And cannibals like us are left to love

di wolfsanchor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Here we stand, in the arms of faith. ***
Capitolo 3: *** Are you afraid of them, now? ***
Capitolo 4: *** And I still see you fall as I run so fast. ***
Capitolo 5: *** I've got an elastic heart. ***
Capitolo 6: *** Her blood's on my hands. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo

 

L'espressione Panem et Circenses (letteralmente “pane e giochi circensi”) alludeva ad un meccanismo di potere influentissimo sul popolo romano. Era la formula del benessere popolare e quindi politico, un vero strumento in mano al potere per far cessare i malumori delle masse.

E proprio da questo modo di dire era nato il nome della nazione che si era sviluppata dopo i disastri, la siccità, gli incendi e gli uragani che si erano scatenati sulla Terra.

Ma perché prendere spunto da quell'espressione?

Beh, perché nonostante fossero passati millenni, le cose non erano cambiate poi così tanto.

Fin dalla sua fondazione, Panem ed il suo governo dittatoriale comandato dal presidente Coriolanus Snow avevano usato proprio la tattica del 'Panem et Circenses' per tenere buone le masse, ma era bastata solo per ottenere il consenso della popolazione della capitale dello Stato, Capitol City.

Infatti, gli abitanti dei tredici distretti in cui era suddivisa la nazione si ribellarono, portando ad una rivolta ricordata con il nome di 'Giorni Bui'.

Purtroppo però, gli insorti non ebbero la meglio sulle forze militari del governo e la perdita portò alla distruzione del Distretto 13 e all'istituzione del Trattato del Tradimento, un documento che in un certo senso, portò ad un ulteriore avvicinamento tra lo Stato e l'espressione latina prima citata.

Perché proprio quel trattato prevedeva l'istituzione dei giochi circensi per eccellenza, quelli che nell'antica Roma avrebbero chiamato 'arene dei gladiatori', che invece a Panem avevano preso il nome di Hunger Games: ventiquattro giovani, un ragazzo ed una ragazza per ogni distretto, che si fronteggiavano in un'arena in una lotta all'ultimo sangue da cui usciva un solo vincitore, al quale spettavano gloria e ricchezza eterne.

Ecco come il Presidente Snow teneva a bada i dodici distretti e distraeva gli abitanti di Capitol City dalla crisi dovuta al prezzo della vita troppo alto.

 

Stiles Stilinski era nato e cresciuto nel Distretto 7 e fin da piccolo era stato costretto a confrontarsi con il duro mondo e a diventare un uomo. Aveva dovuto apprendere velocemente a combattere contro la fame. Aveva dovuto imparare a convivere con la paura di essere sorteggiato per andare al macello agli annuali Hunger Games. E come se non bastasse, aveva dovuto sopportare la morte di sua madre Claudia quando aveva solo 8 anni, restando solo con suo padre John.

Ma Stiles si era sempre adeguato ed era diventato una persona forte ed intelligente, che affrontava sempre la vita con un sorriso e con l'ironia.

Un po' della sua forza la doveva anche al suo migliore amico, Scott McCall, che considerava come un fratello, in quanto si erano conosciuti da piccoli, accomunati dalla perdita di un genitore (Scott aveva perso il padre) e da quel momento erano diventati inseparabili.

Le giornate per Stiles passavano tranquillamente, erano un po' faticose quando il cibo scarseggiava, ma la vita nel Distretto 7 era decisamente calma. Andava a scuola, faceva qualche lavoretto part-time, usciva con i suoi amici, tutte cose normali.

Quelle attività ormai sembravano l'unica cosa rimasta del “vecchio mondo”, quello prima di Panem. Insieme a questo, erano rimasti solo i vecchi libri che si tramandavano di generazione in generazione e i racconti dei nonni, storie di guerra, storie di catastrofi e di mostri, come vampiri e lupi mannari. Ma ovviamente nessuno ci credeva, per tutti erano solo favole per bambini.

Stiles era un appassionato di quelle storie. Ne era affascinato da quando era piccolo, erano il suo modo per scappare da quella realtà, specialmente quando gli Hunger Games si avvicinavano. Quando leggeva, era come se stesse in un mondo a parte.

 

Ed ecco perché in quella serata piena di ansia e paura, quella prima del giorno della Mietitura, Stiles aveva aperto un vecchio libro sui licantropi e si era immerso nella lettura.

Immaginava di essere il protagonista del romanzo, di vivere avventure incredibili, di incontrare quelle creature che l'avevano sempre affascinato e soprattutto di essere libero, libero dagli Hunger Games, libero dalla dittatura della Capitale, libero di poter vivere una vita felice. E senza che se ne accorgesse, i suoi occhi si fecero umidi e delle piccole gocce salate iniziarono a scendergli lungo le guance.

- Stiles, che ti succede? - chiese il padre, che era entrato per dargli la buonanotte, come faceva ogni sera. Si sedette sul letto, accanto al figlio.

- Niente, è solo che... - il ragazzo fece un respiro profondo – ho paura, papà. Ho tanta paura.

John abbracciò forte il figlio, le lacrime ormai anche sul suo volto.

- Andrà tutto bene, Stiles. Ti ricordi cosa ti ha detto la mamma prima di morire? Che avrebbe vegliato su di te. Non ti succederà niente.

Il ragazzo avrebbe voluto sentirsi rassicurato, ma non lo era. Non aveva più 8 anni, non credeva alla storia degli angeli che ti proteggono, non più. Eppure sorrise al padre, semplicemente per farlo sentire meglio.

- Che stavi leggendo? - chiese John, notando il libro sul letto.

Stiles prese in mano il volume e mostrò il titolo, “L'ultimo lupo mannaro”, al padre, che abbozzò un sorriso.

- Era il libro preferito di tua madre, amava questo tipo di storie. Credeva addirittura che i licantropi esistessero. Io le dicevo che erano solo fantasie, ma lei era sicura delle sue convinzioni. Era testarda, come te – disse John. - Ora però vai a dormire, domani sarà una giornata lunga, devi riposarti.

- Va bene papà, finisco il capitolo e vado a dormire - rispose Stiles, mentre si asciugava le lacrime.

Il padre gli si avvicinò e lo strinse ancora una volta, sussurrandogli un “ti voglio bene”, prima di dargli una pacca sulla spalla e sciogliere l'abbraccio, abbandonando la stanza.

