My life with him

di Federica20000824
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ecco come iniziò tutto... ***
Capitolo 2: *** La fine della solitudine ***
Capitolo 3: *** Il matrimonio ***
Capitolo 4: *** La realtà è complicata ***
Capitolo 5: *** London Eye & Charlotte ***
Capitolo 6: *** Partenza, New York & abiti da sposa ***
Capitolo 7: *** Notte al West Tower ***
Capitolo 8: *** "Neanche fra un milione di anni ti lascerò" ***
Capitolo 9: *** "Il tuo cuscino sa di te..." ***
Capitolo 10: *** Attaccata ***
Capitolo 11: *** Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** 24 agosto 2028 ***
Capitolo 13: *** Australia ***
Capitolo 14: *** Litigio ***
Capitolo 15: *** Incubi ***
Capitolo 16: *** Avviso Raccolta ***
Capitolo 17: *** Aprile ***
Capitolo 18: *** Annuncio ***



Capitolo 1
*** Ecco come iniziò tutto... ***


Ecco alcune informazioni su di me, in linea di massima. Mi presento, sono Rebecca, Rebby. Sono italiana. Direi che basta, perchè nella mia storia, c'è tutto quello che interessa. Ah, giusto, che sbadata, in alcuni punti, vi trascriverò le pagine del mio diario segreto, che ho trovato, relative alla giornata che racconto. Bene, possiamo iniziare.
2023
Ero sdraiata sul letto nella mia camera d’albergo, a dire il vero, nel castello di Disneyland a Parigi, fissando il soffitto. Mi alzai di scatto, infilando in fretta la vestaglia grigia, quando sentii bussare alla porta. Aprii, senza pensare neanche a chi avrei potuto trovarmi davanti. La sera prima avevamo fatto tardi, sulle giostre. La mia amica Caterina, Kathy, aveva infatti organizzato l’addio al nubilato (come il matrimonio, che si sarebbe tenuto il giorno dopo) a Disneyland. Alzai lo sguardo, e trovai due occhi verdi che fissavano i miei. “Oddio, ciao! Ti ho disturbata?”. Incrociai le braccia sul petto, sorridendo. “No, al contrario, mi fa molto piacere vederti.”. Avevamo organizzato insieme molti lati del matrimonio imminente, essendo, lui un testimone, e io una damigella d’onore, e cominciavo a conoscere quello stupendo ragazzo riccio. “Hai qualcosa da fare? Voglio dire, devi preparare qualcosa, devi incontrare qualcuno..?”. Mi spostai una ciocca di capelli particolarmente bionda dal viso. “No, assolutamente. Stavo a letto tutta la mattina. Bel programma, eh?”. Rise. Amavo quella risata. Era sonora, scaldava il cuore. Mi piaceva Harry Styles da ben 11 anni, ma la prima volta che avevo avuto con lui una vera e propria conversazione, era risalente all’anno prima, e comunque non ci eravamo mai seriamente frequentati. Capitava che Kathy e Niall organizzassero una serata a casa loro, con tutti i loro amici, quindi parlavamo per forza. Una delle mie tre migliori amiche si sposava con Niall … Non realizzavo ancora. “Ti volevo chiedere se ti andava di venire con me a fare colazione, E magari anche una passeggiata nel parco …”. “Volentieri. Mi vado a vestire, aspettami nell’atrio … Dovrei metterci più o meno dieci minuti.”. Lui mi guardò in modo strano “Molto bene, anche se, avendo una sorella, so che le donne ci mettono molto più tempo a prepararsi …”. Ridacchiai, promettendo che avrei rispettato i tempi concordati. Chiusi la porta della stanza, poi sospirai, dirigendomi verso l’armadio. Aprii le ante, pensando “Bene, e adesso che cosa cazzo mi posso mettere, per andare a fare colazione con Harry Edward Styles?”. Stavo sclerando sul serio, quando mi girai verso lo specchio appeso di fianco alla finestra. L’immagine di una ragazza di 23 anni, alta circa un metro e settanta, i capelli biondo scuro, con alcune ciocche più chiare, mi guardava con gli occhi marroni che facevano trasparire un’ansia devastante.
***
La tinta color corallo era stata passata sulle mie labbra, rendendole lucide. Non lasciava gli stampi sui bicchieri, e sembrava rossetto. I cosmetici, che grande invenzione. L’eyeliner nero allungava gli occhi, e il mascara intensificava lo sguardo (a detta della confezione). Mi spazzolai i capelli, mentre cominciavano a cadermi i jeans. “Merda! Dov’è la cintura adesso?” Imprecai. La trovai ancora arrotolata nella valigia, poi infilai un top turchese e il golfino bianco, di cotone. Era metà maggio, ma non faceva un gran caldo. Cercai sotto al letto le décolleté di pizzo valencienne. Quando le trovai, erano passati otto minuti, dal congedo con Harry. Presi la tracolla, poi uscii, chiudendo la porta a chiave.
***
Scesi la scalinata con la ringhiera color oro. Il castello di Disneyland era stupendo, uguale a quello all’inizio dei film della Disney. Nell’atrio, vicino alla reception, vidi Harry. Sorrisi. Lui si girò di scatto, con un’espressione stupita, ma comunque sorridente. “Non ho mai visto una ragazza così veloce a prepararsi, e in modo così preciso …”. Mi prese la mano. Io ebbi un leggero scatto all’indietro, impercettibile. Stavo comunque con un ragazzo, anche se … Non ci volevo pensare in quel momento, sapevo solo che non volevo andare avanti così, con lui. Harry mi guardò con quegli occhi verdi, meravigliosi. “Grazie … Allora dove andiamo?” “Vuoi fare un giro per il parco, con una colazione portatile, o preferisci sederti con calma da qualche parte?”. Pensai alle due proposte, valutandole velocemente. Se mi fossi seduta di fronte a lui, a mangiare, non sarei stata così disinvolta … Meglio camminare per il parco, con un caffè, stile Starbucks. Oltretutto avrei potuto strappare a Styles un giretto sulle montagne russe.
 

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Capitolo 2
*** La fine della solitudine ***


Stavo con Luca da 6 mesi. Gli ultimi 4 e mezzo, lui mi aveva tradito con la mia vicina di casa. E l'avevo scoperto da 5 giorni. Forse non sarei dovuta entrare in quella camera da letto, quel lunedì, anche se era stata lei a dirmi di farlo, quella mattina, per prendere il coprispalle che le avevo prestato. Beh, tanto lei era molto impegnata. Eh, te lo credo, che era impegnata. Era molto occupata a farsi il mio ragazzo. Lui non era più il mio ragazzo, in pratica. In teoria, non gli parlavo da quel pomeriggio. Gli avevo fatto trovare la valigia fuori dalla porta, con tutti i suoi vestiti buttati alla rinfusa sulla porta e giù per la scala, in preda alla rabbia avevo lanciato tutto ciò che mi ricordava lui, fuori da casa mia. Non avevo pianto, non ero depressa, non ero ferita. Provavo solo una rabbia oscena verso entrambi, che mi rese ancora più forte.
***
Fissavo i movimenti attenti della cameriera, che stava chiudendo i due bicchieroni di caffè con due coperchi, a cupola, trasparenti. Porse a me il bicchiere marroncino, una cannuccia, e un sacchetto contenente un cornetto alla marmellata di albicocca invece ad Harry quello bianco latte, un'altra cannuccia e una pasta strana, che avevo visto in un libro di cucina. Si mangiava bene a Parigi. Harold si girò, e mi avviai verso la porta, seguita da lui. Prendemmo un sentiero parallelo al castello, un viale alberato, molto fresco. Cominciammo a passeggiare lentamente.
 Fu Harry a rompere il silenzio "Allora? Raccontami qualcosa di te... Sei fidanzata?".
Abbassai lo sguardo "No, cioè sì, ma no.".
Mi guardò, ridendo "Sì o no?".
"Credevo di esserlo, fino a 5 giorni fa... Evidentemente mi sbagliavo...".
"In che senso? Cioè, se non sono troppo invadente...".
Cominciai a girare la cannuccia nel bicchiere, facendola ruotare fra due dita attraverso la stretta apertura. "No, non ti preoccupare... Niente, l'ho trovato a letto con la mia vicina di casa. E l'ho letteralmente sbattuto fuori dalla mia vita. Ma si vede che era destino così...".
Harry si girò di scatto verso di me, dicendo "Che brutta persona. Se io fossi stato al posto suo, non ti avrei di certo lasciata andare...".
Arrossii, aspirando il liquido dolce dalla cannuccia. "Oddio, che cosa carina... E tu invece? Sei fidanzato?".
Lui fece il mio stesso gesto, poi sospirando affermò "No. Ma devo dire che se trovassi quella giusta, non mi dispiacerebbe avere una relazione seria...".
Sbottonai il cardigan, con un improvviso senso di caldo. "Dai, cambiando argomento... Domani a che ora devi essere nella cappella, domani? Perché mi ha detto la Kathy che..." Non finii la frase, perché Harry si era avvicinato ad una panchina, di fronte al laghetto dei cigni.
Mi invitò a sedere, poi cominciò "Sai che mi hai colpito, le poche volte che ti ho vista. Sempre indaffarata, ma riesci sempre a conciliare tutto e tutti. Come fai?"
Spezzai un po' di cornetto nella busta di carta "Oh, basta organizzarsi. Ho imparato da ragazzina, e ora viene quasi naturale..."
Lui abbassò lo sguardo, sorridendo. "Ti ammiro. Ma parlando di domani... Quindi tu, domani sera, un cavaliere non ce l'hai."
Mi appoggiai allo schienale della panchina, guardando i magnifici uccelli bianchi, nuotare dell'acqua cristallina. "No... È per caso un invito, questo? Davvero Mister Styles, lei ha intenzione di invitare la damigella d'onore della sposa, a trascorrere la serata con lei?".
Mi fissò, ridendo "Sì, l'idea era questa, lei cosa ne dice?".
"Che accetto volentieri." Gli porsi il dorso della mano, molto elegantemente e lui la prese e la baciò. Un brivido salì da quel punto, fino alla mia testa.
 Era una sensazione stupenda. Ci alzammo dalla panchina e rincominciammo a camminare, senza fretta. Sentivo lo stomaco completamente vuoto e strano. Una sensazione bizzarra, che avevo già provato altre volte, e non preannunciava niente di buono. Non era possibile, lo conoscevo da poco. Per modo di dire, poco. Lo conoscevo da 11 anni, ma di persona, nel senso di contatto diretto, lo conoscevo da pochissimo. Beh, c'è da precisare che se molta gente usava l'espressione "farfalle nello stomaco" a me veniva da vomitare. Cioè, il senso era sgradevole, ma mi sentivo male e bene allo stesso tempo, di fianco a lui.
 "Cosa mi stavi dicendo, prima che ti interrompessi?"
Oddio. Cosa gli stavo dicendo? Qualsiasi cosa fosse, non era importante. "Oh, niente di vitale importanza... Cosa fai di bello stasera?" Presi la stradina a sinistra, verso le montagne russe, a fianco di Harry.
"Niente a dire il vero. I ragazzi avevano intenzione di andare a bere, da qualche parte... Ma non ne ho molta voglia." Sorrisi, pensando al matrimonio del giorno dopo, con (sicuramente) almeno una damigella, e un numero imprecisato di testimoni, reduci dalla sbornia di quella sera.
 "Non oso immaginare come faranno a smaltire i postumi..."
Harry rise "Si ubriacheranno di brutto." Ogni momento che passavo con quel ragazzo, mi innamoravo un po' di più.
"Beh, io stasera avevo intenzione di andare a mangiare qualcosa al ristorante della Sirenetta... Anche perché dopo cena il parco sarà ancora aperto agli invitati del matrimonio. E non mi dispiacerebbe andarci a fare un giro..." Dissi, dopo essere passata davanti alla statua di Topolino. Harry si avvicinò all'entrata delle montagne russe
"Puntavi a portarmi qui, vero? Ti piacciono le giostre?"
Io sorrisi, abbassando lo sguardo imbarazzata "Sì, molto perspicace. Le adoro, da quando ero piccola, e mi misuravo tutti i mesi per vedere se fossi cresciuta e se sarei potuta andare sulla giostra alla quale puntavo... Adoro le giostre e l'acqua."
Mi prese la mano,ridendo "Tutte le ragazze con le quali sono uscito fin'ora avevano paura, o erano troppo chic per salire su una sola attrazione di un parco dei divertimenti... Prima di cena cosa fai?"
 Mi lasciai tirare con lui, poi dovetti dire la verità al riccio "Eh, dovrei finire delle pratiche per il mio lavoro..." "Non lasci proprio neanche un attimo di tempo libero per te, vero?" Mi sistemai sul sedile della giostra "Tutto perfettamente organizzato, al secondo..."
***
Io non ridevo, non urlavo, sulle Magic Mountains, né sul Raptor, né sul Blue Tornado, a Gardaland. Dalla prima volta che ero salita su ognuna di esse. Non avevo mai avuto nessuna delle più comuni reazioni. Sorridevo, mentre mi sentivo sempre più leggera, sbattacchiata di qua e di là. Poi, quando scendevo, semplicemente mi rimettevo in fila per fare un secondo, un terzo, un quarto giro. Quando il blocco di sedili arrivò in cima alla salita, dandoci qualche istante per prepararci alla discesa. Vidi quanto eravamo in alto, e pensai che il tempo durante il quale mi sarei sentita una libellula leggerissima, sarebbe stato prolungato. Harry mi strinse la mano. Ero confusa. Cosa avrei dovuto pensare? Harold Edward Styles ci provava con me. Oppure no? Seppi solo quando i capelli cominciarono a volare nell'aria parigina, che era stata la miglior discesa di sempre. Non solo ero leggera, ma avevo di fianco a me Harry. E mi teneva la mano. Realizzai solo in quel momento quanto fossi vulnerabile. Immaginavo già i paparazzi fuori dai cancelli con gli zoom al massimo. Me li vedevo davanti agli occhi. Mi interessava? No. Avevo di che preoccuparmi? No. Harry era in qualche modo minimamente toccato da questo pensiero? No. O almeno, non mi pareva. Molto bene. Allora mi dovevo solo rilassare e divertire. Scesi in fretta e, molto stranamente, persi l'equilibrio. Mi girava un po' la testa. Ecco di cosa parlava mia mamma, quando scendeva dalle attrazioni più forti, dopo che l'avevo pregata di accompagnarmi. Lei si divertiva molto, le piacevano tantissimo, non quanto a me, ma ci andava vicina. Rideva come una matta, e mi chiedeva sempre come facessi a stare zitta. Sorridevo, dicendole che era una reazione personale. Harry mi prese al volo. Affondai del tutto il viso nella sua camicia a quadri. In quel momento mi sentii un animaletto in gabbia, impaurito, di fronte a qualcosa, molto più grande di lui, e non sa se lo proteggerà o gli farà del male. Non sapevo se sarei rimasta scottata da questa situazione. Sapevo solo che dovevo stare attenta. Ero una ragazza giudiziosa. Non avevo lasciato che nessuno mi avesse. Ero di colui che avrei reputato "quello giusto". Non mi sarei lasciata mettere le mani addosso da chiunque. Sarei dovuta essere molto innamorata di quel ragazzo. Almeno in quel momento. Non pretendevo tutta la vita.
 "Tutto a posto?" Guardai Harry negli occhi .
"Sì, scusa. Mi girava la testa, ma sto bene adesso.".
 Mi aiutò a scendere il gradino dell'uscita, poi si staccò "Allora, prima di fare un'altra attrazione, ti va di camminare ancora un po'?" Ne avevo bisogno, per stabilizzarmi.
"Certo..." Prendemmo un'altro viale alberato. Mentre cercavo di riprendere il totale controllo sul mio corpo, lui ruppe di nuovo per primo il silenzio.
"Tornando all'argomento di prima, lo ami ancora?" Mi bloccai, di colpo
"Abbiamo una mente torturata da un pensiero, qui?".
Lui sorrise, molto imbarazzato "No, ma...".
"Ma sì. Non ti preoccupare, non posso continuare a voler bene a qualcuno che mi ha raccontato solo un mucchio di balle. Non ne sono capace." Sospirai, felice di essermi tolta quel peso dal cuore.
"Hai ragione... Cioè..." Che carino, quando sorrideva imbarazzato. Voleva arrivare a delle risposte, da parte mia, e allo stesso tempo voleva sembrare disinteressato, o perlomeno non invadente.
***
"Harry, ti volevo chiedere se volevi venire a cena con me, dopo." Alzò lo sguardo verso di me, tenendo una mano sulla ringhiera, mentre scendeva nelle segrete del castello, verso la sua camera. "Certo, allora al ristorante della Sirenetta?" Annuii, facendo con le dita il segno delle 8. Mi girai, poi presi la scalinata principale. Feci girare la chiave nella serratura. Mi fiondai verso l'armadio, prendendo il vestito da sera blu notte, con lo scollo a cuore e le rifiniture di brillantini. Mi fissai allo specchio, decidendo a occhi e croce che, con un po' di fortuna, sarei stata bene in quella guaina di seta strettissima. Aprii l'acqua e la feci scorrere nella vasca di marmo bianco. "Ok, devo fare in fretta." La lasciai andare, per riempirsi ci avrebbe impiegato circa 15 minuti. Giusto il tempo di scrivere la scaletta del programma elettorale. Presi il tablet, e cominciai a scrivere, precisando ogni punto e scrivendo un "Per chiarimenti, potete inserire un commento" alla fine. *** Entrai nell'acqua calda, con la schiuma in superficie e presi un po' di shampoo sulla mano. Cominciai a massaggiare i capelli, poi a pettinarli accuratamente, col balsamo e la schiuma. Alla fine mi immersi nell'acqua con la testa, facendo le bolle. Mi stavo preparando psicologicamente alla serata. E al matrimonio del giorno successivo. Avevo il rossetto rosso, i capelli sciolti, solo da una parte, lisci come l'acqua del mare quando non c'è vento. Gli occhi erano truccati di blu e azzurro. Le ciglia nere erano lunghe, pronte a catturare qualsiasi sguardo. Presi dalla scatolina verde acqua, i pendenti d'oro bianco, con una piccolissima acquamarina in fondo. La clatch si abbinava perfettamente, avendo alcuni frammenti della stessa pietra, incastonati. Infilai i tacchi a spillo, poi uscii. La scalinata era da sempre la prova dei tacchi. Riuscii a non cadere, e a presentare una camminata quasi elegante. Il vestito fasciava molto, così controllai che la pancia non si vedesse. Ero ingrassata? A mangiare così bene... La seconda scalinata portava direttamente all'ingresso della sala. Era la più dura, anche perché sarei dovuta essere ancora più aggraziata e avrei dovuto ostentare sicurezza. Incontrai gli occhi stupendi di Harry, alla fine del mio insidioso percorso. Capii che tutti gli sforzi erano ripagati, col suo sorriso stupito. Fece di nuovo il baciamano, come quella mattina e inserendo un "L'ho visto fare una volta in un film..." Oddio, alludeva chiaramente a Titanic. Non riuscii a trattenere un sorriso sincero, di quelli spontanei, che non riesci a nascondere. Mi offrì il braccio, e io mi affiancai a lui volentieri. Sarebbe stato un peccato andare lì da sola. Innanzitutto, si entrava in quella sala solo se si era ospiti dell'albergo, e vestiti da sera. Poi in due si aveva la possibilità di vivere scene un po' più romantiche del solito, essendo nel castello delle principesse. Mi fece sedere, poi si accomodò di fronte a me. "Sei bellissima." Mi tremavano le mani, nei guanti di tessuto bianco perfetto. "Grazie, anche tu..." Harry non era bello, né bellissimo, né meraviglioso, né stupendo. Era semplicemente da mozzare il fiato. Non indossava proprio uno smoking, era un incrocio con un tight. La sala era molto elegante. Le pareti sembravano corallo, incastonato di gemme e pietre preziose, e interrotto solo da grandi acquari e statue dei protagonisti del film. Dal soffitto pendeva un enorme lampadario, pieno di cristalli nelle varie tonalità di blu e azzurro, fino ad arrivare al verde acqua. I piccoli tavoli erano illuminati singolarmente da lunghe candele bianche. Era incantevole. "Che bel posto!" "Sono rimasta piacevolmente sorpresa..." Si avvicinò la cameriera, chiedendoci se volevamo ordinare. Prendemmo alcune specialità della cucina francese, tra cui le cocktail des crevettes, la bouillabaisse, e alcune eclair come dessert. Chiacchierammo tutta la sera, fino a quando vidi spuntare dalla folla che ballava in pista, Luca. Era ubriaco, aveva gli stessi vestiti che aveva indossato l'ultima mattina che l'avevo baciato e non si rasava almeno da una settimana. Si fece largo tra la gente che ballava, che si spostò inorridita. Sbiancai. Harry mi guardò preoccupato, poi seguì i miei occhi fino al ragazzo che mi si stava avvicinando. Dalla scalinata stavano scendendo le mie amiche, e i rag. Come aveva fatto ad entrare? Capii che si era infiltrato, quando due guardie comparvero da dietro la porta della cucina. Mi alzai, sita a Harry. Cominciai ad indietreggiare, non capendo più cosa stese succedendo. Cercavo solo di pensare il più velocemente possibile, non ero un tipo impulsivo. Non prendevo nessuna decisione senza prima averci pensato. Luca biascicò "Vieni qui, teshoro". Lo guardai con gli occhi sgranati, non parlavo, non ci riuscivo. Mi diede una pacca sul sedere, al che ebbi uno scatto all'indietro. "N-no." Mi trovai con la schiena contro al petto di Harry. Luca si avvicinò ancora un po'. Harold mi appoggiò una mano sulla schiena. "La lasci stare, non vuole venire con lei." Stavo per svenire, con le parole di Styles che mi rimbombavano nelle orecchie. "Shennò cosha fai? È la mia ragasha." Barcollò, poi la guardia lo prese per una spalla. Lo portarono via, mentre i miei occhi cominciavano a riempirsi di lacrime. Guardai verso l'alto, sbattendo le palpebre. Sperai che fosse abbastanza per ricacciare indietro il pianto. "Tutto a posto?" Mi sussurrò all'orecchio. Mi accorsi di avere la mano saldamente ancorata alla sua. "Sì. Sto bene. Scusami Harry, ho bisogno di prendere una boccata d'aria. Ti va di accompagnarmi?" Prese la mia clatch, poi me la porse, mi tenne la mano sulla schiena, e mi portò fuori, intimando qualcosa che non compresi al cameriere. Uscimmo nel parco immediatamente fuori dalla scalinata esterna. Cercai di respirare profondamente per far entrare meglio l'ossigeno, ragionare meglio e ritrovare la calma. "Vuoi camminare?" "No, preferisco stare qui." Si sedette sulla panchina e mi invitò a mettermi vicina a lui. "Scusa Harry, ti ho rovinato la serata. Grazie per avermi difesa..." Mi strinse la mano. Lo guardai negli occhi. Erano così profondi. Così sensibili. E io ero così fottutamente innamorata. "Non ti preoccupare, non aveva il diritto di fare quello che ha fatto." Stringevo la sua mano. Mi si avvicinò lentamente. Appoggiai la fronte contro alla sua. Vidi la sua espressione seria. Piegò la ta di lato, mentre io gli accarezzavo i ricci vicini all'orecchio. Posò le sue labbra sulle mie, in un bacio tenero, dolce, morbido. Chiusi gli occhi. Era stato stupendo. Mi staccai leggermente, per poi avvicinarmi di nuovo. Sentii il calore della sua mano sulla schiena, provando l'emozione di essere attaccata ad un ragazzo così semplicemente perfetto. Harry si staccò definitivamente da me. "Scusa, non so cosa mi sia preso. Non sono riuscito a controllarlo..." Non riuscivo a stargli lontana. Non ce la facevo. Lo amavo, lo amavo così tanto. "Ti accompagno da qualche parte, Rebby?" Mi piaceva sentirgli pronunciare il mio nome. "Non voglio andarmene." Erano le 10.30 ormai. Sentii la Kathy che mi chiamava, dall'ingresso. "Rebby! Rebby! Mi raccomando, vai dalla wedding planner domani mattina verso le 11, per sentire le coppie d'entrata..." Annuii, sorridendo come un'idiota. Harry mi sussurrò all'orecchio "Dai, vieni con me, ci metteremo pochissimo. Al massimo un'ora." Mentre le ragazze si dirigevano verso le giostre, Harry mi prese per mano e mi condusse fuori da Disneyworld. Nel parcheggio ci aspettava un taxi. Il conducente chiese ad Harry dove ci avrebbe potuto portare. Mi trovai sulla Senna. Un bellissimo viale che costeggiava il fiume parigino. Le barche mi passavano davanti agli occhi felici. Avevo addosso il vestito da sera, e mi sentivo una diva. Harry si appoggiò al muretto di pietra, sorridendo. "Beh, guarda in che bel posto ti ho portata." Sorrisi anche io, girandomi verso l'acqua che rispecchiava le luci degli edifici adiacenti. "Hai ragione... Come mai mi hai portata qui?" Harry si fece serio, molto serio, quasi troppo serio. Mi appoggiò le mani sui fianchi, avvicinandosi. Gli posai l'indice sulle labbra, dicendo "Non voglio baciare un ragazzo serio. Cosa c'è che non va, Harry?" Mi si avvicinò ancora "Ho paura di fare qualcosa che ti faccia male." Sorrisi, facendogli il solletico sulle guance. Quando comparvero le fossette che amavo follemente, non persi tempo e gli premetti le mie labbra sulle sue. Mi appoggiai al muretto, dando le spalle alla Senna. Infilai le dita nei ricci castani nei quali si riflettevano le luci serali, parigine. Così romantiche. Ero immobile, sotto al suo peso. Non sapevo bene cosa fare. Solo, volevo tanto averlo vicino, sempre, come in quel momento. Ero felice. Harry mi lasciò, tenendo la mano sulla mia schiena. Fermò un taxi e mi riportò a Disneyland. Per la seconda volta in quella giornata così piena, dovetti separarmi da lui. Però, sulla porta della mia camera. Lo baciai, sorridendo, poi chiusi la porta dietro di me, e mi buttai sul letto, tirando verso il basso la zip del vestito blu. Lanciai la clatch sul tavolino e riposi gli orecchini nella scatolina. Mi struccai, delicatamente, facendo attenzione a non lasciare un solo microgrammo di cosmetici sul viso. Chiusi la camicia da notte, agganciando il laccetto sul davanti. Mi buttai sotto alle coperte, cercando di dormire in fretta, per non sembrare uno zombie la mattina seguente. Avevo ferme in testa le parole di Harry "Buonanotte, bellissima." Ma soprattutto quelle che aveva pronunciato sulla Senna "Ho paura di fare qualcosa che ti faccia male." Aveva paura di farmi del male. Era passato così poco tempo. Lo avevo conosciuto sul serio quella mattina, ma mi sembrava di conoscerlo da sempre.
***
Ero quasi entrata in un sonno profondo, quando bussarono alla porta. Mi alzai, sistemando i capelli come meglio potevo e cercando di non sembrare troppo addormentata. Aprii, e chi mi trovai davanti? Le mie migliori amiche. L'Electra. L'Alice. La Kathy. Entrarono e saltarono sul letto prima che potessi dire qualsiasi cosa.
"Ma che cazzo ci fate qui voi? A quest'ora poi. Kathy, ci tengo a ricordarti che domani tu ti dovresti anche sposare..." L'Electra tirò fuori dalla borsa che teneva stretta contro la canotta, una bottiglia di champagne mezza vuota. Lei era chiaramente ubriaca. Ma anche di brutto.
"Electra, domani come pensi di fare?" Mi diedi uno schiaffo in fronte, sospirando
"Alice, le hai permesso di farlo?" Si strinse nelle spalle. Mi feci portare un secchio, poi la spinsi sotto alle coperte.
La Kathy se ne uscì con "Allora, che hai fatto con Harry?" Non riuscii a trattenere un sorriso, sentendo pronunciare il suo nome.
L'Alice allungò il collo verso di me "Uuuuuu abbiamo qualcuno di innamorato qui... Sul serio? Dove siete andati?" Mi buttai sul letto insieme a loro, ormai completamente sveglia.
"Niente, siamo andati a Parigi, credo su Champes des Élysée... Era bellissimo, e poi, mi ha baciata.".
"Coooosaaa?" Si girarono verso di me.
La Kathy, più preoccupata che felice chiese "Sicura che non vi abbiano visti? Eravate soli, vero?".
Tornai con i piedi per terra. Ero quasi laureata, ero quasi una donna, ero quasi un parlamentare. Quasi. Ero ancora inesperta. Non sapevo nulla del mondo. O almeno, volevo solo vivere serena. Nei loro occhi trovai tormento, un tormento strano, cattivo. Era pericoloso. Ecco cosa intendeva Harry. Aveva paura che mi facessi male con il nostro rapporto.
"Credo di no... Kathy, ti prego, dimmi cosa devo fare. Ti prego, dimmelo.".
L'Alice sistemò l'Electra sul cuscino liscio e fresco. "Niente, se fossi in te ne parlerei prima con lui, anche se io ci sono già passata, Harry è molto diverso da Niall.".
Abbassai lo sguardo, giocando con le mani, e fissando lo smalto fucsia con i lustrini. L'Alice sbadigliò, in uno stato di ubriachezza più leggero di quello dell'Electra, ma ugualmente abbastanza forte.
 Le guardai, poi dissi alla Kathy "È l'ultima sera che possiamo dormire insieme tutte e quattro...".
Lei sorrise "E la Juliette?" .
Alzai gli occhi al cielo "Ti interessa davvero passare 'your last free night' con lei? Sei nubile ancora per circa 10 o 12 ore...".
Si stese nel grande letto coperto dalle lenzuola rosse. "No, preferisco stare solo con voi". Ci sdraiammo sul morbido materasso.
"Notte ragazze" sussurrò nel buio l'Alice.
"Notte Alina...” Sussurrò l’Electra nel buio. Mi girai "Ma allora sei sveglia, brutta trota!".
Gli occhi dell'Electra brillavano nel buio.
Ok, sembrava un gatto. "Già già...".
Sorrisi. "Buonanotte, mi raccomando, svegliatemi presto...".
SPAZIO AUTRICE          
Ciao a tutte. So che è strano mettere lo spazio autrice a partire dal 2 capitolo … ma d’altronde IO SONO strana. Bene, forse prima che pubblichi il prossimo capitolo è bene che vi dia alcune informazioni.
Allora. In realtà questa fan fiction è nata gli ultimi giorni del 2013, mentre stavamo scrivendo degli immagina, io e le mie tre migliori amiche. Ho cambiato i loro nomi, perché Electra, Alice, e Kathy sono i diminutivi che hanno scelto loro, per il fatto che abbia deciso di pubblicare questa storia. Electra è il diminutivo di Eleonora, Kathy di Caterina, e Alice di Alice (si legge in inglese, il diminutivo:Elis). Detto questo, i loro cognomi sono: Rossi, per la Kathy, Gola, per l’Electra, e Monsone, per l’Alice. J bene, vi ho già rotto abbastanza le scatole. Ciao. Fede <3

