What now?

di Steffa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Condanna ***
Capitolo 2: *** Libertà... ***
Capitolo 3: *** Insonnia ***
Capitolo 4: *** Caccia ***
Capitolo 5: *** Dead or alive? - Diviziaco ***
Capitolo 6: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Condanna ***


What now?


Condanna



Venne risvegliato dal tintinnare delle catene che portava ai polsi ed aprì poco per volta gli occhi per prendere contatto con la realtà, impresa che si rivelò più difficile del previsto, considerando il fatto che la vista era offuscata e la testa gli stava ronzando in una maniera alquanto fastidiosa.
Scrollò un poco il capo nel tentativo di sovrapporre le due facce della guardia che in realtà sarebbe dovuta essere una soltanto, nel frattempo l'uomo aveva terminato di liberarlo dalle catene che lo tenevano legato al muro freddo della cella, quindi lo afferrò sotto le ascelle per farlo alzare sulle gambe incerte che per il momento non sembrarono voler sostenere il suo peso.
Facendo un cenno al compagno, la guardia lo tenne in piedi, mentre l'altro gli legava nuovamente i polsi segnati profondamente per la lunga prigionia dietro la schiena con una striscia di cuio ben stretta, che risvegliò il dolore quasi assopito.
Mugugnò contrariato in risposta a tale stimolo, ma non disse nulla, mentre i due lo sospingevano all'esterno.
"E' giunto il tempo di liberarsi di te, stregone." gli disse uno di quelli, sottolineando l'appellativo con disprezzo.
Non rispose alla provocazione, non ne aveva né la forza fisica né quella morale, così se ne rimase in silenzio, chinando il capo sul proprio petto e lasciando che fossero le guardie a preoccuparsi del suo incedere barcollante.
- Merlin -
Una voce profonda e roca, ridondante dalle viscere della terra; stupido lucertolone, che cosa voleva ancora da lui?
Lo ignorò completamente e d'un tratto la luce del sole lo colpì in volto assieme ad un soffio di vento fresco, costringendolo a chiudere le palpebre e facendogli vedere in quel buio forzato una miriade di punti rossi e blu.
Poteva sentire il mormorio delle persone che si erano assiepate nella piazza del patibolo e quando riaprì gli occhi incontrò visi sconosciuti, espressioni spaurite, curiose, qualcuna rancorosa, chissà che cosa aveva fatto loro di male per meritarsi tale odio...
Che ironia in tutta quella situazione, era giunto a Camelot mescolandosi a quelle persone ed assistendo con loro all'esecuzione di un presunto stregone e di lì a poco, lo avrebbe seguito nella morte.
No, forse non c'era poi molto di cui ridere...
La folla si separò, lasciando un corridoio libero per il suo passaggio e di tanto in tanto poteva sentire qualche insulto raggiungerlo, mentre i più eseguivano il segno della croce, come se ciò li avrebbe protetti da chissà quale pericolo.
Quando fu il momento di salire quei pochi scalini del patibolo, inciampò sui suoi stessi piedi e sarebbe sicuramente caduto se il braccio forte del boia non lo avesse afferrato per la collottola della maglia.
Un'altra cosa buffa in quella giornata.
"Coraggio ragazzo."
Lo aveva incoraggiato, colui che gli avrebbe staccato il capo dal resto del corpo, nonchè sua naturale postazione, tentava di dargli la forza necessaria per affrontare quella sua ultima giornata.
Le labbra gli si piegarono leggermente in una specie di sorriso automatico mentre le guardie lo lasciavano alle attenzioni dell'omaccione con il volto coperto, che lo accompagnò accanto al ceppo, facendolo fermare ben ritto in piedi.
Il giovane mago vagò distrattamente con lo sguardo, quante persone ad assistere, quante guardie tutto intorno che non si distraevano nemmeno per un istante, pronte per qualsiasi evenienza.
Udì d'un tratto la forte voce del re sovrastare ogni borbottio, zittendoli all'istante.
"Questo ragazzo deve rispondere dell'accusa di praticare incantesimi e di essere uno stregone che ha tramato nell'ombra a discapito di Camelot e della famiglia reale."
Tramare nell'ombra, quello forse l'aveva fatto, ma per il cielo, quante volte aveva salvato quell'asino di Arthur?
Merlin alzò lo sguardo sul poggio dal quale s'ergeva Uther con la sua aria altera e superba, sentì un lieve sfarfallio nello stomaco quando vide al suo fianco il biondo principe, lo sguardo freddo e vuoto.
Evitò di incontrare quei suoi occhi celesti, non voleva leggervi il disprezzo ed il disguto per la sua natura, gli bastava il pensiero per sapere che non poteva provare che quello.
"E' stato sottoposto a regolare processo ed è stato giudicato colpevole in revisione dei fatti e dei testimoni che hanno assistito ai suoi atti di stregoneria."
Certo, regolare processo, ossia ore ed ore di accuse ininterrotte mentre lui non era riuscito ad aprire bocca per difendersi ed infine il giudizio inevitabile.
Ricordava come Morgana si fosse infervorata, schierandosi senza alcuna esitazione dalla sua parte, ma Uther non aveva sentito ragioni, come era facile prevedere.
Arthur se ne era rimasto in silenzio a sondarlo con lo sguardo, ad accusarlo senza parole, non tentato di difenderlo e l'aveva lasciato nelle mani di suo padre.
"La condanna per tali crimini è la morte. Per aver tradito Camelot e la corona, per essere uno stregone ed aver praticato incantesimi oscuri."
Per metà pura realtà, tutto il resto nient'altro che menzogne.
"Tu, stregone! Abbiamo riposto in te fiducia, sei divenuto valletto di mio figlio ed hai osato tradirci. In nome dei giorni in cui credevamo di avere in grembo un fedele alleato al posto d'una serpe, ti concedo le ultime parole, ma bada che siano parole di verità, sia chiaro. Delle tue menzogne ne abbiamo le orecchie piene."
Merlin sospirò pesantemente, che cosa avrebbe potuto dire, se ciò che usciva dalle sue labbra non era considerato altro che sudiciume.
Non aveva senso sprecare fiato, sapeva che chiedere di essere creduto innocente non sarebbe servito a nulla, quindi cosa avrebbe potuto dire?
- Merlin -
Ancora lui, si divertiva forse di tutta quella situazione?
Probabilmente sì, d'un tratto seppe che cosa avrebbe detto, si schiarì quindi la gola.
"Sire, qualche parola ci sarebbe, se permettete..."
Perchè utilizzasse ancora un fare così sottomesso a quell'uomo, proprio non lo sapeva, forse per la forza dell'abitudine.
Uther fece un cenno secco con il capo per farlo continuare, mentre Arthur non aveva ancora mosso un muscolo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per potergli leggere nella mente, sapere quanto realmente i suoi occhi fossero ciechi, quanto le sue orecchie fossero piene delle parole di suo padre.
Credeva realmente che tutto quel tempo passato al suo fianco non fosse altro che una messa in scena?
In fondo non doveva stupirsi del fatto che desse la priorità al suo stesso sangue, lui non era altro che un servo, per di più non era nemmeno in grado di starsene al proprio posto.
Chiuse per qualche istante le palpebre, lasciandosi sopraffarre dalle emozioni che premevano dal suo petto.
Paura, rassegnazione, consapevolezza, disdegno, tradimento, rabbia.
D'un tratto si sentì furioso per tutto quanto, per la freddezza di Arthur, la grandezza di Uther da quel suo poggio, le lacrime di Morgana che osservava nascosta da una finestra con Gwen che la imitava, la tristezza di Gaius che voleva sostenerlo con lo sguardo.
Tutto e niente, avrebbe soltanto voluto che la smettessero.
Fu proprio questo sentimento bruciante che lo fece parlare a gran voce, incurante delle possibili reazioni.
"Tu, drago! Dannata lucertola, questo è il mio destino? Guardala questa maledetta medaglia, spezzata! Niente, non è niente, tutto quello che ho fatto, le volte che gli ho salvato la vita, ecco a cosa hanno portato!"
Mentre parlava, spostava lo sguardo da una parte all'altra, senza soffermarsi a lungo in un punto preciso.
Dallo sconcerto che si era disegnato sul volto di Uther, allo stupore su quello di Gaius, Morgana che si copriva le labbra con una mano e Arthur, non riusciva a vedere se era mutato qualcosa d'altro in lui.
Puntò infine le iridi sul principe, corrugando la fronte e digrignando i denti, respirando pesantemente con le narici.
"Principe, se è questo che ti aiuterà ulteriormente a sedere sul trono, se è questo il mio destino, allora che voi siate quel dannato re che dovete essere, ma vedete di imparare a pararvi le spalle, non ci sarò più io a guidarvi. Asino come siete, finirete morto incornato da un cervo, risparmiando la fatica ai vostri nemici."
L'impassibilità di Arthur era oramai venuta meno, sostituita dalla bocca aperta come se volesse parlare, ma nessun suono ne fuoriuscì.
Merlin provava ancora troppi sentimenti per tacere, stava per morire, che altro avrebbe potuto fare?
Sentì gli occhi bruciargli, ma non avrebbe voluto piangere, non voleva mostrarsi debole, però con le mani legate dietro la schiena gli fu impossibile asciugarsi le ciglia ed impedire a quelle stille salate di scivolargli lungo le guace arrossate.
Alzò il viso verso il cielo limpido, qualche nuvola si profilava su un lontano orizzonte irraggiungibile.
E urlò ancora, Merlin, urlò verso quel cielo infinito.
"Drago! Dannazione, non ridi? Non hai più nulla di saggio da dire?"
- Merlin, hai finito con la tua recita? -
Certo, si divertiva a prenderlo in giro anche nella morte, doveva aspettarselo.
"Che tu sia maledetto." gli rispose a mezza voce.
Nel frattempo le persone, che non potevano udire la voce del drago, commentavano sconcertate l'insolenza ed il farneticare del giovane ragazzo accusato di stregoneria.
"Osservate le parole eretiche di chi ha ceduto al male ed al mondo oscuro della magia." li ammoniva allora Uther, tentando di mantenere la calma.
- Sciocco, giovane mago. Cosa stai facendo? -
Merlin quasi non credette d'aver udito veramente quelle parole e quando rispose, la voce si era di nuovo alzata e le persone più vicine lo osservavano spaventate mentre parlava apparentemente da solo, così come anche il boia non credeva a ciò che gli si presentava.
"Sto per morire, cosa pensi che stia facendo su un patibolo? Trovati un altro stupido mago che vorrà far rifiorire la magia a Camelot per liberarti."
E il drago rise, facendo vibrare quella risata nelle viscere del giovane.
- Chi ti ha sottratto i poteri, Merlin? Chi ti ha proibito di liberarti con poche parole e fuggire? Chi ti ha strappato la voglia di vivere? -
Il giovane mago sbarrò gli occhi incredulo, ponendosi le stesse domande, senza trovare alcuna risposta.
Poteva sentirla, la magia, ribollire nelle sue viscere, semplicemente non vi aveva fatto caso, possibile che fosse così facile scampare alla morte?
"Qual è il mio destino?" domandò, questa volta in un sussurro, chinando il capo sul petto.
- E' Camelot il tuo destino, è Arthur ed il suo trono. Merlin, che cos'è una striscia di cuoio attorno ai tuoi polsi in confronto alla tua magia? -
Ma come poteva essere ancora quello il suo futuro?
Se fosse fuggito, non avrebbe più potuto mettere piede in città, sarebbe divenuto un fuggiasco.
Eppure non volevo morire.
Nel frattempo, Arthur aveva posato lo sguardo sul padre.
"Con chi sta parlando, padre...?" domandò scosso.
Aveva udito ogni cosa, una voce profonda ridondargli nel corpo, la voce flebile di Merlin ed il suo mormorio, era paura quella che provava?
"Non preoccuparti, presto sarà finito." lo volle tranquillizzare il re ed alzò poi il tono. "Hai terminato di seminare i tuoi veleni tra il mio popolo, stregone. Le tue ultime menzogne non possono toccare noi, puri di cuore. E' ora che la condanna si esegui, è tempo di giustizia." fece per ultimo un gesto al boia, che annuì obbediente.
"Padre..." mormorò Arthur, sapendo bene che non sarebbe servito, come non era servito implorare clemenza per il suo servo, come non erano servite le preghiere e l'orgoglio dimenticato.
Merlin alzò allora lo sguardo su di loro, fissando le iriri in quelle di Arthur, un sorriso amaro che gli si disegnò sulle labbra.
Che cosa significava quell'espressione sul volto del principe?
Non seppe trovarvi un significato, l'unica cosa certa era che non voleva morire, al futuro ed al destino avrebbe pensato in seguito.
Non distolse lo sguardo dagli occhi celesti di Arthur nemmeno quando mormorò poche parole in una lingua quasi del tutto dimenticata.
Il principe vide le due pozze blu di Merlin colorarsi di un intenso dorato, mentre una fiammata scaturiva sulle sue mani, consumando velocemente la striscia di cuoio che le intrappolava, senza arrecare alcun danno alla carne ed alle sue vesti.
Dunque era quello il suo potere, una minima parte per lo meno.
Non riuscì a staccargli gli occhi di dosso nemmeno quando lo vide massaggiarsi i polsi sanguinanti per la lunga prigionia.
Da parte sua, il mago esultò interiormente, era stato realmente facile, non gli restava che fuggire.
Non prestò attenzione al boia, che dopo un momento di paura, si era riscosso afferrandolo poi per le spalle.
Bastò un semplice sguardo d'oro liquido ed una parola a fior di labbra per farlo accasciare a terra privo di sensi, seguito il tutto da scuse mormorate per il trattamento.
Era giunta l'ora dei saluti e l'euforia per la ritrovata libertà era troppa per il giovane.
Si voltò verso Gaius, sorridendogli dolcemente, mimando con le labbra una sola parola "perdonami".
Le iridi dorate volarono poi verso Morgana e Gwen, affacciate alla finestra, un semplice ammiccare come addio.
Per ultimi il re ed il principe.
Uther stava urlando alle guardie di intervenire mentre ribolliva di rabbia, Arthur era solamente stupito per ciò che stava facendo quel suo valletto idiota.
"Sire, principe. E' stato un onore servirvi. Temo di non poter restare oltre."
Un profondo inchino, lanciando una breve occhiata alle guardie che avevano iniziato a salire i gradini del patibolo.
Non aveva più tempo, un'ultima occhiata ad Arthur per dirgli addio, posò le palme a terra, mormorando qualche parola ed alzandole poi lentamente.
Con il suo movimento parve nascere un piccolo turbine che mano a mano diveniva più potente.
I cavalieri furono bloccati dal vento che li tenne lontani mentre cresceva d'intensità e quando il mago ritenne fosse abbastanza forte, saltò nel centro del turbine.
La polvere innalzata dal movimento violento accecò i presenti ed un lampo di luce baluginò per un momento, non appena si spense, il mago era scomparso ed il vento acquietato.
Ciò che rimase fu un silenzio innaturale e gli sguardi impauriti del popolo.




