Flowers in the window di Idra_31 (/viewuser.php?uid=36119)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I wanna save you ***
Capitolo 2: *** You step a little closer each day ***
Capitolo 3: *** Look after you ***
Capitolo 4: *** I feel happy inside ***
Capitolo 5: *** You fit me better than my favorite sweater ***
Capitolo 6: *** Everything has changed ***
Capitolo 7: *** Sing it ***
Capitolo 8: *** Up all night (?) ***
Capitolo 9: *** The reason for that smile ***
Capitolo 10: *** The songbirds keep singing ***
Capitolo 11: *** I should ink my skin ***
Capitolo 12: *** Is it just a game? ***
Capitolo 13: *** When you are close to me I shiver ***
Capitolo 14: *** This little bungalow with some strange new friends ***
Capitolo 15: *** Someone like you ***
Capitolo 16: *** Kiss the rain ***
Capitolo 17: *** Falling slowly ***
Capitolo 18: *** For you I'd bleed myself dry ***
Capitolo 19: *** From the moment I wake ***
Capitolo 20: *** Nasty habits ***
Capitolo 21: *** Wishing to be the friction in your jeans ***
Capitolo 22: *** Got you stuck on my body like a tattoo ***
Capitolo 23: *** A heart as loud as lions ***
Capitolo 24: *** If it hurts this much ***
Capitolo 25: *** Don't let go ***
Capitolo 26: *** It must be love ***
Capitolo 27: *** What a way for the ice to break ***
Capitolo 28: *** Such a perfect day (I'm glad I spend it with you) ***
Capitolo 29: *** The view's so nice ***
Capitolo 30: *** It's delicate ***
Capitolo 31: *** I'll still be standing here ***
Capitolo 32: *** I'll try to bottle you up (and breathe you back like Valium) ***
Capitolo 33: *** Rock your body! ***
Capitolo 34: *** You and me ***
Capitolo 35: *** You make me happy ***
Capitolo 36: *** Keep shining on ***
Capitolo 37: *** It all comes out in the wash (pt. 1) ***
Capitolo 38: *** It all comes out in the wash (pt. 2) ***
Capitolo 39: *** I can't do everything, but I'll do anything for you ***
Capitolo 40: *** The one that I want ***
Capitolo 41: *** One love, two mouths, one love, one house (pt. 1) ***
Capitolo 42: *** One love, tho mouths, one love, one house (pt. 2) ***
Capitolo 43: *** He won't tell you ***
Capitolo 1 *** I wanna save you ***
larry au html
Salve!!! Sto scrivendo questa storiella per distrarmi dalla tesi. Sì, lo so, tecnicamente non dovrei distrarmi dalla
tesi, però se non mi sfogo in qualche modo dopo un pomeriggio di
studio impazzisco, quindi eccomi qua...Sarà una fanfiction
abbastanza lunga, suppongo, e anche un po' lenta, nel senso che le cose
si evolveranno con calma, ecco. Il titolo è tratto dall'omonima
canzone, quella che Harry una volta disse essere la sua preferita (ma
è stato secoli fa, poi credo abbia cambiato idea almeno sette
volte) e che secondo me vale veramente la pena di ascoltare. Mi scuso
in anticipo per eventuali errori, ma la mia beta è diventata
pigra e si è solo limitata a dire "Mh, bello" oppure "Sì,
mi piace!" a ogni capitolo, ma è comprensibile, ha iniziato a
lavorare, la mia donnah. Ma
non divaghiamo! Sarà una storia con numerose guest stars e mi
sono divertita a gestire tutti questi personaggi. Inoltre, ci saranno
parecchie canzoni, spero non disturbino la lettura.
Bando alle ciance, vi lascio al primo capitolo!
ps: auguratemi che la mia tesi sia scritta meglio di questa roba!
Flowers in the window
Harry è
cosciente che lasciarsi scivolare sul banco e affondare la testa tra
le braccia non servirà a riscuoterlo dal torpore mattutino, anzi.
Eppure non può fare a meno di indugiare in questo torpore, sperando
che lo squillo della campanella tardi ad arrivare.
"Harry,
Harry, HAZZA!".
Chi non
tarda ad arrivare è il suo sovraeccitato amico.
"Qui
c'è qualcuno che sta cercando di dormire", protesta Harry, sollevando
di poco la testa e lanciando all'altro ragazzo uno sguardo che in
teoria dovrebbe risultare minaccioso, ma che nella pratica si rivela un
fiasco.
"E
qui c'è qualcuno che deve dirti una cosa importante", replica
l'altro.
"Shhh,
va' via, lasciami godere altri cinque minuti di sonno".
"Guarda
che mi offendo mortalmente e non ti parlerò per tutta la giornata se
non mi presti la tua totale attenzione entro tre secondi".
"Me
ne farò una ragion-OUCH!"
Harry
quasi salta dalla sedia per il pizziccotto che il suo impaziente
amico gli ha assestato sulla coscia.
"Sveglio,
adesso?", domanda gongolando l'altro.
Ad
Harry lacrimano gli occhi. Bastardo di un
rosso, pensa.
"Come se mi fossi bevuto
otto caffè di fila", mugugna, offeso, massaggiandosi la parte
lesa.
"Bene, allora provvederò
io a svegliarti ogni mattina. D'accordo?".
"Fottiti", lo gela
Harry, "che cavolo vuoi, comunque?".
L'altro ragazzo gli sventola un
foglio sotto il naso.
"Leggi qui e dimmi se non
ti sembra una genialata!".
Harry gli strappa il foglio di
mano perché l'altro non smette di agitarglielo davanti.
"Che roba è?",
domanda, accigliato.
"Capisco che le tue
sinapsi non lavorano al meglio per la mancanza di sonno, ma sai
ancora leggere, no?".
"Ed, sei una tale spina
nel fianco", commenta Harry, esasperato, prima di concentrarsi su ciò
che realmente c'è scritto sul foglio.
"Aperte
le selezioni per il Glee club", mormora.
"Esatto. Visto che sai
ancora leggere, Hazza? Allora?".
"Ma Glee
club come in quella serie tv su Channel
Four?".
"Veramente adesso è su
Sky. Comunque, sì, una roba del genere".
"E che ci dovrei fare?",
domanda Harry, perplesso, spostando lo sguardo dal foglio a Ed.
Quest'ultimo lo schiaffeggia
sulla nuca.
"Proprio non ci arrivi?".
"La smetti di mettermi le
mani addosso? No, non ci arrivo!".
"Harry". Ed lo
afferra per le spalle e gli si avvicinia con fare cospiratorio.
"Harry, cosa si fa in un glee club?".
Harry scuote la testa.
"Si canta..?", azzarda.
"Bravo!", esulta Ed e
gli molla un altro schiaffetto.
"Piantala, Ed!", piagnucola
l'altro. "Per favore, mi spieghi cosa vuoi da me?".
Ed sbuffa, seccato.
"Ma sei idiota o cosa? Dobbiamo
fare il provino!".
"Provino..?!" Harry si blocca
con un' espressione assolutamente indignata sul volto.
"Sì, Harry, dobbiamo fare questo
dannato provino ed entrare in questo dannato glee club!".
"Perchè dovrei voler entrare in
uno stupido coro scolastico?".
"Forse perché qualsiasi nostro
tentativo di formare una band è fallito miseramente e questa
potrebbe essere la nostra unica occasione per cantare e magari farci
notare, anche? A meno che tu non voglia provare a X Factor!".
"Farci notare cantando in un coro
scolastico? Ed, sei serio?".
Harry è tentato di abbandonare di
nuovo la testa sul banco e troncare lì la conversazione. Invece, il
suo amico lo afferra per un braccio e lo costringe ad ascoltarlo.
"Se siamo abbastanza bravi
potremmo competere con le altre scuole che hanno un glee club e
magari tra il pubblico durante una nostra esibizione ci sarà qualche
pezzo grosso, qualche talent scout, che ne so, Simon Cowell-"
"Simon Cowell?!".
Harry si spancia in due dalle risate.
"Piantala, idiota! Sognare non
costa nulla!".
"Piuttosto, iscriversi a 'sto coso
costa qualcosa?", chiede Harry, dopo essersi ripreso dagli
spasimi.
Ed sembra illuminarsi come un albero di
Natale.
"Ti ho convinto, allora, con la
storia di Simon Cowell?".
Il viso di Harry si deforma nel
tentativo di trattenere una risata.
"Finiscila", lo ammonisce
l'altro, "allora? Ci iscriviamo? E no, non costa nulla".
"Dammi un motivo sensato
per iscrivermi. Che non sia S-s-im-cristo, non riesco a dirlo
senza rotolare dalle risate! Sei un imbecille, Edward!".
Ed viene colpito da un'illuminazione.
"Pensa a quanta figa potrai
avere se diventiamo popolari!".
La risata di Harry è coperta dal suono
della campanella.
*
La vita di Harry Styles non è facile.
La sua vita scolastica, almeno. I fighi della scuola pensano
che lui sia un hipster, i veri hipster pensano che sia uno
sfigato, le ragazze sembrano non vederlo neanche e i bulli di contro
sembrano nutrire una vera passione per lui.
"Ma non potete trovarvi un altro
passatempo? Una cosa che vi diverta tanto quanto torturarmi? Che ne
so, lanciarvi palline di carta? Fare a gara a chi piscia più
lontano? Eh?!", protesta, tempestando di pugni la schiena di uno
di questi.
"No, è molto più divertente
cercare di affogarti nell'immondizia!".
"Ma non vi è ancora venuto a
noia?", continua Harry nel tentativo di persuaderlo e cercando
nel frattempo di aggrapparsi al corpo dell'altro ragazzo per sfuggire
al suo infausto destino.
"Ma no, è una specie di
tradizione! Se non ti buttiamo nell'immondizia almeno una volta al mese potrebbe portare male!", replica il bullo, scatenando
l'ilarità dei suoi compari.
"Ma siate innovativi! Siate
originali! Bisogna avere il coraggio di rompere con le tradiz-OUCH!".
Lo stronzo gli ha mollato un morso sul
fianco per farlo stare calmo.
"Se collabori come al solito sarà
facile e indolore, giuro".
Harry sente che la fine è vicina. Si
ritroverà ricoperto di rifiuti organici e dovrà saltare le ultime
ore di scuola perchè puzzerà come l'immondizia dove effettivamente
è stato.
"Stan, se negli allenamenti
mettessi lo stesso sforzo che metti nel rendere la vita impossibile a
questo ragazzino non saresti eternamente in panchina".
A questa battuta si alza un coro di
risa e Harry è profondamente grato all' audace ragazzo che ha avuto
il coraggio di umiliare il suo aguzzino.
"E adesso magari mettilo giù che
gli sta andando tutto il sangue al cervello", aggiunge il suo
anonimo salvatore.
Stan, anche se malvolentieri, è
costretto a ubbidirgli.
"Non finisce qui, Styles",
minaccia.
"Alla prossima! Se non sei troppo
impegnato con gli allenamenti!", lo prende in giro Harry,
salutandolo con un cenno del capo e osservandolo andare via col suo
stuolo di amici.
Adesso che finalmente si trova con i
piedi per terra Harry può guardare in faccia colui che lo ha salvato
dal suo tuffo mensile tra i rifiuti.
Louis. Louis Tomlinson è
il nome del suo nuovo angelo custode. Harry non può non conoscerlo
perché è uno dei ragazzi più popolari della scuola, gioca nella
squadra di calcio, recita nel club di recitazione, organizza feste ed
eventi ed è uno dei fighi e nononono Harry non può e non
vuole essere debitore a uno del genere.
Perso nei suoi poco entusiasmanti
pensieri Harry non si accorge che l'altro ragazzo gli sta parlando.
"Uh?", è tutto ciò che
riesce a cavarsi di bocca.
"Allora ti è davvero andato il
sangue al cervello! Pensavo fosse un modo di dire!", lo sfotte
Louis, piegando gli angoli della bocca in un sorriso di scherno.
Harry si aggiusta il ciuffo,
imbarazzato.
"Ehm, infatti non è solo
un modo di dire", replica.
Louis lo guarda come se in lui ci fosse
qualcosa che non riesce ad afferrare.
"Comunque, ehm, grazie, per- per
prima", si sforza di dire il riccio.
"Oh, figurati. Vuoi che non
sfrutti il mio privilegio di essere il nuovo capitano della
squadra?".
"Quindi è per la tua posizione
nella scala gerarchica della squadra di calcio che Stan ti ha
obbedito?".
Louis annuisce, compiaciuto.
"Uao", commenta Harry,
vagamente impressionato.
"Diciamo che ho il potere di
decidere quando può e non può giocare".
Harry ci riflette un attimo.
"Ma quel potere non spettava
all'allenatore?".
Louis ridacchia.
"Ma lui mi adora".
E chi non ti adora?, vorrebbe
commentare Harry, ma si morde la lingua giusto in tempo.
"Ehm, comunque", sta per dire
Harry, a mo' di commiato, ma si accorge di un foglio che sporge da
uno dei libri di Louis.
"Proverai a entrare?",
domanda, invece, stupito dalla sua stessa curiosità.
Louis lo guarda perplesso per qualche
secondo, poi segue il suo sguardo e realizza di cosa l'altro stia
parlando.
"Oh, il glee club. Scherzi?
Entrerò sicuramente".
Harry comincia a trovarlo simpatico
come un calcio nei denti, ma si sforza di essere educato e gli pone una domanda di circostanza.
"Ti piace..uhm, cantare?",
chiede, rendendosi conto dell'idiozia di quello che ha appena detto e
fustigandosi mentalmente.
Louis sembra passarci su.
"Non è la mia passione
principale, ma la mia ragazza mi ha convinto che vale la pena provare
anche questa strada".
Oltre al calcio, la recitazione,
l'organizzazione di eventi e dio sa cosa?, vorrebbe chiedere
Harry, ma anche questa volta si trattiene.
"Tu ti sei iscritto?",
domanda Louis e Harry non è sicuro se il suo interesse sia genuino o
se sia semplice cortesia.
"Sì, il mio amico Ed mi ha
corrotto".
"Ti piace...cantare?",
continua Louis, con un sorrisetto, e Harry potrebbe metterci la mano
sul fuoco che lo sta prendendo in giro.
"Sì, in realtà è la mia
passione principale. Io e il mio amico Ed, che suona la chitarra,
abbiamo provato a formare una band qualche tempo fa ma all'annuncio
si sono presentati solo batteristi e a noi serviva almeno un bassista
e in questa città nessuno sembra suonare il basso e allora abbiamo
provato a esibirci come duo ma nessuno sembrava interessato a- uhm".
Harry si accorge di stare condividendo
con uno sconosciuto troppi dettagli insignificanti della propria vita
e si interrompe improvvisamente.
"Lasci
sempre le frasi a metà?".
C'è
qualcosa nel modo in cui Louis si prende gioco di lui che piuttosto
che dargli fastidio, lo intriga. Harry è disturbato da questo
pensiero.
"No,
è che dovrei andare. Ci vediamo ai provini!".
"A
presto, Curly!".
*
Harry
piomba in classe e prende posto dietro al suo amico rosso. Poi si
sporge in avanti per sussurrargli all'orecchio.
"Indovina
chi ci sarà al glee club?".
"Simon
Cowell?!", replica l'altro, voltando il busto per guardarlo in
faccia.
Harry gli
assesta un pugno sulla spalla.
"Quando
la finirai con questa storia di Simon?".
"Sentiamo,
chi ci sarà al glee club?".
"Louis
Tomlinson".
Ed si
schiaffa una mano sulla faccia.
"Oh,
no, pure qua. Dimenticati della figa che ti ho promesso!".
Harry
soffoca una risata isterica nella manica del maglione.
"Comunque,
mi ha salvato dai bulli", ammette.
"Oh,
no, Hazza, di nuovo! Che ti hanno fatto?".
"Il
solito. Hanno provato a infilarmi nel cassettone dell'immondizia, ma
Louis è arrivato in mio soccorso".
"Ne
parli come se fosse Batman".
"Una
specie".
Ed gli
lancia un'occhiataccia.
"No,
nel senso, cioè- Stan lo teme o comunque gli porta rispetto,
quindi...".
"Stai
pensando di fartelo amico così che ti protegga dai bulli per
sempre?".
Harry
spalanca gli occhi.
"Hai
ragione, sei un genio! Non ci avevo pensato!", esclama,
sporgendosi per abbracciarlo.
"Parli
seriamente? Vuoi diventare amico di Louis
so-fare-tutto-e-tutti-baciano-il-terreno-dove-cammino-Tomlinson?".
Harry ci
riflette un attimo.
"No,
non è un'opzione contemplabile. Come non detto".
"Ah,
meno male".
"E
poi non è granché simpatico".
Harry
non è del tutto
sicuro di stare dicendo l'onesta verità.
"Ma
davvero? Tutti non fanno altro che parlare del suo senso
dell'umorismo!".
"Se
la tira anche".
"É odioso,
vero?".
"Posso affermare con certezza che
lo è".
Harry è completamente sicuro di
non stare dicendo l'onesta verità.
Note:
spero
che mi perdoniate per come maltratterò il povero Ed Sheeran nel
corso della storia...lo so che non è così mhhh scemo, però mi serviva ai fini della trama.
Un'altra cosa...chi segue l'altra mia long sui 1D (*pubblicità occulta e neanche tanto* http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1134014&i=1) deve
sapere che per ora sono bloccata e che quella storia mi mette angoscia
e io non ho bisogno di angoscia per adesso ma presto o tardi la
finirò (tanto manca poco!).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Magari fatemelo sapere...
E ricordatevi : Bravery. E Live While We're Young, se vi pare!
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Capitolo 2 *** You step a little closer each day ***
larry 2 au
Harry
pensa che la tensione nell'aria sia spropositata. Neanche
dovessero fare il provino per X Factor.
"Zayn,
dove stai andando? Il professore sarà qui da un momento all'altro!"
"Devo
fumare una sigaretta, Li".
"Ma-"
"No,
non iniziare a farmi di nuovo la predica su quanto faccia male,
soprattutto a uno che vuole cantare!".
Li
(Harry è quasi sicuro che il suo nome completo sia Liam) si
riappoggia quietamente al muro e lascia che il suo amico vada a
fumare la sua agognata sigaretta.
Ed,
seduto a gambe incrociate sul pavimento, accarezza dolcemente le
corde della sua chitarra, canticchiando sottovoce la canzone che ha
preparato per il provino. Un ragazzo biondo con una chitarra a
tracolla si inginocchia per parlargli.
"Amico,
sei sicuro che ci lasceranno suonare?", domanda.
"Che
ci fa qui un irlandese?", chiede sorpreso Ed, ignorando la
domanda.
Il
biondino ridacchia.
"Mi
sono trasferito qui da poco con i miei. Non ci sono molti irlandesi
in questa città?".
"No,
non molti. Porterai una canzone tradizionale irlandese?".
L'irlandese
ridacchia di nuovo.
"No,
non mi sento così patriottico. Canterò Bon Jovi. Come va va. É
un cazzo di Glee club, mica un talent show!".
"Ecco,
appunto", mormora, Harry, inascoltato.
"Io
canterò una canzone di un tuo compatriota", continua Ed.
"Bono
Vox, scommetto!"
"No no,
Damien Rice, Cannonball", replica il rosso, entusiasta.
L'irlandese
storce il naso.
"Non
è esattamente il mio genere".
"Peccato",
commenta seccamente Ed. Harry teme che il suo amico abbia appena
messo l'irlandese nella sua lista nera per il semplice fatto di non
apprezzare uno dei suoi artisti preferiti.
"Comunque,
io sono Niall".
Ed
afferra la mano che l'altro gli porge.
"Edward,
ma preferisco che mi si chiami Ed".
"D'accordo,
Ed. Quindi ci lasceranno suonare o no?".
Harry
non ascolta la risposta del suo amico perchè distratto dall'entrata
in scena di Louis Tomlinson, con tanto di fidanzata al seguito.
Dopo
aver salutato alcuni dei presenti, il suo sguardo si posa su Harry.
"Ciao,
Curly".
"Questo
non è il mio nome", replica Harry, con un tono forse troppo
ostile.
"Qualunque
sia il tuo nome, ormai per me sei Curly".
"Quindi
non ti prenderai mai il disturbo di chiedermi come mi chiamo?".
Louis
gli lancia un sorriso obliquo.
"Tu
ti sei preso il disturbo di chiedermi il mio?".
Harry
rovescia gli occhi all'indietro.
"Come
se ce ne fosse bisogno", risponde, voltandosi dall'altra parte,
considerando chiusa la conversazione.
"Ehi,
porta un po' di rispetto per il tuo salvatore!".
Harry
si ritrova suo malgrado a ridere.
"Non
darti troppa importanza, Louis".
"El,
vedi come vengo trattato nonostante il bene che faccio?".
Eleanor,
la sua fidanzata, si limita a scrollare le spalle.
"Comunque,
che cosa canterai, Cur-".
"Harry,
mi chiamo Harry", si affretta a interromperlo l'altro.
"Da
Harold?".
Harry
scoppia a ridere di nuovo, dimenticando improvvisamente qualsiasi
ostilità.
"Ma
come ti viene in mente? Sono Harry, solo Harry".
"Ok,
solo-Harry, cosa ci canti?"
Harry
prova a lanciargli un'occhiataccia ma riesce a cavarne fuori solo una
smorfia ridicola che fa ridere l'altro in maniera quasi
inappropriata.
"Canto
Flowers In The Window".
"Devo
ammettere in tutta onestà che non la conosco. Tu la conosci, El?".
Eleanor
scrolla il capo.
"No,
mai sentita".
Harry
si ritrova a piangere internamente per la mancanza di cultura
musicale dei suoi coetanei, anche se ormai dovrebbe esserci abituato.
"Immaginavo.
Tu cosa canti?"
"Look
After You. La conosci o è troppo mainstream per
te?".
Harry
si finge indignato.
"Certo
che la conosco! I The Fray mi piacciono pure!"
Harry
si sente tirare dai pantaloni. Abbassa gli occhi su Ed. Quest'ultimo
fa scorrere lo sguardo da Harry a Louis e da Louis a Harry, senza
proferire parola.
"Che..?".
"É
arrivato Savan, nel caso non te ne fossi accorto perché
troppo impegnato a fraternizzare".
Harry
non coglie la provocazione.
Savan,
professore di Storia dell' Arte, fondatore del Glee club e futuro
vocal coach, richiama l'attenzione dei presenti con un fischio.
"Ragazzi,
sono molto contento che la mia inziativa abbia riscosso tanto
successo", esordisce.
In
effetti Harry è stupito dall'affluenza di aspiranti cantanti. Il
corridoio è gremito, ci saranno almeno cinquanta persone. Sarà
merito di quella serie tv, pensa.
"I
provini si terranno in teatro, quindi seguitemi senza fare troppo
casino", continua Savan.
"Quindi
tutti potranno assistere ai provini di tutti?", domanda qualcuno
tra la folla.
"Esattamente",
risponde Savan, "e se la cosa vi crea disturbo forse è il caso
che rivediate il vostro sogno di diventare cantanti".
Savan
ruota su sè stesso e fa cenno al manipolo di studenti di seguirlo.
In
teatro (che per essere un teatro scolastico fa la sua figura), Ed
trascina Harry per un braccio, il più lontano possibile da Louis, in
cerca di un posto.
"Mi
stai facendo male, Ed. Si può sapere cosa ti prende?"
"Perché
stavi flirtando con Louis?".
Harry
fa una smorfia tra lo sconcertato e il divertito.
"Cosa
cavolo dici?".
"Amico,
quello era chiaramente flirtare!".
Harry
emette uno sbuffo.
"Non
sarai mica geloso?"
"Zitto".
Ed
lo guida verso due posti liberi in terza fila.
"Eddy,
sei geloso perché mi sono fatto un nuovo amico?", lo schernisce
Harry. "Comunque, anche tu e quell'irlandese avete fatto i
piccioncini".
"Allora
lo ammetti che siete amici!".
"Ma
no, era così per dire! L'ho conosciuto ieri, che diamine!".
Ed
si fa serio.
"Harry,
questa cosa non porterà a nulla di buono".
Il
riccio solleva un sopracciglio.
"Perché,
io e Louis Tomlinson che ci parliamo è uno dei primi segni
dell'Apocalisse?".
"Hazza,
non si può essere amici di uno del genere. Anzi, dubito che uno del
genere possa avere degli amici, perché chiunque graviti attorno a
lui finisce per essere eclissato dalla sua esuberante personalità e
dal suo carisma e venire ignorato. Diventare suo amico non ti aiuterà
nella scalata sociale, Harry. Finirai per brillare di luce riflessa".
Harry
si mette una mano davanti alla bocca per non scoppiargli a ridere in
faccia.
"Ma
ti senti quando parli?!"
"Sono
convinto di aver detto delle cose profondamente sensate, per una
volta", si schermisce Ed.
"Quindi
il tuo piano nella vita è quello di continuare a frequentare solo
sfigati?".
"Ti
sei appeno dato dello sfigato da solo, Haz".
Harry
stavolta scoppia a ridere. Si sta ancora tenendo la pancia quando si
sente toccare una spalla.
"Scusa,
questi posti sono liberi?", domanda il nuovo arrivato. Liam, se
è questo il suo vero nome.
"Sì,
tranquillo!"
"Grazie",
mugugna il ragazzo sedendosi e facendo cenno al suo amico di
accomodarsi.
"Seguiranno
l'ordine alfabetico o l'ordine degli iscritti?"
Dopo
qualche secondo di silenzio Harry si rende conto che l'altro ragazzo
sta parlando con lui.
"Ehm..non
ne ho idea, amico".
"Perchè
io sono tra i primi iscritti...".
"Uhm..".
Harry
non è uno bravo a intrattenere convesazioni casuali con perfetti
sconosciuti, a meno che queste conversazioni non lo coinvolgano
particolarmente o lo divertano, e il risultato è che il più delle
volte suddetti sconosciuti finiscono per pensare che lui abbia un
qualche ritardo mentale, perché si limita a proferire monosillabi o
ad annuire.
"Comunque,
io sono Liam".
A
volte però questi sconosciuti riescono a capire la sua quasi totale
mancanza di abilità sociali e gli vengono in soccorso, portando la
conversazione su binari più facilmente percorribili.
"Piacere,
Harry".
Harry
sporgendosi a stringere la mano di Liam incrocia lo sguardo del suo
amico e, in uno slancio di socievolezza si presenta pure a
quest'ultimo.
"Ciao,
sono Zayn", e Harry si trattiene dal dire lo sapevo già.
Qualsiasi
tentativo di fare conversazione da parte degli altri due è troncato
dalla voce di Savan che annuncia l'inizio dei provini secondo
l'ordine di iscrizione. A questa notizia Harry sente Liam
sospirare e agitarsi sul posto e in un moto di compassione prova a
tranquillizzarlo.
"Rilassati,
amico, andrà tutto bene".
Liam
sfodera l'espressione più tenera che Harry abbia mai visto su un
essere vivente, cuccioli a parte.
"É
che...ci tengo veramente tanto".
Harry
nota con la coda dell'occhio che Zayn gli stringe un ginocchio a mo'
di conforto.
"Nessuno
mi hai mai sentito cantare, a parte i miei genitori e Zayn",
continua Liam, "per questo sono un po' agitato. Se oggi non
piaccio a nessuno vuol dire che non sono poi così bravo".
"Adesso
hai detto una cazzata", commenta Zayn, facendo sorridere Harry e
riuscendo a tirare su di morale anche Liam.
Harry
avverte un gomito in mezzo alle costole.
"Haz,
ma la senti? Questa ragazza è un angelo!".
Solo
in quel momento il riccio si rende effettivamente conto che i provini
sono iniziati.
"Se
non la prendono vorrà dire che il provino è truccato!".
"In
effetti, è piuttosto brava", commenta Harry, concentrandosi
sull'esibizione.
"Piuttosto
brava?! Lei spacca!".
"Chi
è?".
"Alice
qualcosa aka la donna della mia vita".
L'espressione
rapita e il sorrisino quasi affezionato sul volto del suo
amico non promettono niente di buono.
"Sento
odore di cotta, Eddy".
"Oh,
ma sta' un po' zitto", lo ammonisce l'altro, scacciandolo via
come si fa con una mosca.
*
Harry
ha sempre amato cantare e in cuor suo è sempre stato convinto che
cantare fosse in qualche modo il suo destino, che sia in un
cupo pub frequentato da avventori annoiati o al matrimonio di qualche
lontano parente. E lo è ancora. Per questo sentire gli applausi dei
suoi compagni di scuola e vedere l'espressione compiaciuta di Savan
hanno scatenato in lui un moto di orgoglio. L'idea che il Glee club
possa portarlo da qualche parte gli sembra ancora ingenua, per non
dire ridicola, ma il pensiero di essere stato apprezzato, di essere
piaciuto al professore e a quella ventina di ragazzi rimasti ad
ascoltare gli ultimi provini gli ha stampato sul volto un sorriso che
ancora non vuole saperne di andarsene, nonostante si sia esibito
ormai almeno dieci minuti prima e adesso si trovi nel cortile della
scuola a sorbirsi le lagne di Ed.
"Ti
ho detto che non hai steccato, deficiente".
"Se
avessi visto l'espressione di Savan non ne saresti così convinto".
"L'espressione
di Savan ti ha fatto capire che hai steccato?".
"O
quello o aveva mal di denti".
Harry
si sporge a tirargli un pugno sulla spalla.
"Piantala
di dire stupidaggini che sei andato benissimo!".
"E
che ne sai te? Sei un critico musicale adesso?"
Harry
sbuffa, seccato.
"Basta,
voglio andarmene a casa. E non provare a prendere il mio stesso
autobus che non sopporterei di ascoltare ancora le tue
lamentele per tutto il tragitto".
"E
secondo te devo starmene alla fermata ad aspettare l'autobus
successivo?".
"Sarebbe
l'ideale".
"Idiota",
borbotta Ed, giocherellando con le corde della chitarra.
"Cosa
penserebbe di me Damien?", continua.
"Che
sei un deficiente, ma questo non ha niente a che vedere con il
provino".
"Che
cosa avrà pensato di me Alice?", prosegue, prendendo a testate
la tastiera della chitarra.
"Alice
se ne era già andata da un pezzo quando hai cantato. Però se ti
vedesse adesso anche lei penserebbe che sei un deficiente".
"Bel
migliore amico che se-", Ed si blocca, lo sguardo oltre le
spalle di Harry.
"Che..?".
Un
braccio circonda le spalle del riccio con irruenza, facendogli quasi
perdere stabilità.
"Ecco
dove eri finito, mia piccola star!".
Harry
volta la testa di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di
Louis.
"Non
penso di esagerare dicendo che il tuo è stato il provino migliore di
tutti!", continua l'altro, per niente preoccupato dall'eccessiva
vicinanza dei loro volti.
"Hai
dovuto mettere l'orgoglio sotto le scarpe per ammettere una cosa del
genere", replica Harry, facendo saettare lo sguardo dagli occhi
alle labbra, arricciate in un sorriso, di Louis, e riuscendo a
scivolare via dalla presa dell'altro poco prima che le suddette
labbra esplodano in una sonora risata.
"Io
ti faccio i complimenti e tu mi sfotti? C'è qualcosa di sbilanciato
in questa relazione!".
"Divertente,
non sapevo neanche che ci fosse una relazione", commenta
sarcastico Ed.
"Ehi,
ginger, non ingelosirti! Comunque, non sei andato male neanche
tu!".
"Evvai",
fa finta di festeggiare Ed, alzando un pugno in aria.
"Lou,
i miei mi aspettano per cena, che ne dici di riaccompagnarmi a
casa?".
Harry
non si era neanche accorto della presenza di Eleanor.
"Sì,
tesoro, un attimo, devo fare una cosa. Li tieni ancora il block notes
e la penna in borsetta?".
Eleanor
annuisce, rivolgendo uno sguardo interrogativo al proprio ragazzo.
"Da'
qua!".
La
ragazza estrae dalla borsetta quello che Louis le ha chiesto e lo
porge all'altro che a suo volta lo dirotta verso Harry.
Harry
lo guarda perplesso.
"Quindi?".
"Sono
sicuro che un giorno diventerai famoso e il tuo primo autografo su eBay varrà una fortuna".
Harry
sente il tonfo che la chitarra di Ed fa cadendo per terra, come a
sottolineare la sua incredulità.
"Mi
stai prendendo per il culo?".
"Ti
assicuro di no", promette Louis, con un sorriso genuino.
Harry
afferra il blocchetto e la penna, ancora un po' riluttante.
"Non
firmarti solo-Harry, eh? Altrimenti nessuno crederà che sei
veramente tu".
Il
riccio lancia un'ultima occhiata incerta all'altro ragazzo, prima di
decidersi a vergare il foglio col suo nome e cognome. Poi gli
restituisce penna e blocchetto.
"Se
scopro che è uno scherzo me la paghi".
"Non
essere così ostile, abbi un po' di fiducia in me".
Harry
si lascia sfuggire uno sbuffo.
"Ci
si vede", lo saluta Louis, scompigliandogli i capelli, poi
prende per mano la sua ragazza e si dirige verso il parcheggio.
NOTE (e faccio pure l'elenco puntato per sentirmi figa)
-
mi
sono resa conto di non aver minimamente accennato al discorso
delle età. Per rimediare vi informo che in questa storia mi prendo
certe libertà, perciò sappiate che Ed e Harry
hanno entrambi 16 anni, Louis quasi 18, Liam, Zayn e Niall 17;
-
per
quanto riguarda la scuola, mi sono un po' informata su come funzioni
quella inglese e ho parlato anche con un ragazzo mezzo inglese che
conosco per farmi dare delucidazioni. Ciò non toglie che scriverò
delle cavolate assurde e se qualcuno le nota mi faccia sapere,
please;
-
Ed
Sheeran ha realizzato per davvero una cover di Cannonball
(della serie che lo pagherei se potessi per fargli cantare tutto
l'album di Damien Rice). Poi ho scoperto che anche le Little Mix ne
hanno fatto una cover, a mio parere stupenda (e ho realizzato che
Perrie oltre a essere bella e anche brava. Zayn, uomo fortunato!);
-
vi ho già detto
che questa storia sarà molto lenta? Bene, sappiate che sarà anche
lunga. Quindi se al decimo capitolo vorrete fermarvi non vi
giudicherò!
Credo di avervi
detto tutto. Se la storia vi piace lasciate un segno del vostro
passaggio.
Grazie e alla prossima,
xxx
|
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Capitolo 3 *** Look after you ***
larry au 3
Appena
arrivato a scuola, la mattina dopo, Harry è stupito di scoprire che
i nomi di coloro che sono stati ammessi al glee club sono stati già attaccati
nella bacheca della scuola.
Con
un ansia che non immaginava di dover provare si affretta a
raggiungere il capannello di ragazzi che si accavalcano gli uni sugli
altri per scoprire se il loro nome è sulla lista.
Ed
come al solito è in ritardo ed Harry deve affrontare questo momento
da solo. Nonostante la reazione favorevole del suo pubblico, il
giorno prima, e nonostante Louis gli abbia assicurato che il suo
provino è stato il migliore di tutti, facendogli firmare
perfino un ridicolo autografo, Harry ha i palmi sudati e un principio
di magone allo stomaco. Ha realizzato che entrare al Glee club gli
piacerebbe veramente tanto, perché si tratterebbe di cantare ed
esibirsi e far sorridere la gente e farla applaudire, magari solo al
concerto di fine anno, magari solo i genitori dei suoi compagni, ma è
già qualcosa.
Avendo
l'altezza dalla sua parte Harry non ha bisogno di spintonare gli
altri per arrivare a leggere il foglio. Alla prima occhiata scopre
che i nomi dei selezionati sono veramente pochi e questo restringe le
possibilità che lui e il suo amico siano stati veramente presi.
Ricorda di aver ascoltato provini di gente straordinariamente capace,
migliore di lui, checché ne dica Louis Tomlinson.
Eccolo,
il nome di Louis è sulla lista. Harry non ha il coraggio di spostare
gli occhi sui nomi sopra di lui, per paura che Styles e Sheeran non
siano presenti. Volta il capo dall'altra parte.
"Ehi,
ci sei anche tu!", qualcuno gli urla nell'orecchio, al suo
fianco.
Liam,
sulle punte dei piedi, fa saettare lo sguardo da lui al foglio, come
per invitarlo a verificare con i suoi occhi.
Harry
Styles ed Edward Sheeran ci sono entrambi. Harry tira un sospiro di
sollievo, poi si volta verso Liam che lo sta guardando con un sorriso
che gli prende tutta la faccia e lo attira tra le sue braccia, in un
gesto di familiarità che Harry imputa alla gioia del momento.
"Ce
l'abbiamo fatta!", esulta Liam, affondando il naso tra i suoi
capelli.
"Era
ovvio che tu entrassi", ammette francamente Harry, staccandosi
dall'altro ragazzo, "la tua versione di Torn è stata
fenomenale!"
"Dici
davvero?", domanda Liam, illuminandosi ancora di più.
"Croce
sul cuore".
"Mi
dispiace non aver ascoltato il tuo provino, ma sappi che ne parlano
tutti, quindi era parecchio ovvio che entrassi anche tu".
"Ne
parlano tutti?".
"Sicuro!".
Anche
le ragazze?, vorrebbe chiedere Harry, ma ha paura di risultare un vero sfigato. Quale è, bisogna ammettere.
"E
Zayn? C'è anche lui?", domanda, invece.
"Sì,
ce l'ha fatta pure lui!", quasi squittisce Liam. "Adesso
gli mando un sms e glielo dico. Credo che gli si sia fermata la moto
stamattina".
"Anche
io dovrei avvertire il mio amico".
Harry
ha appena finito di parlare che Ed spunta al suo fianco.
"Dai,
dimmi la verità, non ci girare intorno. Non mi hanno preso".
"Mi
dispiace, Ed-".
"Ecco,
lo sapevo, che ti avevo detto?! Ho steccato!", lo interrompe Ed.
"Mi
dispiace dirti che sei un completo idiota", continua Harry,
senza prestargli ascolto.
"Harry,
dove è finita la tua compassione?", piagnucola il rosso.
"Deficiente,
lo vuoi capire che sei entrato?".
Harry
lo pizzica sul braccio, più forte del necessario.
"Sul
serio? Davvero? Mi prendi in giro? Ouch, comunque".
"Ho
deciso di ignorarti. Ciao".
Il
riccio fa per andarsare ma Ed gli afferra un braccio.
"E
pure tu, giusto?".
"Sì.
E pure Liam", Harry si guarda intorno", che era qui da
qualche parte".
"Chi?
Quello con l'ansia da prestazione?".
"Esatto.
E Zayn".
"Chi,
il tabagista compulsivo?".
"Proprio
lui".
"Chissà
se l'irlandese ce l'ha fatta!".
"Andrei
a controllare sulla lista ma sono troppo pigro quindi pensaci te.
Devo andare in bagno prima che suoni la campana".
Ed
lo trattiene di nuovo.
"Haz,
ti abbraccerei se questo non danneggiasse la mia mascolinità".
"Credevo
che fossi tu stesso a danneggiare la tua mascolinità".
"Sono
troppo di buon umore per ritenermi offeso dal tuo sarcasmo
mattutino".
"Meno
male. Adesso mi lasci andare in bagno?".
"Ok,
ci vediamo in classe!".
Harry
gira sui tacchi ma viene fermato per l'ennesima volta dal rosso.
"E
il tuo fan numero uno ce l'ha fatta?".
Harry
rischia pericolosamente di arrossire.
"Louis?
Sì, certo", replica con nonchalance.
"Che
palle! Va bene, Haz, vai a pisciare!".
"Grazie,
amico".
Harry
è a pochi passi dalla porta del bagno quando viene afferrato per la
collottola da qualcuno.
"Che
c'è ancora?".
Con
sommo stupore, per non dire orrore, chi si ritrova davanti non è Ed,
ma nientemeno che Stan.
"Styles,
l'altro giorno mi hai fatto riflettere. Bisogna avere il coraggio di
rompere con le tradizioni".
*
Harry
è talmente fradicio che andare in classe non è un'opzione
contemplabile. Sgocciola ed è probabile che si beccherà un
raffreddore. Se la notizia di essere entrato al Glee club non avesse
eliminato in lui ogni residuo di sonnolenza, ci avrebbe pensato la
doccia fredda, letterale, alla quale lo hanno sottoposto Stan
e i suoi amici.
Tuttavia
è indeciso se tornarsene a casa e saltare tutte le lezioni della
giornata oppure dirigersi verso il campo da calcio proprio fuori
dagli spogliatoi dove si trova e magari stendersi al sole sugli
spalti sperando di asciugarsi, almeno parzialmente, entro la prossima
ora.
La
prospettiva di tornare a casa e dover spiegare a sua madre perché è
a mollo senza che abbia provuto non è per niente allettante, così
opta per il campo da calcio.
Apre
la zip dello zaino per recuperare il cellulare e avvertire Ed che ha
avuto un contrattempo e che si vedranno alla lezione successiva.
In
campo, neanche a dirlo, sono in corso gli allenamenti di calcio.
Louis
è impegnato a urlare indicazioni ai suoi compagni di squadra.
Harry
si ritrova a pensare che i pantaloncini da calcio mettano in risalto
il suo sedere e le sue cosce da donna. E poi si ritrova a chiedersi
quando nei due giorni che ha osservato da vicino Louis abbia notato
una cosa del genere.
Da
quando lui e l'altro ragazzo si sono effettivamente conosciuti Louis
sembra essere ovunque. Forse è sempre stato ovunque, ma Harry
lo aveva sempre notato con la coda dell'occhio senza prestargli
troppa attenzione. Adesso in un modo o nell'altro Louis forza la sua
attenzione a concentrarsi su di lui e non c'è modo di sfuggirgli.
Harry,
sperando di non essere notato, striscia sugli spalti. Vorrebbe
ascoltare un po' di musica ma essendo bagnato fradicio non può
permettersi questo lusso, quindi si sforza a interessarsi a quello
che succede in campo.
Stan
non si vede da nessuna parte. Magari è stato interdetto dagli
allenamenti e per questo il suo spirito vendicativo si è abbattuto
su di lui, quella mattina. Harry non ne ha idea, ma il fatto che il
suo aguzzino sia lontano da lui basta e avanza per tranquillizzarlo.
Dopo
aver seguito svogliatamente qualche passaggio, pensando nel frattempo
ai fatti suoi, nota con la coda dell'occhio un pallone la cui
traiettoria è pericolosamente vicina alla sua testa. Harry riesce a
bloccarlo giusto in tempo con due mani.
"Ottimi
riflessi!", commenta colui che si è spinto oltre il bordocampo
per recuperare il pallone. Louis, ovviamente.
"Harry,
sei tu? Non ti avevo riconosciuto con tutti i capelli spiaccicati
sulla faccia".
Harry
borbotta una risposta incomprensibile.
"Che
ti è successo? Avevi caldo e ti sei buttato sotto la doccia?".
"Per
quello ci ha pensato il tuo amico Stan".
"Non
è mio amico", replica acidamente Louis.
"Buon
per te".
"Quindi
sei venuto a vedere i miei allenamenti per tirarti su di morale?",
lo prende in giro l'altro."Se continui così comincerò a temere
che hai una cotta per me".
Harry
rimane momentanemente gelato. Che strano senso dell'umorismo,
pensa.
"Non
c'è questo pericolo", risponde, dopo essersi ripreso.
"Meno
male, perchè sai, ne sarei lusingato, ma sono impegnato".
Harry
si sforza di concedergli un sorriso stiracchiato.
"Comunque",
continua Louis, come se niente fosse, "se aspetti più o meno
venti minuti finisco gli allenamenti così puoi venire negli
spogliatoi con me e ti presto il mio asciugacapelli. Soffro a vedere
i tuoi riccioli così mosci e poi oggi non c'è tutto questo sole,
quindi ci metterai un eternità ad asciugarti. Per non parlare che
potresti prenderti un malanno".
"Grazie,
mamma".
Louis
gli fa l'occhiolino e torna dai suoi compagni di squadra.
Harry
comincia ad avere i brividi, tutto bagnato com'è. Maledice Stan
mentalmente, lanciandogli ogni genere di epiteto per consolarsi.
Meglio questo che guardare undici adolescenti correre dietro un
pallone.
Proprio
perché gli allenamenti hanno perso ogni attrattiva per lui, ammesso
che l'abbiano mai avuta, Harry si stende sulla panchina, schermandosi
con un braccio per potersi proteggere dai raggi del sole che, seppure
debole, gli da fastidio.
Comincia
a fantasticare sul Glee club, sulle canzoni che potrebbe cantare,
sugli eventuali duetti con gli altri ragazzi, sulle esibizioni in
pubblico, sui talent scout che potrebbero assistervi, su contratti
discografici che potrebbero essergli offerti.
É
così che la sonnolenza lo coglie, perso in ridicoli sogni di gloria,
maledetto sia Ed Sheeran.
"Non
ci credo che sei riuscito ad addormentarti!".
Al
suono di quella voce Harry apre un occhio. Louis incombe su di lui,
con un sorrisetto stampato sul volto.
"Mnnn,
sonno", bofonchia Harry.
"Muoviti
che andiamo ad asciugarti".
Harry
chiama a raccolta tutte le sue forze per tirarsi su. Gli fa male la
schiena, ma questa è solo colpa della sua fantastica idea di usare
una panca come letto.
Louis
si sta già dirigendo verso gli spogliatoi e lui gli tiene dietro
come può, arrancando a causa del male alla schiena e alle gambe
intorpidite.
"Togliti
quei vestiti di dosso", gli intima l'altro ragazzo, quando Harry
lo raggiunge dentro.
Harry
lo guarda, con un punto di domanda impresso nei lineamenti del suo
volto.
"Ti
presto una maglia delle mie, la tua non si asciugherò mai",
replica Louis, ovvio. "Per i pantaloni vedremo come fare. Ti
presterei i miei della tuta, ma sembreresti troppo sciatto ad andare
in giro con quelli per tutta la scuola".
Harry
fa spallucce e procede a spogliarsi, mentre Louis apre il suo
armadietto e ne tira fuori una t-shirt e il phon.
Il
riccio si sente i suoi occhi addosso. Se non fosse uno che non ha
assolutamente alcun problema a farsi vedere nudo ne sarebbe
imbarazzato.
"Non
ti farebbe male fare un po' di sport, Hazza".
Sorvolando
sul nomignolo, Harry aggrotta le sopracciglia.
"Dovresti
mettere un po' di muscoli qui", gli consiglia Louis,
allungandosi a toccargli l'addome con un dito, "sei troppo
magro".
Harry
lo scaccia via con una manata.
"Io
e gli sport ci odiamo", commenta.
Louis
ridacchia e gli porge il phon. Harry si guarda intorno per cercare
una presa al quale attaccarlo. Quando ne trova una lì vicino
inserisce la spina e inizia ad asciugarsi i capelli, cercando di non
pensare all'osservazione dell'altro sulla sua presunta eccessiva
magrezza e sull'opportunità di mettere una tregua tra lui e gli
sport.
"Da'
qua, faccio io", propone Louis, cercando di togliergli
l'asciugapelli dalle mani.
"Ci
riesco da solo, grazie", rifiuta Harry, rinsaldando la presa.
"Se
ci penso io facciamo prima".
Harry
è costretto a cedergli il phon.
"Piegati
un po' che non ci arrivo", ordina l'altro.
"Ho
sempre sognato di avere i capelli ricci", continua Louis,
passando le dita tra i suoi capelli.
"Mhhh,
sì", bofonchia Harry e deve trattenersi dal mugolare, perché
adora farsi toccare i capelli, per questo non avrebbe voluto
che Louis ci mettesse le mani, in primo luogo.
"Pare
che canteremo insieme al glee club, comunque", dice Louis,
sollevandogli il mento per poterlo guardare negli occhi.
"Già".
Harry
si vede costretto a chiudere gli occhi, sia per non dover reggere
ancora lo sguardo dell'altro sia perché il calore dell'asciugapelli
gli da fastidio.
"Sembri
un barboncino!", osserva Louis, ridendo, scompigliandogli il
ciuffo con il getto del phon.
"Mhmh,
divertente".
Harry
sa che è pericolosamente vicino ad addormentarsi di nuovo, lì, in
piedi, coccolato dalle mani delicate dell'altro ragazzo e non è
completamente in possesso delle sue facoltà mentali per realizzare
quanto sia potenzialmente gay quello che stanno facendo nè
per preoccuparsi di cosa stiano pensando gli altri ragazzi. Ci fosse
stato Ed lo avrebbe già preso in giro.
"Abbiamo
finito", annuncia Louis, poco dopo e Harry si ritrova a
rimpiangere il contatto delle dita dell'altro sul suo scalpo e il
calore rilassante dell'asciugapelli.
"Uhm,
grazie", borbotta, aggiustandosi il ciuffo.
"Ora
sei di nuovo Curly come ti ricordavo", commenta l'altro,
osservando compiaciuto il suo lavoro.
"Asciughi
sempre i capelli dei tuoi amici?", domanda il riccio prima di
riuscire a trattenersi.
Louis
arrossisce e Harry gode di questa sua piccola vittoria. Ma l'altro si
ricompone quasi subito.
"Certo!
Ad alcuni massaggio pure i piedi!"-
"Ewww".
Louis
scoppia a ridere, seguito a ruota da Harry.
"Adesso
metti addosso questa che ne ho avuoto abbastanza del tuo petto
pallido".
Louis
gli lancia in faccia la propria maglia. Harry la indossa adocchiando
preoccupato i suoi jeans, gettati malamente su una panchina.
"Facciamo
una cosa. Adesso io vado a farmi la doccia, tu prova ad asciugare un
po' i tuoi pantaloni col phon, ok?".
Harry
apprezza l'idea.
"Ci
vediamo dopo!", lo saluta Louis, dirigendosi verso le docce.
Harry
tenta per un po' di asciugare i propri pantaloni, con risultati poco
soddisfacenti.
"Che
palle!", impreca, gettando per caso un'occhiata all'orologio
appeso alla parete e realizzando di aver saltato già due lezioni.
Decide perciò di rimettersi i pantaloni in tutta fretta e provare ad
arrivare in tempo per la terza.
*
Poco
dopo, percorrendo i corridoi della scuola, becca Ed, diretto alla
lezione successiva.
"Haz!", lo
accoglie il suo amico gettandogli le braccia al collo.
Harry
non può che esserne stupito.
"Ed,
che ne è della tua mascolinità?", lo sbeffeggia.
"Ho
scoperto che anche Alice è entrata al glee club!", esclama Ed,
ignorandolo.
"Uao,
buon per te!".
"Sii
entusiasta per me!" lo incoraggia l'altro ragazzo, strizzandolo
tra le sue braccia.
"Lo
sono, lo sono. Adesso mollami che mi fa impressione!".
Invece
di lasciarlo andare, Ed comincia ad annusarlo.
"Hazza,
questo non è il tuo odore e sono quasi sicuro che questa non è la
stessa maglia con la quale sei venuto stamattina. A proposito",
Ed pare colto da un pensiero improvviso, "che fine hai fatto?".
"Storia
lunga", replica Harry, reticente.
"Di
chi questa maglia?", incalza Ed.
"Di
Louis", ammette Harry a mezza voce.
Gli
occhi di Ed sembrano voler uscire fuori dalle orbite tanto sono
spalancati.
"Adesso
vi scambiate pure i vestiti?!".
La
voce di Ed raggiunge un picco d'isteria.
"Storia
lunga, ti ho detto", risponde Harry, annoiato, "dai,
andiamo, te la racconto in classe".
Angolino:
Salve! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Dal
prossimo cominceranno ad apparire le prime canzoni, ergo ci sarà il
primo incontro del glee club. Stay tuned!
Ps: oggi ho pubblicato una one shot, se vi andasse di
leggerla mi farebbe piacere.
Alla prossima.
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Capitolo 4 *** I feel happy inside ***
larry au 4
Harry conta i minuti che lo separano dalla fine dell'ultima lezione.
E non solo perché si sta annoiando a morte, ma anche perché non
vede l'ora di partecipare al primo incontro del glee club, che si
terrà subito dopo.
Inconsciamente, comincia a mordere la punta della matita così forte
che poco dopo ne stacca la gommina in cima.
"Styles, hai saltato il pranzo oggi?", lo prende in giro la
professoressa, scatenando l'ilarità della classe.
Harry sta per darle una rispostaccia, ma il suono della campana che
segna la fine della giornata scolastica lo salva dall'inevitabile ora di punizione.
Prima di uscire dall'aula si ferma ad aspettare il suo amico Ed, che
sta recuperando la sua roba dal banco.
"Va' un po' più lento, mi raccomando".
"Un attimo, non rompere".
"Muoviti che altrimenti arriviamo in ritardo!".
"Per essere uno che non voleva neanche iscriversi al glee club
adesso sei piuttosto impaziente di iniziare a frequentarlo".
"Taci e muovi quel culo".
Ed si mette lo zaino in spalla e lo precede fuori dalla classe.
"Chi arriva prima vince un assolo!".
*
Dieci persone. Harry si aspettava che Savan fosse piuttosto
selettivo, ma non che su almeno cinquanta aspiranti membri del glee
club ne scegliesse solo dieci.
"Savan ha fatto una strage", dice a Ed, "non avevo
realizzato che fossimo così pochi".
"Che ti frega? L'importante che io e te siamo qui, no?",
risponde l'altro. "E Alice", si affretta ad aggiungere
subito dopo.
Harry avverte una mano sulla nuca. Si volta a fronteggiare il
proprietario di quella mano, consapevole che si tratti di Louis, che
ha salutato appena entrato in aula musica con un cenno del capo.
"Ieri te ne sei andato senza dire nulla. Mi sento sedotto e
abbandonato", scherza Louis.
Harry non può trattenersi dal ridacchiare, notando con la coda
dell'occhio Ed che fa finta di vomitare.
"Potevi richiamarmi tu, se ci tenevi tanto", replica, continuando il
gioco dell'altro.
Louis gli lancia uno sguardo fintamente malizioso.
"Di solito aspetto che siano le mie prede a tornare
strisciando da me".
"Se hai detto che io ti ho sedotto allora sei tu la preda",
prosegue Harry, non senza avvertire una strana sensazione allo
stomaco, come una specie di nausea mista a un senso elettrizzante di
pericolo.
Forse Ed non ha tutti i torti a dire che lui e Louis flirtano.
Il pensiero turba Harry a tal punto che si sposta istintivamente per
sfuggire alla presa dell'altro.
Louis sembra non notarlo.
"Touchè", ammette, ghignando.
Proprio in quel momento il professore fa il suo ingresso in classe.
"Salve, ragazzi! E benvenuti al primo incontro del neo nato glee
club!", esordisce. "Dimenticatevi del noioso professore che
vi tedia con le sue lezioni sulla pittura del Rinascimento, qui io
sono solo Savan, il vostro vocal coach!".
Un applauso si leva spontaneo. Savan sorride raggiante.
"Come avrete notato solo dieci di voi sono stati ammessi e
alcuni degli esclusi pensano che sia stata un'ingiustizia",
continua, prendendo posto sullo sgabello accanto al pianoforte, "ed
è probabile che sia la verità. Ma ho grandi piani per questo glee
club e per questo ho selezionato solo il meglio. Non voglio sembrare
troppo ottimista dicendo che spero di portarvi alle Nazionali, per
gareggiare con gli altri glee club che hanno più esperienza di voi.
Motivo per cui dobbiamo lavorare sodo e prendere sul serio questo
progetto. Siamo tutti d'accordo?".
Tutti annuiscono entusiasticamente.
"Consapevole che la maggior parte di voi non si conosce, vediamo
di creare un po' di cameratismo. E quale miglior modo se non cantando
una canzone tutti insieme?".
Savan accarezza i tasti del pianoforte, guardandoli quasi con
tenerezza.
"Vediamo chi indovina questa canzone!", esclama,
allegramente. "Vi do un piccolo indizio, è un pezzo di storia
della musica britannica".
Comincia a pigiare i tasti del piano e le prime note di una canzone
si diffondono nell'aria.
A Harry la melodia suona familiare e si concentra per cercare di
ricordarne il titolo.
"I want to hold your hand!", urla Louis.
Savan si interrompe.
"Bravissimo, Louis! E mi meraviglio che voialtri non l'abbiate
riconosciuta", commenta, con un finto tono di rimprovero.
"Io ce l'avevo sulla punta della lingua!", protesta un
ragazzo biondo che Harry riconosce come Niall, l'irlandese dei
provini.
"Non ho alcun dubbio", lo motteggia Savan.
"Visto che io ho indovinato ho diritto a un premio?",
domanda Louis.
"Certo! Un mio sorriso a trentadue denti!".
Savan stiracchia le labbra in una specie di smorfia. Louis gli regala
un pollice in su.
"Bene, spero che tutti sappiate più o meno il testo della
canzone. In caso contrario, la prossima volta verrò coi miei vinili
dei Beatles e vi sculaccerò con quelli".
La classe scoppia di nuovo a ridere.
L'atmosfera è così rilassata e giocosa che Harry si sente felice
come non capitava da tempo.
"Mettetevi in piedi, su, coraggio!".
Savan li guarda alzarsi in piedi, soddisfatto.
"E ora, manco a dirlo, prendetevi per mano!".
A questa uscita alcuni cominciano a guardarsi intorno, perplessi.
"Che ci cantate a fare I want to hold your hand se poi
non volete farlo!"
Il professore comincia a fissarli, dando i primi segni di impazienza.
Harry si volta alla sua destra - dove c'è Ed Sheeran che si guarda le
scarpe - e poi alla sua sinistra, dove c'è Liam Payne che gli lancia
un sorriso timido.
"Oh yeah I'll tell you something", comincia a
cantare Harry, afferrando la mano di Liam e poi quella del suo amico
Ed, senza neanche guardarlo.
Savan si illumina e, voltandosi di nuovo verso il pianoforte,
riprende a suonare.
Con esitazione, gli altri cominciano ad andargli dietro a cantare,
prendendosi per mano l'un l'altro.
Harry scorge con la coda dell'occhio Louis, affianco a Ed, afferrare
con convinzione la mano del suo amico ancora riluttante. Le labbra
del riccio si piegano in un sorriso mentre canta il ritornello.
"And when I touch you I feel happy, inside, It's such a
feeling that, my love, I can't hide", canta Harry,
strizzando la mano di Liam e cercando di non ridacchiare nel vederlo
impappinarsi con le parole.
A fine canzone si sente così leggero ed euforico che vorrebbe urlare
un'altra!
Savan si complimenta con loro.
"Bravi, ragazzi! Siete sembrati meno sfigati di quello che
immaginavo!".
Harry sghignazza, asciugandosi i palmi delle mani sui pantaloni.
"E adesso non statevene lì impalati! Potete tornare a
sedervi!".
Una volta seduto, Harry offre una spallata amichevole a Ed, il quale
gli lancia un'occhiata che vorrebbe sembrare contrariata, ma viene
tradito dal sorriso raggiante che ha dipinto sul volto.
"Adesso passiamo alle cose serie", dice Savan, "c'è
bisogno che prepariate una canzone per la prossima settimana".
La prospettiva sembra allettare tutti.
"Così che io possa ascoltare di nuovo le vostri voci
singolarmente e imparare a conoscerle", prosegue. "E perché
vi conosciate anche tra di voi, svolgerete questo compito a coppie".
Tutti si guardano intorno come per cominciare a farsi un'idea di chi
possa essere il proprio compagno.
"Ehi, ci avete provato! Le coppie le scelgo io per questa
volta!".
Questo per fortuna non spegne gli entusiasmi.
"Prima di accoppiarvi - perdonatemi il verbo - vi comunico che
dovrete cantare una canzone dei Beatles. Non si discute. Dobbiamo
partire dalle basi".
"Lei è un po' un dittatore, eh?", commenta un ragazzo che
Harry è sicuro di aver già visto da qualche parte. Savan ridacchia.
"Se mai farai il professore scoprirai che senza pugno fermo non
si va da nessuna parte. Ma per dimostrarvi che sono un tiranno
illuminato do a voi la possibilità di scegliere quale canzone
cantare".
Il ragazzo sembra apprezzare.
"Mi raccomando, cercate di non essere troppo scontati", afferma Savan.
Niall agita un braccio in direzione del professore.
"Dimmi".
"Posso suonare la chitarra?"
"Certo".
Niall annuisice, soddisfatto. Poi sembra ripensarci e alza di nuovo
la mano.
"Prego".
"Abbiamo una settimana di tempo?".
"Sì. Per i primi tempi ci vedremo solo una volta,
poi aumenteremo gli incontri settimanali. Altre domande?",
chiede Savan, rivolgendosi alla classe.
"Bene", continua, quando nessuno si fa avanti, "adesso
passiamo a formare le coppie!".
*
"Non ci posso credere!", afferma Ed, mentre lui e Harry si
dirigono verso la fermata dell'autobus.
Harry rovescia gli occhi all'indietro.
"Quale è il tuo problema adesso?".
"Louis canterà con Alice. Non ci posso credere".
"Cosa c'è di così incredibile?".
"Non ci posso credere!", ribadisce Ed.
"Amico, ti stai ripetendo", si lamenta il riccio.
"Chissà cosa faranno insieme!", piagnucola,
passandosi una mano sul viso.
"Canteranno, forse?", suggerisce Harry, sarcastico.
"Imbecille, non intendevo in quel senso".
Harry afferra Ed per una manica, costringendolo a fermarsi.
"Ed, Louis è fidanzato! E poi Alice non mi sembra una che salta
addosso alla gente", tenta di farlo ragionare.
"Non puoi mai saperlo".
Harry sbuffa.
"Sei ridicolo. Punto".
Estrae dallo zaino l'iPod per mettere un muro tra lui e le lagne del
suo amico.
"Cosa canterete tu e Zayn?", domanda Ed - cambiando per
fortuna discorso - prima che Harry si metta gli auricolari.
"Non lo so ancora. Ci vediamo domani per decidere",
risponde, giocherellando con le cuffie. "Voi?"
"Non ne ho idea. Volevo proporre a Liam Helter Skelter".
Harry fa una smorfia.
"Francamente non mi sembra molto nelle sue corde".
Ed fa un'espressione rassegnata.
"Mi sa che hai ragione".
Raggiungono la fermata in silenzio.
Nel fare un bilancio delle due ore trascorse al glee club, Harry non
può trattenere un sorriso.
Ed gli assesta una gomitata.
"Che ti ridi?".
"Sarà divertente", risponde Harry semplicemente.
Ed fa spallucce.
"Almeno ci faremo dei nuovi amici".
Harry si finge indignato.
"Io non ti basto più?", domanda, cercando di fargli il
solletico.
"Sono tuo amico per compassione, Hazza".
Harry ridacchia.
"Ok, chiedili ai tuoi nuovi amici i soldi per l'autobus!".
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Capitolo 5 *** You fit me better than my favorite sweater ***
larry 5
Harry non sa perché, ma si sente osservato mentre cammina lungo i
corridoi della scuola diretto all'armadietto di Louis, il quale sta
conversando con alcuni suoi compagni.
Giunto in prossimità del suddetto ragazzo, si schiarisce la voce.
"Louis", lo chiama.
Louis si volta di scatto, colto di sorpresa.
"Ehi, Haz".
Harry si mordicchia l'interno della guancia. Il fatto di essere
nervoso senza riuscirne a capire il motivo lo innervosisce ancora di
più.
"Io dovrei-ehm", balbetta.
Louis lo guarda con sguardo canzonatorio.
"So che puoi farcela".
"La tua maglia", è tutto ciò che Harry riesce a dire.
A Harry sembra che ci sia qualcosa di sbagliato in quello che
sta facendo ed è questo che gli provoca l'imbarazzo a causa del
quale si sta rendendo del tutto ridicolo.
"C'è qualcosa che non va con la mia maglia?", domanda
Louis, ispezionando la propria t-shirt.
"No, la maglia che mi hai prestato", replica Harry a mezza
bocca.
Louis spalanca gli occhi, drammaticamente.
"Ah, quella maglia".
"Sì, quella. Mia madre l'ha lavata e stirata, non ti
preoccupare".
"E chi si preoccupa?".
Harry lo fissa, incerto sul da farsi.
"Che fai, me la dai o ci guardiamo negli occhi fino allo squillo
della campanella?".
L'altro arrossisce.
"Qui? In corridoio?".
Louis ride.
"Non mi stai vendendo cocaina, che c'è di male?".
"No, è che-".
Non che Harry non voglia farsi vedere assieme a Louis - d'altronde
l'intera squadra di calcio lo ha visto mentre l'altro gli asciugava i
capelli - ma il fatto di restituirgli una maglia ha qualcosa di
ambiguo, o di stranamente intimo, Harry non riesce a capire.
"Sei proprio tenero, Hazza".
Louis gli strizza una guancia tra il pollice e l'indice.
"Preferisci farlo in bagno?", propone.
"NO!", esclama Harry, facendo fare a Louis un salto indietro.
"Allora sai che ti dico? Tienitela, così ti ricorderai di me
quando non ci sarò più".
Harry non ha il tempo di protestare perché Louis gli da le spalle
per seguire i suoi amici verso la sua classe.
Mentre il riccio si dirige verso la propria , ha la sensazione che lo
zaino pesi di più per la maglia di Louis piegata sul fondo.
*
"Fai la tua proposta, Harry".
Harry solleva lo sguardo dal piatto e posa gli occhi sul proprio
interlocutore.
Zayn e Liam si sono uniti a lui e a Ed al tavolo della mensa, per
discutere delle canzoni da cantare.
"A me piace tanto Eleanor Rigby", ammette.
"Per un attimo ho pensato dicessi Eleanor Calder!", esclama
Ed. "Cazzo, sarebbe imbarazzante!"
Harry lo fulmina con lo sguardo e torna rivolgere la propria
attenzione a Zayn.
"Ma non è quella triste?", domanda questi.
Harry annuisce.
"Sì, è abbastanza triste".
"No, non mi va, amico. Sparane un altra".
Harry riflette, mordicchiandosi il labbro.
"Che ne dici di Blackbird?", propone.
Zayn aggrotta le sopracciglia, probabilmente cercando di riportare
alla memoria la suddetta canzone.
"Ce l'ho!", esclama, dopo qualche secondo. "No, non mi
piace. Non potremmo fare qualcosa di più movimentato?"
Harry comincia a spazientirsi.
"Tipo?".
Zayn comincia a canticchiare un motivetto.
"Help!", indovina Ed.
Harry arriccia il naso.
"Non lo so".
"Dai, è divertente!", cerca di convincerlo Zayn.
"Perché non Penny Lane?", suggerisce Liam.
"Non è triste pure quella?", domanda Zayn.
"No", replica secco Harry, "semmai è nostalgica".
"Senti, amico, non voglio creare problemi. Cantiamo quello che
vuoi tu! Però non Eleanor-quella".
"A me andrebbe benissimo Penny Lane".
"Ok, affare fatto".
Zayn gli allunga una mano da stringere.
"Proviamo da me o da te?", domanda subito dopo.
Harry fa spallucce.
"Per me è uguale".
"Allora facciamo a casa tua che sennò poi le mie sorelle
vogliono conoscerti!".
"Quanti anni hanno le tue sorelle?", domanda Ed,
masticando.
"Sono fuori dalla tua portata, amico", replica Zayn,
sarcasticamente. Ed gli mostra il dito medio.
"Vedo che avete posto le basi per una splendida amicizia",
commenta Liam, facendo ridere Harry.
"Piuttosto, voi avete deciso cosa cantare?", chiede
quest'ultimo.
"Love, love me do, you know I love you", canticchia
Liam.
Zayn pare sorpreso.
"E quando lo avreste deciso?".
"Mentre voi eravate impegnati a litigare".
"Non stavamo litigando!", protesta Zayn. "Io e Harry
ci vogliamo bene!".
"Mi sembra un po' prematuro", osserva Ed.
"Harry, il tuo amico qui mi sembra un po' geloso", lo
punzecchia Zayn.
"Non dirlo a me! Non posso stringere amicizia con nessuno che
diventa subito asfissiante!", gli regge il gioco Harry,
beccandosi un calcio negli stinchi da sotto il tavolo.
"Non è colpa mia se lui decide di stringere amicizia con le
persone sbagliate!", borbotta il rosso.
"Non si sta parlando di me, giusto?", domanda Zayn con
sospetto.
"No, tranquillo. Ed non sopporta che io e Louis ci parliamo",
si affretta a chiarire Harry.
"Tomlinson?".
"Esattamente!", interviene Ed. "Diglielo anche tu che
è meglio girargli alla larga!".
Zayn si imbroncia.
"A me veramente sembra un bravo ragazzo".
"Ma-", cerca di protestare Ed.
"Secondo me dovresti scendere a patti con la tua cotta",
dice Zayn, dandogli una pacca sulla spalla.
"Per Louis? Ma sei impazzito o cosa?".
Zayn scuote il capo.
"No, per Harry!"
Harry scoppia a ridere osservando il suo amico mollare la presa sulla
propria forchetta.
"Voi state male", commenta Ed, ricominciando a
mangiare.
*
Harry si stringe alla vita di Zayn quando questi fa una curva più
velocemente del dovuto, sulla vespa.
"Non potresti rallentare un po'?", gli sussurra
all'orecchio.
"Paura?".
"No, più che altro non ho il casco e sai com'è...".
"Hai paura", afferma Zayn.
"Va bene, un po'. L'ultima volta che ho guidato uno di questi
cosi sono caduto. Per questo ormai vengo a scuola sempre in
autobus".
"D'accordo", acconsente Zayn, decellerando.
Harry lascia andare l'altro ragazzo.
"Puoi continuare a tenerti, non c'è problema", lo
rassicura Zayn.
L'altro non se lo fa ripetere due volte.
Dopo un viaggio relativamente tranquillo, almeno per gli standard di
Harry, i due arrivano a casa del riccio.
"Spero che mia madre non ti metta in imbarazzo", esordisce
Harry, smontando dalla Vespa. "Non è abituata al fatto che io
porti a casa degli amici. A parte Ed, ma ormai lui è di famiglia".
"Ovvio, essendo la tua fidanzatina possessiva", replica Zayn.
"Ehi!", protesta Harry, dandogli una spallata, prima di
andare ad aprire la porta di casa.
"Mamma, sono a casa!", annuncia. "E non sono solo!",
si premura di aggiungere.
Sua madre fa capolino dal salotto.
"Come è andata a sc-", si interrompe, accorgendosi di
Zayn. "Te non ti ho mai visto", constata.
Zayn sfodera un sorriso ammaliante.
"Salve, signora. Io sono Zayn", si presenta il moro,
porgendole la mano.
"Anne", dice la donna, afferrandola, lanciando nel
frattempo a Harry uno sguardo curioso.
"Ti avevo detto che avrei cantato una canzone in coppia con un
ragazzo, per il glee club", le spiega suo figlio.
"Era ora che in questa casa si vedessero facce nuove!",
commenta Anne.
"Sì, certo", la liquida Harry. "Adesso noi andiamo in
camera mia".
"Posso sentirvi cantare?", propone la donna, raggiante.
"No!", protesta Harry, contemporaneamente al "Sì!"
entusiasta di Zayn.
"Per favore, ma', lasciaci provare in santa pace", la
prega.
Sua madre si mostra palesemente offesa.
"Ok, come vuoi", concede.
Harry trascina Zayn su per le scale.
"Amico, tua madre è una fig-"
"Shhhhh", lo zittisce Harry, "almeno arriviamo in
camera mia!".
In camera di Harry Zayn non la finisce di tessere le lodi di sua
madre.
"Ma è giovanissima! Quanti anni ha?".
"Troppi per te!".
"Eddai, dimmelo!".
"Piantala, per favore!".
"Eddaiii!".
Harry si getta sul letto, esausto.
"Ecco perché non porto mai nessuno a casa mia a parte Ed",
si lamenta.
Zayn gli si stende affianco.
"Non deve essere facile avere una MILF come madre!".
Harry gli tira un pugno sul petto.
"Non usare questa parola!".
Zayn ghigna, indifferente.
"Adesso è meglio concentrarci sul nostro compito. Che ne
dici?", lo esorta Harry.
Zayn lo guarda perplesso.
"La canzone..?".
"Ah, sì, la canzone!".
"Cerco il video su YouTube e intanto la ascoltiamo, visto che
sembri conoscerla a malapena".
Harry si siede alla scrivania e accende il pc. Dopo qualche minuto,
constatando la mancanza di Zayn al suo fianco, si volta a chiamarlo.
"Cosa stai facendo?!", esclama, beccandolo con un filtrino
in bocca.
Zayn sfodera un'espressione innocente.
"Una canna...?".
"Ma c'è mia madre di sotto!", si ribella Harry.
"E allora? Chiudi la porta e apri la finestra!".
Harry si passa una mano tra i capelli.
"Mi rovinerai", si lamenta.
"O renderò la tua vita più interessante!".
"Oppure mi farai mettere in punizione!".
Zayn fa spallucce.
"Ricordati, Harry: YOLO!".
Harry fa un'espressione rassegnata, poi si alza a chiudere la porta a
chiave e va ad aprire la finestra, come suggeritogli da Zayn.
"Possiamo almeno ascoltare la canzone, mentre?".
Zayn annuisce, prima di accendere la canna e riporre l'accendino in
tasca.
Harry fa partire Penny Lane, poi raggiunge Zayn alla finestra,
lanciandogli uno sguardo esigente.
"Allora la vuoi?", lo prende in giro Zayn, passandogli la
canna.
Harry la afferra tra il pollice e l'indice e fa un tiro.
"Che te ne pare?", domanda l'altro.
Harry fa un verso di apprezzamento.
A canna ultimata, sulla stanza aleggia il silenzio.
"La canzone", mormora Harry.
"Eh?", biascica Zayn.
"La c-a-n-z-o-n-e", scandisce Harry.
"Oh", commenta Zayn.
Harry ridacchia.
"Siamo qui per cantare", osserva.
Zayn si mette una faccia seria.
"La canzone non mi piace per niente", ammette.
Harry sospira.
"E allora?".
"Allora la cambiamo!".
Harry si gratta il capo.
"Non ho più idee".
Zayn lo fissa per un po', poi inizia a parlare.
"Anni fa sono andato in vacanza in Francia con i miei e ho fatto
sesso con una ragazza per la prima volta".
Harry è indeciso se scattargli a ridere in faccia o lasciarlo
proseguire con la sua storia. Nel frattempo, gli gira la testa.
"Perché me lo stai raccontando?", domanda.
"Perchè quella ragazza si chiamava Michelle. MICHELLE! Lo
capisci?", sbotta Zayn.
Harry chiude gli occhi per qualche secondo, mormorando "Michelle".
"Michelle!", esclama a un certo punto, aprendo di scatto
gli occhi. "Zayn, sei un fottutissimo genio!" e si avvicina
all'altro ragazzo prendendogli la testa fra le mani.
"Se stai per baciarmi non ci sono problemi, quando fumo le mie
difese si abbassano e di solito faccio cose delle quali dopo mi
pento", dice Zayn. "E poi un bacio me lo merito tutto".
Harry scoppia a ridere, tenendosi la pancia con le mani.
"Michelle!
Come abbiamo fatto a non pensarci? É una canzone
bellissima!".
"La
parte in francese la canti tu, però!", lo avverte Zayn.
In quel momento bussano alla porta. Harry istantaneamente piomba nel
panico.
"Chi è?", domanda, con la voce che gli trema.
"Tua sorella!".
"Non mi avevi detto di avere una sorella!", si lamenta
Zayn.
"Che vuoi?", urla Harry.
"Apri questa porta e lo scoprirai! Ma poi perchè ti sei chiuso
dentro?".
"Fatti miei!".
"Mamma mi ha detto che sei con un amico, uno nuovo. Mi devo
preoccupare?", lo canzona sua sorella.
Harry è in completa paranoia e si pente amaramente di aver fumato.
Senza realizzare cosa stia succedendo vede Zayn dirigersi verso la
porta e aprirla.
"No", cerca di protestare, ma ormai è troppo tardi.
"Ciao, sono Zayn e non c'è niente di cui preoccuparsi", si
presenta il moro, "semmai quello di cui devi preoccuparti è Ed
che ha una cotta per tuo fratello".
Harry si schiaffa un mano sulla faccia.
Sua sorella scoppia a ridere.
"Io sono Gemma e ho sempre sospettato di Ed".
Harry vorrebbe obiettare ma si sente la bocca asciutta.
"Questo significa che siamo più svegli di Harry!", replica
Zayn, facendo ridere ancora sua sorella.
"Cosa vuoi?", trova la forza di domandare il riccio.
Gemma posa gli occhi su di lui. Poi, con sommo orrore di Harry,
prende ad annusare l'aria.
"So cosa hai fatto", dice, assottigliando gli occhi.
Harry sente un vuoto improvviso nello stomaco.
"Io, ehm-", balbetta.
Zayn gli cinge le spalle con un braccio, come per fargli forza.
"Non vorrai dirci che non hai mai fatto di queste cose, Gemma?".
La ragazza abbandona il suo cipiglio severo.
"Molto prima di voi, se è per questo", ribatte,
sorridendo.
Harry si rilassa un po'.
"Ora mi dici cosa cavolo vuoi?", insiste, riprendendo
coraggio.
"Il tuo carica batterie del cellulare in prestito. Grazie!".
"Prendilo dal mio comodino".
La ragazza si piega per recuperare il carica batterie, mentre Zayn
scruta ogni sua mossa.
"Adesso puoi sloggiare, per favore? Abbiamo da fare!".
"Avete da fare, sì", osserva la ragazza, sarcasticamente.
Harry la spinge fuori dalla stanza. Gemma ha appena il tempo di fare
l'occhiolino a Zayn prima che Harry le sbatta la porta in faccia.
"Amico, tua sorella è proprio-"
"Sta' zitto!".
A questo punto devo confessarvi che ho una specie di fissazione
con il (lo? la? ) Zarry. Diciamo che se non ci fosse Louis li
shipperei a morte (che poi Zayn è shippabile con tutti,
praticamente).
Detto
questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante Louis abbia
una misera particina (scusami Lou, dovevo fare un po' di spazio a
Zayn, se lo merita tutto).
Adesso
vi lascio, altrimenti continuerei a parlare di Zayn e non va bene.
Alla
prossima!
Ps:
arriverà il giorno in cui – dopo aver perso le mie inibizioni -
scriverò una Zourry. Almeno spero.
.
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Capitolo 6 *** Everything has changed ***
larry 6
Harry
scopre di adorare la
voce di Zayn: ha così tante sfumature e riesce a raggiungere le note
più alte senza il minimo sforzo. Ma deve ammettere che anche Zayn
non è poi tanto male. Quando si impegna ci mette tutto sè stesso
(vale a dire quando non si fa distrarre dalle entrate occasionali di
Gemma in camera sua e quando riesce a combattere l'impellente bisogno
di fare osservazioni su qualsiasi cosa gli passi per la testa) e
quando canta Michelle sembra
veramente coinvolto e Harry non sa quanta parte abbia in questo la
sua famosa ragazza francese. Forse è semplicemente la canzone giusta
per loro ed Harry spera che Savan se ne renda conto.
É
stato un fine settimana impegnativo, considerato che lui e Zayn sono
due perfezionisti. Harry è risucito a malapena a studiare e lui e Ed
non si sono praticamente visti, ma Harry non può lamentarsi di aver
sofferto la solitudine, con Zayn in giro per casa tutto il giorno e
pure la notte, visto che hanno dormito assieme la sera prima.
Come
se la sveglia sul cellulare di Zayn non bastasse a ricordarglielo,
l'altro ragazzo piomba sul suo letto annunciando "è lunedì,
bellezza!", strappandogli le coperte di dosso.
"Zayn,
ricordami di non farti mai più dormire a casa mia!".
"Perchè?
Non ti piace che sia io la prima persona che vedi appena sveglio al
mattino?".
Harry
quasi grugnisce.
"Riesco
a malapena a sopportare di vedere me la mattina, allo
specchio, figuriamoci te!".
Zayn
lo scuote.
"Poche
storie, alzati!".
Harry
spiaccica la faccia contro il cuscino.
"Haaaaaarry".
"Non
riesco a capire come mai tu sia così entusiasta di andare a scuola",
biascica Harry.
"Infatti
non lo sono per niente. Ho fame, lo vuoi capire?".
Harry
si volta a guardarlo.
"Mia
madre prepara delle splendide colazioni".
Zayn
si illumina.
"Fantastico!
Adesso ho l'acquolina in bocca!".
"Però
se continui a guardarla come fai di solito dubito che riuscirai a
sopravvivere alla colazione senza che il mio patrigno ti spezzi il
collo!".
Zayn
butta indietro la testa, ridendo.
"Ma
che posso farci? Tua madre è-".
"Smettila
subito!", lo zittisce Harry, con un indice davanti alla bocca.
"Ok,
passi tua madre, ma perchè non posso provarci con tua sorella?",
continua Zayn.
"Perchè
è mia sorella!".
"Ma
quelli sono cavoli tuoi!".
Harry sbuffa e si allunga verso il comodino per prendere il
cellulare.
"Zayn?", chiama, allarmato.
"Che succede?".
"A che ora hai messo la sveglia sul tuo cellulare?".
"Al solito orario, no?".
"Quanto ci metti tu ad arrivare a scuola?".
"Più o meno dieci minuti in moto, perché?".
"Idiota!", lo rimprovera Harry. "Da casa mia ce ne
vogliono almeno venti! E dobbiamo ancora fare colazione! E lavarci!".
"Vabbe', saltiamo la prima lezione!".
"No!", piagnucola Harry, "oggi ho il test di Storia!".
"Oh-oh".
Harry si precipita fuori dal letto, raccatta i primi vestiti che
trova e si chiude in bagno.
*
Il tragitto da casa a scuola è stato tutto un "accelera!",
"no, no, rallenta!", "corri!", "frena!"
e quando Harry smonta dalla Vespa ha la nausea. Prima di precipitarsi
dentro fa un cenno di saluto a Zayn, poi corre a perdifiato lungo i
corridoi della scuola, nella speranza che il professore non abbia già
dato il via al test.
Giunto davanti alla porta della propria classe, Harry scopre che
nonostante tutti i suoi sforzi, non ce l'ha fatta. Tutti i suoi
compagni sono chini sui fogli del test e lui dubita fortemente che il
professore lo faccia entrare a test iniziato. Si fa scivolare sul
muro del corridoio, con la testa fra le mani.
"Tutto bene, Haz?".
Louis Tomlinson se ne sta in piedi davanti a lui, con le mani sui
fianchi.
"Sono arrivato in ritardo per il test di Storia", mormora
Harry.
Louis lo pungola col piede.
"E che sarà mai?".
"Avevo persino studiato", si lamenta il riccio, "un
po'".
Louis gli regala un sorriso di consolazione.
"Dai, ti offro un caffé visto che hai la faccia di uno che non
ne ha bevuto".
"Tu non avresti lezione?", domanda Harry.
"Ti ricordo che sono all'ultimo anno, non ho così tante lezioni
da seguire".
"Allora che ci fai sempre in giro?".
"Ho tante cose da fare a scuola", spiega Louis, "sono
una persona impegnata, io".
Harry fa una smorfia.
"Dai, tirati su".
Louis gli offre una mano. Harry la afferra e si rimette in piedi.
"Andiamo alla caffetteria qui vicino, fanno dei muffin
fantastici", propone Louis.
Harry annuisce.
"Ah, vedo che ti sei proprio affezionato alla mia maglia!".
Harry inorridisce. Nella fretta di prepararsi ha preso proprio la
maglia di Louis, senza rendersene conto.
"Non ti facevo uno che arrossisce facilmente, Haz! Sei proprio
un pasticcino!".
Harry prova ad assestargli un pugno sulla spalla ma Louis si scansa.
"Nah, non ci provare nemmeno!", lo sfotte Louis, prima di
prenderlo sotto braccio e guidarlo fuori dalla scuola.
*
"Pensavo di organizzare una festa a casa mia questo sabato",
dice Louis, versando del latte nel suo tè .
Harry soffia dentro la propria tazza, poi lancia un'occhiata
all'altro ragazzo.
"Mh?".
"I miei vanno a trovare dei parenti fuori città e si portano
pure le mie sorelle, così ho casa libera", spiega Louis.
"Chi pensavi di invitare?", si finge interessato Harry.
"Tutto il glee club...più qualche spogliarellista".
Harry quasi si soffoca col suo caffè.
Louis gli lancia uno sguardo divertito.
"Stavo scherzando, non ti agitare".
"Ci avevo sperato", commenta il riccio.
"Sarà per la prossima volta", promette Louis, "per
ora non me lo posso permettere. Comunque, tu verrai?".
Harry fa spallucce. Non che non abbia voglia di andare alla festa di
Louis, ha solo paura che il suo standard di "festa" non
combaci con quello dell'altro ragazzo.
"Non lo so, ho ancora tempo per pensarci, no?".
"Ti ho capito, non sei un tipo che va alle feste",
asserisce Louis, convinto.
Harry inarca un sopracciglio.
"Non sai niente di me", replica, seccamente.
Louis sembra mortificato.
"Ok, hai ragione", concede. "Facciamo un gioco!",
propone subito dopo.
Harry lo guarda, titubante.
"Io ti faccio una domanda e tu mi rispondi".
"Non è granché come gioco", osserva Harry.
"Ma è per conoscerti meglio. Dai, è una cavolata! Giuro che
non ti farò domande personali o imbarazzanti".
Harry si mordicchia il labbro inferiore. La sua voglia di giocare a
questo gioco è pari a zero, ma dubita di poter trovare una
scappatoia convincente, quindi è costretto ad acconsentire.
"Bene!", esulta Louis. "Colore preferito?".
"Blu", risponde Harry, di getto.
"Canzone preferita?".
"Flowers in the window".
"Giusto, avrei dovuto arrivarci da solo!", si lamenta
Louis, sbattendo un pugno sul tavolo. "Andiamo avanti. Libro
preferito?".
"Harry Potter!", esclama Harry, senza pensarci due
volte.
Louis gli sorride in maniera complice, prima di lanciarsi in una
perfetta imitazione di Hagrid.
"Tu sei un mago, Harry".
Harry ride di gusto, continuando la citazione.
"Io sono cosa?".
"Un mago. Anzi, un mago coi fiocchi", replica Louis,
sempre facendo il verso ad Hagrid. "Scusa, non ricordo come
continua", ammette, grattandosi il mento.
Harry si ritrova a guardare l'altro ragazzo con occhi diversi.
"Fan di Harry Potter?", domanda, speranzoso.
"Ovvio, per quale Babbano mi hai scambiato?", protesta
Louis, con fare drammatico.
"Scusa, ma col fatto che non si possono fare magie fuori da
Hogwarts non è facile scovare gli altri maghi intorno a te!".
Louis si piega in avanti, lanciando attorno occhiate circospette.
"Posso vedere la cicatrice?", sussurra.
Harry soffocca una risata con la mano.
"Va bene, ma cerchiamo di non dare troppo nell'occhio",
risponde, anche lui sussurrando, reggendo il gioco all'altro ragazzo.
Si sposta il ciuffo e offre la sua fronte a Louis, che comincia a
tracciare con un dito una cicatrice immaginaria.
"Uao", commenta estasiato, "ha fatto tanto male?".
Harry gli scoppia a ridere in faccia.
"Ok, quanti anni abbiamo?", domanda, ripiazzandosi il
ciuffo dove era prima, mentre Louis si ricompone sulla sua sedia.
"Mai troppi per giocare a Harry Potter!".
Harry non può dargli torto.
"E comunque ammettilo che quel tuo amico rosso l'hai trovato
sull'Espresso per Hogwarts!".
Harry riprende a ridere. Non immaginava sarebbe stato così facile.
"Hai controllato che non abbia un topo come animale domestico?".
"No, ma il suo gatto spelacchiato gli si avvicina molto!".
É la
volta di Louis di scoppiare a ridere.
"Comunque,
continuiamo il nostro giochetto!", dice, dopo essersi ripreso.
"Film preferito?".
Harry
ci pensa su.
"Non
ho un film preferito", ammette.
"Sogno
nel cassetto?", continua Louis.
"Incidere
un album!".
"Ce
la farai. Desiderio proibito?".
Harry
si gratta il capo, pensieroso.
"Farmi
un tatuaggio".
"E
perchè sarebbe proibito?".
"Sono
ancora minorenne!", esclama, ovvio.
Louis
assottiglia gli occhi.
"Vorresti
realizzarlo?".
"Certo!
Ma mi ci vogliono ancora due anni".
"No,
no, intendo prima", si affretta a precisare Louis.
"E
come?".
"Potrei
conoscere qualcuno che non si farebbe problemi a tatuarti anche se
sei minorenne".
"Davvero? E chi?".
"Lascia fare a me. Ho i miei contatti".
Un sorriso si allarga sul viso di Harry.
"Louis Tomlinson e i suoi contatti".
Louis mette le mani avanti.
"Ehi, se non ti fidi non se ne fa niente".
Harry scuote il capo con veemenza.
"No, no, scherzi? Per me va benissimo!".
"E se ti dicessi che il tipo dove devo portarti è uno ex
galeotto che vuole essere pagato in natura dai giovani sedicenni?".
Harry ghigna.
"Va bene! Va benissimo! Tanto non so ancora dove trovare i
soldi...".
"Fatti venire presto un'idea che domani lo chiamo."
"Di già?".
"Lo vuoi o non lo vuoi questo tatuaggio?".
L'altro annuisce vigorosamente.
"Sì che lo voglio! Certo che lo voglio!".
"Perfetto", dice Louis, poi sembra accorgersi del suo
muffin intatto e, afferrandolo di scatto, gli assesta un morso.
"Grazie", mormora Harry, con trasporto.
Louis gli sorride, continuando a masticare.
"Anche se mia madre con ogni probabilità mi butterà fuori di
casa".
Louis fa spallucce.
"Puoi venire a vivere da me se vuoi. Ho sempre sognato un
fratello".
Harry sorride.
"Grazie dell'offerta".
"A cosa servono gli amici sennò?".
Amici. Paradossalmente questa parola non gli suona più strana
associata a lui e Louis. Gli sembra assurdo perfino pensarlo, ma ha
come la sensazione di conoscere Louis da sempre. Probabilmente lo
avrebbe scoperto prima se non si fosse deciso ad abbassare le sue
difese così tardi. Se lo venisse a sapere Ed lo ucciderebbe.
"Vuoi un morso?", offre Louis, allungandogli il muffin.
Harry soppesa l'idea.
"Guarda le gocce di cioccolato come ti chiamano!", lo
provoca l'altro ragazzo.
"Ok, da' qua".
Harry afferra il muffin, ma Louis sembra non voler mollare la presa,
così il riccio si sporge in avanti per mordere il muffin dalle mani
dell'altro.
Un'esplosione di cioccolato scoppia nella sua bocca. Harry mugola di
piacere.
"Haz, sei pornografico!", lo prende in giro Louis.
"Ma è buoniffimo!", commenta Harry.
"Questo non ti autorizza a gemere come una pornostar!",
protesta Louis, ridendo.
"Allora smettila di farmi proposte indecenti",
ribatte Harry, pulendosi la bocca con un tovagliolo.
"Harry Styles, hai una mente perversa!".
La
mancanza di Louis nello scorso capitolo si è fatta sentire, quindi
immagino vi abbia fatto piacere averlo in abbondanza in questo.
Ps: off topic...pare che prossimamente Glee realizzerà altre cover dei One
Direction. Non vedo l'ora!
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Capitolo 7 *** Sing it ***
larry 7
Ed e Harry sono i primi ad arrivare in aula musica. Harry si siede al
pianoforte e comincia a premere tasti a caso.
"Hai mai imparato a suonarlo?", domanda Ed.
Harry scuote il capo.
"No, mi sono arreso dopo la prima lezione".
"Allora smettila di stuprare quel povero pianoforte!".
Harry ride ma continua imperterrito a provare i tasti per vedere
quale suono ne viene fuori.
"Non sono sicuro che tu sia portato per il pianoforte".
Harry alza gli occhi dallo strumento per incontrare quelli di Niall,
appena entrato.
"Ciao!", lo saluta, sorridendo.
Niall gli fa l'occhiolino e, trascinandosi dietro la sua chitarra,
prende posto sulla sedia affianco a Ed.
In poco tempo la classe comincia a riempirsi e Harry si vede
costretto a interrompere il suo piccolo esperimento col pianoforte.
Dal momento che i posti affianco a Ed sono entrambi occupati decide
di sedersi accanto a Liam.
"Dove è finito Zayn?", gli chiede.
"Non lo so, è tornato a casa per pranzo e poi non si è fatto
più vedere".
Un guizzo di panico attraverso lo sguardo di Harry.
"Se non si presenta lo ammazzo!".
Liam gli poggia una mano sulla spalla.
"Tranquillo, verrà. Non penso che Zayn si perderebbe una delle
poche cose che gli piace fare a scuola".
Harry non è affatto rassicurato.
"E se gli è successo qualcosa?".
"L'avrei saputo".
"E se gli si è rotto lo scooter?".
"Si sarebbe fatto accompagnare".
"E se-"
"HARRY!", lo interrompe Liam. "Calmati, arriverà!".
Harry vuole davvero, davvero, cantare la sua canzone con Zayn.
Dopo tutto il lavoro che hanno fatto non vede l'ora di esibirsi
davanti a Savan per mostrargli il frutto del loro impegno. Non vuole
deluderlo alla prima occasione disponibile.
Pochi minuti dopo, Zayn fa finalmente il suo ingresso in aula,
seguito da Louis e Alice che chiaccherano amichevolmente. Harry
sarebbe curioso di vedere l'espressione sul volto di Ed.
"Dove eri finito, imbecille?", accoglie Zayn, appena si
lascia cadere sulla sedia affianco a lui.
"Ciao Harry, anch'io sono felice di vederti e di cantare con te
oggi", replica il moro, cercando di gettargli le braccia al
collo.
"Levati, cretino!", lo respinge. "Credevo non venissi
più!".
"Harry, avresti davvero bisogno di ripristinare la tua fiducia
nelle altre persone!".
"E tu avresti veramente bisogno di aggiustare il tuo orologio!".
Zayn ride e gli si getta addosso, nascondendo la testa nell'incavo
del suo collo.
"Come mai non sei seduto vicino alla tua fidanzata?", lo
prende in giro.
"Quale fidanzata?", domanda Louis, sbucando alle loro
spalle.
"Harry non ti ha detto niente?", replica Zayn, mentre Harry
lo tira per il maglione cercando di farlo stare zitto.
"No! Questo è imperdonabile, Hazza. Credevo che non avessimo
più segreti", ribatte Louis, con espressione fintamente
indignata.
"A Harry non piace parlarne", continua Zayn.
"Ma a me poteva dirlo! Chi è la fortunata?".
Harry non capisce se Louis si stia bevendo sul serio la storia della
fidanzata.
"Il fortunato", lo corregge Zayn.
Harry gli rifila una gomitata nel fianco.
"Piantala!".
"Oddio!", esclama Louis, posandosi una mano sul cuore.
"Questa non me l'aspettavo!".
"Mi raccomando non lo dire in giro: Harry sta con Ed.
Preferiscono che non si sappia", lo avverte Zayn, cercando di
trattenere una risata.
Louis scoppia a ridere.
"Per un attimo mi avevi convinto, amico".
Zayn sembra orgoglioso di sè stesso.
"Siete due idioti", protesta Harry, incrociando le braccia
sul petto.
"Non ti offendere, Haz! Ma è così facile prenderti in giro!",
afferma Louis, punzecchiandogli una guancia con il dito.
I tre vengono riportati alla realtà dall'ingresso del professore.
"Buon
pomeriggio!", li saluta. "É meglio se cominciamo
subito che c'è tanto lavoro da fare oggi! Chi vuole iniziare?".
Nessuno
sembra avere il coraggio di farsi avanti.
"Non
siate timidi! Non potete permettervi di essere timidi su un palco!",
li esorta Savan.
Louis
solleva una mano.
"Ha
ragione, prof! Possiamo inziare io e Alice?".
"Sì,
certo! Che cosa ci cantate?".
Louis
si dirige sicuro al centro della stanza, seguito dall'altra ragazza,
che sembra meno audace di lui.
"Acrosse
the universe", risponde Louis, afferrando il microfono che
il professore gli porge e consegnandogli il cd con la base.
Savan
sembra compiaciuto.
"Ottima
scelta. Sapete che questa canzone è stata trasmessa nello spazio?".
Louis
annuisce, orgoglioso, come se la canzone l'avesse lanciata lui
attraverso l'universo.
"Ditemi quando siete pronti", dice Savan, inserendo il cd
nello stereo.
Louis scambia uno sguardo di intesa con la ragazza.
"Possiamo iniziare", afferma, schiarendosi la voce.
Quando le prime note della canzone partono, Louis chiude gli occhi,
concentrato.
"Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither wildly as they slip away across the universe..",
canta Louis.
Le parole accarezzano l'aria e Harry è rapito. La voce di
Louis non è potente ma è carezzevole e delicata, un po' nasale, a
volte è come se fosse sul limite di esplodere, altre di spezzarsi,
eppure rimane ancorata alla sua gola per produrre, dolci, dolcissime,
melodie.
Harry deve quasi darsi un pizzicotto per risvegliarsi alla fine
dell'esibizione. La classe prorompe in un sonoro applauso.
Louis sorride radioso, neanche un po' imbarazzato, mentre Alice si
morde il labbro inferiore, probabilmente sopraffatta dall'emozione
per la canzone e il responso del pubblico.
"Bravi, bravissimi!", si complimenta Savan.
"Grazie mille!", Louis fa un inchino. "Volevo
approfittare di essere al centro dell'attenzione per dirvi che sabato
siete tutti invitati a casa mia per una festa. Non sono disposto ad
accettare un no come risposta da nessuno di voi!".
"Posso venire anch'io?", domanda il professore, cingendo le
spalle di Louis con un braccio.
"Certo, lei è il benvenuto!".
"Tu!", lo corregge Savan. "Tu sei il
benvenuto! Non datemi del lei qui dentro sennò non
riusciremo mai ad andare d'accordo!".
Louis annuisce e gli restituisce il microfono. Mentre raggiunge il
suo posto in mezzo agli altri ragazzi cattura lo sguarda di Harry e
gli sorride, solo a lui. Harry ci mette un po' per realizzare che
avrebbe dovuto ricambiare il sorriso.
"Avanti il prossimo!", esclama il professore.
Niall e il suo compagno di duetto si fanno avanti. Harry realizza
dove lo aveva già visto: è Josh, uno dei tanti batteristi che si
erano presentati alle audizioni per la band indette da lui ed Ed.
Josh si sistema alla batteria, montata su un lato della stanza. Niall
lo segue, chitarra in braccio, trascinandosi dietro il microfono.
"Mi fa molto piacere che vi esibiate dal vivo, ragazzi! Cosa ci
farete sentire?", chiede il professore, tutto eccitato.
"Come together", risponde Josh, aggiustando il suo
microfono.
"Per me potete iniziare!".
L'abilità di Josh nel suonare la batteria stupisce Harry al punto
che si domanda perchè lui e il suo amico lo avessero scartato.
Anche
la voce di Niall lo colpisce, sebbene l'avesse già ascoltata ai
provini. É potente, chiara, anche se si inasprisce nelle note
più basse. Oltretutto, quando canta, Niall conserva un po' del suo
accento irlandese.
Alla
fine dell'esibizione tutti applaudono, entusiasti.
"Complimenti!",
si congratula Savan. "Come avrete notato Josh è qui non tanto
per le sue doti canore, quanto per la sua abilità coi piatti.
Abbiamo bisogno di bravi musicisti in questo glee club",
aggiunge.
Prima
di tornare ai loro posti i due ragazzi si danno il cinque.
Harry
deve ascoltare le esibizioni di tutti gli altri ragazzi prima che
tocchi a lui e Zayn. La bravura degli altri gli ha messo addosso un
po' d'ansia da prestazione, mentre l'altro ragazzo si mostra
abbastanza tranquillo.
"Harry,
giusto?", lo interroga Savan.
Harry
annuisce, asciugandosi i palmi delle mani sui pantaloni.
"E
tu sei Zayn, se non sbaglio", prosegue il professore.
"Sì",
conferma Zayn, allungandogli il cd con la base.
"Bene,
ragazzi, la chiusa di questo pomeriggio tocca a voi. Cosa cantate?".
"Michelle",
risponde Harry, provando il microfono.
"Mi
piace!", si esalta Savan.
Harry
gli sorride, incerto.
"Ditemi
quando posso far partire la base!".
Zayn
si avvicina a Harry e gli stringe una spalla, per fargli coraggio.
Harry gli rivolge uno sguardo di gratitudine.
"Cantiamo!",
esclama Zayn e Savan preme il tasto play sullo stereo.
"Michelle,
ma belle, these are words that go together well, my Michelle",
parte Harry, stringendo il microfono così forte da farsi sbiancare
le nocche, "Michelle, ma belle sont des mots qui vont très
bien ensemble très bien ensemble".
Zayn gli sorride incoraggiante per tutta la strofa in francese,
perché sa quanto Harry la temesse, prima di cantare la propria
parte.
"I love you, I love you, I love you ! That's all I want to
say until I find a way I will say the only words I know that you'll
understand".
Entro la fine della canzone Harry trema come una foglia, per
l'emozione. Zayn lo attira a sè per abbracciarlo.
Ai provini non era così coinvolto, era solo un esperimento, un
mettersi alla prova. Adesso non riesce a non prendere tutto questo
sul serio, non riesce a non desiderare l'approvazione di Savan e a
temere il giudizio dei suoi compagni, dei suoi talentuosi, dotati,
compagni, che adesso, contro ogni sua più rosea aspettativa, lo
stanno gratificando con uno scroscio di applausi. Harry scopre che
Louis è perfino saltato in piedi e batte le mani con vigore.
"Bravissimi! Bravissimi!".
Savan li premia con delle sonore pacche sulle spalle.
Harry torna a sedere con le gambe che gli tremano un po' e non ha il
coraggio di alzare gli occhi per incontrare quelli degli altri
ragazzi.
Louis si sporge per sussurrargli all'orecchio.
"Sei andato benissimo, rilassati", gli dice, cominciando a
massaggiargli le spalle.
Harry si calma al tocco delle mani dell'altro ragazzo e si lascia
andare un po' all'indietro.
"Adoro la tua voce e il modo in cui canti, come te ne stai tutto
concentrato per non sbagliare e come sorridi quando capisci che stai
andando bene", continua Lous, solleticando col fiato il suo
orecchio, il naso quasi affondato tra i suoi capelli.
Uno strano calore si diffonde nello stomaco di Harry.
"Gr-grazie", balbetta.
Louis gli stringe le spalle un ultima volta e poi lo lascia andare.
"Sono molto soddisfatto di quello che ho sentito", richiama
la loro attenzione Savan, "molto, molto soddisfatto. Questo non
significa che la prossima volta dovrete impegnarvi di meno, visto che
avete la mia approvazione e le mie lodi, anzi".
Tutti i ragazzi lo ascoltano senza fiatare.
"La settimana prossima canterete da soli. La competizione è uno
stimolo a migliorare, per questo sarete uno contro l'altro. Vi
sfiderete portando una hit degli anni settanta, a vostra scelta e
interpretata a vostro modo, e io decreterò un vincitore".
"Vinciamo qualcosa?", domanda una ragazza bionda e carina
che Harry è quasi sicuro che si chiami Perrie.
"Certamente. Ma lo scoprirete solo dopo che avrò deciso chi
premiare. Tutto chiaro?".
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Capitolo 8 *** Up all night (?) ***
larry 8
"Farci accompagnare dai genitori a una festa! Manco avessimo
dodici anni!", si lamenta Ed, poggiando la testa sul finestrino.
Anne rallenta l'andatura della macchina.
"Puoi sempre andare a piedi, se vuoi", suggerisce,
lanciandogli un'occhiata dallo specchietto retrovisore.
Ed balbetta qualcosa di incomprensibile.
"Te la sei cercata, Eddy", gli dice Harry.
"Scusate, è che mi sembra assurdo! Perché non torni a guidare
lo scooter?", domanda il rosso.
"E tu perché non te ne compri uno?", risponde Harry,
piccato.
Ed fa spallucce e torna a guardare fuori dal finestrino.
"Piuttosto", Anne richiama l'attenzione del figlio con una
pacca sul ginocchio, "sicuro di aver un passaggio per il
ritorno?".
"Sì", mente Harry.
"Ed, pure tu?", continua la donna.
"Sì sì", le assicura l'altro ragazzo, evitando di
incrociare il suo sguardo nello specchietto.
"Ma', ora devi girare a destra...credo".
Harry studia la cartina che gli ha disegnato Louis.
"Non è che l'hai messa al contrario?", si informa sua
madre, decelerando.
"Ma no, che dici?", ribatte il ragazzo, prima di avere un
attimo di titubanza e capovolgere il disegno, per sicurezza.
"Allora?".
"Stiamo andando dalla parte giusta. Gira!".
Pochi minuti dopo arrivano a quella che dovrebbe essere la casa di
Louis.
"Siamo nel posto giusto?", domanda Anne.
"A giudicare dallo schizzo che mi ha fatto Louis, sì".
"Bene, possiamo andare!", esulta Ed, cercando di aprire - senza risultato - la portiera della macchina.
"Signora, può liberarci per favore?".
"Non così in fretta! Devo scambiare due parole con mio
figlio!".
Harry rotea gli occhi all'indietro.
"Sbrigati", la esorta.
"Tre semplici regole: non bere, non fumare, non fare sesso".
"Mamma! Mi hai scambiato per Gemma?", protesta Harry,
cercando anche lui di forzare la portiera.
"No, faccio questo discorso anche a te per par condicio".
"Signora, lei è sicura che Harry non abbia già fatto queste
cose?", interviene Ed. Sia Harry sia sua madre lo fulminano con
lo sguardo.
"Calma! Dicevo così per dire", si difende Ed.
"Ma', prometto che farò il bravo bambino. Ora che mi hai messo
sufficientemente in imbarazzo posso andare?", prega Harry.
Fuori dall'auto Harry esala un sospiro di sollievo.
"Andiamo a ubriacarci, strafarci e scopare!", propone Ed,
alzando i pugni in aria.
"Guarda che ti ho sentito!", urla la madre di Harry, dal
finestrino.
"Signora, ancora qui? Vuole seguirci con lo sguardo fino a che
non entriamo in casa?".
Harry si picchia una mano in fronte. Poi osserva sua madre ripartire,
sollevato.
"Comunque, la mia proposta è ancora valida!", gli assicura
Ed, beccandosi una gomitata in mezzo alle costole.
I due percorrono, cercando di farsi inciampare a vicenda, i metri che
li separano dalla porta di Louis.
"Suono?", domanda Harry, incerto, sbirciando il campanello.
"No, io direi di buttare giù la porta con un ariete!",
esclama Ed, sardonico.
"Idiota", lo insulta Harry afferrandogli il cappuccio della
felpa e cercando di coprirgli la faccia, mentre Ed si dibatte e tenta
di allontanarlo.
"Sto assistendo a un misterioso rituale di accoppiamento?".
Nè Harry nè Ed si erano accorti che Louis avesse aperto la porta di
casa. Rimangono immobili, le mani di Harry salde sul cappuccio
dell'altro ragazzo e quelle di Ed strette su suoi polsi, a fissare il
padrone di casa.
Harry è il primo a scoppiare a ridere.
"In realtà era una lotta", spiega.
"Finalizzata all'accoppiamento?", domanda Louis,
facendogli l'occhiolino e spalancando la porta di casa per farli
entrare.
Le risa di Harry si estinguono quando l'altro ragazzo lo stringe tra
le braccia, sull'uscio di casa. Harry restituisce l'abbraccio,
scoprendo di non trovarsi a disagio.
Ed si affretta ad allungare una mano per salutare Louis, per non
essere sottoposto allo stesso trattamento. Poi, mentre Louis chiude
la porta, domanda a mezza bocca "ricordami perché siamo venuti
qui?" a Harry.
"Per le stesse cose sulle quali mia madre ci ha messo in
guardia".
Ed pare soddisfatto della risposta e recupera un po' del suo
entusiasmo iniziale. Louis li guida in salotto dove - sedute sul divano a chiacchierare - si
trovano tre ragazze.
"Eleanor, la mia ragazza, la conoscete", afferma Louis, "e
anche Perrie. Lei, invece, è Danielle".
Una ragazza mora e riccia li saluta con la mano. Harry ed Ed
ricambiano, prima di guardarsi intorno in cerca di un posto dove
sedersi. Harry si sistema su una poltrona, Ed su quella di fronte
alla sua. Louis si siede sul bracciolo del divano, accanto alla sua ragazza, e
allunga una mano per accarezzarle la nuca. Nel fare questo non
distoglie lo sguardo da Harry.
"Ci avete messo tanto a trovare casa mia?", domanda, dopo
un po'.
Harry fa un cenno di diniego.
"Ci ho messo di più a decifrare il tuo disegno!".
Louis getta indietro la testa, ridendo.
"Scusami, disegnare non è il mio forte. In compenso, ho altre
qualità".
La sua ragazza sembra trovare questa uscita divertente e - come per
ricompensarlo - lo attira a sè e gli stampa un bacio sulla bocca.
Harry distoglie rispettosamente lo sguardo e nel farlo incontra
quello di Perrie. Le sorride amichevolmente. La conosce a malapena,
si saranno scambiati in tutto due parole, ma la trova carina e ha
avuto modo di apprezzare la sua voce. La ragazza gli concede un
sorriso sghembo e torna a parlare con Danielle, senza
staccargli gli occhi di dosso.
Il suono del campanello lo toglie dall'imbarazzo di dover sostenere
lo sguardo dell'altra ragazza ancora per molto, perché tutti si
girano verso la porta. Louis sia alza per andare ad aprire e poco
dopo torna in salotto con Niall e Josh al seguito.
"Quella te la porti sempre dietro?", osserva Ed, indicando
la chitarra che Niall ha appesa al collo.
"Sì, non si sa mai".
"Non si sa mai che organizziamo un falò", commenta Josh,
scatenando le incontrollabili risa dell'irlandese.
Harry trova il suo modo di ridere curioso, affascinante. Niall ride
spesso, ma sempre sinceramente, di gusto. Gli deve piacere proprio.
Nel giro di poco tempo arrivano tutti gli invitati, più qualche
imbucato. Zayn saluta Harry scompigliandogli i capelli, prima di sedersi su un
bracciolo della sua poltrona. Liam si siede sull'altro, dando segni
di irrequietezza.
"Tutto ok, amico?", domanda Harry, dandogli una pacca sulla
coscia.
"Sì sì", replica l'altro, offrendogli un sorriso
stiracchiato.
Zayn ridacchia, beccandosi un'occhiataccia da parte di Liam. Harry rivolge uno sguardo interrogativo a entrambi.
"Mi sono perso qualcosa?".
Harry sorprende Liam a lanciare un'occhiata implorante al suo
migliore amico. Zayn lo ignora, ghignando.
"Liam è innamorato di Danielle da anni", spiega,
gongolando nel vedere arrossire l'altro ragazzo.
"Dovevi proprio dirglielo?", brontola Liam.
"Ormai Harry è uno di noi!", ribatte Zayn.
"Era un po' presto per dirglielo", si lamenta Liam, "senza
offesa, Harry", precisa.
Harry fa spallucce.
"Non lo dirò a nessuno, questo è certo", lo rassicura.
"Dai, un segreto per un segreto", dice Zayn, "c'è
qualcuno che ti piace qui dentro, Harry?".
Harry rimane un attimo interdetto, poi lascia scorrere lo sguardo per
la stanza. I suoi occhi si posano su Louis, che sta sussurrando
qualcosa all'orecchio di Eleanor. Affianco a lei, Perrie si guarda
annoiata le unghie, annuendo di tanto in tanto alle parole di
Danielle.
"Perrie", afferma Harry.
Zayn sembra desolato.
"No, cazzo, l'avevo puntata io!".
"Ehi,
tu hai voluto la verità! É una bella ragazza, che ci posso
fare?".
Zayn
annuisce, convinto.
"Lasciamo
scegliere lei, allora! É inutile ingaggiare una lotta fratricida!".
Harry
ride.
"Puoi
stare tranquillo che non ho alcuna speranza con lei, quindi è tutta
tua!", ammette.
Zayn
gli dà un pugno sulla spalla.
"Non
buttarti giù! La partita è ancora aperta!".
La loro conversazione è interrotta dal padrone di casa.
"Adesso che siamo tutti possiamo dare inizio alle danze!",
annuncia. "In cucina trovate da bere, servitevi pure!".
Gli invitati si alzano in piedi e cominciano a sgomitare per
raggiungere l'alcool.
"Calma, calma!", cerca di placarli Louis. "Facciamo
che per il primo giro verso io da bere a tutti, mh?".
Harry si mette in fila dietro a Ed.
"Alice mi ha salutato!", sussurra, eccitato.
"Buon per te".
"Secondo te è un buon segno?".
"Mhmh".
Ed gli pizzica un braccio.
"Non mi supporti mai!".
"Ti sopporto. Ed è già abbastanza".
Quando finalmente è il suo turno Louis gli allunga un bicchiere.
"Cosa ti do?".
Harry si sofferma a ispezionare l'alcool schierato sul tavolo.
"Direi di iniziare con del gin lemon".
"Dovrei sentirmi terribilmente in colpa per offrire da bere a un
minorenne!", commenta Louis, preparandogli il cocktail.
"Fino a prova contraria sei minorenne anche tu!", ribatte
Harry.
"Ma sono più vicino alla maggiore età di quanto lo sia tu,
Hazza".
"Questo non cambia il fatto che stai infrangendo doppiamente la
legge".
Louis ride e gli passa da bere.
"Alla salute, Haz!".
*
Harry può dire di aver raggiunto il suo scopo. Si sente la testa
leggera ed è euforico. Neanche la cacofonia di suoni - Niall e la sua
chitarra in salotto e lo stereo che spara musica commerciale
nell'altra stanza, più le voci degli invitati - lo disturbano. Anzi,
si sente piuttosto motivato a gettarsi nella mischia. Il punto è
decidere quale.
Si alza dagli scalini dove si era momentanemamente appollaiato, lascia
il bicchiere ormai vuoto su uno dei gradini e prova la stabilità
delle sue gambe. Può ancora camminare, ma lui vuole ballare.
A mente lucida non desidererebbe mai una cosa del genere. Per questo
decide di recarsi nell'improvvisata sala da ballo, che nei suoi tempi
migliori doveva essere la sala da pranzo.
Louis ha fatto le cose per bene. Lo stereo è dotato di almeno
quattro casse e dal soffitto pende una strobosfera che riflette la
luce dei faretti colorati puntati su di essa. Quando entra nella
stanza Harry deve schermarsi per un attimo gli occhi.
"Harry!!!" si sente urlare nell'orecchio. Zayn lo tira per
un braccio.
"Puzzi di alcool", gli dice.
"Cosa??!".
Harry prova a ripetere, ma gli costa troppa fatica e poi Zayn non
sentirebbe comunque, con tutta quella musica.
L'altro ragazzo lo trascina nella mischia. Harry si ritrova a
muoversi al ritmo di musica, assecondando i movimenti del suo amico.
"Sono ubriaco!!!", urla Zayn, per sovrastare la musica.
"Lo sooo!", ribatte Harry. "Pure io!".
Zayn ride come se Harry avesse fatto una battuta particolarmente
divertente. Poi gli indica con un cenno della testa qualcuno a fianco
a loro. Perrie.
La ragazza deve sentirsi osservata perché si volta a guardarli.
Sorride a entrambi, poi si avvicina a Harry e comincia a
strusciarglisi addosso, al ritmo di musica.
In un antro recondito della sua mente Harry sa che tutto questo
è
sbagliato e che dovrebbe sentirsi in colpa per Zayn, ma è come
se le
forze per prestare ascolto alla sua coscienza non gli bastessero e
quindi gli viene più facile ignorarla. Nel frattempo Zayn si
è volatilizzato e così a Harry viene più
facile zittire il suo senso di colpa quando Perrie lo bacia. Circonda
la vita della ragazza e la attira ancora più vicina.
Non è che gli capiti tanto spesso di baciare ragazze a caso alle
feste, quindi è meglio battere il ferro finché è
caldo. Le mani di Perrie scivolano sul suo sedere e Harry spalanca gli
occhi
di scatto quando la ragazza gli strizza una natica. Così ha la
possibilità di gettare uno sguardo alla stanza e vedere corpi
che si
agitano, saltano, si avviluppano gli uni agli altri, si spintonano.
Harry non si era accorto che il numero dei partecipanti alla festa
fosse lievitato così tanto. Mentre continua a baciare Perrie
come se non ci fosse un domani, nota
con la coda dell'occhio Louis ballare assieme ad Eleanor. Ha la testa
buttata all'indietro, gli occhi chiusi e di tanto in tanto barcolla.
Quasi si sentisse gli occhi di Harry addosso, Louis apre i suoi e
incrocia il suo sguardo. Per un attimo sembra stupito, come se non
credesse a quello che sta vedendo, perciò si ferma e rimane a
fissarlo. Harry comincia a sentirsi a disagio, non sa bene
perché, quindi
afferra Perrie per le spalle e la costringe a interrompere il bacio.
La ragazza emette un verso di disappunto. Louis gli fa un cenno con
la testa - Harry non sa se di approvazione o di rimprovero - poi
riprende a ballare. Perrie si mette in punta di piedi per sussurrargli
all'orecchio.
"Vado a prendere da bere. Vuoi qualcosa?".
Harry esita.
"No, sto bene così", decide.
"Ok".
Prima che la ragazza se ne vada, Harry la afferra per un braccio.
"Vado a mettermi un po' sulle scale, ti aspetto lì".
Perrie si sporge per poggiargli un bacio sulla guancia e poi va via.
Harry raggiunge barcollando i gradini. Adesso la sua testa è
pesante, come il resto del suo corpo del resto, e lui spera di
trovare la forza per rialzarsi, dopo.
Dal salotto proviene, ovattato, il suono della chitarra di Niall e le
voci degli altri ragazzi. Harry è quasi sicuro che Ed sia con loro,
perché nell'altra stanza non è riuscito a trovarlo.
Quando devono essere passati ormai dieci minuti e Perrie non si è
ancora fatta vedere, Harry comincia a temere che sia svenuta in
cucina. Non sembrava ubriaca quanto lui, eppure non si sa mai.
Vorrebbe alzarsi per andare a controllare, perciò fa leva sulle
braccia, ma scopre che è più difficile di quello che si aspettasse.
"Dove vorresti andare tu?".
Un Louis Tomlinson parecchio provato, col ciuffo scompigliato e il
fiato corto, lo invita a desistere da ogni tentativo di alzarsi.
"Perrie. Cucina", riesce ad articolare Harry.
Louis scoppia a ridere, piccole rughe si formano agli angoli dei suoi
occhi ed Harry deve sbattere le palpebre per smettere di fissarlo.
"Che?", domanda Harry.
"Fammi spazio, va'".
Harry si schiaccia contro il muro per permettere a Louis di sedersi.
"Che avevi da ridere?", mugugna Harry.
"Perrie è di là che si limona il tuo amico".
"Cosa?", Harry quasi sbatte la testa contro il muro per lo
stupore. "Ed?!".
Louis si piega in due dalle risate.
"Ma no, Zayn!".
Harry non ci rimane particolarmente male, anzi, è quasi sollevato.
Forse quando sarà lucido ed elaborerà la notizia vorrà prendere
Zayn a pugni in faccia, ma proabilmente la cosa sarà reciproca.
"Mi dispiace", dice Louis, con un sorriso ancora stampato
sul volto, come a uno a cui non dispiace affatto.
"Non sono geloso", replica Harry, passandosi una mano tra i
capelli.
"I tuoi capelli sono uno schifo, Haz", commenta Louis.
"Perché?", domanda Harry, con voce stridula, cercando di
aggiustarsi il ciuffo.
Louis si fa più vicino, le loro ginocchia adesso si toccano.
"Peggio di prima".
L'altro ragazzo si sporge in avanti, e gli pettina i capelli con le
dita, tentando di mettere ordine nel groviglio sulla sua testa . Harry
non sa se è perché le sue percezioni sono alterate ma
Louis
sembra molto vicino.
"I tuoi occhi sono blu", è la prima cosa che gli viene in
mente di dire, per non stare a pensarci troppo.
Louis lascia scivolare una mano sul suo collo e comincia ad
accarezzare col pollice la porzione di pelle sotto il suo orecchio.
"E le tue labbra sono rosse", sussurra Louis.
Di riflesso, Harry comincia a mordersi il labbro inferiore.
"Ho b-baciato una ragazza", biascica.
"Ho visto", commenta Louis. "Sembrava volessi
soffocarla con la tua lingua", aggiunge poco dopo.
Harry cominicia a ridere e il movimento fa cozzare le loro teste.
"Cosa vorresti dire? Bacio benissimo io!".
"Chiederò conferma a Perrie. Però non ti lamentare se poi mi
dice che Zayn bacia meglio di te!".
Harry gli strizza un capezzolo.
"Ahia! Tieni a posto le mani, Curly!".
"E tu smettila di fare illazioni!".
"Illazioni!", gli fa eco Louis. "E quando li
hai imparati questi paroloni?", lo sfotte.
Harry inizia a fargli il solletico, ma Louis riesce a bloccargli i
polsi.
"Lasciami andare!", gli intima Harry.
"Solo se mi prometti che la smetterai", ribatte Louis.
"Mi stai bloccando la circolazione".
"Esagerato".
"Devo grattarmi il naso!".
Louis scoppia a ridere.
"Non ci crederò mai".
Harry sbadiglia improvvisamente.
"Ti direi che è da maleducati non mettere le mani davanti alla
bocca, ma vista la situazione...", commenta Louis, beccandosi un
calcio negli stinchi dall'altro ragazzo.
Louis gli lascia andare i polsi. Harry se li massaggia.
"Sei parecchio forzuto per essere un Hobbit".
"Un Hobbit?", domanda Louis, sollevando un sopracciglio.
"Sì, un Hobbit. Senza..ehm, tutti quei peli sulle mani".
Louis afferra una mano di Harry e fa incontrare i loro palmi, per
fare il confronto.
"Hai ragione, le tue mani sono enormi!", osserva,
stupito.
"E non hai visto niente!", replica Harry, con un sorriso
impertinente.
"Sei scontato, Haz", ribatte Louis con espressione
annoiata, "s-c-o-n-t-a-t-o. Credevo avessi un senso
dell'umorismo più sottile. Mi ero sbagliato su di te",
aggiunge, dandogli le spalle. Harry poggia la fronte sulla sua schiena.
"Non è vero. Non staresti con me se fosse vero".
"E chi ti dice che sto con te per questo?".
"E per cosa sennò?".
"Per i tuoi ricci. Ho una specie di fetish", confessa
Louis. "E per il tuo odore", ammette, subito dopo.
"Hai un fetish per il mio odore?", domanda Harry, cercando
di trattenere una risata.
"Ma no!", esclama Louis. "Cioè, mi piace, più o
meno", balbetta. Harry vorrebbe vederlo in faccia perché ha il sospetto che sia
arrossito.
"Gli
odori sono importanti nelle relazioni umane. É
scientificamente dimostrato", spiega Louis.
"Se
lo dici tu".
Harry
trova rilassante il ritmo del respiro di Louis, così sistema meglio
la testa sulla sua schiena e gli circonda la vita con le braccia.
"Sonno?",
domanda Louis, poggiando le sue mani su quelle dell'altro ragazzo.
"Mh-mh,
da morire".
"Dormi
qui?".
Harry
soffoca una risata sulla maglia di Louis.
"Intendi
addosso a te?".
"No,
idiota, intendo qui a casa mia".
"Se
insisti".
"Più
che altro non vorrei che ti mettessi a vagare per le strade ubriaco,
se non riesci a trovare un passaggio".
"Ok,
accetto l'offerta. Speriamo che Ed trovi un modo per tornare a casa".
ANGOLINO
DOVE BLATERO:
sì,
lo so che Liam e Danielle si sono lasciati e la cosa mi ha spezzato
abbastanza il cuore. Però in questa storia voglio immaginare che
l'amore trionfa sempre e quindi...vedrete ( vi sto spoilerando la mia
stessa storia, comunque).
Parlando
d'altro ( e facendomi i fatti vostri): avete ascoltato il nuovo CD?
Io sto in fissa con “Over Again” e penso che sia la mia
preferita. Giuro, Louis non c'entra niente...forse. Comunque, Ed
colpisce ancora ed è solo grazie a lui se nell'album ci sono almeno
due canzoni più che decenti (mio parere spassionato. Ed, ti amo).
Adesso devo andare, la vita sociale mi chiama. Consideratevi fortunati altrimenti avrei
parlato profusamente della voce di Louis e delle sue
meraviglie (cosa che desidero fare dallo scorso capitolo, ma ormai ci
rinuncio).
Alla
prossima!
|
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Capitolo 9 *** The reason for that smile ***
larry 9
Quando
Harry si sveglia, la prima cosa che nota è il bisogno impellente di
svuotare la vescica. La seconda è che non si trova in camera sua. La
terza è che c'è una casa di Barbie ai piedi del letto.
"Spero
che non sia la stanza di Louis", commenta, districandosi dalle
lenzuola.
Mentre
recupera il cellulare dal comodino per controllare l'orario, gli
tornano in mente vaghi ricordi della sera prima. L'alcool, Perrie,
lui mezzo addormentato sulla schiena di Louis. Quello che non riesce
a ricordare è come sia arrivato in questa stanza e perché Louis lo
abbia fatto dormire in camera di una delle sue sorelle.
Accantona
momentanemente l'idea di vestirsi in favore dell'urgenza di trovare
un bagno. Attraversa
a piedi nudi il corridoio e apre un paio di porte prima di riuscire a
beccare quella giusta.In bagno,
è accolto dallo scrosciare della doccia ma Harry ha troppo bisogno
di liberarsi di tutto l'alcool accumulato e non espulso la sera prima
per curarsene.
Comincia
ad attendere alla sua necessità, emettendo dei versi di piacere,
quando sente la tendina della doccia aprirsi.
"AHHHHHHHHH!".
Harry
quasi fa un balzo per lo stupore: Eleanor è in piedi davanti a lui
coperta solo da un asciugamano.
"Tu
non sei Louis", osserva, stupidamente.
"Neanche
tu!", esclama la ragazza, gettando distrattamente un'occhiata
alle sue parti basse per poi coprirsi gli occhi con le mani.
"Non
ho visto niente, giuro", si scusa la ragazza, precipitandosi
fuori dal bagno.
Harry fa
spallucce.
Quando ha
finito, valuta per un attimo l'idea di farsi una doccia, ma la scarta
quasi subito perché non trova un asciugamano adatto e perché gli
sembra poco opportuno approfittare fino a questo punto
dell'ospitalità di Louis. Decide di darsi una sciacquata veloce e di
rivestirsi prima di scendere di sotto a scusarsi con Eleanor per non
essersi reso conto che fosse lei la persona sotto la doccia.
Nel
scendere le scale si lascia guidare dall'aroma del caffé. Arrivato
di sotto scopre che qualcuno, con ogni probabilità Louis, ha già
pulito quasi tutto il casino della sera prima.
In
cucina, trova Louis ed Eleanor seduti davanti a un piatto di
pancakes.
"Buon
giorno", saluta, scoprendo di avere la voce arrochita.
"Ciao!",
lo accoglie Louis, con un sorriso. "Guarda cosa ti ho
preparato?".
Harry
guarda i pancakes con desiderio malcelato.
"Ma
a che ora ti sei alzato per fare tutto questo?", domanda,
riferendosi tanto alla colazione quanto alle pulizie.
"E
chi ti dice che sia andato a dormire?".
Harry
non capisce se Louis stia scherzando o stia parlando sul serio. Ma
è più probabile che sia serio e che abbia tirato fino al mattino,
essendo uno stacanovista.
Ringraziando Louis
con un sorriso si mette a sedere.
"Scusami per
prima", sussurra a Eleanor.
"Tranquillo",
taglia corto lei, sorseggiando il suo tè.
"Sciroppo
d'acero? Miele? Marmellata?", domanda a raffica Louis,
passandogli un piatto per i pancakes.
"Lo sciroppo
d'acero andrà benissimo", replica Harry.
"Tè? Caffè?
Latte?", continua a chiedere Louis.
"Prima il tè e
poi il caffé...?".
"Come vuoi,
Haz".
Louis gli versa il
tè appena preparato.
"Zucchero?
Dolcificante? Limone?".
Harry scoppia a
ridere.
"La pianti? Sei
peggio di un cameriere!".
"Volevo solo
essere ospitale", borbotta Louis.
"Mi sembra che
tu lo sia stato già abbastanza", lo rassicura Harry.
"Hai dormito
bene, piuttosto?".
Harry annuisce,
staccando un pezzo di pancake e imbevendolo nello sciroppo d'acero.
"Non hai nessun
postumo della sbronza?".
"No, lo reggo
bene l'alcool, io".
"Stessa cosa
non si può dire del tuo amico Ed".
Harry alza la testa
di scatto.
"Che è
successo?".
Louis beve un sorso
del suo tè.
"Non so se ho
lo stomaco di raccontartelo ora come ora".
Harry inarca un
sopracciglio.
"Ha vomitato
sul divano. Più o meno", dice Eleanor, venendo in soccorso del
suo ragazzo.
"E come ci è
tornato a casa?", si preoccupa il riccio.
"Liam ha
guidato la Vespa di Zayn e ha accompagnato prima Ed e poi Zayn, anche
lui fuori come un balcone", risponde Louis.
"Liam non aveva
bevuto?".
"Liam non può
bere, pensavo lo sapessi".
Harry scuote il
capo.
"No che non lo
sapevo. Perché?".
"Perché è
mormone".
Harry strabuzza gli
occhi.
"Cioè uno di
quelli che non possono fare sesso prima del matrimonio ma che poi
possono avere tipo dieci mogli?".
Louis scoppia
ridere.
"Sto
scherzando, Harry, tranquillo".
Harry tira un
sospiro di sollievo.
"Ha semplicemte
un solo rene funzionante", aggiunge Louis.
Harry rischia di
sputare il suo tè.
"E questo
dovrebbe tranquillizzarmi?", si lamenta.
"Almeno può
fare sesso".
Harry scoppia a
ridere.
"Sarà contenta
Danielle", commenta.
"Cosa c'entra
Danielle?", salta su Eleanor.
Harry si tappa la
bocca con una mano, ma ormai è troppo tardi.
"Ehm..Liam ha
una specie di cotta", tenta di giustificarsi. "Però non
glielo dire, ti scongiuro!".
"Perché non li
facciamo conoscere?", propone Louis alla sua ragazza.
Eleanor soppesa
l'idea.
"Potrei
parlarne a Danielle".
"No, tu non
glielo devi dire!", la prega Harry, afferrandole un braccio.
Eleanor gli lancia
un occhiataccia. Harry ritira la mano. Liam lo ucciderà, ne è
sicuro.
"Tu e Danielle
potreste venire al prossimo incontro del glee club e gliela
presentiamo", continua Louis.
"Mi sembra una
buona idea", acconsente Eleanor e Louis le da un bacio sulla
testa per ringraziarla.
"Haz, ho
dimenticato a dirti una cosa ieri", afferma il ragazzo.
"Dimmi, sono
tutto orecchie".
"Il tatuatore
ti aspetta venerdì pomeriggio dopo scuola".
Harry ha un tuffo al
cuore.
"Di già?".
"Sì. Ce li hai
i soldi?".
Harry si rabbuia.
"No, ancora no.
Ma troverò un modo, giuro!".
Non può lasciarsi
sfuggire questa occasione, al costo di dover chiedere un prestito a
sua sorella, sperando che non gli metta i bastoni tra le ruote e che
non faccia la spia.
"Cosa ti farai
tatuare?", domanda Eleanor.
Sono anni che Harry
sogna un tatuaggio, ma non ha mai trovato un soggetto interessante o
qualcosa di significativo ed essendo la possibilità di farsi un
tatuaggio piuttosto remota non ci hai mai pensato sul serio.
"Non lo so
ancora", ammette.
Eleanor è a un
passo dallo scoppiargli a ridere in faccia.
"Ti farai un
tatuaggio tra meno di una settimana e ancora non lo sai?".
"Ci penserò in
questi giorni", ribatte Harry, piccato.
"Un tatuaggio è
per tutta la vita, te ne rendi conto?".
Prima che Harry
possa rispondere con qualcosa di pungente, interviene Louis.
"Certo che se
ne rende conto, El. Altrimenti non se lo farebbe fare".
Harry annuisce,
convinto.
"Hai tempo fino
a mercoledì per disdire, comunque".
"Ok, ma non
penso proprio che accadrà".
"Perché non ti
fai un tatuaggio pure tu?", suggerisce Eleanor, allungandosi a
sfiorare una guancia del suo ragazzo.
"Non mi
piacciono", risponde Louis, seccamente.
"Secondo me
sono sexy", afferma Eleanor.
"Fattelo tu
allora", ribatte Louis, senza guardarla.
Eleanor ci rimane
chiaramente male.
"Non c'è
bisogno di fare l'acido".
Harry non capisce
cosa sia successo alla coppietta felice nel giro di neanche due
minuti e per evitare l'imbarazzo di dover assistere a un eventuale
battibecco, con la scusa di andare a recuperare le scarpe e il
cellullare in camera, li lascia da soli.
*
Mentre Harry si
allaccia le scarpe, bussano alla porta.
"Avanti".
Louis sguscia
dentro, sedendosi sul letto accanto a lui.
"Ha chiamato
tua madre".
Harry rimane gelato.
"Cazzo, mi sono
dimenticato di avvertirla che dormivo qui!".
"Ti farà una
bella lavata di capo quando tornerai a casa".
Harry quasi quasi
chiederebbe a Louis di ospitarlo per tutta la settimana seguente
piuttosto che dover affrontare sua madre.
"Perchè non mi
ha chiamato al cellulare?", si domanda.
"In camera di
Fizzy il cellulare non prende. Per questo a tua madre stava venendo
un infarto".
"Mi ucciderà",
sospira Harry.
"É stato bello
conoscerti", dice Louis, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Anche per me".
Louis cerca i suoi
occhi.
"Posso
pagartelo io il tatuaggio se non trovi i soldi", cambia
argomento.
Harry scuote il
capo, contrariato.
"No, non se ne
parla!".
"Ma tu ci tieni
tanto".
"Infatti
troverò i soldi!".
"E se non
dovessi trovarli? Che poi dove li vai a cercare, rapini un
supermercato?".
"Non lo so, mi
inventerò qualcosa. Proverò con mia sorella, o andrò a trovare mio
padre", afferma Harry, risoluto.
"E che gli
dici: ciao papà mi servono i soldi per farmi un tatuaggio illegale
di nascosto dalla mamma?".
"Tanto i miei
non si parlano".
Louis impiega i
minuti di silenzio che seguono quest'ultima uscita di Harry
arrotolando le maniche della t-shirt dell'altro ragazzo, lanciandogli
occhiate di sottecchi.
Harry lo lascia
fare, ma si rifiuta di incontrare il suo sguardo.
"Su, Haz,
lasciati fare questo regalo!", torna alla carica Louis.
Harry alza lo
sguardo.
"Perché lo
faresti?".
"Non è
ovvio?".
Harry scuote il
capo.
"Stupido,
Hazza!", Louis gli scompiglia i capelli. "Voglio vederti
felice, ecco perché".
Harry sente il cuore
letteralmente sciogliersi. Nessuno gli aveva mai detto una cosa del
genere. Forse sua madre, ma lei non conta, i genitori sono tenuti per
costituzione a dire di queste cose.
"Grazie",
mormora, elargendo all'altro ragazzo un enorme sorriso.
"E per le
fossette", dice Louis, sorridendo a sua volta
"Cosa?",
domanda Harry, confuso.
"Quando sorridi
hai le fossette", spiega Louis, affondando un dito nella sua
guancia, "quindi voglio regalarti un motivo per sorridere
ancora".
ANGOLINO:
Innanzitutto,
perdonatemi per questo finale melenso. Poi, io non vorrei che
cominciaste ad odiarmi! Vi avevo già avvertito che le cose si
sarebbero evolute lentamente tra Harry e Louis, molto
lentamente. Quindi, in sintesi, vi farò prendere dei colpi
inutilmente prima del momento.
Comunque, ci tengo a
precisare che ho scritto questo capitolo prima che Louis si facesse
trascinare dal suo ragazzo
dagli altri nel tunnel dei tatuaggi e quindi mi sono attenuta alla
sua precedente opinione sui tattoos
(non
mi piacciono addosso a me ma addosso agli altri,
per intenderci. Ipocrita).
Alla prossima!
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Capitolo 10 *** The songbirds keep singing ***
larry 10
Harry è una persona amichevole, ma non si definirebbe particolarmente socievole.
Non è falso nè affettato, così se gli stai sullo stomaco non
riesce a fingere altrimenti, anche se continuerà a comportarsi con
gentilezza e cercherà di non dare particolarmente a vedere
l'antipatia ribollente sotto la superficie. Al massimo se ne starà
zitto e cercherà di fare finta che non esisti.
Perciò è fortunato ad aver trovato al glee club delle persone con
cui andare d'accordo. E questo è veramente un caso straordinario,
visto che di solito, se ci sono dieci persone in una stanza, è raro
che lui ne trovi degne della sua attenzione più di due. Eppure si
sta facendo degli amici, persone che ha conosciuto da poco ma che ha
la sensazione di conoscere da sempre.
Liam
è la persona più gentile e disponibile del mondo, una di quelle che
se deve dirti che qualcosa non va in quello che stai facendo, se gli
dai fastidio, userà le parole in maniera accorta, cercando di fare
di tutto per non offenderti, anche se in primo luogo sei tu quello
che gli sta arrecando danno.
Zayn
è una di quelle persone che ti mettono subito a tuo agio, a meno che
non ti chiami Liam e allora si prenderà gioco di te perché sei il
suo migliore amico e lui può . É uno che
farebbe di tutto per i propri amici, senza alcuna esitazione. E poi è
straordinariamente affettuoso, se ti vuole bene ci tiene a dirtelo,
se vuole abbracciarti lo fa. Ed è anche un modello da imitare,
perché si gode la vita.
Niall,
Harry lo conosce ancora poco, ma da quello che ha avuto modo di
osservare le volte in cui hanno chiacchierato per i corridoi o agli
incontri del glee club, è un tipo pratico e impulsivo, uno che non
ama essere al centro dell'attenzione quando non è necessario, ma che
è capace di far ridere un'intera compagnia e di ridere a sua volta
per ogni battuta che fai, facendoti sentire importante.
E
poi c'è Louis. Harry non potrebbe definirlo in altro modo se non una
forza della natura. É rumoroso, appariscente, attira
l'attenzione perché parla a voce troppo alta, gli piace metterti in
imbarazzo, odia essere ignorato, adora metterti le mani addosso
perché vuole rivendicare i suoi spazi. E poi dice sempre la cosa
giusta al momento giusto, il suo umorismo ha un tempismo perfetto. Ma
è anche intelligente, sveglio, un ottimo osservatore. Sembra che non
ti ascolti ma in realtà ha memorizzato ogni cosa che hai detto,
sembra che non gliene importi invece ci tiene. E, come Harry, quando
qualcuno gli sta antipatico non riesce a fingere il contrario, ma a
differenza di Harry, lo dimostra se gli stai sulle palle. Ti guarderà
dall'alto in basso, rivolterà gli occhi, farà una battutina acida e
ti farà sentire un perdente. Come se la sua sola esistenza non
bastasse a farti sentire tale.
Harry
non se ne era reso conto, ma c'è stata subito chimica tra di
loro.
Di solito non si ferma a parlare con gli sconosciuti, a meno che non
è costretto, non fa domande, a parte quelle di circostanza, non si
fa mettere le mani addosso, a meno che non lo voglia. Louis ha
mandato all'aria ogni suo preconcetto, ha invaso la sua sfera
personale senza chiedere permesso, si è scavato un posto nella sua
vita, anche se Harry lo conosce da poco più di due settimane.
Non
può farci niente se Louis è una di quelle persone davanti alle
quali Harry può pensare ad alta voce e anche se se ne sta zitto
l'altro capisce subito quello che sta pensando. É la stessa
cosa con Ed, ma loro si conoscono da anni e non è detto che Ed
capisca proprio tutto tutto di lui.
Harry
è elettrizzato e spaventato insieme, da questa cosa. É una cosa
nuova e come tutte le cose nuove è interessante ma ha anche una
percentuale di rischio.
Perso
in queste riflessioni Harry aspetta con impazienza la fine dell'ora.
Ha un po' d'ansia per l'esibizione, perché stavolta l'ha preparata
in meno tempo e in più è solo. Per non parlare del fatto che oltre
a essere un'esibizione è anche una gara, tutti contro tutti, e c'è
un premio in palio. Harry pensa sia prematuro e ridicolmente ingenuo
pensare che si tratti di un contratto discografico.
Quando finalmente
suona la campanella si precipita fuori dall'aula.
"Ehi,
non si aspetta più?", recrimina Ed, arrancandogli dietro.
Harry
corre per i corridoi fino all'aula musica, fermandosi con una
scivolata. Aspetta il suo amico, prima di entrare, prendendo aria.
"Scusa,
Ed, è l'adrenalina".
"E
ti fa diventare un velocista?".
Harry
ride, spingendo con un piede la porta dell'aula. Dentro ci sono già
Louis, la sua ragazza, Danielle, Liam e Zayn.
Con
sommo piacere scopre che Liam e Danielle stanno parlando. O meglio,
Liam sembra stia balbettando, grattandosi la nuca di tanto in tanto,
e la ragazza ridacchia. Forse è un buon segno.
Harry
incrocia lo sguardo di Louis e gli mostra il pollice in su.
"Secondo
te Alice mi parlerà ancora dopo la figuraccia di sabato?".
Harry
sospira.
"Hai
solo vomitato", osserva.
"Sì.
Sul tappeto. Davanti a lei", gli fa notare Ed.
"Che
sarà mai", minimizza Harry.
"Che
sarà mai?!", gli fa eco Ed, ma per fortuna la loro
conversazione - che Harry ha già sostenuto almeno dieci volte nei
giorni precedenti - è interrotta dall'arrivo del professore.
"Sbaglio
o ci sono degli imbucati?", domanda, sedendosi sul solito
sgabello di fronte al pianoforte.
"La
mia ragazza e una sua amica volevano assistere, oggi."Ribatte
Louis. "È un problema?".
Savan
scuote il capo.
"No,
no, è anche ora che abbiate un minimo di pubblico".
In
poco tempo arrivano gli altri ragazzi e Harry è felice che si possa
finalmente cominciare.
"Il
compito di questa settimana era una canzone famosa degli anni '70,
giusto?", chiede il professore, alzandosi in piedi.
La
classe risponde con un coro di "sì!".
"Bene,
chi vuole iniziare allora?".
Harry
si sorprende ad alzare la mano.
"Perfetto,
vieni qui!", lo esorta Savan. "Cosa ci canti?".
"Angie,
dei Rolling Stones", replica Harry, lanciando occhiate ai suoi
compagni, per saggiarne le reazioni. Louis sorride entusiasticamente,
mentre Niall emette un fischio di approvazione.
"La
base ce l'hai?".
Harry
recupera dallo zaino il cd e lo consegna al prof. Poi sistema l'asta
del microfono e aspetta che il professore gli dia l'ok.
"Faccio
partire la canzone", dice questi.
Harry
annuisce e punta lo sguardo davanti a sè, su tutti e nessuno in
particolare.
"Angie,
Angie, when will those clouds all disappear?", inizia a
cantare, facendosi catturare dalle parole e dalla musica. "Angie,
Angie where will it lead us from here?".
Alla
fine della canzone Harry scopre di stare tremando un po'. Forse si è
lasciato trascinare un po' troppo dalla canzone, come al solito, ma
l'esperienza dei grandi interpreti insegna che non si è mai troppo
coinvolti quando si canta.
Anche
Savan appare scosso.
"Complimenti,
Harry", gli dice. "Davvero un'ottima interpretazione. Chi
vuole competere con lui?", domanda alla classe.
Harry
ascolta le esibizioni dei suoi compagni, divertendosi un mondo quando
Niall canta God Save The Queen dei Sex Pistols - nonostante trovi la
sua scelta bizzarra o quanto meno provocatoria essendo lui irlandese-
e rischiando seriamente di commuoversi con Wish You Were Here, che è
la scelta di Ed.
Finalmente
tocca a Louis e Harry ammette a se stesso che non stava aspettando altro.
"Cosa
canti questa settimana?", domanda Savan.
"Songbird,
dei Fleetwood Mac", risponde Louis.
"Quindi farai
una serenata alla tua ragazza?", scherza il professore, facendogli l'occhiolino.
Louis
arrossisce e si sforza di sorridere.
"Ehm,
sì", replica, schiarendosi la voce.
"Buon
per lei! Faccio partire la base, se dici".
Louis abbassa un po' l'asta del microfono e annuisce.
"For
you, there'll be no more crying, for you, the sun will be shining,
and I feel that when I'm with you, it's alright, I know it's right",
canta Louis, lasciando scorrere gli occhi sugli altri ragazzi e
posandoli brevemente su Eleanor, seduta in un angolo della stanza con
Danielle.
Harry
trova questa canzone molto nelle sue corde, anche se non ci avrebbe
scommesso, prima di ascoltarlo.
"To
you, I'll give the world, to you, I'll never be cold 'cause I feel
that when I'm with you, it's alright, I know it's right".
Louis
chiude un attimo gli occhi e abbassa il capo, quasi sopraffatto.
Quando alza la testa, a Harry sembra un po' disorientato, poi l'altro
ragazzo trova i suoi occhi e Harry gli sorride, sperando di risultare incoraggiante.
"And
the songbirds are singing, like they know the score, and I love you,
I love you, I love you, like never before".
Ci
sono lacrime negli occhi di Louis, Harry ci può giurare, e
l'intensità del suo sguardo brucia. Harry si sente esposto,
come se fosse nudo, come se Louis stesse scavando un buco nel suo
petto e Harry non avesse come schermirsi. Incrocia le braccia sul
petto e vorrebbe distogliere lo sguardo, ma non ne ha la forza.
"And
I wish you all the love in the world, but most of all, I wish it from
myself".
Harry
non sa e forse non vuole sapere perché la canzone gli stia
dando i brividi. È come se si fosse fatta strada dentro di lui, in
quel buco nel petto scavatogli dagli occhi di Louis, e avesse trovato
un punto debole, che Harry non sapeva neanche di avere.
Gli
sfugge una lacrima. Louis lo nota e sgrana gli occhi, inciampando un
po' nell'ultima strofa e Harry si sente un completo idiota.
Eleanor
salta in piedi ad applaudire entusiasticamente. Louis tiene il capo
chino come se improvvisamente avesse vergogna di mostrare quello che
sta provando - lui, quello estroverso e spudorato - e afferra l'asta
del microfono come se lasciandola temesse di perdere l'equilibrio.
"Louis,
tutto a posto?", chiede Savan, poggiandogli una mano sulla
spalla. Louis alza la testa e lo guarda sorpreso, come se si fosse
dimenticato di trovarsi lì.
"Sì,
sì. Avevo solo bisogno di- di un momento", si giustifica,
ancora visibilmente turbato.
"Tranquillo.
Sei andato benissimo, comunque", lo rassicura il professore.
"Grazie",
dice Louis, ma sembra incapace di muovere un muscolo.
"Puoi
scusarmi un attimo?", domanda, prima di precipitarsi
fuori dalla classe.
ll
primo istinto di Harry sarebbe quello di seguirlo. Ma Eleanor lo
batte sul tempo e Harry pensa che abbia anche più diritto di lui ad
andare a controllare cosa sia preso al suo ragazzo.
"E
per oggi abbiamo finito!", esclama Savan. "Adesso mi
riunirò qualche minuto in privato con me stesso e deciderò chi ha
vinto".
"Chi
avrà vinto?", sussurra Ed a Harry. "Ma soprattutto, cosa
avrà vinto?".
Harry
è ancora un po' scosso, per questo fa spallucce e balbetta neanche
lui sa cosa.
"Secondo
me dovresti vincere tu!", continua Ed.
Harry
strabuzza gli occhi.
"Non
dire cavolate!", protesta Harry, recuperando un po' di lucidità.
"I migliori siete stati tu e Louis!".
"Se
solo Louis non avesse avuto un crollo psicologico! Non lo facevo così
sensibile...".
"Louis
è sensibile", ribatte Harry, sulla difensiva.
"Scusa, non volevo offendere il tuo nuovo migliore
amico!".
Harry
lo pizzica sul braccio.
"Quanto
sei idiota!".
"Ragazzi!",
li chiama il professore. "Credo di aver deciso. È stata dura,
ma ho trovato un vincitore!".
Un
brusìo si diffonde per la classe.
"E
il vincitore è Harry Styles".
Harry
quasi salta dalla sedia per la sorpresa. Gli altri si voltano a
guardarlo. Zayn scuote il capo, sorridendo, Liam gli sorride
apertamente, Niall fa partire l'applauso.
"Te
l'avevo detto, idiota", dice Ed, dandogli una pacca sulla
spalla.
"Grazie",
borbotta Harry, imbarazzato.
"Non
vuoi sapere cosa hai vinto?", domanda il professore.
Harry
si era perfino dimenticato del premio.
"Sì,
certo", mormora.
Savan
si fruga nelle tasche e gli allunga due biglietti.
Harry
li afferra senza neanche guardarli, mentre la classe si accalca
attorno a lui per scoprire di cosa si tratti.
"Ma
sono i biglietti per Mamma Mia!", esclama Perrie. "Oddio,
come ha fatto a trovarli? Pensavo fosse sold out!".
"Ho
i miei contatti", replica Savan, con un alone di mistero.
Harry
posa con cautela i biglietti nello zaino, come se fossero qualcosa di
preziosissimo. È la prima volta che vince qualcosa in una gara,
anzi, è la prima volta che vince qualcosa in assoluto. Se potesse li
metterebbe su una mensola come un trofeo, oppure li farebbe
incorniciare.
"Contento?",
domanda Savan.
"Certo!",
risponde Harry. "Cioè, Mamma Mia, io ho sempre voluto-cioè,
gli Abba-".
La
classe scoppia a ridere. In quel momento Louis fa il suo ritorno in
aula.
"Cosa
mi sono perso?", chiede con nonchalance ed è il solito Louis.
Harry vorrebbe parlare col Louis di qualche minuto prima e chiedergli
dove si era nascosto fino a quel momento.
ANGOLINO:
Devo dirvi alcune cose.
Punto
primo, ho chiari problemi a formattare la pagina come vorrei io e
si vede. Questo è uno dei motivi per cui la mia relatrice un
giorno o l'altro mi dirà "Di questo passo ti laurei nel 2051".
Perdonatemi, se potete.
Punto secondo, come avete letto ho dedicato l'inizio
del capitolo alla descrizione dei tratti salienti del carattere dei
ragazzi. Ci tengo a precisare che quello che ho scritto rispecchia in
parte come li vedo nella realtà, in parte come vorrei che
fossero nella mia fanfic. Quindi perdonatemi un'altra volta se avete
pensato "WTF chi sono questi?!"
Punto terzo (l'ultimo, si spera), se non la conoscete ancora - ovvero
se non l'avete sentita in Glee dove fa da colonna sonora a uno dei
momenti Brittana più belli della storia - vi consiglio vivamente di ascoltare Songbird.
WAIT! C'è un punto quarto, scusate. In realtà è un
pensiero che volevo condividere con voi: quando immagino i nostri
ragazzi cantare le canzoni che ho "scelto" per loro mi emoziono e
vorrei tipo fare una petizione per fargliele cantare ma so che non
succederà mai e quindi soffro (immaginare Louis che canta Songbird mi fa veramente male, sigh. Secondo me è perfetta per lui!).
Adesso la pianto! Grazie a tutti!
xxx
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Capitolo 11 *** I should ink my skin ***
larry 11
Neanche a dirlo, il professore ha assegnato loro una canzone degli
ABBA, da cantare in gruppo. Harry è finito con Liam e Niall e non
potrebbe essere più felice di così.
"Quale cantiamo, allora?", domanda Liam, al tavolo della
mensa, il giorno dopo.
"Io non conosco una singola canzone degli ABBA", ammette
candidamente Niall.
"Non è possibile!", esclama Liam. "Non hai neanche
visto il film con Meryl Streep?".
"Nah".
Liam appare veramente shockato.
"Non è possibile", continua a mormorare, scuotendo il
capo.
"Che vuoi? Mi sembrava da gay", si difende Niall, un po'
offeso.
"Io l'ho visto e non sono gay", ribatte Liam. "Harry,
tu l'hai visto?".
Harry annuisce.
"Visto?", continua Liam. "Non c'è niente di gay in
quel film".
"A parte Colin Firth", commenta Harry, trattenendo un
sorriso.
Liam capisce la battuta e gli dà il cinque.
"Colin Firth è gay?", domanda Niall, sorpreso, fermandosi
con la forchetta a mezz'aria.
Harry scoppia a ridere.
"Hai proprio bisogno di vedere quel film, amico".
"Che ne dite stasera da me?", propone Liam.
"Chiedo a mia madre se può accompagnarmi, ma non dovrebbero
esserci problemi", dice Harry.
"Posso portare da bere?", chiede Niall.
Liam rimane interdetto.
"Se vuoi", risponde.
"Liam non può bere", lo soccorre Harry.
"Perchè?", domanda Niall, quasi oltraggiato.
"Problemi di salute", replica Liam.
Niall gli circonda le spalle con un braccio.
"Mi dispiace, amico", gli dice, costernato. "Non sai
cosa ti perdi".
In quel momento Ed si unisce a loro.
"Quel Josh è pazzo", afferma, sedendosi.
"Perchè?", chiede Harry, incuriosito.
"Vuole che ci vestiamo da ABBA e cantiamo Waterloo, come alla fine del
film".
"Uao, non vedo l'ora di vedervi!", commenta Niall, masticando.
Harry scoppia a ridere, non riuscendo a togliersi l'immagine dalla
testa.
"Ovviamente mi opporrò con tutto me stesso", precisa Ed.
"Savan vuole più presenza scenica, ha detto. Se vi presentate
così lo stendete sicuro", lo prende in giro Harry.
"Vorrei vedere te", ribatte Ed, con acidità.
"E dove li affittereste i vestiti?", continua Niall,
ironico.
Ed gli lancia un tovagliolo.
"Adesso basta. Non ne parliamo più".
Niall affonda la testa tra le braccia, ridendo.
"E poi vorrei capire perché Louis finisce sempre a cantare con
le ragazze", si lamenta il rosso.
"Fino a prova contraria Zayn è ancora un maschio", gli fa
notare Liam.
Ed sembra realizzarlo solo in quel momento.
"Ok, ma Perrie no!", protesta.
"Ma a te non piaceva Alice?", la butta lì Harry.
Vedere Ed arrossire è uno spettacolo che consiglierebbe a
tutti.
"Harry, sei pessimo come Custode Segreto", borbotta.
"Stiamo parlando di Harry Potter?", interviene Niall,
unendosi alla conversazione solo in quel momento.
"No", rispondono Ed, Harry e Liam in coro. Niall fa
spallucce e torna a dedicarsi alle sue ali di pollo.
"Piuttosto", inizia Harry, ricordandosi in quel momento
della faccenda Liam e decidendo per par conidicio di mettere in
imbarazzo pure lui, "come va con Danielle?".
A Liam va di traverso il succo.
"Concordo con Ed", dice, tossicchiando, "sei pessimo a
tenere i segreti".
Harry sorride, incurante.
"Allora? Avete parlato? Le hai chiesto il numero?".
"Da quando sei così pettegolo?", domanda Ed, mollandogli
una gomitata.
Louis ha organizzato un'uscita a quattro", risponde Liam.
Harry batte le mani, entusiasta, in una perfetta imitazione di una quindicenne. Femmina.
"Fantastico! Non sei contento?".
"Me la faccio sotto", ammette Liam.
"Ti servono consigli sulle donne, amico?", si offre Niall.
"Te sei un esperto?", chiede Ed, con una punta di sarcasmo.
"So qualche trucchetto".
"Mi sa che qui ne abbiamo bisogno tutti", osserva Harry.
Ed pare colto da un pensiero improvviso.
"Chi porterai a vedere Mamma Mia!?".
Harry deve ammettere di non averci assolutamente pensato.
"Non lo so", confessa.
"Perché non ci vai con Perrie? Ieri sembrava che avrebbe dato
il proprio braccio destro per avere i biglietti", continua Ed.
"Non mi sento molto a mio agio con lei, dopo...", Harry
lascia la frase in sospeso.
"Lo sappiamo tutti cosa avete fatto", dice, un po'
malignamente - per vendicarsi - Ed.
"Cosa avete fatto?", domanda Niall.
Harry arrossisce.
"Ok, lascia perdere, ci arrivo da solo", lo liquida
l'irlandese con un cenno della mano.
"Non se l'è portata a letto se è a questo che stai pensando",
precisa Ed.
Niall lancia un'occhiataccia a Harry.
"Imbecille".
"Ma saranno fatti miei?", si schermisce Harry.
"Resti comunque un imbecille, amico", commenta Niall e
tutti scoppiano a ridere.
*
"Spero che tu abbia deciso cosa farti tatuare", dice Louis.
"Certo che ho deciso", risponde, piccato, Harry.
"Ah, meno male, perché non vorrei arrivare davanti alla porta
di Daniel con te che sei ancora indeciso".
Harry e Louis sono appena scesi dall'autobus e sono diretti
all'appuntamento col famigerato tatuatore di minorenni.
"E cosa sarebbe?", continua Louis.
"Una stella a cinque punte", replica Harry, entusiasta.
"Perché diventerai una star?", lo prende in giro
Louis.
Harry ridacchia.
"In realtà non sono stato molto a pensare al significato, mi
piace e basta", ammette.
"E dove te la farai tatuare?".
"Qui".
Harry alza il braccio per mostrare a Louis il punto preciso. Louis
gli afferra un polso, obbligandolo a stendere il braccio, e tocca con
i polpastrelli il punto indicato da Harry.
Harry rabbrividisce a quel contatto.
"Sembra una zona molto delicata", osserva Louis.
"Non particolarmente", ribatte Harry, mentre l'altro
ragazzo continua a saggiare con la punta delle dita il lembo di pelle
nella parte inferiore del suo braccio.
"Hai paura?", chiede
"Di cosa? Non ho paura, solo un po' di adrenalina. E curiosità.
Un po' di cuoriosità", replica Harry, d'un fiato.
Louis ride.
"Non ti ho mai sentito parlare così velocemente da quando ti
conosco, Haz, quindi deduco che sì, sei agitato".
Harry si stringe nelle spalle.
"Ok, un po'. Ma non ho paura".
"Dai, vediamo di rilassarci un po' mentre aspettiamo che arrivi
Daniel", propone Louis. "L'appuntamento era qui, davanti al tabacchino".
Louis comincia a massaggiare le spalle dell'altro ragazzo. Il suo
tocco è delicato, come un soffio di vento. Con le dita scorre fino
al collo di Harry e con i polpastrelli accarezza la sua nuca, fino
all'attaccatura dei capelli. Harry ha la pelle d'oca.
"Meglio?", soffio Louis nel suo orecchio.
Harry è a un passo dall'implorarlo di non fermarsi, ma l'arrivo del
tatuatore lo salva dall'imbarazzo.
"Siete voi quelli che avete appuntamento adesso?", domanda
bruscamente.
Harry e Louis annuiscono.
"Quella è casa mia", dice l'uomo, indicando una casa alla
fine della strada.
Senza aggiungere altro si incammina. Harry e Louis lo seguono.
Giunti davanti alla porta il tatuatore si volta a guardarli.
"Non voglio sapere come vi chiamate nè quanti anni avete. Solo
una cosa, ce li avete i soldi?".
Louis annuisce.
"Ovvio, cosa credi?".
Mentre il tatuatore li precede in casa, Harry si avvicina
all'orecchio di Louis per sussurrare "sei sicuro che possiamo
fidarci di questo qui?".
"Certo",
replica Louis, "un sacco di persone che conosco sono state da
lui. È uno che non fa domande ma è pulito e prende tutte le
precauzioni necessarie".
I due
seguono l'uomo lungo un corridoio fino a una stanza con un lettino e
un tavolo con tutta la strumentazione necessaria.
"Chi
deve fare il tatuaggio?".
Harry
alza la mano, timidamente.
"Cosa
e dove?".
"Una
stella a cinque punte sul braccio".
"Stella
a cinque punte, un classico. La potrei fare ad occhi chiusi",
commenta l'uomo, cominciando a cercare nel suo album il soggetto
scelto da Harry.
"Meglio
di no", replica sarcastico Louis.
L'uomo
fa stendere Harry sul lettino, gli tira su la manica con uno
strattone, poi procede a copiare il disegno sul braccio, nel punto
richiesto da Harry.
"Va
bene così?", domanda, una volta che ha tolto la carta e il
disegno è rimasto impresso sulla pelle.
Harry
osserva il proprio braccio e poi si volta a guardare Louis.
"Che
te ne pare?".
Louis
gli sorride.
" Secondo me, va
benissimo".
"Possiamo
iniziare allora?".
"Sì",
conferma Harry.
"Vuoi
che la riempio, la stella?".
Harry
fa cenno di no con la testa.
L'uomo
indossa i guanti, intima a Harry di tenere il braccio ben teso sul bracciolo e
intinge l'ago nell'inchiostro.
Harry
si volta dall'altra parte quando sente il rumore della macchinetta e
incontra lo sguardo di Louis.
"Tutto
ok?", domanda l'altro ragazzo.
Harry
annuisce, ma è teso.
"Vuoi
che ti tenga la mano?", propone Louis.
Prima
che Harry possa replicare Louis gli prende la mano. I suoi lineamenti si rilassano.
"Posso
iniziare?", domanda il tatuatore.
"Ah,
perchè, non hai ancora iniziato?", ribatte Harry, voltandosi di scatto,
facendo scoppiare a ridere Louis.
L'uomo
sbuffa.
"Posso
andare?".
Harry
annuisce e torna a posare lo sguardo su Louis. Quando l'ago tocca la
sua pelle Harry serra gli occhi.
"Male?",
chiede Louis, stringendogli la mano.
Harry
riapre gli occhi.
"No,
in realtà no", ammette.
"Per fortuna", commenta Louis. Harry pensa che l'altro ragazzo adesso
lascerà andare la sua mano, ma la presa di Louis è ancora salda.
Non che Harry desideri altrimenti. La stretta di Louis è confortante, al di là del tatuaggio.
"Zayn
è un tipo simpatico", osserva Louis casualmente.
"Sì,
lo so. Avete deciso cosa cantare?", domanda Harry.
"Sì,
ma se te lo dico prometti di non ridere?".
Harry
annuisce.
"Dancing
Queen".
Harry
infrange la promessa e ride. Poi si ricorda che sta facendo un
tatuaggio e che dovrebbe restare immobile e si scusa.
"Fatti
tuoi se il tatuaggio viene storto", replica l'uomo per tutta
risposta.
"Dancing
Queen, quindi?", fa Harry riportando la sua attenzione su Louis.
"L'ha
scelta Perrie. E se nella vita ho imparato qualcosa è mai
discutere con una ragazza".
Harry
deve trattenersi dal ridere di nuovo.
"Dai,
non è male. La canzone, non Perr-AH".
Il
tatuatore è giunto a un punto dove pizzica un po' di più.
"Tutto
a posto?", chiede Louis, carezzandogli il dorso della mano con
il pollice.
"Sì,
è stato solo un attimo", lo rassicura Harry.
Il
tatuatore si ferma per intingere l'ago nell'inchiostro. Dopo qualche
secondo di silenzio inizia a parlare.
"Non
per farmi i fatti vostri...ma da quanto tempo state assieme voi
due?".
Harry
rimane congelato per un momento, poi il suo primo istinto è quello
di mettersi a ridere, ma non può, quindi non gli resta che guardare
Louis con una luce divertita negli occhi, sperando che l'altro
ragazzo faccia qualche battuta a effetto.
Ma
gli occhi di Louis sono distanti e la battuta non arriva.
"Non
stiamo assieme", afferma, con serietà. Un secondo dopo lascia
andare la mano di Harry, che si ritrova subito a rimpiangere il
contatto.
"Ehi,
guarda che non c'è problema", lo rassicura il tatuatore. "Mio
fratello sta con un uomo da cinque anni-"
"Tuo
fratello è gay", lo interrompe Louis.
"Eh,
direi", dice l'uomo.
La
conversazione si arena. Harry tira Louis per una manica. Louis
abbassa gli occhi per guardarlo, ma distoglie lo sguardo quasi subito
e rivolge la sua attenzione al tatuaggio.
Harry non sa cosa dire.
Il
tempo trascorre nel più assoluto silenzio, interrotto solo dal
rumore dell'ago elettrico e dai borbottii del tatuatore.
"Finito",
dice l'uomo, dopo un po', e spruzza una sostanza sul braccio di
Harry.
Harry
guarda il suo tatuaggio, compiaciuto, sbalordito anche, come se non
ci credesse di avercela fatta.
Vorrebbe
mostrarlo a Louis, per avere una sua impressione, ma l'altro ragazzo
si è appartato col tatuatore per pagare.
"Metti
la crema per qualche giorno", gli dice questi, poco dopo,
sull'uscio di casa. "La compri in farmacia. E mi raccomando, tu
non sei mai stato qui".
L'uomo
sbatte loro la porta in faccia e li lascia alla desolazione della
strada.
"Simpatico",
commenta Harry.
"Già",
replica Louis, con noncuranza.
"Allora,
che te ne pare?", domanda Harry, mostrandogli il tatuaggio.
Louis
si ostina a ignorarlo.
Dopo
però, inaspettatamente, mette una mano sul petto di Harry e lo
spinge contro il muro. Harry non ha il tempo di lamentarsi che Louis,
come prima, lo afferra per il polso.
"Mi
fai male", gli fa notare Harry.
Louis
gli stende il braccio, poi avvicina il viso al tatuaggio e Harry
sente il suo respiro sulla pelle. La mano di Louis ancora sul suo petto si stringe sulla sua maglia.
"Mi pare che vada bene", commenta, poi i suoi occhi incontrano
quelli di Harry e Louis sembra, per qualche strano motivo,
arrabbiato.
"Tutto
bene?", domanda Harry.
"Sì",
risponde Louis, lasciando la presa sul suo polso. Poi sembra notare
la propria mano ancora sul petto dell'altro. "Scusa",
sussurra, facendo per toglierla.
Harry
lo blocca afferrandogli il polso.
"C'è
qualcosa che non va?".
Le
dita di Louis si piegano sul tessuto della maglia di Harry.
"No,
lasciami andare".
"Sei
strano".
Louis
deglutisce a vuoto.
"Lou?",
lo chiama Harry.
Louis
sospira e si abbandona su di Harry, affondando la testa nell'incavo
del suo collo.
"Va
tutto bene", mormora, "tutto bene".
ANGOLINO:
e
siamo giunti al capitolo del tatuaggio. Diciamo che è
leggermente autobiografico, tipo Harry che straparla oppure che crede
che il tatuatore abbia già iniziato solo perché sente il
rumore dell'ago. Oppure che si fa tenere la manina.
Come avrete notato, Louis ha cominiciato a comportarsi da strambo e vi prometto che continuerà!
Ah, vi avverto che non
dedicherò un capitolo alle canzoni degli ABBA, ma
andrò avanti con la trama. Magari vi farò sapere cosa
avrebbero cantato.
Grazie a tutti coloro che commentano e seguono la mia storia.
Alla prossima!
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Capitolo 12 *** Is it just a game? ***
larry au 12
Facendo
un bilancio del fine settimana appena trascorso Harry può dirsi
soddisfatto: venerdì ha fatto il suo primo tatuaggio (anche se
adesso è costretto a indossare maniche lunghe tutto il tempo per
nasconderlo a sua madre) e la serata a casa di Liam si è trasformata
in un pigiama party, sabato è tornato alle vecchie abitudini
passando la serata a giocare alla XBox con Ed e domenica ha studiato
tutto il giorno per recuperare. Il
professore di Storia gli ha dato l'opportunità di fare la verifica
che si era perso la settimana precedente e Harry questa volta si è
premurato di non arrivare in ritardo a scuola.
“Harry!”.
Zayn
lo avvicina agli armadietti. Harry
lo accoglie con un sorriso.
“Ehi!”.
“Senti,
devo parlarti di una cosa”, fa l'altro ragazzo, serio.
A
Harry si rivolta un po' lo stomaco.
“C'è
qualcosa che non va?”, domanda, accostando l'anta dell' armadietto e
rivolgendo la sua piena attenzione a Zayn.
Zayn
tentenna.
“Parla
altrimenti mi agito”, lo esorta Harry.
“Io
e Perrie usciamo”, dice d'un fiato l'altro.
“E
dove andate?”, domanda Harry, perplesso.
Zayn
sbuffa, esasperato.
“Usciamo
cioè ci vediamo, ci frequentiamo, stiamo insieme!”.
“Frena,
frena!”, gli intima Harry, con un gesto della mano. “Vi
frequentate o state insieme?”.
Zayn
nasconde il viso fra le mani.
“Credo
che ci stiamo frequentando per stare insieme”.
Un
sorriso si allarga sul viso di Harry.
“Ma
è fantastico!”, esclama, dando a Zayn una pacca sulla spalla.
Zayn
lo guarda, confuso.
“Perché
non stai dando di matto?”.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Dovrei?”.
“Perrie
piace anche a te!”.
“Non
è vero”.
“Ma
sì che è vero! Vuoi perfino invitarla a vedere Mamma Mia!”.
Harry
si gratta il capo.
“Credo
che Liam ti abbia dato un'informazione sbagliata, amico”.
“Allora
non ti piace più?”, domanda Zayn, speranzoso.
Harry
scuote il capo.
“Dubito
che mi sia mai piaciuta”, ammette.
“Ma
alla festa-”.
“Ho
detto che è carina, non che mi piaccia”.
“Ma
vi siete baciati!”.
“Mi
ha baciato lei!”.
Harry
e Zayn si fronteggiano qualche secondo senza parlare, in una specie
di gioco a chi ride prima.
“Allora
siamo a posto?”, chiede Zayn, incerto.
“Ovvio”,
lo rassicura Harry.
Zayn
si slancia per abbracciarlo.
“Credevo
che ti avrei perso per sempre!”, esclama melodrammaticamente per
poi scoppiare a ridere sulla spalla di Harry.
Harry
lo colpisce sulla testa.
“Idiota”.
Zayn
si stacca da lui.
“Con
chi andrai allora a vedere il musical?”.
“Non
ne ho la più pallida idea”.
Harry
si vergogna ad ammettere che per un istante aveva pensato di invitare
sua sorella tanto per dire di averci portato una ragazza.
“Il
mare è pieno di pesci, Harry Styles. Scommetto che ci sono tante
ragazze che farebbero la fila per venire con te”, lo adula Zayn,
“in tutti i sensi”.
Harry
lo guarda di sbieco.
“Parlo
sul serio!”, si difende Zayn.
Harry
continua a fissarlo incredulo.
“Con
quei ricci che ti ritrovi e quello splendido sorriso e quegli
stupendi occhi verdi”, lo vezzeggia l'altro ragazzo, strizzandogli
una guancia.
Harry
allontana la sua mano, ridendo.
“Ci
stai provando con me?”, scherza, ma non può negare di essere in qualche modo lusingato.
“É
impossibile resisterti!”, lo prende in giro Zayn, attirandolo a sé
per un altro abbraccio.
Harry
nota che i suoi compagni di scuola stanno lanciando loro occhiate
stranite.
“Zayn,
ci stanno guardando tutti”.
“E
tu lasciali guardare!”, esclama l'altro ragazzo, incurante come sempre.
“Comunque”,
aggiunge, mollandolo senza preavviso, “guardati intorno e fatti venire un'idea,
ok?”.
