Old London di eppy (/viewuser.php?uid=134402)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 29: *** Avviso ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 31: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentadue ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentatre ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentaquattro ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentacinque ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasei ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
EMMA
Ero
una ragazzina come tante.
Nessun
segno particolare. Nulla che mi distinguesse dalla massa informe di
coloro le quali erano considerate troppo grandi, per sperare di poter
vivere ancora nel mondo che da bambine si erano create su misura, nel
quale giocavano a fare le madri part-time con la bambola che Babbo
Natale le aveva regalato quel lontano dicembre..ma erano considerate
ancora troppo piccole per vivere nel corrispettivo reale di quello
stesso mondo.
Avevo
sedici anni: papà non sarebbe riuscito a prendermi tra le
braccia e portarmi a letto se mi fossi casualmente addormentata sul
divano, ma non mi avrebbe nemmeno permesso di stare fuori fino a tardi.
Ero in quell'eta' di mezzo, in cui i parenti non sapevano se continuare
a farmi regali di compleanno, o se iniziare a tendermi una banconota
accompagnata dal rituale 'compra quello che più ti piace',
perchè ormai sei cresciuta, le taglie dei vestiti non le
indoviniamo più, i giochi non fanno più per te,
trucchi non ne usi, e noi abbiamo esaurito le nostre idee-regalo.
Ovviamente l'ultima parte della frase era sottointesa.
Avevo
sedici anni e bisticciavo sempre con mia madre quando mi rifiutavo di
aiutarla in casa, nonostante riconosca che a volte ne avesse proprio
bisogno.
Ma
io avevo altro a cui pensare: la scuola, gli amici, i ragazzi, i
pettegolezzi, la voglia di viaggiare, la fissa per Londra, e la musica.
Ma andiamo per ordine.
Ero
una delle migliori studentesse in classe, ma non perchè mi
piacesse studiare o andare a scuola, anzi, tutte le volte che qualcuno
organizzava uno sciopero, un'assemblea, la visione di un film sulla
nuova posizione dell'uomo occupata nel corso del Quattrocento, non mi
dispiaceva mai più di tanto, e nonostante spesso finissi per
annoiarmi a morte, ciò che importava a me e a tutti i miei
compagni, era evitare di sorbirci un'ora di chiacchiere esposte con un
linguaggio quasi aulico, dalle prof di italiano, latino, storia e
filosofia, e logaritimi ed esponenziali totalmente incomprensibili per
loro natura, fatti passare per passatempi addirittura divertenti dalla
nostra prof di matematica, innamorata pazza della materia che ci
insegnava.
Beh,
passatempi lo erano di sicuro: ogni volta che mi cimentavo in uno di
quei maledetti esercizi, finivo per sbatterci la testa contro per ore,
spesso senza alcun risultato.
Avevo
una certa predisposizione per le materie umanistiche, e ammetto che
dopo l'entusiasmo iniziale di essere capitata in classe con la mia
amica di sempre, mi sono spesso domandata che diavolo ci facessi seduta
in quel banco, a scrivere primo, secondo, terzo, quarto, quinto liceo
scientifico a numeri romani, ogni volta che consegnavo un compito.
In
realtà, non mi intessava più di tanto nemmeno la
letteratura, la storia e la filosofia, avrei fatto volentieri a meno di
quelle nozioni e della scuola in generale, soprattutto
perchè comportava l'alzarsi presto la mattina, prendere il
pullman, vivere con l'ansia costante di un'interrogazione imminente.
Non
mi piaceva studiare, ma svolgevo sempre tutti i compiti per
senso del dovere, e facevo i salti mortali pur di non farmi mai trovare
impreparata..come reggessi quel ritmo, proprio non lo so. L'unica
branca della conoscenza che mi appassionava davvero era quella che
riguardava lo studio delle lingue straniere, e non per vantarmi, ma ero
in asso in inglese!
Punto
due: gli amici. Non ne avevo molti, e non ero una di quelle che
aspettava il sabato pomeriggio per lanciarsi in uno shopping sfrenato,
e la sera per andare in discoteca..no, io piuttosto lo aspettavo per
rilassarmi sul divano, sdraiata, con un romanzo tra le mani, lo
smartphone sulla pancia, e la mente completamente assente. Anche di
sera, preferivo guardare un film con un'amica piuttosto che stazionare
davanti al bar per ore e ore, a guardare i miei coetani fumare una
sigaretta con la convinzione di essere dei gran fighi.
Ok,
non ero un tipo molto estroverso, ma sapevo come divertirmi e stare
bene a modo mio, con quelle poche persone per le quali avrei dato la
vita.
Forse
il fatto che non avessi mai avuto un ragazzo andava attribuito alla mia
inesistente voglia di infilarmi nel loro covo il sabato sera, ma non me
ne facevo un problema, e anche se di tanto in tanto provavo una certa
simpatia per qualcuno, non mi ero mai innamorata sul serio, o perlomeno
non di ragazzi con i quali avrei realmente potuto condividere qualcosa.
Ma
alla fine mi andava bene così, perchè ero in
quella fase in cui si è troppo impegnati a fantasticare
sulle storie d'amore impossibili, per rendersi conto di ciò
che ci circonda, e nel mondo dei miei sogni io ero felicemente amata
dall'unico ragazzo dal quale mi sarei fatta fare di tutto: Ethan
Harrow. Era lui la mia cotta segreta...che poi, segreta neanche tanto,
visto che lo sapeva tutta la mia famiglia. Il problema era che lui non
lo avrebbe saputo mai.
Prima
vi facciate strane idee, vi dico subito che Ethan era semplicemente uno
dei tre componenti della mia band preferita, gli 'Uk Hearts', e io ero
follemente innamorata di lui.
Ma
ve lo giuro, la mia fissa per Londra non aveva nulla a che fare con il
fatto che fossi pazza del chitarrista e della voce della band
rubacuori, le cui meravigliose canzoni erano in vetta alle classifiche
di tutto il mondo..la capitale del Regno Unito mi aveva sempre
affascinato, in modo inspiegabile forse, ma da sempre sognavo di
andarci a vivere, e beh, il fatto che il mio grande amore fosse un
inglese doc, non mi faceva che illudere che un giorno lo avrei
incontrato, mi sarei specchiata in quegli occhi verdi, sarei svenuta
per quello sguardo intenso e per quel sorriso impertinente, e
soprattutto avrei potuto abbracciarlo davvero, lasciarmi stringere
forte da lui anche solo per un attimo..era la cosa che desideravo
più al mondo a sedici anni: un abbraccio da orso da parte
del mio bellissimo e dolcissimo Harrow.
Lo sapevo che sarebbe stato quasi impossibile imbattermi in lui quando
mi sarei traferita a Londra, e addirittura sperare che una freccia di
Cupido colpisse il mio Ethan nel momento esatto in cui i nostri occhi
si sarebbero incontrati per la prima volta...ma ai sogni non avevano
ancora applicato una tariffa, no? Quindi potevo affogarci dentro quanto
volevo, prima di ritornare nel mondo reale, dove lui, agli occhi di
tutti, non era altro che un componente della band più famosa
e più amata al mondo.
Non capivano. Nessuno capiva che io Ethan lo amavo, per davvero, e ne
ero certa, perchè spesso di notte, mi abbracciavo il cuscino
fingendo che fosse lui. E questo lo consideravo il più
grande e il più imbarazzante dei miei segreti...avrei dato
tutto pur di poterlo avere accanto, perchè ero convinta che
lui avrebbe potuto amarmi come nessun'altro, e io volevo vivere delle
sue carezze, dei suoi baci, della sua dolcezza, praticamente per sempre.
Sì.. la colpa andava attribuita prima di tutto alle canzoni,
ai testi incredibilmente belli, toccanti, che spesso mi davano la
sensazione di essere stati scritti appositamente per me, e soprattutto
alla sua voce roca e profonda, l'unica al mondo in grado di risvegliare
ogni cellula del mio corpo, e farla vibrare di quel tremore che si
trasmetteva alle mani, alle gambe, a ogni muscolo. La sua voce sapeva
rendermi fragile e forte contemporaneamente, mi estraniava dal mondo
portandomi in uno parellelo nel quale Ethan mi dedicava quei versi
cullandomi tra le sue braccia, mentre Dylan e Derek, i miei 'Double D'
(come li chiamavo io)e migliori amici, nonchè colleghi di
Harrow, lo prendevano bellamente in giro per essersi fatto fregare
così da una ragazza...e quella ragazza ero io!
Avete ragione: vivevo in un mondo tutto mio, composto da un mix non
bene amalgamato, di quello reale comprendente la scuola, gli amici, gli
impegni quotidiani, e i sabati a leggere romanzi, e quello
completamente inventato del quale Harrow era il protagonista maschile.
La loro musica era semplicemente e meravigliosamente il tramite che mi
permetteva di oltrepassare i confini del mondo reale, e immergermi in
quello che desideravo ardentemente non fosse illusorio..e l'ascoltavo
sempre, e ovunque. Non avrei potuto vivere senza gli auricolari nelle
orecchie, e quelle voci, quella voce, nella testa e nel cuore.
Ed ero pronta a scommettere di non essere affatto l'unica ad essersi
ridotta così male per Ethan Harrow..lui faceva sciogliere il
cuore a tutte con quella dolcezza innata che si ritrovava ad avere nei
lineamenti del viso, e in ogni cosa che faceva.
Quindi confermo la mia tesi: nonostante a conti fatti, qualche segno
particolare, probabilmente, lo avessi anche io, restavo una ragazzina
come tante.
Un viso anomino al liceo, brava a scuola per senso del dovere, con
pochi amici fidati ma nessun ragazzo che le sbava dietro, innamorata di
Londra, dipendente dalla musica, e con una cotta stratosferica per il
cantante della sua band preferita.
Sostanzalmente questa ero io.
Sostanzialmente così erano molte ragazze della mia
età.
ETHAN
Ero un ragazzo come pochi.
Si potevano contare sulle dita quelli che nella vita erano fortunati
quanto me. Forse soltanto Dylan e Derek, potevano davvero
capire come mi sentissi, ed ero sicuro di essere invidiato dalla
stragrande maggioranza della popolazione maschile dell'intero
pianeta..e fidatevi, non sto esagerando!
Cazzo! Avevo solo diciotto anni e mi stavo godendo al massimo la
vita...chi non avrebbe voluto essere al mio posto, anche solo per
qualche giorno?
Non avevo ancora ben capito quando era successo di preciso, ma c'era
stato un momento in cui la ruota della fortuna, aveva puntato me, e
sembrava non aver deviato nemmeno di un millimetro da allora.
Non avrei immaginato che sarebbe finita così nemmeno nel
più incredibile, e nel più impossibile dei sogni.
Ero passato dallo scrivere canzoni in camera mia e provare gli accordi
alla chitarra, a riempire gli stadi di tutto il mondo in compagnia di
quelli che erano diventati quasi fratelli per me.
A diciotto anni amavo la musica più di ogni altra cosa,
amavo le fan, amavo cantare, amavo l'atmosfera dei concerti, amavo
viaggiare e amavo la mia vita.
Mi pareva di non avere una casa, un armadio per i vestiti, una camera
tutta mia, ma non mi importava niente, perchè mi piaceva da
matti quello che facevo, e pensavo davvero che avrei potuto vivere
così per sempre. Impiegavo non più di un quarto
d'ora a impacchettare tutto, camicie, pantaloni, calzini, scarpe e quei
pochi affetti familiari che mi portavo costantemente dietro, e poi
chiudevo il trolley e me lo trascinavo dietro, lungo i gate degli
aeroporti, di solito scappando per sfuggire ai paparazzi, e salivo su
un altro aereo. Arrivavo da qualche altra parte, e dopo due giorni,
rimpacchettavo tutto, e si ricomciava da capo.
Facevo, disfacevo i bagagli con facilità, e quasi ogni sera
salivo su un palco diverso, e mi esibivo davanti a migliaia a migliaia
di persone, con Dylan e Derek al mio fianco ovviamente.
La nostra vita aveva un ritmo non accelerato, acceleratissimo, non ci
era concesso di fermarci nemmeno per prendere un respiro, ma non avrei
scambiato quello che avevo per nulla al mondo.
Non
che fosse il massimo del confort o sinonimo di relax..ammetto che
c'erano giorni in cui facevo persino fatica ad alzarmi dal letto, e
avrei volentieri barattato un pochino del successo degli 'Uk Hearts'
soltanto per una sana dormita, ma ogni volta che ci pensavo, provando a
fare il bilancio della situazione, i contro tendevano allo zero, e i
pro a più infinito.
Mi andava bene così, volevo che nulla cambiasse..io
e i ragazzi volevamo una vita interessante, incredibile, bella, e poco
ci importava dei ritmi insostenibili..in fondo avevamo diciotto anni,
avevamo l'età giusta per sperimentare di tutto, per restare
in piedi fino all'alba, scambiare il giorno per la notte, filtare con
le ragazze più carine e provare l'ebrezza di qualche sbronza.
Se ci sentivamo potenti? Altrochè! Certe volte ci sembrava
davvero di essere i padroni del mondo, ed era una bella sensazione,
perchè sentivamo di essere gli unici in grado di decidere
cosa fare della nostra vita.. noi volevamo cantare, e la cosa
più incredibile era che potevamo farlo per davvero, potevamo
vivere di quello, della nostra passione...riuscite a immaginare
qualcosa di meglio?
Se
fossi stato da solo, sarebbe stato tutto diverso, e sono sicuro che non
sarei mai arrivato tanto in alto.
Era il nostro prenderci in giro sul palco, farci scherzi a volte
neanche tanto innocenti, ridere a crepapelle, era l'essere complici
spontaneamente che funzionava. Eravamo amici prima di essere colleghi,
ed era quella la nostra arma vincente. Non c'era un corcerto che
potesse essere effettivamente definito 'normale' : sul palco eravamo
quasi irrequieti, correvamo da destra a sinistra senza sosta, ci
inginocchiavamo alle estremità e tendevamo le mani cercando
di stringerne e sfiorarne sempre il più possibile,
rivolgevamo spesso il microfono dalla parte del pubblico e lasciavamo
cantare loro, osservandoli in silenzio e con gli occhi lucidi, oppure
raggiungevamo la band che ci accompagnava musicalmente, e continuavamo
a cantare, facendo facce buffe, smorfie divertenti insieme a loro..e
poi scattavamo infinite foto alle fan, ai cartelloni che si sforzavano
di innalzare al cielo, gli stessi che contenevano quelle dediche
così dolci e così speciali. Ma i nostri non erano
concerti ordinari per altri motivi..perchè ribaltavamo le
regole sempre a nostro piacimento, ci rifiutavamo di ballare o
perlomeno seguire una banale coreografia, qualche volta ci scambiavamo
le parti senza preavviso,soprendendo il pubblico, oppure cambiavamo le
parole di alcune canzoni, rendendole più ironiche e
prendendoci in giro da soli; spesso ci rincorrevamo sul palco
schizzandoci acqua addosso, e i dispetti, gli scherzi, e gli abbracci
erano all'ordine del giorno, facevano parte di una scaletta diversa da
quella delle canzoni, della quale nessuno conosceva formalmente
l'esistenza, ma che rispettavamo tutti spontaneamente.
Forse sembravamo pazzi, anzi, quasi sicuramente chiunque non fosse
lì con noi ci avrebbe giudicato pazzi, ma ci divertivamo,
veramente tanto, e ogni singolo concerto, era speciale per noi.
Perchè sì, è vero, eravamo degli
scapestrati, ma in quelle due ore di pura spensieratezza,
libertà, e gioia, arrivava sempre e comunque un momento in
cui smettevamo di ridere e fare i cretini, e realizzavamo: come se
fossimo saliti sul palco solo in quel momento, ci bloccavamo. Ci
capitava in momenti diversi, ma accadeva ogni volta a tutti e tre..
percorrevo con lo sguardo l'intero stadio, un brivido mi saliva lungo
la schiena, mi tremavano la mani e con esse il microfono che reggevo, e
persino la voce. C'erano delle volte in cui non riuscivo più
a proseguire, mi incantavo di fronte al pubblico e lottavo per non
scoppiare in lacrime, perchè era troppo, troppo bello per
essere reale.
'Cazzo..ma quanti sono? Ma quante gente c'è? E sono tutti
qui per noi..e quanto urlano?! Sono lo spettacolo più
incredibile che conosca!' pensavo, con gli occhi lucidi e la labbra
piegate nel sorriso più vero.
Ogni volta era un'emozione nuova, meravigliosa,
incontenibile...avvenivano le magie più rare in quegli
stadi. Si, perchè c'era uno scambio energia, di voci, e di
affetto, semplicemente insostituibile.
Dio, se mi sentivo fortunato..le fan ci adoravano, e noi adoravamo loro
allo stesso modo, e ve giuro, non si trattava di un rapporto a senso
unico come pensavamo in molti, e se solo fosse stato possibile, le
avremmo abbracciate tutte, una alla volta, e le avremmo
sussurrato quel 'grazie' che loro dedicavano a noi.
Era tutto così fottutamente perfetto, e anche se il tempo
trascorso con le nostre famiglie era limitato, e c'erano notti in cui
non dormivamo affatto, costantemente disturbati dal jet lag, o
sballottati da un lato all'altro del pianeta senza sosta, stavamo bene.
Io stavo bene, perchè i disagi comportati da quella vita,
diventavano insignificanti, sparivano addirittura, se paragonati al
frenetico battere del cuore e a quella sensazione così
appagante, così bella e così inspiegabile, che ci
martellava nel petto a conclusione di ogni concerto, quando ci
inchinavamo al pubblico, e poi sparivamo dalla loro vista, godendoci
quelle urla che erano tutte per noi.
Ci davano una carica pazzesca, sempre, e ci permettevano di non sentire
la mancanza di una vita normale, come quella dei nostri coetanei.
Avevo abbandonato gli studi a sedici anni per seguire il mio sogno, non
avevo mai terminato le superiori, non avrei potuto farlo a meno non mi
fossi presentato ogni giorno nella scuola di una città
diversa, di una nazione diversa, persino di un continente diverso, ma
non me ne ero mai pentito..dare la priorità alla mia
passione per il canto, era stata la scelta più giusta che
potessi fare, e ogni giorno ne avevo la conferma.
Perciò mi consideravo un ragazzo come pochi,
perchè alla mia età tutti andavano a scuola, e io
giravo il mondo cavalcando il mio sogno con i miei migliori amici.
Anche se Dylan e Derek, essendo più grandi di me di due e
tre anni, il diploma lo avevano già preso prima che tutto
iniziasse.
In quanto a ragazze...beh, ne avevo avute diverse, lo ammetto, ma non
sarei mai riuscito a raggiungere le cifre che i giornali di gossip mi
affibbiavano! Pareva proprio che si mettessero d'impegno per trovarmene
una nuova a settimana, e si divertivano da matti pure con i
fotomontaggi. Ma la verità era che pur concedendomi
un'uscita ogni tanto, non avevo nemmeno il tempo e la testa di
impegnarmi seriamente con qualcuno, e poi il mio continuo spostarmi da
un posto all'altro, avrebbe reso un'eventuale relazione molto
più complicata.
Però sognavo di incontare una ragazza in grado di
sconvolgermi la vita, ribaltare tutti i miei piani, costringermi a
rivedere tutto, per poi scoprire che senza di lei niente avrebbe avuto
più senso..la volevo, la desideravo, ma non l'avevo ancora
incontrata, e in attesa di quel momento, mi divertivo, e si divertivano
anche loro. Ma non era quello l'amore, lo sapevo, e in silenzio bramavo
di conoscerlo.
Non ero un puttaniere come mi definivano i giornali
scandalistici, un rubacuori forse sì, ma quello non
dipendeva da me, almeno non direttamente...ero semplicemente Ethan, un
ragazzo di diciotto anni, che aveva avuto l'opportunità di
vivere i suoi sogni e godersi la vita, e l'aveva colta al volo.
CIAO A TUTTI!
Per mi conosce già..eccomi ritornata con una
nuova storia!
E per chi non mi conosce ancora..benvenuti nel mio mondo parallelo!
Questo è soltanto il prologo della storia, e vi anticipo che
già a partire dal prossimo capitolo, faremo un salto
temporale di sei anni, che ci porterà a scoprire come sono
cambiate le vite di Emma e Ethan in questo lasso di tempo. Era un'idea
che mi frullava in testa già da un po', quella di scrivere
qualcosa del genere, e spero proprio di avervi perlomeno incuriosito ;)
Pubblicherò il prossimo capitolo tra una settimana, e
niente...spero di ricevere tante recensioni contententi il vostro
parere su questa nuova storia :D Mi rendereste felice,
perchè ci tengo veramente tanto ♥
Un bacione, e a prestooooooo!! <3<3
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Capitolo 2 *** Capitolo due ***
Pensai
che dovevamo esserci quasi.
Avevo
imparato a calcolare mentalmente il tempo necessario a raggiungere le
diverse stazioni della Circle Line, contraddistinte da un cerchio
giallo sulla funzionale mappa delle metropolitane, il secondo giorno
trascorso qui. Mi ero orientata sin da subito molto meglio di quanto mi
fossi aspettata, e anche se Ricky mi avrebbe rinfacciato per il resto
della mia vita di averlo trascinato sul treno sbagliato la sera in cui
eravamo arrivati, dovevo ammettere di cavarmela piuttosto bene.
Okay,
quella sera avevo fatto una cazzata, ma solo perchè,
provenendo da un paese di provincia, non sapevo nemmeno come fossero
fatte le metropolitane prima di fiondarmici all'interno. Avevo capito
che ci trovavamo sulla linea gialla (non potrebbe essere stato
diversamente visto che i cartelli contenenti frecce di indicazione
erano a sfondo giallo), e sapevo che saremmo dovuti salire sul treno
che si sarebbe fermato di fronte a noi di lì a
pochi minuti..l'unica cosa non avevo calcolato, forse per via della
stanchezza, o della folla che ci impediva di muoverci liberamente, era
che il treno, ovviamente, direte voi, sarebbe potuto provenire da
destra e proseguire verso sinistra o viceversa. Per dirla in breve, non
mi preoccupai minimamente della direzione, trascinai Ricky con me, e
dopo due stazioni fummo costretti a scendere perchè come
volevasi dimostrare, avevamo preso il treno diretto nella direzione
opposta a quella che avremmo dovuto seguire.
Però,
lo giuro, dopo quella volta avevo imparato a prestare attenzione alle
scritte poste in sovraimpressione in testa al treno, e non avevo
più sbagliato, anzi, mi muovevo con sicurezza nonostante
vivessi in una metropoli a tutti gli effetti, o come direbbe la mia ex
prof di geografia, megalopoli.
Che
ognuno si senta libero di chiamarla come gli pare, per me era ed
è soltanto Londra, la mia meravigliosa e agognata Londra.
Infilai
i guanti e il cappello, e mi alzai in piedi, avviandomi verso le porte
d'uscita; pochi secondi dopo il treno cominciò a perdere
velocità fino a fermarsi del tutto, le porte si aprirono e
io scesi assieme a quella moltitudine di gente che proseguiva per la
propria strada, senza voltarsi mai indietro.
I
londinesi hanno un ritmo tutto loro, sembra che rincorrano
costantemente il tempo, camminano a passo spedito, come se non
potessero permettersi di perdere nemmeno un minuto per osservare il
panorama; invece io me la prendevo sempre comoda, mi guardavo intorno
mentre camminavo, scorgevo in ogni angolo stranezze e
particolarità, e mi innamoravo di quel posto ogni giorno un
po' di più di quello precedente.
Ciò
che preferivo in assoluto, era quel momento che cadeva ogni mattina
intorno alle otto, quando salivo le scale che dal corridoio
sotterraneo della metro conducevano in superficie.
La
fermata di Westminster è collocata proprio di fronte al Big
Ben, ed era quella la prima immagine che Londra mi regalava al mattino:
il palazzo del Parlamento inglese con tanto di campanile a orologio,
posto accanto al ponte sul Tamigi. Era in quel momento che alzavo gli
occhi al cielo, sorridevo, e sussurravo 'Buongiorno' a me stessa e alla
città.
E
lo feci anche quella mattina, prima di incamminarmi verso la scuola.
No, aspettate un attimo..non ero più quella ragazzina
sedicenne, e non ero più una studentessa del liceo.
Ben
sei anni dopo, avevo ventidue anni ed ero iscritta alla specialistica
di lingue in Italia, ma ero a Londra per una sorta di stage.
Tecnicamente
ero una 'language assistant', praticamente collaboravo con il docente
di lingua italiana in una scuola elementare. Non avevo ancora i
requisiti e la qualifica per insegnare l'italiano all'estero, ma
intanto facevo esperienza per la durata di un intero anno scolastico,
imparando i metodi d'insegnamento e perfezionando ogni giorno il mio
inglese..sì, perchè l'obiettivo era insegnare
l'italiano ai bambini, ma loro parlavano in inglese, ed era quindi
inetivabile saperlo comprendere perfettamente per poter esaurire ogni
loro dubbio o richiesta.
Mi
piaceva un sacco la formula del 'language assistant', la trovavo
interessante, stimolante, e il fatto che fosse anche una piccola fonte
di guadagno, mi aiutava a soparavvivere in una città
considerata la più cara d'Europa da molti.
Di
certo non verrò a dirvi che Londra fosse economica,
perchè non lo era affatto, ma era tremendamente bella, viva,
movimentata, varia, e io l'adoravo..ma l'avevo già
detto questo, vero?
Se
ero lì e avevo la possibilità di godermi la
città che avevo sempre sognato, lo dovevo alla mia
caparbietà nel voler inseguire i miei obiettivi, ma anche ai
miei genitori, che mi avevano permesso di affrontare quella nuova
avventura. Era vero che qualcosina la guadagnavo con quell'impiego, ma
non era assolutamente sufficiente per vivere a Londra, e se non ci
fossero stati loro, che con la cadenza di un mese sì e uno
no, mi mandavano un po' di liquidità, io non avrei
sopravissuto nemmeno due settimane nella capitale britannica..e non
è che i miei navigassero nell'oro, anzi, guadagnavano tutti
e due un modesto stipendio, ma vivevano in una casa di
proprietà, non avevano altre pance da riempire, e facendo
qualche sacrificio riuscivano a mettere da parte qualcosina per me.
Dal
canto mio, facevo il possibile per limitare le spese, e non compravo
per lo sfizio di comprare. Non che fossi diventata tirchia, ma facevo
quello che potevo per non restare al verde... volevo
diventare indipendente e non pesare ancora su mamma e papà.
Il contratto con la scuola sarebbe stato valido fino all'estate
successiva, ma in quei mesi dovevo preparare diversi esami per la
specialistica, oltre che iniziare a lavorare sulla tesi, e poi, anche
se non lo avevo mai detto apertamente, io speravo con tutto il cuore di
riuscire a inserirmi a Londra così da permettermi di
restarci; ma sapevo che avrei potuto farlo soltanto se nel
frattempo avessi trovato il modo per vivere senza l'aiuto dello
stipendio di papà.
Naturalmente,
in quel caso avrei continuato la specialistica direttamente
lì.. avevo comunque intenzione di completare gli studi, in
ogni caso, perchè avevo già capito che
è veramente difficile farsi spazio nel tessuto sociale,
è estremamente complicato anche con una buona laurea,
figuriamoci se non si possiede nemmeno quella...purtroppo si
è esclusi dalla gara in partenza.
Anche
Ricky la pensava come me, e memomale, altrimenti non saremmo durati
neanche un giorno nella metropoli delle metropoli.
Lui
studiava medicina, e per seguirmi a Londra, aveva fatto in
modo di ottenere a sua volta un tirocinio presso un policlinico locale.
Era stato fortunato, anzi, eravamo stati fortunati tutti e due,
perchè non solo avevamo avuto la possibilità di
partire, ma ci trovavamo anche abbastanza bene nella nuova
città, sia nell'ambiente lavorativo che fuori.
Era
un ragazzo affettuoso, gentile, responsabile, insomma era un tipo a
posto, niente grilli per la testa, e io stavo bene con lui. Eravamo
entrambi molto determinati, sapevamo ciò che volevamo e
lottavamo per ottenerlo, e prima di essere il mio ragazzo, lui era mio
amico, mio confidente, mio compagno di vita.
Ebbene
sì, non ero più quella sedicenne senza ragazzo e
innamorata persa di Ethan Harrow..avevo superato quella fase una volta
terminato il liceo, quando avevo realizzato che sognare è
bello, ma è salutare addentrarsi nei meandri dei nostri
desideri soltanto se questi non comportano costi aggiuntivi, soltanto
se questi non finiscono per deformare la realtà che si
presenta ai nostri occhi, altrimenti diventa pericoloso, e addirittura
nocivo per noi stessi. E così, quando capii che nella vita
reale Ethan non si sarebbe mai innamorato di me, permisi a Ricky, che
conobbi all'università, di portarmi fuori a cena. E da
lì iniziò tutto, giorno dopo giorno ci
avvicinammo sempre di più, fino a diventare quello che
eravamo.
" Buongiorno Emma!" fu il gentile saluto del collaboratore scolastico,
altrimenti chiamato bidello, che mi distolse dai miei pensieri
"
Buongiorno a lei signor Brown" ricambai con un sorriso, fermandomi di
fronte al suo banchetto
"
Benedetta ragazza! Quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome?" mi
ricordò lui con finto tono esasperato, inforcando gli
occhiali
"
Ci devo fare l'abitudine" ribattei io, rivolgendogli un ultimo cenno di
saluto prima di dirigermi verso la classe.
Due
minuti dopo ero in compagnia dei bambini che frequentavano il terzo
anno e della loro maestra di lingua italiana; affiancavo quest'ultima
dutante la lezione sui verbi irregolari, rispondevo a qualche domanda
rivoltami dagli studenti e poi ripetevo la stessa e identica cosa in
quinta, ovviamente destreggiandomi con argomenti diversi.
Mi
trovavo bene quasi in tutte le classi, i bambini si rivolgevano spesso
a me quando non riuscivano a svolgere un esercizio che gli era stato
assegnato, forse perchè mi vedevano così giovane,
più vicina a loro rispetto alla loro maestra
utracinquatenne, comunque molto preparata, ma come era giusto che
fosse, un tantino più aurorevole e severa di me.
La
giornata trascorse in fretta come sempre, e all'una in punto, dopo il
suono della campanella, uscii dalla classe per ultima, dopo i bambini.
Mentre
percorrrevo il corridoio che conduceva all'uscita, avvertii il
cellulare vibrare in tasca, e decisi di fermarmi e appartarmi un
attimo, quando notai che il mittente della chiamata era il mio
professore italiano dell'università.
L'uomo
che si era preso l'incarico di seguirmi fino alla laurea, mi
informò brevemente di un progetto che prevedeva la
presentazione di uno e più macro argomenti a scelta nella
sede di seduta di laurea.
"
So benissimo che le mancano ancora quattro esami prima di pensare alla
tesi signorina, ma ho ritenuto opportuno informarla di ciò,
perchè credo che possa approfittare della sua esperienza nel
Regno Unito per documentarsi in maniera eusariente e completa sui macro
argomenti che sceglierà di presentare.
Buon
lavoro, e mi scusi per il disturbo."
"
Non si preoccupi professore, farò del mio meglio. Anzi,
grazie per avermi informato" replicai gentilmente, prima di
interrompere la chiamata.
"
Macro argomenti..macro argomenti" ripetei tra me e me, pensando a
qualcosa di cui poter discorrere in lingua inglese, qualcosa su cui ci
fosse tanto da poter dire..cosa avebbe potuto essere?
"
Tutto bene?" ancora una volta fu la voce del bidello più
impiccione del mondo a farmi tornare al mondo reale
"
Si, si.." risposi distrattamente, senza neanche troppa convinzione
"
Sei sicura? Giurerei di averti sentito ripetere più volte
'macro argomenti' senza rivolgerti a nessuno in particolare" mi fece
presente
"
Ah..si, in effetti pensavo ad alta voce" mi domandai se quel
tipo si facesse mai i fatti suoi!
Eppure
ero sicura di aver sentito dire più volte che gli inglesi
sono riservati...il bidello della scuola era probabilmente l'eccezione
che confermava la regola.
"
Se posso rendermi utile in qualche modo, fammelo sapere.
Potrò sembrarti un impiccione, ma vorrei soltanto aiutarti,
se posso..vedi, tu potresti essere la nipote che non ho mai avuto" mi
spiegò, inducendomi a sorridere, e ad arrendermi di fronte
alle sue insistenze
"Va
bene, se la metti così allora.." accidenti, ero addirittura
riuscita a dargli del tu come voleva lui!
"..Ho
appena saputo del mio professore d'università che
dovrò presentare delle tematiche trattate in modo
approfondito in seduta di laurea, e mi stavo chiedendo quali queste
potessero essere e soprattutto dove poter recuperare informazioni
riguardo questi argomenti"
"
Guarda Emma, non ho capito granchè di quello che hai detto,
ma penso che una visita all' 'Old London' potrebbe aiutarti" mi rispose
lui
"
Old London? Che cos'è? Non ne ho mai sentito parlare..."
"
Si tratta della biblioteca più antica della
città..effettivamente non la conoscono in molti, o
almeno non la conoscono molti giovani, perchè ospita appunto
soltanto volumi che si interessano di ritrarre la vecchia Londra, la
storia di quella civiltà che ormai è stata
superata e non importa più a nessuno..però se si
vuole davvero conoscere questa città e scoprirne i segreti,
l'Old London è il posto giusto in cui recarsi"
"
Pensi che lì potrei approfondire argomenti come..che so, la
religione, la politica, lo sport, l'economia..?" domandai incuriosita
"
Se ti interessa saperne di più di quanto c'è
scritto sui libri di testo, allora sì" rispose Jason Brown,
e intuendo la mia successiva domanda, continuò spiegandomi
dove si trovava la biblioteca. Non sapevo bene il
perchè, ma quel posto mi..ispirava, sì, mi
incuriosiva parecchio, quindi decisi di fraci un salto quel giorno
stesso, dopo aver pranzato con un'insalata e un hot dog in centro.
Spesso,
quando Ricky lavorava anche di pomeriggio come quel giorno, non tornavo
a casa per il pranzo..non c'era un motivo preciso, ma mangiare da sola
non mi era mai piaciuto, mi rendeva triste, forse perchè a
casa mia, il pranzo e la cena erano i momenti in cui tutta la famiglia
si riuniva a tavola, e raccontava agli altri della propria giornata.
Certo, era il momento in cui si approfittava per discutere,
per prendere decisioni e confrontarsi a volte neanche troppo
pacatamente, ma era anche il momento adatto per ridere in
compagnia, prima che ognuno tornasse alle proprie faccende.
Quando
decisi di recarmi all'Old London il mio orologio segnava le quattordici
e trenta, e io mi incammina seguendo le indicazioni del bidello
più impiccione e tenero al mondo, non sapendo neppure se a
quell'ora la biblioteca fosse aperta. A dire la verità, non
era nemmeno tanto facile da raggiungere, non perchè fosse
lontana dal centro pulsante della città, ma semplicemente
perchè era nascosta; si trovava appena dietro quello che
credevo fosse uno degli angoli inesplorati della capitale. Quando
finalmente la scorsi, capii il motivo per il quale Brown mi avesse
confidato che non erano in molti a conoscerla, perchè
quell'angolo era talmente angusto, che pareva che la strada si
interrompesse lì. Ti dava l'impressione di essere un vicolo
cieco, e invece bastava avvicinarsi un po' di più per
scoprire che non lo era affatto, anzi, nascondeva uno dei tesori
più preziosi della città.
Fortunatamente
era aperta, quindi abbassai la maniglia e mi intrufolai all'interno,
non stupendomi più di tanto di trovarmi in un luogo
sicuramente fuori tempo, ma affascinante a modo suo: i raggi che
penetravano attraverso le vecchie finestre non riuscivano a raggiungere
e illuminare tutto l'ambiente, lasciandolo leggermente in penombra; i
libri, alcuni veramente voluminosi, erano disposti sugli enormi
scaffali in legno antico che occupavano la biblioteca nella sua
interezza, e in fondo riuscii a scorgere un banchetto, dove
probabilmente la bibliotecaria teneva i conti dei libri prestati e che
dovevano essere restiuiti.
Non
avevo la minima idea di dove mettere mano, e mi limitai a osservare
quel posto per un po', rendendomi piacevolmente conto che lì
non si respirava odore di libri vecchi, ma c'era adirittura un buon
profumo, che attimo dopo attimo avvertivo più intenso e
più vicino.
"
Posso aiutarti?" sentii dire da una voce maschile che mi fece
inspiegabilmente tremare
"
Cerchi qualcosa in particolare?" continuò, e io avvertii di
nuovo la stessa sensazione. Era un pensiero irrazionale e totalmente
privo di senso, lo sapevo bene, eppure, mi pareva di riconoscere quella
voce. Mi sembrava che il mio cuore sapesse a chi appartesse quel timbro
roco e profondo, anche se era impossibile, era impossibile che fosse
davvero lui..non aveva alcun senso.
Decisi
di voltarmi con apparente disinvoltura, se non altro per rispondergli,
ma nel momento in cui misi a fuoco la sua figura, mi sentii
improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Non avevo
più dubbi ormai: Ethan Harrow era di fronte a me, e io non
riuscivo a far qualcosa di diverso dal boccheggiare, senza pronunciare
alcun suono intelligente. Nemmeno una sillaba, nulla.
Era
ancora bello da togliere il fiato, maledizione!
BUONSALVEEEEE :DD
Ecco a voi il primo vero capitolo della mia nuova storia
:DDD
Come vedete, le cose si iniziano lentamente a delinearsi...spero che la
trama si stia facendo interessante!
Non siate timidi, e fatemi sapere tutto quello che vi passa per la
testa, come dico sempre. Davvero, aspetto soltanto il vostro parere :DD
Un bacione, e a prestoooooooooo
<3<3<3<3<3
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Capitolo 3 *** Capitolo tre ***
ETHAN
Capii che mi aveva
riconosciuto dalla sua inequivocabile reazione.
Una volta c'ero abituato, e non mi scomponevo più di tanto
quando una ragazza annaspava per respirare dopo essersi accorta di
avermi proprio di fronte, ma erano trascorsi degli anni, quel periodo
era terminato da un pezzo, e beh, non mi aspettavo di essere ancora in
grado di provocare rossore sulle guance, incredulità e
sorpresa nello sguardo, quell'espressione stranulata ma
felice...osservare il suo viso in quel momento fu come tornare indietro
nel tempo, quando cantavo e mi divertivo come un pazzo con gli 'Uk
Hearts'.
" Ok ascoltami" le dissi, senza smettere di tenere gli occhi fissi nei
suoi, perchè non mi capitava da troppo tempo di vivere un
momento del genere e me lo volevo godere..non mi accadeva
più tutti i giorni che una ragazza rischiasse di svenire per
me, e ogni volta che era successo nei tempi felici, io avevo sempre
provato una strana adrenalina nel cuore; e non me ne ero mai accorto
prima di quel momento, perchè era la prima volta che
capitava dopo la rottura, ma mi erano mancati fuggenti e intensi
istanti come quelli. Ditemi ciò che vi pare, ma io trovavo
figo il fatto di essere in grado di provocare reazioni così.
" Prendi un respiro profondo" continuai, mentre i ricordi appartenenti
a qualche anno prima mi affollavano la mente e il cuore.
La ragazza di fronte a me sembrò riuscire a seguire il mio
consiglio, si concesse di tornare a respirare normalmente, ma
continuò a guardarmi, come se avesse il timore che da un
momento all'altro potessi sparire, e si vedeva lontano un miglio che
non voleva che ciò accadesse. Il suo viso era più
rosso di un peperone, come se l'avessero colta con le mani nella
marmellata, e proprio come ogni volta che mi ero ritrovato in una
situazione del genere, non riuscii a fare a meno di intenerirmi: era
buffa, e dolce.
Poi scoppiò improvvisamente a ridere, coprendosi il volto
con le mani, e scosse la testa da destra a sinistra, come se non
riuscisse a farsi capace di aver avuto una reazione così
palesemente evidente..io continuai a guardarla, incuriosito,
perchè la sua risata era contagiosa, e per poco non la
seguii a ruota anche io, così, senza motivo.
Ma prima che potesse accadere, lei mi stupì ancora
una volta, riprendendo controllo di sè stessa "scusami.."
sussurrò guardandosi i piedi,
probabilmente sentendosi in imbarazzo
" Possiamo far finta che tutto quello che è successo, non
sia successo?" domandò candidamente
" Perchè? Che cosa è successo?" decisi di far
finta di niente, in quel momento trovavo inspiegabilmente divertente
provocarla
Lei intuì il mio gioco, e alzò lo sguardo fino a
incrociare il mio " ho appena fatto la figura della ragazzina in preda
a una crisi ormonale" dichiarò , facendo il possibile per
sembrare disinvolta, ma non riuscendo a impedire alle sue gote di
diventare ancora più rosse. Mi venne voglia di stringerle
appena tra le mie mani e scuoterle teneramente, ma mi trattenni, anzi,
scoppiai a ridere.
" E non ridere! Per un attimo ho pensato di poter svenire..tu ti sarai
divertito, ma ti assicuro che non è una bella sensazione non
sentirsi più il pavimento sotto i piedi"
continuò, puntandomi un dito contro, come se fosse tutta
colpa mia. " Non ne dubito" risposi, ancora parecchio divertito.
Ma chi era quella ragazza piombata all'improvviso nell'angolo
più remoto e dimenticato di Londra?
" Non me l'ero immaginato così.." sussurrò poi,
talmente piano, come se non volesse che io la sentissi; si riferiva
sicuramente al nostro incontro.
" Perchè, te lo eri anche immaginato?" non riuscii a fare a
meno di cogliere la palla al balzo per provocarla ancora un po'
" Hai finito di prendermi in giro?" appoggiò le mani sui
fianchi come se stesse per spazientirsi, ma il sorriso che aveva
stampato sulle labbra la tradì alla grande.
Io alzai le mani, dichiarando la mia resa, e feci un passo verso di
lei, con l'intenzione di tenderle una mano, così, per
presentarmi..okay, ero diabolico..ma ve lo giuro, non mi ero mai
comportato così con nessuna delle fan ai tempi della band.
Però era anche vero che il più delle volte loro
erano ragazzine, e invece lei era già una donna
perfettamente formata. Non so perchè..ma mi venne naturale
sia prenderla in giro che provocarla, e addirittura trovarla tenera.
Dai, immaginatevi la scena: una ventenne, credo, che in modo
del tutto inaspettato si ritrova di fronte la sua cotta adolescenziale,
e reagisce così: trova difficoltà a controllare
il respiro e il battito accelerato del cuore, e diventa rossa rossa in
viso, subito dopo crede di aver esagerato, e si scusa tenendo lo
sguardo basso, l'attimo dopo ride prendendosi in giro da sola, e poi, a
poco a poco comincia a rilassarsi e addirittura finisce per
battibeccare in modo scherzoso proprio con la sua vecchia cotta. Non
è una cosa dolcissima?
" Decisamente non me lo ero immaginato così"
affermò un attimo dopo, distraedomi dai miei pensieri e
confermandomi in un modo tutto suo che sì, se lo era
immaginato il nostro incontro.
Effettivamente non pensavo che il suo sogno nel cassetto fosse
stato essere presa in giro da me! Le sorrisi, e lei lo fece di
riflesso, probabilmente senza nemmeno rendersene conto.
Nemmeno io mi ero mai immaginato un incontro così, ma non lo
glielo dissi. Nessuna era riuscita a contenersi dallo stritolarmi vivo,
e invece lei mi guardava soltanto, imbarazzata, sorpresa, divertita,
scherzosamente infastidita e inverosimilmente felice, il tutto non bene
amalgamato in quegli occhi castano ciocciolato.
" Sono disposto a dimenticare la terribile figura che hai fatto" le
dissi, utilizzando un tono più grave e severo del dovuto per
farle capire che stavo scherzando "..soltanto se mi dici come ti chiami
e come ci sei finita qui" proposi, davvero interessato alla faccenda.
" Sono Emma, e sono venuta qui perchè credo che quei
volumoni impolverati potrebbero essermi utili" spiegò,
indicando alcuni libri vecchi ed..enormi
Ma io volevo prenderla in giro ancora un po',
perchè sapeva stare al gioco, e non mi capitava da
un sacco di star bene così, con così poco..
" Adesso vorresti pure farmi credere che non sei venuta per me?" la
provocai, sfoderando il mio miglior sorriso
" Ethan Harrow, sei veramente impossibile" dichiarò
guardandomi dritto negli occhi, lottando contro se stessa per non
sciogliersi in un sorriso a sua volta
" Da dimenticare?" domandai facendomi più vicino; lei
sembrò rifletterci un attimo, poi mi stupì ancora
"però con il carettere c'ho preso: ti facevo esattamente
così rompiscatole!"
" Adorabilmente rompiscatole" la corressi io, e Emma si
limitò a sorridere con aria vagamente divertita.
Ero sicuro che mi avesse detto la verità, mi
immaginava davvero così, e la cosa più
assurda era che io ero così..rompiscatole, ma non
con tutti. Di solito con le persone che conoscevo appena ero sempre
gentile e cordiale, e mi concedevo il lusso di fare il rompiscatole
soltanto con gli amici di sempre, o le persone che mi conoscevano
davvero per quello che ero. Nessuna categoria nella quale lei potesse
rientrare.
" Ma che cosa ci fai tu in posto del genere?" ecco, sapevo che questa
domanda sarebbe arrivata
"..Insomma, io mi aspettavo di trovare una bibliotecaria vecchia,
brutta, con i occhiali spessi e i baffi" continuò, divertita
"Ehi! Non parlare così della mia cara prozia che gestisce la
biblioteca da ottantacinque anni or sono, alla veneranda età
di centodue" ..non sapevo nemmeno io cosa stessi dicendo, ma lei
scoppiò a ridere, e quella volta, quella risata
genuina contagiò sul serio anche me.
"E mi facevi anche così simpatico?" azzardai "Ethan!" mi
richiamò lei, lanciandomi un'occhiataccia, che
però mi fece intenerire ancora di più..ma che
diamine mi stava succedendo?
"Beh, guarda il lato positivo: cinque minuti fa non riuscivi a
respirare, adesso mi insulti anche" visto che non ci stavo capendo
più niente, corsi ai ripari facendo ciò
che mi riusciva meglio: il cretino
" Se continui così, finisce che ti insulto davvero" rispose
a mò di minaccia
" Va bene: allora tregua" così dicendo le tesi la mano, e la
ragazza la strinse.
La sua era calda, e morbida, e continuai a tenerla intrecciata alla mia
per qualche secondo in più del necessario, non sapevo
nemmeno io perchè. Lei trovava difficoltà nel
reggere il mio sguardo, era chiaro come il sole, così lo
abbassò, e pensando che non potessi vederla, sorrise
dolcemente. Allora mi portai quella mano alla labbra, e ci depositai un
leggerissimo bacio, senza smettere di guardarla negli occhi. Mi venne
tutto spaventosamente naturale.
" Benvenuta all' Old London Madaimoselle, la biblioteca più
antica della città. Monsier Harrow è al suo
servizio..in cosa posso esserle utile?"
Soltanto dopo aver finito di parlare, mi decisi a liberarle la mano
dalla mia stretta, guardandola ancora. Emma si fece timida
all'improvviso, e io continuai.
" Mi sono fatto perdonare? No perchè, se non è
stato sufficiente.. ti offro un caffè" dissi, stupito delle
mie stesse parole, ma a quel punto lei tornò a
ribattere
" Non è che stai cercando una scusa per rivedermi,
rubacuori?" domandò, mentre un lieve rossore le tinse di
nuovo le guance..forse non pensava di dirlo davvero, o non lo credeva
possibile...e quanto si sbagliava!
" Questo è evidente" ribattei con un sorriso "..per
prenderti ancora un po' in giro" aggiunsi subito dopo. Lei mi
fulminò con lo sguardo, e io, di punto in bianco, mi
ritrovai a pensare che fosse bella.
" Oh! Ma allora non mi sbagliavo!" la prozia di cui parlavo prima
spuntò da dietro uno scaffale. Sì, esisteva
davvero, ma ovviamente non aveva centodue anni, nè tantomeno
i baffi.
" Buongiorno" Emma salutò educatamente, voltandosi verso di
lei
" Mi era sembrato di aver sentito delle voci..non hai idea quanto tempo
sia passato dall'ultima volta che ho visto una ragazza qui dentro!"
confessò senza peli sulla lingua, come al solito
Vidi Emma aggrottare la fronte, come se non capisse " E' una biblioteca
poco frequentata dalle ragazze?..Forse è colpa di Ethan, sa,
ha la brutta abitudine di prenderle in giro quasi fino a farle
spazientire, e poi rimediare facendo il galantuomo" affermò,
rivolgendomi un'occhiata divertita..quella volta fui io a fulminarla
con lo sguardo
" Eh no, caro mio!" la più anziana tra le due mi
puntò un dito contro "non riuscirai a far scappare a gambe
levate l'unica al di sotto dei sessant'anni che ha varcato questa
soglia nell'ultima decade" così dicendo, la mia cara prozia
sorrise a lei in modo complice, e io decisi di reagire.
" Cara zia Meg, ti prometto solennemente che non succederà"
così dicendo avvolsi le spalle di Emma con un braccio, e lei
non si scostò, anzi, sorrise. L'anziana donna ci
squadrò entrambi, poi trovò una scusa bella e
buona per lasciarci da soli, come se avesse intuito qualcosa che
nè io, nè la ragazza che stavo ancora tenendo per
le spalle, avevamo capito.
Ma che stavo facendo? Da dove mi veniva di prendermi tutta quella
confidenza? L'avevo conosciuta meno di un'ora prima, eppure, mi pareva
così naturale starmene lì scherzare con lei..oh
andiamo! Ma che diamine mi prendeva?
"Quindi non mentivi riguardo la prozia.." se ne
uscì, non più imbarazzata,
tanto meno timida, anzi..in quel momento mi parve intraprendente,
ironica, maliziosa, divertente, affascinante.Mi guardava come se
volesse scrutarmi l'anima, ed ignorava totalmente l'effetto che aveva
su di me quello sguardo. Lei voleva essere divertente, forse
addirittura pungente, ma io la trovai provocante. Va bene, dopo quella,
potevo ufficialmente dire di essermi bevuto il cervello.
" Ehi! Ma per chi mi hai preso?" mi finsi offeso, scacciando ogni
pensiero dalla mente
" Non ci posso credere: sei esattamente come speravo che fossi" si
lasciò scappare
" Cioè, come sono?" mi incuriosii
" Così.." rispose alzando le spalle, forse non trovando le
parole "così come?" domandai, avvicinandomi di nuovo
" Per diverso tempo ho pensato a Ethan Harrow come il ragazzo
più impertinente e dolce del pianeta" ammise in un sussurro,
di nuovo introversa.
Già: impertinente e dolce. Due termini, due aggettivi che a
prima vista appaiono in contrasto, e forse lo sono davvero, ma possono
in qualche modo convivere, perchè beh.. io ero
così. Lo ero sempre stato sin da bambino, e per qualche
oscuro motivo lei lo sapeva, lo immaginava, lo sperava...davvero non
capivo come fosse stata possibile una cosa del genere..era
semplicemente assurdo, e allo stesso tempo, stupendo, così
bello da risultare quasi fastidioso, perchè per qualche
motivo a me sconosciuto, volevo trattenerla lì con me il
più a lungo possibile.
Avrei voluto continuare a prenderla in giro, farla spazientire, e poi
farmi perdonare ancora. Stavo bene, lì, in mezzo a libri
vecchi e scaffali di legno erosi dal tempo, come non mi capitava da
tempo.
Restammo in silenzio tutti e due, a fissarci, ognuno perso nei tortuosi
meandri dei propri pensieri, e trascorse qualche istante senza che
nessuno dicesse nulla, poi, all'improvviso mi ricordai a che punto era
arrivata la conversazione.
" Qual'era la tua canzone preferita?" le domandai allora
Mi accorsi di averla presa alla sprovvista, ma lei subito si riprese
"Wish it was real" sorrise, probabilmente ricordandola.
" Adesso tocca a me: perchè è finita?" il suo
tono si fece serio, e il mio sguardo più malinconico e
distante
" Immagino che doveva andare così..non poteva durare per
sempre..siamo cresciuti, e le cose sono cambiate" non ero pronto a
parlarne a cuore aperto, e lei forse lo intuì da sola,
perchè mi rivolse un timido ma rassicurante sorriso, e mi
guardò dritto negli occhi.
" E come ci saresti finito qui?" ripartì alla carica, con un
tono di voce diverso, più leggero e divertito
" Quando è finito tutto, volevo starmene per i fatti miei,
non essere visto da nessuno, nè tantomento essere
intervistato o finire sui giornali..insomma sarei voluto diventare
invisibile, e visto che ho constatato che non si
può, ho cercato un'alternativa, e l'ho trovata qui. Chi mai
si sarebbe sognato di venire a cercarmi nella biblioteca più
antica della città?
Come avrai capito, qui le persone senza capelli bianchi, senza occhiali
spessi e senza baffi, non ci entrano nemmeno...sono pronto a
scommettere che la maggior parte dei giovani e della gente in generale
non è nemmeno a conoscenza dell'esistenza di questo posto, a
meno che non sia stato loro svelato dai nonni. Ma oggi cose del genere
non si raccontano neanche più, e l'unico motivo per il quale
io lo conosco, va attribuito al fatto che una zia di mia madre, che
è la signora che hai conosciuto prima, lo gestisce da molto
molto tempo..anche se ovviamente non è di sua
proprietà.
Io venivo qui da bambino, era un luogo in penombra, lungo e stretto
come ora, con tutti questi scaffali, e io giocavo a nascondermi dai
fantasmi che esistevano solo nella mia testa..ecco, diciamo che
continuo a venire qui facendo la stessa cosa di quando ero
piccolo..però adesso i fantasmi dai quali mi nascondo
esistono davvero."
Non sapevo perchè glielo stavo raccontando, ma c'era
qualcosa che non riusicvo ad identificare che mi spingeva a fidarmi di
lei..forse era il suo sguardo attento ma non compassionevole, forse era
quel sorriso appena accennato, perchè probabilmente quella
storia le faceva tenerezza, ma sapevo per certo che non mi avrebbe
tradito. Anche se non la conoscevo nemmeno, non lo avrebbe fatto.
" Devo dire che come rifugio segreto questo posto è
assolutamente perfetto! Mi sarei aspettata di trovare di tutto qua
dentro, ma non Ethan Harrow" esclamò, e poi non
riuscì a impedirsi di sorridere ancora. Intuii che era
felice di aver trovato tutto ciò che non stava
più cercando.
Decisi di cambiare argomento, perchè quello in cui ci
eravamo addentrati era troppo delicato, era un sentiero troppo tortuoso
per me, e non ero ancora pronto a percorrerlo con le scarpe bucate dal
passato.
" E se tu non cercavi me, cosa sei venuta a fare qui?"
"Libri?" mi rispose ironicamente "penso che qui potrei trovare tutto
ciò di cui ho bisogno" aggiunse un attimo dopo.
BUONSALVEEEE :)) E Buona
Immacolata!
Che dire..spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia
piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate :DD
Credetemi, per me è importante sapere la vostra
opinione sulla storia, e sarei davvero felice di scambiare due
chiacchiere con voi ;)
Devo scappare...un abbraccio, e alla settimana prossima!
<3<3<3
Ps. Recensiteeeeeee ♥
|
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Capitolo 4 *** Capitolo quattro ***
EMMA
Non
appena oltrepassai l'uscita dell' Old London, i miei occhi impiegarono
qualche secondo per registrare l'evidente cambiamento di luce e farmi
realizzare con non poca sorpresa, che la notte stava pian piano calando
sulla città.
Ma
quanto tempo ci avevo passato lì dentro? Tre, quattro,
cinque ..ore? Com'era possibile? Perchè mi era
sembrato che al massimo fosse trascorsa una mezzoretta dalle due e
mezza, ora in cui mi ricordavo di essere entrata?!
E
la cosa ancora più sconvolgente, era che in
realtà, non avevo nemmeno risolto nulla, perchè
Ethan mi aveva detto di tornare il giorno dopo, per avere il tempo di
procurarsi dal magazzino altri volumi che avrebbero potuto interessarmi.
Abbassai
gli occhi, posandoli sull'unico volume che avevo deciso di prendere in
prestito, in attesa di riceverne altri, e mi bastò quel
banalissimo gesto per dimenticare di nuovo tutto quanto e ritornare in
quel posto così ..così insolito nel quale ero
capitata grazie a quel chiacchierone del bidello.
L'indomani
mi sarei dovuta ricordare di ringraziarlo per avermi dato, pur
non sapendolo, o almeno credo, l'opportunità di incontrare
Ethan Harrow.
No,
un attimo, fermi tutti: io, io, lui...ormai mi ero rassegnata al fatto
che non sarebbe più successo, e invece...o mio Dio, era
tutto assurdo..e meraviglioso!
Sorrisi
tra me e me come un'idiota, come se di nuovo realizzassi in quel
momento, di averlo avuto di fronte non per qualche istante, come
sognavo a sedici anni, ma addirittura per ore.
Cavolo,
se era bello. Pensavo seriamemente che il suo corpo rispondesse ai
canoni di bellezza più perfetti di sempre, l'avevo sempre
pensato. E poi quello sguardo così maledettamente intenso, e
quel sorriso impertinente e malizioso, lo rendevano irresistibile. Per
non parlare della sua dolcezza che ti lasciava praticamente senza
fiato, come quando mi aveva baciato la mano o mi aveva raccontato un
pezzetto della sua storia, e del suo modo di provocarmi senza sosta,
che effettivamente era adorabile.
Dio...l'avevo
incontrato sul serio, ci avevo parlato (dopo un'iniziale
difficoltà respiratoria), ci avevo scherzato, il tempo
insieme a lui era praticamente volato...ancora non ci potevo credere
che fosse accaduto sul serio..lui, lui era esattamente come immaginavo
che fosse, come speravo che fosse quando qualche anno fa desideravo
averlo di fronte anche per un solo misero istante. Era come lo sognavo
tutte le notti.
Avevo
voglia di mettermi a ballare in mezzo alla strada, e fermare ogni
sconosciuto che mi capitasse a tiro, per dirgli 'si, è vero!
Ho trascorso l'intero pomeriggio in compagnia di Ethan Harrow, e lui
è..è'.. Ok, che qualcuno si prendesse la briga di
fermarmi prima che commettessi qualche cazzata.
Era
davvero possibile che avessi rischiato di svenire, che avessi riso,
risposto per le rime, scherzato, provocato a mia volta, e trascorso ore
e ore in compagnia del ragazzo che a sedici anni consideravo
irragiungibile? Lo stesso che amavo pur non conoscendolo di
persona, e l'unico al quale avrei permesso di prendersi ogni parte di
me?
Avevo
l'urgente bisogno di ricevere un pizzicotto sulla pelle,
perchè avevo paura di essermi immaginata tutto quanto.
Ero
quasi tentata di tornare lì dentro per sincerarmi del fatto
che non fosse stata soltanto un'illusione, ma avrei fatto la figura
dell'idiota, e non potevo nemmeno dire di essermi dimenticata qualcosa,
visto che ero pessima a trovare scuse, e lui avrebbe ripreso a
prendermi in giro, e poi si sarebbe fatto perdonare, e dopo avrebbe
cominciato da capo, e in questo modo, avrei potuto finire per starmene
lì fino alla mattina dopo.
Basta,
dovevo darmi una calmata. Non ero più quella ragazzina e non
ero più innamorata di lui, e l'unico motivo per il quale
avevo reagito così andava attribuito al fatto che..che..non
lo sapevo a cosa andasse attribuito, ok? Ma Ethan Harrow non doveva
mandarmi in confusione, non doveva distogliermi da tutto il resto, non
doveva essere oggetto dei miei pensieri, punto.
Ma
come facevo a non pensarci? Me lo dite? Come facevo a fingere di non
aver trattenuto il respiro quando avevo sentito quella voce, quando
avevo capito che per quanto irrazionale e alogico potesse essere, lui
era dietro di me, poi di fronte a me, e dopo ancora accanto a me.
E
come facevo a non mordermi il labbro dall'agitazione e dall'impazienza,
al solo pensiero che il giorno dopo l'avrei rivisto?
Era
pur sempre la mia vecchia cotta..non poteva essermi del tutto
indifferente, anche se, beh, avrebbe dovuto esserlo considerara la
situazione.
Dio,
potevo anche essere cresciuta, come era cresciuto lui,
però quegli occhi avevano l'inquietante potere di farmi
sentire di nuovo quella ragazzina con una cotta stratosferica per il
cantante della sua band preferita, e non andava bene, perchè
mi consideravo adulta ormai, e avevo un fidanzato meraviglioso che tra
l'altro, mi stava sicuramente aspettando a casa domandosi come diavolo
fossi finita.
Già,
era arrivata l'ora di uscire definitivamente dal mondo delle
favole: dovevo tornare a casa, dovevo preparare qualcosa per
cena come sempre, e poi godermi un film abbracciata a Ricky.
L'aver
incontrato Ethan Harrow soltanto poche ore prima, doveva probabilmente
essere considerato come l'ultima goccia della mia adolescenza..era come
se qualcuno mi avesse detto: adesso che lo hai incontrato, smettila di
fantasticare e concentrati sulla vita vera; quella fase se ne
è andata per sempre, e non tornerà mai
più indietro, perciò vivi il presente e
concentrati soltanto sul futuro.
Il punto però, era che io non mi ero mai accorta di star
fantasticando ancora...
Il
fatto che i miei occhi si fossero specchiati nei suoi, il fatto che non
mi fossi mai sentita così maledettamente nervosa, felice ed
euforica in tutta la mia vita, era del tutto insignificante. Doveva
essere privo di importanza, per forza. Altrimenti sarebbe successo un
casino, e io stavo bene come stavo, non volevo complicazioni.
Quindi
decisi che quando l'indomani sarei tornata da Ethan, avrei preso i
libri che mi servivano, gli avrei detto che conoscerlo era stato un
vero piacere, e poi non avrei più messo piede lì
dentro, perchè io quella fase l'avevo superata da un pezzo,
perchè nella mia vita non c'era più spazio per i
sogni della ragazzina che ero, perchè nel mio cuore non
c'era posto per quel sentimento che avevo provato nei suoi confronti,
non più.
C'era
Ricky, e io dovevo pensare soltanto a lui. Anche perchè mi
stavo facendo un film da sola come al solito.. non ero nessuno per
Ethan, e lui non doveva essere nessuno per me. Okay, incontrarlo era
stato dapprima molto imbarazzante, e poi stratosfericamente bello, lui
era esattamente il ragazzo che pensavo e speravo che fosse, adesso lo
sapevo per certo..ma la cosa finiva là, dovevo mettermi
l'anima in pace. Non potevo assolutamente permettermi di tornare a
pensare a lui, non potevo, non dovevo, e non volevo. Avevo ventidue
anni, accidenti...non più sedici.
Pensai
'domani e basta, e poi continuerò a vivere come se non lo
avessi mai incontrato, come se non sapessi che potrei trovarlo
lì ogni volta che mi viene voglia di perdermi in
quell'oceano smeraldino che sono i suoi occhi'
Ma
sentitemi! Stavo delirando! Dovevo dimenticare ciò che
incontrarlo aveva provocato in me, era l'unica soluzione, il solo modo
per smettere di considerarlo l'essere più perfetto che
esistesse al mondo, in tutti i sensi.
Non è che fossi convinta che Ethan fosse immune ai difetti,
e non credevo nemmeno che fosse perfetto in modo oggettivo e universale
(anche se avrei sfidato chiunque a negarlo), però lui era
perfetto per me, o meglio, per la me liceale e passata.
'Maledetto
Brown che mi ha parlato dell'Old London, e maledetta io che ci sono
voluta andare subito..forse sarebbe stato meglio restare per sempre con
il dubbio che lui non fosse come lo immaginavo, o ancora meglio,
incontarlo e restarne delusa, invece di arrovellarmi il cervello,
facendo l'impossibile per darmi a bere tutto ciò che mi sto
ripetendo da quando sono uscita da quella biblioteca'.
Per fortuna arrivai a casa prima di addentrarmi maggiormente in
sentieri pericolosi; entrai e mi chiusi il portone alle spalle,
percorsi lentamente le scale che conducevano al nostro appartamento
situato al terzo piano, e una volta arrivata, suonai il campanello
senza perdere tempo a cercare le chiavi, sicura che Ricky fosse
all'interno.
"
Ciao amore" dissi, increpando le labbra in un sorriso, quando la figura
del mio fidanzato mi si stagliò davanti.
Di
tutta risposta lui mi baciò sulle labbra, e mi
attirò a sè stringendomi per la vita; lo lasciai
fare senza esitazioni, costringendomi a non pensare a nulla di diverso
da quel bacio.
"
Dove sei stata fino a quest'ora?" mi domandò con tono
tranquillo e disinvolto
"
Mi ha chiamato il professore da Roma, e praticamente mi ha detto che in
sede di laurea dovrò presentare varie tematiche trattate in
modo approfondito, quindi ho pensato di fare un salto in biblioteca...e
ho finito per trascorrerci delle ore" dissi la verità, quasi
per intero.
"
Ed eri talmente presa dallo studio che non mi hai nemmeno risposto al
telefono?" si incuriosì lui
"
No! emh..non l'ho sentito suonare" in effetti era vero, e non avevo
nemmeno controllato se ci fossero chiamate senza risposta o messaggi,
quando ero uscita
"
Scusami...la verità è che il tempo è
volato..non mi sono accorta che fosse così tardi"
Lui
si avvicinò nuovamente "la prossima volta che fai tardi,
ricordati di avvisarmi, prima che possa iniziare a pensare che hai
perso la strada di casa, o ti hanno rapito gli alieni" disse divertito
"promesso" sussurrai rubandogli un bacio a mia volta, e Ricky sorrise.
Non
potevo raccontargli di Ethan, soprattutto dal momento che avevo deciso
che con l'indomani si sarebbero concluse le mie visite all'Old London,
e poi nessuno doveva sapere che lui trascorreva lì tutto il
tempo..eppure, non mi sentivo in pace con me stessa, come se gli stessi
nascondendo qualcosa.
Ci
ritrovammo in cucina, Ricky iniziò come sempre a raccontarmi
cosa era successo quel giorno in ospedale, e io lo ascoltai
interessata, mentre mettevo l'acqua della pasta sul fuoco e lui
apparecchiava la tavola. Visto che quel giorno avevamo pranzato tutti e
due fuori, un sano piatto di maccheroni non ce lo avrebbe
tolto nessuno quella sera, e poi ci saremmo arrangiati con
dell'insalata di pomodori e tonno.
Mentre
ero in piedi davanti ai fornelli, con Ricky che mi gironzolava intorno
mentre continuavamo a chiacchierare del più e del meno come
sempre, non riuscivo proprio a fare a meno di pensare a Ethan Harrow,
ancora.
Mi
aveva detto che trascorreva le giornate nella biblioteca che gestiva la
sua prozia per nascondersi dalla gente, principalmente dai giornalisti,
e si era fidato di me, del fatto che avrei mantenuto il suo segreto
come se fosse la cosa più naturale del mondo, e io lo avrei
fatto, a tutti i costi, se questo era quello che lui voleva.
Però
non doveva essere un granchè vivere segregato lì
dentro, nell'angolo più remoto e dimenticato di una delle
città più affascinanti al mondo, dopo aver
creduto di poter reggere quello stesso mondo in una mano. E
chissà che fine avevano fatto Dylan e Derek..nessuno sapeva
davvero cosa fosse successo, quale fosse stato il fattore determinante
che aveva fatto dividere la band più famosa e unita di
sempre. E mi era sembrato che Ethan non volesse parlarne.
Un paio d'ore più tardi mi stavo preparando per andare a
dormire, ma quando mi misi sotto le coperte, impiegai molto
più del solito per prendere sonno.
Me lo aspettavo, eccome se me lo aspettavo, dopo una giornata del
genere! Più ci pensavo e più quello che era
successo mi pareva assurdo, e bello, ma dovevo riuscire a metterci un
punto, una volta per tutte.
Lo dovevo fare per me stessa e per Ricky, che non aveva esitato un solo
minuto a farsi in quattro pur di seguirmi a Londra, dopo aver saputo
del progetto 'Language Assistant'.
Va bene, avevo capito che era del tutto inutile negare che Ethan
Harrow ancora provocasse in me certe sensazioni,
persino lui se ne era accorto, e forse, dopotutto, era
normale che fosse così, dopo aver trascorso l'intera
adolescenza a sognare i suoi baci..basta! Dovevo smettere anche di
ricordare a me stessa quello che provavo per lui, o avrei finito per
impazzire.
Mi rendevo conto che con quei pensieri che formulavo nel cuore della
notte, ero già sulla buona strada..per il manicomio.
Ma che potevo farci? Non ero di certo io a suggerirgli di intrufolarsi
nella mia testa e confonderla, arrovellarla, fino a farmi perdere
persino il sonno.
Tanto era inutile che continuassi a girarci intorno: io non vedevo
l'ora di rivederlo, anche se sapevo che quella sarebbe stata l'ultima
volta.
Non potevo restare aggrappata al passato, non potevo permettergli di
far parte di me, non di nuovo, non ancora, non più. Lo
sapevo, eppure quella verità non mi piaceva affatto, per
quanto mi sforzassi di convincermi del contrario.
Mai, avrei immaginato di ritrovarmi in una situazione simile, e mai
avrei pensato che sarebbero bastati quel paio d'occhi più
verdi dell'azzurro del mare, a farmi sentire di nuovo così,
come una ragazzina alla sua prima cotta, e non come la donna adulta che
ritenevo di essere.
Non mi mancava nulla, con Ricky stavo bene, avevo trovato il mio posto
nel mondo, la mia stabilità pratica ed emotiva, e volevo che
tutto restasse così, com'era quella mattina, prima di
incontrare quell'idiota che per me era stato maledettamente
importante.. anche se probabilmente nemmeno lui si rendeva
effettivamente conto di come avessi trascorso i giorni più
neri della mia vita da liceale, con la sua voce nella testa e nel cuore.
Incontarlo mi aveva destabilizzato un bel po', sarei stata ipocrita se
non lo avessi ammesso almeno a me stessa..era stato bello, emozionate,
persino imbarazzante, e poi divertente, era stato assurdo e
travolgente, ma proprio perchè avevo addirittura avuto la
fortuna di imbattermi in lui, dovevo ritenermi più che
soddisfatta così, e continuare a vivere la mia vita, facendo
finta di non essere mai venuta a conoscenza di quella biblioteca, dove
avevo scoperto di poterlo trovare.
Confidavo pienamente nella possibiltà di riuscire a essere
felice senza di lui, mi fidavo senza riserva dei sentimenti che mi
legavano a Ricky, pensavo che con un po' di impegno, sarei riuscita a
cancellare Ethan Harrow dal mio cuore per sempre, visto che
evidentemente, non lo avevo ancora fatto del tutto.
Me ne stavo in camera da letto, seduta, con la schiena appoggiata alla
spalliera del letto che dividevo con il mio ragazzo, e le gambe coperte
dalle lenzuola, con la luce del comodino accesa e lo sguardo rivolto
verso il soffitto, quando lui mi chiamò chiedendomi cosa
stessi facendo in quella posizione e se ci fosse qualcosa che
non andasse.
Io negai con la testa, poi spensi la luce, mi calai sotto le coperte, e
mi strinsi a lui, pensando che era così che doveva essere.
Anche se- NO! Senza se, e senza ma, io amavo Ricky e volevo
stare con lui.
BUONSALVEEEEEE :))
Ecco a voi il nuovo capitolo della storia! Spero con tutto
il cuore che vi sia piaciuto,e vi prego, non esitate a farmi sapere
cosa ne pensate :DD
Per me è davvero importante sapere il vostro parare, e poi
adoro scambiare quattro chiacchiere con voi, quindi fatevi avanti ;)
Allora..come avete potuto vedere e capire, l'incontro con Ethan,
sconvolge Emma e la manda in confusione.
E se non siete riusciti a seguire granchè del suo discorso,
non preoccupatevi, era quello che volevo, dato che il mio obiettivo in
questo capitolo era proprio quello di trasmettervi l'euforia,
l'incredulità, il nervosismo, la contentezza, l'ostinazione,
e tutto quello che ha provato Emma, e che credo proveremmo anche noi in
una situazione del genere.
Lei che avrebbe vogliare di urlare e mettersi a ballare in mezzo alla
strada, per quanto è stato bello incontrare la sua vecchia
cotta, e sempre lei, che tenta in tutti i modi di frenare l'entusiasmo
e restare con i piedi per terra, perchè si rende conto che
è cresciuta e che nella sua vita non c'è
più spazio per Ethan Harrow.
Sarà davvero così? Non vi resta che aspettare i
prossimi capitoli !!
Grazie grazie grazie e ancora grazie, a chi mi sta facendo compagnia
anche in questa nuova avventura
♥♥♥♥♥
Un bacione, e alla prossimaaaaa ;)))
Ps. Recensiteeeeee <3<3<3<3<3
|
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Capitolo 5 *** Capitolo cinque ***
EMMA
Il
giorno dopo tornai in biblioteca come avevo previsto.
Svoltai
l'angolo misterioso dietro il quale si nascondeva il posto che cercavo,
quando l'orologio digitale che campeggiava sulla home del mio
smartphone, segnava le quindici meno qualche minuto.
Avevo
dormito poco quella notte, a causa di pensieri troppo nitidi e allo
stesso tempo troppo confusi, e a scuola era stata una di quelle
giornate piuttosto impegnative, perchè la mia tutor aveva
piazzato di fronte a increduli bambini un compito in classe a sorpresa
da svolgere in un'ora, e quelle piccole pesti avevano cercato
più volte il mio aiuto. Io avevo fatto il possibile per
dargli qualche utile suggerimento, ma mi era parso che quella donna
avrebbe potuto sbranare anche me se solo si fosse accorta che
collaboravo un po' troppo con gli alunni.
Letizia
Frassati, questo era il nome dell'insegnante di italiano
madrelingua,era una brava maestra, competente, ma per i miei gusti
esageratamente severa.
In
ogni caso, ero riuscita ad uscirne indenne, e dopo aver scambiato
quattro chiacchiere con il signor Brown, anche quel giorno mi ero fatta
un panino farcito nel modo meno salutare possibile, in attesa che
arrivasse il momento di tornare all'Old London.Ogni volta che mi
capitava di mangiare fuori, mi ingozzavo di succulente schifezze, il
classico cibo da mc donald, spesso chiamato anche 'Junk Food', e poi mi
lamentavo pure quando posavo gli occhi su quel rotolino di ciccia che
mi ritrovavo all'altezza dell'addome..ma ero fatta così, e a
quelle schifezze paradossalmente così gustose, non ci avrei
rinunciato tanto facilmente, soprattutto non quando giungevo nel cuore
della City all'una e mezza, spesso pure con un certo appetito.
Comunque,
abitudini alimentari poco sane a parte, fremevo dalla voglia di
rivedere Ethan, specchiarmi in quegli occhi e sciogliermi per quel
sorriso, scherzare e chiacchierare insieme a lui come avevo fatto il
giorno prima, ma sapevo bene che fosse del tutto sbagliato anche
soltanto attendere quei pochi minuti che mi ero promessa di trascorrere
lì dentro.
Prima
di abbassare la maniglia di quella porta, mi ricordai di mandare un
messaggio a Ricky, e gli scrissi che sarei tornata a casa nel giro di
un'oretta al massimo, calcolando il fatto che avrei dovuto cambiare
treno un paio di volte; e ripromisi a me stessa che quella volta avrei
tenuto di più d'occhio l'orologio per evitare di restare
lì dentro fino a sera.
"
Buongiorno" salutai, non appena misi piede all'Old London
L'attimo
dopo mi accorsi di Ethan in piedi su una scala in legno, intendo
a..pitturare?
"
Ciao" così dicendo, si voltò verso e di me e mi
regalò un sorriso, uno dei suoi, uno di quelli per i quali
avrei potuto svenire..se fossi stata ancora quella ragazzina.
Inspiegabilmente,
tutte quelle sensazioni che mi avevano oppresso fino a quel momento
svanirono, furono spazzate via da quel sorriso come foglie dal vento.
Mi rilassai subito, dimenticando in un attimo le promesse che mi ero
fatta e disubbedendo alle regole che mi ero imposta. Cavolo, quel
sorriso fu la mia personalissima anmesia.
Non
sapevo che cosa mi stesse succedendo di preciso, ma non mi sentivo
più in colpa per essere lì, non mi sentivo
più fuori posto, e non pensavo nemmeno che fosse
così grave intrattermi qualche minuto in più del
necessario a parlare con Harrow.
Mi
limitai a sorridergli a mia volta, prima che lui irrompesse con quella
che avevo capito essere la sua solita sfacciatagine. Sì, il
pomeriggio precedente ci eravamo presi in giro abbastanza da entrare in
confidenza, e se fino a pochi minuti prima, ciò mi era parso
sconveniente e pericoloso, lo trovai di punto in bianco tenero e
incredibilmente piacevole.
"
Devo ammetterlo..l'entrata che hai fatto ieri è stata molto
più divertente" mi punzecchiò lui, con il preciso
intento di tornare a prendermi in giro
"
Beh, se vuoi, adesso esco e la ripetiamo" risposi per le rime, e il
ragazzo mi rivolse uno sguardo apparentemente serio
"
Lo faresti davvero?" mi domandò un attimo dopo, al che io
non mi scomposi affatto "si, e se preferisci, potrei fingere di svenire
ai tuoi piedi e poi-" mi interruppe prima che potessi dire qualche
altra cazzata.
Davvero
non riuscivo a capire il motivo per il quale con lui andavo a ruota
libera, in tutti i sensi. Nemmeno con Ricky riuscivo a essere
così ironica e così spontanea.
"
Sul fingere soltanto, di svenire, avrei qualche dubbio" mi
fece notare, alzando un sopracciglio con un aria da saputello che se
fosse stata cucita addosso a qualcuno che non fosse stato lui, mi
avrebbe di certo infastidito.
Comunque,
dovevo ammettere che aveva ragione: il giorno precedente avevo davvero
rischiato di cadere ai suoi piedi, letteralmente, e anche pochi minuti
prima, con quel sorriso, ci ero andata vicino.
Basta,
non potevo continuare così, dovevo chiedergli dei libri,
sceglierne alcuni e poi andarmene per non tornare mai più.
Di colpo la realtà mi colpì come una doccia
fredda, ma ancora una volta, Ethan fu in grado di spazzare via
qualunque cosa non riguardasse noi due lì dentro.
"
Chi è stato tanto crudele da mangiarti la lingua?"
domandò vagamente divertito, e soltanto allora mi resi conto
di non avergli risposto per le rime come al solito
"
Purtroppo per te ancora nessuno...mi stavo solo chiedendo che diamine
ci fai su quella scala e con un pennello in mano" rimedai
"
Stamattina zia Meg si è svegliata con un solo pensiero in
testa: non vuole che gli scaffali si rovinino ancora di
più di quanto lo sono adesso, quindi mi ha praticamente
costretto a passarci sopra una mano di pittura mischiata a qualche
intruglio che sembra essere ottimo per rinvigorire il legno" mi
spiegò
"
E quel secchio di colore giallo? A che ti serve?" domandai,
avvicinandomi un po' di più sia a lui che alla pittura
"
Pensavo di dipingere le pareti..sai, passo tanto tempo qui, ci tengo a
questo posto, e vorrei dargli un tocco più..non lo so, ma
voglio che sia accogliente"
"
E se poi la gente lo trova bello e ci viene? Non eri tu quello che
voleva nascondersi a tutti i costi?" domandai a quel punto
"
Si si, ma non c'entra..io voglio renderlo bello per la zia, per me..e
per le persone come te"
"
Come me?" strabuzzai gli occhi, ma lui ignorò il mio stupore
e continuò "vorrei dipengere le pareti giallo ocra, oltre a
rinvigorire il legno degli scaffali, e poi vorrei posizionare qualche
tavolino qua è la, sempre in legno, magari accanto alla
finestra visto che è il posto più
luminoso..magari con una lampada, e pure una macchina da
caffè"
"
Macchina da caffè" pronunciai le sue stesse parole per
fargli intuire il mio disappunto
"
Si..studiare questi libri secondo me fa venire un sonno assurdo, e il
caffè potrebbe essere d'aiuto" spiegò lui, e non
riuscii a fare a meno di sorridergli..in fondo non aveva tutti i torti
"Che
ne pensi?" "penso che la tua sia una bella idea..questo posto merita
molto di più, a me piace un sacco" era vero, tutto quanto
quello che avevo detto, anche se continuavo a pensare che quella
sarebbe stata l'ultima volta che ci avrei messo piede.
"
Tu ci verresti a studiare qui?" colpita e affondata, in solo colpo.
ETHAN
Ecco,
lo avevo detto...ma che diavolo mi passava per la testa?
Perchè
mi era venuto in mente di mettere a posto la biblioteca soltanto dopo
averla incontrata? Perchè volevo che lei la trovasse
accogliente come una casa, e sopratutto perchè continuavo a
chiederle pareri, facendo trapelare chiaramente il mio desiderio di
tenerla lì insieme a me il più a lungo possibile?
Mi
sentivo solo da troppo tempo, da quando avevo rotto anche con Dylan e
Derek, e accidenti, con Emma stavo veramente bene.
Semplicemente
non volevo che ne se andasse, e anche se l'avevo conosciuta soltanto il
giorno prima, la sua compagnia mi piaceva. Avevo bisogno di qualcuno
come lei accanto, e pensavo che battibeccando battibeccando, avremmo
potuto diventare amici. E poi lei era proprio bella.
"
Io..beh, non sono abituata a studiare in biblioteca,
però..sì, potrebbe essere un'idea" rispose, anche
se mi parve non troppo convinta
Mi
rendevo conto di star esagerando..insomma zia Meg mi aveva davvero
chiesto di passare una mano di pittura sugli scaffali, ma il resto lo
avevo fatto tutto da solo, ci avevo pensato durante la notte, avevo
visto noi due in questa biblioteca in una specie di sogno: lei intenta
a studiare, e io intento a darle fastidio, a provocarla, infastidirla e
distoglierla dai libri. Quella scena mi era piaciuta, e così
avevo ideato il tutto.
Ovviamente
lo avrei fatto anche perchè all'Old London ci tenevo sul
serio.
Che
cosa mi stesse prendendo, non lo sapevo nemmeno io..però
volevo che Emma tornasse a farmi compagnia, tutti i giorni.
Il
pomeriggio precedente avevamo trascorso ore e ore a stuzzicarci a
vicenda e a chiacchierare, e quando ero tornato a casa, mi ero chiesto
quando era stata l'ultima volta che ero stato così bene con
una ragazza, e mi ero risposto che era passato così tanto
tempo da non ricordarlo, oppure, semplicemente non era mai accaduto. Mi
inteneriva da morire il fatto che fosse stata una fan degli 'Uk Heart',
mi piaceva che avesse avuto una cotta per me da ragazzina, ma mi
piaceva soprattutto il suo sapermi tenere testa, il suo modo di
rispondermi per le rime e scherzare con me come se non avesse
nient'altro di meglio da fare.
Nel
cercare una ragione al fatto che volessi praticamente mettere a nuovo
la biblioteca pur di farla tornare, mi distrassi al punto tale da
perdere l'equilibrio e cadere dalla scala, finendo dritto dritto, non
chiedetemi come, con il secchio di pittura gialla in testa, e
ovviamente sui vestiti. Mi feci anche male una gamba, tanto per
completare l'opera.
Emma
si sbellicò dalle risate di fronte a quella scena, ma subito
dopo accorse in mio soccorso, continuando a ridere.
Io
le riservai un'occhiataccia, ma lei rise ancora più forte, e
allora ci rinunciai, e risi a mia volta per quanto ero idiota. Ero
sicuro che almeno in quel momento, i nostri pensieri combaciassero.
"
Ti sei fatto male?" lo vedevo che si sforzava di essere seria, ma
capivo pure che trattenersi dal ridermi in faccia fosse piuttosto
difficile visto le mie condizioni
"Cazzo,
sì!" imprecai massaggiandomi una gamba, e lei si fece
più vicina, si liberò del cappotto e prese un
pacco di fazzoletti e una bottiglietta d'acqua dalla sua borsa;
incrociò le gambe sedendosi di fronte a me, bagnò
un fazzoletto con l'acqua e lo avvicinò al mio viso.
"
Ma guarda che mi tocca fare" borbottò, falsamente
infastidita "non esiste un bagno qui dentro, vero?" domandò
un attimo dopo
"
Si, ma temo proprio di non poterlo raggiungere ora come ora" le
confermai, e l'attimo dopo Emma iniziò a ripulirmi il viso
dalla pittura.
Il
suo viso era talmente vicino al mio, che riuscii a osservarne ogni
particolare. Era bella, anche troppo per i miei gusti, ma la sua non
era quel tipo di bellezza ostentata o seducente..no, nulla
del genere.
Erano
belli i suoi occhi, comunissimi occhi castano scuro, intenti a seguire
il movimento delle mani sul mio viso; gli stessi occhi che non si
scontravano con i miei di proposito e parevano nascondere un mondo al
loro interno, una storia costruita su un modello comune e bersagliata
di dettagli che la rendevano diversa da tutte le altre. In quello
sguardo così concentrato, avrei potuto perdermi,
perchè rispecchiava perfettamente la cura e la dolcezza di
cui si nutrivano i suoi gesti.
Notai
che non aveva nemmeno un briciolo di trucco, e anche se non sapevo se
quella mattina si fosse svegliata tardi e avesse dimenticato persino di
passare un filo di matita, o se invece non fosse stata una
dimenticanza, avevo scoperto che quegli occhi erano già
belli così, senza nessuna aggiunta artificiale.
Eppure
erano comuni occhi marrone cioccolata, non troppo grandi, non troppo
piccoli, insomma, non avevano nulla di speciale..eppure io li trovavo
belli, forse per il modo in cui mi guardavano, come se avessero voluto
prendermi in giro per la caduta in grande stile che avevo appena fatto,
e contemporaneamente, coccolarmi perchè effettivamente mi
ero fatto male.
E
poi erano belle le sue labbra, a forma di cuore, e appena screpolate
dal freddo pungente di Londra. E persino quel ciuffo che era sfuggito
dalla disordinata coda, e che per un istante, vista la
vicinanza, aveva finito per sfiorare le mie labbra
solleticandole, la rendeva bella.
La
sua era una bellezza semplice, quasi nascosta per certi aspetti, non
cognibile da lontano nella sua vera essenza, ma che ti lasciava
inspiegabilmente senza fiato quando te la ritrovavi a pochi centimetri,
e sottolineo inspiegabilmente, perchè Emma non era una di
quelle ragazze che normalmente avrei notato per strada, non era una di
quelle che avrebbe letteralmente fatto girare la testa a tutti quando
passeggiava..no, lei era addirittura un po' impacciata nei movimenti,e
forse era proprio quello che la rendeva sexy ai miei occhi. Certo,
avevo notato anche ieri che fosse carina, però non
immaginavo che l'avrei giudicata più bella in modo
direttamente proporzionale alla distanza che separavano i nostri visi e
i nostri corpi.
E
poi aveva quasi sempre la risposta pronta, sapeva prendersi in
giro e scherzare, provocare senza nemmeno rendersene conto, e avevo
capito che ogni volta che tentava di fare l'acida, non le riusciva
proprio bene, e finiva per essere più dolce di quanto lo
sarebbe stata se avesse pronunciato frasi smielate.
Davvero
un bel tipo, con un bel caratterino, che mi intrigava e mi prendeva da
pazzi.
Era
il contrasto fatto persona: bella perchè fastidiosamente
semplice, incredibilmente dolce perchè si sforzava di fare
l'acida, sexy perchè graziosamente impacciata, maliziosa
perchè innocente e affascinante per tutte queste cose messe
insieme.
Non
chiedetemi come sfumature così differenti potessero
convinvere nello stesso animo, perchè non ci ero arrivato
nemmeno io a darmi una risposta soddisfacente, eppure lei era
così, quindi in qualche modo, era possibile, e il risultato
era il migliore che si potesse sperare di ottenere.
"
Ecco fatto" sussurrò, e l'attimo dopo non avvertii
più nè il fazzoletto, e nè la pittura
che mi ero versato; le sorrisi sinceramente ringraziandola.
"
Ti donava il giallo" mi prese in giro lei, e a quel punto non riuscii a
resistere all'impulso di immergere una mano nel secchio di pittura che
mi ero svuotato in testa, e gliela piantai sul viso
"
Questo è il tuo ringraziamento?" mi canzonò,
prima di ricambiarmi il favore " e adesso ti pulisci da solo"
sentenziò alzandosi in piedi, e incrociando le braccia al
petto mentre mi guardava con aria di sfida
"Aiutami
almeno a rialzarmi" tentai di corromperla, e visto che sembrava non
funzionare, rincarai la dose "dai, perfavore, mi fa male la gamba!"
Bastò
quello per farla cedere, mi tese la mano, ma io ne
approfittai e con uno strattone la tirai giù, addosso a me.
Il suo corpo finì per spalmarsi sul mio, ma durò
un attimo solo, perchè si rialzò come si fosse
scottata.
Si
rimise il cappotto e fece per andarsene, quando con un po' di fatica,
la raggiunsi e riuscii a fermarla afferrandola con un braccio.
"
Non vorrai mica uscire da qui conciata in quel modo" dissi, bagnando a
mia volta i bordi di un suo fazzoletto e passandoglielo delicatamente
sul viso, mentre lei, questa volta, mi fissava dritto negli occhi.
Percorsi la fronte, il contorno dei suio occhi, e lo spazio tra il naso
e la bocca.
"
I miei libri?" domandò alla fine, desiderosa di andarsene
per sempre o di trovare una scusa per restare, non riuscivo a capirlo
"
Domani, ti prometto che domani te li faccio trovare" risposi, e lei
sbuffò
"
Sembra quasi che tu lo faccia apposta" "torni domani?" le domandai io,
di tutta risposta
"
Se la smetti di fare il cretino...si" sorrise, e poi se ne
andò davvero, lasciandomi lì a contare le ore che
mi separavano dal rivederla.
Buonsalve e
naturalmente..BUON NATALEEEE!!! :DD
Non so voi, ma in questo periodo dell'anno sono
particolarmente felice..sarà che si riunisce tutta la
famiglia, sarà che non esistono più regole e
orari per cenare, sarà che si gioca a tombola con i ceci,
sarà che è tempo di regali, sarà
l'albero piantato in mezzo al salotto che mi mette allegria, saranno le
scuole schiuse, ma sono contenta, e rilassata..nonostante mia madre mi
abbia incaricato di mettere a nuovo la casa per l'arrivo dei parenti.
:)
Comunque, spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro
gradimento :DDD
Come avrete notato, Emma e Ethan, tra un sorriso e uno sguardo rubato,
continuano a punzecchiarsi come avevano fatto il giorno precedente, ma
si stanno affezionando l'uno all'altra in un modo che spaventa non solo
lei, ma anche Harrow...e niente, vedremo cosa succederà
quando 'domani' la nostra protagonista sarà costretta a
tornare all'Old London, con la scusa dei libri.
Penso di riuscire ad aggiornare la storia nel fine settimana...ma voi
non siate timidi e fatemi sapere cosa ne pensate :DD
Dai, vi giuro che non mordo D:
Un bacione, ancora buon Natale, e a prestooooooooo
<3<3<3<3<3
|
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Capitolo 6 *** Capitolo sei ***
EMMA
Mi
ero fatta fregare da Ethan, di nuovo. Ed esattamente come il pomeriggio
precedente, e quello prima ancora, indovinate dove mi trovavo?
Esatto:
all'Old London, insieme a lui, con la speranza e il timore di poter
recuperare i libri che cercavo, e di conseguenza dire definitivamente
addio a quel posto così insolito, e a Ethan, il primo
ragazzo per il quale avevo davvero perso la testa.
"
Però! Sei stato velocissimo" osservai compiaciuta, entrando
in biblioteca e soffermandomi a guardare i due tavolini in legno antico
con tanto di abat-jour che erano stati posti sul lato destro, proprio
sotto le finestre che permettevano ai raggi solari di raggiungere il
locale.
"
Sono un uomo di parola io!" Ethan mi venne incontro, sorridendomi come
al solito in quel modo tutto suo, che prima o poi mi avrebbe fatto
cedere le gambe.
Era
inuitile, tutto totalmente inutile, perchè per quanto avessi
ormai trascorso diverse ore in sua compagnia, io a quel sorriso non
riuscivo ad abituarmi, e ogni singola volta, mi faceva sempre lo stesso
effetto. Era nello stesso istante rassicurante e preoccupante, dolce e
impertinente e..bello, il più bello che avessi mai visto.
Maledizione!
Io non dovevo nemmeno pensarle certe cose!
"
In realtà, ieri sera stessa, quando tu sei andata via, ho
parlato a zia Meg della mia idea di ristrutturare la biblioteca, e lei
ne è stata subito entusiasta. Tanto che stamattina mi ha
trascinato da un antiquario di sua conoscenza..e questo è il
risultato" mi spiegò, guardandosi intorno
"
Mi piace" dissi, accarezzando con il palmo della mano il legno di uno
dei tavoli
"
Non me ne intendo di queste cose, ma mi piace come è venuto"
dichiarai, commettendo l'errore di voltarmi a guardarlo.
Ethan
era esattamente dietro di me, e quando mi voltai, mi ritrovai talmente
vicina a lui, che per un attimo dimenticai persino il mio nome.
Quell'idiota mi sorrideva sghembo, non solo con le labbra, ma anche con
quegli occhi blu-verdi che avevano ancora lo strano e imbarazzante
potere di risucchiarmi, come in un vortice, che mi spingeva dritta
dritta ad annegare in quell'oceano smeraldo.
Restammo
per qualche istante così, occhi negli occhi, a fissarci,
dicendoci tutto e niente contemporaneamente.
Sapevo
che era pericoloso, sapevo di star giocando col fuoco ardente, sapevo
di dover riuscire ad allontanarmi da quel luogo e da lui una volta per
tutte, eppure non riuscivo a compiere un solo passo, non ero capace di
muovere un solo muscolo ad eccezione di quello cardiaco, con lui
così vicino.
Sì,
mi ero fatta fregare, ci ero ritornata per la terza volta, ma la cosa
che mi spaventava di più, era che..io ero contenta di avere
una scusa per tornarci..non potevo negarlo, a me piaceva l'atmosfera
dell'Old London, resa ancora più accogliente dai tavolini
con le abat-jour, e soprattutto, mi piaceva la sua compagnia.
Non
potevo farci niente, e continuare a nagarlo non mi sarebbe
servito..almeno con me stessa potevo concedermi il lusso di essere
sincera.
Non
avevo idea di che cosa fosse, ma sin dal primo momento, dalla mia
colossale figura di..emh..sorvoliamo, ok? Sin da allora, si era creata
una strana connessione tra noi due, un qualcosa che non mi sarei mai
aspettata, un legame che con le battute, le prese in giro, pezzi di
racconti di vita, gli insulti scherzosi, gli sguardi straripanti di
parole che non saremmo mai riusciti a pronunciare, i sorrisi , e
perchè no, pure i dispetti, si era rafforzato in un modo che
io giudicavo del tutto spropositato, e meraviglioso, in pochissimi
giorni.
"
Sono contento che ti piaccia..ovviamente manca il giallo sulle pareti,
ma dopo quello che è successo ieri..credo che me ne
starò lontano dalla pittura per un po'" senza volerlo, a
quell'affermzione scoppiai a ridere, rivedendo subito dopo la scena
della sua caduta, e poi me stessa seduta a gambe incrociate davanti a
lui, intenta a pulirgli il viso; subito dopo la nostra breve lotta con
la pittura, io stesa su di lui, il mio viso rosso acceso,
fortunatamente nascosto dalle strisce gialle sulla mia fiaccia, i miei
occhi spalancati, il cuore che sembrava aver preso la rincorsa, e il
mio conseguente e repentino rimettermi in piedi e avviarmi verso la
porta, per non combinare danni maggiori. E poi rividi lui, le sue mani
sul mio viso, la nostra pelle separata soltanto dal velo del
fazzoletto, il suo sorriso nel quale prevaleva la componente dolce su
tutte le altre, e poi i nostri occhi impegnati a conoscersi in gioco
mozzafiato di sguardi.
No,
doveva smetterla, decisamente! Non potevo descrivere così
poeticamente quello che era successo il pomeriggio prima, quasi come se
fosse stata una scena di un film romantico.
"
E la gamba? Ti fa ancora male?" mi salvai in calcio d'angolo con quella
domanda, prima di riprendere a formulare certi pensieri che mi
avrebbero portato alla pazzia
"
Va molto meglio...e comunque scherzavo prima, riguardo al prendermi una
pausa dal pitturare. Ho intenzione di cominciare domani"
dichiarò entusiasta
"
Perfetto" sorrisi "e voglio che tu venga a vedere come sarà
quando avrò finito" ..ma perchè ci teneva
così tanto? E che avrei dovuto rispondergli?
"
Visto che sei stato impegnato tutta la mattinata, devo dedurre che
nemmeno oggi i miei libri sono pronti" preferii spostarmi su un terreno
meno minato
"
Tu mi sottovaluti, cara Emma" esclamò, e guardandomi come se
mi stesse studiando, si portò un dito sulla bocca,
picchiettandolo con fare indiferrente sul labbro
inferiore..sì..indifferente sarà stato per lui,
non di certo per me.Accidenti!
"Non
mi permetterei mai" lo presi in giro, ritrovandomelo di nuovo un po'
troppo vicino. Cavolo, che occhi!
Sapevo
di non dover nemmeno guardarli come probabilmente li guardavo, ma mai
avrei negato che Ethan Harrow fosse bello da togliere il fiato.
"Attenta
piccola, perchè potrei decidere di non darteli"
Un
secondo: come mi aveva chiamato? E perchè la sua voce mi era
sembrata più roca del solito? E soprattutto, per quale
assurdo motivo, stavo seguendo con gli occhi una mia ciocca di capelli
che Ethan si stava arrotolando al dito? Perchè lo stava
facendo?
Che
gli piacesse provocare e che fosse anche piuttosto bravo nel farlo, lo
avevo capito meno di due minuti dopo averlo incontrato, anzi, in
realtà potevo dire di averlo sempre saputo pur non avendone
la certezza prima di conoscerlo, ma che sarebbe arrivato a tanto non me
lo sarei mai aspettato, e ancor meno mi sarei aspettata di vedere me
stessa, immobile, e succube del suo intrigante gioco. A ventidue anni.
"
Quindi me li hai messi da parte?" il mio tono di voce fu più
simile a un sussurro strozzato..non riusico a evitarlo, ma non c'era da
preoccuparsi, o almeno non molto, visto che se solo mi avesse risposto
in modo affermativo, avrei preso i libri e sarei scappata da
lì.