Angolino dell'autrice
Oh Kami-sama... °_°"
Un'altra fic, ne sto sfornando a bizzeffe e non riesco nemmeno a star dietro ai miei stessi pensieri, perchè continuano a venir fuori nuovi spunti... Help!! XD
Beh, questa posso dire di essermela proprio sognata questa notte e stamattina ne ho già scritto i primi tre capitoli, di getto, ovviamente durante le ore di scuola... u.u"
Che dire, a dire il vero è iniziata come one-shot, si sarebbe dovuta concludere con questo primo capitolo, poi però mi sarei insultata da sola, perchè non poteva finire così... (lo so, non dovrei discutere con me stessa... -.-)
Quindi si è trasformata, diventando una long...
Dunque, sinceramente, so già qual è il mio scopo finale, anche se non so se farla diventare una slash, certo ci sarà dello shonen tra Arthur e Merlin, ma vedrò più avanti come farla evolvere... ^^
So che Merlin sia potuto sembrare un poco OOC, ma ho riflettuto sulla sua posizione e sono giunta alla conclusione che trovandosi ad un passo dalla morte, chiunque potrebbe dare di matto, anche un tenero e timido maghetto, inoltre mi sono ispirata molto alla prima puntata del telefilm, dove si vede un Merlin che si può definire anche un po' sbruffone quando sfida Arthur al loro primo incontro, quindi secondo me è accettabile... -.-'
Voglio però rimettermi umilmente ai vostri giudizi, quindi ditemi che ne pensate! ^^
Non mi resta che augurarmi che possa piacervi e se lasciate un commentino, ne sarei felice!! *_*
Kiss

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Capitolo 2
*** Libertà... ***


What now?


Libertà...



Era trascorsa appena una settimana da quando aveva cominciato la sua vita da fuggitivo e ricercato, da uomo libero.
Non sapeva quanta strada avesse percorso e non aveva nemmeno mantenuto una direzione fissa, per lo meno tutte quelle sortite di caccia assieme ad Arthur in quel momento gli servivano a qualcosa, considerando il fatto che altro non era che una misera preda.
Mormorò un paio di parole per accendere il fuoco del bivacco che si era preparato per quella notte, mentre il sole spariva velocemente dietro le cime degli alberi di quel bosco sconosciuto.
La fiamma divampò con uno scoppiettare allegro, ridisegnando le ombre sul viso tirato e stanco del giovane Merlin.
Un paio di occhiaie si mostravano come una lieve ombra bluastra sotto ai suoi occhi, segno delle nottate insonni che aveva trascorso, più impegnato a celare la propria presenza ed a pensare ad eventi passati che a dormire.
Eppure in quegli occhi color del mare profondo era riconoscibile una qualche scintilla di vitalità, tutto a discapito dell'aspetto trasandato e lacero.
Era libero dal giogo della servitù, libero di vivere la propria vita senza dover far riferimento a nessuno e mai avrebbe potuto pensare di esserne in grado.
Mai si era ritenuto così forte da poter reagire in qualche modo a ciò che la vita gli presentava su un vassoio d'argento, non aveva mai messo in discussione niente della propria esistenza, forse era proprio quella sua remissione che lo stava uccidendo poco per volta.
Era libero di essere se stesso senza dover temere di essere decapitato ed a quella fine vi si era avvicinato pericolosamente.
Ripensando a quei momenti, ancora si stupiva della sua intraprendenza, di come fosse riuscito a reagire, ma più di tutto, lo stupiva più che altro la sua precedente arrendevolezza.
Non aveva nemmeno ritenuto di poter sottrarsi alla condanna, semplicemente avrebbe seguito gli ordini di un folle re, senza tener conto di se stesso.
Ma non avrebbe mai potuto rinnegare la magia, non poteva rinnegare se stesso, era fiero di ciò che era riuscito a fare.
Era cresciuto in un qualche senso, aveva sempre creduto di essere solamente un'ombra alle spalle di Arthur, credeva che il suo principe fosse la sua colonna portante.
Invece si era ritrovato ben ritto in piedi con le proprie forze, senza il sostegno di un principe, si sentiva sicuro delle proprie capacità.
Poter usare in quei giorni la magia a suo piacimento, senza il timore d'essere scoperto da qualcuno, lo faceva sentire in pace, sempre più libero.
Nonostante tutto ciò, era solo e la malinconia cominciava a pesare sulle sue spalle, forse non del tutto accettata, ma sempre presente.
Avrebbe voluto far visita a sua madre, ma temeva che Uther avesse già pensato ad una simile eventualità, indi per cui sarebbe stato troppo pericoloso.
Pregava ogni giorno che non le facessero del male con una qualche assurda accusa, pregava che lasciassero in pace la brava gente di un piccolo villaggio di campagna.
Eppure anche continuare a gironzolare per quei boschi non sarebbe stato sicuro per un tempo troppo prolungato; sarebbe dovuto svanire per qualche tempo, non far avere più alcuna traccia, nessuna notizia si di sé e quindi sarebbe dovuto andare lontano, molto lontano.
La sola idea gli provocava un'immensa tristezza, sentiva la mancanza di Gaius e Gwen, di Lady Morgana, della sua vecchia vita "tranquilla" e... Sì, anche di Arthur, anche se gli costava ammetterlo.
Si erano traditi a vicenda, si erano guardati negli occhi un momento prima che lui fuggisse ed il principe non aveva fatto nulla, assolutamente niente.
Quel fantomatico destino aveva fallito, di questo ne era ogni momento più certo.
Quello stupido asino reale lo avrebbe realmente lasciato morire?
Temeva la risposta, forse era per quello che tentava sempre di sorvolare tali pensieri quando capitavano a gironzolare per la sua mente.
Dal giorno della sua mancata esecuzione non aveva nemmeno più udito la voce del drago, colui che gli aveva assicurato per l'ennesima volta quale fosse il suo dovere, ma non gli credeva più così ciecamente come in passato.
Si era reso quindi conto di essere abbandonato a se stesso come mai lo era stato prima d'allora, spesso si era chiesto quale sarebbe stata la mossa più giusta che avrebbe potuto fare per continuare la sua vita.
Nessun mentore, nessun amico, nessun consiglio e nessuna guida.
Un ulteriore rammarico era dato dal fatto di non aver con sé il libro di incantesimi che gli aveva donato Gaius, quindi anche la possibilità di far trascorrere il tempo che pareva infinito, studiando la magia, sfumò sotto al suo sguardo stanco.
Già, la magia, ruotava tutto attorno alla magia ed era inevitabile tutto ciò.
L'idea gli venne in mente d'un tratto, senza preavvisi e così colma di possibilità da spiazzarlo: i druidi.
Pensò che, forse, se avesse scoperto dove si rifugiavano e avesse chiesto loro asilo, lo avrebbero potuto aiutare.
Certo, il problema era che vi erano troppi "se" in quell'ipotesi e l'ostacolo principale ed il primo che avrebbe dovuto affrontare, ossia quello di trovarli, gli parve già insormontabile.
Tentò di concentrarsi per ricordare le poche cose che gli aveva detto Gaius riguardo a quel popolo: vivevano nei boschi, considerati sacri, erano essenzialmente pacifici, studiosi della natura ed esperti di magia, erano dei veri e propri sapienti.
Sospirò pesantemente accovacciandosi più vicino al fuoco, avendo come unico indizio i boschi non sarebbe arrivato ad alcuna soluzione.
Ricordò nel contesto, anche il viso di quel bambino druido ed un brivido gli persorse la schiena.
Non ne sapeva il motivo e di certo il drago con le sue parole non centrava, ma non gli piaceva per nulla quel ragazzino con quegli occhi freddi che parevano sondarti anche l'anima e quella notta era andato in suo aiuto per farlo fuggire...
Beh, doveva ammetterlo, l'aveva fatto solamente per Arthur, perchè mentre si rigirava nel letto tentando di ignorare quella vocina che lo pregava d'aiutarlo, l'unico pensiero che si era permesso riguardava quell'asino e la sua sorte se fosse stato scoperto.
Anche in quel momento si ritrovò a pensare a lui, la cosa lo irritava leggermente, ma sembrava inevitabile.
Sempre le stesse domande che gli rimbalzavano come un eco distorto nella mente.
Lo odiava?
Lo disprezzava oppure lo intimoriva?
Avrebbe voluto vederlo giustiziato quel giorno?
L'ironia della sorte, come si suol dire.
L'aveva salvato da morte certa, facendosi scoprire dal re che aveva assistito personalmente al suo incantesimo ed era stato condannato ad un morte altrettanto certa.
Sorrise amaramente, l'unico sorriso che da qualche tempo riusciva a produrre, il destino stava perdendo qualche colpo a quanto pareva.
Pensare che era stato smascherato per una sciocchezza come quella che era accaduta, inoltre, pareva una beffa bella e buona tutta ai suoi danni.
Ricordava alla perfezione ogni particolare di quel giorno, uno come tanti altri al principio, ma che si era rivelato decisamente più movimentato.