Dopo
sei ore di lezione Harry un'idea se la fa venire, ma dubita che Zayn
volesse suggerirgli una cosa del genere. Alla
fine dell'ultima lezione, saluta brevemente Ed e si precipita al
campo di calcio. Qui si
siede sugli spalti e decide di aspettare pazientemente che gli allenamenti si concludano. Dopo
una buona mezz'ora, impiegata produttivamente a sciogliere con
perizia i nodi alle cuffiette del suo iPod, Harry sente l'allenatore
decretare la fine degli allenamenti. Perciò si alza in piedi per
attirare l'attenzione di Louis, prima che segua i suoi compagni negli
spogliatoi. Louis
si accorge di lui e gli si avvicina.
“Haz,
che ci fai qui?”.
“Ti
ostinavi a non rispondere ai miei sms ma poi mi sono ricordato che
oggi avevi gli allenamenti e sono venuto a cercarti qui”.
Louis
si asciuga il viso sudato sulla maglia.
“Hai
bisogno di qualcosa?”, domanda.
Harry
non vuole pensare che Louis sia freddo, forse
è solo in imbarazzo per l'ultima volta che si sono visti e lui era
strano e non ha voluto
spiegargli niente e ha preso l'autobus per tornare a casa da solo
lasciandolo fuori la porta del tatuatore a domandarsi cosa dove come perché avesse sbagliato. Se
avesse sbagliato. Ma Harry non vuole spingerlo a parlare. Harry e la
parole non vanno d'accordo. Harry e i fatti vanno d'accordissimo.
Più o meno.
“Ti devo dire una cosa”, afferma.
“Puoi aspettare
dieci minuti? Mi faccio una doccia”.
Harry annuisce.
“Certo. Ti
aspetto qui?”.
“Sì, arrivo tra
poco”.
Come promesso,
Louis torna poco dopo, con i capelli gonfi per il phon e il ciuffo
che non vuole starsene al suo posto. Ha un pallone sotto braccio.
“Ti va di fare
due tiri?”.
Harry strabuzza gli
occhi.
“Ma hai appena
finito di giocare!”.
“Lo
so, ma volevo vedere come te la cavi tu
con un pallone”.
“Male”, ribatte
Harry, accigliato.
Louis ride.
“Non hai mai
fatto nessuno sport nella tua vita?”.
Harry ci pensa su,
grattandosi il mento.
“Un po' di golf
con mio padre”.
“Intendevo
un vero
sport”, commenta Louis, lanciandogli il pallone. Harry lo blocca
con due mani.
“Fammi vedere
cosa sai fare”.
Harry vorrebbe
protestare, ma Louis lo ha già preceduto sul campo.
“Quale
parte di non so fare niente
non hai capito?”, si lamenta il riccio, poggiando a terra il pallone.
L'avrai vista
almeno una partita in TV!”.
“Intendi per
intero?”.
“Harry, sei la
vergogna di questa nazione!”, lo sfotte Louis. “Coraggio,
mollagli un calcio”, lo esorta, indicando il pallone.
Harry lo tocca con
la punta della scarpa.
“Devo tirare
forte?”.
“Tira come vuoi”,
dice Louis, accondiscendente.
Harry colpisce il
pallone, con esiti risibili. Louis blocca il
pallone rotolato malamente verso di lui sotto la scarpa.
“Non devi colpire
con la punta del piede”, gli dice, pedante.
Harry fa spallucce.
“Guarda qui”,
Louis gli mostra come fare e gli rilancia il pallone.
“Posso sapere
perchè hai deciso di sottopormi a questa tortura?”, piagnucola
Harry.
“Oggi mi sentivo
ispirato”, replica Louis stringendosi nelle spalle.
Harry ci riprova e
questa volta Louis fa un verso di approvazione.
“Va un po'
meglio, mettici più forza adesso”, gli intima, passandogli il
pallone.
Harry tira con
tutta la forza che riesce a racimolare e il pallone vola oltre la
testa di Louis.
“Ci
hai messo troppa forza”,
si lamenta questi, correndo a recuperare il pallone.
Harry decide di
corrergli dietro perché è stanco di starsene fermo a farsi dare
lezioni sul calcio. Raggiunge Louis e prova a togliergli la palla con
un piede. Invano.
“Non
sai fare un tiro come si deve e ora vuoi provare a marcarmi?”,
lo prende in giro Louis, ruotando su se stesso col pallone.
Harry lo marca
stretto, afferrandolo per la maglia.
“Giochi sporco,
Haz”.
Harry ride contro
il suo orecchio.
“Hai già
commesso un fallo”, lo avverte Louis prima di correre via col
pallone. “Prova a prendermi!”.
Harry arranca
dietro di lui, ma Louis è troppo veloce.
“Forza, Hazza, ce
la puoi fare!”.
Harry fa uno scatto
in avanti e allunga una mano per agguantarlo.
“Preso!”,
esulta.
Louis se lo scrolla
di dosso.
“Devi
prendere il pallone, non letteralmente me!”.
“Non mi piace
questo gioco!”, si lagna, Harry.
Louis scoppia a
ridere.
“Dai, prova di
nuovo a togliermi il pallone”, propone.
Harry comincia a
menare calci nel tentativo di sottrarre la palla all'altro ragazzo.
“Ouch!”, si
lamenta Louis, quando Harry gli molla un calcio nello stinco.
“Scusa, scusa”.
“E sei al secondo
fallo”, lo ammonisce Louis e riprende a correre.
Si inseguono per un
po' lungo tutto il campo, Louis che cerca di motivare Harry
insultandolo e Harry che gli lancia improperi di ogni genere. Sono
entrambi a corto di fiato, per la corsa e le risate.
“Tieni, fai un
tiro in porta”.
Finalmente Louis ha
pietà dell'altra ragazzo e gli passa il pallone. Harry esulta e si
dirige, inciampando di tanto in tanto, verso la porta.
“Vai, Haz!”, lo
incoraggia Louis, con chiaro intento canzonatorio.
Arrivato davanti
alla porta Harry non riesce a frenare la propria corsa e ci finisce
dentro.
Louis si lascia
cadere a terra, sganasciandosi dalle risate.
“Devi buttarci
dentro il pallone, non te stesso!”.
“Vieni ad
aiutarmi”, implora Harry, cercando di districarsi dalla rete.
“No, è troppo
divertente”.
“Dai, non fare lo
stronzo!”.
“Ce la fai a
tirarti su anche da solo!”.
“No, me ne starò
qui finchè non verrai ad aiutarmi”.
Louis sospira
stancamente, si alza in piedi e va in soccorso dell'altro ragazzo.
“Dovevo fidarmi
di te quando mi ha detto che eri negato”, gli dice, allungandogli
una mano.
Harry la afferra,
ma piuttosto che tirarsi su attira Louis verso il basso. Louis gli
piomba addosso.
“Idiota”,
protesta questi non accennando a rimettersi in piedi.
“Te la sei
cercata”, replica Harry non facendo alcun tentativo per scrollarselo di dosso.
Louis gli morde una
spalla. Harry fa sgusciare una mano sotto la sua maglietta per
pizzicargli un fianco. Louis sussulta.
“Mi hai fatto
male”, piagnucola.
“Te lo meriti”,
ribatte Harry, lasciando la propria mano dov'è.
“Sei
vendicativo”, mormora Louis. Harry si limita a sorridere beffardo.
Si guardano l'un
l'altro in silenzio per un po', l'unico suono è il loro respiro un po'
affannato.
Harry spalanca la
mano sul fianco di Louis e Louis piega la testa in avanti di
riflesso. Harry socchiude gli occhi per vederlo meglio visto che è così vicino e
deglutisce a vuoto. La testa di Louis è sempre più prossima alla sua, i loro
nasi stanno per sfiorarsi.
“Quindi-”,
prova a dire Harry, ma scopre di avere la bocca asciutta e il cuore
in gola. La sua presa sul fianco di Louis si stringe, il suo respiro
è sempre più accelerato. Le sue labbra hanno un tremito di
anticipazione. Il suo sguardo cade per un attimo sulla bocca
dell'altro ragazzo, poi ritorna agli occhi e c'è stupore e qualcosa
che assomiglia al terrore sul fondo di essi.
Louis sbarra gli
occhi improvvisamente, emettendo una specie di gemito. Poi si lascia
scivolare di lato, stendendosi sulla schiena. Harry non riesce a
muovere un muscolo e si sente un idiota, ma non può essersi
immaginato tutto.
“Cosa eri venuto
a dirmi?”, domanda Louis, con un filo di voce, poco dopo.
Harry spera che la
voce non gli si spezzi.
“Volevo
ringraziarti per il tatuaggio-”.
“L'hai già
fatto”, replica Louis, secco.
“Fammi
finire”, lo prega Harry, trovando il coraggio di girarsi su un
fianco per guardarlo in faccia. Louis piega la testa di lato ma il
suo sguardo è distante.
“Volevo chiederti
se volevi venire con me a vedere Mamma Mia!”, dice d'un fiato Harry.
L'espressione di
Louis è illeggibile.
“Mi stai
chiedendo un appuntamento?”.
Harry trasalisce.
“Sto scherzando,
Haz”, lo rassicura Louis, piegando finalmente le labbra in un
sorriso, “certo che voglio venire”.
Harry si rilassa un
po'.
“Per ripagarti
del tatuaggio”, spiega.
“Non devi
ripagarmi di niente”, insiste Louis, “per me è stato un piacere.
Per te è un piacere portarmi con te a teatro?”.
Harry annuisce con
convinzione.
“Preferisco che
ci venga tu piuttosto che chiunque altro”, ammette.
“Allora
andiamoci”, dice Louis, prima di rimettersi in piedi e incamminarsi
verso il bordo campo.
ANGOLINO:
io faccio solo finta di capirci qualcosa di calcio, ok? Però forse con un pallone me la cavo meglio di Harry.
Alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** When you are close to me I shiver ***
larry 13
É
martedì pomeriggio, mancano poco più di due giorni all'incontro
settimanale del glee club e Harry, Liam e Niall non hanno ancora
imparato la loro canzone. Harry
è steso pigramente ai piedi del letto di Liam a osservare Zayn fare
cerchi di fumo, mentre Niall strimpella la sua chitarra sul tappeto
cercando di insegnare a Ed gli accordi di una canzone dei Bon Jovi e
Josh prova ad andargli dietro usando delle scatole di scarpe come
percussioni.
“Questo
doveva essere un pomeriggio di prove, non di cazzeggio!”, si
lamenta Liam, cercando di attirare l'attenzione degli amici che
affollano camera sua.
“Rilassati,
amico!”, gli intima Zayn, facendo l'ultimo tiro dalla sigaretta e
cercando di non far cadere la cenere in bilico. “Dov'è il
posacenere?”.
Liam
sospira e apre il cassetto del comodino, tirandone fuori un
posacenere.
Zayn
spegne la sigaretta e si pulisce la cenere rimastagli sulle dita sui
propri jeans.
“Se
voi ve ne andaste io, Harry e Niall potremmo provare la nostra
canzone”, insiste Liam, “e voi la vostra”.
“Louis
è al corso di teatro e Perrie domani ha una verifica e doveva
assolutamente studiare”, si giustifica Zayn, “quindi non ho
niente da fare oggi”.
“E
voi?”, domanda Liam, all'indirizzo di Ed e Josh. “Non dovete
provare?”.
“C'è
ancora tempo”, replica Josh, “che saranno mai gli ABBA, poi”.
Harry
è sicuro di aver sentito Liam borbottare “irresponsabili”.
“Possiamo
cantare la nostra canzone anche se ci sono loro”, propone.
“Non
ce la faccio, mi distraggono”, replica Liam seccamente,
occhieggiando gli altri ragazzi.
“E
così io ti distraggo?”, lo prende in giro Zayn, allungando un
piede e accarezzandogli un orecchio con l'alluce.
Liam
indietreggia schifato, rischiando quasi di cadere dal letto. Harry lo
afferra appena in tempo per il braccio, risparmiandogli questo
infausto destino.
“Sei
noioso, Li, te l'ha mai detto nessuno?”,afferma Zayn.
“Sono
noioso perché voglio prendere sul serio un compito che mi è stato
assegnato?”, protesta Liam, esterrefatto.
“No,
perché vuoi sempre fare, fare, fare e non ti rilassi mai!”, sbotta
l'altro ragazzo.
“E
tu vuoi sempre rilassarti e non fare nulla!”, ribatte Liam, alzando
il tono di voce.
“E
con chi vuoi che provi la canzone? Con me stesso?”.
“No,
ma almeno lascia provare noi!”.
Zayn
ammutolisce.
“Ok”,
dice dopo un po', “me ne vado. Contento?”. Fa per alzarsi.
Liam
si allunga sul letto per afferrare Zayn per la maglia.
“No,
resta”, gli impone, con uno sguardo di scuse.
Zayn
ride.
“Sbaglio
o sei un po' schizofrenico?”.
Liam
sbuffa.
“In
ogni caso non posso buttare gli altri fuori”, spiega, accennando
con la testa ai ragazzi sul tappeto, “ormai per oggi è andata
così”.
Zayn
scrolla le spalle.
“Dai,
domani recuperate”.
“Lo
spero”.
A
Zayn arriva un messaggio sul cellulare. Harry lo vede corrucciarsi e
stringere le labbra.
“Liam?”,
chiama, poco dopo.
“Che
c'é?”, domanda l'altro ragazzo, con una punta di ansia.
“Non
è che potrei dire a Louis di passare di qua?”.
Harry
ha un tuffo al cuore e si ritrova a sperare che Liam rifiuti. Non che
non abbia voglia di vedere Louis, lo sa dio quanto ne abbia voglia,
ma dopo quello che è successo - o meglio, non è successo - il giorno
prima, quello che ha - o forse non ha - immaginato che stesse per
accadere su quel campo, si sentirebbe parecchio in imbarazzo a stare
nella stessa stanza con Louis.
“Non
era a scuola?”, replica Liam.
“Sì,
ma ha già finito ed eravamo d'accordo che se avesse finito prima ci
saremmo visti”.
Liam
fa spallucce.
“Ok,
digli pure che venga. Tanto ormai...”.
“Grazie,
Li!”, esclama Zayn, afferrandogli il viso fra le mani e
stampandogli un bacio sulla guancia.
Così
Harry sarà costretto a vedere Louis. L'ansia gli attanaglia lo
stomaco, al solo pensiero. Eppure per chiarire l'equivoco basterebbe
chiedere all'altro ragazzo. Nel caso in cui si fosse immaginato tutto
farebbe la figura dell'idiota e potrebbe rischiare di perdere la sua
amicizia, nel caso contrario invece...Harry non vuole neanche
pensarci.
“Potremmo
mangiare una pizza tutti insieme stasera”, propone Zayn, digitando
l'sms di risposta a Louis.
“Qualcuno
ha detto pizza?”, domanda Niall, smettendo momentaneamente di
suonare.
Liam
si schiaffa una mano sulla fronte.
“Grazie,
Zayn”.
Zayn
lo guarda stupito.
“Che
ho fatto stavolta?”.
“Forse
hai appena invitato sei persone a mangiare a casa mia?”.
“Oh”,
realizza Zayn, “scusa, avrei dovuto dirtelo all'orecchio”.
Liam
scuote il capo.
“Lascia
perdere, ormai il danno è fatto”.
*
“Siamo
degli idioti”, esordisce Niall, al terzo pezzo di pizza. Tutti si
voltano a guardarlo.
“Prego?”,
domanda Louis. Lui e Harry sono seduti fianco a fianco, sul tappeto
della camera di Liam, le loro ginocchia si sfiorano a ogni movimento.
Louis si comporta normalmente con lui, come se nulla fosse successo
tra di loro, ed effettivamente
non è successo nulla , Harry è un po' paranoico e comincia a
pensare di avere anche una fantasia troppo galoppante e a volte si
insinua in lui la paura che l'altro ragazzo possa leggergli nella
mente e scoprire che è un imbecille.
“Non
abbiamo un nome”, continua Niall, masticando.
“Continuo
a non seguirti”, dice Louis, lanciando uno sguardo interrogativo a
Harry, sperando che l'altro ragazzo possa essergli d'aiuto.
“Siamo
un gruppo e non abbiamo ancora un nome”, spiega l'irlandese,
guardandosi intorno e sperando che qualcuno afferri il senso delle
sue parole.
“Ah,
intendi per il glee club”, dice Liam.
Niall
annuisce, entusiasta.
“Quelli
del telefilm hanno un nome”, afferma, addentando la sua pizza,
“troviamo un nome anche per noi”.
“Non
pensi che sia una cosa da decidere insieme agli altri?”, interviene
Ed.
“Noi
rappresentiamo la maggioranza”, ribatte Niall.
“E
se il nome che scegliamo agli altri non piace?”, continua Ed.
“E
con altri Ed intende
Alice”, sente il bisogno di comunicare a tutti Harry.
Ed
gli lancia uno sguardo di fuoco, ma almeno si zittisce.
“Hai
qualche idea?”, domanda Harry, tornando al discorso principale.
Niall
si pulisce la bocca con un tovagliolo.
“Io
pensavo a The Losers,
che ve ne pare?”.
“Perdente
ci sarai tu”, protesta Louis, “con tutto il rispetto”.
Niall
lo guarda di sbieco, prima di scoppiare a ridere.
“Cosa
preferisci? The Winners?”.
“Perché
no The Lucky Ones?”,
suggerisce Liam.
“Io
proporrei qualcosa di più breve”, interviene Zayn.
Tipo?”,
domanda Niall, avvicinandosi al cartone di pizza per prendere
l'ennesimo pezzo.
“Tipo
Zap”,
dice Zayn, suscitando la perplessità generale.
“Come
in Zayn and Perrie?”,
lo prende in giro Harry, ottenendo di farlo arrossire.
“No,
non è quello che intendevo. È una roba dei fumetti..."
“Io
penso che dovremmo scegliere un nome che rappresenti tutti”,
insiste Ed.
“Abbiamo
capito, Ginger.
Perché non contribuisci anche tu alla causa?”, lo incita Louis.
“Tu
smetti di chiamarmi Ginger
e poi ne riparliamo”, replica stizzito l'altro ragazzo.
“Preferisci
Ging?”,
continua Louis. “Ehi, perché non ci chiamiamo The
Fellowship of the Ging?”.
“Non
è neanche lontanamente divertente come Louis
and his massive ego!”,
controbatte Ed.
Louis
rimane a bocca aperta.
“Scusa?”.
Harry
decide di intervenire.
“Fermi
tutti! Time out!”, esclama, mentre il suo migliore amico e l'altro
ragazzo si guardano in cagnesco. “Com'è che si chiamano quelli del
telefilm?”.
“The
New Directions”,
rispondono in coro Ed e Liam.
Harry
si gratta il mento, pensieroso.
“Forse
mi è venuta un'idea”, conclude, dopo qualche secondo.
“Spara!”,
lo esorta Niall.
Harry
ha gli occhi di tutti puntati addosso.
“Non
è che sia un nome tanto originale”, si giustifica, stringendosi
nelle spalle.
“Che
importa, Haz?”, gli da di gomito Louis. “Mica dobbiamo firmare
un contratto discografico!”.
“Io
pensavo a The One Direction”,
Harry si guarda intorno per osservare le reazioni dei suoi compagni.
“Non
lo so, mi ricorda erection”,
commenta Niall, suscitando l'ilarità generale.
“A
me piace. Abbiamo una direzione,
un obiettivo: vincere i Campionati Nazionali di Canto Corale”,
osserva Louis, leggendo nella mente di Harry. Quest'ultimo si volta a
guardarlo, sorridendo e annuendo.
“Prima
dobbiamo passare le Regionali, o sbaglio?”, interviene Josh.
“Shhh”,
lo zittisce Zayn, “tu pensa positivo”.
“Allora?”,
riprende Harry. “Voi che ne dite?”.
“Per
me va bene”, asserisce Liam, “ma senza il The,
suona male”.
“Quindi
è ok?”, domanda Harry, lasciando scorrere lo sguardo su ognuno dei
presenti.
“Aspetta,
forse Edward vuole fare un referendum in classe”, scherza Louis.
Ed
lo fulmina con lo sguardo.
“Sai
che ti dico, Louis Tomlinson-”, inizia.
“Lascia
perdere”, lo blocca Harry. “Allora va bene One Direction? Lo
proponiamo a Savan?”.
Gli
altri annuiscono. Harry sorride compiaciuto, provando un certo orgoglio
nell'avere suggerito il nome giusto.
“Vado
a lavarmi le mani”, annuncia poco dopo, ma dubita che qualcuno lo
abbia sentito. Niall ha finito di mangiare e ha già in braccio la
sua chitarra, Liam sta chiedendo a Zayn delucidazioni su Zap, Ed e
Josh si litigano l'ultimo pezzo di pizza. Louis è l'unico che gli fa
cenno di sì con la testa.
Harry
ha appena finito di asciugarsi le mani che bussano alla porta.
“Ho
finito!”, urla.
Louis
apre la porta ed entra senza essere invitato. Harry ha il magone e
vorrebbe prendere a testate il lavandino per questo.
“Devi
usare il bagno?”, domanda, guardandosi allo specchio, piuttosto che
guardarlo in faccia.
“No,
volevo compagnia”, risponde Louis, sedendosi sul bordo della vasca.
“Non
avevi compagnia di là?”, ribatte Harry, perplesso.
“Sì,
ma non li conosco bene”.
“Da
quando sei diventato timido?”, lo prende in giro Harry, voltandosi
finalmente a guardarlo.
“Ok,
volevo stare con te”,
ammette Louis, d'un fiato.
Harry
si aggrappa al lavandino, nervoso.
“Come
sta il tatuaggio?”, continua Louis, come se niente fosse.
Harry
solleva il braccio.
“Bene”,
mormora.
“Fammi
vedere”, lo incita Louis.
Harry
si avvicina all'altro ragazzo e accosta il tatuaggio al suo viso.
“Posso...?”,
domanda Louis, sollevando una mano. Harry annuisce.
Louis
ha questo bisogno di toccare
le cose, come se la sola vista non gli bastasse. Poggia i
polpastrelli dell'indice e del medio sul braccio dell'altro, con
esitazione, poi lascia scorrere le dita sulla sua pelle, a seguire il
contorno della stella. Harry trattiene il fiato.
“É
sollevato”, osserva Louis, affascinato.
“Perché
ancora deve guarire”, spiega Harry.
Louis
continua a solleticargli il braccio con le dita, provocandogli la pelle
d'oca. Harry poggia la mano sulla sua spalla, stanco di tenere il
braccio sospeso a mezz'aria.
“Mi
piace”, commenta Louis, dopo un po', sollevando la testa a
incontrare gli occhi di Harry.
“Credevo
non ti piacessero i tatuaggi”, replica quest'ultimo.
“Mi
piacciono su di te”.
Un'ipotetica
replica di Harry è stroncata sul nascere da Zayn che fa capolino
dalla porta.
“Cosa
ci fate tutti e due in
bagno?!”.
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Capitolo 14 *** This little bungalow with some strange new friends ***
larry 14
Per
Harry non è stata una bella settimana, quella appena trascorsa: la
sua esibizione al glee club non è stata un granché, perché lui,
Liam e Niall hanno risentito della mancanza di esercitazione e la
loro Our Summer of Love si è rivelata un fiasco tanto che
Savan ha dovuto redarguirli; sua madre ha scoperto il tatuaggio e lo
ha messoin punizione per tutto il week-end; come se non bastasse ha
saputo di non aver superato il test di Storia. Ma
nonostante questo, Harry è felice per almeno due cose che sono
successe durante la settimana.
Innanzitutto,
il rapporto tra lui e Louis è tornato quello di sempre, nel senso
che non c'è stato alcun momento che Harry definirebbe imbarazzante.
E in più Louis è stato così gentile da fargli compagnia in chat
tutto il sabato sera, con la scusa che non avesse niente da fare,
quando Harry sapeva benissimo che l'altro avesse in programma di
andare a una festa.
In
secondo luogo, nonostante sua madre ce l'avesse con lui tanto da
chiuderlo in casa per due giorni interi, Harry è riuscito a
strapparle il permesso di trascorrere qualche giorno al bungalow di
famiglia, in occasione della settimana di vacanza di metà semestre.
Per
questo motivo, il lunedì mattina Harry si sveglia presto e si
prepara, eccitato, in attesa dei suoi amici. Ed purtroppo non sarà
dei loro, dal momento che suoi hanno deciso di cogliere l'occasione
della settima di vacanza per andare a trovare la nonna in campagna.
L'allegra combriccola sarà formata da Louis, Niall, Liam e Zayn,
visto che Harry non è abbastanza in confidenza con gli altri membri
del glee club da invitarli e che il patto era stato niente
ragazze. Il
piano è farsi accompagnare dal compagno di sua madre, col suo
minivan, e poi farsi venire a prendere tre giorni dopo.
Mentre
Harry comincia a caricare la sua roba in macchina, sente il rombo
della Vespa di Zayn. Lui e Liam parcheggiano e smontano con una certa
difficoltà dal mezzo.
“Potevamo
passare a prendervi noi per evitarvi di portare le vostre cose sullo
scooter”, osserva Harry.
Zayn
per tutta risposta gli molla il suo borsone.
“Lascia
perdere”, mormora Liam, passandogli il proprio.
“Avete
già litigato ancor prima di partire?”, domanda Harry, spostando il
suo sguardo dall'uno all'altro.
“Fidati,
lascia perdere”, insiste Liam. Zayn si accende una sigaretta e
sembra che non debba aprire bocca fino a che non inizia a borbottare,
lanciandosi in una ridicola imitazione di Liam.
“Ce
la facciamo sulla Vespa con i borsoni, ce la facciamo!”.
Liam
lo guarda di sbieco.
“Hai
finito?”.
“Non
cadiamo, ti assicuro che non cadiamo”, continua imperterrito
Zayn.
“Scusa
se mio padre doveva andare al lavoro e non poteva accompagnarci qui
alle otto di mattina!”, sbotta Liam.
“Scusa
se non volevo cadere dallo scooter rischiando di farmi mettere sotto
da un camion!”, ribatte Zayn, guardandolo negli occhi per la prima
volta.
Harry
non riesce a trattenere uno sbuffo di risata, nonostante la gravità
della situazione.
“Davvero?
Siete caduti?”.
Liam
e Zayn lo fulminano con lo sguardo e rispondono in coro “Sì!”.
“Vi
siete fatti nulla?”, domanda, cominciando a preoccuparsi un po'.
“Per
fortuna no”, risponde Liam.
“Per
fortuna no?”, gli fa eco Zayn. “Mi si sono rotti i Ray Ban!”.
Harry
scoppia ridere. Zayn gli lancia il mozzicone di sigaretta addosso.
“Zayn!
Mi bruci i jeans!”, protesta Harry.
“Ecco,
così capisci cosa si prova a perdere qualcosa che ami!”.
In
quel momento arriva Niall, arrancando sulla bicicletta, la custodia
della chitarra sulle spalle e uno zaino di modeste dimensioni sul
cestino posteriore.
“Ma
siete tutti matti?!”, esclama Harry. “Potevo passarvi a prendere
io se solo me lo aveste chiesto!”.
“Non
c'è problema, amico”, replica Niall, iniziando il giro dei saluti.
“Manca
qualcuno”, osserva, dopo un po'.
“Sì,
Louis. Mi ha detto che avrebbe ritardato un po' perché aveva dei
problemi con sua madre”, risponde Harry, sollevando nel frattempo
una manica del suo maglione per controllare l'orario, impaziente.
“Non
è che ci molla anche lui?”.
“No,
non credo proprio”.
Ma
Harry continua ad essere in apprensione fino a che un SUV nero non si
ferma nel vialetto di fronte a casa sua. Quando la portiera si apre,
ne esce fuori un Louis piuttosto costernato.
“C'è
qualcosa che non va?”, domanda Harry, preoccupato, andandogli
incontro.
“Mia
madre vuole parlare con la tua”.
Harry
tira un sospiro di sollievo.
“E
che problema c'è? Vado dentro a chiamarla”.
Poco
dopo, Harry e Anne raggiungono gli altri sul vialetto. Anne ormai li
conosce tutti, tranne Louis. Quest'ultimo si presenta cordialmente.
“Tu
sei quello che ha accompagnato mio figlio minorenne a fare il
tatuaggio, mh?”, dice la donna, con cipiglio severo.
Louis
non arrossisce neanche quando le risponde “Bisogna vivere mentre
si è giovani, no?”, facendo
scoppiare a ridere tutta la compagnia.
Contro ogni più rosea
aspettativa di Harry, anche sua madre si unisce alla risata.
“Vienimelo
a dire quando tuo
figlio tornerà a casa con un tatuaggio!”, ribatte scherzosamente.
“Comunque,
mia madre la aspetta in macchina per parlarle”, afferma Louis.
“Ok”,
Anne annuisce. “Per fortuna non sono l'unica mamma apprensiva
rimasta su questa terra!”, commenta, prima di dirigersi verso
l'automobile.
“
Simpatica
tua madre!”, osserva Louis, sorridendo. Harry è quasi sorpreso
dall'aggettivo usato da Louis per descrivere sua madre. Fin'ora è
l'unico dei suoi amici che non abbia fatto alcun commento su quanto
sia giovane, o figa.
“Quando
non mi mette in punizione”, ribatte, abbassando il capo. Louis gli
scompiglia i capelli prima di voltarsi a salutare calorosamente gli
altri ragazzi.
Dall'auto
provengono delle risate.
“Sentitele,
ridono!”, esclama Louis.
“Almeno
è sicuro che tua madre ti farà venire, se è così rilassata”,
replica Harry.
“Tranquillo,
Haz, sarò dei vostri di sicuro”.
Qualche
minuto dopo l'auto della madre di Louis riparte rombando e Anne torna
da loro sorridendo.
“Louis,
devi lasciarmi il numero di tua madre perché lei non lo ricordava a
memoria!”.
“Certo!”,
dice Louis, entusiasta, cercando il proprio cellulare nelle tasche.
Harry
trova assurda tutta questa situazione. E in più ha fretta di
partire.
“Visto
che siamo tutti vado a chiamare Robin, così andiamo!”.
Quando
Harry ritorna col suo patrigno, stanno tutti conversando
amichevolmente con sua madre.
“Louis,
metti lo zaino nel portabagagli”, ordina Harry, con una certa
premura.
L'altro
ragazzo solleva lo zaino da terra con più sforzo di quanto dovrebbe
essere necessario e quando lo carica in macchina le bottiglie
contenute al suo interno cozzano.
“Ooops”,
commenta Louis, guardandosi attorno con espressione colpevole.
“Io
non ho sentito niente”, afferma Anne, scatenando l'ilarità di
Niall.
“Ma',
allora noi andiamo”.
Harry
incita gli altri a salire in macchina e va a salutare sua madre, che
lo stringe tra le braccia.
“Serve
che ti ripeta il mio mantra?”, domanda la donna.
"Ma',
per bere, berremo”, inizia Harry, “per quanto riguarda
fumare, non ti assicuro nulla. L'unica parte sulla quale devi
sentirti assolutamente tranquilla è quella sul fare sesso”.
Anne
ride.
“Pensa,
era la parte che mi preoccupava di meno!”.
Dopo
qualche ora di viaggio, i cinque finalmente arrivano a destinazione.
Harry è sicuro che Robin abbia l'emicrania, tra le chiacchiere di
Louis, le risate di Niall e le canzoni cantate a squarciagola da
tutti loro.
Harry
è felice. Un mese prima neanche li conosceva questi quattro ragazzi
e adesso non riesce quasi a immaginare la sua vita senza di loro. Per
quanto gli manchi la presenza di Ed, è sicuro che non avrà alcun
problema a divertirsi coi suoi nuovi amici. Anche se per lui è strano fare parte di un gruppo, dover interagire con altre quattro teste invece che una sola, come è sempre stato abituato.
“One
Direction, assemble!”, urla Zayn, quando il minivan di Robin
si è ormai allontanato.
“
Tecnicamente
mancherebbero cinque persone per poterci chiamare One Direction”,
gli fa notare Liam.
“Chissene”,
replica Zayn, scrollando le spalle. “Noi siamo la metà migliore!”.
Quando
Harry li scorta dentro, i sospiri estasiati degli altri si sprecano.
“Cazzo!”,
urla Niall, a un certo punto. “Hai pure la piscina!”.
Harry
ghigna, orgoglioso.
“Bastardo
fortunato”, borbotta Niall.
“Potevi
dircelo, Haz. Avrei portato il costume da bagno”, dice Louis,
poggiando finalmente lo zaino con l'alcool per terra.
“A
che serve il costume?”, ribatte Harry.
“Per
fare il bagno in piscina”, replica Louis, ovvio.
Harry
ridacchia.
“Non
dirmi che ti vergogni a fare il bagno in mutande?”, esclama Harry.
“Non
dirmi che hai delle mutande imbarazzanti, tipo quelle con gli
orsacchiotti?”, rincara la dose Zayn.
Louis
lancia loro uno sguardo annoiato e non li degna di una risposta.
“Qual
è il programma della giornata?”, domanda Liam, accomodandosi su
una poltrona.
“Io
direi”, inizia Niall, facendo finta di consultare una lista
immaginaria, “mangiamo, facciamo il bagno in piscina, ci riposiamo,
ceniamo e ci ubriachiamo”.
“Mi
piace”, commenta Zayn.
“Sono
solo le undici”, osserva Liam, “è un po' presto per mangiare”.
“Eretico”,
lo accusa l'irlandese, “non è mai presto per mangiare”.
“Io
direi”, interviene Harry, “che prima è meglio sistemare la roba
da mangiare e da bere in frigo, scegliere in quali stanze dobbiamo
dormire, verificare che gli armadi non siano stati mangiati dalle
tarme e metterci le nostre cose e poi buttarci in piscina”.
“Il
piano di Harry è più sensato”, sostiene Liam. Harry gli rivolge
un sorriso.
“Ehi,
hai saltato la parte dove mangiamo!”, protesta Niall.
“Dividiamoci
i compiti”, propone Zayn, “Harry e Liam sistemano le cose in
frigo, io faccio un giro delle stanze, Louis controlla la storia
delle tarme e Niall mangia”.
Harry
scoppia a ridere, facendo contemporaneamente cenno di no con la
testa, bocciando così il piano di Zayn.
Dopo
aver sistemato ordinatamente la roba in frigo, Harry comunica agli
altri ragazzi che ci sono solo due camere da letto.
“Io
con Liam non ci dormo!”, mette le mani avanti Zayn. “Russa”.
“Non
è vero!”, si difende Liam. “Harry e Niall hanno già dormito con
me. Non russo, vero?”.
Harry
distoglie lo sguardo.
“Veramente
sì, amico. Sembri una sega elettrica”, confessa Niall.
Liam
fa un'espressione offesa.
“E
va bene, dormirò io con Liam”, si offre Louis, circondando con un
braccio le spalle dell'altro ragazzo.
“A
tuo rischio e pericolo”, lo avverte Zayn.
“I
letti sono matrimoniali. In entrambe le stanze”, li informa Harry.
“Così
dormi con tua sorella quando venite qui?”, domanda Zayn. “Beato
tu!”.
“Tu
non avevi una ragazza?”, lo prende in giro Louis.
“Ma
l'hai vista la sorella di Harry?”.
Harry
strattona Zayn per un braccio.
“Non
ricominciare, ti prego”, lo implora. “Quindi”, continua, “Louis
dorme con Liam in camera dei miei, chi dorme con me in camera mia?”.
Zayn
si offre volontario.
“Io
dormirò sul divano”, conclude Niall,
“Dai,
se vuoi noi ci stringiamo”, propone Louis.
“Preferisco
il divano”, afferma Niall, lanciando un'occhiata a Liam.
“Tanto
lo so che stanotte saremo così ubriachi che non ci ricorderemo dove
dobbiamo dormire”, osserva Zayn.
“Probabile”,
concorda Harry, cominciando a slacciarsi i bottoni dei jeans. “Tuffo
in piscina?”.
*
Hanno
trascorso tutto il resto della mattinata ammollo in piscina (Louis ha
davvero fatto il bagno vestito, Zayn è quasi annegato, Liam è
scivolato rischiando di rompersi l'osso del collo, Niall ha perso le
mutande, con buona pace di tutti) e quando Niall ha cominciato a
lamentarsi per i crampi della fame, hanno preparato, sotto la sua
guida, un pranzo luculliano, dal momento che avevano fatto tutti una
colazione veloce. Il pomeriggio si sono lasciati convincere da Zayn a
fare una specie gioco di ruolo, che è diventato un' occasione per
picchiarsi amorevolmente, sebbene la vittima prediletta sia stato
Liam. La cena hanno deciso di saltarla, tutti tranne Niall che ha
mangiato gli avanzi del pranzo. E adesso sono in procinto di iniziare
la loro serata alcolica.
Harry
esce in veranda per aiutare Louis ad alimentare il fuoco.
“Ti
sei divertito oggi?”, domanda.
Louis
gli lancia un'occhiata obliqua. Il riflesso delle fiamme che danza
sul suo volto gli conferisce un aspetto quasi mistico.
“Sì,
molto”, replica, dopo qualche secondo.
“Ti
piace qui?”, continua Harry.
“Questo
posto è fantastico!”, risponde l'altro ragazzo con entusiasmo. Poi
getta uno sguardo dietro di sé. “Anche se a volte ho la sensazione
che un uomo con una motosega debba sbucare fuori dal bosco e
sorprendermi alle spalle”.
“Per
farti a pezzettini e con la tua pelle conciarsi una maschera?”.
Louis
ride.
“Sì,
era quella l'idea”, replica. “Però non ne parliamo più sennò
stanotte dormo abbracciato a Liam”.
“Paura?”,
lo prende in giro Harry, punzecchiandolo con un rametto scampato alle
fiamme.
Louis
cerca di respingerlo, ridendo.
“Piantala,
Haz”.
Harry
continua fino a che Louis non riesce a strappargli il rametto dalle
mani e a gettarlo tra le fiamme.
“Lo
hai ucciso!”, piagnucola Harry. Louis lo circonda con le braccia.
“Sai
che perdita, con quanti alberi ci sono qui intorno!”, gli sussurra
all'orecchio prima di morderglielo.
“Non
dovevate occuparvi del fuoco, voi due?”, domanda Zayn, uscendo in
veranda, seguito da Niall con in braccio almeno cinque bottiglie di
alcool variamente assortito.
Louis
lascia andare Harry.
“Hazza
mi stava molestando”, replica.
“A
me sembrava il contrario”, osserva Zayn.
“Tommo,
chi hai corrotto per comprare l'alcool?”, domanda Niall,
depositando le bottiglie sul tavolino.
“Ho
alcuni amici maggiorenni che hanno fatto il lavoro sporco per me”,
confessa Louis, mentre Harry e Zayn si guardano l'un l'altro
bisbigliando “Tommo?”.
“Il
primo brindisi sarà per loro”, promette Niall.
Liam
li raggiunge portando con sé un plaid e un'espressione affranta, che
non passa inosservata a Zayn.
“Li”,
lo chiama, sedendosi sulla sdraio accanto alla sua. “Mi dispiace”.
“Fa
nulla”, mormora Liam, facendo spallucce, “ci sono abituato”.
“Se
vuoi rimango sobrio per farti compagnia”, si offre l'altro.
“Non
dire cazzate”, replica Liam, spingendolo con una mano. “Bevi
pure”.
“A
tal proposito”, interviene Niall, che ha ascoltato l'ultimo
frammento della conversazione, “Harry, perchè non prendi un
cavatappi e dei bicchieri?”.
“E
magari dell'acqua per Liam”, aggiunge Zayn. "Così non si sente escluso. Più o meno".
Harry
sospira stancamente ed entra in casa. Quando torna fuori, trova i
suoi amici accoccolati ognuno su una sdraio, stretti nelle loro felpe
e nei loro maglioni.
“Avete
freddo? Volete delle coperte?”, chiede.
“Non
ce n'è bisogno, basta il fuoco a scaldarci. E l'alcool”, lo
rassicura Louis.
“Che
ne dite di aprire le danze?”, suggerisce Niall, facendo cenno a
Harry di passargli il cavatappi.
“Che
ne dite di giocare a Non ho mai?”, propone Zayn.
“
Tu
e i tuoi giochi”, commenta Liam.
“Zitto,
tu non hai voce in capitolo”, lo zittisce l'altro ragazzo prima di
mandargli un bacio per farsi perdonare.
“Ormai
ho aperto il vino, finiamo prima questo”, dice Niall, cominciando a
versare da bere. Alla fine della prima bottiglia di vino Harry si
sente accaldato, allegro e pronto a tutto.
“Adesso
possiamo giocare a Non ho mai!”, esclama Niall, svitando il
tappo della bottiglia di vodka.
“Perché
l'alcool lo gestisci tu?”, domanda Zayn con la voce un po'
strascicata.
“Perché
sono irlandese, cazzo!”, risponde Niall, suscitando l'ilarità
generale.
“Le
regole del gioco le conoscete tutti, no?”, chiede Zayn poco dopo,
lanciando uno sguardo alla compagnia. Liam annuisce, assonnato, e si
versa un bicchiere d'acqua.
“Inizio
io!”, esclama Niall, dopo aver versato da bere nel bicchiere di
tutti. “Non ho mai mangiato una bistecca”.
Tutti
gli lanciano occhiate perplesse ma vuotano i rispettivi bicchieri,
strizzando gli occhi.
É
il turno di Louis.
“Non
ho mai fatto pipì sotto la doccia”.
“Questa
è un classico”, commenta Zayn, bevendo, così come tutti gli
altri.
A
Harry brucia un po' la gola e ha la voce roca quando dice “Non ho
mai fatto pipì addosso a qualcuno”.
Niall
scoppia a ridere, Louis fa una smorfia, Zayn sembra incerto se bere o
no e Liam accarezza il bordo del suo bicchiere. Harry beve.
“Haz,
ci vuoi per caso parlare di questo tuo fetish?”, lo stuzzica Louis.
“L'ho
fatta addosso a mia sorella. Per dispetto. Da piccoli”, si
giustifica.
Tocca
a Liam.
“Non
ho mai avuto una cotta per qualcuno che durasse anni”, dice,
bevendo d'un sorso la sua acqua.
“Ohhh,
che romantico”, lo sfotte Zayn. Nessun altro beve tranne Niall.
“Danielle!”,
esclama Harry improvvisamente, abbastanza alticcio. “Come va tra di
voi?”.
“Si
sono scambiati i contatti Facebook”, risponde per lui Louis.
“E
quando farete questa fantomatica uscita a quattro?”, continua.
“Quando
Louis si decide a mettersi d'accordo con la sua ragazza”, ribatte
Liam, un po' stizzito.
“Lou,
deciditi!”, lo incita Harry.
“Possiamo
tornare al gioco?”, implora Zayn. “Tocca a me!”.
“Ok,
vai pure”, lo esorta Niall. “Sento la mancanza dell'alcool nella
mia gola”.
“Non
ho mai”, inizia Zayn, sfoggiando un sorriso malizioso, “provato
attrazione per un altro ragazzo”. Butta giù il suo bicchiere di
vodka e poi si guarda intorno per verificare cosa facciano gli altri.
Niall
è titubante, ma poi beve, forse più per la voglia di bere che
altro. Liam scuote contrariato la testa.
“Li,
non vuoi ammetterlo solo perché sei sobrio”, gli dice Zayn.
“Non
è vero!”, protesta Liam. “Secondo te non te l'avrei detto se mi
fosse piaciuto un ragazzo? Di quella cosa con tuo cugino di secondo
grado tu me ne hai parlato”.
Zayn
si imbroncia.
“Non
c'è bisogno di entrare nei dettagli, però!”.
“Così
impari a raccontare i fatti miei”, replica Liam, facendogli la
linguaccia. Zayn gli mostra il dito medio, poi punta i suoi occhi su
Harry e Louis, che non hanno ancora fatto la loro mossa.
Harry
è quasi sicuro che una cosa del genere gli sia successa almeno una
volta nella vita - provare attrazione per un altro ragazzo - forse
gli succede anche adesso, non lo sa, forse non ha capito bene la
domanda.
“Attrazione
in che senso?”, domanda, con la voce strascicata.
Zayn
solleva un sopracciglio.
“C'è
davvero bisogno che te lo spieghi?”.
Harry,
nell'incertezza, beve. Con la coda dell'occhio nota che Louis
mordicchia il bordo del proprio bicchiere, poi, sentendosi gli occhi
di tutti addosso, decide di vuotarlo con tale foga da farsi colare il
liquido sul mento.
“Poi
voglio sapere la storia di Zayn e suo cugino”, commenta,
ridacchiando e asciugandosi.
Il
giro ricomincia. Niall apre una bottiglia di rum.
“Possiamo
riempire i bicchieri a metà a 'sto giro?” balbetta Harry, che non
si sente tanto sicuro di riuscire a bere un bicchiere pieno fino
all'orlo. Il mondo comincia a fluttuare davanti ai suoi occhi e deve
strizzarli, ogni tanto, per rimanere concentrato.
“Non
ho mai toccato le tette a una ragazza”, dice Niall, bevendo subito
dopo, seguito a ruota dagli altri.
“Ma
quanti anni hai? Cinque?”, lo sfotte Zayn. Niall quasi se la fa
sotto dalle risate, come se Zayn avesse detto la cosa più divertente
del mondo.
Louis
sembra un po' smarrito quando è il suo turno.
“Non
ho mai fatto sesso con una ragazza”, dice, dopo qualche secondo di
tentennamento, e beve.
Harry
si vergogna mortalmente di non stare bevendo, e la sbornia in qualche
modo amplifica il suo imbarazzo, ma quando si rende conto che degli
altri l'unico a vuotare il proprio bicchiere - a piccoli sorsi ormai
- è Zayn, si sente sollevato.
“Fiù”,
commenta Niall, ridendo, “credevo di essere l'unico”.
“Certo
che no. Benvenuto nel club, amico”, lo rassicura Liam. Niall si
alza, o meglio, barcolla fino alla sdraio dell'altro ragazzo per
battere il cinque.
Harry
non riesce a formulare un pensiero coerente, ma tuttavia si sforza di
pensare a qualcosa di originale quando è il suo turno.
“Non
mi sono mai fatto una sega pensando a un'insegnante”, dice e
beve, poco a poco.
“Il
gioco era Non ho mai”, gli fa notare Zayn, bevendo. Liam fa
un'espressione colpevole ma beve a sua volta, Niall vuota il suo
bicchiere quasi ricolmo senza battere ciglio, Louis si stringe nelle
spalle.
“Tocca
a me”, li informa Liam. “Non ho mai avuto degli amici sbronzi
come voi”, dice, bevendo la sua acqua con tutta la tranquillità
del mondo.
Probabilmente
nessuno ha capito la domanda, a giudicare dagli sguardi perplessi, ma
tutti bevono.
Quando
tocca a Zayn questi ha un ghigno malefico stampato sul volto.
“La
mia è bellissima”, annuncia “non
ho mai...aspettate, cazzo- non mi sono mai
masturbato pensando a un mio amico”.
“Allora
sei fissato!”, protesta Liam.
“Ti
faccio notare che non sto bevendo, idiota”, replica Zayn, gli occhi
lucidi e il ghigno ancora sulla sua faccia.
Nessuno
beve. Harry nota che Louis ha le mani che gli tremano, infatti posa
il bicchiere per terra, guardandosi intorno spaesato.
“Tutto
bene?”, domanda Harry, a voce troppo alta.
Louis
annuisce.
“Tocca
di nuovo a me!”, esulta Niall, ma nessuno partecipa al suo
entusiasmo, eccetto Zayn.
“Io-
mi fermo qui”, annuncia Harry.
“Sfigato!”,
lo addita Zayn.
“Ho
bevuto più di te!”, protesta Harry, con voce acuta.
“Certo,
con la storia di pisciare addosso alla gente!”.
“Io
concordo con Harry”, afferma Louis, chiudendo gli occhi e
cullandosi sulla sua sdraio. “Sul non bere, non sul farla addosso
agli altri”, precisa, riaprendo gli occhi e ridacchiando.
“Io
vado a letto”, comunica Liam, sbadigliando.
“Sei
noioso!”, lo accusa Zayn, afferrandolo per la felpa.
“E
tu sei sbronzo!”, replica Liam, liberandosi con uno strattone.
“Buona notte, ragazzi, è stato bello non ubriacarmi con
voi”.
Gli
altri lo salutano con un cenno della mano, mentre Zayn piagnucola
ancora.
“Penso
proprio che andrò a fare pipì”, li informa Niall, alzandosi in
piedi e dirigendosi verso il bosco.
“Devi
andare dall'altra parte”, dice Harry, con poca convinzione.
“Voglio
pisciare contro un albero”, sostiene Niall, scavalcando la
staccionata.
Harry
ha uno di quegli attimi di lucidità che ogni tanto hanno gli
ubriachi e realizza con terrore cosa si stia apprestando a fare
l'altro ragazzo.
“No,
il bosco, no”, protesta, mettendosi in piedi a fatica. Barcolla
fino alla staccionata e prova a scavalcarla. Zayn gli è subito
dietro.
“Ci
sono i lupi di là?”, domanda.
Harry
lo guarda con uno sguardo afflitto.
“Non
lo so”, biascica prima di riuscire a portarsi dall'altro lato,
atterrando sul sedere.
“Vado
a recuperarlo io, non ti muovere”, gli intima Zayn, apprestandosi a
seguire l'irlandese. Harry allunga una mano per fermarlo, invano.
Striscia sulle ginocchia per qualche metro, aguzzando la vista per
scovare gli altri due ragazzi, ma questi sembrano spariti dalla
circolazione.
Qualche
secondo dopo una mano si poggia sulla sua spalla.
“Haz,
sei tu?”, domanda Louis.
Harry
fa cenno di sì con la testa.
“Dove
sono finiti gli altri due?”.
“Non
lo so”, piagnucola Harry, “ ma sono sicuro che verranno uccisi da
Faccia di Cuoio”.
“No
che non verranno uccisi”, lo rassicura Louis, sedendoglisi
affianco.
“Sì,
verranno uccisi e mia madre mi rimetterà di nuovo in punizione”.
Louis
ride, appoggiando la guancia sulla sua spalla.
“Mi
sa che hai bisogno di rivedere le tue priorità”, gli comunica.
Harry
si lascia scivolare sulla schiena e Louis lo imita.
“Il
cielo!”, esclama Harry, a un certo punto, sorpreso, come se lo
avesse appena scoperto.
“Già”,
replica Louis, guardando Harry.
“Le
stelle!”, gli dice Harry, puntando un dito in alto, obbligandolo ad
alzare gli occhi. Louis distoglie a malincuore lo sguardo e lo
rivolge al cielo. La vista gli toglie il fiato.
“Sono
io che sono ubriaco o tutto questo è meraviglioso?”, domanda
Harry, con voce stridula.
“Tutto
questo è meraviglioso ma tu sei comunque ubriaco”, gli fa
notare Louis, facendosi più vicino. Rimangono qualche minuto in
silenzio a osservare il cielo, Harry ormai dimentico dei suoi due
amici dispersi nel bosco. Poi Louis inizia a cantare nel suo
orecchio.
“Look
a the stars, look how they shine for you, and everything you do, they
were all yellow”.
Harry
rabbrividisce, un po' per il freddo un po' per il fiato di Louis.
“I
came along, I wrote a song for you and all the things you do and it
was called yellow...freddo?”, domanda Louis, interrompendosi un
attimo.
Harry
annuisce debolmente. Louis circonda la sua vita con un braccio e
poggia il mento sulla sua spalla.
“Continua”,
implora Harry.
“So
then I took my turn oh what a thing to have done”, prosegue
Louis e la voce gli si incrina un po', “and it was all yellow”.
Harry
lo accompagna nel ritornello.
“Your
skin, oh yeah your skin and bones turn into something beautiful and
you know, you know I love you so, you know I love you so”.
Louis
cerca la sua mano e intreccia le loro dita assieme. Harry intuisce,
col minimo di raziocinio che gli è rimasto, che c'è qualcosa che
non va in questo. Ma è così bello stringere la mano di qualcuno, è
così bello farsi cantare una canzone nell'orecchio sotto il cielo
stellato, è così bello avere uno sfarfallio nello stomaco. E lui
non lo aveva mai saputo.
L'altro
ragazzo continua a cantare.
“I
swam across, I jumped across for you, oh what a thing to do”,
Louis stringe la presa sulla sua mano, “cause you were all
yellow”.
“Chissà
perchè la tipa era gialla”, commenta Harry, prima di riuscire a
trattenersi.
Louis
sbuffa divertito contro il suo orecchio.
“Magari
era cinese”, commenta. Il petto di Harry sobbalza per le risate.
“Canta”,
ordina a Louis, poco dopo.
“I
drew a line, I drew a line for you, oh what a thing to do, and it was
all yellow”.
Harry
non si unisce a Louis per il secondo ritornello, perché vuole
sentire solo la sua voce e vuole lasciarsi cullare. La sonnolenza sta
prendendo il sopravvento e il calore del corpo di Louis e la melodia
che viene fuori dalle sue labbra sono una dolce ninna nanna. Harry
non si è mai sentito così a suo agio al pensiero di dormire con
qualcuno accanto.
Louis
toglie la mano dal suo fianco e la poggia sul suo viso. Harry
spalanca gli occhi e, improvvisamente, si sente quasi lucido.
“Your
skin, oh yeah your skin and bones”, canta Louis, seguendo coi
polpastrelli la linea della sua fronte, scendendo poi sugli zigomi e
fermandosi sulle sue labbra, “turn into something beautiful, and
you know, for you
I'd bleed myself dry”.
Louis preme il pollice sulla sua
bocca e Harry schiude un poco le labbra. Sul fondo degli occhi
dell'altro ragazzo Harry vede qualcosa, sotto la fioca luce della luna, non ci ha mai visto prima
d'ora.
“É
vero”, sussurra Louis e Harry non capisce
se stia continuando la canzone o se stia parlando di qualcos'altro.
Louis riavvolge la sua vita con un braccio e poggia la testa sul suo
petto.
Prima
di crollare in un sonno profondo, Harry non è sicuro se l'altro
abbia posato un bacio all'angolo della sua bocca o se, ancora una
volta, si sia immaginato tutto.
ANGOLINO:
Questo capitolo è tipo lunghissimo, vero?
Comunque, la canzone che canta Louis, per chi non lo sapesse, è Yellow dei Coldplay. I Coldplay mi aiutano a scrivere e mi ispirano, god bless them.
Per
quanto riguarda l'ubicazione e la geografia del famoso
bungalow, me la sono inventata (vabbe', mi sono anche rifatta
al documentario A Year in the Making, ovviamente). Piuttosto, quando ci tornano quei cinque al bungalow?!
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio infinitamente per le vostre recensioni!
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Capitolo 15 *** Someone like you ***
larry 15
ANGOLINO PRE-CAPITOLO: scusatemi se non ho risposto
alle vostre recensioni per l'ultimo capitolo ma la mia connessione non
sta bene in questi giorni, motivo per cui ho deciso di approfittare di
questo momento in cui funziona per aggiornare direttamente.
Grazie a tutti coloro che recensiscono e che mi seguono. Vi
lascio al capitolo!
Il
mattino dopo Harry si sveglia proprio lì dove si era addormentato,
sul limitare del bosco, con Louis attaccato al proprio corpo, una
gamba dell'altro ragazzo tra le sue, e una coperta a coprirli
entrambi.
“Buon
giorno”, mormora Louis, aprendo gli occhi per poi richiuderli
subito dopo, ferito dal sole. Il suo fiato è alcolico.
“'giorno”,
mugugna Harry, cercando di schermarsi gli occhi con una mano.
“Dormito
bene?”, domanda Louis, stringendosi a lui, come se non volesse
lasciare andare il torpore mattutino. O lasciare andare Harry.
“Ancora
è presto per dirlo”, replica Harry, “se mi farà male tutto il
giorno la schiena vorrà dire che ho dormito malissimo”.
Louis
ridacchia e affonda il naso nel suo collo. Harry non è più ubriaco
e non ha più alcuna scusa per non scrollarselo di dosso, eppure
circonda la spalle dell'altro ragazzo con un braccio e lo lascia
fare.
Rimangono
abbracciati per qualche minuto e Harry è quasi sul punto di
riaddormentarsi, quando l'altro ragazzo, muovendosi, scontra la coscia
contro il cavallo dei suoi pantaloni. Harry rimane congelato.
“Haz,
va tutto bene”, gli sussurra Louis all' orecchio, “è normale, la
mattina...”.
No,
non va tutto bene!, vorrebbe urlare Harry. Non va tutto bene
se sei ancora appiccicato a me e mi soffi pure nell'orecchio!
“Scusami”,
mugugna, invece.
“E
di che?”, mormora Louis, le labbra umide contro il suo lobo.
“Non
sei tu- non è colpa tua, io non-”, balbetta Harry, sempre più
agitato.
Louis
ride, roco, e comincia a fare pressione - volontariamente - con
la coscia sull'eccitazione di Harry.
Harry
ansima ed è terrorizzato, non tanto per quello che Louis sta
facendo, ma quanto per il fatto che lui vorrebbe abbandonarvisi
completamente.
“D-devo
farmi una doccia”, esclama, rotolando lontano dall'altro ragazzo e
riuscendo a mettersi in piedi con malagrazia.
“Come
vuoi”, replica Louis, alzandosi in piedi e afferrando la coperta.
“E
questa?”, domanda.
Harry
fa spallucce.
“Non
ne ho idea”, dice strappandogliela di mano e dirigendosi verso
casa.
*
In
cucina, Harry trova Liam intento a spalmare la marmellata sul pane.
“Buon
giorno!”, esclama questi prima di addentare la sua colazione.
“Sei
stato tu?”, gli chiede Harry, brandendo la coperta. La sua domanda
suona più come un accusa.
Liam
si prende il tempo di deglutire prima di rispondere. Nel frattempo
anche Louis è entrato in casa e ha aperto il frigo, cominciando a
ispezionarlo.
“A
un certo punto stanotte mi sono svegliato e non vi ho trovati”,
spiega Liam. “Così ho deciso di venire a cercarvi, nella speranza
che non vi avessero sbranato i lupi”.
“Non
ci sono lupi, replica Harry, seccamente.
“E
che ne so io?”, si difende Liam. “Comunque, ho trovato te e Louis
addormentati per terra ed eravate così teneri e non ho avuto il
cuore di svegliarvi. Così vi ho portato una coperta”.
“Grazie,
amico”, gli dice Louis, sedendosi al tavolo e riempendo una tazza
con latte e cereali. "Ci hai salvati da un potenziale congelamento".
“E
gli altri?”, domanda Harry. “Ti prego, dimmi che hai trovato
anche loro!”.
Liam
scuote il capo.
“Non
saranno mica morti?”, osserva Louis, masticando.
“Oddio,
sono morti!”, esclama Harry, coprendosi il viso con le mani.
Liam
scoppia a ridere.
“Ma
se stanno dormendo in camera tua!”.
Harry
tira un sospiro di sollievo.
“Mi
stava venendo un colpo! Ma quando sono tornati?”.
“Credo
all'alba, a giudicare dal casino che hanno fatto rientrando”, lo
informa Liam. “Mi domando cosa abbiano combinato fino ad allora”.
Harry
lancia uno sguardo di sottecchi a Louis, che mangia placidamente la
sua colazione. Louis se ne accorge e gli indica la scatola di
cereali.
“Colazione?”,
propone.
Harry
scuote il capo.
“No,
doccia”.
Louis
sembra imbronciarsi.
“Ti
preparo un po' di tè per quando hai finito?”.
Harry
è piacevolmente colpito da questa proposta, ma non lo dà a vedere e
invece annuisce svogliatamente.
Di
ritorno dalla sua doccia, che ha spazzato via ogni residuo di
“allegria” mattutina, Harry trova al tavolo della cucina anche
Zayn. Ha indosso i Ray Ban con una sola astina e uno sguardo
corrucciato.
“Ciao,
Zayn”, lo saluta, accettando il tè che Louis gli porge. Zayn
risponde con un grugnito.
“Devo
dedurre che non sei molto comunicativo stamattina”, osserva Harry.
Zayn
lo fulmina con lo sguardo. O almeno è questo che Harry deduce, dal
momento che i suoi occhi sono schermati dagli occhiali.
“Il
tuo cellulare ha squillato tutto il tempo”, dice, con la voce ancora
impastata di sonno.
Harry
sussulta.
“E
hai risposto, vero?”.
Zayn
annuisce, bevendo un sorso del suo tè.
“Ho
detto a tua madre che eri morto e di lasciarmi dormire, cazzo”.
Harry
quasi stramazza sul tavolo.
“Cosa
hai fatto?!”.
“Sto
scherzando, idiota. Le ho detto che dormivamo tutti e che poi
l'avresti richiamata”.
Harry
tira un sospiro di sollievo.
“Ah,
poi credo che abbia chiamato quel deficiente di Ed”, aggiunge Zayn.
“Ma mi sono rifiutato di rispondere anche a lui”.
Harry
finisce il suo tè e addenta un muffin. Si sente gli occhi di Louis
puntati addosso, ma non osa alzare lo sguardo.
“Che
avete fatto tu e Niall, stanotte?”, domanda invece, rivolgendosi a
Zayn.
“Niente”,
replica l'altro ragazzo, facendo spallucce.
“Niente?
Siete stati nei boschi fino all'alba!”, interviene Liam.
“C'è
qualcosa che non ci vuoi dire?”, domanda Louis.
“Pervertito!”,
lo accusa Zayn. “Non eravamo io e Niall quelli abbracciati per
terra!”.
Harry
si sente avvampare. Louis è calmo e controllato.
“Faceva
freddo”, replica. “Quindi, ci vuoi dire o no cosa avete
combinato?”.
Zayn
beve un lungo sorso di tè, temporeggiando.
“Abbiamo...corso
nudi per i boschi”, confessa.
Harry,
Louis e Liam scoppiano a ridere.
“Ci
andava di farlo”, si giustifica Zayn. “Era una cosa che non
avevamo mai fatto”.
“Non
è che sia una cosa che capiti tutti i giorni”, lo spalleggia
Louis.
“Appunto”,
dice Zayn, togliendosi i Ray Ban e massaggiandosi gli occhi. “E poi
abbiamo vomitato”, aggiunge.
“Sempre
in mezzo ai boschi?”, chiede Liam.
“Certo,
è stata una nottata a contatto con la natura”.
Tutti
scoppiano di nuovo a ridere.
“Che
avete da ridere?”, chiede Niall, facendo capolino dalla porta.
“Ben
svegliato!”, lo accoglie Louis. “Zayn ci stava raccontando il
vostro appuntamento nei boschi”.
Niall
lo zittisce con un gesto della mano.
“Ho
fame”, annuncia. “Non ho più uno stomaco, ma una voragine”.
“E
quando mai”, commenta Harry, facendolo ridere.
Niall
si versa del tè dal bollitore poi, racimolando quanto più cibo
possibile, si siede al tavolo con gli altri.
Harry
si alza per posare la propria tazza nel lavandino. Louis lo
raggiunge.
“Ehi,
scusami per prima”, gli dice, poggiandogli una mano sul fianco.
“Non
fa niente”, replica Harry, aprendo il rubinetto e facendo scorrere
l'acqua.
“No,
davvero”, insiste Louis, “ non volevo metterti in imbarazzo.
Stavo solo scherzando.”.
“Lo
so”, afferma Harry.
“Lo
sai?”, domanda Louis, accostando il suo viso a quello dell'altro.
Harry
si volta a guardarlo.
“Per
quale altro motivo avresti dovuto farlo?”, indaga.
Louis
assottiglia gli occhi.
“Forse
perché mi piaci e ti scoperei anche qui su questo lavandino?”.
Harry
è sicuro di essere andato a fuoco.
“C-come?”.
Louis
scoppia a ridere.
“Dovresti
vedere la tua faccia!”, esclama.
Harry
lo guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
“Stavo
scherzando, Haz, rilassati!”.
“Sei
pessimo”, lo accusa Harry, immergendo una mano sotto il getto
dell'acqua e schizzando l'altro ragazzo.
Louis
fa un'espressione oltraggiata.
“Vuoi
la guerra?”.
Così
passano il resto della mattinata ad asciugare la cucina allagata.
*
Dopo
aver fatto il bagno in piscina e aver scoperto che le mutande di
Louis non hanno gli orsetti ma il simbolo di Superman, i ragazzi si
rilassano nel salottino.
Liam
ha preso possesso di una delle poltrone, Louis e Zayn sono stravaccati sul
divano, Niall si è accomodato a ginocchia conserte sul pavimento
con la chitarra in braccio e Harry è disteso sul tappeto, avvolto da
una coperta.
“Savan
ha detto che per la prossima settimana potevamo cantare quello che
volevamo con chi volevamo”, afferma Niall.
“A
cosa pensavi?”, domanda Liam.
“A
una bella canzone rock”, propone Niall.
“Mi
piace”, osserva Harry.
“Ti
prego, non Bon Jovi”, implora Louis.
Zayn
sonnecchia. Louis lo punzecchia col piede.
“Malik,
sei ancora tra noi?”.
Zayn
annuisce.
“Sì,
di che parlate?”.
“Della
canzone che canteremo la settimana prossima al glee club”, lo
informa Niall.
“Cantiamo
una canzone tutti insieme?”, chiede Zayn.
“Perché
no?”, replica Niall. “Già che siamo qui”.
“E
che canzone cantiamo?”.
Niall
fa spallucce.
“Io
avrei un'idea”, interviene Harry.
“Spara”,
lo esorta Liam.
“É
una canzone che mi ronza in testa da un po' di tempo,”, comunica.
“La conoscete Use Somebody?”.
“Certo!”,
risponde Niall, con entusiasmo, cominciando a pizzicare le corde
della sua chitarra.
“Aspetta”,
lo interrompe Harry. “Vi va di cantare questa?”, domanda agli
altri.
“Ovvio,
Haz, se ci scrivi le parole da qualche parte”, replica Louis.
Harry
si precipita in camera sua a cercare un foglio e una penna nello zaino.
“Ho
già le parti in testa per ognuno di voi”, afferma, scrivendo, dopo
essere tornato dagli altri.
“Fai
il direttore d'orchestra, adesso?”, lo sfotte Zayn.
“Shhh sennò mi scordo la canzone”.
Dopo
qualche minuto il testo è pronto.
“Io
canterei la prima strofa, se non vi dispiace”, inizia, “poi la
seconda toccherebbe a Louis, someone like
youuu e
ohhh tutti
insieme, poi Niall, poi someone like meeee e
ohhh tutti
insieme, poi Liam, poi tutti insieme e poi concludo io”.
“Non
c'ho capito un cazzo ma ho afferrato che io non canto proprio”,
commenta Zayn.
“Canti
in coro con noi”, si difende Harry, “e fai qualche acuto quando ti senti ispirato”.
“Sì,
certo, come vuoi”, replica Zayn, un po' offeso.
“Che
ne dite? Cominciamo?”, propone Niall.
Harry
fa prima ascoltare agli altri la canzone sul proprio iPod, poi spiega
a ognuno la propria parte, aiutandoli a decifrare la propria
scrittura, e dopo una serie di prove a cappella sono quasi pronti a sfornare la
loro versione definitiva.
“Dai,
vediamo come va”, li incita Niall, cominciando a suonare.
Il
coro iniziale non è molto armonico, ma d'altra parte avranno ancora
un po' di strada da fare prima di cantare davanti a Savan.
“I've
been roaming around, I was looking down at all I see”,
inizia Harry, a occhi chiusi, “painted
faces fill the places I can't reach”, poi
li apre per guardare Louis, in attesa di dargli l'attacco, “you
know tha I could use somebody-”.
“-someone
like you and all you know and how you speak”, continua
Louis, senza staccargli gli occhi di dosso, e Harry aveva sognato la
sua voce cantare questa canzone ed è perfetto, “countless
lovers under cover of the streets...you know that I could use
somebody-”
“-someone
like you”,
cantano tutti in coro e sono ancora troppo scoordinati ma non
importa, è la prima volta che cantano tutti insieme ed è divertente
anche così.
Niall
si sporge in avanti a leggere la sua parte sul foglio per terra.
“Off
in the night while you live it up I'm off to sleep, waging wars to
shake the poet and the beat, well I hope it's gonna make you notice-”
“-someone
like me”.
“I'm
ready now”,
canta Liam, accompagnato subito dopo da Zayn e dagli altri ragazzi.
Harry
canta la parte finale ridacchiando.
Alla
fine della loro esibizione tutti si applaudono a vicenda.
“Può
andare”, commenta Harry.
“Lo
stendiamo, Savan”, dice Niall.
“Aspetta
di sentire cosa canteranno gli altri, prima”, interviene Liam.
“Disfattista”,
lo accusa Zayn.
“Adesso
direi di mangiare e ubriacarci di nuovo”, propone Niall.
Tutti
gli lanciano uno sguardo schifato.
“Ok,
berrò da solo l'alcool rimasto ”.
|
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Capitolo 16 *** Kiss the rain ***
larry 16
Il
risveglio di Harry, il mattino dopo, è perfino più traumatico di
quello del giorno prima.
Louis,
Liam e Niall sgusciano nella stanza dove lui sta dormendo assieme a
Zayn - la sua stanza - e aprono bruscamente le tende. Come se
non bastasse, Louis, che imbraccia la chitarra di Niall, decide di
iniziare a cantare improvvisando uno spettacolino sul suo lato del
letto.
“Let
the sun shine in, let the sun shine iiiiin”, strimpella Louis,
mentre gli altri gli saltellano intorno. Harry è troppo assonnato per dirgli di chiudere
quelle maledette tende e di lasciarlo dormire e che questa
è una cazzo di canzone sulla guerra e non si scherza e che se ne
vadano al diavolo.
“Siete
dei fottuti idioti!”, sbotta Zayn, scrollandosi la coperta di dosso
e fiondandosi
fuori dalla stanza, senza guardarli in faccia.
“Si
è incazzato veramente?”, domanda Niall, seguendo Zayn con lo
sguardo.
“Good
morning starshine, the earth says hello”,
continua imperterrito Louis e Harry si domanda se per caso non si
trova in una maledetta rivisitazione di Hair.
“Good
morning starshine, you lead us along, my love and me as we sing our
early morning singing song”,
canta Louis, balzando sul letto, seguito dagli altri due ragazzi che
cominciano a saltellare sul materasso, pericolosamente vicini alla testa di Harry. Questi ringhia e si sfila il cuscino da sotto il capo.
“Siete.dei.rompiballe.assurdi”,
dice, scandendo ogni parola con una cuscinata a casaccio.
Niall
gli rovina addosso, ridendo come un pazzo. Harry tenta di
scrollarselo di dosso a forza di manate e finalmente ottiene di
buttarlo giù dal letto. Louis continua a maltrattare la chitarra
dell'irlandese mentre Liam prova a fare acrobazie sul materasso.
“Haz,
alzati, ti abbiamo preparato la colazione!”, lo esorta Louis. “La
colaziooone”, canticchia.
“Veramente
l'ho preparata io. Una
colazione come si deve”, protesta Niall, ancora sul pavimento.
“Che
ci posso fare se io so cucinare solo i pancakes?”, si difende
Louis. “Harry li ha provati! Com' erano i miei pancakes, Harry?”.
Harry
grugnisce, ma ormai è inutile provare a rimettersi a dormire.
“Mh-buoni”,
biascica, mettendosi seduto.
“Finalmente!”,
ulula Louis, mollando la chitarra a Liam e inginocchiandosi al fianco
di Harry. Gli prende la testa fra le mani e gli stampa un bacio umido
sulla guancia.
“Ti
hanno dopato, stamattina?”, domanda Harry, liberandosi dal giogo
delle coperte.
Louis
scuote il capo con veemenza.
“No,
sono felice! Il sole splende e gli uccellini cinguettano-”.
“Lo
facevano anche ieri, se è per questo”, lo interrompe Harry, mentre
Niall fa un qualche commento su Biancaneve.
“Sì,
ma ieri ero troppo distratto”, replica Louis, laconico.
Harry
solleva un sopracciglio, poi si ricorda dell'imbarazzante risveglio
del giorno prima e arrossisce.
“Non
mi riferivo a quello,
pervertito!”, esclama Louis.
“Cos'è
quello?”, domanda
Liam, inascoltato.
“E
a cosa ti riferivi, allora?”, chiede Harry, ancora paonazzo.
Louis
lo fissa.
“Lascia
perdere”, taglia corto, scendendo dal letto.
“Adesso
possiamo andare a mangiare?”, prega Niall, già sulla porta.
Harry
si alza dal letto e senza che se lo aspetti Liam gli balza addosso,
rischiando di farli ruzzolare per terra entrambi. Harry se lo carica
sulle spalle fino alla cucina.
Zayn
è già al tavolo che mangia.
“Potevi
aspettarci, eh?”, lo rimbecca Louis.
“E
voi potevate non-svegliarmi!”, ribatte Zayn, addentando una
salsiccia.
“Che
lagna che sei”, lo prende in giro Niall, rubandogli una fetta di
pancetta dal piatto. Zayn prova a fermarlo con una forchettata sulla
mano.
“Ehi,
ho cucinato io! É
mia di diritto!”.
Harry
sente lo stomaco brontolare, perciò decide di servirsi da mangiare.
“Non
puoi metterti qualcosa addosso?”, gli dice Louis.
Harry
si rende conto di essere in mutande, ma questa è la sua mise
abituale quando dorme.
“Perchè?
Ti da fastidio?”.
Louis
lascia scorrere lo sguardo sul petto e sull'addome di Harry.
“Sì”,
conclude, dopo questa ispezione.
“Come
se non mi avessi già visto nudo!”.
Liam
si strozza con le uova, Zayn solleva lo sguardo dal piatto e Niall
scuote la testa, assottigliando gli occhi con sospetto.
“Voi
due non ce la raccontate giusta”, osserva.
Un
rossore si diffonde sulle guance di Louis.
“E
anche se fosse?”, replica, piccato.
“In
realtà sarebbe abbastanza figo”, commenta Niall, riprendendo a
mangiare.
“Cosa?”,
domanda Harry, con una punta di panico nella voce. Louis si volta a
guardarlo, leggermente turbato.
“Se
voi due...”, Niall lascia la frase in sospeso.
“É
vero”, interviene Zayn, masticando. “Non ho mai avuto due amici
così”.
“Così
come?”,
gli fa eco Louis, aspro.
“Così
deficienti.
Non ho mai avuto due amici così deficienti, ti va bene?”.
Louis
scoppia a ridere, sollevato, coprendosi la bocca con una mano.
“Sareste
carini”, continua Niall.
“Già”,
asserisce Zayn. “Liam, tu che dici?”.
Liam
si stringe nelle spalle.
“Io
dico che li stiamo mettendo in imbarazzo”.
“Oh,
qualcuno che ragiona”, commenta Harry, sedendosi finalmente a
mangiare. Louis gli lancia uno sguardo che Harry non riesce a
interpretare.
“Io
approvo Larry”,
dice a un certo punto Niall.
“Chi
è Larry, di grazia?”, chiede Zayn, perplesso, guardandosi intorno.
“Larry è la contrazione di Louis e
Harry, no?”, replica Niall, ovvio.
Zayn
picchia la testa contro il tavolo, ridendo.
“Quanto
tempo chi hai messo a inventarti questa cazzata?”.
Niall
gli molla un calcio da sotto il tavolo.
“É
un nome bellissimo! Non è vero?” domanda, rivolgendosi agli
interessati.
Harry
si sforza di non ridere, pur considerando la trovata piuttosto
geniale.
“Certo,
chiameremo così nostro figlio”, scherza.
“Veramente
io volevo una bambina!”, protesta Louis, facendo finta di
imbronciarsi.
Harry
scoppia a ridere.
“Va
bene, adotteremo prima una bambina e la chiameremo come pare a te-”.
“Darcy”,
lo interrompe Louis.
“Ok,
vada per Darcy. E poi prenderemo un bambino e lo chiameremo Larry.
Ok, amore?”.
Harry
riesce chiaramente a distinguere le spalle di Louis irrigidirsi e si
domanda se abbia detto qualcosa che non vada.
“Abbiamo
finito di speculare sulla vita matrimoniale di Harry e Louis?”,
domanda Liam, togliendoli dall'imbarazzo.
*
La
splendida giornata di sole ha lasciato il posto a una pioggia fitta.
“E
ora cosa facciamo?”, si chiede Niall, col naso incollato alla
finestra.
“Io
mi rimetterei a dormire”, afferma Zayn, a testa in giù sul divano.
“Io
volevo fare un altro bagno in piscina!”, piagnucola Niall.
“Accomodati”,
replica Zayn.
“Preparo
del tè, se volete”, si offre Harry.
“Perché
non beviamo le ultime cose rimaste?”, rilancia Niall.
“No,
Robin ci viene a prendere dopo cena e non mi sembra opportuno farci
trovare ubriachi”, lo gela Harry.
Niall
sbuffa.
“Potremmo
fare un gioco”, propone Louis.
“Per
favore non fatelo scegliere a Zayn”, implora Liam.
“Mi
sembrava fosse abbastanza chiaro che io mi addormenterò”, dice
quest'ultimo. Louis gli lancia il cuscino della poltrona dove è
seduto.
“Per
che cos'era quello?”, si lamenta Zayn.
“Perché
sei un asociale, ecco perchè”.
“Perché
non giochiamo a Cinque cose che vi portereste
su un'isola deserta?”, suggerisce Niall.
“Amico,
non sono sicuro che esista un gioco con quel nome”, replica Louis.
Niall
lo guarda di sbieco.
“É
quello dove dobbiamo
scegliere cinque cose che ci porteremmo su un'isola deserta”,
spiega Niall.
“Ma non mi dire!”, lo prende in giro Louis.
“Per
me va bene”, acconsente Harry che sta cominciando ad annoiarsi e a
valutare l'idea di Zayn di farsi una bella dormita.
“Anche
per me”, si aggiunge Liam. “Zayn?”.
Zayn
fa cenno di sì con la testa, poi si mette seduto per fare spazio a
Niall sul divano. Harry decide di accomodarsi ai piedi della poltrona di Louis. Quest'ultimo apre le
gambe e Harry ci si accoccola in mezzo.
“Sembra
un gioco parecchio innocente dopo Non ho mai”, osserva.
“Tu
non vuoi farci bere!”, ribatte Niall.
“Non
tutto deve ruotare per forza intorno all'alcool”, gli fa notare
Harry.
“Sì,
se sei nato in Irlanda!”.
Gli altri scoppiano a ridere.
“Posso
cominciare io?”, domanda Zayn, sbadigliando.
“Vai
pure”, lo esorta Niall, dandogli di gomito.
“Allora”,
Zayn si gratta il mento, “io in valigia metterei-”.
“Non
ce l'hai la valigia”, interviene Louis, “quello è un altro
gioco”.
Zayn
lo zittisce con un cenno della mano.
“Dicevo,
io mi porterei una canna da pesca - per prendere i pesci, no? - un
blocco da disegno, le sigarette e un accendino, così ci accendo pure
il fuoco”.
“Ne
manca una”, osserva Liam.
“Ok,
mi porto uno specchio”.
Niall
scoppia a ridere.
“Che
te ne fai di uno specchio su un'isola deserta?”.
“Mi
specchio, forse?”.
“Ti
faccio notare che è un'isola deserta,
non ci sono ragazze in giro, eh”.
“Lo
faccio per me stesso”.
“Vanitoso”,
borbotta Louis, beccandosi un'occhiataccia.
“E
tu Nialler, che ti porteresti?”, continua Zayn. “La tua chitarra,
tanto per cominciare, no?”.
Niall
annuisce.
“Ovvio!
Quella, delle corde di ricambio, un congelatore-”.
“Un
congelatore?”, domanda Liam, perplesso.
“Certo,
per conservarci il cibo”, spiega Niall, “così non va a male!”.
“Quale
cibo?”, chiede Harry, mentre Liam si interroga fra sé e sè su
dove Niall debba attaccare
il congelatore.
“Quello
che metterò dentro il congelatore!”, replica Niall, ovvio.
“Allora
sei già a tre cose”, tiene il conto Zayn.
Niall
gli lancia uno sguardo annoiato.
“Quanto
sei fiscale!”, si lamenta. “Ok, me ne mancano due. Vediamo...”.
“Entro
stasera”, lo esorta Zayn, scuotendolo per una spalla.
“Ok,
una bottiglia di rum-”
“Fifteen
man on a dead man chest yo ho ho and a bottle of rum”,
canticchia Louis.
“Esatto!”,
esclama Niall. “E una torcia”, aggiunge, concludendo la sua
lista.
“Vado
io?”, chiede Liam. Gli altri annuiscono. “Io porterei il mio
iPod, un libro-”.
“Che
libro?”, lo interrompe Harry.
“Un
libro!”, lo zittisce Zayn. “Continua”, intima a Liam.
“Una
scatola di medicinali, una torcia e dell'acqua”, finisce Liam.
“Fin'ora
sei stato quello più pratico”, osserva Harry.
“Devo
viverci sull'isola deserta, no?”, replica Liam.
“Certo,
ma il cibo?”, interviene Niall.
“Lo
caccio”, afferma l'altro ragazzo.
“Uccideresti
degli animaletti indifesi?”, lo prende in giro l'irlandese.
Liam
rimane un attimo interdetto.
“Sempre
meglio che portarmi un congelatore!”, risponde, subito dopo,
scatenando l'ilarità generale.
“Harry,
tocca a te”, dice Niall.
Harry
riflette un attimo, con gli occhi di tutti puntati addosso.
“Io
mi porterei il mio iPod, Harry
Potter-”.
“Sono
sette libri”, gli fa notare Louis.
Harry
sospira.
“Non
posso portarli tutti?”.
“No”,
risponde Niall, secco.
Harry
si prende la testa fra le mani.
“Non
posso scegliere!”.
“Coraggio,
Haz, ce ne sarà uno che ti piace più degli altri”, gli dice
Louis, passandogli le dita tra i capelli.
“Il
Principe Mezzosangue,
credo”, ammette Harry.
“É
anche il mio
preferito!”, esulta Louis, strizzandogli le guance con le dita.
Harry
ridacchia.
“Sì,
ma anche Il Prigioniero di Azkaban
mi piace un sacco”, afferma.
“Certo,
è quello dove conosciamo i Malandrini”, conviene Louis. “E la
Mappa del Malandrino!”.
“Giuro
solennemente di non avere buone intenzioni”,
cita Harry con enfasi.
“Fatto
il misfatto!”, continua Louis.
Harry si volta gongolando e gli da il cinque.
“Non
credo che mi riprenderò mai dalla morte di Sirius”, interviene
Liam, con sguardo mesto.
“E
io da quella di Piton”, aggiunge Niall.
“Perché,
Silente?”, domanda Louis. “É
sempre stato il mio preferito, il buon vecchio Albus”.
“Io
penso di aver pianto di più per la morte di Dobby”, confessa
Harry.
“Hai
pianto di più per un elfo domestico
che per il più grande Preside che
Hogwarts abbia mai conosciuto?”,
esclama Louis, sconcertato.
“Possiamo
tornare a noi?”, li interrompe Zayn, esasperato.
Harry
gli lancia uno sguardo di scuse.
“Ok”,
acconsente. “Allora, io porto l'iPod, Il Principe
Mezzosangue, Il
Prigioniero di Azkaban, un
bloc-notes e una penna”.
“Mi
spiace dirti che morirai di sicuro”, lo informa Zayn. “Tocca a
te, Lou”.
Louis
si picchietta il naso con un dito.
“Io
porterei”, inizia, “una confezione di marshmallow, una foto della
mia famiglia, un pallone - magari poi lo chiamo Wilson - un
coltellino svizzero e Harry”.
“Potter?”,
domanda Zayn, con sguardo annoiato.
“No,
Styles”.
Harry
ha un tuffo al cuore. Come salta in mente a Louis di dire certe cose?
“Harry
è una persona, non una cosa”, gli fa notare Niall.
“E
io me lo voglio portare lo stesso”, afferma Louis, ostinato. “Ci
verresti con me su un'isola deserta, Haz?”.
Harry
ruota la testa per guardarlo in faccia e si aspetta che ci sia
un'espressione divertita sul suo volto, ma Louis è serio, quasi
glielo stesse proponendo davvero di andar via con lui e vivere da
naufraghi. Harry piega gli angoli della bocca e annuisce.
“Certo
che ci verrei”, risponde e scopre di intenderlo veramente.
Louis
si illumina e gli da un colpetto sul naso.
“Perfetto”.
Dopo
aver giocato al Gioco delle venti domande ed essere pure riusciti a
litigare, fuori non ha ancora smesso di piovere. Harry si alza in
piedi e si stiracchia.
“Vado
fuori”, annuncia.
“A
fare?”, domanda Niall.
Harry
fa spallucce.
“Mi
piace la pioggia”, spiega prima di aprire la porta e uscire.
Il
temporale di prima si è diradato, ma goccioloni si infrangono ancora
rumorosi per terra. Harry alza la testa per accoglierli sul suo volto
e spalanca le braccia. Gli piace il suono della pioggia e l'odore che
lascia sulle cose e come gli ferisce il volto.
Una
mano si poggia sul suo fianco. Louis.
Harry non aveva alcun dubbio.
“Ti
piace venirmi sempre dietro?”, domanda, allegramente.
Louis
rimane in silenzio a guardarlo per qualche secondo, mentre la pioggia
scivola sul suo viso e lo obbliga a socchiudere gli occhi.
“Evidentemente
sì”, ammette. “Se ti do fastidio me ne vado”.
Harry
lo afferra per la manica del maglione e le sue dita sfiorano la mano
dell'altro.
“Non
andare”, lo implora. Louis sorride e incrocia le braccia sul petto.
“Hai
mai assaggiato la pioggia?”, domanda Harry, leccandosi le labbra.
Louis segue il passaggio della lingua sulla sua bocca e scuote il
capo.
“Prova,
ha un buon sapore”, lo invita Harry, ghignando come un bambino.
Louis
tira fuori la lingua e lascia che la pioggia ci cada sopra.
“É
dolce”, osserva.
Harry
ride.
“Visto,
che ti dicevo?”.
Louis
allunga una mano a sfiorargli i ricci, ormai fradici.
“E
tu hai mai baciato qualcuno sotto la pioggia?”, domanda,
incrociando il suo sguardo.
Harry
fa cenno di no con la testa.
“C'è
qualcosa di speciale nel baciare qualcuno sotto la pioggia?”,
chiede, incuriosito.
“Ti
direi di sì, ma non l'ho mai fatto, quindi non lo so”, ammette
l'altro ragazzo.
Harry
distoglie lo sguardo.
“Questo
sarebbe un momento perfetto. Per baciare qualcuno. Sotto la pioggia”,
dice, senza valutare le implicazioni della sua affermazione.
“Sì?”,
domanda Louis, con un filo di voce.
Harry
annuisce.
“La
pioggia è così bella, così romantica, non capisco come qualcuno
possa odia-”.
Louis
gli sfiora il mento con una dito e lo costringe a voltarsi. Harry lo
guarda confuso. Louis si solleva sulle punte e avvicina il volto al
suo. Harry spalanca gli occhi, ma non si sposta. E questa volta è
sicuro di non
immaginarsi nulla.
“Sei
ancora in tempo per fermarmi”, mormora Louis. Harry non riesce a
muoversi, non vuole
muoversi. Sbatte le ciglia, dando all'altro ragazzo un muto assenso.
Louis chiude gli occhi e sfiora le sue labbra con le proprie.
ANGOLINO:
Le canzoni che canta Louis all'inizio del capitolo sono tratte dal musical Hair. Si tratta rispettivamente di Let the Sunshine In e Good Morning Starshine. Lasciatemi sognare che a Louis piaccia Hair come piace a me, ok? Poi più avanti canticchia anche Dead Man's Chest nella versione de I Pirati dei Caraibi.
Probabilmente non potrò aggiornare fino ai primi di Gennaio,
perciò vi auguro Buon Natale e Buon Anno! Spero che questo
capitolo vi basti come regalo!
A presto!
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Capitolo 17 *** Falling slowly ***
larry 17
“Scusami
per ieri, non volevo metterti in imbarazzo. Volevo fare un
esperimento, visto che nessuno dei due aveva mai baciato qualcuno
sotto la pioggia. Ci vediamo a scuola. x”
Questo
è l'sms che Louis invia a Harry la mattina dopo. Il giorno
precedente, dopo il suo “esperimento”, Louis è scappato in casa
e non gli ha rivolto la parola per tutto il resto del tempo.
Grazie,
Louis Tomlinson, per fottermi il cervello e poi lavartene le mani,
vorrebbe rispondere Harry. Invece, decide di ignorare il messaggio
dell'altro ragazzo e fare finta che non sia successo nulla,
assecondando l'atteggiamento di Louis.
Harry
è abituato alla sua imprevedibilità e può affermare di conoscerlo
abbastanza bene da aver capito ormai come è fatto: è impulsivo,
testardo e spesso non pensa alle conseguenze delle sue azioni. In più
è soggetto a cambiamenti d'umore repentini che se fosse una donna
Harry la definirebbe sicuramente isterica.
A
volte Harry preferirebbe che Louis fosse meno Louis e più un
quasi-diciottenne con la testa sulle spalle, così si eviterebbero
certe situazioni imbarazzanti. E nei giorni passati al
bungalow ce ne sono state parecchie di situazioni imbarazzanti, metà
delle quali Harry però non si sente di rinnegare. Eccetto il bacio.
Forse.
Ci
sono pensieri che Harry non vuole pensare, sensazioni che non vuole
sentire e sentimenti che non vuole provare; e quando Harry non
vuole una cosa, non la ottiene. Ha un'abilità particolare
nello stipare tutto ciò che si rifiuta di elaborare nei recessi
reconditi della sua mente.
Per
questo si comporterà normalmente con Louis. A tutti i costi.
*
Riprendere
la solita routine scuola-casa-compiti è un po' faticoso per Harry,
dopo una settimana di dormite della grossa alla mattina e cazzeggio a
oltranza il pomeriggio.
La
sveglia alle sette è un vero e proprio incubo e il lunedì rischia
quasi di saltare scuola, se non fosse che sua madre viene a buttarlo
giù dal letto. In
classe non riesce a tenere gli occhi aperti e la storia si ripete
anche per i due giorni successivi.
Mercoledì
pomeriggio, dopo le lezioni, vede i ragazzi per provare la loro
canzone, dal momento che si erano quasi dimenticati di avere una
canzone da cantare per l'incontro del glee club del giovedì.
Louis
è quello di sempre, non menziona il bacio né l'sms riparatore. E a
Harry va benissimo così.
Che
Louis l'abbia baciato per sperimentare, per metterlo a disagio o
perfino per fargli un favore poco importa. Ormai è acqua passata. O
dovrebbe esserlo. Harry, a volte, la notte, si sente ancora pizzicare
le labbra e quasi gli sembra di sentire il sapore della pioggia e
l'odore dei capelli bagnati di Louis, che è quello del suo shampoo.
E se si mette a ricordare, proprio forte, con gli occhi chiusi e
tutto il resto, può sentire ancora la pressione della mano di Louis
sul suo fianco e l'espressione sul suo volto un attimo prima di
baciarlo.
Harry
non sa perché indugi in questi ricordi, la sua politica di rimuovere
qualsiasi pensiero lo disturbi non gli permette di scoprirlo. Quando
le parole cotta e Louis vengono ad accostarsi per caso
nella sua mente lui le ricaccia indietro, tossicchiando imbarazzato,
come se qualcuno potesse leggergli nei pensieri.
Non
che Louis abbia sconvolto le sue certezze sulla vita, l'universo e
tutto quanto. Harry non ha mai
fatto troppo affidamento su queste cose.
Quello
che Harry non sopporta è che lo si tratti con menefreghismo senza
preoccuparsi delle conseguenze sulla sua psiche, lasciandolo preda
delle paranoie. Ed è quello che Louis ha fatto.
Se
si mette ad analizzare ogni singolo momento passato con l'altro
ragazzo - e Harry ha qualche volta ceduto alla tentazione nonostante
le mille barriere mentali autoimpostesi - si rende conto che
l'atteggiamento di Louis è sempre stato ambiguo
nei suoi confronti. E Harry lo odia. Odia questa tendenza di Louis a
prendersi gioco di lui, della sua ingenuità, della sua
disponibilità, della sua bontà, perfino. Louis è uno a cui piace
scoprire le debolezze altrui per trarne diletto.
Ma
Harry è sicuro che l'altro ragazzo gli voglia almeno un po' di bene,
altrimenti non si spiegherebbero le cose che ha fatto per lui, il
tatuaggio, la sua insistenza nel volerlo vedere sorridere, i
complimenti dopo le sue esibizioni, gli abbracci, tenergli la mano e
cantargli nell'orecchio quando erano ubriachi e quello sguardo
un attimo prima di baciarlo-
Harry
si picchia la fronte con una mano. Sta pensando, realmente
pensando - non sfiorando distrattamente i pensieri che si susseguono
nella sua mente, accantonando quelli poco piacevoli - durante
l'ultima lezione prima dell'incontro del glee club.
Si
sforza di seguire la spiegazione dell'insegnante e quando suona la
campana poco ci manca che si alzi in piedi ad esultare. Invece,
si trascina con Ed fino all'aula musica dove, sentendosi
particolarmente altruista e forse anche un po' stanco di sentire le
lagne del suo amico, decide di sedersi a due sedie di distanza da
quella di Alice, lasciando la sedia in mezzo libera per Ed.
Quest'ultimo gli lancia uno sguardo che definire truce sarebbe
limitativo e Harry gli sorride sornione. Ed si costringe a prendere
posto e biascica un saluto imbarazzato all'indirizzo della ragazza.
Alice sembra illuminarsi. Harry nasconde la propria risata nella
manica del maglione quando Ed prova ad attaccare discorso.
Uno
dopo l'altro, i suoi compagni arrivano. Zayn, con Perrie al seguito,
si lascia cadere sulla sedia accanto alla sua e gli passa un braccio
attorno alle spalle.
“Visto
che Liam non te lo dirà perché si vergogna, te lo dico io”, gli
sussurra.
Harry
gli lancia uno sguardo interrogativo.
“La
famosa uscita a quattro si farà domani”.
Harry
è genuinamente contento per il suo amico.
“Dov'è
lui, adesso?”, domanda, non vedendo Liam da nessuna parte.
“Con
Louis, a definire i dettagli”.
Il
nome dell'altro ragazzo gli fa agitare qualcosa nello stomaco e Harry
non può impedirselo.
“Questa
storia deve finire”, borbotta.
Zayn
lo guarda come se fosse impazzito.
“Ma
se non è neanche iniziata?”.
Harry
spalanca la bocca e non può credere di averlo detto
davvero ad alta voce.
“No,
non parlavo di Liam. Ero pensieroso, scusami”, si giustifica.
Zayn
scuote il capo, compassionevole.
“Hai
mai sentito parlare del filtro cervello-bocca?”.
Harry
ride. Proprio in quel momento Louis e Liam fanno il loro ingresso in
aula. Liam è preda di un'eccitazione che riesce a controllare a malapena e Louis gli
sorride affettuoso. Poi incontra il suo sguardo e la sua espressione
cambia ma Harry non saprebbe definire come. Liam e Louis prendono
posto dietro lui e Zayn.
Poco
dopo, Savan fa il suo ingresso in aula.
“Ragazzi
miei, ho importanti novità per voi”, esordisce, facendo poi una
pausa ad effetto.
Un
brusìo curioso si diffonde per tutta l'aula.
“Non
ci tenga sulle spine!”, lo incita Niall.
Savan
fa un sorrisetto divertito, come uno che se la sta godendo.
“Prima
voglio ascoltare cosa avete preparato durante la vostra settimana di
vacanza”, afferma.
L'eccitazione
in aula non si è sopita, ma nessuno mette in discussione la
decisione del professore.
Il
primo a farsi avanti è Josh, che ha preparato un
virtuosismo per batteria più che una vera e propria canzone. Savan
sembra indeciso se applaudirlo o rimproverarlo.
Poi
è il turno di Ed, che non ha potuto fare a meno di portare una
canzone di Damien Rice. Ed è una di quelle che piacciono anche a
Harry, una di quelle che ci manca poco che ti strappino l'anima - I
remember - e il suo amico spacca,
cantando sia la parte femminile che quella maschile, in una versione
schizofrenica di se stesso. Harry è felice nel constatare che Ed
abbia avuto il coraggio di guardare direttamente Alice per quasi
tutto il tempo.
Perrie
e Alice si esibiscono in un duetto. Zayn gongola per tutto il tempo e
sembra quasi che debba mettersi a urlare “quella è la
mia ragazza!”, mentre Ed è
così preso dall'esibizione che Harry giura di aver visto il
luccichìo di una lacrima sul suo volto, alla fine.
Finalmente
tocca ai Fab Five,
come Zayn li ha voluti ribattezzare, visto che la parte
migliore dei One Direction era
troppo poco lusinghiero nei confronti degli altri ragazzi. Harry non
si sente molto a suo agio con questo soprannome e teme che John
Lennon e George Harrison si rivoltino nella tomba, mentre Paul
McCartney e Ringo Starr lancino contro di loro improperi nel sonno.
Harry
inizia a cantare la sua parte e freme al pensiero di quando cederà
il passo a Louis.
“Someone
like you and all you know and how you speak”,
canta Louis, guardandolo con la coda dell'occhio e Harry sente di
nuovo lo stomaco attorcigliarsi e perde la concentrazione e alla fine
quasi si dimentica che tocchi di nuovo a lui.
Savan
applaude entusiasticamente.
“Mi
piacete voi cinque!”, esclama, facendo loro l'occhiolino. “Adesso
rimettetevi a sedere che devo parlarvi”.
Il
professore si sfrega le mani.
“Sapete
che a Febbraio si terranno i Campionati Regionali di Canto Corale”,
inizia.
Chi
lo sapeva annuisce con convinzione, chi non lo sapeva ha
un'espressione perplessa. Tutti comunque attendono che Savan
continui.
“Ora,
per essere ammessi alle Regionali è necessario inviare un video di
un'esibizione di gruppo. La scadenza è prevista per la terza
settimana di Novembre, quindi abbiamo poco più di due settimane per decidere cosa
cantare, girare il video e inviarlo. I primi sei gruppi selezionati
potranno partecipare. Fatevi venire un'idea nei prossimi giorni così
ci possiamo mettere al lavoro”.
Savan
finisce il suo discorso e li osserva, per saggiarne le reazioni.
Entusiasmo e preoccupazione si possono leggere sui volti di tutti.
Qualcuno ha qualche dubbio, qualche altro non ha capito bene i vari
passaggi.
Il
professore riprende a parlare.
“Non
serve che vi dica che dovrete muovere un po' i vostri sederi, e con
questo intendo ballare.
Almeno un po'”.
A
questo punto si levano alcune esclamazioni contrariate. Zayn si agita
a fianco a Harry, Ed sospira. Harry non è sicuro di essere tanto
entusiasta della cosa anche lui.
Savan
mette tutti a tacere con un gesto della mano.
“Se
non siete capaci fatevi insegnare e se fate proprio schifo io
proporrei di accettare nel nostro glee club qualche ballerino”.
“Liam
conosce una ballerina”, afferma Zayn, beccandosi uno scappellotto
da parte dell'altro ragazzo.
“E
allora che ce la presenti”, dice Savan.
“E
se non sa cantare?”, domanda timidamente Liam.
“Non
serve che sappia cantare. Serve che faccia scena.
E questo conta parecchio sul palco”.
Savan
si dirige verso la lavagna e comincia a scrivere.
“Mandatemi
le vostre proposte per la canzone via e-mail. Le valuterò e martedì
prossimo decidiamo tutti insieme. E sì, dalla settimana prossima ci
incontreremo due
volte. Tutto chiaro?”.
ANGOLINO:
Perdonatemi
se vi ho fatto attendere tanto e soprattutto se questo capitolo vi ha
deluso! Anche se tra Harry e Louis nell'immediato poco è
cambiato qualcosa si è mosso, no?
Comunque,
le regole per l'ammissione alle Regionali me le sono inventate e
sì, ho saltato a piè pari le Provinciali (in
realtà non ho proprio idea di come funzionino le cose in
Inghilterra nella gare di questo genere).
Per il prossimo aggiornamento non dovrete aspettare tanto come l'ultima volta, giuro. A presto!
|
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Capitolo 18 *** For you I'd bleed myself dry ***
larry 18
Qualcosa
è cambiato a scuola: Stan e i suoi amici hanno ripreso a lanciare
occhiatacce a Harry lungo i corridoi, a prenderlo in giro ogni volta
che è a portata d'orecchio e a minacciarlo di fargli fare un
altro tour nell'immondizia.
Sembra
che l'immunità assicuratagli dall'amicizia con Louis non sia più
valida. Harry si chiede dove deve fare domanda per rinnovarla.
Lunedì
Harry ha sonno è stanco ed è affamato. Perciò dopo le lezioni si
fionda a mensa per mettersi in fila affiancato da Ed, che squittisce
perché Alice ha accettato la sua richiesta di amicizia su Facebook.
“A
cosa ti serve averla amica su Facebook se puoi fartela amica nelle
vita reale?”, domanda Harry.
“Ma
Facebook è la vita reale”, protesta Ed, beccandosi uno
sguardo di traverso dall'altro ragazzo.
“Ok,
lo ammetto, sono un impedito e al glee club riesco a malapena a
rivolgerle la parola”, confessa Ed.
“Non
l'avrei mai detto”, commenta Harry, scalando di un posto nella
fila. La meta si avvicina e Harry pregusta il momento in cui gli
verrà servito da mangiare e potrà finalmente sedersi e riempirsi la
pancia.
“Secondo
te cosa dovrei fare?”.
“E
lo chiedi a me?”.
“A
chi dovrei chiederlo? Sei il mio migliore amico!”.
“Non
lo so, Ed. Prova ad attaccare bottone con lei, falle un complimento,
mandale dei fiori. Non ne ho idea”.
Ed
sbuffa e lo spinge in avanti perché la fila avanza.
“Non
sai darmi dei consigli migliori?”.
Harry
sospira, frustrato.
“Ma
se c'ho scritto sfigato in fronte che consigli dovrei darti?”.
Qualcuno
accanto a lui scoppia in una sonora risata. Harry scopre con orrore
che si tratta di Stan, che ha da poco finito di ordinare e ha fatto in
tempo ad ascoltare la sua uscita infelice. Nel frattempo è giunto il
suo turno di farsi servire e Harry allunga al cuoco il suo vassoio,
cercando di ignorare l'altro ragazzo, che non vuole smettere di
ridere.
“Cosa
ti do?”, domanda l'uomo oltre il bancone. Harry è distratto da
Stan che sta bisbigliando all'orecchio di un suo amico, indicandolo
col dito. Harry gli ringhia contro.
“Styles,
esci gli artigli adesso?”.
Harry
non lo degna di una risposta e ordina il suo pasto.
“Rispondere
è cortesia”, lo provoca Stan.
“Cosa
dovrei risponderti, razza di coglione montato?”, reagisce Harry,
non riuscendo più a trattenersi.
L'espressione
di Stan si indurisce.
“Scusa,
puoi ripetere?”, lo minaccia.
Harry
rovescia gli occhi all'indietro e prova a mordersi la lingua, ma la
voglia di dirgliene quattro è troppo forte e lo fa diventare audace.
“Certo
e apri bene le orecchie questa volta”, inizia Harry, mentre Ed lo
tira per un gomito. “Ho detto che sei un coglione montato.
Capito?”.
Stan
stringe i pugni e fa un passo avanti.
“Vuoi
assaggiare i miei pugni, Styles?”.
Harry
scoppia a ridere, buttando la testa all'indietro.
“Da
quale film americano di serie B sei uscito?”.
Gli
studenti a portata d'orecchio scoppiano a ridere e perfino l'amico di
Stan emette uno sbuffo di risata. Stan si guarda intorno, umiliato,
poi riporta la sua attenzione su Harry.
“Questa
me la paghi”, gli soffia contro.
Harry
che ormai ha preso coraggio - cosa può fargli Stan
davanti a tutti? -, allarga le braccia come un invito a provarci
a mettergli le mani addosso, qui e adesso.
Stan
sembra accettare l'invito. Si slancia in avanti e, tenendo il proprio
vassoio con una mano, afferra Harry per la collottola.
“Mi
stai sfidando?”.
“Una
specie”, replica Harry, guardandolo dall'alto in basso, forte dei
suoi centimetri in più di altezza.
“Lascialo
stare, Stan”, ordina una voce, perentoria.
Harry
non aveva idea che Louis fosse nei paraggi ma lui non può farsi
salvare anche questa volta, neanche fosse una damigella in
difficoltà.
“Lou,
ce la faccio da solo”, gli dice, mettendo una mano avanti per
fermarlo dal fare qualunque altra mossa.
“Lou”,
lo motteggia Stan, “ce la fa da solo a farsi spaccare la
faccia”.
Louis
fa un passo avanti con un'espressione omicida sul volto.
“Ti
ho detto di lasciarlo andare”, ringhia.
Stan
getta uno sguardo intorno per verificare quanto pubblico abbia il suo
spettacolino. In effetti un po' di gente si è fermata ad assistere,
ma nessuno sembra intenzionato a fare nulla se non godersi la
messinscena. Harry si domanda che faccia abbia Ed e quanto sia
terrorizzato.
“Altrimenti
che fai? Non sono più nella squadra, non mi puoi più ricattare”.
Louis
stringe i pugni e Harry può chiaramente leggere la frustrazione nei
suoi occhi.
“Se
non andassi così male a scuola forse non ti avrebbero buttato fuori
dalla squadra”, osserva arditamente, come se la sua integrità non
fosse letteralmente nelle mani dell'altro ragazzo.
Stan
emette un suono strozzato, tra la rabbia e l'indignazione, e lo
strattona violentemente. Harry non può impedirsi di gemere, colto
alla sprovvista.
Louis
sembra non vederci più: con un colpo di mano fa volare il vassoio
dell'altro ragazzo e lo afferra per il collo, obbligandolo a mollare
la presa su Harry.
Harry
non capisce bene cosa accada nei minuti successivi, vede solo Stan e
Louis accapigliarsi sul pavimento e sente qualcuno urlare, fino a che
non interviene una professoressa, ordinando ai due litiganti di
recarsi immediatamente in presidenza.
*
Harry
aspetta Louis fuori dall'ufficio del Preside, in parte perché si
sente in colpa e in parte perché vuole vedere in che condizioni si
trovi l'altro ragazzo.
Dopo
qualche minuto d'attesa Stan e Louis escono. Stan lo supera senza
degnarlo di uno sguardo, mentre Louis si ferma davanti a lui, uno
sguardo interrogativo sul volto. Ha un taglio sullo zigomo, il labbro
inferiore spaccato, la maglia strappata sul collo e un'espressione
mesta sul volto.
“Che
ci fai qui?”, domanda.
“Ti
ha conciato proprio male”, osserva Harry, allungando una mano a
sfiorargli lo zigomo. Louis si scosta, dolorante.
“Vorrei
dirti che Stan era messo peggio ma sarebbe una bugia”, replica.
Harry
sghignazza.
“Ridi
delle mie sventure?”.
“Mi
dispiace”, afferma sinceramente Harry.
“Non
è colpa tua”, dice Louis, facendo spallucce.
“Non
devi sempre mettermi in salvo come se fossi la tua principessa”,
gli fa notare Harry.
“Ma
tu sei la mia principessa”, ribatte Louis, accarezzandogli
la testa.
Harry
comincia a trovare fastidiosa quella sensazione allo stomaco.
“Che
ne dici di venire a casa mia per rimetterti in sesto? A meno che non vuoi che ti accompagni in infermeria”, propone,
per togliersi d'impaccio.
“In
realtà dovrei vedere El perché quando ha saputo che ero stato
spedito in presidenza ha dato di matto”, replica Louis.
Harry
si sforza di non fare un'espressione dispiaciuta.
“Ma
sai che ti dico? Vengo volentieri da te, El la vedrò stasera”, continua
Louis.
Stavolta
Harry deve sforzarsi per non sembrare troppo entusiasta.
“Cerchiamo
di nasconderti alla vista di mia madre sennò vorrà sapere cosa ti è
successo”.
“Peccato,
volevo proprio rincontrarla. Mi piace”.
Harry
ridacchia e lo trascina per un braccio fuori dalla scuola, poco
importa se perderà delle lezioni.
Tuttavia non può fare a meno di pensare che Louis abbia una pessima influenza su di lui e ancor di più sul suo rendimento scolastico.
*
Lungo
il tragitto in autobus Louis è stato piuttosto silenzioso. Con la
testa poggiata sul finestrino e gli occhi socchiusi, ha passato tutto
il tempo a guardarlo e a sorridergli di tanto in tanto. Harry si è
visto costretto a spostare lo sguardo fuori dal finestrino più
volte, per combattere l'istinto di sorridergli stupidamente di
rimando.
Arrivati
alla fermata, Harry scende giù con un balzo. Louis è subito dietro
di lui e gli mette un braccio intorno alle spalle.
“Non
ti ho più chiesto cosa ti ha detto il Preside”, osserva Harry,
cingendogli la vita con un braccio.
“Che
ho fatto bene e che anzi dovevo picchiare più forte”, replica
Louis.
Harry
scoppia a ridere.
“Cosa
vuoi che mi abbia detto, Haz? Mi ha sospeso per due giorni”.
“Scusami”,
dice Harry, abbassando il capo.
Louis
gli sfiora il mento con due dita e lo obbliga ad alzare la testa. A
Harry ricorda troppo un certo momento che non dovrebbe
ricordare.
“Ti
ho già detto che non è colpa tua. Semmai è colpa di quel
grandissimo coglione”.
“Sembra
che tu lo odii più di quanto lui odii me”.
Louis
si rabbuia.
“Non
lo sopporto”.
“Come
mai?”.
“Prima
eravamo amici. Anzi, è stata la persona più vicina a un migliore
amico che abbia mai avuto”.
“E
poi?”.
Louis
si stringe nelle spalle.
“Poi
è stato stronzo”.
Harry
ridacchia.
“Ti
ha rubato la fidanzata, per caso?”.
Louis
si irrigidisce. Harry rallenta il passo.
“Ti
ha davvero rubato la fidanzata?”.
Louis
gli pizzica una spalla.
“Non
dire stupidaggini”.
“Non
vuoi dirmelo, ho capito”.
Louis
si ferma. Harry realizza che stavano praticamente camminando
abbracciati e molla la presa sull'altro ragazzo.
“Diciamo
che non è stato al mio fianco quando avevo più bisogno di lui. Non
è questa casa tua?”.
Harry
annuisce e anche se vorrebbe continuare il discorso devono entrare in
casa. Una volta dentro salgono
di soppiatto le scale e sgusciano silenziosamente in camera sua.
Harry
molla lo zaino sul letto, mentre Louis intraprende un tour della sua
stanza.
“Hai
la bacchetta di Piton!”, esclama, a un certo punto.
Harry
gongola.
“Posso
toccarla?”, domanda l'altro ragazzo, accarezzandola con gli occhi.
Harry
di solito è molto geloso delle sue cose, soprattutto se hanno a che
fare con Harry Potter, ma non gli importa se è Louis a
toccarle, non gli da alcun fastidio, Louis ha delle mani così
delicate e un tocco così gentile. Quest'ultimo pensiero lo fa
arrossire.
“Prendi
pure”, dice, sperando che l'altro ragazzo non noti il suo
improvviso e apparentemente ingiustificato imbarazzo.
Louis
afferra la bacchetta, con esitazione, continuando a cercare la sua
approvazione.
Harry
annuisce, incoraggiante. L'altro ragazzo muove il polso, facendo
roteare la bacchetta, poi la punta contro di lui.
“Expelliarmus!”,
esclama.
Harry
scoppia a ridere.
“Non
funziona se sono già disarmato”, gli fa notare.
Louis
si morde il labbro inferiore.
“Già”,
mormora, picchiettandosi la punta del naso con la bacchetta. Poi la
brandisce di nuovo contro di lui.
“Tarantallegra!”.
Harry
aggrotta le sopracciglia, rimanendo perfettamente immobile.
“Dai,
fammi vedere come balli!”, lo esorta Louis.
Harry
scuote il capo con veemenza.
“Ho
già dato il peggio di me alla tua festa e tu mi hai visto”.
Louis
si rabbuia.
“Sì,
ti ho visto”, osserva, posando la bacchetta.
“Ho
fatto davvero così schifo, allora?”, domanda Harry, notando
l'espressione dell'altro cambiare.
“Abbastanza”,
ammette Louis, tornando a guardarlo. Harry nota che il graffio sul
suo zigomo destro si è riaperto.
“Ti
esce di nuovo sangue”, lo informa.
Louis
fa spallucce.
“Passerà”.
Harry
gli poggia una mano sulla spalla.
“Vado
a prendere qualcosa con cui medicarti”.
“Non
ce n'è bisogno”.
Louis
tampona la ferita con il pollice e poi lecca via il sangue.
“Visto?
Non c'è più niente”.
Harry
si siede sul proprio letto, mentre Louis continua l'ispezione della
sua camera.
“Trovato
qualcos'altro d'interessante?”.
“Hunger
Games, figata”.
“Lo
hai letto anche tu?”.
Louis
annuisce, passando in rassegna gli altri libri sugli scaffali.
“Neil
Gaiman, interessante”.
“Ti
piace?”.
“Ho
letto qualcosa”.
Harry
si stende sul letto, sbadigliando.
“Non
ti addormenterai, adesso?”, domanda Louis. “Mi avevi promesso di
rimettermi in sesto”.
Harry
ridacchia.
“Era
un modo di dire. E poi mi sono già offerto di medicarti le ferite,
ma tu non hai voluto”.
Louis
lo raggiunge sul letto, intimandogli con un cenno della mano di
fargli spazio.
“Volevi
giocare al dottore?”, lo prende in giro, solleticandogli la pancia.
Harry
cerca di allontanare le dita insidiose dell'altro ragazzo, non
riuscendo a trattenersi dal ridere perché Louis ha scoperto un'altra
sua debolezza.
“Smettila,
dai!”, lo implora.
Louis
si fa più vicino e si accoccola contro di lui.
Harry
quasi non si stupisce di non esserne affatto infastidito, d'altra
parte hanno dormito insieme e Louis l'ha pure baciato, cosa potrebbe
metterlo in imbarazzo adesso?
Neanche
a dirlo, Louis affonda la testa nel suo collo e comincia ad
annusarlo.
“Hai
un odore buonissimo”, gli dice, circondandogli la vita con un
braccio.
“Grazie”,
è tutto quello che Harry riesce a rispondere.
“Sul
serio”.
“Ok”.
Quando
Harry comincia a sospettare che l'altro si sia ormai addormentato
ecco che Louis gli stampa un bacio, umido e lento, sul collo,
indugiando sul posto con le sue labbra.
Harry
è scosso da un brivido, così forte e inaspettato che gli fa
arricciare le dita dei piedi.
Louis
soffoca una risata sul suo collo.
“Mi
sa che ho trovato un punto debole”, scherza, posando un altro bacio
sulla sua giugulare.
Harry
vorrebbe chiedergli di smettere, ma teme che Louis lo faccia sul
serio, perciò se ne sta zitto a farsi torturare.
Louis
continua a lasciare tanti piccoli baci sul suo collo e Harry è
sicuro di essere vicino all'autocombustione.
Louis
lo fa apposta, ha capito cosa gli piace e non può farsi sfuggire
questa occasione di farlo sentire a disagio.
Ma
lui deve dimostrargli di essere più forte di così.
“Domani
mi dirai che era un altro esperimento?”, domanda, rimanendo
immobile, perché nonostante la sua protesta non vuole che le labbra
di Louis abbandonino il suo collo.
Per
tutta risposta Louis stringe un lembo della sua pelle tra i denti.
Harry geme di dolore.
“Con
te è tutto un esperimento, Hazza”.
Harry
gli molla un pugno sulla spalla.
“Idiota”.
“Perché
mi stai insultando?”.
“Perché
sei un idiota”.
“Ma
tu lo sai che questo idiota ha avuto la parte di Puck nella recita
scolastica?”.
Harry
piega la testa per guardarlo in faccia.
“Sarebbe?”.
“Shakespeare,
imbecille”, lo ingiuria Louis, dandogli una manata in fronte.
“Shakespeare
che?”, domanda Harry, massaggiandosi la parte lesa.
“Sogno
di una notte di mezz'estate”, ribatte Louis, seccato. “Voi
giovani d'oggi non sapete niente”.
Harry
scoppia a ridere.
“Adesso
mi aspetto un complimenti per la parte, Lou”, dice Louis.
“Complimenti
per la parte, Lou”, gli fa eco Harry.
“Sei
falso come i soldi del Monopoli”, si lamenta Louis, pizzicandogli
il fianco.
Harry
ride, di nuovo.
“Me
l'hai chiesto tu!”, protesta Harry. “E comunque, come farai con
le prove della recita e quelle del glee club e gli allenamenti di
calcio e la scuola?”.
Louis
si stringe nelle spalle.
“Troverò
un modo”.
“Hai
mai pensato di rinunciare a qualche hobby?”.
Louis
scuote il capo.
Harry
sospira.
“Sai
proprio fare tutto, tu”.
“Neanche
tu sei malaccio”.
“
Io so solo cantare”.
“Solo
cantare? Ma ti sei mai ascoltato?”.
Harry
prova un pizzico d'orgoglio alle parole dell'altro ragazzo.
“Ok,
ma a parte questo sono uno sfigato”, rilancia.
“A
me non sembra”, osserva Louis.
“Certo
che no. Per questo Stan mi tormenta e le ragazze non mi degnano di
uno sguardo”.
Louis
gli sfiora il mento col naso.
“Non
sanno quello che si perdono”.
Harry
vorrebbe davvero, davvero, che il suo stomaco smettesse di
fare le capriole ma soprattutto vorrebbe che fosse Louis a smettere
di fare quello che fa. Smettere di guardarlo, con quello
sguardo premuroso che Harry vorrebbe fosse solo per lui; smettere di
toccarlo, con le sue dita affusolate e i suoi polpastrelli
delicati; smettere di dirgli certe cose, che poi Harry ci
costruisce su castelli mentali destinati a essere spazzati via da un
soffio di realtà; smetterla di farlo sentire così, felice,
stupido e senza speranza.
“Vorrei
poterti credere”, risponde, invece.
Louis
per tutta risposta inizia a cantare.
“Honey,
you are a rock, upon wich I stand and I come here to talk, I hope you
understand”.
“Siamo
in un musical adesso?”, domanda Harry, perché ha riconosciuto la
canzone ed è imbarazzato e contento e straparla.
Louis
gli mette un dito sulle labbra e continua a cantare.
“That
green eyes, yeah the spotlight shines upon you and how could anybody
deny you”.
Louis
calca sull'ultima frase e poggia i gomiti sul suo petto, così da
poterlo guardare negli occhi.
“I
came here with a load and it feels so much lighter now I meet you,
honey you should know
that I could never go on without you...green eyes”.
Louis si interrompe per
osservare la reazione di Harry, che sta facendo di tutto per
nascondere quello che prova.
“Hai degli occhi assurdi,
Haz”.
Harry
arrossisce fino alla punta dei capelli e ci manca poco che prenda a
pugni l'altro ragazzo, che non capisce cosa gli sta facendo né
perché.
“Honey
you are the sea upon wich I float and I came here to talk, I think
you should know, that green eyes...you're the one that I wanted to
find and anyone who tried to deny you must be out of their
mind”, conlude Louis,
ridacchiando.
“Contento?”
“Ti
sanguina di nuovo la faccia”, è l'unica cosa che Harry riesce a
dire.
Louis
aggrotta la fronte.
Harry
se lo scrolla di dosso e si sporge a prendere un fazzoletto dal
cassetto del comodino.
“Fatti
dare una ripulita”, ordina, iniziando a tamponargli delicatamente
lo zigomo.
Louis
chiude gli occhi.
“Non
farmi male”.
“Non
potrei mai”.
“Piaciuta
la mia serenata?”.
“Mh-mh”.
Louis
geme.
“Dolore?”,
chiede Harry, interrompendosi.
Louis
scuote il capo.
“Continua”,
lo esorta.
Harry
prende un altro fazzoletto e lo inumidisce con la saliva.
“Ti
fa schifo?”, domanda.
“Avere
la tua saliva sulla mia faccia? No”.
Harry
ridacchia.
“Dovresti
metterci del ghiaccio dopo”.
Louis
annuisce.
“La
prossima volta gliela faccio vedere a quell'imbecille!”.
“La
prossima volta evita di farti picchiare per me”, afferma
Harry, il cui senso di colpa non si è ancora sopito.
Louis
gli afferra un polso, obbligandolo a fermarsi e a incontrare il suo
sguardo.
“Mi
sembrava di essere stato abbastanza chiaro l'altra sera”,
asserisce.
Harry
strabuzza gli occhi.
“Dove?
Quando?”, balbetta.
“Nel
bosco, quando eravamo ubriachi”.
Harry
gli lancia uno sguardo che è un punto di domanda.
“Mi
dissanguerei per te”, afferma Louis, stringendogli il polso
così forte che Harry sentirebbe pure male se non fosse troppo
impegnato a controllare i battiti del suo cuore.
“Non
dire sciocchezze”, replica, liberandosi dalla presa dell'altro
ragazzo con uno strattone.
“Non
sto dicendo sciocchezze”.
“Piantala”,
ordina Harry, aspro, e non capisce perché sia improvvisamente
arrabbiato e vorrebbe che Louis si trovasse miglia lontano e la
smettesse di dire queste cose, cazzo.
“Forse
non capisci quanto tu sia importante per me”, dice Louis,
con enfasi.
“No,
non lo capisco!”, sbotta Harry.
Louis
si mette seduto ed è di nuovo troppo vicino, più vicino di quanto
Harry possa sopportare.
“Vorrei
potertelo spiegare”, mormora Louis e c'è un'espressione di
impotenza sul suo viso.
Harry
si caverebbe gli occhi pur di resistere alla tentazione di guardare
le sue labbra. Si odia. Lo odia. Questa storia deve finire,
adesso.
Harry
si allontana bruscamente.
“Ho
fame”, dice ed è la cosa più insensata da dire in un momento del
genere ma ha fame veramente e ha bisogno di uscire da quella stanza e
di non avere più gli occhi di Louis puntati addosso per un
po'.
“Hai
un tempismo perfetto”, sospira Louis, stendendosi nuovamente sul
letto.
“Preparo
dei sandwich”, lo informa.
“Ti
aiuto?”, si offre l'altro.
“No”,
risponde Harry, categorico. Si precipita al piano di sotto, controlla
che sua madre non sia in cucina, prende dal frigo tutto il necessario
e comincia a preparare da mangiare. Ha saltato il pranzo per seguire
Louis in presidenza, per questo è così affamato.
Mentre
taglia i bordi alle fette di pane, Harry realizza che ormai è
inutile prendersi in giro: Louis gli fa venire le farfalle allo
stomaco e questo non è mai un buon segno. Mentre spalma la maionese
con più foga del necessario si rende conto che, un attimo prima, in
camera, quando Louis era così vicino che Harry riusciva a vedere sul
suo volto l'accenno di baffi che l'altro ragazzo si affanna così
tanto a nascondere, tutto quello che avrebbe voluto fare,
maledizione, era baciarlo. E, chiaramente, neanche
questo è un buon segno.
Ecco,
ha liberato tutta la roba stipata nel suo magazzino mentale, quello
per i pensieri indesiderati. E cosa ha ottenuto? Un cuore
spezzato e un taglio fresco fresco sul suo dito.
ANGOLINO:
La canzone che Louis canta a Harry è "Green Eyes" dei Coldplay.
Fatemi sapere se quando inserisco delle canzoni volete che vi linki la
traduzione. Non l'ho mai fatto ma forse dovrei cominciare a farlo.
Comunque, informazione totalmente inutile: ho scritto che Harry ha la
bacchetta di Piton perché anche io ce l'ho. Insomma, volevo che
avessimo qualcosa in comune xD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto visto che è interamente dedicato ai nostri Larry.
Alla prossima!
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Capitolo 19 *** From the moment I wake ***
larry 19
“So
I look in your direction but you pay me no attention, do you? I know
you don't listen to me, 'cause you say you see straight through me,
don't you?”.
Avendo
un'ora buca, Harry si è trovato un rifugio sicuro nel cortile della
scuola. Al sicuro dai suoi amici e possibilmente anche da Stan.
Quel
maledetto Louis
lo ha fatto entrare in fissa coi Coldplay e non è colpa di Harry se
ormai tutte le loro canzoni gli fanno pensare a lui.
“Sono
patetico”, borbotta prima di riprendere le fila della canzone.
“I'll
always be waiting for you, so you know how much I need you, but you
never even seen me, do you? And this is my final chance of getting
you?”.
Quale
ultima possibilità?, si domanda. Ci fosse una possibilità!
La
sera prima, in preda alla frustrazione, ha perfino cercato su Google
come far passare una cotta, e
la miriade di risposte e consigli e dissertazioni filosofiche che ha
letto gli sono servite a poco. Quella mattina si è svegliato e il
suo primo pensiero è stato Louis,
la sua prima parola maledizione
e la prima cosa che ha fatto appena alzato dal letto è stata
scaricare tutta la discografia dei Coldplay sull'iPod.
“And
on and on from the moment I wake to the moment I sleep, I'll be there
by your side, just you try and stop me, I'll be waiting in line, just
to see if you care”.
Harry
scopre che no, quella non era la canzone adatta: lui non ha
intenzione di stalkerare
Louis come una specie di maniaco sessuale e mettersi in
fila ad aspettare. Aspettare
cosa, poi? Che Louis si accorga di quanto è ormai irrimediabilmente
cotto di lui? Quest'ultimo
pensiero lo fa arrossire.
Da
quando ha liberato i suoi pensieri taboo dalla gabbia dove li aveva
rinchiusi questi si susseguono a ruota libera nella sua mente
mettendolo a disagio, come se qualcuno potesse leggerglieli in
faccia.
Per
questo ha bisogno di starsene un po' per i fatti suoi ad arrossire e
sospirare e ascoltare canzoni su amori non corrisposti.
Quando
i pensieri si fanno troppo scomodi Harry
si scava l'interno della guancia con i denti e tira le cuffiette
dell'iPod così forte da rischiare di romperle; quando pensa alla
mascella di Louis e alla sua linea virile, al suo dopobarba che ha un
odore così familiare ormai
sulla sua pelle, al disegno dei
suoi occhi e a come li stringe quando sorride, ai suoi denti così
ben allineati, alla forma delle sue orecchie, alle sue mani - le
sue mani!- e al loro tocco
esitante, Harry si domanda quando sono diventato così
assurdamente gay?
“Sapevo
che ti avrei trovato qui”, esclama Ed, strappandogli un auricolare
dall'orecchio.
Harry
per poco non salta in aria, tanto era immerso nelle sue
fantasticherie da adolescente ormonoso.
“Stai
scappando da qualcuno?”, domanda il suo amico. “Stan?”.
Harry
fa cenno di no con la testa.
“E
allora? C'è qualcosa che non va, Haz?”, continua Ed, sedendoglisi
affianco.
Harry
non è uno abituato ad aprire il suo cuore, neanche al suo migliore
amico. Raramente si è confidato con l'altro ragazzo. É
una cosa che proprio non gli riesce.
“No,
volevo solo ascoltare un po' di musica per i fatti miei”, replica,
infatti.
Ed
gli lancia uno sguardo sospettoso.
“Oggi
sei strano. Più del solito”.
Harry
si stringe nelle spalle.
“Sono
normalissimo”, mente.
“Non
che normalmente
tu sia una forza della natura, ma di solito non sei mai così
sbattuto”,
gli fa notare Ed. “Così è troppo perfino per te”.
Harry
fa uno sbuffo di risata.
“Grazie,
Ed, tu sì che sai come tirarmi su di morale”.
Ed
lo afferra per la felpa.
“Allora
lo ammetti che sei giù di corda!”.
Harry
non farebbe nessuna fatica a dirgli che sì,
c'è qualcosa che non va,
il punto è che non ha nessuna voglia di spiegargli cosa.
“Haz,
non farmi preoccupare”, lo ammonisce Ed. “É
successo qualcosa con tuo padre?”.
Ed
lo conosce meglio di chiunque altro e di sicuro ricorda vividamente
le volte che Harry ha pianto sulla sua spalla, senza dire niente,
quando anni prima i suoi hanno divorziato e suo padre è uscito dalla
sua vita e lui era troppo distrutto per reggersi sulle proprie gambe.
Ma erano più piccoli e quella spontaneità, quella capacità di
abbandonarsi Harry forse l'ha persa per sempre.
“No,
mio padre non c'entra nulla”, ammette.
“E
allora? Mi dici cos'hai o stiamo qui fino a stasera?”, lo pungola
Ed.
Harry
avrebbe veramente bisogno di parlare con qualcuno, anche per farsi
dire che razza di idiota che è, ma non ci riesce. Come si fa a
cavarsi di bocca certe parole? E poi Ed odia Louis e chissà che
casino farebbe se venisse a sapere-
“Ti
piace qualcuno, per caso?”.
Harry
non riesce a nascondere lo stupore sul suo viso.
“C'ho
preso, giusto?”, domanda Ed, gongolando.
Harry
si passa una mano sul viso. Non riuscirebbe a mentire neanche
volendo, adesso.
“Da
cosa lo hai capito?”, mormora.
“Dal
tuo atteggiamento malinconico e dai Coldplay che escono dalla
cuffiette del tuo iPod”.
Harry
si accorge di aver lasciato l'iPod acceso e adesso sta suonando
Yellow e deve
stringersi lo stomaco per evitare che le farfalle ci svolazzino
troppo violentemente.
“Anche
io quando mi sento così ascolto canzoni romantiche e le scrivo pure.
Ti ho detto che ho composto delle canzoni per Alice?”.
Harry
scuote il capo.
“Un
giorno te le farò ascoltare. Anzi, pensavo di suonarle al glee club
un giorno o l'altro, magari è la volta buona che Alice mi nota”.
Harry
gli sorride affettuosamente e pensa, con una punta di egoismo, che
lui e Ed sono sulla stessa barca. Più o meno.
“Ma
torniamo a noi. Chi è la fortunata? O la sfortunata, dipende dai
punti di vista”, torna alla carica il suo amico.
Harry
sospira e si prende la testa tra le mani.
“Non
è così semplice”, afferma.
“Perché?”,
domanda Ed, tirandolo per una manica per farsi guardare in faccia.
Harry
si morde il labbro inferiore.
“Ho
capito”, dice Ed. “É
impegnata, per questo sei così giù”.
Harry
non ci riesce a dirlo, non lo dirà, ma è inutile che obblighi Ed a
tirare a indovinare, perché non ci arriverà mai.
“Sì”,
dichiara ed è una mezza verità.
Ed
emette un verso lamentoso.
“Amico,
credevo ti fosse passata”, gli dice, poggiandogli una mano sulla
spalla, con fare compassionevole.
Harry
lo guarda stranito.
“Di
che diavolo stai parlando?”.
Ed
si ritrae.
“Non
stiamo parlando di Perrie?”.
Harry
scoppia a ridere.
“Magari!”,
esclama, ma non è del tutto sicuro che se si trattasse di Perrie
andrebbe meglio, essendo lei la fidanzata di un suo amico. No, forse
sarebbe anche peggio.
“Vuoi
dirmelo o vuoi fare il gioco delle venti domande?”,
sbotta Ed.
Harry
si mordicchia le dita.
“Ok,
facciamo a modo tuo”, concede Ed. “La conosco?”.
Harry
annuisce, esitante, perché Ed ha formulato male
la domanda.
“Non
può essere una del glee club perché abbiamo già escluso Perrie”,
osserva Ed.
Harry
fa una smorfia.
“Veramente-”,
inizia, prima che le parole gli muoiano in gola. Ed fa appena in
tempo a lanciargli un'occhiata di sfuggita prima di sbiancare.
“No”,
dice accorato, “no”, ripete.
Harry
lo scuote per una spalla e con un guizzo di panico teme che Ed abbia
indovinato e che adesso scapperà via a gambe levate.
“Ed?”,
balbetta.
Il
rosso si scrolla la sua mano di dosso.
“Ti
piace Alice”, afferma, con un filo di voce.
Harry
gli scoppia a ridere in faccia.
“Neanche
per idea!”, protesta, ma è sollevato.
Ed
riprende il suo colore naturale e tira un sospiro di sollievo.
“Ma
al glee club ci sono solo due ragazze”, osserva, corrugando la
fronte.
Il
cuore di Harry accelera i battiti. Forse farebbe prima a dirglielo,
almeno eviterebbe questo stillicidio.
Ed
gli afferra un polso.
“Ti
piaccio io?”, domanda, divertito, anche se c'è un filino di
preoccupazione sul suo volto.
Harry
fa un'espressione indignata.
“In
questo caso mi sarei già suicidato”, risponde, mollandogli un
pugno sul petto.
“Allora
mi stai prendendo per il culo, perché non ci sono altre ragazze al
glee club”.
Harry
prende una boccata d'aria.
“Infatti”,esala.
“Nel
senso che mi stai davvero prendendo per il culo?”.
“No,
nel senso che non ci sono altre ragazze al glee club”.
Harry
legge sul suo volto il formarsi di una subitanea realizzazione ed è
già pentito di aver portato la conversazione fino a quel punto.
“Oh”,
è tutto quello che esce dalla bocca di Ed.
Harry
deglutisce.
“Hai
capito”, mormora.
Ed
non lo sta guardando negli occhi e Harry, forse per la prima volta
nella vita, è autenticamente terrorizzato.
“Da
quanto va avanti questa storia?”, domanda il suo amico e Harry non
può vedere l'espressione sul suo volto. Non riesce a parlare, non
riesce quasi a respirare.
“Non
lo so”, balbetta.
“Non
sai da quanto ti piace Louis o da quanto tu piaci a lui? Perché se
devo tirare a indovinare la cosa va avanti da un pezzo”.
Il
cuore di Harry sprofonda nel petto.
“Non
hai capito!”, protesta. “Lui non c'entra niente.
Sono io, io, l'idiota!”,
sottolinea, battendosi il petto con una mano.
Ed
si volta a guardarlo e c'è una luce divertita nei suoi occhi.
“Cosa
ci trovi di così divertente?”, domanda Harry, con la voce che gli
si spezza.
“Proprio
non ti rendi conto che Louis è pazzo di te, eh?”.
Harry
rischia di strozzarsi con la sua stessa saliva.
“Cosa
stai dicendo?”, boccheggia.
Ed
ridacchia.
“Finiscila
di fare l'ingenuo”.
Harry
lo strattona per la maglia, frustrato.
“Ed,
cosa stai dicendo?!”, domanda, implorante.
Ed
lo schiaffeggia sulla mano.
“Mollami”.
“Perché
mi dici questo?”, continua Harry, col cuore che gli martella nel
petto e gli rimbomba nelle orecchie.
“Perché
è la verità”, asserisce Ed, con un sorrisetto ebete stampato sul
viso.
Harry
si copre il volto con le mani.
“Non
è vero”, mormora, il suono delle sue parole attutito dalla mani.
“Secondo
te perché mi sta tanto sulle palle?”, chiede Ed.
“Perché?”,
domanda Harry, alzando di scatto la testa.
“Perché
è palese che gli
piaci e io non volevo che ti importunasse o ti mettesse a disagio.
Cosa che ha continuato a fare indefessamente”.
“Ed”,
piagnucola Harry e ha la nausea e il suo amico deve avere le
allucinazioni.
“Ma
adesso le cose cambiano”, afferma l'altro ragazzo.
“Che
vuoi dire?”.
“Che
adesso la cosa è ricambiata quindi fate quello che cavolo volete e
per favore fatelo in fretta!”, sbotta Ed.
Harry
si ritrova a sorridere stupidamente e gli piace illudersi, per un
attimo, che l'altro abbia ragione.
“Non
sei incazzato, schifato, infastidito?”, domanda a raffica.
Ed
rotea gli occhi.
“Cristo,
no! Sono sollevato”.
“In
che senso?”.
“Nel
senso che finalmente Louis la pianterà di ronzarti attorno come
fossi una cacca e potrà finalmente saltarti addosso!”.
Lo
stomaco di Harry fa un capriola al pensiero. Però improvvisamente la
tristezza gli ripiomba addosso.
“Ed,
forse stai male interpretando la sua insana tendenza a toccare
la gente. Lo fa con tutti”.
Ed
gli da un buffetto sulla fronte.
“No,
Hazza. Certe cose le fa solo
con
te. Vedessi come ti guarda!”, esclama con enfasi “Dio, non te
l'ho mai detto perché è imbarazzante
e non volevo crearti turbamenti”.
Harry
sta iperventilando e se in fondo al cuore vorrebbe credere alle
parole del suo amico, la ragione lo porta su tutt'altra strada.
“Però
Louis è fidanzato. Ed è etero!”.
Ed
scoppia a ridere.
“Etero
quello? Ma se si vedrebbe da Marte
che razza di checca che è!”.
Harry
aggrotta la fronte.
“Da
quando hai attivato il gay-radar?”, domanda.
“Da
quando Louis Tomlinson è entrato nelle nostre
vite”, replica Ed, melodrammaticamente.
Harry
sghignazza.
Ed
gli da una pacca sulla spalla.
“Vedete
di risolvere questa situazione”, lo incoraggia.
“Grazie,
Ed”.
L'altro
ragazzo gli sorride.
“Me
ne avessi parlato prima al posto di fare il poeta
maledetto...”.
Harry
ridacchia.
“Ti
abbraccerei, ma-”.
“Che
ti frega? Tanto sei già abbastanza gay. E poi non è contagioso,
giusto?”, lo prende in giro Ed, attirandolo in un abbraccio.
Harry
lo lascia fare, affondando la testa sul suo petto. Ma quando questo
momento di ricongiungimento fraterno si è concluso e Ed lo saluta
scompigliandogli i capelli, Harry non è sicuro di sentirsi felice.
Perché
Ed gli ha regalato la speranza, e questa è dura a morire.
ANGOLINO:
Perdonatemi
se ho aggiornato così tardi! Volevo farlo prima ma non ho avuto
tempo e in più ho passato un paio di giorni nel panico perché non andava la connessione.
Comunque, questo capitolo è Larry free ma spero vi sia piaciuto lo stesso. La canzone che Harry ascolta all'inizio è Shiver dei - udite udite - Coldplay. Vi linko la traduzione: http://www.fidicaro.net/2009/05/coldplay-shiver-parachutes-traduzione/.
Alla prossima!
xxx
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Capitolo 20 *** Nasty habits ***
larry
Scusatemi
se non ho risposto ai vostri commenti per lo scorso capitolo, ma non ho
avuto tempo e per non farvi aspettare oltre ho deciso di pubblicare
direttamente il nuovo capitolo, adesso che ho finito di studiare (a un
orario improponibile, tra l'altro). Vi ringrazio infinitamente per i
vostri commenti e le vostre belle parole. E mi scuso nuovamente per
aggiornare con ritardo! Have fun!
*
Harry
ha deciso che è arrivato il momento di mettersi ad analizzare.
Nel caso in cui le parole di Ed abbiano qualche fondamento – e lui
dubita che lo abbiano - ci sarà una prova da qualche parte che lo
dimostri.
Rivivere
mentalmente la sua breve e abbastanza intensa amicizia
con Louis lo turba alquanto, dal momento che Harry scopre di
ricordare tutto, o
quasi. Per esempio, non ricorda perché non abbia notato prima le
rughe che si formano agli angoli degli occhi di Louis quando sorride,
o il fatto che si lecchi le labbra quando è nervoso, o come arriccia
il naso quando è infastidito.
Però
ricorda che razza di appiccicoso rompiballe fosse all'inizio e di
come si prendesse gioco di lui sorridendogli amabilmente; come
insistesse per attirare la sua attenzione o accattivarsi la sua
amicizia; come sbucasse dovunque e in qualunque momento a
infastidirlo con le sue chiacchiere – Harry esita un po' ad
ammettere che Louis alla fine si trovasse sempre nel posto giusto al
momento giusto.
Louis
è quello che gli ha chiesto il suo primo e probabilmente unico
autografo, quello che gli ha prestato il suo phon e la sua maglia
quando era tutto intirizzito per colpa di Stan, quello che gli ha
offerto la colazione il giorno in cui era depresso per essere
arrivato in ritardo al test di storia, quello che gli ha tenuto
compagnia quando era ubriaco sulle scale e gli ha preparato i
pancakes il giorno dopo, quello che lo ha accompagnato a farsi un
tatuaggio illegale e glielo ha pure pagato perché voleva
vederlo felice, quello che gli
ha cantato una canzone dei Coldplay che ormai è la sua preferita
sotto le stelle mentre quegli idioti di Niall e Zayn erano dispersi
per i boschi, quello che lo ha baciato sotto la pioggia perché
nessuno dei due lo aveva mai fatto ed era bello farlo insieme per la
prima volta, quello che si è fatto picchiare e pure sospendere per
lui...
Il
sospetto – solo il
sospetto – che Ed possa avere ragione balena nella mente di Harry.
E questa prospettiva è così irresistibile che Harry smette di
respirare per qualche secondo.
“Riflettiamo
con calma”, si auto-esorta, nel buio della sua camera, la notte
stessa in cui Ed gli ha aperto questo nuovo e spaventoso
mondo. Quel pomeriggio ha visto Louis al glee club e si è fatto
violenza per non stare continuamente a spiarlo per scoprire se
l'altro guardasse nella sua direzione o meno e avesse quello che Ed
ha sarcasticamente definito “sguardo da pesce lesso”. Più di una
volta Harry lo ha sorpreso a guardarlo ma non è sicuro se quello
sguardo ce lo avesse o meno.
Harry
decide di procedere con ordine. Vorrebbe fare una lista ma è troppo
pigro per alzarsi a cercare carta e penna e poi non si chiama mica
Bridget Jones, anche se paranoico e imbranato lo è, e questo da
sempre.
Louis
è etero. Louis è fidanzato. Louis l'ha baciato. Harry deve
ammettere che c'è qualcosa che non va in questa equazione. E se ci
aggiunge pure il fatto che Louis ultimamente non fa altro che
appiccicarglisi addosso, coccolarlo, baciarlo sul collo – il suo
fottutissimo punto
debole – e cantargli sdolcinate canzoni dei maledetti
Coldplay, il risultato sembra proprio quello prospettato da Ed.
Guardiamo
la cosa da un'altra prospettiva,
pensa Harry. Louis è molto fisico con
tutti. A conti fatti frequenta gli altri ragazzi da meno tempo
rispetto a lui, eppure anche a loro dispensa abbracci, amichevoli
pacche sulle spalle, carezze sulla testa e simpatiche prese in giro.
A questo punto si domanda se abbia baciato anche loro. Dovrà
chiedere a Zayn. E a Niall. A Liam no, perché è improbabile che si
faccia baciare da Louis senza poi spaccargli una cosa in testa.
Harry
è sicuro che Louis abbia dormito un paio di volte a casa di Zayn. Il
pensiero che quei due si siano coccolati sul letto lo fa ridere così
forte che Harry ha paura che Gemma sbuchi da un momento all'altro per
domandargli che cazzo
abbia da sghignazzare da solo nel cuore della notte. Questo prima che
sopraggiunga la gelosia e Harry non immaginava di essere così
dannatamente
possessivo.
Anche
con Liam Louis è particolarmente tenero, protettivo quasi, anche se,
da bravo stronzo quale è, anche lui approfitta della bontà
dell'altro ragazzo per prenderlo in giro e metterlo a disagio ogni
volta che può. E poi ultimamente sono pure usciti assieme per la
famosa “uscita a quattro” - Harry è proprio un amico del cavolo
perché non ha ancora chiesto a Liam come sia andata – quindi si
prospetta la nascita di una solida amicizia tra i due.
Niall
e Louis sono la coppia più esilarante che Harry abbia mai visto.
Spesso Louis mette su i suoi spettacolini da cabaret e Niall ride
fino alle lacrime, oppure Niall comincia a parlare col suo miglior
accento irlandese e Louis si lancia in una sua imitazione che si
conclude con Niall che si spancia e lo accusa di essere troppo
inglese per essere
anche solo lontanamente paragonabile a un irlandese.
Harry
sente istintivamente un moto d'affetto per tutti loro. Li conosce da
poco, pochissimo tempo, eppure quasi non ricorda la sua vita prima di
incontrarli. Non ha mai avuto molti amici, lungo il corso della sua
breve vita, e ha sempre imputato la colpa di questo a se stesso. Però
adesso comincia a sospettare che forse erano gli altri a
non comprenderlo e non apprezzarlo abbastanza, perchè con Louis,
Zayn, Liam e Niall è andato d'accordo dal primo istante (con Louis
qualche istante dopo, se deve essere sincero). Forse è semplicemente
successo e doveva
andare così.
Ma
Harry sta perdendo il filo del discorso. Il fulcro era
Louis. E ormai Louis sembra essere il fulcro di tutto, tutto quello
che passa per la sua testa adesso è LouisLouisLouis.
Non si prendeva una cotta del genere da...mai.
L'anno prima c'era stata una ragazza che Harry incontrava sempre
sull'autobus e lui non faceva altro che guardarla e lei non faceva
altro che ignorarlo e non se l'è tolta dalla testa per qualche mese
e aveva provato anche a scrivere delle canzoni per lei ma Ed lo aveva
preso in giro quindi Harry le aveva bruciate sperando di dare fuoco
così pure alla sua cotta. L'anno prima ancora c'era stato il suo
primo bacio e Harry credeva di essersi innamorato e le aveva chiesto
di mettersi insieme ma era andata a finire così male che lui aveva
giurato che con l'amore basta, ho chiuso per sempre. Aveva
quattordici anni ed era stupido. Adesso ne ha sedici ed è ancora più
stupido.
Louis.
Harry affonda la testa nel cuscino e soffoca un sospiro. Le farfalle
hanno ormai fatto del suo stomaco il proprio habitat e Harry vorrebbe
consultare un medico per chiedergli se è normale avere questo
costante svolazzare che si fa sempre più intenso ogni volta che
pensa Louis. E lui ci
pensa praticamente sempre quindi forse è il caso di preoccuparsi e
farsi fare un controllo.
E
se Ed avesse ragione sul serio? Ma sul serio sul serio?
Se Louis fosse pazzo
di lui davvero? Ma Louis è fidanzato, si ripete Harry. Ed è etero.
Ma dove finisce l'eterosessualità e inizia il non me ne
frega niente? Harry vive
comodamente in questa zona del non me ne frega niente,
ormai da qualche giorno.
Questa
presunta omosessualità visibile da Marte di Louis Harry non la nota
proprio. Eppure, a voler scendere nel dettaglio e lasciar perdere
l'apparenza – ok, apparentemente Louis
non è granché virile, con quel suo culo da donna e quella manina a
penzoloni che ogni tanto sfoggia – Harry deve ammettere che
qualcosa di strano c'è stato, c'è.
Passi il bacio sotto la pioggia - anche se Harry lo serba caro e lo
rivive in loop continuamente, tanto che teme che la pellicola del suo
ricordo possa sciuparsi – che era un esperimento (dice Louis),
quando mai si è sentito che un amico maschio baci un altro amico maschio
sul collo? Oppure – Harry è travolto da una valanga di ricordi che
credeva di aver rimosso – che gli tenga la mano al chiaro di luna o
dorma abbracciato a lui (magari anche con Zayn ci ha
dormito abbracciato, pensa,
prima di scoppiare di nuovo a ridere)? O ancora – e qui Harry non
riesce a combattere la reazione spontanea che il pensiero gli provoca
– offrirsi di alleviare la sua erezione mattutina?
Harry
infila una mano sotto le coperte e la appoggia sul proprio membro,
cercando di tenere a bada il respiro accelerato. Impossibile tornare
indietro, a questo punto.
Non
adesso che il ricordo della pressione della coscia di Louis sul
cavallo dei suoi pantaloni è così vivido.
Non adesso che l'odore della pelle di Louis al mattino ha invaso le
sue narici come se fosse lì con lui. Non adesso che Harry sente le
labbra di Louis, umide e calde, sulla propria giugulare e la sua mano
sul fianco e la sua coscia – la sua coscia, perdio
– che preme sulla sua erezione.
Harry
non deve lavorare molto di immaginazione perché ha già sperimentato
il corpo di Lous premuto sul proprio, la sua voce roca che sussurra
al suo orecchio, o le sue dita che si insinuano sotto la sua
maglietta.
Prima
di farsi la sua prima sega pensando a Louis – e ha come la
sensazione che sarà la più bella della sua vita – Harry
prende una decisione: non chiederà a Louis se per caso lui gli
piaccia, ma giocherà al suo stesso gioco, cercando di rendergli la
vita impossibile. Può riuscirci, deve
riuscirci.
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Capitolo 21 *** Wishing to be the friction in your jeans ***
larry 21
Ormai inizio tutti i capitoli con uno "scusatemi", quindi scusatemi!
Se aggiorno così tardi e se non ho risposto ai vostri
commenti...mi auguro non capiti più. Sono stata impegnata con
l'uni e quando mi sono liberata ho tipo dormito per due giorni.
Comunque, grazie per i vostri commenti, vi amo!
Ah, sappiate che in questo capitolo parlerò di
uno sport del quale non ci capisco nulla. Wikipedia mi ha un po'
illuminato, ma continuo a non capirci nulla lo stesso. Però ho
voluto farli giocare lo stesso perché sì. Have fun!
A
Harry viene un'idea, una fantastica idea, per passare un
pomeriggio da solo con Louis e mettere in atto il suo piano. Purtroppo,
però, non ha ancora trovato il momento adatto per comunicargliela,
visto che tutto il glee club è riunito al tavolo della mensa dove
lui, Ed, Zayn e Liam sono soliti sedersi.
“Lou,
ti giuro che non ho corrotto Savan per fargli scegliere la
canzone che avevo proposto io”, afferma Niall.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Come
lo spieghi allora che abbia scelto proprio quella?”, domanda,
bevendo un sorso d'acqua. Harry non dovrebbe assolutamente fissarlo
con aria imbambolata mentre poggia le labbra sul collo della
bottiglia e deglutisce. Ma non può farci niente se il suo pomo
d'Adamo è ipnotizzante.
“Gli
è piaciuta, logico, no? E poi non l'ha scelta lui, ci ha
fatto votare, ricordi?”.
“Louis,
quale è il tuo problema?”, interviene Zayn.
“Che
la canzone non è nelle mie corde”, risponde Louis, con una
smorfia.
“Che
diva!”, commenta Ed, scatenando l'ilarità di tutto il
tavolo. Harry è sicuro che abbia gettato un'occhiata ad Alice per
controllare se anche lei si fosse unita alla risata. Per fortuna, la
ragazza lo ha fatto.
“Hai
paura che Savan non ti faccia cantare?”, continua Zayn, provocando
Louis.
Quest'ultimo gli lancia uno sguardo omicida.
“Malik,
non scherzare”, lo minaccia, prima che i suoi lineamenti si
rilassino in un sorriso.
“A
me piacerà un sacco cantare questa canzone!”, esclama Perrie,
attaccandosi al braccio di Zayn.
“Oh,
per favore”, sospira teatralmente Louis, alzando gli occhi
al cielo.
“Hai
proprio dei gusti di merda in fatto di canzoni”, osserva Josh,
vedendosi piombare sul piatto, un istante dopo, un tovagliolo usato
di Louis.
“Non
lo dire mai più”, gli intima questi, facendogli la linguaccia.
“Sei
un tale idiota”, ricambia Josh, mostrandogli il dito medio.
Harry
decide che è il momento di intervenire. Ogni piccolo gesto potrebbe
far parte del grande piano provochiamo Louis,
perciò decide di sporgersi verso l'altro ragazzo e sussurrargli
all'orecchio.
“Avanti, Lou, non è così
male la canzone”.
Harry è stupito – e
soddisfatto – per la reazione dell'altro ragazzo. Louis si
irrigidisce, sorpreso dall'improvvisa vicinanza di Harry e da questo
gesto così inusuale per lui. Mentre Louis riprende coscienza di se
stesso Harry ne approfitta per inalare il profumo del suo dopobarba
e deve metterci tutto lo sforzo del mondo per non mugolare.
A
un certo punto, Louis ruota la testa per poterlo guardare in faccia e
per poco i loro nasi non si toccano. Harry si ritrae istintivamente e
forse troppo velocemente. Prima falla nel piano,
pensa. Non avrebbe dovuto allontanarsi così bruscamente e dimostrare
di trovarsi a disagio a distanza così ravvicinata – cosa che non è
vera per niente. Harry ha solo paura della reazione di Louis. E ,
beh, di quella di
tutto il tavolo. E anche un po' di quello che potrebbe fare lui a due
centimetri dalle labbra dell'altro ragazzo.
Louis si avvicina al suo di
orecchio.
“Lo so, ma mi piace fare la
drama queen”.
Harry soffoca una risata con la
mano.
“Lo immaginavo. Ma adesso c'è
la possibilità che Josh ti odi”, continua a sussurrare.
Louis fa spallucce.
“Chissenefrega”.
“La canzone a me piace un
sacco”, osserva Harry.
“E ti pareva”, replica
Louis. “Ma perché stiamo bisbigliando?”.
Harry ridacchia.
“Non lo so. Comunque, volevo
chiederti una cosa”, ammette, decidendo di approfittare di questo
momento in cui si trovano nel loro piccolo mondo.
“Spara”.
“Mi domandavo se ti andrebbe
di venire con me da una parte, dopo la scuola”.
Louis gli dedica un sorriso
malizioso.
“Dove mi vorresti portare,
Haz?”.
Harry lo colpisce al petto con
un pugno per coprire l'imbarazzo nascente.
“Volevo chiederti se ti andava
di venire con me al golf club. A giocare a golf, no?”.
“Ma dai? Credevo si pescasse
in un golf club”, lo prende bonariamente in giro l'altro ragazzo.
“Non fare l'idiota. Ci vieni o
no?”.
Louis si sporge di nuovo per
parlargli all'orecchio.
“Certo che ci vengo”,
replica, facendo aderire le labbra al suo lobo.
Harry smette un attimo di
respirare. Nonostante tutti i suoi fantasmagorici piani è sempre
Louis quello che riesce a renderlo una poltiglia vivente. Eppure non
deve essere così difficile provocare le stesse reazioni nell'altro
ragazzo, no? Forse ci vuole un po' di prati-
“Haz, sei ancora tra noi?”,
domanda Louis, risvegliandolo dalle sue elucubrazioni.
Harry annuisce.
“Sì, stavo, ehm, pensando. Ma
tu ci sai giocare a golf?”.
Louis scuote il capo.
“No, ma mi insegnerai tu”.
Harry gioisce internamente. Era
proprio quello che voleva sentirsi dire.
“Certo”.
“Sei bravo con le mazze?”.
Harry strabuzza gli occhi, poi
nota lo sguardo canzonatorio sul volto dell'altro ragazzo e scoppia a
ridere.
“Lo vedrai”, risponde.
“Piccioncini! Larry!”,
li richiama Niall. Harry e Louis si voltano di scatto verso di lui.
“Chi diamine è Larry?”,
domanda – giustamente – Josh.
“Larry sono Louis e
Harry”, gli spiega Niall gongolando.
“Ancora con questa storia?”,
si lamenta Zayn, schiaffandosi una mano sulla faccia, mentre Perrie
ridacchia contro la sua spalla.
Harry deve ammettere che questo
nome comincia a piacergli. Se loro due avessero un fan club vorrebbe
che si chiamasse così. The Larry Stylinson supporters. Si da
mentalmente dell'idiota per essersi inventato pure il cognome.
“Haz, la pianti di
imbambolarti?”, gli dice Ed, dandogli di gomito. “Niall sta
parlando con te”.
Harry tossicchia, imbarazzato.
“Mentre
tu e Louis facevate
non-voglio-sapere-cosa abbiamo deciso di tenerci tutti liberi questo
fine settimana per iniziare a provare la canzone”, gli
comunica l'irlandese.
“Ma non sappiamo ancora chi
canterà cosa”, osserva Harry.
Niall rotea gli occhi.
“Savan ha detto che domani assegnerà le
parti. Non ci stai con la testa per ora”.
Harry ha il buon gusto di
arrossire.
“Qualcuno ha trovato le
ballerine?”, domanda Ed. “O i ballerini”.
Tutti si voltano verso Liam, che
si fa piccolo piccolo sulla sedia.
“Che volete da me?”,
balbetta.
“Sei tuo quello coi contatti”,
lo prende in giro Louis.
“Zitto che Danielle la conosci
anche tu”, replica Liam, gettando un'occhiata in giro nel timore
che la ragazza in questione passi dalle loro parti.
“Sì, ma sei tu che la
frequenti”, ribatte Louis facendo arrossire l'altro ragazzo
fino alla punta dei capelli.
“Quando la inviterai al nostro
tavolo?”, domanda Zayn, passandogli un braccio intorno alle spalle.
Liam se lo scrolla di dosso.
“A questo punto, mai”.
“Vabbe', l'importante è che
la inviti al glee club”, afferma Zayn, dandogli una pacca sulla
spalla.
“Ma perché devo averla io
questa responsabilità?”, si lamenta Liam, affondando la testa fra
le mani.
“Da un grande potere-”,
comincia Zayn, beccandosi una gomitata nello stomaco da Liam.
Poi, dal nulla, Louis inizia una
battaglia col cibo che rischia quasi di farlo sospendere di nuovo.
*
Il piano di Harry comincia a
presentare più di una falla. La storia del golf club si è sparsa
tra gli altri ragazzi – maledetto Louis e la sua bocca larga
– che hanno insistito per andare anche loro. Così Louis, Ed, Zayn,
Perrie, Niall e Liam si trovano nella hall del golf club al quale è
iscritto Harry.
“Haz, non credevo potessi
permetterti l'iscrizione in un posto del genere”, afferma Louis,
guardandosi intorno stupefatto.
“Me la paga mio padre per
farsi perdonare la sua assenza nella mia vita”, ribatte Harry,
asciutto. “Io non ci vengo quasi mai e mi piace l'idea che lui
spenda dei soldi inutilmente”.
Louis sembra indeciso se
sorridergli o mostrarsi dispiaciuto. Harry gli da una pacca sulla
schiena per tranquillizzarlo.
“Sicuro che noi non dobbiamo
pagare niente?”, domanda Zayn.
“Certo, metterò tutto sul
conto di mio padre”, gli assicura Harry.
“Vado bene vestito così?”,
chiede Niall, allargando le braccia.
Harry soffoca una risata. Dopo
pranzo hanno deciso di saltare le ultime lezioni e andare subito a
casa a cambiarsi. Mentre gli altri hanno preso i primi abiti che gli
sono capitati a tiro, Niall ha riesumato la tenuta da golf di suo
padre e adesso è vestito di tutto punto come un giocatore di golf
professionista.
“Va benissimo”, afferma
Harry. “Sei tale e quale a mio padre”.
Niall fa una smorfia,
aggiustandosi il berretto sulla testa.
“A proposito”, interviene
Ed, “se lo incontriamo che succede?”.
Harry fa spallucce.
“Niente, lo saluto, gli spiego
che ho portato degli amici a giocare e poi ognuno va per la sua
strada”, replica seccamente, poi raccoglie la sua sacca con le
mazze e fa un cenno agli altri ragazzi di seguirlo.
“E le nostre mazze?”,
domanda Perrie.
“Le prenderemo in prestito sul
campo”, risponde Harry.
“Saliremo su quella
macchinina?”, chiede Liam, eccitato.
Harry scoppia a ridere.
“La golf cart”,
precisa.
“Io salgo con Harry”,
esclama Louis. “Solo se mi fa guidare”, aggiunge poco dopo.
“Non se ne parla, non ti
lascio andare in giro liberamente su quella cosa”, lo ammonisce,
trattenendo un sorriso. Louis lo prende sotto braccio e lo guida all'
aperto.
Harry ha scelto davvero una
bella giornata, il cielo è sgombro di nuvole e la temperatura è
mite, nonostante sia già novembre. Il suo unico rimpianto è di non
essere solo con Louis.
Tutti assieme si dirigono al
noleggio delle golf cart. Louis balza su una di queste e fa cenno a
Harry di salire.
“Mi sembrava di averti detto
che non avresti guidato”, gli fa notare quest'ultimo.
Louis sbatte le ciglia, in un
disonesto tentativo di persuaderlo. Harry pensa che sia troppo bello
baciato dalla luce del sole, stretto nella sua polo e preda di un
infantile entusiasmo, perciò cede alla sua richiesta.
“Ci riesci, almeno?”,
domanda.
“Scherzi?”, replica Louis,
mettendo in moto. “Ci facevo le corse clandestine su questi cosi
una volta”.
Harry scoppia a ridere.
“Non sottovalutare il mio
passato da bad boy”, afferma Louis, accelerando.
Harry ride, felice, spensierato
e – questa sensazione è del tutto nuova – un poco innamorato.
Giungono al campo dove dovranno
fare pratica sani e salvi. Mentre aspettano gli altri ragazzi Louis lo aiuta a
scaricare le mazze. Poco dopo Perrie smonta dal veicolo guidato da
Zayn, ridendo e aggiustandosi la gonna, e finalmente giungono Ed,
Liam e Niall, stipati in una golf cart omologata per due.
“Pronti?”, domanda Harry,
aggiustandosi il cappello sulla testa.
“A far volare le palle in mezzo agli alberi,
sradicare l'erbetta e farci buttare fuori?”, domanda Niall.
“Prontissimi”.
Zayn passa le braccia attorno
alle spalle di Harry e Louis e li guida sul campo.
“Ci farai tu da istruttore,
Harry?”.
“Non esageriamo”, replica
questi, ridendo.
Dopo aver preso in prestito
l'attrezzatura necessaria sono pronti per giocare. Louis se ne sta in
piedi, poggiando il suo peso sulla mazza, a guardarlo. Harry sostiene per un po' il suo
sguardo, cercando di leggervi dentro un qualche indizio che gli dia
conferma o smentita dei suoi sospetti, prima di domandare: “c' è
qualcosa sulla mia faccia?”.
Louis scuote il capo, con un
sorriso stampato sul volto.
“No, notavo semplicemente
quanto stai bene in tenuta da golf”.
Harry vorrebbe spaccargli la
mazza in testa. Quando Louis gli dice queste cose si sente
assurdamente impotente perché non capisce il motivo delle sue
parole. Louis vuole fargli un complimento da amico? Vuole sedurlo?
Vuole prenderlo per il culo? Prima Harry lo scopre, prima riuscirà a
liberarsi di questa ossessione (sperando che non duri mesi e
che non arrivi la fase dello scrivere stupide canzoni d'amore
pensando a lui).
“Grazie”, balbetta. “Neanche
tu sei tanto male”, taglia corto.
Louis comincia ad agitare la
mazza, mentre gli altri provano le proprie.
“Chi va per primo?”, domanda
Perrie, dando piccoli colpi alla pallina ai suoi piedi.
“Vado io”, si offre Harry,
“così vedete come si fa”.
“Ma io so giocare!”,
protesta Niall.
Harry si vergogna ad ammettere
che è una vera schiappa e che c'è veramente poco da imparare
da lui, ma lo consola il fatto che gli altri sappiano a malapena
tenere in mano la mazza e forse non ci faranno troppo caso. Dopo aver mandato in buca
qualche pallina, nota che gli altri cominciano a essere irrequieti.
“Quanto arriva la parte dove
gioco io?”, domanda Louis, annoiato.
“Non ho finito le mie buche”,
replica Harry.
“E questo è un problema?”,
ribatte Louis.
Harry per tutta risposta gli
cede il proprio posto.
“Prova”, lo sfida.
Louis lo raggiunge baldanzoso e
prende a far oscillare la mazza. Poi si volta verso di lui con uno
sguardo impotente.
“Ho bisogno di aiuto”,
biascica.
Harry ghigna. Il suo piano
comincia ad andare per il verso giusto. Si avvicina all'altro ragazzo
e lo prende per i fianchi.
“Piega un po' le ginocchia”,
soffia nel suo orecchio. Harry vorrebbe fare i salti di gioia nel
vedere il pomo d'Adamo dell'altro ragazzo che si alza e si abbassa
quando deglutisce, nervoso. Louis esegue immediatamente il suo
ordine.
“Un altro po'”, suggerisce
Harry, premendo col proprio ginocchio sul retro della coscia
dell'altro ragazzo. “Adesso va meglio”, afferma, affondando il
naso tra i suoi capelli. Harry non può vedere l'espressione di
Louis, ma il fatto che sia calmo e silenzioso deve pur voler dire
qualcosa.
“La mazza non si tiene così”,
interviene Niall, facendo per avvicinarsi. Harry gli intima con uno
sguardo piuttosto eloquente di non muoversi di un passo.
“Ok, scusa, Tiger Woods”,
dice Niall, travisando le sue intenzioni.
Harry si sta divertendo un mondo
a provocare Louis e ancora non è finita. Se glielo avessero detto
prima che bastava avere un po' di sicurezza in se stessi forse
avrebbe avuto più ragazze. Forse sarebbe riuscito perfino a sedurle.
Oppure Harry sta esagerando e Louis è e sarà sempre perfettamente
tranquillo con lui spiaccicato sulla schiena.
“Niall ha ragione”, mormora
sempre all'orecchio di Louis, e per un attimo si domanda cosa stiano
pensando gli altri ragazzi in questo momento. Scrolla le spalle
mentalmente e continua la sua opera facendo scivolare le proprie mani
sulle braccia dell'altro ragazzo e poi sulle sue di mani. In questa
posizione il suo petto aderisce completamente alla schiena di Louis.
“Questo mettilo così”,
ordina, accarezzandogli il pollice. Louis trattiene un attimo il
respiro e sposta il dito dove Harry gli ha ordinato. “Bravissimo”.
Louis stringe le nocche intorno
alla mazza e Harry si lascia scappare uno sbuffo di risata
direttamente nel suo orecchio. L'altro ragazzo rabbrividisce. Data
questa piccola vittoria Harry si fa più ardito e preme leggermente
il bacino sul suo sedere. Louis si irrigidisce. Harry si sta
eccitando e il pensiero che l'altro ragazzo possa avvertirlo lo
infiamma ancora di più.
“Tieni gli occhi sempre sulla
palla, ok?”, sussurra, roco. “Non perderla mai di vista”,
ordina. Louis annuisce debolmente.
Harry prende a far oscillare la
mazza, suggerendo il ritmo all'altro ragazzo. Il movimento fa sì che
il cavallo dei suoi pantaloni strusci sul di dietro di Louis. Harry
soffoca un gemito tra i capelli dell'altro. Cazzo, cazzo, cazzo.
Adesso è decisamente eccitato, lì, in piena vista e premuto
su di Louis. Cazzo.
“Posso andare?”, domanda
Louis, con voce spezzata. Harry è sicuro che Louis abbia notato la
sua erezione premuta sul suo sedere. Il piano però non prevedeva che
fosse lui a eccitarsi. Cazzo.
“Sì, puoi tirare”, afferma.
Prima di staccarsi dal corpo dell'altro ragazzo gli strizza le
spalle.
Louis gira la testa per
incrociare il suo sguardo e le sue guance sono arrossate.
Harry gli fa cenno con la testa
di tirare. Louis si sistema meglio sul posto e colpisce la pallina,
che si sposta di pochi metri.
“Dove ho sbagliato?”, si
lamenta Louis, voltando il capo verso di lui. Harry è certo che se
gli si avvicina di nuovo non risponderà più delle sue azioni. Niall
per fortuna gli viene in soccorso.
“Hai colpito troppo piano”,
lo informa, affiancandolo.
“Ero distratto”, ammette
Louis, lanciando un'occhiata a Harry.
Lo sa, ovvio che lo sa,
pensa, sono fottuto, altro che.
Mentre Louis e Niall litigano su
chi deve essere il prossimo a tirare, Ed gli si avvicina.
“Haz, un consiglio
spassionato. Non fare mai più una cosa del genere”, afferma
con enfasi.
“Cosa?”, domanda Harry,
esibendo la migliore espressione innocente del suo repertorio.
“Quello che hai appena fatto.
Almeno non davanti a tutti. C'è un'evidente sporgenza sul
davanti dei tuoi pantaloni e Zayn sta ridendo sotto i baffi da almeno
dieci minuti”.
Harry avvampa e si copre il
cavallo dei pantaloni con le mani.
“Così è peggio”, lo
informa Ed.
Harry non si è avvicinato più
a Louis per tutto il resto del pomeriggio. Ma fortunatamente è
riuscito a rilassarsi. Guardare i suoi amici giocare è stato un vero
spasso: al suo primo tentativo Zayn ha lanciato la mazza invece della
pallina, Niall continuava a far volare le palline fuori dal campo,
Liam non riusciva a colpirle e si ostinava a percuotere il terreno,
Ed faceva il gradasso ogni volta che la sua pallina si avvicinava
alla buca e Louis insisteva a fare spostare le sue palline di pochi
metri, sprecando tutti i suoi colpi senza metterne nessuno in buca.
Perrie è l'unica che si è dimostrata in grado di giocare
decentemente e adesso sta chiedendo a Harry delucidazioni sulle
lezioni di golf.
“Perrie, aver centrato qualche
buca non fa di te una giocatrice di golf”, la prende in giro Zayn.
“Infatti voglio imparare,
idiota. E poi almeno io lanciavo le palline”, gli risponde
per le rime la ragazza, facendo scoppiare a ridere Niall che è tutto
il pomeriggio che non parla di altro e probabilmente continuerà a
farlo per giorni.
“Siamo un gruppo di perdenti”,
commenta Liam, tetro.
“Ehi, parla per te”, si
difende Harry, finalmente orgoglioso del suo seppur minimo talento a
giocare a golf. Mentre si dirigono tutti verso la fermata
dell'autobus, Louis lo prende a braccetto.
“Abbiamo trovato qualcosa in
cui io non sono bravo e tu sì”, afferma.
L'eccitazione di Harry è
passata da un pezzo, ma i brividi attraversano ancora la sua schiena
quando Louis lo tocca.
“Questo dovrebbe consolarmi?”,
riesce a replicare.
Louis ride e poggia la testa
sulla sua spalla.
“Vieni a casa mia, domani”,
propone improvvisamente.
“Perché?”, domanda Harry,
mentre il suo stomaco fa le capriole.
“Ci deve essere per forza una
ragione?”.
“Abbiamo il glee club domani”.
“Dopo il glee club.
Magari mi fai piacere la canzone che dobbiamo cantare come mi hai
fatto piacere il golf, oggi”.
Harry sbatte le ciglia,
interrogativo.
“Allora ti sei divertito
oggi?”.
Louis avvicina le labbra al suo
orecchio.
“Ho goduto tutto il
tempo”, sussurra.
Harry è felice nel constatare
che il suo piano forse sta andando davvero per il verso
giusto.
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Capitolo 22 *** Got you stuck on my body like a tattoo ***
larry 22
Giuro
che alla fine del capitolo mi vorrete bene e mi perdonerete l'ennesimo
ritardo. Stavolta è stata colpa della connessione (che per ora
c'è ma temo che da un momento all'altro sparisca di nuovo. Io
domani devo vedere i Brits, perché non lo capisce?!). Penso sia opportuno dirvi subito quale canzone
cantano i ragazzi in questo capitolo: si tratta di You Give Love A Bad Name dei Bon Jovi. Vi linko il video così potete sentirla (attenzione!, video ad alto contenuto di fighezza ): https://www.youtube.com/watch?v=KrZHPOeOxQQ
Qui testo e traduzione: http://canzonimetal.altervista.org/you-give-love-a-bad-name-bon-jovi/
“Mi
sono fatto un'idea delle parti da assegnarvi nella canzone”,
annuncia Savan, sventolando un plico di fogli. “Che ne dite di
iniziare a provare per vedere come suona?”.
Il
professore consegna a ognuno dei membri del glee club un foglio
con stampato il testo della canzone e sui margini i nomi di quelli
che dovranno cantare.
“Uhm,
bene, canto la prima strofa da solo”, nota Harry.
“Almeno
tu canti”, osserva Ed, risentito.
Harry si affretta a
cercare il nome del suo amico sul foglio e scopre la minuscola parte
riservata a Ed e Louis alla fine della canzone.
“Poteva
andarti peggio”, cerca di consolarlo. “Josh non ha neanche mezzo
assolo”.
Ed
sbuffa, seccato.
“Se
è per questo neanche Alice. Ora tu dimmi se questa non è
un'ingiustizia”.
Harry
scrolla le spalle.
