli scambi...alla faccia di quel primo giorno in cui avevo preso il treno diretto nella direzione sbagliata!
Non sapevo dove fosse ubicato di preciso il 'Number One Bar' , ma per quello mi sarei servita dell'aiuto del navigatore che avevo installato sullo smartphone. Speravo solo che fosse stato indentificato su Google Maps; alla fine lo raggiunsi senza troppe difficoltà, anche se con qualche minuto di ritardo. 
Quando mi resi conto di essere nel posto giusto, mi presi un momento per realizzare che di lì  poco avrei incontrato niente di meno che Derek Sedman, al quale avrei dovuto spiegare diverse cavolate che gli avevo detto per telefono. Ma era stato necessario per guadagnare quell'incontro.

Lo riconobbi subito: indossava una felpona sportiva, decisamente nel suo genere, i pantaloni di tuta e le scarpe da ginnastica; i capelli erano ancora biondi biondi come li avevo visti nelle ultime foto di gruppo. Per osservare gli occhi, fui costretta ad avvicinarmi di più, e quando gli fui di fronte, e riuscii per la prima volta a specchiarmi in quell'azzurro mare che avevo sempre considerato meraviglioso, sentii il battito del cuore accelerare.
Va bene che rispetto alla reazione che avevo avuto quando avevo incontrato Ethan per la prima volta, mi stavo comportando da gran signora, però..accidenti..era pur sempre Derek Sedman, proprio lui, il ragazzo con il quale avevo un appuntamento.
No, non un appuntamento in quel senso. Anzi, il diretto interessato credeva che si trattasse di questioni di linee telefoniche!
" Ciao, tu devi essere Emma" fu lui a sciogliere il ghiaccio, visto che io non ero nel pieno delle mie facoltà intellettive..mi mancava solo Dylan, e poi, potevo dire di essere riuscita a realizzare quello che era il mio sogno più grande e più segreto a sedici anni: incontrarli, tutti e tre, e magari sentirli pure cantare dal vivo.
Se poi fossi pure riuscita ad abbracciarli, e a far innamorare Ethan di me nel giro di quei pochi minuti che un meet&greet ci avrebbe concesso di trascorrere insieme..sarei stata la ragazza più felice sulla faccia del pianeta.Non avevo mai avuto la fortuna di vincere uno di quegli incontri programmati dalle case discografiche, ma a conti fatti, avevo vinto molto ma molto di più.
Il semplice fatto di avere la possibilità di trascorrere del tempo con Ethan, lasciarmi coccolare e mandare in tilt da lui, e dover resistere all'impulso di riempirlo e lasciarmi riempire di baci..Dio, ero innamorata del rapporto che avevamo instaurato.
" Posso darti del tu, vero? Potremmo essere coetanei" il mio interlocutore mi distrasse, concedendosi un sorriso
" Certo! E.." esitai un istante "in realtà siamo quasi coetanei: tu hai tre anni in più di me" precisai, sorridendogli a mia volta come se fosse la cosa più naturale al mondo
" Come fai a saperlo? Tu..tu mi conosci?" aveva fatto la scoperta dell'acqua calda
" Sarebbe difficile da credere il contrario" "..Derek" dissi, ancora un po' scossa dalla consapevolezza di star parlando con lui sul serio..per telefono non era stato lo stesso
" Non so se te lo ricordi, ma hai fatto parte di una band amata dal mondo intero, e anche dalla sottoscritta" confessai
" Lo ricordo persino troppo bene" fu la sua risposta, e da lì capii che anche lui soffriva ancora per la rottura del gruppo
" Senti..mi dovevi parlare delle nuove offerte, no?" sviò immediatamene il discorso, confermando le mie ipotesi, e accomodandosi.
Lo feci anche io, e soltanto dopo aver essermi imposta di assumere una faccia tosta che non mi era mai appertenuta, gli dissi la verità.
" Ecco..riguardo a quello che ti ho detto per telefono...potrei averti raccontato un cumulo di fandonie" buttai lì
Sperai di riuscire a fermarlo prima che tentasse di andarsene o urlarmi contro..anche se in fondo in fondo, sapevo che non avrebbe fatto nulla del genere. Per come avevo imparato a conoscerlo io senza conoscerlo, Derek, era il più moderato, ragionevole, timido, e forse pure ingenuo.

Per intenderci: non mi sarei mai aspettata continue e snervanti provocazioni da parte sua, nè che avrebbe potuto perdere il controllo così facilmente,come era successo a Ethan e a me,mentre ci baciavamo a casa mia.
L'immagine di me stessa sbattuta contro un muro, con lui appicicato addosso e intento a baciarmi il collo e la bocca in modo veramente poco pudico e casto..non potevo farci niente, veniva fuori spesso, anche nelle situazioni più inopportune.
Dylan invece, il terzo membro degli 'Uk Hearts', era sempre stato quello introverso, misterioso, tenebroso. Erano profondamente diversi l'uno dall'altro, ma forse era proprio per quel motivo che insieme erano riusciti a produrre scintille. Anche le loro voci li rispecchiavano, e perciò erano così armonicamente perfette: roca, sensuale, graffiata, in grado di scuoterti pure l'anima, quella di Ethan, esattamente come  lui; dolce, squillante, divertito e soave il timbro di Derek; e infine, profondo, duro, aspro quello di Dylan.
" Mi hai raccontato delle bugie? Tipo?" domandò con un sopracciglio alzato, riportandomi bruscamente alla realtà
"Tipo che non ho nulla a che fare con la Telenò" confessai senza peli sulla lingua
" Lo sapevo!" mi puntò un dito contro
"Ma quanto posso essere idiota da uno a cento..quanto?  Non imparo mai..mi fido sempre di tutto e di tutti e poi mi ritrovo in situazioni del genere!
 Mi pareva troppo strano, che fosse necassario addirittura un incontro per parlare di banali tariffe telefoniche..

Ha ragione, ha ragione mia madre, quando mi dice che mi farei fregare pure da un bambino..ma quando impererò?!" sbuffò sonoramente, e di tutta risposta, io scoppiai a ridergli in faccia. Non era arrabbiato con me, semplicemente..aveva voglia di prendersi a schiaffi da solo per esserci cascato, ed  era tenerissimo, e sì, anche parecchio divertente.
" E adesso che ti prende?" domandò un tantino contrariato, quando mi sentì ridere.
" Stavo solo pensando che anche tu, come Ethan, sei esattamente come immaginavo che fossi" lo dissi senza pensarci.
Non c'erano dubbi: era proprio lo stesso Derek Sedman che quando veniva in Italia per i concerti, storpiava quei 'grazie' in un modo assurdo, e dolce.

Stesso aspetto, stesso sorriso, stesso modo di vestire, stessa personalità; Derek non era cambiato di una virgola, e mi piaceva che fosse così.
" Perchè mi hai cercato?" domandò, e prima che potessi rispondere "apetta un attimo..hai appena detto 'Ethan'..che-che sta succedendo?" si allarmò 
" Si" dissi semplicemente "ho detto proprio Ethan" aggiunsi, ormai non stavo più ridendo..ormai mi ero messa in ballo
" Conosci Harrow?" pareva quasi incredulo
" Non dirmi che ci è cascato anche lui in questa cosa delle linee telefoniche!...Lui, lui non è il tipo che si fa abbindolare così" 
Non c'era dubbio che  fossero stati molto legati, ne ebbi la conferma dal tono in cui lo disse..lo conosceva troppo bene, e mi accorsi che aveva intuito i miei pensieri, quando aggiunse "o almeno, prima non si sarebbe mai fatto abbindolare così"
" In realtà tra di noi è andata in  modo diverso: l'ho trovato quando pensavo di aver smesso di cercarlo" mi strinsi nelle spalle
" Cercarlo..trovarlo...ma cosa sei..una stalker allora?" la cosa assurda era che lui pareva divertito dalla situazione, invece che essere arrabbiato per le bugie che gli avevo raccontato
" No!" mi affrettai a chiarire "ho incontrato Ethan per caso, in una biblioteca, e da allora non ci siamo mai più persi di vista" spiegai
" Adesso siamo amici, e tengo tantissimo a lui" dissi tutto d'un fiato, non riuscendo a impedirmi di sorridere
" E perchè.. insomma..che intenzioni hai? Perchè volevi parlare con me?" era un tantino confuso, e ne aveva tutte le ragioni
" Perchè conosco Ethan, e perciò so anche che ha sofferto in modo indecente quando la band si è sciolta. E ne soffre ancora, anche se non gli piace affatto parlarne; e mi ha confessato di aver perdonato Dylan perchè...beh, te lo spiego in un altro momento il perchè, ma sono certa che muoia dalla voglia di riabbracciarvi, tutti e due" spiegai
" E allora? Che ci posso fare io?" stava tentando di restare sulla difensiva con tutte le sue forze, lo vedevo, e forse lo faceva per dimostrare a se stesso di non essere così sensibile come effettivamente era
" Tu non vorresti riabbracciare lui e Dylan? Non pensi che non possa finire come è finita?" lo incalzai, e Derek restò zitto.
" Te l'ha detto lui di venire a cercarmi? Se vuole tanto vedermi, perchè non lo ha fatto personalmente?" beh, domanda lecita
" Perchè Ethan è all'oscuro di tutto..anzi, per recuperare il tuo numero dal suo cellulare ho dovuto aspettare che si facessero le quattro del mattino e lui decidesse di immortalarci mentre eravamo tutti e due stanchi morti dopo aver trascorso l'intera nottata a studiare in bibioteca"
" Ti vorrei chiedere che ci facevate in una biblioteca di notte, insieme..ma non sono sicuro di volerlo sapere. Ethan è sempre stato piuttosto..originale con i suoi appuntamenti" si lasciò scappare un sorriso 
" Ma se ti ho appena detto che eravamo lì per studiare" protestai, e lui non se ne curò.
" Quindi stai organizzando tutto da sola" riflettè "perchè lo fai?" quella era stata la domanda più spontanea  al mondo.
Per lui. Lo facevo per lui, perchè desideravo ardentemente essere io a renderlo felice per una volta. Lui con me lo faceva praticamente tutti i giorni, probabilmente senza nemmeno accorgersene, e non mi aveva mai permesso di sentirmi sola, nemmeno per un misero istante. C'era sempre stato, soprattutto da quando avevo scoperto di essere incinta, e io volevo fare qualcosa per lui. Qualcosa di bello e grande, che lo avrebbe fatto sorridere, anzi, piangere dalla felicità.
Tuttavia impiegai un po' troppo tempo per raccogliere i miei pensieri, e Derek mi anticipò.
" Che domanda stupida!Fai tutto questo perchè lo ami" lo disse come se fosse stata la cosa più ovvia di tutte.
E io avvampai. Sentii le mie guance andare a fuoco, e un formicolio alle mani, e il battito troppo forte.
Nessuno me lo aveva sbattuto in faccia così. Nessuno lo aveva fatto, dopo che mi ero autoconvinta di averlo dimenticato.
Non ero talmente stupida da non aver capito di non esserci riuscita, ma dirmi che lo amavo, che lo amavo davvero,sul serio, con tutta me stessa, con tutta la mia anima...no, non poteva farlo. Anche perchè iniziavo a temere che fosse vero.
"No..ma che dici? Io..noi..te l'ho detto...siamo amici" provai a ribattere
" E non sei innamorata persa di lui?" sembrava che adesso si divertisse a prendermi in giro
" No" deglutii "e lui di te?" continuò "nemmeno" decretai
" Sarà..ma io non resterei a 'studiare' con qualcuno fino alle quattro del mattino in una squallida biblioteca, se questo qualcuno non fosse per me una persona speciale" ..non faceva una piega, lo sapevo, ma volevo negare.
Proprio in quel momento sentii il cellulare vibrare in tasca, e istintivamente lo tirai fuori, se non altro per far finta di essere occupata con qualcosa e non essere costretta a rispondere a Derek Sedman, che mi stava mettendo seriamente in diffioltà..nonostante fosse sempre stato il più ingenuo del gruppo.
' Ti conviene sbrigarti a fare quello che devi fare, e venire qui' ...era lui che mi minacciava con le faccine di whatsapp
' Dovrei studiare, e potrà sembrarti assurdo, ma senza di te che mi fai compagnia e mi stai addosso, non ci riesco' un secondo messaggio.
Avevo imparato a conoscerlo abbastanza bene da intuire che quello 'stare addosso' non voleva significare soltanto che controllavo se studiasse o meno...certe volte mi pareva un perverito, e che un fulmine mi colpisca se non dico la verità, ma io lo adoravo anche quando faceva allusioni sconce. Sentivo i brividi lungo la schiena, e non di certo per colpa del freddo. E poi io stavo al gioco, mi piaceva da matti.
' E se mi dai buca anche oggi pomeriggio, sappi che stasera ne pagherai le conseguenze...' ecco, appunto.
Lasciava le frasi insospese, quando tutti e due sapevamo le parole mancanti, così come lasciavamo il nostro meraviglioso rapporto insospeso, pur sapendo benissimo come poterlo riempire.
" E' lui?" Derek spezzò bruscamente il filo dei miei pensieri, ma non riuscii a prendermela, aveva il suo sorriso era troppo dolce. Annuii soltanto.
" Bene...allora mi aspetto di ricevere a breve l'invito del vostro matrimonio" ..era pazzo
" Allora ...ci verresti al nostro matrimonio" constatai, pensando di cogliere la palla al balzo per riportare il discorso sulla loro amicizia interrotta
" E tu lo sposeresti?" Errore. Avevo decisamente sbagliato tattica.
" Lascia perdere me adesso...dimmi soltanto se sei disposto a incontrare i tuoi vecchi amici" tentai di venirne a capo
" E' passato troppo tempo" tagliò corto lui
" Ti ho chiesto se avresti voglia di incontrarli..devi rispondere solo a questo, e per favore, fallo sinceramente" lo pregai
" Si, sarebbe bello sapere come se la stanno cavando...ma non sono sicuro che possa tornare tutto come prima, ok?
 E' ovvio che abbia sentito la loro mancanza in modo allucinante da quando abbiamo litigato, ma l'ultima volta che ci siamo visti, le ultime parole e gli ultimi sguardi che ci siamo rivolti nel backstage di quel palco..sono stati terribili" ricordò, incupendosi
" E vuoi davvero che resti quello l'ultimo ricordo di voi tre insieme?" domandai a quel punto
" No...certo che no. Non immagini quanto mi piacerebbe credere che le cose siano andate in modo diverso...forse prima o poi il gruppo si sarebbe sfaldato comunque,  e a quest'ora ognuno di noi condurrebbe la propria vita, ma sarebbe stato meglio salutarci diversamente..o anche vederci, sentirici ogni tanto. Però ho un ricordo talmente brutto dell'ultima serata trascorsa insieme, che mi riesce difficile pensare a una riappacificazione"
" Non avete nulla da perdere se ci provate"
Derek restò in silenzio per qualche minuto, e io lo lasciai riflettere con calma.
 "Hai ragione" disse dopo un po', e sorridemmo entrambi.
" Perfetto, allora chiama Dylan...quell'idiota del tuo amico doveva essere così arrabbiato con lui da aver cancellato il numero. Per fortuna che ora ha cambiato idea" dissi, divertita e sollevata contemporaneamente, riferendomi ovviamente a Ethan.
" Adesso vuoi troppo..sei tu che stai organizzando tutto..quindi, tieni" mi passò il cellulare "qua dovrebbe esserci ancora il suo numero" aggiunse l'attimo successivo.
L'afferrai e mi misi a spulciare la rubrica di Derek Sedman..incredibile! La storia della mia vita aveva davvero dell'incredibile.
" Non ci posso credere che ti sto permettendo di fare una cosa simile!" esclamò subito dopo
" Cosa? Curiosare sul tuo cellulare?" 
" No..beh, anche quello in realtà, visto che non ti conosco e potresti essere riuscita a farmela un'altra volta" riflettè
" Ti fidi?" domandai a quel punto, sorridendo come una scema, perchè effettivamente, era tutto assurdo!
" Mi fido dei tuoi occhi" disse 
" Cioè?"
" Brillano di luce propria quando parli di lui...puoi volere solo il suo bene" mi spiegò, lasciandomi a bocca aperta
" Posso chiederti perchè Ethan ha cambiato idea riguardo Dylan?" domandò subito dopo, cambiando repentinamente discorso.
A quel punto mi alzai in piedi e mi posizionai di profilo davanti a lui...tanto se le cose fossero andate come speravo andassero, lo avrebbe scoperto comunque.
Il mio era ancora un pancino, e non un pancione vero e proprio, però cominciava ad essere evidente, soprattutto di  profilo.
L'espressione che si dipinse sul suo viso fu impagabile.
" Per questo" sussurrai, e lui sbiancò. Mi resi conto che aveva travisato tutto "non farti strane idee...il padre del bambino mi ha piantato in asso, e quando ho fatto la prima ecografia c'era Ethan con me, e si è emozionato nel vedere le diapositive in bianco e nero di quel microbo con un cuore che batteva già. Ha capito il motivo per il quale Dylan vi ha aveva detto di non essere disposto a perdersi tutto quello, e l'ha perdonato."
" A che mese sei?" domandò chiaramente intenerito "quasi al quarto" risposi con un sorriso. Cominciava addirittura a piacermi l'idea di essere incinta, nonostante avessi una paura folle di quello che sarebbe accaduto.
Finalmente trovai il numero di Dylan, e senza attendere oltre, lo digitai sul mio cellulare e feci pressione sul tasto di avvio chiamata.
" Un consiglio: non dirgli stronzate, tipo, che so, che lo chiami per conto di una compagnia telefonica..non tutti se le bevono come me" disse ridendo, sinceramente divertito, e io seguii il suo consiglio. Adoravo Derek, e mi sarebbe piaciuto se fossimo diventati amici.


ETHAN

Mi ero cacciato nel guaio più grande e più bello al mondo. Non glielo avevo mai detto a parole, ma cercavo di farglielo capire ogni giorno in tutti i modi possibili, che l'amavo, l'amavo talmente tanto che avrei fatto di tutto per proteggerla e renderla felice. 
Nessuno era riuscito a sconvolgermi l'esistenza come aveva fatto lei. Sì, perchè Emma me l'aveva davvero cambiata la vita: lei mi aveva scosso dal mio pericoloso stato di apatia, lei mi aveva fatto venir voglia di rendermi utile al mondo, lei mi aveva fatto desiderare di non essere un fallito, lei era riuscita a riaprire le ferite del mio passato senza farle sanguinare ancora, lei mi aveva praticamente costretto a tornare a vivere una vita normale uscendo da quella biblioteca, lei mi aveva incosapevolmente spinto a mettermi a studiare per realizzarmi nel futuro, e lei era diventata il mio tutto.
Lei mi mandava in tilt ogni minuto, lei mi faceva pensare e immaginare cose asssurdamente belle e proibite, lei aveva risvegliato in me la voglia di fare l'amore con gli sguardi, con le risate e i sorrisi, ancora prima di farlo con il corpo, e sempre lei, mi faceva battere forte il cuore, ubriacandomi di qualcosa di talmente infinito e coinvolgente, da farmi perdere ogni freno e pudore.
Se solo avessi potuto, avrei baciato quelle labbra initerrottamente,  l'avrei tenuta stretta contro il mio petto ogni notte, e avrei continuato a farlo per il resto della mia vita. Non avevo mai provato nulla di simile prima di allora, ma dopo averla conosciuta, ero assolutamente certo che la sua presenza nella mia vita sarebbe stata insostituibile..non importante, non necessaria, non fondamentale...insostituibile.
Nessuno avrebbe potuto più prendere il suo posto, perchè le sue dita si intrecciavano perfettamente con le mie, i suoi capelli si modellavano spontaneamente tra le mie mani, le sue labbra si incastravano benissimo con le mie, il suo corpo sembrava stato fatto per essere fatto prigioniero delle mie braccia, e il mio cuore batteva allo stesso ritmo del suo.
Mi sarebbe piaciuto da matti costruire una famiglia con lei, e avere tante dolcissime pesti in giro per casa che si sarebbero rivolte a noi chiamandoci 'mamma' e 'papà'. Avevo sempre amato i bambini, ma se prima di lei mi ero limitato a tenere in braccio e coccolare cuginetti e figli di amici dei miei, adesso ero pronto ad assumere responsabilità più grandi; e ve lo giuro, non avrei mai creduto che a ventiquattro anni, avrei sentito l'impellente desiderio di diventare padre, e magari anche marito. Sì, volevo sposarla.
Ma evidentemente questo era lo stupefacente effetto che Emma aveva su di me..per lei sarei stato pronto a tutto, anche a bruciare le tappe, e sapevo per certo che non me ne sarei mai pentito. Emma era incinta, e la cosa non mi turbava affatto, anzi, mi inteneriva pur spaventandomi un po'. Ma il mio era un tipo di timore del tutto logico e adeguato, e quasi anelito di un desiderio.
Furono singhiozzi strozzati a farmi tornare nel mondo reale. " Stai piangendo?" domandai preoccupato, vedendola rannicchiata sul divano accanto a me, con le mani davanti al viso e i capelli legati in una treccia lenta. Era troppo bella per essere vera.
" Non mi guardare" disse lei di tutta risposta, il tono di una bambina "perchè?" "non mi guardare e basta" sussurrò, ancora con lo stesso tono. Era tenerissima.
Prima che potesse anche solo pensare di cavarsela così, le presi il viso tra le mani e la guardai dritto negli occhi nocciola.
" Dai, è soltanto un film...non è morto davvero" utiizzai il tono più dolce che conoscessi
" Lo so! Ma non posso farci niente...queste scene mi fanno sempre piangere come una scema" spiegò, le mie mani ancora sulle sue guance.
Dopo aver trascorso tutto il pomeriggio lontano da lei, e davvero mi domandavo che cosa avesse avuto da fare per due giorni di seguito, l'avevo raggiunta per cena, e dopo aver mangiato, ci eravamo appollaiati sul divano a vedere un film che aveva per protagonisti un cavallo bianco, una ragazzina e la loro disavventura. Alla fine a rimetterci con la vita era stata solo la povera bestia, ma era stato straziante vederla morire, dovevo riconoscerlo, e Emma era addirittura scoppiata in lacrime. E no, ero sicuro che il suo stato d'animo non fosse stato in alcun modo alterato dalla gravidanza..era lei che era dannatamente sensibile, e fragile, e indifesa, che ti faceva solo venir voglia di stringerla forte. Quando voleva però, sapeva anche essere forte e determinata come una leonessa, e io l'amavo in entrambi i casi.
" Ma tu non puoi piangere per un film..non puoi, capito?" mi sembrava di parlare con una bambina di cinque anni, ma mi stava bene così
" Perchè?" domandò con gli occhi ancora rossi, non capiva che se la vedevo così, proprio non riuscivo a starmene al mio posto
" Perchè mi costringi ad abbracciarti e tenerti stretta contro il mio petto" ops, pensavo di averlo solo pensato

" Nessuno ti obbliga a farlo" mi sfidò, lasciandosi carezzare il viso lentamente
" Davvero? Oh bene" sospirai, apparendo sollevato, e allontanandomi un po' da lei. Ci rimase male, e si voltò dall'altra parte, mentre io sorridevo come un cretino, un attimo prima di avventarmi su di lei e imprigionarle il corpo in un rassicurante abbraccio.
" Lo so che non sono obbligato..è che proprio non resisto" sussurrai, le labbra premute contro la sua nuca. Lei sorrise in modo sghembo, e si lasciò coccolare senza opporre la minima resistenza. Dalla nuca, senza separare le labbra dalla sua pelle, mi spostai sul collo, e presi a baciarlo lentamente. Emma si lasciò andare appoggiando la testa sulla mia spalla, abbandonandosi completamente a me, mentre continuavo a lasciare dolci e infuocati baci lungo quel lembo di pelle così delicato, e buono..sapeva di buono.
Non piangeva più, avvertivo soltanto il suo respiro accelerato e i suoi sospiri di piacere.
Non sapevo più come farle capire che ero pazzo di lei, e lei non sapeva più come resistermi, me ne accorgevo, e quella situazione mi eccitava da morire. Perchè ci amavamo, anche senza dircelo esplicitamente, ed era bellissimo anche così. Sì, io lo sentivo quello che lei provava per me, forse addiritura meglio di quanto lo sentisse lei stessa..e quando mi guardava perdendosi nei miei occhi, ci leggevo tutta l'incredulità e la felicità che le scoppiava dentro ogni volta che si rendeva conto che ero reale, e non la proiezione di un sogno fatto a sedici anni. Mi aveva detto che ero stato il suo tutto, e adesso il mio tutto era lei.
Ci avevo proprio perso la testa per quella ragazza incinta, che piangeva per un film su un cavallo.
" Sabato prossimo andiamo al mare?" quando me lo propose, le mie labbra restarono immobili, poggiate sul sul collo, a contatto con la sua pelle
" Cosa?" ..forse avevo capito male
" Sabato prossimo..andiamo a Brighton? Al mare?" ripresi a baciarle di nuovo il collo, lentamente, non riuscivo a resistere
" Sei pazza? Siamo in inverno.." sussurrai contro la sua pelle
" Ti preeeego Ethan" insistè, voltando lentamente il viso verso di me, e lasciandomi un bacio all'angolo delle labbra. Sapeva di avermi in pugno.
" Va bene" le concessi, stringendola di più a me e desiderando poter restare in quella posizione anche per sempre.
Se mi avesse chiesto di accompagnarla al polo Nord a vedere la casa di Babbo Natale,  sarebbe riuscita a convincermi con la stessa facilità. 
Rettifico: ci avevo proprio perso la testa per quella ragazza incinta, che piangeva per un film su un cavallo, e voleva andare al mare a febbraio.






BUONSALVEEEEEEEE :))
Eccomi con il nuovo capitolo :DD
Spero con tutta me stessa che sia stato di vostro gradimento, e mi farebbe davvero piacere sapere le vostre opinioni a riguardo...perciò recensite, recensite, recensiteeeee ♥♥
Come vi è sembrato l'incontro con Derek? E Etahn..ha proprio perso la testa...
Per non parlare di lei che vuole andare al mare in pieno inverno, ma non vi preoccupate, non si è rimbecillita in  un colpo solo ;)
Ringrazio di cuore tutte voi che avete recensito la storia fino a questo momento e chiunque vorrà farlo in futuro. Sappiate che siete e sarete sempre le benvenute, perciò non siate timide, ed esprimetevi :DD
Io vi aspetto, eh? ;)
Prima di lasciarvi lo spoiler, vorrei consigliarvi, se posso, di passare dalla nuova storia di una mia amica.
Le peripezie di Cosimo e Alessia sono appena cominciate, e se vi incuriosisce sapere cosa combineranno questi due, passate di qua: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3088339
Adesso un piccolo spoiler del prossimo capitolo, che spero apprezzerete ;)

************
 
" Gentili passeggeri, siamo in arrivo alla stazione di Brighton" l'annuncio da parte di quella voce metallica, ci interruppe sul più bello.
Cazzo! Ma dovevamo arrivare proprio in quel momento?
" Dobbiamo andare" esclamò Emma, alzandosi in piedi e legandosi la sciarpa intorno al collo
" Aspetta" le bloccai il braccio, e ci ritrovammo di nuovo occhi negli occhi
" Che c'è?" domandò, senza riuscire a distogliere lo sguardo
" Volevi..volevi dirmi qualcos'altro?" domandai in un sussurro. 
Lei sorrise, e i battiti del mio cuore iniziarono una maratona, come sempre.
*************

Scappo, un bacione, e a presto <3<3<3
Ps. Recensiteeee ;) ♥




























  



 

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue ***


ETHAN


Eravamo in viaggio da un'oretta circa, e avevamo già percorso più della metà dei chilometri che ci separavano dalla nostra destinazione.

Emma era praticamente crollata due minuti dopo essere salita sul treno; l'inizio del quinto mese di gravidanza si avvicinava sempre di più, e gli effetti dello stato interessante si manifestavano ogni giorno in modo più evidente del precedente. Qualunque medico le avrebbe sconsigliato di affrontare un viaggio per godersi il mare in pieno inverno, con il rischio di una bella polmonite, e io stesso avevo tentato di proporle qualcosa di meno impegnativo e stressante di quello che lei aveva in mente, lo avevo fatto almeno un paio di volte, ma non c'era stato modo di farle cambiare idea.
Voleva così tanto trascorrere quel weekend di fine febbraio a Brighton, che alla fine, avevo comprato i biglietti del treno sul sito internet delle ferrovie. Mi aveva chiesto di accompagnarla in quella città di mare, come se fosse stata questione di vita o di morte, mi era sembrato che per lei fosse veramente importante, e non ce l'avevo proprio fatta a dirle di no, nonostante continuassi a pensare che avremmo fatto meglio a restarcene tutto il giorno sotto le coperte, al calduccio, io e lei stretti in un travolgente abbraccio. Oh si, sarebbe stato perfetto.
Invece mi ritrovavo a bordo di un treno, incappucciato da capo a piedi, e con gli occhi fissi sul viso di Emma che dormiva beatamente con la testa poggiata sulla mia spalla e una mano stretta nella mia. Era la creatura più bella che avessi mai visto, la più dolce, e non riuscendo a impedirmi di sorridere, pensai che fosse pure la più testarda. 
E nonostante fosse stata lei a darmi la spinta necessaria a riprendere in mano la mia vita in tutti i sensi, ogni volta che la guardavo, che ridevo e scherzavo con lei, l'abbracciavo e desideravo poterla baciare in ogni centimetro di pelle, mi sentivo un completo imbecille..perchè mi ero reso conto che ormai la mia esistenza ruotava intorno a lei, e se l'avessi persa, avrei perso di nuovo anche quella parte di me che solo lei era riuscita a far uscire allo scoperto.
Certo che mi aveva infinocchiato alla grande, eh! Ma mi andava bene così, perchè mi innamoravo di lei un po' di più ad ogni sorriso che mi donava, e l'essere innamorato mi faceva stare schifosamente bene. Cioè, capite? Faceva in modo che tutto il resto non mi pesasse, mi faceva sentire finalmente leggero, ed era una sensazione che non avrei scambiato per nulla al mondo.
Fu lo squillante tono della sua suoneria che la svegliò di colpo. Si mise seduta, e con una mano cercò il cellulare nella tasca del giubbotto, mentre con l'altra si stropicciava gli occhi. Lesse il nome sul dispay ed esitò un istante, prima di rimettere l'apparecchio a posto. Era Ricky.
" Non gli rispondi?" domandai, gongolando come uno scemo dentro di me
" Sono quattro mesi che va avanti con questa storia, e io non ce la faccio più" ammise, legandosi i capelli in una coda lenta
" E' un cretino" dissi semplicemente, trattenendomi dall'affibbiargli appellativi più pesanti
" No, a questo punto credo di essere io la cretina.Va bene che siamo stati insieme per due anni, e mi sono talmente abituata all'idea di averlo intorno, che ho finito per credere che sarebbe durata per sempre. Va bene pure che si sia sentito un attimino disorientato quando gli ho detto di essere incinta, e va bene che si sia preso dei giorni per riflettere. Ma quando è partito per la Germania senza darmi alcun tipo di certezza, e soprattutto quando ha cominciato a chiamarmi da là quasi tutti i giorni senza mai chiedermi se la pancia mi avesse ingrassata, nemmeno per scherzo.. a quel punto avrei dovuto capire come sarebbe finita.
E invece che cosa ho fatto? Gli ho risposto quasi sempre al telefono, per quattro mesi, sperando ogni volta che mi avrebbe detto qualcosa di diverso, e finendo per sentirmi sempre una povera illusa.
Però c'è un limite a tutto, e io ho smesso di aspettare. 
Non posso permettergli di comportarsi in questo modo, e non posso permettermi di continuare a credere che il suo atteggiamento possa cambiare. " spiegò.  
" Se è vero che ognuno di noi ha un'anima gemella, non credo che la mia sia complementare a quella di Ricky, e forse non lo è mai stata per davvero..solo che io, io per un po' ho creduto di sì, ho voluto credere di sì, "
'Certo che non è lui la tua anima gemella! Sono io! E da come mi stai guardando, credo che lo abbia capito anche tu.' ma non dissi nulla di tutto questo ad alta voce, perchè lei mi anticipò, continuando il suo discorso.
" Tu ci credi nel destino?" domandò un attimo dopo, spiazzandomi 
" A volte sì" ammisi, guardandola dritto negli occhi
" E tu? Ci credi?" mi incuriosii a mia volta, pur non capendo cosa centrasse il fato con quell'imbecille patentato del suo ex ragazzo
" Non lo so" confessò, senza distogliere lo sguardo "Ma forse per dire che non lo so, vuol dire che non so se crederci o meno, e il fatto che non abbia scelto di non crederci, non vuol significare che un pochino già ci credo?" 
" Immagino di sì" sorrisi, e non lo dissi tanto per dire qualcosa..avevo capito perfettamente cosa intendesse.
" Sai quando l'ho conosciuto Ricky?  Meno di un mese dopo la rottura degli 'Uk Hearts', nel periodo in cui ero arrabbiata con te, e mi ero imposta di disinnamorami di te. " a quelle parole trattenni il respiro, e lei continuò, nonostante le gote le si fossero tinte di rosso rendendola ancora più tenera.
" Prima di quel momento per me eri esistito soltanto tu, non avevo mai permesso a nessuno di avvicinarsi, perchè volevo te e basta,  perchè ti desideravo al mio fianco talmente tanto, che quasi quasi, a furia di sognarlo, a volte finivo per credere che sarebbe stato possibile.
L'annuncio della rottura della band, mi ha devastato, perchè io vivevo con le vostre voci, soprattutto con la tua voce, nella testa e nel cuore; e sapere che non ci sarebbero state più canzoni, video, concerti, persino interviste e foto, mi ha distrutto. Io respiravo dei tuoi occhi, del tuo sorriso, di te.
E dopo, la tristezza è diventata rabbia, perchè non capivo cosa fosse successo e cosa vi avesse spinto a prendere una decisione così drastica; voi siete semplicemente spariti dalla circolazione lasciando un tour interrotto, lasciandoci con mille dubbi e domande, come se fino ad allora niente fosse stato reale, come se all'improvviso non vi fosse più importato nulla di tutte le fan alle quali avevate dedicato più volte i sorrisi e le parole più dolci al mondo ..ed è stato allora, che quasi per dispetto, sono uscita con Ricky per la prima volta" 
A quel punto scoppiò a ridere all'improvviso, e mi venne una voglia matta di baciarla.
" Ti rendi conto di quanto mi avevi ridotta male? Avevo accettato di uscire con un ragazzo per ripicca nei tuoi confronti, che nemmeno eri  a conoscenza della mia esistenza!"
Si, desideravo follemente baciarla, e volevo urlarle nelle orecchie che era lei ad avermi ridotto veramente male; e che mi dispiaceva, mi dispiaceva da morire di averla delusa, e di averla fatta incazzare. E volevo dirle pure che aveva avuto tutte le ragioni del mondo per prendersela, che però quelle parole e quei sorrisi erano stati sempre sinceri... ma avevo la netta sensazione che non fosse necessario dirle un bel niente. Perchè lei lo sapeva già, tutto quanto. 

" E'scattato nella mia testa  un meccanismo che mi imponeva di disinnamorarmi di te, e che mi ha fatto cadere tra le sue braccia. 
Poi ti è venuta la brillante di idea di ripiombare nella mia vita, questa volta in modo reale, ed è stato come se tutti gli sforzi sostenuti per dimenticarti , si fossero risolti in un nulla di fatto. Sei stato capace di farmi tremare le ginocchia come se fossi stata ancora quella ragazzina sedicenne, maledetto Harrow.
E io adesso non ci capisco più niente. Perchè le cose tra me e Ricky iniziano ad andare male proprio quando torni tu."
Disinnamorarsi di me?
Speravo con tutto il cuore che il processo uguale e contrario all'innamoramento, si fosse rivelato più difficile e ostico della teoria della relatività di Einstein. E lei un giorno mi aveva detto di essere sempre stata una frana in fisica. Quindi non poteva essere riuscita a risolvere quell'equazione impossibile per tutti i comuni mortali, no? Pregavo di no in tutte le lingue del mondo.
" Gentili passeggeri, siamo in arrivo alla stazione di Brighton" l'annuncio da parte di quella voce metallica, ci interruppe sul più bello.
Cazzo! Ma dovevamo arrivare proprio in quel momento?
" Dobbiamo andare" esclamò Emma, alzandosi in piedi e legandosi la sciarpa intorno al collo
" Aspetta" le bloccai il braccio, e ci ritrovammo di nuovo occhi negli occhi
" Che c'è?" domandò, senza riuscire a distogliere lo sguardo
" Volevi..volevi dirmi qualcos'altro?" domandai in un sussurro. 
Lei sorrise, e i battiti del mio cuore iniziarono una maratona, come sempre.
" No.." rispose piano "Solo che devi smetterela di guardarmi con quegli occhi" aggiunse un attimo dopo, con un tono più leggero e disinvolto
" Sono gli unici che ho" mi difesi, rispondendo al suo gioco
" E dovrebbero essere illegali" decretò, come se stesse parlando di qualcosa che sul serio sarebbe stata considerata un reato
" Perchè?" domandai sorridendo sghembo
" Sono decisamente troppo belli" ammise, e se solo quel maledetto treno non avesse frenato la sua corsa, l'avrei baciata seduta stante. Lì, nel corridoio, avrei lasciato cadere a terra gli zainetti che ci eravamo portati dietro, e me la sarei baciata come Dio comanda. 
Due  minuti dopo il treno a bordo del quale avevamo viaggiato, ripartì senza di noi, mentre io e Emma ci avviavamo verso la spiaggia che distava non più di cinquecento metri. Dovevo ammettere che nonostante non fossimo nella stagione giusta, mi piaceva l'idea di trascorrere una giornata al mare con lei. E mi piaceva da impazzire l'idea di noi due insieme, anzi, di noi tre insieme.




EMMA



Per essere febbraio, non faceva nemmeno troppo freddo. Il cielo era cosparso di nuvole, e il sole si faceva vedere soltanto a tratti, ma non c'era nulla che lasciasse presagire la possibilità di un temporale. Il mare leggermente mosso e tinto di un blu tendente quasi al grigio cristallo, pareva infinito come al solito, ed era uno spettacolo imperdibile. Mi aveva lasciato senza fiato. Non lo avevo mai visto il mare d'inverno e non credevo potesse essere tanto bello.

Tuttavia, quando mi voltai verso Ethan, che camminava al mio fianco, con quel cappellino in testa a richiamare il colore dei suoi occhi, il maglione di lana e i jenas scuri, mi accorsi che la distesa opaca che si estendeva davanti ai miei occhi, non era affatto l'unica visione in grado di mozzarmi il respiro.
Madonna quant'era bello!
Fino a pochi giorni prima, mi sarei maledetta da sola per quel pensiero, ma dal preciso istante in cui Derek Sedman, mi aveva sbattuto in faccia di essere pazza dell'irresistibile Ethan Harrow, ero stata costretta a vedere le cose in modo diverso.
Insomma, non ho intenzione di dirvi bugie: io e Ethan trascorrevamo ormai la maggior parte della giornata insieme, qualche volta restava persino a dormire da me, e chiacchieravamo, scherzavamo, ci prendevamo in giro a vicenda, e ci mangiavamo con gli occhi per tutto il tempo. Stavamo dannatamene bene insieme, e mi ero accorta di come giorno dopo giorno i miei sentimenti per Ricky si affievolissero. La cosa più ovvia sarebbe stato ammettere a me stessa di non aver mai smesso davvero di amare il mio Harrow e chiudere definitivamente con il padre della creatura che stava crescendo a vista d'occhio dentro di me. 

Ma il problema era proprio quello: ogni volta che rispondevo alle chiamate di Ricky, gli davo l'ultima possibilità di cambiare le cose, senza rendermi conto, o meglio, bendamdomi gli occhi e silenziando il cuore, pur di non ammettere a me stessa che desideravo ricucire il mio rapporto con lui più che altro perchè mi ero abituata all'idea di noi due insieme, e volevo che mio figlio crescesse in una famiglia serena e unita.
Sì, era vero che ci rimanevo male ogni volta, per il suo completo disinteresse dei nostri confronti, perchè comunque continuavo a volergli bene, e a considerarlo parte di me e della mia vita, e certe volte scoppiavo pure in un pianto liberatorio dopo aver riattaccato..però mi bastava un sorriso di Ethan Harrow per sciogliermi come neve al sole.
Ed era inutile che continuassi a negare l'evidente. Perchè Derek, che mi piacesse ammeterlo o meno, aveva ragione su tutto.
Avevo fatto l'impossibile per autoconvincermi di non provare più niente per lui, me lo ero ripetuto così tante volte che alla fine avevo indotto la parte razionale di me a crederci sul serio,e se pure mi era capitato di sognare i suoi baci come una volta, era sempre stata una lotta tra me e me, e avevo sempre favorito la mente, piuttosto che il cuore. Perchè io lo avevo amato troppo quel ragazzo, in un modo talmente intenso e puro che aveva spaventato anche me, e nel momento in cui lo avevo incontrato all'Old London, avevo capito che se non mi fossi sottoposta a un'opera di autoconvincemento acuto, gli sarei caduta ai piedi di nuovo, gli avrei permesso di farmi di tutto, perchè forse, soltanto forse, sapevo già che il mio cuore non fosse mai riuscito a dimenticarlo.
E allora ero corsa ai ripari, avevo tentato di salvare la relazione con Ricky per ben quattro mesi, ma non era bastato.
Perchè i sentimenti che nutrivo verso di lui, si erano soltanto assopiti nella parte più intima di me. Non si erano più fatti sentire, avevano smesso di far rumore, si erano semplicemente acquietati; e poi, quando meno me lo sarei aspettata, avevano ripreso ad ardere dentro me con lo stesso impeto e la stessa potenza di un vulcano che sputa fuoco e lava dopo essere stato inattivo per anni. E io non ero più in grado di controllarli, perchè avevano ormai acquisito la forza distruttiva di un mare forza nove, e non c'era più niente che potessi fare per non lasciarmi travolgere.
Disinnamorarmi di Ethan? Ahahahah ..Complimenti per la battuta Emma, davvero. 
Potevo fasciarmi la testa quanto volevo, ma nulla avrebbe cambiato la realtà. Perchè fin quando era stata una lotta che le due parti di me in disaccordo, ero riuscita a cavarmela, perchè alla fine dipendeva sempre da me, ero sempre io a scegliere verso chi propendere, e pur faticando parecchio, ero riuscita a zittire l'istinto e la voglia matta che avevo di buttarmi tra le braccia di Ethan Harrow. Ma quando si era aggiunta quella voce fuoricampo che senza nemmeno conoscermi, aveva non solo svelato la guerra che io e il mio cervello stavamo tacitamente combattendo contro il cuore, ma si era addiritura schierata senza riserve dalla parte di quest'ultimo, noi altri ci eravamo ritrovati in netta minoranza. Perchè il cuore è un'instancabile guerriero, e se da solo non può andare molto lontano, gli basta ricevere un minimo contributo per la sua lotta, e vince, vince anche la più difficile delle battaglie.
Nel mio caso specifico, aveva ricevuto l'appoggio praticamente da ..un vecchio amico (sì, consideravo Derek e Dylan miei amici tanto quanto consideravo Ethan l'amore della mia vita) e misà che aveva vinto, ancora, finalmente, purtroppo, per fortuna...non ci capivo più niente.
Sapevo solo che avevo smesso di negare a me stessa il fatto che provassi ancora qualcosa per lui, e quel qualcosa, ne ero certa come del fatto che mi chiamassi Emma, era amore. Amore vero, amore puro, persino più intenso e travolgente di quanto lo era stato anni addietro. E invece di annichilirsi e sgretolarsi, si era rinvigorito nel tempo. Avevo avuto la certezza che fosse indistruttibile, e che ci fosse un filo forse invisibile, che mi avrebbe sempre e comunque riportato da Ethan. Perchè io lo amavo, tantissimo, e per quanto all'inizio mi paresse assurdo e privo di senso, era chiaro come il sole che anche lui mi amasse.
Non avevo mai voluto prendere in giro Ricky, e a ventidueanni, non avrei mai creduto in un finale diverso da quello che avremmo potuto scrivere insieme io e lui, però, che centrassero le stelle o meno, avevo capito soltanto una cosa: era Ethan che volevo. Era lui che avevo sempre voluto. E tutto il resto, tutto quello che c'era stato in mezzo, forse altro non era stato che un gigantesco ostacolo per permettermi di ritrovarlo, e per realizzare quanto grande potesse essere il mio amore per lui.
No, un momento...non volevo ridurre Ricky a uno scomodo ostacolo, ero stata bene con lui e non lo avrei mai negato, nè avrei tentato di cancellare quel periodo dalla mia storia, non lo avrei fatto, anche per nostro figlio..ma, vi avevo promesso di essere sincera, giusto?
Bene, quindi non vi nasconderò che quello che mi succedeva quando Ethan mi guardava, mi abbracciava,  mi sorrideva, mi sfiorava, mi parlava, mi coccolava e mi provocava, non è descrivibile a parole. Mi elettrizzava a partire dalle ciocche di capelli, fino alle dita dei piedi. Mi faceva sentire viva. 
Ed era bellissimo quando morivo dalla voglia di baciarlo, lo guardavo, e vedevo che anche lui stava morendo dalla voglia di baciare me. 