"
Si, ma non voglio darteli" non capivo "e perchè?"
A
quel punto Ethan sospirò, lasciando finalmente andare la mia
ciocca di capelli, e permettendomi di ritrovare un contegno...non
potevo più starci lì dentro, poco ma sicuro, non
se lui continuava a filtrare con me in modo così sfacciato.
Incredibile: quello che era stato il ragazzo dei miei sogni, filtrava
con me, proprio con me, come avevo pregato per anni che accadesse, e io
mi sentivo in colpa, e volevo andarmene.
Anzi,
rettifico: mi sentivo in colpa perchè non volevo
assolutamente andarmene.
"
Perchè?" ripetei la domanda,e lui mi guardò
intensamente "perchè ho sensazione che quando avrai ottenuto
i tuoi libri, te ne andrai, e non ti vedrò più"
"
Perchè ho quest'impressione?" mi guardava ancora come se
volesse trafiggermi con quegli occhi, e purtroppo per me, ci stava
riuscendo
"
Perchè probabilmente andrà così" dissi
in un sussurro, non sapendo nemmeno io stessa se volevo che lui mi
sentisse ammettere quella verità.
A
quel punto Ethan mi sfiorò un braccio, senza smettere di
tenere lo sguardo fisso nel mio, e quando si fu assicurato che non mi
sarei opposta a quel contatto, rafforzò la presa, scivolando
giù con la sua mano fino a portarla sulla mia,
sorprendendomi. Intrecciò le sue dita affusolate con le mie,
fino a far combaciare i nostri palmi, e in quell'esatto istante,
avvertii una sorta di scossa elettrica percorrermi da capo a piedi.
Dio
mio, non potevo crederci! Ethan Harrow aveva cercato la mia mano, le
nostre dita erano intrecciate, i suoi occhi ancora posati sul mio viso,
in quel momento erano più verdi e brillanti che mai, e me ne
chiesi il motivo. Non ci stavo capendo più niente, mi pareva
che il tempo si fosse fermato, congelato, nell'istante in cui le nostre
dita si erano intrecciate, e boh, non ero in grado di sciogliere quel
contatto, nonostante sapessi bene di doverlo fare.
"
Io non voglio che vada così" sussurrò, abbattendo
con quelle parole ogni mia possibile difesa
"
Non posso trascorrere tutti i pomeriggi con te, non posso nemmeno
venire a studiare in biblioteca, io..io non posso" già, era
la verità..non potevo
"
Perchè?" domandò, senza lasciarmi la mano e senza
smettere di guardarmi "perchè..perchè" perfetto,
e adesso che avrei dovuto dirgli?
'
Perchè non posso permetterti di occupare un posto nella mia
vita e nel mio cuore' sarebbe stata la risposta più giusta,
ma ovviamente me la tenni per me, e dissi invece la prima cosa che mi
venne in mente..che poi effettivamente era vera.
"
Al mio ragazzo non piace che trascorra tutto il giorno fuori, e non gli
piace il fatto che, come gli ho lasciato credere, studi in biblioteca
invece che a casa.
Ecco,
vedi..prima che io venissi a conoscenza di questo posto, noi eravamo
abituati a trascorrere il pomeriggio studiando ognuno per conto
proprio, ma nello stesso appartamento, o addirittura nella stanza
stanza, interrompendo ogni tanto il tete a tete con i libri, per fare
uno spuntino insieme e coccolarci un po'.
E
sono tre giorni che gli do buca, per venire qui" spiegai,
meravigliandomi da sola di avergli parlato così apertamente.
Tralasciai
il fatto che la sera prima io e Ricky avessimo pure avuto una breve
discussione a causa della mia 'improvvisa voglia di andare a studiare
in biblioteca' come l'aveva chiamata lui; mi aveva fatto il terzo grado
chiedendomi se percaso mi vedessi con qualcuno durante quelle ore, e io
gli avevo risposto che avevo incontrato un vecchio amico, non potendo e
non volendo svelare il segreto di Ethan. A quel punto lui si era
calmato, anche se non del tutto, ma mi aveva ribadito che voleva che le
cose tornassero come prima, e io gli avevo assicurato che
sì, tutto sarebbe tornato come prima.
E
invece, ero per il terzo pomeriggio consecutivo all'Old London in
compagnia del ragazzo per il quale avevo avuto una cotta stratosferica,
nonchè componente della mia band preferita, e ridevamo,
scherzavamo, ci provocavamo, addirittura ci tenevamo per
mano...sì, se fossi stata al posto di Ricky, anche io mi
sarei insospettita, e non poco. E lui non sapeva nemmeno che in quella
biblioteca, non studiavo affatto il pomeriggio.
"
E' tutto così assurdo..l'averti incontrato dopo averci
sperato per anni, la confidenza che abbiamo raggiunto in
così poco tempo, questo nostro rapporto
così..inaspettato, e così bello! Ti rendi conto
che proprio quando mi ero convinta di essermi messa l'anima in pace per
sempre, proprio adesso, che sto cercando di costruirmi una vita tutta
mia, arrivi tu, con le tue battute, il tuo sorriso, il tuo modo di
prendermi in giro, i tuoi occhi e- "
"
Anche tu me l'hai sconvolta, la vita" di nuovo mi trafisse con lo
sguardo
"
Io non posso, Ethan..non posso farlo" stavo cedendo, me lo sentivo 'non
posso permetterti di incasinarmi e confondermi così!' avrei
voluto urlare.
Lui
si allontanò bruscamente, prese posto a uno dei tavoli che
aveva sistemato lì quella mattina stessa, lontano da dov'ero
io, e una fitta, una mancanza che non sapevo nemmeno io cosa fosse e a
cosa andasse attrubuita, si abbattè su di me, inducedomi ad
andargli incontro.
Pareva
che ci stessimo rincorrendo a vicenda, senza trovarci mai l'uno accanto
all'altra, e non sapevo più cosa fare.
"
Certo che la vita è proprio stronza" esordì lui,
passandosi distrattamente una mano tra i capelli come per riavviarli;
io trattenni il respiro, perchè era troppo bello, e
io dovevo essere proprio stupida per non rendermi conto da
sola che non sarei riuscita a far finta di non averlo mai
incontrato.
"
Prima ti dà tutto, ti fa credere di essere il padrone del
mondo, di poterlo reggere con due sole dita, come se fosse un pallone
da basket, e poi ti toglie tutto.
Arriva
il momento in cui si riprende quello che ti ha dato, lo rivuole
indietro, e pure con gli interessi.." sorrise amaramente
"
Emma, io ho perso tutto. Quando gli 'Uk Hearts' si sono sciolti ho
perso tutto, e tutti.
Lo
vedi come mi sono ridotto? A trascorrere le giornate in un posto
dimenticato dal mondo, per evitare di incontrare la gente, per non
essere costretto a rispondere alle loro domande, che sono sempre le
stesse, e puntualmente riaprono quella ferita che non si è
mai riemarginata del tutto.
Ho
ventiquattro anni e non ho finito la scuola, non ho una laurea, non ho
un lavoro, perchè qui aiuto soltanto zia Meg e non posso
restarci per sempre..non ho più la grinta, la forza di
lottare per raggiungere un obiettivo, perchè io non ce l'ho
più un sogno da realizzare. E mi pare che la mia vita sia un
fallimento, una merda totale, mi sento disorientato, confuso...non so
più nemmeno chi sono e soprattutto cosa voglio.
Poi
all'improvviso, in mezzo a tutto questo casino, sei comparsa tu..tu
che per poco non sei svenuta quando mi hai riconosciuto, tu
che mi fatto rivevere anche se solo per qualche istante i vecchi tempi,
e che senza nemmeno rendertene conto mi spingi a provocarti, e mi
rispondi per le rime, scherzi con me, mi racconti del tuo progetto, dei
libri che ti servono per prendere il massimo dei voti in sede di
laurea, e mi dici che sei qui a Londra e lavori anche, e credi in
quello che fai, e rinunci alla tua famiglia, ai tuoi amici, per restare
qui e realizzarti. Mi fai venire voglia di fare qualcosa, di rendermi
utile in qualche modo a quello stesso mondo che dopo avermi abbracciato
e tenuto stretto, mi ha allontanato prendendomi a calci, e allora mi
viene in mente di ristrutturare almeno in parte, la biblioteca.
Intanto
tu torni qui per tre giorni di fila, trascorriamo altro tempo insieme,
stiamo bene, perchè lo vedo che stai bene anche tu..e ora mi
dici che questa è praticamente l'ultima volta che ci
vediamo, per via del tuo ragazzo e delle tue abitudini.
Lo
vedi che lo ha fatto di nuovo? La vita mi ha dato
l'opportunità di conoscere te, l'unica che mi ha
scosso dal mio stato di apatia senza nemmeno accorgersene, e
adesso ti reclama indietro. Perchè? Perchè deve
sempre andare così? " alzò di nuovo lo sguardo,
incatenandolo al mio
"
Perchè devo rinunciare anche a te? Che cos'è, una
maledizione? O il prezzo da pagare per essere stato schifosamente bene
prima?" leggevo tristezza e rasssegnazione nei suoi occhi, e non mi
stava bene, non mi stava per niente bene.
Quindi
agii d'impulso, senza concedermi il lusso di ragionari su,
perchè se lo avessi fatto, proabilmente mi sarei sentita
maggiormente in colpa nei confronti di Ricky, e avrei detto o fatto
cose diverse da quel che volevo davvero. Quelle parole mi toccarono nel
profondo, mi destabilizzarono al punto tale da indurmi a gettarmi tra
le sue braccia, e travolgerlo come se non ci fosse un domani. Gli
allacciai le braccia al collo, seduta sulle sue ginocchia, e lo strinsi
a me forte, fortissimo, un abbraccio saldo, dolce, disperato..non
capivo nemmeno io cosa stessi facendo. Però avevo bisogno di
fargli capire che avevo cambiato idea, anzi, che forse l'avevo sempre
pensata così, e che per una fottutissima volta, avevo
mandiato al diavolo quello che 'dovevo' fare, per lasciare spazio a
ciò che 'volevo' fare.
In
quel momento avevo avuto voglia di abbracciarlo forte, e Ethan aveva
ricambiato quel gesto con la stessa foga, lo stesso impeto.
Probabilmente
rischiammo di morire soffocati in quell'abbraccio, prima di deciderci
ad allentare un po' la presa per poter parlare.
"
Ci vediamo domani" sussurai ancora stretta a lui, e non era un saluto,
ma la più bella promessa che potessi fargli in quel momento
"
Ci vediamo domani, e dopodomani, e dopo dopodomani, e il giorno dopo
ancora, e- " fu il suo sorriso sincero a bloccarmi.
"
Troverò un compromesso con Ricky..qualcosa che vada bene a
entrambi. Perchè io voglio vederti ancora, mio caro
Harrow... voglio starti accanto, imparare ogni cosa di te..e sai una
cosa? Mi ero ripromessa di non tornare mai più
già il primo giorno, il fatto che tu non mi facessi trovare
i libri che cercavo mi forniva la scusa giusta per rimandare tutto al
giorno dopo e.. e anche prima, dieci minuti fa, quando ti ho ripetuto
'non posso, non posso', c'era una parte di me che voleva cedere, che ti
pregava silenziosamente di trattenermi. Non ho mai voluto andarmene sul
serio. E le tue parole, mi hanno lettaralmente incollato i piedi a
questo pavimento"
Non
avevo la più pallida idea di come avrei fatto a trovare il
modo per trascorrere del tempo con lui, e stare anche a casa con il mio
ragazzo come al solito, ma per la prima volta, ammisi a me stessa che
non potevo pensare di far finta che le nostre strade non si fossero mai
incontrate.
Potevo
avere un amico anche io a Londra, no? E volevo che il mio amico fosse
lui.
"
A me pare più che abbiano incollato il tuo corpo al mio!"
tornò a fare l'idiota come al solito, e a provocarmi
"
Ma quanto sei scemo!" risi, ancora seduta in braccio a lui
Per
tutta risposta, Ethan mi schioccò un bacio sulla guancia,
che io percepii come un 'grazie' urlato con le braccia spalancate e lo
sguardo rivolto al cielo, oltre che come un tenerissimo contatto tra le
sue labbra e la mia pelle, che per la cronaca, stava andando a fuoco,
anche se non doveva succedere.
"
E tu quanto sei bella!" un sussurro che lui fece finta di non aver
pronunciato e io di non aver sentito. Un qualcosa che sarebbe rimasto
ad aleggiare nell'aria, nell'aria soltanto.
BUONSALVEEEEEE!
Scusate per l'immenso ritardo...oltre alle feste e alla neve che ci ha
praticamente sommerso, mi sono anche ammalata, e come si suol dire, ho
fatto tombola. Adesso sto un pochino meglio, e prima che mi risalga la
febbre, vi lascio il nuovo capitolo, che spero apprezzerete. Per il
prossimo non dovrete aspettare così tanto, promesso :)
Vabbè, scappo come al solito..grazie di cuore a chi ha
recensito la storia, a chi l'ha inserita in una qualsiasi lista e a chi
l'ha letta soltanto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è davvero importante!
Un bacione, e a prestooooooo <3<3<3
Ps. Spero che abbiate trascorso un Buon Natale e un altrettanto
buon l'inizio del nuovo anno.! Buon proseguimento delle
festeeee ;))
|
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Capitolo 7 *** Capitolo sette ***
EMMA
Una
settimana dopo...
Ero
riuscita a trovare un giusto compromesso, un modo che mi permettesse di
incontrare spesso Ethan, senza rovinare e deteriorare il mio rapporto
con Ricky.
Infatti,
il mio ragazzo, dal lunedì al venerdì, non
tornava mai a casa prima delle tre e mezza del pomeriggio, e io avevo
preso l'abitudine di pranzare all'Old London insieme a Ethan..tanto
ormai i tavolini c'erano, e mi bastava passare a prendere un panino,
un'insalata o qualsiasi altra cosa in un supermercato economico o in
uno dei mille fast food della capitale, e poi recarmi in biblioteca.
Anche se dovevo ammettere, che da quando 'zia Meg' aveva capito che
trascorrevo diverse ore in compagnia del suo nipotino, spesso si
presentava al locale con piatti di maccheroni fumanti e leccornie
varie, preparate da lei per entrambi.
E
poi ovviamente spariva alla velocità della luce, lasciandoci
soli di nuovo.
In
realtà non era quasi mai presente in biblioteca, e lasciava
tutto il lavoro a Ethan per dedicarsi alla cucina, al cucito..insomma,
a quelle che avevo capito essere da sempre le sue passioni. Non che
all'Old London ci fosse granchè da fare, visto che sembravo
davvero essere l'unica ad entrare in quel posto, ma potevo dire con
certezza che il mio amico si impegnasse e ci tenesse sul serio.
Per
esempio, nel giro di qualche giorno, aveva davvero pitturato le pareti
di giallo, rendendo l'ambiente decisamente più accogliente,
e poi, rispetto a come si era descritto il giorno che avevamo rischiato
di perderci per sempre, e che poi eravamo rimasti intrappolati per
diversi minuti nel nostro stesso abbraccio, non so..ma si era aperto
con me ogni giorno un po' di più, e mi aveva raccontato
qualcosa di sè.
Quell'abbraccio!
E chi lo avrebbe più dimenticato?!
Gli
ero praticamente piombata addosso, lo avevo travolto quando meno se lo
aspettava, e ci eravamo stretti l'uno all'altra così forte,
e in modo così spaventosamente spontaneo, che non avevamo
sentito la necessità di tante spiegazioni per
comprenderci, ed erano state le mie braccia legate al suo collo, le sue
sulla mia schiena, e quell'incastro di corpi così
perfettamente uniti, ad urlare ciò che le parole non
avrebbero mai detto.
Quel
giorno Ethan mi aveva fatto sentire importante, importante per lui, e
io lo avrei ricordato per sempre.
Nei
giorni a seguire avevamo parlato tanto, e avevo capito che dietro quel
filtratore e provocatore nato, si nascondeva un ragazzo perennemente in
lotta con se stesso e con il mondo. Era maledettamente sensibile, e
dolce, e disorientato come un cucciolo abbandonato da uno stronzo per
strada, che mi faceva venir voglia di proteggerlo a tutti costi.
Non
avevamo mai parlato delle cause che avevano portato alla rottura della
band, intuivo perfettamente che trattare di quell'argomento gli facesse
ancora male, perciò non lo volevo forzarlo, nè
fargli domande riguardanti quel periodo, aspettando che fosse pronto a
raccontarmi anche di quel frangente della sua vita.
Però,
in compenso, avevo scoperto tante piccole cose su di lui. Quel genere
di cose che sembrano del tutto irrivelanti, ma che quando meno te lo
aspetti ti tornano utili, e ti aiutano a rendere felice quella persona.
Di quali cose sto parlando? Semplice: di quelle stupidaggini come il
colore preferito, il piatto preferito, il libro o il film preferito, la
città preferita e persino il supereroe preferito.
E
se vi state chiedendo quando mai potrà servirvi essere a
conoscenza di banalità del genere, allora pensate a Natale,
quando dovrete fare un regalo a quella persona, decidete di comprargli
una sciarpa o un maglione, e sarete indecisi sul comprare quella rossa,
quella blu, quella verde o quella viola. E allora vi domandate 'quale
potrebbe piacergli di più?' e chiedete consiglio al
negoziante, e meditate di interpellare qualcuno che conosca bene il
destinario del regalo, fin quando non vi si accende una lampadina in
testa. ' Quando non sapevamo nulla l'uno dell'altra, e passavamo le ore
a farci domande stupide, desiderosi di conoscerci, mi ha detto che il
verde è il suo colore preferito' ricordate, e sapete
già l'articolo esatto che chiederete di incartare per voi.
E
quando lui o lei, aprirà il vostro regalo,
sorriderà pensando 'si è davvero ricordato/a che
il verde è mio colore preferito?!' e capirà
quanto è importante per voi, rendendosi conto che avete
fatto attenzione a ogni piccolo particolare.
Lo
stesso discorso può valere per una cena, e il quel caso vi
tornerà utile sapere il suo piatto preferito; oppure quando
sceglierete di vedere un film sul divano, e perchè no, anche
quando vorrete prenderlo/a in giro minacciandolo/a di far
sapere a tutti che crede ancora nei supereroi.
Sapere
queste piccole cose riguardo Ethan, mi faceva piacere,
perchè si trattava di informazioni così
superficiali e al contempo intime, che nelle vecchie interviste non
erano mai state considerate. E la me sedicenne, davanti a quella tv, o
a quello schermo del computer, moriva dalla voglia di sapere quale
fosse il colore preferito del ragazzo di cui era pazzamente innamorata.
Il mio era sempre stato il colore dei suoi occhi.
Con
il passare del tempo avevo mutato la risposta in un semplice 'mi
piacciono sia il verde, che l'azzurro', ma soltanto io sapevo che
esisteva una tonalità intermedia tra i due, che mi faceva
impazzire.
A
ventidue anni, credevo di essere riuscita a dimenticare quel colore,
eppure, mi era bastato specchiarmi nei suoi occhi, per ricordarlo e
scoprire di non aver mai smesso d'amarlo..il colore ovviamente.
Perchè
io e Ethan stavamo diventando amici, gli volevo un gran bene, e se
qualcuno mi avesse detto che sarebbe finita così tra noi
due, io non ci avrei mai creduto, nonostante ci fossero stati giorni e
momenti in cui credere che sarebbe potuto succedere davvero, mi aveva
riportato il sorriso.
Anzi,
voglio essere sincera con voi al 100% : spesso, da ragazzina, quando le
cose andavano male, pregavo nella mia testa che lui comparisse
all'improvviso, che venisse a prendermi, per stringermi tra le sue
braccia, portandomi con sè per sempre. E immaginavo che un
giorno lui sarebbe arrivato davvero a salvarmi dalla monotonia della
mia vita, ci credevo, lo speravo con tutta l'anima, eppure, allo stesso
tempo, pensavo di illudermi soltanto. Vedevo Harrow come il mio eroe,
il mio amante, il mio amico, il centro del mio universo.
E
a distanza di sei anni..Dio, Ethan era...mi stavo legando a lui
tantissimo, e mi piaceva, mi piaceva da matti il rapporto che avevamo.
Sobbalzai,
quando sulla via del ritorno dal lavoro, avvertii il mio cellulare
squillare. Avevo avvisato Ethan che quel giorno non avremmo potuto
pranzare insieme, dato per quel pomeriggio a scuola erano stati fissati
i colloqui con i genitori, e la maestra di madrelingua italiana, aveva
insistito perchè ci fossi anche io.
Ma
non avrei potuto fare un salto all'Old London come al solito, anche per
un altro motivo, infatti, era il compleanno di Ricky e avevo
l'intenzione di impiegare le due ore di spacco prima di
ritornare a scuola, per organizzargli una sorpresa.
Quella
mattina, appena sveglia, non gli avevo fatto gli auguri di proposito, e
lui mi aveva tenuto il muso per tutta la durata della colazione; era
ciò che volevo, fargli credere che avessi dimenticato il suo
compleanno, ma ogni volta che incrociavo i suoi occhi scuri, che mi
guardavano come se volessero mangiarmi dalla rabbia, avevo dovuto fare
appello a tutte le mie forze per non ridergli in faccia.
Nei
giorni precedenti avevamo avuto qualche piccolo battibecco..nulla di
grave, ma comunque Ricky aveva notato il fatto che ricevessi messaggi
da parte di un certo Ethan, che io gli avevo riferito essere un vecchio
amico, e lui non era riuscito a fare a meno di ingelosirsi un po'. Lo
avevo rassicurato, dicendogli che lo amavo e che volevo stare con lui,
e soltanto allora era tornato quello di sempre, lo stesso ragazzo che
per primo era riuscito a conquistarmi, pur non essendo per niente
simile a Harrow, per il quale all'epoca, avrei fatto pazzie.
Per
quanto riguarda il carattere, oserei dire che fossero quasi agli
antipodi, e anche fisicamente, non si assomigliavano per niente, pur
essendo entrambi indubbiamente affascinanti, o per dirla senza girarci
troppo intorno e utilizzando un linguaggio giovanile, erano entrambi
dei gran fighi.
Ricky,
con i suoi capelli biondo miele portati corti, gli occhi scuri come i
miei, lo sguardo fiero e attento che trasudava sicurezza, le
labbra carnose e il fisico asciutto, ero convinta facesse girare la
testa a parecchie sue pazienti e colleghe in ospedale..e Ethan, beh,
non sarei mai riuscita a definire i suoi occhi, ma erano di quelli che
ti toglievano il respiro, e se poi ci aggiungevi i capelli ricci, lo
sguardo intenso e quasi sempre malizioso, le labbra sottili e rosse, le
braccia forti e muscolose, il fisico di un dio greco che non aveva
nulla da invidiare a quello di Ricky e viceversa, beh, c'era da
ammettere che entrambi fossero vicini alla perfezione.
Comunque,
sto divangando..quello che intedevo dire è che volevo fare
una sorpresa al mio ragazzo , per stupirlo positivamente, renderlo
felice e trascorrere con lui una serata romantica in occasione del suo
venticinquesimo compleanno.
"Amore?
Dimmi" risposi al telefono, cercando di comportarmi nel modo
più indifferente possibile, come se fosse un giorno come
tutti gli altri
"
Sei stata tu a chiamarmi poco fa?" mi domandò lui, avvertivo
nella sua voce la speranza che gli dicessi di sì, ma non
potevo mollare proprio allora
"
No..non sono stata io. Perchè?" ancora una volta cercai di
utilizzare un tono disinvolto
"
Ho ricevuto una telefonata mentre ero occupato a parlare con mia madre,
mia nonna, mio fratello, mia zia..e pensavo fossi stata tu a cercarmi"
A
quel punto, in una giornata ordinaria, gli avrei sicuramente chiesto
per quale assurdo motivo, tutti i membri della sua famiglia avessero
deciso di telefonargli lo stesso giorno, e sapevo anche che lui me lo
aveva detto, probabilmente esagerando pure con il numero di parenti,
con il solo scopo di farmi insospettire e darmi qualche indizio che mi
aiutasse a ricordare che fosse il suo compleanno.
Io
desideravo che lui credesse che lo avessi completamente dimenticato,
era quella la mia intenzione, perchè poi la sorpresa che gli
avrei fatto sarebbe stata ancora più gradita..ma lui,
pensava sul serio che non me ne fossi ricordata?! Quella consapevolezza
un po' spaventò, ma poi pensai che forse, anche lui stava
giocando al mio stesso gioco..doveva averlo intuito, per forza, no?
"
No, non ti ho chiamato, ma stavo per farlo, per ricordarti che
resterò a scuola per tutto il pomeriggio per via dei
colloqui..te lo avevo già detto, vero?"
"
si.." "e poi volevo anche proporti di andare a mangiare qualcosa
insieme al mio ritorno..per me va bene anche una pizza, però
la voglio italiana" proposi, sperando con tutta me stessa che
abboccasse all'amo
"
Ok..al 'Gambero Rosso'?" mi domandò, senza troppo entusiasmo
"
Perfetto!" esclamai, decisamente più su di giri di lui "e
facciamo una cosa: aspettami direttamente lì, visto che
prevedo di non riuscire a finire prima dell'ora di cena" continuai
"
Come vuoi" mi sentii rispondere un attimo dopo
"
Ah, Ricky" "hai dimenticato qualcosa?" l'ennesimo tentativo da parte
sua di riportarmi alla mente il suo compleanno
"
Volevo dirti soltanto che mi dispiace dover trascorrere l'intera
giornata a scuola, ma stasera staremo bene, ne sono sicura" era vero:
ero dispiaciuta di non poter coccolarlo un po' un giorno
così speciale per lui..ci teneva veramente tanto a rievocare
il giorno della sua nascita, e quello era l'unico aspetto che mi
permetteva di vedere ancora il bambino che c'era in lui, troppo messo
da parte dal ragazzo serio e responsabile, sempre impeccabile.
Utilizzai
le due ore di spacco per recarmi in pasticceria e ordinargli una torta;
in realtà, mi sarebbe piaciuto di più
preparargliela e mangiarla insieme a lui a casa, ma non avendo potuto
fare diversamente, avevo deciso che avrei affidato il compito alla
pasticceria, e gli avrei fatto scrivere anche una dedica da parte mia,
oltre al solito 'tanti auguri Ricky'.
Stavamo
insieme da quasi due anni, e proprio perchè in quel periodo
avevamo discusso più spesso del solito, e il più
delle volte per colpa mia, volevo fargli capire che nulla tra di noi
era cambiato, che stavamo bene come prima, e ci completavamo a vicenda
come mi ripetevo spesso.
Riuscii
a uscire da scuola quando l'orologio che avevo da poco comprato, giusto
per tenere sotto controllo il tempo trascorso all'Old London, segnava
le diciannove e dieci..non avrei mai pensato di fare così
tardi. E per quel giorno non avevo ancora finito, dato che mi ero
ridotta all'ultimo, come di mia pessima e insanabile abitudine, per
comprargli un regalo.. e poi dovevo ancora passare a ritirare la torta.
Correndo
come una pazza, riuscii ad arrivare a casa per le venti e venti minuti,
e mandai un messaggio a Ricky per dirgli che sarei arrivata il prima
possibile. Mi liberai dei vestiti senza fare caso a dove li lasciassi,
e mi infilai sotto la doccia, cercando di fare il più
velocemente possibile.
Vista
l'ora, rinunciai a lavarmi i capelli, e li legai in una coda, ma della
doccia, dopo una giornata del genere, ne avevo sentito proprio il
bisogno; fortunatamente avevo già pensato a cosa mettere,
quindi esattamente un quarto d'ora più tardi uscii
nuovamente di casa.
Ripresi
la metro con la torta in mano e i tacchi che avevo scelto di indossare,
e pochi minuti dopo fui al ristorante, ma non raggiunsi Ricky subito.
Affichè la sorpresa riuscisse, dovevo entrare dal retro del
locale e consegnare la torta a qualche cameriere, spiegandogli le mie
intenzioni..doveva essere tutto perfetto.
Poi,
sempre per non destare sospetti, riuscìì dalla
stessa porta,e finalmente, qualche instante dopo, entrai nel
ristorante-pizzeria come tutti i normali clienti.
Intravidi
subito Ricky seduto a un tavolo in fondo, e gli andai incontro quasi
correndo, nonostante avessi un male terribile ai piedi e fossi stanca
morta..ma lo avevo fatto per lui, avevo indossato i tacchi
perchè lo facevo troppo poco spesso, e perchè
sapevo che a lui piacevano.
Non
feci nemmeno in tempo ad arrivare al nostro tavolo, che Ricky si
scagliò contro di me, regalandomi un'accoglienza che non mi
sarei mai aspettata.
"
Finalmente! Finalmente ti sei ricordata che esisto anche io, Emma!
Ho
fatto finta di niente fin quando ho potuto..ma tu, tu ti sei
dimenticata del mio compleanno! Ti rendi conto?
Com'è
possibile? Come hai fatto? Come..hai potuto?
E
nonostante abbia tentato in tutti i modi di darti indizi, per tutto il
giorno...tu, niente, lo hai dimenticato! Te lo sei dimenticato, Emma!
Io..non
posso crederci, davvero..non ti riconosco più, non so
più cos'hai, cosa ti passa per la testa..e a questo punto,
credo di non sapere nemmeno cosa provi per me"
"
No..no Ricky" tentai di interromperlo più volte, ma era
veramente furioso e.. incredulo, e non mi lasciò parlare
"
Fammi finire! Tu dici che sei stata a scuola per tutto questo tempo..e
secondo te io dovrei pure crederti? Sono le nove, le nove...e ti posso
assicurare che i cancelli di tutte le scuole del mondo, a quest'ora
sono chiusi da un pezzo!" urlava, davanti a tutti, e io non sapevo come
fermarlo..non me ne dava la possibilità
"
Smettila di raccontarmi bugie, smettila di prendermi in giro,
maledizione!
Sappiamo
entrambi dove sei stata per tutto il giorno..con lui, vero? Con il tuo
caro amico Ethan" sputò con rabbia
"
Ricky perfavore.." stavamo dando spettacolo, stavamo litigando come mai
ci era successo prima di allora.. era fuori di sè. Capivo
pure che potesse esserci rimasto male per gli auguri che non gli avevo
ancora dato, ma io volevo soltanto fargli una sorpresa..e invece stava
andando tutto a rotoli.
Probabilmente
ero io la stupida, che aveva voluto strafare, con la torta con la
dedica, il regalo, il ristorante..altro che auguri, io volevo
semplicemente regalargli una serata indimenticabile, e misà
che indimenticabile lo sarebbe stata, in un altro senso
però. Gli avevo rovinato il compleanno.
"
Sai che ti dico? Visto che sei stata lì per tutto il giorno,
fregandotene altamente di me e del mio compleanno, perchè
non torni in quella maledetta biblioteca che non so nemmeno dove si
trova...sto iniziando ad avere il sospetto che tu abbia inventato
l'esistenza di questo posto per giustificare tutto il tempo che
trascorri fuori..tornaci, in qualunque posto voi due vi vediate, e
fammi il favore di restarci, anche per sempre!"
Lo
vidi dirigenrsi verso la porta, e lo bloccai tirandolo per un
braccio..ormai non mi importava più che ci stessero
guardando tutti come se fossimo i protagonisti di una soap opera.
"
Non è come credi..l'Old London esiste, te lo giuro" avevo le
mani legate, non potevo svelargli nulla, altrimenti avrei infranto pure
la promessa fatta a Ethan "E ho dimenticato il tuo compleanno..questo
era quello che volevo che credessi tu, perchè ti stavo
organizzando una sorpresa. Ed è vero, sono stata a
scuola fino alle sette, ma nelle due ore successive, prima di venire
qui, sono passata in pasticceria a prendere la torta che avevo ordinato
per te, e poi sono andata a comprarti un regalo; ho corso come una
pazza per arrivare a casa, farmi una doccia veloce, infilarmi qualcosa
di carino e i tacchi, e poi correre qui, entrare dal retro per non
farti accorgere della torta, e portare a termine la mia sorpresa. Era
tutto organizzato, nei minimi dettagli, talmente bene che è
venuto fuori un disastro..e mi dispiace, mi dispiace da morire. Volevo
soltanto che trascorressi una serata speciale, che la trascorressimo
insieme"
"
E' troppo tardi" tagliò corto lui, guardandomi ancora
furente, prima di liberarsi dalla mia presa e lasciarmi lì
da sola.
BUONSALVEEEEEE :))
Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo...e si, mi rendo conto che ogni
settimana vi rifilo quella che sembra essere una nuova e scontatissima
scusa, ma vi giuro che tutto quello che vi racconto succede sul serio..
eh sì, sono sfigatissima! Pensate che qualche giorno fa non
mi si accendeva più il portatile sul quale avevo salvato
questo capitolo, e niente, ho dovuto aspettare che me lo aggiustassero
per pubblicarlo, e spero con tutto il cuore che vi sia
piaciuto.
Vi ringrazio per la pazienza, e vi prego, vi supplico, vi
scongiuro...fatemi sapere cosa pensate della storia :D
Mi bastano anche dieci parole, ma vorrei capire se la trama interessa
ed è avvicente, o se è banale e noiosa...ho
bisogno di qualche parere esterno, perciò aspetto solamente
che vi facciate vivi ;) Daaaaaai, bastano cinque minuti, giuro! :DD
Ok, basta, adesso la smetto. E ovviamente, prima di salutarvi,
ringrazio con tutta me stessa chi fino ad adesso mi ha fatto compagnia
in quest'avventura leggendo, inserendo la storia in una qualsiasi
lista, e ovviamente, recensendola. Come avrete capito ci tengo
veramente tanto, perciò grazie
<3<3<3<3<3
Scappo, un bacione, e alla settimana prossimaaaaaaaa!!
Ah, dimenticavo! Ho un piccolo spoiler per voi ;)
**********
" Non ti hanno mai detto che fumare nuoce alla salute?" mi
provocò lei, con fare forzatamente disinvolto, come se non
fosse piombata lì, in una biblioteca dimenticata da tutti,
tutta in tiro e fastidiosamente bella, in piena notte. " E a te non
hanno mai detto che non è questa l'ora per venire a chiedere
libri in prestito?" la provocai a mia volta, fissando i miei occhi nei
suoi e notando il mascara colato sulle sue guance. Aveva pianto, ne ero
sicuro, e mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello
stomaco.
************
Ciaaaaaaaaaao!
<3<3<3<<3<3<3<3
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Capitolo 8 *** Capitolo otto ***
ETHAN
Erano
le undici le sera, e come mi capitava sempre più spesso,
anche quella notte avevo deciso di non tornare a casa.
Tanto
non cambiava nulla: vivevo da solo da un po' di tempo, e mi sentivo,
terribilmente solo, soprattutto quando tornavo nel mio meraviglioso e
costoso appartamento, e non c'era nessuno che mi aspettasse a braccia
aperte, e poi mi riempisse di coccole e di baci, fino a ritrovarci
entrambi nudi in un letto.
Mi
sarebbe piaciuto avere una fidanzata..forse mi avrebbe aiutato a
sentirmi più simile a tutti gli altri ragazzi della mia
età.
Si,
perchè anni e anni dopo quel periodo che continuavo a
definire il migliore della mia vita, ancora mi consideravo un ragazzo
come pochi, nell'accezione più negativa del termine
però.
Non
ero iscritto all'univerisità, non avevo un vero lavoro, non
sapevo a cosa aspirare, non riuscivo a decidere cosa volessi fare per
realizzarmi, non capivo da dove cominciare, cosa fare per inserirmi
nella società, non avevo nessun tipo di competenza in alcun
ambito lavorativo e non avevo nè testa, nè voglia
di mettermi a studiare.. mi sentivo come se mi stessi scavando
la fossa da solo in quel modo, come se fossi cascato in una pozzanghera
melmosa e non stessi facendo niente per uscirne, era come se vivessi in
apnea permanente, come se avessi smesso di nuotare per tornare a galla,
e sapevo bene che se avessi continuato così, sarebbe stata
solo questione di tempo prima che affondassi del tutto.
Ce
l'avevo con la gente, per come mi aveva trattato dopo la fine degli 'Uk
Hearts', ma soprattutto ce l'avevo con me stesso, perchè
sapevo che se avessi continuato a fumare due pacchetti di malboro a
sera, e poi avessi completato l'opera con qualche bicchiere di vodka,
di whishy o di qualsiasi altra porcheria in grado di farmi dimenticare
tutto per un po', sarebbe finita male, molto male.
Ma
non sapevo cosa fare: bere e fumare seduto sui gradini della porta sul
retro della biblioteca, mi rendeva per un po' incolume ai mostri che mi
portavo dentro.
Soltanto
Emma, trascorrere del tempo con lei, aveva su di me lo stesso effetto
che mi provocava lo stato di ebbrezza, con l'unica sostanziale
differenza, che ubriacarmi di lei, della sua bellezza semplice, della
sua risata, delle nostre ormai quotidiane chiacchierate, dei suoi
progetti per il futuro, del suo amore per questa città, dei
suoi sogni, delle sue paure e del rapporto che avevano instaurato
così, dal nulla, era senza dubbio il modo più
salutare di ubriacarsi. E più bello anche.
Le
avevo parlato a mozziconi dei demoni che mi portavo dentro, del fatto
che mi sentissi un fallito, e lei, anche se inconsapevolmente, mi aveva
spinto a far qualcosa, a muovermi da quel mio stato di pericoloso
torpore..come quando avevo ritoccato qua e là la biblioteca.
Ero
sicuro che non se ne rendesse conto, ma quando mi raccontava della sua
giornata a scuola come pseudo-insegnante, quando mi confidava come
fosse felice di poter vivere a Londra dopo averlo desiderato sin da
ragazzina, quando mi diceva che pregava tutte le sere
affinchè riuscisse a inserirsi nella capitale, e pure quando
si lamentava degli argomenti e dei tomi da studiare per la tesi, mi
faceva sentire non un perdente, di più..ma mi dava
inspiegabilmente la forza e la grinta che avevo perso da tempo. In quei
momenti mi dicevo che anche io avrei trovato la mia strada, che le cose
sarebbero andate meglio..mi ridava la speranza, mi restituiva la voglia
di ricostruirmi una vita, la stessa vita che paradossalmente, mi stavo
rovinando con le mie stesse mani, e con le sigarette, e l'acol che
sempre più spesso mi scorreva nelle vene.
Ai
tempi d'oro, ero riuscito a restare con i piedi relativamente per
terra, mi sentivo fortunato e amavo alla follia la mia vita, e
nonostante tutto il successo, i soldi, i premi, le serate, le
discoteche, non avevo mai toccato una sola sigaretta, e sì,
mi ero concesso qualche sbronza insieme ai miei amici, ma si trattava
di eventi del tutto occasionali e comunque non avevo mai superato i
limiti; avevo cominciato a fumare invece, dopo la rottura della band, e
oltre a tutto il resto, anche questo contribuiva a farmi sentire un
completo idiota.
Però
non riuscivo a far nulla per evitarlo,e da quando avevo conosciuto
Emma, le cose erano peggiorate, perchè avevo scoperto che mi
piaceva da matti ubriacarmi di lei e di quella luce nei suoi occhi,
perchè quando stavamo insieme mi sentivo di nuovo me stesso,
e perchè mi aiutava a ritrovare i lati di me che avevo perso
da tempo, ma quando lei se ne andava da Ricky, ripiombavo nell'apatia
più nera. Ecco perchè mi ero ridotto anche quella
sera a fumare sui gradini, perchè solo Emma riusciva a farmi
dimenticare i miei guai, e nel momento in cui lei mi lasciava solo,
avevo dannatamente bisogno che qualcos'altro sortisse su di me lo
stesso effetto. Purtroppo non avevo trovato nulla di meglio della
nicotina e dell'alcol.
Quella
sera mi ero già scolato mezza bottiglia di vodka, ed ero
già arrivato al secondo pacchetto, quando avvertii dei passi
incerti alle mie spalle e mi voltai lentamente, con quella maledetta
sigaretta stretta tra le dita. Essendo stato seduto, la prima cosa che
vidi furono un paio di gambe nude e snelle, coperte soltanto dalle
calze di nylon trasperente , e delle scarpe col tacco nere, modello
decolteè. Da capogiro. Le vidi farsi sempre più
vicine, e avvertii uno strano formicolio alle mani, poi mi costrinsi ad
alzare il viso, anche se sapevo perfettamente chi potesse avere delle
gambe così.
"
Non ti hanno mai detto che fumare nuoce alla salute?" mi
provocò lei, con fare forzatamente disinvolto, come se non
fosse piombata lì, in una biblioteca dimenticata da tutti,
tutta in tiro e fastidiosamente bella, in piena notte.
"
E a te non hanno mai detto che non è questa l'ora per venire
a chiedere libri in prestito?" la provocai a mia volta, fissando i miei
occhi nei suoi e notando il mascara colato sulle sue guance. Aveva
pianto, ne ero sicuro, e mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un
pugno nello stomaco.
Emma
scrollò le spalle, e stando attenta al vestito rosso che
aveva indossato per l'occasione, prese posto accanto a me.
"
Lo so, ma non sapevo dove andare...a casa, no, non ci volevo tornare, e
poi me lo sentivo che tu fossi qui" mi spiegò un attimo dopo
"
Che è successo?" domandai a quel punto, quasi sussurrando
"
E' andato tutto a rotoli.Volevo fargli una sorpresa, ma evidentemente
non ne sono capace, perchè ho finito per rovinargli la
giornata" cominciò così, e poi mi
raccontò per filo e per segno l'accaduto. Era triste,
arrabbiata, incredula, sconvolta, agguerrita, sconsolata, ma anche
troppo fragile e bella.
Probabilmente
l'alcol mi scorreva già nelle vene, quando allontanai
l'ennesima sigaretta dalle mie labbra e gliela passai, sorprendomi
quando lei l'afferrò e la strinse tra le sue. La stessa che
un attimo prima stavo fumando io.
La
osservai per qualche istante: il vestito rosso a pieghe abbinato ai
tacchi, le gambe scoperte, il capelli legati in una coda disordinata,
il collo nudo, il trucco colato sulle guance, e quella sigaretta
stretta tra le labbra, la rendevano maledettamente sexy. E quando Emma
prese a tossire, facendomi capire di non aver mai fumato prima di
allora, la trovai ancora più provocante, se possibile.
"
Guarda, si fa così" le sfilai delicatamente la sigaretta
dalle labbra e la riportai tra le mie, avvertendo un retrogusto di
lampone non appena la misi in bocca. Doveva essere stato il suo
burrocacao, e mi piaceva, mi piaceva da impazzire. Feci il possibile
per non pensarci troppo, e fumai lentamente, voltandomi subito dopo
verso di lei, che stava seguendo con lo sguardo la nuvoletta di fumo
emessa dalla mia bocca.
"
Ti faccio vedere di nuovo" proseguii, aspirando nuovamente, e ancora
più piano, godendomi di nuovo la sua espressione rilassata,
e quasi.. sognante.
Un
attimo dopo si scosse, e si riappropriò della sigaretta, la
riportò tra le sue labbra e riprovò a fumare,
questa volta con successo; non distolse lo sguardo dal mio fino a
quando non ebbe terminato, poi schiacciò la cicca con la
pianta del piede. Senza ragionare, gliene passai immediatamente
un'altra, e lei la fumò, concedendosi questa volta di
distendere i muscoli e socchiudere gli occhi; non riuscii a resistere e
poco prima che finisse anche quella sigaretta, gliela rubai,
appoggiandola sulle mie labbra, con il solo e unico scopo di risentire
quel sapore di lampone. Andammo avanti così per una
mezzoretta, sfilandoci a vicenda le sigarette dalle labbra, in un
pericoloso gioco di sguardi, e sapori mischiati.
"
Non sapevo che fumare fosse ..rilassante" sussurrò con voce
roca, quando terminammo anche il terzo pacchetto, e in un barlume di
lucidità mi chiesi l'assurdo motivo per il quale io le
avessi insegnato a farlo, e lei me lo avesse permesso. Forse quella
sera aveva voglia di dimenticare, proprio come me, e si stava lasciando
andare, stava andando contro ciò che sapeva fosse giusto per
il gusto di trasgedire una volta tanto..e vivere, vivere di puro
istinto, passione e libertà, come forse si concedeva troppo
poco spesso di fare.
Quando
le proposi di entrare dentro e le misi un bicchiere di vodka
tra le mani, lei non rifiutò, dandomi la conferma che per
quella sera voleva fregarsene delle regole. Chiacchierammo per un po',
probabilmente dicendo cose sempre più prive di senso con il
passare dei minuti, ma ridemmo tanto, quasi fino a farci uscire le
lacrime agli occhi, e mandammo giù diverse porcherie,
superando di gran lunga il tasso alcolico consentito.
Ero
ubriaco, ubriaco di tutto e di lei, e potevo giurare di non essermi mai
sentito così bene, così in pace con me stesso,
come durante quelle ore trascorse a parlare senza freni inebitori, e a
mangiarci con gli occhi. Emma si era seduta su uno dei tavoli del
locale con le gambe penzoloni, si era sfilata i tacchi lamentandosi dei
piedi che le dolevano; io invece avevo preso posto su una sedia, quasi
di fronte a lei, e sembravo non essere più in grado di
smettere di percorrere la sua figura con lo sguardo. A delineare i suoi
lineamenti soltanto la luce argentea della luna, e i miei
occhi la stavano divorando.
Perdemmo
la testa quella notte, e continuammo a bere senza renderci conto di
quanto pericolosa stesse diventando quella situazione..dire che
desideravo ardentemente assaggiare il lampone direttamente dalle sue
labbra,e dire che avevo una bramosa voglia di baciarla su ogni
centimentro di pelle, accarezzare con lentezza estenuante quelle gambe,
e morderla nei punti più fragili, e sentire il suo corpo
spinto contro il mio, la mia pelle con il sapore della sua, le sue mani
e la sua bocca su di me...Dio, era dire poco o nulla, perchè
stavo seriamente impazzendo quella sera, e la cosa che più
mi preoccupava, era che volevo impazzire, volevo impazzire per lei.
Perchè pur essendomi ridotto uno straccio con quella
robaccia, io stavo schifosamente bene, come non mi capitava da un
botto.E tutto perchè lei era lì a farmi compagnia.
Nel
riempire per l'ennesima volta i nostri bicchieri, finii per rovesciarle
quella roba addosso, sulla parte inferiore del vestito e sulle gambe.
"
Scusami..sono un disastro" ero ubriaco, e capii che lo era anche lei,
perchè scoppiò prima a ridere, e poi si tenne
alle mie spalle per scendere dal tavolo; non capii le sue intenzioni
fino a quando, non allontanò una delle sue mani dalle mie
spalle, per aiutarsi a tirare giù le calze fino a sopra le
ginocchia. Poi, sempre reggendosi a me, se le sfilò del
tutto, borbottando che se le sentiva bagnate addosso e che le davano
fastidio, mentre io seguivo con lo sguardo ogni suo movimento,
trattenendo il respiro quando vidi l'indumento a terra, e mi resi conto
che le sue gambe erano nude.
Mi
eccitai al solo pensiero di poterle toccare, baciare, sfregare contro
le mie...stavo impazzendo. La volevo, ogni parte di me la voleva.
Non
so con quali forze, la sollevai di poco per permetterle di tornare a
sedersi sul tavolo, ma in quell'esatto istante, per via di tutto
quell'alcol che avevo buttato giù, persi l'equilibrio e le
finii addosso, con le labbra che le sfioravano e le solleticavano il
collo. Fu più forte di me, il desiderio che nutrivo per lei
fu più forte di qualsiasi cosa, e ne ebbi la conferma quando
presi a baciarla lentamente e avidamente su quel lembo di pelle,
respirando su di lei, e caricandomi in modo assurdo quando la sentii
sospirare di piacere.
Smettemmo
di chiacchierare, così, di colpo, e continuai a baciarle e
poi a leccarle il collo, risalendo con la bocca la mascella, fino a
trovare le sue labbra.
Gliele
coprii con le mie, senza darle e darmi il tempo per pensare: il nostro
primo bacio fu irruento e passionale, fu appagante come un bicchiere
d'acqua fresca in un afoso pomeriggio estivo, bramato come il podio per
un atleta olimpico, atteso come il mese di giugno da uno studente,
goduto come l'ultimo pezzo di torta, inetivabile come lo scorrere del
tempo, e coinvolgente come il ritmo della propria canzone preferita.
Furono
fuochi d'artificio sin dal principio, ci baciammo con foga e frenesia
sin da subito, e mi persi completamente in quell'esplosione
di passione che investì entrambi, senza darci respiro.
Restai con la bocca incollata alla sua fino a quando non mi
mancò il fiato, continuando a baciare avidamente le
sue labbra morbide, carnose, dolci, e bollenti.
Fu
stratosfericamente bello. Ed eccitante.
Quando
fui costretto a separarmi dalle sue labbra, i miei occhi incontrarono i
suoi, vi lessi soltanto brama, spensieratezza, desiderio, e allora
davvero non ci capii più niente. Sapevamo entrambi di essere
ubriachi, ma ci volevamo, terribilmente, e forse proprio
perchè non eravamo del tutto presenti a noi stessi,
riuscimmo a fregarcene delle conseguenze. Ero più che certo
che da sobria non si sarebbe lasciata andare così, non
avrebbe tradito il suo fidanzato con me, eppure era sul punto di farlo,
e anche se sapevo che probabilmente nessuno di tutti e due avrebbe
ricordato quella notte che stavamo vivendo, quello non mi
sembrò un buon motivo per starle lontano..io la desideravo,
mi stava facendo perdere la testa, ogni secondo che passava un po' di
più, e anche lei mi voleva, glielo leggevo negli occhi. Me
lo avevano detto le sue labbra, rispondendo a quel bacio.
Poco
ci importava di quello che sarebbe successo l'indomani, quella notte
sarebbe stata soltanto nostra.Tanto era tutta colpa dell'alcol, no?
Emma
legò le gambe intorno al mio bacino, attirandomi di
più a sè, mentre io ripresi a baciarle le labbra,
il mento, il collo, e poi scostai il vestito, per poter posare avidi
baci anche sulla sua spalla. La morsi, e lei portò le dita
tra i miei capelli, tirandomeli, per trattenersi dal gemere
svergognatamente.
Presi
a carezzarle lentamente e sensualmente le gambe nude, come avevo
desiderato poter fare sin dall'istante in cui l'avevo vista arrivare, e
intanto la baciavo, sulle labbra e ovunque mi capitasse, percorrendo
con i palmi ben aperti ogni centimetro di pelle scoperta, fino a
giungere all'orlo del vesito, e infilarci le dita all'interno, senza
riuscire a trattenermi oltre. Nel momento in cui le sfiorai la pancia,
Emma mi allontanò di scatto da sè, ma ancora una
volta mi bastò guardarla negli occhi per sapere che tutto
aveva intenzione di fare, tranne che smettere di lasciarsi amare.
Mi
liberò della maglietta con un gesto quasi violento, e poi
reclamò le mie labbra, chiudendomi nuovamente tra le sue
gambe. Mentre la baciavo con così tanta
intensità,quasi come se volessi deformarle quelle perfette
labbra, feci scivolare le dita sul suo collo, fino a raggiungere la
cerniera del vestito.
Nel
momento in cui iniziai ad aprirglielo alla cieca, avvertii le sue
braccia legate intorno al mio collo, il suo mento appoggiato sullla mia
spalla nuda, e il suo respiro affannato all'altezza del mio
orecchio: mi stava abbracciando, si stava tenendo a me, mi stava
stringendo forte mentre la liberavo del vestito..la trovai la cosa
più tenera al mondo.
Meno
di un minuto dopo, pure i miei pantaloni andarono a fare compagnia al
resto dei indumenti sul pavimento; poi Emma prese a tastarmi il petto,
a disegnare chissà cosa con la punta delle dita, ero troppo
eccitato per dare una forma al percorso che i suoi polpastrelli
seguivano su di me, e quando la bocca si sostituì alle mani,
riprendendo a baciarla avidamente sul collo e sulla parte superiore del
petto, strinsi tra i denti le bretelline del suo reggiseno,
tirandogliele giù, mentre con le mani provvedevo a
slacciarlo da dietro. Non mi ero mai sentito così
maledettamente vivo in tutta la mia vita, e potevo giurare di non
essere mai stato con qualcuno in quel modo: nei nostri sussurri,
sospiri di piacere, baci e sguardi infuocati, c'era passione allo stato
puro, passione quasi animalesca, selvaggia, intensa, vorace,
inarrestabile e implacabile. Quasi come se ci fossimo attesi da sempre.
Mi
presi qualche istante per guardarla, quasi completamente nuda di fronte
a me, e poi sprofondai con il viso nel suo petto; le torturai i seni, e
le baciai il lembo di pelle attorno ai capezzoli, mentre lei teneva il
collo teso all'indietro e le mani intente a scompigliarmi i ricci. Poi
tornammo a baciarci sulle labbra, a guardarci, e completarci di nuovo,
accaldati, sudati e non ancora sazi d'amore.
Dio
solo sapeva che stavamo combinando..ma non eravamo disposti a fermarci.
L'alcol ci aveva tolto ogni freno di inibizione, ogni briciola di buon
senso, di responsabiltà, e di qualunque cosa ci avrebbe
fatto rendere conto della cazzata che stavamo portando a termine.
Mi
feci spazio, portando un ginocchio sul tavolo, e avventandomi
nuovamente su di lei, fino a farla stendere completamente sul legno
duro. Ci spogliammo completamente, e tra altri milla mila baci,
carezze, sospiri e gemiti strozzati, divenimmo una cosa sola.
A
dispetto della frenesia dei gesti che ci avevano portato a finire
così, nudi e incuranti di tutto, mi mossi dentro di lei
lentamente, e finimmo per amarci nel modo più totalizzante
che un essere umano abbia mai conosciuto. Sul tavolo di una biblioteca
dimenticata da tutti. E
fu intenso, sensuale, travolgente, proibito,
inammissibile, alogico, sbagliatissimo, e stratosfericamente perfetto.
Buonsalveeeeeeeee :))
Sarò brevissima, promesso! Voglio soltanto ringraziare
coloro che hanno recensito fino ad oggi la storia e chi
vorrà farlo in futuro :D
Come credo di avervi già fatto capire, adoro interagire con
voi.. perciò, che aspettate? Forza, fatevi pure
avanti! Io vi aspetto ;))
E soprattutto, che ne pensate di questo capitolo? Spero che non vi
abbia deluso...
E secondo voi, cosa succederà adesso? Si accettano
supposizioni e scommesse sulla storia :DD
Ancora grazie, con tutto il cuore <3<3<3 Un
bacione a tutti, e alla prossimaaaaaaaa!!!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo nove ***
EMMA
"
Maestra, perchè oggi Emma non ci pensa proprio?"
Fu
l'innocente e imbarazzante domanda di una delle bambine di seconda, a
farmi tornare in classe anche con la mente.
"
Non preoccuparti Brit..è soltanto un po' stanca, vero?"
questa volta fu l'insegnante stessa a rivolgersi a me, in un tono quasi
dolce, che non le avrei mai attribuito prima di quel momento. "Si..a
volte capita" mi sforzai di sorridere alla bambina, rassicurante.
"
Sei sicura?" mi domandò direttamente la piccola. Accidenti,
dovevo seriamente avere le sembianze di uno zombie per far preoccupare
così tanto una bambina.
"
Si Brit..è tutto a posto, tranquilla" le dissi ancora,
sperando che mi credesse.
Tutto
a posto?! Tutto a posto un corno!
Quando
avevo aperto gli occhi quella mattina, per poco non avevo rischiato un
infarto. Mi ero svegliata con un mal di testa allucinante, e la schiena
dolorante, e se all'inizio avevo pensato di essermi presa l'influenza,
mi era bastato guardarmi intorno e focalizzare ciò che mi
circondava, per realizzare che l'avevo fatta molto più
grossa di quanto avrei mai immaginato.
Libri,
libri e scaffali ovunque, e io distesa su un tavolo, nuda, con solo una
coperta addosso. Sbiancai, e mi misi a sedere con la testa che mi
girava e la schiena che mi doleva ancora; vidi i miei indumenti a terra
mischiati ai suoi, vidi alcune bottiglie di alcolici e due bicchieri di
vetro sul pavimento, e avvertii la mia pelle impregnata di un odore che
non era mio. Ma che cazzo avevamo combinato? Noi..io, lui..eravamo
davvero stati insieme nel senso più vecchio del mondo?
Avevo
fatto l'amore con Ethan? Quell'Ethan? No..doveva essere andata
diversamente, per forza, non poteva essere successo sul serio, eppure,
le condizioni in cui mi trovavo parlavano chiaro, anzi, mi urlavano
nelle orecchie che l'avevamo fatto davvero, da ubriachi, e su un tavolo.
Nulla
di più squallido, e nulla di più..eccitante.
Mi
maledissi da sola per quel pensiero, mentre iniziavo a raccogliere i
miei vestiti e a infilarmeli, nella speranza che lui non sarebbe
rientrato proprio in quel momento..non avrei saputo con che faccia
guardarlo dopo essermi lasciata spogliare, baciare e amare, come se
fosse stata la cosa più naturale al mondo. Lo sentivo
armeggiare nel retro, e se da una parte mi sarebbe piaciuto salutarlo
prima di andare al lavoro, non lo feci, non sapendo come affrontarlo
dopo la notte di passione che avevamo condiviso. Avevo paura di
scoprire che si era pentito di avermi fatta sua, e avevo ancora
più paura di scoprire che invece gli era piaciuto.
Scappai
dalla biblioteca come una ladra, e mi riversai nel traffico di Londra,
sperando di confondermi tra la gente, e tra le storie che ognuno di
quei volti si portava dentro. Cercando invano di nascondere la mia.
Non
erano nemmeno le otto di mattina, indossavo ancora il vesitito rosso a
pieghe e le scarpe con i tacchi, mi girava forte la testa, e mi trovavo
a bordo della Circle Line diretta verso casa, dopo aver trascorso la
notte a fare l'amore da ubriaca con la mia cotta adolescenziale,
nonchè mio nuovo confidente e amico.
Si,
come trama di un libro, sarebbe stata perfetta, ma se la protagonista
del romanzo diventavo io, la cosa cominciava a spaventarmi.
Come
ci ero finita all'Old London di notte? E Ricky, lui dov'era in tutto
quel casino che avevo combinato? Quale era la sua parte nel libro?
Quando
giunsi a casa, la trovai vuota come si aspettavo che fosse, accesi il
cellulare e chiamai a scuola per avvisare che sarei entrata alla
seconda ora quella mattina..era il minimo che potessi fare: concedermi
sessanta minuti per capire come ci ero finita a letto con Ethan.
Nonostante
mi muovessi a rilento per via di quel mal di testa allucinante che
proprio non voleva lasciarmi in pace, riuscii a prepararmi un
caffè, e dopo averlo bevuto, mi fiondai nella doccia, e un
pochino più sveglia rispetto a qualche minuto prima,
cominciai a ricordare.
Lentamente,
ogni tassello tornò al proprio posto nella mia mente, e mi
ritrovai a ripercorrere l'intera giornata che aveva preceduto la
brutale litigata che aveva coinvolto me e Ricky al ristorante. Ricordai
ciò che mi aveva detto lui, ciò che avevo
risposto io, e mentre mi passavo la spugna sul corpo, arrivai alla
conclusione che avevamo torto entrambi: io avevo avuto una pessima idea
riguardo la sorpresa che volevo organzzargli a tutti i costi senza che
lui scoprisse nulla, e Ricky aveva esagerato a prendersela
così tanto e piantarmi in asso lì, senza degnarmi
di uno sguardo, e senza darmi la possibilità di spiegargli
come stavano davvero le cose.
Non
volendo tornare a casa, non volendo incontrarlo, con la mente confusa e
il cuore ridotto a pezza, avevo passeggiato per le strade di Londra per
un po', e poi, dovevo ammetterlo, era stato più forte di me,
ero andata da Ethan, e gli avevo raccontato tutto. Ero incazzata con me
stessa e con il mio fidanzato, ed ero stata sull'orlo di una crisi di
pianto, quando avevo cominciato a disobbedire alle regole per
dimenticare quella terribile giornata.
Mi
appoggiai con la schiena nuda al muro, lasciando che l'acqua mi
scivolasse addosso, e mi liberasse del suo odore che mi bruciava sulla
pelle come se fosse stato fuoco ardente. Lo rividi mentre mi passava la
prima sigaretta, rividi me stessa che l'accettavo, sentii la sua risata
scaldarmi un po' il cuore mentre mi prendeva in giro, perchè
non avevo mai fumato in vita mia e non sapevo fumare, e poi, mi
ricordai che lui mi aveva insegnato a farlo, e che avevamo condiviso
non si sa quante sigarette, che dalle sue labbra passavano alle mie, e
dalle mie ancora alle sue, in un pericoloso ed eccitante circolo
vizioso.
Scivolai
giù con la schiena, fino a sedermi a terra, non riuscendo a
scacciare dalla testa l'immagine di lui, più bello e
più incosciente che mai, che fumava e si ubriacava per
cavoli suoi, e io che lo seguivo a ruota, desiderando concedermi la
prima sbronza della mia vita, per non pensare più, a nulla,
a nessuno.
Rividi
il mio vestito e le calze bagnate, e ahimè, rividi pure me
stessa mentre mi sfilavo queste ultime reggendomi a lui, poi, il suo
respiro sul collo, i baci su quella porzione di pelle, le sue labbra
contro le mie.
Chiusi
gli occhi, sapendo di star sbagliando pure nel concentrarmi per
rivivere certi momenti, ma non riuscivo a farne a meno, e chiusa nel
box doccia, avvertii un fremito a livello del cuore, neanche mi stesse
baciando in quel momento. Dio, se avrei ricordato la sensazione di
pienezza e di vertigine che avevo provato quando le sue labbra si erano
fatte spazio tra le mie. Anche da ubriaca, mi era parso un incastro
fottutamente perfetto, e pure se continuavo a sbagliare anche solo a
pensarlo.. le sue labbra erano calde e morbide, e sapevano di nicotina,
di alcol e di lui, soprattutto di lui, e avevo permesso che
diventassero la mia droga.
Quante
volte avevo sognato di baciarlo in quel modo, negli anni precedenti?
Quante? E realizzare che farlo sul serio avesse superato ogni
aspettativa, mi destabilizzò. Quel contatto aveva provocato
in me di tutto, mi aveva riempita in ogni senso. E accidenti a me che
ancora ci stavo pensando!
Di
quello che era successo dopo, ricordai poco, perchè davvero
non ero stata presente a me stessa quella notte, ma sapere che ci
eravamo spogliati, e baciati e accarezzati, e sfiorati, e guardati e
baciati ancora, non faceva altro che farmi tremare di timore e di
desiderio. Quel bacio però, il primo che ci eravamo
scambiati, il momento esatto in cui le sue labbra avevano trovato le
mie e ci avevano fatto l'amore ancora prima di farlo con il corpo, non
avrei mai potuto dimenticarlo. Ma proprio mai, mai mai, come ero solita
ripetere da bambina per sottolineare un concetto.
Alla fine, ero riuscita a rirovare un po' di contegno, rivestirmi e
uscire per andare a scuola; ma appena ero arrivata, non avevo fatto
altro che pensare a Ricky, questa volta, a quello che avevo combinato
alle sue spalle, al fatto che non si meritasse affatto di essere stato
rimpiazzato anche quella mattina da Ethan e i suoi baci, anche se solo
nella mia mente. Un acuto senso di colpa nei confronti del mio
fidanzato mi tartassò per tutta la durata delle lezioni, non
riuscii a trovare pace dentro me stessa nemmeno a volerla pagare in
lingotti d'oro che non avevo, mi sentii una stronza, una
sporca traditrice..anche se lo ammetto, il tutto avvenne a scoppio
ritardato, quando il guaio era già stato bello che concluso,
e io non avevo fatto altro che riviverlo nella doccia.
Ok,
avevamo litigato la sera prima, e di certo non pacatamente, ed ero
incazzata, confusa, delusa e tutto quello che volete, ma non avevo sul
serio pensato che tra di noi fosse finita per sempre. E non lo pensavo
nemmeno in quel momento, nonostante lui non avesse nemmeno provato a
chiamarmi o a mandarmi un messaggio, e io mi sentissi ancora
più ipocrita nel compiere il primo passo.
Va
bene, baciare Ethan era stato stratosfericamente bello, ma eravamo
ubriachi tutti e due, era stato l'alcol a ridurci in quel modo..e poi
io e Ricky stavamo bene insieme, non avrebbe avuto senso mandare tutto
all'aria per una notte brava che sarebbe stata per sempre un segreto
tra due.
Perchè
le cose sarebbero tornate come prima che mettessi piede all'Old London,
vero? Io e il mio fidanzato avremmo trovato il modo di far pace, e il
ricordo dei baci del ragazzo che avevo sognato da sempre, me lo sarei
portato nella tomba. E Ethan, il nostro rapporto..boh, speravo e mi
illudevo ancora di riuscire a far funzonare entrambe le cose.
Perchè io non volevo e non potevo abbandonarlo a
sè stesso, mi aveva fatto capire più volte di
essere diventata importante per lui, e quella sensazione mi piaceva da
matti. Però dovevo distinguere un amico da un amante, dovevo
distiunguere Ethan da Ricky, e non potevo permettermi di scambiarli di
ruolo a mio piacimento, assolutamente..non sarebbe dovuto succedere mai
più.
Dopo
pranzo, e dopo averci pensato e ripensato per tutta la mattinata,
cambiando idea mille volte nel giro di qualche ora, e alternando
momenti in cui avevo sospirato di piacere nell'immaginare quelle labbra
di nuovo incollate alle mie, e momenti di pura disperazione e rabbia
contro me stessa per aver tradito il mio fidanzato con così
tanta felicità, decisi di tornare in biblioteca.
Non
avrei potuto evitarlo per sempre, e poi non lo volevo nemmeno. A
prescindere da tutto, volevo davvero bene a Ethan, e non lo avrei
spinto fuori dalla mia vita, soltanto perchè quella notte ci
eravamo lasciati andare, se lo avessi fatto non me lo sarei mai
perdonata, perchè in poco tempo,anche lui era diventato
dannatamente importante per me. L'inghippo era uno solo: spesso mi
ritrovavo a chiedermi come fosse possibile che tutte le ragazze del
mondo riuscissero ad avere un fidanzato e degli amici maschi senza
combinare casini, e io no. Okay, Ethan Harrow non poteva essere
considerato un amico come tutti gli altri, per il semplice fatto che
fossi stata realmente innamorata di lui (a sua insaputa) per ..anni, ma
diamine..pensavo di saperla gestire!
Anzi,
ero perfettamente in grado di gestirla..l'alcol avrebbe fatto impazzire
chiunque in una situazione simile, mica solo noi due. Giusto?
Mi
decisi ad oltrepassare la soglia dell'Old London poco prima delle tre
di pomeriggio. Lo feci cautamente, senza far rumore, per compensare in
qualche modo quel muscolo che mi ritrovavo sulla parte sinistra del
petto, e che aveva preso a scalpitare, rischiando di distruggere la
gabbia toracica e riversarsi all'esterno, non appena misi piede
lì dentro.
Sentivo
di avere il viso in fiamme, e non mi ero preparata il discorso da
affrontare con Ethan..volevo semplicemente avere la conferma che tra
noi fosse tutto come prima di quella notte, ma quasi mi
tremavano le ginocchia al ricordo di ciò che avevamo
combinato sul quel tavolo, e non sapevo più che dire, che
fare, che pensare. Meditai addirittura di fare dietro front e sparire
da lì come avevo fatto quella mattina, perchè ero
agitatissima,e non sapevo se sarei riuscita a reggere quello sguardo e
quegli occhi, senza fare altre cazzate. Tremavo come una foglia, e
questo mi innervosì..perchè non era normale,
decisamente.
Così
impegnata a cercare di calmare me e il responsabile del mio battito,
non mi accorsi nemmeno di Ethan, a pochi passi di distanza.
Non
ebbi il tempo di realizzare nulla, che avvertii due braccia cingermi il
corpo, e il suo petto contro la mia schiena scossa da brividi.
Mi
strinse forte, mi abbracciò come se gli fossi mancata
più dell'aria, mi fece prigioniera del suo corpo, annullando
con quel semplice gesto tutte le mie paure e insicurezze, tutto il mio
imbarazzo e tutti i miei tormenti. Fu il suo corpo appiccicato al mio,
furono le sue braccia avvolte intorno a me come una calda e confortante
coperta, a restitutirmi inaspettatamente il respiro.
"Temevo
che non saresti più tornata" sussurrò un attimo
dopo, senza scostarsi di un millimetro, anzi, stringendomi ancora
più forte, quasi a farmi male, ma di un male che quasi quasi
mi sembrava il paradiso
"
Perchè?" riuscii a domandare, rendendomi conto un attimo
dopo di quanto potesse essere stata stupida la mia domanda
"
Per stanotte" soffiò lui sul mio collo "per quello che
è successo tra di noi" aggiunse, la voce bassa come se non
dovessero saperlo nemmeno i muri, e roca come al solito
"
Che è successo tra di noi?" mi ritrovai a chiedergli, nel
disperato bisogno di sentirmelo dire, non sapevo nemmeno io
perchè. Mi sentii una scema, ma in quel momento desiderai
che lui mi dicesse che avevamo fatto l'amore
"
Non ricordi niente?" mi teneva ancora stretta a sè, e il
fatto che sussurrasse quelle parole al mio orecchio, non mi aiutava
affatto a ragionare lucidamente.
Nessuno
mi aveva mai abbracciato così, e nessuno lo aveva fatto per
così tanto tempo.
Lui
non mi mollava, e io non volevo che lo facesse. Parlarci in quel modo
era molto più semplice, più intimo, e soprattutto
non implicava un contatto visivo.
"
Come puoi aver dimenticato di aver fumato la tua prima sigaretta, di
esserti presa una bella sbronza, di esserti tolta le calze e le scarpe,
e di avermi baciato.
Di avermi attirato a te, di avermi strappato via di dosso i vestiti, di
avermi implorato di non fermarmi, di esserti lasciata andare, e di
avermi baciato, accarezzato, toccato e baciato ancora, fino a
ritrovarci nudi su quel tavolo. Io non riesco a dimenticarlo"
"
Per fortuna che so che sono tutte fandonie" lo provocai, il fiato
corto, il respiro accellerato, il cuore in fiamme. Non poteva parlarmi
così, non poteva dirmi quelle cose già
piuttosto compromettenti per conto loro, con l'aggiunta del tono di
voce basso e sensuale, e con le braccia ancora strette intorno a me.
Sapevo
bene che non fossero fandonie, ma in qualche modo dovevo cercare di
mostrarmi distaccata, e lui non mi aiutava affatto, anzi.
"
Non tutte" avvertivo il suo alito fresco sul collo, non era
più impregnato di fumo e alcol come quella notte, ma aveva
il potere di mandarmi in tilt ugualmente, e poi percepivo la presenza
delle sue labbra troppo vicine
"
Hai ingigantito la cosa..detta così sembra quasi che sia
stata tutta colpa mia, e tu mi abbia solo assecondato" chiarii,
desiderando nello stesso momento liberarmi di quella stretta e restarci
intrappolata per sempre..non me lo aspettavo, non mi aspettavo affatto
che un solo abbraccio, potesse rendermi così maledettamente
vulnerabile e forte, contemporaneamente.
Ogni
secondo trascorso tra le sue braccia, mi privava e mi ridava il
respiro, vorticosamente, come l'andirivieni delle onde in un
elettrocardiogramma difettoso.
"
Allora fai solo finta di non ricordare nulla" a quel punto annuii e
basta, sconfitta da quel groviglio di sensazioni che ardevano dentro di
me
"
Ho perso la testa, Emma" confessò, soffiandomi ancora una
volta quelle parole sul collo e sfiorandolo con le labbra mentre le
pronunciava, forse involontariamente.
Non
riuscivo a credere che Ethan Harrow mi stesse stringendo in quel modo,
come se fossi diventata la cosa più preziosa che avesse.
C'era
solo un piccolo neo: non ero sua..lo ero stata quella notte, ma non
doveva accadere mai più. Non potevo permettermelo.
"Dovevo
baciarti per forza...non avevo alternative. Io stavo impazzendo"
"
Anch'io..anch'io stavo impazzendo" ammisi in un sussurro strozzato.
Mai
avrei immaginato una scena del genere con protagonisti noi due: eravamo
ancora in piedi, in mezzo alla stanza, circondati da libri vecchi e
scaffali, lui mi teneva stretta stretta a sè, circondandomi
il corpo e abbracciandomi da dietro, sussurrava parole al mio orecchio,
e mi respirava sul collo, e io ne me stavo lì, imprigionata
tra le sue braccia, immobile, paralizzata dalla sua dolcezza.
"
Perchè stamattina sei scappata via?" mi domandò,
il suo petto incollato alla mia schiena
"
Mi imbarazzava troppo vederti" non persi tempo a cercare scuse, sapevo
che sarebbe riuscito a decifrare comunque ciò che mi portavo
dentro
"
Temevo davvero che non saresti più tornata"
sussurrò ancora
"
E invece sono qui" sorrisi, e in quel momento lui mi sfiorò
la nuca con le labbra. Lo fece talmente piano, che lo avvertii soltanto
come solletico, ma sapevo bene che aveva utilizzato la bocca per farlo.
Non pensai nemmeno a scansarmi, non lo avrei mai fatto, nemmeno se mi
avessero pagata. E fu un contatto piacevolissimo.
"
Quindi..tutto come prima?" non capivo più quale risposta
volesse da me, ma sapevo ciò che dovevo dirgli
"
Si, tutto come prima" affermai, voltandomi subito dopo per gettargli le
braccia al collo. Finalmente eravamo riusciti a dirlo, finalmente
avevamo chiarito tutto.
Restammo
avvinchiati ancora per qualche istante, e poi, riuscimmo a creare un
po' di spazio tra i nostri corpi. Riprendemmo entrambi a respirare
normalmente, e neanche a dirlo, Ethan finì per prendermi in
giro per il modo in cui avevo preso a tossire quando mi aveva passato
la sigaretta.
L'atmosfera
si fece più tranquilla e giocosa, ridemmo e scherzammo, come
se fino a pochi minuti prima non fossimo stati avvinghiati a parlare
della notte d'amore che avevamo condiviso, e come sempre, finii per
tornare a casa a pomeriggio inoltrato.
Feci
il possibile per non pensare a Ethan e al suo tenermi stretta per
così tanto tempo, soprattutto a quello che avevo provato io
in quelle condizioni, e decisi che una volta rientrata nel mio
appartamento, se non avessi trovato Ricky, gli avrei telefonato. La
sera prima ci eravamo lasciati in malo modo, e poi non ci eravamo
più sentiti..avevo chiarito con Ethan, e desideravo chiarire
anche con lui..gli dovevo delle scuse.
Quando
aprii la porta di casa, e lui mi raggiunse, capii che tra di noi non
era finita.
"
Scusa, mi dispiace..sono stato un cretino a reagire così, a
piatarti in asso dicendoti quelle cose..non volevo ferirti, perdonami
amore" mi guardò dritto negli occhi e mi prese entrambe le
mani
"
Ho esagerato..scusa, scusa, scusa, scusa" continuò, e io gli
carezzai dolcemente una guancia
"
Non è stata soltanto colpa tua..diciamo che potevo evitare
di fare l'indifferente tutto il giorno, facendoti credere di essermi
dimenticata del tuo compleanno. Volevo che tutto fosse perfetto, ma ho
tirato troppo la corda, e l'ho spezzata. Perdonami tu" sussurrai
sincera.
Lui
si sporse per baciarmi sulle labbra, e io ricambiai, sorridendogli
prima di baciarlo ancora, convinta che non fosse cambiato nulla, e che
io e Ricky fossimo stati fatti per stare insieme. E Ethan sarebbe stato
mio amico e basta..mi pareva tutto così chiaro e distinto..e
allora perchè sentivo di star combinando un casino?
Buonsalveeeeeeeeeeee :))
Eccomi con il nuovo capitolo :DD Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto ;)))
Sarò brevissima (sul serio questa volta) e vi
dirò soltanto che amo leggere i vostri pareri sulla storia e
sarei felice di riceverne tanti tanti tanti <333
Grazie di cuore. Recensiteeeeeeeeeee :DDD
Un bacione, e a prestooo!!!
<3<3<3<3<3
|
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Capitolo 10 *** Capitolo dieci ***
EMMA
Erano
trascorse tre settimane dal compleanno di Ricky, e da tutto quello che
ne era conseguito, ma a dispetto di tutto, le cose sembravano aver
preso la piega che desideravo prendessero. Paradossalmente, dopo aver
fatto l'amore, io e Ethan eravamo diventati amici per davvero, e dopo
quella brutale litigata avvenuta al ristorante, non mi ero
più scontrata con il mio ragazzo.
Continuavo
a passare in biblioteca praticamente tutti i giorni, perchè
lo volevo, avvertivo l'esigenza di trascorrere con un po' di tempo con
Harrow, ci stavo bene insieme a lui, e avevo ormai preso l'abitudine di
pranzare molto spesso all'Old London in sua compagnia, e trattenermi
fino al momento in cui Ricky avrebbe fatto ritorno a casa. La cosa
sembrava funzionare senza intoppi, e io non chiedevo nulla di
più.
Ma
un lunedì mattina come tutti gli altri, il suono fastidioso
e gracchiante della sveglia, mi riportò nel mondo reale.
Ricky,
che teneva un braccio intorno alla mia vita, si servì
dell'altro per spegnere quel diabolico macchingegno che si faceva
chiamare semplicemente 'sveglia', poi si girò dall'altro
lato liberandomi dell'abbraccio, si stese a pancia in giù, e
brontolò qualcosa che non riuscii a cogliere.
Si..anche
noi, come tutti i comuni mortali, odiavamo il lunedì mattina
più di ogni altra cosa al mondo!
Dieci
minuti dopo, la sveglia tornò alla carica, e nolente o
volente, fummo costretti a sgattaiolare fuori dal letto, sciaquarci il
viso, e prepararci un caffè, tanto per cominciare.
Di
solito della colazione si occupava sempre lui, dato che io provvedevo
sempre alla cena, nei weekend anche al pranzo, e poi lavavo,
stiravo, spolveravo, passavo l'aspirapolvere e lo straccio a terra,
come mi aveva insegnato a fare mia madre qualche anno prima. O meglio,
come mi aveva costretta ad imparare mia madre qualche anno prima, dato
che in quel periodo vivevo per lo più in un mondo tutto mio,
e parte la scuola, la famiglia, e gli amici, mi interessava molto poco
di quello reale. Ma questa è un'altra storia, che credo di
avervi già accennato.
Mentre
aspettavamo che il latte si riscaldasse, Ricky mi diede il buongiorno
con un tenero bacio sulle labbra, io ricambiai, e scambiammo le nostre
solite battute mattutine, fino a quando non mi ritrovai con una tazza
di latte caldo fumante davanti. Feci per afferrare la tazza tra le
mani, e avvicinarla alle labbra, ma fui costretta ad allontanarla
subito dopo, con il viso contratto in un'espressione quasi disgustata.
"
Che c'è? Ti ho dato del latte scaduto?" mi
domandò il mio fidanzato con tono divertito...probabilmente
dovevo aver fatto una faccia buffa
"
Non credo..." lo rassicurai, sforzandomi di berlo senza troppe storie,
senza riuscirci
"
Sicura che sia tutto apposto? Hai fatto una faccia" mi fece notare lui
"
Si amore, va tutto bene..è che stamattina il latte non mi
va" cercai di convincere anche me stessa
Non
era la prima volta che mi capitava nel giro di pochi giorni, ma per
fortuna Ricky sembrò non ricordarselo.
"
Sei pallida stamattina" constatò prendendomi il viso tra le
mani prima di baciarmi la fronte
"
Ho un sonno assurdo" mi lamentai "e poi mi sento stonata, spossata,
quasi come se avessi l'influenza" spiegai
"
In effetti hai tutta l'aria di una malaticcia,e la mancanza d'appetito
è sicuramente un sintomo"
"
Se me lo dice il mio medico preferito, allora mi fido" sussurrai,
riuscendo a comportarmi come al solito, nonostante non fossi proprio in
ottima forma.
"
Resta a casa oggi, prendi una tachipirina e dormi fino a
mezzogiorno...vedrai che quando sarò tornato, starai
benissimo" mi consigliò dolcemente, e io non potei far altro
che annuire. Effettivamente mi sentivo così già
da un po', ma avevo cercato di non dargli importanza, convinta io
stessa che effettivamente fosse influenza, e nulla poteva escludere che
lo fosse davvero, ma non avevo mai sentito parlare di un'influenza che
durasse più di tre, quattro giorni al massimo.
Quella
però fu la prima volta che Ricky si accorse palesemente che
non stavo un granchè bene. E io preferii lasciargli
formulare le sue tesi da medico, piuttosto che fargli presente come
realmente stessero le cose, forse perchè io stessa volevo
credere che le sue supposizioni fossero giuste.
Non
che fossi in punto di morte o qualcosa di simile, globalmente ero sana
come un pesce, e momenti del genere mi capitavano neanche troppo
frequentemente, continuavo la mia vita e ne ero soddisfatta e appagata,
però, già da un po' di giorni mi capitava di
essere nauseata da certi odori e certi cibi, proprio come quella
mattina era accaduto con il latte; mi sentivo perennemente stanca e
affaticata senza aver corso nessuna maratona e avendo trasportato
soltanto un paio di buste della spesa; e poi mi ero ritrovata ad avere
più sonnelenza del solito, e a desiderare cioccolato
fondente alle mandorle senza un motivo preciso. Sì,
cioccolato fondente alle mandorle...c'era stato un periodo a casa mia,
in cui non ci si alzava da tavola senza per messo sotto i denti almeno
un quadratino di quella delizia, e anni dopo, di punto in bianco, mi
ritrovavo improvvisamente a desiderare quel cioccolato.
Mi
era capitato a scuola, nel bel mezzo delle lezioni, una volta in metro,
e l'ultima volta era accaduto in biblioteca. Il giorno dopo Ethan me ne
aveva fatta trovare una tavoletta intera, e l'avevamo spazzolata
insieme senza troppi complimenti, ma ciò non aveva
contribuito ad esaurire la mia voglia improvvisa.
Quello
stesso giorno, gli avevo fatto promettere che in futuro, ogni qual
volta avesse avuto voglia di una sigaretta, avrebbe mangiato cioccolata
anche a costo di farne indigestione, e poi avevamo riso fino alle
lacrime.
Comunque
mi sforzavo sempre di fare finta che la nausea, la spossatezza, la
sonnolenza e le voglie, fossero cose di poco conto, io stessa me lo
ripetevo fino a convincermene, e forse era questo il motivo per il
quale Ricky non si era accorto di nessun cambiamento. Ero io che volevo
camuffarlo a tutti i costi, per non dare spiegazioni e non ammettere
nemmeno in via ipotetica ciò che iniziavo a temere
seriamente, dopo aver constatato un certo ritardo anche per quanto
riguarda il ciclo mestruale.
Ethan
invece, aveva capito più del dovuto, e stranamente la cosa
non mi aveva dato alcun fastidio, anzi, mi ero confidata con lui come
si fa con una migliore amico, dato che non potevo di certo parlarne con
le amiche a migliaia e migliaia di chilometri da me, e nè
tantomento potevo dire di averne qualcuna a Londra.
Le
uniche donne con le quali trascorrevo diverso tempo erano Letizia
Frassati, la mia tutor, e Katy, un'aspirante dottoressa che spesso
condivideva i turni con Ricky in ospedale e che era venuta a casa
nostra diverse volte. Lei si considerava mia amica, oltre che del mio
fidanzato, e io non avevo assolutamente niente contro quella ragazza
bionda dagli occhi chiari, anche se a volte mi ero ritrovata a pensare
che in realtà facesse segretamente il filo al mio Ricky.
E
se avevo deciso di non parlargliene, era soprattutto per questo mio
presentimento.
Probabilmente
ero riuscita a confidarmi con Ethan perchè era l'unico
estraneo alla faccenda del quale mi fidassi senza riserve, come se lo
conoscessi da tutta la vita, e non lo avevo fatto con il mio fidanzato,
perchè se solo fosse stato vero quello che temevo, Ricky ci
sarebbe stato dentro fino al collo..sì, dipendeva
decisamente da quello.
Comunque,
dopo l'episodio di quel lunedì mattina, mi resi conto che
ignorare ancora tutti i segnali, e davvero c'erano tutti, era da
stupidi, e poi avrebbe addirittura potuto far male al...non volevo
nemmeno pensarci.
L'unica
soluzione per togliermi tutti i dubbi, sarebbe stata andare in farmacia
e comprare quel maledetto aggeggio, che mi rifiutavo persino di
nominare. Soltanto pronunciare quelle parole ad alta voce, mi
spaventava a morte.
Così,
invece di starmene sotto le coperte fino a mezzogiorno, feci quello che
dovevo fare sin dall'inizio, ma non appena mi ritrovai quel test tra le
mani, mi mancò il coraggio per continuare. Avevo
terribilmente e dannatamente bisogno di qualcuno che mi stesse accanto
e mi tenesse la mano, mentre scoprivo la verità, qualunque
questa sarebbe stata, e non ci pensai due volte: scelsi Ethan.
E
per quanto mi rendessi conto che come situazione fosse un po'anomala,
di farlo da sola non se ne parlava neanche, insospettire Ricky
non avrebbe giovato a nessuno dei due, avremmo finito per
agitarci (speravo) inutilmente...e l'unico del quale mi fidassi
ciecamente escluso il mio ragazzo, era proprio lui, l'irresistibile
Ethan Harrow, come mi divertivo a prenderlo in giro.
Volevo
che fosse proprio lui a tenermi la mano, come faceva mio
padre quelle volte in cui mi portavano a fare le analisi del
sangue contro la mia volontà, da piccola, e lui mi stringeva
forte la mano per aiutarmi a sopportare la puntura dell'ago. Sapevo che
Ethan sarebbe potuto essere lo zucchero sull'orlo del bicchiere pieno
di sciroppo, il mio antidoto personale e il mio sostegno. Sempre nel
caso in cui ce ne fosse stato bisogno, e speravo vivamente di no.
ETHAN
Quando
la vidi entrare, sorrisi andandole incontro. Non mi aspettavo di
vederla a quell'ora, di mattina.. pensai subito che avrebbe dovuto
essere a scuola, e a meno che non avessero indetto uno sciopero
nazionale, cosa che reputavo poco probabile, doveva essere successo
qualcosa.
"
Ciao" mi salutò lei con il solito bacio sulla guancia, ma
non appena si allontanò di quel tanto che bastava
perchè potessi guardarla negli occhi, mi accorsi subito che
era tesa, e agitata. Il suo sguardo trasudava insicurezza, timore,
paura, ansia, impazienza, e mi venne voglia di stringerla forte per
calmarla.
"
Hai marinato la scuola stamattina?" mi ritrovai invece a chiederle
Lei
sorrise, di un sorriso di circostanza " non ti hanno insegnato che non
si fa, piccola?" iniziai a provocarla come sempre
"
Chissà quante volte l'avrai fatto tu, prima di abbandonarla
del tutto" mi rispose a tono
"
Ei! Non sono mai stato un filonaro io!" mi finsi indignato "anche se
ammetto di averla saltata qualche volta" mi corressi subito dopo
"
Io mai..o perlomeno non l'ho mai fatto facendo credere ai miei genitori
di esserci andata" mi confidò lei
"
Che delusione..che gioventù sprecata!" esclamai
teatralmente, con tanto di braccia aperte.
Emma
ne approfittò per fiondarsici all'interno, si
rifugiò tra le mie braccia, e io ebbi finalmente la
possibiltà di stringerla forte come avevo desiderato fare
dal momento in cui era entrata.
Il
fatto che avessi imparato così in fretta a volerne bene, il
fatto che considerassi il tempo trascorso insieme a lei la parte
più bella della giornata, mi aveva spinto, non avevo capito
nemmeno io come, quindi non chiedetemelo.. ma mi aveva spinto a tenere
un po' di più anche a me stesso. Da quella sera in cui lei
era piombata qui, e avevamo fumato, pianto, bevuto, riso e fatto
l'amore, erano cambiate tante cose, anche se era trascorso poco tempo.
Prima
di tutto, qualche giorno prima le avevo promesso che avrei smesso di
fumare e che avrei mangiato cioccolato fondente alle mandorle, ogni
qual volta avessi avuto voglia di una sigaretta, e poi, un altro
giorno, mi aveva costretto a buttare nell'immondizia ogni goccia
d'alcol che conservavo per le notti buie.
E
strano, ma vero, non avevo più bevuto, e non lo avevo fatto
soltanto per lei, perchè glielo avevo promesso.
Il
timore di deluderla era stato e continuava a essere ancora
più insistente della voglia di bere.
Continuavo
a considerarmi un fallito nella vita, però cercavo in tutti
i modi di impegnarmi in ogni piccola cosa, semplicemente
perchè non volevo essere un fallito ai suoi occhi. Non lo
avrei sopportato, non dopo che Emma mi aveva fatto capire
più volte di essere stato il suo sogno proibito ai tempi del
liceo. Lei mi aveva amato con tutta se stessa pur non conoscendomi
davvero, e volevo che continuasse a farlo anche dopo avermi incontrato,
per sempre.
No,
non essere amato..mi bastava che lei mi volesse bene, tanto bene. In
quel momento della mia vita, era la persona alla quale tenessi di
più.
Restammo
abbracciati per un po', così, senza parlare, lei con la
testa poggiata sul mio petto e io sulla sua spalla; lei con le mani
legate intorno alla mia schiena, e io ad accarezzarle i capelli; i suoi
occhi lucidi di lacrime e il mio maglione bagnato; il battito del mio
cuore rilassato a compensare quello frenetico del suo.
"
Misà che mi sono messa nei casini, Ethan"
sussurrò dopo un po', senza interrompere l'abbraccio
"
Stamattina ho provato di nuovo un senso di nausea mentre facevo
colazione, mi sentivo stanca e stordita nonostante avessi dormito
benissimo.. e niente, sono andata in farmacia, e l'ho comprato" sapevo
benissimo a cosa si stesse riferendo, e per un attimo ebbi il timore
che lo avesse già fatto e avesse ottenuto un risultato
postivo..non seppi che dire, e la strinsi ancora più forte.
"
Ho paura..non so nemmeno io se voglio sapere il risultato"
sussurrò, soffocata nel mio abbraccio.
A
quel punto capii che era venuta da me, che desiderava che fossi proprio
io a sostenerla, e senza pensarci due volte, afferrai la sua borsa
stando ben attento a non sciogliere l'abbraccio, e mi incamminai in
direzione del bagno; Emma si lasciò guidare, e un minuto
dopo, mi chiusi la porta del bagno alle spalle, dopo che tutti e due
fummo entrati.
Lei
frugò nella borsa fino a trovare quel rettangolo di cartone
al cui interno poteva seriamente nascondersi il cambiamento
più grande di tutta la sua vita. Mi sforzai di restare calmo
e di esserle d'aiuto in ogni modo possibile, ma cavolo, soltanto
pensare che sarebbe potuta diventare mamma nel giro di pochi
mesi, fece agitare anche me. Non era di certo qualcosa da prendere
sottogamba, e speravo con tutto me stesso, che se solo quel test fosse
risultato positivo, Ricky l'avrebbe amata incodizionatamente, ancora
più di prima, e avrebbe amato anche la creatura alla quale
Emma avrebbe donato la vita.
"
Come devo fare?" mi domandò, reggendo il suo futuro tra le
mani tremanti
Io...io
non avevo la minima idea di come si facesse un test di gravidanza, ma
Emma mi implorava di dirle cosa fare, con quegli occhioni, tenera come
una bambina, e non riuscii a fare a meno di prenderle il viso
tra le mani, e baciarla dolcemente sulla fronte.
"
Innanzi tutto, devi farmi un sorriso, perchè qualunque cosa
dovesse dire questo coso, tu non sarai mai sola.. e perchè
anche se ci saranno dei problemi da affrontare e ostacoli da superare,
la tua vita sarà bella da morire, te lo giuro"
Avrei
voluto avere la forza di ripetere quelle parole anche a me stesso, ma
in quel momento mi importava soltanto di lei. Non esisteva nient'altro,
nessun'altro.
"
E poi leggeremo le istruzioni con calma, in modo tale da non sbagliare
nulla" continuai, e lei annuì. Ci sedemmo uno accanto
all'altra, per terra, in bagno, e leggemmo il foglietto illustrativo.
Un
quarto d'ora più tardi, io uscii fuori e lei fece quel
maledetto test. Quando ebbe finito, rientrai, trovandola più
agitata di prima, le strinsi entrambe le mani tra le mie, e attendemmo
quei due-tre minuti. Furono interminabili, in quel frangente le
domandai se ne avesse fatto parola con Ricky, e Emma negò,
poi mi sforzai per parlare d'altro. Lei guardava costantemente
l'orologio e mi ringraziava per essere con lei anche in quel momento,
con la frequenza di dieci volte al minuto.
Paradossalmente,
nonostante avesse appena fatto un test di gravidanza, non mi
sembrò mai più indifesa e bambina di quanto mi
era sembrata durante quella snervante attesa.
Quando
fu sicura che fosse trascorso il tempo necessario, afferrò
il test con gli occhi chiusi e me lo mise tra le mani. Dio, se aveva
paura di leggerlo...e ne avevo anche io.
L'istante dopo le avvolsi le spalle con un braccio, lei
poggiò la testa sulla mia di spalla, le nostre mani ancora
intrecciate.
"
Avanti...apri gli occhi" sussurrai, strofinando il naso contro la sua
guancia, e lei lo fece, lentamente. Dopo aver letto il risultato,
cominciò a tremare, e io la strinsi forte tra le braccia,
annullando completamente le distanze tra di noi, permettendole di
aggrapparsi a me, come se fossi diventata la sua ancora di salvezza.
E
sapevo di non poterlo essere, perchè avevo bisogno a mia
volta di essere salvato, probabilmente anche da me stesso, ma il fatto
che lei avesse scelto di affidarsi a me, il fatto che avesse voluto che
fossi io ad abbracciarla e sostenerla in un momento tanto delicato, mi
fece sentire incredibilmente potente e terribilmente vivo.
"
E adesso?" un sospiro strozzato, e i nostri corpi si che
avvinghiavano spontaneamente, prepotentemente, disperatamente.
BUONSALVEEEEEEE :))
Il quadrimestre è ufficialmente finitoooooooooooo!!! Non
potrei esserne più felice...non ce la facevo più,
giuro. Compiti e interrogazioni, interrogazioni e test che si
susseguivano senza sosta. Sarà che sono in quinta, ma
è stata veramente dura. E adesso, prima di iniziare a
preoccuparmi ufficialmente per la maturità, ho tutta
l'intenzione di godermi le prime settimane di febbraio, che di solito
sono tranquille :)
E per voi come è stato questo mese post-vacanze di Natale?
Ci sono stati giorni in cui ho seriamente pregato insieme ai miei
compagni che nevicasse bloccando tutte le strade e facendo chiudere le
scuole..ma non siamo stati accontentati purtroppo.
Comunque, a parte tutte le mie inutili chiacchiere....che ne pensate
del capitolo?
La situazione si sta complicando, soprattutto per la nostra Emma..ve lo
aspettavate? Su avanti, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la
testa :DDD
Sapete che adoro scambiare quattro chiacchiere con voi,
perciò, vi prego, recensite ;)) <3<3
Ovviamente ringrazio di cuore chi lo ha fatto fino ad oggi..e niente,
continuate così, perchè mi spronate con le vostre
parole e mi fate venir voglia di sedermi alla scrivania con il computer
di fronte, e scrivere, scrivere senza interruzioni tutto quello che
mente e cuore mi suggeriscono ;)
Scappo, un bacione forte forte, e a prestoooooooooooooo
<3<3<3<<3
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Capitolo 11 *** Capitolo undici ***
EMMA
Nelle
ore successive non riuscii a fare qualcosa di diverso dal piangere
stretta stretta tra le braccia di Ethan Harrow.
Dovevo
sembrare una bambina ancora spaventata per l'incubo che le aveva
disturbato il sonno, e invece ero una ragazza di ventidue anni, che
aveva appena scoperto di essere incinta.
Quando
i miei occhi avevano focalizzato quelle due linee sin troppo definite
sul campione del test di gravidanza, mi ero sentita come se mi fosse
improvvisamente cascato il mondo addosso. Schiacciata dal peso di
qualcosa, che pur essendo in quel momento poco più di una
specie di microbo nascosto all'interno del mio corpo, reputavo molto
più grande di me. Una specie di valanga che rotolava
giù per le cime impervie delle montagne, acquistando forza e
vigore lungo la discesa, un masso che avrebbe inevitabilmente finito
per piombarmi addosso, travolgendomi del tutto, anullandomi e
portandomi con sè alla deriva.
Avevo
paura, una paura folle di quello che sarebbe accaduto da quel momento
in poi.
E
se tremavo come una foglia ancora prima di sapere il risultato del
test, immaginate come potevo essermi ridotta dopo averlo saputo.
La
testa mi girava vorticosamente, mi pareva che il mondo avesse
cominciato a ruotarmi intorno con un ritmo talmente sostenuto da farmi
perdere l'orientamento, senza che io potessi fare qualcosa per
fermarlo; calde lacrime mi bagnavano le guance, le labbra, il mento, il
collo; conati di vomito raggiunsero il mio stomaco nonostante non
avessi mangiato nulla quella mattina, brividi di puro sgomento e
terrore mi percorsero la schiena; e un paio di braccia forti e
muscolose continuarono ad avvolgermi il corpo per tutto il tempo,
riparandomi dal gelo che avvertivo dentro.
Dio, se soltanto qualche anno o addirittura qualche mese prima,
qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata in una sitazione del
genere, gli avrei certamente riso in faccia, reputandola assurda.
Non solo avevo incontrato il mio idolo e sogno proibito da ragazzina
rispondente al nome di Ethan Harrow, non solo avevo iniziato a
battibeccare con lui in modo scherzoso sin dal primo istante, non solo
mi ero promessa di non tornare mai più in quel posto, e
avevo finito per pranzare sistematicamente nella biblioteca
più nascosta e ignota della città, non solo mi
ero legata a lui con un'intensità che quasi mi spaventava,
ma ero arrivata a farci l'amore da ubriaca, e alcune settimane
dopo, ero corsa da lui con un test di gravidanza nascosto nella borsa (
gravidanza che con Ethan non centrava nulla naturalmente) e mi ero
ridotta a piangergli addosso e farmi cullare dalle sue braccia dopo
aver ricevuto un esito postivo, che non volevo affatto.