“Non
potevamo mica cantare una frase l'uno. Sarà per la prossima volta”,
commenta.
Ed
gli rifila una gomitata.
“Parla
quello che canta un'intera strofa”.
“Ehi,
è una bella responsabilità!”, protesta Harry, per nulla convinto.
In realtà è onorato che Savan gli abbia assegnato il primo assolo,
ma allo stesso tempo ha paura di mandare tutto a puttane. Fortuna che
il video è registrato e avranno tempo di perfezionarlo.
“Prendete
le vostre sedie e mettetele in cerchio al centro della stanza”,
ordina Savan, armeggiando con lo stereo. Dopo che tutti hanno
trascinato le proprie sedie dove Savan ha indicato loro, il
professore mette in mezzo lo stereo e si siede per terra, incrociando
le gambe.
“Adesso
farò partire la base e ognuno canterà la propria parte. Non mi
importa che sia perfetta, per il momento, voglio solo constatare
quanto il pezzo che ho scelto per voi vi si addica”.
Un
po' tutti si schiariscono la voce tossendo. Harry avverte Niall
fremere al suo fianco.
“Scusami
in anticipo”, gli dice, sporgendosi verso di lui.
Niall
ridacchia.
“Non
devi chiedere scusa a me, ma a Jon Bon Jovi!”.
Harry
scoppia a ridere, poi nota con la coda dell'occhio che Louis lo sta
fissando. Ricambia lo sguardo, sforzandosi di sorridere. Louis gli fa
l'occhiolino e si volta a parlare con Zayn. Harry avvampa. Gli basta
così poco ormai.
“Pronti?”,
domanda Savan, con un dito sul tasto play. “Si parte”.
“Shot
through the heart and you're to blame-”
La
canzone inizia senza un'intro, perciò sono tutti un po' spiazzati e
fondamentalmente Niall è l'unico a cantare, quando avrebbero dovuto
cominciare in coro.
“Darlin',
you give love a bad name”, canta subito dopo Zayn, un po' in
ritardo rispetto alla musica.
Durante
la parte strumentale Savan non stacca gli occhi da Harry e per
fortuna gli da l'attacco quando tocca a lui. Harry stringe il foglio
tra le mani, la strofa ormai memorizzata perché nei giorni
precedenti ha ascoltato la canzone un'infinità di volte per
prenderci confidenza.
“An
angel's smile is what you sell, you promise me heaven, then put me
through hell, chains of love got a hold on me, when passion's a
prison, you can't break free”, canta,
gongolando come un'idiota perché sì, anche questa canzone gli fa
pensare a Louis.
“Oh,
you're a loaded gun, yeah oh, there's nowhere to run, no one can save
me the damage is done”, continua
Liam, non riuscendo a stare fermo sulla sedia.
“Shot
through the heart and you're to blame, you give love a bad name, I
play my part and you play your game, you give love a bad name, you
give love, a bad name”, cantano
tutti in coro, stavolta sul serio.
Entro
la fine della canzone stanno tutti ghignando di felicità. Come prima
volta è stata un successo e se si mettessero di impegno potrebbero
farcela veramente a farsi selezionare per le Regionali.
“Frenate
gli entusiasmi, che ne avete di strada da fare”, afferma, infatti,
Savan.
“Adesso
via queste sedie e fatemi vedere come vi muovete!”.
*
Harry
e Louis scendono dall'autobus ridendo. Harry non si ricorda quando,
come e perché abbiano iniziato a ridere, ma non riescono a smettere.
Alcuni passanti li fissano, ma loro non se ne curano e continuano a
sghignazzare, spintonandosi giocosamente.
“Lou,
finirai sotto una macchina!”, esclama Harry, correndo dietro
all'altro ragazzo che saltella in mezzo alla strada.
Louis
lo ignora. Harry lo raggiunge e lo trascina per la maglia sul
marciapiede.
“Non
vorrai farti ammazzare proprio oggi?”, domanda, continuando a
trattenerlo, non sia mai che Louis scappi e torni a fare il
deficiente.
“Perché?
Oggi è un giorno speciale?”, ribatte Louis, a corto di fiato.
Ci
sono molte ragioni per cui Harry vorrebbe rispondere di sì, ma non
può confessare nessuna di queste ad alta voce.
Oggi
Louis indossa il suo maglione bronzo con le trecce, che Harry adora più
di quanto sia lecito; oggi Louis ha dimenticato a rasarsi e il filo
di barba sulla sua mascella eccita Harry più di quanto dovrebbe;
oggi Louis lo ha invitato a casa sua e staranno nella sua camera e ci
sarà un letto dove Harry non vede l'ora di stendersi placidamente e
già pregusta il momento in cui Louis si accoccolerà al suo fianco e
affonderà la testa nell'incavo del suo collo e magari poserà di
nuovo le sue labbra sul suo pomo d'Adamo e – Harry sta
letteralmente vibrando
d'anticipazione.
“Haz,
ti ho fatto una domanda”, afferma Louis. “Vabbe', lascia stare”.
Louis si piega per
aprire lo zaino in cerca delle chiavi di casa mentre Harry si gode il
panorama del suo sedere stretto in un paio di skinny jeans.
Dovrebbero essere illegali, pensa, mentre l'altro ragazzo
continua a frugare nello zaino.
“Trovate!”,
esulta Louis, stringendo in mano il mazzo di chiavi. Poi apre la
porta e fa cenno a Harry di entrare in casa.
“Ci
sono i tuoi?”, domanda quest'ultimo.
“Mia
madre e Mark sono al lavoro e le mie sorelle dovrebbero essere qui da
qualche parte”, risponde Louis, invitandolo a salire le scale.
“Quindi
finalmente le conoscerò?”, chiede Harry, curioso. Deve ammettere
che avrebbe sinceramente voglia di incontrarle, dal momento che ne ha
sentito tanto parlare.
“Non
so quanto ti convenga”, lo avverte Louis, con un sorriso malizioso.
“Perché?”.
“Perché
si innamorerebbero di te e non ci sarebbe verso di staccartele di
dosso”.
Harry
ridacchia e lo segue in camera. Louis si chiude la porta alle spalle
e molla lo zaino sulla sedia.
“Quindi
cerchiamo di fare meno casino possibile così non ce le ritroviamo
tra i piedi”, continua.
“Credevo
le adorassi”, osserva Harry, appoggiandosi al muro. Louis non lo ha
invitato a sedersi e l'unica sedia disponibile è ormai occupata
dallo zaino e gettarsi sul letto come se fosse a casa sua
gli sembra quantomeno inopportuno.
“Ovvio
che le adoro, ma non vorrei che ti spaventassero...o che tu
spaventassi loro”.
Harry
scoppia a ridere.
“Faccio
così paura alla gente?”.
“A
me ne fai abbastanza”, commenta Louis, tirandolo per un gomito
verso il letto. Harry ha un brivido di anticipazione.
“Tu
non hai caldo?”, domanda, per allentare la tensione. La propria,
almeno.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Haz,
siamo in menopausa?”, chiede, cominciando a slacciargli la camicia
senza chiedergli il permesso. Harry lo lascia fare perché gli piace
guardare le sue mani che lo spogliano, con calma e un po' di
esitazione. Quando ha finito Harry si toglie la camicia e la lancia
sulla sedia, rimanendo in t-shirt, poi si stende sul letto. La sua
attenzione è catturata da un poster sul muro.
“Anche
a te piacciono gli Script?”, domanda.
Louis
si stende al suo fianco.
“Tantissimo!
Sono stato al concerto che hanno fatto a Manchester due anni fa”,
replica.
Harry quasi soffoca per l'esclamazione di sorpresa che gli
sfugge dalla labbra.
“Davvero?
C'ero anch'io!”, esclama.
Louis
fa un ampio sorriso.
“Allora
era destino”, dice.
"Cosa?", domanda Harry,
"Noi", risponde con enfasi l'altro ragazzo.
Harry
prova a trattenere il sorriso che sta nascendo agli angoli della sua
bocca.
“Non
credo a cose come il destino”, afferma, anche se a eventi come questo non saprebbe che altro nome dare.
“E
a cosa crede Harry Styles?”, domanda Louis, facendoglisi più
vicino.
Harry
non ci ha mai pensato particolarmente. É sempre
stato abbastanza certo delle cose in cui non crede, ma quali sono
quelle in cui crede?
“I
believe in a thing called love”,
canticchia, perché non gli viene in mente niente di intelligente da
dire.
Louis si nasconde
il viso tra le mani, ridendo.
“Scontato, Haz,
scontatissimo”, lo prende in giro, ma sembra segretamente
compiaciuto.
Harry lo punzecchia sulla spalla con un dito.
“E tu in cosa
credi, sentiamo”.
Louis torna serio.
“Io
credo nelle fate. Lo giuro! Lo giuro!”,
declama solennemente.
Harry gli scoppia a
ridere in faccia.
“Hai un po' la
sindrome di Peter Pan, in effetti”, osserva, dopo un po',
immaginando Louis in calzamaglia verde e se stesso in camicia da
notte svolazzare per i cieli. Quando si rende conto di essersi auto
affibbiato il ruolo di Wendy ci manca poco che scoppi a ridere di
nuovo, istericamente.
“Perché
sindrome, poi?”,
esclama Louis, indignato. “Cosa c'è di male nel voler restare
bambini per sempre?”.
Harry
prova un istintivo slancio di ammirazione e affetto
per l'altro ragazzo.
“Se parto con
un'altra canzone mi uccidi?”, domanda, ridacchiando.
Louis gli pizzica
una guancia.
“A cosa
pensavi?”.
“When
I'm lyin' in my bed at night, I don't wanna grow up”,
inizia a cantare Harry, “nothing ever seems to turn out
right, I don't wanna grow up. How do you move in a world of fog
that's always changing things, makes wish that I could be a dog-”.
“Mio piccolo
punk!”, lo prende in giro Louis, scompigliandogli i capelli.
Harry
ride, rilassato e felice, e vorrebbe stare così per sempre, per
sempre.
Louis
poggia la testa su un gomito e lo guarda negli occhi, sorridendo
quietamente. Harry sostiene il suo sguardo, con il cuore in gola. É
uno di quei momenti in cui, se fosse più ardito, direbbe a Louis
delle sciocchezze del tipo sono
pazzo di te o
ti prego, baciami.
Ma Harry non è uno che di solito fa il primo passo,
anzi, non lo fa mai,
e questa è la sua benedizione ma a volte può essere anche una
condanna.
Louis fa scorrere
gli occhi sul suo viso, poi sul collo, e infine si ferma sul braccio.
“Ho un'idea per
il tuo prossimo tatuaggio”, afferma.
Harry
segue il suo sguardo fino alla stella tatuata che sporge dalla manica
della sua t-shirt, che gli ricorda quel pomeriggio passato con Louis,
il rumore dell'ago elettrico, l'odore stantio della stanza e la mano
di Louis stretta alla sua fino al momento imbarazzante
e al crollo psicologico ancora inspiegabile dell'altro ragazzo.
“Sarebbe?”.
Louis
si sporge a prendere qualcosa dal cassetto del comodino e lo
spostamento provoca un vuoto all'altezza del petto di Harry che lui
definirebbe nostalgia
se non fosse così ridicolo
perché Louis è a meno di un metro da lui e non può mancargli già.
L'altro ragazzo gli
sventola sotto il naso un pennarello.
“Cosa
vuoi farci con quello?”, domanda Harry, sospettoso, ma almeno Louis
è tornato al suo fianco e se volesse potrebbe impiastricciargli
tutta la faccia col pennarello, basta che stia vicino
a lui.
“Disegnarti
il tuo nuovo tatuaggio”, annuncia Louis, sporgendosi per
afferrargli il braccio. Harry fa per scansarsi, più per provocarlo
che per reale desiderio di evitare l'altro ragazzo, anche perché
sarebbe assurdo, lui vuole, lui desidera
avere
le mani di Louis addosso.
“Sta' fermo,
Haz”, gli impone Louis, afferrandolo per una spalla. Harry scivola
via dalla sua presa, ridendo come un idiota senza una ragione. Louis
gli prende le spalle con tutte e due le mani e lo schiaccia contro il
materasso.
“Ti prometto che
non disegnerò un pene”, afferma, guardandolo negli occhi.
“Giuri che non
sarà niente che gli assomigli anche vagamente?”, scherza Harry.
Louis annuisce
solennemente.
“Croce sul
cuore”.
Harry si rilassa
sotto le mani dell'altro ragazzo che sono calde ma gli mandano brividi
lunga la schiena e lui non dovrebbe eccitarsi per così poco.
“Adesso fammi
lavorare”, dice, prima di mettersi a cavalcioni su di lui.
Harry
trattiene il respiro quando il cavallo dei pantaloni dell'altro preme
contro il suo e Louis non poteva scegliere posizione migliore.
L'altro si piega su di lui e gli immobilizza il braccio.
“Fermo, mi
raccomando”, ordina, voltando la testa per incontrare i suoi occhi.
Harry rabbrividisce
quando la punta fredda del pennarello tocca la sua pelle. Louis la fa
scorrere sul suo braccio con movimenti studiatamente lenti. Harry
sposta la testa per sbirciare cosa stia facendo.
“Non guardare”,
gli intima Louis.
“Non stai
scrivendo il tuo nome, vero?”.
“Una specie”.
Harry
è elettrizzato al pensiero di avere impresso il nome di Louis sulla
sua pelle per
sempre.
Cosa ci sarebbe di più simbolico? Louis è sempre, sempre,
nella sua mente, anche quando non è con lui, anche quando non
ci dovrebbe essere, nei momenti meno opportuni della giornata, quando
Harry sta facendo colazione, per esempio, e sua madre gli sta
parlando e lui non la sta ascoltando perché perso a ricordare la
sensazione del sedere di Louis premuto contro la sua erezione; oppure
quando sono al glee club e lui dovrebbe essere concentrato sulla
canzone e invece è rapito dalla mascella di Louis e dal suo accenno
di barba lasciato lì per farlo impazzire; o ancora quando sta
guardando la TV e la domanda di un quiz gli ricorda il nome della
marca di mutande che Louis indossa sempre e a Harry si annebbia la
vista e tutto quello che vede davanti ai suoi occhi è la striscia di
peluria, sottile e a malapena accennata, che una volta ha scorto
sull'addome di Louis quando si è stiracchiato e la sua maglia si è
sollevata.
E
adesso la mascella di Louis è lì a portata di mano, anzi, a portata
di bocca e Harry non esita a morderla, perché fa
parte del piano, perché
si vive una volta sola, perchè
voglio scoparmi
Louis qui adesso e per sempre.
Louis emette una
specie di gemito, non di dolore né di fastidio.
“Haz,
che ti prende?”, domanda, sistemando il tappo al
pennarello e rimettendosi ritto, e c'è quella luce maliziosa nei
suoi occhi che fa uscire
pazzo Harry e lo rende
coraggioso e stupido.
“Voglio
morderti”, afferma, infatti, la voce roca per l'adrenalina e
l'eccitazione.
Louis
sembra genuinamente colpito e interessato ed entusiasta, forse.
Qualunque cosa sia, Harry ormai è deciso a portare il suo piano al
livello successivo.
Fanculo.
“Voglio
morderti e baciarti e toccarti e farti qualunque altra cosa che non
si potrebbe fare ma io la voglio fare perchè non ce la faccio più,
Lou, ti prego”,
mugola, spingendo il proprio bacino contro quello dell'altro ragazzo.
Louis freme e chiude per un millesimo di secondo gli occhi.
“Haz”,
sussurra e Harry non capisce se sia un avvertimento o una preghiera o
un'imprecazione, ma gli importa così poco ormai perché Louis non
può, non deve, mettersi a cavalcioni su di lui ed essere così
vicino e invitante e provocante, e non aspettarsi che Harry reagisca.
Louis non può vivere
e non aspettarsi che Harry reagisca, a un certo punto.
Louis è ancora
immobile - le sue cosce strette intorno ai fianchi di Harry e gli
occhi sgranati - e trema un po', stringendo i pugni. Harry fa scivolare
le mani sotto la sua maglia e il contatto con la pelle liscia e calda
dell'altro ragazzo gli fa mancare il respiro.
“Lou”,
mormora, accarezzando coi pollici i fianchi dell'altro. “Lou, ti
prego, non ho mai
implorato nessuno in vita mia ma sto perdendo il senno e se lo vuoi
anche tu ti pre-”.
In
una frazione di secondo Louis gli ha preso il volto fra le mani e ha
premuto le proprie labbra contro le sue. Harry chiude gli occhi e
affonda le unghie nella carne dell'altro così forte da farlo gemere
e espirare forte dal naso. Louis bacia la sua bocca con una tale
foga e intensità e bisogno
che a Harry tremano le
gambe e se non fosse disteso su un letto non avrebbe
retto al connubio di sensazioni che lo travolge. Harry è accaldato
ed eccitato e vorrebbe avere Louis dappertutto, come se non gli
bastasse che l'altro stesse divorando la sua bocca, e rischia
letteralmente di venire all'istante quando Louis passa la lingua sul
suo labbro inferiore e comincia allo stesso tempo a far ondeggiare il
bacino, su e giù, con una lentezza calcolata, o forse no, ma
cosa importa perché
Harry gli è subito dietro e asseconda il suo ritmo, lasciando che la
lingua di Louis scivoli nella sua bocca. Gli sembra di sognare e
che tutto questo possa finire da un momento all'altro e vorrebbe
rallentare ma le spinte di Louis si fanno sempre più veloci e la sua
lingua più insistente e Harry adora
la sua lingua e vorrebbe che Louis non la smettesse mai, mai,
di baciarlo. Louis si stacca un attimo dalla sua bocca e Harry lo
segue istintivamente con la testa, ma Louis gli poggia le labbra sul'
orecchio - le sue labbra umide della saliva di Harry e arrossate - e
sussurra “Harry, ti voglio così tanto
che non puoi neanche immaginare”, prima di sistemarsi meglio su di
lui e far aderire completamente le loro erezioni e fiondarsi di nuovo
sulla sue labbra. Harry graffia la schiena dell'altro solo per
sentirlo gemere nella sua bocca e sente che sta per venire ma non
vorrebbe ancora, è troppo presto, eppure è così eccitato, è come
se avesse trattenuto la sua eccitazione per mesi e adesso finalmente,
finalmente-
Louis lascia andare la sua bocca ansimando e affonda la testa nel suo
collo e lo lecca e lo morde e lo lecca di nuovo, artigliando con una
mano i suoi capelli e strattonando la sua testa di lato - per farsi
spazio - e continua a mordere e a leccare, mentre Harry boccheggia e
percorre la schiena di Louis con le sue mani che non sanno dove
fermarsi, perché vorrebbe toccare Louis dappertutto.
Louis ritorna sulla sua bocca e la sua lingua gioca di nuovo con
quella di Harry freneticamente e i suoi polpastrelli scavano solchi
sulla sua testa e la sua erezione preme su quella di Harry veloce,
sempre più veloce. Louis rantola e lascia scivolare la testa
sulla spalla di Harry. Qualche secondo dopo, Harry serra gli occhi ed
emette un
verso roco direttamente nell'orecchio di Louis.
Il corpo dell'altro
ragazzo si rilassa contro il suo. Harry gli accarezza i capelli.
“Da quanto?”,
gli domanda e spera che l'altro capisca senza bisogno di altre
parole.
“Da
sempre”, replica Louis, il naso contro il suo collo e gli occhi
ancora chiusi, “da fottutamente
sempre”.
Qualcuno batte un
colpo alla porta e Louis è immediatamente in piedi, come se fosse
stato punto da qualcosa. Harry si sente sudato e appiccicoso nelle
mutande e parecchio a disagio.
“Aspetta un
attimo!”, urla Louis, sistemandosi i capelli e non riuscendo a
stare fermo con le mani.
“Lou, c'è El di
sotto”, afferma la voce di una ragazzina.
“Ok, Lottie,
fa-falla salire”, balbetta Louis, fiondandosi in bagno.
Harry si alza dal
letto e controlla che non ci sia nessuna macchia sul cavallo dei suoi
pantaloni. Non riesce a credere a quello che è appena successo e il
cuore gli martella ancora nelle orecchie e se qualcuno gli parlasse
in questo momento non capirebbe una singola parola, perché tutto ciò
a cui riesce a pensare è Louis mi vuole, Louis mi vuole, Louis mi
vuole 'non posso immaginare quanto', ma deve essere più o meno
quanto lo voglio io, più o meno - più o meno?
La maniglia della
porta ruota e Harry si ritrova davanti Eleanor Calder e la sorella di
Louis che sbuca dietro la sua schiena.
“Sai perché
diamine Lou non risponde mai al cellulare?”, domanda la ragazza con
tono stizzito. Harry scuote la testa incapace di proferire parola e
si porta le mani sul cavallo dei pantaloni a coprire la macchia che
non c'è, ma non si sa mai, il segno di quello che hanno
fatto, qualsiasi segno, potrebbe essere evidente. E se non lo è sui
suoi pantaloni lo sarà sulla sua faccia e Harry deve calmarsi,
respirare e calmarsi.
“Tutto bene?”,
domanda El, leggermente preoccupata.
“Sì, certo, sì.
Perché?”, biascica Harry.
Eleanor gli dedica uno sguardo stranito
e domanda “Che fine ha fatto Lou?”.
Proprio in quel
momento Louis fa capolino dal bagno in camera.
“Ehi, El”,
mormora avvicinandosi all'altra ragazza e sfiorandole le labbra con
le proprie per una frazione di secondo.
“Cosa stavi
facendo di così importante da non poter rispondere al cellulare?”,
si lamenta Eleanor.
Louis avvampa ed è palese che stia cercando in
tutti i modi di evitare lo sguardo di Harry.
“Niente! Ho la
suoneria disattivata”, spiega.
“Avete finito di
fare le vostre cose?”, domanda la ragazza, spostando lo sguardo da
Louis a Harry.
“Certo, Harry
stava proprio per andarsene”, replica Louis, spingendo Harry verso
la porta.
“Sì, stavo-”.
“Lottie,
accompagna Harry di sotto, per favore”, ordina Louis alla sua
sorellina.
La ragazzina
annuisce e fa cenno a Harry di seguirla. Mentre scendono le scale –
e Harry deve concentrarsi su ogni singolo scalino per evitare di
ruzzolare giù – sente Lottie ridacchiare.
“Io non sono
stupida come quell'altra”, afferma.
Harry afferra il
corrimano e si blocca nell'atto di scendere l'ultimo scalino.
“Cioè?”,
domanda con un filo di ansia.
“So cosa avete
fatto”.
Harry si sente
improvvisamente in una specie di film dell'orrore, sotto lo scrutinio
degli occhi di Lottie, il suo sguardo furbo e le sue frasi quasi
minacciose.
“Capisco Lou
meglio di quanto lui creda e sono anche più sveglia di quanto lui
creda”, continua la ragazzina.
“Buon per te”,
borbotta Harry, cercando di fuggire verso la porta.
Lottie lo afferra
per un polso.
“Non l'ho mai
visto stare così male come in questo periodo quindi per favore
aiutalo tu”, implora.
Harry rimane
pietrificato e non sa cosa dire e non capisce di cosa diavolo stia
parlando l'altra.
“Ok”, balbetta,
accondiscendente.
Lottie lo lascia
andare.
“Grazie”,
mormora, regalandogli un sorriso.
Harry esce di casa
e corre verso la fermata. Una volta sull'autobus al primo brivido di
freddo si rende conto di aver lasciato la propria camicia a casa di
Louis. Improvvisamente si ricorda del “tatuaggio” che l'altro
ragazzo gli ha disegnato sul braccio e abbassa gli occhi per
guardarlo. Non è il nome di Louis, non è un pene e non è niente di
quello che Harry aveva immaginato. Sono solo due lettere: Hi.
Avesse i soldi
andrebbe a tatuarselo immediatamente.
ANGOLINO
Mi volete un po' di bene, vero? Ecco, questo sentimento non durerà a lungo xD
Comunque, le canzoni che Harry canticchia nel corso del capitolo sono I Believe In A Thing Called Love dei The Darkness e I Don't Want To Grow Up nella versione cantata dai Ramones.
Il fatto che andiate ad ascoltare le canzoni che inserisco nei capitoli mi rende molto felice!
Alla prossima!
xxx
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Capitolo 23 *** A heart as loud as lions ***
A heart as loud as lions
Il
garage di Ed finalmente ha senso di esistere. Il rosso l'ha pulito da
cima a fondo, ha rifoderato i divani, aggiustato il frigo e cambiato
la lampadina del lampadario fulminata: adesso è un locale con una
sua dignità e può ospitare agevolmente tutti i membri del glee club
per le prove della loro canzone.
Mentre
Niall e Liam accordano le loro chitarre, Harry si mangiucchia le
unghie sul divano e ogni tanto si aggiusta spasmodicamente la sciarpa
che si è avvolto attorno al collo per coprire i segni lasciati da
quel dannato vampiro di Louis. Il suddetto ragazzo è seduto a
cavalcioni su una sedia e parla con la sua ragazza e Danielle. Non lo
ha salutato quando è arrivato, non gli ha rivolto la parola neanche
una volta e non lo ha guardato nemmeno per sbaglio. Qualcuno prima o
poi noterà che c'è qualcosa di strano.
“Louis
ti ha lanciato un'occhiata un attimo fa”, lo informa Ed, seduto
accanto al riccio.
Harry
gli ha raccontato tutto, ma lo ha fatto per sms perché si vergognava
e non è sceso troppo nei particolari, cosa della quale Ed non si è
assolutamente lamentato.
“Non
me ne faccio niente delle sue occhiate”, sbotta.
Ed
gli mette una mano sulla spalla.
“Ehi,
Haz, avrete tempo di parlarne”, lo rassicura. “Per ora è con la
sua ragazza”.
“E
tu pensi che non l'abbia portata apposta?”.
Ed
si stringe nelle spalle.
“Te
lo assicuro, se l'è portata per non restare solo con me”, insiste
Harry.
“Harry,
non puoi pretendere che la molli e si metta con te su due piedi.
Ufficialmente lui è eterissimo, dagli tempo di elaborare”, spiega
con calma Ed.
“Da
quando sei così comprensivo nei suoi confronti?”, domanda Harry,
con una punta di fastidio.
“Non
sono comprensivo nei confronti di nessuno. Sto solo cercando di
aiutarti, razza di ingrato”.
Harry
fa uno sbuffo di risata.
“Grazie,
Ed, tu sì che sei un amico”, afferma, alzandosi improvvisamente in
piedi.
“Dove
cavol-”.
Harry
si avvicina ad Alice e le mormora qualcosa all'orecchio. La ragazza
arrossisce e lancia un'occhiata a Ed, poi si dirige verso di lui e
gli si siede a fianco. Ed rivolge al suo amico uno sguardo stupefatto
e Harry gli fa l'OK con il pollice.
Qualcuno
avvolge un braccio attorno alla sue spalle.
“Sbaglio
o ci sono guai in Paradiso?”, domanda Zayn, cogliendolo di
sorpresa.
“Che
vuoi dire?”, replica Harry, un po' in ansia.
“Che
tu e Lou non vi siete cagati neanche di striscio. Per caso è
successo qualcosa?”.
“No”,
risponde Harry, precipitosamente. “C'è la sua ragazza, quando c'è
lei lui fa sempre così”.
Zayn
scuote il capo, canzonatorio.
“Non
è assolutamente vero. Piuttosto quando ci sei tu non caga lei”,
replica, dandogli una pacca sul petto.
Harry
comincia a sentirsi a disagio. La strategia di Louis – oltre a
farlo sentire una merda – non è per niente furba, perché tutti
prima o poi si accorgeranno che le cose tra di loro sono cambiate. E
Harry non è particolarmente abile a rifilare bugie alla gente.
“Al
tuo amico Zayn puoi dirlo, Harry”, insiste l'altro ragazzo.
“Non
c'è niente da dire, Zayn. Oggi avrà la luna girata”, si
giustifica Harry.
“E
allora mette da parte il suo piccolo Hazza?”, scimmiotta
Zayn, pizzicandogli una guancia. Harry scaccia via la sua mano. Zayn
allora lo trascina verso il gruppetto formato da Louis, Eleanor e
Danielle.
“Ehi,
Tommo, Harry qui deve dirti una cosa”, annuncia.
Un
lampo di panico attraversa gli occhi di Louis.
“Non
è vero”, si difende Harry.
“Come
non è vero?”, ribatte Zayn. “Se me lo hai appena confidato!”.
Harry
vede che Louis sta cercando di sorridere, mentre Eleanor ha stampata
sul volto la sua solita espressione annoiata.
“Che
ne dite di iniziare?”, esclama Niall.
Zayn
spinge Harry verso la sedia accanto a quella di Louis e Harry è
costretto a sedersi. Louis gli lancia occhiate di sottecchi e Harry
lo sente teso al suo fianco.
“Ragazzi,
Savan ci ha esplicitamente chiesto, o meglio, ordinato di
muoverci un po' in questa esibizione. Perciò Danielle è venuta qui
a darci una mano”, li informa Liam, come se ce ne fosse bisogno.
“É
venuta solo per questo?”, lo prende in giro Josh, battendo
poi il cinque a Zayn.
Liam
avvampa.
“Non
fate gli idioti”, balbetta, evitando il contatto visivo con
Danielle.
“Iniziamo?”,
implora Niall, impaziente, con la sua chitarra stretta fra le
braccia.
“Sì,
per favore!”, gli fa eco Perrie.
“Ricordatevi
che cominciamo tutti insieme e poi Zayn canta la seconda frase”,
spiega Niall. “Facciamone venire fuori qualcosa di decente”.
“Sennò
poi viene Jon Bon Jovi e ci denuncia”, afferma Josh.
Niall
brandisce la chitarra come un'arma e lo colpisce leggermente sulla
testa.
“Sciacquati
la bocca quando parli di lui”, lo minaccia, facendo scoppiare a
ridere tutti quanti, meno Harry e Louis.
Harry
non è mai stato più consapevole della presenza di qualcuno
al suo fianco in vita sua come adesso. Louis è lì, eppure non c'è.
E Harry vorrebbe toccarlo, come non ha mai desiderato prima in vita
sua. Le dita di Louis sono strette a quelle di Eleanor e Harry non
riesce a smettere di guardare. Sente in bocca l'amaro della gelosia
ed è una sensazione mai provata prima e fa male,
autenticamente male. Vorrebbe uscire a prendere aria ma non può
permetterselo, devono cantare e lui non deve dare di matto, non
davanti a tutti.
“Al
mio tre iniziamo”, annuncia Niall, cominciando poi il conto alla
rovescia.
Dopo
un attacco un po' esitante, Harry canta la sua strofa con decisione e
appoggia una mano sul bordo della sedia di Louis, sfiorando la sua
coscia col mignolo. Louis si irrigidisce immediatamente e si scosta.
La voce di Harry si spegne un po' sull'ultima frase e lui si sente
mancare il fiato quando Louis sposta la sua sedia per allontanarsi da
lui.
Si
domanda dove ha sbagliato, cosa doveva fare, cosa non doveva
fare. Ma Louis lo vuole, si ripete, ha detto che lo vuole e
non stava fingendo, non si può fingere quel tono di voce,
quell'urgenza, quel fremito delle labbra, non si può. Harry
impazzirà se Louis non si decide a guardarlo, solo a guardarlo,
cristosanto, solo quello, per ora.
La
canzone finisce con uno scroscio di applausi ma Harry è distratto
dal corpo di Louis accanto al suo, dall'aura di calore che emana ed è
come se lui riuscisse a vederla quest'aura e ci vorrebbe passare le
mani attraverso per poterlo finalmente toccare.
Si
sente soffocare. Deve andarsene da lì. Si alza improvvisamente in
piedi e solleva la saracinesca del garage per uscire all'aria aperta.
Deve calmarsi. Le mani gli tremano per il nervosismo e Harry le
poggia al muro, sperando di fermarne il tremito.
Avrebbe
dovuto andarci piano con Louis. Anzi, non avrebbe dovuto andarci
affatto. Il pensiero che Louis continui a ignorarlo per sempre
lo terrorizza. Se Louis non volesse più parlargli, cosa potrebbe
fare lui per convincerlo altrimenti? Perderebbe la sua amicizia, il
suono della sua risata, la pressione del suo braccio attorno alle
spalle, l'odore della sua pelle, le pieghe agli angoli dei suoi
occhi, il piacere della sua compagnia, le sue chiacchiere senza
senso, il suo sguardo di ammirazione. Il suo mondo, tutto il suo
fottuto mondo.
“Come
cazzo sono arrivato a questo punto?”, sussurra, lasciandosi
scivolare per terra.
Il
rumore di un accendino lo distoglie dai suoi pensieri. Eleanor.
La ragazza espira il primo
sbuffo di fumo e lo guarda.
“Toglitelo dalla testa”,
afferma mortalmente seria.
“Come?”, balbetta Harry.
“Mi hai sentito”, dice lei,
prima di voltarsi a parlare con Danielle che l'ha raggiunta.
Tu non sai niente, troia,
pensa Harry, mordendosi la lingua.
*
Lou.
Il primo messaggio di Harry è
per attirare l'attenzione, ma non riceve risposta.
Lou,
dobbiamo parlare.
Il secondo messaggio attesta le
sue intenzioni, ma anche questo viene ignorato.
Louis,
non puoi farmi questo.
Il terzo messaggio suona
implorante come il tono col quale Harry lo ha immaginato, ma non
ottiene replica.
Non
puoi fare finta di nulla, non puoi farmi impazzire. Sto impazzendo, è
colpa tua, rispondimi.
Il quarto messaggio non doveva
essere così lungo e patetico e soprattutto necessitava una risposta,
che non arriva.
Ti
aspetto domani alle otto al parcheggio, ok? x.
Il quinto messaggio è un ordine
e insieme una preghiera. Tutto quello che Harry deve fare e
sperare che Louis si presenti all'appuntamento.
*
Harry
a volte invidia Zayn perché fuma. Sembra una cosa stupida da
pensare, ma non si può negare che quando Zayn fumi tutto il suo
corpo si rilassa immediatamente e lui è palesemente più sereno.
Harry vorrebbe una dannata
sigaretta.
Si è presentato
all'appuntamento con almeno un quarto d'ora di anticipo, perché ha
preso l'autobus prima del solito. Il parcheggio è pressoché
deserto.
Harry si siede per terra a gambe
incrociate e aspetta. Qualche minuto dopo un rumore di passi lo mette
in stato di allerta.
“Harry”, si annuncia Louis.
Harry alza la testa, trattenendo
il respiro. Louis si accovaccia al suo fianco, poggiandogli una mano
sulla spalla. Harry non fa in tempo ad abituarsi al contatto che
Louis la toglie via.
Harry non ha il coraggio di
iniziare a dire tutte le cose che aveva da dire perché è bloccato
dalla paura. Da dove cominciare poi?
“Scusami”, spezza il
silenzio Louis, in un tono a malapena percettibile, tanto che Harry
non è sicuro di averlo sentito pronunciare quella parola o di averlo
solo immaginato.
“Scusami”, ripete, con più
decisione.
Ecco che comincia con le
scuse, pensa Harry, mi dirà che è stato tutto uno sbaglio,
che non doveva succedere, che dobbiamo dimenticare tutto e fare finta
che non sia successo nulla.
“Per cosa esattamente?”,
sputa, e c'è del disprezzo nella sua voce, disprezzo per se stesso e
la propria ingenuità e disprezzo per Louis e le palle che non ha.
“Per avermi baciato e avermi fatto venire nei pantaloni? Per avermi
ignorato tutto il tempo, ieri? O per non aver risposto a nessuno dei
miei sms?”.
Harry non è mai stato bravo con
le parole, mai. Ogni volta che avrebbe voluto dire qualcosa di
importante, di veramente importante – papà, perché? ti
voglio bene, mamma, grazie di esistere, Ed – il
groviglio di parole intrappolato in gola non ne voleva sapere di
uscire. Ma adesso è così arrabbiato e spaventato che l'inghippo si
è sciolto da sé e le parole fluiscono con tutto il loro carico di
sincerità e disperazione. Se non le dicesse perderebbe
un'opportunità di confessare quello che veramente prova, ma è
consapevole che dicendole potrebbe perdere Louis. Meglio questo, che
il dubbio. O forse no?
Louis si prende la testa tra le
mani e si artiglia ciuffi di capelli con le dita.
“Harry, tu mi confondi”,
mormora con la voce che gli trema.
“Io ti confondo?”,
esclama Harry, ridendo senza divertimento.
Louis sospira e annuisce
debolmente.
“Giusto”, continua Harry, e
deve parlare, deve dirlo, “sono io quello che ti bacia e poi
sparisce, quello che ti coccola e ti dice cose meravigliose
come se niente fosse, sono io quello che gioca con la tua sanità
mentale, sì, sono io”, sbotta, colpendosi le cosce con i pugni
chiusi.
É raro lasciare
Louis senza parole e Harry sarebbe anche orgoglioso di se stesso se
questo non fosse il momento in cui ha più bisogno che l'altro parli.
Louis si porta le
ginocchia al petto.
“Non ce la
faccio”, afferma, la voce spezzata, “non ce la faccio a stare con
te, non ce la faccio a stare senza di te e non ce la faccio ad
accettare tutto questo”.
Per la prima volta Harry è
colpito dal pensiero di quello che Louis stia passando in questo
momento e si sente improvvisamente egoista e stupido e ancora più
disperato. Perché se Louis non risolve i problemi con se stesso come
potrebbe mai stare con lui?
“Lou”, lo chiama, cercando
di fargli voltare la testa per guardarlo. Ma la testa di Louis è
affondata tra le sue ginocchia e le sue spalle sono scosse da
tremiti. “Lou, ti prego, guardami, io sono con te, io voglio stare
con te, io ci sono”, mormora, allungando una mano per toccarlo, ma
fermandola a mezz'aria, preoccupato per la reazione dell'altro.
“Come fai?”, domanda Louis,
le parole soffocate dal tessuto dei jeans. “Come fai a non avere
paura?”.
“Io sono terrorizzato”,
confessa Harry e gli manca un po' il respiro, “sono terrorizzato al
pensiero che tu stia soffrendo e all'idea di perderti”.
“Non volevo farti questo”,
mormora Louis, scuotendo freneticamente la testa, “non dovevo, mi
dispiace, mi dispiace”.
“Tu
non hai fatto niente”, afferma Harry, le mani che gli prudono per
il bisogno di toccarlo, abbracciarlo, consolarlo, cullarlo tra le
braccia e fargli sentire la sua presenza. “É
successo. Il destino, ricordi?”.
“Il destino è uno stronzo”,
replica Louis, con astio. Poi fa un respiro profondo, ma non basta a
impedire ai singhiozzi di scuoterlo e alle lacrime di sfuggire dai
suoi occhi.
Harry si sente morire. Non
riesce a vederlo in questo stato e non può trattenersi
dall'avvolgerlo con le sue braccia e lasciare che Louis poggi la
testa sul suo petto, finalmente.
“Hai un cuore di leone,
Louis, non devi aver paura”, sussurra nel suo orecchio.
“Non è vero, non è vero”,
balbetta Louis, “sono solo un finocchio spaventato, Harry”.
Harry se lo stringe al petto e
poggia un bacio sui suoi capelli.
“Non sei solo, ci sono dentro
anche io in questa cosa”, lo rassicura, promettendo a se stesso che
non lo lascerà mai, mai, da solo e sentendo il proprio cuore
colmo di qualcosa che non aveva mai provato prima ma è una
sensazione stupefacente e sopraffacente che lo rende capace di
fare tutte le promesse del mondo con la sicurezza di non infrangerle
mai.
“Non c'è nessuna cosa”,
replica Louis, staccandosi improvvisamente.
Harry lo guarda asciugarsi le
lacrime mentre il castello nella sua testa comincia a crollare.
“Io e te siamo solo amici, io
sto con El e sono una persona normale”, afferma Louis, con
decisione, diventando freddo e distaccato, trasformazione che Harry
imputa ai suoi anni di pratica con la recitazione.
“Sai che non è vero”,
ribatte Harry, con un filo di voce.
Louis si rimette in piedi.
“Passerà, Harry. Sia a me che
a te”, dice, con un'espressione illeggibile negli occhi.
“Non puoi cambiare quello che
sei”, ribatte Harry e non sa che altro dire per impedire a Louis di
fare lo sbaglio più grande della sua vita e a se stesso di
sprofondare nella disperazione.
“Io faccio quello che voglio”,
lo gela Louis, girando sui tacchi e lasciandolo lì, in un parcheggio
che comincia a riempirsi di studenti, con la testa fra le mani e un
peso sul petto che minaccia di soffocarlo.
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Capitolo 24 *** If it hurts this much ***
If it hurts this much
Lo
so, non ho risposto ai vostri commenti, ma è stata una settimana
impegnativa *cough cough* mi sono laureata *cough cough*
Vi ringrazio infinitamente
per i commenti e mi scuso se la storia ha preso questa piega
triste...ma così è la vita, no? Le cose si sistemeranno,
giuro.
Vi
lascio il link della canzone che canterà Harry. Apritelo quando
è il momento, per non rovinarvi la sorpresa, ok?
https://www.youtube.com/watch?v=95KuzIMwxZY
*
Harry
non sa come abbia fatto a sopravvivere più di una settimana senza
che nessuno dei suoi amici lo interrogasse sul perché lui e Louis
non si parlino più. Non è sicuro se lo abbiano fatto per rispetto
degli affari suoi o perché
in fondo in fondo abbiano capito – a grandi linee, vuole ben
sperare – cosa sia successo tra di loro.
Più
volte ha sorpreso Zayn a guardare alternativamente lui e Louis per
poi rivolgere altrove la sua attenzione con uno sguardo tra il
perplesso e il corrucciato. Il fatto che Zayn, dopo la prima volta al
garage, non gli abbia più chiesto spiegazioni circa il loro strano
comportamento induce Harry a sospettare che l'altro ragazzo si sia
fatto due calcoli e abbia preferito non infierire. Tuttavia Harry non
ha potuto evitare di notare quanto Zayn gli sia stato appiccicato
negli ultimi tempi: che abbia capito cosa sia successo o meno, deve
comunque avere intuito il suo malessere e deciso di stare dalla sua
parte. Non che abbia preso a ignorare Louis ma sembra più propenso a
passare più tempo con lui che con l'altro ragazzo.
Chi
sembra non volersi staccare dal fianco di Louis è Liam. Alle prove
siedono sempre vicini, si sussurrano a vicenda dio sa cosa
nell'orecchio e sembrano costantemente in procinto di complottare
qualcosa. Harry vuole impedire a se stesso di sentirsi
particolarmente ferito da questa svolta nelle dinamiche del loro
gruppo e di vedere Liam come un usurpatore.
Tra lui e Liam – quando non è troppo impegnato a cospirare
con Louis – le cose vanno alla
grande. Neanche lui gli ha mai fatto alcuna domanda ma Harry ha
notato come abbia più volte fatto lo sforzo di trattenersi dal
nominare Louis in sua presenza.
Quello che è sicuro è che Zayn
non è particolarmente entusiasta di questa nuova situazione - forse
questo è uno dei motivi per cui se lo ritrova intorno più spesso di
prima - e lo dimostra.
“Ho paura che Louis me lo
corrompa”, confessa un giorno a Harry durante una pausa dalle prove
per la canzone da registrare. Dopo essersi visti qualche volta al
garage di Ed e aver decretato che era finalmente giunto il momento di
mostrare a Savan il frutto del loro lavoro hanno spostato le prove in
teatro, luogo dove verranno effettuate le riprese del video da
inviare alla commissione che deciderà se meritano di partecipare
alle Regionali. La storia va avanti da un paio di giorni e sembrano
aver raggiunto un buon risultato, almeno da un punto di vista canoro.
Mentre i due sono seduti sulle poltrone di una delle ultime file del
teatro, Louis e Liam sono sul palco a provare i passi della
“coreografia” studiata per loro da Danielle.
Harry
sussulta al nome del soggetto
di tutti i suoi pensieri e le sue frustrazioni.
“In che senso?”, domanda
sperando che il suo momento di debolezza passi inosservato.
“Liam
è diverso”, replica
Zayn, con enfasi. “Ha perfino una quasi-ragazza”.
Harry
non può impedirsi di ridere. Liam e Danielle si stanno ufficialmente
“frequentando” – testuali parole di Liam – e a Zayn piace
prendere in giro il suo migliore amico per il fatto che non l'abbia
nemmeno baciata sulla guancia. Harry non si sente di biasimare Liam:
ha avuto una cotta per lei per un numero imprecisato di anni e non ha
alcuna intenzione di rischiare di rovinare tutto saltando dei
passaggi solo perché Zayn li considera superflui.
“Geloso?”, sfotte.
Zayn corruga la fronte.
“Non
hai capito”, protesta. “Ho provato per anni a trasformare Liam in
una persona socialmente appetibile
e non ci sono mai riuscito”.
La risata di Harry risuona
chiara nonostante la cacofonia di voci e il rumore dei passi sul
legno del palco.
“Sicuro di non essere
geloso?”, ribadisce.
Zayn finge un sospiro
esasperato.
“Se
mi stai accusando di essere geloso di Danielle toglitelo dalla
testa”, afferma. “Se invece stai parlando di Louis...non lo so. È
tanto più figo di me?”, si lamenta.
Harry apre la bocca
per parlare ma la richiude subito dopo. Evidentemente Zayn interpreta
questa reazione come un assenso perché si stringe nelle spalle.
“Ok,
accetto la mia sconfitta”, dice. “Ma aspetterò pazientemente che
Liam torni dal suo vero
e unico
amore nonché modello ispiratore.
Che sarei io, per inciso”, conclude con un ghigno.
Harry ride di
nuovo, poi lo pizzica sul braccio.
“Sei
così pieno di te che mi domando come Liam non ti abbia mollato
anni fa”,
lo prende in giro.
Zayn
emette un verso di indignazione, ma prima che possa reagire
all'accusa di Harry sopraggiungono Ed e Niall. Harry deve ammettere
di essere piacevolmente colpito dal fatto che il suo migliore amico e
l'irlandese negli ultimi tempi abbiano legato di più. Su cosa si
basi il loro legame non gli è dato sapere – sarà
il cibo o la chitarra,
pensa – ma ne è felice.
Se
Zayn orbita attorno a lui, Liam sembra inseparabile da Louis e Ed –
in virtù della loro amicizia, ma non solo – evita Louis ancor più
di prima, Niall pare non aver preso le parti di nessuno. Anzi, a
volte sembra proprio ignaro che tra Harry e Louis le cose siano
cambiate perché più di una volta ha cercato di coinvolgerli
entrambi
in una discussione o in uno scherzo. Chiaramente Niall non è stupido
ma probabilmente gli sembra inconcepibile che un rapporto come quello
che si era instaurato tra Harry e Louis possa giungere da un giorno
all'altro a una
fine.
“Savan
vi vuole sul palco a muovere il culo”, li informa Niall agitando il
sedere in maniera patetica.
Zayn sbuffa.
“Non
mi sono iscritto al glee club per questo”,
borbotta.
“Quando
diventerai una popstar di fama internazionale ringrazierai Savan per
averti dato l'opportunità di fare pratica”, gli dice Ed dandogli
una pacca sulla spalla.
Zayn fa una
smorfia.
“Mi
risulta che le popstar cantino
non che ballino”, replica.
“Justin Bieber ti
dice niente?”, domanda Niall.
“Quando ti
passerà questa assurda cotta?”, lo sfotte Zayn, alzandosi in piedi
e circondando le spalle di Niall con un braccio.
“Lo sai che nel
mio cuore c'è solo un uomo: Jon Bon Jovi”, si difende Niall.
“Sbaglio
o eri tu quello che ieri cantava Boyfriend
alla fine
delle prove?”.
Niall si contorce dalla risate
contro il corpo di Zayn, ma non fa nessun tentativo di smentirlo.
Harry si sente scivolare un
braccio attorno al collo.
“Tutto ok?”, gli domanda Ed
con quello sguardo preoccupato che ultimamente gli riserva troppo
spesso. Il riccio lascia saettare gli occhi per un secondo verso il
suo amico prima di puntarli per terra.
“Sì”, mente.
Ed gli strizza una spalla con
una mano.
“Non hai bisogno di fingere
con me”, lo rassicura.
Harry sospira.
“Cosa vuoi che ti dica? Louis
come al solito non mi guarda neanche”, afferma. “Anzi, oggi mi ha
rivolto la parola per sbaglio. Deve avermi confuso con Liam”.
Dalla
loro ultima discussione al parcheggio che sembra avvenuta anni
luce prima Harry e Louis non si
sono scambiati più di una decina di parole in totale nei giorni a
venire. Non che Louis abbia deciso di sfoggiare un atteggiamento
ostile nei suoi confronti, più che altro si è limitato a ignorare
quasi completamente la
sua esistenza. Harry sente un vuoto, una mancanza, là dove c'era una
certezza. Si domanda
come, quando e perché abbia
permesso a Louis di diventare un'abitudine, o peggio un'ancora, un
porto sicuro. Avrebbe dovuto imparare dall'esperienza ed evitare che
questo accadesse. Nella sua breve vita ha dovuto più di una volta
avere a che fare con l'abbandono –
suo padre, il suo migliore amico d'infanzia prima che sopraggiungesse
Ed, la sua prima e unica ragazza – e questo avrebbe dovuto
spingerlo a costruirsi una corazza, qualcosa che lo proteggesse dalla
sua insana e infantile tendenza ad attaccarsi alla gente più del
dovuto, a fidarsi della gente più del dovuto, a dare più di quanto
sperasse di ricevere in cambio. E invece no, invece ha voluto puntare
su Louis e perdere clamorosamente. Vorrebbe tornare a quando tutto
sembrava uno scherzo,
a quando desiderare di baciare Louis, di toccare Louis, di parlare
con Louis non gli facesse provare una maledettissima
stilettata al cuore. Poco più di una settimana prima si sentiva
girare la testa al pensiero come se si trovasse su una dannata
giostra, adesso ha solo la nausea proprio come dopo essere sceso
dalle montagne russe. Il suo primo e unico atto di coraggio gli è
costato un'amicizia e delle costanti fitte al petto che Harry si era
sempre domandato chissà come sarebbero e
invece ha scoperto che non c'è niente di divertente o poetico come
le canzoni fanno credere.
“Ti posso assicurare che ti
guarda eccome”, dice Ed, regalandogli un sorriso.
Harry non ricambia.
“Che la smettesse di guardarmi
e basta!”, sbotta. “Non gli salto mica addosso se si avvicina a
parlarmi!”.
Harry stringe gli occhi come a
trattenere delle lacrime che non ci sono, ma è la frustrazione.
“Non
vuole stare con me, d'accordo, mi va benissimo, ma possiamo tornare a
parlarci, no? P-potrei aiutarlo”, balbetta, “a risolvere il suo
problema”.
“Harry”,
lo chiama Ed e dal suo tono Harry pensa che stia per contraddirlo,
che stia per articolare il punto di vista ragionevolissimo
di Louis, come ha fatto altre volte, chissà poi perché, “posso
venire a casa tua stasera?”, dice invece.
Harry rimane a bocca aperta.
“A fare?”, domanda, un po'
stizzito.
Ed si gratta il capo.
“Mia madre ha invitato degli
amici di famiglia a cena e non mi va proprio di passare tutta la sera
con loro”, confessa.
“E per 'amici di famiglia'
intendi quelli che cercano di accasarti da anni con la loro
primogenita?”, lo prende in giro Harry.
Ed sbuffa.
“Ha vent'anni ed è l'essere
più noioso sulla faccia della terra”, si lamenta. “Posso venire
da te, allora?”.
Harry si libera dalla presa del
suo migliore amico.
“Solo se prometti di parlare
con Alice entro la fine delle prove”, lo ricatta.
Ed gli molla un pugno sul petto.
“Affare fatto”.
Si
dirigono sul palco e, dopo aver provato i passi un'ultima volta
seguendo le istruzioni di Savan, eseguono la coreografia cantando.
Alla fine dell'esibizione Harry osserva Louis salutare calorosamente
Liam e battere il cinque a Savan prima di sparire oltre la porta del
teatro diretto agli allenamenti di calcio. Mentre raccatta le sue
cose nota con la coda dell'occhio Ed avvicinarsi ad Alice e sorride
soddisfatto.
“Ragazzi, devo dirvi una cosa
importante prima che andiate tutti via”, esclama Savan. Harry è
stranito dal fatto che il professore voglia fare un annuncio in
assenza di Louis.
“Novità sulle Regionali?”,
domanda Perrie.
Savan scuote il capo.
“No, non c'entra nulla”,
afferma Savan. “Come avrete capito tra qualche giorno saremmo
pronti a registrare il nostro video. Sarà meglio che non
prolunghiamo la cosa sennò quelli del Club di Recitazione ci
boicottano visto che il teatro serve a loro”.
“Hai trovato qualcuno che
sappia usare come si deve una telecamera?”, interviene Josh.
“Non
preoccuparti, ho tutto sotto controllo”, lo rassicura Savan.
“Comunque, quello che volevo dire è che la settimana prossima ci
sarà una partita importante tra la nostra scuola e un'altra scuola
della provincia perciò ho pensato di prendere due, no, anzi, tre
piccioni con una fava”.
Niall scoppia a ridere seguito a
ruota da Josh. Savan si acciglia, infastidito dall' interruzione.
“Allora, questi piccioni?”,
domanda Perrie.
“Appunto”, dice Savan. “Ho
pensato che potremmo cantare una canzone prima della partita. Ne ho
parlato col preside e mi ha dato il suo consenso”.
“Non capisco ancora la storia
dei piccioni”, mormora Zayn all'orecchio della sua ragazza.
“In
primo luogo questo vi darebbe l'occasione di continuare a esercitarvi
nelle esibizioni di gruppo”, spiega il professore, “in secondo
luogo, vi darebbe l'opportunità di esibirvi per la prima volta
davanti ai vostri compagni così che capiscano che al glee club non
teniamo corsi di cucina e infine in questo modo potremmo fare una
sorpresa a Louis che, come tutti saprete, è il capitano della
squadra”.
Harry
si sente improvvisamente a disagio perché non aveva nessunissima
intenzione di andare alla partita di Louis. Adesso è praticamente
costretto pure a cantargli una serenata.
“E come facciamo a non farci
scoprire da Louis?”, si interroga Liam.
“Gli diciamo che la settimana
prossima non ci sarà nessun incontro mentre invece noi ci vedremo di nascosto
per preparare la canzone. Tanto sarà così impegnato con gli
allenamenti che non gli importerà più di tanto..”.
“Ma la partita è venerdì!”,
esclama Niall. “Ce la faremo?”.
“Dobbiamo
farcela”, asserisce Savan.
“Cosa
cantiamo?”, si ritrova a chiedere Harry. Ha come l'impressione di
dover rispolverare i suoi CD dei Queen visto che We Are The
Champions e We Will
Rock You vanno per la maggiore
in queste occasioni.
“Sono indeciso tra un paio di
canzoni”, confessa Savan. “Vi farò sapere domani”.
*
Harry
chiude il libro e guarda l'orario. Sono le nove e lui ha studiato per
tre ore di fila, saltando perfino la cena, perché si è convinto che
se non si rimette in riga potrebbe non superare gli esami di fine
anno. In più deve rimettersi in luce agli occhi dei professori
perché con tutte le lezioni che ha saltato dall'inizio dell'anno
potrebbe aver dato loro l'impressione di non essere più lo studente
modello dell'anno precedente. Si è ripromesso di non mancare più ad
alcuna lezione per evitare anche che sua madre riceva una lettera
inaspettata dalla scuola.
Mentre contempla l'orario delle
lezioni per il giorno successivo bussano alla porta.
“Ed?”.
Il suo amico fa ingresso in
camera con la chitarra tra le braccia.
“Ciao, Harold”, lo saluta,
“ho portato un'amica”.
Harry ride e gli fa cenno di
accomodarsi sul letto.
“A cosa devo questo onore,
Edward?”.
“Pensavo che avrebbe potuto
farci compagnia”, ribatte Ed togliendo la chitarra dalla custodia.
“Hai studiato oggi?”,
domanda Harry.
Ed solleva un sopracciglio.
“Sono domande da fare
queste?”, protesta. “Ho scritto una canzone!”.
Harry si passa una mano tra i
capelli.
“Ecco spiegato perché hai
portato la chitarra”.
Ed si sistema a gambe conserte
sul letto e accarezza le corde.
“No, non sono qui per fartela
sentire, ancora non è pronta”.
“Di che parla?”, chiede
Harry spingendo Ed con un piede per farsi fare spazio sul letto.
“È
una sorpresa”.
Harry si stringe
nelle spalle.
“Ok, tanto quando
sarà pronta smanierai per farmela sentire”.
Ed mette il
broncio.
“Non ti piacciono
le mie canzoni?".
“Adoro
le tue canzoni”, confessa Harry sinceramente. “Semplicemente
detesto la tua ossessione
per loro”.
“Sono
le mie
canzoni, le mie
creature, è normale che ne sia ossessionato!”, si difende Ed.
Harry gli da una
pacca sul ginocchio.
“Un
giorno diventerai famoso e potrei parlare continuamente
a tutti delle tue canzoni”, dice sogghignando.
“Sei solo
invidioso perché io so comporre e tu no”, replica Ed, voltandosi
dall'altra parte con fare teatrale.
“Certo”, lo
accontenta Harry. “Come è andata la cena?”.
Ed scuote la testa,
sconsolato.
“Un vero
disastro. Credo che la tipa mi abbia fatto il piedino da sotto il
tavolo”.
Harry scoppia a
ridere.
“Povero, Ed”,
mormora dopo essersi ripreso.
“Lasciamo
perdere”, sussurra il rosso. “Cantiamo qualcosa?”, propone.
Harry non ricorda
l'ultima volta che hanno cantato loro due da soli. Fino all'anno
prima era il loro passatempo nei fine settimana quando non avevano
niente di meglio da fare - quando perfino la Xbox aveva perso il suo
appeal - o nelle sere
d'estate nelle quali nessuno dei due aveva voglia di infilarsi in un
pub stipato di gente accaldata e sudata. Qualche volta si sono pure
rintanati per qualche giorno al bungalow a suonare, bere e fumare,
provando persino a scrivere delle canzoni (Ed ci provava sul serio e
ci riusciva pure, Harry, invece, cercava di rubare frasi da alcune
poesie trovate nei libri di sua madre). Non sa perché abbiano perso
questa abitudine. Forse i tentativi frustrati di fondare una band
hanno sopito il loro entusiasmo.
“Ok, però la
prima canzone la scelgo io”, ribatte Harry. “Ne ho una in mente”.
“Basta che non
sia una di quelle robe indie che conosci solo te”, implora Ed.
Harry gli rifila
una gomitata sul fianco.
“Il CD me lo hai
passato tu quindi devi conoscerla per forza”, replica.
Ed assottiglia gli
occhi, sospettoso.
“Non stai
pensando ai Bee Gees, vero?”, domanda. “Perché ho superato
quella fase, giuro!”.
Harry scoppia a
ridere e gli poggia una mano sulla spalla.
“Non è mai
veramente finita, te lo posso garantire”, afferma, intonando poi
Stayin' Alive e
scimmiottandone il balletto.
“Piantala di fare
il Tony Manero e dimmi
cosa vuoi cantare”, lo zittisce Ed.
Harry si ferma a
metà di un articolato movimento con le braccia.
“Va
bene”, acconsente, tornando serio. “È
una canzone che ascolto spesso ultimamente, mi fa pensare a-”.
“Ok”,
taglia corto Ed stringendogli un ginocchio con la mano. Harry lo
ringrazia mentalmente per averlo salvato dall'ennesima, patetica,
lagna su Louis. Ed lo ascolta, lo ascolta ogni volta che lui sente il
bisogno di parlare - e ogni tanto interviene pure - ma Harry pensa di
non voler diventare come uno di quelli che stressano gli amici coi
propri problemi e non parlano d'altro. Ha troppa considerazione per
gli altri.
Quindi,
meglio cantarle certe
cose. Fanno male uguale ma almeno hanno un suono piacevole
per chi ascolta.
“If
it hurts this much then it must be love”, inizia,
senza preavviso. Ed indovina subito la canzone e, dopo avergli
lanciato uno sguardo indecifrabile, inizia ad accompagnarlo con la
chitarra. “And it's a lottery, I
can't wait to draw your name”.
Harry distoglie lo
sguardo come se avesse vergogna a esporsi così al suo migliore
amico.
“I'm
trying to get to you, but time isn't on my side”,
continua. “The truth's the worst I
could do and I guess that I have lied”.
Harry deglutisce
impercettibilmente prima di lanciarsi sulla seconda strofa. C'è
qualcosa di stonato nella chitarra di Ed, come se stesse sbagliando
qualche nota, ma non gli importa.
“Keeping
me awake, it's been like this now for days, my heart is out at the
sea, my head all over the place”,
canta, fissando lo sguardo sulla porta, e c'è tutto quello che sta
provando in questa frase, le notti insonni, il non riuscire a
concentrarsi su qualcosa che non sia Louis, e anche la paura che
ormai non ci sia più rimedio a questa cosa che sta succedendo al suo
cuore.
“I'm
loosing sense of time, everything tastes the same, I'll be home in a
day, I fear that's a month too late”.
Inaspettatamente Ed
lo accompagna nel ritornello. Harry è sorpreso dall'iniziativa del
suo amico ma continua a cantare senza battere ciglio, gli occhi
ostinatamente sulla porta.
“That
night I slept on your side of the bed so it was ready when you got
home. We're like noughts and crosses in that, opposites always
attract”.
Durante la parte
strumentale Harry si sforza di riportare lo sguardo su Ed ma l'altro
ragazzo è concentrato sulla sua chitarra e non lo nota. Harry ha il
battito accelerato.
“You've
taken me to the top and let me fall back south, you've had me at the
top of the pile, and then had me kissing the ground”.
Ci
sono stati dei momenti in cui Harry è stato veramente felice con
Louis o forse è stato felice tutto il tempo e non se ne era reso
conto prima, ma adesso ha paura che non riuscirà più a ricordare
com'era, com'erano loro prima che Harry decidesse di rovinare tutto.
Ma qualcuno può veramente biasimarlo? In quel momento – o forse in
ogni momento della loro amicizia? - Harry voleva Louis e Louis voleva
Harry perché gli opposti si attraggono
e non si possono sfidare le leggi della natura e allora perché,
perché Louis cerca di combatterle?
“We've
heard and seen it all, no one's talked us out, the problems that have
come haven't yet torn us down”.
Forse
Harry avrebbe dovuto lasciar perdere, forse dovrebbe lasciar perdere
anche adesso, lasciare che questa cosa
gli passi
anziché sperare che per un miracolo Louis cambi idea e trovi il
coraggio oppure
che lui riesca a convincerlo a cercarlo questo coraggio. Ma Louis è
Louis,
è nei suoi pensieri e nel suo sangue, è il sapore che ancora non ha
lasciato le labbra di Harry e sono i contorni sbiaditi della scritta
sul suo braccio che lui ha fatto di tutto purché non si cancellasse.
“Am
I keeping you awake, If I am then just say, you can make your own
decisions, you can make your own mistakes, I'll live and let die all
the promises you made, but if you lie another time, it'll be a lie
that's too late”.
E
Harry lo sa che Louis prima che a lui sta mentendo a se stesso e
questo se è possibile gli fa ancora più male perché la bugia che
Louis si sta raccontando potrebbe costargli la felicità. Prima o poi
la verità salterà fuori e cosa ne sarà stato degli anni passati a
cercare di seppellirla, a cosa saranno serviti se non ad allontanarlo
da se stesso e dalla felicità? Harry può solo immaginare cosa stia
passando Louis, perché lui non è uscito
fuori di testa
al pensiero di essere attratto da un altro ragazzo. Forse la crisi
verrà dopo o forse è così tranquillo perché le ragazze gli
piacciono ancora (non che ne abbia guardata qualcuna da quando Louis
è entrato nella sua vita) e quindi si sente al sicuro in questo
limbo, ma adesso quello che vuole, quello che desidera più di ogni
altra cosa tanto che non avrebbe alcun timore di pensare, di dire
sono gay,
è stare con Louis. E se Louis volesse stare con lui di nascosto gli
andrebbe benissimo, ma Louis deve venire a patti con se stesso prima.
Harry si sente impotente e non parlare con l'altro ragazzo, non
poterlo aiutare
gli fa ancora più male di non poterlo baciare.
Ed
lo accompagna nel secondo ritornello e finalmente lo guarda negli
occhi. Harry ci legge comprensione e anche compassione
e non sa quanto questo gli piaccia.
“And
you always have your way, for now it's too soon for you to say, will
we be always, always?”.
Ed
continua a suonare le ultime note della canzone anche se Harry ha
ormai smesso di cantare.
“Va meglio?”,
gli chiede, quando ha finito.
Harry distoglie lo
sguardo.
“No”.
ANGOLINO:
Qui testo e traduzione della canzone: http://testitradotti.wikitesti.com/2012/12/29/always-attract-testro-traduzione-e-video-dei-you-me-at-six/
Devo
ringraziare Harry per avermi fatto conoscere questa fantastica band. Devo tanto a questo ragazzo.
Alla prossima!
|
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Capitolo 25 *** Don't let go ***
larry
La canzone che cantano i ragazzi nel capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=GC5E8ie2pdM
Testo e traduzione: http://www.mbmusic.it/2013/03/tina-turner-simply-the-best-video-testo-e-traduzione/
*
Sabato
pomeriggio il preside concede al glee club l'opportunità di
effettuare le riprese del video in teatro. Savan ha portato con sé
un amico abile nel girare video e nel montarli, attrezzato con tutta
la strumentazione necessaria e volenteroso di dare una mano senza
farsi pagare. Prima di girare la versione finale provano un paio di
volte la canzone e la relativa coreografia, venendo quasi tutti
bacchettati da Danielle per la loro mancanza di coordinazione e per
la svogliatezza nell'eseguire i passi. Dopo un discorso di
incoraggiamento che suona più che altro come una predica da parte di
Savan riescono a concentrarsi e a cavarne fuori qualcosa di decente
per la videocamera. Lavorano
per più di un'ora prima che il “regista” decida che ha
abbastanza materiale per il video definitivo.
“Speriamo
solo che quelli della commissione tengano maggiormente in
considerazione le vostre abilità come cantanti piuttosto che i
vostri exploits come ballerini”, commenta il professore, a
riprese ultimate.
Harry
si accascia sulle assi del palco, asciugandosi il sudore dalla fronte
con la manica del maglione.
“Finalmente
è finita”, afferma Niall prendendo posto accanto a lui.
Harry
non lo degna di una replica, troppo intento a osservare Louis
scendere con un balzo dal palco per andare incontro alla sua ragazza.
Eleanor lo accoglie con un bacio sulle labbra e, prima di sporgersi a
sussurrargli qualcosa all'orecchio, gli scosta un ciuffo di capelli
dalla fronte, un gesto così intimo da fargli attorcigliare le
budella. Harry prova quel senso di nausea a lui tanto familiare
quando è costretto ad assistere a scene del genere.
“Terra
chiama Harry”, dice Niall sventolandogli una mano davanti agli
occhi.
Harry
si volta a guardarlo.
“Mh?”,
mugugna.
“Hai
una soglia dell'attenzione bassissima quando c'è Louis nei paraggi”,
osserva l'irlandese.
Harry
spalanca gli occhi, colto in flagrante.
“Che
v-vuoi dire?”, balbetta.
“Niente,
lascia perdere”, taglia corto Niall dandogli una pacca sul
ginocchio.
Ed,
Zayn e Liam provano delle mosse di karate – o quelle che loro
credono essere mosse di karate – prima che Danielle li interrompa
per reclamare l'attenzione di Liam.
La
grande notizia del giorno è che Liam ha baciato Danielle. A Harry
l'ha spifferato Zayn non appena arrivato in teatro, dopo averlo messo
in un angolo lontano da occhi e orecchie indiscrete.
“Louis
voleva fare una festa per celebrare questo avvenimento epocale”,
gli ha detto, il sarcasmo malcelato nel suo tono di voce.
“Spero
che Liam non abbia acconsentito”, ha replicato Harry di malavoglia.
Avrebbe accettato la notizia del primo bacio tra Liam e Danielle più
di buon grado se Zayn non avesse tirato in mezzo Louis.
“Per
fortuna gli è rimasto ancora del buon senso”, ha risposto Zayn. “E
comunque sarebbe stata una festa a base di succo di frutta visto che
Liam non beve, ergo un fallimento in partenza”.
Quando
Savan li invita a lasciare il teatro Harry si rimette in piedi e si
dirige verso il suo amico Ed che sta ancora “lottando”
contro Zayn.
“Onestamente”,
inizia, incrociando le braccia sul petto, “fate ridere”.
Zayn
lo guarda indignato.
“Ultimamente
stai diventando sempre più una checca acida”, lo rimbrotta.
Harry
non fa in tempo a protestare che Ed gli circonda la testa con le
braccia, salvandolo dall'imbarazzo di doversi difendere dall'accusa
di Zayn.
“Hazza
è sempre stato così”, afferma, scompigliandogli i capelli,
“sarcastico e un po' rompiballe, ma comunque simpatico”.
“Grazie,
Ed”, ribatte Harry, sotto sforzo, cercando di liberarsi dalla
stretta del rosso, “se dovessi mai avere bisogno di un avvocato
saresti il primo al quale chiederei aiuto”.
Ed
molla la presa e lo ringrazia con una sonora pacca sulla spalla.
“Stasera
ci vediamo al mio garage per provare la canzone per la partita, ok?”.
Harry
alza gli occhi al cielo.
“A
che ora?”, domanda.
“Alle
otto e mezzo”, risponde Ed. “E non capisco cosa ti lagni a fare.
Avevi altri impegni?”.
“Non
mi sto lagnando”, precisa Harry. “Però sono stanco e-”.
“Shhh”,
lo interrompe Zayn, “non si è mai troppo stanchi il sabato sera”.
Harry
scoppia a ridere.
“Disse
quello che non esce di casa da tipo un mese”.
Zayn
lo guarda – nei limiti del possibile - dall'alto in basso.
“Io
ho una ragazza che mi fa compagnia i fine settimana in casa”,
afferma, “stessa cosa non si può dire di te”, aggiunge,
malizioso.
“Touché”,
taglia corto Ed. “Harry non fare il cazzone e vieni!”.
“Ti
passo a prendere io”, propone Zayn. “Però prima passiamo da
Nando's che ho una voglia del loro pollo che non immagini”.
“Ok”,
cede Harry.
“Qualcuno
ha parlato di Nando's?” interviene Niall, sbucando alle loro
spalle. Harry pensa che deve avere un qualche tipo di sensore che lo
avverte quando qualcuno intorno a lui sta parlano di cibo.
“Sì
ma tu non sei invitato”, lo prende in giro Zayn facendogli la
linguaccia.
“Coglione”,
replica Niall prima di saltargli addosso.
Harry
si domanda come abbia fatto a vivere sedici anni senza conoscere
questi idioti.
*
Liam
è convinto che Louis sospetti qualcosa della sorpresa.
“Rilassati,
amico”, esclama Zayn accavallando le gambe e mettendosi comodo
sugli spalti, “non cambia nulla in ogni caso”.
Il
tanto temuto giorno della partita è finalmente arrivato. Harry non
sa se lo agita di più il fatto di dover vedere Louis giocare o di
dover cantare una canzone di fronte alla maggior parte dei suoi
compagni di scuola. È il debutto del glee club e lui
non ha idea di come possa reagire il pubblico. In più, sua madre e
sua sorella hanno insistito per venire a sentirlo e questo aumenta la
sua ansia da prestazione.
Tutto
il glee club – meno Louis che si trova negli spogliatoi con la
squadra - è riunito sugli spalti di fronte al campo da calcio.
Harry collega al campo dei ricordi che invece di sbiadire si fanno
sempre più nitidi. Louis quella volta stava per baciarlo sul
serio, non si era immaginato tutto. Dieci punti alla sua salute
mentale! Meno cinquanta punti al suo umore.
“Ci
viene un sacco di gente a queste partite”, osserva Ed, seduto
accanto a lui, le braccia strette al petto, lievemente a disagio. Lui
e Harry boicottano questi eventi da praticamente sempre.
Harry
getta uno sguardo intorno. C'è più gente di quella che gli spalti
riescano a contenere considerata la presenza dei supporters
della squadra avversaria.
“Ci
venite alla festa dopo?”, domanda Niall, sporgendosi oltre Ed per
riuscire a farsi sentire anche da Harry.
“Quale
festa?”, chiedono contemporaneamente i due ragazzi.
“Uno
della squadra organizza una festa a casa sua”, replica l'irlandese,
“per festeggiare la vittoria, no?”.
“E
se perdiamo?”, domanda logicamente Harry.
Niall
prende in considerazione l'idea.
“Credo
che la festa ci sarà lo stesso”, afferma. “E poi non possiamo
perdere, quegli altri sono tipo degli sfigati”.
Ed
si volta a fronteggiare Harry.
“Andiamo?”.
Harry
si mordicchia il labbro inferiore. Festa significa alcool, alcool
significa divertimento, ma festa organizzata-da-uno-della-squadra
significa quasi sicuramente che ci sarà anche Louis,
presumibilmente accompagnato dalla sua adorabile fidanzata.
Come a ricordare a Harry la sua esistenza, Eleanor, seduta accanto a
Danielle qualche posto più in là, ride a una battuta dell'amica,
premurandosi di rendere nota la sua ilarità a tutti i presenti.
“Non
lo so”, esala infine Harry.
Ed
gli da di gomito.
“Eddai,
Hazza, l'ultima festa alla quale siamo stati risale a migliaia di
anni fa”.
Veramente
era il mese scorso, vorrebbe dirgli Harry, ed era a casa di
Louis e già volevo baciarlo ma non lo sapevo.
Il riccio interrompe il suo
flusso di pensieri per soppesare alcuni dettagli.
“Come andiamo e soprattutto
come torniamo a casa?”.
“Ci accompagna Josh”,
interviene Niall. “Ha posto anche per voi due”.
Ed gli sorride incoraggiante.
“Josh ha la macchina?”,
domanda Harry.
“Ha preso la patente da poco”,
lo informa Niall. “Ma cosa te ne frega? Vieni o no?”.
Harry si ritrova suo malgrado ad
annuire. L'alcool ha la meglio. Ed e Niall si danno il cinque.
Il fischi di inizio si avvicina.
L'arbitro e i guarda linee – anche a scuola il calcio è una roba
seria – sono schierati sul campo. Savan si avvicina ai membri del
glee club per dar loro le ultime disposizioni.
Quando le due squadre escono
dagli spogliatoi per dirigersi al campo si leva un boato. Harry
scorge Louis, la maglia bianca col numero 17 scritto in nero.
Trovandosi nelle prime file può vedere che l'altro ragazzo è teso e
non alza la testa per salutare il pubblico che intona il suo nome.
Harry non si aspettava questo supporto dai suoi compagni né
l'estrema serietà di Louis.
Dopo che i capitani delle
squadre si sono scambiati la tradizionale stretta di mano il preside
sorprende i giocatori della propria scuola – e anche quelli della
squadra avversaria – fiondandosi sul campo con un microfono in
mano. Harry non ascolta il suo discorso perché troppo impegnato a
tenere a bada l'ansia che gli sta montando nello stomaco.
Quando il preside ha finito
Savan fa cenno al glee club di recarsi sul campo. Scendendo i gradini
con i suoi amici Harry non può a fare a meno di sentire gli insulti
rivolti al glee club da un gruppo di ragazzi.
“Sfigati! Finocchi!”,
urlano.
Harry riconosce la voce di Stan
e si volta a guardarli. Tra gli imbecilli, oltre ai migliori amici di
Stan, ci sono un paio di ragazzi che è sicuro di aver visto alle
audizioni per il glee club. Invidiosi.
“Pagliacci!”, si ferma a
urlare di rimando Zayn, ma viene trascinato via da Liam. Harry si
sente ancora più a disagio ed è sicuro che vomiterà.
“Stai tranquillo”, lo
rassicura Ed stringendogli una spalla, indovinando la sua tensione.
Una volta giunti sul campo
ricevono dei microfoni. Savan li aiuta a disporsi e dispensa loro
pacche sulle spalle. Harry si concede la libertà di guardare Louis.
Sul suo volto sono evidenti stupore e compiacimento in egual misura.
Alla fine Liam aveva torto, Louis non sospettava assolutamente nulla.
I
giocatori sono invitati a sedersi per terra per assistere
all'esibizione. È in questo momento che
gli occhi di Louis incrociano quelli di Harry. Il riccio trattiene il
fiato. Louis annuisce incoraggiante, l'ombra di un sorriso agli
angoli delle labbra. Il cuore di Harry minaccia di esplodergli nel
petto tanto per l'agitazione quanto per la gioia, perché Louis non
solo ha finalmente deciso di riconoscere
la sua esistenza ma gli ha anche dato il suo supporto, la sua
approvazione. Harry vorrebbe mollare il microfono e baciarlo lì,
davanti a tutti.
Le
note di The Best risuonano
attorno a lui cogliendolo di sorpresa.
La
prima strofa tocca a Perrie. I giocatori iniziano a battere il tempo
con le mani. I ragazzi sugli spalti sembrano entusiasti. Il sorriso
di Louis illumina lo stadio e il cuore di Harry perde qualche
battito.
“You're simply the best,
better than all the rest, better than anyone, anyone I've ever met”,
cantano tutti insieme, “I'm stuck on your heart, I hang on every
words you say, tear us apart, no, no, baby, I would rather be dead”.
La canzone è per motivare la
squadra ma è una canzone d'orgoglio e d'amore e Harry la sta
cantando, con tutto il fiato che ha nei polmoni, solo ed
esclusivamente per Louis.
Quando arriva la sua parte Harry
non finge neanche di non dedicarla a Louis, lo guarda dritto negli
occhi e non distoglie lo sguardo fin quando non ha finito.
“Each time you leave me I
start losing control, you're walking away with my heart and my soul,
I can feel you even when I'm alone, oh, baby, don't let go!”
Alla
fine della canzone la squadra applaude energicamente, la maggior parte della gente sugli
spalti si alza in piedi e li acclama decretando il loro successo. È
andata meglio di come si aspettassero, la scuola non solo li approva
ma sembra anche apprezzarli.
Harry è bloccato sul posto e
neanche Louis accenna a muoversi. Batte le mani ma non stacca gli
occhi da Harry. Quando si alza in piedi il primo ad andargli incontro
per abbracciarlo è Liam, ma Louis non ha ancora distolto lo sguardo
da Harry e per lui questo vale più di mille applausi, più delle
urla di incoraggiamento, più del sorriso orgoglioso di sua madre che
Harry scorge con la coda dell'occhio.
In breve tempo Louis viene
travolto dagli abbracci degli altri membri del glee club.
“Se non vincete ti spezzo le
gambe”, esclama Niall. Louis ride di gusto e lo attira a sé.
Harry se ne sta con le braccia a
penzoloni e non sa cosa fare, non sa se ha il permesso di
abbracciare Louis come gli altri. Louis gli toglie ogni dubbio quando
gli corre incontro e lo circonda con le braccia. Le gambe di Harry
minacciano di cedere quando poggia finalmente i palmi delle proprie
mani sulla schiena di Louis e inala il suo odore. Gli era mancato,
gli era mancato il calore del suo corpo, così piccolo e
sottile in confronto al suo, gli era mancato questo contatto.
Sembra troppo bello per essere vero.
Louis si sporge sulle punte dei
piedi per parlargli all'orecchio.
“Tu, tu sei il migliore”,
gli sussurra, la voce traboccante di emozione. Harry lo stringe a sé
e ha paura che il suo cervello smetta di funzionare e che le sue
labbra lo tradiscano lasciandosi sfuggire qualcosa che no, non è il
momento né il luogo-
Louis gli viene strappato via
dalle braccia da Savan e Harry deve trattenersi dall'insultarlo.
“Contento, capitano?”.
Quando Savan e Louis hanno
concluso i convenevoli il momento ormai è passato, Louis è tornato
dai suoi compagni di squadra e Harry segue i suoi amici su per gli
spalti, la testa che gli gira e le mani che gli tremano.
*
Louis ha segnato due goal, la
squadra di casa ha vinto. Una mezz'ora e qualche urlo di giubilo dopo
Harry ha trovato sua madre per dirle che
sarebbe andato a una festa.
Sua madre era troppo entusiasta per protestare, ma giunto a casa del
ragazzo che l'ha organizzata Harry pensa che
se sua madre avesse
saputo in che quartiere si sarebbe tenuta non ce lo avrebbe
mai mandato.
“Le madri non devono sapere
sempre tutto”, osserva saggiamente Josh.
Harry annuisce cercando di
scacciare via ogni timore e segue Josh, Ed e Niall dentro casa. La
festa è appena iniziata perché il padrone di casa è riuscito a
liberarsi da poco.
“Che fine avranno fatto Zayn e
Liam?”, si domanda Harry.
“Zayn stava cercando un
passaggio per Liam”, lo informa Josh.
“Mi pare di aver capito che
alla fine viene in macchina con un amico di Tommo”, interviene
Niall.
“Che ne dite di lasciar
perdere le chiacchiere e trovare qualcosa da bere?”, propone Ed.
Niall lo abbraccia e lo trascina a cercare la cucina.
“Tu non vieni?”, chiede
Josh, pronto a seguire gli altri. Harry annuisce e gli va dietro.
Un quarto d'ora dopo fanno il
loro ingresso alla festa Zayn e Perrie. Ed e Niall sono spariti e Harry si trova
invischiato - per colpa di Josh - nel Gioco della Bottiglia e anche
se, per fortuna, non ha ancora dovuto baciare nessuno accoglie il suo
amico con grande entusiasmo.
“Che fate?”, domanda Zayn,
sedendosi sul tappeto a fianco a lui.
“Io cerco di evitare che la
bottiglia punti su di me”, replica Harry, sotto voce.
“Usando i tuoi poteri
psichici?”, lo interroga Zayn.
Harry gli da una spallata.
“Gli altri?”, continua Zayn.
“Ed e Niall sono nell'altra
stanza, c'è una specie di torneo di calcio alla Xbox...”.
“Voi ragazzi non ne avete mai abbastanza di calcio!”, esclama Perrie.
Harry non si sente di
contraddirla.
“Liam?”, chiede invece.
“Siamo arrivati praticamente
insieme. Lui e Danielle erano in macchina con questo amico di Louis,
non so dove siano finiti adesso”.
Il cuore di Harry sobbalza.
Louis è già arrivato e ci sarà sicuramente Eleanor assieme a lui.
“Fammi bere!”, ordina Zayn,
cercando di strappargli il bicchiere di mano. Harry prova a fare
resistenza ma l'altro ragazzo riesce ad averla vinta.
Rimangono seduti per un po' ad
osservare gli altri ragazzi giocare. Harry riesce a sfuggire
miracolosamente alla bottiglia ma questo non gli impedisce di
annoiarsi mortalmente. Non c'è niente di divertente nell'osservare un gruppo di
ragazzi e ragazze che cercano di ispezionarsi le tonsille a vicenda
quando non si è ubriachi.
“Vado a prendermi da bere”,
annuncia.
“Noi andiamo ballare”, gli
fa eco Zayn, mettendosi in piedi e allungando una mano per aiutare
Perrie ad alzarsi. “Pronta?”.
“Credevo che non sapessi
ballare”, osserva lei.
“Allora mi correggo: noi
andiamo ad agitarci convulsamente a ritmo di musica”, ribatte il
moro. “Va meglio?”.
Perrie ride e lo spinge verso il
corridoio.
Harry si fa strada tra la calca
di gente e – dopo aver urtato almeno un paio di coppiette e
infastidito un gruppo di ragazzi già ubriachi – trova la cucina.
Appena
mette piede dentro la stanza si accorge immediatamente della presenza
di Louis. È
pronto a fare dietrofront, preso dal panico, ma l'altro ragazzo lo
nota e lo saluta con un cenno del capo.
“Ehi”, ricambia
Harry e per qualche secondo rimane impalato sull'uscio. Louis
continua a preparare il suo cocktail senza dare segno di volergli
rivolgere la parola.
Il
riccio muove qualche passo verso il tavolo e afferra un bicchiere tra
quelli impilati uno sopra l'altro. Poi, con le mani che gli tremano,
gira tutte le bottiglie che trova per leggerne le etichette. Non ha
idea di quello che sta facendo, così quando trova una bottiglia con
un nome familiare – vodka,
più semplice di così – comincia a versarsi da bere.
Riesce a
riempire il contenitore per metà, poi deve fermarsi
perché incapace di controllare il tremito delle mani e ha
già versato una
buona dose di alcool fuori dal bicchiere.
“Ci penso io,
imbranato”.
Harry
solleva la testa di scatto e incontra gli occhi di Louis, che lo
guardano con quello che è impossibile non definire affetto.
Senza pensarci due volte passa il bicchiere all'altro ragazzo. Louis
armeggia con gli alcolici per qualche minuto. Harry non ha la più
pallida idea di cosa abbia infilato nel suo bicchiere perché troppo
intento a osservare il suo profilo, le sopracciglia unite per la
concentrazione, la lingua che sporge dalle labbra. È
bellissimo,
pensa, è
fottutamente
bellissimo e io lo voglio.
“Ecco a te”,
dice Louis restituendogli il bicchiere. “Non posso assicurarti che
non sia disgustoso, ma è quello che berrò anche io quindi in tal
caso ci avveleneremo insieme”.
Questa è la frase
più lunga che Louis gli rivolge in quasi due settimane e Harry non è
preparato a rispondergli a tono.
“Grazie”, è
tutto quello che riesce a replicare. Louis gli sorride e il cervello
di Harry rischia di implodere.
“Complimenti
per oggi”, si sforza di dire quando si accorge che Louis si sta
muovendo verso la porta. Il suo è un estremo tentativo di braccarlo
ma fortunatamente ha successo.
“Complimenti a
te”, risponde Louis, ciondolando sul posto. Adesso sembra aver
fretta di andarsene e questo provoca una fitta di dolore a Harry. Il
loro abbraccio sul campo è stata una parentesi non una tregua.
“Ti è piaciuta
la sorpresa?”, insiste.
Louis si porta il
bicchiere alle labbra per evitare di guardarlo.
“Sì, molto. Non
me lo aspettavo proprio”, afferma.
“E..uhm”,
bofonchia Harry.
“Senti, adesso
devo proprio-”, inizia Louis, cercando di superare Harry per
raggiungere la porta, ma lui, in un guizzo di panico, gli si para
davanti.
“Louis”,
implora, poggiandogli una mano sul fianco.
Louis
spalanca gli occhi e sembra terrorizzato
quando getta un'occhiata alla mano di Harry.
“L-lasciami
andare”, balbetta, indietreggiando fino a che la sua schiena non
tocca il frigorifero. Harry gli si avvicina ostinandosi a tenere la
mano lì dove si trova.
“Louis”,
ripete, “mi spieghi perché non possiamo più essere amici? Non c'è
un solo motivo per cui non dovremmo”, afferma, disperato e
consapevole di stare mentendo.
Louis prende un
respiro.
“Ci sono almeno
un miliardo di motivi”, esala.
“Tipo?”,
insiste Harry, piegando la testa di lato e assottigliando gli occhi.
Sa che sta giocando sporco, sa perfettamente che ci sono almeno
un miliardo di
risposte alla sua domanda.
Louis
lancia uno sguardo verso la porta prima di sporgersi verso Harry e
far sfiorare le proprie guance. Harry trattiene il respiro per
l'improvviso e inaspettato contatto.
“Primo
fra tutti: non riesco a starti vicino senza desiderare di baciarti”,
mormora Louis, le labbra che sfiorano impercettibilmente l'orecchio
di Harry.
Il riccio
deglutisce e ruota lentamente il viso .
“Allora fallo”,
soffia sulle labbra di Louis.
L'altro ragazzo si
allontana repentinamente.
“Visto?”,
esclama.
Harry ritorna
bruscamente alla realtà.
“Scusami”,
sussurra, togliendo la mano dal fianco di Louis e facendo un passo
indietro. È quasi sicuro che l'altro ragazzo abbia tirato un sospiro
di sollievo.
“Però”,
continua cercando di farsi guardare in faccia, “ti ricordi che
dobbiamo andare a Londra per il musical?”, domanda, aggrappandosi a
un'ultima, flebile speranza. Hanno già prenotato il bed and
breakfast e Louis sembrava così entusiasta e lui non vuole andarci
se significa andarci senza Louis.
“Ah”, mormora
Louis, passandosi una mano sugli occhi.
“Non verrai?”,
lo interroga Harry.
“Non lo so”,
replica Louis.
“Non puoi essere
un po' più specifico?”, insiste Harry con impazienza.
Louis gli poggia le
mani sulle spalle.
“No, non posso.
Fammici pensare, ok?”.
Harry si morde il
labbro inferiore.
“Se non vieni tu
non vado”, afferma. “Regalo i biglietti a Zayn e Perrie”.
Non voleva che
suonasse come un ricatto ma probabilmente sembra proprio questo.
Louis rotea gli occhi.
“Li
hai vinti tu,
non devi regalarli a nessuno”, dice.
Harry apre la bocca
per parlare ma Louis tronca la sua replica.
“Ti faccio
sapere”, gli assicura prima di volatilizzarsi.
Harry rimane a
fissare il frigo con il bicchiere in mano.
“Fantastico”,
borbotta prima di uscire dalla cucina. Però, anche se Louis non gli ha
promesso nulla,
quello che Harry ha ricavato dal loro breve incontro è la certezza
che l'altro ragazzo – nonostante le sue maschere, le sue barriere e
il suo silenzio – lo vuole ancora, almeno quanto lo vuole lui, e
l'assicurazione che gli parlerà di nuovo, anche solo per dirgli che
non andrà a Londra con lui. È un passo avanti rispetto agli ultimi
tempi.
Come se non avesse
subito abbastanza shock in una sola giornata la scena che gli si para
davanti in corridoio gli fa quasi sputare il sorso del cocktail che
gli ha preparato Louis: Ed e Alice si stanno baciando.
Ne
avrà di cose da raccontarmi quello lì,
pensa Harry, sopprimendo un ghigno.
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Capitolo 26 *** It must be love ***
larry
Serve
che vi dica che ho avuto di nuovo problemi alla connessione e non ho
potuto aggiornare prima? Perdonatemi! Adesso sono tornata in via
definitiva (fino all'estate, almeno) in casa dei miei e qui la
connessione è più stabile, ergo non dovrei avere
più problemi di questo genere per un po'. Vi lascio al capitolo.
Grazie per la pazienza!
*
Ed
è intrappolato nel tunnel della paranoia.
“Che
devo fare adesso secondo te?”.
Harry
si porta le ginocchia al petto, sistemandosi meglio sul letto. Il suo
migliore amico è venuto a trovarlo a casa in uno stato di agitazione
e panico dovuto al post-bacio con Alice.
“Non
lo so. Parlarle, forse?”.
Ed
solleva un sopracciglio.
“Per
dirle...?”.
Harry
sospira stancamente.
“Che
ti piace?”.
Ed
si passa una mano tra i capelli.
“Non
è ovvio?”, esclama. “Cioè, l'ho baciata, non è ovvio che mi
piace?”.
“Visto
che lei non ti ha rifiutato, anzi, non è ovvio che anche a
lei piaci?”.
Ed
afferra una ciocca dei propri capelli e la tira, frustrato.
“Ma
era ubriaca! Come faccio a sapere se non ha opposto resistenza
solo perché era ubriaca?”.
Harry
si lascia sfuggire una risata di scherno.
“Detto
così sembra che tu abbia approfittato di lei”, osserva.
Ed
gli lancia un'occhiata disgustata.
“Non
ho approfittato di lei! Non lo farei mai!”, protesta. “Stavamo
parlando e lei mi ha sfiorato il braccio e io mi sono detto Ed,
vuoi passare tutta la vita a guardare e non toccare?,
allora ho deciso di farmi crescere un paio di palle
e baciarla e lei non si è tirata indietro. Non l'ho mica
obbligata!”, conclude e le sue orecchie sembrano sul punto di
prendere fuoco.
“Ed,
stavo scherzando, che diamine”, si difende Harry. “Se le avessi
fatto schifo non penso che ti avrebbe baciato per due ore
di fila!”.
Ed aggrotta la fronte.
“Non è questo il punto”,
afferma, mordendosi il labbro inferiore.
“Allora qual è?”, domanda
Harry, sfiorandogli gentilmente la coscia col piede.
“Che
avrei potuto essere chiunque altro”, dice Ed e il suo viso si
contorce in una smorfia. “Avrei potuto essere Liam o Josh o te,
lei era ubriaca e aveva voglia di baciare qualcuno, punto. Invece a
me lei piace veramente, Haz, veramente”.
Harry
si morde l'interno della guancia. Non sa cosa passi per la testa di
Alice, non può sapere cosa provi l'altra ragazza e soprattutto non è
un tipo al quale piace regalare false speranze
ai propri amici solo per farli stare meglio, perciò non riesce ad
uscirsene con un Sono sicuro che anche tu le piaci
veramente solo per sollevare Ed
dal misero stato in cui si trova.
“Non mi sembra il tipo di
ragazza che bacia ragazzi a caso”, offre. Non è tanto, ma è
quello che pensa e dovrebbe essere una cosa rassicurante, no?.
“Non puoi saperlo”, ribatte
Ed. “Quanti ragazzi l'hai vista baciare da quando la conosciamo?”.
Harry socchiude gli occhi e
allarga le labbra in un sorriso.
“Appunto”, dice, convinto di
essere riuscito ad avvalorare la sua tesi.
“Appunto che?”, domanda Ed
cercando nel suo sorriso una risposta al proprio quesito.
“Per quanto ne so sei il primo
ragazzo che ha baciato da quando la conosco”, afferma. “Oltretutto
sei l'unico ragazzo con cui di solito interagisce per più di dieci
minuti, Louis a parte. Ma Louis riuscirebbe a far parlare anche i
sassi, quindi non fa testo”, conclude senza impedirsi di provare
una fitta di nostalgia.
“Ma non mi parla da tre
giorni!”, si lamenta Ed, nascondendo il viso tra le mani.
Harry si avvicina e lo scuote
per una spalla.
“Avrai
notato che è fottutamente timida, no? Non fare finta di non averlo
notato!”, esclama. “Quindi fai l'uomo e valle a parlare tu!”.
Ed solleva le testa e lo guarda
attraverso le dita.
“Non ci riesco”, mugugna.
“Non ce la faccio”.
“Però il coraggio per
baciarla lo hai trovato”.
“Avevo
bevuto anch'io! Era coraggio liquido!”.
Harry scoppia a ridere, buttando
la testa all'indietro.
Ed gli afferra una caviglia.
“Cazzo ridi? La situazione è
tragica. Non so che cazzo fare”.
L'altro ragazzo si libera dalla
presa del suo amico agitando il piede.
“Ed,
sono mesi che le vai dietro. La situazione sta diventando ridicola”,
afferma, incupendosi.
Ed spalanca la bocca, incredulo.
“Sei un insensibile del
cazzo”, protesta.
“No, che non sono
insensibile!”, reagisce Harry, mettendosi in ginocchio sul letto.
“Lo dico per te! Non capisci la fortuna che hai?”.
Ed ride senza divertimento.
“Sinceramente no”.
“Tu e Alice potreste stare
insieme”, dice Harry, con un tono serio e uno sguardo penetrante
che quasi spaventa Ed, “se solo usassi la tua fottuta lingua per
dirle quello che provi per lei piuttosto che infilargliela in bocca
quando sei ubriaco. Se per ora non ricambia, ricambierà quando ti
avrà conosciuto meglio, ne sono sicuro”, il suo sguardo si
addolcisce ma il tono rimane fermo. “Non sopporto di vederti così
quando potresti avere quello che desideri e smetterla di piangerti
addosso”.
“Sì, per-”, cerca di
intervenire Ed.
“Per
voi è tutto più facile”, lo interrompe Harry, afferrandogli un
braccio. “Siete un ragazzo e una ragazza, siete liberi e se vi
metterete insieme nessuno vi giudicherà o parlerà male di voi.
Quando due persone si piacciono e vogliono stare insieme non ci
dovrebbero essere stupide convenzioni sociali o pregiudizi o altre
cazzate simili che mandano tutto a puttane, no?”.
Harry è consapevole di stare
stringendo il braccio di Ed rischiando di fargli male e anche Ed è
consapevole delle sue unghie affondate nella propria carne ma non si
ritrae.
“Harry”, lo chiama invece,
gentilmente, “mi dispiace”.
Harry allenta la presa sul
braccio di Ed e non fa nessun tentativo di trattenere le lacrime che
gli sfuggono dagli occhi. Ed lo attira tra le proprie braccia e Harry
affonda la testa nell'incavo del suo collo.
“Non
verrà a Londra con me, Ed, non verrà con me da nessuna
parte”, singhiozza. “Lo so
che è spaventato ma cosa posso fare io? Non posso costringerlo a-
non ho il diritto di costringerlo a esporsi
per me se non si sente pronto. Forse il prossimo ragazzo che
incontrerà sarà più forte, più convincente, più giusto
e lui troverà il coraggio, ma io non posso-”.
Ed gli accarezza la schiena
cercando di calmarlo. Harry si sente un egoista e un amico del cazzo
perché si stava parlando di Ed, erano i problemi di Ed quelli in
discussione non la sua patetica cotta senza speranza o quello-che-è
per Louis. Non avrebbe voluto che finisse così, avrebbe dovuto
consolare Ed invece di lasciarsi consolare. Non vuole mettere i suoi
problemi davanti a quelli del suo migliore amico perché anche lui ha
il diritto di lasciarsi andare e piangere come un bambino e farsi
abbracciare. Invece Louis si è messo in mezzo pure alla loro
amicizia e non è giusto, non è per niente giusto.
“Scusami”, mormora sul collo
di Ed cercando di divincolarsi, ma il rosso lo trattiene.
“Haz, sono preoccupato per
te”, ammette.
Harry emette un suono a metà
tra un singhiozzo e una risata.
“Anche io sono preoccupato per
me”.
“No, sul serio”, insiste Ed.
“Perché devi essere tu quello a sacrificarti in questa situazione?
Perché non può essere lui quello a venirti incontro invece di
giocare a fare l'eterosessuale con quella deficiente che si è scelto
come fidanzata?”.
Harry si irrigidisce.
“Non
gioca a fare l'eterosessuale,
Ed, non è così semplice”, mormora. “No-non, puoi capire”.
“E tu puoi capirlo? Non mi
pare che te la stai facendo sotto al pensiero di essere finocchio
quindi perché lui deve farla così difficile?”.
Harry si stacca dal suo amico,
passandosi una mano sulla faccia per asciugare le lacrime.
“Non è uguale per tutti, Ed.
Forse i suoi amici non sarebbero comprensivi come te, forse i suoi
genitori sono omofobi, che ne so”, afferma. “E non usare quella
parola”.
Ed si stringe nelle spalle.
“Scusa”,
dice. “È
che mi sembra assurdo che deve farti stare così male quando
chiaramente prova quello che provi tu ma ha solo paura”.
“Sono sicuro che
sta peggio di me”, ribatte Harry.
Ed lo pizzica sulla
coscia.
“Che ne sai? Lo
hai visto piangere sulla spalla di Liam o di qualche altro suo
'amico'”?
Harry scuote il capo.
“È
così”,
afferma. “Me lo ha detto anche sua sorella”.
“Cioè?”.
“Mi
ha detto che Louis sta male e le credo, ci credo”.
Harry deglutisce e distoglie lo
sguardo da Ed.
“Se non la stesse vivendo così
male perché cercherebbe di allontanarmi anche se gli ho apertamente
detto che voglio stare con lui e che non me ne frega un cazzo di
quello che pensa la gente? Non posso sopportare il pensiero che stia
soffrendo, senza sapere se è solo per questa situazione o se c'è
dell'altro. Non sopporto di non poter fare niente per aiutarlo
”.
Ed lo fissa in silenzio.
“Io
voglio stare con lui”,
dice Harry, con un filo di voce. “Lo voglio così tanto che non
riesco a dormire la notte, Ed, lo capisci? Succede anche a te? Non
riesco a pensare ad altro ed è una cosa che mi fa impazzire, non
riuscire a togliermelo dalla testa. E mi manca, cazzo, e lui non
vuole parlarmi, ma io non voglio forzarlo perché non è giusto. E
non so cosa fare, non so cosa cazzo fare per farmi passare questa
cosa”.
Ed lo attira di nuovo a sé per
abbracciarlo.
“Sei proprio fottuto”,
sussurra tra i suoi capelli.
Harry
si lascia sfuggire una risata nonostante la tragedia
nella quale sprofonda fino al collo perché il suo migliore amico è
lì con lui e finché c'è Ed c'è speranza.
“Hai proprio inquadrato la
situazione, Ed”.
*
Harry ha effettivamente proposto
a Zayn di regalare i biglietti del musical a lui e Perrie perché
mancano tre giorni e Louis non gli ha fatto sapere niente. Oltretutto
Savan ha pagato per quei biglietti e non avrebbe senso
sprecarli.
“Non dovevate andarci tu e
Lou?”, chiede Zayn, poggiato all'armadietto.
Harry abbassa lo sguardo.
“Le cose sono cambiate”,
mormora.
Zayn lo afferra per le spalle.
“Qualunque cosa sia successa
tra di voi sono sicuro che può essere sistemata”, dice,
sorridendogli incoraggiante. “A patto che accetti una threesome
con Liam, visto che ormai sono inseparabili”.
Harry ride suo malgrado.
“Non c'è più niente da
sistemare, te l'assicuro”.
“Dubito”, afferma Zayn,
scuotendolo. “Comunque, non posso permettermi una notte a Londra,
quindi dovrai andarci te”.
“Non voglio andarci senza di
lui”, dice Harry, con enfasi. “Posso pagare io per te e Perrie,
se vuoi”, aggiunge.
Zayn scuote il capo con
veemenza.
“Scherzi? Non se parla! E poi
i biglietti li hai vinti te e quello che mi stai chiedendo di fare
non è moralmente giusto”.
Harry ride alla serietà del suo
amico.
“Chiederò a Liam”, propone.
Zayn gli stringe le spalle.
“Non farlo!”, esclama. “Liam
e Danielle in una camera d'albergo? Può finire solo in due modi: o
si lasciano o tornano in tre”.
Harry ride di nuovo e spintona
l'altro ragazzo.
“Perché non ci porti Ed?”,
suggerisce Zayn.
“Non voglio andarci senza
Louis”, insiste Harry.
Zayn aggrotta le sopracciglia.
“Non so chi è più idiota tra
te e Louis”.
“Perché?”.
Zayn scrolla le spalle.
“Perché sì”, dice,
dandogli una pacca sulla spalla. “Vado a lezione, Hazza, non fare
cazzate tipo regalare i biglietti a Liam o qualcun altro perché te
la faccio pagare, ok?”.
Harry annuisce, per nulla
intimorito.
Come promesso a Zayn, Harry non
offre i biglietti a Liam e Danielle, non perché lo abbiano convinto
le minacce dell'altro ragazzo ma perché non ha voglia di affrontare
la conversazione Louis non vuole più venire con Liam.
Nonostante la nuova fraterna
amicizia che lo lega a Louis, Harry è sicuro che Liam non sappia
nulla di quello che è successo tra di loro o dell'omosessualità di
Louis. Probabilmente nel loro rapporto vige una sorta di politica
“don't ask don't tell” - un po' come quella tra lui e Zayn
- per quanto riguarda la questione Larry e Harry non ha
nessuna intenzione di infrangerla.
Regalarli a Niall è fuori
discussione perché l'irlandese non ha maturato nessun interesse in
Mamma Mia! o negli ABBA in generale. Con Josh non ha
abbastanza confidenza, men che meno con Alice. Ed non ha voluto
sentirne parlare di prendere i biglietti e portare chiunque voglia a
teatro perché è convinto che Louis cederà, ma manca così poco e
Harry e Louis non si sono più parlati, neanche una volta, neanche
per sbaglio. Il glee club si è preso una settimana di pausa per
riprendersi dall'intenso lavoro di preparazione della canzone da
presentare al provino e di quella per la partita, perciò non c'è
stata nessuna occasione “ufficiale” per incontrarsi. Certo, si
sono incrociati qualche volta nei corridoi della scuola ma mentre a
Harry saltava il cuore in gola Louis voltava lo sguardo dall'altra
parte.
Harry ha perfino contemplato le
idee più improbabili per sbarazzarsi dei biglietti che giacciono nel
suo portafoglio da mesi: restituirli a Savan, darli a sua madre e a
Robin, offrirli a sua sorella e al fidanzato.
Ma Savan piuttosto che
riprenderseli glieli farebbe ingoiare, sua madre domanderebbe
insistentemente perché Louis non vuole più andare e perché
loro non si parlano più e sua sorella e il suo ragazzo a quanto pare
navigano in cattive acque.
Perciò decide di tenerseli,
rifilando a sua madre la scusa che il musical è stato rimandato e
sperando di riuscire a risultare credibile quando racconterà a Savan
quanto gli è piaciuto vedere Mamma Mia! dal vivo assieme al
suo grande amico Louis.
Il giorno del musical il tempo è
mite e i raggi del sole che filtrano dalla finestra della sua camera
quasi riscaldano Harry si domanda se il tempo sia bello
anche a Londra o se come al solito una coltre di nubi copra la città
donando ai suoi abitanti una pioggia inclemente.
Harry decide che alzarsi dal
letto e andare a fare colazione è meglio che rotolarsi tra le
coperte e indugiare in pensieri funerei. Perciò si fa una
doccia veloce e si veste. Dopo aver rifatto il letto sente squillare
il cellulare. Reprimendo uno sbadiglio recupera il telefono dal
comodino e realizza che si trattava di un sms.
Louis.
Il cuore di Harry batte talmente
forte e le mani gli tremano così tanto che non riesce ad aprire
l'sms. Si siede sul letto e fa lunghi respiri per calmarsi. Louis non
gli scrive da tempo – da prima del bacio – e il fatto che gli
abbia mandato un messaggio proprio oggi non può essere casuale.
Harry non può impedirsi di sperare.
“Ce li hai ancora i
biglietti?”, recita l'sms.
Harry è così felice che
rischia di piangere però non è ancora detta l'ultima parola e non è
il caso di mettersi a festeggiare.
“Sì, perché?”,
replica.
La risposta di Louis non si fa
attendere.
“Allora prepara la valigia
che tra un'ora ti passo a prendere con mia madre. Prendiamo il treno
delle due per Londra”.
Harry rilascia il respiro che
non si era reso conto di stare trattenendo.
“Ok”, digita in
risposta.
Non sa cosa abbia fatto cambiare
idea a Louis, non sa perché abbia aspettato l'ultimo minuto per
dirglielo, non sa se l'altro ragazzo lo abbia tenuto sulle spine di
proposito oppure se abbia deciso di andare a Londra con lui quella
mattina stessa. Ciò che importa è che andranno a Londra insieme
e dormiranno insieme – per fortuna si è dimenticato di
annullare la prenotazione al B&B – e ce ne sarà di tempo per
parlare, chiarirsi, cercare di ricomporre il loro rapporto, in
qualunque direzione.
“Mamma, vado a Londra!”,
urla cercando nell'armadio lo zaino da riempire con le proprie
cose. Sente i passi di sua madre su per le scale. Anne fa ingresso in
camera stringendo tra le mani una tazza di tè.
“Lo spettacolo non era stato
annullato?”.
“Cosa?”, domanda
distrattamente Harry infilando nello zaino più vestiti di quelli che
gli serviranno. “Non più, a quanto pare”.
Anne aggrotta le sopracciglia.
“Sicuro? Non è che solo una
scusa per andare a Londra lo stesso?”.
“No, mamma”, sbotta Harry.
“Andiamo a vedere il musical. Per favore mi prendi lo spazzolino in
bagno?”.
Anne poggia la tazza di tè
sulla scrivania.
“Dovresti fare colazione
prima”.
“Non ho tempo adesso.
Spazzolino?”, domanda, sorridendo. “Ah, e il dentifricio e il
bagnoschiuma e lo shampoo!”.
“Sono sicura che ce le hanno
queste cose dove andrete a dormire”, osserva la donna.
“Non lo so, è un bed and
breakfast”, risponde Harry, con irritazione. “Vai a prenderli per
favore? Io devo cercare il cappello”.
“È
sulla poltrona”, gli fa notare Anne. “Mangia qualcosa prima di
andare. A proposito, chi ti porta in stazione?”.
“Louis.
Cioè, Jay”, replica Harry, recuperando il cappello. “Sì, mangio
prima di andare”.
Anne
gli da un bacio sulla tempia e lascia la stanza.
Harry
ha il tempo di mangiare una fetta di torta prima di ricevere un
messaggio di Louis.
“Sono
qui fuori x”.
Harry
rilegge l'sms almeno tre volte perché quel bacio
alla fine fa fare al suo stomaco stupide capriole prima di fiondarsi
a prendere lo zaino.
“Vado”,
annuncia a sua madre, con una mano sulla maniglia della porta.
“Dove
credi di andare senza cappotto e senza aver salutato tua madre?”.
Harry
chiude un attimo gli occhi e si impone di calmarsi.
“Giusto”,
dice, abbracciando sua madre.
“Stai
attento, chiamami quando arrivi, chiamami quando finisce lo
spettacolo e chiamami quando torni al bed and breakfast”, ordina la
donna.
“Devo
chiamarti anche quando ho finito di mangiare e dopo essere andato in
bagno?”, scherza Harry con un ghigno che gli deforma la faccia.
Anne lo schiaffeggia sulla nuca.
“Non so perché ti ci faccio
andare”, afferma.
“Perché ho vinto i biglietti
e me lo merito?”.
Anne lo stringe tra le braccia.
“Sono orgogliosa di te”,
dice, con trasporto. “Divertiti e stai attento. Londra è una
grande città e-”.
“Mamma!”, esclama Harry.
“Lou mi aspetta!”.
“Ok”, Anne lo libera dalla
sua stretta. “Il cappotto”.
Harry prende il cappotto
dall'attaccapanni e bacia sua madre sulla guancia, con un sonoro
schiocco.
“Salutami Louis e Jay. E
ringraziala per il passaggio”.
“Certo!”, dice Harry ormai
sull'uscio.
Sua madre lo saluta con un cenno
della mano e lui ricambia brevemente prima di attraversare la strada
e aprire la portiera dell'auto di Jay. Ad accoglierlo c'è l'odore
familiare di Louis - espanso e amplificato dalla presenza di
sua madre - e il suo sorriso. L'altro ragazzo indossa un cappello di
lana sulla testa e i capelli gli ricadono sugli occhi in ciuffi
scomposti. Harry non lo vedeva così bello e rilassato da un po' di
tempo.
“Ciao”, dice Louis.
Ti amo, pensa Harry ed è
il pensiero più spaventoso e felice da qualche settimana a
questa parte.
|
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Capitolo 27 *** What a way for the ice to break ***
larry
Vado
mooolto di fretta, ergo non posso rispondere alle vostre recensioni. Mi
dispiace, vi ringrazio tantissimo comunque! Questo capitolo credo sia
il più lungo che abbia mai scritto. Sono sicura al 99, 9 % che
contenga delle imprecisioni su varie cose, ma spero passino inosservate
:) Saranno presenti due guest star d'eccezione (non vedevo l'ora!),
spero che la loro comparsa sia di vostro gradimento. Have fun!!!
Ps: qualcuno ha notato quanto gli You Me at Six siano per me una fonte di ispirazione :)
*
Lungo
il tragitto verso la stazione, Jay travolge Harry con una valanga di
domande. È la
prima volta che si incontrano faccia a faccia e
Harry scopre una donna piena di parole e sorrisi, come
il figlio, espansiva e calorosa, addirittura impertinente.
“Con
quella faccia e quei capelli non dirmi che non hai ancora una
ragazza?”, gli chiede a un certo punto.
Harry
si muove a disagio sul sedile posteriore.
“Ci
sto lavorando”, afferma, evitando di incontrare gli occhi della
donna nello specchietto retrovisore.
“Ah
sì? E chi è la fortunata?”, insiste Jay, sinceramente curiosa.
“Viene a scuola con voi? La conosco? ”.
“Mamma”,
interviene Louis, palesemente infastidito, “non è che conosci
tutte le ragazze che vengono a scuola con noi. Piantala”.
Harry
sorride tra sé e sé.
“Scusami
se cerco di conoscere meglio i tuoi amici”, si difende la donna.
“Conoscere
meglio è diverso da importunare”, precisa Louis voltandosi a
guardare Harry per avere supporto.
Harry
ridacchia.
“Non
mi sta importunando, Lou”, dice, decidendo di spalleggiare
Jay.
“Ok,
allora racconta a mia madre di questa fortunata”, lo sfida
Louis arricciando le labbra.
“Sì,
Harry, raccontami. Dobbiamo impiegare il tempo in qualche modo da qui
alla stazione”, coglie la palla al balzo Jay. “E ho deciso che tu
sarai la mia vittima sacrificale”.
Harry
normalmente sarebbe infastidito, reticente, ma ha occasione di
dimostrare a Louis che lui non ha timore di accettare una sfida.
“C'è
questa persona che mi interessa”, inizia ma viene subito interrotto
dalla donna.
“Harry,
caro, se la cosa è a senso unico mi dispiace dirti che non ci stai
lavorando abbastanza”, afferma, semi-seria.
Harry
scoppia a ridere.
“Non
ho detto questo. Sono sicuro di essere ricambiato”, replica,
cercando di cogliere l'espressione di Louis che però sta guardando
fuori dal finestrino.
Jay
tira un esagerato sospiro di sollievo.
“Bene!”,
esclama. “A che punto siete della vostra 'relazione' allora?”.
“Mamma!”,
protesta Louis girandosi di scatto verso la madre.
Harry
quasi gode nel vederlo arrossire.
“Che
c'è?”, ribatte Jay.
“Non
si fanno queste domande intime”, continua Louis, abbassando
il volume della voce sull'ultima parola.
Jay
si volta a guardare il figlio e Harry è quasi sicuro che abbia le
sopracciglia aggrottate.
“Intime?
Louis, di che diavolo stai parlando?”, esclama.
Louis
si ritira sul sedile, intimorito.
“Sei
un piccolo pervertito. Credevo di averti cresciuto meglio di così”,
scherza la donna.
Harry
scoppia a ridere, Louis si gira a fulminarlo con lo sguardo.
“Vi
odio, tutti e due”, borbotta.
Jay
gli mette una mano sulla spalla.
“Non
è vero, sono quasi sicura che ci vuoi bene, invece”, afferma.
“È
quel quasi
la parola chiave”, mormora Louis, imbronciato.
Jay
gli pizzica una guancia, Louis cerca invano di scacciare via la sua
mano.
“Harry!”,
lo chiama improvvisamente la donna. “Stiamo arrivando a
destinazione, ma non puoi lasciarmi con la curiosità. Allora, come
va con questa ragazza?”.
Harry
si passa una mano tra i capelli in un istintivo gesto di nervosismo.
“Non
bene”, ammette.
“Perché?”.
“Per
adesso sta insieme a qualcun altro e-”, Harry lascia scivolare una
mano sullo schienale del sedile anteriore fino a toccare una spalla
di Louis con le dita, “non è ancora pronta a stare con me”.
Jay
si rabbuia.
“Oh,
mi dispiace”.
“Anche
a me”, afferma Harry. “Questa persona è tutto per me e io farei
di tutto per lei. Vorrei che lo capisse”.
“Diglielo!”,
lo incoraggia Jay.
“Lo
sa già”, mormora Harry.
In
quel momento le dita di Louis sfiorano le sue e il cuore di Harry
sobbalza.
“Siamo
arrivati!”, trilla Jay qualche minuto dopo. “Harry, sei hai
bisogno di consigli sull'amore e robe simili la mia porta è sempre
aperta”, offre, “ma sono sicura che per quello c'è già tua
madre o il nostro Louis, qui, che parla tanto ma è anche un buon
ascoltatore e consigliere a tempo perso”.
Harry
annuisce, sorridendole.
Jay
apre la portiera dell'auto e si dirige ad aprire il portabagagli per
recuperare le loro valige.
Louis
ruota il corpo per guardare in faccia Harry.
“Hai
avuto la dichiarazione che volevi?”, domanda il riccio un po'
troppo aspramente.
Louis
abbassa lo sguardo.
“Non
volevo nessuna dichiarazione”, dice.
“Scusami”,
mormora Harry senza sapere bene perché.
“Ragazzi!”,
li chiama Jay, “non ho mica intenzione di portare la vostra roba
fino al binario!”.
*
Quando
trovano posto sul treno Louis aiuta Harry a sistemare lo zaino sul
portabagagli sopra le loro teste.
“Ricordi
quando ti ho detto che sarebbe che meglio facessi un po' di sport?”,
domanda Louis. “Ecco, avresti dovuto darmi ascolto”.
“Non
è vero, non ne ho bisogno!”, protesta Harry sedendosi.
“Certo,
come non hai bisogno che uno minuto
come me ti aiuti a sollevare lo zaino”, replica Louis prendendo
posto sul sedile di fronte al suo.
Harry
sbuffa, divertito.
“Mi
consolo pensando che mentre io
posso sempre allenarmi, al nanismo
non c'è rimedio”.
Louis
fa un'espressione oltraggiata.
“Come
osi?”.
Harry
butta indietro la testa ridendo.
“Lo
hai detto tu che sei minuto”,
replica con una scrollata di spalle.
“Forse
non ti è chiara una cosa, Styles”, inizia Louis, puntandogli
contro un dito. “Tu sei tutto capelli”.
Harry
sgrana gli occhi.
“Stai
scherzando, vero? Dimmi che stai scherzando!”
Louis
per tutta risposta incrocia le braccia sul petto.
“Lou,
sarò quasi dieci centimetri più alto di te”, afferma
convinto Harry. “Capelli esclusi”.
“Cazzate”,
ribatte Louis, poco impressionato.
Harry
non sa se mettersi a ridere. Nell'indecisione il labbro superiore gli
trema pericolosamente.
“Quando
torniamo a casa mi farò misurare e poi vediamo”, minaccia.
Louis
solleva un sopracciglio, continuando a ostentare indifferenza.
“Cosa
ti farai misurare?”.
Harry
spalanca la bocca.
“Lou!”,
esclama.
Le
labbra di Louis si piegano in un sorriso malizioso.
“Per
quanto riguarda quello non temo nessuna concorrenza”,
afferma.
Harry
cerca di controllare la sua espressione ma non riesce a impedirsi di
arrossire.
“Vedremo
anche quello”, borbotta.
Louis
scoppia a ridere.
“Sul
serio vorresti vederlo?”, domanda, piegandosi in avanti
arrivando quasi a sfiorare le gambe dell'altro ragazzo con le
proprie.
Harry
si rabbuia.
“Lou,
non farlo”, implora.
Louis
corruga la fronte.
“Cosa?
Cosa non devo fare?”.
“Quello
che stai facendo”, sbotta Harry. “Non farlo, ti prego. No-non
illudermi”.
Louis
torna a poggiare la schiena sul sedile e non risponde.
Harry
vorrebbe davvero, davvero, fare finta che sia tutto normale -
quello che stanno avendo in questo momento sembra la normalità,
sembrano loro prima che succedesse quello che è successo - e
il suo cuore è colmo di gioia e sollievo per poter parlare di nuovo
con Louis come se le due settimane e passa di silenzio non
fossero mai accadute, ma non può – non possono – ignorare quello
che c'è stato tra di loro o quello che c'è ancora. Louis
deve prendere una decisione, una posizione, non può essere due
persone diverse e non può fare quello che vuole lui, quando
lo vuole lui. Almeno questo glielo deve.
Il
rinnovato silenzio tra di loro lo mette a disagio ma qualsiasi
argomento decidono di trattare si rivelerebbe comunque spinoso,
perciò Harry non sa cosa dire. Per fortuna è Louis a toglierlo
d'impaccio.
“A
che ora inizia lo spettacolo?”, domanda.
“Alle
sette”, risponde prontamente Harry.
“Mi
sa che non avremo il tempo di farci un giro”.
“Magari
domani”.
“Già,
magari domani”.
Louis
allunga una gamba in mezzo a quelle - spalancate - di Harry e poggia
la testa sul finestrino.
“Comodo?”,
domanda il riccio.
Louis
getta uno sguardo prima a Harry poi alla sua gamba.
“Ti
da fastidio?”.
Harry
fa cenno di no con la testa e la poggia a sua volta contro il
finestrino.
“Lou?”,
lo chiama a un certo punto perché ha bisogno di fargli una domanda.
Non ha senso che tra di loro esistano altri tabù, altre cose di cui
non è lecito parlare, altri elefanti
nella stanza. “Come mai hai cambiato idea? Perché sei
venuto?”.
Louis
lo scruta per un po', con la testa ancora piegata di lato.
“Adoro
Mamma Mia!, non potevo perdermelo”, afferma infine.
Harry
sospira.
“Ok,
come vuoi”.
Louis
fa scontrare le loro ginocchia.
“Sono
venuto per stare con te, idiota”, dice, distogliendo lo sguardo.
Harry
sorride.
“Mi
fa piacere che tu sia riuscito ad ammetterlo”.
“Sai
che grande segreto”, minimizza Louis.
“È
bello sentirtelo dire”, insiste Harry cercando lo sguardo sfuggente
dell'altro ragazzo.
Louis
fa spallucce.
“Mi
sei mancato”, mormora Harry. “Non so se capisci quanto sia felice
di averti qui con me, anche solo come amico”.
Louis
finalmente lo guarda negli occhi.
“Anch'io”,
dice, ma per Harry questa frase non vuol dire niente. Era bello
quando era Louis quello bravo con le parole, quello che riusciva ad
aprirgli il suo cuore, a piccole dosi, con piccoli gesti. Adesso
invece si è costruito un muro e Harry non sa cosa ci sia oltre
perché è impenetrabile. Si consola pensando che almeno sono
finalmente insieme, che Louis ha deciso di venire perché –
e questo lo ha ammesso – aveva bisogno di stare con lui. Adesso
Harry deve solo combattere l'urgenza di toccarlo o dirgli
stupidaggini e cercare di accontentarsi.
*
“Cazzo,
non posso crederci che siamo veramente arrivati!”, esclama
Louis davanti al teatro.
Dopo
essere giunti a Londra, Harry e Louis hanno lasciato le loro cose al
B&B, consumato un rapido pasto - fortuna che hanno inventato i
fast-food! - e infine si sono diretti verso la stazione della metro.
A causa della distrazione di Harry e dell'incompetenza di Louis una
volta hanno preso la metro al contrario e un'altra volta hanno
sbagliato fermata, motivo per cui adesso sono sul punto di baciare il
marciapiede per la felicità di essere finalmente arrivati davanti al
luogo dello spettacolo.
“Uhm,
c'è un po' di fila”, osserva Harry notando la gente messa in coda
al botteghino.
“I
biglietti ce li hai?”.
“Certo
che ce li ho! Dove andavo senza biglietti, secondo te?”.
Louis
si toglie il cappello dalla testa e si aggiusta la frangetta.
“Come
sto?”, domanda a Harry.
Harry
si morde la lingua per non rispondere Sei stupendo, come sempre,
anche con quel ciuffo spiaccicato sugli occhi.
“Lou, sei consapevole del
fatto che siamo qui per vedere uno spettacolo e non per fare
un'audizione, mh?”, replica, invece.
Louis
arriccia le labbra.
“Ok,
ma stasera potrei essere notato anche
senza esibirmi”.
Harry
si morde le labbra per non ridere.
“Sì,
da quella vecchietta con la pelliccia, per esempio”, risponde a
tono.
Louis
non si lascia scoraggiare.
“Nessuno
canta Dancing Queen come la canto io”.
“Nessuno
a parte gli ABBA”.
“E
Meryl Streep, te lo concedo”.
Louis
passa un braccio attorno alle spalle dell'altro ragazzo.
Lo
stomaco di Harry fa le capriole.
“Lou,
promettimi che non cambierai mai”, sussurra abbassando la testa per
parlargli all'orecchio.
Louis
pare colto di sorpresa ma c'è un sorriso sulle sue labbra quando
risponde.
“Solo
uno strizza cervelli potrebbe riuscire a cambiarmi, forse, ma
ho convinto mia madre a non mandarmici”, replica.
Harry
ride e gli passa un braccio attorno alla vita.
“Ottimo”.
Harry
si gode lo spettacolo cantando dietro agli attori e ridendo assieme a
Louis, spensierato e felice come non lo era da tempo, più per la
presenza dell'altro ragazzo che per il musical in se stesso. La sua
parte preferita è stata quando Louis ha cominciato a giocherellare
casualmente con i suoi capelli e questo la dice lunga sull'effetto
che Louis ha, sempre e comunque, su di lui.
“Che
ne dici di andare a bere qualcosa da qualche parte?”, propone
l'altro ragazzo a spettacolo finito.
“Ti
ricordo che siamo a Londra, che è sempre in Inghilterra, e visto che
non siamo diventati maggiorenni dalla sera alla mattina nessun locale
che vende da bere ci farà entrare”, ribatte, sconsolato.
Louis
gli pizzica un fianco.
“Harry
Styles, disfattista di prima categoria”, lo prende in giro.
“Sono
realista”, si difende Harry.
“Sei
rompiballe”, gli risponde per le rime Louis. “Ci sarà un
locale dove se ne fregano dell'età!”.
Harry
lo guarda scettico.
“Non
voglio essere picchiato da un qualche buttafuori”.
“Se
ci sono io con te non ti picchierà proprio nessuno”, promette
Louis prima di prenderlo sotto braccio. “Dai, andiamo”.
“Devo
telefonare a mia madre e dirle che il musical è finito”, lo
informa Harry prendendo il cellulare nella tasca del cappotto.
“Sì,
ti prego, prima che cominci a chiamare le cabine telefoniche di tutta
Londra per sentirti”.
Dopo
una serie di tentativi falliti i due riescono a trovare un locale che
non sia vigilato da qualche buttafuori.
“Sembra
carino”, osserva Louis una volta dentro.
“Ci
sono solo vecchi”, ribatte Harry guardandosi attorno. “L'età
media sembra sui trent'anni”.
“Non
farti sgamare che li hai chiamati vecchi e accontentati, amico mio”,
dice Louis. “E spera che ci servano da bere”.
Ovviamente
non hanno questa fortuna.
“Che
ci facciamo ancora qui?”, domanda Harry tenendosi la testa con le
mani, seduto su uno sgabello malfermo a un tavolo situato in un
angolo buio del locale.
“Aspettiamo
che mi venga un'idea geniale per farci sbronzare”.
“Ci
tieni così tanto?”.
“Sono
a Londra, da solo, cazzo se ci tengo!”.
Qualche
minuto dopo vengono avvicinati da una donna.
“Posso
sedermi qui?”, domanda questa puntando a uno sgabello libero. “Sto
aspettando un amico e mi fido di più a sedermi qui con voi piuttosto
che vicino a quel gruppo di pervertiti di là”, afferma indicando
con la testa degli uomini di mezz'età.
“Certo,
accomodati pure!”, esclama Louis facendo poi l'occhiolino a Harry.
L'altro
ragazzo lo guarda confuso.
“Grazie,
ragazzi”, dice la donna, sorridendo. “Io sono Caroline,
comunque”.
Louis
afferra la mano che la donna gli porge.
“Louis”,
si presenta. “E questo è Harry”.
La
presa di Caroline è forte e decisa e a Harry sembra di stringere la
mano di un uomo. Alla fioca luce dell'angolo in cui si sono rifugiati
constata che, nonostante la mascella squadrata e il trucco pesante,
Caroline è dotata una bellezza particolare che non si nota al
primo colpo d'occhio ma che in un secondo momento rapisce. E
poi ha un buon profumo. Harry è già affascinato.
“A
occhio e croce non avete più di diciotto anni”, osserva la donna.
“Non
ce li abbiamo neanche diciotto anni!”, replica Louis.
“Oh
mio dio!”, esclama lei, portandosi una mano davanti alla bocca.
“Sono seduta al tavolo con dei bambini!”.
Caroline
scoppia a ridere e Harry scopre che gli piace la sua risata roca e il
suo senso dell'umorismo.
“Sai
cosa potresti fare per questi bambini?”, domanda Louis.
“No,
dimmi, sono tutta orecchie”, fa Caroline spostandosi un ciuffo di
capelli dietro l'orecchio.
“Farci
portare da bere!”, risponde Louis esibendo un sorriso smagliante.
“Lo
sapevo che era lì che volevi andare a parare”, interviene Harry
scuotendo il capo, contrariato.
“Harry,
mi piace il tuo amico, va dritto al punto”, dice Caroline
poggiandogli una mano sul braccio.
Harry
combatte l'istinto di ritrarlo. Caroline lo intimorisce tanto quanto
lo intriga.
“Ditemi
cosa volete da bere e vado a ordinarlo”, propone.
Louis
solleva una mano per darle il cinque.
“Sto
facendo una cosa immorale, oltre che illegale, comprandovi da
bere”, si lamenta la donna. “Ma nella vita ho fatto anche di
peggio quindi sopravvivrò!”.
“Prometto
che non ti metteremo nei casini, Caz!”, giura Louis.
“Oh,
siamo già passati a diminutivi, mi piace!”, esclama Caroline.
“Cosa vi faccio portare allora?”.
“Per
me un Long Island”, replica Louis. “Tu, Haz?”.
Harry
guarda Caroline in cerca di aiuto. Lei gli fa l'occhiolino e Harry
avvampa.
“Ehm,
un Margarita, grazie”.
“Torno
subito!”.
Harry
osserva il sedere della donna, fasciato in una gonna stretta, e le
sue cosce coperte da dei collant dal colore sgargiante. Si domanda
quanti anni abbia e quanti anni crede che abbiano loro.
“Simpatica,
no?” domanda Louis.
“Sì”,
mormora Harry. “Abbastanza”.
Louis
gli poggia una mano sulla coscia e Harry se è possibile diventa
ancora più teso.
“Qualcosa
non va?”, chiede l'altro ragazzo.
“No,
va tutto benissimo. Berremo gratis!”, si finge entusiasta.
“Berremo,
punto”, ribatte Louis, stringendogli la coscia per poi ritrarre
repentinamente la mano.
Caroline
fa ritorno con un vassoio.
“Sbrigatevi
a bere questi che ho già ordinato l'altro giro”, li informa
servendo loro gli alcolici. “Il mio amico è in ritardo e io ho
deciso di ammazzare il tempo a bere con voi”.
Harry
sorseggia il suo Margarita e per un po' si limita ad ascoltare la
conversazione tra Caroline e Louis, finché la donna non lo
interpella.
“Tu
te ne stai zitto perché sei timido o perché non hai niente da
dire?”.
Harry
si pulisce il sale dalla bocca prima di rispondere.
“Voi
due parlate abbastanza per tutti”.
Caroline
scoppia a ridere gettando indietro la testa.
“Scusaci,
hai ragione”, ammette lei. “Non monopolizzeremo più la
conversazione”.
Harry
si stringe nelle spalle e continua a sorseggiare il suo drink.
“No,
andate pure avanti, fate come se non ci fossi”.
Caroline
lo tocca, di nuovo, e Harry trattiene per un attimo il fiato.
“Quanti
anni hai?”, gli domanda.
“Sedici”.
Caroline
fa un mezzo sorriso.
“Mi
sento quasi in colpa”.
“Perché
ci stai comprando da bere?”.
“No,
perché ti trovo carino”.
Harry
avvampa. Louis si strozza col proprio cocktail. Caroline ride di
nuovo.
“Potrei
fare due cose illegali, stasera”, dice.
Harry
nasconde il proprio sorriso nel bicchiere.
“In
realtà, non sarebbe illegale. I-io e te”, afferma, incespicando
nelle parole.
Louis
tossicchia. Harry nota con la coda dell'occhio che l'altro ragazzo si
muove nervosamente sul proprio sgabello e ci gode un po'.
“Lo
so, caro, ma io ho trent'anni e tu sembri un angioletto”, replica
la donna sfiorandogli i capelli con le dita.
“Se
sono di troppo me ne vado, eh”, si intromette Louis.
Caroline
ridacchia.
“Mi
ricordi Nick”, dice.
“Chi
sarebbe questo Nick?”, domanda Louis acidamente.
“Questo
Nick sarei io”, interviene una voce alle loro spalle. “Perché
si parlava di me?”.
“Nicholas!”,
esclama la donna, saltando in piedi. “Ho trovato la tua anima
gemella!”.
Il
nuovo arrivato fa scorrere lo sguardo sui presenti e si sofferma su
Harry, che vorrebbe nascondersi sotto al tavolo.
“No,
gioia”, Caroline lo colpisce con un pugno sulla spalla. “L'altro”.
Nick
e Louis si fronteggiano per qualche secondo. Louis ha un sopracciglio
sollevato e un'espressione impassibile.
“Nah,
è troppo simile a me”, conclude Nick. “Carino, comunque,
dovrebbe lavorare sui capelli però”.
“Gliel'ho
detto che ti somigliava!”, gli da manforte Caroline.
“Adesso
è lui il tuo nuovo migliore amico gay?”, chiede Nick
sarcasticamente.
Harry
sussulta e avverte Louis, al suo fianco, avere la stessa reazione.
“Ehi!”,
esclama quest'ultimo. “Evitereste di parlare di noi come se non ci
fossimo?”.
Nick
ride. Caroline lo spintona giocosamente.
“Ragazzi”,
annuncia subito dopo, “lui è Nick. Nick loro sono Louis e Harry”.
Nick
li saluta entrambi agitando la mano, poi si siede sullo sgabello
libero vicino a quello di Harry.
“Come
sei finita assieme a questi ragazzini imberbi?”.
“Stavo
aspettando te e volevo sfuggire a un gruppo di maniaci così
mi sono seduta con loro”, spiega Caroline. “Il nostro è un
rapporto di do ut des: loro mi offrono asilo io compro loro da
bere visto che sono minorenni”.
Nick
emette un fischio.
“Peggio
di quanto immaginassi”.
“Senti,
Ciuffo, se per te è un problema stare al nostro tavolo puoi
alzare il culo e andare a sederti da un'altra parte”, sbotta Louis.
Harry
ride istericamente, l'alcool ormai in circolo. Louis gli sorride
compiaciuto, regalandogli una pacca sulla spalla.
“Sai
che cominci a piacermi te?”, dice Nick a Louis. “Sarcastico e
odioso al punto giusto”.
“Mi
dispiace informarti che la cosa non è reciproca”, ribatte Louis.
“Lo
sarà. Dammi tempo di farmi strada nel tuo cuore”.
Nick
gli soffia un bacio e Louis rivolge lo sguardo da un'altra parte.
Il
secondo giro di alcolici arriva proprio in quel momento. Caroline ha
scelto per Harry un drink del quale lui non conosce il nome ma che
gli fa lacrimare gli occhi al primo sorso. Il terzo giro di alcolici
è offerto da Nick. Harry scopre che quest'uomo è uno spasso
e, nonostante la reticenza iniziale, anche Louis si lascia trascinare
dal suo umorismo e dalla sua sagacia.
Mentre
l'alcool si fa strada nel suo corpo Harry è più rilassato. Caroline
continua a toccarlo e a fare battute a doppio senso, a volte a
beneficio di tutto il tavolo, altre solo per lui. Harry si ritrova a
immaginare come sarebbe percorrere le sue curve con le proprie
mani o baciare la vena pulsante sul suo collo.
“Ti
stai divertendo, Harry?”, domanda Nick, più vicino al suo orecchio
di quanto Harry si aspettasse.
“Sì,
tu no? Siamo troppo giovani per i tuoi gusti?”, replica Harry, la
lingua ormai sciolta.
Nick
ride spassionatamente.
“Per
me non esiste il concetto di troppo giovane”.
“Stiamo
parlando della stessa cosa?”, domanda Harry innocentemente.
Nick
ride di nuovo.
“Sono
sicuro di no”, afferma dandogli un buffetto sulla guancia.
Il
quarto giro di alcolici non si sa chi lo abbia pagato. Harry decide
di passare perché se beve ancora potrebbe non riuscire a reggersi in
piedi e, dal momento che Louis sembra piuttosto andato, decide
di assumersi lui la responsabilità di riportare entrambi sani e
salvi al loro alloggio.
Louis
e Nick stanno giocando a una specie di morra cinese – la versione
ubriaca, probabilmente - quando Caroline afferra Harry per una
spalla e gli sussurra all'orecchio.
“Ti
va di ballare?”.
A
Harry non va di ballare, ma non sa come rifiutare e poi
Caroline è persuasiva e ha un buon odore, ricorda a se
stesso.
Caroline
lo prende per mano e, prima di trascinarlo verso la piccola sala da
ballo improvvisata al centro del locale, avverte gli altri con un
cenno del capo.
Harry
si ritrova incastrato in mezzo a una folla di gente che balla, canta
e si struscia. Caroline gli prende le mani e se le poggia sui
fianchi. Harry non ha mai toccato una donna con queste forme. Harry
non ha mai toccato una donna.
“Sei
una vera tentazione, Harry”, gli soffia lei nell'orecchio. “Ma
sai cosa si dice delle tentazioni”.
Harry
non risponde e chiude gli occhi. Caroline si preme contro il suo
corpo e Harry cerca di muoversi a ritmo di musica nonostante il poco
spazio e la sua naturale goffaggine. Improvvisamente sente un paio di
mani afferrargli i fianchi da dietro e apre di scatto gli occhi.
Caroline ricambia il suo sguardo con un'espressione che definirebbe
intrigata.
“Va
bene se ballo con te?”, sussurra la persona alle sue spalle. Louis.
Harry
annuisce e spera che Louis abbia captato l'impercettibile movimento
della sua testa.
“Sicuro
o preferisci ballare con lei?”, continua Louis poggiando le
labbra al suo lobo.
Il
corpo di Harry è percorso da un brivido. Istintivamente molla la
presa sui fianchi di Caroline. La donna si scosta un po' ma non da
segno di volersi allontanare. Nel frattempo è arrivato anche Nick
che ha cominciato a ballare in maniera scoordinata strusciandosi su
Caroline come se fosse un palo da lap-dance. La donna aggrotta le
sopracciglia ma continua a ballare.
Louis
stringe le mani sui fianchi di Harry e lo attira contro il suo corpo.
Harry lascia andare la testa all'indietro e quasi gli sfugge
un'esclamazione quando Louis preme le labbra sul suo collo.
“Louis”,
boccheggia.
“Mh-mh”,
fa Louis per tutta risposta, continuando a lasciare baci umidi sul
suo collo.
A
Harry manca l'aria.
“Louis,
andiamo via”, implora posando le mani su quelle di Louis.
“Solo
se mi prometti che mi lasci finire quello che ho iniziato”,
biascica Louis.
Tutto
quello che Harry vorrebbe fare in questo momento è voltarsi e
infilare la lingua in bocca a Louis, fanculo Caroline, fanculo
il mondo, ma deve controllarsi, per il suo bene e per quello di
Louis.
“Andiamo,
chiamiamo un taxi e andiamo”, dice ruotando la testa di lato e
poggiando le labbra socchiuse sulla guancia di Louis, come se volesse
baciarlo. Louis fa scivolare una delle sua mani sotto la maglia di
Harry e questi trattiene il fiato quando l'altro ragazzo gli
accarezza l'addome.
Harry
si volta fino a essere faccia a faccia con Louis, Caroline ormai
dimenticata.
“Lou”,
mormora, poggiando la fronte su quella di Louis, “non possiamo, non
qui”.
“Haz,
ti voglio”, soffia Louis, sfiorando con le sue labbra quelle
di Harry.
“Cazzo”,
impreca Harry, allontanandosi bruscamente. Louis lo guarda con
espressione ferita. Harry lo prende per mano e lo trascina fuori
dalla mischia.
*
Harry
non sa come sia riuscito a chiamare un taxi e a tenere
contemporaneamente Louis lontano dal suo collo.
Adesso
sono in auto e Louis gioca coi suoi capelli e gli mormora frasi senza
senso all'orecchio, sfiorandogli un ginocchio. Harry tiene i pugni
chiusi perché la tentazione di toccarlo è forte, quasi
quanto quella di baciarlo. Harry pensa che succederà, sta per
succedere, ma ha una
strana sensazione allo stomaco, come un attimo prima di stare
commettendo quello che si sa potrebbe essere un grosso sbaglio.
Scendono
dal taxi precipitosamente lasciando il resto al tassista senza
pensarci troppo. Salgono le scale del B&B cercando di fare meno
rumore possibile – almeno Harry - e mentre Harry cerca di infilare
la chiave nella serratura Louis gli morde una spalla attraverso la
maglietta (Harry ha tolto il cappotto non appena salito in taxi
perché aveva troppo caldo).
Quando
finalmente sono in camera Harry non ha neanche il tempo di lanciare
il cappotto e le chiavi sul letto che Louis lo spinge contro la
porta.
“Ti
piaceva?”, ansima contro il suo orecchio. “Caroline ti piaceva,
vero?”.
Harry
trema così tanto che non riesce a usare le mani, figuriamoci la
voce.
“O
forse ti piaceva Nick?”, continua Louis facendo scivolare
una gamba in mezzo a quelle di Harry e premendo contro l'erezione che
Harry tenta di tenere a bada da quando erano al locale.
Louis
gli morde il collo e Harry lo afferra per i fianchi, attirandolo
istintivamente verso di sé.
“Li
volevi tutti e due, vero?”, insiste Louis leccando la porzione di
pelle appena morsa.
“No”,
riesce ad articolare Harry.
Louis
lo schiaccia contro la porta.
“No?
Allora chi volevi? Chi vuoi?”.
“Lo
sai”, mormora Harry, la voce arrochita per l'eccitazione.
“Dillo”,
ordina Louis.
Harry
non si aspettava questa versione autoritaria e possessiva di Louis,
non se l'aspettava ma gli piace, così tanto che se non si
sbrigano a fare qualcosa potrebbe venire nelle mutande solo per le
parole di Louis e per la sua gamba che preme insistentemente contro
il cavallo dei suoi pantaloni.
“Voglio
te, Louis, lo sai che voglio te”, afferma con
urgenza.
Louis
lo fa a malapena finire di parlare prima di fiondarsi sulla sua
bocca. Harry non se lo aspettava e ci mette qualche istante prima di
reagire al bacio. Louis gli afferra la testa con le mani e lo obbliga
a piegarla di lato per baciarlo come vuole lui. Harry
mugola di piacere quando la lingua di Louis stuzzica il suo labbro
inferiore prima di avere accesso alla sua bocca.
Continuano a baciarsi e Harry è
sopraffatto. Pensa che il cuore gli esploderà nel petto e l'erezione
nei pantaloni. Louis lo afferra per le spalle e lo ruota in modo da
guidarlo verso il letto, poi lo spinge sul materasso e Harry ha
appena il tempo di atterrare prima che Louis si metta a cavalcioni su
di lui e riprenda a baciarlo.
Questo
somiglia al vero Louis, al Louis che Harry ha imparato a conoscere
negli ultimi mesi, deciso, sicuro di se stesso, che si prende quello
che vuole. E se Louis vuole Harry lui sarà ben felice di farsi
prendere.
“Aspettavo
questo momento da stamattina”, confessa Louis, leccandogli le
labbra. “Per questo volevo bere, per farcela”.
Harry ha un attimo di lucidità
grazie al quale trova la forza per bloccare i polsi di Louis prima
che le sue mani raggiungano la sua cintura.
“Lo
stai facendo solo perché sei ubriaco?”, domanda e la sensazione
allo stomaco provata in taxi ritorna più forte di prima. “Mi vuoi
solo perché sei ubriaco?”.
Louis scuote il capo con
veemenza. I suoi occhi sono lucidi per l'alcool, ma la sua
espressione è mortalmente seria.
“Io
ti voglio sempre, sempre,
non ce la faccio più a sopportarlo”, singhiozza. “Ti prego,
lasciati fare quello che voglio adesso, ora che non ho la forza di
odiarmi”.
Harry sente quasi dolore tanto è
eccitato ma, nonostante sia abbastanza ubriaco, è ancora capace di
preoccuparsi delle conseguenze. A volte odia il suo cervello.
“Quando sarai lucido mi
manderai di nuovo affanculo?”.
“No, ma ne riparliamo domani”,
replica Louis attaccandosi di nuovo al suo collo. “Haz, io ti-”.
Harry stringe le mani sui polsi
di Louis.
“Ti voglio”, continua Louis,
“e mi odio così tanto per questo ma mi odio ancora di più al
pensiero di farti del male”.
Harry gli libera i polsi e fa
scorrere le sue mani sulle braccia dell'altro ragazzo.
“Promettimi che domani ne
parliamo, ok?”, prega. “Promettimelo”.
“Ok, te lo prometto”,
mormora Louis baciandogli un angolo della bocca.
Harry gli afferra il viso per
baciarlo come si deve, ma Louis lo prende per i polsi e gli blocca le
braccia sopra la testa. Harry sarà anche fuori allenamento ma non è
debole, eppure Louis ha una forza virile che lo
stupisce e lo eccita sempre di più.
Harry mugola di dolore e di
piacere quando Louis gli morde la lingua.
“Scusami”, dice per niente
dispiaciuto, poggiando un bacio a stampo sulla sua bocca per poi
tornare a dedicarsi al suo collo.
“To-togliti la giacca”,
balbetta Harry.
Louis si ferma e lo guarda negli
occhi.
“Giusto”, afferma lasciando
andare i polsi di Harry e liberandosi della giacca. Harry approfitta
di poter usare le mani per afferrare i lembi della maglia di Louis e
sollevarla. Louis si lascia spogliare senza staccare gli occhi da
lui.
“Co-cosa vorresti farmi,
Lou?”, ansima Harry facendo scorrere le mani sul petto di Louis
incerto su dove soffermarsi.
Louis piega le labbra in un
sorriso obliquo poi mette le mani sulla sua cintura.
“Va bene?”, domanda.
Harry acconsente non sa bene a
cosa ma poco gli importa, perché si farebbe fare di tutto dall'altro
ragazzo, non c'è una sola cosa che in questo momento avrebbe il
coraggio o la voglia di rifiutare. Louis gli slaccia la
cintura e fa per abbassare la zip, sistemandosi meglio sulle sue
gambe. Harry segue i suoi movimenti trattenendo il fiato. Louis gli
intima di sollevare i fianchi per potergli sfilare i pantaloni e
Harry esegue. Quando è finalmente riuscito a liberarlo dal
fastidioso indumento, l'altro ragazzo preme i pollici sulle sue anche
prima di piegarsi fino a che la sua testa non arriva all'altezza
dell'erezione di Harry, che muove istintivamente il bacino verso
l'alto. Sente il respiro caldo di Louis sul suo membro e fatica a
rimanere fermo. Louis lo guarda brevemente attraverso le ciglia prima
di tirare fuori la lingua e leccarlo attraverso le mutande. Harry
rimane senza fiato.
“Va bene?”, chiede di nuovo
Louis solleticando con le dita la porzione di pelle sopra l'elastico
dei suoi boxer.
“Va benissimo, vai”,
risponde Harry precipitosamente.
Louis afferra tra i denti l'orlo
delle sue mutande poi esplode in un risolino nervoso e decide di
sfilargliele con le mani.
“Non so cosa sto facendo”,
ammette con gli occhi puntati sull'erezione di Harry.
“Non fa niente”, mormora
questi allungandosi a toccargli i capelli. “Fallo e basta”.
Louis afferra la base del membro
di Harry con una mano e poggia le labbra sulla punta, poi apre la
bocca e lo accoglie al suo interno.
Harry balbetta qualcosa di
incoerente e si agita. Louis cerca di tenerlo fermo con l'altra mano.
La sua prima esperienza di
questo tipo è terribilmente bagnata e confusa. Harry deve
ricordare a Louis “denti!” più volte perché l'altro
ragazzo è inesperto e ubriaco e Louis è costretto più volte
a riprendere fiato, ma Harry non ha mai provato niente di più
eccitante in vita sua nonostante gli incidenti di percorso,
perché il pensiero che sia la bocca di Louis quella avvolta attorno
al suo membro è l'unica cosa che conta. Viene con un verso
rauco che tenta di contenere mordendosi un pugno. Louis cerca di
ingoiare diligentemente tutto il suo seme.
“Non mi sento più le labbra”,
borbotta poi, asciugandosi il mento.
Harry è scosso da risa
isteriche. Louis si arrampica su di lui e poggia la testa sulla sua
fronte. Harry cattura le sue labbra perché pensa che sia una cosa
eccitante e intima assaggiarsi.
“Tutto ok?”, biascica Louis
nel bel mezzo del bacio.
“Tutto okkeissimo”, blatera
Harry infilando una mano in mezzo ai loro corpi e poggiandola sulla
sporgenza dei pantaloni di Louis.
Louis chiude gli occhi.
“Cazzo”, sibila.
Harry estrae il bottone
dall'asola e tira giù la zip dei jeans di Louis.
“Posso?”, domanda.
“Me lo chiedi pure?”, ansima
Louis affondando la testa nel suo collo.
Harry ride.
“Sei tu quello che mi ha fatto
tremila domande prima!”.
Louis gli solletica il collo col
suo fiato. Harry accarezza l'erezione di Louis attraverso le mutande
e l'altro ragazzo emette un verso strozzato.
“Lou, è meglio se ti spogli”,
mormora Harry. “Non ce la faccio così”.
Louis non se lo fa ripetere due
volte. Quando è finalmente nudo si rimette a cavalcioni
sull'altro ragazzo.
Harry ammira le sue dimensioni
e si lascia sfuggire una risata.
“Non scherzavi allora”,
afferma.
“Non scherzo mai su queste
cose”, dice Louis baciandolo.
Harry lo tocca e comincia a
muovere la propria mano. I suoi movimenti sono scoordinati ma Louis
sembra apprezzare e interrompe perfino il bacio per respirare a bocca
aperta contro le sue labbra.
Quando Louis viene, Harry si
pulisce la mano sul lenzuolo. Louis ride baciandogli la mascella.
“Vuoi dormirci su questo
letto?”, domanda.
“Possiamo usare il tuo”,
propone Harry.
Louis gli bacia una guancia.
“Copri le tue vergogne e vieni
nel mio letto”, dice cominciando a rimettersi le mutande.
“Mi sembrava che le mie
vergogne ti piacessero”, scherza Harry.
Louis scoppia a ridere e
annuisce.
“Touché”.
“Mi do una sciacquata e
torno”, fa Harry dirigendosi verso il bagno con passi malfermi. Non
sa se è l'alcool o l'eccitazione residua a renderlo così instabile.
Quando torna in camera Louis è
accoccolato sotto le coperte.
“Sul serio posso dormire con
te?”, domanda, fermo ai piedi del letto di Louis.
“Non sarebbe la prima volta”,
ribatte l'altro ragazzo.
“Sì, ma-”, inizia Harry.
Louis per tutta risposta solleva
le coperte e gli fa cenno di unirsi a lui. Harry si sistema al suo
fianco. Louis poggia la testa sul suo petto e Harry lo circonda con
le braccia.
“Come stai?”, gli domanda.
“Meglio di quanto non sia
stato negli ultimi, ehm, anni?”, replica Louis strusciando la
guancia sul petto nudo di Harry.
“Non-non hai nessun...senso di
colpa?”, balbetta con un senso di agitazione crescente che gli
monta nel petto.
Louis sospira.
“Non mi pentirò mai di quello
che ho fatto con te, se è questo che vuoi sapere”, ammette.
“Ma...non riesco ad accettarlo”.
Harry gli da un bacio sulla
tempia.
“Ok, Lou, ne riparliamo
domani”.
“D'accordo, Haz”, gli fa eco
Louis, sbadigliando. “Spegni tu la luce che hai le braccia più
lunghe”.
Harry ride ed esegue. Poi chiude
e gli occhi e spera che il battito del suo cuore non sia troppo forte
da tenere entrambi svegli per tutta la notte.
ANGOLINO:
Uhm, non sono per niente brava a scrivere lemon, per niente. Mi imbarazzo, mi impappino, mi agito e robe simili, quindi scusatemi!
Mi
dispiace dirvi che non so quando aggiornerò. Cioè, non
è che di solito io abbia una data precisa, però stavolta
sul serio non so quando riuscirò a scrivere il prossimo capitolo
e a pubblicarlo perchè domani parto per Londra e manco una
settimana.
Tenete
le dita incrociate per me affinché incontri qualcuno dei
ragazzi? Sono due settimane che non faccio altro che ammorbare i miei
amici con la storia che incontrerò Harry Styles. Ho immaginato
vari scenari nella mia mente, in quello più assurdo io svengo e lui da buon samaritano quale è mi soccorre e resta con me fino a che non rinvengo, in quello più realistico beh non lo incontro proprio.
Però con la fortuna che ho sono sicura che se dovessi beccare uno di loro quel qualcuno sarà Louis con la sua lovely girlfriend. Uffa.
Alla prossima!
|
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Capitolo 28 *** Such a perfect day (I'm glad I spend it with you) ***
larry
Salveee! Questo capitolo è tipo infinito quindi
consideratelo come un risarcimento per tutto il tempo che vi ho fatto
aspettare, ok? A questo proposito vorrei dirvi che, se prossimamente
gli aggiornamenti andranno un po' a rilento tanto da farvi pensare che
io abbia mollato la storia e mi sia dedicata completamente ad altri
passatempi (tipo recuperare le serie TV arretrate o leggere un libro vero) (cose
che sto provando a fare nonostante la mia proverbiale pigrizia),
sappiate che NO, non ho intenzione di interrompere la fanfic ma, se
prima avevo da parte dei capitoli già pronti, adesso devo
scriverli di sana pianta e questo mi prende un po' di tempo.
Anyway, vi avverto che verso la fine di questo capitolo mi sono arrogata il diritto di infliggervi
alcune mie personali opinioni su un libro che ho da poco finito di
leggere. Perdonatemi queste divagazioni, ma non sono riuscita a
trattenermi.
Adesso vi lascio al capitolo. Grazie a tutti per le vostre recensioni, siete adorabili! :)
*
Quando
Harry si sveglia deve proteggersi gli occhi dai raggi solari che lo
colpiscono in pieno volto. La sera prima lui e Louis hanno
dimenticato di chiudere le tende, chissà perché...
Louis
non è al suo fianco come Harry pensava – o meglio, sperava –
che fosse e lui si fa cogliere per un attimo dal panico. Fa una
rapida panoramica della stanza con lo sguardo e tira un sospiro di
sollievo quando scopre che la valigia di Louis è ancora ai piedi del
letto. Ci sono poche probabilità che Louis abbia pianificato una
fuga repentina mollando in camera tutta la sua roba, compreso il
proprio cellulare, che Harry scorge sul comodino. Decide perciò di
farsi una doccia e aspettare che Louis torni da dove diavolo è
andato a cacciarsi.
Mentre
si lava i denti cercando di liberarsi dal sapore di alcool che ancora
sente in bocca, Harry lancia uno sguardo nello specchio del bagno e
scopre sul proprio collo i segni della notte passata con Louis. È
a questo punto che si fa cogliere di nuovo dall'ansia, perché non sa
che Louis si troverà di fronte tra poco, un Louis pentito
che si rifiuta di parlare di quello che è successo o un Louis
volenteroso di affrontare l'argomento. O ancora – lo scenario
peggiore – un Louis che ha deciso di metterci una pietra sopra
definitivamente.
Entrato
nel box doccia Harry si aspetta di dover litigare col rubinetto per
ottenere la temperatura ideale, invece scopre, con sollievo e
piacere, che l'acqua calda in questo B&B economico funziona
meglio che a casa sua. Si prende il suo tempo per rilassarsi e
lavarsi per bene, utilizzando lo shampoo e il bagnoschiuma che Louis
ha lasciato nella doccia, non avendo voglia, a questo punto, di
andare a recuperare i suoi dimenticati nello zaino. Sarà eccitante
odorare
di Louis
dopo,
pensa Harry, massaggiandosi la cute. Probabilmente lo shampoo di
Louis non farà bene ai suoi ricci, ma questa è l'ultima delle sue
preoccupazioni, al momento.
Tornato
in camera, con un asciugamano avvolto in vita e una sulla testa a mo'
di turbante, trova Louis seduto sul letto, le dita che scorrono
veloci sulla tastiera del cellulare. Non sembra soffrire di alcun
post-sbronza e Harry lo invidia da morire per questo. Se avesse
bevuto quanto ha bevuto Louis la sera prima a quest'ora sarebbe in
stretta
intimità
con la tazza del cesso.
“Dove
eri finito?”, domanda, aggiustandosi l'asciugamano sui fianchi.
Louis
solleva lo sguardo e lo fa scorrere sul suo corpo. Harry combatte l'urgenza di coprirsi con le mani. L'altro gli sorride.
“Sono
sceso a comprarti la colazione”, spiega, indicando un sacchetto
poggiato sul comodino.
Harry
fa un verso di sorpresa.
“Ehm,
grazie?”, balbetta.
“Qui
servono la colazione fino alle dieci e io sono sceso tipo alle dieci
e un quarto e c'è mancato poco che mi cacciassero via a calci”,
dice Louis. “Così sono andato da Starbucks. Hai notato che a
Londra ce n'è uno a ogni angolo quasi?”.
Harry
afferra il sacchetto e ci infila dentro la testa.
“Ti
ho preso un cappuccino e un muffin alla banana...credo”, continua
Louis, riportando la sua attenzione al proprio cellulare.
“Muffin
e banane, due delle cose che amo di più!”, esclama Harry sedendosi
sul letto a distanza di sicurezza da Louis. Non sa come comportarsi e
non è sicuro dell'atteggiamento che ha deciso di adottare Louis,
ergo vuole essere cauto. Quello che non riesce ad ammettere è che ha
una paura
fottuta.
“C'ho azzeccato, allora?”, domanda Louis nello stesso momento in cui Harry
addenta il muffin.
Harry
annuisce.
“Sì
ma qualunque tipo di cibo mi sarebbe andato bene visto che sto
morendo di fame”, bofonchia.
Louis
scrolla le spalle.
“Ah,
sì? Pensa che ero indeciso se comprarti qualcosa da Starbucks o dal
kebabbaro a fianco”, scherza.
Harry
ride.
“Scommetto
che non c'è neanche un kebabbaro a fianco a Starbucks”.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Dubiti
della veridicità di quello che ti dico?”, domanda, fingendosi
offeso.
“Sempre”,
replica Harry piegando gli angoli della bocca in un sorriso e
ritrovandosi un cuscino in faccia poco dopo. L'asciugamano avvolto
malamente attorno alla testa gli cade sulla spalla.
“Guarda
cosa hai combinato!”, si lamenta.
Louis
posa il cellulare nella tasca posteriore dei propri pantaloni e
gattona verso di lui sul letto.
“Non
hai portato un asciugacapelli, vero?”, chiede, afferrando
l'asciugamano di Harry. Questi fa cenno di no con la testa. È
improvvisamente teso e si domanda se Louis avverta la sua stessa
tensione, se anche lui senta quel formicolio alle mani dovuto al
bisogno
di toccarlo – anche solo uno sfioramento, un attimo di pelle contro
pelle - e alla consapevolezza di non
poterlo
fare. Non ancora.
“Allora
dovremo arrangiarci”, continua Louis iniziando a frizionare
violentemente la testa dell'altro ragazzo con l'asciugamano.
Harry
cerca di divincolarsi.
“Lou,
fa male ai capelli”, protesta. “E fa male a me!”.
“Zitto
che dopo il mio trattamento sarai più Curly che mai!”,
esclama Louis continuando il suo lavoro.
Harry
prova a togliersi di dosso le mani dell'altro ma è scosso dalle
risate.
“Lou,
per favore, stavo cercando di ma-mangiare!”, esclama, a corto di
fiato.
Louis
finalmente si ferma e lo guarda negli occhi. Per un lungo e
bellissimo momento Harry immagina che l'altro ragazzo stia per
baciarlo.
“Hai
del muffin sul naso”, dice invece.
Harry
scoppia a ridere gettando indietro la testa.
“Sei
in grado di centrare la bocca quando mangi?”, continua Louis,
prendendolo in giro.
Harry
si passa una mano sul naso.
“No,
quando qualcuno tenta di strapparmi lo scalpo”, protesta,
imbronciandosi.
Louis
gli da un buffetto sulla guancia, rapido e innocuo, non sufficiente a
rilasciare la tensione.
“Mi
è venuta un'idea mentre ero fuori”, annuncia.
“Prendere
aria ti fa bene allora”, ribatte Harry. “Rimette in moto le tue
sinapsi”.
Louis
lo pizzica sulla coscia.
“Non
parlare di cose che non conosci, Haz”, lo avverte. “In ogni caso,
io ho sempre idee grandiose, ammettilo”.
Harry
fa spallucce, Louis lo pizzica di nuovo. Gli spunterà un livido. Un
altro. Ma almeno questo dimostra che l'altro ragazzo non ha paura
di toccarlo, seppure non come Harry desidera.
“Allora,
la tua idea?”, lo esorta. “Dubito della sua grandiosità,
comunque”.
Stavolta
Harry riesce a evitare la mano di Louis ma il movimento fa sì che
l'asciugamano legato in vita si apra e perciò si ritrova
praticamente nudo davanti a
Louis. Questi arrossisce.
“Ehm,
la mia idea”, balbetta distogliendo lo sguardo, mentre Harry si
affretta a coprirsi. È
piuttosto esilarante il pensiero che fino alla notte prima Louis lo
ha preso in bocca e adesso non ha neanche il coraggio di guardare
quello che Harry ha in mezzo alle gambe. O forse è triste.
“La
tua idea”, gli fa eco assestando un morso al muffin per nascondere il suo imbarazzo.
“Pensavo
di-”, inizia Louis.
Harry
lo incoraggia pungolandolo col piede.
“Pensavo
che potremmo rimanere un altro giorno qui a Londra e tornare a casa
domani”, afferma finalmente Louis. “Ho già parlato col
proprietario e mi ha detto che stanotte la camera è disponibile e ho
già avvertito mia madre nel caso in cui...nel caso in cui vada bene
anche a te”.
Harry
pensa che Louis abbia davvero delle idee grandiose. Qualunque idea
che comprenda lui e Louis in una camera d'albergo per una notte
intera – un'altra - è piuttosto grandiosa.
“Oggi
potremmo fare un giro visto che ieri non ne abbiamo avuto il tempo e
potremmo...potremmo-”, Louis gesticola istericamente e Harry deve
bloccargli i polsi per farlo smettere. Louis glielo lascia fare.
“Okay”,
dice.
Louis
deglutisce rumorosamente.
“Okay?”.
“Okay”.
Louis
gli sorride.
“Ho
anche avuto una sotto-idea”, afferma, ormai rilassato.
“Una
che?”, lo interroga Harry ingoiando l'ultimo boccone del suo
muffin.
“Un'
idea dentro l'idea. Cioè un'idea che sarebbe stata valida solo se tu
avessi accettato l'idea principale, cosa che hai fatto-”.
“Lou,
vai al punto”, lo interrompe Harry, tamponando con l'asciugamano le
gocce d'acqua che ancora gli scorrono lungo il collo.
“Quindi...visto
che abbiamo poco tempo e Londra sembra gigantesca e comunque ne ho
già visto la maggior parte pensavo che potremmo vedere un
posto per uno. Cioè, io scelgo un posto dove non sono mai stato e
dove vorrei andare assolutamente e tu ne scegli un altro e...insomma,
hai capito?”.
Harry
annuisce lentamente.
“Credo
di sì?”.
“Ti
va bene?”.
“Mi
va benissimo. Tu dove vorresti andare?”.
Louis
fa un sorriso obliquo.
“Indovina?”.
“Topshop?”,
lo prende in giro Harry.
Louis
gli assesta uno scappellotto.
“No,
idiota, sono già stato da Topshop più volte di quante
volessi. Mia madre è una grande fan”.
“Tua
madre”, replica Harry lanciando un'occhiata al marchio sulle
mutande di Louis che, come sempre, sporgono dai pantaloni.
“Allora?
Vuoi per caso fare un giro sul London Eye?”, continua non avendo
ricevuto alcuna reazione da Louis. Questi scuote il capo.
“Già
fatto”.
Harry
si gratta il mento.
“Non
ne ho idea. Harrods? Hamley's? No, immagino tu ci sia già
andato...”.
“Appunto”,
afferma Louis. “Ok, te lo dico io. Nonostante mi sia girato quel
fottuto parco in lungo e in largo...non ho mai trovato la statua di
Peter Pan”.
Harry
fa un ampio sorriso.
“Sul
serio? Vuoi vedere la statua di Peter Pan ai Giardini di
Kensington?”.
“Certo!”,
esclama Louis. “Voglio incontrare il mio doppelganger”.
Harry
scoppia a ridere.
“D'accordo,
troveremo quella statua, dovessimo metterci tutto il giorno”,
promette. “Neanche io l'ho mai vista comunque”.
Louis
gli sorride e agli angoli dei suoi occhi si formano quelle rughette
che Harry adora.
“Tu
dove vuoi andare?”, domanda Louis.
Harry
aggrotta la fronte.
“Ti
prego non dirmi il British Museum o la National Gallery, anche se
sono sicuro che ci sei già stato, perché ti mollo lì e me ne
vado”, minaccia l'altro ragazzo.
Harry
gli lancia un'occhiataccia.
“I
tuoi metodi non sono molto democratici”.
“Non
ho mai preteso che lo fossero”.
Harry
gli fa la linguaccia, poi estrae il cappuccino dal sacchetto e ne
prende un sorso, rassegnandosi al fatto che sia ormai freddo e
abbastanza disgustoso.
“Devo
pensarci”, afferma. “Ho visto quasi tutto quello che c'è da
vedere a Londra, tutte le attrazioni principali, quindi non lo
so...”.
“Infatti
non devi soffermarti sulle attrazioni principali”, replica
Louis. “Quelle le abbiamo viste tutti. Ci sarà un posto dove non
sei stato perché magari non se lo caga nessuno ma che avresti sempre
voluto vedere, no? Londra è immensa e piena di roba, amico”.
Harry si morde il labbro
inferiore, facendo ruotare la tazza col cappuccino fra le mani.
“Non è che sia poi così
immensa-”.
“Senti”, taglia corto Louis
mettendosi in piedi, “prendi la mia guida e dalle un'occhiata. Io
vado a sistemarmi i capelli e poi andiamo”.
Harry annuisce distrattamente e
afferra la guida che gli lancia Louis.
“Ti do un consiglio, Haz. Dai
una sistematina anche tu ai tuoi capelli!”.
Harry
si passa una mano tra i capelli ancora umidi ma già gonfi
e sposta il ciuffo di lato ma questo gli ricade impietosamente davanti agli occhi.
“Non
accetterò dei consigli sui capelli da te”,
protesta orgogliosamente. “Considerato che sei stato tu a ridurmi
in questo stato”.
Louis ride e si dirige verso il
bagno.
“Ehi, Lou”, lo chiama Harry,
col magone allo stomaco.
Louis si ferma sull'uscio del
bagno.
“Dimmi”.
“Ricordi che
dobbiamo...parlare?”.
Louis abbassa il capo.
“Sì, mi ricordo. Intanto
godiamoci questa giornata, che ne dici?”.
Harry annuisce e beve un altro
sorso del suo cappuccino reprimendo una smorfia. Sarà più facile
fingere che non sia successo nulla finché Louis continuerà a fare
lo stesso.
*
“Eccoci ad Hyde Park!”,
annuncia Louis levando le braccia al cielo.
Harry si stringe nel cappotto.
La sera prima non faceva tutto questo freddo. O forse sì? Ricorda di
essersi sbarazzato del cappotto a un certo punto e di aver perfino
sentito caldo. I miracoli dell'alcool, dell'eccitazione e del
corpo di Louis premuto addosso al suo, presumibilmente.
“Vuoi andare direttamente alla
statua o vuoi fare un giro dei parchi prima?”, domanda.
Louis si infila le mani nelle
tasche della giacca.
“Se facciamo un giro dei
parchi rischiamo di perderci sul serio quindi propongo di metterci
subito alla ricerca della statua del vecchio Peter. Che ne dici?”.
Harry annuisce.
“Dopo di te”, dice
facendogli cenno di precederlo.
Louis estrae dalla giacca la
propria guida, camminando qualche passo avanti a Harry.
“Ok, intanto attraversiamo
Hyde Park senza farci distrarre da niente e nessuno”, afferma,
consultando il libro che tiene in mano. “Poi, arrivati ai Giardini
di Kensington, dovremmo affidarci alla sorte e/o alla gentilezza di
qualche passante perché la statua di Pete non è segnata da nessuna
parte in questa dannata guida”.
Harry strabuzza gli occhi.
“Stai scherzando?”.
Louis scuote il capo.
“Questa guida risale tipo agli
anni ottanta. Era di mia madre”.
“Sono sicuro che all'epoca la
statua ci fosse già, Lou”, replica Harry lanciandogli un'occhiata
obliqua.
“Allora evidentemente non
fregava niente a nessuno della statua di Peter quando è stata
stampata. Ci arrangeremo. Andiamo?”, propone Louis invitandolo a
prenderlo sotto braccio.
Harry esita.
“Che? Fa freddo, se camminiamo
vicini ci riscaldiamo”, si giustifica Louis.
Harry ride.
“La scusa più vecchia del
mondo”.
“Però funziona”, replica
l'altro ragazzo quando Harry finalmente accetta il suo invito.
“Però funziona”, gli fa eco
questi non riuscendo a smettere di sorridere.
Il terrore che conclusasi la
loro parentesi londinese Louis faccia non uno ma dieci passi
indietro è ancora lì, che minaccia di sopraffarlo in ogni momento.
Ma Harry cerca di metterlo a tacere questo terrore e godersi Louis,
il suo Louis, quello che ha conosciuto pochi mesi prima e che
ha imparato ad amare, non quello spaventato che gli si è rivelato
ultimamente. Però Harry ama anche la versione fragile e indifesa di
Louis, anzi, spesso sente che questa è proprio la versione di Louis
che ha più bisogno di essere amata.
Attraversano
il primo tratto di Hyde Park in silenzio. Harry nota come Louis stia
facendo lo sforzo di andare al suo passo, strascicato e contemplativo
– a Harry piace osservare gli alberi, i fiori, perfino gli
scoiattoli o gli strani uccelli che zompettano sul prato – e gli è
grato per questo. Quello che gli piace di più però è sentire la
pressione del braccio di Louis contro il proprio e i brividi di
freddo che ogni tanto percorrono il corpo dell'altro ragazzo
trasmettendosi al suo di
corpo. È
come essere due
in
un corpo solo.
Prima
che i pensieri di Harry si facciano troppo sdolcinati
perfino
per i suoi gusti, giungono al lago Serpentine. Louis si ferma di
botto e gli pizzica il braccio.
“Pensi quello che
penso io, Haz?”.
Harry abbassa il
capo per guardarlo in faccia ma lo sguardo di Louis è fisso sul
lago.
“Io sto pensando
che tra poco non mi sento più la punta del naso per il freddo, ma
dubito che stiamo pensando la stessa cosa”, ammette.
Louis fa un sorrisetto.
“Non ti viene in mente nulla
guardando il lago?”.
Harry osserva il lago, gli
uccelli che si posano sul ciglio dell'acqua e quelli che ci infilano
dentro la testa per pescare la loro preda, le onde che si formano a
ogni folata di vento e i giochi di luce sulla superficie.
“Che se fossi un pittore lo
dipingerei?”, suggerisce semi-serio.
Louis sbuffa.
“Cristo, a volte sei così
sentimentale che mi domando cosa ci sto a fare io con te”.
Harry fa un verso a metà tra il
sorpreso e l'oltraggiato.
“Senti chi parla!”.
“Io non me ne sto qui a
fantasticare di essere il nuovo Monet! Stavo pensando a qualcosa di
più pratico e divertente!”.
Harry solleva un sopracciglio.
“Ovvero?”.
“Affittiamo una barca!”.
L'espressione di Louis è così
ridicolmente entusiasta che Harry non se la sente di prenderlo in
giro.
“Che ne è del tuo piano
'attraversiamo Hyde Park senza farci distrarre da niente e
nessuno'?”, domanda invece.