BUONSALVEEEEEEEE :))
Eccomi qua  con il nuovo capitolo! :DD
Spero che sia stato di vostro gradimento, e come sempre, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate. Dai, dai...bastano dieci parole, e mi fate feliceee :DD
Ovviamente, ringrazio di cuore chi ha recensito la storia fino ad adesso (♥♥♥♥) chi ha inserito la storia tra le seguite e preferite (siete veramente tantiiiiiii <3) e chiunque legge soltanto :))
Anche questa volta, un piccolo spoiler per voi!

*********
" Scusa, io...se lo avessi saputo, non ti avrei rincorso, e avremmo camminato più piano...mi dispiace" sussurrò, fronte contro fronte
" Ma sei scemo? Non devi nemmeno dirla una cosa del genere" esclamai più seria che mai..non aveva senso che si sentisse in colpa
" Non sto morendo" lo rassicurai, immergendo una mano tra i suoi capelli ancora umidi. Proprio non capivo come avesse fatto a bagnarseli.
" Giuramelo" okay, il suo tono era maledettamente serio, quindi dovevo averlo spaventato parecchio.
Portai le dita incrociate sulla bocca, come facevo da piccola quando un'amica mi confidava un segreto, facendomi promettere che non lo avrei detto a nessuno. "Te lo giuro" sussurrai l'attimo dopo "non è nient-"
***********

Recensiteeeeeeeee <3<3<3
Un bacione, e alla prossima!!! :DDDD










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Capitolo 23
*** Capitolo ventitre ***


EMMA


Non appena arrivammo in spiaggia mi liberai di scarpe e calzini, permettendo ai miei piedi di confondersi con la sabbia fresca. Ethan fece lo stesso, e poi, insieme, ci avviammo in direzione del mare correndo con le converse in mano, e i capelli al vento.

Cacciai un urletto quando un'onda mi investì i piedi: non si poteva di certo negare che l'acqua a febbraio fosse freddina, ma mi abituai abbastanza in fretta a quel contatto, e ben presto finii per rimboccarmi i jeans fino ai polpacci per poter camminare a riva senza bagnarmi gli indumenti.
Indossavo un maglione di lana bianco, un po' largo e talmente pesante da sostituire pure il giubbotto, abbinato a un paio di jeans scuri, e tenevo i capelli sciolti sulle spalle, completamente in balia del vento. Sì, perchè pur non facendo molto freddo, la brezza marina non abbandonava Brighton quasi mai, e donava alla cittadina un non so che di caratteristico e inimitabile.
Ethan, più bello che mai, avanzava al mio fianco, e ogni volta che mi voltavo verso di lui, fosse pure per sbaglio, lo coglievo intento a guardarmi intensamente con quegli occhi blu-verdi per i quali avrei fatto pazzie, con le labbra increspate nel suo tipico sorriso sghembo, contemporaneamente dolce e malizioso, e quelle irresisitibili fossette. Quel viso, contornato con tanto di cappellino, che chissà per quale assurdo motivo lo faceva apparire ai miei occhi dannatamente sexy, era il mio mix letale..e non potevo resistergli, perchè non sapevo proprio più, come resistergli.
Iniziammo a chiacchierare, ridere e prenderci in giro a vicenda passeggiando in riva al mare, e dopo pochi minuti, in modo del tutto naturale e spontaneo, le mie dita si intrecciarono alle sue, quasi in auomatico, come se non potesse essere stato diversamente da così com'era. La sua stretta, salda e decisa,  mi faceva sentire al sicuro, protetta e amata, e sapevo bene di non poter avere l'ardire di chiedere nulla di meglio.
Era come se volesse dirmi 'non ho nessun dubbio: voglio tenerti qui con me' senza muovere le labbra per articolare suoni. 
Il vento però quella mattina non era dalla mia parte, decisamente. I capelli mi finivano spesso in faccia, e con la mano libera, ero costretta a risistemarli senza una riga precisa, lasciando che i boccoli seguissero il movimento delle onde del mare. Ethan continuava a guardarmi, senza stancarsi mai, senza smettere di ridere con me e provocarmi, e dato che si rendeva perfettamente conto del fatto che i capelli davanti al viso mi dessero fastidio, di tanto in tanto, si divertiva pure a scompigliarmeli con la mano libera. Dovevo ammettere che quella del cappello era stata un'ottima idea.
Ben presto, finimmo per schizzarci come bambini, avanzando un po' di più nella distesa blu e infinita, e bagnandoci leggermente gli indumenti. Appena ne ebbi l'occasione, gli rubai il cappello per mettermelo in testa, lui prese a rincorrermi, io a schizzarlo di più per non farmi prendere, nonostante sapessi che se avesse voluto avrebbe potuto raggiungermi anche camminando. Aveva la maglia completamente fradicia quando se la sfilò, e a torso nudo, mi circondò il corpo con le braccia, gridando 'Presaaaaaa' ,come i bambini che giocano a nascondino o a ghiaccio e sole.
Naturalmente mi lasciai abbracciare senza esitazioni, ma mi bastò spostare lo sguardo sulle sue braccia toniche e muscolose per mordermi il labbro, ormai consumata dalla voglia di rotolarmi con lui nella sabbia.
Ok, sapevo benissimo di non essere nelle condizioni di poterlo fare ma, diamine, se mi sarebbe piaciuto!
Per sfuggire ai miei stessi penseri, ripresi a correre in direzione opposta, verso il punto in cui avevamo sistemato alla meglio un paio di asciugamani prima della passeggiata in riva al mare. Ethan mi seguì a ruota, mentre entrambi continuavamo a scherzare punzecchiandoci a vicenda, mi raggiunse in meno di un secondo,e quando mi fu accanto, fece in modo che le mie dita si intrecciassero di nuovo alle sue, e poi riprese a correre più forte, trascinandomi con sè.
Potevamo aver percorso non più di un centinaio di metri, quando avvertii un forte giramento di testa, quasi come se stessi per svenire, e un dolore lancinante all'altezza del petto, oltre che un affanno potentissimo.
Sapevo benissimo cosa mi stesse succedendo, e mi dispiacque un sacco dover interrompere bruscamente la nostra corsa.
" Tutto bene?" Ethan mi guardò preoccupato mentre mi stringeva a sè avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle
" Si, tranquillo..ora mi riprendo"risposi a fatica, maledicendo me stessa e quel problema
" Cosa ti fa male? Vuoi che chiami aiuto?" domandò premuroso, e ..terrorizzato
" No..non è la prima volta che mi capita" spiegai, mentre lui mi conduceva lentamente verso il punto in cui avevamo lasciato la nostra roba
" Ma..stai meglio? Come ti senti adesso?" domandò, mentre mi stendevo sull'asciugamano a sua volta steso sulla sabbia
" Si..va meglio" mi sforzai di sorridere, e lui si mise automaticamente sopra di me, con i palmi ben aperti e poggiati ai lati del mio viso, senza pesare sul mio corpo.
Effettivamente, stavo già meglio, ma Ethan continuava a guardarmi preoccupato e confuso, tanto che fui costretta a raccontargli tutto.
" Copriti però, altrimeni te la prendi tu la polmonite" dissi, mentre lui mi sovrastava ancora; ma si limitò ad avvolgersi la schiena con il proprio asciugamano, senza cambiare posizione, permettendomi di bearmi della visione del suo petto nudo. Era così perfettamente scolpito che mi fece venir voglia di percorrerlo con le dita, e poi magari anche con le labbra, ma mi trattenni. Non dovevo fare pensieri del genere, e che cavolo!
Però lui mi copriva perfettamente con il suo corpo, e aveva i capelli umidi, che inevitabilmente gocciolavano sul mio viso e...ed era bellissimo.
" Quindi è una cosa di cui soffri da quando eri piccola?" fu la sua voce a distrarmi da quei pensieri
" Si..è una malformazione dello sterno" confermai "ma non è un problema...solo mi devo ricordare più spesso di non poter correre" aggiunsi l'attimo successivo
" Scusa, io...se lo avessi saputo, non ti avrei rincorso, e avremmo camminato più piano...mi dispiace" sussurrò, fronte contro fronte
" Ma sei scemo? Non devi nemmeno dirla una cosa del genere" esclamai più seria che mai..non aveva senso che si sentisse in colpa
" Non sto morendo" lo rassicurai, immergendo una mano tra i suoi capelli ancora umidi. Proprio non capivo come avesse fatto a bagnarseli.
" Giuramelo" okay, il suo tono era maledettamente serio, quindi dovevo averlo spaventato parecchio.
Portai le dita incrociate sulla bocca, come facevo da piccola quando un'amica mi confidava un segreto facendomi promettere che non lo avrei detto a nessuno. "Te lo giuro" sussurrai l'attimo dopo "non è nient-"
E prima che riuscissi a terminare la frase, le sue labbra catturarono le mie in un bacio assetato d'amore. 
La quintessennza del paradiso: ecco cosa Ethan era in grado di donarmi, semplicemente premendo le labbra sulle mie, che si schiusero all'istante per permettergli di assaporarmi fino in fondo.
Quel bacio lo avevo silenziosamente bramato anch'io, e quando arrivò, stracolmo di tutta la passione repressa nei giorni precedenti, non potei far altro che attirarlo di più a me continuando a giocare con i suoi ricci. Lasciai che continuasse a baciarmi intesamente, come se avesse paura che qualcosa avrebbe potuto allontanarci da un momento all'altro; non si staccò da me fino a quando non ci mancò il fiato, e mi baciò con così tanta foga e passione, che tutto quello che ci circondava, sparì, come sotto l'effetto di una bacchetta magica. Ed era lui il mio incantesimo.
Dio, le sue labbra sembravano essere state fatte apposta per coprire le mie, e solleticarle, stuzzicarle, morderle, baciarle, e farci l'amore.
Lo avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo che avrebbero combaciato in modo perfetto, ma nei miei sogni di ragazzina, avevo solo provato a immaginare come ci si potesse sentire nell'essere baciata da Ethan Harrow; e come solo poche volte accade, la realtà aveva battuto tutte le aspettative.
Io..io non riuscivo nemmeno a dire a parole quanto mi facesse bene baciarlo e lasciarmi baciare in quel modo. Ma era una sensazione bellissima, e impagabile, che non avrei mai potuto provare con qualcuno che non fosse lui.
I baci di Ricky erano stati diversi, più pudici, più dolci e forse più romantici..ma mi toccava ammettere che non mi ero mai sentita ardere dentro così. Perchè con Ethan era sempre tutto più intenso, più disperato, più travolgente, più violento, più passionale e più tutto. Ogni volta che Ethan mi aveva baciato, era quasi arrivato a deformarmi le labbra e a gonfiarle per la foga dei gesti...mi baciava come se quella potesse sempre essere l'ultima volta, e se la godeva, se la godeva tutta la sensazione di pienezza e vertigine che avvertivo abitargli il cuore, quando le sue labbra premevano sulle mie.
Ricky era il tipo di ragazzo che faceva progetti per il futuro, che li condivideva con le persone alle quali teneva, che parlava tanto di sè, e che raccontava i suoi sogni, però poi, quando si trattava di agire ci andava con i piedi di piombo, con l'onnipresente timore di fare passi falsi. Pure quando mi baciava, lo faceva sempre piano, senza mai cogliermi di sorpresa, senza mai comportarsi da ragazzino alle prime armi; il suo era un atteggiamento quasi..misurato, controllato. Non eccedeva mai, non sbagliava mai, non si disperava mai. E persino quando mi aveva detto di non essere pronto a prendersi cura di un bambino, lo aveva fatto in modo composto, quasi insopportabilmente elegante. Mi dava fastidio quel suo essere sempre impeccabile in ogni cosa che faceva.
Ma mi dava fastidio da quando avevo capito che Ethan era esattamente l'opposto. Lui viveva alla giornata, pretendeva di godersi al massimo ogni istante, non gli piaceva affatto parlare di sè, e aveva vissuto con la convinzione di non essere più in grado di costruirsi un futuro. Le belle parole e i discorsi ispirati non erano il suo forte, perciò preferiva esprimersi con le azioni e i gesti, ma non era mai cauto e scrupuloso nemmeno con quelli. 
E paradossalmente, quando decideva di restare fermo e inerme, come aveva fatto nascondendosi in biblioteca per tutto quel tempo, diventava pericoloso, molto di più di  quanto lo era quando prendeva le cose di petto, ci sbatteva la testa contro, si gettava a capofitto senza mai voltarsi indietro, dando spesso molto più credito al cuore che al cervello.
Quello che più mi piaceva di lui, era il semplice fatto che faceva quello che sentiva, senza preoccuparsi delle conseguenze. Se voleva ubriacarsi, si ubriacava; se voleva ridere, rideva; se voleva lamentarsi, si lamentava; se voleva abbracciarmi, mi abbracciava; se voleva farmi perdere le staffe, ci riusciva; se era scazzato per qualcosa, me lo faceva capire; e se voleva baciarmi, mi baciava.
Non c'era assolutamente nulla in lui che facesse pensare che fosse un tipo tranquillo, moderato, pacifico o infallibile come Ricky. 
Per Ethan non esistevano mezze misure. Ethan era il ribelle, l'estremista, il precipitoso, l'eccessivo, lo sconsiderato, l'impulsivo, l'errante, il pazzo. E tutto perchè riusciva a  vivere come si sentiva di vivere.
E io ero pazza di quel pazzo, e desideravo impazzire a mia volta, se quello significava dare ascolto agli istinti del cuore.
" Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamò, quando fu costretto a staccare le labbra dalle mie per riprendere fiato
" Non farmi più scherzi del genere, hai capito? Ho avuto paura di perderti" disse, forse per giustificare quel bacio
" Ci tieni davvero così a tanto a me?" domandai carezzandogli il viso con il pollice
" Tantissimo" confermò " e se così non fosse, non sarei nemmeno qui oggi, al mare, in pieno inverno, con te che aspetti un bambino da un imbecille e-"
Fui io a non lasciarlo finire " non saremmo qui oggi nemmeno se io non tenessi così tanto a te"
" Cosa?" maledetta linguaccia..stavo per svelargli tutto!
Per non rispondere, lo baciai di nuovo, intensamente come prima, ed entrambi ci perdemmo la testa nella foga di quel bacio, tanto da dimenticare il discorso precedente.
Quando ci staccammo, lui infilò le mani sotto il mio maglione, carezzandomi la pancia, e sostituendo subito la bocca alle dita, mentre cercava di infilarsi insieme a me nell'indumento. Avvertii le sue labbra prima su un fianco, e poi sempre più su, fino all'altezza del seno.
Se voleva farmi morire, con quelle labbra che si insinuavano ovunque e marchiavano a fuoco la mia pelle, ci stava riuscendo. 
Il mio problema era che anche se lui mi baciava dolcemente, solleticandomi appena, in silenzio, io andavo a fuoco comunque. Sempre. 
Le sue labbra su di me avevano lo stesso effetto di una droga: mi mandavano in extasy. E mi piaceva, mi piaceva da impazzire quando mi baciava; in qualunque modo lo facesse e ovunque volesse. Il mio corpo reagiva al suo, e se fossimo stati elementi chimici, saremmo scoppiati entrambi producendo un'esplosione nucleare.
Continuò ad attentare alla sanità dei miei organi interni con quei baci sulla mia pelle nuda, e la testa infilata nel mio maglione, fino a quando non si rese conto, che per quanto largo questo potesse essere, non poteva infilarsi nell'indumento insieme a me, e tornò al proprio posto, rabbrividendo. La sua maglia non si era ancora asciugata, e doveva aver freddo. A quel punto non ci pensai due volte, e lo feci stendere sotto di me, coprendolo il più possibile con il mio corpo, e abbranciandolo stretto. La mia testa finì automaticamente nell'incavo del suo collo, e le sue braccia avvolte intorno al mio corpo.
" Così va molto meglio" sussurrò, con il sorriso più bello del mondo. Aveva tutta l'aria di essere felice.



ETHAN


"Credo che la tua maglia sia asciutta ora" sussurrò un'oretta più tardi, ancora completamente spalmata sul mio corpo

"Ma se è bagnatissima!" la contraddissi, stringendola ancora di più, soltanto per farle capire che non volevo che si allontanasse.
Mi piaceva sentirmela addosso. Mi faceva stare fottutamente bene.
" Se lo dici tu" si arrese senza sforzi, lasciandosi coccolare mentre si sistemava meglio su di me, sfiorandomi involontariamente il collo con le labbra.
Se mi avesse baciato volontariamente, non sarei stato più in grado di controllare le mie azioni.
" Tu sei voluta venire qui per vedere il mare, giusto?" domandai, sempre nella stessa posizione
" Certo" disse lei, sin troppo precipitosamente.
Le posi quella domanda perchè da quando eravamo arrivati quella mattina, a parte la breve passeggiata seguita dalla corsa che l'aveva letteralmente sfiancata a causa di quella malformazione allo sterno che mi aveva spiegato di avere e che mi aveva fatto perdere dieci anni di vita per lo spavento, ci eravamo incollati come due cozze, e non ci eravamo più staccati.
Ci eravamo persino baciati, due volte, e avrei voluto che fossero state duemila.
Quella ragazza mi stava fottendo il cervello, ogni giorno un po' di più. Mi ero innamorato come una pera cotta, perdendoci la testa al punto tale da ridurmi a fare paragoni con la frutta bollita, quella che si dà ai malati. Ed efettivamente un po' malato lo ero anche io, malato di lei e dell'effetto che mi faceva, malato di quegli occhi castani, e di quelle labbra a cuore che sapevano baciare così divinamente, tanto da farmi sentire proprio in paradiso.  
" Perchè me lo chiedi?" domandò incuriosendosi
" Perchè dici di amare tanto il mare, ma non lo hai degnato di uno sguardo" sussurrai tenendola ancorata al mio petto nudo
" Hai occhi solo per me" rincarai la dose, soffiandole quelle parole nell'orecchio.
Mi piaceva da matti provocarla, e quando lei diventata rossa fino alla punta dei capelli come in quel momento, era tenerissima, e mi faceva venir voglia di riempirla di baci. Come se poi, per tutto il resto del tempo riuscissi a desiderare qualcosa di diverso!
Per nessuna mi ero ridotto così. Nemmeno quando avevo avuto l'occasione di uscire insieme a modelle proporzionalmente perfette, o dive di hollywood; e ne avevo viste di belle ragazze in giro, di quelle che quando camminano fanno voltare tutti nella loro direzione, le avevo viste e avevo apprezzato la loro compagnia.
Perchè sì, diciamocelo..non cambiavo ragazza ogni settimana, nè tantomeno ne avevo avuto una fissa per più di un paio di mesi, con gli spostamenti della band sarebbe stato quasi impossibile..però non ero nemmeno un santo! I giornali esageravano come al solito, ma avevo avuto anche io le mie esperienze...dopotutto sarei stato ipocrita se avessi detto di non essere consapevole del mio fascino, che era stato una trappola per tutte. Ma sia io che loro, ci eravamo limitati a divertirci e basta.
Nessuna assomigliava lontanamente a Emma, nessuna era così meravigliosamente semplice come lei, nessuna era mai riuscita a starmi accanto e tenermi testa, e soprattutto, nessuna mi aveva coinvolto emotivamente al punto tale da rimettere in discussione praticamente tutto, e nessuna era mai riuscita a farmi desiderare un bacio con così tanto ardore.
Con le altre ragazze che avevo avuto, ci ero andato a letto senza la minima difficoltà, con lei sognavo soltanto di farci l'amore tutte le notti.
Lei mi aveva visto nelle peggiori condizioni, e non era fuggita: quando mi aveva trovato mezzo ubriaco mi aveva fatto compagnia senza giudicarmi, e per tutto il resto del tempo mi aveva silenziosamente spinto a riprendere in mano la mia vita, senza mai farlo direttamente, e senza mai farmelo pesare.
Era la ragazza che desideravo avere al mio fianco fino alla fine dei miei giorni. Non avevo alcun dubbio al riguardo: volevo lei e i suoi abbracci, lei e le sue passioni, lei e i suoi difetti, lei e i suoi progetti, lei e i suoi baci, lei e i suoi tormenti, lei e tutto ciò che la rendeva così bella e desiderabile ai miei occhi. Qualcuno quel giorno me l'aveva mandata in biblioteca, e se avessi scoperto chi fosse stato, sarei andato a baciargli i piedi, perchè mi aveva inconsapevolmente salvato la vita.
Mi accorsi di ciò che stava accandendo intorno a me, soltanto quando avvertii le sue dita sfiorarmi il petto mentre mi metteva la maglia come si fa con un bambino. Sorrisi, lasciandola fare, godendomi il suo tocco delicato, e subito dopo le proposi di andare a mangiare qualcosa, visto che era ormai arrivata l'ora di pranzo.
Sapevo che le sarebbe andato bene pure il McDonald, non era il tipo di ragazza schizzinosa o pretenziosa, anzi, ero più che convinto che avrebbe mangiato più volentieri cotoletta e patatine fritte piuttosto che del pesce, però quel giorno, feci finta di non saperlo.
Non avevamo mai avuto un appuntamento, perchè teoricamente dovevamo essere amici e basta, ma era chiaro che tra di noi ci fosse qualcosa che andasse di gran lunga oltre la semplice amicizia, e per qualche motivo, quel giorno mi sembrò perfetto per coccolarla e viziarla come se fosse la ragazza che volevo conquistare a tutti i costi. Per qualche ragione, il trascorrere insieme a lei una giornata al mare, e poi portarla a mangiare in qualche ristorantino tipico, ubicato proprio sulla spiaggia, mi faceva credere che quello potesse essere una specie di appuntamento.
Pranzammo seduti a un tavolo posto accanto a una vetrata che dava sul mare, chiacchierammo e ridemmo come al solito gustando pesce fresco, e quando terminammo, optammo per una seconda passeggiata in spiagga, prima di addentrarci nei vicoletti della cittadina, gremiti di  caratterische casette di pescatori, negozi di souvenir e prodotti tipici locali.
Sorrisi per tutto il tempo come un cretino, perchè mi accorsi che di nuovo, Emma non aveva prestato attenzione nè al mare, nè alla terraferma. Lei guardava me, io guardavo lei, e ci sorridevamo a vicenda parlandoci senza muovere le labbra. Esisteva tra noi una sorta di connessione che ci legava l'uno all'altra ogni giorno di più, ogni ora di più, ogni minuto di più. Era qualcosa di nostro, e c'era da perderci la testa, per quanto era bello e per quanto ci faceva stare bene insieme.
Ma fu quando giungemmo in prossimità di una piazzetta, che ci sedemmo su di una panchina, e fu mentre passavo casualmente con gli occhi dal suo viso, che avrei guardato fino a rimanere cieco, all'ambiente circostante che comunque non era tanto male, che scorsi due figure apparentemente familiari. D'istinto strinsi gli occhi per focalizzare meglio, e quando mi resi conto del fatto che le mie supposizioni fossero giuste, mi pietrificai.
Sì, restai per un attimo fermo e immobile, incredulo e completamente inerme, incapace di nascondermi, di scappare o di corrergli incontro. Restai a bocca asciutta e col fiato sospeso: non potevo crederci.
Emma mi prese la mano, la strinse forte, e mi guardò con le labbra increspate in un dolcissimo sorriso che stava per un 'Non te lo aspettavi proprio, vero?' 






BUONSALVEEEEEEEEE!!
Come ho anticipato a qualcuna di voi, ho aggiornato prima perchè la settimana prossima parto per la gita, e mi rendo conto di non potervi lasciare per due settimane con un capitolo che finisce in questo modo, perciò, solo per voi, farò il possibile per pubblicare anche il capitolo successivo, il ventiquattresimo, prima di giovedì prossimo. 
Spero solo di farcela, visti tutti gli impegni scolastici...in ogni caso, vi ringrazio di cuore per tutte le recensioni che mi avete lasciato, e per tutte quelle che mi auguro continuerete a lasciarmi ;)
Credetemi, mi spronano tantissimo, e mi fanno un sacco piacere, perciò...scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi ♥
Prima di lasciarvi, come sempre, un piccolo spoiler del prossimo capitolo, che dovrebbe arrivare al massimo mercoledì ;)

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 Era stato troppo bello vivere quella vita cantando a squarciagola negli stadi, e accettare che il nostro sogno si interrompesse brutalmente, non per colpa delle avversità, ma per volere di uno di noi, era stata una vera e propria cannonata. E ci eravamo arrabbiati e allontanati talmente tanto e talmente in fretta, da non riuscire a considerare il fatto che prima o poi, probabilmente più prima che poi, gli 'Uk Hearts' sarebbero finiti lo stesso. Ma all'epoca, la nostra era stata una reazione spontanea, perchè all'improvviso ci eravamo ritrovati dall'avere tutto, al non avere niente..e sfido chiunque a restare con i nervi saldi quando qualcosa che ami finisce, e tu non riesci a spiegarti nemmeno bene il perchè.
" Basta, Ethan."
" Non pensare più, e non farti più domande. Se mi vuoi uccidere per quello che ho fatto, fallo dopo. Adesso, dai ascolto solo al cuore"
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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro ***


ETHAN


No! No che non me lo aspettavo!
E se non fossi stato così sicuro di essere sveglio, non avrei affatto faticato a credere che quelle due figure che si stanziavano dinanzi a me, sempre più nitide, e sempre più vicine, fossero frutto della mia immaginazione.
Che cavolo ci facevano Dylan e Derek a Brighton?
Perchè non poteva assolutamente trattarsi di una maledetta coincidenza: chi è che si farebbe venire in mente di salire su un treno per trascorrere una giornata in una cittadina di mare in pieno inverno? Solo Emma, solo lei poteva partorire simili idee e...e solo lei poteva essere stata tanto determinata e folle da organizzare il tutto.
Perchè? Perchè aveva messo su un casino del genere?
E poi come aveva fatto a rintracciarli? Che cosa gli aveva detto a tutte e due per convincerli a presentarsi lì? Come...come ci era riuscita?
E soprattutto..io che avrei dovuto fare?! Fingere di non averli notati per prendere tempo, nascondermi, scappare a gambe levate, urlargli contro, o semplicemente abbracciarli?
Non sapevo nemmeno se in quel momento prevalesse in me la voglia di amarla oppure odiarla profondamente per il sinistro che mi aveva giocato. Nel dubbio, l'avrei ammazzata di baci. Dopo essere riuscito ad uscirne vivo da quella trappola bella e buona. Una trappola nella quale forse forse avevo bisogno di cadere per liberarmi.
Nessuno mi aveva mai mostrato di tenere a me al punto tale da rintracciare al mio posto, le persone che avevo odiato e amato più al mondo ai tempi della band. E invece lei sorrideva a più non posso, mi stringeva forte la mano con gli occhi lucidi, e sembrava proprio volermi urlare addosso di correre incontro a quelli che erano stati quasi fratelli per me...e no, non si poteva nemmeno pensare di prendersela con una persona che aveva organizzato tutto quel casino, con la speranza di fare una cosa gradita.
Ammazzarla di baci: mi pareva proprio il compromesso più adatto alla situazione.
Perchè mentre Dylan e Derek avanzavano lentamente verso di noi, io avrei voluto urlarle contro, dirle che era impazzita, chiederle cosa diavolo le fosse saltato in mente, volevo addirittura farle presente che non avrebbe dovuto fare una cosa del genere, soprattutto che non avrebbe dovuto farlo tenendomi all'oscuro di tutto, che non avrebbe dovuto immischiarsi in quella faccenda...ma volevo dirle anche che in fondo, la ringraziavo di cuore per averlo fatto.
Perchè sapevo bene che se non mi avesse messo di fronte a fatto già compiuto, sarei stato capace di rovinare tutto, per la mia stupida paura di non essere più in grado di riconoscermi  negli occhi di coloro i quali erano stati protagonisti insieme a me di quel passato glorioso. Non ci sentivamo da troppo tempo, non ci vedevamo da quella maledetta sera, e non sapevo più nemmeno io se l'averli a pochi passi di distanza, potesse assumere la forma del peggiore dei miei incubi, visto come erano andate le cose tra di noi, e della più intima delle speranze.
In quel frangente, mi resi conto che quella che Emma ci aveva offerto, non era stata altro che un'opportunità, e come tutte le occasioni, andava colta al volo.
Tanto peggio di così non poteva andare, no? Al massimo avremmo potuto continuare a ignorarci esattamente come prima...ma se è vero che dal fondo si può solo risalire, tanto valeva tentarci.
Li sentivo ancora distanti anni luce nonostante mi fossero entrambi quasi di fronte...come eravamo riusciti a perderci così? Eh? Come?!
Come avevamo fatto a passare dall'essere più che migliori amici, a estranei, in un solo maledettissimo minuto?!
Mentre la rabbia per come avevamo lasciato che andassero le cose montava dentro di me, una rabbia che non mi sarei aspettato di provare in quelle condizioni, avvertii una mano di Emma all'altezza della schiena, che mi incitava silenziosamente ad alzarmi in piedi e compiere qualche passo nella loro direzione.
Ero sicuro al cinquecento per cento (ammesso che esista, e se la memoria non mi inganna credo proprio di no) che nessuno sarebbe mai arrivato a tanto per me. Nessuno si sarebbe preso la briga di infinocchiarmi al punto tale, da riuscire ad organizzare un incontro così folle, spropositato e probabilmente disastroso, correndo pure il rischio di finire per essere insultata per aver tentato di mettere a posto le cose.
Nessuno, tranne lei. Perchè lei era una di quelle persone che si trovano una sola volta nella vita, e che se te le lasci scappare quell'unica volta, lo rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni.
Mi resi conto di essere davvero fottuto, quando grazie al suo silenzioso incitamento, mi misi in piedi per davvero, forse pronto per stringere la mano ai miei vecchi amici. Era tutta colpa e merito suo.
Non ero più arrabbiato con Dylan dal giorno dell'ecografia, e forse con Derek non lo ero nemmeno mai stato per davvero, ma dal giorno della rottura della band, avevamo eretto una specie di muro tra di noi, e avevamo lasciato che questo diventasse sempre più alto con il passare dei giorni, dei mesi, addirittura degli anni. Avevamo aggiunto mattoni su mattoni ignorandoci a vicenda, accecati dall'illusione che quello che avevamo costruito insieme potesse davvero durare per sempre.
Era stato troppo bello vivere quella vita cantando a squarciagola negli stadi, e accettare che il nostro sogno si interrompesse brutalmente, non per colpa delle avversità, ma per volere di uno di noi, era stata una vera e propria cannonata. E ci eravamo arrabbiati e allontanati talmente tanto e talmente in fretta, da non riuscire a considerare il fatto che prima o poi, probabilmente più prima che poi, gli 'Uk Hearts' sarebbero finiti lo stesso. Ma all'epoca, la nostra era stata una reazione spontanea, perchè all'improvviso ci eravamo ritrovati dall'avere tutto, al non avere niente..e sfido chiunque a restare con i nervi saldi quando qualcosa che ami finisce, e tu non riesci a spiegarti nemmeno bene il perchè.
" Basta, Ethan."
" Non pensare più, e non farti più domande. Se mi vuoi uccidere per quello che ho fatto, fallo dopo. Adesso, dai ascolto solo al cuore" "..e alle gambe" mi sorrise, la tensione negli occhi mista alla speranza.
Non c'erano dubbi: quella ragazza era la miglior cosa che mi fosse successa.  Oh si, che l'avrei ammazzata di baci.
Prima che potessi rendermene effettivamente conto, presi a camminare andando incontro a Dylan e Derek. Incredibile come tutti e tre, uno proveniente dal vicolo di destra, l'altro da quello di sinistra, e io dalla panchina situtata sul lato est della piazzetta, stessimo impiegando un tempo interminabile per percorrere quei quindici/venti metri che ci separavano all'inizio, quando mi ero accorto di loro.
E stavo ancora pensando a quell'assurdità, quando mi accorsi che il mio corpo urtava contro qualcosa di altrettanto solido, e le mie braccia si erano praticamente spalancate spontaeamente per posarsi sulle loro spalle. Un abbaccio. Uno dei nostri. Mesi e mesi trascorsi a fingere che non ce ne fregasse niente e tanta falsa indifferenza, tutto spazzato via da un solo, unico abbraccio.
Mi pareva tanto una scena da film: noi tre che camminavamo al rallentatore senza sapere cosa sarebbe successo di lì a quache istante, indecisi sul menarci a vicenda, urlarci in faccia, fuggire all'ultimo, stringerci la mano, salutarci con un battuta o con l'astio negli occhi, con la speranza di tornare a essere quelli di prima, e la paura di non riuscirci più. E poi, finiti l'uno tra le braccia degli altri, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. La voglia di ricostruire il nostro rapporto, che finalmente prevaleva su tutto il resto.
Certo che eravamo strani forte noi, eh! E coglioni forte! Perchè ci era bastato un attimo per distruggere tutto, e un attimo per ricostruire tutto.
Una maledetta frase per allontanarci, e uno spontaneo abbraccio per ritrovarci.
E quello che c'era stato in mezzo? Che cosa era stato? Una sorta di fastidiossimo limbo nel quale avevamo vissuto per tanto tempo come cretini, senza capire un accidenti di niente.
Quell'abbraccio, troppo simile agli altri millemila che ci eravamo scambiati sul palco e dietro le quinte, era la dimostrazione più grande che certe cose finiscono e altre no. Gli 'Uk Hearts' erano finiti da molto tempo, ma noi ancora no.
Ci stringemmo talmente forte e talmente a lungo, senza dire una sola miserissima parola, che rischiammo di affogarci in quel groviglio di corpi.
Quanto mi erano mancati quei due idioti! E quanto potevo essere stato stupido a non aver avuto il coraggio di non muovere un dito per poterli riabbracciare. Probabilmente aspettavo che Emma venisse a tirarmi fuori da dentro quella biblioteca e da dentro la ragnatela in cui mi ero fatto intrappolare dal fallimento dai miei stessi sogni, praticamente da una vita. Aspettavo soltanto che lei mi trovasse, e mi rimettesse in carreggiata passo dopo passo,  restituendomi la voglia di sfrecciare come un pazzo sull'autostrada della mia esistenza, bruciando kilometri a ritmo sostenuto, e sentendo l'adrenalina scorrermi di nuovo nelle vene.
Ritornai nel mondo reale soltanto quando avvertii dei singhiozzi, o meglio, un vero e proprio pianto sommesso, provenire dalle mie spalle.
Impiegai un secondo a collegare, e quando sciolsi l'abbraccio per voltarmi verso Emma, in lacrime pochi passi dietro di me come mi aspettavo di trovarla, sentii il cuore già piuttosto compromesso in quel momento, scoppiarmi definitivamente nel petto.
La raggiunsi correndo, le presi il viso tra le mani, feci combiaciare la mia fronte con la sua per qualche istante, guardandola dritto negli occhi inondati di lacrime, e resistendo alla voglia di baciarla ovunque capitasse fino a consumarla d'amore, le asciugai le lacrime con il pollice, e le depositai un solo dolcissimo bacio sulla fronte, prima di prenderla per mano e portarla con me.
" Vieni" sussurrai "vieni con me" ripetei, rafforzando il contatto tra le nostre dita, e desiderando non poterlo sciogliere mai più.
Piangeva, piangeva di felicità. Piangeva come può farlo soltanto qualcuno che vede realizzarsi un desiderio davanti agli occhi; come può farlo qualcuno che ha lottato, sofferto e rischiato tanto prima di riuscire a realizzare quel desiderio. Piangeva versando calde lacrime, come se fosse stata ancora quella ragazzina pazza della nostra band; piangeva perchè il nostro inaspettato e saldissimo abbraccio, era tutto ciò in cui doveva aver sperato nei giorni immediatamente precedenti alla partenza per Brighton; piangeva perchè tempo addietro, sarebbe arrivata a scendere a patti con il diavolo in persona pur di assistere a una scena del genere. Piangeva senza preoccuarsi di quelle lacrime che le rigavano il viso, e tremava, e le batteva forte il cuore, e io volevo urlare al mondo che l'amavo come non avevo mai amato nessuno, e come non sarei mai più riuscito ad amare nessuno che non fosse stata lei.
Non potendo fare ciò che avrei voluto, mi limitai a coinvolgerla nel nostro abbraccio, e sia io che i ragazzi la stringemmo forte, fortissimo, perchè le dovevamo tutto.
Come se non fossimo mai stati divisi, come se non fosse passato tutto quel tempo, tutte quelle parole dure e pesanti, e tutti quegli sguardi indifferenti e rabbiosi, eravamo di nuovo noi.
Niente: era come se non fosse successo assolutamente niente..ed era assurdo, e sconvolgente, e totalmente privo di senso, ma anche bellissimo. Perchè per quanto mi fossi sforzato di non darlo a vedere, quei due idioti mi erano mancati da morire..mi erano mancate più che altro che cazzate che sparavamo insieme, le prese in giro in grande stile, le risate senza senso, le imprecazioni, gli insulti, le pacche sulla spalla e i consigli fraterni. Emma mi aveva fatto riavere tutto quanto quando meno me lo sarei aspettato. E nonostante fossi io quello che l'aveva tenuta stretta quando aveva scoperto di essere incinta e sola, e nonostante lei spesso mi ripetesse che senza di me non ce l'avrebbe fatta a stare bene, e volesse a tutti costi farmi credere di essere il suo portafortuna  e il suo eroe, era lei quella che mi aveva salvato da ciò che stava diventando la mia vita, imprigionata tra quelle quattro mura, sparpagliata su un pacchetto di sigaretta e in una bottiglia di whisky, e resa spaventosamente inproduttiva dall'assenza  di obiettivi e progetti.
" Vedi di tenertela stretta, Harrow" non sapevo se suonava più come un consiglio o una minaccia, ma il fatto che Dylan mi avesse rivolto la parola, apostrofandomi a modo suo, come ai vecchi tempi, mi fece sorridere come un'ebete; quando poi i nostri sguardi si incontrarono dopo tutto quel tempo, ebbi la conferma che pur essendo cambiate le nostre età, le nostre abitudini e le nostre vite, quella complicità che ci aveva legato sin da subito, era rimasta la stessa.
" Già...perchè ti informo che non tutte sono disposte a crearsi momentanee false identità per te" aggiunse Derek, e io lo guardai divertito e un tantino confuso, quando mi resi conto dello scambio di occhiate tra lui e Emma. A che si riferiva? Probabilmente quella domanda mi si leggeva in faccia, perchè aggiunse "glielo racconti tu o glielo racconto io?" rivolgendosi a lei.
" Non è necessario che lo sappia.." esclamò Emma, fulminandolo con lo sguardo, mentre lui se la rideva alla grande, e io non capivo più niente.
" Invece io lo voglio sapere" la provocai, e lei alzò gli occhi al cielo esasperata.
" Va bene: ho utilizzato la scusa di mandarmi la foto che ci siamo scattati all'Old London alle quattro del mattino, per sbirciare sul tuo cellulare e cercare il numero di Derek. L'ho chiamato fingendomi una del call center della Telenò, e ho fatto in modo di incontrarlo uno di quei pomeriggi in cui non ci siamo visti per niente e tu dopo sei piombato a casa mia. Gli ho raccontato tutto e l'ho convinto a darmi una mano per organizzare questa cosa. Poi, dopo aver ottenuto il suo numero, ho chiamato Dylan, e questa volta gli ho detto la verità sin dall'inizio. Mi hanno presa tutti e due per pazza quando gli ho chiesto di incontrarci a Brighton, perchè non credevano che sarei riuscita a trascinarti fin qui in modo insospettabile, o forse avevano paura che ci riuscissi, non lo so. E poi..niente..adesso sono qui e io sono la persona più felice del mondo perchè rivedervi di nuovo tutti e tre, l'uno accanto all'altro, complici e amici come prima, per me non ha prezzo."
" Visto? Te l'ho detto che non devi lasciartela scappare" intervenne di nuovo Dylan...non potevo crederci che avesse davvero messo su quel casino!
Sì, ripensandoci, era decisamente da lei lottare per ottenere qualcosa a cui tenesse, ma pensare che lo avesse fatto  proprio per me, mi mandò in tilt il cervello.
" Non lo farò" risposi, senza nemmeno pensarci, convintissimo di non volerla perdere per nessuno motivo al mondo.
Poco dopo, prendemmo tutti e quattro posto in una caffetteria poco distante, desiderosi di aggiornarci sulla piega che avevano preso le nostre rispettive vite. E fu esattamente così che scoprii che Derek, dopo la rottura della band, era partito alla volta del Sud America, con un biglietto aereo di sola andata, e aveva finito per trascorrere lì quasi un anno e mezzo. Aveva sempre avuto un debole per quelle terre così esotiche e così lontane, e ci aveva spiegato che dopo gli 'Uk Hearts', era stato talmente disperato, da non aver trovato nessuna ragione per la quale valesse la pena di restare a Londra, quindi era partito.
E tutto sommato diceva di esssersela spassata alla grande, pur continuando a rimpiangere il tempo dei concerti. Raccontò di essere ritornato in Inghilterra da poco, e di avere in cantiere un progetto che lo avrebbe portato ad esplorare la sconosciutissima e bellissima Oceania. Gli era sempre piaciuto da matti viaggiare, e infatti, tra noi tre, Derek era sempre stato quello che era riuscito a sopportare meglio il fuso orario e il jet lag. A me personalmente, mandava in bestia, ma pur di vivere quella vita, fingevo che non fosse poi così terribile, e alla fine ci credevo pure, perchè in confronto al resto, non era nemmeno considerabile come un punto a sfavore.
E poi c'era Dylan, che insieme a Nicole si era stabilito nella cittadina natale dei genitori di lei, e insieme avevano formato una meravigliosa famiglia. Avevano avuto due bambini: un maschietto e una femminuccia, e da quel che lui diceva, sembravano cavarsela piuttosto bene. Mi resi conto che le vite dei miei migliori amici erano praticamente agli antipodi, l'una l'opposta dell'altra, ma entrambe soddisfacenti a modo loro.
Derek era stato una specie di vagabondo, Dylan aveva scelto la sedentarietà; Derek aveva rincorso la libertà, Dylan si era assunto la più grande e la più bella delle responsabilità..però stavano entrambi bene.
O meglio, avevano superato molto meglio di me la fase postuma alla rottura della band...
Io che avevo fatto oltre ad evitare tutto e tutti e rintanarmi in una biblioteca? Che ero riuscito a fare, a parte autodistruggermi con le sigarette, l'alcol e la considerazione di me stesso come di un fallito?
La mia non era una storia bella da raccontare..almeno fino a quando non si era intrecciata con quella della ragazza che era seduta al mio fianco.
Raccontai ai miei amici che mi ero iscritto all'univerisità, alla facoltà di architettura, e loro di tutta risposta mi risero in faccia, e li capivo, perchè era assurdo persino per me pensarmi intento a studiare. E infatti non era affatto un mistero che lo facessi in compagnia di Emma, e sotto il suo continuo incitamento. Volevo diventare un architetto, ma ciò che mi affascinava era la parte pratica del mestiere, non la teorica, e avevo tentato di spiegarlo più volte sia a lei che ai professori, però pareva proprio che non ci fosse via d'uscita: dovevo sgobbare sui libri.
E poi però mi sarei laureato, e avrei chiesto a Emma di diventare mia moglie e saremmo stati bene insieme, per sempre. Ovviamente non potevo raccontare di quel progetto, soprattutto non in sua presenza, anche se lei doveva essersi accorta di tutto, e a giudicare da come ci squadravano quei due, dovevano aver capito anche loro che l'amavo alla follia. E anche lei mi amava, lo sentivo, forte e chiaro, in modo molto più distinto di come lo avrei percepito se qualcuno me lo avesse urlato nelle orecchie. Io e lei non avevamo bisogno di parole per parlarci: bastavano gli sguardi, i sorrisi, gli abbracci, le risate, persino gli screzi. E i baci, soprattutto i baci.
Comunque la cosa veramente figa, era che finalmente avevo un progetto anche io. Progettavo semplicemente di renderla felice, rendendo felice di riflesso me e la nostra futura famiglia.  
Raccontai a Dylan e Derek di come trascorressimo i pomeriggi in biblioteca insieme, di come l'avevo accompagnata a fare le ecografie, e a quel punto fui costretto a fare una piccola digressione su quello stronzo di Ricky supportato anche da lei; di come pranzassimo e cenassimo insieme, di come studiassimo insieme e di come-mi resi conto di colpo che la mia vita era ormai realmente un tutt'uno con la sua, e non solo nei miei sogni. Era così che trascorrevo le giornate: con lei. Anzi, in realtà con loro.
Restammo a chiacchierare fino a sera, finendo per ridere e prenderci in giro, come se non avessimo mai smesso di farlo. Incredibile. Ancora stentavo a crederci che fosse accaduto davvero.
Ci salutammo con un altro abbraccio, e soprattutto con la promessa di non perderci di nuovo; quel che era stato era stato, e non potevamo di certo cancellarlo... il passato non si cambia, però il presente e il futuro, quelli sono tutti da scrivere. E noi, avevamo intenzione di far parte dello stesso libro, motivo per cui ci salutammo accordandoci per rivederci il sabato successivo, a cena a casa di Dylan e Nicole.
Conoscevo sua moglie, così come la conosceva Derek...per un po' era stata addirittura la nostra mascotte, perchè stava con Dylan da quando entrambi avevano sedici anni. E poi spesso Niki, come la chiamavamo tutti, ci aveva assistito da malati, ci aveva preparato la cena, ci aveva dato consigli, e ci aveva fatto un po' da mamma, visto che era stata praticamente l'unica ad averci seguito ovunque quando eravamo in tour, fino a quando non era rimasta incinta.
Dopo averli salutati entrambi, io e Emma ci incamminammo in direzione della stazione dei treni, pronti per fare ritorno a Londra.
Ero talmente felice di come fossero andate le cose, che parlai del tutto il  tragitto, raccontandole annedoti ed episodi divertenti risalenti ai tempi della band, che per la prima volta dopo anni, riuscivano a farmi sorridere, senza quel ghigno amaro che mi aveva fatto compagnia negli ultimi tempi. E lei rideva, rideva spensierata, facendo echeggiare quella risata per strada, dicendomi che aveva sempre immaginato che facessimo stronzate del genere. Avevamo una faccia da schiaffi, a suo dire, ma lei si era innamorata anche di quella.
Tra una risata e l'altra, riuscimmo a salire sul treno che ci avrebbe condotto a casa giusto in tempo; tutti e due con sorriso sulle labbra che faceva invidia al mondo intero. Ero felice, mi sentivo felice, addirittura euforico, e forse fu proprio per quel motivo, che non appena prendemmo posto in uno degli scompartimenti tipici dei treni di vecchio tipo, senza concedermi il lusso di ragionarci su, mi avventai su di lei, ancora ridendo, prendendole il viso e le mani, e tuffandomi un attimo dopo sulle sue labbra.
Dio, che meraviglia! Quanto mi piaceva mozzarle il respiro con quei baci inaspettati...e doveva piacere tanto pure a lei, perchè impiegò meno di un istante a reagire, rispondendomi con la stessa voglia, e lasciando che le mie labbra plasmessero le sue senza riserve, senza la minima esitazione.
Fu questione di un istante: un attimo prima ridevamo delle cazzate che avevamo combinato io e i ragazzi tempo addietro, e l'attimo dopo, ci stavamo baciando a bordo di un treno in corsa.
Non so se fui io a fare in modo che si sedesse sulle mie gambe, o se fece tutto da sola; ma continuammo a baciarci sempre più intensamente, completamente assorbiti dalla nostra stessa passione, e consapevoli che sarebbe stato un miracolo se non fossimo finiti così, dopo una giornata come quella.
" Non so come tu sia riuscita ad organizzare tutto" soffiai su quelle labbra, riprendendo fiato
" Sei completamente pazza" sussurrai, baciandola ancora
" Avrei voluto ucciderti quando ho capito che era stata tutta opera tua" le morsi il labbro, e lei sospirò di piacere
" Perchè mi avevi teso una trappola, e non avevo più via di fuga" la baciai ancora
" Dovevo affrontarli per forza, in un modo o nell'altro" infilai le dita sotto il suo maglione, carezzandole la pancia nuda
" E non sapevo nemmeno io se ero pronto" ripresi a torturarla le labbra, mentre le mani percorrevano la sua schiena
" Non ci stavo capendo più niente" sussurrai, attirandola di più contro di me.
" Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie" a quel punto la guardai dritto negli occhi, e poi ripresi a baciarla dolcemente, lontano anni luce dall'essere sazio di quelle labbra e di lei.
Emma aveva di nuovo gli occhi lucidi, e mi baciava e si lasciava baciare, come se non le importasse di nient'altro al mondo.
Quello era un momento tutto nostro: il mio personalissimo modo di dirle che mi aveva fatto il più bel regalo di tutti.
Sprizzavamo felicità da tutti i pori, e forse quello che accadde dopo, fu dovuto a un eccessivo sbalzo umorale.
Ci stavamo ancora baciando come Dio comanda, quando Emma si staccò, e incredula, guardò prima l'addome e poi me.
" Ha scalciato! Ethan, ha scalciato!" urlò quasi, e a quel punto sorrisi a più non posso, concentrandomi sulla sua pancia che pareva effettivamente muoversi
" Aglia!" si lamentò felice "lo vedi? lo hai visto?" domandò, a un passo dallo scoppiare in lacrime dalla gioia
" Si..si" sussurrai, emozionato quanto lei. Non conoscevo parole che potessero esprimere quello che provavo in quel momento. Così, accostai l'orecchio alla sua pancia, sperando di sentirlo o sentirla muoversi ancora, non sapendo nemmeno se quello fosse il modo giusto per farlo, ma non mi importava un fico secco. Volevo stare così.
E restai in quella posizione per un po', talmente gasato ed uforico da dubitare che fossi sul serio io, mentre Emma si rilassava e resisteva a quelle lievi fitte, passandomi le dita tra i capelli.
Poi si chinò su di me, e io mi sporsi per baciarla sulle labbra, lentamente, dolcemente, nella tenera illusione di far durare quel momento per sempre.