I nostri corpi erano talmente avvinghiati l'uno all'altro, in un
abbraccio dolcissimo e disperatissimo, che facevo persino fatica a
capire dove finisse il mio e iniziasse il suo. Il mio viso immerso nel
suo petto, le mie braccia legate attorno al suo collo come se fosse il
mio personale salvegente in quel mare in tempesta che era appena
diventata la mia vita, le sue mani mi accarezzavano lentamente la
schiena e i capelli, con estenuante pazienza e cura, e dolcezza. In
quell'esatto istante, pensai che avevo desiderato che lui, proprio lui,
e non il principe azzurro delle favole, mi stringesse a sè
in quel modo, e mi tenesse ancorata al suo corpo, proteggendomi dal
mondo intero e persino da me stessa..lo avevo segretamente voluto un
giorno sì e l'altro pure, a sedici anni, e settantotto mesi
dopo, Ethan lo stava facendo davvero.
Mi abbracciava così forte, che per un attimo ebbi timore che
il mio corpo avrebbe riportato i segni della sua stretta, e non me ne
preoccupai, anche se probabilmente avrei dovuto, perchè il
suo abbraccio fu la sola cosa che mi impedì di accasciarmi
al suolo e non trovare più la forza di rialzarmi.
Piansi, piansi disperatamente, stretta stretta a lui, e Ethan
sopportò tutto, non pensò a nient'altro che a me,
e continuò a rassicurarmi ininterrottamente.
" Shhh" avvertivo il suo respiro sul collo, le sue labbra che mi
baciavano il viso, ovunque capitasse, e non mi stupii più di
tanto nel realizzare ancora una volta che Ethan sapesse essere il
ragazzo più tenero, affettuoso e protettivo al mondo, oltre
che un filtratore nato.
E io lo avevo sempre saputo, ma non avevo mai immaginato le sensazioni
che avrei potuto provare nell'essere abbracciata da lui come un
cucciolo bagnato e in pericolo. Ogni volta che le sue braccia si
chiudevano attorno al mio corpo, dentro di me avvenivano reazione
chimiche assurde, che nemmeno lo scienzato più bravo e folle
sarebbe mai riuscito a spiegare..era qualcosa che non riuscivo a
controllare, era come se noi due riuscissimo a produrre
elettrcità pura anche solo sfiorandoci involontariamente, e
sentivo che c'era un qualcosa che ci aveva sempre legato, e che
diventava più forte giorno dopo giorno.
Era come se avessimo aspettato di incontrarci per tanto di quel tempo,
e adesso nulla sarebbe più riuscito a dividerci.
Era destino che Ethan facesse in qualche modo parte della mia vita, e
forse, soltanto forse, quell'amore che anni prima avevo nutrito per
lui, era stato davvero più forte di quello delle altre fan,
e mi aveva inconsapevolemente preparato a quello che stavamo vivendo.
No, un attimo: io amavo Ricky con tutto il cuore, aspettavo addirittura
suo figlio, ma non potevo più negare tra me e Ethan
esistesse un legame speciale. Non centrava niente con l'amore e nemmeno
con l'amicizia, ma esisteva, e dal giorno in cui lo avevo incontrato
all'Old London, era diventato la mia linfa vitale.
Ci eravamo affezionati l'uno all'altra in così poco tempo,
che avevo sul serio cominciato a credere che qualcuno avesse deciso per
noi che sarebbe dovuta andare così e non diversamente,
oppure, nessuno dai Piani Alti si era preoccupato di noi, e stavamo
facendo tutto da soli, spontaneamente. Si, perchè nei nostri
gesti, nelle nostre parole, nei nostri sguardi e nelle nostre risate,
non c'era nulla di costruito, di premeditato, e se ci comportavamo come
ci comportavamo, la colpa o il merito, dipende dai punti di vista, era
da attruibire ai capricci del nostro cuore.
Se Ethan non fosse stato lì a cullarmi tra le braccia,
baciarmi sugli occhi, sulle guance e sulla fronte..io..io non riuscivo
nemmeno a immaginare cosa avrei fatto senza di lui.
Già ammettere di essere incinta in via ipotetica, mi
induceva a tremare di paura, e saperlo con certezza, mi rendeva
più fragile di un cristallo.
La probabile presenza di qualcuno dentro di me che non fossi soltanto
io, mi mandava in tilt da diversi giorni ogni volta che ci pensavo, ma
fino a quando non avevo trovato il coraggio di comprare quel maledettto
test, non avevo mai realizzato quanto quella possibiltà
potesse concretizzarsi in una certezza, e invece, un lunedì
mattina, da un momento all'altro, mi ero ritrovata a dover fare i conti
con la consapevolezza che il mio corpo si stesse preparando ad
accogliere una nuova creatura.
E piangevo, singhiozzavo bagnando di lacrime il maglione di Ethan,
perchè non volevo, non volevo assolutamente essere madre.
Non che non lo avessi annoverato tra i primi posti della lista della
mia realizzazione personale, ma secondo la mia tabella di marcia,
sarebbe dovuto accadere intorno ai trent'anni, e comunque mai prima dei
ventotto. Evidentemente c'era stato un intoppo non così
trascurabile, che mi era costato un anticipo di almeno sei anni, e che
avrei scontato per il resto della mia vita.
Ma come era potuto succedere? Perchè non eravamo stati
più attenti?!
Io..semplicemente non ero pronta, per niente, non mi sentivo in grado
di affrontare responsabiltà tanto grandi, non volevo un
cambiamento così brusco, e non volevo nemmeno incatenare
Ricky, costringerlo a crescere troppo in fretta e diventare
papà. Pensavo che avremmo avuto ancora tanto tempo per
prepararci a un momento come quello...
Avevo paura, avevo troppa paura. Temevo persino il suono strozzato che
avrebbe avuto il mio stesso respiro, quando Ethan avrebbe smesso di
tenermi stretta a sè.
Lui non centrava niente con i miei problemi, eppure, paradossalmente,
era l'unico al mondo al quale stavo permettendo di vedermi nuda, e non
parlo di un nudo fisico, estetico, ma di uno più profondo e
interiore che mi spogliava degli strati superficiali e lasciava
emergere i lividi delle botte che avevo preso, e che non erano mai
spariti dalla mia pelle, e che celevano i miei tormenti, le mie
insicurezze, e le mie più grandi paure.
Mi ero aggrappata a lui senza esitazioni, perchè in fondo lo
avevo sempre considerato la mia ancora di salvezza, nonostante mi
rendessi conto che dopo tutto quello che aveva passato e che lo aveva
ridotto a trascorrere le giornate in una biblioteca nel cuore di
Londra, Ethan godesse di un equilibrio più precario del mio.
Però, chissà per quale assurda ragione, nel
momento in cui avevo avuto realmente bisogno di lui,si era trasformato
nel supereroe che più volte mi aveva promesso di essere,
quando ascoltavo la sua voce intonare le canzoni degli 'Uk Hearts'.
Era riuscito a cacciare fuori tutta la grinta, il coraggio e la forza
che aveva nascosto talmente bene da credere di non avere nemmeno
più, e lo aveva fatto per me. Lo stava facendo soltanto per
me.
Sapevo bene che considerazione avesse di se stesso dopo la rottura
della band, ma sembrava aver improvvisamente dimenticato i suoi demoni
per combattere i miei, e io non pensavo che una persona potesse
arrivare a far tanto per un'altra. Mi sbagliavo clamorosamente.
All'inizio quella forte, quella intrpendente e lottatrice ero stata io,
e mi pareva che adesso ci fossimo scambiati i ruoli: io mi ero ridotta
a piangere sul latte già versato, e lui pareva aver trovato
la chiave del cassetto che nascondeva quella parte di sè che
aveva prepotentemente messo a tacere dopo aver visto il suo sogno
frantumarsi in mille frammenti di vetro taglienti.
Non volevo un figlio, o una figlia...ero troppo giovane, troppo
inesperta, e non sarei stata in grado di essere una brava madre, un
modello da seguire per quella creatura che stava crescendo dentro me;
ma d'altro canto, consideravo la vita un miracolo e un dono,e non sarei
mai stata l'artefice di uno spezzamento della catena natuale, non me lo
sarei mai perdonato..però avevo paura, tanta paura, e
persino doverlo dire a Ricky, mi induceva a rendermi sempre
più fragile e vulnerabile, e trovare conforto in quelle
braccia e in quel petto che mi avevano accolto, e in quelle labbra che
continuavano a rassicurarmi senza sosta, dicendomi quello che avevo
dannatamente bisogno di sentire.
Dopo non so quanto tempo, finalmente esaurii i singhiozzi, e senza
staccarmi da lui, beadomi di quel calore che avvertivo intorno a
me,perfettamente contrapposto al gelo che provavo dentro, cominciai
seriamente a pensare cosa avrei dovuto fare quando sarei uscita di
là. Fosse stato per me, mi sarei rifugiata tra le braccia di
Ethan Harrow per il resto dei miei giorni, perchè con lui mi
sentivo al sicuro, perchè lui sapeva già tutto, e
non mi giudicava, non mi rimproverava per essere stata così
incosciente, non mi urlava contro, e soprattutto, non mi permetteva di
sentirmi sola nemmeno per un istante.
Ma dovevo dirlo a Ricky, non sapevo come, con quale faccia e quale
coraggio, ma dovevo farlo, e insieme dovevamo prenderci le
responsabilità di ciò che avevamo fatto..era
quella la cosa giusta da fare, eppure avevo una fottuta paura di
ciò che sarebbe potuto succedere, a noi due e alle nostre
rispettive vite.
Come glielo avrei detto? E lui, lui come avrebbe reagito?..Non sapevo
cosa aspettarmi, ma ero ancora abbastanza sveglia per capire quello che
non sarebbe successo. Di certo non mi avrebbe preso il viso tra le mani
e baciato fino a farmi mancare il respiro, non mi avrebbe guardato con
gli occhi lucidi dall'emozione e profondamente innamorati, non mi
avrebbe stretto tra le braccia sollevandomi da terra e facendomi
volteggiare felice.
Sarebbe andata diversamente, questo lo sapevo, ma ciò che mi
preoccupava era non essere a conoscenza di quanto la sua reazione
potesse rivelarsi diversa o addirittura opposta rispetto a quella che
avevo sempre sognato il futuro padre dei miei figli avesse stampata in
viso, nel momento in cui gli avrei comunicato di essere incinta.
E poi come avrei fatto con gli esami? La tesi? La specialistica? E con
il mio lavoro? E i miei genitori? Loro che avevano pure storto il naso,
almeno inizialmente, quando gli avevo detto che Ricky e io saremmo
andati ad abitare insieme a Londra...era successo proprio quello che
loro avevano temuto, e non sapevo come rimediare. Non potevo rimediare,
in nessun modo, lo sapevo, eppure non riuscivo ad accettare la
realtà.
Avevo solo ventidue anni, convivevo insieme al mio ragazzo migliaia e
migliaia di chilometri lontano da casa mia, studiavo, lavoravo e
portavo avanti il bilocale..e un pancione e poi un marmocchio
tra i piedi, erano decisamente le ultime cose di cui avevo bisogno in
quel momento.Io..io mi sentivo in trappola, e la consapevolezza di
dover per forza coinvolgere anche Ricky e imprigionare anche lui nel
futuro che ci aspettava, mi rendeva nervosa, mi faceva sentire in
colpa, e mi intristiva, perchè pensavo di non essere capace
di amare, crescere ed educare una creatura che meritava tutto questo e
anche di più.
Non ero pronta per fare la mamma, e il fatto che stessi piangendo da
ore stretta tra le braccia di un ragazzo che non era lo stesso che in
una situazione normale mi avrebbe consoltato, coccolato, baciato e
sussurrato parole dolci all'orecchio, non faceva altro che confermare
la mia tesi.
Ma io avevo bisogno di Ethan, ne avevo sempre avuto, e starmene
lì, accoccolata contro il suo corpo, mi faceva bene,
dannatamente bene.
Lui che mi stringeva un po' più forte ogni volta che
avvertiva un mio singhiozzo, lui che se ne fregava del maglione bagnato
delle mie lacrime, lui che aveva sincronizzato il respiro con il mio, e
che mi cullava, calmandomi e parlandomi a bassa voce.
Temevo sul serio di sgretolarmi in mille pezzi, se le sue braccia
avessero smesso di avvolegere il mio corpo..e volevo rimandare il
momento in cui avrei affrontato Ricky il più possibile.
Avevo paura, molta di più di quanto ne avessi provata in
tutta la mia vita, perchè non riuscivo a immaginare il suo
sguardo, i lineamenti del suo viso, le sue parole...
Ma i minuti passavano, le ore scorrevano, e sapevo benissimo che sarei
dovuta rientrare a casa prima delle tre del pomeriggio. Se solo avessi
potuto avrei portato Ethan con me e lo avrei costretto a tenermi la
mano persino mentre dicevo al mio fidanzato di aspettare suo figlio, ma
mi rendevo conto di quanto quella situazione potesse essere assurda,
quindi scacciai subito quel pensiero dalla mente.
Ethan..dopo tutto quello che aveva fatto per me, dopo tutto il tempo
trascorso insieme, era diventato il corrispondente della luce sul
comodino che tenevo accesa di notte quando da piccola avevo paura del
buio, era la calda e confortente coperta nella quale mi rifiugiavo per
non avvertire il freddo, era il cuscino nel quale avevo soffocato le
paure e le lacrime, e che mi ero abbracciata stretta più
volta illudendomi che fosse una persona in carne e ossa; era
l'arcobaleno dopo la pioggia battente, il tepore di un camino acceso,
la mia stella nell'intera galassia, e il mio angelo custode.
Si, esattamente: da essere il cantante della mia band preferita, per il
quale mi ero presa una cotta stratosferica, il mio idolo e il mio
sogno, Ethan Harrow era diventatato il mio angelo privo di ali. Non ero
in grado nemmeno io di definire ciò che provavo per lui...ma
era qualcosa di bello, talmente bello, e coinvolgente, e intenso, da
risultare quasi fastidioso, perchè in qualche modo, avevo
capito di dipendere da lui.
Ma era Ricky che mi stava aspettando a casa, ed era Ricky il ragazzo
con il quale avevo scelto di costruirmi un futuro. Era già
troppo tardi per i ripensamenti..e poi, io non avevo la minima
intenzione di ripensarci.
Buonsalveeeeeeeeeee !!!!
Eccomi a voi con il nuovo capitolo, che spero abbiate
apprezzato :DD
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro: Emma naturalmente non sa
dove andare a sbattere la testa per la situazione che si è
creata, è spaventata a morte dal fatto di essere incinta, e
trova conforto tra le braccia del suo Ethan. Ovviamente nel prossimo
capitolo vedremo cosa ne penserà Ricky di tutta la faccenda
;)
Ringrazio con tutto il cuore chi ha recensito la storia fino ad oggi e
chi lo farà in futuro. L'avrò ripetuto milioni di
volte ormai, ma ribadisco che amo interagire con voi e mi farebbe
davvero piacere sapere cosa ne pensate...mi accontento di poco,
davvero, mi bastano pure dieci parole. Fatemi solo sapere che vi siete
;)) Lo apprezzerei veramente tanto <3
Da me ha iniziato a nevicare, e sono strafelice..speriamo che continui
per tutta la notte!! Perchè domani ho due ore di filosofia,
e proprio non mi va di sorbirmele D: Da voi nevica??
*--------*
Grazie ancora, un bacione, e a prestoooooooo
<3<3<3<3
|
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Capitolo 12 *** Capitolo dodici ***
EMMA
Al
suo rientro, Ricky mi trovò con uno straccio in mano,
intenta a lucidare i mobili privandoli di ogni granello di polvere, con
una cura quasi maniacale che non mi era mai appertenuta prima di allora.
Certo,
mi occupavo della casa, ma di non ero una di quelle che nel tempo
libero si metteva a spolverare, tirando attirittura avanti gli armadi!
Lo facevo quando era necessario...
"
Ciao tesoro" mi accorsi che era arrivato, soltanto quando avvertii la
pressione delle sue labbra sulla mia guancia.
Mi
voltai di scatto, cercando di apparire disinvolta, e mi costrinsi a
sorridere. Ok, l'unico motivo per il quale avevo deciso di rimettere a
nuovo l'appartamento andava attribuito al fatto che volessi
categoricamente impedirmi di pensare e rimuginare ancora sul modo in
cui glielo avrei detto. Occuparmi delle pulizie mi aveva aiutato a
distrarmi, ma ora che lui era lì di fronte a me, mi sentivo
di nuovo tesa come una corda di violino.
"
Ti senti meglio?" mi domandò lui premuroso, e io gli risposi
di si.
" Si nota" mi sorrise, e io gli spiegai che la tachipirina aveva fatto
effetto.
Bugia. Era stato l'abbraccio di Ethan il vero antidoto per il dolore,
ma ovviamente non glielo avrei mai detto.
"
Come mai stai mettendo a nuovo la casa? Non avevo mai sentito
parlare di un effetto collaterale del genere..." esclamò con
tono divertito
"
Non preoccuparti, dottore..nessun effetto collaterale" lo rassicurai
"
E' che..." non sapevo cosa dire "mi ha chiamato mia madre, e diciamo
che mi ha velatamente rimproverato quando le ho detto che dopo quasi
due mesi di permanenza a Londra, non ho ancora avuto modo di fare quel
genere di pulizie che lei fa più o meno una volta al mese"
improvvisai
"
Amore ma potevi anche aspettare domani...stamattina avevi un colorito
più pallido di un lenzuolo" mi prese il viso tra le mani e
mi baciò delicatamente sulle labbra
"
Adesso sto meglio" sorrisi, quando le nostre bocche si separarono
"
Tu? Tutto apposto in ospedale?" domandai, tanto per cambiare argomento
e guadagnare tempo.
Di
solito ascoltavo con interesse tutto quello che succedeva, ma quel
giorno avevo la testa altrove, e non è difficile immaginarne
il motivo.
Ricky
prese posto sul divano e mi trascinò con sè,
impedendomi di continuare a spolverare gli armadi "non è mai
tutto a posto in un ospedale" disse con tono serio "ma mi piace l'idea
di potermi rendere utile alle persone" confermò, e io gli
sorrisi spontaneamente "lo so" sussurrai in risposta.
Ecco,
in momenti come quelli, mi pareva che nulla fosse cambiato rispetto a
due anni prima quando ci eravamo messi insieme, ma per quanto mi
ostinassi nel negarlo persino a me stessa, da quando mi ero imbattuta
in Ethan Harrow, da quando avevo inziato a passare tutti i giorni dalla
biblioteca scatenando delle deboli discussioni tra me il mio fidanzato,
qualche anello della catena si era allentato, non rotto, allentato, e
rischiava di spezzarsi definitivamente se non fossi stata attenta.
Ricky
era perfettamente a conoscenza del fatto che avessi incontrato un
vecchio amico a Londra, ma proprio non riusciva a fare a meno di
sbuffare o mettere il broncio quando mi capitava di ricevere un
messaggio da questo mio fantomatico amico; e per questo motivo, pure
dopo esserci riappacificati in seguito al suo compleanno, quando Ethan
si metteva tra noi, anche solo con un banalissimo messaggio, l'aria tra
me e il mio fidanzato si faceva sempre un po' tesa. Forse dipendeva dal
fatto che non avevo mai espresso il desiderio di farli incontrare per
tranquillizarlo, ma non potevo farlo, dovevo mantenere il segreto di
Ethan, e poi, passati quei cinque minuti nei quali il mio ragazzo mi
rispondeva a monosillabi o con cenni del capo, tutto tornava alla
normalità.
Non
me la prendevo neanche più di tanto, perchè
sapevo bene che gli sarebbe passata in fretta; piuttosto, lo prendevo
in giro per la sua gelosia, lo riempivo di coccole, e riuscivo sempre a
convincerlo di avere nel cuore nient'altri che lui. E tutto sommato,
tra alti e bassi, come tutte le coppie di questo mondo, le cose di tra
di noi funzionavano e continuavamo a star bene insieme. Nonostante la
presenza di qualche battibecco, eravamo quelli di prima, quindi tutto
sommato un compromesso l'avevamo raggiunto. O
almeno così mi piaceva credere.
Ma
quel giorno, a preoccuparmi era il segreto che mi portavo dentro,
letteralmente, lo stesso che avrebbe potuto produrre
più danni di una bomba a orologeria.
Anche
quel pomeriggio Ricky iniziò a raccontarmi della sua
giornata, ma per la prima volta dopo tanto tempo, sentii tutto senza
ascoltare nemmeno una parola. Forse potevo sembrare egoista, ma non mi
importava assolutamente nulla dell'operazione al femore, o forse al
fegato, non mi ero nemmeno presa la briga di capire, alla quale Ricky
aveva assistito. Come al solito lui raccontava senza concedersi il
lusso di riprendere fiato, quando parlava del suo lavoro era
così ..partiva a routa libera, e se io non lo bloccavo di
tanto in tanto, avrebbe potuto parlarne fino a notte fonda. Si vedeva
che voleva davvero diventare un medico, glielo si leggeva negli occhi,
e io amavo il fatto che lui avesse una passione tanto forte per
ciò che faceva. Per lui era una specie di missione, e questo
non poteva che fargli onore.
Ma
quel pomeriggio, non c'era assolutamente nulla che riuscisse a
disotgliermi dal pensiero di essere incinta, e fu così, che
di punto in bianco, posai una mano sul suo braccio, e interrompendo il
suo racconto, probabilmente sul più bello (non potevo
saperlo non avendo prestato attenzione alle sue parole), gli dissi che
dovevamo parlare.
Lui
si irrigidì di colpo, e mi sottoposi a uno sforzo immane per
trovare il coraggio di dirglielo con le parole giuste, senza farla
sembrare una cannonata sparata dritta dritta contro di lui.
"
Stamattina.." comiciai, incerta e spaventata più del ragazzo
che mi stava accanto "..non era influenza" sussurrai, e Ricky a quel
punto mi restituì uno sguardo confuso, che mi fece capire
che non sarebbe stato affatto facile dirgli la verità.
"
Sei stata da un medico?" domandò subito, di colpo preoccupato
"
No..però sono andata in farmacia" azzardai
"Che ti succede? E'qualcosa di grave?" okay, lo stavo spaventando
decisamente di più del dovuto,
quindi gli carezzai il viso con il palmo della mano, negando con quanta
più enfasi possibile.
"Sono sana come un pesce" lo rassicurai con un sorriso
"
E allora che cos'è?" domandò lui, i muscoli tesi
e gli occhi fissi nei miei.
A quel punto mi arresi: sarebbe stato inutile e
controproducedente tenerlo ancora sulle spine, perciò decisi
di dirglielo senza tanti giri di parole; mi concessi il tempo di
prendere un respiro profondo, e chiusi gli occhi istintivamente, come
se non averlo di fronte potesse cambiare in qualche modo la
situazione...
"
Sono incinta" annunciai, la voce tremante, le gambe molli, gli occhi
lucidi.
Nulla.
Non un grido, un sospiro, un'imprecazione..qualsiasi cosa sarebbe stata
più confortante dell'assenza di una reazione da parte sua.
Mi
feci coraggio, e aprii gli occhi, specchiandomi nei suoi. Rividi in lui
l'incredulità, lo sgomento, e la disperazione che si erano
abbattuti su di me quando Ethan, mi aveva a sua volta convinto ad
aprire gli occhi e focalizzare le due lineette sul test di gravidanza.
Lo capivo, capivo perfettamente come si sentisse, ma speravo con tutta
me stessa che riuscisse a dirmi qualcosa.
Volevo
abbracciarlo, nell'illusione di rassicurare entrambi, ma quello sguardo
vacuo e la mascella contratta, mi bloccarono, mi inchiodarono a quel
divano.
"
Lo so che non te lo aspettavi, e nemmeno io..e lo so che non era nei
nostri progetti al momento, ma...non possiamo rimediare in nessun
modo..aspetto un bambino, aspettiamo un bambino" feci fatica a
trattenere le lacrime
Nessuno
di noi due era pronto a un impegno del genere..come mai avrebbero
potuto esserlo una ragazza di ventidue anni, trasferitasi da poco in
un'altra nazione con l'intento di studiare e lavorare, e fare
esperienza del mondo, e un ragazzo di venticinque anni, aspirante
medico e ancora determinato a godersi a pieno la propria
età?! Non eravamo pronti, non potevamo essere pronti a
diventare genitori.
"
Ti prego...Ricky, dì qualcosa" lo implorai "sto impazzendo"
sussurrai, il tono di voce più basso di un'ottava
Lui
mi guardò, e di nuovo realizzai quanto doveva essere
difficile anche da parte sua sostenere una situazione del genere...due
cuccioli bagnati dalla pioggia battente e appena scampati da un
pericolo, sarebbero apparsi meno spaventati di noi due.
"
Io...wow" sussurrò, riuscendo finalmente a reagire in
qualche modo
"
Emma, ma tu sei sicura?" domandò prendendomi le mani tra le
sue, e nonostante tutto, io riuscii a tirare un sospiro di sollievo.
Non se ne era andato, era ancora lì con me, e mi teneva le
mani.
"
Erano un po' di giorni che mi sentivo..strana, ho iniziato ad avere
sospetti quando ho notato anche un certo ritardo nel ciclo, e poi mi
sentivo affaticata senza aver fatto niente, ero sempre più
stanca del solito, e mi venivano voglie improvvise, e avevo la nausea-"
"
Perchè non me lo hai mai detto?" non era un'accusa,
semplicemente una curiosità
"
Perchè non volevo crederci nemmeno io, perchè
volevo far finta di niente, e dirlo a te avrebbe reso tutto
più..reale" spiegai, pur sapendo che non fosse del tutto
vero, dato che lo avevo confidato a Ethan..ma quella era un'altra
storia. Lui non centrava, era soltanto il mio amico, il mio angelo
custode, come lo avevo ribattezzato quel giorno stesso.
"
Hai..hai fatto un test?" annuii con la testa, prima di spiegarmi meglio
"è risultato positivo, e mi sono sentita crollare il mondo
addosso..ho avuto più o meno la tua stessa reazione, se non
peggiore, e anche adesso, sono terrorizzata dall'idea di una creatura
che si sta lentamente formando dentro di me"
"
Sono attendibili al 100% quei cosi?" percepivo nella sua voce l'ombra
di un ultima speranza "dovresti saperlo meglio di me.." mi sforzai di
sorridergli
"
Ma comunque andrò dal ginecologo appena possibile" esitai un
istante "mi accompagnerai?" gli domandai con voce tremante
"
Si..certo" sussurrò, prima di avvicinarmi a sè e
stamparmi un bacio sulla fronte, permettendo al mio cuore di tornare a
battere più o meno normalmente. Lo strinsi forte,
più o meno come Ethan aveva fatto con me, ben consapevole
del fatto che sarebbe potuta andare molto molto peggio.
"
Ti dispiace se esco per prendere una boccata d'aria? Credo..credo di
averne proprio bisogno" esclamò, alzandosi bruscamente e
afferrando il giubotto dall'attaccapanni
"
Che vuoi per cena?" domandai io a quel punto, in piedi sulla soglia
"non ha importanza...quello che vuoi tu" disse, prima di baciarmi
velocemente sulle labbra e sparire dalla mia vista.
A
quel punto mi lasciai cadere pesantemente sul divano e tirai un sospiro
di sollievo, rendendomi conto del casino che avevo combinato con la
scusa di dovermi calmare, togliendo la polvere e spostando gli armadi
da sola, senza nemmeno pensare che probabilmente non fossi nelle
condizioni più adatte per poterlo fare. Infatti il mio
fisico cominciava a risentire dello sforzo compiuto, ma io non ci avevo
badato, mi interessava soltanto non pensare al mio nuovo stato
interessante.
Dio,
mi spaventava soltanto dirlo..come avrei fatto a guardarmi allo
specchio di lì a qualche settimana? A qualche mese?
Però,
per quanto fosse possibile, mi sentivo sollevata del fatto che Ricky
non mi avesse abbandonata..che avesse sentito il bisogno di uscire, lo
capivo benissimo, e non lo biasimavo affatto.
Afferrai
il cellulare, rendendomi conto di colpo che per rilassarmi, mi sarebbe
bastato pure un giochino scaricato da internet, di quelli che ti
tengono incollata allo schermo..invece di spostare mobili! In ogni
caso era troppo tardi, il danno lo avevo già fatto.
Non
appena feci pressione con il dito per sbloccare il display dello
smartphone, notai un nuovo messaggio, e senza nemmeno leggerlo, seppi
che si trattava di Ethan. Risposi subito. '
' Glielo ho detto' digitai velocemente
'
E lui?' Ethan mi rispose l'istante successivo
'
Naturalmente è sconvolto' 'E lì con te ora?' un
altro messaggio
'
No..mi ha detto di aver bisogno di una boccata d'aria, quindi
è uscito'
'
E tu come stai?' si preoccupò 'Spaventata a morte,
terrorizzata, ma sollevata del fatto che lui non abbia reagito nel
peggiore dei modi'
'
Si sistemerà tutto,Em. Andrà tutto bene' sorrisi
amaramente
'
Vorrei tanto poterti credere'
'
E allora fallo!' ' Non ci riesco...' era la verità
'
Devi credermi' insistè, e io me lo immaginai mentre mi
prendeva per le spalle e mi costringeva a guardarlo negli occhi, per
convinvermi che stesse dicendo la verità.
Forse in quelle condizioni sarei arrivata a credergli sul serio.
' Perchè devo crederti?' il nostro era un botta e risposta
che nonostante tutto mi stava facendo bene, tanto bene..come sempre
quando si trattava di lui
'
Perchè ho i superpoteri!' improvvisò, e io
sorrisi intenerita, consapevole che stesse facendo di tutto per
risollevarmi il morale, persino sparare stronzate di quelle dimensioni
'
Che fai?' domandai, cercando di cambiare argomento
'
Stavo pensando a te' scrisse anche quello di getto 'a un modo per farti
tornare quel bellissimo sorriso che ti ritrovi' continuò,
e io avvampai. Fortuna che non mi poteva vedere...perchè era
così maledettamente dolce? Come riusciva a capire quando era
il momento di scherzare e prendermi in giro, e quando invece avevo solo
bisogno di essere rassicurata?
'
Ci sei appena riuscito' digitai a mia volta, sorridendo sul serio
'
Allora ci credi adesso che i superpoteri?' 'Forse' lo accontentai.
Speravo che riuscisse a usarli pure per se stesso, perchè
non mi piaceva la bassa considerazione che avesse della propria vita,
anche se mi pareva che avesse smesso di biasimarsi per sostenere me, e
il solo pensarlo mi strappò un altro sorriso.
'
E tu che fai?' digitò lui a quel punto
'Sono spaparanzata sul divano, ma dovrei iniziare a preparare qualcosa
per cena'
'Io propongo jacket potatoes'.. Anche lui? Davvero le amava anche lui?
'
Sono anche le mie preferite...ma a Ricky non piacciono' scrissi 'piano
b?' mandai un altro messaggio
'
Vieni qui da me e cuciniamoci le nostre jacket potatoes'
'
Smettila di parlarne o finirai per farmene venire voglia sul serio..e
le mie voglie in questo periodo possono essere pericolose'
'
Vedo che hai già imparato ad utilizzarle a tuo vantaggio' mi
provocò, e io mi ritrovai a sorridere ancora
'
Ethan.." digitai, e lui rispose ancora una volta immediatamente 'si?'
' Grazie, di tutto' scrissi semplicemente..avrei voluto abbracciarlo,
gli volevo un bene dell'anima, e per quanto potesse apparire
incredibile e assurdo il rapporto che avevamo instaurato, io ne ero
felice, e gli volevo troppo troppo bene!
'
Quando vuoi, baby' ecco, era tornato il solito sfacciato
filtratore che in fin dei conti adoravo
Però
leggere quella parola, 'baby', la stessa che avevo ascoltanto migliaia
di volte pronunciare dalla sua voce roca durante le canzoni che un
tempo erano state la mia personalissima droga, mi fece un certo
effetto. Cioè, mi riportò per qualche istante a
diversi anni prima, e non riuscii a impedirmi di sospirare di piacere
nel realizzare che quella volta, baby, lo aveva detto soltanto a me,
per davvero.
Comunque
tutto durò fin quando non mi arrivò un altro
messaggio, che cavolo, mi fece sciogliere ancora di più...
'
Scherzi a parte, ricordati sempre che le mie braccia non si
stancheranno mai di stringerti, anche se dovesse essere senza motivo'
No..non
si rendeva conto della portata di quello che mi aveva appena scritto, e
ancora una volta, fu il responsabile dell'aumento indisciplianto dei
battiti del mio cuore. No, maledizione! Non dovevo reagire
così!
'
Non so cosa avrei fatto senza di te oggi..sei stato il mio angelo'
ammisi
'
Andrà tutto bene, Em' ripetè, utilizzando per la
seconda volta quel diminuitivo, che pronunciato dalle sue labbra,
immaginai dovesse essere il suono più dolce al mondo.
Già,
andrà tutto bene, dissi tra me e me, crogiolandomi ancora
nel sentirlo così vicino.
Non
avevamo mai avuto una conversazione whatsapp così lunga
prima di allora, di solito i messaggi che avevamo preso l'abitudine di
inviarci erano sporadici, ma dovevo ammettere che Ethan Harrow, a
prescindere dal ruolo che rivestisse nella mia vita, sapeva ancora come
farmi sorridere, come farmi dimenticare i problemi e affievolire i
dolori, come riemarginare le ferite curandomi con la sua dolcezza, come
aveva sempre fatto, anche se mai in modo tanto intimo e diretto.
Capite?
Non potevo rifiutarmi di sorridere, se lui mi stava accanto e mi voleva
così bene...saperlo così vicino rendeva persino
più sopportabile la paura che mi stava logorando dentro.
Con
una nuova energia, mi diressi verso i fornelli e cominciai ad
armeggiare con stoviglie e alimenti, in attesa del rientro di Ricky.
BUONSALVEEEEE
:))
Stavolta
sarò davvero brevissima, devo scappare D:
Grazie
di cuore a chi ha recensito la storia e chi avrà intenzione
di farlo. Davvero, le vostre parole e i vostri commenti mi spronano in
modo incredibile, perciò GRAZIE. E continuate sempre
così <3<3
Un
grazie speciale anche a tutti coloro che hanno letto la storia o
l'hanno inserita in una qualsiasi lista...mi sono accorta anche di voi,
non preoccupatevi ;)
Allora
allora allora...che succederà adesso?
Vi
aspettavate una reazione del genere da parte di Ricky? Certo, non
è al settimo cielo, ma..scoprirete tutto
più avanti!
E
che mi dite di Emma e Ethan? Lui è svergognatamente dolce
con lei, e Emma proprio non riesce a restare indifferente...
Aspetto
che mi scriviate tutto quello che pensate nei commenti :DDDDD
Un
bacione, e alla prossima settimanaaaaaaaaa
<3<3<<3<3<3<3
|
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Capitolo 13 *** Capitolo tredici ***
EMMA
Ecco..io,
io lo sapevo che sarebbe successo. Me lo sentivo, in qualche modo
intuivo che sarebbe andata a finire così.
Ricky
se ne era andato di casa, e a distanza di quattro giorni, non riuscivo
a fare qualcosa di diverso dal piangermi addosso.
All'inizio
avevo creduto che ce l'avremmo fatta, insieme, che ne saremmo usciti
più forti di prima da questa storia, e magari anche come una
dolcissima famiglia..per quella sera e quella notte ci avevo creduto
davvero, lui me lo aveva fatto credere, standomi accanto e coccolandomi
in tutti i modi del mondo, come non faceva da un po' di tempo.
Mi
aveva baciato, accarezzato e sussurrato che non mi avrebbe lasciata
sola, e me lo aveva detto con gli occhi lucidi, e poi mi aveva
abbracciato forte, e io mi ero sentita di nuovo al sicuro.
Non
riuscivo nemmeno a immaginare che mi avesse preso in giro, ero sicura
che in quel momento fosse stato sincero, lo conoscevo bene ormai e mi
fidavo di lui..era stato soltanto troppo, troppo impulsivo.
Nel
vedermi così abbattuta e disorientata, aveva voluto soltanto
consolarmi con la sua dolcezza, senza pensare che prima di farmi
promesse così importanti, avrebbe fatto bene a discuterne
con se stesso.
La
mattina dopo, appena sveglia, lo avevo trovato in cucina, con i nervi a
fior di pelle. Un'altra persona rispetto alla sera precedente..aveva
bruciato la colazione due volte, si era tagliato un dito mentre
affettava il pane, per poco non si era raschiato il viso con la lametta
della barba, ed era corso in ospedale, rischiando di andarci in
pantofole per quanta fretta dimostrava di avere.
Era
uscito di casa venti minuti prima del solito, lasciandomi
lì, con il timore che avesse cambiato idea.
Quella
mattina ci eravamo a malapena scambiati il buongiorno, e quando ero
andata in bagno per prepararmi, avevo notato sul davanzale di marmo
accanto alla finestra, la presenza della scatola delle aspirine che di
solito prendeva quando il mal di testa gli impediva di portare a
termine il lavoro della giornata, o di dormire. Intuii subito che le
aveva prese per la seconda delle opzioni.
Tuttavia,
mi preparai per recarmi a scuola come al solito, passai da Ethan
all'ora di pranzo e mi ricordai di portargli le jacket potatoes, le
spazzolammo insieme, e riuscii a rilassarmi insieme a lui e alla sua
prozia che quel giorno aveva deciso di farci compagnia. Arrivai a casa
quasi di buonumore, soltanto per merito di quei due, e decisi che non
appena Ricky sarebbe tornato avremmo deciso insieme un giorno per
andare a fare una visiata dal ginecologo..stavo iniziando a prendere in
mano la situazione, o perlomeno a cercare di accettarla, ma tornai al
punto di partenza, se non cento passi più indietro, non
appena notai l'espressione contratta e l'evidente disagio nelle parole
e nei movimenti del mio fidanzato.
Così,
nel giro di un solo istante, il mio umore passò da
'discretamente normale e accettabile' a 'prossimo al centro della
terra'. Era bastato un battito di ciglia, e mi ero sentita di nuovo
sprofondare giù.
Nonostante
ciò, mi comportai con Ricky come se non ci fosse nulla che
mi stesse facendo pensare di essere sul punto di essere piantata in
asso, io e la pancia che fotunatamente ancora non si notava.
Riuscimmo
a far finta di niente per un po', tutti e due, ma le espressioni sui
nostri volti erano lo specchio dei nostri stati d'animo, e a un certo
punto, non fummo più capaci di dissimulare.
"
C'è qualcosa che mi devi dire?" fui io la prima a intavolare
il discorso..non resistevo più, capivo che ci fosse qualcosa
di insospeso tra di noi
"
E così evidente?" domandò lui, combattuto sul da
farsi
"
Stamattina hai bruciato la colazione due volte, ti sei tagliato un
dito, hai rischiato di tagliarti pure la faccia, sei uscito di casa
prima del solito, e per poco non uscivi con le pantofole" gli ricordai,
però il mio tono era dolce, e la mia mano immersa nei suoi
capelli, quasi a volerlo prendere in giro scherzosamente
"
Io ti amo" mi sorprese, attirandomi a sè e premendo le
labbra contro le mie come se quella potesse essere l'ultima volta
Mi
baciò quasi con violenza,a lungo, fino a quando tutti e due
fummo a corto di fiato. "Ti amo anche io" sussurrai sulle sue labbra.
"
I battibecchi che abbiamo avuto negli ultimi tempi, ti giuro che per me
sono insignificanti..sono soltanto terribilmente geloso del fatto che
trascorri del tempo con un ragazzo che non sono io. Ma lo hai visto
anche tu che dura cinque minuti, poi mi passa, e torniamo quelli
di sempre. Ci tengo tanto a te.." gli occhi lucidi non erano
di certo un buon segno
"
Ma?" ero ancora imprigionata nel suo abbraccio, ma volevo che mi
dicesse subito quello che aveva da dirmi
"
Deve per forza esserci un ma?" mi strinse di più,
in modo quasi disperato
"
Ricky..ti prego..dimmelo e basta" sussurrai, trattenendo a stento le
lacrime..sapevo già tutto, lo leggevo nei suoi occhi
"
Non ho smesso di pensarci nemmeno un istante da quando me lo hai detto,
mi sono arrovellato il cervello convincendomi di potercela fare e
facendolo credere anche a te, ma non è bastato...io, a
venticinque anni non sono pronto per diventare papà,
è una cosa troppo grande per me, non me la sento, non ce la
faccio. Mi dispiace, ma il solo pensare a un evitabile
cambiamento radicale della mia vita, mi fa sentire in
trappola...non..non respiro immaginando quello che ne sarà
di noi da qui a qualche mese"
Forse
una coltellata nel petto, mi avrebbe fatto meno male di quelle
parole...nemmeno io volevo un bambino, ma addirittura definirlo come il
cataclisma delle nostre vite, no, non mi sembrava in giusto,
perchè in fondo non ci si era mica infilato da solo nel mio
utero. Era stata colpa nostra, e nel bene o nel male, avremmmo dovuto
accettarne le conseguenze.
Lui però non sembrava più dello stesso avviso.
Feci per allontanarmi, incazzata con me stessa e con il mio fidanzato,
ma Ricky me lo impedì e mi trattenne, schiacciata contro di
se.
"
Non ti sto lasciando, non ti sto abbandonando, non voglio perderti... e
se quello che ti ho detto poco fa te lo ha fatto pensare, ti chiedo
scusa."
"
E' una stata una cannonata in piena regola!" fece scontrare le nostre
fronti e mi prese le mani con gli occhi velati di lacrime
"
Ti sto chiedendo soltanto di lasciarmi il tempo per pensarci, per
abituarmi all'idea, per riuscire ad accettare ciò che non
riesco a fare ora" spiegò
"
Ti prego. Lasciami metabolizzare il tutto, ne ho fottutamente bisogno"
sussurrò, e io non riuscii a urlargli contro
"
Te ne andrai di casa per un po'?" domandai con voce spezzata, lo
sguardo basso, incapace di reggere il suo
"
Starò da un mio collega..sono qualche giorno, e se mi
cercherai..ci sarò"
"
Promettimelo" sussurrai, in preda alla paura di non vederlo mai
più "ti amo" ripetè invece, baciandomi
la fronte.
Fino a quando Ricky non uscì di casa, riuscii a fare la
forte, a resistere, ma non appena mi resi conto che se ne era andato
davvero guardandolo dalla finestra, scoppiai, colpita dall'amara
consapevolezza che pur trovandoci, come si suol dire, tutti e due nella
stessa barca, lui poteva scappare da me, da noi...ma io? Io non potevo
farlo, nemmeno se avessi scelto di abortire.
Forse,
con una decisione del genere, avrei riavuto indietro il mio fidanzato e
la vita che avevo condotto fino a due giorni prima, ma avrei vissuto
per sempre sentendomi colpevole..e a quel punto ero io a
rifiutarmi di condannarmi a un'esistenza macchiata di un simile peccato.
Non
che fossi particolarmente religiosa o praticante, però no,
non avrei spezzato una vita sul nascere..per me equivaleva a
un'omicidio, nonostante quella stessa vita non potesse ancora essere
definita tale.
Ricky
se ne era andato. La realtà mi colpì una doccia
gelata..mi aveva chiesto del tempo per riflettere, e senza dire nemmeno
una parola, senza nemmeno provare ad oppormi, glielo avevo concesso. Lo
capivo, capivo benissimo come dovesse sentirsi, un po' come mi sentivo
anche io, e se avessi potuto, anche io sarei scappata a gambe levate da
me stessa..ma naturalmente non potevo.
Strano:
avevo sempre pensato che quando due fidanzati si prendono una
cosiddetta pausa di riflessione, non si salutano dicendosi di amarsi, e
invece era esattamente ciò che era accaduto a noi.
Stavamo
insieme da più di due anni, facevamo ormai parte l'uno della
vita dell'altra, ed era assolutamente normale che a volte discutessimo,
anche per cazzate..ciò che contava era che riuscivamo
comunque a fare pace in fretta, e stare bene insieme. E mi rendevo
conto del fatto che a lui non andasse esattamente a genio il rapporto
che avevo instaurato con Ethan, ma mai come quando se ne era andato di
casa per non tornare qualche ora dopo, mi accorsi che quello con Harrow
e quello con Ricky, erano due legami completamente diversi. Entrambi
belli, forti, ma diversi.
Era
in Ricky che avevo riposto tutte le speranze del mio futuro, nonostante
in passato, avessi fatto lo stesso con Ethan..ma ero una ragazzina
innamorata pazza del cantante della sua band preferita, e si, lo
sognavo tutte le notti, e desideravo averlo accanto più di
qualsiasi altro al mondo, ma era stato proprio Ricky ad aiutarmi a
togliermelo dalla testa, anche se inconsapevolemente, anche se forse
non definitivamente.
Nei
vecchi tempi avevo pianto con Ethan e per Ethan tante di quelle volte
che ne avevo perso da tempo il conto, che si trattasse di lacrime di
gioia o disperazione, avevo fatto in modo di sincronizzare i miei
sorrisi con i suoi e avevo guardato il cielo, domandandomi dove fosse e
perchè diavolo non si decidesse a venirmi a prendere e
portarmi con se per sempre, lo avevo fatto tante di quelle volte...
Però,
a distanza di sei anni, piangevo di nuovo, e non per lui. Ed ero quasi
sul punto di chiedere alle stelle di non farmi perdere Ricky, e non
solo perchè era il padre del bambino che portavo in grembo.
Così,
quattro giorni dopo l'uscita di scena, mi auguravo con tutto il cuore
temporanea, del mio ragazzo, ancora arrancavo per reggermi in piedi,
pur sapendo che la vita andasse avanti, anche se vivevo ormai da sola
nel mio appartamento al terzo piano, ero incinta, e non sentivo il
padre del bambino da quattro giorni. Nemmeno un sms. Un messaggio
whatsapp..nulla.
Se
non avessi avuto Ethan, sarei stata sola per davvero. Non avevo nessuno
a Londra, e men che mai mi sognavo di tornare a casa con una bomba del
genere, e poi, non potevo permettermi di abbandonare il mio ruolo di
'Language Assistant', che sicuramente mi avrebbe aiutato a realizzare
il sogno di stabilirmi nella capitale britannica...perchè
Londra ai miei occhi restava comunque il posto più bello al
mondo, nonostante mi rendessi conto che se mi trovavo in un casino del
genere, era anche perchè avevo vissuto lì per
qualche mese insieme a Ricky, e non a casa mia, in Italia, con mamma e
papà.
Certo,
sarebbe potuto succedere lo stesso anche se non ci fossimo trasferiti a
Londra, ma convivendo con il mio fidanzato, avevo involontariamente
alzato le probabilità di infilarmi in questo genere di
casino.Inevitabilmente. E me ne rendevo conto soltanto adesso, a danno
già concluso.
Comunque,
Ethan era l'unico in grado di restituirmi il sorriso con le sue
provocazioni e la sua dolcezza, e le sue braccia avvolte attorno al mio
corpo, erano le sole capaci di proteggermi dal resto del mondo. Da
quando Ricky se ne era andato, e glielo avevo detto, ogni scusa gli
sembrava buona per coccolarmi e stringermi a sè, e io
affondavo la testa nel suo petto godendomi quelle emozioni che avevo
agognato per anni, e concedendomi il lusso di non pensare, non capire,
non analizzare, non interpretare, non riflettere..semplicemente vivere,
nutrirmi di quegli abbracci come se io fossi un'ape affamata e loro
candido miele.
ETHAN
La
sua espressione sbigottita, mi fece venir voglia di ridere.
"
Ma che hai combinato?" si precipitò verso di me, incredula e
preoccupata di trovarmi in quelle condizioni
"
Sei caduto?" domandò, sedendosi di fronte a me, per la prima
volta dopo quattro giorni totalmente incurante dei suoi problemi, come
io ultimamente lo ero stato dei miei
"
No guarda..mi venuta un'improvvisa voglia di abbbracciare il
pavimento!" la buttai sul ridere
"
Questa è stata pessima, Harrow" mi riprese subito lei, e io
sorrisi perchè sapevo che lo avrebbe detto. E sorrise anche
lei.
"
Ho avuto in incidente ieri sera..stavo tornando a casa pensando ai
cavoli miei, e ho attraversato con il rosso. Una macchina mi ha preso
in pieno"
In
realtà, i cavoli erano suoi, ma reputai che non fosse il
caso di farglielo sapere. Stavo pensando a lei, e quell'imbecille del
suo fidanzato che l'aveva lasciata in sospeso, in bilico, e non si era
nemmeno degnato di telefonarle per chiuederle come stava.
"
Sei un disastro!" sorrise, sul suo viso la stessa espressione che
sarebbe comparsa se mi avesse detto 'sei adorabile'
Così
dicendo, si avvicinò di più, mi
scompigliò i ricci con una mano, e fece per tornare al suo
posto, ma io glielo impedii e la feci sedere sulle mie gambe.
"
Ma..non ti faccio male?" si preoccupò immediatamente, gli
occhi fissi nei miei
"
Tanto non me le sento nemmeno più" annunciai con un sorriso
triste, e lei mi carezzò il viso con un sorriso simile al
mio.
Avvertii
la sua dolce carezza sulla guancia sinistra e non riuscii a trattenermi
dal spingere il viso contro la sua mano, per sentirla ancora
più vicina.
Emma
mi faceva quell'effetto, me lo aveva fatto sin dall'inizio: volevo
sentila vicina, abbracciarla, coccolarla, tenerla tra le braccia e
ubriacarmi di lei senza nemmeno sapere perchè.
"
Quanto dovrai tenerlo il gesso?" spezzò il silenzio,
indicando la parte inferiore delle mie gambe, completamente inerti, e
quella sedia a rotelle che reggeva entrambi
"
Un paio di mesi..poi dovrò fare la riabilitazione" spiegai,
scostandole con dolcezza una ciocca di capelli dal viso
"
Sei sicuro che tenermi in braccio non peggiorerà la
situazione?" domandò dubbiosa
"
No, non succederà niente. Io ho bisogno di te"
Accidenti alla mia linguaccia! Ma non potevo riuscire a stare zitto una
volta tanto?
Però
era vero: avevo bisogno di lei, e lo avevo capito la prima volta che
l'avevo vista, dalla sua reazione e dalla mia, dai nostri scherzosi
battibecchi, dal nostro primo abbraccio, e da tutto quello che ci aveva
portato a finire l'una addosso all'altro, su una sedia a rotelle,
incuranti di tutto il resto.
"
E io di te" sussurrò appena, appoggiando la testa sulla mia
spalla e respirandomi sul collo.
Non
ti voltare Ethan! Non ti voltare verso di lei! Non permetterle di
guardarti negli occhi, o farai qualche cazzata! Mi ripetevo tra me e
me, mentre Emma non si staccava di un millimetro.
Mi
lasciai andare a una risata amara, e lei mi chiese sottovoce il motivo
per il quale avessi preso a ridere, così, di punto in bianco.
"
Ma guardaci: io con due gambe fuori uso, e un fallimento che mi ostino
a chiamare vita, seduto su una sedia a rotelle con te in braccio,
spaventata dall'idea di diventare madre, e con un ragazzo che ti ha
lasciato a camminare sul filo di un rasoio"
"
Il sogno di tutti" mi fece eco lei, disperata ma allo stesso tempo
felice
"
Stasera ci starebbe tutta una tonnellata di bir-" "No, non servirebbe e
lo sai anche tu...bere non cambierà la situazione" e io
sapevo che avesse ragione
"
E allora resta qui vicino a me, restiamo vicini, che forse questo
potrebbe aiutarci davvero" sussurrai, stupito e innamorato delle mie
stesse parole.
Emma
allacciò la braccia intorno al mio collo, e si
accoccolò di più contro di me..tanto che ci
importava? Non avevamo nessuno dalla nostra parte, nè io e
nè lei, e lo starcene lì abbracciati, su quella
maledetta sedia a rotelle, rendeva tutto un po' più
sopportabile.
"
Ti sei spaventato?" domandò in un sussurro, riferendosi al
momento dell'incidente
"
Da morire" ammisi, e lei si strinse ancora di più, mentre
anche io la stringevo di più.
Ero
arrivato al punto da non capire se avesse più bisogno lei di
me, o io di lei, e chissà per quale assurdo motivo, quella
confusione di confini, in fondo mi piaceva, e tanto.
BUONSALVEEEEEEE :)))
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento :DD
Mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate,
perchè adoro scambiare opinioni con voi sulla storia e su
qualunque altra cosa vogliate ♥
Grazie a chi ha recensito fino ad adesso e a chi vorrà farlo
in futuro. Vi sono debitrice, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla prossimaaaaaaaaa :DDD
|
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Capitolo 14 *** Capitolo quattordici ***
EMMA
"
A domani bambini" alla fine delle lezioni salutai tutti con un sorriso,
e come facevo ogni giorno, mi fermai a scambiare due chiacchiere con
Brown.
Nessuno,
a parte Ricky e Ethan, era a conoscenza del mio segreto, e volevo che
le cose restassero così il più a lungo possibile.
Lo avrei taciuto fino a quando non fosse stato evidente..non sapevo
come l'avrebbero presa a scuola, e non avevo la minima intenzione di
compromettere la mia possibilità di lavorare in
quell'ambiente fino all'ultimo giorno previsto dal contratto.
Facendo
i conti, sarei diventata mamma nel mese di luglio, e per allora, i
cancelli della scuola sarebbero stati chiusi da un mesetto circa.
O
mio Dio..ancora non avevo realizzato cosa effettivamente significasse
essere incinta, e pur avendo provato ad accettarlo, o quasi, ne ero
ancora spaventata a morte, sopratutto perchè quello che
stavo vivendo era il quinto giorno che trascorreva senza che la mia
vita e quella di Ricky si incrociassero anche solo per un misero
istante.
Non sapevo più che pensare..ma non lo avrei chiamato io, non
volevo disturbarlo, non ero io quella a dovergli dare una risposta, e
in fondo al cuore, sapevo bene che se lui non si era fatto vivo, era
perchè una risposta non ce l'aveva ancora. Sarebbe stato del
tutto inutile telefonargli, anche se forse, sentire la sua voce
dall'altro capo del telefono mi avrebbe tranquillizzato un po'.
Da
quando stavamo insieme non erano mai trascorse così tante
ore senza un saluto, un sorriso, uno sguardo, un segno della sua
presenza nella mia vita. Mi mancava.
Nel
nostro appartamento c'erano tracce di lui praticamente ovunque, persino
nel cesto della biancheria sporca, o nell'immondizia, e quella era una
delle diverse ragioni per le quali rincasavo sempre il più
tardi possibile; anzi, ero pronta a scommettere sul fatto che
trascorressi più tempo in biblioteca con Ethan che nel mio
appartamento. Ci facevamo compagnia a vicenda, ridendo, scherzando,
abbracciandoci, prendendoci in giro, battibeccando, o piangendoci
addosso a seconda delle giornate e dell'umore, però
restavamo insieme, sempre e comunque. Perchè persino
disperarsi, con lui aveva tutto un altro sapore.
Erano
le due del pomeriggio, ed ero quasi arrivata all'Old London, quando
sentii il cellulare squillarmi in tasca, e lo afferrai, trattenendo per
un istante il respiro quando vidi il suo nome sul display. Ricky.
"
Pronto" mi maledissi per quella vocina tremante che mi era uscita
"
Ciao" salutò lui, quasi..imbarazzato
"
Ciao" ricambiai "come..va?" provai a rilassarmi
"
Così così. In questi giorni sono stato molto
impegnato in ospedale, e ho dormito veramente poco" mi spiegò
"
Tu come stai Emma?" domandò a quel punto
"
Me la cavo" dissi solamente "sto per andare a pranzo..tu che fai?" gli
chiesi subito dopo
"
Anche io, ed è per questo che ti ho chiamata..che ne dici di
mangiare un boccone insieme?" propose, più agitato di prima.
Mi
prese alla sprovvista, ed esitai un istante di troppo prima di
rispondergli. "Se hai impegni, possiamo fare anche stasera" disse
subito lui
"
No no..sono appena uscita da scuola, e sono libera" lo rassicurai
"
Ok, allora ci vediamo tra una ventina di minuti al 'Chicken Beer'?"
domandò "si, ci vediamo lì" confermai, prima di
riagganciare il telefono.
Prima
di incamminarmi verso il bistroit prescelto, decisi di passare comunque
a salutare Ethan, tanto ormai ci ero quasi arrivata.
Lo
trovai ad aspettarmi sulla sedia a rotelle, e nonostante sapessi bene
che si trattasse di una condizione temporanea, ebbi un tuffo al cuore
nel vederlo così. Lo salutai con un bacio sulla guancia, e
senza preoccuparmi di sembrare una che se la stava facendo addosso solo
perchè il suo ragazzo che le aveva chiesto una sorta di
pausa di riflessione le aveva proposto di incontrarsi, gli raccontai
velocemente della telefonata con Ricky, e poi scappai via, non prima di
aver ricevuto il suo dolce inbocca al lupo camuffato da un bacio sulla
fronte.
Quando
giunsi al 'Chicken Beer', Ricky era già lì ad
aspettarmi. Lo sorpresi alle spalle, e non appena lui mi vide, mi prese
il viso tra le mani e mi baciò su tutte e due le guance
d'impulso, e io lo lasciai fare, prima di strofinarmi le mani per il
freddo.
No,
non era una scusa per guadagnare tempo..ormai era arrivato Novembre, e
io non ero abitutata a temperature così rigide. Era l'unica
ragione per la quale rimpiangessi un po' l'Italia..ma proprio l'unica!
Entrammo
e prendemmo posto a uno dei tavoli, ordinammo tutti e due velocemente,
senza prestare attenzione a cosa ci sarebbe arrivato nei piatti di
lì a poco. Eravamo tesi, anche se entrambi preferivamo non
darlo troppo a vedere. E la trovavo una situazione un tantino anomala,
dato che ufficialmente non ci eravamo mai lasciati.
"
Come è andata oggi in ospedale?" gli feci la stessa domanda
che gli ponevo sempre quando rientrava a casa, giusto per rompere il
ghiaccio e continuare a illuderci che non fosse cambiato nulla.
A quel punto Ricky si rilassò visibilmente e prese a
raccontarmi della sua giornata...ma
mi disse tutto ciò che non mi aspettavo: non potevo
immaginare che facendogli una domanda neutra come quella, sarei
riuscita a fargli dire ciò che evidentemente temeva di farmi
sapere.
"
..quindi stamattina, io e Cole abbiamo avuto un colloquio con questo
professore, e ci ha confermato che saremmo stati i benvenuti nella sua
clinica.
Capisci,
è un'occasione più unica che rara,
un'opportunità pazzesca..è meraviglioso Emma. Non
avrei mai immaginato di poter arrivare ad ottenere tanto e
così in fretta: vitto e alloggio, e in più un
dignitoso stipendio! Io..ancora non ci credo!" come sempre, quando si
trattava della sua passione di diventare medico, perdeva il contatti
con la realtà, e si esaltava, si gasava, gli brillavano gli
occhi.
"
Non c'è da stupirsi che ti abbiano fatto una simile
offerta...sei innamorato del tuo lavoro, e sono sicura che sarai un
ottimo medico" era vero, ci credevo sul serio.
Mi
guardò per un istante negli occhi, prima di continuare.
"
Io non ho ancora accettato, perchè oltre ad essere
innamorato del mio lavoro, lo sono di te, e non potevo prendere una
decisione senza nemmeno parlartene, nonostante gli ultimi..eventi ci
abbiano un po' allontanato"
"
Mi stai chiedendo di darti il permesso di partire? In germania?" mi
accertai, felice per lui, ma anche..sconvolta da cosa sarebbe successo
tra di noi se fosse sul serio salito sull'aereo.
Ricky si limitò ad annuire, poi cercò una mia
mano, e la strinse tra le sue.
"
Sei mesi?" domandai, e lui annuì di nuovo. "Ma
quando..quando dovresti partire?" il ragazzo di fronte a me a quel
punto si lasciò andare a un pesante sospiro.
"
Devo dare una risposta, affermativa o negativa che sia, il prima
possibile. Ho soltanto pochi giorni a disposizione per decidere..ho il
volo martedì prossimo, e partirà, con o senza di
me" il tono serio, controllato
"
Se tu non mi dici che è tutto ok..io non parto" a quelle
parole sussultai..chi ero io per impedirgli di realizzare il suo sogno?
Nessuno. Non potevo fermarlo, sarebbe stato troppo egoista da parte
mia, anche se per una volta, avrei potuto pensare un po' di
più a me stessa. Ma no, non era giusto..non potevo tappargli
le ali, e costringerlo a restare lì con me. Da quello che mi
aveva detto lui, sei mesi dopo sarebbe tornato, io per allora avrei
avuto un pancione enorme, ma se a quel punto Ricky mi sarebbe stato
accanto e non mi avrebbe lasciato mai più, avrei sopportato
quell'assenza così lunga.
"
Scherzi? E' ovvio che devi" 'restare qui!' urlai dentro me, senza
permettere a quelle parole di raggiungere le corde vocali, senza
emettere alcun suono "..é ovvio che devi partire! Se
è quello che vuoi, se è quello che
desideri..allora vai, è la tua occasione, e se non la cogli
al volo la perderai per sempre" esclamai, le lacrime non raggiungevano
gli occhi, così come quelle parole non avevano raggiunto le
labbra
"
Ma non voglio essere io la responsabile di questa decisione,
è una cosa soltanto tua..va dove ti porta il cuore, no?"
trattenni ancora le lacrime, citando Susanna Tamaro. Avevo amato quel
libro, e Ricky lo sapeva.
Lui
a quel punto si sporse, e senza darmi il tempo di realizzare quello che
stesse succedendo, mi baciò. Premette le labbra contro le
mie, ma io proprio non riuscii a schiuderle, perchè sapevo
che con quel bacio mi stava chiedendo scusa per la decisione che aveva
già preso, e nonostante mi fossi mostrata aperta a ogni
prospettiva, nonostante mi fossi comportata con lui come ci si
aspettava che mi comportassi, non riuscivo ad esserne felice, e non
riuscii nemmeno a godermi quel bacio.
"
Mi dispiace..non avevo previsto nulla di tutto questo"
sussurrò, quando ognuno tornò al proprio posto
"
Dimmi soltanto una cosa: ci hai pensato? Hai pensato a..noi? Quando
tornerai dalla Germania, sarai pronto a starci accanto?"
Mi guardò accigliato; quasi come se avesse avuto bisogno che
io gli ricordassi di essere incinta, come se non si fosse minimamente
posto un problema del genere.
Lui mi voleva, ne avevo avuto la conferma. Ma perchè si
ostinava a comportarsi come se nostro figlio/a non lo riguardasse?!
Ma
per me ormai dipendeva tutto da quello...che differenza avrebbe fatto
se fosse partito o rimasto, se non aveva ancora accettato il fatto che
fossi incinta?
Da
come si era comportato, avevo inutito che mi avesse resa
partecipe della sua scelta perchè mi amava, e
perchè non aveva intenzione di perdermi..ma ormai io e il
pancione eravamo un pacchetto unico. Se sceglieva me, avrebbe scelto
anche la creatura che mi portavo in grembo, volevo fosse chiaro.
"
Non..non lo so. Non posso risponderti" fu poco più di un
sussurro, ma io lo avvertii forte e chiaro, e invece di crollare e
piangere di fronte a lui, quella volta riuscii a reagire,
perchè le lacrime le avevo versate tutte, ed ero stanca di
stare male.
" Allora buon viaggio, Ricky!" con
una determinazione e una furia che non pensavo di possedere, afferrai
la borsa e la giacca, e senza permettermi di ripensarci, uscii dal
bistroit alla velocità della luce. Senza aver mangiato, e
senza averlo salutato, neppure guardato in faccia.
Che
senso aveva avuto tutta quella conversazione, se poi lui aveva ancora
dubbi riguardo al nostro futuro insieme? Non..non aveva
alcun senso, maledizione!
Capivo
che tenesse a me sul serio, ma sapevo anche che Ricky volesse me, solo
me. E purtroppo questo non poteva più andarmi bene.
"
Emma? Emma! Perfavore, fermati..parliamone, lasciami spiegare...ti
prego" ma le sue suppliche caddero nel vuoto, e io proseguii senza
voltarmi indietro, consapevole del fatto che la nostra storia fosse
davvero giunta al capolinea.
Che
pensava? Che io desiderassi quel bambino? Diamine, no! Però
non avevo scelta, e mi restava solo accettare la realtà.
ETHAN
"
Mi accompagni in un posto?"
Me
la ritrovai di fronte meno di un'ora dopo averla salutata.
Entrò in biblioteca con gli occhi lucidi e movimenti decisi,
oserei dire quasi furenti.
"
Hai incontrato Ricky?" mi ritrovai a domandarle, spiazzato da quella
grinta che stava dimostrando di avere, in perfetta contrapposizione
agli occhi prossimi a bagnarsi di lacrime. Dio solo sa di cosa era
capace quella ragazza! Era..non avevo nemmeno parole per descriverla,
lei era di più, di più di qualunque aggettivo,
determinazione, parola..era di più di tutto.
"
Sì, e ci siamo lasciati" spiegò apparentemente
impassibile, ma io sapevo che dentro di lei stava combattendo una
guerra per decidere se darla vinta al cuore già ammaccato,
che rischiava di frantumarsi, o alla testa, che le suggeriva che in
fondo non sarebbe potuta andare diversamente da come era andata.
"
Cosa? E' stato lui?" pensavo che alla fine quella zucca vuota del suo
fidanzato si fosse deciso a prendersi le proprie
responsabilità, ma evidentemente zucca vuota lo era sul
serio quel tipo, se non si rendeva conto di quanto stesse perdendo. Non
l'avrebbe più trovata una come Emma, e di quello ne ero
sicuro.
Peggio
per lui, non capiva veramente niente..se ci fossi stato io al suo
posto, Dio, io..dopo lo shock iniziale che ci sarebbe stato tutto,
sarei stato felice, le sarei stato accanto, appiccicato addosso, e non
mi sarei perso nemmeno un istante sia di quei nove mesi, che di quelli
dopo, e dopo ancora.
Piuttosto
che lasciarla crescere da sola, sarei cresciuto insieme a lei..e chi lo
sa, magari avremmo fatto un casino, ma perlomeno ci avrei provato, e
forse saremmo pure riusciti a trovare il nostro equilibrio, il nostro
modo di far funzionare le cose, come in tutte le famiglie.
Assurdo,
ma tra tutto quello che sarebbe potuto capitarmi dopo la rottura della
band, trovare una ragazza, innamorarmene perdutamente, e creare una
famiglia con lei, sarebbe stata la migliore.
Amare
qualcuno alla follia ed essere ricambiato in equal misura,
probabilmente mi avrebbe aiutato ad essere felice, appagato,
soddisfatto della mia vita.
Ma era inutile perdere tempo per pensarci, dato che io con loro tre non
centravo nulla.
"
No..alla fine sono stata io, mi è sembrata l'unica cosa da
fare considerato come si erano messe le cose, ma...ti racconto tutto
per strada. Dobbiamo andare adesso" quella risposta mi
lasciò ancora più perplesso, soprattutto
perchè non sapevo dove fossimo diretti
"
Andare dove?" domandai a quel punto "dal ginecologo, a fare una visita"
lo disse come se mi avesse appena proposto un'uscita al cinema
"
E vuoi che io ti accompagni"
" Sei sordo? Si, voglio andarci con te" trovai dolce il modo in cui lo
disse
"
Ma-" provai a ribattere "niente ma, so già quello che mi
stai per dire, ma questa è un'emergenza..e io ho paura di
affrontarla da sola"
Il
suo tono di voce continuava a essere fermo e determinato, e io sapevo
che quella fosse soltanto una reazione del tutto inaspettata a quello
che doveva essere successo in quel bistroit, però stava
prendendo in mano la situazione, e mi piaceva, mi intrigava da matti.
Senza
nemmeno rendermene conto, me la ritrovai vicina, inginocchiata a terra
di fronte a me, decisa ad essere forte per entrambi, almeno per quel
giorno.
"
L'ho capito che non vuoi incontrare la gente, che non vuoi sentirti i
loro sguardi addosso, che non vuoi essere di nuovo oggetto dei loro
pettegolezzi, ma davvero credi che startene rinchiuso qui sia meglio di
vivere là fuori? Da quanto tempo non fai una passeggiata al
parco, non ti fermi a prendere un gelato, non ti godi un tramonto sul
Tamigi, non vai al cinema, non entri in un negozio, in una pasticceria,
non ti godi l'aria festosa e caotica di un mercatino, non vai a
pattinare, e non fai tutto quello che ti piaceva fare?
Sul
serio credi che poter fare tutte queste cose e molto di più,
poter tornare ad avere una vita come quella dei tuoi coetanei, non
valga la pena di riappacificarsi con il mondo?"
"
E soprattutto" continuò, sorridendo prima di proseguire
"davvero vuoi lasciarmi andare dal ginecologo tutta sola? Potrebbe
dirmi cose brutte, che non voglio sentire, e poi mi metterà
quel coso freddo sulla pancia, e-" sembrava una bambina, con tanto di
labbruccio, e non riuscii a fare a meno di intenerimi.
"
Tu mi farai impazzire" sussurrai, scompigliandole i capelli con una
mano in un tenero gesto. Aveva ragione, su tutto.
"
Se io devo trovare la forza di andare avanti e sorridere nonostante mi
ritrovi in attesa di un bambino che non avrà accanto il suo
papà, tu devi trovare la forza di affrontare di nuovo il
mondo che ti circonda. E ti avviso che da oggi in poi, noi due faremo
tutto quello che ti ho detto, e staremo bene."
Stava
reagendo..stava reagendo alla grande, dopo tutte quelle lacrime
versate, e stava costringendo anche me a fare lo stesso. Il punto era
che mi aveva fatto venir voglia delle passeggiate al parco, del
tramonto, del cinema, dei mercatini, di tutto. E non mi importava un
fico secco del fatto che fossi su una sedia a rotelle, se ci fosse
stata lei a spingermi dietro.
"
Tu mi farai impazzire sul serio" sussurrai di nuovo, sempre
più convinto, alzando il viso e godendomi quel suo sorriso,
che finalmente stava avendo la meglio sulle lacrime.
BUONSALVEEEEE :))
Non credo che questo capitolo abbia bisogno di ulteriori spiegazioni,
ma per sicurezza ..Ricky è sicuro di amare Emma, ma proprio
non riesce a dire lo stesso del bambino che lei aspetta, e finisce per
fare la sua gran bella figura ( di m****) quando non riesce a dare
risposta alla nostra protagonista. Lei a quel punto reagisce, forse in
modo un po' impulsivo, ma sfiderei chiunque a dire al proprio ragazzo,
che tra l'altro non sente da giorni per un motivo preciso, 'va bene,
parti, lasciami qui con questo pancione, lasciami in sospeso, lasciami
a impazzire per sei mesi senza sapere come andrà a
finire..va benissimo così, non preoccuparti!"
Emma ha quindi deciso di prevenire piuttosto che curare, e concentrarsi
soltanto sul presente, e possibilmente sul futuro.
Per quanto riguarda l'ultima parte, davvero credo che non abbia bisogno
di chiarimenti, o sbaglio? Fatto fuori Ricky, Ethan
è rimasto l'unico a proteggerla, e da proteggere.
Per qualunque domanda o perplessità, comunque sono qua,
sempre a vostra disposizione :DDD
Grazie di cuore per le recensioni che mi avete scritto, le ho apprezzae
tantissimo <3<3<<3 E spero di riceverne
tante anche per questo capitolo ;)))
Un bacione, e a prestoooooooooooo <3<3<3<3
|
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Capitolo 15 *** Capitolo quindici ***
ETHAN
A
discapito di tutta la sfrontatezza e la grinta che aveva mostrato fino
a quel momento, non appena facemmo il nostro ingresso nello studio del
dottore, Emma si guardò intorno spaesata e disorientata, e
probabilmente senza nemmeno accorgersene del tutto, cercò la
mia mano.
Anche
io mi sentivo più o meno come lei, anche se per motivi
nettamente diversi. Non ricordavo più, quando avevo iniziato
ad alzarmi la mattina prima dell'alba, per riuscire ad aprire
l'Old London prima ancora che sorgesse il sole a Londra, a parte quelle
volte in cui a casa non ci tornavo affatto; e non ricordavo
più nemmeno da quanto tempo aspettassi che la
città fosse avvolta dalle tenebre della notte, per uscire da
quello che a tutti gli effetti consideravo il mio nascondiglio. Una
volta sola avevo infranto la regola, ed era accaduto quando insieme a
zia Meg ero andato dall'antiquario per acquistare quei tavoli che ora
riempivano e rendevano più accogliente la biblioteca.
Comunque,
era stato piacevole uscire e godermi la mia città..non lo
facevo da troppo tempo, e poi Emma, mentre spingeva la sedia a rotelle,
non aveva smesso di parlare nemmeno per un istante, e io avevo capito
che lo aveva fatto non solo per impedirsi di rimuginare e non pensare
al fatto che stessimo andando da un ginecologo, ma anche per
distrarmi al punto tale da indurmi a ignorare chiunque che non fosse
lei, e l'aria che stavamo respirando.
Una
volta arrivati, ci accomodammo nella sala d'attesa, insieme ad altre
quattro o cinque signore, accompagnate dai mariti, dal pancione, e da
un dolce sorriso sulle labbra.
Si
vedeva lontano un miglio che erano felici di diventare madri, gli
brillavano gli occhi; e poi compivano ogni movimento con una
delicatezza unica, come se temessero di far male alla creatura che si
portavano dentro, e posavano di continuo le mani sull'addome
accarezzandolo lievamente, quasi a tranquillare il bambino prima della
visita dal dottore.
Quelle
scene ebbero su Emma un certo impatto, lo capii subito,e non
ci pensai due volte prima di stringerle di più la mano, e
spostarle una ciocca di capelli dal viso per poterla guardare negli
occhi.
Okay,
a quel punto ebbi la certezza che fosse sul serio terrorizzata: mi
guardava con quegli occhioni come un cucciolo smarrito, e senza
parlare, mi disse che lì dentro si sentiva un'intrusa e non
voleva starci. Me lo disse il suo guardo fisso nel mio, e desiderai
tanto poterla abbracciare, ma mi trattenni, perchè sapevo
che stavamo già alimentando pettegolezzi tra quelle
quasi-mamme.
Restammo
occhi negli occhi per un po', senza spiccicare parola, parlandoci in
quel modo tutto nostro, e a poco a poco, notai un sorriso farsi spazio
tra le sue labbra; attimo dopo attimo quella piega sulla sua bocca si
fece sempre più definita e convincente, e io a quel punto
non riuscii a fare a meno di chiederle che cosa le fosse successo,
così repentinamente.
"
Tu non hai la minima idea di cosa sanno farmi i tuoi occhi"
sussurrò sospirando, sconfitta, e stando attenta a non farsi
sentire da nessuno. Bastarono quelle dieci parole messe in fila a
incendiarmi il cuore.
Non
ebbi il tempo di replicare perchè arrivò il
nostro turno, ma pure quando fummo in compagnia della dottoressa (si,
il ginecologo era una donna sulla quarantina) non riuscii a prestare
ascolto alle parole di quest'ultima, continuando a crogiolarmi nel
dolce suono di quelle pronunciate da Emma.
Soltanto
quando la dottoressa la fece accomodare su un lettino collegato a dei
macchinari, mi scossi e ripresi contatto con la realtà. La
donna, probabilmente per la privacy, domandò alla mia amica
se preferiva che restassi ad assistere all'ecografia, o se voleva che
l'aspettassi fuori, ma Emma non le diede nemmeno il tempo di finire la
frase che mi tirò verso di sè, sedia a rotelle
compresa.
Mi
strinse di nuovo forte la mano, e tornò a guardarmi, come se
davvero i miei occhi fissi nei suoi potessero far qualcosa per
tranquillizzarla.
La
dottoressa ci squadrò entrambi per un istante, si concesse
un sorrisetto sotto i baffi, e poi disse a Emma di stendersi e
rilassarsi; la ragazza obbedì, almeno a metà,
dato che rilassarsi in quel momento doveva sembrarle un'impresa
titanica. Una volta che si fu stesa e io mi posizionai accanto a lei,
la donna le alzò il maglione e la canotteriera
fino a sotto il seno, e le abbassò i jenas e gli slip di
quel tanto necessario a lavorare senza intoppi.
I
miei occhi caddero subito sull'addome, che presentava una leggera
protuberanza in avanti, appena accennata, che però non aveva
ancora nulla a che vedere con la gravidanza; mentre i suoi si
incollarono al soffitto. Avevo la netta sensazione che desiderasse
scomparire in quel momento, perciò mi feci più
vicino e presi a carezzarle lentamente il viso e i capelli, senza
smettere di stringere la sua mano.
Non
mi ero mai trovato in una situazione simile prima di allora, e non
sapevo esattamente cosa fosse meglio fare per rendermi utile,
così agii d'impulso fino alla fine della visita.
"
Non si vede ancora" le sussurrai all'orecchio, riferendomi al pancione,
e sporgendomi subito dopo per darle un bacio su una tempia
"
Sicuro?" mi domandò, tenendo ancora gli occhi rivolti verso
l'alto
"
Si..c'è solo la tua adorabile pancetta" le sorrisi,
poggiando il palmo sulla sua guancia in una tenera carezza
"
Adorabile?" il suo viso si contrasse in un'espressione titubante e
buffissima
"
Si, è adorabile! Te lo posso assicurare" sussurrai ancora,
desideroso che lei mi credesse.
Emma
posò finalmente gli occhi sul proprio addome, giusto in
tempo per accorgersi di una specie di sonda medica che era sul punto di
sfiorarle la pancia.
"
Bugiar-" lasciò la frase a metà, per concedersi
un gridolino che emise nel momento esatto in cui l'aggeggino
ferro-metallico entrò in diretto contatto con la sua
pelle.
"Dicevi?"
la provocai scherzosamente "è fredda" si lamentò
subito dopo, parlando sempre della sondina. Io le sorrisi, e lei si
rilassò ancora un po'.
La
dottoressa intuì facilmente i nostri stati d'animo, e dopo
aver dato alcune indicazioni e chiesto delle domande di routine, ci
disse che potevamo chiacchierare a nostro piacimento, come in effetti
stavamo già facendo, se questo ci avesse aiutato a lenire
l'ansia per la visita.
"
E' il prezzo da pagare perchè mi hai detto che sono un
bugiardo" esclamai convinto
"
Ah quindi, è colpa tua se questa cosa che mi cammina sulla
pancia è più fredda di un ghiacciolo?" mi rispose
a tono, e ne fui felice, perchè significava che aveva
ritrovato la voglia di scherzare
"
Indirettamente" ammisi "ma stai zittto, scemo!" mi zittì
lei, immergendo una mano tra i miei ricci e tirandomeli indietro,
liberandomi la fronte come se quella fosse la cosa più
naturale del mondo, e sorridendomi mentre giocava con i miei capelli.
A
quel punto risi di cuore, e lei mi seguì a ruota per qualche
istante, prima che la dottoressa richiamasse entrambi.
Quella
situazione era..surreale: c'era Emma, fino a due minuti prima
terrorizzata, che adesso scherzava e rideva distesa su quel lettino
mentre la dottoressa ultimava l'ecografia, e poi c'ero io, accanto a
lei, che ridevo e scherzavo a mia volta, per far sorridere lei. E
chissà come ci stavo pure riuscendo.
Dopo
un'ultima occhiata divertita che ricevemmo da parte della ginecologa,
ci zittimmo tutti e due, richiamati sull'attenti.
"
Ci scusi..pensavamo di aver capito di poter parlare.." Emma si rivolse
gentilmente alla donna, la quale senza prestare attenzione allle sue
parole, ci guardò entrambi e con un tenero sorriso, ci disse
semplicemente: "guardate ragazzi!"
"
Questo è di solito il momento che i futuri genitori
attendono con maggior trepidazione e impazienza...è ancora
troppo presto per riuscire a distinguere qualcosa all'interno di questa
specie di biscotto allungato che diventerà il vostro
bambino, ma siamo all'inizio della sesta settimana di gravidanza e il
cuore già batte."
Okay, quella tipa non aveva capito che non eravamo esattamente i futuri
genitori, e che il bimbo non era propriamente nostro, ma solo suo.
Comunque non me ne importai, perchè da
quel momento in poi, gli occhi di Emma e i miei si spostarono in modo
intermittente dalla sua pancia allo schermo, e per minuti interi, non
fummo più in grado di dire nulla, sopraffatti dall'emozione.
Sentimmo davvero quel battito, e soltanto alla fine dell'ecografia, mi
accorsi delle nostre mani sudate e ancora perfettamente unite, e degli
occhi lucidi.
Pochi
minuti dopo uscimmo dallo studio con la promessa di ritornarci presto,
ci recammo in un caffè poco distante, ci accomodammo in un
posto un po' appartato, e soltanto allora, davanti a uno spuntino con i
fiocchi, riuscimmo a dar voce ai nostri penseri. Dal momento esatto in
cui la ginecologa aveva richiamato la nostra attenzione e ci aveva
invitato a guardare quello schermo e sentire quel battito, qualcosa
nello sguardo di Emma era cambiato.
Non
avevo idea di che cosa fosse successo, ma mezz'ora più
tardi, tratteneva ancora le lacrime.
Era
stato..strano quell'incontro, dall'inizio alla fine, e aveva scosso
anche me, pure se non centravo niente.
Lei
si era rilassata e tranquillizzata sempre di più con lo
scorrere dei minuti, ma quando aveva trovato il coraggio di posare gli
occhi sul proprio addome, e dopo sullo schermo, l'avevo vista
letteralmente sciogliersi. Quando mi aveva guardato, avevo notato nei
suoi occhi una luce che prima non esisteva, e avevo pensato che fosse
davvero bellissima. Più tardi mi aveva confessato di aver
capito di non poter essere triste e abbattersi per una cosa
così bella, perchè c'era una creatura che stava
crescendo dentro di lei, per la quale sarebbe stata la persona
più importante al mondo, e non l'avrebbe delusa, non
l'avrebbe respinta, non l'avrebbe rifiutata, no, tutto il contrario:
avrebbe imparato ad accoglierla, a proteggerla, e ad amarla di tutto
l'amore del mondo.
Non
credevo che le sarebbe bastato così poco per accettare un
cambiamento che le avrebbe capovolto le abitudini e la vita, ma
evidentemente, Emma aveva soltanto avuto bisogno di vedere con i propri
occhi, e toccare con mano l'emozione di aspettare un bambino.
Forse
era stato anche merito della dottoressa che le aveva parlato con
dolcezza e senza spaventarla inutilmente, e dell'atmosfera che si
respirava là dentro, che all'inizio l'aveva addirittura
infastidita, ma era riuscita a cambiare atteggiamento, e io ero sicuro
che sarebbe stata una mamma meravigliosa.
E
io..beh, anche io durante quella visita avevo capito un po' di cose.
Soprattutto
avevo capito di essere stato un completo idiota a prendermela
così tanto con Dylan. Ma non avrei mai potuto capire come
doveva essersi sentito lui, se non lo avessi provato sulla mia pelle, e
ancora una volta, anche se a sua insaputa, il merito era di Emma.
"
A che pensi?" mi scossi soltanto nell'udire la sua voce
"
La stessa cosa che stai pensando tu" le sorrisi dolcemente, guadagnando
tempo
"Mm..non
credo, a meno che tu non stia pensando di andare a vedere il tramonto
sul Tamigi" esclamò lei, stringendosi nel cappotto per il
freddo
"
Ok..allora no" ammisi "io stavo pensando che..che tu sei una forza
della natura! In un solo giorno hai lasciato il tuo ragazzo, hai preso
in mano la situazione e hai deciso di voler andare dal gincecologo; hai
costretto me a mettere il naso fuori dall'Old London, hai tenuto duro
fino a quando non abbiamo messo piede in quello studio, poi hai cercato
la mia mano, io te l'ho stretta forte, e tu hai ritrovato la grinta
necessaria ad affrontare l'ecografia..ci siamo addirittura messi a
ridere, scherzare e battibeccare mentre eri stesa su quel lettino, ma
il gioco è durato fino a quando non hai visto il tuo
bambino, o la tua bambina, in quello schermo. A quel punto hai sorriso,
mi hai guardato incredula, hai trattenuto le lacrime, e hai accettato
quella creatura. E adesso sei qui, non ancora stanca dopo una giornata
del genere, e pronta a mostrarmi ciò che mi sono perso
durante tutti questi mesi.
Ha
dell'assurdo il fatto che sia tu a volermi mostrare la città
in cui sono nato...ma sai che ti dico? Che non mi importa! Mi
sono reso conto che non mi importa di niente... basta che tu mi stia
accanto"
"
Ma guarda che sei
tu, la mia forza, in questo momento e da sempre..solo che non sapevi
che tra quei dieci, venti milioni di fan sfegatate, c'ero anche io, e
ti amavo, ti amavo più della mia stessa vita, e avrei fatto
qualunque cosa pur di poterti guardare negli occhi, anche se
solo per un istante.E
quando ero triste, o arrabbiata con tutto il mondo per fatti miei,
pensavo sempre a te e mi dicevo che avrei dovuto tenere duro ancora un
po', perchè poi saresti venuto a prendermi e mi avresti
portato con te dove io sognavo di vivere"
"
Cioè, dove?" mi icuriosii
"
Qui, a Londra" sorrise con un luccichio negli occhi
"
Ma mi sarei fatta andare bene pure il perù, la russia,
barcellona o la groenlandia, a patto che tu non mi avessi lasciato mai"
aggiunse un attimo dopo
"
Mi piacerebbe saperne di più su quel periodo della tua vita
nel quale mi consideravi il tuo eroe" ammisi divertito
"
Forse un giorno te lo racconterò" rispose in modo vago
"perchè non oggi?" mi stavo davvero incuriosendo
"
Perchè il tramonto non ci aspetta" disse, alzandosi in piedi
e facendomi segno di seguirla fuori dal locale nel quale ci eravamo
ristorati dopo la visita
"
Bella scusa!" la provocai affiancandola
"
Non è una scusa..se davvero avessi il potere di comandare il
sorgere e tramontare del sole-" "sarebbe fichissimo!" la anticipai
"
Esattamente! E potrei decidere di bloccare lo scorrere del tempo..."
ipotizzò con sguardo sognante
"
Facciamo un gioco: quale istante della tua vita congeleresti, e
rivivresti all'infinito?"
"
Domanda da un milione di dollari!" scherzò divertita
" Io..non lo so, ce ne sono diversi" spiegò
"
Ma come siamo misteriose!" la presi in giro, fingendomi offeso
"
No..non lo so sul serio..probabilmente quando i miei piedi hanno
toccato il suolo di Londra per la prima volta, quando mi sono
diplomata, o quando-" la vidi esitare qualche istante "-quando ti ho
incontrato, e quando ti ho abbracciato per la prima volta..per me eri
la realizzazione vivente di un sogno!" sussurrò prendendo
coraggio
"
Io congelerei quella sera in cui sei arrivata all'Old London tutta in
tiro, e abbiamo fumanto, ci siamo ubriacati e..beh, insomma quello"
parlai di getto, senza rendermi nemmeno conto delle implicazioni di
ciò che avevo appena confessato
"
E ovviamente tutto il periodo trascorso come membro degli 'Uk Hearts'"
non le diedi il tempo di metabolizzare e continuai a parlare a ruota
libera, almeno per salvarmi la faccia dopo averle fatto intendere che
fare l'amore con lei era stato indescrivibilmente bello. Dovevo
farle dimenticare quella frase, prima di essere costretto a sbottonarmi
ancora di più, e in attimo, capii come fare per prendere due
piccioni con una fava.
"
E' stato tutto meraviglioso, e quando è finito, volevo
morire" continuai, riferendomi al mio passato nella band
"Mi ricordo come se fosse accaduto ieri, quel giorno in cui Dylan ci
disse che usciva dal gruppo, perchè la sua ragazza era
incinta, e lui voleva sposarla al più presto, e non perdersi
nemmeno un istante della sua bambina.
Io e Derek lo prendemmo per pazzo, gli proponemmo di finire il tour in
corso, e poi di organizzare le nozze e la sua nuova vita, ma lui ci
piantò di punto in bianco, e da quel giorno non si
è mai più sentito parlare degli 'Uk Hearts'.
Io e Derek non eravamo affatto preparati a una fine tanto imminente, e
ce la prendemmo a morte con Dylan..non gli parlammo più, e
ci perdemmo sia il matrimonio che il giorno in cui diventò
padre. Derek decise di partire, e credo non sia ancora tornato, mentre
io mi rifugiai all'Old London. E' grossomodo così che sono
andate le cose, ed è questo è il motivo il quale
la band si è sciolta...capisci..è finito tutto in
una bolla di sapone, ed è successo dall'oggi al domani;
è stato terribile, una doccia fredda, ghiacchiata, in piena
regola. Il giorno prima cantavamo e urlavamo a squarciagola negli
stadi, e il giorno dopo, non eravamo più nemmeno una
band..lo avrei ammazzato. Adoravo Dylan, ma ti giuro che se lo avessi
rivisto dopo quel giorno, lo avrei gonfiato di botte." mi bloccai per
studiare la sua reazione, per poi proseguire, perchè avevo
altro da dirle, e ormai non mi sarei più fermato...avevo da
poco scoperto di avere un disperato bisogno di condividere con
lei la mia storia.
"
Però se lo incontrassi adesso, gli chiederei scusa,
perchè ero un ragazzino innamorato di quella vita, e non
capivo un tubo. Poi oggi, in quello studio medico, ho provato sulla mia
pelle soltanto una piccola parte di quelle emozioni che lui diceva di
non essere disposto a perdere, e dopo anni, sono riuscito a perdonarlo"
"
Cosa hai provato?" domandò con voce tremante
"
Qualcosa di..straordinariamemente intenso, sensazioni alle quali non so
dare un nome e-" "non le so chiamare nemmeno io" sorrise, gli occhi di
nuovo lucidi.
A
quel punto mi fermai a metà del ponte che stavamo
percorrendo, e feci sedere Emma sulle mie ginocchia. Lei mi si
spalmò addosso legandomi le braccia al collo e posando la
testa sul mio petto. Io la strinsi forte, parlandole sottovoce, mentre
entrambi ci godevamo lo spettacolo offerto dalla natura.
"
Penso che Dylan sarebbe felice di sapere che hai cambiato idea"
sussurrò, sempre stretta tra le mie braccia
"
Non è così facile...ormai abbiamo perso i
contatti, e non so nemmeno in quale parte del mondo sia finito..per non
parlare di Derek..eravamo quasi come fratelli, ed è bastato
così poco, a renderci degli estranei. Da quando si sono
sciolti gli 'Uk Hearts', per rabbia, non ho mai più cantato.
E pensavo che non sarei mai riuscito a perdonarlo per averci
mollato di punto in bianco, e invece, oggi, con te, ho capito quanto
posso essere stato idiota a non mettermi nei suoi panni..se avessimo
trovato un compromesso, chissà come sarebbe la mia vita
adesso"
"
Mi venderei l'anima per sentirti cantare ancora, per vedervi di nuovo
come ai vecchi tempi: pazzi, scapestrati, e uniti"
"
E' troppo tardi" mi uscì quasi come un sussurro strozzato, e
l'attirai ancora di più a me
"
Non è troppo tardi, Ethan. Pensa alla mia situazione: anche
io dovrei chiedergli scusa per tutte le volte che l'ho maledetto" si
indicò il ventre "e in questo momento sono felice
perchè posso farlo, perchè ho la
possibilità di chiedergli scusa per aver reagito
così male alla prospettiva di diventare sua madre. Sai
quando sarebbe stato troppo tardi sul serio? Se avessi scelto di
abortire..soltanto alla morte non c'è rimedio, e
voi tre siete perfettamente vivi e vegeti, e lo sarete ancora a lungo,
quindi potete sistemare le cose"
Le
presi una mano tra le mie, e la guidai verso il suo addome;
Emma sussultò, perchè sapevo che non lo aveva mai
fatto prima, ma mi lasciò fare, e soltanto quando
avvertì il mio palmo carezzarle dolcemente la pancia,
sorrise con le lacrime agli occhi.
Ormai
fuori era buio, ma a noi non importava più..era stata una
giornata a dir poco impegnativa, per entrambi, ma quando lei mi
baciò la guancia sussurrandomi che avrebbe congelato anche
quell'esatto istante, e io le sorrisi sghembo, capii di essermi messo
in un grosso e meraviglioso guaio. Mi ero innamorato.
BUONSALVEEEEEEE :))
Devo veramente scappare, perciò mi limito a
dirvi che spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che ci aggiorniamo
la prossima settimana.
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad adesso e a chi
vorrà farlo...apprezzo tantissimo ogni singola parola che mi
scrivete, perciò recensite, recensite, recensiteeeeeeeee
<3<3<3
Un bacione a tutti, buona festa delle donne, anche da parte di Emma...e
a prestooo!! :DDDD ♥
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Capitolo 16 *** Capitolo sedici ***
EMMA
Due
mesi dopo quel giorno, mi trovavo a bordo di un volo low cost diretto a
Londra.
Era
l'otto di gennaio, e stavo tornando alla mia vita, dopo aver staccato
la spina per un po', in occasione delle festività natalizie.
Avevo
provato a far desistere mia madre, almeno inizialmente,
perchè ero spaventata a morte dal fatto che potesse scoprire
che fossi incinta se mi avesse visto, e io non ero ancora pronta a una
rivelazione del genere, ma ogni mio tentativo si era rivelato essere
perfettamente inutile, e il ventitre dicembre, ero tornata a casa.
Fortunatamente
era filato tutto liscio, e soltanto mia nonna mi aveva rivolto delle
strane occhiate, prendendosi la briga di chiedermi se fosse tutto a
posto, perchè durante quei quindici giorni mi era capitato
di non aver voglia di mangiare o al contrario, di desiderare qualcosa
in particolare, come la famosa cioccolata alle mandorle; ma io avevo
raccontato a tutti di aver litigato con Ricky, e loro avevano pensato
che fossi ancora scossa per quello.
Il
signorino mi aveva telefonato più volte da quel giorno, ma
non avevo risposto a tutte le chiamate, e proprio quando non avevo
potuto farne a meno, mi ero trattenuta a chiacchierare soltanto per
pochi minuti. Lui mi raccontava i fatti suoi e troppo poco
spesso mi chiedeva come me la cavassi io, e anche quando lo faceva,
ogni volta che accennavo a qualcosa che riguardasse la gravidanza, lo
sentivo irrigidirsi..mi diceva che c'era un'interferenza, o che
qualcuno aveva bisogno di lui in ospedale, e puntualmente, spariva di
nuovo per giorni e giorni.
Quello
lo interpretavo come il segnale che non volesse saperne nulla del
bambino, e non mi permettevo di richiamarlo. Era lui a farsi vivo di
nuovo, ma per quanto ogni volta ci ritentassi, la conversazione finiva
sempre allo stesso modo, e cominciavo a stancarmi anche di quelle
telefonate nelle quali lui voleva a tutti i costi far finta che tra di
noi non fosse cambiato assolutamente nulla.
All'inizio
non era stato per niente facile, abituarmi a vivere in un appartamento
che avevo condiviso con lui, dove spuntavano ancora le sue cose, e
c'erano momenti della giornata in cui la sua presenza mi mancava
tantissimo, momenti che prima erano stati soltanto nostri, ma ormai non
lo aspettavo più..sapevo che non sarebbe tornato, che non
avrebbe bussato nel pieno della notte dicendomi che saremmo stati una
famiglia meravigliosa, io, lui, e la creatura che mi portavo dentro.
Per
fortuna che c'era Ethan..completamente sola e incinta, in una
città come Londra, non avrei sopravvissuto senza di lui.
C'erano
stati giorni che erano stati cruciali per l'evolversi del nostro
rapporto, e tre mesi dopo esserci conosciuti, ciò che
avevamo instaurato, andava oltre ogni limite, trascendeva ogni
possibile definizione. E ogni volta che ci pensavo, mi dicevo che era
assurdo che riuscissimo a cavarcela, noi due contro il mondo.
Eravamo
due navi alla deriva in un'oceano tempestoso altrimenti chiamato vita,
ma insieme eravamo più forti della burrasca. Io e lui, il
primo ragazzo che avevo amato sul serio, senza poterglielo mai
dimostrare.
La
nostra era una strana storia: avevo rischiato di svenire
riconoscendolo, lui mi aveva preso in giro e provocato, e prima ancora
di accorgermene mi ero abituata a quel gioco; poi, tre giorni dopo il
nostro primo incontro, aveva iniziato a spogliarsi della corazza che lo
copriva dalla fine della band, mi aveva pregato di restare nella sua
vita, mi aveva fatto credere di essere quella forte e determinata tra i
due, ma dopo, quella maledetta sera in cui ci eravamo ubriacati dopo la
mia litigata con Ricky avvenuta al ristorante il giorno del suo
compleanno, mi ero scoperta debole anche io.
Quando
avevo scoperto di essere incinta, pareva ci fossimo invertiti i ruoli:
io ero quella in lacrime e lui mi abbracciava e mi proteggeva come un
angelo custode..poi si era fatto male a una gamba, e di nuovo ci
eravamo ritrovati due insulse pedine nello scacchiere della vita. E
adesso, io incinta e sola, e lui in compagnia dei propri demoni
interiori, stavamo giocando la nostra partita.
Eravamo
due disastri, ognuno per conto proprio, eppure, parevamo essere
indissolubili.
Da
quel giorno in cui mi aveva accompagnato dal ginecologo, e poi mi aveva
raccontato del reale motivo della rottura degli 'Uk Hearts', il nostro
legame si era fatto ancora più solido, e non c'era stato un
solo giorno in cui non avessi ringraziato il cielo per averlo accanto.
Prima
che riuscissi a pensare al fatto che mi fosse mancato più
del lecito durante le due settimane che avevo trascorso a casa in
compagnia della mia famiglia, l'aereo a bordo del quale viaggiavo da
circa un'ora e quaranta minuti, atterrò a Gatwick. Mi legai
la sciarpa al collo, e infilai le dita nei guanti di lana, prima che il
mezzo si fermasse del tutto, e il resto dei passeggeri si avviasse
verso le porte d'uscita trascinandosi dietro i propri bagagli.
Circa
venti minuti più tardi, i miei piedi si poggiarono
nuovamente sul suolo londinese, e le mie narici tornarono a respirare
quell'aria frizzantina tipica della città che amavo
più di ogni altra.
Decisi
di percorrere a piedi i lunghi corridoi che mi avrebbero condotto al
binario dal quale sarebbe partito il treno che mi avrebbe portato alla
stazione Victoria, e come avevo fatto il giorno in cui ero arrivata a
Londra in compagnia di Ricky, feci la fila alle macchinette per
ottenere un biglietto di sola andata per la città.
Riuscii
a salire sul Gatwick Express quasi per scommessa, e una volta
all'interno del treno, riaccesi il cellulare per comunicare alla mia
famiglia di essere arrivata.
Era
la prima volta che viaggiavo completamente sola, ed ero più
che sicura che mia madre fosse in ansia, neanche avessi cinque anni e
non conoscessi la lingua inglese!