“Dai, è solo una piccola
deviazione!”, insiste Louis. “Forse non è abbastanza romantico
per te? Preferiresti affittare un cavalletto e una tela e sederti a
fianco a quei vecchietti sulla panchina a dipingere i piccioni?”.
Harry districa il proprio
braccio da quello di Louis con l'unico intento di mollargli un pugno
sulla spalla.
“Punto primo non saprei
neanche da dove iniziarci se dovessi dipingere qualcosa. Punto
secondo non sono piccioni, Louis, cristo santo”.
Louis scoppia a ridere.
“Oche anatre piccioni,
chissene”, replica con una scrollata di spalle. “Allora siamo
d'accordo?”.
“Non ho mai detto di essere
d'accordo”, protesta Harry fingendo ostinazione.
Louis non si lascia intimidire e
lo prende per mano. Harry rimane per un attimo spiazzato prima di
incontrare gli occhi di Louis e il suo sorriso incoraggiante. Sembra
che Louis non si sia neanche accorto del suo gesto oppure che non gli
dia la stessa importanza che gli sta dando Harry.
“Lo faccio solo perché
altrimenti dovresti guidare quella barca da solo e non mi va di
vederti alla deriva sul lago mentre cerchi di sfuggire a uno stormo
di uccelli che attenta alla tua vita”, dice d'un fiato.
“Lo fai perché ti piaccio”,
replica Louis trascinandolo verso la banchina.
Harry stringe la presa sulla
mano di Louis.
“Ognuno ha le sue debolezze”,
ribatte cercando di tenere a bada il tremito nella sua voce.
“La mia debolezza mi ha spinto
a seguire un'idiota fino a Londra”, dice Louis.
Harry sorride.
“Non fare finta che non ti
stai divertendo”.
“Mi divertirò di più quando
ti vedrò alle prese con i remi”.
“Chi ha parlato di remi?
Affitteremo la barca a remi?”.
“È
arrivato il momento di usare quelle braccia, Haz”.
Louis si finge sordo alle
lamentele di Harry e si avvia a comprare due biglietti per la loro
“gita” in barca.
“Ti devo un cocktail. O forse
due. Facciamo tre”, afferma Harry occhieggiando la barchetta che
galleggia sull'acqua.
“Nah, ho chiuso con l'alcool”,
replica Louis allungando un piede a sfiorare la barca e ritraendolo
subito dopo. “Almeno fino a Capodanno. Pronto a salire a bordo?”.
“Salti tu, salto io”,
mormora Harry con un sorrisetto.
“Non mi sembra il momento
adatto per citare Titanic”, ribatte Louis dandogli una
leggera gomitata.
“Siamo superstiziosi, Lou?”,
scherza Harry.
“No, sono sicuro che questa
barca sia praticamente inaffondabile”, dice Louis prima di
saltare sulla piccola imbarcazione e allungare una mano verso Harry.
“Ti fidi di me?”.
Harry ridacchia e afferra la
mano che Louis gli porge.
“Quello era Aladdin o
di nuovo Titanic?”, domanda saltando a bordo e inciampando
addosso a Louis. L'altro ragazzo gli poggia una mano sul fianco.
“Sono più un tipo da Disney”,
sussurra al suo orecchio.
Harry sente improvvisamente
caldo in viso.
“Aladdin, allora”,
balbetta facendo un passo indietro.
“Cameron ha decisamente rubato
quella frase a uno dei miei cartoni animati preferiti. Non lo
perdonerò mai”, si lamenta Louis sedendosi a prua e afferrando un
remo. Lo fa ruotare in via sperimentale prima di afferrare anche
l'altro.
“Dubito altamente”, replica
Harry prendendo posto di fronte a Louis.
“Anche la storia è
praticamente la stessa. Solo che Titanic finisce male”,
continua Louis. “L'unico scopo di Cameron era quello di far
piangere milioni di ragazzine. Uccidere Jack era assolutamente
non-necessario. Bastava che Rose spostasse-”.
“Se stai per fare la solita
battuta scontata sul fatto che ci sarebbero stati perfettamente tutti
e due su quel pezzo di legno se Rose non fosse stata una cicciona
egoista ti do un remo in testa”, minaccia Harry. “Che poi non so
che film hai visto ma non c'entra assolutamente nulla con Aladdin”.
Louis scoppia a ridere.
“Mi sa che ho scoperto il tuo
film preferito, Styles”, afferma. “Non ho mai sentito nessuno
difendere così orgogliosamente quella palla morta-”.
“Non osare”, lo
interrompe Harry mollandogli un calcio.
Louis ride ancora.
“Rettifico: Cameron ha fatto
piangere milioni di ragazzine più un ragazzo”.
“Ne avrà fatti piangere a
centinaia”, si difende Harry. “Sei piuttosto insensibile
per essere così...sensibile”.
Louis replica con una scrollata
di spalle.
“Dici cose senza senso, Haz”,
mormora. “Ti risparmio la fatica. Guido io, per adesso”,
aggiunge dopo una pausa.
“Avevo intuito. Ma almeno lo
sai come funzionano questi cosi?”, domanda Harry, lanciando
un'occhiata ai remi.
Louis arriccia le labbra.
“Non ne ho la più pallida
idea. Lo scopriremo solo remando”.
Harry aggrotta la fronte.
“Fantastico”.
Dopo qualche tentativo fallito
Louis riesce a far avanzare la barca. Nel giro di pochi minuti è
ansimante ma nonostante questo ostenta un sorriso soddisfatto.
Tuttavia, quando hanno fatto qualche metro, trovandosi più o meno al
centro del lago circondati da altre barche e da qualche pedalò,
decide che ne ha abbastanza perciò molla i remi e si stende a pancia
all'aria.
“Lou, che diavolo stai
facendo?”, esclama Harry, vagamente allarmato.
“Mi rilasso, Haz! Rilassati
anche tu”, lo esorta Louis, gli occhi socchiusi e un'espressione
pacifica.
“Rilassarmi?! Ci scontreremo
con le altre barche o uccideremo qualche uccello se non guidiamo
questa cosa!”, protesta l'altro ragazzo.
Louis si stringe nelle spalle e
affonda una mano nell'acqua. Harry viene colto di sorpresa quando si
ritrova il viso bagnato dagli schizzi.
“Louiiis!”, esclama
asciugandosi il volto. Louis ride e lo schizza di nuovo. Harry decide
di combattere. Si sporge dalla barca e infila una mano in
acqua. Louis ha la testa piegata di lato - un braccio sulla fronte
per schermarsi dai raggi del sole - e lo osserva con gli occhi
semi-chiusi e un'espressione di sfida. L'acqua è gelata
e Harry riesce a malapena a contenere un verso di disgusto al
pensiero di avere una mano ammollo. Nonostante questo riesce a
spruzzare addosso a Louis una generosa quantità d'acqua. L'altro
ragazzo evidentemente non si aspettava che Harry andasse così oltre,
perciò si mette a sedere di botto cercando di asciugarsi il viso con
la manica della giacca. Harry ride sguaiatamente ma il riso gli muore
in gola quando Louis lo guarda dritto in faccia: ci sono delle gocce
d'acqua intrappolate tra le sue ciglia e il colore delle sue iridi è
di un grigioblu scintillante. Quando pensava di aver visto la
bellezza di Louis in ogni sua forma e manifestazione ecco che
l'altro ragazzo lo sorprende lasciandolo senza fiato.
“Come hai osato?”,
protesta Louis ma il sorriso giocoso sul suo volto conferma a Harry
che si sta divertendo. Prima che questi possa ribattere Louis
si alza in piedi e gli si para davanti. Harry lo guarda di sotto in
su e osserva le gocce d'acqua che ancora gli scorrono sul mento. La
barca ondeggia e Louis non sembra molto stabile sulle gambe.
“Sento muoversi il criceto nel
tuo cervello, Lou”, lo motteggia Harry. “Stai cercando un modo
per vendicarti senza ribaltare la barca e annegarci tutti e due”.
Louis fa un sorriso tirato,
colto in flagrante, poi gira sui tacchi e torna a sedersi,
incrociando le braccia sul petto.
“Immagino non ti sia venuto in
mente nulla”, osserva Harry.
Louis schiocca le labbra, ma
prima che Harry possa battere ciglio l'altro ragazzo con uno scatto
gli piomba addosso. Harry cade all'indietro e la sua schiena incontra
il freddo legno della barca, che si agita in maniera inquietante a
causa dell'urto. Harry è sicuro che abbiano imbarcato dell'acqua.
“Sei
impazzito?”, urla mentre Louis comincia a fargli il solletico,
cercando invano di insinuare le dita sotto al suo cappotto. “È
questa la tua vendetta?!”.
“Non
sono riuscito a pensare a niente di meglio. Mi sono lanciato”,
ammette Louis, ghignando e continuando a solleticarlo. Harry scalcia
ma ogni suo movimento è un attentato alla stabilità della barca.
“Lo
vedo che ti sei lanciato”,
replica, cercando di allontanare le mani di Louis dai suoi fianchi.
Inutile dire che la sua lotta contro l'altro ragazzo è solo una
farsa,
messa
su per non rendere totalmente palese
il fatto che a Harry piaccia come si siano messe le cose.
Non è che lui soffra poi così tanto il solletico e comunque
attraverso il cappotto è difficile che le dita di Louis sortiscano
l'effetto desiderato.
“Louiiiis”,
ulula quando l'altro ragazzo riesce finalmente a infilare una mano
sotto al cappotto, superando pure la barriera del maglione,
assestandogli un pizzicotto sulla pelle nuda del fianco. “Non è
valido!”.
“Tutto è lecito in amore e in
guerra”, afferma Louis vittorioso.
Harry continua a dibattersi
ancora per un po' prima di accorgersi che Louis ha concluso il suo
attacco. L'altro ragazzo troneggia su di lui, leggermente a corto di
fiato, sgocciolando dai capelli direttamente sulla sua faccia. Ha le
labbra arrossate perché le ha mordicchiate in preda allo sforzo di
condurre il suo assalto ed è bello bello bello tanto quanto è
proibito. Harry vorrebbe baciarlo, disperatamente.
“Mi sa che ho vinto, Styles”,
sussurra.
Da quando conosce Louis Harry è
diventato più istintivo e probabilmente incosciente – e non sa se
essergli grato o maledirlo per questo - perciò lo bacia.
Louis
è chiaramente colto di sorpresa ma indugia per qualche secondo nel
bacio prima di ritrarsi. Harry serra gli occhi perché ha paura di
incontrare la sua espressione. Pensa che non è giusto che una
persona abbia così tanto potere
su di lui: il potere di farsi desiderare ma soprattutto quello di
fargli avere timore di commettere uno sbaglio
a ogni mossa. Harry decide, non senza una punta di orgoglio, che se
di sera non riusciranno a chiarirsi, se Louis non gli dirà cosa
vuole, sarà lui a prendere una
posizione e mettere fino alla volubilità
dell'altro ragazzo. È
ora che la smetta di essere alla sua mercé. Però non è sicuro di
riuscire nel suo proposito, perché quando c'è di mezzo Louis la sua
razionalità ha poca voce in capitolo.
“Sarà meglio che continuiamo
il nostro giro. Ho pagato solo per mezz'ora”, afferma Louis,
mettendosi in piedi e allungando una mano a Harry per aiutarlo ad
alzarsi. Harry apre gli occhi e trova quelli di Louis puntati su di
lui – non sta evitando il suo sguardo, non ha girato il volto
dall'altra parte – e non c'è niente nella sua espressione che
tradisca fastidio o disagio.
Harry tira un sospiro di
sollievo e si alza. Louis lo afferra per le spalle e lo ruota
spingendolo verso la prua.
“Non scherzavo quando dicevo
che voglio vedere come te la cavi coi remi”.
Harry soffoca un'imprecazione ma
lo accontenta. Farebbe di tutto per un Louis che si lascia
baciare. Forse liberarsi dal potere che l'altro ragazzo ha su di
lui non sarà una faccenda tanto semplice.
*
Quando tornano sulla terraferma
i capelli di Louis sono ancora umidi e Harry si sente un po' in colpa
per questo. Anche lui però soffre i postumi della loro “lotta”
in barca, visto che i suoi jeans sono bagnati sul sedere e il suo
cappotto è chiazzato dall'acqua all'altezza delle spalle. Per
fortuna c'è il sole – pallido e distante come solamente il
sole di Londra può essere, ma comunque abbastanza efficiente -
perciò c'è qualche probabilità che i suoi vestiti riescano ad
asciugarsi, tuttavia l'aria è pungente e lui è scosso da un brivido
di freddo.
Louis sembra avvertirlo e gli si
fa più vicino. Harry lo guarda di sottecchi mentre estrae le mani
dalle tasche – dove le aveva nascoste dopo essere sceso dalla barca
per tenerle al caldo – e fa per passargli un braccio attorno alla
vita. Harry si irrigidisce ma Louis lo attira a sé senza esitare.
“Seconda stella a destra e
poi dritto fino al mattino!”, esclama lanciando un pugno in
aria.
Harry si rilassa e gli circonda
le spalle con un braccio. Il cuore gli batte forte al pensiero che
sta camminando abbracciato a Louis per un parco affollatissimo
di Londra. Non dovrebbe essere tanto emozionato per così poco.
“Purtroppo non sarà così
semplice. Chiediamo a qualcuno dove si trova questa benedetta
statua?”, si sforza di domandare.
“Non ancora, intanto arriviamo
ai Giardini di Kensington”, replica Louis, stringendo la presa sul
suo fianco. Harry si trova d'accordissimo con Louis, non essendo
ancora disposto a staccarsi da lui e a lasciare il calore del suo
corpo.
Procedono
abbracciati, Louis osserva la gente che passeggia, pedala, va sui
pattini oppure ozia sull'erba e Harry osserva Louis. Istintivamente,
quasi senza rendersene conto, comincia ad accarezzare il viso
dell'altro ragazzo con il pollice. Louis piega la testa di lato per
andare meglio incontro al suo tocco. Harry apre la bocca per parlare
ma prima che possa dire qualsiasi cosa – sarebbe stata un'idiozia
comunque, detta solo perché a volte i suoi pensieri non sono
coerenti con Louis al
suo fianco – Louis poggia un bacio sulla sua mano. Harry chiude la
bocca mentre la pelle d'oca avanza sul suo corpo e qualcosa come un'
esplosione di
affetto per l'altro ragazzo
deflagra nel suo petto.
Appena giunti a quello che
sembra essere l'ingresso dei Giardini di Kensington decidono che è
arrivato il momento di chiedere informazioni. Le prime tre persone
alle quali si rivolgono non sono per niente d'aiuto e Louis emette un
verso frustrato.
“Dove sarà questa statua?
Cazzo, è tutto quello che voglio vedere, chiedo troppo?”.
Harry gli da una pacca sulla
spalla e procede sul sentiero verso un gruppo di quelli che sembrano
poliziotti. Neanche loro hanno idea della precisa ubicazione della
statua.
“Senti, se sei stanco ci
fermiamo”, propone Louis. Harry scuote il capo, risoluto. Louis
desidera vedere la statua e Louis la vedrà.
Finalmente incontrano un anziano
signore, probabilmente vecchio quanto la statua stessa, che riesce a
spiegare loro dove si trova. Louis annuisce concentrato, cercando di
memorizzare le indicazioni dell'uomo.
“Grazie mille, le sarò
eternamente grato”, afferma solennemente, inchinandosi per giunta.
L'uomo gli sorride e di toglie il cappello a mo' di saluto.
“Lou, dimmi che hai sul serio
capito dove dobbiamo andare”, implora Harry
“Certo! Fammi dare uno sguardo
alla mappa”.
Dopo aver consultato la cartina
Louis tira Harry per un braccio.
“Siamo vicini!”, esulta.
“Come fai ad orientarti?”,
domanda Harry, dubbioso.
“Non è difficile. Dobbiamo
tornare indietro”.
Harry arranca dietro a Louis
fino a una specie di piazzetta al cui centro, su una piattaforma
circolare, si trova la statua di bronzo, circondata da alberi spogli
che sembrano incombere su di lei come delle mani scheletriche.
Il piccolo Peter se ne sta in
piedi su un tronco, sul quale si arrampicano conigli, scoiattoli e
fate, a suonare il suo flauto, vestito con una specie di
tunica.
Harry si volta a guardare Louis
con un sorriso di anticipazione. Tuttavia scopre un Louis perplesso,
le sopracciglia unite in un'espressione quasi di disprezzo.
“È-è
piccola”,
balbetta Louis. “E Peter ha un vestito
e-”.
Si
avvicina per dare un'occhiata fino a poggiare le mani sulla ringhiera
che circonda lo spiazzo dove si trova la statua.
“Questa
è la più grande delusione della mia vita”, afferma.
Harry
si guarda bene dal ridere.
“Non
mi riprenderò mai più dallo shock”, continua Louis.
Harry
gli poggia una mano in mezzo alle scapole.
“Dai,
Lou, sarà anche piccola ma è bella.
Guarda la precisione dei dettagli e-”.
“La
più grande delusione della mia vita”,
lo interrompe Louis, solennemente.
Harry sospira.
“Peggio di quando hai scoperto
che Babbo Natale non esiste?”, prova a scherzare.
Louis lo fulmina con lo sguardo.
“Neanche lontanamente
paragonabile”, afferma, ma senza aspettare l'altro ragazzo supera
la ringhiera e si dirige verso la statua. Qui attende che una ragazza
finisca di farsi fotografare prima di salire i gradini che lo
separano dalla scultura in bronzo e poggiare una mano sulla testa di
una delle fate, osservando Peter di sotto in su.
Harry lo raggiunge.
“Barrie ha seguito la
realizzazione di questa statua”, mormora Louis. “A lui doveva
piacere”.
“E a te no?”, domanda Harry
esitante.
Louis socchiude gli occhi per
scrutare meglio la statua, poi decide di fare un giro intorno a essa.
“Sì, ok, mi piace”,
conclude quando raggiunge Harry dall'altro lato. “A parte il fatto
che Peter è una cazzo di bambina”.
Harry ride rumorosamente.
“Un po' sì”, concede.
“Il mio alter ego non può
essere una bambina”, protesta Louis.
“Perché no?”, lo prende in
giro Harry.
Louis gli rifila una gomitata.
“Mi fai una foto?”, domanda.
“Col mio cellulare”.
Harry annuisce e Louis gli passa
il proprio telefono.
“Scegli una posa”, lo esorta
Harry.
Louis per tutta risposta gli da
le spalle e – con estrema sorpresa e anche un po' di sgomento da
parte di Harry – inizia a scalare la statua.
“L-Lou”, balbetta Harry
gettando uno sguardo alle sue spalle e quasi trasalendo alla vista
del capannello di gente che si è formato a poca distanza da loro.
“Sei sicuro che puoi farlo?”.
Louis è già in cima al tronco
e sta cercando di trovare uno sistemazione adeguata per i suoi piedi,
nell'esiguo spazio dove poggia la bronzea figura dalle sembianze di
Peter Pan.
“Non c'è un cartello con su
scritto 'non abbracciare Peter', giusto?”, replica circondando la
statua con le braccia.
Harry si ritrova suo malgrado a
ridere.
“No, idiota”.
Louis si stringe nelle spalle.
“Appunto”, ribatte. “Sono
più alto di te, Pete”, continua, dando dei colpetti in testa alla
statua.
“Vorrei ben vedere, è un
bambino”, osserva Harry. “Ok che sei un nano ma-”.
“Un'altra battuta sui nani e
tra noi è finita”, minaccia Louis.
Qualcuno sbuffa spazientito.
Harry si volta e fa un cenno di scuse a un uomo che tiene per mano
una bambina ansiosa di fare una foto con la statua ma che allo stesso
tempo guarda con ammirazione Louis in cima al tronco.
“Lou, facciamo questa
benedetta foto e poi scendi di lì. Sono sicuro che neanche Peter
sopporta più le tue chiacchiere”.
Louis gli mostra il dito medio
prima di rendersi conto che c'è una folla ad osservarlo - e che in
questa folla ci sono dei bambini – e nascondere la mano dietro la
schiena. Harry scoppia a ridere.
Quando finalmente Harrys ha
scattato un paio di foto – in una Louis è avviluppato al corpo di
Peter, in un altra fa il gesto di infilargli un dito su per il naso –
Louis scende dalla statua con un balzo. Harry non ha neanche il tempo
di preoccuparsi per la sua incolumità.
“Ti piace dare spettacolo,
mh?”, osserva.
Louis si spolvera della polvere
immaginaria dai vestiti e sorride alla folla di gente che gli lancia
occhiate a metà tra l'infastidito e il compiaciuto.
“Sempre”, replica
orgoglioso.
“Vuoi sapere una cosa?”,
domanda a Harry quando ormai si sono allontanati dalla statua –
alla quale Louis ha fatto un cenno di saluto affettuoso – e
stanno costeggiando il lago.
Harry annuisce e cerca fingere
nonchalance quando prende Louis sotto braccio.
“Wendy mi è sempre stata sul
cazzo. Non capisco perché Peter abbia perso del tempo con lei”,
afferma Louis attirando Harry più vicino.
“Wendy era tutto quello di cui
Peter aveva bisogno”, ribatte Harry con enfasi. “Qualcuno che si
preoccupasse per lui, qualcuno che gli rimboccasse le coperte,
qualcuno che lo abbracciasse quando aveva gli incubi, che lo facesse
sentire protetto...Una madre, insomma”.
“Suona abbastanza incestuoso
se pensi che Wendy avrebbe voluto dargli una botta”,
dice Louis sghignazzando.
Harry lo pizzica leggermente sul
braccio.
“Non mi piace il suo
personaggio”, continua Louis. “Lei voleva crescere. Ha
lasciato L'Isola Che Non C'è perché voleva crescere, sposarsi,
avere dei figli, delle responsabilità e cazzate varie. Chi
sceglierebbe un simile destino dopo essere stato sull'Isola?”.
“Anche i Bambini Sperduti sono
tornati con lei”, gli fa notare Harry.
“Sì e se ne sono pentiti dopo
il primo giorno di scuola!”.
Harry si morde il labbro
inferiore.
“Lou, lo so che sei convinto
di essere la reincarnazione di Peter o roba simile, e anche io sono
convinto che tu un po' lo sia, però guardati”, inizia Harry e non
sa cosa si sia impossessato di lui, “tu hai delle
responsabilità. Studi, sei il capitano della squadra di calcio, fai
parte del Club di Recitazione, canti al Glee club e il prossimo anno
ti iscriverai all'università e non riesco a immaginare in quanti
corsi extra- curriculari ti farai coinvolgere”.
Louis lo guarda di sottecchi e
aspetta che Harry continui quello che sembra essere un monologo.
“Nonostante questo sei e sarai
sempre l'esempio vivente che crescere e assumersi delle
responsabilità non significa necessariamente smettere di
divertirsi o rinunciare a fare quello che più ci piace. Lou, tu
puoi scegliere di essere l'adulto che vuoi, non devi per forza essere
destinato a una vita infelice. Non serve vivere sull'Isola per
essere felici”.
Louis fa il tentativo di
rispondere, ma Harry apparentemente non ha finito il suo discorso.
“Peter crede di essere
felice perché ha dimenticato o forse non ha mai saputo quali fossero
i vantaggi di vivere nel nostro mondo, di avere dei legami, di
avere qualcuno che ti ama, che ti ama sul serio, come una
madre o una moglie. Quando conosce Wendy intravede per un attimo
questo mondo ma quando lei decide di andarsene dall'Isola lui non la
segue perché è troppo orgoglioso per ammettere di avere
bisogno di lei come gli altri bambini, perché è troppo testardo. E
perché è convinto che tutti gli adulti siano cattivi e infelici
e che anche lui avrebbe fatto la stessa fine. Non puoi essere
Peter, Lou, non puoi”.
Harry si ferma a prendere e
fiato e wow, probabilmente non ha mai detto tante parole di
fila in vita sua senza interrompersi per controllare se il suo
interlocutore stesse effettivamente ascoltando. E Louis sta
ascoltando, con una luce di sorpresa e di...rispetto negli
occhi.
“Tu
sei più fortunato perché hai l'opportunità di andare e venire
dall'Isola senza dimenticarti di-di noi,
di quelli che ti-”, Harry esita un attimo, “amano.
Puoi vivere nel mondo reale ma rifugiarti nell'Isola della tua
immaginazione ogni volta che vuoi senza timore di perdere la strada
di casa. È
quello che tutte le persone sane di mente dovrebbero fare. L'Isola
non è solo per i bambini, L'Isola è per tutti quelli che non
dimenticheranno mai cosa vuol
dire
essere bambini”.
Harry
avverte Louis di avere finito il suo discorso stringendogli il
braccio. Louis si sporge verso di lui fino a che il suo fiato caldo
non lambisce il suo orecchio.
“Te
lo hai mai detto nessuno che sei piuttosto intelligente? L'intelligenza è
sexy”.
Harry
rabbrividisce ma si impone di sorridere.
“Sì,
qualcuno me lo ha detto. Mia madre, una decina di professori...”,
mente.
“No,
sul serio. Io leggo senza un minimo di obiettività, identificandomi
in questo o quest'altro personaggio. Tu invece leggi un libro e lo
capisci”.
“Sono sicuro che anche tu
capisci, Lou”, cerca di rassicurarlo Harry. “E comunque
non c'è niente di male nell'identificarsi in un personaggio. Anzi,
credo proprio che la maggior parte dei libri siano scritti per
questo”.
Louis scuote il capo.
“Haz, io vivo nel mito
di Peter Pan perché fa figo identificarsi in un personaggio
che sostiene di non aver bisogno di nessuno, perché sa che
così non sarà mai deluso, ferito o abbandonato”, replica
con trasporto, “anche se alla fine è proprio quello che gli
succede, ma lui è diventato così bravo a dimenticare. Quello
che non voglio ammettere è che Peter in realtà non è altro che un
ragazzino arrogante e presuntuoso, cattivo e...solo”.
Harry si trattiene dal dirgli
robe patetiche come tu non sarai mai solo o io non ti abbandonerò mai, perché no, non
funziona così nella vita reale.
“Peter
ha anche delle qualità, comunque”, ribatte invece. “È
coraggioso, ribelle, astuto. In
questo ti puoi identificare”.
Louis sbuffa.
“Io non sono
nessuna di queste cose”, mormora.
“Non dire così”,
lo prega Harry.
Il sorriso che gli
regala Louis non raggiunge gli occhi e Harry si sente stringere il
cuore nel petto.
“Basta coi
discorsi seri, Harold”, esclama Louis. “Hai deciso dove vuoi
andare?”.
Harry lo guarda con
ancora un po' di apprensione, poi annuisce.
“Bene!”,
esulta. “Allora?”.
Harry gli sorride
enigmatico.
“Sorpresa”,
dice.
Louis solleva un
sopracciglio.
“Pensi sul serio
di riuscire a tenermelo nascosto fino a quando non arriviamo?”.
Harry fa spallucce.
“Fammi vedere la
mappa della metro”, ordina allungando una mano verso Louis.
“No, fino a
quando non mi avrai detto dove vuoi andare”, ribatte Louis
staccandosi da lui. “Non mi fido di te, sento puzza di British
Museum”.
Harry incrocia le
braccia sul petto.
“Ok, vorrà dire
che ci andrò da solo”, minaccia.
Louis spalanca la
bocca.
“Non lo faresti
mai”, lo sfida.
“Oh, ma
davvero?”, lo schernisce Harry. “Ciao, Louis, ci vediamo più
tardi in albergo”.
Harry
gli volta le spalle e procede ad ampie falcate verso...beh, lontano
da Louis.
“Haz, non dirai
sul serio?”, domanda Louis con una punta di panico. “Haz?”.
Harry lo ignora e
cammina a testa bassa sulla sponda del lago. Louis gli corre incontro
e in una manciata di secondi Harry si ritrova piegato in due per il
peso di un quasi-diciottenne, muscoloso e in piena salute, sulle
spalle.
“Lou!”,
protesta con poca convinzione, afferrando con le mani le cosce di
Louis avvolte attorno alla sua vita per evitare che scivoli.
“Ok, mi fido
ciecamente di te, portami dove vuoi, anche al British o in qualche
altro stupido museo”, ansima Louis nel suo orecchio, “anche a
vedere i cazzo di Gioielli della Corona o a una partita di polo, ma
ti prego non lasciarmi mai più da solo”.
Harry scoppia in
una risata roca.
“Ti ho lasciato
solo per tipo un minuto. Avevi paura di essere mangiato dai
piccioni?”.
“Non
sono piccioni”,
ribatte Louis schiaffeggiandolo sulla testa.
Harry ride e decide che Louis
non è poi così pesante.
ANGOLINO (aka "all'autrice piace blaterare").
Lasciate che vi racconti il mio patetico e disperato
tentativo di incontrare Harry Styles, così da farvi perdere
anche quel poco di stima che provate nei miei confronti.
Innanzitutto dovete sapere che la prima sera a Londra sono stata a tanto così dal vederlo. Mi spiego, io e le mie amiche abbiamo deciso di fare un giro per locali a Soho. Fondamentalmente abbiamo percorso una sola
strada per tutta la notte perché non sapevamo cosa fare e dove
andare, quindi in sostanza abbiamo vagato come delle disperate.
Cosa scopriamo il giorno dopo? Che Harry Styles si trovava praticamente
in un "locale" nella strada parallela a dove siamo state noi per tutto
il tempo, ovvero allo stramaledettissimo Groucho Club(ci
sono le foto di lui e Rita Ora che lo testimoniano). Immaginate io
e le altre che ci strappiamo i capelli all'Apple Store, dove stavamo
scroccando PC e connessione. Comunque, quella sera decidiamo di tornare
a Soho (sappiate solo che adesso conosco Soho quasi meglio di quanto
conosca il quartiere dove abito) e passare davanti al Groucho.
Scopriamo che è un locale all'apparenza anonimo, senza
un'insegna vera e propria ma con una specie di targa che lo identifica.
Passeggiamo un po' avanti e indietro sulla strada osservando la strana fauna che entra e esce dal locale prima di decidere che non è il caso di fare le creepy davanti a un club privato e andarcene.
Adesso arriva la parte tragica (tragicomica?) della vicenda. Quel
sabato due delle mie amiche tornano dalla loro spedizione giornaliera
in cerca di info alla reception dell'albergo (scroccavamo PC e connessiona anche lì) dicendo "Abbiamo una
notizia che potrebbe essere bella". Insomma, circolava il rumour che
Harry sarebbe andato a una festa di compleanno al Groucho e noi, da brave disadattate sociali aspiranti stalker quali siamo, partiamo di nuovo alla volta del Groucho. Non potete capire l'emozione quando arriviamo davanti al locale perché indovinate chi c'erano? I paparazzi! Quelli veri, con le macchine fotografiche al collo, in sella ai loro scooter. In più c'era una Range Rover parcheggiata di fronte alla porta. Vi giuro che eravamo convinte che ce l'avremmo
fatta, che Harry fosse in quel locale e che noi l'avremmo visto. Vi
anticipo che no, non c'era. Siamo state un'ora al freddo e al gelo ad aspettare ( la mia migliore amica, alla quale
non importa una ceppa dei 1D, giura che me la farà pagare) fino
a quando non abbiamo notato che i paparazzi
cominciavano ad andarsene. Evidentemente noi e loro avevamo letto lo
stesso rumour solo che probabilmente qualcuno dentro al locale li
avrà informati che Harry non c'era. Così le nostre
speranze si sono infrante e ci siamo rifugiate con la coda tra le gambe
in un locale lì vicino.
Fine della triste e patetica storia di come non ho incontrato Harry. Scusate se vi ho tediato.
Alla prossima, dears!
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Capitolo 29 *** The view's so nice ***
l 29
Ci
ho messo anni a scrivere questo capitolo e non ne sono per
niente soddisfatta. Vi confesso che per la prima volta ho
sinceramente paura che non vi piaccia. Oltretutto è
lunghissimo. Nei miei piani avrebbe dovuto essere l'ultimo ambientato
a Londra ma, ahimè, ce ne sarà ancora un altro (non ne posso più
di questi due, mi mancano gli altri ragazzi!!!).
Comunque,
fatemi sapere cosa ne pensate. Ah, vi ringrazio tantissimo come
sempre! E grazie a quelli che sono stati tanto carini su Facebook e
mi hanno cosparso d'amore!
*
“Non
stiamo andando al British Museum”, osserva Louis sbirciando la
mappa della metro da sopra la spalla di Harry.
“E
da cosa l'hai capito?”, domanda Harry senza staccare gli occhi dal
foglio.
“Questa
non è la linea che porta al British Museum”, replica Louis,
cercando di strappare la mappa dalla mani di Harry, che se la porta
al petto prima che l'altro ragazzo possa afferrarla.
“Perché,
mi vuoi dire che tu sai qual è la linea che porta al British
Museum?”.
Louis
incrocia le braccia sul petto.
“Sì”.
Harry
piega la mappa e se la infila in tasca.
“Allontanati
dalla linea gialla, Lou”.
“Perch-”,
inizia a dire Louis prima di sentire il rumore del vagone in
avvicinamento sul binario.
Harry
lo afferra per il bavero della giacca obbligandolo a spostarsi.
“Mi
vuoi dire dove stiamo andando?”, piagnucola Louis.
Harry
scuote il capo.
“Nah”.
“Allora
mi vuoi dare quella dannata mappa così posso scoprirlo da me?”,
prega l'altro ragazzo.
Harry
lo ignora e si mette in fila ad aspettare che si aprano le porte del
vagone.
“Non
avrei mai dovuto darti quella mappa”, brontola Louis.
Harry
ride.
“Già,
che errore madornale hai fatto, non sarei riuscito a trovarne
un'altra copia da nessuna parte”, lo prende in giro.
Louis
rotea gli occhi.
Quando
le porte del vagone si aprono ne viene fuori una fiumana di gente, ma
altrettanta ne sale. Louis riesce a sgusciare in mezzo alla ressa
fino a trovare un posto libero. Harry si regge al palo di fronte a
lui.
“Siediti
in braccio a me, se vuoi”, offre Louis, guardando Harry di sotto in
su.
Harry
stringe le dita attorno al palo per non perdere l'equilibrio quando
il treno sotterraneo riprende la sua corsa.
“Semmai
siediti tu in braccio a me”, ribatte, ovvio.
L'altro
ragazzo arrossisce.
“Ok”,
acconsente, “se ci tieni tanto a fare l'uomo della
situazione...”.
Louis
si alza per cedere il posto a Harry. Questi si batte una mano sul
ginocchio per incoraggiare l'altro a sedersi.
“Coraggio,
nanetto”.
Louis
corruga la fronte, indispettito.
“Ti
avevo detto-”.
“Niente
più battute sui nani, ok, scusa”, finisce Harry per lui,
estremamente divertito.
Louis
finalmente siede in braccio a Harry e questi può sentire che è teso
da come tiene la schiena ritta e le gambe strette.
“Stiamo
andando a Baker Street?”, domanda Louis, consultando la mappa con
le fermate della metro stampata sopra il finestrino di fronte a lui.
“Lo sapevo che alla fine mi avresti portato in un dannato museo”.
Harry
poggia una mano sul suo fianco nella speranza che Louis si rilassi.
“Museo?”,
domanda sporgendosi per parlare al suo orecchio.
“Quello
di Sherlock Holmes, non fare il finto tonto!”, replica Louis
piegando leggermente la testa di lato.
Harry
ride dentro il suo orecchio mentre Louis sbuffa.
“Non
stiamo andando al museo di Sherlock Holmes!”, esclama il riccio.
“Posso sapere per che razza di museomane mi hai scambiato?”.
“Andare
in giro per musei tutto il giorno sarebbe una cosa così da te”,
si difende Louis, rilassandosi contro il petto di Harry. Questi
poggia anche l'altra mano sul fianco del ragazzo in braccio a lui e
si trattiene dal sorridere come un'idiota per l'ennesima
manifestazione di intimità in pubblico. Louis lo sta rendendo
davvero, davvero felice con questi gesti piccoli e per lo più
spontanei.
“Lou,
guarda che non sono l'intellettuale che tu pensi che io sia”,
afferma Harry, solleticando la guancia di Louis con i capelli.
Louis
si gratta la faccia prima di rispondere.
“Quello
che so è che sulla scrivania di camera tua ho trovato un volume
dell'Enciclopedia Britannica, Haz”,
replica, fingendo di
reprimere un brivido di disgusto. “Hanno inventato internet e
Wikipedia tipo da secoli ma tu usi ancora quella roba. Nel
ventunesimo secolo! Ti piacciono le cose vecchie,
Styles, ammettilo”.
Harry
soffoca una risata contro la sua schiena.
“Ok,
lo ammetto”, mormora. Louis annuisce compiaciuto.“Dopo tutto mi
piaci tu”, osa Harry.
Louis
gli rifila una gomitata sul petto.
“Per
fortuna neanche tu mi dispiaci altrimenti a questo punto mi sarei
alzato e me ne sarei andato, sottraendomi al tuo sequestro di
persona”.
Harry
lo pizzica sul fianco.
“Non
è sequestro di persona se mi segui di tua spontanea volontà”,
osserva.
“Avrò
la Sindrome di Stoccolma, che ne so”, afferma Louis con una
scrollata di spalle.
Harry
ridacchia.
“Sembra
che qualcun altro qui ha letto l'Enciclopedia Britannica”.
Louis
ruota il busto per guardarlo in faccia.
“No,
io mi sono evoluto, uso Wikipedia”.
Harry
scoppia a ridere. Stupido, stupido adorabile Louis, pensa con
affetto. Tanto affetto, tantissimo. Oh mio dio-
L'annuncio
dell'approssimarsi della fermata di Oxford Circus interrompe il
flusso dei suoi pensieri.
“Scendiamo
qui?”, domanda Louis osservando i passeggeri che smontano dal
treno.
Harry
poggia il mento sulla sua spalla.
“No,
alla prossima”.
Louis
alza il pugno in segno di vittoria.
“Sì!”,
esulta. “Mi hai appena rivelato dove andiamo!”.
Harry
si morde il labbro inferiore. Cazzo.
“Regent's
Park, Hazza?”, chiede Louis. “Abbiamo attraversato due
parchi stamattina, non ti sono bastati?”.
Harry
si appoggia allo schienale del sedile.
“Non
c'è solo il parco da quelle parti!”, esclama, tentando di trarlo
in inganno.
“E
che altro c'è? Un museo?”, scherza Louis.
Harry
lo colpisce con un pugno sul braccio.
“E
basta con questa storia!”.
*
“Mi
stai portando allo zoo?”, domanda Louis, davanti ai cancelli di
Regent's Park.
Harry
fa cenno di no con la testa.
“Il
tuo piano è quello di farmi camminare finché i miei piedi saranno
diventati delle polpette sanguinolente, allora?”, continua
l'altro ragazzo.
Harry
scuote di nuovo la testa.
“Stai
facendo il gioco del silenzio, Haz?”, insiste Louis,
punzecchiandogli un fianco.
Harry
sbuffa, spazientito.
“Sì,
Lou, che ne dici di partecipare anche tu? C'è un'unica regola:
chiudere il becco”.
Louis
spalanca la bocca indignato, poi si sposta il ciuffo di lato
lanciando a Harry un'occhiata altezzosa. L'altro ragazzo lo prende
per il gomito e lo trascina dentro al parco.
Regent's
Park è diverso dai parchi che hanno visitato quelle mattina, sembra
più silenzioso e tranquillo, forse perché è pomeriggio inoltrato o
forse perché situato in una zona meno centrale rispetto ad Hyde Park
e ai Kensington Gardens. Ci sono dei ragazzi che giocano a calcio
sull'erba, altri che praticano chissà quale disciplina orientale in
solitaria, semi-nascosti tra gli alberi, altri ancora che fanno
jogging con le cuffie alle orecchie. Harry guarda le panchine vuote e
pensa che se vivesse a Londra passerebbe lì le sue giornate, seduto
a leggere o ad ascoltare musica – sorseggiando nel frattempo un tè
o un caffè - oppure a osservare i passanti fantasticando sulle loro
vite (è una cosa che fa spesso, quest'ultima, e forse è un tantino
inquietante). Dovrebbero torturarlo prima di
convincerlo a fare dell'attività fisica all'aria aperta. I parchi
sono posti per il relax e la meditazione non esistono perché ci si
corra e ci si sudi e ci si sputi un polmone o
magari tutti e due. Personali opinioni di Harry, ma se potesse ne
farebbe una legge, perché
gli mette un po' ansia vedere tutta questa gente che si affatica e si
affanna, gli sembra quasi di scorgere sui loro volti uno sguardo di
accusa. No, non muoverò mai il mio culo pigro, grazie
tante, pensa con un pizzico di
orgoglio.
Louis
cammina a testa bassa, con andatura lenta, per tenere il passo di
Harry.
“Ehi,
Lou”, lo chiama questi, quando si sente pizzicare dal senso di
colpa per essere stato troppo duro, prima.
Louis
solleva la testa e la piega di lato per guardarlo.
“Sei
arrabbiato con me?”, bofonchia Harry e per un attimo pensa di aver
rovinato tutto.
“Ci
sono poche cose al mondo che odio quanto stare zitto, Haz”,
risponde Louis, con tono mesto.
“Ok,
il gioco è finito, parla, parla quanto vuoi!”, lo sprona Harry
battendogli una mano sulla spalla.
Louis
si illumina.
“Oddio,
non proprio quanto vuoi”, si affretta ad aggiungere l'altro
ragazzo con un sorriso divertito.
Louis
si fa più vicino e lo scontra con una spalla.
“Non
puoi rimangiartelo adesso, mi hai dato carta bianca!”, esclama.
Harry
ride e gli circonda le spalle con un braccio, sperando che l'altro
ragazzo non si ritragga. Gli passerà mai questa paura di fare la
cosa sbagliata?
Louis
si rilassa contro il suo corpo e sospira.
“Peccato
che non andiamo allo zoo, volevo vedere i leoni!”.
“Possiamo
andare, se vuoi”, propone Harry. Non era nei suoi piani, ma se
Louis ci tiene...Cristo, quando è diventato così arrendevole?
Louis
scuote energicamente la testa.
“No,
non mi piacciono gli zoo”, afferma.
“Ma
se hai appena detto-”.
“Ci
ho ripensato”, si affretta a replicare Louis. “Gli zoo sono
brutti posti. Tutti quegli animali esotici chiusi dentro delle
gabbie, non è giusto. No”.
Harry
aggrotta la fronte e lo scruta con curiosità. Non sa se Louis abbia
cambiato idea perché ha improvvisamente realizzato che gli zoo sono
brutti posti oppure se lo
abbia fatto per, beh, fare un piacere a lui.
“Il
tuo cervello deve essere un posto divertente”, osserva. “Il
più delle volte”.
“Ci
puoi scommettere! Non ci si annoia mai, qui dentro!”, risponde
l'altro ragazzo picchiettandosi la tempia con un dito per poi
sorridere in quel suo modo adorabile. Harry gli stringe forte
una spalla. Non voglio perderlo, non voglio perderlo, non voglio
perderlo, è il mantra nella sua testa. Non voglio che questi
siano i nostri ultimi momenti felici insieme, non voglio, non posso
vivere senza di lui, non ce la faccio.
Harry
ha improvvisamente difficoltà a respirare e si sente pizzicare gli
occhi. Cazzo.
“Tutto
ok?”, domanda Louis con sguardo preoccupato.
Ti
prego rimani con me, ti prego ti prego ti prego, rimani con me
per sempre, è sul punto di rispondergli Harry.
“Andiamo
a Primrose Hill”, dice invece.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Dove?”.
“A
Primrose Hill”, scandisce Harry, facendo un respiro profondo. Ok,
può farcela. Può arrivare alla fine di questa giornata senza
scoppiare a piangere nel bel mezzo di un parco pregando Louis di non
lasciarlo mai più. “Si trova dopo Regent's Park”.
Louis
annuisce, elaborando l'informazione.
“È
per questo che siamo venuti qui?”, domanda infine.
“Sì”,
mormora Harry, incerto. Primrose Hill non sarà niente di speciale o
magari sarà il posto più bello del mondo, lui ne ha sentito tanto
parlare però non c'è mai stato. Ha visitato Londra in lungo e in
largo ma non è mai stato su quella dannata collina. Era uno sfizio
che voleva togliersi, può Louis biasimarlo?
“È
molto alta questa collina?”, chiede Louis.
Harry
sbatte le palpebre, confuso.
“Ehm...non
lo so?”.
Louis
lascia scivolare la testa sul petto di Harry, sospirando in maniera
teatrale.
“Questa
sera dovrò fare un pediluvio”, afferma. “Anzi, meglio, questa
sera tu
mi farai un massaggio a piedi. È ora che usi quelle mani gigantesche
per una buona
causa”.
“Le
ho già usate ieri per una buona
causa!”,
esclama Harry prima di riuscire a trattenersi. Cazzo,
non si parla di ieri! Merda merda merda.
Perché a volte non ha alcun ritegno? Louis è un tipo sfacciato
e tutto quanto e Harry piace anche per questo, perché anche lui non
ha peli sulla lingua il più delle volte, però no,
momento sbagliato.
Harry è stanco del fatto che la sera prima sia ancora un tabù
perché gli viene difficile fingere che quello che è successo tra di
loro non sia successo, visto che è stato meraviglioso
e lui ne vorrebbe ancora
e
ancora-
“Piccolo
pervertito!”, lo prende in giro Louis, dandogli una pacca sul
sedere.
Questa
non se l'aspettava! Il viso di Harry va a fuoco mentre Louis lo
guarda con un sorriso malizioso e – wow!
- forse Louis non è per niente pentito e questa sera ne parleranno e
magari, magari-
“Portami
su questa maledetta collina, Hazza!”, esclama Louis cercando di
arrampicarsi sulla sua schiena.
“Cos-no!
Lou, NO!”.
Harry
alla fine cede.
Come sempre.
*
Louis
si è lamentato tanto del dolore ai piedi che Harry ha dovuto
trascinarlo fuori dal sentiero fino a uno spazio libero sull'erba,
vicino a un albero più o meno ai piedi della collina.
“Siediti”,
ordina all'altro ragazzo.
Louis
non se lo fa ripetere due volte e si piega sulle ginocchia, intimando
con lo sguardo a Harry di fargli compagnia. Quando questi si siede a
gambe incrociate, Louis gli sorride soddisfatto e si lascia scivolare
con la schiena sull'erba.
La
collina si staglia davanti a loro e non è poi così alta come
Harry aveva immaginato, però ha il sentore che Louis avrà un'altra
occasione di lagnarsi quando dovranno risalirla.
“Primrose
Hill”, mormora Louis, tra sé e sé, giocherellando con dei ciuffi
di erba.
“Già”,
gli fa eco Harry, osservando la collina e il sentiero tortuoso che
porta sulla cima di essa. Non vede l'ora di salirci e questa piccola
pausa non fa che aumentare la sua curiosità di scoprire come sarà
là sopra, cosa si vedrà da lassù, e se per caso ha fatto
tutta questa strada solo per poi rimanere deluso.
“Come
mai sei voluto venire proprio qui?”, domanda Louis, ruotando
il capo dalla sua parte.
Nella
mente di Harry Primrose Hill è sempre stato un posto speciale, tanto
ci ha fantasticato. E perché non andare in un posto speciale con una
persona speciale?
“Per
la vista di Londra, suppongo”, bofonchia.
“Io
non vedo proprio niente, Haz”, ribatte Louis, semi-serio.
Harry
ridacchia.
“Così
disteso dubito riuscirai a vedere qualcosa a parte il cielo”,
afferma. “E poi devi salire sulla collina per goderti il
panorama. Si vede buona parte del centro di Londra, deve essere
figo”.
“Quante
ne sai, Harry Styles”, dice Louis solennemente.
Harry
scuote il capo, sospirando.
“Più
o meno tutto quello che so l'ho letto in qualche libro. Penso che
adesso sia giunto il
momento che io veda le cose coi miei occhi, no?”.
Harry
non ha mai visto molto del mondo, non ancora. Conosce bene Londra
perché c'è stato una volta in gita e perché i suoi ce lo portavano
spesso quando era più piccolo, ma non ha mai viaggiato fuori
dall'Inghilterra. Non è mai stato nemmeno in Scozia, o in Galles.
Come gli piacerebbe andare in Galles! Suo padre glielo ha pure
proposto, l'estate prima, ma Harry non ha intenzione di andare da
nessuna
parte
da solo con lui.
“Tranquillo,
so-tutto-io-Styles,
siamo a due passi dalla collina!”, esclama Louis, sfiorandogli il
ginocchio col piede. “Dammi il tempo di riposare le mie regali
chiappe
e poi andiamo su”.
Harry
non ha il tempo di ribattere a tono che sente vibrare il cellulare.
Per un attimo teme che sia sua madre e che il telefono abbia
squillato altre dieci volte senza che lui lo abbia sentito visto che
ha disattivato la suoneria, e adesso dovrà vedersela con lei. Invece
scopre che è Ed e che non ci sono altre chiamate senza risposta.
Meno
male.
“Edward!”,
esclama.
“Harold!”,
gli fa eco il suo amico dall'altro capo del telefono. “Dovevo
saperlo da tua madre che eri andato in luna
di miele
a Londra ?”.
Harry
potrebbe avere dimenticato di menzionare al suo migliore amico il
fatto che Louis avesse cambiato idea su Londra. Ooops.
“Scusami,
Ed. Sono partito all'ultimo minuto e-”.
“Harry,
sei a Londra da
ieri,
potevi almeno mandarmi un sms per dirmelo!”, ribatte Ed, piccato.
“O
forse sei stato troppo
impegnato?”
Harry arrossisce -
Louis solleva un sopracciglio – e decide di abbassare il volume del
telefono, non si sa mai...
“Ok, scusa, avrei
dovuto avvertirti ma me ne sono dimenticato”, ammette.
Ed sospira in
maniera esagerata.
“Ok, ti perdono,
per questa volta”, concede. “Va tutto bene lì?”.
“Sì,
credo di sì, cioè, sì, adesso sì”, balbetta il riccio. Dio, è
difficile sostenere questa conversazione sotto lo sguardo indagatore
di Louis.
“Haz,
sei piuttosto criptico, ma quando torni voglio che mi racconti i
dettagli- ok, non proprio i dettagli,
no, basta che mi aggiorni in
generale,
ok?”.
Harry ride,
distogliendo lo sguardo da Louis e puntandolo sulla collina.
“Ok”.
“Sono molto
felice che tu sia felice eccetera eccetera”, afferma Ed, “ma
quando torni?”.
“Domani”.
“Rispondi tipo a
monosillabi perché non vedi l'ora di chiudere la telefonata e
tornare a fare quello che stavi facendo con Louis?”, domanda il
rosso. “Aspetta, non voglio sapere cosa stavi facendo, no grazie!”.
Harry ride di
nuovo.
“Siamo
a Primrose Hill, Ed. È un luogo pubblico, sai com'è”, è tutto
quello che può rispondere senza rivelare a Louis la vera
natura
della loro conversazione.
“Che ne so?
Ultimamente non ti riconosco più, magari sei diventato un
esibizionista o robe del genere”.
Harry
è tentato di mandare Ed a quel paese ma si limita a guardare in
cagnesco il cellulare. Louis lo nota e mima un Che?
con
le labbra. Harry scuote il capo.
“Stavo
scherzando, giovane Hazza, lo sai che ti voglio bene così come sei,
no? Innamorato e piagnucolone. Perfino esibizionista, se proprio
devi”.
Harry
è sul punto di rispondergli male per davvero, stavolta. Cazzo, Ed
dimenticherà mai quel suo momento di debolezza quando gli ha
praticamente pianto addosso
per
un ragazzo? A quanto pare no, queste sono cose che possono segnare
un'amicizia per sempre.
“Ti saluta
Niall”, dice Ed.
A Harry quasi
scivola il telefono dalle mani.
“Niall è stato
lì per tutto il tempo?”.
“No, è appena
tornato dalla sua – fammi fare il conto – terza pisciata di
fila”.
Harry si rilassa e
ride quando sente la voce di Niall urlare “ehi, è colpa della
birra, coglione!” (“no, è che sei una vecchia incontinente!”,
è la replica di Ed).
“Salutamelo”,
afferma Harry. “Perché bevete alle cinque del pomeriggio,
comunque?”.
Dall'altro
lato provengono dei suoni ovattati, come se Ed stesse coprendo il
telefono con una mano oppure come se gli fosse caduto sul letto o sul
tappeto. Forse
quei due si stanno picchiando,
pensa Harry. Ottimo, ci sono buone possibilità che il loro rapporto
si solidifichi.
“Stiamo
giocando a Fifa, avevamo bisogno di carburante”, risponde
finalmente Ed ma la sua risposta è in parte coperta dalla voce di
Niall che ci tiene a comunicare a Harry che
gli sta facendo il culo.
Harry lancia uno
sguardo a Louis, steso sull'erba a osservare il cielo. Ha le braccia
incrociate dietro la testa e la sua giacca si è sollevata lasciando
in bella vista l'elastico della sue mutande. Harry deglutisce.
“Ok, Ed, la tua
telefonata mi ha fatto molto piacere ma adesso devo andare”, si
affretta a dire.
“Mi spezzi il
cuore!”, esclama Ed.
“Non è vero,
anche tu non vedi l'ora di tornare alla tua Xbox!”, ribatte Harry.
“Dì ciao a Niall da parte mia”.
“Ok,
Haz, cercherò di non pensare al fatto che il mio migliore amico mi
abbia scaricato per qualcun altro e farò finta di divertirmi con
questo
qui
per il momen- AHIA!”.
Harry ride, ma, sul
serio, non vede l'ora di buttare giù.
“Scusami, quel
cretino mi ha lanciato una scarpa”, continua Ed.
“Avevo intuito”.
“Un'ultima
cosa, Haz: domani sera usciamo”,
afferma il rosso con tono cospiratorio.
Harry aggrotta la
fronte.
“Chi? Tu e
Niall?”.
“No,
idiota! Io e”, Ed abbassa la voce, “Alice”.
Harry
sente Niall dire “ho sentito tutto, sono qui accanto a te,
coglione”
e scoppia a ridere di nuovo.
“Sono felice per
te”, dice sinceramente.
“Bene!
Siamo tutti felici per tutti!”, dichiara Ed. “Adesso ti lascio
alle tue
cose.
A presto, Haz”.
“A presto!”,
trilla Harry per poi chiudere la conversazione e sistemare il
cellulare nella tasca del cappotto. Posa lo sguardo sull'altro
ragazzo che gioca pigramente con un filo d'erba, passandoselo sotto
al naso. Harry dubita sia anche lontanamente igienico, però
Louis è adorabile in questo momento. Come in ogni momento...o quasi.
Tuttavia adesso è
piuttosto silenzioso per essere uno al quale non piace stare
zitto. Harry aspetta che il silenzio diventi scomodo prima
di parlare.
“Tutto ok, Lou?”.
Louis ruota su un
fianco e poggia la testa sul gomito.
“C'è una
cosa...di cui volevo parlarti”, afferma e nonostante la
determinazione nel suo sguardo il suo tono è incerto.
Harry sente un
vuoto allo stomaco e pensa ci siamo. Si avvicina all'altro
ragazzo e si porta le ginocchia al petto. Se questa è la
conversazione che stava aspettando – o meglio, temendo –
deve abbracciare qualcosa, per avere un qualche tipo di
supporto, no? Louis potrebbe essere sul punto di mollarlo
oppure di dirgli che lo ama o-
“I miei hanno
deciso di divorziare”.
Le parole di Louis
sono una doccia fredda per Harry. Quello che l'altro ragazzo gli ha
appena detto è quanto di più lontano da quello che si
aspettava di sentire.
“Mi dispiace”,
mormora Harry, perché cos'altro potrebbe dirgli? Quello che sta
veramente passando per la sua testa in questo momento? Fa schifo,
Lou, è una cosa che fa schifo e non riesco a dirti che andrà tutto
bene perché NON andrà tutto bene? Louis sa che anche Harry ci è
passato e forse vorrebbe una qualche forma di conforto di lui, di
rassicurazione, ma Harry non può dargliela perché non vuole
mentirgli, semplicemente non ci riesce.
“Anche a me, ma
ormai è...così”, replica Louis e Harry vede che sta cercando di
mostrarsi forte, e ci sta pure riuscendo forse, ma non si è mai
abbastanza forti o pronti o preparati per queste cose.
“Da quanto lo
sai?”, si sforza di domandare il riccio.
“Un mese più o
meno”, risponde Louis, facendo ruotare il filo d'erba tra le dita
per poi gettarlo via con un gesto repentino, come se improvvisamente
gli facesse schifo. “Me l'hanno detto una sera, dopo cena. Sono
venuti in camera mia mentre facevo i compiti e avevano
quell'espressione seria che hanno i genitori quando devono dirti
qualcosa di veramente brutto e non sanno come la prenderai - sai,
no?- e per un attimo ho pensato oddio è morto il nonno!,
oppure mia madre è malata ed è incurabile, cose così, poi
però me l'hanno detto e...ho tirato un sospiro di sollievo,
un cazzo di sospiro di sollievo!, p-prima di realizzare”.
“Le tue sorelle
lo sanno?”,
“A Lottie e Fizzy
lo hanno detto qualche giorno dopo. Daisy e Phoebe ancora non lo
sanno, sono più piccole, mamma e papà avranno voluto aspettare,
boh”. Louis si stringe nelle spalle. “Gliene parleranno in questi
giorni, comunque. Spero che gliene parlino mentre sono via, lo so che
è egoista ma, ehm, non-preferirei risparmiarmelo”, conclude con un
sospiro.
“Come l'hanno
presa le altre?”, chiede Harry, guardando Louis come se fosse una
cosa fragile e delicata, sul punto di spezzarsi, anche se sa che
Louis non vorrebbe vederlo questo sguardo di compassione sul suo
volto, ma come potrebbe fare altrimenti? Louis sta passando in questo
periodo più di quello che Harry sarebbe riuscito a immaginare.
Improvvisamente le parole di Lottie - “non
l'ho mai visto stare così male come in questo periodo”
- assumono un senso più definito in quest'ottica.
“Lottie bene,
credo, spero. Fizzy non parla”.
“E tu come-?”.
Harry non riesce a
finire la frase perché si rende conto la sua domanda è puramente
retorica, oltre che stupida, perché come diavolo dovrebbe
averla presa Louis?
“Non me
l'aspettavo, Haz”, mormora Louis, distogliendo lo sguardo. “Non
me l'aspettavo proprio, capisci? I miei non hanno mai litigato, mai,
è stata – testuali parole loro – una decisione presa di comune
accordo, e come potevo prevederlo?”.
“Non potevi”.
Harry pensa che
Louis è in qualche modo fortunato se i suoi non hanno mai litigato,
se non sono mai arrivati a quel punto, perché è orribile
quando devi chiuderti in camera e nascondere la testa sotto le
coperte e fare finta di non sentire, fino a quando non decidi
di chiamare i nonni o gli zii per cercare di farli smettere,
perché tu sei solo un ragazzino e non ti daranno ascolto, ma
forse loro, gli adulti, riusciranno a mettere un po' di
senno in quelle loro teste e magari convincerli a-
“Ero
così preso da me stesso
che non mi sono reso conto che quei due fossero diventati due
estranei l'uno per
l'altro”, continua Louis. “Per un po' ho pensato ok, non vi amate
più ma potreste almeno fare finta
per il nostro bene? È
proprio necessario lasciarvi? Però poi ho capito che è meglio così,
è meglio che finisca qui prima che inizino a odiarsi, è
meglio”.
Harry
annuisce, mordendosi il labbro inferiore. Già, è meglio.
Prima che tua madre inizi a odiare tuo padre e tuo padre inizi a
odiare tua madre e tu inizi a detestare tutti e due, ma soprattutto
lui, quando capisci
che è colpa sua, è sempre e
solo stata colpa sua.
Harry inghiotte il
groppo che ha in gola e cerca lo sguardo di Louis.
“Se c'è una cosa
che ancora non capisco”, inizia Louis, “è come si faccia a
disinnamorarsi di una persona. Esiste la parola
disinnamorarsi, secondo te?”.
Harry fa un colpo
di tosse per schiarirsi la voce.
“Credo di sì”.
“Bene, come si fa
allora?”.
Harry realizza dopo
qualche secondo che Louis glielo sta chiedendo sul serio.
“Non lo so”,
biascica. “Ma succede sempre”.
Louis scuote il
capo con decisione.
“No, non sempre”,
afferma. “Io credo che una volta che inizi ad amare qualcuno non
puoi semplicemente smettere”.
Harry vorrebbe
rispondere che forse se a un certo punto smetti quella non era la
persona giusta, o cazzate del genere, ma si accorge dello
sguardo di Louis e improvvisamente ha voglia di piangere.
Gli occhi di Louis
sono puntati implacabilmente su di lui, sono di un blu profondo,
determinati e sinceri, e Harry si sente avvolgere e sommergere da
questi occhi come un'onda e quando chiude i suoi perché non
riesce a reggerne il peso, ha come la sensazione di sollievo
di chi ha appena deciso di non combattere più il mare e di lasciarsi
andare, soddisfatto e felice di poter finalmente annegare.
Harry ripensa a
quando avrebbe voluto che questa cosa per Louis gli passasse
prima di realizzare che non poteva semplicemente smettere. Persona
o giusta o meno Louis è artigliato al suo cuore, Harry non sa
se per adesso o per sempre, ma Louis c'è, e quello che Harry
prova sembra reale e infinito e, forse, forse, ricambiato.
“Sarebbe
inappropriato se adesso ti baciassi?”, domanda in un impeto di
audacia.
Louis gli sorride e
i suoi occhi si addolciscono.
“Sì, lo
sarebbe”.
Harry
non ha il tempo di sentire il peso del suo cuore che sprofonda nello
stomaco perché Louis ha allungato una mano a cercare una delle sue e
Harry sa che adesso
potrebbe piangere sul serio, di sollievo o frustrazione o di
qualcos'altro che minaccia di soffocarlo, invece intreccia le sue
dita con quelle di Louis e capisce che in questa cosa
– qualunque essa sia - ci sono dentro insieme. (È
perfettamente consapevole che il giorno prima, quando ha visto il
sorriso di Louis dopo tanto tempo, il nome di questa cosa
gli è quasi sfuggito dalle
labbra, ma questo nome gli ronza nella testa e nel cuore da un po',
però ha troppa paura di suonare incerto e stupido se lo dicesse ad
alta voce).
Louis si mette
seduto, senza districare le sue dita da quelle di Harry.
“Non avresti
potuto farci niente comunque, lo sai”, continua Harry come se il
discorso di prima non si fosse mai interrotto.
Louis annuisce.
“Lo so, ok? Però
se non fossi stato così-”. Louis si morde il labbro inferiore
mentre cerca le parole. “Così impegnato a cercare di
capirci qualcosa di me stesso avrei potuto accorgermi che qualcosa in
casa non andava e stare vicino a mia madre”.
Harry stringe forte
la presa sulla mano dell'altro ragazzo.
“Puoi starle
vicino adesso”.
Louis lo guarda
serio.
“Non ho idea di
cosa fare”, ammette. “Lei sembra tranquilla, ma io so che è
preoccupata, per se stessa, per me, per le ragazze. Che
casino”, conclude, passandosi una mano tra i capelli.
Harry sente una
fitta allo stomaco perché neanche lui sa cosa fare per far
sentire meglio Louis.
“Tuo- Mark sta
ancora in casa con voi?”, domanda. Le parole di conforto non sono
il suo forte, soprattutto quando è consapevole che non servano a
niente.
“Sì, non è,
come dire, urgente che se ne vada”.
Harry annuisce.
Odia sentirsi impotente.
“Sai che Mark non
è il mio vero padre?”, domanda Louis.
Harry lo aveva
intuito. Nessuno chiamerebbe il proprio padre per nome.
“Però è
comunque mio padre”, continua Louis. “Mi ha cresciuto e
tutto quanto e io gli voglio bene come se fosse il mio vero padre,
quindi il fatto che in realtà non lo sia non rende le cose
più facili”.
“Ovvio”,
commenta Harry.
“Curioso che
entrambi i miei padri – quello biologico e quello adottivo -
abbiano deciso di abbandonarmi, alla fine”, dice Louis con una
risata dolorosamente forzata.
Harry gli da un
buffetto sul ginocchio.
“Mark non ti sta
abbandonando”, dichiara convinto. Non può essere come
mio padre, pensa, che non vedeva l'ora di liberarsi di mia
madre, di me e di mia sorella e che è convinto di essere comunque un
buon padre solo perché ci passa dei soldi ogni mese e che ogni tanto
ricompare dal nulla per sentirsi a posto con la coscienza.
“Non potrei
sopportarlo, non un'altra volta”, afferma Louis con enfasi.
“Non succederà,
ne sono sicuro, Lou”, prova Harry.
Louis gli rivolge
un sorriso incerto.
“Lo spero. In
fondo Mark non è come quello, non è uno che lascerebbe le
sue figlie, la sua ex moglie e me per fuggire dio sa dove”.
“Che fine ha
fatto il tuo...vero padre?”, domanda Harry dopo aver racimolato una
buona dose di coraggio.
Louis distoglie lo
sguardo e lo concentra sulle proprie scarpe. La sua presa sulla mano
di Harry si fa più salda, come se si stesse aggrappando a
lui.
“Se non vuoi
parlarne non fa nulla, Lou, non volevo-”.
“No, va bene,
voglio parlarne”, replica Louis, riportando lo sguardo su di
lui. “Non me la fa mai nessuno questa domanda, forse perché quasi
tutti quelli che conosco sanno oppure perché non gliene frega
niente, però, davvero, credo di aver bisogno di parlarne”.
“Ti ascolto, puoi
dirmi quello che vuoi”, lo rassicura Harry.
“Lo
so e mi fido di te come non mi sono mai fidato di nessuno in vita
mia”, dice Louis. “È fantastico potersi fidare
completamente di qualcuno, non aver paura di parlare e avere la
sensazione di essere finalmente ascoltato. Sei
la persona migliore che potessi incontrare, Haz. Sei un miracolo,
cazzo!”.
Harry pensa a
Eleanor, la ragazza di Louis da quasi due anni ormai, e si domanda
brevemente che genere di rapporto ci sia davvero tra di loro, se
Louis non le parla e non si fida. Louis invece di lui si fida
completamente. Harry arrossisce mentre il suo stomaco fa le
capriole.
“Ok, ma si stava
parlando di te”, taglia corto.
Louis sorride e lo
colpisce leggermente sulla coscia con le loro mani intrecciate.
“Sei
completamente incapace
di accettare un complimento”, ribatte, esasperato.
“Non tutti sono
bravi come te in questo”, scherza Harry.
Louis
gli fa la linguaccia. Harry non vede letteralmente
l'ora di baciarlo, se mai questo momento arriverà.
“Ok”, dice
Louis prendendo un respiro come se si stesse preparando a una corsa.
Lascia andare la mano di Harry e si stende sull'erba poggiando la
testa sulle sue gambe, poi cerca di nuovo la mano dell'altra ragazzo
e se la porta al petto, proprio sopra al cuore, coprendola con tutte
e due le sue.
“Mio
padre ha lasciato mia madre quando avevo pochi mesi”, inizia. “Un
giorno ha fatto armi e bagagli e se ne è andato, senza una
spiegazione, da bravo codardo quale è. Gli unici contatti tra lui e
mia madre sono avvenuti per telefono, da quel momento in poi. Lei lo
pregava di tornare, per me, per suo figlio,
ma lui rispondeva che quella non era la sua vita, non era la vita che
desiderava, che non ce la faceva e cazzate varie. Ogni tanto mandava
dei soldi ma mia madre glieli rispediva puntualmente indietro. Dopo
un po' ha smesso di chiamare. Mia madre ce ne ha messo un po' a
realizzare che non sarebbe tornato e quando finalmente lo ha fatto ha
potuto andare avanti con la sua vita, che fino a quel momento aveva
dedicato completamente a me. Poi ha incontrato Mark, si sono sposati
e sono nate le ragazze”.
Louis fa una pausa
e accarezza pigramente le dita di Harry.
“Io
non ho mai cercato il mio vero padre, ho sempre pensato che non ne
valesse la pena. Provavo disprezzo nei suoi confronti, negavo la sua
esistenza. Mio padre era Mark, punto, non avevo bisogno di
quell'altro, come lui non aveva bisogno di me. Poi un giorno – due
anni fa, più o meno - arriva una telefonata ed era lui.
Ho risposto io al telefono e quando ho sentito la sua voce, prima
ancora che lui si presentasse, avevo capito.
Il mio primo istinto è stato quello di riattaccare. Non ho detto
niente a mia madre, non sapevo come l'avrebbe presa. Il giorno dopo
ho risposto io a tutte le telefonate perché avevo paura che
richiamasse e volevo risparmiare a mia madre questo shock. Come avevo
previsto, lui ha richiamato e cercava proprio me”.
Louis
parla lentamente, creando dei momenti di suspense, e sembra che stia
raccontando la storia di qualcun altro o la trama di un libro. Harry
capisce che vuole mostrarsi il meno coinvolto possibile, ma in realtà
Louis è coinvolto. È
palese che sia arrabbiato e ferito. Non che Louis voglia nascondere
questi sentimenti a Harry, non adesso che si sta aprendo in completa
libertà e onestà. Quello che sta facendo è cercare di impedire
che questi sentimenti tornino a sconvolgerlo con lo stesso impeto di
quando li ha provati la prima volta creando una sorta di muro
protettivo, per non rischiare di crollare
di nuovo. Quella di Louis è una ferita che non si è ancora del
tutto rimarginata e ci vorrà del tempo prima che guarisca
definitivamente (se mai ferite del genere possano guarire). Per
questo ha bisogno di parlarne, perché forse l'unico modo che ha per
provare a sanarla è quella di condividerla
con qualcuno. Rimuginando rischia di farla infettare di nuovo, ogni
volta.
“Mi
ha detto che voleva incontrarmi, che ci aveva riflettuto e voleva
incontrarmi, che si era pentito del suo errore, che non faceva altro
che pensare a me”, continua Louis, parlando con più rapidità
adesso. “Mi ha detto che avevo una sorella. Mi ha detto che se le
cose avessero funzionato tra noi – tra me lui lei e
la sua nuova compagna -
avrebbe voluto tornare a vivere nella mia stessa città per
recuperare il tempo perduto”.
“Lo hai
incontrato?”, interviene Harry.
Louis annuisce.
“Sì.
Sono stato un idiota e ho accettato. Gli ho creduto.
Ho pensato che- sapevo che non lo avrei perdonato facilmente, anzi,
forse non lo avrei perdonato affatto, però ero curioso di
conoscerlo, di sentire cosa aveva da dirmi. Ammetto che ho anche
sperato di poter davvero costruire un qualche tipo di rapporto con
lui. Ero scettico sull'idea del trasferimento ed ero terrorizzato
al pensiero di come avrebbe
potuto prenderla mia madre. Così non le ho detto niente e ho
accettato di vederlo. Vederli.
Lui e Georgia.”
“Hai anche
conosciuto tua sorella?”, domanda Harry.
Louis fa cenno di
sì con la testa.
“Sì, ma non
siamo ancora a quel punto della storia”, dichiara, cercando di
adottare un tono impersonale. “Comunque, gli ho dato il mio numero
di cellulare e abbiamo deciso che ci saremmo tenuti in contatto per
poi per incontrarci di nascosto da mia madre. Haz, è stato un
periodaccio quello”.
Louis preme la mano
di Harry contro il suo petto, prima di continuare la sua storia.
“Mi
sentivo in colpa per quello che stavo facendo a mia madre. Mi sono
chiuso in me stesso, non parlavo con nessuno. Volevo dirlo a
qualcuno, ma non mi sembrava giusto. Se lo stavo nascondendo a mia
madre perché avrei dovuto confessarlo a qualcun altro? Era una cosa
che avevo deciso di fare da solo e dovevo sbrigarmela da solo. Se le
cose fossero andate per il verso giusto lo avrei detto a mia madre.
Se e solo se”.
Louis si interrompe
di nuovo come se per un attimo avesse perso il filo.
“In quel periodo
ho anche perso il mio migliore amico”, afferma dopo un po'.
“Stan?”,
domanda Harry, incredulo.
“Sì,
Stan”, conferma
Louis, pronunciando il nome dell'altro ragazzo con disprezzo. “Che
è successo?”, indaga Harry, curioso di scoprire la ragione che li
ha separati e ha reso Louis così ostile nei confronti di Stan.
“Nulla,
non è successo nulla”,
dice Louis con trasporto. “Si è sentito tagliato fuori dalla mia
vita, e a ragione, d'accordo, perché ti ho già detto che non
parlavo con nessuno, neanche con lui. Però avrebbe dovuto capirmi,
no? Non è quello che gli amici fanno? Avevo bisogno di spazio e
gliel'ho detto, ma lui non ha capito.
Si è incazzato, non mi ha più parlato e si è premurato di mettermi
contro anche gli altri nostri amici. Non ho potuto farci nulla, non
potevo preoccuparmi anche di lui in quel momento”.
Harry sente di
odiare Stan come non lo ha mai odiato in vita sua. Neanche quando
Stan ha cercato di affogarlo sotto la doccia o quando ha cercato di
coinvolgerlo in una rissa in mensa.
“Non ti sei perso
niente”, dichiara solennemente. “Anzi”.
Louis ridacchia.
“Sì, lo so, è
lui che ci ha perso. Guarda che cazzone che è adesso e di quali
coglioni si circonda”.
Harry aspetta
pazientemente che Louis continui la sua storia. Non vuole essere
insistente anche perché è sicuro che la parte peggiore del
resoconto di Louis deve ancora arrivare.
“Comunque”,
esordisce infatti Louis qualche istante dopo, “li ho incontrati.
Tutti e due. Non so se lui abbia portato Georgia perché non aveva le
palle di incontrarmi da solo o perché aveva paura che io reagissi
male e quindi ha usato lei come una sorta di scudo. Non lo so,
ma mi è sembrata una mossa alquanto codarda”.
“E come è
andata?”.
Louis si stringe
nelle spalle.
“Io ero partito
con l'intenzione di obbligarlo a spiegarmi tutto. Perché se
ne fosse andato, dove fosse stato, perché aveva deciso di tornare.
Non mi ero reso conto fino a quel momento di quanto mi importasse,
quanto ci tenessi ad avere delle risposte. Risposte che lui mi
doveva. A me e a mia madre. Invece lui mi ha riempito di
domande. Ha fatto parlare me. E io ci sono cascato, gli ho
parlato di me e della mia vita, perché lui mi aveva detto che se le
cose avessero funzionato sarebbe rimasto. Perciò volevo che si
interessasse. Non so perché improvvisamente mi fosse passata
la voglia di urlargli contro quando questa era la prima cosa che
avrei dovuto fare, Georgia o meno. Avrei dovuto urlargli contro e
insultarlo per quello che aveva fatto a me e mia madre e poi farlo
parlare. Non avevo messo in conto di parlare io”.
“Fammi
indovinare: poi non si è fatto più sentire né vedere?”.
Louis scuote il
capo con veemenza.
“No, è questo il
bello. Dopo quella volta siamo rimasti in contatto e lui è tornato a
trovarmi. Mi ha anche dato delle risposte, più o meno. Mi ha detto
che quando mia madre è rimasta incinta lei avrebbe voluto che si
sposassero ma lui non era pronto, si sentiva troppo giovane per fare
'il grande passo' – questo lo sapevo già, grazie tante - e
mi ha detto che quando sono nato lui ha capito che aveva sbagliato
tutto, che ha ventun anni non si può fare i genitori, che lui doveva
inseguire il suo sogno – aprire un negozio di dischi a Manchester,
sai che sogno - e che era consapevole che non avrebbe dovuto
lasciarci così ma che se fosse rimasto avrebbe gettato via la sua
vita in un paesino di merda e cazzate varie. Io ero furioso ma allo
stesso tempo, come dire, sollevato, e, cazzo, gli ero perfino
riconoscente che alla fine avesse deciso di conoscermi e
spiegarmi e provare a costruire un rapporto padre-figlio. Che
coglione che sono stato!”.
Louis sta tremando
– di rabbia, frustrazione, umiliazione forse? - e Harry
intreccia di nuovo le dita con le sue per cercare di calmarlo. Pensa
che non è giusto che Louis abbia dovuto sopportare tutto questo da
solo e pensa che se solo ci fosse stato lui, ai tempi, al
posto di quell'idiota di Stan, le cose forse sarebbero andate
diversamente. Harry scopre in questo momento che amare una persona -
sì amare - significa anche portare il peso delle sue
sofferenze e lui lo avrebbe fatto volentieri.
“Lou”, lo
chiama.
Louis stringe forte
le sue dita fin quasi a fargli male.
“Poi è sparito
di nuovo”, afferma, “proprio quando io avevo preso coraggio e lo
avevo detto a mia madre, causandole un mezzo crollo psicologico tra
l'altro. Mi ero illuso che sarebbe rimasto stavolta, ok? Non aveva
più accennato alla storia del trasferimento, ma mi aveva fatto
capire che sarebbe tornato spesso per incontrarmi e che avrebbe
rivisto mia madre e conosciuto Mark e le ragazze”.
“Invece?”,
domanda Harry con un filo di voce.
“Invece un giorno
che lo aspettavo – ci sarebbe stata anche mia madre ma lui non lo
sapeva e sinceramente non so esattamente che intenzioni avesse lei –
mi ha telefonato dicendo che non ce la faceva. Io per un
attimo ho pensato che non ce la facesse a venire quel giorno,
invece lui mi ha detto che non ce l'avrebbe fatta a essere mio
padre, capisci?, che per lui ero un estraneo e che non poteva
fingere altrimenti, che ormai il danno era fatto e non c'era
modo di ripararlo. Vaffanculo. Ho spaccato il cellulare contro
il muro, sono rimasto a casa da scuola per una settimana e mia madre
mi ha prenotato una visita dallo psicologo. Non ci sono mai andato”.
Harry rimane in
silenzio per un po', incerto su come comportarsi. Quello che gli ha
detto Louis è difficile da elaborare, da gestire.
“Chi altri sa
questa storia?”, domanda.
“La storia di
come mia madre sia stata barbaramente abbandonata da mio padre la
sanno un po' tutti. La parte in cui lui ritorna e poi se ne va di
nuovo, poche persone. Mia madre, Mark, i miei nonni, alcune amiche di
mia madre”.
“Eleanor?”,
mormora Harry prima di riuscire a impedirselo. A occhio e croce lei e
Louis si sono messi insieme poco tempo dopo il “fattaccio”.
Louis sospira.
“Sa la storia a
grandi linee. Non sono mai entrato nei dettagli con lei. Non me la
sentivo”.
“Ok”.
“Capisci perché
ho deciso di parlarne con te?”, chiede Louis.
Harry annuisce. Sì,
lo capisce, certo che lo capisce. Louis chiude gli occhi e un mezzo
sorriso fa capolino sulle sue labbra.
“Lou”, sussurra
Harry, come se avesse paura di disturbarlo, “voglio che tu sappia
che, qualunque cosa succeda, tu potrai sempre contare su di me. E non
te lo sto dicendo perché voglio in cambio qualcosa da te. Tu lo
sai cosa vorrei da te, ma anche se non vorrai darmelo va bene
uguale. Però lascia che ti stia vicino, che ti aiuti, che ti
ascolti. Ti prego, lasciamelo fare. Non allontanarmi più come
l'ultima volta, Lou, ti prego. Posso essere solo un amico per
te, se è questo che vuoi, lo giuro”.
Harry inghiotte per
l'ennesima volta il groppo che ha in gola. Se Louis deciderà che tra
loro non può funzionare, se non è ancora pronto, non
importa. Stringerà i denti, se lo farà bastare, reprimerà la
voglia che ha di averlo completamente per sè. Però non vuole
perderlo e non vuole che Louis si perda, non quando Harry ormai è la
sua unica bussola.
Louis annuisce
convinto ma continua a tenere gli occhi chiusi e Harry, a discapito
di quello che ha appena promesso a Louis e a se stesso, si piega in
avanti fino ad allineare, a rovescio, il suo volto a quello
dell'altro ragazzo, perché in fondo al cuore ha sempre la speranza
che Louis, alla fine, decida di-
Louis apre gli
occhi di scatto e Harry si blocca a pochi centimetri dalle sue
labbra.
“Cos'è, un
tentativo abortito di bacio alla Spiderman?”, domanda, divertito,
l'altro ragazzo.
Harry ridacchia e
anche se il suo tentativo non è andato a buon fine almeno la battuta
di Louis ha dissipato la tensione. Perciò, già che c'è, strofina
la punta del proprio naso contro quella di Louis e questo basta
perché le solite, maledette farfalle nel suo stomaco prendano il
volo.
Louis scoppia a
ridere.
“Ok, un bacio
alla Spiderman all'eschimese. Riesci sempre a stupirmi,
Hazza!”.
Harry gongola.
Bene, questa è una cosa positiva. Louis gli afferra la testa
e gli stampa un bacio sulla guancia prima di mettersi in piedi
repentinamente.
“Facciamo a chi
arriva prima sulla cima della collina?”, propone.
“Ma tu non eri
zoppo?”, replica Harry che non ha davvero nessuna voglia di
mettersi a correre.
“Sono quasi
sicuro che i miei piedi si siano ripresi del tutto. Niente pediluvio
stasera, mi dispiace. Pronto?”.
Harry si rimette in
piedi a fatica, piegando le dita all'interno delle scarpe per
accertarsi che non si siano congelate nel frattempo. Louis gli fa un
cenno con la testa prima di partire alla volta della cima. Harry
realizza con un po' di orrore che Louis ha schivato il sentiero e sta
scalando il fianco della collina.
“Perché perdo
del tempo con lui”, mormora tra i denti, arrancando dietro
all'altro ragazzo che sta schivando con destrezza tutti quelli seduti
sull'erba a godersi il panorama lungo la salita.
Quando Louis arriva
in cima si volta verso Harry per incoraggiarlo ma le parole gli
muoiono in gola nel momento in cui i suoi occhi si posano su ciò che
si trova davanti a lui: Londra, in tutta la sua gloriosa e struggente
bellezza.
“Wow”, mormora.
Harry si volta
lentamente perché vuole assaporare questo momento. Quando finalmente
scopre quello che si estende di fronte a sè non riesce a distinguere
quasi nessuno degli edifici che si stagliano davanti ai suoi occhi –
tranne la cupola della cattedrale di St. Paul e il London Eye –
però è una vista così piacevole mentre il sole sta
cominciando la sua discesa all'orizzonte, e lui si sente sulla cima
del mondo, con Londra ai suoi piedi e Louis al suo fianco.
“Avevi ragione,
valeva la pena salire quassù”, afferma Louis.
Harry sorride.
“Te l'avevo
detto”.
Louis si siede sul
piccolo muretto che corre lungo la sommità della collina.
“Sono quasi
sicuro che tu abbia appena poggiato il culo su una citazione di
William Blake”, lo informa Harry.
Louis scrolla le
spalle e prende il cellulare dalla giacca per scattare qualche foto.
Quando punta l'obiettivo verso di lui Harry gli sorride sincero e
felice poi gli toglie il cellulare dalle mani per fare una foto
insieme.
“Non ne abbiamo
ancora nessuna”, commenta.
Louis lo costringe
a fare una serie di foto sfoggiando il suo campionario di smorfie
ridicole. Harry gli è grato di essere lì con lui -
nel momento in cui il cielo si sta tingendo di rosa e l'aria è
pungente ma in qualche modo rinfrancante – o più
semplicemente di esistere.
Si godono il
tramonto senza parlare, perfettamente a loro agio l'uno con l'altro e
con il mondo. Quando Louis si alza in piedi improvvisamente – come
sempre – e propone a Harry di rotolare giù dalla collina
Harry accetta senza battere ciglio perché non c'è cosa al mondo che
non farebbe per lui.
ANGOLINO (tanto
ormai il capitolo è già schifosamente lungo quindi qualche parola
in più non può fare male):
Sono stata a
Primrose Hill anche io ed è un posto assolutamente meraviglioso.
Volevo andarci a tutti costi e ogni giorno della vacanza lo proponevo
alle mie amiche, ma non ne abbiamo avuto il tempo fino all'ultimo
giorno quando, stanche e ignare di quanta strada ci sarebbe voluta,
siamo partite alla volta di Regent's Park. Inutile dire che le mie
amiche mi hanno maledetto per tutto il tempo, soprattutto lungo la
salita della collina (che, giuro, è ridicola, ma noi eravamo
distrutte dopo aver girato Londra per una settimana). Però una volta
arrivate lassù erano tutte “oh, ma è meraviglioso, è
bellissimo, è stupendo!” e io mi sono dovuta trattenere dal mandarle
a fanculo, ma vabbe'. L'unica cosa che mi è dispiaciuta è che siamo
arrivate tardi, quando c'era ormai pochissima gente, e in più il
cielo era grigio quindi il tramonto praticamente non lo abbiamo
visto, però ne è valsa la pena lo stesso.
Comunque, io non
avevo assolutamente idea che Harry Styles abitasse lì - non sulla
collina, ma nel quartiere – e l'ho scoperto solo quando sono
tornata in Italia. Sapevo che avesse una casa in quella zona di
Londra, orientativamente, ma non che questa si trovasse proprio a
Primrose! Ero consapevole che bazzicasse al parco coi suoi amici
hipster e anche per questo ero curiosa di sapere come fosse, però
giuro che non sapevo che ci vivesse (almeno questo è quello
che sostiene Wikipedia e quello che dicono alcuni articoli di
giornale). E pensare che con le mie amiche abbiamo pure scherzato
indicando alcuni appartamenti posh della zona dicendo: “Quella
non vi sembra casa di Harry?”. Comunque, Harry era già partito per
il tour, al massimo avremmo incontrato Nick Grimshaw che abita pure
lì (poi ho scoperto anche quanti altri tipi famosi ci vivono e stavo
per strapparmi i capelli perché avrei potuto incontrare Jude Law o
Alan Rickman o Robert Plant!).
Vabbe', scusatemi
se vi tedio coi miei resoconti della mia vacanza a Londra, ma mi
manca!
Un'ultima cosa: ho
iniziato una nuova long-fic, molto diversa da questa, e ho pubblicato
il primo capitolo, vi andrebbe di leggerlo?
A presto!
xxx
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Capitolo 30 *** It's delicate ***
larry
Ok,
ho di nuovo aggiornato tardissimo. Sorry!
Comunque,
questo capitolo mi “spaventa” ancor più di quello di prima,
quindi...fate finta che quando l'ho scritto fossi perennemente
ubriaca, ok?
Quando
Harry si lascia cadere sul letto pensa “finalmente”.
Credeva fosse impossibile provare un sentimento diverso dall'amore
spassionato per Londra, invece a fine giornata sente praticamente
di odiarla. Non è abituato a camminare così tanto, nessuno
può biasimarlo per essere praticamente distrutto e
pieno di risentimento nei confronti di quei dannati parchi e quelle
strade infinite e i vagoni della metro affollati e tutto il resto.
“La
vecchiaia avanza?”, domanda Louis, poggiandogli una mano sul
ginocchio.
Harry
grugnisce.
“Non
sono sicuro di aver capito, Haz”, replica l'altro ragazzo. “Parli
ancora l'umanese?”.
Harry
ride e gli fa cenno di prendere posto sul letto. Louis si toglie le
scarpe e le lancia dall'altro lato della stanza.
“Sono
stanco anch'io, se ti può consolare”, offre.
“Mal
comune mezzo gaudio, si dice”.
Louis
si siede sul letto a gambe incrociate, proprio di fronte a Harry, che
ha la schiena poggiata alla testiera del letto.
“È
una visione ottimista della vita”, commenta.
“No,
è una visione rassegnata oltre
che egoista”, ribatte Harry, con enfasi. “Della
serie che se la tua vita deve proprio essere una merda hai almeno la
soddisfazione che quella degli altri lo sia altrettanto”.
Louis
si massaggia i piedi con le mani e gli rivolge uno sguardo dubbioso.
“Mi
sembra un po' tardi per filosofeggiare, non credi?”.
Harry
sorride, un po' perché trova Louis adorabile con i suoi piedi
piccoli e le sue mani piccole – tutto in lui sembra così minuscolo
e compatto – un po' perché a volte l'altro ragazzo dice
cose assurde.
“Adesso
c'è un orario per i discorsi filosofici?”, domanda.
“Sì”,
afferma Louis con determinazione, “quello scolastico”.
Harry
scoppia a ridere gettando indietro la testa e picchiandola
accidentalmente contro la testiera del letto.
“Attento”,
lo mette in guardia Louis. “ Sei tu il cervello della
coppia, non vorrei che gli succedesse qualcosa”.
Harry
si massaggia la parte lesa. Coppia?
“Fortuna
che i capelli hanno ammortizzato la botta”.
Louis
lo guarda piegando la testa di lato.
“Allora
hanno sul serio un'utilità,
i tuoi capelli. Credevo che ne avessi così tanti perché sono pieni
di segreti”, dice mentre un sorriso si forma sulle sue labbra.
Harry
assottiglia lo sguardo.
“Hai
appena citato Mean Girls o sbaglio?”, domanda. “Aspetta,
non rispondere, non voglio saperlo”.
Louis
mette il broncio.
“Mica
possiamo essere tutti drammatici come te”, si difende. “Ci
sono persone a cui piacciono i film divertenti, Haz. Hai presente?
Persone alle quali piace
ridere”.
Harry
gli fa la linguaccia ma in realtà quello che vorrebbe fare è
accoccolarsi a fianco a Louis e non lasciarlo andare mai più.
Esisterà un altro
ragazzo così al mondo? O lui
ha trovato l'unico esemplare di ragazzo perfetto
che potrebbe - potrebbe
- essere il suo
ragazzo? Ha come la sensazione di star rubando qualcosa al resto del
mondo, privandolo di uno come Louis. E non si sente neanche un po' in
colpa per questo.
“Mi
piace, comunque”, ammette dopo un po'. “Mean Girls”.
“Sfido
a trovare qualcuno a cui non piaccia”, ribatte Louis, serio. “Il
pensiero che Lindsay Lohan non faccia più film del genere a volte è
insopportabile”.
“Sei melodrammatico, Lou”.
“Io?”.
Louis si porta una mano al petto con fare melodrammatico,
appunto. “Sono un aspirante attore, che ci vuoi fare?”.
Harry solleva un sopracciglio.
“Spero
di seguire le brillanti
orme della Lohan, un giorno”, continua Louis, annuendo convinto.
Harry sgrana gli occhi.
“Compreso il carcere, la droga
e tutto il resto?”.
Louis ride.
“No, ok, esclusa quella
parte”.
Harry
pensa che se potesse vedere una cosa, una sola
per tutto il resto della sua vita, sarebbe un filmino in loop di
Louis che ride. La visione delle pieghe agli angoli dei suoi occhi e
il suono della sua risata gli basterebbero per vivere felice.
Dio,
quando è diventato così sdolcinato?
Se si guardasse da fuori in questo momento vomiterebbe.
“Harry”, lo chiama Louis.
“Ti sei di nuovo perso nei meandri della tua mente?”.
Harry
sbatte le palpebre. Ok, forse il tempo non si era fermato e lui stava
effettivamente fissando
imbambolato Louis. Non si abituerà mai al miracolo
che è Louis, mai mai mai.
“Si
chiama disturbo dell'attenzione,
se ti interessa. Googlalo”, continua Louis.
Harry rotea gli occhi.
“Stavo pensando...a che ora
prendiamo il treno domani?”, domanda, mentendo sul reale corso dei
suoi pensieri.
“Non vedi l'ora di liberarti
di me?”, piagnucola Louis.
Harry lo guarda di traverso.
“Certo, non ti sopporto più”.
Louis si stringe nelle spalle.
“Peccato, a me piace tanto
stare con te”, mormora. “Ma a quanto pare il sentimento non è
corrisposto”.
Harry sospira in maniera
esagerata.
“Non
c'è altro posto al mondo dove vorrei essere in questo momento e non
c'è altra persona al mondo con cui vorrei essere in questo momento”.
O per sempre.
Gli occhi di Louis si
illuminano.
“Che
ne dici di prendere il treno delle cinque?”, domanda senza riuscire
a nascondere un sorriso. E questo è un altro capolavoro,
il sorriso di Louis, un'altra cosa che Harry guarderebbe
all'infinito.
“Ok”,
acconsente il riccio, sorridendogli di rimando come un idiota, come
se non stessero parlando degli orari dei treni ma dei loro sentimenti
o qualcosa del genere. A proposito di questo...Harry non ha mica
dimenticato che devono fare un discorso.
O meglio, Louis deve farlo. Il loro futuro
è interamente e completamente nelle mani di Louis.
“Louis”, dice, col cuore che
gli batte all'impazzata e le mani che iniziano a sudargli. Non
immaginava potesse essere così difficile. Non immaginava che avrebbe
avuto così paura.
“Harry”, gli fa eco Louis
con un punto di domanda dipinto sul volto.
“Dovremmo-”, inizia il
riccio, gesticolando, “dovremmo, lo sai-”.
Louis corruga la fronte. Non
capisce sul serio o gli sta rendendo le cose difficili apposta?
“Parlare”; afferma
Harry finalmente. “Dovremmo parlare. Di quello che è successo, di
noi”.
Louis si morde il labbro
inferiore e distoglie lo sguardo.
“Louis, ti prego”,
implora Harry con voce tremante. Ora o mai più. Deve sapere
cosa voglia fare Louis, deve sapere cosa voglia farne di loro.
Lui non ha intenzione di influenzare la sua decisione, ne avrebbe
tutto il diritto dopo quello che è successo e dato quello che prova
ma non vuole farlo. La situazione è delicata e spetta a Louis
decidere. Se non è pronto, Harry aspetterà o si tirerà indietro
definitivamente, se necessario. Quello che è certo è che vuole
stargli vicino nonostante tutto, perché Louis potrebbe non avere
ancora la forza o il coraggio di intraprendere una relazione con lui
ma questo di sicuro non cambia il fatto che Louis non possa
continuare a mentire a se stesso su quello che è. Harry non
gli permetterà di continuare ad avere paura di se stesso e a
reprimersi. Forse, forse, un piccolo passo alla volta, Louis
riuscirà non solo ad accettarsi ma anche ad accettare quello che
prova per Harry e l'idea di stare con lui potrebbe non fargli più
così tanta paura.
Harry si sta comportando da
martire, ma che altro potrebbe fare? Il benessere di Louis
viene prima di tutto. Sì, lui è disposto a soffrire. Per un
po' di tempo o per molto tempo, dipende da Louis.
“Okay”, afferma Louis, con
un filo di voce.
“Okay?”.
“Sì”.
Louis si agita sul materasso,
cambiando posizione più volte. Harry lo osserva con esitazione,
incerto se dire qualcosa o aspettare che sia l'altro ragazzo a
parlare per primo. Louis riassume la posizione iniziale e lo guarda
di sottecchi.
“Quello che sto per dirti non
sarà una novità per te, ma lasciamelo dire lo stesso, ok? Ne ho
bisogno”.
Harry
annuisce, in fibrillazione. É
così agitato che si sente le gambe molli e gli gira la testa.
Potrebbe vomitare.
Louis
guarda il soffitto, prendendo aria. Quando riporta la sua attenzione
sull'altro ragazzo, la sua espressione è così fragile e spaurita
che a Harry sembra di avere davanti un'altra persona.
“Io
sono gay”, dichiara
Louis e il suo tono sembra stupito,
come se avesse fatto questa scoperta importante proprio in questo
momento. É
così indifeso e spaventato che Harry sente l'improvviso bisogno di
piangere e di abbracciarlo contemporaneamente.
“Ho provato, dio sa quanto ci
ho provato a non esserlo, ma non è possibile, Harry, non è
possibile, non è dannatamente possibile”, continua Louis,
piantandosi le unghie nelle braccia.
Harry combatte l'urgenza di
allungare una mano per far sì che Louis smetta di tormentarsi le
braccia.
“Non ce la faccio a non
esserlo, lo capisci? Non ci riesco”.
Harry non può fare altro che
annuire ma è sull'orlo delle lacrime.
“Anche se io non voglio
esserlo, è più forte di me. Questa cosa è più forte di me, non
posso combatterla”.
“Non puoi combattere contro te
stesso”, offre Harry.
Louis lo guarda con gli occhi
velati di lacrime.
“Ho paura, sono paralizzato
dalla paura, Haz”, ammette e gli sfugge un singhiozzo. “Non ho
mai avuto tanta paura in vita mia. Mi sento un ammasso di carne
viva, mi sento nudo, esposto, senza difese. Ho paura che tutti lo
vedano, che tutti possano capirlo e farmi del male”.
Nessuno ti farà del male,
vorrebbe dire Harry, ma sa che è una bugia che potrebbe fare più
danni della verità.
“Penso spessissimo 'voglio
morire'. Vorrei addormentarmi e non svegliarmi mai più”.
Louis piega la testa sul petto e
respira affannosamente. Harry non può vederlo ma è quasi sicuro che
stia piangendo.
“Non riesco a capire perché
sia successo a me, proprio a me, tra tutti”, mormora.
“Perché non possono semplicemente piacermi le ragazze, come a
tutti gli altri, perché? Cosa ho fatto di male per avere questa
condanna? Perché è una condanna, una macchia che mi
porterò per tutta la vita, una cosa che non potrò cancellare perché
lo so, lo sento che sarà sempre così. Sono anni che
va avanti questa storia, non smetteranno mai di piacermi
i...ragazzi”.
Harry cerca di radunare i
pensieri, si sforza di pensare a qualcosa di coerente e giusto
da dire, ma alla fine opta per la prima cosa che gli viene in mente,
la più ovvia e urgente.
“Non c'è niente di male a
essere gay. Non è una condanna o una colpa”.
Louis solleva di scatto la
testa.
“C'è tutto di male,
invece”, dichiara ostinatamente. “C'è che non verrò mai
lasciato in pace per questo, nessuno me lo farà mai
dimenticare. Io non sarò più Louis, ma sarò per sempre quello
gay. C'è che deluderò la mia famiglia, sconvolgerò la vita di
mia madre e lei non potrà mai più essere orgogliosa di me.
C'è che manderò il mio futuro a puttane perché ci sono tante
di quelle cose che vorrei fare che non si possono conciliare con
l'essere gay. C'è che non posso accettare di esserlo non
perché penso sia una malattia o qualcosa di simile, ma
perché è così fottutamente sbagliato rischiare di rovinare
la propria vita per una cazzata del genere”.
Harry è senza parole. Come fare
a controbattere a tutto quello che gli ha detto Louis? Lui non ha
mai, mai pensato a queste cose. Perché? Non è forse nella stessa
situazione di Louis? O si sente più al sicuro perché è bisessuale?
Ma lo è veramente, alla fine, o è solo una bugia che vuole
continuare a raccontarsi perché è più facile così? Quello che è
certo, comunque, è che lui non ci vede nulla di sbagliato.
L'unica cosa veramente sbagliata in tutto questo è non potere
stare assieme a Louis.
“Non puoi lasciare che
l'essere gay ti definisca. Tu sei più di questo”, afferma.
“Credi che se gli altri
dovessero scoprirlo la penserebbero come te? Credi che i miei
compagni di squadra accetterebbero con entusiasmo di avere un
finocchio che potrebbe spiarli nelle docce? Credi che mia
madre sarebbe felice di sapere che suo figlio non sposerà mai una
ragazza e non le regalerà la gioia di avere dei nipoti? O che sarà
al settimo cielo all'idea che tutti la compatiscano per aver
avuto la sfortuna di partorire un frocio?”.
Louis si prende la testa tra le
mani e comincia a piangere sommessamente.
“Non posso permettermi che
qualcuno lo scopra, Harry”, dice, dondolandosi sul posto. “Non
posso perdere tutto quello che ho, non posso”.
Louis tira su col naso e
continua a singhiozzare.
Harry è colpito da un pensiero
improvviso: per lui è più facile accettare questa cosa perché
non è Louis. Louis è il capitano della squadra, ha ottenuto un
ruolo importante nella recita scolastica e canta al glee club, un
glee club che è lungi dall'essere formato da sfigati (esclusi lui e
Ed, probabilmente). Louis è popolare, conosciuto, ammirato e
invidiato da tutti, nella sua perfetta immagine di eterosessuale
di successo. Harry invece non è nessuno, non è mai stato
nessuno e non sarà mai nessuno. Se qualcuno decidesse di prenderlo
in giro per i suoi gusti sessuali questo sarebbe solo un altro
motivo per essere deriso o maltrattato. Per lui non cambierebbe
nulla, perché ci è abituato. Sarebbe un po' più dura,
d'accordo, ma il mondo non gli crollerebbe certo addosso.
Stringerebbe i denti, andrebbe avanti, con la certezza di avere degli
amici dalla sua parte e la sicurezza di non aver perso nulla.
Perfino sua madre potrebbe essere comprensiva, ne è quasi sicuro.
Magari se lo aspetterebbe pure, non sarebbe del tutto una sorpresa,
visto che lui non ha mai portato a casa una ragazza, né ha mai
espresso davanti a lei interesse per qualcuno dell'altro sesso. Louis
ha invece costruito tutta la sua vita su un'immagine che non è
mai stata scalfita da niente e nessuno.
Harry si avvicina a Louis sul
letto e prova a prendergli una mano. Louis si allontana bruscamente e
a Harry sprofonda il cuore nello stomaco.
“Scusami”, dice Louis,
passandosi una mano sulla faccia per togliere le lacrime.
“Non devi scusarti”, mormora
Harry. Louis non vuole essere toccato in questo momento, va
bene.
“Vorrei
avere la forza di essere diverso,
ma ho capito che non c'è niente al mondo che potrei fare per
cambiare quello che sono. Non posso cambiare”,
ammette Louis. “Odio quello che sono, ma forse odio di più dovermi
sforzare di essere quello che non sono.
É
frustrante e sono stanco di provarci”.
Harry
lo osserva per qualche secondo fino a che Louis non solleva la testa
per guardarlo.
“Il
fatto che tu lo abbia finalmente ammesso è un passo avanti, Lou”,
dice, anche se gli sembra la cosa più stupida e meno utile del
mondo, in questo momento.
“Devo
riuscire a non far collidere le due parti della mia vita: il mio
essere gay col mio far finta di non
esserlo”.
“Lou”,
lo chiama Harry con tono di avvertimento. Che significa far
finta di non esserlo?
Che Louis ha ammesso a se stesso di essere gay ma che vuole reprimere
questa parte di se stesso che ok, non può definirlo,
ma che è comunque una parte
di se stesso?
Non si potrà mai essere felici rinunciando a un pezzo di sé.
Gli
occhi di Louis sono asciutti adesso, sebbene arrossati, e Harry ci
legge dentro una
richiesta di aiuto.
“Cosa
pensi di fare?”, domanda Harry. “Non parlo di noi, parlo in
generale, cosa pensi di fare adesso? Cosa vuoi
fare?”.
Louis
si morde le labbra.
“C'è
una cosa che voglio
fare ed è un desiderio così forte e intenso che supera la voglia di
strapparmi il cervello o uccidermi”.
Louis fa una pausa ad effetto. “Ed è baciarti, e
fare l'amore con te,
Harry. Quando ti dico che sei un miracolo
lo intendo veramente. Anche se mi odio quando penso di baciarti, di
abbracciarti o anche solo di tenerti la mano, quando effettivamente
lo faccio
mi rendo conto che ne vale la pena. Ne
vali la pena,
Harry. Quando lo faccio dimentico perfino il motivo per cui dovrei
odiarmi”.
Il
cuore di Harry batte così forte che è sicuro che il suono rimbombi
nel silenzio della stanza. Ha voglia di ridere, di piangere, di fare
stupide dichiarazioni d'amore ma soprattutto ha voglia di abbracciare
Louis e giurargli che loro
ne
valgono la pena, che quello che c'è tra di loro ne vale la pena e
può dimostrarglielo.
“Hai idea da
quanto tempo mi piaci?”, domanda Louis. “No, ovviamente no”.
Louis fa una pausa
e sul suo volto balena un sorriso. Lo stomaco di Harry fa le
capriole. Louis non gli ha mica detto una novità ammettendo che lui
gli piace, ma è bello sentirselo dire, cazzo se lo è, e
soprattutto è bello sapere che la cotta di Louis va avanti da
un po'. Harry si sente un po' meno stupido e decisamente lusingato.
“Dal quindici
dicembre dell'anno scorso”, continua Louis, dando una risposta al
suo stesso quesito. “Lo so che è patetico che io ricordi la
data precisa, o perfino l'ora – erano le otto e quarantesette del
mattino, se proprio vuoi saperlo – ma che ci vuoi fare? Sono
momenti che non si dimenticano”.
Ok, Harry è
leggermente sconvolto. Louis sapeva della sua esistenza prima
che si conoscessero?
“Nevicava quel
giorno e faceva un freddo boia”, prosegue l'altro ragazzo. “Mia
madre si è offerta di accompagnarmi a scuola in auto per evitare di
farmi prendere il bus ma il traffico era in tilt perciò sono
arrivato in ritardo. Ricordo che mi trovavo davanti alla porta della
mia classe che cercavo di togliermi la neve da sotto le scarpe quando
ti ho visto. Stavi correndo lungo il corridoio con Ed –
immagino foste in ritardo anche voi – quando a Ed sono caduti
alcuni libri dallo zaino. Lui non se n'è accorto e ha proseguito la
sua corsa invece tu ti sei fermato a raccoglierli - proprio davanti a
me - urlandogli dietro di aspettarti. Non so perché ma
istintivamente mi sono abbassato per aiutarti. Tu hai alzato di
scatto la testa, sorpreso, e la mia ha smesso di funzionare.
C'erano dei fiocchi di neve intrappolati tra i tuoi capelli, le tue
guance erano arrossate per il freddo e i tuoi occhi erano di un
colore straordinario, una sfumatura di verde alla quale non
saprei dare un nome. Forse non esiste in natura un colore del genere,
ce l'hanno solo i tuoi occhi. Ricordo di aver pensato dio mio,
sono innamorato! ma non ho avuto paura, anzi, ricordo di
essere stato pervaso da una strana calma e mi sono sentito
bene, come non mi sentivo da tanto tempo. Tu mi hai rivolto un
mezzo sorriso e mi hai ringraziato velocemente, perché nel frattempo
Ed era tornato sui suoi passi per dirti di spicciarti perché
dovevate ancora prendere le presenze. Io sarei dovuto entrare in
classe ma ero troppo su di giri e sapevo che non sarei
riuscito a concentrarmi perciò ho deciso di saltare la prima
lezione e andare a prendere una boccata d'aria in cortile. Ripeto,
faceva un fredda boia ma non mi importava. Sono rimasto per
non so quanto tempo a guardare i fiocchi di neve che volteggiavano
nell'aria, immaginando come si sarebbero impigliati tra i tuoi
capelli, i tuoi splendidi ricci. In quel momento ho deciso che ti
avrei chiamato Curly, visto che non conoscevo ancora il tuo
nome”.
Harry ricorda quel
giorno, ricorda di essere arrivato in ritardo per colpa della neve,
ricorda della corsa lungo i corridoi della scuola sulle suole bagnate
delle sue scarpe, ricorda di aver visto i libri di Ed sfuggire
attraverso la zip aperta del suo zaino e di averlo chiamato per
avvertirlo di quello che era successo, ricorda di aver sbuffato prima
di piegarsi a raccoglierli, ricorda che qualcuno lo aveva aiutato,
mentre quell'idiota di Ed aveva proseguito la sua corsa, ignaro di
tutto. E ricorda anche di aver pensato quello era Louis Tomlinson
solo dopo aver preso posto in classe. Ovviamente non aveva dato alcun
peso a niente di tutto ciò. Quella era stata una giornata come
tante, a parte la neve e un freddo da far diventare blu le
dita delle mani.
“Non
sono più riuscito a vederti fino a dopo le vacanze di Natale, visto
che siamo in anni diversi con orari e lezioni diverse”. Louis
continua la sua storia e Harry lo ascolta incredulo e affascinato.
“Ti ho cercato ogni singolo giorno per i corridoi, a mensa,
all'uscita da scuola, ma non c'è stato niente da fare, non ti
trovavo. Ero in qualche modo disperato ma allo stesso tempo il
pensiero che là fuori da qualche parte ci fosse qualcuno come te
mi rendeva inspiegabilmente felice. La tua sola esistenza mi rendeva
felice, non so spiegartelo. Mi sentivo come una di quelle ragazzine
fan di un cantante o un attore, irrimediabilmente innamorate del
proprio idolo e consapevoli che non lo conosceranno mai, che però
sono felici anche solo che questa persona esista e che viva e
respiri sul loro stesso pianeta”.
Louis
fa una pausa e deglutisce, gli occhi ostinatamente incollati al
materasso. Harry sta scoprendo un sacco di cose su di lui in questi
giorni e si stupisce a pensare che nonostante non le sapesse,
nonostante ignorasse parti importanti della sua storia, questo non
gli ha impedito di innamorarsi irrimediabilmente di
lui.
“Poi
un giorno sono riuscito a beccarti di nuovo. Quel giorno pioveva a
dirotto – forse il meteo è una specie di mio angelo
custode, che ne so – ma io
avevo dovuto per forza prendere il bus ed ero in ritardo per gli
allenamenti di calcio. Nonostante la pioggia l'allenatore non aveva
voluto cancellarli ma li aveva spostati in palestra. Mi sono fiondato
negli spogliatoi ed è lì che ti ho rivisto. Eri di nuovo insieme a
Ed, seduto per terra con le gambe incrociate, e stavi cantando mentre
lui ti accompagnava con la chitarra. Ricordo di essere rimasto
imbambolato a fissarti, nascosto dietro agli armadietti. Finalmente
potevo guardarti, studiare i tuoi lineamenti e le espressioni del tuo
volto. Ho scoperto il suono della tua voce e la tua bocca, la
tua bocca, mi ha fatto
impazzire. In quel momento ho pensato di non essere mai stato così
felice in vita mia e contemporaneamente che non sarei mai più stato
felice se non ti avessi conosciuto. Non ho mai scoperto che canzone
stessi cantando, comunque”.
“Can
I Stay”, lo informa Harry, con
voce flebile e traballante. “Di Ray LaMontagne. In quel periodo ero
un po' fissato”.
Harry ricorda anche
quel giorno, di come lui e Ed avessero già progettato di saltare
scuola e di come invece erano stati sorpresi dal temporale, che li
aveva costretti a rifugiarsi negli spogliatoi della palestra perché
non sapevano dove altro andare.
“Voglio sentirtela cantare di
nuovo, un giorno”, afferma Louis.
Harry annuisce. Quando vuoi,
ogni volta che vuoi, pensa.
“Dopo
quella volta ho continuato a vederti di tanto in tanto, ma non ho mai
trovato il coraggio di parlarti. È
stato un colpo di fortuna che quella volta Stan stesse per gettarti
nel cassonetto dell'immondizia proprio mentre io ero nei paraggi”.
Louis aggrotta la fronte. “Cioè, non che, uhm, tu debba
considerarti fortunato che Stan stesse per-”.
“Invece
sono stato davvero fortunato”, dichiara Harry, sorridendo. Quel
giorno aveva conosciuto Louis e ci aveva parlato per la prima volta.
Non avrebbe mai immaginato che quell'incontro gli avrebbe cambiato la
vita. Certo, avrebbe comunque conosciuto Louis qualche giorno dopo,
ma come primo incontro non sarebbe stato altrettanto epico.
“Ancor prima di conoscerti eri
sempre nei miei pensieri. Eri il rifugio sicuro nei mie momenti
peggiori, eri la speranza alla quale mi aggrappavo ogni volta che
pensavo che non ce l'avrei fatta, eri l'unica cosa giusta
nella mia vita, anche se, tecnicamente, non facevi parte delle mia
vita. Eri l'unica fantasia nella quale non pensavo fosse
sbagliato cullarmi”. Louis fa una pausa a effetto. “Ma mi ero
creato un'immagine di te che, credimi, non ha quasi niente a che fare
col vero Harry Styles”.
Harry solleva un sopracciglio e
Louis allunga una mano per cancellare con una carezza lo stupore dal
suo volto.
“Il vero Harry Styles è molto
meglio”, afferma. “Il vero Harry Styles ride alle mie battute,
anzi, a volte fa battute più divertenti delle mie. Il vero Harry
Styles mi ascolta e mi capisce, è intelligente senza essere
presuntuoso, è gentile e comprensivo, e odora di buono, di casa
e di qualcosa che mi fa venire voglia di abbracciarlo per sempre e
dire al mondo lasciatelo stare, è mio”.
Harry è sopraffatto dal
pensiero di come sia completamente andato per questo ragazzo e
sente il suo petto espandersi e la sua testa fluttuare e pensa che è
la sensazione più bella del mondo e vorrebbe vivere in questo
momento, in questo sentimento, per sempre. Perché è il momento
perfetto e il sentimento perfetto, perché è un momento, e un
sentimento, condiviso. Non sa se Louis provi per lui un
quarto dell'affetto che lui prova nei suoi confronti ma non gli
importa. Louis sente qualcosa e questo qualcosa deve essere
forte e radicato e resistente se va avanti da un anno e se non è
appassito, anzi, tutto il contrario, quando Louis ha conosciuto il
vero Harry.
“Harry, ascoltami”, implora
Louis, come se Harry non stesse letteralmente pendendo dalle sue
labbra, “sono stato uno stronzo con te ultimamente e mi dispiace,
mi dispiace così tanto che non so come farmi perdonare. Ho
combinato un casino e mi sono tirato indietro, pensando che sarebbe
stato meglio per tutti e due, invece-”. Louis si tormenta le labbra
coi denti. “Invece sono stato malissimo e non riuscivo a
sopportare l'idea che potessi stare male anche tu. Mi sei mancato
ogni singolo giorno ma non potevo starti vicino perché non riuscivo
a smettere di volerti, non solo come un amico - ormai avevo
superato da un pezzo la fase in cui credevo che mi sarebbe bastata la
tua amicizia - ma avevo paura che questa cosa mi sarebbe costata
tutto quello che avevo”.
Louis sfiora il ginocchio di
Harry con una mano e fa una specie di sorriso, troppo tirato e triste
però, per essere definito un vero sorriso.
“Però io sto bene solo
quando stiamo insieme perché non solo mi piaci tu ma mi piaccio io
quando sono con te”, afferma, cercando gli occhi di Harry e
annuendo come per rassicurarlo della veridicità di quello che sta
dicendo. “Quando sono con te sono interamente me stesso, non
devo trattenermi, non devo fingere, e tu mi mi fai sentire
importante come nessuno aveva mai fatto prima”.
Harry accarezza la mano di Louis
poggiata sul materasso accanto al suo ginocchio. Ha intuito che Louis
non ha ancora finito di parlare perciò aspetta in silenzio che
continui.
“Rinunciare a te
significherebbe rinunciare a me, a quello che sono veramente.
E significherebbe rinunciare ai tuoi occhi, alle tue stupide e
adorabili fossette, alla tua voce, alla tua presenza che mi calma e
mi rilassa e mi fa credere che al mondo ci sia ancora qualcosa di
buono per me. E io non posso permettermelo”.
Louis deglutisce rumorosamente e
distoglie lo sguardo. Harry si sente in bilico su un fottuto
elastico perché non è sicuro di dove Louis voglia andare a
parare, anche se spera-
“Perciò penso che-”. Louis
riporta i suoi occhi su Harry e lo guarda con una nuova
determinazione, “che potremmo baciarci quando siamo soli, quando
nessuno sta guardando, quando siamo a casa e al sicuro.
Potremmo vivere questa cosa in privato e sarà una cosa solo nostra,
della quale nessuno dovrà sapere niente, non perché mi vergogni di
te, lo sa solo dio quanto vorrei dire al mondo quanto ti- quanto ci
tenga a te, ma perché è delicata, il mondo la
rovinerebbe, ci rovinerebbe”.
Ecco, Louis ha fatto la sua
proposta ed è più di quello che Harry avrebbe mai sperato. E
Louis ha ragione, non avrebbero pace se qualcuno lo scoprisse, Louis
non avrebbe pace e si chiuderebbe di nuovo in se stesso o scapperebbe
per sempre, e perderebbero inevitabilmente quello che c'è tra di
loro. C'è un tempo per ogni cosa e questo è il loro tempo,
il tempo per stare insieme ed essere felici, fingendo che il resto
del mondo non esista, almeno per un po'. Almeno per un po' Louis non
avrà paura e arriverà il momento in cui smetterà di avere paura
per sempre e Harry sarà al suo fianco tutto il tempo per aiutarlo,
prima che questo accada.
“Lo so che sto chiedendo di
mentire e di essere disonesta come me alla persona più onesta
e sincera che conosca – e non credere che questo non mi faccia
sentire uno schifo – però non so come altro fare, in questo
momento voglio fare quello che più desidero ma non voglio che quello
che faccio venga scoperto non perché è sbagliato per me,
ma perché è sbagliato per loro”.
Louis sembra farsi piccolo
piccolo sul materasso quando piega la testa di lato e domanda a
Harry: “Ha senso quello che sto dicendo?”.
Harry stringe le dita attorno al
polso di Louis – forse non è ancora il momento di prendergli la
mano – e annuisce.
“Farei qualsiasi cosa per te,
dicevo sul serio”, afferma. Quello che ha appena confessato lo
esalta e lo spaventa allo stesso tempo, ma è la verità. E
con qualsiasi cosa Harry intende qualsiasi cosa, della serie
che se Louis gli chiedesse di aiutarlo a rapinare un supermercato lui
lo farebbe, se Louis gli proponesse su due piedi di scappare in
Messico lui lo farebbe, se Louis sentisse l'improvviso e
urgente desiderio di scoparlo su questo materasso lui glielo
farebbe fare, anche se ha paura ed è presto e fino a qualche mese
prima non pensava che lo avrebbe mai fatto.
“Allora sei d'accordo?”,
domanda Louis, poi si passa una mano sulla faccia. “Dio sembra che
stiamo chiudendo un contratto e che io debba dirti 'firma qui'
da un momento all'altro. Scusami, non volevo che fosse una cosa così
sterile e innaturale-”.
“Non fa niente”, taglia
corto Harry. “Dovevi chiarire le tue condizioni”.
Louis si rabbuia.
“Mi dispiace che ci debba
essere della burocrazia pure in queste cose. Non volevo che il
nostro rapporto sembrasse come un accordo o qualcosa del
genere”.
Harry gli massaggia il polso e
sorride.
“Meglio questo di niente,
giusto?”, dice. “Non so come avrei fatto a sopportarlo se tu
avessi deciso di non stare con me, ma abbiamo trovato una
soluzione e va benissimo. Sono felice che tu sia venuto a
patti con te stesso, è la cosa più importante”.
Louis fa una smorfia.
“Mi dispiace da morire averti
ferito”.
“Mi dispiace da morire che tu
abbia sofferto”, replica Harry, accorato.
Louis incurva le spalle e
abbassa la testa.
“Non penso sia ancora finita”.
Harry si sente stringere il
cuore.
“Ma adesso ci sono io con te”.
Louis gli fa dono di un piccolo
sorriso che è come una boccata d'aria per Harry dopo innumerevoli
minuti di apnea.
“C'eri anche prima ed è
solo grazie a te se sono riuscito a sopravvivere a tutto
questo e sono qui adesso a chiederti di restare ancora un po'”.
“Ho tutto il tempo del mondo”,
lo rassicura Harry e questa sensazione di eternità che prova
quando c'è di mezzo Louis è strana e confortante insieme.
“Sei sicuro di essere
d'accordo a mantenere il nostro sporco segreto?”, domanda Louis,
assottigliando lo sguardo.
Harry sospira.
“È
un segreto, ma non è
sporco, Louis”.
“È
comunque
un segreto. Tra me e te”, insiste l'altro ragazzo.
“Va bene”, concede Harry. “E
comunque non sarà per sempre così, giusto?”
Louis aggrotta le sopracciglia e
un lampo di incertezza attraversa il suo volto.
“Hai avuto tanto da elaborare
ultimamente e nessuno ti obbliga a condividere con il mondo
quello che hai realizzato, se non è il momento”, continua Harry,
incoraggiante. Un passo alla volta.
“L'ho sempre saputo, Harry,
sempre. Non è una novità recente”, ribatte Louis,
con un po' di asprezza nella voce.
“Ok, ma prima ti rifiutavi di
ammetterlo a te stesso, adesso hai avuto il coraggio di ammetterlo
perfino ad alta voce. Quando verrà il momento lo dirai, come vuoi tu
e a chi vuoi tu”, tenta di farlo ragionare Harry.
Louis abbassa il capo e si
afferra i piedi con tutte e due le mani, in un disperato tentativo di
trovare conforto.
“Non sono sicuro che quel
momento arriverà mai. Non penso sarò mai pronto ad affrontare le
conseguenze”.
“Io invece credo che ce la
farai. Non c'è niente che tu non possa fare”, dice Harry,
ostinatamente. “E probabilmente queste fantomatiche conseguenze
non saranno niente di che”.
“Tu non hai paura, proprio per
niente?”, domanda Louis. “Vorrei essere coraggioso come te,
speciale come te”, dichiara in maniera accorata.
“Io non sono né coraggioso né
tantomeno speciale”, replica Harry. Io non sono nessuno.
“Che problema hai coi
complimenti, sul serio?”, dice Louis, facendosi sfuggire una
piccola risata.
Harry fa un mezzo sorriso.
“Sono più bravo a farli che a
riceverli”.
Louis ricambia il sorriso. Harry
è felice di essere sempre in grado – o quasi – di migliorare il
suo umore.
“Ti consiglio di farci
l'abitudine a riceverli”, lo avverte Louis, facendosi più vicino.
“Sono uno spacciatore di complimenti, io”.
Harry trattiene il fiato,
osservando Louis intrecciare le loro dita insieme.
“Quindi siamo, uhm, okay?”,
domanda, carezzando il dorso della mano di Harry.
“Sì, decisamente”.
Louis accosta la mano di Harry
al proprio viso e gli sorride, un sorriso vero e sincero, con tanto
di rughe agli angoli degli occhi e iridi che brillano. Harry
potrebbe – vorrebbe – farci l'abitudine.
“Che
ne dici se adesso ti baciassi?”, propone Louis, fingendo
nonchalance. “È
parte dell'accordo, se non sbaglio”.
Che
domande, Harry non aspettava altro. Il loro “accordo” sarà un
successo se implicherà un
sacco
di baci. D'altra parte devono recuperare tutti quelli che non si sono
dati tutte le volte che avrebbero voluto. E sono tante,
se deve dirlo lui.
“Sì, ti prego”,
sussurra infatti, stringendo la presa sulla mano dell'altro ragazzo.
Louis ride della sua espressione
implorante e si sporge verso di lui. Harry piega istintivamente la
testa in avanti, con il cuore che gli batte a un ritmo forsennato e
un magone allo stomaco come mai in vita sua.
Louis accarezza il suo viso con
gli occhi e sulle sue labbra si forma un sorriso incredulo e
dolcissimo. Le interiora di Harry potrebbero essersi liquefatte.
Dovrà controllare più tardi.
“Che c'è?”, sussurra Louis,
così vicino adesso che Harry sente il suo fiato sulle proprie
labbra.
“Mi piace come mi guardi”,
mormora questi con voce roca, come se non parlasse da ore.
Gli occhi di Louis vagano di
nuovo sul suo volto e Harry è sicuro che anche se gli altri organi
potrebbero essere ancora intatti il suo cuore si è decisamente
sciolto.
“Come
ti guardo?”, sussurra l'altro ragazzo, poggiandogli una mano sulla
coscia Harry trasalisce.
È
solo una mano sulla coscia!
“Come se fossi la
cosa più bella del mondo”, afferma, sentendosi immensamente idiota
e immensamente lusingato allo stesso tempo.
La serie di
emozioni che si avvicendano sul viso di Louis è divertente da
guardare (anche se Harry è tutto fuorché divertito in questo
momento): prima sorride, poi corruga la fronte, poi si morde il
labbro inferiore e infine scoppia a ridere, scuotendo il capo. In
tutto ciò si è allontanato dal viso dell'altro ragazzo e Harry
pensa nonononono, torna qui, non dirò mai più niente di stupido.
“Stavo quasi per
cascarci”, dice Louis.
Harry apre la bocca
per parlare ma viene battuto sul tempo dall'altro ragazzo.
“Ti sei abituato
in fretta alla storia dei complimenti”, afferma, “e adesso ne sei
dipendente. Ma non cadrò nella tua trappola. Non me lo farai
dire, malefico Harry”.
Harry mette il
broncio.
“Non era una
trappola, idiota”.
Louis gli stringe
la coscia. Harry potrebbe svenire.
Perché Louis sente la necessità di tirarla per le lunghe anche
quando devono fare una cosa importante e assolutamente irrimandabile
come baciarsi?
“Ok, ammetto che
sei la seconda cosa più bella del mondo”, offre Louis,
arricciando le labbra.
“E qual è la
prima?”, domanda Harry per reggergli il gioco, perché la risposta
è più che ovvia.
“Io”,
ribatte infatti Louis, sorridendo malizioso.
“La modestia è
la tua dote principale”, replica Harry, roteando gli occhi.
“Già”. Louis
si è fatto nuovamente più vicino. “Adesso baciami, stupido”.
Era ora.
Harry
non può impedirsi di ghignare prima di poggiare una mano sulla nuca
di Louis, attirarlo a sé e baciarne il sorriso.
Louis non è mai stato così docile e rilassato, così arrendevole e
malleabile, tra le sue
mani. Harry può finalmente testare la consistenza delle sue labbra e
goderne il sapore a pieno,
e può sentire tutto,
i respiri spezzati di Louis, il battito del suo cuore, la pressione
della mano dell'altro ragazzo sulla propria coscia e i brividi che
corrono lungo la sua schiena quando la mano risale lentamente verso
il suo fianco e le dita di Louis si stringono attorno ai lembi della
sua maglia.
Il
loro primo bacio era stato troppo breve e troppo simile a uno scherzo
per essere un vero
primo bacio, il loro secondo bacio troppo atteso
e affrettato, e i baci della sera prima troppo frenetici e disperati.
Tutti baci meravigliosi ed eccitanti,
comunque, coi loro
difetti, ma questo, questo è perfetto.
Harry è sicuro che anche se ci sono stati altri baci e altri ancora
ce ne saranno, tutti diversi a seconda dell'umore della situazione
dell'eccitazione, questo rimarrà per sempre il suo preferito. È
quello della quiete dopo la tempesta, quello dell'acqua dopo ore di
arsura, quello del riposo dopo una giornata sfiancante, quello del
sollievo dopo un inutile spavento. Harry dovrebbe scrivere delle
canzoni su questo bacio, su Louis, sul sentimento che somiglia alla
felicità che sente gonfiarsi nel petto, e cantargliele. Solo a lui.
Louis
preme gentilmente affinché Harry si stenda e il bacio si interrompe
per una frazione di secondo prima che Harry poggi la testa sul
cuscino e si ritrovi le labbra di Louis di nuovo incollate alle sue.
“La
tua bocca”, mormora Louis sulle sue labbra, “ mi fa ancora
impazzire”.
Harry
ingoia la replica che ha sulla punta della lingua – ancora?-
perché ci sono cose più urgenti da fare con la lingua
in questo momento. Si sposta su un fianco, obbligando Louis a fare lo
stesso. L'altro ragazzo lascia scivolare una gamba in mezzo alle sue,
affondando una mano tra i suoi capelli. Harry gli afferra la testa
con una mano e strofina il pollice sulla porzione di pelle accanto al
suo occhio, quella dove si formano le rughe quando sorride. Louis fa
degli adorabili e soffici versi di apprezzamento e Harry
sorride sulle sue labbra.
È quando Louis
poggia una mano alla base della sua schiena e lo attira contro il
proprio corpo che Harry si rende conto di essere eccitato. Forse
è colpa della prolungata attesa di questo momento, forse è Louis
che è solido e morbido allo stesso tempo sotto le sue mani, forse è
la natura, però, beh, Harry si è eccitato e chi può
biasimarlo?
Louis se ne accorge
e si stacca dalle sue labbra.
“Nel contratto
non sono previsti solo i baci, lo sai?”, soffia sulla sua bocca.
Harry deglutisce.
“Mh, no?”.
“No”, conferma
Louis. “Infatti sono quasi sicuro di essere pienamente in diritto
di fare questo”.
Louis preme il
palmo della propria mano sul rigonfiamento nei pantaloni di Harry.
Questi trattiene a
stento un'imprecazione.
“Che ne dici?”,
mormora Louis, con un sorriso malizioso.
“Dico che sì”,
afferma Harry, sicuro di aver infranto qualche regola grammaticale,
ma chi pensa alla grammatica in questi momenti?
Louis continua a
toccare l'erezione di Harry attraverso i jeans, strappandogli dei
gemiti dai quali Harry sarebbe imbarazzato se non fosse così preso
da quello che Louis gli sta facendo. Con la poca razionalità che gli
rimane pensa che questo è meglio della sera prima perché
adesso è lucido – per quanto si possa essere lucidi in
questo momento, con Louis che lo tocca e rilascia baci umidi sulla
sua mandibola e sul collo – e concentrato sulle sensazioni che sta
provando. Concentrato forse non è la parola adatta, visto che
Harry sente di essere vicino a fare la sua prima esperienza
extra-corporea: è così sensibile ed elettrizzato allo stesso
tempo che gli sembra di doversi staccare dal suo corpo e fluttuare
nell'aria da un momento all'altro. O forse è più probabile che il
suo corpo prenda fuoco. E Louis non ha ancora fatto niente,
o quasi.
Louis non gli
chiede il permesso – sono già ben oltre quella fase – quando
estrae il bottone dei jeans dall'asola e abbassa la zip. Il suono
riecheggia nel silenzio della stanza, smorzato solo dai loro
respiri.
Harry gli è grato
quando Louis soffoca con un bacio il gemito - lungo e imbarazzante
- che rischia di sfuggirgli dalle labbra nel momento in cui libera la
sua erezione dalla costrizione dei boxer e la circonda con le dita.
Louis muove la mano lentamente, allo stesso ritmo con cui lo bacia.
Harry resiste un
numero ridicolo di minuti prima di venire, stringendo forte
gli occhi e mordendo il labbro inferiore di Louis.
“Ahi”, si
lamenta Louis, giocosamente, prima di schioccare un ultimo bacio
sulle labbra di Harry.
“Scusa”,
mormora il riccio, a corto di fiato e con le gambe molli.
Louis gli sistema i
boxer e si accoccola contro di lui.
“Mi dispiace per
la tua maglia, Haz”, afferma sfiorando col naso il mento di Harry.
“La mia ma-”,
inizia Harry prima di accorgersi di quello che c'è sulla sua
t-shirt. “Oddio”.
Louis ridacchia.
“Almeno non
abbiamo sporcato il letto. Di nuovo”.
Harry ride e prende
il viso di Louis tra le mani, guardandolo negli occhi per un po'
prima di baciarlo.
“Grazie”, dice.
“Quando vuoi”,
replica Louis, sorridendo pacifico.
“Adesso mi sento
in dovere di ricambiare il favore”, afferma Harry, sfiorando con le
dita il fianco semi-scoperto di Louis. “Non proprio in dovere,
cioè, mi piacerebbe-, tu vorresti-”.
Louis scuote il
capo.
“Non credevo che
un orgasmo potesse peggiorare ulteriormente la tua proprietà
di linguaggio”, scherza. “Comunque, io sto bene così, non ti
preoccupare”.
Harry corruga la
fronte.
“Sicuro?”,
chiede, ma la vera domanda è ho sbagliato qualcosa?
Louis gli passa
l'indice sulle labbra.
“Non pensare
neanche per un attimo che io non ti voglia”, lo rassicura,
indovinando la sua insicurezza. “Ti voglio così tanto che non
riesco a spiegartelo e ti voglio in modi che potrebbero
eccitarti terribilmente o terrorizzarti, se te li dicessi”. Louis
si lascia sfuggire una risatina. “Però abbiamo tempo, no? Ieri ho
combinato un casino e mi dispiace. Avrei voluto che la nostra, per
così dire, prima volta non succedesse in quel modo. Non farmi
bere mai più quando sei nei paraggi”.
Harry lo bacia di
nuovo. Adesso può perché non dovrebbe farlo ogni volta che
vuole?
“Non hai
combinato nessuno casino. E comunque è stato, uhm, eccitante”,
afferma.
Louis gli da un
buffetto sulla guancia.
“Ah, quello era
ovvio”, ribatte.
Harry gli sorride,
compiaciuto, poi fa per alzarsi.
“Dove vai?”,
domanda Louis, allungando una mano per fermarlo ma ripensandoci quasi
immediatamente.
“A, uhm, darmi
una pulita?”, risponde Harry, già con un piede per terra.
“Oh, mi
porteresti un po' di carta igienica, per favore?”, chiede l'altro
ragazzo. “Niente mi farà alzare da questo letto”.
Harry solleva un
sopracciglio. Louis gli sventola una mano davanti alla faccia.
“C'è della tua
roba-”.
Harry lo allontana
con una manata.
“Sei disgustoso”,
afferma, ridendo.
“Ma è roba
tua!”, esclama Louis quando Harry è già in bagno.
“Tieni!”, dice
questi, tornato in camera, lanciandogli un rotolo di carta igienica e
colpendolo sulla testa.
“Proverai a
lavare la maglia, adesso?”, domanda Louis strappando una generosa
quantità di carta.
“Non credo”,
replica Harry, rovistando nello zaino alla ricerca di un paio di
boxer puliti. “Forse la lascio qui”.
“Pensa alla
povera donna delle pulizie che la ritroverà”, dice Louis
teatralmente. “Ah, sappi che sei rintracciabile, c'è il tuo
DNA”.
Harry butta gli
occhi al cielo.
“Torno tra poco”,
afferma. “Ti troverò sveglio?”.
“Certo! Sono
stanco ma riesco ancora a tenere gli occhi aperti. Guarda!”
Louis spalanca le
palpebre e Harry scoppia a ridere.
“Ok, ma per
sicurezza ti do il bacio della buonanotte”.
Harry poggia le
ginocchia sul letto e attira Louis in un bacio, che dura più del
dovuto, ma a nessuno dei due sembra dispiacere più di tanto.
“A dopo”, si
congeda Harry, infilandosi in bagno con in mano i boxer. Dormirà in
mutande come al solito, i riscaldamenti sono a palla e il freddo di
Londra non minaccia di penetrare dalle finestre.
Quando però
ritorna in camera una decina di minuti dopo, Louis è già
addormentato, avvolto malamente sotto al lenzuolo e piegato su un
fianco, e respira a piccoli sbuffi. Harry lo osserva per un po' e
ancora non ci crede che Louis è suo. Non ufficialmente, non
apertamente, ma è suo, che gliene importa del resto del mondo?
Prima di mettersi a
letto chiude le tende per non ripetere il risveglio traumatico di
quel mattino, poi si lascia scivolare sotto il lenzuolo e circonda la
vita di Louis con un braccio, facendo aderire completamente il suo
corpo a quello dell'altro ragazzo.
“Haz”, mugugna
Louis, poggiando una mano su quella di Harry.
“Dormi, tesoro”,
sussurra Harry contro la sua nuca, senza impedire che il suo stomaco
faccia una capriola per l'appellativo che gli è sfuggito. Abbiamo
appena iniziato e già sono diventato vomitevole, pensa.
Louis è di nuovo
profondamente addormentato. Harry affonda il naso tra i suoi capelli
e preme le ginocchia contro le cosce dell'altro ragazzo, per essere
impossibilmente vicino a Louis, come a volersi fondere con
Louis.
“So
can I stay here with you, till the day breaks?”,
sussurra Harry, a mo' di ninna nanna, più per se stesso che per
Louis, che potrebbe sentirlo o non sentirlo, però Harry è sicuro
che gliela canterà come si deve questa canzone, un giorno.
“How
happy it would make me to see your face when I wake”,
continua bisbigliando. “So
lay with me in your thinnest dress, fill my heart with each caress
between your blissful kisses whisper, darling”,
Harry
si avvicina all'orecchio di Louis,
“is
this love?”.
ANGOLINO:
Credo di non aver mai scritto
niente di così sdolcinato in vita mia (mi riferisco agli ultimi capitoli). C'è sempre una prima volta.
Comunque, per onestà intellettuale devo dirvi un paio di
cose.
Quindi, la storia di come Louis si sia preso una cotta per
Harry è ispirata vagamente alle prime due strofe di questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=B-Mwk_CkaIo
E il discorso che sempre Louis
fa a Harry a un certo punto è, in parte, tratto da alcuni versi di
questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=lfLW5yw7r3Y
Non fingerò neanche di non
stare facendo pubblicità a Damien Rice xD
Comunque, la canzone che Harry
canticchia alla fine è questa: http://www.youtube.com/watch?v=asAnKobmsLE
Probabilmente è la canzone che il vero Harry
si è fatto tatuare sul braccio (era il braccio?). O forse no. Harry è
un enigma. Un bellissimo enigma. Ok, basta.
Alla prossima!
|
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Capitolo 31 *** I'll still be standing here ***
larry
Salve!
C'è mancato poco che questo capitolo non vedesse la luce almeno fino
alla settimana prossima. Mi spiego: il mio adorato PC ha deciso di
abbandonarmi nel bel mezzo della stesura del capitolo. UNA TRAGEDIA.
Per fortuna quel sant'uomo di mio padre ha capito che senza un
computer non sarei riuscita a sopravvivere e me ne ha rimediato uno –
vecchio, stravecchio e con Internet Explorer come browser, brrr –
da utilizzare temporaneamente, così ho potuto concludere il capitolo
che, grazie a dio, avevo salvato sull'hard disk. Adesso io e il mio
PC siamo di nuovo insieme. Ho temuto per la sua vita, ma il peggio è
passato.
Vi
lascio al capitolo. Grazie a tutti per il supporto!
*
Harry
non ha tolto la sciarpa per tutto il viaggio dalla stazione a casa,
come raccomandatogli da Louis. Jay gli ha chiesto se avesse mal di
gola e Harry si è ritrovato ad arrossire sotto il suo sguardo
curioso, facendo cenno di sì con la testa. Lui e Louis avrebbero
dovuto essere più cauti o, meglio, Louis
avrebbe
dovuto essere più cauto piuttosto che lasciargli dei segni sul
collo. Però Harry non può veramente biasimarlo, Louis era ubriaco,
dopotutto, e lui non ha fatto assolutamente nulla
per fermarlo.
Harry
apre la porta di casa, lascia le scarpe all'ingresso, appende il
cappotto all'attaccapanni e finalmente, finalmente
si toglie la sciarpa. Aveva cominciato a pungere e lui aveva iniziato
a sudare. Opterà per una sciarpa non
di lana per andare a scuola, oppure per una maglia a collo alto,
anche se non è sicuro di avercela, una maglia a collo alto, nel suo
armadio.
“Harry?”.
Il
riccio sobbalza e si affretta ad accendere la luce dell'ingresso. Sua
sorella è in cima alle scale e lo guarda come se fosse un intruso. È
stato via solo tre giorni, questa è sempre casa sua, che problemi ha
sua sorella adesso?
“Gem,
sono tuo fratello, vivo ancora qui con te, mamma e Robin, ricordi?”.
Gemma
scende gli scalini con estrema calma, senza distogliere lo sguardo da
lui.
“Perché
sei entrato in casa come se non volessi farti scoprire?”, domanda,
poggiando il piede sull'ultimo scalino.
“Non
ho fatto niente del genere”, si difende Harry. O forse sì?
“No?”,
ribatte Gemma, sollevando un sopracciglio. “Allora perché non ti
ho neanche sentito aprire la porta e perché non hai accesso la
luce?”.
Harry
si gratta il capo, in cerca di una risposta. Il punto è che non era
sua intenzione evitare sua sorella o sua madre rientrando in casa,
non consciamente almeno, però non era nemmeno particolarmente
entusiasta alla prospettiva di rivederle. Si sente ancora pieno di
quella che non potrebbe definire altrimenti se non adrenalina,
per la nuova ed eccitante piega che ha preso il suo rapporto con
Louis, e si trova in quello stato di euforia
nella quale si ha a malapena coscienza di ciò che ci circonda e
quando ciò
che ci circonda
cerca di catturare forzatamente la nostra attenzione non possiamo che
provare fastidio per il disturbo arrecatoci. Ecco, Harry non ha
esattamente voglia che qualcuno scoppi la sua bolla
di euforia,
sebbene Jay ci sia andata vicina. Fortuna che Harry e Louis abbiano
finto di essere troppo stanchi perfino per parlare evitando di essere
investiti da una raffica di domande da parte della donna.
“Forse
è per quei succhiotti sul collo che non vuoi farti da vedere da
mamma?”, chiede Gemma con un sorrisetto sulle labbra che inquieta e
innervosisce Harry in egual misura.
Il
ragazzo geme di frustrazione e si riavvolge la sciarpa attorno al
collo, in un patetico tentativo di nascondere l'evidenza. È
praticamente fottuto perché sua sorella l'ha già sgamato
nonostante abbia rimesso piede in casa da un minuto scarso.
“Harry?
Pensavo mi avvertissi prima di tornare a casa, ti avremmo aspettato
per cenare”.
Ok,
ripensandoci, Harry dovrebbe ringraziare
sua sorella per avergli ricordato di rimettersi la sciarpa altrimenti
sua madre avrebbe avuto una visuale chiara e inequivocabile di quello
che c'è sul suo collo e questa sarebbe stata una prima grande falla
nel piano 'teniamo nascosto quello che c'è tra di noi' di Louis. A
Gemma può rifilare la scusa di aver incontrato una ragazza in un
locale. Sua madre decisamente non
deve sapere che se n'è andato in giro per locali almeno quanto non
deve sapere che Louis gli ha succhiato il maledetto
collo
“Ma',
l'ho dimenticato, scusa”, bofonchia.
Gemma
lo guarda ancora con una luce di curiosità negli occhi e con quel
sorrisetto furbo. Dannata
sorella.
“C'è
del pollo nel microonde, se ti interessa”.
Lo
stomaco di Harry brontola. Certo che gli interessa.
“Ok,
vado a posare lo zaino in camera e scendo a mangiare”.
Neanche
a dirlo, sua sorella lo segue su per le scale e dentro camera sua.
“C'è
qualcosa che vorresti dirmi?”, domanda, poggiandosi allo stipite
della porta.
Harry
estrae il carica batterie dallo zaino e inserisce la spina nella
presa, poi prende il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e lo
attacca.
“Non
c'è proprio niente che vorrei
dirti”, borbotta.
“Riformulo
la domanda: c'è qualcosa che vorrei sentirti
dire?”.
Harry
corruga la fronte, confuso.
“Non
lo so, dimmelo tu. Cosa vorresti che ti dicessi?”, replica. Deve
uscire da questa situazione e deve farlo in fretta.
“Tipo
con chi sei stato a Londra”.
Harry
sospira, frustrato. Il bello è che Louis glielo aveva detto tieniti
la sciarpa altrimenti qualcuno farà domande e tu non sai mentire
neanche se ne andasse della tua stessa vita. Improvvisamente
il piano di raccontare a sua sorella la balla di aver conosciuto una
ragazza diventa sempre più infattibile.
Tutto quello che può fare adesso è procrastinare.
“Ho
fame, devo andare a mangiare”, dice, facendo per uscire dalla
stanza. A stomaco pieno sarà più lucido e probabilmente riuscirà a
inventarsi una scusa plausibile.
Sua
sorella gli blocca la strada con un piede.
“Aspettavo
questo momento da tutta la vita: vedere mio fratello tornare a casa
con dei succhiotti sul collo. È
tipo un sogno che si avvera
”.
Harry
si lascia sfuggire un verso sorpreso. Sua sorella ha dei sogni
decisamente particolari.
“Gemma,
non ho tempo per te e i tuoi sogni nel cassetto. Fammi passare”,
implora.
“Hai
fatto sesso?”.
Harry
avvampa. Odia avere una sorella maggiore, lo odia e vorrebbe
ucciderla. Non proverebbe neanche un briciolo di rimorso dopo. Forse.
“No”,
afferma. “Ho fame”.
Gemma
sorride. No, ghigna.
“Sai
che non smetterò di tormentarti finché non mi avrai raccontato
tutto?”.
Harry
la afferra per le spalle e la sposta di peso per poter passare.
“Non
ho fatto sesso, cretina, non c'è niente da raccontare”, sussurra.
Gemma
lo afferra per un braccio.
“Sesso
o no, sei sicuramente passato al livello successivo o, come si dice?,
alla seconda
base”.
Harry
vorrebbe piangere. Rimuove con tutta la delicatezza possibile la mano
di sua sorella dal proprio braccio e le lancia uno sguardo
minaccioso.
“Smettila”,
ordina.
Il
ghigno non scompare dal viso di Gemma, tanto che sembra il Gatto del
Cheshire, compresi gli occhi scintillanti nel buio del corridoio.
Harry
fugge letteralmente giù per le scale e si fionda in cucina, facendo
il suo ingresso nella stanza proprio nel momento in cui il trillo del
microonde avverte sua madre che il pollo è pronto.
“Tua
sorella ha mangiato tutte le patate che avevo preparato”, afferma
Anne, poggiando il piatto sul tavolo.
“Mia
sorella è figlia del demonio”, ribatte Harry prendendo posto a
tavola. “Perché non la rimandiamo al suo padre biologico?”.
Anne
sta chiaramente vivendo una lotta interiore, indecisa se ridere o
rimproverare Harry.
“Dubito
che la rivoglia”, dice infine, abbozzando un sorriso.
Harry
le sorride di rimando prima di iniziare a mangiare. Qualche minuto
dopo Robin li raggiunge in cucina, scompigliando i capelli di Harry a
mo' di saluto.
“Com'è
andata a Londra? Ti sono bastati i soldi?”.
Harry
si affretta a deglutire il boccone che stava masticando, rischiando
di soffocare. Beve un sorso d'acqua prima di rispondere.
“È
andata bene, sabato abbiamo visto il musical e domenica abbiamo fatto
un giro di Londra. Oggi abbiamo dormito, eravamo troppo stanchi. E
sì, i soldi mi sono bastati, tranquillo”.
Robin
è stato una benedizione
per la sua famiglia. Anne ha un lavoro che da solo non sarebbe
bastato a sostenerli e suo padre ne ha uno che riesce a mala pena a
far campare lui,
figuriamoci la sua ex moglie e i figli, per questo i suoi soldi non
arrivano sempre puntuali. Ovviamente Robin è stato una benedizione
non solo a livello economico: è l'uomo più generoso e paziente del
mondo, nutre un affetto sincero e disinteressato per lui e Gemma e,
cosa più importante, ama sua madre come si merita. Harry non vede
l'ora che si sposino.
“Non
hai caldo con quella sciarpa?”, domanda l'uomo, dopo un po'.
Harry
istintivamente afferra un lembo della sciarpa.
“No”,
risponde. “Ho mal di gola, a Londra faceva più freddo di qui”,
conclude tossicchiando, per legittimare le sue parole.
“Vuoi
che ti prepari un tè?”, offre sua madre.
Harry
scuote il capo.
“No,
tranquilla, tu e Robin potete andare a guardare la TV di là, se
volete”.
Harry
è un po' in apprensione con sua madre e il suo compagno che gli
ronzano intorno. Il suo progetto di tornare a casa, chiudersi in
camera e vivere tranquillo e felice nel suo mondo è ormai sfumato.
“I
miei doveri di cameriera sono quindi finiti per stasera?”, scherza
Anne.
Harry
la guarda di traverso.
“Sarei
riuscito a scaldarmi il pollo da solo, lo sai? O l'hai fatto tu così
da potermi rinfacciare la storia della cameriera?”, ribatte con più
asprezza di quella che avrebbe voluto.
Robin
solleva un sopracciglio mentre Anne arriccia le labbra.
“Non
ti ho visto per tre giorni, volevo passare un po' di tempo con te”,
afferma con asciuttezza.
Harry
si sente in colpa. Ben gli sta, alla fin fine.
“Ok”,
biascica. “Che avete fatto voi mentre ero via?”.
Anne
e Robin gli tengono compagnia mentre mangia e restano un altro po'
con lui per raccontargli il loro fine settimana e fargli altre
domande sul musical, su Londra e su Louis. Riguardo l'ultimo
argomento Harry cerca di essere il più vago e neutro possibile, per
paura di lasciarsi sfuggire troppo.
Passerebbe tutto il tempo a parlare di Louis e a tesserne le lodi se
potesse, ma è sicuro che ci metterebbe tanto di quell'affetto e di
quell'entusiasmo da tradire i suoi veri sentimenti. Odia essere un
libro aperto, il più delle volte. E ultimamente è un libro con
scritto Louis
su tutte le pagine. Non è divertente, non lo è per niente.
Quando
torna in camera ha appena il tempo di indossare i pantaloni della
tuta e lasciarsi cadere seduto sul letto prima che Gemma irrompa
nella sua stanza.
“Allora?”,
domanda sua sorella con aspettativa, sedendosi al suo fianco.
“Gem,
non potresti semplicemente lasciarmi in pace?”, prega.
La
ragazza scuote il capo.
“No,
sono tua sorella, mi devi dire tutto”,
afferma con enfasi, afferrandogli una caviglia.
Harry
si libera dalla sua stretta agitando il piede.
“Non
sono sicuro che funzioni così. Tu non mi dici mai niente”.
Gemma
corruga la fronte.
“Non
è vero!”, protesta. “Ti ho sempre detto tutto”.
“Peccato
che da quando hai deciso di essere una donna emancipata e
indipendente non mi hai più raccontato nulla”.
Harry
e Gemma sono sempre stati molto uniti fin da piccoli. Hanno sempre
litigato, anche, ma poi hanno sempre fatto pace, mantenendo
un rapporto tra fratelli piuttosto equilibrato.
Non
erano il Gatto e la Volpe ma neanche cane
e gatto.
Questo almeno fino a due anni prima, quando Gemma si è gradualmente
allontanata. Harry ha dato la colpa all'età e al fatto che lei
avesse trovato un ragazzo e un lavoro, però non sarebbe sincero se
dicesse di non essersene dispiaciuto.
“Ho
preso la mia decisione più o meno quando tu hai avuto le tue prime
mestruazioni”, replica la ragazza, incrociando le braccia sul
petto.
Harry
spalanca la bocca, shockato. Cosa vorrebbe insinuare?
“Sai
che non è biologicamente
possibile quello che hai detto?”.
Gemma
ridacchia.
“Mi
riferivo a quando hai manifestato i primi segni della pubertà”.
Harry
sbatte le palpebre, ancora un po' sgomento.
“Quindi
sarebbe colpa mia?”.
Gemma
si stringe nelle spalle.
“Non
lo so, forse no”, ammette. “Comunque, non è di questo che
dovremmo parlare, ma della tua ragazza”.
Harry
sente un filino di nausea. Forse preferiva sua sorella quando non gli
parlava.
“Non
ho nessuna ragazza”, ribatte e tecnicamente è vero. “Come potrei
aver trovato una ragazza in un fine settimana a Londra?”.
Gemma
si morde il labbro inferiore.
“Le ipotesi sono due: o ce l'avevi già e sei partito con lei prendendoci
tutti per il culo oppure è stata una cosa da una
botta e via”.
Harry
emette un verso di puro orrore mentre Gemma continua a parlare.
“In
entrambi i casi sarei orgogliosa di te, Harry. Ero arrivata a temere
che fossi una specie di asessuato”.
“Credo
che volessi dire asessuale”,
borbotta Harry. “E comunque-”.
Non
sa cosa dire. Perché mentire è così difficile? Come faranno a
sopravvivere
lui e Louis di questo passo?
“Non
ho preso per il culo nessuno”, continua. “Sono andato a Londra
con Louis”.
“E
siete usciti a rimorchiare?”, suggerisce Gemma, sfoggiando il suo
solito sorrisetto.
Harry
ha un groppo in gola. Prova a deglutirlo, ma non ci riesce. Che male
potrebbe fare se lo dicesse a Gemma? Lei è sua sorella, non lo
direbbe mica in giro. Può dirlo a una
persona, una
sola,
una persona che lo ama e non gli farebbe mai del male, giusto? Muore
dalla voglia di condividere la sua felicità con qualcuno perché
altrimenti gli sembrerebbe di vivere questa felicità solo a metà.
Non c'è niente di male se lo dice a Gemma, è sangue del suo sangue,
anche se ha promesso-
“Harry?”,
lo chiama Gemma, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
“Sono
innamorato di lui”, sputa Harry e wow,
dirlo
ad alta voce è diverso dal pensarlo. Dirlo ad alta voce è
spaventoso e meraviglioso insieme e Harry ha la pelle d'oca e si
sente come ubriaco, ed è bello,
bellissimo
essere innamorati, no?
Gemma
rimane immobile per qualche secondo. Harry si domanda se stia
respirando.
“Di
Louis?”, domanda la ragazza, con una nota stridula nella voce.
“Sì”,
conferma Harry. “Sono innamorato di Louis. Totalmente, follemente,
stupidamente innamorato”.
Una
volta che ha scoperto quanto sia esaltante e liberatorio dirlo perché
non andarci giù pesante con gli avverbi?
Gemma
ha un fremito nelle labbra che potrebbe trasformarsi in un broncio di
disappunto o in un sorriso.
“Sono
così felice per te!”, esclama alla fine, aprendo le braccia e
saltandogli
addosso.
Harry è travolto dal suo abbraccio e cade indietro sul letto.
“Gemm-!”,
cerca di protestare, rischiando di essere soffocato dai suoi capelli.
“Sei
cresciuto”, dice lei, stringendolo tra le sue braccia. “Sei
cresciuto e ti sei innamorato e io non mi sono accorta di niente”.
Harry
sorride e le dà una pacca sulla schiena.
“Sei
la prima persona alla quale lo dico”, ammette. “Anche se Ed
potrebbe averlo intuito”.
“Ed
sa di voi?”,
domanda lei, strizzandogli un braccio prima di lasciarlo andare.
Oh,
giusto, Ed. Se Louis sapesse che Ed sa
come reagirebbe? Ed non sa gli ultimi sviluppi, Harry potrebbe ancora
salvare la situazione. Ma mentire al proprio migliore amico è la
cosa più orribile
che Harry potrebbe mai fare in tutta la sua vita.
“Sì,
cioè, più o meno”.
Harry
è attraversato da un lampo di panico.
“Non
devi dirlo a nessuno, Gem, a nessuno.
Louis non vuole che si sappia e io penso che sia meglio così, per il
momento”.
Gemma
gli sorride affettuosamente.
“Ovvio
che non lo dico a nessuno, so come funzionano certe cose”, afferma.
“Purtroppo”, aggiunge, con un'ombra di tristezza.
Harry
si rimangia tutto l'odio che le ha dedicato oggi . È
la sorella migliore del mondo, merita una statua nel parco della
città o robe simili.
“Ti
voglio bene”, mormora.
Gemma
fa una smorfia.
“Adesso,
ti prego, non esagerare”, scherza. “L'amore ti ha reso una
femminuccia”.
“Ehi!
Non è vero!”.
Gemma
ride e gli afferra una guancia con due dita.
“Ti
voglio bene anch'io”.
“Ok,
grazie”.
Gemma
lo abbraccia di nuovo.
“Io
e Ted ci siamo lasciati”, mormora tra i suoi capelli.
Harry
la afferra per le spalle per poterla guardare in faccia.
“Gem,
mi dispiace”, afferma con sincerità.
“A
me no. Peccato che mi sia accorta tardi che fosse un coglione”,
dice, stizzita.
Harry
si morde l'interno della guancia e guarda sua sorella con un certo
timore.
“Serve
che ti dica te
l'avevo detto?”.
“No,
non serve, ma ormai l'hai detto”.
È
il turno di Harry di attirarla tra le proprie braccia.
“Troverai
di meglio. Troverai qualcuno che ti merita”.
“Presentami
qualcuno dei tuo amici, Haz”, propone Gemma, puntandogli un dito
contro il petto.
“Qualcuno
dei miei
amici?
Non sono troppo piccoli per te?”.
“Due
o tre anni di differenza non contano in amore”, replica Gemma, con
convinzione. “Ma soprattutto non contano nel sesso”.
Harry
sbuffa tra i suoi capelli.
“Credo
che invece contino se scopi con un ragazzo sotto
i
sedici anni-”
Gemma
lo colpisce con un pugno sul braccio.
“Non
sono così disperata”.
Harry
ridacchia.
“Ok,
ma i miei amici sono tutti occupati, tranne, beh, tranne Ed e Niall”.
Gemma
si rigira nel suo abbraccio.
“Ed
lo conosco da anni e mi fa impressione l'idea di-”, la ragazza
sopprime un brivido, “fare qualcosa
con lui. Chi è questo Niall? L'ho mai visto?”.
“Forse
sì, è già stato qui”. Harry fa una pausa. “Ora che ci penso
anche Ed è mezzo impegnato”.
“Ok,
chissene,
parlami di Niall”, insiste Gemma tirandogli una ciocca di capelli.
“E poi parlami di te e Louis, voglio sapere”.
“Va
bene”, acconsente Harry. “Da dove devo iniziare?”.
*
Il
suono della sveglia costringe Harry a un brusco risveglio. Il ragazzo
pigia un tasto a caso sul cellulare per zittirla. Si
torna a scuola.
Sarebbe stato bello se la sua vacanza a Londra fosse durata per
sempre. Lui, Louis e una mappa della città, cosa avrebbe potuto
desiderare di più?
Harry
trova un sms sul cellulare. Lo apre e lo legge con un occhio solo. Si
è appena svegliato, chi ce l'ha la forza di aprirli tutti
e due?
Il messaggio è di Louis.
Buongiorno,
Raggio di Sole! x
Harry
sorride e digita un sms di risposta, complimentandosi con se stesso
per il fatto che, anche se si è appena svegliato, la sua grammatica
e la sua ortografia sono impeccabili.
Raggio
di sole??? Sarà un'abitudine da oggi in poi?
Mentre
aspetta la replica di Louis si rigira tra le coperte. Sua madre non
ha ancora iniziato a sbraitare ordinandogli di alzare
il culo dal letto
e scendere a fare colazione, perciò vuole godersi questi pochi
minuti di quiete prima che l'uragano
mamma
si abbatta su di lui.
Cosa?
Il buongiorno o il soprannome?
Harry
si stropiccia gli occhi con una mano mentre con l'altra scrive a
Louis.
Entrambi.
Non che mi stia lamentando, eh.
Proprio
in questo momento Harry sente i passi di sua madre su per le scale e
le conseguenti urla. È
giunto il momento di alzarsi.
“Arrivo!”,
urla di rimando, districandosi dall'inghippo delle coperte e cadendo
quasi faccia a terra dopo essere inciampato sullo zaino, lasciato di
fianco al letto la sera prima. Se solo sua madre gli avesse
“ricordato” di toglierlo...
Apre
l'ultimo sms di Louis mentre scende le scale.
Invece
sembra proprio che tu ti stia lamentando.
Harry
scoppia a ridere ed entra in cucina. Qui si siede al suo solito
posto, dove lo attende una ciotola di porridge fumante.
“Harry”,
sussurra sua sorella sorprendendolo alle spalle e solleticandogli la
pelle nuda del collo con i capelli.
“Che?”,
domanda lui, attirando a sé la ciotola col porridge e cercando di
valutare con attenzione se il miele che sua madre ha versato sui
fiocchi d'avena sia troppo o troppo
poco.
“Non
ti sembra di aver dimenticato qualcosa?”, domanda Gemma.
Harry
si porta una mano al collo. Merda,
merda, merda!
“Grazie,
Gemma, ti bacerei in bocca!”, esclama precipitandosi su per le
scale.
“Magari
dopo che ti lavi i denti!”, ribatte la ragazza.
Dopo
aver recuperato la sciarpa e risposto a Louis (non
mi sto lamentando, buongiorno a te, Splendore!),
Harry torna di sotto, dove trova la sua ciotola di porridge tutto
fuorché intatta.
“Gemma”,
piagnucola, affondando il cucchiaio in mezzo ai fiocchi di avena.
Mentre
mastica il suo porridge contaminato
e decisamente mancante di miele, pensa che nel pomeriggio rivedrà
Louis al glee club. Il sorriso che stava per nascere sul suo volto,
però, trova una morte prematura.
“Cazzo,
non ho preparato nessuna canzone per oggi!”.
Harry
pugnala i rimasugli di porridge col cucchiaio e si lascia sfuggire un
lamento.
La
settimana precedente Savan ha assegnato loro il compito di cantare
una canzone degli anni '80, una che riuscisse a catturare lo spirito
di quel decennio e con la quale al contempo comunicare qualcosa.
Harry se n'è totalmente dimenticato: prima era stato troppo preso
dal pensiero che Louis non lo avrebbe accompagnato a Londra, poi era
stato troppo occupato con
Louis
a Londra.
Harry
prevede una figura di merda coi fiocchi. Savan perderà tutta la
stima che aveva in lui e magari pretenderà indietro i soldi del
biglietto per il musical, perché non
se l'è meritato.
Mentre
si lava i denti, si veste e prepara lo zaino, Harry cerca di pensare
a una canzone che sia facile da imparare e da eseguire, ma non gliene
viene in mente nessuna. Quando sale sull'autobus accende
immediatamente l'iPod alla ricerca di un brano che faccia al caso
suo, ringraziando mentalmente Ed per aver preso un altro autobus e
averlo lasciato solo proprio nel momento in cui ne aveva più
bisogno.
Arrivato
a scuola, Harry non ha ancora trovato una soluzione al suo dilemma.
Adesso ha decisamente bisogno di Ed. Magari potrebbe fargli un po' di
brainstorming.
“Ed,
sono praticamente fottuto”,
afferma, affiancandolo al suo armadietto.
Il
suo amico gli lancia uno sguardo preoccupato.
“Che
è successo? Louis?”,
bisbiglia.
Oh,
merda,
pensa Harry.
“No,
lui non c'entra”, bofonchia.
“No?
Com'è andata a Londra? Quando ci siamo sentiti sembrava che andasse
alla grande”.
Harry
si morde il labbro inferiore.
“In
effetti è andata alla grande ma-”. Vaffanculo, Ed è il suo
migliore amico. “Abbiamo deciso di stare insieme di nascosto, ok?
Non fare altre domande”.
Ed
si acciglia.
“Quindi
adesso è il tuo ragazzo?”, chiede, nonostante l'ammonizione
dell'altro.
Harry
non l'aveva esattamente
vista in questo modo. Louis non gliel'ha mica chiesto e poi c'è
ancora Eleanor...Oddio,
c'è ancora Eleanor! Louis
non ha mai detto che l'avrebbe lasciata e francamente Harry se l'era
completamente dimenticata.
Come ha fatto a sorvolare su un dettaglio
così importante? Improvvisamente si sente scoraggiato e in
colpa.
Alla fine è stato Ed ha scoppiare la sua bolla
di euforia.
“No,
non lo so, non credo”.
“E
allora cosa siete?”.
Harry
alza gli occhi al cielo.
“Siamo
quello che siamo”,
afferma con enfasi. “Tu fai finta di nulla e non lasciarti sfuggire
niente con nessuno, mi raccomando”.
Ed
gli poggia una mano sulla spalla.
“Puoi
stare tranquillo”.
“Ok”.
Harry abbozza un sorriso. Di Ed può fidarsi. “Comunque, il mio
attuale
problema non è questo”.
“Quale
sarebbe allora?”.
Harry
risponde guardandosi le scarpe.
“Ho
dimenticato di preparare una canzone per oggi”.
La
mano di Ed scivola sul braccio di Harry fino a strizzargli un polso.
“Sì,
ok, sei fottuto”.
*
Ed
ha provato a suggerirgli una serie di titoli per tutta la mattina ma
nessuna delle sue idee sembra fare al caso di Harry.
“I'm
never gonna dance again, guilty feet have got no rhythm”,
canticchia il rosso al suo orecchio mentre percorrono i corridoi
diretti in mensa.
“Careless
Whisper?
Non so le parole e non ce la farò mai a impararla entro le quattro”,
si lamenta Harry.
“E
poi non hai la faccia
per cantare George Michael”, replica Ed con una scrollata di
spalle.
“E
questo cosa vorrebbe dire?”, protesta il riccio. Lui è
perfettamente in grado di cantare una canzone di George, faccia o non
faccia. Ed lo ignora e si mette in fila per riscuotere il cibo.
Quando
Harry prende posto al tavolo la prima cosa che fa è estrarre l'iPod
dallo zaino e inserire le cuffiette nelle orecchie. Deve trovare una
canzone che sia anni '80 non
solo
perché uscita negli anni '80 e che sia in qualche modo significativa
per lui. Oltre che facile da imparare e da cantare. Non ha neanche
una base da consegnare a Savan. È
rovinato.
Ci sono così tante canzoni che vorrebbe cantare – l'intera
discografia degli Smiths,
per esempio – ma nessuna di queste è neanche lontanamente semplice
da preparare nel giro di due ore. E dovrebbe pure cantarla a
cappella!
La
sua esplorazione della musica contenuta nel proprio iPod è
bruscamente interrotta quando qualcuno stacca una delle cuffiette dal
suo orecchio. Harry è sul punto di protestare ma il sorriso di Zayn
lo fa desistere dal suo intento.
“La
sposina è tornata dalla sua luna di miele!”, esclama.
Harry
è tentato di prenderlo a pugni, invece opta per abbracciarlo quando
l'altro ragazzo apre le braccia in un chiaro invito.
“Non
ero in luna di miele”, borbotta. Se Zayn sapesse quanto si è
avvicinato alla verità con la sua battuta...
“Certo
che no, immagino che sia stato faticoso
il tuo fine settimana”, replica Zayn.
Harry
mette il broncio.
“E
questa specie di foulard che cos'è?”, domanda l'altro ragazzo,
afferrando un lembo della sciarpa di cotone che Harry ha al collo.
“L'ultima moda della capitale?”.
Harry
sopprime una risata.
“No,
ho un po' di mal di gola, idiota”.
“Ce
la farai a cantare oggi?”.
Harry
si rabbuia. Ripensandoci quella del mal di gola potrebbe essere
un'ottima scusa per saltare la sua esibizione settimanale.
“Harry
ha dimenticato che doveva preparare una canzone per oggi”, spiega
Ed.
“Cosa
ti aspettavi da uno che ha passato il fine settimana a Londra?”,
replica Zayn. “Quindi non canti?”.
“Certo
che canto!”, esclama Harry.
“Cosa
canti?”, chiede Niall, sedendosi al loro tavolo. “Ciao Ed, ciao
Zayn, bentornato Haz”.
Harry
picchia la fronte contro il tavolo.
“Non
lo so, ok? Non. Lo. So”.
“Dai,
scegli una canzone a caso”, suggerisce Zayn. “Sei il pupillo di
Savan, ti perdonerà se stavolta la tua esibizione non sarà
perfetta”.
“Non
sono il pupillo
di Savan”, precisa Harry. È
questo che pensano i suoi amici di lui? Incoraggiante.
Niall
dà di gomito a Zayn, mimando con le labbra sì
che lo è.
“Dov'è
Liam?”, chiede Ed.
Zayn
fa una smorfia.
“Con
Danielle, ovviamente”, risponde, facendo un cenno del capo verso un
tavolo alle sue spalle, dove Liam, Danielle, Eleanor e altri ragazzi
stanno mangiando.
“Louis?”,
domanda casualmente Harry.
“Ha
le prove della recita”, lo informa Zayn. “Almeno così mi ha
detto Liam. Tra te e Louis è tutto
a posto?”.
“Ehm,
sì, tranquillo”.
Harry
si rimette la cuffietta e infilza violentemente una patata con la
forchetta. Deve pur sfogare la sua frustrazione su qualcosa. Perché
il suo iPod continua a passare i Police?
Lui non vuole avere niente a che fare coi Police
per adesso. O mai.
A
un certo punto ha un'illuminazione e si affretta a cercare una
canzone. Una di quelle con poche parole da imparare e facile da
eseguire. Sicuramente non una delle sue preferite e di certo non
nelle sue corde, però non ha molta scelta, a questo punto.
“Niall,
questa la sai fare con la chitarra?”, domanda mettendo sotto al
naso dell’irlandese il suo iPod.
Niall
inghiotte quello che stava masticando.
“Certo!
Vuoi cantare questa?”.
Harry
si stringe nelle spalle. È
una canzone che è stata un successo negli anni ‘80 e per lui ha un
significato. Più o meno. Gli fa pensare a Louis, conta?
*
Harry
arriva in aula musica con dieci minuti di anticipo e prende posto su
una delle tante sedie libere. Ha trascorso le due ore precedenti a
provare la sua canzone in una classe vuota, mandando letteralmente a
puttane
il suo piano di non saltare più alcuna lezione. Si consola pensando
che nella vita si devono fare dei sacrifici e lui ha deciso di
sacrificare
due
ore di lezione. Lo ha fatto per il bene
superiore,
dopotutto.
“Harry!”.
Il
riccio accoglie la nuova arrivata con un sorriso.
“Com’è
stato il musical?”.
Perrie
è l’unica persona, oltre a sua madre, che gli abbia effettivamente
chiesto del musical. Harry prova un moto di affetto nei suoi
confronti e il pensiero di quanto lei ci tenesse ad andare a vederlo
lo rattrista un po’.
“Vuoi
una bugia, tipo che nessuno degli attori sapesse cantare, o vuoi la
verità?”.
La
ragazza non batte ciglio quando gli dice: “Voglio la verità, anche
se fa male”.
Harry
impiega i successivi dieci minuti a raccontarle del musical nei
dettagli, stupendosi lui stesso di essere in grado di ricordarne così
tanti. Perrie ascolta con attenzione, guardandolo coi suoi occhi
luminosi e grandi, evidenziati da un pesante strato di matita e da
una generosa quantità di mascara. Harry non si era mai soffermato a
studiarne la forma e il colore, perdendosi così la loro bellezza.
Questi occhi, tuttavia, non fanno fare le capriole al suo stomaco
come un altro
paio
di occhi e, beh, Harry non può farci niente se il suo cuore è
occupato interamente da Louis. O il suo cervello, se vogliamo essere
meno romantici. Quando si dice chiodo
fisso.
“Harry,
distanza di sicurezza!”, esclama Zayn, facendo il suo ingresso in
aula e rivolgendogli uno sguardo fintamente minaccioso.
“Noto
che non sei un tipo geloso”, scherza Harry, decidendo comunque di
allontanarsi leggermente da Perrie, non si sa mai.
“Lo
dicevo per precauzione”,
afferma Zayn, prendendo posto accanto alla sua ragazza e passandole
un braccio attorno alle spalle.
Perrie
mette il broncio.
“Non
sono di tua proprietà, Malik”, protesta.
“Oh,
sì
che lo sei”,
ribatte il ragazzo stampandole un bacio sulla bocca.
“Atti
osceni in luogo pubblico, atti osceni in luogo pubblico!”.
Harry
volta di scatto la testa verso la porta. Louis si sta coprendo gli
occhi con una mano, cercando contemporaneamente di farsi strada senza
inciampare verso la sedia accanto alla sua. Nonostante la sua
vivacità e il tono allegro della sua voce, sembra stanco, a
giudicare dalle borse sotto agli occhi e dal colorito pallido del
viso. Harry però deve comunque trattenere il fiato alla vista
dell’altro ragazzo, perché con quel suo maglione panna che gli sta
lungo sulle mani e quella frangetta soffice e spettinata che gli cade
malamente sugli occhi non è mai stato più bello
di così.
“Mi
avete derubato della mia innocenza,
voi due”, dice Louis all’indirizzo di Zayn e Perrie.
“Tu
pensa al tuo ragazzo
e non rompere le palle”, replica l’altro, sporgendosi oltre Harry
per assestare uno scappellotto sulla nuca di Louis. Questi non si
scompone alle parole di Zayn, anzi, attira Harry a sé, premendosi la
sua testa contro il petto.
“A
noi almeno non piace dare spettacolo. Vero, Haz?”.
Harry
soffoca una risata contro il suo maglione.
“A
me di sicuro no, a te credo proprio di sì”.
Louis
emette un verso indignato e lo lascia andare. Harry rimpiange
immediatamente il contatto. Ogni scusa è buona per toccarsi in
pubblico, dal momento che non possono fare altro,
ma
lui ha appena ‘offeso’ Louis perdendo l’occasione di prolungare
l’abbraccio.