Quando finì di leggere, Stiles venne subito travolto dai mille pensieri e dalle mille paure.






[Angolo dell'ideatore di questa........ cosa]
Ok, sappiate che questa è praticamente la mia prima storia e mi sono impegnato per scriverla, quindi non massacratemi troppo se fa schifino dai.
Anyway, hello everybodyyyy!
Bene, se state leggendo queste parole, allora vuol dire che avete letto il capitolo e vi ringrazio davvero tanto, spero che vi sia piaciuto e che continuerete a leggere la mia fanfiction!
Lo so che non sono il primo che scrive una au/crossover su Teen Wolf e Hunger Games (anche se su efp non mi sembra che ce ne siano molte), ma sono praticamente il mio libro preferito e la mia serie preferita, quindi DOVEVO scriverci qualcosa, e cosa c'è di meglio di una storia con protagonista assoluta la mia otp, la Sterek? 
In ogni caso, anche se può non sembrare l'idea più originale del mondo, mi sono impegnato davvero tanto per renderla originale. La trama l'ho inventata io di sana pianta e mi sono davvero impegnato per curarla e non renderla banale o noiosa. Ovviamente questa è solo un'introduzione, nei prossimi capitoli ve lo dimostrerò!
Per chiunque non conoscesse proprio benissimo il mondo di HG, spiegherò alla fine di ogni capitolo in caso ci fosse bisogno di specificare qualcosa.
Vi avverto che non so quando aggiornerò, ho già alcuni capitoli pronti ma devo revisionarli e non ho molto tempo, ma non tarderò troppo.
Ringrazio la mia jeremyhipster che subisce ogni mio sclero e sta sempre a darmi consigli, senza di te che farei? 
Sooo, grazie per aver letto, se vi va lasciate una piccola recensione e alla prossima, babies 

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Capitolo 2
*** Here we stand, in the arms of faith. ***


Capitolo primo - "Here we stand, in the arms of faith."


Si svegliò con due occhiaie profonde e violacee quella mattina, Stiles Stilinski.

La notte non era riuscito a chiudere occhio per più di qualche oretta, per la testa troppo piena di pensieri e di paure ed il cuore che batteva decisamente forte. La consapevolezza di quello che sarebbe accaduto quel giorno gli aveva messo un'ansia allucinante che, nonostante la stanchezza, non aveva dato segno di volerlo lasciare riposare. Perché non sarebbe stata una giornata come tutte le altre, quella. Era tempo di mietitura.

 

Stiles si alzò dal letto abbastanza tardi, verso le dieci di mattina. Il giorno in cui si svolgeva la mietitura ogni anno era considerato come una festa a cui tutti dovevano assolutamente partecipare, per questo non aveva dovuto svegliarsi presto e andare a scuola. Non che ci fosse molto da festeggiare, anzi. Avrebbe preferito miliardi di volte alzarsi alle 6 per andare in quello squallido edificio che la gente del Distretto 7 aveva il coraggio di chiamare 'scuola' che dover passare ancora l'inferno di quel giorno maledetto. Il pensiero che sul biglietto estratto ci potesse essere il suo nome o quello del suo migliore amico Scott lo terrorizzava. Che poi, a pensarci bene, per Stiles le probabilità di essere estratto erano decisamente alte, visto che da quando sua madre era morta, ogni volta che poteva si faceva dare una tessera per le forniture di cibo facendo aumentare il numero dei biglietti estraibili con il suo nome, ed ora ne aveva accumulati una trentina.

Eppure, se avesse potuto tornare indietro, le avrebbe prese comunque quelle tessere. Le scorte di cereali e olio che aveva ricevuto erano state necessarie per la sopravvivenza sua e di suo padre. John Stilinski lavorava in falegnameria tutti i giorni tranne la domenica, ma il salario che riceveva non era un granché, e Stiles doveva cercare in qualche modo di aiutare a portare a casa il cibo, ma nemmeno i piccoli lavori che svolgeva aiutavano molto, per questo si era affidato alle tessere. Non voleva perdere anche il padre, oltre che la madre.

Il ragazzo dopo essersi vestito si avviò verso il luogo in cui si trovavano ogni giorno lui ed il suo migliore amico prima di andare a scuola, sapendo che l'avrebbe trovato lì. Era un piccolo spiazzo di terra non lontano dalle miniere in cui erano soliti giocare da piccoli, non aveva niente di particolare, ma per loro era il posto più speciale di tutto il distretto 7.

Come da copione, Scott McCall stava seduto a contemplare il cielo, immerso nei pensieri.

- Felici Hunger Games, e che la fortuna possa sempre essere a tuo favore, amico – disse Stiles in tono ironico. Il ragazzo si voltò di scatto e non appena vide Stilinski gli sorrise. L'amico gli si sedette accanto.

- A che pensavi? - chiese piano Stiles, quasi sussurrando.

- A tutto questo. Gli Hunger Games. Ho una paura assurda. Se dovessi essere estratto non credo che riuscirei a vincere e non voglio che mia madre rimanga sola - disse Scott.

- Non verrai estratto. E comunque se succedesse credo che avresti possibilità, sei forte, dobbiamo solo lavorare sulla tua intelligenza! - entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere. - E non ti preoccupare, mi prenderei cura io di tua madre.

McCall abbracciò forte l'amico, come se fosse l'ultima volta. Poi, mise la mano in una tasca dei pantaloni e vi tirò fuori una piccola scatolina rossa con un fiocco giallo.

- Stiles, volevo darti una cosa – aprì la custodia e mostrò il suo contenuto: due spille fatte in ferro, raffiguranti ciascuna una ghiandaia imitatrice. - Sai, nell'arena lasciano tenere un portafortuna dal distretto di appartenenza, a patto che non nasconda armi o cose del genere. Prendine una, io terrò l'altra, così se uno di noi venisse scelto avremmo con noi una cosa che ci lega, per sentirci più vicini.

Stilinski diede una pacca sulla spalla dell'amico e prese uno dei due portafortuna.

- Grazie, Scott. Però non ti preoccupare, andrà tutto bene, vedrai – disse rialzandosi e aiutando a sua volta l'amico ad alzarsi.

 

Alle due in punto, la piazza principale era piena. Ogni singolo cittadino del Distretto 7, dal più vecchio al più giovane, dal più ricco al più povero, era radunato davanti al palco del Palazzo di Giustizia, attendendo con ansia l'inizio della cerimonia della mietitura.