A
proposito...l'indomani mattina sarei dovuta tornare a lavorare dopo il
break natalizio, e nonostante avessi agognato le vacanze appena
trascorse (quando ancora non sapevo che mamma mi avrebbe letteralmente
costretta a tornare a casa per Natale), non vedevo l'ora di rividere
tutti i bambini e farmi raccontare da loro dei pranzi, dei dolci, dei
regali, dei giochi...ero curiosa di sapere come si festeggiasse il
Natale a Londra.
Ethan
lo aveva trascorso in compagnia della propria famiglia, ma tutte le
volte che l'avevo sentito per telefono, non mi era mai sembrato troppo
entusiasta della situazione.
Io
invece, nonostante le mie condizioni, o forse proprio a causa di
quelle, lo avevo vissuto nel modo più infantile che
conoscessi..forse perchè sapevo per certo che sarebbe stato
l'ultimo anno in cui la piccola di casa sarei stata ancora io. Ma
questo continuava a essere un segreto per molti, e io non sapevo come e
quando avrebbe smesso di esserlo.
Per
il momento non ero pronta, e vista la protuberanza leggermente evidente
al livello dell'addome, avevo preso l'abitudine di indossare maglioni
larghi, qualche volta addirittura di qualche taglia più
grande, pur di nascondere la mia creatura da occhi indiscreti. Ero
ormai entrata nel terzo mese di gravidanza, e saperlo eravamo soltanto
in tre: io, Ricky e Ethan. Anzi, sospettavo che pure zia Meg avesse
capito qualcosa, ma non ne avevamo mai parlato apertamente,
nè pensavo che lo avremmo fatto tanto presto.
Ero
consapevole del fatto che con il passare dei mesi, non avrei potuto
fare più niente per camuffare le prove che fossi incinta, ma
nonostante avessi ormai accettato la mia condizione, non morivo dalla
voglia di essere additata per strada come una futura ragazza-madre.
Per
non parlare delle testate di alcuni giornali di gossip del mese di
dicembre, che mi avevano immortala in diverse occasioni
insieme ad Ethan, e si erano sbirrazziti dicendone di tutti i colori:
tipo che era stata la nuova fiamma dell'ex cantante rubacuori a
riportarlo in giro per le vie di Londra, che sembravamo affiatatissimi,
che non ci lasciavamo nemmeno per un minuto, che eravamo pazzi l'uno
dell'altra..e i più audaci, avevano addirittura messo in
giro la voce che qualcuno ci avesse visto insieme nello studio del
ginecologo. Ora, quest'ultimo particolare corrispondeva a
verità, ma da lì a dire che il bambino che
portassi in grembo fosse foglio di Ethan Harrow, avevano compiuto un
passo più lungo della gamba...mi rendevo conto che potesse
essere una conclusione piuttosto ovvia, date le foto che continuavano a
testimoniare le nostre uscite, tutte successive a quel giorno, ma
davvero quei giornalisti erano fuori binario.
Io
speravo che a Ricky non arrivassero notizie del genere, soprattutto
perchè era lontano, e parlarne per telefono, non sarebbe mai
stato meglio che discuterne a quattr'occhi..perchè pur
avendo abbandonato il nostro appartamento e addirittura la nazione,
Ricky non era ancora uscito definitivamente della mia vita, e forse mi
rendevo conto che non ne sarebbe uscito mai, nemmeno dopo la nascita di
suo figlio/a.
Non
saremmo riusciti a vivere come una famiglia, ma sarebbe certamente
arrivato il momento in cui sarebbe venuto a conoscere la sua creatura,
e a prescindere da come i nostri rapporti sarebbero stati allora, io
non avrei potuto negargli nulla...ormai ero legata a lui, e mi
dispiaceva soltanto che lui non riuscisse a pensare lo stesso di me e
del bambino.
Mi
scossi dai miei pensieri giusto in tempo: scesi dal treno a Victoria
Station e imboccai il corridoio sotterraneo della metro; attesi un
treno della Circle Line, la gialla, proprio come il primo giorno, e una
ventina di minuti più tardi scesi a Paddington, dove si
trovava il mio appartamento.
Lo
raggiunsi a piedi, trascinandomi dietro il trolley e il beauty e
guardandomi intorno qua e là, realizzando che nonostante il
guaio in cui mi ero cacciata a Londra, continuavo a esserne
perdutamente innamorata, ed ero felice di essere ritornata..ormai
sentivo che la mia casa fosse lì, e in quel quartiere ricco
di alberghi, negozietti e turisti, probabilmente sarebbe cresciuto
anche mio figlio, o mia figlia.
Una
volta raggiunto il portone, aprii con le chiavi prima di salire al
terzo piano; non appena fui all'interno, accesi la luce all'ingresso,
posai le valigie a terra, e mi liberai di cappotto, sciarpa e guanti,
prima di dirigermi verso la camera da letto, procedendo a tentoni,
senza preoccuparmi di accendere le luci nel resto dell'appartamento.
Accidenti!
Dopo un viaggio in aereo, poi il treno, la metro, la passeggiata a
piedi, e infine le scale di casa con tanto di valigie, mi sentivo come
se avessi scalato il K2! ..Ma quello era soltanto un altro aspetto
dell'essere incinta al quale stavo facendo lentamente l'abitudine.
Mi
bastava un niente per stancarmi e avvertire il sopraggiungere
dell'affanno, e senza pensarci due volte, mi buttai sul letto a peso
morto.Giusto il tempo di riprendere le energie.
Qualche
istante dopo, feci per alzarmi e rimettermi in piedi, pensando al fatto
che avrei potuto passare a prendere un fish and chips per cena, ma
prima che potessi realizzare cosa stesse succedendo, due braccia mi
afferrarono e mi spinsero indietro, di nuovo sul letto. Urlai
d'istinto, pensando al peggio, e presi a divincolarmi, fino a quando
non avvertii un timbro di voce familiare, che mi indusse ad
abbandonarmi totalmente a quelle braccia.
"
Shhh..sono soltanto io" ridacchiò Ethan, mentre tentava di
sedersi ai piedi del letto matrimoniale con me spalmata addosso
"
Ma sei pazzo?!" di tutta risposta, gli tirai un pugno sul petto, che lo
fece inspiegabilmente sorridere
"
Come stai?" domandò con un sorriso impertinente che riuscivo
a distinguere pure al buio
"
Bene..se tralasciamo il fatto che mi hai quasi fatto prendere un
infarto" dissi, mentre la mia schiena aderiva ancora al suo petto, e le
sue braccia erano avvolte attorno a me
"
Volevo farti una sorpresa" sussurrò, stringendomi di
più
"
Direi che ci sei riuscito" gli feci presente, tornando a respirare
regolarmente, e senza provare a scostarmi di un solo millimetro
"Una
bella sorpresa" specificò, e a quel punto sorrisi, anche se
eravamo ancora al buio e lui non poteva vedermi
"
Sono felice che tu sia qui" sussurrai, effettivamente...sorpresa
Okay
che da quando Ricky se ne era andato, Ethan era venuto diverse volte a
casa mia, ma non pensavo sapesse dove nascondessi le chiavi di
riserva...comunque, evidentemente mi sbagliavo, e andava bene
così.
"
Non è vero, ti sei spaventata!" lo sentii borbottare, e a
quel punto, mi liberai dalla sua presa, e gli gettai a mia volta le
braccia al collo, prendendo a baciarlo sulle guance, sulla fronte, sul
mento, sul naso, ovunque mi capitasse tranne che sulle labbra, mentre
lui rideva divertito e tentava di reggersi per non cascare all'indietro
e finire steso sul letto, con me sopra di lui.
"
Adesso ci credi che sono felice di viderti?" domandai, riprendendo fiato
"
Non..non del tutto" mi provocò con voce roca, e senza darmi
il tempo di pensare, ripresi a riempirlo di baci da capo, con dolcezza
e intensità, fino a quando non ci ritrovammo tutti e due
distesi.
Le
mie labbra finirono all'altezza del suo collo, per sbaglio, doveva
essere successo durante l'impatto con il materasso, e le sue braccia si
strinsero saldamente intorno a me, mentre a luce spenta, continuavo a
riempirlo di baci sul viso, con più foga di prima, iniziando
a prenderci gusto, e senza rendermi conto del suo repsiro super
accelerato
"
Aiuto, aiuto!" gridò ridendo come un bambino, mentre sentivo
il suo cuore galoppare sotto di me e i miei sensi si annebbiavano per
quella vicinanza così stretta
"
Mi sta soffocando di baci!" urlò ancora, facendo ridere
anche me, mentre tentavo di riprendere fiato.
Ridemmo
tutti e due come pezzi per qualche istante, poi, silenzio.
"
Finalmente sei tornata Em!" senza smettere di tenermi adagiata a
sè, mi spostò una ciocca di capelli dietro
l'orecchio, carezzandomi dolcemente una guancia.
A
quel punto sentii di star perdendo il controllo, e prima di permetterci
di fare cazzate, allungai un braccio per accendere la luce.
Era
inutile negarlo: tra noi esisteva qualcosa, c'era sempre stata
quell'elettrrcità magnetica che ci legava, ma nessuno di
tutti e due voleva che il nostro rapporto cambiasse e fosse in quache
modo definito..eravamo già perfetti così, e poi
continuava ad esserci l'ombra di Ricky in mezzo a noi, ci sarebbe
sempre stata, qualunque cosa fosse successo.
Soltanto
con la luce accesa, riuscii a guardarlo negli occhi, e rimasi
imbambolata per un po', come spesso mi capitava di fare, realizzando
ancora una volta quanto riuscissero a trasmettermi.
Amavo
i suoi occhi, e quel sorriso, e quelle- stop.
"
Ethan..le tue gambe! Il gesso.." dissi cose sconnesse non appena mi
resi effettivamente conto che la sedia a rotelle era sparita,
così come il gesso che lo aveva accompagnato per
più di un mese
"
Guarda qua" si alzò in piedi mostrandosi in tutta la sua
bellezza, e io trattenni il fiato come una cretina.
Oh,
non c'era ragione che tenesse: Ethan Harrow avrebbe avuto un certo
ascendente su di me praticamente in eterno...tanto valeva iniziare a
rassegnarsi!
"
Ti ho avevo scritto che mancava poco al momento in cui mi avresti visto
di nuovo tutto intero. Mi hanno tolto il gesso e mi hanno dato le
stampelle, ma io sono giovane e forte, e fortunatamente, ho recuperato
più in fretta del previsto,e riesco già a
camminare da solo" esultò felice
"
In un certo senso mi mancherà sedermi sulle tue ginocchia,e
starmene così abbracciata a te per ore e ore" mi lasciai
scappare
"
Puoi farlo lo stesso..solo che adesso posso tenerti tra le braccia
anche da in piedi" realizzò, e io sorrisi
"
Non ancora per molto.." osservai un attimo dopo, guardandomi la pancia.
A
quel punto Ethan si tuffò letteralmente su di me, che ero
ancora sdraiaita sul letto, e facendo attenzione all'atterraggio,
portò entrambe le mani sul mio addome, prima di infilarci
anche il viso e spupazzarlo un po'.
Baciò
e carezzò la mia pancia da sopra il maglione, sussurrando
qualcosa come se la creatura dentro di me potesse sentirlo.
In
effetti mi sentii smuovere dall'interno, ma non avendo ancora provato
nessuno dei famosi 'calci', non gli diedi peso, e mi rilassai sotto il
suo dolce tocco.
"
Perdonami..mi ero quasi dimenticato di salutarti" no, non parlava con me
"
Quanta cioccolata ti ha fatto mangiare la mamma, eh?" se ne
uscì, facendomi inevitabilmente sorridere
"
Tanta" ammisi colpevole, permettendogli di spupazzarmi ancora la
pancia...era piacevole, molto piacevole, e anche se Ethan era stato il
primo a carezzarmi l'addome, non lo aveva mai fatto in quel modo, e io
sorrisi tra me e me, perchè si vedeva che era spontaneo, e
meraviglioso.
"
Sei ancora sotto copertura, vero? Chissà quando la mamma
deciderà di farti venire allo scoperto" sussurrò,
prima di sorprendermi sollevando il maglione e posando un
bacio sulla mia pancia, ora nuda.
Mi
fece solletico, ma fu una sensazione bellissima, persino troppo breve
per i miei gusti. Infatti Ethan mi ricoprì immediatamente,
avvicinandosi al mio viso.
"
Sai..mi ha confessato che da sopra il maglione, non riusciva a sentire
i miei baci" sussurrò, come per giustificarsi, e io risi di
cuore, prima di immegere le mani tra i suoi ricci in un gesto spontaneo.
"
Ricky? Lo hai sentito?" mi domandò subito dopo facendosi
serio
Annui,
senza smettere di giocare con i suoi ricci "è sempre la
stessa storia...mi dice che è impegnatissimo al lavoro e che
si trova bene in Germania, ma sente la mia mancanza" sospirai.
Anche
io all'inizio ero stata male per la sua assenza, e quando ci pensavo mi
rattristavo ancora, era inevitabile, ma sarei stata ipocrita se non
avessi ammesso almeno a me stessa che Ethan riuscisse a farmi
dimenticare persino di lui.
"
Capisci qual è il problema? Gli manco, mi dice che mi
ama...ma non capisce proprio che ormai io non sono più
disponibile senza il pancione allegato..ormai siamo un unico pacchetto"
spiegai
"
Uno splendido pacchetto" mi corresse lui, beandosi ancora delle mie
mani intente a scompigliargli i capellli ricci
"
Si spendido...presto diventerò gigante" mi lamentai. Ammetto
che a volte ci pensavo, e la cosa un pochino mi spaventava.
"
E sarai ancora più morbida e coccolosa..quella testa vuota
non ha idea di quello che si sta perdendo" sussurrò lui,
chinandosi per strofinare il naso contro una mia guancia. Sospirai di
piacere, non mi trattenni.
"
Quanto ti sono mancato?" domandò con quel sorriso
impertinente e purtroppo per me irresisitibile
In
quel momento arricciai il naso..avvertivo un odore, un odore di
bruciato?!
"
Sta bruciando qualcosa" dissi infatti "non cambiare discorso" mi
ammoniì lui "no.. sul serio" protestai, e a quel punto Ethan
saltò in piedi come una molla
"
La cena" urlò, correndo verso la cucina; io lo seguii a
ruota, ed entrambi ci mettemmo le mani nei capelli quando vedemmo quel
macello.
Nulla
era più recuperabile, nemmeno le mie stoviglie...ma la cosa
bella era che non mi importava niente!
"
Che hai combinato?" domandai divertita
all'inverosimile, ancora un po' e mi sarebbero uscite le
lacrime dagli occhi per quanto ridevo
"
Un disastro!" rispose Ethan, un po' più serio di me
Di
tutta risposta, gli andai incontro quasi correndo, e quando lo
raggiunsi, ridendo ancora, gli allacciai le braccia al collo,
stringendolo forte forte.
"
Mi sei mancato da morire" sussurrai rispondendo alla sua domanda, la
testa nascosta nel suo petto, e le sue braccia prontamente avvolte
intorno al mio corpo. Eravamo una cosa sola praticamente.
Era
vero: in quei quindici giorni avevo sentito terribilmente la sua
mancanza, nonostante ci fossimo sentiti tramite messaggi più
volte al giorno.
"
Anche tu, anzi..anche voi" mi baciò la fronte.
"
Mi intrufolo in casa tua senza permesso spaventandoti quando rientri;
faccio l'idiota tutto il tempo, brucio la cena facendoti restare pure
digiuna, brucio pure le pentole mettendoti in difficoltà con
il padrone di casa, e tu cosa fai? Ti getti tra le mie braccia, mi
stringi forte, e mi dici che ti sono mancato tantissimo!
Se
fossi riuscito a combinarle tutte giuste, con una sopresa coi fiocchi e
una cena prelibata..che mi sarei dovuto aspettare?" sparò,
guardandomi con quel ghigno malizioso, che maledetta, io adoravo
"
Sei sempre il solito idiota" lo accusai divertita, a corto di parole e
di fiato; subito dopo mi liberai dell'abbraccio e raggiunsi il piano
cucina, che effettivamente versava in condioni disastrose
"
E tu sei ogni giorno più bella" avvertii il suo respiro sul
collo, e sussultai...stava esagerando, non sapevo cosa gli prendeva, ci
prendeva, ma stavamo esagerando entrambi
"
Ti ho lasciato senza parole, eh?" ancora quella voce roca, che
rischiava ogni volta di farmi commettere pazzie.
L'avevo
sempre saputo che Ethan Harrow fosse un filtratore nato, ma,
accidenti...così rischiava di farmi svenire tra le sue
braccia. E cavolo, a me non sarebbe nemmeno dispiaciuto.
Con
lui..era così, era sempre stato così, sin dal
giorno in cui lo avevo incontrato...mi sentivo sull'orlo di un
precipizio, eppure, protetta. Mi faceva quell'effetto, e non potevo
fare nulla per evitarlo.
Mi
voltai, ma quando i miei occhi si specchiarono nei suoi, capii di aver
commesso un errore madornale.
Eravamo
vicini, troppo vicini, e se non fosse successo qualcosa nel giro di
qualche secondo, avremmo ceduto alla passione.
Perchè
lui voleva chiaramente baciarmi, ormai non avevo più dubbi,
perchè mi guardava le labbra e deglutiva come se stesse
già immaginando di assaporarle, e io..io, beh, stavo facendo
lo stesso guardando le sue.
Ma
non dovevamo baciarci, altrimenti avremmo complicato tutto, forse
addirittura rovinato tutto. E io non sarei sovravvissuta se anche lui
mi avesse abbandonato.
Quindi
no, dovevo respingerlo, anche se mi sarei presa a schiaffi da sola per
quello che stavo per fare. In quel momento non avevo altro in mente che
le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio corpo, i suoi baci sulla
pelle..sapevo come fossero, e morivo dalla voglia di godere del suo
tocco. Ma dovevo resistere, per tutti e due.
Stargli
lontana per un po' mi aveva reso ancora più dipendente da
lui..bel pasticcio! Però io amavo il nostro rapporto
così com'era prima che partissi, e non volevo
cambiarlo..temevo quello che sarebbe successo, perchè io ero
incinta e mi sentivo ancora con il padre del bambino nonostante tutti i
casini, e lui aveva già tutti i suoi problemi a cui pensare,
non doveva farsi carico anche dei miei. Non era giusto.
"
Che..che cosa vuoi mangiare?" non avrei potuto fare domanda
più stupida, ma dovevo rompere l'incanto prima che fosse
troppo tardi
"
Chi se ne frega di mangiare" rispose lui, continuando a mangiare me con
gli occhi. Tentativo miseramente fallito.
"
..Disse quello il cui stomaco cominciò a brontolare cinque
minuti dopo" ritentai, riportandogli alla mente un episodio di qualche
settimana prima.
Ethan
si staccò sbuffando..per un attimo ebbi il timore che mi
avrebbe urlato in faccia ' sta zitta, che sto cercando di baciarti'..e
a quel punto sarei stata inerme sul serio.
Invece
afferrò un pacco di patatine nella credenza e mi prese per
mano, trascinandomi con sè sul divano in salotto "queste,
insieme a una commedia, andranno più che bene" sorrise,
abbracciandomi ancora una volta.
Meno
di dieci minuti dopo, mi ero addormentata tra le sue braccia, stanca
dopo il viaggio, ma innegabilmente felice.
BUONSALVEEE :))
Scusate se ho aggiornato oggi invece di ieri, ma proprio
non ce l'ho fatta.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre
aspetto i vostri pareri, che adoro leggere!! :DD
Scusatemi anche per non aver ancora risposto alle recensioni dello
scorso capitolo, ma lo farò presto..le ho lette tutte e le
ho apprezzate tutte ;)
Appena trovo un minuto, vi risponderò sicuramente. E se voi
trovate un minuto per me, scrivetemi le vostre opinioni sulla storia.
Per me è davvero importante ♥
Grazie di cuore a chi l'ha fatto fino ad oggi e chi lo farà,
un bacione forte forte, e a prestooooooooo <3<3<3
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Capitolo 17 *** Capitolo diciassette ***
EMMA
Avvertii la
compromettente vicinanza delle sue labbra rispetto alle mie, il suo
respiro confondersi e fondersi con il mio, e poi, uno sfioramento,
preludio di un bacio.
Percepii
una sua mano all'altezza della mia guancia, mentre le sue labbra si
posavano sulle mie, incastrandosi perfettamente le une alle altre.
Sentii
il suo sapore in bocca, un sapore inconfondibile, lo stesso che avevo
agognato per una vita, e che mai avrei dimenticato.
Risposi
a quel bacio spontaneamente, lasciando che le mie labbra si muovessero
insieme alle sue in un dolcissimo ballo; e ci baciammo, ci baciammo
fino a quando non ci mancò il fiato.
Nel
momento in cui non avvertii più nessun tipo di contatto,
sorrisi tra me per qualche istante, desiderosa di altro bacio come
quello, anzi, possibilmente di infinti altri baci come quello.
Mi stavo ancora crogiolando nel vivissimo ricordo di ciò che
era appena successo, mordendomi da sola il labbro inferiore e
probabilmente sospirando di piacere, quanto un tonfo provocato da
qualcosa miseramente caduta sul pavimento della mia camera da letto, mi
scosse.
Mi
tirai su a sedere sul letto, di scatto, e ancora frastornata mi guardai
intorno, mettendo a fuoco una figura ormai familiare, e rendendomi
bruscamente conto di aver sognato tutto. Di aver sognato il bacio.
Arrossii
violentemente dandomi della cretina da sola per essere arrivata a
tanto, mentre Ethan mi parlava, probabilmente scusandosi per il casino
che aveva creato. Non lo stavo ascoltando, ma notai che armeggiava con
la sveglia, la stessa che probabilmente aveva fatto involontariamente
cadere a terra. Non mi poteva importare di meno di quel macchingegno,
per me avrebbe potuto anche ridursi in mille pezzi, non me ne sarei
nemmeno accorta.
Mi
sentivo come se mi avessero colto con le mani nella marmellata, avevo
paura che lui potesse in qualche modo accorgersi del film che mi ero
girata da sola, del quale lui era il protagonista.
Va
bene: avevo sognato di baciarlo, e la cosa era già
abbastanza preoccupante di per sè, ma se poi ci si
aggiungeva il fatto che nel mio sogno non avessi avuto modo di vedere
il volto del ragazzo al quale avevo permesso di farmi impazzire
così per un solo maledettissimo bacio, e lo avessi
automaticamente associato a lui, il tutto diventava ancora
più grave, e pericoloso per la mia sanità mentale.
Ero
certa che fosse stato lui, ero sicura che quel sapore che tanto mi era
piaciuto fosse stato proprio il suo, ero convinta di essere stata
baciata da Ethan Harrow nel mio meravglioso, e imbarazzante sogno,
eppure, il suo viso non lo avevo visto. Però era lui..era
stato così tremendamente ...reale, che per un solo attimo,
temetti che fosse successo davvero..dopotutto Ethan era in camera mia
e-ok, basta fantasticare Emma..te lo sei sognato. Rassegnati!
Te
lo sei sognato, ti rendi conto? Hai sognato di essere baciata dallo
stesso ragazzo, i cui immaginari baci ti avevano tenuto compagnia per
molte, moltissime notti, a sedici anni.
E
la cosa più imbarazzante era che lui fosse lì, di
fronte a me, e mi stesse guardando confuso, con quegli occhi, e quel
sorriso appena accennato, che lo faceva tanto somigliare a un bambino
birichino.
"
Sù alzati..qua fuori ti aspetta una sorpresa" disse, prima
uscire dalla mia camera, troppo in fretta, come se avesse avuto a sua
volta paura di essere beccato.
Ma
non ero io quella che aveva sognato un suo bacio?
Dio,
mi ero ridotta di nuovo in quelle condizioni, come ai vecchi dei tempi,
e la cosa non mi piaceva per niente, perchè significava che
per quanto avessi provato a negarlo persino a me stessa, io..beh, io
non avevo mai smesso di provare qualcosa per lui. Quella ne era la
conferma più eclatante.
Passi
per quella volta che ci eravamo ubriacati finendo a fare quello
che..beh, avete capito dai; passi per quella volta, e per tutte le
altre volte che mi ero sentita le gambe molli e il respiro mozzato
quando c'era stata troppa poca distanza tra il suo viso e il mio, passi
tutto, persino i miei penosi tentativi di autoconvincermi di aver
dimenticato il batticuore che avevo provato troppe, decisamente troppe
volte, solo nello starmene a fissare il suo sorriso su una rivista o
sullo schermo del computer; passi tutto, ma se davvero ero ritornata a
sognare i suoi baci di notte, dovevo cominciare a preoccuparmi sul
serio.
Pensando
di star seriamente impazzendo (per lui), mi alzai dal letto, per
dirigermi in bagno e sciaquarmi il viso con l'acqua fredda, prima di
raggiungerlo in cucina. Avevo bisogno di non pensare a quel sogno,
soprattutto in sua presenza, perchè era stato troppo reale,e
Dio, era stato uno di quelli che avrei voluto non finisse mai.
"
Mi pareva di aver sentito parlare di una sorpresa.." affermai curiosa,
provando a fingere indifferenza, non appena misi piede nella stessa
stanza in cui c'era lui. Ethan mi raggiunse con un sorriso dipinto
sulle labbra, uno dei suoi, uno di quelli che purtroppo mi facevano
battere forte il cuore, e prima che potessi rendermene conto, mi prese
la mano e mi trascinò verso la finestra.
Spostò
delicatamente la tenda, e restò accanto a me, a godersi la
mia espressione di pura incredulità e contentezza di fronte
a quello spettacolo che non falliva mai nel farmi restare a bocca
aperta.
Aveva
nevicato quella notte, stava nevicando ancora, e tutto intorno a noi
era stato ricoperto di un manto candidamente bianco. Meraviglioso.
Avevo sempre amato la neve!
"
Wow" sussurrai, voltandomi verso di lui e sorprendendolo a guardarmi
con la stessa e identica espressione che avevo assunto io di fronte a
quella bellezza naturale che si stagliava dinanzi ai miei occhi
"Allora,
quali sono i programmi per oggi?" domandò, distogliendo lo
sguardo dal mio viso, e permettendomi di tornare a respirare
normalmente...non poteva guardarmi così..no, assolutamente.
"
In teoria dovrei andare a scuola..oggi sarebbe il primo giorno dopo il
rientro dalle vacanze natalizie" ricordai anche a me stessa
"
Ma in pratica te ne starai qui con me fino a quando non
smetterà di nevicare e le strade non saranno state
sbloccate" affermò lui con un sorriso sghembo
"
Non ti starai autoinvitando per il pranzo?" lo provocai divertita
"
Probabilmente anche per la cena" mi rispose a tono "qualcosa in
contrario?" aggiunse l'attimo successivo
"
No, se hai già in mente il modo in cui trascorreremo questa
giornata" soltanto dopo averla pronunciata mi resi conto di quanto
ambigua, sì.. diciamo così, sarebbe potuta
sembrare quella frase, ma per fortuna, una volta tanto, lui non colse
la palla al balzo per provocarmi a sua volta.
Il
nostro rapporto era così..capitava che ci fossero delle
allusioni, ma ci eravamo sempre fermati a quelle. Tranne quella volta,
di notte, in biblioteca. E nei
miei sogni.
"
Prima di tutto, andiamo a fare colazione" propose avviandosi nuovamente
verso la cucina, e io lo seguii a ruota, neanche quella fosse casa sua
e non mia. La stessa che avevo condiviso con il mio ex-ragazzo.
"
E poi?" gli domandai circa dieci minuti dopo, intingendo il mio
biscotto nel latte, e concentrandomi su quello per non pensare al
sogno, e ai suoi ricci spettinati di prima mattina..erano sexy. E
maledetta io che andavo a pensare certe cose!
"
Poi usciamo fuori" esclamò, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo
"
Non credo che-" non terminai la frase, rivolgendo lo sguardo al mio
ventre leggermente rigonfio
"
Tranquilla..niente battaglia a palle di neve, anche se sarebbe stato
divertente. Non ne faccio una da..beh, da due anni" abbassò
appena il tono di voce, e si incupì. Capii al volo che
probabilmente quell'ultima battaglia risaliva al periodo in cui gli 'Uk
Hearts' erano ancora gli 'Uk Hearts', quindi cambiai discorso,
perchè vederlo triste faceva male anche a me, ancora, come
una volta, come era sempre stato.
"
Però possiamo fare un pupazzo di neve" proposi allegramente
"proprio quello che avevo in mente" sorrise lui, e di rimando
lo feci anche io.
Sì,
funzionava così tra noi due: se lui era felice lo ero pure
io; se lui era triste lo ero anche io. Ne ero maledettamente
dipendente, da ogni singola cosa che faceva, da lui in generale, e
durante quel periodo in cui eravamo stati lontani, mi ero resa conto
che la cosa fosse più grave di quanto pensassi. Mi era
mancato da morire, mi era mancato tutto, persino la confusione e
l'attorcigliamento degli organi interni che inevitabilmente mi
provocava la sua vicinanza. Però avevo troppa paura di
quello che sarebbe accaduto se solo mi fossi abbandonata tra le sue
braccia. Aspettavo un bambino, e non potevo permettermi di divertirmi
con chi volevo.
"
E dopo che faremo?" domandai, pur di non addentrarmi maggiormente nei
meandri dei miei pensieri
"
Torniamo dentro" rispose poggiando la tazza vuota nel lavandino e
dirigendosi di nuovo in direzione del tavolo al quale io ero ancora
seduta "e ci riscaldiamo" sussurrò alle mie spalle
"così" aggiunse, circondandomi il corpo con le sue braccia e
cullandomi per qualche istante, tenendomi stretta stretta,
prima di baciarmi affettuosamente su una guancia.
Rischiai
un attacco di cuore, e mi maledissi mentalmente per essere chiaramente
arrivata a un punto di non ritorno. Eppure, soltanto il giorno prima,
ero riuscita a comportarmi con lui più o meno normalmente,
senza pensare ogni secondo a quanto potesse essere bello essere
prigioniera di un suo abbraccio. Era sicuramente colpa del sogno, e
dovevo decisamente darmi una calmata.
"
Sei stato tu a portarmi in camera stanotte?" gli domandai non appena
tornò a sedersi al suo posto, ricordando di essermi
addormentata sul divano.
No, se ve lo state chiedendo, la mia mente non era stata vittima di
nessuna amnesia: ricordavo perfettamente cosa fosse accaduto il giorno
prima, e beh, non mi era sfuggito il fatto che mi fossi lasciata andare
a Morfeo sul divano, invece che sul letto come tutte le persone
normali. E sapevo pure che non erano state le braccia del mitologico
dio del sonno a cullarmi dolcemente fino a farmi perdere i sensi.
" Si" disse semplicemente lui "sei praticamente crollata"
spiegò l'attimo successivo, mostrando un tenero sorriso
" E tu dove hai dormito?" io nel mio letto, e tu sul divano, vero?
" Con te" furono le due banali parole che mi fecero inevitabilmente
avvampare..ma che diavolo mi prendeva quella mattina? Possibile che un
sogno mi avesse scosso così tanto? O quella
dell'attività inconscia del sonno era solo una scusa bella e
buona, per non ammettere che mi era bastato essergli stata lontana per
due settimane, per capire quello che mi ero ostinata a giudicare
incomprensibile per mesi. Si, sto parlando delle reazioni del mio corpo
al suo tocco, e persino al suo sguardo. Paralizzante: l'unico termine
che avrebbe potuto perlomeno tentare di rendergli giustizia.
Aspettate un attimo.
" E non ho fatto o detto niente di strano mentre dormivo, spero"
abbassai la voce, tanto che l'ultima parola della frase assunse la
forma di un sussurro strozzato
Ethan curvò le labbra in un sorriso eccessivamente
divertito, prima di scoppiare a ridere, guardandomi come se volesse
leggermi dentro. Speravo non ci riuscisse, forse invano.
" A parte rannicchiarti contro di me, e utilizzare il mio petto come
tuo personale cuscino..no, nulla di strano" come sempre,
dimostrò di essere un tantino provocatore, e io non sapevo
nemmeno se lo stesse facendo apposta per farmi arrossire ancora di
più, perchè ero certa che fosse al corrente
dell'effetto che quelle parole avrebbero potuto avere su di me.
Stronzo. E io stupida che non riuscivo nemmeno a insultarlo
mentalmente, senza sciogliermi dentro.
" Perchè? Che hai sognato, o meglio.. chi hai sognato?"
domandò perforandomi con quegli occhi blu-verdi
" Niente..nessuno" poco convincente, eh?
" Non ci credi nemmeno tu" infatti "nulla di importante" ritentai,
sforzandomi di mostrarmi più sicura delle mie affermazioni.
Non era nulla di importante, punto.
"
Va bene" disse, apparentemente accondiscendente "se non vuoi dirmelo,
devo pensare che il sogno riguardasse me"
Non avrebbe potuto centrare il bersaglio in modo più
accurato, maledizione!
" Ei...non è mica detto che sia stato un sogno hard! Magari
eravamo seduti su una panchina ad Hyde Park e stavamo mangiando un
gelato" ipotizzò, divertendosi come un matto a provocarmi,
come al suo solito.
"..prima che tu mi saltassi addosso, baciandomi ovunque e dicendomi di
non poter vivere senza di me" concluse, e chissà
perchè, nella mia testa rimbombò la sua voce roca
" Oppure potresti essere stato tu a farlo" decisi di stare al gioco,
altrimenti sarei potuta arrivare al punto di confessare tutto, per
quanto mi ero ridotta male
" Nah.. troppo realistico" lui
smorzò così la questione, lasciandomi
lì ad arrovellarmi il cervello, a chiedermi come
interpretare quel 'troppo realistico', riferito al fatto che lui
potesse baciarmi o dirmi certe cose.
" Ma quando la smetterai di provocarmi?" mi venne spontaneo
chiederglielo..c'erano giorni in cui non faceva altro che quello, e
diventava snervante, e al tempo stesso..eccitante. E altri in cui mi
parlava di sè, e chiacchierava come un non pervertito. Il
fatto che trovassi irresisitibili entrambe le tipologie, mi faceva
credere di stare seriamente impazzendo. Per lui, nel senso che era
colpa sua, o così mi faceva comodo credere.
" Mai" fu la sua risposta "rassicurante" borbottai tra me e me, mentre
lui rideva sotto i baffi
" Che posso farci, Em? Mi diverto troppo!" ammise, l'aria di un bambino
" E poi anche a te piace" spazzata subito via da quel sorriso tanto
impertinemente, malizioso
" E cosa te lo fa pensare?" mi informai, curiosa e sempre
più attratta da quel modo di stare insieme tutto nostro
" Per esempio, il fatto che ti mordi il labbro inferiore trattenendoti
dalla voglia di mandarmi a quel paese perchè questo botta a
risposta manda in tilt anche te, e poi però non lo fai mai"
"..Anzi spesso, ti scopro addirittura a sorridere inconsciamente
pensando di non essere vista"
Perchè
mi stava guardando in quel modo? Perchè i suoi occhi
dovevano essere una calamita per la sottoscritta? Perchè
erano così maledettamente...belli? Semplicemente belli.
E
perchè mi pareva che qualcosa fosse cambiato tra di noi da
quando ero tornata a Londra dopo Natale?..Eravamo, non so,
più sfacciati, meno pudici, meno controllati. Più
battiti e meno limiti. Più cuore e meno cervello.
"
Anche te?" gli feci il verso. Sbaglio o aveva appena detto che le
nostre conversazioni lo mandavano in tilt?
"E
poi hai pure il coraggio di dire che non ti piacciono questo genere
di...cose" mi accusò divertito, riferendosi alla chiara
provocazione che gli avevo rivolto ripetendo le sue parole. Eravamo
entrambi in piedi in cucina, lui appoggiato al frigo, e io intenta a
prepararci un caffè.
"
Mai detto questo" mi difesi, dicendo effettivamente la verità
"
Allora ti piacciono.." si fece più vicino, distraendomi, e
impedendomi di centrare con il cucchiaino colmo di caffè in
polvere, l'apposito spazio nella caffettiera riservato a esso
"
Guarda che hai iniziato tu" gli ricordai, tentando di rimediare al
danno fatto
"
Lo so! E' che quel giorno quando sei arrivata in bibioteca..non so
nemmeno io il motivo per il quale mi sia comporato così..mi
è venuto spontaneo, ed è assurdo,
perchè non ti conoscevo, non sapevo nulla di te a parte che
dovevi essere stata una fan degli 'Uk Heart', considerata la tua
reazione..ma davvero, non so spiegare cosa mi abbia spinto a provocarti
sin dal primo istante.
Il
punto è che non immaginavo neanche di poter instaurare un
rapporto così ..stimolante, eccitante, bello, con qualcuno;
non pensavo di poter tornare a stare bene e in mezzo alla gente
così facilmente; non avrei scommesso un euro su niente di
tutto quello che è accaduto fino ad oggi, ma poi sei
arrivata tu e mi hai fatto venir voglia di rimettermi in gioco...non ci
sarebbe riuscito nessun altro, e se non fossi entrata lì
dentro quel pomeriggio di fine settembre, io non voglio nemmeno pensare
a come starei adesso. Avevo bisogno di te, ho bisogno di te, ho capito
di averne bisogno sin da quando sei arrossita come un peperone
riconoscendomi..eri, boh, eri semplicemente l'ultima persona che mi
sarei aspettato di incontrare, e la prima che inconsciamente
desiderassi trovare"
Voleva
farmi morire quella mattina, poco ma sicuro.
'
Eri, boh, eri semplicemente l'ultima persona che mi sarei aspettato di
incontrare, e la prima che inconsciamente desiderassi
trovare'...già, quella frase calzava a pennello anche per me.
"
Io..Ethan..non hai idea di quanto tenga a te. E benedico ogni giorno
quel pomeriggio, perchè non so nemmeno io come mi sarei
ridotta in questi tre mesi se tu non ci fossi stato..sono spaventata,
ho paura, e non puoi capire quanto sia confortante pensare che alla
prossima ecografia, sarai lì a stringermi la mano e a
distrarmi da tutto il casino che ho in testa"
"
Andrà tutto bene, Em" si avvicinò
sempre di più, e io come al solito mi ritrovai a credergli.
Potevano sembrare parole banali, ma per me significavano il mondo.
"
L'ho accettato, ho accettato quello che accadrà, e se penso
a quel microbo che si muove dentro me, mi emoziono ancora come quel
giorno in cui l'ho visto per la prima volta con i miei occhi...ma
è difficile, è difficile pensare al cambiamento
che subirà la mia vita, ed è difficile
perchè io non so da dove iniziare-"
"Shh"
mi avvolse il corpo con le sue braccia, e io ci sprofondai all'interno
"Sai cosa mi ripeteva spesso mia madre, nei momenti di tenerezza?"
domandò, stringendomi forte a sè
"
Ho realizzato di saper fare la mamma nel momento esatto in cui ti ho
stretto tra le mie braccia per la prima volta. Fino al minuto prima
pensavo che non ne avrei combinata una giusta, ma quando ti ho guardato
negli occhi, ho capito esattamente di cosa tu avessi bisogno."
Sapevo
che avesse sempre avuto un bel rapporto con sua madre, ma forse, dopo
la fine della band, si era allontanato da tutti. Persino da lei. Lo
avevo capito dal repentino cambio del tono di voce.
Ma
non gli avrei fatto domande..Ethan sapeva benissimo di poter concedersi
il lusso di parlare a cuore aperto con me, quando si fosse sentito
pronto.
Lasciai
che fosse il mio corpo spinto contro il suo a urlargli 'grazie'
più forte di quanto potessero fare le parole "é
ufficiale: io non posso più vivere senza di te" sussurrai
contro il suo petto
"
Quindi è ufficiale anche che ti piacciano le mie
provocazioni" e come dargli torto?
Gli fui grata per aver riportato la conversazione su toni
più leggeri, anche se a volte confidargli i miei tormenti,
mi faceva inspiegabilmente stare bene.
"
E a te piace il solletico?" domandai beffarda, staccandomi di poco e
cominciando a muovere le dita su quelli che sapevo essere i punti
deboli della maggioranza del genere umano
"
No" prima che potessi attuare la mia piccola vendetta, mi
bloccò entrambi i polsi, e mi attirò di nuovo a
sè "ma scommetto che a te piace ancora meno" sorrise
impertinente, con quel luccichio negli occhi, prima di cominciare a
farmi il solletico ovunque. Eh si, se ve lo state chiedendo, ovviamente
lo soffrivo da morire.
Risi
senza ritegno mentre le sue dita percorrevano veloci il mio corpo da
sopra i vestiti, e lui mi seguì a ruota. Continuammo
così per minuti interi, lasciando che l'intero appartamento
si riempisse di scherzose minacce di smetterla da parte mia, e
incontrollabili risate da parte mia e sua. Dio, il solletico era un
vero e proprio toccasana, ci induceva a ridere come due pazzi, senza
pensare più a nulla.
E
fu forse per quel motivo che non ci accorgemmo di star giocando con il
fuoco, fino a quando, nella foga del momento, i nostri nasi non si
sfiorarono involontariamente.
A
quel punto non riuscii a evitare di mordermi il labbro,
perchè eravamo troppo pericolosamente vicini e nella mia
testa si stavano già proiettando film simili al mio sogno;
Ethan deglutì a vuoto, senza staccarmi gli occhi di dosso,
senza smettere di tenermi ancorata a sè. Aveva smesso di
farmi il solletico e mi teneva per i fianchi.
E
mi guardava, mi guardava come se fossi l'ottava meraviglia del mondo, e
mi stringeva sempre di più spingendomi contro di
sè.
Non
sarei riuscita a sottrarmi da sola, di mia spontanea
volontà, a quel contatto che mi avrebbe accelerato i battiti
del cuore in modo ancora più incontrollato e folle.
Intercorrevano pochi, pochissimi centimetri tra le mie labbra e le sue,
e ci stavo già facendo l'amore con quegli occhi e quel
sorriso e quelle fossette, quando, come da perfetta telenovela,
indovinate?
Si,
squillò il cellulare.
Grazie
al cielo..altrimenti ci saremmo baciati, certo come la più
banale delle leggi della fisica. Saremmo finiti labbra contro labbra,
sarebbe stato inevitabile, e terribilmente bello, e sbagliato.
Mi
lasciò andare chiaramente controvoglia, permettendomi di
rispondere al cellulare. Ricky. Non avrebbe potuto scegliere un momento
più azzeccato e più spropositato per chiamarmi.
Mi
sentii una stupida, perchè non potevo rispondergli 'anche
tu' quando lui mi avrebbe detto che gli mancavo; sarebbe stata una
bugia, perchè mi ero già abituata alla sua
assenza, forse troppo in fretta, e avrei potuto negarlo pure fino alla
fine dei miei giorni, ma avevo permesso che Ethan mi mettesse tra noi
il giorno in cui avevo deciso che avrei trovato il modo di trascorrere
del tempo insieme a lui. Ma pure quella era stata una scelta
inevitabile...visti i predecenti risalenti alla mia adolescenza, non
avrei mai potuto far finta di non averlo conosciuto. Sarei andata
contro me stessa, e sì, anche contro quel pugno chiuso
nascosto nella parte sinistra del mio petto. E non si può
andare per sempre controcuore.
Liquidai
Ricky in fretta, facendo il possibile per non apparire scortese, e
riposi il telefono soltanto quattordici secondi dopo aver accettato la
chiamata. Mai successo prima.
Ethan
se ne accorse, e sorrise. Le sue labbra si curvarono nel modo
più dolce al mondo.
... continua...
BUONSALVEEEEE :))
Ecco a voi il nuovo capitolo, che come avrete certamente
intuito, è stato spezzato in due, per non appesantire la
lettura e soprattutto per non farvi perdere troppo tempo prezioso per
studiare, lavorare e quant'altro.
Spero che via sia piaciuto, e ringrazio di cuore coloro che lo hanno
recensito fino ad adesso, e chi vorrà farlo in futuro.
♥
Per me è importante sapere cosa ne pensate di questa storia,
perciò vi prego, bastano dieci parole messe in fila, mi
renderebbero felice ;))
Devo scappare, non prima però di aver condiviso un piccolo
spoiler con voi! *--*
********
"
Perchè ci tieni così tanto?" chiesi a quel punto,
volgendo la testa all'indietro e posandola su una sua spalla per
poterlo guardare negli occhi
"
Perchè ho una voglia matta di rivivere il periodo
più bello della mia vita..anche se solo con la mente"
sorrise, quasi imbarazzato
In
quell'esatto istante decisi che avrei provato a farglielo rivivere
anche con il cuore.
"
E tu mi canterai una canzone quando avrò finito?" domandai a
mia volta, senza preoccuparmi di tornare nella posizione precendente
"
Non canto da quel giorno.." spiegò, incupendosi, e io mi
pentii di avergli fatto quella richiesta, ma durò solo un
attimo
"
Appunto!..Ti prego, tutto quello che desidero è sentirti
cantare dal vivo, qui, vicino a me..e non in mezzo alla folla e su un
palco professionale" ritentai
" Solo se mi dai un bacio!"
**********
Un bacione, e a prestoooooo<3<3<3<3 Ps.
Recensiteeeeee ;)) ♥♥♥
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Capitolo 18 *** Capitolo diciotto ***
EMMA
Dopo mangiato, io e Ethan finimmo sul divano come la sera precedente.
Sì, avete ragione: sarebbe stato un tantino più
produttivo uscire un po' e camminare nella neve prima che Londra
venisse avvolta dalla notte, ma quella mattina, quando avevamo fatto il
pupazzo di neve divertendoci come bambini avevamo realizzato quanto
l'aria si fosse raffreddata durante la notte precedente.
Fosse
stato per me, che per questo genere di cose ero sempre stata un
incosciente di natura, saremmo potuti anche uscire di nuovo..che male
avrebbe potuto farmi un po' di aria fresca? Ma quando glielo avevo
fatto presente, Ethan mi aveva risposto che l'aggettivo 'fresca' non si
addiceva per niente al gelo che c'era là fuori, e mi aveva
praticamente vietato di mettere persino il naso fuori dalla porta. Era
preoccupato che potessi prendermi l'influenza, con conseguenze per la
creatura che stava crescendo a vista d'occhio dentro me...che tenero!
Quella
mattina, dato che non avrei corso il pericolo di intercettare mia madre
per le scale, ero tornata ad indossare un maglioncino della mia taglia,
dopo ben quindici giorni, e ve lo giuro, avevo notato quanto la
protuberanza all'altezza dell'addome fosse evidente..non so, forse era
solo una mia impressione, ma c'era da dire che quelle felpone che avevo
indossato negli ultimi tempi, avevano nascosto il pancione anche ai
miei stessi occhi.
Comunque,
fu così che ci ritrovammo di nuovo sul divano, intenti a
vedere lo stesso film che non eravamo riusciti a vedere la sera prima,
perchè ero letteralmente crollata tra le sue braccia.
Pochi
minuti dopo i titoli di inizio film, Ethan mi mise a sedere sul
pavimento (non chiedetemi per quale motivo) e naturalmente mi
trascinò con sè; appoggiò la schiena
al divano dietro di lui e si sedette a gambe larghe, per permettermi di
intrufolarmi al loro interno, e poggiare a mia volta la schiena al suo
petto, mentre le sue braccia mi avvolgevano il corpo molto meglio di
come sarebbe riuscita a fare una coperta calda.
Confortante.
Rassicurante. Prottetivo. Erano i termini che avrei associato a quel
dolce intreccio di corpi.
Guardammo
il film senza dire una sola parola e senza muoverci da quella posizione
fino ai titoli di coda, momento in cui Ethan mi attirò di
più a sè, e spostandomi i capelli sciolti su un
solo lato, avvicinò le labbra al mio collo quel tanto che
bastava a solleticarmi la nuca.
Indugiò
per qualche secondo, mentre io trattenevo il respiro, per poi
depositare dolcissimi e lievissimi baci su quella porzione di pelle,
che inutile dirlo, si traformò in fuoco vivo.
Il
mio corpo non aveva mai reagito ai baci di Ricky in quel modo
spropositato! Certo, mi avevano sempre fatto sentire amata e
coccolata..ma con Ethan, Dio, con Ethan era tutto diverso. E mi piaceva
da impazzire.Perchè si trattava di lui..perchè
avevo sognato così tante volte un suo abbraccio, un contatto
tra i nostri corpi, che non mi sembrava ancora vero di poterlo avere.
Avevo sentito dire più volte che quando ti crei aspettative
troppo alte su qualcosa o qualcuno, questo finisce spesso per deluderti
e rivelarsi nemmeno minimamente lontano a come te lo eri immaginato. Ma
con Ethan Harrow non era successo, e potergli stare accanto per ore,
giorni, mesi, era molto molto meglio di come me lo ero immaginata. E
nelle mie fantasie, lui era già perfetto.
"
Raccontami qualcosa di te" fu proprio la sua voce a riportarmi alle
realtà, dopo quei casti baci che mi avevano fatto tremare il
cuore
"
Che genere di cosa?" domandai, presa alla sprovvista
"
Non lo so...magari qualcosa rilasente al periodo in cui avevi sedici
anni" ipotizzò, senza dare segno di voler cambiare posizione
"
Perchè ci tieni così tanto?" chiesi a quel punto,
volgendo la testa all'indietro e posandola su una sua spalla per
poterlo guardare negli occhi
"
Perchè ho una voglia matta di rivivere il periodo
più bello della mia vita..anche se solo con la mente"
sorrise, quasi imbarazzato
In
quell'esatto istante decisi che avrei provato a farglielo rivivere
anche con il cuore.
"
E tu mi canterai una canzone quando avrò finito?" domandai a
mia volta, senza preoccuparmi di tornare nella posizione precendente
"
Non canto da quel giorno.." spiegò, incupendosi, e io mi
pentii di avergli fatto quella richiesta, ma durò solo un
attimo
"
Appunto!..Ti prego, tutto quello che desidero è sentirti
cantare dal vivo, qui, vicino a me..e non in mezzo alla folla e su un
palco professionale" ritentai
"
Solo se mi dai un bacio!" ecco, mi pareva strano che non mi avesse
ancora provocato a modo suo!
"
E qual è il problema?" sorrisi, prendendogli il
viso tra le mani e baciandolo dolcemente su una guancia
"
Non far finta di non aver capito.." mi accusò, guardandomi
dritto negli occhi
"
Sei tu che non hai specificato" e quella da dove mi era uscita?
"
Ok, lo hai voluto tu: canto se mi dai un bacio sulla bocca"
sussurrò, senza distogliere minimamente lo sguardo.
Si,
avevo capito sin dal primo momento a che tipo di bacio si riferisse, ma
il semplice fatto che me lo avesse chiesto esplicitamente, mi fece
avvampare. Soprattutto se ripensavo al sogno di quella notte.
"
Intanto ti faccio vedere una cosa" me ne uscii, alzandomi e recandomi
in camera mia con la precisa intenzione di trovare una scatola dove
avevo risposto alcune cose legate agli anni riguardo ai quali Ethan era
curioso
"
Sei furba tu!" urlò lui di rimando, in modo tale che potessi
sentirlo anche dalla mia camera
Furba?
Stavo solo cercando di evitare quel primo bacio; sì, primo,
perchè sospettavo che non sarebbe stato l'unico...
Aprii
le ante dell'armadio, e più precisamente l'ultimo cassetto
sotto quelli della biancheria intima..era lì che tenevo
nascosta la scatola. Nemmeno Ricky l'aveva mai vista, era sempre stata
mia e basta. Mia madre mi aveva minacciato di buttarla insieme a tutto
il suo contenuto quando ero partita per Londra, diceva che ormai non mi
sarebbe più servita, e che nella mia vecchia cameretta c'era
fin troppa roba inutile per mettere anche quella, e allora non mi era
restato che farla passare per uno scatolo contentente scarpe e portarla
con me, nel nuovo appartamento.
Non
le avrei mai permesso di buttare via tutto. Va bene che ero cresciuta,
ma lì dentro era contenuto un pezzo importante della mia
vita.
Afferrai
la scatola con entrambe le mani, prima di tornare in salotto dove Ethan
mi stava aspettando curioso. Mi sedetti a gambe incrociate accanto a
lui, e tenendo saldamente quello che consideravo quasi come un piccolo
tesoro, cominciai a raccontare.
"
C'era una volta, sei anni fa, una ragazzina di sedici anni che
conduceva una normalissima vita: la mattina si svegliava presto per
andare a scuola, il pomeriggio studiava e chattava con gli amici, e la
sera andava a letto senza troppi pensieri per la testa.
La
sua vita cambiò un banalissimo pomeriggio tipicamente
estivo. Quel giorno, alcune amiche che vedeva soltanto in agosto,
piombarono a casa sua chiedendole in ginocchio di permetterle di
utilizzare il computer per vedere il nuovo video di una boy-band, dato
che loro, vivendo in quei giorni in una casa inutilizzata per il resto
dell'anno, non avevano il collegamento a Internet. ..-No, non tutti
avevano già gli smartphone super intelligenti e con display
giganti capaci di qualunque cosa" Ethan trattenne a stento una risata,
e io, sorridendo a mia volta continuai il mio strambo racconto.
"Comunque,
questa ragazzina se ne stava per i fatti suoi, in compagnia dell'unico
amico maschio del loro gruppo, quando fu quasi portata di peso davanti
al computer e costretta anche lei a sorbirsi quel video. Non poteva
nemmeno immaginare tutto quello che sarebbe successo dopo.
Le
sue amiche, esaltate come non mai, fecero pressione con il mouse sul
tasto 'play', la canzone cominciò, e lei la trovò
piuttosto orecchiabile sin dal primo momento. Pensò che
forse quella boyband non doveva essere così male, e si
concetrò ad ascoltare e vedere, anche se non era mai stato
il tipo di ragazza che si strappava i capelli per un bel cantente o un
bell'attore,i cui poster occupavano le pareti della sua cameretta.
Assolutamente no.
La prima
strofa della canzone l'aveva cantata un tizio biondo con gli occhi
chiari, la seconda un altro con le pelle olivastra e gli occhi castani,
e il ritornello un ragazzo con gli occhi di una
tonalità mista tra il blu e il verde, un sorriso che avrebbe
sciolto pure i ghiacciai al polo nord, e un cespuglio di ricci al posto
dei capelli.
Quando
il viso di quest'ultimo occupò l'intera superficie dello
schermo del computer, la ragazzina in questione trattenne il respiro.
Perchè era bello, aveva un viso dai lineamenti dolci, uno
sguardo magnetico, un sorriso meraviglioso e una voce, Dio, che
voce..una voce che le fece tremare il cuore."
"
Ecco, è esattamente così che ho perso la testa
per te" ammisi, fissando la scatola che tenevo in grembo invece di
quegli occhi che avevo appena descritto.
Soltanto
dopo mi voltai, e lo sorpresi a sorridere tra se e se con l'aria di un
bambino felice...mi avrebbe fatto impazzire quell'idiota, poco ma
sicuro.
"
Tu sapevi perfettamente di essere irresistibile, eri sicuro di te,
sorridevi maliziosamente, ti riavviavi i ricci con le dita...e
io,povera idiota che non si era mai presa una cotta di quelle
proporzioni, fui succube del tuo fascino sin dal primo istante. E
quando le mie amiche, alla fine del video mi fecero la fatidica domanda
'chi ti piace di più?' riferito ai voi tre e alle vostre
voci, non ebbi dubbi nell'indicare il tuo viso che ancora occupava lo
schermo.
'Ethan!
Lo sapevo!" mi canzonarono in coro, dandomi la possibilità
di conoscere il tuo nome.
In
loro presenza feci finta di niente, perchè ero sempre stata
un tipo abbastanza riservato, ma quando mi lasciarono sola, mi incollai
a quel computer e feci ripartire il video della vostra canzone per
dieci volte di seguito, minimo. Poi digitai 'Uk Hearts' sulla banda di
Google e scoprii tutto quello che c'era da sapere su di voi.
Cover
di canzoni, video divertenti, brevi interviste, i vostri contatti
twitter e molto altro.
Due
mesi dopo quel pomeriggio estivo, veniste in Italia per la prima volta,
e io ricordo quel giorno come se fosse stato sei giorni fa, e non sei
anni fa.
Fu
meraviglioso e terribile, perchè voi eravate nella mia
stessa nazione, stavate respirando la mia stessa aria, guardando lo
stesso cielo orientandovi con lo stesso fuso oario, e vi sentivo
contemporaneamente vicini e molto più distanti di quanto
eravate sempre stati. Vi
sentivo distanti semplicemente perchè eravate vicini e non
potevo in alcun modo raggiungervi..e credimi, è stato molto
peggio che sapervi lontani migliaia e migliaia di kilometri"
così dicendo, aprii finalmente la scatola, ed iniziai ad
estrarrne a poco a poco tutto il contenuto, sotto lo sguardo curioso e
intenerito di Ethan Harrow.
"
Trascorsero giorni, settimane, mesi, persino anni, e..li vedi
questi?" lui sorrise, quasi con le lacrime agli occhi
"
Questo è il primo, quest'altro il secondo" continuai
stringendo tra le mani i cd degli 'Uk Hearts' che avevo ascoltato tante
di quelle volte...
"
E poi abbiamo anche il terzo" glielo passai "e il quarto, il quinto, il
sesto, l'ultimo" conclusi, mentre lui fissava alternativamente me e i
cd, senza riuscire a spiccicare una parola.
"
E questo invece è un braccialetto di gomma con il nome della
band stamapato sopra, e ci tengo a sottolineare che è
originale al 100%. Lo ordinai dal vostro sito ufficiale inglese, e ci
impiegò un mese per arrivare a casa mia; però da
quel momento lo indossai per riuscire a togliermelo soltanto quando vi
scioglieste.
All'inizio
me la presi a morte, sì, mi arrabbiai, perchè ero
pazza di voi, delle vostre voci, dei vostri sorrisi e dei vostri occhi,
e non potevo assolutamente immaginare di non sentirvi più
cantare insieme. Poi, a poco a poco mi rassegnai alla
realtà, e fu proprio in quei giorni che incontrai Ricky per
la prima volta..ma questa è tutta un'altra storia"
"
Questo? Da dove esce fuori?" domandò lui estraendo dalla
scatola un astuccio, la voce spezzata a metà
"
Questo...è soltanto un regalo che ricevetti da mia zia un
Natale di diversi anni fa" spiegai "Lo vedi? Ero completamente pazza di
voi! E questa ne è prova..lo sapeva tutta la mia famiglia, e
spesso mi prendevano pure in giro, perchè anche loro, sin da
subito, esattamente come le mie amiche quel pomeriggio estivo, capirono
che tra voi tre, c'era un ragazzo che per me era diventato il mondo. E
tutti sapevano che eri tu.
Bastava
guardarmi negli occhi mentre pronunciavo il tuo nome, e non avrebbero
potuto esserci fraintendimenti."
A
quel punto mi chiesi il motivo per il quale gli stavo raccontando
proprio tutto, ma poi mi resi conto che ormai mi ero messa in gioco, e
sarebbe stato scorretto tirarsi indietro. E poi non era nient'altro che
la verità. Da quel pomeriggio, gli occhi, la voce, il
sorriso, i ricci, le fossette, le mani, di Ethan Harrow, erano
diventati la mia droga.
"
Eri diventato la mia droga" confessai, convintissima di avere le guance
rosse. Mi voltai verso di lui, curiosa di assistere alla sua reazione,
e tutto mi sarei aspettata tranne che i nostri sguardi si incrociassero
mentre il mio viso aveva assunto la tonalità cromatica di un
peperone e lui si mordeva il labbro.
Dovevo
continuare a raccontare, subito, immediatamente.
"
Tornaste in Italia altre tre o quattro volte, prima di annunciare
l'evento che tutti aspettavamo: un concerto. Prima si era trattato
soltanto di 'signing session' e brevissime apparizioni televisive. Ero
gasatissima, e felicissima, perchè vi amavo alla follia, e
sarei stata disposta a qualunque cosa pur di partecipare a un vostro
concerto; ero persino riuscita ad ottenere il permesso dai miei, e il
giorno in cui i biglietti furono messi in vendita mi tremavano le mani
davanti alla tastiera del pc per quanto ero emozionata..non potevo
crederci, era troppo bello avere finalmente la possibilità
di ascoltare le vostre voci, troppo bello per essere vero.
E
infatti, non fu vero. Successe un casino perchè c'era
così tanta gente che desiderava quel concerto che il sistema
andò in tilt più e più volte nell'arco
di un quarto d'ora, e ancora prima che riuscissi a capire cosa stesse
succedendo, i biglietti terminarono. Piansi come una bambina
capricciosa, e credetti alle parole di mio padre che mi disse che fino
alla fine li avremmo trovati quei biglietti. Ma sui siti ufficiali
erano terminati..pensa, due date sold out in meno di dieci minuti! E
c'erano dei siti che li vendevano, ma erano troppo, troppo cari.
Inconsciente come ero e consumata dalla voglia di vedervi dal vivo, li
avrei pure comprati, ma naturalmente i miei si premurarono di
impedirmelo tassativamente.
Arrivò
il giorno del concerto, e non ci crederai adesso o mi prenderai per
pazza, ma io mi finsi malata a restai a casa da scuola.
Perchè i miei compagni sapevano, sapevano tutto, e pur non
facendolo con l'intenzione di rigirare il coltello nella piaga, mi
avrebbero ricordato dove avrei voluto essere.
Passai
due giorni a piangere nel letto senza che nessuno potesse vedermi,
raccontai ai miei un sacco di balle sulla mia salute, gli dissi che mi
faceva male la testa, la pancia, la gola e non so che altro...ma mi
faceva male soltanto il cuore.
Poi
voi vi divertivate a scrivere tweet di ringraziamento e compiacimento
per l'Italia, e io ero felice e triste insieme, come tutte le altre
volte."
"
Se avessi avuto modo di sapere tutto questo, ti avrei regalato
personalmente il biglietto, con tanto di pass per il backstage, e
soprattutto ti avrei regalato un abbraccio, di quelli in cui si
può sprofondare" era madettamente serio, e sincero
"
Appunto.. io sarei morta sul colpo!" mi presi in giro da sola
per smorzare un po' i toni, e lui mi regalò un sorriso
talmente tenero che di nuovo fui costretta a continuare il racconto per
evitare cazzate.
"
Ma non avresti potuto saperlo in alcun modo...e poi, c'erano tante
ragazze che erano rimaste a casa come me.
Però
ottenni la mia rivincita, l'anno dopo. All'inizio era in programma una
sola data, e quando uscirono i biglietti io ero a scuola , avevo dato a
mia cugina l'incarico di acquistarli, anche se ero stata tentata di
fare assenza pure quel giorno per accertarmene personalmente, ma i miei
non avevano voluto sentire ragioni. Ero irrequieta, non ascoltai mezza
parola delle spiegazioni, e pregai silenziosamente per tutto il tempo,
affinchè riuscissi ad avere quei biglietti. Mi aspettavo che
sarebbero terminati in pochissimo tempo perchè la febbre per
gli 'Uk Hearts' era addirittura più alta rispetto all'anno
precedente, ma quando per la seconda volta mi furono sbarrate le porte
del mio sogno, ci restai male male male male. Malissimo.
Qualche
ora dopo aggiungeste una seconda data, ma ormai avevo quasi perso le
speranze, perchè il sistema era bloccato come al solito, e
se un secondo prima dava i biglietti per disponibili, il secondo dopo
non c'erano più. Mio padre mi disse che li aveva acquistati,
mentre io piangevo disperata come l'anno prima, anzi, forse anche di
più, ma non riuscii a credergli fino a quando non vidi la
ricevuta dell'acquisto.Mancavano ben duecentosettantaquattro giorni al
concerto.
Fu
un'attesa lunghissima, ma ripagata appieno dall'emozione di entrare in
quello stadio e finalmente, dopo quasi tre anni, vedervi e sentirvi
cantare dal vivo.
Fu
un'emozione fortissima, un boato di luci, urla, cartelloni innalzati al
cielo, abbracci, pianti e battiti acceleratissimi. Fu bellissimo, e
durò troppo poco..avrei voluto che non finisse mai...non
potevo crederci: voi eravate lì a cantare per noi, e ci
separava soltanto aria.Tu
eri lì, e ci separava soltanto aria"
"E questa fascetta, è l'unico ricordo tangibile di quel
giorno così perfetto. Il resto è tutto qui
dentro" dissi emozionata, ricordando tutto, e prendendogli una mano per
posarmela all'altezza del cuore. Ethan era messo peggio di me, quanto a
emozione.
"
E' stato davvero così bello? Siamo davvero riusciti a darti
così tanto?" domandò, gli occhi lucidi di lacrime
"
Si, ci sei riuscito" non mi accorsi nemmeno di aver utilizzato il
singolare, ma era lui che i miei occhi avevano seguito per tutto il
tempo, la sua voce quella che mi aveva fatto tremare le mani e le
ginocchia, i suoi sorrisi quelli che mi avevano sciolto il cuore.
"
E sai una cosa? Per la sera del concerto le previsioni portavano
temporale, e quando lo seppi, la prima cosa che pensai fu: e
vabbè, ci baceremo sotto la pioggia! ..Figurati quanto ero
messa male!"
"
Adesso però basta, tocca a te. Devi cantare" cambiai subito
discorso , rendendomi conto di avergli detto probabilmente anche troppo
"
Paga pegno" fece lui, beffardo
"
Alla fine del concerto" contrattai "Di solito l'entrata si paga
all'inizio.." aveva ragione "..oppure alla fine, con gli interessi"
propose divertito
"
Scelgo la seconda opzione" non avevo alcun dubbio sul fatto che mi
stessi cacciando in un bel guaio, ma volevo rischiare.
A
quel punto mi alzai e inserii uno dei cd, a caso, nello stereo. Poi
tornai da Ethan, lo presi per mano e lo trascinai al centro della
stanza, accanto a me.
"
Hai anche intenzione di ballare?" mi domandò, la luce negli
occhi e un dolce sorriso sulle labbra
"
Certo! Voglio ballare con te, con la tua voce a fare da sottofondo" ok,
ero impazzita, ma lo desideravo veramente tanto
"
Non so se ce la faccio a cantare di nuovo...non lo faccio da troppo
tempo, la mia voce potrebbe essere cambiata e non piacerti
più" sussurrò, la fronte contro la mia, mentre la
voce registrata di Dylan riempiva l'aria
"
Si, che ce la fai. Cantiamo insieme" proposi, le sue dita si
intrecciarono alle mie e lo presi per un sì.
Arrivò
il suo turno, e come gli avevo promesso, cantai, però lo
feci da sola, mentre lui mi guardava imbambolato.
"
Così non vale" mi lamentai, quando il ritornello fu
terminato "il prossimo lo cantiamo insieme, sul serio però"
decretai, irremovibile
"
E' stato bellissimo" disse lui di punto in bianco, come se non avesse
ascoltato una sola parola "cosa?" domandai confusa
"
Tu. Tu che canti per me" riuscì a dirmi, prima che
sopraggiungesse di nuovo il suo pezzo.
Quella
volta mantenemmo la promessa entrambi. Cantammo insieme i primi due
versi, sorridendoci a vicenda; Ethan riprese il controllo delle parole
e del ritmo in modo naturale, come se non avesse mai smesso di cantare,
nemmeno per un minuto, e quando fui certa che avrebbe continuato anche
senza di me, mi zittii, per godermi quella canzone che avevo tanto
amato, cantata da lui per me, per me e basta.
Quella
traccia finì, e se ne susseguirono altre, Ethan me le
cantò tutte sorridendo con quella luce negli occhi, mentre
ballavamo nel salotto di casa mia.
No,
non avrei mai creduto possibile una cosa simile..e Dio, Dio quanto
stavo bene senza pensare a nulla che non fossimo noi due.
Mi
cullai della sua voce, permettendole di perforarmi anche l'anima. Dio
quanto mi era mancata...e quanto era bella, profonda, roca,
sensuale..perfetta. Perfetta per farmi impazzire, e innamorare.
Non
so quante ore dopo, perchè persi la cognizione del tempo, ma
le tracce del cd si esaurirono e io seppi che era arrivato il momento
di saldare il mio debito. E mai ero stata più felice,
più emozionata e più eccitata di saldare un
debito..tanto si sarebbe trattato di quello e basta, no?
Si,
poteva essere una scusa abbastanza convincente da rifilare al mio
stupido cuore, pazzo di lui da troppo tempo.
Mentre
le sue mani mi attiravano prepotentemente verso di sè, le
mie labbra si avvicinarono alle sue lentamente, in modo indirettamente
proporzionale al fiume di emozioni che avevo dentro; ci guardavamo
dritto negli occhi senza dire nulla, incapaci di imporci un freno, e
quando le mie labbra sfiorarono le sue, lui restò immobile
per godersela tutta, e poi, lo baciai dolcemente. Fui io a premere la
mia bocca sulla sua, in un bacio appena accennato, e fui sempre io a
tornarmene al mio posto prima di permetterci di approfondire il
contatto. Era stato poco più che uno sfioramento, ma mi
aveva mandato in tilt ugualmente.
"
Con gli interessi" mi ricordò lui, e a quel punto mi
ritrovai a ripetere lo stesso e identico gesto, per poi
allontanarmi di nuovo, subito, perchè desideravo troppo
baciarlo sul serio. Non appena feci per allontanarmi, con un'unica
mossa, mi lasciò liberi i fianchi per prendermi il viso tra
le mani.
"
Va bene lo stesso sotto la neve?" mi domandò in un sussurro,
prima che potessi rendermi conto di nulla "cosa?" un respiro strozzato
da parte mia
E
subito dopo un bacio da parte sua. Un bacio vero, di quelli che avevo
agognato per una vita, e sognato quella stessa notte. Un bacio che
implicava le nostre bocche incollate e intente ad assaporarsi a
vicenda, le nostre lingue intente a intrecciarsi, le nostre mani a
toccarci, i nostri battiti a fondersi e le nostre anime a volersi.
Quando mi baciò in quel modo tutt'altro che innocente, non
avvertii i fuochi d'artificio a livello del cuore, ma lo scoppio
dell'intero firmamento.
Ci baciammo fino a restare senza fiato, consapevoli di non avere la
scusa di essere ubriachi per giustificare ciò che avevamo
permesso che accadesse..anzi, forse ubriachi lo eravamo sul serio
dopotutto: io di lui, e lui di me.
"
Non lo hai sognato quel bacio stanotte, o meglio, stamattina. E' che ho
avuto l'impressione che ti stessi svegliando, e non volevo essere
scoperto, quindi sono saltato giù dal letto, e siccome sono
maldestro, ti ho rotto la sveglia." spiegò, il mio respiro
che non accennava a tornare regolare
"
E adesso non scappare via, perfavore. Sono perfettamente consapevole
dei tuoi casini, e dei miei, e non ti sto chiedendo nulla. E' solo un
bacio.. okay forse più di uno, ma non cambierà
nulla tra di noi.
Voglio
baciarti, voglio baciarti ancora, voglio baciarti adesso, lo desidero
con tutto me stesso, e so che lo vuoi anche tu.
Perciò
non fuggire come hai cercato di fare fino ad adesso, e fai finta che
questo sia il bacio che hai tanto bramato il giorno del concerto,
solo..arrivato con un po' di ritardo" mi guardava dritto negli occhi,
sorrideva, e il mio cuore tremava
"
Meglio tardi che mai" fu il mio sussurro rotto dall'emozione. E prima
che potessi prenderne coscienza, ci stavamo di nuovo baciando come se
quella fosse l'ultima ora a nostra disposizione. Le mie braccia
circondarono il suo collo in modo spontaneo e presero ad accarezzargli
lentamente la nuca, mentre le sue mi cingevano la schiena, attirandomi
verso di sè sempre di più.
I
baci furono infuocati e passionali sin dal primo istante, intensi, vivi
e ardenti ancora di più di quell'unica volta in biblioteca.
E ben presto, senza staccare le labbra dalle mie, lambendole ancora in
baci mozzafiato e voraci morsi, mi fece sollevare le gambe all'altezza
del suo bacino, e camminammo alla cieca per la stanza, fino a quando
non avvertii la mia schiena sbattere poco delicatamente contro un muro.
Ci
prendemmo un solo istante per guardarci negli occhi, incapaci di
smettere, e subito dopo rimprendemmo a baciarci ardentemente. Le mie
braccia ancora avvolte al suo collo, le mie gambe al suo bacino, mentre
lui mi liberava le labbra per scendere sul collo, farmi gemere di
piacere, e poi ritronare alla bocca.
Nessuno
mi aveva baciato in modo così poco ortodosso e quasi
violento, ma mi ritrovai a pensare che mi piaceva da impazzire.
Era
esattamente quella la mia idea di paradiso: Ethan Harrow che mi
sbatteva al muro per baciarmi come se non ci fosse un domani.
Lo
so, aveva poco di romantico, e io ero sempre stata una romanticona
incallita, però...Dio, mi piaceva da morire quello che mi
stava facendo, quello che mi stava facendo provare, quanto male mi
stava riducendo.E in quel momento me ne infischiavo dei romanzi e delle
romanticherie, e desideravo soltanto che lui continuasse a baciarci, a
stringermi, e a respirare su di me il meno pudicamente possibile.
"
Grazie" si staccò per riprendere fiato, e sorrise, mentre io
mi accertai di avere i capelli arruffati, plasmati dalle sue mani, e il
maglioncino tirato un po' su
"
Di cosa?" domandai confusa " di tutto...di quello che mi hai
raccontato prima, e di avermi fatto cantare di nuovo"
sussurrò, prima di riprendere ciò che aveva
interrotto poco prima. Di nuovo la mia bocca fu rapita dalla
sua, mi baciò così forte che temetti che
mi avrebbe deformato le labbra, e mi ritrovai a maledire e benedire
allo stesso tempo quel pancino che tra non molto sarebbe diventato un
pancione, e mi avrebbe impedito di fare l'amore con Ethan.
BUONSALVEEEEEE :)))
Lo so, lo so...avevo detto che avrei aggiornato domenica,
ma ieri ho avuto un imprevisto, oggi sono stata a scuola praticamente
fino alle sei, e quindi eccomi qua!
Beh? Che mi dite di questo capitolo?
Alcune di voi in particolare,aspettavano da un po' un bacio tra Ethan e
Emma, e spero che non vi abbia deluso ;)
Daaaaaaai, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa!
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad oggi e a chi
vorrà farlo..vi adoro, sul serio ♥ E grazie anche
a chiunque passi dalla mia pagina per leggere la storia :DD
Ecco un piccolo spolier per voi !!
*********
"
L'architetto" risposi senza pensarci, mentre la commessa consegnava a
Emma la busta con la frutta appena acquistata e lei la metteva nel
carrello. Alla fine aveva scelto i mandarini, e mentre avanzava
apparentemente spensierata addentrandosi nei corridoi del supermercato,
afferrando un boccaccio di nutella, e tenendolo a mezzaria, si
voltò verso di me.
"Davvero?"
poi mi squadrò divertita "sai che ti ci vedrei?"
esclamò, rivolgendomi un'occhiata compiaciuta, prima di
tornare a concentrarsi sulla nutella e rimetterla a posto sullo
scaffale con un atteggiamento deciso.
"
Non la prendi?" le domandai a quel punto "No..diventerò una
balena anche senza il suo aiuto" disse, riferendosi alla nutella, e
indirettamente alla gravidanza che la rendeva ogni giorno
più felice e spaventata.
"
Davvero?" fui io a domandare "si..ti posso giurare che le
donne in stato interessante ingrassano" spiegò disinvolta,
sapendo benissimo che non era assolutamente quello, ciò che
mi aveva sorpreso.
"
Si, ma pochi si accorgono che spesso diventano ancora più
belle" dissi, avvicinandomi pericolosamente al suo orecchio e
mozzandole il respiro con quelle parole. Lo pensavo davvero, pensavo
che fosse bellissima, ogni giorno un po' di più di quello
precedente.
"
Non ci provare casanova..stavamo parlando di te"
puntualizzò, le guance rosse e la pelle incadescente a causa
di quel complimento inaspettato.
**********
Ciaooooooo e recensiteeeee <3<3<3<3<3
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Capitolo 19 *** Capitolo diciannove ***
ETHAN
Un sonoro sbuffo emesso dalle labbra mi accompagnò mentre
sfogliavo la pagina, passando dalle settantadue alla settantatre.
C'erano
alcuni concetti che non mi erano del tutto chiari, e la cosa mi
infastidiva un po', perchè mi costringeva a leggere,
rileggere, e sottolinare pagine già lette in precedenza,
probabilmente con un livello di attenzione piuttosto scarso. Accidenti!
Non ero mai stato una cima a scuola, un campione in quanto a
concentrazione..anzi, spesso chiedevo al prof di turno il permesso di
uscire dalla classe per qualche minuto, perchè davvero certe
volte mi sembrava che la testa mi scoppiasse con tutte quelle nozioni
che all'epoca mi parevano completamente e totalmente inutili.
E
nonostante continuassi a detestare ed evitare certe materie come la
peste, dovevo ammettere che se qualche anno prima avessi perlomeno
provato ad ascoltare le noiosissime e dettagliate spiegazioni dei prof,
probabilmente quel tomo di architettura non mi sarebbe sembrato
così ostico nella compresione.
Ebbene
sì, non ci crederete, ma a febbraio mi ero iscritto
all'università, con la precisa intenzione di dare gli esami
il più in fretta possibile e laurearmi prima che il mio
cervello si disabituasse ancora di più allo studio,
impedendomi di avvicinarmi ai libri in un prossimo futuro e realizzarmi
nella vita.
Come
ero arrivato a prendere una decisione del genere? Io, che
prima di essere costretto ad accompagnare Emma dal ginecologo, non
avevo avuto nemmeno il coraggio di uscire di casa con la luce del
sole,e passeggiare per le strade della mia città, sempre
affollate da fiotti di turisti provenienti da ogni centimetro
di mondo?
Beh,
con la rottura della band la mia vita era cambiata drasticamente, in
peggio..ma gira e rigira, quando decidevo di impegnarmi in qualcosa di
produttivo per me stesso e per gli altri, il merito era sempre e solo
suo.
Sempre
lei.
La
stessa ragazza che in un pomeriggio come tutti gli altri, mentre
eravamo impegnati a fare la fila al banco di frutta e verdura al
supermercato, così, di punto in bianco, mi aveva
scombussolato la giornata e la vita, con una sola banalissima domanda.
"
Tu cosa vorresti diventare?"
No..non
che Emma fosse impazzita da un momento all'altro e se ne uscisse con
domande sconclusionate e prive di senso, in fondo riuscivo benissimo a
seguire la sua logica..perchè dovete sapere, che ogni volta
che uscivamo per andare a fare la spesa, ci divertivamo ad osservare le
persone al supermercato e indovinare che mestiere facessero dal loro
modo di vestire, da ciò che infilavano nel carrello e dalle
loro espressioni di piacere o disgusto al banco dei dolci, o a quello
di salumi e formaggi.
Era
una cosa stupida, lo so, e sembravano dei bambini ogni volta che
sottovoce ipotizzavamo come potessero essere le giornate di quella
gente, ma ci divertivamo da pazzi, e spesso ce ne uscivamo con ipotesi
assurde e continuavamo a ridere anche dopo, per strada.
Ecco
svelato il motivo per il quale, tutto sommato, la domanda di Emma non
era decisamente fuori luogo...solo che non mi aspettavo che me lo
avrebbe chiesto così, in quel modo, in mezzo alla folla e in
modo quasi distratto, valutando mentalmente se convenisse comprare le
arance o i mandarini. Lo disse con lo stesso tono di una moglie che
domanda al marito se per cena preferisce la carne o il pesce, e forse,
proprio per quel motivo, proprio perchè lei non diede
minimamente l'impressione di avermi appena posto una domanda che in
quel momento per me sarebbe valsa milioni di dollari, riuscii a
risponderle in modo naturale e disinvolto, come se non avessi nemmeno
dovuto pensarci su, come se fosse stato così facile come
scegliere la carne o il pesce per cena.
"
L'architetto" risposi senza pensarci, mentre la commessa consegnava a
Emma la busta con la frutta appena acquistata e lei la metteva nel
carrello. Alla fine aveva scelto i mandarini, e mentre avanzava
apparentemente spensierata addentrandosi nei corridoi del supermercato,
afferrando un boccaccio di nutella, e tenendolo a mezzaria, si
voltò verso di me.
"Davvero?"
poi mi squadrò divertita
" Sai che ti ci vedrei?" esclamò, rivolgendomi un'occhiata
compiaciuta, prima di tornare a concentrarsi sulla nutella e rimetterla
a posto sullo scaffale con un atteggiamento deciso.
"
Non la prendi?" le domandai a quel punto "No..diventerò una
balena anche senza il suo aiuto" disse, riferendosi alla nutella, e
indirettamente alla gravidanza che la rendeva ogni giorno
più felice e spaventata.
"
Davvero?" fu il mio turno di domandare
" Si..ti posso giurare che le donne in stato interessante ingrassano"
spiegò disinvolta, sapendo benissimo che non era
assolutamente quello, ciò che mi aveva sorpreso.
"
Si, ma pochi si accorgono che spesso diventano ancora più
belle" dissi, avvicinandomi pericolosamente al suo orecchio e
mozzandole il respiro con quelle parole. Lo pensavo davvero, pensavo
che fosse bellissima, ogni giorno un po' di più di quello
precedente.
"
Non ci provare casanova..stavamo parlando di te"
puntualizzò, le guance rosse e la pelle incadescente a causa
di quel complimento inaspettato.
Faceva
sempre così: ogni volta che le dicevo qualcosa di carino, mi
liquidava subito in quel modo, senza rendersi conto che mi accorgevo di
quanto in realtà le facesse piacere che io pensassi che
fosse bella, anche con il pancione, all'ormai quasi quarto mese di
gravidanza.
"
Mi è sempre piaciuto disegnare..però non ho mai
avuto modo di pensare seriamente di trasformare questa mia passione in
una professione, perchè prima che insegnanti, genitori,
amici e conoscenti, cominciassero a pormi la fatidica domanda 'che vuoi
fare da grande?', la mia vita era già schizzata in una
direzione che pareva tanto essere la stessa del mio sogno. Disegnare
era sempre venuto dopo di cantare." spiegai, in modo talmente spontaneo
e naturale, che me ne stupii io stesso per primo. Niente da fare, Emma
aveva lo strano potere di mettermi a mio agio sempre e
comunque.
"Immagina
te stesso intento a progettare l'interno di una casa, immagina di
combinare forme e colori, di consigliare il cliente riguardo il tipo di
pittura da utilizzare sulle pareti, di scegliere i mobili
più adatti all'ambiente, e infine essere pagato per aver
fatto quel lavoro. Ti piacerebbe?"
"
Si, sarebbbe fighissimo!" dissi soltanto, immaginandomi la scena come
lei mi aveva chiesto di fare.
Ciò
che però evitai di dirle fu che oltre a progettare la casa
dei miei ipotetici, molto ipotetici fututi clienti, mi sarebbe piaciuto
un sacco pregettare la mia, e mi sarebbe piaciuto ancora di
più se ci fosse stata lei ad aiutarmi a farlo.
Per
un solo maledettissimo momento, vidi me stesso, affermato architetto
londinese, che rientrava a casa la sera dopo una giornata di lavoro,
senza trovare nessuno ad aspettarlo a braccia aperte, e realizzai che
non mi sarebbe bastato fare l'architetto per essere felice, neppure se
avessi amato il mio lavoro alla follia; poi, la mia mente
piazzò in quella cucina deserta, una donna che avrei
riconosciuto tra mille, e diversi bambini che le ronzavano intorno
chiamandola 'mamma'. E allora sì, che avrebbe avuto senso
trascorrere tutto il giorno fuori a fare l'archietto. Anzi, sarebbe
stato bellissimo, e appagante.
Al
posto del soggiorno dallo stile sobrio e dalla pulizia impeccabile,
vidi cuscini caduti a terra, peluche buttati ovunque e cartoni animati
alla tv. In camera da letto poi, vidi un letto matrimoniale disfatto,
lenzuola sgualcite, bigliettini e fermagli per capelli sul comodino, e
pareti impregnate di sussurri, respiri, discussioni e baci consumati
tra quelle quattro mura.
Volevo
una casa quasi in disordine, con il folletto nascosto dietro gli angoli
più improponibili come lo teneva lei, il camino sempre
acceso, i fornelli sempre occupati e magari pure le ante dell'armadio
aperte, segno che ci fosse qualcuno, che pur andando di fretta in quel
determinato momento, sarebbe sempre tornato.Volevo una casa che desse
l'impressione di essere vissuta. Da una meravigliosa e affiatata
famiglia.
E
fu esattamente allora, in quel supermercato, mentre tenevo lo 'Svelto'
per i piatti in una mano, e il 'Soflan' per il bucato nell'altra,
domandando a Emma se avessi beccato quelli giusti, che mi resi conto di
essermi ridotto veramente male.
Mi
ritrovai a pensare che l'idea di fare l'architetto mi entusiasmasse un
sacco, e mi chiesi per quale oscuro motivo non fossi stato capace di
pensarci prima, di pensarci da solo..era stato così
semplice! Emma mi aveva chiesto cosa mi sarebbe piaciuto diventare, e
io, senza concentrami davvero nel darle una riposta, l'avevo trovata,
la stessa che cercavo da chissà quanto tempo e che mi
sembrava essersi nascosta in chissà quale angolo recondito
di me.
Forse
dipendeva dal fatto che non me l'ero mai posta in quel modo quella
domanda..ero sempre partito dal presupposto di essere ormai uno scarto
della società, di non avere più un sogno una
volta distrutto quello, di non capire un accidenti di nulla visto che a
scuola non ero mai stato un genio, di non saper esercitare nessun
mestiere e di non aver voglia di studiare. Ero sempre partito dal 'non
so' , 'non posso', 'non riesco'...e non mi ero mai chiesto 'a te cosa
piacerebbe fare, Ethan? Cosa vuoi fare?'
E
ci aveva pensato lei, nel modo più semplice e ingenuo al
mondo, dopo aver scherzato e spettegolato con me su una signora che
avevamo ipotizzato essere un'accanita fumatrice, dottoressa in
pensione, con tanto di chihuahua a scodinzolarle dietro.
Fu
quel giorno che capii di amare la mia dolce amica. Ma proprio sul
serio. Amare come nemmeno immaginavo si potesse amare.
Avevo
capito quasi subito di essermi preso una bella sbandata poco dopo
averla incontrata; prima che lei partisse avevo relizzato di essermene
innamorato; ma era stato in quello stupido supermercato, che avevo
avuto la certezza di volerla al mio fianco per sempre.
Quanti
complessi mentali mi ero fatto riguardo a quello che avrei potuto
essere nella vita, quanti? Ve lo dico io: troppi.
Mi
ero incosapevolmente barrato la strada da solo, buttandomi
giù con le amare risposte, o meglio, non-risposte che mi
davo, senza capire che in quel modo inducevo la mia mente a chiudersi,
con tanto di serrande abbassate, a qualsiasi opportunità.
E lei quanto ci aveva impiegato a farmi trovare la risposta? Poco. Ci
era riuscita praticamente al primo tentativo effettivo.
Quanti
giorni erano passati prima che mi mettessi a pitturare la biblioteca,
scosso da lei, e dalla fiducia che nutriva nei confronti dei propri
progetti? Uno solo.
(
Ve ne state accorgendo anche voi , eh? Mi ero messo a
pitturare..l'avevo sempre avuta la vena artistica dopotutto!)
E
quanti giorni erano passati prima che la implorassi di non abbandonarmi
a me stesso? Soltanto due.
Il
resto era venuto tutto da sè, e forse pensandoci, avrei
dovuto capire che si sarebbe trattato di una cosa seria, soltanto
basandomi su quei pochi dati.
L'architetto!...Era
praticamente la risposta più ovvia al mondo, e allora
perchè senza di Emma non c'ero arrivato?
Che
cosa..come diavolo..come faceva? Come riusciva a rendermi la vita
migliore, e più semplice?
Perchè su quello non avevo alcun dubbio: da quando era
piombata all'Old London, la mia vita era cambiata, ed era diventata
più bella, più viva, più vera.
E
Dio..mentre ero intento a passare gli acquisti dal carrello al nastro
trasportatore alla cassa, avevo capito di voler fare la spesa
con lei per tutta la vita.
L'amavo,
e amavo pensare che anche per lei fosse lo stesso...che mi sarei
finalmente laureato in qualcosa che mi piaceva, avrei avuto un lavoro,
e avrei potuto fare da padre non solo al bambino/a che portava
già in grembo, ma anche a tutti i successivi, che sarebbero
stati soltalto nostri. L'avrei sposata e saremmo stati insieme per
sempre. Se solo avessi trovato il modo di farle capire tutto questo.
Venti
giorni dopo, presi coraggio e andai a iscrivermi
all'università, e quando dopo aver firmato tutti i moduli,
corsi a casa sua sotto la pioggia per andarglielo a dire, non appena
lei aprì il portone, la strinsi tra le braccia e la sollevai
da terra, facendola volteggiare come se fosse stata una principessa.
Avrei anche voluto baciarla, accarezzarla, spogliarla e amarla nel
senso più completo del termine, ma mi trattenni,
perchè pur essendo pazzo di lei, sapevo bene come stessero
le cose, sapevo bene che Ricky continuasse a telefonarle di tanto in
tanto, e sapevo che lei non riuscisse a mandarlo a quel paese per via
del bambino.
Però
intanto mi ero iscritto all'università, con un po' di tempo
avrei trovato un lavoro, avrei saputo essere all'altezza di garantire
un futuro a tutti e due, anzi, a tutti e tre, e Emma alla fine mi
avrebbe scelto come compagno per il resto della sua vita. Era
ciò che desideravo più al mondo: lei. Noi.
E
anche se dopo quel giorno a casa sua, avevamo accuratamente evitato di
finire bocca contro bocca, anche se tentavamo di stare lontani e
imporci delle distanze, finivamo sempre per avvicinarci e
volerci, perlomeno con il cuore. Ma non ci eravamo più
baciati dopo quel giorno, e le mie labbra reclamavano il suo sapore.
"
Scusa il ritardo" entrò in biblioteca, e mi raggiunse per
salutarmi con un bacio sulla guancia
"
Ei" sorrisi "iniziavo quasi a pensare che non ci saremmo visti oggi"
spiegai, guadagnandomi un abbraccio stritola-tutto da parte sua
"
Dovevo assolutamente venire a controllare che stessi studiando" mi
prese in giro, facendomi l'occhiolino, prima di liberarmi dalla sua
stretta e allontanarsi, lasciando il suo profumo intorno a me, e dentro
di me.
"
E' uno strazio...non ci capisco niente" mi lamentai a quel punto,
evitando di dirle che pur avendo ancora il libro davanti, aperto a
pagina settantre, mi ero perso in altri pensieri che c'entravano ben
poco con gli argomenti che reputavo incomprensibili
"
Rileggi da capo, e concentrati" mi consigliò, togliendosi il
cappotto e prendendo posto a sua volta accanto a me
"
Che palle! Mi sembra di sentire la mia vecchia prof" mi lamentai, e lei
ridacchiò divertita
"
Lo so, è terribile..ma ti assicuro che l'unico modo per dare
un esame, è studiare un libro" spiegò, tornando
seria
"
E ne fosse uno solo!" borbottai, mentre lei prendeva i propri libri
dalla borsa e li disponeva sul tavolo
"
Vuoi diventare o no un'architetto?" domandò guardandomi
dritto negli occhi
"
Dovevo essere ubriaco il giorno in cui te l'ho detto" me ne uscii,
senza riuscire a impedirmi di sorriderle dolcemente
"
Stavi benissimo invece." decretò lei "..solo non capisco
ancora perchè tu ci abbia messo così tanto a
capirlo...visto che dentro di te, in fondo lo avevi sempre saputo"
aggiunse l'attimo successivo
"
Perchè prima di te, nessuno mi aveva posto la domanda nel
modo giusto..nemmeno io stesso ci ero riuscito" ..che imbecille che ero
stato!
"
Dì la verità, Harrow..stai cercando di
affibbiarmi la colpa per averti incoraggiato a rimetterti sui libri?"
mi provocò
"
Esattamente" le sorrisi, incapace di dire altro, e lei mi rivolse
un'occhiata di sfida
"Allora
facciamo così: visto che domani sarà domenica e
non dovrò alzarmi presto, passaremo la serata, e se
necessario la nottata, sui libri, e ci sosterremo a vicenda" propose,
senza rendersi conto di quanto potesse piacermi quell'idea.
Si,
volevo dìiventare un'archietto, ma avevo così
poca voglia di studiare la teoria, che Emma era costretta a ricorrere a
questi trucchetti pur di costringermi ad instaurare perlomeno un
rapporto di reciproca stima e rispetto con i libri. Tanto non c'era
nessuno che ci impedisse di starcene lì a ridere, scherzare,
discutere, e studiare fino al sorgere del sole..lei era sola, io ero
solo, e insieme eravamo solamente..perfetti.
"
Vacci piano con le nottate sui libri" le ricordai, e quello fu il mio
personalissimo sì alla sua proposta.
Emma
aveva preso l'abitudine di venire a studiare in bibloteca, come le
avevo chiesto io all'inizio, e potevo giurare che con lei, seduta
accanto a me, persino quei maledetti e giganteschi tomi, sembravano
più interessanti. Ero ben consapevole che il tutto fosse
frutto del mio cervello e del mio cuore, che finalmente d'accordo, dopo
chissà quanto tempo, non vedevano, non sentivano e non
volevo altri che lei al mio fianco.
E
come era già capitato altre volte, finimmo per fare le ore
piccole sui libri.
All'ora
di cena, uscii per andare a comprare due pizze margherite che divorammo
in biblioteca nel giro di dieci minuti. E dopo aver finito di mangiare,
riprendemmo a studiare, fino alle undici e mezza circa. A quel punto,
entrambi stanchi, cominciammo a permettere che il livello di attenzione
si abbasse gradualmente, fino a quando non finimmo a punzecchiarci a
vicenda con penne e matite, facendoci il solletico e ridendo
come pazzi.
Dovevo
ammetterlo: lei aveva una forza di volontà nettamente
maggiore rispetto alla mia, ma quando cominciai a pizzicarle dolcemente
i fianchi e la pancia con il mozzicone di matita che mi ritrovavo in
mano, si arrese e mi rispose con la stessa arma.
L'orologio
alla parete segnava mezzanotte passata, e noi sembravamo due bambini
che muoiono dal sonno, ma si rifiutano categoricamente di andare a
dormire perchè pur essendo stremati, vogliono giocare ancora.
Nonostante
fosse pieno inverno, all'una uscimmo per comprare un gelato alla
pasticceria all'angolo di Abbey Road, un minuto prima che chiudesse.
Poi
tornammo all'Old London e riuscimmo a studiare fino alle tre e mezza
circa. Studiare è una parola grossa, perchè io
finii per arrendermi poggiando la testa sul libro che avevo di
fronte..e udite, udite?Aperto a pagina centoventidue!! Potevo ritenermi
più che soddisfatto per quella giornata di studio, dopotutto.
Anche
Emma aveva studiato un bel po', e la sentii
infililare le dita tra i miei ricci, giocandoci e carezzandoli
lentamente, mentre ripeteva a bassa voce qualcosa, e io mi beavo del
suo tocco, con la testa poggiata sul libro. Evidentemente lo
trovò rilassante, perchè continuò a
farlo per così tanto tempo, che rischiai seriamente di
addormentarmi lì.
Quando
riuscii finalmente a riprendere controllo di me stesso e del mio corpo,
la trovai con la testa accanto alla mia, sempre sul tavolo, e gli occhi
socchiusi.
Guardai
l'orologio e notai che erano ormai le quattro, ma decisi di svegliarla,
perchè pensavo che momenti e nottate come quelle ce le
dovevamo godere fino in fondo, visto che non sapevamo nulla riguardo al
futuro.
Io
sapevo che l'amavo con tutta l'anima, nulla di più. E lei
sapeva di aspettare un bambino che il padre non voleva, nulla di meno.
Non
sapeva cosa sarebbe successo di lì a cinque mesi, visto che
i suoi genitori non lo sapevano ancora, il contratto che la costringeva
a Londra sarebbe terminato, e lei non avrebbe saputo dove andare a
sbattere la testa. Speravo con tutto me stesso che sarebbe rimasta con
me, per sempre. Ma ogni volta che ero quasi sul punto di proporglielo,
il fantasma di Ricky si metteva in mezzo a noi, e io mi tiravo indietro.
Non sperava più in un futuro insieme a lui, ne ero sicuro,
ma quel cretino del suo ex ragazzo continuava a chiamare, e
richiamare..e Emma gli voleva troppo bene, nonostante tutto, per
mandarlo a fanculo.
"
Questa è una di quelle notti che voglio ricordare anche
quando sarò un vecchio rimbambito..voglio essere sicuro di
averla vissuta" dissi, guardandola dritto negli occhi. Poi afferrai il
cellulare, andai sulla fotocamera e la puntai dritta contro di noi,
mentre le cingevo le spalle con un braccio e le baciavo una guancia, il
flash ci travolgeva, e le labbra di Emma si aprivano in un bellissimo
sorriso.
La
trovavo irresistibile persino morta di sonno. Mi ero ridotto veramente
male, e ne ero felice. Avrei voluto che quella notte fosse durata un
po' in più.
"
La voglio anche io questa foto!" esclamò lei, di colpo
incredibilmente vigile, e mi strappò il cellulare dalle mani
dicendomi di volersela inviare sul proprio tramite whatsapp. La lascai
fare, e soltanto una decina di giorni dopo scoprii quali fossero le sue
reali intenzioni.
Quella
notte mi limitai a tornare a dormire con la testa sul tavolo,
permettendole di appoggiarsi a me, di spalmarsi sul mio corpo, mentre
il sole faceva capolino sotto l'orizzonte e noi ci lasciavamo avvolgere
dal sonno, vicini, e ancora una volta abbracciati stretti.
BUONSALVEEEE :))
Com'è andata Pasqua? E Pasquetta? Probabilmente
sarete ancora in giro a godervi la scampagnata, al contrario di me ho
pranzato da mia nonna, e poi sono tornata a casa.
Sono raffredatissima, e spero di non finire di nuovo a letto con la
febbre...
Comunque, a parte tutto questo, che ne pensate del capitolo?
Se devo dirla tutta, a me non convince particolarmente, ma l'ho riletto
talmente tante volte in cerca di qualche pezzetto da eliminare o
correggere, che alla fine ho deciso di lasciarlo così
com'era.
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, ma in ogni
caso, fatemelo sapere, vi prego! :D
Spero di essere riuscita a rendere bene i pensieri di Ethan, e il lento
e inesorabile evolversi del rapporto tra i due....potrebbe sembrare un
capitolo piatto, ma vi assicuro che è addirittura
indispensabile ai fini della trama, e tra non molto capirete
perchè.