BUONSALVEEEEEEE :))
Scusate il ritardo, ma come ho già scritto nelle risposte alle recensioni, sono stata in gita e sono tornata da poco :)
Spero che il capitolo non si sia fatto attedere troppo, e soprattutto spero che non vi abbia deluso :))
Fatemi sapere tutto quello che pensate, dai dai dai :DDD
Devo già scappare, ma se tutto va bene aggiornerò domenica ;)
Grazie di cuore per tutte le recensioni, sappiate che sono sempre apprezzatissime ♥♥
Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3<3
   
 
   






















 














 
  

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque ***


EMMA


Londra è proprio bella in primavera.

Fu quello il primo pensiero che attraversò la mia mente, mentre io e Ethan uscivamo dal cinema.
Beh, a dire la verità..io la trovavo bella sempre, pure con pioggia, e la nebbia fitta; Londra per il mio cuore sarebbe sempre stata una città da sogno, la più affascinante del mondo.. ma di primavera, quando i suoi numerosissimi e verdi parchi si ricoprivano di fiori e colori, aromi e profumi, non si poteva non amarla.
Prima di infilare il biglietto strappato del cinema all'interno del portafoglio (sì, conservavo tutto, anche le cose più inutili), i miei occhi si posarono su quel foglietto di carta, e lo fissarono quasi increduli, come se nonostante tutto, percepissero per la prima volta ciò che vi era scritto sopra.
Non mi riferisco al nome del film che avevo insistito per vedere, per finire per fare tutt'altro in quelle due ore, con Ethan accanto a me; ma mi riferisco alla data. 
Ventitre maggio. Marchiato in neretto. Eggià.
Da un po' di tempo a quella parte mi ero resa conto che i giorni passassero decisamente troppo in fretta, e prima che potessi rendermene effettivamente conto, mi ritrovavo al settimo mese inoltrato di gravidanza, e con una pancia enorme, che mi divertivo a paragonare a quella di un tizio, che ogni volta che io e Ethan andavamo a mangiare in un posto, trovavamo sempre seduto lì, a ingurgitare hamburger farcitissimi, come se non esistesse al mondo nient'altro di commestibile. Ecco, il mio pancione somigliava più o meno a quello di quell'uomo, e quando glielo facevo presente, Ethan mi diceva sempre che invece era più simile alla più bella opera d'arte che un occhio umano fosse in grado di ammirare.
La verità? Ne dubitavo fortemente, ma non potevo negare che quelle parole avevano su di me sempre un certo effetto. Come lui del resto.
Ne erano successe talmente tante in quei mesi, era così radicalmente cambiata la mia vita, che quasi non riuscivo più a ricordare quella che avevo prima, e la cosa assolutamente folle era che non mi dispiaceva affatto.
Cominciamo dal fatto che avevo definitivamente smesso di rispondere alle chiamate di Ricky, non per cattiveria, ma perchè avevo retto il suo gioco per quattro mesi, avevo continuato a sfidare me stessa, la mia resistenza, la mia forza, contro la sua ostinazione, forse pure la sua paura, ma alla fine, tra tutte le partite che avevamo giocato scoprendo le nostre carte per telefono, io le avevo perse tutte.
E avevo deciso di dire basta, perchè lui non cambiava idea, e soltanto arrendendomi, avevo capito che forse, non mi interessava nemmeno più che la cambiasse.
Certo, sarebbe stato un bel casino con il bambino, -che a proposito, avevo scoperto da poco essere un adorabile maschietto- ma tutto sommato, pensavo di potermela cavare bene anche senza di lui.
Perchè c'era Ethan accanto a me, c'era lui a sostenermi, a incoraggiarmi, ad abbracciarmi. E io..io lo amavo più di quanto credessi possibile.
Lo amavo sul serio, in un modo molto più..reale rispetto ad anni prima. Perchè a sedici anni ero innamorata persa dei suoi occhi, del suo sorriso, di quelle adorabili fossette, della sua voce roca, e del modo in cui mi immaginavo che fosse. Ma dopo averlo conosciuto, e averlo conosciuto davvero,  fino in fondo, e averne scoperto oltre a tutti i pregi, anche i difetti, io sentivo di amarlo ancora di più; e non si trattava di immaginazione, sogno, bellissima illusione o chiamatela come vi pare, era qualcosa di fisico, tangibile, vivo e vero che mi mandava in tilt, perchè era talmente forte e intenso da prevalere su tutto il resto, e a volte mi spaventava. Perchè se ero rimasta in piedi dopo aver visto Ricky scappare via, ero sicura come del fatto che amassi Londra (e non è una prova di poco conto) che se fosse successo lo stesso con Ethan, io non ne sarei uscita viva.
Perchè con lui era stato sin dall'inizio tutto amplificato, dalla battuta al bacio, e mi conservavo dentro l'eco di ogni minuto trascorso insieme.
Ma concentriamoci sulla gravidanza. Grazie a una seconda ecografia risalente agli inizi di aprile, avevo scoperto di aspettare un maschietto e avevo iniziato a pensare a un possibile nome. Ero stata tentata di chiamare mia madre per chiederle consiglio, in un momento di pura euforia, salvo poi riprendere contatto con la realtà e ricordarmi che gli unici a sapere della gravidanza, oltre a Ricky, Ethan e zia Meg, erano il bidello più tenero e impiccione al mondo, la mia tutor (visto che ci trascorrevo parecchio tempo insieme e aveva spontaneamente notato il pancione) e persino alcune bambine e bambini di quarta e quinta.
Comunque la buona notizia era che nessuno si era scandalizzato per la faccenda, e pareva addirittura che facessero del loro meglio per farmi sentire sempre a mio agio e benvoluta. 
Ormai eravamo quasi alla fine dell'anno scolastico, e da lì a una decina di giorni, sarebbe scaduto anche il mio contratto, ma considerato che ero in dolce attesa, la cosa cadeva proprio a fagiolo, visto che sarei stata comunque costretta a rinunciare a quell'incarico entro il mese di giugno.
I miei ancora non lo sapevano, e spesso mi sentivo in colpa per non averglielo detto, per non avergli detto praticamente niente di quello che stava succedendo nella mia vita..ma come l'avrebbero presa?
Ero stata sempre la figlia modello, ubbudiente e rispettosa, disordinata in casa ma con ottimi voti sulla pagella, e persino quando incontravo per strada qualche conoscente non facevo che ricevere complimenti su complimenti. 'Una figlia d'oro'.. 'Magari fossero tutte come lei'...'dovete esserne fieri'..'vi darà grandi soddisfazioni'.
L'antifona era sempre la stessa, l'avevano imparata persino i prof, ma pur non potendo negare di esserne lusingata, a volte mi sentivo intrappolata dalle cosiddette buone maniere.
Non avevo mai fatto nulla che non andasse, non mi avevano mai sorpreso a bere o fumare, non avevo mai esagerato con il trucco, i vestiti corti, i tacchi o qualunque cosa potesse farmi sentire più grande; e il massimo delle bugie che avevo detto era di essermi lavata i denti quando non era affatto vero.
E poi, a quella ragazza modello, era bastato trasferirsi oltre la Manica, per combinare un casino dietro l'altro.
Avevo sempre pensato che quel paesello mi stesse stretto, volevo viaggiare, volevo vivere nella città dei miei sogni, ma non ero assolutamente partita con l'intento di rinnegare tutto ciò che ero stata. Ero fiera e orgogliosa dell'educazione che avevo ricevuto, stimavo tantissimo i miei genitori e tutti coloro che mi avevano aiutato a diventare chi ero, ma avevo avuto voglia di crescere e imparare a cavarmela da sola.
E lo avevo fatto, in quei sette/otto mesi molto di più di quanto fossi riuscita a fare in ventidue anni; certo, avevo sbagliato, avevo fatto cazzate, ma nel bene o nel male ero cresciuta.
Avevo avuto le mie esperienze, alcune più forti e intense di altre, e avevo riso, avevo pianto, mi ero arrovellata il cervello, mi ero lasciata andare, mi ero disperata, mi ero ubriacata, mi ero spogliata dentro e fuori, avevo addirittura fumato, avevo fatto l'amore, avevo urlato, avevo trattenuto il respiro, avevo creduto di sprofondare nel baratro, ero stata confusa, delusa, illusa, poi mi ero sentita come se potessi toccare il cielo con un dito, avevo imparato ad affogare negli abbracci, a dire tutto senza peli sulla lingua, ad accettare alcune cose, a sbarazzarmi di altre, a dipendere da qualcuno, avevo imparato ad andare avanti, persino a dire bugie, e ad ascoltare il cuore.
Quello che mai avrei imparato era il modo di controllarne i battiti incontrollati, ma sinceramente, mi stava benissimo così.
Anche Ethan era cresciuto con me, o io ero cresciuta con lui, ancora non lo avevo capito bene..però ciò che contava era che lo avevamo fatto insieme, senza mai lasciarci la mano.
Anche lui era una persona diversa rispetto al giorno in cui lo avevo incontrato, Ethan diceva che ero stata io a cambiargli la vita, e io ribattevo che era stato lui a cambiare la mia, a volte finivamo persino per battibeccare sulla faccenda, ma eravamo entrambi consapevoli del fatto che ce la fossimo migliorati a vicenda.
Sì, perchè a dispetto di tutto, io stavo bene, e il merito era solo suo.
Comunque, ritornando a noi, avevo dovuto fare il diavolo a quattro con mia madre, e mi ero dovuta pure inventare una bella influenza, con leggera disapprovazione da parte di Harrow, per avere la scusa buona per non essere costretta a tornare a casa per le vacanze pasquali. Quell'anno Pasqua era caduta in metà aprile,  quando il mio pancione non poteva essere più facilmente nascosto, e pur rendendomi conto di essere una codarda, avevo preferito restare a Londra continuando a tenere i miei genitori, i miei nonni, i miei zii e il resto della mia famiglia all'oscuro di tutto.
Già il semplice fatto che tra me e Ricky fosse finita meno di due mesi dopo esserci trasferiti armati di tanto coraggio e amore, aveva lasciato tutti un po' perplessi. Se poi gli avessi raccontato che lui aveva preferito darsela a gambe quando avevo scoperto di essere incinta, ci sarebbero rimasti ancora peggio. E se poi ci aggiungevo il fatto che avessi incontrato, conosciuto e perso la testa di nuovo per lo stesso ragazzo per il quale avevo avuto una cotta stratosferica a sedici anni, e che sapevano tutti rispondesse al nome di Ethan Harrow; e che tra l'altro ci avevo pure fatto l'amore da ubriaca quando stavo ancora con Ricky e non ero proprio riuscita a pentirmene perchè pur avendo ricordi un po' confusi, non potevo negare che fosse stata l'esperienza più eccitante e totalizzante della mia vita, li avrei stesi a tappeto. Io, la figlia modello.
Ebbene sì, di casini ne avevo combinati un bel po', ma nonostante tutto, potevo giurare che gli ultimi sette/otto mesi fossero stati i migliori della mia vita...con tuti i pro e tutti i contro, li avevo vissuti intensamente, non avevo sprecato un solo istante, e per quel motivo li consideravo i migliori. Perchè erano stati così pieni di vita, con tutti gli anessi e connessi e nelle più varie sfacettature, che mi avevano riempita in ogni senso.
Tuttavia, sapevo bene che sarebbe arrivato prima o poi il momento della verità, e non sapevo davvero come lo avrei affrontato, e tra tutte le sfaccettature di cui parlavo prima, figuravano anche il timore, l'ansia, la paura. Ben bilanciate da tutto il resto, prima di tutto dall'amore.
Strano a dirsi, ma avevo imparato ad amare alla follia la piccola creatura che cresceva dentro di me, ancor prima che nascesse, e avevo capito che la vita a volte può essere così...imprevedibile e inaspettata, da rivelarsi meravigliosa.
Ma stiamo dimenticando una nota un tantino dolente: gli stramaledettissimi esami.
Durante quei mesi, io ne avevo dati tre, e me ne mancava ormai soltanto uno prima di iniziare a preparare seriamente la tesi di laurea, che avrei dovuto discutere a Roma entro la fine dell'anno, secondo i piani che avevo stilato prima di partire per Londra. Per come stavano le cose, mi sarei sicuramente portata dietro un certo ritardo, anche perchè ero ormai sicura che il mio posto nel mondo fosse proprio la capitale britannica, o meglio ancora, le braccia di quel figo di Ethan Harrow, che sapevano come farmi stare bene davvero.
Non ci crederete, ma lui si era messo sotto con lo studio, si stava impegnando davvero, aveva tutte le intenzioni di laurearsi il più in fretta possibile, e cominciare a lavorare sul serio.
Era riuscito a dare cinque esami in pochissimo tempo, e stava già preparando il sesto. Smaniava dalla voglia di diventare architetto, e cosa più importante, aveva lentamente ripreso a sorridere alla vita e al riflesso di se stesso nello specchio. Dal giorno in cui ero finita in biblioteca, era praticamente rinato! 
Nonostante lui fosse convinto che il merito di quel cambiamento fosse tutto mio, io sapevo benissimo che non ero di certo la sola responsabile del ritorno di quell'irresisitibile sorriso. 
Da quando Ethan si era riappacificato con i ragazzi, infatti, era definitivamente tornato a essere quello di prima, forse perchè tra la preparazione di un esame e un altro, eravamo riusciti a vederci piuttosto spesso. Io avevo conosciuto Nicole, chiamata da tutti Niki, e i bambini che aveva messo al mondo insieme a Dylan, oltre ad aver stretto una bella amicizia con lui e Derek. L'ultima volta che ci eravamo visti, li avevo invitati tutti nel mio appartamento, e proprio in quell'occasione mi ero dovuta sorbire le continue frecciatine da parte della moglie di Dylan, che ormai potevo dire essere diventata mia amica, sul mio rapporto con Ethan.
Non solo lei, Dylan e Derek, ci dicevamo in continuazione che bastava guardarci un secondo mentre eravamo insieme, per capire che ci amavamo alla follia; non solo si scambiavano occhiate complici quando noi due finivamo per appartarci un attimo o ci sfuggiva un abbraccio, ma persino Reby e Josh, i loro due bambini, sembravano divertirsi a prenderci in giro, visto che ci chiamavano con l'appellativo di 'zio' e 'zia'.
In realtà, io avevo capito già da un po' di essere pazzamente innamorata di Ethan, ed era inequivocabile il fatto che lui lo fosse di me. Me lo dimostrava ogni minuto, ogni secondo, anche solo guardandomi o sorridendomi sghembo, un attimo prima di stringermi forte tra le sue braccia. E mi abbracciava e mi coccolava così spesso, e con così tanta dolcezza e tanto ardore, che mi era praticamente impossibile non sciogliermi come se fossi stata un ghiacciolo sotto il sole. Era lui il mio sole, lo era sempre stato, e se ne erano accorti praticamente tutti.
E proprio per quel motivo sospettavo che sia l'influenza che avevano contratto i bambini di Dylan e Nicole, e sia l'improvviso impegno di Derek, altro non fossero stati che una scusa bella e buona per lasciarci trascorrere una serata al cinema da soli, come due innamorati. 
Avevamo deciso tutti insieme di andare a vedere la prima di un film che i ragazzi aspettavano uscisse da tanto, un film d'azione, anche se io e Nicole, francamente, avremmo preferito altro, qualcosa di più simile alla classica commedia romantica, ma non lo avevamo neanche proposto, soprattutto per Derek che in quel caso si sarebbe di sicuro annoiato a morte.
Alla fine, ci avevano dato buca tutti, e al cinema ci eravamo andati io e Ethan da soli. Non appena eravamo entrati, avevo notato una locandina di un film che avevo già visto milioni di volte, e avevo infatti scoperto che lo avevano rigirato in chiave moderna; avevo fatto il labbruccio e gli occhi dolci a Ethan, aggiungendo che ero certa che si sarebbe goduto di più il film che avevamo in programma di vedere con i suoi amici, piuttosto che con me, e lui aveva ceduto, anche se non troppo convinto.
Se avessi saputo che una volta lì dentro, me l'avrebbe fatta pagare cara, probabilmente avrei acconsentito a vedere il film d'azione..o più probabilmente mi sarei comporata esattamente allo stesso modo.
Per qualche strano motivo, quell'uscita aveva assunto l'aria di essere un appuntamento, e comunque la pensasse la parte più razionale di me in quel momento, mi piaceva un sacco l'idea.
Dio..il nostro rapporto mi mandava in til praticamente ogni giorno! 
Non stavamo insieme, non ci eravamo fidanzati, ma ci volevamo da morire, e con quei baci che ogni tanto sfuggivano al nostro autocontrollo, ci comportavamo quasi come se lo fossimo. Non avevo idea di dove ci avrebbe portato quel legame così profondo che ci rendeva l'uno indispensabile agli occhi dell'altra, ma sapevo di non essere disposta a lasciarlo andare di nuovo, e sapevo che sarebbe piaciuto a entrambi se mio figlio fosse cresciuto con il nostro amore. 
Ricky...sì, sarebbe sempre stato lui il padre, ma ormai lo vedevo soltanto sotto quella prospettiva: il padre del bambino e basta. Per me non era più nulla, e certe volte mi faceva rabbia il fatto di essere riuscita a superare la nostra rottura così in fretta, ma che ci potevo fare se con Ethan io ci stavo maledettamente bene?
Il mio cuore non si era mai dimenticato di lui, e di quanto negli anni passati aveva bramato i suoi bellissimi occhi, il suo disarmante sorriso, la sua voce, il suo timbro, e il suo ardente tocco.
Comunque, stavamo parlando del cinema, giusto?
Poco dopo l'inizio della mia commedia romantica, mentre ero tutta concentrata nell'ammirare quei paesaggi mozzafiato, che si estendevano dinanzi ai miei occhi, distogliendomi della storia dei personaggi, avevo avvertito la sua mano poggiarsi delicatamente sulla mia gamba scoperta. Era ormai primavera inoltrata, anzi quasi estate, e quel giorno avevo scelto di indossare un vestitino pre-maman che mi copriva fino a sopra le ginocchia. La mano di Ethan si posò all'altezza della coscia nuda, e io ne avvertii immediatamente il calore.
Mi voltai verso di lui, totalmente impreparata a quel gesto tanto audace, e quando me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso, con quegli occhi più scuri e brillanti del solito, non riuscii a impedirmi di boccheggiare, colta in fallo. Dischiusi le labbra quasi senza rendermene conto, e mi morsi il labbro istintivamente, godendomi quelle pupille che mi fissavano ormai dilatate, e quel maledettissimo, e in quel momento più che mai sexy sorriso. Ethan prese a muovere il palmo sulla mia coscia, lentamente, su è giù, continuando a guardarmi in quel modo, e io mi dimenticai completamente del film che avevo insistito tanto per poter vedere.
" Che stai facendo?" bisbigliai, la voce spezzata dal..dall'incandescenza di quella situazione
" Sto assaporando la mia dolce vendetta" disse, un attimo prima di chinarsi su di me, e poggiare le labbra all'altezza del mio collo.
Sussaltai a quel contatto, ma lo lasciai fare, nonostante mi sentissi fremere tutta.
Va bene, avevo sempre saputo che Ethan Harrow esercitasse un certo effetto su di me..ma cavolo, non era la prima volta che mi baciava il collo, e non era la prima volta che sentivo la sua bocca sulla mia pelle, eppure, in quel maledetto cinema, con le luci spente e così poco spazio a dividerci, mi mandò il cervello in ferie e il cuore in fiamme, più delle altre volte.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma più passavano i giorni e più mi rendevo conto di quanto tutti e due faticassimo a resistere. Era dura, qualcosa di fastidioso ed eccitante allo stesso tempo, e io non riconoscevo più me stessa, perchè lo desideravo, volevo sentirlo su di me e dentro me così ardentemente..come non mi era mai capitato con nessun altro.
E lui non mi aiutava affatto a controllarmi, se quella mano continuava ad esplorarmi le gambe, rendendo la mia pelle bollente, e giocando maliziosamente con l'orlo del vestito. 
Ci eravamo provocati sin dal primo giorno, ma quello...era troppo! Mi trattenevo a stento dalla voglia di saltargli addosso!
Io! Che ero sempre stata sin troppo pudica, sin troppo riservata. Ma con Ethan, penso che se non avessi avuto il pancione a impedirmelo, con lui avrei fatto di tutto. C'era una strana e potentissima elettrcità nei nostri sguardi, che si intensificava un po' di più ogni giorno, e c'era un disperato bisogno di appartenersi nei nostri abbracci, che a volte mi spaventava sul serio.
Così... quella era la sua vendetta per non avergli permesso di vedere il film che voleva? Non avrebbe potuto pensarne una peggiore..o una migliore.
Mentre la sua mano vagava sulla mia gamba, palpalndola lentamente, le sue labbra mi lasciavano piccolissimi, continui e roventi baci sul collo. Inutile dire che non ero più padrona di me stessa e del mio corpo: ero nervosa, eccitata e bramosa di lui...e se quel film non fosse finito in fretta, non sarei stata in grado di garantire nulla, nè per me, nè per lui.
" La prossima volta mi farai vedere il film che voglio?" mi domandò, mentre uscivamo dalla sala
" Tu che dici?" lo provocai a mia volta, rossa in viso e consumata dal desiderio di baciarlo che vedevo riflesso nei suoi stessi occhi
" Dico che dovrei trovare una scusa per vendicarmi un tantino più spesso" anche lui aveva il fiato corto, e la voce più profonda e roca del solito.
Un attimo dopo fummo fuori, e cercando di non pensare a quanto Ethan si fosse spinto al cinema, pensai che Londra in primavera fosse proprio uno spettacolo per gli occhi. Ecco come c'ero arrivata a una conclusione del genere, e ovviamente non avevo potuto fare a meno di realizzare che pure lui fosse infinitamente bello. Da togliere il fiato, come la vista dal London Eye che ogni volta mi mozzava il respiro, come quello sguardo troppo intenso da poterlo reggere senza annegarci dentro, e come quell'imbarazzante sorriso. Non poteva essere legale un sorriso come il suo..mi mandava in pappa il cervello! Per non parlare di come riduceva il mio cuore...
" Perchè mi guardi così?" un'oretta più tardi eravamo seduti al tavolino di un bar all'aperto, più o meno all'ora del tramonto
" Sei talmente bella, Em" disse soltanto, guardandomi come se davvero fossi l'ottava meraviglia del mondo, e facendomi sentire tale con quello sguardo adorante che mi bruciava ogni terminazione nervosa
" E misà che non sono l'unico a pensarlo" aggiunse un secondo dopo, senza distogliere gli occhi da me
" Che vuoi dire?" domandai, la voce spezzata
" C'è quel tizio che non ti toglie gli occhi di dosso da quando è entrato" mi informò, quasi incazzato..e geloso! Dio quanto l'amavo...
Mi indicò un punto alle spalle e istintivamente mi voltai per focalizzare il ragazzo che lui mi aveva indicato. 
" Merda!" imprecai, e Ethan trattenne una risata per la mia poca delicatezza, un attimo prima di guardarmi negli occhi e capire. Capirmi.   





BUONSALVEEEEEE :))
Vi avevo anticipato che avrei pubblicato il capitolo oggi, e anche se in extremis ce l'ho fatta :DDD
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento...e grazie, grazie e ancora grazie a chi ha recensito fino ad adesso, e a chi vorrà farlo in futuro! ;))
Apprezzo tantissimo ogni singola parola che mi scrivete, perciò continuate, continuate così, che mi alleviate la pesantezza di queste ultime giornate di maggio, davvero :D
Come al solito devo scappare...non prima però di avervi lasciato un piccolissimo spoiler del prossimo capitolo !

***********
" Io e Ricky non stiamo più insieme, dovresti saperlo..." gli ricordai
"..e poi non è cambiato nulla rispetto a cinque minuti fa, momento in cui credevo che lui fosse oltre la Manica.  E se è non cambiato niente, vuol dire che io e te stasera mangiamo insieme, come abbiamo negli ultimi...cinque mesi?" mi concessi un tenero sorriso.
Di tutta risposta, Ethan mi attirò a sè stringendomi tra le braccia per qualche istante, e mi baciò dolcemente sulla fronte, prima di sussurrare "va bene, stasera da te, come sempre" con entrambe le mani adagiate sul mio viso e gli occhi fissi nei miei.
" E poi avrò bisogno di te, nel caso in cui Ricky se ne esca con qualcosa di sconvolgente" sdrammatizzai
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Ciaooooo <3<3<3<3  E mi raccomando, recensiteeeeeee ♥♥♥♥♥
























 
   

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei ***


EMMA


" Credo..credo che voglia parlarmi" dissi, lasciando chiaramente trasparire la sorpresa di essermelo ritrovato alle spalle, e la tensione derivata dal repentino incontro dei nostri sguardi.

Ethan annuì soltanto, le labbra serrate in un sorriso forzato..e indiscutibilmente tenero, e protettivo.
" Ci vediamo più tardi, ok?" sussurrai, sforzandomi di non pormi mille domande alle quali non avrei saputo rispondere 
" A casa mia per la cena" aggiunsi un attimo dopo, desiderosa di avere la certezza di rivederlo presto. Dopotutto il nostro era stato un quasi-appuntamento.
" Sei sicura?" domandò lui, guardandomi dritto negli occhi
" Si, perchè?" risposi senza la minima esitazione. Non avevo dubbi.
" Beh, non lo so...non vi vedete da un sacco di tempo, e boh, forse avrete bisogno di tempo per parlare, per..non lo so, per stare insieme" 
Si dondolava da un piede all'altro, come un bambino timido e insicuro, e dovetti resistere all'impulso di stringerlo forte, e baciarlo, baciarlo fino a restare senza fiato.
Più passavano i giorni, e più mi rendevo conto che non avrei mai smesso di amarlo. Il mio Ethan. Lo avevo amato ancora prima di scoprire cosa fosse l'amore; quegli occhi, quella voce e quel sorriso mi avevano disorientata sin dal primissimo istante, quel ragazzo mi aveva fatto provare l'inimmaginabile senza nemmeno sfiorarmi, nemmeno una volta, e quando qualcuno ti entra dentro così, in modo così puro e violento, non hai via di scampo: te lo porterai dentro per tutta la vita.
Lo avevo capito dopo un po', dovevo essere onesta, ma forse avevo avuto bisogno di tempo perchè ciò che provavo per lui era talmente grande e intenso da intimorirmi, e indurmi a cercare scuse per credere di poter fare a meno di quello scombussolamento degli organi interni che Ricky non era mai riuscito a farmi provare. Con lui era successo piuttosto l'opposto, con lui avevo staticizzato la mia vita, l'avevo resa più pacata e semplice, senza nemmeno accorgermi che un po' di casini non avrebbero fatto altro che renderla più vera, più avventurosa, più interessante, più stimolante, persino più pericolosa e più eccitante. Bella da morire.. e da vivere.
" Io e Ricky non stiamo più insieme, dovresti saperlo..." gli ricordai
"..e poi non è cambiato nulla rispetto a cinque minuti fa, momento in cui credevo che lui fosse oltre la Manica.  E se è non cambiato niente, vuol dire che io e te stasera mangiamo insieme, come abbiamo negli ultimi...cinque mesi?" mi concessi un tenero sorriso.
Di tutta risposta, Ethan mi attirò a sè stringendomi tra le braccia per qualche istante, sotto gli occhi del mio ex ragazzo e padre di mio figlio, e mi baciò dolcemente sulla fronte, prima di sussurrare "va bene, stasera da te, come sempre" con entrambe le mani adagiate sul mio viso e gli occhi fissi nei miei.
" E poi avrò bisogno di te, nel caso in cui Ricky se ne esca con qualcosa di sconvolgente" sdrammatizzai
" E cosa potrebbe dirti di così sconvolgente?" il tono di voce era divertito, ma sapevo bene che sotto sotto fosse preoccupato e terribilmente geloso
" Forse che vuole trasferirsi definitivamente in Germania e vuole che tu lo segua?" ipotizzò lì per lì
" Ma non credo proprio" risposi, scacciando subito dalla mente quell'idea assurda
" Lo spero bene!" esclamò, di nuovo serio "non se lo deve nemmeno sognare di portarti via da me" aggiunse un attimo dopo, guardandomi come se volesse comunicare direttamente con la mia anima.
Mi riavvicinai per schioccargli un bacio sulla guancia, appoggiando le mani sul suo petto, per spingerlo via.  "Adesso vai" dissi, le dita bollenti a contatto con la sua t-shirt.
" A dopo" sussurrò soltanto, donandomi uno dei suoi sorrisi, prima di lasciarmi sola.
Senza permettermi di pensarci due volte, mi voltai in direzione di Ricky e lo raggiunsi un attimo dopo. Mi accorsi che portava i capelli più lunghi rispetto al solito, indossava gli occhiali da sole, e sembrava irritato.
Aveva di sicuro assistito al saluto un po' prolungato che c'era stato tra me e Ethan, e teneva i pugni serrati, e le sopracciglia aggrottate.
Il nostro scambio di battute non era durato più di un paio di minuti, ma probabilmente era stato l'abbraccio e il bacio sulla guancia che gli avevo dato, ad aver disturbato il mio ex. Ma io avevo agito per istinto, senza preoccuparmi di nascondere nulla, o comportarmi con Ethan in modo diverso dal solito a causa della sua inaspettata presenza.
Inaspettata ora..erano trascorsi quei sei mesi di cui Ricky mi aveva parlato prima di partire, per cui era normale che fosse tornato a Londra, solo che io non me ne ero nemmeno resa del tutto conto perchè..beh, io avevo smesso di aspettarlo.
" Ha finito? Quel cantante del cazzo ha già finito di proteggerti dal lupo cattivo?" il tono aspro e tagliente, gli occhi velati di incontrollata collera e gelosia
" Ciao anche a te Ricky" dissi sarcastica, evitando di soffermarmi sull'epiteto poco gentile che aveva rivolto a Ethan
" Un vecchio amico, eh? Un vecchio amico che guarda caso" si sbattè una mano sulla gamba con fare esageratamente teatrale "si chiama Ethan, proprio come l'idiota che ti sei abbracciata un minuto fa!"
" Alle volte queste coincindenze..davvero curiose, eh?" rincarò la dose, il tono di voce leggermente più alto e intriso di un malcelato e fastidioso divertimento
" All'inizio mi sono rifiutato di crederci, ma poi mi sono capitate sotto tiro delle foto che vi ritraevano insieme, mentre passeggiavate per Londra, troppo intimi e complici, e mi sono dovuto arrendere all'evidenza.
Ammetilo dai! Ammetillo che anche tu  avevi perso la testa dietro a quell'idiota del cazzo, e che quando te lo sei ritrovato davanti, dopo averci sperato per chissà quanto e con chissà quale veemenza, guardandoti bene dal dirmi che molto prima dei miei baci avevi bramato i suoi, non ci hai capito più nulla"
L'analisi della situazione era corretta, effettivamente le cose erano andate in quel modo, c'era poco da ribattere, eppure mi infervorai lo stesso.
" Non voglio nemmeno sapere per quale assurdo motivo non mi hai detto subito che il tuo fantomatico amico aveva la stessa faccia da schiaffi di quello che era stato il tuo sogno proibito da ragazzina..dimmi solo se state insieme ora. Ho bisogno di saperlo" così dicendo, sbattè un pugno sul tavolo e sussultai
" No, non stiamo insieme" dissi soltanto, sapendo in fondo in fondo di meritarmela quasi una scenate del genere..non gli avevo mai parlato della vera identità del mio amico Ethan,ma non lo avevo fatto soltanto per mantenere il segreto di quest'ultimo. Effettivamente, dopo essere riuscita a convincerlo a mettere il naso fuori dall' Old London, avrei potuto farlo, ma a quei tempi io e Ricky eravamo già ai ferri corti.
Lui se ne era già andato. Si, perchè era quella la questione fondamentale: il fatto che lui fosse partito senza darmi alcun tipo di certezza o possibilità riguardo il bambino che portavo in grembo. Suo figlio.
" Ma vallo a raccontare a qualcun'altro!" sbottò, enfatizzando le sue parole con i gesti.
Si erano invertiti i ruoli? Era lui che mi stava mandando a quel paese?!
" Ma si può sapere che vuoi ancora da me, dopo avermi scaricata filandotela in Germania?" alzai a mia volta la voce
" Filandomela in Germania? Ti devo forse ricordare che sei stata proprio tu a spingermi a partire per seguire il mio sogno?.
E poi, ti ho telefonato un sacco di volte! Ti ho sempre detto che ti amavo..fino a quando tu non hai smesso di rispondermi" mi accusò, giocando finalmente a carte scoperte
" Forse perchè non mi hai mai chiesto del bambino! Tutte le volte che mi hai chiamato hai fatto finta che non esistesse, come se ti fossi completamente dimenticato del fatto che fossi incinta. 
Non mi hai mai chiesto nulla riguardo la gravidanza, come se non fosse affar tuo, e non ti sei nemmeno preoccupato di chiedermi come stavo, da sola in una metropoli, con un pancione indesiderato e la paura di non essere in grado di fare la mamma a ventidue anni " mi sfogai
" Tanto non sei mai stata sola" sputò con rabbia
" Sai che ti dico? Se ci tieni davvero a me come dici, dovresti solo ringraziare Ethan. Perchè se non mi sono accasciata al suolo a piangere e tremare, se non mi sono fatta prendere dalla disperazione, se non mi è balenata nemmeno per un istante l'idea di darmi fuoco, e ho avuto la forza di reagire e accettare la realtà, è stato solo merito suo, che effettivamente non mi ha mai permesso di sentirmi sola" non era nient'altro che la verità
" Mi ha accompagnato dal ginecologo, mi ha tenuto la mano, è stato il primo ad accarezzarmi la pancia, a parlare sottovoce al bambino e a sentire i suoi calci, mi è stato accanto e si è preso cura di me..ha fatto tutto quello che avresti dovuto fare tu"
" E ha preso il mio posto anche nel tuo letto?" ringhiò furioso
" Sei proprio uno stronzo" sibilai, gli occhi rossi, di rabbia e di lacrime
" Voglio una risposta" mi sfidò, avvicinando il viso al mio e intrappolandomi
" Non è questo quello di cui stiamo parlando" provai a farlo ragionare
" Allora sei andata davvero a letto con quel coglione!" non lo avevo mai visto così fuori di sè. Era livido di rabbia, sembrava pazzo
" Si" confermai, con l'aria di una che è tutto tranne che pentita delle proprie azioni
Ricky si alzò bruscamente afferrandomi per un braccio, e mi trascinò fuori da quel bar, stringendo la presa e facendomi male. Mi ritrovai ben presto con la schiena incollata al muro e suoi occhi marchiati di fuoco, che mi fissavano senza pietà.
" E' successo una volta sola.io e te avevamo litigato di brutto, ero incazzata, delusa, disorientata, e mi sono ubriacata, insieme a lui. Nessuno di noi due era nelle condizioni di ragionare lucidamente, e infatti ce ne siamo fregati delle responsabilità e dell'etichetta del buon gusto per quella sera" gli sputai in faccia quella verità, liberandomi anche di quel peso.
Non reputai necessario dirgli che negli ultimi tempi, lui ci aveva spudoratamente provato, trovando ogni scusa buona per baciarmi fino a togliermi il fiato.
Avvertii un brivido accarezzarmi la schiena al solo pensiero che Ethan Harrow mi desiderasse. Proprio me, e nessun'altro.
E io ero pazza di lui, non potevo e non volevo più negarlo, perlomeno a me stessa.
Ricky mi fissava con uno sguardo di pietra, e per un attimo temetti che mi facesse del male. Poi mi diedi della stupida da sola, e provai a riportare la conversazione sull'argomento principale e a un livello più civile.
" Che cosa vuoi da me, eh?" domandai, quasi sussurrando, sempre inchiodata al muro 
"Mi hai mollato su due piedi non appena hai saputo della gravidanza, e adesso pretendi pure che ti accolga a braccia aperte?" 
Le nostre fronti quasi si sfioravano, così come i nostri nasi, e a quel punto il suo respiro parve calmarsi, gli spigoli del viso addolcirsi appena
" No..non mi aspettavo che mi accogliessi a braccia aperte. Ma sono tornato per rimediare, sono tornato per dimostrarti che a te ci tengo davvero, sono tornato per farti una proposta importante...poi ti ho visto insieme a quello, e non c'ho visto più. 
Senti, lasciamo perdere tutto quello che è stato: tu perdonami per essere scappato, e io ti perdono per quella sera"  non riuscì a nascondere un'espressione schifata
" Ricominciamo da qui, io,  te e...lui" avvicinò una mano al mio ventre, senza toccarlo "insieme" sussurrò poi, gli occhi fissi nei miei
" Che significa?" domandai, sconvolta e diffidente
" Che ammetto di essere stato un vigliacco a 'filarmela' come dici tu in quel modo, ma che starti lontano mi ha anche fatto capire tante cose, prima fra tutte che ti amo. Io ti amo Emma.
E mi dispiace di non averti mai chiesto come stavi, mi dispiace di essermi perso le radiografie, le carezze alla pancia, i calci e tutto il resto; ma se tu mi permetterai di farlo, giuro che mi prenderò cura di voi come avrei dovuto fare dall'inizio, e sarò talmente premuroso da diventare assillante e chiederti come stai trenta volte al giorno..e tu alla fine finirai per implorarmi di non chiedertelo più"
Cos'era quello sguardo dolce e adorante? Dov'era finita tutta la collera? ..Che-che diamine gli prendeva? Perchè mi stava dicendo quelle cose?
" In Germania sono stato benissimo, a parte la tua mancanza, ho davvero fatto passi da gigante, tanto che i direttori dell'ospedale mi hanno offerto un vero e proprio contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Se decido di accettare, dovrò trasferirmi definitivamente lì" fece una pausa...dove diavolo voleva arrivare?
" Ma tu e questa creaturina siete la mia famiglia, tutto ciò che ho, e non riesco a immaginare di starvi lontano ancora. Lo so che ti manca ancora qualche esame e poi la laurea, ma io sono nelle tue stesse condizioni, possiamo trovare una soluzione, e poi il tuo impiego qui Londra terminerà all'inizio di giugno, cioè tra poco più di una settimana...e insomma, io pensavo che potresti venire con me, in Germania, per ricominciare insieme da lì, tutti e tre, come una vera famiglia"
" Sono tornato esclusivamente per chiederti di seguirmi, e tornare a essere quelli di prima, anzi, anche meglio di ciò che eravamo prima."
Per un momento non seppi se ridere istericamente, piangere o urlare, e nel dubbio non feci nessuna delle tre cose, limitandomi a fissarlo immobile, incredula, sgomenta.
Come gli saltava in mente di presentarsi al settimo mese inoltrato di gravidanza e chiedermi di trasferirimi con lui in Germania come se niente fosse!
Dove era stato per tutto quel tempo? Cosa gli aveva fatto cambiare idea? E perchè la sua proposta mi aveva soltanto messa a disagio? Nemmeno un briciolo di felicità per il fatto che avesse finalmente accettato suo figlio, non un brivido di eccitazione al pensiero di ricominciare da capo, come una famiglia.
Pensai che con le sue supposizioni assurde, Ethan aveva decisamente fatto centro, rendendomi conto in quel momento stesso che la risposta a tutte le domande che mi ero posta, risiedeva in quegli occhi e in quel sorriso che mi avevano stregata quando avevo sedici anni.
Perchè la proposta di Ricky mi aveva messo a disagio?
Perchè non ero felice ed eccitata all'idea di noi tre insieme?
Perchè non gli avevo gettato le braccia al collo, come sicuramente avrei fatto, se stessi ancora sperando in un futuro con lui?
Semplice:  io amavo un altro, amavo quel provocatore nato, filtratore senza freni, disinibito, scansafatiche nello studio, pasticcione, dolce, sexy e divertente e protettivo ragazzo rispondente al nome di Ethan Harrow.
Ero stracotta di lui, addirittura peggio di come lo ero stata negli anni passati, e l'idea di rinunciare a lui, l'idea di dirgli addio per sempre e vivere senza i suoi super abbracci, le sue battute, anche quelle sconce, la sua voce, la sua risata, i suoi baci rubati, il suo sorriso, e i suoi occhi, le sue carezze, le sue adorabili fossette, e persino il suo essere irrimediabilmente rompiscatole, mi privava di ogni forza ed energia.
Io non volevo rinuciare a lui e a tutto quello che stava nascendo, no, non lo volevo nel modo più assoluto. 
" Non dici nulla?" dal tono di voce capii di averlo chiaramente lasciato sulle spine,  ma ogni volta che pensavo a Ethan, tutto il resto spariva, come sotto l'effetto di un incantesimo
" Non posso darti una risposta" dissi, cercando disperatamente una scusa per allontanrmi da lui, ne sentivo il bisogno dopo quell'incontro così intenso
" Il volo è prenotato per martedì, quindi hai sei giorni per decidere. Ma ti prego, perfavore, accetta di partire con me. Ti renderò felice, te lo giuro"
" Io..adesso devo andare Ricky" mi mancava l'aria, mi sentivo quasi in trappola, nonostante il suo tono fosse tornato dolce e pacato
" Ok, ma promettimi che ci penserai seriamente. Non c'e niente al mondo che desidero di più di un tuo 'si'. Potremmo sposarci e-"
Lo bloccai prima che galoppasse troppo con la fantasia "non correre così tanto Ricky...con questo pancione enorme, proprio non riesco a tenere il tuo passo" tentai di renderla più indolore
" Quando possiamo incontrarci per parlare un po', per trascorrere qualche ora insieme? Tra un paio di giorni, può andare bene? Venerdì?"
" Va bene...a-a  venerdì allora" sussurrai debolmente, prima di schiodarmi da quel muro, voltargli le spalle, e allontanarmi con una sola certezza: quella di non essere disposta a perdere l'amore della mia vita.