Stiles e Scott erano più o meno al centro della piazza, erano riusciti ad arrivare in una posizione in cui il palco era ben visibile, mentre John Stilinski e Melissa McCall erano posizionati più indietro. Dire chi tra loro sentiva maggiormente la paura era impossibile.

Finalmente, dal portone del Palazzo di Giustizia uscirono due persone. La prima era il sindaco della città, Chris Argent, che andò subito a sedersi su una delle sedie poste accanto alle urne con i nomi dei cittadini. Aveva l'aria un po' pensierosa, probabilmente perché anche sua figlia poteva essere estratta, nonostante lei avesse il suo nome solo sui sei bigliettini che le spettavano per la sua età (a 17 anni, per legge il nome compariva sei volte più le varie tessere, ma la famiglia Argent non aveva mai sofferto la fame e non avevano mai avuto bisogno delle forniture extra di cibo). La seconda persona uscita era Effie Trinket, l'accompagnatrice del Distretto 7 che ogni anno seguiva i tributi durante il viaggio a Capitol City. Una volta si occupava del Distretto 12, ma si era fatta trasferire, stanca del fatto che non trovasse mai dei vincitori. La donna a piccoli passi raggiunse il sindaco e dopo aver scambiato due parole, lo invitò ad iniziare il solito discorso di apertura. Sia Stiles che Scott avrebbero potuto ripeterlo a memoria in quanto ogni anno era sempre lo stesso.

Le catastrofi naturali, la lotta tra i sopravvissuti, la fondazione di Panem, di Capitol City e dei tredici distretti, che poi si ribellarono portando alla sottomissione dei primi dodici e alla distruzione del tredicesimo e al Trattato del Tradimento, che oltre a varie leggi portò anche gli Hunger Games. Una storia che ormai chiunque conosceva bene, ma la capitale ci teneva a ricordare chi era il cane e chi teneva il guinzaglio.

Finalmente, alla fine del discorso, il sindaco passò la parola ad Effie, che ogni anno aveva l'incarico di pescare i due nomi dei tributi.

- Come sempre, prima le signore! - la donna immerse la mano dentro all'enorme boccia di vetro contenente migliaia di biglietti di ragazze, mescolò un attimo e poi ne tirò fuori uno. Tutti pendevano dalle sue labbra. - Allison Argent!

Silenzio. Poi tra la folla si fece strada la ragazza, un po' tremolante, diretta verso il palco. Salì le scale, andando incontro al padre ancora incredulo che tra tutti i nomi nel contenitore fosse uscito quello di sua figlia, e si abbracciarono, finendo entrambi in un pianto disperato.

- Che momento toccante, ma dobbiamo passare agli uomini! - esclamò in quel momento Effie, con la sua voce squillante e fastidiosa.

Restò un attimo a fissare i fogliettini, poi lentamente girò la mano e ne afferrò uno. Tutti i cittadini restano per qualche secondo col fiato sospeso, la tensione e la paura erano palpabili nell'aria. La donna aprì il bigliettino e lesse: - Stiles Stilinski!

 

Stiles ci mise un po' a capire quello che stava accadendo. Rimase un attimo a guardarsi intorno, sperando di aver sentito male, ma gli sguardi sconvolti delle persone che conosceva puntati su di lui gli confermavano che non c'era alcun errore: era lui il nuovo tributo maschio del Distretto 7.

Il suo migliore amico Scott era pietrificato, con gli occhi spalancati che fissavano il vuoto. Qualcuno da dietro gli diede una spinta, costringendolo ad avanzare verso il palco. La gente restava in silenzio a guardare il ragazzo che, un po' confuso e un po' impaurito, si recava davanti al Palazzo di Giustizia. Poi dalla folla si sentì un urlo.

- Stiles!

Il tributo si girò e vide suo padre che correva da lui, ma fu fermato dai Pacificatori che gli impedivano di avvicinarsi al figlio. - Lasciatemi! Mi avete tolto mia moglie, non potete togliermi anche mio figlio! Stiles! - John continuava a urlare e a dimenarsi cercando di opporsi agli uomini in divisa, poi Scott lo afferrò per le spalle e lo trascinò via prima che potesse farsi male, cercando inutilmente di calmarlo. Sentire suo padre dire quella frase aveva ricordato a Stiles che non poteva assolutamente permettersi di perdere, anche se c'erano pochissime possibilità per lui. Cercò di focalizzare tutto quello che suo padre gli aveva insegnato guardando gli Hunger Games, come funzionava. “Una cosa che conta molto sono gli sponsor. Non bisogna farsi vedere deboli, Stiles. Se tu potessi permetterti un cavallo, e potessi scegliere tra due cavalli, uno brutto e ferito e l'altro bello e in forze, quale sceglieresti? Funziona così” gli aveva spiegato una volta, mentre guardavano le interviste dei vari tributi. Non poteva permettersi di apparire debole. Stiles alzò la testa e percorse lo spazio che separava lui ed il palco con passo deciso, poi salì le scale, strinse la mano a Chris Argent (ancora con gli occhi rossi dal pianto) e si posizionò accanto ad Effie Trinket. A quel punto, il sindaco come ogni anno iniziò a leggere il Trattato del Tradimento, o almeno ci provò, in quanto era ancora scosso dall'estrazione di sua figlia come tributo. Alla fine, il sindaco fece stringere la mano ai due tributi e l'inno di Panem iniziò a risuonare.

Finito l'inno, Stiles ed Allison vennero presi in custodia dai Pacificatori e vennero portati ciascuno in una stanza del Palazzo di Giustizia, dove gli sarebbe stato concesso di vedere per una decina di minuti parenti e amici.

 

Stiles Stilinski aveva cercato di farsi vedere il più forte possibile dalle telecamere, ma in quel momento nessuno poteva vederlo o sentirlo, perciò si concesse di piangere. Pensava a suo padre, che già aveva perso la donna che amava e non sarebbe riuscito anche a dire addio a suo figlio. Pensava a Scott, nella sua testa aveva ancora l'immagine del suo migliore amico immobile con l'espressione sconvolta nel sentire l'estrazione del tributo maschio. Pensava ad Allison, quella ragazza con cui non aveva mai parlato ma che ora avrebbe dovuto uccidere per uno stupido 'gioco', e alla sua famiglia. E poi pensava al suo odio verso Capitol City, verso quelle persone orribili che ogni anno lasciavano a morire 23 ragazzi innocenti solo per dimostrare che avevano in pugno tutta Panem, e promuovevano pure quell'abominio come una festa. Le lacrime del ragazzo da lacrime di disperazione divennero lacrime di rabbia, rabbia verso quel sistema così barbaro e crudele. Sperava che un giorno la capitale avrebbe ricevuto quello che le spettava. Ma in quel momento, sapeva benissimo che ribellarsi non era nemmeno concepibile.