**Flashback**
Tentò di asciugarsi un fastidioso rivolo di sudore che gli stava scivolando lentamente dalla tempia, evitando nel contempo di perdere il precario equilibrio degli oggetti che portava tra le braccia.
Ciuffi di capelli corvini gli si erano attaccati alla fronte madida, certo, fare un andirivieni continuo con l'equipaggiamento del principe dalla piazza d'armi all'armeria stessa non era equivalente ad una passeggiata nel bosco.
Si fermò per qualche momento per riprendere fiato e fare mente locale sugli impegni che ancora avrebbe dovuto svolgere ed arricciò il naso in una smorfia constatando che era a malapena a metà della lista. Lanciò un'occhiata verso Arthur, che si stava allenando con i suoi cavalieri.
Beh, forse la sua unica nota di merito, ossia la costanza con la quale si allenava ogni giorno, non per niente era il miglior cavaliere del regno e non poteva negare a se stesso di essere orgoglioso di lui, ma considerando un momento dopo che probabilmente al principe poco importava di quello che pensasse il suo servo.
Il giovane mago lo osservò mentre parava e contrattaccava abilmente ogni colpo del suo avversario, poco lontano un gruppetto di uomini si stava allenando con le balestre.
Un altro rivolo di sudore scivolò lungo il lato del viso del moro, provocando un fastidioso solletico.
Certo che nonostante avesse apprezzato una così limpida giornata al risveglio, non poteva che detestarla ritrovandosi in uno stato simile.
Fu quindi costretto a muovere impacciato un braccio per rimuovere il fastidio, ma il tentativo non ebbe un esito positivo.
Le braccia stanche, probabilmente non erano in grado di eseguire i movimenti dettati dalla mente in modo corretto, così che un rumore infernale lo ricoprì quando tutto ciò che stava trasportando si roesciò sul terreno.
La corazza, lo scudo, i gambali e l'elmo, uno in seguito all'altro finirono nella polvere ed oltre il danno anche la beffa, li avrebbe dovuti sicuramente lucidare nuovamente.
Attirato dal frastuono e probabilmente già intuendone l'origine, Arthur fermò il suo allenamento, voltandosi poi verso Merlin.
Un'espressione esasperata si dipinse sul suo volto in risposta a quella colpevole del moro, che aveva incassato la testa tra le spalle come se quel gesto avesse potuto farlo passare inosservato, cosa praticamente impossibile.
"Sei un idiota." gli urlò solamente il principe, avviciandsosi poi a grandi falcate.
"Oh, grazie tante sire." ribattè Merlin, chinandosi per raccogliere i vari pezzi.
Arthur inarcò un sopracciglio con aria critica, utilizzando la punta della spada per rigirare l'elmo che era rimasto sotterrato da tutto il resto.
"Guarda che fine ha fatto il mio elmo, si è ammaccato." commentò in un lamento il biondo, incrociando poi le braccia al petto ed assumendo quell'espressione che sarebbe quasi potuta essere scambiata per un broncio.
Merlin sospirò, afferrando l'oggetto in questione e mettendosi nuovamente in piedi per esaminarlo, effettivamente era evidente la grossa ammaccatura sul lato destro.
"Avete decine di elmi ed in ogni caso, il fabbro di corte potrà ripararlo e farlo tornare come nuovo." rispose quindi, osservando poi l'altro.
"Ciò non toglie che sei un idiota maldestro."
"Me lo ricordate spesso, sire." tentò di mantenere la calma, chinandosi per raccogliere il resto ed evitare altre lamentele reali ed una sua successiva sfuriata riguardante un certo asino.
"Arthur." la voce imperiosa del re fece irrigidire il principe e scattare ben ritto il servo, i quali si voltarono per vederlo sopraggiungere.
"Padre." rispose il biondo, sorridendo lievemente alla pacca di saluto che gli concesse l'uomo.
"Ho qualche momento libero e sono venuto a vedere come proseguono gli allenamenti con i cavalieri. Avevo in mente di ampliare il numero del tuo seguito." spiegò il re, osservando compiaciuto i suoi uomini che, dopo averlo salutato degnamente, erano tornati ai loro doveri.
Arthur inarcò un sopracciglio, probabilmente non era dello stesso parere del padre.
"Se mi permettete, i dodici cavalieri che comando sono i migliori del regno, il resto dell'esercito, seppur eccellente, non raggiunge i loro livelli, indi per cui ci sarebbero solamente d'intralcio."
Merlin ascoltava distrattamente i due che s'erano incamminati in una discussione che sarebbe potuta durare delle ore e certamente l'argomento non era dei più interessanti per lui.
Vagò con lo sguardo per il campo d'allenamento, senza trovare nulla di particolarmente attraente da fissare e cominciando a ritenere opportuno riprendere il proprio lavoro, finchè le sue iridi non si soffermarono sui tiratori di balestra.
Forse fu un caso, forse il destino o chissà che cosa d'altro, fatto stà che vide perfettamente il dardo mancare il bersaglio ed oltrepassarlo e la sua traiettoria puntava esattamente verso di loro.
Arthur, che dava le spalle al periolo imminente, non se ne sarebbe mai potuto accorgere ed Uther, di fronte al figlio, era probabilmente troppo intento a discutere la propria tesi per prestare attenzione ai dintorni.
Riflettè, Merlin, forse troppo, ma il re gli ostruiva il passaggio verso Arthur, impedendogli di raggiungerlo velocemente per scansarlo ed avvertirlo non sarebbe servito a nulla.
Preso dall'urgenza del momento dimenticò ogni precauzione, mettendo a repentaglio la propria vita più di quanto non avesse ritenuto in quell'istante.
Lasciò cadere l'elmo che stringeva tra le mani e fu questione di secondi mentre alzava il palmo destro per incanalare l'incantesimo nella giusta direzione, pronunciava un'unica parola di una lingua sonosciuta ai più ed i suoi ochi fiammeggiavano dorati e lucenti.
Arthur aprì la bocca per lo stupore, fissando le sue iridi turchesi in quelle irriconoscibili del servo, lo stesso fece Uther nel vedere troppo tardi il dardo che, a poche spanne dalla schiena del figlio, cadeva improvvisamente a terra come privato della sua spinta iniziale.
Come a dare un posto nella realtà a tutto ciò, il rumore metallico dell'elmo che rimbalzava sul terreno; in seguito, un silenzio che parve essere creato da un velo che avesse coperto ogni cosa.
Merlin si rese conto di quel che aveva appena fatto e gli occhi sbarrati del principe che non si separavano da lui, ne erano una delle conseguenze, sicuramente la minima.
Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma riuscì solo a boccheggiare senza che alcun suono fuoriuscisse dalle sue labbra.
Il primo a prendere nuovamente contatto con la realtà e a sbatterla sugli altri con violenza, fu Uther, che disse la cosa più ovvia in quel momento.
"Catturatelo."
Un paio di cavalieri che si erano immobilizzati per via dell'incredibile accaduto, scattarono all'ordine del loro re, afferrando uno per braccio il moro, che non oppose alcuna resistenza, ma che parve a quel contatto risvegliarsi come da un sogno.
"Io..." tentò nuovamente di parlare, ma Uther glielo impedì.
"Silenzio, stregone!" ringhiò con astio, voltandosi verso di lui e stringendo le palpebre per guardarlo con ribrezzo.
"Non sono uno stregone." pigolò Merlin, trattenendo un singhiozzo per via della gola che sembrava essersi completamente ostruita.
"Neghi di aver appena usato un incantesimo davanti ai miei occhi?"
"Per il cielo, ho salvato vostro figlio." ribattè il moro con rinnovato vigore, essendo stato punto sul vivo.
L'ennesima volta in cui Arthur veniva salvato dal suo intervento e non un riconoscimento per ciò che lui faceva.
"Ah, il valletto di mio figlio. Chissà quanti tranelli stavi escogitando alle nostre spalle, probabilmente sei stato tu la causa di tutte le nostre disgrazie." continuò il re come se non l'avesse udito.
"Cosa state dicendo? Se tramassi verso di voi, avrei salvato Arhtur da quel dardo?" domandò disperato il giovane, cercando un supporto proprio nel suo principe, ma nelle sue iridi azzurre non trovò altro che diffidenza.
Merlin sentì quasi il peso del mondo cadergli sulle spalle mentre comprendeva silenziosamente di essere solo in quel momento.
Sapeva che sarebbe stato inutile discutere con Uther, accecato com'era dal suo odio e dalla sua ignoranza ed in quel momento, quegli occhi celesti, avevano firmato la sua condanna.
"Non oso nemmeno pensare a cosa miravi con quel gesto." continuò ad accusarlo l'uomo, facendo un cenno alle guardie. "Portatelo nelle segrete e chiamate il medico di corte, voglio sapere di più, se anche lui è corrotto, avendo in casa tale serpe."
Mentre i cavalieri obbedivano, Merlin tentò di ribellarsi, scalciando e divincolandosi.
"No! Gaius non ne sa nulla, gliel'ho tenuto nascosto come ho fatto con voi!"
Sperava che il re gli desse ascolto e sperava nel buon senso del suo vecchio mentore, non avrebbe sopportato che gli accadesse qualcosa per colpa sua e della sua natura.
Non potè vedere la reazione di Uther, poichè per zittirlo e farlo stare calmo, uno dei cavalieri gli sferrò un pugno allo stomaco.
Gli mancò improvvisamente il fiato, mentre si piegava su se stesso, aprendo le labbra per tentare di prendere più aria, tossendo e mugugnando per il dolore.
Non potè nemmeno vedere l'impercettibile movimento di Arthur nella sua direzione, bloccato subito da una mano del padre posata sulla sua spalla, mentre i due cavalieri lo trascinavano di peso verso le segrete del castello per imprigionarlo.
In quel momento si rese conto che si stava scrivendo l'epilogo della sua storia.
**Fine Flaschback**

Era incredibile quanto si fosse sbagliato, non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di fuggire, forse per lo stupore di ciò che stava accadendo, forse perchè la soggezione che incuteva Uther era troppa per farlo ragionare normalmente.
Infine, eccolo, in una radura all'interno di un bosco a nord di Camelot, almeno credeva di trovarsi in quella zona, solo, senza armi, senza alcun aiuto e senza uno straccio di progetto per il futuro.
Aveva lo stomaco stretto in una morsa e non aveva la minima voglia di giocare con i suoi poteri e la vita di un qualche innocente animale per procurarsi la cena.
Decise quindi di coricarsi, rannicchiandosi su se stesso e mormorando qualche parola per ridurre le fiamme del fuoco, per evitare di incendiare tutto il bosco, sarebbe stata una brutta scocciatura, nonchè un chiaro sengo della sua presenza.
Un momento prima di addormentarsi, rivolse lo sguardo verso la volta celeste che spuntava a sprazzi tra le fronde folte degli alberi ed i pensieri volarono a briglia sciolta verso la città che aveva cominciato a considerare come casa propria, si chiese se mai vi avrebbe rimesso piede o se l'avesse potuta anche solo rivedere.
Chiuse infine gli occhi, lasciandosi trasportare dai rumori del bosco e dai richiami degli uccelli notturni che lo cullavano come una vecchia nenia cantata ad un bambino.




Angolino dell'autrice
Siii, ecco il nuovo capitolo!! ^^
Wow, che bello sono commossa per la grande partecipazione e per l'entusiasmo con cui aveta accolto la mia storia!! ç_ç
Graaaaazie!!! *abbraccia tutti i lettori* *_*
Ok, mi ricompongo! u.u'
Beh, come si è visto, abbiamo ripercorso il prequel che ha portato alla condanna del nostro Merlin... Si, niente di speciale, me ne rendo conto...
Ma conto di stupirvi con i prossimi capitoli, ce ne sarà da leggere!! XD
Bene bene, non c'è nulla di che da aggiungere, quindi passo subito a ringraziarvi una per volta, ve lo meritate davvero!! *_*

§ Lel §
Ti ringrazio per la recensione!! ^^ Sono contenta che ti abbia interessato, quindi spero che sia lo stesso anche per questo capitolo! *_*

§ bacinaru §
Posso chiamarti Tesoro, vero?? *_* Non so che farei senza le tue recensioni!!! *abbraccia stretta stretta* XD
Sei sempre troppo buona, gonfi il mio ego a dismisura! (non ti lodare da sola ora... -.- nd Merlin) (Chi? Io? Ma va... u.u" nd me) XD Comunque, non avrei mai potuto lasciare la storia con quel primo capitolo, mi sarei odiata da sola, quindi ecco il secondo!! Dimmi che ne pensi!! ^^

§ Toru85 §
Spero che anche questo capitolo sia interessante come il primo e spero di aver stuzzicato la tua curiosità! Ormai sei una fedele delle mie storie, grazie!!! ^^

§ suicidal_love §
Ahah, mi dispiace per la discussione che c'è stata con Sparky! u.u Ti dico in anteprima che avrà modo di divertirsi sulle spalle di un altro dei personaggi... Infame come sempre!! XD *risata malefica* Comunque.. u.u' Grazie mille per gli apprezzamenti, spero che continui a piacerti!! *_*

§ ivy_ §
Ti ringrazio infinitamente, sono felice che ti interessi e specialmente sono contenta che ti sia piaciuta la parte con Sparky! XD Mi sono divertita un mondo a scriverla, nonostante l'atmosfera tragica! XD Concordo con te, in ogni caso... Merlin + Magia = Sbav!! *_*