BUONSALVEEEEE!!!!
Eccomi con il nuovo capitolooo
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, e mi scuso per non aver ancora risposto alle vostre meravigliose recensioni...lo farò prestissimo, promesso <3<3
Sappiate che le ho lette tutte, e come sempre, le ho apprezzate tutte...solo che non ho ancora avuto il tempo di rispondervi...siamo alla fine di maggio e per me e tutti i ragazzi e le ragazze della mia età, è indubbiamente un periodo di fuoco!
In ogni caso, grazie di cuore per aver recensito <3<3<3<3
E continuate a scrivermi le vostre opinioni, anche se non sempre riesco a rispondervi in tempo.

Adesso, un piccolo spolier del capitolo successivo:
******************
  
" Hai pianto" constatai, carezzandole una guancia con il pollice, su è giù
" E' lo shampoo che mi è andato negli occhi" tentò di sviarmi "sai, è veramente fastidioso" continuò
" E' stato Ricky?" continuai imperterrito
" A buttarmi lo shampoo negli occhi?" domandò lei, sapendo benissimo che entrambi ci stessimo riferendo ad altro
" Se la metti in questo modo..sì. E' stato lui?" il palmo della mia mano vagava indisturbato sul suo viso. Emma sospirò profondamente.
" Abbiamo iniziato litigando, e alla fine, è arrivato a propormi di seguirlo in Germania e ricominciare da lì la nostra storia, con il bambino"
Mi si gelò il sangue nelle vene. L'idea di perderla mi annebbiava la vista, mi rendeva incapace di ragionare, mi distruggeva. 

****************



A prestoooooooooo <3<3<3<3<3<3




















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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette ***


ETHAN


Uscii dalla biblioteca poco dopo le diciannove e trenta, chiudendo il vecchio portone dell'Old London con una doppia mandata e riversandomi nel traffico della mia amata città, fino al numero ventisette di Praed Street, Paddington.  Ogni volta che mi ritrovavo a passeggiare per le vie della città dei sogni della ragazza dei miei sogni, non potevo fare a meno di ridurmi ad amarla un po' di più, perchè se ero riuscito a trovare la grinta necessaria ad affrontare luoghi e persone che fino a poco tempo prima avevo evitato come la peste, chiudendomi in me stesso e in quelle quattro mura dove lei era venuta a scovarmi, era tutto e solo merito suo.

Suonai al citofono un quarto d'ora più tardi, pensando all'incontro che Emma aveva avuto con Ricky, e all'esito di quest'ultimo.
L'idea che quel cretino patentato fosse di nuovo in città, non mi faceva sentire tranquillo, perchè pur essendosi lasciati, quei due avrebbero dovuto aver a che fare l'uno con l'altra per il resto della vita.
E io mi ero scoperto terribilmente geloso, e addirittura paranoico nell'ipotizzare un possibile ritorno di fiamma, enfatizzato da quella che era ormai la prossima nascita di loro figlio.
Certo, non ero cieco. Mi ero accorto perfettamente di come lei mi desiderasse, di come si facesse attraversare dai miei sguardi, del modo in cui sorrideva quando lo facevo io, degli abbracci stritola-tutto che sempre più spesso mi regalava, di tutto quello che senza quasi accorgersene faceva per me ogni giorno, di quanto amasse i baci che le rubavo di tanto in tanto, di quanto le piacesse essere provocata e provocare il sottoscritto, e di come il nostro rapporto stesse diventando ogni giorno più intimo e più speciale.
Ma il padre di suo figlio restava comunque Ricky, e temevo che per il bene di quella creaturina che era stato in grado di farsi odiare e subito dopo amare incondizionatamente, potesse fare scelte che mi avrebbero spezzato il cuore. 
Non stavamo insieme, ma era chiaro come il sole che tra noi ci fosse più di qualcosa,e se Emma avesse deciso di tornare con Ricky per il bene del bambino e della famiglia che avrebbero formato, non ne sarei uscito vivo.
Perchè nessuno mi aveva rimbecillito al punto tale da indurmi a capovolgere il mio mondo, rivedere tutte le certezze e fare promesse con argomento il futuro. Solo lei.
E io mi ero ridotto talmente male per quella ragazza incasinata, da arrovellarmi il cervello sul suo incontro con l'imbecille che l'aveva mollata (perchè per non rendersi conto di quanto lei fosse speciale, doveva essere rincoglionito forte), senza nemmeno sapere se lui avesse effettivamente cambiato idea riguardo al bambino.
Mi stavo facendo le migliori pippe mentali, nell'attesa che Emma rispondesse al citofono; ma tutto dipendeva dal fatto che lei fosse riuscita a restituirmi quella parte di me che avevo dimenticato di essere, oltre agli amici, i progetti, i sogni, i sorrisi, gli obiettivi, l'aria che respiravo e la mia stessa vita.
Suonai per tre volte, ma fui ignorato per altrettante, e vedendo la luce accesa all'interno dell'appartamento, l'unica cosa sensata che mi sentii di fare fu mandarle un messaggio per avvisarla del mio arrivo, prima di iniziare seriamente a preoccuparmi e pensare a possibili scenari, uno peggiore dell'altro.
' Sono dietro la tua porta ' digitai velocemente
' E ho fame!' scrissi ancora, giusto per ricordarle che mi aveva invitato a cena
Poi riposi il cellulare in tasca, e attesi ancora qualche istante, prima di sentirlo vibrare.
' Entra scemo. Non ti ho sentito suonare perchè sono nel bagno' lessi, con un sorrisetto sghembo sulle labbra, e subito dopo spostai il portaombrello recuperando la chiave di emergenza che avevo già utilizzato in un'altra occasione. La girai nella toppa della serratura, e mi richiusi la porta alle spalle, tirando dritto dritto verso il bagno.
Senza nemmeno preoccuparmi di bussare, aprii la porta, e lei sussultò. Le guance rosse, le pupille dilatate, e un sorriso imbarazzatissimo sulle labbra.
Comunque nulla di paragonabile rispetto a come stavo rischiando di andare a fuoco io, di fronte a quella vista. Dio...l'avrei divorata di baci, e morsi, ovunque.
" Da quando hai perso l'abitudine di bussare?" esclamò, ancora visibilmente imbarazzata, e tenerissima
" Mi hai detto tu di entrare" dissi a mia difesa, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso
" Sì, ma intendevo in casa. Mi aspettavo che mi aspettassi di là, e non che facessi irruzione nel bagno" non era arrabbiata, proprio per niente, anche se forse voleva farmelo credere
" Potevi chiuderti a chiave" la provocai, facendo un passo nella sua direzione
" Non lo faccio mai quando sono a casa da sola..sai, per sicurezza" spiegò, sempre rossa in viso
" Avrei da ridire su questo, dato che potrebbe entrare chiunque e vederti nuda" non riuscii a trattenermi, il solo pensare che qualcuno potesse vederla come la stavo vedendo io in quel momento, mi mandava fuori di testa. Ero cotto a puntino, avevano ragione Dylan, Derek, Niki, i bambini, zia Meg, mia madre, mia sorella e tutti i giornalisti.
" Solo tu sai dove si trovano le chiavi di emergenza. 
E si trattasse di un malvivente, non avrei scampo comunque; di certo non si fermerebbe solo perchè mi sono chiusa a chiave nel bagno"
" Nemmeno Ricky lo sa?" mi ero fermato alla prima parte della frase, il cuore che batteva a mille
" Soltanto tu. Ho cambiato nascondiglio dopo che lui se ne è andato" spiegò, e mi si gonfiò il petto. Solo a me avrebbe permesso di entrare in casa sua.
" Comunque per sicurezza intendevo altro...tipo se dovesse capitarmi di rompere la serratura e restare dentro, o se avessi l'improvviso bisogno di uscire-" cominciò a blaterare, finendo per zittirsi man mano che mi avvicinano di più. Mi guardava allo stesso modo in cui la guardavo io. Volevamo saltarci addosso e dimenticarci pure il nome a suon di baci infuocati e sospiri.
" Forse però mi conviene rivedere tutti i pro e i contro di questa cosa, per non rischiare di farmi trovare così...hai visto in che condizioni sono?!" domandò, come se non si fosse accorta del fatto che non ero riuscito a staccarle gli occhi di dosso da quando ero entrato lì dentro
" Come se potesse dispiacermi" sussurrai, la voce più roca e bassa del voluto. Un suono gutturale che le mandò nuovamente il viso in fiamme.
Indossava soltanto un accappatoio striminzito, che invece di coprirle le gambe fino alle ginocchia come ogni indumento di quel genere avrebbe normalmente fatto, le arrivava appena sotto il sedere, per cause di forza maggiore, che nel suo caso potevano essere identificate nel pancione che per essere coperto aveva richiesto veramente parecchia stoffa. Per la gioia dei miei occhi, e pure di qualcos'altro collocato più in basso.
Era scalza, aveva i capelli umidi e reggeva ancora il phon tra le mani. Aveva legato l'accappatoio proprio sotto il seno, e questo le ricadeva morbido sul corpo, mostrandomi le sue gambe snelle e nude e decisamente attraenti. No, per la verità, ogni singola cosa la riguardasse, per me era desiderabile e perfetta.
" Sei la creatura più bella, perversamente innocente,e sexy che esista su questo pianeta" buttai lì, senza pensarci troppo, a corto di fiato.
Emma trattenne il respiro a quelle parole, e io ne approfittai per diminuire ulteriormente la distanza tra noi; ormai l'avevo raggiunta, e fu proprio guardandola negli occhi da vicino che mi accorsi  dei suoi arrossati, oltre che dilatati dal desiderio.
" Hai pianto" constatai, carezzandole una guancia con il pollice, su è giù
" E' lo shampoo che mi è andato negli occhi" tentò di sviarmi "sai, è veramente fastidioso" continuò
" E' stato Ricky?" continuai imperterrito
" A buttarmi lo shampoo negli occhi?" domandò lei, sapendo benissimo che entrambi ci stessimo riferendo ad altro
" Se la metti in questo modo..sì. E' stato lui?" il palmo della mia mano vagava indisturbato sul suo viso. Sospirò profondamente.
" Abbiamo iniziato litigando, e alla fine, è arrivato a propormi di seguirlo in Germania e ricomciare da lì la nostra storia, con il bambino"
Mi si gelò il sangue nelle vene. L'idea di perderla mi annebbiava la vista, mi rendeva incapace di ragionare, mi distruggeva.
" Pare proprio che sia un indovino, allora" dissi, il tono forzatamente divertito. Emma mi tirò un leggero pugno sul braccio, ma riuscii a strapparle un sorriso. 
"Ti rendi conto? Quando me lo ha detto, ci sono rimasta di sasso. Dentro me ho avuto voglia di ridere, piangere e urlare contemporaneamente per l'assurdità della cosa, ma davanti a lui sono rimasta immobile, quasi impassibile. Soltanto quando sono arrivata a casa, tra le tre opzioni che mi si erano proposte, piangere istericamente ha avuto la meglio.
Se ne è venuto dopo sei mesi come se niente fosse, a chiedermi di partire con lui..quando ormai non lo aspettavo più.
" Ma è impazzito? Dopo avermi scaricato in quel modo, dopo essersi totalmente disinteressato della gravidanza, mi propone addirittura di sposarlo!
Di lasciare Londra, di lasciare... tutto, per rifarci una vita altrove..ad Amburgo! E' così lontano.."
" E pretende una risposta entro questo venerdì...è pazzo, è pazzo..come posso capovolgere tutto, rimettermi in gioco nelle mie condizioni, rinunciare a tutti i sogni che hanno come sfondo questa città..."
" E lo so che per il bambino alla fine potrebbe rivelarsi solo un bene..ma io come faccio? Come faccio a vivere senza di te?"
A quel punto smisi del tutto di ragionare. Avvertivo il martellante bisogno di stringerla, di toccarla, per avere la certezza di non averla ancora persa, e prima che potesse aggiungere altro, mi chinai sul suo collo con il preciso intento di baciarla, per farle capire ciò che a parole non mi sarebbe uscito. Nemmeno io potevo pensare di vivere senza di lei.
Poggiai le labbra su quella porzione di pelle lasciata scoperta dall'accappatoio, e la tempestai di dolci e infiniti baci.
' Non puoi andartene, non puoi lasciarmi' le stavo sussurando senza parlare. Emma emise un puro gemito di piacere, quando i baci si fecero più esigenti, i miei ricci le solleticarono il collo, e le sue mani finirono tra questi ultimi, mentre lei si inarcava all'indietro, per godere meglio di quel contatto, la mia bocca sulla sua pelle.
Lentamente salii con la labbra fino a raggiungere il mento, le guance, il lobo dell'orecchio e poi di nuovo più in basso, ma con un movimento repentino lei girò la faccia proprio mentre la mia bocca si stava posando di nuovo sulla sua guancia; ne deviò la traiettoria, facendolo sembrare quasi un caso, e le mie labbra finirono dritte dritte sulle sue.
Mi baciò e la baciai con avidità e prepotenza, come se all'improvviso non ci fosse nulla di più rigenerante di respirare nella sua bocca; il bacio fu intenso ed esigente sin da subito, ancora più disperato e rovente di tutti i precedenti, e persi completamente la testa.
Senza staccare le labbra dalle sue che mi stavano a loro volta assaporando senza freni, e senza riuscire a trattenermi oltre, la spinsi indietro, fino a intrappolarla tra la parete trasparente del box doccia e il mio corpo; Emma mi allacciò le braccia al collo continuando a baciarmi con passione, come se quella fosse la cura a tutti i suoi mali, massaggiandomi la nuca, mentre io, stando attento a non schiacchiare troppo il pancione con il corpo, con una mano le afferrai saldamente la vita, e con l'altra le afferrai una gamba, risalendo sulla coscia, sempre più su, senza mai smettere di baciarla.
Non avevamo alcun bisogno di parole in quel momento: quello era il nostro meraviglioso modo di dirci che la proposta di Ricky poteva anche andare a farsi fottere. Noi ci volevamo, dal primo giorno.
Ci baciammo così a lungo, concedendoci solo il tempo di riprendere fiato, prima di avventarci di nuovo l'uno sulle labbra dell'altro. Le mie mani si spostarono con lo scorrere dei minuti, forse addirittura delle ore, non me ne rendevo conto, ero completamente pazzo di lei, e dal cingerle la vita passai  a massaggiarle la schiena e a tenerle la testa mentre la baciavo voracemente, mentre l'altra mano superava il tessuto dell'accappatoio e le carezzava lentamente la pancia e i fianchi nudi. A dispetto del modo in cui ci stavamo deformando le labbra, le mie carezze sull'addome furono estremamente dolci e gentili, in netto contrasto con tutto il resto, soprattutto con i sospiri e i gemiti strozzati che sfuggivano al nostro controllo.
Emma afferrò i lembi della mia t-shirt, e io provai a slacciarle la cintura, e fu allora che ci guardammo negli occhi, e con uno sforzo sovraumano e lo sguardo bruciante di desiderio, riuscimmo a ridarci un contegno.
Dio..quanto bramavo di farci l'amore ogni singola notte! Ma per ovvi motivi non potevamo, e se non ci fossimo fermati allora, non saremmo più stati in grado di farlo, rischiando di compromettere la salute del bimbo.
Solo che nei suoi occhi liquefatti, rivedevo riflesso il mio desiderio di spogliarla con la forza dello sguardo, e come diretta conseguenza, il mio cervello pensò bene di fare fagotto e partire con un biglietto di sola andata. Ero talmente fuso ed eccitato, bramoso di lei, che mi parve di vederlo ballare la conga vestito da Hawaiiano, il mio caro cervelletto.
" Baciami" quella parola sfuggì al mio controllo prima che potessi fare qualcosa per impedirlo.
Avvertii il battito del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie, e persi definitivamente ogni freno inebitore.
" Baciami ancora" la implorai, e prima che potessi ripeterlo di nuovo, me la ritrovai di nuovo tra le braccia, le mie labbra intrappolate tra le sue. Mi baciò con ardore e rinnovata passione, reggendomi la testa tra le mani, mentre io lottavo contro l'accappatoio, per tirarlo giù.
Dio, sembravamo due assatanati per quanta foga ci stavamo mettendo in quei baci, ma ormai eravamo del tutto fuori controllo.
Soltanto quando le sfiorai più o meno accidentalmente un seno, intrufolando le dita sotto la stoffa dell'indumento che portava ancora addosso per scommessa, Emma staccò le labbra dalla mie, allontanandosi di quel tanto necessario a guardarmi negli occhi. 'Non possiamo farlo' mi ricordò senza proferire parole, e a quel punto cercai di tornare in me. 
La baciai dolcemente e delicatamente le labbra, ormai gonfie e più rosse che mai, la baciai a lungo, lasciando che lei si aggrappasse alla mia schiena, mentre le carezzavo lentamente i capelli.
Era il mio personalissimo modo per dirle che avevo recepito il messaggio, ma che dopo averlo sognato per chissà quante notti da quando l'avevo conosciuta, e dopo quello che lei mi aveva appena detto riguardo l'incontro con Ricky, io avevo un dannato bisogno di baciarla, e non potevo permettermi di sprecare nemmeno un minuto, perchè c'era il rischio di non avere più tempo.
No! Ma che stavo pensando? Lei sarebbe rimasta, sarebbe rimasta con me, vero? Vero?
" Se mi lasci andare mi vado a vestire, e poi ti preparo la tua agognata cena" disse quando ci separammo per recuperare fiato, entrambe le mani immerse nei miei indomabili ricci.
In quel momento, e in tutti i precedenti, e in tutti i successivi, l'unica che agognavo davvero era sentirmela addosso, il mio corpo contro il suo.
" Ma quanta fretta..." sorrisi, e bloccandola per la vita, con un unico fluido movimento riuscii ad appropriarmi della cintura dell'accappatoio
" Ridammela!" ribattè lei, visibilmente sorpresa rossa in viso
" Neanche per sogno" la sfidai, avviandomi verso il soggiorno, correndo all'indetro, per non perdermi nemmeno un istante di lei che mi correva dietro, tentando in tutti i modi di coprirsi il più possibile con quel maledetto accappatoio, senza cintura.
Sembravo un pervertito, e non mi ero mai sentito così prima di incontrare Emma, ma non me ne fregava niente, perchè non avevo mai tenuto così tanto a qualcuno che non fosse lei, non avevo nemmeno mai desiderato così tanto qualcuno che non fosse lei,  e mi sentivo vivo, ubriaco, libero, imprigionato, sfrontato, eccitato. Era una sensazione impagabile, che non avrei scambiato per nulla al mondo.
Continuammo in quel modo, girando intorno al tavolo della cucina, e tornando in salotto, fino a quando, approfittando di una momentanea posizione di vantaggio, non la spinsi sul divano, avventandomi su di lei.
" Questo è slea-" non le diedi il tempo nemmeno di terminare, che le coprii le labbra con le mie, e la baciai, scendendo subito dopo sul collo, e poi ancora più giù, quando la sentii mugulare di piacere. La mia bocca si posò sull'incavo dei seni, solleticando e torturando dolcemente ogni singolo millimetro di pelle lasciato scoperto dall'accappatoio. Quando giunsi alla pancia, mi sollevai di scatto, preoccupato di farle del male, di colpo di nuovo cosciente, ma Emma intrecciò le sue mani con le mie, dita nelle dita, palmo contro mano, braccia tese, per aiutarmi a sostenermi su di lei, senza pesare sul suo corpo.
E la baciai ancora sulle labbra. Quando fui costretto a lasciarla andare per ripredere fiato, ne approfittai per liberarmi della t-shirt, e prima che potessi rendermi conto di come avesse fatto a ribaltare le posizioni, mi ritrovai sotto di lei.
Emma era seduta a cavalcioni su di me, le gambe quasi completamente scoperte, così come le spalle e il busto fino all'incavo dei seni. L'accappatoio che scendeva lascivamente sul suo corpo, i capelli leggermente arruffati e spostati su un solo lato, le labbra dischiuse, e il pancione decisamente evidente, furono un mix letale per il sottoscritto.
Io avevo giocato sporco spingendola sul divano? E lei, allora?
" Dovrebbe essere illegale una visione del genere" sussurrai, ingoiando a vuoto, guardandola in cui modo che non avrei nemmeno saputo descrivere.
A quel punto Emma si chinò su di me, e mi baciò dolcemente sulle labbra, prima di scendere sul petto nudo e tempestarmi di baci anche lì. La lasciai fare, e le sue labbra percosero ogni millmetro, dal collo, alle spalle larghe, al torace, all'addome, i fianchi, fino alla linea dei boxer. Mi baciò con cura e dolcezza, mandandomi letteralmente in estasi, al punto tale che non riuscii a starmene zitto.
Mi faceva male pensare di non poter godere mai più di quei baci, di lei.
" Dimmelo" sussurrai "Ti prego dimmelo. Ne ho dannatamente bisogno" continuai, mentre Emma seguiva con le labbra la linea dei pettorali, e in tutto quel subbuglio di emozioni che ci stavano travolgendo, avvertì persino due calcetti da parte del bimbo. Non riuscivo a immaginare niente di più perfetto di quel momento.
" Non me ne andrò" disse semplicemente "non posso andarmene, Ethan" e rispose così alla mia implicita domanda.
Reclamai le sulle labbra sulle mie, e di nuovo il bambino si fece sentire, in modo più prepotente di prima. Mi sbagliavo: tutti gli istanti con lei erano perfetti.    




BUONSALVEEEE
Scusate il ritardo, avrei dovuto aggiornare ieri, ma non ce l'ho fatta.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate! :DDD
Apprezzo tantissimo i vostri commenti, e ogni volta che ne trovo uno nuovo, mi scappa un sorriso ;)
Sapete che ho pubblicato questa storia anche su wattpad?
Me l'ha consigliato proprio una ragazza di Epf, e anche se al momento lì c'è solo il primo capitolo, spero che 'Old London' possa ancora entrare nel cuore di qualcuno ♥
Detto questo, vi lascio un piccolissimo spolier che spero apprezzerete!!

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Quasi mi immaginavo la mia piccola creatura venire sballottata e capovolta a destra e sinistra senza ritegno, proprio a causa di quelle reazioni che avvenivano nel mio organismo, quando le labbra di Ethan Harrow si posavano su di me, su qualunque parte di me. Mi immaginavo che sbattesse contro le pareti della mia pancia, confuso, divertito, e forse persino geloso della sua mamma, che sotto il tocco magico e incandescendente di certe dita, diventava di gelatina.
A tratti mi era parso quasi di sentirlo ridere felice per quel meraviglioso solletico che provavo anche io, quando Ethan si divertiva a farmi pernacchie sulla pancia, alternate a dolcissime carezze.
Cavolo, mi sarei venduta l'anima stile Dorian Grey, se ciò mi avrebbe assicurato di poter essere felice per il resto dei miei giorni con loro due..
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A prestooooooooo <3<3<3<3<3





















 
 

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto ***


EMMA


La prima immagine che deliziò i miei occhi al risveglio, fu il petto nudo e perfettamente scolpito di Ethan Harrow.

Prima ancora di riprendere le normali funzioni vitali, mi ritrovai a tastarglielo con i palmi delle mani, e subito dopo a baciarglielo, così, senza un motivo preciso. 
Lo sentii mugolare nel sonno, e attirata da quel suono gutturale, alzai lo sguardo fino a posarlo sul suo viso. Dio, quant'era bello!
I capelli arruffati gli ricadevano scompostamente sulla fronte, teneva gli occhi chiusi, le labbra piegate in un sorriso dolcissimo, e l'aria rilassata, lo rendevano ai miei occhi molto più simile a un ragazzino innocente, piuttosto al mio sogno proibito di ragazzina. Peccato però che Ethan continuasse ad essere il mio più intimo desiderio anche da donna adulta, e incinta.
La sera precedente ci eravamo baciati per un tempo indefinito, e senza fretta e senza remore le nostre labbra avevano fatto l'amore, così come lo avevano fatto le nostre mani saldamente intrecciate per tutto il tempo, e i nostri cuori. No, i nostri corpi no, erano rimasti esclusi dal giro sulla giostra più eccitante di sempre; io non mi ero spogliata più di quanto già non lo fossi, e sul pavimento del mio salotto giaceva soltanto la sua maglietta.Va bene, confesso: lui aveva baciato dolcemente e avidamente ogni centimetro di pelle a sua disposizione, e le mie labbra avevano lentamente assaporato ogni piccolo pezzo del suo petto, ma al di là di quello non ci eravamo spinti.
Avevamo trascorso gran parte della serata intenti a baciarci sul divano, con le mani intrecciate le une alle altre e i cuori in fiamme, come due ragazzini che provano amore per la prima volta, e se la godono tutta quella sensazione di completezza e vertigine tipica dell'innamoramento, prima di oltrepassare altre barriere. 
Dio..era stato bellissimo! Baciarlo e lasciarmi baciare così a lungo, così lentamente, così intensamente, avverire quelle labbra muoversi sulle mie, con le mie, e donarmi uno spicchio di paradiso, era stato una delle più travolgenti emozioni che avessi mai avuto la fortuna di provare.
Ethan mi mandava in estasi anche solo guardandomi, sorridendomi, sfiorandomi, e pareva essersene accorto bene pure il mio 'biscottino' che per tutta la durata di quella meravigliosa agonia, si era fatto sentire con piccoli colpetti, come se anche lui avvertisse lo scombussolamento interno che mi provocavano quei baci. Anzi, mi immaginavo quasi la mia piccola creatura venire sballottata e capovolta a destra e sinistra senza ritegno, proprio a causa di quelle reazioni che avvenivano nel mio organismo, quando le labbra di Ethan Harrow si posavano su di me, su qualunque parte di me.
Mi immaginavo che sbattesse contro le pareti della mia pancia, confuso, divertito, e forse persino geloso della sua mamma, che sotto il tocco magico e incandescendente di certe dita, diventava di gelatina.
A tratti mi era parso quasi di sentirlo ridere felice per quel meraviglioso solletico che provavo anche io, quando Ethan si divertiva a farmi pernacchie sulla pancia, alternate a dolcissime carezze.
Cavolo, mi sarei venduta l'anima stile Dorian Grey, se ciò mi avrebbe assicurato di poter essere felice per il resto dei miei giorni con loro due..e invece, mi ritrovavo a dover fare i conti con l'assurda proposta di Ricky. 
Ma io già sapevo la risposta che gli avrei dato, non mi ero lasciata sfiorare dal minimo dubbio, e iniziavo a sospettare che pure mio figlio amasse le coccole e le attenzioni di Harrow.
Lo so cosa state pensando...sei stata capace di finire quasi a letto con un altro il giorno stesso in cui il tuo ex si è fatto vivo e ti ha pure proposto di riprendere esattamente da dove avevate interrotto!
Ed effettivamente sì, ero consapevole del fatto che la cosa non mi facesse onore, ma non avevo avuto nemmeno il tempo di preoccuparmene, perchè quando Ethan entrava nel mio raggio visivo, tutto il resto spariva automanticamente, come se non fosse mai esistito.
Era questo l'effetto che mi faceva, mi destabilizzava il cuore, mi indeboliva le ginocchia, mi scuoteva nelle viscere, e mi faceva sentire più viva che mai.
 I suoi baci mi rendevano vulnerabile e potentissima, fragile e industruttibile, libera e prigioniera, e innamorata, innamorata pazza.
A nulla erano valsi tutti i tentativi di togliermelo dalla testa durante quegli ultimi anni..Ethan doveva avermi rubato pure l'anima, e non sarei mai stata in grado di amare qualcuno come amavo lui.  
Era stato il primo, il primo in assoluto ad accendermi di desiderio senza nemmeno sfiorarmi, o guardarmi da lontano, e anni dopo, ora che mi contemplava con lo sguardo e mi venerava con le labbra e con le mani, mi sentivo di dire in tutta sincerità che l'interminabile attesa, le illusorie speranze della ragazzina che ero, le lacrime che avevo versato frustrata dalla consapevolezza di non poterlo abbracciare come invece bramavo di fare, e ogni singolo instante speso a pensare a lui, al suo disarmante sorriso, a quelle fossette, a quei pozzi blu-verdi che erano i suoi rarissimi occhi, alle sue braccia forti e muscolose, non era stato tempo perso a fantasticare su qualcosa che non sarebbe mai accaduto.
Perchè Ethan era lì, accanto a me, mi teneva stretta come aveva fatto per tutta la notte dopo esserci addormentati su quel divano, e io non riuscivo a desiderare niente di meglio. Perchè mi amava, glielo leggevo negli occhi anche se non me lo aveva mai detto, e anche io lo amavo allo stesso modo. 
Non potevo nemmeno pensare di rinunciare a lui per Ricky. 
E sentitevi pure liberi di considerarmi una stronza egoista, ma se avessi scelto di partire per Amburgo, senza nemmeno darmi  la possibilità di essere felice con il ragazzo del quale ero follemente innamorata, illudendomi di fare ciò che era giusto per il bambino e finendo per rimpiangere silenziosamente tutte le notti il giorno della mia scelta, non me lo sarei mai perdonato. Perchè ero certa, che se lo avessi lasciato me ne sarei pentita amaramente per il resto dei miei giorni. Volevo lui e basta, il mio cuore aveva sempre voluto quel cantante rubacuori, instancabile provocatore, adorabilmente rompiscatole e gran tenerone di Harrow. E non c'era ragione che tenesse.
Okay, Ricky era il padre di mio figlio, e nulla avrebbe potuto cambiare quella verità, ma era stato Ethan ad avermi trascinata nel bagno dell'Old London con un test di gravidanza in mano; era stato lui ad essersi seduto accanto a me sul pavimento per leggere le istruzioni di quel diabolico macchingegno; era stato lui a tenermi compagnia per quei tre interminabili minuti di angosciante attesa; aveva persino letto il test prima di me, e mi aveva stretto forte e cullato tra le sue braccia mentre io mi disperavo piangendo lacrime amare, dopo aver avuto un esito positivo. 
Era stato lui a starmi accanto in quei giorni (mica un certo Ricky); era stato lui ad acconsentire ad accompagnarmi dal ginecologo anche se ampiamente incoraggiato dalla sottoscritta; ed era stato proprio lui a vincere la sua paura di affrontare di nuovo il mondo, solo e unicamente per aiutarmi a superare la mia.
E poi mi aveva stretto forte la mano durante la visita, aveva riso e scherzato con me distraendomi, si era beccato una sgridata dalla dottoressa perchè avevamo fatto i cretini in quello studio stuzzicandoci a vicenda pur di non pensare al motivo per il quale fossimo lì.. e alla fine si era ammutolito ed emozionato nel vedere per la prima volta la creatura che mi portavo dentro.
Quello stesso giorno mi aveva detto la verità sulla parte del passato che lo attanagliava di più.
Ed era stato sempre e solo lui ad avermi accarezzato per la prima volta il ventre gonfio; era stato lui a preoccuparsi di domandarmi giorno e notte come mi sentissi quando ero tornata in Italia per le vacanze di Natale; era stato lui a ripetermi mille volte che il pancione mi rendesse più morbida, più coccolosa, più dolce e più bella, invece che semplicemente grassa; era stato lui a parlare per la prima volta al bambino, ancora prima che lo facessi io; era stato lui a spupazzarmi la pancia, a farmi dolcissime pernacchie, a baciarmi delicatamente, e anche ad allearsi con il piccolo contro la mamma, quando gli aveva fatto comodo.
Era stato lui a starmi accanto, sempre; era stato lui ad avvertire i primi calcetti e a condividere con me quella goia mentre mi baciava al ritorno da Brighton; ed era stato sempre lui, la sera precedente, a preoccuparsi di schiacchiare il pancione e fare uno sforzo immane per sovrastarmi, reggendosi soltanto con le mani intrecciate alle mie. E tutto perchè non era ancora sazio di coccole e baci.
Di colpo, mi resi conto che Ricky, nemmeno dopo avermi proposto di seguirlo in Germania, aveva provato ad avvicinarsi al bambino. Lo aveva nominato più volte, rendendomi partecipe del fatto che lo avesse finalmente accettato, ma non si era mai azzardato a toccarmi il ventre o anche solo a guardarlo come lo guardava Ethan.

" Ma quanto mi trovi bello da uno a cento?" 
Furono le sue parole a distrarmi, facendomi rendere bruscamente conto del fatto che lo stessi fissando da chissà quanto tempo. Sentii le guance andarmi in fiamme, ma optai per la verità.
" Al limite dell'immaginabile" sussurrai, credendoci davvero, profondamente intenerita dai pensieri che mi avevano attraversato la mente fino a qualche istante prima. Ethan non mi aveva perso di vista nemmeno per un minuto in quei mesi, e si era preso di cura di me e del piccoletto come se fosse stata la cosa più naturale al mondo, come se ci considerasse entrambi suoi.
Quel pensiero mi fece tremare, e non di timore o paura, ma di desiderio..perchè sarebbe stato troppo bello se le cose fossero andate diversamente. 
Ma avevo elaborato una mia teoria sin dall'inizio, secondo la quale il concepimento doveva essere avvenuto qualche giorno prima del compleanno di Ricky.  Quando lui era tornato a casa dall'ospedale molto più turbato e provato del solito, mi aveva raccontanto di aver assistito all'ingiusta morte di un bambino malato di cancro al piloro, e per dimenticare quella terribile scena che era stato costretto a vedere, mi aveva presa tra le braccia e portata in camera da letto, prima ancora che potessi provare a consolarlo con le parole. Quella era stata l'unica volta che mi aveva amato con foga e intensità sconosciute, quasi in modo disperato, era fuori di sè per lo sgomento e il desiderio di dimenticare quegli occhi che si erano chiusi per sempre proprio dinanzi a lui, e in quell'occasione dovevamo aver persino dimenticato le solite precauzioni. Ero certa che anche lui fosse d'accordo nell'attribuire la colpa o il merito di tutto a quella notte. Non poteva essere andata diversamente...e anche se era vero che pochi giorni dopo avevo fatto l'amore con Ethan, da ubriaca, non potevo pensare di essere rimasta incinta allora, perchè non ricordavo nemmeno come avessi fatto a finire nuda su quel tavolo, e se pure al'inizio, per un folle istante, avevo ipotizzato che potesse essere andata così, mi ero convinta di aver pensato una sciocchezza ancor prima di darrmi il tempo di formulare un pensiero vero e proprio, dal momento che nemmeno lui era stato minimamente sfiorato dal dubbio che il mio bambino potesse essere il nostro bambino. Forse Ethan ricordava più di me di quella notte, e aveva potuto escludere con certezza di essere il padre della creatura che mi portavo dentro. 
Che si comportava come se lo fosse, era tutto un altro paio di maniche.
"Mhm..ma come siamo generose stamattina" la sua voce ancora roca e assonnata, e tremendamente sexy, mi riportò nel mondo reale. 
Ah già! Gli avevo appena confessato che lo trovavo bello al limite dell'immaginabile...
" Sì, e sei anche dolce, testardo, protettivo, rompiscatole, divertente, scansafatiche e" continuai l'elenco, di colpo bramosa di fargli capire quanto mi piacesse quel mix che avevo appena descritto
" Speciale" sussurrai alla fine, mentre le sue mani si intrufolavano sotto la maglietta del mio pigiama, strigendomi i fianchi, per poi risalire sempre più sulla mia schiena, fino al gancio del reggiseno
" E pervertito!" esclamai piccata, facendo in modo che quelle dita tornassero al proprio posto... anche se adoravo che lui mi provocasse in modo sempre più sfacciato.
Mi voleva, e quella sola consapevolezza era in grado di farmi volare verso mondi sconosciuti. Mi voleva anche se assomigliavo di più a una balena in quegli ultimi tempi, e per me significava molto.
" E' soltanto colpa tua se mi vengono questi istinti irrefrenabili. Mi è praticamente impossibile resisterti, Em"
" Devo crederti?" un sussurro strozzato, il cuore ridotto a cera sciolta e bollente. 
Non mi sarei mai abituata a certe parole, e certi sguardi mi avrebbero sempre bruciato viva.  Però sì, dovevo decisamente credergli a giudicare da come mi guardava e come mi stringeva a sè. 
Con le labbra curvate in un sorriso sghembo, si alzò dal divano, e subito dopo, ancora a torso nudo e con i jeans addosso, si chinò su di me.
" Buongiorno piccola" mi baciò l'angolo delle labbra
" E buongiorno piccolo" sussurrò, baciandomi il ventre
Dio, potevo morire felice in quell'esatto istante. Ma se fosse successo, mi sarei persa l'amore della mia vita, che poggiava la testa sul mio grembo, abbracciando il pancione. E non avrei voluto perdermi una scena tanto tenera per niente al mondo.
"Sembri tu il bambino" sussurrai, le mani intente a scompigliargli i ricci. Non riuscivo a vederlo in quella posizione senza intenerirmi.
" Adesso ti faccio vedere io chi è il bambino" di tutta risposta, mi prese il viso tra le mani, e mi specchiai per un attimo nei suoi occhi verdi e ardenti, prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie. Mi baciò intensamente, mozzandomi il respiro. E quando ci staccammo, tornò nella stessa e identica posizione di prima, facendomi chiaramente capire che quello scatto improvviso di virilità non era stato altro che una scusa bella e buona per potermi baciare sul serio.
Fu il campanello a interrompere il nostro idillio, constringendomi al alzarmi per andare ad aprire, mentre lui indossava velocemente la maglietta. Per fortuna che avevo avuto il buon senso di mettermi il pigiama prima di addormentarmi con lui sul divano, altrimenti in quel momento mi sarei ritrovata in accappatoio, slacciato per giunta.
" Ma chi è a quest'ora?" prima di aprire rivolsi lo sguardo all'orologio appeso alla parete, rendendomi finalmente conto di essere in mostruoso ritardo.
" Colazione preferita per la mia ragazza preferita!" Ricky era in piedi sulla soglia, e reggeva un sacchetto, il sorriso smagliante e gli occhiali da sole sulla testa. Sorriso che scomparve non appena notò la presenza di Ethan dall'altra parte della stanza.
" Che cazzo ci fa lui qui?" sì..la raffinatezza fatta persona "è venuto a prendermi  per accompagnarmi a scuola in macchina, viste le mie condizioni" improvvisai di sana pianta, portandomi una mano sul ventre "solo che mi sono svegliata tardi, e sono ancora in pigiama" continuai, cercando di dare una spiegazione credibile per il mio abbigliamento. Fortuna che Ethan era ormai del tutto vestito.
" E non potevi chiamare me?" per poco non scoppai a ridergli in faccia..davvero non si rendeva conto?
" Ricky, sei tornato ieri da Amburgo dopo averci trascorso sei mesi, e nel frattempo tra noi è definitivamente finita" che si aspettava? che gli sarei caduta ai piedi?
" Non è finita. Io ti amo ancora, e muoio dalla voglia di potertelo dimostrare. 
Visto che la colazione è saltata.. facciamo che ti passo a prendere e pranziamo insieme?" domandò, lanciando sguardi omidici a Ethan
"Sono impegnata a scuola anche nel pomeriggio..mangerò lì" "Stasera?" continuò imperterrito "ho già appuntamento con un'amica"
" Okay, ma sappi che domani non mi scappi" mi fece l'occhiolino, mi consegnò la colazione e sparì nelle scale, senza lasciarmi il tempo di replicare.
Alzai gli occhi al cielo, più infastida che lusingata dalle sue attenzioni, e mi portai istintivamente una mano sul pancione, pensando che ancora una volta, quel gran cretino di Ricky non l'aveva nemmeno lontamente considerato.
Ma a quel punto mi sentii avvolgere da un paio di braccia che conoscevo ormai troppo bene, e mi rilassai completamente, abbandonandomi a lui.
" Mi guardava come se volesse gonfiarmi di botte" 
" Nemmeno tu lo guardavi in modo tanto amichevole" lo provocai, e lui ridacchiò
" Lo guardavo così perchè sono terribilmente geloso" 
sussurrò, le sue mani sulle mie, a loro volta poggiate sul pancione, e le sue labbra prossime al mio collo
" Non ne hai motivo" lo rassicurai, e lo sentii sorridere spontaneamente sulla mia gola.
" Devo crederti?" domandò, utilizzando le stesse parole e lo stesso tono di voce che avevo utilizzato io poco prima. Di tutta risposta, mi voltai per averlo di fronte, e senza darmi il tempo di pensarci due volte, mi impossessai delle sue labbra, lambendole in un dolcissimo e al tempo stesso bramatissimo bacio. Gli allacciai automaticamente le braccia al collo, mentre la mia bocca si muoveva in sintonia con la sua, donandomi ancora una volta un assaggio di paradiso.
" Non-non credo di aver afferrato bene il concetto" sussurrò quando ci fummo staccati, gli occhi fissi sulle mie labbra già gonfie dei suoi baci
" Non ci provare casanova" lo rabbonii, sottraendomi controvoglia ad altri contatti di quel genere, che mi avrebbero fatto seriamente impazzire prima o poi. A quel punto Ethan provò a cattuare di nuovo le mie labbra con un sorriso birichino e impertinente dipinto in faccia, e un pericoloso luccichio negli occhi, e anche se mi sarei volentieri mangiata le mani per quello che stavo per fare, lo frenai in tempo, allontanando delicatamente il mio viso dal suo, con una carezza.
Lui si spinse di più con la guancia contro la mia mano.. e il mio palmo e ogni altra restante parte del mio corpo, divenne immediatamente incandescente.
Dio..mi faceva quell'effetto ogni volta che mi sfiorava, anche se sospettavo che con il trascorrere dei giorni quell'effetto si amplificasse in modo esponenziale, probabilmente in modo direttamente proporzionale al livello del mio innamoramento. Ethan Harrow era in grado di stordirmi come nessun'altro, al punto tale da farmi utilizzare ben due paragoni di tipo matematico nella stessa frase!
Quella era l'ulteriore conferma che lui fosse capace di farmi vedere il mondo da tutte le prospettive possibili, e mi piaceva, mi piaceva da impazzire, impazzire per lui.
Improvvisamente, avvertii le sue mani sulle mie ancora intente ad esplorargli il viso; e meno di un istante dopo la situazione si ribaltò completamente. Mi prese entrambe le mani e le intrecciò con le sue, legate palmo contro palmo e lasciate penzoloni all'altezza dei fianchi, mentre le sue labbra mi solleticano il viso, schiudendosi sulla fronte, sulle tempie, sulla rughetta tra gli occhi, sul naso, sulle guance, tra il naso e la bocca, sul mento, sulla mascella, e poi di nuovo da capo, in una lenta, interminabile e meravigliosa tortura. Avendo le mani saldamente intrecciate alle mie, non riusciva a toccarmi in nessun modo tranne che con le labbra, riempendomi di baci su tutto il viso, ovunque gli capitasse, e regalandomi ogni volta sensazioni nuove e sconvolgenti.
Che può esserci di così perfetto in un ragazzo che nel momento meno opportuno di tutti, per esempio alle otto di mattina, quando sei già pericolamente in ritardo con la tabella di marcia, ti blocca in mezzo alla stanza, e percorre il tuo viso con le labbra, schiudendole di continuo per baciarti su tutto il viso, mentre tiene entrambe le mani saldamente intrecciate alle tue, sussurrandoti in quel modo tante di quelle cose da mandarti il cervello in tilt e il cuore in iperventilazione? Ve lo dico io cosa c'è di perfetto in tutto questo: semplicemente tutto.
A volte stentavo ancora a credere che stesse succedendo proprio a me..che avevo fatto per meritarmi l'amore di quel ragazzo? 
E come era ontologicamente possibile che fossi innamorata pazza persino dei suoi difetti? 
' Dio..Harrow, che cosa sei in grado di farmi!' pensai tra me e me, godendomi ognuno di quei venti, trenta, quaranta, cinquanta baci.