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Capitolo 3
*** Il matrimonio ***


Capitolo 3
Alle otto in punto, saltammo a sedere sul letto. Bussavano alla porta. Infilai la vestaglia e aprii. La wedding planner stava sclerando. Mi ero dovuta scontrare ripetutamente con quella donna, credo si chiamasse Bridget, per molti lati dell'organizzazione.
"So? C'mon, c'mon! Hurry up! You're very late! Girls!! It's time to wake up" se ne uscì squillante. Trillò per la stanza, aprendo l'acqua della vasca e svegliando l'Electra, che dopo la sbornia, era caduta in un sonno profondo. L'Alice schiacciò la testa sotto al cuscino. La Kathy si lamentò. Io, che ero già sveglia, chiamai la cameriera e mi feci portare la colazione. L'assistente di Bridget entrò con i vestiti turchesi da damigelle, gli accessori e le scarpe. Mi buttai nella vasca, che nel frattempo si era riempita. Cominciai a pensare al matrimonio, e a quanto fossi emozionata. Pensai anche al fatto di rivedere Harry dopo poco e cominciai anche a sentire il mio cuore accellerare. Avevo voglia di abbracciarlo e di parlare con lui. Tanto. Tanto. Sentii dei colpi sulla porta del bagno. "Sì?"
"Rebby, cazzo muovi il culo! Mi viene da vomitare..." Conoscendo lo stomachino debole dell'Alice, mi legai nell'accappatoio e uscii. L'Alice si precipitò con le mani sul water. Le tirai indietro i capelli.
"Alice, te l'avevo detto che non era una buona idea, bere la sera prima del matrimonio..." Alzò gli occhi verso di me.
"Non ho bevuto ieri sera, Rebby. Non ero ubriaca... Aspetto un bambino." Spalancai la bocca, non sapendo come comportarmi.
"Oh, mio Dio! Alice, quando l'hai scoperto?"
"Ieri mattina, hahaha" le sorrisi, poi l'aiutai a rialzarsi. La abbracciai, e tornai in camera, dove trovai la parrucchiera e l'estetista. Bridget mi mise a sedere come una bimba obbediente, su una poltroncina. La parrucchiera mi si avvicinò, poi prese ad asciugarmi i capelli, e a creare dei morbidi boccoli. Li acconciò con alcune perline bianche, forcine e fermacapelli. Chiusi gli occhi, lasciando che l'Alice mi fermasse il gancetto del reggiseno a fascia bianco.
 
Aggiustai l'elastico degli slip, assicurandomi che fosse abbastanza aderente, e non si notasse dal vestito. Volevo essere bella per la Kathy. Per il suo matrimonio. Per Harry. Per me stessa.
***
La Kathy era stupenda, anche solo con i capelli acconciati e l'accappatoio. Io avevo infilato il vestito con lo scollo a cuore, e la gonna leggera. L'estetista aveva appena iniziato a truccare l'Electra. Le perle di mia nonna erano attaccate ai miei lobi. Mi sentivo la sua protezione addosso. La Kathy era in piedi vicino alla finestra, mentre io tiravo su la zip bianca e abbottonavo le piccole sfere ricoperte di seta dello stesso colore. Le sussurrai all'orecchio
"Lo sai vero che sei meravigliosa? Niall ha buon gusto in fatto di ragazze..." Sorrise, un sorriso che non vedevo da tanto tempo. Entrò un'altra ragazza, una truccatrice, che avrebbe aiutato l'estetista. Mi sedetti sotto alle sue mani esperte, mentre mi correggeva ogni minuscola imperfezione, con i cosmetici. Sentivo solo il pennello, la matita, un altro pennellino, una spugnetta, poi lo stick del lucidalabbra. Aprii gli occhi allo specchio. Ero carina. Non ero bella, bella, almeno per quel giorno, era esclusivamente la Kathy.
 
Sorrisi all'Electra, poi le allacciai il vestito, mentre lei si teneva stetta alla colonna addossata al muro. Le stringhe dovevano essere tirate al massimo, quasi come se non potesse respirare. Era tutto caotico. Assolutamente incasinato, se non ci fosse stata Bridget a dirigere saremmo andate nel pallone. Dopo essere stata controllata, mi prese da parte e mi disse che sarei entrata subito prima della Kathy, e come ultima coppia d'entrata, aveva scelto me ed Harry. La guardai come se fosse pazza
"Cadrò lunga distesa per terra, svenuta. Mi dica come cavolo faccio ad entrare in chiesa con lui." Per tutta risposta squittì che aveva scelto queste coppie e non si poteva cambiare all'ultimo minuto. Oddio.
***
L'Alice stese all'aria il velo bianco, ricamato agli estremi, mentre l'Electra recuperò il diadema argentato. Legavo le stringhe di bellezza sulla schiena della Kathy, quando Bridget cominciò a preoccuparsi dei posti a sedere nei tavoli. Problema organizzativo che all'ultimo minuto non può comparire. Corse in giro per il castello, tutta trafelata, a cercare il responsabile di questo e di quello.
 
La Kathy intanto viveva il suo sogno, nell'abito che io stessa avevo progettato. Un modello con gonna ampia, a sbuffo, molto morbido, con un cambio di motivo sul davanti della gonna, e la fascia in vita. Le stava davvero bene. La mia principessa... Che tesoro. Io, l'Alice, l'Electra e la sposa, eravamo pronte. Erano ormai le undici e mezza. Dovevamo essere in cappella per mezzogiorno. Davvero una sposa puntuale, pensai. Mi lisciai l'abito sui fianchi, girandomi in tutte le prospettive davanti allo specchio. Il problema tavoli era stato definitivamente risolto, e io cominciai a sentirmi male. Il cuore che batteva a mille, la bocca asciutta, lo stomaco chiuso. L'Alice mi guardò bene, poi sussurrò
"Rebby, comincia ad avviarti verso la cappella, devi finire di controllare il coro."
Mi conosceva così bene. Sapeva che quando ero agitata, avevo bisogno di concentrare la mia attenzione su qualcosa, qualsiasi essa fosse. Salii le scale e imboccai un lungo corridoio do vetrate finte. Entrai nella cappella facendo il segno della croce. Mi piantai a sedere sul primo banco, pregando e studiando il libretto della cerimonia. Ero sola. O forse non del tutto?
"Buongiorno signorina Spaggiari!" Mi girai e vidi la direttrice del coro.
"Oh, bene, mi fa piacere che sia arrivata... I canti sono in ordine? Cominciate pure a provarne alcuni, intanto sento come vengono..."
Sorrise e si recò sul balconcino dell'organo, sollevato rispetto all'assembla. I fiori erano al proprio posto. I drappeggi erano al proprio posto. Le seggiole erano al proprio posto. Il coro era al proprio posto. I musicisti erano al proprio posto. Tutto mi sembrava in ordine. Tutto, tranne qualcosa dentro di me. Quel qualcosa irrequieto che non mi aveva dato pace fino a quel momento, si calmò solo con la musica. Le note si infilarono nella mia testa, facendosi strada fra la confusione e riordinando i pensieri sparsi ovunque.
***
La campana suonò mezzogiorno, e la gente cominciò ad entrare. Mi dileguai passando per una piccola porta, attraverso la sagrestia. Di nuovo nel corridoio, trovai Niall che camminava nervoso avanti e indietro. Quando mi vide, fece un sorriso tesissimo. Gli dissi di non preoccuparsi, e di rilassarsi. Ma soprattutto di ripassare le sue parti, nella cerimonia, che l'ansia non lo avrebbe di certo aiutato. Poi corsi fino in camera, dove la Kathy aveva già iniziato a piangere.
***
"Piange e non è ancora arrivata davanti all'altare... Mah, non oso immaginare."
L'Alice stava cercando di farla smettere, perché il trucco si stava sciogliendo. La sposa era felice. La truccatrice la fissava scuotendo la testa.
"Meno male, il mascara era waterproof..." Diceva fra sé a bassa voce. L'Electra cercava solo di non cadere per terra e di mostrare quell'espressione concentrata da post-sbornia.
"Kathy, sai che ho incontrato Horan fuori?" Alzò gli occhi verso di me, asciugandosi le lacrime.
"Sul serio? Com'era? Nel senso, era tranquillo?" Scoppiai a ridere
"Direi proprio di no... Era tutto agitato che camminava avanti e indietro..." Si spalancò la porta ed entrò la Juliette. Alzai gli occhi al cielo.
"Pft, ecco che cominciamo..." Pensai. La Kathy intanto si era calmata
"Oh, tesoro mio, che carino...".
La ragazza alta aveva i capelli perfettamente lisci, il vestito uguale al nostro nel colore, ma non nella forma. Lei non era una damigella d'onore. Mi sentii una bambina, a pensare in quel modo. Non eravamo più alle medie. E io non potevo essere così fredda e distaccata tutto il giorno, avrei rovinato il matrimonio, alla Kathy.
"Vieni cara..." Le disse Bridget. Cominciarono a confabulare fra loro, qualcosa di incomprensibile. Aiutai la mia piccola sposina ad alzarsi e le sistemai il velo. Fuori dalla porta aspettava impaziente suo fratello. I guanti di pizzo si strinsero sulla mano della Kathy, che abbracciava forte Marco. Sorrisi, poi recuperai le mie due co-damigelle d'onore e la damigella.
Appena fuori dalla cappella, ci vennero incontro i testimoni.
Come da copione, la Juliette si affiancò a Liam, l'Electra a Louis e l'Alice a Zain. Abbassai lo sguardo, quando vidi un ragazzo riccio avvicinarsi a me.
"Ciao, sei stupenda... Fammi vedere quei bellissimi occhioni castani." Lo fissai. Lui sì che era bello. Il tight lo segnava bene, mentre mi porgeva il braccio.
"Grazie Harry, sei sempre così carino...". Appoggiai la mano sul suo braccio. Cominciarono ad entrare lentamente, prima Maura e Niall. La Kathy si era nascosta con suo fratello in un antro di conchiglia per non farsi vedere. Mi sembrava quasi di sentire il suo cuore battere.
"Kathy, tutto a posto? Sei pronta?" Sussurrai. La Juliette entrò con Liam. Annuì, incapace di parlare. L'Electra entrò con Louis. Sorridemmo entrambe. L'Alice entrò con Zain. Era il nostro turno. Mossi il primo passo, e vedendo che le gambe reggevano, continuai, cercando di controllarmi e di sorridere. Stavo camminando con Harry verso ad un altare. E intanto mi sentivo mancare. Davanti al sacerdote, lasciai il braccio di Styles e mi sedetti di fianco all'Electra.
"Electra, hai davvero una brutta cera..." Tutti fissavano la Kathy e Marco che entravano.
"Rebby, sono sempre stata bianca, da che mi ricordi." Niall sorrise, emozionato.
"Ma tu sei verdino vomito..." Cominciarono ad alzarsi tutti in piedi.
"Cazzo, ero ubriaca, ieri sera." La marcia nuziale mi suonava nelle orecchie.
"Non avresti dovuto bere così tanto." Marco salutò Niall con una stretta di mano, poi baciò la Kathy sulla guancia rosa di blush.
"Lo so. Ma volevo farlo". Horan prese la mano della sua sposa, poi la baciò sulla fronte.
"Affari tuoi. Non so cosa dire, allora cerca solo di non svenire..." Un fiume di lacrime stava inondando il viso della Rossi.
"Infatti ci sto provando..." Passai un dito sul nasino della mia migliore amica "Brava ragazza".
***
"Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti, oggi, per celebrare l'unione di quest'uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio..." Mi girai d'istinto verso la fila dei testimoni.
"No, Rebby, non cominciare." Mi dissi. Ma non riuscivo a fare a meno di guardare i suoi ricci morbidi cadergli sulla fronte. E di sorridere. Eravamo quasi perfettamente alternati. Quando io abbassavo lo sguardo, sapevo di avere o suoi occhi puntati su di me, mentre quando lui ricominciava a leggere il foglietto con l'espressione attenta, io non riuscivo a non ammirarlo. Era più forte di me.
"Vuoi tu Niall James Horan, prendere come tua sposa la qui presente Caterina Rossi, nella grazia di Cristo, e prometti di esserle fedele, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?" Sorrisi, vedendo gli occhi della Kathy riempirsi nuovamente di lacrime.
"Lo voglio." Harry adesso stava guardando il mio stesso punto, la mano tremante di Niall
"Caterina, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen" Baciò l'anello, poi lo fece scorrere sul dito della Kathy. Che carini che erano. Si scambiavano occhiate e sorridevano, capendosi con lo sguardo. Li invidiavo. Era un amore bellissimo, il loro. E sapevo che sarebbe durato molto tempo. Pensierosa, non mi accorsi dei due occhi verdi che periodicamente si posavano su di me. Alzai di colpo la testa, sicura di coglierlo con le mani nel sacco. Infatti incontrai il suo sguardo. E fu una cosa indescrivibile. Non avevo mai provato niente del genere prima di allora. Non ero innamorata. No, molto di più. Lo amavo. Lo amavo sul serio. Avevo bisogno di essere la ragione di quel bellissimo sorriso con tanto di adorabili fossette che mi stava mostrando. Dovevo riflettere, a avevo un sacco di tempo.
***
Ci fu il canto finale, poi mi alzai, con le mie ragazze, per firmare il registro e i documenti. Quando la mia ultima 'a' fu scritta, indelebile come l'amore dei due sposi, erano marito e moglie.
"Può baciare la sua bellissima sposa." Fecero i cretini, però erano felici. La Kathy non aveva smesso di piangere un attimo. Avevo firmato la conferma materiale del fatto che fossero uniti indissolubilmente. Mentre tutti uscivano, sentii una mano sulla schiena e mi girai. Sorrisi, quando vidi due occhi verde acceso piantarsi nei miei
"Ti è piaciuta la cerimonia, Harry?"
"L'ho seguita poco, ero occupato a vedere quanto fossi bella." Arrossii, stringendo la pochette.
"Oddio, grazie... Nessuno mi ha mai detto niente del genere." Piegò la testa di lato
"Mi sa che dovrai farci l'abitudine... Perché è la verità. Vogliamo avviarci al ricevimento?" Scoppiai a ridere, schiacciando il viso contro la spalla di Harry. Lui mi premette le labbra sul collo, facendomi sciogliere. Era il lato dolce e scherzoso di Harry, che amavo. Quello da idiota. Odiavo vederlo preoccupato. Ma quando era triste, proprio non ce la facevo. Chiacchierammo tutto il pranzo, ridendo e scherzando al tavolo degli sposi.
***
"Bene! Vorrei proporre un brindisi." La sposa si alzò in piedi, seguita da tutte e 173 persone presenti nel salone della Bella Addormentata.
"Alle mie tre damigelle d'onore, alla damigella, e ai testimoni. Ci hanno aiutati tanto, a organizzare questa giornata speciale. E poi guardate come sono belli, tutti perfetti..." Sorridemmo tutti e otto, guardandoci negli occhi, in piedi davanti al tavolo circolare davanti alla finestra che dava sul parco.
"Ai testimoni e alle damigelle, perché possano divertirsi, e stare a con noi a dire cavolate ancora per tanto tempo..." Nell'orecchio dell'Electra sussurrai
"Bollicine!". Ci scambiammo uno sguardo d'intesa. Facendo scontrare i bicchieri, fissai incantata le labbra di Harry attraverso le quali scorreva il chiaro vino frizzante. Averle di nuovo sulle mie... Magari... L'Alice mi passò la mano davanti agli occhi, verso l'alto e verso il basso. Riuscii a sbattere le palpebre per tornare con i piedi per terra.
"Rebby... Rebby... Reeeeebbyyyy! Terra chiama Rebby! Alice telefono Rebby." Spalancai gli occhi, quando i ricci di Harry mi solleticarono la spalla scoperta.
"Scusa Alice, te la rubo un attimo. Te la riporto subito...". E mi trascinò via con lui, con la Alice che mi apriva il suo sorriso malizioso, e mi faceva ciao ciao con la manina.
***
Ridacchiai
"Dove mi porti? Guarda che ti denuncio per sequestro..." Non finii la frase perché le sue labbra piene erano sulle mie.
"Lo faresti davvero?" Abbassai lo sguardo, incerta se dire o meno una cosa così significativa.
"Beh, hai rapito il mio cuore..." Avevo la schiena aderente al muro, e le braccia di Harry che non mi avrebbero mai permesso di scappare.
"Davvero?" Pensai a quello su cui avevo riflettuto. Ed ebbi paura. Per lui magari era solo un flirt. Ma cercava una relazione seria. Io non ero sicura di me stessa.
"Sì, ma per te non sono sicura, sia lo stesso." Mi prese il mento fra il pollice e l'indice, guidandomi verso l'alto. Mi cinse i fianchi con le sue braccia, e cominciò a lasciare sulla pelle del collo, piccoli baci. Sentii il calore del suo respiro, mentre sorrideva e usciva dalle sue labbra un piccolo suono profondo.
"Mmmmm, ti basti sapere che sono molto felice, quando ho le mie labbra sulle tue..." Sorrisi.
"Beh, ma non mi conosci neanche. È successo tutto in fretta..." Mi guardò con quegli occhi verdi, fin dentro all'anima.
"So di te molte più cose di quanto immagini..." Mi lasciò spiazzata. "Come, cosa..?"
Rise.
"Tranquilla... La Kathy mi ha parlato molto di te, in questo periodo. E mi sembra di capire che tu sia molto dolce, ma allo stesso tempo forte. E non ti fai mettere i piedi in testa, restando disponibile..." Mi stava riportando in sala. Era bello essere di fianco a lui... Ma mi chiedevo se per lui potesse essere qualcosa di più, di una semplice uscita. Un'avventura.
"Balli?" Mi porse la mano.
"Certo che ballo..." Gli appoggiai la mia sulla spalla, mentre lui faceva scivolare la sua sulla mia schiena. Incrociammo le dita, sorridendo entrambi. Partì la mia canzone d'amore preferita, di Tony Bennet "The way you look tonight". Tra l'altro era una delle principali del film "Il matrimonio del mio migliore amico" con Julia Robert. Cominciammo a ballare un lento da favola. Era stupendo, stare in mezzo alle altre coppie avvinghiate.
"Quindi, cosa ti piace fare nel tempo libero?" Sorrisi alle sue parole, dette a bassa voce in mezzo ai boccoli biondi.
"Sembra di essere in uno di quei film d'amore, quelli inglesi, come Notting Hill..."
"Come mai?" Le décolleté di raso azzurro cenere frusciavano nella seta del vestito.
"Perché sono ai balli, che cominciano a parlare di questo e di quello, e alla fine... Si mettono insieme" Sull'ultima frase, ebbi un'incertezza. Era molto azzardata.
"E tu hai intenzione di seguire la trama del tuo film?" Mi fermai e mi staccai leggermente dalla sua protezione.
"Cosa intendi dire?". Mi prese le mani, e mi tirò di nuovo contro di lui.
"Pensi di metterti insieme al ragazzo con cui stai ballando?" Certo, mi conosceva per sentito dire, ma non conosceva le mie espressioni. Feci la faccia pensierosa.
"Mah... Chi lo sa... Di solito si scopre alla fine del film, non ti pare?" Non volevo passare per facile. Oltretutto io non potevo sapere come fosse in realtà. Non avevo mai avuto l'onore di poter reggere con lui un rapporto interpersonale basato sulla quotidianità. Quindi mi limitavo a quello che sapevo per certo.
"E se premessi il tasto di avanti veloce?" Sorrisi alla casualità dei paradossi e canticchiai
"Stop the tape, and rewind..." Gli scappò un sorriso
"Non con te. Questa volta non voglio tornare indietro, voglio solo andare avanti il più in fretta possibile."
"Io, però, devo prendere tempo Harry. Lo sai che mi piaci, ma è presto, capisci?" Lo abbracciai, felice di trovarmi così vicina al suo corpo.
"Ci vediamo ancora, vero?"
"Non ti preoccupare, ora che ti ho, non posso più fare a meno di te."
La musica cambiò. Dio, la Kathy, com'era classica. Partì un valzer. Tornammo nella nostra posizione iniziale, che era cambiata nel frattempo in un abbraccio ballato. La postura rigida e schematica mi fece sorridere.
"Dicono che uno non sì accorge di quanto tenga a qualcosa finché non gli viene meno..." disse.
"Beh, io mi sono accorta solo adesso, essendo stata con te, che non ne posso più fare a meno...". Eravamo praticamente fermi, se non che giravamo su noi stessi, attaccati, e con le altre coppie formavamo una specie di cerchio, nel quale la Kathy e Niall si scambiavano occhiate e piccole frasi sussurrate, nascosti nella gente.
***
Non avevo più pensato a Luca. L'avevo rimosso. Ma vedendo Harry che mi prestava attenzione, mi era tornato in mente. Io con lui non ci ero mai stata. Non gli avevo mai permesso di andare oltre alla biancheria intima. Forse aveva ragione lui. Forse ero stata io ad aver sbagliato qualcosa. Forse avrei dovuto concedergli qualcosa in più. Ma in quel momento vidi negli occhi di Harry la risposta. Era lui. Era lui. Ne ero assolutamente sicura. Non subito, ma la mia prima volta sarebbe stato Harry. Sì, effettivamente era un po' strano. Le mie amiche mi prendevano in giro, aspettare ancora quello giusto a 23 anni.
***
"Dai, bevi..."
"Cos'è?" Domandai
"Champagne. Brindiamo ad una vita felice" Rispose l'Electra a bassa voce.
"Ma che ore sono?" Mi indicò il grande orologio mezzo nascosto dall'edera scolpita, che segnava le nove di sera. Cavolo! Era volato il tempo, con Harry. Fra le chiacchiere, le risate, e gli scherzi, ormai era ora di lasciarsi andare ai balli lenti e alla wedding cake, prima della techno e della disco music.
***
"La torta!!" Trillò Bridget.
Oddio, come la odiavo. Era tutta sempre schematica e rigida. Harry mi appoggiò di nuovo la mano sulla schiena, e io quasi sobbalzai
"Tranquilla, sono io..." Appoggiai la testa sulla sua spalla "Lo so. Ma sono ancora un po' preoccupata da ieri sera. Sai..." Lasciai cadere l'ultima frase nel vuoto, senza che lui la raccogliesse.
"Non pensarci, dai, vieni dalla torta, poi faremo di nuovo le foto..." Che carino, sempre a cercare di distrarmi.
"Ci sto..." Mi tenne vicina a lui, fino alla torta. Lì fecero molte foto agli sposi, con gli amici, le famiglie, i testimoni, le damigelle...
La torta era qualcosa di meraviglioso, buonissima.
Dopodiché, Harry mi portò nel giardino esterno del castello. 
***
Lì, cominciavano a chiudersi le margherite, per la notte.
Sempre lì, nonostante i nostri vestiti abbastanza formali, ci sedemmo sul prato. Cominciò a comporre addobbi di margherite sul mio petto, sotto al mio sguardo attento, e al mio respiro regolare. Sorrisi quando un pezzo di ghirlanda finì sulla mia spalla. Anche Harry sorrise, e si abbassò verso di me.
"Under the light tonight, you turn around, and you stole my heart, with just one look, when I saw your face, I fell in love. It took a minute, girl, to steal my heart tonight..." Si abbassò ancora di più, e lasciò sulle mie labbra dischiuse, morbidi baci.
"So... I'm a thief." Risposi.
"Sì, e credo che me lo dovrai restituire..." Lo guardai dritto negli occhi.
"Mi prenderò cura del tuo cuore. Non lascerò che gli succeda alcunché di male...".
Sorrise "Mi fido. Ma credi che possa diventare qualcosa di serio..?".
Guardai le luci del castello. "Dipende anche da te, ma ho capito che tu hai qualcosa di speciale. Non so se posso essere quella giusta per te, ma tu lo sei per me. Sei tu, Harry. Sei il mio primo vero amore, e avrai accesso a me, come non ha avuto nessun altro, fin'ora.".
"Allora ti dimostrerò quanto ci tengo, a te." Sentii gli occhi inumidirsi, mentre mi sì avvicinava di nuovo. Trattenevo il respiro, aspettando qualcosa che sarebbe dovuto avvenire di lì a poco, ma non lo sapevo, ancora. Mi aiutò a rialzarmi, e mi portò dentro. Nella hall, chiese qualcosa alla receptionist e mi prese per mano. Mi accompagnò ad una piccola porticina di legno. Aprendola, mi accorsi che era la scala della casa di Cenerentola. Rimasi a bocca aperta, davanti ad una riproduzione così fedele, poi mi preoccupai dei gradini della minuscola scala a chiocciola.
"Dai, vieni..." Fece per prendermi in braccio, ma mi abbassai.
"Non credo proprio che riuscirai a trasportarmi fin lassù." Alzai l'orlo del vestito, e sfilai le scarpe. Scalza, iniziai a salire le scale, poi mi girai.
Harry mi fissava sorridendo "Non finisci mai di stupirmi".
***
Arrivati in cima, mi accorsi che eravamo nella torre più alta. Uscimmo sul balcone. Di lì sembrava tutto così assurdamente lontano... Tutto nella propria schiacciante realtà, mentre noi ci trovavamo nel nostro mondo magico. Ci baciammo. E ancora. Non volevo più andare via. Sarei rimasta volentieri lì per sempre. Tra le sue braccia. Col vento che mi spingeva ancora più vicina a lui.
"Torniamo giù?" Mi appoggiai al muretto.
"Mi porti qui e poi pretendi che possa voler tornare in mezzo a quel casino?" Mi prese per i fianchi.
"Dobbiamo." Saltai a sedere sul piccolo spazio disponibile. Non osai guardare giù. Sapevo che stavo per fare la più grande cazzata della storia. Ma mi girai, dopo aver levato le scarpe. Con i piedi nel vuoto. E l'abbraccio di Harry sullo stomaco.
"Cosa avresti intenzione di fare?" Mi aggrappai saldamente al muretto, con la testa di Harry vicina al braccio destro.
"Di stare qui. Perché me lo chiedi?" Non avevo intenzione di mollare.
"Dai, andiamo. Ti ci porto domani..."
Mi girai verso di lui. "Io domani me ne vado. Torno a casa, ho ancora un sacco di esami da dare, e devo finire il quarto anno di università... Lo so, sono piccola Harry, ma non voglio restare indietro." Mi abbracciò più forte.
"Sicura di non voler venire a Londra con me?" Sorrisi "Non sai quanto... Ma non posso. Vuoi venire tu, da me?" Gli si illuminarono gli occhi. "Davvero?"
"Sì, tanto vivo da sola... Di fianco ai miei genitori, ma da sola. Perché per loro ho degli orari strani, quindi sto nella specie di cottage, di fianco a loro." Mi fece scivolare verso di lui
"Affare fatto...".
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte! Bene, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Vi prego, recensite. Detto questo, il 3 capitolo è la fine di quello che possiamo chiamare “prologo”, perché a partire dal capitolo 4 si salterà nel futuro. Nel 2028. Per questo dovrebbe essere fantasy, è ambientato nel futuro. Non è niente di improbabile, anzi … Beh, vi lascio, al prossimo capitolo. Un bacio, Fede.