§ kae §
Oddei, grazie, grazie, troppo buona con la tua recensione! *arrossisce* Spero che continui a piacerti la storia! ^^

§ Skyline §
*salta addosso a Skyline e abbraccia forte forte*
E' ufficiale, io ti adoro!!! *_*
No, non sono una maniaca, tranquilla! u.u" (eppure a me sembrava di si... -.-' nd Merlin) (Naaaaa... Era un'impressione... u.u' nd me)
Hai centrato in pieno il tema principale di questa storia, tutto gira attorno al fatto che Merlin deve prendere coscienza di se stesso e dei suoi poteri, quindi era inevitabile che si allontanasse da Arthur, altrimenti la sua ombra non lo avrebbe mai fatto emergere... Beh, la smetto, se no faccio spoiler e non sia mai!! XD
Hai tutta la mia stima per aver fatto un'analisi perfetta per la mia storia, che bello! ç_ç *piange dalla gioia*
Spero che continui ad interessarti! ^^

§ Grinpow §
Sono contenta che ti sia piaciuto il primo capitolo! Spero sia lo stess per questo! ^^

§ _Saruwatari_ §
Oddei, spero di non aver sbagliato a scrivere il tuo nick XD (che tra l'altro mi piace molto! *_*)
Gentilissima con i complimenti, ti ringrazio tanto!! *_*
Ecco qui il continuo, spero ti piaccia!! ^^

Bene bene.... E ora ringrazio chi ha inserito la fic tra i preferiti, siete già tantissimi per essere solamente al primo capitolo! ç_ç *si commuove di nuovo*

1 - AleLuna78
2 - bacinaru
3 - elie191
4 - gaya91
5 - hay_chan
6 - kae
7 - Skyline
8 - suicidal_love
9 - Toru85
10 - _Saruwatari_

Ohoh, ancora una cosa, poi vi mollo e non vi rompo più, promesso! XD
Ringrazio infinitamente chi ha letto e chi ha recensito la mia one-shot partecipante al concorso del forum di EFP, ossia Phoenix Tears.
Un grazie enorme a bacinaru, Sammy Malfoy e hotaru (alla quale mando anche un enorme bacio, è tanto che non ci sentivamo!! *_* E che voglio anche ringraziare particolarmente perchè sembra sembre capire alla perfezione ciò che provo scrivendo le mie storie, sei un mito! XD)

Ok, ho finito davvero, quindi vi lascio, ringrazio chi vorrà anche solamente leggere la storia, sperando che sia di vostro gradimento.
Commenti, critiche e consigli sono sempre i benvenuti! ^^
Kiss

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Capitolo 3
*** Insonnia ***


What now?


Insonnia



Si rigirò tra le lenzuola che sembravano volerlo intrappolare, domandandosi da quanto tempo stesse compiendo gli stessi movimenti senza riuscire a chiudere gli occhi per ritrovarsi di fronte quegli altri occhi, che in pochi attimi mutavano nel passaggio delle più variate emozioni.
Un blu cupo dovuto alla rassegnazione mentre veniva portato al patibolo, quello scintillante di sfida e ribellione mentre si rivolgeva con fierezza al re in persona, quello irato e vorticante quando aveva parlato a lui, il principe ed infine quel colore sconosciuto, quella tempesta dorata e cangiante.
Due volte soltanto l'aveva visto con tali occhi, eppure gli erano sembrati dannatamente adatti a lui.
Quante sensazioni l'avevano sommerso.
In principio pura e semplice paura per l'ignoto e per le molte parole intrise di veleno del padre, odiava dover ammettere una tale debolezza anche solamente nella propria mente.
Poi probabile rabbia per un tradimento celato dalle menzogne.
Aveva creduto di conoscerlo alla perfezione, si riteneva in grado di poterlo leggere come un libro aperto, credeva di saper decifrare ogni scintillio di quegli occhi che gli donavano un'aria da innocente idiota; si era sentito uno sciocco quando non aveva compreso quell'oro magico.
Non era riuscito a dire nulla quando suo padre l'aveva spedito nelle segrete, o meglio, non sapeva che cosa dire poiché non sapeva neppure quel che avrebbe dovuto pensare.
Gli aveva salvato la vita e a dar retta alle sue parole, non era la prima volta.
Dunque quella sensazione di aver qualcuno che vegliasse su di lui, alle sue spalle, nell'ombra, era più che giusta, ma venire a sapere che quel qualcuno era il suo valletto incapace, gli aveva fatto crollare il mondo sulle spalle.
Non aveva capito nulla sino a quel momento, tutte le sue certezze erano state costruite come un castello di carte ed un minimo soffio di realtà le aveva fatte crollare inesorabilmente, tutte quante.
Eppure non era riuscito ad odiare veramente Merlin ed aveva cominciato a temere per la sua sorte.
Non ritrovarselo tra i piedi ogni mattina, ogni giornata saperlo rinchiuso in un'umida cella, forse torturato per volere del padre, tutto ciò gli provocò una stretta al cuore.
Non avrebbe permesso che gli accadesse qualcosa, o per lo meno quelli erano stati i suoi pensieri, ma anche quelli erano stati distrutti, quella mattina quando era stato consegnato tra le mani del boia.
Arthur sentiva ancora il suo orgoglio ferito ribellarsi per ciò che era avvenuto appena poche ora prima: aveva letteralmente pregato il padre di essere clemente con il suo servo, gli aveva chiesto di risparmiarlo e quando aveva rifiutato, gli aveva offerto di condividere una pena per poterla alleggerire, ma a nulla erano servite le sue parole.
Ed in quel momento, sette giorni dopo quegli avvenimenti, sentiva ancora il sollievo per la riuscita fuga di Merlin, il suo valletto, o meglio, il mago.
Sembrava terribilmente sbagliato chiamarlo con quell'appellativo, eppure non poteva essercene altro più giusto.
Nel suo ultimo sguardo dorato aveva letto così tante parole da non essere nemmeno riuscito a comprenderle tutte, di questo era certo.
Aveva compreso però la parte più importante, si trattava di un addio e ciò l'aveva lasciato con l'amaro in bocca e con un unica domanda che gli vorticava nella mente: lo avrebbe più rivisto?
Da quel giorno aveva dovuto sopportare l'umore decisamente nero del padre, che stava impiegando buona parte delle forze di Camelot per dare la caccia al ragazzo come se si trattasse di un pericoloso assassino.
Che dannata ironia, proprio Merlin, un ricercato e fuggitivo, chi mai l'avrebbe potuto prevedere?
Follia, pura follia ciò che stava accadendo, non v'era altro modo per definirla.
Emettendo un profondo respiro, Arthur si decise ad abbandonare il suo giaciglio, sapendo che non sarebbe riuscito a riprendere sonno, non sapendo quell'idiota d'un valletto sperso in qualche bosco alla mercé di fiere pericolose e degli uomini di suo padre.
Si avvicinò ad una delle finestre che fiancheggiavano il letto, spalancandola per far entrare la frizzante aria notturna, cercando con lo sguardo le costellazioni nel cielo scuro, mentre un pensiero gli fece arricciare gli angoli delle labbra in un sorriso ironico.
Non si sarebbe affatto dovuto preoccupare dell'incolumità di Merlin, con la sua magia sarebbe stato lui l'essere più pericoloso tra quei boschi e se la sarebbe potuto cavare egregiamente, nonostante la sua imbranataggine.
La questione che quindi più gli premeva era ciò che il mago pensasse di lui.
Estremamente buffi per essere i pensieri di un principe riguardo al proprio servo, non s'era mai sentito d'una sciocchezza simile, forse avrebbe dovuto vergognarsene.
Eppure, se Merlin l'avesse odiato?
In fondo non poteva sapere dei suoi tentativi di far ragionare il padre, solamente Morgana si era schierata apertamente dalla parte del mago, sfidando il re durante quell'insensato interrogatorio a senso unico, quello precedente alla condanna.
Lui, il principe ereditario di Camelot, non ne era stato capace.
Alla luce di quei fatti, avrebbe compreso l'odio di Merlin nei suoi confronti e non avrebbe potuto biasimarlo.
Represse per l'ennesima volta l'istinto di prendere il primo cavallo che gli capitasse a tiro per uscire a cercarlo, non sarebbe servito a nulla.
Che cosa avrebbe detto e fatto se fosse riuscito a trovarlo?
Un po' per orgoglio, un po' per buon senso, non gli avrebbe potuto chiedere di tornare a Camelot, poco ma sicuro.
Dove avrebbe vissuto, dunque?
Sperava vivamente che non fosse così sciocco da cercare d'incontrare sua madre, il suo villaggio natio era stato il primo luogo ad essere tenuto sotto controllo e se vi avesse messo piede, sarebbe stato catturato in meno d'un battito di ciglia.
Si chiese dunque quanto lontano fosse già arrivato, considerando che per sfuggire ad Uther, nessun luogo era abbastanza distante.
Per il cielo, quell'uomo aveva combattuto ed ucciso tutti i draghi ed intrappolato l'ultimo di loro nei sotterranei del castello, questo era la prova della sua follia e delle sue capacità.
Arthur trattenne il fiato per qualche istante, quando un'insensata idea cominciò a farsi strada nella sua mente.
Quella mattina fatidica aveva udito una profonda voce raggiungere il suo animo, ne era rimasto profondamente scosso, certo non era abituato come Merlin a parlare con un drago un giorno sì e l'altro anche, men che meno era abituato ad urlargli contro improperi.
Quella malsana idea gli stava ronzando nella mente tentatrice e suadente; senza quasi rendersene conto, si volse cominciando poi a camminare per dirigersi all'esterno della sua stanza.
I corridoi del castello erano illuminati solamente da pochi lumi posizionati strategicamente in alcune nicchie apposite per i candelabri.
Ogni passo sembrava amplificato dal silenzio assoluto della notte ed Arthur lanciava occhiate apprensive dietro ogni angolo, innervosito dal solo pensiero di ciò che avrebbe fatto.
Suo padre che cosa avrebbe detto a proposito di ciò?
Probabilmente lo avrebbe incarcerato per una settimana come minimo, giusto per chiarirgli quale dovesse essere il suo posto.
Scese le scale che conducevano ai sotterranei , afferrando la prima torcia che trovò appesa alla parete, senza rallentare il suo incedere.
In realtà non sapeva nemmeno quale fosse la via giusta da percorrere, si lasciò guidare dalla convinzione che più scale scendeva, più si avvicinava al suo obbiettivo.
Nonostante la ragione gli stesse dicendo che era una follia, che non sarebbe dovuto andare alla ricerca di un drago, era lì, a vagare a notte fonda per il castello.
D'un tratto si sentì estremamente stupido all'idea che realmente voleva intrattenersi con un lucertolone intrappolato dal padre nelle viscere del castello.
Non aveva avuto una tale tentazione nemmeno quando era solamente un bambino, certo nell'infanzia era decisamente più sottoposto a suo padre, non avrebbe mai fatto nulla per contraddirlo.
Ma il pensiero che tutto fosse collegato con Merlin, lo fece continuare a scendere quelle scale, finché non raggiunse il corridoio che da un lato conduceva alle celle e dall'altro incontrava un'altra scala discendente, mai utilizzata , secondo i suoi ricordi.
Doveva essere quella la strada giusta, indi vi si diresse con passo sicuro.
L'oscurità si fece più intensa ad ogni passo e dovette fare affidamento alla torcia che stringeva nella man dritta per non inciampare nei propri piedi.
Non impiegò molto tempo per scorgere la fine della sua discesa, poco più avanti una grata di ferro che avrebbe dovuto bloccare il passaggio era scardinata e poggiata contro il muro.
Vi si affacciò con un lieve timore, del quale si rimproverò mentalmente, maledicendo una simile debolezza. Il principe Arthur non doveva temere di un solo drago, non quando in particolar modo il suo valletto non ne aveva avuto paura in precedenza.
Innanzi a lui si apriva un'immensa grotta, sommersa da un tetro buio, sul quale si affacciava da uno sperone di roccia non troppo largo e che non lo fece stare per nulla tranquillo.
Del drago non vide nemmeno l'ombra, era solo, sotto al castello, con una misera torcia a legarlo alla realtà. Ma che cosa stava facendo?
Scosse il capo come per commiserarsi, di certo il drago non avrebbe voluto parlare con lui, in fondo era solamente un essere umano.
Non era un potente re, non era un mago, era semplicemente Arthur, forse per la prima volta in vita sua si sentì piccolo come non mai, solamente se stesso.
Possibile che fosse necessario tutto quel che era accaduto per fargli comprendere una delle verità del mondo e della vita?
Già, perché che cos'altro poteva essere quella sensazione di nullità?
Il totale silenzio fu d'un tratto eliminato dal possente frusciare del vento e dal tintinnare di catene, quest'ultimo rumore non riuscì ad essere associato ad un'origine precisa.
Allarmato alzò di più la torcia, per illuminare una zona più ampia e fu questione di un momento prima che l'enorme sagoma del drago si profilasse tra il chiaroscuro creato dalla piccola fonte di luce.
Mentre la mitica bestia discendeva con misurati movimenti delle ali membranose, Arthur sussultò per un'improvvisa paura, arretrando di qualche passo.
Lo vide appollaiarsi esattamente di fronte allo sperone sul quale si trovava lui e poi richiudere le ali al corpo, girando di poco il capo per fissare le iridi sulla sua più piccola figura.
“Arthur Pendragon. Non sei molto più grande di Merlin nel corpo, eppure i vostri destini sono ugualmente intrecciati in un futuro decisamente degno di nota.” fu un commento sarcastico ad aprire la conversazione, la voce uguale a quella che Arthur aveva udito dentro di sé tempo prima.
“Tu... Conosci il mio nome?” domandò quindi, ingenuamente, dopo un momento d'incertezza.
Un gorgoglio sommesso segnalò un risolino del drago.
“Conosco tuo padre, Uther Pendragon, che sterminò i miei fratelli ed intrappolò me quaggiù.” rispose, riposizionandosi più comodamente sulla sua roccia, frustando l'aria con la lunga coda dietro di sé.
“Io ti ho sentito quel giorno.” parlò ancora il principe, usando un tono d'accusa al quale non seppe neppure lui dare una spiegazione.
“Attendevo la tua visita, giovane principe.” ribatté il drago, quasi come se volesse evitare una risposta diretta. “Quindi era solamente un espediente per farmi venire qui?”
Il drago avvicinò il muso squamoso al giovane, sbuffando dalle narici aria calda e puzzolente di fumo che gli spazzò le vesti ed i capelli biondi, costringendolo anche a sforzarsi per controllare la sua reazione e non allontanarsi.
“Dovresti portare più rispetto ad una creatura millenaria, piccolo uomo.” lo ammonì quindi.
Arthur a tali parole sentì il suo orgoglio ribollire e la sfacciataggine che solitamente lo caratterizzava, riaffiorò.
“Non mi pare che nemmeno il mio valletto ti portasse molto rispetto, perché dovrei farlo io?”
Al suo dire seguì un ringhio indispettito che lo fece tentennare per qualche istante, facendogli credere di star giocando con qualcosa di più grosso di lui e non solo fisicamente.
“Il mago è ancora un bocciolo che attende la primavera ed il calore del sole per poter mostrare i propri petali.”
Il biondo aggrottò un sopracciglio, in parte per il paragone che aveva utilizzato, forse in un'altra situazione si sarebbe messo a ridere al pensiero di Merlin associato ad un bocciolo ed in parte, domandandosi se quella potesse considerarla una risposta alla sua constatazione, ma il drago non attese una sua reazione.
“Sei qui per chiedere della sorte di Merlin.” non era una domanda ed aveva colpito esattamente nel segno.
“Tu puoi dirmela?”
“Io posso dirti ciò che lui già sa. Finché Uther siede sul trono, non ci sarà posto a Camelot per la magia ed Albion conoscerà solamente giorni d'oppressione e menzogne.”
Arthur s'agitò, spostando il peso del proprio corpo da un piede all'altro non potendo far altro per scaricare il nervosismo.
“Significa che finché mio padre vivrà, Merlin non tornerà?”
“Il mago deve prendere coscienza di sé.”
Perché mai quel drago si divertisse a parlare per simili vie, il biondo non se lo seppe spiegare, ma stava stancandosi di quel gioco.
“Dimmi dove si trova.” parve quasi volerlo intimare.
La bestia rise, probabilmente divertita per chissà quale pensiero che gli aveva attraversato la mente.
“La tua ombra potrà essere grande e scura, ai più sembrerà che il mago vi si nasconda per protezione, riverenza e fedeltà, ma sarà sempre lui a stringere le redini. Merlin non è un uomo, egli è un mago ed il destino che lo lega indissolubilmente a te, ha deciso di farglielo comprendere.”
Le parole del drago parvero sconcertare Arthur, che non trovò nulla da ribattere e se ne restò quindi con le labbra di poco dischiuse nel respiro.
“Quando riterrà d'aver appreso ciò che deve e quando sentirà che il tempo sarà giunto, la sua magia tornerà a Camelot per servire il degno re.” questa fu la conclusione del drago, che aprì infine le larghe ali, dispiegandole con un fruscio.
“Cosa significa? Quando?” tentò di comprendere allora Arthur, il tono di poco allarmato.
La bestia fece schioccare le membrane della ali, sbattendole con forza per vincere la resistenza dell'aria.
“Anche tu, principe, devi apprendere come essere un giusto re, sfrutta il tempo dell'attesa proficuamente.”
Parve quasi una presa in giro, ma il biondo non poté protestare o aggiungere altro, costretto a vederlo svanire nel buio della grotta così come era giunto.
Mentre faceva silenziosamente ritorno alle sue stanze, si rammaricò d'aver ancora più quesiti che in precedenza e maledisse gli enigmi di quel drago.
Ma la priorità più importante per il momento era quella di scoprire quale potesse essere la cosa più giusta da fare e le possibilità erano decisamente poco rosee.