" Ethan...ti prego" lo implorai, visto che non accennava a smettere, e io stavo rischiando di sciogliermi come neve al sole con il suo tocco e il suo respiro sul viso.
" Che c'è?" domandò "siamo in ritardo" gli feci presente, senza però lasciargli le mani; e a quel punto anche lui sembrò ritornare in sè "allora vado..ci sentiamo più tardi?" ebbi soltanto la forza di annuire, mentre lui si allontanava da me, e io già ne sentivo la mancanza. Sentii la porta chiudersi, e mi concessi un ampio sorriso, un attimo prima di sussultare avvertendo un rapidissimo e dolcissimo bacio sul pancione.
Mi chiesi come fosse riuscito ad affezionarsi così in fretta al bambino, e poi mi resi conto ancora una volta che lui l'aveva letteralmente visto formarsi, e poi crescere giorno dopo giorno dentro me, e aveva già imparato a volergli bene. Lo coccolava continuamente, anche troppo, e il semplice fatto che lo facesse così spontaneamente, mi fece allargare il cuore.
" Guarda che se continui così, anche io divento gelosa!" lo avvisai; e a quelle parole lo vidi tornare indietro per baciarmi sulla bocca con tenera passione, prima di andarsene davvero, lasciandomi lì, incantata.
Ci eravamo baciati quattro volte in poco più di mezz'ora. Forse il nostro rapporto stava davvero saltando al gradino più alto, ma non avevo alcuna paura di cadere, perchè lui sarebbe stato pronto a prendermi al volo.
 
 
BUONSALVEEE :)
Non chiedetemi come, ma tra tutti gli impegni, le ansie e le nostalgie di questi ultimi giorni di scuola, sono riuscita a pubblicare lo stesso..segno è che questa storia per me è veramente importante :DD
Perciò, dai, che vi costa? Lasciamemi una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate. Mi rendereste davvero felice ;)
Ovviamente devo scappare come sempre, non prima però di avervi lasciato uno spoiler del prossimo capitolo, che arriverà regolarmente domenica prossima se tutto procederà senza intoppi, e non prima di aver sinceramente ringraziato coloro che hanno inserito questa storia in una qualsiasi lista, e anche chiunque l'abbia solo letta.
Un ringraziamento speciale va alle mie recensitrici affezionate ♥♥♥ (spero che questa parole esista e in caso contrario, perdonatemi, ma il senso della frase non cambia: grazie con tutto il cuore)


*************
Eravamo alle solite, non era cambiato nulla: era tornato promettendomi un futuro insieme in Germania, come una famiglia, ma continuava a volere me e basta, e quel vestito così sexy ne era la dimostrazione più eclatante. Che si era messo in testa? Che voleva davvero, da me?
Per la prima volta in quasi sette mesi, pensai che nella sua testa si fosse innescato un meccanismo malato che avrebbe potuto portarlo a dire e promettere anche le cose più assurde, quelle che pensava che io volessi sentire, pur di non perdermi, o meglio ancora, pur di non permettere a Ethan di starmi accanto.

Forse non si rendeva conto che io desideravo esattamente quello, o forse se ne rendeva conto troppo bene. 
 *************

Recensiteeeeeeeeee <3<3<3<3 A presto! ;)













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Capitolo 29
*** Avviso ***


AVVISO

Buonsalveeeeeeee!
Come state? E' iniziata per voi l'estate? :) Per me purtroppo ancora no..come alcune di voi sanno già, quest'anno ho la maturità Oddio, sarebbe più corretto dire 'tra pochi giorni ho la maturità', ma così mi viene un'ansia assurda, quindi evitiamo. In ogni caso, come è normale che sia, sto praticamente impazzendo, e ne avrò fino ai primi di luglio; motivo per cui non riuscirò ad aggiornare la storia fino ad allora.
Mi scuso per il disagio, ma questo è il momento di pensare a studiare, per quanto la cosa non mi entisiasmi affatto.
Non preoccupatevi, perchè non ho alcuna intenzione di abbondare Emma, Ethan, Ricky e company al loro destino; tornerò...datemi soltanto quindici giorni. Giusto il tempo di lasciarmi divorare dall'ansia e dal nervosisimo, e pure dalla malinconia, che inevitabilmente questi maledetti esami provocano, e poi sarò di nuovo attiva su Epf.
Nel frattempo, per cercare di farmi perdonare, vi annuncio che sul mio profilo troverete una nuova one-shot, che ho scritto qualche giorno fa...sì, invece di studiare, mi sono persa in ragionamenti e riflessioni su questo periodo che sto vivendo, e che ho fedelmente riportato in 'dal diario di una maturanda'. Già dal titolo si intuisce ogni cosa, vero?
Si tratta di pensieri assolutamente personali, ma che al tempo stesso, penso siano compatibili con quelli di chiunque tra pochi giorni si ritroverà a dover sostenere l'esame. Mi farebbe davvero piacere se la leggeste, vi sentirei più viciniiii ahahhaha <3 No, davvero, aspetto soltanto di sapere cosa ne pensate...se ci siete già passati e mi tranquilizzerete dicendo che nella vita esiste di molto peggio, o se invece siete più piccoli di me e proverete a capire come ci si sente sotto esame, letteralmente. O perlomeno come mi sento io.
Basta chiacchiere, devo andare a riperete Pirandello e Svevo, quindi scappo.
Grazie per aver letto, grazie se passerete a leggere le contrastanti emozioni di una maturanda, e grazie per tutte le recensioni, i commenti, gli incoraggiamenti che mi avete lasciato fino ad adesso <3<3<3<3

Emma e Ethan vi danno appuntamento a luglio!
Un bacione, e a prestoooooooo <3<3<3  (sempre se ne uscirò viva!) 

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Capitolo 30
*** Capitolo ventinove ***


EMMA

La mattinata a scuola trascorse tranquilla, fino a quando Brown non venne a chiamarmi nel bel mezzo della spiegazione degli 'aggettivi dimostrativi' in terza. Uscii dalla classe, scusandomi con la Frassati, e segui il bidello fino al cancello dell'edificio scolastico. La fuorì mi aspettava un fattorino, che prima che potessi anche solo spendere tempo per pensare a cosa mai volesse da me o cosa avesse da consegnarmi, mi chiese conferma dell'indentità e mi fece firmare una ricevuta, prima di sparire all'interno del furgocino, e fare capolino qualche secondo dopo. Il suo corpo da omaccione quasi completamente coperto da un mazzo spropositamente grande di rose rosse.

Impreparata a un'uscita del genere, lo presi tra le braccia, inebriandomi le narici di quel profumo così fresco, cercando in tutti i modi di non star avvertendo un vero e proprio senso di inspiegabile soffocamento.
Rientrai a scuola, sotto lo sguardo curioso del mio bidello preferito, e mi rifugiai per qualche minuto nella sua stanzetta personale (dove teneva pure la macchinetta del caffè), mi liberai di tutte quelle rose posandole sulla sua scrivania.  Non sapevo bene che pensare di quel gesto così inaspettato e dolce, ma ero abbastanza sveglia da accorgermi perfettamente di non star reagendo nel modo in cui lui avrebbe sperato reagissi.
Trovai un bigliettino bianco tra tutto quel rosso acceso, e la mia espressione non mutò di una virgola. Ricky non mi faceva più nessun effetto, e quella ne era la conferma più eclatante.
' So bene che non le conterai perchè odi la matematica, perciò ti informo che sono centottantatre, il numero dei giorni che siamo stati lontani. Pensaci Emma, ti prego. Ricky '
Va bene, aveva fatto una cosa dolce, lo ammetto, ma invece di telefonargli per ringraziarlo o provare l'irrefrenabile impulso di buttarmi tra le sue braccia, me ne stavo lì a guardare quelle rose con le labbra curvate in un sorriso tirato, troppo innamorata di un altro anche solo per pensarci, come mi aveva chiesto lui.
In quel momento mi resi conto che se fosse stato Ethan ad avermi mandato un mazzo di rose rosse a scuola, sarei corsa di lui correndo, infischiandomene di tutto il resto, e gli avrei giurato amore eterno.
Quindi no: non sono d'accordo con chi dice che i gesti eclatanti non servono a nulla, perchè è quasi impossibile restare impassibili di fronte a dimostrazioni d'amore così, a patto però che si ami incodizionatamente l'autore di tali irresistibili follie. Altrimenti non servono a nulla.
Con un'espressione che era un misto tra il meravigliato e lo spaesato, ritornai in classe, e soltanto alla fine dell'orario scolastico andai a prendermi le rose, e rischiai di inciampare più volte per strada a causa di quell'ingombro.  Persino in una metropoli così varia e multietnica come Londra, non doveva capitare tutti i giorni di vedere camminare per strada, in pieno centro, una ragazza con tanto di enorme pancione ed enormissimo boquet correlati; mi sentivo gli occhi di tutti addosso, motivo per cui tentai di affrettare il passo, senza perdermi ad amminare il distretto di Westminster come facevo praticamente tutti i giorni. 
Avanzai a passo spedito, diretta verso uno dei take away che preferivo, i cui preparati avrei successivamente portato all'Old London per mangiarli con Ethan, e soltanto dopo averlo superato, mi accorsi di un barbone, che avevo notato in quello stesso posto anche diversi giorni prima. 
A quel punto feci qualche passo indietro, annusai di nuovo le rose, e poi agii d'istinto.
" Sono sicura che siano fresche di giornata, perciò ne appofitti e vada nei pressi di un grande magazzino, di una scuola, o di Buckingham Palace, e le venda una ad una ai turisti, i ragazzi, ai mariti e agli innamorati" dissi, posandogli tutto il mazzo accanto e godendomi per un secondo quell'espressione di pura contentezza, e quella luce di gratitudine che attraversò gli occhi di quell'uomo. Poi scappai, tirando dritto per la mia strada, con la consapevolezza di aver apprezzato il gesto di Ricky, ma felice più che altro perchè grazie a lui forse avevo aiutato un pover'uomo a portare un bel regalo ai propri figli, se ne aveva.
Io che me ne facevo di tutte quelle rose? Non sarebbero mai riuscite a mettere in discussione ciò che provavo per Ethan Harrow.

Una mezzoretta più tardi, oltrepassai  la soglia dell'Old London con un vassoio colmo di pietanze fumanti tra le mani. 
" Non mi dire che sei chinato sui libri per tua spontanea iniziativa!" lo presi in giro, avvicinandomi per poggiare il cibo sull'altro tavolino
" Ogni tanto i miracoli accadono" e le sue labbra si aprirono in un caloroso sorriso uccidi-tutti-i-neuroni
" E tu? Non avevi una riunione che vi avrebbe tenuta impegnata tutto il pomeriggio?" mi provocò, senza smettere di mandarmi in tilt con quell'irresistibile sorriso
" Ogni tanto le bugie si dicono" gli feci eco "a fin di bene" aggiunsi un attimo dopo, ricordandomi ciò che avevo detto a Ricky per dissuaderlo dall'idea di pranzare insieme
" Speravo tanto che fosse una bugia" confessò con un sospiro, e l'attimo dopo mi baciò l'angolo delle labbra mozzandomi il respiro.
" Comunque sì, i miracoli ogni tanto accadono...altrimenti non ti avrei mai incontrato" sussurrai, quando recuperammo un po' di distanza
" Addirittura un miracolo?! Ma quanto ero importante per te, eh?" mi guardava dritto negli occhi
" Molto" ammisi "molto più del dicibile" ..avrei dato tutto anche solo per poter avvertire per un perfettissimo istante le sue braccia stringermi forte
" E adesso?" ..ma ci faceva o ci era? Non poteva non accorgersi che lo amavo alla follia!
" Anche adesso sei importante. Tanto importante"
" E tu lo sei per me" ribattè convinto, gli occhi ancora fissi nei miei, ardenti di desiderio
" Per qualche motivo..lo avevo intuito" sussurrai a corto di fiato, sorridendogli con le guance rosse rosse
" Mmh..ma davvero?" mi afferrò la vita con una presa delicata ma decisa. Annuii soltanto, inerme tra le sue braccia.
" E da cosa lo avresti intuito?" continuò, il mio pancione ci impediva di far combaciare completamente i nostri corpi
" Da questo?" si chinò su di me, solleticandomi il collo con le labbra
" O da questo?" risalì lasciandomi una scia di baci, fino a raggiungere il mento, e poi la bocca.
Fu un bacio dolce e fugace, ma mi fece vibrare lo stesso ogni terminazione nervosa. Dio, mi sentivo come se fossi diventata di gelatina...
" Soprattutto da questo" sussurrai, prendendogli le mani tra le mie e portandole all'altezza del mio pancione.
Ethan mi regalò il più bello dei sorrisi, confermandomi in quel modo di aver fatto centro. Le sue carezze in quella particolare parte del corpo, mi avevano fatto capire quanto lui tenesse a me più di ogni altra cosa.
" E' stato bravo Harry stamattina?" domandò, senza smettere di accarezzare, spupazzare e baciare teneramente il pancione
" Chi scusa?" domandai divertita
" Devi seriamente cominciare a pensare a un nome per tuo figlio, Em" sostenne, con un tono più serio. Sapevo bene che avesse ragione.
" Ti piace Harry?" ancora quel sorriso impertinente e quel luccichio negli occhi
" Io credo che gli starebbe bene, lo sai? Spero proprio che prenda tutto di te e niente di quel cretino patentato.
Sarebbe bello se avesse gli stessi tuoi occhi, le tue sopracciglia, il tuo naso, le tue labbra, il tuo mento, le tue dita, i tuoi capelli.." 
Non potevo resistere a tanta dolcezza, no..non potevo, non ci riuscivo. Santissimo Ethan Harrow!
" Tra poco lo scopriremo come saranno i suoi occhi" di colpo, realizzai, e a quel punto non riuscii a evitare di agitarmi per il parto.
Lui se ne accorse all'istante "che c'è? che stai pensando?" domandò, le sopracciglia aggrottate e tanta dolcezza nella voce, le mani a carezzarmi una guancia
" Ho sentito dire in giro che il parto in sè per sè non è esattamente uno dei momenti più felici della vita di una donna" commentai ironica
" Non migliorebbe nemmeno se il qui presente Ethan Harrow ti tenesse compagnia stringendoti la mano e rassicurandoti?" 
" Non diamoci troppe aria adesso, signor qui presente!" lo presi in giro, di nuovo rilassata, e lui mi guardò con un cipiglio alzato. Dio, l'avrei baciato fino a consumarlo tutto.
" Non hai risposto alla mia domanda, piccola" mi provocò a sua volta, facendosi ancora più vicino di quanto non fosse.
Alzai gli occhi al cielo " Sì, migliorebbe..ma penso proprio che come ogni comune mortale finirai per scappare a gambe levate non appena mi si apriranno le acque"
" Invece io voglio starti accanto" insistette, cocciuto come un mulo, e tenerissimo
" Aspetterai me e Harry all'uscita della sala operatoria, ma andrà bene lo stesso" sì, mi sarebbe andata più che bene se le cose fossero andate così.
" Chi scusa?" mi riprese, il sorriso che gli andava da un orecchio all'altro
" Stavo provando come suonava" mi giustificai, rendendomi conto di aver chiamato il bambino con lo stesso nome con il quale lui lo aveva chiamato poco prima
" Io dico che vedrò Harry ancora prima di te. Scommettiamo?" mi sfidò, aveva tutta l'aria di essere uno felice
" Cosa?" domandai, mal fingendo disinteresse 
" Una valanga di baci" propose, audace come al solito
" Quelli li vinceresti ogni volta che sorridi" mi lasciai scappare, e prima che potessi arrossire o farneticare qualcos'altro, mi attirò a sè, si mise seduto e mi fece spazio tra le sue ginocchia.
Ero sicura di pesare un po' troppo, ma a lui pareva non fare nè caldo, nè freddo. Si limitò ad avvolgermi le braccia intorno al corpo e baciarmi sulle labbra con tenera passione.
" Pensiamo dopo alla scommessa" disse tra un bacio e l'altro
" E anche al pranzo?" ..non era la prima volta che finivamo per saltarlo, per un motivo o per un altro
" No quello no, altrimenti Harry brontola" e mi baciò di nuovo, a lungo, in perfetto contrasto con quelle parole
" Penso che brontoli di più il tuo stomaco" lo presi in giro, poggiandogli le mani sul petto per mettere fine a quei baci, ovviamente controvoglia.
Era un mangione..divorava qualunque cosa gli capitasse a tiro. E nemmeno io scherzavo sotto quel punto di vista.
" Tu sei perfetta per me" e così, con quattro parole, fece fare capriole al mio cuore.
Dopo aver pranzato, trascorremmo il pomeriggio a studiare, e a baciarci. Forse più a baciarci che a studiare, e Dio..fu una bellissima giornata.

Circa quarantotto ore dopo, il venerdì sera, aspettavo che Ricky passasse a prendermi.
Avevamo un appuntamento, ma l'unica ragione per la quale avevo accettato di vederlo andava attribuito al fatto che volessi mettere in chiaro le cose tra di noi, e quella volta in modo definitivo. Qualche giorno prima lui mi aveva detto che avrebbe atteso fino al venerdì sussessivo per una risposta alla sua proposta, e anche se avevo deciso che avrei detto di no praticamente all'istante, gli avevo promesso che ci avrei pensato su, e lo avevo fatto in quei due giorni, ci avevo pensato davvero, finendo soltanto per trovare conferma alla decisione che avevo già preso.
A nulla erano valsi i suoi tentativi di sciogliermi il cuore con gesti eclatanti come il mazzo di rose, lo striscione che avevo trovato appeso alla finestra di quello che era stato il nostro appartamento, la seconda e la terza colazione che mi aveva fatto recapitare a casa, e persino il vestito scintillante e attillatissimo con tanto di pochette che mi ero ritrovata a ritirare dalle mani di uno stupito fattorino.
Era bello quel vestito, non potevo negarlo, e nel bigliettino allegato c'era scritto che gli sarebbe piaciuto se lo avessi indossato quando ci fossimo incontrati per decidere della nostra sorte..ma non avrei potuto farlo nemmeno volendo. Mi ero accorta che non mi sarebbe entrato senza nemmeno provare a misurarlo..dubitavo fortemente che mi sarebbe entrato persino se non fossi stata incinta.
Ma dove ce l'aveva la testa? Cos'è..si era addirittura dimenticato che aspettassi un bambino?
Che non lo mai aveva considerato più di tanto era un dato di fatto, ma addirittura comprarmi un vestito del genere, spudoratamente corto e stretto per quelle che erano le mie forme in quei mesi particolari...non capivo, non capivo proprio come avesse fatto a fare una cazzata del genere. Non me l'ero presa per l'abito in sè per sè, che tra l'altro doveva pure essergli costato una piccola fortuna, quanto per il fatto che aveva dimostrato pur se non intenzionalmente, il suo totale disinteresse nei confronti della creatura che mi portavo dentro.
Eravamo alle solite, non era cambiato nulla: era tornato promettendomi un futuro insieme in Germania, come una famiglia, ma continuava a volere me e basta, e quel vestito così sexy ne era la dimostrazione più eclatante. Che si era messo in testa? Che voleva davvero, da me? Per la prima volta in quasi sette mesi, pensai che nella sua testa si fosse innescato un meccanismo malato che avrebbe potuto portarlo a dire,  e a promettere anche le cose più assurde, quelle che pensava che io volessi sentire, pur di non perdermi, o meglio ancora, pur di non permettere a Ethan di starmi accanto.
Forse non si rendeva conto che io desideravo esattamente quello, o forse se ne rendeva conto troppo bene.
In ogni caso, avevo risposto il vestito nella scatola e mi ero rimpromessa di riportarglielo, spiegandogli le mie motivazioni e pregandolo di riportarlo al negozio e magari scambiarlo con qualcosa che avrebbe preso per se: non sarebbero stati i suoi regali a farmi vacillare. Poco ma sicuro, sapevo ciò che volevo, e non ero disposta a rinunciare al ragazzo che mi aveva rubato cuore e anima a soli sedici anni nel modo più puro possibile, senza nemmeno sfiorarmi fisicamente, travolgendomi solo emotivamente.
Io..non sarei mai più riuscita a provare lo stesso per qualcun'altro, e con Ricky..sì, ero stata bene, avevo trovato la mia stabilità, ma avevo scoperto che mi piaceva molto di più quel senso di vertigine permanente che avevo sentito per la primissima volta quando Ethan mi aveva stretto forte a sè.
Avevo realizzato di essermi accontentata, in un certo senso, della tranquillità e della dolcezza che mi aveva offerto Ricky, perchè ancora non sapevo cosa significasse voler scomparire tra le  braccia di qualcuno...a sedici anni, lo avevo immaginato, lo avevo disperatamente agognato, ma non mi ero mai potuta confrontare con la realtà. E invece, dopo aver provato sulla mia pelle cosa vuol dire annegare in un paio di occhi, rischiare di svenire per un certo sorriso, e tremare tutta dal desiderio di essere di qualcuno nel senso più carnale del termine, non ero disposta ad accontentarmi di niente di meno.
Volevo Ethan e basta, e la cosa più bella, incredibile, meravigliosa, e figa di tutte, era che anche lui mi voleva.
E avevo capito che non c'era storia quando mentre tenevo lo sguardo fisso sullo striscione che Ricky mi aveva dedicato, e mi era arrivato un banalissimo messaggio da parte sua,  io mi ero ritrovata a sorridere come una deficiente al cellulare, non alla dichiarazione d'amore.
'Rossa o blu?' era quello il contenuto del messaggio al quale Ethan aveva allegato una foto di una macchina in miniatura che aveva intenzione di comprare per il compleanno di un cuginetto.
Io gli avevo risposto semplicemente 'rossa' con il cuore a mille, molto più presa dal giocattolo che dallo striscione sopra la mia testa, e lui un attimo dopo mi aveva scritto 'approvato'. Il giorno dopo l'avevamo incartata insieme, e aveva addirittura insistito perchè lo accompagnassi alla festa...mi aveva detto che non vedeva la sua famiglia da un po', che aveva trascorso insieme a loro il giorno di Natale, e che era stato invitato al compleanno, ma che non aveva molta voglia di prendervi parte. Sapevo che la rottura della band e il suo isolarsi dal resto del mondo rifugiandosi all'Old London, avesse influito anche nel rapporto con la sua famiglia, e mi dispiaceva un sacco, anche se mi pareva che da Natale a maggio le cose fossero migliorate parecchio..almeno il rapporto con sua madre era tornato quello di una volta, e lui diceva che era merito mio, anche se sinceramente non capivo perchè.
Comunque non lo avevo accompagnato alla festa..visto il pancione piuttosto evidente, mi sarei sentita un po' in imbarazzo, e avrei messo anche lui in una scomoda posizione..anche se ero più che sicura che sua madre, e tutta la famiglia, magari gentilmente informati anche da zia Meg, sapessero tutto di me.
Mi stavo ancora crogiolando nel momento in cui Ethan mi aveva chiamato alla fine della festa, e mi aveva tenuto al telefono per ore, raccontandomi di quanto suo cugino avesse apprezzato il suo regalo, e lo avesse costretto a giocare con lui per tutto il tempo, parlandogli di qualunque cosa gli passasse per la testa con la spontaneità tipica di un bambino, e impicciandosi dei fatti suoi, chiedendogli persino se avesse una ragazza da portare in auto come credeva di poter fare lui con una sua amichetta speciale. E con un filo di voce, Ethan mi aveva detto di avergli risposto di sì: anche lui ce l'aveva un'amichetta speciale.
Stavo ancora pensando a quelle parole che mi avevano fatto sciogliere il cuore più di qualunque altra cosa che a giorni Ricky sarebbe arrivato a scrivere persino dei muri, quando il mio ex ragazzo arrivò, e uscimmo insieme come gli avevo promesso.
Durante il viaggio in macchina gli spiegai del vestito, e pur restandoci un po' male, alla fine lui acconsentì a portarlo indietro; poi, non appena giungemmo al ristorante e prendemmo posto, non riuscii più a reggere quelle conversazioni che avevano il solo scopo di farci perdere tempo, e gli dissi chiaramente che non sarei partita con lui.
" Sei sicura? Ci hai pensato bene?" lo sguardo di colpo vitreo, e il tono più voce freddo, spaventato, minaccioso..non sapevo definirlo nemmeno io
" Ci ho pensato..e la mia risposta è no" ribadii, convinta
" Non vuoi venire con me?" "no" sussurrai, consapevole del fatto che non sarei mai riuscita a staccarmi da lui sul serio
" Aspetto tuo figlio e ovviamente tu avrai tutti i diritti su di lui...ma non su di me" chiarii..non che non gli volessi più bene, per me era stato importante, e tanto anche, però amavo un'altra persona..il mio cuore era sempre appartenuto a Ethan Harrow, ed ero io ad averlo capito troppo tardi. Era il destino ad averci tenuti lontani per troppo tempo, ma noi eravamo fatti l'uno per l'altra. A sedici anni lo avevo già intuito, poi avevo fatto l'ipossibile per dimenticarmene, e pensavo pure di esserci riuscita, ma mi erano bastati quegli occhi così belli e così rari, e quel sorriso così maledettamente dolce e impertinente, a confondere pericolosamente la carte in tavola.
" Non mi interessa di questo bambino,ok? Io voglio solo sapere se tu mi ami" sputò quasi con rabbia, accorgendosi un istante dopo della potenza e del significato delle proprie parole.
Avevo avuto ragione io: non aveva mai voluto il bambino, voleva me e basta, me a tutti i costi, quasi come se fosse diventata una malattia, ed era disposto a chissà quali follie per avermi, per possedermi. Lui mi amava, di quello ne ero sicura, ma non era più un amore sano, e prima o poi avrebbe potuto finire per sfogarsi di tutti i sacrifici e le stupidaggini che aveva fatto per tenermi con sè, proprio su Harry.
Già, Harry mi pareva proprio un bel nome per mio figlio.
" Scusami Ricky, io non avevo previsto nulla di tutto questo..ma no, non ti amo"
" Non sei mai riuscita a dimenticarlo sul serio quell'uccellino canterino da quattro soldi, vero?" alzò il tono di voce, facendosi sentire dal resto del locale
" Lui ti ha rubato il cuore quando eri ancora una ragazzina, e ci hai provato, hai provato ad accontentarti di un ragazzo normale come me durante questi due anni, perchè dello sfigato non si sentiva più nemmeno parlare..poi, di punto in bianco lo incontri (e  ho finalmente capito dove vi siate visti per tutto questo tempo!) e scopri di non aver mai smesso di amarlo, non è così?
Non te lo hanno insegnato gli stupidi libri d'amore che ti leggi la sera, che la tecnica del 'chiodo scaccia chiodo' non funziona mai?
Eh? Rispondimi! Non te lo hanno insegnato?...che stronza.."
" Non ho mai voluto prenderti in giro, e lo sai anche tu, ma se adesso vuoi far finta di non crederci, sei libero di farlo"
"Fai buon viaggio, ok?" dissi soltanto, a testa alta, afferrando la giaccia e scappando da quel posto e da lui. Mai come allora, ero sicurissima di aver fatto la scelta giusta. Non avevamo più nulla da dirci.



BUONSALVEEEE!!!
Eccomi ritornata :DDD
Gli esami sono fniti, e anche per me è ufficialmente iniziata l'estate...che bellezza, non vedevo l'ora :DDDD
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi anticipo già che tra una mezzoretta al massimo, andando a curiosare sul mio profilo, troverete una nuova storia ;)
Poi volevo dirvi anche un'altra cosa: ho aperto un profilo instagram per condividere le frasi e le citazioni tratte da questa storia, e dalla nuova..quelle che ritengo siano più belle. Perciò, se anche voi amate come me Emma e Ethan, seguitemiiiiiiii :) Mi chiamo 'eppyeppy96' :DDD
Grazie come sempre per il vostro sostegno, un bacione, e a prestooooooo <3<3<3









































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Capitolo 31
*** Capitolo trenta ***


ETHAN


Il weekend del ventisette e ventotto maggio, è uno di quelli che resteranno impressi a lungo nella mia memoria.

Quel sabato mattina le presi di santa ragione..la mia unica e irrevocabile colpa?  Essermi innamorato di lei, averle sconvolto la vita e travolto il cuore.

Quando Emma oltrepassò la soglia dell'Old London, persino lo stordimento e quel senso di nausea e malessere che avevo provato fino a quel momento, lasciarono il posto a un sospiro di puro piacere.
Dio, era bellissima! Per qualche strana e irrazionale ragione, i suoi occhi nocciola risaltavano sul viso appena colorito dal tiepido sole primaverile; le labbra erano piegate in un dolce e spontaneo sorriso, i capelli le ricadevano lunghi e naturalmente mossi sulle spalle, fermati sulla testa da un paio di occhiali da sole dalla montatura colorata, che avevamo acquistato insieme a Soho soltanto qualche settimana prima.
Il top che indossava era quasi dello stesso colore degli occhiali, un modello piuttosto aderente che accarezzava tutte le sue forme, lasciandole un filino di pancia scoperta. E poi portava i pantaloni corti, le immancabili converse e una borsa a tracolla, molto probabilmente piena di libri. 
Se non fosse stato per il pancione, meravigliosamente evidente, le avrei dato davvero sedici anni; perchè aveva tutta l'aria di una ragazzina appena sbocciata, e forse persino innamorata, e il fatto che fosse pure in dolce attesa, la rendeva ai miei occhi l'immagine della giovinezza, della freschezza, della primavera, della persona che avrei voluto al mio fianco per il resto della vita.
Mi persi talmente tanto in lei, che non mi accorsi nemmeno del fatto che mi avesse raggiunto, e che il suo viso fosse pericolosamente vicino al mio. Pericolosamente perchè, tempo due miseri istanti, e si sarebbe accorta di tutto, di tutto quello che io avevo temporaneamente rimosso dalla memoria semplicemente per guardarla entrare.
" Non è niente" sussurrai a bassa voce, notando i suoi occhi sbarrati
" Non credo proprio" obiettò, prendendomi il viso tra le mani per poter osservare meglio il livido che sapevo di avere, e le lievi ferite
" Non preoccuparti Em..va tutto bene" sussurrai ancora, lo sguardo fisso nel suo
" Ma che è successo?" domandò lei visibilmente preoccupata, era chinata su di me i suoi lunghi capelli mi solleticavano la gola
" Sono caduto" bugia
" Dove? Quando? Ti sei medicato?" ormai avevo imparato a conoscerla e avevo capito che quando era agitata faceva domande a raffica
" Non mi sono medicato, non credo ce ne sia bisogno" risposi volutamente soltanto all'ultima della serie, ma lei sembrò non farci caso
" Questo è quello che credi tu, superman" mi apostrofò, e io non riuscii a trattenere un sorriso, nonostante il labbro spaccato a metà
" Come mi hai chiamato?" domandai, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie ginocchia
" Superman" disse soltanto, gli occhi nei miei, e il suo pancione a contatto con il mio petto
" Aspetta un secondo...ma il resto del corpo, sei tutto intero? Non ti fa male nulla?" fece per alzarsi pensando di essermi di peso, ma io la bloccai e le presi entrambe le mani tra le mie
" E' tutto apposto, ma se vuoi controllare.." la provocai, impertinente come al solito
Emma arrossì di botto, e il mio sorriso si allargò ancora di più. Dio, che cosa le avrei fatto se non avessi temuto di fare del male al bambino!
Non me fregava niente se quell'imbecille sarebbe venuto a menarmi di nuovo.
" Questa è già la terza volta che mi tocca fare l'infermiera..non ti pare di star esagerando?" se ne uscì, tentando di cambiare argomento.
In un baleno immagini di me, imbranato come un non so cosa, che cadevo dalla scala sporcandomi di pittura il giorno dopo esseci conosciuti, e di lei che mi ripuliva dolcemente il viso con un fazzoletto stando ben attenta a non guardarmi negli occhi, attraversarono la mia mente. E poi rividi quell'auto che mi investiva senza che me ne rendessi nemmeno conto, troppo occupato a pensare a lei e al casino che stava vivendo con Ricky; rividi me sulla sedia a rotelle e lei intenta a spingermi dietro, mentre esploravamo insieme i quartieri e le zone più belle, affascinanti, trafficate, famose, ignote, deserte e isolate di Londra....quante ne avevamo passate in quei mesi, e quante ero disposto a viverne ancora, pur di averla accanto.
L'idiota non sarebbe riuscito a portarmela via..da quando avevo incontrato Emma, i miei occhi non erano riusciti a vedere altri che lei, le mie orecchie non erano riuscite a sentire altro che la sua voce, il suono della sua risata, persino il suo pianto disperato o silenzioso, e i suoi sussurri; le mie labbra non avevano desiderato altro che le sue; le mie mani non avevano voluto altro che plasmare il suo corpo, e dopo due anni in cui avevo rifiutato tutto, qualsiasi tipo di esperienza ed emozione, rinchiudendomi all'Old London, mi ero ritrovato a volere tutto da capo.
Non mi ero innamorato di Emma perchè era arrivata proprio lei a sconvolgere la mia partita con la vita quando pensavo di aver già perso, al contrario, ero fermamente convinto che nessun altro sarebbe stato in grado di venirmi a scovare in quel posto, quindi non era stato affatto un caso che ci fosse riuscita proprio lei, e senza il minimo sforzo. 
Forse esisteva un destino già scritto, e persino la tesi, la ricerca di libri vecchi e inconsultati, il consiglio del bidello di recarsi all'Old London, facevano tutti parte dello stesso disegno, dello stesso grandioso progetto il cui obiettivo era stato farci trovare.

Da quel momento in poi però, avevamo fatto tutto da soli; da quel momento in poi era stata una nostra, forse inevitabile scelta, quella di non separarci più; da quel momento in poi, era toccato a noi scrivere il resto della storia. E io volevo che lei fosse presente in tutte le pagine del libro della mia vita, lei, il piccolo Harry, e chissà, magari anche qualche diavoletto o diavoletta.
Il fatto che fosse incinta di un altro non mi aveva fermato, e anche se mi rendevo conto di essermene scelta una parecchio incasinata, ero pronto a combattere la sfida, e a vincerla, se questo avrebbe significato vivere del suo sorriso, della luce nei suoi occhi, della sua parlantina, della sua dolcezza, e dei suoi baci, per il resto dei miei giorni.
Tornai alla realtà soltanto quando avvertii il solito fazzoletto bagnato all'altezza dell'ematoma che avevo sulla guancia, e poi sull'occhio cerchiato di viola. 
In un gesto spontaneo, le cinsi la vita con le braccia, tenendola stretta contro di me; lei mi sussurrò di chiudere gli occhi e rilassarmi, continuando a medicarmi con calma, e di tutta risposta, mi ritrovai a scoprirle delicatamente la pancia e disegnare e scrivere parole a caso su di essa, riuscendo a rilassarmi davvero, nonostante il bruciore che avvertivo sul viso.
Emma mi lasciò fare, e probabilmente senza rendersene del tutto conto, emise diversi sospiri di piacere.
Non mi azzarrdai a chiederle dell'incontro della sera precedente con Ricky, altrimenti avrei potuto alimentare altre domande, e non volevo, non volevo che si sentisse persino responsabile di ciò che mi era successo. Non era colpa sua. E poi, data la reazione del ragazzo, potevo immaginare da solo come fossero andate le cose.
Impiegò decisamente di più  del dovuto a medicarmi il viso, e mi sentii i suoi occhi addosso per tutto il tempo: non dovevo essere un bello spettacolo con un occhio nero, una guancia tumefatta e il labbro spaccato, ma chissà perchè, lei mi guardava come se fossi ancora l'ottava meraviglia del mondo. Sembrava essersi incantata a vedere uno che avrebbe potuto fare anche impressione o ribrezzo in quelle condizioni, e io mi ritrovai a stringerla sempre di più.
" Ti fa male?" domandò, percorrendo con il polpastrello il sopracciglio tinto di viola, scendendo giù sulla guancia, per poi soffermarsi sulle labbra
" Un po'" ammisi, mentre il suo dito percorreva il contorno della mia bocca, fermandosi sul taglio e carezzandolo piano.
Di nuovo mi resi conto quanto fossero cambiate le cose tra di noi da quel pomeriggio di fine settembre: allora aveva persino timore di guardarmi negli occhi, ed era impacciata nei movimenti, e rossa in viso...e invece adesso percorreva le mie labbra con il pollice, lasciando che glielo scaldassi con il mio fiato, e non smise di accarezzarmi le labbra nemmeno quando io le baciai e le mordicchiai piano il dito.
" Sei sicuro di essere caduto? E'..è strano che non ti sia fatto nulla sul resto del corpo" si insospettì, senza smettere di torturarmi così dolcemente.
Dovevo approfittarne, volevo dannatamente approfittarne di quel momento.
" Magari quando livido da qualche parte potrebbe esserci..forse sarebbe meglio controllare..magari sulla spalla" ritrattai, prendendole una mano e posandola sul lembo della mia maglietta
" Vuoi-vuoi che te la sfili?" domandò, aspettando una mia risposta, e quando l'ottenne, sollevò l'indumento, e stando ben attenta a non farmi male, me la sfilò dalla testa.
A quel punto si appoggiò alle mie spalle nude, chinandosi prima su una e poi sull'altra di esse per controllare che non ci fossero lesioni; avvertivo il suo tocco bollente sulla pelle, e rischiavo seriamente di perdere la testa.
Ci eravamo già trovati in quelle condizioni poche sere prima a casa sua, anzi, forse persino peggio di così, dato che lei indossava soltanto un accappatoio che le stava un po' piccolo, ma ogni volta che succedeva, ogni volta che ci ritrovavamo a un passo dal saltarci addosso, provavo un'adrenalina e..una felicità inspiegabili.
" Mettiamola così Harrow" sussurrò, gli occhi fissi nei miei
" Chiunque ti abbia fatto 'cadere', si è accanito soltanto sul tuo viso"..maledizione: aveva capito.
Non le diedi il tempo di formulare altri pensieri, e mi avventai sulle sue labbra, che si schiusero immediatamente non appena le sfiorai con le mie. Ci scambiammo un bacio lungo e appassionato, che terminò soltanto quando Emma si scostò bruscamente, preoccupata per le condizioni del mio labbro spaccato a metà.
" Non ti preoccupare...le tua bocca sulla mia è la miglior cura che potessi sperare di ottenere" confessai, e lei riprese a baciarmi, più dolcemente, ma anche più intensamente, torturandomi la nuca, seduta a cavalcioni su di me, mentre le mie mani alternavano carezze alla schiena, alla pancia, alle gambe scoperte dai pantaloncini.
" Perdonami Ethan, perdonami" sussurrò sulle mie labbra, tra un bacio e l'altro
" Lo so che è stato lui a conciarti così..non pensavo potesse diventare violento.
Ieri gli ho detto che non lo seguirò in Germania, e l'ha presa male..ma non pensavo venisse a cercare te. Perdonami, ti prego"
" Io...io non devo perdonarti proprio niente...Dio santo Emma..non capisci che ne prenderei altre mille di sberle e spintoni, pur di stare con te? In quale lingua te lo devo spiegare?"
Aveva  intuito che era stato Ricky a menarmi senza che glielo dicessi in alcun modo, ma ancora non realizzava che l'amavo più della mia stessa vita. Un giorno o l'altro glielo avrei urlato nelle orecchie.
" Ma non è giusto. Non è giusto che tu subisca le conseguenze delle mie azioni, e non cambierò idea nemmeno se me lo spieghi in mandarino arcaico!"
Sorrisi, quasi divertito, e lei fece lo stesso, forse di riflesso. "Dubito che capiresti, se te lo spiegassi in mandarino arcaico" la presi in giro
" Io dubito che sapresti spiegarmelo" constatò, le braccia legate al mio collo, e il viso proprio di fronte al mio
" Ashabalalama dubilà" cercai di sembrare serio "mu fala dolàbi" e lei scoppiò a ridere "eh?"
" Baciami" sussurrai, scendendo con le mani sul suo fondoschiena e spingendomela contro il più possibile
" Non credo sia questa la traduzione esatta" obiettò, un sussurro 
" Ritenta. Sarai più fortunato" disse subito dopo, posando delicatamente le labbra all'altezza della mia guancia e sorridendomi sulla pelle.
Dio, e quanto l'amavo..ero pazzo di lei, e la volevo, avrei potuto vivere così, con lei spalmata addosso, per il resto dei miei giorni.
" Voglio fare l'amore con te" non pensavo di dirlo sul serio, e per un attimo mancò il respiro a entrambi.
Avvertii il mio battito e il suo rincorrersi nell'aria, e avvertii un giramento di testa talmente forte che rischiai di svenire, per quanta voglia avevo di sentirmela dentro. Emma restò a fissarmi con le labbra dischiuse, incantata e tremante tra le mie braccia, senza dire nulla, guardandomi soltanto in un modo, che attivò ogni terminazione nervosa del mio corpo. Mi voleva anche lei.
" Credi che come traduzione possa andare?" la provocai, con la voce roca e il cuore in fiamme
" Non possiamo farlo, e non hai idea quanto mi dispiaccia. Ce lo farei l'amore con te, anche adesso" sussurrò, un attimo prima di posare le labbra sulle mie lambendole in una infinita serie di dolci baci.
Dolci perchè se così non fossero stati, non saremmo più riusciti a controllarci, e non potevamo permettercelo.
Ci baciammo a lungo, senza fretta e senza pudore, assaporandoci a vicenda con calma, tanto che quando ci staccammo, ritrovai il mio sangue sul suo labbro. E rimpredemmo da dove avevamo interrotto, incuranti di tutto il resto, muovendo la bocca all'unisono, accarezzandoci con la lingua, e con le mani.
" Oh Ethan!" gemette lasciavamente sulla mia bocca
" Non ti preoccupare per me..non sono mai stato meglio di così" la rassicurai, baciandola ancora per ore e ore.