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Capitolo 4
*** La realtà è complicata ***


2028
15 Febbraio Kg 57 (sforzo di anni), ragazzi 1 (da quasi 5 anni), calorie 2200 (lo so che dovrò diminuire), alcolici 3 (buon vino)
16.30 Casa di Londra Mi accorgo solo ora di quanto possa essere bella … Harry mi ha detto che fra poco inizia il nuovo tour, non ci posso credere!
16.55 Ah, guarda un po’… Fra poco. Intende fra 15 giorni, il bastardo. Durerà un po’… Le misure spazio-temporali di Harold mi spaventano, non sono affidabili.
17.01 ODDIO. Sei mesi? Ho capito bene? Sei lunghi mesi? L’avevo detto che mi faceva paura, quel ragazzo.
17.15 In sei mesi trova di sicuro una ragazza più bella, dall’altra parte del mondo. Ho sentito dire che le australiane hanno dei fisici da urlo. E sono abbronzate. E bionde. E con la 4° di reggiseno. E vanno in giro con delle “minigonne” che sarebbe opportuno chiamare “cinture”. Oddio.
17.34 Però non voglio sentirmi dire “Mi dispiace, ma …” da Harry. E se gli chiedo una pausa di riflessione?
***
27 febbraio Kg 58 (stress), ragazzi 1 (per pochissimo), calorie 1200 (considerando che sono le 6.55, molto male)
6.55 Come faccio a lasciarlo? Quella faccina stupenda? Non voglio fargli del male. Ma non voglio neanche fare del male a me. Se mi dimostra che mi ama, mi vuole, ma soprattutto non intende tradirmi, in nessun modo, allora possiamo tornare insieme. Bene. Devo essere forte. Devo farcela. No. Non ce la faccio. Oh, ma devo farcela. Piccolo periodo di separazione.
8.23 Ok. Dorme un po’ troppo. Magari se mi metto di fianco a lui si sveglia …
8.28 Niente … Vabbè, vado in cucina a preparare la colazione.
9.01 Alleluia si è svegliato. Alla buon’ora. Devo dirglielo adesso. Ok, respira Fede, respira profondamente e siediti di fronte a lui.
9.35 Harry era a torso nudo e mi guardava come se fossi la cosa più incredibile che avesse mai visto. Ha compreso, però, l’ombra di preoccupazione nei miei occhi. Mi ha chiesto -Tutto a posto amore?- fissandomi con quelle iridi verdi, stupende. -Sì Harry. Sono molto preoccupata per il fatto che tu parta. Mi dispiace, sei stato il primo che abbia voluto sul serio. E’ venuto il momento di separarci. Io ti amerò sempre, ma abbiamo bisogno di un po’ di tempo per pensare a noi. Mi puoi capire?-. Non ho retto il suo sguardo. Era uguale a quello di “a year in the making” di 16, o 17 anni fa. Dio santo, quanto ho pianto con lui! Ma adesso non posso, perché sono io la causa di quegli occhi verdi pieni di lacrime. Sono tornata in camera, lasciandolo solo.
11.55 Oddio, quando lo verranno a sapere le directioner (molto presto, ci scommetto. Sono peggio dell’FBI quelle ragazze …), mi vorranno ammazzare. Ci scommetto. Sto male adesso. Mi sento in colpa …
***
28 febbraio Kg 58,5 (Cavolo! La nutella si sente. Causata da “Depressione post-decisione-di-chiedere-una-pausa-di-riflessione-all’amore-della-mia-vita”), ragazzi 0 (cioè, ci ho dormito insieme, ma ormai …), calorie 8750 (di cui 4500 di nutella, 1000 di gelato al cioccolato fondente e 1900 di Pignoletto)
6.43 Letto Stamattina devo: prendere l’aereo, andare a Roma, approvare un decreto (cercando di fare un intervento geniale), e andare dalla ginecologa. Ok, se mi organizzo riesco a fare tutto.
7.20 Dorme. Che carino. Oh, amore mio. Come mi piace vederlo svegliarsi.
7.45 Si rigira nelle lenzuola preoccupato …
7.58 Lo odio quando non si sveglia … però così riesco a dargli un bacio, senza che se ne accorga, poi scappare subito all’aeroporto …
8.07 Va bene. Sono vestita. Adesso lo bacio e fuggo. Speriamo solo che non si svegli …
8.23 Si è svegliato, e mi ha tirata nel letto, ancora caldino. L’ho pregato -Ti prego, non farla più dura di quanto già non sia … - Lui, stringendomi, ha risposto -E’ una tua decisione … Nessuno ti obbliga.- Cavolo! Ha ragione … Mi sto facendo del male da sola, ma non voglio che sia lui a lasciarmi, un giorno.
9.45 Aeroporto di Heathrow, imbarco per Fiumicino Appena siamo arrivati all’aeroporto gli ho chiesto di telefonarmi, oggi pomeriggio, o stasera, e gli ho augurato buon viaggio. Dirigendomi verso il mio gate, ho pensato a quanto tempo mi servirà per mettere insieme un discorso sensato … Cavolo! Ultima chiamata!
11.22 Aeroporto di Fiumicino Bene, in 18 minuti, ce la faccio ad essere a Montecitorio? Uh, un taxi!
11.30 In taxi Passo davanti alla fontana di Trevi. La benda! Sì, è ancora nella borsa. Devo tornarci con Harry. Il telefono “Ti amerò per SEMPRE”. Oh, che carino “Ti amo anche io. Sono a Roma, ti ricordi la giornata pazza? Pensa al concerto, forza! Lasciami andare, ti prego.” Piango.
11.39 Davanti a Montecitorio Dai Rebby!!! Muovi il culo!! Ce l’hai quasi fatta. Sta entrando anche Matteo. Adoro questo ragazzo … Siamo amici da quando avevamo 3 anni. -Ciao Rebby! Sei pronta per la guerra?- Lo raggiungo tutta trafelata, sperando che i capelli non siano il totale disastro che immagino. Merda. -Che guerra? Intendi il decreto? Sono a favore, te lo dico subito … Giovanni può pensare quello che vuole, ma non cambio idea.- Mi sorride -Tranquilla, sai che ti sostengo. Per me ti dovresti anche candidare.- Bene bene bene, quindi abbiamo un consigliere … Una giacca nero corvo. Cavolo! Di nuovo? Quell’uomo mi fa paura. Come si chiama? Tipo qualcosa come Adalberto … Comunista!
12.00 Durante alla riunione Vibra il cellulare!!!! Oddio oddio. Ma guardami pure male, caro Giovanni, cosa vuoi che me ne fotta di te? Ho 27 anni e mezzo. Non sono scema. Beccati questa! Intervento brillante …
13.30 Uscendo da Montecitorio Giornalista -Pensa di candidarsi?- Uuuuu, addirittura? -Sì, sono molto ambiziosa, ci sto pensando seriamente. Ora, se volete scusarmi, ho un appuntamento … - Mi candido! Adesso devo chiamare Harry … Ah, guarda che fortuna! Anche la scorta, mi fanno trovare!
15.00 Gemelli di Roma, sala d’aspetto Bene, visita di routine. Speriamo che ci metta poco. Devo prendere l’aereo delle cinque e mezza! Ok!!! Sì, tocca a me!!! Sì! Voglio un gelato(?)!
15.46 Salendo sulla macchina che dovrebbe portarmi all’aeroporto Non ci posso credere! Ommioddio! Piango, piango tanto. Come faccio adesso? Devo dirlo ad Harry. Come ho fatto a non accorgermene? No, cavolo! E ora? LA CAMPAGNA ELETTORALE? No, ma soprattutto. Come cavolo faccio a superare la gravidanza da sola? L’unica cosa da fare è anticipare i tempi e prendere per buona la parola di Styles … Ma che colpa ne ha il mio bambino? L’ho voluto tanto, e adesso che ce l’ho, mi scombina tutti i piani. Cavolo!
17.04 In aereo Devo solo prendere il telefono, scorrere la rubrica, arrivare alla “H”, cliccare la sua immagine, accostare il cellulare all’orecchio, e aspettare che risponda. Ce la posso fare …
17.05 No, aspetto di arrivare a casa.
19.25 Di nuovo a casa Cavolo! Oddio! Ma in bagno deve esserci un test di gravidanza! Vado?! Fede, con calma, senza spaccarti una caviglia per le scale …
19.33 No. Positivo. Più di 2 settimane? Ma allora è stato a … San Valentino? Ma io e lui abbiamo preso una pausa di riflessione!
20.02 Non ho neanche fame. Voglio un bicchiere di sherry. Cavolo! Ma il bambino dopo? Meglio di no! Bello eh, sono una ginecologa e non mi accorgo neanche di essere incinta. Davvero bel colpo Fede!
21.57 Trascrivo per intero la conversazione che ho appena avuto con Harry, al telefono:
H: “Pronto? Rebby?” (voce speranzosa)
R: “Ha-a-r-ry” (singhiozzi) “oddio scusa, non so che cosa mi sia preso. Lo sai che ti amo, mi fido di te. Voglio solo che tu sia qui con me, adesso, a dirmi che andrà tutto bene, ma non puoi annullare il tour, cavolo, e non è una cosa da dire al telefono, uff (sbuffo)”
H: “Cos’è successo amore?” (voce molto preoccupata)”dimmi tutto, se vuoi torno in Inghilterra entro la fine della settimana.”
R: (Sospiro di sollievo, calma interiore) “Harry, tu stai bene? Sei seduto adesso?”
H: (voce di Louis di sottofondo che chiede spiegazioni) “Sì, sono seduto, se mi dici che mi ami, allora sto bene … Se mi dici che cosa sta succedendo, ti posso aiutare amore mio.”
R: (Oh, amo quando mi chiama così) “Harry, sai una cosa? Sono incinta!”
H: (colpi di tosse) “Stai scherzando? Sul serio?”
R: “Sì, è così.”
H: “Non ti preoccupare, andrà tutto bene …”
R: “Grazie amore”.
***
1 marzo Kg. 59 (ma è normale … O almeno credo …), Best Friends Ever 3, alcolici 0 (sì, lo so, sono brava, ma non voglio che mio figlio abbia qualche problema), pensieri sul mio bambino 182392 (continuamente), posti chic visitati oggi 1 (molto chic).
8.05 Casa di Londra Molto bene, allora, sono sveglia. Oggi, ho deciso di approfittare del fatto che quelle 3 pazze scatenate siano tutte a Londra. Quindi ora mando un messaggio a tutte, e ci mettiamo d’accordo per fare colazione da qualche parte …
8.25 Faremo colazione al Ritz. Amo andare lì, è così elegante … Ovvio che mi devo preparare in modo adeguato. Ho deciso, oggi dirò loro del bambino. Ommerda, devo ancora dirlo a mia mamma e ad Anne.
9.30 In taxi Sì, ammetto che non mi aspettavo di rimanere incinta. No. Era l’ultima cosa che mi sarebbe potuta venire in mente … Londra è bellissima, attraverso il vetro del taxi, sembra proprio che abbiano congelato le immagini venute meglio, poi le facciano scorrere davanti ai miei occhi. Basta, chiamo la mamma.
M: “Pronto?”
R: “Ciao mamma. Come stai?” (sorriso, che purtroppo non può vedere) Sono troppo felice.
M: “Oh, ciao tesoro … Noi bene, e tu? Ho sentito che hai fatto un bellissimo intervento, ieri, brava …”
R: “Sì? Bene, grazie. Senti, io sto bene, ti volevo dire una cosa …” (voce un po’ imbarazzata) E adesso come glielo dico?
M: “Dimmi … Si vede che è tempo di cambiamenti, tuo fratello è stato comprato dal Bayern Monaco.”
R: “Cosa? Sul serio?” (quasi urlato) Beh, ha realizzato il suo sogno, il mio topolino.
M: “Sì, chiamalo, sai che gli fa piacere sentire la sua tata.” (voce che usa quando parla con i bimbi di 2 anni)
R: “Ok, lo farò. Allora la vuoi sapere la news, o no?” (un po’ scocciata) Sempre a parlarmi come se fossi la sua bambina, ho 27 anni e 6 mesi.
M: “Ma certo, dimmi pure.”
R: “Aspetto un bambino!” (tono da annuncio solenne) Voglio proprio vedere …
M: “Oddio, ma ne sei proprio sicura?”
R: “No, guarda, te lo dico, ma non ne son sicura. E certo che lo sono.” Guarda, a volte mi chiedo come faccia a farmi certe domande …
M: “L’hai già detto al suo papà?” (come se fosse già nato, ma mi piace come ne parla)
F: “Ovvio … Oh, scusa mamma, devo proprio andare, ti chiamo appena posso.” Ero arrivata davanti all’hotel Ritz.
M: “Ciao amore mio. Salutami Harry.”
9.49 Dentro al Ritz Dovrebbero arrivare le pazze fra poco … Spero solo che non siano in ritardo come loro solito. L’Electra entra dalla porta girevole. Oddio, ma quella deve sempre vestirsi come se fosse ad una sfilata? Capisco che faccia la modella, ma …
9.59 A tavola Beh, è un piacere chiacchierare con loro, ogni tanto. Anche se sono molto emozionata per l’annuncio. Mi scopro a fissare il pancione della Kathy. Alla fine, sono diventata una ginecologa, nel senso che lavoro in ospedale a Londra. Ho un permesso speciale, essendo da poco entrata in politica, ma esercito comunque. Farò nascere la sua bambina.
K: “ Rebby, Dio Santo, la smetti di fissarmi la pancia? Mi fai sentire grassa. Lo so che è enorme, ma se ti ricordi, sono di 36 settimane.” (tono che si addolcisce verso la fine, e sorriso radioso)
R: “Scusa Kathy …” Non voglio che si arrabbino subito …
A: “Ho notato anche io, Rebby, sei pensierosa, stamattina. Devi dirci qualcosa? Se hai qualcosa di importante di cui parlare, forse è meglio, che fare le dementi come sempre.” Capiscono sempre tutto al volo!
E: “Sei incinta?” Me lo chiede da quando avevamo 11 anni, non pensa che questa volta, finalmente, le dirò di sì …
Sorrido e abbasso lo sguardo.
E: “Sul serio??”
Annuisco. L’Alice sputa quasi il tè in faccia alla Kathy, mentre all’Electra va di traverso il minuscolo pezzo di cornetto che ha appena addentato. La Kathy mi sorride e continuiamo a parlare di questo, e di Charlotte che sta per venire al mondo. Che bel nome. Una bimba che sarà orgogliosa quando a scuola faranno l’appello. Charlotte Horan. Non si vergognerà di dire ‘Presente’.
 
Spazio autrice
Ciao a tutte! Spero che questa forma di testo vi piaccia, il diario. Ammetto che è ispirato al diario di Bridget Jones, amo quel libro. Mi scuso per il fatto che sia in gran parte discorsivo, e dopo un po’ diventa noioso, ma serve a capire. Fatemi sapere se è di vostro gradimento. Baci, Fede <3

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Capitolo 5
*** London Eye & Charlotte ***


20 aprile
Arrivò il giorno che tanto attendevo, avevano preso una pausa dal tour, gentilmente concessa dai loro manager, perché Niall stava per avere un bambino dalla Kathy e la nascita imminente lo distraeva molto dal suo lavoro. Quando me l’avevano detto, avevo cominciato a saltare per tutta la casa, con la cameriera che mi chiedeva che cosa stesse succedendo. “Vedo Harry dopo più di un mese!” urlai cantando.
La mattina dell’arrivo mi ero svegliata presto e avevo fatto la doccia. Quando mi spogliai mi misi davanti allo specchio. Nessuno avrebbe potuto dire che ero già di quasi tre mesi, la pancia era la stessa... Solo il seno era leggermente aumentato, ma non lo notavo quasi nemmeno io. Nessuno, tranne le nostre famiglie e gli amici più stretti sapevano di quella gravidanza. Già quella dalla Kathy aveva creato un discreto scalpore. Ragazze, non più adolescenti, che quando passava la sua macchina, si spiaccicavano contro i finestrini... Orribile.
Non volevo succedesse anche a me, soprattutto nella mia posizione di politico abbastanza importante, o perlomeno una delle poche che non era stata presa per merito delle quote rosa.
 Ecco, avrei abolito anche questa legge maschilista e sessista allo stato puro. Ne avrei fatta una nelle quali serviva un test, sia per gli uomini, che per le donne. Molto meglio.
Feci colazione in fretta e uscii.
A Heathrow sapevo che ci sarebbe stata molta gente, così presi la mia solita uscita che dava direttamente sulla pista di atterraggio.
Scesi le scalette, seguita dalla guardia, e vidi che il loro aereo era appena atterrato. Mi fiondai verso la scala del portellone e aspettai che lo aprissero.
Vidi subito Harry, che mi abbracciò forte, circondandomi del tutto con le sue grandi braccia. Respirare il suo profumo mi fece bene, quanto mi mancava. Gli fissai le labbra, come facevo sempre, quando volevo che mi baciasse. Afferrò subito il messaggio....
Il bacio più bello che mi ricordassi, forse anche perché mi mancavano quelle labbra tanto perfette.
Mi mancava lui. E adesso che lo avevo finalmente tutto per me … Davvero, non lo avrei lasciato più.
Era bello riaverlo. Volevo andare a casa. Volevo godermi più tempo possibile con lui... Così passammo dalla nostra uscita, l'uscita della gente importante, e salimmo sulla macchina che già ci aspettava.
***
Mi aveva portato un regalino... Una bellissima canotta di seta. Era terribilmente sexy. Mi guardavo per bene nello specchio della nostra camera, con addosso quel capo stupendo. Entrò Harry, e mi venne dietro, appoggiò il mento sulla mia spalla e mi abbracciò all'altezza della vita. Io gli accarezzai i riccioli castani e li districai dolcemente con le dita. Mi sussurrò "Sei l'unica cosa di cui abbia bisogno in questo momento." E sorrise, scoprendo quelle fossette mozzafiato. Non sapevo cosa stesse succedendo, forse perché non avevo mangiato, forse l'emozione di averlo dopo un mese di lontananza, forse gli ormoni, dell'inizio della gravidanza, ma mi misi a piangere, prima a lacrime che scendevano e vedevo rispecchiate in quelle iridi verdi, poi a singhiozzi.

Harry non riusciva a capire, poverino. Si preoccupò molto.
Mi prese in braccio e mi posò con una delicatezza disumana sul letto. Si spogliò e si mise a sedere sul letto, con la schiena contro il muro. Poi mi prese e mi sistemò la testa in grembo a lui e cominciò ad accarezzarmi il collo. Gli dissi quanto lo amavo, quanto mi era mancato, e che non volevo che partisse. Allora lui mi abbracciò forte, e mi disse che mai, per niente al mondo, mi avrebbe lasciata.
Si addormentò così, fra le mie braccia, mentre le dicevo che la amavo. Le spostai la testa sul cuscino e la abbracciai. Nel sonno mi riconobbe e si avvicinò a me. Così ci addormentammo tutti e due, con le luci soffuse ancora accese.

***
Il giorno successivo mi portò a Notting Hill, a fare shopping. Passammo davanti ad un negozio di vestiti da sposa, mi attaccai alla vetrina come una bambina davanti ad un negozio di giocattoli. Vedermi lì, con i miei occhioni castani che brillavano, gli diede la forza di portarmi fino al London Eye. Pagò il biglietto e salimmo.

***
21 aprile Kg. Non ci voglio pensare neanche, fidanzati 1 (il più fantastico che possa esistere), livello emozione 283266574365873691, bambini che crescono dentro la mia pancia 1 (credo).
SONO TROPPO EMOZIONATA E SCRIVO TUTTO QUELLO CHE MI È SUCCESSO SUL LONDON EYE.
Siamo saliti, come da manuale, come tutte le coppiette che vanno a Londra. Ma sicuramente Harry l’aveva già programmato.
La cabina era piena di fiori, delle rose e delle orchidee bianche. Era stata studiata da un interior designer, e si vedeva bene. Mi sono seduta sulla poltroncina, imbottita, sorridendo. Era davvero una cosa fantastica.
Ha acceso l’amplificatore, e ci ha attaccato l’iPhone, selezionando ‘The way you look tonight’. Certo, tutto fantastico, reso ancora più indimenticabile dal fatto che fosse lui a cantare la ‘nostra canzone’. Mi è scappata una lacrima, quando ha tirato fuori dei cartelloni, bianchi. Era Love Actually.
“CIAO REBBY” gli ho fatto ‘ciao ciao’ con la mano
“OGGI VOLEVO FARTI PASSARE IL GIORNO PIÙ BELLO DELLA TUA VITA” che carino …
“CHISSÁ SE CI SONO RIUSCITO …” sì, ci è riuscito
“OVVIAMENTE TI HO PORTATA FIN QUASSÙ PER UN MOTIVO” immaginavo
“UN MOTIVO VALIDO, E ANCHE ABBASTANZA IMPORTANTE” oddio … Preoccupante
“SO BENE DI NON MERITARE DI AVERTI” semmai è il contrario.
“MA SE DIO HA DECISO DI MANDARTI DA ME” sì, ha ragione
“VORREI CHE TU RESTASSI PER SEMPRE” non andrò da nessuna parte
“NON CREDO CHE RIUSCIREI PIÙ A VIVERE” oh, neanche io, dovrà credermi
 “SENZA TE CHE ALLA SERA TU MI GUARDI” è bello, guardarlo
“MI ASCOLTI” mi piace ascoltare quello che ha da dire
“MI CHIEDI SOLO COME SIA ANDATA LA MIA GIORNATA” certo, è interessante
“E QUANDO MI BUTTO SUL DIVANO, MI PRENDI LA TESTA CON LE MANI” mi sento potente
“E MI COSTRINGI A FISSARE I TUOI STUPENDI OCCHI CASTANI” ho sorriso, abbassando lo sguardo
“NON DICI NIENTE, E SO DI AVER BISOGNO DI OGNI SINGOLO ATTIMO DI QUEL SILENZIO” non me lo aveva mai detto …
“MI CAPISCI, COME NON MI HA MAI CAPITO NESSUN’ALTRA” davvero?
“MI CHIEDO COME IO ABBIA FATTO A VIVERE SENZA DI TE TUTTO QUESTO TEMPO” anche io mi chiedo lo stesso. Come abbiamo fatto, uno senza l’altra?
“TI AMO” ho sillabato ‘anche io’
“NON SO COSA TU ABBIA IN MENTE, PER IL TUO FUTURO” sì, sono molto vaga
“ANZI, A DIRE IL VERO UN’IDEA CE L’AVREI” come ha fatto?
“MA VORREI ESSERE DI FIANCO A TE” finché lo vorrà
“MI VUOI SPOSARE?”
Stavo praticamente allagando la cabina di lacrime. Ho annuito, e, quando ha tirato fuori l’anello, mi tremavano le mani.
“Stai tranquilla, ci sono, e ci sarò sempre io, con te.” Mi ha sussurrato. L’ho abbracciato, volevo avere quella distanza da lui, nulla, sempre e per sempre … Basta, devo dormire.