Angolino dell'autrice
Waaaaaaa!!! *_*
Che bello, sono felice che vi piaccia la mia storia!! *si commuove*
Uhuh, lo so, vi lascio ancora con un piccolo capitolino di passaggio, ma dovevo proprio farlo, perchè dal prossimo si comincia a fare sul serio! Kukuku *risata malefica*
Ehm... Beh, non mi sembra che ci sia niente di particolare da dire a riguardo di questo capitolo, se non che ho fatto ritornare il MITICO SPARKY!!! *_*
Ebbene sì, perchè senza quella dolce lucertolina yaoista, non saprei come fare!! XD
Ma ora passo a ringraziarvi uno per uno, perchè siete veramente troppo buoni con me! XD

§ Lel §
Ah, ma sei un mito, recensisci sempre dopo pochissimo tempo dalla pubblicazione! *_* *occhi sognati*
Cooooomunque... XD Felice che ti sia piaciuto il capitolo e concordo con te, sul fatto che Merlin l'avrebbe potuto folgorare, ma in fondo è sempre il dolze tenero maghetto.. XD Beh, spero che ti sia piaciuto questo capitolo!! ^^

§ Toru85 §
Grazie per il fatto che ti sia piaciuto il capitolo! ^^ Beh, mi spiace, ma per scoprire che succerà tra Merlin ed Arthur dovrai aspettare ancora un pochino, ma nel prossimo capitolo ci sarà già qualcosa... u.u *fa finta di niente*
Odioso Uther, lo so... E non so perchè, ma riesco a farlo ancora più antipatico di come me lo immagino in un primo momento nella mia testolina... Che depressione... XD

§ bacinaru §
Ciao Tesoro!!! *_*
*gongola nella felicità con sorriso ebete*
Waaaa... >///< Sempre troppo buona, lo dirò sempre, ma sono veramente contenta che ti sia piaciuto il capitolo!!!
Ohoh, mi spiace per questo capitolo che è ancora di transizione....
Per quanto riguarda i druidi... Devi sapere che succerà..... *Arriva Merlin che tappa la bocca all'autrice* (Non fare spoiler! >_< nd Merlin) (Cof....Cof... nd me che soffoca)
Ok, mi vietano di dire qualcosa sui prossimi capitoli, comunque sono sicura che ti piaceranno... u.u” (se se, continua a sperare.... -.- nd passante) (maledetto passante io ti fulmino!! >_< nd me) (E da quando puoi fulminare la gente? O_o nd Merlin) (Da adesso... u.u nd me)
Ehm.... Ok, scusa lo sclero... ^^'
Addirittura una maga della scrittura?!?!? O_O Che bello!! ç_ç *si commuove*
Magari fossi parente di Merlin, sarebbe interessante... *pensieri sconci per incastrare il parente Merlin in atteggiamenti sbav con Arthur* *_*
Si, la smetto e ti rimando al prossimo capitolo! XD Baci!!!

§ Grinpow §
Si, lo so che è malinconica... Sarà così per un po' credo... Mi piace rendere questa parte dei personaggi... XD Anche se ho un'idea per i prossimi capitoli che quando mi è spuntata in mente, mi sono messa a ridere come una mongola durante l'ora di matematica... -.-” Coooomunque, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! ^^

§ hay_chan §
Ahah, mi spiace di averti fatta disperare così! XD
Dai, tirati su di morale, che prossimamente si smuoverà la situazione! ^^

§ _Saruwatari_ §
Ehm ehm.... u.u”
I personaggi della storia mi vietano categoricamente di fare spoiler... -.-” *Arthur impugna la spada e guarda minaccioso l'autrice* ç_ç
Ok, vedrai nel prossimo capitolo che succederà!! XD

§ Arwen Woodbane §
Bwhaha, lo so sono un'infame a far perdere a Merlin proprio i momenti cruciali che gli farebbero cambiare idea su Arthur... XD
Ghghgh, nel prossimo vedrai che succederà e se mai il principe andrà a cercare Merlin... u.u”
^^

§ kae §
Oh, ti abbraccerei se solo potessi! XD
Figurati, ti sono veramente grata per avermi fatto notare la mia “perdita”, chiamiamola così ^^, nella narrazione e non mi offendo affatto, perchè è proprio grazie a commenti come i tuoi che posso tentare di migliorarmi!
Quindi ti pregherei di non avere peli sulla lingua (o sulle dita?!? O_O) per poter dire ciò che pensi realmente dei capitoli, mi farebbe veramente piacere! ^^
Per il resto, sono contenta che ti piaccia e per il momento ti ho lasciata con un intero capitolo su Arthur, anche se stazionario... *_*
Alla prossima!! ^^

§ Skyline §
Oh, tranquilla per il tempo delle recensioni! ^^
Io ci metto un po' ad aggiornare per colpa della scuola... -.-”
Cooomunque... Mmmmh... Non c'è un sindrome per quanto riguarda l'affezionarsi ai propri carcerieri? Quella Di Stoccolma se non erro... u.u”
Waaaaa... O_O Merlin sei malato!!!! XD
Dal prossimo capitolo tenterò di mettere ordine ai disordini mentali che crea questa benedetta storia! XD O almeno ci proverò! ^^
Spero che ti sia piaciuto questo capitolo!! ^^

Oh, di già che ci sono, ringrazio chiunque abbia inserito la fic tra i preferiti! ç_ç *si commuove di nuovo*
E con questo concludo, rimandandovi al prossimo capitolo, sperando di non aver fatto degli strafalcioni in questo... XD
Kiss

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Capitolo 4
*** Caccia ***


What now?


Caccia

Mentre Arthur si stava dirigendo al cospetto di suo padre, ripercorse le parole del drago che aveva udito poche ore prima.
L'irritazione si rifece viva all'idea di essere stato giocato, usato come una pedina e quella sensazione non gli piaceva per nulla.
In seguito a quel particolare colloquio, aveva tentato di addormentarsi, ritornando al principio, ossia rigirandosi senza proficuo tra le coperte.
Quando la mattina era stato chiamato da suo padre, gliene fu in parte grato, nella speranza di poter volgere i propri pensieri e le proprie energie verso altri orizzonti.
Trovò il re nella sala del trono, in piedi dietro allo scranno, lo sguardo rivolto verso le vetrate colorate, dalle quali filtravano i primi raggi del sole in mille tonalità.
Uther aveva il viso tirato dalla stanchezza e dalla tensione, erano giorni che non si dava tregua nell'organizzare squadre di ricerca per trovare il fuggitivo, partecipando a qualcuna delle sortite, ma senza aver ottenuto alcun risultato soddisfacente.
Arthur si avvicinò, celando un sospiro di commiserazione, quell'uomo si stava solamente rovinando nel tentativo di catturare un ragazzo.
“Padre, dovreste riposare.” - e smetterla con questa follia – avrebbe voluto aggiungere, ma preferì tacere per evitare una discussione che non intendeva intraprendere.
Il re posò i suoi occhi stanchi sul figlio, un'espressione indecifrabile in volto.
“Voglio che tu vada a nord con i tuoi cavalieri.” era un ordine, secco e perentorio.
Il principe sgranò gli occhi, eppure non si sarebbe dovuto stupire più di tanto, era solamente questione di tempo, prima che il padre decidesse di utilizzare i suoi uomini migliori.
“Padre, io...” aveva senso tentare di farlo ragionare?
“Voglio che tu lo trovi e che lo riporti a Camelot. Vivo o morto.”
No, non vi era speranza di dialogo.
Stringendo le labbra e mordendosi la lingua per evitare di parlare troppo, si inchinò leggermente, volgendosi per andare a riunire i cavalieri, la mattina seguente sarebbe cominciata l'unica caccia che avrebbe voluto evitare.
Mentre lasciava la sala, i suoi pensieri ruotarono nuovamente attorno al suo valletto, quello stupido d'un Merlino.
Non vi erano molti dubbi sulla buona riuscita della loro ricerca, in fondo la sua squadra era la migliore, il fallimento non era mai stato contemplato.
Ciò significava che prima o poi sarebbe riuscito a trovare quel mago ed allora avrebbe dovuto catturarlo. O almeno era quello che avrebbe voluto suo padre.