Stiles sentì dei passi che venivano dal corridoio oltre la porta della stanza, perciò si asciugò le lacrime e si calmò, aspettando di veder entrare qualcuno dei suoi cari.

La prima visita fu quella di suo padre. John si fiondò subito a stringere il figlio in un abbraccio soffocante che sapeva di ansia e paura.

- Stiles, ti prego, non ti arrendere là dentro. Sei un ragazzo intelligentissimo, io so che tu ce la puoi fare. Cerca di tornare a casa, per favore - mentre parlava, papà Stilinski tentava di soffocare le lacrime. Stiles non era l'unico che cercava di essere forte.

- Papà, tornerò. Tornerò, te lo prometto – sussurrò il ragazzo – per te e per la mamma.

John strinse ancora di più il figlio, senza riuscire più a controllare il pianto. - Tua madre sarebbe davvero fiera del ragazzo che sei diventato – disse.

Poi, la porta si spalancò e tre Pacificatori entrarono, strappando l'uomo all'abbraccio e portandolo via, ignorando le sue urla e quelle del tributo che chiedevano solo qualche minuto in più. Stiles, prima che gli uomini in divisa chiudessero la porta, riuscì ad urlare un ultimo 'ti voglio bene' al padre, per poi sedersi sul divanetto della sala a pensare, cercando di reprimere le mille emozioni che erano tornate a riempire il suo cuore.

Quella frase risuonava nella sua testa, e in qualche modo gli aveva messo ancora più paura di quanta non ne avesse avuta prima. Gli sembrava di risentire l'ultimo 'ti voglio bene' che aveva detto a sua madre, nel giorno che il ragazzo ricordava come il più brutto della sua vita.

 

9 anni prima.

- Come sarebbe che non abbiamo il farmaco?! Capitol City ogni giorno produce migliaia di medicine nuove e cazzate per mantenersi belli e sani e noi non abbiamo nemmeno le medicine per permetterci di restare in vita?! - John Stilinski era infuriato. Odiava la capitale con tutto se stesso. Era costretto a lavorare tutti i giorni fino a tardi in miniera per un salario misero, solo la domenica poteva stare con suo figlio e sua moglie, e non aveva nemmeno i farmaci per curarli quando erano malati. Senza la sua amica Melissa McCall, che faceva l'infermiera, probabilmente sarebbero già morti tutti e tre. Ma per quanto potesse saperne di medicina, contro le malattie celebrali non poteva fare niente.

- Una cura l'hanno inventata, ma non la distribuiranno mai nei distretti gratuitamente e costa troppo per chiunque qui al Distretto 7... mi dispiace John, ma non c'è niente da fare – Melissa mise una mano sulla spalla dell'amico per confortarlo, mentre l'uomo scoppiava in un pianto disperato. Amava con tutto se stesso sua moglie Claudia, non poteva accettare che morisse in quel modo.

Nel frattempo, un piccolo Stiles di 8 anni stava ascoltando la conversazione tra i due adulti da dietro la porta, piangendo silenziosamente per non farsi scoprire.

Il bambino, sentendo che il padre e la signora McCall non stavano più parlando, corse nella camera dei suoi genitori, dove da un mese ormai se ne stava sdraiata sul letto sua madre, stremata per il sonnambulismo e le varie allucinazioni causate dalla malattia. La donna sembrava dormire, ma non appena il figlio mise piede nella stanza aprì gli occhi e si voltò sorridendogli. Il piccolo, ancora con le lacrime agli occhi, si sedette accanto alla mamma.

- Stiles, ma che succede? Perchè piangi? - chiese Claudia, dando una carezza al bambino sulla guancia. Dalla voce si sentiva che la malattia e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento.

- Mamma, io non voglio che tu te ne vada – Stiles continuava a piangere, e la sua frase suonava come una supplica, come se le chiedesse di non abbandonare lui e il padre.

- Amore, anche se non dovessi più essere qui fisicamente, non vorrà dire che non ci sarò. Hai presente quando stavamo nel cortile e sentivamo le ghiandaie imitatrici cantare, eppure non riuscivamo a vederle? Ecco, sarò la tua ghiandaia imitatrice. Forse non sarò accanto a te, ma sarò sempre a vegliare su di te, quindi non piangere, ti prego – disse dolcemente la donna.

Il piccolo abbracciò la madre, le diede un bacio sulla fronte, e poi le sussurrò dolcemente un 'ti voglio bene' all'orecchio.

Quella notte, la malattia ebbe la meglio su Claudia, e fu l'ultima volta che Stiles riuscì a dirle quella frase.

 

Perso nei ricordi, il tributo non si era accorto dei passi che si dirigevano verso la porta della sua stanza. Tornò nel mondo reale solo nel momento in cui si sentì circondato dall'abbraccio forte del suo migliore amico, accompagnato dalla madre.

- Scott, per favore, prenditi cura di mio padre mentre non ci sono e in caso nell'arena finisca male... - disse Stiles all'altro ragazzo.

- Te lo prometto, ma tu non morirai, capito? Tu tornerai a casa. Ti inventerai qualche idea geniale delle tue e in qualche modo vincerai. Devi farlo, ti prego – McCall aveva gli occhi lucidi e la voce rotta mentre pian piano si staccava dal tributo.

- Tornerò, amico, vedrai. Dopotutto ho la tua spilla, mi porterà fortuna – Stiles prese dalla tasca dei pantaloni l'accessorio con la ghiandaia imitatrice e sorrise al ragazzo.

Scott diede una pacca sulla spalla dell'altro, poi si allontanò per lasciare a Melissa il tempo di salutarlo.