“Non
ci si può fidare di nessuno qui”, borbotta l’altro ragazzo.
Harry
poggia la testa sulla sua spalla e mormora: “Di me ti puoi sempre
fidare, lo sai?”.
Louis
non risponde ma gli angoli della bocca gli si piegano in un sorriso.
Harry si ritiene soddisfatto e, dopo aver brevemente e discretamente
strusciato la guancia contro il suo maglione, rimuove la testa dalla
spalla di Louis. Sarà dura vivere così,
ma ne varrà la pena. A porte chiuse, quando nessuno li guarderà,
potranno essere loro stessi, potranno essere
harryelouis. Fino
ad allora dovranno accontentarsi di tocchi casuali e abbracci
mascherati da scherzi e tutte le parole che vorrebbero dirsi dovranno
entrare in uno sguardo.
Ci riusciranno, ce la faranno.
Niall
si trascina in aula sbadigliando, tirandosi dietro la sua chitarra e
un Josh ancor più assonnato di lui.
“Haz,
prima ho provato la canzone con Josh, va bene se suona anche lui?”,
domanda l’irlandese. Harry gli mostra il pollice in su e lo
ringrazia con un sorriso. Il contributo di Josh non potrebbe fare
altro che rendere meno penosa
la sue esibizione.
“Di
che canzone stava parlando?”, indaga Louis.
“La
mia
canzone”, risponde Harry. “L’ho scelta tipo due ore fa e l’ho
imparata prima di venire qui. Niall mi accompagnerà con la chitarra”
“Che
vuol dire ‘l’ho scelta tipo due ora fa’?”.
Harry
si guarda le mani.
“Che
non ho avuto tempo di preparare una canzone. Ero a Londra con
te”,
replica, omettendo la parte in cui si era totalmente
dimenticato
di avere una canzone da preparare.
“Io
l’ho preparata prima
di venire a Londra con te”, dice Louis, aggrottando la fronte.
Harry
sbuffa.
“Ok,
ma io ero un tantino impegnato
a pensare ad altro”, sbotta.
Louis
piega la testa di lato.
“Tipo?”.
Harry
sbatte le palpebre un paio di volte prima di domandare: “Hai
davvero bisogno che lo dica?”.
Louis
si piega verso di lui.
“Sì”,
bisbiglia al suo orecchio. A Harry non sfugge il suo sorriso
malizioso. Bastardo.
Non solo questa
cosa
sarà dura, ma richiederà tutto il suo autocontrollo. Dovrà
diventare un maestro
dell’autocontrollo
per resistere alle provocazioni di Louis che, a quanto pare, non gli
darà vita facile.
“Ok,
pensavo a te, a te e, vediamo, a
te”,
mormora.
Louis
ridacchia e non
è il suono più bello del mondo?
“Beh,
anch’io pensavo a te tipo ossessivamente
ma ho deciso di incanalare i miei pensieri nella canzone. Si chiama
multitasking”.
Harry
scuote il capo.
“Già
è tanto che io sappia fare una
cosa
alla volta”.
Louis
gli poggia una mano sul ginocchio.
“Smettila
di buttarti giù, ok?”, ordina.
Harry
è profondamente
consapevole della mano di Louis sul suo ginocchio. Autocontrollo.
“Sul
serio, Lou, oggi mi renderò talmente ridicolo che tu non vorrai
sentirmi cantare mai più e ti domanderai cosa ci stai a fare con uno
come me”, bofonchia.
Louis
stringe la presa sul suo ginocchio.
“So
esattamente cosa ci faccio con uno come te”, afferma, la voce ormai
ridotta a un sussurro e il tono carico di orgogliosa
sincerità. “Di persone come te ce ne sono talmente poche in giro
che devo considerarmi fortunato come se avessi avvistato un unicorno.
Quindi, per favore, non parlare mai più di te stesso in questi
termini, ok? Altrimenti mi vedrò costretto a sculacciarti
e,
per quanto da questo si potrebbe trarre qualcosa di piacevole, vedrò
di rendertelo il più spiacevole possibile”.
Harry
pensa che Louis lo rende così felice che a volte gli sembra quasi di
non meritarselo. Forse Louis è di parte e per questo vede in lui
tutte queste cose
meravigliose.
O forse in lui esistono davvero queste cose meravigliose e Louis è
l’unico che riesce a vederle perché lui è speciale.
Sorride all’altro ragazzo ma si trattiene dal coprire la mano di
Louis con la sua, anche se muore
dalla voglia di farlo. Louis sposta la mano nello stesso momento in
cui Liam e Danielle entrano in aula.
“Coniugi
Payne!”, esclama. “Vi ho tenuto i posti”.
Liam
lo guarda scettico.
“Come
no”, replica, accomodandosi sulla sedia libera vicino a quella di
Louis. “Ciao, Harry. Sono contento che tu non abbia annegato Louis
nel Tamigi”.
Harry
scoppia a ridere. Louis deve aver infettato
Liam col suo sarcasmo, di recente.
“Ammetto
che la tentazione è stata forte”, replica il riccio.
“Non
siete divertenti”, dice Louis guardandoli con sufficienza. Harry
gli da una pacca sulla spalla per rassicurarlo e Louis risponde
strizzandogli una coscia. Sarà il loro modo di comunicare, da adesso
in poi.
Savan
irrompe nella stanza lamentando di essere in ritardo e sbattendo
quasi la porta in faccia a Ed e Alice che erano dietro di lui. Harry
deve mordersi le labbra per non ridere.
“Io
direi di iniziare subito a cantare perché poi ho due notizie bomba
da
darvi”, li informa Savan, con un ghigno che gli deforma la faccia.
“Siamo
stati ammessi alle Regionali?”, domanda Niall, speranzoso.
Savan
rotea gli occhi in maniera esagerata.
“Mi
hai rovinato la sorpresa, Horan!”, esclama.
“Aspetta”,
dice Perrie, saltando in piedi, “siamo davvero
stati ammessi alle Regionali?”.
Savan
incrocia le mani sotto al mento.
“Sì”,
risponde, mortalmente serio.
C’è
un momento di assordante silenzio prima che la classe esploda in un
boato. Harry viene travolto dall’abbraccio di Louis ma presto altre
braccia lo circondano. Quelle di Liam, probabilmente, o di Zayn. Una
mano gli scompiglia i capelli. Ed.
“Hazza,
incontreremo Simon Cowell, finalmente!”.
Tutti
scoppiano a ridere ma Ed continua a sghignazzare entusiasta. Niall e
Josh stanno cercando di sollevare Savan di peso per festeggiare ma il
professore impone loro di metterlo giù immediatamente.
“Ragazzi,
sono veramente orgoglioso di voi, veramente”,
afferma sorridendo. “Avete fatto un ottimo lavoro e non potevo
desiderare di meglio. Però vorrei che vi ricordaste che siamo stati
semplicemente selezionati
per partecipare alle Regionali, non le abbiamo ancora
vinte. Quindi adesso concentriamoci, ok?”.
Quando
tutti sono ritornati ai propri posti, Savan si appoggia al pianoforte
e li scruta con serietà.
“Lo
sapete che non ci sarà Simon Cowell tra i giudici, vero?”.
La
classe scoppia a ridere di nuovo, mentre Ed diventa paonazzo.
“L’altra
notizia bomba ve la dirò a fine lezione, almeno per questa voglio un
po’ di suspense. Adesso fatemi sentire cosa avete preparato,
forza!”.
Louis
è il primo a balzare in piedi, avanzando verso Savan e
comunicandogli che gli serve posto al pianoforte.
Harry
è curioso di sentire cosa abbia preparato. Louis incrocia il suo
sguardo, annuisce e, dopo aver preso un respiro profondo, inizia a
suonare.
“How
can I just let you walk away? Just let you leave without a trace,
when I stand here taking
every breath with
you?
You're
the only one who really knew me at all”,
canta Louis, con la testa leggermente piegata di lato.
Nessuno
osa fiatare e il momento sembra così intimo e privato che per un
attimo Harry crede che ci siano solo
loro due nella stanza.
“How
can you just walk away from me, when all I can do is watch you leave?
‘cause we shared the laughter and
the pain and even shared the tears. You're the only one who really
knew me at all”.
Louis
sposta lo sguardo sui suoi compagni e sembra titubare un attimo
quando posa i suoi occhi su Harry.
“So take a look at me now”,
prega mentre le sue sopracciglia si contraggono in un’espressione
dolorosa, “‘cause
there’s just an empty space, and there’s nothing left here to remind
me, just the memory of your face”.
Harry
non sa come prendere il fatto che Louis pensasse a lui mentre provava
la canzone. Davvero credeva che per loro non ci fosse più niente da
fare? Credeva veramente che lui avesse già gettato la spugna?
“Oh,
take a look at me now, ‘cause there’s just an empty space”,
ripete Louis con voce sottile, quasi avesse paura di scatenare una
reazione negativa nel destinatario delle sue parole, che, fuor di
dubbio, è Harry, “and
you coming back to me is against the odds and that’s what I’ve
got to face”.
Fortuna
che le sue previsioni si sono rivelate errate.
“I
wish I just could make you turn around, turn around and see me cry”,
Louis sbaglia una nota e fa una smorfia ma continua a cantare.
“There’s
so much I need to say to you, so many reasons why. You’re the only
one who really knew me at all”.
Harry
si accarezza le braccia per placare la pelle d’oca che ha ricoperto
il suo corpo. Louis è davvero uno spettacolo
della natura
quando tiene in mano il proprio cuore e lo espone alla vista di
tutti, riuscendo allo stesso tempo a non svelare a nessuno i segreti
contenuti al suo interno. Per gli altri Louis è un libro aperto
scritto però in un’altra lingua. Per Harry è un libro aperto che
cola inchiostro e sofferenza da tutte le parti.
Louis
è irrequieto sulla panca quando canta per l’ultima volta il
ritornello, alzando gradualmente il tono di voce sulle parole ‘cause
I’ll still be standing here, and you coming back to me is against all
odds that's the chance I’ve got to take.
Savan
è il primo ad applaudire quando l’esibizione è finita. Louis si
tocca una guancia ed è stupito di trovarci una lacrima, però sul
suo viso si forma lentamente un sorriso quando si rende conto del
successo riscosso tra i suoi compagni. Harry si premura di applaudire
più forte di tutti gli altri.
Quando
Louis torna al suo posto accanto al riccio scontra un ginocchio
contro quello di Harry e lui non ha bisogno di parole per capire cosa
vuole dirgli: era
per te, lo sai che era per te, e sono sollevato che il peggio sia
passato.
Harry
ascolta la performance di Liam – i Duran
Duran gli
calzano a pennello – e si gode Perrie cantare Hit
Me With Your Best Shot,
prima di decidersi ad alzare la mano per reclamare il suo diritto ad
esibirsi. Niall è subito al suo fianco e gli poggia una mano sulla
spalla mentre Harry stringe nervosamente il microfono tra le mani e
si prepara psicologicamente a toccare uno dei punti più bassi della
sua ‘carriera’. Josh si posiziona dietro alla batteria e gli fa
un cenno per comunicargli che è pronto.
“Hey,
uh uh uhhh”,
inizia Harry goffamente. Dio,
questo
lo
chiamano cantare?
Alcune
sopracciglia si sollevano tra il pubblico. Harry inghiotte il
nervosismo e decide di lasciarsi andare. Chissenefrega.
“What
I like about you, you hold me tight. Tell me I’m the only one,
wanna come over tonight? Yeah!”.
Harry
nota come alcuni dei suoi compagni abbiano iniziato a muovere la
testa a ritmo e a battersi le mani sulle cosce, perciò sorride e
continua. Se
proprio devo umiliarmi voglio almeno divertirmi mentre lo faccio,
pensa.
“You’re
whispering in my ear, tell me all the things that I wanna hear,
‘cause that’s true, that’s what I like about you”.
Harry
incrocia lo sguardo di Louis ed è troppo su di giri per impedirsi di
fargli l’occhiolino. Perrie e Zayn hanno iniziato a fargli da coro
ed è con grande sorpresa di Harry che a un certo punto si alzano per
andargli incontro, col permesso di Savan, per cantare assieme a lui.
Niall se la ride, muovendo la chitarra su e giù come un musicista
metal
nel
pieno del proprio assolo.
Harry
urla cercando di emulare malamente il cantante e durante la parte in
cui dovrebbe suonare l’armonica comincia a girare su stesso,
affiancato da Perrie, Zayn e adesso anche da Danielle, che prova a
far ballare un Liam piuttosto riluttante.
“What
I like about you, you keep me warm at niiiiight, never wanna let you
go, know you make me feel alriiight”.
Harry
non si sente più neanche tanto stupido quando tenta di imitare
l’accento del cantante e la cadenza sguaiata delle sue parole e
trova perfino il coraggio di saltellare verso la sedia di Louis e
allungare una mano per invitarlo a fare
l’idiota
con lui, lanciando nel frattempo uno sguardo a Ed per estendere
l’invito anche lui, in modo da non risultare troppo ovvio.
Il rosso incrocia risolutamente le braccia sul petto e gli rivolge
un’occhiata malevola. Harry probabilmente si vergognerà per mesi
di questo momento, ma ha deciso che adesso non gli importa. Louis
afferra la sua mano e balza in piedi mentre il riccio canta il verso
that’s
what
I like about you
in loop.
Andrebbe
avanti all’infinito a ripetere sempre le stesse parole, danzando in
circolo attorno a Louis, facendo fare giri su stessa a Perrie
tenendola per una mano e scontrando con la spalla Zayn in un ridicolo
tentativo di pogo, se i musicisti non avessero deciso di averne
abbastanza. Alla fine dell’esibizione è a corto di fiato ma Savan
sorride entusiasticamente.
“Devo
farti i miei complimenti”, gli dice battendogli una mano sulla
spalla. “Sei il primo che è riuscito a fare alzare spontaneamente
questi culi pigri dalle sedie per ballare. O qualcosa del genere”.
Harry
scoppia a ridere e si aggiusta il ciuffo sudato sulla testa. Louis
solleva una mano invitandolo a battere il cinque. Non è andata poi
così
male.
Quando
il resto del glee club si è esibito, il professore si siede sulla
panca davanti al pianoforte, percorrendo con lo sguardo i presenti.
“Devo
comunicarvi una grossa
novità”, inizia. “Sebbene siate già in dieci e quindi del tutto
in regola con il numero minimo
di membri che un glee club dovrebbe avere per partecipare alle
Regionali, ho deciso di ripescare due persone che avevo eliminato ai
provini”.
Un
brusio si diffonde per la stanza.
“Non
vi dirò di chi si tratta. Li conoscerete giovedì”.
Savan
li congeda promettendo che nonostante l’aggiunta di due nuovi
membri non cambierà niente tra di loro e che, anzi, potrebbero avere
più possibilità di vincere.
Mentre
Harry cerca con lo sguardo Ed per chiedergli se è il caso che lo
aspetti o meno per tornare a casa, Louis gli stringe un braccio
imponendogli di rivolgere a lui la sua attenzione.
“Che
ne dici se ti accompagno a casa, mh?”.
Harry
aggrotta la fronte.
“Come?
Sul tuo tappeto
volante?”.
Louis
lo colpisce sul petto con un pugno, mordendosi il labbro inferiore
per non ridere.
“No,
idiota, prendo il bus insieme a te fino a casa tua e poi aspetto il
mio e me ne torno a casa mia”, spiega. “Così passiamo un po’
di tempo insieme”.
Harry
sente uno stormo di farfalle spiccare il volo nel suo stomaco.
Maledette,
dove andate?,
pensa, guardando Louis con un’espressione che uno spettatore
esterno definirebbe sicuramente ebete.
“Puoi
rimanere un po’ da me, se vuoi”, propone. Un po’ di tempo è
sempre troppo
poco tempo
con Louis.
Louis
si acciglia.
“No,
in realtà non posso”, ammette. “Devo, uhm, studiare”.
“Okay”,
dice Harry lentamente, osservando con un pizzico di scetticismo il
viso dell’altro ragazzo.
“Tieniti
libero questo sabato”, afferma d’improvviso Louis, come se il
pensiero lo avesse appena colpito.
“C’è
un motivo particolare perché dovrei?”, indaga Harry, deciso
inspiegabilmente a non dargliela vinta troppo in fretta, anche se in
realtà non aveva né intenzione di prendere impegni per il fine
settimana né tantomeno di prenderli a discapito di passare del tempo
con Louis. A dire la verità passerebbe tutto
il
suo tempo con Louis, se gli fosse concesso.
“Pensavo
che potremmo cenare da qualche parte – niente di lussuoso,
non avere aspettative troppo alte – e poi magari andare al cinema o
a teatro o dove ti pare. Che ne dici?”.
Harry
sorride come un matto.
Se il solito spettatore esterno lo beccasse in questo momento
penserebbe di trovarsi davanti un pazzo. Sì, Harry è pazzamente
felice.
“Mi
stai chiedendo un appuntamento, Lou?”.
Harry
è fiero di se stesso quando il rossore si diffonde sulle guance di
Louis.
“Se
è così che vuoi vederlo”, afferma, fingendo nonchalance.
Harry
ridacchia.
“Non
dirmi che non lo vedi così anche
tu”.
Louis
distoglie lo sguardo, poi guarda di nuovo Harry, poi sposta lo
sguardo di nuovo e infine sospira, riportando i suoi occhi su Harry.
“Ok,
d’accordo, mi hai beccato”.
Harry
gli accarezza un braccio, comprensivo.
“Credevo
di essere stato più, come dire, sottile”,
borbotta Louis. “Speravo non ti accorgessi di essere stato a un
appuntamento con me fin quando non ti avessi accompagnato davanti
alla porta di casa e avessi urlato ‘Sorpresa! Questo era un
appuntamento e tu sei su Candid Camera!’ o qualcosa del genere”.
Harry
scoppia a ridere e deve mettersi una mano davanti alla bocca per
coprire il suono emesso istintivamente.
“Sei
ridicolo”, dice, dopo un po’.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Allora,
ci vieni o no?”.
“Se
non vengo andrai al nostro appuntamento da
solo?”,
lo prende in giro Harry.
Louis
gli lancia un’occhiataccia.
“Ok,
certo che ci vengo”, promette Harry.
L’espressione
di Louis si rilassa in un sorriso.
“Sappi
una cosa però”, sussurra, mettendosi sulle punte dei piedi e
lanciando uno sguardo verso la porta per precauzione, “io non bacio
mai
al primo appuntamento”.
Harry
gli punzecchia l’addome con un dito.
“Fortuna
che io e te siamo già arrivati alla seconda
base”,
scherza, indeciso se ringraziare o maledire Gemma per le sue metafore
sportive.
ANGOLINO:
so
che dovrei lasciarvi i link delle canzoni all'inizio del capitolo, ma
non lo faccio per non rovinarvi la sorpresa. Sbaglio?
Comunque,
questa è la canzone che canta Louis (nella versione di Darren Criss
perché sì): https://www.youtube.com/watch?v=xZIETflu-2Y Qui la traduzione: http://www.angolotesti.it/traduzioni/p/traduzione_testo_canzone_tradotto_against_all_odds_phil_collins_611.html
Questa
è la canzone di Harry: https://www.youtube.com/watch?v=Rqnw5IfbZOU
Alla
prossima!
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Capitolo 32 *** I'll try to bottle you up (and breathe you back like Valium) ***
larry
Avrei
voluto aggiornare ieri ma non mi andava per....potete immaginare
cosa.
Passando
al capitolo: come anticipato verranno introdotti due nuovi personaggi
e vi comunico che non sono una loro fan, nel senso che non li
“conosco” bene ma mi servivano ai fini della storia e visto che
sono sicura che alcuni di voi siano fan è bene che sappiate che farò
di loro ciò che più mi aggrada (vi prometto che non li
maltratterò...credo).
Scusate
se non rispondo individualmente alle recensioni per il capitolo
precedente ma non ho il tempo (e lo so che è solo colpa mia se
succede una cosa del genere, visto che ho l'abitudine di rispondere
sempre all'ultimo minuto, sono pessima).
Ringrazio
tutti quanti, vecchi lettori, nuovi lettori, quelli che recensiscono,
quelli che non recensiscono etc...vi voglio bene!
Harry
si è addormentato durante l'ultima lezione prima dell'incontro del
glee club e adesso riesce a malapena a tenere gli occhi aperti.
“Cosa
hai fatto stanotte, Haz?”, domanda Ed, trascinandolo per un braccio
praticamente a peso morto verso l'aula di musica.
“Louis”,
biascica il riccio, stropicciandosi gli occhi con una mano. Non ha
mai desiderato così tanto un caffè in vita sua e il fatto che non
potrà averlo prima di un'ora almeno aumenta la sua
disperazione.
Ed
volta di scatto la testa verso di lui e la sua espressione è
comicamente shockata.
“Abbiamo
parlato al telefono fino a tardi”, spiega Harry trattenendosi a
stento dal gettare gli occhi al cielo.
“Parlato
nel senso di-?”.
Ed
lascia la frase in sospeso e Harry getta gli occhi al
cielo.
“Parlato
come stiamo parlando io e te”, afferma, concludendo con un
“cretino” e un pugno sul braccio dell'amico.
“Quindi
niente sesso telefonico?”, chiede il rosso ammiccando.
“Quindi
niente sesso punto”, ribatte Harry accelerando il passo
nella speranza di mettere una certa distanza tra sé e il migliore
amico più impiccione di sempre.
Ed
lo afferra per la spalla.
“Perché?”,
domanda, indignato. Dovrebbe essere Harry quello indignato, comunque.
“Ed,
il tuo interesse per la mia inesistente vita sessuale ha
appena raggiunto livelli inquietanti”.
Ed
scoppia a ridere.
“Ok,
hai ragione, non ti chiederò più nulla”.
Harry
lo ringrazia con una pacca sul petto.
“Però
quando lo farete me lo dirai, giusto?”, aggiunge il rosso
qualche secondo dopo con sguardo speranzoso.
Harry
emette un verso a metà tra un colpo di tosse e una risata.
“Mi
distraggo un attimo e tu diventi una ragazza?”, scherza.
Ed
lo fulmina con un'occhiataccia.
“Credo
sia piuttosto sessista pensare che solo le ragazze abbiano il
diritto di confidarsi sulle loro prime volte...”, borbotta.
Harry
scoppia a ridere sul serio.
“Ok,
adesso fai pure discorsi femministi-”.
Ed
lo colpisce sulla testa con un libro e il discorso può considerarsi
chiuso. Finalmente.
In
aula musica Harry prende posto accanto a Zayn. Ed fa l'offeso e si
siede vicino a Niall. Sì, il suo amico si è sicuramente
trasformato nottetempo in una ragazza.
“Chi
pensi abbia ripescato Savan?”, domanda Zayn, attirando la sua
attenzione con una gomitata.
“Non
ne ho la più pallida idea”, risponde Harry. Ai provini si erano
presentati ragazzi e ragazze piuttosto degni di nota ma lui ha smesso
di pensarci quando Savan ha comunicato loro la sua decisione di
selezionare solo loro dieci e scartare tutti gli altri. Decisione che
era sembrata piuttosto definitiva all'epoca , perciò Harry non
riesce a capire perché di punto in bianco ci abbia ripensato.
“Non
sarà facile per loro mettersi al passo con noi”, osserva
l'altro ragazzo.
Harry
annuisce distrattamente. La sua attenzione è stata catturata dalla
presenza di Louis e Eleanor sulla soglia della porta. Devono
proprio salutarsi lì davanti? La mano di Louis è troppo bassa
sul fianco di lei e le loro teste sono troppo vicine e Harry
sente già il petto stringere e il fiato mancargli e ha il terrore
che dovrà assistere a un bacio tra loro due. Preferirebbe cavarsi
gli occhi. D'un tratto non ha più sonno e prova un'improvvisa e
sconvolgente urgenza di vomitare. Si era illuso, o, meglio, aveva
voluto illudersi che Louis fosse suo, in modo contorto,
complicato e segreto, ma comunque suo. Invece, la triste
realtà è che deve dividerlo con qualcun altro e non sa ancora se
questo qualcun altro abbia o meno una parte del cuore di Louis.
L'altro ragazzo gli ha detto di essere completamente e
inequivocabilmente gay, oltre che completamente e inequivocabilmente
attratto da lui e disposto a 'stare' con lui, a tradire
Eleanor con lui, ma Harry non sa, non ha proprio idea, di quali siano
i sentimenti di Louis per questa ragazza, non sa se Louis non sia
pronto a lasciarla per paura o perché le è ancora affezionato.
Dovrebbero avere questa conversazione, prima o poi, ma Harry è
troppo spaventato dalla verità. Per non parlare del fatto di quanto
si senta dannatamente in colpa al pensiero che di ciò che lui e
Louis stiano facendo a
Eleanor. Sarà anche la sua rivale in amore o quello che è, ma
non è giusto. Però lui è innamorato e non c'è spazio per
l'altruismo in una situazione del genere. O almeno è questo
quello che gli piace raccontarsi.
Louis
si congeda da Eleanor con un bacio sulla guancia e Harry dovrebbe
essere sollevato ma non lo è per niente. Quando l'altro fa il suo
ingresso in aula e prende posto sulla sedia accanto alla sua, Harry
non riesce a guardarlo in faccia.
“Ehi”,
mormora Louis, sporgendosi per parlargli all'orecchio, e il calore
del suo fiato sulla guancia di Harry gli fa venire voglia di
piangere. Louis è sempre troppo vicino ma comunque sempre troppo
lontano.
“Ciao”,
dice il riccio senza sollevare lo sguardo.
Louis
gli stringe una coscia.
“Mi
dispiace”, afferma.
Harry
annuisce e si decide a guardarlo in faccia. Louis è sempre così
impossibilmente bello e la sua espressione è così dolorosamente
affezionata e sincera che non saltargli addosso per baciarlo richiede
tutto l'autocontrollo del mondo. In questo momento Harry realizza,
con meraviglia e orrore, che perdonerebbe letteralmente di tutto a
questo ragazzo.
L'arrivo
di Savan lo salva da ulteriori pensieri masochisti e decisamente
frustranti.
Il
professore, tuttavia, non è solo. Dietro di lui, infatti, si
nascondono i due nuovi acquisti del glee club. Si nascondono
nel senso che stanno tentando di farsi scudo con il corpo di Savan e
non accennano a fare un passo avanti per presentarsi. Harry non
immaginava che lui e gli altri potessero incutere tanto timore.
“Glee
club, loro sono Michael e Rita”, taglia corto Savan per poi
voltarsi verso i due ragazzi. “Rita, Michael questo è il glee
club. Sono sicuro che avrete tempo per conoscervi meglio”.
I
nuovi arrivati salutano con la mano – il ragazzo fa anche un mezzo
inchino – e Harry scopre di conoscerli di vista. Ricorda piuttosto
bene il provino di Rita, come lei sapesse muoversi sul palco, sicura
di sé in maniera invidiabile. Non ricorda invece il provino del
ragazzo, ma Michael è praticamente un tipo indimenticabile,
coi suoi capelli di varie sfumature di viola e i suoi occhi grandi e
luminescenti. Harry lo ha visto spesso per i corridoi e a qualche
lezione. Deve avere la sua stessa età.
“Michael e Rita
adesso ci faranno sentire qualcosa”, annuncia Savan. “Chi vuole
iniziare?”.
Rita fa un passo
avanti e in un attimo sembra aver riacquistato quella sicurezza che
Harry – e sicuramente anche Savan – aveva visto in lei la prima
volta. Michael si fa da parte incrociando le braccia sul petto.
L'esibizione
della ragazza entusiasma Harry. Savan ha fatto un ottimo acquisto anche
se sarebbe stato meglio averla nella squadra sin dall'inizio.
Quando è il turno di Michael, il ragazzo esibisce un sorriso
obliquo
prima di dirigersi al centro della stanza e iniziare a cantare. Anche
lui è una forza della natura, anche se la sua voce non è notevole.
Savan deve averci visto qualcosa in lui, comunque, forse
l'originalità o il suo modo di rapportarsi col pubblico. Harry non è
sicuro che Michael sia stata la scelta migliore del loro professore
però lo considera un'aggiunta interessante al loro piccolo gruppo.
Rita
e Michael prendono posto su due sedie libere un po' defilate. Sebbene
siano sembrati a loro agio a cantare davanti a tutto il gruppo non hanno
ancora il coraggio di mischiarsi a loro. Si sono guadagnati un posto
nel glee club ma sanno che non possono appartenere
al glee club da un giorno all'altro. Però Harry è sicuro che
nessuno li farà sentire degli intrusi.
“Dopo le vacanze
di Natale inizieremo a pensare seriamente a cosa cantare alle
Regionali”, sta dicendo Savan. “Sono aperto a qualsiasi idea e
suggerimento. Nel frattempo, indovinate quale sarà il vostro compito
per la prossima settimana?”.
Perrie alza la
mano.
“Cantare una
canzone degli anni '90?”.
Savan annuisce.
“Mi fa piacere
che i miei ragazzi siano svegli”, scherza, guadagnandosi
un'occhiataccia dalla bionda. Coraggiosa, la ragazza.
Il
resto della lezione trascorre tra discorsi di elogio per essere stati
ammessi alle Regionali e di incoraggiamento per quello che li aspetta
da parte di Savan. Quando il professore li informa che sono liberi di
andare Niall è il primo a saltare in piedi e andare incontro a Rita
e Michael, prodigandosi in complimenti e battute amichevoli. Gli
sguardi che gli lancia Rita sono colmi di curiosità e interesse
mentre Michael sbatte ripetutamente le palpebre, forse un po'
intimidito dall'entusiasmo dell'irlandese. Harry pensa che
l'entusiasmo perpetuo di Niall sia la sua caratteristica migliore.
“Haz”, lo
chiama Louis, punzecchiandogli un fianco.
“Mh?”.
Louis si avvicina
con fare cospiratorio.
“Siamo d'accordo
per sabato o ci hai ripensato?”.
Harry
aggrotta le sopracciglia. Perché avrebbe dovuto ripensarci?
“Non ho cambiato
idea, Lou, stai tranquillo”.
Louis esala un
sospiro di sollievo e gli passa una mano sul braccio.
“Ok, chiedevo
così per chiedere”, mormora, fingendo indifferenza.
Harry sorride della
sua insicurezza e gli dà un buffetto sulla guancia.
“Anzi, sai che ti
dico? Non ne sono più tanto sicuro. La prospettiva di trascorrere il
sabato sera a giocare alla Xbox con Ed e dormire abbracciato al suo
gatto è molto più interessante”.
Louis fa un verso
molto simile a uno squittio e Harry scoppia a ridere.
“A
meno che il tuo programma per il nostro”, il riccio riduce la voce
a un sussurro, “appuntamento
non sia più invitante di una serata a base di FIFA e peli di gatto”.
Louis arriccia le
labbra.
“Sono sicuro che
sei una schiappa a FIFA”, commenta.
Harry lo colpisce
alla caviglia con un calcio.
“Sfidami”.
Louis rotea gli
occhi in maniera teatrale.
“Comunque”,
esordisce, “in realtà pensavo più a un pomeriggio e
a una serata”.
Harry lo guarda
interrogativo.
“Nel senso che
passo a prenderti intorno alle quattro e poi...”.
“E poi?”.
“Non mi
costringerai a rivelarti i miei piani, Styles”.
Harry ride e gli dà
una leggera spallata.
“Devo
contare sul tuo famoso tappeto volante o ti sei attrezzato in altro
modo per venirmi a prendere?”.
Louis arrossisce e
distoglie lo sguardo. Harry si sente in colpa senza capire perché.
“Lou?”.
“Dovremmo
andarcene in giro in autobus, lo sai?”.
Harry sorride.
“Va benissimo”.
Louis si morde il
labbro inferiore ma finalmente lo guarda negli occhi.
“Quando
prenderò la patente guiderò fino alle stelle per
te”.
Harry
si mette una mano davanti alla bocca per non ridergli in faccia anche
se il suo stomaco si è annodato nel modo più piacevole
possibile.
“Sei un ingrato”,
borbotta Louis.
Harry è sul punto
di passargli un braccio attorno alle spalle per attirarlo a sé
quando si sente chiamare. Si volta verso la voce sconosciuta e si
ritrova davanti un Michael raggiante.
“Ciao”, esclama
Harry con entusiasmo, ancora su di giri per il suo scambio di battute
con Louis.
“Ciao”, dice
Michael un po' timidamente.
Harry solleva un
sopracciglio. L'altro ragazzo si schiarisce la voce.
“Sono un tuo,
ehm, fan”, ammette. Il suo accento rivela che non è del posto.
Potrebbe essere di un'altra nazione o addirittura di un altro
pianeta, per quanto ne sanno loro.
Harry strabuzza gli
occhi. Non è sicuro se l'altro ragazzo parli sul serio o se lo stia
prendendo in giro.
“Non
sapevo di avere dei fan”,
dice. Louis tossicchia. Intenzionalmente.
“Ti ho sentito
cantare alla partita e ai provini”, lo informa Michael.
“Ah”,
è tutto quello che riesce a dire Harry. Louis è ancora al suo
fianco che sposta il peso da un piede all'altro. Dio, sta rendendo
nervoso anche lui.
“E potrei aver
origliato qualche tua esibizione attraverso quella porta”, aggiunge
Michael indicando con la testa la porta dell'aula.
“Potresti o lo
hai fatto?”, interviene Louis con asprezza.
Michale arrossisce.
“L'ho fatto”,
ammette. “Comunque, sei, uhm, sei bravo anche tu”.
Louis fa la sua
espressione caratteristica di quando qualcuno o qualcosa non gli
piace. Harry è combattuto tra il bisogno di ridere e quello di
piangere.
“Adesso vado, il
bus mi aspetta”, taglia corto Michael. “Ci vediamo, Harry”.
Harry lo saluta con
un cenno del capo e riporta la sua attenzione su Louis.
“Wow”,
commenta.
Louis lo guarda di traverso.
“Ricordati
che sono stato io il
tuo primo fan”, afferma. “Hai firmato a me
il tuo primo autografo”.
Harry ride della
sua espressione corrucciata e oltremodo offesa.
“Lo
so”, ribatte. “Tu sei e sarai sempre il mio fan preferito”.
*
Sono le quattro
meno dieci di sabato e Harry è alla fermata dell'autobus. Il suo
unico passatempo per non farsi divorare dall'ansia è controllare
l'ora ogni tre secondi. Il bus dovrebbe arrivare in quattro minuti, o
così dice il tabellone.
Il cielo è plumbeo
e ogni tanto qualche folata di vento gli schiaffeggia il volto. Se
pioverà il giorno del suo Primo Appuntamento con Louis – sì,
Harry lo pronuncia mentalmente con le iniziali maiuscole, ed è
consapevole che sia patetico, amen - vorrà
dire che la
fortuna non è dalla loro parte. Oppure è come ai
matrimoni, della serie "appuntamento bagnato appuntamento fortunato"?
Lo scopriranno solo vivendo.
Sta contemplando le
nuvole in cielo mentre canticchia “Don't Rain On My Parade” -
quelle poche parole che ricorda, almeno – quando sente il rumore
dell'autobus che si avvicina. Saltella sul posto un paio di volte nel
tentativo di scaricare l'adrenalina in eccesso e si sistema il ciuffo
dal lato opposto a quello verso il quale lo ha spostato il vento.
Devo averla vinta io sui miei capelli e non questo tempaccio,
pensa.
Quando finalmente
il bus si ferma e Harry sale a bordo, non ha il coraggio di guardarsi
intorno alla ricerca di Louis, perciò intanto mostra l'abbonamento
all'autista e fa un respiro profondo.
“Hazza!”.
Ovviamente Louis
doveva attirare la sua attenzione – e quella di tutto l'autobus,
dannato lui – chiamandolo a gran voce. Harry percorre il
corridoio del bus verso il sedile dove si trova l'altro ragazzo.
“Ciao”,
mormora, prendendo posto di fronte a Louis.
“Ehi, vedi di
frenare l'entusiasmo, mi stai dando sui nervi!”, scherza Louis,
sfoggiando però un sorriso amaro.
Harry sospira. Ha
un nodo allo stomaco e non sa perché. O meglio, ci sono così tanti
perché alla sua ansia che non saprebbe quale scegliere. Forse se il
suo Primo Appuntamento con Louis non avesse le iniziali maiuscole lui
non sarebbe così nervoso. O forse se il vento non portasse con sè
questo inequivocabile odore di pioggia lui sarebbe più calmo. O,
ancora, se l'idea di non poter baciare Louis o tenerlo per mano al
loro Primo-cazzo-di-Appuntamento come tutte le “coppie”
normali non fosse così insopportabilmente insopportabile lui
potrebbe essere decisamente più rilassato in questo momento.
“Scusa, sono un
po' meteoropatico”, biascica. Quest'ansia rovinerà il loro
appuntamento. Lui rovinerà il loro appuntamento.
“Questa parola
esiste o te la sei inventata?”, chiede Louis. Il suo atteggiamento
è del tutto sereno e disteso, almeno all'apparenza.
“Certo che
esiste”, afferma Harry, lanciando un ennesimo sguardo al
cielo fuori dal finestrino. “Il meteoropatico è colui che-ahi!”.
Louis gli ha
rifilato un non tanto leggero calcio nello stinco.
“Lo so cosa
significa, stavo solo sfottendo il tuo vocabolario ampolloso”,
dice, facendogli la linguaccia.
Harry gli
restituisce il calcio.
“Anche
'ampolloso' è un termine...ampolloso”, ribatte. “Anzi, sono
sicuro che 'ampolloso' sia una parola ancora più ampollosa di
'meteoropatico', che, se devo dirla tutta, secondo me non è
ampollosa affatto”.
Louis picchia la
fronte contro il finestrino, fingendo di essere seccato dal discorso
contorto di Harry.
“Hai finito di
parlare di ampollosità?”, domanda, guardandolo in tralice.
“Hai iniziato
tu!”, protesta Harry, incrociando le braccia sul petto e
ritirandosi con il broncio sul sedile.
Louis gli sorride e
Harry scopre di non essere più agitato come prima. Sono bastati due
minuti di conversazione con l'altro e un suo sorriso per calmarlo.
Si fottano il cielo grigio e le paranoie ingiustificate. Louis è
il suo Valium.
“Il gatto di mia
nonna era meteoropatico”, osserva Louis. “Quando c'era un
temporale si nascondeva dentro a un mobile della cucina e non ne
usciva fin quando non era tornato il sole”.
Harry vorrebbe
ridere ma non è sicuro se sia appropriato, vista l'espressione
mesta di Louis. Forse quel gatto gli manca. Lo aveva sempre
considerato un 'tipo da cani', comunque.
“Magari era
semplicemente...spaventato?”, offre.
Louis sgrana gli
occhi, sorpreso.
“Sei un genio,
Hazza”, dice, dopo un po'.
Harry ride. Quando
si dice complimento gratuito...
“Per così poco?
Grazie”.
Louis gli circonda
una caviglia con entrambi i piedi, emettendo un verso soddisfatto.
Harry lancia un'occhiata ai loro piedi uniti e sorride tra sè e sè.
Non è come tenersi per mano o baciarsi ma è meglio di niente.
“Dove mi porti?”,
domanda.
“Non te lo dico”.
“Fanculo”.
Louis ghigna.
“Considerala come
una vendetta per quella volta che mi hai trascinato in giro per
Londra senza dirmi che avremmo dovuto attraversare un altro
parco e scalare una cazzo di collina”.
Harry scoppia a
ridere.
“Non sei uno che
porta rancore, vedo”.
Louis gli stringe
la caviglia.
“Per niente”.
Harry pensa che se
il loro Primo Appuntamento dovesse consistere in un giro infinito su
un autobus stipato di gente che parla al telefono a voce troppo alta
o ascolta musica a un volume improponibile o impreca o suda o fa
tutte quelle cose che fa la gente di solito su un autobus, a lui
andrebbe benissimo: quello che conta è avere Louis al suo fianco.
*
“Vuoi davvero
giocare a bowling?!”, esclama Harry. Non dovrebbe avere voce in
capitolo visto che è stato Louis a invitarlo a uscire e quindi di
norma spetterebbe a lui decidere dove andare e cosa fare...ma il
bowling? “Dillo che ci tieni proprio a farmi fare una figura
di merda”.
Louis si stringe
nelle spalle.
“Considerala una
vendetta per quella volta che mi hai completamente umiliato sul campo
da golf”.
Harry rimane a
bocca aperta.
“Non ti ho
completamente umiliato!”, ribatte. “E poi credevo che
questo fosse un appuntamento non un occasione per vendicarti di tutti
gli ipotetici soprusi che ti ho fatto!”.
Louis gli dà una
pacca sulla spalla.
“Fortuna che non
ho altri conti in sospeso con te”.
“Louuu”,
piagnucola Harry. “Non so giocare, giuro”.
Louis sorride
malefico.
“Lo so”.
Harry si nasconde
il viso dietro alle mani.
“Almeno non
raccontarlo in giro”, prega.
“Scherzi?
Documenterò ogni tua mossa col cellulare. Sai che adesso si possono
fare video anche con Instagram?”.
Louis è un essere
malvagio, un demonio con le fattezze di un angelo, mandato sulla
Terra per rendere la vita impossibile a Harry, a tutti i livelli.
Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di innamorarsi di lui. Il
punto è che non ci ha pensato neanche una volta. O meglio,
non ci ha pensato affatto.
“Una delle cose
di te che mi piace di più è la tua completa mancanza di
coordinazione”, ammette Louis. “Muoio dalla voglia di vedere come
te la cavi con le bocce”.
“Le bocce
non sono esattamente la mia passione principale, ora come ora”,
mugugna Harry.
Louis scoppia a
ridere rumorosamente. Harry non pensava di aver fatto una battuta
così divertente.
“Andiamo,
coraggio”, lo esorta Louis, prendendolo sotto braccio. “Ah, sappi
che oggi pagherò io per tutto. Non si discute”.
Harry non prova
neanche a fare resistenza.
“È
il minimo
visto quello che mi stai obbligando a fare”, borbotta. “Spero
solo che la prossima volta non mi porterai a fare bungee
jumping”.
“Non
mi tentare”, mormora Louis, trascinandolo dentro l'edificio.
Harry
si rivela, come anticipato, un completo disastro.
Louis dovrebbe avere pietà di lui e invece continua a giocare col
sorriso sulle labbra e ad agitargli il sedere in faccia
ogni volta che abbatte un buon
numero di birilli o che addirittura fa strike. Harry ci ha messo
almeno cinque minuti per capire
come infilare le dita nei fori della boccia e questo già la dice
lunga sulla sue abilità. Non è ancora riuscito ad abbattere un
singolo birillo, forse perché a ogni tiro la boccia si rifiuta di
proseguire il suo cammino e si defila sul canale di lato. È
inutile dire che però si sta divertendo un mondo.
Anche se Louis ha mantenuto la sua promessa di fotografarlo e
riprenderlo, perciò l'umiliazione pubblica
è assicurata.
“Guarda
me”, gli dice Louis per l'ennesima volta, prima di tirare. Se
Harry non fosse così distratto dal suo sedere potrebbe
effettivamente prestare attenzione alla tecnica
dell'altro ragazzo.
Harry
è più che motivato a fare
arrivare la boccia
almeno
fino in fondo alla pista. Abbattere i birilli non è mai stata la sua
priorità, dopotutto.
“Haz,
ricordati le 'Tre D': Destinazione, Determinazione, Decisione”, lo
incoraggia Louis, ridendo sotto i baffi.
“Non
mi sei minimamente di aiuto”, borbotta Harry, preparandosi al
tiro. Più o meno crede di aver capito come fare. Non deve
sbilanciarsi troppo da un lato e non deve aver paura a metterci una
certa forza nel tiro. Può farcela.
“C'eri
quasi”, mormora Louis dopo che ha Harry ha tirato. Ovviamente non
ce l'ha fatta.
Harry si lascia
cadere per terra al margine della pista. Louis lo affianca.
“Non stai
giocando male”, gli dice. “Non peggio di come giocherebbe mia nonna, almeno”.
Harry gli molla una
gomitata.
“Voglio
riprovarci”.
“Destinazione,
Determinazione, Decisione, ok?”.
“Ti detesto”.
Quando Harry riesce
finalmente a far arrivare la boccia fino in fondo, abbattendo non uno
ma due birilli, è così felice che non ci pensa due volte a
lanciarsi in mezzo alla pista in scivolata, atterrando sulla schiena.
Louis gli è subito dietro.
“Hazza!”, urla.
“Ce l'hai fatta!”.
Harry ci guadagna
un inaspettato e piuttosto umido bacio sulla guancia. Non
poteva desiderare premio migliore.
“Peccato che
questa volta non ti stavo filmando”, si lamenta Louis.
Harry si volta
sulla pancia.
“Avevi un
compito, Lou”.
Louis ridacchia.
“Adesso
togliamoci da qui prima che ci buttino fuori”, dice, dandogli una
pacca sul petto.
“Ehi, Lou, fammi
una foto con le bocce!”, propone Harry, afferrandone due e
portandosele all'altezza del petto. Ha sempre desiderato una foto del
genere.
“Credevo che non
ti piacessero”, afferma l'altro ragazzo, estraendo il cellulare
dalla tasca posteriore dei jeans.
“Chi non vorrebbe
avere due bocce così?”, ribatte il riccio, sorridendo
all'obiettivo come se stesse stringendo tra le mani un qualche
rinomato premio.
“Sei uno strambo,
Haz”, commenta Louis con un sorriso affezionato.
Harry riesce ad
abbattere altri sei birilli prima della fine della partita. Poteva
andare peggio, visto come era iniziata. Louis si mette in testa di
vincere per lui un peluche alle “macchinette acchiappa-pupazzi” e
Harry non riesce a dissuaderlo dal suo intento. Inutile dire che
Louis si ritrova a corto di monetine senza essere riuscito ad
acchiappare assolutamente nulla.
“Questo maledetto
aggeggio è truccato”, sbuffa, mollando un pugno sul vetro e
borbottando una trafila di insulti all'indirizzo della macchinetta.
“Sai che c'è? Ti comprerò della zucchero filato, va bene?”.
Harry divide lo
zucchero filato con Louis lungo il tragitto verso la loro prossima
destinazione, un fast food poco lontano.
“Ero indeciso tra
McDonald, KFC e Burger King”, spiega Louis, camminando sul
marciapiede accanto a Harry e leccando via, nel frattempo, i residui
di zucchero rimasti incollati alle proprie dita. “Alla fine ho
scelto Burger King. Sai perché?”.
Harry si era un
attimo perso a osservare la lingua di Louis e a fare pensieri
inappropriati nel bel mezzo del loro Primo Appuntamento – ehi, è
un essere umano dopotutto – perciò ci mette un po' a
realizzare che Louis gli ha appena fatto una domanda.
“Perché è il
più vicino?”, tenta di indovinare.
“No, per le
coroncine”, risponde Louis come se fosse ovvio.
Harry ride.
“Avrei dovuto
immaginarlo”.
“Sì, avresti
dovuto”.
Louis impiega il
resto della strada a scusarsi profusamente per non essere riuscito a
prenotare un tavolo in un ristorante, obbligandoli a rinunciare a una
“cena a lume di candela” – come a ogni Primo Appuntamento che
si rispetti – e Harry non capisce se sia serio o meno. Sono due
adolescenti squattrinati e senza pretese, chissenefrega del
ristorante. Avrebbero potuto anche comprare un sandwich da Tesco
e mangiare seduti sul marciapiede, per quanto lo riguarda.
Come promesso,
Louis paga entrambe le loro ordinazioni. Harry lo ringrazierà come
si deve, quando ne avrà l'occasione.
Dopo aver presto
posto al tavolo – uno a fianco all'altro in modo da non sprecare
un'opportunità per poter stare vicini – Louis non accenna a
iniziare a mangiare e, invece, guarda con un sorriso il proprio
portafoglio aperto. Harry non vuole pensare sia impazzito, anche se è
decisamente da matti una roba del genere. Magari avrà la foto di
una delle sue sorelle lì dentro, ipotizza. O del gatto di sua
nonna.
“Ehi, Haz, te lo
ricordi?”, domanda Louis, estraendo un foglietto di carta dal
suddetto portafoglio e passandolo a Harry.
Il riccio non
avrebbe mai immaginato di trovarsi davanti il proprio autografo. O
meglio, quella specie di sgorbio che ha firmato a Louis il giorno dei
provini per il glee club.
“Lou”,
sussurra, ingoiando il groppo di gioia e imbarazzo che ha in
gola, “lo hai tenuto?”.
Louis gli lancia
uno sguardo sospettoso.
“Pensavi
che lo avessi già venduto su eBay?”, domanda. “È
ancora presto per quello. Prima devi diventare famoso al punto che la
gente sarà disposta a comprare qualsiasi cosa abbia a che fare con
te. Sappi che ho cominciato a conservare i tuoi fazzoletti usati, non
si sa mai”.
Harry
getta indietro la testa, ridendo istericamente. Louis tiene un pezzo
di carta con la sua firma nel portafoglio. Louis stava sorridendo
a un pezzo di carta con la sua firma.
“Quando
deciderai di venderlo fammi sapere così ci mettiamo d'accordo sul
prezzo”.
“Non
esiste”, protesta Louis riprendendosi l'autografo e ripiegandolo
accuratamente. “Non dividerò il guadagno con uno già ricco
sfondato”.
Quando Harry
afferra una patatina che sta sognando di mangiare da almeno dieci
minuti, Louis gli circonda il polso con le dita.
“Aspetta”, gli
intima, prima di alzarsi e recuperare due coroncine di cartone dal
tavolo accanto. “Metti questa”.
“Non credo
proprio”.
Louis gli sistema
la corona sulla testa, ignorando le proteste di Harry.
“Fai la tua
migliore espressione regale”, ordina, armeggiando col
cellulare.
Harry per tutta
risposta si infila due patatine agli angoli delle labbra sfoggiando
la sua migliore espressione da tricheco.
Louis sembra
soddisfatto e immortala questo momento. Più volte. Fortuna che sul
suo cellulare ci sia spazio.
“Devo essere
sincero”, dice, sfilando dalla labbra di Harry una delle sue
patatine e ingoiandola quasi senza masticare, “con questa faccia al
massimo potresti ambire a farti incoronare Reginetta del Ballo”.
Harry si infila in
bocca la patatina con un movimento articolato della lingua prima di
rispondere: “Farò finta che tu non abbia appena ferito i miei
sentimenti”.
*
Dopo quella che è
stata forse la cena migliore della vita di Harry – Louis gli ha
tenuto una mano sulla coscia tutto il tempo e neanche il fatto che a
un certo punto gli abbia praticamente schizzato il ketchup in faccia,
perché con una mano sola è ancora più difficile strizzarlo
fuori e avere una buona mira, ha potuto rovinare la magia del momento
– i due salgono su un altro autobus.
“Dove andiamo?”,
domanda il riccio in maniera petulante.
“Al circo”,
risponde prontamente Louis. “Vediamo se posso scaricarti a loro.
Saresti un ottimo fenomeno da baraccone”.
Harry fa per
pizzicarlo su un fianco. Louis gli blocca il polso con una mano.
“Con quel naso a
forma di pene potresti avere successo. Non sottovalutare il
tuo potenziale”, scherza.
Harry si libera
dalla presa di Louis e istintivamente si porta una mano alla faccia.
“Non ho un naso a
forma di pene”, mormora. O sì? Deve controllare. Adesso.
Louis è scosso
dalle risate.
“Non ci posso
credere che ti stai davvero specchiando sul vetro del
finestrino”.
“Non ho un naso a
forma di pene!”, ripete Harry, adesso totalmente convinto delle
proprie parole.
“No, non ce
l'hai”, ammette Louis. “A dire la verità il tuo naso è
piuttosto adorabile Per essere così grande, si intende”.
Harry arrossisce.
“Il tuo naso
è adorabile”, ribatte, facendo suonare la frase come fosse un
insulto. No, non voleva essere un insulto. Il naso di Louis è così
piccolo e carino con una punta rotonda e deliziosa. A pensarci meglio
è un oltraggio che tutto in Louis sia incredibilmente
adorabile.
“Lo so”, dice
Louis, sporgendosi in avanti sul sedile per sfiorare con l'indice il
naso di Harry. “Ho cambiato idea, non ti voglio più regalare al
circo”.
“Sono bravo a
fare i giochi con le palle”, afferma Harry, pensando a un ipotetico
futuro da circense.
Louis si strozza
con la saliva.
“Haz, non puoi
dire cose del genere...”.
Harry rotea gli
occhi.
“E tu non puoi
trovare doppi sensi ovunque”, si difende.
Alla fine la meta
scelta da Louis è il cinema. Semplice ma efficace.
“Cosa vuoi
vedere?”, domanda a Harry che se ne sta col naso all'insù a
leggere i titoli in programmazione.
Il riccio ruota
lentamente la testa verso l'altro ragazzo.
“Davvero posso
scegliere io?”.
“Perché lo dici
come se fosse una cosa così incredibile?”.
Harry si gratta la
nuca.
“Abbiamo dei
gusti diversi in fatto di film-”, mormora.
Louis agita un mano
per zittirlo.
“Hai quattro
opzioni. Scegli, prima che ci ripensi”.
Harry sorride tra
sé e sé. Ci sono pochissime possibilità che a Louis piacerà il
film che ha in mente di vedere. Non è un problema. Ci sono
pochissime possibilità che piacerà a lui stesso.
Quando comunica la
sua scelta all'altro ragazzo – un film con una trama quasi
sicuramente oscura e complicata, con attori sconosciuti, diretto da
un regista dal nome impronunciabile – Louis reprime un brivido.
“Chissà perché
me lo aspettavo”, commenta.
Harry si stringe
nelle spalle e aspetta che Louis paghi per entrambi. Comincia a
prenderci gusto a essere viziato.
La sala è deserta.
Harry trascina Louis verso una delle ultime file e prende posto con
un sospiro. I sedili del cinema sono di gran lunga più comodi di
quelli dell'autobus, anche se non hanno un odore migliore.
“Haz, ti rendi
conto che probabilmente saremo le uniche due persone in tutta la
città che guarderanno questo film?”, sussurra Louis come se
rischiasse di disturbare qualcuno. Le luci sono ancora accese e,
appunto, non c'è nessun altro in sala, quindi la sua precauzione è
del tutto superflua.
Harry gli sorride
compiaciuto.
“Meglio, no?”,
ribatte, posando un braccio dietro lo schienale di Louis. “Avremo
il cinema tutto per noi”.
“Cosa possiamo
fare?”, chiede Louis e il suo cervello comincia a macchinare.
“Potremmo toglierci le scarpe e metterci comodi! Oppure potremmo
lanciare i popcorn contro lo schermo! Ma non ce li abbiamo neanche i
popcorn e poi siamo lontani chilometri, quindi è meglio lasciar perdere questa idea. Potremmo-”. Louis si blocca quando Harry
comincia ad accarezzargli un orecchio. “Oh”.
Harry riesce a
malapena a contenere un ghigno quando un lampo di consapevolezza
attraversa il viso di Louis.
“Lo hai fatto
apposta!”, esclama il suddetto. “Hai scelto apposta il
film più anonimo sulla faccia della Terra per...rimanere solo con
me”.
“Dubito che
saremo soli soli, sono sicuro che qualcun altro verrà prima o
poi, ma-”.
Il suo discorso
viene bruscamente interrotto dalle labbra di Louis, che gli ha preso
il viso tra le mani e adesso lo sta baciando. Era esattamente
questo che voleva, quello che stava aspettando da giorni.
Louis si allontana
repentinamente così come si è avvicinato, rendendosi
improvvisamente conto che le luci sono ancora accese e che,
effettivamente, potrebbe entrare qualcuno da un momento all'altro. Ma
se Harry ha fatto bene i suoi calcoli non ci saranno più di cinque
persone a guardare questo film e poi loro sono proprio in fondo alla
sala e nessuno baderà a quello che faranno. Se tutto andrà
secondo i piani...
“Harry, te l'ho
già detto e te lo ripeto, anche a costo di alimentare il tuo ego, ma
sei un fottuto genio”.
Harry ridacchia.
“Il mio ego
potrebbe essersi gonfiato giusto un pochettino ma, tranquillo, lo
terrò a bada”.
In questo momento
una coppia di anziani fa ingresso in sala. Louis lancia loro
un'occhiataccia che se gli sguardi potessero uccidere i due avrebbero
già preso fuoco, però questi si accomodano in una delle prime file,
apparentemente ignari della presenza di Harry e Louis alle loro
spalle.
Quando le luci si
spengono la prima cosa che fa Louis è cercare la mano di Harry.
Durante la pubblicità un'altra figura sconosciuta entra in sala e si
siede poco lontano dagli anziani di prima, con sollievo di Harry che
aveva cominciato a temere che il tipo si sedesse dietro di loro.
Il
riccio ci sta provando davvero a concentrarsi sulla trama, ma il
pollice di Louis che accarezza il dorso della sua mano lo distrae. È
un'esperienza così piacevole e intima
tenere la mano di una persona che gli piace al punto da renderlo un
idiota che lo stomaco di Harry fa le capriole, ripetutamente e
ostinatamente. Ogni cerchio che Louis disegna sulla sua mano è una
capriola.
Anche
se i baci che aveva sognato di scambiare con Louis non sono ancora
arrivati – e per averli ha scelto questo stupido film che li farà
addormentare o esplodere il cervello – non si è mai stato così in
pace con il mondo come adesso.
Louis
poggia la testa sulla sua spalla.
“Questo
film non solo è noioso”, sussurra cercando di mirare le sue parole
all'orecchio di Harry, soffiando invece sul suo collo, “ma è anche
presuntuoso”.
“Forse volevi
dire pretenzioso?”, suggerisce Harry ruotando la testa verso il
viso di Louis, illuminato dalla luce dello schermo e vicino in
maniera allettante.
“No, intendo
proprio presuntuoso, della serie che si dà delle arie, no?”.
Harry soffoca una
risata con la mano. Attirare l'attenzione su di loro è l'ultima cosa
che desidera.
“Hai un futuro
come critico cinematografico, lo sai?”.
Louis mugugna
qualcosa ma le sue parole sono soffocate dal maglione di Harry.
Questi allunga la mano verso il mento dell'altro ragazzo,
obbligandolo ad alzare la testa.
“Hai qualche idea
migliore per passare il tempo?”, domanda, premendo leggermente con
il pollice sul suo labbro inferiore.
“Styles, ho
pagato per vedere questa merda, adesso ce la sorbiamo fino in
fondo”, protesta Louis con così poca convinzione che Harry deve
trattenersi dallo scoppiare di nuovo a ridere.
“Ti ridarò i
soldi, allora”, dice invece, sporgendosi per baciarlo.
Louis cede
immediatamente, come se non aspettasse altro. Harry cerca di ridurre
i mugolii di apprezzamento al minimo, onde evitare che tutto il
cinema – tre sfigati, sostanzialmente – si insospettisca.
“Adesso ti farò
una domanda un po' strana”, afferma Louis dopo essersi staccato da
Harry con ultimo bacio a stampo, “ma cosa usi per avere delle
labbra così morbide?”.
Harry scoppia a
ridere. L'anziano signore si gira. Non è stata la sua mossa migliore
della serata.
“Niente”,
sussurra. “Sono naturalmente soffici”.
“Mhmh”. Louis
annuisce, prendendolo per buone le sue parole. Harry ha detto la
verità, non usa neanche il burrocacao. “Fammi controllare di
nuovo”.
Nel bel mezzo del
loro secondo, straordinario, mozzafiato, coinvolgente - al punto che
entrambi hanno dimenticato che c'è un film proiettato sullo schermo
– bacio, è il turno di Harry di fare una domanda a Louis.
“Lou”, inizia
timorosamente, “sono-, sono io il primo ragazzo che hai baciato?”.
Forse la risposta a
questo quesito è ovvia, forse no, ma Harry doveva chiedere.
Louis si agita
sulla poltrona. Harry teme di averlo messo a disagio e di avere
rovinato l'atmosfera.
“Sì”, sussurra
in risposta l'altro ragazzo. “Tu sei il mio primo...tutto,
Harry”.
Harry solleva un
sopracciglio, mentre il battito del suo cuore accelera notevolmente.
“Cioè?”.
Louis rafforza la
presa sulla sua mano.
“Cioè che per la
prima volta nella mia vita ho provato, provo, qualcosa che mi
ha fatto trovare il coraggio di-”.Louis prende fiato. “Di essere
me stesso, di vivermi. Grazie a te. Se non fossi arrivato tu
non so quanto avrei aspettato per-, non lo so. Insomma, uhm, tu sei
il primo, ehm, ragazzo che ho baciato, sì. Era questa la domanda?”.
Harry annuisce. Non
può impedirsi di pensare a Eleanor, ma cerca di allontanare questo
pensiero, per il momento. Avranno questa conversazione, prima o poi.
“Ci saranno stati
altri ragazzi che avresti voluto baciare prima di me, no?”,
domanda.
“Sì, certo”,
replica Louis. Harry prova un punta di gelosia. Più di una punta, a
dire il vero. Louis continua a parlare. “Ma ero troppo spaventato,
anche quelle volte in cui sembrava che all'altra persona non sarebbe
dispiaciuto. C'è stata una festa, una volta, in cui un ragazzo
ci ha provato con me. E un'altra volta un ragazzo che fa teatro con
me-, lasciamo perdere”, taglia corto proprio quando la gelosia di
Harry aveva cominciato a raggiungere un picco intollerabile. “Con
te ho deciso di rischiare perché se non lo avessi fatto sarei
impazzito. Mi hai quasi fatto impazzire, Hazza, e presumo che
devo ringraziarti per questo”.
“Prego”,
risponde Harry con un sorriso e non ci pensa due volte a baciarlo di
nuovo. Perché se continuassero a sussurrare potrebbero disturbare la
visione del film, mica per altro.
Ovviamente
il film scorre verso la fine senza che Harry e Louis ne abbiano visto
un altro fotogramma. È
una sorta di cliché – pomiciare al cinema – ma rientra
nelle regole del primo appuntamento. O forse del secondo, ma non
importa.
Fuori dal cinema
scoprono che il vento è tornato a soffiare con la stessa intensità
del pomeriggio. Harry si stringe nel cappotto e cerca di scaldarsi
sfregandosi le braccia. Vorrebbe tornare al tepore della sala e ai
baci di Louis ma è ora di andare a casa. Tutte le cose belle devono
finire. Anche il Primo Appuntamento migliore di sempre.
“Devo andarmi a
cercare la trama di questo maledetto film su IMDb perché non so che
cazzo raccontare a mia madre”, osserva Louis. Ottima idea.
Raggiungono la
fermata dell'autobus a passo veloce, ma qui fanno un'altra spiacevole
scoperta: l'ultima corsa è appena passata e dovrebbero aspettare
quattro ore prima del bus notturno.
Louis si lascia
cadere sulla panchina.
“Potrebbe andare
peggio. Potrebbe piovere!”, borbotta.
Harry ha il terrore
di sentire un tuono in lontananza, come da copione.
“Potresti evitare
di riciclare una battuta di Frankenstein Junior”, ribatte. “E
portarci sfiga”.
Louis si illumina.
“Oh, qualche film
decente allora l'hai visto”.
Harry si siede
accanto a lui e scontra un ginocchio di Louis con il proprio.
“Per chi mi hai
preso?”.
Louis gli
scompiglia i capelli.
“Per uno che
piange ancora per Titanic”.
Harry poggia la
testa sulla spalla dell'altro ragazzo.
“Non c'è niente
di male”.
Louis gli circonda
le spalle con un braccio e lo bacia sui capelli.
“Piangeresti
anche se lo vedessimo insieme?”.
Harry struscia la
testa sul viso di Louis.
“Ti stai offrendo
di guardare Titanic insieme a me?”.
Louis scoppia a
ridere.
“Assolutamente
no”.
Rimangono in questa
posizione per alcuni minuti, dimentichi dell'ora e del freddo
intenso.
“Chiamerò mia
sorella per farci venire a prendere”, afferma Harry, staccandosi a
malincuore da Louis.
“Non sarà un
problema accompagnare anche me?”.
“L'alternativa
sarebbe lasciarti qui a barboneggiare e sono sicuro che mia
sorella non sia cattiva fino a questo punto”.
Gemma arriva venti
minuti dopo e li trova nella stessa identica posizione di prima:
Louis con un braccio attorno alle spalle di Harry e Harry con la
testa poggiata sulla spalla di Louis. Potrebbero essere diventati una
statua di ghiaccio nel frattempo.
“Ehi, non vi
sarete mica addormentati?”, domanda, strombazzando il clacson.
Harry non è sicuro
di sentirsi più i muscoli della faccia.
“Te la sei presa
comoda”, biascica, pungolando con il gomito il fianco di Louis per
intimargli di muoversi. L'altro ragazzo gli accarezza brevemente la
schiena prima di alzarsi.
Gemma toglie la
sicura alla macchina.
“Muoviti prima
che faccia inversione e ti lasci qui”.
“Se non fosse
stato per me saresti a casa deprimerti. Di sabato sera”, ribatte
Harry, entrando in macchina ed esalando un sospiro di sollievo. Come
prima cosa poggia le mani sulla bocchetta del riscaldamento.
“Aspettavo
proprio che arrivassi tu a movimentarmi la serata”, replica Gemma,
mollandogli un pugno sulla coscia.
Louis ridacchia dal
sedile posteriore.
“Louis, giusto?”,
chiede Gemma voltandosi verso di lui.
Louis le rivolge un
sorriso affascinante. Furbo lui a ingraziarsi la sorella di Harry.
“In persona”.
Gemma torna a
guardare la strada e rimette in moto l'auto.
“Mio fratello
potrebbe averti dato l'impressione che io sia una persona noiosa e
vecchia dentro”, afferma, “ma in realtà ho rotto da poco
con il mio ragazzo e ora come ora non per me non c'è niente di più
allettante che passare il sabato sera a guardare X Factor e bere
cioccolata calda”.
Louis posa un
gomito sul sedile di Harry e si sporge in avanti per parlare con
Gemma.
“Non mi pare ci
sia qualcuno di particolarmente interessante quest'anno”.
Harry ci mette un
po' a capire a che si riferisca ma per fortuna Gemma è più veloce
di lui.
“Sinceramente i
concorrenti non sono malaccio ma sono pronta a scommettere che
nessuno di loro lascerà il segno”.
“Non sapevo ti
piacesse X Factor”, osserva Harry, girandosi verso Louis e
poggiando, più o meno casualmente – ok, decisamente non
casualmente – il mento sul gomito di Louis.
“Ci sono tante
cose di me che non sai, Harold”.
Gemma scoppia a
ridere.
“Harold si
crede troppo figo per guardare X Factor”, commenta.
“Ehi!”.
“Vorrà dire che
non parteciperà a questa conversazione”, replica Louis con un
mezzo sorriso. “Dicevamo?”.
Harry volta la
testa dall'altra parte e si ritira su se stesso. Mette pure il
broncio sperando di fare pietà agli altri due.
Purtroppo non
riesce nella sua missione, perché Louis e Gemma continuano a parlare
di dio sa cosa per tutto il resto del tragitto.
“Mi piace questo
qui”, dice sua sorella accostando con l'auto davanti casa di Louis.
“Puoi tenerlo”.
Ok, Gemma non sa
cosa sia la discrezione. Harry spera che Louis non si sia reso
conto di cosa sua sorella volesse implicare con la sua battuta.
“Mi piace questa
qui. Puoi tenerla”, le fa eco Louis. “Ma suppongo che tu non
abbia altra scelta, ormai”.
“Non ho mai
avuto altra scelta”, borbotta Harry, beccandosi un altro pugno
da parte di Gemma.
Louis sorride e,
con sua enorme sorpresa, gli dà un bacio sulla guancia per
salutarlo.
“Ciao, Gem, ci
vediamo. Grazie del passaggio!”.
Gemma non fa altro
che tessere le lodi di Louis fino a quando non giungono a casa. Harry
la ascolta solo per metà, perché uno è imbarazzante, due
non vorrebbe sbottare e dirle di mordersi la lingua la prossima volta
che le viene in mente di fare una battuta brillante su lui e
Louis. Sua sorella si è dimostrata così incoraggiante e di supporto
nei suoi confronti che non gli sembra giusto rimproverarla per un
danno che potrebbe non aver fatto proprio.
Un sms di Louis fa
crollare questa sua speranza.
Tua
sorella sa di noi, vero?
Harry potrebbe
essere nella merda. Gemma lo è di sicuro, se lui ha qualche
voce in capitolo.
Si è accorta
dei succhiotti quando sono tornato da Londra e lo ha capito. Mi
dispiace, Lou. Ti giuro che terrà la bocca chiusa.
Harry non è fiero
della mezza verità che ha rifilato a Louis.
Non
è un problema, stai tranquillo.
Il riccio deve
leggere l'sms due volte per accertarsi di non aver letto male.
Sul
serio?, digita velocemente in
risposta.
Sì,
mi fido di lei, perché non dovrei?
Harry è così
sollevato che non vorrebbe quasi più uccidere sua sorella.
Louis gli scrive di
nuovo.
Oggi
ho passato una giornata meravigliosa.
Il
cuore di Harry perde un battito. È
questo quello che succede quando fa quello specie di salto acrobatico
senza preavviso?
Merito
mio?, scherza. Se
dicesse a Louis quello che vorrebbe veramente dirgli finirebbe per
svelare all'altro ragazzo le sue scarsissime doti letterarie.
Dovrebbe iscriversi a un corso di scrittura creativa e poi scrivere
per Louis una o due canzoni. Meglio dieci
canzoni. E anche tre o quattro raccolte di poesie e una manciata di
romanzi.
No,
merito di quel film. Mi ha cambiato la vita. Non sarò più lo stesso
da oggi in poi.
Harry si rotola sul
letto dalle risate.
Allora sì, è
merito mio.
No!
Merito del regista! E degli attori! Hazza, TU non c'entri
completamente nulla con la mia felicità in questo momento!
Harry realizza che
effettivamente c'è una sola cosa che vorrebbe dire a Louis adesso,
ma non è il momento né il luogo né il mezzo adatto. Così
opta per un'altra mezza verità.
Ti
voglio bene.
Louis impiega più
tempo del dovuto per rispondere. Non può essersi spaventato per così
poco, no? Ok, che è la prima volta che Harry gli rivolge queste
parole però-
Ti
voglio bene anch'io xxx Ps: questo non cambia il fatto che tu non
abbia contribuito minimamente a rendere questa giornata una delle più
belle della mia vita. Dovrei scrivere una lunga lettera a quel
regista. Mi trovi l'indirizzo?
Louis è bugiardo e
stupido e adorabile. Harry ne è così innamorato che sarebbe
ridicolo se non fosse che, beh, non c'è proprio niente da
ridere.
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Capitolo 33 *** Rock your body! ***
larry
Se questo capitolo vi sembra inutile è perché lo è. Però mi sono divertita a scriverlo, per tutta una serie di motivi...
Ah, la mia beta è, diciamo, in sciopero (oltre che in esilio in montagna) quindi se ci sono errori è colpa sua. No, non è vero, è solo colpa mia.
Spero che il capitolo vi piaccia!
*
Il
primo pensiero di Harry appena ha aperto gli occhi è stato Louis
fa il compleanno. E neanche il fatto che Louis faccia il
compleanno tra dieci giorni è riuscito a togliergli questo
pensiero dalla testa e l'ansia che lo accompagna.
“Harry,
è successo qualcosa?”, chiede Zayn nell'esatto momento in cui si
siede al tavolo della mensa con lui, Ed, Alice e Josh.
“È
in ansia per il compleanno di Louis”, lo informa il rosso.
Zayn
alza la testa dal vassoio così velocemente che ci manca poco si
spezzi il collo.
“Louis
fa il compleanno?! Non gli ho neanche fatto gli auguri!”, esclama
facendo per alzarsi.
Ed
lo afferra per la spalla impedendogli fisicamente di alzarsi e
raggiungere il tavolo dove Louis, Eleanor, Liam e Danielle sono
seduti a mangiare.
“No,
non oggi”.
Zayn
si rilassa.
“E
quando?”.
“Il
ventiquattro Dicembre”, mormora Harry.
Zayn
si gratta il capo.
“E
perché sei in ansia
adesso?
O perché sei in ansia in
generale?”
In
questo momento vengono raggiunti da Niall che si lascia cadere sulla
sedia libera accanto a quella di Ed.
“C'è
un cetriolo dentro il mio panino perciò è praticamente contaminato,
chi lo vuole?”.
Josh
si offre volontario e Niall gli passa il suo panino con lo sguardo di
uno che sta assistendo alla soppressione del proprio cane.
“Allora?
A cosa è dovuta la tua preoccupazione?”, insiste Zayn.
“Di
che parlate?”, domanda Niall, addentando una fetta di pizza.
“Del
compleanno di Louis”, risponde Josh con la bocca piena. “Che non
è oggi, comunque”.
“Che
si fa per il suo compleanno?”.
Harry
si prende la testa fra le mani.
“Appunto
questo è il problema”.
“Cioè?”,
chiede Zayn.
“Louis
non vuole festeggiarlo perché-”, Harry si blocca. La verità è
che con la separazione dei suoi genitori Louis non ha molto tempo né
molta voglia di organizzare qualcosa. “Perché coincide con la
Vigilia di Natale”.
“Allora
non l'ha mai festeggiato visto che coincide ogni anno con
la Vigilia di Natale?”, si interroga Niall.
“Dubito”,
interviene Josh. “Lo festeggerà qualche giorno prima, suppongo”.
“Non
vedo ancora dove sia il problema”, afferma Zayn.
“Il
problema è che non mi piace l'idea che quest'anno Louis salti i
festeggiamenti per-”. Harry si interrompe di nuovo. “Insomma, il
punto è che secondo me noi
dovremmo organizzargli qualcosa” .
“Tipo
una festa a sorpresa?”, interviene Alice.
Harry
le sorride timidamente.
“È
esattamente ciò a cui stavo pensando”.
Niall
batte le mani entusiasticamente.
“Mi
piace!”, esclama. “Hai qualche idea su cosa fare e dove
farla?”.
Niall
va dritto al punto, senza tergiversare. Harry pensa che potrebbe
essere un'ottima spalla per l'organizzazione dell'evento.
“C'è
un amico di Robin che ha una sottospecie di seminterrato e lo affitta
per feste e concerti”, spiega. “Ovviamente nell'assoluta
illegalità”.
“E
ovviamente noi siamo pronti a sfidare la legge per regalare a
Louis il compleanno perfetto”, borbotta Ed.
Harry
gli molla una gomitata.
“Diciotto
anni si compiono una sola volta nella vita”.
“E
come la mettiamo con la storia della Vigilia di Natale?”, domanda
Zayn.
“Pensavo
di organizzare la festa il ventitré”, replica Harry.
“Perfetto”,
gli fa eco Niall.
“Potremmo
portarci dietro strumenti e amplificatori e cantare”,
suggerisce Harry. “Pensavo a una specie di festa-karaoke”.
“Io
ho una chitarra, un basso e degli amplificatori”, offre Niall.
“Josh può portare la batteria e i microfoni potremmo prenderli in
prestito dalla scuola”.
Harry
si sporge per battergli il cinque. L'irlandese gli sarà sicuramente
di aiuto.
“Sono
l'unico ad avere la macchina?”, domanda Josh.
“Anche
altri amici di Louis hanno la macchina”, risponde Harry che ha
pensato anche a questo.
“Intendi
i suoi compagni di squadra?”, domanda Zayn. “Vuoi invitare anche
loro?”.
“Ovvio
che sì, non avrebbe senso una festa solo con noi del glee club”.
Zayn
si stringe nelle spalle.
“Eleanor
ha preso la patente da poco”, afferma Niall. Già, Eleanor.
“Potrebbe aiutarci lei a trasportare gli strumenti”.
Harry
annuisce.
“Sì,
andrò a parlarle uno di questi giorni”, mormora, in tono funereo.
“Chiederò a Liam di spargere la voce per la festa tra gli altri
del gruppo di Louis, visto che adesso li frequenta anche lui”.
Zayn
sbuffa.
“Che
fortuna”.
“Se
siamo riusciti a fargliela alle spalle quando abbiamo cantato per la
sua partita ci sono buone possibilità che neanche questa volta Louis
si renda conto che stiamo tramando qualcosa”, osserva Niall con un
ghigno.
“Dobbiamo
essere cauti però”, dice Harry. “E fare le cose per bene”.
“Sembra
che stiamo organizzando il rapimento del Primo Ministro”, commenta
Ed. A Harry viene in mente che per lui non ha mai organizzato una
festa a sorpresa, nonostante sia il suo migliore amico da anni. Forse
per questo è così acido.
“Silenzio,
Lilo a ore dodici”, dice Niall.
“Li...lo?”,
domanda Zayn ruotando il busto per guardare nella direzione dello
sguardo dell'irlandese. Liam e Louis si stanno avvicinando al loro
tavolo. “Ti piace proprio inventarti questi nomignoli”.
Niall
sorride orgoglioso e sventola una mano all'indirizzo degli altri due.
“Io
e Liam abbiamo avuto un'idea”, esordisce Louis facendo a Harry
l'occhiolino più discreto e veloce
del mondo.
“Lui
ha avuto un'idea”,
precisa Liam col tono di uno che non vuole averci niente a che fare.
“Ok,
va bene, l'ho avuta io
e perciò mi prenderò tutto l'onore e la gloria”, afferma Louis.
“E
che idea sarebbe?”, chiede Harry.
“Haz,
Zayn e Niall, questa cosa riguarda voi”,
inizia l'altro ragazzo. “Se avete già cominciato a preparare una
canzone per giovedì, ecco, dimenticatevela”.
Niall
tira rumorosamente su dalla cannuccia come a voler sottolineare tutta
la sua avversione a questa idea.
“Perché
dovremmo fare una cosa del genere?”, domanda Zayn, guardingo.
“Perché
sono convinto che dovremmo cantare una canzone insieme, noi cinque”.
Harry
è improvvisamente disposto a rinunciare alla sua versione personale
di When You Say Nothing At All.
“Louis
non ha tutti i torti”, osserva, ritrovandosi tre paia di occhi
puntati addosso. “Noi cinque funzioniamo”.
Louis
gli fa un altro occhiolino, questa volta decisamente meno discreto.
“Avremmo
pochissimo tempo per prepararci”, dice Zayn.
“È
quello che gli ho detto anch'io”, interviene Liam.
Zayn
gli sorride, sollevato di avere l'appoggio del suo migliore amico.
“Ce
la faremo!”, esclama Louis. “Dai, è la nostra occasione!”.
“La
nostra occasione per fare che?”,
domanda Zayn.
“Tanto
per curiosità, cosa pensavi di cantare?”, si inserisce Niall.
Louis
poggia i palmi della mani sul tavolo.
“Qual
è il fenomeno musicale più importante degli anni novanta?”.
“Il
grunge?”,
suggerisce Josh.
Louis
lo liquida con un gesto della mano.
“Coraggio
che potete arrivarci”, li incoraggia.
Zayn
tamburella le dita sul bordo del suo bicchiere.
“Non
ne ho la più pallida idea”, ammette. “L'hip hop, forse?”.
Louis
fa cenno di no con la testa e guarda speranzoso Harry. Questi
vorrebbe essergli di qualche aiuto ma neanche lui sa dove voglia
arrivare l'altro. Comunque, dovunque sia, lui è disposto a
seguirlo.
“Sto
parlando delle boy band, e che diamine!”.
L'esclamazione
di Louis è seguita da qualche secondo di completo silenzio, durante
il quale Harry contempla l'assoluta genialità della sua idea ma ha
troppa paura che gli altri la boccino per dichiararsi d'accordo con
essa.
Il
primo a infrangere il silenzio è Ed, che scoppia a ridere.
“Vuoi
cantare una canzone di una boy band? Sul serio?”.
Louis
incrocia le braccia sul petto.
“Punto
primo le boy band hanno segnato la storia musicale degli anni novanta
e quindi sono sicuro che a Savan farebbe piacere se celebrassimo
questo fatto”, dice. “Punto secondo tu non sei incluso,
ergo fai un passo indietro e tornatene a cantare le tue ballate
anonime e strappalacrime”.
Liam
gli mette una mano sul braccio nello stesso momento in cui Ed sbatte
un pugno sul tavolo. Harry scuote il capo sconsolato. Non si dà pace
che Ed e Louis non riescano a trovare un punto d'accordo neanche a
mettercisi d'impegno.
“Quello
che Louis voleva dire è che ogni genere musicale ha la sua dignità”,
afferma Liam. “Non c'è niente di male nel cantare una canzone di
una boy band”.
“Non
credo che questa sia la parafrasi esatta di quello che Louis
voleva dire”, replica Ed, lanciando a Harry uno sguardo di
disapprovazione. Il riccio si stringe nelle spalle.
Louis
lo ignora.
“Noi
cinque abbiamo già cantato insieme e Savan si è complimentato
perché abbiamo spaccato”, insiste. “E poi siamo cinque
come loro, siamo perfetti”.
“Loro?”,
domanda Zayn.
“I
Take That?”, suggerisce Niall.
Louis
scuote il capo.
“No,
mi riferivo ai Backstreet Boys”.
Ed
si lascia scivolare sulla sedia.
“Non
ci posso credere”, mugugna. “La tua massima aspirazione è far
parte di una boy band”.
“Qualcuno
può tappargli la bocca, per favore, prima che gli spiaccichi la
testa dentro al piatto?”.
Harry
si avvicina all'orecchio del suo migliore amico.
“Ed,
ti prego”.
La
proposta di Louis non è del tutto campata in aria. Ha senso.
E potrebbe essere divertente cantare tutti insieme una canzone nata
per essere cantata da cinque persone, risparmiando loro la fatica di
adattarla.
“Mi
linciate se vi dico che l'idea mi piace?”, domanda Niall.
Louis
saltella sul posto.
“Sapevo
che avrei potuto contare su di te, mio piccolo lepricauno senza
macchia e senza paura”.
Ed
si passa una mano sulla faccia.
“Haz,
tu che dici?”, lo interpella Louis.
“Io
ci sto”, risponde il riccio senza pensarci due volte.
Louis
lo guarda con gratitudine e così tanto tanto affetto che
Harry è tentato di alzarsi, fare il giro del tavolo, baciarlo e
dirgli non devi preoccuparti, io ti appoggerò sempre e comunque.
“Zayn,
manchi solo tu”, gli comunica Louis. “Non possiamo essere i
Backstreet Boys senza Brian”.
Zayn
cerca invano di nascondere un sorriso orgoglioso.
“Li,
tu sei d'accordo allora?”.
Liam
annuisce ma la sua espressione è traducibile più che altro con un
non ho altra scelta.
“Ok,
facciamolo”, cede infine Zayn.
Louis
solleva i pugni in aria in segno di vittoria. Harry è fiero di lui.
Non lo avrebbe sopportato se gli altri avessero deciso di bocciare la
sua idea.
“Che
canzone cantiamo?”, chiede Niall ormai totalmente coinvolto ed
entusiasta.
Louis si siede a cavalcioni su
una sedia. Harry vorrebbe averlo vicino ma si accontenta di averlo
almeno di fronte. Chissà se Louis sente costantemente lo
stesso bisogno.
“Qui entrate in gioco voi”,
afferma. “Sparate qualche suggerimento”.
“Se aveste scelto i Take That
almeno sarebbero stati inglesi”, borbotta Ed.
“Perché tutto questo
nazionalismo, Edward?”, domanda Louis e Harry apprezza il suo
sforzo di essere un minimo civile, a differenza del suo migliore amico che sta
facendo di tutto per sabotare il suo piano.
“I Backstreet Boys sono la boy
band più famosa di sempre”, afferma Alice.
Ed getta gli occhi al cielo.
“Ok, non parlo più”.
Louis sorride.
“Era ora”.
Harry viene colpito da un'idea
improvvisa, più assurda e complicata di quella di Louis. Una volta
che sono in ballo...
“E se facessimo un mash-up?”,
propone. “Cioè, se mischiassimo due canzoni di due gruppi
differenti?”.
“Un mash-up tra i Backstreet
Boys e i Take That? Hazza, pure tu?”, si lamenta
Louis.
“No, no!”, esclama Harry,
gesticolando. “Due gruppi differenti nel senso uno maschile e uno
femminile. Se dico girl band a cosa pensate?”.
Louis si mette in ginocchio
sulla sedia.
“Harry, sappi che mi sto
trattenendo dal venire lì a baciarti fino allo sfinimento”, dice
con una luce di eccitazione negli occhi. Poi però si rende conto di
quello che ha appena detto e arrossisce. “Scherzavo, ovviamente”,
mugugna, tornando a sedersi normalmente.
“State pensando quello che
penso che state pensando?”, domanda Zayn.
Niall assottiglia gli occhi.
“Cosa pensi che stiano
pensando?”.
“Esatto, cosa pensi che stiamo
pensando?”, chiede Louis.
“Prima che mi dichiari
d'accordo con questa cosa sappiate che non farò mai Posh Spice”,
avverte Zayn.
“Oddio, ho capito anch'io a
cosa state pensando”, afferma Liam, sedendosi finalmente anche lui,
probabilmente nell'eventualità di un mancamento improvviso.
“Posh Spice sarò io”,
sibila Louis fulminando tutti con lo sguardo, quasi a sfidarli a
rubargli questo ruolo.
Ed grugnisce.
“Correggetemi se sbaglio”,
interviene Niall, “volete fare un mash-up con le Spice?”.
“Sì”, rispondono
all'unisono Louis, Harry, Liam e Zayn.
“Posso essere Emma Bunton?”,
si offre l'irlandese.
“Puoi essere tutto quello che
vuoi”, concede Louis. “Ma Victoria è mia”.
*
Dopo aver scelto le canzoni per
il mash-up, Louis ha dovuto rinunciare a essere Victoria altrimenti
non avrebbe cantato affatto.
“Perché in ogni gruppo ci
deve essere sempre un membro al quale non viene quasi mai affidato un
assolo?”, si lagna alle prove. “E perché quel membro deve essere
sempre il mio preferito?”.
“Su quali basi Victoria è la
tua preferita, allora, visto che non canta mai?”, domanda
giustamente Niall.
“Ho detto quasi mai”,
precisa Louis. “E comunque, è la mia preferita per gli zigomi
e perché ha sposato David”.
“E pensare che credevo che tu
non fossi un tipo superficiale”, lo prende in giro Zayn.
Louis si poggia una mano sul
cuore.
“Come osi darmi del
superficiale?”, esclama. “Sono convinto che io e Victoria
condividiamo un legame speciale per via dei nostri zigomi”.
Zayn scuote il capo e continua a
scambiarsi sms con Perrie, spaparanzato sul letto in camera di Niall.
“Mi era parso di capire che
stessimo facendo una pausa di dieci minuti, non che per oggi avessimo
mollato”, interviene Liam, dal suo posto sulla poltrona.
“Non abbiamo mollato”,
afferma Louis, roteando gli occhi. “Niall sta ancora sistemando la
base della canzone”.
“Secondo me sta giocando a
Minecraft”, borbotta Liam.
“Confermo”, dice Harry,
facendo finta di sporgersi per spiare cosa stia facendo Niall alla
scrivania.
“Ehi, vedete che vi sento”,
dice l'irlandese, togliendosi una cuffietta. “Io sto lavorando per
voi e voi mi ripagate così?”.
Harry scoppia a ridere,
rotolandosi sul letto e urtando la gamba di Zayn che risponde con un
grugnito. Louis gli sorride dal tappeto dove è seduto. Harry gli fa
cenno di raggiungerlo sul letto.
“Dovrei essere a casa a
studiare”, si lamenta Liam, scatenando un sospiro generale.
“Mi ricordate perché siamo
amici di Liam?”, domanda Louis, gattonando sul letto a due piazze
di Niall fino a poggiare la testa sulle gambe di Harry.
“Sinceramente non lo so”,
risponde Zayn. “L'ho conosciuto per caso dieci anni fa e non sono
più riuscito a liberarmene”.
Liam si sfila un cuscino da
dietro la schiena e glielo lancia in testa.
“Bel migliore amico che sei”.
“Sono quegli occhi da cucciolo
che ti fregano”, scherza Louis. “Li guardi e ti passa il coraggio
di abbandonarlo”.
Liam si imbroncia. Zayn gli
soffia un bacio, l'altro fa finta di afferrarlo a mezz'aria e di
lanciarlo sul pavimento. Louis ride, affondando il naso nella coscia
di Harry. Il riccio inizia a pettinargli la frangetta con le dita.
Non è niente di particolarmente equivoco, facevano cose simili anche
prima, gli altri non dovrebbero insospettirsi.
“Ho quasi finito”, li
informa Niall, pigiando velocemente le dita sui tasti del computer.
“Prenditi pure il tuo tempo,
Ni, non abbiamo nessuna fretta”, mormora Louis, gli occhi chiusi e
un'espressione pacifica sul volto.
“Invece abbiamo molta
fretta”, dissente Liam. “Abbiamo solo tre giorni per preparare la
canzone”.
“Chi vota per cacciare Liam
fuori dal gruppo?”, domanda Louis, alzando subito una mano.
“Non possiamo cacciare Liam
fuori dal gruppo il primo giorno”, dice Harry, accarezzandogli un
orecchio.
Louis si irrigidisce e spalanca
gli occhi.
“Niall, quanto hai detto che
ti ci vuole?”, chiede, alzandosi repentinamente dal letto come se
fosse stato punto da qualcosa e raggiungendo l'irlandese alla
scrivania.
Harry ha un'espressione ferita
che l'altro non può vedere perché gli dà le spalle.
“Dammi un attimo, Tommo”,
replica Niall.
Dopo due ore di prove il loro
umore è alle stelle. Possono farcela. Sarà dura ma ne varrà la
pena. Anche solo per far ridere Savan e i loro compagni.
“Che ne dite di fermarvi a
cena, visto che i miei non ci sono?”, propone Niall. “Possiamo
continuare a provare un altro po' anche dopo aver mangiato”.
“Vuoi dirmi che dovrò
studiare stanotte?”, piagnucola Liam.
“Vuole dirti che se per un
giorno non studi non casca mica il mondo”, replica Zayn,
esasperato.
“Se domani mi chiedi di
passarti i compiti di Inglese giuro che piuttosto che darteli li
ingoio”, minaccia l'altro ragazzo.
“Allora li hai già fatti i
compiti per domani, secchia che non sei altro”, lo sfotte
Louis, infilandogli giocosamente un dito dentro l'orecchio. Liam gli
afferra il polso e gli morde il dito. In un attimo finiscono a
rotolare sul pavimento, cercando di farsi il solletico a vicenda.
Harry si porta le ginocchia al
petto e scambia uno sguardo con Zayn, di nuovo sul letto accanto a
lui. La sua unica consolazione è che almeno non è l'unico a provare
ogni tanto questa specie di gelosia quando Liam e Louis sono
insieme.
“Va bene se ordiniamo
cinese?”, domanda Niall, completamente ignaro di quello che sta
accadendo sotto ai suoi occhi.
“Solo se posso usare le
posate”, replica Louis, a cavalcioni su Liam.
“Per me va bene”, dice il
ragazzo sotto di lui. “Adesso alzati, culone”.
Louis rotola di lato e si stende
sulla schiena.
“Credo di aver origliato
l'altro giorno una conversazione tra El e Dani”, mormora. “Dicevano
che il mio culo dovrebbe essere l'ottava meraviglia del mondo. Dani
era proprio convinta”.
Harry riderebbe dell'assurdità
della cosa se Louis non avesse nominato la sua 'fidanzata'.
“Piantala, deficiente”, dice
Liam, pizzicandolo su un fianco.
Dopo aver mangiato si stendono
tutti e cinque sul letto. Harry ha un gomito di Zayn conficcato nel
fianco e non riesce a smettere di pensare a Louis – dalla parte
opposta del letto – che sta tenendo Liam per la vita in modo che
non cada. Non è geloso del loro rapporto, è geloso del fatto che
loro possano toccarsi, del fatto che Louis si avvicini a Liam
senza il timore costante che qualcuno cominci a sospettare qualcosa.
E che Louis abbia questa irrazionale paura è diventato chiaro a
Harry quando l'altro ragazzo si è alzato dal letto e non lo ha più
toccato per il resto del pomeriggio.
“Canna?”, propone Zayn a un
certo punto.
“Ci sono possibilità che
abbia effetti digestivi?”, domanda Louis, tenendosi la pancia.
“Non lo so, proviamo”.
Niall apre le finestre e alza i
riscaldamenti. Harry evita di fargli notare che è uno spreco di
calore e soldi perché congelerebbero se li spegnesse. Zayn prepara
la canna con rapidità.
Harry si ferma a osservare le
sue lunghe ciglia quando assottiglia gli occhi per accenderla.
“Usi il mascara?”, chiede.
Zayn soffoca con la prima
boccata di fumo.
“Cazzo, Harry, non hai neanche
fatto un tiro e sei già fumato”, risponde tossicchiando.
“Il cervello di Harry lavora
in maniera misteriosa”, commenta Louis. Harry non replica. Non ce
l'ha con lui. O forse sì.
“Una volta Zayn usava la
matita”, interviene Liam, sporgendosi per sfilargli la canna dalle
dita. Zayn si lamenta del fatto che Liam abbia incasinato il giro
ma non oppone resistenza.
“Emo!”, esclama Niall,
puntandogli un dito contro.
“Ognuno ha i suoi scheletri
nell'armadio”, replica il moro. “Liam fino all'anno scorso
dormiva abbracciato a un peluche”.
Niall scoppia a ridere.
“Non lo avrei mai detto”,
afferma con sarcasmo.
“Ci sarà qualcosa di
vergognoso anche nel tuo passato”, gli fa notare Zayn. “O
nel tuo presente”.
Niall si stringe nelle spalle.
“Non ho niente da nascondere”,
dice, venendo sommerso da una pioggia di sììì scettici.
“Ok, qualche anno fa scaricavo tonnellate di film porno sul
computer dei miei e li cancellavo dopo averli visti. Poi ho beccato
un virus e mi hanno scoperto. Penso sia stato il momento più
imbarazzante della mia vita”.
“Ci credo”, commenta Liam,
passandogli la canna.
“Io giocavo con le Barbie di
mia sorella”, offre Harry, sentendosi in dovere di condividere
anche lui un'abitudine e/o un'esperienza della quale ancora si
vergogna. “Quando mia sorella non c'era sgattaiolavo in camera sua
e ci passavo delle ore”.
“Le facevi accoppiare? Le
Barbie?”, domanda Louis. Solo lui poteva chiedergli una cosa del
genere.
“Sapessi quante scenette lesbo
hanno visto le pareti di quella camera”.
Gli altri quattro scoppiano a
ridere.
“Tieni, pervertito”, dice
Niall dandogli la canna.
Rimangono in silenzio per un po'
fino a quando Zayn non apre la bocca per parlare.
“Lou, e tu? Non hai niente da
dire?”.
Louis guarda il soffitto.
“Quando ero piccolo facevo la
pipì a letto”.
Niall lo pizzica su una coscia.
“Non vale, quella la facevamo
tutti”.
“Che vuoi che ti dica,
allora?”, ribatte Louis sulla difensiva. “Hazza, passami quella
canna prima che finisca”.
Harry fa un ultimo tiro e gliela
passa. Louis incrocia il suo sguardo ma lui non riesce a leggerci
dentro niente di particolare.
“Ah, a volte mi masturbavo
pensando a Victoria”, aggiunge poco dopo.
Liam scoppia a ridere
incontrollabilmente.
“Dici un sacco di cazzate”,
borbotta Zayn.
Louis sputa il fumo verso il
soffitto.
“A volte mi masturbavo
pensando a Victoria e David. Va meglio?”.
“No, è peggio”, mugugna
Niall.
“Ve lo giuro!”, urla Louis.
Liam gli dà una pacca sul
petto.
“Lascia perdere, Lou”.
Harry poggia la testa sulla
spalla di Zayn e l'altro ragazzo comincia ad accarezzargli i capelli.
Il riccio vorrebbe tanto che fosse Louis, così tanto che gli sembra
quasi di impazzire e gli viene voglia di uscire dalla stanza prima
che questo bisogno lo faccia implodere. Essere in uno spazio
così ristretto e avere Louis a pochi metri di distanza senza poterlo
avere è più che frustrante. Gli viene da piangere. Forse non
era il caso di fumare.
“Mi è venuta di nuovo fame”,
mugugna Niall rompendo il silenzio. “Sbaglio o è avanzato un
involtino primavera?”.
“Cristo, Niall”, impreca
Zayn senza aggiungere altro.
“Sono rimasti gli ultimi
tiri”, annuncia Louis mettendosi in ginocchio al centro del letto.
“Dividiamo?”.
Prima che qualcuno possa
rispondergli Louis si avvicina a Liam e lo afferra per la nuca.
L'altro ragazzo non ha il tempo di formulare la domanda che
sicuramente aveva sulla punta della lingua che Louis fa un tiro dalla
canna e unisce le loro labbra passandogli il fumo. Essendo stato
colto di sorpresa, Liam soffoca e lo maledice tra un colpo di tosse e
l'altro.
Harry vorrebbe urlare per la
frustrazione. Invece afferra un ginocchio di Zayn e lo stringe così
forte che l'altro ragazzo è costretto a scansarsi.
Louis ripete la stessa
operazione con Niall che per fortuna non si fa trovare impreparato
come Liam.
“Sai di salsa di soia”,
commenta Louis rivolgendo subito dopo la sua attenzione a Zayn.
“Avvicinati, Malik”, lo
incoraggia. “ Prima che mi bruci le dita”.
“È
una cosa promiscua”, afferma Zayn, sporgendosi verso Louis per
accogliere il fumo in bocca.
Quando
è il turno di Harry, Louis gli poggia una mano sulla spalla e lo
guarda con un'espressione quasi famelica.
Il riccio è tentato di tirarsi indietro perché Louis ha fatto
questa
cosa
con tutti quando avrebbe potuto essere una cosa loro
però le dita dell'altro ragazzo sulla sua spalla stringono con una
presa che gli lascia poca scelta.
Louis tira dalla
canna e gli fa l'occhiolino. Harry chiude istintivamente gli occhi
come se stessero per baciarsi sul serio e socchiude la bocca. Le
labbra di Louis sono umide e calde e indugiano sulle sue qualche
istante in più del necessario prima che l'altro rilasci il fumo
dentro la sua bocca. Louis gli dà un buffetto sulla guancia e si
gira a cercare il posacenere.
“Proviamo un
altro po'?”, propone Niall, stranamente attivo. “Così mi
distraggo dalla fame chimica”.
Louis si mette in piedi sul
letto.
“Te lo dico io cosa facciamo
adesso: balliamo!”.
Zayn lo guarda scettico.
“Ho sentito bene?”.
“Ascoltatemi”, inizia Louis
con tono autoritario. “Cosa hanno in comune i Backstreet Boys e le
Spice Girls?”.
“Un gusto nel
vestire piuttosto discutibile?”, suggerisce Zayn.
“Oh, sta' zitto,
erano gli anni novanta!”, protesta Louis. “Comunque, mi riferivo
alle coreografie!”.
Liam ruota su un
fianco e abbraccia la vita di Niall.
“Non voglio
ballare di nuovo!”.
Louis salta giù
dal letto, si siede alla scrivania e accende il PC.
“Tranquilli, vi
farò io da coreografo”.
“Adesso sì che
siamo in una botte di ferro”, commenta Zayn facendo scoppiare a
ridere tutti quanti.
Louis li costringe
a guardare i videoclip delle suddette band, poi inizia a istruirli
sulle mosse da fare.
“Sembrerò un
emerito coglione”, dice Niall, provando a imitare i passi che sta
facendo Louis.
“Come fate a
essere così attivi dopo una canna?”, domanda Zayn seduto a gambe
incrociate sul letto.
Louis lo ignora e
continua a spiegare a Harry e Niall – gli unici che stiano cercando
di stargli dietro – i passi della coreografia dei BackStreet Boys.
“Non importa se
non li eseguite perfettamente”, sta dicendo, “usate l'istinto”.
Harry ha
notoriamente la grazia di un elefante e la coordinazione di un
puledro appena nato perciò è sicuro che si renderà totalmente
ridicolo, ma farebbe di tutto per assecondare Louis. E poi è
divertente mettersi in gioco, ogni tanto.
Con la scusa di
spiegargli un passo particolarmente complicato Louis lo prende per la
vita e si mette sulle punte dei piedi per parlargli all'orecchio.
“Tra cinque
minuti vai in bagno e aspettami, ok?”.
Lo stomaco di Harry
fa una capriola. Louis gli da un pacca sul sedere e torna a
concentrarsi su Niall.
“Niall, fallo
un'altra volta”, ordina, battendo le mani a tempo come un
coreografo consumato.
“Giuro che non ho
mai conosciuto uno come te”, borbotta Zayn.
“Me lo dicono
tutti”, replica Louis con un ghigno.
Cinque minuti
spaccati dopo, Harry si scusa e va in bagno. Qui accende la
luce, abbassa la tavoletta del water, si siede e aspetta. Dopo aver
pigiato inavvertitamente il pulsante dello scarico con la testa ed
essere balzato in piedi per la sorpresa sente bussare alla porta.
“Cazzo...Avanti!”, urla
per sovrastare il rumore.
Louis entra in
bagno.
“Ho interrotto
qualcosa?”.
Harry si risiede
sul water.
“No, ho solo
avuto un incidente con lo scarico”, spiega.
“Ogni tanto mi
ricordi Bella Swan”, afferma Louis. “Sei così imbranato”.
Harry lo fulmina
con lo sguardo, offeso per il paragone poco edificante. Sono anni che
cerca di rimuovere dalla sua memoria una delle letture più
terrificanti della sua vita.
“Mi rifiuto
categoricamente di rispondere a questa provocazione”.
Louis scoppia a
ridere, poi chiude a chiave la porta e si appoggia con la schiena
contro il legno. Lo stomaco di Harry si annoda.
“Vieni qui”,
sussurra Louis dolcemente, stendendo una mano verso di lui.
Harry tentenna.
“Ci sono i
ragazzi di là”, mormora.
Louis si stringe
nelle spalle.
“Gli ho detto che
andavo a fare una telefonata”, lo rassicura. “E poi sono quasi
sicuro che non vedessero l'ora che me ne andassi per addormentarsi
o qualcosa del genere”.
Harry si alza in
piedi.
“Zayn riuscirà a
guidare fino a casa?”, domanda.
“Tra una cazzata
e l'altra credo che Niall abbia detto che possiamo dormire qui a
patto che smettiamo di fare casino quando tornano i suoi”, lo
informa Louis.
“Devo avvertire
mia madre”, mormora Harry, muovendosi verso di lui.
Quando è a un
passo da Louis, però, incespica sui suoi stessi piedi e evita di
rovinargli completamente addosso poggiando una mano sulla porta, a
fianco alla sua testa.
“Ooops”, dice
sorridendo, il proprio naso che sfiora quello di Louis.
“Ciao”,
sussurra l'altro ragazzo.
Harry ha appena il
tempo di chiudere le palpebre prima che Louis prema le proprie labbra
contro le sue. Non ci sperava più.
Le mani di Louis
vagano senza sosta sulla sua schiena, come se non sapessero dove
fermarsi. Il loro bacio è lento ma appassionato allo stesso tempo e
a Harry rischiano di cedere le ginocchia. Di nuovo, forse non
doveva fumare.
“Ce l'ho con te”,
mormora, interrompendo il bacio per prendere aria.
“Perché?”,
domanda Louis affondandogli le dita nel fianco.
“Mi hai ignorato
quasi tutto il tempo, oggi”, piagnucola Harry.
Louis sorride.
“Si chiama
istinto di conservazione”, spiega.
Harry geme di
frustrazione.
“Io la definirei
tortura, più che altro”.
Louis ride.
“Punti di vista”.
Harry gli sfiora la
guancia con il naso.
“Stavo
impazzendo”.
“Non lo dire a
me”, replica Louis. “E comunque, non fare mai più quello
che hai fatto oggi”.
Harry fa
bruscamente un passo indietro per guardarlo in faccia.
“Cioè?”.
Louis arrossisce.
“Que-, quella
cosa di toccarmi l'orecchio”, balbetta.
Harry scoppia in
una risata incredula.
“Mai mai
più?”, domanda, sollevando una mano per toccargli l'orecchio
ma decidendo invece di passargli un braccio attorno al collo e
attirarlo a sé.
Louis infila tutte
e due le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans.
“Non quando siamo
insieme ad altre persone, per favore”.
“A mia discolpa
posso dire che non l'ho fatto apposta”, si giustifica Harry.
“La strada per
l'inferno è lastricata di buone intenzioni, Harold”.
Harry pensa che sia
giunto il momento di smetterla di perdersi in chiacchiere e riprende
a baciarlo.
*
“Vi prego, ditemi
che avete un motivo valido per esservi vestiti da imbecilli”,
dice Perrie giovedì pomeriggio in aula musica.
Zayn si aggiusta il
cappello sulla testa.
“Almeno io non
indosso una salopette. Sopra un maglione”, ribatte,
lanciando uno sguardo a Harry.
Il riccio si
stringe nelle spalle.
“Avevo freddo”.
“Dove l'ha
trovata Liam quella maglia da giocatore di hockey?”, domanda la
ragazza.
“Gliel'ho
prestata io”, risponde Zayn, guardando il suo amico seduto a fianco
a Danielle all'estremità opposta della fila di sedie. “A lui sta
meglio”.
“Siete conciati
in questo modo per una lezione di aerobica o cosa?”,
continua Perrie.
Zayn rotea gli
occhi.
“Aspetta e
vedrai”, le dice.
Quando Savan entra
in aula si sofferma a osservarli con sguardo perplesso per qualche
secondo.
“Ho sentito che
devo aspettarmi grandi cose da voi questo pomeriggio”,
afferma.
Louis si alza in
piedi.
“Non so chi ti
abbia fatto questa soffiata ma non mentiva”.
Savan ride.
“D'accordo, non
sto più nella pelle. Volete iniziare?”.
Zayn trascina Harry
per un braccio verso il centro della stanza. Louis, sempre nelle veci
di coordinatore/coreografo, li istruisce sulle posizioni da assumere.
“Niall, metti il
cappello sulla testa”, ordina.
“Perché indossi
la tuta della squadra?”, chiede l'irlandese.
“Era l'unica che
avevo”, taglia corto Louis.
Quando Savan fa
partire la base, nell'aula si levano alcune esclamazioni di sorpresa
tra i ragazzi che non sapevano cosa avrebbero cantato loro cinque.
Michael si alza perfino in piedi e batte le mani entusiasta. Chi
l'avrebbe detto che questa specie di emo/punk avrebbe apprezzato?
Tutti e cinque
iniziano ad eseguire la coreografia che Louis ha provato a insegnare
loro, seguendo l'altro ragazzo con lo sguardo. Perrie già si tiene
la pancia dal ridere. Harry morirà di imbarazzo o morirà per la
fatica di cantare e ballare insieme.
L'attacco tocca a
Zayn.
“Everybody,
yeah, rock your body, yeah. Everybody, yeah, rock your body right”.
“Backstreet's
back, alright!”, cantano tutti insieme.
Tra gli altri c'è
chi ride apertamente e chi sorride incredulo. Danielle ha lo sguardo
concentrato, come se stesse valutando quanti e quali passi stiano
sbagliando. Questo è il momento dell'improvvisazione – come
ha detto Louis – perciò tutti ballano liberamente. Harry è
sicuro che Zayn e Liam vorrebbero essere da tutt'altra parte a fare
tutt'altro. Lui stesso non riesce a concentrarsi con Louis che muovo
il sedere a quel modo.
“Oh, my god,
we're back again”, canta Niall, prendendo a saltellare davanti
ai suoi compagni seduti. “Brothers, sisters, everybody sing”.
Liam, che veste più
o meno orgogliosamente i panni di Nick Carter, canta la sua parte
muovendosi in maniera impacciata. Devi essere sexy, gli ha
raccomandato Louis, devi sentirti sexy.
“Am I
original?”, dice ammiccando.
“Am I the only
one?”, gli fa eco Zayn.
“Am I
sexual?”, continua Liam.
Louis sottolinea le
parole dell'altro ragazzo con un movimento del bacino che se non ha
ucciso tutti quanti sicuramente ha fatto asciugare la bocca di Harry.
Danielle si nasconde il viso con le mani e Liam le lancia uno sguardo
di scuse.
Dopo aver cantato
il ritornello tutti insieme ed essere riusciti a non cadere e/o
scontrarsi l'uno con l'altro, è di nuovo il turno di Niall.
“Now throw
your hands up in the air”, canta, accompagnando le parole con
un gesto delle mani,”wave them around like you just don't care”.
Alla fine
dell'ennesimo ritornello, in una specie di momento di sospensione
in cui la canzone dei Backstreet Boys sfuma con fluidità in quella
delle Spice Girls, tutti colgono l'occasione per apportare qualche
modifica al proprio look. Zayn indossa il cappello al contrario, Liam
si toglie la maglia da hockey rivelando sotto una camicia nera già
chiazzata di sudore, Harry sbottona la salopette e si sfila dalla
tasca un foulard leopardato che si avvolge attorno alla testa, Niall
si libera della felpa rimanendo in canottiera bianca – che dovrebbe
rassomigliare al ben noto vestitino di Emma Bunton ma che rimane
comunque nulla di più di una canottiera aderente – e Louis tira
giù la zip della propria felpa , se la toglie, la fa ruotare sopra
la testa e poi la lancia in mezzo al pubblico con fare da rockstar.
Per evidenziare il suo ruolo di Geri Halliwell del gruppo ostenta una
t-shirt con la bandiera del Regno Unito.
“Yo, I'll tell
you what I want, what I really, really want”, inizia
aggressivamente Harry, puntando un dito contro Louis.
“So tell me
what you want, what you really really want”, risponde l'altro
ragazzo, facendo delle smorfie che rischiano di far scoppiare a
ridere Harry nel bel mezzo della canzone.
“If you want
my future, forget my past”, canta Zayn poco dopo. Lui Sporty
Spice non voleva farla, ma Louis ha insistito che questa fosse la
parte migliore da assegnargli visto che Niall desiderava a tutti
costi essere Emma.
“If you wanna
get with me, better make it fast”, gli fa eco l'irlandese.
“Now don't go
wasting my precious time, get your act together we could be just
fine”, continuano prima Harry e poi Louis.
“If
you wanna be my lover, you gotta get with my friends, make
it last forever friendship never ends. If you wanna be my lover, you
have got to give, taking it too easy, but that's the way it is”,
cantano Harry, Louis e Niall. Nel frattempo, in sottofondo, Zayn e
Liam riprendono il loro scambio di battute da Everybody (“Am
I original? Am I the only one?”).
Armonizzare le voci
per questa parte e imparare i passi, seppur semplici, non è stata
una passeggiata, ma poteva andare peggio, a conti fatti.
Per concludere,
Zayn, Liam e Louis cantano di nuovo il ritornello della canzone
precedente, mentre Harry e Niall si sovrappongono con le loro voci
cantando l'ultima parte di Wannabe: “Slam your body down and
wind it all around”.
Perrie, Danielle,
Michael, Rita e perfino Josh si alzano in piedi per ballare. A
canzone ultimata tutti applaudono, anche Ed, seppur di malavoglia.
Savan ghigna.
“Ci metto la mano
sul fuoco che voi cinque diventerete la prossima boy band di
successo”, afferma.
Louis fa un
inchino.
“Stiamo puntando
proprio a questo”, dice col fiatone.
Niall passa un
braccio attorno alle sue spalle mentre con l'altro avvicina Harry.
“Non mi sono mai
sentito più idiota in vita mia ma mi sono divertito da morire”.
Harry lo abbraccia
e ne approfitta per stringere la spalla di Louis. L'altro gli tiene
brevemente la mano e gli sorride.
“Col senno di
poi, devo ammetterlo”, dice Zayn avvicinandosi a Louis, “hai
avuto una buona idea”.
Louis gli fa la
linguaccia ma lo prende per la vita e gli dice all'orecchio: “Hai
sentito Savan? Altro che Backstreet Boys”.
“Vi do un
consiglio, però”, afferma il professore mentre loro tornano a
sedersi, “evitate di ballare, ok?”.
“Ehi!”,
protesta Louis. “Sai quanto abbiamo provato per imparare quei
passi?”.
Savan scuote il
capo.
“Non abbastanza”.
Alla fine dell'ora,
Harry aspetta Louis fuori dalla porta – Ed è sparito chissà dove
con Alice – perché vuole passare un po' di tempo con lui prima di
prendere il bus.
“Bella sciarpa”,
dice una voce alle sue spalle. “O quello che è”.
Harry si volta
verso Michael. Due giorni prima ha scoperto che è australiano, per
questo il suo accento è così strano.
“Uhm, grazie”,
risponde, giocherellando col lembo del foulard che gli cade sulla
spalla. Tra una cosa e l'altra ha dimenticato di toglierlo.
“Le macchie di
leopardo sono un tributo a Mel B, giusto?”.
Harry ride.
“Già”,
replica. “Mi è toccato fare Mel B anche se non ho il suo fisico”.
Micheal gli mette
una mano sulla spalla.
“Mi sarei
alquanto stupito se sotto la salopette avessi nascosto delle tette
giganti”.
Harry scoppia a
ridere di nuovo nell'esatto momento in cui Louis esce dall'aula.
“Lou!”, lo
chiama.
Louis si volta un
attimo.
“Devo scappare”,
dice, camminando all'indietro. “Ma tanto tu hai già compagnia e
non sentirai la mia mancanza. Ciao!”.
Harry non ha modo
di replicare perché Louis raggiunge l'uscita della scuola correndo.
Il riccio si rabbuia.
“Ho, ehm,
combinato qualche casino?”, domanda Michael.
Harry fa cenno di
no con la testa, mettendoci forse troppa foga.
“No, che dici”,
replica. “Senti, devo prendere il bus. Ci vediamo la prossima
volta!”.
“D'accordo,
Curly”, dice l'altro sorridendo.
Harry sente il
cuore sprofondare. Perché proprio questo nomignolo?
“A presto”,
mormora, lasciandosi alle spalle un Micheal ancora sorridente.
ANGOLINO:
Sono
in super mega iper ritardo - della serie che se non vado subito a
vestirmi per stasera rimango a casa - perciò bando alle ciance,
devo dirvi una cosa importante:
a fine mese parto per Londra con l'idea di trasferirmi per qualche
mese, SE trovo lavoro (altrimenti ritorno in Italia, con la speranza
che i miei non mi caccino di casa). Ve lo dico perché ovviamente
questo significherà che avrò meno tempo per scrivere e
che gli aggiornamenti potrebbero essere ancora più lenti. Vi
chiedo solo di non abbandonarmi, ok? Non ho intenzione di interrompere
questa storia, o le altre mie storie, tutto quello che deve succedere
è già nella mia testa, devo solo trovare il tempo di
scriverlo. Se volete parlarmi, chiedermi qualcosa sugli aggiornamenti,
sapere se sono viva, mandatemi un messaggio privato o scrivetemi su
Twitter (per chi non mi seguisse già io sono @Venomous_Idra).
Spero di pubblicare almeno un altro capitolo prima di partire!
Detto questo, vi lascio i link ai video delle canzoni di questo capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=6M6samPEMpM , http://www.youtube.com/watch?v=gJLIiF15wjQ
I BSB e le Spice sono la mia infanzia e scrivere questo capitolo mi ha reso nostalgica...
Alla prossima! Vi ringrazio sempre per il vostro supporto!
|
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Capitolo 34 *** You and me ***
larry
Sono
in uno stato di profonda crisi perché Harry è tornato a Londra e ha
preso la metro. LA METRO. E se ha preso la linea che penso abbia
preso è quella che fino a poco tempo prendevo io ogni giorno. Uffa.
Comunque,
scusate lo sfogo. Aggiorno dopo tanto, troppo tempo e mi
dispiace avervi fatto aspettare così tanto. Per fare prima non ho
risposto singolarmente alle recensioni però vi ringrazio e vi amo
tutti...cute as a button, every single one of you! (Ok, non ci
sto più con la testa, lo ammetto).
Per
di più sto aggiornando di notte quando starete dormendo tutti ma non
posso fare altrimenti, capitemi!
Vi
lascio alla storia. Se questo capitolo fa schifo è colpa...mia.
*
“La
prossima volta affittiamo un minivan, ok?”,
Dopo
essersi accertato che i pezzi della sua batteria siano posizionati in
modo che il viaggio in macchina non possa arrecare loro alcun danno,
Josh chiude il portabagagli della propria auto.
“Magari
uno di quelli d'epoca per andarcene in giro stile figli dei fiori”,
suggerisce Niall.
“Magari
no”, replica Josh.
“Oh,
lasciami sognare!”, sbotta Niall, schiacciandosi sul sedile
posteriore e scuotendo la testa all'indirizzo di Harry, seduto dal
lato opposto. Una chitarra, un basso e le aste di due microfoni li
separano, creando tra di loro una sorta di barriera.
“Tutto
ok lì dietro?”, domanda Ed dal sedile davanti, stringendosi la
chitarra contro il petto come se qualcuno dovesse rubargliela da un
momento all'altro.
“Sì,
a parte che non so dove mettere i piedi”, si lamenta Harry.
“Non
sul mio
amplificatore”, gli intima Niall.
Harry
allarga ancora di più le gambe, in modo da non sfiorare
l'amplificatore di Niall, incastrato tra il sedile anteriore dove si
trova Ed e quello posteriore dove è seduto lui.
È
un miracolo che siano riusciti a sistemare tutta la strumentazione
necessaria in macchina di Josh. Il piano originale era di farsi
aiutare da Eleanor ma, dopo una breve consultazione tra gli
organizzatori del compleanno di Louis – vale a dire, in primis,
Harry e Niall - è sembrato più logico affidare alla ragazza il
compito di esca. Lei dovrà convincere Louis a mettersi in
tiro e uscire per una cena tra amici e portarlo invece al
seminterrato dove si terrà la festa.
Quando
Harry le ha comunicato l'idea della festa a sorpresa l'espressione
sbalordita sul suo volto gli ha fatto capire che la ragazza avesse
totalmente rimosso dai suoi pensieri il compleanno di Louis (cosa
perfettamente giustificabile visto che mancavano dieci giorni se e
solo se lei non fosse la stramaledettisima fidanzata di
Louis da ben due anni). Harry l'ha odiata un po'. L'ha odiata
di più, però, quando lei ha sorriso dicendogli che era un'ottima
idea e che sicuramente ci avrebbe pensato lei se non fosse stata così
impegnata. Harry ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco e
le ha spiegato tutti i dettagli ai quali lui e Niall avevano già
pensato. Eleanor si è offerta di occuparsi di invitare gli amici
suoi e di Louis ma non ha fatto alcun tentativo per cercare di essere
maggiormente coinvolta nell'organizzazione dell'evento. Harry ricorda
di aver pensato che se Loius ha deciso di tradirla
e usarla come copertura,
forse la sua omosessualità e la sua attrazione per lui non sono
stati gli unici moventi. Se il tradimento è immorale
altrettanto immorale è non ricordarsi del compleanno del proprio
ragazzo (o presunto tale). Ok, forse Harry usa il concetto di
moralità a proprio piacimento, ma qualcuno può biasimarlo? (La
risposta è sì, ma Harry preferisce ignorarla).
“Mi
gioco il piede destro che Zayn e Liam non troveranno la strada”,
dice Niall, dopo che Josh ha messo in moto l'auto.
“Perché
proprio quello destro?”, si domanda Ed.
L'irlandese
lo ignora.
“Zayn
ha scaricato le indicazioni da Google Maps”, lo informa Harry.
“E
questo dovrebbe rassicurarmi?”, scherza Niall.
Harry
ride e appoggia la testa contro il finestrino. Ci ha messo tutto sé
stesso per organizzare questa festa, ha perfino trascurato lo studio
e il glee club per questo. Ha architettato tutto in modo che Louis
non si accorgesse di niente e perciò più di una volta ha dovuto
rinunciare a vederlo. Però è sicuro che questi sacrifici verranno
ripagati, perché Louis avrà un diciottesimo compleanno
indimenticabile.
“Per
fortuna che Rita ha la patente così le ragazze hanno avuto il
passaggio assicurato”, osserva Ed. La sua voglia di partecipare al
compleanno di Louis rasenta il nulla.
“E
per 'le ragazze' intendi Perrie, Alice e...Michael?”,
domanda Josh.
Niall
scoppia a ridere.
“Ok
che Michael è gay ma definirlo una ragazza mi sembra un po'
eccessivo”.
Harry
volta di scatto la testa verso di lui.
“Michael
è gay?”.
“Così
dicono”.
“E
chi lo dice?”.
“La
gente, a scuola”.
Harry
si gratta il mento.
“La
gente ne dice tante”.
Niall
sbuffa.
“Senti,
non è che io sia così interessato alla sessualità delle persone
che conosco, ho solo riferito quello che si dice in giro”.
Harry
lascia di nuovo cadere la testa contro il finestrino.
“Non
capisco perché nessuno si faccia gli affari propri”.
Niall
allunga una mano per toccargli il braccio.
“Ehi,
ce l'hai con me?”, domanda, preoccupato.
“No,
perché dovrei?”.
Niall
ha solo riportato uno dei tanti gossip
che
circolano a scuola, senza malizia o cattive intenzioni.
“Secondo
me Harry è preoccupato che la sua nuova groupie
ci provi con lui”, scherza Josh, lanciandogli un'occhiata dallo
specchietto.
Harry
rotea gli occhi. L'atteggiamento di Michael nei suoi confronti non è
passato inosservato ai suoi amici: l'altro ragazzo si complimenta con
lui a ogni occasione disponibile, anche davanti a tutti, dopo ogni
incontro del glee club lo ferma sempre per parlargli e gli sorride
ogni volta che Harry incrocia il suo sguardo. Non c'è da stupirsi se
Louis non lo trovi per niente simpatico e abbia più volte fatto
battutine maligne contro il povero ragazzo (solo quando lui e Harry
sono soli, per fortuna). Harry sarebbe un idiota se non si fosse reso
conto, a questo punto, che da parte di Michael potrebbe esserci un
certo interessamento.
Sembrano lontani i tempi in cui non se lo filava nessuno. Ci voleva
il glee club per renderlo appetibile
e
fargli guadagnare qualche pretendente?
Peccato che gliene abbia fatto guadagnare uno
di troppo.
“Ce
li hai tu i soldi per pagare il proprietario?”, domanda Niall.
Harry
si tasta la tasca anteriore dei jeans dove si trova la busta
contenente i soldi che ha raccolto per affittare - totalmente in
nero
- il locale.
“Speriamo
di non ricevere una bella visita della polizia”, borbotta Ed.
“E
che cazzo, Edward, smettila di tirarci la sfiga addosso!”, sbotta
Harry. “Non è mai successo prima d'ora, perché dovrebbero
decidere di fare un controllo proprio stasera?”.
“La
musica ad alto volume e tante auto parcheggiate davanti a un'anonima
villetta potrebbero attirare l'attenzione”, dice il rosso.
Harry
si sporge per mollargli un pugno sulla spalla.
“Ti
odio”.
“Speriamo
almeno che i poliziotti arrivino prima di mezzanotte”, interviene
Josh per cercare di alleggerire l'atmosfera. “Cioè prima che Louis
abbia effettivamente
diciotto anni e possa essere arrestato”.
Niall
ridacchia.
“Sarebbe
il miglior diciottesimo compleanno di sempre”.
Harry
sbuffa.
“Sì,
come no”.
Quando
giungono a destinazione Harry lascia che i suoi amici si occupino di
scaricare gli strumenti dalla macchina e si avvia verso l'ingresso
della villetta per incontrare il proprietario, definire gli ultimi
dettagli e pagarlo.
Ha appena finito la sua contrattazione quando gli squilla il
cellulare.
“Liam”,
risponde, “non dirmi che vi siete persi”.
Liam
fa un verso indignato.
“No,
abbiamo dovuto accostare perché mi ha chiamato Danielle”,
risponde. “Lei, Eleanor e Louis saranno lì tra venti minuti”.
Harry
si passa una mano tra i capelli. Hanno pochissimo tempo per montare
gli strumenti e addobbare la sala. In più non ha idea di dove siano
finite Rita e gli altri con il cibo e gli alcolici.
“Ok,
Li, adesso andrò fuori di testa per qualche minuto ma tranquillo che
riuscirò a riprendermi in tempo per sistemare tutto prima che arrivi
Louis”.
Liam
sospira.
“Calmati
e fatti aiutare dagli altri, ok? Io e Zayn saremo lì tra cinque
minuti”.
“Cinque
minuti è un eufemismo per mezz'ora?”.
Liam
ride.
“No,
Harry, sto parlando sul serio. Ci vediamo tra poco”.
Harry
chiude la telefonata e corre dagli altri. Niall sta trasportando la
cassa della batteria di Josh assieme all'altro ragazzo.
“Niall,
ho bisogno di te”.
L'irlandese
aggrotta la fronte.
“Ho
un attimino altro
tra
le mani”.
Harry
si riempie i polmoni di aria perché teme di stare per svenire
dall'ansia.
“Lascia
che si occupino Ed e Josh degli strumenti”, implora. “Tu, per
favore, aiutami con gli addobbi e-, devi chiamare Rita, non ho il suo
numero, o forse potrei chiamare Perrie, devo chiederle che fine hanno
fatto perché dobbiamo sistemare il tavolo, e-”.
“Harry!”
esclama Niall. “Frena!”.
Harry
si passa una mano sulla faccia.
“Louis
sarà qui tra venti minuti”.
Niall
fa cenno a Josh di poggiare la cassa per terra.
“Calmati,
Hazza, abbiamo un sacco di tempo”, dice in tono rassicurante. “Dai,
vengo a darti una mano”.
Harry
lo abbraccerebbe se questo non comportasse una perdita di tempo
utile.
“Niall,
quando tutto questo sarà finito ti farò una statua”.
L'irlandese
ghigna.
“A
grandezza naturale?”.
“No,
macché, sarà enorme”.
Niall
scoppia a ridere e gli circonda le spalle con un braccio.
“Mi
piace”.
*
Harry
ha pregato tutti quanti di non fare gli auguri a Louis prima di
mezzanotte perché porta
sfiga.
Di solito non crede a questo tipo di superstizioni, ma stavolta vuole
fare le cose per bene.
“Hanno
appena parcheggiato”, lo informa Liam, cellulare alla mano.
Harry
stringe l'asta del microfono tra le dita.
“Ok,
siete tutti pronti?”, domanda.
Lui,
Perrie, Zayn e Liam canteranno The Best - la canzone che hanno
dedicato a Louis alla partita – mentre Josh li accompagnerà alla
batteria, Niall al basso e Ed alla chitarra. Hanno preparato questa e
altre canzoni in tre giorni, potrebbe essere un disastro. Harry spera
che a Louis basti il pensiero.
Quando
la porta del seminterrato si apre, rivelando la presenza di Louis e
di Eleanor - incollata al suo braccio - Harry dà l'attacco per
iniziare.
La
faccia di Louis è comicamente shockata. Ha la bocca spalancata e
batte ripetutamente le palpebre, come se non credesse ai suoi occhi.
Harry è troppo impegnato a ghignare
e per questo si dimentica di cantare metà della sua strofa. Louis
adesso si nasconde il viso tra le mani e si rifiuta di guardarsi
intorno. Probabilmente sarà a metà tra lo stupefatto e
l'imbarazzato.
“Buon
non compleanno!”, urla Liam a canzone finita facendo in modo di
sollevare un coro di applausi.
Louis
li spia attraverso le dita.
“Sta
succedendo veramente?”, mormora quando li applausi sono scemati.
“Perché,
non sei contento?”, domanda Liam, continuando a parlare al
microfono.
Louis
stacca le mani dal proprio viso.
“Sono
indeciso se morire di felicità o morire di vergogna”, afferma,
sorridendo imbarazzato. E Louis imbarazzato è una delle cose
più interessanti che l'umanità possa avere l'onore di vedere.
“Credevo
fossi abituato a essere al centro dell'attenzione”, lo prende in
giro Zayn.
Louis
ha le guance arrossate e gli occhi lucidi. Harry lo trova bellissimo
e
lo ama da impazzire.
“Sì,
ma nessuno aveva mai fatto
questo
per me”, replica.
“Devi ringraziare
il nostro amico Hazza, è stata una sua idea”, interviene Niall,
dando una pacca sulla spalla a Harry.
Louis
posa lo sguardo su di lui e per un attimo ci sono solo loro
due
al mondo, poi interrompe il contatto visivo e finalmente si guarda
intorno.
“Avete fatto le
cose per bene, vedo”, commenta.
“Per chi ci hai
preso?”, scherza Niall.
Louis ride.
“Ammetto di
avervi sottovalutato”.
Liam si dirige
verso di lui a braccia spalancate.
“Almeno
un abbraccio di ringraziamento
ce lo meritiamo o no?”.
Louis si lancia tra
la sue braccia facendogli perdere l'equilibrio.
“Ora come ora ti
bacerei pure in bocca, Liam Payne!”.
Louis
abbraccia chiunque gli capiti a tiro, dai membri del glee club ai
suoi compagni di squadra, che però sembrano accettare meno
volentieri
il suo gesto d'affetto e i suoi ossessivi ringraziamenti.
Mentre
accade tutto questo Harry si tiene in disparte e osserva Louis, che è
finalmente tornato sé
stesso.
Sta sistemando il microfono sull'asta quando l'altro ragazzo sbuca
dal nulla e lo coglie di sorpresa stringendolo in un abbraccio che
gli mozza il fiato.
“Ti amo”,
mormora eccitato Louis tra i suoi capelli.
Il
mondo intorno sembra fermarsi per un attimo e Harry ha appena il
tempo di assimilare le parole dell'altro ragazzo prima che Louis
sparisca come è arrivato, per continuare il giro dei ringraziamenti.
Il riccio si poggia una mano sul cuore e teme di essere sul punto di
avere un fottuto
infarto.
Come può Louis dirgli una cosa del genere e mollarlo lì con la
tachicardia?
Il
riccio si siede su una panca per cercare di calmarsi e riflettere
lucidamente. Louis gli ha appena confessato che lo
ama
e lui sarebbe al settimo cielo se non fosse che la dichiarazione
dell'altro ragazzo sia sembrata più che altro una frase dettata
dall'eccitazione del momento che una confessione ponderata.
Se Louis l'avesse intesa veramente
lo avrebbe guardato negli occhi e soprattutto non si sarebbe
volatilizzato un secondo dopo, giusto? Forse Louis l'ha detto così
per dire, forse il suo ti amo era un sinonimo di grazie,
forse forse forse...Harry non può avere una fottuta
crisi
a inizio serata per una frase che probabilmente per Louis non ha la
stessa importanza che ha per lui. Louis è un tipo istintivo che
raramente pensa
prima
di parlare. Harry non può entrare in paranoia per una sciocchezza
simile, semplicemente non può. Dovrà pensarci in un secondo
momento.
“Tutto ok?”.
Harry solleva la
testa e incontra lo sguardo apprensivo di Zayn.
“Sì, ho avuto
solo un attimo di...non lo so, lascia perdere”.
Zayn gli poggia una
mano sulla spalla.
“Tutto
è andato secondo i piani, adesso puoi finalmente tranquillizzarti”.
Harry si sforza di
sorridere.
“Lo so”,
afferma. “Secondo te a Louis ha fatto piacere la nostra sorpresa?”.
“Scherzi? Ma non
hai visto che prima stava per commuoversi?”.
Harry lo ha visto
sì.
“E secondo te è
felice di essere qui?”.
Zayn annuisce.
“Certo
che lo è! Se i miei amici mi organizzassero una festa a sorpresa per
i miei diciotto anni probabilmente verserei una
lacrima
anch'io”.
Harry ghigna.
“Stai cercando di
dirmi qualcosa tra le righe, Malik?”, scherza.
Zayn distoglie lo
sguardo.
“Dodici gennaio”,
dice tra un colpetto di tosse e l'altro.
Harry ridacchia.
“Comunque”,
aggiunge poco dopo, “stasera mi premeva di più renderlo felice
piuttosto che sorprenderlo”.
Zayn lo guarda con
sguardo indecifrabile.
“Sei riuscito a
fare entrambe le cose”.
Harry è sul punto
di replicare quando Niall comincia a cantare “Un buon non
compleanno a me? A te!”, saltellando sul posto.
“Qualcuno gli
tolga quel microfono dalle mani!”, urla Zayn, esasperato.
Niall nel frattempo
viene affiancato da Louis e Perrie (Harry assegna mentalmente a Niall
la parte della Lepre Marzolina, a Louis quella del Cappellaio Matto e
a Perrie quella di Alice). Zayn parte alla volta della sua ragazza,
la prende per la vita e la sposta di peso verso l'altro lato della
stanza. Perrie ride e protesta ma Zayn la zittisce spingendola contro
una colonna e baciandola.
Harry ne ha avuto
abbastanza di spiare le effusioni dei suoi amici e decide che è un
buon momento per iniziare a bere e a spizzicare qualcosa.
Niall e Louis
continuano a cantare indisturbati mentre gli altri invitati colgono
l'input di Harry e cominciano a versarsi da bere e a mangiare.
“Quanto alcool
abbiamo?”, domanda Ed, riempiendosi il piatto di patatine.
“Abbastanza per
dissetarci ma non abbastanza per ubriacarci”, risponde prontamente
Harry.
“E perché mai?”.
Harry ha contattato
la madre di Louis per invitarla alla festa – gli è sembrato giusto
invitarla al compleanno del proprio figlio – ma lei ha declinato,
sebbene fosse entusiasta della sua idea. Tuttavia si è fatta
promettere di non fare circolare troppi alcolici – “sarete
quasi tutti minorenni!” - e Harry ha dovuto acconsentire.
“Non siamo qui
per sbronzarci”, taglia corto.
Ed ingoia una
manciata di patatine e fa spallucce.
Gli invitati sono
divisi per gruppi: da una parte ci sono i membri del glee club,
dall'altra gli amici di Louis ed Eleanor. Tutti sembrano a proprio
agio e Harry è sollevato anche se avrebbe voluto che i due gruppi
cercassero di mescolarsi un po'. Tuttavia non si può pretendere che
due categorie di persone che a scuola ignorano la presenza l'una
dell'altra instaurino un legame da un momento all'altro.
“Può cantare
chiunque o il microfono è un'esclusiva del glee club?”, domanda
uno dei compagni di squadra di Louis.
“Perché, tu
vorresti cantare?”, gli fa eco un altro.
“Aspetta che beva
un po' e ti faccio vedere io”, risponde il primo facendo scoppiare
a ridere i suoi amici.
Harry si muove in
giro per la sala, cercando di interagire con tutti quelli che
conosce, anche se quello che desidera di più è stare con Louis.
Però questa è la sua festa, Harry non può rubarlo a
tutti gli altri e averlo tutto per sé. In più, c'è Eleanor e per
forza di cose le interazioni tra lui e Louis dovranno essere
limitate.
Harry
cerca di ignorare l'esistenza della ragazza meglio che può. È
geloso, ma non tanto del rapporto che hanno lei e Louis – rapporto
più che altro di
facciata, visto che
né lei né lui provano l'uno per l'altra quello che provavano
all'inizio, se mai qualcosa di serio
ci sia mai stato tra di loro – quanto del fatto che possano
comportarsi, anche solo per mantenere le apparenze, come una coppia.
Da quello che ha capito
Harry, tanto Louis quanto Eleanor hanno i loro motivi per continuare
la loro - per così dire - relazione. Quelli di Louis sono ben noti,
quelli di Eleanor riguardano un'inspiegabile paura di rimanere da
sola e il bisogno di
avere un ragazzo popolare, cosa che è una sorta di status
symbol al liceo. Quindi Harry
non si preoccupa più come prima del fatto che Louis possa ancora
provare qualcosa per Eleanor o che Eleanor esca da un'ipotetica
rottura con il cuore spezzato.
Però non può non
sentirsi in colpa per il fatto che, sebbene ormai Eleanor usi
Louis tanto quanto Louis usa lei, la ragazza sia totalmente ignara
del tradimento che si consuma costantemente alle sue spalle. Ma,
nonostante questa situazione non sia l'ideale, Harry non vuole fare
pressioni su Louis, né per lasciarla né per definire la loro
relazione.
Come se fosse
capace di leggergli nel pensiero, l'altro ragazzo gli si avvicina,
sfiorandogli brevemente un fianco.
“Non ci sono i
palloncini”, borbotta, masticando dei popcorn. “Volevo i
palloncini”.
Harry aggrotta la
fronte.
“Compi diciotto
anni o cinque?”.
Louis mette il
broncio.
“Ringrazia che ho
ignorato il suggerimento di tua madre”, continua Harry.
“Sarebbe?”.
Harry ghigna.
“Mi aveva
proposto di prepararti uno striscione con scritto 'Auguri, Boo
Bear”.
Louis si strozza
coi pop corn. Harry gli offre la birra che ha in mano.
“Quella donna è
malefica”, commenta l'altro ragazzo. “Non avrebbe mai
dovuto rivelarti un particolare così imbarazzante del mio
passato”.
Harry ride.
“Ehi, Boo,
non parlare male di tua madre!”, esclama.
Louis lo pizzica
sulla pancia.
“Giuro che vado a
chiedere a Anne qualcosa di imbarazzante sul tuo di passato
per poi ricattarti”.
Harry mostra
un'espressione impassibile.
“Non riuscirai a
cavare dalla bocca di mia madre i miei oscuri segreti”.
“Conosco uno o
due trucchetti per far parlare una donna”, afferma Louis
muovendo le sopracciglia con fare allusivo.
Harry scoppia a
ridere. Louis lo segue a ruota, rischiando di farsi uscire la birra
dal naso e cominciando a tossire subito dopo.
“Tutto ok?”,
domanda il riccio dandogli delle pacche sulla schiena.
Louis strizza gli
occhi e prende un respiro profondo.
“Non vorrei
morire giusto qualche ora prima di diventare maggiorenne”.
Harry gli accarezza
la schiena.
“Cerca
di non morire neanche dopo,
per favore”.
“Grazie per tutto
quello che hai fatto”, dice Louis dopo un po'.
Harry
non toglie la mano dalla sua schiena. Ha bisogno di un qualche tipo
di contatto.
“Non devi
ringraziare solo me”, afferma. “Gli altri mi hanno aiutato
tantissimo, soprattutto Niall e Liam”, minimizza.
Ok,
è vero che senza gli altri ragazzi probabilmente il suo grande piano
sarebbe fallito, però il grosso dell'organizzazione – con la
relativa ansia e il relativo stress – è caduto sulle sue spalle.
Ma gli piace essere modesto.
“L'idea è stata
tua”, insiste Louis. “Se non fosse stato per te oggi non avrei
avuto tutto questo”.
Harry sorride.
“Ci tenevo che
per i tuoi diciotto anni avessi avuto una festa come si deve”, dice
dolcemente. “Te la sei meritata”.
“Per essere
riuscito a sopravvivere fino a oggi nonostante le mille
avversità della vita?”, scherza Louis.
“No, perché sei
la persona migliore che conosca e non sopportavo l'idea che passassi
il giorno del tuo compleanno a rimuginare sul fatto che non ci fosse
nessuno con cui condividerlo. A parte i tuoi genitori, ma-, lo
sai”.
L'espressione di
Louis cambia gradualmente da divertita a commossa.
“Mark se n'è
andato di casa”, mormora. “Sarà il mio primo compleanno e il mio
primo Natale senza di lui dopo anni”.
Harry gli stringe
una spalla.
“Mi dispiace,
Lou”.
Louis cerca gli
occhi di Harry.
“Non so se
capisci quanto sia importante per me quello che hai fatto
stasera”, dice. “Quest'anno non avevo in programma di festeggiare
il mio compleanno tanto che, detto sinceramente, mi frega poco della
festa e delle persone che sono venute, nonostante apprezzi
tutto questo perché è frutto della tua mente geniale. Quello che
importa è che tu abbia fatto tutto questo per me e che potrò
averti al mio fianco quando scoccherà la mezzanotte e non sarò più
un minorenne sfigato come la maggior parte di voi”.
Harry ridacchia e
segue il suo istinto, perciò passa un braccio attorno alle spalle di
Louis e lo attira contro il suo petto.
“Guarda cosa è
riuscito a organizzare questo minorenne sfigato”, scherza.
Louis lo guarda di
sotto in su.
“Sei riuscito a
farmela sotto il naso”, afferma.
“Sono piuttosto
orgoglioso di me”, gongola Harry. “Com'è possibile che non tu ti
sia accorto di niente?”.
Louis sospira.
“Forse perché
non me lo sarei mai aspettato”.
“Non hai
sospettato nulla neanche quando Niall l'altro giorno ha chiesto ad
alta voce se per il ventitré avrebbe dovuto vestirsi casual
oppure elegante?”.
Louis scuote il
capo.
“Non l'avrò
neanche sentito”.
Harry ride.
“Beata
ignoranza”.
Il suono di una
chitarra elettrica li risveglia dal loro piccolo idillio. Louis si
divincola dall'abbraccio, forse improvvisamente cosciente della
posizione compromettente nella quale si trovavano.
“Posso cantare
anch'io o il festeggiato subisce e basta?”, domanda.
Harry gli dà un
pizzicotto.
“Subisce, eh? Non
ti è piaciuta la nostra canzone di benvenuto?”.
Louis gli fa la
linguaccia.
“Stavo
scherzando, cretino”, ribatte. “Però voglio cantare, posso?”.
“Non ti è
bastato prima con Niall?”.
“Voglio cantare
una canzone vera!”.
Harry allarga le
braccia.
“Come desideri”.
Louis sorride e si
dirige verso l'angolo della stanza dove si trovano gli strumenti. Qui
confabula con Niall e Josh per un po'.
“Fratelli!”,
esclama attirando l'attenzione di tutti. “Tommo vuole dedicarvi una
canzone. Non vi garantisco che l'esecuzione sarà perfetta perché la
mia band non è preparata, però spero riusciate ad
apprezzare il mio tentativo di allietare le vostre orecchie con una
delle migliori canzoni dell'unico e inimitabile George Michael”.
Harry attende con
trepidazione. Quando partono le note di Wake Me Up Before You Go-Go e
Louis inizia a cantare e ballare come un esaltato, incoraggiato e
imitato da quasi tutte le ragazze presenti, realizza che la festa ha
buone possibilità di rivelarsi un successo.
*
Al microfono si
sono avvicendati quasi tutti i membri del glee club e le canzoni
scelte sono state tutte piuttosto famose e ballabili, quindi nessuno
si è annoiato. Certo, qualcuno che è rimasto in disparte a parlare
c'è stato e c'è ancora, ma alle feste ognuno ha il diritto di fare
quello che vuole, no?
Harry ha preparato
una canzone e ci tiene particolarmente a cantarla, per questo, in un
attimo di pausa, si avvicina a Niall e gli comunica che è arrivato
il momento.
“Ok”, dice
l'irlandese scolandosi in un sorso solo mezzo bicchiere di birra.
“Vado a chiamare Liam e Josh”.
Dopo che tutti si
sono posizionati coi propri strumenti in mano e Harry ha preso posto
al microfono, Niall, che ha un microfono tutto suo, annuncia il
cambio di tono della serata.
“Amici!”,
esclama. “Prendete per mano la vostra fidanzata, il vostro
fidanzato, la vostra cotta o chi vi pare, e venite in pista a
ballare un lento!”.
Harry sospetta che
l'irlandese sia un po' ubriaco. Lo ha visto bere più birre di tutti.
“Coraggio, non
siate timidi!”, continua. “Hazza qui vuole cantare una canzone
sdolcinata per le coppiette”.
Harry gli mostra il
dito medio. Canzone sdolcinata un cazzo.
A poco a poco,
alcuni degli invitati assecondano la proposta di Niall e si formano
le prime coppie. Harry è sollevato nel vedere che Louis non si
scomoda dalla panca dove è seduto e lascia che Eleanor proponga di
ballare a Danielle che, in mancanza del proprio ragazzo impegnato a
suonare, accetta che la sua amica le faccia da cavaliere.
Harry fissa Louis
fino a quando questi non incrocia il suo sguardo. Il riccio gli
sorride e Louis annuisce. Che abbia capito o meno che la canzone che
Harry sta per cantare è per lui non importa, lo capirà.
“What day is
it? And in what month? This clock never seemed so alive”,
inzia. “I can't keep up and I can't back down, I've been losing
so much time”.
Louis si è portato
le ginocchia al petto e sta ascoltando con attenzione. Harry ama
cantare per lui anche se in una stanza stracolma di gente che non sa
quello che sta succedendo. Meglio che non sappia.
“'cause it's
you and me and all of the people with nothing to do, nothing to lose.
And it's you and me and all of the people”. Harry non distoglie
lo sguardo da Louis. Tanto tutti sono troppo impegnati a ballare o a
farsi gli affari propri per notarlo, giusto? “And I don't know
why I can't keep my eyes off of you”.
Ed e Alice ballano
stretti stretti e Harry è felice per loro, tanto felice per
loro, e vorrebbe che Ed fosse felice per lui e Louis, ma in questo
momento non importa.
“All of the
things that I want to say just aren't coming out right, I'm tripping
on words, you got my head spinning, I don't know where to go from
here”.
Harry è restio a
dire a Louis quello che prova veramente in parte perché non sa come
farlo e in parte perché ha paura della reazione dell'altro ragazzo,
soprattutto perché teme che Louis non provi ancora quello che
prova lui. Quel ti amo era sincero o era solo una
dichiarazione di gratitudine?
“Something
about you now I can' t quite figure out”, canta infatti.
“Everything you do is beautiful, everything you do is right”.
Sul crescendo
finale Harry canta di nuovo il ritornello e non lo fa apposta a
fissare Louis, semplicemente non può fare altrimenti.
“And it's you
and me and all of the people with nothing to do and nothing to prove.
And it's you and me and all of the people and I don't know why I
can't keep my eyes off of you”.
Forse essere
innamorati significa vivere in una specie di piccola bolla,
dove c'è spazio solo per te e per la persona che ami. Harry a volte
è cosciente dell'esistenza di questa bolla, altre volte no, perciò
spesso deve sforzarsi per ricordare che esiste un mondo là fuori
oltre a Louis.
“Haz, togliti un
po' dalla palle che voglio cantare una canzone smielata anch'io”,
dice Niall quando Harry ha finito. “Questa la dedico alla mia
fidanzata immaginaria”.
La canzone
dell'irlandese – Just The Way You Are – è appena iniziata e
Harry è quasi riuscito a superare la folla di gente con lo scopo di
raggiungere Louis che è ancora seduto sulla panca, quando Michael
gli blocca la strada.
“Mi concederesti
questo ballo?”, domanda questi, tendendogli una mano.
Lo stomaco di Harry
si annoda in maniera spiacevole. Michael lo guarda speranzoso e il
riccio sa che non riuscirà a dirgli di no neanche mettendoci tutto
l'impegno del mondo. Non è mai stato bravo a rifiutare qualcosa a
qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è una persona gentile ed
educata come Michael.
“Ok”, mugugna.
L'espressione
dell'altro ragazzo si apre in un sorriso e Harry ha un attimo di
ripensamento perché ha l'impressione che lo stia illudendo ed
è una cosa crudele, anche se fatta con le migliori intenzioni.
Michael gli mette
una mano su un fianco.
“Se non vuoi non
fa niente”, afferma, ma contraddice le sue parole quando con
l'altro mano afferra una mano di Harry.
Il riccio fa un
sorriso tirato. Almeno non balleranno incollati come il resto
delle coppiette.
“Forse ormai è
troppo tardi per una confessione del genere, ma devi sapere che non
so ballare”, dice Michael con un mezzo sorriso, piegandosi in
avanti per farsi sentire meglio da Harry.
Il riccio sposta
inconsciamente indietro la testa.
“Siamo in due”,
mormora.
Michael continua a
sorridergli. Harry non vede l'ora che la canzone finisca. Perché
riesce sempre a cacciarsi in situazioni imbarazzanti?
“Posso farti una
domanda personale?”, chiede l'altro ragazzo.
Harry combatte
l'istinto di roteare gli occhi. No, vorrebbe rispondergli, non
puoi farlo. La domanda di Michael potrebbe metterlo in difficoltà
– sei gay? ti vedi con qualcuno? stai con Louis? - perché
lui non solo non sa mentire, ma ha anche la sfortuna di essere uno al
quale le cose gliele si leggono in faccia.
Michael non aspetta
che Harry gli accordi il permesso e domanda: “Hai venduto l'anima
al diavolo per cantare a quel modo?”.
Harry, suo
malgrado, scoppia a ridere. Pericolo scampato.
Michael
praticamente gongola per essere riuscito a farlo ridere. Harry
per sbaglio gli pesta un piede ma l'altro non se ne accorge, o fa
finta di non accorgersene.
“Se pensi che io
abbia venduto l'anima al diavolo che dire di Zayn?”, risponde.
Michael scuote il
capo come se le parole di Harry fossero inconcepibili.
“Scusami, ma non
c'è paragone”, dice convinto.
“Appunto”,
ribatte Harry. “Zayn è una spanna sopra a tutti noi”.
Non ammetterà mai
che però la sua voce preferita è quella di Louis, per non essere
accusato di essere di parte.
“La
tua voce ha un tono, come dire, raschiato,
che non ho mai sentito in un ragazzo della nostra età”, insiste
Michal. “È incredibilmente sexy”
Ecco, Michael ha
leggermente deviato dalla strada dei complimenti per avventurarsi in
quella del flirt spudorato. Harry lo preferiva quando era
impacciato e arrossiva anche solo per salutarlo.
“Uhm, grazie?”.
Michael ridacchia.
“Uhm, prego?”.
La canzone
finalmente arriva alla sua conclusione naturale. Harry e Bruno Mars
ringraziano.
“Ti va di uscire
un attimo a prendere un po' d' aria?”, propone Micheal.
Harry cerca Louis
con lo sguardo e scopre che l'altro ragazzo lo sta ricambiando con
un'espressione corrucciata. Il riccio gli fa un cenno con la mano ma
Louis si volta dall'altra parte.
“Ehm, magari
dopo, devo fare, ehm, una cosa”, balbetta.
“Ok, Curly,
a dopo”.
Harry si congeda da
Michael con una veloce pacca sulla spalla e si dirige verso Louis,
che adesso gli dà le spalle e sembra completamente immerso in una
conversazione con un suo amico.
“Ehi, Lou, posso
parlarti?”, domanda, prendendolo per un braccio.
Il volto di Louis è
una maschera di freddezza che congela il cuore di Harry.
“Per favore?”.
Louis passa il suo
bicchiere al ragazzo col quale stava parlando e annuisce.
“Dove vuoi andare
a parlare?”.
Harry tira un
sospiro di sollievo.
“Seguimi”.
Louis
si fa guidare da Harry verso uno stanzino. Se qualcuno dovesse
domandarsi cosa ci facciano lì dentro potrebbero dirgli che stavano
facendo rifornimento di birra, perché effettivamente è lo stanzino
dove hanno sistemato i fusti di birra e dove hanno nascosto la torta.
Harry spera con tutto sé stesso che Louis non se ne accorga. E se
dovesse accorgersene pace,
era ovvio che ci fosse una torta da qualche parte.
Harry aspetta che
Louis si chiuda la porta alle spalle.
“La canzone che
ho cantato prima era per te”, lo informa. Non è esattamente questo
il motivo per cui ha portato Louis dentro questo stanzino che puzza
di gatto morto e birra andata a male, ma aveva voglia di stare un po'
solo con lui e rassicurarlo dopo averlo visto turbato.
“Lo so”,
ribatte prontamente Louis, rimanendo impassibile.
Harry sospira.
“Michael non mi
interessa, se è questo che ti stai domandando”.
Louis non risponde.
“Dico sul serio”,
insiste Harry, esasperato. “Mi ha chiesto lui di ballare”.
Louis persiste nel
suo mutismo.
“Lou”,
piagnucola Harry.
Louis fa qualche
passo verso di lui e, inaspettatamente, gli prende una mano.
“Sono
preoccupato”, mormora.
Harry gli strizza
la mano.
“Per cosa? Ti
giuro che Michael-”.
“Non mi riferivo
a questo”, lo interrompe Louis e poi, senza che l'altro
ragazzo abbia il tempo di rendersi conto di quello che sta
succedendo, si mette sulle punte dei piedi e lo abbraccia.
Harry si scioglie
tra le sue braccia.
“E per cosa sei
preoccupato? Che succede?”.
Louis poggia la
testa sulla sua spalla.
“Tutto ciò a cui
riesco a pensare sei tu, tutto quello di cui ho bisogno sei tu”,
dice. “E non mi basti mai”.
Harry lo stringe in
un abbraccio che è quasi doloroso, per Louis, per lui stesso
e per il suo cuore.
“Quel poco tempo
che passiamo insieme non mi basta mai, ma sono sicuro che anche se
passassimo insieme tutto il santo giorno non mi basteresti lo
stesso”, continua Louis. “Vorrei scavarmi un posto dentro di
te e viverci per sempre”.
Harry pensa che è
questo il momento, può dirglielo. Sta assaporando quelle due
parole sulla punta della lingua quando Louis parla di nuovo.
“E
sono preoccupato perché mi fa paura l'idea di dipendere così tanto
da un'altra persona, mi fa paura pensare che senza di te non
riuscirei a vivere”, dice. “Quando non sono con te vorrei
essere dove sei tu, quando sono con te mi sembra di avere i minuti
contati e di non godermi a pieno il tempo che passiamo insieme perché
penso continuamente che questo tempo è limitato e che non riuscirò
a fare tutto quello che vorrei fare prima che scada”.
Louis
respira affannosamente contro la sua spalla. Harry gli accarezza la
nuca.
“Anche
adesso non sono tranquillo perché potrebbe entrare qualcuno
da un momento all'altro e trovarci qui abbracciati, però ho così
tanto bisogno di stare con te che sono sicuro che un giorno o l'altro
farò una cazzata colossale che ci farà scoprire. Sei una specie di
vizio che non voglio togliermi, anche se so che potrebbe uccidermi,
perché è l'unica cosa che mi fa stare bene”.
Harry gli bacia una
tempia e lo stringe ancora più forte. Se Louis vivesse dentro di
lui, se potessero vivere in un corpo solo, allora non avrebbero
alcuna scusa per stare separati. Anche Harry ha un po' paura
adesso. L'amore è dipendenza? La dipendenza è amore?
“Non ti ucciderò,
non dire così”, sussurra.
“Ho così tanta
paura che se te ne andassi anche tu, stavolta non riuscirei più a
rialzarmi”, continua Louis. “Ed è fottutamente frustrante avere
bisogno di te ma allo stesso tempo è terribilmente insopportabile
stare senza di te”.
“Non vado da
nessuna parte”, lo rassicura Harry. “Non vado da nessuna parte
perché non saprei dove andare senza di te. Ci siamo dentro insieme
in questa cosa”.
Louis soffoca un
verso a metà tra un singhiozzo e una risata sul maglione di Harry.
“Mi sento in una
puntata di Dawson's Creek”.
“Hai rovinato
l'atmosfera”, borbotta Harry, pizzicandogli giocosamente un
braccio.
“Ho alleggerito
l'atmosfera, semmai”, ribatte Louis.
“Sei un
guastafeste”.
Louis solleva il
viso.
“Anche se non
riesco a stare serio per più di cinque minuti senza sentirmi James
Van Der Beek sappi che intendevo veramente tutto quello che ho detto.
Le parti buone e le parti cattive”.
“Tipo quando mi
hai paragonato al vizio del fumo?”, scherza Harry.
“Non ho mai
parlato del fumo io”, ribatte Louis. “Però, uhm, quello che mi
fai provare mi spaventa un po' – un po' tanto – perché mi
è sempre piaciuto pensare di essere una persona piuttosto
indipendente e scoprire di non esserlo è, beh, spaventoso”.
Harry capisce a
cosa Louis si riferisca: è riuscito a superare l'abbandono di suo
padre – per due volte - nonostante sia stato un duro colpo e
adesso si appresta ad affrontare coraggiosamente il divorzio dei suoi
genitori e non è ancora crollato. C'è un limite al numero di
persone che possono lasciarti prima che ti venga la legittima
paura di rimanere solo.
“Siamo in due ad
essere spaventati, allora”, ammette.
In realtà, la
paura di Harry non è tanto quella di dipendere da Louis –
effettivamente lui ormai dipende dall'altro ragazzo però ora
come ora non gli importa - ma piuttosto quella che la paura di Louis
rovini tutto. Un'altra volta. Gli sembra di vivere sul filo di un
rasoio e se da un lato questo potrebbe essere eccitante, dall'altro
lo priva di quella serenità che dovrebbe essere alla base di ogni
rapporto sentimentale. Ma è meglio non esternare queste sue
preoccupazioni.
“Oh, adesso mi
sento meglio”, lo prende in giro Louis.
Harry poggia la
fronte su quella dell'altro e si perde nel limpido blu dei suoi
occhi.
“Non credere di
essere l'unico che si trova per la prima volta ad avere a che fare
con sentimenti nuovi e spaventosi”, sussurra, ma quando
prova a baciare Louis questi si tira indietro.
Harry non può fare
a meno di guardarlo con apprensione.
“Se iniziamo
potrebbe venirci voglia di non finire più”, spiega l'altro
ragazzo.
“Non mi
interessa”, replica precipitosamente Harry, afferrandolo per la
nuca e baciandolo. Dio, ogni bacio è una boccata d'aria fresca dopo
giorni di apnea.
Nonostante la
reticenza iniziale Louis si lascia andare, stringendo inconsciamente
le dita attorno al maglione di Harry con insistenza.
“Perché non
posso baciarti quando dove e come cazzo voglio?”, si domanda Harry,
prendendosi un attimo di pausa.
Louis si rabbuia.
Ok, basta farsi domande inutili, meglio riprendere da dove
hanno lasciato.
Il discorso del tu
non mi basti mai di Louis vale anche per Harry. Il riccio
bacia le labbra di Louis, le sua guance, la sua fronte, le sue
palpebre, il suo naso. Louis si lascia inghiottire da Harry e
a Harry vorrebbe che Louis non finisse mai, così che possa esserci
sempre una parte di lui che Harry non ha ancora baciato. Se Louis
fosse nudo ci sarebbero tante di quelle parti ancora da
baciare...
Louis ha appena
afferrato il suo labbro inferiore coi denti e Harry è a un passo
dall'andare in iperventilazione che qualcuno chiama il nome del
festeggiato.
“Merda”,
impreca Harry.
“Mancano dieci
minuti a mezzanotte!”, sta dicendo Niall da qualche parte oltre la
porta. “Tommo, dove cazzo sei? I tuoi diciotto anni ti aspettano!”.
“Vai prima tu”,
propone Harry lasciandogli un ultimo bacio sulla guancia. “Se gli
altri ti chiedono dove sono finito digli che sto sistemando le
candeline sulla torta”.
“Torta?”,
domanda Louis, lisciandosi il maglione con le mani.
“Sei mai stato a
un compleanno dove non ci fosse una torta?!”, ribatte Harry.
“Ah, giusto”.
Lousi si aggiusta
la frangetta.
“L'ho preparata
io, comunque”, dice Harry.
Louis gli sorride.
“Tu sì che hai
tutte le carte in regola per essere la moglie perfetta”.
“Vaffanculo”.
Louis gli stampa un
ultimo bacio sulle labbra e esce dalla stanza. Harry rimane un attimo
perplesso prima di ricordarsi cosa dovrebbe fare.
“Uhm, ok, ci
sono, torta”.
*
Dopo aver spento le
candeline e mangiato la torta Louis ha cominciato a guardarsi intorno
alla ricerca dei regali perciò Harry ha dovuto spiegargli che non
c'erano regali perché il suo Regalo - con la R maiuscola - era la
festa (“che altro volevi?”, “una macchina, per
esempio?”). Louis ha messo il broncio come un bambino per qualche
minuto prima di decidersi a brindare, ringraziando tutti per la
“festa di compleanno migliore di sempre”. Harry non potrebbe
essere più orgoglioso di sé stesso anche se è quasi sicuro che
Louis abbia effettivamente avuto feste migliori nel corso della sua
vita, ma chi è lui per rifiutare un complimento?
Uno dopo l'altro
gli invitati cominciano ad andare. Louis li abbraccia uno per uno e
ne approfitta per dispensare auguri di Buon Natale in anticipo.
“Come ci si sente
ad avere diciotto anni?”, domanda un suo compagno di squadra.
“Vecchi”,
replica Louis serio. “Guarda, ho già un capello bianco!”,
aggiunge poco dopo staccandosi un capello – castano –
dalla testa e soffiandolo in faccia al suo amico.
Eleanor e Danielle
si offrono volontarie per sparecchiare e mettere da parte il cibo e
l'alcol avanzati. Harry è tentato di dire loro di lasciar perdere ma
quattro mani d' aiuto in più sono effettivamente utili quando
Niall è mezzo sbronzo, Liam è impegnato a smontare la batteria con
Josh, Zayn e Perrie stanno raccattando bicchieri di birra e spumante
sparsi per la stanza e Ed è sparito chissà dove con Alice.
Harry è intento a
fare un inventario mentale dell'alcol rimasto – poco grazie
a Niall e a Ed che ci sono andati giù pesante – quando Louis gli
si avvicina con un dito sporco di panna.
“Cos-”.
Louis gli spalma la
panna sulla fronte e si gode il frutto della sua malefatta con un
sorriso orgoglioso.
“Sei una di
quelle persone la cui età anagrafica non rispecchia quella
cerebrale”, borbotta Harry pulendosi la fronte col dorso
della mano e leccando via la panna senza staccare gli occhi da Louis.
“Non fare mai più
una cosa del genere davanti a me”, replica l'altro ragazzo con tono
semi-minaccioso.
Harry per tutta
risposta passa di nuovo la lingua sulla propria mano leccando dal
polso al pollice.
“Perché?”,
domanda innocentemente succhiandosi il dito. Potrebbe diventare
parecchio bravo a questo gioco.
“Ti odio”,
afferma Louis.
Harry sorride.
“Non è vero”.
Il loro scambio di
battute viene interrotto da Eleanor.
“Lou, se non ti
dispiace io e Danielle vorremmo tornare a casa”.
Louis riesce a
mascherare il proprio fastidio dietro a un sorriso tirato.
“Io rimango a,
uhm, aiutare i ragazzi con, ehm, gli strumenti”, ribatte.
Eleanor si
stropiccia un occhio. Una traccia di trucco le rimane sulle dita.
“Ok, come vuoi”,
replica, reprimendo uno sbadiglio. “C'è altro che possiamo fare?”,
chiede a Harry.
Il riccio non può
fare a meno di notare come Eleanor non riesca a mantenere con lui un
contatto visivo che duri più di tre secondi. Lo sguardo della
ragazza si sposta continuamente da lui al resto della stanza.
“Mi sareste di
grande aiuto se portaste con voi il sacco dell'immondizia perché in
macchina di Josh il posto che avrebbe dovuto occupare è stato appena
preso da Louis”, prova a scherzare il ragazzo.
“Questo vuol dire
che dovrò starmene nel portabagagli?”, squittisce Louis. “Bel
modo di trattare il festeggiato!”.
Harry scoppia a
ridere.
“In realtà nel
portabagagli ci starà la batteria”.
“E dove dovrei
stare io? Sul tettuccio?”.
Eleanor fa un colpo
di tosse.
“Puoi sempre
tornare con noi”, propone.
Louis incrocia le
braccia sul petto.
“Dopo tutto
quello che i ragazzi hanno fatto per me aiutarli a dare una sistemata
è il minimo che io possa fare”, insiste.
Eleanor rotea gli
occhi.
“D'accordo, ci
vediamo”, dice baciandolo velocemente sulle labbra. “Fammi sapere
se domani riesci a liberarti dagli impegni coi tuoi”.
Danielle abbraccia
Louis e Harry e dopo aver augurato loro una “Buona Vigilia di
Natale!” si dirige verso il suo ragazzo. Liam sembra lasciarsi
convincere da Danielle a tornare con lei perciò molla i piatti della
batteria alla prima persona disponibile – Michael – e dopo aver
salutato Louis con la promessa di vedersi presto per scambiarsi i
regali segue la sua ragazza fuori dal seminterrato.
“Buon Natale,
stronzo!”, gli urla dietro Zayn.
Liam si ferma
sull'uscio e lo fissa indignato.
“Non è ancora
Natale!”, esclama. “E poi tu non lo festeggi neanche!”.
Zayn se la ride e
gli fa la linguaccia. Liam scuote il capo.
“Ci vediamo
presto, ok? Dobbiamo decidere cosa fare la notte di Capodanno”.
Zayn annuisce.
“Ok, Li, stammi
bene”.
Il contributo di
Louis nel rassettare è praticamente nullo ma d'altro canto
era palese che fosse rimasto solo per stare con Harry.
“Sicuro che c'è
posto per me in macchina di Josh?”, domanda.
“Potevi chiederlo
prima di auto invitarti, no?”, ribatte Harry fingendosi
seccato.
Louis spalanca la
bocca, sorpreso. Harry scuote il capo incredulo.
“Sto scherzando,
cretino”, risponde. “Terremo gli strumenti in braccio per farti
spazio”.
Louis gli sorride
incerto e si aggiusta la frangetta con fare nervoso.
“Sicuro che per
Josh non è un problema accompagnarmi a casa?”.
Harry sbuffa.
“Non credo
proprio che Josh – o chiunque altro al posto suo – lascerebbe a
piedi il festeggiato”.
In auto Harry, Ed e
Niall riprendono gli stessi posti del viaggio di andata. Ed ha le
guance arrossate dall'alcol e l'espressione di uno che è con la
testa da tutt'altra parte - con Alice, probabilmente – mentre Niall
è tutto uno sbadiglio.
Harry gli ficca il
basso in mezzo alle gambe e l'irlandese gli appoggia sopra la testa
come fosse un cuscino.
“La chitarra la
tieni tu?”, chiede Louis entrando in macchina dopo di lui.
Harry annuisce e
afferra lo strumento che l'altro ragazzo gli passa.
“Ci siamo
tutti?”, domanda Josh aggiustando lo specchietto retrovisore.
“'ndiamo a casa
per favore”, biascica Niall.
Il silenzio
dell'abitacolo e il procedere lento dell'auto rendono Harry
sonnolento, perciò, senza pensarci due volte, lascia andare la testa
sulla spalla di Louis.
“Stanco?”,
sussurra questi con la voce roca per il sonno, poi cerca la mano di
Harry per intrecciare le loro dita. Il riccio ha un attimo di panico
ma l'altro ragazzo gli indica col mento la chitarra che Harry tiene
in braccio e che copre le loro mani unite.
“Quando ho
soffiato sulle candeline ho espresso un desiderio che riguarda te”,
mormora Louis a voce così bassa che Harry deve praticamente smettere
di respirare per sentirlo. Gli unici altri rumori sono quello emesso
dal motore e il russare irregolare di Niall.
“E di che
desiderio si tratta?”.
Louis arriccia le
labbra.
“Se te lo dicessi
non si avvererebbe, dovresti saperlo”.
Harry dà una
strizzata alla sua mano.
“Ti odio”,
replica anche se il suo tono e la sua espressione urlano ti amo da
impazzire.
“Non è vero”,
ribatte Louis sfiorandogli una tempia con le labbra.
Harry si accoccola
contro di lui e sbadiglia di nuovo. Probabilmente si addormenterà
cullato dagli smottamenti della macchina e dall'odore di Louis. Se il
buon giorno si vede dal mattino questa si prospetta la Vigilia di
Natale più felice della sua vita.
ANGOLINO:
Come prima cosa vi
linko il video della canzone che canta Harry: You and Me - Lifehouse
Qui trovate il
testo e la traduzione: http://www.fidicaro.net/2009/07/lifehouse-you-and-me-lyrics-traduzione/
Dovete sapere che
questo capitolo è fondamentalmente ispirato alla mia festa di
compleanno per i diciotto anni. I miei amici – o meglio, in
particolare, una mia amica con la quale adesso purtroppo non
parlo più – mi hanno organizzato una festa a sorpresa perché io
non avevo intenzione di festeggiare per non chiedere soldi a miei
(ero appena stata al concerto della mia band preferita – i My
Chemical Romance - a Milano e avevo promesso ai miei genitori che
questo era tutto quello che desideravo come regalo). La festa
si è svolta in un seminterrato in una zona fuori città e
l'intrattenimento comprendeva l'esibizione di una cover band dei
System of a Down il cui chitarrista era il ragazzo del quale ero
follemente
innamorata all'epoca (ok, un po' anche adesso). Come Louis dice ti
amo a Harry in un impeto di gioia così io l'ho detto al tipo –
anche se sono quasi sicura che non ci abbia fatto caso, sigh – e
come Louis a fine serata, tornando con Harry in una macchina stipata
di strumenti, gli prende la mano così il tipo ha fatto con me. Purtroppo la mia
storia non ha un lieto fine perché io e il tipo siamo rimasti solo
amici...finché non siamo stati più neanche quello.
Vi ho raccontato
tutto questo perché ho una certa età e mi mancano i miei anni
adolescenziali. Scusatemi se vi ho tediato. Volendo potevate saltare
questa parte xD
Vi lascio e torno
da miei coinquilini inglesi. Cioè, di inglese ce n'è uno
solo ma io non gli parlo perché è troppo carino...Lo so, non sto
bene.
Alla prossima! E
sappiate che mi fa piacere quando mi scrivete su Twitter anche solo
per sollecitarmi ad aggiornare!
|
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Capitolo 35 *** You make me happy ***
larry 35
Salve!
Lo so, lo so benissimo, che è passata una vita dal mio ultimo
aggiornamento e sono sicura che potrei scusarmi con voi per un
milione di anni ma non sarebbe comunque abbastanza. Londra mi ha
risucchiato, la vita qui è così diversa da quella che facevo a casa
e non solo ho avuto pochissimo tempo per scrivere ma soprattutto non
c'è mai stata l'atmosfera giusta. Ho cambiato tre case e adesso vivo
in una specie di sgabuzzino con altre tre persone. Converrete con me
che non è facile scrivere in una situazione del genere. Adesso sono
in Italia – ancora per poco – e ne ho approfittato per finire
questo capitolo che è stato un parto. Lungo e doloroso. Il risultato
è parecchio deludente, devo ammettere, perché mi sono arrugginita e
ho, come dire, perso la mano. Ma vabbe'. Ho iniziato a scrivere anche
il prossimo capitolo. Pregate insieme a me affinché riesca a finirlo
in fretta, ok? Per quanto riguarda le altre mie storie: onestamente
non so quando le aggiornerò. Però non le ho mollate. Nella mia
testa ho plottato tutto, devo solo trovare il tempo materiale
e la voglia per scriverle. Voi non perdete mai la speranza, mi
raccomando.
Comunque,
voglio dedicare questo capitolo a tutti coloro che in questi mesi non
mi hanno dimenticato, a coloro che mi hanno cercato e pregato di
continuare. Grazie! Ma lo dedico soprattutto alle mie nuove
coinquiline e amiche, sebbene non le abbia neanche avvertite
che aggiornavo. Spero che per loro sia una piacevole sorpresa. Se
questa storia non fosse mai esistita io non le avrei mai conosciute e
chissà dove sarei adesso senza di loro. Vi voglio bene, rega'!
*
Harry
non riesce a smettere di domandarsi cosa stia facendo Louis il giorno
del suo compleanno e deve resistere alla tentazione di sommergerlo di
sms. Quei sei o sette che gli ha già mandato dopo averlo salutato
sulla porta di casa la notte precedente devono bastare fino alla
notte successiva.
Proprio
quando sta valutando l'idea di rimettersi a dormire – anche se sono
le tre del pomeriggio, ma è in vacanza e nessuno ha il diritto di
biasimarlo se desidera indugiare nella pigrizia per un po' (o un po'
tanto) – qualcuno bussa alla porta della sua camera.
“Non
ci sono!”, urla, tirandosi il piumone fin sopra alla testa.
La
persona che ha bussato apre piano la porta – per creare un po' di
suspense, probabilmente – inondando di luce e rumore (proveniente
dal piano di sotto) la stanza di Harry, fino a un attimo prima
immersa nel silenzio e nella semi-oscurità. Harry è uno che sa
sempre creare l'atmosfera perfetta per poltrire.