Poi..avrei un'altra cosa da proporvi: è un'idea che mi
è venuta stanotte nel sonno ahahahah
Comunque, visto che avrete certamente notato che tendo a modificare di
continuo l'introduzione alla storia (e se non lo avete notato non fa
niente), volevo proporvi di scrivere voi stessi un'introduzione per
questa storia. Sarei davvero contenta di leggerne qualcuna di vostro
pugno, e nel caso in cui una di queste dovesse piacermi
particolarmente, potrei scegliere di utilizzarla, citando anche il
vostro nickname se preferite.
Vabbè, questa è il passo successivo e ci
penseremo dopo insieme..per il momento, se ne avete voglia,
scervellatevi nel scrivere un'introduzione per questi due combinaguai
che includa Londra come sfondo.
Daaaaaaaaaai, sono curiosissima di leggere ciò che mi
scriverete! :DD
Potete farlo anche tramite recensione ;))
Un bacione forte forte, e a prestoooooooooooo
<3<3<3
****** Non ho dimenticato lo spoiler*********
" Buongiorno..parlo con il signor Sedman?" cominciai,
sperando di riuscirmela a sbrigare con poche battute
"
Si, sono io" disse lui gentilmente
"
Sono Emma e la chiamo per conto della Telenò" eh
già, ero arrivata a fingermi un'addetta al call center di un
gestore telefonico..e tutto per Ethan.
"
Mi dica" non lo riuscii a vedere per ovvie ragioni, ma dal modo in cui
lo disse, mi parve che avesse accennato un sorriso
"
Vorrei proporle delle nuove offerte per quanto riguarda il piano
tariffario..sono davvero vantaggiose sia per i nuovi clienti che per
quelli affezionati"
Avevo
un futuro da rompiscatole ufficiale, affiliata della Telenò.
Io avevo sempre tagliato corto la conversazione quando mi era capitato
di essere chiamata da tipi del genere.
"
Le interessa saperne di più?" adesso sembravo addirittura
una venditrice di folletti
Non
attesi nemmeno che mi rispondesse, e sganciai la bomba.
*************************
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaao <3<3<3<3<3
|
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Capitolo 20 *** Capitolo venti ***
EMMA
L'idea mi era venuta quando meno me lo sarei aspettata.
Ci
rimuginavo su da giorni, spremendomi le meningi per trovare un modo
insospettabile per mettermi in contatto con quei due. Ma nonostante ci
pensassi costantemente, pure quando ero a scuola con i bambini o in
metro diretta a casa, non ero arrivata a nessuna conclusione
soddisfacente.
Poi,
genio, direte voi, mi era venuto in mente che forse, se fossi stata
fortunata, Ethan stesso avrebbe potuto aiutarmi nell'impresa, pur non
prendendone parte e non accorgendosi di nulla. L'unica condizione
affinchè riuscissi finalmente a fare un passo avanti nella
realizzazione di quello che ormai avevo preso come una vera e propria
missione da portare a termine, era che nella rubrica del suo cellulare
fossero ancora registrati i numeri che cercavo. O perlomeno uno dei due.
Considerando
come erano andate le cose, mi pareva probabile che in un impeto di
rabbia e delusione, Ethan avesse addirittura cancellato i loro numeri
nello sciocco tentativo di far finta di nulla..ma la speranza
è sempre l'ultima a morire, no?
Quindi
decisi che quel tentativo andava fatto, anche se davvero non avevo la
minima idea di come sarei riuscita a curiosare sul suo cellulare senza
che lui se ne accorgesse. Le avevo pensate tutte: chiedergli di farmi
giocare a uno di quei rompicapi che tenevano tutti con gli occhi
incollati allo schermo con la scusa che il mio cellulare fosse scarico
(ma sarei sembrata una maniaca del gioco e non era il caso), aspettare
che decidesse di andare in bagno per prenderlo indisturbata (ma mi
pareva troppo subdolo), addirittura nasconderlo sotto i libri e
permettergli di andare via senza, facendogli credere il giorno dopo di
averlo dimenticato a casa mia (ma sarei stata capace pure di farmi
sgamare..ero un disastro con le scuse e le bugie)...insomma, ne avevo
pensate di ogni, ma non mi era venuta in mente la cosa più
ovvia. Una fotografia. Scattare una fotografia con il mio cellulare o
con il suo, e prenderli entrambi in mano con la scusa di star inviando
la foto all'altro dispositivo: geniale.
Non
mi avrebbe fatto sentire molto in colpa e soprattutto mi avrebbe
permesso di fare copia e incolla anche con quei maledetti numeri, nel
caso in cui li avessi trovati..peccato che non arrivai a pensarlo da
sola.
E
inaspettatamente, lo stesso sabato sera che avevamo trascorso insieme
in biblioteca a studiare e chiacchierare, e ridere l'uno in compagnia
dell'altra, e che poi si era trasformato in sabato notte e in domenica
mattina senza che potessimo fare qualcosa per impedire l'inesorabile
scorrere del tempo, era stato proprio lui a darmi l'idea che cercavo da
un po' di tempo a quella parte.
Aveva
afferrato il cellulare, cliccato sull'icona della fotocamera, e aveva
scattato una foto nella quale traspariva chiaramente tutta la
stanchezza, perfettamente giustificabile, delle quattro del mattino
passate. Quando me l'aveva mostrata, non ero riuscita a fare di meno di
intenerirmi perchè ritraeva noi due, uno più
esausto dell'altra, avvolti in un tenero abbraccio, con tanto di libri
e matite a fare da sottofondo: una scena dolcissima, immortalata in una
semplice foto, la stessa che diversi anni prima avrei voluto e
desiderato con tutta me stessa.
Cavolo..ogni
volta che mi soffermavo a pensare a quanto fossimo vicini e
terribilmente affiatati io e Ethan, mi veniva un colpo al cuore,
perchè davvero, pur bramandolo con tutte le mie forze, non
avrei mai creduto di poter condividere con lui momenti del genere, come
quella banalissima e bellissima nottata sui libri. Lo avevo
creduto possibile soltanto nei miei sogni più intimi, e il
fatto che ogni cosa condivisa con lui superasse sempre e comunque
quelle che erano state le mie aspettative, mi rendeva completamente
dipendente da lui e dalla magia che avvertivo quando eravamo insieme.
Stavamo
dicendo? Ah si, la foto!
Mi
venne l'idea di utlizzare quella come scusa per appropriarmi del suo
cellulare (che poi tanto scusa non era, visto che la mandai sul
dispospotivo di mia proprietà senza pensarci due volte) e
cercare quei numeri. Avete capito quali numeri desiderassi avere, vero?
Comunque,
mezza addormentata come ero, e approfittando del fatto che lui lo fosse
più di me, sfogliai la sua rubrica fino a quando, con un
sorriso soddisfatto, non intercettai il nome 'Derek' sulla lista; a
quel punto visualizzai il numero e lo copiai sul mio cellulare.
Quello
di Dylan, probabilmente l'aveva cancellato sul serio, ma non ne
crucciai, e mi feci bastare ciò che avevo trovato.
Inutile
dire che il minuto successivo mi appoggiai a lui, e crollammo tutti e
due, distrutti e abbracciati come era già accaduto altre
volte.
Attesi
il lunedì mattina per chiamare Derek, e quando lui, al terzo
squillo mi rispose, per un attimo restai interdetta. Mi presi un
istante per realizzare che stavo davvero parlando (anche se parlando
era una parola grossa, visto che non avevo ancora aperto bocca!) con
uno dei componenti della band che mi aveva rubato il cuore da ragazzina.
Al
contrario di Ethan, che spesso e volentieri minava alla mia
stabilità mentale e cardiaca con quella voce bassa e roca,
Derek aveva sempre avuto un timbro più dolce e innocente,che
nonostante gli anni trascorsi, conservava ancora.
"
Buongiorno..parlo con il signor Sedman?" cominciai, sperando
di riuscirmela a sbrigare con poche battute
"
Si, sono io" disse lui gentilmente
"
Sono Emma e la chiamo per conto della Telenò" ..eh
già, ero arrivata a fingermi un'addetta al call center di un
gestore telefonico..e tutto per Ethan.
"
Mi dica" non lo riuscii a vedere per ovvie ragioni, ma dal modo in cui
lo disse, mi parve che avesse accennato un sorriso
"
Vorrei proporle delle nuove offerte per quanto riguarda il piano
tariffario..sono davvero vantaggiose sia per i nuovi clienti che per
quelli affezionati"
Avevo
un futuro da rompiscatole ufficiale, affiliata della Telenò.
Io avevo sempre tagliato corto la conversazione quando mi era capitato
di essere chiamata da tipi del genere.
"
Le interessa saperne di più?" adesso sembravo addirittura
una venditrice di folletti
Non
attesi nemmeno che mi rispondesse, e sganciai la bomba.
"
Se mi risponde di sì, possiamo darci appuntamento in uno
luogo prestabilito e parlarne a quattr'occhi" proposi, sperando con
tutta me stessa in una risposta affermativa da parte sua.
Ma
che diavolo mi era venuto in mente? Per quanto ne sapevo io, Derek
Sedman poteva anche essersi trasferito in Thainlandia!
Ma
che avrei potuto fare? Di certo non aprire la conversazione dicendo
'ciao, sono una cara amica di Ethan Harrow, nonchè
fedelissima fan della band che formavate insieme, e mi
chiedevo se...etc ect. Gli avrei fatto prendere un colpo, e avrei
scommesso il mio appartamento a Paddindgon che Derek mi avrebbe
sbattuto il telefono in faccia. Insomma..che motivo avrebbe avuto per
ascoltare una ragazza che sembrava, apparentemente, aver solo voglia di
rimettere insieme i tre componenti della band di cui si era innamorata,
per realizzare il suo sogno di rivederli come erano una volta.
Sì,
c'era una parte di me che egoisticamente lo faceva anche per quello, ma
se avevo deciso di mettere in piedi un teatrino del genere, lo facevo
soprattutto per Ethan.
Il
giorno in cui mi aveva raccontato come fossero realmente andate le cose
tra di loro, avevo capito quanto avesse sofferto per quella storia, e
quanto ancora gli facesse male anche solo pensarci; avevo visto lontano
un miglio che era dispiaciuto di aver cessato ogni genere di rapporto
con loro, e avevo letto nei suoi occhi quanto gli manchassero quei due
compagni di avventure, idiozie, e sogni.
Ethan
ne parlava il meno possibile, ma avevo intuito che in cuor suo, avrebbe
tanto voluto poter cambiare le cose...dopotutto erano stati
più che amici per quattro anni e dieci mesi, avevano
condiviso tutto, e non era possibile accettare che il loro cammino
insieme si concludesse in quel modo, con urla, parolacce, rabbia,
delusione e lacrime. No, meritavano un'altra occasione. E io, forse
pure sbagliando, volevo provare a dargliela.
Volevo
fare qualcosa per loro che avevano fatto tanto per me diversi anni
prima.
Volevo
fare qualcosa per lui che era entrato nella mia vita così
inaspettatamente, e non ne era più uscito. Non aveva voluto
più uscirne, scegliendo di restarmi accanto e tenermi la
mano, mentre chi avrebbe dovuto farlo se la svignava salendo su un
aereo diretto in Germania.
Si..più
passavano i giorni e più mi ritrovavo ad essere incazzata
con Ricky, perchè aveva ancora la faccia tosta di chiamarmi
a tutte le ore per dirmi che gli mancavo e che non vedeva l'ora di
abbracciarmi, ma non c'era stata una sola volta in cui mi avesse
chiesto 'come stai?'
Si
parlava sempre e solo di lui, e mai di me, o meglio, di noi.
Lui che sentiva la mia mancanza, lui che passava la giornata in
ospedale, lui che ricevava complimenti da medici professionisti, lui
che stava bene in Germania ma mi voleva con sè..lui, lui,
lui, sempre e solo lui. E nonostante tendessi a liquidarlo sempre
più in fretta e con meno enfasi, non riuscivo a ignorare del
tutto le sue telefonate, perchè due anni insieme non mi
parevano così pochi, e io pensavo davvero che avremmo
costruito un futuro insieme...ma evidentemente il fuggitivo non ne era
era all'altezza.
Cavolo..stavo
iniziando ad affibbiargli gli stessi appellativi che gli attribuiva
Ethan quando ne parlavamo!
"
Emh..signorina? Signorina è ancora in linea?" ...avrebbero
davvero potuto darmi il premio nobel per il livello più
basso di concentrazione
"
Si si certo...mi scusi ma c'è stata un'interferenza, e non
ho colto le sue ultime parole" pessima scusa
"
No.. mi chiedevo come mai è necessario un incontro per
parlare del piano tariffario" espose il suo ( giustissimo) dubbio
Non
si facevano per telefono queste cose?" aggiunse poi, ridacchiando
"
Si, lei ha perfettamente ragione..ma vede, noi cerchiamo un contatto
più diretto con i nostri clienti, al fine di farli sentire
parte attiva del nostro team"
..e
anche il nobel per la stronzata del secolo sarebbe di certo stato mio
andando di quel passo!
"
E poi, detto fra noi, con tutti i raggiri e le fregature che si sentono
in giro...un incontro a quattro occhi sarebbe anche una garanzia in
più sull'effettiva validità del contratto..."
inventai
"
Va bene...se mi promette di non rubarmi troppo tempo, sarò
felice di discutere con lei di queste nuove offerte" disse lui alla
fine, e io tirai in sospiro di sollievo
"
Grazie per la sua disponibilità signor Sedman..le prometto
che non se ne pentirà" ma da dove mi uscivano?
Se
Ethan fosse stato lì ad assistere alla telefonata, sarebbe
morto dalle risate!
Etahn,
Ethan, Ethan..ma perchè lo infilavo in ogni cosa che facevo
e pensavo?!
"
Facciamo domani alle quindici?" propose; e mi resi conto di essere
stata veramente fortunata, perchè non tutti avrebbero
accettato, e non tutti si sarebbero bevuti delle simile scememze.. ma
in fondo avevo sempre saputo che Derek fosse il più ingenuo
del gruppo, e lo adoravo anche per quello.
"
Perfetto! Dove preferisce lei..." speravo seriamente che non mi avrebbe
dato l'indirizzo di un caffè australiano, ammesso che la
Telenò operasse anche lì. In tal
caso avrei dovuto cambiare tattica.
"
Che ne dice del 'Number One Bar' situato nel distretto di Lambeth?" non
avevo la minima idea di dove fosse ubicato, ma per lo meno fui sicura
che parlasse di Londra, quindi accettai. Ci sarei arrivata con il
navigatore.
"
Va bene signor Sedman...grazie di nuovo, e a domani" salutai, tirando
un sospiro di sollievo lungo quanto un treno della Northen Line. Era
fatta.
Quel
pomeriggio non andai in biblioteca, perchè dopo tutto il
teatrino che avevo messo in piedi con Derek, mi sentivo sulle spine, e
anche se Ethan non avrebbe potuto scoprirlo in nessun modo, temevo di
poter mandare tutto all'aria. Così dedicai l'intero
pomeriggio a spolverare ogni angolo della casa, e finii per stendermi
esausta sul divano, piombando in uno stato di malinconia, e rendendomi
conto di sentire più del dovuto la mancanza di un certo
ricciolino. Poi sentii il campanello suonare.
"
Chi è?" domandai accostando l'apparecchio all'orecchio
"
Il più figo del mondo" mi sentii rispondere, da quella voce,
e non riuscii a fare a meno di trattenere un sorriso
"
E il più modesto anche!" esclamai aprendo il portone, di
colpo nuovamente piena di energie.
Un
minuto dopo Ethan fu davanti a me: i capelli spettinati per via del
vento che quel giorno cullava Londra, lo sguardo magnetico come al
solito, il sorriso sghembo, le sue irresistibili fossette, e quel
giubbotto di pelle che gli ricadeva perdettamente sulle spalle, sul
torace, sulla schiena. Era più bello che mai, e mi guardava
intensamente, con le braccia conserte e appoggiato al muro laterale:
una visione.
Il
più figo del mondo, eh? Misà che c'aveva preso.
"
Che ci fai qui?" domandai, prima di concedermi di
pensare all'effetto che quel ragazzo avesse ancora su di me
"
Mi mancavi" rispose semplicemente, senza smettere di sorridere. Il
battito del cuore mi rimbombò nelle orecchie.
"
..O non avevi nessuna voglia di cucinare" lo provocai divertita,
vista l'ora
"
Si, effettivamente anche per quello" confermò, scaldandomi
il cuore con quella risata.
A
quel punto mi finsi offesa, e girai i tacchi per tormarmene in cucina,
con tutte le intenzioni di lasciarlo lì impalato davanti
alla porta, lui e la sua eccessiva figaggine. Ovviamente
però, Ethan me lo impedì, e afferrandomi
saldamente i fianchi per attirarmi a sè, fece combiciare la
mia schiena con il suo petto, e poggiò la testa su una mia
spalla, mentre le mani risalivano lentamente carezzandomi la pancia.
"
Non è vero..sono qui perchè avevo voglia di
vederti" confermò in un sussurro, mozzandomi il respiro.
Ma
perchè reagivo così? Perchè
più passavano i giorni, e più mi ritrovavo a
desiderare la sua presenza accanto a me? E in modo molto
più..fisico, reale, rispetto a come lo sognavo anni prima.
Perchè
diamine ero arrivata al punto di non riuscire a stare più di
qualche ora senza di lui, senza avvertirne la mancanza?
Ci
eravamo lasciati la domenica all'ora di pranzo, e il lunedì
sera, mi ero resa conto di non essere stata l'unica ad aver
attraversato una crisi di astinenza acuta. Astinenza da lui,
dai suoi abbracci, dalla sua risata, dai suoi sguardi, e dal nostro
continuo gioco di provocazioni.
Eh
si, Ethan Harrow era tornato ad essere la mia personalissima droga, il
più inebriante degli stupefacenti. Ma aveva un effetto
benefico, rigenerante.
"
Se è così, ti do la possibilità di
scegliere cosa mangiare per cena" dissi, quando si fu staccato da me
"
Prepariamo una torta?" mi domandò con il tono di un bambino,
mentre si liberava della giaccia e si riavviava i ricci..lo trovai
tenerissimo
"
Si, come dolce...ma come primo, secondo, cosa vuoi mangiare?" provai a
spiegarmi meglio
"
La torta" ripetè con lo stesso tono
"
Seriamente?" a quel punto lui annuì. "Ma allora ti stai
mettendo proprio d'impegno per farmi diventare una balena!" esclamai
guardandomi la pancia
"
Stai zitta" mi ammonì premendomi un dito sulle labbra " lo
sai che penso che tu sia fottutamente perfetta anche così"
aggiunse, e il cuore mi balzò fuori dal petto come
conseguenza diretta di quelle parole. Sorrisi come un'ebete.
"
Doppio strato di cioccolato e panna?" domandai fuggendo in cucina come
una ladra, perchè i contatti tra il mio corpo e il suo mi
destabilizzavano
"
Triplo" propose trionfante, e mi voltai a guardarlo..quanto era bello?
Quanto?!
Mezzora
dopo, avevamo preparato il pan di spagna e lo avevamo infilato nel
forno. Io montai la panna mentre la base della nostra torta cuoceva,
mentre lui si occupò di procurarsi la nutella. Intanto
chiacchieravamo come al solito perdendoci tra sguardi, battute, e
risate che solo noi potevamo comprendere.
Avevo
appena finito con la panna montata, quando mi voltai casualmente verso
di lui e lo colsi in flagrante con il dito immerso quasi per intero nel
boccaccio di nutella. Gli riservai un'occhiataccia con tanto di bocca
spalancata per la sorpresa, ma prima che potessi uscirmene con una
delle mie, lui mi fu di nuovo troppo vicino; avvicinò il
dito imbrattato di nutella alle mie labbra invitandomi tacitamente ad
assaggiarla, e senza permettermi di pensarci due volte, io lo feci.
Tranne
poi ritrovarmi a specchiarmi nei suoi occhi, in quel momento affogati
d'eccitazione, mentre io utilizzavo il suo indice a mò di
cucchiaio, ripulendolo dalla nutella.
Lo
lasciai andare prima di perdere totalmente la testa e fare qualche
cazzata, e lui, sfidandomi, si portò quello stesso dito in
bocca, ripetendo l'operazione, e guardandomi ancora come se avesse
voluto che ci fossi stata io al posto della nutella, tra le sue labbra.
Dio..non
avrei mai immaginato che sarebbe stato capace di arrivare a
tanto...praticamente mi stava urlando nelle orecchie che mi voleva,
ogni giorno un po di più, e se non fossi stata
impossibilitata dalla mia condizione, saremmo finiti a rotolarci sotto
le coperte da chissà quanto tempo.
Ma
persino resistere se si trattava di lui era eccitante. Con Ricky non mi
ero mai sentita così, nonostante ci fossimo amati e
coccolati per ben due anni, ma le emozioni non erano mai state
così amplificate, e io mi ero ormai arresa al fatto che
sarei riuscita a provare sconvolgimenti travolgenti
all'ennesima potenza, soltanto con Ethan Harrow. Lo stesso ragazzo che
mi aveva stregato sin dal primissimo istante..era così che
stavano le cose, e io non ci potevo fare niente. Ethan
era..semplicememne il mio Ethan. E ancora il mio Tutto.
"
Se mio figlio nascerà obeso, lo avrai sulla coscienza!" gli
ricordai, lui rise di cuore, e il mio di cuore, scoppiò.
BUONSALVEEEEEE
:))
Eccomi
con il nuovo capitolo! :DD
Spero
con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e ringrazio coloro che
puntualmente mi fanno sapere cosa ne pensano.....grazie grazie grazie,
davvero <3<3<3
Come
al solito devo scappare, ma rinnovo l'invito a scrivere un'introduzione
di vostro pugno per questa storia...dai, provateci, sono curiosa ;))
Un
piccolo spoiler del prossimo capitolo tutto per voi *------*
**************
"
Che domanda stupida!Fai tutto questo perchè lo ami" lo disse
come se fosse stata la cosa più ovvia di tutte.
E
io avvampai. Sentii le mie guance andare a fuoco, e un formicolio alle
mani, e il battito troppo forte.
Nessuno
me lo aveva sbattuto in faccia così. Nessuno lo aveva fatto,
dopo che mi ero autoconvinta di averlo dimenticato.
Non
ero talmente stupida da non aver capito di non esserci riuscita, ma
dirmi che lo amavo, che lo amavo davvero,sul serio, con tutta me
stessa, con tutta la mia anima...no, non poteva farlo. Anche
perchè iniziavo a temere che fosse vero.
"No..ma
che dici? Io..noi..te l'ho detto...siamo amici" provai a ribattere
"
E non sei innamorata persa di lui?" sembrava che adesso si divertisse a
prendermi in giro
"
No" deglutii "e lui di te?" continuò "nemmeno" decretai
"
Sarà..ma io non resterei a 'studiare' con qualcuno fino alle
quattro del mattino in una squallida biblioteca, se questo qualcuno non
fosse per me una persona speciale" ..non faceva una piega, lo sapevo,
ma volevo negare
**************
RECENSITEEEEE
♥♥♥♥♥
|
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Capitolo 21 *** Capitolo ventuno ***
EMMA
Uscii dall'edificio che ospitava la scuola all'una come al solito,
telefonai a Ethan per dirgli che avevo un impegno che mi avrebbe tenuta
occupata tutto il pomeriggio, e gli dissi che lo aspettavo a casa mia
per la cena; tanto sapevo che se pure non lo avessi invitato si sarebbe
presentato comunque, e io ne sarei stata felice.
Mi
concessi un'insalata non troppo imbottita di schifezze (stavo veramente
esagerando in quel periodo, e non ero sicura che facesse bene alla
creatura che mi portavo in grembo) e poi salii a bordo di un treno
della Bakerloo line, fino a Lambeth.
Dopo
circa cinque mesi trascorsi a Londra, ero diventata una specie di genio
delle metropolitane: conoscevo praticamente il nome delle fermate di
tutte e dodici le linee e pure quelle dove si potevano fare gli
scambi...alla faccia di quel primo giorno in cui avevo preso il treno
diretto nella direzione sbagliata!
Non
sapevo dove fosse ubicato di preciso il 'Number One Bar' , ma per
quello mi sarei servita dell'aiuto del navigatore che avevo installato
sullo smartphone. Speravo solo che fosse stato indentificato su Google
Maps; alla
fine lo raggiunsi senza troppe difficoltà, anche se con
qualche minuto di ritardo.
Quando mi resi conto di essere nel posto giusto, mi presi un momento
per realizzare che di lì poco avrei incontrato
niente di meno che Derek Sedman, al quale avrei dovuto spiegare diverse
cavolate che gli avevo detto per telefono. Ma era stato necessario per
guadagnare quell'incontro.
Lo
riconobbi subito: indossava una felpona sportiva, decisamente nel suo
genere, i pantaloni di tuta e le scarpe da ginnastica; i capelli erano
ancora biondi biondi come li avevo visti nelle ultime foto di gruppo.
Per osservare gli occhi, fui costretta ad avvicinarmi di
più, e quando gli fui di fronte, e riuscii per la prima
volta a specchiarmi in quell'azzurro mare che avevo sempre considerato
meraviglioso, sentii il battito del cuore accelerare.
Va
bene che rispetto alla reazione che avevo avuto quando avevo incontrato
Ethan per la prima volta, mi stavo comportando da gran signora,
però..accidenti..era pur sempre Derek Sedman, proprio lui,
il ragazzo con il quale avevo un appuntamento.
No,
non un appuntamento in quel senso. Anzi, il diretto interessato credeva
che si trattasse di questioni di linee telefoniche!
"
Ciao, tu devi essere Emma" fu lui a sciogliere il ghiaccio, visto che
io non ero nel pieno delle mie facoltà intellettive..mi
mancava solo Dylan, e poi, potevo dire di essere riuscita a realizzare
quello che era il mio sogno più grande e più
segreto a sedici anni: incontrarli, tutti e tre, e magari sentirli pure
cantare dal vivo.
Se
poi fossi pure riuscita ad abbracciarli, e a far innamorare Ethan di me
nel giro di quei pochi minuti che un meet&greet ci avrebbe
concesso di trascorrere insieme..sarei stata la ragazza più
felice sulla faccia del pianeta.Non
avevo mai avuto la fortuna di vincere uno di quegli incontri
programmati dalle case discografiche, ma a conti fatti, avevo vinto
molto ma molto di più.
Il
semplice fatto di avere la possibilità di trascorrere del
tempo con Ethan, lasciarmi coccolare e mandare in tilt da lui, e dover
resistere all'impulso di riempirlo e lasciarmi riempire di baci..Dio,
ero innamorata del rapporto che avevamo instaurato.
"
Posso darti del tu, vero? Potremmo essere coetanei" il mio
interlocutore mi distrasse, concedendosi un sorriso
"
Certo! E.." esitai un istante "in realtà siamo quasi
coetanei: tu hai tre anni in più di me" precisai,
sorridendogli a mia volta come se fosse la cosa più naturale
al mondo
"
Come fai a saperlo? Tu..tu mi conosci?" aveva fatto la scoperta
dell'acqua calda
"
Sarebbe difficile da credere il contrario" "..Derek" dissi, ancora un
po' scossa dalla consapevolezza di star parlando con lui sul serio..per
telefono non era stato lo stesso
"
Non so se te lo ricordi, ma hai fatto parte di una band amata dal mondo
intero, e anche dalla sottoscritta" confessai
"
Lo ricordo persino troppo bene" fu la sua risposta, e da lì
capii che anche lui soffriva ancora per la rottura del gruppo
"
Senti..mi dovevi parlare delle nuove offerte, no?" sviò
immediatamene il discorso, confermando le mie ipotesi, e accomodandosi.
Lo
feci anche io, e soltanto dopo aver essermi imposta di assumere una
faccia tosta che non mi era mai appertenuta, gli dissi la
verità.
"
Ecco..riguardo a quello che ti ho detto per telefono...potrei averti
raccontato un cumulo di fandonie" buttai lì
Sperai di riuscire a fermarlo prima che tentasse di andarsene o urlarmi
contro..anche se in fondo in fondo, sapevo che non avrebbe fatto nulla
del genere. Per come avevo imparato a conoscerlo io senza conoscerlo,
Derek, era il più moderato, ragionevole, timido, e
forse pure ingenuo.
Per
intenderci: non mi sarei mai aspettata continue e snervanti
provocazioni da parte sua, nè che avrebbe potuto perdere il
controllo così facilmente,come era successo a Ethan e a
me,mentre ci baciavamo a casa mia.
L'immagine
di me stessa sbattuta contro un muro, con lui appicicato addosso e
intento a baciarmi il collo e la bocca in modo veramente poco pudico e
casto..non potevo farci niente, veniva fuori spesso, anche nelle
situazioni più inopportune.
Dylan
invece, il terzo membro degli 'Uk Hearts', era sempre stato quello
introverso, misterioso, tenebroso. Erano profondamente diversi l'uno
dall'altro, ma forse era proprio per quel motivo che insieme erano
riusciti a produrre scintille. Anche le loro voci li rispecchiavano, e
perciò erano così armonicamente perfette: roca,
sensuale, graffiata, in grado di scuoterti pure l'anima, quella di
Ethan, esattamente come lui; dolce, squillante, divertito e
soave il timbro di Derek; e infine, profondo, duro, aspro quello di
Dylan.
"
Mi hai raccontato delle bugie? Tipo?" domandò con un
sopracciglio alzato,
riportandomi bruscamente alla realtà
"Tipo
che non ho nulla a che fare con la Telenò" confessai senza
peli sulla lingua
"
Lo sapevo!" mi puntò un dito contro
"Ma
quanto posso essere idiota da uno a cento..quanto? Non imparo
mai..mi fido sempre di tutto e di tutti e poi mi ritrovo in situazioni
del genere!
Mi pareva troppo strano, che fosse necassario addirittura un
incontro per parlare di banali tariffe telefoniche..
Ha
ragione, ha ragione mia madre, quando mi dice che mi farei fregare pure
da un bambino..ma quando impererò?!" sbuffò
sonoramente, e di tutta risposta, io scoppiai a ridergli in faccia. Non
era arrabbiato con me, semplicemente..aveva voglia di prendersi a
schiaffi da solo per esserci cascato, ed era tenerissimo, e
sì, anche parecchio divertente.
"
E adesso che ti prende?" domandò un tantino contrariato,
quando mi sentì ridere.
"
Stavo solo pensando che anche tu, come Ethan, sei esattamente come
immaginavo che fossi" lo
dissi senza pensarci.
Non c'erano dubbi: era proprio lo stesso Derek Sedman che quando veniva
in Italia per i concerti, storpiava quei 'grazie' in un modo assurdo, e
dolce.
Stesso
aspetto, stesso sorriso, stesso modo di vestire, stessa
personalità; Derek non era cambiato di una virgola, e mi
piaceva che fosse così.
"
Perchè mi hai cercato?" domandò, e prima che
potessi rispondere "apetta un attimo..hai appena detto 'Ethan'..che-che
sta succedendo?" si allarmò
"
Si" dissi semplicemente "ho detto proprio Ethan" aggiunsi, ormai non
stavo più ridendo..ormai mi ero messa in ballo
"
Conosci Harrow?" pareva quasi incredulo
"
Non dirmi che ci è cascato anche lui in questa cosa delle
linee telefoniche!...Lui, lui non è il tipo che si fa
abbindolare così"
Non
c'era dubbio che fossero stati molto legati, ne ebbi la
conferma dal tono in cui lo disse..lo conosceva troppo bene, e mi
accorsi che aveva intuito i miei pensieri, quando aggiunse "o almeno,
prima non si sarebbe mai fatto abbindolare così"
"
In realtà tra di noi è andata in modo
diverso: l'ho trovato quando pensavo di aver smesso di cercarlo" mi
strinsi nelle spalle
"
Cercarlo..trovarlo...ma cosa sei..una stalker allora?" la cosa assurda
era che lui pareva divertito dalla situazione, invece che essere
arrabbiato per le bugie che gli avevo raccontato
"
No!" mi affrettai a chiarire "ho incontrato Ethan per caso, in una
biblioteca, e da allora non ci siamo mai più persi di vista"
spiegai
"
Adesso siamo amici, e tengo tantissimo a lui" dissi tutto d'un fiato,
non riuscendo a impedirmi di sorridere
"
E perchè.. insomma..che intenzioni hai? Perchè
volevi parlare con me?" era un tantino confuso, e ne aveva tutte le
ragioni
"
Perchè conosco Ethan, e perciò so anche che ha
sofferto in modo indecente quando la band si è sciolta. E ne
soffre ancora, anche se non gli piace affatto parlarne; e mi ha
confessato di aver perdonato Dylan perchè...beh, te lo
spiego in un altro momento il perchè, ma sono certa che
muoia dalla voglia di riabbracciarvi, tutti e due" spiegai
"
E allora? Che ci posso fare io?" stava tentando di restare sulla
difensiva con tutte le sue forze, lo vedevo, e forse lo faceva per
dimostrare a se stesso di non essere così sensibile come
effettivamente era
"
Tu non vorresti riabbracciare lui e Dylan? Non pensi che non possa
finire come è finita?" lo incalzai, e Derek restò
zitto.
"
Te l'ha detto lui di venire a cercarmi? Se vuole tanto vedermi,
perchè non lo ha fatto personalmente?" beh, domanda lecita
"
Perchè Ethan è all'oscuro di tutto..anzi, per
recuperare il tuo numero dal suo cellulare ho dovuto aspettare che si
facessero le quattro del mattino e lui decidesse di immortalarci mentre
eravamo tutti e due stanchi morti dopo aver trascorso l'intera nottata
a studiare in bibioteca"
"
Ti vorrei chiedere che ci facevate in una biblioteca di notte,
insieme..ma non sono sicuro di volerlo sapere. Ethan è
sempre stato piuttosto..originale con i suoi appuntamenti" si
lasciò scappare un sorriso
"
Ma se ti ho appena detto che eravamo lì per studiare"
protestai, e lui non se ne curò.
"
Quindi stai organizzando tutto da sola" riflettè
"perchè lo fai?" quella era stata la domanda più
spontanea al mondo.
Per
lui. Lo facevo per lui, perchè desideravo ardentemente
essere io a renderlo felice per una volta. Lui con me lo faceva
praticamente tutti i giorni, probabilmente senza nemmeno accorgersene,
e non mi aveva mai permesso di sentirmi sola, nemmeno per un misero
istante. C'era sempre stato, soprattutto da quando avevo scoperto di
essere incinta, e io volevo fare qualcosa per lui. Qualcosa di bello e
grande, che lo avrebbe fatto sorridere, anzi, piangere dalla
felicità.
Tuttavia
impiegai un po' troppo tempo per raccogliere i miei pensieri, e Derek
mi anticipò.
"
Che domanda stupida!Fai tutto questo perchè lo ami" lo disse
come se fosse stata la cosa più ovvia di tutte.
E
io avvampai. Sentii le mie guance andare a fuoco, e un formicolio alle
mani, e il battito troppo forte.
Nessuno
me lo aveva sbattuto in faccia così. Nessuno lo aveva fatto,
dopo che mi ero autoconvinta di averlo dimenticato.
Non
ero talmente stupida da non aver capito di non esserci riuscita, ma
dirmi che lo amavo, che lo amavo davvero,sul serio, con tutta me
stessa, con tutta la mia anima...no, non poteva farlo. Anche
perchè iniziavo a temere che fosse vero.
"No..ma
che dici? Io..noi..te l'ho detto...siamo amici" provai a ribattere
"
E non sei innamorata persa di lui?" sembrava che adesso si divertisse a
prendermi in giro
"
No" deglutii "e lui di te?" continuò "nemmeno" decretai
"
Sarà..ma io non resterei a 'studiare' con qualcuno fino alle
quattro del mattino in una squallida biblioteca, se questo qualcuno non
fosse per me una persona speciale" ..non faceva una piega, lo sapevo,
ma volevo negare.
Proprio
in quel momento sentii il cellulare vibrare in tasca, e istintivamente
lo tirai fuori, se non altro per far finta di essere occupata con
qualcosa e non essere costretta a rispondere a Derek Sedman, che mi
stava mettendo seriamente in diffioltà..nonostante fosse
sempre stato il più ingenuo del gruppo.
'
Ti conviene sbrigarti a fare quello che devi fare, e venire qui' ...era
lui che mi minacciava con le faccine di whatsapp
'
Dovrei studiare, e potrà sembrarti assurdo, ma senza di te
che mi fai compagnia e mi stai addosso, non ci riesco' un secondo
messaggio.
Avevo
imparato a conoscerlo abbastanza bene da intuire che quello 'stare
addosso' non voleva significare soltanto che controllavo se studiasse o
meno...certe volte mi pareva un perverito, e che un fulmine mi colpisca
se non dico la verità, ma io lo adoravo anche quando faceva
allusioni sconce. Sentivo
i brividi lungo la schiena, e non di certo per colpa del freddo. E poi
io stavo al gioco, mi piaceva da matti.
'
E se mi dai buca anche oggi pomeriggio, sappi che stasera ne pagherai
le conseguenze...' ecco, appunto.
Lasciava
le frasi insospese, quando tutti e due sapevamo le parole mancanti,
così come lasciavamo il nostro meraviglioso rapporto
insospeso, pur sapendo benissimo come poterlo riempire.
"
E' lui?" Derek spezzò bruscamente il filo dei miei pensieri,
ma non riuscii a prendermela, aveva il suo sorriso era troppo dolce.
Annuii soltanto.
"
Bene...allora mi aspetto di ricevere a breve l'invito del vostro
matrimonio" ..era pazzo
"
Allora ...ci verresti al nostro matrimonio" constatai, pensando di
cogliere la palla al balzo per riportare il discorso sulla loro
amicizia interrotta
"
E tu lo sposeresti?" Errore. Avevo decisamente sbagliato tattica.
"
Lascia perdere me adesso...dimmi soltanto se sei disposto a incontrare
i tuoi vecchi amici" tentai di venirne a capo
"
E' passato troppo tempo" tagliò corto lui
"
Ti ho chiesto se avresti voglia di incontrarli..devi rispondere solo a
questo, e per favore, fallo sinceramente" lo pregai
"
Si, sarebbe bello sapere come se la stanno cavando...ma non sono sicuro
che possa tornare tutto come prima, ok?
E'
ovvio che abbia sentito la loro mancanza in modo allucinante da quando
abbiamo litigato, ma l'ultima volta che ci siamo visti, le ultime
parole e gli ultimi sguardi che ci siamo rivolti nel backstage di quel
palco..sono stati terribili" ricordò, incupendosi
"
E vuoi davvero che resti quello l'ultimo ricordo di voi tre insieme?"
domandai a quel punto
"
No...certo che no. Non immagini quanto mi piacerebbe credere che le
cose siano andate in modo diverso...forse prima o poi il gruppo si
sarebbe sfaldato comunque, e a quest'ora ognuno di noi
condurrebbe la propria vita, ma sarebbe stato meglio salutarci
diversamente..o anche vederci, sentirici ogni tanto. Però
ho un ricordo talmente brutto dell'ultima serata trascorsa insieme, che
mi riesce difficile pensare a una riappacificazione"
"
Non avete nulla da perdere se ci provate"
Derek
restò in silenzio per qualche minuto, e io lo lasciai
riflettere con calma.
"Hai
ragione" disse dopo un po', e sorridemmo entrambi.
"
Perfetto, allora chiama Dylan...quell'idiota del tuo amico doveva
essere così arrabbiato con lui da aver cancellato il numero.
Per fortuna che ora ha cambiato idea" dissi, divertita e sollevata
contemporaneamente, riferendomi ovviamente a Ethan.
"
Adesso vuoi troppo..sei tu che stai organizzando tutto..quindi, tieni"
mi passò il cellulare "qua dovrebbe esserci ancora il suo
numero" aggiunse l'attimo successivo.
L'afferrai
e mi misi a spulciare la rubrica di Derek Sedman..incredibile! La
storia della mia vita aveva davvero dell'incredibile.
"
Non ci posso credere che ti sto permettendo di fare una cosa simile!"
esclamò subito dopo
"
Cosa? Curiosare sul tuo cellulare?"
"
No..beh, anche quello in realtà, visto che non ti conosco e
potresti essere riuscita a farmela un'altra volta" riflettè
"
Ti fidi?" domandai a quel punto, sorridendo come una scema,
perchè effettivamente, era tutto assurdo!
"
Mi fido dei tuoi occhi" disse
"
Cioè?"
"
Brillano di luce propria quando parli di lui...puoi volere solo il suo
bene" mi spiegò, lasciandomi a bocca aperta
"
Posso chiederti perchè Ethan ha cambiato idea riguardo
Dylan?" domandò subito dopo, cambiando repentinamente
discorso.
A
quel punto mi alzai in piedi e mi posizionai di profilo davanti a
lui...tanto se le cose fossero andate come speravo andassero, lo
avrebbe scoperto comunque.
Il
mio era ancora un pancino, e non un pancione vero e proprio,
però cominciava ad essere evidente, soprattutto di
profilo.
L'espressione
che si dipinse sul suo viso fu impagabile.
"
Per questo" sussurrai, e lui sbiancò. Mi resi conto che
aveva travisato tutto "non farti strane idee...il padre del bambino mi
ha piantato in asso, e quando ho fatto la prima ecografia c'era Ethan
con me, e si è emozionato nel vedere le diapositive in
bianco e nero di quel microbo con un cuore che batteva già.
Ha capito il motivo per il quale Dylan vi ha aveva detto di non essere
disposto a perdersi tutto quello, e l'ha perdonato."
"
A che mese sei?" domandò chiaramente intenerito "quasi al
quarto" risposi con un sorriso. Cominciava addirittura a piacermi
l'idea di essere incinta, nonostante avessi una paura folle di quello
che sarebbe accaduto.
Finalmente
trovai il numero di Dylan, e senza attendere oltre, lo digitai sul mio
cellulare e feci pressione sul tasto di avvio chiamata.
"
Un consiglio: non dirgli stronzate, tipo, che so, che lo chiami per
conto di una compagnia telefonica..non tutti se le bevono come me"
disse ridendo, sinceramente divertito, e io seguii il suo consiglio.
Adoravo Derek, e mi sarebbe piaciuto se fossimo diventati amici.
ETHAN
Mi
ero cacciato nel guaio più grande e più bello al
mondo. Non glielo avevo mai detto a parole, ma cercavo di farglielo
capire ogni giorno in tutti i modi possibili, che l'amavo, l'amavo
talmente tanto che avrei fatto di tutto per proteggerla e renderla
felice.
Nessuno
era riuscito a sconvolgermi l'esistenza come aveva fatto lei.
Sì, perchè Emma me l'aveva davvero cambiata la
vita: lei mi aveva scosso dal mio pericoloso stato di apatia, lei mi
aveva fatto venir voglia di rendermi utile al mondo, lei mi aveva fatto
desiderare di non essere un fallito, lei era riuscita a riaprire le
ferite del mio passato senza farle sanguinare ancora, lei mi aveva
praticamente costretto a tornare a vivere una vita normale uscendo da
quella biblioteca, lei mi aveva incosapevolmente spinto a mettermi a
studiare per realizzarmi nel futuro, e lei era diventata il mio tutto.
Lei
mi mandava in tilt ogni minuto, lei mi faceva pensare e immaginare cose
asssurdamente belle e proibite, lei aveva risvegliato in me la voglia
di fare l'amore con gli sguardi, con le risate e i sorrisi, ancora
prima di farlo con il corpo, e sempre lei, mi faceva battere forte il
cuore, ubriacandomi di qualcosa di talmente infinito e coinvolgente, da
farmi perdere ogni freno e pudore.
Se
solo avessi potuto, avrei baciato quelle labbra
initerrottamente, l'avrei tenuta stretta contro il mio petto
ogni notte, e avrei continuato a farlo per il resto della mia vita. Non
avevo mai provato nulla di simile prima di allora, ma dopo averla
conosciuta, ero assolutamente certo che la sua presenza nella mia vita
sarebbe stata insostituibile..non importante, non necessaria, non
fondamentale...insostituibile.
Nessuno
avrebbe potuto più prendere il suo posto, perchè
le sue dita si intrecciavano perfettamente con le mie, i suoi capelli
si modellavano spontaneamente tra le mie mani, le sue labbra si
incastravano benissimo con le mie, il suo corpo sembrava stato fatto
per essere fatto prigioniero delle mie braccia, e il mio cuore batteva
allo stesso ritmo del suo.
Mi
sarebbe piaciuto da matti costruire una famiglia con lei, e avere tante
dolcissime pesti in giro per casa che si sarebbero rivolte a noi
chiamandoci 'mamma' e 'papà'. Avevo sempre amato i bambini,
ma se prima di lei mi ero limitato a tenere in braccio e coccolare
cuginetti e figli di amici dei miei, adesso ero pronto ad assumere
responsabilità più grandi; e ve lo giuro, non
avrei mai creduto che a ventiquattro anni, avrei sentito l'impellente
desiderio di diventare padre, e magari anche marito. Sì,
volevo sposarla.
Ma
evidentemente questo era lo stupefacente effetto che Emma aveva su di
me..per lei sarei stato pronto a tutto, anche a bruciare le tappe, e
sapevo per certo che non me ne sarei mai pentito. Emma era incinta, e
la cosa non mi turbava affatto, anzi, mi inteneriva pur spaventandomi
un po'. Ma il mio era un tipo di timore del tutto logico e adeguato, e
quasi anelito di un desiderio.
Furono
singhiozzi strozzati a farmi tornare nel mondo reale. " Stai
piangendo?" domandai preoccupato, vedendola rannicchiata sul divano
accanto a me, con le mani davanti al viso e i capelli legati in una
treccia lenta. Era troppo bella per essere vera.
"
Non mi guardare" disse lei di tutta risposta, il tono di una bambina
"perchè?" "non mi guardare e basta" sussurrò,
ancora con lo stesso tono. Era tenerissima.
Prima
che potesse anche solo pensare di cavarsela così, le presi
il viso tra le mani e la guardai dritto negli occhi nocciola.
"
Dai, è soltanto un film...non è morto davvero"
utiizzai il tono più dolce che conoscessi
"
Lo so! Ma non posso farci niente...queste scene mi fanno sempre
piangere come una scema" spiegò, le mie mani ancora sulle
sue guance.
Dopo
aver trascorso tutto il pomeriggio lontano da lei, e davvero mi
domandavo che cosa avesse avuto da fare per due giorni di seguito,
l'avevo raggiunta per cena, e dopo aver mangiato, ci eravamo
appollaiati sul divano a vedere un film che aveva per protagonisti un
cavallo bianco, una ragazzina e la loro disavventura. Alla fine a
rimetterci con la vita era stata solo la povera bestia, ma era stato
straziante vederla morire, dovevo riconoscerlo, e Emma era addirittura
scoppiata in lacrime. E no, ero sicuro che il suo stato d'animo non
fosse stato in alcun modo alterato dalla gravidanza..era lei che era
dannatamente sensibile, e fragile, e indifesa, che ti faceva solo venir
voglia di stringerla forte. Quando voleva però,
sapeva anche essere forte e determinata come una leonessa, e io l'amavo
in entrambi i casi.
"
Ma tu non puoi piangere per un film..non puoi, capito?" mi sembrava di
parlare con una bambina di cinque anni, ma mi stava bene così
"
Perchè?" domandò con gli occhi ancora rossi, non
capiva che se la vedevo così, proprio non riuscivo a
starmene al mio posto
" Perchè mi costringi ad abbracciarti e tenerti stretta
contro il mio petto" ops, pensavo di averlo solo pensato
"
Nessuno ti obbliga a farlo" mi sfidò, lasciandosi carezzare
il viso lentamente
"
Davvero? Oh bene" sospirai, apparendo sollevato, e allontanandomi un
po' da lei. Ci rimase male, e si voltò dall'altra parte,
mentre io sorridevo come un cretino, un attimo prima di avventarmi su
di lei e imprigionarle il corpo in un rassicurante abbraccio.
"
Lo so che non sono obbligato..è che proprio non resisto"
sussurrai, le labbra premute contro la sua nuca. Lei sorrise in modo
sghembo, e si lasciò coccolare senza opporre la minima
resistenza. Dalla nuca, senza separare le labbra dalla sua pelle, mi
spostai sul collo, e presi a baciarlo lentamente. Emma si
lasciò andare appoggiando la testa sulla mia spalla,
abbandonandosi completamente a me, mentre continuavo a lasciare dolci e
infuocati baci lungo quel lembo di pelle così delicato, e
buono..sapeva di buono.
Non
piangeva più, avvertivo soltanto il suo respiro accelerato e
i suoi sospiri di piacere.
Non
sapevo più come farle capire che ero pazzo di lei, e lei non
sapeva più come resistermi, me ne accorgevo, e quella
situazione mi eccitava da morire. Perchè ci amavamo, anche
senza dircelo esplicitamente, ed era bellissimo anche così.
Sì, io lo sentivo quello che lei provava per me, forse
addiritura meglio di quanto lo sentisse lei stessa..e quando mi
guardava perdendosi nei miei occhi, ci leggevo tutta
l'incredulità e la felicità che le scoppiava
dentro ogni volta che si rendeva conto che ero reale, e non la
proiezione di un sogno fatto a sedici anni. Mi aveva detto che ero
stato il suo tutto, e adesso il mio tutto era lei.
Ci
avevo proprio perso la testa per quella ragazza incinta, che piangeva
per un film su un cavallo.
"
Sabato prossimo andiamo al mare?" quando me lo propose, le mie labbra
restarono immobili, poggiate sul sul collo, a contatto con la sua pelle
"
Cosa?" ..forse avevo capito male
"
Sabato prossimo..andiamo a Brighton? Al mare?" ripresi a baciarle di
nuovo il collo, lentamente, non riuscivo a resistere
"
Sei pazza? Siamo in inverno.." sussurrai contro la sua pelle
"
Ti preeeego Ethan" insistè, voltando lentamente il viso
verso di me, e lasciandomi un bacio all'angolo delle labbra. Sapeva di
avermi in pugno.
"
Va bene" le concessi, stringendola di più a me e desiderando
poter restare in quella posizione anche per sempre.
Se
mi avesse chiesto di accompagnarla al polo Nord a vedere la casa di
Babbo Natale, sarebbe riuscita a convincermi con la stessa
facilità.
Rettifico:
ci avevo proprio perso la testa per quella ragazza incinta, che
piangeva per un film su un cavallo, e voleva andare al mare a febbraio.
BUONSALVEEEEEEEE :))
Eccomi con il nuovo capitolo :DD
Spero con tutta me stessa che sia stato di vostro gradimento, e mi
farebbe davvero piacere sapere le vostre opinioni a
riguardo...perciò recensite, recensite, recensiteeeee
♥♥
Come vi è sembrato l'incontro con Derek? E Etahn..ha proprio
perso la testa...
Per non parlare di lei che vuole andare al mare in pieno inverno, ma
non vi preoccupate, non si è rimbecillita in un
colpo solo ;)
Ringrazio di cuore tutte voi che avete recensito la storia fino a
questo momento e chiunque vorrà farlo in futuro. Sappiate
che siete e sarete sempre le benvenute, perciò non siate
timide, ed esprimetevi :DD
Io vi aspetto, eh? ;)
Prima di lasciarvi lo spoiler, vorrei consigliarvi, se posso, di
passare dalla nuova storia di una mia amica.
Le peripezie di Cosimo e Alessia sono appena cominciate, e se vi
incuriosisce sapere cosa combineranno questi due, passate di qua: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3088339
Adesso un piccolo spoiler del prossimo capitolo, che spero apprezzerete
;)
************
"
Gentili passeggeri, siamo in arrivo alla stazione di Brighton"
l'annuncio da parte di quella voce metallica, ci interruppe sul
più bello.
Cazzo!
Ma dovevamo arrivare proprio in quel momento?
"
Dobbiamo andare" esclamò Emma, alzandosi in piedi e
legandosi la sciarpa intorno al collo
"
Aspetta" le bloccai il braccio, e ci ritrovammo di nuovo occhi negli
occhi
"
Che c'è?" domandò, senza riuscire a distogliere
lo sguardo
"
Volevi..volevi dirmi qualcos'altro?" domandai in un sussurro.
Lei
sorrise, e i battiti del mio cuore iniziarono una maratona, come sempre.
*************
Scappo, un bacione, e a presto <3<3<3
Ps. Recensiteeee ;) ♥
|
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Capitolo 22 *** Capitolo ventidue ***
ETHAN
Eravamo in viaggio da un'oretta circa, e avevamo già
percorso più della metà dei chilometri che ci
separavano dalla nostra destinazione.
Emma
era praticamente crollata due minuti dopo essere salita sul treno;
l'inizio del quinto mese di gravidanza si avvicinava sempre di
più, e gli effetti dello stato interessante si manifestavano
ogni giorno in modo più evidente del precedente. Qualunque
medico le avrebbe sconsigliato di affrontare un viaggio per godersi il
mare in pieno inverno, con il rischio di una bella polmonite,
e io stesso avevo tentato di proporle qualcosa di meno
impegnativo e stressante di quello che lei aveva in mente, lo avevo
fatto almeno un paio di volte, ma non c'era stato modo di farle
cambiare idea.
Voleva
così tanto trascorrere quel weekend di fine febbraio a
Brighton, che alla fine, avevo comprato i biglietti del treno sul sito
internet delle ferrovie. Mi aveva chiesto di accompagnarla in quella
città di mare, come se fosse stata questione di vita o di
morte, mi era sembrato che per lei fosse veramente importante, e non ce
l'avevo proprio fatta a dirle di no, nonostante continuassi a pensare
che avremmo fatto meglio a restarcene tutto il giorno sotto le coperte,
al calduccio, io e lei stretti in un travolgente abbraccio. Oh si,
sarebbe stato perfetto.
Invece
mi ritrovavo a bordo di un treno, incappucciato da capo a piedi, e con
gli occhi fissi sul viso di Emma che dormiva beatamente con la testa
poggiata sulla mia spalla e una mano stretta nella mia. Era la creatura
più bella che avessi mai visto, la più dolce, e
non riuscendo a impedirmi di sorridere, pensai che fosse pure la
più testarda.
E
nonostante fosse stata lei a darmi la spinta necessaria a riprendere in
mano la mia vita in tutti i sensi, ogni volta che la guardavo, che
ridevo e scherzavo con lei, l'abbracciavo e desideravo poterla baciare
in ogni centimetro di pelle, mi sentivo un completo
imbecille..perchè mi ero reso conto che ormai la mia
esistenza ruotava intorno a lei, e se l'avessi persa, avrei perso di
nuovo anche quella parte di me che solo lei era riuscita a far uscire
allo scoperto.
Certo
che mi aveva infinocchiato alla grande, eh! Ma mi andava bene
così, perchè mi innamoravo di lei un po'
di più ad ogni sorriso che mi donava, e l'essere innamorato
mi faceva stare schifosamente bene. Cioè, capite? Faceva in
modo che tutto il resto non mi pesasse, mi faceva sentire finalmente
leggero, ed era una sensazione che non avrei scambiato per nulla al
mondo.
Fu
lo squillante tono della sua suoneria che la svegliò di
colpo. Si mise seduta, e con una mano cercò il cellulare
nella tasca del giubbotto, mentre con l'altra si stropicciava gli
occhi. Lesse il nome sul dispay ed esitò un istante, prima
di rimettere l'apparecchio a posto. Era Ricky.
"
Non gli rispondi?" domandai, gongolando come uno scemo dentro di me
"
Sono quattro mesi che va avanti con questa storia, e io non ce la
faccio più" ammise, legandosi i capelli in una coda lenta
"
E' un cretino" dissi semplicemente, trattenendomi dall'affibbiargli
appellativi più pesanti
"
No, a questo punto credo di essere io la cretina.Va bene che siamo
stati insieme per due anni, e mi sono talmente abituata all'idea di
averlo intorno, che ho finito per credere che sarebbe durata per
sempre. Va bene pure che si sia sentito un attimino disorientato quando
gli ho detto di essere incinta, e va bene che si sia preso dei giorni
per riflettere. Ma quando è partito per la Germania senza
darmi alcun tipo di certezza, e soprattutto quando ha cominciato a
chiamarmi da là quasi tutti i giorni senza mai chiedermi se
la pancia mi avesse ingrassata, nemmeno per scherzo.. a quel punto
avrei dovuto capire come sarebbe finita.
E
invece che cosa ho fatto? Gli ho risposto quasi sempre al telefono, per
quattro mesi, sperando ogni volta che mi avrebbe detto qualcosa di
diverso, e finendo per sentirmi sempre una povera illusa.
Però c'è un limite a tutto, e io ho smesso di
aspettare. Non
posso permettergli di comportarsi in questo modo, e non posso
permettermi di continuare a credere che il suo atteggiamento possa
cambiare. " spiegò.
"
Se è vero che ognuno di noi ha un'anima gemella, non credo
che la mia sia complementare a quella di Ricky, e forse non lo
è mai stata per davvero..solo che io, io per un po' ho
creduto di sì, ho voluto credere di sì, "
'Certo
che non è lui la tua anima gemella! Sono io! E da come mi
stai guardando, credo che lo abbia capito anche tu.' ma non dissi nulla
di tutto questo ad alta voce, perchè lei mi
anticipò, continuando il suo discorso.
"
Tu ci credi nel destino?" domandò un attimo dopo,
spiazzandomi
"
A volte sì" ammisi, guardandola dritto negli occhi
"
E tu? Ci credi?" mi incuriosii a mia volta, pur non capendo cosa
centrasse il fato con quell'imbecille patentato del suo ex ragazzo
"
Non lo so" confessò, senza distogliere lo sguardo "Ma forse
per dire che non lo so, vuol dire che non so se crederci o meno, e il
fatto che non abbia scelto di non crederci, non vuol significare che un
pochino già ci credo?"
"
Immagino di sì" sorrisi, e non lo dissi tanto per dire
qualcosa..avevo capito perfettamente cosa intendesse.
"
Sai quando l'ho conosciuto Ricky? Meno di un mese dopo la
rottura degli 'Uk Hearts', nel periodo in cui ero arrabbiata con te, e
mi ero imposta di disinnamorami di te. " a quelle parole trattenni il
respiro, e lei continuò, nonostante le gote le si fossero
tinte di rosso rendendola ancora più tenera.
"
Prima di quel momento per me eri esistito soltanto tu, non avevo mai
permesso a nessuno di avvicinarsi, perchè volevo te e basta,
perchè ti desideravo al mio fianco talmente tanto,
che quasi quasi, a furia di sognarlo, a volte finivo per credere che
sarebbe stato possibile.
L'annuncio
della rottura della band, mi ha devastato, perchè io vivevo
con le vostre voci, soprattutto con la tua voce, nella testa e nel
cuore; e sapere che non ci sarebbero state più canzoni,
video, concerti, persino interviste e foto, mi ha distrutto. Io
respiravo dei tuoi occhi, del tuo sorriso, di te.
E
dopo, la tristezza è diventata rabbia, perchè non
capivo cosa fosse successo e cosa vi avesse spinto a prendere una
decisione così drastica; voi siete semplicemente spariti
dalla circolazione lasciando un tour interrotto, lasciandoci
con mille dubbi e domande, come se fino ad allora niente fosse stato
reale, come se all'improvviso non vi fosse più importato
nulla di tutte le fan alle quali avevate dedicato più volte
i sorrisi e le parole più dolci al mondo ..ed
è stato allora, che quasi per dispetto, sono uscita con
Ricky per la prima volta"
A
quel punto scoppiò a ridere all'improvviso, e mi venne una
voglia matta di baciarla.
"
Ti rendi conto di quanto mi avevi ridotta male? Avevo accettato di
uscire con un ragazzo per ripicca nei tuoi confronti, che nemmeno eri
a conoscenza della mia esistenza!"
Si, desideravo follemente baciarla, e volevo urlarle nelle orecchie che
era lei ad avermi ridotto veramente male; e che mi dispiaceva, mi
dispiaceva da morire di averla delusa, e di averla fatta incazzare. E
volevo dirle pure che aveva avuto tutte le ragioni del mondo per
prendersela, che però quelle parole e quei sorrisi erano
stati sempre sinceri... ma avevo la netta sensazione che non fosse
necessario dirle un bel niente. Perchè lei lo sapeva
già, tutto quanto.
"
E'scattato nella mia testa un meccanismo che mi imponeva di
disinnamorarmi di te, e che mi ha fatto cadere tra le sue braccia.
Poi
ti è venuta la brillante di idea di ripiombare nella mia
vita, questa volta in modo reale, ed è stato come
se tutti gli sforzi sostenuti per dimenticarti , si fossero risolti in
un nulla di fatto. Sei stato capace di farmi tremare le ginocchia come
se fossi stata ancora quella ragazzina sedicenne, maledetto Harrow.
E
io adesso non ci capisco più niente. Perchè le
cose tra me e Ricky iniziano ad andare male proprio quando torni tu."
Disinnamorarsi
di me?
Speravo
con tutto il cuore che il processo uguale e contrario
all'innamoramento, si fosse rivelato più difficile e ostico
della teoria della relatività di Einstein. E lei un giorno
mi aveva detto di essere sempre stata una frana in fisica. Quindi non
poteva essere riuscita a risolvere quell'equazione impossibile per
tutti i comuni mortali, no? Pregavo di no in tutte le lingue del mondo.
"
Gentili passeggeri, siamo in arrivo alla stazione di Brighton"
l'annuncio da parte di quella voce metallica, ci interruppe sul
più bello.
Cazzo!
Ma dovevamo arrivare proprio in quel momento?
"
Dobbiamo andare" esclamò Emma, alzandosi in piedi e
legandosi la sciarpa intorno al collo
"
Aspetta" le bloccai il braccio, e ci ritrovammo di nuovo occhi negli
occhi
"
Che c'è?" domandò, senza riuscire a distogliere
lo sguardo
"
Volevi..volevi dirmi qualcos'altro?" domandai in un sussurro.
Lei
sorrise, e i battiti del mio cuore iniziarono una maratona, come sempre.
"
No.." rispose piano "Solo che devi smetterela di guardarmi con quegli
occhi" aggiunse un attimo dopo, con un tono più leggero e
disinvolto
"
Sono gli unici che ho" mi difesi, rispondendo al suo gioco
"
E dovrebbero essere illegali" decretò, come se stesse
parlando di qualcosa che sul serio sarebbe stata considerata un reato
"
Perchè?" domandai sorridendo sghembo
"
Sono decisamente troppo belli" ammise, e se solo quel maledetto treno
non avesse frenato la sua corsa, l'avrei baciata seduta stante.
Lì, nel corridoio, avrei lasciato cadere a terra gli
zainetti che ci eravamo portati dietro, e me la sarei baciata come Dio
comanda.
Due
minuti dopo il treno a bordo del quale avevamo viaggiato,
ripartì senza di noi, mentre io e Emma ci avviavamo verso la
spiaggia che distava non più di cinquecento metri. Dovevo
ammettere che nonostante non fossimo nella stagione giusta, mi piaceva
l'idea di trascorrere una giornata al mare con lei.
E mi piaceva da impazzire l'idea di noi due insieme, anzi, di noi tre
insieme.
EMMA
Per essere febbraio, non faceva nemmeno troppo freddo. Il cielo era
cosparso di nuvole, e il sole si faceva vedere soltanto a tratti, ma
non c'era nulla che lasciasse presagire la possibilità di un
temporale. Il mare leggermente mosso e tinto di un blu tendente quasi
al grigio cristallo, pareva infinito come al solito, ed era uno
spettacolo imperdibile. Mi aveva lasciato senza fiato. Non lo avevo mai
visto il mare d'inverno e non credevo potesse essere tanto bello.
Tuttavia,
quando mi voltai verso Ethan, che camminava al mio fianco, con quel
cappellino in testa a richiamare il colore dei suoi occhi, il maglione
di lana e i jenas scuri, mi accorsi che la distesa opaca che si
estendeva davanti ai miei occhi, non era affatto l'unica visione in
grado di mozzarmi il respiro.
Madonna
quant'era bello!
Fino
a pochi giorni prima, mi sarei maledetta da sola per quel pensiero, ma
dal preciso istante in cui Derek Sedman, mi aveva sbattuto in faccia di
essere pazza dell'irresistibile Ethan Harrow, ero stata costretta a
vedere le cose in modo diverso.
Insomma, non ho intenzione di dirvi bugie: io e Ethan trascorrevamo
ormai la maggior parte della giornata insieme, qualche volta restava
persino a dormire da me, e chiacchieravamo, scherzavamo, ci prendevamo
in giro a vicenda, e ci mangiavamo con gli occhi per tutto il tempo.
Stavamo dannatamene bene insieme, e mi ero accorta di come giorno dopo
giorno i miei sentimenti per Ricky si affievolissero. La cosa
più ovvia sarebbe stato ammettere a me stessa di non aver
mai smesso davvero di amare il mio Harrow e chiudere definitivamente
con il padre della creatura che stava crescendo a vista d'occhio dentro
di me.
Ma
il problema era proprio quello: ogni volta che rispondevo alle chiamate
di Ricky, gli davo l'ultima possibilità di cambiare le cose,
senza rendermi conto, o meglio, bendamdomi gli occhi e silenziando il
cuore, pur di non ammettere a me stessa che desideravo ricucire il mio
rapporto con lui più che altro perchè mi ero
abituata all'idea di noi due insieme, e volevo che mio figlio crescesse
in una famiglia serena e unita.
Sì,
era vero che ci rimanevo male ogni volta, per il suo completo
disinteresse dei nostri confronti, perchè comunque
continuavo a volergli bene, e a considerarlo parte di me e della mia
vita, e certe volte scoppiavo pure in un pianto liberatorio dopo aver
riattaccato..però mi bastava un sorriso di Ethan Harrow per
sciogliermi come neve al sole.
Ed
era inutile che continuassi a negare l'evidente. Perchè
Derek, che mi piacesse ammeterlo o meno, aveva ragione su tutto.
Avevo
fatto l'impossibile per autoconvincermi di non provare più
niente per lui, me lo ero ripetuto così tante volte che alla
fine avevo indotto la parte razionale di me a crederci sul serio,e se
pure mi era capitato di sognare i suoi baci come una volta, era sempre
stata una lotta tra me e me, e avevo sempre favorito la mente,
piuttosto che il cuore. Perchè io lo avevo amato troppo quel
ragazzo, in un modo talmente intenso e puro che aveva spaventato anche
me, e nel momento in cui lo avevo incontrato all'Old London, avevo
capito che se non mi fossi sottoposta a un'opera di autoconvincemento
acuto, gli sarei caduta ai piedi di nuovo, gli avrei permesso di farmi
di tutto, perchè forse, soltanto forse, sapevo
già che il mio cuore non fosse mai riuscito a dimenticarlo.
E
allora ero corsa ai ripari, avevo tentato di salvare la relazione con
Ricky per ben quattro mesi, ma non era bastato.
Perchè
i sentimenti che nutrivo verso di lui, si erano soltanto assopiti nella
parte più intima di me. Non si erano più fatti
sentire, avevano smesso di far rumore, si erano semplicemente
acquietati; e poi, quando meno me lo sarei aspettata, avevano ripreso
ad ardere dentro me con lo stesso impeto e la stessa potenza di un
vulcano che sputa fuoco e lava dopo essere stato inattivo per anni. E
io non ero più in grado di controllarli, perchè
avevano ormai acquisito la forza distruttiva di un mare forza nove, e
non c'era più niente che potessi fare per non lasciarmi
travolgere.
Disinnamorarmi
di Ethan? Ahahahah ..Complimenti per la battuta Emma, davvero.
Potevo
fasciarmi la testa quanto volevo, ma nulla avrebbe cambiato la
realtà. Perchè fin quando era stata una lotta che
le due parti di me in disaccordo, ero riuscita a cavarmela,
perchè alla fine dipendeva sempre da me, ero sempre io a
scegliere verso chi propendere, e pur faticando parecchio, ero riuscita
a zittire l'istinto e la voglia matta che avevo di buttarmi tra le
braccia di Ethan Harrow. Ma quando si era aggiunta quella voce
fuoricampo che senza nemmeno conoscermi, aveva non solo svelato la
guerra che io e il mio cervello stavamo tacitamente combattendo contro
il cuore, ma si era addiritura schierata senza riserve dalla parte di
quest'ultimo, noi altri ci eravamo ritrovati in netta minoranza.
Perchè il cuore è un'instancabile guerriero, e se
da solo non può andare molto lontano, gli basta ricevere un
minimo contributo per la sua lotta, e vince, vince anche la
più difficile delle battaglie.
Nel
mio caso specifico, aveva ricevuto l'appoggio praticamente da ..un
vecchio amico (sì, consideravo Derek e Dylan miei amici
tanto quanto consideravo Ethan l'amore della mia vita) e
misà che aveva vinto, ancora, finalmente, purtroppo, per
fortuna...non ci capivo più niente.
Sapevo
solo che avevo smesso di negare a me stessa il fatto che provassi
ancora qualcosa per lui, e quel qualcosa, ne ero certa come del fatto
che mi chiamassi Emma, era amore. Amore vero, amore puro, persino
più intenso e travolgente di quanto lo era stato anni
addietro. E invece di annichilirsi e sgretolarsi, si era rinvigorito
nel tempo. Avevo avuto la certezza che fosse indistruttibile, e che ci
fosse un filo forse invisibile, che mi avrebbe sempre e comunque
riportato da Ethan. Perchè io lo amavo, tantissimo, e per
quanto all'inizio mi paresse assurdo e privo di senso, era chiaro come
il sole che anche lui mi amasse.
Non
avevo mai voluto prendere in giro Ricky, e a ventidueanni, non avrei
mai creduto in un finale diverso da quello che avremmo potuto scrivere
insieme io e lui, però, che centrassero le stelle o meno,
avevo capito soltanto una cosa: era Ethan che volevo. Era lui che avevo
sempre voluto. E tutto il resto, tutto quello che c'era stato in mezzo,
forse altro non era stato che un gigantesco ostacolo per permettermi di
ritrovarlo, e per realizzare quanto grande potesse essere il mio amore
per lui.
No,
un momento...non volevo ridurre Ricky a uno scomodo ostacolo, ero stata
bene con lui e non lo avrei mai negato, nè avrei tentato di
cancellare quel periodo dalla mia storia, non lo avrei fatto, anche per
nostro figlio..ma, vi avevo promesso di essere sincera, giusto?
Bene,
quindi non vi nasconderò che quello che mi succedeva quando
Ethan mi guardava, mi abbracciava, mi sorrideva, mi sfiorava,
mi parlava, mi coccolava e mi provocava, non è descrivibile
a parole. Mi elettrizzava a partire dalle ciocche di capelli, fino alle
dita dei piedi. Mi faceva sentire viva.
Ed
era bellissimo quando morivo dalla voglia di baciarlo,
lo guardavo, e vedevo che anche lui stava morendo dalla voglia
di baciare me.
BUONSALVEEEEEEEE :))
Eccomi qua con il nuovo capitolo! :DD
Spero che sia stato di vostro gradimento, e come sempre, non esitate a
farmi sapere cosa ne pensate. Dai, dai...bastano dieci parole, e mi
fate feliceee :DD
Ovviamente, ringrazio di cuore chi ha recensito la storia fino ad
adesso (♥♥♥♥) chi ha
inserito la storia tra le seguite e preferite (siete veramente
tantiiiiiii <3) e chiunque legge soltanto :))
Anche questa volta, un piccolo spoiler per voi!
*********
"
Scusa, io...se lo avessi saputo, non ti avrei rincorso, e avremmo
camminato più piano...mi dispiace" sussurrò,
fronte contro fronte
"
Ma sei scemo? Non devi nemmeno dirla una cosa del genere" esclamai
più seria che mai..non aveva senso che si sentisse in colpa
"
Non sto morendo" lo rassicurai, immergendo una mano tra i suoi capelli
ancora umidi. Proprio non capivo come avesse fatto a bagnarseli.
"
Giuramelo" okay, il suo tono era maledettamente serio, quindi dovevo
averlo spaventato parecchio.
Portai
le dita incrociate sulla bocca, come facevo da piccola quando un'amica
mi confidava un segreto, facendomi promettere che non lo avrei detto a
nessuno. "Te lo giuro" sussurrai l'attimo dopo "non è nient-"
***********
Recensiteeeeeeeee <3<3<3
Un bacione, e alla prossima!!! :DDDD
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Capitolo 23 *** Capitolo ventitre ***
EMMA
Non appena arrivammo in spiaggia mi liberai di scarpe e calzini,
permettendo ai miei piedi di confondersi con la sabbia fresca. Ethan
fece lo stesso, e poi, insieme, ci avviammo in direzione del mare
correndo con le converse in mano, e i capelli al vento.
Cacciai
un urletto quando un'onda mi investì i piedi: non si poteva
di certo negare che l'acqua a febbraio fosse freddina, ma mi abituai
abbastanza in fretta a quel contatto, e ben presto finii per
rimboccarmi i jeans fino ai polpacci per poter camminare a riva senza
bagnarmi gli indumenti.
Indossavo
un maglione di lana bianco, un po' largo e talmente pesante da
sostituire pure il giubbotto, abbinato a un paio di jeans scuri, e
tenevo i capelli sciolti sulle spalle, completamente in balia del
vento. Sì, perchè pur non facendo molto freddo,
la brezza marina non abbandonava Brighton quasi mai, e donava alla
cittadina un non so che di caratteristico e inimitabile.
Ethan,
più bello che mai, avanzava al mio fianco, e ogni
volta che mi voltavo verso di lui, fosse pure per sbaglio, lo coglievo
intento a guardarmi intensamente con quegli occhi blu-verdi per i quali
avrei fatto pazzie, con le labbra increspate nel suo tipico sorriso
sghembo, contemporaneamente dolce e malizioso, e quelle irresisitibili
fossette. Quel viso, contornato con tanto di cappellino, che
chissà per quale assurdo motivo lo faceva apparire ai miei
occhi dannatamente sexy, era il mio mix letale..e non potevo
resistergli, perchè non sapevo proprio più, come
resistergli.
Iniziammo
a chiacchierare, ridere e prenderci in giro a vicenda passeggiando in
riva al mare, e dopo pochi minuti, in modo del tutto naturale e
spontaneo, le mie dita si intrecciarono alle sue, quasi in auomatico,
come se non potesse essere stato diversamente da così
com'era. La
sua stretta, salda e decisa, mi faceva sentire al sicuro,
protetta e amata, e sapevo bene di non poter avere l'ardire di chiedere
nulla di meglio.
Era
come se volesse dirmi 'non ho nessun dubbio: voglio tenerti qui con me'
senza muovere le labbra per articolare suoni.
Il
vento però quella mattina non era dalla mia parte,
decisamente. I capelli mi finivano spesso in faccia, e con la mano
libera, ero costretta a risistemarli senza una riga precisa, lasciando
che i boccoli seguissero il movimento delle onde del mare. Ethan
continuava a guardarmi, senza stancarsi mai, senza smettere di ridere
con me e provocarmi, e dato che si rendeva perfettamente conto del
fatto che i capelli davanti al viso mi dessero fastidio, di tanto in
tanto, si divertiva pure a scompigliarmeli con la mano libera. Dovevo
ammettere che quella del cappello era stata un'ottima idea.
Ben
presto, finimmo per schizzarci come bambini, avanzando un po' di
più nella distesa blu e infinita, e bagnandoci leggermente
gli indumenti. Appena ne ebbi l'occasione, gli rubai il cappello per
mettermelo in testa, lui prese a rincorrermi, io a schizzarlo di
più per non farmi prendere, nonostante sapessi che se avesse
voluto avrebbe potuto raggiungermi anche camminando. Aveva la maglia
completamente fradicia quando se la sfilò, e a torso nudo,
mi circondò il corpo con le braccia, gridando 'Presaaaaaa'
,come i bambini che giocano a nascondino o a ghiaccio e sole.
Naturalmente
mi lasciai abbracciare senza esitazioni, ma mi bastò
spostare lo sguardo sulle sue braccia toniche e muscolose per mordermi
il labbro, ormai consumata dalla voglia di rotolarmi con lui nella
sabbia.
Ok,
sapevo benissimo di non essere nelle condizioni di poterlo fare ma,
diamine, se mi sarebbe piaciuto!
Per
sfuggire ai miei stessi penseri, ripresi a correre in direzione
opposta, verso il punto in cui avevamo sistemato alla meglio un paio di
asciugamani prima della passeggiata in riva al mare. Ethan mi
seguì a ruota, mentre entrambi continuavamo a scherzare
punzecchiandoci a vicenda, mi raggiunse in meno di un secondo,e quando
mi fu accanto, fece in modo che le mie dita si intrecciassero di nuovo
alle sue, e poi riprese a correre più forte, trascinandomi
con sè.
Potevamo
aver percorso non più di un centinaio di metri, quando
avvertii un forte giramento di testa, quasi come se stessi per svenire,
e un dolore lancinante all'altezza del petto, oltre che un affanno
potentissimo.
Sapevo
benissimo cosa mi stesse succedendo, e mi dispiacque un sacco dover
interrompere bruscamente la nostra corsa.
"
Tutto bene?" Ethan mi guardò preoccupato mentre
mi stringeva a sè avvolgendo un braccio intorno alle mie
spalle
"
Si, tranquillo..ora mi riprendo"risposi a fatica, maledicendo me stessa
e quel problema
"
Cosa ti fa male? Vuoi che chiami aiuto?" domandò premuroso,
e ..terrorizzato
"
No..non è la prima volta che mi capita" spiegai, mentre lui
mi conduceva lentamente verso il punto in cui avevamo lasciato la
nostra roba
"
Ma..stai meglio? Come ti senti adesso?" domandò, mentre mi
stendevo sull'asciugamano a sua volta steso sulla sabbia
"
Si..va meglio" mi sforzai di sorridere, e lui si mise automaticamente
sopra di me, con i palmi ben aperti e poggiati ai lati del mio
viso, senza pesare sul mio corpo.
Effettivamente,
stavo già meglio, ma Ethan continuava a guardarmi
preoccupato e confuso, tanto che fui costretta a raccontargli tutto.
"
Copriti però, altrimeni te la prendi tu la polmonite" dissi,
mentre lui mi sovrastava ancora; ma si limitò ad avvolgersi
la schiena con il proprio asciugamano, senza cambiare posizione,
permettendomi di bearmi della visione del suo petto nudo. Era
così perfettamente scolpito che mi fece venir voglia di
percorrerlo con le dita, e poi magari anche con le labbra, ma mi
trattenni. Non dovevo fare pensieri del genere, e che cavolo!
Però
lui mi copriva perfettamente con il suo corpo, e aveva i capelli umidi,
che inevitabilmente gocciolavano sul mio viso e...ed era bellissimo.
"
Quindi è una cosa di cui soffri da quando eri piccola?" fu
la sua voce a distrarmi da quei pensieri
"
Si..è una malformazione dello sterno" confermai "ma non
è un problema...solo mi devo ricordare più spesso
di non poter correre" aggiunsi l'attimo successivo
"
Scusa, io...se lo avessi saputo, non ti avrei rincorso, e avremmo
camminato più piano...mi dispiace" sussurrò,
fronte contro fronte
"
Ma sei scemo? Non devi nemmeno dirla una cosa del genere" esclamai
più seria che mai..non aveva senso che si sentisse in colpa
"
Non sto morendo" lo rassicurai, immergendo una mano tra i suoi capelli
ancora umidi. Proprio non capivo come avesse fatto a bagnarseli.
"
Giuramelo" okay, il suo tono era maledettamente serio, quindi dovevo
averlo spaventato parecchio.
Portai
le dita incrociate sulla bocca, come facevo da piccola quando un'amica
mi confidava un segreto facendomi promettere che non lo avrei detto a
nessuno. "Te lo giuro" sussurrai l'attimo dopo "non è nient-"
E
prima che riuscissi a terminare la frase, le sue labbra catturarono le
mie in un bacio assetato d'amore.
La
quintessennza del paradiso: ecco cosa Ethan era in grado di donarmi,
semplicemente premendo le labbra sulle mie, che si schiusero
all'istante per permettergli di assaporarmi fino in fondo.
Quel
bacio lo avevo silenziosamente bramato anch'io, e quando
arrivò, stracolmo di tutta la passione repressa nei giorni
precedenti, non potei far altro che attirarlo di più a me
continuando a giocare con i suoi ricci. Lasciai che continuasse a
baciarmi intesamente, come se avesse paura che qualcosa avrebbe potuto
allontanarci da un momento all'altro; non si staccò da me
fino a quando non ci mancò il fiato, e mi baciò
con così tanta foga e passione, che tutto quello che ci
circondava, sparì, come sotto l'effetto di una bacchetta
magica. Ed era lui il mio incantesimo.
Dio,
le sue labbra sembravano essere state fatte apposta per coprire le mie,
e solleticarle, stuzzicarle, morderle, baciarle, e farci l'amore.
Lo
avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo che avrebbero combaciato in
modo perfetto, ma nei miei sogni di ragazzina, avevo solo provato a
immaginare come ci si potesse sentire nell'essere baciata da Ethan
Harrow; e come solo poche volte accade, la realtà aveva
battuto tutte le aspettative.
Io..io
non riuscivo nemmeno a dire a parole quanto mi facesse bene baciarlo e
lasciarmi baciare in quel modo. Ma era una sensazione bellissima, e
impagabile, che non avrei mai potuto provare con qualcuno che non fosse
lui.
I
baci di Ricky erano stati diversi, più pudici,
più dolci e forse più romantici..ma mi toccava
ammettere che non mi ero mai sentita ardere dentro così.
Perchè con Ethan era sempre tutto più intenso,
più disperato, più travolgente, più
violento, più passionale e più tutto. Ogni volta
che Ethan mi aveva baciato, era quasi arrivato a deformarmi le labbra e
a gonfiarle per la foga dei gesti...mi baciava come se quella potesse
sempre essere l'ultima volta, e se la godeva, se la godeva tutta la
sensazione di pienezza e vertigine che avvertivo abitargli il cuore,
quando le sue labbra premevano sulle mie.
Ricky era
il tipo di ragazzo che faceva progetti per il futuro, che li
condivideva con le persone alle quali teneva, che parlava tanto di
sè, e che raccontava i suoi sogni, però poi,
quando si trattava di agire ci andava con i piedi di piombo, con
l'onnipresente timore di fare passi falsi. Pure quando mi baciava, lo
faceva sempre piano, senza mai cogliermi di sorpresa, senza mai
comportarsi da ragazzino alle prime armi; il suo era un atteggiamento
quasi..misurato, controllato. Non eccedeva mai, non sbagliava mai, non
si disperava mai. E persino quando mi aveva detto di non essere pronto
a prendersi cura di un bambino, lo aveva fatto in modo composto, quasi
insopportabilmente elegante. Mi dava fastidio quel suo essere sempre
impeccabile in ogni cosa che faceva.
Ma
mi dava fastidio da quando avevo capito che Ethan era esattamente
l'opposto. Lui viveva alla giornata, pretendeva di godersi al massimo
ogni istante, non gli piaceva affatto parlare di sè, e aveva
vissuto con la convinzione di non essere più in grado di
costruirsi un futuro. Le belle parole e i discorsi ispirati non erano
il suo forte, perciò preferiva esprimersi con le azioni e i
gesti, ma non era mai cauto e scrupuloso nemmeno con quelli.
E
paradossalmente, quando decideva di restare fermo e inerme, come aveva
fatto nascondendosi in biblioteca per tutto quel tempo, diventava
pericoloso, molto di più di quanto lo era quando
prendeva le cose di petto, ci sbatteva la testa contro, si gettava a
capofitto senza mai voltarsi indietro, dando spesso molto
più credito al cuore che al cervello.
Quello
che più mi piaceva di lui, era il semplice fatto che faceva
quello che sentiva, senza preoccuparsi delle conseguenze. Se voleva
ubriacarsi, si ubriacava; se voleva ridere, rideva; se voleva
lamentarsi, si lamentava; se voleva abbracciarmi, mi abbracciava; se
voleva farmi perdere le staffe, ci riusciva; se era scazzato per
qualcosa, me lo faceva capire; e se voleva baciarmi, mi baciava.
Non
c'era assolutamente nulla in lui che facesse pensare che fosse un tipo
tranquillo, moderato, pacifico o infallibile come Ricky.
Per
Ethan non esistevano mezze misure. Ethan era il ribelle, l'estremista,
il precipitoso, l'eccessivo, lo sconsiderato, l'impulsivo, l'errante,
il pazzo. E tutto perchè riusciva a vivere come si
sentiva di vivere.
E
io ero pazza di quel pazzo, e desideravo impazzire a mia volta, se
quello significava dare ascolto agli istinti del cuore.
"
Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamò, quando fu
costretto a staccare le labbra dalle mie per riprendere fiato
"
Non farmi più scherzi del genere, hai capito? Ho avuto paura
di perderti" disse, forse per giustificare quel bacio
"
Ci tieni davvero così a tanto a me?" domandai carezzandogli
il viso con il pollice
"
Tantissimo" confermò " e se così non fosse, non
sarei nemmeno qui oggi, al mare, in pieno inverno, con te che
aspetti un bambino da un imbecille e-"
Fui
io a non lasciarlo finire " non saremmo qui oggi nemmeno se io non
tenessi così tanto a te"
"
Cosa?" maledetta linguaccia..stavo per svelargli tutto!
Per
non rispondere, lo baciai di nuovo, intensamente come prima, ed
entrambi ci perdemmo la testa nella foga di quel bacio, tanto da
dimenticare il discorso precedente.
Quando
ci staccammo, lui infilò le mani sotto il mio maglione,
carezzandomi la pancia, e sostituendo subito la bocca alle dita, mentre
cercava di infilarsi insieme a me nell'indumento. Avvertii le sue
labbra prima su un fianco, e poi sempre più su, fino
all'altezza del seno.
Se
voleva farmi morire, con quelle labbra che si insinuavano ovunque e
marchiavano a fuoco la mia pelle, ci stava riuscendo.
Il
mio problema era che anche se lui mi baciava dolcemente, solleticandomi
appena, in silenzio, io andavo a fuoco comunque. Sempre.
Le
sue labbra su di me avevano lo stesso effetto di una droga: mi
mandavano in extasy. E mi piaceva, mi piaceva da impazzire quando mi
baciava; in qualunque modo lo facesse e ovunque volesse. Il mio corpo
reagiva al suo, e se fossimo stati elementi chimici, saremmo scoppiati
entrambi producendo un'esplosione nucleare.
Continuò
ad attentare alla sanità dei miei organi interni con quei
baci sulla mia pelle nuda, e la testa infilata nel mio maglione, fino a
quando non si rese conto, che per quanto largo questo potesse essere,
non poteva infilarsi nell'indumento insieme a me, e tornò al
proprio posto, rabbrividendo. La sua maglia non si era ancora
asciugata, e doveva aver freddo. A quel punto non ci pensai due volte,
e lo feci stendere sotto di me, coprendolo il più possibile
con il mio corpo, e abbranciandolo stretto. La mia testa
finì automaticamente nell'incavo del suo collo, e le sue
braccia avvolte intorno al mio corpo.
"
Così va molto meglio" sussurrò, con il sorriso
più bello del mondo. Aveva tutta l'aria di essere felice.
ETHAN
"Credo che la tua maglia sia asciutta ora" sussurrò
un'oretta più tardi, ancora completamente spalmata sul mio
corpo
"Ma
se è bagnatissima!" la contraddissi, stringendola ancora di
più, soltanto per farle capire che non volevo che si
allontanasse.
Mi
piaceva sentirmela addosso. Mi faceva stare fottutamente bene.
"
Se lo dici tu" si arrese senza sforzi, lasciandosi coccolare mentre si
sistemava meglio su di me, sfiorandomi involontariamente il collo con
le labbra.
Se
mi avesse baciato volontariamente, non sarei stato più in
grado di controllare le mie azioni.
"
Tu sei voluta venire qui per vedere il mare, giusto?" domandai, sempre
nella stessa posizione
"
Certo" disse lei, sin troppo precipitosamente.
Le
posi quella domanda perchè da quando eravamo arrivati quella
mattina, a parte la breve passeggiata seguita dalla corsa che l'aveva
letteralmente sfiancata a causa di quella malformazione allo sterno che
mi aveva spiegato di avere e che mi aveva fatto perdere dieci anni di
vita per lo spavento, ci eravamo incollati come due cozze, e non ci
eravamo più staccati.
Ci
eravamo persino baciati, due volte, e avrei voluto che fossero state
duemila.
Quella
ragazza mi stava fottendo il cervello, ogni giorno un po' di
più. Mi ero innamorato come una pera cotta, perdendoci la
testa al punto tale da ridurmi a fare paragoni con la frutta bollita,
quella che si dà ai malati. Ed efettivamente un po' malato
lo ero anche io, malato di lei e dell'effetto che mi faceva, malato di
quegli occhi castani, e di quelle labbra a cuore che sapevano baciare
così divinamente, tanto da farmi sentire proprio in
paradiso.
"
Perchè me lo chiedi?" domandò incuriosendosi
"
Perchè dici di amare tanto il mare, ma non lo hai degnato di
uno sguardo" sussurrai tenendola ancorata al mio petto nudo
"
Hai occhi solo per me" rincarai la dose, soffiandole quelle parole
nell'orecchio.
Mi
piaceva da matti provocarla, e quando lei diventata rossa fino alla
punta dei capelli come in quel momento, era tenerissima, e mi faceva
venir voglia di riempirla di baci. Come se poi, per tutto il resto del
tempo riuscissi a desiderare qualcosa di diverso!
Per
nessuna mi ero ridotto così. Nemmeno quando avevo avuto
l'occasione di uscire insieme a modelle proporzionalmente perfette, o
dive di hollywood; e ne avevo viste di belle ragazze in giro, di quelle
che quando camminano fanno voltare tutti nella loro direzione, le avevo
viste e avevo apprezzato la loro compagnia.
Perchè
sì, diciamocelo..non cambiavo ragazza ogni settimana,
nè tantomeno ne avevo avuto una fissa per più di
un paio di mesi, con gli spostamenti della band sarebbe stato quasi
impossibile..però non ero nemmeno un santo! I giornali
esageravano come al solito, ma avevo avuto anche io le mie
esperienze...dopotutto sarei stato ipocrita se avessi detto di non
essere consapevole del mio fascino, che era stato una trappola per
tutte. Ma sia io che loro, ci eravamo limitati a divertirci e basta.
Nessuna
assomigliava lontanamente a Emma, nessuna era così
meravigliosamente semplice come lei, nessuna era mai riuscita a starmi
accanto e tenermi testa, e soprattutto, nessuna mi aveva coinvolto
emotivamente al punto tale da rimettere in discussione praticamente
tutto, e nessuna era mai riuscita a farmi desiderare un bacio con
così tanto ardore.
Con
le altre ragazze che avevo avuto, ci ero andato a letto senza la minima
difficoltà, con lei sognavo soltanto di farci l'amore tutte
le notti.
Lei
mi aveva visto nelle peggiori condizioni, e non era fuggita: quando mi
aveva trovato mezzo ubriaco mi aveva fatto compagnia senza giudicarmi,
e per tutto il resto del tempo mi aveva silenziosamente spinto a
riprendere in mano la mia vita, senza mai farlo direttamente, e senza
mai farmelo pesare.
Era
la ragazza che desideravo avere al mio fianco fino alla fine dei miei
giorni. Non avevo alcun dubbio al riguardo: volevo lei e i suoi
abbracci, lei e le sue passioni, lei e i suoi difetti, lei e i suoi
progetti, lei e i suoi baci, lei e i suoi tormenti, lei e tutto
ciò che la rendeva così bella e desiderabile ai
miei occhi. Qualcuno
quel giorno me l'aveva mandata in biblioteca, e se avessi scoperto chi
fosse stato, sarei andato a baciargli i piedi, perchè mi
aveva inconsapevolmente salvato la vita.
Mi
accorsi di ciò che stava accandendo intorno a me, soltanto
quando avvertii le sue dita sfiorarmi il petto mentre mi metteva la
maglia come si fa con un bambino. Sorrisi, lasciandola fare,
godendomi il suo tocco delicato, e subito dopo le proposi di andare a
mangiare qualcosa, visto che era ormai arrivata l'ora di pranzo.
Sapevo
che le sarebbe andato bene pure il McDonald, non era il tipo di ragazza
schizzinosa o pretenziosa, anzi, ero più che convinto che
avrebbe mangiato più volentieri cotoletta e patatine fritte
piuttosto che del pesce, però quel giorno, feci finta di non
saperlo.
Non
avevamo mai avuto un appuntamento, perchè teoricamente
dovevamo essere amici e basta, ma era chiaro che tra di noi ci fosse
qualcosa che andasse di gran lunga oltre la semplice amicizia, e per
qualche motivo, quel giorno mi sembrò perfetto per
coccolarla e viziarla come se fosse la ragazza che volevo conquistare a
tutti i costi. Per qualche ragione, il trascorrere insieme a lei una
giornata al mare, e poi portarla a mangiare in qualche
ristorantino tipico, ubicato proprio sulla spiaggia, mi faceva credere
che quello potesse essere una specie di appuntamento.
Pranzammo
seduti a un tavolo posto accanto a una vetrata che dava sul mare,
chiacchierammo e ridemmo come al solito gustando pesce fresco, e quando
terminammo, optammo per una seconda passeggiata in spiagga, prima di
addentrarci nei vicoletti della cittadina, gremiti di
caratterische casette di pescatori, negozi di souvenir e prodotti
tipici locali.
Sorrisi
per tutto il tempo come un cretino, perchè mi accorsi che di
nuovo, Emma non aveva prestato attenzione nè al mare,
nè alla terraferma. Lei guardava me, io guardavo lei, e ci
sorridevamo a vicenda parlandoci senza muovere le labbra. Esisteva tra
noi una sorta di connessione che ci legava l'uno all'altra ogni giorno
di più, ogni ora di più, ogni minuto di
più. Era qualcosa di nostro, e c'era da perderci la testa,
per quanto era bello e per quanto ci faceva stare bene insieme.
Ma
fu quando giungemmo in prossimità di una piazzetta, che ci
sedemmo su di una panchina, e fu mentre passavo casualmente con gli
occhi dal suo viso, che avrei guardato fino a rimanere cieco,
all'ambiente circostante che comunque non era tanto male, che scorsi
due figure apparentemente familiari. D'istinto strinsi gli occhi per
focalizzare meglio, e quando mi resi conto del fatto che le mie
supposizioni fossero giuste, mi pietrificai.
Sì,
restai per un attimo fermo e immobile, incredulo e completamente
inerme, incapace di nascondermi, di scappare o di corrergli incontro.
Restai a bocca asciutta e col fiato sospeso: non potevo crederci.
Emma
mi prese la mano, la strinse forte, e mi guardò con le
labbra increspate in un dolcissimo sorriso che stava per un 'Non te lo
aspettavi proprio, vero?'
BUONSALVEEEEEEEEE!!
Come
ho anticipato a qualcuna di voi, ho aggiornato prima perchè
la settimana prossima parto per la gita, e mi rendo conto di non
potervi lasciare per due settimane con un capitolo che finisce in
questo modo, perciò, solo per voi, farò il
possibile per pubblicare anche il capitolo successivo, il
ventiquattresimo, prima di giovedì prossimo.
Spero solo di farcela, visti tutti gli impegni scolastici...in ogni
caso, vi ringrazio di cuore per tutte le recensioni che mi avete
lasciato, e per tutte quelle che mi auguro continuerete a lasciarmi ;)
Credetemi, mi spronano tantissimo, e mi fanno un sacco piacere,
perciò...scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi ♥
Prima di lasciarvi, come sempre, un piccolo spoiler del prossimo
capitolo, che dovrebbe arrivare al massimo mercoledì ;)
************
Era
stato troppo bello vivere quella vita cantando a squarciagola negli
stadi, e accettare che il nostro sogno si interrompesse brutalmente,
non per colpa delle avversità, ma per volere di uno di noi,
era stata una vera e propria cannonata. E ci eravamo arrabbiati e
allontanati talmente tanto e talmente in fretta, da non riuscire a
considerare il fatto che prima o poi, probabilmente più
prima che poi, gli 'Uk Hearts' sarebbero finiti lo stesso. Ma
all'epoca, la nostra era stata una reazione spontanea,
perchè all'improvviso ci eravamo ritrovati dall'avere tutto,
al non avere niente..e sfido chiunque a restare con i nervi saldi
quando qualcosa che ami finisce, e tu non riesci a spiegarti nemmeno
bene il perchè.
"
Basta, Ethan."
"
Non pensare più, e non farti più domande. Se mi
vuoi uccidere per quello che ho fatto, fallo dopo. Adesso, dai ascolto
solo al cuore"
************
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Capitolo 24 *** Capitolo ventiquattro ***
ETHAN
No! No che non me lo aspettavo!
E se non fossi stato così sicuro di essere sveglio, non
avrei affatto faticato a credere che quelle due figure che si
stanziavano dinanzi a me, sempre più nitide, e sempre
più vicine, fossero frutto della mia immaginazione.
Che cavolo ci facevano Dylan e Derek a Brighton?
Perchè non poteva assolutamente trattarsi di una maledetta
coincidenza: chi è che si farebbe venire in mente di salire
su un treno per trascorrere una giornata in una cittadina di mare in
pieno inverno? Solo Emma, solo lei poteva partorire simili idee e...e
solo lei poteva essere stata tanto determinata e folle da organizzare
il tutto.
Perchè? Perchè aveva messo su un casino del
genere?
E poi come aveva fatto a rintracciarli? Che cosa gli aveva detto a
tutte e due per convincerli a presentarsi lì? Come...come ci
era riuscita?
E soprattutto..io che avrei dovuto fare?! Fingere di non averli notati
per prendere tempo, nascondermi, scappare a gambe levate, urlargli
contro, o semplicemente abbracciarli?
Non sapevo nemmeno se in quel momento prevalesse in me la voglia di
amarla oppure odiarla profondamente per il sinistro che mi aveva
giocato. Nel dubbio, l'avrei ammazzata di baci. Dopo essere riuscito ad
uscirne vivo da quella trappola bella e buona. Una trappola nella quale
forse forse avevo bisogno di cadere per liberarmi.
Nessuno mi aveva mai mostrato di tenere a me al punto tale da
rintracciare al mio posto, le persone che avevo odiato e amato
più al mondo ai tempi della band. E invece lei sorrideva a
più non posso, mi stringeva forte la mano con gli occhi
lucidi, e sembrava proprio volermi urlare addosso di correre incontro a
quelli che erano stati quasi fratelli per me...e no, non si poteva
nemmeno pensare di prendersela con una persona che aveva organizzato
tutto quel casino, con la speranza di fare una cosa gradita.
Ammazzarla di baci: mi pareva proprio il compromesso più
adatto alla situazione.
Perchè mentre Dylan e Derek avanzavano lentamente verso di
noi, io avrei voluto urlarle contro, dirle che era impazzita, chiederle
cosa diavolo le fosse saltato in mente, volevo addirittura farle
presente che non avrebbe dovuto fare una cosa del genere, soprattutto
che non avrebbe dovuto farlo tenendomi all'oscuro di tutto, che non
avrebbe dovuto immischiarsi in quella faccenda...ma volevo dirle anche
che in fondo, la ringraziavo di cuore per averlo fatto.