Nonostante tutta la buona volontà di cui si era armato in quei giorni, nonostante avesse camminato incessantemente di bosco in bosco, esplorandoli in lungo ed in largo, quando si lasciò cadere ai piedi di un albero privo di energie, si convinse che non sarebbe mai riuscito a trovare i druidi o per lo meno un minimo segno della loro presenza.
Sospirò pesantemente, inumidendosi le labbra secche con la punta della lingua e passandosi una mano tra la chioma corvina che, se già nella vita definita da lui “normale”, si presentava scapigliata, da lì a qualche giorno era peggiorata notevolmente.
Il pensiero che per tutto quel tempo avesse cercato nei posti sbagliati, forse trovandosi esattamente all'opposto rispetto ai druidi, lo scoraggiò più di quanto non lo fosse già in precedenza.
Si sentiva spossato, sia nel corpo che nella mente, certo non era abituato a simili esperienze e l'euforia della ritrovata libertà stava pian piano sciamando, lasciando posto ad una consapevolezza sin troppo cruda della vita reale e solitaria che lo attendeva.
Eppure non si pentiva di ciò che aveva fatto, nella sua piccola esistenza di servo, aveva imparato ad amare la vita così come gli veniva presentata di giorno in giorno, sicché, se avesse avuto la possibilità di rivivere il giorno della condanna, avrebbe compiuto le medesime azioni senza ripensamenti.
Mentre i pensieri cavalcavano a briglia sciolta, i sensi del giovane mago crogiolavano nella natura che lo circondava.
Le iridi rassicurate dai raggi del sole che filtravano tra le fronde degli alberi, le narici rincuorate dai profumi delle erbe che poteva facilmente riconoscere, facendolo sentire un poco più vicino a casa, la pelle rinfrescata dalla lieve brezza che si districava tra i tronchi, il sapore del bosco, muschiato e dolce che veniva trasportato dal vento e l'udito cullato dal frusciare delle foglie e dal cinguettare di qualche uccello.
Un lieve frullare di ali accompagnò l'arrivo di un passerotto, un piccolo animale come tanti altri della sua specie, le piume che variavano dal color della sabbia ad un marrone più scuro, eppure agli occhi di Merlin, quell'uccellino era ben diverso dagli altri.
Non pareva per nulla schivo e sospettoso per la presenza del ragazzo e saltellò sulle sue agili zampette sul terreno, inclinando ora il capo da un lato, ora dall'altro, gli occhietti scuri che lo osservavano probabilmente curiosi.
Merlin non riuscì a trattenere un sorriso spontaneo, restando fermo ancora qualche momento mentre l'animaletto si avvicinava ulteriormente, emettendo qualche cinguettio nel voler esprimere chissà che cosa.
“Ehi... Che cosa ci fai tutto solo?” gli domandò quindi in un mormorio dolce, la voce resa un po' roca per le poche parole pronunciate in quei giorni e per le notti passate all'addiaccio.
Quando vide che il passero non era fuggito al suono della sua voce, allungò con cautela e lentezza un braccio, porgendogli la mano.
La reazione dell'uccellino fu tanto inaspettata quanto gradita, infatti l'animale aveva appena frullato le piccole ali per andare a posarsi sul suo palmo come se fosse un comodo trespolo.
Con altrettanta lentezza alzò la mano sino a portarla davanti al proprio viso.
“Tu non hai paura di me?” chiese ancora, ricevendo in risposta un melodioso cinguettio, quasi come se avesse realmente compreso le sue parole.
Già, quel passero era decisamente differente da qualunque altro animale avesse mai incontrato.
Lo osservò attentamente mentre si dedicava senza timore alcuno alla cura di una delle sue ali, arruffando appena le penne.
Merlin si sentì come se fosse stato trasportato in un altro mondo, un mondo in cui non era costretto a fuggire o mentire, un mondo che lo accettava per quello che era senza domande e parole inutili, un mondo che sembrava volerlo avvolgere in un caldo ed affettuoso abbraccio per proteggerlo.
Il momento venne però distrutto sotto ai suoi occhi quando ad un frusciare troppo insistente di alcuni arbusti, il passero voltò di scatto la testolina un attimo prima di spiccare il volo per andare a nascondersi tra le fronde degli alberi.
Il giovane mago emise un lamento inarticolato, osservandolo mentre svaniva alla sua vista, rattristandosi per essere nuovamente solo, ma non ebbe modo di elaborare qualche altro pensiero.
Un basso sbuffo, facilmente riconoscibile come il respiro di un cavallo, gli fece abbassare lo sguardo avanti a sé, lasciandolo poi basito quando incontrò un viso altrettanto sorpreso e soprattutto ben conosciuto.
I due rimasero perfettamente immobili, l'uno stringendo le redini del proprio destriero, in piedi al suo fianco, l'altro ancora abbandonato contro il tronco dell'albero.
Gli occhi del primo che tentavano di incatenare quelli fuggevoli del secondo, i quali volavano rapidi nei dintorni, decisamente spauriti.
“Merlin.” fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Il moro per tutta risposta, balzò in piedi rapidamente, per allontanarsi poi di qualche passo a ritroso e mantenere quindi le distanze.
“Arthur...” si decise quindi a parlare, i sensi all'erta mentre la mente in fermento gli sussurrava di mantenere la calma e di prestare attenzione a qualsiasi particolare, poiché se il principe si trovava in quel luogo, dunque anche i suoi cavalieri l'avevano seguito.
Non dovette neppure domandarsi il motivo della loro presenza, in fondo era più che ovvio che non si trattasse di una comune sortita di caccia: stavano cercando lui.
Arthur, da parte sua, non riusciva a credere ai propri occhi e vederlo di fronte a sé con quell'espressione da animale in trappola, quasi selvatica, i vestiti dismessi e laceri in qualche punto, un accenno d'occhiaia sotto a quelle pozze blu che credeva di conoscere bene, il viso un poco smunto, le labbra serrate strettamente senza l'ombra di un sorriso.
No, decisamente non poteva affermare di conoscere quel Merlin.
Quando il biondo lasciò le briglie del suo cavallo per fare un passo nella direzione del ragazzo, quello in un gesto che si rivelò automatico, ne compì uno a ritroso.
“C-Cosa volete da me?” la voce del moro era di poco più alta del normale tono, forse per via del nervosismo, ma non abbassò lo sguardo sul terreno come avrebbe fatto in passato, mentre la fronte gli si corrugava nel tentativo di comprendere quale potesse essere la successiva mossa del principe di Camelot.
Domanda ben posta.
Che cosa voleva Arthur da lui?
Veramente lo avrebbe catturato per portarlo poi verso la morte?
Avrebbe compiuto ciò che gli era stato ordinato dal padre?
Quando non giunse alcuna risposta, Merlin parlò nuovamente.
“Vi ha mandato vostro padre.” non aveva bisogno di chissà quali poteri per comprendere questo fatto e la sua era una pura affermazione.
Arthur boccheggiò un paio di volte di fronte allo sguardo del giovane; da quando Merlin riusciva a sostenere in quel modo i suoi occhi?
Certo, l'aveva già fatto in passato, ma mai in un simile modo, mai con una sfida dettata dall'istinto di sopravvivenza, o forse, da qualcosa di ben più grande.
Poteva ancora chiamarlo suo valletto?
Poteva ancora considerarlo lo stupido ragazzotto di campagna che aveva conosciuto tempo addietro?
Probabilmente no.
Da quando Merlin era divenuto così... Potente?
“Mi ha ordinato di riportarti a Camelot.” parlò infine, stringendo i pugni nell'impotenza, vincendo la voglia di abbassare lo sguardo sui propri calzari per evitare quelle iridi blu, non poteva farlo, lui era in principe ereditario, dannazione!
Chissà, forse un tempo Merlin avrebbe sospirato affranto, abbassando il capo per primo e lasciandosi quindi nelle sue mani perchè facesse quel che era il suo dovere, ma avvenne l'ennesimo segno che annunciò che tutto stava mutando inesorabilmente.
“Io non tornerò. Non per morire.” il tono sicuro non pareva quasi appartenergli e fece rabbrividire entrambi per i molteplici significati che celava.
Da dove riusciva ad attingere tale sicurezza?
Puro e semplice desiderio di vivere?
Occhi incatenati gli uni negli altri come nel tentativo di scambiarsi più pensieri di quelli che sarebbero stati in grado di esprimere a parole.
Non volevano che tutto ciò accadesse, nessuno dei due lo voleva.
Arthur non desiderava lasciar andare Merlin, non perchè gli fosse stato ordinato dal padre, ma poiché saperlo lontano, chissà dove, gli procurava strani pensieri di preoccupazione.
D'altra parte, Merlin non desiderava star lontano da quello sciocco d'un principe, con i suoi mille difetti e con i suoi onorevoli pregi, Camelot era divenuta la sua casa.
D'un tratto il rumoroso scalpiccio di altri cavalli fece allarmare i due giovani; i cavalieri di Arthur lo stavano raggiungendo.
Merlin era immobilizzato dalla paura che finalmente aveva cominciato a scalfire quella sua aria di potere e sicurezza, lasciando davanti allo sguardo del principe un semplice ragazzo, o meglio, il suo valletto, colui che aveva dato più di quanto gli fosse mai stato chiesto ed Arthur non poteva cedere alla follia di suo padre, di questo ne era sicuro.
“Scappa!” esclamò con enfasi ed in una sola parola aveva inserito tutto ciò che non sarebbe mai stato capace di tradurre a voce, perchè in fondo restava il solito asino reale di sempre, sperando che Merlin potesse comprenderlo.
Merlin ebbe ancora qualche momento d'esitazione, non riusciva a credere a ciò che aveva appena udito e nel frattempo i cavalieri si facevano più vicini, poteva sentirli sempre più chiaramente.
“Idiota, vuoi che ti porti da mio padre per morire? Fuggi!” lo incalzò ancora il biondo quando vide che ancora non accennava a muoversi.
E Merlin non se lo fece più ripetere; semplicemente si voltò sciogliendo la catena che si era creata tra i suoi occhi e quelli di Arthur e cominciò a correre.
Incespicò diverse volte nei suoi stessi passi mentre scostava i rami delle frasche davanti a sé, allontanandosi dal suo principe che lo stava lasciando fuggire e dunque non desiderava la sua morte.
Gli sembrò di essere più leggero mentre correva, ma il rumore degli zoccoli dietro di sé lo riportò velocemente alla realtà.
Probabilmente i cavalieri aveva appena raggiunto Arthur, e lui di certo non avrebbe potuto trattenerli per troppo tempo senza incorrere in conseguenze pericolose per la sua posizione, questo poteva capirlo perfettamente.
Il giovane mago sapeva che non avrebbe potuto mantenere il suo vantaggio ancora per molto, soprattutto per il fatto che i suoi inseguitori erano muniti di veloci cavalcature, per cui, avrebbe dovuto trovare una rapida soluzione per sfuggire loro.
Cominciò a pensare freneticamente, facendo ipotesi tra un passo e l'altro, ma scartandole una dopo l'altra; non c'erano nascondigli nel terreno, non aveva possibilità di arrampicarsi su di un albero e non credeva di avere sufficienti energie per utilizzare un incantesimo per lo meno decente.
Stava per cominciare a disperare, il cuore gli batteva impazzito nelle orecchie, il respiro era sempre più veloce ed affannoso mentre le gambe stanche per le poche forze protestavano dolorosamente.
Quando uno sfarfallio comparve nel suo campo visivo, credette di ave avuto un abbaglio, più impegnato a controllare dove stesse mettendo i piedi, che a guardare sopra il suo capo.
Fu l'allegro cinguettio che accompagnò il tutto a fargli poi mettere a fuoco il passerotto che volava poco più avanti, come se lo stesse accompagnando.
Non ne seppe il motivo, ma era certo che si trattasse esattamente di quel passerotto che gli aveva fatto compagnia poco prima.
“Ehi!” lo volle chiamare, senza aver in realtà nulla da dire ad un animaletto come quello in un momento decisamente critico.
Era questione di attimi, poteva già sentire lo scalpiccio dei cavalli dei suoi inseguitori, probabilmente avevano trovato senza difficoltà le sue tracce, lo avrebbero raggiunto e catturato; il solo pensiero lo indusse a chiedere un maggior sforzo al proprio corpo stanco.
Intanto il passero sembrava volergli aprire la strada, guidandolo verso chissà che cosa, ma l'idea gli parve del tutto folle.
Eppure vi era quel cinguettio che lo richiamava quando inciampava per qualche attimo in una radice, oppure quando rallentava per farsi strada tra i cespugli, sembrava essere rivolto proprio a lui.
Ci volle il tempo di qualche secondo per ciò che accadde in seguito, quando sbucò dalla fitta macchia verde e si vide di fronte il baratro di un burrone, poteva sentire lo scrosciare di un fiume molto più in basso e credette che fosse giunta veramente la fine mentre comprendeva di non essere in grado di fermare in tempo la sua folle corsa.
Chiuse gli occhi, preparandosi a percepire il vuoto nel suo successivo passo, udendo distintamente i richiami dei cavalieri ed il nitrire dei loro destrieri, ma ancor più nitido quel cinguettio divenuto familiare per la sua mente.
Cadde, Merlin, inciampò e cadde rovinosamente in avanti, ritrovandosi a rotolare sul morbido sottobosco, invece di trovare il vuoto.
Gli sfuggì un'esclamazione di sorpresa, riuscendo infine a bloccarsi, disteso supino con il petto che si alzava ed abbassava velocemente ed incontrollabilmente.
Sopra di sé le fronde degli alberi, intorno a lui il silenzio del bosco, affianco al suo capo, il passerotto che lo osservava con i suoi piccoli occhietti neri.
Nessun rumore di zoccoli, nessuna voce umana; che fine avevano fatto i cavalieri?
Decise di non avere abbastanza forze per pensare ad una spiegazione o per mettersi in piedi, quindi rimase a terra, bevendo avidamente l'aria pulita e profumata.
“Ti aspettavamo, Merlin.”
Una voce gracchiante e che gli parve anche alquanto strana, proveniva da qualche parte attorno a lui e lo costrinse a balzare in posizione seduta, cercandone con lo sguardo il possessore.
Eppure non c'era nessuno nel bosco, nessuna persona, nessun dirupo, sembrava un luogo completamente differente.
Dove accidenti era capitato?