- Sei un ragazzo davvero intelligente, Stiles. Ce la puoi fare, ne sono sicura. E ricorda quello che ti ho insegnato sulle erbe, ti sarà utile – la donna abbracciò dolcemente Stilinski, che la ringraziò per le sue parole e per le nozioni che gli aveva dato quando era più piccolo. In effetti Melissa McCall era come una seconda madre per lui, da quando Claudia era morta lei si era sempre presa cura di lui e spesso da piccolo l'aveva accompagnata a raccogliere le erbe medicinali nel bosco. Quella donna era stata un enorme sostegno sia per lui che per John, ed entrambi le erano molto grati e le volevano tanto bene.

I Pacificatori tornarono un'altra volta e i McCall vennero condotti fuori dalla stanza. Stiles era ancora solo, così si abbandonò nuovamente ai pensieri.

 

Arrivarono a prenderlo dopo una ventina di minuti, lo fecero salire su un'auto insieme ad Effie ed Allison e viaggiarono fino alla stazione ferroviaria.

Appena i tributi uscirono dalla vettura, si ritrovarono circondati da fotografi e giornalisti, ma nessuno dei due era esattamente dell'umore giusto per foto o interviste, perciò rimasero entrambi zitti e non rivolsero nemmeno uno sguardo alle persone, camminando a testa bassa fino al treno ad alta velocità per Capitol City.

All'interno del veicolo, Effie mostrò ad entrambi i loro scompartimenti (che sembravano dei veri e propri appartamenti, in quanto erano provvisti di camera da letto, spogliatoio e bagno personale) e li avvisò che li avrebbe attesi per la cena nella sala da pranzo tra un'ora.

Stiles si prese un po' di tempo per farsi una bella doccia, poi dopo essersi asciugato, prese dall'armadio una camicia bianca e dei pantaloni rossi e se li mise. Quando si guardò allo specchio quasi non si riconobbe, fresco di doccia e con quei vestiti nuovi ed eleganti. Nel Distretto 7 erano sempre tutti abbastanza sporchi per il sudore, per il fango o semplicemente per la terra e portavano vestiti alquanto trasandati, in quanto nessuno aveva soldi da sprecare in cose nuove e costose, dovevano sempre pensare a sopravvivere.

Puntuale come un orologio svizzero, Effie bussò alla sua porta all'ora di cena e lo condusse in una grande sala con un tavolo pieno di piatti che sembravano uno più succulento dell'altro. Allison, con i capelli raccolti a chignon e un lungo abito azzurro, era già seduta al suo posto e ammirava le varie prelibatezze disposte davanti a lei. Il ragazzo prese posto al suo fianco mentre l'accompagnatrice si sedette di fronte ai due.

- Ragazzi, servitevi pure, buon appetito! - fece la donna, consentendo di iniziare a cenare. Ma prima ancora che i tributi potessero prendere in mano le posate, la porta di entrata della sala da pranzo si aprì e fece il suo ingresso una donna che sia Stiles che Allison riconobbero subito come il loro mentore, l'unica vincitrice degli Hunger Games proveniente dal Distretto 7 rimasta in vita: Talia Hale.

- Effie Trinkett, non è maleducazione iniziare la cena quando manca ancora un invitato? - chiese la donna, con un sorriso affascinante sul viso.

- Talia, santo cielo, sono desolata! - l'accompagnatrice sembrava un po' imbarazzata, ma la felicità nel rivederla traspariva. Le lasciò due piccoli baci sulle guance, poi si rivolse ai ragazzi e fece le presentazioni. Finiti i convenevoli, finalmente i quattro si sedettero a tavola e la cena poté iniziare.

I tributi nel Distretto 7 non avevano mai visto così tanto cibo buono. Allison, nonostante fosse la figlia del sindaco e non soffrisse proprio la fame, era abituata a mangiare piatti abbastanza poveri e non molto saporiti, ben lontani da qualsiasi alimento presente su quel tavolo in quel momento, e Stiles generalmente doveva accontentarsi di qualche schifezza fatta con prodotti scadenti presi al mercato. Entrambi quindi si ingozzarono fino a riempirsi lo stomaco, quasi fino alla nausea.

Quando tutti ebbero finalmente terminato il pasto, il team si spostò in un altro scompartimento per assistere alle mietiture dei vari distretti.

Mentre le immagini delle varie cerimonie scorrevano sullo schermo del gigantesco televisore, Stilinski studiava con attenzione le facce dei suoi avversari. Cercava di memorizzare perfettamente tutti e 22 i tributi, ma solo alcuni gli restarono impressi nella mente. Un ragazzo dai capelli ricci che nonostante fosse appena stato sorteggiato rideva spavaldo, dal Distretto 1. Una ragazza bionda che mandava dei baci alle telecamere, Distretto 2. Un ragazzo dalla carnagione scura e la stazza di un armadio, Distretto 4. Ma soprattutto, quello che colpì maggiormente Stiles fu il tributo del 2, che si offrì volontario con una smorfia sicura sul volto e un tono di superiorità.

Era un bel ragazzo, alto, con la muscolatura ben sviluppata, i capelli neri e gli occhi di un verde brillante da cui Stilinski non riusciva più a staccare lo sguardo. C'era qualcosa in lui che lo attraeva e lo terrorizzava allo stesso tempo. Forse perché veniva da uno dei distretti Prescelti che allenavano i loro tributi fin da piccoli, o forse per la risolutezza con la quale si era offerto come volontario, sfoggiando quel ghigno come per dire che sarebbe stata una passeggiata... o semplicemente per il suo aspetto affascinante e misterioso. In ogni caso, una cosa era certa: Stiles non avrebbe più dimenticato il giovane del Distretto 2, Derek Hale.

Finita la trasmissione, Talia spense la televisione e fece il punto della situazione.

- Ok ragazzi, per prima cosa, la nostra mietitura – disse, attirando l'attenzione dei due tributi. -Allison, la scena con tuo padre è stata molto toccante, il pubblico si sarà commosso e per questo si ricorderà di te – accarezzò dolcemente la spalla alla ragazza, che sorrise un po' imbarazzata. Non capiva come piangere come una bambina avesse potuto avvantaggiarla, ma si fidò.

- Stiles, tu sei stato bravo a controllare le emozioni, hai dimostrato di essere coraggioso e sono sicura che la gente ti premierà per questo. In ogni caso, lavoreremo sull'immagine di entrambi prima delle interviste, nel frattempo concentratevi sulle vostre abilità, dovete prendere un voto alto all'allenamento – concluse il mentore.