“Sei
pregato di alzare quel culo rinsecchito dal letto e venire di sotto
ad aiutare me e la mamma a cucinare”, afferma Gemma con un tono a
metà tra l'autoritario e lo scocciato.
Harry
non può vederla ma sa che sua sorella ha le mani sui fianchi
e un cipiglio seccato.
“Ma
per stasera è tutto pronto!”, ribatte da sotto il piumone.
“Infatti
la mamma sta già cucinando per domani”, dice Gemma con
enfasi.
“Odio
le vacanze di Natale”, borbotta Harry, scoprendosi per metà.
“Ci
scommetto, Grinch”, replica Gemma, strattonando il piumone
di suo fratello e obbligandolo ad alzarsi.
“Perché
deve per forza preparare tutta quella roba?”, si lamenta Harry.
Gemma
lo colpisce con un pugno sulla spalla.
“Razza
di ingrato che non sei altro!”, esclama. “Se tu quello che mangia
più di me, mamma e Robin messi insieme!”.
Harry
si massaggia la spalla e risponde con un grugnito.
“Comunque,
se ti può consolare devi solo aiutarmi a decorare i cupcakes”,
dice la ragazza, guardandolo con una punta di compassione. “Non
dovrebbe essere troppo faticoso, contento?”.
Harry
si passa una mano sulla faccia. Non è vero che odia le vacanze di
Natale - anche perché qualunque espressione che contenga la parola
vacanze dovrebbe essere amata a prescindere - è solo che non
capisce e a volte fa fatica a sopportare tutto l'affanno e
l'eccitazione che le vacanze di Natale portano con sé. Per esempio
non comprende le dodici ore di veglia che fa ogni anno sua madre per
preparare la cena della Vigilia e il pranzo di Natale. A lui
basterebbe stare in compagnia della propria famiglia e mangiare
qualunque cosa, non importa cosa. Anche il pollo di KFC, per
intenderci. Tanto pollo di KFC, possibilmente.
“Decoreremo
i cupcakes in sala da pranzo”, lo informa Gemma, scendendo le scale
due scalini alla volta. “Seguimi”.
“Perché
adesso parli come una di quelle che conducono programmi culinari in
TV?”, le urla dietro Harry.
Gemma
lo liquida con un gesto stizzito della mano. Harry rotea gli occhi.
È la Vigilia di Natale, perché nessuno è
carino con lui?
I
due fanno un salto in cucina per recuperare i cupcakes dal forno. Qui
trovano una Anne indaffarata e parecchio provata.
“Ciao,
ma', come va?”, domanda Harry, sventolandole una mano davanti alla
faccia.
Anne
si passa il dorso della mano sulla fronte e non gli risponde.
“Ok,
domanda retorica. A dopo!”, si congeda Harry, poggiandole un rapido
bacio sulla guancia e afferrando una banana dal cesto della frutta
prima di seguire sua sorella in sala da pranzo.
“Ok,
il tuo compito oggi consisterà nel ricoprire i cupcakes di crema,
che per l'occasione sarà rossa”, lo informa Gemma.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Sul
serio, la pianti di parlare così?”.
Gemma
lo ignora e inizia a disporre i cupcakes sul tavolo.
“Ok,
se il mio compito è questo, quale sarà il tuo?”, la
interroga Harry, sedendosi sul tavolo e cominciando a sbucciare la
banana.
Gemma
interrompe quello che stava facendo e solleva la testa, spostando gli
occhi dalla faccia di suo fratello al frutto che ha in mano.
“Adesso
che mi hai detto di essere gay penso di aver trovato una spiegazione
alla tua passione sfrenata per le banane”.
Harry
è felice di non aver già dato il primo morso, altrimenti a questo
punto si sarebbe già strozzato.
“Punto
primo, abbassa la voce”, implora. “Punto secondo, il tuo è un
ragionamento senza alcun senso. Punto terzo, non sono gay”.
Gemma
sbuffa.
“Oh,
ma davvero?” replica.
“Davvero”,
conferma Harry, assestando il primo morso alla banana per tenere la
bocca occupata nella speranza di avere un alibi per non continuare
questa conversazione.
Gemma
sbatte le palpebre, scettica. Odiosa, pensa Harry.
“Se
lo fossi non avrei alcun problema a dirtelo, ma non lo sono”,
insiste Harry. Almeno credo. Non che ci abbia pensato molto a
questa questione. Ha avuto altre cose per la testa ultimamente. La
maggior parte delle quali iniziano per L e finiscono per Ouis.
“Quindi
quella che stai attraversando è solo una fase? Questa tua attrazione
per Louis?”, domanda Gemma.
“Non
è solo una fase ma soprattutto non è solo attrazione”,
ribatte Harry leggermente stizzito. “Pensavo di essere stato
chiaro”.
Gemma
annuisce.
“Ok,
non c'è bisogno che ti agiti, li ho visti gli occhi a forma di
cuoricino quando lo guardi. Per non parlare di quando ti guarda lui.
Dove devo firmare per avere uno che mi guardi così?”.
Harry
arrossisce. Dio, lui e Louis devono essere così ovvi.
L'avranno notato tutti o c'è qualche speranza che qualcuno non se ne
sia accorto?
“E,
comunque, quando ho detto che è solo una fase non mi riferivo ai
tuoi sentimenti per Louis, ma alla tua attrazione per i
ragazzi. Pensi sia una cosa momentanea?”.
Harry
ingoia l'ultimo morso di banana.
“Non
lo so”, ribatte con enfasi. “Per adesso me ne piace uno.
Potrei essere bisessuale come potrei essere semplicemente
Louis-sessuale, non ne ho idea”.
Gemma
scoppia a ridere.
“Ok,
come vuoi”, taglia corto. “Quando hai intenzione di invitare
Niall a casa?”
Harry
strabuzza gli occhi. Sul serio?
“Gemma,
per favore”, implora.
La
ragazza fa spallucce.
“Qual
è il tuo problema?”, esclama. “È
carino”.
Harry
afferra uno dei cupcakes e inizia a spalmarlo di crema al burro.
“Scommetto
che neanche ti ricordi la sua faccia”.
Gemma
gli strappa il cupcake dalle mani.
“Mi
ricordo benissimo la sua faccia. L'ho cercato su Facebook. E non devi
spalmarla così”, aggiunge, mostrando a Harry il suo errore nel
ricoprire il cupcake di crema, “altrimenti si formano i grumi”.
Harry
si riprende il cupcake prima che Gemma possa finire quello che stava
facendo.
“Mi
mette a disagio l'idea che tu faccia qualcosa
con un mio amico”.
Gemma
sbuffa.
“Ti
prego, non essere il cliché del fratello geloso e possessivo, ok?”
“Ma
non sono né geloso né possessivo!”, esclama Harry. “Mi fa
solo...impressione”.
Gemma
alza gli occhi al cielo.
“Mio
dio, Harry, sei proprio un guastafeste!”.
Harry
poggia il cupcake appena finito sul vassoio e passa a quello
successivo, poi lancia uno sguardo di sottecchi a sua sorella. Gemma
è bella, solare e intelligente, potrebbe avere tutti i ragazzi che
vuole, per una sera o per tutta la vita, perché deve proprio
interessarsi a uno dei suoi amici? Niall è a posto – più che a
posto, in realtà – però l'idea che frequenti sua sorella non lo
entusiasma per niente. Un sacco di cose potrebbero andare storte. O
forse Harry è semplicemente paranoico?
“Qualunque
cosa tu decida di fare stai
attenta,
ok?”.
Gemma
solleva le braccia, impaziente.
“Non
stiamo mica per sposarci!”, esclama. “Non abbiamo neanche mai
parlato!”.
Harry
tiene gli occhi incollati al cupcake.
“Stai
attenta in ogni caso”.
Gemma
mormora qualcosa a mezza bocca ma Harry non riesce ad afferrare le
sue parole.
“Tu
stai attento con Louis, ok?”, aggiunge poco dopo. “Non-, non
pensare che andrà sempre tutto liscio”.
Harry
ha un tuffo al cuore. Non che non lo pensa. Non va mai
tutto liscio. Non va tutto liscio neanche adesso,
ma è facile dimenticare la precarietà e la pericolosità
della sua relazione con Louis quando sono insieme.
“Lo
so”, sussurra. “Però voglio godermi questa calma apparente. Sono
così felice quando sono con lui, Gem, così
felice che
non mi sembra vero di essere così fortunato. E anche se vivo nel
terrore che qualcosa di brutto debba succedere da un momento
all'altro, tipo che lui realizzi che non ne valga la pena e se ne
penta, oppure che qualcuno che non dovrebbe ci scopra, quando sono
con lui sono esattamente dove vorrei essere – dove ho sempre voluto
essere e dove vorrò sempre essere, perché è una sensazione della
quale non mi stancherò mai - e non lo cambierei con nient'altro al
mondo. Adesso puoi prendermi per il culo e dirmi che parlo come una
femminuccia o robe del genere, coraggio”.
Harry solleva la
testa per incrociare lo sguardo di sua sorella.
“Ti odio, Harry
Styles”, dice lei con voce tremante. “Mi hai fatto venire voglia
di piangere”.
Harry per tutta
risposta scoppia a ridere.
“Chi è la
femminuccia adesso?”.
Gemma gli mostra il
dito medio.
“Penso che
annegherò i miei dispiaceri nei cupcake”, afferma afferrandone uno
e studiandolo per qualche secondo prima di affondare i denti nella
crema. “Non dirlo alla mamma”.
“Cos'è che non
dovresti dirmi, Harry?”, domanda Anne, facendo capolino dalla
porta.
Gemma tenta di
nascondere il cupcake dietro alla schiena mentre Harry cerca di
trattenere le risate. Dopotutto il Natale non gli dispiace poi così
tanto.
*
Quello che gli
dispiace, però, è rimpinzarsi fino a scoppiare senza pensare alle
conseguenze.
“Voglio morire”,
mormora Harry, rigirandosi nel letto.
Sono l'una di notte
e, nonostante siano passate più di due ore dall'ultima volta che ha
ingerito qualcosa, tutto quello che ha mangiato gli pesa ancora sullo
stomaco come un macigno. Ripensandoci, odia il Natale. O la Vigilia.
O quello che è.
Nel
momento in cui il sonno sta per avere la meglio alleviando le sue
sofferenze un bip –
ok, non sarà un tipo originale visto che usa le suonerie standard
del cellulare, ma che ci può fare? - lo avverte dell'arrivo di un
nuovo sms. È di Louis.
Apri la porta.
Harry si mette
seduto di soprassalto.
Quale
porta?, digita col cuore che gli
batte all'impazzata. Non è colpa sua se non riesce a controllarlo.
Che Louis abbia fatto quello che Harry spera abbia fatto?
Quella
di casa del vicino.
Harry
scoppia a ridere e prima ancora di finire leggere il messaggio
successivo di Louis (Quella di casa tua. Muoviti prima che
mi si congelino le palle) ha già
infilato le pantofole e aperto la porta di camera sua.
Scendendo
le scale a due a due col rischio di rompersi l'osso del collo o,
peggio, di svegliare i suoi, si precipita alla porta di ingresso.
Dopo aver stretto le dita attorno alla maniglia decide di fermarsi un
attimo a respirare e riflettere. E se Louis non fosse dietro quella
porta? Non crolla mica il mondo, ma tutte le sue speranze
sì.
Un colpo appena
percettibile al legno della porta lo riporta alla realtà. Cazzo,
Louis è proprio lì fuori!
Harry
spalanca la porta e si ritrova davanti un Louis infilato dentro a un
giubbotto che lo fa sembrare ancora più piccolo di quello che è in
realtà, con una sciarpa che gli copre il viso per metà facendolo
assomigliare a un bandito e un paio di guanti spaiati. Come se non
bastasse, porta un cappello da Babbo Natale sulla testa. Harry sente
di amarlo così tanto in questo momento - a discapito del suo
abbigliamento che sfiora il ridicolo - che deve fare uno sforzo
disumano per non uscire fuori per strada, fare il giro dell'isolato e
urlare nel cuore della notte - per farsi sentire da tutti, tutti –
io amo Louis Tomlinson!
Louis gli schiocca
le dita davanti alla faccia, bofonchiando qualcosa come “ipotermia”.
Harry deve essersi imbambolato a pensare al suo piano di divulgazione
della lieta novella - e neanche tanto novella, in realtà -
dimenticando che Louis Tomlinson in carne ossa e palle
probabilmente ormai congelate è proprio davanti a lui.
“Oh mio dio,
scusami, entra!”, sussurra con una punta di panico Harry.
Louis non se lo fa
ripetere due volte e sgattaiola dentro. Harry chiude la porta con
quanta più delicatezza possibile e si volta a guardare l'altro
ragazzo – illuminato dalla luce dei lampioni che filtra dalla
finestra – che cerca di scaldarsi sfregandosi le braccia con le
mani.
“Se vuoi ti
preparo un tè”, propone, poggiandogli istintivamente una mano
sulla schiena e iniziando a sfregare anche lui. Il giubbotto di Louis
è gelato.
Louis scuote
vigorosamente la testa e dopo essersi spostato la sciarpa dalla bocca
sussurra: “Non voglio del té, voglio te, possiamo andare in
camera tua?”.
Harry non riesce a
trattenere una risatina.
“Ok, Babbo
Natale, andiamo”, acconsente, sfiorando il gomito di Louis e
precedendolo sulle scale. “Cerchiamo di non svegliare i miei però”.
“Pensa che volevo
mettermi a cantare We Wish You A Merry Christmas davanti alla
porta di camera loro!”, sussurra l'altro ragazzo sarcasticamente.
Lungo la salita
Louis poggia le mani sui fianchi di Harry. Questi viene attraversato
da un brivido al contatto dei guanti freddi di Louis contro il
tessuto sottile della propria t-shirt, ma non gli importa. Louis è
qui con lui adesso – giunto chissà come nel cuore della notte solo
per lui - e stanno andando in camera sua e- Harry non è mai
stato così felice in vita sua. Gli basta così poco, così poco
ormai, perché il suo cuore scoppi di felicità. Gli basta la
presenza di Louis. Harry non è mai stato uno dalle tante pretese,
però non aveva mai immaginato che per essere felici bastasse
semplicemente l'esistenza di un'altra persona nella propria
vita.
Orientandosi al
buio con facilità – vivere nella stessa casa da sedici ha i suoi
vantaggi, dopotutto - il riccio guida Louis in camera sua. Louis
stringe la presa sui suoi fianchi nello stesso momento in cui Harry
spinge la porta della stanza col piede, come se non riuscisse a
trattenere l'eccitazione che gli scorre nelle vene al pensiero
che manca letteralmente un passo e saranno finalmente da soli in
camera sua. O almeno a Harry piace leggerla così.
Quando sono
finalmente dentro la stanza Louis si chiude la porta alle spalle.
Harry fa per dirigersi verso il comodino per accendere l'abat-jour ma
l'altro ragazzo gli si spalma contro la schiena, impedendogli di
muoversi.
“Buon Natale”,
mormora contro il suo collo, facendogli venire la pelle d'oca. Harry
può biasimare il freddo solo parzialmente.
“Buon Natale”,
gli fa eco, coprendo con le proprie le mani che Louis ha avvolto
attorno alla sua vita.
Louis ridacchia. Il
suo fiato caldo contrasta col suo naso gelato premuto contro la nuca
di Harry. Senza alcun motivo apparente – o forse il motivo è
Louis, è sempre Louis - lo stomaco del riccio fa una capriola
come dopo aver fatto un salto nel vuoto. Non si abituerà mai a
questa sensazione. Però è piacevole, è piacevole, e Harry
non se ne stuferà mai.
“Ti sono mancato
oggi?”, domanda l'altro ragazzo, strusciando il viso contro la
schiena di Harry - probabilmente alla ricerca di un po' di calore - e
iniziando a dondolare entrambi sul posto.
“Io ti sono
mancato?”.
Louis gli morde una
spalla. Harry è più entusiasta della cosa che infastidito.
“Se ho pedalato
fin qui con meno tre gradi ci sarà un motivo, idiota”.
Harry non riesce a
combattere l'urgenza di voltare la testa alla ricerca delle labbra di
Louis. Questi si mette sulle punte dei piedi per andargli incontro ma
tra il buio e l'angolazione tutta sbagliata Harry ci guadagna solo un
bacio su mento.
Louis scoppia a
ridere.
“Mi sa che
qualcosa è andato storto”.
Harry si divincola
dal suo abbraccio e ruota il corpo così da avere Louis di fronte,
poi gli prende il viso tra le mani e inizia a sfregare i pollici
contro le guance fredde dell'altro nel tentativo di scaldarlo.
“Davvero sei
venuto fin qui in bicicletta?”, domanda, cercando gli occhi di
Louis nell'oscurità della stanza.
“No, ti ho
mentito, mi ha dato un passaggio Babbo Natale”, replica Louis,
pizzicandogli un fianco.
Harry scuote la
testa.
“Credevo che
Babbo Natale fossi tu”, afferma, indicando con un cenno del
capo il cappello di Louis.
“Ok, Hazza, mi
hai scoperto, ma non dirlo alle mie sorelle, ci rimarrebbero troppo
male se scoprissero che Babbo Natale in realtà non è il vecchio
panzone che hanno sempre immaginato bensì il loro atletico
fratello”, scherza Louis.
Harry ride.
“Il tuo segreto è
al sicuro”, promette, facendogli l'occhiolino e rendendosi conto un
attimo dopo che probabilmente Louis non sarà neanche riuscito a
distinguerlo visto il buio nel quale sono ancora immersi.
“Fammi accendere
la luce, ok?”, continua, passando il pollice sulle labbra di Louis
come una sorta di promessa – quel bacio è solo rimandato –
prima di trascinarsi verso il comodino. Quando si gira a guardarlo
scopre che Louis si sta liberando del giubbotto.
“Puoi posarlo
sulla poltrona se vuoi”, offre.
Louis annuisce e fa
come gli ha detto Harry, poi si sfila in guanti e lo guarda con
aspettativa.
“Il tuo letto
sembra abbastanza confortevole”, mormora. “E caldo”.
Harry sorride.
“Come se non lo
sapessi già”, replica, infilandosi sotto le coperte e sollevandole
per invitare Louis a mettercisi sotto assieme a lui. L'altro ragazzo
non esita a togliersi le scarpe e a gettarsi sul letto al suo
fianco.
“Avevi così
tanta voglia di vedermi che sei venuto in pigiama?”, lo prende in
giro Harry dopo che Louis si è sistemato comodamente sotto le sue
coperte.
Louis sbuffa e si
mette su un fianco per guardarlo in faccia.
“Non sono venuto
in pigiama, questa è una tuta”.
Harry gli si fa più
vicino.
“Le tute ti
donano. O meglio, donano al tuo sedere”, confessa
arrossendo.
“Cosa stai
blaterando, Styles?”, domanda Louis arrossendo di rimando.
Harry ridacchia
imbarazzato.
“Eddai”,
mormora, nascondendo il viso nel cuscino.
Louis gli poggia
una mano sul fianco. Fortuna che adesso le sue mani si siano
parzialmente riscaldate.
“Non hai risposto
alla mia domanda di prima, comunque, furbacchione”, afferma.
Harry solleva la
testa dal cuscino e sbatte le palpebre. Non sa se è più perplesso
per l'affermazione di Louis – a quale domanda si riferisce?
- o per il fatto che Louis con le guance arrossate dai riscaldamenti
e quelle sue ciglia lunghe che sfiorano ritmicamente le suddette
guance sia ancora più bello del solito. E Louis di solito è
praticamente stupendo.
“Ti sono mancato
oggi?”, ripete Louis.
Harry scuote il
capo.
“Per niente”.
Louis aggrotta la
fronte come se per un attimo stesse valutando la veridicità della
risposta di Harry.
“Non ti credo”,
conclude dopo un po'.
Harry ghigna.
“Questo non è un
mio problema”.
Louis affonda le
dita nella carne del suo fianco. Harry non fa nessun tentativo di
spostarsi, anzi. Comincia a diventare preoccupante questa
sua...fascinazione per la rudezza di Louis.
“Sei iniziato a
mancarmi quando ti ho salutato ieri notte dopo la festa e sei
continuato a mancarmi per tutto il resto della giornata e mi manchi
un po' anche adesso perché non sei abbastanza vicino a me e
soprattutto perché non mi hai ancora baciato”, dice Harry tutto
d'un fiato.
Le labbra di Louis
si aprono in quello speciale sorriso che è solo per Harry.
“A questo posso
subito rimediare”, sussurra prima di baciarlo. Le labbra
leggermente screpolate di Louis creano un piacevole contrasto contro
quelle di morbide di Harry, che chiude istintivamente gli occhi e si
lascia sfuggire una specie di sospiro di sollievo. Finalmente.
Le sue mani trovano posto in mezzo alle scapole di Louis e premono
per attirarlo contro il proprio corpo.
Louis interrompe il
bacio poco dopo e poggia la fronte su quella di Harry.
“Ti manco
ancora?”.
Harry apre
lentamente le palpebre, ancora stordito per il bacio.
Probabilmente
mi mancherai sempre, finché non sarai tutto mio come vorrei che
fossi e finché non sarò tutto tuo come vorrei essere.
“Potrebbe andare
meglio”, risponde con un mezzo sorriso. “Potresti farti più
vicino”.
Louis rotea gli
occhi fingendosi seccato ma fa scivolare una gamba in mezzo a quelle
di Harry, poi prende una mano dell'altro ragazzo e se la poggia sul
petto.
“Adesso va
meglio?”.
Harry pensa che non
solo stanno condividendo lo stesso letto ma anche lo stesso cuscino.
Non potrebbero essere più vicini di così. In tutti i sensi.
“Sì”. Ti
amo. “Grazie”. Ti amo. “Va molto meglio”. Ti
amo ti amo ti amo vieni ancora più vicino vivi dentro di me non mi
lasciare.
Louis si sporge di
nuovo per baciarlo e Harry si ferma un attimo a guardarlo – Louis è
una di quelle persone che non ti stancheresti mai mai mai di guardare
– prima di andargli incontro.
“Come è andata
oggi?”, domanda il riccio dopo che Louis ha smesso di baciarlo e ha
infilato le mani sotto la sua maglia con la scusa di scaldarle.
“Bene”, mormora
l'altro ragazzo, incastrando la testa nell'incavo del suo collo.
“Qualche
dettaglio in più...?”, scherza Harry, avvertendo però una sorta
di tensione.
Louis rimane in
silenzio per un po'. Le sue ciglia solleticano il collo del riccio in
maniera rilassante.
“Non è stato lo
stesso, quest'anno, senza Mark”, dice dopo un po'. “Sembravamo
una famiglia...incompleta”.
Harry prende ad
accarezzargli i capelli.
“Mi dispiace”,
sussurra.
Louis sospira.
“Dovrò farci
l'abitudine. Dovrò smetterla di aspettarmi che torni a casa da un
momento all'altro”.
Harry gli poggia un
bacio sulla fronte. Louis solleva la testa per guardarlo.
“Però almeno una
cosa non è cambiata”, afferma con un sorrisetto. Straordinario
come riesca a cambiare umore nel giro di un secondo. O a fingere
di farlo. “Anche quest'anno ho ricevuto il doppio dei
regali”.
Harry si fa
contagiare dal suo sorriso.
“Viziato”.
Louis storce le
labbra.
“Non è mica
colpa mia se io e Gesù Cristo siamo nati a un giorno di distanza”.
Harry scoppia a
ridere.
“Se vogliamo
essere precisi Gesù non è nato il venticinque Dicembre”,
commenta.
Louis solleva un
sopracciglio.
“Se stai per
farmi una lezione di religione giuro che me ne vado”.
Harry lo imprigiona
tra le sue braccia.
“Tu non vai da
nessuna parte”.
Louis fa finta di
divincolarsi. Tutta scena.
“Mollami,
piovra!”.
Harry gli morde il
collo.
“Tu non vai da
nessuna parte”, ripete con più enfasi.
Louis si
immobilizza.
“Mi piace quando
mi maltratti”, mormora in tono allusivo.
“Non hai visto
niente”, dice Harry, tentando di suonare vagamente seducente.
Louis gli scoppia a
ridere in faccia. Tentativo fallito.
“Harry non
sarei capace di fare del male neanche a una mosca Styles, non sei
credibile”.
Harry affonda le
dita nella spalla di Louis.
“Mettimi alla
prova”, mormora con voce roca. Perché non riesce a farsi prendere
sul serio?
Louis lo fissa per
qualche secondo come se stesse valutando per un attimo la sua
proposta.
“Rimandiamo
questo discorso a un'altra volta, ok?”, dice infine.
Harry si imbroncia.
“Non che non mi
intrighi l'idea di essere...maltrattato da te, ma per adesso ho solo
voglia di coccole”, afferma Louis, baciandolo sulla guancia.
Harry si mette a
sedere, improvvisamente interessato.
“Aspetta”, lo
interrompe. “Definisci maltrattato”.
Louis ridacchia.
“Harry”.
“No, sul serio”,
insiste Harry. “Vorresti che fossi più rude con te? Vuoi che ti
insulti?”.
Louis scoppia di
nuovo a ridere e inizia a canticchiare un motivetto che assomiglia
pericolosamente a Talk Dirty To Me.
“Coglione”,
dice Harry.
“Smettila di
insultarmi o potrei eccitarmi”, lo prende in giro Louis.
“Vaffanculo!”.
“Oddio, ho già
un'erezione!”.
Harry incrocia le
braccia sul petto e si volta dall'altra parte. Louis lo punzecchia
sul fianco con un dito.
“Haz, ti assicuro
che mi piaci così come sei. Non voglio che ti trasformi in un
Neanderthal per compiacermi”.
“Allora lo
ammetti che ti piacerebbe che fossi più violento!”, esclama
Harry.
Louis non riesce a
trattenersi dal ridere neanche questa volta.
“Ma che genere di
fetish pensi che abbia?”, domanda. “Non mi piace la violenza!”.
Harry si morde il
labbro inferiore.
“Non vorresti che
fossi più mascolino?”.
Louis rotea gli
occhi.
“Cazzo, Harry, ti
prometto che sei maschio abbastanza”.
Harry
scivola con la schiena sul letto. Non è del tutto rassicurato dalle
parole di Louis ma non vuole neanche ossessionarlo con le sue
paranoie. Paranoie generate dal fatto che uno: non sa effettivamente
cosa piaccia a Louis, due: ha paura che l'altro ragazzo pensi che lui
sia troppo insicuro. Fino ad adesso è sempre stato Louis a prendere
l'iniziativa perché lui non si sente..sicuro,
appunto. È una specie di circolo vizioso.
“Okay”,
biascica.
Louis gli si
avvicina e incastra di nuovo una gamba in mezzo alle sue.
“Coccole?”,
soffia sulle sue labbra.
“Coccole”,
accetta volentieri Harry.
Forse devono
mettersi d'accordo sul termine coccole, perché Louis inizia a
baciarlo con foga ma, anche se quello che stanno facendo ha una certa
connotazione sessuale, Harry non può lamentarsi.
Il riccio
interrompe il bacio per sussurrare “stronzo” nell'orecchio di
Louis, mordendoglielo subito dopo. Questi reagisce solleticandogli la
pancia, nonostante sia ormai comprovato che Harry non soffra il
solletico.
“Idiota”,
sussurra Louis, persistendo nel suo tentativo di scatenare una
qualche reazione nell'altro ragazzo.
Harry gli blocca i
polsi con una mano sola. Louis gli lancia uno sguardo di sfida prima
di liberarsi dalla sua presa, affondare una mano tra i suoi capelli e
riprendere a baciarlo con forza. Harry apprezza e tanto. Il
suo apprezzamento aumenta quando Louis gli tira i capelli, non
tanto da fargli male ma abbastanza da strappargli un gemito. Per
tutta risposta Harry gli morde il labbro inferiore con più forza del
necessario. A questo gioco possono giocare in due, checché ne dica
Louis.
“Quando dicevo
che sei abbastanza maschio per i miei gusti intendevo proprio
questo”, afferma Louis a un certo punto, premendo con la
coscia sull'erezione che Harry non si era accorto di avere.
Il riccio
scoppierebbe a ridere se non fosse che rovinerebbe l'atmosfera. Il
tempo degli scherzi è finito.
“Louis”, mezzo
piagnucola, socchiudendo gli occhi e spingendo il bacino contro la
coscia dell'altro ragazzo.
Louis
percorre la schiena di Harry con le dita, fermandole poco sopra il
suo sedere. Harry riprende a baciarlo con insistenza. È
eccitato e su di giri. Vuole Louis, lo vuole così tanto che è a un
passo dall'implorarlo se l'altro non si decide a fare qualcosa. Il
suo bisogno di Louis è costante,
come il battito del suo cuore, onnipresente, sepolto dentro al suo
petto, ma che ogni tanto accelera improvvisamente e minaccia di
scoppiare.
Louis
infila un pollice nei pantaloni del suo pigiama, sollevandone
l'elastico. Il cuore di Harry batte così forte che potrebbe
esplodere. Sì, ti prego.
L'altro
ragazzo sembra leggergli nel pensiero perché con un rapido movimento
della mano gli abbassa pantaloni e mutande in un colpo solo,
esponendo la sua erezione.
Harry
strizza le palpebre e trattiene il respiro.
“Cazzo”.
“Non
avrei saputo dirlo meglio”, scherza Louis.
Harry
deglutisce.
“Louis”,
prega. Non immaginava fosse così difficile formulare frasi coerenti
in certi momenti. “Louis, io-”.
“Shhh,
rilassati, ci pensi io”, lo zittisce Louis, prendendo in mano la
situazione, o l'erezione di Harry, che dir si voglia. Il
riccio riderebbe della cosa se solo non fosse così impegnato a fare
altro. Tipo cercare di non venire nello stesso momento in cui
Louis inizia a muovere la mano, in una discesa lenta che è come una
tortura. Non è la prima volta, però Louis è Louis e Harry
passa almeno il novanta per cento dei suoi momenti di veglia a
fantasticare su tutte le cose che vorrebbe che Louis gli facesse
quando sono insieme e quando Louis finalmente realizza uno dei suoi
sogni a Harry non sembra vero. Il punto è che la lista è
ancora lunga e se Harry ci pensa-, no meglio non pensarci adesso.
Harry apre gli
occhi e incontra lo sguardo concentrato di Louis. La sua fronte è
aggrottata e i suoi occhi sono di un blu ancora più intenso, fosco.
“Tutto ok?”,
domanda Louis, roteando il polso in una maniera sicuramente scomoda
per la posizione in cui si trova ma che fa andare fuori di testa
Harry.
“Cazzo”,
ripete.
Louis ha il
coraggio di ridacchiare prima di poggiare le labbra umide sul collo
di Harry, lasciandovi dei morsi ruvidi e innocui che però
contribuiscono ad aumentare lo stato di eccitazione ed euforia in cui
si trova Harry. Questi inizia a muovere il bacino per andare incontro
ai movimenti della mano di Louis ed è in questo momento che realizza
che anche Louis ha un'erezione, evidente, palese e probabilmente
anche dolorosa. Era normale, prevedibile, ovvio. Harry vuole
toccarlo, vuole che anche Louis diventi un ammasso di eccitazione e
incoerenza per colpa- merito? - sua.
“Louis, fammi-”,
biascica, allungando una mano per armeggiare con i lacci dei
pantaloni della sua tuta. “Voglio-”.
Louis rimane per un
attimo interdetto mentre Harry cerca di sciogliere i nodi con mani
tremanti.
“Ok, ok”,
mormora, aiutandolo nella sua impresa.
Quando Harry
avvolge finalmente le dita attorno al pene di Louis gli sembra
surreale. Era da quella notte a Londra che non arrivavano a
questo punto, ma adesso Harry è lucido e pienamente cosciente e
agitato e...cosa deve fare?
“Hai intenzione
di muoverla quella mano?”, domanda Louis con urgenza, fermando la
sua di mano e no, non va bene, non va bene per niente.
“Louis, io-”,
inizia Harry. Toccare il pene di qualcun altro non è come toccare il
proprio, ok? Harry ha qualche problema con l'angolazione, la
consistenza, le dimensioni e, come dire, l'attrito. Dio, come
può pensare a un termine del genere proprio in questo momento?
Ancora una volta
Louis gli viene in soccorso, facendo qualcosa che stupisce e, se è
possibile, eccita Harry ancora di più, vale a dire che afferra
delicatamente la sua mano e, senza staccare gli occhi da quelli di
Harry, ci passa la lingua sopra. Ripetutamente.
“Cazzo”, si
lascia sfuggire il riccio per la terza volta. Il suo vocabolario si
sta pericolosamente restringendo.
“Coraggio”, lo
incita Louis riprendendo a masturbarlo. “ Adesso muovila”.
Harry si risveglia
dal suo stato di trance e avvolge le dita attorno alla lunghezza di
Louis. Questi si lascia sfuggire un sospiro e chiude gli occhi. Harry
muove il polso con esitazione, all'inizio, poi decide di seguire il
ritmo di Louis. Quando questi annuisce e mugugna qualcosa di
incomprensibile Harry deduce che sta andando bene. Più che bene,
probabilmente, se i respiri spezzati che scappano dalle labbra di
Louis sono da considerare un indizio.
L'altro ragazzo
cerca alla cieca le sua labbra e quello che si scambiano è
probabilmente il bacio più bagnato e incasinato del loro
repertorio, ma Harry non può curarsi della saliva di Louis – o è
la sua? - sul suo mento quando ha ben altro a cui pensare.
Quando Harry ruota
il polso, accelerando per un attimo l'andatura in via sperimentale,
Louis spalanca le labbra e respira pesantemente contro la sua
mascella, interrompendo il movimento della sua mano, come se fosse
sopraffatto. Harry teme che la fine sia giunta troppo presto, anche
perché Louis fa scivolare la fronte sul suo petto, mordendo la sua
t-shirt e deglutendo rumorosamente. Poi però l'altro ragazzo
riprende a muovere la mano, più velocemente e con più
determinazione, quasi al punto da fargli male.
Harry osserva la
scena – la mano di Louis, piccola ma laboriosa, le sue unghie
mangiucchiate, che si muove freneticamente sul suo membro e le
proprie dita affusolate che avvolgono completamente l'erezione
sottile di Louis e cercano di non perdere il ritmo dettato dalla mano
dell'altro ragazzo - e ancora una volta gli sembra surreale.
Altrettanto surreale è quello che decide di fare – ok, decidere
è una parola grossa in un momento in cui il suo cervello non riesce
a formare pensieri coerenti figuriamoci prendere decisioni –
quando Louis si ferma ancora una volta, probabilmente per riposare il
polso o riprendere fiato o rallentare un attimo per non fare finire
il tutto troppo in fretta.
Il riccio si ferma
anche lui per afferrare il fianco di Louis e fare leva su questo per
farsi più vicino, poi solleva una gamba e si schiaccia sul corpo
dell'altro ragazzo che sembra sul punto di protestare, ignaro dei
piani di Harry. Questi ringrazia mentalmente il fatto di avere una
mano abbastanza grande – magari è la volta buona che Louis la
smetta di sfotterlo – da consentirgli di circondare agevolmente la
sua erezione e quella di Louis e masturbare entrambi
contemporaneamente.
La sensazione di
pelle contro pelle lascia Louis in uno stato di shock per qualche
secondo, a giudicare da come trattiene il respiro. Harry ghigna,
fiero di se stesso per essere riuscito a sorprenderlo. Louis rilascia
dei gemiti piacevolmente acuti che riecheggiano nel silenzio
della stanza. Harry sa che dovrebbe porre un freno alle esternazioni
di Louis, ma la vocalità dell'altro ragazzo lo eccita,
soprattutto se pensa che ne è lui l'artefice. Il pensiero che sua
madre possa entrare da un momento all'altro è presente nella sua
mente, ma è remoto e distante e chissenefrega.
Forse è l'immagine
di Louis con la testa abbandonata sul cuscino e la bocca semi –
spalancata, gli occhi socchiusi e le guance arrossate, la fronte
leggermente lucida di sudore, il respiro spezzato, le sue mani
aggrappate alla maglia di Harry, i movimenti del bacino che non
riesce a controllare, o forse è la vista delle loro due erezioni che
scivolano l'una contro l'altra, producendo un rumore che assieme ai
versi di Louis e alle imprecazioni che sfuggono alle sue stesse
labbra ha un che di osceno, a dare a Harry il colpo di grazia.
Le sue dita si aprono, mollando la presa sul membro di Louis e il suo
corpo si irrigidisce contro quello dell'altro. Louis deve avere
sentore di quanto Harry sia vicino perché improvvisamente
stringe le dita attorno al membro dell'altro ragazzo che si
lascia sfuggire un verso strozzato, sorpreso e sopraffatto. Quando,
dopo aver rilasciato la tensione, Harry riapre gli occhi,
scopre che Louis sta facendo da sé, ma lui è troppo rilassato e
sfinito per dargli una mano. Ok, chiamatelo egoista, ma ha solo
bisogno di un minuto per-
Louis viene con un
lungo gemito che dal roco muta in acuto in un escalation di volume
che quasi – quasi – risveglia l'attenzione di Harry.
Quello che Harry
non si aspetta dopo che Louis ha finito è di sentire la sua risata,
rauca ma comunque fuori luogo.
Harry si acciglia,
offeso.
“Mi sento una
veeera pornostar”, commenta l'altro ragazzo, passandosi una mano
sul collo e-oh. C'è una seria probabilità che quello che
cola dal mento di Louis lungo il suo collo sia il seme di Harry.
Imbarazzante.
“Oh, mio dio,
scusami!”, esclama Harry. Se sua madre non si era svegliata prima
lo sarà sicuramente adesso.
Louis ride
tenendosi una mano sulla bocca. Harry si precipita fuori dal letto e
si dirige alla scrivania. C'erano dei fazzoletti, da qualche parte.
Quando finalmente li trova esala un sospiro di sollievo e li lancia a
Louis. Non riesce a muoversi per l'imbarazzo.
“Vieni qui,
cretino”, lo chiama Louis, pulendo via il seme di Harry dal collo e
il proprio dall'addome.
Harry si avvicina
lentamente al letto.
“Scusami”.
Louis ridacchia e
gli lancia addosso il fazzoletto usato.
“Oddio,
Haz, non farne un dramma. Può succedere”, lo rassicura. “Anzi,
ti dirò di più. È stato parecchio eccitante”.
“Cosa?
Avere il mio sperma sulla faccia?”.
Harry
poggia un ginocchio sul letto, incerto.
“Sì”,
replica Louis serio, prima di afferrare Harry per un braccio e
gettarlo con malagrazia sul letto. “Sì, è stato eccitante avere
il tuo sperma sulla faccia, ok? Biasimami per questo”.
Harry non ha il
tempo di rispondere perché Louis lo spinge contro il materasso e
inizia a baciarlo come se fosse pronto a un secondo round.
“Dio, Harry, non
immagini neanche le cose che ti farei”, bisbiglia dentro al suo
orecchio. “E le cose che mi farei fare da te”.
Harry deglutisce.
“Io ho una
lista”, ammette prima di riuscire a censurarsi.
Louis scoppia a
ridere.
“Ti prego,
fammela leggere”.
Harry lo pizzica
sul braccio.
“È
una lista mentale, idiota”.
Louis poggia la
fronte sulla sua e chiude gli occhi.
“A poco a poco
metteremo in pratica tutto ciò che c'è su quella lista, ok? Un
passo alla volta”.
Harry è
attraversato da un brivido. Avranno mai il tempo, l'occasione, il
luogo per farlo?
“Ammettilo che mi
vuoi solo per il mio corpo”, scherza.
Louis ride,
investendo col suo fiato caldo il viso di Harry.
“Che altro c'è
da prendere?”.
Harry batte un
pugno sul petto di Louis.
“Vattene via”.
Louis gli morde il
naso e Harry emette un verso a metà tra un lamento di dolore e una
risata soffocata, mentre prova di nuovo a togliersi di dosso l'altro
ragazzo.
“Comunque, ti
sbagli”, afferma Louis dopo essere riuscito a bloccare il polso
di Harry.
“Su cosa?”,
domanda quest'ultimo, fingendo disinteresse.
Louis assottiglia
lo sguardo e lo osserva. Harry trattiene il fiato, in attesa. Ci sono
due possibilità: o Louis è sul punto di dire qualcosa di serio
oppure sta per sparare una scemenza delle sue. In ogni caso,
Harry non vede l'ora di ascoltare quello che uscirà dalla sua bocca.
Vale sempre la pena di ascoltare ciò che esce dalla bocca di Louis
Tomlinson. O almeno questo è il mantra di Harry.
“Non ti voglio
solo per il tuo corpo”, dice Louis. Harry sbatte le palpebre.
Nonostante la frase di Louis sia piuttosto seria – così come il
suo tono – la scemenza è sempre dietro l'angolo.
Louis fa un pausa
come se si aspettasse che Harry commenti, poi, di fronte al suo
silenzio, riprende: “Tu mi rendi felice, Harry. Quando siamo
in mezzo alla gente e anche se sei dall'altro lato della stanza
incroci il mio sguardo, quando mi parli, anche di cazzate, quando
sorridi o mi sfiori, anche per sbaglio, quando ridi alle mie battute
anche se sono penose-”.
Louis si interrompe
per baciarlo. Harry non fa in tempo a sollevare una mano per
affondarla nei suoi capelli che Louis ricomincia a parlare: “Non è
solo il tuo corpo, sei tu, sei tu. Lo capisci? You are my
sunshine, my only sunshine, you make me happy, when skies are
grey...”
Ti amo ti amo ti
amo ti amo mille volte ti amo per sempre ti amo.
Harry è sul punto
di dirlo, mandare tutto all'aria e dirlo, quando la porta di
camera sua cigola e si apre, facendo entrare un triangolo di luce
e...sua madre.
Louis è più
veloce di lui a reagire e in una frazione di secondo si ritrova col
sedere per terra. Harry si mette seduto e si passa una mano tra i
capelli, col cuore che gli batte freneticamente nel petto e la mente
vuota.
“Harry,
che-Louis???”.
Harry inghiotte il
groppo che ha in gola e si schiarisce la voce per parlare.
“Salve, signora
St-Cox”, bofonchia Louis dal suo posto sul pavimento, sventolando
una mano all'indirizzo di Anne.
Harry si
spancerebbe dalle risate se non fosse che, dal punto di vista di sua
madre, probabilmente c'è veramente poco da ridere.
Anne, tuttavia,
sembra più stupita e assonnata che preoccupata o arrabbiata.
“Mi era sembrato
di sentire delle voci”, osserva. “Quando sei arrivato?”,
domanda al ragazzo per terra.
Louis si gratta la
fronte.
“Qualche..tempo
fa”.
Anne si stringe il
nodo della vestaglia e sul suo viso passa un'ombra di dubbio.
“C'è una ragione
per cui sei seduto per terra?”.
Harry si passa una
mano sulla faccia. Se il suo cervello lavorasse a ritmo normale a
quest'ora avrebbe già trovato una scusa. Ma il suo cervello è in
stasi, quindi è tutto nelle mani di Louis.
Louis fa una
smorfia.
“Ehm...è
comodo?”.
Harry vorrebbe
davvero, davvero scoppiare a ridere. E lo fa.
Con sua enorme
sorpresa anche Anne si unisce a lui. Harry si sente attraversare da
un'ondata di sollievo. O sua madre non ha visto niente oppure non
sospetta nulla in ogni caso. Louis è solo un amico venuto a trovarlo
nel cuore della notte. Solo un amico.
Louis sposta lo
sguardo da lui a sua madre.
“Devo
complimentarmi con voi per i vostri pavimenti”, commenta,
incrociando le gambe e mantenendo un'espressione impassibile.
Anne scuote il
capo, il sorriso ancora sulle labbra.
“Dormi qui?”,
domanda. “Anche i nostri letti sono abbastanza comodi”.
Louis è veloce nel
replicare: “No, in realtà stavo per tornare a casa. Ehm, grazie
dell'offerta, comunque”.
Anne aggrotta la
fronte.
“Sei venuto in
macchina?”.
Louis fa cenno di
no con la testa.
“No, in bici”.
Anne spalanca la
bocca.
“Ma fa
freddissimo fuori! Credo che sia meglio che tu resti a dormire qui”.
Louis guarda Harry
in cerca di aiuto. Il riccio non ha nessuna obiezione alla proposta
di sua madre, ma a quanto pare Louis sì.
“Ehm, la
ringrazio ancora una volta ma devo tornare a casa. Domani, cioè,
oggi è Natale e mia madre è da sola e-”.
Anne lo interrompe
bruscamente.
“Jay non mi aveva
detto che avreste passato il giorno di Natale tu e lei da soli”.
Harry strabuzza gli
occhi. Sua madre e la madre di Louis si sentono?
“Ehm, le mie
sorelle passeranno la giornata col padre-”.
Anne ancora una
volta non lo fa finire.
“Mangiate qui!”,
esclama. “Ho preparato tanto di quel cibo da sfamare tutto il
vicinato”.
“Vero”,
commenta Harry mentre il suo stomaco fa le capriole alla prospettiva
di passare il Natale con Louis. Ti prego, accetta.
Louis ha gli occhi
sgranati e un'espressione spaurita. Quale è il suo problema?
“Lou, dai”,
prega Harry. “Non penso che a tua madre dispiacerà passare il
Natale con noi”.
Louis sospira.
“Lo so, ma-”.
Harry si sporge dal
letto per toccargli una spalla.
“Ma che?”.
Louis lo guarda di
sottecchi, mordendosi il labbro inferiore.
“Non abbiamo dei
regali da portarvi e non mi va di...alterare la vostra armonia
familiare il giorno di Na-ahia!”.
Harry gli molla uno
scappellotto nello stesso momento in cui sua madre esclama
“Sciocchezze!”.
“Oook”,
strascica Louis, mettendo le mani avanti in segno di resa. “Sapete
essere persuasivi in questa famiglia”.
Harry esibisce un
sorriso che va da un orecchio all'altro ed è sul punto di scendere
dal letto e baciare Louis quando si ricorda che sua madre è ancora
dentro la stanza.
“Sarà meglio che
ti sbrighi a tornare a casa, adesso”, afferma Anne. “Ti
aspettiamo domani a pranzo”.
Louis salta in
piedi.
“Grazie, signora
Cox”.
Anne sorride.
“Chiamami Anne”.
Louis fa un mezzo
inchino – Harry ridacchia – e le sorride di rimando.
“Ce l'hai una
sciarpa? E un cappello? Dei guanti?”, domanda Anne a raffica.
“Sìsì, ho
tutto”, risponde prontamente Louis.
“Lou, quello
non è esattamente un cappello”, osserva Harry, lanciando
un'occhiataccia al cappello di Babbo Natale.
“Che altro ti
sembra?”, replica Louis, afferrando il cappello per il pon-pon e
agitandoglielo davanti alla faccia.
“Mia madre non
aveva in mente questo quando ti ha chiesto se avevi un
cappello”.
Anne tossicchia.
“In effetti”.
Louis solleva le
sopracciglia.
“Smettetela voi
due di sminuire il mio cappello”, piagnucola stringendoselo
al petto. “Fa parte del mio travestimento. Voi ora ve ne andrete a
letto ma il mio lavoro inizia adesso”.
Anne rotea gli
occhi in maniera affezionata.
“Mi raccomando,
porta i regali solo ai bambini buoni”, lo ammonisce. “Buona
notte, ragazzi”.
Quando Anne esce
dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, Harry salta giù dal
letto e travolge Louis in un abbraccio che gli fa quasi perdere
l'equilibrio.
“Pare che non ti
libererai di me neanche il giorno di Natale”, mormora.
Louis sbuffa.
“Tu e tua madre
mi avete teso una trappola”.
Harry gli morde una
guancia.
“Finiscila”.
Louis si mette
sulle punte dei piedi e lo bacia senza preavviso.
“Sei il regalo di
Natale più bello che potessi ricevere”, sussurra.
Harry ghigna.
“Se avessi saputo
che ti bastavo io avrei risparmiato un bel po' di soldi”.
Louis si allontana
bruscamente, lasciando Harry interdetto.
“Cazzo, avevo
portato il tuo regalo, deve essere qui da qualche parte”, dice,
rovistando nelle tasche del giubbotto.
“No, tienilo, me
lo darai domani”.
Louis solleva la
testa.
“Non- non sarà
un po'...maleducato, davanti a tutti?”.
Harry arrossisce.
“Lou? Che cosa mi
hai regalato?”.
Louis lo fissa per
qualche secondo.
“Mi riferivo al
fatto di dartelo davanti a tutti lasciando gli altri a mani vuote,
pervertito”.
Harry scoppia a
ridere. Louis gli tappa la bocca con una mano.
“Cretino”.
Harry scuote la
testa per liberarsi dalla mano di Louis.
“Comunque”,
continua questi. “Prendilo, mettilo sotto l'albero insieme agli
altri regali”, ordina, allungandogli un pacchettino. “Le
dimensioni non contano, giusto?”.
Harry fa un mezzo
sorriso.
“Il mio è
enorme, in confronto”.
Louis butta gli
occhi al cielo.
“Harry Styles,
stai sempre a vantarti delle tue doti fuori dal comune”.
Harry si lascia
sfuggire un'altra risata.
“Ma no, non
intendevo-”.
Louis lo zittisce
con un bacio.
“Accompagnami
alla porta”.
“No, sul serio,
il mio regalo è eno-”.
Louis gli da una
spallata che quasi lo manda lungo per terra.
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Capitolo 36 *** Keep shining on ***
Larry 36
"Guess
who's back, back again? Idra's back, tell a friend!". Ok, citazioni di
Eminem a parte...SONO TORNATA! Adesso, non dico di sperare che il
numero dei miei lettori sia ancora quello di una volta,
però...beh, ok, spero che in fin dei conti ci sarete ancora
tutti. Lo so che quello che ho fatto è imperdonabile - mollarvi
tutti per mesi senza dare mie notizie - però non dite che non vi
avevo avvertito! Ho sempre detto che non avrei mai lasciato questa
storia, anche se forse avrei dovuto essere più chiara e
presente. Scusatemi se non ho risposto ai vostri messaggi privati, ma
giuro che questa è la prima volta dopo mesi che accedo al mio
account di EFP.
Detto
ciò, vi lascio a questo capitolo natalizio (nel bel mezzo
dell'estate ci sta proprio, devo dire) e vi chiedo un piccolo favore:
non ho più una beta (è rimasta a Londra, beata lei)
quindi vi prego di avvertirmi se ci sono errori di qualunque tipo,
anche incongruenze con la trama (ok, ho una memoria terribile e non mi
ricordo neanche la mia stessa storia).
Ps: ascoltate questo per entrare nel mood natalizio (ma anche no).
*
Quando
Harry apre gli occhi, la mattina di Natale, riprova per un attimo
quella sensazione di adrenalina che provava da bambino, quando appena
sveglio faceva appena in tempo a indossare le pantofole prima di
precipitarsi al piano di sotto, col cuore in gola e le ali sotto ai
piedi, per scartare i regali insieme alla sua famiglia. Ricorda
ancora che la notte precedente riusciva a malapena a chiudere occhio
per l'eccitazione e l'ansia di scoprire cosa gli avesse portato Babbo
Natale.
Solo
che adesso non è l'apertura dei regali che aspetta con trepidazione,
ma l'arrivo di Louis. Senza contare il fatto che la tradizionale
apertura dei regali è stata spostata da qualche anno al pomeriggio e
che né lui né sua sorella credono più a Babbo Natale, purtroppo.
“Sei
ridicolo”, lo saluta Gemma quando lo trova in soggiorno col naso
incollato alla finestra.
Harry
si liscia il maglione, sfiorando il naso della renna in rilievo sul
suo stomaco.
“Il
mio maglione è bellissimo”, replica sulla difensiva.
Gemma
rotea gli occhi e poggia la tazza di tè sul tavolino accanto alla
finestra.
“Non
uscirei mai con un ragazzo che indossa un maglione natalizio con
tale orgoglio”.
“Fortuna
che sono tuo fratello”.
La
ragazza scuote il capo.
“Non
mi riferivo al tuo maglione, comunque”, afferma, recuperando
la tazza e soffiandoci dentro prima di berne un sorso. “Che ne è
stato dello Yorkshire Tea? Questo sa di piscio”.
Harry
fa una smorfia disgustata.
“Non
ti chiederò come fai a sapere di cosa sa il piscio”, risponde. “A
cosa ti riferivi, comunque?”.
Gemma
poggia di nuovo la tazza sul tavolino – non risparmiandole
un'occhiataccia – e si siede accanto al fratello.
“Mi
riferivo al fatto che sei qui alla finestra ad aspettare come un
idiota l'arrivo del tuo ragazzo”.
Harry
risponde senza pensarci.
“Non
è il mio ragazzo”.
Lui
è il mio amore, la mia vita, tutto ciò che ho di più caro al mondo
ma non è il mio ragazzo.
“Come vuoi”, dice Gemma con
un'alzata di spalle. “Fatto sta che non è assolutamente necessario
stare ad aspettarlo qui. Quando arriverà suonerà il campanello”.
Harry non la degna di una
risposta. Che altro ha da fare? Sua madre non vuole che si avvicini
alla cucina e Robin sta studiando da una buona mezz'ora la
disposizione dei piatti in tavola come se stesse progettando il modo
migliore per accedere al caveu di una banca per rapinarlo. Aspettare
Louis sembra il passatempo più plausibile.
“Dai, guardiamo un po' di TV.
Danno Mamma Ho Perso L'Aereo!”.
Harry sbuffa.
“Danno sempre quel
maledetto film”.
Gemma gli molla uno schiaffo
sulla coscia.
“Non ti riconosco più”.
Harry ridacchia.
“Ricordi quella volta in cui
mamma e papà ci hanno lasciato soli in casa e noi eravamo convinti
che sarebbero venuti a rapinarci – perché è ovvio che due
bambini soli in casa debbano ricevere una visita dei ladri - e ci
siamo studiati tutte le trappole del film? Peccato che fossero troppo
difficili da mettere in pratica. Stupidi film che ti illudono sia
semplice-”.
Harry non può fare a meno di
notare come sua sorella si sia rabbuiata.
“Ti ha chiamato?”, domanda a
mezza voce la ragazza.
Harry non deve neanche chiedere
chi? per capire a chi si riferisca. Papà.
“Ovvio che no”, replica
seccamente.
“L'anno scorso almeno ci ha
inviato un sms di auguri”.
Harry fa spallucce.
“Probabilmente quest'anno sarà
stato troppo impegnato a sciare o a pattinare o a fare qualunque
altra cosa abbia programmato di fare per le vacanze. Li spende tutti
così i suoi soldi quello lì”.
Gemma si stringe nelle spalle.
“Hai perso le speranze,
vero?”.
Harry distoglie lo sguardo.
“Non ci ho mai sperato, è
diverso”.
Sua sorella si congeda dandogli
un colpetto sul ginocchio.
“Vado a vedere se è rimasta
qualche bustina di Yorkshire Tea da qualche parte. Questo è
assolutamente imbevibile. Cosa aveva in testa la mamma quando lo ha
comprato?”.
Harry le lancia un mezzo
sorriso.
“Ti voglio bene”, gli sembra
la cosa più giusta da dire.
Gemma butta gli occhi al cielo
ma a Harry non sfugge il sorrisetto che ha stampato in faccia.
“Non ti riconosco più”,
ripete la ragazza prima di avvicinarsi e cogliere di sorpresa Harry,
baciandolo sulla fronte. “Buon Natale, strambo”.
“Buon Natale a te, stronza”.
“Adesso sì che ti
riconosco!”, esclama lei, sparendo oltre la porta.
Quando Harry torna a guardare
fuori dalla finestra ancora non c'è traccia di Louis ma dei fiocchi
leggeri hanno cominciato a cadere dal cielo. Harry spera che non si
sciolgano prima di toccare terra perché il Natale senza la neve gli è sempre sembrato un Natale a metà.
*
Louis è un tipo spontaneo e
affettuoso o spontaneamente affettuoso, però Harry non si
aspettava mica che l'altro ragazzo abbracciasse Robin per
fargli gli auguri. Sarà che Robin ispira confidenza in chiunque lo
conosca o sarà che Louis si prende confidenza senza che questa gli
venga effettivamente data, però Harry continua a essere perplesso.
Piacevolmente perplesso, se queste due parole insieme hanno
senso.
“Questo maglione è
semplicemente orrendo”, commenta Louis dopo aver finito il giro dei
saluti.
Harry si porta istintivamente
una mano sulla pancia mentre sua sorella ridacchia senza ritegno.
“È
natalizio”,
si difende.
“No,
è un'offesa alla decenza”, insiste Louis.
“Ti
avevo avvertito”, gli fa eco Gemma.
Harry
solleva il mento in segno di sfida.
“Non
lo toglierò solo perché voi due non avete neanche un minimo di
spirito natalizio”.
Louis
arriccia le labbra e lancia uno sguardo di sottecchi a sua madre.
“Ascoltare
The
Twelve Days of Christmas in
loop
lungo il tragitto fino a casa tua ha prosciugato tutto il mio spirito
natalizio”.
Jay interrompe la sua
conversazione con Anne per rispondergli: “Era la tua canzone di
Natale preferita”.
Louis le punto un dito contro.
“Appunto, era”.
Gemma mette una mano sulla
spalla di Louis e l'altra su quella del fratello.
“Fantastico, trascorrerò il
Natale con Scrooge e il Grinch”.
Harry si scosta.
“Non sono il Grinch!”,
protesta. “Il Grinch non indosserebbe mai un maglione natalizio”.
Louis soffoca una risata.
“Almeno dimostrerebbe di avere
più buon gusto di te”.
Gemma solleva una mano per
battergli il cinque.
“Buona questa!”.
Harry incrocia le braccia sul
petto.
“Vi odio”.
Louis gli dà un buffetto sulla
guancia.
“Dai, Haz, cercherò di fare
finta che non ci sia una renna strabica sul tuo maglione”.
“Non è strabica!”.
Louis ride e lo tira per un
braccio verso la sala da pranzo dove si stanno dirigendo i loro
genitori. Harry non sa se i suoi abbiano deciso di assegnare a ognuno
dei commensali un posto a tavola ben preciso, dal momento che oggi
hanno due ospiti che – come è ovvio che sia – non sapranno quale
posto sia più opportuno occupare. Tutti gli altri anni lui e la sua
famiglia si sono sempre accomodati a loro posto abituale ma due
persone in più quest'anno potrebbero cambiare le carte in tavola.
Con tutta la nonchalance che è
in grado di simulare, Harry si mette a sedere e, battendo una mano
sulla sedia accanto alla sua, intima a Louis di prendere posto, il
tutto senza sollevare lo sguardo per non incrociare quello di sua
madre, nel timore di leggerci della disapprovazione. Tuttavia, quando
il ragazzo è costretto a sollevare la testa per osservare quello che
succede intorno a lui, scopre che sua madre si è già seduta, non a
capotavola di fronte a Robin come d'abitudine, ma accanto a Jay, di
fronte a lui e Louis. Le due donne sono immerse in una fitta
conversazione sui tovaglioli – ricamati dalla nonna di Harry (o era
la bisnonna?), anni (secoli?) prima che lui nascesse – che Anne ha
deciso di mettere in tavola quest'anno. Gemma, dal canto suo, occupa
il posto che è sempre stato prerogativa di sua madre, esibendo
un'espressione compiaciuta.
Harry per tutta risposta le fa
la linguaccia. Robin intercetta il suo gesto e scuote il capo ma non
commenta e si limita a incrociare le mani sotto al mento e a
sospirare. Harry avverte e comprende il suo disagio (nessuno
se lo fila di pezza, neanche la sua compagna che dovrebbe essere la
prima a dedicargli la sua attenzione) ma non può fare nulla al
riguardo, non è suo compito intrattenere Robin, quando ci sono altri
adulti nella stanza.
Louis
è stranamente silenzioso al suo fianco mentre esamina il proprio
riflesso su un cucchiao d'argento – probabilmente in mancanza di
qualcosa di meglio da fare – ma anche se è immobile Harry lo sente
fremere. Forse
ha acquisito un super potere e ormai riesce a sentire gli stati
d'animo dell'altro ragazzo senza che questo abbia bisogno di
manifestarli o forse è Louis che emana vibrazioni
anche quando è fermo.
“Gemma?”,
chiama Robin, interrompendo il flusso dei pensieri di Harry (che
flusso originale:
Louis, Louis, Louis e ancora Louis) e attirando l'attenzione di tutto
il tavolo. “Che ne dici di andare a prendere i crackers di
Natale?”.
Gemma
batte le palpebre un paio di volte, come a prendersi del tempo per
assimilare le parole dell'uomo. Robin evidentemente ne ha avuto
abbastanza di essere tagliato fuori e vuole iniziare il pranzo di
Natale il prima possibile nella speranza di tenersi occupato
mangiando. Mangiare
sembra proprio una bella prospettiva, o almeno così la pensa lo
stomaco di Harry che sceglie proprio quell'attimo di sospensione per
mettersi a brontolare. Louis ridacchia e il riccio lo redarguisce con
un colpetto sulla coscia, coscia che ha un guizzo involontario, come
a voler rilasciare la tensione trattenuta nel corpo del ragazzo fino
quel momento. Harry ci poggia sopra il palmo e Louis si immobolizza
di nuovo. Per essere uno senza spirito natalizio Louis sembra
piuttosto euforico.
“E dove dovrei prenderli?”,
replica Gemma dopo quelli che sono sembrati interminabili secondi.
Robin arriccia le labbra.
“Prova in cantina, no?”.
Gemma aggrotta la fronte.
“Ma noi non abbiamo una can-”,
inizia la ragazza prima di interrompersi e arrossire.
Harry erompe in una risata
mentre Robin cerca di nascondere un sorrisetto dietro alle mani
giunte.
“Sotto l'albero di Natale, ci
sono, torno subito”, dice precipitosamente Gemma prima di schizzare
fuori dalla stanza.
Robin lancia un'occhiata,
vagamente imbarazzata, prima a Jay e poi a Louis.
“Scusatela,
di solito non è così...svampita”,
afferma. “È
abituata a far fare tutto a sua madre il giorno di Natale, ma oggi ha
deciso di prendere il suo posto
quindi le tocca.”
Jay scuote il capo ridendo.
“Magari è proprio sua madre
che ha voluto cederle il suo posto”, commenta.
Anne le poggia una mano sul
braccio.
“Non cambia nulla comunque”,
sospira. “Sarò sempre io quella che dovrà pensare a tutto il
resto”.
“Ehi, chi ti ha aiutato a
cucinare?”, esclama Gemma entrando nella stanza con in braccio un
cesto piendo di crackers.
Anne abbassa impercettibilmente
il capo.
“Touchè”.
Harry
è leggermente turbato dal silenzio di Louis, perciò gli stringe la
coscia con la mano che ci aveva poggiato prima. Non è facile
togliere le parole all'altro ragazzo quindi teme che Louis sia in
imbarazzo o a disagio o...infelice. Dopotutto è un Natale un po' –
un po' tanto
– inusuale per lui.
“Tutto ok?”, sussurra.
Louis
si volta a guardarlo con una specie di luccichio negli occhi. Dio
se è bello-
“Sì”,
lo rassicura Louis distraendolo dalle sue fantasticherie (perché è
così dannatamente difficile rimanere concentrati?). “È
strano essere qui, però...la tua famiglia mi piace. Se non parlo è
perché ho paura di dire qualcosa di inopportuno e farmi detestare”.
Harry
si lascia sfuggire un sorriso affezionato e incredulo.
“Tipo?”.
“Tipo
abbiamo
finito con le chiacchiere che sto morendo di fame?”.
Harry
scoppia a ridere col risultato di attirare l'attenzione di tutti su
di loro. Con un'ultima strizzata alla coscia di Louis rimuove la mano
– meglio evitare che qualcuno lo noti, anche se ci sono almeno
dieci centimetri di tovaglia a coprirli – e si rivolge agli altri.
“Abbiamo finito
con le chiacchiere che sto morendo di fame?”, domanda.
Louis - che stava
bevendo un sorso d'acqua - si strozza. Harry gli batte una mano sulla
schiena mentre sente Robin mormorare “non hai tutti i torti”.
“Prendi questo,
piccolo ingrato”, dice Gemma colpendolo alla testa col cracker
prima di darglielo in mano e passandone uno anche a Louis.
“Questo è sempre stato il mio
momento preferito del pranzo di Natale”, commenta questi,
rigirandosi fra le mani il tubo di carta bianco e argento, simile a
una caramella dalle dimensioni spropositate. Harry riconosce che sua
madre non ha comprato i migliori crackers in circolazione – quelli
da dodici sterline a testa, per intederci - e si sente un po' in
imbarazzo. Però, in fondo, un cracker vale l'altro: le sorprese
all'interno saranno comunque inutili e gli scherzi non faranno ridere
nessuno. Forse proprio in questo risiede la loro magia.
Il riccio stringe con una mano
il proprio cracker e, incrociando le braccia davanti a sé, con
l'altra afferra un' estremità di quello di Louis, seduto alla sua
destra, mentre Robin, alla sua sinistra, tiene in mano l'altra
estremità del suo. Quando il circolo è completo, Harry si volta
verso Louis ghignando e riceve in risposta un ghigno identico al suo.
Non è chiaro cosa ci sia di così divertente nello scoppiare i
crackers – Harry stesso non sa spiegarselo – però è un momento
tradizionale che unisce tutti in un comune sentimento di trepidazione
e aspettativa.
“Al mio tre?”, propone
Robin, facendo gli onori di casa. “Uno, due...tre!”.
Il momento in cui i crackers
scoppiettano, rilasciando il loro contenuto in parti disparate del
tavolo, è così veloce ed effimero da non giustificare tutta
l'eccitazione che lo precede, riflette Harry con un po' di delusione,
affrettandosi, tuttavia, a cercare la sua sorpresa e non trovandola
da nessuna parte. La sua coroncina di carta è ancora incastrata
all'interno del tubo, assieme al foglietto contenente, invece di una
battuta che non fa ridere, una sciarada incomprensibile.
“Non trovo la mia sorpresa!”,
piagnucola.
Louis gli dà di gomito.
“Ti cedo la mia, se vuoi”,
offre allungandogli un tagliaunghie.
Harry ridacchia.
“Grazie ma no, grazie”.
Louis fa spallucce.
“Harry, credo che questo sia
tuo!”, esclama Robin, emergendo da sotto al tavolo e passandogli un piccolo
metro da sarto.
Harry butta gli occhi al cielo.
“Cosa dovrei farmene?”,
domanda. “Mamma, lo vuoi tu?”.
Anne, occupata a studiare il
metodo migliore per disincastrare i due anelli di metallo che ha ricevuto come regalo, annuisce distrattamente.
“Nessuno è contento del
proprio regalo, immagino”, osserva Gemma giocherellando con
l'apribottiglie saltato fuori dal suo cracker.
“Io sì”, replica Robin
tenendo sul palmo della mano due bottoncini dorati. “C'ho
guadagnato un bel paio di gemelli”.
Gemma si lascia sfuggire un
verso a metà tra un grugnito e una risata.
“Robin, quelli sono degli
orecchini”.
Il primo a scoppiare a ridere è
Louis, che però si affretta a coprirsi la bocca con una mano,
guardandosi intorno intimorito. Anne tuttavia lo segue a ruota,
ridendo di gusto, incoraggiando il resto del tavolo a fare lo stesso.
Dopo aver indossato le coroncine
di carta (quella di Harry è di un rosso chiaro, tendente al...rosa),
aver letto le battute - “fanno meno ridere di quelle di Harry!”,
è il commento di Gemma - o cercato di risolvere gli indovinelli
stampati sui foglietti di ognuno, è arrivato il momento di servire
il pranzo (lo stomaco di Harry esprime la propria gratitudine
brontolando di nuovo).
Anne porta in tavola il tacchino
e, anche se sta cercando di nascondere il proprio orgoglio, Harry
non può fare a meno di notare che gli angoli della sua bocca sono
piegati in un sorriso compiaciuto.
“Mi complimento con te, Anne”,
commenta Jay.
“Aspetta di provarlo”,
ribatte l'altra donna.
“Smettila di fare la modesta,
mamma”, interviene Harry, le narici che fremono all'odore emanato
dal piatto che sua madre ha appena messo in tavola. “Si sa che
prepari il mio tacchino natalizio della città”.
“Dopo averci impiegato quelle
quindici ore vorrei ben vedere!”, esclama Robin.
“Lo tagliamo, per favore?”,
implora Harry, guadagnosi una patta di approvazione sulla coscia da
parte di Louis.
Il
pranzo, lungi dall'essere consumato in silenzio, è accompagnato da
commenti di apprezzamento da parte di tutti – Anne è al settimo
cielo - e aneddoti sui Natali passati (non così passati
da includere qualche menzione al padre di Harry, per fortuna). Anche
Louis si è sciolto – aver saziato la propria fame gli ha fatto
ritornare il dono della parola – e ha investito Anne di domande su
Harry da piccolo, per l'esasperazione dello stesso e la gioia della
donna.
(“Quale è stata la sua prima
parola?”.
“Gatto”.
“Quando ha iniziato a
camminare?”.
“A undici mesi”.
“Ha mai fatto la pipì a
letto?”
“LOUIS!!!”.
“Sì, un sacco di volte”.
“Posso vedere le foto del suo
primo bagnetto?”.
“NO!”,
“Certo, quando vuoi”).
Gemma sembra aver
particolarmente apprezzato il vino portato da Jay. Harry stesso lo ha
bevuto e infatti gli gira un po' la testa, ma solo un pochino.
Sua sorella ne ha però approfittato più di tutti gli altri messi
assieme. Le sue guance sono chiazzate di rosso e ogni tanto biascica.
Harry non può fare a meno di prendersi gioco di lei.
“Quanti sono questi?”,
domanda sventolandole davanti alla faccia due, poi tre, poi cinque
dita. Gemma per tutta risposta gli mostra il dito medio.
“Gem!”, interviene sua
madre. “Abbiamo degli ospiti!”.
“Ha iniziato tuo figlio!”,
si giustifica la ragazza, arrossendo ancora di più.
Harry ridacchia e appoggia la
testa sulla spalla di Louis. Ha voglia di toccarlo e per
adesso deve accontentarsi di questo gesto innocente e innocuo. La
maglia di Louis odora di detersivo per i panni ma inspirando bene col
naso Harry riesce a distinguere l'odore della pelle di Louis e una
traccia di bagnoschiuma fruttato, estivo, che contrasta con
l'atmosfera natalizia e che gli ricorda il sole, la spiaggia, il
caldo. L'altro ragazzo ne approfitta per avvolgersi un riccio
di Harry attorno a un dito, prima di domandare: “Anche a te è
piaciuto il vino, vero, Curly?”, alludendo a un ipotetico stato di
ebbrezza dell'altro ragazzo.
Harry solleva la testa e lo
guarda dritto negli occhi.
“No, sei tu che
mi inebri”.
Louis incrocia gli occhi tanto
da sembrare strabico per un attimo, poi esplode in un attacco di risa
così improvviso e potente che Harry è costretto ad allontanarsi.
“Oh mio dio, questa è
stata...pessima, Haz, orribile”, afferma, ignorando gli
sguardi interrogativi di Anne e sua madre.
Harry mette il broncio.
“Non era una battuta”.
“Infatti sembrava più una
frase d'abbordaggio di infima categoria”.
Harry incrocia le braccia sul
petto e si volta dall'altra parte, ripromettendosi di non parlare mai
più a Louis, mai mai più. Quando però sente una mano di Louis
scivolare sulla sua coscia è costretto a cedere.
“Che vuoi?”, sbotta,
fronteggiandolo. Non stanno litigando ma Harry non vuole comunque
dargliela vinta per averlo preso così brutalmente in giro dopo che
lui gli ha aperto il suo cuore. In maniera goffamente poetica
ok, però Louis deve accontentarsi della sua – momentaneamente –
scadente vena artistica.
L'espressione seria di Louis
vacilla un po', segno che sta resistendo all'impulso di ridere di
nuovo. Harry, tuttavia, apprezza lo sforzo.
“Scusami”, sussurra l'altro
ragazzo. “Mi ha fatto ridere il termine inebriare, scusa”.
Harry aggrotta la fronte. Louis
si sporge per parlargli all'orecchio.
“Mi farò perdonare più
tardi, ok?”, bisbiglia. “Ti inebrierò per bene quando
saremo soli, d'accordo?”.
Harry freme dalla voglia di
essere “inebriato per bene”, qualunque cosa voglia dire. Il tono
di Louis promette sesso o quello che è. Qualcosa di sessuale,
comunque.
Dopo aver sparecchiato (aiutata
da una riluttante Gemma), Anne torna a tavola con un vassoio in cima
al quale troneggia una “palla di fuoco” di piccole dimensioni.
Fantastico, pensa Harry,
più alcool per Gemma. Sua sorella sta infatti adocchiando il
dolce flambè con un misto di adorazione e vago timore.
“Jay è stata così carina da
portare il pudding”, cinguetta Anne poggiando il vassoio sul
tavolo, prima di rivolgersi alla sua amica. “Quest'anno non mi
andava di prepararlo – il procedimento è troppo lungo e
francamente non mi è mai venuto bene – ma per fortuna ci hai
pensato tu!”.
Jay distoglie lo sguardo per
qualche secondo.
“In realtà l'ho comprato al
supermercato”, ammette, ridacchiando imbarazzata.
“Direttamente dalle cucine di
Tesco-”, inizia Louis con tono di scherno.
“Marks & Spencer”, lo
corregge prontamente sua madre fulminandolo con lo sguardo. Ouch.
Anne scuote il capo.
“Grazie mille, Jay. Cosa
sarebbe stato il pranzo di Natale senza il tradizionale pudding?”.
Un pranzo di Natale dopo il
quale non avrei rischiato di vomitare, pensa Harry, che odia con
ogni fibra del suo essere il maledetto dolce. Tuttavia porta male non
mangiarne nemmeno una fetta quindi non può tirarsi indietro. E poi
sarebbe scorretto nei confronti dei loro ospiti.
“Oh, Elizabeth avrà già
iniziato”, afferma Robin dopo aver mangiato l'ultimo boccone di
pudding ed essersi massaggiato la pancia.
Il cuore di Harry sprofonda nel
petto. No, anche quest'anno no.
“Robin”, mormora.
“Harry”, gli fa eco l'uomo.
“Robin”, insiste il
ragazzo.
Louis osserva lo scambio di
battute con uno sguardo interrogativo.
“Elizabeth?”,
domanda, scandendo il nome come se fosse una parola appertenente al
vocabolario di un paese straniero. Harry è affascinato dal modo in
cui la lingua di Louis batte sui suoi denti perfetti e dalla sua
pronuncia che ogni tanto assume un tono leggermente altolocato,
sebbene non ci sia nulla di altolocato in lui.
“Robin è un grande fan della
Corona”, spiega Anne.
“E ci costringe a guardare il
discorso della Regina ogni anno”, borbotta Harry.
“Non sono un grande fan
della Corona”, si difende l'uomo. “Sono solo legato alle
tradizioni”.
Harry sbuffa.
“Andate avanti voi, io intanto
sparecchio”, dice Anne.
“Ti aiuto”, si offre Jay.
Robin si alza da tavola e si
stiracchia.
“Ci penso io a caricare le
lavastoviglie dopo, ok?”, dice alla sua compagna, poggiandole un bacio
conciliatorio sulla tempia.
“Oh, gentile da parte tua”,
scherza la donna con un mezzo sorriso. “Tranquillo, adesso vai coi
ragazzi in salotto”.
Il riccio segue Robin di
malavoglia, mentre Louis e Gemma confabulano dietro di lui. Robin
accende la TV e si accomoda sulla poltrona. Harry e Louis prendono
posto sul divano mentre Gemma si accoccola ai piedi di Robin,
tirandosi in braccio il gatto.
“Buon Natale, Dusty!”,
esclama la ragazza. Il gatto, come prevedibile, tenta di
divincolarsi. Gemma se lo stringe al petto, indifferente alla
sofferenza del povero animale. Harry pensa che non c'è da stupirsi
se Dusty passi la maggior parte del suo tempo nascosto sotto al
divano o dietro alle tende. Anche lui odierebbe gli umani se fosse un
felino.
“Mi ricordo il primo discorso
al quale ho assistito”, inizia Robin, aumentando il volume della
TV, ignorando, di fatto, il discorso della Regina in favore di una
“passeggiata sul Viale dei Ricordi”.
Louis è l'unico a fingere
interesse. Gemma continua a torturare il gatto mentre Harry osserva
le luci dell'albero di Natale nella speranza che queste lo
ipnotizzino. Gli dispiace però che Louis debba annoiarsi.
Harry realizza, però, che forse
Louis non si sta propriamente annoiando quando lo sente scoppiare in
una fragorosa risata. Non ha idea di cosa lui e Robin abbiano parlato
mentre lui era distratto però, qualunque cosa fosse, deve essere
stata divertente. O questo oppure Harry non ha dato abbastanza
credito alle doti di attore di Louis. I due continuano a
chiacchierare, dimentichi del discorso della Regina o del fatto che
ci siano altre due persone nella stanza (una e mezza, in realtà,
visto che Gemma si sta attualmente rotolando sul tappeto nel vano
tentativo di spronare il gatto a fare lo stesso) fino a quando Robin
non si alza dalla poltrona e li congeda con un: “Vado ad aiutare
Anne e Jay in cucina”, nello stesso momento in cui la Regina si
congeda dalla nazione.
Gemma si fionda sulla poltrona
con un “Finalmente!” e prende possesso del telecomando.
“Robin fa morire dal ridere,
Haz”, afferma Louis dando a Harry un colpetto sul ginocchio. Il
riccio è ancora un tantino stordito dal vino (forse anche dal
maledetto brandy contenuto nel maledetto pudding) e dalle luci, però
il tocco di Louis lo riporta immediatamente alla realtà.
“Lo so, Robin è il migliore”,
confessa. “Un po' fuori di testa a volte, ma quello non è un
problema”.
“Già”, concorda Louis
guardandolo con un ghigno da un orecchio all'altro. Harry è sul
punto di domandargli cosa abbia da sorridere così quando sua sorella
urla: “Harry, guarda cosa ho trovato!”.
Harry e Louis rivolgono la loro
attenzione alla TV ed esclamano nello stesso momento: “Love
Actually!” per poi guardarsi l'un l'altro e scoppiare a ridere.
“Vi va di vederlo?”, propone
Gemma. “Non è iniziato da molto”.
“Certo! Che Natale sarebbe
senza Love Actually?”, ribatte Louis.
“Esatto”, gli fa eco Harry, ricordandosi di quella volta in cui non ha voluto confessare a Louis che Love Actually, fosse, di fatto, il suo film preferito.
“Volete una coperta?”, offre
Gemma. “Ne vado a prendere una per me, se volete ne porto una anche
per voi”.
Harry non ha freddo avvolto nel
suo maglione di lana ma Louis indossa una maglioncino leggero, la
stanza è piuttosto umida e né lui né sua sorella sono mai stati in
grado di accendere il camino.
“Ok, grazie, Gem, sei la
sorella migliore del mondo!”.
Gemma lo mette a tacere con uno
gesto della mano. Harry la guarda sparire oltre la porta prima di
voltarsi verso Louis.
“Tutto ok?”, domanda.
Louis lo guarda di sottecchi,
attraverso le lunghe ciglia che Harry ama una per una.
“Sì, perché continui a
chiedermelo?”.
Harry si stringe nelle spalle.
“Ho paura che questo Natale
non sia all'altezza delle tue aspettative”, confessa. “Dopotutto
fino a ieri non avevi neanche in programma di venire qui e poi-”.
“Harry”, lo chiama Louis.
“...confrontandolo con il
Natale che avresti potuto avere se Mark fosse stato ancora con voi-”,
continua Harry imperterrito.
“Haz”, lo chiama di nuovo
Louis.
“...insomma, ho paura che tu
sia infelice o che ti manchi-”.
Louis gli afferra un polso.
“Harry, per dio, mi fai
parlare?”, sbotta. “Stai zitto un attimo”, prega, stavolta con
un tono più gentile.
“Ok”, mormora Harry.
“Ti giuro che è tutto
perfetto, tu sei perfetto e non mi manca niente”, afferma.
“Se Mark fosse stato qui tutto sarebbe stato diverso, è
vero, ma Mark non è qui, perché Mark non fa più parte della mia
famiglia e io devo farmene una ragione”.
Harry annuisce ma Louis non ha
ancora finito.
“E, comunque, questo è uno
dei Natali più belli che abbia mai trascorso in vita mia. Non ho mai
visto mia madre così rilassata, senza l'ansia che tutto sia
perfetto, senza la pressione di dover badare a quattro bambine più
un adolescente, senza-”. Louis si morde il labbro inferiore. “Non
lo so, Harry, ultimamente lei non è stata sé stessa però oggi l'ho
vista più serena. Immagina se avessimo trascorso il Natale da soli
in casa io e lei, come si sarebbe depressa”.
Harry ricorda com'erano i Natali
tra la dipartita di suo padre e l'arrivo di Robin. Neanche la
presenza di nonni, zii e cugini riuscivano a sollevare il morale di
sua madre.
“E poi sono così felice di
essere qui con te, non immagini quanto”.
“Davvero?”, domanda Harry in
un bisbiglio.
“Davvero”.
Gemma sceglie proprio questo
momento per lanciargli sulla testa una coperta. Harry un po' le è
grato per l'interruzione, altrimenti avrebbe fatto qualcosa di
stupido, come baciare Louis o dirgli che lo ama. Per quanto riuscirà
ancora a trattenersi?
“Anch'io lo sono, comunque”,
dice dopo che Louis ha sistemato la coperta su di loro. “Felice,
intendo”.
“Bene”, replica l'altro
ragazzo.
“Zitti, adesso, che c'è Hugh
Grant”, li ammonisce Gemma.
Proprio nel bel mezzo del
discorso da Primo Ministo di Hugh – che Harry conosce parola per
parola, neanche a dirlo – Louis si sporge verso il suo orecchio.
“Haz, tutti questi baci
cinematografici mi hanno fatto venire voglia di un bacio vero”.
Harry avverte distintamente un
brivido percorrergli la schiena. Anche Louis deve averlo percepito,
infatti ride e appoggia la testa sulla sua spalla.
“Lo
prendo come un anche
a me”,
sussurra.
Harry
rivolge uno sguardo a sua sorella, intenta a guardare il fim con la
stessa concentrazione di una che si sta applicando nel risolvere un
rebus (anche lei lo conosce a memoria, andiamo!). Gemma sa
e Louis sa che lei sa, ma baciarlo in salotto sarebbe comunque un
rischio.
Il riccio fa scorrere lo sguardo
sul viso di Louis - soffermandosi un attimo di più sulle sue labbra
- e sospira.
“Lou, è crudele da parte tua
dirmi una cosa del genere quando sai che non possiamo”.
Louis sospira di rimando.
“Più tardi”, mormora.
“Più tardi”.
Louis cerca la sua mano sotto la
coperta e intreccia le loro dita. Harry si assicura di sistemare la
coperta in modo che non si noti nulla.. Forse è un po' paranoico ma
meglio prevenire che curare. Lo fa a beneficio di Louis in primis e
lui per Louis farebbe di tutto, ok?
Ogni tanto Louis stringe la
presa, quando sta per arrivare una scena da lui particolarmente
attesa – stranamente (o no?) le “sue” scene coincidono con
quelle di Harry – oppure gli accarezza il dorso con il pollice
quando lo sente teso (sanno tutti come va a finire la storia tra
Colin Firth e la ragazza portoghese, però ogni volta Harry trattiene
il fiato). La mano di Louis lo ancora alla terra e lo fa fluttuare
insieme. Harry ogni tanto si sente un aquilone: il filo al quale è
attaccato è tenuto da Louis, così come Louis è allo stesso tempo
il vento che lo fa girare.
Sono appena finiti i titoli di
coda quando Anne, Jay e Robin li raggiungono in salotto.
“Apriamo i regali, ragazzi?”,
propone Anne.
Gemma si stiracchia facendo
fuggire via il gatto che le si era – di sua spontanea volontà –
accoccolato sulle gambe.
“Qualcuno vuole un tè?”.
“No,
Gemma, apriamo i regali”, replica Harry con impazienza. Il suo
ingombrante
regalo per Louis si erge sopra la pila di pacchetti di dimensioni più
o meno modeste sotto l'albero di Natale e Harry sa che l'altro
ragazzo lo ha adocchiato più di una volta, percependo forse che si
trattasse del suo. D'altronde Harry glielo aveva anticipato che
fosse...grande.
Anne si dirige verso il
giradischi e si guarda un attimo intorno, come a cercare
l'approvazione di tutti, prima di poggiare la puntina sul disco. Le
note di Have Yourself A Merry Little Christmas evocano in
Harry una specie di nostalgia che gli si attacca allo stomaco in
maniera, però, non del tutto spiacevole.
“Mi dispiace essere venuta a
mani vuote”, si scusa Jay..
“Ma figurati!”, taglia corto
Anne.
“Io e Louis ci siamo già
scambiati i regali, ieri mattina, prima che le ragazze andassero col
padre”, la informa Jay, con un tono velato di tristezza.
Anne le sorride e le accarezza
una spalla.
“Iniziamo col più grande?”,
propone la donna, rivolgendosi direttamente a Harry.
Il riccio ha un tuffo al cuore.
In origine non aveva programmato di dare a Louis il suo regalo
davanti a tutti, ma sua madre non ha smesso di tormentarlo da quando
è arrivato per posta e probabilmente sarà più ansiosa lei di
aprirlo per scoprire che cosa contenga il misterioso involucro che
Louis stesso.
Harry si alza dal divano e va a
recuperare il...è difficile definirlo pacco. Sembra più una
piccola montagna con i piedi, avvolta malamente in una carta regalo
di un rosso acceso, con in cima un fiocco dorato.
“Questo è per Louis”,
annuncia.
Gemma fa un verso simile a una
risata rauca. Harry le dà un colpetto con il piede, prendendola allo
stinco.
“L'ho impacchettato con le mie
mani”, ammette. Non ha il coraggio di alzare gli occhi dal tappeto.
Have Yourself A Merry Little Christmas sta sfumando in White
Christmas e lo stomaco di Harry è ancora più annodato di prima.
Louis batte la mani come una
foca sovraeccitata.
“Mi hai regalato una slitta,
Harold?”.
Harry arrossisce per
l'imbarazzo. Gli era sembrata una bella idea quando ha ordinato il
regalo su Internet, una decina di giorni prima. Adesso si ritrova a
mettere in dubbio la sua avventata scelta. Gli occhi di tutti sono
puntati su di lui e Harry comincia a temere non solo di aver toppato
il regalo di Louis ma anche che il regalo in questione, per quanto
fuori luogo, riveli troppo.
Dopo aver depositato il regalo
ai piedi di Louis, Harry si lascia cadere sul divano e si asciuga i
palmi delle mani sui pantaloni. Louis gli poggia una mano sulla
spalla.
“Posso aprirlo o...?”.
“Harry, ti sembra questo il modo di dare
un regalo a qualcuno?”, lo redarguisce sua madre.
Cazzo, si sta rendendo ridicolo
e per nessun motivo apparente. Il riccio prende in braccio il
regalo e lo circonda con le braccia.
“Non è una slitta”, afferma
facendo capolino da dietro il pacco per guardare in faccia Louis, i
cui occhi saettano alternativamente tra lui e quello che tiene in
grembo.
“Bene, non avrei saputo che
farmene in ogni caso”, scherza Louis allungando le mani verso il
proprio regalo. Harry lascia che l'altro ragazzo lo sollevi e lo
depositi sulle propria ginocchia. Louis sembra incerto su dove
mettere le mani.
“Mh, è morbido”, osserva.
“Strappa pure”, lo incita
Harry.
Louis non se lo fa ripetere due
volte e inizia a squarciare l'imballaggio con la foga di un bambino
di cinque anni che si aspetta di trovare il suo giocattolo preferito
sotto lo strato di carta.
Harry distoglie lo sguardo per
non vedere l'espressione di Louis e la realizzazione nei suoi occhi.
Odia guardare la gente in faccia quando sta aprendo un regalo perché
è difficile mascherare una delusione abbastanza in fretta da non
farsi notare dai propri spettatori.
“Haz”, lo chiama Louis. “Ma
è...un leone?”.
Il tono di Louis è difficile da
leggere. Harry si volta verso di lui. L'altro ragazzo ha un ampio
sorriso stampato in volto e Harry non vuole credere che sia finto.
“Sembrerebbe”, replica Harry
asciutto.
“Caz-volo, è un leone alto la
metà di me!”, continua Louis.
Harry si stringe nelle spalle.
Il cuore gli batte all'impazzata e non ha il coraggio di voltarsi
verso la sua famiglia.
“Mi ricordo che quando siamo
andati da Harrods non hai fatto altro che blaterare su quanto ti
sarebbe piaciuto averne uno”, dice a mo' di giustificazione. “Non
un leone leone – quelli non li vendono da Harrods, né da
nessun altra parte, per quanto ne so - un peluche, intendo”,
aggiunge precipitosamente, a beneficio degli altri ascoltatori.
Louis, che sta accarezzando la
criniera del leone con affetto, alza di scatto la testa verso di lui.
“Te lo sei ricordato?”.
Non ho mai smesso di
pensarci, vorrebbe dire Harry.
“Dicevi che il leone è il Re
della Foresta e cose del genere”. E che il leone simboleggia il
coraggio e la forza, che nessuno oserebbe fare del male a un leone –
o prenderlo in giro - e che ti sarebbe piaciuto rinascere leone per
essere sempre temuto e rispettato e per...fare sesso quaranta volte
al giorno senza stancarti mai. Harry ricorda anche di aver
pensato a un documentario visto qualche tempo prima, dove si
accennava al fatto che i leoni pratichino l'omosessualità di tanto
in tanto e che questa è una cosa normale, che è normale per
i leoni maschi coccolarsi, strusciarsi, montarsi...ma non ne aveva
fatto parola a Louis nel timore che si sentisse in qualche modo
pressato.
“Lo adoro”, afferma Louis
con decisione abbracciando la testa del leone e guardando Harry negli
occhi. Ti adoro, sembra volergli dire.
“Sul serio?”, domanda Harry
speranzoso.
“Certo che sì”.
Harry si lancia d'istinto verso
l'altro ragazzo per abbracciarlo, il peluche schiacciato tra i loro
due corpi. Louis non ha neanche il tempo di reagire che Harry si
stacca da lui, lanciando un'occhiata in tralice ai presenti. Deve
imparare a controllarsi, diamine.
“Grazie, Haz, mi piace
tantissimo”, ribadisce Louis. “Lo metterò a guardia della mia
camera così nessuno oserà più entrarci”.
“Ti conviene nasconderlo alle
gemelle, altrimenti vorranno giocarci”, lo avverte sua madre.
Louis si stringe il peluche al
petto.
“Lascerò che gli pettinino la
criniera ogni tanto” dice, affondando il naso nella suddetta.
Harry lo trova tenerissimo.
Louis è una miscela perfetta di dolcezza e sensualità, a volte
sembra un bambino nel corpo di un ragazzo, altre un uomo nel corpo di
un adolescente. Ogni tanto gli fa pensare a una specie di
caleidoscopio: è come se Louis contenesse dentro di sè
frammenti di tanti altri Louis, di forme e colori diversi.
Oltretutto, per lui Louis è sempre fonte di meraviglia e
stupore e a volte non riesce proprio a spiegarselo
(esattamente quello che provava quando da bambino giocava col
“cannocchiale magico”).
“Adesso mi vergogno a darti il
mio”, confessa Louis, mettendo da parte il peluche. Gemma salta giù
dalla sua poltrona per ispezionarlo da vicino. Louis la lascia fare.
“Perché?”.
“Perché è una caz-volata in
confronto”.
“Non è vero”.
Louis arriccia le labbra poi si
mette in piedi e, seguito dagli sguardi di tutti, si piega sotto
l'abero per prendere il pacchettino che ha portato la notte prima.
“Ecco”, dice porgendolo a
Harry.
Sembra una di quelle scatolette
che contengono un gioiello. Oddio, Louis non gli avrà mica ragalato
un anello?
“La vostra presenza mi
stressa”, ammette Harry, rivolgendo una breve occhiata ai suoi
parenti che incombono su di lui come avvoltoi.
“Scusa, vuoi che ce ne
andiamo?”, scherza Robin.
Magari. Aprire i regali
di Natale non è mai stato così frustrante.
“H., se ti muovi magari posso
scartare i miei di regali”, sbuffa Gemma.
“Ingorda”, le risponde Harry
a denti stretti, lisciando nel frattempo il coperchio della scatola.
“Coraggio, Haz”, lo incita
Louis. “Non abbiamo tutto il giorno”.
Harry annuisce. Anche l'altro
ragazzo è nervoso e questo in qualche modo lo conforta.
Aprendo la scatola con mani
tremanti Harry prega che non contenga un anello. Non perché non
desideri riceverne uno da Louis – altroché se lo desidera, un
anello sancisce un legame e il loro è ancora un grande punto
interrogativo – ma perché non saprebbe come spiegarlo ai suoi
genitori.
Quando il contenuto della
scatola si rivela ai suoi occhi, Harry realizza di essere stato uno
stupido a pensare che fosse un anello (e averci anche sperato, per
un attimo, nonostante tutto). Louis non glielo avrebbe mai regalato,
perché avrebbe avuto un significato troppo grande e l'altro
ragazzo, ammettiamolo, non attribuisce alla loro relazione questa
importanza (Harry vorrebbe davvero, davvero, sapere che
importanza Louis le attribuisca).
“Ti piace?”, chiede subito
Louis.
Harry estrae con cautela la
catenina d'argento dalla scatoletta e poggia il ciondolo sul palmo
dell'altra mano per esaminarlo. Il ciondolo è piccolo e leggero e ha
una consistenza piacevole al tatto, segno, secondo il suo
modestissimo parere, che non sia di scarsa fattura.
“Ehm, è un aeroplanino di
carta”, spiega Louis. “Cioè, non è di carta, perché è
d'argento, però, insomma, rappresenta un aeroplanino di
carta, ecco e uhm-”.
Harry non lo zittisce neanche
perché vuole vedere fino a che punto riuscirà a mettersi in
imbarazzo.
“Allora, ti piace il tuo
aeroplanino di carta d'argento?”, interviene Gemma,
sarcastica. Harry vorrebbe strozzarla. Solo lui può prendersi
gioco di Louis.
“Sì che mi piace!”, esclama
con un entusiasmo tale da sembrare finto. No, grave errore.
“Mi piace”, ripete con più calma rivolgendosi a Louis. “Grazie”.
“Non so perché ma quando l'ho
visto ho pensato a te”, dice Louis quasi con timidezza.
Neanche Harry sa il perché e
probabilmente non lo saprà mai se Louis stesso lo ignora (o non
vuole dirlo davanti a tutti?). Forse gli aeroplanini di carta
simboleggiano la libertà? O la giovinezza? In ogni caso questo
ciondolo gli ricorderà sempre come lui non sia mai stato in grado di
costruire un aeroplanino di carta in vita sua (oltre al
fantastico Natale che ha passato insieme a Louis, ovviamente).
Mezz'ora dopo, quando tutti
hanno aperto i propri regali – Gemma sta ancora abbracciando la
borsa di Mulberry che le ha regalato Robin e che gli sarà costata
una cifra oscena ergo probabilmente metà del suo stipendio
- Anne si offre di preparare del tè per accompagnare i cupcake
avanzati dal giorno prima e che Jay “deve assolutamente
assaggiare!”.
“Non il tè che mi hai fatto
bere oggi!”, le urla dietro Gemma quando la donna però è già
sparita in cucina seguita dalla sua amica.
Harry è seduto sul tappeto
assieme a Louis a sorseggiare il suo tè e a suggerirgli dei nomi per
il leone come se questi fosse effettivamente il suo nuovo animale
domestico, quando sua sorella propone a tutti di andare fuori in
giardino a giocare con la neve.
“Ha nevicato tanto?”,
domanda Robin.
Gemma sbircia di nuovo fuori
dalla finestra e si stringe nelle spalle.
“No, non tanto, ma abbastanza
per poterci giocare”, lo informa. “Vuoi venire?”.
Robin si liscia i baffi per un
momento.
“Ci penserò su”.
Gemma sbuffa.
“Harry? Louis?”.
Il riccio interroga l'altro
ragazzo con lo sguardo.
“Per me va bene”, concede
Louis. “Fammi prima finire di bere il mio tè, però”.
Harry lancia un'occhiata al suo
tè ormai freddo.
“Tu e Gemma intanto andate”,
lo incoraggia Louis.
“Dai, andiamo!”, esclama la
ragazza. “Domattina questa neve si sarà già sciolta, tanto vale
approfittarne”.
Harry sfiora il ginocchio di
Louis con un piede a mo' di congedo.
“Ti aspetto fuori”.
Non appena messo piede fuori
dalla porta, Gemma lancia un'imprecazione.
“Cazzo, fa freddo!”.
Harry la squadra: la ragazza
indossa un cappello rosa confetto con un pon-pon in cima, una sciarpa
arancione e dei guanti bianchi con dei coniglietti stampati sopra.
“Siamo a Dicembre, Sherlock”.
Gemma fa dei saltelli sul posto.
“Dentro si stava benissimo ma
qui fuori si congela!”.
Harry affonda un piede nella
neve per controllare quanto sia alta. Non tantissimo è il suo
responso. In più il terreno sotto è fangoso e prenderla in mano
sarà un vero schifo. Il cielo poteva impegnarsi un po' di più
e nevicare un altro po'.
“Mi piace la collana che ti ha
regalato Louis”, dice Gemma all'improvviso.
Harry si porta istintivamente
una mano al petto per tastare il ciondolo sepolto sotto al giubbotto
e al maglione.
“Anche a me”, risponde con
un sorrisetto.
“Un consiglio spassionato, H:
datti un contegno”.
Harry arrossisce.
“Perché?”.
“Cazzo, guardi Louis come se
tenesse in mano il sole o qualcosa del genere”.
Louis è il sole,
vorrebbe ribattere Harry, ma si morde la lingua giusto in tempo.
“E come mi guarda lui?”,
domanda invece.
“Come se tenessi il mano la
luna e le stelle”, ribatte prontamente Gemma, poi fa una pausa e si
ferma pensosa a guardare un punto oltre la testa di Harry. “E poi
fate questa cosa strana, inquietante oserei dire: vi
specchiate”.
Harry sbatte le palpebre,
perplesso.
“Cioè”, continua Gemma,
gesticolando esageratamente come quando non è in grado di trovare le
parole adatte e le cerca annaspando nell'aria. “Fate le cose
contemporaneamente. Tu fai un movimento e anche lui lo fa, nello
stesso momento, anche se non ti sta guardando. Penso sia una cosa
inconscia. Fa un po' paura”.
“Uao”, è il commento poco
eloquente di Harry. Sua sorella è un po' paranoica. Oppure è
visionaria. O lui e Louis sono anime gemelle questa ne è
un'ulteriore dimostazione.
“Comunque, non era questo il
mio punto”, insiste Gemma.
“Sei solo invidiosa”, taglia
corto Harry. Non gli va di sentirsi dire da sua sorella quanto lui e
Louis siano ovvi. Ne è già dolorosamente consapevole ed è
solo questione di tempo prima che qualcuno che non dovrebbe se ne
accorga. La tentazione di chiederle: “Pensi che mamma abbia capito
qualcosa?” è tanta, ma lui ha troppa paura della risposta.
“Lo so”, ribatte
Gemma punta sul vivo. “Comunque, c'è un'altra cosa che volevo
dirti”.
Harry si appoggia al muro di
casa sua e guarda sua sorella con un' espressione leggermente
esasperata.
“Ho aggiunto Niall su
Facebook”.
Oh.
Bene.
“Gemma”.
“Mi piace, ok?”, sbotta sua
sorella. “E non mi interessa quello che hai da dire in proposito”.
“Non lo conosci neanche!”.
“Ti ho detto che l'ho aggiunto
su Facebook!”.
“Vi siete mai parlati?”.
Gemma lascia passare qualche
secondo prima di rispondere.
“No, ci sto lavorando. Però
guardo sempre il suo profilo e ho scoperto tutto quello che c'è da
sapere sul suo conto”.
Harry smuove un po' di neve col
piede. Certo.
“Magari se lo conoscessi non
ti piacerebbe più”.
Gemma gli punta contro un dito,
cogliendolo di sorpresa.
“Ho elaborato un piano”.
Harry sospira. Sua sorella lo
farà uscire pazzo.
“Tu e i tuoi amici avete già
preso impegni per Capodanno?”.
Il riccio scuote il capo.
“Bene, allora potreste venire
alla festa di Asthon!”, esclama entusiasticamente Gemma. “Proponilo
ai ragazzi del glee club o a chi vuoi tu”.
“Chi è Ashton?”.
“Non importa, tu dì ai tuoi
amici che c'è una festa organizzata da alcuni ragazzi universitari.
Vorranno venire sicuramente”.
“Sarebbe questo il tuo piano
per conoscere Niall?”.
Gemma annuisce convinta.
“Non so neanche se Niall sarà
qui per Capodanno o se sarà ancora in Irlanda” mente Harry. In
realtà conosce benissimo i piani del suo amico.
“Torna in Inghilterra il
trenta”, replica la ragazza con un sorriso furbo che sembra voler
dire: “Smettila di accampare scuse, sono più avanti di te”.
“Ok, lo proporrò agli altri”,
si arrende il ragazzo.
“Perfetto!”, urla Gemma, poi
si ricompone. “Io posso portare in macchina te, Niall, Louis Ed-”.
“Ed è dai suoi parenti e non
sarà qui per Capodanno”.
“Fa nulla”, dice Gemma.
“Comunque, la mamma ti manderà sicuramente visto che sarai con me.
Se invece decidi di fare qualcos'altro non è detto che lei
acconsenta”.
Harry si stacca dal muro e si
allontana di qualche passo.
“Ne sai una più del diavolo
tu, eh?”.
Non fa neanche in tempo a
sentire la risposta di sua sorella che qualcosa lo colpisce
alla nuca: prima avverte il dolore poi registra il freddo. La
neve si sta già facendo strada dentro al suo maglione e lungo la sua
colonna vertebrale, sciogliendosi nel tragitto, e Harry è troppo
sotto shock per reagire.
“Colpito e affondato!”, urla
Louis dietro di lui.
Harry si volta lentamente,
tramando vendetta, per scoprire sulla porta di casa non solo Louis ma
anche Robin, Anne e Jay. Sua madre ha una mano davanti alla bocca,
Harry non sa se per nascondere una risata o un'espressione sconvolta.
“Questa me la paghi, Lou!”,
urla di rimando, piegandosi con l'intento di prendere una manciata di
neve da terra e scivolando miseramente per aver messo male il piede.
La risata vagamente isterica di
Louis lo fa assomigliare a un folletto malefico. Harry è deciso a
prendersi la sua vendetta. Senza staccare gli occhi da quelli
dell'altro ragazzo e cercando di infondere un cipiglio minaccioso al
suo sguardo, il riccio afferra quanta più neve la sua mano riesce a
contenere, prende e la mira, lancia e...colpisce la pancia di
Robin.
L'uomo si piega in due per il
dolore – sta fingendo, andiamo! - mentre Louis si piega in
due per le risate. Anche sua sorella sta ridendo - la sua risata
viene fuori a sbuffi insieme al freddo - mentre Anne e Jay
accerchiano Robin per accertarsi che il tiro di Harry non abbia
effettivamente creato i danni che l'uomo va lamentando.
“Dovresti prendere in
considerazione una visita oculistica”, afferma Robin scrollandosi
dal cappotto la neve residua. Il suo tono non maschera alcun
risentimento, c'è anzi un sottofondo di divertimento in esso.
“Oh, andiamo, è stato solo un
errore di distrazione!”, si difende Harry.
“Dici che puoi fare di meglio,
Hazza?”, lo sfida Louis.
Harry solleva il mento, fiero.
“Certo che posso!”, replica
con tutta la convinzione che è in grado di fingere.
“Per quanto mi piacerebbe
assistere alla rivincita di Harry, onde evitare di finire di nuovo
vittima della sua pessima mira io mi ritiro in casa”, annuncia
Robin. “Vi va un gioco da tavola o preferite unirvi alle attività
all'aperto dei ragazzi?”, chiede alle due donne.
“La prospettiva di giocare coi
ragazzi è allettante”, mente Anne. “Però se sull'altro piatto
metti una bella partita a Scarabeo sono costretta a seguirti dentro”,
conclude pomposamente.
Robin la guarda con ammirazione.
“Questa è la mia Anne”,
dice circondandole le spalle con un braccio. “Jay, per te va
bene?”.
“Non si dice mai di no a
Scarabeo”.
Harry, che ha osservato questo
scambio di battute senza mai perdere d'occhio Louis, si rivolge
all'altro ragazzo.
“Pronto?”.
“Prontissimo”, risponde
Louis, sfregandosi le mani.
“Sapete che vi dico?”,
interviene Gemma, della quale Harry si era quasi dimenticato. “Vado
a giocare dentro con gli altri”.
La ragazza, che sta marciando
verso casa a passo svelto, ha un'espressione seccata che sta cercando
invano di nascondere.
“Gemma!”, le urla dietro
Harry, che si sente in colpa. Dopotutto era stata lei a proporre di
giocare fuori. “Resta!”.
“Non c'è problema, Harry”,
replica lei sforzandosi di sorridere. Non sembra realmente
arrabbiata, solo un filino delusa. “Fa comunque troppo freddo per i
miei gusti”.
Harry la guarda sparire oltre la
porta.
“Mi sa che c'è rimasta un po'
ma-”, fa per dire ma la sua frase è bruscamente interrotta da una
palla di neve, scagliata da una distanza ravvicinata e atterrata
sulla sua guancia. Alla fine ha fatto quello che si era ripromesso di
non fare: perdere di vista Louis. La guancia gli brucia.
“Louis!”, protesta. “Giochi
sporco!”.
La risata di Louis arriva da
qualche parte dietro all'albero al centro del giardino.
“E ti nascondi pure!”.
Louis continua a sghignazzare,
nascosto dietro al tronco dell'albero.
“New and bit alarming,
who'd have ever thought that this could be?”, canticchia. “True
that he's no Prince Charming, but there's something in him that I
simply didn't see”.
“E così io sarei la Bestia?”,
domanda Harry, chinandosi a raccogliere un po' di neve
inevitabilmente mista a fango e dirigendosi verso l'albero.
“Ovvio, ma ti sei visto?”,
risponde Louis.
Harry apre la bocca per
replicare, indignato, ma viene colpito da una manciata di neve dritto
in faccia. Gliene entra un po' anche in bocca e si ritrova a
sputacchiare. Come ha fatto a non vederla arrivare? Louis deve essere
un ninja!
“Se ti prendo ti ci soffoco
con la neve!”, minaccia, facendo uno scatto in avanti fino a
toccare l'albero. Louis scappa di lato e corre verso la casa. Harry,
senza prendere la mira, gli lancia addosso la neve che ha in mano e
lo colpisce a un braccio.
“Stiamo migliorando!”, lo
prende in giro l'altro ragazzo.
Harry ringhia per la
frustrazione.
“Visto? Che ti avevo detto?
Sei tu la Bestia!”.
Harry, suo malgrado, scoppia a
ridere, poi si abbassa a raccogliere altra neve ma Louis non gliene
da il tempo e gli tira addosso un'altra “palla”. Sulla schiena.
Ok, Louis è un fottutissimo ninja addestrato!
“Te la do io la Bestia!”,
urla, ma non fa in tempo a rimettersi in piedi che Louis gli salta
sulle spalle, spalmandogli sulla faccia la neve rimastagli attaccata
a un guanto. Harry riesce a scrollarselo di dosso. Louis atterra sul
sedere e Harry è pronto a trarre vantaggio da questa situazione se
non fosse che l'altro ragazzo gli fa lo sgambetto facendo cadere lui
lungo disteso sulla
neve. Harry è tutto un dolore.
“Mi stai uccidendo”, si
lamenta.
Louis
non è per niente impietosito dal suo atteggiamento, anzi gli si
mette a cavalcioni e lo guarda con aria di superiorità. Harry lo
osserva con terrore, bloccato sotto di lui, mentre racimola in mano
quanta più neve può.
“Puoi implorare pietà e
arrenderti, se vuoi”, dichiara il ragazzo sopra di lui. “Oppure
puoi combattere”.
Louis
ha una luce pericolosa
negli occhi, ma Harry sa
che non gli farebbe mai del male. Questa è la stessa luce di quando
gioca a calcio o di quando canta. Ispira timore
reverenziale.
“Preferisco combattere”,
esclama Harry prima di, con sua stessa sorpresa, riuscire a ribaltare
la situazione con un colpo di reni. Adesso è Louis quello in
svantaggio.
“Ti faccio la stessa
proposta”, comincia Harry. “Puoi imploare pietà e arrenderti
oppure pmffff”.
Harry
si ritrova con altra neve in bocca e di nuovo con la schiena al
freddo. Non l'avrà mai vinta di questo passo, ma non ha alcuna
voglia di arrendersi. Vuole perdere con onore.
“Ahhhhhhhh!”, è il suo
grido di battaglia prima di provare a disarcionare Louis.
I
due si rotolano nella neve – e nel fango – per un po', urlando e
strepitando, bagnandosi i vestiti e lasciandosi lividi sul corpo.
Harry forse non si è mai divertito tanto in vita sua e può
affermare, con assoluta e innegabile certezza, di non essere mai
stato così felice come in questo momento. Anche si sta rotolando per
terra come un cane assieme a un imbecille. Ma è il suo
imbecille e lui lo ama lo ama lo ama.
“Ti
amo”.
Era
solo questione di tempo prima che gli scappasse, ma questa frase gli
rimbombava nella testa e nel petto da secoli
come un mantra e
trattenerla, trattenere questo sentimento era ormai diventato
impossibile, come impedire a un vulcano di eruttare o a un'onda di
infrangersi inevitabilmente sulla spiaggia. Harry si sente un attimo
stordito e tutto vacilla davanti ai suoi occhi, ma gli sembra di essere un palloncino svuotato dall'aria e finalmente libero di volare.
Un attimo dopo averlo detto,
però, si ritrova davanti l'espressione di Louis ed è come se un
macigno lo riportasse immediatamente coi piedi per terra. Gli occhi
di Louis – stretto tra le sue gambe e inerme sotto di lui - sono
immobili e seri come non li aveva mai visti e c'è una piega amara a
distorcere la sua bella bocca.
Harry ha un'ondata di nausea ed
è sicuro di aver rovinato tutto.
“Scusa”, mormora, riuscendo
a respirare a fatica e facendo per sollevarsi.
Louis però gli afferra le cosce
con tutte e due le mani. La sua espressione è drasticamente cambiata
e i suoi occhi sono di nuovo caldi e luminosi. Harry torna a
respirare normalmente anche se una morsa di gelo gli attanaglia
ancora lo stomaco. La prima reazione – prima che Louis si
ricomponesse – lo ha tradito. Era paura, la sua? Disgusto?
Dispiacere perché non potrà mai ricambiare lo stesso intenso
sentimento di Harry?
“Non farlo”, sussurra Louis,
sorridendogli dolcemente. “Non scusarti, per favore”.
Harry è frastornato e confuso.
“D'accordo, ritiro le scuse”,
balbetta per accontentarlo.
Louis solleva il mento –
muovendo impercettibilmente le labbra - e affonda le dita nelle sue
cosce. Harry spera di non aver interpretato male la sua proposta
quando, dopo aver lanciato una rapida occhiata verso le finestre di
casa sua, si china su di lui e lo bacia. Louis rilascia un respiro
apparentemente a lungo trattenuto e poggia le mani sul fondoschiena
di Harry. Il bacio è asciutto e rapido ma serve a calmare Harry e a
restituirgli un po' di speranza.
Louis gli sorride, placido e
docile, le sopracciglia sporche di neve e le guance arrossate dal
freddo. Harry è troppo impegnato a cercare di decifrare il suo stato
d'animo per acorgersi delle mani dell'altro ragazzo che si muovono
sulla sua schiena. Succede tutto in uno frazione di secondo: Louis
gli scosta i pantaloni e Harry si ritrova con le brache piene di
neve.
“LOUIS!”.
L'urlo è così acuto e
penetramte che il riccio immagina, come succede nei film, di aver
spaventato uno stormo di uccelli – da qualche parte nel mondo - o
di aver fatto tremare i vetri di casa sua.
Louis rotola di lato, scosso
dalle risa. Harry è stato fregato un'altra volta e proprio nel
momento in cui era più vulnerabile.
“Sc-scusa”, balbetta l'altro
ragazzo. “Non ho resistito”.
Harry si accoccola su un fianco
e chiude gli occhi, rabbrividendo alla sensazione della neve che gli
si scioglie nei pantaloni.
Louis gattona verso di lui e gli
poggia una mano su un fianco.
“Haz, ehi, sei arrabbiato?”,
domanda con tono apprensivo.
Harry non ha neanche la forza di
essere arrabbiato, troppo scosso da quello che è
successo prima e ancora sotto shock per come Louis sia riuscito a
fargliela sotto il naso. Il suo timore più grande è che Louis lo
abbia fatto per distrarlo, per offrire a entrambi una scusa per
passare sopra alla situazione imbarazzante in cui Harry li aveva
cacciati.
“Ti odio”, mugugna,
stendendosi sulla schiena e guardando Louis con espressione offesa.
“Mi sembrava di aver capito il
contrario”, ribatte l'altro, prima di spalancare gli occhi,
probabilmente sorpreso dalla sua stessa risposta. Harry sente una
fitta al cuore. Louis non può scherzare su una cosa simile, non
può.
“Come posso farmi perdonare?”,
mormora Louis, infilando un dito in una delle fossette di Harry. Il
riccio risponde con un verso incomprensibile. “Andiamo in camera
tua? Mi servono dei vestiti di ricambio, ho i pantaloni zuppi”.
“Tu?!”, esclama
Harry, puntandogli contro un dito accusatorio.
Louis ridacchia e afferra il suo
dito.
“Smettila di fare finta di non
esserti divertito”.
“Mi sono divertio prima che
mi-”. Spezzassi il cuore?. “Che mi riempissi i pantaloni
di neve!”.
Louis scuote la testa, compiaciuto.
“Reginetta del dramma”, lo
prende in giro, schioccandogli subito dopo un bacio sulla guancia.
Harry per tutta risposta gli
infila un pugno di neve dentro al maglione. Con un po' di pratica
potrebbe diventare anche lui un ninja.
*
Le guance di Harry sono in
fiamme quando esce dal bagno – si è appena cambiato, indossando
solo una semplice t-shirt e delle mutande asciutte – perché
i suoi hanno acceso i riscaldamenti e lui non si è ancora abituato
al cambio di temperatura.
Entrando in camera, trova Louis
intento a guardarsi allo specchio. Indossa uno dei suoi maglioni, che
gli sta un po' largo sulle spalle e lungo sulle mani (Harry gli ha
concesso di rovistare nei suoi cassetti) su dei boxer bianchi. Le sue
cosce toniche e il suo sedere sodo fanno venire l'acquolina in bocca
a Harry, che però si impone di distogliere lo sguardo. Non è
esattamente dell'umore adatto, sebbene la tentazione sia tanta.
“Mi piace questo maglione”,
afferma Louis, infilando un pollice in un buco nella manica.
Harry si siede sul letto,
poggiando la schiena al muro.
“Puoi tenerlo, se vuoi”,
dice, stringendosi nelle spalle.
Per quanto il maglione piaccia
anche a lui sta decisamente meglio a Louis. Lo fa sembrare ancora più
piccolo di quanto non sia già, inglobandolo nel suo caldo abbraccio.
Louis poggia un ginocchio sul
letto.
“Davvero?”.
Harry annuisce senza guardare.
Louis gli si mette a cavalcioni, sedendosi sulle sue cosce.
“Più tardi è
arrivato, mi pare”, dichiara maliziosamente.
Il riccio si rifiuta di
guardarlo in faccia perché ha paura di fare qualcosa di avventato o
imbarazzante, tipo urlargli contro o mettersi a piangere. La seconda
alternativa è quella più probabile.
Non è tanto che Louis non abbia
ricambiato il suo “ti amo” a turbarlo – Louis potrebbe
benissimo non ricambiare i suoi sentimenti, e va bene, non si può
avere tutto dalla vita – ma quanto quel suo sguardo quando
Harry glielo ha detto. Oltre al fatto di aver tentato di fare finta
che non fosse successo niente, un attimo dopo. Se Louis gli avesse
risposto con uno “scusami, Harry, mi fa molto piacere che mi ami ma
per me sei solo il mio migliore amico”, sarebbe stato molto meglio.
Harry ci avrebbe pianto tutta la notte comunque, ma almeno Louis
sarebbe stato onesto. Se solo ne avessero parlato! Invece
Harry si sente umiliato, ferito e incompreso.
“Ce l'hai ancora con me?”,
piagnucola Louis.
Harry non ce la fa a fare finta
che non sia successo niente, non vuole rimangiarsi quello che ha
detto, soprattutto se c'è il rischio che gli scappi di nuovo. Quindi
meglio mettere le cose in chiaro adesso. O la va o la spacca.
“Senti”, sbotta, prima che
il coraggio gli venga a mancare. “Non stavo scherzando prima”.
Louis rimane un attimo
interdetto.
“Qu-quando ti ho detto che ti
amo, non stavo scherzando”, continua Harry sostenendo lo sguardo
dell'altro ragazzo. “Sono innamorato di te, ok? E se questo ti
mette a disagio-, beh, non lo so, se pensi che-”.
“Harry”.
“Zitto, parlo io”. Harry si
rende contro che più di una dichiarazione d'amore sembra una
ramanzina. Cazzo, non ci sa proprio fare con certe cose. “Se pensi
che questa stia diventando una cosa troppo seria e vuoi farla
finita-”. Dio, in cosa si sta andando a cacciare? La voce gli trema
e i suoi occhi si stanno riempendo di lacrime. “Io...non posso
biasimarti. Ma-, ti amo e scusami se mi è scappato e ho rovinato
tutto ma non ce la facevo più e-”.
Louis gli tappa la bocca con una
mano.
“Harry, tesoro, questa è
una cosa seria”, afferma. “Anche se non posso fare di te un uomo
onesto, rendendola ufficiale, per me non è un gioco o un
esperimento. Per me è una cosa dannatamente seria”.
Louis rimuove la mano dalla
bocca di Harry con cautela, per lasciargli modo di replicare.
Allora perché non mi ami
anche tu?, vorrebbe rispondere l'altro ragazzo. O, se mi ami,
perché non me lo dici? E perché mi hai guardato in quel modo prima?
“Allora perché hai fatto
finta di niente quando te l'ho detto?”, domanda invece.
Louis deglutisce.
“Non lo so, non volevo-”,
balbetta, poi prende fiato e ricomincia. “Ascoltami, te lo dico
una volta e non voglio più ripetertelo: non c'è niente che tu possa
fare o dire che ti permetterà di sbarazzarti di me. Chiaro?”.
Harry sgrana gli occhi.
“Ti ho appena detto che sono
innamorato di te e tu pensi che io voglia sbarazzarmi di te?”.
Louis arriccia le labbra.
“Che ne so, stai facendo una
tragedia per niente”.
Harry spalanca la bocca, mente
una lacrima gli sfugge dagli occhi. Stupido lui che pensava sarebbe
riuscito a trattenersi.
“Oh, buono a sapersi, il fatto
che ti abbia confessato i miei sentimenti per te non conta niente”,
dice con la voce che gli si spezza.
“Non era quello che
intendevo!”, esclama Louis. “Io sono-, il fatto che-”.
Harry distoglie lo sguardo e
tira su col naso.
“Non mi prendi sul serio”,
si lamenta. “Non mi credi”.
“Certo che ti credo!”. Louis
gli mette un dito sotto al mento, costringendolo a guardarlo in
faccia. “Ti credo. Essere amato da te è la cosa più bella
che potesse capitarmi in vita mia e mi sento la persona più
fortunata del mondo”.
Amami anche tu!, vorrebbe
urlargli Harry. O almeno abbi il coraggio di dirmi che non puoi.
“E forse non me lo merito”,
continua Louis. “Codardo come sono”.
Harry gli afferra un polso, di
colpo impanicato.
“Non lo dire mai più”, gli
intima. “Tu meriti tutto l'amore del mondo e anche di più”.
Louis batte ripetutamente le
palpebre, come se volesse impedire a delle lacrime di uscire.
“Mi basta il tuo”, dice con
voce tremante ma sincera. "E ti prego di non scusarti mai più per quello che provi".
Harry gli rivolge un sorriso
tremulo. Louis si sporge in avanti e lo abbraccia. Il riccio gli
avvolge le braccia attorno alla vita e, improvvisamente, comincia a
singhiozzare. Anche per lui è una sorpresa, questo pianto
incontrollabile. Louis lo tiene stretto e inizia a cullarlo.
“Ti amo così tanto, Lou”,
biascica. “Fa male”.
Harry non si era accorto di
quanto potesse essere doloroso, questo amore. Straripa da tutte le
parti e lui non riesce a controllarlo. Adesso che finalmente lo ha
espresso, è come se non avesse più argini. E fa male perché tocca
ogni suo nervo, lo attraversa come una scarica elettrica che
non riesce a estinguersi.
“Lo so, lo so”,
sussurra Louis dentro il suo orecchio. “Shhh”.
Harry affonda le dita nella
schiena dell'altro ragazzo e continua a piangere. Louis gli bacia una
bancia bagnata e a Harry viene voglia di piangere ancora più forte,
perché Louis è lì che sta cercando di consolarlo per il suo mal
d'amore per lui.
Solo quando si ferma un attimo
per prendere fiato, si rende conto che anche il respiro di Louis è
spezzato, perciò gli da un colpetto con la testa, invitandolo a
guardarlo negli occhi. Anche le guance di Louis sono rigate di
lacrime. Harry, a discapito della situazione, si lascia scappare una
risata incredula.
“Posso sapere perché stai
piangendo anche tu come un cretino?”, chiede, più sorpreso che
preoccupato. Il pianto di Louis è stato silenzioso e sommesso e i
suoi occhi non sembrano celare lo stesso dolore e la stessa impotenza
di tutte le altre volte che Harry lo ha visto piangere.
Louis prima lo fulmina con lo
sguardo, poi gli afferra il viso con tutte e due le mani e gli stampa
un bacio sulla bocca.
“Perché sì”, dice
sulle sue labbra. “Non fare domande”.
Harry non fa più domande e
Louis continua a baciarlo fino a quando gli occhi di entrambi non si
sono asciugati completamente.
NOTE:
Sono
quasi sicura di aver commesso qualche errore nel cercare di riportare
in questo capitolo le tradizioni natalizie inglesi (per esempio credo
che gli inglesi pranzino DOPO il discorso della Regina, nel primo
pomeriggio), però facciamo finta di niente, ok? Comunque, nel
caso non li abbiate mai visti, questi sono i Christmas Crackers.
Vi giuro che sono stati il motivo principale per cui ero veramente
felice di trascorrere il Natale a Londra. Non vedevo l'ora di
scoppiarli! Anche se poi ho scoperto che sono una cavolata col botto, appunto. Per la cronaca, la mia sorpresa è stata un metro, uao. Ah, e questo è il Christmas Pudding. Ne ho assaggiato uno comprato al supermercato ed è stata un'esperienza che non ci tengo a replicare.
Comunque,
la canzone che canticchia Louis quando sono fuori a giocare appartiene
alla colonna sonora de La Bella e la Bestia (versione americana, of
course) e si intitola Something There. Riconoscerete sicuramente la scena.
Non mi viene in mente altro da dirvi a parte che sto scrivendo l'ultimo (?) capitolo della mia fanfic Marcel!Harry. Stay tuned.
Grazie mille a tutti! Vi voglio bene e spero di non avervi deluso!
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Capitolo 37 *** It all comes out in the wash (pt. 1) ***
larry 37
Questo
capitolo sarebbe dovuto essere più lungo, tipo il doppio, ma se lo
avessi pubblicato per intero sarebbe stato troppo lungo,
quindi ho deciso di spezzarlo. Pubblicherò il seguito quando avrò
finito di scrivere la seconda parte (che è quella dove succedono più
cose, se devo essere onesta).
Prima
di iniziare, un piccolo avvertimento: immagino che tra di voi ci
siano parecchie fan dei 5SOS, quindi è opportuno che vi dica che,
conoscendoli poco, il modo in cui li ho descritti e le cose che gli
ho fatto fare in questo capitolo non rispecchiano minimamente le loro
personalità e il loro modo di fare. Mi sono semplicemente basata su
dei rumours, per così dire,
che mi facevano comodo, oppure ho inventato. Spero che nessuno pensi “ma che cazz-?” o
si offenda. Non sono una loro fan, ma li trovo simpatici e dal vivo
mi sono piaciuti tanto. Trovo Ashton molto molto bello, ma il mio
preferito è il povero e bistrattato – nella mia fanfiction, si
intende – Michael. Ah, alcuni di loro in questa storia,
paradossalmente, sono più grandi dei One Direction.
***
“Gemma,
posso fidarmi di te?”, domanda Anne, un fianco poggiato allo stipite
della porta del bagno e le braccia incrociate all'altezza del petto.
La
ragazza interpellata fa un verso seccato.
“Mamma,
ti ho già detto di sì”, replica, cercando di applicare
l'eyeliner sulla palpebra nonostante il tremito della mano. “Harry,
cazzo, potresti spegnere quel dannatissimo coso?”.
“Devo
asciugarmi i capelli!”, protesta il riccio, seduto sul bordo della
vasca, la testa all'ingiù e l'asciugacapelli -accesso al minimo
- incastrato tra le ginocchia.
“Beh,
fallo in camera tua, no?”, ribatte Gemma agitata, voltandosi verso
di lui. La linea dell'eyeliner che ha appena steso sugli occhi è ben
lontana dall'essere dritta, ma non sarà certo Harry a
farglielo presente.
“Mi
sembri un po' su di giri, Gem”, osserva sua madre.
“Certo
che lo sono!”, afferma la ragazza. “Tuo figlio mi sta dando sui
nervi con questo rumore infernale e tu sei qui a guardarmi
mentre mi trucco. Come potrei non essere agitata?”.
“Se
continui così potrei ripensarci e decidere di non mandarvi
alla festa”, minaccia la donna.
“Mamma!”,
esclamano Harry e Gemma all'unisono, per una volta d'accordo.
“Dai,
per favore, lascia che finisca di prepararmi in santa pace”,
implora Gemma. “Ti ho già detto che non berrò e che riporterò
Harry a casa sano e salvo-”.
“E
sobrio?”, la interrompe la donna.
“Vado
ad asciugarmi i capelli in camera mia”, decide improvvisamente
Harry. “Gemma, hai mezz'ora per finire prima che arrivino gli
altri”.
Il
ragazzo lascia sua madre e sua sorella a discutere in bagno e si
dirige verso la propria stanza. Qui manda un sms a Louis per
aggiornarlo sulla situazione (mamma vuole che torni a casa sobrio)
prima di finire di asciugarsi i capelli.
Dopo
aver letto la risposta poco confortante di Louis (ahahahahahahahah)
si accinge a indossare i vestiti che ha lasciato sulla sedia quella
mattina: un paio di pantaloni color cachi e un maglione arancione con
lo scollo a V, regalo di Natale di una qualche parente facoltosa di
Robin. Per precauzione decide di mettere sotto una t-shirt, nel caso
in cui dovesse sporcare il maglione e/o sentire caldo in una casa
zeppa di gente.
Mentre
si sta guardando allo specchio nel tentativo, vano, di domare
il ciuffo, qualcuno bussa alla sua porta.
Gemma
entra senza essere invitata.
“Come
sto?”.
La
ragazza compie un giro su se stessa, facendo ondeggiare la gonna del
vestito anni '50 che indossa.
“Non
ti è passato per la testa che potresti avere freddo?”, domanda
Harry, con più curiosità che sarcasmo.
“Chi
bella vuole apparire...”. Gemma lascia la frase in sospeso.
“Allora, come sto?”, chiede di nuovo, staccando coi denti una
pellicina dal pollice e guardando Harry con sguardo supplichevole.
“Sei
magnifica”, risponde il riccio onestamente.
Gemma
si fida della sua espressione sincera.
“Grazie”.
Harry
le sorride. Gemma si schiarisce la voce e si aggiusta il cerchietto
rosso sulla testa bionda.
“Siamo
d'accordo su cosa devi fare quando arriva Niall?”.
Harry
butta gli occhi al cielo. Sua sorella ha pianificato questa cosa
come se si trattasse del rapimento della Regina e non di convincere
l'irlandese ad andare in macchina con loro invece che con Josh.
“Sì,
Gemma, sì”, la rassicura. “Adesso vai che devo finire di
prepararmi”.
“E
cosa ti manca?”, domanda la ragazza, sollevando un sopracciglio.
“Lo smalto?”.
“No,
le scarpe. Va' via per favore che mi stai facendo sudare e non
siamo neanche usciti di casa”.
Quando,
circa mezz'ora dopo, si ritrovano tutti davanti al portone di casa
Styles, Harry non fa neanche in tempo a salutare Niall che sua
sorella gli rifila una gomitata nel fianco.
“Ehi,
Ni, vieni in macchina con noi?”, domanda, fingendo entusiasmo.
L'irlandese
lo guarda confuso, poi lancia un'occhiata a Josh e Michael, poggiati
sul davanti della macchina del primo.
“Dai,
abbiamo l'aria condizionata!”.
Niall
strabuzza gli occhi.
“Con
questo freddo?”.
Gemma
emette un verso simile a uno squittìo mentre Louis soffoca una
risata nella manica del cappotto.
“Il
riscaldamento, volevo dire”, si corregge il riccio,
pizzicando Louis sul braccio.
“Ok,
vengo con voi, non c'è problema”.
Gemma
si stringe meglio la sciarpa attorno al collo e, atteggiandosi a gran
donna, apre l'auto col telecomando.
“Faccio strada io e voi mi seguite”, dice, facendo scorrere lo sguardo sui
presenti.
Zayn
annuisce e si allaccia il casco, intimando a Liam, seduto dietro di
lui sulla moto, di fare lo stesso.
“Quanto
dista casa del tuo amico, più o meno?”, domanda Josh, aprendo la
portiera della sua auto.
“Venti
minuti circa”, replica Gemma. “Cercate di non perdermi di vista”.
Harry
apre la portiera di dietro dell'auto di sua sorella e fa cenno a
Louis di entrare.
“Che
gentiluomo”, lo prende in giro l'altro ragazzo, facendogli
l'occhiolino.
“Ehm,
io...vado davanti?”, domanda Niall, incerto, le mani nelle tasche
del cappotto e le guance arrossate dal freddo.
“Certo,
Niall, così puoi stare più vicino ai riscaldamenti”, scherza
Louis.
L'irlandese
si stringe nelle spalle e prende posto sul sedile del passeggero.
“Allacciate
le cinture!”, ordina Gemma, rivolgendo un'occhiata di sottecchi a
Niall, che si sta effettivamente riscaldando le mani sulla bocchetta
dell'aria calda.
Dopo
cinque minuti di viaggio passati in assoluto silenzio (anche se Harry
piace pensare che abbia comunicato tutto il tempo con Louis
tramite la pressione della propria coscia contro quella dell'altro) è
Gemma a romperlo.
“Mi
era parso di capire che venissero anche le vostre amiche”, afferma.
Harry
guarda Louis in tralice.
“Hanno
deciso di andare a un'altra festa”, risponde quest'ultimo.
A
Harry dispiace che Perrie, Alice e Rita abbiano scelto di non venire,
ma allo stesso tempo è felice che abbiano convinto Eleanor e
Danielle ad andare con loro a ballare da qualche altra parte. Sarebbe
stato sul chi va là tutto il tempo se quest'ultime fossero
venute con loro.
“Oh”,
replica Gemma, prima che il silenzio ricada di nuovo nell'abitacolo.
“Niall,
non mi hai più raccontato cosa hai fatto in Irlanda”, afferma
Harry decidendo di togliere tutti quanti dall'imbarazzo di rompere
nuovamente il silenzio.
“C'è
poco da raccontare”, replica l'altro ragazzo. “Fondamentalmente
ho mangiato e dormito. Credo di essere entrato in simbiosi col cane
di mia nonna”.
Gemma
scoppia a ridere rumorosamente. Harry non sa se provare vergogna o
compassione per sua sorella. La battuta di Niall non era poi così
divertente.
Nonostante una partenza un po' stentata, Gemma e Niall iniziano a conversare. Harry smette di
ascoltarli quando sua sorella domanda all'altro ragazzo se è vero
quello che si dice sull'Irlanda, ovvero che ci sono più pecore
lì che in qualsiasi altro paese al mondo. Imbarazzante.
“Cosa
guardi?”, domanda il riccio a Louis.
Questi
solleva la testa dal cellulare.
“Oh,
El mi ha mandato una foto del suo vestito”.
Harry
si rabbuia. Ogni volta che sente il nome della ragazza il suo stomaco
si riempie di farfalle, e non di quelle piacevoli.
“Ehi”.
Louis gli poggia una mano sulla coscia. “Vuole solo che le faccia i
complimenti e la incoraggi”.
Harry
volta il capo dall'altra parte.
“Fallo,
allora”.
Louis
sospira.
“Eleanor
è una persona insicura, Haz, e cerca sempre l'approvazione degi
altri-”.
“Non
ti ho chiesto il suo profilo psicologico, Lou”, sbotta.
“Rispondile, non sono affari miei”.
Louis
posa il telefono nella giacca del cappotto e gli prende una mano.
“Cerchiamo
di goderci questa serata, ok?”, mormora. “Tua madre non parlava
sul serio quando ha detto che voleva che tornassi a casa sobrio,
vero?”.
Harry
guarda le loro mani unite, poi sposta lo sguardo su Gemma e Niall,
che stanno ancora parlando, dimentichi di loro due lì dietro.
“Certo
che parlava sul serio”, ribatte. “Però non credo che pensi
veramente di vedemi tornare a casa sobrio. A parte il fatto
che spero che non mi veda tornare, tanto per cominciare.
Cercherò di non svegliarla”.
Louis
annuisce.
“Ho
passato tutta l'adolescenza a cercare di rifinire l'arte di
tornare a casa sbronzo senza svegliare i genitori”.
Harry
ride.
“E
cosa sei adesso, un professionista?”.
“Temo
di no”, ammette Louis. “Li ho svegliati anche troppe
volte. Per fortuna solo un paio di volte si sono accorti che fossi
ubriaco”.
“E
che hanno fatto?”, domanda Harry, sempre felice di farsi raccontare
aneddoti sulla vita “passata” di Louis.
“Una
volta mia madre mi ha dovuto tenere la testa mentre vomitavo l'anima
nel cesso. C'è mancato poco che mi portasse in ospedale perché non
smettevo di vomitare”. Louis fa una pausa. “E un'altra volta ha
capito che fossi ubriaco perché ho fatto pipì in camera sua
scambiandola per il bagno. Tra un po' ci mandavo lei in
ospedale perché per un attimo ha pensato che fossi un maniaco e l'è
preso un colpo”.
Harry
scoppia a ridere e gli poggia la testa sulla spalla, nello stesso
momento in cui Gemma ferma la macchina.
“Siamo
arrivati”, annuncia.
“Molli
la macchina qui in mezzo alla strada?”, domanda Harry mentre Louis
lascia la presa sulla sua mano.
Gemma
si volta per fulminarlo con lo sguardo.
“No,
cretino, sto aspettando che arrivino gli altri”.
Dopo
aver parcheggiato ed essere scesi dall'auto, Harry, Louis, Niall e
Gemma si uniscono a Zayn, Liam, Michael e Josh.
“Deduco
che la festa sia lì dentro”, afferma Zayn, indicando con la mano
una villa enorme a due piani, che troneggia in mezzo ad altre
abitazioni più modeste e, apparentemente, disabitate. Sembra la
location perfetta per
una festa del genere, anche perché la musica e gli schiamazzi si
sentono fino in strada.
“Ma
è casa sua?”, domanda Niall.
“No,
Ashton l'ha affittata per stasera”, risponde Gemma, lisciandosi le
pieghe del cappotto. “A cosa credete siano servite le vostre venti
sterline?”.
“A
pagare l'alcool?”, suggerisce Josh.
“Anche”.
“Non
penso che i nostri soldi fossero abbastanza per affittare
questa villa”, interviene Louis.
Gemma
si stringe nelle spalle.
“Diciamo
che Ashton ha avuto anche altri fondi ai quali attingere”, replica,
asciutta.
“Non
dirmi che è un trafficante di droga o...organi umani?”, dice
Louis, sussurrando l'ultima parte con fare cospiratorio.
Gemma
spalanca gli occhi in maniera comicamente esagerata.
“Certo
che no!”, esclama. “Ashton è un po' un figlio di papà. Mi
riferivo a questo”.
Louis
arriccia le labbra, insoddisfatto.
“Per
un attimo ho pensato che questa serata stesse per prendere una piega
avventurosa”.
“La
serata non è neanche iniziata, potresti smetterla di lamentarti?”,
ribatte Gemma.
Harry
pensa che sua sorella e Louis siano gemelli separati alla nascita.
Sono entrambi due spine nel fianco alle quali vuole,
inspiegabilmente, un sacco di bene.
Gemma
si mette alla testa del gruppo e si dirige verso il portone della
villa.
“Secondo
voi riusciranno a sentirmi con tutto questo casino se suono il
campanello?”, domanda, alzando il tono di voce per farsi udire da
tutti quanti.
“C'è
solo un modo per scoprirlo”, afferma Niall, affiancandola, prima di
premere il dito sul campanello.
Invece
del classico dlin-dlon, comincia
a risuonare una melodia elaborata ma difficilmente riconoscibile. La
porta si apre qualche minuto dopo.
“Gemma!”,
urla un ragazzo, stringendo in mano una birra e tendendo le braccia
verso di lei. Indossa una canottiera nera, dei jeans con uno squarcio
su una delle ginocchia e una bandana che, tuttavia, non impedisce ai
suoi capelli biondo cenere di ricadergli sugli occhi.
“Ashton!”,
urla Gemma di rimando, facendo un balzo in avanti per abbracciarlo.
Il
ragazzo volta la testa per poggiare un lungo e – probabilmente
bagnato – bacio sulla guancia di lei, mentre una delle sue mani
scivola lentamente verso il suo fondoschiena.
A
Harry viene leggermenta da vomitare e la situazione peggiora quando
si gira a guardare Louis. L'altro ragazzo ha gli occhi fissi su
Ashton e sembra...affascinato da questo ragazzo importuno e, beh,
attraente.
La
fitta di gelosia che il riccio prova in questo momento gli fa
rimpiangere quella che ha provato prima alla menzione del nome di
Eleanor.
Harry
si volta verso i suoi amici per cercare aiuto, perché i convenevoli
tra Gemma e Ashton (sia maledetto)
stanno durando troppo. Anche gli altri sembrano a disagio. Tutti
tranne Louis e Michael. Pure Michael sta guardando Ashton come se
stesse cagando monete d'oro
o qualcosa di simile. Traditore.
“Ehi,
amico, che ne dici di farci entrare? Si congela qui fuori”,
interviene Zayn. Che sia benedetto,
pensa Harry.
Gemma
si svincola dall'abbraccio mentre Ashton ha il buon senso di
mostrarsi imbarazzato.
“Scusate,
accomodatevi pure!”, esclama. “Sentitevi liberi di bere,
mangiare, fumare e fare ciò che più vi aggrada!”
Grazie
tante, abbiamo pagato, si
trattiene dal dire Harry.
Dire
che lo spettacolo che si para davanti ai loro occhi una volta dentro
è una bolgia infernale
è dire poco. Nonostante la festa non sia iniziata da molto, c'è già
un sacco di gente, più di quella che Harry abbia mai visto a
qualsiasi altra festa. Quello che dovrebbe essere il salotto somiglia
più alla pista da ballo di una discoteca – Harry non c'è mai
stato, ma tira a indovinare – stracolma e claustrofobica, non ci
sono posti a sedere, solo qualche tavolo pieno di bottiglie, la musica è assordante e l'aria odora di
alcool, fumo e sudore.
“Il
cibo è in sala da pranzo”, li informa Ashton, urlando per
sovrastare la musica. “Ce n'è a volontà. L'alcool è, beh,
ovunque, ma se volete
della birra fresca la trovate nel congelatore in cucina. Le camere e
i bagni sono di sopra. Se volete un posto tranquillo per parlare o
riprendervi potere andare in giardino, è enorme e ci sono delle
panchine. Ah, lasciate pure i cappotti nello, boh, sgabuzzino o
qualcosa del genere, si trova su, a destra delle scale.
Divertitevi!”.
“Come
no”, borbotta Liam.
“Andiamo
a lasciare i cappotti di sopra?”, propone Gemma.
“Sarà
sicuro?”, domanda Michael, più a se stesso che a lei.
“Penso
di sì, basta che teniate con voi cellulare e portafoglio”.
“Io
penso di essere già fradicio di sudore”, interviene Josh,
facendosi aria con la mano. “I riscaldamenti sono a palla qui
dentro”.
“Penso
che dipenda più che altro dalle duecento persone presenti che dai
riscaldamenti”, osserva Zayn.
Dopo
essersi liberati dei cappotti (“altro che sgabuzzino, questa stanza
è grande quasi quanto camera mia” è il commento di Louis), i
ragazzi tornano di sotto.
“Credo
che andrò a mangiare, tanto per cominciare”, li informa Niall,
fermo nel bel mezzo del lungo corridoio, leggermente meno frequentato
del salotto-discoteca. “Credo sia da quella parte o così mi dice
l'istinto”.
“Non
è una cattiva idea, Nialler”, gli fa eco Louis. “Voi venite?”.
“Che?”,
domanda Zayn, che anche se si trova a pochi passi da loro ha qualche
difficoltà a sentirli con la musica sparata a tutto volume. Il fatto
che Josh e Michael stiano cantando a squarciagola Rather Be –
suonata nell'altra stanza – non aiuta.
Niall
mima il gesto di mangiare con le mani. Zayn gli dà l'ok e mettendo
un braccio attorno alle spalle di Liam segue Niall verso una stanza
poco distante (l'ipotesi che sia la sala da pranzo è avvalorata dal
fatto che continua a uscire di lì gente con del cibo in bocca, in
mano o su un piatto). Louis si ferma ad aspettare Harry. Il riccio si
trova a un passo dall'altro ragazzo quando Gemma lo tira per un
braccio.
“Louis,
tu vai pure avanti, io devo parlare un attimo con mio fratello”.
Harry
butta gli occhi al cielo prima di salutare Louis con un cenno del
capo. Gemma lo trascina di nuovo fino alle scale e lo spinge verso la
nicchia nel sottoscala. Harry si deve ingobbire per riuscire a
entrarci. Sente odore di intonaco vecchio e polvere. In più, la
testa di sua sorella è pericolosamente vicina a una ragnatela.
“Perché
mi hai portato qui? Ti sembro Harry Potter?”.
Gemma
non coglie il riferimento e piega la testa di lato, guardandolo con
aria interrogativa.
“Lascia
perdere, che vuoi adesso?”.
Harry
si aspetta una serie di raccomandazioni o, peggio, una sfilza di
paranoie su Niall.
“Avevo
una cotta per Ashton al primo anno di Università”, dice invece sua
sorella.
“Non
stavi già con Ted o sbaglio?”.
“Sì
stavo con Ted ma Ashton mi piaceva comunque”, ammette Gemma,
spostando lo sguardo verso una macchia sul muro (probabilmente
muffa).
“Quindi?
Mi hai trascinato qui per confessarti e liberarti dal senso di
colpa?”.
“No,
cioè-”. Gemma si tortura il labbro inferiore coi denti. “Ashton
non mi ha mai degnata di uno sguardo, anche se eravamo già amici,
più o meno. Adesso invece è diverso. Penso di piacergli”.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Mi
stai dicendo che la cotta per Niall ti è già passata?”.
“No!”,
esclama sua sorella. “Stavo solo pensando che se Ashton stasera ci
provasse con me non saprei che fare”.
“Fa'
quello che ti senti di fare”, ribatte Harry asciuttamente.
Improvvisamente la prospettiva che sua sorella si metta con Niall è
diventata molto più invitante.
“Ashton
non ti sta simpatico?”.
Come
un calcio nei denti, vorrebbe rispondere Harry.
“Diciamo
che il suo atteggiamento nei tuoi confronti e il modo in cui lo
guardava Louis hanno influito sull'opinione che mi sono fatto di
lui”, decide di replicare.
“Che
atteggiamento?”, domanda Gemma, innocentemente. “Ah, non so se ti
può interessare, ma credo che Ashton sia bisessuale”.
Harry
raddrizza di colpo la schiena, sbattendo di conseguenza la testa sul
muro sopra di sé.
“Cazzo!”,
esclama, massaggiandosi la parte lesa. “Gemma, credevi di darmi una
buona notizia? Non voglia mica fare un triangolo o qualcosa del
genere con lui e Louis”.
“Bene”.
Gemma si stringe nelle spalle. “A me non dispiacerebbe. Cioè,
pensa, io, lui e Niall-”.
Harry
le tappa una bocca con la mano.
“La
tolgo solo se prometti di cambiare discorso”.
Gemma
annuisce. Harry si pulisce la mano sul maglione.
“Non
ho ancora capito cosa tu voglia da me”.
“Per
fartela breve, se mi dici che secondo te ho qualche speranza con
Niall io rifiuterò qualsiasi avances di Ashton”.
Onestamente
Harry non ne ha la più pallida idea. Niall non ha mai dimostrato
aperto interesse nei confronti di sua sorella, però è pure vero che
i due non si erano mai parlati prima di stasera, quindi ci sono
almeno il cinquanta per cento di possibilità che Niall, presto o
tardi, possa ricambiare, dopo averla conosciuta meglio. Sua sorella
ha sempre avuto un certo successo coi ragazzi, perciò, a meno che
Niall non sia già interessato a qualcun altra, è possibile che
Gemma riesca a conquistarlo. Se è questo quello che vuole. Harry
deve arrendersi. Meglio Niall che Ashton, comunque.
“Penso
che tu qualche speranza ce l'abbia, Gem. Provaci”.
Gemma
batte le mani.
“Grazie!”,
esclama prima di baciarlo sulla guancia.
Harry
cerca di eliminare eventuali tracce di rossetto con il dorso della
mano.
“Tu
pensi invece che io debba preoccuparmi di Ashton e Louis?”,
domanda, con l'amaro in bocca. L'amaro della gelosia. Che saporaccio.
“Non
penso proprio, Haz. Louis ha occhi solo per te”.
Harry
sospira.
“Ok”.
Gemma
gli mette una mano sulla spalla.
“Credimi”.
Harry
annuisce ripetutamente, sebbene non sia del tutto convinto.
“Va
bene”, dice. “Adesso possiamo andare a mangiare?”.
Dopo
alcune raccomandazioni da parte di Gemma (“non accettare da bere
dagli sconosciuti, potrebbero drogarti senza che tu lo sappia, non
prendere strane pilloline se te le offrono, non dare confidenza a chi
ti sembra sospetto”, e via dicendo), i due si dirigono verso la
sala da pranzo.
Quello
che Harry vede, una volta dentro, gli fa passare la fame: Ashton e
Louis stanno condividendo un piatto di patatine e stanno ridendo come
se fossero amiconi. Gli altri non si vedono da nessuna parte –
c'è talmente tanto casino che potrebbero essere lì da qualche parte
ma lui non riuscirebbe a vederli comunque - perciò Harry non ha
veramente niente da fare lì dentro.
“Vado
a prendere una birra in cucina”, comunica a sua sorella.
Harry
vuole uscire da lì e vuole farlo subito. Ignorando il
richiamo di sua sorella, torna in corridoio e supera una serie di
stanze prima di trovare quella che stava cercando.
In
cucina c'è un via vai di gente, che entra per prendere da bere e poi
torna a ballare o a fare qualunque altra cosa stesse facendo. Gli
unici “fissi” sono due ragazzi seduti al tavolo: uno di loro sta
facendo un tatuaggio all'altro.
Harry per un attimo non crede ai
suoi occhi, ma poi deve arrendersi all'evidenza. Nonostante
l'illuminazione non sia delle migliori e l'ambiente sia ben lontano
dall'essere adatto a una pratica del genere, un ragazzo biondo e
pallido, in canottiera, coperto a sua volta da tatuaggi, sta tatuando
sul braccio un ragazzo moro, che indossa un cappello di lana e sta
bevendo quello che sembra essere un Bloody Mary. Almeno il tatuatore
improvvisato sta usando dei guanti.
Il
riccio distoglie l'attenzione dalla strana coppia e, dopo aver
localizzato il congelatore, si prende una birra, scegliendola a caso
tra tutte quelle stipate al suo interno. L'idea di tornare in sala da
pranzo e vedere di nuovo Louis e Ashton gli fa attorcigliare lo
stomaco, perciò decide di rimanere a guardare l'operato del
tatuatore, sperando di non risultare inopportuno.
“Ehi,
ti serve aiuto con quella?”, domanda il suddetto, sollevando la
testa dal tatuaggio e lanciando un'occhiata in direzione della
bottiglia di birra di Harry, prima di passare un fazzoletto sul
braccio dell'altro ragazzo, per pulire via l'inchiostro in eccesso.
Harry
guarda la bottiglia che ha in mano, poi guarda il ragazzo davanti a
sé. Non sembra un tipo “sospetto” o uno che metterebbe della
droga nella sua birra a seguito di un qualche elaborato trucchetto di
magia. Certo, sta tatuando illegalmente un ragazzo probabilmente
minorenne nella cucina di una casa affittata da qualcuno che Harry
conosce a mala pena ma che non gli ispira molta fiducia, però non è
che lui possa permettersi di criticare quando si tratta di
tatuaggi illegali fatti a dei minorenni.
“Non
so come aprirla”, ammette.
“Da'
qua”.
Harry
gli passa la birra e osserva con meraviglia l'altro ragazzo aprirla
coi denti e sputare il tappo nel lavandino.
“Uhm,
grazie”.
“Io
sono Tom e lui è...come hai detto che ti chiami?”.
Il
ragazzo moro alza brevemente lo sguardo sul riccio.
“Calum”.
“Io
sono Harry”.
Tom
ha un sorriso obliquo dipinto sul volto.
“Vai
ancora al liceo, vero?”.
Harry
arrossisce. Sgamato al primo colpo.
“Sì,
sono qui con, uhm, mia sorella. Va all'università con Ashton”,
spiega.
Tom
riprende a tatuare Calum.
“Deduco
che Ashton sia il padrone di casa o l'organizzatore della festa”,
replica. “Non lo conosco, mi ha portato qui la mia ragazza. Non
credo che lei lo conosca, è stata invitata da un'amica”.
Harry
rimane in silenzio a osservare l'altro ragazzo. La porta della cucina
è chiusa e il suono della musica giunge ovattato. Il ronzìo della
macchinetta per tatuaggi è in qualche modo rilassante. Anche Calum
smebra pensarla allo stesso modo, perché ogni tanto sembra sul punto
di addormentarsi.
“Lo
fai di mestiere?”, domanda Harry.
“Non
esattamente. Sono appena uscito dall'Accademia. Sto cercando di farmi
una clientela tramite il passaparola nella speranza di mettere da
parte un gruzzoletto e riuscire ad aprire un centro nel giro di un
paio di anni”. Tom rivolge lo sguardo di nuovo a Harry. “So che
non è esattamente legale però devo arrangiarmi”.
“Capisco”,
ribatte questi, bevendo un sorso di birra.
“Tu
hai dei tatuaggi?”, domanda Tom.
Il
riccio non sa se l'altro ragazzo voglia fare conversazione con lui
per gentilezza o perché realmente interessato. Poco importa, gli
serve come distrazione. Lui non è un tipo solitamente poco propenso a
parlare con gli sconosciuti, anche se il glee club lo ha un po'
aiutato a sciogliersi, però non c'è niente di male a scambiare
quattro chiacchiere con qualcuno che è stato gentile e che,
soprattutto, non lo ha preso in giro per essere un liceale. Conoscere
gente nuova non è poi così male.
“Sì,
uno. Una stella sul braccio”.
Tom
ridacchia.
“Pensavo
fossero passate di moda”.
Harry
arrossisce.
“Sto
scherzando. I tatuaggi sono personali e nessuno ha il diritto di
criticare quello che un'altra persona decide di imprimersi sulla
pelle. Specialmente un tatuatore”, corregge il tiro Tom, alzando la
testa per fargli l'occhiolino.
Harry
sorride. Gente continua a entrare e uscire dalla cucina. Alcuni si
soffermano qualche istante a guardare Tom, altri non lo degnano di
uno sguardo. A un certo punto un tizio, visibilmente ubriaco e
barcollante, scontra il tavolo col fianco. Tom lo fulmina con lo
sguardo, mentre Harry trattiene il fiato. Per fortuna questo piccolo
incidente non ha ripercussioni sul tatuaggio.
“Fammi
indovinare, tua sorella ti ha mollato per stare coi suoi amici?”.
Harry
scuote il capo.
“No,
in realtà sono io che ho mollato lei e i miei amici per evitare una
certa, ehm, situazione”.
Tom
annuisce come se sapesse a cosa stia alludendo Harry. Qualche minuto
dopo, fa ingresso in cucina una ragazza coi capelli biondo platino e
in visibile stato di gravidanza. Il riccio pensa che le stranezze
a questa festa sembrano non finire mai. Ed è appena arrivato.
“Non
hai ancora finito?”, domanda la nuova arrivata, poggiando una mano
sulla spalla di Tom. Deve essere la sua ragazza.
“Ci
siamo quasi”, risponde Calum.
La
ragazza (donna?) sposta lo sguardo su Harry.
“Tu
sei il prossimo?”.
Harry
fa un passo indietro.
“No,
no, io sto solo guardando”.
La
bionda aggrotta le sopracciglia.
“Quanti
anni hai?”.
Harry
rischia di soffocare con la birra.
“Quasi
diciassette”, replica, dopo aver deglutito.
“Quasi
diciassette è un modo figo per dire sedici?”.
Harry,
suo malgrado, ride.
“Qualcosa
del genere”.
La
ragazza tende una mano verso di lui.
“Io
sono Lou, piacere”.
Harry
stringe la sua mano.
“Sono
tutti amichevoli alle feste universitarie?”, scherza.
Lou
fa un mezzo sorriso.
“Presumo
di sì”, replica. “Non è che io ci venga spesso, comunque, visto
che l'università non la frequento neanche”.
Harry
la trova accattivante. Una di quelle ragazze per le quali perderebbe
la testa, se non fosse che la sua testa è già bella che andata per
qualcun altro. C'è in lei qualcosa di sensuale, nonostante indossi
un semplice maglione di lana, largo e lungo, sui dei leggins pesanti
e sia, beh, molto incinta.
È il suo modo di porsi a renderla intrigante, il fatto che
sia sicura di sé stessa e spigliata.
“Harry,
ti prego di asciugarti la bava dalla bocca, visto che è con la mia
donna che stai parlando”, si intromette Tom. Il sorriso che ha
sulle labbra rassicura il riccio sul fatto che stia solo scherzando.
Lou
incrocia le braccia sul petto.
“Io
non sono la donna di nessuno, cavernicolo che non sei altro”.
Tom
scoppia a ridere.
“Quello
che vuole dire Lou è che siamo una coppia aperta”, spiega,
muovendo le sopracciglia in maniera allusiva.
Calum
sputa il sorso del cocktail che ha appena bevuto. Harry è paonazzo.
Cos'era quello di Tom? Un invito?
“Sto
scherzando, liceale”, afferma il ragazzo qualche agonizzante
secondo di silenzio dopo. “Ci sposiamo il mese prossimo, sperando
che il bambino non decida di nascere prima”.
“O
la bambina”, aggiunge Lou.
“Auguri”,
dice Harry. “Comunque, sarà meglio che vada a cercare i miei amici
prima che pensino che qualcuno mi abbia ucciso”.
Nonostante
non abbia molta voglia di tornare da Louis, è tempo di trovare gli
altri e provare a godersi questa festa. Non è mica venuto per
starsene nascosto in cucina.
“Divertiti,
ragazzino”, lo saluta Tom.
“E
fai pace con la tua ragazza”, dice Lou. Intuitiva.
Harry
è già sulla porta quando ci ripensa.
“Senti,
Tom, non è che potresti lasciarmi il tuo numero?”.
Tom
solleva la testa dal tatuaggio quasi ultimato e lo guarda con
un'espressione divertita.
“Mi
lusinghi, seriamente, ma giuro che stavo scherzando quando ho
detto che io e Lou siamo una coppia aperta”.
Harry
scoppia a ridere.
“No,
è che, uhm, vorrei farmi un nuovo tatuaggio, prima o poi, e ho visto
che sei bravo, quindi-”.
“Ok,
perfetto, passami il cellulare che te lo scrivo”.
Quando
Harry esce dalla cucina scopre che nel piccolo mondo relativamente
isolato nel quale ha passato gli ultimi venti minuti si stava meglio.
Il corridoio è stipato di gente e la musica è insopportabilmente
alta. In più, non sa dove andare a pescare i suoi amici. È sul
punto di tornare in sala da pranzo quando qualcuno lo afferra per il
braccio.
“Ehi,
amico, dove diavolo ti eri andato a cacciare?”, domanda Josh.
“Louis e tua sorella ti stanno cercando dappertutto”.
Harry
prova un briciolo di senso di colpa al pensiero che sua sorella possa
essere preoccupata per lui.
“Ero
a prendermi da bere”, afferma.
Josh
lo guarda scettico.
“Vieni
a ballare?”, domanda Michael. “Guarda cosa ho trovato!”.
Harry
non risponde immediatamente alla richiesta dell'altro ragazzo ma si
sofferma a osservare i sottili tubicini colorati che l'altro gli
sventola in faccia.
“Quindi?”.
“Si
chiamano starlight, o qualcosa del genere”, spiega Michael,
facendoglisi più vicino per riuscire a farsi sentire. “Devi
piegarli fino a spezzarli e si illuminano. Puoi metterli intorno al
collo. Di là ce l'hanno tutti”.
Harry
non è granché entusiasta all'idea di usare questi starlight ma lo è
ancora meno alla prospettiva di ballare. Non è neanche lontanamente
brillo.
“Sapete
dove sono gli altri?”.
“Louis
e Gemma ti stavano cercando, adesso non so dove siano finiti, e
l'ultima volta che ho visto Niall, Zayn e Liam stavano mangiando”,
risponde Josh.
Michael
si avvicina a Harry col sorriso sulle labbra. Il riccio resiste alla
tentazione di fare un passo indietro e solleva un sopracciglio.
L'altro ragazzo spezza lo starlight e glielo avvolge attorno al
collo, senza che lui abbia il tempo di protestare. Le luci del
corridoio sono accese, quindi l'effetto delle luci chimiche non è
ancora evidente.
“Sembro
un deficiente, adesso, grazie”, borbotta.
Michael
passa un tubicino colorato a Josh e ne spezza uno anche per sè.
“No,
è divertente!”.
Harry
sospira. Non sa esattamente cosa si aspettasse da questa festa, ma di
certo non avrebbe immaginato che si sarebbe arrabbiato con Louis dopo
neanche venti minuti ed essere costretto a evitarlo per il resto del
tempo.
“Andiamo
a prendere da bere e balliamo!”.
Michael
lo prende sotto braccio, ignorando le sue proteste, e fa cenno a Josh
di seguirlo.
L'aria
nel salotto-discoteca è pesante. Harry sente vibrare la
musica fin dentro le ossa ed è sicuro di avere già iniziato a
sudare. Oggettivamente non ha nessun problema con gli spazi chiusi e
affollati, ha solo problemi con le attività che non gli piace fare
da sobrio, tipo ballare.
Michael
lo tiene per il polso e lo trascina in mezzo alla mischia. Il
pavimento è appiccicoso e l'odore dell'alcool nauseante.
“Voi
due aspettatemi qui, io vado a prendere da bere”, annuncia. “Cosa
volete che vi porti?”.
“Qualcosa
di forte”, urla Josh.
“Io
ho già da bere”, replica Harry.
Michael
fa spallucce.
“Figa
questa festa!”, osserva Josh, iniziando a muoversi a ritmo di
musica. “E fighe le ragazze!”.
Harry
si sente in trappola. Se mollasse Josh e Michael sarebbe costretto a
vagare alla ricerca degli altri, probabilmente invano. Se restasse
dovrebbe ballare, ma lui non ci riesce senza aver bevuto. I suoi
muscoli proprio non collaborano quando è sobrio. Per cercare di
accelerare il processo di inebriamento si scola quello che rimane
dentro la bottiglia in un unico, singolo sorso.
Josh
gli dà una pacca sulla spalla.
“Complimenti!”.
Quando,
qualche minuto dopo, Michael ritorna con tre bicchieri di chissà che
cocktail, Harry gli è grato per non averlo ascoltato.
“Che
roba è?”, domanda, afferrando il bicchiere offertogli dal ragazzo
platinato.
“Non
lo so, ci ho buttato dentro cose a caso”.
“Lo
hai fatto tu?”.
Michael
annuisce, facendogli l'occhiolino, prima di bere un sorso della sua
invenzione.
Harry
osserva la sua faccia contorcersi in una smorfia disgustata.
“Ho
un po' esagerato col gin. O era tequila. Non lo so”.
Harry
scoppia a ridere e prende un sorso anche lui. Il cocktail è atroce e
brucia maledettamente, però almeno servirà allo scopo.
Incoraggiato
dagli altri due, il riccio prova a ballare. A volte il segreto per
divertirsi e fare finta di divertirsi. All'inizio è dura,
però dopo un po' si smetterà di pensare che è tutta finzione e si
comincerà a illudersi che sia vero.
La
musica è inascoltabile, la gente gli sta attaccata da tutti i lati,
infilandogli gomiti o altre parti del corpo nei fianchi o nelle
clavicole, però, dopo un altro cocktail – cortesia di Josh, questa
volta – Harry comincia a sciogliersi e a non essere più così
annoiato. Nessuno lo ha toccato in maniera inappropriata o invaso il
suo spazio con intenzioni poco nobili – questa è la fortuna
di essere maschi – quindi, tutto sommato, non sta andando male.
Michael, sebbene non accenni a staccargli gli occhi di dosso, sta
tenendo le mani a posto. Josh un po' meno, ma almeno non le sta
mettendo addosso a lui. Le ragazze con le quali sta ballando
non si lamentano, per fortuna.
Harry
ha appena raggiunto uno stato di pace interiore – non se la sta
spassando ma non ha neanche voglia di scappare e rinchiudersi
di nuovo in cucina – anche se il pensiero di Louis ogni tanto lo
punzecchia dall'angolo della sua mente dove ha cercato di riporlo,
quando qualcuno gli mette una mano attorno a un bicipite e lo
trascina via dalla massa di gente che balla.
“Gemma!”,
urla, una volta in corridoio.
“Dove
cazzo eri andato a finire, coglione che non sei altro?”.
Sua
sorella lo colpisce sul capezzolo con un dito (fa male). Ha
gli occhi rossi e il cerchietto precedentemente posizionato sulla sua
testa adesso le pende dal collo a mo' di collana.
“Hai
bevuto?”.
“No,
sei pazzo? Ho solo fumato un po'!”.
“Solo?!”.
“Tranquillo,
mi passerà prima che ce ne andiamo da qui. Mi vuoi dire che fine hai
fatto?”.
“Stavo
ballando con gli altri”.
“Prima!”.
Harry
si massaggia gli occhi con le mani. Adesso che è brillo ha ancora
più caldo e non è molto propenso al fatto che qualcuno gli urli
contro.
“Te
l'avevo detto che sarei andato a prendermi da bere in cucina”.
Gemma
agita le mani in maniera inarticolata.
“Louis
stava impazzendo, deficiente!”
“Stava?”.
Harry solleva un sopracciglio. “Dov'è adesso?”.
“Sta
giocando a beer pong con Liam”.
Harry
decide di togliersi il maglione.
“Liam?”,
domanda, dopo aver liberato la testa dal buco del maglione ed essersi
malamente sistemato i capelli. Per un attimo contempla l'idea di
mollare il maglione sul corrimano delle scale, poi però arriva alla
conclusione che non è il caso di rischiare di perdere un capo
d'abbigliamento così costoso e se lo lega in vita.
“Non
è Liam quello con la faccia da cucciolo e la voglia sul collo?”.
Harry
annuisce.
“E
anche quello con un solo rene, ma se per lui non è un problema...”.
Gemma
si stringe nelle spalle.
“Zayn
e Niall invece stanno giocando al Gioco della Bottiglia”, lo
informa.
Harry
ridacchia.
“Caspita,
è la tua occasione, unisciti a loro!”.
La
ragazza mette il broncio.
“Hanno
limonato”.
Harry
spalanca così tanto gli occhi che ci manca poco che le sopracciglia
incontrino i capelli.
“Z-zayn
e Niall?”, balbetta.
“Sì”.
Harry
avrebbe voluto vederli. Ci vuole un bel coraggio.
“Come
fai a saperlo? Li hai spiati?”.
Gemma
arrossisce.
“Ero
lì nei paraggi e li ho visti. Devo ammettere che è stato abbastanza
sexy, anche se ci hanno messo poca lingua”.
Harry
scoppia a ridere. Gemma gli dà un piccolo spintone.
“Smettila”,
implora. “Io torno dai miei amici. Tu che ne dici di andare a
parlare con Louis?”.
Harry
si irrigidisce. È consapevole che Louis non abbia fatto
niente di male, però, semplicemente, non riesce a sopportare il
fatto che all'altro ragazzo possa interessare, anche
superficialmente, Ashton. Lui stravede per Louis e il
pensiero che questi possa guardare un altro ragazzo con gli
stessi occhi coi quali guarda lui gli fa ribollire il sangue nelle
vene. Stare con Eleanor per fare finta di essere etero è un conto,
guardare un altro maschio in questo modo è decisamente un altro.
Sì, forse Harry vuole punirlo.
“Preferisco
tornare a ballare”.
“Da
quando ti piace ballare?.
“Da
adesso”, afferma Harry, tentando di suonare convinto. “Mi
raccomando, non consumare altre sostanze stupefacenti che sei
responsabile di almeno tre vite stasera, oltre la tua, ovviamente”.
Mentre
Harry sta cercando di farsi strada in mezzo alla folla, viene
afferrato per la spalla da un tipo che si regge in piedi a mala pena.
“Ehi,
amico, hai un po' di MD per caso?”, biascica lo sconosciuto,
avvicinandosi al suo orecchio.
Il
riccio se lo scrolla di dosso.
“Ma
ti pare?”.
Non
appena Michael si accorge del suo ritorno, gli offre subito da bere
quello che c'è nel suo bicchiere. Harry non domanda neanche di che
si tratti prima di afferrare con due dita una delle cannucce e
assaggiare.
Michael
ride di gusto di fronte all'espressione schifata di Harry dopo aver
provato il suo tentativo abortito di Cuba Libre.
“Dillo
che stasera mi vuoi avvelenare!”, urla.
Michael
gli poggia una mano su un fianco e accosta il viso al suo orecchio.
“No,
voglio solo farti ubriacare”, sussurra, indugiando con le labbra
sul suo orecchio per qualche secondo di troppo. Ok, Harry è
lusingato dalle sue attenzioni, però no. Con la scusa di
ballare si allontana. Michael continua a guardarlo con quel sorriso
sghembo e vagamente malizioso col quale l'ha guardato tutta la sera.
Per un attimo il riccio pensa che flirtare con Michael sarebbe un
ottimo stratagemma per far ingelosire Louis, ma ci sono almeno tre
controindicazioni a questo insano piano: uno, Louis non lo ha fatto
ingelosire di proposito quindi sarebbe crudele, due, Michael non
merita di essere usato in questo modo, tre, Louis non è lì.
A
un certo punto, la musica si interrompe di botto e le luci si
accendono senza preavviso. Ci vuole un po' prima che tutti –
momentaneamente abbagliati – si riabituino alla luce. Harry stesso
deve sbattere gli occhi un bel po' di volte.
“Mancano
tre minuti alle mezzanotte”, annuncia una voce. Si tratta di
Ashton, che stringe in mano un microfono e si trova alla console del
DJ, il quale pare abbastanza seccato dall'interruzione. “Mi sembra
giusto fare il conto alla rovescia tutti insieme, che ne dite?”.
Harry
si guarda intorno. C'è davvero tanta gente, e altra ne giunge dalle
altre stanze, richiamata dall'invito di Ashton. Alcuni hanno il viso
sconvolto dalla stanchezza e dall'alcool, altri sembrano ancora pieni
di energia e pronti a tirare avanti per un bel po'. Harry nota come
molti di loro sembrino, o siano, più che maggiorenni. Chissà se
hanno notato la presenza di ragazzi del liceo a una festa chiaramente
non pensata per loro. Non che alle feste – poche – alle quali è
stato Harry ci fosse meno alcool o musica più sobria, ma di sicuro
c'era meno gente.
Ashton
è salito in piedi su una sedia, aiutato da alcuni amici. Ha le
braccia piene di braccialetti luminosi e la bandana avvolta attorno
al collo. Harry ha provato - e prova – attrazione per un solo
ragazzo nella sua vita, però deve ammettere, suo malgrado, che
Ashton sia bello. È
semplicemente
innegabile.
Improvvisamente ha la nausea.
“Sapete
che è tradizione baciare qualcuno allo scoccare della mezzanotte”,
dice il ragazzo. “Quindi vi invito a farlo, perché chi bacia a
Capodanno bacia tutto l'anno!”.
“E
tu? Chi bacerai?”.
Urla
una ragazza in mezzo alla folla.
“Io
sarò troppo impegnato a fare il conto alla rovescia, ci penserò
dopo”, replica Ashton, facendole l'occhiolino.
Harry
sente la mano di Michael poggiarsi alla base della sua schiena e
l'altro ragazzo farsi più vicino, nello stesso momento in cui Ashton
inizia il countdown, mentre i suoi amici di prima si schierano sotto
di lui con delle bottiglie di spumante in mano, pronti a stapparle.
Se
ci fosse stato Louis, in questo momento, Harry...non avrebbe potuto
baciarlo. Però almeno lo avrebbe avuto vicino. Perché è stato così
stupido da evitarlo per tutto il tempo quando Louis è l'unica
persona che desidera sempre e comunque al suo fianco?
“3,
2, 1...Buon Anno!”.
Michael
preme la mano sulla schiena di Harry. Quest'ultimo crede che lo stia
chiamando e non fa neanche in tempo a voltare del tutto la testa
verso di lui che l'altro ragazzo lo bacia. Il riccio è troppo
shockato per reagire, mentre Michael gli prende il viso tra le mani e
le urla degli invitati spruzzati di spumante riecheggiano nella sua
testa. Le labbra di Michael sono umide, morbide e...sbagliate.
“Michael,
no”. Harry lo spinge, forse un po' troppo bruscamente, e si
allontana di qualche passo.
Gli
occhi dell'altro ragazzo sono spalancati e offesi.
“Per
una volta, Harry, che ti costa?”, implora. È
ubriaco e ferito. Harry si sente in colpa perché avrebbe dovuto
essere chiaro con lui, parlargli onestamente e forse, forse,
non sarebbero arrivati a questo punto.
“Mi-mi
dispiace”, balbetta Harry, indietreggiando.
Michael
tende una mano verso di lui, speranzosamente. Harry scuote e il capo
e si volta.
Nella
sua fuga fuori dalla stanza non si accorge di essere seguito, finchè,
giunto ai piedi delle scale, dove si ferma a prendere fiato, non
viene costretto a voltarsi da una mano che lo strattona per il
braccio.
“Louis”,
mormora, esterefatto, trovandosi di fronte la persona che ha lo ha,
inavvertitamente, ferito e che lui ha, consapevolmente, ferito a sua
volta.
“Vieni
con me”, sibila l'altro ragazzo, con voce ferma e sguardo di
ghiaccio.
Basta
questo a Harry per capire che Louis ha visto.
“Dov-”.
Louis
lo trascina per il polso su per le scale. Harry, stasera, ha
sbagliato tutto.