Angolino dell'autrice
Bene bene bene.
Eccomi ad aggiornare!!
Chiedo scusa per la lunga attesa, ma tra una gita in Spagna ed il poco tempo che riesco a trovare per poter scrivere, non sono riuscita a far prima! (_ _)
Spero possiate perdonarmi! **
Ghghgh... E ora, di chi sarà quella voce?
Ok, nel prossimo capitolo lo scoprirete e mi viene già da ridere al pensiero di quello che ho scritto! XD
Non ho potuto farne a meno, intanto potrete tentare qualche ipotesi! u.u
Chiedo ancora scusa, poiché non ho tempo per ringraziarvi uno per uno, ma sappiate che vi adoro con tutta me stessa per la passione che mettete nel recensire e nel leggere la mia storia, mi fate tanto tanto felice!!! ç_ç
Allora, ringrazio per le recensioni dello scorso capitolo: Arwen Woodbane, Toru85, Grinpow, bacinaru, Lel, Talia e kae

Voglio anche ringraziare chi ha inserito la fic tra le preferite! *_*
1 - AleLuna78
2 - bacinaru
3 - cesarina89
4 - elie191
5 - gaya91
6 - hay_chan
7 - HPalessandra
8 - kae
9 - Lel
10 - lilly86
11 - mewmina__91
12 - moon_sara89
13 - Nanako
14 - Nerissa_
15 - Rinalamisteriosa
16 - sesshy94
17 - Skyline
18 - Taila
19 - Toru85
20 - Valentine
21 - _Saruwatari_


E con questo ho concluso, grazie a chi vorrà anche soltanto leggere questa mia storia, sperando che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi rimando al prossimo!! ^_^
Kiss

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Capitolo 5
*** Dead or alive? - Diviziaco ***


What now?


Dead or alive? - Diviziaco

“Dammi una spiegazione ragionevole.”
La voce del re parve ancor più minacciosa ed irata del solito, senza nemmeno un minimo tentativo di celare il suo stato d'animo avverso.
Arthur si costrinse a non scostare lo sguardo dalle sue iridi che rilucevano alla fiamma delle candele.
“L'abbiamo perso durante l'inseguimento e sono quasi del tutto certo che sia caduto nel dirupo a nord della foresta.” mantenne il tono fermo, seppur in quel momento avesse voluto essere ovunque, tranne sotto l'indagine serrata del padre.
“Quasi del tutto certo...” ripeté le sue parole in un sussurro trattenuto. “Quasi del tutto certo?!?” urlò un istante dopo con ira, sbattendo pesantemente un pugno sul ripiano del tavolo della sua stanza personale.
Il principe non batté ciglio, si era aspettato una reazione come quella e non poté che sentirsi amareggiato, ma mantenne le labbra ben serrate, morsicandosi l'interno della guancia con forza per evitare di parlare troppo, gesto che da qualche tempo compiva fin troppo sovente.
Attese che fosse il padre a ricominciare il discorso, sperando che raffreddasse la sua collera.
Ci vollero pochi istanti e, nonostante la voce di Uther si fosse placata, il suo pugno stretto a tal punto da far sbiancare le nocche mostrava perfettamente il suo stato d'animo, facendo poi scorrere un brivido lungo la schiena del principe mentre si domandava come diavolo facesse ad ostentare un tal viso inespressivo.
“Raccontami che cosa è accaduto per filo e per segno.”
“Stavamo ispezionando il bosco, palmo per palmo e lo abbiamo trovato. E' fuggito non appena ci ha scorti, abbiamo tentato di raggiungerlo, ma i cavalli faticavano ad attraversare le frasche. Non durò molto l'inseguimento, ho udito una sua esclamazione e poco dopo siamo incappati nel dirupo. Non può essersi allontanato in un'altra direzione, le tracce della sua corsa terminano allo strapiombo.” spiegò tentando di non far incrinare la propria voce.
Ricordare quegli istanti gli fece ricadere sulle spalle una cappa d'impossibilità ed impotenza estremamente fastidiose, ma tentò di non prestare troppa attenzione a tutto ciò, attendendo che fosse di nuovo il padre a parlare.
“Il corpo?”
“Un gruppo di perlustrazione dovrebbe già essere partita per esplorare il fondo della valle.”
L'informazione parve tranquillizzare in minima parte Uther, che annuì stancamente, facendogli poi un cenno silenzioso per permettergli di ritirarsi.
Arthur non tentennò nemmeno un istante, prima di volgergli le spalle ed uscire dalle sue stanze.
Sapeva già che cosa avrebbe fatto, i suoi passi sicuri si diressero verso le stalle a prendere un cavallo riposato.
Forse non sarebbe bastato, forse sarebbe stato tutto inutile, ma l'idea di restarsene con le mani in mano era troppo insulsa.
Lui era là fuori, da qualche parte e dannazione, non poteva essere veramente caduto in quel dirupo, nonostante fosse un imbranato ed un idiota.
Se solo si fosse permesso di morire lui...
Già, che cosa avrebbe potuto fare, una volta che i suoi uomini avessero trovato il suo corpo, forse trasportato dalla corrente del fiume...
No, era un'idea troppo assurda perché potesse essere vera, Merlin era vivo, non sapeva dove, non sapeva come avesse fatto, ma una cosa la sapeva, ossia che se fosse morto, lui lo avrebbe saputo.
Si ripromise che quando l'avesse trovato, avrebbe anche potuto pregarlo in ginocchio, ma un mese di gogna non glielo avrebbe tolto nessuno.