EMMA

" Io e te dobbiamo fare una chiacchierata" 
Trovai Ricky seduto per terra, sul pianettolo di quello che era stato il nostro appartamento.
"Ma come hai potuto? Che diamine ti è saltato in mente? Sei per caso impazzito, eh?"
Con quale faccia tosta si presentava ancora davanti casa? ..Io non volevo più averlo intorno, non volevo nemmeno vederlo, non mi fidavo più di lui, dopo quello che aveva fatto a Ethan.
" Parliamone dentro" ritentò, il tono di voce forzatamente pacato, e le sue dita inevitabilemente strette sul mio avambraccio
" No!" mi divincolai "vattene" alzai un po' il tono, impaurita, indifesa, quasi..terrorizzata
Lui aumentò la presa, e mi alzò il mento con due dita, costringendomi a guardarlo negli occhi. Tremai, trattenendo le lacrime.
" Ei..ma che ti prende? Hai-hai addirittura paura di me adesso?" domandò, e lessi delusione e sconcerto nei suoi occhi
" Sono arrabbiato per come è finita ieri, e intendo parlarne..ma non voglio farti del male" provò a rassicurarmi, senza riuscirci
" Come puoi pensare una cosa simile Emma? Io ti amo!".. se si fosse azzardato ancora una volta a dirmi che mi amava, gli avrei mollato un ceffone.
Non era amore quello. Dire 'ti amo' con una frequenza più alta di un'onda elettromagnetica, non equivaleva ad amare sul serio. 
Me lo aveva ripetuto il giorno in cui mi aveva chiesto una pausa per riflettere sulla gravidanza, me lo aveva detto quando era partito per Amburgo, me lo aveva ripetuto al telefono tante di quelle volte, e me lo aveva detto di nuovo quando era tornato, e nel bigliettino dei  fiori, nello striscione, e ogni volta che ci eravamo incontrati..ma il suo non era amore, o perlomeno non era un amore sano, l'amore per cui io avrei dato tutta me stessa. Era piuttosto desiderio di possedermi, brama di avere la meglio su Ethan, che invece, nonostante non me lo avesse mai detto in quel modo tanto diretto, me lo stava dimostrando tutti i giorni, tutti i minuti.
" Non voglio farti del male" ripetè, il tono di voce più rilassato, lo sguardo più dolce
" E perchè a lui sì?" non mi avrebbe addindolato ancora con le sue chiacchiere.
Ricky sbuffò. "Perchè la sua presenza su questo pianeta mi urta parecchio"
Non sapevo se ridere di quella risposta, o restituire il favore che aveva fatto a Ethan. "Ti urta parecchio?"
" E ti sembra una giustificazione valida per averlo menato?" ma mi prendeva in giro?
" Anche io non sopporto delle persone, è normale..ma non vado mica in giro a picchiarle!" "Forse non lo fai, perchè quelle persone non ti hanno rubato la cosa più preziosa che avessi!"
Esatto, aveva centrato il punto: una cosa, per lui ero una maledettissima cosa, preziosa certo, ma pur sempre una cosa, un oggetto che voleva a tutti i costi.
Ero certa che in passato mi avesse amato sul serio, ma da quando avevo incontrato Ethan, quel sentimento si era trasformato prima in una gelosia malata, e poi, nella folle voglia di possesso. Ecco perchè non gli era mai importato del bambino: lui voleva semplicemene assicurarsi di avere l'esclusiva su di me, forse perchè credeva di avermi 'vista' prima e amata prima, ed effettivamente poteva essere vero, ma ciò non faceva altro che confermare la mia teoria sul suo desiderio morboso e deleterio.
" Potevi fargli male sul serio!" urlai, liberandomi dalla sua presa con uno strattone
" Era quello che volevo!..Almeno in quel caso avresti avuto un motivo valido per correre al suo capezzale " disse sprezzante
" Io non ti riconosco più" "Chi sei? Che ne hai fatto di Ricky?" 
" E tu? Tu che ne hai fatto dei sentimenti che dicevi di provare per me?" mi afferrò di nuovo il polso, spingendomi contro di sè..e dire che lo avevo sempre considerato un tipo pacato!
" Mi devi delle spiegazioni Emma." il tono duro, gli occhi ancora più scuri del solito. Rabbrividii di nuovo. Volevo Ethan, volevo solo lui.
" Io ti devo delle spiegazioni? Sei tu che te la sei data a gambe non appena hai saputo che ero incinta"
" Ma poi sono tornato, e tu mi hai rifiutato" si impuntò "dove vuoi arrivare?"
" Se Harrow non esistesse, tutti i miei problemi sarebbero risolti!"
Quelle parole mi sconvolsero al punto tale da permettergli di prendermi le chiavi di mano, e trascinarmi dentro.
 Ero inerme, mi stavo facendo sotto dalla paura, ma non volevo che lui lo capisse. Dopo quello che aveva fatto a Ethan.. sì, ero terrorizzata.
" Cosa?" ...ma mi tenevo ancora stretta l'illusione di aver capito male
" E' tutta colpa sua..se lui non ci fosse, se lui non interferisse, potremmo essere felici io e te" ruggì furioso
Che significava? Che voleva? Perchè non poteva lasciarci in pace e basta?
" Ma lui c'è..devi fartene una ragione Ricky! E devi imparare ad affrontare i tuoi problemi in modo diverso" feci il possibile per mostrarmi determinata e calma, ma le sue intenzioni mi spaventavano 
"La soluzione è più facile di quanto immagini..."mi seguì in cucina, mi bloccò tra il tavolo e il suo corpo, e io mi maledissi per essere stata così stupida da aver perso il controllo per un attimo, e avergli permesso di portarmi dentro. Mi sentivo soffocare.
Non avrei mai immaginato che Ricky potesse rivelarsi così...lui non era così quando lo avevo conosciuto. Era un ragazzo serio, tranquillo, responsabile; non il pazzo che mi stava minacciando di chissà cosa.
Era chiaramente intervenuto un meccanismo perverso nella sua mente, e stupida io a non essermene resa conto prima! Forse avrei potuto addirittura aiutarlo...
Non voleva il bambino, e forse non lo avrebbe mai voluto..ma voleva me, mi voleva in modo malato, e pur di avermi, era disposto a tutto. Doveva essere impazzito durante la sua permanenza in Germania..forse aveva visto le mie foto con Ethan pubblicate sui giornali, o forse aveva parlato con qualcuno che ci aveva visto qui a Londra, fatto sta che era tornato con la scusa del bambino, che adesso gli faceva addirittura comodo, per portarmi via dall'amore della mia vita.
Ok, mi dispiaceva che pensasse che lo avessi preso in giro, perchè così non era stato, perchè non avrei mai immaginato di imbattermi nella mia cotta adolescenziale a ventidue anni, e rendermi conto che fosse stata molto di più di una cotta..ma non potevo farci niente. Io avevo scelto Ethan molto prima di scegliere lui, e ora sapevo per certo che non sarei mai riuscita ad amare nessuno come amavo lui.
Con Ricky ero stata bene, non potevo e non volevo nemmeno negarlo..ma dopo aver assaggiato il paradiso tra quelle braccia, che desideravo mi stringessero forte anche in quel momento, non riuscivo nemmeno a immaginare di poter essere felice altrove, con qualcun'altro.
" Non sei curiosa di sapere la soluzione?" furono quelle gelide parole a riportarmi alla realtà
" Che significa? Quale soluzione? Che vuoi fare?" 
" Parti con me o lo scoprirai presto" 
Mi si mozzò il respiro. No, no no no no! Non poteva essere vero..no..no...no..no
" Mi fai schifo!" urlai con tutta l'aria che avevo nei polmoni..non volevo crederci..no no no no..perfavore...no
" Com'è che si dice? 'Se ami qualcuno, lascialo libero'..giusto? Ecco..lascialo!
Se ci tieni davvero a lui, vai e spezzagli il cuore. Altrimenti gli spesso le ossa." 
Ricky mi lasciò con uno strattone, e quando sentii la porta sbattere, mi accasciai a terra, priva di forze, priva di fiato, priva di sensi, priva di vita. E piansi, versai tutte le lacrime che avevo in corpo.
Volevo che Ethan mi proteggesse da tutto quel casino, e invece, ero proprio io a dover proteggere lui. 



BUONSALVEEEE!!!

Come avrete certamente capito, le cose per Emma e Ethan si mettono male...
Con Ricky ormai non è più possibile nemmeno ragionare..e per farvi un'idea di quello che accadrà nel prossimo capitolo, potete leggere lo spoiler che vi lascerò qui sotto.
Vi anticipo che ci stiamo avvicinando alla fine della storia : conto di concluderla in cinque/sei capitoli.
Ma vi dico anche che non vi libererete così facilmente di me, dato che ne sto già scrivendo un'altra! Più tardi pubblicherò il secondo capitolo :))))
Intanto vi lascio la trama. Mi farebbe davvero piacere sapete cosa ne pensate ;))

' Cinque giorni' è il titolo del libro che Carlotta Laurenti, subito dopo essersi liberata dagli impegni universitari e aver conseguito una dignitosa laurea nel settore del giornalismo, decide di scrivere e pubblicare, coronando il sogno di una vita. Le trecentocinquantadue pagine scritte di suo pugno raccontano nei minimi dettagli la storia d'amore di Erica e Marco, sbocciata e appassita come ogni fiore che si rispetti, durante un'estate non ancora troppo lontana. E fin qui tutto regolare, se non fosse che la trama di 'Cinque giorni' rispecchi un po' troppo la sua personalissima e travolgente avventura estiva con Andrea.
E se il libro finesse nelle mani del vero protagonista maschile? E se Andrea, che si è costruito una vita altrove e con qualcun'altro, ricoscesse lo sfrontato ragazzino che è sempre stato, in quelle pagine apparentemente anonime? Cambierebbe qualcosa?

Grazie di cuore per tutto il supporto che mi date, davvero! <3<3<3
Ed ecco a voi lo spoiler:
**************
" Perfavore Ethan..ridammelo" la voce ridotta a un sussurro disperato, gli occhi rossi e gonfi
" Dimmi perchè te ne vai"
" Te l'ho già detto"
" Non è quello il motivo"
" Invece sì"
" Non ci credi nemmeno tu"
" Lasciami andare..è meglio così"
" No..non è meglio così. Io Emma...io.."
" Non lo dire" mi interruppe, per evitare di lasciarsi condizionare da quelle parole. Sapeva anche lei che l'avrebbero fatta vacillare. E quella era l'ulteriore conferma che anche lei mi amasse.

****************

Un bacione, e a prestooooooo!! Recensiteeeeeee <3<3<3<3<3
 
 
















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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


ETHAN

"Okay..allora vediamo se ho capito" esclamai, sforzandomi di restare serio di fronte a quella stronzata

" Mi hai detto che martedì, cioè dopodomani, partirai per Amburgo" ricapitolai, facendo finta di esseci cascato
" Con Ricky" aggiunse lei..ci sapeva fare: la testa volutamente abbassata e la voce appena udibile
" Giusto: con Ricky" concessi, chiedendomi il motivo di quella messa in scena.
" Quindi questa è l'ultima volta che ci vediamo" constatai, pensando che faceva male anche solo pronunciarle quelle parole, anche se non erano vere.
Non mi erano mai piaciuti gli addii, nemmeno quelli fasulli. Solo che proprio non capivo perchè Emma fosse arrivata quella domenica mattina con simili intenzioni.
Non ci ero cascato neanche per un attimo, non dopo i baci che ci eravamo scambiati il giorno prima. Ci eravamo chiaramente esposti, ed ero più che sicuro che lei provasse per me gli stessi sentimenti.
Accidenti! Mi aveva detto che voleva far l'amore con me, e lo aveva detto con certi occhi e certi sospiri...come pensava di indurmi a credere che stesse per lasciarmi?
Ero certo che dietro quella messa in scena ci fosse qualcosa..forse voleva semplicemente sentirmi ammettere e urlare a squarciagola che avevo perso la testa per lei. O forse si divertiva a provocarmi come io avevo fatto troppo spesso, o magari voleva farmi prendere un infarto per vendicarsi di tutti quelli che dovevo averle provocato io. Una volta mi aveva confessato che le bastava guardarmi per avere le vertigini, e io mi ero gasato tantissimo. Era bello sentirsi dire certe cose, ma il cuore raggiungeva l'iperventilazione solo perchè a dirle era lei.
Però dovevo ammettere che si era calata parecchio nella parte...e se non fossi stato sicuro al 100%  del nostro legame, avrei già dato di matto.
Restai spiazzato quando mi baciò. 
Non perchè fossi sorpreso del bacio in sè per sè, ce ne eravamo scambiati tantissimi negli ultimi giorni, da far girare la testa per quanto era stato bello..ma restai sorpreso più che altro per il modo in cui si avventò sulle mie labbra. Mi travolse peggio di come avrebbe fatto un uragano, si impossessò della mia bocca e la divorò con foga, fretta, disperazione. 
Non era un bacio come tutti gli altri, non aveva nulla di dolce e romantico..era soltanto egigente, vorace, passionale allo stato brado. Un bacio che non dimenticherò mai.
Risposi con lo stesso impeto e la stessa voglia di sentirla mia, perchè mi faceva letteralmente impazzire quando prendeva l'iniziativa così; però quando mi staccai per poter recuperare il respiro, iniziai a temere il peggio.
" Quanta prepotenza.." la provocai, senza fiato
E Emma si lanciò di nuovo sulle mie labbra, aggressiva come non lo era mai stata. La sua bocca tremava, mentre mi baciava prendendosi tutto di me. Pure le facoltà mentali. E l'anima.
Che diamine stava succedendo?
Va bene che quei baci erano il sogno di ogni uomo, ma non...c'era qualcosa che non andava, che la spaventata a morte e che la induceva ad aggrapparsi così disperatamente alle mie labbra. 
E io mi rifiutavo di credere ciò che mi stava ripetendo a monosillabi da quando era entrata. Non poteva essere vero.
Dio..ci stavo proprio facendo l'amore con quelle labbra. Nella mia vita non avevo baciato nessuno così, mai. Ma non ero nemmeno mai stato innamorato di qualcuno come lo ero di lei.
Quando riuscimmo a mettere fine a quel bacio così bello e così tremendo, le presi il viso tra le mani, e notai una sola, bollente e prepotentissima lacrima che le rigava la guancia.
Mi sentii come se qualcuno mi avesse preso a pugni il cuore, e il dolore si fosse diffuso in modo radiale in tutto il corpo, facendomi perdere l'orientamento, facendomi mancare l'aria.
Mi sentii soffocare..perderla per me equivaleva a morire.
" E'..è tutto vero?" lottai contro le mie stesse sensazioni, in attesa di una sua risposta che lei  mi aveva già dato tante volte e che mi ero rifiutato di credere.
Se fosse stato tutto uno scherzo..non mi avrebbe baciato in quel modo, e non avrebbe pianto. Certe emozioni non si possono fingere.
Fino a quando aveva tenuto la testa bassa, e aveva parlato a monosillabi, come se ogni parola le fosse costata uno sforzo immane, ero riuscito a riempirmi la testa di stronzate per non crederci. Ma dopo era precipato tutto, e stavo precipitando a picco anche io.
" Che senso avrebbe avuto scherzare su una cosa simile?" era a un passo dallo scoppiare..non l'avevo mai vista in quel modo. Nemmeno quando aveva scoperto di essere in dolce attesa, e lì era stata veramente disperata.
" Non lo so...nessuno, credo. Sono io che non voglio crederci"
Tremava tutta, e io non ci stavo capendo più niente. Solo che non potevo permettere che se ne andasse.
" Devo" deglutì,  abbassando lo sguardo "devo andare" sussurrò, voltandosi e avanzando verso la porta, con le spalle ricurve e i passi piccoli. 
Non era la ragazza che mi aveva insegnato a vivere di nuovo. E io la rivolevo indietro, a tutti i costi.
No, no, no, no, no, no, assolutamente no. Non poteva finire così.
La raggiunsi in un baleno, e le avvolsi il corpo con le braccia, bloccandola. Intrecciai le mie dita all'altezza della sua pancia, e mi spinsi contro di lei, tanto da far combaciare la sua schiena con il mio petto.
Emma si arrese, all'istante. Non oppose la minima resistenza a quell'abbraccio così carico di significato, e si lasciò andare con un sospiro, poggiando la testa sulla mia spalla.
Chiuse gli occhi, come se non volesse pensare più a niente, come se volesse dissolversi nelle mie braccia, fino a scomparire del tutto.
E per qualche minuto, protetta da quell'abbracciò così giusto, smise di tremare.
Sentii il suo battito riprendere vita, e le baciai piano il collo. Lei sospirò ancora, e afferrò alcune mie ciocche di capelli, stringendole forte tra le dita, per poi allentare la presa secondo dopo secondo. Come se si stesse costringendo a lasciarmi andare.
Ma io non glielo avrei permesso. Non riuscivo nemmeno a immaginare di vivere senza di lei. Mi ero affezionato, forse persino troppo, anche alla creatura che si portava dentro.
" E noi? Che ne sarà di noi?"
" Sai benissimo che aspetto un figlio da un altro" la udii appena, mentre la tenevo ancora stretta contro di me, e lei non si ribellava
" E tutto quello che c'è stato..che c'è?" continuai imperterrito
" Non dirmi che non significa niente perchè non ci credo. E neanche tu" ne ero certo come del fatto che mi chiamassi Ethan Harrow
" E' stato bellissimo" un sussurro carico di desiderio, teneva ancora gli occhi chiusi, si rifiutava di guardarmi
" Ma non può durare..non ha futuro" e io mi rifiutavo di crederle
Inerme com'era stretta tra le mie braccia, riuscii a farla voltare verso di me senza nessuna difficoltà. Incontrai i suoi occhi e ci lessi dentro solo tormenti, sempre più cupi, sempre più neri.
" Perchè?" domandai soltanto, reggendola perchè pensavo che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. E non sapevo chi di noi due stesse peggio in quel momento. Mi mancava l'aria per quanto mi faceva male vederci così.
" Non insistere Ethan, perfavore" "..non rendere tutto più difficile"
" E che dovrei fare allora, eh? Salutarti con un 'ciao, è stato bello conoscerti..e se saremo fortunati ci rincontreremo in un'altra vita!?"
Sbottai, gli occhi gonfi di lacrime, il cuore ridotto a pezza. Non potevo lasciarla andare. Non sarei mai riuscito a farmene una ragione...lei, lei era l'unica che avessi mai amato..nessuno era riuscito a ridurmi così.
Seguii il suo sguardo vacuo e capii che stava fissando il cellulare che si era accorta di aver lasciato sul tavolo. Guardava tutto ma non me, e in attimo, misi in scena una gran bella cazzata.
Afferrai il dispostivo prima che potesse farlo lei, e senza permettermi di pensarci due volte, altrimenti avrei desistito da quella folle idea,  me lo misi nei pantaloni.
Emma avvampò. Di certo non se lo aspettava, e mi pregò di ridarglielo.
" Non se ne parla. Non finchè non mi dirai che non vai da nessuna parte" la sfidai
Lei alzò gli occhi al cielo, per niente divertita. Avrei dato tutto quello che avevo per sapere cosa le stesse succedendo davvero.
" Perfavore Ethan..ridammelo" la voce ridotta a un sussurro disperato, gli occhi rossi e gonfi
" Dimmi perchè te ne vai"
" Te l'ho già detto"
" Non è quello il motivo"
" Invece sì"
" Non ci credi nemmeno tu"
" Lasciami andare..è meglio così"
" No..non è meglio così. Io Emma...io.."
" Non lo dire" mi interruppe, per evitare di lasciarsi condizionare da quelle parole. Sapeva anche lei che l'avrebbero fatta vacillare. E quella era l'ulteriore conferma che anche lei mi amasse.
" Che ti ha fatto? Che ti ha detto? Come ti ha ridotto?" gridai, giurando a me stesso che se me lo fossi trovato di nuovo davanti, l'avrei conciato per le feste, come lui aveva fatto con me.
" Dammi quel cellulare e finiamola qua..non resisto più" confessò, e per un attimo temetti che si sarebbe accasciata a terra a piangere.
Non potevo. Non potevo assolutamente permettere che quel verme le facesse ancora del male. Lei meritava il meglio di tutto, e io volevo provare a darglielo.
" Se ci tieni così tanto, vienitelo a prendere" non sapevo più nemmeno io cosa stessi blaterando, ma dovevo impedirle di uscire da quella porta, e di uscire dalla mia vita.
Emma si avvicinò cautamente, e senza guardarmi negli occhi, posò un dito tremante sul mio petto, scendendo lentamente più giù fino alla cintura dei pantaloni. Tirò un sospiro profondo, e lentamente, delicatamente, infilò prima due dita e poi tutta la mano sotto il tessuto, facendomi fremere. Indugiò per qualche istante, il respiro affannato, pesante e ancora carico di lacrime non ancora versate, mentre le sue dita sfioravano e solleticano le parti più intime di me, ostacolate dalle mutande. Durò troppo poco, il tempo di afferrare il cellulare, ma a quel punto ero talmente disperato e talmente eccitato, che portai una mano sulla sua, bloccandola lì dov'era, e con l'altra le alzai il viso per poterla baciare. Lentamente, intensamente.
Intanto incoraggiavo i movimenti della sua mano su di me. Non avevo mai permesso a nessuno di confondermi così, di farmi perdere la testa in quel modo.
Percepivo la sua paura, e la sua voglia di mandare a puttane quella paura, mentre si lasciava baciare ancora una volta.
Poteva dire tutto quello che voleva, poteva anche urlarmi in faccia che era innamorata pazza di Ricky, ma i suoi occhi, i suoi sospiri, la sua voce rotta dal pianto, e i suoi baci, mi dicevano che erano tutte bugie quella di quella domenica mattina. Lei voleva esattamente ciò che volevo io, e stava così male, e sembrava così spenta, perchè pensava di non poter averlo.
Che le aveva detto Ricky? Che le aveva fatto?..Non sembrava assolutamente intenzionata a dirmelo, e io dovevo trovare in fretta il modo per convincerla a restare.
" Fammi andare via, ti prego" sussurrò, al termine di quel momento che ci eravamo concessi, ogni secondo più disperata del precedente
" Resta con me, ti prego" ribattei, il tono di voce più dolce e rassicurante che conoscessi
" Non posso" e io la strinsi di più
Emma posò una mano sul mio viso e prese a carezzarlo lentamente con la stessa mano che per un minuto mi aveva fatto impazzire. E soltanto quando poggiò le labbra appena sotto i miei occhi,  mi accorsi che mi stava asciugando le lacrime.  Pensando di non aver mai visto un addio tanto sofferto, nemmeno nei migliori film strappalacrime, mi distrassi, e lei scivolò via dalle mie braccia.
" E io non posso lasciarti andare" bloccai l'uscita, parandomi davanti a essa con le braccia aperte
" Non è quello che vuoi. Senti, io lo so di tutti i casini con Ricky, e immagino che ieri vi siate visti e lui ti abbia convinto a seguirlo per il bene del bambino che non ha mai considerato fino a questo momento. Ma tu devi pensare anche al tuo bene. E non lo so cosa ti abbia detto o fatto per ridurti così, ma se solo tu me lo dicessi, potremmo affrontare il problema insieme.
Possiamo combattere contro tutto il mondo, insieme. Dopotutto lo abbiamo già fatto in questi mesi, e mi pare che abbia funzionato alla grande"
Perchè mi pareva che quelle parole le facessero male..invece di rassicurarla?..Che-che diamine stava succedendo? La vedevo sempre più debole e straziata, mentre le parlavo con le lacrime agli occhi.
" Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta.Resta. Resta. Resta. Resta. Resta.
Guarda che continuo all'infinito fino a quando non mi dici di sì!
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con"-
Sentii che qualcuno stava forzando la porta dietro di me, mi voltai, e un attimo dopo riconobbi Jane.
" Ethan! Da quanto tempo!" esclamò sorridente, gettandomi le braccia al collo
" Come mai da queste parti?" mi sforzai di chiederle
" Sono tornata a Londra per un po'..mi mancava la mia vecchia città" spiegò
" Fantastico!" dissi, cercando di essere convincente
"..Tutto bene cucciolo? Che hai fatto all'occhio..e alla guancia?"
Merda, mi ero persino dimenticato di non essere del tutto presentabile.
Comunque va tutto bene Jane, non te ne accorgi? Sto solo facendo cose che non ho mai fatto e mai pensavo di fare, per una ragazza che mi fa provare cose che non ho mai provato e mai pensavo di poter provare.
Ovviamente non glielo dissi, ma la mia faccia doveva aver parlato per me.
" Oh ciao, piacere..io sono Jane" si accorse soltanto allora di aver interrotto qualcosa, e tese la mano verso Emma. Lei la strinse, impassibile. Non aveva più nè forze, e nè voce, ma sentivo i suoi occhi ardermi vivo.
Fu allora che decisi di tentare il tutto per tutto. A Jane avrei spiegato dopo la faccenda, non c'era tempo.
La strinsi forte a me, come non avevo mai fatto prima di allora, come non mi verrebbe mai in mente di stringerla, e le sussurrai che ero felice di rivederla, facendomi sentire da Emma.
Avevo provato di tutto...solo la carta della gelosia non mi ero ancora giocato, e la utilizzai in quel momento.
Ma quando mi voltai per vedere se l'avevo scossa, capii di aver commesso la peggiore stronzata :Emma non c'era più.
" No! Cazzo no!" imprecai, prendendo a calci il tavolo sul quale una volta avevamo fatto l'amore, e concedendomi il lusso di urlare e piangere, sotto gli occhi sbigottiti di Jane.
Non me ne fregava un tubo, sarebbe potuto pure entrare il Papa, e non lo avrei degnato di un solo sguardo. Volevo Emma, solo lei avrei guardato.
 




BUONSALVEEEEE!!!
Beh, penso che questo capitolo parli da sè, per cui non aggiungo nient'altro e aspetto i vostri pareriiiii ;)
Grazie di cuore, in particolar modo a chi ha recensito fino ad oggi e a chi vorrà farlo in futuro. Adoro interagire con voi, perciò non siate timidi! Fatevi avanti <3
Ecco uno spoiler del prossimo capitolo, tuto per voi
***********

" Hai finito di piangere? Maledizione..mi hai fatto venire il mal di testa!" disse sedendosi al bordo del letto
" Però sono disposto a perdonarti se.." infilò le mani sotto la mia maglietta e in un secondo me le sentii sul seno
" Non toccarmi" sibilai, scostandomi con chissà quali misere forze
" Non fare così tesoro...voglio soltanto coccolarti un po'" ritentò, intrappolandomi sotto il suo corpo e prendendomi il viso tra le mani
" Lasciami Ricky" "..non voglio" mi veniva da piangere di nuovo
 Forse, dopotutto, le lacrime non finiscono mai sul serio.

**********
A prestooooooooooo!!! Recensite <3<3<3<3<3



  

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Capitolo 33
*** Capitolo Trentadue ***


EMMA


Ethan c'aveva provato in tutti i modi a fermarmi, ma non ci era riuscito.

Prima con quell'abbraccio stritola-tutto, dopo con le parole, poi mettendosi il mio cellulare nei pantaloni, dopo ancora baciandomi sulla bocca, e alla fine bloccando l'uscita con le braccia.
In quell'esatto istante era comparsa dal nulla una tizia che non avevo mai visto prima di allora, ma che sembrava conoscerlo bene, e lui l'aveva stretta forte come tantissime volte come aveva fatto con me, che non avevo trovato nulla di più sensato da fare, a farte scappare via. Gelosissima di quella vicinanza tra i due, dovevo ammertelo, e incazzatissima con me se stessa, perchè avevo appena finito di pregarlo e scongiurarlo di lasciarmi andare via, e mi ritrovavo ad essere arrabbiata e delusa perchè lui aveva abbracciato un'altra ragazza.
Se quella Jane non fosse arrivata...io, io non so per quanto tempo avrei retto ancora.
Più mi implorava di restare con lui, più mi prometteva che insieme avremmo potuto affrontare tutto, e più mi sentivo una perfetta imbecille.
Perchè lo amavo, lo avevo sempre amato con tutta me stessa, ma per una notte un po' più intensa delle altre, mi ero legata a Ricky per la vita, e non potevo tornare indietro in nessun modo.
Quando il mio ex-ragazzo mi aveva minacciato di fargli del male fisico, dopo avermi dimostrato che ne sarebbe stato capace davvero, avevo avuto paura, e quando aveva aggiunto che se mi fossi azzardata a dire a qualcuno di quel subdolo accordo, avrebbe fatto in modo di togliermi mio figlio, io mi ero rannicchiata su me stessa, tremante, e gli avevo promesso che sarei partita con lui. Mi era uscito un filo di voce soltanto, e non sapevo nemmeno dove avessi trovato quell'esigua forza per rispondergli.
Avevo capito che quelle minacce fossero frutto di una mente ormai malata, ma non sapevo che fare...mi sentivo sola contro tutti, e Dio solo sa quanto avrei voluto correre da Ethan, gettarmi tra le sue braccia, raccontargli tutto e lasciare che lui si prendesse cura di me; ma non potevo farlo, non potevo rischiare che Ricky gli facesse del male. Era già accaduto una volta, e anche se tutto sommato se l'era cavata con poco, vedevo fuoco e sangue in quegli occhi che mi ero illusa di riuscire ad amare come i suoi, e avevo paura..non lo avrei sopportato se a Ethan fosse accaduto qualcosa per colpa mia.
E c'era qualcosa in nel tono di voce di Ricky, nel suo discorso, nei suoi gesti e nella sua presa ferrea sul mio polso, che mi inquietava. 
Sarei stata stupida se non gli avessi dato retta, avrei messo a repentaglio la vita di una persona che amavo follemente, più di me stessa, perchè Ricky voleva fargli male, con i fatti. Lo aveva già dimostrato. Era impazzito, e io dovevo davvero essere arrivata, o tornata, ad amare Ethan Harrow più di me stessa, se pur di salvarlo e proteggerlo dal mio ex, ero disposta a sacrificare me stessa.
Lasciare Londra per Amburgo equivaleva a  lasciare l'unico mio vero amore per uno che mi voleva in modo malsano, e mi faceva stare male soltanto il pensiero. Ma se amavo davvero Ethan, dovevo farlo, unicamente per il suo bene. E io lo amavo da morirne. 
Lui doveva stare bene, lui doveva essere felice, lui doveva costruirsi una vita..io e il bambino, ce la saremmo cavata, in qualche modo. Non sapevo come, dato che non mi fidavo minimamente del padre della creatura che mi portavo in grembo, ma in qualche modo avremmo fatto. Magari dopo qualche tempo saremmo potuti scappare, chissà dove, e ci saremmo arrangiati a modo nostro; sarei stata ancora una volta sola contro tutti, sarei stata forte per il piccolo Harry e avrei pianto lacrime amare ogni sera al buio, prima di addormentarmi, quando lui non avrebbe potuto vedermi.. ma non mi sarei piantata un coltello nel petto per farla finita, semplicemente e unicamente per lui. Avrei resitito per quella creatura, perchè non potevo essere così egoista da lasciarla sola, e ogni qualvolta avrei avuto voglia di un abbraccio confortante, di una conversazione leggera e profonda, di un bacio mozzafiato o di un qualsiasi altro piacevole contatto, avrei chiuso gli occhi e ricordato ogni singolo istante trascorso con Ethan a Londra.
Avrei sorriso tra quelle lacrime immaginandomi i suoi occhi, avrei perso la testa per quel sorriso, e avrei bramato i suoi baci sulla pelle più di ogni altra cosa al mondo. Forse non lo avrei più rivisto, o forse, prima o poi, sarebbe riuscito lui a trovarmi..sapevo soltanto che lo avrei aspettato per sempre, fino all'ultimo respiro, e che se pure non fosse mai arrivato, io lo avrei amato lo stesso fino a star male.
Ciò che provavo nei suoi confronti, non riuscivo a controllarlo, nè a spiegarlo, persino definirlo amore per me sarebbe stato riduttivo, perchè era di più, di più di qualunque cosa. E proprio per quel motivo non avevo potuto far altro che lasciarlo, per proteggerlo, per lasciarlo libero. Ricky mi faceva paura.
Ma piuttosto che vivere quella mezzora in biblioteca, con lui che tentava di trattenermi in tutti i modi, e mi stringeva forte al petto, e mi sfidava a toccarlo dove non avevo mai provato il desiderio di toccare nessuno in quel modo (no, con Ricky non lo avevo mai fatto), e mi baciava disperatamente parlandomi con le lacrime agli occhi, e mi prometteva il mondo, e quasi mi spiettellava in faccia che mi amava parandosi davanti alla porta per impedirmi di uscire dalla sua vita.. piuttosto che sopportare tutto quello avrei preferito morire.
Era stato difficile resistere, e avevo abbassato la guardia e tentennato più volte di fronte a quella dolcezza e quella determinazione, ma alla fine ero andata via lo stesso, perchè lo amavo troppo per concedermi il lusso di rischiare. Quella tipa mi aveva reso le cose più semplici, in un certo senso, però quando lui l'aveva abbracciata avevo avveritito una fitta al cuore fino ad allora sconosciuta.
Visto che ero stata io a sgretolare il sogno di un futuro insieme, perchè era chiaro persino ai cechi pur non stando insieme ufficialmente ci amavamo da pazzi, vederlo in atteggiamenti teneri e complici con quella Jane non avrebbe dovuto farmi nè caldo e nè freddo, ma sapevamo entrambi che così non era stato.
Lo amavo talmente tanto, e desideravo il meglio per lui, ma allo stesso tempo, non ero assolutamente pronta a vederlo felice con un'altra. Mi rendevo conto che non lo sarei stata mai, per quanto avessi potuto provare a convincermi del contrario. Volevo che riuscisse a superare la nostra sottospiecie di relazione e andare avanti, ma il solo pensiero che potesse dimenticarsi di me e di quello che avevamo vissuto insieme, mi faceva mancare l'aria.
Quanto mi sarebbe piaciuto essere abbastanza forte e sufficientemente incosciente da provare a tener testa a Ricky e alle sue minacce; quanto mi sarebbe piaciuto rinchiudermi in una bolla e trascinare Ethan con me, lui e basta; quando avrei voluto sussurrargli che lo amavo sopra ogni altra cosa, e che l'unico motivo per il quale mi stavo allontandando andava attribuito proprio al fatto che lo amassi più di stessa. Ma lui a quel punto avrebbe chiesto di sapere di più, mi avrebbe probabilmente legata al suo corpo, perchè avrebbe pensato che sarebbe stato da pazzi lasciarsi così, con tutto quell'amore nel mezzo, e io non avrei saputo dargli torto.
Avrei volutamente disimparato a slegare pure il più debole dei nodi che ci avrebbero tenuti legati...e se gli fosse successo qualcosa a causa mia, se Ricky avesse anche solo provato a sfiorarlo, non me lo sarei perdonata.
Non avevo avuto scelta, e mi ero ridotta a fare che ciò che già a sedici anni avevo promesso di non fare mai. Lasciarlo, abbandonarlo, fargli credere che potevo vivere anche senza di lui.
Ero rientrata a casa correndo, a dispetto delle mie condizioni, con gli occhi bagnati di lacrime, e singhiozzi che probabilmente si udivano in tutta la palazzina, e quando avevo trovato Ricky seduto sul mio divano, con l'aria apparentemente tranquilla e rilassata, non lo avevo degnato di uno sguardo, ed ero corsa in camera da letto, mi ero gettata sul materesso a pancia in giù, e avevo pianto la restante parte di lacrime che ancora serbavo in corpo.
Incurante di tutto e di tutti, avevo bagnato il cuscino come probabilmente avevo fatto tante volte da bambina, come avrei fatto quando avevo scoperto di essere in dolce attesa se Ethan non mi avesse cullato tra le sue braccia; e avevo urlato, disperata a distrutta, di odiare il mondo intero, non solo la gente che lo popolava, ma il meccanismo stesso della vita, perchè l'unica persona che volevo al mio fianco era la stessa che io stessa ero stata costretta ad allontanare.
Piansi così tanto e così incessantemente, che quando non fui più in grado di versare lacrime, avvertii un dolore al petto, un dolore fisico, che entrò presto in competizione con quello emotivo che mi stava divorando da quando i miei occhi avevano smesso di contemplare i suoi. Presi a pugni il materasso fino a quando non mi mancarono le forze per continuare, perchè era tutto così ingiusto..e soltanto quando avvertii la testa girarmi forte per le troppe lacrime, i troppi singhiozzi e le troppe urla strozzate, mi fermai, inerme su quel maledetto letto.
Portai istintivamente le mani sull'addome, perchè non sentivo il piccolino dall'ultima volta in cui Ethan mi aveva accarezzato dolcemente la pancia, e quel semplice gesto mi fece scoppiare di nuovo, questa volta in un pianto silenzioso, che non raggiunse nemmeno gli occhi e mi si bloccò in gola, rendendo difficile persino respirare. Non volevo credere che quelle fossero state le ultime carezze, il solo pensiero mi faceva soffocare.
E se solo non ci fosse stata quella piccola e innocente creatura dentro di me, avrei sul serio preferito morire, piuttosto che sopportare un'esistenza come quella a cui stavo andando incontro.
Quando avvertii dei passi avvicinarsi, per un solo miserissimo istante, il cuore ricominciò a battere forte, facendo tutto da solo, senza il mio permesso, immaginando Ethan che varcava la soglia della mia camera da letto, e senza dire una sola banalissima parola, mi stringeva forte al suo petto, sdraiandosi accanto a me, sussurrandomi che era tutto apposto, che mi aveva sentito urlare nel sonno mentre stava preparando la colazione per entrambi; me lo immaginai mentre mi diceva  che Ricky non era più un pericolo per noi, che non lo era mai stato, e che lui mi amava alla follia, e amava Harry, e mi prometteva che avrebbe provato a renderci felici entrambi. E io gli credevo, con tutta l'anima, mi aggrappavo a lui con tutte le mie forze, e lo baciavo fino a dimenticare persino il mio nome.
Avrei dato tutto ciò che avevo, pur di avere la possibilità di dimostrargli quanto intensamente lo amavo e l'avrei amato per il resto della mia vita.
Ma a entrare da quella porta fu Ricky, e io trattenni il respiro, perchè avevo paura persino che mi si avvicinasse troppo.
" Hai finito di piangere? Maledizione..mi hai fatto venire il mal di testa!" disse sedendosi al bordo del letto
" Però sono disposto a perdonarti se.." infilò le mani sotto la mia maglietta e in un secondo me le sentii sul seno
" Non toccarmi" sibilai, scostandomi con chissà quali misere forze
" Non fare così tesoro...voglio soltanto coccolarti un po'" ritentò, intrappolandomi sotto il suo corpo e prendendomi il viso tra le mani
" Lasciami Ricky" "..non voglio" mi veniva da piangere di nuovo
 Forse, dopotutto, le lacrime non finiscono mai sul serio.
" Non essere timida.." quella voce sin troppo dolce e pacata mi induceva soltanto a voler scappare, ma ero bloccata sotto di lui.
Chiusi gli occhi, per non vedere più nulla, chiendendomi quando eravamo arrivati a tanto. Non mi aveva mai forzato a fare l'amore, non mi aveva mai nemmeno toccato in quel modo, prepotente, lascivo, morboso.
In un attimo avvertii le sue labbra sulle mie, ma le mantenni serrate, mentre lui incombeva sul mio corpo, incurante della mia pancia, con il solo scopo di spogliarmi e fare di me ciò che voleva. Urlai con tutta la voce che avevo, con il solo risultato di farmi abbassare i pantaloni, e quando lo sentii alitarmi sul collo eccitato e affannato, a fatica riuscii a reprimere un conato di vomito. Mi stava facendo male, anche fisicamente.
Se non fossi stata preoccpata per il bambino, avrei lasciato pure che mi uccidesse, tanto non avevo più nulla da perdere..ma reagii solo e unicamente per salvare mio figlio, da suo padre.
Alzai il ginocchio destro e glielo piantai violentemente nel petto, stordendolo per un istante e scappando nel bagno mezza nuda. Lui però fu abbstanza veloce da raggiungermi prima che riuscissi a chiudermi dentro, e mi immbolizzò contro il lavandino.
" Non c'è bisogno di essere violenti per così poco.." sussurrò, spingendomi il bacino contro
" Non mi sfuggirai per sempre, sai? Avremo tutto il tempo del mondo per noi, non appena saremo partiti" avvicinò una mano al mio viso, e io mi girai di scatto per non accogliere quella carezza
" Mi fai schifo" dissi soltanto, pregando Dio affinchè mi lasciasse disperare in pace
" Stai attenta con queste parole...o il tuo caro amico potrebbe pagarne le conseguenze. Mi prudono le mani dalla voglia di ammazzarlo di botte. Tu eri mia, e lui non doveva permettersi nemmeno di guardarti"
" L'ho mollato! Ho fatto come mi avevi detto...che vuoi ancora?" sbottai
" Calmati" mi strinse le spalle "altrimenti, essendo il padre del bambino che porti in grembo, potrei riuscire a fartelo salutare soltanto per cartolina, legalmente. Direi in tribunale che sei una pazza instabile e che non sei nelle condizioni di crescere un figlio e-" non lo ascoltai nemmeno più, non ci riuscivo.
Ricky giocava sul fatto di essere il padre del bambino...se solo non lo fosse stato, non avrebbe saputo con che cosa minacciarmi. Era malato, e io non potevo nemmeno dirlo a nessuno, tantomento all'unica persona alla quale avrei voluto confidare tutto. Chiusa in quel bagno, con Ricky che mi premeva addosso minacciandomi apertamente, le lacrime non che ero capace di ricacciare indietro, e quello sputo di forza che mi consentiva perlomeno di restare in piedi, non desideravo altro che Ethan. Avevo bisogno anche solo di qualcuno che mi stringesse la mano, me lo sarei fatto bastare, a patto che si fosse trattato di lui.
Quella notte dormii poco e male, il più vicino possibile al bordo del letto, con Ricky che mi controllava a vista, nel caso in cui avessi provato a scappare. Avevo tentato più volte di mandarlo via, ma non ci ero riuscita. E quando il lunedì mattina mi svegliai, lo trovai a fissarmi, lo sguardo torbido, e mi costrinsi a chiudere di nuovo gli occhi per fingere di non averlo accanto. 
All'ora di pranzo mi rifiutai di mangiare, non volevo fare la parte dell'addolorata, ma stavo male davvero, e non c'era voluto molto perchè mi si chiudesse lo stomaco. A metà pomeriggio mi constrinsi a bere un succo di frutta, unicamente per il bene di Harry...fosse stato per me, sarei pure potuta morire disidratata. Non me ne fregava niente..dove la dovevo trovare la voglia di vivere con tutto quello che mi aspettava?
Io volevo Ethan e basta, desideravo soltanto annullarmi tra le sue braccia.
Ma avevo persino spento il telefono, perchè sapevo che se mi avesse scritto, non avrei retto, sarei corsa da lui. E non potevo farlo.
A pomeriggio inoltrato Ricky mi accompagnò di sua spontanea volontà dal ginecologo, per controllare che fosse tutto a posto prima di partire, ma io non avevo preso appuntamento con la dottoressa, e pur sapendo che ci avrebbe rimandato indietro senza visitarmi, accettai lo stesso di andare..perlomeno avrei potuto prendere accordi per l'indomani mattina. Rifiutandomi di accendere il telefono, non potevo farlo in nessun altro modo, e prima di partire, volevo assicurarmi che Harry stesse bene. Sì, sarebbe potuto cascare pure il mondo, ma io l'avrei chiamato Harry, perchè lo aveva proposto Ethan, e io lo avrei fatto per lui, anche se sarebbe potuta sembrare una cosa senza senso.
Sospettavo invece che Ricky avesse voluto accompagnarmi in modo tale da far sapere a tutti di essere il padre del bambino, in caso fosse successo qualcosa nelle ore che ci separavano dalla partenza, qualunque cosa.
Come pensavo, la dottoressa riuscì a inserirmi negli appuntamenti dell'indomani mattina, le spiegai a grandi linee la faccenda, con Ricky presente, e lei, pur non sembrando troppo convinta delle mie dichiarazioni in merito, si limitò ad annuire e a consegnarmi un opuscolo in attesa della visita che avrebbe avuto luogo il giorno dopo.  Soltanto quaranta minuti dopo quell'incontro, saremmo dovuti essere in aeroporto. Soltanto quaranta minuti dopo, avrei definitivamente detto addio a Londra e all'amore della mia vita. Non ero sicura di riuscire a sopportarlo.
Tornammo a casa poco prima di cena, Ricky cucinò addirittura per me, provò un tipo di approccio diverso e più umano, ma ormai io non mi fidavo di lui, e restai diffidente per tutto il tempo. Mangiai qualche boccone, nonostante non avessi per niente fame, soltanto per evitare di farlo incazzare..avevo paura di quello che avrebbe potuto farmi se gli avessi fatto perdere il controllo, perciò tentai di compiacerlo, nei limiti del possibile, per proteggermi da un'altra pseudo-violenza a cui non volevo nemmeno pensare. Provavo ribrezzo per lo stesso ragazzo per il quale fino a poco tempo prima, pensavo di provare amore.
Tuttavia, quando con voce sin troppo carezzevole mi disse che saremmo stati bene ad Amburgo, che avremmo trovato di nuovo il modo di far funzionare le cose come prima, e che saremmo addirittura potuti essere una famiglia felice, non riuscii a resistere e sbottai.
" Niente è più come prima, lo capisci o no? Tu non sei più lo stesso, e forse nemmeno io sono più la stessa. 
Non prendiamoci in giro Ricky: io non ti amo, non ti credo, non mi fido, non ti voglio; e tu....a te non importa assolutamente niente del bambino, e mi desideri, ma in modo malato. Non saremo mai felici, io non sarò mai felice come lo sarei stata, come potrei provare a esserlo se tu mi lasciassi decidere cosa voglio fare della mia vita"
" E tu vuoi lui, vero?" non mi fece nemmeno finire...Ethan era un chiodo fisso pure per lui
" Sì, io voglio lui" ammisi, senza peli sulla lingua, tentando per l'ultima volta di farlo ragionare..non sapevo più che fare, ma forse parlargli con calma e sincerità sarebbe potuto servire a smuoverlo, o no?
Io ci speravo ancora; e non so dove trovai la forza di affrontare l'ennesima discussione con lui, ma lo feci, perchè prima di arrendermi, dovevo perlomeno lottare.
" Pensaci Ricky, ti prego. Sei davvero disposto ad accontentarti di una che sta con te solo sotto minaccia? E' questo quello che vuoi?
Non so più come fartelo capire che non voglio stare con te, e che l'unico motivo per il quale domani parto, va attribuito al fatto che amo Ethan...sì, mettitelo in testa, amo Ethan più della mia vita, e lo lascio perchè non riesco nemmeno a sopportare l'idea che tu gli faccia del male per causa mia. Io lo lascio perchè lo amo, perchè tengo di più a lui che a me stessa, e penso che ciò che sto facendo ne sia la dimostrazione più grande. "  "E tu? Tu ti acconteresti di vivere con me, sapendo che sono pazza di lui?
Sopporteresti di sapere che ogni volta che mi stringerai, io immaginerò le sue braccia?
Come reagiresti se ti dicessi che bramerei le sue labbra ogni minuto, e che rischierei di diventare pazza io, a saperlo così lontano?"  continuai.
" Riusciresti davvero a reggere una situazione del genere? Non vorresti anche tu essere amato senza riserve? 
Perchè vuoi me, se io non sono disposta a darti nulla di quello che ogni uomo cercherebbe?...E non venirmi dire che è per via di nostro figlio, perchè questa scusa non ha mai retto e adesso regge ancora meno..perchè non accetti che la nostra storia sia finita? 
Non sei nè il primo e nè l'ultimo a trovarsi in una situazione simile, e okay, la vita non sempre ti riserva ciò che vorresti, ma devi imparare ad affrontarla, a morderla con i denti e con le unghie" parlavo per esperienza personale.
" Non voglio fare la moralista, ma vorrei che sapessi, che ti accorgessi, che nemmeno per me è stato facile...io non lo volevo questo bambino, mi è crollato il mondo addosso quando ho saputo di essere incinta, per non parlare di quando tu te la sei filata. Non sai assolutamente nulla di quello che io ho passato in quei giorni, non lo puoi nemmeno immaginare.. però  alla fine ho accettato la realtà, sono andata avanti, ho imparato a convivere con questa presenza dentro di me, e credimi, adesso lui è l'unica ragione che mi fa restare in piedi...pensi sia stato facile? No, ti assicuro che non lo è stato affatto.. ma ti giuro che se tu decidi di accasciarti a terra e piangere, o di non alzarti più dal letto la mattina, il mondo continua a girare lo stesso. Anche quando le cose non vanno come vorresti."
" Questo significa che anche tu puoi imparare a vivere senza di lui!" constatò
" Non è questo quello che sto dicendo. Il punto è che vorrei che ti rendessi conto di quanto sia sbagliato costringermi a venire con te.
Pensavi che avremmo potuto avere un futuro insieme, ho deluso le tue speranze..benissimo, allora mandami a quel paese, odiami, insultami, rinfacciami quello che vuoi. Ma non costringermi a starti accanto... piuttosto reagisci, esci, incontra gente nuova, e dimenticami"
" Perchè io posso dimenticare te, e tu non puoi dimenticare lui?"
" Perchè è sbagliato il modo in cui ti stai comportando. Perchè tu continui a dire di amarmi, ma il tuo è un desiderio di possesso, e anche se non lo fosse, io non ti ricambio. Invece io e Ethan ci amiamo da entrambe le parti..non c'è ragione di ostacolarci. E se è la faccenda del bambino che ti preoccupa, anche se sinceramente non credo sia questo il motivo della tua ossessione nei miei confronti, ti ripeto che hai e continuerai ad avere tutti i diritti su di lui.
Mi dispiace che sia andata a finire così tra di noi, ma che posso fare? 'Al cuore non si comanda' è il detto più vecchio e banale del mondo, ma non manca un colpo. " gli occhi di nuovo lucidi, gli stavo parlando con il cuore in mano, e speravo con tutta me stessa che lo capisse.
" Quindi perchè non fai uno sforzo per accettarlo e basta? Senza minacce, senza ricatti, senza sudboli accordi...perchè non ci lasci in pace e basta, e non reagisci in modo sano? 
Prendi a pugni un muro se ti va, o urlami in faccia che ti ho rovinato la vita, se ti fa sentire meglio, ma non costringermi a restare con te con la forza. Così non otterrai nulla da me, niente, niente di niente."
Mi sentii una perfetta imbecille, quando senza nemmeno degnarmi di una risposta, Ricky mi prese per un braccio e mi trascinò a letto...era malato, la sua malattia ero io, e non potevo fare nulla per cambiare la situazione.
Cercai di chiudere gli occhi e addormentarmi, ma non ci riuscii e pur di non costringermi a pensare a tutto quel casino, afferrai l'opuscolo che mi aveva dato la ginecologa e cominciai a leggerlo. Scoprii che se avessi fatto l'amore mentre ero in dolce attesa, al bambino avrebbe potuto fare addirittura bene, e pensai che se lo avessi detto a Ethan, avrebbbe rimediato subito.
Solo noi potevamo sapere quante maledette volte ci eravamo trattenuti pensando di far del male a Harry...ma ormai era troppo tardi anche per quello.
Dopo il mio discorso, Ricky si rifugiò in un mutismo fastidioso,e solanto quando terminai di leggere quell'opuscolo, mi accorsi che si era addormentato. Comprensibile, visto che l'idiota aveva trascorso l'intera nottata precedente a controllare che non sgattaiolassi via dal letto.
Di tutta risposta, fu proprio quello che feci quando realizzai che quella era l'ultima sera nella mia adorata Londra. Avrei amato per sempre quella città, come Ethan, come avevo giurato a sedici anni.
Facendo il minimo rumore possibile e senza accendere la luce, infilai una camicetta e un jenas, e dopo un attimo di titubanza, afferrai il cellulare e un golf e mi riversai in strada. Presi per l'ultima volta la 'circle line' fino a 'Momument', di là proseguii a piedi verso il Tower Bridge. Era la zona che preferivo in assoluto dopo Westminster, ma se fossi scesa di fronte al Big Ben, sarei inevitabilmente finita in un vicolo apparentemente cieco, e non potevo permettermelo, quindi scelsi di passeggiare lungo il maestoso ponte sul fiume di Londra.
Tirava un po' di vento, ma la vista del Tower Bridge illuminato nell'ultimo giorno del mese di maggio, mi lasciò senza fiato, come aveva fatto sempre.
Mi sedetti con le gambe penzoloni lungo il ponte, pensando che se in quel momento fossi stata completamente sola, mi sarebbe bastato un niente per perdere il senno e sporgermi di più, per scivolare giù, nel fiume; ma per fortuna avevo una creatura a cui pensare, che mi avrebbe impedito di commettere una simile pazzia.
Di certo la vita non mi sorrideva in quel momento, mi aspettavano giornate, mesi, forse anni,  in cui avrei dovuto sopportare Ricky e le sue malsane idee, la sua pericolosa vicinanza, che ogni secondo mi faceva più paura e più ribrezzo, la sua rabbia, i suoi violenti istinti..non sapevo neppure se la sua ossessione sarebbe addirittura peggiorata. E poi avrei dovuto proteggere da sola il bambino che aspettavo, trovare il coraggio di dirlo finalmente ai miei, fare praticamente un salto nel vuoto lasciando la città che amavo per una che già odiavo, rinunciare a tutti i miei sogni e progetti che includevano Londra,  fuggire dalle uniche braccia che fossero capaci di farmi sentire a casa, e ..sì, sarebbe stato più facile mollare tutto, ma a dispetto delle lacrime che avevo versato e di come mi sentivo, non volevo che si parlasse di me come della ventiduenne italiana, incinta, che si era gettata nel fiume per chissà quale arcano motivo, forse un amore finito male. E ancora meno volevo che qualcuno mi ricoscesse dai ritagli delle foto sui giornali dei mesi precedenti, e arrivasse a Ethan, torturandolo di domande senza risposta e arrivando a pensare chissà cosa. E poi pensavo a lui, alla mia famiglia, a come avrei distrutto tutti buttandomi giù dal mio ponte preferito. Addirittura mi feci lo stesso discorsetto che poche ore prima avevo rivolto a Ricky...anche se mi fossi arresa e mi fossi rifiutata di alzarmi dal letto la mattina, il mondo sarebbe andato avanti lo stesso. E valeva anche per me.
Restai a guardare il fiume sotto di me per quella che mi parve un'eternità, inerme e desolata, sola e disperata, mi rigirai il cellulare tra le mani per un po', prima di decidermi ad accenderlo, vinta dalla voglia di leggere un suo messaggio, perchè sapevo che lo avrei trovato.