Il giovane annuì poco convinto. Lui non aveva grandi abilità, era molto intelligente, ma non sapeva maneggiare una spada o tirare con l'arco, in questo tipo di cose era bravo Scott.

Probabilmente Effie notò lo sguardo un po' perplesso del ragazzo, perché passò subito accanto a lui, prendendogli una mano tra le sue in segno di affetto.

- Oh, non ti preoccupare, sono sicura che si ricorderanno tutti di te, guarda che bel faccino, avrai tutte le ragazze ai tuoi piedi! - esclamò, pizzicandogli dolcemente la guancia.

- Grazie Effie, mi rassicura molto. Sarà davvero utile nell'arena – rispose il ragazzo, sfoderando il suo pungente sarcasmo. Sapeva che stava solo cercando di consolarlo, ma non simpatizzava molto per i cittadini della capitale.

Talia ridacchiò, poi riprese la parola, ma il suo tono si fece preoccupato. - Ora ragazzi dobbiamo parlare dei vostri avversari. Penso che abbiate notato che due degli altri tributi portavano il mio stesso cognome..

Stiles ripercorse con la mente le immagini viste poco prima sui tributi. Subito gli venne in mente Derek, ma per ricordarsi dell'altro Hale ci volle uno sforzo in più. Alla fine, gli venne in mente di una ragazza del Distretto 11, alta, con i lunghi capelli castani e gli occhi marroni, una bella ragazza. Si chiamava Malea o Malia, non ne era proprio sicuro, ma si ricordava del cognome.

- Molti anni fa, gli Hale erano una delle famiglie più potenti del Distretto 13, ma con la sua distruzione, i nostri antenati si sono divisi nei diversi distretti – iniziò il mentore. - Quello che però la gente non sa è che oltre che per i bombardamenti al nostro distretto, noi Hale abbiamo dovuto diramarci perché il governo dell'epoca ci voleva morti.

Stilinski e la Argent si guardarono un po' confusi, poi fecero tornare i loro sguardi interrogativi alla donna. Lei chiuse gli occhi, coprendoli con le mani. Quando li scoprì, li tenne chiusi ancora per un attimo, e quando li riaprì, i ragazzi restarono increduli. I suoi occhi erano di un rosso brillante.

- Lupi mannari... - bisbigliò Stiles. Talia annuì sorridendo.

Il ragazzo restò un attimo con lo guardo fisso sulla donna, ma assente. Gli ingranaggi nella sua testa si erano azionati ed ora stavano elaborando quell'informazione così assurda, ma che a pensarci bene non l'aveva scosso poi così tanto. Dopotutto sua madre aveva sempre creduto nella loro esistenza, tanto da cercare di convincere anche il padre e gli aveva sempre raccontato tutte quelle storie e lasciato un sacco di libri, compreso il suo preferito. E pensando proprio a quel romanzo, tutti i pezzi del puzzle finirono al proprio posto.

- Mia madre aveva un libro che parlava di una famiglia di lupi mannari sopravvissuta alla guerra... quella famiglia in realtà siete voi, vero? - chiese.

La Hale tirò fuori un sorriso raggiante, negli occhi aveva una scintilla di commozione.

- Sai Stiles, vedo davvero molto di Claudia in te... anche lei era intelligente ed intuitiva, era speciale. Mi manca davvero tanto tua madre.

Il tributo fu sorpreso di sentire una cosa del genere. Non sapeva che Talia e sua mamma fossero amiche, ma stando alle parole del mentore dovevano essere molto legate. Ed ecco che un fulmine balenò nei suoi pensieri, insinuando al loro interno la chiave che collegava tutto quello che aveva scoperto e tutto quello che invece Claudia gli aveva lasciato. - Quindi mia madre sapeva tutto...

La donna annuì. Gli occhi di Stiles divennero umidi pensando a quanto sua madre fosse piena di sorprese e a quanto avrebbe voluto che fosse ancora lì con lui per raccontargli tutto. Ma purtroppo lei se n'era andata, portandosi con lei quel segreto così importante.

Ad interrompere i momenti di silenzio che seguirono fu Allison, che finalmente si era ripresa dallo shock. - Quindi due dei nostri avversari sono licantropi, ma che hanno di speciale?

- Intendi oltre al trasformarsi in lupi feroci impazziti con forza sovrumana quando c'è la luna piena? - chiese il suo compagno. La ragazza lo fulminò con lo sguardo.

- Beh, noi licantropi abbiamo udito e olfatto potenziati, riflessi migliori, maggiore velocità e come ha detto Stiles, una forza sovrumana. Inoltre siamo anche capaci di curarci, le ferite guariscono abbastanza velocemente – spiegò Talia.

- Magnifico, non mi bastavano 23 persone normali, ho pure due mutaforma. La fortuna è davvero dalla mia parte – sbuffò Stilinski.

- Quindi, cosa dobbiamo fare per restare vivi nell'arena? - chiese Allison.

- Strozzalupo, è nocivo per noi licantropi. Ma se non ne trovate, ci sono altri modi, basta rendergli impossibile curarsi – rispose il mentore. - Ora fareste meglio ad andare a riposarvi, l'indomani arriveremo nella capitale e avrete molto da fare. Rimandiamo i consigli ad un altro giorno.

I tributi guardarono senza dire nemmeno una parola Talia Hale uscire dalla sala. Poi, esortati da Effie, si diressero ognuno nel proprio scompartimento per concedersi qualche ora di sonno prima della fine del viaggio.

Capitol City era vicina.



[Angolo del tizio che scrive]
Woah, eccoci ancora qui babies!
Vi confesso che stavolta ho aggiornato velocemente solo perché è il primo capitolo e non volevo esagerare con le attese, ma i seguenti li pubblicherò ogni volta a distanza di due settimane perché ho ancora un sacco di revisioni e tra l'altro devo ancora studiare *si nasconde*
Beeeene, questo capitolo è stato un po' una palla al piede da scrivere, non è decisamente il più bello che ho scritto e quindi vi prego, non linciatemi ;-;
Comunque, che dire? Ho voluto mettere Talia come mentore perché mi sa troppo di donna saggia, poi mi immagino un sacco lei e Claudia come migliori amiche awww.
Ah, e riguardo alla spilla della ghianaia non uccidetemi, non l'ho messa per "scopiazzare", ho voluto inserirla perché è un po' il simbolo di HG e poi quegli uccellini prossimamente appariranno nella storia, yay.
Mi piaceva pensare ad Allison come secondo tributo perché è troppo badass e ammetto che anche se non è decisamente uno dei miei personaggi preferiti mi manca un sacco :c
Ed ecco che sbuca pure Derek, che sì, anche qui è un licantropo (idea dell'ultimo minuto, lo ammetto) (e c'è anche il trio badass, spero che l'abbiate riconosciuto) e già dal prossimo capitolo inizierà a farsi sentire. 
E niente, ringrazio tutti quelli che hanno recensito, che hanno messo tra preferiti/ricordati/seguiti e soprattutto la mia consigliera aka jeremyhipster che si becca pure i miei scleri ma mi sopporta <3

Alla prossima, babiesss
 

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Capitolo 3
*** Are you afraid of them, now? ***


Capitolo secondo - "Are you afraid of them, now?" 