Perchè sapevo bene che se non mi avesse messo di fronte a
fatto già compiuto, sarei stato capace di rovinare tutto,
per la mia stupida paura di non essere più in grado di
riconoscermi negli occhi di coloro i quali erano stati
protagonisti insieme a me di quel passato glorioso. Non ci sentivamo da
troppo tempo, non ci vedevamo da quella maledetta sera, e non sapevo
più nemmeno io se l'averli a pochi passi di distanza,
potesse assumere la forma del peggiore dei miei incubi, visto come
erano andate le cose tra di noi, e della più intima delle
speranze.
In quel frangente, mi resi conto che quella che Emma ci aveva offerto,
non era stata altro che un'opportunità, e come tutte le
occasioni, andava colta al volo.
Tanto peggio di così non poteva andare, no? Al massimo
avremmo potuto continuare a ignorarci esattamente come prima...ma se
è vero che dal fondo si può solo risalire, tanto
valeva tentarci.
Li sentivo ancora distanti anni luce nonostante mi fossero entrambi
quasi di fronte...come eravamo riusciti a perderci così? Eh?
Come?!
Come avevamo fatto a passare dall'essere più che migliori
amici, a estranei, in un solo maledettissimo minuto?!
Mentre la rabbia per come avevamo lasciato che andassero le cose
montava dentro di me, una rabbia che non mi sarei aspettato di provare
in quelle condizioni, avvertii una mano di Emma all'altezza della
schiena, che mi incitava silenziosamente ad alzarmi in piedi e compiere
qualche passo nella loro direzione.
Ero sicuro al cinquecento per cento (ammesso che esista, e se la
memoria non mi inganna credo proprio di no) che nessuno sarebbe mai
arrivato a tanto per me. Nessuno si sarebbe preso la briga di
infinocchiarmi al punto tale, da riuscire ad organizzare un incontro
così folle, spropositato e probabilmente disastroso,
correndo pure il rischio di finire per essere insultata per aver
tentato di mettere a posto le cose.
Nessuno, tranne lei. Perchè lei era una di quelle persone
che si trovano una sola volta nella vita, e che se te le lasci scappare
quell'unica volta, lo rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni.
Mi resi conto di essere davvero fottuto, quando grazie al suo
silenzioso incitamento, mi misi in piedi per davvero, forse pronto per
stringere la mano ai miei vecchi amici. Era tutta colpa e merito suo.
Non ero più arrabbiato con Dylan dal giorno dell'ecografia,
e forse con Derek non lo ero nemmeno mai stato per davvero, ma dal
giorno della rottura della band, avevamo eretto una specie di muro tra
di noi, e avevamo lasciato che questo diventasse sempre più
alto con il passare dei giorni, dei mesi, addirittura degli anni.
Avevamo aggiunto mattoni su mattoni ignorandoci a vicenda, accecati
dall'illusione che quello che avevamo costruito insieme potesse davvero
durare per sempre.
Era stato troppo bello vivere quella vita cantando a squarciagola negli
stadi, e accettare che il nostro sogno si interrompesse brutalmente,
non per colpa delle avversità, ma per volere di uno di noi,
era stata una vera e propria cannonata. E ci eravamo arrabbiati e
allontanati talmente tanto e talmente in fretta, da non riuscire a
considerare il fatto che prima o poi, probabilmente più
prima che poi, gli 'Uk Hearts' sarebbero finiti lo stesso. Ma
all'epoca, la nostra era stata una reazione spontanea,
perchè all'improvviso ci eravamo ritrovati dall'avere tutto,
al non avere niente..e sfido chiunque a restare con i nervi saldi
quando qualcosa che ami finisce, e tu non riesci a spiegarti nemmeno
bene il perchè.
" Basta, Ethan."
" Non pensare più, e non farti più domande. Se mi
vuoi uccidere per quello che ho fatto, fallo dopo. Adesso, dai ascolto
solo al cuore" "..e alle gambe" mi sorrise, la tensione negli occhi
mista alla speranza.
Non c'erano dubbi: quella ragazza era la miglior cosa che mi fosse
successa. Oh si, che l'avrei ammazzata di baci.
Prima che potessi rendermene effettivamente conto, presi a camminare
andando incontro a Dylan e Derek. Incredibile come tutti e tre, uno
proveniente dal vicolo di destra, l'altro da quello di sinistra, e io
dalla panchina situtata sul lato est della piazzetta, stessimo
impiegando un tempo interminabile per percorrere quei quindici/venti
metri che ci separavano all'inizio, quando mi ero accorto di loro.
E stavo ancora pensando a quell'assurdità, quando mi accorsi
che il mio corpo urtava contro qualcosa di altrettanto solido, e le mie
braccia si erano praticamente spalancate spontaeamente per posarsi
sulle loro spalle. Un abbaccio. Uno dei nostri. Mesi e mesi trascorsi a
fingere che non ce ne fregasse niente e tanta falsa indifferenza, tutto
spazzato via da un solo, unico abbraccio.
Mi pareva tanto una scena da film: noi tre che camminavamo al
rallentatore senza sapere cosa sarebbe successo di lì a
quache istante, indecisi sul menarci a vicenda, urlarci in faccia,
fuggire all'ultimo, stringerci la mano, salutarci con un battuta o con
l'astio negli occhi, con la speranza di tornare a essere quelli di
prima, e la paura di non riuscirci più. E poi, finiti l'uno
tra le braccia degli altri, come se fosse stata la cosa più
naturale del mondo. La voglia di ricostruire il nostro rapporto, che
finalmente prevaleva su tutto il resto.
Certo che eravamo strani forte noi, eh! E coglioni forte!
Perchè ci era bastato un attimo per distruggere tutto, e un
attimo per ricostruire tutto.
Una maledetta frase per allontanarci, e uno spontaneo abbraccio per
ritrovarci.
E quello che c'era stato in mezzo? Che cosa era stato? Una sorta di
fastidiossimo limbo nel quale avevamo vissuto per tanto tempo come
cretini, senza capire un accidenti di niente.
Quell'abbraccio, troppo simile agli altri millemila che ci eravamo
scambiati sul palco e dietro le quinte, era la dimostrazione
più grande che certe cose finiscono e altre no. Gli 'Uk
Hearts' erano finiti da molto tempo, ma noi ancora no.
Ci stringemmo talmente forte e talmente a lungo, senza dire una sola
miserissima parola, che rischiammo di affogarci in quel groviglio di
corpi.
Quanto mi erano mancati quei due idioti! E quanto potevo essere stato
stupido a non aver avuto il coraggio di non muovere un dito per poterli
riabbracciare. Probabilmente aspettavo che Emma venisse a tirarmi fuori
da dentro quella biblioteca e da dentro la ragnatela in cui mi ero
fatto intrappolare dal fallimento dai miei stessi sogni, praticamente
da una vita. Aspettavo soltanto che lei mi trovasse, e mi rimettesse in
carreggiata passo dopo passo, restituendomi la voglia di
sfrecciare come un pazzo sull'autostrada della mia esistenza, bruciando
kilometri a ritmo sostenuto, e sentendo l'adrenalina scorrermi di nuovo
nelle vene.
Ritornai nel mondo reale soltanto quando avvertii dei singhiozzi, o
meglio, un vero e proprio pianto sommesso, provenire dalle mie spalle.
Impiegai un secondo a collegare, e quando sciolsi l'abbraccio per
voltarmi verso Emma, in lacrime pochi passi dietro di me come mi
aspettavo di trovarla, sentii il cuore già piuttosto
compromesso in quel momento, scoppiarmi definitivamente nel petto.
La raggiunsi correndo, le presi il viso tra le mani, feci combiaciare
la mia fronte con la sua per qualche istante, guardandola dritto negli
occhi inondati di lacrime, e resistendo alla voglia di baciarla ovunque
capitasse fino a consumarla d'amore, le asciugai le lacrime con il
pollice, e le depositai un solo dolcissimo bacio sulla fronte, prima di
prenderla per mano e portarla con me.
" Vieni" sussurrai "vieni con me" ripetei, rafforzando il contatto tra
le nostre dita, e desiderando non poterlo sciogliere mai più.
Piangeva, piangeva di felicità. Piangeva come può
farlo soltanto qualcuno che vede realizzarsi un desiderio davanti agli
occhi; come può farlo qualcuno che ha lottato, sofferto e
rischiato tanto prima di riuscire a realizzare quel desiderio. Piangeva
versando calde lacrime, come se fosse stata ancora quella ragazzina
pazza della nostra band; piangeva perchè il nostro
inaspettato e saldissimo abbraccio, era tutto ciò in cui
doveva aver sperato nei giorni immediatamente precedenti alla partenza
per Brighton; piangeva perchè tempo addietro, sarebbe
arrivata a scendere a patti con il diavolo in persona pur di assistere
a una scena del genere. Piangeva senza preoccuarsi di quelle lacrime
che le rigavano il viso, e tremava, e le batteva forte il cuore, e io
volevo urlare al mondo che l'amavo come non avevo mai amato nessuno, e
come non sarei mai più riuscito ad amare nessuno che non
fosse stata lei.
Non potendo fare ciò che avrei voluto, mi limitai a
coinvolgerla nel nostro abbraccio, e sia io che i ragazzi la stringemmo
forte, fortissimo, perchè le dovevamo tutto.
Come se non fossimo mai stati divisi, come se non fosse passato tutto
quel tempo, tutte quelle parole dure e pesanti, e tutti quegli sguardi
indifferenti e rabbiosi, eravamo di nuovo noi.
Niente: era come se non fosse successo assolutamente niente..ed era
assurdo, e sconvolgente, e totalmente privo di senso, ma anche
bellissimo. Perchè per quanto mi fossi sforzato di non darlo
a vedere, quei due idioti mi erano mancati da morire..mi erano mancate
più che altro che cazzate che sparavamo insieme, le prese in
giro in grande stile, le risate senza senso, le imprecazioni, gli
insulti, le pacche sulla spalla e i consigli fraterni. Emma mi aveva
fatto riavere tutto quanto quando meno me lo sarei aspettato. E
nonostante fossi io quello che l'aveva tenuta stretta quando aveva
scoperto di essere incinta e sola, e nonostante lei spesso mi ripetesse
che senza di me non ce l'avrebbe fatta a stare bene, e volesse a tutti
costi farmi credere di essere il suo portafortuna e il suo
eroe, era lei quella che mi aveva salvato da ciò che stava
diventando la mia vita, imprigionata tra quelle quattro mura,
sparpagliata su un pacchetto di sigaretta e in una bottiglia di whisky,
e resa spaventosamente inproduttiva dall'assenza di obiettivi
e progetti.
" Vedi di tenertela stretta, Harrow" non sapevo se suonava
più come un consiglio o una minaccia, ma il fatto che Dylan
mi avesse rivolto la parola, apostrofandomi a modo suo, come ai vecchi
tempi, mi fece sorridere come un'ebete; quando poi i nostri sguardi si
incontrarono dopo tutto quel tempo, ebbi la conferma che pur essendo
cambiate le nostre età, le nostre abitudini e le nostre
vite, quella complicità che ci aveva legato sin da subito,
era rimasta la stessa.
" Già...perchè ti informo che non tutte sono
disposte a crearsi momentanee false identità per te"
aggiunse Derek, e io lo guardai divertito e un tantino confuso, quando
mi resi conto dello scambio di occhiate tra lui e Emma. A che si
riferiva? Probabilmente quella domanda mi si leggeva in faccia,
perchè aggiunse "glielo racconti tu o glielo racconto io?"
rivolgendosi a lei.
" Non è necessario che lo sappia.." esclamò Emma,
fulminandolo con lo sguardo, mentre lui se la rideva alla grande, e io
non capivo più niente.
" Invece io lo voglio sapere" la provocai, e lei alzò gli
occhi al cielo esasperata.
" Va bene: ho utilizzato la scusa di mandarmi la foto che ci siamo
scattati all'Old London alle quattro del mattino, per sbirciare sul tuo
cellulare e cercare il numero di Derek. L'ho chiamato fingendomi una
del call center della Telenò, e ho fatto in modo di
incontrarlo uno di quei pomeriggi in cui non ci siamo visti per niente
e tu dopo sei piombato a casa mia. Gli ho raccontato tutto e l'ho
convinto a darmi una mano per organizzare questa cosa. Poi, dopo aver
ottenuto il suo numero, ho chiamato Dylan, e questa volta gli ho detto
la verità sin dall'inizio. Mi hanno presa tutti e due per
pazza quando gli ho chiesto di incontrarci a Brighton,
perchè non credevano che sarei riuscita a trascinarti fin
qui in modo insospettabile, o forse avevano paura che ci riuscissi, non
lo so. E poi..niente..adesso sono qui e io sono la persona
più felice del mondo perchè rivedervi di nuovo
tutti e tre, l'uno accanto all'altro, complici e amici come prima, per
me non ha prezzo."
" Visto? Te l'ho detto che non devi lasciartela scappare" intervenne di
nuovo Dylan...non potevo crederci che avesse davvero messo su quel
casino!
Sì, ripensandoci, era decisamente da lei lottare per
ottenere qualcosa a cui tenesse, ma pensare che lo avesse
fatto proprio per me, mi mandò in tilt il cervello.
" Non lo farò" risposi, senza nemmeno pensarci,
convintissimo di non volerla perdere per nessuno motivo al mondo.
Poco dopo, prendemmo tutti e quattro posto in una caffetteria poco
distante, desiderosi di aggiornarci sulla piega che avevano preso le
nostre rispettive vite. E fu esattamente così che scoprii
che Derek, dopo la rottura della band, era partito alla volta del Sud
America, con un biglietto aereo di sola andata, e aveva finito per
trascorrere lì quasi un anno e mezzo. Aveva sempre avuto un
debole per quelle terre così esotiche e così
lontane, e ci aveva spiegato che dopo gli 'Uk Hearts', era stato
talmente disperato, da non aver trovato nessuna ragione per la quale
valesse la pena di restare a Londra, quindi era partito.
E tutto sommato diceva di esssersela spassata alla grande, pur
continuando a rimpiangere il tempo dei concerti. Raccontò di
essere ritornato in Inghilterra da poco, e di avere in cantiere un
progetto che lo avrebbe portato ad esplorare la sconosciutissima e
bellissima Oceania. Gli era sempre piaciuto da matti viaggiare, e
infatti, tra noi tre, Derek era sempre stato quello che era riuscito a
sopportare meglio il fuso orario e il jet lag. A me personalmente,
mandava in bestia, ma pur di vivere quella vita, fingevo che non fosse
poi così terribile, e alla fine ci credevo pure,
perchè in confronto al resto, non era nemmeno considerabile
come un punto a sfavore.
E poi c'era Dylan, che insieme a Nicole si era stabilito nella
cittadina natale dei genitori di lei, e insieme avevano formato una
meravigliosa famiglia. Avevano avuto due bambini: un maschietto e una
femminuccia, e da quel che lui diceva, sembravano cavarsela piuttosto
bene. Mi resi conto che le vite dei miei migliori amici erano
praticamente agli antipodi, l'una l'opposta dell'altra, ma entrambe
soddisfacenti a modo loro.
Derek era stato una specie di vagabondo, Dylan aveva scelto la
sedentarietà; Derek aveva rincorso la libertà,
Dylan si era assunto la più grande e la più bella
delle responsabilità..però stavano entrambi bene.
O meglio, avevano superato molto meglio di me la fase postuma alla
rottura della band...
Io che avevo fatto oltre ad evitare tutto e tutti e rintanarmi in una
biblioteca? Che ero riuscito a fare, a parte autodistruggermi con le
sigarette, l'alcol e la considerazione di me stesso come di un fallito?
La mia non era una storia bella da raccontare..almeno fino a quando non
si era intrecciata con quella della ragazza che era seduta al mio
fianco.
Raccontai ai miei amici che mi ero iscritto all'univerisità,
alla facoltà di architettura, e loro di tutta risposta mi
risero in faccia, e li capivo, perchè era assurdo persino
per me pensarmi intento a studiare. E infatti non era affatto un
mistero che lo facessi in compagnia di Emma, e sotto il suo continuo
incitamento. Volevo diventare un architetto, ma ciò che mi
affascinava era la parte pratica del mestiere, non la teorica, e avevo
tentato di spiegarlo più volte sia a lei che ai professori,
però pareva proprio che non ci fosse via d'uscita: dovevo
sgobbare sui libri.
E poi però mi sarei laureato, e avrei chiesto a Emma di
diventare mia moglie e saremmo stati bene insieme, per sempre.
Ovviamente non potevo raccontare di quel progetto, soprattutto non in
sua presenza, anche se lei doveva essersi accorta di tutto, e a
giudicare da come ci squadravano quei due, dovevano aver capito anche
loro che l'amavo alla follia. E anche lei mi amava, lo sentivo, forte e
chiaro, in modo molto più distinto di come lo avrei
percepito se qualcuno me lo avesse urlato nelle orecchie. Io e lei non
avevamo bisogno di parole per parlarci: bastavano gli sguardi, i
sorrisi, gli abbracci, le risate, persino gli screzi. E i baci,
soprattutto i baci.
Comunque la cosa veramente figa, era che finalmente avevo un progetto
anche io. Progettavo semplicemente di renderla felice, rendendo felice
di riflesso me e la nostra futura famiglia.
Raccontai a Dylan e Derek di come trascorressimo i pomeriggi in
biblioteca insieme, di come l'avevo accompagnata a fare le ecografie, e
a quel punto fui costretto a fare una piccola digressione su quello
stronzo di Ricky supportato anche da lei; di come pranzassimo e
cenassimo insieme, di come studiassimo insieme e di come-mi resi conto
di colpo che la mia vita era ormai realmente un tutt'uno con la sua, e
non solo nei miei sogni. Era così che trascorrevo le
giornate: con lei. Anzi, in realtà con loro.
Restammo a chiacchierare fino a sera, finendo per ridere e prenderci in
giro, come se non avessimo mai smesso di farlo. Incredibile. Ancora
stentavo a crederci che fosse accaduto davvero.
Ci salutammo con un altro abbraccio, e soprattutto con la promessa di
non perderci di nuovo; quel che era stato era stato, e non potevamo di
certo cancellarlo... il passato non si cambia, però il
presente e il futuro, quelli sono tutti da scrivere. E noi, avevamo
intenzione di far parte dello stesso libro, motivo per cui ci salutammo
accordandoci per rivederci il sabato successivo, a cena a casa di Dylan
e Nicole.
Conoscevo sua moglie, così come la conosceva Derek...per un
po' era stata addirittura la nostra mascotte, perchè stava
con Dylan da quando entrambi avevano sedici anni. E poi spesso Niki,
come la chiamavamo tutti, ci aveva assistito da malati, ci aveva
preparato la cena, ci aveva dato consigli, e ci aveva fatto un po' da
mamma, visto che era stata praticamente l'unica ad averci seguito
ovunque quando eravamo in tour, fino a quando non era rimasta incinta.
Dopo averli salutati entrambi, io e Emma ci incamminammo in direzione
della stazione dei treni, pronti per fare ritorno a Londra.
Ero talmente felice di come fossero andate le cose, che parlai del
tutto il tragitto, raccontandole annedoti ed episodi
divertenti risalenti ai tempi della band, che per la prima volta dopo
anni, riuscivano a farmi sorridere, senza quel ghigno amaro che mi
aveva fatto compagnia negli ultimi tempi. E lei rideva, rideva
spensierata, facendo echeggiare quella risata per strada, dicendomi che
aveva sempre immaginato che facessimo stronzate del genere. Avevamo una
faccia da schiaffi, a suo dire, ma lei si era innamorata anche di
quella.
Tra una risata e l'altra, riuscimmo a salire sul treno che ci avrebbe
condotto a casa giusto in tempo; tutti e due con sorriso sulle labbra
che faceva invidia al mondo intero. Ero felice, mi sentivo felice,
addirittura euforico, e forse fu proprio per quel motivo, che non
appena prendemmo posto in uno degli scompartimenti tipici dei treni di
vecchio tipo, senza concedermi il lusso di ragionarci su, mi avventai
su di lei, ancora ridendo, prendendole il viso e le mani, e tuffandomi
un attimo dopo sulle sue labbra.
Dio, che meraviglia! Quanto mi piaceva mozzarle il respiro con quei
baci inaspettati...e doveva piacere tanto pure a lei, perchè
impiegò meno di un istante a reagire, rispondendomi con la
stessa voglia, e lasciando che le mie labbra plasmessero le sue senza
riserve, senza la minima esitazione.
Fu questione di un istante: un attimo prima ridevamo delle cazzate che
avevamo combinato io e i ragazzi tempo addietro, e l'attimo dopo, ci
stavamo baciando a bordo di un treno in corsa.
Non so se fui io a fare in modo che si sedesse sulle mie gambe, o se
fece tutto da sola; ma continuammo a baciarci sempre più
intensamente, completamente assorbiti dalla nostra stessa passione, e
consapevoli che sarebbe stato un miracolo se non fossimo finiti
così, dopo una giornata come quella.
" Non so come tu sia riuscita ad organizzare tutto" soffiai su quelle
labbra, riprendendo fiato
" Sei completamente pazza" sussurrai, baciandola ancora
" Avrei voluto ucciderti quando ho capito che era stata tutta opera
tua" le morsi il labbro, e lei sospirò di piacere
" Perchè mi avevi teso una trappola, e non avevo
più via di fuga" la baciai ancora
" Dovevo affrontarli per forza, in un modo o nell'altro" infilai le
dita sotto il suo maglione, carezzandole la pancia nuda
" E non sapevo nemmeno io se ero pronto" ripresi a torturarla le
labbra, mentre le mani percorrevano la sua schiena
" Non ci stavo capendo più niente" sussurrai, attirandola di
più contro di me.
" Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie" a quel punto la guardai
dritto negli occhi, e poi ripresi a baciarla dolcemente, lontano anni
luce dall'essere sazio di quelle labbra e di lei.
Emma aveva di nuovo gli occhi lucidi, e mi baciava e si lasciava
baciare, come se non le importasse di nient'altro al mondo.
Quello era un momento tutto nostro: il mio personalissimo modo di dirle
che mi aveva fatto il più bel regalo di tutti.
Sprizzavamo felicità da tutti i pori, e forse quello che
accadde dopo, fu dovuto a un eccessivo sbalzo umorale.
Ci stavamo ancora baciando come Dio comanda, quando Emma si
staccò, e incredula, guardò prima l'addome e poi
me.
" Ha scalciato! Ethan, ha scalciato!" urlò quasi, e a quel
punto sorrisi a più non posso, concentrandomi sulla sua
pancia che pareva effettivamente muoversi
" Aglia!" si lamentò felice "lo vedi? lo hai visto?"
domandò, a un passo dallo scoppiare in lacrime dalla gioia
" Si..si" sussurrai, emozionato quanto lei. Non conoscevo parole che
potessero esprimere quello che provavo in quel momento.
Così, accostai l'orecchio alla sua pancia, sperando di
sentirlo o sentirla muoversi ancora, non sapendo nemmeno se quello
fosse il modo giusto per farlo, ma non mi importava un fico secco.
Volevo stare così.
E restai in quella posizione per un po', talmente gasato ed uforico da
dubitare che fossi sul serio io, mentre Emma si rilassava e resisteva a
quelle lievi fitte, passandomi le dita tra i capelli.
Poi si chinò su di me, e io mi sporsi per baciarla sulle
labbra, lentamente, dolcemente, nella tenera illusione di far durare
quel momento per sempre.
BUONSALVEEEEEEE :))
Scusate il ritardo, ma come ho già scritto
nelle risposte alle recensioni, sono stata in gita e sono tornata da
poco :)
Spero che il capitolo non si sia fatto attedere troppo, e soprattutto
spero che non vi abbia deluso :))
Fatemi sapere tutto quello che pensate, dai dai dai :DDD
Devo già scappare, ma se tutto va bene aggiornerò
domenica ;)
Grazie di cuore per tutte le recensioni, sappiate che sono sempre
apprezzatissime ♥♥
Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3<3
|
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Capitolo 25 *** Capitolo venticinque ***
EMMA
Londra è proprio bella in primavera.
Fu
quello il primo pensiero che attraversò la mia mente, mentre
io e Ethan uscivamo dal cinema.
Beh,
a dire la verità..io la trovavo bella sempre, pure con
pioggia, e la nebbia fitta; Londra per il mio cuore sarebbe sempre
stata una città da sogno, la più affascinante del
mondo.. ma di primavera, quando i suoi numerosissimi e verdi parchi si
ricoprivano di fiori e colori, aromi e profumi, non si poteva non
amarla.
Prima
di infilare il biglietto strappato del cinema all'interno del
portafoglio (sì, conservavo tutto, anche le cose
più inutili), i miei occhi si posarono su quel foglietto di
carta, e lo fissarono quasi increduli, come se nonostante tutto,
percepissero per la prima volta ciò che vi era scritto sopra.
Non
mi riferisco al nome del film che avevo insistito per vedere, per
finire per fare tutt'altro in quelle due ore, con Ethan accanto a me;
ma mi riferisco alla data.
Ventitre
maggio. Marchiato in neretto. Eggià.
Da
un po' di tempo a quella parte mi ero resa conto che i giorni
passassero decisamente troppo in fretta, e prima che potessi rendermene
effettivamente conto, mi ritrovavo al settimo mese inoltrato di
gravidanza, e con una pancia enorme, che mi divertivo a paragonare a
quella di un tizio, che ogni volta che io e Ethan andavamo a mangiare
in un posto, trovavamo sempre seduto lì, a ingurgitare
hamburger farcitissimi, come se non esistesse al mondo nient'altro di
commestibile. Ecco, il mio pancione somigliava più o meno a
quello di quell'uomo, e quando glielo facevo presente, Ethan mi diceva
sempre che invece era più simile alla più bella
opera d'arte che un occhio umano fosse in grado di ammirare.
La
verità? Ne dubitavo fortemente, ma non potevo negare che
quelle parole avevano su di me sempre un certo effetto. Come lui del
resto.
Ne
erano successe talmente tante in quei mesi, era così
radicalmente cambiata la mia vita, che quasi non riuscivo
più a ricordare quella che avevo prima, e la cosa
assolutamente folle era che non mi dispiaceva affatto.
Cominciamo
dal fatto che avevo definitivamente smesso di rispondere alle chiamate
di Ricky, non per cattiveria, ma perchè avevo retto il suo
gioco per quattro mesi, avevo continuato a sfidare me stessa, la mia
resistenza, la mia forza, contro la sua ostinazione, forse pure la sua
paura, ma alla fine, tra tutte le partite che avevamo giocato scoprendo
le nostre carte per telefono, io le avevo perse tutte.
E
avevo deciso di dire basta, perchè lui non cambiava idea, e
soltanto arrendendomi, avevo capito che forse, non mi interessava
nemmeno più che la cambiasse.
Certo,
sarebbe stato un bel casino con il bambino, -che a proposito, avevo
scoperto da poco essere un adorabile maschietto- ma tutto sommato,
pensavo di potermela cavare bene anche senza di lui.
Perchè
c'era Ethan accanto a me, c'era lui a sostenermi, a incoraggiarmi, ad
abbracciarmi. E io..io lo amavo più di quanto credessi
possibile.
Lo
amavo sul serio, in un modo molto più..reale rispetto ad
anni prima. Perchè a sedici anni ero innamorata persa dei
suoi occhi, del suo sorriso, di quelle adorabili fossette, della sua
voce roca, e del modo in cui mi immaginavo che fosse. Ma dopo averlo
conosciuto, e averlo conosciuto davvero, fino in fondo, e
averne scoperto oltre a tutti i pregi, anche i difetti, io sentivo di
amarlo ancora di più; e non si trattava di immaginazione,
sogno, bellissima illusione o chiamatela come vi pare, era qualcosa di
fisico, tangibile, vivo e vero che mi mandava in tilt,
perchè era talmente forte e intenso da prevalere su tutto il
resto, e a volte mi spaventava. Perchè se ero rimasta in
piedi dopo aver visto Ricky scappare via, ero sicura come del fatto che
amassi Londra (e non è una prova di poco conto) che se fosse
successo lo stesso con Ethan, io non ne sarei uscita viva.
Perchè
con lui era stato sin dall'inizio tutto amplificato, dalla battuta al
bacio, e mi conservavo dentro l'eco di ogni minuto trascorso insieme.
Ma
concentriamoci sulla gravidanza. Grazie a una seconda ecografia
risalente agli inizi di aprile, avevo scoperto di aspettare un
maschietto e avevo iniziato a pensare a un possibile nome. Ero stata
tentata di chiamare mia madre per chiederle consiglio, in un momento di
pura euforia, salvo poi riprendere contatto con la realtà e
ricordarmi che gli unici a sapere della gravidanza, oltre a Ricky,
Ethan e zia Meg, erano il bidello più tenero e impiccione al
mondo, la mia tutor (visto che ci trascorrevo parecchio tempo insieme e
aveva spontaneamente notato il pancione) e persino alcune bambine e
bambini di quarta e quinta.
Comunque
la buona notizia era che nessuno si era scandalizzato per la faccenda,
e pareva addirittura che facessero del loro meglio per farmi sentire
sempre a mio agio e benvoluta.
Ormai
eravamo quasi alla fine dell'anno scolastico, e da lì a una
decina di giorni, sarebbe scaduto anche il mio contratto, ma
considerato che ero in dolce attesa, la cosa cadeva proprio a fagiolo,
visto che sarei stata comunque costretta a rinunciare a quell'incarico
entro il mese di giugno.
I
miei ancora non lo sapevano, e spesso mi sentivo in colpa per non
averglielo detto, per non avergli detto praticamente niente di quello
che stava succedendo nella mia vita..ma come l'avrebbero presa?
Ero
stata sempre la figlia modello, ubbudiente e rispettosa, disordinata in
casa ma con ottimi voti sulla pagella, e persino quando incontravo per
strada qualche conoscente non facevo che ricevere complimenti su
complimenti. 'Una figlia d'oro'.. 'Magari fossero tutte come
lei'...'dovete esserne fieri'..'vi darà grandi
soddisfazioni'.
L'antifona
era sempre la stessa, l'avevano imparata persino i prof, ma pur non
potendo negare di esserne lusingata, a volte mi sentivo intrappolata
dalle cosiddette buone maniere.
Non
avevo mai fatto nulla che non andasse, non mi avevano mai sorpreso a
bere o fumare, non avevo mai esagerato con il trucco, i vestiti corti,
i tacchi o qualunque cosa potesse farmi sentire più grande;
e il massimo delle bugie che avevo detto era di essermi lavata i denti
quando non era affatto vero.
E
poi, a quella ragazza modello, era bastato trasferirsi oltre la Manica,
per combinare un casino dietro l'altro.
Avevo
sempre pensato che quel paesello mi stesse stretto, volevo viaggiare,
volevo vivere nella città dei miei sogni, ma non ero
assolutamente partita con l'intento di rinnegare tutto ciò
che ero stata. Ero fiera e orgogliosa dell'educazione che avevo
ricevuto, stimavo tantissimo i miei genitori e tutti coloro che mi
avevano aiutato a diventare chi ero, ma avevo avuto voglia di crescere
e imparare a cavarmela da sola.
E
lo avevo fatto, in quei sette/otto mesi molto di più di
quanto fossi riuscita a fare in ventidue anni; certo, avevo sbagliato,
avevo fatto cazzate, ma nel bene o nel male ero cresciuta.
Avevo
avuto le mie esperienze, alcune più forti e intense di
altre, e avevo riso, avevo pianto, mi ero arrovellata il cervello, mi
ero lasciata andare, mi ero disperata, mi ero ubriacata, mi ero
spogliata dentro e fuori, avevo addirittura fumato, avevo fatto
l'amore, avevo urlato, avevo trattenuto il respiro, avevo creduto di
sprofondare nel baratro, ero stata confusa, delusa, illusa, poi mi ero
sentita come se potessi toccare il cielo con un dito, avevo imparato ad
affogare negli abbracci, a dire tutto senza peli sulla lingua, ad
accettare alcune cose, a sbarazzarmi di altre, a dipendere da qualcuno,
avevo imparato ad andare avanti, persino a dire bugie, e ad ascoltare
il cuore.
Quello
che mai avrei imparato era il modo di controllarne i battiti
incontrollati, ma sinceramente, mi stava benissimo così.
Anche
Ethan era cresciuto con me, o io ero cresciuta con lui, ancora non lo
avevo capito bene..però ciò che contava era che
lo avevamo fatto insieme, senza mai lasciarci la mano.
Anche
lui era una persona diversa rispetto al giorno in cui lo avevo
incontrato, Ethan diceva che ero stata io a cambiargli la vita, e io
ribattevo che era stato lui a cambiare la mia, a volte finivamo persino
per battibeccare sulla faccenda, ma eravamo entrambi consapevoli del
fatto che ce la fossimo migliorati a vicenda.
Sì,
perchè a dispetto di tutto, io stavo bene, e il merito era
solo suo.
Comunque,
ritornando a noi, avevo dovuto fare il diavolo a quattro con mia madre,
e mi ero dovuta pure inventare una bella influenza, con leggera
disapprovazione da parte di Harrow, per avere la scusa buona per non
essere costretta a tornare a casa per le vacanze pasquali. Quell'anno
Pasqua era caduta in metà aprile, quando il mio
pancione non poteva essere più facilmente nascosto, e pur
rendendomi conto di essere una codarda, avevo preferito restare a
Londra continuando a tenere i miei genitori, i miei nonni, i miei zii e
il resto della mia famiglia all'oscuro di tutto.
Già
il semplice fatto che tra me e Ricky fosse finita meno di due mesi dopo
esserci trasferiti armati di tanto coraggio e amore, aveva lasciato
tutti un po' perplessi. Se poi gli avessi raccontato che lui aveva
preferito darsela a gambe quando avevo scoperto di essere incinta, ci
sarebbero rimasti ancora peggio. E se poi ci aggiungevo il fatto che
avessi incontrato, conosciuto e perso la testa di nuovo per lo stesso
ragazzo per il quale avevo avuto una cotta stratosferica a sedici anni,
e che sapevano tutti rispondesse al nome di Ethan Harrow; e che tra
l'altro ci avevo pure fatto l'amore da ubriaca quando stavo ancora con
Ricky e non ero proprio riuscita a pentirmene perchè pur
avendo ricordi un po' confusi, non potevo negare che fosse stata
l'esperienza più eccitante e totalizzante della mia vita, li
avrei stesi a tappeto. Io, la figlia modello.
Ebbene
sì, di casini ne avevo combinati un bel po', ma nonostante
tutto, potevo giurare che gli ultimi sette/otto mesi fossero stati i
migliori della mia vita...con tuti i pro e tutti i contro, li avevo
vissuti intensamente, non avevo sprecato un solo istante, e per quel
motivo li consideravo i migliori. Perchè erano stati
così pieni di vita, con tutti gli anessi e connessi e nelle
più varie sfacettature, che mi avevano riempita in ogni
senso.
Tuttavia,
sapevo bene che sarebbe arrivato prima o poi il momento della
verità, e non sapevo davvero come lo avrei affrontato, e tra
tutte le sfaccettature di cui parlavo prima, figuravano anche il
timore, l'ansia, la paura. Ben bilanciate da tutto il resto, prima di
tutto dall'amore.
Strano
a dirsi, ma avevo imparato ad amare alla follia la piccola creatura che
cresceva dentro di me, ancor prima che nascesse, e avevo capito che la
vita a volte può essere così...imprevedibile e
inaspettata, da rivelarsi meravigliosa.
Ma
stiamo dimenticando una nota un tantino dolente: gli stramaledettissimi
esami.
Durante
quei mesi, io ne avevo dati tre, e me ne mancava ormai soltanto uno
prima di iniziare a preparare seriamente la tesi di laurea, che avrei
dovuto discutere a Roma entro la fine dell'anno, secondo i piani che
avevo stilato prima di partire per Londra. Per come stavano le cose, mi
sarei sicuramente portata dietro un certo ritardo, anche
perchè ero ormai sicura che il mio posto nel mondo fosse
proprio la capitale britannica, o meglio ancora, le braccia di quel
figo di Ethan Harrow, che sapevano come farmi stare bene
davvero.
Non
ci crederete, ma lui si era messo sotto con lo studio, si stava
impegnando davvero, aveva tutte le intenzioni di laurearsi il
più in fretta possibile, e cominciare a lavorare sul serio.
Era
riuscito a dare cinque esami in pochissimo tempo, e stava
già preparando il sesto. Smaniava dalla voglia di diventare
architetto, e cosa più importante, aveva lentamente ripreso
a sorridere alla vita e al riflesso di se stesso nello specchio. Dal
giorno in cui ero finita in biblioteca, era praticamente rinato!
Nonostante
lui fosse convinto che il merito di quel cambiamento fosse tutto mio,
io sapevo benissimo che non ero di certo la sola responsabile del
ritorno di quell'irresisitibile sorriso.
Da
quando Ethan si era riappacificato con i ragazzi, infatti, era
definitivamente tornato a essere quello di prima, forse
perchè tra la preparazione di un esame e un altro, eravamo
riusciti a vederci piuttosto spesso. Io avevo conosciuto Nicole,
chiamata da tutti Niki, e i bambini che aveva messo al mondo insieme a
Dylan, oltre ad aver stretto una bella amicizia con lui e Derek.
L'ultima volta che ci eravamo visti, li avevo invitati tutti nel mio
appartamento, e proprio in quell'occasione mi ero dovuta sorbire le
continue frecciatine da parte della moglie di Dylan, che ormai potevo
dire essere diventata mia amica, sul mio rapporto con Ethan.
Non
solo lei, Dylan e Derek, ci dicevamo in continuazione che bastava
guardarci un secondo mentre eravamo insieme, per capire che ci amavamo
alla follia; non solo si scambiavano occhiate complici quando noi due
finivamo per appartarci un attimo o ci sfuggiva un abbraccio, ma
persino Reby e Josh, i loro due bambini, sembravano divertirsi a
prenderci in giro, visto che ci chiamavano con l'appellativo di 'zio' e
'zia'.
In
realtà, io avevo capito già da un po' di essere
pazzamente innamorata di Ethan, ed era inequivocabile il fatto che lui
lo fosse di me. Me lo dimostrava ogni minuto, ogni secondo, anche solo
guardandomi o sorridendomi sghembo, un attimo prima di stringermi forte
tra le sue braccia. E mi abbracciava e mi coccolava così
spesso, e con così tanta dolcezza e tanto ardore, che mi era
praticamente impossibile non sciogliermi come se fossi stata un
ghiacciolo sotto il sole. Era lui il mio sole, lo era sempre stato, e
se ne erano accorti praticamente tutti.
E
proprio per quel motivo sospettavo che sia l'influenza che avevano
contratto i bambini di Dylan e Nicole, e sia l'improvviso impegno di
Derek, altro non fossero stati che una scusa bella e buona per
lasciarci trascorrere una serata al cinema da soli, come due innamorati.
Avevamo
deciso tutti insieme di andare a vedere la prima di un film che i
ragazzi aspettavano uscisse da tanto, un film d'azione, anche se io e
Nicole, francamente, avremmo preferito altro, qualcosa di
più simile alla classica commedia romantica, ma non lo
avevamo neanche proposto, soprattutto per Derek che in quel caso si
sarebbe di sicuro annoiato a morte.
Alla
fine, ci avevano dato buca tutti, e al cinema ci eravamo andati io e
Ethan da soli. Non appena eravamo entrati, avevo notato una locandina
di un film che avevo già visto milioni di volte, e avevo
infatti scoperto che lo avevano rigirato in chiave moderna; avevo fatto
il labbruccio e gli occhi dolci a Ethan, aggiungendo che ero certa che
si sarebbe goduto di più il film che avevamo in programma di
vedere con i suoi amici, piuttosto che con me, e lui aveva ceduto,
anche se non troppo convinto.
Se
avessi saputo che una volta lì dentro, me l'avrebbe fatta
pagare cara, probabilmente avrei acconsentito a vedere il film
d'azione..o più probabilmente mi sarei comporata esattamente
allo stesso modo.
Per
qualche strano motivo, quell'uscita aveva assunto l'aria di essere un
appuntamento, e comunque la pensasse la parte più razionale
di me in quel momento, mi piaceva un sacco l'idea.
Dio..il
nostro rapporto mi mandava in til praticamente ogni giorno!
Non
stavamo insieme, non ci eravamo fidanzati, ma ci volevamo da morire, e
con quei baci che ogni tanto sfuggivano al nostro autocontrollo, ci
comportavamo quasi come se lo fossimo. Non avevo idea di dove ci
avrebbe portato quel legame così profondo che ci rendeva
l'uno indispensabile agli occhi dell'altra, ma sapevo di non essere
disposta a lasciarlo andare di nuovo, e sapevo che sarebbe piaciuto a
entrambi se mio figlio fosse cresciuto con il nostro amore.
Ricky...sì,
sarebbe sempre stato lui il padre, ma ormai lo vedevo soltanto sotto
quella prospettiva: il padre del bambino e basta. Per me non era
più nulla, e certe volte mi faceva rabbia il fatto di essere
riuscita a superare la nostra rottura così in fretta, ma che
ci potevo fare se con Ethan io ci stavo maledettamente bene?
Il
mio cuore non si era mai dimenticato di lui, e di quanto negli anni
passati aveva bramato i suoi bellissimi occhi, il suo disarmante
sorriso, la sua voce, il suo timbro, e il suo ardente tocco.
Comunque,
stavamo parlando del cinema, giusto?
Poco
dopo l'inizio della mia commedia romantica, mentre ero tutta
concentrata nell'ammirare quei paesaggi mozzafiato, che si estendevano
dinanzi ai miei occhi, distogliendomi della storia dei personaggi,
avevo avvertito la sua mano poggiarsi delicatamente sulla mia gamba
scoperta. Era ormai primavera inoltrata, anzi quasi estate, e quel
giorno avevo scelto di indossare un vestitino pre-maman che mi copriva
fino a sopra le ginocchia. La mano di Ethan si posò
all'altezza della coscia nuda, e io ne avvertii immediatamente il
calore.
Mi
voltai verso di lui, totalmente impreparata a quel gesto tanto audace,
e quando me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso, con quegli occhi
più scuri e brillanti del solito, non riuscii a impedirmi di
boccheggiare, colta in fallo. Dischiusi le labbra quasi senza
rendermene conto, e mi morsi il labbro istintivamente, godendomi quelle
pupille che mi fissavano ormai dilatate, e quel maledettissimo, e in
quel momento più che mai sexy sorriso. Ethan prese a muovere
il palmo sulla mia coscia, lentamente, su è giù,
continuando a guardarmi in quel modo, e io mi dimenticai completamente
del film che avevo insistito tanto per poter vedere.
"
Che stai facendo?" bisbigliai, la voce spezzata dal..dall'incandescenza
di quella situazione
"
Sto assaporando la mia dolce vendetta" disse, un attimo prima di
chinarsi su di me, e poggiare le labbra all'altezza del mio collo.
Sussaltai
a quel contatto, ma lo lasciai fare, nonostante mi sentissi fremere
tutta.
Va
bene, avevo sempre saputo che Ethan Harrow esercitasse un certo effetto
su di me..ma cavolo, non era la prima volta che mi baciava il collo, e
non era la prima volta che sentivo la sua bocca sulla mia pelle,
eppure, in quel maledetto cinema, con le luci spente e così
poco spazio a dividerci, mi mandò il cervello in ferie e il
cuore in fiamme, più delle altre volte.
Non
sapevo cosa mi stesse succedendo, ma più passavano i giorni
e più mi rendevo conto di quanto tutti e due faticassimo a
resistere. Era dura, qualcosa di fastidioso ed eccitante allo stesso
tempo, e io non riconoscevo più me stessa, perchè
lo desideravo, volevo sentirlo su di me e dentro me così
ardentemente..come non mi era mai capitato con nessun altro.
E
lui non mi aiutava affatto a controllarmi, se quella mano continuava ad
esplorarmi le gambe, rendendo la mia pelle bollente, e giocando
maliziosamente con l'orlo del vestito.
Ci
eravamo provocati sin dal primo giorno, ma quello...era troppo! Mi
trattenevo a stento dalla voglia di saltargli addosso!
Io!
Che ero sempre stata sin troppo pudica, sin troppo riservata. Ma con
Ethan, penso che se non avessi avuto il pancione a impedirmelo, con lui
avrei fatto di tutto. C'era una strana e potentissima
elettrcità nei nostri sguardi, che si intensificava un po'
di più ogni giorno, e c'era un disperato bisogno di
appartenersi nei nostri abbracci, che a volte mi spaventava sul serio.
Così...
quella era la sua vendetta per non avergli permesso di vedere il film
che voleva? Non avrebbe potuto pensarne una peggiore..o una migliore.
Mentre
la sua mano vagava sulla mia gamba, palpalndola lentamente, le sue
labbra mi lasciavano piccolissimi, continui e roventi baci sul collo.
Inutile dire che non ero più padrona di me stessa e del mio
corpo: ero nervosa, eccitata e bramosa di lui...e se quel film non
fosse finito in fretta, non sarei stata in grado di garantire nulla,
nè per me, nè per lui.
"
La prossima volta mi farai vedere il film che voglio?" mi
domandò, mentre uscivamo dalla sala
"
Tu che dici?" lo provocai a mia volta, rossa in viso e consumata dal
desiderio di baciarlo che vedevo riflesso nei suoi stessi occhi
"
Dico che dovrei trovare una scusa per vendicarmi un tantino
più spesso" anche lui aveva il fiato corto, e la voce
più profonda e roca del solito.
Un
attimo dopo fummo fuori, e cercando di non pensare a quanto Ethan si
fosse spinto al cinema, pensai che Londra in primavera fosse proprio
uno spettacolo per gli occhi. Ecco come c'ero arrivata a una
conclusione del genere, e ovviamente non avevo potuto fare a meno di
realizzare che pure lui fosse infinitamente bello. Da togliere il
fiato, come la vista dal London Eye che ogni volta mi mozzava il
respiro, come quello sguardo troppo intenso da poterlo reggere senza
annegarci dentro, e come quell'imbarazzante sorriso. Non poteva essere
legale un sorriso come il suo..mi mandava in pappa il cervello! Per non
parlare di come riduceva il mio cuore...
"
Perchè mi guardi così?" un'oretta più
tardi eravamo seduti al tavolino di un bar all'aperto, più o
meno all'ora del tramonto
"
Sei talmente bella, Em" disse soltanto, guardandomi come se davvero
fossi l'ottava meraviglia del mondo, e facendomi sentire tale con
quello sguardo adorante che mi bruciava ogni terminazione nervosa
"
E misà che non sono l'unico a pensarlo" aggiunse un secondo
dopo, senza distogliere gli occhi da me
"
Che vuoi dire?" domandai, la voce spezzata
"
C'è quel tizio che non ti toglie gli occhi di dosso da
quando è entrato" mi informò, quasi incazzato..e
geloso! Dio quanto l'amavo...
Mi
indicò un punto alle spalle e istintivamente mi voltai per
focalizzare il ragazzo che lui mi aveva indicato.
"
Merda!" imprecai, e Ethan trattenne una risata per la mia poca
delicatezza, un attimo prima di guardarmi negli occhi e capire.
Capirmi.
BUONSALVEEEEEE :))
Vi avevo anticipato che avrei pubblicato il capitolo oggi, e anche se
in extremis ce l'ho fatta :DDD
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento...e grazie,
grazie e ancora grazie a chi ha recensito fino ad adesso, e a chi
vorrà farlo in futuro! ;))
Apprezzo tantissimo ogni singola parola che mi scrivete,
perciò continuate, continuate così, che mi
alleviate la pesantezza di queste ultime giornate di maggio, davvero :D
Come al solito devo scappare...non prima però di avervi
lasciato un piccolissimo spoiler del prossimo capitolo !
***********
"
Io e Ricky non stiamo più insieme, dovresti saperlo..." gli
ricordai
"..e
poi non è cambiato nulla rispetto a cinque minuti fa,
momento in cui credevo che lui fosse oltre la Manica. E se
è non cambiato niente, vuol dire che io e te stasera
mangiamo insieme, come abbiamo negli ultimi...cinque mesi?" mi concessi
un tenero sorriso.
Di
tutta risposta, Ethan mi attirò a sè stringendomi
tra le braccia per qualche istante, e mi baciò dolcemente
sulla fronte, prima di sussurrare "va bene, stasera da te, come sempre"
con entrambe le mani adagiate sul mio viso e gli occhi fissi nei miei.
"
E poi avrò bisogno di te, nel caso in cui Ricky se ne esca
con qualcosa di sconvolgente" sdrammatizzai
************
Ciaooooo <3<3<3<3 E mi
raccomando, recensiteeeeeee
♥♥♥♥♥
|
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Capitolo 26 *** Capitolo ventisei ***
EMMA
" Credo..credo che voglia parlarmi" dissi, lasciando chiaramente
trasparire la sorpresa di essermelo ritrovato alle spalle, e la
tensione derivata dal repentino incontro dei nostri sguardi.
Ethan
annuì soltanto, le labbra serrate in un sorriso forzato..e
indiscutibilmente tenero, e protettivo.
"
Ci vediamo più tardi, ok?" sussurrai, sforzandomi di non
pormi mille domande alle quali non avrei saputo rispondere
"
A casa mia per la cena" aggiunsi un attimo dopo, desiderosa di avere la
certezza di rivederlo presto. Dopotutto il nostro era stato un
quasi-appuntamento.
"
Sei sicura?" domandò lui, guardandomi dritto negli occhi
"
Si, perchè?" risposi senza la minima esitazione. Non avevo
dubbi.
"
Beh, non lo so...non vi vedete da un sacco di tempo, e boh, forse
avrete bisogno di tempo per parlare, per..non lo so, per stare insieme"
Si
dondolava da un piede all'altro, come un bambino timido e insicuro, e
dovetti resistere all'impulso di stringerlo forte, e baciarlo, baciarlo
fino a restare senza fiato.
Più
passavano i giorni, e più mi rendevo conto che non avrei mai
smesso di amarlo. Il mio Ethan. Lo avevo amato ancora prima di scoprire
cosa fosse l'amore; quegli occhi, quella voce e quel sorriso mi avevano
disorientata sin dal primissimo istante, quel ragazzo mi aveva fatto
provare l'inimmaginabile senza nemmeno sfiorarmi, nemmeno una volta, e
quando qualcuno ti entra dentro così, in modo
così puro e violento, non hai via di scampo: te lo porterai
dentro per tutta la vita.
Lo
avevo capito dopo un po', dovevo essere onesta, ma forse avevo avuto
bisogno di tempo perchè ciò che provavo per lui
era talmente grande e intenso da intimorirmi, e indurmi a cercare scuse
per credere di poter fare a meno di quello scombussolamento degli
organi interni che Ricky non era mai riuscito a farmi provare. Con lui
era successo piuttosto l'opposto, con lui avevo staticizzato la mia
vita, l'avevo resa più pacata e semplice, senza nemmeno
accorgermi che un po' di casini non avrebbero fatto altro che renderla
più vera, più avventurosa, più
interessante, più stimolante, persino più
pericolosa e più eccitante. Bella da morire.. e da vivere.
"
Io e Ricky non stiamo più insieme, dovresti saperlo..." gli
ricordai
"..e
poi non è cambiato nulla rispetto a cinque minuti fa,
momento in cui credevo che lui fosse oltre la Manica. E se
è non cambiato niente, vuol dire che io e te stasera
mangiamo insieme, come abbiamo negli ultimi...cinque mesi?" mi concessi
un tenero sorriso.
Di
tutta risposta, Ethan mi attirò a sè stringendomi
tra le braccia per qualche istante, sotto gli occhi del mio ex ragazzo
e padre di mio figlio, e mi baciò dolcemente sulla fronte,
prima di sussurrare "va bene, stasera da te, come sempre" con entrambe
le mani adagiate sul mio viso e gli occhi fissi nei miei.
"
E poi avrò bisogno di te, nel caso in cui Ricky se ne esca
con qualcosa di sconvolgente" sdrammatizzai
"
E cosa potrebbe dirti di così sconvolgente?" il tono di voce
era divertito, ma sapevo bene che sotto sotto fosse preoccupato e
terribilmente geloso
"
Forse che vuole trasferirsi definitivamente in Germania e vuole che tu
lo segua?" ipotizzò lì per lì
"
Ma non credo proprio" risposi, scacciando subito dalla mente quell'idea
assurda
"
Lo spero bene!" esclamò, di nuovo serio "non se lo deve
nemmeno sognare di portarti via da me" aggiunse un attimo dopo,
guardandomi come se volesse comunicare direttamente con la mia anima.
Mi
riavvicinai per schioccargli un bacio sulla guancia, appoggiando le
mani sul suo petto, per spingerlo via. "Adesso vai" dissi, le
dita bollenti a contatto con la sua t-shirt.
"
A dopo" sussurrò soltanto, donandomi uno dei suoi sorrisi,
prima di lasciarmi sola.
Senza
permettermi di pensarci due volte, mi voltai in direzione di Ricky e lo
raggiunsi un attimo dopo. Mi accorsi che portava i capelli
più lunghi rispetto al solito, indossava gli occhiali da
sole, e sembrava irritato.
Aveva
di sicuro assistito al saluto un po' prolungato che c'era stato tra me
e Ethan, e teneva i pugni serrati, e le sopracciglia aggrottate.
Il
nostro scambio di battute non era durato più di un paio di
minuti, ma probabilmente era stato l'abbraccio e il bacio sulla guancia
che gli avevo dato, ad aver disturbato il mio ex. Ma io avevo agito per
istinto, senza preoccuparmi di nascondere nulla, o comportarmi con
Ethan in modo diverso dal solito a causa della sua inaspettata presenza.
Inaspettata
ora..erano trascorsi quei sei mesi di cui Ricky mi aveva parlato prima
di partire, per cui era normale che fosse tornato a Londra, solo che io
non me ne ero nemmeno resa del tutto conto perchè..beh, io
avevo smesso di aspettarlo.
" Ha finito? Quel cantante del cazzo ha già finito di
proteggerti dal lupo cattivo?" il tono aspro e tagliente, gli occhi
velati di incontrollata collera e gelosia
" Ciao anche a te Ricky" dissi sarcastica, evitando di soffermarmi
sull'epiteto poco gentile che aveva rivolto a Ethan
" Un vecchio amico, eh? Un vecchio amico che guarda caso" si
sbattè una mano sulla gamba con fare esageratamente teatrale
"si chiama Ethan, proprio come l'idiota che ti sei abbracciata un
minuto fa!"
" Alle volte queste coincindenze..davvero curiose, eh?"
rincarò la dose, il tono di voce leggermente più
alto e intriso di un malcelato e fastidioso divertimento
" All'inizio mi sono rifiutato di crederci, ma poi mi sono capitate
sotto tiro delle foto che vi ritraevano insieme, mentre passeggiavate
per Londra, troppo intimi e complici, e mi sono dovuto arrendere
all'evidenza.
Ammetilo dai! Ammetillo che anche tu avevi perso la testa
dietro a quell'idiota del cazzo, e che quando te lo sei ritrovato
davanti, dopo averci sperato per chissà quanto e con
chissà quale veemenza, guardandoti bene dal dirmi che molto
prima dei miei baci avevi bramato i suoi, non ci hai capito
più nulla"
L'analisi della situazione era corretta, effettivamente le cose erano
andate in quel modo, c'era poco da ribattere, eppure mi infervorai lo
stesso.
" Non voglio nemmeno sapere per quale assurdo motivo non mi hai detto
subito che il tuo fantomatico amico aveva la stessa faccia da schiaffi
di quello che era stato il tuo sogno proibito da ragazzina..dimmi solo
se state insieme ora. Ho bisogno di saperlo" così dicendo,
sbattè un pugno sul tavolo e sussultai
" No, non stiamo insieme" dissi soltanto, sapendo in fondo in fondo di
meritarmela quasi una scenate del genere..non gli avevo mai parlato
della vera identità del mio amico Ethan,ma non lo avevo
fatto soltanto per mantenere il segreto di quest'ultimo.
Effettivamente, dopo essere riuscita a convincerlo a mettere il naso
fuori dall' Old London, avrei potuto farlo, ma a quei tempi io e Ricky
eravamo già ai ferri corti.
Lui se ne era già andato. Si, perchè era quella
la questione fondamentale: il fatto che lui fosse partito senza darmi
alcun tipo di certezza o possibilità riguardo il bambino che
portavo in grembo. Suo figlio.
" Ma vallo a raccontare a qualcun'altro!" sbottò,
enfatizzando le sue parole con i gesti.
Si erano invertiti i ruoli? Era lui che mi stava mandando a quel paese?!
" Ma si può sapere che vuoi ancora da me, dopo avermi
scaricata filandotela in Germania?" alzai a mia volta la voce
" Filandomela in Germania? Ti devo forse ricordare che sei stata
proprio tu a spingermi a partire per seguire il mio sogno?.
E poi, ti ho telefonato un sacco di volte! Ti ho
sempre detto che ti amavo..fino a quando tu non hai smesso di
rispondermi" mi accusò, giocando finalmente a carte scoperte
" Forse perchè non mi hai mai chiesto del bambino! Tutte le
volte che mi hai chiamato hai fatto finta che non esistesse, come se ti
fossi completamente dimenticato del fatto che fossi incinta.
Non mi hai mai chiesto nulla riguardo la gravidanza, come se non fosse
affar tuo, e non ti sei nemmeno preoccupato di chiedermi come stavo, da
sola in una metropoli, con un pancione indesiderato e la paura di non
essere in grado di fare la mamma a ventidue anni " mi sfogai
" Tanto non sei mai stata sola" sputò con rabbia
" Sai che ti dico? Se ci tieni davvero a me come dici, dovresti solo
ringraziare Ethan. Perchè se non mi sono accasciata al suolo
a piangere e tremare, se non mi sono fatta prendere dalla disperazione,
se non mi è balenata nemmeno per un istante l'idea di darmi
fuoco, e ho avuto la forza di reagire e accettare la realtà,
è stato solo merito suo, che effettivamente non mi ha mai
permesso di sentirmi sola" non era nient'altro che la verità
" Mi ha accompagnato dal ginecologo, mi ha tenuto la mano, è
stato il primo ad accarezzarmi la pancia, a parlare sottovoce al
bambino e a sentire i suoi calci, mi è stato accanto e si
è preso cura di me..ha fatto tutto quello che avresti dovuto
fare tu"
" E ha preso il mio posto anche nel tuo letto?" ringhiò
furioso
" Sei proprio uno stronzo" sibilai, gli occhi rossi, di rabbia e di
lacrime
" Voglio una risposta" mi sfidò, avvicinando il viso al mio
e intrappolandomi
" Non è questo quello di cui stiamo parlando" provai a farlo
ragionare
" Allora sei andata davvero a letto con quel coglione!" non lo avevo
mai visto così fuori di sè. Era livido di rabbia,
sembrava pazzo
" Si" confermai, con l'aria di una che è tutto tranne che
pentita delle proprie azioni
Ricky si alzò bruscamente afferrandomi per un braccio, e mi
trascinò fuori da quel bar, stringendo la presa e facendomi
male. Mi ritrovai ben presto con la schiena incollata al muro e suoi
occhi marchiati di fuoco, che mi fissavano senza pietà.
" E' successo una volta sola.io e te avevamo litigato di brutto, ero
incazzata, delusa, disorientata, e mi sono ubriacata, insieme a lui.
Nessuno di noi due era nelle condizioni di ragionare lucidamente, e
infatti ce ne siamo fregati delle responsabilità e
dell'etichetta del buon gusto per quella sera" gli sputai in faccia
quella verità, liberandomi anche di quel peso.
Non reputai necessario dirgli che negli ultimi tempi, lui ci aveva
spudoratamente provato, trovando ogni scusa buona per baciarmi fino a
togliermi il fiato.
Avvertii un brivido accarezzarmi la schiena al solo pensiero che Ethan
Harrow mi desiderasse. Proprio me, e nessun'altro.
E io ero pazza di lui, non potevo e non volevo più negarlo,
perlomeno a me stessa.
Ricky mi fissava con uno sguardo di pietra, e per un attimo temetti che
mi facesse del male. Poi mi diedi della stupida da sola, e provai a
riportare la conversazione sull'argomento principale e a un livello
più civile.
" Che cosa vuoi da me, eh?" domandai, quasi sussurrando, sempre
inchiodata al muro
"Mi hai mollato su due piedi non appena hai saputo della gravidanza, e
adesso pretendi pure che ti accolga a braccia aperte?"
Le nostre fronti quasi si sfioravano, così come i nostri
nasi, e a quel punto il suo respiro parve calmarsi, gli spigoli del
viso addolcirsi appena
" No..non mi aspettavo che mi accogliessi a braccia aperte. Ma sono
tornato per rimediare, sono tornato per dimostrarti che a te ci tengo
davvero, sono tornato per farti una proposta importante...poi ti ho
visto insieme a quello, e non c'ho visto più.
Senti, lasciamo perdere tutto quello che è stato: tu
perdonami per essere scappato, e io ti perdono per quella
sera" non riuscì a nascondere un'espressione
schifata
" Ricominciamo da qui, io, te e...lui" avvicinò
una mano al mio ventre, senza toccarlo "insieme" sussurrò
poi, gli occhi fissi nei miei
" Che significa?" domandai, sconvolta e diffidente
" Che ammetto di essere stato un vigliacco a 'filarmela' come dici tu
in quel modo, ma che starti lontano mi ha anche fatto capire tante
cose, prima fra tutte che ti amo. Io ti amo Emma.
E mi dispiace di non averti mai chiesto come stavi, mi dispiace di
essermi perso le radiografie, le carezze alla pancia, i calci e tutto
il resto; ma se tu mi permetterai di farlo, giuro che mi
prenderò cura di voi come avrei dovuto fare dall'inizio, e
sarò talmente premuroso da diventare assillante e chiederti
come stai trenta volte al giorno..e tu alla fine finirai per implorarmi
di non chiedertelo più"
Cos'era quello sguardo dolce e adorante? Dov'era finita tutta la
collera? ..Che-che diamine gli prendeva? Perchè mi stava
dicendo quelle cose?
" In Germania sono stato benissimo, a parte la tua mancanza, ho davvero
fatto passi da gigante, tanto che i direttori dell'ospedale mi hanno
offerto un vero e proprio contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Se decido di accettare, dovrò trasferirmi definitivamente
lì" fece una pausa...dove diavolo voleva arrivare?
" Ma tu e questa creaturina siete la mia famiglia, tutto ciò
che ho, e non riesco a immaginare di starvi lontano ancora. Lo so che
ti manca ancora qualche esame e poi la laurea, ma io sono nelle tue
stesse condizioni, possiamo trovare una soluzione, e poi il tuo impiego
qui Londra terminerà all'inizio di giugno, cioè
tra poco più di una settimana...e insomma, io pensavo che
potresti venire con me, in Germania, per ricominciare insieme da
lì, tutti e tre, come una vera famiglia"
" Sono tornato esclusivamente per chiederti di seguirmi, e tornare a
essere quelli di prima, anzi, anche meglio di ciò che
eravamo prima."
Per un momento non seppi se ridere istericamente, piangere o urlare, e
nel dubbio non feci nessuna delle tre cose, limitandomi a fissarlo
immobile, incredula, sgomenta.
Come gli saltava in mente di presentarsi al settimo mese inoltrato di
gravidanza e chiedermi di trasferirimi con lui in Germania come se
niente fosse!
Dove era stato per tutto quel tempo? Cosa gli aveva fatto cambiare
idea? E perchè la sua proposta mi aveva soltanto messa a
disagio? Nemmeno un briciolo di felicità per il fatto che
avesse finalmente accettato suo figlio, non un brivido di eccitazione
al pensiero di ricominciare da capo, come una famiglia.
Pensai che con le sue supposizioni assurde, Ethan aveva decisamente
fatto centro, rendendomi conto in quel momento stesso che la risposta a
tutte le domande che mi ero posta, risiedeva in quegli occhi e in quel
sorriso che mi avevano stregata quando avevo sedici anni.
Perchè la proposta di Ricky mi aveva messo a disagio?
Perchè non ero felice ed eccitata all'idea di noi tre
insieme?
Perchè non gli avevo gettato le braccia al collo, come
sicuramente avrei fatto, se stessi ancora sperando in un futuro con lui?
Semplice: io amavo un altro, amavo quel provocatore nato,
filtratore senza freni, disinibito, scansafatiche nello studio,
pasticcione, dolce, sexy e divertente e protettivo ragazzo rispondente
al nome di Ethan Harrow.
Ero stracotta di lui, addirittura peggio di come lo ero stata negli
anni passati, e l'idea di rinunciare a lui, l'idea di dirgli addio per
sempre e vivere senza i suoi super abbracci, le sue battute, anche
quelle sconce, la sua voce, la sua risata, i suoi baci rubati, il suo
sorriso, e i suoi occhi, le sue carezze, le sue adorabili fossette, e
persino il suo essere irrimediabilmente rompiscatole, mi privava di
ogni forza ed energia.
Io non volevo rinuciare a lui e a tutto quello che stava nascendo, no,
non lo volevo nel modo più assoluto.
" Non dici nulla?" dal tono di voce capii di averlo chiaramente
lasciato sulle spine, ma ogni volta che pensavo a Ethan,
tutto il resto spariva, come sotto l'effetto di un incantesimo
" Non posso darti una risposta" dissi, cercando disperatamente una
scusa per allontanrmi da lui, ne sentivo il bisogno dopo quell'incontro
così intenso
" Il volo è prenotato per martedì, quindi hai sei
giorni per decidere. Ma ti prego, perfavore, accetta di partire con me.
Ti renderò felice, te lo giuro"
" Io..adesso devo andare Ricky" mi mancava l'aria, mi sentivo quasi in
trappola, nonostante il suo tono fosse tornato dolce e pacato
" Ok, ma promettimi che ci penserai seriamente. Non c'e niente al mondo
che desidero di più di un tuo 'si'. Potremmo sposarci e-"
Lo bloccai prima che galoppasse troppo con la fantasia "non correre
così tanto Ricky...con questo pancione enorme, proprio non
riesco a tenere il tuo passo" tentai di renderla più indolore
" Quando possiamo incontrarci per parlare un po', per trascorrere
qualche ora insieme? Tra un paio di giorni, può andare bene?
Venerdì?"
" Va bene...a-a venerdì allora" sussurrai
debolmente, prima di schiodarmi da quel muro, voltargli le spalle, e
allontanarmi con una sola certezza: quella di non essere disposta a
perdere l'amore della mia vita.
BUONSALVEEEEE!!!!
Eccomi con il nuovo capitolooo
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, e mi scuso
per non aver ancora risposto alle vostre meravigliose recensioni...lo
farò prestissimo, promesso <3<3
Sappiate che le ho lette tutte, e come sempre, le ho apprezzate
tutte...solo che non ho ancora avuto il tempo di rispondervi...siamo
alla fine di maggio e per me e tutti i ragazzi e le ragazze della mia
età, è indubbiamente un periodo di fuoco!
In ogni caso, grazie di cuore per aver recensito
<3<3<3<3
E continuate a scrivermi le vostre opinioni, anche se non sempre riesco
a rispondervi in tempo.
Adesso, un piccolo spolier del capitolo successivo:
******************
"
Hai pianto" constatai, carezzandole una guancia con il pollice, su
è giù
"
E' lo shampoo che mi è andato negli occhi" tentò
di sviarmi "sai, è veramente fastidioso" continuò
"
E' stato Ricky?" continuai imperterrito
"
A buttarmi lo shampoo negli occhi?" domandò lei, sapendo
benissimo che entrambi ci stessimo riferendo ad altro
"
Se la metti in questo modo..sì. E' stato lui?" il palmo
della mia mano vagava indisturbato sul suo viso.
Emma sospirò profondamente.
"
Abbiamo iniziato litigando, e alla fine, è arrivato a
propormi di seguirlo in Germania e ricominciare da lì la
nostra storia, con il bambino"
Mi
si gelò il sangue nelle vene. L'idea di perderla mi
annebbiava la vista, mi rendeva incapace di ragionare, mi distruggeva.
****************
A prestoooooooooo <3<3<3<3<3<3
|
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Capitolo 27 *** Capitolo ventisette ***
ETHAN
Uscii dalla biblioteca poco dopo le diciannove e trenta, chiudendo il
vecchio portone dell'Old London con una doppia mandata e riversandomi
nel traffico della mia amata città, fino al numero
ventisette di Praed Street, Paddington. Ogni volta che mi
ritrovavo a passeggiare per le vie della città dei sogni
della ragazza dei miei sogni, non potevo fare a meno di ridurmi ad
amarla un po' di più, perchè se ero riuscito a
trovare la grinta necessaria ad affrontare luoghi e persone che fino a
poco tempo prima avevo evitato come la peste, chiudendomi in me stesso
e in quelle quattro mura dove lei era venuta a scovarmi, era tutto e
solo merito suo.
Suonai
al citofono un quarto d'ora più tardi, pensando all'incontro
che Emma aveva avuto con Ricky, e all'esito di quest'ultimo.
L'idea
che quel cretino patentato fosse di nuovo in città, non mi
faceva sentire tranquillo, perchè pur essendosi lasciati,
quei due avrebbero dovuto aver a che fare l'uno con l'altra per il
resto della vita.
E
io mi ero scoperto terribilmente geloso, e addirittura paranoico
nell'ipotizzare un possibile ritorno di fiamma, enfatizzato da quella
che era ormai la prossima nascita di loro figlio.
Certo,
non ero cieco. Mi ero accorto perfettamente di come lei mi
desiderasse, di come si facesse attraversare dai miei sguardi,
del modo in cui sorrideva quando lo facevo io, degli abbracci
stritola-tutto che sempre più spesso mi regalava, di tutto
quello che senza quasi accorgersene faceva per me ogni giorno, di
quanto amasse i baci che le rubavo di tanto in tanto, di quanto le
piacesse essere provocata e provocare il sottoscritto, e di come il
nostro rapporto stesse diventando ogni giorno più intimo e
più speciale.
Ma
il padre di suo figlio restava comunque Ricky, e temevo che per il bene
di quella creaturina che era stato in grado di farsi odiare e subito
dopo amare incondizionatamente, potesse fare scelte che mi avrebbero
spezzato il cuore.
Non
stavamo insieme, ma era chiaro come il sole che tra noi ci fosse
più di qualcosa,e se Emma avesse deciso di tornare con Ricky
per il bene del bambino e della famiglia che avrebbero formato, non ne
sarei uscito vivo.
Perchè
nessuno mi aveva rimbecillito al punto tale da indurmi a capovolgere il
mio mondo, rivedere tutte le certezze e fare promesse con argomento il
futuro. Solo
lei.
E
io mi ero ridotto talmente male per quella ragazza incasinata, da
arrovellarmi il cervello sul suo incontro con l'imbecille che l'aveva
mollata (perchè per non rendersi conto di quanto lei fosse
speciale, doveva essere rincoglionito forte), senza nemmeno sapere se
lui avesse effettivamente cambiato idea riguardo al bambino.
Mi
stavo facendo le migliori pippe mentali, nell'attesa che Emma
rispondesse al citofono; ma tutto dipendeva dal fatto che lei fosse
riuscita a restituirmi quella parte di me che avevo dimenticato di
essere, oltre agli amici, i progetti, i sogni, i sorrisi, gli
obiettivi, l'aria che respiravo e la mia stessa vita.
Suonai
per tre volte, ma fui ignorato per altrettante, e vedendo la luce
accesa all'interno dell'appartamento, l'unica cosa sensata che mi
sentii di fare fu mandarle un messaggio per avvisarla del mio arrivo,
prima di iniziare seriamente a preoccuparmi e pensare a possibili
scenari, uno peggiore dell'altro.
'
Sono dietro la tua porta ' digitai velocemente
'
E ho fame!' scrissi ancora, giusto per ricordarle che mi aveva invitato
a cena
Poi
riposi il cellulare in tasca, e attesi ancora qualche istante, prima di
sentirlo vibrare.
'
Entra scemo. Non ti ho sentito suonare perchè sono nel
bagno' lessi, con un sorrisetto sghembo sulle labbra, e subito dopo
spostai il portaombrello recuperando la chiave di emergenza che avevo
già utilizzato in un'altra occasione. La girai nella toppa
della serratura, e mi richiusi la porta alle spalle, tirando dritto
dritto verso il bagno.
Senza
nemmeno preoccuparmi di bussare, aprii la porta, e lei
sussultò. Le guance rosse, le pupille dilatate, e un sorriso
imbarazzatissimo sulle labbra.
Comunque
nulla di paragonabile rispetto a come stavo rischiando di andare a
fuoco io, di fronte a quella vista. Dio...l'avrei divorata di baci, e
morsi, ovunque.
"
Da quando hai perso l'abitudine di bussare?" esclamò, ancora
visibilmente imbarazzata, e tenerissima
"
Mi hai detto tu di entrare" dissi a mia difesa, non riuscendo a
staccarle gli occhi di dosso
"
Sì, ma intendevo in casa. Mi aspettavo che mi aspettassi di
là, e non che facessi irruzione nel bagno" non era
arrabbiata, proprio per niente, anche se forse voleva farmelo credere
"
Potevi chiuderti a chiave" la provocai, facendo un passo nella sua
direzione
"
Non lo faccio mai quando sono a casa da sola..sai, per sicurezza"
spiegò, sempre rossa in viso
"
Avrei da ridire su questo, dato che potrebbe entrare chiunque e vederti
nuda" non riuscii a trattenermi, il solo pensare che qualcuno potesse
vederla come la stavo vedendo io in quel momento, mi mandava fuori di
testa. Ero cotto a puntino, avevano ragione Dylan, Derek, Niki, i
bambini, zia Meg, mia madre, mia sorella e tutti i giornalisti.
"
Solo tu sai dove si trovano le chiavi di emergenza.
E
si trattasse di un malvivente, non avrei scampo comunque; di certo non
si fermerebbe solo perchè mi sono chiusa a chiave nel bagno"
"
Nemmeno Ricky lo sa?" mi ero
fermato alla prima parte della frase, il cuore che batteva a mille
"
Soltanto tu. Ho cambiato nascondiglio dopo che lui se ne è
andato" spiegò, e mi si gonfiò il petto. Solo a
me avrebbe permesso di entrare in casa sua.
"
Comunque per sicurezza intendevo altro...tipo se dovesse capitarmi di
rompere la serratura e restare dentro, o se avessi l'improvviso bisogno
di uscire-" cominciò a blaterare, finendo per zittirsi man
mano che mi avvicinano di più. Mi guardava allo stesso modo
in cui la guardavo io. Volevamo saltarci addosso e dimenticarci pure il
nome a suon di baci infuocati e sospiri.
"
Forse però mi conviene rivedere tutti i pro e i contro di
questa cosa, per non rischiare di farmi trovare così...hai
visto in che condizioni sono?!" domandò, come se non si
fosse accorta del fatto che non ero riuscito a staccarle gli occhi di
dosso da quando ero entrato lì dentro
"
Come se potesse dispiacermi" sussurrai, la voce più roca e
bassa del voluto. Un suono gutturale che le mandò nuovamente
il viso in fiamme.
Indossava
soltanto un accappatoio striminzito, che invece di coprirle le gambe
fino alle ginocchia come ogni indumento di quel genere avrebbe
normalmente fatto, le arrivava appena sotto il sedere, per cause di
forza maggiore, che nel suo caso potevano essere identificate nel
pancione che per essere coperto aveva richiesto veramente parecchia
stoffa. Per la gioia dei miei occhi, e pure di qualcos'altro collocato
più in basso.
Era
scalza, aveva i capelli umidi e reggeva ancora il phon tra le mani.
Aveva legato l'accappatoio proprio sotto il seno, e questo le ricadeva
morbido sul corpo, mostrandomi le sue gambe snelle e nude e decisamente
attraenti. No, per la verità, ogni singola cosa la
riguardasse, per me era desiderabile e perfetta.
"
Sei la creatura più bella, perversamente innocente,e sexy
che esista su questo pianeta" buttai lì, senza pensarci
troppo, a corto di fiato.
Emma
trattenne il respiro a quelle parole, e io ne approfittai per diminuire
ulteriormente la distanza tra noi; ormai l'avevo raggiunta, e fu
proprio guardandola negli occhi da vicino che mi accorsi dei
suoi arrossati, oltre che dilatati dal desiderio.
"
Hai pianto" constatai, carezzandole una guancia con il pollice, su
è giù
"
E' lo shampoo che mi è andato negli occhi" tentò
di sviarmi "sai, è veramente fastidioso" continuò
"
E' stato Ricky?" continuai imperterrito
"
A buttarmi lo shampoo negli occhi?" domandò lei, sapendo
benissimo che entrambi ci stessimo riferendo ad altro
"
Se la metti in questo modo..sì. E' stato lui?" il palmo
della mia mano vagava indisturbato sul suo viso.
Sospirò profondamente.
"
Abbiamo iniziato litigando, e alla fine, è arrivato a
propormi di seguirlo in Germania e ricomciare da lì la
nostra storia, con il bambino"
Mi
si gelò il sangue nelle vene. L'idea di perderla mi
annebbiava la vista, mi rendeva incapace di ragionare, mi distruggeva.
"
Pare proprio che sia un indovino, allora" dissi, il tono forzatamente
divertito. Emma mi tirò un leggero pugno sul braccio, ma
riuscii a strapparle un sorriso.
"Ti
rendi conto? Quando me lo ha detto, ci sono rimasta di sasso. Dentro me
ho avuto voglia di ridere, piangere e urlare contemporaneamente per
l'assurdità della cosa, ma davanti a lui sono rimasta
immobile, quasi impassibile. Soltanto quando sono arrivata a casa, tra
le tre opzioni che mi si erano proposte, piangere istericamente ha
avuto la meglio.
Se
ne è venuto dopo sei mesi come se niente fosse, a chiedermi
di partire con lui..quando ormai non lo aspettavo più.
"
Ma è impazzito? Dopo
avermi scaricato in quel modo, dopo essersi totalmente disinteressato
della gravidanza, mi propone addirittura di sposarlo!
Di
lasciare Londra, di lasciare... tutto, per rifarci una vita altrove..ad
Amburgo! E'
così lontano.."
"
E pretende una risposta entro questo venerdì...è
pazzo, è pazzo..come posso capovolgere tutto, rimettermi in
gioco nelle mie condizioni, rinunciare a tutti i sogni che hanno come
sfondo questa città..."
"
E lo so che per il bambino alla fine potrebbe rivelarsi solo un
bene..ma io come faccio? Come faccio a vivere senza di te?"
A
quel punto smisi del tutto di ragionare. Avvertivo il martellante
bisogno di stringerla, di toccarla, per avere la certezza di non averla
ancora persa, e prima che potesse aggiungere altro, mi chinai sul suo
collo con il preciso intento di baciarla, per farle capire
ciò che a parole non mi sarebbe uscito. Nemmeno io potevo
pensare di vivere senza di lei.
Poggiai
le labbra su quella porzione di pelle lasciata scoperta
dall'accappatoio, e la tempestai di dolci e infiniti baci.
'
Non puoi andartene, non puoi lasciarmi' le stavo sussurando senza
parlare. Emma emise un puro gemito di piacere, quando i baci si fecero
più esigenti, i miei ricci le solleticarono il collo, e le
sue mani finirono tra questi ultimi, mentre lei si inarcava
all'indietro, per godere meglio di quel contatto, la mia bocca sulla
sua pelle.
Lentamente
salii con la labbra fino a raggiungere il mento, le guance, il lobo
dell'orecchio e poi di nuovo più in basso, ma con un
movimento repentino lei girò la faccia proprio mentre la mia
bocca si stava posando di nuovo sulla sua guancia; ne deviò
la traiettoria, facendolo sembrare quasi un caso, e le mie labbra
finirono dritte dritte sulle sue.
Mi
baciò e la baciai con avidità e prepotenza, come
se all'improvviso non ci fosse nulla di più rigenerante di
respirare nella sua bocca; il bacio fu intenso ed esigente sin da
subito, ancora più disperato e rovente di tutti i
precedenti, e persi completamente la testa.
Senza
staccare le labbra dalle sue che mi stavano a loro volta assaporando
senza freni, e senza riuscire a trattenermi oltre, la spinsi indietro,
fino a intrappolarla tra la parete trasparente del box doccia e il mio
corpo; Emma mi allacciò le braccia al collo continuando a
baciarmi con passione, come se quella fosse la cura a tutti i suoi
mali, massaggiandomi la nuca, mentre io, stando attento a non
schiacchiare troppo il pancione con il corpo, con una mano le afferrai
saldamente la vita, e con l'altra le afferrai una gamba, risalendo
sulla coscia, sempre più su, senza mai smettere di baciarla.
Non
avevamo alcun bisogno di parole in quel momento: quello era il nostro
meraviglioso modo di dirci che la proposta di Ricky poteva anche andare
a farsi fottere. Noi ci volevamo, dal primo giorno.
Ci
baciammo così a lungo, concedendoci solo il tempo di
riprendere fiato, prima di avventarci di nuovo l'uno sulle labbra
dell'altro. Le mie mani si spostarono con lo scorrere dei minuti, forse
addirittura delle ore, non me ne rendevo conto, ero completamente pazzo
di lei, e dal cingerle la vita passai a massaggiarle la
schiena e a tenerle la testa mentre la baciavo voracemente, mentre
l'altra mano superava il tessuto dell'accappatoio e le carezzava
lentamente la pancia e i fianchi nudi. A dispetto del modo in cui ci
stavamo deformando le labbra, le mie carezze sull'addome furono
estremamente dolci e gentili, in netto contrasto con tutto il resto,
soprattutto con i sospiri e i gemiti strozzati che sfuggivano al nostro
controllo.
Emma
afferrò i lembi della mia t-shirt, e io provai a slacciarle
la cintura, e fu allora che ci guardammo negli occhi, e con uno sforzo
sovraumano e lo sguardo bruciante di desiderio, riuscimmo a ridarci un
contegno.
Dio..quanto
bramavo di farci l'amore ogni singola notte! Ma per ovvi motivi non
potevamo, e se non ci fossimo fermati allora, non saremmo
più stati in grado di farlo, rischiando di compromettere la
salute del bimbo.
Solo
che nei suoi occhi liquefatti, rivedevo riflesso il mio desiderio di
spogliarla con la forza dello sguardo, e come diretta conseguenza, il
mio cervello pensò bene di fare fagotto e partire con un
biglietto di sola andata. Ero talmente fuso ed eccitato, bramoso di
lei, che mi parve di vederlo ballare la conga vestito da Hawaiiano, il
mio caro cervelletto.
"
Baciami" quella parola sfuggì al mio controllo prima che
potessi fare qualcosa per impedirlo.
Avvertii
il battito del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie, e persi
definitivamente ogni freno inebitore.
"
Baciami ancora" la implorai, e prima che potessi ripeterlo di nuovo, me
la ritrovai di nuovo tra le braccia, le mie labbra intrappolate tra le
sue. Mi baciò con ardore e rinnovata passione, reggendomi la
testa tra le mani, mentre io lottavo contro l'accappatoio, per tirarlo
giù.
Dio,
sembravamo due assatanati per quanta foga ci stavamo mettendo in quei
baci, ma ormai eravamo del tutto fuori controllo.
Soltanto
quando le sfiorai più o meno accidentalmente un seno,
intrufolando le dita sotto la stoffa dell'indumento che portava ancora
addosso per scommessa, Emma staccò le labbra dalla mie,
allontanandosi di quel tanto necessario a guardarmi negli occhi. 'Non
possiamo farlo' mi ricordò senza proferire parole, e a quel
punto cercai di tornare in me.
La
baciai dolcemente e delicatamente le labbra, ormai gonfie e
più rosse che mai, la baciai a lungo, lasciando che lei si
aggrappasse alla mia schiena, mentre le carezzavo lentamente i capelli.
Era
il mio personalissimo modo per dirle che avevo recepito il messaggio,
ma che dopo averlo sognato per chissà quante notti da quando
l'avevo conosciuta, e dopo quello che lei mi aveva appena detto
riguardo l'incontro con Ricky, io avevo un dannato bisogno di baciarla,
e non potevo permettermi di sprecare nemmeno un minuto,
perchè c'era il rischio di non avere più tempo.
No!
Ma che stavo pensando? Lei sarebbe rimasta, sarebbe rimasta con me,
vero? Vero?
"
Se mi lasci andare mi vado a vestire, e poi ti preparo la tua agognata
cena" disse quando ci separammo per recuperare fiato, entrambe le mani
immerse nei miei indomabili ricci.
In
quel momento, e in tutti i precedenti, e in tutti i successivi, l'unica
che agognavo davvero era sentirmela addosso, il mio corpo contro il suo.
"
Ma quanta fretta..." sorrisi, e bloccandola per la vita, con un unico
fluido movimento riuscii ad appropriarmi della cintura dell'accappatoio
"
Ridammela!" ribattè lei, visibilmente sorpresa rossa in viso
"
Neanche per sogno" la sfidai, avviandomi verso il soggiorno, correndo
all'indetro, per non perdermi nemmeno un istante di lei che mi correva
dietro, tentando in tutti i modi di coprirsi il più
possibile con quel maledetto accappatoio, senza cintura.
Sembravo
un pervertito, e non mi ero mai sentito così prima di
incontrare Emma, ma non me ne fregava niente, perchè non
avevo mai tenuto così tanto a qualcuno che non fosse lei,
non avevo nemmeno mai desiderato così tanto qualcuno che non
fosse lei, e mi sentivo vivo, ubriaco, libero, imprigionato,
sfrontato, eccitato. Era una sensazione impagabile, che non avrei
scambiato per nulla al mondo.
Continuammo
in quel modo, girando intorno al tavolo della cucina, e tornando in
salotto, fino a quando, approfittando di una momentanea posizione di
vantaggio, non la spinsi sul divano, avventandomi su di lei.
"
Questo è slea-" non le diedi il tempo nemmeno di terminare,
che le coprii le labbra con le mie, e la baciai, scendendo subito dopo
sul collo, e poi ancora più giù, quando la sentii
mugulare di piacere. La mia bocca si posò sull'incavo dei
seni, solleticando e torturando dolcemente ogni singolo millimetro di
pelle lasciato scoperto dall'accappatoio. Quando giunsi alla pancia, mi
sollevai di scatto, preoccupato di farle del male, di colpo di nuovo
cosciente, ma Emma intrecciò le sue mani con le mie, dita
nelle dita, palmo contro mano, braccia tese, per aiutarmi a sostenermi
su di lei, senza pesare sul suo corpo.
E
la baciai ancora sulle labbra. Quando fui costretto a lasciarla andare
per ripredere fiato, ne approfittai per liberarmi della t-shirt, e
prima che potessi rendermi conto di come avesse fatto a ribaltare le
posizioni, mi ritrovai sotto di lei.
Emma
era seduta a cavalcioni su di me, le gambe quasi completamente
scoperte, così come le spalle e il busto fino all'incavo dei
seni. L'accappatoio che scendeva lascivamente sul suo corpo, i capelli
leggermente arruffati e spostati su un solo lato, le labbra dischiuse,
e il pancione decisamente evidente, furono un mix letale per il
sottoscritto.
Io
avevo giocato sporco spingendola sul divano? E lei, allora?
"
Dovrebbe essere illegale una visione del genere" sussurrai, ingoiando a
vuoto, guardandola in cui modo che non avrei nemmeno saputo descrivere.
A
quel punto Emma si chinò su di me, e mi baciò
dolcemente sulle labbra, prima di scendere sul petto nudo e tempestarmi
di baci anche lì. La lasciai fare, e le sue labbra percosero
ogni millmetro, dal collo, alle spalle larghe, al torace, all'addome, i
fianchi, fino alla linea dei boxer. Mi baciò con cura e
dolcezza, mandandomi letteralmente in estasi, al punto tale che non
riuscii a starmene zitto.
Mi
faceva male pensare di non poter godere mai più di quei
baci, di lei.
"
Dimmelo" sussurrai "Ti prego dimmelo. Ne ho dannatamente bisogno"
continuai, mentre Emma seguiva con le labbra la linea dei pettorali, e
in tutto quel subbuglio di emozioni che ci stavano travolgendo,
avvertì persino due calcetti da parte del bimbo. Non
riuscivo a immaginare niente di più perfetto di quel momento.
"
Non me ne andrò" disse semplicemente "non posso andarmene,
Ethan" e rispose così alla mia implicita domanda.
Reclamai
le sulle labbra sulle mie, e di nuovo il bambino si fece sentire, in
modo più prepotente di prima. Mi sbagliavo: tutti gli
istanti con lei erano perfetti.
BUONSALVEEEE
Scusate
il ritardo, avrei dovuto aggiornare ieri, ma non ce l'ho fatta.
Spero
con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e mi raccomando,
non esitate a farmi sapere cosa ne pensate! :DDD
Apprezzo
tantissimo i vostri commenti, e ogni volta che ne trovo uno nuovo, mi
scappa un sorriso ;)
Sapete
che ho pubblicato questa storia anche su wattpad?
Me
l'ha consigliato proprio una ragazza di Epf, e anche se al momento
lì c'è solo il primo capitolo, spero che 'Old
London' possa ancora entrare nel cuore di qualcuno ♥
Detto
questo, vi lascio un piccolissimo spolier che spero apprezzerete!!
*************
Quasi
mi immaginavo la mia piccola creatura venire sballottata e capovolta a
destra e sinistra senza ritegno, proprio a causa di quelle reazioni che
avvenivano nel mio organismo, quando le labbra di Ethan Harrow si
posavano su di me, su qualunque parte di me. Mi
immaginavo che sbattesse contro le pareti della mia pancia, confuso,
divertito, e forse persino geloso della sua mamma, che sotto il tocco
magico e incandescendente di certe dita, diventava di gelatina.
A
tratti mi era parso quasi di sentirlo ridere felice per quel
meraviglioso solletico che provavo anche io, quando Ethan
si divertiva a farmi pernacchie sulla pancia, alternate a
dolcissime carezze.
Cavolo,
mi sarei venduta l'anima stile Dorian Grey, se ciò mi
avrebbe assicurato di poter essere felice per il resto dei miei giorni
con loro due..
**************
A
prestooooooooo <3<3<3<3<3
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Capitolo 28 *** Capitolo ventotto ***
EMMA
La prima immagine che deliziò i miei occhi al risveglio, fu
il petto nudo e perfettamente scolpito di Ethan Harrow.
Prima
ancora di riprendere le normali funzioni vitali, mi ritrovai a
tastarglielo con i palmi delle mani, e subito dopo a baciarglielo,
così, senza un motivo preciso.
Lo
sentii mugolare nel sonno, e attirata da quel suono gutturale, alzai lo
sguardo fino a posarlo sul suo viso. Dio, quant'era bello!
I
capelli arruffati gli ricadevano scompostamente sulla fronte, teneva
gli occhi chiusi, le labbra piegate in un sorriso dolcissimo, e l'aria
rilassata, lo rendevano ai miei occhi molto più simile a un
ragazzino innocente, piuttosto al mio sogno proibito di ragazzina. Peccato
però che Ethan continuasse ad essere il mio più
intimo desiderio anche da donna adulta, e incinta.
La
sera precedente ci eravamo baciati per un tempo indefinito, e senza
fretta e senza remore le nostre labbra avevano fatto l'amore,
così come lo avevano fatto le nostre mani saldamente
intrecciate per tutto il tempo, e i nostri cuori. No, i nostri corpi
no, erano rimasti esclusi dal giro sulla giostra più
eccitante di sempre; io non mi ero spogliata più di quanto
già non lo fossi, e sul pavimento del mio salotto giaceva
soltanto la sua maglietta.Va
bene, confesso: lui aveva baciato dolcemente e avidamente ogni
centimetro di pelle a sua disposizione, e le mie labbra avevano
lentamente assaporato ogni piccolo pezzo del suo petto, ma al di
là di quello non ci eravamo spinti.
Avevamo
trascorso gran parte della serata intenti a baciarci sul divano, con le
mani intrecciate le une alle altre e i cuori in fiamme, come due
ragazzini che provano amore per la prima volta, e se la godono tutta
quella sensazione di completezza e vertigine tipica dell'innamoramento,
prima di oltrepassare altre barriere.
Dio..era
stato bellissimo! Baciarlo e lasciarmi baciare così a lungo,
così lentamente, così intensamente, avverire
quelle labbra muoversi sulle mie, con le mie, e donarmi uno spicchio di
paradiso, era stato una delle più travolgenti emozioni che
avessi mai avuto la fortuna di provare.
Ethan
mi mandava in estasi anche solo guardandomi, sorridendomi, sfiorandomi,
e pareva essersene accorto bene pure il mio 'biscottino' che per tutta
la durata di quella meravigliosa agonia, si era fatto sentire con
piccoli colpetti, come se anche lui avvertisse lo scombussolamento
interno che mi provocavano quei baci. Anzi, mi immaginavo quasi la mia
piccola creatura venire sballottata e capovolta a destra e sinistra
senza ritegno, proprio a causa di quelle reazioni che avvenivano nel
mio organismo, quando le labbra di Ethan Harrow si posavano su di me,
su qualunque parte di me.
Mi
immaginavo che sbattesse contro le pareti della mia pancia, confuso,
divertito, e forse persino geloso della sua mamma, che sotto il tocco
magico e incandescendente di certe dita, diventava di gelatina.
A
tratti mi era parso quasi di sentirlo ridere felice per quel
meraviglioso solletico che provavo anche io, quando Ethan
si divertiva a farmi pernacchie sulla pancia, alternate a
dolcissime carezze.
Cavolo,
mi sarei venduta l'anima stile Dorian Grey, se ciò mi
avrebbe assicurato di poter essere felice per il resto dei miei giorni
con loro due..e invece, mi ritrovavo a dover fare i conti con l'assurda
proposta di Ricky.
Ma
io già sapevo la risposta che gli avrei dato, non mi ero
lasciata sfiorare dal minimo dubbio, e iniziavo a sospettare che pure
mio figlio amasse le coccole e le attenzioni di Harrow.
Lo
so cosa state pensando...sei stata capace di finire quasi a letto con
un altro il giorno stesso in cui il tuo ex si è fatto vivo e
ti ha pure proposto di riprendere esattamente da dove avevate
interrotto!
Ed
effettivamente sì, ero consapevole del fatto che la cosa non
mi facesse onore, ma non avevo avuto nemmeno il tempo di
preoccuparmene, perchè quando Ethan entrava nel mio
raggio visivo, tutto il resto spariva automanticamente, come se non
fosse mai esistito.
Era questo l'effetto che mi faceva, mi destabilizzava il cuore, mi
indeboliva le ginocchia, mi scuoteva nelle viscere, e mi faceva sentire
più viva che mai. I suoi
baci mi rendevano vulnerabile e potentissima, fragile e
industruttibile, libera e prigioniera, e innamorata, innamorata pazza.
A
nulla erano valsi tutti i tentativi di togliermelo dalla testa durante
quegli ultimi anni..Ethan doveva avermi rubato pure l'anima, e non
sarei mai stata in grado di amare qualcuno come amavo lui.
Era stato il primo, il primo in assoluto ad accendermi di desiderio
senza nemmeno sfiorarmi, o guardarmi da lontano, e anni dopo, ora che
mi contemplava con lo sguardo e mi venerava con le labbra e con le
mani, mi sentivo di dire in tutta sincerità che
l'interminabile attesa, le illusorie speranze della ragazzina che ero,
le lacrime che avevo versato frustrata dalla consapevolezza di non
poterlo abbracciare come invece bramavo di fare, e ogni singolo
instante speso a pensare a lui, al suo disarmante sorriso, a quelle
fossette, a quei pozzi blu-verdi che erano i suoi rarissimi occhi, alle
sue braccia forti e muscolose, non era stato tempo perso a fantasticare
su qualcosa che non sarebbe mai accaduto.
Perchè Ethan era lì, accanto a me, mi teneva
stretta come aveva fatto per tutta la notte dopo esserci addormentati
su quel divano, e io non riuscivo a desiderare niente di
meglio. Perchè mi amava, glielo leggevo negli occhi
anche se non me lo aveva mai detto, e anche io lo amavo allo stesso
modo.
Non potevo nemmeno pensare di rinunciare a lui per Ricky.
E sentitevi pure liberi di considerarmi una stronza egoista, ma se
avessi scelto di partire per Amburgo, senza nemmeno darmi la
possibilità di essere felice con il ragazzo del quale ero
follemente innamorata, illudendomi di fare ciò che era
giusto per il bambino e finendo per rimpiangere silenziosamente tutte
le notti il giorno della mia scelta, non me lo sarei mai perdonato.
Perchè ero certa, che se lo avessi lasciato me ne sarei
pentita amaramente per il resto dei miei giorni. Volevo lui e basta, il
mio cuore aveva sempre voluto quel cantante rubacuori, instancabile
provocatore, adorabilmente rompiscatole e gran tenerone di Harrow. E
non c'era ragione che tenesse.
Okay, Ricky era il padre di mio figlio, e nulla avrebbe potuto cambiare
quella verità, ma era stato Ethan ad avermi trascinata nel
bagno dell'Old London con un test di gravidanza in mano; era stato lui ad
essersi seduto accanto a me sul pavimento per leggere le istruzioni di
quel diabolico macchingegno; era
stato lui a tenermi compagnia per quei tre interminabili minuti di
angosciante attesa; aveva
persino letto il test prima di me, e mi aveva stretto forte e cullato
tra le sue braccia mentre io mi disperavo piangendo lacrime amare, dopo
aver avuto un esito positivo.
Era stato lui a starmi accanto in quei giorni (mica un certo Ricky); era
stato lui ad acconsentire ad accompagnarmi dal ginecologo anche se
ampiamente incoraggiato dalla sottoscritta; ed
era stato proprio lui a vincere la sua paura di affrontare di nuovo il
mondo, solo e unicamente per aiutarmi a superare la mia.
E poi mi aveva stretto forte la mano durante la visita, aveva riso e
scherzato con me distraendomi, si era beccato una sgridata dalla
dottoressa perchè avevamo fatto i cretini in quello studio
stuzzicandoci a vicenda pur di non pensare al motivo per il quale
fossimo lì.. e alla fine si era ammutolito ed emozionato nel
vedere per la prima volta la creatura che mi portavo dentro.
Quello stesso giorno mi aveva detto la verità sulla parte
del passato che lo attanagliava di più.
Ed era stato sempre e solo lui ad avermi accarezzato per la prima volta
il ventre gonfio; era stato lui a
preoccuparsi di domandarmi giorno e notte come mi sentissi quando ero
tornata in Italia per le vacanze di Natale; era stato lui a
ripetermi mille volte che il pancione mi rendesse più
morbida, più coccolosa, più dolce e
più bella, invece che semplicemente grassa; era
stato lui a parlare per la prima volta al bambino, ancora prima che lo
facessi io; era stato lui a
spupazzarmi la pancia, a farmi dolcissime pernacchie, a baciarmi
delicatamente, e anche ad allearsi con il piccolo contro la mamma,
quando gli aveva fatto comodo.