***
Sarei stata la Signora Styles, Mrs Styles, Signor Styles e Signora. Oddio! Decidemmo insieme di rendere subito pubblico il fidanzamento, ma non il bambino. Così adesso ci bastava scegliere la data, e il gioco era fatto. Rimandammo la decisione al giorno dopo. 
***
Mi svegliai urlando mentre sentivo la pancia pulsare forte. Harry accese subito la luce, e fu allora che vidi il sangue.
 Lui cercava di calmarmi, e intanto voleva chiamare l'ambulanza, o portarmi all'ospedale, ma io avevo già capito che era un aborto.
Insomma, ero una ginecologa, sapevo il fatto mio, e sapevo anche che non c'era niente da fare.
Arrivammo nell'atrio dell'edificio dove lavoravo, e mi misero sul lettino. La mia amica Becky mi visitò, e con una faccia affranta mi disse che ormai non si poteva far niente, se non aspettare che il mio corpo espellesse i tessuti ormai inutili.
Harry mi stringeva la mano, quasi come se volesse trasmettermi un po' della sua forza, anche se sapeva benissimo che, fra noi due, ero io che reggevo meglio i colpi. In quelle iridi verdi, ancora più a contrasto col rosso del pianto, vidi il dolore di Harry, quello profondo, che sentiva solo lui, che nessuno poteva immaginare.
Allora mi sentii insignificante, davanti alla vita di mio figlio, che era finita, ancora prima di iniziare ufficialmente. Tornai a casa solo il mattino dopo, e crollammo nel letto a dormire, affogando nel sonno tutto il dolore e da parte mia, il senso di colpa.
Cosa avevo fatto di sbagliato? Perché non voleva venire al mondo da me? Perché non c'era più?
Mi svegliai solo all'ora di pranzo. Mi accorsi di avere addosso il pigiama, me l'aveva messo Harry mentre dormivo. Così infilai subito la vestaglia e andai in cucina, dove lo trovai ai fornelli. Cucinava per me solo in occasioni particolari, sennò mi aiutava e basta.
Si girò e mi sorrise, era un sorriso spento però, più per farmi capire che andava tutto bene.
Mi sedetti e aspettai che facesse lo stesso. Come se mi leggesse nel pensiero disse "Rebby, lo sai benissimo che non è colpa tua, chissà quante volte l'hai detto alle tue pazienti, beh, ora sono io che lo dico a te. Non devi sentirti in colpa, anche perché molte volte non c'è una vera ragione. Succede e basta, adesso pensa avanti, pensa a noi. Ci sposeremo. Saremo una cosa sola e poi potremo riprovare..."
Mi prese le mani e le strinse forte fra le sue. Io lo guardai negli occhi, in quei stupendi occhi verdi, e gli risposi
"Harry, non è che un bambino vale l'altro. Era mio figlio, e adesso lasciami nel mio dolore, anche se passerà, come tutto passerà, io riesco a pensare avanti. Io devo superarlo, e prima o poi ci riuscirò. Però ti prego amore, aiutami. Sono forte, ma non così tanto. Harry, io ti amo"
***

Presi tre giorni di malattia, e stetti a casa, sotto al piumone, con Harry che mi chiedeva se avevo bisogno di qualcosa.
La sera stessa, mi sentivo già molto meglio. Avevo solo voglia di stare insieme ad Harry, e dimenticare tutto il resto.
Quando si infilò nel letto, mi abbracciò subito, e vedendo che ci stavo, mi cominciò a baciare. Baci teneri, leggeri, con quelle labbra così morbide e perfette.
Era ancora vestito, e quando sentì che stavo slacciando la sua cintura, sorrise senza staccare la bocca dalla mia. Guardandomi fissa mi sussurrò "Lo sai che ti amo anche io, morirei per te."
 E io, per tutta risposta, gli morsi dolcemente il labbro, "Sai che non te lo chiederei mai..."
Quella notte, alle 4 e mezza, suonò il telefono. Ci svegliammo di soprassalto e corsi all’apparecchio. Era Niall.

Gli chiesi cosa stesse succedendo, se avesse bisogno di Harry, ma lui mi disse, molto spaventato, che alla Kathy si erano rotte le acque. Così informai Harry e uscii nella fredda notte.
***
Harry mi corse dietro fino alla macchina. Quando feci per aprire la portiera, lui mi disse

"Non andare. Lo sai che non è ancora il momento, Rebby, sono passati solo due giorni. Lo sai che vedrai nascere un bambino. Sai anche che sia la Kathy che Niall faranno riferimenti a te, e alla tua condizione di due giorni fa. Non glielo abbiamo ancora detto. Se proprio vuoi andare, io vengo con te, a costo di svenire."
Amore. Come avevo fatto solo a pensare di lasciarlo andare?
Così gli diedi un bacio e salimmo in macchina. Guidai io, anche perché lui era ancora mezzo addormentato.
***
Arrivati davanti all'ospedale, un brivido mi scese lungo tutta la colonna vertebrale. Lui mi si avvicinò, e mi prese stretta per i fianchi.
La Kathy era nella camera suite del sesto piano. Prendemmo l'ascensore e arrivati fin lassù, chiesi ad Harry di restare fuori, povera stella, non volevo che rimanesse shoccato. Entrai e vidi Niall pallido come un lenzuolo, gli consigliai di uscire con Harry, tanto era ancora presto.
La Kathy era solo di due cm... Mancavano almeno cinque ore alla nascita vera e propria. Così le diedi la palla e le dissi di respirare lentamente, per far entrare meglio l'aria. Così, quando sentì il dolore calmarsi, mi disse "Rebby, ti auguro di non sentire un male del genere, quando avrai il tuo..."

Abbassai lo sguardo, sentivo gli occhi riempirsi di lacrime.
Mi guardò e disse "Tutto a posto? Perché piangi, Rebby?"
Non volevo preoccuparla, ma che senso aveva tenerlo nascosto?
"Kathy, ho abortito spontaneamente, l'ho perso. Solo due giorni fa, ma ti avevo promesso di esserci, così sono venuta. Ah, poi se non hai visto l'anello, Harry mi ha chiesto di sposarlo”.
Cercai di sorriderle per non farle perdere il ritmo della respirazione...
"Oddio Rebby, perché non mi hai detto niente? Non sai quanto mi dispiace, ma allora quando saranno le nozze?"
"A dire il vero non ci abbiamo ancora pensato... Forse l'anno prossimo. Ma tu devi pensare alle contrazioni, non a me, forza Rossi, facciamo nascere la signorina Horan!"
***
Avevo preso la bambina, l'avevo liberata subito dal cordone ombelicale che le si era attorcigliato al collo, e l'avevo messa sulla pancia dalla Kathy. Piangeva. Allora era tutto a posto... Guardavo la faccia di Niall, era una cosa da morire dal ridere, variava dal bianco fantasma al rosso pomodoro. Tagliai il cordone ombelicale, la lavai, l'asciugai bene con un panno morbido e le diedi il collirio per prevenire le infezioni agli occhi. Poi la guardai bene. Era la fotocopia di Niall, anche se il taglio degli occhi era quello della sua mamma.
Dopo aver aiutato la Kathy a mettersi sotto le coperte, l'avevo salutata, ed ero uscita, e dopo aver chiuso la porta, mi buttai fra le braccia di Harry piangendo, così schiacciai la faccia sul suo petto e uscimmo, salimmo in macchina e mi riportò a casa.

 
SPAZIO AUTRICE:
Hi, everyone!!!!! Sto studiando arte, ma volevo postare un capitolo, questa settimana è incasinata alla massima potenza. Puff … Beh, che dire, spero che vi piaccia. Baci, Federica <3

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Capitolo 6
*** Partenza, New York & abiti da sposa ***


Passammo il pomeriggio davanti alla TV a guardare il nostro film preferito, anche se ormai era vecchio. Il romanticismo di Love Actually non l'aveva nessun altro film. Al punto nel quale Colin Firth va a scuola di spagnolo per parlare con la ragazza di cui è innamorato, mi girai verso Harry, e guardandolo dritto negli occhi, confessai
"Sai che ho imparato l'inglese così bene, anche grazie a voi? Cantavo con i testi per imparare... Poi mi sono innamorata di te, e sapere di poterti avere, un giorno, mi ha fatta andare avanti... Grazie amore"
Mi guardava sorridendo, con quelle fossette stupende. Poi ad un certo punto mi prese la mano, sfilò l'anello e lo baciò, poi baciò me, infine mi rimise l'anello. "Tu resterai sempre con me, io sarò al tuo fianco, vero mia piccola principessa?" Oddio, quando ci eravamo conosciuti, al matrimonio della Kathy e Niall, mi aveva invitata a ballare chiamandomi principessa... Che cosa dolce. Così dissi "Perché non il 4 giugno 2028?" Mi fissò con aria interrogativa, poi una luce accese quegli immensi occhioni verdi, e mi tenne stretta a lui. Amavo quando faceva così. Lo amavo per quello che era, con tutti i suoi difetti, anzi, forse lo amavo ancora di più. 
***
Mancavano solo 5 giorni alla partenza. Non ce la facevo, mi sarei dovuta sotterrare a Roma, anzi, mi sarei buttata nelle catacombe, per non pensare a lui. Tutte le volte che vedevo quei ricciolini perfetti, quegli occhi perfetti, e quelle labbra perfette, avrei solo voluto essere a letto, con lui vicino, a dirmi che sarebbe andato tutto bene, che ogni cosa si sarebbe aggiustata.
Mi prese per mano, mi bendò, poi mi portò in sala da pranzo.
Quando aprii gli occhi non potei trattenere un sorriso. Aveva apparecchiato la tavola con un'elegante tovaglia bianca, piatti di porcellana e calici di cristallo. Era il servizio che aveva sottratto a casa di sua madre. Così mi baciò, poi mi fece sedere. Era buffo, perché aveva i jeans strappati e gli stivaletti di camoscio, e faceva uno strano contrasto con la tavola elegantissima. Aveva preparato il riso al tartufo e l'aragosta.
Lo guardai strana "Harry, cosa ti devi far perdonare da me?"
 Lui mi sorrise come se fosse una cosa ovvia "Per il fatto che dovrò starti lontano per cinque mesi.... Mi dispiace... Ma sai com'è il mio lavoro" così ci mettemmo a mangiare con calma... 

Finita la cena squisita, Harry si alzò in piedi , sentii suonare il campanello, andò ad aprire, poi vidi entrare i ragazzi. Guardai Harry che sorrideva, accendendo l'impianto stereo. Cominciarono ad uscire le note di Half a Hearth. Si misero a cantare... Sentivo gli occhi riempirsi di lacrime, lacrime che scendevano lungo le guance per poi staccarsi e arrivare dritte sulla mia camicetta di Liu Jo.
25 aprile
La mattina della partenza mi svegliai di botto, saltando quasi a sedere sul letto. Avevo guardato Harry girarsi nelle lenzuola... "Amore mio, quanto mi mancherà lo svegliarmi di fianco a te..." pensai. Mi alzai e mi vestii, tanto in Italia il 25 aprile era festa nazionale. Quando tornai in camera, trovai Harry a sedere dalla sua parte del letto. Mi avvicinai e lui mi prese sulle ginocchia, stringendomi e appoggiando la testa al mio petto. Sembrava un bimbo piccolo che ha bisogno di coccole. Allora gli passai le dita fra i riccioli, poi arrivai col dito fino al collo, fino a scendere sulla spalla, e mi fermai sul cuore nero, quel segno indelebile sulla sua pelle. Gli chiesi "Harry, dai, ti prego, lo sai che devi partire, è un'agonia per me, prima andiamo e meglio è".
***
La valigia era sulla macchina nera con i finestrini a specchio. Mi sedetti sul sedile posteriore seguita da Harry. Il boy-guard ci disse di stare attenti anche a Heathrow perché ci sarebbe stata molta gente. Ormai mi ci stavo abituando... Era una rottura di scatole tutte le volte che andavamo insieme da qualche parte essere fotografata dai paparazzi e dalle fans. Insomma, non erano più ragazzine urlanti, ma si comportavano da tali.
Appoggiai la testa contro la sua spalla, una lacrima mi scese lungo la guancia fino a toccare la sua maglia. Harry se ne accorse e mi abbracciò
"Lo sai che dopo viene da piangere anche a me, non fare così. Ci vediamo per il tuo compleanno..." Lo guardai stupita
"Ma sarai in Spagna alla fine di agosto... Poi starete là anche per il compleanno di Liam, immagino." Lui sorridendo annuì
"Ti porto a fare un giro al mare... Non ti va?". Mi aveva fatto girare mezzo mondo quel ragazzo. Quando non ero impegnata infatti, prendevo il primo aereo per il posto del concerto più vicino, e mi facevo trovare in camerino. Quante volte avevo guardato la sua faccina illuminarsi di gioia nel vedermi lì di fronte a lui...
***
Trovarmi di nuovo in quell'aeroporto era strano, soprattutto perché l'ultima volta che era stata al check-in con Harry, avevamo litigato, anzi, io stavo per lasciarlo. Adesso invece volevo salire su quell'aereo con lui. Non volevo stare in Inghilterra sapendo che lui sarebbe stato a New York quella stessa sera. E soprattutto sapendo che il giorno dopo sarei stata in Italia. E ci sarei rimasta almeno per tre settimane. Cavolo, avrei mangiato bene per quasi un mese! Però sarei dovuta stare nella villa ristrutturata di fianco a casa dei miei genitori. Avrei dovuto dire loro la verità. Come avrei potuto fare? Come glielo avrei spiegato? 
***
Harry si girò verso di me, mi prese il viso fra le sue grandi mani calde e mi baciò. Non me lo aspettavo, così non chiusi neanche gli occhi, e me lo vidi vicino, vicinissimo. Mi piaceva sentirlo lì, attaccato a me. Chiusi gli occhi, infilai una mano in quei ricci castani, e l'altra dietro alla sua spalla.
Quando sentii la sua lingua contro la mia, mormorai "Vorrei stare qui per sempre, Harold, ma dai che devi prendere l'aereo, dopo lo perdi, idiota della mia vita. Fa attenzione all'iPhone. I tuoi telefoni e gli aeroporti non vanno molto d'accordo."
Sorrise, poi mi diede un ultimo bacetto all'angolo della bocca. Lo accompagnai fino al tunnel di vetro che collegava l'edificio al jet sul quale avrebbero viaggiato. Lo salutai con la mano, poi tornai indietro a piangere.
***
Che senso aveva ormai la mia vita, senza di lui? Bella domanda retorica... Assolutamente neanche uno. Così tornai a casa sulla macchina coi vetri oscurati e quando arrivammo, mi chiusi nello studio a firmare i pochi documenti che erano ancora sulla carta, poi andai sul sito dei politici e feci il mio accesso, così cominciai a scorrere tutte le notizie relative a me, con allegati i rispettivi commenti della popolazione italiana. Ero talmente triste che non mi accorsi che l'opinione pubblica sulla ragazza di 27 anni appena laureata in medicina, che lavorava come ginecologa a Londra, viveva nella capitale inglese e si impegnava duramente per il suo paese, non era niente male, anzi, era ottima. Non vedevo l'ora di sbattere in faccia a tutti che io ero The Best, e che quei vecchi rompiscatole dovevano andare a quel paese. Vai Rebby!
***
Mi arrivò una notifica quella stessa sera. Una foto del MSG, pieno zeppo di ragazze. Sotto il commento di Harry diceva "Vorrei passare la notte con te..." .
"Che pervertito, Styles."
Pensai. Però ero perfettamente d'accordo con lui, avrei voluto essere a New York fra le sue braccia.
Cominciavo a odiarmi per non poter essergli vicina in quel momento... Non potevo fare niente però... Così mi buttai sul letto e rifeci il solito gesto col suo cuscino, mi addormentai abbracciata ad esso.
Passai i due mesi più noiosi e grigi di tutta la mia vita. Volevo vederlo. Ma non potevo, così, cominciai i preparativi per le nozze imminenti.
14 luglio
In un soleggiato mattino di metà luglio, partii con le mie amiche in aereo, trascinando la Marta, che era assolutamente terrorizzata dal volo. Volevo fosse una sorpresa, ma mi costrinsero a dire loro che le stavo portando da Klinfield, per trovare il vestito da sposa. La Marta e la Babi mi guardarono come se fossi ammattita, poi cominciarono a saltare come bambine in un negozio di giochi, per tutto il mio jet privato, l'unico privilegio di essere importante.
Mentre sorvolavamo la Francia, essendo partite da Milano, scrissi sul mio account che sarei stata a New York per tutta la settimana, mentre la Kathy allattava Charlotte, che sgambettava vivace fra le braccia della sua mamma. Sorrisi e vibrò il mio cellulare sul tavolo al centro della stanza, le poltroncine si muovevano comandate dal tocco sul piccolo schermo posizionato sul bracciolo.
Guardai il messaggio appena arrivato. "Accendi la TV sul canale 593. Un bacio" era mia madre.
Mi precipitai a prendere il telecomando, e sintonizzai l'apparecchio sul canale. Sullo schermo 50 pollici, comparve l'immagine in HD di Liam. Sgranai gli occhi, mentre l’Alice, che sapevo avere un'allegra relazione d'amicizia con Payne, saltò in piedi. Mentre scorreva su Niall, gridai "Kathy! Corri, i One in TV!". Arrivò correndo, con la bimba dormiente stretta al seno.
Io e l’Alice fissavamo lo schermo stando in piedi, mentre la Kathy si sedeva e si alzava subito, non riuscendo a stare ferma. Scorrevano uno alla volta, prima Liam, poi Niall, poi Louis, poi Zayn, e alla fine Harry. Da quello che riuscivo a capire, erano a San Francisco fino alla settimana successiva. Tutte le volte che appariva Nello sentivo dietro di me la Kathy che sussurrava a Charlotte "Guarda amore, quello è il tuo papà..." mentre quando arrivava Liam, l’Alice sospirava di fianco a me. L’Electra invece cercava di non morire per un attacco di cuore, tutte le volte che si ricordava di essere su un aereo. Poi li inquadrarono tutti e cinque insieme, e fecero fare loro un saluto a chi volevano. Partirono da Zayn, che salutò Perrie, Louis salutò Eleonor, Liam salutò (uuuuuuuuuuuu chi sarà mai stata) la sua principessa, Harry salutò me, mentre Niall salutò la sua bambina e sua moglie.
Passarono la pubblicità.
Spensi il televisore.
Crollai a sedere...
“No, un momento … A San Francisco?”
Però Harry lo sapeva che saremmo state a New York tutta la settimana? Speravo di no.
Non volevo disturbarlo mentre lavorava, ma avevo una voglia matta di vederlo.
Mi dissi "Dai Rebby resisti, lo vedrai fra poco più di un mese...". Sentii la voce del pilota informarci che stavamo per atterrare e mi sedetti al mio posto.
Scendendo trovammo un'altra macchina con i finestrini a specchio. Oddio, ancora? Anche negli Stati Uniti? Poi mi ricordai di Charlotte e capii, effettivamente era la figlia di Horan... Già... Cenammo in albergo, poi andammo subito a dormire, anche perchè il mattino dopo saremmo dovute essere in centro per le 10. 
15 luglio
Quando entrammo nel negozio, vedemmo molta gente, così ci avvicinammo al bancone della reception e chiedemmo dove ci saremmo dovute recare per la prova. Appena davanti alla commessa, si scusò molto, da parte del negozio, per non aver mantenuto la riservatezza. Cavolo, ecco allora perché. Erano lì per me, cavolo. Guardai la commessa con occhioni che chiedevano aiuto, ma lei disse che non era per noi.
“No? E allora chi?”
Vidi uscire dalla massa di ragazze una figura maschile, anzi due. Oh mio Dio. Erano Harry e Niall. Oddio cosa cavolo ci facevano a New York?
Fecero uscire le ragazze che non avevano l'appuntamento per l'abito da sposa. Niall ci venne incontro e abbracciò la Kathy, poi salutò sua figlia, mentre io non capivo più niente, Harry si avvicinò e mi baciò.
Quanto mi erano mancati i suoi occhioni verdi...
Quanto mi erano mancati quei baci...
Poi mi ricordai dov'eravamo e dissi a Harry "Amore mio, lo sai vero che non ti lascio qui a scegliere il vestito neanche per tutto l'oro del mondo?"
Lui guardò preoccupato la folla che si spalmava sulle vetrate del negozio, ma nei suoi occhi scorgevo un lampo divertito.
Mi chiese ridendo "Vuoi proprio che mi uccidano... Sai quante belle ragazze ci sono lì che aspettano solo me?".
Lo guardai con due occhi incendiati, e gli dissi "Devi solo provare ..."
Avevo la rabbia che montava come la panna dentro di me, anche per il solo fatto che l'avesse pensato.
Lui se ne accorse e mi prese le mani e mi sussurrò "Non lascerei andare la mia stupenda, meravigliosa sposa per nessun altra al mondo" vedendo però che non mollavo mi abbracciò.
"Pranziamo insieme? Dai amore, scherzavo..." Chiesi alla receptionist se era possibile mandare Harry nel reparto da uomo per provare dei vestiti per lui, e lei acconsentì.
Con il viso corrucciato mi allontanai, ma Harry mi prese per i fianchi e mi strinse a sé, e con la voce molto preoccupata, anche se cercava di non darlo a vedere, sparò il suo ultimo colpo, sperando di mandarlo a segno.
"Vieni da me stasera? Guardiamo un film, mangiamo qualcosa insieme, dai Rebby, sono più di due mesi che non ci vediamo, ti arrabbi così?"
Lo fulminai con lo sguardo e mi lasciai sfuggire un "Lo sai che non mi piace uscire dalla porta sul retro degli hotel alle sei di mattina con i tuoi paparazzi che mi fotografano, stiamo insieme, non sono una tua avventura, come ben vedi, sarò la tua sposa..."
A quell'ultima frase sorridemmo entrambi, poi conclusi con un bacio e un "Ma per te potrei sforzarmi..."
***
Rendy ci accompagnò nella saletta, poi mi chiese come avessi immaginato il mio vestito da sposa. Gli avevo portato dei disegni che avevo fatto da ragazzina, e avevo regalato ad una mia amica che era diventata stilista, e aveva fatto una collezione che portava il mio nome... La sfilata era stata molto emozionante... Il mio vestito era molto semplice, con la vita alta, lo scollo a cuore, e tutte le rouche, sul corpetto, mentre la gonna era abbastanza ampia. Era bianco perfetto. Avrei dovuto abbinare un bolero per la chiesa, ma la cosa non mi spaventava. Me lo fece provare. Era il mio vestito, lo sentivo come parte di me. Quando uscii, se ne accorsero anche l’Alice, la Kathy e l’Electra, che versano una lacrimuccia quando mi fissarono il velo ai capelli. Mi girai verso lo specchio. Ero una sposa. Ero la sposa di Harry Styles. Sorrisi, lasciando che la gioia mi illuminasse il viso.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte!!! Eccomi. Lo so, non riesco ad aggiornare più come prima. Scusate. Voglio rigraziare tanto chi ha messo questa storia nelle seguite, preferite, ricordate eccetera … Vi amo. Beh, al prossimo capitolo, mi raccomando, datemi qualche suggerimento. Fede

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Capitolo 7
*** Notte al West Tower ***


Pranzammo in giro per la città, poi andammo a fare un giro fino a Central Park. Lì ci sedemmo su una panchina a chiacchierare e a parlare delle modifiche dell'abito da sposa, ma soprattutto dei loro vestiti da damigelle. 
Pensammo a vestiti lunghi, con scolli diversi a seconda del loro corpo, ma con la stessa forma, stretti in vita a con le gonne molto naturali, molto semplici. Non sfiorai volutamente l'argomento del colore, sapendo bene che sarebbe stata una battaglia sanguinosa. Charlotte dormiva nella carrozzina, con le manine vicino alle orecchie. Era tranquilla, a giudicare dal ritmo del respiro, lento e regolare, che calmava anche me. 
Era una bimba bellissima, bionda, con gli occhi di un colore indefinito, che variava dall'azzurro al verde. La pelle color pesca, la faccina tonda perfetta, quasi fosse fatta col compasso. Il nasino a patata testimoniava la discendenza della Kathy. Sorrisi, vedendo la bambina alla quale avrei fatto da madrina solo un mese e mezzo dopo.
Mentre tornavo verso l'albergo, nella mia borsetta il telefono cominciò a fare il suo solito bip bip. 
"Sono al West Tower, vieni da me?" Sorrisi al telefonino, mentre con tutta la velocità maturata nel corso di tutti quegli anni fi scrittura su tastiere, digitai un 
"Sai che devi farti perdonare." Lui per tutta risposta 
"Ho mai mancato un'occasione?" Mi piaceva quel lato di Harry, che sapesse rimediare a tutti i suoi sbagli. Andai in camera e presi un cambio per la notte che infilai nella borsa, poi uscii. 
Portavo il mio vestito da sera blu e nero. Avevo anche le mie open toe nere con il tacco 13. Mi ero raccolta i capelli di lato in uno chignon strano, fermato da un pettinino con i brillantini. Quando entrai nell'atrio dell'hotel con la clatch stretta nella mano, la prima cosa che vidi fu quanto fosse chic quel posto. Mi avvicinai alla reception e dissi che ero la fidanzata di Styles.
Mi condussero in una saletta in cima all'hotel, dalla quale si aveva la visuale su tutta New York, da mozzare il fiato. Lì, davanti alla grande vetrata panoramica, si ergeva, con i suoi 182 cm, Harry. 
Si girò verso di me, e potei notare con soddisfazione lo smoking. Amore mio, come era bello. Sorrise, mentre le fossette che amavo tanto comparivano sulle sue guance. Allungò la mano e prese la mia, poi mi strinse a lui. Non volevo però dargliela vinta subito, oltretutto ero molto curiosa di scoprire cosa avesse preparato per farsi perdonare. 
Rimasi rigida fra le sue braccia. 
Lui mi fissò sorpreso, poi mi chiese "Sei ancora molto arrabbiata?" 
Lo fulminai con lo sguardo "Non dovrei?" 
Osservò "Però sei venuta, quindi qualche speranza la ho ancora..." 
Gli concessi un "Dovrei buttare quattro anni d'amore per la tua presunzione? Ma è anche vero che se tu fossi perfetto non saresti umano, e non riuscirei mai ad amarti. Vediamo cosa ti sei inventato questa volta." 
Mi diede un bacetto sul collo "Sbagliato, mi perdoni sempre. Tu sei perfetta per me..." 
Harry era sempre stato bravo con le parole, e soprattutto, quale ragazza non vorrebbe sentirsi dire che è perfetta? Mi lasciai stringere a lui, poi aprì una porta scorrevole e apparì un tavolo per due, una cena a lume di candela. Scostò la poltroncina e mi ci fece sedere.
Arrivò una cameriera, ci chiese cosa volevamo ordinare. Pensai di stare leggera, anche perché dovevo cominciare a mettermi nell'ottica di entrare in un vestito da sposa. Presi una bistecca, con un'insalata mista, e come dessert un sorbetto al limone. 
Harry mi guardava mangiare, sorridendo, e tagliando la carne che troneggiava nel suo piatto. 
Ad un certo punto gli chiesi "Harold, ma ti piacerebbe andare a vivere nella mia villa di fianco a casa dei miei? Io ho intenzione di fare il politico sul serio, e tanto sei quasi sempre in tour... Almeno lì ho le mie amiche... Non possono mica sempre venire a Londra." 
Lui mi sorrise e mi disse "Lo sai che non mi piace che mi chiami Harold, mi metti in soggezione. Per me va bene, anzi, va benissimo amore mio." 
Io che mettevo in soggezione Harry? Era alto una spanna più di me, era un uomo, ed ero io che gli facevo paura? Oddio, questa sì che faceva ridere.
Si alzò in piedi e mi prese la mano, poi la accompagnò fino alla sua spalla. Poi la sua scorse per tutto il mio braccio, e si fermò sui miei fianchi. 
Mi chiese "Allora sono riuscito a farmi perdonare?" Mi morse delicatamente il labbro inferiore, e mi sfuggì un gemito. 
Lo guardai con eloquenza negli occhi, mentre un "Mmm, ti stai avvicinando al perdono..." usciva dalle mie labbra. 
Lui mi fissò con seducenza e mormorò "So come raggiungere il perdono completo..." 
E mi prese in braccio, mi strinsi al suo collo, così gli sussurrai "Davvero? Come, Styles?" 
Harry vide nei miei occhi Il suo stesso gioco e avviandosi verso una porta color acciaio "Lo scoprirai presto..."
Harry entrò nella stanza aprendo la porta con la spinta del bacino. 
Era una suite. Un bagno scintillante, completo di vasca da bagno e doccia, lavandino in marmo rosa e una grande specchiera. Il wc era in una piccola stanzetta separata. La camera era composta invece da un elegante armadio, una cassettiera, e, oh mio dio, un letto matrimoniale a baldacchino. 
Harry mi lasciò cadere dolcemente sui cuscini bianchi. Aprì la zip del mio vestito e, con gli occhi accesi dalla felicità, mi sfilò l'indumento. Così rimasi in biancheria davanti a Harry che mi fissava. 
Mentre toglievo il pettinino dai capelli, lui si sedette e disse "Sai che era una provocazione, non volevo che ti arrabbiassi. Scusa se ti ho fatto stare male, amore. Non vedevo l'ora di poterti abbracciare di nuovo... Non puoi neanche immaginare quanto mi siano mancate queste labbra, e questi capelli... Non sai quanto mi è mancato il tuo sguardo che mi chiede aiuto. Non puoi sapere quanto abbia bisogno di te. Mi sei mancata amore..." 
Lo guardai chiedermi di perdonarlo, mentre cresceva la voglia di sentirlo parte di me. 
Così risposi "Harry, ti amo, forse ho un po' esagerato, ma sai come faccio, quando sono gelosa. Allora, visto che mi sei mancato in un modo che a parole non si può spiegare..." 
Lo baciai, e ancora, e ancora. Ogni bacio diventava più lungo, e la distanza fra due baci si accorciava sempre di più. Ad un certo punto, Harry si levò la giacca e si sbottonò la camicia, sentii il suo respiro caldo mentre sorrideva senza staccarsi da me.
Quando sganciò il laccetto del reggiseno ebbi un sussulto. Come sempre. Harry ormai non se ne accorgeva neanche più, eravamo stati a letto insieme tante di quelle volte in quattro anni che stavamo insieme, e a quel gesto, tutte le volte, non mi sentivo tranquilla. 
Era come un brivido che saliva lungo tutta la colonna vertebrale. Il pensiero di essere nuda davanti a lui non mi rendeva proprio del tutto rilassata. 
Quando eravamo insieme non volevo staccasse i suoi occhi dai miei, né la sua bocca dalla mia. Dovevo vederlo, mentre i nostri corpi, ormai complementari, si adattavano perfettamente uno all'altro. 
Mentre faceva scendere le spalline, coprii con le mani i due uccellini neri sul suo petto, poi lo tirai verso di me, calciando via i tacchi infernali. Mi trovai i suoi riccioli sulla fronte, e sorrisi a quel solletico che conoscevo e amavo. 
Mentre Harry si allungava per spegnere la luce, ripensai a quando ero una ragazzina, e pensando all'andare a letto con qualcuno, dicevo che fosse una cosa troppo fisica per avere qualcosa a che fare con un sentimento così grande come l'amore. Beh, non era così, era una cosa della quale avevo bisogno, era quasi come sentirlo, condivedere qualcosa di mio con lui.
Tirò giù la cerniera dei pantaloni, poi si liberò dalla stretta del vestito. Mi sorrise, sentii l'elastico degli slip allentarsi per poi accorgermi di non toccarlo più. 
Stavo bene sotto la sua protezione, mi sentivo al sicuro fra le sue braccia. Lo aiutai a tirarsi via anche i boxer. Mi baciò ancora, facendo quello che gli avevo chiesto la prima volta e che aveva fatto sempre, mi guardò negli occhi, tutto il tempo, senza mai allontanarsi. 
Lo sentii entrare dentro di me, lo sentii benissimo. Mi aggrappai a lui, con le unghie piantate nella sua schiena, mentre andava fino in fondo alla sua spinta. 
Chiusi gli occhi, sapendo che lui non smetteva di ammirarmi. Quando li riaprii, vidi il suo sorriso dolcissimo, quasi a confortarmi. Harry era il più bel ragazzo che avessi mai visto. Gli scostai i ricci bagnati di sudore dalla fronte, sorridendo.
I miei piedi erano freddi, nonostante stessi avvampando. Harry, quando facevamo l'amore, era sempre pieno di attenzioni verso di me. Non l'avevo mai visto farlo per il semplice gusto di provare piacere personale, o almeno non con me. Quando i suoi piedi incontrarono i miei, lui mi prese sotto alla schiena di peso e mi strinse, affondai il naso nella sua pelle, sentendo il suo profumo, poi mi ributtai all'indietro, contemplandolo. 
Lo vidi ridistendersi su di me, le sue spalle larghe, la farfalla che si appoggiava allo sterno, i muscoli delle braccia in tensione. Sentii il suo cuore battere contro il mio. Avevamo un ritmo diversissimo, di sicuro non si poteva dire che battevano all'unisono... Il suo aveva il triplo dei battiti al minuto rispetto al mio. Poi mi persi totalmente nel verde di quegli stupendi occhi. 
Ero solo una spettatrice, non sentivo più il mio corpo, non ero io. Io ero i suoi occhi, mi ci vedevo riflessa. 
A farmi tornare da lui fu la mia stessa voce, lo stavo pregando "Ha-arry, ti prego, baciami, ne ho bisogno..." 
Lui mi sorrise malizioso "Sennò cosa..." 
Non riuscì a finire la frase perché avevo infilato la mano nei ricci castani e avevo tirato con tutta la forza che mi era rimasta la sua testa contro la mia. L'avevo baciato. 
Lui si era lasciato cadere di fianco a me, poi mi aveva baciato di nuovo e mi aveva abbracciato. Mi addormentai lì, con la sua testa contro il mio petto, e i nostri corpi avvinghiati in una stretta che aveva qualcosa a che fare con la paura. 
Avevo paura che se ne potesse andare, avevo paura di perderlo. 
Avevo bisogno di lui.

SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui! Questo è il primo capitolo (credo) che giustifica il rating di questa storia. Bene, lascio a voi il giudizio. Al prossimo capitolo! Baci, Federica

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Capitolo 8
*** "Neanche fra un milione di anni ti lascerò" ***


La mattina mi svegliai presto e presi la borsa, dove avevo infilato i miei vestiti per uscire. Quando avevo lasciato il nido caldo creato da noi stessi, Harry nel sonno si era preoccupato. Non voleva che me ne andassi, aveva paura che potessi lasciarlo andare.
Sussurrai "Neanche fra un milione di anni ti lascerò, tesoro mio".
Lui aveva abbracciato un cuscino. Lo stesso identico gesto che facevo io tutte le sere prima di addormentarmi. Solo che io ero sola, lui no. Lui aveva paura di svegliarsi e trovare il letto vuoto, la stanza vuota e il giornale con la mia foto mentre uscivo furtiva dall'hotel.
Questa volta no.
Infilai la maglia con lo scollo a barca e mi sedetti sul letto in mutande.
Harry si svegliò, e vedendomi si rilassò, così gli sorrisi e gli dissi "Harry, oggi qualcosa cambierà... Ho deciso di uscire quando cavolo mi pare dalla porta principale e se la vogliono, rilasciare pure un'intervista... Va bene per te?".
Lui sorrise e mi tirò di nuovo a lui, sul suo petto, trovandomi a un centimetro dalla sua bocca. Stava per dischiudere le labbra per parlare quando gliele sigillai con un bacio.
Mi staccai da lui di colpo, dicendo "Allora siamo d'accordo...".
Lui mi rispose "Solo se mi prometti di restare qui ancora per un po'...".
Mi buttai su di lui, facendo quello che di solito faceva lui per me. Mi sdraiai completamente addosso a lui, appoggiando il mento alla farfalla. Poi cominciai a fargli le coccole, come a un bimbo. Gli accarezzai i ricci, gli diedi baci leggeri sulla pancia, poi sul petto, fino ad arrivare al collo.
Cercò di avvicinare la sua bocca alla mia, ma lo bloccai con un dito sulle labbra "No, non ancora..."
Mi alzai e andai in bagno. Aprii il rubinetto della vasca da bagno, e la feci scendere. Poi mi spogliai è mi immersi fino al collo. Harry era sempre stato curioso, fin da piccolo, e giocai su questo suo pregio, che a volte diventava difetto. Sentii i suoi passi felpati avvicinarsi, poi aprì la porta ed entrò.
Lo guardai e vidi i suoi occhi brillare.
Acconsentii "Dai amore, se vuoi entrare anche tu nella vasca, fallo. È inutile che mi continui a guardare così... Lo so che sono bella..."
Lui piegò la testa di lato e disse "No, non puoi neanche immaginare quanto... Comunque mi hai invitato tu... Ne approfitto volentieri!"
Entrò e si immerse dal lato opposto della vasca, era caduto in trappola...
Mi avvicinai e con lo sguardo più eloquente che riuscii a fare mormorai un "Noi due abbiamo un bacio in sospeso, Styles..."
Così scattai veloce all'indietro e tornai al mio posto. Lui si avvicinò e mi sollevò, poi si mise sotto di me e mi fece sedere sul suo bacino. Poi mi circondò con le sue braccia e io mi girai. Affondai del tutto le mie labbra sulle sue.
La cosa più bella che avevo notato quando lo baciavo era che lui aveva un piccolo scatto e mi stringeva, quasi a dire "Adesso sei mia e non ti lascio andare per niente al mondo...".
Le mani di Harry scorsero dalla vita ai fianchi, fino alle cosce. Lì si fermarono grazie alle mie.
"Harry, no, non ci provare... Lo sai che adesso si sta facendo tardi..."
Così uscii dalla vasca e presi l'asciugamano, me lo avvolsi attorno al corpo e tornai in camera, lasciandolo da solo.
Presi la borsa, estrassi un reggiseno, un paio di culotte, la canotta di seta che mi aveva portato a casa ad Aprile e un paio di jeans. Guardai l'orologio, era davvero tardi, le fans sarebbero arrivate di lì’ a poco, e la strada sarebbe stata del tutto impraticabile.
Cercai di asciugarmi i capelli con l'asciugamano più in fretta possibile. Sobbalzai quando mi cinse i fianchi.
Mi fece girare e mi abbracciò "Dai, non te ne andare, resta qui con me".
Il fatto che avesse bisogno di me, mi fece sorridere. Si avvicinò ai miei occhi, e io li chiusi, arrotolando al mio indice il ricciolo che gli copriva la fronte. Sentii le sue labbra piene sulle mie, con le sue mani che scorrevano sul tessuto impalpabile, attraverso il quale sentivo il loro calore sulla schiena.
Avevo all'improvviso un turbinio di pensieri in testa, di dubbi, di preoccupazioni, ma soprattutto di paure, la paura che avevo represso anni prima, quella di non essere abbastanza per lui.
Di non essere sufficiente al suo fianco. La testa girava, la mente era offuscata dalle sensazioni forti che avevo provato dall'inizio dell'anno. Mi aggrappai al braccio di Harry, cercando di reggermi in piedi, poi gli crollai addosso.
SPAZIO AUTRICE:
Ciao belle!!!! Ed eccomi qui… avendo un po’ di tempo, penso subito ad Harry. Secondo me Liam si è offeso perché non scrivo più di lui da due settimane, poverino. Hahahaahaha mi toccherà dargli più attenzione. Vabbè, voglio ringraziare la buona anima del Signore che mi ha fatto una bella recensione. Thanks! Va bene, dette questo vi lascio. Baci, Federica <3

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Capitolo 9
*** "Il tuo cuscino sa di te..." ***


CAPITOLO 9
Mi svegliai sul letto, Harry era seduto di fianco a me e mi guardava preoccupato, nonostante il sorriso di conforto stampato sulla sua faccia.
"Stai bene, Rebby? Sei svenuta fra le mie braccia, ero preoccupato..."
Cercai di alzarmi a sedere, ma lui mi tenne giù, sdraiata. Mi accorsi di avere i piedi sui cuscini impilati. Così misi le mani sulla pancia in segno di resa e stetti lì a fissare i suoi tratti dolci. Lo osservai infilarsi la maglia, allacciarsi le scarpe da ginnastica e chiamare Alice per informarla che sarei rimasta lì con lui. Poi lo vidi uscire per rientrare qualche minuto dopo con un vassoio, sul quale era disposta la colazione. Harry lo mise di fianco a me, poi si rimise a sedere, aspettando che parlassi.
"Sono stanca Harry, ho paura che tu te ne possa andare via con una Top Model più bella di me, perfetta in ogni singolo dettaglio... Probabilmente cadrei in depressione e non farei più niente per non so quanto..." Lo guardai con gli occhi imploranti, al che lui appoggiò la sua grande mano calda sulla mia pancia
"Sai che stanotte ho sognato proprio questo?" Lo sapevo
"Ti ho visto abbracciare il cuscino quando mi sono alzata. Mi addormento così tutte le sere, io. Il tuo cuscino sa di te..." Sorrisi, mentre lui continuava a massaggiarmi il basso ventre
"Non ho mai incontrato una ragazza che ti assomigliasse anche lontanamente, sei e rimarrai l'unica, dai, perché hai di queste paure, Rebby?" Distolsi lo sguardo dai suoi occhi, e lui mi prese il viso fra le mani e mi costrinse a guardarlo.
"Harry, non sarò mai al tuo livello. Non so neanche come facciano a dire che stiamo bene insieme... Non sono abbastanza per te, per questo ho paura. Non sono sicura di poter soddisfare i tuoi requisiti della ragazza ideale."
"Come posso farti capire che non è così? Ho cercato in tutti i modi di trovare qualcosa che ti rendesse sicura di questo. Le ho provate tutte. Rebby, io ti amo. Lo dico sinceramente, è l'unica cosa che mi resta da farti sapere. Ti amo, non posso lasciarti, sarebbe come non riuscire a respirare. Non posso avere la consapevolezza che tu non sia mia."
A quelle parole, mi sentii bene come non lo ero mai stata fino a quel momento. Sapere di essere amata da colui che amavo era l'unica cosa della quale avevo bisogno. Sorrisi, cercando di reggere il suo tono onesto. Si sdraiò di fianco a me, e facemmo colazione, poi rimasi lì con lui a parlare di noi per tutta la mattina.
All'ora di pranzo, uscimmo a fare un giro per la città, ogni tanto qualche ragazza ci fermava e faceva la foto con Harry, mentre io fingevo di osservare attentamente le vetrine. Ci fermammo in un centro commerciale, bevemmo un caffè, poi ripresi a camminare con il mio fidanzato a fianco. Ero orgogliosa di noi. Sapevo che molti invidiavano il nostro amore, ma io ero talmente felice che auguravo a tutti di provare almeno una volta quella stupenda consapevolezza.
Ero innamorata. Lo amavo, lui mi amava. Eravamo perfetti. Ognuno per conto suo. Complementari. Destinati all'incastro perfetto per sempre.


 
Avevo passato tutto il resto della settimana con Electra, Alice, Kathy e Charlotte. Avevamo visitato tutta New York, comprese le fontane delle torri gemelle e la scala sulla quale cantò il cast di Glee. Per giustificare la loro presenza nella grande mela, i ragazzi avevano fissato una data al MSG. Dopo il concerto andammo a cenare al McDonald, come fossimo ragazzi comuni, terribilmente felici, e ridemmo tutta la sera, scherzammo anche per sdrammatizzare il fatto che ci saremmo separati per un altro mese abbondante. Non mi piaceva stargli lontana, ma nei suoi occhi leggevo lo stesso tormento della mia voce, quando dissi all'aeroporto
"Ciao amore, ci vediamo il mese prossimo, fammi sapere dove devo atterrare in Spagna..." Mi veniva da piangere, al solo pensiero che avrei dormito lontana da lui per altri 30 interminabili giorni. Harry mi prese i capelli e li spostò di lato, poi mi baciò
"Non voglio avere come ultima tua immagine, un viso segnato di lacrime... Resisti". Avevo sempre resistito a tutto, questa non era che un'altra prova da superare.
Appena salita sul jet, appoggiai la testa al finestrino e mi addormentai. Mi svegliò la gomitata di Electra "Rebby, Ian ha detto che viene a vivere a in Trentino. Hahaha! Torno in Italia!" Le sorrisi, ma gli occhi erano talmente depressi che mi si sedette di fianco e mi chiese se avessi intenzione di buttarmi dalla finestra, una volta arrivata a casa. Le risposi che no, avrei aspettato il mio compleanno con più trepidazione del solito, solamente grazie al fatto che avrei rivisto Styles, e di non rompere le scatole che ero rimasta solo io di fidanzata, loro erano sposate.
Mi riappisolai pensando alla seconda notte che avevo passato a New York, e alla felicità che avevo provato quando mi aveva confessato che mi amava. Adesso mi fidavo di lui, mi sarei sempre fidata di lui, da ora in avanti.
 Atterrate a Milano, andai a casa dei miei genitori, e rimasi nella mia villa, annunciando che ci sarei rimasta per il resto della mia vita. Il trasloco sarebbe avvenuto il più presto possibile. Quello stesso pomeriggio presi la musica dall'iPod e misi le cuffie.
Seguendo quel ritmo familiare feci il giro che percorrevo da ragazzina, per dimagrire. Vedendo le stesse cose che non erano cambiate tornò quella sensazione bellissima. Quella che avevo provato quando avevo capito che il mio destino era nelle mie mani. Che ero l'artefice della mia vita. Quando avevo capito che Harry sarebbe stato mio, un giorno.
Quando lo avevo conosciuto e quando avevamo deciso di andare a vivere insieme. Un nuovo inizio. La speranza che ogni cosa, come nei film, si sarebbe messa al proprio posto, che sarebbe andato tutto bene.
L'avevo sentito uscire dalla sua bocca tante volte "Non ti preoccupare, andrà tutto bene". Aveva ragione Harry. Con quei pensieri arrivai all'osservatorio astronomico e tornai indietro. Arrivata a casa, sbrigai alcune pratiche, poi chiamai la donna delle pulizie. Mi stesi sul letto pensando a come sarebbe stata la mia vita se non fosse nato Harold. Mah, che cosa strana. Non riuscivo a materializzare l'immagine nella mia mente.

SPAZIO AUTRICE
Finally I’m back! Beh, inutile dire che ho avuto qualche problema, fra gente che criticava la storia, e gente che mi diceva di non ascoltare i precedenti, perché era bella. Alla fine, ho ricevuto un giudizio positivo da una ragazza che non è una directioner, e ho deciso di andare avanti, e si vedrà…
Beh, ecco tutto. Oggi penso di pubblicare 2 capitoli, dopotutto sono un po’ indietro.
Un bacio a chi mi ha aspettata <3, Fede

 

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Capitolo 10
*** Attaccata ***


3 AGOSTO
Mi abbassai per riuscire ad entrare nella vettura nera. L'autista guidò fino a Palazzo Madama. Quando arrivammo, presi la 24h che conteneva l'iPad e scesi in fretta con la scorta soffocante intorno. Entrando nell'edificio mi asciugai una lacrima che ancora aveva il coraggio di uscire dall'occhio destro. 
Non valeva la pena sprecare la carriera per lui. 
E poi chissà se era vero. 
Mi accasciai sulla poltrona e sperai che passasse presto la mia crisi. Avevo bisogno di elettori. Secondo le statistiche, andavo piuttosto bene in tutte le regioni, a parte la Calabria e la Campania. Oh, cosa me ne fregava? Sarei stata il primo Presidente del Consiglio Italiano donna. Sarei passata alla storia come una svolta epica...
Il tavolo lampeggiava. Lo schermo grande un metro per tre, si illuminava di cento colori diversi. Guardavo un punto fisso a caso, sfocato. Tra le finestre dei voti dei diversi seggi, spuntava la foto del "celebre cantante della band famosa nel mondo, i One Direction" che era stato visto "uscire da un locale di Los Angeles, per poi prendere un taxi, con la modella americana Jennifer Smith". Non riuscivo a staccare gli occhi dall'immagine, che mi spezzava il cuore, sempre a tocchetti più piccoli, impossibili da rimettere insieme. 
Dovevo pensare che fosse solo l'ennesimo gossip. 
Ma allora cosa ci faceva mezzo ubriaco alle tre di notte per mano a lei? Cosa cavolo avevo di sbagliato? Mentre mi torturavo con queste domande senza risposta, entrò Matteo, che annunciò felice, un "Congratulazioni presidente."

"Ho vinto sul serio?" Lo guardavo con gli occhi sgranati, mentre cercavo di metabolizzare quella notizia. Lui mi sorrise e mi abbracciò parlando molto veloce, come suo solito, così riuscii a capire cosa stesse dicendo solo grazie al fatto che lo conoscessi da venticinque anni abbondanti 
"Rebby, sono assolutamente certo che farai un ottimo lavoro..." Mentre lo stringevo per trovare la forza di uscire a salutare il senato, si fece avanti Francesco. Mi fissò con attenzione con le braccia conserte e si mise davanti a me, poi Matteo si piazzò al suo fianco 
"Ti conosciamo da quando avevi solo tre anni. Siamo diventati collaboratori, se non altro molto amici, lasciati dire che hai superato le nostre più rosee aspettative Rebby. Noi saremo sempre con te per consigliarti." Volevo bene a quei due ragazzi. Come avrei fatto senza di loro?

Un'elezione. 
La prima settimana d'agosto. 
Una ragazza di neanche ventotto anni. 
Il parlamento italiano. 
Una neolaureata in medicina. 
Un partito mirante all'equilibrio. 
Un sogno.

Era perfetto. Una stranezza perfetta. Una donna, neanche ventottenne, che vinceva le elezioni, la prima settimana di agosto. Non era mai successo. Un'elezione di questo tipo, non sarebbe mai dovuta esistere. 
Eppure la vinsi. La vinsi nel momento di dubbio. Ero forte. 
Le luci però erano abbaglianti. 
Sapevo bene che non sarei andata a genio, a tutti. Anzi. 
Matteo insisteva che aumentassi il numero delle guardie del corpo. Francesco che utilizzassi mezzi più sicuri. A me sarebbe bastato essere tranquilla. Serena con me stessa. 

Conferenza stampa: 17.30, 03-08-2028 
"Miro al rigore creativo. Gli italiani non saranno mai, per natura, come i tedeschi. Non riusciremmo mai ad avere un rigore neanche lontanamente paragonabile al loro. Non dobbiamo neanche esserlo, perché ogni popolo ha la propria storia, i momenti scuri e splendenti. Noi siamo creativi. Sfruttiamo questa dote per essere disciplinati." 
Volevo parlare con lui. Non potevo. Non scriveva da tre giorni. Non lo sentivo da cinque. 
Mi preoccupavo, ma non ero intenzionata a mollare. Ero forte e impegnata, molto molto occupata con gli affari di stato. Mentre firmavo gli ultimi documenti per l'abolizione delle quote rosa obbligatorie, introducendo il test d'ammissione, la porta si spalancò. Saltai a sedere sulla poltroncina. 
Entrarono ballando, Alice, Kathy ed Electra. Mi rilassai, dopotutto non era la prima volta che facevano una simile entrata in scena. Kathy inspirò profondamente 
"Per il tuo ventottesimo compleanno, daremo un supermega party da ottocentoventi persone. Non protestare, lo possiamo organizzare noi tre". 
Sorrisi e chiesi "Allora quando compriamo i vestiti?"
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Vidi le luci dell'ambulanza in pieno giorno. 
Poi vidi la macchina nera incendiata. 
Sentivo un dolore terribile al petto e alla gamba sinistra. 
Si avvicinarono di corsa due paramedici che provarono a parlarmi. Capivo ma non rispondevo. Sentii che mi sollevavano di peso e mi adagiavano sulla barella. 
Vidi Matteo, che andava avanti e indietro per uno spazio di due metri, al centro della piazza, con Francesco che fissava la scena incredulo. Chiusi gli occhi, sperando che non fosse l'ultima volta.

La scorta era ferita gravemente, tutti in piazza si erano fermati e chiedevano aiuto. Una bomba. Un attentato già il primo giorno. Si parlava di Mafia. 
Sapevo di non aver conquistato di certo le loro simpatie, vista la mia avversione a quelle organizzazioni. Nel torpore ero incredibilmente lucida. 
Avevo perso il contatto con la realtà, ma non con i miei pensieri. Sentivo tutto stranamente lontano. La luce, i suoni, poi il caldo atroce. 
L'ultima cosa che vidi e sentii fu l'ago della siringa di anestesia che entrava nella mia vena, poi più niente.
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Quando mi svegliai, mi accorsi di indossare un camice, e di trovarmi in una camera d'ospedale. Dalle attrezzature presenti nella stanza, capii che non dovevo preoccuparmi, non ero in terapia intensiva. Mi girai e guardai mio fratello seduto sulla poltroncina. Da quanto tempo non lo vedevo! Era diventato grande, aveva un fisico perfetto, infatti era un calciatore. Si voltò di scatto quando mi sentì muovere nelle lenzuola. "Fede, abbracciami! Da quanto tempo non ci incontriamo! Ma non dovevi venire, sai che ti impressioni facilmente". Sorrise facendo spallucce. Mi abbracciò, e io lo strinsi, cercando si soffocare un gemito di dolore, quando mi toccò il torace. 
Mi chiese "Come ti senti? La mamma e il papà sono molto preoccupati, hanno detto che non se lo aspettavano davvero. Stai attenta. Vacci piano. Sono d'accordo con te, ma devi fare molta attenzione." 
Abbassai lo sguardo "Che cos'ha detto il dottore?" 
Lui mi accarezzò il viso "Niente, cioè, ti si sono incrinate cinque costole e hai una frattura composta della tibia, con ustioni di primo grado sulla caviglia, ma stai bene, non hai lesioni interne. Ti rimetterai in tempo per la tua festa...."
La notizia aveva fatto il giro del mondo. Tutti i giornali, on-line e cartacei, parlavano di me. Dell'attentato nel centro di Roma. Continuavo a mantenere aggiornata la mia pagina sull'account dei politici. Ero a letto, a casa mia, con il petto fasciato strettissimo e la gamba ingessata, stavo in pigiama, galleggiando con le stampelle per i corridoi e ingurgitando antidolorifici ogni tre ore per riuscire a lavorare, anche per distrarmi dal male penetrante. Non sentivo Harry da quasi due settimane. Avevo paura. 
Presi in mano il telefono e composi il suo numero. La vocina femminile della segreteria disse che si trovava in Danimarca, e che al momento era occupato. Mi appoggiai al tavolo, stringendone il bordo per alleviare la fitta alle costole fasciate. Mi buttai davanti alla televisione, cercando di non pensare a Styles che non si degnava di rispondere né di chiamarmi, dopo aver subito un attentato, probabilmente mafioso. Andai a prendere il suo cuscino in camera nostra poi mi accasciai sul divano, con la gamba sul puff, e piansi seppellendo la faccia nel suo profumo.
Suonarono alla porta, quando aprii, mi trovai davanti alle mie ragazze. Stavo per svenire. Cercarono di sostenermi fino alla sala, dove mi sciolsi sulla poltrona. Mi fissarono scambiandosi occhiate del tipo "Povera Rebby" oppure "Chissà se si rimetterà per la festa" o "È messa proprio male". Cominciò Alice "Rebby, sai che è stato un attacco mafioso. È una minaccia, devi proteggerti" Ma non capivano che fino a quando sarei stata inerme dentro, fuori non potevo che peggiorare? Electra andò avanti "Sappi che noi teniamo molto alla tua vita, e non vorrei doverti seppellire, mi ammazzerei" Kathy, distogliendo lo sguardo, confermò un "Non devi strapazzarti, starai bene. Ma cerca di tenere duro..." Come avrei fatto, da sola?
Mi tennero compagnia per tutto il giorno, mentre la paura pian piano di impossessava di me. Verso l'ora di cena ero solo un essere tremante e indifeso di fronte al peso della mancanza di sicurezza, che avrei potuto trovare solo in certi occhi verdi di mia conoscenza... Non riuscii a mandare giù un solo boccone di cibo, al che, le mie amiche, si preoccuparono, ricordandomi le istruzioni del medico. Ma ormai non mi importava di niente. Dopo cena, mi portarono fuori su una sdraio, e consegnai il mio regalo alla mamma, essendo il 10 agosto, il suo compleanno. Rimasi lì, con le persone che mi erano state più vicine, nel corso di tutti quegli anni, a vedere le stelle piovere sulla mia testa. Decisi di esprimere il solo ed unico mio desiderio di quel momento, rivedere Harry.