Mi manchi (ore 23.59)
Mi manchi (ore 00.06)
Mi manchi (ore 00.28)
Mi manchi (ore 01.14)
Mi manchi (ore 01.53)
Mi manchi (ore 03.00)
Mi manchi (ore 03.42)
Mi manchi (ore 04.31)
Mi manchi (ore 06.01)
Mi manchi (ore 11.59)
Mi manchi (ore 12.05)
Mi manchi (ore 12.08)
Mi manchi (ore 13.43)
Mi manchi (ore 14.30)
Mi manchi (ore 16.18)
Mi manchi (ore 20.19)
Mi manchi (ore 20.20)
Mi manchi (ore 21.08)
Mi manchi (ore 21.10)
Mi manchi (ore 22.00)
Mi manchi (ore 22.34)
Mi manchi (ore 22.57)
Mi manchi (ore 23.02)
Mi manchi (ore 23.14)

L'ultimo messaggio mi arrivò in tempo reale.
Mi manchi (ore 23.23)
Sospirai sorridendo come una scema, e prima ancora che potessi rendermene conto stavo già correndo verso Westiminster, sì a piedi, e sì, incinta, e sì, in piena notte.
Sapevo che se avessi acceso quel cellulare sarebbe finita esattamente così, ma non c'era ragione, ostacolo, forza o paura che tenesse. Necessitavo delle sue braccia intorno a me, intente a proteggermi anche solo per qualche istante, dal resto di quel mondo malato. Avevo bisogno d'amore, del suo amore, almeno per un'ultima volta.




BUONSALVEEEE!!!
Anche questo è un capitolo molto intenso come il precedente, ma spero che lo abbiate apprezzato.
La mente di Emma è attraversata da pensieri decisamente poco felici, devo ammetterlo.. ma provate a mettervi nei suoi panni!
Spero di aver anche chiarito i motivi per i quali la nostra protagonista ha paura di rivolgersi alla polizia, o anche a raccontare tutto a Ethan..vi siete fatti un'idea di quanto lo ama?
E lui? Con quegli innumerevoli 'mi manchi' riuscirà a convincerla a restare?
Grazie di cuore per tutte le recensioni, davvero, le apprezzo tantissimo..perciò, continuate sempre così ♥♥♥
Un bacione,  e a prestoooooooooo<3<3<3


Ah, lo spoiler!
***********
" Leggendo un opuscolo che mi ha dato la ginecologa, ho scoperto che fare l'amore fa addirittura bene al bambino" gli confidai, mordendomi il labbro un attimo dopo, perchè mi stavo cacciando in un guaio bello da morire.
Lui fece tanto d'occhi, quasi scioccato, ma l'attimo dopo le sue labbra si incresparono in un sorriso tutt'altro che innocente, e il suo sguardo mi arse viva, tanto che bruciava di desiderio.
" E me lo avresti detto perchè..." cominciò, provocandomi sfacciatamente, mentre si attorcigliava i miei capelli tra le dita. Dio che visione!
" Naturalmente solo a titolo informativo" stetti al gioco, trattenendomi dal sospirare spurodatamente quando lui si passò la lingua sul labbro inferiore
" Così..per pura curiosità" continuai, godendo nel vederlo impazzire per me
I capelli arruffati, gli occhi brucianti d'amore, il sorriso malizioso, e il suo corpo così dannatamente vicino al mio, mi fecero perdere la testa, inducendomi a dimenticare qualunque cosa che non fosse lui. Senza pensarci due volte, mi avventai sulla sua bocca e lo baciai intensamente, dimostrando il perfetto contrario di ciò che avevo appena affermato
***********

A prestoooooooo!!!
Ps. Recensiteeeee <3<3<3
P.ps. Se vi fa piacere, passate dalla mia nuova storia 'cinque giorni'. Grazie in anticipo ♥♥

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Capitolo 34
*** Capitolo Trentatre ***


EMMA

Lo travolsi. Letteralmente.

Mi gettai tra le sue braccia come se fosse stato il mio porto sicuro in un mare in tempesta, e nell'esatto istante in cui lui mi avvolse il corpo con il proprio, dimenticai l'uragano che si stava abbattendo su di me in quelle ore.
Quanto lo sentii sorridere tra i miei capelli, mi strinsi ancora di più a lui, avvertendo il calore del suo corpo contro il mio, e quell'inebriante senso di protezione che solo Ethan sapeva donarmi.
" Dio, quanto ho pregato che accadesse!" sussurrò, tenendomi ancorata contro di sè, e respirando sulla mia fronte
" Anche tu mi mancavi da impazzire" risposi, godendomi quell'abbraccio con tutta me stessa, e cercando di controllare il battito affannato del cuore.
" Ma percaso eri dietro la porta?" continuò Ethan, quasi divertito, e io gli sorrisi spontaneamente, anche se non poteva vedermi, visto le nostre posizioni
" Non esattamente.." ammisi, sempre stretta contro il suo petto
" Allora hai corso?" domandò l'istante successivo, forse notando l'affaticamento nel mio tono di voce..speravo non fosse così evidente
" Solo un po'" minimizzai, senza entrare nei dettagli
" Non dovevi..è rischioso nelle tue condizioni, senza contare il problema allo sterno.." brontolò preoccupato
" Non potevo più aspettare..il tempo è troppo poco" sospirai, sciogliendo controvoglia il nostro intreccio di corpi e tornando alla realtà 
" Hai letto i miei messaggi e ti sei fiondata qui?" domandò lui allora, intenerito
" Si.." ammisi sentendomi avvampare "perchè mi hai chiesto se ero dietro la porta?" 
" Perchè l'attimo dopo che le spunte di whatspp si sono colorate di blu, tu eri già qui" spiegò, prendendomi le mani tra le sue
" E questo non fa altro che confermare che tu abbia corso davvero veloce" aggrottò le sopracciglia, e io pensai che fosse ancora più bello
" Mi vedi? Sono tutta intera..sto bene" dissi, girando su me stessa, per dimostrargli di aver ragione
Mi sentii i suoi occhi puntati addosso, e smisi di fare la scema quando mi accorsi del modo in cui mi stava guardando. Le labbra sottili dischiuse, gli occhi carichi d'elettricità, e quei capelli sempre dannatamente scompigliati. Trattenni per un istante il respiro, e presi posto accanto a lui.
" Non stai bene" disse semplicemente, scuotendosi e guardandomi come se fossi completamente nuda di fronte a lui
" Che sta succedendo Emma? Perchè non me lo dici....perchè non ti fidi di me?" un sussurro
" Sei la persona di cui mi fido più al mondo" sospirai, avvertendo le sue dita sotto il lobo dell'orecchio e poi sulla nuca
" E parto soltanto per il tuo bene" confessai, senza riuscire a trattenermi oltre
" Il mio bene? Il mio bene sei tu! Quando te ne renderai conto?" tenendomi per la nuca, Ethan avvicinò il suo viso al mio, e mi guardò dritto negli occhi
" Io..lo so quanto ci tieni a me, credimi, lo so. E anche tu sai quanto io tengo a te, e forse per questo motivo ti sembra che quella di separarci sia un'autentica pazzia-" "lo è.. lo è" mi interruppe, accorciando di più le distanze  tra il mio viso e il suo
" Sarei pazza se restassi" dissi a quel punto, la voce spezzata, e gli occhi di nuovo prepotentemente lucidi.
Sapevo che sarebbe finita così, ma proprio non riuscivo a pentirmi di essere piombata lì poco prima di mezzonotte. Volevo stare con lui, a tutti i costi.
"Non capisco...ci provo, ma non capisco" strinse una ciocca di capelli tra le dita e chiuse per un istante gli occhi, forse per cacciare via le lacrime.
A quel punto portai le mani sul suo viso e presi a carezzarlo lentamente, provando a chiedergli scusa in quel modo per non potergli dire di più.
" Se tu te ne vai...io-io che fine faccio? Mi hai insegnato a vivere di nuovo, a liberarmi dai miei fantasmi, a smettere di rifugiarmi nell'alcool, hai rintracciato i miei amici, mi hai fatto cantare dopo anni, e mi hai donato te stessa...e se adesso te ne vai, a me che resta?
Ho ripreso a studiare per realizzarmi, per non sentirmi più un fallito, ma l'ho fatto anche per essere in grado di garantire un futuro a te..non per i soldi, perchè dopo aver trascorso quattro anni disseminando concerti in giro per il mondo, quelli di certo non mi mancano, e non li farei mancare neanche a te. Ma l'idea di vivere di rendita non mi è mai piaciuta, o pelomeno ha smesso di piacermi quando ti ho incontrata.
Mi sono iscritto all'università e intendo trovare un lavoro, perchè tu sia orgogliosa di me, e perchè possano esserlo anche i bimbi che avremo. Ma se tu te ne vai ad Amburgo, nessuno di questi progetti ha più senso."
Non sapevo che dire, e non me la sentivo nemmeno di essere tanto ipocrita da dirgli che quel ragionamento era sbagliato, che lui doveva andare avanti e costruirsi un futuro anche senza di me, quindi mi litai a gettargli le braccia al collo e stringerlo forte di nuovo, sperando che capisse, che lo amavo, e che non potevo restare.
Avevo mani e piedi legati, ma vederlo così, mi fece stare ancora peggio. Se Ricky voleva ammazzarlo fisicamente, io stavo riservando lo stesso trattamento al suo cuore.
Quanto era bello, e doloroso, pensare che Ethan, proprio lui, il mio Ethan, mi amasse così tanto!
" Ricky sa che sei qui?" domandò con un filo di voce, quando ci fummo staccati
" Sono scappata" confessai, prima di riuscire a tenere a freno la lingua
" Ci capisco sempre di meno....è chiaro che è lui che ti costringe a partire, me ne accorgo che tu non vuoi, ma non capisco perchè non possiamo affrontare la cosa insieme..perchè?"
" Perchè è pericoloso"
" E allora? Corriamo il rischio!"
" E' troppo pericoloso" 
Lo sentii alzarsi in piedi, e iniziare a camminare nervosamente avanti e indietro, senza darsi pace. Morivo dalla voglia di bloccarlo, schiacchiarmi contro il suo corpo, e divorarlo di baci.
" Posso farti una domanda?" azzardai, alzandomi dalla panca per sedermi sul tavolo, volevo che capisse quanto lo amavo pur correndo il rischio di fare la figura della....lo scoprirete da soli
" Dimmi" acconsentì lui, immergendo una mano tra i ricci per tirarseli indietro
" Vieni qui?" domandai dolcemente, e in un attimo lui fu di fronte a me, il suo corpo tra le mie gambe penzoloni dal tavolo
" Era questa la domanda?" sorrise, poggiando i palmi sulle mie cosce coperte dai jeans...non riuscivamo proprio a stare lontani
" No" dissi a mia volta, e lui alzò un sopracciglio, incuriosendosi
Portai un dito sul suo petto, e Ethan si avvicinò di più, lasciandomi fare "chi è quella..Jane?" chiesi alla fine
" Beh..non volevo che venissi a saperlo così, però lei è stata la mia prima ragazza, ai tempi del liceo, e siamo sempre rimasti legati e-" scoppiò a ridere come uno scemo
" Jane è la nipote di zia Meg, quindi mia cugina...ma dovresti vedere la faccia che hai fatto!" mi prese in giro, e io risi a mia volta. Bastò quello ad alleggerire di nuovo l'aria.
" Quanto sei bella, Em" sussurrò subito dopo essersi ripreso da quel momento, e un attimo dopo le sue labbra finirono alla base del mio collo.
Non capivo come riuscisse ad uscirsene così, pure quando indossavo un semplicissimo jeans, uno smanicato bianco e un dannatissimo golf, con tanto di occhi arrossati per il pianto e guance altrettanto rosse per via di quel complimento e quella vicinanza.
" Sei bellissima" sussurrò, spostandosi con le labbra, seguendo la traiettoria della mascella, fino a raggiungere il mento e infine le labbra.
Mi baciò sulla bocca lentamente, profondamente, assaporandomi fino in fondo,e quando ci staccammo per riprendere fiato, mi accorsi che non ero affatto l'unica a ridursi in quel modo per un bacio. 
Ci guardammo negli occhi per un istante, prima di riprendere da dove avevamo interrotto, accompagnando i movimenti delle labbra con i gesti delle mani: io lo attirai di più a me cingendogli il collo con le braccia, e lui prese a carezzarmi piano la schiena, a palmi aperti.
" Vuoi sapere un segreto?" domandai, totalmente innamorata di lui, e completamente incurante di tutto il resto
Ethan sorrise sulle mie labra, e io avvolsi anche le gambe intorno al suo bacino.
" Leggendo un opuscolo che mi ha dato la ginecologa, ho scoperto che fare l'amore fa addirittura bene al bambino" gli confidai, mordendomi il labbro un attimo dopo, perchè mi stavo cacciando in un guaio bello da morire.
Lui fece tanto d'occhi, quasi scioccato, ma l'attimo dopo le sue labbra si incresparono in un sorriso tutt'altro che innocente, e il suo sguardo mi arse viva, tanto che bruciava di desiderio.
" E me lo avresti detto perchè..." cominciò, provocandomi sfacciatamente, mentre si attorcigliava i miei capelli tra le dita. Dio che visione!
" Naturalmente solo a titolo informativo" stetti al gioco, trattenendomi dal sospirare spurodatamente quando lui si passò la lingua sul labbro inferiore
" Così..per pura curiosità" continuai, godendo nel vederlo impazzire per me
I capelli arruffati, gli occhi brucianti d'amore, il sorriso malizioso, e il suo corpo così dannatamente vicino al mio, mi fecero perdere la testa, inducendomi a dimenticare qualunque cosa che non fosse lui. Senza pensarci due volte, mi avventai sulla sua bocca e lo baciai intensamente, dimostrando il perfetto contrario di ciò che avevo appena affermato.
" Vuoi fare l'amore con me?" domandò lui a corto di fiato, il suo respiro sulle mie labbra
" Sì. Lo voglio tantissimo" ammisi, sentendomi fremere da capo a piedi come se fosse la prima volta.
Ethan mi guardò dritto negli occhi, e l'attimo successivo, con le mani tremanti mi liberò del golf, e prese a slacciare lentamente i bottoni della camicetta. Uno alla volta, senza mai interrompere il contatto visivo.
" Non immagini da quanto ti voglio" sussurrò, dopo averne slacciati soltanto due
" Spiacente, ma in questo gioco vinco io" non so nemmeno come riuscii a parlare, con lui intento a spogliarmi lentamente e in modo così sensuale
" Ah si?" mi provocò con voce roca, e io non riuscii a fare niente di diverso dall'annuire, il respiro mozzato
" E sentiamo..perchè vinceresti tu?" domandò, separando l'ultimo bottone dall'asola, e scoprendomi piano la pancia
" Perchè ti volevo pure a sedici anni" "volevo che la mia prima volta fosse con te" non provai nemmeno a tenere a freno la lingua.
Stavo così bene con lui, mi sentivo così a mio agio nonostante l'incandescenza della situazione, che avrei potuto dirgli e dimostrargli di tutto.
" Allora facciamo come se lo fosse" propose a quel punto, infilando le mani sotto la mia schiena e slacciandomi il reggiseno, quasi senza farmene accorgere
" Che?" farfugliai, vedendo il mio indumento finire a terra, e lui guardarmi come se fossi l'ottava meraviglia del mondo.
Mi baciò sulle labbra, e separando appena la sua bocca sulla mia, senza mai smettere di guardarmi negli occhi e tenermi il viso tra le mani, mi disse di spogliarlo come se fosse stata la prima volta.
Beh, in certo senso lo era, perchè l'unica volta che ci eravamo spinti a qualcosa di più profondo e intimo dei baci, eravamo abbastanza alticci tutti e due, e di quella notte, ricordavo con precisione solo il nostro essere sconsiderati, il sapore delle sue labbra sulle mie, e le sue avide carezze sulla pelle. Nulla di più, frammenti sparsi: non ricordavo la sequenza di gesti che ci aveva portati a finire nudi su quello stesso tavolo.

Lentamente, afferrai i lembi della sua t-shirt dal basso, e gliela sfilai, tastandogli il petto, e godendomi quella vista non appena ebbi terminato l'operazione. A quel punto Ethan cercò le mie mani, e se le portò sull'addome, imprimendo cerchi immaginari e guidandomi sempre più giù. Quando insieme raggiungemmo l'orlo dei pantaloni, io abbassai un secondo lo sguardo, lui mi baciò dolcemente le nocche della mano portandosele alle labbra "toccami" sussurrò soltanto, e l'attimo successivo mi coprì di nuovo le labbra con le sue, liberandomi contemporaneamente dei jeans che indossavo.
" Come se fosse la prima volta, ricordi?" continuò, tra un bacio e l'altro
E io lo feci: indugiai con le dita nella parte più intima del suo corpo, come mi aveva quasi costretto a fare il giorno precedente per recuperare il cellulare, e scoprii che..beh, scoprimmo tutti e due sensazioni inaudite, forti, sconvolgenti, sconquassanti, e belle da farti venire le vertigini.
Quando interrompevamo i baci per riprendere fiato, vedevo i suoi meravigliosi occhi diventare ogni secondo che passava più verdi, più scuri, più profondi, e maledissi Ricky cento miliardi di volte, perchè doveva proprio essere uno stronzo, di quelli colossali, per voler distruggere un amore come il nostro. Lui non mi aveva mai nemmeno guardata come stava facendo Ethan, nonostante urlasse ai quattro venti di amarmi un minuto sì e l'altro pure; e dal canto mio, potevo giurare di non essermi mai sentita così maledettamente fusa, stordita, eccitata, felice e completa come in quel momento.
Ci baciavamo, ci accarezzavamo, ci provocavamo, chiacchieravamo, scherzavamo, e ci mangiavamo con gli occhi, tutto nello stesso minuto, e non potevo desiderare niente di meglio.
Le cose raggiungero l'apice della dolcezza quando Ethan mi liberò le labbra, per baciarmi lentamente lungo la curva del collo, e poi sempre più giù, scostando la camicetta, sfiorando i seni con le labbra, delicatamente, per poi finire direttamente sul pancione. Lo avvolse con le mani e lo carezzò e lo baciò piano infinite volte, mentre io giocavo con i suoi capelli, e mi impromevo per sempre nella mente e nel cuore l'immagine di lui, che a petto nudo e pantaloni slacciati, chiuso tra le mie gambe altrettanto nude, mi baciava teneramente la pancia piuttosto pronunciata per via della gravidanza ormai inoltrata, e sorrideva, strofinando il naso sulla mia pelle, facendomi solletico, e poi riprendendo a baciarmi, inducendomi a credere che lui, soltanto lui, sarebbe stato il papà perfetto per Harry.
Naturalmente mi sentii smovere dall'interno, e lui se ne accorse; me ne resi conto dal modo in cui mi guardò quando si decise ad alzare la testa dal mio ventre.
E se quel gesto era stato quanto di più dolce esistesse al mondo, l'attimo dopo, mi ritrovai a dover fare i conti con quanto di più travolgente ed erotico al mondo; sì, passò dal baciarmi la pancia, a torturarmi i seni con la bocca, in meno di un minuto, e come diretta conseguenza  a quelle sensazioni che mi stavano sconvolgendo l'anima, reclinai la testa all'indietro, per fargli capire che mi piaceva, e che non volevo che si fermasse.
Se non impazzii in quel momento, con quel cambio d'atteggiamento così repentino e così eccitante, lo feci subito dopo, quando Ethan mi strappò finalmente di dosso la camicetta  e la restante parte degli indumenti, mentre io facevo lo stesso con i suoi, e le sue labbra erano ancora chiuse attorno al mio seno, e i suoi occhi mi fissavano, insistenti e carichi di un'elettricità che avrebbe potuto far saltare in aria tutta Londra.
Sospirai di piacere e gemetti più volte, incapace di controllarmi, fino a quando lui non mi raggiunse sul tavolo e io finii distesa sulla schiena.
Tornò a baciarmi sulle labbra, intensamente, ma quando si posizionò su di me, le cose cominciarono a prendere una piega imprevista....non era affatto facile fare l'amore con un pancione in mezzo, e per un tempo che mi parve contemporaneamente troppo breve e troppo lungo, Ethan si limitò a baciarmi dolcemente in ogni parte del corpo, in ogni centimentro di pelle, e per un po' si sentirono soltanto i nostri respiri, l'uno accavallato all'altro. Niente più discorsi, battute o provocazioni, esistevano soltanto i battiti del nostro cuore, ed erano meravigliosamente assordanti.
Ethan mi baciò quasi fino a consumarmi, e io godetti di quel momento quasi fino ad esplodere di piacere, e dopo, si stese accanto a me su quel legno durissimo, e mi abbracciò forte. Ci tenemmo stretti per un po', completamente nudi, nutrendoci di carezze e sfioramenti, senza avvertire il bisogno di condire quel momento di parole, e poi, di punto in bianco, ci guardammo negli occhi e scoppiamo a ridere come due cretini.
Perchè era assurdo avere così tanta voglia di fare l'amore e non riuscire a farlo! E poi quel tavolo ci stava facendo venire un mal di schiena assurdo, ed eravamo nudi, sudati, eccitati, disperati per ciò che sarebbe successo il giorno dopo, ma ci amavamo così tanto che persino sussurrarcelo avrebbe rovinato il momento. Quindi preferimmo ridere come pazzi, senza controllo, avvinghiati l'uno all'altra in una notte che avremmo ricordato per sempre.
Avvertivo il suo respiro e il suo sorriso sul collo, e ridevo con lui a crepapelle, incurante di tutto il resto e innamorata all'inverosimile dello stesso ragazzo che mi aveva già stregato a sedici anni.
E nonostante fossimo nudi fisicamente ed emotivamente, e nonostante tutti quei casini, non c'era il minimo imbarazzo tra noi, il minimo disagio, e quella semplice consapevolezza mi colpì il cuore ancora più forte dei baci e delle carezze, perchè tra sette miliardi di persone, e quattordici miliardi di occhi, stesa su un tavolo della biblioteca più vecchia di Londra e abbracciata stretta a lui mentre ridevamo forte, ebbi la certezza di aver trovato l'unico paio di occhi che erano complementari ai miei.
" Ma io dove la trovo più una che ride a crepapelle con me, e completamente svestita, mi abbraccia forte, perchè pur volendolo con tutta l'anima, non riusciamo a far l'amore per colpa di questo esserino? Dove lo trovo più una come te?"
Era esattamente ciò che pensavo io, e prima che potessi far qualcosa per controllarmi, passai dal piangere dalle risate, al piangere e basta. Non era giusto doverci lasciare così.
" Ti giuro che ci ritroveremo" dissi soltanto, sempre nella stessa posizione
" Ma io non posso lasciarti andare"
" Non posso perderti"
" Nulla avrà senso se tu te ne vai"
E lentamente, con gli occhi bagnati di lacrime e di desiderio, le labbra le une sulle altre, e le mani intente ad accarezzarci con foga e dolcezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo, divenimmo una cosa sola.
Alla fine riuscimmo a far l'amore, e durò per tutta la notte, e fu l'esperienza più totalizzante della mia vita. In poche ore avevamo riso, pianto, provocato, supplicato, scherzato, ci eravamo baciati e ci eravamo strappati promesse, e nel mentre ci eravamo amati al limite dell'immaginabile, al limite concepibile, dell'universo, di tutto.



BUONSALVEEEEE!!!
Preferisco non aggiungere altro e lasciare a voi tutti i commenti!
Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto, e grazie di cuore, come sempre, per tutte le recensioni. Vi adoroooo ♥♥
Ci stiamo avvicando alla fine...ora mancano esatamente altri tre capitoli!

Mi scuso per la presenza di due caratteri diversi nella narrazione, ma penso sia un errore di Nvu e non sono riuscita a correggerlo :/

A prestooooooooooo!!!! <3<3<3<3















  
 
 

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Capitolo 35
*** Capitolo Trentaquattro ***


EMMA

Il luogo era lo stesso, e i miei e i suoi vestiti probabilmente giacevano nella stessa posizione di mesi e mesi prima, però tutto il resto era cambiato.  

L'unico elemento che avrebbe potuto accomunare le due notti che ci avevano visto cercarci, stringerci, accarezzarci, avvinghiarci e amarci, oltre al fatto che fossimo entrambi finiti completamente nudi e stesi su quello stesso tavolo, era il plaid che Ethan aveva sicuramente tirato fuori dopo avermi fatto addormentare tra le sue braccia, e che in quel momento copriva alla meglio le nostre parti più intime. 
Per il resto, era tutta un'altra storia.
Quella mattina di ottobre, mi ero svegliata nuda ma sola, avevo raccolto velocemente la mia roba, ed ero scappata via senza nemmeno salutarlo, sentendomi una sporca traditrice nei confronti di Ricky, e incazzata con me stessa per essermi lasciata andare così facilmente. Il fatto che poi avessi trascorso un'ora nella doccia a crogiolarmi nel ricordo di quei baci decisamente poco casti, era soltanto un dettaglio che mi sarei portata nella tomba. Mi ero svegliata incredula e confusa, con un mal di testa allucinante dovuta alla sbronza della notte precedente, ed assolutamente determinata a non finire mai più in situazioni equivoche con il ragazzo per il quale avevo avuto un debole per anni, anche se a sua perfetta insaputa.
Quella mattina di giugno, invece, prima ancora di aprire gli occhi avevo avvertito un peso sul mio corpo, e sempre con gli occhi chiusi, non ero riuscita a impedirmi di sorridere, perfettamente consapevole di aver fatto l'amore con lui.
Abbassando lo sguardo, lo trovai con il viso spalmato sul mio seno, una mano posata sul mio ventre, e le gambe intrecciate con le mie in chissà quale groviglio. Portai istintivamente una mano tra i suoi capelli, che mi solleticavano appena la pelle nuda, e iniziai a giocarci lentamente.

Non mi ero dimenticata della difficile situazione con Ricky, ma per quache istante, avevo voluto fingere che fosse tutto a posto, che potessi restare lì con Ethan tutto il giorno, o anche tutta la vita.
Ethan dormiva tranquillo, il suo respiro si infrangeva sul mio seno, surriscaldandolo in modo indecente già di prima mattina, e quell'immagine di lui, nudo e rilassato, spalmato sul mio corpo, l'avrei custodita nel cuore per sempre.
Continuai a giocare con quei ricci per un po', provando a rilassarmi e godermi quel risveglio decisamente meraviglioso, ma non ci riuscii del tutto, perchè il solo pensare a Ricky, alle sue minacce, e a tutto quel casino, mi rendeva irrequieta e terribilmente vulnerabile. Per non parlare dell'idea di rinunciare a Ethan e al suo amore, che mi lacerava pure l'anima.
Non sapevo che ore fossero, ma sapevo di dover tornare a casa, sistemare le ultime cose, passare dalla ginecologa e poi dritta all'aeroporto, ma proprio non ce la facevo a scostarlo da me e fuggire come se quella notte non avesse significato nulla. Non volevo nemmeno svegliarlo, perchè l'addio sarebbe stato ancora più straziante, e mi limitavo a starmene lì, per un intervallo di tempo indefinito a indefinibile, a guardarlo, a contemplare la forma dei suoi occhi, la barba appena accennata sulle guance,che quella notte aveva deliziosamente solleticato ogni parte di me, le sue labbra dischiuse, le spalle larghe, la sua schiena, e poi di nuovo il viso. Non c'era cosa che desiderassi più al mondo di sussurrargli che lo amavo e che sarei rimasta con lui per sempre, per godere ogni mattina e ogni sera delle sensazioni che scatenavano i suoi occhi fissi nei miei, la sua bocca piegata in un sorriso destinato solo a me, quelle irresisitibili fossette, e i suoi dannatissimi baci.
A sedici anni sbavavo sulle sue foto che mi scaricavo sul cellulare, giurando che mai sarei riuscita ad amare qualcuno più di quanto amavo lui, e sei anni dopo, a ventidue compiuti e incinta, per poco non mi ritrovavo a fare la stessa e identica cosa, con l'unica sostanziale differenza, che adesso lo facevo guardardandolo sul serio, senza il bisogno di alcuno schermo e di alcuna tecnologia. La consapevolezza di saperlo addormentato sul mio seno scoperto, mi fece vibrare tutta.
" Hai freddo?" lo sentii domandare, sempre nella stessa posizione, con la voce ancora impastata dal sonno, e terribilmente bassa e roca
" No" dissi soltanto, trattenendo il fiato quando avvertii le sue labbra sfiorare la porzione di pelle sulla quale lui aveva dormito fino a quel momento
" E allora perchè tremi?" continuò, rilasendo con la bocca, fino a raggiungere il collo
' Perchè sei troppo vicino, troppo nudo, troppo reale, troppo bello, troppo dolce, troppo pervertito, troppo perfetto, e io ti amo da morire. Solo che aspetto un bambino da un altro che mi costringe a partire con lui' 
Avrei voluto dirgli, ma ciò che mi uscì non fu poi tanto meno compromettente...
" Perchè avrei tanto voluto che stanotte potesse non finire mai"
" Mhm" mugugnò in segno di pieno apprezzamento, spalmandosi meglio sul mio seno, e ancora mezzo addormentato.
Come facevo a impedirmi di pensare a cose sconce, vedendolo così a suo agio sul mio corpo, con gli occhi ancora chiusi e quei sospiri poco pudici che si infrangevano direttamente sulla mia pelle?
Come facevo a non sentirmi ardere dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, ripensando a come mi aveva guardato mentre eravamo una cosa sola?
Ma ciò che mi costrinsi a dire dopo, con voce tremante e lo sguardo rivolto al soffitto, raggelò persino me.
" Invece è finita, e io adesso devo-" non avevo il coraggio nemmeno di continuare, le parole mi si spezzarono in gola.
Ethan si sollevò di scatto, e si resse soltanto sulle braccia guardandomi dritta negli occhi: aveva capito, ma si rifiutava di accettarlo, così come il mio corpo si rifiutava di lasciare quel posto, e lui.
"Scusa, scusa, scusa, scusa amore" mi accorsi di come lo avevo chiamato un attimo dopo aver pronunciato quella parola
Vidi i suoi meravigliosi occhi liquefarsi, diventando di un verde sempre più torbido mentre si godeva la panoramica completa del mio corpo ancora sotto di lui, fino a concentrarsi sulla mia bocca, nel momento esatto in cui si sentì chiamare 'amore'. 
Fu un'impresa resistere alla voglia di baciarlo e riprendere tutto da dove avevamo interrotto quella notte, ma se lo avessi fatto, avrei complicato ancora di più le cose. Certo, non era nemmeno previsto che mi rivolgessi a lui così, qualche ora prima di dirgli addio per sempre e partire con un altro..ma che ci potevo fare? Mi era scappato, ed era stato tremendamente spontaneo.
" E adesso davvero pensi che riuscirei a lasciarti andare?" ansimò, quegli occhi mi scrutavano l'anima
" Dopo che mi hai chiamato amore?" continuò guardandomi così intensamente e ardentemente, che pensai di andare a fuoco
" Se potessi scegliere, resterei così per sempre" borbottai, a voce talmente bassa, che mi chiesi se Ethan mi avesse sentito
" Perchè non possiamo nemmeno provarci?" domandò, disperato, come se ne andasse della propria sopravvivenza.
Stavo per rispondergli, rifilandogli sempre la stessa patetica e assurda solfa sul fatto che fosse troppo pericoloso per entrambi, perchè pensavo che Ricky fosse veramente impazzito, e sapevo le sue minacce erano reali, ma l'arrivo di un messaggio sul mio cellulare lo risparmiò. Raggiunsi il dispositivo, ma non appena lo ebbi tra le mani, qualcosa nella mia espressione o nel mio sguardo, lo preoccupò al punto tale da indurlo a strapparmelo, prima che riuscissi a nascondere o a cancellare quei messaggi.

 

'Mi pareva di essere stato abbastanza chiaro, ma evidentemente hai bisogno dei fatti per capire'

'Però devo ammettere che se hai avuto le palle di scappare da casa nostra a notte fonda e da sola, nelle tue condizioni, non sei tanto docile e spaurita come pensavo che fossi'

'Le minacce verbali con te non bastano...stai certa che lo terrò a mente'

' Ti giuro se non ti vedo tornare nel giro di dieci minuti, vengo a prenderti io, e questa volta finisce male. Per lui.'

' Quindi se ci tieni al suo bel faccino del cazzo, digli addio per sempre'

' Ma quante volte ti sei fatta scopare, eh? 

'Così mi regolo sul numero di pugni che merita quel coglione'

'A questo punto spero che ci abbiate dentro come conigli, perchè non vedo l'ora di spaccargli la faccia come si deve'

'Aspetti un bambino da me e te lo fai infilare dentro da un altro! Puttana!'

'Hai dieci minuti per tornare a casa da sola, oppure stammattina assisterai a uno spettacolino con i fiocchi'


Quei messaggi arrivarono uno dietro l'altro, menter Etahn reggeva ancora il mio cellulare tra le mani, e capiva ogni cosa.
A quel punto tremavamo entrambi, ci mancava l'aria e non riuscivamo a respirare dalla paura, ma contro ogni logica e buonsenso, nonostante fossimo perfettamente consci dei dieci munuti che stavano scorrendo, ci avvinghiammo in un abbraccio che non lasciava posto a nulla, se non la disperazione.
"Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta" sussurrò carezzandomi i capelli e la schiena con le dita tremanti. Feci uno sforzo sovraumano per trattenere le lacrime.
Incredibile che facesse di tutto per calmarmi anche in una situazione del genere..era il mio eroe, lo era sempre stato.
" Emma tu non puoi partire con lui, non puoi, non puoi assolutamente" percepivo distintamente la paura nella sua voce, eppure continuava a coccolarmi
" Quando stavamo insieme, Ricky non era così...non so cosa gli sia successo"
" E' assurdo che lo dica, ma per me ha bisogno di aiuto" "aiuto medico" precisò, le labbra tra i miei capelli
Mi stringevo a lui sempre di più, mi aggrappavo alla sua schiena, nuda tra le sue braccia, come se non mi accorgessi dello scorrere del tempo.
" Tu mi stavi proteggendo da lui?"
" Tu eri disposta a partire con quel pazzo, senza sapere cosa ti sarebbe successo, senza sapere cosa avrebbe potuto fare al bambino..e lo stavi facendo per me? Stavi per sacrificare tutta la tua vita al fianco di uno come quello, per me?" lo disse come se lo stesse realizzando davvero solo in quel momento.
" E che c'è di strano?" sussurrai contro il suo collo, e lo sentii sorridere, pur non vedendolo.
" Oh Emma..perchè non me lo hai detto subito?" mi strinse a sè ancora di più, tanto che qualcosa, o meglio, qualcuno dentro di me si mosse
" Ho avuto paura" confessai, trattenendo il fiato quando sue labbra presero a baciarmi lentamente il collo
" Io volevo dirtelo, ma... Dio quanto sono stata stupida! Ho ceduto alle minacce perchè ci tengo troppo a te e non mi sarei mai perdonata se ti fosse accaduto qualcosa per colpa mia..e invece avrei dovuto dirti tutta la verità sin dall'inizio e permetterti di starmi accanto, affrontandone insieme tutte le conseguenze. Però ho avuto troppa paura, così tanta, che mi sono autocostretta a credere che se lo avessi assecondato e fossi partita con lui, ti avrebbe lasciato stare, e magari, lontano da Londra e lontano da te, sarebbe tornato ad essere il ragazzo di sempre.
Anche io mi sono accorta che ha bisogno d'aiuto..sono diventata un'ossessione per lui, una malattia, e c'ho provato a farlo ragionare, ma è stato tutto inutile, perchè ero paralizzata dal terrore che potesse farti del male e-" non mi lasciò finire
" Ascoltami: ci sono io con te adesso, e non sarò questo granchè di concentrazione di forza bruta e muscoli sporgenti, e forse la rabbia che quel cretino nutre verso di me, lo rende più forte del sottoscritto, ma ti giuro che lotterò sempre con te, e per te"
Nessuno mi aveva mai fatto una dichiarazione più bella di quella, ed ero più che sicura che nessuno avrebbe scelto un momento meno opportuno, ma proprio perchè eravamo entrambi tutt'altro che rilassati, spensierati e felici, ebbi la certezza assoluta che quelle parole fossero state le più vere e sentite che avessi mai udito.
" Non mi sono mai piaciuti i ragazzi con corporatura stile armadio a tre ante, se questo ti può consolare" sussurrai, per allegerire un po' l'atmosfera
" E come ti piaccono allora?" colse come al solito la palla al balzo per provocarmi
" C'è ne solo uno che mi piace veramente tanto" neanche a dirlo, ressi il suo gioco
" E chi è lo sfortunato?" domandò soffiandomi quelle parole nell'orecchio
" Tu" dissi semplicemente "ed è una sfortuna che ti perseguita da anni" scherzai
Di tutta risposta lui rise, e prima che potessi rendermene conto, mi ritrovai a baciarlo.
" Senti Houston, qui abbiamo un problema..penseremo dopo a come gestire questa sfiga che mi perseguita" sussurrò, quando riuscimmo a mettere fine a quel bacio
" Che facciamo?" domandai a quel punto
Ero ancora spaventata e disperata, ma quel brevissimo scambio di battute e quel dolcissimo bacio, mi diedero le forze di prendere in mano la situazione.
" Che tu vada con lui è escluso, ovviamente. Nemmeno aspettare che arrivi qui incazzato è una saggia idea, però, boh, forse possiamo provare a parlargli.." propose
" Non ci ascolterà...lui..lui vuole solo" provai a dire "insomma, te lo ha già dimostrato una volta, no?"
" Possiamo fare almeno un tentativo?" domandò, senza mai accennare a liberarmi dal suo abbraccio
" E se va male? " non avrei sopportato di vedere attuate quelle minacce
" Ei! Non ti ho mai detto che sono cintura nera di karate?"
" Non è il momento di scherzare, superman" gli ricordai, non riuscendo comunque a trattenere un mezzo sorriso
" Lo so, e ho paura anche io" a quel punto fui io a stringerlo di più
" Ascoltami: quello lì è talmente stupido da averti inviato dei messaggi sul cellulare..ci bastarebbe andare dalla polizia, fargli leggere la minacce, e i problemi sarebbero risolti. Però come ti ho detto, penso che abbia bisogno di aiuto, e di certo non lo aiutiamo spedendolo tra le grinfie degli ispettori. E poi è sempre il padre di tuo figlio, per quanto mi dispiaccia"
Ricky minacciava di pestarlo violentemente, e lui voleva aiutarlo! Avrei sfidato pure il più cinico a negare che quel ragazzo avesse un cuore d'oro.
" Pensi davvero di riuscire a farlo ragionare?"
" No..però ci voglio almeno provare"
" Promettimi che non gli permetterai di farti del male"..ma che cosa stupida che avevo detto! Magari avesse potuto promettermelo.
" E tu promettimi che resterai qui a Londra con me" non fu necessario che gli rispondessi a prarole, bastava il nostro intreccio di corpi e sentimenti a colmare tutto.
" Sai che forse dovremmo vestirci?" osservai dopo un po', a metà tra il divertito e lo sgomento
" Già" concordò lui, quasi ridendo, e anche se controvoglia, fummo costretti a stacarci per indossare la biancheria e gli indumenti del giorno precedente.
Qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi, e in modo dettagliato, come fosse possibile riuscire a trovare il proprio angolo di paradiso, tra mille casini. Io e Ethan ci eravamo riusciti, sempre, anche quella mattina.
Come avevo fatto anche solo a pensare di poter rinunciare a lui?  
E aveva ragione..la vera pazzia sarebbe stata permettere a Ricky di separarci con le minacce; ma ero stata così stupida e così impaurita da non capire che nel momento in cui lo avrei raccontato a Ethan, mi sarei sentita immancabilmente più forte e determinata a lottare per noi. Si sa che due è sempre meglio di uno.
" Eccoli qua, i piccioncini!"
E fu così che quella voce mi fece rabbrividire.