***
NOTE:
in
una recensione mi è stato posto un quesito molto interessante. A
dire il vero ci avevo pensato anch'io, tempo fa, a fare questa
precisazione, però poi mi è passato di mente. La domanda è: in che
periodo immagino i ragazzi?
Sebbene
credo che, a questo punto, ognuno di voi li immagina ormai in un
certo modo, io, per quanto mi riguarda, li ho sempre immaginati come
erano quando li ho “conosciuti”, cioè durante l'Up All Night
Tour (prima metà del 2012, per intenderci). Lo so che all'epoca
Harry non era tanto più alto di Louis, però certo aveva già
cominciato a distanziarsi dall'altro ragazzo, rispetto a quando erano
alti uguali. Certamente ogni tanto mi “confondo”, cioè a volte
li immagino come erano a X Factor oppure mi faccio influenzare da
come sono adesso, però fondamentalmente, i One Direction della mia
storia sono così.
Un
ultima cosa: Gemma in questa storia ha vent'anni, quindi la differenza di età tra lei
e Harry è di quattro anni (nella realtà sono tre? Boh).
Ah,
il titolo è ispirato al tweet di Harry e ha un doppio senso (il
senso reale del tweet è ancora ignoto però mi piace pensare che
Harry abbia scelto questa frase proprio per il fatto che possa essere
interpretata in modi differenti).
Grazie
a tutti voi che mi leggete e mi scrivete! Alla prossima!
|
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Capitolo 38 *** It all comes out in the wash (pt. 2) ***
larry 37
Louis
lascia la presa sul braccio di Harry solo quando si ritrovano davanti
alla “stanza dei cappotti”. Il riccio si massaggia il polso e
osserva accigliato la nuca dell'altro ragazzo.
“Louis”,
prega.
Louis
gira la maniglia e spinge la porta col piede, mentre con una mano
tira Harry per la maglia per costringerlo a entrare. C'è qualcosa di
minaccioso nei suoi atteggiamenti e nel suo mutismo. Harry non è
spaventato, ma vuole essere cauto, perché
non sa esattamente come gestire
un Louis apparentemente furioso, che per di più non parla.
Quando
l'altro ragazzo si chiude la porta alle spalle - tagliando fuori il
resto del mondo, oltre l'unica fonte di luce, proveniente dal
lampadario in corridoio – la stanza viene inghiottita
dall'oscurità.
Harry
prova un attimo di panico, perciò allunga istintivamente un braccio
verso il muro. Solo che non è il muro che trova, perché la sua mano
affonda in mezzo alla sfilza di cappotti appesi ai supporti attaccati
alle pareti. Le grucce tintinnano e Harry si ritrova completamente
disorientato finché Louis non accende la luce.
Il
riccio si volta verso di lui ed è sul punto di aprire la bocca
quando Louis si gira verso la porta e la chiude a chiave. Il rumore
metallico fa scorrere i brividi lungo la schiena di Harry. Se non
conoscesse Louis come lo conosce a questo punto comincerebbe a
sospettare che l'altro ragazzo lo abbia portato lì dentro per
poterlo uccidere lontano da orecchie indiscrete. Il pensiero lo fa
quasi scoppiare a ridere. Quasi. Lo sguardo di Louis urla omicidio!,
sebbene non sia – presumibilmente – sul punto di commetterne uno.
Harry
ha solo bisogno di spiegargli che si è trovato in una situazione
scomoda e che mai si sarebbe sognato di baciare un ragazzo che
non fosse lui. La sua unica colpa è quella di aver permesso a
Michael di crearsi delle false speranze. E, beh, quella di aver
ignorato Louis tutta la sera.
L'altro
ragazzo ha a malapena fiatato da quando sono lì dentro. Nonostante
Harry sappia quello che deve fare, lo sguardo duro e impenetrabile –
sul serio, cosa gli sta passando per la testa in questo momento? - di
Louis gli fa gelare il sangue.
“Lou,
dì qualcosa”, implora.
Louis
avanza verso di lui, con passo lento e calcolato, come un cacciatore
che ha individuato la sua preda. Harry indietreggia fino a toccare il
muro. L'omicidio è ancora fuori discussione, come qualsiasi altro
tipo di violenza, ma cosa succederebbe se Louis cominciasse a
urlargli contro, a mettere in discussione la sua onestà e suoi
sentimenti? Non sa se è pronto ad affrontare un Louis incazzato, che
gli fa più paura di quanto gliene abbia mai fatta chiunque altro
nella sua vita. Eppure Harry potrebbe argomentare a qualsiasi accusa
dell'altro ragazzo, se solo Louis aprisse quella dannata bocca e la
smettesse di guardarlo come se volesse ridurlo a pezzettini. Uscire
da questa situazione sarebbe semplice, parlandone.
Quando
si trova a un passo da lui, Louis fa l'ultima cosa che Harry si
sarebbe aspettato - tenendo in considerazione lo sguardo di ghiaccio
e la mascella serrata che di solito non promettono niente di buono -
vale a dire si lancia, letteralmente,
verso di lui e lo bacia.
Harry
non è solo sorpreso ma anche ferito: Louis gli ha fatto
sbattere la testa contro la parete, nella foga di baciarlo, ed è per
questo che lui non reagisce al bacio, troppo impegnato a preoccuparsi
di un'eventuale commozione cerebrale.
“Scusa”,
mormora l'altro ragazzo, deviando l'attenzione sul suo collo.
Harry
poggia le mani sulle sue spalle. La ragione gli dice di spingerlo
via, ma l'istinto lo porta a piegare la testa di lato per dargli
maggiore accesso. Se Louis ha voluto saltare il litigio per arrivare
direttamente a questo, tanto meglio. (La ragione continua a
ripetergli che no, dovrebbero parlare prima, che Louis è ubriaco e
arrabbiato e che se quando si ingelosisce si eccita, non è
una cosa positiva, ma Harry è in conflitto con lei in questo
momento, e poi che ne sa lei di cosa è positivo e cosa no?).
“Harry,
Haz, Curly”, mormora Louis, le labbra incollate al suo
collo. “Non puoi immaginare quanto voglio, desidero, fare sesso con
te, non immagini”.
Qualunque
altra cosa Louis stia biascicando contro la sua pelle è inghiottita
dal ronzìo nella testa di Harry, dall'improvvisa scarica di
eccitazione che lo attraversa e che fa fluire il suo sangue dal
cervello verso il basso.
Il
riccio affonda una mano nei capelli di Louis e inspira forte l'aria
attraverso il naso, sopraffatto.
La
compostezza, la rigidità che l'altro ragazzo ha ostentanto fino a un
minuto prima sono solo un ricordo. Louis è rilassato, anche se si
sta aggrappando con le mani ai fianchi di Harry come se ne andasse
della sua stessa vita, mentre bacia, morde e marchia il suo
collo. Sta lasciando dei segni, ma Harry decide di non
preoccuparsene, urlando un bel chissenefrega alla sua ragione
impicciona.
“Credi
che non ci pensi a quanto sarebbe bello scoparti, Harry? Ci penso
sempre, sempre, sempre. Non hai idea di cosa mi fai. Sto impazzendo”.
Nonostante
lo strascico col quale Louis le pronuncia, segno che sia quantomeno
brillo, le sua parole stanno avendo un certo effetto su di
Harry.
“Possiamo
farlo adesso? Lo vuoi? Mi vuoi?”, ansima Louis.
Harry
chiude gli occhi. Sempre, ti voglio sempre, pensa, però non è
il momento né il luogo adatto per donare la sua verginità a
Louis. Un giorno...
“Lou,
ascolta”, prega, cercando di controllarsi. “Non qui, non poss-”.
Louis
lo interrompe, catturando le sua labbra in un bacio che è così
intenso che Harry è sul punto di cedere perché come potrebbe
resistere?
L'altro
ragazzo riesce a sollevare la sua maglia e a infilare sotto una mano,
premendo i polpastrelli contro il suo addome, rigido e teso. Harry
sta trattenendo il respiro ma non vuole staccare le labbra da quelle
di Louis, non vuole che la sua lingua smetta di carezzare la propria,
languidamente ma con intento, non vuole che tutto finisca.
Louis gli è mancato così tanto questa sera, gli manca sempre quando
non si trova all'interno del suo spazio vitale. È da matti.
Louis
si ferma per prendere fiato, respirando sulle sue labbra.
“Harry”,
sussurra, le pupille dilatate e le labbra così rosse.
Il
riccio deglutisce. Louis non può essere così bello, è un attentato
alla sua salute mentale. Distratto dalla sua bellezza, non si accorge
che una mano dell'altro ragazzo è scesa verso il cavallo dei suoi
pantaloni, fino a quando Louis non sfiora la sua erezione con le
nocche.
Harry
trattiene il fiato. Lo sguardo di Louis è implorante, sofferente
quasi, mentre si morde le labbra, lasciandovi l'impronta dei propri
denti.
“Posso
farti un pompino?”.
Una
vampata di calore attraversa il corpo di Harry. È quasi sicuro che
le sue orecchie stiano andando a fuoco. Non si dicono queste
cose.
“L-ou”,
balbetta, grattando con le unghie il muro dietro di sé, come a
volersi scavare una via d'uscita. Non che sia contrario
all'idea proposta da Louis, solo che...ha paura. Che qualcuno li
scopra, che Louis non lo voglia veramente, che qualcosa vada storto.
“Per
favore”, implora Louis, guardandolo attraverso le ciglia, mentre
continua a mordersi il labbro inferiore, dal quale Harry non riesce a
staccare gli occhi. Se c'è una cosa che a Louis riesce proprio bene
è essere persuasivo. “Per favore”.
Harry
pensa che dovrebbe essere lui quello a pregare, non il contrario.
Louis
lo fissa senza sbattere ciglio, determinato ad abbattere le sue
barriere, sfiorando di nuovo la sua erezione con calcolata
casualità.
“Se
proprio insisti”, scherza Harry, emettendo una risata tremolante e
forzata. Il cuore gli batte all'impazzata e il ronzìo nella sua
testa è duplicato. Lui e Louis non hanno molte occasioni per fare
queste cose, quindi ogni volta si sente su di giri come se stesse per
salire fare un tuffo nel vuoto.
Louis
gi regala un sorrisetto diabolico, gli occhi scintillanti di malizia
mentre fa un passo indietro e lo squadra da capo a piedi. Ci manca
solo che si lecchi le labbra per sembrare un predatore sul punto di
sbranare la propria vittima. Harry, metaforicamente parlando, non
vede l'ora.
L'altro
ragazzo scioglie il nodo del maglione che Harry ha legato in vita.
Non c'è esitazione nei suoi movimenti, non c'è più quella specie
di incertezza delle prime volte che hanno fatto qualcosa.
Harry non sa se stia fingendo – e se lo sta facendo lo sta facendo
maledettamente bene – o se
il fatto di sapere di avere il controllo su di lui contribuisca a
dargli sicurezza. Nonostante la frenesia con la quale ha iniziato,
Louis non sembra neanche particolarmente affetto dall'alcool. Dopo
che Harry gli ha dato l'ok, ha assunto il controllo e riacquistato la
compostezza che aveva perduto dopo essergli saltato addosso.
Il
riccio osserva in silenzio Louis stendere il suo maglione per terra e
non ha neanche la forza di protestare (è un maglione che costa
almeno duecento sterline e non è stato certo pensato per fare da
appoggio alle ginocchia
di qualcuno).
Dopo
avergli stampato un bacio sulle labbra – lento e carico di promesse
– Louis si inginocchia davanti a Harry, che continuare a grattare
il muro dietro di sé, in mancanza di un impiego migliore per le sue
mani. L'altro ragazzo lo guarda di sotto in su, con sguardo fermo e
deciso, quasi sfidandolo a interromperlo, poi sfila il bottone dei
suoi jeans dall'asola, continuando a mantenere il contatto visivo.
Harry non è mai stato così eccitato in vita sua e si domanda se sia
possibile avere un infarto in situazioni come queste, perciò
distoglie lo sguardo per un attimo, rivolgendolo al soffitto, mentre
il rumore della zip e il suo respiro affannato colmano il silenzio –
quasi surreale, se si pensa al casino che c'è fuori – della
stanza.
Quando
si accorge che Louis non ha ancora fatto niente, Harry riporta
l'attenzione su di lui. Solo quando incrocia di nuovo il suo sguardo,
Louis annuisce impercettibilmente e, afferrando i suoi pantaloni con
tutte e due le mani, li tira giù. Non c'è riscaldamento nella
stanza, quindi le cosce di Harry sono colpite dall'aria frizzante.
Louis trattiene un attimo il respiro e questo è l'unica reazione che
tradisce il suo coinvolgimento.
Quando
l'altro ragazzo poggia una mano a coppa sulla sua erezione, Harry
grugnisce e chiude gli occhi, prima di riaprirli un secondo dopo,
consapevole del giochetto di Louis, che vuole essere guardato
per andare avanti. È un demonio.
Louis
avvicina il viso al rigonfiamento nelle mutande di Harry e ci
strofina la guancia, sospirando di piacere, come se non avesse
aspettato altro, mentre infila le dita nell'elastico dei suoi boxer.
Harry non fa neanche in tempo ad abituarsi all'idea che c'è solo uno
strato di tessuto a separare il viso di Louis dal suo membro che
Louis gli abbassa le mutande e si ritrova faccia a faccia col
suddetto membro. E stavolta, sul serio, si lecca le labbra.
Harry potrebbe morire.
Louis
sbatte le palpebre un paio di volte, poi avvicina di nuovo il viso
all'erezione scoperta di Harry, che spinge il bacino in avanti.
Proprio quando è sicuro che Louis stia finalmente per poggiare la
bocca sul suo pene, l'altro ragazzo posa inaspettatemente le labbra
sul suo interno coscia, accarezzandolo e baciandolo. Harry morirà.
Louis
va avanti a stuzzicare le sue cosce con la bocca per un po',
prendendosi il suo tempo, prima di circondare il membro di Harry con
la mano e alzare di nuovo gli occhi verso di lui. Harry annuisce
ripetutamente ed è solo perché gli è rimasto ancora un po' di
orgoglio che non implora. L'altro ragazzo muove la mano su e giù,
lentamente, la punta del pene di Harry vicinissima alle sue labbra,
leggermente aperte e umide.
A
differenza della prima e unica volta che Louis gli ha fatto
una cosa del genere, stavolta sembra sapere esattamente cosa stia
facendo. Forse non è poi così ubriaco, oppure è uno di quegli
ubriachi che riescono a concentrare tutta la loro attenzione su un
unico obiettivo e riescono a farlo bene. E, a differenza di
quella prima e unica volta, Harry è quasi completamente lucido e
vigile. Non ricorda di avere provato queste sensazioni.
Louis
finalmente, finalmente, si decide a leccare, facendo scorrere
la lingua dalla base fino alla punta, lentamente. Qui posiziona le
labbra come se volesse baciarla, invece le schiude e la accoglie
dentro. Harry non riesce a trattenere una specie di ruggito e tira
indietro la testa, scontrandola contro il muro, alzando allo stesso
tempo gli occhi al cielo e sbattendo un pugno sulla parete. E Louis
ha appena iniziato.
Quando
Harry trova il coraggio di abbassare di nuovo lo sguardo sull'altro
ragazzo che, vista la sua reazione, si è limitato a succhiare
leggermente, Louis gli fa l'occhiolino. Poi ruota la lingua e Harry
pensa sì, ancora, ti
prego, sì.
Quando
Louis allarga la bocca per prenderlo più in profondità il primo
istinto di Harry è quello di affondare le dita nei suoi capelli e
spingere i fianchi in avanti, prima di rendersi conto di quello che
ha fatto e lasciare improvvisamente la presa sulla sua testa, come se
scottasse.
Louis
lo lascia andare e, sebbene a Harry manchi il contatto con la cavità
calda e umida della sua bocca, quando l'altro ragazzo parla, per la
prima volta nel giro di minuti, con voce arrochita, ci manca poco che
il riccio venga sulla sua faccia.
“Puoi
farlo, basta che non mi soffochi, ok? Mi serve ancora un po' di
pratica prima di arrivare a quello”.
Harry
prende fiato e annuisce debolmente.
“O-ok”,
mormora. “Lou, sei fantastico, tu-, sei-”.
“Shhh”.
Louis ghigna, le labbra lucide di saliva. “Risparmia i complimenti
per quando ho finito”.
Tranquillizzato
dalle parole dell'altro ragazzo, Harry infila le dita tra suoi
capelli e lo sprona a continuare. Quando Louis lo riprende in bocca
mugola e le vibrazioni
mandano scariche di piacere lungo la spina dorsale del riccio. Non
durerà ancora molto. Da quando Louis è diventato un maestro
del sesso orale? È perfetto, è
geniale, è un sogno diventato realtà...e Harry sta perdendo
definitivamente la sanità mentale.
Louis
continuare ad andare su e giù con la testa, ritmicamente, facendo
solo delle brevi pause per prendere fiato, senza però mai smettere
di muovere la mano. Harry è vicino,
ma non vuole che finisca così presto, perciò comincia a pensare a
cose stupide – cuccioli, unicorni, Niall che fa le imitazioni –
per ritardare il momento.
Louis
sembra accorgersene, per questo si ferma e tira indietro la testa,
mentre un filo di saliva lo lega ancora al membro di Harry.
“Ti
sto annoiando, forse?”, lo prende in giro, la voce ancora più
roca, asciugandosi le labbra. “Vuoi che smetta?”.
Harry
fa cenno di no con la testa, rapidamente e freneticamente.
“Bene,
perché io mi sto divertendo tanto
e sarebbe un vero peccato se debba smettere proprio adesso di
succhiare questo meraviglioso...arnese”.
Harry
scoppia a ridere ed è l'ultima cosa che avrebbe immaginato di fare
in un momento come questo. Louis lascia una serie di baci umidi su
tutta la sua lunghezza, poi riporta le labbra sul suo interno coscia,
al quale si dedica il tempo necessario per imprimervi un succhiotto,
fino a quando Harry, che non è più al limite come un minuto prima
ma che non può più aspettare,
non lo implora di continuare.
“Come
desideri, Curly”. Louis si passa la lingua sulle labbra. “Per me
è un piacere compiacerti”.
Con
quel poco di lucidità che gli è rimasta, Harry nota che Louis si
sta toccando. Uao, questo è...questo è-
Harry
è sopraffatto dalla bocca di Louis, dalla sua lingua, dalla sua
mano, dai versi che fa, dal fatto che si rifiuti di staccargli gli
occhi di dosso e che anche lui sia eccitato per quello che sta
facendo. Quando l'altro ragazzo preme i polpastrelli sul suo scroto
Harry è vicino a urlare.
“Lou,
Lou, Louis”, ansima. “Sono, sto-oh mio dio”.
Dimentico
del fatto che qualsiasi ignaro passante potrebbe sentirlo, Harry dà
libero sfogo a una sfilza di imprecazioni e gemiti, ai quali fanno
eco i mugolii di Louis.
“Sul
serio, Lou, sul serio, sei così-, non ce la faccio, sto per-”.
Harry
tira i capelli dell'altro ragazzo, per costringerlo a fermarsi.
Louis
si tira indietro, liberando l'erezione di Harry dalla tortura della
sua bocca.
“Stai
per?”, lo stuzzica, battendosi la punta del membro di Harry sulle
labbra.
Il
riccio ha un secondo di black-out e può giurare che la vista gli si
appanni per un attimo prima di venire. Louis copre la punta del suo
membro con la mano per evitare che il suo seme – come Harry aveva
sperato – gli finisca sul viso.
Harry
si lascia scivolare lungo il muro, fino a sedersi per terra. Louis si
pulisce la mano sul suo maglione – duecento sterline diventate
ricettacolo di spermatozoi – prima di infilarsi una mano nei
pantaloni e masturbarsi velocemente fino a raggiungere l'orgasmo,
sotto gli occhi increduli di Harry. Lui sarebbe stato disposto ad
aiutare, prima o poi, ma si vede che Louis preferisce essere
auto-sufficiente invece che aspettare.
“Peccato
per il maglione”, dice questi, prima di usarlo di nuovo per
pulirsi.
Harry
gli darà fuoco, probabilmente.
“Lo
so che non ti dispiace neanche un po'”, biascica a fatica.
Louis
si stringe nelle spalle, prima di gattonare verso di lui.
“Non
mi piaceva poi così tanto”.
“Piaceva
a me”.
Harry
si sente spossato, perciò poggia la testa al muro e chiude gli
occhi. Provare “emozioni” così intense è faticoso.
Sono
passati cinque secondi o forse cinque minuti quando Louis gli si
avvicina, accoccolandosi contro di lui e posando la testa sul suo
petto.
“Non
vuoi rivestirti?”, mormora con voce decisamente rauca.
Harry
pensa che è stato lui a fargli questo (o è stato Louis a
farlo a se stesso per compiacere lui, ma è sexy lo stesso, o
forse anche di più).
“Oh,
uhm, sì”, afferma, rendendosi improvvisamente conto di essere
ancora praticamente nudo dalla vita in giù. Sebbene sia ancora
piuttosto accaldato per quello che è appena successo, la punta del
suo naso è gelata, segno che tra poco comincerà a sentire freddo
anche in altre parti del corpo, perciò si affretta a tirarsi
su mutande e pantaloni. Louis attende pazientemente che finisca prima
di riassumere la posizione di prima.
Nonostante
abbia la pelle d'oca sulle braccia, Harry non vuole muoversi, non
vuole uscire da lì, ma vuole godersi questa rilassatezza e questa
pace ancora per un po', mentre continua ad accarezzare i capelli di
Louis con le dita, nell'illusione che non ci sia niente di cui
debbano parlare e che tra di loro non ci siano problemi di alcun
genere. Non riesce a immaginare niente di meglio al mondo che avere
un Louis tra le braccia con la testa poggiata al suo cuore, mentre un
silenzio confortevole li avvolge, sopendo temporaneamente i loro
pensieri.
È
Louis a infrangere l'illusione.
“Non
voglio che nessuno ti tocchi come ti tocco io”, afferma,
giocherellando con la collana di Harry, suo regalo di Natale.
Il
riccio poggia una guancia sulla sua testa.
“Neanche
io lo voglio”, gli fa eco. Ne stanno parlando, alla fine.
Louis
sospira.
“Lo
so che Michael ti merita più di quanto ti meriti io-”.
Harry
gli strizza una spalla.
“Ancora
con questa storia, Lou?”, replica, incapace di nascondere la sua
irritazione. “Non è Michael che voglio, non mi interessa lui, non
mi interessa nessun altro-”.
“E
invece-”.
“Fammi
finire”, lo interrompe il riccio. “Mi dispiace che tu abbia
dovuto assistere a quella scena, ma è stato lui
a baciarmi. Io sono solo stato troppo ingenuo a non capire quali
fossero le sue intenzioni”.
Louis
si irrigidisce, mentre le sue dita si stringono attorno alla catenina
della collana di Harry con forza.
“Allora
perché hai preferito passare tutta la sera con lui? Perché sei
sparito e mi hai lasciato da
solo?”.
Harry
ha un tuffo al cuore. Deve decidere se essere onesto e confessargli
la sua gelosia oppure se inventarsi una scusa. Dicendogli la verità
però rischia di scoprire anche la verità di Louis. E se Louis
stesse cominciando a realizzare che loro due non sono sulla stessa
lunghezza d'onda, perché Harry vuole qualcosa di stabile e duraturo
e invece lui, resosi conto che “esistono” altri ragazzi in giro,
desidera invece esplorare quello che il mondo ha da offrirgli? Harry
non ha mai creduto all'amore eterno, al “per tutta la vita” e ad
altre ingenuità simili, però quello che prova per Louis è
sicuramente un sentimento “a lungo termine”. Lo sa, lo sente.
Vuole un futuro con Louis, vuole essere al suo fianco sempre, nella
buona e nella cattiva sorte, e questi suoi desideri lo terrorizzano.
Ma lo terrorizza di più il pensiero che Louis possa avere altri
piani. Ha represso se stesso per anni, perché dovrebbe desiderare di
sprecare gli anni di giovinezza e scoperta che gli restano con una
sola persona? Magari per adesso non ci sta pensando, ma prima o poi
ci arriverà.
E
forse Harry sarà così altruista e innamorato da lasciarlo andare.
“Non
eri da solo”,
risponde acidamente, mettendo momentaneamente da parte le sue
preoccupazioni sul futuro per concentrarsi sul presente.
Louis
drizza la schiena e sbuffa.
“Non
ero da solo ma non ero neanche con te”.
“Eri
con Ashton, però”, mormora Harry stizzito. La verità era
destinata a venire a galla.
Louis,
con grande sorpresa del riccio, scoppia a ridere.
“Oh
mio dio, non ci posso credere!”, esclama. “Mi hai mollato per
questo? Perché mi hai visto parlare con Ashton per cinque minuti e
hai pensato che avessimo iniziato una tresca?”.
Harry
non ci trova niente di divertente.
“Non
ho pensato che aveste una tresca, cretino”, sbotta. “Ma
Ashton è innegabilmente attraente-”.
“Lo
so che è dannatamente figo, ce li ho gli occhi, grazie, ma non sono
neanche lontanamente interessato a lui!”, ribatte Louis, con
trasporto. “Per non parlare del fatto che lui non sia minimamente
interessato a me, visto che ci ha provato con ogni essere umano di
sesso femminile che gli sia capitato a tiro per tutto il tempo che
l'ho tenuto d'occhio”.
Harry
decide di non accennare al pettegolezzo secondo il quale Ashton sia
bisessuale. Louis non ha bisogno di saperlo, comunque.
L'altro
ragazzo scuote il capo, incredulo.
“Non
ci posso credere che mi hai evitato per ore, quando avremmo
potuto stare insieme, solo perché ti sei convinto che mi piacesse
Ashton”, dichiara. “Quale era il tuo piano, sentiamo? Stare
appiccicato a Michael per farmi ingelosire? Perché se il tuo piano
era questo ha fottutamente funzionato!”.
Harry
sbatte le palpebre. Senza volerlo è riuscito ad attuare il piano che
aveva scartato.
“Non
era mia intenzione farti ingelosire, è stato un incidente”.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Sul
serio”, insiste Harry. “Non ho programmato che Michael mi
baciasse”.
Se
Harry fosse un po' più stronzo potrebbe ricordare a Louis di tutte
le volte che ha dovuto assistere a un bacio tra lui ed Eleanor, o
delle volte che ha dovuto guardarli mentre si tenevano per mano senza
poter fare niente, ma non sarebbe giusto.
Louis
gli mette una mano sulla coscia.
“Con
Michael sarebbe più semplice-”.
Harry
vede rosso per un momento.
“Non
me ne frega un cazzo di Michael, mi frega di te, voglio stare con te
e se tu vuoi stare con me va bene, se invece stai cercando una scusa
per finirla qui allora parla!”, urla.
Louis
sgrana gli occhi.
“A
volte ho la sensazione di parlare a vanvera”, dice mestamente, come
se si fosse arreso al fatto di avere a che fare con un bambino
testardo. “Io voglio stare con te, quanto volte vuoi che te
lo dica? Perché ne dubiti continuamente?”.
Harry
si stringe nelle spalle.
“No,
ok, lo so perché ne dubiti, e mi dispiace”, continua Louis. “Però
le cose stanno come stanno per adesso e devi fartene una ragione”.
Harry
rivolge gli occhi al soffitto. Gli sembra che lui e Louis girino
sempre in circolo e non c'è una via d'uscita a questa situazione,
però quello che hanno è meglio di niente e
lui è disposto ad aggrapparvisi con tutto cio che ha.
“Scusami”,
mormora. “Non intendevo farti pressioni”.
Louis
gli stringe la coscia.
“Se
davvero ti va bene come stanno le cose possiamo non parlarne più,
almeno per un po'?”.
Harry
annuisce. Un giorno la paura di Louis, la segretezza e il terzo
incomodo che è Eleanor lo faranno uscire pazzo, ma per adesso può
sopportare. Ha promesso tempo all'altro ragazzo e non può
rimangiarsi la sua promessa.
Louis
si sporge in avanti e lo bacia. Harry fa appena in tempo a poggiargli
una mano sulla nuca che la porta della stanza si spalanca
improvvisamente. L'altro ragazzo si allontana come se fosse appena
stato morso da un serpente velenoso. Harry ha il cuore in gola mentre
fissa le due figure sulla porta.
“Il
primo che dice non è come sembra si becca un calcio nelle
palle, ok?”, dichiara Niall, mentre Zayn, dietro di lui, ridacchia
sommessamente.
“Cr-credevo
che la porta fosse chiusa a chiave”, balbetta Harry, lanciando uno
sguardo di traverso a Louis, che è bianco come un lenzuolo e respira
affannosamente, gli occhi fissi sul pavimento, e non dà segno di
averlo sentito.
“E
invece no”, risponde Niall per lui, con un tono troppo gioviale per
la situazione nella quale si trovano.
Harry
pensa con assoluto orrore che sarebbe potuto entrare chiunque
mentre stavano-.
“Come
facevate a sapere che eravamo qui?”.
“Vi
abbiamo visti sparire su per le scale e quando abbiamo notato che non
tornavate vi siamo venuti a cercare”, afferma Niall.
Harry
si azzarda di nuovo a guardare Louis. Il suo pallore è diventato
preoccupante.
“Lou,
tutto ok?”.
Le
nocche delle dita di Louis sono bianche
mentre stringe i pugni, poggiati sul pavimento.
“Ho
bisogno di prendere un po' d'aria”, sussurra.
“Ok,
ok, usciamo fuori in giardino”, propone Harry, mettendosi in piedi
e allungando una mano per aiutare Louis a fare lo stesso. L'altro
ragazzo osserva la sua mano con sguardo vacuo.
“Vado
a prendergli dell'acqua”, offre Zayn, forse l'unico consapevole
della gravità della situazione oltre a Harry. “Ci vediamo fuori”.
Harry
aiuta Louis a mettersi il cappotto, poi lo guida lungo le scale e
fuori dalla villa. Louis non ha proferito verbo lungo tutto il
tragitto e Harry teme che stia male, male per davvero. Le sue
occhiaie sono pronunciate e un tremore preoccupante ha preso possesso
delle sue mani.
In
giardino c'è un bel po' di gente. Alcuni fanno giocoleria con corde
luminose e palline colorate, altri fumano, altri ancora sono seduti
per terra per riprendersi o stanno addirittura vomitando.
Il
freddo è pungente e Harry si pente di non aver preso il proprio
cappotto. Louis non sembra nelle condizioni di stare in mezzo alla
gente perciò il riccio gli circonda la vita con un braccio e lo
conduce alla fine del giardino. La casa di fianco sembra
momentaneamente disabitata e per di più ci sono due altalene nel bel
mezzo del giardino che potrebbero fare al caso loro. Harry attraversa
la breccia presente nella staccionata che separa le due abitazioni e
fa cenno a Louis di seguirlo.
Quando
si siede su una delle altalene, il riccio osserva pazientemene Louis
per qualche secondo, cercando di comunicare con lo sguardo all'altro
ragazzo il tacito invito a sedersi anche lui. Ma Louis sembra non
vederlo, perciò Harry si decide a esternare ad alta voce la sua
proposta.
“Lou,
vieni qui”.
Louis
sposta lo sguardo verso la porta d'ingresso della casa, dove un gatto
nero, accoccolato sullo zerbino, si sta lisciando il pelo. Harry
solleva il capo verso il cielo nuvoloso e fosco e geme, mentre il
groppo che gli si è formato in gola minaccia di soffocarlo. Dio, gli
pizzicano gli occhi,
ma non può permettersi di piangere, non quando deve sostenere Louis
e fargli capire che non è successo niente di così grave da
giustificare il suo stato di shock.
Quando
sente un rumore di catene, indizio che Louis si è seduto
sull'altalena di fianco alla sua, Harry rilascia un sospiro di
sollievo. Decide di inviare un sms Zayn per informarlo su dove si
trovano.
Louis
è immobile sull'altalena, non fa neanche il tentativo di dondolare.
Harry vorrebbe che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, che manifestasse
preoccupazione o perfino rabbia, piuttosto che questo silenzioso
sgomento. Neanche se Zayn e Niall avessero reagito male!
“Lou,
sono nostri amici, non
devi preoccuparti di loro, non lo diranno a nessuno”, dice.
Louis
stende le gambe in avanti nello stesso momento in cui Harry viene
attraversato da un potente brivido. L'altro ragazzo, che deve averlo
notato con la coda dell'occhio, si volta verso di lui e lo guarda in
faccia per la prima volta e per la prima volta nel giro di minuti
manifesta un'emozione.
“Stai
congelando”, osserva con apprensione, poi fa per togliersi il
cappotto. “Metti questo”.
Harry
fa cenno di no con la testa.
“Io
ho un maglione sotto al cappotto, tu indossi solo una semplice
t-shirt, ti prego, prendilo”, insiste Louis, prima di alzarsi in
piedi e poggiare il proprio cappotto sulle spalle di Harry che,
essendo pietrificato dal freddo, non ha la forza di ribellarsi.
È
in questo momento che arrivano Zayn e Niall. Louis si allontana
immediatamente come se i due lo avessero sorpreso, di nuovo, a fare
qualcosa di compromettente. A Harry si stringe il cuore.
“Bevi”,
ordina Zayn, passando a Louis una bottiglietta d'acqua.
Louis
la accetta senza dire una parola e ne ingolla la metà nel giro di
pochi secondi.
“Come
va?”, domanda il moro, incrociando le braccia sul petto.
“Male”,
gracchia Louis prima di tossire.
Un
silenzio teso cala su loro quattro. Harry smuove un po' d'erba con la
punta delle scarpe, in attesa che qualcuno si decida a dire qualcosa.
“Ascoltate”.
È Zayn a prendere l'iniziativa. “Non dovete sentirvi in imbarazzo
con noi-”.
Harry
alza la testa di scatto e fa scorrere lo sguardo su Zayn e Niall.
L'irlandese è tranquillo, anche se stranamente silenzioso, mentre il
moro è serio e la sua attenzione è concentrata su Louis,
nell'attesa di scatenare in lui un qualche tipo di reazione.
“Hai
una sigaretta?”, domanda questi. Da
quando fuma?,
pensa Harry. Lo shock gli ha fatto venire voglia di nicotina forse?
Zayn
estrae una sigaretta dal pacchetto e gliela passa. Louis se la fa
scorrere tra le dita e la annusa.
“Hai
intenzione di accenderla?”, domanda il moro, con l'accendino
pronto.
Louis
scuote il capo.
“Vuoi
lasciarla spenta?”, lo interroga Zayn, un sopracciglio sollevato e
il pollice che gira sulla rotella dell'accendino, in un gesto
istintivo e abituale.
Louis
annuisce con la sigaretta sotto il naso. Per un attimo Harry sospetta
che sia impazzito.
“Come
vuoi”, afferma Zayn, posando l'accendino nella tasca del giubbotto.
“Comunque”, continua, lanciando uno sguardo a Niall come a
cercare il suo aiuto. “Non era nostra intenzione vedere quello che
abbiamo visto, non vi stavamo spiando o robe simili, spero che questo
sia chiaro”.
Louis
fa una risata di scherno.
“Vorrei
sperare”.
Zayn
si lascia sfuggire un gesto spazientito.
“Perché
avremmo dovuto spiarvi, Louis?”.
L'altro
ragazzo si stringe nelle spalle.
“Q-quello
che avete visto non era...non era niente”.
Il
cuore di Harry sprofonda nel petto. Louis vuole negare tutto. È un
ottimo inizio, davvero.
“Louis,
sul serio, non ci dovete nessuna spiegazione, quello che c'è tra di
voi sono fatti vostri, però ti prego di non prenderci per il culo,
non siamo mica coglioni”, afferma Zayn, accendendosi una sigaretta
e sputando il fumo verso l'alto.
“Quello
che vuole dire Zayn è che è inutile negare l'evidenza”,
interviene Niall. “Abbiamo visto che vi baciavate e c'è poco da
equivocare”.
“Anche
tu e Zayn vi siete baciati stasera”, protesta Louis debolmente.
Harry
cerca
di mascherare la propria, profonda e dolorosa, delusione con una
risata finta.
Come può Louis essere così insensibile nei suoi confronti? Va bene
mantenere il segreto, ma Zayn e Niall sono loro amici, oltre che
assolutamente comprensivi e affidabili, perché Louis deve negare
tutto come se si vergognasse non solo di se stesso ma anche di lui?
“Sì,
ma stavamo giocando al Gioco della Bottiglia”, replica Niall. “Voi
a che gioco stavate giocando chiusi là dentro? Sette minuti in
Paradiso?”.
Louis
rimane in silenzio per un po' a osservare il cielo, mentre Zayn,
Niall, ma soprattuto Harry pendono dalle sue labbra.
“Ok”,
cede alla fine, riportando la sua attenzione sui due ragazzi in
piedi. “Tra me e Harry c'è qualcosa”.
La
convinzione e la sicurezza con le quali Louis pronuncia questa frase
infondono in Harry un po' di speranza.
Per la prima volta lo ha ammesso a qualcuno che non sia lui. Sono
passi da gigante se si pensa che Louis immaginava che non lo avrebbe
detto a nessuno per un bel po' di tempo.
“Ovviamente
stiamo insieme di nascosto, quindi vi prego caldamente di tenervelo
per voi”, continua Louis e questa volta la sua sicurezza vacilla.
“Questo
lo avevamo capito”, scherza Niall. “Altrimenti non vi sareste
imboscati per limonare”.
Alla
luce dei lampioni che illuminano la strada, Harry vede Louis
avvampare.
“Ho
solo una domanda”, si intromette Zayn. “Eleanor?”.
Louis,
che aveva cominciato a dondolare sull'altalena, si interrompe di
botto.
“Cosa
c'entra lei?”, domanda con una punta di panico.
“State
ancora insieme?”, chiede Zayn cautamente.
“È
complicato”, mormora Louis, abbassando di nuovo gli occhi
sull'erba.
Harry
è in pena per lui. E anche un po' per se stesso.
“Senti,
non voglio giudicarti o farti la paternale, e credimi quando ti dico
che ti capisco se per il momento vuoi tenere nascosta questa cosa con
Harry, però non capisco perché continui a stare con una persona
della quale non ti importa niente”, dice Zayn d'un fiato. “Non
capisco il perché del tradimento”.
Louis
stringe la catena dell'altalena con una presa così forte che Harry
teme possa spezzarla.
“Perché
lei è il mio alibi”,
ammette. “Non voglio che qualcuno sospetti che io sia-”. Louis
deglutisce. “Sono un codardo, lo so”.
Harry
vorrebbe abbracciarlo e dirgli, per la milionesima volta, che non
lo è. Invece
rimane a guardarlo senza fare niente.
Zayn
si avvicina a Louis di qualche passo.
“Non
è giusto usarla in questo modo, Lou”, afferma. “Lo so io come lo
sai tu. E poi sono sicuro che se vi lasciaste anche lei sarebbe
sollevata. È palese che state insieme solo per le apparenze ormai e
ti confesso che visti dall'esterno siete parecchio ridicoli,
scusami. Si vede che siete stanchi l'uno dell'altra”.
Louis
sospira.
“Potrebbe
lasciarmi lei,
se veramente la cosa non le andasse più a genio”, afferma. “Ma
non lo fa perché anche a lei fa comodo stare con me”.
“Sei
tu quello
che ha trovato qualcun altro”, sbotta Zayn. “Non puoi usare la
scusa che stai facendo un favore a tutti a due a stare con lei, Lou,
è degradante per te, per lei, e pure per il povero Harry che, sono
sicuro, è quello meno felice di tutta questa situazione”.
Harry,
anche se chiamato in causa, continua a tacere. Zayn ha detto tutto
quello che c'era da dire sulla questione, ora spetta a Louis prendere
la sua decisione e non c'è bisogno di fargli ulteriori pressioni.
(O, più semplicemente, Harry teme che Louis si spaventi se si
mettesse a insistere anche lui, tirandosi indietro una volta per
tutte).
“Ci
penserò”, concede Louis, con tono definitivo. Harry non riesce a
leggere la sua espressione perché l'altro ragazzo tiene ancora la
testa abbassata, però vuole provare ad avere fiducia in lui. Come
sempre.
“A
parte questo, sappiate che noi non abbiamo nessun problema con voi
due”, afferma Zayn. “Cioè, non ci interessa se siete gay o
bisessuali o semplicemente confusi, nel caso siate preoccupati
che non vogliamo più frequentarvi o robe simili”.
Nonostante
Zayn abbia praticamente biascicato metà delle parole, forse perché
imbarazzato o poco abituato a fare dichiarazioni simili, Harry
apprezza lo sforzo.
“Ok,
bene”, dice Louis. “L'importante è che ve lo teniate per voi”.
Zayn
sbuffa.
“Ho
capito”, ribatte. “Stavo solo cercando di dirti che noi siamo
dalla vostra parte e che vi guarderemo sempre le spalle, ma tu hai
rovinato tutto con la tua
paranoica fissazione che andremo a spiattellare a tutti il tuo
segreto”.
Louis,
inaspettatamente, ride. Il cuore di Harry si gonfia di sollievo.
“Scusa”,
dice, con un mezzo sorriso. “So di essere un po' maniacale ed
egocentrico, a volte, però...mi fido di voi, sul serio”.
Zayn
alza le braccia verso l'alto in segno di vittoria mentre Niall
scoppia a ridere. La tensione è sparita. Sia ringraziato il
cielo, pensa Harry.
Louis
allunga una mano chiusa a pugno verso il moro.
“Amici?”.
Zayn
alza gli occhi al cielo.
“Amici”,
conferma dopo un po', scontrando un pugno contro quello di Louis, che
sembra aver riacquistato un po' di colore.
“Comunque”,
interviene Niall, sentendosi, probabilmente, escluso. “Mi devi
venti sterline”.
Zayn
si volta di scatto verso di lui.
“Io
non ti devo un bel niente”, protesta.
“Hai
perso la scommessa, Malik, devi pagare”, insiste l'irlandese.
“Tu
hai scommesso che scopassero, ma non ne hai le prove
quindi non ti devo niente”.
“Perché,
secondo te non scopano questi due?”, esclama Niall, spazientito.
“Lo hai visto il succhiotto sul collo di Harry?”.
“Avete
scommesso su di noi?”, squittisce il riccio, rosso come un
pomodoro.
Zayn
e Niall non lo degnano di uno sguardo.
“Che
vuoi che ne sappia!”, ribatte Zayn, esasperato.
“Bene,
chiediamoglielo”, taglia corto Niall. “Scopate?”.
Harry,
per tutta risposta, cade dall'altalena.
“Niall,
mi dispiace deluderti, ma no, non scopiamo”, lo informa
candidamente Louis, lanciando uno sguardo malizioso – non
ancora, sembra voler dire - a Harry, che è riuscito a risalire
sull'altalena e che vorrebbe sotterrarsi. “Pare proprio che tu
abbia perso la tua scommessa”.
“Ma
io intendevo scopare in senso...generale”, tenta di giustificarsi
Niall.
“Peccato
che sei stato piuttosto specifico quando hai formulato la
scommessa”, replica Zayn. “Quindi, tecnicamente, ho vinto io,
perché in fin dei conti avevi
torto”.
Niall
fa un passo indietro, orripilato. Zayn scoppia a ridere.
“Basta
con questa storia”, prega Harry. “Ve li do io i soldi se
proprio ci tenete”.
Louis
si sporge verso di lui per dargli una pacca consolatoria sulla
coscia. Harry non fa neanche in tempo a sfiorare la sua mano con la
propria che Louis si scansa.
“Comunque”,
continua questi. “Quanti lo sanno ormai?”.
Harry
tossicchia.
“Ehm,
loro due, mia sorella...”. Forse tua sorella, si trattiene
dal dire. “E...Ed”, ammette.
Louis
si volta di scatto verso di lui.
“Scusa,
ma è il mio migliore amico”, si giustifica il riccio. “E proprio
per questo puoi fidarti di lui”.
Louis
rimane silenzioso e rigido per qualche secondo.
“Ok,
io l'ho detto anche a Liam”.
Stavolta
è il turno di Zayn di rimanere stupefatto. Assieme a Harry, si
intende.
“Liam
lo sa già?”, domanda il moro.
Louis
annuisce.
“Sì,
dovevo parlarne con qualcuno e Liam è la cosa più vicina a
un migliore amico per me, in questo momento, e io mi fido ciecamente
di lui”, afferma. “E l'ho implorato di non dirtelo, quindi non
prendertela con lui”.
Zayn
si gratta il mento con due dita.
“Beh,
ormai Liam non mi dice più niente, quindi...”.
Louis
aggrotta le sopracciglia.
“Zayn”,
dice, in tono di avvertimento.
“Che?”.
L'eventuale
replica di Louis viente stroncata sul nascere dallo squillo di un
cellulare.
“È
Josh”, li informa Niall, prima di allontanarsi di qualche passo col
telefono in mano. Zayn rimane a guardarlo mentre l'irlandese dà loro
la schiena parlando al telefono, rendendo piuttosto chiaro il fatto
che non abbia alcuna voglia di continuare il discorso di prima.
“Che
voleva?”, domanda quando Niall torna da loro con sguardo
preoccupato. “Che è successo?”.
“Liam”,
sussurra Niall. “Sta male”.
Louis
scatta in piedi.
“Che
ha?”, chiede, lanciando uno sguardo di sottecchi a Zayn, che è
pallido e apparentemente incapace di parlare.
“Sta
vomitando”, li informa Niall. “E...non lo so, sta messo male”.
“Torniamo
dentro”, dice Louis, scattando verso la staccionata e infilandosi
nella fessura senza guardarsi indietro. Harry, Niall e Zayn gli
corrono dietro senza ulteriori indugi.
Riuscire
a farsi strada attraverso la folla, una volta rientrati in casa, è
un'impresa.
“Josh
ti ha detto dove sono?”, domanda Harry a Niall, urlando per farsi
sentire.
“In
bagno, al piano di sopra”.
Zayn
afferra Harry per la maglia per farlo spostare e superarlo, prima di
correre su per le scale.
“Senti,
io vado a cercare mia sorella, dobbiamo riaccompagnare Liam a casa”,
afferma il riccio, prendendo Niall per una spalla e avvicinandosi per
parlargli all'orecchio. “Ci vediamo...ci vediamo da qualche parte”.
“Liam
non è venuto con Zayn?”.
“Sì
ma non penso sia in grado di stare su una moto, ora come ora”.
Niall
annuisce.
“Ok,
hai ragione”, concorda. “Terrò il telefono a portata di mano
così possiamo sentirci quando avrai trovato Gemma”.
Harry
fa il giro del salotto, guardandosi intorno come un disperato. Dopo
cinque minuti buoni di vagabondaggio incrocia Josh.
“Tu
non eri con Liam?”, gli urla nell'orecchio, strattonandolo per un
braccio.
Josh
fa un salto sul posto, lasciandosi sfuggire un'esclamazione di
sorpresa.
“Sì,
ma ho dovuto soccorrere anche Michael”, replica Josh, dopo essersi
ripreso dallo spavento. “Almeno tu stai bene? Perché sono stanco
di fare da crocerossina a voi rompiballe che non sapete
reggere l'alcool”.
Harry
annuisce.
“Sì,
io sto bene”, lo rassicura. “Dove hai lasciato Michael?”.
“In
una delle camere, con un amico di Ashton”. Josh si passa una mano
sulla faccia. “Oddio, spero che non ne approfitti di lui mentre è
incosciente”.
Harry
contorce il viso in un'espressione di orrore. Che gente bazzica a
queste feste? E a che gente molla i suoi amici Josh?
“Liam
con chi lo hai lasciato, invece? Con qualche pedofilo?”.
Josh
lo fulmina con lo sguardo.
“Con
tua sorella”, replica.
Harry
è sul punto di ribattere a tono quando si accorge dell'espressione
seria di Josh.
“Ah,
non era una battuta?”.
Josh
lo spinge all'indietro.
“Sei
proprio un coglione”, dichiara. “Senti, io esco a prendere un po'
d'aria. Se avete bisogno di me chiamatemi, tanto rimarrò qui fino a
che Michael non si sarà ripreso”.
Harry
lo saluta e corre verso le scale. Mentre le sta salendo a due due
sente il telefono vibrare nella tasca e, credendo sia Niall, risponde
senza controllare il nome sullo schermo.
“Ehi,
sto arrivando”.
“Buon
annooo!!!”, urla la voce all'altro capo del telefono, perforandogli
un timpano (come se la musica al piano di sotto non avesse fatto
abbastanza danni).
“Ed,
non è un buon momento, scusami”, cerca di tagliare corto il
riccio.
“Hazza,
non mi hai neanche mandato un sms di auguri”, si lamenta il suo
amico. Fantastico, un altro ubriaco che ha bisogno di aiuto.
“Buon
anno, tanti auguri, ti richiamo domani-”.
“Aspetta!”,
urla Ed. “Mi manchi, Hazza, e te lo sto dicendo adesso perché sono
sbronzo, però tu non usarlo contro di me quando ci rivediamo, ok?”.
Harry,
nonostante tutto, scoppia a ridere.
“Ok,
promesso, mi manchi anche tu, buona notte”, conclude, prima di
interrompere la chiamata e provare una piccola dose di senso di
colpa. Ultimamemente non è stato certo un migliore amico modello.
*
“Gemma,
che ne dici di rallentare prima di ucciderci tutti?”.
Gemma
sterza improvvisamente e Harry sbatte la testa contro il finestrino,
mentre Louis gli finisce praticamente in braccio e Niall impreca in
irlandese stretto (Harry può giurare che il suo amico parli in
gaelico, ogni tanto).
“Devo
sbrigarmi prima che Liam mi vomiti sul cruscotto”, replica la
ragazza.
“Se
continui a guidare così vomita di sicuro”, osserva Niall.
Liam
ha la testa a penzoloni fuori dal finestrino e russa sonoramente.
Ogni tanto si sveglia, blatera qualcosa di incomprensibile e si
rimette a dormire. Ha vomitato tutto quello che c'era da vomitare in
bagno, però il rischio che rimetta anche il pranzo di Natale
è ancora piuttosto alto.
“Ditemi
che non ho sbagliato strada”, prega Gemma, girando per una via
scarsamente illuminata.
“No,
casa di Liam è quella villetta gialla là in fondo”, la informa
Louis. “Vedo Zayn parcheggiato sotto l'albero”.
Quando
Gemma ferma la macchina davanti casa di Liam, Zayn corre
immediatamente verso di loro.
“Qualcuno
deve aiutarmi a portarlo su”, dichiara.
“Veniamo
io e Harry”, replica Louis, prima di voltarsi verso il riccio.
“Ok?”.
Harry
annuisce.
“Torniamo
presto”, dice, rivolgendosi a sua sorella.
Louis
e Zayn aiutano Liam a uscire dalla macchina, mentre Harry osserva la
scena con apprensione.
“Harry,
cerchi le chiavi di casa di Liam? Dovrebbe averle in tasca”, prega
Zayn, mentre si avvolge un braccio del suo migliore amico attorno al
collo, imitato da Louis.
Il
riccio trova le chiavi nella tasca anteriore dei pantaloni di Liam.
“Apro
la porta?”, domanda.
“Sì”,
pensaci tu”, conferma Zayn. “Dobbiamo cercare di non svegliare i
suoi però, altrimenti prenderà loro un infarto”.
Zayn
e Louis cercano di far camminare un Liam quasi privo di coscienza.
“Mhhh,
male”, biascica questi, risvegliandosi dal suo stato di
intontimento.
Zayn
rinsalda la presa sul suo fianco mentre cerca di fargli fare un altro
passetto, ma questo non basta, perché Liam sfugge dalle mani sue e
di Louis e cade gattoni sull'erba del vialetto.
“Devi
vomitare? Ti prego non dirmi che devi vomitare”, piagnucola Zayn,
accovacciandosi al suo fianco.
“Calmati,
Zayn, stai facendo venire l'ansia anche a me”, implora Louis.
Zayn
lo incenerisce con lo sguardo.
“Sei
stato tu farlo bere, vero?”, sibila.
Harry
riesce a distinguere un lampo di paura attraversare lo sguardo di
Louis, sostituito quasi subito da uno di rabbia.
“Liam
era perfettamente consapevole di quello che stava facendo”, ribatte
con asprezza. “Non è più un bambino, lo sai?”.
Zayn
sbatte un pugno sull'erba.
“E
tu, perfettamente consapevole del fatto che Liam abbia problemi di
salute, sei rimasto lì a guardarlo mentre si avvelenava?”, urla.
“Che razza di amico sei?”.
Louis
solleva entrambe le sopracciglia, come a voler dire ma cosa ne
sai?.
“Liam
si è fatto controllare, di recente”, afferma con tono di
superiorità. “I medici hanno scoperto che l'altro rene è tornato
a funzionare”.
Zayn
ride senza divertimento.
“Quindi
Liam è stato miracolato?”.
Louis
lo fissa con serietà.
“Parlo
sul serio”.
L'altro
ragazzo si rimette in piedi di scatto e si passa una mano tra i
capelli.
“Io..non,
non ci posso credere”, afferma, con voce rotta. “Non lo sapevo”.
Louis
cerca di avvicinarsi a lui.
“Zayn-”.
“Vaffanculo”.
“Mhhhhh”,
riprende Liam.
Harry
si inginocchia accanto a lui.
“Tutto
ok?”.
“Perché.Tutti.Urlate?”,
domanda Liam a stento, ogni parola smorzata da un respiro.
“Dobbiamo
portarlo dentro, ha bisogno di mettersi a letto”, dichiara Louis.
Zayn
molla un calcio all'erba, sollevando una zolla di terra.
“Tiriamolo
su”, dice dopo un po', evitando lo sguardo di Louis mentre
collabora con l'altro ragazzo per sollevare Liam.
Quando
infila la chiave nella toppa, prima di girare, Harry fa un profondo
respiro. L'ingresso è buio, salvo per un po' di luce che filtra
dalla finestra, emanata dall'unico lampione sulla strada. Cercando di
ricordarsi dove si trovino le scale, il riccio avanza in direzione di
queste, mentre Zayn e Louis arrancano dietro di lui, trascinando Liam
a peso morto.
Riuscire
a portare l'ubriaco semi incosciente su è un lavoraccio, perciò
quando finalmente raggiungono camera di Liam senza svegliare i suoi
genitori Harry ringrazia gli dei (diventa politeista quando
l'occasione lo richiede).
Una
volta dentro la stanza, dopo che Harry ha chiuso la porta e acceso la
luce, Zayn e Louis adagiano Liam sul letto.
“Dobbiamo
spogliarlo, secondo te?”, domanda Louis.
Zayn
scuote il capo.
“La
priorità in questo momento è farlo girare su un fianco”.
Louis
annuisce e scuote leggermente Liam per una spalla.
“Li,
devi stenderti su un fianco se non vuoi rischiare di soffocare col
tuo stesso vomito se dovessi vomitare di nuovo”, dice dolcemente.
Zayn
si lascia sfuggire una risata di scherno e, senza troppe cerimonie,
prende Liam di peso e lo volta. L'unica reazione di Liam è quella di
mugugnare “Danielle” prima di portarsi le braccia contro il petto
e riprendere a russare.
“Fatto”,
dichiara Zayn compiaciuto.
“Starà
bene?”, domanda Louis preoccupato, spostando un ciuffo di capelli
dagli occhi di Liam. Tanto Harry quanto Zayn fanno una smorfia alla
vista di questo gesto.
“Ci
pensavi prima, invece di lasciare che si ubriacasse, se volevi che
stesse bene”, ribatte Zayn seccamente.
“Zayn,
e che cazzo!”, sbotta Louis, alzandosi in piedi.
Harry
gli si avvicina, circondandogli un avambraccio con la mano.
“Lou,
lascia stare”, sussurra, implorando con lo sguardo Zayn di darci un
taglio.
Zayn
si volta dall'altra parte.
“Rimarrò
io con lui, voi potete andare, se volete”.
“Sei
sicuro?”, domanda Harry senza lasciare la presa sul braccio di
Louis, che sembra ancora sul piede di guerra.
“Sì”,
mormora Zayn, liberandosi della giacca di pelle e lasciandola cadere
ai piedi del letto. “Fate piano quando scendete”.
Louis
esita ancora qualche secondo, guardando la figura addormentata di
Liam con apprensione.
“Hai
ragione, non avrei dovuto farlo bere così tanto”, ammette,
sconfitto.
Zayn
si stringe nelle spalle.
Quando
Harry deduce che l'altro ragazzo non ha intenzione di replicare, fa
scivolare una mano lungo il braccio di Louis e lo trascina
gentilmente per il polso fuori dalla stanza.
“Zayn
mi odia”, è la prima cosa che Louis dice quando si sono chiusi la
porta di ingresso di casa di Liam alle spalle.
“Gli
passerà”, ribatte Harry. “Non mi sembra il tipo che porta
rancore”.
Louis
si aggiusta il ciuffo.
“Non
avrebbero dovuto scoprirci, questa sera”, afferma. “Ero convinto
di avere chiuso la porta a chiave”.
“Hai
detto che ti fidi di loro”, osserva il riccio mentre l'ansia
comincia a serpeggiargli nello stomaco. “Hai mentito?”.
“No,
non ho mentito”, lo rassicura Louis. “Mi fido, solo che...non si
sa mai”.
Harry
ha il terrore di fare altre domande, perciò si dirige verso la
macchina. Quando è quasi arrivato a destinazione Louis lo trattiene
per una spalla.
“Non
ci posso credere”, esclama prima di mettersi una mano davanti alla
bocca.
Harry
segue il suo sguardo e...ha le allucinazioni o Gemma e Niall si
stanno baciando? Sperava di non dovere mai assistere a una cosa del
genere e invece...
Louis
gli fa segno di fare silenzio e avanza verso la macchina, poggiando
le mani sul tettuccio, proprio sopra il finestrino del sedile
posteriore. Gemma e Niall, sui sedili davanti, sono così presi
che non si accorgono di nulla.
“Vai
dall'altro lato”, ordina Louis.
Harry
esegue e, aggirando l'auto da dietro, imita la posa di Louis.
“Al
mio tre”, dice questi.
Harry
ridacchia e annuisce.
“Uno,
due, tre!”.
I
due iniziano a muovere l'auto contemporaneamente, facendola
ondeggiare. Se si rompe, Anne gli fa il culo a strisce, ma questo è
uno degli scherzi migliori che Louis abbia mai architettato,
soprattutto perché ai danni di sua sorella e di uno dei suoi
migliori amici che, ewww, stanno pomiciando beatamente dentro
la macchina di sua madre.
Harry
è piegato in due dal ridere e non si accorge che Gemma ha aperto la
portiera dell'auto fino a quando questa non lo colpisce in testa con
la borsetta.
“Sei
una testa di cazzo!”, urla sua sorella.
Harry
si massaggia il capo con una mano. Cosa diavolo tiene Gemma dentro la
borsa? Sassi?
“È
stata un'idea di Louis”, geme. “Perché non picchi anche lui?”.
Gemma
gli mostra il dito medio.
“Entrate
subito in macchina prima che decida di lasciarvi qui”.
“Per
guardare te e Niall che ci date dentro?”, scherza Louis. “No,
grazie, lasciaci pure qui”.
Gemma
avvampa.
“Vi
accompagno a casa”, ribatte a denti stretti.
Louis
ride ed entra dentro l'auto, seguito da un dolorante, ma ancora
scosso dalle risate, Harry. Niall è del colore della borsetta di
Gemma (porpora) e si rifiuta di staccare gli occhi dal cruscotto.
“Rimani
a dormire da me?”, domanda il riccio al ragazzo al suo fianco. “Per
favore?”.
Louis
fa finta di pensarci su.
“Uhm”.
“Dai!”,
esclama Harry, schiaffeggiandolo sulla coscia.
“Va
bene, va bene”, cede Louis. “Però domani voglio dormire almeno
fino a mezzogiorno”.
Harry
ghigna e informa del cambio di programma sua sorella, che risponde
con un grugnito.
“Scrivo
un messaggio a mia madre”, dice Louis, estraendo il telefono dalla
tasca del cappotto.
Harry,
in un impeto di euforia e gratitudine, si sporge per baciarlo sulla
guancia. Louis rimane immobile per qualche secondo, poi volta la
testa verso di lui e, tenendogli il mento con due dita, lo bacia
sulle labbra.
Harry
è così felice che vorrebbe urlare (non lo fa solo perché
significherebbe interrompere il bacio e no, grazie). È la
prima volta che si baciano in presenza di qualcun altro - anche se,
tecnicamente, Gemma e Niall non li stanno esattamente guardando –
ed è un momento importante non perchè Harry sia un esibizionista
ma perché questo è un assaggio di come sarà il loro futuro –
se dovessero mai stare insieme veramente, si intende –
quando cioè potranno baciarsi, tenersi per mano e fare tutto quello
che le coppie normali fanno, senza doversi nascondere o vergognare.
Questi sono i vantaggi di non avere una relazione segreta. Forse
un giorno ci arriveranno.
Gemma
frena improvvisamente. Harry e Louis vengono sbalzati in avanti e
costretti a forza a interrompere il bacio.
Il
riccio incrocia lo sguardo di sua sorella nello specchietto. Gemma
gli fa l'occhiolino.
“Così
imparate”.
Harry
la odia un po' ma in fondo se l'è meritato.
***
NOTE:
questa
fanfic è ambientata in un universo parallelo in cui i genitori dei vostri amici non
si svegliano e vi urlano contro quando li riaccompagnate a casa moribondi.
Detto
questo, vi informo che probabilmente riuscirò a pubblicare un altro
capitolo prima di sparire per l'università. Ok, no, non sparirò
però ci vorrà un po' di tempo prima che mi abitui al cambio di
città e casa (sono terrorizzata, btw) e riprenda a scrivere
normalmente. Vi sto solo avvertendo, non mi odiate o, peggio,
abbandonate!
Potrei
anche decidere di dedicarmi al nuovo capitolo di “We all fall in
love sometimes”, che ne dite?
Tanti
baci e alla prossima!
|
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Capitolo 39 *** I can't do everything, but I'll do anything for you ***
larry 39
Tornare
a scuola, per Harry, è una specie di trauma. Non è solo la sveglia
alle sette o la colazione di fretta o l'autobus stipato di gente, ma
anche i corridioi pullulanti di facce che non aveva alcuna voglia di
rivedere – Stan, per esempio, che è ingrassato da quando non è
più nella squadra – e le lezioni che non ha voglia di seguire. Per
non parlare dei compiti. Harry è convinto che gli siano
bastate due settimane di vacanza per dimenticarsi come si scrive.
Prima di uscire di casa ha lasciato un biglietto a sua madre e
perfino lui è stato incapace di decifrare la sua stessa
grafia dopo averlo scritto.
Le
uniche note positive del ritorno a scuola sono la possibilità di
vedere Louis e gli altri ogni giorno e gli incontri del glee club
che, per fortuna, ricomincia il pomeriggio stesso.
“Secondo
te quante pillole alla caffeina posso prendere prima di andare in
overdose?”.
Harry,
che sta contemplando il lucchetto attaccato al proprio armadietto da
tre minuti buoni perché non riesce a ricordarsi la combinazione, si
gira di scatto verso il nuovo arrivato.
“Ed!”,
esclama gettandogli le braccia al collo.
Il
suo migliore amico ricambia l'abbraccio con scarso entusiasmo. Harry
imputa questo atteggiamento al sonno, perché vuole escludere
categoricamente la possibilità che Ed ce l'abbia con lui.
“Haz,
a cosa devo tutto questo affetto?”, domanda il rosso, accompagnando
le sue parole con una pacca conciliatoria sulla schiena di Harry.
Il
riccio, però, si rifiuta di staccarsi. Quanti secoli erano
che non abbracciava il suo migliore amico? Ed ha un odore familiare e
confortante, che Harry aveva momentaneamente dimenticato, troppo
impegnato a memorizzare l'odore di un'altra persona. Dio,
ripensandoci, Ed ha tutte le ragioni per odiarlo. Quante volte si
saranno sentiti mentre il rosso era via? Due? Tre al massimo?
“Mi
stai sniffando o hai il raffreddore?”.
Harry
scoppia a ridere.
“Scusami”,
dice, mollando la presa sull'altro ragazzo. “Hai tagliato i capelli
per caso?”.
Ed
aggrotta la fronte.
“No
che non ho tagliato i capelli, smettila di inventarti le cose solo
per fare la parte dell'amico attento e premuroso”. Touché.
Harry
si schiarisce la voce.
“No,
è che...mi sembrava...”, balbetta. “Ti sei fatto crescere un po'
di barba?”.
Ed
allontana la mano che Harry ha allungato per toccargli il viso.
“Toglimi
le mani di dosso, stramboide”, borbotta.
Ok,
forse Harry sta cercando di compensare per la propria mancanza di
attenzioni nei confronti del suo migliore amico in maniera un tantino
fuori luogo.
“Come
mai non eri sull'autobus?”, domanda. Il tempo per i convenevoli è
finito, però gli è rimasto uno strano peso sullo stomaco. Qualcosa
ancora non va.
Ed
sbadiglia.
“Non
avevo voglia di prenderlo”, spiega. “Avevo troppo sonno per stare
in mezzo a tutta quella gente”.
“Beato
tu che hai avuto un passaggio”, mormora Harry, riportando
l'attenzione sul suo lucchetto. “Cazzo, ci credi che non riesco a
ricordarmi la combinazione?”.
“Cristo,
è la data di nascita di tua sorella!”, esclama Ed, svegliandosi di
botto. “Non dirmi che l'hai dimenticata?”.
Harry
preme la fronte contro l'armadietto.
“No,
non l'ho dimenticata”, mormora. Non hanno neanche segnato le
presenze e lui già non vede l'ora di tornare a casa. “Grazie,
comunque”.
Ed
sbadiglia di nuovo.
“Non
è che vuoi anche tu una pillola alla caffeina, per caso?”,
biascica.
Harry
armeggia col lucchetto. Sa che giorno è nata sua sorella, lo sa.
“Che
c'è dentro?”.
Ed
grugnisce.
“Caffeina,
forse?”.
Harry
sospira.
“Da
quando prendi questa roba?”.
“Me
le ha date mio cugino”, replica il rosso, frugandosi nelle tasche e
tirandone fuori un piccolo contenitore bianco. “Le usa quando fa il
turno di notte al supermercato per tenersi sveglio”.
“Sono
legali?”.
Ed
butta gli occhi al cielo.
“Sono
integratori, cretino. Le vuoi o no?”.
Harry
lancia un'occhiataccia al contenitore.
“No,
grazie”.
Ed
si stringe nelle spalle, poi apre il barattolo e ingolla due
compresse.
“Vacci
piano se non vuoi prenderti un infarto prima della seconda ora”,
raccomanda Harry.
Ed
fa una smorfia – ingoiare delle pillole senza acqua non deve essere
semplice – e scuote il capo.
“Non
c'è bisogno che ti preoccupi per me”, dichiara con tono
amareggiato.
Harry
ha una fitta al petto.
“Mi
dispiace per Capodanno”, ammette, cercando di infondere nelle sue
parole quanta più sincerità possibile. Gli dispiace davvero, però
le sue scuse non sono esattamente spontanee.
“Liam stava male ed ero di fretta...”.
Ed
lo guarda inespressivo.
“E
tutti gli altri giorni che avevi da fare?”.
Harry
abbassa il capo. Colpito e affondato.
“Scusami”,
mormora.
Ed
gli poggia una mano sulla spalla.
“Ti
dirò solo una cosa, Harry: chi semina raccoglie”.
Harry
deglutisce. Cazzo, l'ha combinata grossa.
Il
suono della campanella lo salva dal replicare. Non avrebbe saputo
cosa dire, in ogni caso. Dovrà trovare un modo per farsi perdonare.
“Oggi
glee club?”, domanda, richiudendo l'armadietto che era riuscito ad
aprire dopo un paio di tentativi.
“Così
pare”, ribatte Ed, senza incrociare il suo sguardo.
Harry
ha un po' di nausea e spera che la colazione che ha ingurgitato in
tutta fretta non gli venga su proprio nel bel mezzo del corridoio.
“Lo
sai che sei e sarai sempre il mio migliore amico?”, afferma,
afferrando Ed per la felpa.
Il
rosso lo guarda negli occhi ma non lascia trasparire alcuna emozione.
“È
tutto da vedere”, ribatte.
Harry
stringe le mani sul suo polso con una presa disperata.
“Te
lo prometto, Ed”.
L'altro
ragazzo gli rivolge un debole sorriso.
“Speriamo”,
concede.
Il
riccio inghiotte il groppo che ha in gola. Qualsiasi problema abbiano
lui e Ed non è niente di insormontabile. Un'amicizia come la loro
non può essere abbattuta da niente e nessuno.
“Ti
voglio bene”, afferma, avvolgendo un braccio attorno alle spalle
del rosso mentre si incamminano verso la prima lezione.
Ed
sbuffa teatralmente, fingendosi seccato.
“Mi
fa strano quando mi dici queste cose”, si lamenta, infilandogli un
gomito in mezzo alle costole.
Harry
scoppia a ridere, sollevato.
“In
che senso?”.
“Sembra
tipo che ci stai provando con me”.
Harry
si lascia sfuggire uno verso indignato e gli arruffa i capelli.
“Non
temere, Ed, non sei il mio tipo”.
Il
rosso gli lancia un'occhiata saccente.
“Certo,
a te piacciono magrolini, iperattivi e popolari”.
Harry
lo spinge col fianco.
“Quindi
sei fuori pericolo, essendo grasso, pigro e sfigato”.
Ed
emette un squittìo poco virile. Harry scappa ridendo verso l'aula,
mentre il suo amico gli urla dietro una sfilza di insulti. Tutto
sembra tornato alla normalità. Per il momento.
*
Trovarsi
di nuovo nell'aula di musica per l'incontro del glee club dopo
settimane ha qualcosa di surreale. Harry fissa il pianoforte a
coda al centro della stanza come se lo vedesse per la prima volta.
“Ci
sei?”, domanda Niall, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
Harry
si risveglia dal suo stato di trance.
“Sì,
scusa, ero sovrappensiero. Hai detto qualcosa?”.
Il
rapporto tra lui e l'irlandese non è cambiato di una virgola dopo il
fattaccio con Gemma. Hanno continuato a sentirsi normalmente,
come anche Niall e sua sorella, dopotutto. Harry è felice che si
stiano conoscendo meglio. Niall non si è aperto con lui sulle sue
intenzioni con Gemma, però la ragazza lo ha tenuto aggiornato su
tutti gli sviluppi nel loro rapporto (non che Harry glielo abbia
chiesto, però...). Ovviamente sarebbe pronto a castrare il
suo amico se solo si azzardasse a ferire sua sorella, ma è ancora
presto per preoccuparsene. Devono anche uscire per un vero
appuntamento, quindi le cose potrebbero farsi mediamente serie. Se
solo Niall sapesse in cosa si sta andando a cacciare...
“Ho
detto che oggi a lezione Savan mi ha rivelato che deve comunicarci
una notizia importante”.
“Novità
sulle Regionali?”, domanda Ed, seduto nella fila dietro con Alice,
una mano poggiata rigidamente sul ginocchio di lei. Harry si domanda
quando questi due avranno la classica conversazione
su “Cosa siamo? Amici o fidanzati?”. Ci sarà da ridere. O da
piangere, dipende. Ed è così adorabilmente imbranato che a Harry
viene voglia di coccolarlo...o prenderlo in giro.
“Non
ne ho la più pallida idea”, afferma Niall, stringendosi nelle
spalle. “Savan sa essere piuttosto criptico quando vuole”.
Qualche
secondo dopo i quattro vengono sorpresi da un rumore sordo
proveniente dal corridoio – come se qualcuno o qualcosa avesse
urtato contro la porta - e da un conseguente lamento di dolore. La
porta dell'aula si apre con preoccupante lentezza e Louis fa il suo
ingresso nella stanza, tenendosi la fronte con una mano.
Harry
scatta in piedi istintivamente.
“Che
diavolo...?”.
Louis
avanza verso di loro, il volto contorto in una smorfia di dolore e un
libro aperto stretto contro il petto.
“Buon
pomeriggio”, mugugna, massaggiandosi il capo. “Mi tratterrò dal
dire tutte le parolacce che ho sulla punta della lingua perché sono
in presenza di una signora”.
Alice
fa spallucce.
“Tranquillo,
non crearti problemi per me”.
Louis
si illumina.
“Oh,
grazie a Dio!”, esclama. “Vaffanculo, merda, cazzo, porca troia,
che dolore!”.
“Si
può sapere che ti è successo?”, domanda Harry, ancora in piedi.
Louis
geme.
“È
successo che stavo camminando e leggendo e non mi sono reso conto che
la porta fosse chiusa”, spiega.
Niall
scoppia a ridere.
“Ti
sembra normale camminare e
leggere contemporaneamente?”, domanda, incredulo. “Non sei mica
in un cazzo di cartone animato Disney”.
Louis
gli lancia un'occhiataccia, resa meno minacciosa dal fatto che abbia
gli occhi lucidi e una mano ancora premuta sulla fronte.
“Devo
imparare le mie battute per la prima prova della recita che si terrà
più tardi”, spiega. “Volevo essere multi-tasking”.
“E
invece ti sei fracassato la testa”, osserva Niall.
“Aspetta,
devi imparare tutte le tue parti della recita?”, interviene
Harry, sgranando gli occhi. “Entro oggi?”.
Louis
scuote il capo.
“No,
solo le prime battute, quando Puck compare per la prima volta”,
replica. “Per adesso”.
Harry
tira un sospiro di sollievo. Louis sarà anche bravo e potrà avere
un'ottima memoria, ma è comunque un essere umano coi suoi limiti.
“Vuoi
che vada in infermeria a prenderti del ghiaccio?”, offre.
Louis
sorride.
“No,
basterà che mi dai un bacino sulla parte offesa”, dichiara,
ammiccando. Quando però si rende conto della presenza di Alice, che
sta ridacchiando contro la spalla di Ed, il sorriso scompare dalle
sua labbra. “Oppure no. Ci metterò del ghiaccio più tardi”.
Harry
si rimette a sedere, sconsolato.
“Sei
sicuro di non volercelo mettere adesso?”.
Louis
prende posto sulla sedia accanto alla sua e gli dà una pacca sulla
coscia. Questo è ben diverso dai saluti che sono soliti scambiarsi
quando sono da soli. La verità è che se anche altre persone sono
venute a sapere di quello che c'è tra di loro, non è ancora
abbastanza.
“Sto
bene, non preoccuparti”, afferma.
Qualcuno
urta di nuovo la porta dell'aula. Zayn zoppica dentro la stanza.
“Che
problemi avete tutti con quella dannata porta oggi?”, esclama
Niall. “Stai bene?”.
Zayn
borbotta qualcosa e si accascia su una sedia. L'irlandese gli si
avvicina ma l'altro ragazzo non sembra in vena di chiacchiere. La
ragione del suo malumore si palesa nella figura di Perrie, che entra
in aula e si siede senza salutare nessuno, incrociando le braccia sul
petto e tenendo il broncio. Guai in Paradiso, pensa Harry,
domandandosi cosa sia successo stavolta. Non è inusuale che i due
battibecchino, però non era mai capitato che si ignorassero
apertamente.
Finalmente
la porta si apre senza incidenti quando fanno la loro comparsa Josh,
Rita e Michael. Harry distoglie lo sguardo imbarazzato, consapevole
però che se vuole che tutto fili lisci al glee club lui e Michael
devono parlare di quello che è successo, anche se è l'ultima
cosa al mondo che vorrebbe fare.
Finalmente
anche Savan fa il suo ingresso in aula e, dopo aver salutato tutti
con un gesto della mano, poggia la propria borsa sul pianoforte.
“Ci
siamo tutti?”.
“Manca
Liam”, risponde Niall. “Vuoi che provi a chiamarlo?”.
“Sono
qui!”, esclama l'interessato, spalancando la porta col fiatone.
“Scusate”.
“Farò
finta che tu non abbia la zip dei pantaloni abbassata”, afferma
Savan con un ghigno. “E non ti chiederò come mai sei in ritardo”.
Liam
arrossisce in maniera preoccupante, mentre Niall si piega in due
dalle risate. Il moro si tira su la lampo e si siede accanto a Zayn,
cercando aiuto con lo sguardo dal suo migliore amico che, tuttavia,
non lo sta neanche guardando, troppo impegnato a fare un buco nella
testa di Perrie con gli occhi.
“La
tua dolce metà?”, domanda il professore.
Liam
si fa aria con la mano.
“Ah,
ehm, sì, no, non può venire, deve, ehm, andare a lezione di danza”.
Niall
cerca di soffocare altre risate mettendosi una mano davanti alla
bocca. Louis lo pizzica su un fianco per intimargli di darsi un
contegno.
“Peccato”,
dice Savan. “Le sarebbe piaciuto sentire quello che ho da dirvi
oggi”.
“Perché
ho come la sensazione che dovremmo ballare di nuovo?”, si domanda
Niall.
Savan
si illumina, ghignando come un matto.
“Perspicace”,
afferma.
Niall
fa una smorfia addolorata, esternando quello che stanno provando un
po' tutti. Eppure Savan li aveva avvertiti che avrebbero dovuto fare
pratica per le Regionali.
“Come
sapete, dobbiamo preparare un'esibizione che spacca per
esibirci alle Regionali e avere qualche speranza di vincere”, dice
il professore. “Prima di dedicarci al pezzo o ai pezzi che
porteremo in gara, però, voglio affidarvi un ultimo compito”.
Come
ogni volta che Savan fa un discorso importante, tutti pendono dalle
sue labbra.
“Ditemi,
secondo voi, qual è il musical migliore di tutti i tempi?”.
I
presenti erano così presi dal suo monologo che rimangano un attimo
spiazzati dalla domanda del professore.
Harry
alza la mano.
“The
Rocky Horror Picture Show?”.
Savan
ridacchia.
“Non
sai cosa darei per vedervi tutti in calze a rete e tacchi a spillo”.
Ed
tossicchia, sussurrando un neanche morto che però non sfugge
agli altri ragazzi.
“Secondo
me, non c'è storia, Cabaret batte tutti”, interviene Rita.
“Anche se adoro anche West Side Story”.
“Io
preferisco quelli meno...romantici e più impegnati, in un certo
senso”, dice Perrie. Zayn ha gli occhi assottigliati mentre la
osserva gesticolare. “Tipo Hair o Jesus Christ Superstar.
Anche se ho un debole per Mamma Mia!”.
“Les
Mis”, suggerisce Alice, prendendo stranamente la parola. “Penso
sia il migliore di tutti. E ho pure avuto la fortuna di vederlo dal
vivo”.
“Io
ho visto Wicked a Londra”, afferma Josh. “Non c'ho capito
molto”.
Savan
butta gli occhi al cielo.
“Non
è poi così difficile da seguire”, borbotta.
“Ehi,
ero lontano, non ci vedevo bene!”, si difende Josh. “E poi ho
difficoltà a capire la storia quando gli attori cantano invece di
recitare”.
Savan
ride.
“Ok,
ok. Altre idee?”. Savan fa una panoramica della stanza con lo
sguardo. “Louis? Come mai non dici niente? Pensavo fossi un
appassionato di musical”.
Louis
ha un'espressione abbattuta.
“Mi
domando perchè nessuno abbia nominato il musical”.
Savan
si siede sullo sgabello del pianoforte.
“Ovvero?”,
domanda, tamburellando con le dita sulle ginocchia. “Illuminami”.
Louis
si passa una mano tra i capelli, gettando uno sguardo frustrato ai
suoi compagni.
“Davvero
nessuno di voi ci ha pensato?”, chiede, seccato. “Nessuno ha
pensato a Grease?”
Savan
scatta in piedi e corre verso di lui per battergli il cinque.
“Fantastico!”,
esclama, saltellando sul posto. “Sapevo che non mi avresti deluso”.
“Neanche
quello è malaccio”, commenta Perrie. “Se ignoriamo la trama
priva di consistenza e i personaggi di una piattezza disarmante”.
Le
sopracciglia di Savan scattano verso l'alto.
“Grease
è un musical sempreverde”, dice, con tono saccente. “Non è il
musical di una generazione, è il musical di tutte le
generazioni! Chi non ha mai sognato di essere Danny Zuko? Chi?”.
Perrie,
Rita, Niall e Michael alzano la mano in contemporanea.
Savan
ha un'espressione assolutamente indignata.
“Vi
farò cambiare idea”, minaccia.
“Qualcosa
mi dice che non ci sarà nessuna votazione ma che hai già deciso che
canteremo delle canzoni tratte da Grease come compito della
settimana”, dice Perrie, senza alcun entusiasmo.
Savan
si risiede sullo sgabello.
“Ovvio
che ho già deciso”, asserisce. “Tuttavia, faremo qualcosa di più
particolare”.
“Cioè?”,
domanda Louis, drizzando la schiena.
“Vi
darò una settimana di tempo per preparare tre brani con relative
coreografie e venerdì prossimo ci esibiremo di fronte ai vostri
compagni di scuola. Quelli che vorranno assistere, almeno. Ho già
parlato col Preside. Non possiamo farlo in teatro perché è
impegnato per le prove della recita, però possiamo cantare in
cortile. Ho grandi piani per voi”.
Savan
conclude il discorso con un sorriso a trentadue denti, gli occhi
luccicanti di entusiasmo. Non assecondarlo significherebbe ucciderlo.
“Siamo
sicuri che qualcuno vorrà venirci a vedere?”, chiede Niall. “Non
ce li vedo i nostri compagni a fermarsi dopo la scuola per sentirci
cantare-”.
Savan
alza una mano per zittirlo.
“Ed
è per questo che lo faremo durante la ricreazione. Speriamo solo che
il meteo ci assista”, afferma, sospirando. “Cercheremo di farci
un po' di pubblicità per persuaderli a venire a vederci. Ah, quasi
dimenticavo, c'è una ragione in più per cui dovrete dare il meglio
di voi e farli divertire: ho pensato che, visto che la scuola non ci
pagherà la gita per le Regionali, potremmo convincere i vostri
compagni a fare qualche piccola donazione”.
“La
scuola non ci paga la gita?”, domanda Josh.
Savan
sbuffa.
“Hai
capito solo questo del mio discorso?”, sbotta. “Comunque, no, non
era previsto che venissimo ammessi alle Regionali quindi non è stato
stanziato alcun fondo per noi. La scuola potrebbe offrirci i costumi
e probabilmente l'autobus ma il resto sarà tutto a spese nostre”.
Savan
si risiede, massaggiandosi le tempie con le dita.
“Ditemi
che vi sembra una buona idea”, prega. “Io penso che un'esperienza
del genere possa servirvi per abituarvi all'idea di avere un pubblico
e di essere giudicati. Che è quello che succederà alle Regionali”.
Perrie
solleva una mano, chiedendo il permesso di parlare. Savan annuisce.
“Penso
sia un'ottima idea”, ammette la ragazza. “Anche se non sono molto
affezionata a Grease”.
“Pazza”,
le fa eco Louis.
Harry
scoppia a ridere.
“Dai,
Pez, sarà divertente”, cerca di incoraggiarla. “Scommetto che
saresti un'ottima Sandy”.
Savan
si rialza in piedi. Oggi sembra non avere pace.
“A
proposito di questo...dovrò fare una specie casting”.
“Casting?”,
gli fa eco Louis. “Nel senso per decidere chi interpreterà chi?”.
“Esattamente”,
conferma il professore. “Ovviamente canterete tutti però devo
scegliere chi interpreterà i ruoli principali”.
Louis
non sembra convinto.
“Non
possiamo decidere tra di noi?”, domanda. “Io credo di essere
l'unico interessato al ruolo di Danny”.
“Ti
sbagli”, interviene Zayn.
Louis
sgrana gli occhi.
“Sul
serio?”.
“Sul
serio”, afferma l'altro ragazzo. Harry ha come la sensazione che
Zayn ce l'abbia ancora con Louis. L'idea lo mette parecchio a
disagio. Si era creato un equilibrio tra loro, lui e Niall, che però
era forse troppo fragile.
“Visto?”.
Savan si rivolge a Louis. “Devo dare a tutti la possibilità di
provarci. Per questo, chiunque sia interessato ai ruoli di Danny,
Sandy, Kenickie e Rizzo si presenti dopodomani pomeriggio alle tre
nel mio ufficio per l'audizione”.
Louis
si volta verso Zayn per sfidarlo con lo sguardo. Harry gli poggia una
mano sul ginocchio per placarlo. Questa situazione non gli piace per
niente.
Savan
impiega il resto dell'ora per illustrare loro le canzoni ha scelto e
come dovrebbero essere interpretate secondo lui.
Quando
hanno finito, Harry segue Louis fuori dall'aula.
“Ti
va se vengo con te alle prove della recita oppure se ti aspetto in
giro e poi andiamo a casa mia a studiare?”.
Louis
controlla l'ora sul cellulare.
“Non
penso sia una buona idea che tu venga alle prove visto che non ci
viene a vedere ancora nessuno per adesso e trovarti lì sarebbe
strano”, replica. “E dopo ho da fare quindi non posso venire a
casa tua”.
Harry
si sforza di non manifestare la sua delusione.
“Che
devi fare?”.
“Cose”,
replica Louis, tenendosi sul vago. DI solito, quando fa così, vuol
dire che deve vedersi con Eleanor. Fantastico. “Vengo domani
da te, se vuoi. Ho il pomeriggio libero, yay!”.
Harry
abbozza un sorriso.
“D'accordo”.
“Adesso
scappo”, dice Louis, carezzandogli un fianco con una mano. “A
domani!”.
Dopo
che Louis è sparito alla fine del corridoio, Ed si avvicina a Harry.
“Sbaglio
o tira una brutta aria tra lui e Zayn?”.
Il
riccio annuisce.
“Non
sbagli. Ti spiego tutto sull'autobus se lo prendi insieme a me”.
Ed
fa un cenno con la testa verso Alice.
“Ti
va di accompagnare lei alla sua fermata prima di prendere il nostro
autobus?”.
“Ok,
ma niente effusioni mentre ci sono io nei paraggi”.
Ed
gli molla un calcetto nello stinco.
“Non
credevo fossi mia madre, Hazza”.
*
Harry
chiude il libro di matematica e ci sbatte un pugno sopra, come se il
tomo gli avesse fatto qualcosa di personale. Non vede l'ora
che sia il prossimo anno, quando non dovrà più avere niente a che
fare con lui.
Dopo
essersi gettato a peso morto sul letto, il riccio prende il cellulare
dal comodino. Louis non ha ancora risposto ai suoi messaggi. Harry è
preoccupato perché a quanto pare l'altro ragazzo ha saltato scuola
oggi. Questo, più il fatto che Louis l'abbia ignorato tutto il
giorno nonostante gli avesse promesso che si sarebbero visti, lo
mettono in agitazione. Deve essere successo qualcosa.
Proprio
quando Harry decide che il miglior modo per combattere l'ansia è
farsi una bella dormita, sente un rumore - una specie di picchiettare
- provenire dalla finestra. Il riccio si alza in piedi e si avvicina
per controllare, convinto che sia un uccello o un qualche animaletto
che sta grattando contro il vetro. Quando apre la finestra, quello
che sembra un piccolo missile lo colpisce sulla guancia.
“Ahia,
che cazzo..?!”.
“Scusami!”,
esclama una voce familiare. “Non era mia intenzione tirartelo
addosso”.
Harry
si affaccia. Louis è in piedi sotto la sua finestra, la bicicletta
poggiata contro un albero e un pugno di sassolini sul palmo della
mano.
“Hanno
inventato i telefoni”, afferma il riccio. “E il mio campanello
funziona perfettamente”.
“Lo
so”, ribatte l'altro ragazzo. “Ma ho sempre sognato di fare
una cosa del genere”.
Harry
rotea gli occhi, con un sorriso affezionato sul volto. Che stupido
adorabile idiota che è il ragazzo di cui è innamorato.
“Adesso
ti arrampicherai fino alla mia finestra?”, domanda.
Louis
soppesa la domanda per qualche secondo.
“No”,
risponde deciso, dopo un po'. “Neanche per sogno”.
Harry
poggia i gomiti sul davanzale. Louis lascia cadere i sassolini per
terra e lo guarda, col mento all'insù e le palpebre socchiuse per
proteggere gli occhi dal sole.
“Quale
luce irrompe da quella finestra lassù?”, comincia a decantare.
“Essa è l'oriente e Harry è il sole! Sorgi, bel sole, e uccidi
l'invidiosa luna bla bla bla perché tu, sua ancella, sei
molto più luminosa di lei”.
Harry
sghignazza.
“Oh
Louis, Louis perché sei tu Louis, rinnega tuo padre, rifiuta il tuo
nome eccetera eccetera e io non sarò più uno Styles”.
Louis
gli mostra i pollici in su.
“Siamo
una coppia colta e romantica”, dice, sorridendo. “Sono fiero di
noi”.
Siamo
una coppia?, vorrebbe domandare Harry.
“Sali
o a che ci sei vuoi provare anche qualche battuta di Sogno di una
notte di mezz'estate?”.
Louis
si gratta il mento.
“Non
mi ricordo di balconi in quella storia là”.
Harry
scoppia a ridere.
“Vieni
su o no?”.
“Butti
giù la treccia, Raperonzolo?”.
Il
riccio si liscia i capelli.
“Non
sono abbastanza lunghi, mi dispiace”.
Louis
incrocia le braccia sul petto.
“Allora
vienimi ad aprire, mi sta venendo il torcicollo”.
Quando
Harry e Louis sono finalmente in camera del riccio, il più grande si
siede sul letto, rimbalzando sul sedere.
“Perchè
non sei venuto a scuola oggi?”, domanda Harry a bruciapelo.
Louis
si stropiccia il labbro inferiore con le dita.
“Non
ne avevo voglia”, replica semplicemente.
Harry
si siede accanto a lui, sfiorando una coscia dell'altro ragazzo con
la propria.
“Come
mai?”, insiste.
Louis
si volta verso di lui.
“Non
mi andava di affrontare le conseguenze di quello che ho fatto”.
Harry
ha un tuffo al cuore.
“Vale
a dire a dire?”.
Louis
poggia i piedi sul letto e si avvicina le ginocchia al petto. Non
porta i calzini e Harry si farebbe intenerire dai suoi piedi paffuti
se non fosse che ha altre cose per la testa.
“Sono
appunto venuto qui a parlarti di questo”, ammette. “Però
preferirei che mi baciassi un po' prima, che ne dici?”.
Harry
si sporge verso di lui.
“Dico
che no”, dichiara. Il sorriso sul volto di Louis – che si
aspettava un bacio – si spegne. “Prima voglio sapere cosa hai
combinato. È
grave? Dobbiamo scappare da qualche parte? Vuoi che prenda i soldi
dal fondo per l'Università e prenoti i biglietti del treno?”.
Louis
lo osserva con sguardo stupito, gli occhi sgranati per la sorpresa.
“Lo
faresti davvero?”.
Harry
annuisce con convinzione.
“Certo,
farei di tutto per te”, confessa. “Sul serio, che è successo?”,
ripete.
Anche
se la sua era solo una battuta, se fosse necessario farebbe davvero
quello che ha detto. Anche se spera che non
sia necessario.
Louis
distoglie lo sguardo.
“Ho
lasciato Eleanor”, afferma, con gli occhi incollati alla porta.
Harry
non riesce a credere alle sue orecchie. È tutto quello che
desiderava di sentirsi dire da mesi e non gli sembra vero.
“Lo...lo
hai fatto sul serio?”, balbetta.
Louis
si gira di nuovo dalla sua parte.
“Sì,
Harry, l'ho fatto sul serio”.
Il
riccio combatte l'istinto di gettargli le braccia al collo. Non è
detto che lo abbia fatto per lui. Magari lui c'entra, anche se in
minima parte, però questa non è una sua conquista,
ma di Louis.
“E
lei come ha reagito?”, indaga, preoccupato perché Louis gli ha
detto che voleva evitare le conseguenze
del suo gesto.
L'altro
ragazzo si stringe nelle spalle.
“Beh,
mi ha dato dell'egoista e dell'egocentrico...però poteva andare
peggio”.
Harry
sbatte le palpebre ripetutamente.
“Come?”.
“Avrebbe
potuto mettersi a urlare e piangere, avrebbe potuto implorarmi di non
lasciarla e cazzate del genere..invece mi ha mollato in camera sua ed
è scesa di sotto”.
Harry
non la vede proprio come una cosa positiva.
“Ed
è finita così?”.
Louis
si guarda le dita dei piedi, mentre le muove nervosamente.
“Più
o meno”.
“Tu
cosa le hai detto esattemente...per lasciarla?”, chiede Harry.
Louis gli sembra troppo impassibile. Il riccio spera che non abbia
una crisi e se ne penta. Dopotutto ha sempre sostenuto che la sua
relazione con Eleanor lo avrebbe protetto da eventuali dicerie e
malignità della gente, se questa avesse iniziato a sospettare
qualcosa. Si sarà forse convinto a uscire allo scoperto? Difficile.
“Le
ho detto che tanto valeva lasciarci visto che non provavamo più
niente l'uno per l'altra”, risponde Louis, atono. “Le ho detto
che le sono ancora affezionato ma che non posso fingere di amarla e
che era meglio per tutti e due se la facevamo finita”.
Harry
sospira e non può fare a meno di domandarsi se e quando Louis
l'abbia mai amata.
“Dici
che sospetta qualcosa di me e te?”.
Louis
fa cenno di no con la testa.
“No,
non credo proprio”, afferma. “Mi ha accusato di pensare solo a me
stesso e di averla illusa ma non mi ha mai accusato di essere un
traditore”.
Harry
rimane congelato. La parola usata da Louis gli piomba addosso come un
macigno.
“È
quello che sono, un traditore”, ribadisce l'altro ragazzo. “Non
volevo più farle questo, non se lo merita”.
Harry
deglutisce. Io
forse mi merito di essere per te un segreto di cui vergognarsi,
invece?,
pensa. Ma non può dirglielo, non è giusto, Louis ha già fatto
tanto,
se si pensa che fino a poco tempo fa non si sarebbe neanche sognato
di lasciare quello che lui stesso ha definito il suo alibi.
“È
stato quello che ti ha detto Zayn a convincerti?”.
Louis
si morde il labbro inferiore.
“In
parte sì, anche se ci stavo pensando da un po'”, ammette.
“Diciamo, però, che è stato quello che è successo tra te e
Michael che mi ha spinto a prendere questa decisione”.
Harry
aggrotta la fronte. Sperava che Louis non riprendesse più
l'argomento, e invece...
“In
che senso?”.
Louis
rimane in silenzio per qualche secondo.
“Nel
senso che quella sera, quando vi ho visti, sono impazzito di
gelosia”, afferma, stringendo tra le dita la trapunta sul letto di
Harry. “L'idea che tu baciassi qualcun altro mi ha fatto diventare
matto, e ho pensato che magari è quello che provavi anche tu
pensando a me ed El”.
Harry
ride una risata senza allegria.
“In
linea di massima”, dice.
Quello
che Harry provava quando li vedeva insieme o quando si soffermava a
immaginare cosa facessero quando erano da soli era più che altro un
dolore sordo e costante, non una feroce gelosia o una pena
lancinante. Somigliava alla rassegnazione e all'impotenza.
“Mi
dispiace tanto”, sussurra Louis, sfiorandogli una mano.
Harry
gli sorride debolmente.
“Non
fa niente, sapevo a cosa sarei andato incontro quando ho accettato di
iniziare questa cosa”.
Louis
allontana di scatto la mano.
“Smettirla
di chiamarla così”, sbotta.
Harry
sgrana gli occhi, osservandolo senza battere ciglio in attesa di una
risposta.
“Smettila
di chiamarla cosa”, chiarisce Louis. “Io e te stiamo
insieme, ok? Siamo una coppia”.
Harry
è in bilico tra ridere, piangere e baciarlo.
“Lo
so che non le abbiamo mai dato una definizione”, continua l'altro
ragazzo. “Però, adesso che io ed Eleanor ci siamo lasciati
possiamo chiamarla per quello che è: una relazione”.
Harry
sbatte le ciglia, per alleviare il bruciore agli occhi. Non deve
piangere. Non deve rovinare questo momento, ma il suo cuore è così
gonfio di emozioni che avrebbe bisogno di sfogarle in qualche
modo.
“È
sempre stata una relazione, lo
so, non voglio fare l'ingenuo”, dice ancora Louis. “Però, tra il
fatto che non sapessi quali fossero i tuoi sentimenti e quello che
ero impegnato ufficialmente con un'altra persona non me la sentivo
di...darle un nome”.
Harry
si schiarisce la gola. Lo stupore gli ha tolto le parole.
“O-ok”,
gracchia. “Lo capisco”.
Louis
sorride.
“Posso
chiamarti il mio ragazzo adesso?”,
domanda. “Almeno davanti a quelli che sanno di noi e dei quali mi
fido”.
Harry
si slancia per abbracciarlo. Dio, è così innamorato che a volte gli
sembra di avere una malattia,
qualcosa che si porta addosso e della quale non può liberarsi, dalla
quale non può guarire, dalla quale non vuole
guarire, anche se è dolorosa, onnipresente e, in qualche modo,
invalidante. Però i
suoi momenti di sollievo sono questi, quando Louis gli dice queste
cose e lo guarda in questo modo. Questi sono i momenti in cui essere
innamorato gli sembra una benedizione,
un miracolo della natura, un regalo che Dio o chi per lui gli ha
fatto per renderlo felice.
“Ti
amo”, dice. “Ti amo tantissimo, Louis, non puoi capire quanto,
non-”.
Louis
gli accarezza la schiena con una mano.
“Okay,
okay”, mormora, sfiorandogli una tempia con la punta del naso.
Harry
si stacca, anche se a malincuore.
“Grazie”,
afferma, stampandogli un veloce bacio sulla bocca. “Apprezzo quello
che hai fatto e sono felice di poter pensare a te come il mio ragazzo
senza sentirmi in colpa”.
Louis
ride.
“Scommetto
che ti capitava spesso, vero?”.
Harry
annuisce.
“Anche
a me”, ammette l'altro ragazzo. “Mi veniva istintivo. Scusami se
non ho risolto la mia situazione con Eleanor prima, facendoti
sentire, come dire, l'altro.
Sappi che per me sei sempre stato il primo
e l'unico nei miei
pensieri”.
Harry
gli prende una mano tra le sue.
“Hai
paura di affrontare Eleanor, adesso?”, domanda, baciandogli le
nocche.
Louis
rabbrividisce.
“Un
po'”, confessa. “Non perché sia preoccupato che lei mi convinca
a tornare insieme, ma perché non so come deciderà di comportarsi
con me adesso che non siamo più...una coppia”.
Harry
annuisce, comprensivo.
“Ti
mancherà quello che avevate?”.
Louis
scuote il capo.
“No,
perché quello che ho adesso è molto ma molto meglio”.
Harry
lo bacia di nuovo, racchiudendo in questo gesto tutto il suo sollievo
e la sua gratitudine.
“Ti
amo” ribadisce.
Nonostante
sia frustrante non avere una risposta equivalente, quando Louis
sorride quel suo sorriso dolcissimo che Harry non gli ha mai visto
rivolgere a nessun altro se non a lui è come se silenziosamente gli
dicesse anch'io. Forse
è solo un'illusione, ma per il momento può bastare.
“Ovviamente
adesso che non sto più insieme ad El dovremmo essere più cauti,
davanti agli altri, per non destare sospetti”, dice.
Il
buon umore di Harry vacilla un po'. Perché sembra che Louis parli di
loro come di due criminali? Perché ha così tanta paura?
“Immagino”.
Louis
gli prende il viso tra le mani.
“Quando
siamo soli o insieme a Liam, Zayn o Niall possiamo continuare a
essere la coppietta sdolcinata che si scambia citazioni di Romeo e
Giulietta, ok?”.
Harry
fa cenno di sì con la testa, dichiarandosi d'accordo. Farebbe
qualunque cosa per Louis, qualunque. Ogni tanto ha paura che l'altro
ragazzo gli chieda una cosa impossibile, perché sa che lui la
farebbe comunque senza pensarci due volte.
“Mi
accompagni domani all'audizione per Danny?”, domanda Louis,
giocherellando con le sue dita. “Vorrei un po' di supporto morale”.
“Certo”,
accetta subito Harry. “Vedrai che la parte sarà tua”.
Louis
sospira.
“Non
capisco che cazzo di problemi abbia Zayn”, borbotta, cambiando
repentinamente discorso.
“Mi
sembra piuttosto chiaro che sia geloso di te”, risponde prontamente
il riccio.
“Grazie,
c'ero arrivato”, replica Louis. “Ma mi sembra esagerato”.
Harry
si stringe nelle spalle.
“Deve
vedersela con Liam per questo”, afferma. “E non prendersela con
te”.
Louis
stringe la presa sulle sue dita.
“Lo
so, ma ce l'ha con me lo stesso, come se gli avessi rubato il
migliore amico, di proposito”, si lamenta. “Vorrei
parlargli, perché ci tengo a lui e tutta questa ostilità non ha
senso”.
Harry
annuisce. Ci vuole un bel coraggio per affrontare Zayn, che è una di
quelle persone buone e gentili, ma spesso volubili e difficili da
trattare. Spera solo che Louis capisca in fretta il modo più
opportuno di prenderlo in una situazione del genere.
“Se
ti fa sentire meglio”.
Louis
lo attira a sé, le labbra sporgenti.
“Posso
avere adesso quei baci che mi avevi promesso?”.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Non
ricordo di averti promesso nessun bacio”, afferma.
“Bugiardo”.
*
Quando
Harry risponde al telefono, la sera dopo, non fa neanche in tempo a
salutare Louis che l'altro ragazzo inizia a urlare come un ossesso.
Harry non lo ha mai, mai,
sentito così da quando lo conosce. È
terrificante e preoccupante insieme.
“L'ha
data a Zayn!”, strepita Louis. “Savan ha dato la parte a Zayn!”.
Il
cervello di Harry, mezzo addormentato a causa dello studio e dell'ora
tarda, si sveglia di botto.
“Non
hai avuto la parte di Danny?”.
Louis
non lo ascolta neanche e continua a parlare senza prendere fiato.
“Ti
sembrerà una cazzata ma ci tenevo veramente, Haz”. La voce di
Louis si si incrina, così come il cuore di Harry. “Ci tenevo
veramente”.
Il
riccio tiene il telefono con una presa così forte da fargli
sbiancare le nocche. Il pensiero che Louis stia soffrendo è
insopportabile.
“E
non solo perché Grease è il mio film preferito tanto che so
tutte le cazzo di battute a memoria”, continua imperterrito l'altro
ragazzo. “Ma anche perchè pensavo di meritarmi davvero qualcosa,
per una volta nella vita, e invece mi sono semplicemente illuso. C'è
sempre qualcuno più bravo di me, là fuori. Qualunque cazzo di cosa
io faccia”.
Harry
stringe le dita attorno al tessuto delle propria t-shirt, all'altezza
del cuore. Riuscirà mai a fare capire all'altro ragazzo quanto in
realtà sia dotato e speciale?
“A
Zayn non importava nulla della parte”, dice Louis, proprio quando
Harry aveva deciso di approfittare di una piccola pausa nel suo fiume
di parole per intervenire. “E invece ha voluto a tutti costi fare
l'audizione e rubarmela, solo per farmi un dispetto”.
“Sono
sicuro che non lo abbia fatto solo per questo”, riesce a dire
Harry.
“E
invece sì!”, esclama Louis. “E ci ha pure goduto, te lo dico
io!”.
Harry
sospira. Vorrebbe che l'altro ragazzo fosse lì con lui, per poterlo
abbracciare e rassicurare. Louis si merita solo amore e adorazione.
Lui sarebbe disposto a dargliene per tutta la vita.
“Ascolta,
Lou, capisco che sei deluso per non avere avuto la parte, ma non è
colpa di Zayn”, tenta di farlo ragionare. Questa faida tra lui e
l'altro ragazzo sta prendendo contorni sempre più oscuri e non è il
caso di gettare altra benzina sul fuoco. “Non ha senso prendersela
con-”.
“Ovvio
che non è colpa sua”, lo interrompe Louis, aspro. “Perché è
colpa mia, che non sono neanche bravo ad eseguire una canzone
che conosco a memoria, parola per parola, espressione per
espressione, da quando avevo cinque anni, Harry. Non è colpa di Zayn
se non ho avuto la parte, è colpa mia che non sono mai all'altezza
dei sogni che ho, anche quelli più banali come cantare una stupida
canzone del mio musical preferito davanti ai miei compagni”.
“Louis!”,
lo chiama Harry, il cuore che gli batte con frenesia nel petto e un
tono impotente e disperato. Estirpare un'idea dalla testa di una
persona è così difficile e Harry ha paura che quelle – sbagliate
- che Louis si è fatto su se stesso siano ormai così profondamente
radicate in lui che a questo punto è praticamente impossibile
tirarle fuori. Louis è perfetto, perché non lo capisce? “Chi
ti mette in testa queste cose?”.
Louis
fa uno verso pericolosamente simile a un singhiozzo.
“Non
riesco neanche a scegliere un'università, Harry, perché non sono
bravo abbastanza in nessuna delle cose che faccio e capirai
che è difficile decidere in cosa fallire nella vita”.
Harry
rimane senza parole.
“Louis”,
mormora. “Tu sei bravo in tutto quello che fai”.
Louis
ride. Il cuore di Harry si accartoccia su se stesso.
“Ti
sbagli”, dichiara. “Il motivo per cui io provo a fare tutto è
perché non riesco ad eccellere in niente. Sai cosa mi ha
detto uno dei miei professori oggi? Che non combinerò mai nulla
nella vita. Come dargli torto?”.
Harry
si sente come intorpidito, il corpo paralizzato dall'impotenza e dal
terrore.
“Non
aveva alcun diritto di dirti una cosa del genere”, protesta,
fremente di rabbia e indignazione.
“E
invece sì”, lo contraddice Louis. “Non mi impegno abbastanza,
per me è tutto un gioco e l'unica cosa che mi riesce bene è sognare
a occhi aperti”.
Harry
si morde il labbro inferiore.
“Te
lo ha detto lui?”.
Louis
respira forte dal naso.
“Sì”,
afferma. “Ed è la verità. Secondo te avrò un futuro nel mondo
della musica, del teatro o del calcio? Mi sono prefissato degli
obiettivi impossibili. Forse era meglio se avessi studiato di
più e sognato di meno”.
Harry
stringe i pugni sulle cosce. Da quando Louis è diventato così
disilluso?
“Lou,
con i talenti che hai penso che tu abbia tutto il diritto di sognare
di farcela in uno di questi campi, se non in tutti”.
Louis
sbuffa.
“Apprezzo
la tua fiducia ma forse non mi conosci abbastanza”, dichiara secco.
Harry
si afferra un pugno di capelli. Questa conversazione è frustrante.
“Buona
notte, Harry”, conclude Louis. “Scusa se ti ho annoiato con le
mie lagne”.
Il
riccio sbatte il cellulare sul letto e soffoca un urlo nel pugno
chiuso. Louis è la persona più testarda che abbia mai conosciuto,
ma anche la migliore, e lui riuscirà a farglielo capire.
Costi quel che costi.
***
NOTE:
le
battute che Harry e Louis si scambiano a un certo punto del capitolo
sono tratte da Romeo e Giulietta, atto II, scena II.
Comunque,
ci credete che ho visto per la prima volta Grease solo l'anno
scorso? Imperdonabile!
Ovviamente
l'ho subito adorato, anche se il mio musical preferito è e rimarra
sempre The Rocky Horror Picture Show. Ho avuto la fortuna di
vedere una proiezione del film a Londra, con tanto di sing-along,
ed è stata un'esperienza oltraggiosamente divertente (o
divertentemente oltraggiosa?). Potrei inserirlo in qualche
modo nella storia, prima o poi. Più che altro perché mi solletica
l'idra di descrivere Harry con addosso solo un corpetto, delle calze
a rete e i tacchi, truccato di tutto punto. O magari non lo farò mai
ma volevo regalarvi questa bella immagine!
Detto
questo, volevo chiedere a voi, miei fedeli lettori, se per voi va
bene che io vada avanti con la storia coi miei tempi...o se per caso
non preferiate che affretti un po' le cose e giunga alla conclusione
in meno capitoli rispetto a quelli che avevo previsto. Datemi un
parere, se potete, per favore. A me piace scriverla, però magari voi
vi siete stufati di questa, uhm, lentezza.
Grazie!!!
|
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Capitolo 40 *** The one that I want ***
larry 40
Vi
linko due video che potreste voler guardare prima di leggere (o dopo,
o magari durante):
http://www.youtube.com/watch?v=7oKPYe53h78&hd=1#
http://www.youtube.com/watch?v=wK63eUyk-iM&hd=1
***
Harry
intercetta Niall in corridoio e lo afferra per una spalla,
obbligandolo a fermarsi.
“Ce
li hai due minuti prima di andare a mensa?”.
“Ciao,
Harry”, dice l'irlandese, scrollandosi la mano del riccio dalla
spalla. “Vieni con me al mio armadietto e ti dico quello che ho
scoperto”.
Harry
lo segue diligentemente fino alla destinazione fissata. Niall apre
l'armadietto, ci infila dentro i libri e lo richiude, poi ci si
appoggia con una spalla e fa cenno all'altro ragazzo di avvicinarsi.
“Allora,
la situazione è meno critica di quello che pensassi”, esordisce.
“Però circolano comunque alcune voci”.
Harry
lo incoraggia a proseguire con un gesto della mano.
“Stan
continua a dire in giro che solo un finocchio lascerebbe una come
Eleanor”, afferma il biondo.
Harry
sospira.
“C'era
da aspettarselo da lui”, osserva. “Qualcuno gli crede?”.
Niall
si stringe nelle spalle.
“Non
lo so, visto che le sue opinioni sembrano infondate”,
dichiara. “Lo dice solo per mettere Louis in cattiva luce”.
Harry
aggrotta la fronte.
“Ok,
lo so che essere gay non è una cosa negativa”, si affretta
ad aggiungere Niall. “Però sai benissimo che quelli come Stan
usano certi termini come un insulto e lo chiamano finocchio solo per
denigrarlo, non perché abbiano delle prove”.
Harry
si appoggia con la schiena a un armadietto e incrocia le braccia sul
petto.
“Non
è un buon segno”.
“Lo
so che non lo è, ma a voi due che vi frega di lui e dei suoi amici
coglioni?”, domanda Niall.
Harry
si passa una mano sulla faccia.
“A
me non frega assolutamente nulla”, ammette. “È
Louis quello che non viene a scuola da due giorni”.
Niall
si gratta una guancia.
“Puoi
dirgli che non c'è pericolo, basta ignorare Stan e la sua banda”.
Harry
vorrebbe davvero che fosse così semplice. Oltretutto, indagare sulla
situazione a scuola dopo la rottura di Louis con Eleanor è già
abbastanza umiliante,
considerato che lo sta facendo per appurare che non circolino voci
sbagliate sul suo ragazzo quando queste
voci non sarebbero sbagliate per
niente,
se poi ci si mette il fatto che suddetto ragazzo adesso gli parla
pochissimo allora il tutto diventa frustrante.
“Louis
non è esattamente di buon umore ultimamente”, confida al suo
amico.
Niall
gli rivolge uno sguardo compassionevole.
“È
ancora per la storia dell'audizione?”.
Harry
annuisce. A quanto pare la voce si è sparsa in fretta.
“Secondo
me Zayn non ha fatto proprio una bella figura a mettersi contro
Louis”, dice con amarezza. “Non dico che non si sia meritato la
parte, ma nessuno mi venga a dire che non lo abbia fatto apposta per
dargli sui nervi”.
Niall
batte le nocche sull'anta del suo armadietto.
“Neanche
Zayn se la sta passando bene ultimamente, amico”.
Harry
lo aveva intuito.
“Che
è successo tra lui e Perrie?”.
Niall
esita un attimo prima di rispondere, come se non fosse sicuro di
rivelargli quello che sa.
“Hai
presente quando io e lui ci siamo baciati durante il Gioco della
Bottiglia a Capodanno?”, domanda. Harry fa cenno di sì con la
testa. “Quando Pez lo ha scoperto ha dato di matto”.
Questo
Harry non se
lo aspettava.
“Era
solo un gioco!”, esclama. “E poi sei un ragazzo...non c'è
ragione di ingelosirsi”.
Niall
solleva un sopracciglio.
“Non
cambia niente, lei si è incazzata lo stesso. Anche perché non è
stato lui a dirglielo, quindi il fatto che Zayn abbia voluto
nasconderglielo l'ha fatta incazzare ancora di più”.
Harry
butta gli occhi al cielo.
“Non
le capirò mai queste ragazze”.
Niall
gli dà un buffetto sulla guancia.
“Sei
fortunato, allora, ad essere gay”.
Harry
vorrebbe contraddirlo ma non gli va di difendersi da quella che non è
un'accusa
ma una mezza verità.
“Già”,
dice. “Andiamo a mangiare, adesso, che sto morendo di fame”.
Niall
si dichiara d'accordo.
“Hai
saputo niente di quello che dice Eleanor, piuttosto?”, domanda
Harry, mentre si dirigono alla mensa scolastica.
“Niente
di buono, ma se ti può consolare è totalmente ignara di
quello che c'è tra te e Louis”, replica Niall, affrettando il
passo. “E non ha il minimo sospetto su quale sia il vero
motivo della rottura”.
Harry
tira un sospiro di sollievo.
“Comunque,
preparati”, lo avverte l'irlandese. “Ci sono già un sacco di
ragazze in fila per prendere il suo posto”.
“Il
suo posto è già occupato, devono mettersi il cuore in pace”,
borbotta il riccio.
Nialls
scoppia a ridere.
“Come
sei territoriale!”.
Harry
lo fulmina con lo sguardo.
“Spero
che tu sia consapevole del fatto che quando stai con una persona non
puoi vedere altra gente, a meno che non decidiate di avere una
relazione aperta”.
Niall
gli mette una mano sulla spalla.
“Non
agitarti, Harry, ti assicuro che, per il momento, Gemma è l'unica
persona con la quale mi sento e se mai dovessimo metterci insieme non
mi sognerei mai di tradirla. Sono un bravo ragazzo, io”.
Harry
reprime una specie di brivido. Forse non si abituerà mai al pensiero
che sua sorella e un suo amico possano iniziare una relazione. Di
sicuro non si abituerà mai a parlare di Gemma con un altro ragazzo,
uno che conosce così bene, poi. E se dovessero avere problemi, un
giorno, lui le parti di chi dovrà prendere? Ecco perché non ha mai
approvato la cosa. Fatto sta che, comunque, non può
intromettersi negli affari di due persone alle quali tiene, che sono
responsabili e consenzienti.
“E
poi parla quello che fino a due minuti fa mi ha detto che secondo lui
non c'è nulla di male a baciare un'altra persona per gioco anche se
sei fidanzato”, continua Niall.
“Ci
ho ripensato”, ammette Harry, mettendosi per un attimo nei panni di
Perrie. “Però continuo a credere che non sia nulla di così grave
che non possa essere risolto con una chiacchierata sincera”.
Niall
si stringe nelle spalle.
“Se
la vedranno loro, io spero solo che non mi tirino in mezzo ai loro
problemi di coppia”.
Poco
prima di entrare in mensa Harry si ferma per inviare un SMS a Louis.
Ci
vai alle prove delle recita questo pomeriggio?
*
Harry
ha aspettato un'ora e mezza fuori dal teatro prima che le porte si
aprissero e uscissero i primi studenti, allora è sgattaiolato
dentro, si è arrampicato sul palco e ha scritto a Louis di
incontrarsi lì una volta che se ne fossero andati tutti.
“Ti
sei cotonato i capelli?”, è la prima cosa che l'altro ragazzo gli
dice, sbucando da dietro le quinte.
Harry
arrossisce.
“Ci
ho provato”, ammette.
“Sembra
che tu abbia in testa una specie di nido”, afferma Louis,
avvicinanadosi a Harry, seduto sulle assi di legno a gambe
incrociate.
Il
riccio tasta i propri capelli con una mano.
“Non
pensavo venissero fuori così male”, osserva, sconsolato.
Louis
si piega sulle ginocchia per toccarglieli.
“C'è
una ragione dietro questa follia?”, domanda.
Harry
abbassa il capo.
“Volevo
essere la tua Sandy”, mormora.
Louis
scoppia a ridere.
“Punto
primo, Sandy è una donna”, inizia. “Punto secondo, hai
già i capelli ricci, che senso ha avuto cotonarli?”.
Harry
si prende la testa tra le mani.
“Non
lo so, a volte faccio cose che all'inizio sembrano delle grandi idee
ma poi...”.
Louis
ride di nuovo.
“Look
at me, I'm Sandra Dee”, canticchia.
Harry
gli molla un calcio negli stinchi col risultato di farlo cadere sul
sedere.
“Comunque,
al massimo potresti essere la mia Rizzo, visto che ho avuto la parte
di Kenickie e non di Danny”, dichiara Louis, rabbuiandosi.
Harry
gli sfiora una caviglia con un dito.
“Il
motivo per cui sono qui pettinato come un idiota è che volevo
provare a tirarti su di morale”, confessa.
“Facendomi
ridere?”.
Harry
gli pizzica una gamba, con scarsi risultati, però, perché riesce ad
afferrare solo i jeans.
“No,
cantando”.
Louis
solleva un sopracciglio. Harry indica lo stereo portatile accanto a
sé.
“Non
capisco”, afferma l'altro ragazzo.
Harry
si mette in piedi e si stiracchia prima di piegarsi sullo stereo.
“Muoio
dalla voglia di sentirti cantare questa canzone”.
Quando
la base di You're the One That I Want inizia, Louis continua a
osservare Harry con sguardo interrogativo.
“In
piedi”, ordina il riccio, mettendo in pausa. “Libera il Danny
Zuko che è in te”.
Louis
abbassa il capo, nascondendo però un sorriso.
“Coraggio,
lo so che lo vuoi anche tu”, mormora Harry.
L'altro
ragazzo si alza, prende un respiro profondo e guarda Harry con
determinazione.
“Falla
partire”.
Harry
ghigna e preme di nuovo il pulsante sullo stereo. Louis si porta
indietro il ciuffo ed esibisce la migliore espressione da pesce lesso
del suo repertorio, come se si trovasse davanti un Harry trasformato
e non riuscisse a credere ai suoi occhi, imitando Danny che vede
Sandy dopo la sua metamorfosi da ragazza acqua e sapone a femme
fatale. Il riccio combatte l'urgenza di ridere.
“I've
got chills, they're multiplyng, and I'm losing control, 'cause the
power your supplying, it's electrifying!”.
Louis
fa finta che il suo corpo venga attraversato da una scossa elettrica,
poi cade sulle ginocchia e si stende ai piedi di Harry, che nasconde
un risolino dietro la mano.
“You
better shape up, 'cause I need a man”,
canta, dandogli le spalle. Ci ha messo una sera a imparare le parole,
sarà meglio che non le dimentichi. Louis come da copione lo insegue.
“And
my heart is set on you.
You
better shape up, you better understand, to my heart I must be true”.
“Nothing
left, nothing left for me to do”,
gli fa eco l'altro ragazzo.
Harry
saltella verso il fondo del palco, con Louis alle calcagna.
“You're
the one that I want”,
cantano insieme, Louis in ginocchio, aggrappato ai jeans di Harry. Il
riccio se lo scrolla di dosso e l'altro ragazzo fa un'espressione
fintamente devastata. “You're
the one that I want, the one that I need, oh yes indeed”.
Sebbene
sia la prima volta che cantano assieme questa canzone, la loro
improvvisazione sta venendo fuori meglio del previsto.
Harry
sfugge dietro le quinte per cantare la seconda strofa di Sandy. A un
certo punto Louis lo mette spalle al muro, ma lui gli poggia le mani
sul petto e lo spinge all'indietro, ridendo. Louis si acciglia prima
che Harry scappi di nuovo sul palco.
“I
better shape up, 'cause you need a man”,
canta Louis afferrandolo per i fianchi, da dietro.
“I
need a man who can keep me satisfied”,
gli fa eco Harry, voltandosi e costringendolo a indietreggiare.
Louis
gli prende una mano.
“I
better shape up, if I'm gonna prove”,
dice attirandolo a sé.
Harry
gli poggia una mano sul collo.
“You
better prove that my faith is justified”,
replica, facendogli l'occhiolino.
“Are
you sure? Yes, I'm sure down deep inside”,
cantano insieme.
Per
il resto della canzone si rincorrono per tutto il palco, fino a che
Harry non scende una delle scalette laterali, facendo fatica a
cantare e correre insieme, ben consapevole però che dovrà abituarsi
per l'esibizione che li aspetta alle Regionali e che sicuramente non
prevederà che se ne stiano fermi a cantare come un coro da Chiesa.
“You're
the one that I want, you're the one I want”,
continuano, inseguendosi tra le poltrone.
Quando
Harry si volta a fronteggiare Louis questi gli punta un indice contro
il petto e il riccio viene sbilanciato, inciampa e cade per terra tra
due file di poltrone, mentre l'altro ragazzo gli rovina addosso.
Harry
gli scoppia a ridere in faccia, noncurante della botta che ha preso
alla schiena e del gomito di Louis puntato sul suo sterno.
“Sei
tu
quello che voglio”, mormora questi sulle sua labbra, prima di
baciarlo. Harry riesce a liberare una mano incastrata tra i loro
corpi e la affonda tra i capelli di Louis.
Quando
la porta del teatro si apre entrambi restano congelati.
“Da
dove viene questa musica?”.
Louis
poggia una mano su una delle poltrone e si alza in piedi a fatica per
rispondere al professore, intimando con lo sguardo a Harry di non
muoversi.
“Ehm,
l'ho messa io, stavo...provando”.
“Ti
conviene uscire di qui al più presto, prima che chiudano le porte,
se non vuoi passare la notte a scuola”.
Louis
si asciuga il sudore dalla fronte.
“Ok,
prendo le mie cose e vado”.
Harry
aspetta di sentire il rumore della porta che si chiude prima di
rimetterseri in piedi, aiutato da Louis.
“Va
un po' meglio?”, domanda il riccio quando l'altro ragazzo ha spento
lo stereo.
Louis
si aggiusta il ciuffo e si siede per terra sul palco.
“Non
dovremmo...andare?”, chiede Harry, cercando di nascondere la sua
delusione per essere stato ignorato.
Louis
si stringe nelle spalle.
“Non
ti va di passare la notte a scuola con me?”.
Harry
si accomdoda di fronte a lui.
“Onestamente..no”.
Louis
gli colpisce il ginocchio con un piede.
“Guastafeste”.
Harry
lo pizzica sulla coscia. L'altro ragazzo gli afferra la mano e lo
attira verso di sé. Prima di rendersi conto di quello che sta
succedendo il riccio si ritrova le braccia di Louis attorno alle
spalle.
“Grazie
per quello che hai fatto” dice questi, il suono delle sue parole
attutito dai capelli di Harry. “La mia vita fa schifo ma tendo a
dimenticarlo quando sono con te”.
Harry
gli accarezza la schiena con una mano.
“Scusami
per l'altra sera”, continua Louis. “Non avrei dovuto trattarti in
quel modo, ma ero incazzato e...deluso”.
Harry
si divincola dall'abbraccio e prende le mani di Loui tra le sue.
“Non
devi scusarti”, lo rassicura. “Sappi che ogni volta che avrai
voglia di sfogarti puoi parlare con me. Non mi importa se mi usi come
tuo punching ball ogni tanto”.
Louis
piega la testa di lato.
“Ma
non è giusto”, afferma, accorato. “Sei l'ultima persona
al mondo che merita di essere trattata in questo modo”.
Harry
si risiede.
“Non
è successo nulla di grave”, minimizza. “Hai solo urlato un po' e
non mi hai lasciato replicare, tutto qui”.
“E
ti sembra poco?”, esclama Louis.
Harry
gli poggia le mani sulle ginocchia. Non riesce a smettere di
toccarlo.
“Ascolta,
Lou, non devi avere paura di lasciarti andare con me, se vuoi urlare
urla, se vuoi piangere piangi, non devi trattenerti. Sono qui per
questo”.
Louis
lo osserva qualche secondo senza fiatare.
“Cosa
ho fatto per meritarti?”.
Harry
arrossisce.
“Tu
meriti tutto”, afferma. “Meriti più di quanto credi. E
sei capace più di quanto credi. Non lasciare che un professore
idiota ti dica cosa puoi o non puoi fare, ok?”.
Louis
distoglie lo sguardo.
“Devo
dirti una cosa”.
Harry
ha un tuffo al cuore. Le confessioni peggiori di solito
iniziano con una frase del genere.
“Ho
preso una decisione sul mio futuro”, dice Louis. “In realtà, è
da un po' che ci penso però prima non ne ero sicuro”.
Harry
sospetta che quello che gli dirà Louis non gli piacerà. È
solo una sensazione, ma si sente già mancare il fiato.
“Non
andrò all'università”, dichiara Louis.
Harry
sgrana gli occhi.
“Perché?”.
Louis
non lo guarda in faccia.
“Perché
potrei non passare l'anno”, ammette. “Ma anche se lo passassi non
sono sicuro che con i miei voti riuscirei a farmi accettare da una
buona università. E poi, non ne ho proprio voglia”.
Harry
rimane qualche secondo in silenzio. Silenzio che Louis non colma,
come il riccio aveva sperato.
“E
cosa farai allora?”.
Louis
si morde il labbro inferiore.
“Voglio,
o meglio, vorrei provare a fare il provino per una squadra di
calcio”, dice. “Non per una di quelle importanti o in Prima
Divisione, ovviamente, ma una squadra...minore, ecco”.
Harry
non se lo aspettava. Ha sempre saputo che gli piacesse il calcio, ma
credeva che Louis preferisse cantare o recitare piuttosto che tirare
calci a un pallone, per quanto sia ugualmente bravo in ognuna di
queste cose.
“Ho
sempre saputo che non mi piacesse studiare e ho sempre meditato di
tentare la carriera calcistica”, spiega Louis. “Ed è anche per
questo che-”.
Louis
si blocca, rivolgendo a Harry uno sguardo incerto.
“Ed
è anche per questo che...?”.
L'altro
ragazzo si porta le ginocchia al petto e riduce la voce a un
sussurro.
“Che
continuo a insistere che non si sappia di me”,
confessa. “Sai com'è il mondo del calcio, no? È
così a qualsiasi livello. Non voglio rovinarmi l'unica speranza di
futuro che ho”.
Tutte
le speranze di Harry, invece, si infrangono con quest'ultima
dichiarazione dell'altro ragazzo. Louis non vuole che le cose
cambino, non l'ha mai voluto, come ha potuto essere così ingenuo da
sperarci? Con ogni probabilità Louis lo lascerà non appena firmerà
il suo primo contratto con una squadra oppure, peggio, si troverò
un'altra ragazza da mostrare in giro per riaffermare la sua
eterosessualità. Gli viene da piangere.
“E
che ne sarà del tuo sogno di cantare? O di recitare?”, domanda,
cercando di imporre un tono fermo alla sua voce.
Louis
ride ma è un'immagine così triste.
“Quello
è solo un sogno, appunto”, replica. “Lo so io come lo sai tu.
Gli unici ad avere qualche speranza siete tu e Zayn”.
Harry
stringe i pugni attorno al tessuto dei suoi pantaloni. Come può
convincere Louis che anche lui potrebbe farcela? È
consapevole che sia dura però non tutti devono per forza diventare
ricchi e famosi a livello internazionale. Sono tante le alternative
che Louis potrebbe avere nel mondo della musica o del teatro, però
lui non vuole neanche provarci.
“Hai
un piano B?”, domanda, accantonando momentaneamente questi suoi
pensieri.
Louis
sospira.
“Il
mio piano B è semplice”, dichiara. “E probabilmente diventerà
presto il piano A”.
Harry
lo fulmina con lo sguardo.
“Andrò
in una grande città a cercare fortuna. Magari a Londra”, continua
Louis. “Di certo qui non ci resto se non è strettamente
necessario”.
Harry
ha la nausea. Seguirebbe Louis fino in capo al mondo, ma li separano
due anni di scuola e ambizioni molto diverse, come faranno a rimanere
insieme? Ammesso che Louis lo voglia, comunque.
“Anche
lì farai di tutto perché non si sappia di te?”, chiede,
aspro.
Louis
fa un colpo di tosse.
“Non
lo so, dipende da che piega prenderà la mia vita”.
Harry
batte le nocche sul legno del palco.
“Ok”,
mormora con un groppo in gola. “Adesso è meglio che andiamo”.
Louis
si irrigidisce.
“Sei
arrabbiato?”.
Harry
si passa i pugni sugli occhi.
“No,
sono stanco”, mente.
Louis
si sporge verso di lui e lo afferra per la maglia con una presa
disperata.
“Harry,
voglio che tu sappia che in tutte le versioni possibili del mio
futuro che ho immaginato tu ci sei sempre, sempre, ok?”.
Harry
batte le palpebre ed è quasi sorpreso quando dai suoi occhi non
viene fuori alcuna lacrima.
“Lou”,
inizia, prendendo fiato. “Voglio che tu sappia che ti amo e che
approverò ogni tua decisione ma credo che tu ti stia sottovalutando
e che stia ponendo le basi per un futuro ben diverso da quello che
potresti avere se solo avessi il coraggio di provarci”.
Un
lampo di rabbia attraversa gli occhi di Louis, non è chiaro se
contro se stesso o contro di Harry.
“E
ho anche paura che sarà difficile trovare un posto per me in uno dei
futuri che hai immaginato”, ammette il riccio, prima di riuscire a
trattenersi.
Louis
lo lascia andare e si affloscia su se stesso.
“Ti
prego di non provare a togliermi l'unica certezza che ho”,
sussurra.
Harry
si sente subito in colpa.
“Ovviamente
farò di tutto per essere al tuo fianco qualunque cosa tu decida di
fare”, ribatte.
Louis
solleva la testa per guardarlo.
“Sei
sicuro di volerlo?”.
Harry
gli poggia una mano sul ginocchio.
“Certo
che lo voglio”, afferma. “Tu lo vuoi?”.
Louis
ha gli occhi lucidi.
“Più
di ogni altra cosa al mondo”.
*
Harry
è più che sorpreso dal responso ottenuto dall'iniziativa del glee
club tra i suoi compagni di scuola. Ci saranno un centinanaio di
persone in cortile, oltre ai membri del glee club, e sono più di
quelle che tutti loro si sarebbero aspettati. C'è solo da sperare
che tutti gli spettatori donino qualcosa quando loro avranno finito
di cantare.
Durante
la performance solista di Perrie, con la sua Hopelessly Devoted To
You, Harry è affiancato da Niall e Josh.
“Non
so se sono più stupito del fatto che Zayn e Perrie non si siano
strappati la faccia durante Summer Nights”, inizia Niall,
riferendosi all'esibizione precedente, alla quale hanno partecipato
tutti. “O da Zayn che non è sembrato uno stecco di legno mentre
ballava”.
Harry
rifila all'irlandese una gomitata nel fianco.
“Sei
solo invidioso”, lo prende in giro.
“Perchè
mai dovrei esserlo?”, ribatte Niall.
“Forse
perché hanno sbavato tutte le donne presenti, dalla matricola del
primo anno alla segreteria sessantenne?”, dice Josh.
Niall
gli mostra il dito medio.
“Non
è che hai sbavato anche tu?”.
Josh
gli strizza un capezzolo, beccandosi un morso sul braccio.
“Io
ho sbavato”, interviene Michael.
“Pervertito”,
gli fa eco Josh con un sorriso giocoso.
“Però
lo sai che ho occhi solo per te, Joshua”, continua l'altro ragazzo
soffiandogli un bacio.
Josh
scoppia a ridere.
“Certo,
per me e per quel Luke che hai conosciuto a Capodanno”.
Harry,
che ha ascoltato lo scambio di battute tra i due senza fiatare, tira
un sospiro di sollievo. Michael non ha ancora il cuore infranto,
dopotutto. Questo gli toglie un peso dallo stomaco.
“Adesso
spero solo che Louis non strappi la faccia a Zayn durante la prossima
canzone”, dice Niall.
“Un
po' di rivalità non guasta”, ribatte Josh.
“Peccato
che l'esibizione non preveda spargimenti di sangue”, osserva
l'irlandese.
Harry
sbuffa. Louis non è una persona violenta. E neanche Zayn, per
quanto ne sappia.
“Non
siate pessimisti, non hanno avuto nessun problema alle prove”.
“In
effetti era Perrie quella che mi preoccupava di più”, afferma
Niall.
“Per
fortuna abbiamo scampato il pericolo”, ribatte Harry.
“Sapete
se stasera verrà al compleanno del suo probabilmente ex ragazzo?”,
chiede Josh.
Niall
gli mette un braccio attorno alle spalle.
“Nessuno
ha il permesso di non venire”.
“Neanche
io?”, domanda una voce alle loro spalle.
“Specialmente
tu, Tommo”.
Louis
si avvicina a Harry e gli appoggia un gomito su una spalla. Ci manca
poco che debba mettersi sulle punte dei piedi. Il riccio inala
l'odore del suo dopobarba misto a quello di pelle che emana la sua
giacca e deve fare uno sforzo sovrumano per non avvolgergli un
braccio attorno alla vita e attirarlo a sé.
“Non
immaginate quanta voglia io abbia di andare al compleanno della
persona che più mi detesta al mondo a casa della seconda persona che
più mi detesta al mondo”, dice.
“Non
credo che Zayn ti detesti. Su Ed non mi pronuncio”, scherza Harry.
“Ho
elaborato un piano”, ammette Louis.
“Devo
preoccuparmi?”, interviene Niall.
Louis
lo zittisce premendogli una mano sulla bocca.
“Ho
pensato che per riconquistare il cuore di Zayn e mettere fine a
questa stupida ostilità potrei parlare con Perrie e convincerla a
perdonarlo”, afferma, osservando Zayn e Liam che confabulano a
pochi metri da loro con la coda dell'occhio.
“Non
mi sembra un grande piano”, commenta l'irlandese.
“Niall
ha ragione”, conferma Harry. “È
con Zayn stesso che devi parlare”.
Louis
fa un verso di disapprovazione.
“Devo
proprio?”.
“Sì”,
rispondono Harry, Niall, Josh e Michael in coro.
“Vi
odio”, borbotta Louis.
Alla
fine dell'esibizione di Perrie, Savan corre verso di loro per
richiamarli all'ordine.
“Pronti
per dare libero sfogo al vostro testosterone?”.
Louis
fa una smorfia.
“Non
ci credo che tu l'abbia detto”, dice con una punta di acidità.
“Ho
saputo che sei di nuovo sul mercato, Louis, questa è la tua
occasione per metterti in mostra”, ribatte il professore facendogli
l'occhiolino.
“Lasciagli
godere la sua libertà”, interviene Niall per salvarlo
dall'imbarazzo.
Harry
gli stringe una spalla per ringraziarlo.
“Andiamo,
T-Birds, è il vostro turno”, li incoraggia il professore.
Per
l'occassione Savan ha messo a disposizione la sua vecchia
decapottabile, che si trova al centro del cortile. Non è proprio un
rottame ma non è neanche un piacere per gli occhi, ergo è la
candidata ideale per l'esibizione.
Mentre
Harry si aggiusta la tuta da meccanico che il professore lo ha
costretto a indossare, pensando a quanta poca voglia abbia di
mostrare alla scuola il suo scarso talento nel ballo, Zayn si
avvicina a lui e Louis che, spalla a spalla, si dirigono verso la
macchina.
“Ehi”.
Zayn afferra Louis per un braccio. “Ti manca qualcosa”.
Louis
si ferma a osservare l'altro ragazzo mentre questi si fruga nelle
tasche prima di tirare fuori un pacchetto di sigarette.
“Non
vorrei rovinare la tua splendida acconciatura ma devo farlo”,
dichiara Zayn, sistemando dietro l'orecchio di un Louis immobile e
sbalordito una sigaretta. “Lo prevede la scena”.
“Uhm,
grazie”, balbetta Louis.
Zayn
gli infila in una tasca della giacca un accendino.
“Tieni
anche questo”.
Louis
si aggiusta meglio la sigaretta posizionata da Zayn.
“Ehm...devo
proprio accenderla?”.
Zayn
scoppia a ridere.
“Un
tiro di sigaretta non ti ucciderà quando sei abituato a fumare ben
altro”.
Louis
gli rivolge un sorriso incerto.
“Ragazzi,
cosa fate lì impalati?”, li richiama Savan. “Muovetevi!”.
Zayn
si congeda da Louis con una pacca sulla spalla.
“Forse
non mi odia”, commenta Louis.
Harry
ridacchia.
“Te
l'ho detto”.
L'altro
ragazzo prende fiato come se si preparasse a correre una maratona.
“Ho
deciso che non invidio Zayn in questo momento”.
Harry
gli dà una spallata.
“Fatti
passare questa ansia da prestazione e muoviti”.
Louis
si passa una mano tra i capelli, dimentico di averli cosparsi di
gelatina.
“Che
schifo!”, esclama, guardandosi la mano. “Ho rovinato tutto?”.
Harry
lo afferra per le spalle e, dopo aver osservato il suo ciuffo per
qualche secondo per studiare il modo migliore per sistemarlo, se lo
avvolge attorno alle dita per ricreare la piccola “onda” che
c'era prima che Louis la appiattisse.
“Tutto
sistemato”, dice, asciugandosi la mano sui vestiti.
Louis
lo guarda di sotto in su.
“Se
potessi baciarti mi sentirei meglio”.
Harry
si morde il labbro inferiore ma non fa in tempo a replicare che Louis
lo supera e si dirige verso Savan, che si stra sbracciando al loro
indirizzo.
“Se
qualcuno di quelli coi cellulari in mano metterà il nostro video su
YouTube giuro che gli cambio i connotati”, borbotta Niall.
“O mi cambio i connotati”.
Harry
scoppia a ridere.
“Potresti
diventare una celebrità”.
Niall
lo guarda di traverso.
“Balla
meglio mia nonna di me”, replica. “E lei sta sulla sedia a
rotelle”.
Harry
gli molla un pugno sul braccio proprio nello stesso momento in cui
Savan fa loro cenno di mettersi in posizione. Zayn si piega sul
cofano aperto della macchina e dà a Savan l'ok per far partire la
base.
“Well,
this car could be systematic”, inizia il ragazzo, togliendosi
la giacca dalle spalle con un movimento fluido. “Hydromatic,
ultramatic”. Zayn lancia la giacca a Perrie, che lo sta
guardando insieme alle altra ragazze e che la afferra prontamente,
anche se sorpresa dal gesto apparentemente impulsivo del suo (ex?)
ragazzo. “Why couldn't it be Greased Lightnin'!”.
Zayn
salta su uno dei tavoli in cortile, dove gli studenti sono soliti
mangiare quando c'è bel tempo. Harry si preme una mano sul petto.
Non credeva che il suo amico lo avrebbe fatto veramente e per
una frazione di secondo ha temuto che si sfracellasse con la faccia
sul tavolo.
“We'll
get some overhead lifters and some four barrel quads, oh yeah”,
continua Zayn, muovendosi sul tavolo seguendo quella che sembra una
coreografia studiata ma che è solo frutto di improvvisazione perché,
a quanto pare, ha dimenticato tutto quello che Danielle gli ha
insegnato. Harry è, oltretutto, stupito di come il suo amico sia
riuscito a imporre alla sua voce un tono baritonale al quale non è
mai stato abituato e che alle prove non gli era mai uscito troppo
bene.
“Keep
talkin', oh, keep talkin'”, gli fa eco Louis, seduto sulla
spalliera del sedile anteriore della decapottabile. Harry dovrebbe
concentrarsi sul suo, seppur minimo, ruolo nell'esibizione, invece
non può fare a meno di guardare il suo ragazzo e desiderare
di trascinarlo da qualche parte per fargli cose. La bellezza
di Louis è di un'altra epoca, di un altro mondo.
“With
a four-speed on the floor, they'll be waiting at the door, you know
that ain't shit when we'll be getting lots of tit, Greased
Lightnin'!”
Zayn
salta dal tavolo direttamente sul cofano che si chiude completamente
con un tonfo. Harry nota che Savan si sta mordendo un polso per la
preoccupazione. Zayn sarà anche agile e snello ma è molto più
utile con tutte le ossa del corpo intere. Harry ha la sensazione che
il suo amico voglia compensare la sua mancanza di coordinazione nel
ballo con dei gesti ad effetto.
Louis
scivola sulla carrozzeria posteriore della macchina, accerchiato
dagli altri ragazzi e sovrastato da Zayn, in piedi dietro lui. Harry
canta il ritornello quasi in mezzo alle sue cosce e non potrebbe
essere più felice di così, anche se si sta dimenando come un
idiota.
“You
are supreme, the chicks'll cream for Greased Lightnin'!”.
Louis
si lascia cadere sulle ginocchia accanto a Harry e gli fa
l'occhiolino. Il riccio attribuisce la sua mancanza di inibizioni
all'adrenalina.
Durante
la parte strumentale tutti fanno finta di apportare modifiche
all'auto, avvolgendole attorno dei nastri e attaccandole addosso
degli adesivi. Savan non avrebbe mai dato loro il permesso di
apportarle dei cambiamenti permanenti, quindi devono
accontentarsi di questo.
A
un certo punto Louis fa una capriola sul cofano dell'auto e atterra
in maniera scomposta sul sedile davanti. Harry sbircia un attimo
dentro l'auto per controllare che sia tutto intero. Louis gli mostra
il pollice in su prima di mettersi in piedi e ricominciare a ballare.
Harry non sa se ha più voglia di ridere o di buttarlo di nuovo sul
sedile per baciarlo.
Zayn
nel frattempo ha recuperato di nuova la giacca ed è da questa che
estrae due pettini che consegna a Louis, il quale, muovendo i fianchi
in una maniera che fa asciugare la bocca di Harry e lo fa avvampare,
se li passa tra i capelli.
Il
riccio osserva Louis e si domanda se tutti quelli che lo stanno
guardando provano quello che sta provando lui: orgoglio ed
eccitazione. In cuor suo spera di no. Louis non è condivisibile.
L'altro
ragazzo, come da copione, si accende la sigaretta e dopo aver fatto
un tiro la lancia in aria senza curarsi di dove possa atterrare. Rita
si affretta a schiacciarla con un piede, rivolgendogli uno sguardo di
rimprovero. Louis fa spallucce e le manda un bacio. Harry pensa che
il suo ragazzo potrebbe anche non essere il protagonista
scelto da Savan, ma di certo rischia di rubare la scena a Zayn, che
per quanto sia bravo e audace, rimane comunque un po' impacciato nel
suo ruolo di sex symbol forzato. A Louis invece viene più
naturale tutto quello che fa. Lui è nato per recitare
e per essere al centro dell'attenzione, perché non riesce a capirlo?
Alla
fine dell'esibizione c'è un momento di sospensione in cui nessuno
osa fiatare. Harry sta sudando all'interno della sua tuta e ha
difficoltà a respirare, perciò è proprio lui a infrangere il
silenzio con un colpo di tosse. Il pubblico sembra risvegliarsi e
comincia ad applaudire, le ragazze che urlano i nomi di Zayn e Louis
e i ragazzi – pochi, purtroppo – che annuiscono con approvazione.
Mentre
Savan sta facendo il suo discorso sulle donazioni, qualcuno piomba
addosso a Harry e lo avvolge tra le sue braccia.
Louis
ha il viso bagnato di sudore, ma anche Harry, quindi non è un
problema.
“Pensi
che qualcuno lo noterebbe se ti portassi via per farti un bel
pompino?”.
Il
riccio ha ancora più caldo. Louis stavolta non è neanche ubriaco,
come può chiedergli una cosa del genere senza morire di imbarazzo?
“Come
ti vengono in mente certe cose?”, domanda, puntando i pugni sul
petto di Louis e spingendolo indietro, per mettere una distanza tra
lui e la sua fonte di tentazione.
Louis
scoppia a ridere, asciugandosi il sudore dalla fronte.
“Sarà
tutto il testosterone che c'è nell'aria”, scherza.
Harry
scuote il capo, incredulo. È
sul punto di alzare una mano per spostare un ciuffo di capelli che è
caduto sull'occhio di Louis quando scorge Eleanor con la coda
dell'occhio.
“Lou,
posso parlarti?”, domanda la ragazza quando si trova a pochi passi
da loro, senza degnare Harry di uno sguardo.
Louis
si allontana da lui di qualche passo.
“Non
puoi aspettare?”.
Eleanor
fa cenno di no con la testa, risoluta. Harry decide che è giunto il
momento di togliersi di mezzo.
“Ci
vediamo più tardi”, mormora, dando le spalle ai due e
incamminandosi verso Niall con un senso di agitazione nello stomaco.
“Siamo
già su YouTube?”, domanda, trovando l'irlandese con la
testa china sul cellulare.
“Nah”,
replica l'altro ragazzo. “Stavo parlando con Gemma. Probabilmente
verrà alla festa”.
Harry
si trattiene dallo sbuffare. Sua sorella si renderà conto che non ha
più l'età per frequentare feste organizzata da liceali?
“Fantastico”,
borbotta. “Almeno ho il passaggio di ritorno assicurato”.
*
Harry
si trova sul divano del garage di Ed, schiacciato tra Perrie e Rita,
con una birra in mano e un leggero mal di testa. Il suo migliore
amico è sparito più di mezz'ora prima in casa con Alice,
approfittando dell'assenza dei suoi genitori. Louis è stravaccato su
una poltrona e sta parlando animatamente con Josh. Zayn si è
improvvisato DJ della serata e sta smanettando alla console,
mantenendo, per fortuna, il volume della musica a un livello
sostenibile. Liam è all'altro capo del divano con Danielle in
braccio. Al loro fianco c'è Eleanor. Quando Harry l'ha vista
arrivare ha provato un moto di rabbia nei confronti di Louis. Non ci
sono dubbi che lui sapesse
che sarebbe venuta, eppure non gliel'ha detto. Fortunamente, però,
dopo i primi tentativi della ragazza di parlare con Louis, questi si
è spostato dal divano alla poltrona e si è unito alla conversazione
tra Josh e un suo amico su chissà quale squadra di calcio.
“I
Believe I Can Fly!”,
urla Niall, poggiato sul bracciolo del divano, cercando di trovare
una soluzione alla sciarada di Gemma, che è in piedi di fronte al
divano e sta mimando dio sa cosa da almeno dieci minuti.
“Ti
ho detto che è un film e un libro, non una canzone!”, urla
Gemma di rimando.
“Tu
non dovresti parlare”, la rimprovera Eleanor. “Devi solo mimare”
Harry,
che conosce sua sorella come il palmo della sua mano, riesce a
leggere l'espressione sul viso di Gemma. E tu chi cazzo sei?,
vorrebbe dire a Eleanor. Fortuna che sua sorella ha imparato a
controllarsi dopo che più di una persona le ha fatto notare la sua
irascibilità e mancanza di autocontrollo.
“Ok”,
dice sua sorella a denti stretti, ricominciando a mimare, gonfiando
le guance e soffiando fuori l'aria per poi muovere le braccia come un
uccello che si libra nell'aria.
“Via
col Vento”, mormora Harry.
“Che
hai detto?”, domanda sua sorella.
“Via
col Vento?”, le fa eco il riccio, titubante.
“Indovinato!”,
esclama Gemma. “Non ne posso più di questo stramaledettissimo
gioco!”.
“Ti
porto qualcosa da bere”, si offre Niall.
Gemma
allunga una mano verso di lui intimandogli di alzarsi.
“No,
andiamo insieme”.
Detto
questo i due si dirigono verso il tavolo degli alcolici, poggiato
alla parete in fondo al garage. Harry spera che sua sorella si
ricordi che deve guidare.
“Volete
giocare ancora?”, domanda Rita.
“Preferirei
infilarmi un coltello nelle ovaie, piuttosto”, replica Perrie.
Harry
si ritrova d'accordo con lei, anche se le ovaie non ce le ha.
Quando
riporta l'attenzione sulla poltrona dove è seduto Louis e dalla
quale non è riuscito a staccare gli occhi per tutta la durata del
gioco, il riccio scopre che l'altro ragazzo non c'è più, perciò si
volta verso la console, dove osserva Zayn togliersi le cuffie e
cederle a un Josh piuttosto entusiasta. Louis non esita un attimo
prima di passare un braccio attorno alle spalle di Zayn e guidarlo
verso un angolo poco illuminato della stanza. Forse è la volta buona
che i due chiariscano.
“Vado
anch'io a prendermi qualcosa da bere”, annuncia Perrie, balzando in
piedi.
“Vengo
con te”, le fa eco Rita.
Harry
si ritrova sul divano da solo con Liam, Danielle ed Eleanor.
Imbarazzante. Di tutti i discorsi che potrebbe fare con Liam
nessuno gli sembra adatto, vista la presenza delle due
ragazze.
Il
riccio sorseggia la sua birra economica e combatte l'impulso di fare
una smorfia. Ha un saporaccio ma almeno bere gli fornisce una scusa
per non parlare. Non dovrebbe sentirsi in imbarazzo con Liam,
eppure...
Eleanor
incrocia il suo sguardo e la birra gli va di traverso. La discrezione
non è il suo forte. Harry sostiene lo sguardo della ragazza per
qualche secondo prima di voltarsi verso la saracinesca del garage,
abbassata per metà.
“Uhm”,
mugugna. “Vi piace la musica?”.
Liam
tossicchia. Harry si volta verso di lui e l'espressione sul viso del
suo amico è traducibile più o meno con “che razza di domande
fai?”.
“Preferivo
quella di prima”, risponde Eleanor. “Non capisco perché Zayn
abbia lasciato la console a Josh. Spero di non dovermi sorbire tutta
la sera questo tunz tunz”.
Harry
pensa che la sua prima vera conversazione con la ex del suo ragazzo
sarebbe potuta andare decisamente peggio. Oltretutto, contro ogni sua
aspettativa, non può che trovarsi d'accordo con lei. Non che abbia
intenzione di confessarglielo, comunque. Non può certo dimenticarsi
delle minacce che Eleanor gli ha fatto in questo stesso garage,
qualche tempo prima. La ragazza potrebbe anche non sospettare la vera
natura della sua relazione con Louis, ma è sempre stata chiaramente
gelosa del loro rapporto e sospettosa delle sue intenzioni nei
confronti di Louis.
“Andiamo
a vedere di convincere Josh a mettere qualcosa di meglio?”, propone
Danielle alla sua migliore amica.
Eleanor
annuisce vigorosamente.
“Sì,
ti prego”.
Danielle
stampa un bacio sulla bocca del suo ragazzo e, dopo aver rivolto un
cenno di saluto a Harry, prende per mano Eleanor e la guida verso la
console.
Liam
si fa più vicino a Harry sul divano.
“Scusami
se è stato...imbarazzante”, afferma.
Harry
non sa come replicare. Lui e Liam non hanno mai parlato di quello che
c'è tra lui e Louis, perciò il fatto che l'altro ragazzo abbia
tirato fuori il discorso fa provare a Harry una strana
sensazione.
“El
non è una cattiva ragazza, te lo assicuro”.
Harry
sbuffa.
“Non
ho mai detto che lo sia”.
Liam
lo osserva con apprensione.
“Ok”,
dice, anche se a Harry sembra che avrebbe voluto aggiungere
qualcos'altro. “Ti va di giocare a ping-pong?”.
È
così che vola un'ora. Liam e Harry monopolizzano il tavolo da
ping-pong, nonostante il riccio sia una schiappa totale, data la sua
mancanza di riflessi e coordinazione, prima di venire costretti a
cedere il posto a Gemma e Niall. Liam si ricongiunge a Danielle e
Harry ha una mezza idea di prendersi un'altra birra e scovare Louis,
quando nota che Perrie, pallida e barcollante, si è piegata sotto la
saracinesca ed è uscita fuori. Il riccio non può fare a meno di
seguirla, preoccupato.
“Tutto
bene?”, domanda, trovando la ragazza seduta sul marciapiede.
Perrie
non lo degna di una risposta, perciò Harry prende posto accanto a
lei. Alla luce dei lampioni la sua pelle è traslucida e l'unica
parte viva del suo
viso sono le labbra colorate di rosso.
“Non
si riesce a vedere una singola stella in cielo, stasera”, biascica
la ragazza. “Mi viene l'ansia quando non riesco a vedere le stelle.
Il cielo mi sembra vuoto e non mi piace”.
Harry
le poggia una mano sul ginocchio.
“Quanto
hai bevuto?”.
Perrie
arriccia le labbra.
“Non
abbastanza”.
Harry
sopira.
“Hai
parlato con Zayn?”.
Perrie
si volta verso di lui.
“Hai
mai la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato ma non riesci a
capire cosa?”.
Harry
annuisce.
“Ogni
tanto”.
Perrie
poggia la testa sulla sua spalla e il suo corpo è attraversato da un
brivido. Harry le passa un braccio attorno alle spalle e la attira
verso di sé per scaldarla. Non è bravo a consolare le persone, però
questo non vuol dire che non debba almeno provarci.
“Sei
una bella persona, Harry”, mormora la ragazza.
Il
riccio piega la testa di lato e sfiora i capelli di Perrie con una
guancia.
“Anche
tu lo sei, non osare credere il contrario”.
La
ragazza solleva il capo e lo guarda negli occhi per qualche secondo.
Ha le guance arrossate dall'alcool, ma la sua mano, poggiata sulla
coscia di Harry, è gelata.
“C'è
qualcosa che non va in me”, sussurra la ragazza, sbattendo le
palpebre e avvicinando il viso a quello del riccio. “Cosa c'è che
non va in me?”.
Harry,
in qualche modo, riesce ad anticipare la mossa successiva della
ragazza, infatti volta il viso giusto in tempo prima che lei lo baci.
“Non
è questo che vuoi, Pez”, afferma. “Non è questo il modo per
risolvere i tuoi problemi con Zayn”.
Perrie
poggia la fronte sulla spalla di Harry e scoppia a piangere. Il
riccio la abbraccia e la ragazza affonda il viso nel suo collo,
bagnandolo di lacrime.
“Zayn
non mi vuole come lo voglio io”, singhiozza.
Harry
le carezza la schiena.
“Gli
ho detto che lo amo e lui mi ha ringraziato”, continua
Perrie. “Io sono pazza di lui, Zayn è tutto il mio mondo e lui o
non se ne rende conto o non gli interessa”.
Harry
vorrebbe dirle che la capisce, che anche Louis è tutto il suo mondo
ma che ha sempre, sempre, la sensazione di contare meno per
l'altro ragazzo di quanto Louis conti per lui.
“Se
non te lo ha detto non vuol dire necessariamente che non ti ami anche
lui”, le dice invece, dando voce a quella che è la sua più grande
speranza. Non è tanto il fatto che Louis non gli abbia detto le due
parole magiche che lo turba, ma più che altro il pensiero che
l'altro ragazzo è sempre stato onesto e sincero con lui, quindi se
non gli ha detto che lo ama probabilmente significa che non lo
ama.
Perrie
si aggrappa al suo collo e continua a piangere, mentre Harry le
sussurra parole che spera siano rassicuranti. È così che li trovano
Louis e Zayn, una decina di minuti dopo.
“Pez,
vieni dentro che devo parlarti”.
Perrie
fa cenno di no con la testa. Zayn la prende per un braccio e la
obbliga, con tutta la gentilezza possibile, ad alzarsi. La ragazza
gli avvolge le braccia attorno al collo mentre Zayn la solleva
delicatamente da terra e la porta dentro. Harry tira un sospiro di
sollievo.
“Ce
le hai tu le chiavi della macchina di tua sorella?”, domada Louis.
Harry
annuisce, toccandosi la tasca dei pantaloni.
“Ti
va se andiamo a parlare in macchina?”.
Il
riccio non la trova un idea malvagia perciò si alza in piedi. Louis
si aggrappa al suo braccio mentre si dirigono verso l'auto.
“Dopo
di te”, dice Harry, facendo cenno a Louis di entrare in macchina.
L'altro
ragazzo ridacchia e prende posto sui sedili posteriori. Harry si
chiude la portiera alle spalle e annusa l'aria.
“Tu
e Zayn avete fumato, per caso?”.
Louis
annuisce con aria solenne. Harry accende la luce sul tetto e scopre
che l'altro ragazzo ha gli occhi arrossati oltre che un sorriso ebete
sul volto.
“Spegni
questa dannata cosa”, borbotta dopo un po'.
Harry
preme di nuovo l'interruttore della luce e sospira.
“Avete
parlato almeno o avete solo fumato?”, domanda, mentre Louis si
accoccola contro di lui.
“Fumare
ti rende pacifico e ben disposto a perdonare gli altri”, mormora.
Harry
scoppia a ridere.
“Ok,
Bob Marley, cosa vi siete detti?”.
Louis
struscia il viso sul maglione di Harry.
“Zayn
mi vuole bene”, afferma.
Harry
grugnisce.
“Ok,
ma a parte questo?”.
“Zayn
però vuole più bene a Liam ed è geloso del mio rapporto con lui”,
continua Louis. “Ma si è scusato per avermi trattato di merda e
per avermi fatto credere che pensasse che io avessi una cattiva
influenza sul suo migliore amico. In realtà Zayn pensa che io abbia
un'influenza positiva ed è per questo che è geloso”.
Harry
passa una mano tra i capelli di Louis, ma le sue dita rimangono
incastrate a causa dei residui di gelatina che hanno indurito alcune
ciocche.
“Ok,
fila”, osserva. “Ti ha spiegato anche perché abbia voluto a
tutti i costi fare il provino per la parte di Danny nonostante
sapesse quanto tu ci tenessi?”.
Louis
annuisce e il suo mento affonda nel petto di Harry.
“Oh,
non lo ha fatto per infastidire me, ma per dare sui nervi a Perrie”,
afferma. “Però non si aspettava che lei facesse il provino per la
parte di Sandy”.
“Quindi
tra di voi è tutto apposto adesso?”, domanda Harry.
“Sì”,
replica Louis, la voce resa roca dal fumo. E pensare che ha fatto
storie per un tiro di sigaretta durante l'esibizione!
“Meno
male”.
Louis
solleva la testa.
“Perché
Perrie stava piangendo come una disperata?”.
Harry
riflette qualche secondo prima di rispondergli.
“Perché
ha detto a Zayn che lo ama ma lui non le ha detto che la ama quindi
lei pensa che lui non provi lo stesso per lei”, dice d'un fiato.
Louis
aggrotta la fronte.
“Che
stupidaggine”, borbotta, indignato. Sembra un micetto arrabbiato e
Harry sorride di fronte a questa visione adorabile. “Solo perché
Zayn non gliel'ha ancora detto non vuol dire che non la ami
altrettanto”.
Il
cuore di Harry si espande nel petto.
“Davvero?”,
esclama. “Cioè, anche tu la pensi così?”.
Louis
annuisce.
“Certo,
Harry”, afferma. “A volte diamo troppo peso alle parole, quando
in realtà sono i gesti quelli che contano veramente”.
Harry
sorride. Forse Louis ha la mente troppo annebbiata per rendersi conto
di quello che sta ammettendo. O forse sta dicendo un sacco di
cazzate. Nonostante questo, Harry non può fare a meno di sperare.
“Comunque,
io e Zayn abbiamo avuto un'idea per il tuo compleanno”, dice Louis.
“Più io che Zayn, veramente”.
“Manca
quasi un mese al mio compleanno”, replica Harry, segretamente
compiaciuto del fatto che Louis pensi già al suo compleanno.
“Non
mi interessa”, taglia corto l'altro ragazzo. “Dicevo, io e Zayn
ma più io che Zayn abbiamo pensato che potremmo passare tutti
il week-end al bungalow, visto che il tuo compleanno cade di
venerdì”.
Harry
la trova un'idea geniale.
“Tutti
chi?”, si ritrova però a domandare.
“Io,
tu, Niall, Zayn, Liam e il tuo amico rosso”, risponde Louis
prontamente.
“Il
mio amico rosso ha un nome”, lo rimprovera Harry.
Louis
butta gli occhi al cielo.
“Va
bene”, dice. “Io, tu, Niall, Zayn, Liam ed Edward. Che ne
pensi?”.
Harry
ghigna.
“Penso
che l'idea mi piace”, ammette. “Devo prima chiedere a Robin,
però”.
Louis
annuisce, soddisfatto, poi si preme di nuovo contro di lui e affonda
il naso nel suo collo.
“Il
tuo naso è congelato”, gli fa notare Harry.
Louis
gli lecca il collo e ci soffia sopra.
Il
riccio rabbrividisce.
“Lou?
Che stai facendo?”.
Louis
ridacchia e strofina di nuovo il naso contro il suo collo. Harry non
fa neanche in tempo a protestare che l'altro ragazzo si mette a
cavalcioni su di lui.
“Hai
idea di quanto sia difficile averti vicino tutto il giorno senza
poterti toccare?”, sussurra, prendendogli il viso tra le mani.
“Sì,
ho una vaga idea”, scherza Harry.
Louis
si piega su di lui e lo bacia. Le sua labbra sono fredde e asciutte e
il suo bacio ha il sapore di fumo e di birra ma Harry non ha mai
desiderato altro in vita sua così tanto come la bocca di Louis
contro la propria. Probabilmente non smetterà mai di desiderarla.
“L'erba
ti eccita?”, domanda Harry, mentre Louis gli bacia la mandibola,
scendendo poi lentamente fino al collo e spostandogli il maglione con
una mano per avere accesso alla sua spalla.
“No,
tu mi ecciti”, replica l'altro ragazzo. “Al tuo compleanno
avremo una camera tutta per noi e mi assicurerò di portare con me
tutto il necessario per-”.
Harry
stringe istintivamente le mani attorno ai fianche di Louis.
“Per...?”,
lo sprona a continuare.
Louis
si mette dritto con la schiena per guardarlo negli occhi.
“Ovviamente
non sei costretto a fare niente che tu non voglia fare”, dichiara.
“Chi
ti dice che io non voglia farlo?” ribatte Harry audacemente, col
cuore che gli martella nel petto. Stanno parlando di quello
o...stanno parlando di quello?
Louis
sorride.
“Hai
un po' di tempo per pensarci, comunque”.
Harry
deglutisce.
“Ok”.
Nello
stesso momento in cui Louis si piega di nuovo verso di lui qualcuno
bussa al finestrino.
Louis
si getta subito di lato mentre Harry afferra la maniglia della
portiera.
“Non
ti sembra quantomeno inopportuno fare certe cose nell'auto
della mamma?”, domanda Gemma.
Harry
tira un sospiro di sollievo e passa una mano sul finestrino appannato
dell'auto per guardare fuori, dove trova sua sorella con le mani sui
fianchi e un Niall che sghignazza.
“Parla
lei”, ribatte, aprendo la portiera.
“Zayn
deve soffiare sulle candeline, per quanto mi pare di aver capito che
abbia tipo zero voglia di farlo”, lo informa Gemma. “E
deve aprire i regali, cosa della quale sembra più entusiasta, però”.
Harry
si passa una mano tra i capelli.
“Ok,
arriviamo”.
Louis
si sporge oltre il suo corpo e punta un dito verso Gemma.
“Mi
hai quasi fatto venire un infarto”, accusa.
“Ben
ti sta!”, replica lei. “Ti pare il caso di circuire il mio
fratellino e abusare di lui nella macchina di nostra madre?”.
Niall
scoppia a ridere.
“Detta
così è parecchio inquietante”.
“Mi
stavi simpatica, una volta”, dice Louis.
Gemma
incrocia le braccia sul petto.
“Devo
guidarla io questa macchina e l'idea che tu e Harry abbiate fatto
cose lì dentro mi turberà fino alla morte”.
“Ma
non abbiamo fatto niente!”, esclama Louis.
Harry
esce dalla macchina.
“Purtroppo”,
dice tra i denti. “Lasciala perdere, Lou, è solo arrabbiata perché
la macchina voleva usarla lei per fare cose”.
Gemma
e Niall squittiscono all'unisono.
“Muovetevi
che Zayn ci aspetta”, borbotta la ragazza, paonazza.
Harry
mette una braccio attorno alle spalle di Niall.
“Quando
la prendi la patente, tu?”, scherza.
Gemma
gli rifila un calcio negli stinchi. A volte, sua sorella non ha il
minimo senso dell'umorismo.
***
NOTE:
se
volete ascoltare una versione di You're The One That I Want
cantata da due ragazzi, guardate questo: McFly
Se
volete avere un'immagine di Harry e Louis che la cantano andate qui: https://www.youtube.com/watch?v=VVdFlowGjJ0&hd=1 (minuto 4:15, breve ma intenso).
E,
infine, qui Louis non vi sembra troppo Kenickie? E qui, Harry è
proprio Rizzo!
Comunque,
spero che il capitolo vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne
pensate per mettermi di buon umore prima della mia imminente partenza
per l'univsersità.
Grazie
a tutti!
|
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Capitolo 41 *** One love, two mouths, one love, one house (pt. 1) ***
larry
Sto
aggiornando a un orario ridicolo, lo so, ma o adesso o mai più.
Prima
di leggere il capitolo sappiate che mi intendo di cucina tanto quanto
mi intendo di aeronautica (pensate un po') e che è stato mooolto
divertente mescolare canon e AU (capirete leggendo).
Buon
divertimento (?). Vi voglio bene!
***
“Ancora
non ci posso credere che mamma ti abbia dato il permesso di saltare
scuola, domani”, osserva Gemma, caricando sul minivan di Robin il
proprio trolley. Staranno fuori casa quattro giorni scarsi, eppure
sembra che la ragazza debba partire per una vacanza di un mese. “L'ho
sempre detto io che i secondogeniti hanno tutte le fortune del
mondo”.
Harry
le lancia uno sguardo seccato.
“Ci
ho impiegato una settimana a convincerla, ti prego di non dire niente
che la induca a ripensarci”, afferma.
Gemma
scrolla le spalle.
“A
me non avrebbe mai concesso di fare una cosa del genere, quando avevo
la tua età”, continua la ragazza, armeggiando col proprio
bagaglio, indecisa se stenderlo o lasciarlo dritto, in modo da
occupare il meno spazio possibile nel bagagliaio.
“Tra
i due sei tu quella viziata, perciò piantala di lamentarti”,
sbotta il riccio, afferrando il manico del trolley di Gemma per
spingerlo sul fondo del portabagli.
“Ehi,
piano, potresti rompere qualcosa!”, esclama sua sorella.
Harry
grugnisce internamente. Il suo malumore deriva dal fatto che sua
sorella, con la scusa di avere la patente, si è offerta di
accompagnare lui e i suoi amici al bungalow. La sua permanenza con
loro durante il fine settimana, però, non ha alcuna giustificazione,
ma Harry sa – come lo sanno anche i muri – che Gemma vuole solo
passare del tempo con Niall. E così lui si ritroverà ad avere sua
sorella maggiore tra i piedi non solo il giorno del suo compleanno,
ma anche tutti gli altri giorni. Lui e Gemma sono sempre andati
d'accordo, ma hanno sempre avuto cerchie di amici diverse (o meglio,
lei aveva degli amici, Harry passava tutto il suo tempo con
Ed, fino a qualche tempo fa), perciò è strano uscire insieme,
adesso. Harry avrebbe preferito trascorrere il fine settimana coi
ragazzi, come la prima volta al bungalow...ma Gemma ha dovuto
rovinare tutto.
“Sappi
che l'unico motivo per cui ti lascio saltare scuola, domani, è perché
è il tuo compleanno”.
Harry
si volta a guardare sua madre, in vestaglia sull'uscio della porta,
che si sfrega le braccia con le mani.
“Lo
so, mamma, me lo hai detto duecento volte”, borbotta. “Non
mancherò mai mai più da scuola per tutto il resto dell'anno,
neanche se dovessi contrarre una malattia mortale o contagiosa,
neanche se ci fosse il rischio di esalare il mio ultimo respiro in
classe o di trasmettere a tutti un qualche virus letale”.
Anne
ridacchia, ma la sua risata si trasforma presto in un attacco di
tosse.
Il
riccio aggrotta le sopracciglia.
“Torna
dentro, prima che la tua influenza peggiori”, le intima.
Anne
si stringe nelle spalle e si lascia sfuggire un altro colpo di tosse.
“Avete
tutto quello che vi serve?”, domanda, schiarendosi la voce.
“Non
riesco a ricordarmi se ho messo lo struccante in valigia”, dice
Gemma, picchiettandosi il labbro inferiore con l'indice.
Harry
le rivolge uno sguardo implorante. Il pensiero che debbano perdere
altro tempo per estrarre il trolley di sua sorella dal bagaglio e
rivoltarlo da cima a fondo solo per constatare, dopo venti minuti, che
lo
struccante effettivamente era già dentro prima di partire è
intollerabile.
“Sto
scherzando!”, esclama gioviale la ragazza, con un sorriso che va da
un orecchio all'altro. Psicopatica, pensa Harry, tirando però
un sospiro di sollievo.
“Non
era meglio partire domattina?”, domanda sua madre. “Praticamente
è già buio e non so quanto sia sicuro guidare così”.
Harry
scuote il capo.
“Non
posso cambiare i miei piani adesso che gli altri ragazzi ci stanno
già aspettando”, replica.
“I
piani di Louis, vorrai dire”, gli fa eco Gemma.
Harry
non ha idea di come farà a sopportarla per i prossimi quattro
giorni. La sua unica speranza è che sia troppo occupata con Niall
anche solo per rivolgergli la parola.
“Scusami
se qualcuno che ci tiene a me mi ha organizzato il
compleanno”, sbotta.
Gemma
ghigna. Harry si morde l'interno della guancia per non
insultarla o, peggio, staccarle un braccio a morsi. La sua presenza –
non richiesta - rischia di rovinargli il compleanno e no, lui non
glielo permetterà.
“Allora
sarà meglio che andiate, ne avete di strada da fare”, dice Anne.
Harry
si sistema meglio il cappello sulla testa e si dirige verso la porta
di casa per avvolgere sua madre in un abbraccio.
“Buon
compl-”, inizia la donna.
“No,
non dirlo!”, la interrompe bruscamente Harry. “Porta male”.
Sua
madre ride...o tira su col naso, non è chiaro.
“Quello
che intendevo dire è 'passa un buon compleanno', Harry”, ribatte,
fintamente offesa.
Harry
scioglie l'abbraccio.
“Ok,
grazie”, le dice, sorridendo. “Ti chiamo quando arriviamo”.
“Sapete
come accendere il camino, giusto?”.
Harry
annuisce.
“Non
darete fuoco alla casa?”.
Harry
scuote il capo.
“Tranquilla,
mamma, ci sarò io a supervisionare il tutto”, interviene Gemma.
“Questo
dovrebbe rassicurarmi?”, scherza Anne.
Harry
scoppia a ridere, mentre sua sorella lo pizzica sul braccio.
“Quando
comincerete a trattarmi come un'adulta?”, si lamenta.
“Quando
lo diventerai”, replica Anne.
Gemma
butta gli occhi al cielo.
“Mi
fate passare la voglia di vivere”, borbotta, incrociando le
braccia sul petto.
Anne
le sistema meglio la sciarpa attorno al collo.
“Stai
attenta alla strada e tieni d'occhio tuo fratello in questi giorni,
ok?”.
Harry
e Gemma si congedano dalla donna, promettendole di comportarsi bene,
prima di salire in auto.
“In
quanto unico esponente del sesso femminile ed essendo dunque in
minoranza, mi avvalgo del diritto di scegliere la musica per tutto il
viaggio”, afferma Gemma.
Harry
poggia la testa contro il finestrino.
“Fa'
quello che vuoi, purché stai zitta”, grugnisce.
*
“Liam, tireresti su il finestrino, per favore, ho un lato della faccia
congelato”, implora Niall, che ha preso il posto di Harry sul
sedile davanti.
“Non
sono stato io ad abbassare il finestrino, è stato Ed”, si difende
Liam, seduto dietro.
“Scusate,
qui si muore di caldo”, afferma Ed, che ha le orecchie rosse
quasi quanto i capelli.
“Ni,
tieni duro, stiamo arrivando”, dice Gemma, poggiando una mano
sul ginocchio del biondo. Stavolta è il turno di Niall di diventare rosso, e
non per il freddo.
Harry
e Louis si scambiano uno sguardo, mimando con le labbra “Ni” e
ridacchiando subito dopo. Zayn intercetta il loro scambio e nasconde
una risata nel palmo della mano.