- Stiles, santi numi, svegliati! Non vorrai farci arrivare in ritardo!

La voce squillante di Effie Trinket giunse finalmente fino alle orecchie di Stilinski, che si svegliò di soprassalto. Quella notte, come la precedente, i pensieri avevano avuto la meglio sul sonno, e quella mattina il ragazzo sarebbe rimasto volentieri a letto, ma il dovere chiamava.

Ancora un po' intontito e assonnato, si alzò dal letto e aprì la porta dello scompartimento, trovandosi l'accompagnatrice davanti.

- Alla buon'ora! Siamo già a Capitol City, i preparatori ti aspettano per il trattamento di bellezza! - esclamò lei, allarmata dalla lentezza del tributo. Stiles si limitò a rispondere con un mugolio e finì di prepararsi, per poi seguire la donna.

La stazione della capitale brulicava di gente che aspettava i due tributi del Distretto 7, acclamandoli al loro passaggio.

Allison, con i capelli sciolti e vestita con una semplice camicetta bianca smanicata e un paio di pantaloni lunghi blu, sorrideva e salutava le persone con un sorriso un po' timido. Stiles invece , nonostante si fosse svegliato da poco, era già pimpante e interagiva col pubblico in modo simpatico ed espansivo.

Entrambi i tributi vennero subito spediti dai loro staff di preparatori per togliere la sporcizia dai loro corpi, mettere un po' di trucco, togliere qualche pelo di troppo e renderli più presentabili al pubblico di Capitol City e soprattutto agli sponsor. A Stiles il suo staff non piaceva granché, in quanto, come tutti i cittadini della capitale, erano troppo superficiali e strani (con i capelli di colori ridicoli, il corpo tatuato o la pelle tinta avevano tutti un'aria ridicola), ma quando cercavano di parlare con lui in modo gentile, lui rispondeva con la sua solita simpatia.

Quando il corpo del ragazzo fu sistemato abbastanza, i preparatori lo condussero da quella che doveva essere la sua stilista. Varcò la soglia di una piccola stanzetta e si trovò davanti una bella ragazza, impegnata a sbraitare al telefono addosso a qualcuno, ripetendo continuamente che le servivano delle stoffe ad ogni costo entro la sera. Appena si accorse del tributo chiuse la chiamata e si avvicinò a lui per lasciargli due piccoli baci sulla guancia e presentarsi.

- Molto piacere, sono Lydia Martin e sarò la tua stilista! Tu sei...?

- Stiles – rispose il ragazzo, un po' confuso e un po' divertito.

- Sì, giusto. Bene, Stiles – la ragazza accentuò il nome di Stilinski. Rimase un attimo in silenzio, girandogli attorno per cercare di memorizzare per bene le sue caratteristiche e le sue misure. Quando fu nuovamente di fronte a lui, chiese: - Sei pronto per diventare il ragazzo più sexy di Panem?

- Pensavo di esserlo già – ironizzò il tributo.

- Dolcezza, ci sei lontano, ma quando avrò finito con te non avrai nemmeno bisogno delle armi nell'arena, moriranno tutti d'invidia! - Lydia gli rivolse un sorriso complice e gli fece l'occhiolino. Stiles si ritrovò a pensare che quella rossa fosse la prima persona di Capitol City che gli piacesse sul serio.

La stilista portò il ragazzo a fare un giro. I due attraversarono una porta e si trovarono in un salotto con due comode poltrone e un tavolino. Si sedettero uno di fronte all'altra e subito la Martin iniziò a spiegare al tributo cosa avrebbe indossato: - Allora, tu sai che di solito quelli del 7 si vestono da alberi, vero? - il ragazzo annuì, lasciando continuare la rossa. – Ecco, anche se sono sicura che vestito solo di corteccia saresti davvero sexy, io e Danny, che si occupa della ragazza, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. E ti assicuro che lascerete tutti a bocca aperta.

 

Qualche ora dopo, Stiles Stilinski ed Allison Argent erano entrambi vestiti con delle tute aderenti nere a ricami verdi, senza maniche e con scollature profonde ( “fa sempre comodo mostrare un po' di pelle in queste situazioni” aveva detto Lydia, che voleva ad ogni costo far diventare i due tributi dei sex symbol), ai piedi dei sandali lunghi con un design greco-romano e sulle mani dei guanti senza dita, tutto di un verde brillante. Ma ciò che avrebbe reso spettacolare e memorabile quegli outfit erano senza dubbio i lunghi mantelli, anch'essi dorati, che nascondevano una sorpresa.

- Abbiamo inserito nei vostri mantelli dei semi speciali, che appena entreranno a contatto con dell'acqua inizieranno a fiorire e ricopriranno i vestiti di fiori, foglie e piante rampicanti. Abbiamo già testato tutto, ne rimarrete stupiti - aveva spiegato Danny. Lydia era troppo entusiasta della sua opera e troppo emozionata per la parata per commentare, si limitò quindi ad augurare buona fortuna ai tributi quando tutti gli altri carri iniziarono ad avviarsi verso l'Anfiteatro cittadino. Lo stilista versò l'acqua contenuta in una bottiglietta sui mantelli dei ragazzi, poi quando il carro del Distretto 6 fu partito, anche i cavalli del loro iniziarono a muoversi.

Non appena la folla notò i due tributi del 7, si alzarono grida di stupore e tutti iniziarono ad acclamarli, ad urlare i loro nomi, a lanciare fiori. I megaschermi della città furono invasi da loro immagini, primi piani sui volti cordiali e felici o inquadrature di loro che mandavano baci e salutavano. Capitol City era in visibilio. Lydia e Danny erano riusciti davvero a renderli indimenticabili, i loro nomi non sarebbero stati dimenticati facilmente.