Spazio autrice
Eccomi di nuovo... Bene, alla prossima... Fede <3

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Capitolo 11
*** Chiarimenti ***


La festa si sarebbe fatta. Che io fossi guarita o no.
Avevo bisogno di pensare a qualcosa, a concentrare la mia attenzione sull'organizzazione di un cocktail party... Almeno riuscivo a non cadere in depressione cercando invano di mettermi in contatto con il mio fidanzato, che sembrava essere sparito nel nulla. Scrissi e mandai gli inviti, aiutata dalle mie fedeli consulenti, quali best friend forever.
Scrissi quello di Harold personalmente, nella speranza che si accorgesse che ero in vita, e soprattutto avevo bisogno di lui per ritornarlo in pieno. La paura pian piano lasciava spazio alla rabbia, del fatto che mi stesse ignorando senza motivo. Navigando in rete, trovai una foto, scattata circa tre giorni dopo il mio ritorno da New York, su un sito inglese.
Ero di fianco a Francesco e stavamo chiacchierando sul balcone di Montecitorio. Sembravano troppo vicini, più del dovuto forse. La mia mano stava sfiorando la sua. No! Questa non me la dovevano fare. Avrei tolto tutto a coloro che avevano provato a minare la mia esistenza. Il mio futuro con Harry, l'unica persona che amavo, era minacciato da un photoshop. Li avrei portati in tribunale, e vista la mia notevole influenza, non potevano scapparmi. No.
Scrissi una mail ad Harry. Capii il suo gesto con la modella, quindi lui ci era stato sul serio. La rabbia si spense e trovai solo tristezza dentro di me.
Vuota, mi avevano tolta l'anima. Il dolore fisico non era neanche lontanamente paragonabile a quello del cuore. I pensieri rimasti vagabondavano senza meta per la testa oppressa dalla depressione che si avvicinava a me. Chiamai la psicologa. Non potevo andare avanti ancora per molto. Non volevo farmaci, volevo solo star bene, e il problema non ero io, quindi si poteva risolvere. Mi consigliò di parlare con lui il prima possibile, per stare meglio, e io lo feci.
"Pronto." Il suo tono era cupo, freddo, distaccato. Non sembrava quasi lui.
"Ha-arry, ti prego. Non posso sopportare di perderti". Lo sentivo respirare. Non era un ritmo regolare. Sembrava quasi affannato, forse stava piangendo.
"Harry, parlami!" Lo sentii sospirare.
"Harry, perché ce l'hai con me? Non ti chiedo di venirmi a trovare in ospedale, ma almeno chiamami." Non si sentiva più niente, intorno a me, c'era solo quell'aria che entrava ed usciva dal corpo di Harry e che rimbombava rumorosamente. Aspettai istanti che sembrarono ore lunghissime. Alla fine riuscii a riascoltare quella voce musicale, il che mi provocò un sollievo non da poco
"Sicuramente avevi lui con te, io non ti sarei servito a niente". Questa volta mi ammutolii io, cercando di elaborare quelle parole il più velocemente possibile. Era geloso. Era geloso di lui.
"Lui chi?" Riuscii a far uscire dalle mie labbra. Sapevo a chi si riferiva, ma ne volevo la conferma.
"È solo quello che ho visto, o c'è qualcosa sotto?" Mi si riempirono gli occhi di lacrime, sentendo quella voce stupenda, usata per mettere in dubbio le mie azioni.
"Lo sai meglio di me che non avrei avuto motivo di farlo. Perché avrei dovuto lasciarti? Cosa potrei trovare in qualsiasi altro ragazzo, che tu non abbia già?" Le parole uscivano a fiume, interrotte solo dai miei singhiozzi.
"Io non ho mai pensato a nessuno, a parte te, sei stato il primo a cui abbia pensato, quando mi sono svegliata in ospedale. Perché tu sei uscito con lei? Ci sei stato anche a letto, vero? Come fai ad essere così indifferente nei miei confronti? Non ti è mai neanche passato lontanamente per la testa, che potessi essere morta? Ma tanto a te non interessa. Tu hai la tua top model bellissima, perfetta, perché avresti mai dovuto pensare..." Mi interruppi, non riuscendo a riprendere fiato. Le lacrime bruciavano sui graffi che mi segnavano ancora la guancia. Il torace, costretto nella fasciatura, non riusciva ad alzarsi e ad abbassarsi come avrebbe dovuto, per lasciarmi respirare. Tutti i pensieri si accavallavano uno sull'altro, creando il caos totale nella mia mente, già dolente dal pianto.
La sua voce tornò quella di sempre, preoccupata, ma soprattutto dolce.
"Stai bene? Ho chiamato tuo fratello subito dopo lo scoppio della bomba. Sono uscito con lei solo per farti provare quello che avevo provato io. Volevo vedere se ti importava, oppure se ti avevo persa." Asciugai le lacrime, usando la frase che conoscevamo entrambi, proveniente da Love Actually e adattata
"È solo un'uscita? Uscita e sesso, o peggio, sesso e amore?" Mi immersi nella morbidezza del divano. Sentii solo quelle parole
"Io ti amo, non sai quanto." Risposi senza smettere di tremare
"Anche io, ti prego, torna, ho bisogno di te."


Dopo quel giorno, ero più tranquilla, e soprattutto, avevo trovato la location per il party. Gli invitati sarebbero stati circa un centinaio, perciò scelsi una villa molto elegante, vicino a casa mia. Era uno spazio abbastanza grande, adibita anche a ricevimenti importanti, come matrimoni. Styles aveva detto che si sarebbe dovuto far perdonare, e di non preoccuparmi, sarebbe stata una bella sorpresa. Non mi importava. Volevo solo che passassero in fretta quei 10 giorni che mi dividevano da lui.


Quella mattina ero andata all'ospedale. Il medico mi aveva tolto la fasciatura, mettendone una più leggera e raccomandandosi di non fare alcun movimento brusco o forzato. La gamba sarebbe rimasta invariata almeno per i cinque giorni successivi. Tornando a casa, mi fermai a mangiare un gelato, poi, sempre con le stampelle, zoppicai fino alla macchina, dove mi aspettava Enrico. Mi aiutò a salire, poi mi fece sistemare sul sedile. Era così carino il mio fratellino piccolo. Un amore di ragazzo.
Arrivati a casa, si assicurò che stessi bene, e che non mi mancasse niente. Si offrì perfino di andare a far la spesa al posto mio. Lo ringraziai e mi misi a letto, l'unica posizione che non procurava un dolore insopportabile, ma al quale resistevo bene. Mi accorsi che alcune cose mancavano, per questo il trasloco non era ancora del tutto terminato. Trovai lo scatolone delle foto e cominciai a distribuirle per tutti e tre i piani disponibili. Mi capitò tra le mani la foto di Parigi di due anni prima. Eravamo sotto alla Tour Eiffel. Harry aveva la maglietta bianca stretta e i jeans neri. Io portavo il basco e il vestito bianco con la cintura alta e nera. Avevo lasciato lo stampo di rossetto rosso sulla fossetta destra del mio ragazzo, e sorridevamo mentre ci baciavamo. Sorrisi al vetro, sapendo che così felice non lo sarei stata più, ma ero grata ad Harry, per avermi fatto provare almeno una volta nella mia vita quello stupendo sentimento.
Due pomeriggi dopo, per distrarmi, andai a fare shopping con le mie amiche. Scegliemmo "I petali" lo stesso nel quale passavamo lunghi sabati pomeriggio invernali da ragazzine. Entrammo in un negozio, e, come se mi avesse chiamato, vidi un vestito stupendo. Era nero, con la vita segnata da una cintura argentata. La gonna svolazzava alle giravolte, grazie al tessuto di viscosa leggero.
Lo provai, e, uscendo dal camerino, Electra mi porse un paio di sandali neri con la zeppa, comodi vista la mia caviglia ancora mezza distrutta, tutti tempestati di lustrini. Ne provai uno, solo al piede libero dalla fasciatura rigida. Mi girai e sorrisi. Dal camerino a destra del mio uscì Alice, con un vestito al ginocchio, viola, con la cintura bassa, intrecciata ad un filo oro. Era davvero bella. Guardai i suoi piedi, che partivano da un paio di open toe nere di vernice, con le rifiniture e il tacco a spillo oro. A sinistra invece spuntò Kathy in un abito blu notte col taglio a impero. Molto semplice, ma loro si potevano permettere dei tacchi altissimi a spillo, mentre io mi dovevo accontentare di un paio di zeppe tacco 8. Mi sarei sentita ancora più bassa di fianco ad Harry, ma, sinceramente, non importava.
Fece la sua entrata in scena quella strafiga di Electra, con un tubino argentato rifinito di nero lucido. Merda. Lei sì che poteva permettersi dei vestiti succinti. Le gambe bianche lunghissime, venivano slanciate ancora di più dalle décolleté argento a strisce nere tacco 14. Era praticamente un metro e novanta ormai. Sgranai gli occhi e lei sorrise camminando con disinvoltura su e giù per il corridoio nel negozio, mentre le altre clienti la fissavano con invidia. Non sarebbe stata neanche la moglie di Ian Sonerhalder... Comprammo tutto e continuai a zoppicare con quelle maledettissime stampelle per il centro commerciale.
La sera, quando tornai a casa, mi accorsi di aver ricevuto una nuova e-mail. La aprii, e vidi che era di Harry. Tutta felice lessi "Cercati un cavaliere, per la tua festa. So che sei arrabbiata." Guardai con aria interrogativa lo schermo. Cosa intendeva? Cioè, lo sapevo, ma da cosa aveva dedotto che fossi arrabbiata con lui? Chiamai Matteo, e gli chiesi se avesse voglia di farmi da cavaliere per la festa. Accettò di buon grado. Così scrissi al riccio "Cavaliere: trovato".


Il sabato successivo mi tolsero la fasciatura, raccomandando tacchi bassi e comodi. Quello stesso giovedì ci sarebbe stata la festa. 

Il giorno della festa mi svegliai presto, e andai subito a fare un sopralluogo alla mia location. Controllai che ci fosse tutto, e che tutto fosse al proprio posto perfetto. Sorrisi al salone principale, scintillante di cristalli e vetri, limpido e candido, grazie alle tende, che facevano trasparire la luce del caldo mattino di fine agosto. Sarebbe stata una serata fantastica. La mia party planner mi informò che la festa sarebbe riuscita al massimo del suo splendore, salvo contrattempi dell'ultimo minuto. Ero tranquilla. Dopo irrequietezza degli ultimi giorni, avevo imparato a fregarmene altamente, e ad andare avanti per la mia strada. Non avevo paura. Non avevo emozioni, se non una infinita calma e serenità. Niente di cui preoccuparsi, tutto sarebbe andato come avrebbe dovuto.

Spazio Autrice:
Well, finally I'm back (again).
Leggendo un sacco di fanfiction, ultimamente, mi sono accorta che confronto ad altre storie, questa è veramente VERAMENTE NOIOSA. Cristo, è quasi insopportabile. Probabilmente, quindi, questo sarà l'ultimo capitolo che pubblicherò (sempre che non cambi idea eh...).
Anyway, ho in programma di iniziare a pubblicare una storia che sto scrivendo con una mia amica. Cioè, l'idea è sua, ma molti pezzi sono stati scritti da me e anche la correzione ortografica è stata effettuata dalla sottoscritta.
Vi lascio con un bacio, vi farò sapere... Fede <3

 

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Capitolo 12
*** 24 agosto 2028 ***


Alle sei e mezza stavo correndo, cioè correndo per quel che potevo con una caviglia alla quale avevano appena tolto la fascia e una gamba ancora convalescente dalla frattura della tibia, da una parte all'altra di casa mia, scontrandomi con Electra in corridoio, con Alice in bagno e con Kathy in camera, urlando
"Cazzo cazzo cazzo, la festa inizia fra due ore e devo ancora prepararmi. Merda!!".
Eravamo tutte piuttosto indietro con i preparativi e, conoscendole, ci avremmo messo qualcosa come tre o quattro ore abbondanti. Dovevamo dimezzare i tempi così, in mezzo al casino totale di urla, svolazzamenti e inciampi, gridai
"Stop!".
Si fermarono, come se fossi stata un vigile. Continuai
"Ho un'idea su come diminuire drasticamente i tempi. Allora, Electra, tu va a fare la doccia. Io preparo la piastra per i capelli e voi due, prendete i vestiti, le scarpe, gli affarini vari e metteteli sul letto."
Ci dividemmo i compiti, e, in un'ora e mezzo eravamo porte con le pochette in mano e pronte per salire sulla limousine. Le star della festa stavano partendo.
Arrivammo alla festa tra gli applausi. Scendemmo elegantemente e riuscimmo ad entrare nella villa. Con le luci delle candele era ancora più bella. La piscina era cosparsa di piccole luci galleggianti provenienti da fiamme microscopiche. La sala era davvero incantevole, le tende venivano mosse dolcemente dal vento. Cercai Harry con lo sguardo, ma non lo riuscii a localizzare. Qualcuno mi toccò la spalla e mi girai, vedendo Matteo sorrisi, mentre la delusione si faceva largo dentro di me. Mi invitò a ballare, acconsentii di buon grado, vedendo che tutti ormai erano in pista.
Come a tutti i miei compleanni, feci un piccolo discorso dall'alto del balconcino adiacente alla scalinata esterna. Dopodiché scesi, dando la mano a Matteo, e ridendo sotto i baffi. Sapevo infatti di avere su di me, due occhi verde brillante. Feci finta di niente e, mentre la gente si avvicinava al buffet, cominciai ad aggirarmi da un gruppetto all'altro, scambiando due chiacchiere come si conveniva. La mia conversazione venne interrotta da una voce stupendamente limpida che sfiorava un microfono, all'interno della sala e che invitava tutti a rientrare.
"Questa è una di quelle canzoni che hanno un destinatario, ma che non si ha il piacere di conoscerlo da subito. Per me è stato così..."
Niall indietreggiò, per mettersi al pari degli altri quattro ragazzi sul palco. Le note imparate a memoria si insinuarono nella mia testa, creando la sensazione per eccellenza, quella che ricordavo di provare da piccola. Niall sfiorò di nuovo il microfono, cominciando a cantare
"You're so pretty when you cry, when you cry, wasn't ready to hear you say goodbye. Now you're tearing me apart, tearing me apart, you're tearing me apart..."
Riportò il microfono sul fianco, mentre Zayn prendeva il suo posto, continuando la canzone. Quando finì anche lui, Harry mi
"Sono le dieci, fra venti minuti avrai ventotto anni, una piccola pazzia ce la possiamo permettere, no?" Annuii, anche se sapevo che ero in una posizione al vertice della società, e stupidate del genere non si addicevano al presidente del consiglio.
Vabbè, era il mio compleanno. Non mi importava. Decisamente non me ne fregava un fico secco. Presi il costume, sfilai il vestito e le scarpe. Mi allacciai il costume con l'aiuto di Harry e mi sciolsi i capelli sulle spalle. Mi prese in braccio e fissò con quei due immensi occhioni verdi, che catturavano i miei e ai quali non potevo sfuggire
"Did I do something stupid? Yeah girl If I blew it, just tell me what I did, let's work through it. There's gotta be someway, ti get you to want me, like before... 'Cause no one ever look so good in a dress and it hurts 'cause I know you won't be mine tonight... No one ever makes me feel like you do, when you smile, baby tell me how to make it right..."
Quando uscì quel "nessuno mi fa sentire come fai tu, quando sorridi" dalla sua bocca, lo feci, perché non sapevo cosa provava, ma volevo farglielo sentire. Tutta la canzone rimase nelle mie orecchie, senza che io riuscissi a farla uscire dalla testa.
Fra una canzone e l'altra facevano passare almeno un'oretta. Harry scese dal palco, mi prese per mano e mi portò in una specie di antro nel sottoscala. Mi misi con la schiena contro al muro e gli infilai la mano nei riccioli sulla nuca.
Premette le sue labbra sulle mie, e mi scese una lacrima traditrice, che per fortuna non notò.
"Sarò tua stasera. Mi sei mancato..." Distolsi lo sguardo dal suo viso, senza riuscire a staccarmi da lui. "Anche tu. Allora mi hai perdonato... Possiamo fare un cambio di cavaliere?"
Sorrisi, non capendo bene come fosse possibile amare una persona così tanto. Non aveva senso. Ma l'amore a dire il vero un senso non ce l'ha. Mi sfiorò l'incavo fra il nervo e la clavicola col naso, e mi disse
"Vieni con me." Lo seguiti, incapace di oppormi alla sua stretta. Mi guidò tenendomi la mano sul fianco, avvicinandosi a me, senza smettere di camminare. Mi trovai in una stanza bellissima, decorata con affreschi ottocenteschi sul soffitto altissimo. Era un salotto, completo di poltrone, caminetto, e tavolino. Su di esso, troneggiava una scatola. La aprii, e ci trovai un costume da bagno nero, con una fantasia di lino grezzo. Fissai Harry con aria spaesata, e lui fece un cenno alla finestra, dalla quale si intravedeva la piscina. "Harry, cavolo non siamo due ragazzini, il bagno in piscina non lo faccio." Lui avvicinò le labbra al mio orecchio e sussurrò “Sono le dieci, tra venti minuti avrai ventotto anni. Una piccola pazzia ce la possiamo permettere, no?” Annuii, anche se sapevo che ero in una posizione al vertice della società, e stupidate del genere non si addicevano al presidente del consiglio.
Vabbè, era il mio compleanno. Non mi importava.
Presi il costume, sfilai il vestito e le scarpe. Mi allacciai il costume con l’aiuto di Harry e mi sciolsi i capelli sulle spalle.
Mi portò giù dalla scalinata, con tutti gli invitati che mi guardavano. Era sceso un silenzio tombale, a parte qualche risolino nelle ultime file.
Mi feci portare una flûte di champagne e brindai, seguita da Harry e dal resto della gente. Quando il grande orologio segnò le 10.20, Harry mi prese come un sacco, in spalla, e mi portò fino a bordo vasca. Lì, dopo essersi assicurato che fossi pronta, mi lanciò velocemente nell'acqua fredda. Mi trovai incredibilmente leggera, nella piscina, immersa del tutto, andai a toccare il fondo con la schiena e rimasi a fissare le luci sfocate provenienti dalle candele galleggianti.
Vidi i miei stessi capelli avvolgersi alla mia testa, fluttuando e ondeggiando. Mi sentii bene, molto bene, mi sentii isolata, come se tutti i problemi fossero rimasti fuori, a bordo vasca, e io mi fossi tuffata in una bolla silenziosa e protettiva.
Piegai di scatto le gambe, schiacciandomi sul fondo della piscina, e spingendomi subito verso l'alto, fendendo l'acqua con la testa, sentendo le bolle solleticarmi la pancia. Mi trovai fuori dal mio nido, di colpo, come se fossi saltata da un mondo all'altro. Ero nel bel mezzo della piscina, con l'acqua sotto le spalle. Vidi gli occhi verdi nei miei, e mi lanciai verso di lui, che si abbassò, inginocchiandosi sul bordo vasca. Lo squadrai velocemente per controllare se avesse qualcosa che potesse rovinarsi, poi mi prese il viso fra le mani per baciarmi.
Vedendo che non aveva più un appiglio, presi il lato posteriore del collo, e lo tirai con tutta la forza che avevo, con me in acqua. Cadde in una pioggia di goccioline che ci avvolsero. Rimanemmo a galleggiare per qualche istante, dando così a Harry il tempo di realizzare e di prendere il respiro. Lo trascinai sotto al pelo dell'acqua come se fossimo solo io e lui, facendogli scoprire la mia bolla di tranquillità e condividendola con lui. Lo baciai, senza sapere più se fossimo lontani o vicini. Era vestito, e i jeans facevano uno strano contatto con la mia pelle nuda.
Mi appoggiò la mano sulla schiena scoperta e io lo riportai a galla con me.
"Ti amo, sei completamente matta!" Sentii il suo respiro contro alla guancia, mentre ridacchiava emettendo un suono profondo, proveniente dal centro del suo petto. Lo baciai, mentre tutti ci guardavano. Nuotammo fino alla scaletta, poi salimmo sopra di essa, e uscimmo. I suoi ricci erano gocciolanti, come i miei capelli, divisi a ciocche. Qualcuno ci passò un telo, nel quale Harry mi avvolse, vedendo che stavo tremando per la fresca brezza serale. Mi abbracciò, poi gli consegnai il telo, per asciugarsi un po' i capelli. La maglia bianca si era attaccata al suo corpo, diventando semitrasparente. Lo fissai ammirata, realizzando solo dopo alcuni istanti di essere praticamente nuda davanti a qualcosa come cento persone. Kathy mi infilò un prendisole arancio di Armani, quasi senza che me ne accorgessi. Avevo passato la sera più bella della mia vita. E, per fortuna, era ancora solo a metà...
Ballammo, cantarono. Mangiammo, per la gioia di Niall, e non feci comparire un solo cucchiaio in tutta la sera, non volendo che Liam potesse avere qualche reazione strana. Fu una serata stupenda, la più bella che riuscissi a ricordare. Harold si era infilato una maglia nera, attillata, e i jeans si erano asciugati in fretta all'aria di fine agosto. Mentre la festa continuava, con musica e alcool, io ed Harry andammo a fare una passeggiata al chiaro di luna. Passammo attraverso il vigneto, per trovarci nello spazio enorme dei campi. Erba verde, con in lontananza le voci e le luci, ai piedi della piccola collina.
Ci sdraiammo sul prato, e appoggiai la testa sulla sua pancia, giocando con i riccioli castani ancora umidi. "Restiamo qui? Dai, non si accorgeranno neanche della nostra assenza. Sono già tutti mezzi ubriachi..." Sorrisi chiudendo gli occhi e valutando la sua proposta
"Non è una cattiva idea... Devo ammettere che mi tenta".
Si alzò a sedere, prendendomi e facendomi scivolare a sedere sul suo bacino. Mi circondò con le braccia, e appoggiai la testa sulla sua spalla. Mi sussurrò all'orecchio, canticchiando "I never understood what love is really like, but I felt it for the first time looking in your eyes..."
Gli lasciai un piccolo bacio sulla mascella, scendendo fino al collo. Mi prese il mento fra due dita e mi premette le labbra sulle mie. Lo spinsi all'indietro, fino a fargli toccare l'erba con la schiena. Mi stesi su di lui, senza staccare le labbra dalle sue e ridacchiando mentre gli sfilavo la maglia. Aprì gli occhi di colpo, quando la sua calda pelle nuda entrò in contatto con l'erba fresca, e cercò di capire che cosa avessi intenzione di fare, fissandomi con quelle iridi verdi che sembravano due calamite. Mi sfilai il prendisole, poi lo stesi, come potevo, sotto di lui. Il costume bagnato era freddo confronto al suo petto ampio. Sfilai le ciabattine di Prada che avevo indossato dopo essere uscita dall'acqua. Harry si girò e, tenendomi attaccata a lui con una mano sulla mia schiena, mi appoggiò dolcemente al pezzo di tessuto arancio.
"Harry, non vorrai... Qui?" Lui baciandomi il collo mormorò
"Mmmmm... Posso trattenermi fino a casa, anche se non vedo l'ora di toglierti quel costume di dosso".
Restammo in quella posizione a baciarci e a dirci cose dolci a bassa voce per un tempo che sembrò infinito. Quando le campane della chiesa vicina, suonarono l'una di notte, decidemmo di tornare alla festa. Nessuno si era accorto del fatto che ce ne fossimo andati. Chiamai i pochi rimasti leggermente sobri a mangiare la torta. Non lasciai un attimo la mano di Harry. Finita la torta, Styles fece un cenno ai ragazzi, salirono di nuovo sul palco, e cominciò la musica. "If this room was burning, I wouldn't even notice, 'cause you've been taking up my mind with you, little white lies". Tutte le volte che quei cinque ragazzi sfioravano un microfono, tremavo, e delle lunghe strisce bagnate cominciavano a rigarmi il viso. Li guardavo uno a uno negli occhi, sapendo che l'amore di una fan, per piccola o grande che fosse, sarebbe stato sempre più forte di qualsiasi altra cosa...
Le BMW e le Mercedes cominciavano a lasciare il viale ghiaiato. Harry sfiorò il tessuto leggero dell'abito. Mi girai e lo vidi avvicinarsi, per poi prendermi in braccio e portarmi fino alla nostra macchina nera, con quegli odiosissimi finestrini a specchio, oscurati, quasi a ricordarci che non saremmo mai stati una coppia normale, che va a fare la spesa al sabato mattina, ma sempre costretta ad avere la scorta.

"Fai l’amore con me." La sua affermazione suonò vibrante nella stanza. Chiudemmo la porta col sistema d'allarme e poi saltai in braccio al mio fidanzato, baciandogli le labbra, avvolgendo la mia lingua alla sua. Mi portò su per le scale, mentre tutto quello che era intorno a noi ci osservava silenzioso, fissando le tenerezze di due persone che si amano davvero.
Mi lanciai sul letto, poi, al contrario delle altre volte, mi nascosi sotto alle lenzuola fresche, togliendomi i pochi indumenti rimasti.
"Voglio provare una nuova posizione..." Riemersi dalla tana tiepida, fissando Harry come se fosse matto. "Stai sopra di me." Parlava solo lui, io no, gli facevo capire con gli sguardi cosa intendevo. Lo guardavo allibita. Sapeva cosa volevo e non volevo, ma pensandoci bene, avrei potuto farlo. Gli feci spazio nel letto e lo invitai a raggiungermi.
Si stese, con la testa ben comoda sul cuscino. Mi misi a cavalcioni sul suo bacino. Aveva sempre guidato lui, non avevo la più pallida idea di cosa dovessi fare. Harry si mise a sedere, premendo il suo petto caldo sul mio. Lo baciai.
"Trova il tuo ritmo" mi sussurrò all'orecchio. Certo, semplice. Ero sempre stata alle sue regole, mi andava bene, perché adesso non voleva? Gli misi un braccio attorno al collo, poi feci lo stesso con l'altro. Sentii la sua mano scendere attraverso tutta la schiena, poi sui fianchi, per fermarsi sulle cosce. Mi diede un bacio, segno del fatto che stesse per tornare giù, sdraiato. Mi scese una lacrima, odiavo sentirlo lontano, non poterlo baciare, non vedere i suoi occhi verdi che fissavano i miei. Se ne accorse subito, tornò su, con me, e mi baciò quella goccia salata, che scendeva veloce sulla guancia. "Non piangere, Rebby..." Quando fece per distendersi, lo tenni stretto a me, non intenzionata a lasciarlo andare. "Vuoi che stia seduto?" Cercai di annuire, felice che avesse compreso il mio disagio.
"Io starei così anche tutta la notte, amore..." Dissi, sfregando il viso fra il suo collo e la spalla. Mi spostò i capelli di lato "Oh, anche io...". Si teneva appoggiato alle braccia, senza smettere di guardarmi e parlarmi. Mi mossi leggermente con i fianchi, e riuscii a farlo entrare. Mi fissò stupito. "Te l'avevo detto che se fossi stata pronta, ogni cosa sarebbe venuta da sé." Cominciai a tracciare grandi cerchi con le ossa del bacino, mentre dei gemiti lasciavano le nostre bocche vicine. Chiuse gli occhi, quei bellissimi occhi verdi, e il fatto di non vederli mi portò ad un impercettibile scatto in avanti. Harry se ne accorse, e mi baciò dolcemente. Ero quasi più alta di lui, in quella posizione. Non era male, finché rimaneva lì, di fronte a me. Si accasciò piano sul materasso, portandomi con lui. Mi trovai di nuovo i suoi occhi davanti ai miei. "Ciao!" Sorrise. Mi scappò un sospiro, quando sentii il suo calore spargersi dentro di me.
Dormii tranquilla, dopo più di un mese e mezzo che mi svegliavo di soprassalto, da sola, nel cuore della notte. Quando, ormai esausta, avevo appoggiato la testa al cuscino, Harry si era sdraiato su un fianco, e senza smettere di guardararmi negli occhi, aveva cominciato a parlare "Come ti senti? Tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa?"
"Mmmmm... Mi fa male la schiena. Harry, abbracciami..." Mi fece voltare a pancia in giù. Girai il viso verso di lui, schiacciando la guancia sul cuscino. Premette le sue lunghe dita sulla mia colonna vertebrale, spostandole da una protuberanza all'altra. Chiusi gli occhi, percependo ogni singolo centimetro quadrato di pelle, sotto al tocco di Harry. Quando li riaprii, sorrise, baciandomi.