Era stato lui a starmi accanto, sempre; era stato lui ad
avvertire i primi calcetti e a condividere con me quella goia mentre mi
baciava al ritorno da Brighton; ed
era stato sempre lui, la sera precedente, a preoccuparsi di
schiacchiare il pancione e fare uno sforzo immane per sovrastarmi,
reggendosi soltanto con le mani intrecciate alle mie. E tutto
perchè non era ancora sazio di coccole e baci.
Di colpo, mi resi conto che Ricky, nemmeno dopo avermi proposto di
seguirlo in Germania, aveva provato ad avvicinarsi al bambino. Lo aveva
nominato più volte, rendendomi partecipe del fatto che lo
avesse finalmente accettato, ma non si era mai azzardato a toccarmi il
ventre o anche solo a guardarlo come lo guardava Ethan.
" Ma quanto mi trovi bello da uno a cento?"
Furono le sue parole a distrarmi, facendomi rendere bruscamente conto
del fatto che lo stessi fissando da chissà quanto tempo.
Sentii le guance andarmi in fiamme, ma optai per la verità.
" Al limite dell'immaginabile" sussurrai, credendoci davvero,
profondamente intenerita dai pensieri che mi avevano attraversato la
mente fino a qualche istante prima. Ethan non mi aveva perso di vista
nemmeno per un minuto in quei mesi, e si era preso di cura di me e del
piccoletto come se fosse stata la cosa più naturale al
mondo, come se ci considerasse entrambi suoi.
Quel pensiero mi fece tremare, e non di timore o paura, ma di
desiderio..perchè sarebbe stato troppo bello se le cose
fossero andate diversamente.
Ma avevo elaborato una mia teoria sin dall'inizio, secondo la quale il
concepimento doveva essere avvenuto qualche giorno prima del compleanno
di Ricky. Quando lui era tornato a casa dall'ospedale molto
più turbato e provato del solito, mi aveva raccontanto di
aver assistito all'ingiusta morte di un bambino malato di cancro al
piloro, e per dimenticare quella terribile scena che era stato
costretto a vedere, mi aveva presa tra le braccia e portata in camera
da letto, prima ancora che potessi provare a consolarlo con le parole.
Quella era stata l'unica volta che mi aveva amato con foga e
intensità sconosciute, quasi in modo disperato, era fuori di
sè per lo sgomento e il desiderio di dimenticare quegli
occhi che si erano chiusi per sempre proprio dinanzi a lui, e in
quell'occasione dovevamo aver persino dimenticato le solite
precauzioni. Ero certa che anche lui fosse d'accordo nell'attribuire la
colpa o il merito di tutto a quella notte. Non poteva essere andata
diversamente...e anche se era vero che pochi giorni dopo avevo fatto
l'amore con Ethan, da ubriaca, non potevo pensare di essere rimasta
incinta allora, perchè non ricordavo nemmeno come avessi
fatto a finire nuda su quel tavolo, e se pure al'inizio, per un folle
istante, avevo ipotizzato che potesse essere andata così, mi
ero convinta di aver pensato una sciocchezza ancor prima di darrmi il
tempo di formulare un pensiero vero e proprio, dal momento che nemmeno
lui era stato minimamente sfiorato dal dubbio che il mio bambino
potesse essere il nostro bambino. Forse Ethan ricordava più
di me di quella notte, e aveva potuto escludere con certezza di essere
il padre della creatura che mi portavo dentro.
Che si comportava come se lo fosse, era tutto un altro paio di maniche.
"Mhm..ma come siamo generose stamattina" la sua voce ancora roca e
assonnata, e tremendamente sexy, mi riportò nel mondo reale.
Ah già! Gli avevo appena confessato che lo trovavo bello al
limite dell'immaginabile...
" Sì, e sei anche dolce, testardo, protettivo, rompiscatole,
divertente, scansafatiche e" continuai l'elenco, di colpo bramosa di
fargli capire quanto mi piacesse quel mix che avevo appena descritto
" Speciale" sussurrai alla fine, mentre le sue mani si intrufolavano
sotto la maglietta del mio pigiama, strigendomi i fianchi, per poi
risalire sempre più sulla mia schiena, fino al gancio del
reggiseno
" E pervertito!" esclamai piccata, facendo in modo che quelle dita
tornassero al proprio posto... anche se adoravo che lui mi provocasse
in modo sempre più sfacciato.
Mi voleva, e quella sola consapevolezza era in grado di farmi volare
verso mondi sconosciuti. Mi voleva anche se assomigliavo di
più a una balena in quegli ultimi tempi, e per me
significava molto.
" E' soltanto colpa tua se mi vengono questi istinti irrefrenabili. Mi
è praticamente impossibile resisterti, Em"
" Devo crederti?" un sussurro strozzato, il cuore ridotto a cera
sciolta e bollente.
Non mi sarei mai abituata a certe parole, e certi sguardi mi avrebbero
sempre bruciato viva. Però sì, dovevo
decisamente credergli a giudicare da come mi guardava e come mi
stringeva a sè.
Con le labbra curvate in un sorriso sghembo, si alzò dal
divano, e subito dopo, ancora a torso nudo e con i jeans addosso, si
chinò su di me.
" Buongiorno piccola" mi baciò l'angolo delle labbra
" E buongiorno piccolo" sussurrò, baciandomi il ventre
Dio, potevo morire felice in quell'esatto istante. Ma se fosse
successo, mi sarei persa l'amore della mia vita, che poggiava la testa
sul mio grembo, abbracciando il pancione. E non avrei voluto perdermi
una scena tanto tenera per niente al mondo.
"Sembri tu il bambino" sussurrai, le mani intente a scompigliargli i
ricci. Non riuscivo a vederlo in quella posizione senza intenerirmi.
" Adesso ti faccio vedere io chi è il bambino" di tutta
risposta, mi prese il viso tra le mani, e mi specchiai per un attimo
nei suoi occhi verdi e ardenti, prima di ritrovarmi le sue labbra sulle
mie. Mi baciò intensamente, mozzandomi il respiro. E quando
ci staccammo, tornò nella stessa e identica posizione di
prima, facendomi chiaramente capire che quello scatto improvviso di
virilità non era stato altro che una scusa bella e buona per
potermi baciare sul serio.
Fu il campanello a interrompere il nostro idillio, constringendomi al
alzarmi per andare ad aprire, mentre lui indossava velocemente la
maglietta. Per fortuna che avevo avuto il buon senso di mettermi il
pigiama prima di addormentarmi con lui sul divano, altrimenti in quel
momento mi sarei ritrovata in accappatoio, slacciato per giunta.
" Ma chi è a quest'ora?" prima di aprire rivolsi lo sguardo
all'orologio appeso alla parete, rendendomi finalmente conto di essere
in mostruoso ritardo.
" Colazione preferita per la mia ragazza preferita!" Ricky era in piedi
sulla soglia, e reggeva un sacchetto, il sorriso smagliante e gli
occhiali da sole sulla testa. Sorriso che scomparve non appena
notò la presenza di Ethan dall'altra parte della stanza.
" Che cazzo ci fa lui qui?" sì..la raffinatezza fatta
persona "è venuto a prendermi per accompagnarmi a
scuola in macchina, viste le mie condizioni" improvvisai di sana
pianta, portandomi una mano sul ventre "solo che mi sono svegliata
tardi, e sono ancora in pigiama" continuai, cercando di dare una
spiegazione credibile per il mio abbigliamento. Fortuna che Ethan era
ormai del tutto vestito.
" E non potevi chiamare me?" per poco non scoppai a ridergli in
faccia..davvero non si rendeva conto?
" Ricky, sei tornato ieri da Amburgo dopo averci trascorso sei
mesi, e nel frattempo tra noi è definitivamente finita" che
si aspettava? che gli sarei caduta ai piedi?
" Non è finita. Io ti amo ancora, e muoio dalla voglia di
potertelo dimostrare.
Visto che la colazione è saltata.. facciamo che ti passo a
prendere e pranziamo insieme?" domandò, lanciando sguardi
omidici a Ethan
"Sono impegnata a scuola anche nel pomeriggio..mangerò
lì" "Stasera?" continuò imperterrito "ho
già appuntamento con un'amica"
" Okay, ma sappi che domani non mi scappi" mi fece l'occhiolino, mi
consegnò la colazione e sparì nelle scale, senza
lasciarmi il tempo di replicare.
Alzai gli occhi al cielo, più infastida che lusingata dalle
sue attenzioni, e mi portai istintivamente una mano sul pancione,
pensando che ancora una volta, quel gran cretino di Ricky non l'aveva
nemmeno lontamente considerato.
Ma a quel punto mi sentii avvolgere da un paio di braccia che conoscevo
ormai troppo bene, e mi rilassai completamente, abbandonandomi a lui.
" Mi guardava come se volesse gonfiarmi di botte"
" Nemmeno tu lo guardavi in modo tanto amichevole" lo provocai, e lui
ridacchiò
" Lo guardavo così perchè sono terribilmente
geloso" sussurrò,
le sue mani sulle mie, a loro volta poggiate sul pancione, e le sue
labbra prossime al mio collo
" Non ne hai motivo" lo rassicurai, e lo sentii sorridere
spontaneamente sulla mia gola.
"
Devo crederti?" domandò, utilizzando le stesse parole e lo
stesso tono di voce che avevo utilizzato io poco prima. Di tutta
risposta, mi voltai per averlo di fronte, e senza darmi il tempo di
pensarci due volte, mi impossessai delle sue labbra, lambendole in un
dolcissimo e al tempo stesso bramatissimo bacio. Gli allacciai
automaticamente le braccia al collo, mentre la mia bocca si muoveva in
sintonia con la sua, donandomi ancora una volta un assaggio di paradiso.
" Non-non credo di aver afferrato bene il concetto" sussurrò
quando ci fummo staccati, gli occhi fissi sulle mie labbra
già gonfie dei suoi baci
" Non ci provare casanova" lo rabbonii, sottraendomi controvoglia ad
altri contatti di quel genere, che mi avrebbero fatto seriamente
impazzire prima o poi. A quel punto Ethan provò a cattuare
di nuovo le mie labbra con un sorriso birichino e impertinente dipinto
in faccia, e un pericoloso luccichio negli occhi, e anche se mi sarei
volentieri mangiata le mani per quello che stavo per fare, lo frenai in
tempo, allontanando delicatamente il mio viso dal suo, con una carezza.
Lui si spinse di più con la guancia contro la mia mano.. e
il mio palmo e ogni altra restante parte del mio corpo, divenne
immediatamente incandescente.
Dio..mi faceva quell'effetto ogni volta che mi sfiorava, anche se
sospettavo che con il trascorrere dei giorni quell'effetto si
amplificasse in modo esponenziale, probabilmente in modo direttamente
proporzionale al livello del mio innamoramento. Ethan Harrow era in
grado di stordirmi come nessun'altro, al punto tale da farmi utilizzare
ben due paragoni di tipo matematico nella stessa frase!
Quella era l'ulteriore conferma che lui fosse capace di farmi vedere il
mondo da tutte le prospettive possibili, e mi piaceva, mi piaceva da
impazzire, impazzire per lui.
Improvvisamente, avvertii le sue mani sulle mie ancora intente ad
esplorargli il viso; e meno di un istante dopo la situazione si
ribaltò completamente. Mi prese entrambe le mani e le
intrecciò con le sue, legate palmo contro palmo e lasciate
penzoloni all'altezza dei fianchi, mentre le sue labbra mi solleticano
il viso, schiudendosi sulla fronte, sulle tempie, sulla rughetta tra
gli occhi, sul naso, sulle guance, tra il naso e la bocca, sul mento,
sulla mascella, e poi di nuovo da capo, in una lenta, interminabile e
meravigliosa tortura. Avendo le mani saldamente intrecciate alle mie,
non riusciva a toccarmi in nessun modo tranne che con le labbra,
riempendomi di baci su tutto il viso, ovunque gli capitasse, e
regalandomi ogni volta sensazioni nuove e sconvolgenti.
Che può esserci di così perfetto in un ragazzo
che nel momento meno opportuno di tutti, per esempio alle otto di
mattina, quando sei già pericolamente in ritardo con la
tabella di marcia, ti blocca in mezzo alla stanza, e percorre il tuo
viso con le labbra, schiudendole di continuo per baciarti su tutto il
viso, mentre tiene entrambe le mani saldamente intrecciate alle tue,
sussurrandoti in quel modo tante di quelle cose da mandarti il cervello
in tilt e il cuore in iperventilazione? Ve lo dico io cosa
c'è di perfetto in tutto questo: semplicemente tutto.
A volte stentavo ancora a credere che stesse succedendo proprio a
me..che avevo fatto per meritarmi l'amore di quel ragazzo?
E come era ontologicamente possibile che fossi innamorata pazza persino
dei suoi difetti?
' Dio..Harrow, che cosa sei in grado di farmi!' pensai tra me e me,
godendomi ognuno di quei venti, trenta, quaranta, cinquanta baci.
" Ethan...ti prego" lo implorai, visto che non accennava a smettere, e
io stavo rischiando di sciogliermi come neve al sole con il suo tocco e
il suo respiro sul viso.
" Che c'è?" domandò "siamo in ritardo" gli feci
presente, senza però lasciargli le mani; e a quel punto
anche lui sembrò ritornare in sè "allora vado..ci
sentiamo più tardi?" ebbi soltanto la forza di annuire,
mentre lui si allontanava da me, e io già ne sentivo la
mancanza. Sentii la porta chiudersi, e mi concessi un ampio sorriso, un
attimo prima di sussultare avvertendo un rapidissimo e dolcissimo bacio
sul pancione.
Mi chiesi come fosse riuscito ad affezionarsi così in fretta
al bambino, e poi mi resi conto ancora una volta che lui l'aveva
letteralmente visto formarsi, e poi crescere giorno dopo giorno dentro
me, e aveva già imparato a volergli bene. Lo coccolava
continuamente, anche troppo, e il semplice fatto che lo facesse
così spontaneamente, mi fece allargare il cuore.
" Guarda che se continui così, anche io divento gelosa!" lo
avvisai; e a quelle parole lo vidi tornare indietro per baciarmi sulla
bocca con tenera passione, prima di andarsene davvero, lasciandomi
lì, incantata.
Ci eravamo baciati quattro volte in poco più di mezz'ora.
Forse il nostro rapporto stava davvero saltando al gradino
più alto, ma non avevo alcuna paura di cadere,
perchè lui sarebbe stato pronto a prendermi al volo.
BUONSALVEEE :)
Non chiedetemi come, ma tra tutti gli impegni, le ansie e
le nostalgie di questi ultimi giorni di scuola, sono riuscita a
pubblicare lo stesso..segno è che questa storia per me
è veramente importante :DD
Perciò, dai, che vi costa? Lasciamemi una piccola recensione
per dirmi cosa ne pensate. Mi rendereste davvero felice ;)
Ovviamente devo scappare come sempre, non prima però di
avervi lasciato uno spoiler del prossimo capitolo, che
arriverà regolarmente domenica prossima se tutto
procederà senza intoppi, e non prima di aver sinceramente
ringraziato coloro che hanno inserito questa storia in una qualsiasi
lista, e anche chiunque l'abbia solo letta.
Un ringraziamento speciale va alle mie recensitrici
affezionate ♥♥♥ (spero che questa
parole esista e in caso contrario, perdonatemi, ma il senso della frase
non cambia: grazie con
tutto il cuore)
*************
Eravamo
alle solite, non era cambiato nulla: era tornato promettendomi un
futuro insieme in Germania, come una famiglia, ma continuava a volere
me e basta, e quel vestito così sexy ne era la dimostrazione
più eclatante. Che si era messo in testa? Che voleva
davvero, da me?
Per la prima volta in quasi sette mesi, pensai che nella sua testa si
fosse innescato un meccanismo malato che avrebbe potuto portarlo a dire
e promettere anche le cose più assurde, quelle che pensava
che io volessi sentire, pur di non perdermi, o meglio ancora, pur di
non permettere a Ethan di starmi accanto.
Forse
non si rendeva conto che io desideravo esattamente quello, o forse se
ne rendeva conto troppo bene.
*************
Recensiteeeeeeeeee <3<3<3<3 A presto! ;)
|
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Capitolo 29 *** Avviso ***
AVVISO
Buonsalveeeeeeee!
Come state? E' iniziata per voi l'estate? :) Per me purtroppo ancora
no..come alcune di voi sanno già, quest'anno ho la
maturità Oddio, sarebbe più corretto dire 'tra
pochi giorni ho la maturità', ma così mi viene
un'ansia assurda, quindi evitiamo. In ogni caso, come è
normale che sia, sto praticamente impazzendo, e ne avrò fino
ai primi di luglio; motivo per cui non riuscirò ad
aggiornare la storia fino ad allora.
Mi scuso per il disagio, ma questo è il momento di pensare a
studiare, per quanto la cosa non mi entisiasmi affatto.
Non preoccupatevi, perchè non ho alcuna intenzione di
abbondare Emma, Ethan, Ricky e company al loro destino;
tornerò...datemi soltanto quindici giorni. Giusto il tempo
di lasciarmi divorare dall'ansia e dal nervosisimo, e pure dalla
malinconia, che inevitabilmente questi maledetti esami provocano, e poi
sarò di nuovo attiva su Epf.
Nel frattempo, per cercare di farmi perdonare, vi annuncio che sul mio
profilo troverete una nuova one-shot, che ho scritto qualche giorno
fa...sì, invece di studiare, mi sono persa in ragionamenti e
riflessioni su questo periodo che sto vivendo, e che ho fedelmente
riportato in 'dal diario di una maturanda'. Già dal titolo
si intuisce ogni cosa, vero?
Si tratta di pensieri assolutamente personali, ma che al tempo stesso,
penso siano compatibili con quelli di chiunque tra pochi giorni si
ritroverà a dover sostenere l'esame. Mi farebbe davvero
piacere se la leggeste, vi sentirei più viciniiii ahahhaha
<3 No, davvero, aspetto soltanto di sapere cosa ne pensate...se
ci siete già passati e mi tranquilizzerete dicendo che nella
vita esiste di molto peggio, o se invece siete più piccoli
di me e proverete a capire come ci si sente sotto esame, letteralmente.
O perlomeno come mi sento io.
Basta chiacchiere, devo andare a riperete Pirandello e Svevo, quindi
scappo.
Grazie per aver letto, grazie se passerete a leggere le contrastanti
emozioni di una maturanda, e grazie per tutte le recensioni, i
commenti, gli incoraggiamenti che mi avete lasciato fino ad adesso
<3<3<3<3
Emma e Ethan vi danno appuntamento a luglio!
Un bacione, e a prestoooooooo <3<3<3
(sempre se ne uscirò viva!)
|
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Capitolo 30 *** Capitolo ventinove ***
EMMA
La
mattinata a scuola trascorse tranquilla, fino a quando Brown non venne
a chiamarmi nel bel mezzo della spiegazione degli 'aggettivi
dimostrativi' in terza.
Uscii dalla classe, scusandomi con la Frassati, e segui il bidello fino
al cancello dell'edificio scolastico. La fuorì mi aspettava
un
fattorino, che prima che potessi anche solo spendere tempo per pensare
a cosa mai volesse da me o cosa avesse da consegnarmi, mi chiese
conferma dell'indentità e mi fece firmare una ricevuta,
prima di
sparire all'interno del furgocino, e fare capolino qualche secondo
dopo. Il suo corpo da omaccione quasi completamente coperto da un mazzo
spropositamente grande di rose rosse.
Impreparata
a un'uscita del genere, lo presi tra le braccia, inebriandomi le narici
di quel profumo così fresco, cercando in tutti i
modi di non star avvertendo un vero e proprio senso di inspiegabile
soffocamento.
Rientrai
a scuola, sotto lo sguardo curioso del mio bidello preferito,
e mi
rifugiai per qualche minuto nella sua stanzetta personale (dove teneva
pure la macchinetta del caffè), mi liberai di tutte
quelle
rose posandole sulla sua scrivania. Non sapevo bene che
pensare
di quel gesto così inaspettato e dolce, ma ero abbastanza
sveglia da accorgermi perfettamente di non star reagendo nel modo in
cui lui avrebbe sperato reagissi.
Trovai
un bigliettino bianco tra tutto quel rosso acceso, e la mia espressione
non mutò di una virgola. Ricky non mi faceva più
nessun
effetto, e quella ne era la conferma più eclatante.
'
So bene che non le conterai perchè odi la matematica,
perciò ti informo che sono centottantatre, il numero dei
giorni
che siamo stati lontani. Pensaci Emma, ti prego. Ricky '
Va
bene, aveva fatto una cosa dolce, lo ammetto, ma invece di telefonargli
per ringraziarlo o provare l'irrefrenabile impulso di buttarmi tra le
sue braccia, me ne stavo lì a guardare quelle rose con le
labbra
curvate in un sorriso tirato, troppo innamorata di un altro anche solo
per pensarci, come mi aveva chiesto lui.
In
quel momento mi resi conto che se fosse stato Ethan ad avermi mandato
un mazzo di rose rosse a scuola, sarei corsa di lui correndo,
infischiandomene di tutto il resto, e gli avrei giurato amore eterno.
Quindi
no: non sono d'accordo con chi dice che i gesti eclatanti non servono a
nulla, perchè è quasi impossibile restare
impassibili di
fronte a dimostrazioni d'amore così, a patto però
che si
ami incodizionatamente l'autore di tali irresistibili follie.
Altrimenti non servono a nulla.
Con
un'espressione che era un misto tra il meravigliato e lo spaesato,
ritornai in classe, e soltanto alla fine dell'orario scolastico andai a
prendermi le rose, e rischiai di inciampare più volte per
strada
a causa di quell'ingombro. Persino in una metropoli
così varia e multietnica come Londra, non doveva capitare
tutti
i giorni di vedere camminare per strada, in pieno centro, una ragazza
con tanto di enorme pancione ed enormissimo boquet correlati;
mi
sentivo gli occhi di tutti addosso, motivo per cui tentai di affrettare
il passo, senza perdermi ad amminare il distretto di Westminster come
facevo praticamente tutti i giorni.
Avanzai
a passo spedito, diretta verso uno dei take away che preferivo, i cui
preparati avrei successivamente portato all'Old London per mangiarli
con Ethan, e soltanto dopo averlo superato, mi accorsi di un barbone,
che avevo notato in quello stesso posto anche diversi giorni prima.
A
quel punto feci qualche passo indietro, annusai di nuovo le rose, e poi
agii d'istinto.
"
Sono sicura che siano fresche di giornata, perciò ne
appofitti e
vada nei pressi di un grande magazzino, di una scuola, o di Buckingham
Palace, e le venda una ad una ai turisti, i ragazzi, ai mariti e agli
innamorati" dissi, posandogli tutto il mazzo accanto e godendomi per un
secondo quell'espressione di pura contentezza, e quella luce di
gratitudine che attraversò gli occhi di quell'uomo. Poi
scappai,
tirando dritto per la mia strada, con la consapevolezza di aver
apprezzato il gesto di Ricky, ma felice più che altro
perchè grazie a lui forse avevo aiutato un pover'uomo a
portare
un bel regalo ai propri figli, se ne aveva.
Io
che me ne facevo di tutte quelle rose? Non sarebbero mai riuscite a
mettere in discussione ciò che provavo per Ethan Harrow.
Una
mezzoretta più tardi, oltrepassai la soglia
dell'Old
London con un vassoio colmo di pietanze fumanti tra le mani.
" Non mi dire che sei chinato sui libri per tua spontanea iniziativa!"
lo presi in giro, avvicinandomi per poggiare il cibo sull'altro tavolino
" Ogni tanto i miracoli accadono" e le sue labbra si aprirono in un
caloroso sorriso uccidi-tutti-i-neuroni
" E tu? Non avevi una riunione che vi avrebbe tenuta impegnata tutto il
pomeriggio?" mi provocò, senza smettere di mandarmi in tilt
con
quell'irresistibile sorriso
" Ogni tanto le bugie si dicono" gli feci eco "a fin di bene" aggiunsi
un attimo dopo, ricordandomi ciò che avevo detto a Ricky per
dissuaderlo dall'idea di pranzare insieme
" Speravo tanto che fosse una bugia" confessò con un
sospiro, e
l'attimo dopo mi baciò l'angolo delle labbra mozzandomi il
respiro.
" Comunque sì, i miracoli ogni tanto accadono...altrimenti
non
ti avrei mai incontrato" sussurrai, quando recuperammo un po' di
distanza
" Addirittura un miracolo?! Ma quanto ero importante per te, eh?" mi
guardava dritto negli occhi
" Molto" ammisi "molto più del dicibile" ..avrei dato tutto
anche solo per poter avvertire per un perfettissimo istante le sue
braccia stringermi forte
" E adesso?" ..ma ci faceva o ci era? Non poteva non accorgersi che lo
amavo alla follia!
" Anche adesso sei importante. Tanto importante"
" E tu lo sei per me" ribattè convinto, gli occhi ancora
fissi nei miei, ardenti di desiderio
" Per qualche motivo..lo avevo intuito" sussurrai a corto di fiato,
sorridendogli con le guance rosse rosse
" Mmh..ma davvero?" mi afferrò la vita con una presa
delicata ma decisa. Annuii soltanto, inerme tra le sue braccia.
" E da cosa lo avresti intuito?" continuò, il mio pancione
ci impediva di far combaciare completamente i nostri corpi
" Da questo?" si chinò su di me, solleticandomi il collo con
le labbra
" O da questo?" risalì lasciandomi una scia di baci, fino a
raggiungere il mento, e poi la bocca.
Fu un bacio dolce e fugace, ma mi fece vibrare lo stesso ogni
terminazione nervosa. Dio, mi sentivo come se fossi diventata di
gelatina...
" Soprattutto da questo" sussurrai, prendendogli le mani tra le mie e
portandole all'altezza del mio pancione.
Ethan mi regalò il più bello dei sorrisi,
confermandomi
in quel modo di aver fatto centro. Le sue carezze in quella particolare
parte del corpo, mi avevano fatto capire quanto lui tenesse a me
più di ogni altra cosa.
" E' stato bravo Harry stamattina?" domandò, senza smettere
di accarezzare, spupazzare e baciare teneramente il pancione
" Chi scusa?" domandai divertita
" Devi seriamente cominciare a pensare a un nome per tuo figlio, Em"
sostenne, con un tono più serio. Sapevo bene che avesse
ragione.
" Ti piace Harry?" ancora quel sorriso impertinente e quel luccichio
negli occhi
" Io credo che gli starebbe bene, lo sai? Spero proprio che prenda
tutto di te e niente di quel cretino patentato.
Sarebbe bello se avesse gli stessi tuoi occhi, le tue sopracciglia, il
tuo naso, le tue labbra, il tuo mento, le tue dita, i tuoi capelli.."
Non potevo resistere a tanta dolcezza, no..non potevo, non ci riuscivo.
Santissimo Ethan Harrow!
" Tra poco lo scopriremo come saranno i suoi occhi" di colpo,
realizzai, e a quel punto non riuscii a evitare di agitarmi per il
parto.
Lui se ne accorse all'istante "che c'è? che stai pensando?"
domandò, le sopracciglia aggrottate e tanta dolcezza nella
voce,
le mani a carezzarmi una guancia
" Ho sentito dire in giro che il parto in sè per
sè non
è esattamente uno dei momenti più felici della
vita di
una donna" commentai ironica
" Non migliorebbe nemmeno se il qui presente Ethan Harrow ti tenesse
compagnia stringendoti la mano e rassicurandoti?"
" Non diamoci troppe aria adesso, signor qui presente!" lo presi in
giro, di nuovo rilassata, e lui mi guardò con un cipiglio
alzato. Dio, l'avrei baciato fino a consumarlo tutto.
" Non hai risposto alla mia domanda, piccola" mi provocò a
sua
volta, facendosi ancora più vicino di quanto non fosse.
Alzai gli occhi al cielo " Sì, migliorebbe..ma penso proprio
che
come ogni comune mortale finirai per scappare a gambe levate non appena
mi si apriranno le acque"
" Invece io voglio starti accanto" insistette, cocciuto come un mulo, e
tenerissimo
" Aspetterai me e Harry all'uscita della sala operatoria, ma
andrà bene lo stesso" sì, mi sarebbe andata
più
che bene se le cose fossero andate così.
" Chi scusa?" mi riprese, il sorriso che gli andava da un orecchio
all'altro
" Stavo provando come suonava" mi giustificai, rendendomi
conto di aver chiamato il bambino con lo stesso nome con il quale lui
lo aveva chiamato poco prima
" Io dico che vedrò Harry ancora prima di te. Scommettiamo?"
mi sfidò, aveva tutta l'aria di essere uno felice
" Cosa?" domandai, mal fingendo disinteresse
" Una valanga di baci" propose, audace come al solito
" Quelli li vinceresti ogni volta che sorridi" mi lasciai scappare, e
prima che potessi arrossire o farneticare qualcos'altro, mi
attirò a sè, si mise seduto e mi fece spazio tra
le sue
ginocchia.
Ero sicura di pesare un po' troppo, ma a lui pareva non fare
nè
caldo, nè freddo. Si limitò ad avvolgermi le
braccia
intorno al corpo e baciarmi sulle labbra con tenera passione.
" Pensiamo dopo alla scommessa" disse tra un bacio e l'altro
" E anche al pranzo?" ..non era la prima volta che finivamo per
saltarlo, per un motivo o per un altro
" No quello no, altrimenti Harry brontola" e mi baciò di
nuovo, a lungo, in perfetto contrasto con quelle parole
" Penso che brontoli di più il tuo stomaco" lo presi in
giro,
poggiandogli le mani sul petto per mettere fine a quei baci, ovviamente
controvoglia.
Era un mangione..divorava qualunque cosa gli capitasse a tiro. E
nemmeno io scherzavo sotto quel punto di vista.
" Tu sei perfetta per me" e così, con quattro parole, fece
fare capriole al mio cuore.
Dopo aver pranzato, trascorremmo il pomeriggio a studiare, e a
baciarci. Forse più a baciarci che a studiare, e Dio..fu una
bellissima giornata.
Circa quarantotto ore dopo, il venerdì sera, aspettavo che
Ricky passasse a prendermi.
Avevamo un appuntamento, ma l'unica ragione per la quale avevo
accettato di vederlo andava attribuito al fatto che volessi mettere in
chiaro le cose tra di noi, e quella volta in modo definitivo. Qualche
giorno prima lui mi aveva detto che avrebbe atteso fino al
venerdì sussessivo per una risposta alla sua proposta, e
anche
se avevo deciso che avrei detto di no praticamente all'istante, gli
avevo promesso che ci avrei pensato su, e lo avevo fatto in quei due
giorni, ci avevo pensato davvero, finendo soltanto per trovare conferma
alla decisione che avevo già preso.
A nulla erano valsi i suoi tentativi di sciogliermi il cuore con gesti
eclatanti come il mazzo di rose, lo striscione che avevo trovato appeso
alla finestra di quello che era stato il nostro appartamento, la
seconda e la terza colazione che mi aveva fatto recapitare a casa, e
persino il vestito scintillante e attillatissimo con tanto di pochette
che mi ero ritrovata a ritirare dalle mani di uno stupito fattorino.
Era bello quel vestito, non potevo negarlo, e nel bigliettino allegato
c'era scritto che gli sarebbe piaciuto se lo avessi indossato quando ci
fossimo incontrati per decidere della nostra sorte..ma non avrei potuto
farlo nemmeno volendo. Mi ero accorta che non mi sarebbe
entrato senza nemmeno provare a misurarlo..dubitavo fortemente che mi
sarebbe entrato persino se non fossi stata incinta.
Ma dove ce l'aveva la testa? Cos'è..si era addirittura
dimenticato che aspettassi un bambino?
Che non lo mai aveva considerato più di tanto era un dato di
fatto, ma addirittura comprarmi un vestito del genere, spudoratamente
corto e stretto per quelle che erano le mie forme in quei mesi
particolari...non capivo, non capivo proprio come avesse fatto a fare
una cazzata del genere. Non me l'ero presa per l'abito in sè
per
sè, che tra l'altro doveva pure essergli costato una piccola
fortuna, quanto per il fatto che aveva dimostrato pur se non
intenzionalmente, il suo totale disinteresse nei confronti della
creatura che mi portavo dentro.
Eravamo alle solite, non era cambiato nulla: era tornato promettendomi
un futuro insieme in Germania, come una famiglia, ma continuava a
volere me e basta, e quel vestito così sexy ne era la
dimostrazione più eclatante. Che si era messo in testa? Che
voleva davvero, da me? Per la prima volta in quasi sette mesi, pensai
che nella sua testa si fosse innescato un meccanismo malato che avrebbe
potuto portarlo a dire, e a promettere anche le cose
più assurde,
quelle che pensava che io volessi sentire, pur di non perdermi, o
meglio ancora, pur di non permettere a Ethan di starmi accanto.
Forse non si rendeva conto che io desideravo esattamente quello, o
forse se ne rendeva conto troppo bene.
In ogni caso, avevo risposto il vestito nella scatola e mi ero
rimpromessa di riportarglielo, spiegandogli le mie motivazioni e
pregandolo di riportarlo al negozio e magari scambiarlo con qualcosa
che avrebbe preso per se: non sarebbero stati i suoi regali a farmi
vacillare. Poco ma sicuro, sapevo ciò che volevo, e non ero
disposta a rinunciare al ragazzo che mi aveva rubato cuore e anima a
soli sedici anni nel modo più puro possibile, senza nemmeno
sfiorarmi fisicamente, travolgendomi solo emotivamente.
Io..non sarei mai
più riuscita a provare lo stesso per qualcun'altro, e con
Ricky..sì, ero stata bene, avevo trovato la mia
stabilità, ma avevo scoperto che mi piaceva molto di
più
quel senso di vertigine permanente che avevo sentito per la primissima
volta quando Ethan mi aveva stretto forte a sè.
Avevo realizzato di essermi accontentata, in un certo senso, della
tranquillità e della dolcezza che mi aveva offerto Ricky,
perchè ancora non sapevo cosa significasse voler scomparire
tra
le braccia di qualcuno...a sedici anni, lo avevo immaginato,
lo
avevo disperatamente agognato, ma non mi ero mai potuta confrontare con
la realtà. E invece, dopo aver provato sulla mia pelle cosa
vuol dire annegare in
un paio di occhi, rischiare di svenire per un certo sorriso, e tremare
tutta dal desiderio di essere di qualcuno nel senso più
carnale
del termine, non ero disposta ad accontentarmi di niente di meno.
Volevo Ethan e basta, e la cosa più bella, incredibile,
meravigliosa, e figa di tutte, era che anche lui mi voleva.
E avevo
capito che non c'era storia quando mentre tenevo lo sguardo fisso
sullo striscione che Ricky mi aveva dedicato, e mi era arrivato un
banalissimo messaggio da parte sua, io mi ero ritrovata a
sorridere
come una deficiente al cellulare, non alla dichiarazione d'amore.
'Rossa o blu?' era quello il contenuto del messaggio al quale Ethan
aveva allegato una foto di una macchina in miniatura che aveva
intenzione di comprare per il compleanno di un cuginetto.
Io gli avevo risposto semplicemente 'rossa' con il cuore a mille, molto
più presa dal giocattolo che dallo striscione sopra la mia
testa, e lui un attimo dopo mi aveva scritto 'approvato'. Il giorno
dopo l'avevamo incartata insieme, e aveva addirittura insistito
perchè lo accompagnassi alla festa...mi aveva detto che non
vedeva la sua famiglia da un po', che aveva trascorso insieme a loro il
giorno di Natale, e che era stato invitato al compleanno, ma che non
aveva molta voglia di prendervi parte. Sapevo che la rottura della band
e il suo isolarsi dal resto del mondo rifugiandosi all'Old London,
avesse influito anche nel rapporto con la sua famiglia, e mi dispiaceva
un sacco, anche se mi pareva che da Natale a maggio le cose fossero
migliorate parecchio..almeno il rapporto con sua madre era tornato
quello di una volta, e lui diceva che era merito mio, anche se
sinceramente non capivo perchè.
Comunque non lo avevo accompagnato alla festa..visto il pancione
piuttosto evidente, mi sarei sentita un po' in imbarazzo, e avrei messo
anche lui in una scomoda posizione..anche se ero più che
sicura
che sua madre, e tutta la famiglia, magari gentilmente informati anche
da zia Meg, sapessero tutto di me.
Mi stavo ancora crogiolando nel momento in cui Ethan mi aveva chiamato
alla fine della festa, e mi aveva tenuto al telefono per ore,
raccontandomi di quanto suo cugino avesse apprezzato il suo regalo, e
lo avesse costretto a giocare con lui per tutto il tempo, parlandogli
di qualunque cosa gli passasse per la testa con la
spontaneità
tipica di un bambino, e impicciandosi dei fatti suoi, chiedendogli
persino se avesse una ragazza da portare in auto come credeva di poter
fare lui con una sua amichetta speciale. E con un filo di voce, Ethan
mi aveva detto di avergli risposto di sì: anche lui ce
l'aveva
un'amichetta speciale.
Stavo ancora pensando a quelle parole che mi avevano fatto sciogliere
il cuore più di qualunque altra cosa che a giorni Ricky
sarebbe
arrivato a scrivere persino dei muri, quando il mio ex ragazzo
arrivò, e uscimmo insieme come gli avevo promesso.
Durante il
viaggio in macchina gli spiegai del vestito, e pur restandoci un po'
male, alla fine lui acconsentì a portarlo indietro; poi, non
appena giungemmo al ristorante e prendemmo posto, non riuscii
più a reggere quelle conversazioni che avevano il solo scopo
di
farci perdere tempo, e gli dissi chiaramente che non sarei partita con
lui.
" Sei sicura? Ci hai pensato bene?" lo sguardo di colpo vitreo, e il
tono più voce freddo, spaventato, minaccioso..non sapevo
definirlo nemmeno io
" Ci ho pensato..e la mia risposta è no" ribadii, convinta
" Non vuoi venire con me?" "no" sussurrai, consapevole del fatto che
non sarei mai riuscita a staccarmi da lui sul serio
" Aspetto tuo figlio e ovviamente tu avrai tutti i diritti su di
lui...ma non su di me" chiarii..non che non gli volessi più
bene, per me era stato importante, e tanto anche, però amavo
un'altra persona..il mio cuore era sempre appartenuto a Ethan Harrow,
ed ero io ad averlo capito troppo tardi. Era il destino ad averci
tenuti lontani per troppo tempo, ma noi eravamo fatti l'uno per
l'altra. A sedici anni lo avevo già intuito, poi avevo fatto
l'ipossibile per dimenticarmene, e pensavo pure di esserci riuscita, ma
mi erano bastati quegli occhi così belli e così
rari, e
quel sorriso così maledettamente dolce e impertinente, a
confondere pericolosamente la carte in tavola.
" Non mi interessa di questo bambino,ok? Io voglio solo sapere se tu mi
ami" sputò quasi con rabbia, accorgendosi un istante dopo
della
potenza e del significato delle proprie parole.
Avevo avuto ragione io: non aveva mai voluto il bambino, voleva me e
basta, me a tutti i costi, quasi come se fosse diventata una malattia,
ed era disposto a chissà quali follie per avermi, per
possedermi. Lui mi amava, di quello ne ero sicura, ma non era
più un amore sano, e prima o poi avrebbe potuto finire per
sfogarsi di tutti i sacrifici e le stupidaggini che aveva fatto per
tenermi con sè, proprio su Harry.
Già, Harry mi pareva proprio un bel nome per mio figlio.
" Scusami Ricky, io non avevo previsto nulla di tutto questo..ma no,
non ti amo"
" Non sei mai riuscita a dimenticarlo sul serio quell'uccellino
canterino da quattro soldi, vero?" alzò il tono di voce,
facendosi sentire dal resto del locale
" Lui ti ha rubato il cuore quando eri ancora una ragazzina, e ci hai
provato, hai provato ad accontentarti di un ragazzo normale come me
durante questi due anni, perchè dello sfigato non si sentiva
più nemmeno parlare..poi, di punto in bianco lo incontri
(e
ho finalmente capito dove vi siate visti per tutto questo tempo!) e
scopri
di non aver mai smesso di amarlo, non è così?
Non te lo hanno insegnato gli stupidi libri d'amore che ti leggi la
sera, che la tecnica del 'chiodo scaccia chiodo' non funziona mai?
Eh? Rispondimi! Non te lo hanno insegnato?...che stronza.."
" Non ho mai voluto prenderti in giro, e lo sai anche tu, ma se adesso
vuoi far finta di non crederci, sei libero di farlo"
"Fai buon viaggio, ok?" dissi soltanto, a testa alta, afferrando la
giaccia e scappando da quel posto e da lui. Mai come allora, ero
sicurissima di aver fatto la scelta giusta. Non avevamo più
nulla da dirci.
BUONSALVEEEE!!!
Eccomi ritornata :DDD
Gli esami sono fniti, e anche per me è ufficialmente
iniziata l'estate...che bellezza, non vedevo l'ora :DDDD
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi anticipo
già che tra una mezzoretta al massimo, andando a curiosare
sul mio profilo, troverete una nuova storia ;)
Poi volevo dirvi anche un'altra cosa: ho aperto un profilo instagram
per condividere le frasi e le citazioni tratte da questa storia, e
dalla nuova..quelle che ritengo siano più belle.
Perciò, se anche voi amate come me Emma e Ethan,
seguitemiiiiiiii :) Mi chiamo 'eppyeppy96' :DDD
Grazie come sempre per il vostro sostegno, un bacione, e a prestooooooo
<3<3<3
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Capitolo 31 *** Capitolo trenta ***
ETHAN
Il weekend del ventisette e ventotto maggio, è uno di quelli
che resteranno impressi a lungo nella mia memoria.
Quel
sabato mattina le presi di santa ragione..la mia unica e irrevocabile
colpa? Essermi innamorato di lei, averle sconvolto la vita e
travolto il cuore.
Quando
Emma oltrepassò la soglia dell'Old London, persino lo
stordimento e quel senso di nausea e malessere che avevo provato fino a
quel momento, lasciarono il posto a un sospiro di puro piacere.
Dio,
era bellissima! Per qualche strana e irrazionale ragione, i suoi occhi
nocciola risaltavano sul viso appena colorito dal tiepido sole
primaverile; le labbra erano piegate in un dolce e spontaneo sorriso, i
capelli le ricadevano lunghi e naturalmente mossi sulle spalle, fermati
sulla testa da un paio di occhiali da sole dalla montatura colorata,
che avevamo acquistato insieme a Soho soltanto qualche settimana prima.
Il
top che indossava era quasi dello stesso colore degli occhiali, un
modello piuttosto aderente che accarezzava tutte le sue forme,
lasciandole un filino di pancia scoperta. E poi portava i pantaloni
corti, le immancabili converse e una borsa a tracolla, molto
probabilmente piena di libri.
Se
non fosse stato per il pancione, meravigliosamente evidente, le avrei
dato davvero sedici anni; perchè aveva tutta l'aria di una
ragazzina appena sbocciata, e forse persino innamorata, e il fatto che
fosse pure in dolce attesa, la rendeva ai miei occhi l'immagine della
giovinezza, della freschezza, della primavera, della persona che avrei
voluto al mio fianco per il resto della vita.
Mi
persi talmente tanto in lei, che non mi accorsi nemmeno del fatto che
mi avesse raggiunto, e che il suo viso fosse pericolosamente vicino al
mio. Pericolosamente perchè, tempo due miseri istanti, e si
sarebbe accorta di tutto, di tutto quello che io avevo temporaneamente
rimosso dalla memoria semplicemente per guardarla entrare.
"
Non è niente" sussurrai a bassa voce, notando i suoi occhi
sbarrati
"
Non credo proprio" obiettò, prendendomi il viso tra le mani
per
poter osservare meglio il livido che sapevo di avere, e le lievi ferite
"
Non preoccuparti Em..va tutto bene" sussurrai ancora, lo sguardo fisso
nel suo
"
Ma che è successo?" domandò lei visibilmente
preoccupata,
era chinata su di me i suoi lunghi capelli mi solleticavano la gola
"
Sono caduto" bugia
"
Dove? Quando? Ti sei medicato?" ormai avevo imparato a conoscerla e
avevo capito che quando era agitata faceva domande a raffica
"
Non mi sono medicato, non credo ce ne sia bisogno" risposi volutamente
soltanto all'ultima della serie, ma lei sembrò non farci caso
"
Questo è quello che credi tu, superman" mi
apostrofò, e
io non riuscii a trattenere un sorriso, nonostante il labbro spaccato a
metà
"
Come mi hai chiamato?" domandai, afferrandola per i fianchi e facendola
sedere sulle mie ginocchia
"
Superman" disse soltanto, gli occhi nei miei, e il suo pancione a
contatto con il mio petto
"
Aspetta un secondo...ma il resto del corpo, sei tutto intero? Non ti fa
male nulla?" fece per alzarsi pensando di essermi di peso, ma io la
bloccai e le presi entrambe le mani tra le mie
"
E' tutto apposto, ma se vuoi controllare.." la provocai, impertinente
come al solito
Emma
arrossì di botto, e il mio sorriso si allargò
ancora di
più. Dio, che cosa le avrei fatto se non avessi temuto di
fare
del male al bambino!
Non
me fregava niente se quell'imbecille sarebbe venuto a menarmi di nuovo.
"
Questa è già la terza volta che mi tocca fare
l'infermiera..non ti pare di star esagerando?" se ne uscì,
tentando di cambiare argomento.
In
un baleno immagini di me, imbranato come un non so cosa, che cadevo
dalla scala sporcandomi di pittura il giorno dopo esseci conosciuti, e
di lei che mi ripuliva dolcemente il viso con un fazzoletto stando ben
attenta a non guardarmi negli occhi, attraversarono la mia mente. E poi
rividi quell'auto che mi investiva senza che me ne rendessi nemmeno
conto, troppo occupato a pensare a lei e al casino che stava vivendo
con Ricky; rividi me sulla sedia a rotelle e lei intenta a spingermi
dietro, mentre esploravamo insieme i quartieri e le zone più
belle, affascinanti, trafficate, famose, ignote, deserte e isolate di
Londra....quante ne avevamo passate in quei mesi, e quante ero disposto
a viverne ancora, pur di averla accanto.
L'idiota
non sarebbe riuscito a portarmela via..da quando avevo incontrato Emma,
i miei occhi non erano riusciti a vedere altri che lei, le mie orecchie
non erano riuscite a sentire altro che la sua voce, il suono della sua
risata, persino il suo pianto disperato o silenzioso, e i suoi
sussurri; le mie labbra non avevano desiderato altro che le sue; le mie
mani non avevano voluto altro che plasmare il suo corpo, e dopo due
anni in cui avevo rifiutato tutto, qualsiasi tipo di esperienza ed
emozione, rinchiudendomi all'Old London, mi ero ritrovato a volere
tutto da capo.
Non
mi ero innamorato di Emma perchè era arrivata proprio lei a
sconvolgere la mia partita con la vita quando pensavo di aver
già perso, al contrario, ero fermamente convinto che nessun
altro sarebbe stato in grado di venirmi a scovare in quel posto, quindi
non era stato affatto un caso che ci fosse riuscita proprio lei, e
senza il minimo sforzo.
Forse esisteva un destino già scritto, e persino la tesi, la
ricerca di libri vecchi e inconsultati, il consiglio del bidello di
recarsi all'Old London, facevano tutti parte dello stesso disegno,
dello stesso grandioso progetto il cui obiettivo era stato farci
trovare.
Da
quel momento in poi però, avevamo fatto tutto da soli; da
quel
momento in poi era stata una nostra, forse inevitabile scelta, quella
di non separarci più; da quel momento in poi, era toccato a
noi
scrivere il resto della storia. E io volevo che lei fosse presente in
tutte le pagine del libro della mia vita, lei, il piccolo Harry, e
chissà, magari anche qualche diavoletto o diavoletta.
Il
fatto che fosse incinta di un altro non mi aveva fermato, e anche se mi
rendevo conto di essermene scelta una parecchio incasinata, ero pronto
a combattere la sfida, e a vincerla, se questo avrebbe significato
vivere del suo sorriso, della luce nei suoi occhi, della sua
parlantina, della sua dolcezza, e dei suoi baci, per il resto dei miei
giorni.
Tornai
alla realtà soltanto quando avvertii il solito fazzoletto
bagnato all'altezza dell'ematoma che avevo sulla guancia, e poi
sull'occhio cerchiato di viola.
In
un gesto spontaneo, le cinsi la vita con le braccia, tenendola stretta
contro di me; lei mi sussurrò di chiudere gli occhi e
rilassarmi, continuando a medicarmi con calma, e di tutta risposta, mi
ritrovai a scoprirle delicatamente la pancia e disegnare e scrivere
parole a caso su di essa, riuscendo a rilassarmi davvero, nonostante il
bruciore che avvertivo sul viso.
Emma
mi lasciò fare, e probabilmente senza rendersene del tutto
conto, emise diversi sospiri di piacere.
Non
mi azzarrdai a chiederle dell'incontro della sera precedente con Ricky,
altrimenti avrei potuto alimentare altre domande, e non volevo, non
volevo che si sentisse persino responsabile di ciò che mi
era
successo. Non era colpa sua. E poi,
data la reazione del ragazzo, potevo immaginare da solo come fossero
andate le cose.
Impiegò
decisamente di più del dovuto a medicarmi il viso,
e mi
sentii i suoi occhi addosso per tutto il tempo: non dovevo essere un
bello spettacolo con un occhio nero, una guancia tumefatta e il labbro
spaccato, ma chissà perchè, lei mi guardava come
se fossi
ancora l'ottava meraviglia del mondo. Sembrava essersi incantata a
vedere uno che avrebbe potuto fare anche impressione o ribrezzo in
quelle condizioni, e io mi ritrovai a stringerla sempre di
più.
"
Ti fa male?" domandò, percorrendo con il polpastrello il
sopracciglio tinto di viola, scendendo giù sulla guancia,
per
poi soffermarsi sulle labbra
"
Un po'" ammisi, mentre il suo dito percorreva il contorno della mia
bocca, fermandosi sul taglio e carezzandolo piano.
Di
nuovo mi resi conto quanto fossero cambiate le cose tra di noi da quel
pomeriggio di fine settembre: allora aveva persino timore di guardarmi
negli occhi, ed era impacciata nei movimenti, e rossa in viso...e
invece adesso percorreva le mie labbra con il pollice, lasciando che
glielo scaldassi con il mio fiato, e non smise di accarezzarmi
le
labbra nemmeno quando io le baciai e le mordicchiai piano il dito.
"
Sei sicuro di essere caduto? E'..è strano che non ti sia
fatto
nulla sul resto del corpo" si insospettì, senza smettere di
torturarmi così dolcemente.
Dovevo
approfittarne, volevo dannatamente approfittarne di quel momento.
"
Magari quando livido da qualche parte potrebbe esserci..forse sarebbe
meglio controllare..magari sulla spalla" ritrattai, prendendole una
mano e posandola sul lembo della mia maglietta
"
Vuoi-vuoi che te la sfili?" domandò, aspettando una mia
risposta, e quando l'ottenne, sollevò l'indumento, e stando
ben
attenta a non farmi male, me la sfilò dalla testa.
A
quel punto si appoggiò alle mie spalle nude, chinandosi
prima su
una e poi sull'altra di esse per controllare che non ci fossero
lesioni; avvertivo il suo tocco bollente sulla pelle, e rischiavo
seriamente di perdere la testa.
Ci
eravamo già trovati in quelle condizioni poche sere prima a
casa
sua, anzi, forse persino peggio di così, dato che lei
indossava
soltanto un accappatoio che le stava un po' piccolo, ma ogni volta che
succedeva, ogni volta che ci ritrovavamo a un passo dal saltarci
addosso, provavo un'adrenalina e..una felicità inspiegabili.
"
Mettiamola così Harrow" sussurrò, gli occhi fissi
nei miei
"
Chiunque ti abbia fatto 'cadere', si è accanito soltanto sul
tuo viso"..maledizione: aveva capito.
Non
le diedi il tempo di formulare altri pensieri, e mi avventai sulle sue
labbra, che si schiusero immediatamente non appena le sfiorai con le
mie. Ci scambiammo un bacio lungo e appassionato, che
terminò
soltanto quando Emma si scostò bruscamente, preoccupata per
le
condizioni del mio labbro spaccato a metà.
"
Non ti preoccupare...le tua bocca sulla mia è la miglior
cura
che potessi sperare di ottenere" confessai, e lei riprese a baciarmi,
più dolcemente, ma anche più intensamente,
torturandomi
la nuca, seduta a cavalcioni su di me, mentre le mie mani alternavano
carezze alla schiena, alla pancia, alle gambe scoperte dai pantaloncini.
"
Perdonami Ethan, perdonami" sussurrò sulle mie labbra, tra
un bacio e l'altro
"
Lo so che è stato lui a conciarti così..non
pensavo potesse diventare violento.
Ieri
gli ho detto che non lo seguirò in Germania, e l'ha presa
male..ma non pensavo venisse a cercare te. Perdonami, ti prego"
"
Io...io non devo perdonarti proprio niente...Dio santo Emma..non
capisci che ne prenderei altre mille di sberle e spintoni, pur di stare
con te? In quale lingua te lo devo spiegare?"
Aveva
intuito che era stato Ricky a menarmi senza che glielo
dicessi in
alcun modo, ma ancora non realizzava che l'amavo più della
mia
stessa vita. Un giorno o l'altro glielo avrei urlato nelle orecchie.
"
Ma non è giusto. Non è giusto che tu subisca le
conseguenze delle mie azioni, e non cambierò idea nemmeno se
me
lo spieghi in mandarino arcaico!"
Sorrisi,
quasi divertito, e lei fece lo stesso, forse di riflesso. "Dubito che
capiresti, se te lo spiegassi in mandarino arcaico" la presi in giro
" Io dubito che sapresti spiegarmelo" constatò, le braccia
legate al mio collo, e il viso proprio di fronte al mio
" Ashabalalama dubilà" cercai di sembrare serio "mu fala
dolàbi" e lei scoppiò a ridere "eh?"
" Baciami" sussurrai, scendendo con le mani sul suo fondoschiena e
spingendomela contro il più possibile
" Non credo sia questa la traduzione esatta" obiettò, un
sussurro
" Ritenta. Sarai più fortunato" disse subito dopo, posando
delicatamente le labbra all'altezza della mia guancia e sorridendomi
sulla pelle.
Dio, e quanto l'amavo..ero pazzo di lei, e la volevo, avrei potuto
vivere così, con lei spalmata addosso, per il resto dei miei
giorni.
" Voglio fare l'amore con te" non pensavo di dirlo sul serio, e per un
attimo mancò il respiro a entrambi.
Avvertii il mio battito e il suo rincorrersi nell'aria, e avvertii un
giramento di testa talmente forte che rischiai di svenire, per quanta
voglia avevo di sentirmela dentro. Emma restò a fissarmi con
le
labbra dischiuse, incantata e tremante tra le mie braccia, senza dire
nulla, guardandomi soltanto in un modo, che attivò ogni
terminazione nervosa del mio corpo. Mi voleva anche lei.
" Credi che come traduzione possa andare?" la provocai, con la voce
roca e il cuore in fiamme
" Non possiamo farlo, e non hai idea quanto mi dispiaccia. Ce lo farei
l'amore con te, anche adesso" sussurrò, un attimo prima di
posare le labbra sulle mie lambendole in una infinita serie di dolci
baci.
Dolci perchè se così non fossero stati, non
saremmo
più riusciti a controllarci, e non potevamo permettercelo.
Ci baciammo a lungo, senza fretta e senza pudore, assaporandoci a
vicenda con calma, tanto che quando ci staccammo, ritrovai il mio
sangue sul suo labbro. E rimpredemmo da dove avevamo interrotto,
incuranti di tutto il resto, muovendo la bocca all'unisono,
accarezzandoci con la lingua, e con le mani.
" Oh Ethan!" gemette lasciavamente sulla mia bocca
" Non ti preoccupare per me..non sono mai stato meglio di
così" la rassicurai, baciandola ancora per ore e ore.
EMMA
" Io e te dobbiamo fare una chiacchierata"
Trovai Ricky seduto per terra, sul pianettolo di quello che era stato
il nostro appartamento.
"Ma come hai potuto? Che diamine ti è saltato in mente? Sei
per caso impazzito, eh?"
Con quale faccia tosta si presentava ancora davanti casa? ..Io non
volevo più averlo intorno, non volevo nemmeno vederlo, non
mi
fidavo più di lui, dopo quello che aveva fatto a Ethan.
" Parliamone dentro" ritentò, il tono di voce forzatamente
pacato, e le sue dita inevitabilemente strette sul mio avambraccio
" No!" mi divincolai "vattene" alzai un po' il tono, impaurita,
indifesa, quasi..terrorizzata
Lui aumentò la presa, e mi alzò il mento con due
dita,
costringendomi a guardarlo negli occhi. Tremai, trattenendo le lacrime.
" Ei..ma che ti prende? Hai-hai addirittura paura di me adesso?"
domandò, e lessi delusione e sconcerto nei suoi occhi
" Sono arrabbiato per come è finita ieri, e intendo
parlarne..ma
non voglio farti del male" provò a rassicurarmi, senza
riuscirci
" Come puoi pensare una cosa simile Emma? Io ti amo!".. se si fosse
azzardato ancora una volta a dirmi che mi amava, gli avrei mollato un
ceffone.
Non era amore quello. Dire 'ti amo' con una frequenza più
alta
di un'onda elettromagnetica, non equivaleva ad amare sul serio.
Me lo aveva ripetuto il giorno in cui mi aveva chiesto una pausa per
riflettere sulla gravidanza, me lo aveva detto quando era partito per
Amburgo, me lo aveva ripetuto al telefono tante di quelle volte, e me
lo aveva detto di nuovo quando era tornato, e nel bigliettino
dei
fiori, nello striscione, e ogni volta che ci eravamo incontrati..ma il
suo non era amore, o perlomeno non era un amore sano, l'amore per cui
io avrei dato tutta me stessa. Era piuttosto desiderio di possedermi,
brama di avere la meglio su Ethan, che invece, nonostante non me lo
avesse mai detto in quel modo tanto diretto, me lo stava dimostrando
tutti i giorni, tutti i minuti.
" Non voglio farti del male" ripetè, il tono di voce
più rilassato, lo sguardo più dolce
" E perchè a lui sì?" non mi avrebbe addindolato
ancora con le sue chiacchiere.
Ricky sbuffò. "Perchè la sua presenza su questo
pianeta mi urta parecchio"
Non sapevo se ridere di quella risposta, o restituire il favore che
aveva fatto a Ethan. "Ti urta parecchio?"
" E ti sembra una giustificazione valida per averlo menato?" ma mi
prendeva in giro?
" Anche io non sopporto delle persone, è normale..ma non
vado
mica in giro a picchiarle!" "Forse non lo fai, perchè quelle
persone non ti hanno rubato la cosa più preziosa che avessi!"
Esatto, aveva centrato il punto: una cosa, per lui ero una
maledettissima cosa, preziosa certo, ma pur sempre una cosa, un oggetto
che voleva a tutti i costi.
Ero certa che in passato mi avesse amato sul serio, ma da quando avevo
incontrato Ethan, quel sentimento si era trasformato prima in una
gelosia malata, e poi, nella folle voglia di possesso. Ecco
perchè non gli era mai importato del bambino: lui voleva
semplicemene assicurarsi di avere l'esclusiva su di me, forse
perchè credeva di avermi 'vista' prima e amata prima, ed
effettivamente poteva essere vero, ma ciò non faceva altro
che
confermare la mia teoria sul suo desiderio morboso e deleterio.
" Potevi fargli male sul serio!" urlai, liberandomi dalla sua presa con
uno strattone
" Era quello che volevo!..Almeno in quel caso avresti avuto un motivo
valido per correre al suo capezzale " disse sprezzante
" Io non ti riconosco più" "Chi sei? Che ne hai fatto di
Ricky?"
" E tu? Tu che ne hai fatto dei sentimenti che dicevi di provare per
me?" mi afferrò di nuovo il polso, spingendomi contro di
sè..e dire che lo avevo sempre considerato un tipo pacato!
" Mi devi delle spiegazioni Emma." il tono duro, gli occhi ancora
più scuri del solito. Rabbrividii di nuovo. Volevo Ethan,
volevo
solo lui.
" Io ti devo delle spiegazioni? Sei tu che te la sei data a gambe non
appena hai saputo che ero incinta"
" Ma poi sono tornato, e tu mi hai rifiutato" si impuntò
"dove vuoi arrivare?"
" Se Harrow non esistesse, tutti i miei problemi sarebbero risolti!"
Quelle parole mi sconvolsero al punto tale da permettergli di prendermi
le chiavi di mano, e trascinarmi dentro.
Ero inerme, mi stavo facendo sotto dalla paura, ma non volevo
che
lui lo capisse. Dopo quello che aveva fatto a Ethan.. sì,
ero
terrorizzata.
" Cosa?" ...ma mi tenevo ancora stretta l'illusione di aver capito male
" E' tutta colpa sua..se lui non ci fosse, se lui non interferisse,
potremmo essere felici io e te" ruggì furioso
Che significava? Che voleva? Perchè non poteva lasciarci in
pace e basta?
" Ma lui c'è..devi fartene una ragione Ricky! E
devi imparare ad affrontare i tuoi problemi in modo diverso"
feci
il possibile per mostrarmi determinata e calma, ma le sue intenzioni mi
spaventavano
"La soluzione è più facile di quanto
immagini..."mi
seguì in cucina, mi bloccò tra il tavolo e il suo
corpo,
e io mi maledissi per essere stata così stupida da aver
perso il
controllo per un attimo, e avergli permesso di portarmi dentro. Mi
sentivo soffocare.
Non avrei mai immaginato che Ricky potesse rivelarsi
così...lui
non era così quando lo avevo conosciuto. Era un ragazzo
serio,
tranquillo, responsabile; non il pazzo che mi stava minacciando di
chissà cosa.
Era chiaramente intervenuto un meccanismo perverso nella sua mente, e
stupida io a non essermene resa conto prima! Forse avrei potuto
addirittura aiutarlo...
Non voleva il bambino, e forse non lo avrebbe mai voluto..ma voleva me,
mi voleva in modo malato, e pur di avermi, era disposto a tutto. Doveva
essere impazzito durante la sua permanenza in Germania..forse aveva
visto le mie foto con Ethan pubblicate sui giornali, o forse aveva
parlato con qualcuno che ci aveva visto qui a Londra, fatto sta che era
tornato con la scusa del bambino, che adesso gli faceva addirittura
comodo, per portarmi via dall'amore della mia vita.
Ok, mi dispiaceva che pensasse che lo avessi preso in giro,
perchè così non era stato, perchè non
avrei mai
immaginato di imbattermi nella mia cotta adolescenziale a ventidue
anni, e rendermi conto che fosse stata molto di più di una
cotta..ma non potevo farci niente. Io avevo scelto Ethan molto prima di
scegliere lui, e ora sapevo per certo che non sarei mai riuscita ad
amare nessuno come amavo lui.
Con Ricky ero stata bene, non potevo e non volevo nemmeno negarlo..ma
dopo aver assaggiato il paradiso tra quelle braccia, che desideravo mi
stringessero forte anche in quel momento, non riuscivo nemmeno a
immaginare di poter essere felice altrove, con qualcun'altro.
" Non sei curiosa di sapere la soluzione?" furono quelle gelide parole
a riportarmi alla realtà
" Che significa? Quale soluzione? Che vuoi fare?"
" Parti con me o lo scoprirai presto"
Mi si mozzò il respiro. No, no no no no! Non poteva essere
vero..no..no...no..no
" Mi fai schifo!" urlai con tutta l'aria che avevo nei polmoni..non
volevo crederci..no no no no..perfavore...no
" Com'è che si dice? 'Se ami qualcuno, lascialo
libero'..giusto? Ecco..lascialo!
Se ci tieni davvero a lui, vai e spezzagli il cuore. Altrimenti gli
spesso le ossa."
Ricky mi lasciò con uno strattone, e quando sentii la porta
sbattere, mi accasciai a terra, priva di forze, priva di fiato, priva
di sensi, priva di vita. E piansi, versai tutte le lacrime che avevo in
corpo.
Volevo che Ethan mi proteggesse da tutto quel casino, e invece, ero
proprio io a dover proteggere lui.
BUONSALVEEEE!!!
Come avrete certamente capito, le cose per Emma e Ethan si mettono
male...
Con Ricky ormai non è più possibile nemmeno
ragionare..e per farvi un'idea di quello che accadrà nel
prossimo capitolo, potete leggere lo spoiler che vi lascerò
qui sotto.
Vi anticipo che ci stiamo avvicinando alla fine della storia : conto di
concluderla in cinque/sei capitoli.
Ma vi dico anche che non vi libererete così facilmente di
me, dato che ne sto già scrivendo un'altra! Più
tardi pubblicherò il secondo capitolo :))))
Intanto vi lascio la trama. Mi farebbe davvero piacere sapete cosa ne
pensate ;))
'
Cinque giorni' è il titolo del libro che Carlotta Laurenti,
subito dopo essersi liberata dagli impegni universitari e aver
conseguito una dignitosa laurea nel settore del giornalismo, decide di
scrivere e pubblicare, coronando il sogno di una vita. Le
trecentocinquantadue pagine scritte di suo pugno raccontano nei minimi
dettagli la storia d'amore di Erica e Marco, sbocciata e appassita come
ogni fiore che si rispetti, durante un'estate non ancora troppo
lontana. E fin qui tutto regolare, se non fosse che la trama di 'Cinque
giorni' rispecchi un po' troppo la sua personalissima e travolgente
avventura estiva con Andrea.
E se il libro finesse
nelle mani del vero protagonista maschile? E se Andrea, che si
è costruito una vita altrove e con qualcun'altro, ricoscesse
lo sfrontato ragazzino che è sempre stato, in quelle pagine
apparentemente anonime? Cambierebbe qualcosa?
Grazie di cuore per tutto il supporto che mi date, davvero!
<3<3<3
Ed ecco a voi lo spoiler:
**************
"
Perfavore Ethan..ridammelo" la voce ridotta a un sussurro disperato,
gli occhi rossi e gonfi
" Dimmi perchè te ne vai"
" Te l'ho già detto"
" Non è quello il motivo"
" Invece sì"
" Non ci credi nemmeno tu"
" Lasciami andare..è meglio così"
" No..non è meglio così. Io Emma...io.."
" Non lo dire" mi interruppe, per evitare di lasciarsi condizionare da
quelle parole. Sapeva anche lei che l'avrebbero fatta vacillare. E
quella era l'ulteriore conferma che anche lei mi amasse.
****************
Un bacione, e a prestooooooo!! Recensiteeeeeee
<3<3<3<3<3
|
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Capitolo 32 *** Capitolo 31 ***
ETHAN
"Okay..allora vediamo se ho capito" esclamai, sforzandomi di restare
serio di fronte a quella stronzata
"
Mi hai detto che martedì, cioè dopodomani,
partirai per Amburgo" ricapitolai, facendo finta di esseci cascato
"
Con Ricky" aggiunse lei..ci sapeva fare: la testa volutamente abbassata
e la voce appena udibile
"
Giusto: con Ricky" concessi, chiedendomi il motivo di quella messa in
scena.
"
Quindi questa è l'ultima volta che ci vediamo" constatai,
pensando che faceva male anche solo pronunciarle quelle parole, anche
se non erano vere.
Non
mi erano mai piaciuti gli addii, nemmeno quelli fasulli. Solo che
proprio non capivo perchè Emma fosse arrivata quella
domenica
mattina con simili intenzioni.
Non
ci ero cascato neanche per un attimo, non dopo i baci che ci eravamo
scambiati il giorno prima. Ci eravamo chiaramente esposti, ed ero
più che sicuro che lei provasse per me gli stessi sentimenti.
Accidenti!
Mi aveva detto che voleva far l'amore con me, e lo aveva detto con
certi occhi e certi sospiri...come pensava di indurmi a credere che
stesse per lasciarmi?
Ero
certo che dietro quella messa in scena ci fosse qualcosa..forse voleva
semplicemente sentirmi ammettere e urlare a squarciagola che avevo
perso la testa per lei. O forse si divertiva a provocarmi come io avevo
fatto troppo spesso, o magari voleva farmi prendere un infarto per
vendicarsi di tutti quelli che dovevo averle provocato io. Una volta mi
aveva confessato che le bastava guardarmi per avere le vertigini, e io
mi ero gasato tantissimo. Era bello sentirsi dire certe cose, ma il
cuore raggiungeva l'iperventilazione solo perchè a dirle era
lei.
Però
dovevo ammettere che si era calata parecchio nella parte...e se non
fossi stato sicuro al 100% del nostro legame, avrei
già
dato di matto.
Restai spiazzato quando mi baciò.
Non perchè fossi sorpreso del bacio in sè per
sè,
ce ne eravamo scambiati tantissimi negli ultimi giorni, da far girare
la testa per quanto era stato bello..ma restai sorpreso più
che
altro per il modo in cui si avventò sulle mie labbra. Mi
travolse peggio di come avrebbe fatto un uragano, si
impossessò
della mia bocca e la divorò con foga, fretta, disperazione.
Non era un bacio come tutti gli altri, non aveva nulla di dolce e
romantico..era soltanto egigente, vorace, passionale allo stato brado.
Un bacio che non dimenticherò mai.
Risposi con lo stesso impeto e la stessa voglia di sentirla mia,
perchè mi faceva letteralmente impazzire quando prendeva
l'iniziativa così; però quando mi staccai per
poter
recuperare il respiro, iniziai a temere il peggio.
" Quanta prepotenza.." la provocai, senza fiato
E Emma si lanciò di nuovo sulle mie labbra, aggressiva come
non
lo era mai stata. La sua bocca tremava, mentre mi baciava prendendosi
tutto di me. Pure le facoltà mentali. E l'anima.
Che diamine stava succedendo?
Va bene che quei baci erano il sogno di ogni uomo, ma non...c'era
qualcosa che non andava, che la spaventata a morte e che la induceva ad
aggrapparsi così disperatamente alle mie labbra.
E io mi rifiutavo di credere ciò che mi stava ripetendo a
monosillabi da quando era entrata. Non poteva essere vero.
Dio..ci stavo proprio facendo l'amore con quelle labbra. Nella mia vita
non avevo baciato nessuno così, mai. Ma non ero nemmeno mai
stato innamorato di qualcuno come lo ero di lei.
Quando riuscimmo a mettere fine a quel bacio così bello e
così tremendo, le presi il viso tra le mani, e notai una
sola,
bollente e prepotentissima lacrima che le rigava la guancia.
Mi sentii come se qualcuno mi avesse preso a pugni il cuore, e
il
dolore si fosse diffuso in modo radiale in tutto il corpo, facendomi
perdere l'orientamento, facendomi mancare l'aria.
Mi sentii soffocare..perderla per me equivaleva a morire.
" E'..è tutto vero?" lottai contro le mie stesse sensazioni,
in
attesa di una sua risposta che lei mi aveva già
dato tante
volte e che mi ero rifiutato di credere.
Se fosse stato tutto uno scherzo..non mi avrebbe baciato in quel modo,
e non avrebbe pianto. Certe emozioni non si possono fingere.
Fino a quando aveva tenuto la testa bassa, e aveva parlato a
monosillabi, come se ogni parola le fosse costata uno sforzo immane,
ero riuscito a riempirmi la testa di stronzate per non crederci. Ma
dopo era precipato tutto, e stavo precipitando a picco anche io.
" Che senso avrebbe avuto scherzare su una cosa simile?" era a un passo
dallo scoppiare..non l'avevo mai vista in quel modo. Nemmeno quando
aveva scoperto di essere in dolce attesa, e lì era stata
veramente disperata.
" Non lo so...nessuno, credo. Sono io che non voglio crederci"
Tremava tutta, e io non ci stavo capendo più niente. Solo
che non potevo permettere che se ne andasse.
" Devo" deglutì, abbassando lo sguardo "devo
andare"
sussurrò, voltandosi e avanzando verso la porta, con le
spalle
ricurve e i passi piccoli.
Non era la ragazza che mi aveva insegnato a vivere di nuovo. E io la
rivolevo indietro, a tutti i costi.
No, no, no, no, no, no, assolutamente no. Non poteva finire
così.
La raggiunsi in un baleno, e le avvolsi il corpo con le braccia,
bloccandola. Intrecciai le mie dita all'altezza della sua pancia, e mi
spinsi contro di lei, tanto da far combaciare la sua schiena con il mio
petto.
Emma si arrese, all'istante. Non oppose la minima resistenza a
quell'abbraccio così carico di significato, e si
lasciò
andare con un sospiro, poggiando la testa sulla mia spalla.
Chiuse gli occhi, come se non volesse pensare più a niente,
come
se volesse dissolversi nelle mie braccia, fino a scomparire del tutto.
E per qualche minuto, protetta da quell'abbracciò
così giusto, smise di tremare.
Sentii il suo battito riprendere vita, e le baciai piano il collo. Lei
sospirò ancora, e afferrò alcune mie ciocche di
capelli,
stringendole forte tra le dita, per poi allentare la presa secondo dopo
secondo. Come se si stesse costringendo a lasciarmi andare.
Ma io non glielo avrei permesso. Non riuscivo nemmeno a immaginare di
vivere senza di lei. Mi ero affezionato, forse persino troppo, anche
alla creatura che si portava dentro.
" E noi? Che ne sarà di noi?"
" Sai benissimo che aspetto un figlio da un altro" la udii appena,
mentre la tenevo ancora stretta contro di me, e lei non si ribellava
" E tutto quello che c'è stato..che c'è?"
continuai imperterrito
" Non dirmi che non significa niente perchè non ci credo. E
neanche tu" ne ero certo come del fatto che mi chiamassi Ethan Harrow
" E' stato bellissimo" un sussurro carico di desiderio, teneva ancora
gli occhi chiusi, si rifiutava di guardarmi
" Ma non può durare..non ha futuro" e io mi rifiutavo di
crederle
Inerme com'era stretta tra le mie braccia, riuscii a farla voltare
verso di me senza nessuna difficoltà. Incontrai i suoi occhi
e
ci lessi dentro solo tormenti, sempre più cupi, sempre
più neri.
" Perchè?" domandai soltanto, reggendola perchè
pensavo
che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. E non sapevo chi di
noi due stesse peggio in quel momento. Mi mancava l'aria per quanto mi
faceva male vederci così.
" Non insistere Ethan, perfavore" "..non rendere tutto più
difficile"
" E che dovrei fare allora, eh? Salutarti con un 'ciao, è
stato
bello conoscerti..e se saremo fortunati ci rincontreremo in un'altra
vita!?"
Sbottai, gli occhi gonfi di lacrime, il cuore ridotto a pezza. Non
potevo lasciarla andare. Non sarei mai riuscito a farmene una
ragione...lei, lei era l'unica che avessi mai amato..nessuno era
riuscito a ridurmi così.
Seguii il suo sguardo vacuo e capii che stava fissando il cellulare che
si era accorta di aver lasciato sul tavolo. Guardava tutto ma non me, e
in attimo, misi in scena una gran bella cazzata.
Afferrai il dispostivo prima che potesse farlo lei, e senza permettermi
di pensarci due volte, altrimenti avrei desistito da quella folle idea,
me lo misi nei pantaloni.
Emma avvampò. Di certo non se lo aspettava, e mi
pregò di ridarglielo.
" Non se ne parla. Non finchè non mi dirai che non vai da
nessuna parte" la sfidai
Lei alzò gli occhi al cielo, per niente divertita. Avrei
dato
tutto quello che avevo per sapere cosa le stesse succedendo davvero.
" Perfavore Ethan..ridammelo" la voce ridotta a un sussurro disperato,
gli occhi rossi e gonfi
" Dimmi perchè te ne vai"
" Te l'ho già detto"
" Non è quello il motivo"
" Invece sì"
" Non ci credi nemmeno tu"
" Lasciami andare..è meglio così"
" No..non è meglio così. Io Emma...io.."
" Non lo dire" mi interruppe, per evitare di lasciarsi condizionare da
quelle parole. Sapeva anche lei che l'avrebbero fatta vacillare. E
quella era l'ulteriore conferma che anche lei mi amasse.
" Che ti ha fatto? Che ti ha detto? Come ti ha ridotto?" gridai,
giurando a me stesso che se me lo fossi trovato di nuovo davanti,
l'avrei conciato per le feste, come lui aveva fatto con me.
" Dammi quel cellulare e finiamola qua..non resisto più"
confessò, e per un attimo temetti che si sarebbe accasciata
a
terra a piangere.
Non potevo. Non potevo assolutamente permettere che quel verme le
facesse ancora del male. Lei meritava il meglio di tutto, e io volevo
provare a darglielo.
" Se ci tieni così tanto, vienitelo a prendere" non sapevo
più nemmeno io cosa stessi blaterando, ma dovevo impedirle
di
uscire da quella porta, e di uscire dalla mia vita.
Emma si avvicinò cautamente, e senza guardarmi negli occhi,
posò un dito tremante sul mio petto, scendendo lentamente
più giù fino alla cintura dei pantaloni.
Tirò un
sospiro profondo, e lentamente, delicatamente, infilò prima
due
dita e poi tutta la mano sotto il tessuto, facendomi fremere.
Indugiò per qualche istante, il respiro affannato, pesante e
ancora carico di lacrime non ancora versate, mentre le sue dita
sfioravano e solleticano le parti più intime di me,
ostacolate
dalle mutande. Durò troppo poco, il tempo di afferrare il
cellulare, ma a quel punto ero talmente disperato e talmente eccitato,
che portai una mano sulla sua, bloccandola lì dov'era, e con
l'altra le alzai il viso per poterla baciare. Lentamente, intensamente.
Intanto incoraggiavo i movimenti della sua mano su di me. Non avevo mai
permesso a nessuno di confondermi così, di farmi perdere la
testa in quel modo.
Percepivo la sua paura, e la sua voglia di mandare a puttane quella
paura, mentre si lasciava baciare ancora una volta.
Poteva dire tutto quello che voleva, poteva anche urlarmi in faccia che
era innamorata pazza di Ricky, ma i suoi occhi, i suoi sospiri, la sua
voce rotta dal pianto, e i suoi baci, mi dicevano che erano tutte bugie
quella di quella domenica mattina. Lei voleva esattamente
ciò
che volevo io, e stava così male, e sembrava così
spenta,
perchè pensava di non poter averlo.
Che le aveva detto Ricky? Che le aveva fatto?..Non sembrava
assolutamente intenzionata a dirmelo, e io dovevo trovare in fretta il
modo per convincerla a restare.
" Fammi andare via, ti prego" sussurrò, al termine di quel
momento che ci eravamo concessi, ogni secondo più disperata
del
precedente
" Resta con me, ti prego" ribattei, il tono di voce più
dolce e rassicurante che conoscessi
" Non posso" e io la strinsi di più
Emma posò una mano sul mio viso e prese a carezzarlo
lentamente con la
stessa mano che per un minuto mi aveva fatto impazzire. E soltanto
quando poggiò le labbra appena sotto i miei occhi,
mi
accorsi che mi stava asciugando le lacrime. Pensando di non
aver
mai visto un addio tanto sofferto, nemmeno nei migliori film
strappalacrime, mi distrassi, e lei scivolò via dalle mie
braccia.
" E io non posso lasciarti andare" bloccai l'uscita, parandomi davanti
a essa con le braccia aperte
" Non è quello che vuoi. Senti, io lo so di tutti i casini
con
Ricky, e immagino che ieri vi siate visti e lui ti abbia convinto a
seguirlo per il bene del bambino che non ha mai considerato fino a
questo momento. Ma tu devi pensare anche al tuo bene. E non lo so cosa
ti abbia detto o fatto per ridurti così, ma se solo
tu me
lo dicessi, potremmo affrontare il problema insieme.
Possiamo combattere contro tutto il mondo, insieme. Dopotutto lo
abbiamo già fatto in questi mesi, e mi pare che abbia
funzionato
alla grande"
Perchè mi pareva che quelle parole le facessero male..invece
di
rassicurarla?..Che-che diamine stava succedendo? La vedevo sempre
più debole e straziata, mentre le parlavo con le lacrime
agli
occhi.
" Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta.
Resta. Resta. Resta. Resta. Resta. Resta.Resta. Resta. Resta. Resta.
Resta.
Guarda che continuo all'infinito fino a quando non mi dici di
sì!
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con me.
Resta con"-
Sentii che qualcuno stava forzando la porta dietro di me, mi voltai, e
un attimo dopo riconobbi Jane.
" Ethan! Da quanto tempo!" esclamò sorridente, gettandomi le
braccia al collo
" Come mai da queste parti?" mi sforzai di chiederle
" Sono tornata a Londra per un po'..mi mancava la mia vecchia
città" spiegò
" Fantastico!" dissi, cercando di essere convincente
"..Tutto bene cucciolo? Che hai fatto all'occhio..e alla guancia?"
Merda, mi ero persino dimenticato di non essere del tutto presentabile.
Comunque va tutto bene Jane, non te ne accorgi? Sto solo facendo cose
che non ho mai fatto e mai pensavo di fare, per una ragazza che mi fa
provare cose che non ho mai provato e mai pensavo di poter provare.
Ovviamente non glielo dissi, ma la mia faccia doveva aver parlato per
me.
" Oh ciao, piacere..io sono Jane" si accorse soltanto allora di aver
interrotto qualcosa, e tese la mano verso Emma. Lei la strinse,
impassibile. Non aveva più nè forze, e
nè voce, ma
sentivo i suoi occhi ardermi vivo.
Fu allora che decisi di tentare il tutto per tutto. A Jane avrei
spiegato dopo la faccenda, non c'era tempo.
La strinsi forte a me, come non avevo mai fatto prima di allora, come
non mi verrebbe mai in mente di stringerla, e le sussurrai che ero
felice di rivederla, facendomi sentire da Emma.
Avevo provato di tutto...solo la carta della gelosia non mi ero ancora
giocato, e la utilizzai in quel momento.
Ma quando mi voltai per vedere se l'avevo scossa, capii di aver
commesso la peggiore stronzata :Emma non c'era più.
" No! Cazzo no!" imprecai, prendendo a calci il tavolo sul quale una
volta avevamo fatto l'amore, e concedendomi il lusso di urlare e
piangere, sotto gli occhi sbigottiti di Jane.
Non me ne fregava un tubo, sarebbe potuto pure entrare il Papa, e non
lo avrei degnato di un solo sguardo. Volevo Emma, solo lei avrei
guardato.
BUONSALVEEEEE!!!
Beh, penso che questo capitolo parli da sè, per cui non
aggiungo nient'altro e aspetto i vostri pareriiiii ;)
Grazie di cuore, in particolar modo a chi ha recensito fino ad oggi e a
chi vorrà farlo in futuro. Adoro interagire con voi,
perciò non siate timidi! Fatevi avanti <3
Ecco uno spoiler del prossimo capitolo, tuto per voi
***********
"
Hai finito di piangere? Maledizione..mi hai fatto venire il mal di
testa!" disse sedendosi al bordo del letto
"
Però sono disposto a perdonarti se.." infilò le
mani
sotto la mia maglietta e in un secondo me le sentii sul seno
"
Non toccarmi" sibilai, scostandomi con chissà quali misere
forze
"
Non fare così tesoro...voglio soltanto coccolarti un po'"
ritentò, intrappolandomi sotto il suo corpo e prendendomi il
viso tra le mani
"
Lasciami Ricky" "..non voglio" mi veniva da piangere di nuovo
Forse, dopotutto, le lacrime non finiscono mai sul serio.
**********
A prestooooooooooo!!! Recensite
<3<3<3<3<3
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Capitolo 33 *** Capitolo Trentadue ***
EMMA
Ethan c'aveva provato in tutti i modi a fermarmi, ma non ci era
riuscito.
Prima
con quell'abbraccio stritola-tutto, dopo con le parole, poi mettendosi
il mio cellulare nei pantaloni, dopo ancora baciandomi sulla bocca, e
alla fine bloccando l'uscita con le braccia.
In
quell'esatto istante era comparsa dal nulla una tizia che non avevo mai
visto prima di allora, ma che sembrava conoscerlo bene, e lui l'aveva
stretta forte come tantissime volte come aveva fatto con me, che non
avevo trovato nulla di più sensato da fare, a farte scappare
via. Gelosissima di quella vicinanza tra i due, dovevo ammertelo, e
incazzatissima con me se stessa, perchè avevo appena finito
di
pregarlo e scongiurarlo di lasciarmi andare via, e mi ritrovavo ad
essere arrabbiata e delusa perchè lui aveva abbracciato
un'altra
ragazza.
Se
quella Jane non fosse arrivata...io, io non so per quanto tempo avrei
retto ancora.
Più
mi implorava di restare con lui, più mi prometteva che
insieme
avremmo potuto affrontare tutto, e più mi sentivo una
perfetta
imbecille.
Perchè
lo amavo, lo avevo sempre amato con tutta me stessa, ma per una notte
un po' più intensa delle altre, mi ero legata a Ricky per la
vita, e non potevo tornare indietro in nessun modo.
Quando
il mio ex-ragazzo mi aveva minacciato di fargli del male fisico, dopo
avermi dimostrato che ne sarebbe stato capace davvero, avevo avuto
paura, e quando aveva aggiunto che se mi fossi azzardata a dire a
qualcuno di quel subdolo accordo, avrebbe fatto in modo di togliermi
mio figlio, io mi ero rannicchiata su me stessa, tremante, e gli avevo
promesso che sarei partita con lui. Mi era uscito un filo di voce
soltanto, e non sapevo nemmeno dove avessi trovato quell'esigua forza
per rispondergli.
Avevo
capito che quelle minacce fossero frutto di una mente ormai malata, ma
non sapevo che fare...mi sentivo sola contro tutti, e Dio solo sa
quanto avrei voluto correre da Ethan, gettarmi tra le sue braccia,
raccontargli tutto e lasciare che lui si prendesse cura di me; ma non
potevo farlo, non potevo rischiare che Ricky gli facesse del male. Era
già accaduto una volta, e anche se tutto sommato se l'era
cavata
con poco, vedevo fuoco e sangue in quegli occhi che mi ero illusa di
riuscire ad amare come i suoi, e avevo paura..non lo avrei sopportato
se a Ethan fosse accaduto qualcosa per colpa mia.
E
c'era qualcosa in nel tono di voce di Ricky, nel suo discorso, nei suoi
gesti e nella sua presa ferrea sul mio polso, che mi
inquietava.
Sarei
stata stupida se non gli avessi dato retta, avrei messo a repentaglio
la vita di una persona che amavo follemente, più di me
stessa,
perchè Ricky voleva fargli male, con i fatti. Lo aveva
già dimostrato. Era impazzito, e io dovevo davvero essere
arrivata, o tornata, ad amare Ethan Harrow più di me stessa,
se
pur di salvarlo e proteggerlo dal mio ex, ero disposta a sacrificare me
stessa.
Lasciare
Londra per Amburgo equivaleva a lasciare l'unico mio vero
amore
per uno che mi voleva in modo malsano, e mi faceva stare male soltanto
il pensiero. Ma se amavo davvero Ethan, dovevo farlo, unicamente per il
suo bene. E io lo amavo da morirne.
Lui
doveva stare bene, lui doveva essere felice, lui doveva costruirsi una
vita..io e il bambino, ce la saremmo cavata, in qualche modo. Non
sapevo come, dato che non mi fidavo minimamente del padre della
creatura che mi portavo in grembo, ma in qualche modo avremmo fatto.
Magari dopo qualche tempo saremmo potuti scappare, chissà
dove,
e ci saremmo arrangiati a modo nostro; sarei stata ancora una volta
sola contro tutti, sarei stata forte per il piccolo Harry e avrei
pianto lacrime amare ogni sera al buio, prima di addormentarmi, quando
lui non avrebbe potuto vedermi.. ma non mi sarei piantata un coltello
nel petto per farla finita, semplicemente e unicamente per lui.
Avrei resitito per quella creatura, perchè non potevo essere
così egoista da lasciarla sola, e ogni qualvolta avrei avuto
voglia di un abbraccio confortante, di una conversazione leggera e
profonda, di un bacio mozzafiato o di un qualsiasi altro piacevole
contatto, avrei chiuso gli occhi e ricordato ogni singolo istante
trascorso con Ethan a Londra.
Avrei
sorriso tra quelle lacrime immaginandomi i suoi occhi, avrei perso la
testa per quel sorriso, e avrei bramato i suoi baci sulla pelle
più di ogni altra cosa al mondo. Forse non lo avrei
più
rivisto, o forse, prima o poi, sarebbe riuscito lui a trovarmi..sapevo
soltanto che lo avrei aspettato per sempre, fino all'ultimo respiro, e
che se pure non fosse mai arrivato, io lo avrei amato lo stesso fino a
star male.
Ciò
che provavo nei suoi confronti, non riuscivo a controllarlo,
nè
a spiegarlo, persino definirlo amore per me sarebbe stato riduttivo,
perchè era di più, di più di qualunque
cosa. E
proprio per quel motivo non avevo potuto far altro che lasciarlo, per
proteggerlo, per lasciarlo libero. Ricky mi faceva paura.
Ma
piuttosto che vivere quella mezzora in biblioteca, con lui che tentava
di trattenermi in tutti i modi, e mi stringeva forte al petto, e mi
sfidava a toccarlo dove non avevo mai provato il desiderio di toccare
nessuno in quel modo (no, con Ricky non lo avevo mai fatto), e mi
baciava disperatamente parlandomi con le lacrime agli occhi, e mi
prometteva il mondo, e quasi mi spiettellava in faccia che mi amava
parandosi davanti alla porta per impedirmi di uscire dalla sua vita..
piuttosto che sopportare tutto quello avrei preferito morire.
Era
stato difficile resistere, e avevo abbassato la guardia e tentennato
più volte di fronte a quella dolcezza e quella
determinazione,
ma alla fine ero andata via lo stesso, perchè lo amavo
troppo
per concedermi il lusso di rischiare. Quella tipa mi aveva reso le cose
più semplici, in un certo senso, però quando lui
l'aveva
abbracciata avevo avveritito una fitta al cuore fino ad allora
sconosciuta.
Visto
che ero stata io a sgretolare il sogno di un futuro insieme,
perchè era chiaro persino ai cechi pur non stando insieme
ufficialmente ci amavamo da pazzi, vederlo in atteggiamenti teneri e
complici con quella Jane non avrebbe dovuto farmi nè caldo e
nè freddo, ma sapevamo entrambi che così non era
stato.
Lo
amavo talmente tanto, e desideravo il meglio per lui, ma allo stesso
tempo, non ero assolutamente pronta a vederlo felice con un'altra. Mi
rendevo conto che non lo sarei stata mai, per quanto avessi potuto
provare a convincermi del contrario. Volevo che riuscisse a superare la
nostra sottospiecie di relazione e andare avanti, ma il solo pensiero
che potesse dimenticarsi di me e di quello che avevamo vissuto insieme,
mi faceva mancare l'aria.
Quanto
mi sarebbe piaciuto essere abbastanza forte e sufficientemente
incosciente da provare a tener testa a Ricky e alle sue minacce; quanto
mi sarebbe piaciuto rinchiudermi in una bolla e trascinare Ethan con
me, lui e basta; quando avrei voluto sussurrargli che lo amavo sopra
ogni altra cosa, e che l'unico motivo per il quale mi stavo
allontandando andava attribuito proprio al fatto che lo amassi
più di stessa. Ma lui a quel punto avrebbe chiesto di sapere
di
più, mi avrebbe probabilmente legata al suo corpo,
perchè
avrebbe pensato che sarebbe stato da pazzi lasciarsi così,
con
tutto quell'amore nel mezzo, e io non avrei saputo dargli torto.
Avrei
volutamente disimparato a slegare pure il più debole dei
nodi
che ci avrebbero tenuti legati...e se gli fosse successo qualcosa a
causa mia, se Ricky avesse anche solo provato a sfiorarlo, non me lo
sarei perdonata.
Non
avevo avuto scelta, e mi ero ridotta a fare che ciò che
già a sedici anni avevo promesso di non fare mai. Lasciarlo,
abbandonarlo, fargli credere che potevo vivere anche senza di lui.
Ero
rientrata a casa correndo, a dispetto delle mie condizioni, con gli
occhi bagnati di lacrime, e singhiozzi che probabilmente si udivano in
tutta la palazzina, e quando avevo trovato Ricky seduto sul mio divano,
con l'aria apparentemente tranquilla e rilassata, non lo avevo degnato
di uno sguardo, ed ero corsa in camera da letto, mi ero gettata sul
materesso a pancia in giù, e avevo pianto la restante parte
di
lacrime che ancora serbavo in corpo.
Incurante
di tutto e di tutti, avevo bagnato il cuscino come probabilmente avevo
fatto tante volte da bambina, come avrei fatto quando avevo scoperto di
essere in dolce attesa se Ethan non mi avesse cullato tra le sue
braccia; e avevo urlato, disperata a distrutta, di odiare il mondo
intero, non solo la gente che lo popolava, ma il meccanismo stesso
della vita, perchè l'unica persona che volevo al mio fianco
era
la stessa che io stessa ero stata costretta ad allontanare.
Piansi
così tanto e così incessantemente, che quando non
fui
più in grado di versare lacrime, avvertii un dolore al
petto, un
dolore fisico, che entrò presto in competizione con quello
emotivo che mi stava divorando da quando i miei occhi avevano smesso di
contemplare i suoi. Presi a pugni il materasso fino a quando non mi
mancarono le forze per continuare, perchè era tutto
così
ingiusto..e soltanto quando avvertii la testa girarmi forte per le
troppe lacrime, i troppi singhiozzi e le troppe urla strozzate, mi
fermai, inerme su quel maledetto letto.
Portai
istintivamente le mani sull'addome, perchè non sentivo il
piccolino dall'ultima volta in cui Ethan mi aveva accarezzato
dolcemente la pancia, e quel semplice gesto mi fece scoppiare di nuovo,
questa volta in un pianto silenzioso, che non raggiunse nemmeno gli
occhi e mi si bloccò in gola, rendendo difficile persino
respirare. Non volevo credere che quelle fossero state le ultime
carezze, il solo pensiero mi faceva soffocare.
E
se solo non ci fosse stata quella piccola e innocente creatura dentro
di me, avrei sul serio preferito morire, piuttosto che sopportare
un'esistenza come quella a cui stavo andando incontro.
Quando
avvertii dei passi avvicinarsi, per un solo miserissimo istante, il
cuore ricominciò a battere forte, facendo tutto da solo,
senza
il mio permesso, immaginando Ethan che varcava la soglia della mia
camera da letto, e senza dire una sola banalissima parola, mi stringeva
forte al suo petto, sdraiandosi accanto a me, sussurrandomi
che
era tutto apposto, che mi aveva sentito urlare nel sonno mentre stava
preparando la colazione per entrambi; me lo immaginai mentre mi
diceva che Ricky non era più un pericolo per noi,
che non
lo era mai stato, e che lui mi amava alla follia, e amava Harry, e mi
prometteva che avrebbe provato a renderci felici entrambi. E io gli
credevo, con tutta l'anima, mi aggrappavo a lui con tutte le mie forze,
e lo baciavo fino a dimenticare persino il mio nome.
Avrei
dato tutto ciò che avevo, pur di avere la
possibilità di
dimostrargli quanto intensamente lo amavo e l'avrei amato per il resto
della mia vita.
Ma
a entrare da quella porta fu Ricky, e io trattenni il respiro,
perchè avevo paura persino che mi si avvicinasse troppo.
"
Hai finito di piangere? Maledizione..mi hai fatto venire il mal di
testa!" disse sedendosi al bordo del letto
"
Però sono disposto a perdonarti se.." infilò le
mani
sotto la mia maglietta e in un secondo me le sentii sul seno
"
Non toccarmi" sibilai, scostandomi con chissà quali misere
forze
"
Non fare così tesoro...voglio soltanto coccolarti un po'"
ritentò, intrappolandomi sotto il suo corpo e prendendomi il
viso tra le mani
"
Lasciami Ricky" "..non voglio" mi veniva da piangere di nuovo
Forse, dopotutto, le lacrime non finiscono mai sul serio.
"
Non essere timida.." quella voce sin troppo dolce e pacata mi induceva
soltanto a voler scappare, ma ero bloccata sotto di lui.
Chiusi
gli occhi, per non vedere più nulla, chiendendomi quando
eravamo
arrivati a tanto. Non mi aveva mai forzato a fare l'amore, non mi aveva
mai nemmeno toccato in quel modo, prepotente, lascivo, morboso.
In
un attimo avvertii le sue labbra sulle mie, ma le mantenni serrate,
mentre lui incombeva sul mio corpo, incurante della mia pancia, con il
solo scopo di spogliarmi e fare di me ciò che voleva. Urlai
con
tutta la voce che avevo, con il solo risultato di farmi abbassare i
pantaloni, e quando lo sentii alitarmi sul collo eccitato e affannato,
a fatica riuscii a reprimere un conato di vomito. Mi stava facendo
male, anche fisicamente.
Se
non fossi stata preoccpata per il bambino, avrei lasciato pure che mi
uccidesse, tanto non avevo più nulla da perdere..ma reagii
solo
e unicamente per salvare mio figlio, da suo padre.
Alzai
il ginocchio destro e glielo piantai violentemente nel petto,
stordendolo per un istante e scappando nel bagno mezza nuda. Lui
però fu abbstanza veloce da raggiungermi prima che riuscissi
a
chiudermi dentro, e mi immbolizzò contro il lavandino.
"
Non c'è bisogno di essere violenti per così
poco.." sussurrò, spingendomi il bacino contro
"
Non mi sfuggirai per sempre, sai? Avremo tutto il tempo del mondo per
noi, non appena saremo partiti" avvicinò una mano al mio
viso, e
io mi girai di scatto per non accogliere quella carezza
"
Mi fai schifo" dissi soltanto, pregando Dio affinchè mi
lasciasse disperare in pace
"
Stai attenta con queste parole...o il tuo caro amico potrebbe pagarne
le conseguenze. Mi prudono le mani dalla voglia di ammazzarlo di botte.
Tu eri mia, e lui non doveva permettersi nemmeno di guardarti"
"
L'ho mollato! Ho fatto come mi avevi detto...che vuoi ancora?" sbottai
"
Calmati" mi strinse le spalle "altrimenti, essendo il padre del bambino
che porti in grembo, potrei riuscire a fartelo salutare soltanto per
cartolina, legalmente. Direi in tribunale che sei una pazza instabile e
che non sei nelle condizioni di crescere un figlio e-" non lo ascoltai
nemmeno più, non ci riuscivo.
Ricky
giocava sul fatto di essere il padre del bambino...se solo non lo fosse
stato, non avrebbe saputo con che cosa minacciarmi. Era malato, e io
non potevo nemmeno dirlo a nessuno, tantomento all'unica persona alla
quale avrei voluto confidare tutto. Chiusa in quel bagno, con Ricky che
mi premeva addosso minacciandomi apertamente, le lacrime non che ero
capace di ricacciare indietro, e quello sputo di forza che mi
consentiva perlomeno di restare in piedi, non desideravo altro che
Ethan. Avevo bisogno anche solo di qualcuno che mi stringesse la mano,
me lo sarei fatto bastare, a patto che si fosse trattato di lui.