Merlin dovette chiedere uno sforzo immane al proprio corpo per riuscire a rimettersi ritto sulle proprie gambe, sostenendosi vicino al tronco d'un albero.
“Chi c'è?” domandò mentre gli occhi saltavano sui dintorni, ma la prima impressione permaneva nella realtà, non vi era alcuna presenza, eccezion fatta per il passerotto che poco dopo s'alzò in volo per andare ad appollaiarsi su di un ramo e fu proprio in quel momento che vide anche un altro volatile.
Se ne stava rannicchiato sul ramo, che pareva troppo esile per poter sostenere il suo peso, eppure non cedeva, né emetteva scricchiolii sinistri.
Un grosso gufo dal piumaggio scuro, tra il marrone e l'ebano, lo stava fissando con i suoi enormi occhi gialli, ruotando di tanto in tanto il capo ed arruffando le penne.
Il giovane mago non si soffermò a lungo su quel nuovo animale, più preoccupato per la voce che aveva udito e per ciò che gli era accaduto, piuttosto che prestare attenzione alla fauna locale.
“Ehi!” ritentò, non avendo ancora ricevuto risposta.
“Allora è vero che vivere tra gli umani rende ciechi rispetto alla realtà.” fu il commento della voce gracchiante. “Guarda quassù.” e dopo quelle parole, si sentì il frullare di ali, che attirò l'attenzione del moro.
Ritornò a passare le iridi sul grosso gufo, che smise di muoversi, lanciandogli un'occhiata saccente.
No, un momento, era impossibile che un uccello potesse guardarlo in quel modo, se l'era sicuramente immaginato.
Si strofinò le palpebre con l'indice ed il pollice della mano, ma quando tornò a guardarlo, nulla era variato.
“Ah, Merlin, devi essere caduto in quella scarpata ed ora sei sfracellato sul fondo e tutto questo è...” borbottò il giovane tra sé e sé, ma non ebbe modo di terminare.
“Sinceramente non scommetterei sulla tua salute mentale, comunque io non sono un'allucinazione.”
Era stato il gufo a parlare, muovendo il becco giallo per articolare le parole, il giovane spalancò la bocca per la sorpresa, tra tutto quello che aveva visto, quello non se lo sarebbe mai aspettato.
“Chiudi la bocca, o ti mangerai i moscerini.” lo ribeccò seccamente l'uccello.
“Io... Tu... Chi sei?” riuscì ad articolare Merlin.
Il gufo scrollò il capo, arruffando un poco le penne sulla testa, come se fosse indispettito dalla sua domanda.
“Io sono Diviziaco, guardiano della barriera, sono colui che decide se si è degni di oltrepassarla per tentare di conoscere la verità.” il suo tono era terribilmente pomposo e volutamente grandioso, come se stesse tessendo le proprie lodi in maniera più colorita di quanto meritasse in realtà.
Merlin lo ascoltò attentamente, anche se ancora non riusciva a credere di stare ascoltando le parole di un gufo.
“La barriera?” domandò quindi, quasi senza rendersene conto.
“Ciò che separa il mondo umano e terreno da quello magico dei druidi.” spiegò il pennuto.
“E sei stato tu a farmela oltrepassare?”
“Certo, ho visto ciò che sei e ti ho ritenuto idoneo. Oltretutto, ti ho anche salvato da quei cavalieri.”
Merlin era ancora incredulo, stava realmente accadendo, ma in fondo, la magia esisteva, così come i druidi, indi per cui, perchè non credere a ciò che stava assistendo?
Portò la man dritta dietro la nuca, sentendosi ancora un po' ridicolo ed in imbarazzo.
“Suppongo che debba ringraziarti allora.”
“Uhm, non immaginavo che esistessero ancora umani che sapessero usare tali parole.”
Merlin ridacchiò in risposta, senza smettere di osservare con curiosità quello strano gufo.
“Com'è possibile?” chiese quindi il giovane, incrociando le braccia al petto, dimentico della fatica, della paura che aveva provato, della fame e del sonno.
“Com'è possibile che cosa?” domandò di rimando l'animale.
Il moro allargò le braccia per indicarlo.
“Tu, come fai a parlare? Non esistono animali parlanti!”
Un basso verso del gufo precedette il frullare delle sue ali mentre si alzava in volo ed un momento dopo Merlin dovette proteggersi il capo dalle beccate dell'uccello, che, una volta terminata quell'improvvisata ripicca, si diresse sempre a mezz'aria verso chissà dove.
“Ma tu guarda... Non c'è più rispetto a questo mondo. E dire che sembrava un bravo ragazzo, poi se ne esce con certe cose.” borbottò tra sé e sé mentre si allontanava.
“Ehi, no. Scusa, Diviziaco. Io...” tentò di richiamarlo il giovane mago, correndogli dietro. “Scusa, ma l'unico animale magico che ho conosciuto è stato il drago...” cercò di rimediare, continuando a tenere il passo con il battito d'ali del gufo.
“Ah, certo, il drago. E come sta' quel lucertolone?” chiese l'animale, dimenticando quella specie di offesa. “Beh, è sempre rinchiuso sotto al castello di Camelot.”
“Certo, ovvio, ovvio. Comunque, non ti chiedere perchè io parli, piuttosto preoccupati di quello che farai c'ora in poi.”
Merlin sospirò pesantemente, come se non se lo fosse posto già troppo tempo quel dilemma.
“Non hai detto che mi stavate aspettando?”
“Certo. Demetri ti ha visto arrivare, che cosa credi che stessi facendo là? La mia volata mattutina?”
Il ragazzo corrugò la fronte confuso: chi diavolo era Demetri e che cosa avrebbe visto?
“Ah, ma ora non c'è tempo per i convenevoli, ci sono altre cose più importanti.”
“Che cosa per esempio?”
Diviziaco emise un altro basso verso come se stesse ridendo delle sue parole.
“Vuoi rimanere nel bosco o preferisci mangiare qualcosa e riposarti in un vero letto?” domandò ironicamente.
Merlin non ribatté più, nonostante le domande che gli riempivano la mente fossero ancora molte, seguì silenziosamente il pennuto, impegnandosi a muovere correttamente le membra doloranti.
Le sue iridi vagavano sul terreno poco più avanti ai propri calzari, era troppo stanco anche per tenere semplicemente il capo alzato.
Attorno a lui si spandevano i classici rumori del bosco, mentre sopra tutto poteva distinguere il battito delle pesanti ali di Diviziaco.
“Prima del tuo riposo, ancora una prova.”
Le parole del gufo lo richiamarono alla realtà, pronto a domandare di che cosa si trattasse, ma la voce gli morì in gola ancor prima di raggiungere le labbra.
Gli alberi fitti avanti a lui s'erano diradati per lasciare spazio ad una grande radura verdeggiante e punteggiata dai colori di qualche semplice ma grazioso fiore di campo.
In effetti nulla di particolarmente interessante od incredibile, non fosse stato per quegli enormi massi posizionati nel bel mezzo dell'erba ben tenuta.
Li osservò attentamente, da lontano, vedendone la forma ben squadrata e studiandone la posizione.
Erano composti a formare una struttura con due lastroni piantati in verticale ed un terzo in orizzontale a sovrastare i primi per dare la forma di un portale, in tutto ve n'erano sette ed erano posti a formare un largo circolo al centro del quale sorgeva un altare che in confronto con quei massi megalitici, pareva fragile e piccolo.
“Quelli sono dolmen, così li chiamiamo nella nostra lingua.”
“Dolmen.” Merlin ripeté la parola, tentando di assaporarne il significato. “A che cosa servono?”
Diviziaco gli fece cenno di continuare ad avanzare prima di donargli una risposta.
“Vedi l'altare nel centro e le rune incise sulla loro superficie?” domando quindi.
Il giovane dovette stringere un poco gli occhi per poter vederli meglio e finalmente poté riconoscere le profonde incisioni runiche che li ricoprivano; annuì per far continuare il gufo.
“Sono ciò che ci permette di costruire e mantenere una continuità tra il mondo umano ed il firmamento degli dei.”
“Dei?” dire che Merlin fosse sbalordito era un eufemismo.
Con tutta la storia sul destino inculcatagli in testa, la magia e chissà che altro, non si era mai soffermato a pensare seriamente su qualche esistenza divina.
Sinceramente era già fin troppo impegnato a badare alla propria di esistenza.
Nel frattempo s'erano avvicinati al primo gruppo di massi e Merlin poté vederne i particolari.
“Non sarà nulla di particolarmente difficoltoso. Nonostante la mia quasi perfetta valutazione sul tuo conto, dovrai essere giudicato, se risulterai idoneo, ti sarà rivelato il Drynemeton e potrai presenziare di fronte al Majestix nel villaggio.” spiegò il pennuto.
In realtà aveva spiegato ben poco, poiché il giovane mago aveva capito meno della metà delle sue parole, ma preferì lasciar perdere le domande, troppo stanco per protestare.
“Cosa devo fare?”
“Dovrai semplicemente raggiungere l'altare e posarvi le mani. Se ne sarai degno, non ti respingerà.”
“E se non ne fossi degno?” domandò ancora, curioso ora.
“Sono sicuro che non accadrà.” rispose il gufo, ma quelle parole non fecero che far sorgere brutti pensieri nel ragazzo.
Ad un cenno del pennuto, Merlin ricominciò a camminare, passando tra due lastroni, stando ben attento a non sfiorarli.
Dinnanzi a lui s'ergeva solamente l'altare, più grande di quanto avrebbe creduto, composto da un'unica lastra di pietra nerastra, ricoperta da un leggero telo verde ricamato da intrecci di fili dorati.
Merlin emise un lungo sospiro per tentare di placare il flusso di pensieri che l'avevano colto in quel momento. Era riuscito a trovare i druidi, o meglio, loro avevano trovato lui; aveva rivisto Arthur ed aveva compreso che non lo odiava, forse aveva provato un moto di pietà nei suoi confronti, per quello l'aveva lasciato fuggire.
Gliene era grato, in fondo non aveva sperato nemmeno in quello ed in ogni caso, non era ancora da escludere il fatto che il disprezzo per la sua natura fosse sempre alle porte.
Con un tale tumulto nella mente e nel cuore, annullò le distanze dall'ara, poggiandovi le palme, stringendo le palpebre non sapendo che cosa aspettarsi.
Infine a sorprenderlo fu proprio il fatto che non accadde nulla.
Spaesato cercò con lo sguardo Diviziaco, che emise un basso verso di approvazione.
“Bene, ovviamente non ho sbagliato.” gongolò avvicinandoglisi.
Merlin sollevò le mani, incrociando le braccia al petto.
“Tutto qua?” domandò incredulo.
“Certo, cosa ti aspettavi? Avanti, ora possiamo andare.”
Il ragazzo si mosse assieme all'animale, ancora poco convinto di ciò che stava accadendo.
“Ora puoi dirmi che cosa sarebbe successo se non fossi stato accettato?” insistette sull'argomento che in precedenza aveva liquidato.
Diviziaco tentennò per qualche istante prima di rispondere.
“Le formule magiche incise sui dolmen avrebbero richiesto come sacrificio la tua magia e considerando che essa è collegata indissolubilmente alla tua vita...” lasciò cadere le parole nel silenzio, mentre Merlin prendeva coscienza di ciò che aveva udito, sbiancando più di quanto non fosse già.
“E... Tu quante volte hai sbagliato nella tua valutazione?” chiese titubante.
“Tre volte.”
“Su quante....?” la risposta lo aveva risollevato un poco, in fondo erano poche solamente tre volte.
“Cinque con te.”
Le labbra di Merlin restarono aperte per la sorpresa e lo sconcerto, le parole del pennuto stavano a significare che si era gettato verso una morte quasi certa e l'aveva scampata per chissà quale buona stella.
“Suvvia, giovane mago, non è né il caso né il momento di porre certe domande. Un buon pasto ed un letto comodo ti stanno aspettando.”
Il ragazzo era ancora ammutolito, ma non protestò all'offerta che gli era stata posta, seguendo il gufo, che volando a mezz'aria gli indicava il percorso da seguire, ossia un sentiero per metà nascosto dalla fitta vegetazione.
Forse da quel momento tutto sarebbe migliorato, per lo meno, sperò d'aver già toccato il fondo, per potersi quindi rialzare con le proprie forze.
Per l'ennesima volta ricordò i suoi cari, i suoi amici e Camelot.
Sperò che non accadesse loro nulla di male, pregò di poterli nuovamente incontrare in un futuro, vicino o lontano che fosse.
Per il momento, però, avrebbe dedicato le sue energie per se stesso, chissà che non ne avrebbe ricavato qualcosa di buono.
Ed ovviamente, non era da dimenticare una certa medaglia e le sue due facce; se voleva realizzare il proprio destino e quello di Arthur, avrebbe dovuto impegnarsi con tutto se stesso, per non deludere entrambi.




Angolino dell'autrice
Ciaoooooooooooo, ragazzuole!! ^.^
Arrivo abbastanza presto, rispetto al solito, con questo aggiornamento!
Mi sono presa una mini pausa per poterlo scrivere sul pc, ed eccolo qui! XD
Ahahah, ok, ok, ok...
Non uccidetemi, ma io sto ancora ghignando tra me e me per la malsana idea di inserire Diviziaco nella storia...! XD
Che ci posso fare... "La spada nella roccia" è uno dei miei cartoni preferiti e non posso fare a meno di pensarci quando si parla di Merlin... XDD
Dai, per lo meno vi ho evitato il nome Anacleto, optando per uno più druidico... u.u”
Eheh, non ve lo aspettavate, vero?
Bene, vi do la possibilità di prendervela con me, sono a vostra disposizione! XD
Per le informazioni riguardanti druidi e dolmen ecc ecc... ho usufruito della sempre utile Wikipedia.. u.u
Oh, già, ora che me lo ricordo!
Drynemeton: Bosco Sacro
Majestix: Grande Re

Chiedo scusa, di nuovo, se non vi ringrazio singolarmente, ma il tempo stringe! -.-”
Un grazie speciale a chi ha recensito il precedente capitolo!

§ Toru85 §
§ Arwen Woodbane §
§ Eye7 §
§ bacinaru §
§ harderbetterfasterstronger §
§ Grinpow §
§ Rinalamisteriosa §
(Che bello ritrovarti anche qui!! ^_^)
§ AleLuna78 §

Tantissimi ringraziamenti anche a chi ha inserito la mia fic tra i preferiti!!! *_*

1 - AleLuna78
2 - bacinaru
3 - cesarina89
4 - elie191
5 - Eye7
6 - gaya91
7 - hay_chan
8 - HPalessandra
9 - kae
10 - Lel
11 - Leliwen
12 - lilly86
13 - mewmina__91
14 - moon_sara89
15 - Nanako
16 - Nerissa_
17 - Rinalamisteriosa
18 - sesshy94
19 - Shin_86
20 - Skyline
21 - Taila
22 - Toru85
23 - Valentine
24 - _Saruwatari_


Siete veramente magnifici, vi adoro tutti quanti, mi fate sempre molto felice nel vedere come piaccia la mia storia! ç_ç *_*
Vi rimando quindi al prossimo capitolo!! ^^
Kiss

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Capitolo 6
*** Avviso ***


Avviso
Salve a tutti quanti! ^^"
Eh, immagino la vostra delusione nel veder la fic aggiornata e non ritrovarsi il capitolo che è da tanto, troppo tempo che state aspettando!
Le cause sono molteplici, ma non starò ad annoiarvi sul perchè non ho aggiornato prima, chinandomi soltanto per chiedervi scusa, perchè so che non è giusto nei vostri confronti di lettori!
Cosa fondamentale, però, è quella che ho, ahimè, perso il quaderno con i nuovi capitoli della fic, già belli pronti.
So che potete capire la frustrazione a cui sono sottoposta per questo evento, nonché la difficoltà in cui mi trovo a dover riscrivere qualcosa che avevo già elaborato, senza aver freschi ricordi di quello che volevo accadesse.
Il punto è che sto già lavorando per ricreare i futuri capitoli, ma potete capire che la soddisfazione e la critica personale a cui li sottoporrò sarà molto più alta e dura di quanto dovrebbe.
Non posso fare altro, se non scusarmi ancora e promettervi che non appena i capitoli saranno ritenuti decenti da me medesima, saranno pubblicati.
Grazie per l'attenzione e scusate per il disagio!

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