Spazio autrice:
Sono di nuovo qui, col tredicesimo capitolo. Il compleanno di Rebby! Yeeeee comincio a divertirmi. Purtroppo non avrò molto tempo per aggiornare, quando ricomincerà la scuola. Beh, buonritorno a tutte, un bacio, Fede <3

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Capitolo 13
*** Australia ***


Dalle tende leggere e bianche, traspariva la luce di un mattino caldo e soleggiato. Aprii gli occhi. Le lenzuola bianche tracciavano la sagoma del mio corpo, a curve morbide. Era tutto così ovattato. Il rumore delle foglie dell'albero di fianco alla finestra, frusciava lentamente. Riemerse dal corridoio Styles, così mi misi a sedere, tirandomi il bordo di cotone al collo. Si mise di fronte a me, con le mani ai lati dei miei fianchi. Si teneva piantato in quella posizione, che mi permetteva di guardarlo negli occhi. Giocai fra i ricci castani con le dita, fino a quando lui mi fissò serio e mi disse "Devi sapere che è vero. Te lo devo dire, perché ti amo." Distolsi lo sguardo, sapendo che era stato un gesto di coraggio, dirmelo, ma non mi capacitavo di quella sua azione. "Perché lo hai fatto?" Avevo un tono molto pacato, non ero arrabbiata. Come si fa ad arrabbiarsi, sapendo che ti ama? Volevo sentire le sue ragioni. "Perché... Non lo so perché..." Come fai a non essere responsabile delle tue azioni a 34 anni? "Ti manca qualche cosa? La ami? Te l'avevo detto che prima o poi l'avresti fatto. Non voglio che qualcun altra possa averti così vicino. Non voglio. Harry, lo capisci che tu l'hai fatto per ferirmi? Non è stata una cosa fisica, tu avevi intenzione di farmi provare qualcosa. Mi odi?" Scesero di nuovo le lacrime dagli occhi castani riflessi in quelle iridi verdi. "Io ti amo. Forse... Ah, non so cosa mi sia preso. Volevo... Volevo vedere cosa provavi." "Ho soddisfatto le tue aspettative?" "Credevo non ti importasse più niente di me." Che cosa? Io cosa? Povero Harry, non aveva proprio capito... "Ho accettato di sposarti dopo quattro anni che stiamo insieme, un po' dovrebbe interessarmi di te..."
Non potevo mollare. Non dovevo mollare. Non volevo mollare. Lui. Lui, che mi amava. Lui, che amavo. Ero sua. Era mio. E lo saremmo stati sempre. Uno dell'altra.
***
"Che cos'hai provato, quando ci hanno detto che il bimbo non c'era più?" Alzò gli occhi dal bicchiere di tè al limone, dove girava il cucchiaino, anche se ormai lo zucchero si era sciolto, nel liquido fresco. "Perché me lo chiedi?" Eravamo seduti in terrazza, con il vento che portava le ciocche sulla mia fronte, verso la collina. Dal tavolino di vetro, si vedevano i nostri piedi. "Così, sai, era anche tuo figlio, non solo mio..." Mi sentii scomoda, pensando all'orribile esperienza di dare alla luce una creatura che non vive. "Ero distrutto, ma ti vedevo, che l'avevi cresciuto dentro di te, curandolo e proteggendolo, così ho pensato che non potevo pensare di lasciarti a te stessa. Ti amo troppo. Ho lottato per averti, e non ho intenzione di lasciarti andare." Sorrisi, sapendo che mi capiva "Mai quanto l'ho fatto io... Non puoi neanche immaginare quanto sia stato difficile riuscire ad essere qui, seduta con te, su questa terrazza, oggi."
Fu il mese più bello di tutta la mia vita. Preparammo le partecipazioni, chiamammo Enzo, il nostro wedding planner, e scelsimo insieme la location. Il ricevimento sarebbe stato nel prato, dove avremmo allestito il tendone delle feste. Il giorno più emozionante fu sicuramente nel New Jersey. Avevamo appuntamento con Buddy, il boss delle torte. Oddio, stavo tipo morendo. Harry mi prese per mano, salutandolo. Ci fece assaggiare diversi tipi di torta. La red velvet, la foresta nera, la mille foglie, la cheesecake... Decidemmo di fare un misto, a seconda dei sei piani della torta, poi chiesi a Buddy di non mettere né crema di burro, né pasta di zucchero. Disse che sarebbe venuto un capolavoro. Una torta nuziale che attraversa l'oceano atlantico in aereo... Sperai vivamente che non le succedesse alcunché... 
***
Alla fine di settembre il tour si sarebbe concluso, in Italia, con ben cinque date. Una a Milano, una a Verona, una a Roma, una a Napoli e una a Palermo. Dopodiché avrebbero avuto un anno e mezzo di pausa, durante il quale sarebbero stati insieme solo qualche volta, per far uscire l'album che già stavano ideando. Il trasloco era praticamente terminato, la casa nuova era stupenda. Per Halloween, come per capodanno, andavamo dall'Alice a dormire, ormai era una tradizione consolidata. Non ci fregava di chi fosse con noi, l'importante era che fossimo insieme. La stanza piena di roba vecchia e assolutamente inutile, che ci aveva accompagnate in tutti quel lunghissimi 17 anni era la stessa. Era solo cambiato leggermente l'arredamento. Mi buttai sul materasso, per terra, lo stesso sul quale avevamo dormito tutte le volte. La mumma volò sulla poltrona, mentre il lettore DVD, ormai obsoleto, faceva il suo solito grunc grunc sotto alle esperte mani dell'Alice. L'Electra, senza aver più bisogno della sedia, aprì la finestra, mentre Kathy cominciava ad aprire i sacchetti di patatine. Al posto dell'acqua c'era lo chardonnay, unica modifica che ci eravamo permesse, compiuti i 18 anni.
***
Decisi di andare via, con Harry. Lontana. Solo io e lui. Solo noi, e il mondo. Australia. Partimmo a metà novembre. Saremmo rimasti là per tre settimane. Ero ancora convalescente... In 16 ore di volo, arrivammo a Perth. Ci fermammo in un villaggio, formato da piccole case. Casette da sogno, ogni stanza dava sul mare, tutte bianche, con arredamenti bianchi, sabbia bianca, tendaggi color del mare. Mi buttai sul morbido materasso, ricoperto da leggerissime lenzuola verdine. Un tramonto da sogno traspariva dalla grande portafinestra in camera da letto. Harry uscì, scalzo, con i piedi che affondavano nella sabbia candida, ad ogni passo. Mi misi la camicia da notte che avevo appena comprato. Spalline sottili, scollo ampio, rotondo, lungo fino a metà coscia, di chiffon trasparente e svolazzante all'aria salmastra.
Ci sedemmo in silenzio uno accanto all'altra, sulla sabbia, in riva all'oceano. Fissando il mare, appoggiai la testa sulla sua spalla, e lui mise il braccio attorno ai miei fianchi. "Non pensavo potesse esistere un momento più carino di questo... Caro amore, hai fatto centro, la vacanza mi serviva. Poi essendo qui con te, potrei anche approfittarne..." Lo guardai con un sorrisetto stupido stampato sulla faccia. La spiaggia era assolutamente deserta. Tutti andavano in quell'altra, avendo l'animazione e gli scivoli. Si sdraiò, prendendomi sopra di lui, sdraiata a pancia in giù. "Allora, come festeggiamo l'inizio della vacanza?" Mi fissò, col mio stesso sorrisetto scemo. Feci scendere la mano fino al cavallo basso dei bermuda, gustandomi la sua espressione stupita "Credevi di essere l'unico a sapere cosa fare in queste situazioni, Harold?" Insinuai le dita fra la sua pelle e l'elastico dei pantaloncini, tirando. Scivolai verso il basso, mentre il suo corpo si irrigidiva alla mia stessa stretta. Pompai le dita per tutta la lunghezza, come aveva fatto lui dentro di me, la prima volta. Senza lasciargli tregua, serrò i pugni lungo ai fianchi e la bocca in un'espressione imbronciata. Lo baciai, strappandogli un sorriso, poi mi riabbassai, piantando il mento nella sua pancia.
"Beh, mi sorprendi Styles, credevo fossi abituato a cose del genere..." Riaprì gli occhi e io mi misi sdraiata su di lui, con le sue iridi verdi fisse nelle mie castane."Non me lo aspettavo da te" disse ridendo "ma devo confessarti che ti credevo meno esperta..." Gli mollai un piccolo pugno sulla spalla "Come vedi, ho i miei assi nella manica..." Sorrisi, guardando verso il mare "Sei carino quando vieni. Ti mordi il labbro..." Mi baciò, aggrottando la fronte.
"Ti invece sei carina sempre... Soprattutto con questo vestito..." Accarezzò il tessuto leggero sulla schiena. "Perché?" Gli chiesi curiosa "Perché è trasparente, però hai lo stesso qualcosa addosso. Mi sono accorto che non sei mai tranquilla, quando ti svesto..." Abbassai lo sguardo. "Ma no, non è vero..." Mi diede un bacio sul naso "Perché non mi dici il motivo? Sei in una brutta posizione, stesa sopra di me... Non ti conviene raccontare balle"
"È da quando ero piccola che mi prendevano per il culo perché ero grassa, non che adesso sia molto magra, ma sul serio, mi sento brutta. Non so che cosa dirti. Me lo aspettavo che saresti andato con una modella, io sono orribile..."
Tracciai col dito il contorno della figura disegnata al centro del suo petto. "Ovviamente dirti che non la penso così non sarebbe abbastanza, vero?" Chiese, scostando una ciocca particolarmente bionda, schiarita dal sole, dal viso. "Infatti..."
"Bene, allora devo farti capire quanto ti amo in un altro modo... Quale?" 
"Harry, tu non mi ami." 
"Oh, sì invece... Trovato!" Si alzò in piedi e mi prese le mani, poi mi tirò su con lui.
"Mi sono espressa male, so che mi ami, ma non capisco il perché. Sono un essere orribile, grasso e smorto... Lei è tutta carina, spumeggiante, disponibile, un fuoco d'artificio... Mi sento una noia totale. Grigia e brutta." Mi costrinse a guardare nella sua direzione. Nei suoi riccioli castani si riflettevano gli ultimi raggi del sole. "I know I've never loved the sound of your voice on tape, you never want to know how much you weight. You still have to squeeze into your jeans, but, you're perfect to me..."
"È così carino sentirti vicino a me..." Harry mi prese in braccio, stile sposa, e camminò nella sabbia verso la casetta bianca illuminata.
Continuai a fissare i suoi occhi concentrati sulla nostra destinazione, fino a quando fece scorrere la portafinestra e varcò la soglia.
Si avvicinò al letto, e mi posò sulle lenzuola fresche. Mi fece scivolare su di esse fino a farmi arrivare con la testa in mezzo ai cuscini. Si inginocchiò sul letto, e mentre portavo le mie mani vicino al petto, sciolse il fiocchetto lilla che chiudeva la camicia sul seno, scoprendo così le coppe violette di pizzo. Lasciò baci leggeri cominciando da sotto l'ombelico, tracciando una linea fino alle mie labbra, dividendo il corpo in due parti, attraversate entrambe da brividi leggeri.
Chiusi gli occhi, sospirando. Mi tenne i fianchi giù, contro il mio scatto. Continuò a coprire la mia pelle di baci, poi arrivò alle mie labbra. Aprii gli occhi, piantandoli nei suoi. Vidi che erano pieni di lacrime. Lo tirai a me, premendo il suo viso sulla pelle del petto. Lo tenni lì, mentre gli accarezzavo i ricci sulla nuca. "Cosa c'è amore?" Sussurrai nella stanza buia. Lo abbracciai, coccolandolo come se fosse un bimbo piccolo. Non riuscivo a capire, sapevo solo che aveva nascosto il pianto coprendomi di attenzioni. "Odio il fatto di sapere che tu non sia sicura del mio amore... E mi dispiace, perché non esiste un'altra ragazza che voglia, più di te. Ho girato tutto il mondo, e non ne ho trovata una che ti somigliasse anche lontanamente... Tu rimarrai sempre l'unica. E ti assicuro che nessuna mi avrà mai vicino come sono io a te, adesso. Mai."
Dopo quella spiegazione avevo sorriso e gli avevo detto che mi bastava che mi dimostrasse il suo amore.
Infilai le dita fra quei ricci spettinati, accarezzandoli e tenendo la sua testa attaccata al mio petto. Si sollevò leggermente e baciò la pelle appena sopra al seno, fra il braccio e la spalla. Poi continuò anche attraverso il collo, fino alle mie labbra.
Fu un bacio tenero, lungo, stupendo. Fra le altre cose, Harry aveva anche la capacità di baciare in un modo incredibilmente fantastico. Si rimise comodo sul cuscino, guardandomi fissa negli occhi. "Hai intenzione di lasciarmi qui mezza nuda, sopra al lenzuolo tutta notte?" 
"Non ti preoccupare. Ti fidi di me?" Che carino, Titanic. Solo che l'avevamo usata talmente tanto, quella frase, che ormai aveva perso il suo lato romantico. Detta da lui, ovviamente era diverso. Molto diverso...
Mi sfilò il pezzo di tessuto leggero attraverso spalle. Poi mi fece scivolare sotto al lenzuolo. Si stese di fianco a me, e io mi accoccolai con la testa sulla sua spalla. "Sei comoda adesso?" Mi chiese sorridendo. "Sì, adesso si. Sei particolarmente comodo stasera..." Emisi un risolino, abbracciandolo forte. "Sei morbida stasera... Potrei usarti come cuscino." Si sdraiò quasi completamente su di me, e mi tenne stretta. Ridevamo entrembi rotolandoci e aggrovigliandoci uno all'altra, ad un certo punto Harry tornò a piantare i suoi occhi verdi nei miei, tornando anche serio, e tenendo il peso sulle sue braccia, ai lati delle mie spalle. La catenina che gli avevo regalato pendeva fra di noi, e io la tirai leggermente verso di me per farlo avvicinare. Lo baciai, seguendo con la testa il suo movimento verso l'alto. Quella notte fu in assoluto la più bella di tutte, la più bella che riesca a ricordare.
 
Spazio autrice:
Sono sicura che mi stavate aspettando, è vero?
Innanzitutto, BUON INIZIO DELLA SCUOLA!
In secondo luogo, come avrete notato, ho cambiato il rating della fanfiction. 
Bene, vi lascio con Harry e un bacio.
Fede <3
 
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Capitolo 14
*** Litigio ***


"Hihihihihihi, amore..." Risi, mordendogli delicatamente la pelle del collo.

"Uff... Rebby, siamo in vacanza..." Sbuffò girandosi nell'ammasso di cuscini, lenzuola e chi più né aveva, più né metteva. Lo bloccai, sedendomi a cavalcioni sulla sua pancia, con le ginocchia puntate ai lati del suo corpo.

"Harry, guarda!" Gli presi il viso fra le mani, e lo costrinsi a guardare il mare, attraverso la porta a vetri. Laggiù, il sole sorgeva, vicino a dove era tramontato. Il cielo era bellissimo, variava di diverse tonalità di rosa, arancio e azzurro. Il bellissimo ragazzo riccio, sdraiato nel letto dove avevo dormito, mi guardava assonnato

"E tu mi hai svegliato per farmi vedere l'alba? Che ore sono?". Mi lasciai cadere al suo fianco, e lui mi tenne vicina al suo corpo col braccio.

"Veramente sono le 5.15... Se vuoi tiro le tende e ti dico perché ti ho svegliato...". Strisciai fuori dal letto, con addosso la canotta bianca e le culotte blu. Tirai le tende verso il muro, poi mi buttai di nuovo fra le braccia del mio fidanzato. "Voglio rifarlo..." Mi abbracciò. "Da' ad un uomo la possibilità di riprendersi...".
"Ti prego..." Sentivo i granelli di sabbia volati attraverso la finestra, durante là notte, sotto al mio corpo.

"Dopo..." Che cattiva che ero, pretendere qualcosa da Harry, dopo averlo svegliato alle cinque del mattino. E ci eravamo addormentati a mezzanotte, più o meno.

"Sai che mi piace vederti dormire? Posso fare di te quello che voglio..." Sorrisi maliziosa

"Tipo?" Mi chiese, con gli occhi chiusi. Sembrava di parlare con una persona che dormiva. Mi abbassai a premere le labbra sulle sue, senza che lui opponesse resistenza.

"Tipo questo.". Tornai a sedermi di fianco a lui. "Oh, beh, se è solo questo tipo di roba, che mi fai, posso stare tranquillo."

"Perché, cosa potrei farti, senza che tu ti svegli?"

"È vero anche questo... Vabbè, dai, vieni qui.".

Mi abbracciò, e cominciò a disegnare dei piccoli cerchi sulla mia pelle della spalla, con l'indice. Sorrise, col viso sprofondato nel cuscino. "Mi manca lo svegliarmi con te, in tour...".

Il vento del mattino soleggiato entrava dalla porta, alzando le leggerissime tende trasparenti. Le lenzuola tiepide, dal calore del mio corpo, e quello adagiato al mio fianco, sfioravano appena la pelle asciutta. Occhi, bocca, capelli. Tutto così lontano. Tutto così reale. Il suo tocco. Continuo, opprimente, così penetrante. Così lacerante. Così profondamente sconvolgente. Il respiro leggero, ma ansante, ripetuto. Irregolare. Il buio. Il buio accecante, più della luce. Luminoso. Un buio che offuscava i pensieri confusi, veloci e ordinati del dormiveglia.

Eravamo abbracciati da un tempo infinitamente lungo, e piacevole. Ero nel posto più sicuro del mondo intero. Nessuna camera blindata, nessuna macchina armata, mi rendeva più forte, delle sue braccia.

"Parliamo, Harry?" Mi sistemai ancora meglio, ancora più adattata al suo corpo, in bilico sul fianco destro. Rimasi aderente ai suoi angoli e ai suoi spigoli, senza occuparmi della posizione che ne risultava. Mi importava solo stare il più vicino possibile ad Harry. Mi stampò un bacio sul collo.

"Di che cosa?" Chiusi gli occhi, pensando ad un possibile argomento.

"Mah... Tu di che cosa vorresti parlare?" Sentivo sulla spalla il suo respiro calmo, come il rumore delle onde che si abbattevano sulla spiaggia adiacente alla camera da letto.

"Raccontami qualcosa. Ecco, raccontami il nostro futuro...". Sorrisi

"Il nostro futuro?" Mi appoggiò la sua mano destra sulla pancia, facendola scivolare il una stretta dolcissima.

"Bene, che cosa vuoi sapere del nostro futuro?" Chiesi, sfiorando appena la sua mano, che intanto si era fermata sul mio fianco sinistro.

"Ogni singolo dettaglio... Racconta!" Mi lasciò un bacio trascinato in un morso leggero, sulle labbra.

"Dunque. Vivremo nella nostra villa, in campagna, e avremo due gatti... Poi ogni giorno andremo a fare lunghe passeggiate, fino al laghetto." Pensai che era uno dei pochi luoghi a me cari, dove avevo passato molta della mia infanzia. Ed era totalmente incontaminato. Lì, sembrava che il tempo di fosse fermato. Solo in quella piccola radura. In riva a quel laghetto. Intorno a quel tavolo. E in quel preciso istante, a migliaia e migliaia di chilometri da quel posto, capii. Era l'unico posto dove volevo stare con Harry. Ce lo avrei portato. Come sott'acqua. Volevo condividere con lui tutti i posti a me preziosi. Lui aveva avuto tutta me stessa, e io avevo avuto lui.

"Mmmmm... Vai avanti." Sentii il suo tono di voce. Era interessato, cominciava ad immedesimarsi.

"Avremo due bambini. Un bimbo e una bimba. Il bimbo avrà i capelli ricci, e biondi, e gli occhi castani, mentre la bimba avrà i capelli lisci, castani, e gli occhi verdi." Chiusi gli occhi, cercando di materializzare le due immagini nella mente.

"Come si chiameranno?" Schiacciai la schiena contro al suo petto, mentre il sole, ormai alto nel cielo, cominciava a scaldare l'ambiente, che di lì a poco, avrebbe cominciato ad essere raffreddato dal condizionatore.

"Mmmm... Lei si chiamerà Anna Sofia Penelope... Mentre lui si chiamerà Matteo Liam Edward." Mi girai, per vedere la sua espressione corrucciata, trasformarsi in un sorriso.

"Non posso proprio scamparla..." Risi insieme a lui, abbracciandolo forte

"No, direi proprio di no...". Affondai il viso nell'incavo fra il collo e la spalla, sfregandolo contro la sua calda pelle asciutta. Scivolai sotto di lui, che mi lasciò un ultimo, piccolo bacio sul collo.

"Dai, vado a preparare il caffè... Prendi la roba da mettere negli zaini."

Mi sistemai il pizzo in fondo alla canottiera di cotone, mentre scendevo dal letto. Mi accovacciai di fronte al grande armadio bianco, e tirai il cassetto. Cominciai a tirare fuori tutto l'occorrente per quella giornata stupenda. Saremmo stati in barca, sulla barriera corallina. Mentre piegavo gli hot pants di jeans a vita alta, appoggiai la pila di vestiti presi dal mio cassetto, nella valigia. Quella notte, l'avremmo passata altrove, probabilmente dalle parti di Adelaide.

La mia valigia era pronta, fuori dalla porta della camera da letto. Harry entrò con un bicchiere di caffè sceckerato. Lo fissai sorpresa

"Beh, hai imparato anche a fare il caffè col ghiaccio? Bravo Styles." Mi alzai, e presi dalla sua mano il contenitore di vetro trasparente.

"Grazie..."

"Vuoi aiutarmi a fare la tua valigia?"

"D'accordo." Appoggiai il bicchiere mezzo vuoto sul comodino. Appena tirai la zip della parte superiore della sua valigia, sgusciarono fuori un paio di scarpe bianche. Un paio di Converse. Le presi in mano, fissandole, mentre sentivo una lacrima scivolare sulla guancia, fino all'angolo della mia bocca, curvato in un sorriso nostalgico.

Abbassò gli occhi verso le scarpe. E sorrise, facendomi scivolare in grembo a lui, con le gambe incrociate.

"E piangi per così poco, piccola?"

"Mi manca quel ragazzo di diciassettenne anni, che cantava su una spiaggia..." Appoggiai la testa alla sua spalla.

"Ma lo sono ancora..." Fissai i suoi occhi verdi, e capii che semplicemente era cresciuto con me. Se io ero migliorata, nel frattempo, lui era solo maturato. Ma rimaneva l'idiota dei video diary.

***

Le valige erano in mano al ragazzo biondo, alto, muscoloso e abbronzato, e fottutamente australiano, che ci avrebbe portato sulla barriera corallina. Scoprii che ci avremmo messo più o meno due giorni di navigazione, per arrivare sulla barriera corallina. A Sidney. Quindi niente Adelaide. Ma almeno Sidney... Meglio.

Lo yatch bianco perfetto che Harry aveva prenotato era davanti a me, nell'acqua cristallina. Si vedeva il fondo, pur essendo lontano dai miei piedi. Gli occhiali scuri nascondevano le iridi verdi di Harry, impedendomi di ammirarle, e di scrutare l'animo del mio fidanzato.

Ero stesa sul telo a prendere il sole, sulla barca, con solo l'oceano davanti a me. Harry si sedette di fianco a me, sul ponte. Sentii le sue labbra piene premere sul mio collo, poi schiudersi per sussurrare

"Voglio farti stare tranquilla. Non sai quanto ci tengo che questa vacanza di calmi, con tutto lo stress che ha adesso il mio presidente del consiglio italiano..." Sorrisi, percependo la presa in giro nella sua voce roca.

"Bene, ha ragione Styles, deve stare attento alla mia irascibilità. Io sono il presidente, e comando io..." Mi inginocchiai di fronte al ragazzo riccio, spingendo le sue spalle all'indietro, per farlo sdraiare.

"Allora mi dia un ordine, presidente..." Mi spostai a sedere a cavalcioni sul suo bacino, e a quella posizione lui scattò a sedere.

"Beh... Mmm... Non mi viene in mente niente, adesso, da farti fare..." Mi appoggiò le mani sulla parte bassa della schiena

"Mmm, io un'idea ce l'avrei." Emisi un suono interrogativo, sorridendo.

"Anche a me è venuta in mente una cosa." Mi sentivo giovane, confronto a lui, nonostante tutto il tempo passato insieme, soprattutto quando mi chiamava 'piccola'. Ero in sua balìa, anche se cercava in tutti i modi di farmi prevalere, e io me ne accorgevo. Non sarei mai più riuscita ad andare avanti senza di lui. E non sarei più stata forte, senza di lui.

"Ok, dimmi" mi incoraggiò

"Voglio un bacio. Però un bacio bello, speciale. Ecco, proprio per ricordarmi di questo momento sul mare." Sorrise, scoprendo le fossette e togliendosi gli occhiali da sole.

Mi aiutò ad alzarmi, chiudendomi gli occhi. Mi guidò in avanti, e non riuscii a capire cosa stesse facendo, fino a quando non mi fece salire in piedi sulla prima sbarra di metallo del parapetto, e mi fece allargare le braccia sulle sue. Aprii gli occhi, trovandomi il mare davanti a me, e il vento in faccia. Volavo, volavo fra le braccia di Harry.

"Ti fidi di me?". In quel momento capii la fissazione di Harry con Titanic, e stetti al suo gioco

"Mi fido di te".

Abbassò le nostre braccia sulla mia pancia, e, seguendo la scena del film, che ricordavo, fissa nella mente, girai la testa verso la sua, che nel frattempo si era spostata sulla mia spalla nuda.
Le nostre bocche si incontrarono, in un bacio semplicemente indimenticabile. Appoggiai le dita sulla sua nuca, stringendo i ricci morbidi fra esse. Gemette, assumendo un'espressione contrariata, e nonostante sapessi che il contatto con i suoi capelli fosse l'unica cosa che riusciva a calmarlo sul serio, riportai la mano alla sua, rimasta ferma sul mio stomaco, che intanto faceva le capriole.

**************************************************************************

"Non puoi farmi scegliere, se il lavoro o tu. Non puoi. Sai che ti amo, ma amo anche il mio lavoro, e ho appena cominciato."

"Beh, ma io non ti sto chiedendo di smettere di lavorare, solo di stare più attenta, e stare meno là. Passa del tempo con me."