BUONSALVEEEE!!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e grazie, grazie, grazie e ancora grazie per tutte le recensioni che mi inviate, e per il sostegno e l'interesse nei confronti di questa storia.
Vi giuro che io la amo da morire, per me è importantissima...perciò grazie di cuore ♥
Mi dispiace un sacco che si stia concludendo...-2 capitoli alla fine :/
Mi raccomando, non siate timidi e fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa... Recensiteeeee <3<3<3
Ed ecco a voi un piccolo spoiler!
*********

"Senti, non è un mistero che io sia innamorato pazzo di lei, e non è nemmeno un mistero che desideri farci l'amore a ogni ora del giorno e della notte...ma qui non stiamo parlando di me!
Ti rendi conto che sei arrivato al punto di farla tremare quando sente la tua voce?
Ti rendi conto che non vuole nemmeno che la sfiori?
Ti rendi conto che ha paura di te?
Ti rendi conto che se pure ti seguisse in Germania, sarebbe infelice?
Lo capisci che non ti vuole più?"

******************
Un bacione, e a martedì con 'Cinque giorni' ;)

































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Capitolo 36
*** Capitolo Trentacinque ***


ETHAN

La vidi irrigidirsi non appena Ricky entrò in biblioteca. 

L'idiota si sbattè la porta alle spalle, visibilmente infuriato, e ci guardò entrambi, livido dalla rabbia.
Emma prese a tremare, così tanto che fece cadere a terra il cellulare che stava reggendo tra le mani quando lui era arrivato.
Dio solo sa quanto avrei voluto raggiungerla e stringerla forte, carezzarle la schiena, che avevo scoperto essere un suo meraviglioso punto debole, e rassicurarla, dicendole che sarebbe andato tutto bene.  Ma se l'avessi fatto, avrei solo peggiorato la situazione, avrei permesso a Ricky di vederla così vulnerabile, gli avrei fatto capire che aveva paura, anzi, che avevamo paura, e lo avrei sicuramente provocato. No, non ci conveniva affatto sfidarlo fino a quel punto, anche se per me in quel momento la vera sfida fu desistere dallo stringerla tra le braccia.
" Non credevo che sareste arrrivati a tanto, sapete?" esordì, avvicinandosi con passo minaccioso
" Devo ammetterlo: avete un bel coraggio" continuò in tono palesemente derisorio
" Ma state attenti, perchè state giocando con il fuoco..e vi brucerete" più si faceva vicino, e più il suo sguardo vacuo mi dava la conferma che fosse impazzito
Prima che riuscissi ad articolare una qualsiasi frase per tentare di farlo desistere dai suoi violenti intenti, Ricky raggiunse Emma e la bloccò, strattonandola per un braccio.
Non ci vidi più.
" Lasciami" si dimenò lei, la voce rotta dalla paura, e gli occhi puntati in quelli del pazzo
" Come è stata la scopata con tuo amichetto, eh?" domandò lui serafico
Mi frapposi tra loro due, staccando poco delicatamente la mano di Ricky dal braccio di Emma, e proteggendola con il mio corpo.
" Non hai sentito? Ti ha chiesto di lasciarla" dissi duramente
" E a te invece ha chiesto di scoparla, vero?" rispose, il tono di voce più alto di un'ottava
" Certo che hai proprio una bella considerazione di me, come persona! E menomale che continui a sbandierare ai quattro venti che mi ami, altrimenti, non oso immaginare che cosa saresti andato a dire" Inaspettamente, fu proprio Emma a prendere la parola, senza però riuscire a nascondere il terrore nella voce.
" Scappi di casa di notte, per andarti a infilare nel letto di un altro..tu come le chiami le persone che fanno queste cose? Santarelline?"
" Bene! Mi consideri una puttana, come mi hai scritto nel messaggio? Perfetto, allora vatti a cercare una donna vera e lasciami vivere la mia vita"
" Eh no..troppo comodo così..tu aspetti mio figlio!"
" Ed è altrettanto comodo per te ricordartene solo adesso?"
Stava tirando fuori le unghie, lo stava affrontando, mi aveva fatto segno di lasciarla parlare e io l'avevo assecondata, però se solo quel verme avesse provato a sfiorarla di nuovo, avrei perso ogni controllo, lo sapevo.
" Sei brava a rigirare la frittata" osservò, di nuovo quel tono derisorio
" Ma non ti preoccupare, io e te avremo moolto tempo per chiarirci come si deve" ghignò, gli occhi percorsi da una strana luce, che la fece soltanto tremare di più.
Che cosa non avrei dato per poterla stringere forte al petto e farla ridere, ridere a crepapelle. Ma ovviamente non potevo, per colpa di quel bell'imbusto che aspettava di fare i conti con me.
Mi ero reso conto che con le buone non sarei arrivato da nessuna parte, non mi avrebbe dato retta nemmeno per un secondo..tuttavia, feci un ultimo tentativo assicurandomi che Emma fosse a debita distanza da lui.
Fortunatamente lei parve intuire le mie intenzioni senza nessuna spiegazione, e dopo avermi guardato con certi occhi, implorandomi di stare attento e non fare cazzate, si allontanò dirigendosi verso il bagno.
Ricky non ne se accorse nemmeno..ormai pensava di averla congedata con quella frase minacciosa, e puntava soltanto me. 
" Puoi provare a ragionare almeno un secondo?" poggiai le mani sulle sue spalle, in cerca di un punto d'incontro
" Che cazzo c'è da ragionare?" rispose, spingendomi contro uno scaffale
" Stai rovinando la vita delle persone a cui dici di tenere tanto, comportandoti in questo modo assurdo" gli feci presente
" Cos'è..adesso oltre che cantante da quattro soldi, sei pure paladino della giustizia?" mi derise
" Sto solo cercando di dirti che se vuoi che Emma e tuo figlio siano felici, devi lasciargli la libertà di scegliere quello che credono sia il loro bene"
" Non essere ridicolo, stronzo! Mio figlio non ha voce in capitolo" sputò con rabbia
" Lui no, non ancora perlomeno. Ma Emma? Nemmeno lei ha il diritto di scegliere quello che vuole?"
" E fammi indovinare: saresti tu quello che lei vuole..tu sapresti benissimo come renderla felice...d'altronde sai benissimo pure come farle aprire le gambe!"
Feci tutto ciò che era in mio potere per mantenere la calma anche se ero sempre stato un tipo parecchio impulsivo, ma dovevo controllarmi, e ricordarmi che il mio obiettivo non era prenderlo a pugni, ma provare a farlo ragionare. Comunque al momento non ci stavo riuscendo.
" Senti, non è un mistero che io sia innamorato pazzo di lei, e non è nemmeno un mistero che desideri farci l'amore a ogni ora del giorno e della notte...ma qui non stiamo parlando di me!
Ti rendi conto che sei arrivato al punto di farla tremare quando sente la tua voce?
Ti rendi conto che non vuole nemmeno che la sfiori?
Ti rendi conto che ha paura di te?
Ti rendi conto che se pure ti seguisse in Germania, sarebbe infelice?
Lo capisci che non ti vuole più? " 
Riuscii perlomeno a zittirlo un attimo, anche se gli pulsalvano le vene del collo, segno che stesse per scoppiare. Ma io non avevo ancora finito.
" E non provare a dire che non appena sarete lì insieme tornerà tutto come prima, perchè sai anche tu che non potrà essere così.
Del bambino, obiettivamente non te ne è mai fregato nulla, e non ti sentirai magicamente pronto a fare il padre solo perchè sarete tu e lei da un'altra parte...
E poi, cosa pensi di fare per tenerti stretta una donna che non ti ama più? 
Le vietarai di uscire, di divertirsi, di andare a fare la spesa, per fare in modo che non incontri mai nessuno? E' questo il piano?" sbottai
" Se solo ragionassi un attimo, ti renderesti conto di-" non riuscii a terminare la frase a causa di un pugno nello stomaco
" Sei tu la nostra rovina! Non appena sei comparso come il genio dalla lampada di Aladino, Emma non mi ha più degnato di uno sguardo. I nostri problemi sono iniziati molto prima che lei restasse incinta"
Gli bloccai il braccio a mezz'aria prima che potesse colpirmi ancora.
" E' stato quando ho capito che mia ragazza si era innamorata di un altro, che sono impazzito!" ringhiò
" E che cosa vuoi fare? Condannarla all'inferno per essersi innamorata?"
" Lei era mia, e tu me l'hai portata via" mi colpì ancora, facendomi barcollare
" Ne parli come se fosse un trofeo!" gli sputai addosso " E sai qual'è la cosa più triste? Che ormai per te lei è diventata soltanto quello: una coppa da vincere e da esibire.  
E' diventata il premio di una sfida che hai lanciato contro di me, e sei talmente accecato dal desiderio di battermi o vendicarti o non lo so, che nemmeno ti rendi conto di quanto male le stai facendo"
Non mi interessava più se mi avrebbe colpito ancora, dovevo dirgli tutto ciò che pensavo di lui.
" Sono io il problema? Benissimo, prendemi a pugni come stai già facendo, sfogati se ti va" 
Mi prese in parola, ma non mollai.
" Ma lascia stare lei, lasciale la possibilità di decidere della sua vita" continuai, nonostante la testa che mi girava forte per la botta
" E' davvero il minimo che tu possa fare se sei tanto convinta di amar-" di nuovo non riuscii a terminare il discorso
Di nuovo mi fece sbattere la testa contro chissà cosa di duro, e per un momento mi si annebbiò la vista. Ricky continuò a menarmi inferocito, e io reagii difendondomi alla meglio e colpendolo a mia volta. Non ero partito con quelle intenzioni, ma se lui mi prendeva a pugni, non mi potevo mica starmene fermo lì a guardare!
" Hai ancora voglia di parlare, e ragionare, eh? " mi aggredì ancora
A quel punto Emma lanciò un grido, raggiungendoci e implorandoci di smetterla, ma Ricky era fuori di sè e continuò a colpirmi. Mi difesi, di nuovo, ma l'ultimo pugno mi aveva fatto sputare sangue dalla bocca.
" Ethan!" la sentii urlare, e spaventata dalla vista di quel sangue, si precipitò verso di noi, e provò ad allontare Ricky, strattonandolo e urlandogli addosso di smetterla.
Avrei voluto dirle di non mettersi in mezzo, e tornare di bagno, perchè temevo che si sarebbe fatta male anche lei in quella stupida rissa, ma la tosse e il forte giramento di testa mi impedirono di pronunciare una sola parola.
" Ma si può sapere che cazzo c'hai in testa? Si può sapere chi sei...tu..tu.. non sei il ragazzo che conoscevo" la sentii rivolgersi a lui
" Vattene. Vattene subito, o chiamo la polizia...saranno felici di leggere tutte le minacce che mi hai scritto"
No..no! Perchè aveva tirato in ballo la polizia? Doveva essere veramente terrorizzata se lo aveva fatto, e io..io, mi sentivo male.
" Non azzardarti! O oltre a non vedere più vivo lui, dovrai dimenticarti pure del bambino" Ricky mi indicò sprezzante, ma mi accorsi che non era messo tanto meglio di me
" Emma..perfavore.." sussurrai
" Torna dentro..ti..ti prego" riuscii a dire a fatica
" Oddio Ethan!" urlò lei voltandosi verso di me, e non riuscì a trattenere le lacrime vedendomi in quello stato
" Si..dai retta al tuo fidanzatino...tornatene dentro"
" Io non ho ancora finito con lui" e con le poche forze che gli erano rimaste, spinse Emma  a terra per avere di nuovo via libera e avventarsi su di me.
Successe tutto in attimo: lei a terra priva di sensi, le mani a coprirsi la pancia; e io improvvisamente in piedi, al suo fianco. Ricky che ci guardava entrambi spaventato e allibito, e visibilmente dolorante.
" Chiama un'ambulanza, cretino!" gli ringhiai contro, carezzandole il viso, tentando in tutti i modi di risvegliarla, e pregando Dio che non fosse successo nulla di grave.
Non potevo perderla..non potevo..non potevo..no..non potevo...
Mi accasciai accanto a lei, stremato, distrutto. Mi asciugai il sangue che mi usciva dalla bocca con il dorso di una mano, e l'altra la portai tra le sue, sul suo ventre. 
Mi faceva malissimo la schiena, e mi girava forte la testa, ma restai vigile per tutto il tempo, per lei, con lei, e non smisi nemmeno un secondo di pregare che stesse bene.
Ricky scappò dopo aver chiamato l'ambulanza, ma non me ne stupii più di tanto. In fondo era stato lui a spingerla a terra, e ne era perfettamente consapevole. Ma se fosse successo qualcosa a Emma e al bambino per colpa sua, sarei stato io ad andarlo a cercare..non poteva cavarsela così.
L'ambulanza arrivò un quarto d'ora più tardi, e lei non si era ancora risvegliata. Feci il possibile per apparire soltanto preoccupato per le sue condizioni, e non per le mie, altrimenti si sarebbero aggiunti altri problemi, e salii con lei sul mezzo, diretti in ospadale.
Continuai a stringerle la mano, a carezzarle il viso e i capelli, e a sussurrarle parole dolci per tutto il tragitto, sotto lo sguardo vigile, attento e oserei dire, pure intenerito, dell'infermiera di turno.
Spiegai che fosse in attesa di un bebè, e gli raccontai che dopo essere caduta, aveva perso i sensi. Era una balla che mi inventaii lì per lì, ma per fortuna i medici erano più interessati a fare qualcosa per risvegliarla, piuttosto che ascoltare me e le mie suppliche di salvare entrambi, lei e il bambino.
" Resisti amore mio, resisti" la implorai baciandole le nocche della mano destra, un attimo prima che i medici mi sbarrassero la strada, impedendomi di seguirli una volta arrivati in ospedale.



EMMA

Mi svegliai stordita, in una stanza che di certo non era la mia.
Ci misi un secondo a realizzare di trovarmi in ospedale: dopotutto quelle pareti spaventosamente bianche, quell'arredamento completamente inesistente e quell'odore permanente di disinfettante, non lasciavano spazio a dubbi o fraintendimenti.
Avevo inziato a riconoscere, temere, e odiare quel genere di posto, quando a diaciassette anni, mentre aspettavo nella sala d'attesa di cardiochirurgia, in attesa di far visita a mia nonna che era ricoverata lì da qualche giorno, mi sentii mancare improvvisamente l'area, e una zia si offrì di accompagnarmi fuori; un minuto dopo le squillò il cellulare e la vidi appartarsi un attimo. Quando mi raggiunse a chiamata terminata, mi disse che ormai ero grande e dovevo essere forte : mia nonna non c'era più. In quell'esatto istante capii che il senso di soffocamento che avevo provato in quella stanza, non era stato casuale, anzi, realizzai che mi ero sentita mancare l'aria proprio quando mia nonna aveva lasciato questo mondo; tutto questo a conferma di quanto fossimo in sintonia...io e la mia nonna paterna eravamo legatissime, e lei mi aveva lasciato da sola, a fare i conti con il mondo dei grandi decisamente troppo presto.
E da allora, ogni volta che mi trovavo in un ospedale, non riuscivo a fare a meno di rivivere quell'intervallo di tempo appartenente al mio trascorso, che forse non era mai passato per davvero.. così, per qualche istante, mi lasciai travolgere dai ricordi anche quella volta.
" Signorina..signorina?" tornai al presente soltanto quando avvertii qualcuno scuotermi delicatamente. Ero sudatissima, un bagno d'acqua, come ogni volta che quel maledetto giorno di tanti anni prima tornava a riprodursi nella mia mente, con effetti anche sul mio corpo, e sul mio animo. Mi facevano quell'effetto gli ospedali, non potevo farci niente.
" Signorina, si calmi, la prego. In fondo non è successo nulla di grave..." sentii l'infermiera rassicurarmi, e in quel momento, sbarrai gli occhi, terrorizzata.
Ethan! Impallidii ricordando come lo aveva conciato Ricky..e quella specie di rissa in biblioteca, a causa mia...Dio, ma che cosa era successo?
Sì, ricordavo di averli raggiunti in preda al panico, di aver provato a separarli e di aver minacciato Ricky di chiamare la polizia, ricordavo che entrambi mi avevano pregato di tornarmene nel bagno, e che poi Ricky mi aveva spinta a terra per potersi avventare ancora su di lui. Dopo, buio totale.
" Mi ha sentito? Sta bene...il suo bambino è sano come un pesce!"
Istintivamente mi portai le mani sull'addome, di colpo di nuovo cosciente. Sospirai, più volte, a lungo, sollevata almeno per quello.
" Si sì grazie..menomale"
"Grazie, grazie mille"
" Per fortuna" dicevo cose sconnesse, ancora piuttosta provata, sia da quello che era realmente successo, che dal ricordo dalla sala d'attesa di cardiochirurgia che continuava a torturarmi.
Esattamente in quel frangente, mi venne da pensare che se mia nonna fosse stata ancora viva, sarebbe stata l'unica persona al mondo alla quale avrei confidato di essere incinta senza nessun tipo di paranoia. 
E chissà che faccia avrebbe fatto quando le avrei detto di aver incontrato Ethan!
Avrebbe sicuramente esultato e magari anche sclerato insieme a me, perchè lei era fatta così, ma mi avrebbe anche raccomandato di raccontare tutto ai miei genitori, soprattutto a mia madre, che sospettavamo entrambe fosse sempre stata un pochino gelosa del nostro rapporto.
Ero una stupida...dovevo raccontarle tutto, e al più presto, considerato come i giorni si rincorrevano senza sosta. Dovevo farlo anche per la nonna, un po' come se lo raccontassi anche a  lei.
Si.. ma Ethan dove era finito? Perchè non era accanto a me? Io..io necessitavo della sua presenza al mio fianco, ogni secondo un po' di più, io avevo bisogno di lui, bisogmo di sapere che stesse bene..
E poi non sapevo nemmeno che fine avesse fatto quell'altro pazzo..speravo fosse partito per la Germania senza di me, e senza di Harry. Perchè il nostro posto era a Londra.
Harry..Harry era salvo. Non volevo nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedergli. 
Il mio piccolino, il mio piccolino stava bene! 
Ancora pensavo cose apparentemente sconesse tra loro, che assumevano il volto di un bebè, di Ethan, della nonna, di Ricky, dei miei genitori, e poi di nuovo il bebè e  Ethan, susseguendosi in un circolo vizioso, quando scorsi sul comodino un foglio bianco ripiegato su se stesso. Lo afferrai di slancio, improvvisamente più cosciente, quando riconobbi la calligrafia.





BUONSALVEEE!!
Perdonatemi per l'attesa..so benissimo di aver saltato un paio di aggiornamenti e mi dispiace non essere riuscita ad anticiparvi che sarebbe andata così. La verità è che queste due settimane appena trascorse sono le uniche dell'anno che mi sono concesse per godere della compagnia di alcune persone a cui sono legatissima da tutta la vita...e niente, ho passato tutto questo tempo con loro e basta, senza preoccuparmi di nient'altro.
Comunque, sono tornataaaaaaaa  :)) E loro sono partiti :(
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e non vedo l'ora di scoprire le vostre opinioni a riguardo ;)
Recensiteeeeeeeeeee ♥♥♥♥
Vi anticipo già che il prossimo capitolo sarà quello conclusivo...
Grazie di cuore per tutto il supporto, un bacione, e a prestoooooooooo <3<3<3<3





















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Capitolo 37
*** Capitolo Trentasei ***


EMMA


Cara Emma,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che ti sei svegliata e che stai bene, e credimi, che nonostante tutto quello che è successo, per me è un sollievo saperti sana e salva.
Non puoi nemmeno immaginare quanto male mi sono sentito dopo averti spinto a terra, nelle tue condizioni..ti giuro che mi sarei volentieri preso a schiaffi da solo, perchè tutto volevo, tranne che fare del male a te.  Però le cose mi sono sfuggite di mano...Ethan ha provato a farmi ragionare, a suo dire; io gli ho sputato addosso che è tutta colpa sua se io e te abbiamo smesso di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda, se abbiamo smesso di capirci e stare bene insieme, e alla fine l'ho colpito, l'ho colpito intenzionalmente tante di quelle volte...
Ero furioso e completamente fuori di me, volevo davvero fargli del male, ma ciò che non avevo calcolato era che tu lo amassi al punto tale da metterti in mezzo per proteggerlo e salvarlo dal mostro  che credi io sia diventato.
Ed è stato in quel momento, è stato quando ci hai visto tutti e due stesi a terra e sanguinanti, è stato quando ti sei inginocchiata vicino a lui, è stato quando non sei riuscita a trattenere calde lacrime vedendolo conciato così male, è stato quando lo hai scelto per la milionesima volta senza la minima esitazione, è stato allora che non ci ho visto più.
Ho capito che qualunque cosa avrei fatto, ti avrei comunque persa, e accecato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta nei suoi confronti, non mi sono nemmeno accorto della cazzata che stavo commettendo spingendoti a terra in quel modo...io ..io ho perso il controllo, perchè l'unica cosa che desideravo era fargliela pagare per essere riuscito a portarti via da me.
Non volevo che ci finissi tu di mezzo. Scusa.
E lo so che dirlo adesso non serve a nulla, ma almeno, permettimi di illudermi di essere partito con l'anima in pace. Sì, hai letto bene: partito. 
Ora che stai leggendo, non so nemmeno che ore siano lì da te, se sono addirittura trascorsi dei giorni da quando ti ho scritto..non so nulla, tranne che voglio ricominciare una nuova vita ad Amburgo.
Mi sarebbe piaciuto condividerla con te, con te e nessun'altro (adesso non ha nemmeno più senso parlare del bambino, tanto sappiamo entrambi che non sono mai stato pronto), e ho fatto di tutto affinchè potesse finire così... ho fatto veramente di tutto, e me ne vergogno.
La cosa più folle di tutte è che mi sono reso conto che ha ragione lui, sì, Ethan..aveva ragione lui quando mi ha detto che se ti amavo dovevo lasciarti libera di scegliere; aveva ragione lui quando mi ha detto che comportandomi come mi stavo comportando ti stavo facendo del male; aveva ragione lui quando ha cercato di farmi presente che ti ho ridotta al punto da aver paura di me.
Però ciò che è stato più difficile da accettare, è stato ammettere che l'amore che nutrivo e che nutro verso di te è un amore malato, che ora voglio debellare al più presto.
Il giorno esatto in cui quel ragazzo si è messo tra di noi, ho capito che avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti per non perderti...e non prendiamoci in giro, tanto non serve nemmeno più a questo punto..ammetti che anche tu, quello stesso giorno, hai capito che ti saresti dovuta sottoporre a uno sforzo immane per non correre da lui e gettarti tra le sue braccia.
L'avevamo capito sia tu che io, che non avevi mai smesso di amarlo quel tizio di nome Ethan...con la sola differenza che io pensavo davvero che fosse un vecchio amico come mi raccontavi tu, e invece era il cantante rubacuori della tua band preferita, della quale, tra l'altro, non avevo mai saputo l'esistenza.
Ci abbiamo provato, abbiamo provato a tenere insieme i pezzi per un po', facendo finta che nulla fosse cambiato, ma poi sei rimasta incinta e io mi sono sentito talmente spaesato da non capire più un accidenti di nulla. Non eravamo più gli stessi ragazzi che erano arrivati insieme a Londra soltanto un paio di mesi prima, perchè io ti amavo e tu invece vedevi solo lui...sono fuggito perchè non riuscivo più a resistere in quelle condizioni, perchè pensavo che a prescindere dalla mia scarsa volontà di diventare padre, non saremmo mai potuti essere una famiglia...tra noi mancava ormai l'ingrediente primario, non c'era più amore.
Però nel periodo in cui sono stato in Germania mi sei mancata talmente tanto, che non ho potuto fare a meno di telefonarti.
E lo so che non ti ho mai chiesto niente del bambino, ma mi piaceva fingere che tra noi ci fossero meno problemi..mi piaceva raccontarti della mia giornata, annoiarti con il resoconto delle operazioni alle quali avevo assistito, e mi piaceva da matti sussurrarti che mi mancavi e che senza di te mi sentivo soltanto la metà di me stesso. Ti immaginavo sospirare di piacere e desiderio mentre te lo sentivi dire, mi illudevo ancora che anche per te fosse lo stesso; ma con il passare dei giorni, delle settimane, e poi dei mesi, ti sentivo sempre più distante, quasi fino a non sentirti più del tutto.
Dicevi sempre di aver fretta, e mi liquidavi dopo qualche secondo, però io sapevo che eri con lui, e ci sono state delle volte in cui mi sono trattenuto dallo spaccare a pugni qualche muro, avvertendo per telefono la voce di un ragazzo o un respiro che non era il tuo.
E alla fine tutto questo mi ha reso pazzo: ti volevo a tutti i costi, non sopportavo l'idea di averti persa, non volevo rassegnarmi all'evidenza. Così sono tornato, e dopo averci provato con le buone e non esserci riuscito a riportarti da me, sono passato alle minacce. Nel periodo in cui siamo stati lontani, il mio amore per te ha mutato connatazione, si è ammalato del desiderio di possesso e rivalsa, e mi ha indotto a farti del male, anche se non l'ho mai voluto.
Però l'ho realizzato solo adesso, ho capito che fosse arrivato il momento di arrendermi e lasciarti definitivamente, permettendoti di vivere la tua vita, soltanto dopo aver letto i fogli dentro quella maledetta busta...i medici l'hanno consegnata a me appena ho trovato il coraggio di presentarmi in ospedale, ritenendomi il padre del bambino, e io l'ho aperta, perchè ci tengo davvero a te e volevo sapere fino a che punto ero stato cretino nello spingerti a terra per avventarmi su Ethan. Volevo semplicemente sapere come stavi, e invece ho scoperto molto di più.
Cose che sono sicuro che tu ancora non sai, e che forse, hanno avuto su di me lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelata, che però avevo bisogno di ricevere per rinsavire.
Per arrendermi sconfitto, fare un passo indietro, e lasciarti in pace come tu mi hai chiesto, questa volta per sempre, e senza ripensamenti.
Perchè io non centro più nulla in questa complicatissima storia, e adesso voglio solo dimenticarti il più in fretta possibile, anche se non sarà facile...devo disintossicarmi da te, dal sentimento che mi lega a te che ormai era diventato morboso, e forse, in fondo in fondo, è stato meglio così: sapere di non aver più nessuna speranza di riconciliazione, nessun tipo di legame a tenerci vicini controvoglia.
Hai capito, vero?
Hai capito cosa c'è scritto nella busta che ho lasciato sul tuo comodino, e hai capito cosa mi ha dato la spinta decisiva a partire.
Al massimo avresti dovuto essere tu a dirlo a me, e non io a te, ma comunque la sostanza non cambia.
Ti sto immaginando nel preciso istante in cui sarai arrivata a leggere queste righe, ma te lo giuro, questa è l'ultima immagine che mi concederò di avere di te.
Non ne voglio sapere più niente, vorrei far finta di non averti mai conosciuta, perchè nessuno Emma, nessuno è stato in grado di rendermi pazzo come hai fatto tu, e da questo momento in poi, mi costringerò ad odiarti per rendermi le cose più semplici, perchè sei la persona più speciale che conosca ,e ti ho persa.
Allora farò finta di credere che non ne sia mai valsa la pena di starti accanto..però, adesso, ti sto ancora immaginando, e ti vedo: vedo che ti tremano le mani mentre leggi questa lettera, vedo il viso arrossato e gli occhi lucidi di lacrime, ti sento persino tirare su i singhiozzi col naso come una bambina, ma soprattutto, vedo quel sorriso che proprio non ce la fai a reprimere, perchè ancora non ci credi che sta sul serio accadendo quello che negli ultimi mesi hai segretamente bramato con tutta te stessa.
E non ti preoccupare per Ethan..prima di partire ho raccontato la verità ai medici e questi hanno ritenuto opportuno controllarlo un po', ma sta bene, un po' ammaccato a causa del sottoscritto, ma ancora tutto intero. Tranquilla, perchè in men che non si dica tornerà da te e sono pronto a scommettere che non ti lascerà mai più.
Perchè è vero che l'ho sempre ritenuto un pallone gonfiato, e nemmeno adesso mi sta simpatico, anzi, vorrei ancora spaccargli la faccia, nonostante mi sia reso conto di aver agito come un pazzo..però un merito mi tocca riconoscerglielo: è l'unico al mondo capace di farti stare bene, e poi ti ama, mi rincresce ammetterlo, ma quello ti ama da morire. Basta guardarlo in faccia per capire che è follemente innamorato di te. Di voi.
Perciò lasciati amare di tutto quell'amore che è in grado di donarti, che è veramente tanto, e io e te, chiudiamola qui la nostra partita.
Mi piacerebbe dire che quando l'arbitro ha fischiato, il nostro era un pareggio, ma sappiamo entrambi che io ho perso...spero solo che questa sconfitta mi dia la grinta necessaria per rimettermi in gioco. Lo spero davvero..tu, se puoi, perdonami per tutto il male che ti ho fatto.
Addio Emma


" Stammi bene, Ricky" sussurrai soltanto, le lacrime agli occhi, lungo le guance, scendevano sulle labbra, sul mento, sul collo e infine su quella lettera. La tenevo stretta con le dita tremanti, che erano soltanto una piccola parte, una terminazione, di quel corpo che tremava tutto. Dalla testa ai piedi.
Non potevo crederci..non poteva essere tutto vero.
Ricky, dopo tutti quei casini, si era arreso, era riuscito a fare un passo indietro, se ne era andato come io gli avevo disperatamente chiesto di fare. All'improvviso non ero più costretta a partire con lui, a lasciare Londra, a lasciare Ethan! E già questo, era sufficiente a farmi venire voglia di scendere da quel letto e mettermi ballare in mezzo alla stanza...ero libera, libera di scegliere cosa volessi, chi desiderassi al mio fianco.
E sul punto, ormai, da parecchio tempo non avevo alcun dubbio.
Ma c'era molto, molto di più da festeggiare : nella lettera, il mio ex ragazzo, mi aveva parlato di alcune carte, di documenti che lo avevano spinto a partire, di poche righe che gli avevano aperto gli occhi. E io all'inizio non avevo voluto crederci, non avevo voluto illudermi, ma più andavo avanti nella lettura e più di rendevo conto che ciò che Ricky diceva di aver scoperto non poteva essere altro che quello.
Quello che avevo sinceramente e disperatamente bramato e desiderato per tutto il tempo durante il quale Ethan mi era stato accanto.
Io..però io avevo bisogno di leggere tutto con i miei occhi. E fu così che mi avventai sulla mia cartella clinica, spulciandola fino a trovare il documento che mi interessava, quello fornito dalla ginecologa sotto la quale ero in cura; lessi che secondo i calcoli, a giorni sarei entrata nell'ottavo mese di gravidanza, e il mio pancione lo confermava, senza alcuna ombra di dubbio; lessi che la data prevista per la nascita di Harry era fissata per metà luglio, e sapevo anche quello; lessi i responsi positivi delle ecografie e delle visite che avevo fatto (l'ultima proprio quella mattina in ospedale), e alla fine, in fondo alla pagina, assieme a una serie di codici e notizie che per me non avevano alcun significato, esposte con termini troppo specificatamente medici, lessi che la dottoressa, aveva indicato come possibile e presumibile data del concepimento.. proprio il giorno del compleanno di Ricky. E io quella serata, la ricordavo per tutt'altro motivo.
Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermi come mai la dottoressa avesse indicato anche quella data, o piuttosto, per quale assurdo motivo io non avevo mai pensato che potesse esistere un documento che contenesse quelle informazioni, ma non ebbi il tempo di pensare, dire o fare nulla, perchè in quell'esatto istante, mentre ancora reggevo tra le mani la cartella clinica, e al di sotto di essa la lettera che Ricky mi aveva scritto, si spalancò la porta.
Lo vidi, e mi si mozzò il respiro.
" Amore mio!" mi si lanciò addosso come se non mi vedesse da mesi, e le sue mani, le sue braccia, mi strinsero talmente forte e con così tanta intensità, che per un attimo ebbi il timore di soffocare sul serio.
" Come stai? Mi hai fatto prendere uno spavento enorme..." sussurrò, tenendomi ancorata al suo petto, mentre io respiravo sul suo cuore, intenzionata a restare così anche per sempre.
" Sto bene. Stiamo bene" trovai le forze di rispondergli, un attimo prima che Ethan si staccasse quel tanto necessario a guardarmi negli occhi, sorridendo, per poi annullare nuovamente le distanze tra noi con un bacio che sapeva tanto d'amore, di speranza, di sollievo, di promesse e di futuro.
" La prossima volta che ti azzardi a farmi morire di paura così, giuro che io e Harry te la faremo pagare!" sorrise sghembo, prima di ritornare a baciarmi sulle labbra, questa volta più dolcemente, ma con la stessa voglia di farmi sua per sempre.
E quando riuscimmo a mettere fine a quei baci, io risi spensierata, perchè era troppo bello sentirlo parlare così, così spontaneamente, di me, di lui, e di nostro figlio.
Dio.. soltanto pensarla in quel modo, mi faceva tremare le ginocchia dall'emozione, e mi faceva venir voglia di vivere, di divorare i giorni e assaporare le notti, mai sazia di lui, ingorda della magia che riuscivamo a creare soltanto guardandoci,  e innamorata pazza della nostra meravigliosa famiglia.
Nostra.
Quanto mi piaceva quell'aggettivo! A patto che racchiudesse me, Ethan, il piccolo Harry..e in futuro, chissà, magari anche qualcun'altro.
Volevo tutto, volevo tutto di noi, tutto di lui. E non ero disposta a perdere nemmeno una briciola di ciò che ci stavamo già donando a vicenda. Amavo Ethan Harrow più chiunque altro al mondo, e finalmente potevo urlarglielo addosso.
" Ho incontrato Ricky nel corridoio e mi ha detto che-" lo interruppi prima che potesse terminare la frase "lo so, so già tutto..mi ha scritto una lettera e mi ha spiegato tutto. E' partito" dissi, senza riuscirmi a impedire di sorridere..perchè sì, speravo davvero che lui riuscisse a superare tutta quella situazione nel migliore dei modi, nonostante tutto non lo odiavo sul serio, ma ero spropositatamente felice all'idea che non si sarebbe mai più intromesso tra noi, tra me e l'amore della mia vita.
" Quindi adesso, io e te possiamo..." non terminò la frase, ma non ci fu bisogno, perchè quegli occhi blu-verdi piantati nei miei, quella luce che li attraversava, e quel sorriso, bastavano a chiarire qualunque parola non detta.
" Ho intenzione di adottare Harry, di fargli da papà, lo vorrei con tutto il mio cuore" aggiunse carezzandomi una guancia, mentre io, con le labbra dischiuse contemplavo per la milionesima volta quel viso e quel corpo che avrei riempito di baci fino a consumarlo. A parte quel taglio sulla fronte, e il naso non priopamente al suo posto e in ottima salute, Ethan era perfetto come sempre, e forse ancora di più.
Perchè era felice, si sarebbe notato anche lontano un miglio, e se si sentiva già così bene in quel momento, non immaginavo come si sarebbe sentito quando gli avrei comunicato l'altra notizia.
Aveva detto di voler adottare Harry? Di volergli fare da padre? Se non mi era scoppiato il cuore nel sentire quelle parole, probabilmente non mi sarebbe scoppiato mai più.
" Sai...credo che sia tu quello a non sapere ancora tutto" cominciai, sorridendo quasi fino a farmi male la mascella
" Che intendi dire con questo, amore mio?" posò le mani sui miei fianchi attirandomi di nuovo a sè, gli occhi gli brillavano ancora
" Non c'è niente che mi renderebbe più felice di vivere con te e con Harry come una famiglia. E ti prometto che lo saremo, lo saremo davvero, e tu sarai il suo papà" quasi piangevo dalla gioia
" Ma non perchè lo adotterai..voglio dire, non ce ne sarà alcun bisogno" continuai, e mi bloccai accorgendomi di quelle pupille che si dilatavano un po' di più a ogni parola, e della sua mano che stringeva con forza la mia
" Anche io l'ho scoperto soltanto oggi...tu.. Ethan.."
" Dimmelo, ti prego dimmelo" la voce roca, terribilmente profonda, impaziente, pervasa dal desiderio
" E'-è tutto scritto lì dentro...tu sei il suo papà, il suo vero e unico papà"
Con uno scatto improvviso, mi prese il viso tra le sue mani, fece scontrare la fronte con la mia, guardandomi dritto dritto negli occhi, e con il cuore che gli batteva a mille, si morse il labbro violentemente, e prese a tremare, prima di lasciarsi andare a un pianto così maledettamente vero, a delle lacrime così dannatamente umide d'amore, a un sorriso talmente bello, ampio e disarmante, da impedirmi di muovere un solo muscolo.
Restammo in quella posizione per non so quanto tempo, fronte contro fronte, occhi negli occhi, le sue mani sul mio viso, le nostre labbra prossime ad incollarsi per non dividersi mai più, e quelle meravigliose lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi bellissmi occhi, inesauribili, incontenibili, e che io finii per asciugare con la mia bocca, assaporando, ubriacandomi e facendo mia, nostra, la sua felicità.
" Tu e Harry mi avete salvato la vita" sussurrò, dopo chissà quanto tempo, senza smettere di tenermi il viso, senza smettere di godere al massimo di quel momento tutto nostro.
Io mi ero immaginata che quando avrei detto al padre dei miei figli di essere in dolce attesa, lui mi avrebbe stretto tra le braccia e mi avrebbe fatto volteggiare, per poi baciarmi dolcemente, e promettermi il mondo.
Ma quello che aveva fatto Ethan, la sua reazione, le sue lacrime di gioia, il suo sorriso, erano stato quanto di più commuovente, vero, puro, destabilizzante, coinvolgente e assolutamente perfetto potessi immaginare.
A quel punto avrei voluto urlargli che lo amavo, che lo amavo alla follia, e lo avrei fatto, se solo lui non mi avesse imterrotto prima.
" Appena uscirai da qui, andremo dai tuoi genitori, gli racconteremo tutto" disse, un tono di voce così carico di promesse, e così profondo
" Gli verrà un'infarto" scherzai, anche se non ero sicura del grado di verificabilità delle mie parole, considerata la situazione
" E allora gli diremo anche che ci sposiamo, la primavera prossima" ..e a quel punto a rischiare l'infarto fui io
" Stai parlando sul serio? Sei sicuro?" domandai, la voce rotta dall'emozione
" Lo so..non è assolutamente questo il modo di farti una proposta del genere, e non è nemmeno il luogo adatto...ma non posso più aspettare. Mi renderesti davvero l'uomo più felice del mondo se decidessi di diventare mia moglie, se mi scegliessi per sempre"
" Io ti ho già scelto,  molto prima di quanto immagini...e sì, sarei onorata di diventare tua moglie" non esisteva niente di più vero dell'amore che nutrivo verso quel gran rubacuori di Harrow.
" E non me ne frega niente del luogo, della modalità, di come siamo conciati in questo momento...sì, sì, mille e mille volte sì" quasi urlai, per quanto ero felice.
" Allora è deciso amore mio: andiamo dai tuoi, gli raccontiamo la nostra incredibile storia, gli facciamo vedere quanto stiamo bene insieme, e poi torniamo a Londra, coccoliamo e proteggiamo Harry con la sola forza dei sentimenti che ci legano, e intanto ci laureamo, e organizziamo il matrimonio, e decidiamo come gestire la biblioteca, e ci amiamo, ci amiamo alla follia, tutti i giorni e tutte le notti"
Quello era il più bel progetto al mondo, poco ma sicuro.
" Finalmente posso dirtelo" annunciai, legandogli le braccia al collo
" Che cosa?" domandò, gli occhi fissi nei miei...brillavano ancora, più di prima se possibile, e avevo la netta sensazione che i miei non fossero messi tanto meglio...
" Che ti amo. Ti amo da morire, ti amo da vivere. Ti amo da sempre, Ethan, come non ho mai amato nessuno e come mai amerò nessuno. Sei il mio tutto Harrow, lo sei sempre stato...e no, non ti dirò che lo sarai per sempre. Ti prometterò soltanto di ripeterti queste parole ogni giorno della mia vita, e di non saziarmi mai dei tuoi baci, del tuo amore, di te. Non ne avrò mai abbastanza, te lo giuro, perchè è quello che provo per te che non conosce limiti e confini. Ti amo amore mio, ti amo così tanto"
" Anch'io, anch'io. Sei tutta la mia vita. Mia, solo mia"
" Solo tua" riuscii a ripetere, un attimo prima che le mie labbra fossero rapite dalle sue in un bacio che sugellava quelle promesse. Le nostre meravigliose promesse d'amore. 


L'avevo sempre saputo che sarebbe stata proprio Londra, la mia agognata e adorata Londra, a fare da sfondo alla realizzazione di tutti i miei sogni.


FINE 





BUONSALVEEEEEEE!!!!
Eccoci alla fine di questa storia.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e ovviamente, aspetto tutti i vostri commenti! ;)
Adesso sono un po' triste, lo sono sempre quando mi rendo conto che è arrivato il momento di mettere una spunta sulla voce 'completa'....Emma e Ethan mi hanno fatto compagnia per tutto l'inverno, e a questo punto direi anche l'estate, mi sono affezionata alle loro sventure, alla loro dolcezza e al loro amore, e mi mancheranno da morire.
Al momento non è previsto alcun seguito...sto già portando avanti un'altra storia che si chiama 'Cinque giorni', e con l'inzio dei corsi ormai alle porte, non credo di poter fare di più.
Però vi aspetto: anche Carlotta e Andrea hanno tanto da raccontarvi, perciò, se vi va, passate..mi farebbe davvero piacere ;)
Beh.tutto è bene quel che finisce bene, no?
Chi ha imparato a conoscermi almeno un po' in questi mesi, in alcuni casi persino anni, sa bene che non ce la faccio proprio a non far trionfare sempre e comunque l'amore. Sono una romanticona incallitissimaaaa ;)

E adesso i ringraziamenti.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE semplicemente GRAZIE per aver letto questa storia, per averla inserita in una qualsiasi lista (ad oggi preferita da 41, ricordata da 14 e seguita da 68!) e naturalmente GRAZIE per averla recensita. Ho apprezzato tutto, dalla prima all'ultima parola, credetemi, mi sono meravigliata ogni giorno un po' di più del sostegno ricevuto, e vi chiedo un solo ultimissimo favore: anche voi, lettori silenziosi, lasciatemi un commentino, almeno per quest'utltimo capitolo. Daaaaaaaaaai ;)
Grazie ancora, spero di riuscire a fare sempre meglio!
Un bacione forte forte, e alla prossimaaaaaaaaa <3<3<3<3




















 
 
  

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