“Abbiamo
abbastanza alcool per i prossimi giorni?”, domanda Ed.
“Non
si beve sotto la mia supervisione”, li informa Gemma.
Niall
si volta così bruscamente verso di lei che ci manca poco si strappi
un muscolo del collo.
“Sto
scherzando, sciocchino”, afferma la ragazza, con tono smielato.
Harry
e Louis non riescono a trattenersi dallo scoppiare a ridere
istericamente. Zayn rischia di soffocare per combattere l'urgenza di
ridere anche lui, mentre Liam li guarda con un'espressione che è a
metà tra sgomento e disapprovazione. Ed ha le sopracciglia
aggrottate perché forse non capisce il motivo della loro ilarità
oppure perché troppo occupato a essere sollevato per il fatto che
non ci sia alcun veto sull'alcool per preoccuparsene.
“Volete
sapere il menù della serata?”, domanda Louis dopo un po'.
Harry
volta lentamente la testa verso di lui, sgranando gli occhi.
“Aspetta,
mi stai dicendo che..cucini tu?”.
Louis
ghigna.
“Esattemente”,
afferma, orgoglioso.
“Non
vorrai uccidere il povero Harry il giorno prima del suo
diciassettesimo compleanno?”, interviene Liam.
“E
tutti noi, aggiungerei”, rincara la dose Niall.
Il
riccio si lascia sfuggire un risolino, mentre Louis gli lancia
un'occhiata ferita.
“Come
potete giudicare le mie virtù culinarie se non avete mai mangiato
niente preparato da me?”, protesta.
“Amico,
tu stesso ci hai raccontato mille volte dei tuoi disastri in cucina”,
risponde l'irlandese per tutti.
“Louis
prepara degli ottimi pancakes”, osserva Harry, prendendo le difese
del suo ragazzo.
Louis
gli indirizza un mezzo sorriso, sfiorando con un dito la mano che
Harry ha poggiato sulla sua coscia
“Mangeremo
pancakes per cena?”, chiede Gemma, suonando parecchio entusiasta.
Zayn
tossicchia, forse nell'ennesimo malcelato tentativo di nascondere una
risata.
“No
che non mangeremo pancakes per cena!”, esclama Louis.
“Ci
sveli il tuo menù o vuoi sorprenderci?”, lo interroga Liam. Harry
nota che da quando è diventato amico stretto di Louis il suo senso
dell'umorismo si è, per così dire, evoluto.
“Cucinerò
del pollo ripieno di mozzarella avvolto nel prosciutto con un
contorno di purè”.
Dopo
la solenne affermazione di Louis sull'abitacolo cala il silenzio.
“Hai
tutti gli ingredienti?”, domanda Harry, azzardandosi a spezzarlo.
“Ovvio”,
ribatte Louis. “Abbiamo portato cibo sufficiente per sfamare un
esercito”.
“Ecco
perché quelle fottute borse pesavano un quintale”, commenta Zayn.
Harry
non sa se sentirsi onorato oppure in colpa per il fatto che i suoi
amici abbiano fatto la spesa per lui. Ok che è il suo compleanno, ma
lui avrebbe voluto contribuire. Se solo Louis non si fosse opposto
così strenuamente...
“Aspetta,
questa è solo una portata”, osserva Niall. “E il resto del
menù?”.
Louis
e Niall si guardano negli occhi per qualche secondo. Il moro sbatte
le palpebre ritmicamente mentre il biondo lo osserva con la fronte
aggrottata.
“Non
c'è altro sul menù”, dice Louis timidamente, distogliendo lo
sguardo.
“Dai,
penso che il piatto di Louis basti per saziarci, contiene un sacco di
roba”, dice Harry.
“Peccato
che ogni pasto di Niall comprenda almeno tre portate”, mormora Ed,
scatenando l'ilarità dell'irlandese.
“Preparerò
del pane all'aglio, se vi va”, si offre Liam.
“Aglio?
No, grazie”, dice Gemma.
“Perché,
devi baciare qualcuno?”, la prende in giro Harry.
“Pensa
a chi devi baciare tu”, ribatte prontamente sua sorella.
Harry
poggia la schiena sul sedile e si imbroncia. Gemma non ha tutti i
torti.
“Cucinerò
della pasta, se ne avete”, propone.
“Affermativo”,
dice Louis.
“Io
potrei preparare una macedonia”, interviene Gemma.
“Perfetto,
abbiamo anche la frutta!”, esclama Louis.
“Possiamo
smetterla di parlare di cibo che mi sta venendo fame?”, implora
Niall.
“Sembri
sempre un cucciolo affamato”, commenta Gemma, facendo andare in
fiamme il viso di Niall.
Questa
volta nessuno riesce a impedirsi di ridere.
*
“Sicuro
che non vuoi una mano?”, domanda Harry, poggiando il mento sulla
spalla di Louis, che sta armeggiando con una padella e ha
un'espressione seria e concentrata sul volto. Sono ormai cinque
minuti buoni che rigira il prosciutto nell'olio.
“Sicuro”,
ribatte l'altro ragazzo. “Tu pensa alla pasta”.
“C'è
poco da fare con la pasta, visto che gli unici ingredienti coi quali
posso condirla sono pomodoro e mozzarella”, dice il riccio,
strofinando il naso sul collo del proprio ragazzo. “Ci vorranno
dieci minuti per prepararla”.
Louis
si irrigidisce.
“Mi
stai distraendo”, borbotta.
Harry
ghigna.
“Sì?”,
domanda, poggiandogli un bacio sul collo.
Louis
perde la presa sulla padella e Harry ha per un attimo la visione
della sua mano cosparsa di olio bollente. Per fortuna l'altro
ragazzo riesce a recuperarla prima che cada. Harry decide di
allontanarsi per evitare di creare altri danni.
“Ok,
d'accordo, ti terrò compagnia a debita distanza”, afferma.
Louis
volta il capo verso di lui.
“Se
devo essere sincero la tua presenza mi mette ansia”.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Già
sono una frana a cucinare, se poi ci sei tu a guardarmi potrei
davvero combinare un bel casino”, spiega Louis.
Si
tratta di ansia da prestazione, riflette Harry.
“Va
bene, vado di là con gli altri”, dice. “Prima però posso farti
una foto per immortalare questo momento?”.
Louis
si sposta un ciuffo di capelli dal viso con il dorso della mano.
“È
proprio necessario?”, domanda.
Harry
lo trova adorabile con le guance arrossate per il calore emanato dai
fornelli e per lo stress della preparazione del suo primo piatto da
sottoporre a qualcuno.
“Sì,
è necessariamente necessario”, ribatte il riccio, estraendo il
cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. “Pensa che tra qualche
anno potrò mostrare questa foto ai nostri-”, figli sta per
dire, ma si morde la lingua giusto in tempo. “Amici, e dire loro guardate,
questa è stata la prima esperienza di Louis ai fornelli”.
Louis
si mette in posa, senza però guardare l'obiettivo, tenendo il viso
rivolto verso i fornelli. Harry scatta la foto – ne scatta tre, in
realtà, ma l'altro ragazzo non deve saperlo – e si rimette il
telefono in tasca.
“Fammi
sapere quando è quasi pronto, così preparo la pasta”.
Louis
annuisce. Harry lo bacia sulla guancia prima di lasciarlo per
raggiungere gli altri nel salottino. Quando però è sulla porta
della cucina si blocca e si rivolge di nuovo al suo ragazzo.
“Sono
sicuro che preparerai un piatto da leccarsi i baffi”, afferma.
Louis
non reagisce per qualche secondo. Harry assiste al formarsi di un
sorriso sul suo volto, prima che apra bocca.
“Grazie”,
replica.
Quando
il riccio giunge in salotto trova i suoi amici molto meno
occupati di quello che aveva immaginato. Zayn è disteso sul divano a
contemplare il soffitto e ha i piedi sulle ginocchia di Liam, che sta
sfogliando un manuale di istruzioni, mentre Ed si trova dietro alla
TV – recente acquisto di Robin – sepolto da fili vari ed
eventuali.
“Non
dovevate accendere il fuoco, voi?”, li interroga Harry.
Ed
sbuffa sonoramente.
“Stiamo
cercando di capire come collegare la Xbox alla TV”, si lamenta,
tirando un cavo con tale violenza che ci manca poco che la
televisione gli caschi sulla testa.
“Dove
sono mia sorella e Niall?”, domanda Harry, non vedendoli da nessuna
parte. Il suo tono risulta più allarmato del necessario.
“Fuori
a prendere la legna”, risponde Zayn. “Liam, vuoi che lo legga io
quello?”.
Liam
si imbroncia.
“Pensi
di essere in possesso di una conoscenza superiore che ti permette di
decifrare i significati nascosti nei libretti di istruzioni delle
console?”.
Zayn
emette un suono a metà tra una risata e uno sbuffo di indignazione.
“No,
ma sei sulla stessa pagina da cinque minuti e il povero Ed ha provato
tutte le combinazioni di cavi possibili senza alcun risultato...”.
“Pensate
che debba uscire a cercarli?”, domanda Harry, mentre il suo corpo
viene attraversato da un brivido al solo pensiero di uscire fuori al
freddo.
“No,
perché?”, ribatte Liam, lanciando a Zayn il libretto. “Stanno
solo recuperando della legna da bruciare nel camino, vedrai che tra
poco torneranno”.
“Non
stanno facendo sesso nel capanno degli attrezzi, Haz”, interviene
Ed.
Harry
avvampa. Non aveva bisogno di questa immagine nella testa.
“Forse”,
aggiunge Zayn, col naso affondato nel libro.
Harry
stringe i pugni lungo i fianchi.
“Vi
odio”, protesta, dirigendosi verso una poltrona e sedendosi con
malagrazia.
“Tutto
bene di là in cucina?”, chiede Liam, reprimendo uno sbadiglio.
“Louis
non mi vuole intorno perché lo distraggo”, replica Harry,
tirandosi sulle ginocchia una vecchia coperta ricamata dalla madre di
Robin (sua nonna, come gli piace chiamarla). Se Gemma e Niall
non si sbrigano a tornare moriranno tutti di freddo.
“Cosa
stavi facendo per distrarlo?”, domanda Zayn, distogliendo
l'attenzione dal manuale e ghignando.
Harry
avvampa di nuovo.
“Niente!”,
esclama. “A Louis non piace che la gente gli faccia pressioni
quando è impegnato a fare qualcosa”.
“Che
tipo di pressioni, esattamente?”, insiste il moro.
Harry,
ogni tanto, si pente di aver informato i suoi amici della sua
relazione con Louis. Anche se “informato” non è il termine
adatto, dal momento che, più che altro, sono stati sorpresi
con le mani nel sacco.
“Non
dovevi aiutare Ed ad attaccare la Xbox tu?”, ribatte stizzito il
riccio.
“Esatto,
smettila di prendere in giro Hazza - per quello avremmo quattro
giorni di tempo - e aiutami a capire dove vanno questi fili”,
implora il rosso.
“Credevo
fossi ferrato in queste cose”, dice Zayn.
“Ogni
TV è diversa e questa qui è un vero e proprio incubo”, piagnucola
l'altro ragazzo.
Harry
è sul punto di dirgli che le sue sono tutte scuse quando
Niall e Gemma irrompono in casa, coi visi arrossati dal freddo e in
preda a un attacco di risa. L'irlandese tiene tra le braccia un
mucchio di legna.
“Ce
ne avete messo di tempo”, osserva il riccio.
“Alcuni
pezzi erano bagnati e perciò inutilizzabili”, spiega Gemma. “Dove
avete lasciato Louis?”.
“Sta
preparando la cena”, ribatte Harry.
“E
nessuno è rimasto con lui per controllarlo?”, esclama la ragazza
con un'espressione esageratemente shockata che Harry trova
assolutamente fuori luogo.
“Non
ce n'è bisogno”, replica.
“Vado
da lui”, dice la ragazza, prima di catapultarsi in cucina.
Harry
non fa neanche lo sforzo di richiamarla.
“Amico,
quella di tua sorella mi è sembrata la scusa perfetta per
defilarsi”, osserva Niall, depositando ai suoi piedi la catasta di
legna. “Adesso accendi il camino, mentre io aiuto Ed con la Xbox”.
Harry
ci mette qualche secondo per elaborare le parole dell'altro.
“La
tua mi sembra una scusa perfetta per defilarti”, risponde
acidamente.
Niall
si mostra sorpreso e...offeso?
“Penso
che potrei essere più di aiuto a Ed che a te, tutto qui”, si
difende. “Ce l'hai con me?”.
Harry
si passa una mano sulla faccia. Perché riesce sempre a mandare i
messaggi sbagliati? Non ce l'ha con Niall – nessuno sano di mente
potrebbe mai avercela con Niall – solo che...è complicato. Non ha
senso neanche nella sua testa.
“Ti
aiuto io ad accendere il fuoco”, si offre Liam, spostando le gambe
di Zayn e mettendosi in piedi.
Harry
annuisce e si tira in piedi anche lui.
“Se
il bungalow va a fuoco Robin è capace di darci la caccia anche
nell'aldilà, perseguitando i nostri fantasmi bruciacchiati, lo
sai?”.
Liam
scoppia a ridere.
“Pensi
che nell'aldilà avremo le sembianze di quando siamo morti?”,
domanda dopo un po', tornando serio.
Harry
si lascia sfuggire i pezzi di legno che si era piegato a raccogliere.
Questi rotolano fino al divano.
Zayn si abbassa a prenderli.
“Sono
discorsi troppo profondi da fare a stomaco vuoto e senza aver fumato,
non trovi?”, domanda.
Liam
arrossisce.
“Scusa”,
mormora.
Zayn
gli lancia un sottile bastoncino di legno. Liam si scansa giusto in
tempo.
“Adesso,
per favore, accendete questo camino che non mi sento più le chiappe
dal freddo”, implora il moro.
“Forse
perché le chiappe non ce le hai?”, scherza Ed, emergendo da dietro
la televisione.
“Chi
troppo e chi niente, giusto, Edward?”.
Il
commento più che esaustivo del rosso è un dito medio.
*
“Allora?”,
domanda Louis con voce tesa e tono trepidante, gli occhi puntati su
Harry, che ha appena messo in bocca una forchettata di pollo. “Che
te ne pare?”.
“A'etta,
'ou, 'on ho 'eanche 'asti'ato”, bofonchia Harry, coprendosi la
bocca con una mano.
“Credo
che abbia detto qualcosa tipo aspetta, Lou, non l'ho neanche
masticato”, traduce Gemma con dimestichezza.
Harry
deglutisce e annuisce.
“Esatto”,
dice.
“Quindi?”,
insiste Louis.
“È
ottimo”, interviene Liam.
Louis
volta di scatto la testa verso di lui.
“Sul
serio?”.
“Davvero,
Lou, è buonissimo”, gli fa eco Harry, accorato. Non ha neanche
bisogno di fingere, il pollo è buono per davvero.
“Dillo
che ci hai fregati tutti portandolo da casa”, lo stuzzica Zayn. “In
realtà lo ha cucinato tua madre”.
“Vaffanculo,
Malik”, sputa Louis, indignato.
Zayn
scoppia a ridere, soffocando di conseguenza col boccone di cibo che
ha in bocca. Gemma gli versa un bicchiere d'acqua.
“Ben
ti sta”, borbotta Louis, prima di addentare il pollo anche lui.
“Soddisfatto?”,
domanda Harry, dandogli di gomito.
“Potevo
fare meglio”, osserva l'altro ragazzo. “Non ti pare che la
mozzarella sia-”.
“No”,
lo interrompe Harry. “Zitto e mangia”.
Louis
sorride, il capo chino sul piatto, e gli mette una mano sulla coscia.
“Abbi
pietà di me, è normale essere agitati la prima volta”,
dice, strizzando tra le dita la coscia di Harry e sfiorando col
mignolo il cavallo dei suoi pantaloni.
Il
riccio non vuole pensare a una certa cosa, ma il suo cervello
è di tutt'altro avviso. Improvvisamente fa troppo caldo e lui non ha
più fame.
“Tutto
ok, Haz?”, domanda Ed, al quale non sfugge la sua reazione.
Harry
si affretta ad annuire.
“Sì,
certo, perché?”.
Louis
lo guarda in tralice e gli fa l'occhiolino. Harry non ha mica
scordato cosa il suo ragazzo abbia in serbo per lui in questi
giorni, anzi, non pensa ad altro, alternando momenti di euforia a
momenti di puro terrore. Non è tanto sicuro che riuscirà a farcela.
“Chi
penserà alla torta domani?”, domanda Niall. “Ahia, chi mi ha
tirato un calcio?!”, aggiunge subito dopo.
Louis
si schiaffa una mano sulla fronte.
“Era
una sorpresa, Niall”, sibila. “Ripeto: era”.
Niall
si pulisce la bocca col dorso della mano.
“Punto
primo, mi hai fatto male, coglione”, inizia. “Punto
secondo, come pensavi di tenerlo nascosto a Harry? Volevi drogarlo, legarlo e
infilarlo dentro a un armadio?”.
Gemma
ridacchia. Louis la fulmina con lo sguardo.
“Questa
era una delle tante opzioni”, ammette.
Harry
lo pizzica sul braccio.
“Ehi,
non è carino”.
Louis
gli dà un buffetto sulla guancia.
“Non
avrei permesso che ti succedesse niente di male – tipo danni
permanenenti al cervello – lo giuro”.
Harry
ride.
“Ok,
mi fido”, concede. “Comunque, potrei prepararla io la torta, se
avete tutto l'occorrente”.
Harry
si ritrova sei paia di occhi puntati addosso.
“Che
c'è? Mi piace cucinare dolci”, si difende.
“Non
se ne parla, domani cuciniamo noi”, insiste Liam.
“Io
no”, mette le mani avanti Louis. “Ho già dato oggi. Lo stress mi
fa male alla pelle”.
Harry
scoppia a ridere, sfiorandogli con un indice la fronte corrucciata.
“Però,
sul serio, fatemi preparare almeno il dolce, vi supplico”, insiste
dopo un po'.
“Ma
è il tuo compleanno!”, protesta Gemma.
“Appunto!”,
ribatte Harry. “È il mio compleanno e dovrete accontentarmi!”.
“Non
fa una piega”, osserva Zayn, divertito.
“Siete
dei guastafeste”, borbotta Liam.
Harry
gli sorride.
“Dai,
lascerò cucinare tutto il resto a voi”, promette.
Liam
sospira, sconsolato.
“Mi
ero pure portato dietro il libro di ricette di mia madre”, afferma.
“Li,
ti rendi conto che abbiamo comprato un intero supermercato ma...non
abbiamo effettivamente comprato un intero supermercato?”,
domanda Louis.
Liam
lo zittisce con un gesto della mano.
“Abbiamo
tutto quello che ci serve”, dice. “E poi siamo andati io e Niall
a fare la spesa per il pranzo di domani, cosa vuoi saperne tu di cosa
abbiamo in serbo per Harry?”.
Louis
alza le mani in segno di resa.
“Ok,
i cuochi siete voi”.
“Neanche
tu sei malaccio”, interviene Harry, indicando con la testa il
piatto ormai vuoto. “Il pollo era ottimo, lo giuro”.
Louis
fa una smorfia.
“Se
lo dici tu”.
Harry
butta gli occhi al cielo, arrendendosi al fatto che Louis non
accetterà mai di essere davvero bravo in qualcosa.
“I
piatti li lavi tu, vero, Harry?”, domanda Gemma, muovendo le
sopracciglia in maniera allusiva. “Il tuo compleanno è domani e mi
sembra che per oggi ti abbiamo già viziato abbastanza”.
“A
me sembra invece che tu non abbia fatto proprio niente!”,
protesta il riccio.
Gemma
spalanca la bocca in un'espressione di ostentata indignazione.
“È
davvero maschilista da parte tua pensare che essendo l'unica donna
debba essere io quella a occuparmi dei piatti!”, esclama,
puntando un dito contro il fratello.
Harry
apre la bocca per replicare ma sua sorella gli ha letteralmente tolto
le parole.
“Ehm,
ti aiuto io, d'accordo?”, si offre Niall, probabilmente altrettanto
allibito di fronte alle parole di Gemma.
Non
sai in che guai ti sei andato a cacciare, pensa Harry, accettando
silenziosamente l'offerta dell'irlandese.
Mentre
tutti aiutano a portare i piatti sporchi in cucina – tutti tranne
Gemma, che ha indetto una specie di sciopero – Niall si avvicina a
Harry.
“Tu
lavi e io asciugo o io lavo e tu asciughi?”.
“È
uguale”, replica Harry, sovrappensiero, dirigendosi automaticamente
verso il lavandino e aprendo il rubinetto, dopo che Liam ci ha
lasciato dentro l'ultimo piatto.
Harry
insapona e sciacqua stoviglie per qualche minuto, passando a Niall
ciò che ha lavato, prima che questi decida di parlare.
“So
che ce l'hai con me”, dice.
Harry
è così sorpreso dalle parole del suo amico che si schizza
accidentalmente addosso una generosa quantità d'acqua, inzuppandosi
il maglione. Un sentimento molto simile al senso di colpa
comincia a farsi strada nel suo stomaco.
“Non
è questo...”, inizia, ma si ritrova incapace a continuare.
“Lo
so che non vedi di buon occhio la mia relazione con Gemma e capisco
anche perché-”.
“Perché?”,
lo interrompe Harry, sperando che il suo amico abbia le risposte alle
sue domande, visto che anche lui stesso non ha la più pallida idea
di quale sia il suo problema.
“Perchè,
ovviamente, sei protettivo nei confronti di Gemma e hai paura che io
possa ferirla, o qualcosa del genere, però...”.
Niall
si zittisce bruscamente e Harry lo osserva con la coda dell'occhio,
notando che è arrossito e guarda dappertutto tranne che nella sua
direzione.
“Harry,
sembra incredibile anche a me che una come tua sorella sia
interessata a uno come me, non
mi era mai successo che una ragazza del genere mi guardasse,
figuriamoci che ci provasse,
ma è la cosa migliore che mi
sia capitata nella vita fino a oggi e voglio godermela, però non
posso se continui a...comportarti così”.
Harry
si sente pervadere dal senso di colpa e dalla vergogna.
Dall'esterno sembra davvero che stia cercando di sabotare
quello che c'è tra Gemma e Niall.
“Ho
paura che le cose tra di voi finiscano male e che la nostra amicizia
vada a rotoli”, ammette, trovando da solo le risposte che cercava.
È tutto qui, in fin
dei conti. Gemma è sua sorella e Niall è un suo amico, ed è un mix
che urla disastro da
tutte le parti.
Niall
si gratta il mento.
“Potresti
per un attimo mettere da parte questo futuro ipotetico e concentrarti
sul presente?”, dice. “Io e Gemma stiamo bene insieme e se
dovessimo avere qualche problema puoi stare tranquillo che non ne
verrò a parlare con te”.
Harry
rimane in silenzio per un po', mentre cerca di raschiare la padella
incrostata.
“Non
hai bisogno della mia approvazione per stare con lei, Niall. Non
lasciare che le mie paranoie guastino il tuo rapporto con Gemma”,
dice onestamente.
Niall
lo colpisce inaspettatamente con lo straccio che ha in mano.
“Come
faccio? Sei il mio migliore amico, oltre che suo fratello, come
faccio a non prendere in considerazione il tuo parere?”.
Harry
ha un tuffo al cuore e si volta sorpreso verso l'altro ragazzo. Ha
sentito le parole migliore amico
o la sua immaginazione gli ha giocato uno scherzo?
“Neanche
io voglio rovinare la nostra amicizia e se stare con lei significa
perdere te, allora
dovrò rinunciarci”, continua Niall, per niente turbato dalla
reazione di Harry. “A lei, non a te, sia chiaro”.
Harry
non sa come replicare alla dichiarazione di intenti dell'altro
ragazzo, perciò rimane per qualche secondo a fissare inebetito Niall
che si morde la guancia.
“Uhm,
Harry, ti si è inceppato il cervello? Che succede?”.
Harry
sente dentro di sé una strana voglia di piangere.
È proprio per evitare di farlo che decide di avvolgere Niall in un
abbraccio, senza neanche curarsi di chiudere l'acqua o asciugarsi le
mani.
“Ti
voglio bene”, mormora, affondando il naso nella felpa di Niall, che
è calda e odora di borotalco. “Non tutti mi avrebbero detto quello
che mi hai detto tu e, cazzo, mi viene da piangere, ti
odio”.
“Mi
vuoi bene o mi odii?”, domanda Niall, ridacchiando.
“Ti
voglio bene”, dichiara Harry. “Ti voglio bene e voglio che tu sia
felice e non mi sognerei mai di obbligarti a scegliere tra me e
Gemma. Quindi, ehm, goditela
pure!”.
Niall
scoppia a ridere, assordandolo con la sua risata eccessiva.
“Ehm,
non vorrei interrompere il vostro toccante momento di amore
fraterno , ma...avete finito?”.
Harry
si volta di scatto verso la porta, dove Louis li osserva imbronciato.
Niall ride ancora più forte e si svincola dall'abbraccio.
“Sì,
Tommo, Harry è tutto tuo”.
Louis
si gratta il mento, imbarazzato.
“Quello
che intendevo è se avete finito di lavare i piatti”,
mormora, corrucciandosi, se è possibile, ancora di più.
Niall
si avvicina a lui e gli dà una pacca sulla spalla.
“Sei
tenero quando sei geloso”, dice. “Sono sicuro che anche Harry
apprezzi”.
Louis
schiaffeggia la mano dell'irlandese ma non replica alla sua
insinuazione.
“Vi
aspettiamo di là”, si congeda Niall. “Non metteteci troppo che
Zayn ha un regalo di compleanno anticipato per te, Hazza”.
Harry
saluta il suo amico sventolando una mano. Si sente il viso umido –
avrà forse pianto inconsapevolmente? - perciò si passa un dito
sotto un occhio per tamponare delle eventuali lacrime, ottenendo
invece di bagnarsi il viso, dal momento che non si era asciugato le
mani dopo aver lavato i piatti, nella foga di abbracciare Niall. Che
idiota.
“Tutto
ok?”, domanda Louis con tono cauto.
Harry
annuisce, strofinandosi la guancia con la manica del maglione.
“Io
e Niall abbiamo chiarito alcune cose”, afferma.
“Gli
hai finalmente dato il permesso di farsi tua sorella?”, scherza
Louis, mentre la tensione nei suoi lineamenti comincia a scemare.
Harry
contrae il viso in una smorfia.
“Se
la metti così fa impressione”, dice, asciugandosi le mani sui
pantaloni, pentendosene un attimo dopo, perché adesso non ha solo il
maglione bagnato, ma anche i jeans. Si sente tutti gli indumenti
appiccicati addosso e può solo biasimare la sua infinita stupidità
per questo.
Louis
ridacchia e si avvicina di qualche passo.
“Dai,
ti aiuto io ad asciugare i piatti”.
Harry
gli passa lo straccio che Niall ha lasciato accanto al lavandino.
“Il
regalo di Zayn è quello che penso che sia?”.
Louis
fa il gesto di chiudersi la bocca con una zip.
“Ok,
anche se ho capito farò finta di essere sorpreso”, decide Harry,
riprendendo a lavare i piatti.
Dopo
aver asciugato l'ultima forchetta e prima di tornare dagli altri
ragazzi, Louis punzecchia Harry su un fianco.
“Per
la cronaca, non mi ero ingelosito prima”, afferma.
Harry
lo guarda di sbieco per qualche secondo.
“Ok,
forse un pochino”, cede Louis, dopo qualche secondo.
Il
riccio scoppia a ridere e lo prende sottobraccio.
“Andiamo
a fumare l'erba di Zayn, dai”.
*
“Potrei
rispondere alla tua domanda sulle sembianze che avremo nell'aldilà,
Liam, se solo ci credessi nell'aldilà”, sta dicendo Zayn -che è
seduto sul tappeto, con la schiena poggiata sul divano - strascicando
le parole. “Ma dal momento che non ci credo non so che dirti”.
Liam
mette il broncio.
“Perché
devi essere così...arido?”, domanda, sconsolato.
“Non
sono arido”, ribatte
l'altro ragazzo, offeso. “Sono realista”.
“E
secondo te cosa ci succederà quando saremo morti?”, interviene Ed,
facendo l'ultimo tiro, prima di passare la canna a Gemma.
“Mi
sto deprimendo”, sussurra Louis all'orecchio di Harry. “Perché
vogliono farmi deprimere?”.
Harry
gli stringe un ginocchio. Lui e Louis sono schiacciati l'uno contro
l'atro su una vecchia poltrona - le cui molle sporgenti si stanno
conficcando contro la schiena del riccio da quando si è seduto – e
non esiste spazio tra i loro corpi. Le gambe di Louis sono sul suo
grembo e un suo braccio circonda le spalle di Harry, premendo sul
suo collo in maniera piacevolmente
scomoda, costringendolo a stare col capo leggermente chino.
Harry
si sente gli occhi dell'altro ragazzo addosso mentre osserva Niall
fumare con le palpebre abbassate e la testa poggiata sulla spalla di
Gemma, che gli sta accarezzando i capelli. Quando deduce che Louis
sta aspettando una risposta da lui, si gira a guardarlo.
“Ah,
non era una domanda retorica la tua?”.
Louis
stringe le labbra e fa cenno di no con la testa. Harry vorrebbe avere
una risposta al suo quesito – se una risposta esiste – ma il suo
cervello - che somiglia a uno di quei dolci fatti di gelatina, per
adesso - non vuole collaborare, e la bocca di Louis è lucida e
arrossata e invitante.
“Ho
dimenticato la domanda”, dice, gli occhi fissi sulle labbra del suo
ragazzo.
“Anche
io”, ammette Louis, ridacchiando rauco e piegando la testa in
avanti, scontrando la fronte contro la tempia di Harry. Ouch.
“Voglio
baciarti”, si lascia scappare il riccio. Deve esserci qualche
intoppo nelle sue sinapsi. L'erba di Zayn lo ha reso stupido. L'erba
di Zayn.
Harry scoppia a ridere.
Dicono tutti “l'erba di Zayn”, come se la coltivasse lui. Zayn
non la coltiva mica...o forse sì? Magari ha un piccola piantagione
in giardino. Oppure nasconde una piantina in camera.
Il
suo flusso di pensieri è interrotto dalla labbra di Louis. Sulle
sue. È la prima volta che Louis lo bacia da quando si sono visti e
Harry è contento che l'altro ragazzo si sia lasciato finalmente
andare davanti agli altri. Tutto merito dell' “erba di
Zayn”.
Harry ride di nuovo.
“Non
puoi ridere mentre ti bacio”, si lamenta Louis. “Non è carino”.
“Scusa”,
mormora Harry, sfiorando le labbra dell'altro ragazzo con le proprie.
“Non sei stato tu a farmi ridere”.
Louis
lo pizzica sul braccio.
“Ancora
peggio!”, mezzo sussurra mezzo esclama. “Non puoi pensare ad
altro mentre mi baci”.
“Penso
a te il novantanove virgola nove per cento del tempo, non puoi
lamentarti se per una volta penso a qualcos'altro”, protesta.
Louis
gli morde il mento e affonda le unghie nel suo fianco, premendosi
ancora di più contro di lui. Ci manca poco che gli si sieda in
braccio. Harry non avrebbe niente da ridire se questo, a un certo
punto, accadesse.
“E
devi giusto pensarci mentre ci baciamo?”.
Harry
non può certo confessargli a cosa stesse pensando veramente, perciò
riprende a baciarlo. È come se nel suo sangue scorresse la stessa
gelatina di cui è composto il suo cervello. Il loro bacio è lento e
languido e anche se non ha la forza di spostare la mano dal ginocchio
di Louis, va bene così. Non c'è frenesia né fretta, le labbra di
Louis e il calore del suo corpo gli infondono calma e sicurezza. O
forse è merito dell'“erba di Zayn” e del suo potere rilassante.
Harry
vorrebbe veramente riuscire a trattenersi dal ridere questa volta,
ma, prevedibilmente, non ci riesce.
“Ti
odio”, brontola Louis, all'ennesima interruzione.
“E
io ti amo”, replica Harry, affondando la testa nell'incavo del collo
del suo ragazzo.
“Posso
sapere cosa c'è di così divertente?”, chiede Louis, afferrandogli
un ciuffo di capelli e tirandolo leggermente.
“Hai
un buon profumo”, dice il riccio, sniffando il collo dell'altro
ragazzo. La pelle di Louis è liscia e calda e Harry ne ama ogni
centimetro.
“Grazie”,
dice Louis, seccato. “Ma non hai risposto alla mia domanda”.
Harry
poggia le labbra sul collo dell'altro e le lascia lì, immobili e
umide. Non si ricorda più se il suo intento era quello di morderlo o
baciarlo.
Louis
non insiste oltre con la sua indagine e comincia ad accarezzargli un
braccio, le sue dita scorrono su e giù, su e giù, su e -
“Oh
mio dio, ci siamo dimenticati del compleanno di Harry!”, esclama
Niall a un certo punto.
Harry
apre gli occhi che non si era reso conto di aver chiuso.
“Mh?”.
“Vado
a prendere lo spumante”, afferma l'irlandese, saltando in piedi,
pieno di energia.
“Auguri,
Bella Addormentata”, dice Louis, strofinando il mento sulla sua
testa.
A
Harry fa male il collo a causa della posizione scomoda che ha
assunto.
“Ho
già diciassette anni?”, domanda, spostando la testa da dove
l'aveva incastrata, ciò tra quella di Louis e il suo petto.
“Non
dirmi che ti eri addormentato?”, dice Zayn, che troneggia sulla
poltrona dove lui e Louis sono avvinghiati l'uno all'altro e ha un
sorriso che gli prende tutta la faccia.
“L'erba
che porti sempre la coltivi tu?”, chiede Harry, sbattendo le
palpebre per abituarsi alla luce del lampadario.
Zayn
si piega in due dalle risate. Harry si imbroncia. La sua era una
domanda seria.
“Chiunque
la coltivi ha sortito il suo effetto”, commenta Louis, intimandogli
di spostarsi per alzarsi dalla poltrona e allungando una mano verso
di lui per invitarlo a fare lo stesso. “In piedi, festeggiato!”.
“Il
mio compleanno è domani”, borbotta il riccio.
“È
già domani!”, dice Niall, con entusiasmo, schiaffandogli in mano
una bottiglia di spumante. “Aprila!”.
Harry
guarda la bottiglia, poi guarda i suoi amici e infine il lampadario.
È tutto così surreale, un attimo fa si trovava tra le
braccia di Louis e aveva ancora sedici anni, adesso sta calcolando la
traiettoria che potrebbe fare il tappo di sughero se aprisse la
bottiglia dove si trova adesso e di anni ne ha diciassette. Come
passa veloce la notte...
“Ce
la fai a non rompere qualcosa?”, domanda Gemma, appollaiata sul
bracciolo del divano, una piega di apprensione che le deforma la
fronte.
“La
vera domanda è se ce la fa ad aprire la bottiglia”, interviene Ed.
Harry
circonda il tappo con le dita e tira. Non succede niente.
“Prova
a svitarlo, prima”, suggerisce Liam.
Harry
si morde il labbro inferiore e fa come gli viene detto, fino a che il
tappo non si solleva, poi si guarda intorno aspettandosi di essere
premiato da sguardi orgogliosi e pieni di ammirazione, invece trova
Ed e sua sorella che si schermano il viso con dei cuscini, Zayn e
Louis nascosti dietro il divano e Liam e Niall che cercano di
ripararsi dietro la tenda.
“Buon
compleanno a me”, mugugna, facendo pressione col pollice fino a che
il tappo non fuoriesce dal collo della bottiglia e cade ai suoi
piedi. Non c'è stato neanche un piccolo botto, che tristezza!
“Sei
una delusione”, dice alla bottiglia, mentre gli altri riemergono
dai loro nascondigli e iniziano a fargli gli auguri, applaundendolo
come se avesse fatto qualcosa di straordinario. Non c'è stato
neanche un piccolo botto!
“Andrà
meglio la prossima volta”, prova a consolarlo Ed, avvolgendolo in
un abbraccio, al quale si uniscono Niall, Liam e Zayn.
“Auguri,
fratellino”, dice Gemma, stampandogli un bacio sulla guancia.
Louis
aspetta il suo turno prima di avvicinarsi a lui e mettergli in mano
il tappo di sughero.
“Questo
tienilo, porta fortuna...o qualcosa del genere”, afferma,
chiudendogli le dita attorno al tappo.
Harry
solleva il capo e lo guarda negli occhi.
“Non
pensi che sia assurdo che l'anno scorso neanche ti conoscevo e oggi,
appena un anno dopo, sono innamorato pazzo di te e mi sembra di
conoscerti da sempre?”.
Louis
arrossisce.
“Scusami,
quello che intendevo dire è che-”.
Louis
gli prende la testa tra le mani e lo bacia, sbilanciandolo
all'indietro. Solo in questo momento Harry si ricorda di avere ancora
la bottiglia in mano.
“Grazie”,
sussurra, quando Louis lo lascia andare e lo guarda con quei suoi
occhi brillanti, luminosi come stelle. A Harry torna in mente
quella notte passata a cantare Yellow assieme a lui e gli
sembra che siano passati anni, invece è stato solo pochi mesi
prima...
Gemma
gli sfila la bottiglia dalle mani.
“Beviamo!”,
esclama, scatenando la gioia dei presenti.
Harry
ha occhi solo per Louis.
“Saremo
insieme anche per il mio prossimo compleanno?”.
L'altro
ragazzo fa cenno di sì con la testa.
“E
quello dopo? E quello dopo ancora?”.
Louis
gli prende una mano.
“Saremo
insieme per tutti i compleanni che vuoi”.
“Vomito”,
commenta Gemma, beccandosi un calcio sul sedere dal fratello.
*
Harry
ha appena finito di lavarsi i denti e si appresta a passare la notte
in un letto matrimoniale assieme a Louis – il suo stomaco fa le
capriole al pensiero, per l'ansia e l'anticipazione – quando il
suddetto ragazzo spalanca la porta del bagno.
“Harold,
abbiamo un problema”.
Harry
si fa trascinare fino al salotto, dove trova gli altri col naso
schiacciato contro i vetri della porta-finestra scorrevole.
“Che
diavo-”.
È
in questo momento che Harry lo sente: un lamento basso e
prolungato, un gemito di sofferenza che gli fa gelare il sangue.
“Che
cos'è?”, sussurra, guardando in tralice Louis. Il verso si
ripete.
“Penso
che qualcuno stia morendo nel nostro giardino”, interviene Gemma.
“Qualcuno?”,
squittisce Harry.
Louis
gli afferra un gomito.
“Non
sappiamo chi o cosa sia”.
Harry
ha lo stomaco annodato.
“Penso
che dovremmo uscire a controllare”, propone Liam, pallido in volto.
“O
forse dovremmo chiamare la polizia”, gli fa eco Niall.
“Per
dirle cosa?”, interviene Ed. “Che c'è un animale agonizzante in
giardino?”.
Liam
si volta lentamente verso di lui.
“E
se non si trattasse di un animale? E se qualcuno stesse commettendo
un omicidio?”.
Ed
scoppia a ridere, beccandosi un'occhiataccia da parte di Liam e
Gemma.
“Io
esco a controllare”, dichiara Liam, mettendo una mano sulla
maniglia.
“Aspetta!”,
urla Gemma, passandogli la bottiglia di spumante ormai vuota. “Prendi
questa, nel caso avessi bisogno di difenderti”.
Anche
a Harry, a dispetto della situazione, adesso scappa un po' da ridere.
Forse è l'erba ancora in circolo o forse è l'ansia.
Liam
apre lentamente la porta.
“Nessuno
vuole accompagnarmi?”, pigola, voltandosi verso i presenti.
“Sono
dietro di te”, afferma Gemma, spingendolo in avanti.
“Vi
teniamo d'occhio dalla porta”, dice Louis, salutandolo con la mano,
come se Liam stesse partendo per un lungo viaggio verso l'ignoto.
Harry
avvolge una mano attorno al suo bicipite.
“Pensi
che dovrei andare con loro?”, domanda. “Dovrei andare con mia
sorella?”.
Louis
lo guarda con la coda dell'occhio.
“Nah”,
replica, con un piccolo ghigno.
Harry
comincia a pensare che l'altro ragazzo sia divertito da tutta la
situazione, non è sicuro se perché sprezzante del pericolo o perché
convinto che non esista alcun pericolo.
Il
lamento di dolore si ripete. Il vento amplifica il suono e allo
stesso tempo rende impossibile capire da dove provenga esattamente.
“Ehi...qualcuno
ha bisogno di aiuto?”, domanda Liam al buio e al vuoto che si
estendono davanti a lui.
Louis
gonfia le guance come se stesse per scoppiare a ridere, ma Harry
stringe le dita attorno al suo braccio e l'altro ragazzo si
trattiene.
“C'è
nessuno?”, continua Liam, la bottiglia di spumante tesa davanti a
sé, mentre Gemma, poco dietro di lui, lo tiene per il maglione.
L'aria
rimane immobile, tesa e silenziosa per un po'.
“Se
hai bisogno di aiuto, ehm, puoi dircelo”, dice Liam. “Non so chi
o cosa tu sia e non riesco neanche a capire dove sei, ma se hai
bisogno di aiuto, te lo diamo volentieri”.
“Non
è una seduta spiritica, Li!”, urla Louis. “Sembra che stia
cercando di mettersi in contatto con degli spiriti”, aggiunge,
rivolgendosi agli altri.
Niall
poggia la testa sulla spalla di Zayn, incapace di soffocare le risa.
Il viso di Zayn è contratto per lo sforzo di non imitarlo.
“C'è
ness-”, comincia di nuovo Liam, ma la sua domanda è bruscamente
interrotta dal lamento dell'essere sconosciuto, questa volta più
vicino e umano che mai.
Harry
sbianca e perfino Louis si irrigidisce, mentre Gemma e Liam corrono
dentro a gambe levate - come se la cosa li stesse inseguendo -
e si chiudono con uno scatto la porta alle spalle.
“È
stato spaventoso”, ammette Liam. “Non tornerò mai più là
fuori”.
“Sei
stato grande anche solo per averci provato, amico”, si congratula
Zayn, dandogli una pacca sulla spalla, nello stesso momento in cui
Niall si avvicina a Gemma per verificare il suo stato psico-fisico.
“Harry,
aiutami a controllare se tutte le porte e le finestre della casa sono
chiuse”, dice sua sorella. “Meglio prevenire che curare”.
“Intendi
meglio accertarci di essere al sicuro piuttosto che rischiare di
essere fatti a pezzi da Faccia di cuoio?”, prova a scherzare
Louis.
“Oh
mio dio, sarà solo una pecora moribonda!”, esclama Ed,
semi-addormentato sul divano.
“Sarà
meglio che dormiamo tutti insieme qui”, continua Gemma, ignorando
tanto Louis quanto Ed.
“Non
c'è posto per tutti”, replica Harry, mentre il suo sogno di
dividere il letto matrimoniale assieme a Louis comincia a
sgretolarsi.
“Dormiamo
per terra”, dichiara la ragazza. “Vieni con me a prendere cuscini
e coperte”.
“Meglio
farci trovare tutti insieme quando Faccia di cuoio verrà a
ucciderci”, commenta Louis. “Così gli risparmiamo la fatica di
venirci a cercare uno per uno nelle camere da letto”.
Dopo
che tutti si sono sistemati alla bell'e meglio sul tappeto del
salotto, Harry si mette su un fianco, voltandosi verso Louis, col
quale condivide il piumone.
“Se
dovessimo essere fatti a pezzi da un pazzo omicida, soli in questo
bungalow lontano dal mondo, diventeremo famosi. Pensa ai titoli di
giornale!”, sussurra. “Io diventerei il più famoso di tutti,
ucciso il giorno del mio compleanno!”.
“Se
ci tieni tanto ti uccido io”, dice Ed - al quale Harry dà le
spalle - rifilandogli una gomitata in mezzo alle scapole. “Sta' un
po' zitto, per favore, qui c'è gente che vuole dormire”.
Louis
ridacchia, infilando una gamba in mezzo a quelle di Harry.
“Vieni
più vicino, ho freddo”, mormora.
Harry
non se lo fa ripetere due volte.
“Va
meglio?”.
“Andrebbe
meglio se uno, fossimo in un letto vero, due, il mio culo non si
trovasse sul gelido pavimento”, si lamenta Louis.
“Il
tuo culo è così grande che esce dal tappeto?”, lo prende in giro
Harry.
Louis
riesce a trovare a tentoni uno dei suoi capezzoli e a strizzarlo tra
le dita. Harry si lascia sfuggire un urletto decisamente poco virile.
“Ragazzi,
sto per uccidervi nel modo più doloroso e cruento possibile”,
minaccia Ed. “Altro che Faccia di cuoio”.
Harry
e Louis ridacchiano, fronte contro fronte.
“Ti
amo”, dice Harry, quando si sono calmati entrambi. Gli sembra il
modo migliore per congedarsi dall'altro ragazzo.
Louis
lo bacia sulla guancia, indugiando con le labbra sul suo viso per
qualche secondo.
“Ti
stancherai mai di sentirtelo dire?”, domanda il riccio, incerto,
dopo un po'.
Louis
non replica mai alle sue dichiarazioni, si limita sempre a sorridere
o ad annuire. Harry si interroga spesso su cosa gli passi per la
testa.
“No”,
risponde l'altro ragazzo, con voce rauca.
“Bene,
perché io non mi stancherò mai di dirtelo”.
Louis
avvolge un braccio attorno alla sua vita. Non avranno freddo, stretti
come sono l'uno all'altro. Harry vuole dormire così ogni notte, con
Louis a fargli da coperta e il suo respiro a cullarlo.
“Lou?”,
lo chiama Harry, la lingua che gli pizzica per la voglia di fargli
una domanda.
“Mh?”.
Mi
dirai mai che mi ami anche tu?
“Buona
notte”.
“Notte,
Haz”. Louis sospira e il cuore di Harry si ferma per un attimo.
“Buon compleanno”.
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Capitolo 42 *** One love, tho mouths, one love, one house (pt. 2) ***
larry 42
Salve! Credo che questo sia il
capitolo più lungo della storia di questa fanfiction, MA…vi conviene arrivare
fino alla fine!
Ringrazio M. per l’aiuto e il
supporto che mi ha dato per l’ultima parte. Ti voglio benissimo!
E ringrazio chi continua ad
aspettare i miei aggiornamenti anche se arrivano a intervalli luuunghi e
irregolari.
Have fun e alla prossima!
PS: ribadisco che non mi
intendo di cucina e spero non si noti nel capitolo.
***
“Era una mucca”.
Harry apre lentamente le
palpebre e sbatte le ciglia un paio di volte per cercare di mettere a fuoco il
faccione di Liam, a pochi centimetri dal suo viso, le cui folte sopracciglia
sono unite nel mezzo come risultato della sua fronte aggrottata.
“Mh?”, mugugna. “Cioè?”.
“C’è una mucca morta fuori dal
tuo giardino”, dichiara l’altro ragazzo.
Louis, la fronte premuta sul
collo di Harry e un braccio attorno alla sua vita, mormora qualcosa di
incomprensibile e gli stringe il fianco con una mano.
“Mi dispiace”, afferma il
riccio con la bocca impastata di sonno e il cervello annebbiato. Se la mucca è fuori dal loro giardino perché
dovrebbero preoccuparsene?
Liam affonda un indice nel suo
petto.
“Quello che ieri credevamo fosse
un uomo sul punto di tirare le cuoia in realtà era una mucca”, spiega.
Gli eventi della notte
precedente ritornano alla mente di Harry in tutta la loro tragicomica chiarezza.
“Quello che tu credevi fosse un uomo sul punto di
tirare le cuoia, vorrai dire”, biascica Louis girandosi sulla schiena e
lasciando il corpo di Harry al freddo.
Il riccio si tira il piumone
fin sotto il mento.
“Quindi è morta?”, domanda come
se Liam non avesse ribadito il concetto ormai tre volte.
“Non avremmo comunque potuto
fare niente per salvarla”, dice l’altro ragazzo con tono impotente e abbattuto.
Louis soffoca una risata nel
braccio.
“Di cosa è morta?”, continua
Harry come se gli importasse. Un po’ gli importa,
d’accordo, ma è fondamentalmente il sonno che lo fa straparlare.
“Aspetta che vado a fare
un’autopsia al suo cadavere”, replica Liam sarcasticamente.
Louis scoppia a ridere
istericamente mentre Harry rotea gli occhi, leggermente umiliato dalla reazione dei due ragazzi.
“Posso sapere perché diavolo
state parlando del cadavere di una stramaledettissima mucca?”, interviene Ed
riemergendo da sotto il cuscino col quale si stava schermando la testa.
“Quale cadavere?”, esclama
Gemma tirandosi su con la schiena in una perfetta imitazione di un vampiro che
si risveglia da un sonno profondo nella sua bara. I suoi capelli sono
arruffatissimi e ha tracce di trucco nero tutte intorno agli occhi. Harry nota
che la stronza si è beccata il divano
per dormire, lasciando al suo prediletto – Niall – il posto sulla poltrona buona, mentre tutti gli altri hanno
dovuto dormire per terra.
“I versi che ci hanno, ehm,
spaventato stanotte non erano umani”, la informa Liam. “Era una mucca
agonizzante”.
“Vorresti dirmi che abbiamo
dormito tutti qui per niente?”,
domanda la ragazza mentre cerca di sistemarsi i capelli provando a districare
la matassa con le dita.
“Almeno tu hai dormito sul divano”, mormora Harry tra sé e sé.
“Sembri piuttosto delusa di scoprire che non c’è un
assassino pronto a ucciderci, là fuori”, afferma Liam con disapprovazione.
“Non è detto che non ci sia
nessun assassino”, dice Louis. “Qualcuno ha pur fatto fuori quella povera mucca”.
Ed grugnisce sonoramente al
lato di Harry.
“Sì, certo, c’è in giro un
temibile serial killer di mucche”,
commenta.
“Non c’erano segni di violenza
sul cadavere”, dice Liam. “Sembra morta…naturalmente”.
La risata di Niall li sorprende
tutti improvvisamente.
“Allora quell’autopsia
gliel’hai fatta per davvero”, afferma con voce roca.
Liam si stringe nelle spalle.
“Ho solo dato un’occhiata
veloce”, ribatte.
“Sei inquietante”, commenta Gemma. “Che schifo, dio mio”.
Liam arrossisce.
“Abbiamo un appassionato di CSI tra di noi”, lo prende in giro Louis
battendogli una mano sulla coscia.
Harry ride debolmente, tenendo
a fatica gli occhi aperti.
“Visto che siamo tutti svegli
che ne dite di andare a preparare la colazione?”, taglia corto Liam.
“Non siamo tutti svegli”, li informa Niall, indicando con un cenno del capo
Zayn, raggomitolato su stesso al limitare del tappeto.
“Lui non fa testo”, dice Liam. “Lou, andiamo a preparare la
colazione?”.
Louis sbuffa.
“E io cosa c’entro?”.
Liam gli afferra un piede da
sotto il piumone.
“È il compleanno di Harry,
ricordi? Non vorresti fare una cosa carina
per lui tipo preparargli dei pancakes?”.
Louis cerca di divincolarsi
dalla sua presa.
“Non dovevate starci tu e Niall
in cucina, oggi?”.
“Louis, muovi quel culo e vai a
preparare questi benedetti pancakes!”,
ordina Gemma, impegnata a levare via il trucco dal proprio viso con una mano.
“Ok, ok”, cede Louis mettendosi
seduto. “Lo faccio solo per Harry, sia chiaro”.
“Grazie”, mormora il riccio con
un sorriso. Tra un’altra ora di sonno e dei pancakes
preferirebbe di gran lunga la prima alternativa, ma non si dice mai di no a una
colazione preparata dal proprio ragazzo.
“Niall, tu vieni?”, domanda
Louis mentre si strofina gli occhi con una mano.
“Devo proprio?”, biascica
l’irlandese.
Liam e Louis rispondono di sì
in coro.
“Secondo voi dovremmo celebrare
un funerale per la mucca?”, chiede Gemma avvolgendosi la coperta attorno alle
spalle e alzandosi in piedi. “O fare, che ne so, una veglia?”.
“Io dico di mangiarla”, propone Ed, che tutti
credevano di nuovo addormentato e invece è ancora vigile e ha apparentemente
seguito la loro conversazione.
“Ci pensi tu a farla a pezzi e
scuoiarla?”, dice Louis con una smorfia disgustata.
“Ok, lasciamo perdere”, taglia
corto Gemma. “Vado a farmi una doccia”.
“Dare una mano a preparare la
colazione è proprio fuori discussione, vero?”, la deride Harry dal suo posto
sul pavimento.
Gemma gli preme un piede sulla
guancia.
“Devo rendermi presentabile”,
protesta strofinandogli il calzino sulla faccia.
“Per chi?”, insiste Harry
afferrandole la caviglia.
“Per te, cretino”, dice sua sorella.
Il riccio le lancia uno sguardo
scettico.
“Come no”.
Gemma solleva il mento con fare
altezzoso e si volatilizza nell’altra stanza. Il fatto che non abbia guardato
né rivolto la parola a Niall per tutto il tempo la dice lunga sulla sua
immediata necessità di rendersi
presentabile. Come se a Niall non fosse bastata una semplice occhiata per accorgersi
dei suoi capelli spettinati o del trucco spalmato sulla sua faccia. Ragazze, pensa Harry.
Louis si piega sulle ginocchia.
“Ehi”, lo chiama,
accarezzandogli il viso con una mano. Harry si ritrova a pensare che non
importa se Louis al mattino non è presentabile
– con le borse sotto gli occhi, i capelli schiacciati sulla testa e il viso
pallido e stanco – per lui sarà sempre la visione più bella del mondo. “Dormi
un altro po’, ok? Quando la colazione è pronta vengo a chiamarti”.
Harry non se lo fa ripetete due
volte e chiude gli occhi, strofinando la guancia sul palmo di Louis. L’altro
ragazzo lo bacia velocemente sulle labbra e si risolleva in piedi.
Dopo aver sognato di mucche
sventrate e di un Liam con gli occhiali da sole e le espressioni facciali di
Horatio Caine, Harry viene risvegliato da un sonoro bacio nell’orecchio.
“Louis”, bofonchia tentando di
scansarsi.
“Prova di nuovo”, dice Niall a
pochi centimetri dal suo viso.
“La colazione è pronta”,
annuncia Louis, che troneggia in piedi sopra di lui. “Alzati”.
Harry si copre la testa col
piumone.
“Niall, prendigli i piedi”,
ordina Louis.
Harry viene bruscamente privato
del suo piumone dall’irlandese mentre Louis gli infila le mani sotto le ascelle,
imponendogli di mettersi a sedere. Insieme, lui e Niall, lo sollevano da terra
e lo trascinano verso la cucina, depositandolo malamente su una sedia. Harry ha
ancora gli occhi incollati.
“Buon compleanno!”, dice Louis
spettinandogli i capelli.
Harry emette un verso simile a
un grugnito e si massaggia gli occhi.
“Niall, ti va di svegliare
Zayn?”, propone Louis con tono malizioso.
Il biondo lo guarda
incuriosito.
“Pensi quello che penso io?”,
domanda con un luccichio negli occhi.
Louis ride.
“Hazza, ti prometto che poi
asciugheremo il pavimento”, dichiara strizzandogli le spalle con entrambe le
mani.
Harry ha troppo sonno per ribellarsi perciò afferra la tazza colma
di tè che Louis gli ha messo sotto il naso e inizia a sorseggiarne il contenuto
osservando con la coda dell’occhio il suo ragazzo e Niall che riempiono un
bicchiere d’acqua a testa.
Quando qualche minuto dopo
dall’altra stanza si solleva un urlo Harry è sicuro che il piano dei due
ragazzi sia andato in porto. Non c’erano alternative: Zayn potrebbe rimanere
addormentato anche sotto i bombardamenti, ma una doccia gelata non risparmia il
sonno di nessuno.
Niall e Louis tornano in cucina
correndo, inseguiti da uno Zayn fradicio e furioso che brandisce un cuscino a
mo’ di arma.
“Giuro che vi ammazzo!”, urla
mentre Louis e Niall si nascondono rispettivamente dietro la sedia di Harry e
di Liam, ridendo come matti.
“Cazzo, Zayn, non volevi
saperne di svegliarti!”, esclama Louis. “A mali estremi, estremi rimedi”.
“Avete almeno provato a chiamarmi, teste di cazzo?”, sbraita
l’altro ragazzo.
Louis e Niall vengono scossi da
un nuovo attacco di risa che fa infuriare Zayn ancora di più.
“Vi odio!”, esclama frustrato,
lanciando verso di loro il cuscino.
“Scusa, ok? Scusa!”, dice Louis
mettendo le mani avanti. Non sembra affatto
dispiaciuto.
Zayn stringe i pugni e prende
fiato.
“Me la pagherete”, sibila.
Louis si infila un pugno in
bocca per impedirsi di ridere.
Zayn si sposta un ciuffo di
capelli zuppo d’acqua dalla faccia.
“Vado ad asciugarmi”, annuncia.
“ E a pianificare la mia vendetta”.
Quando è ormai fuori dalla
stanza Louis e Niall si battono il cinque prima di sedersi.
“È stato uno scherzo piuttosto
stupido”, commenta Liam.
Louis versa a Harry una
porzione di porridge in una scodella.
Harry non glielo aveva chiesto. Harry
vuole i pancakes.
“Vuoi dirmi che tu avresti
fatto di meglio?”, ribatte Louis.
Liam si stringe nelle spalle.
“Probabilmente”, mormora.
Louis solleva un sopracciglio.
“Mi piacerebbe vederti
all’opera”.
Liam beve un sorso di tè.
“Non sfidarmi”.
Louis ride con fare
canzonatorio.
“Zayn vi sta maledicendo in una
lingua incomprensibile”, li informa Ed entrando in cucina, prima di prendere
posto accanto a Harry.
“È arabo”, dice Liam.
Ed si gratta il mento.
“Avevo immaginato”, commenta.
“Dove sono i pancakes?”, piagnucola Harry.
Louis gli mette una mano sulla
coscia.
“Prima mangia il porridge”, lo incoraggia. “Ci ho messo
dentro le banane e taaanto miele”.
Il riccio sorride e gli stringe
la mano prima di prendere una cucchiaiata di porridge.
Deglutire quello che appena
messo in bocca è un’impresa.
“Non ti piace?”, domanda Louis
apprensivo.
Harry annuisce con le guance
gonfie. C’è una quantità abominevole
di miele che rende i fiocchi di avena immangiabili.
Louis fa una smorfia.
“Puoi sputarlo, se vuoi”,
afferma.
Harry lo ringrazia con uno
sguardo e svuota nella ciotola il contenuto della sua bocca.
“Scusami, Lou, ma era troppo
zuccherato”, mormora.
Louis china il capo, le guance
tinte di imbarazzo.
“Volevo fare qualcosa di dolce per te”, borbotta.
Il petto di Harry è pervaso da
un piacevole calore.
“Ma tu sei già dolce abbastanza”,
ribatte.
Ed sputa il suo tè sul tavolo.
Harry lo ignora e si allunga per afferrare la mano di Louis.
“Zayn è indemoniato”, afferma
Gemma facendo ingresso in cucina. “Che gli avete fatto?”.
Niall scoppia a ridere e la
attira a sé per farla accomodare sul suo grembo. Dopo averla resa partecipe
dello scherzo ai danni di Zayn, Louis serve a tutti i pancakes da lui preparati. Questi almeno sono dolci al punto giusto.
“Programma della giornata?”,
domanda Harry, al suo quarto pancake.
“Io e Niall prepareremo il
pranzo, Ed e Zayn si occuperanno della cena, tu farai il dolce”, elenca Liam.
“Ovviamente faremo anche dell’altro”, interviene Louis, impettito.
“Tipo dei giochi. O magari no. Insomma, decidi tu, sei il festeggiato”.
Harry scrolla le spalle.
“Mi va bene tutto, per me
l’importante è stare con voi”.
Louis gli accarezza i capelli.
“Noi non andiamo da nessuna
parte, Haz”.
Harry non può fare a meno di
pensare che il momento da lui più atteso è quello in cui potrà stare da solo con Louis. Ma non può dirlo ad alta voce. È imbarazzante e…irrispettoso
nei confronti degli altri.
Quando hanno finito di mangiare
di Zayn non c’è ancora traccia.
“Si sarà suicidato?”, domanda
Louis, beccandosi un calcio da parte di Liam. “Vado a controllare”.
Harry sta aiutando gli altri a
sparecchiare quando Louis torna urlando, brandendo in mano una scarpa.
“Ha pisciato dentro le mie Vans!”, esclama.
Il riccio si trattiene dal
ridere solo perché l’espressione di Louis è così affranta che non merita una presa in giro.
“E adesso dov’è?”, domanda
Niall.
Louis si appoggia al frigo con
aria sconsolata.
“Credo stia facendo a pezzi uno
dei tuo maglioni”, mormora.
L’irlandese balza in piedi e
corre fuori dalla stanza.
“Non si scherza con Zayn”, dice
Liam versandosi un bicchiere d’acqua. “Non ve la farà passare liscia”.
“Sì, ma le mie Vans..!”, piagnucola Louis.
Harry lo avvolge in un
abbraccio.
“Le metteremo in lavatrice, non
ti preoccupare”, lo rassicura, baciandolo sulla tempia.
“Non lasciategli neanche un pancake”, sibila Louis. “Non se li
merita”.
Ed affonda la forchetta nei due pancakes rimasti sul piatto.
“Di questo posso occuparmi io”.
Louis annuisce, avvolgendo le
braccia attorno alla vita di Harry e affondando la testa nell’incavo del suo
collo.
“Così mi piaci, rosso”.
*
Liam e Niall impiegano il resto
della mattinata a cucinare il pranzo, Ed e Zayn a giocare alla Xbox, Gemma a
smaltarsi le unghie e a lamentarsi per il freddo e Harry e Louis a dormicchiare
abbracciarti davanti al camino. Non c’è
male.
Harry deve dare credito ai suoi
amici come cuochi provetti: le loro lasagne sono buone quasi quanto quelle di sua madre.
“Il mio week-end ideale
consiste proprio in questo: rilassarmi e mangiare”, afferma Gemma leccando la
forchetta.
“Adesso non ho dubbi che tu e
Niall siate fatti l’uno per l’altra”, la prende in giro Louis.
“Ehi, ho cucinato io quello che hai appena mangiato!”,
protesta l’irlandese.
Louis ride mentre disegna dei
ghirigori sul piatto con il coltello.
“Chi lava i piatti?”, domanda
Liam massaggiandosi la pancia.
“Ci penso io, questa volta”,
dichiara Gemma, alzandosi in piedi.
Un applauso parte spontaneo. La
ragazza mostra a tutti il dito medio e inizia a sparecchiare.
“Vi va di giocare a qualcosa?”,
propone Harry.
“Torneo di Fifa?”, domanda
Niall dandogli una pacca sulla spalla.
“Pensavo più a un gioco di
società”, ribatte il riccio.
“Io ho portato RisiKo e
Monopoli!”, esclama Liam.
Louis poggia le gambe sul
tavolo e fa un verso di disapprovazione.
“Non possiamo fare un gioco che
non duri tutto il giorno?”.
“Perché, hai impegni oggi?”,
interviene Zayn, pungente.
“Sai, non mi va di stare seduto
attorno a un tavolo a guardare la tua faccia
per tutto il pomeriggio”, gli risponde a tono Louis.
È da tutta la mattina che vanno
avanti così.
“Giochiamo a nascondino,
allora, così non dovremmo vederci proprio”, replica Zayn seccamente.
Harry si mette in piedi.
“Propongo una tregua”, afferma.
“NO!”, rispondono in coro Louis
e Zayn.
Il riccio butta gli occhi al
cielo e si rimette seduto. Sperava di passare un compleanno tranquillo, e invece…
Ed batte un pugno sul tavolo
facendoli saltare tutti sul posto per la sorpresa e lo spavento.
“Ragazzi, io ho portato Guitar Hero!”, esclama. “Come ho fatto a
dimenticarlo?!”.
“Mi piace”, commenta Harry
sorridendo al suo amico.
“Però noi partiamo svantaggiati
con Ed e Niall che sanno effettivamente
suonare una chitarra”, borbotta Gemma.
“Non serve saper suonare la
chitarra”, la informa il biondo. “Conosco degli ottimi chitarristi che sono
delle schiappe a Guitar Hero”.
“E io conosco delle schiappe a
suonare la chitarra che sono anche delle schiappe a giocare”, dice Ed,
beccandosi un pugno sulla spalla da parte di Harry. “Chi ti dice che stavo
parlando di te?”.
Il riccio gli fa la linguaccia
mentre Louis lo attira a sé.
“Possiamo non prendere in giro
il povero Hazza almeno fino a domani?”, lo difende stringendoselo al petto.
Ed sostiene il suo sguardo per
qualche secondo prima di scoppiare a ridere.
“Nah”, dicono in coro lui e
Louis, battendosi il cinque subito dopo.
Harry ce l’ha un po’ con loro
per essersi coalizzati contro di lui ma…no, in realtà è tremendamente felice
per questo nuovo sviluppo.
Come previsto e annunciato dal
suo migliore amico Harry è un totale disastro a Guitar Hero, ma non è
colpa sua. È l’ansia che gli fa sgarrare tutti i tasti. Questo gioco mette pressione e a lui non piace fare le cose
sotto stress.
“Ne ho abbastanza”, annuncia
mollando la chitarra a Liam. “Vado a preparare la mia torta di compleanno”.
“Hai bisogno di aiuto?”,
domanda il suo amico armeggiando coi tasti della chitarra.
“No, grazie, voi continuate
pure a giocare”, afferma Harry, lanciando un’occhiata a Louis nella speranza di
chiedergli senza chiederglielo di
fargli compagnia in cucina, ma l’altro ragazzo è troppo impegnato a suggerire a
Liam la prossima canzone.
Dopo aver racimolato tutti gli
ingredienti e localizzato tutti gli strumenti necessari alla preparazione della
sua torta Harry si lega il ciuffo con un elastico, in parte per motivi igienici
e in parte per semplice comodità. Spera solo che Gemma non lo veda per non
essere preso in giro come ogni volta.
Canticchiando un motivetto
sottovoce il ragazzo si mette all’opera. Cucinare lo rilassa e gli dà uno
scopo: gli piace creare, ma in
particolare ama l’idea di fare qualcosa per il piacere di qualcun altro. Ok,
c’è anche una buona dose di autocompiacimento
quando si realizza un’opera – culinaria, letteraria, musicale o artistica che
sia – però la soddisfazione deriva anche e soprattutto dall’aver reso felici
coloro che ne hanno fruito. O almeno lui la pensa così. Se dovesse mai raggiungere
i livelli di un Gordon Ramsay sicuramente comincerebbe a non disdegnare anche
la fama o i soldi, ma per il momento sta cucinando per i suoi amici e fare
contenti loro è la sua priorità.
Harry decide di optare per una
semplice torta al cioccolato, sia perché è quella con la quale ha più
dimestichezza sia perché ha una limitata lista di ingredienti.
È intento a versare la farina
in una ciotola quando Louis fa capolino dalla porta.
“Disturbo?”, domanda il nuovo
arrivato.
Harry si prende il tempo di contemplarlo per qualche secondo: non
gli capita spesso di avere intorno un Louis in “tenuta domestica”, con indosso
dei pantaloni sportivi dal cavallo basso ma stretti sul sedere, una felpa larga
che gli ingloba le spalle strette e un cappello di lana morbida dal quale gli
sfugge un ciuffo di capelli. Harry sarà anche accecato dall’amore ma non si può
negare che Louis sia incredibilmente attraente con addosso qualsiasi cosa. Gli
viene voglia di coccolarlo e poi farselo
sul tavolo, sporco di farina e di cacao in polvere. Harry deve ammettere che le
sue fantasie erotiche sono inusuali, ma come si può biasimarlo? Louis è nella
sua cucina, soffice e invitante come
una torta.
“Tu non disturbi mai”, afferma sorridendo.
Louis ricambia il suo sorriso e
avanza verso di lui.
“Cosa stai preparando?”, chiede,
immergendo un dito nel cioccolato fuso.
Harry schiaffeggia la sua mano.
“Un pollo arrosto”, ribatte sarcasticamente.
Louis si lecca il dito e
sorride apertamente, i denti sporchi di cioccolato.
Il cuore di Harry gli sfarfalla
nel petto e la voglia di mettere in pratica le sue fantasie rischia di prendere il sopravvento.
“Come va di là?”, indaga,
tornando a dedicarsi al suo dolce.
Louis continua a leccarsi
l’indice anche se ormai è perfettamente pulito e lucido di saliva, le labbra
arricciate in un sorriso malizioso. Harry non gliela darà vinta.
“Gemma e Niall sono in finale”,
mormora.
Harry ridacchia.
“Sarà una sfida all’ultimo
sangue”.
Louis si fa più vicino.
“Ho come l’impressione che del
sangue scorrerà veramente visto quanto sono agguerriti”, ribatte.
Harry scuote il capo.
“Conoscendo Gemma è probabile”.
Louis mette di nuovo il dito
nel cioccolato, immergendolo per intero.
“Lou!”, protesta il riccio.
“Quello che stai facendo va contro tutte le norme igieniche esistenti!”.
Louis avvicina il dito alla sua
bocca. Harry lo osserva con gli occhi sgranati pensando che quel dito è appena
stato dentro la bocca di Louis e
questo basta per fargli infiammare le guance e l’addome.
“Assaggia”, ordina l’altro
ragazzo.
“Ho già assaggiato”, replica
Harry.
Louis gli stringe il fianco con
una mano.
“Assaggia di nuovo”, sussurra
in tono perentorio.
Harry lo guarda con la coda
dell’occhio e tira fuori la lingua per leccare via il cioccolato dal dito del
suo ragazzo.
Louis trattiene il fiato per
tutto il tempo mentre Harry si guarda bene dal non lasciare neanche una traccia
di cioccolato sulla sua pelle.
“Va bene?”, domanda quando ha
finito, passandosi la lingua sulle labbra.
Le pupille di Louis sono
sottili come spilli e la sua mano sul fianco di Harry ha una presa dolorosamente
feroce.
“Lou?”, lo chiama il riccio con
un filo di voce. Sarebbe un ingenuo se non si fosse accorto del cambiamento di atmosfera.
Louis
per tutta risposta si
mette sulle punte e gli afferra i capelli alla base della nuca,
attirandolo
bruscamente verso di sé. I denti di Harry cozzano contro quelli
di Louis ma
entrambi sono veloci a recuperare. La lingua di Louis cerca la sua e il
cioccolato che hanno appena mangiato rende il bacio dolce e appiccicoso
allo stesso tempo, ma la presa dell’altro ragazzo sulla sua nuca
e l’insistenza
della sua bocca lo rendono anche aggressivo.
Louis, stringendolo ancora per
un fianco, lo spinge verso il frigorifero. La schiena di Harry urta il frigo
con un rumore secco, mentre una delle calamite attaccate sulla sua superficie
rotola sul pavimento. L’altro ragazzo affonda anche la mano che prima
artigliava il fianco di Harry nei suoi capelli. Il riccio sente l’elastico
cedere mentre alcuni ciuffi gli ricadono sulla faccia.
Louis spinge una gamba in mezzo
alle sue e Harry è così eccitato che
non può fare a meno di emettere un verso gutturale. Quando solleva un braccio
per stringere una natica di Louis tra le dita un’altra calamita si stacca dal
frigo e cade per terra, spezzandosi. Harry ne immagina i pezzi sul pavimento,
vicino ai piedi scalzi di Louis, ma non può vederli perché ha gli occhi chiusi.
Per quanto lo riguarda potrebbe crollare il soffitto e lui continuerebbe a
baciare e toccare Louis sotto una pioggia di intonaco e cemento.
È un colpo di tosse a
riportarli alla realtà.
“Prendetevi una stanza quando è
così”, dice Gemma con estremo divertimento nella voce.
Louis si allontana da Harry e
si passa una mano sulla bocca. Il cappello gli pende su un lato della testa e
le sua faccia è color porpora.
Il riccio si schiarisce la voce
e combatte l’urgenza di sistemarsi il cavallo dei pantaloni.
“Cosa vuoi?”, sibila tra
l’infastidito e l’imbarazzato, maledicendo mentalmente sua sorella.
“Niall si è beccato il manico
della chitarra su uno zigomo”, afferma Gemma. “Sono venuta a prendere del
ghiaccio”.
Harry la osserva impassibile
per qualche secondo mentre Gemma lo fissa impaziente con le braccia incrociate
sul petto.
“Se ti spostassi dal freezer potrei prenderlo e andarmene, sai?”, lo
informa la ragazza.
Harry avverte una nuova ondata
di calore risalirgli lungo il collo. Può ancora sentire l’eco delle dita di Louis
sulla sua nuca e sul suo fianco ed è quasi tentato di sollevarsi il maglione
per scoprire se l’altro ragazzo abbia effettivamente lasciato le proprie
impronte sulla sua pelle.
“Ok”, mormora, spostandosi di
lato.
Gemma gli rivolge un ghigno e
si piega per aprire lo sportello del freezer e tirarne fuori una busta con del
ghiaccio.
“È grave?”, domanda Harry con
voce arrochita, notando con la coda dell’occhio Louis mordersi il labbro per
non ridere.
Gemma gli batte una mano sulla
spalla.
“Sopravvivrà”, lo rassicura.
Harry annuisce e si passa una
mano tra i capelli. Dove sarà finito il suo elastico?
“Riuscirai a finire questa
torta senza cedere di nuovo ai piaceri della carne?”, lo prende in giro la
ragazza.
Harry la spinge colpendola
sulla spalla e sua sorella calpesta coi piedi i resti della calamita in
frantumi per terra.
“La mamma non ne sarà felice”,
dichiara Gemma guardando il pavimento. “Pulisci tutto, ok?”.
Harry fa cenno di sì con la
testa e la prega di andarsene.
Quando sua sorella è uscita
dalla stanza Louis si piega a raccogliere i cocci della calamita raffigurante
una spiaggia. Dovrebbe essere un souvenir della vacanza in Spagna di Anne e
Robin di qualche anno prima.
“Mi dispiace”, mormora
stringendo in mano i pezzi dell’oggetto, spezzatosi in tre.
Harry lo invita ad alzarsi con
un gesto della mano.
“Non è un problema”, dichiara.
“Penso che si possa incollare”.
Louis poggia i resti del
souvenir sul tavolo. Ha le spalle piegate e un’espressione mesta e Harry non
riesce a vederlo così. Non ha fatto niente di male, non hanno fatto niente di male.
“Vieni qui”, dice allargando le
braccia.
Louis poggia il mento sulla sua
spalla e gli circonda la vita con le braccia.
Harry può sentire il battito
forsennato del proprio cuore al quale fa eco quello di Louis mentre gli accarezza i
capelli con una mano.
“Questa notte saremo solo io e
te”, sussurra. “Nessuno ci interromperà, non ti preoccupare”.
Louis sospira.
“Harry, lo sai che non voglio
costringerti a fare cose che non vuoi fare, ne abbiamo già parlato”, afferma.
“Anche prima, scusami, non volevo essere così…brutale e prepotente”.
Harry ride strofinando il naso
sulla sua testa.
“Lou, ci ho pensato e voglio farlo”, ammette. “E non sei stato
brutale e prepotente, ma sexy e...ok, un pochettino brutale, ma in maniera eccitante”.
Louis stringe la presa sui suoi
fianchi.
“Haz, ci hai pensato sul serio?”, domanda con voce sottile.
“Lou, ti amo e ti voglio perché non dovrei voler fare
il passo successivo?”, ribatte prontamente il riccio.
Louis fa un passo indietro e lo
guarda negli occhi con intensità, poi gli afferra il viso con entrambe le mani.
“Ti-, ti voglio anch’io”,
dichiara. “Ti voglio da morire”.
Lo stomaco di Harry fa una
serie di capriole perché le parole di Louis sembrano nascondere un doppio
senso. Oppure lui si sta facendo un film mentale.
Louis lo bacia con fermezza
sulle labbra.
“Posso aiutarti con la torta?”.
Harry gli accarezza un
orecchio.
“Prometti di non infilare più
le dita nel cioccolato per poi leccartele subito dopo?”.
Louis ridacchia.
“Ti do la mia parola”, dichiara
solennemente.
Harry sorride.
“Ok”, acconsente. “Però lascia
fare a me il grosso del lavoro”.
Louis si allontana e finalmente
si aggiusta il cappello sulla testa.
“Come se io avessi idea di cosa bisogna fare!”.
Harry ride e si passa le dita
tra i capelli.
“Laviamoci le mani e prepariamo
questa torta, dai”, lo esorta.
Louis fa una smorfia.
“Quasi dimenticavo!”, esclama
battendosi una mano sulla fronte.
“Che succede?”, domanda Harry,
incuriosito.
Louis afferra il sacco con la farina
e se lo stringe al petto.
“Cosa vorresti fare con quello?”, lo interroga il riccio
vagamente in allarme.
Louis ghigna.
“Te lo riporto subito”,
promette indietreggiando verso la porta.
“Che devi fare?”, insiste
Harry.
Louis si guarda un attimo le
spalle prima di rispondere.
“Devo metterne un po’ nello
shampoo di Zayn”, sussurra con fare cospiratorio. “O forse più di un po’”.
Harry butta gli occhi al cielo.
“Quando la finirete?”,
borbotta.
“Oh, è appena iniziata”,
dichiara Louis sogghignando.
Harry scuote il capo e si
appoggia con la schiena al lavandino, incrociando le braccia sul petto.
“Farò finta di non aver visto
niente”, decide. “Muoviti che mi serve. E non ne usare troppa!”.
Louis gli mostra un pollice in
su e sparisce oltre la porta.
Harry sospira. È innamorato di
un cretino. Eppure non lo cambierebbe
con nessuno al mondo.
*
Zayn accende l’ultima candelina
sulla torta e posa l’accendino nella tasca dei jeans.
“Pronto a soffiare?”, domanda
guardando Harry con un mezzo sorriso.
Il riccio stringe le dita sul
bordo del tavolo.
“Dovete proprio fare un
video?”, piagnucola.
Niall e Gemma annuiscono, i
telefoni in posizione, pronti a riprendere.
Harry sospira e si sistema
dietro l’orecchio il ciuffo che gli penzolava davanti alla faccia.
“Ricordati di esprimere un
desiderio”, dice Louis.
Harry gonfia le guance e si
accinge a soffiare. Ha già pensato al suo desiderio: dopo aver escluso “ voglio
sentirmi dire ti amo da Louis”, “
voglio vincere le Nazionali” e “ voglio diventare un cantante famoso” ha deciso
di optare per un semplice “voglio che Louis sia felice”. È la sua priorità,
dopotutto.
Quando tutte le candele sono
spente – con le ultime due ha dovuto combattere una strenua battaglia, che è
stata filmata e verrà usata contro di lui per i giorni a venire – Harry arrossisce
sotto la pioggia di auguri e di applausi dei suoi amici. È tremendamente imbarazzante fare il compleanno, perché
lui odia essere osannato per meriti non suoi. È semplicemente nato, cosa c’è da festeggiare?
“Sorridi!”, urla Gemma puntandogli
il telefono in faccia. Harry fa un segno di vittoria con le dita e tira fuori
la lingua.
Dopo aver soddisfatto le
richieste di Gemma Harry viene affiancato da Niall, che lo aiuta a rimuovere le candeline dalla torta. Lo
zigomo destro del suo amico è gonfio e arrossato.
“Ti fa male?”, domanda Harry,
poggiando una candelina sul tavolo e passando a quella successiva.
“Mi dà un po’ fastidio”,
ammette il biondo. “Almeno ho vinto la sfida”.
Harry scoppia a ridere.
“Contento tu”, afferma
sorridendogli.
Louis si avvicina e gli mette
un braccio attorno alle spalle.
“Potresti andare un po’ più
veloce, Haz? C’è gente che vuole mangiare”.
Harry si imbroncia. Louis lo
bacia sulla bocca con uno schiocco sonoro e lo spinge di lato con un colpo
d’anca. Insieme tagliano a fette la torta e la distribuiscono ai loro amici.
Quando sono tutti seduti sul
tappeto del salotto coi piatti in grembo Harry li osserva con un misto di ansia
e anticipazione, senza osare, però, incitare nessuno ad assaggiare la sua torta
per chiedere loro un parere.
“Haz, è buonissima”, afferma Niall
dopo il primo morso.
Il riccio gli sorride
compiaciuto.
“Grazie”, dice timidamente.
“Anche Louis mi ha aiutato”.
Gemma ridacchia.
“Quando sono entrata in cucina
a prendere il ghiaccio stavano lavorando davvero duramente”, commenta. “Erano così presi dalla preparazione della torta e tutti accaldati per la fatica e l’impegno”.
Harry diventa bordeaux ma
decide di non replicare. Niall si spancia dalle risate. Traditore.
Louis si piega verso il suo
orecchio.
“Sarebbe un problema se
cominciassi a nutrire sentimenti poco amichevoli nei confronti di tua
sorella?”, sussurra.
Harry ride e si stringe nelle
spalle.
“Tranquillo, non saresti l’unico”,
ribatte. “Col tempo ci farai l’abitudine”.
Louis sorride con la bocca
piena prima di strappare dalle mani di Liam la bomboletta di panna spray e
spruzzare un po’ del suo contenuto sul proprio piatto.
“Ne vuoi?”, domanda offrendola
a Harry.
Questi spalanca le labbra e
tira indietro la testa per farsi spruzzare la panna dritto in bocca. Quando un
po’ gliene cola sul mento Louis la raccoglie con un dito e la lecca via.
“Non vogliamo assistere ai
vostri preliminari”, borbotta Zayn, spostandosi dall’altro lato del tappeto.
Harry rischia di strozzarsi con
la panna che ancora non gli si è sciolta del tutto in bocca. Louis gli batte
una mano sulla schiena guardando Zayn in cagnesco.
Dopo che hanno finito di
mangiare, i ragazzi tirano fuori il loro regalo per Harry.
Il riccio drizza la schiena
incuriosito mentre Liam avanza verso di lui portando in braccio una scatola
avvolta in carta da regalo giallo fosforescente.
“Questo è da parte di tutti
noi”, dichiara depositandola ai suoi piedi.
Harry accarezza la superficie
della scatola.
“Grazie”, mormora.
“Magari prima aprilo, no?”, lo
prende in giro Ed.
Harry si morde il labbro
inferiore. Aprire i regali gli mette sempre più ansia di quanto dovrebbe.
“Da parte di tutti voi?”, ripete. Non può fare a meno
di provare una fitta di dispiacere al pensiero che Louis abbia partecipato a un
regalo generico assieme agli altri.
Ed annuisce.
“Sì, da parte di tutti”,
conferma. “Perfino tua sorella ha sganciato la sua quota”.
“Ehi!”, protesta Gemma,
appollaiata sul divano.
Harry ride e attira la scatola
verso di sé. Dopo aver rimosso il fiocco rosso inizia a staccare lo scotch agli
angoli finché Ed non si schiarisce la voce con
un colpo di tosse.
“Perché devi essere
maledettamente lento qualunque cosa tu faccia?”, sbotta con impazienza.
Harry inizia a strappare la
carta senza alcun riguardo. Sotto l’involucro scopre una confezione di cartone.
La foto sulla scatola raffigura un aggeggio
rosa e-
“È un kit per karaoke?”,
esclama. “Rosa?”.
Ed lo aiuta ad aprire la
confezione e a tirare fuori il dispositivo.
“Ha anche in dotazione due
microfoni”, lo informa. “È anche un lettore DVD – guarda, c’è un display dove
scorrono le parole delle canzoni – ma ha pure un ingresso USB e può essere collegato
alla TV o a un amplificatore”.
Harry non ha mai visto niente
di più meraviglioso in vita sua.
“Ti piace?”, domanda Niall con
esitazione.
“Il modello e il colore li ha
scelti Louis”, afferma Gemma con una sfumatura di disapprovazione nel tono di voce.
Harry accarezza lo schermo
dell’impianto e sorride. È così fantasticamente rosa, come potrebbe non piacergli?
“Lo amo”, dichiara. “Al cento
per cento. È il regalo più bello della mia vita”.
I suoi amici ridono – Liam
sospira, sollevato – e gli si stringono intorno per guardarlo da vicino.
“Almeno avremo qualcosa da fare
nei prossimi giorni”, commenta Zayn.
“Ti stai già annoiando,
Malik?”, ribatte Louis.
Il moro lancia uno sguardo di
scuse a Harry.
“Non è quello che volevo dire”,
borbotta.
Harry lo rassicura con un
sorriso.
“Fatevi abbracciare”, prega
allargando le braccia.
Per tutta risposta Niall gli
zompa addosso facendolo sbilanciare all’indietro. Presto anche gli altri gli
saltano addosso e Harry si ritrova schiacciato sul pavimento dal peso dei migliori amici che si possano
desiderare.
“Ti piace davvero?”, mugugna
Niall vicino al suo orecchio.
Alcuni ciuffi dei suoi capelli
stanno rischiando di accecare Harry che però non può muovere le braccia per
spostarli.
“Davvero davvero”, conferma, le parole che gli escono a fatica.
“Lo userai?”, domanda Liam nei
pressi della sua spalla.
“Certo!”, esclama Harry.
“Lo useremo”, interviene Ed. “Facciamo pratica per le Regionali”.
“State fermi un attimo, per
favore” implora Gemma ridacchiando, l’unica in piedi. “Sembra stiate facendo
un’orgia”.
Il rumore di un flash informa
tutti che ha appena scattato loro una fotografia. Almeno avranno un ricordo
perenne di questo momento.
“Zayn se non la smetti di
pizzicarmi il sedere ti stacco quelle dita a morsi!”, minaccia Louis, penultimo
della pila.
“Non sono stato io!”, protesta
il ragazzo sopra di lui.
Niall scoppia a ridere, il
suono della sua risata che riverbera nel petto di Harry.
“Ok, ok, alzatevi che tra un
po’ non respiro più”, prega il riccio spingendo i fianchi verso l’alto.
Quando i suoi amici lo
alleggeriscono del loro peso Harry prende una boccata d’aria.
Louis gli offre una mano per
aiutarlo ad alzarsi.
“Grazie”, dice il festeggiato
accettando il suo ausilio.
Louis lo attira verso di sé e
gli dà un bacio sul collo.
“Più tardi ti darò un regalo”,
afferma. “Solo da parte mia”.
Harry gli accarezza la schiena.
“Sì, lo so”, replica
nascondendo un sorriso nella sua spalla.
“Cos-, no”, mormora confuso
Louis. “Non intendevo quello, cioè,
anche, però no, cioè, parlavo di un regalo vero”.
Harry avvampa.
“Un altro?”.
Louis gli prende una mano e fa
un passo indietro.
“È una sciocchezza”, ammette.
“Però…è simbolica”.
Harry lo guarda con curiosità
per qualche secondo.
“Va bene”, dichiara.
Louis si mette sulle punte e
gli poggia una bacio all’angolo della bocca.
“Buon compleanno”.
*
Il battito del cuore di Harry
accelera istantaneamente ed esponenzialmente nell’attimo in cui Louis si chiude
la porta della camera alle spalle, con un rumore secco che dà un senso di finalità al gesto: ci siamo, non si torna indietro.
Harry si strofina i palmi suoi
pantaloni. Gli tremano le mani, le gambe, perfino la vista e i pensieri. Si sente
ubriaco, con l’unica differenza che è perfettamente lucido.
Louis ha un’espressione
impenetrabile sul viso e nasconde le mani dietro la schiena. Harry non sa se
sentirsi sollevato al pensiero che almeno uno dei due abbia il controllo della
situazione oppure tradito per essere l’unico nel pallone. Un po’ di empatia non gli farebbe male.
“Non dobbiamo farlo per forza”,
ripete Louis con voce roca.
La mano di Harry ha un guizzo
involontario e il ragazzo, per coprire il nervosismo, si passa le dita tra i
capelli.
“Lo so, ma voglio farlo”, insiste. “Se lo vuoi anche tu,
si intende”.
“Certo che lo voglio”, ribatte
Louis, la voce che gli si incrina sull’ultima sillaba.
Harry è quasi certo che siano
in due a essere nervosi, adesso.
“Ok”, mormora.
Louis fa un passo verso di lui.
“Non sembri molto convinto”,
dichiara. “Sei talmente pallido che sembra che tu abbia appena visto un
fantasma”.
Il riccio si morde il labbro
inferiore.
“Lou”, prega mentre il cuore
gli rimbomba nelle orecchie e le sue membra sono fatte di gelatina.
L’altro ragazzo si avvicina a
lui e comincia a strofinargli le braccia con le mani.
“Rilassati, ok?”, sussurra
cercando i suoi occhi.
Harry si lascia sfuggire un
sospiro tremulo.
Louis risale con le mani fino
al suo collo e lo attira a sé.
“Se non ti calmi c’è poco da
fare”, dice, poggiando la fronte contro la sua.
Harry si concentra sulle sue
labbra, su quanto voglia baciarle e su quanto desideri averle dappertutto. Lo
vuole veramente, ma è terrorizzato
dall’idea di non essere all’altezza delle aspettative di Louis. O delle
proprie. E questo terrore rischia di rovinare tutto, frapponendosi tra lui e la cosa migliore che gli sia
capitata nella vita.
“Ok”, si sforza di dire.
“Andrà tutto bene”, mormora
Louis sfiorandogli le labbra con le proprie. “Non hai niente di cui aver paura,
sono solo io”.
Appunto,
vorrebbe rispondere Harry.
Louis lo bacia dolcemente e
Harry si lascia andare, arrendevole e molle tra le sue braccia, mentre l’altro
ragazzo gli afferra il viso con una mano, ed è come se la sua presa lo tenesse tutto intero, impedendogli di crollare e
frantumarsi.
“Hai capito quello che sta per
succedere?”, domanda Louis continuando a fargli delle carezze circolari sul
viso con il pollice, per calmarlo e allo stesso tempo mantenerlo vigile.
Harry, in effetti, si sente un
po’ come se fosse drogato.
“Certo”, afferma, prendendo un
respiro profondo.
“No, Harry, ascoltami
attentamente”, dice Louis tenendogli la testa anche con l’altra mano e
obbligandolo a guardarlo negli occhi. “Quello che sto cercando di dirti è che
tra poco il mio pene sarà dentro il tuo sedere, sei pronto a tutto ciò?”.
Lo stomaco di Harry fa una
capriola.
“Perché devi togliere tutto il romanticismo alla cosa?”, protesta.
Louis assottiglia gli occhi.
“Ti sto dicendo le cose come
stanno, nel caso tu voglia ripensarci”, afferma. “E…possiamo anche fare al contrario, se capisci cosa intendo. Solo
che forse sarà un po’ più complicato, però, uhm, decidi tu, non voglio importi niente. Sul serio”.
Harry nota come Louis sia
violentemente arrossito durante il suo discorso.
“No, voglio che sia tu a-, a
farlo”, dichiara. “Hai già esperienza, diciamo, e io-, dio, Lou, non ho proprio
idea di cosa fare”.
Louis sorride teneramente.
“Non sono mai stato con un
ragazzo, però, sì, ho un po’ più esperienza di te in fatto di sesso”.
È il turno di Harry di
arrossire.
“Esatto”, mugugna.
“Hai mai-“, inizia Louis prima
di interrompersi per schiarirsi la voce. “Hai mai provato a usare le…dita?”.
Harry è un attimo sopraffatto. La verità è che,
anticipando questo momento, ha già “sperimentato” da solo, per non trovarsi del
tutto impreparato all’idea di avere qualcosa su per il sedere. Anche se niente
potrebbe prepararlo all’idea di un pene
dentro di sé. Comprare un dildo era fuori discussione – come lo avrebbe
spiegato a sua madre se lo avesse trovato? -anche se probabilmente gli sarebbe
stato utile.
“Forse è meglio limitarci a quello, per stasera”, dice Louis. “E poi
approfondire la pros-”.
“No”, lo interrompe bruscamente
Harry. “Ho già provato, sì, e adesso voglio te,
d’accordo? Non solo le tue…le tue…dita”.
Louis sospira e chiude gli
occhi.
“Ok, ok”, dice. “Adesso, uhm,
credo che come prima cosa dovresti, ehm, farti una doccia, ok? Così ti rilassi
anche”.
Harry non è mai stato così
vicino a vomitare, altro che
rilassarsi.
Louis sembra avvertire la sua
tensione, perciò lo bacia, accarezzandogli con un mano il viso e con l’altra la
schiena.
“Andrà tutto bene”, ripete.
“Siamo invincibili, ok?”.
Harry non ha mai amato nessuno
così tanto in vita sua e probabilmente mai amerà qualcun altro con la stessa
intensità, lo stesso abbandono e la stessa cieca fiducia con la quale ama
Louis.
“Mi fido di te”, dice poggiando
la testa contro la spalla dell’altro ragazzo.
“Anch’io mi fido di te”, gli fa
eco Louis. “Più di chiunque altro”.
Harry si sente avvolgere da una
calma che lo stordisce un po’, dopo tutta l’agitazione. Può farcela, possono farcela.
“Vado a farmi la doccia”,
annuncia.
Louis lo bacia sulla guancia.
“Ti aspetto qui”.
“Perché, dove altro vorresti
andare?”, scherza Harry facendogli l’occhiolino, tentando di alleviare la
tensione.
Stando bene attento a non
bagnarsi i capelli - non vuole perdere altro tempo per asciugarli – il ragazzo
si lava, dedicando particolare cura e attenzione a una determinata parte del corpo. Posso farcela, posso farcela, si ripete.
Quando esce dal bagno incontra
sua sorella, appena sgattaiolata fuori dalla camera che divide con Niall.
“Hazza”, lo saluta Gemma.
“Sto per fare sesso con Louis”,
ammette d’impulso Harry. Forse aveva proprio bisogno di sfogarsi.
Gemma scoppia a ridere.
“E io sto per fare sesso con
Niall”, sussurra. “O almeno spero”.
Harry non può fare a meno di
scoppiare a ridere anche lui.
“Buon per te”.
Gemma lo attira
inaspettatamente a sé per abbracciarlo.
“Andrà tutto bene”, lo
rassicura anche lei.
Harry le è grato per il suo
supporto.
“Lo amo”, afferma, affondando
il naso tra i capelli di sua sorella. “Ho paura, ma lo amo”.
“Lo so”, mormora lei. “Ed è
questo che lo renderà speciale. Ma
non aspettarti che sia perfetto, ok?”.
Harry annuisce.
“Non c’è bisogno che sia
perfetto, avremo tempo per fare pratica”, ammette.
Gemma gli scompiglia i capelli.
“Buona fortuna, fratellino”,
dice. “Usa le precauzioni e non farti troppo male là dietro”.
“Come fai a sapere che sarò io
a prenderlo?”, domanda Harry
tirandosi indietro.
Gemma ride.
“Ho sempre pensato fossi un passivo nato”.
“Gemma!”, esclama Harry.
“Aspetta, dovrei offendermi o…?”.
Sua sorella lo spinge
colpendolo sulla spalla.
“Non fare aspettare il tuo
ragazzo, muoviti!”.
Quando Harry rientra in camera
– con un nodo allo stomaco se possibile più stretto di prima – la trova
illuminata da una serie di candele profumate, che danno alla stanza un’aria
placida e rilassante.
“Avevi programmato tutto?”,
domanda impressionato a Louis, seduto a gambe incrociate sul letto.
L’altro ragazzo si stringe
timidamente nelle spalle.
“Ho deciso di
venire…preparato”, ammette.
Harry sorride. Il ronzio nelle
orecchie e la bolla d’ansia all’altezza del petto a poco a poco vanno
affievolendosi. Posso farcela.
Louis gli fa cenno di
avvicinarsi. Harry non esita ad avanzare verso di lui fino a scontrare le gambe
contro il letto, guardando Louis dall’alto.
“Romantico”, commenta sfiorando
con una mano i capelli dell’altro ragazzo, che piega la testa di lato per
andare incontro alla sua carezza.
Harry poggia entrambe le
ginocchia ai lati del corpo Louis e lo spinge indietro sul letto.
“Non dovevo starci io sopra?”, scherza questi.
“Sta’ zitto”, ribatte Harry
prima di baciarlo.
Louis emette un verso compiaciuto
e lascia scorrere le mani sulla schiena di Harry, che rabbrividisce al
contatto. Ha deciso di non rivestirsi del tutto, dopo la doccia, indossando
solo le mutande e i jeans.
Il riccio gli bacia gli zigomi,
la fronte, il naso, le palpebre, la mascella, poi si sposta sul suo collo, che
morde e lecca. Louis affonda le unghie nella sua carne.
“Posso spogliarti?”, domanda
Harry con esitazione.
“C’è bisogno di chiederlo?”,
ribatte Louis, le guance arrossate e gli occhi velati.
Harry si solleva e si sposta di
lato per dare spazio a Louis di inginocchiarsi sul letto. Il riccio si sistema
davanti a lui e afferra i lembi della sua felpa.
“Sei bellissimo”, mormora,
baciandolo sulle labbra.
“Non hai ancora visto niente”,
scherza Louis, sollevando le braccia quando Harry fa per tirare la felpa verso
l’alto.
Louis viene attraversato da un
brivido quando Harry lo tiene per i fianchi e inizia a lasciare una scia di
baci sulle sue clavicole, sul petto, sull’addome. Harry è così profondamente
innamorato di ogni centimetro di pelle del suo ragazzo che vorrebbe innalzare
un altare o scrivere poemi sui peli del suo petto, sul suo ombelico stretto,
sulla sua pancia. Gli tremano le labbra e il cuore ogni volta che lo sfiora.
Louis affonda una mano tra i
capelli di Harry e attira la sua testa verso l’alto per baciarlo mentre il
riccio lo tocca dappertutto perché non vuole sprecare nessuna possibilità di
mettergli le mani addosso.
Quando infila le mani nei
pantaloni di Louis per stringergli le natiche nude scopre che l’altro ragazzo
non ha le mutande.
“Louis”, sospira sopraffatto,
attirando il bacino dell’altro ragazzo verso il suo.
Louis ghigna e si piega a
baciargli le clavicole, passandoci sopra la lingua.
Harry imprime le dita nel
sedere di Louis ed emette un verso di piacere alla sensazione della lingua
morbida e bagnata dell’altro ragazzo.
Louis lo bacia ancora e
dovunque riesce ad arrivare prima di infilare le dita nell’orlo dei pantaloni
di Harry e sganciare il bottone dei suoi jeans.
“Ok?”, domanda incatenando i
suoi occhi a quelli di Harry, mentre inizia a tirare verso il basso la zip.
“Ok”, gli fa eco Harry.
Louis lo spinge delicatamente
sulla schiena e si sistema in mezzo alle sue gambe.
Harry vuole vederlo nudo e
vuole sentirlo sulla sua pelle, perciò gli stringe le cosce con le mani.
“Toglili”, prega.
Louis annuisce e si libera
repentinamente dell’indumento, gettandolo ai piedi del letto.
Harry avrebbe preferito uno slow motion, perché non era pronto a
vederlo, così, subito, in tutta la sua gloriosa e nuda bellezza. Harry ha
l’acquolina in bocca solo a vedere la peluria sul pube dell’altro ragazzo.
Louis non perde tempo e si
posiziona di nuovo su di lui, abbassandogli completamente la zip mentre Harry
sfiora coi polpastrelli la pelle d’oca sulle sue cosce e la leggera peluria,
rapito e incredulo.
L’altro ragazzo tira
delicatamente i pantaloni di Harry verso il basso per rimuoverli, sottraendosi
perciò al suo tocco.
Quando è riuscito con successo
a far passare i piedi di Harry attraverso i buchi dei pantaloni Louis sorride
soddisfatto e, risalendo la gamba dell’altro ragazzo con una mano, si ferma a
stringergli un ginocchio.
Harry lo guarda a bocca aperta,
nudo tra le sue gambe nude. Sono entrambi molto
nudi e per un attimo gli sembra incredibile. Meraviglioso e incredibile.
Louis troneggia su di lui e lo
guarda altrettanto meravigliato prima di piegarsi per baciarlo. Harry lo attira
su di sé e non gli importa di essere schiacciato dal suo peso se questo
significa che i loro corpi allineati si stanno toccando in tutti i punti
possibili. E in tutti i punti in cui si stanno toccando scorre un fuoco che
rende la loro pelle incandescente.
Harry dimentica la paura, in
questo momento. È difficile concentrarsi sulle proprie sensazioni, separarle,
analizzarle, quando non sai dove finisce il tuo corpo e inizia quello
dell’altro.
Louis fa leva su una mano e
solleva il busto, senza smettere di baciarlo. Harry intreccia le gambe dietro
di lui e attira il suo bacino contro il proprio, premendogli i talloni sulle
natiche. Gemono all’unisono quando le loro erezioni si scontrano.
L’altro ragazzo fa sgusciare
una mano tra i loro corpi per avvolgere le dita attorno all’erezione di Harry, che
sobbalza al contatto improvviso. Louis muove la mano su e giù, lentamente, forse
per non fargli troppo male.
Harry si morde l’interno della
guancia e volta il viso di lato.
“Ehi, guardami”, sussurra
Louis. “Non trattenerti, lasciati andare. Fallo per me”.
Harry spalanca le labbra,
liberando il suono che aveva cercato di controllare e il suo viso si contorce
in una smorfia quando Louis accelera impercettibilmente il ritmo, carezzandogli
la punta con il pollice.
“Bravo ragazzo”, dice Louis
succhiandogli il labbro inferiore.
Harry è costretto a chiedergli
di fermarsi perché è vicino a venire prima ancora che abbiano iniziato quello
che devono iniziare.
Louis ghigna e dopo avergli
stampato un ultimo bacio sulle labbra comincia la sua discesa verso il basso,
lasciando una scia di baci lenti sul suo petto e sul suo addome, fino ad
affondare il naso tra i peli del suo pube.
Harry fa un verso del quale se
fosse abbastanza lucido si vergognerebbe.
Louis evita consapevolmente la
sua erezione e indietreggiando sul letto gli afferra delicatamente le caviglie,
poi comincia a baciargli le gambe e le cosce, alternando l’una e l’altra.
Dopo avergli succhiato
l’interno coscia fino a lasciargli un segno Louis afferra di nuovo l’erezione
di Harry e avvicina le sue labbra alla punta, baciandola. Il riccio rotea gli
occhi verso l’alto e deve fare uno sforzo immane per non chiudere le gambe
incastrando la testa dell’altro ragazzo.
Louis fa ruotare la lingua sulla
punta prima di prenderla in bocca. Harry non può impedirsi di spingere il
bacino verso l’alto, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del suo ragazzo,
che con una mano lo blocca contro il letto.
“Lou, basta, ti prego, basta”,
ansima mentre l’altro ragazzo succhia e si aiuta con la mano dove non riesce ad
arrivare con la bocca.
“Non vuoi venire?”, domanda
Louis, le labbra lucide e la voce arrochita.
A Harry viene da ridere e da
piangere in egual misura.
“Sì, ma non così”, si lamenta. “Credevo che
dovessimo fare…altro”.
Louis ride.
“Non pensi di riuscire a venire
più di una volta?”.
“Sì, no, cioè non-”. Harry si
solleva sui gomiti. “Ti prego, ti supplico, voglio sentirti dentro di me, ti
prego”.
Louis si sposta i capelli sudati
dalla fronte. Il cuore di Harry salta un battito: è così giovane e sensuale,
inconsapevolmente provocante e bellissimo.
Gli ricorda Leonardo Di Caprio in Titanic, nella scena di sesso in carrozza.
Possibile che pensi al sesso
cinematografico quando sta facendo del sesso
vero?
Louis deglutisce sonoramente.
Harry comincia a sospettare che sia…preoccupato? Spaventato?
“Tutto ok?”, domanda. Trova
strano il fatto di riuscire a formulare frasi mediamente coerenti nudo, esposto
ed eccitato com’è. Però Louis…Louis è sempre la sua priorità, la sua
preoccupazione principale, tutto ciò che conta.
“Non voglio farti male”,
mugugna Louis. “Ho paura di non riuscire a-”.
“Non mi farai male, andrai
benissimo, ti prego, Lou”, implora Harry. “Lo hai detto tu, andrà tutto bene. Mi fido di te”.
Louis sorride e si piega a
baciargli la pancia.
“Sei meraviglioso, come
sempre”, afferma. “Torno subito”.
Quando si alza dal letto e
avanza a piedi nudi verso il proprio zaino Harry si lascia ricadere con la
schiena sul letto e poggia una mano sul proprio petto, avvertendo il battito
forsennato del proprio cuore sulle dita. Sta
succedendo.
Louis deposita sul letto un
preservativo mentre stringe con mani tremanti una boccettina trasparente,
contenente il lubrificante.
“D-devo prima, ehm, allargare
il-”, balbetta.
Harry ridacchia nervosamente
però allarga le gambe e gli fa spazio.
“Lo so”.
“Promettimi di fermarmi se ti
faccio male”.
Harry annuisce.
Louis prende un respiro
profondo e si spalma il lubrificante sulle dita. Quando avvicina l’indice al
sedere di Harry questi stringe automaticamente le natiche.
“Rilassati, tesoro”, sussurra.
“Forse è meglio se-”.
Louis si sporge per prendere un
cuscino e invita Harry a sollevare il sedere per sistemarlo sotto di lui, poi
gli allarga le gambe ancora un po’.
“Vado, ok?”, dichiara sfiorando
l’ano del riccio, che trattiene il fiato e strizza le palpebre.
“Vai, vai, per favore”, prega
Harry.
Il dito di Louis avanza dentro
di lui, nocca dopo nocca. Per Harry è un’intrusione più o meno familiare, però
è sempre del dito di qualcun altro
che si sta parlando.
Louis muove l’indice mentre con
la mano libera gli accarezza la coscia per calmarlo.
“Un altro”, ordina Harry.
Louis versa un altro po’ di
lubrificante e inserisce un altro dito. L’addome di Harry si contrae
istintivamente alla nuova, più consistente, intrusione, ma si impone di
calmarsi e respirare. L’altro ragazzo muove le dita per allargarlo e,
improvvisamente, spinge più in profondità.
Harry serra le gambe e quasi si
solleva dal letto.
“È troppo?”, domanda Louis.
Il riccio alza la testa per
guardarlo. L’altro ragazzo è visibilmente eccitato e non si è mai toccato, eppure mantiene un
autocontrollo invidiabile.
“No, no, scusa, continua”,
mormora Harry allargando di nuovo le gambe.
Louis continua a penetrarlo con
le dita, allargandole e stringendole, fino a che non si azzarda a spingere di
nuovo più a fondo che può.
Harry, stavolta, quasi urla.
Non sa se Louis lo abbia fatto per caso o di proposito però è arrivato dove Harry voleva che arrivasse.
“Ti piace?”, domanda Louis
baciandogli l’interno coscia.
Harry annuisce freneticamente. L’altro
ragazzo continua ancora per un po’, affiancando alla penetrazione anche baci
sulle cosce, sul pube e, ogni tanto, vicino, molto vicino alla sua apertura.
Harry si lascia scappare un
gemito strozzato quando Louis preme di nuovo sulla sua prostata. È
perfettamente consapevole di quanto semplice
possa essere venire così, ma a questo
punto tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. E poi non ha ancora sentito
Louis dentro di sé, e muore, muore
dalla voglia di essere riempito da qualcosa di più grande e pulsante.
“Louis, puoi andare, ti prego,
mettimelo dentro”, implora. “Non ce la faccio più”.
Louis insiste per inserire un
altro dito ancora, sostenendo che le sue dita sono troppo piccole in confronto
al suo pene e che Harry ha bisogno di abituarsi alla sensazione.
Quando Harry, nonostante il
bruciore e la sensazione non esattamente piacevole di avere tre dita dentro, gli giura che è pronto, Louis estrae le dita lucide di
lubrificante e gattona su di lui per baciarlo.
“Sei stato bravissimo”,
mormora. “E sei stupendo, sei la cosa più bella che abbia mai visto e ti-”.
Harry non è sicuro di quello
che il suo ragazzo fosse sul punto di dirgli, ma divora con le labbra le sue
parole non dette e gli risponde mentalmente che lo ama, lo ama da morire.
Louis lo bacia mentre fa
scorrere le mani sul suo petto e sui suoi fianchi. Harry sente la sua erezione
sulla pancia e vorrebbe allungare una mano per toccarla, per dargli un po’ di
sollievo. L’altro ragazzo interrompe il bacio e gli accarezza i capelli con una
mano.
“Va bene se lo facciamo così?”,
domanda con espressione soffice e…innamorata? Forse Harry si sta illudendo di
vedere le sue stesse emozioni rispecchiate sul volto dell’altro ragazzo.
“Voglio guardarti in faccia”.
Harry annuisce energicamente
prima di sollevare il viso per baciarlo, per rassicurarlo e insieme invitarlo
ad andare avanti.
Mentre Louis si sistema il
preservativo, spalmandolo poi di lubrificante, Harry lo guarda in trance. È così bello e sicuro di sé e
vuole averlo per sempre.
Solo nel momento in cui l’altro
ragazzo si avvicina a lui con l’erezione stretta fermamente tra le proprie dita
Harry realizza cosa sta per succedere e per un attimo entra nel panico.
Louis intuisce il suo disagio e
gli massaggia un ginocchio.
“Va tutto bene”, afferma senza
battere ciglio, con tono fermo e rassicurante. “Apri un altro po’ le gambe per
me”.
Harry deglutisce e fa come gli
ha detto l’altro ragazzo. Sono nelle tue
mani, pensa. Completamente e per sempre
tuo.
La mano di Louis trema mentre
indirizza la propria erezione verso l’apertura di Harry. Le sue sopracciglia
sono aggrottate per la concentrazione e la sua pelle imperlata di sudore.
Harry non è tanto sicuro di
essere sufficientemente allargato per la nuova intrusione però ingoia la
propria paura assieme alla saliva e prende fiato.
La prima sensazione che prova è
fastidio, la seconda bruciore, la terza dolore.
Louis sta avanzando lentamente e delicatamente dentro di lui, centimetro dopo
centimetro, e la tensione dei suoi muscoli tradisce lo sforzo che sta facendo
per andare piano. Quando butta indietro la testa e grugnisce Harry ha una
visione del suo petto arrossato e bagnato di sudore. Louis gli afferra una
coscia e imprime le dita nella sua carne, spingendola verso l’esterno per farsi
spazio.
“Lou”, geme il riccio, un
lamento di dolore e disagio, ma anche di impazienza e forse, nel profondo, di piacere.
Louis cerca la sua mano sul
letto e la stringe.
“Harry”, dice con voce rotta.
“Dimmi s-, se posso continuare”.
Il riccio strizza la sua mano,
prende fiato e annuisce. Louis lo sprona ad avvolgergli la schiena con una
gamba ed entra più in profondità dentro di lui.
A Harry manca il fiato e si
sente già così pieno che non ha idea
di come possano andare oltre. Louis si ferma quando è dentro per poco più di
metà e gli accarezza il dorso della mano con un dito.
“Stai bene?”, domanda.
Harry è commosso al pensiero
che l’altro ragazzo, nonostante tutto, si stia preoccupando per lui.
“Sì”, mormora. “Dammi un
a-attimo, ok?”.
Louis annuisce.
Harry chiude gli occhi,
respira, prova a rilassarsi. A poco a poco fa sempre meno male e più pensa che Louis
è dentro di lui, che la sensazione di qualcosa che sembra lo stia spaccando a
metà è in realtà una parte di Louis,
più il dolore si trasforma in ondate di piacere. L’erezione che aveva quasi
perso torna in tutta la sua dolorosa evidenza.
“Continua”, dice. “E…muoviti”.
Louis non se lo fa ripetere due
volte e affonda completamente dentro di lui. Fa male, fa ancora male, le
lacrime scorrono lungo le sue guance, ma quando Louis comincia a muoversi, con
spinte di calcolata intensità, senza mai uscire del tutto, il mondo di Harry
vacilla sul suo asse e improvvisamente è tutto così bello e Louis è dentro di lui, attorno a lui e riesce a sentirlo
con tutti i suoi sensi.
Harry è sicuro che il giorno
dopo gli verrà difficile non solo sedersi ma anche fare qualunque movimento, ma il dolore alla schiena è l’ultimo dei suoi
pensieri quando Louis spinge i fianchi in avanti e Harry gli va incontro.
Insieme trovano un ritmo e
l’espressione sul volto di Louis è così beata e pacifica che Harry si ritrova a
piangere di felicità. E di piacere,
quando l’altro ragazzo trova la sua prostata di nuovo e contemporaneamente
comincia a masturbarlo, aumentando le spinte, forse volutamente, forse
inconsciamente.
Harry vorrebbe baciarlo,
vorrebbe dirgli che lo ama, vorrebbe pregarlo di non andarsene mai, e invece
geme e in certi momenti quasi urla,
mentre Louis esprime il suo piacere in versi che sono simili a miagolii, teneri
e terribilmente eccitanti insieme.
A un certo punto Louis si piega
in avanti per baciarlo e Harry lo asseconda sollevandosi da letto. È scomodo e
doloroso, ma si baciano a bocca aperta e respirano l’uno sulla labbra
dell’altro e Louis è affondato dentro di lui mentre le sue mani callose lo
masturbano con un ritmo sconnesso.
“Ti amo, ti amo, ti amo”, dice
Harry affannosamente, come una cantilena, una preghiera, mentre nuove lacrime
sgorgano dai suoi occhi.
Harry è sopraffatto e con un
gemito che sorprende lui, Louis e probabilmente anche gli altri ignari
occupanti della casa viene.
Il disappunto per non essere
durato di più lo sfiora a mala pena quando ricade con la testa sul cuscino,
rilassato, sereno e vagamente consapevole del fatto che Louis stia ancora
continuando con le sue spinte, sempre più veloci e fuori controllo, mentre con
una mano spalma il seme di Harry sul suo addome, il viso contratto da una
smorfia, le labbra semi-aperte e gli occhi chiusi.
“Sei bellissimo, Louis, e sei mio,”, mormora, per sfogarsi e per
incoraggiarlo. “Sei mio per sempre e io ti amo così tanto”.
Louis spalanca le labbra e con
un verso così…basso e virile e inaudito raggiunge l’orgasmo.
Harry stringe la mano
dell’altro ragazzo, ancora intrecciata alla sua, mentre Louis, perfettamente
immobile, lo osserva, quasi incredulo.
“Harry”, dice e…basta, ma lo
dice – solo il suo nome, semplicemente il suo nome – con tono grato e riverente, come se fosse la risposta alla
domanda sul significato dell’universo
o una dichiarazione d’amore.
“Vieni qui”, lo sprona il
riccio allungando una mano.
Louis esce lentamente, si sfila
il preservativo, poggiandolo sul comodino, e si stende accanto a lui.
“Come va?”, domanda, il respiro
ancora affannato.
Harry volta la testa di lato,
guardandolo negli occhi.
“Sono felice”, ammette.
Louis sorride e lo bacia sulla
spalla.
“Avrai un bel ricordo della tua
prima volta?”, domanda.
Harry sente il pizzicare delle
lacrime asciutte sulle sue guance.
“Sorprendentemente sì”,
afferma.
Louis solleva un sopracciglio.
“Sorprendentemente?”, gli fa eco.
Harry ride e si avvicina per
poggiare la testa sul suo petto.
“Con te è sempre tutto perfetto”, dice, chiudendo gli occhi e
respirando l’odore della pelle di Louis, un misto di sudore e bagnoschiuma.
Louis gli accarezza i capelli.
“Ti ho fatto male?”, domanda,
esitante.
“Non importa, non è colpa tua”,
promette Harry baciandogli il petto.
“Non ti farei mai del male”,
giura Louis. “E sono felice che tu sia felice”.
“Ti amo”, ripete Harry.
Louis gli bacia la testa.
“Non per rovinare l’atmosfera,
ma sarebbe meglio se ci facessimo una doccia”.
Harry grugnisce.
“Possiamo farla insieme,
almeno?”.
Louis ride.
“Non sei ancora stanco, Hazza?”.
“Non sarò mai stanco di te”, ribatte Harry sollevandosi su un
gomito.
È felice, sfinito e sul punto
di addormentarsi, ma farebbe qualunque cosa per Louis.
L’altro ragazzo rotola su un
fianco e si alza dal letto.
“Andiamo”, dice tendendo una
mano verso di lui.
Harry la afferra e…lo ama, lo
ama, lo ama.
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Capitolo 43 *** He won't tell you ***
43
Salve!
Prima di lasciarvi al capitolo dovrete sorbirvi un discorso. Non ha niente a
che fare con la storia però in qualche
modo c’entra.
Qualche
tempo fa ho pensato di smettere di scrivere in questo fandom. Il motivo? Ho
deciso di non seguire più i One Direction. Nonostante sia ancora ferma nella
mia decisione di tenermi lontana dal fandom, ho, tuttavia, deciso di continuare
le mie storie e, se tutto va bene, di scriverne altre. Non mi dilungo sulla mia
decisione di allontanarmi dal fandom e dai One Direction, vi basti sapere che
non uso più Twitter quindi se sentite il bisogno di dirmi qualcosa lasciate una
recensione o mandatemi un messaggio privato qui. “Purtroppo” i One Direction
sono un fenomeno mondiale, ergo ogni volta che succede qualcosa di “importante”
lo vengo a sapere, in un modo nell’altro, contro la mia volontà (per evitarlo
dovrei tipo smettere di usare internet),
però ignoro tutte le piccole cose che succedono giornalmente e delle quali prima
ero costantemente informata. Non credo che questa decisione possa influenzare
negativamente le mie storie. O almeno spero che non sia così. Per me ormai i
One Direction non sono altro che personaggi delle fanfiction che leggo e
scrivo.
Detto
questo, buona lettura!
*
I
capelli di Savan diventeranno bianchi entro la fine del mese. Se gliene
resteranno, si intende. Harry teme che rimarrà calvo se continua ad
afferrarseli a ciuffi ogni volta che è particolarmente stressato o contrariato
per una nota presa male da qualcuno. Il professore sembra più preoccupato dei
suoi studenti per la riuscita della loro esibizione alle Regionali. E forse è
proprio questo che lo rende nervoso e irritabile: il fatto che non condividano
il suo stesso spirito di sacrificio.
“Forse
Savan dimentica che alcuni di noi hanno gli esami quest’anno. O una vita al di
là del maledetto glee club”, borbotta Josh a mezza voce, seduto in ultima fila
in aula musica.
Savan
intercetta la sua esternazione – probabilmente grazie al suo super udito o qualcosa del genere –
perciò solleva la testa dal pianoforte, sul quale è piegato da dieci minuti
buoni nel disperato tentativo di rendere impeccabile la parte di Alice (in
piedi accanto a lui, rossa in volto e frustrata per la puntigliosità del
professore) in una delle canzoni che canteranno alla fine del mese sul palco di
una scuola superiore di Brighton, città scelta per la competizione.
“Sei
libero di andare a vivere la tua vita fuori da quest’aula”, sbotta, serio e
minaccioso. È da quando hanno scelto le canzoni per le Regionali che il suo
atteggiamento, solitamente tranquillo e incline allo scherzo, è mutato.
Josh
arrossisce e mormora delle scuse. Savan non vuole sentire ragioni.
“Ora”, sibila.
“Mi
stai cacciando dal glee club?”, esclama Josh, adesso pallido e balbettante.
Savan
si passa una mano tra i capelli – Harry freme – e china il capo sullo strumento
momentaneamente trascurato.
“Lo
vedremo”.
Josh
fa per protestare ma Savan ha ripreso a suonare, incoraggiando Alice a
ricominciare da capo.
“Amico,
fatti un giro e rilassati, per oggi”, dice Niall dando una pacca sulla spalla a
Josh. “Domani Savan si sarà già dimenticato di questo spiacevole incidente”.
Josh
sospira e, mettendosi lo zaino in spalla, esce dall’aula cercando di fare meno
rumore possibile.
“Savan
ha instaurato il regime del Terrore”, sussurra Louis all’orecchio di Harry.
Il
riccio gli poggia una mano sul ginocchio.
“Sta’
zitto o sarai il prossimo”, consiglia.
“Stai
scherzando?”.
Harry
si stringe nelle spalle. Meglio non rischiare.
“No,
sul serio, pensavo che questa fosse una democrazia e invece-”.
Louis
sussulta quando Liam, seduto dall’altro lato, lo pizzica sul braccio. Fortuna
che riesce a trattenersi dal gemere per il dolore.
“Chiudi
il becco”, gli intima l’altro ragazzo.
“Ma
mi annoio!”, protesta Louis in un sussurro che aumenta di volume a ogni parola.
“E ho pure saltato gli allenamenti per venire qui!”.
“Louis,
vuoi fare compagnia a Josh fuori dall’aula?”, domanda Savan senza staccare gli
occhi dai tasti, interrompendo Alice ancora una volta. Forse sarà lei a
strapparsi i capelli entrò la fine dell’ora.
Louis
si irrigidisce e mima l’atto di chiudersi la bocca con una chiave. Liam e Harry
gli rivolgono un’occhiata il cui messaggio è ‘ti avevo avvertito’.
Gli
incontri del glee club sono diventati più lunghi e frequenti in previsione
delle Regionali, alle quali mancano poco più di venti giorni. L’umore sarebbe
alle stelle se non fosse che, come ha incautamente osservato Josh poco prima,
il glee club sottrae tempo allo studio e allo svago. Non che cantare sia un dovere o un’imposizione per loro, ma la
pressione e il perfezionismo di Savan rischiano di renderlo meno piacevole del
previsto. Sono tutti eccitati per le Regionali e tutti vorrebbero fare una
bella impressione sui giudici o, nella più rosea delle previsioni,
classificarsi tra i primi tre contendenti ed essere ammessi alle Nazionali, ma
nessuno è disposto a morire per
questo. Savan li vede più come un plotone pronto a sacrificarsi sull’altare della musica che come un gruppo di
studenti iscritti a un club di canto corale per divertimento.
Alla
fine delle due ore di prove neanche
la metà di loro è riuscita a cantare uno dei propri assoli. Harry si domanda se
e quando riusciranno a cantare tutti insieme.
“Ho
prestato un attimo il telefono a Zayn e quello stronzo ha cambiato la lingua”,
si lamenta Louis mentre si trascinano per i corridoi, lui diretto al campo di
calcio dove intende allenarsi per un po’ anche da solo, Harry verso la fermata
dell’autobus per tornare a casa a studiare.
“Credevo
che la vostra faida fosse finita”, commenta il riccio.
Louis
smanetta col cellulare e non risponde.
“No,
non è finita, non può finire”,
afferma dopo un po’. “Ricordami di fregargli il cellulare e postare su Facebook
tutte le selfie allo specchio che
conserva in galleria”.
Harry
scuote il capo.
“Non
tentare di rendermi tuo complice un’altra volta”.
Tre
giorni prima ha dovuto distrarre Zayn mentre Louis riempiva di sabbia il suo
armadietto. A suo discolpa Harry deve dire che non aveva idea del piano del suo
ragazzo, altrimenti non si sarebbe fatto coinvolgere. Il fatto che Louis se ne
andasse in giro con un sacchetto pieno di sabbia presa chissà dove avrebbe
dovuto essere un campanello di allarme, comunque.
“Ci
vediamo stasera?”, taglia corto Louis. “Passo da te?”.
Harry
annuisce tentando di dissimulare il suo entusiasmo. Sono giorni che non passano
del tempo da soli e anche se non possono replicare l’esperienza del suo compleanno coi suoi genitori nella stanza
accanto qualcosa riusciranno comunque
a combinare.
“Va
bene. Ah, stasera vorrei parlarti di una cosa, ok?”.
Louis
posa esasperato il telefono nello zaino. Probabilmente non è riuscito a
modificare le impostazioni di Zayn.
“È
un cosa seria?”, domanda.
Harry
sbatte lentamente le palpebre.
“Mi
devo preoccupare?”, continua Louis.
Harry
si morde il labbro inferiore. Si deve
preoccupare?
“Assolutamente
no”, mormora, incerto.
Louis
lo guarda perplesso e insospettito.
“È
tardi, devo andare!”, esclama dopo qualche secondo, risvegliandosi dal suo stato
di trance. “A stasera”.
Harry
lo abbraccia velocemente e si dirige verso l’uscita. Alla fermata dell’autobus,
come era prevedibile, incontra Ed.
“Alice?”,
domanda.
“Non
ci crederai ma è rimasta con Savan a provare ancora un po’”.
Harry
sbuffa.
“Non
so chi sia più folle tra i due”, commenta. “Quindi siamo solo io e te oggi?
Come i vecchi tempi?”.
Ed
fa un sorriso amaro.
“Come
i vecchi tempi”, gli fa eco.
Harry
gli avvolge un braccio attorno alle spalle. Le cose con Ed torneranno come
erano, prima o poi. O almeno spera.
***
“Non
mi piace come mi guarda tua sorella”, osserva Louis gettandosi sul letto di
Harry e attirando verso di sé il cuscino del riccio per abbracciarlo.
“Non
starai insinuando che mia sorella abbia una cotta per te, spero”, ribatte Harry
sedendosi al suo fianco e sfilandogli il cuscino da sotto la pancia. È lui che
merita di essere abbracciato, non il suo cuscino.
Louis
contorce il viso in una smorfia.
“No,
per carità!”, esclama. “Intendevo dire che da quando io e te abbiamo fatto, ehm,
sesso, lei sembra diffidente nei miei
confronti. O magari è solo invidiosa perché io e te ci abbiamo dato dentro e
lei e Niall no?”.
Harry
si copre il viso con una mano.
“Punto
primo, non alludere mai, mai più alla
vita sessuale di mia sorella e Niall, per quanto non esistente essa sia. Punto secondo, non credo proprio che lei ti
guardi male. Sarà una tua impressione”.
“Non
ho detto che mi guarda male, ma…mi
guarda come una sorella maggiore guarderebbe colui che ha corrotto suo fratello”, precisa Louis.
Harry
si gratta il mento.
“Ti
rendi conto che il novantanove per cento delle volte dici cose che non hanno
alcun senso?”.
Louis
si imbroncia.
“Mi
stai dicendo che soltanto l’un per cento delle volte ha senso quello che
dico?”.
Harry
ghigna.
“Almeno
sai far di conto, dovresti essere orgoglioso di te stesso”.
Louis
lo spinge con una spallata.
“Il
mio ego sta risentendo della tua cattiveria”, si lamenta. “È ferito”.
“Vuoi
che gli dia un bacio per farlo stare meglio?”.
Louis
scoppia a ridere.
“Sei
diventato audace, piccolo Hazza”.
Harry
mima il broncio di Louis.
“Mi
stai dicendo che prima ero un codardo?”.
Louis
lo prende per una spalla e lo attira a sé.
“No,
mai”, sussurra sulle sue labbra.
Harry
sorride nel bacio.
“Mia
sorella ti adora, comunque”, mormora, avvolgendo Louis in un abbraccio.
“Possiamo
non parlare di tua sorella adesso?”,
protesta l’altro ragazzo. “O meglio, possiamo non parlare affatto?”.
Harry
si distende sulla schiena tirandosi Louis addosso. Il loro bacio diventa
infuocato in breve tempo: le sue mani scivolano sotto la maglia di Louis e
quelle di Louis affondano tra i suoi capelli.
Da quando hanno fatto sesso Harry non pensa ad
altro tutto il tempo. Sesso sesso sesso. Ci pensava anche prima, ma averlo fatto cambia
tutto. Significa che potrebbero rifarlo.
Ma
tra il dire e il fare c’è di mezzo Louis che, nonostante abbia dichiarato di
non voler parlare, interrompe il bacio per domandare: “cosa dovevi dirmi?”.
Harry
brontola e scuote il capo.
“Te
lo dico dopo”, biascica, attaccando il collo di Louis.
L’altro
ragazzo poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo inchioda al letto.
Sarebbe fantasticamente eccitante se i suoi piani per l’immediato futuro non
divergessero da quelli di Harry.
“Non
tenermi sulle spine”, dice.
“Sei
tu che mi stai tenendo sulle spine”,
ribatte Harry testardamente, alludendo alla sua erezione che Louis può sentire,
eccome se la può sentire.
“Haz,
non esiste solo il sesso nella vita”.
Chi sei tu e cosa ne hai fatto di
Louis?, vorrebbe domandare il riccio.
“Non
dobbiamo per forza fare sesso”, spiega Harry. “Potremmo solo baciarci e poi
fare qualcosa che non è tecnicamente
sesso ma che rientra più o meno nella categoria”.
Louis
aggrotta la fronte.
“Non
mi concederò fino a che non mi avrai detto di cosa volevi parlarmi”, insiste.
Harry
sbuffa e si mette a sedere, costringendo Louis a rinunciare alla sua posizione
privilegiata sopra di lui.
“Allora?”.
“Siamo
impazienti”.
“Harry,
lo sai che gestisco male l’ansia”.
“Non
c’è bisogno di essere ansiosi”.
“Se
permetti questo lo decido io”.
Harry
sospira e poggia la schiena contro il muro.
“Ho
fatto delle ricerche”, ammette.
“Su?”,
lo incalza Louis. “Lo sai che due uomini non possono procreare e poi abbiamo
usato il preservati-”.
Harry
lo interrompe pizzicandolo su un fianco.
“Continui
a dire cose insensate”, gli fa notare.
“Scusa,
è l’ansia a parlare”.
Il
riccio congiunge le mani e le poggia sul proprio grembo.
“Stavo
pensando a quello di cui mi hai parlato qualche tempo fa, alla tua intenzione
di rinunciare all’università e alla carriera teatrale e musicale”. Harry si
ferma per osservare la reazione di Louis. L’altro ragazzo lo guarda con
un’espressione indecifrabile. “E credo che tu stia facendo uno sbaglio”.
La
mascella di Louis si irrigidisce ma il ragazzo non reagisce.
“Non
andare all’università significherebbe gettare al vento anni di studio. Perché
avresti deciso di frequentare gli ultimi due anni di scuola se non hai alcuna
intenzione di continuare?”.
Louis
si ostina a tacere.
“L’università
non è la tua unica possibilità, comunque, se proprio non ti va di studiare”,
prosegue Harry. “Esistono accademie di ottima qualità dove insegnano recitazione
o canto. Dovresti fare delle audizioni ma sono sicuro che non avresti problemi
a entrare in almeno una di queste. E
per quanto riguarda il calcio, all’università è una cosa seria. Potresti
continuare ad allenarti e a giocare in una squadra. E se dovessi scegliere
un’accademia troveresti comunque del tempo per il calcio. Hanno orari molto
flessibili”.
Louis
sbatte le palpebre – segno che è ancora vivo e vigile – e le sue labbra
tremano. Proprio quando Harry è sicuro che stia per parlare l’altro ragazzo
serra le labbra e si rinchiude nuovamente nel suo mutismo.
“Non
sei sicuro di riuscire a diventare un attore o un cantante affermato?
All’università ti insegneranno molto più di questo. Ci sono tante occupazioni
nel mondo dello spettacolo sulle quali ripiegare. E le accademie ti darebbero
una preparazione tale che è impossibile che tu non riesca prima o poi a ad
avere una parte in uno spettacolo teatrale o un musical, soprattutto se parti
da un talento come il tuo. E il calcio rimarrebbe comunque una possibilità. Gli
osservatori tengono d’occhio le squadre universitarie e potresti fare provini
per giocare a livello professionale anche studiando”.
“Perché
parli come uno di quei dépliant universitari?”, sbotta Louis. Almeno ha
reagito.
Harry
salta giù dal letto per recuperare un plico di fogli che getta sul materasso
accanto a Louis.
“Ho
stampato tutto quello che ho trovato”, dice. “Ci sono le informazioni sui corsi
universitari e sulle accademie migliori del Regno Unito, sulle materie che si
studiano, sulle attività sportive, le date di scadenza per le domande di
ammissione e le date delle audizioni, i punteggi necessari da ottenere agli
esami per essere ammessi, gli importi delle rette e dei prestiti”.
Louis
spinge la montagna di fogli di lato, senza guardarla. Harry non si lascia
scoraggiare.
“Mi
prometti che darai un’occhiata a tutto quanto?”.
Louis
solleva la testa per guardarlo in faccia e per la prima volta un lampo di qualcosa attraversa il suo sguardo.
Purtroppo non è quello che Harry aveva sperato.
“Non
ti prometto niente del genere”, dice e nel suo tono si avverte il gelo.
L’ultima volta che Harry lo aveva visto trasfigurarsi in questo modo e così
rapidamente è stata dopo il loro primo bacio. Una trasformazione del genere non
prefigura niente di buono.
“Lou,
lo so che tu credi di aver preso la decisione migliore per il tuo futuro, ma
non è così. Pensaci”, prega Harry. “Sei ancora in tempo”.
“Pensi
di saperlo tu cosa è meglio per me?”,
replica Louis, tagliente. Il suo volto è immobile come quello di una statua, ma
c’è una tempesta nei suoi occhi, dove le onde della sua rabbia si infrangono
contro le sponde della sua insicurezza.
“Non
ho mai affermato di sapere cosa è meglio per te, ho solo detto che non vale la
pena sprecare il tuo talento e l’impegno che hai messo in questi anni nello
studio per inseguire una carriera ancora più ardua di quella artistica solo
perché la delusione che avrai dopo essere stato rifiutato dalle squadre di
calcio potrebbe essere meno dolorosa”.
Louis
si alza dal letto di scatto costringendo Harry a fare un passo indietro.
“Così
non solo sono un attore mediocre e un cantante senza speranza ma anche un calciatore
senza futuro!”, esclama.
Harry
deglutisce.
“Non
mettermi in bocca parole che non ho mai detto”.
“Non
sono illuso al punto da pensare che diventerò il nuovo Beckham, mi
accontenterei anche di allenare una squadra di bambini, prima o poi”, dice Louis.
“Perché
accontentarti quando puoi avere molto
di più?”, sbotta Harry.
Louis
lo fulmina con lo sguardo.
“Cosa
ne puoi sapere tu?”, domanda, pungente. “Hai idea di cosa fare del tuo futuro?”.
Harry
rimane interdetto.
“È
di te che stiamo parlando”.
“Cosa
ne puoi sapere tu di cosa vuol dire essere all’ultimo anno di scuola e non
avere la più pallida idea di come proseguire quando ti rendi conto che tutto
quello che hai sempre sognato, tutto ciò per cui ha studiato e sudato probabilmente non ti porterà da
nessuna parte? Ho delle responsabilità nei confronti della mia famiglia io, e inseguire i propri sogni non
paga”.
“Lou,
non hai nemmeno iniziato a inseguirli!”, protesta Harry. “Ma sei così
promettente! Hai sempre avuto successo in tutto quello che hai fatto perché sei
in grado di lavorare sodo e di non abbatterti. Sei capitano della squadra da
quando avevi quindici anni, reciti negli spettacoli di fine anno dall’inizio
delle superiori, sei una delle voci migliori del glee club. C’è gente che non
ha fatto neanche la metà di quello che hai fatto tu ed è convinta che diventerà
il prossimo Primo Ministro!”.
Louis
stringe i pugni lungo i fianchi.
“L’università
è diversa dalle superiori”, dice. “Il mondo là fuori è diverso dalle superiori”.
Harry
si passa una mano tra i capelli.
“Hai
solo paura di non essere all’altezza”, mormora. “Hai paura di fallire”.
Louis
applaude accompagnando questo suono grottesco con una risata amara.
“Bravo,
Sherlock”.
Harry
abbassa lo sguardo, demoralizzato ma non ancora sconfitto.
“Lou,
io ti amo e credo in te”, afferma con determinazione e devozione. “Lascia che io creda in te quando tu dubiti di te
stesso, lascia che ti consigli e ti aiuti. Ti prego”.
Louis
diventa rosso in viso, più di quanto non lo sia stato da quando hanno iniziato
a discutere.
“Smettila
di dire sciocchezze!”, esclama. “Smettila di tormentarmi con questa storia
dell’università, del mio talento e delle mie potenzialità. Ne ho le palle
piene!”.
Harry
sgrana gli occhi. Non crede alle sue orecchie.
“Louis”,
mormora.
L’altro
ragazzo apre la porta con uno strattone, prima che Harry riesca a fare
qualunque cosa per fermarlo.
“Cercami
solo quando ti sarai deciso a rinunciare a fare piani sulla mia vita”, sono le sue ultime parole.
Harry
si lascia cadere sul letto ed è sorpreso dal singhiozzo che gli sfugge dalle
labbra.
“Vaffanculo!”,
esclama gettando per aria il plico di fogli che aveva stampato per Louis.
***
“Harry,
è una mia impressione o tu e Louis non vi parlate?”, domanda Niall, il giorno dopo,
a mensa.
Il
riccio solleva la testa per guardare Louis, seduto al tavolo di fronte coi suoi
compagni di squadra.
“Cosa
te lo fa pensare?”, borbotta.
Niall
ride ma l’occhiata che gli lancia Harry lo informa della gravità della
situazione.
“Uhm,
ok”, biascica. “Ti va di dirmi cosa è successo?”.
Harry
allontana il proprio vassoio con il cibo a malapena toccato. Non ha più fame.
“No”.
“Non
lo mangi quello?”, domanda Niall indicando il pollo sul suo piatto con la
forchetta.
Harry
rotea gli occhi.
“No,
mangialo tu”, dice alzandosi in piedi. “Vado a, ehm, vado a prendere un po’
d’aria”.
Niall
gli rivolge uno sguardo compassionevole. Harry lo saluta con un cenno del capo.
Non
ha un piano, se non quello di allontanarsi da un Louis che non lo degna di uno
sguardo e da amici preoccupati e occhiate pietose, almeno fino a quando non
sarà costretto ad affrontarli all’incontro del glee club.
Il
cortile della scuola sarebbe il posto ideale per nascondersi, se non fosse che
il freddo di Febbraio non lascia scampo a chi osa avventurarsi all’aperto.
Harry vuole essere coraggioso e sfidare il gelo.
Si
è appena seduto su una panchina semi-congelata quando qualcuno gli sfiora una
spalla. Harry si volta riluttante.
“Ehi”,
lo saluta Liam, gioviale.
Harry
non ha proprio voglia di fingersi felice di vederlo.
“Sono
venuto qui per rimanere da solo”, ammette.
Il
sorriso di Liam vacilla per un singolo istante.
“Lo
so, ma io credo che ti serva qualcuno con cui parlare, invece”.
Harry
sospira contrariato ma gli fa spazio sulla panchina.
“Fammi
indovinare, Louis si è confidato con te riguardo alla nostra lite e tu sei qui
per cercare di convincermi che lui ha ragione e io torto?”.
Liam
non nasconde la sua confusione.
“No?”,
ribatte. “Cioè, sì, Louis si è confidato con me ma io sono assolutamente
convinto che abbia torto”.
Harry
tira un sospiro di sollievo.
“Bene,
almeno ho la conferma di non essere pazzo”.
Liam
ridacchia.
“No,
Harry, non sei pazzo, solo che penso che l’amore offuschi le tue capacità di
giudizio”.
“In
che senso?”.
Liam
torna serio.
“Secondo
me sbagli a essere così insistente con Louis”, afferma. “È chiaramente confuso
su cosa fare dopo il liceo e credo che tu lo stia, come dire, spingendo a fare
delle scelte contro la sua volontà”.
Harry
è ferito dalle parole di Liam.
“Io
voglio solo il meglio per lui, non voglio che sprechi la sua vita”, si difende.
“Ha
appena diciotto anni!”, sbotta Liam. “E nella sua vita stanno letteralmente
succedendo troppe cose in questo momento
perché lui abbia tempo di pensare al futuro”.
Harry
si agita sul posto.
“Sai
benissimo che le domande di ammissione per l’università hanno una scadenza e
che, oltretutto, per essere ammessi ci vogliono dei punteggi ben precisi che
Louis deve impegnarsi a ottenere agli esami se vuole avere una possibilità”,
dice. “E non supporterai mica il suo piano di diventare un calciatore
professionista? Louis, ha talento, d’accordo, ma non ti sembra un po’ azzardato
puntare tutto su quello?”.
Liam
posa su di lui il suo sguardo calmo.
“Senti,
capisco che tu voglia incoraggiarlo e sono d’accordo con te quando dici che non
dovrebbe rinunciare al suo sogno di recitare e cantare, perché questo è il suo vero sogno, il calcio è solo un ripiego,
però penso che tu debba…lasciargli un po’ di spazio. Che male ci sarebbe se si
prendesse un anno di pausa? O se, addirittura, provasse a ridare gli esami il
prossimo anno se le cose dovessero mettersi male? Secondo me lui sa che hai ragione, ma per adesso è
confuso e spaventato e occupato a pensare ad altro, tra il divorzio dei suoi e
la sua, ehm, lo sai”.
“Omosessualità”,
finisce Harry per lui.
Liam
si guarda alle spalle come per controllare se per caso qualcuno li stia
spiando. È un gesto istintivo e comprensibile,
in un certo senso, ma infastidisce Harry in un modo che non riesce a spiegarsi.
“Se
diventasse un calciatore, in qualunque divisione, anche la più sfigata, non
uscirebbe mai dal fantomatico armadio”, continua Harry. “Il mondo dello
spettacolo, invece, è più aperto. A
meno che non diventi una star di fama internazionale, allora lì le cose si
complicherebbero”.
Liam
lo osserva con un misto di curiosità e saccenteria.
“Allora
è questo il tuo problema. Hai paura che sia costretto a nascondersi per sempre?
E che la vostra storia finisca per questo motivo”.
Il
cuore di Harry accelera pericolosamente i battiti e le mani cominciano a
tremargli. Liam ha toccato un nervo scoperto.
“N-,non
ho detto questo”, balbetta. “Quello che intendevo dire è che la sua personalità
è adatta a un palcoscenico, non a un campo di calcio. È solo su un palcoscenico
che Louis può essere veramente sé stesso”.
“E
questa questione ti importa così tanto per lui o per te? Che Louis sia sé
stesso, intendo”.
Harry
si asciuga i palmi delle mani sui jeans.
“La
tua domanda è ingiusta”, ribatte flebilmente. “Il mio amore per lui è
disinteressato e per quanto fare parte del suo futuro sia la cosa che desidero
di più al mondo, quello che mi importa è che-, è che lui sia felice. Anche senza di me”.
Anche
Liam lo guarda come l’ha guardato prima Niall: con compassione. È davvero un
caso senza speranza? È così palese il dislivello tra quello che lui prova per
Louis rispetto a quello che Louis prova per lui da essere degno di pietà?
“Cosa
dovrei fare secondo te adesso?”, mormora.
Liam
gli dà una pacca sulla spalla.
“Lasciarlo
in pace per un po’”, afferma con convinzione. “Avete avuto una lite, non è la
fine del mondo, tornerà. E quando lo farà devi smettere di asfissiarlo. Il tuo
disapprovare le sue decisioni dimostra che non hai fiducia in lui. Te l’ho già
detto che anch’io penso che stia sbagliando, ma lascia che lo capisca da solo.
Anche a costo di perdere un anno. Sono sicuro che il nostro successo alle
Regionali e quello della sua recita gli daranno quella ‘botta di autostima’ che
gli serve”.
Harry
annuisce. Il parere di un soggetto esterno quale è Liam gli ha permesso di
vedere la questione in maniera più lucida e obiettiva. Ha ancora le sue riserve
ed è ancora più preoccupato del futuro di Louis che del proprio, però Liam ha
ragione: deve dare a Louis un po’ di spazio.
“Sei
diventato un esperto di relazioni”, scherza con un mezzo sorriso.
Liam
incrocia le braccia sul petto e si appoggia con la schiena sul sedile della
panchina.
“No,
sono diventato un esperto di Louis”.
***
Se
deve essere sincero Harry non aveva pensato a San Valentino. È sempre stato perfettamente consapevole
dell’esistenza di questa festività – e come potrebbe essere altrimenti, vista
l’enorme pubblicità che le ruota
attorno? – solo che anche prima di litigare con Louis non ci aveva pensato, nel
senso che non aveva programmato nulla, troppo abituato a non festeggiarlo per elaborare un piano per la ‘festa degli
innamorati’. E, dopotutto, sarebbe stato leggermente incoerente se avesse fatto
grandi programmi per una ricorrenza che ha sempre
criticato.
Nonostante
questo si ritrova alla vigilia di San Valentino con il cuore spezzato e circondato
da una coltre di tristezza e solitudine. Perfino suo sorella e Niall usciranno
fuori a cena. Invece Louis non gli parla da giorni e questo contribuisce a
rendere l’imminenza della festa ancora più evidente. Non ci ha mai trovato
nulla di romantico, eppure ritrovarsi a San Valentino da solo, il primo anno in
cui avrebbe potuto non esserlo, è profondamente deprimente. Gli basterebbe
anche solo fare quello che hanno sempre fatto – vedersi dopo la scuola e
rimanere avvinghiati sul suo letto per ore – eppure non avrà neanche questo.
Prima
di addormentarsi invia la buona notte a Louis, sperando di ricevere una
risposta almeno stavolta. E magari il suo perdono.
Il
suo cellulare rimane silenzioso per tutta la notte.
***
Gemma
saluta sua madre sulla porta di casa prima di recarsi all’appuntamento con
Niall.
“Prima
o poi toccherà anche Harry”, sente dire il riccio a sua madre dopo aver chiuso
la porta alle spalle di sua sorella. Anche lei e Robin si stanno preparando per
la loro serata romantica.
Il
riccio ne ha abbastanza di questa euforia per San Valentino e decide di salire
in camera. Se fosse una ragazza si rimpinzerebbe di gelato, Bridget Jones
docet.
Fanculo
a questi stereotipi di genere, Harry mangerà del gelato ascoltando canzoni
tristi e pensando a Louis!
Proprio
quando sente la porta di ingresso chiudersi – segno che i suoi sono finalmente
usciti – e decide che è arrivato il momento di tornare di sotto per frugare nel
freezer, un suono lo avverte dell’arrivo di un nuovo sms.
Harry
deve controllare il mittente due volte prima di convincersi che Louis gli abbia
davvero mandato un sms di sua spontanea volontà. Oggi non lo ha visto a scuola
e mentirebbe se dicesse che per tutto il giorno non ha aspettato altro che un segnale da parte sua, anche solo per
fargli capire che anche lui lo stava pensando.
Hai da fare?
No, a parte strafogarmi di gelato.
Lascia perdere il gelato e fatti
trovare pronto tra mezz’ora. Passo a prenderti.
Il
riccio vorrebbe davvero provare a non dargliela vinta subito, ma la curiosità e
la voglia di rivedere Louis – un Louis pronto a seppellire l’ascia di guerra, o
così pare – non gli lasciano scampo.
Per
questo dopo avergli inviato un sms col suo assenso Harry si getta sotto la
doccia, prende i primi vestiti che gli capitano, lascia un messaggio a sua
madre sul tavolo della cucina ed esce di casa, deciso ad aspettare Louis sui
gradini di ingresso, tanto è impaziente.
Harry
non ha neanche il tempo di interrogarsi sul criptico ‘passo a prenderti’
dell’altro ragazzo che un’automobile vagamente familiare si ferma di fronte la
sua villetta. È la macchina della madre di Louis, ma alla guida non c’è la
donna, bensì Louis stesso.
Harry
solleva il sedere ormai quasi totalmente intorpidito dal freddo dai gradini e
si dirige lentamente verso l’auto. Il suolo gelato scricchiola sotto i suoi
piedi.
“Ehilà”,
lo saluta Louis con un enorme sorriso, come se non fossero intercorsi giorni di
silenzio tra di loro (e notti insonni per Harry).
“Correggimi
se sbaglio ma…tu non hai la patente”.
Il
sorriso di Louis si allarga.
“No”,
conferma.
Harry
deglutisce.
“Ok”,
mormora. “Quindi, ehm, hai guidato fin qui la macchina di tua madre senza patente e, immagino, senza il suo
permesso?”.
Louis
annuisce solennemente.
Harry
si gratta il capo.
“E
come hai fatto?”.
Louis
per la prima volta mostra un’espressione diversa dalla placida gioia di vivere.
“Mi
stai facendo il terzo grado?”, domanda. “Le bambine sono con Mark e mia madre è
ospite di una sua amica per il fine settimana. Non lo scoprirà mai”.
Harry
fa scorrere lo sguardo sulla vettura.
“Non
sapevo sapessi guidare”, commenta.
Louis
batte una mano contro la fiancata dell’auto.
“Mi
piace nascondere i miei assi nella manica”, ribatte. “Sali o vuoi startene lì
impalato tutta la sera a farti mille domande inutili?”.
Harry
è titubante.
“Dove
mi vuoi portare?”.
Louis
sbuffa. Complimenti, Harry, sei riuscito
di già a seccarlo!
“Se
te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa. Adesso sali, mi stai facendo
consumare benzina inutilmente”.
Harry
fa il giro dell’auto per prendere posto sul sedile passeggero e non esita ad
agganciare immediatamente la cintura di sicurezza.
“Qualcosa
mi dice che hai paura di stare per morire di una morte orribile”, scherza
Louis.
Harry
si lascia sfuggire una risata nervosa.
“Sai
come si dice, meglio prevenire che curare”.
Louis
per tutta risposta si sporge per baciarlo sulla guancia. Harry rimane inebetito
e incapace di reagire. Non si sentiva così impacciato con Louis dagli inizi
della loro relazione. Basta una lite a sconvolgere gli equilibri e a mettere in
dubbio le vecchie abitudini.
“Quindi,
ehm, hai preparato una sorpresa per me? Per, uhm, San Valentino?”.
Louis
ha gli occhi fissi sulla strada. La sua posa rigida e il bianco delle nocche
delle sue dita avvolte attorno al volante tradiscono l’ansia di cui è vittima.
“Ok,
ok, non parliamo. Pensiamo ad arrivare a destinazione sani e salvi”, propone
Harry, ansioso tanto quanto – se non di più – di Louis. L’altro ragazzo può
simulare tutta la sicurezza e la spavalderia che vuole ma neanche lui è immune
dalla paura di schiantarsi – per sbaglio, distrazione, o errore altrui – contro
un palo.
Evidentemente
a Louis piace complicarsi la vita perché si sta allontanando dalle strade
asfaltate e illuminate a giorno per addentrarsi verso la parte isolata e buia
della città. Harry capisce che si sta dirigendo verso il bosco. Non fa in tempo
a preoccuparsi come si deve che Louis
ferma la macchina.
“Adesso
proseguiamo a piedi”, dice l’altro ragazzo. “Però ho bisogno che mi aspetti in
macchina per un po’ mentre faccio una cosa”.
Harry
avvolge una mano attorno alla cintura di sicurezza.
“Devo
aspettare da solo?”, squittisce.
Louis
ha l’ardire di ridere.
“Non
ti succederà niente”.
“Certo
che no, siamo solo al limitare del bosco, nel buio più totale, lontani dalla
civil-”.
Louis
lo zittisce con un bacio e apre la portiera della macchina.
“Torno
subito”, promette.
Harry
lo sente frugare nel portabagagli per un po’. Poi il silenzio, interrotto solo
dal suono delle cicale. O qualcosa del genere.
Il
subito di Louis si trasforma in venti
minuti buoni, durante i quali Harry non osa staccare gli occhi dal cellulare
per paura di guardarsi intorno e scoprire orribili sorprese nell’oscurità. Non
è mai stato un tipo particolarmente pauroso – né coraggioso, a dire la verità –
però il buio e il silenzio e l’ignorare totalmente la sua posizione e quella di
Louis lo turbano più di quanto sia disposto ad ammettere ad alta voce. Magari
Louis è stato brutalmente ucciso o è caduto in un burrone o-
Il
riccio si lascia scappare un urlo quando qualcuno tamburella le dita sul vetro.
Louis,
oltre il finestrino, è piegato in due dal ridere.
“Ti
odio!”, esclama Harry uscendo dall’auto. “Mi hai fatto perdere dieci anni di
vita!”.
“Cristo
che ridere!”.
Harry
prende a pugni una spalla dell’altro ragazzo. Le luci provenienti
dall’abitacolo sono l’unica guida che ha nel buio.
“Ok,
ok, basta, scusa, basta!”, prega Louis.
“Prima
mi molli qui da solo per mezz’ora, poi mi fai venire un infarto!”, protesta
Harry. “Ti sembra divertente?”.
Louis
cerca di ricomporsi ma i suoi sforzi sono vani, mentre Harry continua a
tempestarlo di pugni.
“Scusa,
non l’ho fatto di proposito, giuro”, afferma, afferrando il riccio per il
polso. “Mi farò perdonare, lo prometto. Adesso andiamo?”.
“Il
tuo piano è quello di abbandonarmi nel bosco, vero?”, piagnucola Harry. Se sta
facendo il difficile è solo per farla
pagare a Louis.
“Le
fiabe che leggevi da bambino ti hanno traumatizzato, vero?”, scherza l’altro.
Harry
lo pizzica su un fianco.
“No,
tu mi hai traumatizzato”, replica.
Louis
lo ignora e chiude l’auto, poi, tirandolo per il polso lo trascina verso l’interno
del bosco. Harry si accorge che tiene in mano una lanterna elettrica, spenta. Sarebbe molto più utile se la
accendesse, almeno non dovrebbero farsi aiutare solo dalla luce della luna per
mettere un piede davanti all’altro.
È
sul punto di farglielo notare quando, dopo aver attraversato un sentiero dove
gli alberi sono fitti e il terreno difficilmente praticabile, si ritrovano
davanti un ponticello di legno, sotto il quale scorre un ruscello e lungo il
quale sono disseminate delle piccole candele, a illuminare la via.
Harry
si volta verso l’altro ragazzo, che lo tiene ancora saldamente per il polso.
“Ecco
perché sei sparito per tutto quel tempo”, è l’unica cosa che riesce a dire. Non
sa bene come reagire, sorpreso e sopraffatto.
“Sono
stato via solo venti minuti”, replica Louis con un sorrisetto.
Harry
prende la mano dell’altro ragazzo nella sua e sorride.
“Fai
strada”, mormora.
Louis
lo guida lungo il ponte a piccoli passi. Harry non riesce a credere che l’altro
ragazzo abbia davvero fatto tutto questo per lui. Mentre lui si struggeva,
preda dei rimorsi e delle paranoie, l’altro ragazzo meditava questa sorpresa.
Alla
fine del ponte i due si trovano in una piccola radura, rischiarata dalla luce
della luna. Harry si impone di non pensare ai pericoli del bosco. Si rifiuta di
farsi rovinare questo momento dall’ansia.
Louis
ha steso per terra una tovaglia, sulla quale è posato un cestino da pic-nic.
Poco distante ha montato una piccola tenda da campeggio. Qua e là ha sparso
altre piccole candele. Ha pensato proprio a tutto
in quei venti minuti in cui Harry lo immaginava sbranato da un orso.
“Come
hai fatto a trovare questo posto? Lo conoscevi?”, domanda.
“Se
stai insinuando che porto qui tutte le mie conquiste mi dispiace deluderti”,
ribatte Louis in tono scherzoso. “Ho fatto dei, uhm, sopralluoghi prima di
decidere dove portarti. E non ti preoccupare, non è mai stato ucciso nessuno
qui. O almeno credo”.
Harry
stringe la presa sulla sua mano.
“Questo
vuol dire che sono perdonato?”.
Louis
lo tira per guidarlo verso la tovaglia e lo invita a sedersi.
“Non
dovevi farti perdonare di niente”, afferma.
“E
invece sì!”, esclama Harry, piegandosi sulle ginocchia.
Louis
agita una mano in aria.
“Non
ne parliamo adesso”, taglia corto. “Tu non hai fame?”.
Harry
annuisce anche se il nodo che ha allo stomaco non si è del tutto allentato.
Louis
finalmente accende la lanterna, posizionandola poco distante, in modo che li
illumini ma non li accechi, poi porge a Harry una rosa, tirata fuori da chissà
dove.
Ancora
una volta il riccio non sa come reagire.
“Non
la vuoi?”, lo provoca Louis, sfiorandogli la guancia con i petali del fiore.
Harry
ruota leggermente il viso per annusarla, poi sfila la rosa dalle dita
dell’altro ragazzo, badando a non premere troppo sullo stelo per non pungersi.
Non riesce a distinguerne il colore ma è convinto che sia rossa.
“Uhm,
è molto-, ehm, grazie”.
Louis
non si lascia scoraggiare dalla sua titubanza e dalla sua momentanea incapacità
di articolare frasi coerenti e gli sorride incoraggiante. Una soffio di vento
spegne una delle candele dietro le sue spalle. Harry affonda di nuovo il naso
tra i petali della rosa e inala. Ha un odore appena appena accennato, delicato,
che bisogna rincorrere per trovarlo. Il riccio si sente stringere il petto da
quella strana sensazione di impotenza e smarrimento che ormai ha imparato ad
associare all’amore. È una sensazione che non gli fa paura come le prime volte:
ormai si è arreso a essere suo ostaggio.
“Non
sforzarti troppo per trovare le parole giuste, ho afferrato”, lo prende in giro
Louis. “Assaggiamo i miei sandwich, ti va?”.
Harry
fa cenno di sì con la testa e poggia la rosa sulla tovaglia.
“Sii
sincero se fanno schifo”, dice Louis, passandogli un sandwich.
“Lou,
sono solo panini e io non sono mica uno chef stellato che posso permettermi di giudicare”, scherza Harry, parzialmente
tornato in sé.
“Non
sono solo panini, sono la mia offerta di pace e il mio regalo di San Valentino”, replica.
“Pace
l’abbiamo già fatta, mi pare, e sai quello che si dice dei regali: basta il
pensiero”, dice Harry prima di addentare il panino.
“Sì,
ma il pensiero non sazia uno stomaco
affamato”, protesta Louis.
Harry
rotea gli occhi.
“Sta’
zitto, sono ottimi”, lo rassicura. “Grazie”.
Louis
ghigna e si avventa sul suo panino. Probabilmente ci ha messo dentro tutto
quello che ha trovato in frigo – formaggio, pomodoro, maionese, cetriolini –
però il risultato è lungi dall’essere spiacevole. E poi ha tagliato i bordi e
questo è un punto a loro favore.
“Ne
vuoi un altro?”, domanda quando Harry ha finito e senza aspettare una risposta
solleva il coperchio del cestino da pic-nic. “Oh, quasi dimenticavo, ho portato
il vino!”.
Harry
ridacchia accettando il calice che Louis gli porge.
“Un
bel rosso dritto dritto dal discount dietro casa mia!”, esclama.
“Non
potevo aspettarmi altro da te”, scherza Harry.
Louis
si imbroncia mentre gli versa da bere. Le mani di Harry hanno un leggero
tremolio che rende il lavoro difficile all’altro ragazzo.
“Almeno
ho aggiustato il tiro portando dei calici di vetro”, si giustifica. “Se mia
madre scopre che li ho presi sono fregato”.
“Dici
che si incazzerà più per questo che per la macchina?”.
Louis
versa il vino sulla tovaglia.
“Non
ricordarmelo, per favore!”, prega.
Harry
scoppia a ridere.
“Tutto
ciò è molto…romantico”, osserva con cautela.
Louis
scontra il proprio calice contro quello di Harry a mo’ di brindisi.
“Non
sapevo quali fossero i tuoi sentimenti nei confronti di San Valentino”,
ribatte. “Io non posso definirmi un grande fan ma…per la prima volta nella vita
mi è venuta veramente voglia di festeggiarlo”.
Harry
assaggia il vino. Neanche il contenitore lussuoso
riesce a donargli un sapore decente, ma a caval donato non si guarda in
bocca.
“Come
mai?”.
Louis
gli offre un altro panino, che Harry rifiuta perché non ha molta voglia di
mangiare in questo momento.
“Quando
stavo con Eleanor era lei che ci teneva, a me non è mai importato molto”,
spiega. “Quest’anno, invece, uhm, ha assunto un significato diverso? Non lo so,
penso comunque che sia una festa stupida, però volevo fare qualcosa di carino
per te, ecco”.
Harry
stringe la presa sul calice.
“Meritavo
davvero che facessi qualcosa di carino per me?”.
Louis
beve il vino nel suo bicchiere in un unico sorso e se ne versa dell’altro.
“Tu
meriti tutte le cose carine del mondo”, ribatte. “Anzi, tutte le cose
meravigliose”.
Harry
si guarda intorno, guarda gli alberi, le fiamme delle candele, le ombre da loro
proiettate, la tenda che Louis ha montato…poi guarda Louis, il viso illuminato
per metà dalla lanterna e per metà dalla luce della luna. Lo merita qualcosa di
così meraviglioso?
Sa
di aver agito per un fine giusto, ma
è anche consapevole che Liam abbia ragione. Pretendere di prendere decisioni
per Louis significa insinuare che lui non abbia la capacità di farlo da sé. Forse adesso Louis non avrà il pieno
controllo sulla propria vita o la mente lucida per decidere sul proprio futuro,
ma è proprio per questo che Harry deve dargli tempo. Un conto è suggerirgli
delle alternative, un altro imporgliele.
Il
riccio rabbrividisce. Louis si blocca con il calice a mezz’aria.
“Oh,
hai freddo”, osserva. “Aspetta che vado a prendere una coperta”.
Harry
finisce il vino ma non se ne versa dell’altro. Gli gira già abbastanza la testa
così.
“Ecco”,
dice Louis, poggiandogli una coperta sulle spalle. “Devo ammettere che non è il
periodo dell’anno ideale per una scampagnata all’aria aperta”.
Harry
si aggiusta meglio la coperta e si volta a guardarlo con un’espressione carica
di adorazione e preoccupazione insieme.
“Lou,
lo sai che ti amo, no? E questo è il mio problema più grande, perché per me è enormemente frustrante vedere che tu, che sei la persona che amo e stimo
di più al mondo, hai paura e non ti senti all’altezza. Proprio tu non hai niente di cui aver paura e
semmai sono gli altri che non sono alla tua altezza. Su questo non si discute e
non mi stancherò mai di ripetertelo. Però…ho esagerato, lo ammetto di avere
esagerato. Non sono io che devo
prendere decisioni che spettano a te
e mi scuso per aver messo in dubbio la tua capacità di giudizio, per aver
insistito fino a sfinirti, per non aver preso in considerazione la tua
situazione attuale e per averti detto cose che non penso. Tu puoi fare tutto
quello che vuoi, l’unica cosa che non mi dà pace è che tu possa lasciarti
guidare dall’insicurezza e che opti per un ripiego invece che per qualcosa che
vuoi veramente. Però spetta a te decidere. Io non sono nessuno per giudicare”.
Harry
non osa guardare in faccia l’altro ragazzo dopo questo effluvio di parole. Gli
sembra di non essersi espresso con sufficiente chiarezza e di essere ricaduto
negli stessi errori.
Louis
gli sfiora la mano e il riccio è sorpreso da questo contatto improvviso che non
si aspettava.
“Non
devi censurarti, Harry”, mormora. “Non devi avere paura di dirmi quello che
pensi solo perché per una volta ho reagito male. Ho sempre contato sulla tua
onestà e ci tengo veramente alla tua sincerità”.
Harry
è confuso.
“Cosa
vuoi dire?”, domanda. “Non mi sono censurato. Ho solo fatto un esame di
coscienza e ho capito che non ho alcun diritto di dirti che stai sbagliando”.
Louis
ruota il viso verso di lui.
“Ma
lo pensi”, afferma. “Pensi che sto sbagliando”.
Harry
arrossisce, colto in flagrante.
“Sì,
lo penso, ma quello che io penso non
è importante. Forse mi sono convinto
di sapere quali sono i tuoi sogni e i
tuoi desideri per il futuro. Forse non ho capito assolutamente niente di te”.
“Mi
hai capito meglio di chiunque altro”, è la laconica risposta di Louis.
Questo
contribuisce ad aumentare le ansie e le preoccupazioni di Harry, confermando i
suoi sospetti.
“Mi
trovo in un momento della mia vita in cui si aprono di fronte a me più strade e
ho la paura costante di prendere quella sbagliata”, ammette Louis. “E non è per
mancanza di fiducia in me stesso. È semplicemente realismo. Alcune di queste strade sono più incerte di altre. Alcune
potrebbero condurmi a un totale fallimento, altre a un più digeribile insuccesso,
altre ancora a un accettabile successo. E io non so cosa fare. Mia madre
continua a domandarmi a quale università voglio mandare la domanda di
ammissione, Mark a telefonarmi per informarmi sui prossimi provini per le
squadre di calcio, e tu…tu continui a parlarmi del mio talento, del mio futuro
come cantante o come attore e…non sono pronto a prendere una decisione. Credevo
di averla presa ma ho dovuto rimettere tutto in discussione. Vorrei che tutti
mi lasciassero in pace per un po’, ecco. Lasciatemi finire la scuola – se
riesco - e poi ne riparliamo. Non posso pensare
per adesso. Sarò esagerato? Sarò lagnoso? Probabile. Ma mi dispiace, non ce la
faccio”.
Harry
gli poggia una mano sulla spalla.
“Avevi
ragione, l’altro giorno”, dice. “Non ho idea di cosa significhi essere nella tua posizione. Ho ancora due anni di
scuola e nonostante me ne lamenti, ogni tanto, preferisco questo a quello che
mi aspetta dopo. Qualunque cosa sia”.
Louis
gli accarezza le dita con le punte delle proprie.
“Non
è poi così terribile finire la scuola”, scherza. “Solo che tutti si aspettano
che tu sappia subito cosa vuoi fare dopo. Dicono che hai avuto anni per
pensarci, ma non è vero. Non ho mai fatto piani concreti e, ok, forse è stata una mia mancanza, però, non lo so…ho
bisogno di altro tempo”.
Harry
rimugina sulle sue parole prima di fare la domanda che gli preme. È un rischio.
“Però,
ehm, un’idea su cosa ti piacerebbe fare nella vita ce l’hai, no?”.
Louis
annuisce.
“Sì,
certo, sì”, risponde, ridacchiando nervosamente. “Però quello che voglio fare
non corrisponde necessariamente a quello che posso fare. Mi serve tempo per valutare le mie opzioni”.
Harry
si morde l’interno della guancia.
“La
storia del calcio era, uhm, una cavolata o vuoi provarci veramente?”.
Louis
gli stringe la mano.
“Tentare
non nuoce”, dice. “Poi si vedrà. Intanto voglio impiegare le mie energie per
finire l’anno e contribuire a farci vincere le Nazionali, che ne dici?”.
Harry
annuisce e decide di lasciare cadere l’argomento, per il momento. Louis si fa
più vicino, tanto che il riccio sente il suo fiato caldo sulla guancia.
“Non
avrei dovuto trattarti come ti ho trattato, scusami”, sussurra, come se ci
fosse bisogno di non farsi sentire, anche se non c’è letteralmente nessuno nei paraggi. “Non avrei dovuto
ignorarti per giorni”.
Harry
scuote il capo energicamente.
“No,
avevi ragione a essere arrabbiato, te l’ho già detto, ho esagerato”.
“E
io ti ho già detto che apprezzo la tua sincerità e che non è colpa tua se ho
reagito come ho reagito. Il tuo discorso è capitato nel momento sbagliato, mia
madre mi aveva già dato sui nervi con la storia dell’università quel pomeriggio
stesso”.
Harry
si sente invadere dai sensi di colpa.
“Mi
dispiace, non volevo stressarti”, mormora. “Prometto che non sarò più così
pressante”.
“E
io ti prometto che terrò sempre in considerazione le tue opinioni. E…apprezzo
il tuo supporto. Lo apprezzo veramente”.
Harry
sorride e sporge il viso in avanti in un tacito invito a Louis – che non stacca
gli occhi dalle sua labbra da quando si è avvicinato – a baciarlo.
Louis
gli prende il viso tra le mani e soddisfa la sua richiesta. Non passano che
pochi istanti prima che si allontani per guardarlo negli occhi, così
intensamente che Harry trattiene il fiato, anticipando quelle parole che così
tanto desidera sentirsi dire e che per lui, nella sua testa, sono un mantra
costante, un pensiero fisso che sfugge alla sua volontà.
“Sei
la cosa migliore che mi sia capitata nella vita”, dice Louis, invece,
accarezzando col pollice il labbro inferiore di Harry.
Non
è quello che si aspettava, e forse la sua espressione trasmette il suo
momentaneo disappunto, perché Louis aggrotta la fronte e gli sorride con
un’ombra di rassegnazione. Ma a Harry non servono quelle parole, in questo momento, non quando Louis ha organizzato
tutto questo per lui. Ci sono modi di manifestare l’amore che vanno al di là
delle parole. Ci ha messo un po’ a capirlo.
Louis
lo bacia di nuovo, stringendogli il viso con una mano e facendo scorrere
l’altra dal collo alla spalla, per poi sfiorargli il petto, l’addome e scendere
giù, fermandosi all’altezza della cintola dei pantaloni di Harry.
Louis
lo fa stendere sulla schiena e si mette a cavalcioni su di lui. Harry è
ubriaco, ma non è stato il vino.
“Lou,
Lou, quella tenda l’hai portata per usarla?”, domanda.
Louis
ride nascondendo il viso nel suo collo.
“Certo”.
“Ci
andiamo?”.
Louis
gli strizza il fianco con una mano.
“E
tenda sia”.
***
Ricordi che ti avevo promesso di
darti un altro regalo il giorno del tuo compleanno? Ho fatto finta di
dimenticarlo, ma non l’ho dimenticato. È un libro che ho comprato in un momento
di audacia e stupidità. L’ho divorato. Sono delle poesie. Alcune parlano di me,
o con me. Non pretendo di capirle, ma le ho sentite. Non posso più tenerlo, non
saprei come spiegarlo a mia madre se lo scoprisse. Non ha senso gettarlo via,
voglio darlo a te. Solo tu mi puoi capire.
Ho messo un segnalibro in una
pagina. Vorrei leggessi il frammento che ho sottolineato. Leggi tutto il libro,
se vuoi. Oppure no.
Tuo,
Louis.
Harry
scarta il pacchettino che Louis gli ha dato quando lo ha lasciato sulla porta
di casa, pochi minuti prima, nel cuore della notte. I suoi sono addormentati
nell’altra stanza. Sua sorella non è ancora tornata.
Ha
il cuore in gola dopo aver letto la breve lettera di Louis, alla luce della
abat-jour della sua camera, come un ladro che ha i minuti contati per
commettere il suo misfatto senza farsi scoprire.
Non
si preoccupa neanche di leggere il titolo del libriccino e va dritto alla
pagina col segnalibro di velluto rosso che Louis ha lasciato per lui.
Sul
fondo della pagina le parole che l’altro ragazzo ha sottolineato, con una
matita dal tocco così leggero che si distingue a malapena, gli saltano subito
agli occhi.
Ci
sono modi di manifestare l’amore che vanno al di là delle parole e ci sono
parole per l’amore che non riusciamo a manifestare.
You’re in a car with a beautiful
boy, and he won’t tell you that he loves you, but he loves you. And you feel
like you’ve done something terrible, like robbed a liquor store, or swallowed
pills, or shoveled yourself a grave in the dirt, and you’re tired. You’re in a
car with a beautiful boy, and you’re trying not to tell him that you love him,
and you’re trying to choke down the feeling, and you’re trembling, but he
reaches over and he touches you, like a prayer for which no words exist, and
you feel your heart taking root in your body, like you’ve discovered something you
didn’t even have a name for”.
*
ANGOLINO:
spero
che mi scusiate se ho deciso di non tradurre la poesia. Non è difficile da
tradurre, ma non mi sono sentita “all’altezza”, ecco. Si tratta dell’ultimo
frammento di un lungo componimento dal titolo “You Are Jeff”, contenuto nella
raccolta di poesie (a tematica omosessuale) di Richard Siken, Crush. Non importa se non lo conoscete,
non è esattamente famoso, se non in alcuni fandom. Decisamente non quello dei One Direction. Le sue
poesie sono piuttosto forti, però mi
sono sempre piaciute e ho grande stima per quest’uomo.
Comunque,
grazie a chi segue ancora questa storia e a chi, nonostante tutto, continuerà a
farlo. Vorrei promettervi di aggiornare più spesso ma non mi piace fare
promesse che non sono sicura di mantenere.
Alla
prossima!
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