"Harry, io adoro stare con te, ma devi capire che il presidente del consiglio ha delle priorità, e quelle vanno rispettate. E tu, che sei sempre in tour? Cosa dovrei dire io?"

Ed era stato allora che mi aveva murata contro la parete, e aveva ringhiato che lui amava il suo lavoro quasi quanto me, e che amava le sue fans più di qualsiasi altra cosa o persona al mondo

Gli occhi verdi di Harry erano fermi nei miei

"T-ti prego, m-mi fai male..." I polsi erano fermi, inchiodati contro la parete, a causa delle sue dita, premute nella mia pelle.

"L-lasciami. P-per favore." Cominciavo ad avere paura. Paura di colui che avrebbe dovuto proteggermi.

***

Il fresco vento serale mi asciugava le lacrime, e le disperdeva in un cielo così blu che feriva gli occhi. Guardai verso l'orizzonte, dove ormai anche le ultime sfumature viola stavano scomparendo, poi sopra di me, nel nero pece della notte invernale. Provai a sbattere le palpebre per non continuare a piangere. I piccoli singhiozzi sembravano seguire il ritmo delle onde che sbattevano contro lo yatch che avanzava nell'acqua salata.

"Rebby..." I suoi occhi spalancati nei miei.

"Mi dispiace..." La paura che ne traspariva

"Scusa. Perdonami." Mi girai di colpo, terrorizzata. Vedevo il dolore di Harry.

"Non ti avvicinare." Mi spostai verso il parapetto. Crollò, a gambe incrociate, alla mia altezza, sul ponte.

"Cosa posso fare?" Mi strinsi ancora di più nelle ginocchia, come un animale in gabbia.

"Non voglio che tu abbia paura di me."

"Come posso non averne? Lasciami stare." Mi sì avvicinò, mentre cedevo piano piano a lui. Aprì le gambe, facendomi sistemare fra esse. Mi abbracciò da dietro, mentre, rigida fra le sue braccia, soffocavo ancora qualche singhiozzo residuo.

"Parlami. Ti prego, parlami." Sussurrai. Odiavo averlo vicino e non sentire la sua voce che scorreva nell'aria intorno a noi. Aveva la testa appoggiata alla mia schiena, e toccavo il suo respiro passante attraverso il cotone della maglia a righe.

"L'unica cosa che può farmi calmare, in questo momento, è sapere che non farai mai più quello che hai fatto. Non mi interessa il perché di quella tua azione..." Scelsi 'quella' proprio per convincere lui, ma soprattutto me stessa, che non apparteneva a lui, e che non si sarebbe più ripetuto un simile episodio. Cominciai a rilassarmi sotto al suo tocco incessante. Mi abbandonai completamente al suo corpo forte.

"Ti amo." La sua frase mi tolse il fiato. Con la sua voce, il significato più profondo del termine, riemerse come per magia.

La paura devastante di alcuni minuti prima era quasi del tutto defluita dal mio corpo, così come il senso di colpa nei suoi occhi verdi. Stavamo a guardare le stelle, avvolti uno nell'altro. Appoggiai la testa sulla spalla di Harry subito dopo aver baciato le sue labbra piene. Non credevo ancora a quello che aveva fatto.

"Scusa... Non so che cosa mi sia preso." Lo zittii, lasciando il mio indice sulla sua bocca.

"Non parliamone più, ok?"

L'immagine della sua rabbia era ferma nella mia mente, nonostante il suo abbraccio protettivo. Dopo aver chiarito con Harry la questione del lavoro, eravamo andati nella camera matrimoniale, e mi ero sdraiata sulle coperte, infreddolita dal vento che la notte portava con sé.

"Lo so che è ingiusto, ma mi dà fastidio l'idea di doverti condividere per forza con altri milioni di ragazze..." Chiusi gli occhi, aspettando una risposta che non mi sarebbe arrivata mai.

"Ti basta il mio amore?" Mi girai di scatto.

"È l'unica cosa di cui abbia bisogno..."

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Capitolo 15
*** Incubi ***


"No. Non ci credo. Come si permettono? Come osano?"

Mi alzai in piedi, gridando, mentre Matteo rideva della mia sclerata. Francesco invece scancherava col mio tavolo luminoso, che faceva vedere le statistiche della legge delle quote rosa. Subito a fianco, la foto del boss mafioso, autore dell'attentato del quale ero rimasta vittima. Ridussi i miei grandi occhi castani a due fessure. Non ci credevo. Era stato lui ad ordinare di uccidermi. Ma che cosa voleva da me? Pft, gentaglia...

Mi sistemai la giacca grigia, mentre sullo schermo appariva di nuovo, lampeggiando, la relazione del ministro degli esteri.

"Ma è impossibile che si sia impallato così! Non conta più niente, non fa più il conteggio che dovrebbe! Oh, meno male che sei un perito informatico eh..." Presi in giro Francesco, molto tesa, e preoccupata. Fissavo il vetro, che faceva lampeggiare una finestra con la relazione.

"Devo leggerla cavolo! Muovetevi, fate qualcosa! Come posso lavorare senza il tavolo!?" Esclamai, con Matteo che cercava di trovare una soluzione alternativa, e Francesco che lavorava ancora sul mio tavolo.

"Niente, adesso va." Sorrise soddisfatto il ragazzo al mio fianco.

"Bene. No! Non voglio sapere cos'avesse. Non mi interessa. Adesso posso lavorare?" Lo interruppi, sbrigativa.

"Sì, fai pure. Noi ce ne andiamo, se hai bisogno, sai dove trovarci..."

Mentre leggevo la relazione, cominciò a lampeggiare la finestra delle videochiamate. E il viso di Harry comparve sullo schermo quando, sorridendo, cliccai 'accettare'.

"Ciao amore. Ti disturbo?" Spostai la sua finestra nell'angolo in alto a sinistra del vetro, e continuai a leggere

"Stavo leggendo una relazione sul problema dell'integrazione. Conta che siamo nel 2029, e c'è ancora. Sono al-li-bi-ta". Sillabai, facendolo ridere

"Di che cosa avevi bisogno, Harry?" Lui abbassò lo sguardo

"Sei carina quando ti concentri, mi piace vederti lavorare. Posso assistere da Londra alla tua lettura di questa relazione?"

"Sei a Londra? E perché?" Arrossì

"Abbiamo cominciato a fare l'album nuovo... Allora posso?".

"Ma io faccio schifo quando mi arrabbio. Mi verranno le rughe sulla fronte... So che con te dopo mi sconcentro, perché mi perdo a guardarti. Quindi cerca di osservarmi lavorare mentre io ne sono inconsapevole..." Feci per chiudere, ma vidi la delusione nei suoi occhi verdi

"Ah, allora ciao, non volevo darti fastidio..."

"No, fermo. Rimani. Ma scusa un secondo, se sei adesso a Londra, dove cavolo vai a dormire?" Sorrise. Dio Santo, quel sorriso. Morivo tutte le volte.

"Torno a casa. Perché?"

"No, bello, tu parti alla mattina e vai a Londra, da Verona, poi torni indietro alla sera... Va bene, allora resta qui con me." Gli brillarono le pupille, soddisfatto.

*circa 2 ore dopo*

"Anche Liam ha finito di registrare. Tocca a me, amore. Ci vediamo questa sera... Ciao." Lo salutai con la mano, e gli mandai un bacio. Tornai al trattato che avrei dovuto firmare di lì a poco. Quante complicazioni... Le campane di San Pietro suonarono mezzogiorno. Ridussi a icona, poi infilai il cappotto e uscii nel vento di fine gennaio.

Col velo nero, entrai nella Cappella Sistina, a pregare. Ero nel bel mezzo di un'animata conversazione spirituale con Nostro Signore, quando una mano si appoggiò sulla mia spalla, e una voce con un familiare accento argentino mi parlò "Figliola, prega molto intensamente..." Mi girai, per baciare l'anello a Papa Francesco. Mi piaceva quel Papa, ormai aveva 92 anni, ma sprizzava energia e bontà da tutti i pori. "Sua Santità... Io parlo con Nostro Signore. Faccio lunghi monologhi e so che mi ascolta." Abbassai lo sguardo, non sapendo bene cosa dire al Papa. "Fa bene. Allora, come mai è venuta qui?" Non sapevo bene cosa dire, così semplicemente espressi la verità "Ha qualcosa di speciale, che non ha nessun altro posto al mondo. Mi piace venire qui." Dalla posizione in ginocchio nella quale mi trovavo all'inizio, mi ero spostata a sedere di fianco al vecchietto vestito di bianco, con la faccia simpatica, di chi ha visto molto del mondo, e sa che ha comunque visto poco.

Passai tutta la mia pausa a chiacchierare col Papa. Quando mi accorsi dell'ora che si era fatta, mi congedai molto rapidamente, tra le risate del Pontefice. Corsi fino al mio ufficio, dove si stava scatenando l'inferno.

"Cos'è successo?" Spalancai gli occhi, non preparata a quello che stavo per vedere. Il boss mafioso in persona, nel mio ufficio. Credo che mi si fosse fermato il cuore. Avrò perso almeno dieci anni di vita. Il forte accento meridionale mi gelò il sangue nelle vene, quando mi parlò, dopo che altri due uomini imponenti ebbero chiuso a chiave la porta, dentro eravamo solo noi quattro. Una donna, e tre uomini. Erano sicuramente in vantaggio fisico, ma fino a quando fossi rimasta nell'edificio controllato. Decisi di prendere la strada diplomatica "Mi dica, non l'aspettavo. Mi sarei preparata al meglio." Ero fredda. Ero così fredda che non si sentiva la differenza tra l'interno e l'esterno. "Non vi preoccupate, signor presidente. Siete impeccabile come sempre..." Cosa cavolo voleva da me? Avevo bisogno di andare via di lì. Non ero tranquilla, da sola. "La ringrazio molto, allora, se non le dispiace, gradirei essere a conoscenza delle motivazioni di questo colloquio privato, o quasi..." Dissi, alludendo chiaramente ai due buttafuori che stavano davanti alla porta del mio ufficio. "Oh, Pasquale e Carmine sono amici di famiglia, sono compari miei." Annuii, cercando di mantenere la calma, davanti a quell'accento marcato. "Bene, sono venuto fin qui per avvertirvi, che le cose non cambieranno. Perché la piazza è stata solo un esempio, ma diventerà più mirato, la prossima volta." Quello che doveva essere Pasquale mi si avvicinò pericolosamente. A quella distanza da me, c'era stato solo Harry. "Avete compreso?" Cos'era? Una minaccia? Non cedevo a quegli inutili ricatti. Girai veloce il viso nella direzione del boss, con un'espressione dura impressa nei lineamenti. "Mi dispiace, ma devo contraddirla. Qui le cose cambieranno, e molto. Se a lei non sta bene, può chiudersi nella sua villa, o andare dove meglio crede. Non nel paese che guiderò per i prossimi quattro anni." Era stato abbastanza rischioso, quell'affronto. Ad un boss. Con due 'compari', di cui uno a cinque centimetri dal mio viso.

***

"Cosa? Cosa?" Lunghe ciocche bionde ricadevano sul mio viso, scomposte. Il respiro affannoso e il petto che andava su e giù velocemente, molto velocemente, troppo velocemente, ma almeno ero viva. Un piccolo livido, sulla spalla che si era scontrata col muro freddo. Sola, finalmente.

"Matteo, Matteo..." Chiamai, con un filo di voce.

"Matteo!" Riuscii ad alzare il tono.

Entrò, e mi vide a sedere per terra, con una spalla contro al muro, e una faccia sconvolta.

"Cosa..?" Mi aiutò a rialzarmi, sorreggendo quasi tutto il mio peso.

"Chiamo l'ambulanza?" Più che una domanda era un consiglio, ma scossi la testa.

"No, no, sto bene. Ho solo bisogno di riposare... Oggi torno a casa mia..." Mi mise le mani sui fianchi, e mi guardò negli occhi.

"Sicura eh?".

"SORPRESA!!!" Harry entrò con una rosa in mano, e la visione non ebbe un buon effetto su di lui, dopotutto, stavo abbracciando un ragazzo che non era lui.

"Harry non..." Mossi un passo, ma crollai a terra, scossa da brividi violenti.

Si abbassò di scatto, e mi prese in braccio, chiamando a gran voce aiuto. Neanche fossimo nel deserto, a Palazzo Madama. La segretaria chiamò il paramedico, che era arrivato da poco dal Parlamento. Mi visitò, nonostante assicurassi loro di star bene. Harry sorvegliava la situazione con sguardo vigile, mentre Matteo stava di fianco a lui.

"Fede, ma tu alla fine le prendi sempre eh?" Scherzò quest'ultimo, cercando di alleggerire la situazione.

"A quanto pare..." Sorrisi, guardando Harry negli occhi.

"Tu aumenti la scorta. Non è un consiglio, è un ordine." Il riccio, serissimo, parlava rigido, pronunciando le parole piano, scandendole bene.

"Sì, Haz, va bene." Abbassai lo sguardo.

"Beh, direi che è tutto a posto, una lieve contusione. Consiglio di riposare qualche giorno, poi andrà bene. Lo sbandamento è stato causato da un trauma alla colonna vertebrale precedente, leggermente aggravato dall'impatto. Massaggi e riposo, ma soprattutto stare al caldo." Il paramedico se ne andò, insieme a Matteo, lasciandomi sola con Harry.

"Senti Haz, io... Lui... Ceh, mi stava aiutando ad alzarmi..." Balbettai.

"Sì, ho notato. Su, vieni a casa." Mi prese per mano, e mi portò in macchina, poi alla stazione, e in meno di due ore, eravamo a casa.

***

"Sei arrabbiato?"

Tenevo il ghiaccio sulla spalla, seduta a gambe incrociate sul puff del salotto.

"Non dovrei?" Non mi guardò nemmeno, mentre cambiava canale, sprofondato nella sua poltrona.

"Harry, smettila. Sei geloso? Cazzo, guardami negli occhi mentre mi parli!" Mi girai verso di lui, ma, imbronciato com'era, non mi degnò di uno sguardo.

"L'hai detto tu stessa di essere mia... E sai che mi dà fastidio quando stai con lui..." Mi dava fastidio parlare in quel modo, così mi alzai, mi avvicinai alla poltrona, e mi sedetti sulle sue ginocchia, voltando con le mani il suo viso nella mia direzione.

"Sai bene che amo solo te, che ci sei sempre stato solo tu, e ci sarai sempre solo tu. Perché mai dovresti essere geloso? Harry, sono stata minacciata da un mafioso solo poche ore fa, e tu, t-tu..." Iniziai a singhiozzare, insolito per me, ma ero davvero stanca di quel comportamento.

Mi alzai, ripresi il ghiaccio che avevo lasciato sul tappeto e uscii infilando la giacca. In tre metri ero davanti a casa dei miei, che erano a passare l'inverno in un "posto caldo". 

Aprii la porta con nervosismo, e mi fiondai dentro. Inciampai sulle scale, ma arrivai al mio letto, di quando ero una ragazzina. Levata la giacca, mi fiondai sotto alle coperte, che la nonna aveva accuratamente riordinato come sempre. Lì mi sfogai, piansi fino a stare male, fino ad avere male alla testa, fino a crollare esausta nel sonno.

"Shhhhhh.... Stai tranquilla, amore, ci sono qui io."

Mi ero svegliata di soprassalto, balzando a sedere sul letto. Harry era al mio fianco, sveglio da chissà quanto tempo.

HARRY'S POV

La guardavo dormire. Come mi piaceva... Ero steso vicino a lei, e non erano tante le occasioni per poterla ammirare dormiente. Non aveva un aspetto tranquillo, mi faceva sentire in colpa. Ero così stupido, così fottutamente idiota a pensare che lei facesse il doppio gioco. Ma amare qualcuno così tanto, e pensare a quanto sia perfetto, fa diventare gelosi della perfezione. Mi sentivo una vera merda, ad essermi comportato in quel modo, dopo la violenza che aveva subito, così avevo aspettato circa un quarto d'ora, poi l'avevo raggiunta, sapendo bene dove fosse. Ero rimasto a guardarla fino a quando aveva iniziato ad agitarsi, e si era svegliata.

REBBY'S POV

"Cosa vuole? Mi lasci!" Gridai al compare del boss mafioso.

Uno mi teneva stretta, e l'altro cercava di toccarmi, mentre il loro capo rideva. Era una risata cattiva. Dal mio ufficio, mi ritrovai in un vicolo, sola con loro. Ero paralizzata dalla paura.

"Oh, adesso non fate più tanto la fredda e distaccata?" Rise il boss. I miei vestiti si strappavano, si laceravano, e cadevano a terra ridotti in stracci.

Urlavo.

Un vortice mi rimbombava nel cervello.

Solo una parola, un nome:

"Harry!"

"Rebby, è stato solo un sogno, un brutto sogno."

Mi girai di scatto verso la figura che occupava lo spazio di fianco a me.

"Vieni qui." Mi tirò verso di lui, sdraiata. Cominciò una serie di respiri calmi e rassicuranti. Iniziai a tranquillizzare il battito del mio cuore, troppo veloce, e questo solo grazie alle parole di Harry.

"Scusa scusa scusa scusa scusa... Sono uno stupido idiota stronzo. Un'egoista geloso." Disse accarezzando il mio profilo.

"Ti prego, perdonami..." Assentii con un cenno del capo, e lui si tolse i vestiti, le scarpe, e, rimasto in boxer, si infilò sotto alle coperte.

"Io ti amo Haz, ti amo da morire." Sussurrai con ancora le lacrime agli occhi. Per tutta risposta, mi baciò dolcemente sulle labbra, sul collo, infine mi attirò al suo corpo caldo e sicuro.

Spazio autrice
Ciao a tutte/i (anche se non penso di avere molti lettori maschi, ma okkkkkkkkay)!
First (lemmi teic a selfi... No, va bene, sono decisamente impazzita), volevo chiedervi se per voi andrebbe bene l'uscita di un capitolo a scadenza quindicinale. Fatemelo sapere con un commentino qui o dove vi tira.
Then, vorrei ringraziarvi per le visualizzazioni che stanno aumentando davvero velocemente, vi aaadooooro.
Finally, vorrei augurarvi un felice giorno di vacanza, e, se non riuscirò (il maledetto latino) a farveli prima, gli auguri di Buon Natale.
Un bacio, Fede <3

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Capitolo 16
*** Avviso Raccolta ***


Ciao a tutte/i, sono qui un po' prima del solito, per informarvi della nuova raccolta shot su questa fanfiction, (One Direction, 'Come abbiamo fatto?' di Federica20000824 su EFP Fanfiction) è una cosa strana, per me, ma mi sono affezionata a questa fanfiction, essendo la mia prima, e non volevo finirla troppo in fretta. Vi consiglio di leggere anche la raccolta, che spiegherà molto meglio i singoli personaggi, e anche le situazioni, con un riguardo particolare al lasso di tempo che non avevo trattato 2023-2028. Infatti succedono molte cose curiose. Salteremo di nuovo nel passato, con nuovi amici, le famiglie, e gli inizi dell'amore fra Rebby ed Harry.
Un bacio,
Fede

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Capitolo 17
*** Aprile ***


Aprile, 2029

“E mi sono innamorato di lei, nell’esatto istante in cui l’ho vista in quel vestito.” Sorrise, mettendomi una mano sul ginocchio. Mi sistemai sulla poltroncina dello studio televisivo, davanti alle duecento persone presenti. La presentatrice, Elle, sorrise, e un coro di ‘Awwww’ riempì la sala.

“E immagino che i nostri spettatori vorranno sapere che vestito fosse …” Disse Elle, riferendosi chiaramente a me. Accavallai le gambe, tranquillamente.

“Se devo dire la verità, era un vestito molto normale, ma me l’aveva disegnato la mia migliore amica Eleonora, e sia io che lei, abbiamo sempre avuto un discreto gusto. Ad essere sincera, più lei di me, ma d’altronde io sono il Presidente del Consiglio, non una stilista di fama mondiale come lei, quindi, diciamo che è più che giustificato, il tutto. A ventuno anni ero più carina in ogni caso, se non altro più giovane. E il vestito era color cobalto” mi alzai in piedi per indicare meglio il taglio dell’abito “Qui aveva la cintura alta, argentata, e lo scollo quadrato, con le maniche lunghe e arrivava sopra il ginocchio. Ma non scorderò mai quella sera. Ero tipo ‘Oddio, quello è davvero Harry Styles?’. Avevo chiesto a Electra di coprirmi, ma ormai era arrivato, con lo sguardo da ‘Hey, sono Harry dei One Direction e mi sento sexy’ …”

Scoppiarono tutti a ridere, compresa Elle, e Harry. Amavo quando rideva, il mio cuore si gonfiava, e mi sentivo scoppiare dalla gioia. Harry si appoggiò allo schienale, guardandomi attentamente. Elle, a quel punto, chiese:

“Harry, perché quello sguardo?” Mossi appena i capelli in boccoli morbidi, concentrandomi sulla risposta successiva.

“Non lo so, ma non ne avevamo mai parlato, della prima volta in cui ci siamo incontrati.” Era vero. Perché non l’avevamo mai fatto, prima di allora?

“Volevamo sapere di più per quanto riguarda il cibo, nel tuo passato.”  Me l’aspettavo, quella domanda, non sapevo perché, ma me l’aspettavo.

“Ho sempre avuto un rapporto piuttosto conflittuale, col cibo, da che ricordo. Pur amandolo, lo vedevo sempre come una cosa proibita, vietata. Da ragazzina, dopo un ciclo con una biologa nutrizionista, che mi faceva scrivere ogni cosa ingerissi in una tabella,non sono più riuscita a togliermelo dalla testa. Ancora adesso, mentre mangio, ho l’istinto di dire ‘Un momento, devo compilare il libretto … Ah, già,sono passati anni, Rebby, calma.’ Penso sia una cosa alquanto ansiolitica.” Le risposi sorridendo. A chi importasse della mia sfera privata, non lo sapevo.

“Rebecca, cosa facevi, prima di entrare in politica?” Mi chiese Elle, portando lo sguardo prima su di Harry, poi su di me, per poi tornare ad Harry.

“Ho studiato Medicina, poi mi sono specializzata in Ginecologia, e penso che sarà il mio lavoro, quando avrò finito con questa carriera.” Risposi tranquillamente alle domande che mi fece.

Harry sembrava assorto nei suoi pensieri, finché non misi una mano sulla sua. Allora alzò lo sguardo nei miei occhi, e sorrise sinceramente.

“E a proposito di bambini, cosa ci dite?” Il mio cuore perse un colpo, poi ricominciò a battere, accelerando vertiginosamente. Perché mi sono fatta trascinare in questa intervista? Ah, giusto, Harry da solo non sarebbe mai venuto, e ultimamente sta negando un po’ troppe interviste a un po’ troppa gente.

“Non lo possiamo sapere. Però stavamo prendendo in considerazione di adottare a distanza un bimbo in Namibia. Lo siamo già andati a trovare, si chiama …” Si interruppe di colpo, e mi sussurrò:

“Piccola, lo possiamo dire, vero?”Annuii.

“Samuel. Ha cinque anni.” Sorrise. Riuscii a reprimere il dolore che sentivo ogni volta che si parlava ‘a proposito di bambini’, e sorrisi anche io, pensando al mio bambino adottivo che giocava con la sua mamma vera.

“Penso che potremmo continuare a parlare della vostra love story, no?” Annuimmo entrambi, preparandoci alle domande successive.

“Primo bacio?” A quelle parole, si leva quasi un ululato, dal pubblico. Ridacchio in modo silenzioso, coprendomi la bocca con una mano.

“Parigi. Davanti al castello di Disneyland.” Harry mi guarda, poi lascia un bacio sulle nocche della mia mano.

“E com’è stato?” Elle mi guardò, sinceramente incuriosita dalla mia risposta.

“Beh, ho baciato il ragazzo del quale ero innamorata … Credo sia stato il momento che ho aspettato dalla prima volta in cui l’ho visto.” Dissi, arrossendo lievemente. Lisciai nervosamente la gonna anni ’50 che indossavo, poi strinsi la mano di Harry.

“Prima uscita?” Continuò lei imperterrita. Mi chiedevo quando avrebbe smesso.

“Non saprei …” Sussurrai, imbarazzata.

"Per primo appuntamento intendi anche un'uscita al bar, o appuntamento vero e proprio?" Chiese Harry, sporgendosi in avanti, verso Elle.

"Appuntamento vero e proprio, dopo il bacio."

Mi misi a pensare all'aeroporto, al ritorno a casa, e alla sera stessa, quando Harry era arrivato.

"Harry è venuto da me la sera dopo il matrimonio, a casa mia. Mi ha baciata, e mi ha chiesto di essere la sua ragazza, poi siamo andati in un locale. Solo due settimane dopo, fatto l'esame che dovevo dare, mi ha portata al mare. E lì abbiamo cenato sulla spiaggia al tramonto, molto carino, sì." Accarezzai con noncuranza la lieve traccia di barba che compariva sul suo viso.

"Possiamo chiedere cose più hot?" Ci guardammo un po' spaventati, prima di esclamare insieme:

"Dipende!" Elle rise della scena, poi ci rivolse un'occhiata maliziosa.

"Rebecca, chi è stata la tua prima volta? Ci sono arrivate voci che è stato Harry a toglierti la verginità." Tutto il pubblico sembrò fremere, sulle poltrone.

"Per fortuna posso avvalermi della facoltà di non rispondere." Sospirai sollevata.

"Harry, la tua volta migliore? E se Rebecca ha usato la sua facoltà di non rispondere, tu devi farlo per forza..." L'odio profondo sembrava attraversarmi il corpo in un fulmine. Che diritto avevano di sapere le cose più private che potessimo avere?

"Piccola, si mette male..." Mormorò Harry al mio orecchio.

"Non penso che sia il caso." Sentenziai.

Sapevo chi era stata, la volta migliore di Harry. Ma ancora non era morto, e nemmeno sposato, e per cui aveva tempo di cambiare idea.

Risi per sdrammatizzare, e, dopo aver recuperato il giusto grado di autocontrollo, mi rilassai di nuovo.

"Dunque, a parte questo, il matrimonio è fra poco più di un mese." Chiese conferma a Harry, emozionata quasi.

"Esatto." Affermò lui, tirandosi indietro i capelli.

"E il vestito? Ci saranno delle sorprese?" Cercò delle anteprime da parte mia, che non arrivarono, suo malgrado.

"Come siete curiosi! Non penso, ma in ogni caso la vostra lunga attesa sta per terminare, e potrete verificare prestissimo." Annunciai, sorridente.

"Aspettiamo trepidanti. Ed ecco a voi quelli che saranno presto i signori Styles!" Il pubblico applaudì, mentre salutavamo con le mani.

Harry appoggiò i polpastrelli delle dita alla mia schiena coperta dalla camicetta di seta.

"Ti amo. Sei stata bravissima." Mi baciò a lungo, dietro le quinte, tenendo le mani sui miei fianchi.

"Anche tu."

SPAZIO AUTRICE:

Buon primo anniversario, care lettrici e cari lettori. Ebbene sì, un anno fa esatto, la mia testolina iniziava ad elaborare questa fan fiction. Come ve la passate? Ieri notte è stata una remember-time-night, molto commovente, sì, mentre questo capitolo l’avevo in mente già da un po’. Mi raccomando, come sempre, fatemi sapere se vi piace, un bacio, Fede

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Capitolo 18
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Ciao! Molto probabilmente in settimana aggiornerò, il capitolo prima di quello finale. ora non so se dividerlo in due o farne uno più lungo, ad ogni modo questo è tutto.

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