Quella
notte dormii poco e male, il più vicino possibile al bordo
del
letto, con Ricky che mi controllava a vista, nel caso in cui avessi
provato a scappare. Avevo tentato più volte di mandarlo via,
ma
non ci ero riuscita.
E quando il lunedì mattina mi svegliai, lo trovai a
fissarmi, lo
sguardo torbido, e mi costrinsi a chiudere di nuovo gli occhi per
fingere di non averlo accanto.
All'ora
di pranzo mi rifiutai di mangiare, non volevo fare la parte
dell'addolorata, ma stavo male davvero, e non c'era voluto molto
perchè mi si chiudesse lo stomaco. A metà
pomeriggio mi
constrinsi a bere un succo di frutta, unicamente per il bene di
Harry...fosse stato per me, sarei pure potuta morire disidratata. Non
me ne fregava niente..dove la dovevo trovare la voglia di vivere con
tutto quello che mi aspettava?
Io
volevo Ethan e basta, desideravo soltanto annullarmi tra le sue braccia.
Ma
avevo persino spento il telefono, perchè sapevo che se mi
avesse
scritto, non avrei retto, sarei corsa da lui. E non potevo farlo.
A
pomeriggio inoltrato Ricky mi accompagnò di sua spontanea
volontà dal ginecologo, per controllare che fosse tutto a
posto
prima di partire, ma io non avevo preso appuntamento con la dottoressa,
e pur sapendo che ci avrebbe rimandato indietro senza visitarmi,
accettai lo stesso di andare..perlomeno avrei potuto prendere accordi
per l'indomani mattina.
Rifiutandomi
di accendere il telefono, non potevo farlo in nessun altro modo, e
prima di partire, volevo assicurarmi che Harry stesse bene.
Sì,
sarebbe potuto cascare pure il mondo, ma io l'avrei chiamato Harry,
perchè lo aveva proposto Ethan, e io lo avrei fatto per lui,
anche se sarebbe potuta sembrare una cosa senza senso.
Sospettavo
invece che Ricky avesse voluto accompagnarmi in modo tale da far sapere
a tutti di essere il padre del bambino, in caso fosse successo qualcosa
nelle ore che ci separavano dalla partenza, qualunque cosa.
Come
pensavo, la dottoressa riuscì a inserirmi negli appuntamenti
dell'indomani mattina, le spiegai a grandi linee la faccenda, con Ricky
presente, e lei, pur non sembrando troppo convinta delle mie
dichiarazioni in merito, si limitò ad annuire e a
consegnarmi un
opuscolo in attesa della visita che avrebbe avuto luogo il giorno dopo. Soltanto
quaranta minuti dopo quell'incontro, saremmo dovuti essere in
aeroporto. Soltanto quaranta minuti dopo, avrei definitivamente detto
addio a Londra e all'amore della mia vita. Non ero sicura di riuscire a
sopportarlo.
Tornammo
a casa poco prima di cena, Ricky cucinò addirittura per me,
provò un tipo di approccio diverso e più umano,
ma ormai
io non mi fidavo di lui, e restai diffidente per tutto il tempo.
Mangiai qualche boccone, nonostante non avessi per niente fame,
soltanto per evitare di farlo incazzare..avevo paura di quello che
avrebbe potuto farmi se gli avessi fatto perdere il controllo,
perciò tentai di compiacerlo, nei limiti del possibile, per
proteggermi da un'altra pseudo-violenza a cui non volevo nemmeno
pensare. Provavo ribrezzo per lo stesso ragazzo per il quale fino a
poco tempo prima, pensavo di provare amore.
Tuttavia, quando con voce sin troppo carezzevole mi disse che saremmo
stati bene ad Amburgo, che avremmo trovato di nuovo il modo di far
funzionare le cose come prima, e che saremmo addirittura potuti essere
una famiglia felice, non riuscii a resistere e sbottai.
" Niente è più come prima, lo capisci o no? Tu
non sei
più lo stesso, e forse nemmeno io sono più la
stessa.
Non prendiamoci in giro Ricky: io non ti amo, non ti credo, non mi
fido, non ti voglio; e tu....a te non importa assolutamente niente del
bambino, e mi desideri, ma in modo malato. Non saremo mai felici, io
non sarò mai felice come lo sarei stata, come potrei provare
a
esserlo se tu mi lasciassi decidere cosa voglio fare della mia vita"
" E tu vuoi lui, vero?" non mi fece nemmeno finire...Ethan era un
chiodo fisso pure per lui
" Sì, io voglio lui" ammisi, senza peli sulla lingua,
tentando
per l'ultima volta di farlo ragionare..non sapevo più che
fare,
ma forse parlargli con calma e sincerità sarebbe potuto
servire
a smuoverlo, o no?
Io ci speravo ancora; e non so dove trovai la forza di affrontare
l'ennesima discussione con lui, ma lo feci, perchè prima di
arrendermi, dovevo perlomeno lottare.
" Pensaci Ricky, ti prego. Sei davvero disposto ad accontentarti di una
che sta con te solo sotto minaccia? E' questo quello che vuoi?
Non so più come fartelo capire che non voglio stare con te,
e
che l'unico motivo per il quale domani parto, va attribuito al fatto
che amo Ethan...sì, mettitelo in testa, amo Ethan
più
della mia vita, e lo lascio perchè non riesco nemmeno a
sopportare l'idea che tu gli faccia del male per causa mia. Io lo
lascio perchè lo amo, perchè tengo di
più a lui
che a me stessa, e penso che ciò che sto facendo ne sia la
dimostrazione più grande. " "E tu? Tu ti
acconteresti di
vivere con me, sapendo che sono pazza di lui?
Sopporteresti di sapere che ogni volta che mi stringerai, io
immaginerò le sue braccia?
Come reagiresti se ti dicessi che bramerei le sue labbra ogni minuto, e
che rischierei di diventare pazza io, a saperlo così
lontano?"
continuai.
" Riusciresti davvero a reggere una situazione del genere? Non vorresti
anche tu essere amato senza riserve?
Perchè vuoi me, se io non sono disposta a darti nulla di
quello
che ogni uomo cercherebbe?...E non venirmi dire che è per
via di
nostro figlio, perchè questa scusa non ha mai retto e adesso
regge ancora meno..perchè non accetti che la nostra storia
sia
finita?
Non sei nè il primo e nè l'ultimo a trovarsi in
una
situazione simile, e okay, la vita non sempre ti riserva ciò
che
vorresti, ma devi imparare ad affrontarla, a morderla con i denti e con
le unghie" parlavo per esperienza personale.
" Non voglio fare la moralista, ma vorrei che sapessi, che ti
accorgessi, che nemmeno per me è stato facile...io non lo
volevo
questo bambino, mi è crollato il mondo addosso quando ho
saputo
di essere incinta, per non parlare di quando tu te la sei filata. Non
sai assolutamente nulla di quello che io ho passato in quei giorni, non
lo puoi nemmeno immaginare.. però alla fine ho
accettato
la realtà, sono andata avanti, ho imparato a convivere con
questa presenza dentro di me, e credimi, adesso lui è
l'unica
ragione che mi fa restare in piedi...pensi sia stato facile? No, ti
assicuro che non lo è stato affatto.. ma ti giuro che se tu
decidi di accasciarti a terra e piangere, o di non alzarti
più
dal letto la mattina, il mondo continua a girare lo stesso. Anche quando le
cose non vanno come vorresti."
" Questo significa che anche tu puoi imparare a vivere senza di lui!"
constatò
" Non è questo quello che sto dicendo. Il punto è
che
vorrei che ti rendessi conto di quanto sia sbagliato costringermi a
venire con te.
Pensavi che avremmo potuto avere un futuro insieme, ho deluso le tue
speranze..benissimo, allora mandami a quel paese, odiami, insultami,
rinfacciami quello che vuoi. Ma non costringermi a starti accanto...
piuttosto reagisci, esci, incontra gente nuova, e dimenticami"
" Perchè io posso dimenticare te, e tu non puoi dimenticare
lui?"
" Perchè è sbagliato il modo in cui ti stai
comportando.
Perchè tu continui a dire di amarmi, ma il tuo è
un
desiderio di possesso, e anche se non lo fosse, io non ti ricambio.
Invece io e Ethan ci amiamo da entrambe le parti..non c'è
ragione di ostacolarci. E se è la faccenda del bambino che
ti
preoccupa, anche se sinceramente non credo sia questo il motivo della
tua ossessione nei miei confronti, ti ripeto che hai e continuerai ad
avere tutti i diritti su di lui.
Mi dispiace che sia andata a finire così tra di noi, ma che
posso fare? 'Al cuore non si comanda' è il detto
più
vecchio e banale del mondo, ma non manca un colpo. " gli occhi di nuovo
lucidi, gli stavo parlando con il cuore in mano, e speravo con tutta me
stessa che lo capisse.
" Quindi perchè non fai uno sforzo per accettarlo e basta?
Senza
minacce, senza ricatti, senza sudboli accordi...perchè non
ci
lasci in pace e basta, e non reagisci in modo sano?
Prendi a pugni un muro se ti va, o urlami in faccia che ti ho rovinato
la vita, se ti fa sentire meglio, ma non costringermi a restare con te
con la forza. Così non otterrai nulla da me, niente, niente
di
niente."
Mi sentii una perfetta imbecille, quando senza nemmeno degnarmi di una
risposta, Ricky mi prese per un braccio e mi trascinò a
letto...era malato, la sua malattia ero io, e non potevo fare nulla per
cambiare la situazione.
Cercai di chiudere gli occhi e addormentarmi, ma non ci riuscii e pur
di non costringermi a pensare a tutto quel casino, afferrai l'opuscolo
che mi aveva dato la ginecologa e cominciai a leggerlo. Scoprii che se
avessi fatto l'amore mentre ero in dolce attesa, al bambino avrebbe
potuto fare addirittura bene, e pensai che se lo avessi detto a Ethan,
avrebbbe rimediato subito.
Solo noi potevamo sapere quante maledette volte ci eravamo trattenuti
pensando di far del male a Harry...ma ormai era troppo tardi anche per
quello.
Dopo il mio discorso, Ricky si rifugiò in un mutismo
fastidioso,e solanto quando terminai di leggere quell'opuscolo, mi
accorsi che si era addormentato. Comprensibile, visto che l'idiota
aveva trascorso l'intera nottata precedente a controllare che non
sgattaiolassi via dal letto.
Di tutta risposta, fu proprio quello che feci quando realizzai che
quella era l'ultima sera nella mia adorata Londra. Avrei amato per
sempre quella città, come Ethan, come avevo giurato a sedici
anni.
Facendo il minimo rumore possibile e senza accendere la luce, infilai
una camicetta e un jenas, e dopo un attimo di titubanza, afferrai il
cellulare e un golf e mi riversai in strada. Presi per l'ultima volta
la 'circle line' fino a 'Momument', di là proseguii a piedi
verso il Tower Bridge. Era la zona che preferivo in assoluto dopo
Westminster, ma se fossi scesa di fronte al Big Ben, sarei
inevitabilmente finita in un vicolo apparentemente cieco, e non potevo
permettermelo, quindi scelsi di passeggiare lungo il maestoso ponte sul
fiume di Londra.
Tirava un po' di vento, ma la vista del Tower Bridge illuminato
nell'ultimo giorno del mese di maggio, mi lasciò senza
fiato,
come aveva fatto sempre.
Mi sedetti con le gambe penzoloni lungo il ponte, pensando che se in
quel momento fossi stata completamente sola, mi sarebbe bastato un
niente per perdere il senno e sporgermi di più, per
scivolare
giù, nel fiume; ma per fortuna avevo una creatura a cui
pensare,
che mi avrebbe impedito di commettere una simile pazzia.
Di certo la vita non mi sorrideva in quel momento, mi aspettavano
giornate, mesi, forse anni, in cui avrei dovuto sopportare
Ricky
e le sue malsane idee, la sua pericolosa vicinanza, che ogni secondo mi
faceva più paura e più ribrezzo, la sua rabbia, i
suoi
violenti istinti..non sapevo neppure se la sua ossessione sarebbe
addirittura peggiorata. E poi avrei dovuto proteggere da sola il
bambino che aspettavo, trovare il coraggio di dirlo finalmente ai miei,
fare praticamente un salto nel vuoto lasciando la città che
amavo per una che già odiavo, rinunciare a tutti i miei
sogni e
progetti che includevano Londra, fuggire dalle uniche braccia
che
fossero capaci di farmi sentire a casa, e ..sì, sarebbe
stato
più facile mollare tutto, ma a dispetto delle lacrime che
avevo
versato e di come mi sentivo, non volevo che si parlasse di me come
della ventiduenne italiana, incinta, che si era gettata nel fiume per
chissà quale arcano motivo, forse un amore finito male. E
ancora
meno volevo che qualcuno mi ricoscesse dai ritagli delle foto sui
giornali dei mesi precedenti, e arrivasse a Ethan, torturandolo di
domande senza risposta e arrivando a pensare chissà
cosa. E
poi pensavo a lui, alla mia famiglia, a come avrei distrutto tutti
buttandomi giù dal mio ponte preferito. Addirittura mi feci
lo
stesso discorsetto che poche ore prima avevo rivolto a Ricky...anche se
mi fossi arresa e mi fossi rifiutata di alzarmi dal letto la mattina,
il mondo sarebbe andato avanti lo stesso. E valeva anche per me.
Restai a guardare il fiume sotto di me per quella che mi parve
un'eternità, inerme e desolata, sola e disperata, mi rigirai
il
cellulare tra le mani per un po', prima di decidermi ad accenderlo,
vinta dalla voglia di leggere un suo messaggio, perchè
sapevo
che lo avrei trovato.
Mi manchi (ore
23.59)
Mi manchi (ore
00.06)
Mi manchi (ore
00.28)
Mi manchi (ore
01.14)
Mi manchi (ore
01.53)
Mi manchi (ore
03.00)
Mi manchi (ore
03.42)
Mi manchi (ore
04.31)
Mi manchi (ore
06.01)
Mi manchi (ore
11.59)
Mi manchi (ore
12.05)
Mi manchi (ore
12.08)
Mi manchi (ore
13.43)
Mi manchi (ore
14.30)
Mi manchi (ore
16.18)
Mi manchi (ore
20.19)
Mi manchi (ore
20.20)
Mi manchi (ore
21.08)
Mi manchi (ore
21.10)
Mi manchi (ore
22.00)
Mi manchi (ore
22.34)
Mi manchi (ore
22.57)
Mi manchi (ore
23.02)
Mi manchi (ore
23.14)
L'ultimo messaggio mi arrivò in tempo reale.
Mi manchi (ore
23.23)
Sospirai
sorridendo come una scema, e prima ancora che potessi rendermene conto
stavo già correndo verso Westiminster, sì a
piedi, e
sì, incinta, e sì, in piena notte.
Sapevo che se avessi acceso quel cellulare sarebbe finita esattamente
così, ma non c'era ragione, ostacolo, forza o paura che
tenesse.
Necessitavo delle sue braccia intorno a me, intente a proteggermi anche
solo per qualche istante, dal resto di quel mondo malato. Avevo bisogno
d'amore, del suo amore, almeno per un'ultima volta.
BUONSALVEEEE!!!
Anche questo è un capitolo molto intenso come il precedente,
ma spero che lo abbiate apprezzato.
La mente di Emma è attraversata da pensieri decisamente poco
felici, devo ammetterlo.. ma provate a mettervi nei suoi panni!
Spero di aver anche chiarito i motivi per i quali la nostra
protagonista ha paura di rivolgersi alla polizia, o anche a raccontare
tutto a Ethan..vi siete fatti un'idea di quanto lo ama?
E lui? Con quegli innumerevoli 'mi manchi' riuscirà a
convincerla a restare?
Grazie di cuore per tutte le recensioni, davvero, le apprezzo
tantissimo..perciò, continuate sempre così
♥♥♥
Un bacione, e a prestoooooooooo<3<3<3
Ah, lo spoiler!
***********
"
Leggendo un opuscolo che mi ha dato la ginecologa, ho scoperto che fare
l'amore fa addirittura bene al bambino" gli confidai, mordendomi il
labbro un attimo dopo, perchè mi stavo cacciando in un guaio
bello da morire.
Lui
fece tanto d'occhi, quasi scioccato, ma l'attimo dopo le sue labbra si
incresparono in un sorriso tutt'altro che innocente, e il suo sguardo
mi arse viva, tanto che bruciava di desiderio.
"
E me lo avresti detto perchè..." cominciò,
provocandomi
sfacciatamente, mentre si attorcigliava i miei capelli tra le dita. Dio
che visione!
"
Naturalmente solo a titolo informativo" stetti al gioco, trattenendomi
dal sospirare spurodatamente quando lui si passò la lingua
sul
labbro inferiore
"
Così..per pura curiosità" continuai, godendo nel
vederlo impazzire per me
I
capelli arruffati, gli occhi brucianti d'amore, il sorriso malizioso, e
il suo corpo così dannatamente vicino al mio, mi fecero
perdere
la testa, inducendomi a dimenticare qualunque cosa che non fosse lui.
Senza pensarci due volte, mi avventai sulla sua bocca e lo baciai
intensamente, dimostrando il perfetto contrario di ciò che
avevo
appena affermato
***********
A prestoooooooo!!!
Ps. Recensiteeeee <3<3<3
P.ps. Se vi fa piacere, passate dalla mia nuova storia 'cinque giorni'.
Grazie in anticipo ♥♥
|
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Capitolo 34 *** Capitolo Trentatre ***
EMMA
Lo travolsi. Letteralmente.
Mi
gettai tra le sue braccia come se fosse stato il mio porto sicuro in un
mare in tempesta, e nell'esatto istante in cui lui mi avvolse
il
corpo con il proprio, dimenticai l'uragano che si stava
abbattendo su
di me in quelle ore.
Quanto
lo sentii sorridere tra i miei capelli, mi strinsi ancora di
più
a lui, avvertendo il calore del suo corpo contro il mio, e
quell'inebriante senso di protezione che solo Ethan sapeva donarmi.
"
Dio, quanto ho pregato che accadesse!" sussurrò, tenendomi
ancorata contro di sè, e respirando sulla mia fronte
"
Anche tu mi mancavi da impazzire" risposi, godendomi quell'abbraccio
con tutta me stessa, e cercando di controllare il battito affannato del
cuore.
"
Ma percaso eri dietro la porta?" continuò Ethan, quasi
divertito, e io
gli sorrisi spontaneamente, anche se non poteva vedermi, visto le
nostre posizioni
"
Non esattamente.." ammisi, sempre stretta contro il suo petto
"
Allora hai corso?" domandò l'istante successivo, forse
notando
l'affaticamento nel mio tono di voce..speravo non fosse così
evidente
"
Solo un po'" minimizzai, senza entrare nei dettagli
"
Non dovevi..è rischioso nelle tue condizioni, senza contare
il problema allo sterno.." brontolò preoccupato
"
Non potevo più aspettare..il tempo è troppo poco"
sospirai, sciogliendo controvoglia il nostro intreccio di corpi e
tornando alla realtà
"
Hai letto i miei messaggi e ti sei fiondata qui?" domandò
lui allora, intenerito
"
Si.." ammisi sentendomi avvampare "perchè mi hai chiesto se
ero dietro la porta?"
"
Perchè l'attimo dopo che le spunte di whatspp si sono
colorate
di blu, tu eri già qui" spiegò, prendendomi le
mani tra
le sue
"
E questo non fa altro che confermare che tu abbia corso davvero veloce"
aggrottò le sopracciglia, e io pensai che fosse ancora
più bello
"
Mi vedi? Sono tutta intera..sto bene" dissi, girando su me stessa, per
dimostrargli di aver ragione
Mi
sentii i suoi occhi puntati addosso, e smisi di fare la scema quando mi
accorsi del modo in cui mi stava guardando. Le labbra sottili
dischiuse, gli occhi carichi d'elettricità, e quei capelli
sempre dannatamente scompigliati. Trattenni per un istante il respiro,
e presi posto accanto a lui.
"
Non stai bene" disse semplicemente, scuotendosi e guardandomi come se
fossi completamente nuda di fronte a lui
"
Che sta succedendo Emma? Perchè non me lo
dici....perchè non ti fidi di me?" un sussurro
"
Sei la persona di cui mi fido più al mondo" sospirai,
avvertendo
le sue dita sotto il lobo dell'orecchio e poi sulla nuca
"
E parto soltanto per il tuo bene" confessai, senza riuscire a
trattenermi oltre
"
Il mio bene? Il mio bene sei tu! Quando te ne renderai conto?"
tenendomi per la nuca, Ethan avvicinò il suo viso al mio, e
mi
guardò dritto negli occhi
"
Io..lo so quanto ci tieni a me, credimi, lo so. E anche tu sai quanto
io tengo a te, e forse per questo motivo ti sembra che quella di
separarci sia un'autentica pazzia-" "lo è.. lo è"
mi
interruppe, accorciando di più le distanze tra il
mio viso
e il suo
"
Sarei pazza se restassi" dissi a quel punto, la voce spezzata, e gli
occhi di nuovo prepotentemente lucidi.
Sapevo
che sarebbe finita così, ma proprio non riuscivo a pentirmi
di
essere piombata lì poco prima di mezzonotte. Volevo stare
con
lui, a tutti i costi.
"Non
capisco...ci provo, ma non capisco" strinse una ciocca di capelli tra
le dita e chiuse per un istante gli occhi, forse per cacciare via le
lacrime.
A
quel punto portai le mani sul suo viso e presi a carezzarlo lentamente,
provando a chiedergli scusa in quel modo per non potergli dire di
più.
"
Se tu te ne vai...io-io che fine faccio? Mi hai insegnato a vivere di
nuovo, a liberarmi dai miei fantasmi, a smettere di rifugiarmi
nell'alcool, hai rintracciato i miei amici, mi hai fatto cantare dopo
anni, e mi hai donato te stessa...e se adesso te ne vai, a me che resta?
Ho
ripreso a studiare per realizzarmi, per non sentirmi più un
fallito, ma l'ho fatto anche per essere in grado di garantire un futuro
a te..non per i soldi, perchè dopo aver trascorso quattro
anni
disseminando concerti in giro per il mondo, quelli di certo non mi
mancano, e non li farei mancare neanche a te. Ma l'idea di vivere di
rendita non mi è mai piaciuta, o pelomeno ha smesso di
piacermi
quando ti ho incontrata.
Mi
sono iscritto all'università e intendo trovare un lavoro,
perchè tu sia orgogliosa di me, e perchè possano
esserlo
anche i bimbi che avremo. Ma se tu te ne vai ad Amburgo, nessuno di
questi progetti ha più senso."
Non
sapevo che dire, e non me la sentivo nemmeno di essere tanto ipocrita
da dirgli che quel ragionamento era sbagliato, che lui doveva andare
avanti e costruirsi un futuro anche senza di me, quindi mi litai a
gettargli le braccia al collo e stringerlo forte di nuovo, sperando che
capisse, che lo amavo, e che non potevo restare.
Avevo
mani e piedi legati, ma vederlo così, mi fece stare ancora
peggio. Se Ricky voleva ammazzarlo fisicamente, io stavo riservando lo
stesso trattamento al suo cuore.
Quanto
era bello, e doloroso, pensare che Ethan, proprio lui, il mio Ethan, mi
amasse così tanto!
"
Ricky sa che sei qui?" domandò con un filo di voce, quando
ci fummo staccati
"
Sono scappata" confessai, prima di riuscire a tenere a freno la lingua
"
Ci capisco sempre di meno....è chiaro che è lui
che ti
costringe a partire, me ne accorgo che tu non vuoi, ma non capisco
perchè non possiamo affrontare la cosa
insieme..perchè?"
"
Perchè è pericoloso"
"
E allora? Corriamo il rischio!"
"
E' troppo pericoloso"
Lo
sentii alzarsi in piedi, e iniziare a camminare nervosamente avanti e
indietro, senza darsi pace. Morivo dalla voglia di bloccarlo,
schiacchiarmi contro il suo corpo, e divorarlo di baci.
"
Posso farti una domanda?" azzardai, alzandomi dalla panca per sedermi
sul tavolo, volevo che capisse quanto lo amavo pur correndo il rischio
di fare la figura della....lo scoprirete da soli
"
Dimmi" acconsentì lui, immergendo una mano tra i ricci per
tirarseli indietro
"
Vieni qui?" domandai dolcemente, e in un attimo lui fu di fronte a me,
il suo corpo tra le mie gambe penzoloni dal tavolo
"
Era questa la domanda?" sorrise, poggiando i palmi sulle mie cosce
coperte dai jeans...non riuscivamo proprio a stare lontani
"
No" dissi a mia volta, e lui alzò un sopracciglio,
incuriosendosi
Portai
un dito sul suo petto, e Ethan si avvicinò di
più,
lasciandomi fare "chi è quella..Jane?" chiesi alla fine
"
Beh..non volevo che venissi a saperlo così, però
lei
è stata la mia prima ragazza, ai tempi del liceo, e siamo
sempre
rimasti legati e-" scoppiò a ridere come uno scemo
"
Jane è la nipote di zia Meg, quindi mia cugina...ma dovresti
vedere la faccia che hai fatto!" mi prese in giro, e io risi a mia
volta. Bastò quello ad alleggerire di nuovo l'aria.
"
Quanto sei bella, Em" sussurrò subito dopo essersi ripreso
da
quel momento, e un attimo dopo le sue labbra finirono alla base del mio
collo.
Non
capivo come riuscisse ad uscirsene così, pure quando
indossavo
un semplicissimo jeans, uno smanicato bianco e un dannatissimo golf,
con tanto di occhi arrossati per il pianto e guance altrettanto rosse
per via di quel complimento e quella vicinanza.
"
Sei bellissima" sussurrò, spostandosi con le labbra,
seguendo la
traiettoria della mascella, fino a raggiungere il mento e infine le
labbra.
Mi
baciò sulla bocca lentamente, profondamente, assaporandomi
fino
in fondo,e quando ci staccammo per riprendere fiato, mi accorsi che non
ero affatto l'unica a ridursi in quel modo per un bacio.
Ci
guardammo negli occhi per un istante, prima di riprendere da dove
avevamo interrotto, accompagnando i movimenti delle labbra con i gesti
delle mani: io lo attirai di più a me cingendogli il collo
con
le braccia, e lui prese a carezzarmi piano la schiena, a palmi aperti.
"
Vuoi sapere un segreto?" domandai, totalmente innamorata di lui, e
completamente incurante di tutto il resto
Ethan
sorrise sulle mie labra, e io avvolsi anche le gambe intorno al suo
bacino.
"
Leggendo un opuscolo che mi ha dato la ginecologa, ho scoperto che fare
l'amore fa addirittura bene al bambino" gli confidai, mordendomi il
labbro un attimo dopo, perchè mi stavo cacciando in un guaio
bello da morire.
Lui
fece tanto d'occhi, quasi scioccato, ma l'attimo dopo le sue labbra si
incresparono in un sorriso tutt'altro che innocente, e il suo sguardo
mi arse viva, tanto che bruciava di desiderio.
"
E me lo avresti detto perchè..." cominciò,
provocandomi
sfacciatamente, mentre si attorcigliava i miei capelli tra le dita. Dio
che visione!
"
Naturalmente solo a titolo informativo" stetti al gioco, trattenendomi
dal sospirare spurodatamente quando lui si passò la lingua
sul
labbro inferiore
"
Così..per pura curiosità" continuai, godendo nel
vederlo impazzire per me
I
capelli arruffati, gli occhi brucianti d'amore, il sorriso malizioso, e
il suo corpo così dannatamente vicino al mio, mi fecero
perdere
la testa, inducendomi a dimenticare qualunque cosa che non fosse lui.
Senza pensarci due volte, mi avventai sulla sua bocca e lo baciai
intensamente, dimostrando il perfetto contrario di ciò che
avevo
appena affermato.
"
Vuoi fare l'amore con me?" domandò lui a corto di fiato, il
suo respiro sulle mie labbra
"
Sì. Lo voglio tantissimo" ammisi, sentendomi fremere da capo
a piedi come se fosse la prima volta.
Ethan
mi guardò dritto negli occhi, e l'attimo successivo, con le
mani
tremanti mi liberò del golf, e prese a slacciare lentamente
i
bottoni della camicetta. Uno alla volta, senza mai interrompere il
contatto visivo.
"
Non immagini da quanto ti voglio" sussurrò, dopo averne
slacciati soltanto due
" Spiacente, ma in questo gioco vinco io" non so nemmeno come riuscii a
parlare, con lui intento a spogliarmi lentamente e in modo
così
sensuale
" Ah si?" mi provocò con voce roca, e io non riuscii a fare
niente di diverso dall'annuire, il respiro mozzato
" E sentiamo..perchè vinceresti tu?" domandò,
separando l'ultimo bottone dall'asola, e scoprendomi piano la pancia
" Perchè ti volevo pure a sedici anni" "volevo che la mia
prima
volta fosse con te" non provai nemmeno a tenere a freno la lingua.
Stavo così bene con lui, mi sentivo così a mio
agio
nonostante l'incandescenza della situazione, che avrei potuto dirgli e
dimostrargli di tutto.
" Allora facciamo come se lo fosse" propose a quel punto, infilando le
mani sotto la mia schiena e slacciandomi il reggiseno, quasi senza
farmene accorgere
" Che?" farfugliai, vedendo il mio indumento finire a terra, e lui
guardarmi come se fossi l'ottava meraviglia del mondo.
Mi baciò sulle labbra, e separando appena la sua bocca sulla
mia, senza mai smettere di guardarmi negli occhi e tenermi il viso tra
le mani, mi disse di spogliarlo come se fosse stata la prima volta.
Beh, in certo senso lo era, perchè l'unica volta che ci
eravamo
spinti a qualcosa di più profondo e intimo dei baci, eravamo
abbastanza alticci tutti e due, e di quella notte, ricordavo con
precisione solo il nostro essere sconsiderati, il sapore delle sue
labbra sulle mie, e le sue avide carezze sulla pelle. Nulla di
più, frammenti sparsi: non ricordavo la sequenza di gesti
che ci
aveva portati a finire nudi su quello stesso tavolo.
Lentamente,
afferrai i lembi della sua t-shirt dal basso, e gliela sfilai,
tastandogli il petto, e godendomi quella vista non appena ebbi
terminato l'operazione. A quel punto Ethan cercò le mie
mani, e
se le portò sull'addome, imprimendo cerchi immaginari e
guidandomi sempre più giù. Quando insieme
raggiungemmo
l'orlo dei pantaloni, io abbassai un secondo lo sguardo, lui mi
baciò dolcemente le nocche della mano portandosele alle
labbra
"toccami" sussurrò soltanto, e l'attimo successivo mi
coprì di nuovo le labbra con le sue, liberandomi
contemporaneamente dei jeans che indossavo.
"
Come se fosse la prima volta, ricordi?" continuò, tra un
bacio e l'altro
E
io lo feci: indugiai con le dita nella parte più intima del
suo
corpo, come mi aveva quasi costretto a fare il giorno precedente per
recuperare il cellulare, e scoprii che..beh, scoprimmo tutti e due
sensazioni inaudite, forti, sconvolgenti, sconquassanti, e belle da
farti venire le vertigini.
Quando
interrompevamo i baci per riprendere fiato, vedevo i suoi meravigliosi
occhi diventare ogni secondo che passava più verdi,
più
scuri, più profondi, e maledissi Ricky cento miliardi di
volte,
perchè doveva proprio essere uno stronzo, di quelli
colossali,
per voler distruggere un amore come il nostro. Lui non mi aveva mai
nemmeno guardata come stava facendo Ethan, nonostante urlasse ai
quattro venti di amarmi un minuto sì e l'altro pure; e dal
canto
mio, potevo giurare di non essermi mai sentita così
maledettamente fusa, stordita, eccitata, felice e completa come in quel
momento.
Ci
baciavamo, ci accarezzavamo, ci provocavamo, chiacchieravamo,
scherzavamo, e ci mangiavamo con gli occhi, tutto nello stesso minuto,
e non potevo desiderare niente di meglio.
Le
cose raggiungero l'apice della dolcezza quando Ethan mi
liberò
le labbra, per baciarmi lentamente lungo la curva del collo, e poi
sempre più giù, scostando la camicetta, sfiorando
i seni con le labbra, delicatamente, per poi finire direttamente sul
pancione.
Lo avvolse con le mani e lo carezzò e lo baciò
piano
infinite volte, mentre io giocavo con i suoi capelli, e mi impromevo
per sempre nella mente e nel cuore l'immagine di lui, che a petto nudo
e pantaloni slacciati, chiuso tra le mie gambe altrettanto
nude,
mi baciava teneramente la pancia piuttosto pronunciata per via della
gravidanza ormai inoltrata, e sorrideva, strofinando il naso sulla mia
pelle, facendomi solletico, e poi riprendendo a baciarmi, inducendomi a
credere che lui, soltanto lui, sarebbe stato il papà
perfetto
per Harry.
Naturalmente mi sentii smovere dall'interno, e lui se ne accorse; me ne
resi conto dal modo in cui mi guardò quando si decise ad
alzare
la testa dal mio ventre.
E se quel gesto era stato quanto di più dolce esistesse al
mondo, l'attimo dopo, mi ritrovai a dover fare i conti con quanto di
più travolgente ed erotico al mondo; sì,
passò dal
baciarmi la pancia, a torturarmi i seni con la bocca, in meno di un
minuto, e come diretta conseguenza a quelle sensazioni che mi
stavano sconvolgendo l'anima, reclinai la testa all'indietro, per
fargli capire che mi piaceva, e che non volevo che si fermasse.
Se non impazzii in quel momento, con quel cambio d'atteggiamento
così repentino e così eccitante, lo feci subito
dopo,
quando Ethan mi strappò finalmente di dosso la camicetta
e
la restante parte degli indumenti, mentre io facevo lo stesso con i
suoi, e le sue labbra erano ancora chiuse attorno al mio seno, e i suoi
occhi mi fissavano, insistenti e carichi di un'elettricità
che
avrebbe potuto far saltare in aria tutta Londra.
Sospirai di piacere e gemetti più volte, incapace di
controllarmi, fino a quando lui non mi raggiunse sul tavolo e io finii
distesa sulla schiena.
Tornò a baciarmi sulle labbra, intensamente, ma quando si
posizionò su di me, le cose cominciarono a prendere una
piega
imprevista....non era affatto facile fare l'amore con un pancione in
mezzo, e per un tempo che mi parve contemporaneamente troppo breve e
troppo lungo, Ethan si limitò a baciarmi dolcemente in ogni
parte del corpo, in ogni centimentro di pelle, e per un po' si
sentirono soltanto i nostri respiri, l'uno accavallato all'altro.
Niente più discorsi, battute o provocazioni, esistevano
soltanto
i battiti del nostro cuore, ed erano meravigliosamente assordanti.
Ethan mi baciò quasi fino a consumarmi, e io godetti di quel
momento quasi fino ad esplodere di piacere, e dopo, si stese accanto a
me su quel legno durissimo, e mi abbracciò forte. Ci tenemmo
stretti per un po', completamente nudi, nutrendoci di carezze e
sfioramenti, senza avvertire il bisogno di condire quel momento di
parole, e poi, di punto in bianco, ci guardammo negli occhi e scoppiamo
a ridere come due cretini.
Perchè era assurdo avere così tanta voglia di
fare
l'amore e non riuscire a farlo! E poi quel tavolo ci stava facendo
venire un mal di schiena assurdo, ed eravamo nudi, sudati, eccitati,
disperati per ciò che sarebbe successo il giorno dopo, ma ci
amavamo così tanto che persino sussurrarcelo avrebbe
rovinato il
momento. Quindi preferimmo ridere come pazzi, senza controllo,
avvinghiati l'uno all'altra in una notte che avremmo ricordato per
sempre.
Avvertivo il suo respiro e il suo sorriso sul collo, e ridevo con lui a
crepapelle, incurante di tutto il resto e innamorata all'inverosimile
dello stesso ragazzo che mi aveva già stregato a sedici anni.
E nonostante fossimo nudi fisicamente ed emotivamente, e nonostante
tutti quei casini, non c'era il minimo imbarazzo tra noi, il minimo
disagio, e quella semplice consapevolezza mi colpì il cuore
ancora più forte dei baci e delle carezze, perchè
tra
sette miliardi di persone, e quattordici miliardi di occhi, stesa su un
tavolo della biblioteca più vecchia di Londra e abbracciata
stretta a lui mentre ridevamo forte, ebbi la certezza di aver trovato
l'unico paio di occhi che erano complementari ai miei.
" Ma io dove la trovo più una che ride a crepapelle con me,
e
completamente svestita, mi abbraccia forte, perchè pur
volendolo
con tutta l'anima, non riusciamo a far l'amore per colpa di questo
esserino? Dove lo trovo più una come te?"
Era esattamente ciò che pensavo io, e prima che potessi far
qualcosa per controllarmi, passai dal piangere dalle risate, al
piangere e basta. Non era giusto doverci lasciare così.
" Ti giuro che ci ritroveremo" dissi soltanto, sempre nella stessa
posizione
" Ma io non posso lasciarti andare"
" Non posso perderti"
" Nulla avrà senso se tu te ne vai"
E lentamente, con gli occhi bagnati di lacrime e di desiderio, le
labbra le une sulle altre, e le mani intente ad accarezzarci con foga e
dolcezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo,
divenimmo una cosa sola.
Alla fine riuscimmo a far l'amore, e durò per tutta la
notte, e
fu l'esperienza più totalizzante della mia vita. In poche
ore
avevamo riso, pianto, provocato, supplicato, scherzato, ci eravamo
baciati e ci eravamo strappati promesse, e nel mentre ci eravamo amati
al limite dell'immaginabile, al limite concepibile, dell'universo, di
tutto.
BUONSALVEEEEE!!!
Preferisco non aggiungere altro e lasciare a voi tutti i
commenti!
Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto, e grazie di cuore, come
sempre, per tutte le recensioni. Vi adoroooo ♥♥
Ci stiamo avvicando alla fine...ora mancano esatamente altri tre
capitoli!
Mi scuso per la presenza di due caratteri diversi nella
narrazione, ma penso sia un errore di Nvu e non sono riuscita a
correggerlo :/
A prestooooooooooo!!!! <3<3<3<3
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Capitolo 35 *** Capitolo Trentaquattro ***
EMMA
Il
luogo era lo stesso, e i miei e i suoi vestiti probabilmente giacevano
nella stessa posizione di mesi e mesi prima, però tutto il
resto
era cambiato.
L'unico
elemento che avrebbe potuto accomunare le due notti che ci avevano
visto cercarci, stringerci, accarezzarci, avvinghiarci e amarci, oltre
al fatto che fossimo entrambi finiti completamente nudi e stesi su
quello stesso tavolo, era il plaid che Ethan aveva sicuramente tirato
fuori dopo avermi fatto addormentare tra le sue braccia, e che in quel
momento copriva alla meglio le nostre parti più intime.
Per
il resto, era tutta un'altra storia.
Quella
mattina di ottobre, mi ero svegliata nuda ma sola, avevo raccolto
velocemente la mia roba, ed ero scappata via senza nemmeno salutarlo,
sentendomi una sporca traditrice nei confronti di Ricky, e incazzata
con me stessa per essermi lasciata andare così facilmente.
Il
fatto che poi avessi trascorso un'ora nella doccia a crogiolarmi nel
ricordo di quei baci decisamente poco casti, era soltanto un dettaglio
che mi sarei portata nella tomba. Mi ero svegliata incredula e confusa,
con un mal di testa allucinante dovuta alla sbronza della notte
precedente, ed assolutamente determinata a non finire mai
più in
situazioni equivoche con il ragazzo per il quale avevo avuto un debole
per anni, anche se a sua perfetta insaputa.
Quella
mattina di giugno, invece, prima ancora di aprire gli occhi avevo
avvertito un peso sul mio corpo, e sempre con gli occhi chiusi, non ero
riuscita a impedirmi di sorridere, perfettamente consapevole di aver
fatto l'amore con lui.
Abbassando lo sguardo, lo trovai con il viso spalmato sul mio
seno, una mano posata sul mio ventre, e le gambe intrecciate con le mie
in chissà quale groviglio. Portai istintivamente una mano
tra i
suoi capelli, che mi solleticavano appena la pelle nuda, e iniziai a
giocarci lentamente.
Non
mi ero dimenticata della difficile situazione con Ricky, ma per quache
istante, avevo voluto fingere che fosse tutto a posto, che potessi
restare lì con Ethan tutto il giorno, o anche tutta la vita.
Ethan
dormiva tranquillo, il suo respiro si infrangeva sul mio seno,
surriscaldandolo in modo indecente già di prima mattina, e
quell'immagine di lui, nudo e rilassato, spalmato sul mio corpo,
l'avrei custodita nel cuore per sempre.
Continuai
a giocare con quei ricci per un po', provando a rilassarmi e godermi
quel risveglio decisamente meraviglioso, ma non ci riuscii del tutto,
perchè il solo pensare a Ricky, alle sue minacce, e a tutto
quel
casino, mi rendeva irrequieta e terribilmente vulnerabile. Per non
parlare dell'idea di rinunciare a Ethan e al suo amore, che mi lacerava
pure l'anima.
Non
sapevo che ore fossero, ma sapevo di dover tornare a casa, sistemare le
ultime cose, passare dalla ginecologa e poi dritta all'aeroporto, ma
proprio non ce la facevo a scostarlo da me e fuggire come se quella
notte non avesse significato nulla. Non volevo nemmeno svegliarlo,
perchè l'addio sarebbe stato ancora più
straziante, e mi
limitavo a starmene lì, per un intervallo di tempo
indefinito a
indefinibile, a guardarlo, a contemplare la forma dei suoi occhi, la
barba appena accennata sulle guance,che quella notte aveva
deliziosamente solleticato ogni parte di me, le sue labbra dischiuse,
le spalle larghe, la sua schiena, e poi di nuovo il viso. Non c'era
cosa che desiderassi più al mondo di sussurrargli che lo
amavo e
che sarei rimasta con lui per sempre, per godere ogni mattina e ogni
sera delle sensazioni che scatenavano i suoi occhi fissi nei miei, la
sua bocca piegata in un sorriso destinato solo a me, quelle
irresisitibili fossette, e i suoi dannatissimi baci.
A
sedici anni sbavavo sulle sue foto che mi scaricavo sul cellulare,
giurando che mai sarei riuscita ad amare qualcuno più di
quanto
amavo lui, e sei anni dopo, a ventidue compiuti e incinta, per poco non
mi ritrovavo a fare la stessa e identica cosa, con l'unica sostanziale
differenza, che adesso lo facevo guardardandolo sul serio, senza il
bisogno di alcuno schermo e di alcuna tecnologia. La
consapevolezza di saperlo addormentato sul mio seno scoperto, mi fece
vibrare tutta.
"
Hai freddo?" lo sentii domandare, sempre nella stessa posizione, con
la voce ancora impastata dal sonno, e terribilmente bassa e roca
"
No" dissi soltanto, trattenendo il fiato quando avvertii le sue labbra
sfiorare la porzione di pelle sulla quale lui aveva dormito fino a quel
momento
"
E allora perchè tremi?" continuò, rilasendo con
la bocca, fino a raggiungere il collo
'
Perchè sei troppo vicino, troppo nudo, troppo reale, troppo
bello, troppo dolce, troppo pervertito, troppo perfetto, e io ti amo da
morire. Solo che aspetto un bambino da un altro che mi costringe a
partire con lui'
Avrei
voluto dirgli, ma ciò che mi uscì non fu poi
tanto meno compromettente...
"
Perchè avrei tanto voluto che stanotte potesse non finire
mai"
"
Mhm" mugugnò in segno di pieno
apprezzamento, spalmandosi meglio sul mio seno, e ancora mezzo
addormentato.
Come facevo a impedirmi di pensare a cose sconce, vedendolo
così
a suo agio sul mio corpo, con gli occhi ancora chiusi e quei sospiri
poco pudici che si infrangevano direttamente sulla mia pelle?
Come facevo a non sentirmi ardere dalla punta dei capelli alle dita dei
piedi, ripensando a come mi aveva guardato mentre eravamo una cosa sola?
Ma ciò che mi costrinsi a dire dopo, con voce
tremante e lo sguardo rivolto al soffitto, raggelò persino
me.
"
Invece è finita, e io adesso devo-" non avevo il coraggio
nemmeno di continuare, le parole mi si spezzarono in gola.
Ethan
si sollevò di scatto, e si resse soltanto sulle braccia
guardandomi dritta negli occhi: aveva capito, ma si rifiutava di
accettarlo, così come il mio corpo si rifiutava di lasciare
quel
posto, e lui.
"Scusa,
scusa, scusa, scusa amore" mi accorsi di come lo avevo chiamato un
attimo dopo aver pronunciato quella parola
Vidi
i suoi meravigliosi occhi liquefarsi, diventando di un verde sempre
più torbido mentre si godeva la panoramica completa del mio
corpo ancora sotto di lui, fino a concentrarsi sulla mia bocca, nel
momento esatto in cui si sentì chiamare 'amore'.
Fu
un'impresa resistere alla voglia di baciarlo e riprendere tutto da dove
avevamo interrotto quella notte, ma se lo avessi fatto, avrei
complicato ancora di più le cose. Certo, non era nemmeno
previsto che mi rivolgessi a lui così, qualche ora prima di
dirgli addio per sempre e partire con un altro..ma che ci potevo
fare? Mi era scappato, ed era stato tremendamente spontaneo.
"
E adesso davvero pensi che riuscirei a lasciarti andare?"
ansimò, quegli occhi mi scrutavano l'anima
"
Dopo che mi hai chiamato amore?" continuò guardandomi
così intensamente e ardentemente, che pensai di andare a
fuoco
"
Se potessi scegliere, resterei così per sempre" borbottai, a
voce talmente bassa, che mi chiesi se Ethan mi avesse sentito
"
Perchè non possiamo nemmeno provarci?" domandò,
disperato, come se ne andasse della propria sopravvivenza.
Stavo
per rispondergli, rifilandogli sempre la stessa patetica e assurda
solfa sul fatto che fosse troppo pericoloso per entrambi,
perchè
pensavo che Ricky fosse veramente impazzito, e sapevo le sue minacce
erano reali, ma l'arrivo di un messaggio sul mio cellulare lo
risparmiò. Raggiunsi il dispositivo, ma non appena lo ebbi
tra
le mani, qualcosa nella mia espressione o nel mio sguardo, lo
preoccupò al punto tale da indurlo a strapparmelo, prima che
riuscissi a nascondere o a cancellare quei messaggi.
'Mi
pareva di essere stato abbastanza chiaro, ma evidentemente hai bisogno
dei fatti per capire'
'Però devo ammettere che se hai avuto le palle di
scappare
da casa nostra a notte fonda e da sola, nelle tue condizioni, non sei
tanto docile e spaurita come pensavo che fossi'
'Le minacce verbali con te non bastano...stai certa che lo
terrò a mente'
' Ti giuro se non ti vedo tornare nel giro di dieci minuti, vengo a
prenderti io, e questa volta finisce male. Per lui.'
' Quindi se ci tieni al suo bel faccino del cazzo, digli addio per
sempre'
' Ma quante volte ti sei fatta scopare, eh?
'Così mi regolo sul
numero di pugni che merita quel coglione'
'A questo punto spero che ci abbiate dentro come conigli,
perchè non vedo l'ora di spaccargli la faccia come si deve'
'Aspetti
un bambino da me e te lo fai infilare dentro da un altro! Puttana!'
'Hai dieci minuti per tornare a casa da sola, oppure stammattina
assisterai a uno spettacolino con i fiocchi'
Quei
messaggi arrivarono uno dietro l'altro, menter Etahn reggeva ancora il
mio cellulare tra le mani, e capiva ogni cosa.
A quel punto tremavamo entrambi, ci mancava l'aria e non riuscivamo a
respirare dalla paura, ma contro ogni logica e buonsenso, nonostante
fossimo perfettamente consci dei dieci munuti che stavano scorrendo, ci
avvinghiammo in un abbraccio che non lasciava posto a nulla, se non la
disperazione.
"Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta" sussurrò carezzandomi
i capelli e la schiena con le dita tremanti. Feci
uno sforzo sovraumano per trattenere le lacrime.
Incredibile che facesse di tutto per calmarmi anche in una situazione
del genere..era il mio eroe, lo era sempre stato.
" Emma tu non puoi partire con lui, non puoi, non puoi
assolutamente" percepivo distintamente la paura nella sua voce, eppure
continuava a coccolarmi
" Quando stavamo insieme, Ricky non era così...non
so cosa gli sia successo"
" E' assurdo che lo dica, ma per me ha bisogno di aiuto" "aiuto medico"
precisò, le labbra tra i miei capelli
Mi stringevo a lui sempre di più, mi aggrappavo alla sua
schiena, nuda tra le sue braccia, come se non mi accorgessi dello
scorrere del tempo.
" Tu mi stavi proteggendo da lui?"
" Tu eri disposta a partire con quel pazzo, senza sapere cosa ti
sarebbe
successo, senza sapere cosa avrebbe potuto fare al bambino..e lo stavi
facendo per me? Stavi per sacrificare tutta la tua vita al fianco di
uno come quello,
per me?" lo disse come se lo stesse realizzando davvero solo in quel
momento.
" E che c'è di strano?" sussurrai contro il suo collo, e lo
sentii sorridere, pur non vedendolo.
" Oh Emma..perchè non me lo hai detto subito?" mi strinse a
sè ancora di più, tanto che qualcosa, o meglio,
qualcuno
dentro di me si mosse
" Ho avuto paura" confessai, trattenendo il fiato quando sue labbra
presero a baciarmi lentamente il collo
" Io volevo dirtelo, ma... Dio quanto sono stata stupida! Ho ceduto
alle minacce perchè ci tengo troppo a te e non mi sarei mai
perdonata se ti fosse accaduto qualcosa per colpa mia..e invece avrei
dovuto dirti tutta la verità sin dall'inizio e permetterti
di
starmi accanto, affrontandone insieme tutte le conseguenze.
Però
ho avuto troppa paura, così tanta, che mi sono autocostretta
a
credere che se lo avessi assecondato e fossi partita con lui, ti
avrebbe lasciato stare, e magari, lontano da Londra e lontano da te,
sarebbe tornato ad essere il ragazzo di sempre.
Anche io mi sono accorta che ha bisogno d'aiuto..sono diventata
un'ossessione per lui, una malattia, e c'ho provato a farlo ragionare,
ma è stato tutto inutile, perchè ero paralizzata
dal
terrore che potesse farti del male e-" non mi lasciò finire
" Ascoltami: ci sono io con te adesso, e non sarò questo
granchè di concentrazione di forza bruta e muscoli
sporgenti, e
forse la rabbia che quel cretino nutre verso di me, lo rende
più
forte del sottoscritto, ma ti giuro che lotterò sempre con
te, e
per te"
Nessuno mi aveva mai fatto una dichiarazione più bella di
quella, ed ero più che sicura che nessuno avrebbe scelto un
momento meno opportuno, ma proprio perchè eravamo entrambi
tutt'altro che rilassati, spensierati e felici, ebbi la certezza
assoluta che quelle parole fossero state le più vere e
sentite
che avessi mai udito.
" Non mi sono mai piaciuti i ragazzi con corporatura stile armadio a
tre ante, se questo ti può consolare" sussurrai, per
allegerire
un po' l'atmosfera
" E come ti piaccono allora?" colse come al solito la palla al balzo
per provocarmi
" C'è ne solo uno che mi piace veramente tanto" neanche a
dirlo, ressi il suo gioco
" E chi è lo sfortunato?" domandò soffiandomi
quelle parole nell'orecchio
" Tu" dissi semplicemente "ed è una sfortuna che ti
perseguita da anni" scherzai
Di tutta risposta lui rise, e prima che potessi rendermene conto, mi
ritrovai a baciarlo.
" Senti Houston, qui abbiamo un problema..penseremo dopo a come gestire
questa sfiga che mi perseguita" sussurrò, quando riuscimmo a
mettere fine a quel bacio
" Che facciamo?" domandai a quel punto
Ero ancora spaventata e
disperata, ma quel brevissimo scambio di battute e quel dolcissimo
bacio, mi diedero le forze di prendere in mano la situazione.
" Che tu vada con lui è escluso, ovviamente. Nemmeno
aspettare
che arrivi qui incazzato è una saggia idea, però,
boh,
forse possiamo provare a parlargli.." propose
" Non ci ascolterà...lui..lui vuole solo" provai a dire
"insomma, te lo ha già dimostrato una volta, no?"
" Possiamo fare almeno un tentativo?" domandò, senza mai
accennare a liberarmi dal suo abbraccio
" E se va male? " non avrei sopportato di vedere attuate quelle minacce
" Ei! Non ti ho mai detto che sono cintura nera di karate?"
" Non è il momento di scherzare, superman" gli ricordai, non
riuscendo comunque a trattenere un mezzo sorriso
" Lo so, e ho paura anche io" a quel punto fui io a stringerlo di
più
" Ascoltami: quello lì è talmente stupido da
averti
inviato dei messaggi sul cellulare..ci bastarebbe andare dalla polizia,
fargli leggere la minacce, e i problemi sarebbero risolti.
Però
come ti ho detto, penso che abbia bisogno di aiuto, e di certo non lo
aiutiamo spedendolo tra le grinfie degli ispettori. E poi è
sempre il padre di tuo figlio, per quanto mi dispiaccia"
Ricky minacciava di pestarlo violentemente, e lui voleva aiutarlo!
Avrei sfidato pure il più cinico a negare che quel ragazzo
avesse un cuore d'oro.
" Pensi davvero di riuscire a farlo ragionare?"
" No..però ci voglio almeno provare"
" Promettimi che non gli permetterai di farti del male"..ma che cosa
stupida che avevo detto! Magari avesse potuto promettermelo.
" E tu promettimi che resterai qui a Londra con me" non fu necessario
che gli rispondessi a prarole, bastava il nostro intreccio di corpi e
sentimenti a colmare tutto.
" Sai che forse dovremmo vestirci?" osservai dopo un po', a
metà tra il divertito e lo sgomento
" Già" concordò lui, quasi ridendo, e anche se
controvoglia, fummo costretti a stacarci per indossare la biancheria e
gli indumenti del giorno precedente.
Qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi, e in modo dettagliato, come fosse
possibile riuscire a trovare il proprio angolo di paradiso, tra mille
casini. Io e Ethan ci eravamo riusciti, sempre, anche quella mattina.
Come avevo fatto anche solo a pensare di poter rinunciare a lui?
E aveva ragione..la vera pazzia sarebbe stata permettere a Ricky
di separarci con le minacce; ma ero stata così stupida e
così impaurita da non capire che nel momento in cui lo avrei
raccontato a Ethan, mi sarei sentita immancabilmente più
forte e
determinata a lottare per noi. Si sa che due è sempre meglio
di
uno.
" Eccoli qua, i piccioncini!"
E fu così che quella voce mi fece rabbrividire.
BUONSALVEEEE!!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che
vi sia piaciuto, e grazie, grazie, grazie e ancora grazie per tutte le
recensioni che mi inviate, e per il sostegno e l'interesse nei
confronti di questa storia.
Vi giuro che io la amo da morire, per me è
importantissima...perciò grazie di cuore ♥
Mi dispiace un sacco che si stia concludendo...-2 capitoli alla fine :/
Mi raccomando, non siate timidi e fatemi sapere tutto quello che vi
passa per la testa... Recensiteeeee <3<3<3
Ed ecco a voi un piccolo spoiler!
*********
"Senti, non è un mistero che io sia innamorato pazzo di lei,
e non è nemmeno un mistero che desideri farci l'amore a ogni
ora del giorno e della notte...ma qui non stiamo parlando di me!
Ti rendi conto che sei arrivato al punto di farla tremare quando sente
la tua voce?
Ti rendi conto che non vuole nemmeno che la sfiori?
Ti rendi conto che ha paura di te?
Ti rendi conto che se pure ti seguisse in Germania, sarebbe infelice?
Lo capisci che non ti vuole più?"
******************
Un bacione, e a martedì con 'Cinque giorni' ;)
|
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Capitolo 36 *** Capitolo Trentacinque ***
ETHAN
La vidi irrigidirsi non appena Ricky entrò in biblioteca.
L'idiota
si sbattè la porta alle spalle, visibilmente infuriato, e ci
guardò entrambi, livido dalla rabbia.
Emma
prese a tremare, così tanto che fece cadere a terra il
cellulare
che stava reggendo tra le mani quando lui era arrivato.
Dio
solo sa quanto avrei voluto raggiungerla e stringerla forte, carezzarle
la schiena, che avevo scoperto essere un suo meraviglioso punto debole,
e rassicurarla, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Ma
se
l'avessi fatto, avrei solo peggiorato la situazione, avrei permesso a
Ricky di vederla così vulnerabile, gli avrei fatto capire
che
aveva paura, anzi, che avevamo paura, e lo avrei sicuramente provocato.
No, non ci conveniva affatto sfidarlo fino a quel punto, anche se per
me in quel momento la vera sfida fu desistere dallo stringerla tra le
braccia.
"
Non credevo che sareste arrrivati a tanto, sapete?" esordì,
avvicinandosi con passo minaccioso
"
Devo ammetterlo: avete un bel coraggio" continuò in tono
palesemente derisorio
"
Ma state attenti, perchè state giocando con il fuoco..e vi
brucerete" più si faceva vicino, e più il suo
sguardo
vacuo mi dava la conferma che fosse impazzito
Prima
che riuscissi ad articolare una qualsiasi frase per tentare di farlo
desistere dai suoi violenti intenti, Ricky raggiunse Emma e la
bloccò, strattonandola per un braccio.
Non
ci vidi più.
"
Lasciami" si dimenò lei, la voce rotta dalla paura, e gli
occhi puntati in quelli del pazzo
"
Come è stata la scopata con tuo amichetto, eh?"
domandò lui serafico
Mi
frapposi tra loro due, staccando poco delicatamente la mano di Ricky
dal braccio di Emma, e proteggendola con il mio corpo.
"
Non hai sentito? Ti ha chiesto di lasciarla" dissi duramente
"
E a te invece ha chiesto di scoparla, vero?" rispose, il tono di voce
più alto di un'ottava
"
Certo che hai proprio una bella considerazione di me, come persona! E
menomale che continui a sbandierare ai quattro venti che mi ami,
altrimenti, non oso immaginare che cosa saresti andato a dire"
Inaspettamente, fu proprio Emma a prendere la parola, senza
però riuscire a nascondere il terrore nella voce.
"
Scappi di casa di notte, per andarti a infilare nel letto di un
altro..tu come le chiami le persone che fanno queste cose?
Santarelline?"
"
Bene! Mi consideri una puttana, come mi hai scritto nel messaggio?
Perfetto, allora vatti a cercare una donna vera e lasciami vivere la
mia vita"
"
Eh no..troppo comodo così..tu aspetti mio figlio!"
"
Ed è altrettanto comodo per te ricordartene solo adesso?"
Stava
tirando fuori le unghie, lo stava affrontando, mi aveva fatto segno di
lasciarla parlare e io l'avevo assecondata, però se solo
quel
verme avesse provato a sfiorarla di nuovo, avrei perso ogni controllo,
lo sapevo.
"
Sei brava a rigirare la frittata" osservò, di nuovo quel
tono derisorio
"
Ma non ti preoccupare, io e te avremo moolto tempo per chiarirci come
si deve" ghignò,
gli occhi percorsi da una strana luce, che la fece soltanto tremare di
più.
Che
cosa non avrei dato per poterla stringere forte al petto e farla
ridere, ridere a crepapelle. Ma ovviamente non potevo, per colpa di
quel bell'imbusto che aspettava di fare i conti con me.
Mi
ero reso conto che con le buone non sarei arrivato da nessuna parte,
non mi avrebbe dato retta nemmeno per un secondo..tuttavia, feci un
ultimo tentativo assicurandomi che Emma fosse a debita distanza da lui.
Fortunatamente lei parve intuire le mie intenzioni senza nessuna
spiegazione, e dopo avermi guardato con certi occhi, implorandomi di
stare attento e non fare cazzate, si allontanò dirigendosi
verso
il bagno.
Ricky non ne se accorse nemmeno..ormai pensava di averla congedata con
quella frase minacciosa, e puntava soltanto me.
" Puoi provare a ragionare almeno un secondo?" poggiai le mani sulle
sue spalle, in cerca di un punto d'incontro
" Che cazzo c'è da ragionare?" rispose, spingendomi contro
uno scaffale
" Stai rovinando la vita delle persone a cui dici di tenere tanto,
comportandoti in questo modo assurdo" gli feci presente
" Cos'è..adesso oltre che cantante da quattro soldi, sei
pure paladino della giustizia?" mi derise
" Sto solo cercando di dirti che se vuoi che Emma e tuo figlio siano
felici, devi lasciargli la libertà di scegliere quello che
credono sia il loro bene"
" Non essere ridicolo, stronzo! Mio figlio non ha voce in capitolo"
sputò con rabbia
" Lui no, non ancora perlomeno. Ma Emma? Nemmeno lei ha il diritto di
scegliere quello che vuole?"
" E fammi indovinare: saresti tu quello che lei vuole..tu sapresti
benissimo come renderla felice...d'altronde sai benissimo pure come
farle aprire le gambe!"
Feci tutto ciò che era in mio potere per mantenere la calma
anche se ero sempre stato un tipo parecchio impulsivo, ma dovevo
controllarmi, e ricordarmi che il mio obiettivo non era prenderlo a
pugni, ma provare a farlo ragionare. Comunque al momento non ci stavo
riuscendo.
" Senti, non è un mistero che io sia innamorato pazzo di
lei, e
non è nemmeno un mistero che desideri farci l'amore a ogni
ora
del giorno e della notte...ma qui non stiamo parlando di me!
Ti rendi conto che sei arrivato al punto di farla tremare quando sente
la tua voce?
Ti rendi conto che non vuole nemmeno che la sfiori?
Ti rendi conto che ha paura di te?
Ti rendi conto che se pure ti seguisse in Germania, sarebbe infelice?
Lo capisci che non ti vuole più? "
Riuscii perlomeno a zittirlo un attimo, anche se gli pulsalvano le vene
del collo, segno che stesse per scoppiare. Ma io non avevo ancora
finito.
" E non provare a dire che non appena sarete lì insieme
tornerà tutto come prima, perchè sai anche tu che
non
potrà essere così.
Del bambino, obiettivamente non te ne è mai fregato nulla, e
non
ti sentirai magicamente pronto a fare il padre solo perchè
sarete tu e lei da un'altra parte...
E poi, cosa pensi di fare per tenerti stretta una donna che non ti ama
più?
Le vietarai di uscire, di divertirsi, di andare a fare la spesa, per
fare in modo che non incontri mai nessuno? E' questo il piano?" sbottai
" Se solo ragionassi un attimo, ti renderesti conto di-" non riuscii a
terminare la frase a causa di un pugno nello stomaco
" Sei tu la nostra rovina! Non appena sei comparso come il genio dalla
lampada di Aladino, Emma non mi ha più degnato di uno
sguardo. I
nostri problemi sono iniziati molto prima che lei restasse incinta"
Gli bloccai il braccio a mezz'aria prima che potesse colpirmi ancora.
" E' stato quando ho capito che mia ragazza si era innamorata di un
altro, che sono impazzito!" ringhiò
" E che cosa vuoi fare? Condannarla all'inferno per essersi innamorata?"
" Lei era mia, e tu me l'hai portata via" mi colpì ancora,
facendomi barcollare
" Ne parli come se fosse un trofeo!" gli sputai addosso " E sai
qual'è la cosa più triste? Che ormai per te lei
è
diventata soltanto quello: una coppa da vincere e da esibire.
E' diventata il premio di una sfida che hai lanciato contro di me, e
sei talmente accecato dal desiderio di battermi o vendicarti o non lo
so, che nemmeno ti rendi conto di quanto male le stai facendo"
Non mi interessava più se mi avrebbe colpito ancora, dovevo
dirgli tutto ciò che pensavo di lui.
" Sono io il problema? Benissimo, prendemi a pugni come stai
già facendo, sfogati se ti va"
Mi prese in parola, ma non mollai.
" Ma lascia stare lei, lasciale la possibilità di decidere
della
sua vita" continuai, nonostante la testa che mi girava forte per la
botta
" E' davvero il minimo che tu possa fare se sei tanto convinta di
amar-" di nuovo non riuscii a terminare il discorso
Di nuovo mi fece sbattere la testa contro chissà cosa di
duro, e
per un momento mi si annebbiò la vista. Ricky
continuò a
menarmi inferocito, e io reagii difendondomi alla meglio e colpendolo a
mia volta. Non ero partito con quelle intenzioni, ma se lui mi prendeva
a pugni, non mi potevo mica starmene fermo lì a guardare!
" Hai ancora voglia di parlare, e ragionare, eh? " mi
aggredì ancora
A quel punto Emma lanciò un grido, raggiungendoci e
implorandoci
di smetterla, ma Ricky era fuori di sè e continuò
a
colpirmi. Mi difesi, di nuovo, ma l'ultimo pugno mi aveva fatto sputare
sangue dalla bocca.
" Ethan!" la sentii urlare, e spaventata dalla vista di quel sangue, si
precipitò verso di noi, e provò ad allontare
Ricky,
strattonandolo e urlandogli addosso di smetterla.
Avrei voluto dirle di non mettersi in mezzo, e tornare di bagno,
perchè temevo che si sarebbe fatta male anche lei in quella
stupida rissa, ma la tosse e il forte giramento di testa mi impedirono
di pronunciare una sola parola.
" Ma si può sapere che cazzo c'hai in testa? Si
può
sapere chi sei...tu..tu.. non sei il ragazzo che conoscevo" la sentii
rivolgersi a lui
" Vattene. Vattene subito, o chiamo la polizia...saranno felici di
leggere tutte le minacce che mi hai scritto"
No..no! Perchè aveva tirato in ballo la polizia? Doveva
essere
veramente terrorizzata se lo aveva fatto, e io..io, mi sentivo male.
" Non azzardarti! O oltre a non vedere più vivo lui, dovrai
dimenticarti pure del bambino" Ricky mi indicò
sprezzante,
ma mi accorsi che non era messo tanto meglio di me
" Emma..perfavore.." sussurrai
" Torna dentro..ti..ti prego" riuscii a dire a fatica
" Oddio Ethan!" urlò lei voltandosi verso di me, e non
riuscì a trattenere le lacrime vedendomi in quello stato
" Si..dai retta al tuo fidanzatino...tornatene dentro"
" Io non ho ancora finito con lui" e con le poche forze che gli erano
rimaste, spinse Emma a terra per avere di nuovo via libera e
avventarsi su di me.
Successe tutto in attimo: lei a terra priva di sensi, le mani a
coprirsi la pancia; e io improvvisamente in piedi, al suo fianco. Ricky
che ci guardava entrambi spaventato e allibito, e visibilmente
dolorante.
" Chiama un'ambulanza, cretino!" gli ringhiai contro, carezzandole il
viso, tentando in tutti i modi di risvegliarla, e pregando Dio che non
fosse successo nulla di grave.
Non potevo perderla..non potevo..non potevo..no..non potevo...
Mi accasciai accanto a lei, stremato, distrutto. Mi asciugai il sangue
che mi usciva dalla bocca con il dorso di una mano, e l'altra la portai
tra le sue, sul suo ventre.
Mi faceva malissimo la schiena, e mi girava forte la testa, ma restai
vigile per tutto il tempo, per lei, con lei, e non smisi nemmeno un
secondo di pregare che stesse bene.
Ricky scappò dopo aver chiamato l'ambulanza, ma non me ne
stupii
più di tanto. In fondo era stato lui a spingerla a terra, e
ne
era perfettamente consapevole. Ma se fosse successo qualcosa a Emma e
al bambino per colpa sua, sarei stato io ad andarlo a cercare..non
poteva cavarsela così.
L'ambulanza arrivò un quarto d'ora più tardi, e
lei non
si era ancora risvegliata. Feci il possibile per apparire soltanto
preoccupato per le sue condizioni, e non per le mie, altrimenti si
sarebbero aggiunti altri problemi, e salii con lei sul mezzo, diretti
in ospadale.
Continuai a stringerle la mano, a carezzarle il viso e i capelli, e a
sussurrarle parole dolci per tutto il tragitto, sotto lo sguardo
vigile, attento e oserei dire, pure intenerito, dell'infermiera di
turno.
Spiegai che fosse in attesa di un bebè, e gli raccontai che
dopo
essere caduta, aveva perso i sensi. Era una balla che mi inventaii
lì per lì, ma per fortuna i medici erano
più
interessati a fare qualcosa per risvegliarla, piuttosto che ascoltare
me e le mie suppliche di salvare entrambi, lei e il bambino.
" Resisti amore mio, resisti" la implorai baciandole le nocche della
mano destra, un attimo prima che i medici mi sbarrassero la strada,
impedendomi di seguirli una volta arrivati in ospedale.
EMMA
Mi svegliai stordita, in una stanza che di certo non era
la mia.
Ci misi un secondo a realizzare di trovarmi in ospedale: dopotutto
quelle pareti spaventosamente bianche, quell'arredamento completamente
inesistente e quell'odore permanente di disinfettante, non lasciavano
spazio a dubbi o fraintendimenti.
Avevo inziato a riconoscere, temere, e odiare quel genere di posto,
quando a diaciassette anni, mentre aspettavo nella sala d'attesa di
cardiochirurgia, in attesa di far visita a mia nonna che era ricoverata
lì da qualche giorno, mi sentii mancare improvvisamente
l'area, e una zia si offrì di accompagnarmi fuori; un minuto
dopo le squillò il cellulare e la vidi appartarsi un attimo.
Quando mi raggiunse a chiamata terminata, mi disse che ormai ero grande
e dovevo essere forte : mia nonna non c'era più. In
quell'esatto
istante capii che il senso di soffocamento che avevo provato in quella
stanza, non era stato casuale, anzi, realizzai che mi ero sentita
mancare l'aria proprio quando mia nonna aveva lasciato questo mondo;
tutto questo a conferma di quanto fossimo in sintonia...io e la mia
nonna paterna eravamo legatissime, e lei mi aveva lasciato da sola, a
fare i conti con il mondo dei grandi decisamente troppo presto.
E da allora, ogni volta che mi trovavo in un ospedale, non riuscivo a
fare a meno di rivivere quell'intervallo di tempo appartenente
al
mio trascorso, che forse non era mai passato per davvero..
così, per qualche istante, mi lasciai travolgere dai ricordi
anche quella volta.
" Signorina..signorina?" tornai al presente soltanto quando avvertii
qualcuno scuotermi delicatamente. Ero sudatissima, un bagno d'acqua,
come ogni volta che quel maledetto giorno di tanti anni prima tornava a
riprodursi nella mia mente, con effetti anche sul mio corpo, e sul mio
animo. Mi facevano quell'effetto gli ospedali, non potevo farci niente.
" Signorina, si calmi, la prego. In fondo non è successo
nulla
di grave..." sentii l'infermiera rassicurarmi, e in quel momento,
sbarrai gli occhi, terrorizzata.
Ethan! Impallidii ricordando come lo aveva conciato Ricky..e quella
specie di rissa in biblioteca, a causa mia...Dio, ma che cosa era
successo?
Sì, ricordavo di averli raggiunti in preda al panico, di
aver
provato a separarli e di aver minacciato Ricky di chiamare la polizia,
ricordavo che entrambi mi avevano pregato di tornarmene nel bagno, e
che poi Ricky mi aveva spinta a terra per potersi avventare ancora su
di lui. Dopo, buio totale.
" Mi ha sentito? Sta bene...il suo bambino è sano come un
pesce!"
Istintivamente mi portai le mani sull'addome, di colpo di nuovo
cosciente. Sospirai, più volte, a lungo, sollevata almeno
per
quello.
" Si sì grazie..menomale"
"Grazie, grazie mille"
" Per fortuna" dicevo cose sconnesse, ancora piuttosta provata, sia da
quello che era realmente successo, che dal ricordo dalla sala d'attesa
di cardiochirurgia che continuava a torturarmi.
Esattamente in quel frangente, mi venne da pensare che se mia nonna
fosse stata ancora viva, sarebbe stata l'unica persona al mondo alla
quale avrei confidato di essere incinta senza nessun tipo di paranoia.
E chissà che faccia avrebbe fatto quando le avrei detto di
aver incontrato Ethan!
Avrebbe sicuramente esultato e magari anche sclerato insieme a me,
perchè lei era fatta così, ma mi avrebbe anche
raccomandato di raccontare tutto ai miei genitori, soprattutto a mia
madre, che sospettavamo entrambe fosse sempre stata un pochino gelosa
del nostro rapporto.
Ero una stupida...dovevo raccontarle tutto, e al più presto,
considerato come i giorni si rincorrevano senza sosta. Dovevo farlo
anche per la nonna, un po' come se lo raccontassi anche a lei.
Si.. ma Ethan dove era finito? Perchè non era accanto a me?
Io..io necessitavo della sua presenza al mio fianco, ogni secondo un
po' di più, io avevo bisogno di lui, bisogmo di sapere che
stesse bene..
E poi non sapevo nemmeno che fine avesse fatto quell'altro
pazzo..speravo fosse partito per la Germania senza di me, e senza di
Harry. Perchè il nostro posto era a Londra.
Harry..Harry era salvo. Non volevo nemmeno pensare a cosa sarebbe
potuto succedergli.
Il mio piccolino, il mio piccolino stava bene!
Ancora pensavo cose apparentemente sconesse tra loro, che assumevano il
volto di un bebè, di Ethan, della nonna, di Ricky, dei miei
genitori, e poi di nuovo il bebè e Ethan,
susseguendosi in
un circolo vizioso, quando scorsi sul comodino un foglio bianco
ripiegato su se stesso. Lo afferrai di slancio, improvvisamente
più cosciente, quando riconobbi la calligrafia.
BUONSALVEEE!!
Perdonatemi per l'attesa..so benissimo di aver saltato un
paio di aggiornamenti e mi dispiace non essere riuscita ad anticiparvi
che sarebbe andata così. La verità è
che queste due settimane appena trascorse sono le uniche dell'anno che
mi sono concesse per godere della compagnia di alcune persone a cui
sono legatissima da tutta la vita...e niente, ho passato tutto questo
tempo con loro e basta, senza preoccuparmi di nient'altro.
Comunque, sono tornataaaaaaaa :)) E loro sono partiti :(
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e non vedo l'ora
di scoprire le vostre opinioni a riguardo ;)
Recensiteeeeeeeeeee ♥♥♥♥
Vi anticipo già che il prossimo capitolo sarà
quello conclusivo...
Grazie di cuore per tutto il supporto, un bacione, e a prestoooooooooo
<3<3<3<3
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Capitolo 37 *** Capitolo Trentasei ***
EMMA
Cara Emma,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che ti sei svegliata e che
stai bene, e credimi, che nonostante tutto quello che è
successo, per me è un sollievo saperti sana e salva.
Non puoi nemmeno immaginare quanto male mi sono sentito dopo averti
spinto a terra, nelle tue condizioni..ti giuro che mi sarei volentieri
preso a schiaffi da solo, perchè tutto volevo, tranne che
fare
del male a te. Però le cose mi sono sfuggite di
mano...Ethan ha provato a farmi ragionare, a suo dire; io gli ho
sputato addosso che è tutta colpa sua se io e te abbiamo
smesso
di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda, se abbiamo smesso di
capirci e stare bene insieme, e alla fine l'ho colpito, l'ho colpito
intenzionalmente tante di quelle volte...
Ero furioso e completamente fuori di me, volevo davvero fargli del
male, ma ciò che non avevo calcolato era che tu lo amassi al
punto tale da metterti in mezzo per proteggerlo e salvarlo dal
mostro che credi io sia diventato.
Ed è stato in quel momento, è stato quando ci hai
visto
tutti e due stesi a terra e sanguinanti, è stato quando ti
sei
inginocchiata vicino a lui, è stato quando non sei riuscita
a
trattenere calde lacrime vedendolo conciato così male,
è
stato quando lo hai scelto per la milionesima volta senza la minima
esitazione, è stato allora che non ci ho visto
più.
Ho capito che qualunque cosa avrei fatto, ti avrei comunque persa, e
accecato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta nei suoi confronti,
non mi sono nemmeno accorto della cazzata che stavo commettendo
spingendoti a terra in quel modo...io ..io ho perso il controllo,
perchè l'unica cosa che desideravo era fargliela pagare per
essere riuscito a portarti via da me.
Non volevo che ci finissi tu di mezzo. Scusa.
E lo so che dirlo adesso non serve a nulla, ma almeno, permettimi di
illudermi di essere partito con l'anima in pace. Sì, hai
letto
bene: partito.
Ora che stai leggendo, non so nemmeno che ore siano lì da
te, se
sono addirittura trascorsi dei giorni da quando ti ho scritto..non so
nulla, tranne che voglio ricominciare una nuova vita ad Amburgo.
Mi sarebbe piaciuto condividerla con te, con te e nessun'altro (adesso
non ha nemmeno più senso parlare del bambino, tanto sappiamo
entrambi che non sono mai stato pronto), e ho fatto di tutto
affinchè potesse finire così... ho fatto
veramente di
tutto, e me ne vergogno.
La cosa più folle di tutte è che mi sono reso
conto che
ha ragione lui, sì, Ethan..aveva ragione lui quando mi ha
detto
che se ti amavo dovevo lasciarti libera di scegliere; aveva ragione lui
quando mi ha detto che comportandomi come mi stavo comportando ti stavo
facendo del male; aveva ragione lui quando ha cercato di farmi presente
che ti ho ridotta al punto da aver paura di me.
Però ciò che è stato più
difficile da
accettare, è stato ammettere che l'amore che nutrivo e che
nutro
verso di te è un amore malato, che ora voglio debellare al
più presto.
Il giorno esatto in cui quel ragazzo si è messo tra di noi,
ho
capito che avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti per non
perderti...e non prendiamoci in giro, tanto non serve nemmeno
più a questo punto..ammetti che anche tu, quello stesso
giorno,
hai capito che ti saresti dovuta sottoporre a uno sforzo immane per
non correre da lui e gettarti tra le sue braccia.
L'avevamo capito sia tu che io, che non avevi mai smesso di amarlo quel
tizio di nome Ethan...con la sola differenza che io pensavo davvero che
fosse un vecchio amico come mi raccontavi tu, e invece era il cantante
rubacuori della tua band preferita, della quale, tra l'altro, non avevo
mai saputo l'esistenza.
Ci abbiamo provato, abbiamo provato a tenere insieme i pezzi per un
po', facendo finta che nulla fosse cambiato, ma poi sei rimasta incinta
e io mi sono sentito talmente spaesato da non capire più un
accidenti di nulla. Non eravamo più gli stessi ragazzi che
erano
arrivati insieme a Londra soltanto un paio di mesi prima,
perchè
io ti amavo e tu invece vedevi solo lui...sono fuggito
perchè
non riuscivo più a resistere in quelle condizioni,
perchè
pensavo che a prescindere dalla mia scarsa volontà di
diventare
padre, non saremmo mai potuti essere una famiglia...tra noi mancava
ormai l'ingrediente primario, non c'era più amore.
Però nel periodo in cui sono stato in Germania mi sei
mancata
talmente tanto, che non ho potuto fare a meno di telefonarti.
E lo so che non ti ho mai chiesto niente del bambino, ma mi piaceva
fingere che tra noi ci fossero meno problemi..mi piaceva raccontarti
della mia giornata, annoiarti con il resoconto delle operazioni alle
quali avevo assistito, e mi piaceva da matti sussurrarti che mi mancavi
e che senza di te mi sentivo soltanto la metà di me stesso.
Ti
immaginavo sospirare di piacere e desiderio mentre te lo sentivi dire,
mi illudevo ancora che anche per te fosse lo stesso; ma con il passare
dei giorni, delle settimane, e poi dei mesi, ti sentivo sempre
più distante, quasi fino a non sentirti più del
tutto.
Dicevi sempre di aver fretta, e mi liquidavi dopo qualche secondo,
però io sapevo che eri con lui, e ci sono state delle volte
in
cui mi sono trattenuto dallo spaccare a pugni qualche muro, avvertendo
per telefono la voce di un ragazzo o un respiro che non era il tuo.
E alla fine tutto questo mi ha reso pazzo: ti volevo a tutti i costi,
non sopportavo l'idea di averti persa, non volevo rassegnarmi
all'evidenza. Così sono tornato, e dopo averci provato con
le
buone e non esserci riuscito a riportarti da me, sono passato alle
minacce. Nel periodo in cui siamo stati lontani, il mio amore per te ha
mutato connatazione, si è ammalato del desiderio di possesso
e
rivalsa, e mi ha indotto a farti del male, anche se non l'ho mai voluto.
Però l'ho realizzato solo adesso, ho capito che fosse
arrivato
il momento di arrendermi e lasciarti definitivamente, permettendoti di
vivere la tua vita, soltanto dopo aver letto i fogli dentro quella
maledetta busta...i medici l'hanno consegnata a me appena ho trovato il
coraggio di presentarmi in ospedale, ritenendomi il padre del bambino,
e io l'ho aperta, perchè ci tengo davvero a te e volevo
sapere
fino a che punto ero stato cretino nello spingerti a terra per
avventarmi su Ethan. Volevo semplicemente sapere come stavi, e invece
ho scoperto molto di più.
Cose che sono sicuro che tu ancora non sai, e che forse, hanno avuto su
di me lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelata, che
però avevo bisogno di ricevere per rinsavire.
Per arrendermi sconfitto, fare un passo indietro, e lasciarti in pace
come tu mi hai chiesto, questa volta per sempre, e senza ripensamenti.
Perchè io non centro più nulla in questa
complicatissima
storia, e adesso voglio solo dimenticarti il più in fretta
possibile, anche se non sarà facile...devo disintossicarmi
da
te, dal sentimento che mi lega a te che ormai era diventato morboso, e
forse, in fondo in fondo, è stato meglio così:
sapere di
non aver più nessuna speranza di riconciliazione, nessun
tipo di
legame a tenerci vicini controvoglia.
Hai capito, vero?
Hai capito cosa c'è scritto nella busta che ho lasciato sul
tuo
comodino, e hai capito cosa mi ha dato la spinta decisiva a partire.
Al massimo avresti dovuto essere tu a dirlo a me, e non io a te, ma
comunque la sostanza non cambia.
Ti sto immaginando nel preciso istante in cui sarai arrivata a leggere
queste righe, ma te lo giuro, questa è l'ultima immagine che
mi
concederò di avere di te.
Non ne voglio sapere più niente, vorrei far finta di non
averti
mai conosciuta, perchè nessuno Emma, nessuno è
stato in
grado di rendermi pazzo come hai fatto tu, e da questo momento in poi,
mi costringerò ad odiarti per rendermi le cose
più
semplici, perchè sei la persona più speciale che
conosca
,e ti ho persa.
Allora farò finta di credere che non ne sia mai valsa la
pena di
starti accanto..però, adesso, ti sto ancora immaginando, e
ti
vedo: vedo che ti tremano le mani mentre leggi questa lettera, vedo il
viso arrossato e gli occhi lucidi di lacrime, ti sento persino tirare
su i singhiozzi col naso come una bambina, ma soprattutto, vedo quel
sorriso che proprio non ce la fai a reprimere, perchè ancora
non
ci credi che sta sul serio accadendo quello che negli ultimi mesi hai
segretamente bramato con tutta te stessa.
E non ti preoccupare per Ethan..prima di partire ho raccontato la
verità ai medici e questi hanno ritenuto opportuno
controllarlo
un po', ma sta bene, un po' ammaccato a causa del sottoscritto, ma
ancora tutto intero. Tranquilla, perchè in men che non si
dica
tornerà da te e sono pronto a scommettere che non ti
lascerà mai più.
Perchè è vero che l'ho sempre ritenuto un pallone
gonfiato, e nemmeno adesso mi sta simpatico, anzi, vorrei ancora
spaccargli la faccia, nonostante mi sia reso conto di aver agito come
un pazzo..però un merito mi tocca riconoscerglielo:
è
l'unico al mondo capace di farti stare bene, e poi ti ama, mi rincresce
ammetterlo, ma quello ti ama da morire. Basta guardarlo in faccia per
capire che è follemente innamorato di te. Di voi.
Perciò lasciati amare di tutto quell'amore che è
in grado
di donarti, che è veramente tanto, e io e te, chiudiamola
qui la
nostra partita.
Mi piacerebbe dire che quando l'arbitro ha fischiato, il nostro era un
pareggio, ma sappiamo entrambi che io ho perso...spero solo che questa
sconfitta mi dia la grinta necessaria per rimettermi in gioco. Lo spero
davvero..tu, se puoi, perdonami per tutto il male che ti ho fatto.
Addio Emma
" Stammi bene, Ricky" sussurrai soltanto, le lacrime agli occhi,
lungo le guance, scendevano sulle labbra, sul mento, sul collo e infine
su quella lettera. La tenevo stretta con le dita tremanti, che erano
soltanto una piccola parte, una terminazione, di quel corpo che tremava
tutto. Dalla testa ai piedi.
Non potevo crederci..non poteva essere tutto vero.
Ricky, dopo tutti quei casini, si era arreso, era riuscito a fare un
passo indietro, se ne era andato come io gli avevo disperatamente
chiesto di fare. All'improvviso non ero più costretta a
partire
con lui, a lasciare Londra, a lasciare Ethan! E già questo,
era
sufficiente a farmi venire voglia di scendere da quel letto e mettermi
ballare in mezzo alla stanza...ero libera, libera di scegliere cosa
volessi, chi desiderassi al mio fianco.
E sul punto, ormai, da parecchio tempo non avevo alcun dubbio.
Ma c'era molto, molto di più da festeggiare : nella lettera,
il
mio ex ragazzo, mi aveva parlato di alcune carte, di documenti che lo
avevano spinto a partire, di poche righe che gli avevano aperto gli
occhi. E io all'inizio non avevo voluto crederci, non avevo voluto
illudermi, ma più andavo avanti nella lettura e
più di
rendevo conto che
ciò che Ricky diceva di aver scoperto non poteva essere
altro che quello.
Quello che avevo sinceramente e disperatamente bramato e desiderato per
tutto il tempo durante il quale Ethan mi era stato accanto.
Io..però io avevo bisogno di leggere tutto con i miei occhi.
E fu
così che mi avventai sulla mia cartella clinica,
spulciandola
fino a trovare il documento che mi interessava, quello fornito dalla
ginecologa sotto la quale ero in cura; lessi che secondo i calcoli, a
giorni sarei entrata nell'ottavo mese di gravidanza, e il mio pancione
lo confermava, senza alcuna ombra di dubbio; lessi che la data prevista
per la nascita di Harry era fissata per metà luglio, e
sapevo
anche quello; lessi i responsi positivi delle ecografie e delle visite
che avevo fatto (l'ultima proprio quella mattina in ospedale), e alla
fine, in fondo alla pagina, assieme a una serie di codici e notizie che
per me non avevano alcun significato, esposte con termini troppo
specificatamente medici, lessi che la dottoressa, aveva indicato come
possibile e presumibile data del concepimento.. proprio il giorno del
compleanno di Ricky. E io quella serata, la ricordavo per tutt'altro
motivo.
Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermi come mai la dottoressa avesse
indicato anche quella data, o piuttosto, per quale assurdo motivo io
non avevo mai pensato che potesse esistere un documento che contenesse
quelle informazioni, ma non ebbi il tempo di pensare, dire o fare
nulla,
perchè in quell'esatto istante, mentre ancora reggevo tra le
mani la cartella clinica, e al di sotto di essa la lettera che Ricky mi
aveva scritto, si spalancò la porta.
Lo vidi, e mi si
mozzò il respiro.
" Amore mio!" mi si lanciò addosso come se non mi vedesse da
mesi, e le sue mani, le sue braccia, mi strinsero talmente forte e con
così tanta intensità, che per un attimo ebbi il
timore di
soffocare sul serio.
" Come stai? Mi hai fatto prendere uno spavento enorme..."
sussurrò, tenendomi ancorata al suo petto, mentre io
respiravo
sul suo cuore, intenzionata a restare così anche per sempre.
" Sto bene. Stiamo bene" trovai le forze di rispondergli, un attimo
prima che Ethan si staccasse quel tanto necessario a guardarmi negli
occhi, sorridendo, per poi annullare nuovamente le distanze tra noi con
un bacio che sapeva tanto d'amore, di speranza, di sollievo, di
promesse e di futuro.
" La prossima volta che ti azzardi a farmi morire di paura
così,
giuro che io e Harry te la faremo pagare!" sorrise sghembo, prima di
ritornare a baciarmi sulle labbra, questa volta più
dolcemente,
ma con la stessa voglia di farmi sua per sempre.
E quando riuscimmo a mettere fine a quei baci, io risi spensierata,
perchè era troppo bello sentirlo parlare così,
così spontaneamente, di me, di lui, e di nostro figlio.
Dio.. soltanto pensarla in quel modo, mi faceva tremare le ginocchia
dall'emozione, e mi faceva venir voglia di vivere, di divorare i giorni
e assaporare le notti, mai sazia di lui, ingorda della magia che
riuscivamo a creare soltanto guardandoci, e innamorata pazza
della nostra meravigliosa famiglia.
Nostra.
Quanto mi piaceva quell'aggettivo! A patto che racchiudesse me,
Ethan, il piccolo Harry..e in futuro, chissà, magari anche
qualcun'altro.
Volevo tutto, volevo tutto di noi, tutto di lui. E non ero disposta a
perdere nemmeno una briciola di ciò che ci stavamo
già
donando a vicenda. Amavo Ethan Harrow più chiunque altro al
mondo, e finalmente potevo urlarglielo addosso.
" Ho incontrato Ricky nel corridoio e mi ha detto che-" lo interruppi
prima che potesse terminare la frase "lo so, so già
tutto..mi ha
scritto una lettera e mi ha spiegato tutto. E' partito" dissi, senza
riuscirmi a impedire di sorridere..perchè sì,
speravo
davvero che lui riuscisse a superare tutta quella situazione nel
migliore dei modi, nonostante tutto non lo odiavo sul serio, ma ero
spropositatamente felice all'idea che non si sarebbe mai più
intromesso tra noi, tra me e l'amore della mia vita.
" Quindi adesso, io e te possiamo..." non terminò la frase,
ma
non ci fu bisogno, perchè quegli occhi blu-verdi piantati
nei
miei, quella luce che li attraversava, e quel sorriso, bastavano a
chiarire qualunque parola non detta.
" Ho intenzione di adottare Harry, di fargli da papà, lo
vorrei
con tutto il mio cuore" aggiunse carezzandomi una guancia, mentre io,
con le labbra dischiuse contemplavo per la milionesima volta quel viso
e quel corpo che avrei riempito di baci fino a consumarlo. A parte quel
taglio sulla fronte, e il naso non priopamente al suo posto e in ottima
salute, Ethan era perfetto come sempre, e forse ancora di
più.
Perchè era felice, si sarebbe notato anche lontano un
miglio, e
se si sentiva già così bene in quel momento, non
immaginavo come si sarebbe sentito quando gli avrei
comunicato l'altra notizia.
Aveva detto di voler adottare Harry? Di volergli fare da padre? Se non
mi era scoppiato il cuore nel sentire quelle parole, probabilmente non
mi sarebbe scoppiato mai più.
" Sai...credo che sia tu quello a non sapere ancora tutto" cominciai,
sorridendo quasi fino a farmi male la mascella
" Che intendi dire con questo, amore mio?" posò le mani sui
miei
fianchi attirandomi di nuovo a sè, gli occhi gli brillavano
ancora
" Non c'è niente che mi renderebbe più felice di
vivere
con te e con Harry come una famiglia. E ti prometto che lo saremo, lo
saremo davvero, e tu sarai il suo papà" quasi piangevo dalla
gioia
" Ma non perchè lo adotterai..voglio dire, non ce ne
sarà
alcun bisogno" continuai, e mi bloccai accorgendomi di quelle pupille
che si dilatavano un po' di più a ogni parola, e della sua
mano
che stringeva con forza la mia
" Anche io l'ho scoperto soltanto oggi...tu.. Ethan.."
" Dimmelo, ti prego dimmelo" la voce roca, terribilmente profonda,
impaziente, pervasa dal desiderio
" E'-è tutto scritto lì dentro...tu sei il suo
papà, il suo vero e unico papà"
Con uno scatto improvviso, mi prese il viso tra le sue mani, fece
scontrare la fronte con la mia, guardandomi dritto dritto negli occhi,
e con il cuore che gli batteva a mille, si morse il labbro
violentemente, e prese a tremare, prima di lasciarsi andare a un pianto
così maledettamente vero, a delle lacrime così
dannatamente umide d'amore, a un sorriso talmente bello, ampio e
disarmante, da impedirmi di muovere un solo muscolo.
Restammo in quella posizione per non so quanto tempo, fronte contro
fronte, occhi negli occhi, le sue mani sul mio viso, le nostre labbra
prossime ad incollarsi per non dividersi mai più, e quelle
meravigliose lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi bellissmi
occhi, inesauribili, incontenibili, e che io finii per asciugare con la
mia bocca, assaporando, ubriacandomi e facendo mia, nostra, la sua
felicità.
" Tu e Harry mi avete salvato la vita" sussurrò, dopo
chissà quanto tempo, senza smettere di tenermi il viso,
senza
smettere di godere al massimo di quel momento tutto nostro.
Io mi ero immaginata che quando avrei detto al padre dei miei figli di
essere in dolce attesa, lui mi avrebbe stretto tra le braccia e mi
avrebbe fatto volteggiare, per poi baciarmi dolcemente, e promettermi
il mondo.
Ma quello che aveva fatto Ethan, la sua reazione, le sue lacrime di
gioia, il suo sorriso, erano stato quanto di più
commuovente,
vero, puro, destabilizzante, coinvolgente e assolutamente perfetto
potessi immaginare.
A quel punto avrei voluto urlargli che lo amavo, che lo amavo alla
follia, e
lo avrei fatto, se solo lui non mi avesse imterrotto prima.
" Appena uscirai da qui, andremo dai tuoi genitori, gli racconteremo
tutto" disse, un tono di voce così carico di promesse, e
così profondo
" Gli verrà un'infarto" scherzai, anche se non ero sicura
del
grado di verificabilità delle mie parole, considerata la
situazione
" E allora gli diremo anche che ci sposiamo, la primavera prossima" ..e
a quel punto a rischiare l'infarto fui io
" Stai parlando sul serio? Sei sicuro?" domandai, la voce rotta
dall'emozione
" Lo so..non è assolutamente questo il modo di farti una
proposta del genere, e non è nemmeno il luogo adatto...ma
non
posso più aspettare. Mi renderesti davvero l'uomo
più
felice del mondo se decidessi di diventare mia moglie, se mi scegliessi
per sempre"
" Io ti ho già scelto, molto prima di quanto
immagini...e
sì, sarei onorata di diventare tua moglie" non esisteva
niente
di più vero dell'amore che nutrivo verso quel gran rubacuori
di
Harrow.
" E non me ne frega niente del luogo, della modalità, di
come
siamo conciati in questo momento...sì, sì, mille
e mille
volte sì" quasi urlai, per quanto ero felice.
" Allora è deciso amore mio: andiamo dai tuoi, gli
raccontiamo
la nostra incredibile storia, gli facciamo vedere quanto stiamo bene
insieme, e poi torniamo a Londra, coccoliamo e proteggiamo Harry con la
sola forza dei sentimenti che ci legano, e intanto ci laureamo, e
organizziamo il matrimonio, e decidiamo come gestire la biblioteca, e
ci amiamo, ci amiamo alla follia, tutti i giorni e tutte le notti"
Quello era il più bel progetto al mondo, poco ma sicuro.
" Finalmente posso dirtelo" annunciai, legandogli le braccia al collo
" Che cosa?" domandò, gli occhi fissi nei miei...brillavano
ancora, più di prima se possibile, e avevo la netta
sensazione
che i miei non fossero messi tanto meglio...
" Che ti amo. Ti amo da morire, ti amo da vivere. Ti amo da sempre,
Ethan, come non ho mai amato nessuno e come mai amerò
nessuno.
Sei il mio tutto Harrow, lo sei sempre stato...e no, non ti
dirò che
lo sarai per sempre. Ti prometterò soltanto di ripeterti
queste
parole ogni giorno della mia vita, e di non saziarmi mai dei tuoi baci,
del tuo amore, di te. Non ne avrò mai abbastanza, te lo
giuro,
perchè è quello che provo per te che non conosce
limiti e
confini. Ti amo amore mio, ti amo così tanto"
" Anch'io, anch'io. Sei tutta la mia vita. Mia, solo mia"
" Solo tua" riuscii a ripetere, un attimo prima che le mie labbra
fossero rapite dalle sue in un bacio che sugellava quelle
promesse. Le nostre meravigliose promesse d'amore.
L'avevo sempre saputo che sarebbe
stata proprio Londra, la mia agognata e adorata Londra, a fare da
sfondo alla realizzazione di tutti i miei sogni.
FINE
BUONSALVEEEEEEE!!!!
Eccoci alla fine di questa storia.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e ovviamente,
aspetto tutti i vostri commenti! ;)
Adesso sono un po' triste, lo sono sempre quando mi rendo conto che
è arrivato il momento di mettere una spunta sulla voce
'completa'....Emma e Ethan mi hanno fatto compagnia per tutto
l'inverno, e a questo punto direi anche l'estate, mi sono affezionata
alle loro sventure, alla loro dolcezza e al loro amore, e mi
mancheranno da morire.
Al momento non è previsto alcun seguito...sto già
portando avanti un'altra storia che si chiama 'Cinque giorni', e con
l'inzio dei corsi ormai alle porte, non credo di poter fare di
più.
Però vi aspetto: anche Carlotta e Andrea hanno tanto da
raccontarvi, perciò, se vi va, passate..mi farebbe davvero
piacere ;)
Beh.tutto è bene quel che finisce bene, no?
Chi ha imparato a conoscermi almeno un po' in questi mesi, in alcuni
casi persino anni, sa bene che non ce la faccio proprio a non far
trionfare sempre e comunque l'amore. Sono una romanticona
incallitissimaaaa ;)
E adesso i ringraziamenti.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE semplicemente GRAZIE per aver letto questa
storia, per averla inserita in una qualsiasi lista (ad oggi preferita
da 41, ricordata da 14 e seguita da 68!) e naturalmente GRAZIE per
averla recensita. Ho apprezzato tutto, dalla prima all'ultima parola,
credetemi, mi sono meravigliata ogni giorno un po' di più
del sostegno ricevuto, e vi chiedo un solo ultimissimo favore: anche
voi, lettori silenziosi, lasciatemi un commentino, almeno per
quest'utltimo capitolo. Daaaaaaaaaai ;)
Grazie ancora, spero di riuscire a fare sempre meglio!
Un bacione forte forte, e alla prossimaaaaaaaaa
<3<3<3<3
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