Tutti i carri arrivarono nell'Anfiteatro e si posizionarono in fila davanti alla residenza del presidente Snow, che osservava la parata da un ampio balcone, circondato da altri personaggi illustri della Capitale.

Le telcamere fecero una carrellata su ogni coppia di tributi, per poi tornare a fissarsi su Allison e Stiles. L'attenzione era tutta su di loro e sui loro mantelli floreali. Dopodiché, un ultimo giro dell'Anfiteatro e i carri si diressero verso il Centro di Addestramento.

Appena arrivati, Lydia e Danny si precipitarono ad aiutare i ragazzi del 7 a scendere dal carro e a togliere loro i costumi. Gli fecero i complimenti per il loro comportamento e si mostrarono anche soddisfatti e felici per il proprio lavoro, in quanto era soprattutto merito dei vestiti se i tributi erano riusciti a colpire il pubblico.

- Bella la tutina con le piantine, 7 – Stilinski si girò di scatto, trovando il ragazzo del Distretto 2, Derek Hale, che sorrideva con aria di sfida. La sua stilista l'aveva vestito con un'armatura dorata che pareva un incrocio tra quelle degli antichi romani e quelle dei Pacificatori. Si avvicinò pericolosamente al nemico e continuò – Immagino che pensi di avere in pugno gli sponsor ora, vero? Ascolta bene, Stiles Stilinski, ti dirò una cosa: nell'arena, cerca di durare di più di uno di quei fiorellini di prima.

Il cuore del tributo del 7 batteva all'impazzata. Uno dei Favoriti l'aveva anche minacciato. Si disse di stare calmo, e cercò di trovare un po' del sarcasmo che solitamente gli usciva naturale ma che in quel momento faticava a farsi vedere.

- B-beh, anche la tua corazza non è male, Giulio Cesare. Forse dovresti lucidarla un po' di più. Comunque io non ho paura di te. Ok, forse un po', ma non importa. Non vincerai comunque gli Hunger Games – replicò. L'altro fece una smorfia diverita, poi però venne chiamato da un membro del suo staff e fu costretto ad andarsene, lasciando l'avversario con un “Lo vedremo nell'arena”.

 

Poco dopo, Stilinski e la Argent vennero condotti ai loro alloggi all'ultimo piano del Centro, dove trovarono una raggiante ed emozionata Effie Trinket, che li accolse con un abbraccio. Dopo aver fatto un discorso su quanto fosse fiera di loro, l'accompagnatrice gli mostrò le camere in cui avrebbero dormito.

Stiles si ritrovò solo in un'enorme stanza arredata in modo ultramoderno, anche più del treno, con un grosso armadio, un letto in cui ci sarebbero potute stare benissimo tre persone, un bagno decisamente esagerato per una sola persona e un numero impressionante di pulsanti, microfoni, schermi e aggeggi elettronici con varie funzioni. Il ragazzo decise di farsi una doccia (incontrando parecchie difficoltà, in quanto per ogni singolo particolare doveva digitare dei comandi, cosa che per un abitante del distretto 7 che a momenti nemmeno sapeva cosa fosse un televisore non era assolutamente semplice), poi programmò l'armadio perché gli desse un qualche outfit di suo gusto e restò sdraiato sul letto a riflettere, attendendo l'avviso della cena. La giornata non era nemmeno finita, eppure lui si sentiva esausto come non era mai stato in vita sua.

Quando Effie bussò per chiamarlo, il tributo balzò in piedi e uscì dalla sua camera, seguendo la donna fino alla sala da pranzo, dove tutto lo staff era già seduto. Danny ed Allison parlavano allegramente del più e del meno, mentre sia Talia che Lydia se ne stavano per conto loro, attaccati ai cellulari come due richiestissime e super impegnate persone d'affari. Ma dopotutto una era l'unica vincitrice in vita e mentore del Distretto 7 e l'altra il nuovo astro nascente della moda, quindi era ovvio che fossero pieni di cose da fare e di persone da chiamare. Il ragazzo si sedette accanto ad Allison e di fronte alla stilista e non appena anche l'accompagnatrice si sedette, tutti iniziarono a mangiare le varie prelibatezze offerte.

Durante il pasto parlarono molto della parata dei carri e Talia diede ai due tributi qualche consiglio per l'allenamento, come di non sottovalutare le abilità per la sopravvivenza come accendere il fuoco o riconoscere le piante velenose o ancora fare nodi o trovare acqua. Disse inoltre di non mostrare subito i punti di forza, di tenere qualcosa di speciale per la valutazione degli Strateghi. Dopo la cena si riunirono tutti intorno al televisore della sala per guardare la replica della cerimonia di apertura. Dalle riprese mandate in onda si notava chiaramente che le star erano proprio i due ragazzi del 7, cosa che provocò numerosi commenti da parte di tutto lo staff e una valanga di complimenti ai due stilisti, entrambi emozionatissimi e orgogliosi del proprio lavoro.

Quando il programma televisivo finì, Talia mandò a dormire sia Allison che Stiles, in quanto dovevano essere riposati per l'allenamento.

 

Ovviamente, quella notte nessuno dei due riuscì a dormire molto.

Il giorno seguente, a colazione, Stilinski e la Argent si riempivano la pancia in vista della faticosa giornata che li attendeva. Il loro mentore, tra un morso e l'altro ad una fetta di pane e marmellata di lamponi, esponeva ai tributi la strategia da adottare.

- Allora, come ho già detto ieri sera, concentratevi sulle tecniche di sopravvivenza. Nell'arena, saper distinguere un mirtillo da un bacio della morte è fondamentale.

- Io so riconoscere le piante, sono andato spesso nei boschi - intervenne Stiles.

- Perfetto, ti tornerà decisamente utile. Seconda cosa: non mostrate i vostri punti di forza. Dareste un vantaggio ai vostri avversari – Talia guardò prima il ragazzo e poi la ragazza, e non appena li vide annuire continuò – Piuttosto, rafforzate le vostre debolezze. Se pensate di non saper usare una spada, provate a migliorare con quella. Non potete sapere in che condizioni dovrete combattere.

Stiles si mise a pensare a quale fosse la sua specialità. Se il suo sarcasmo fosse stato letale non avrebbe avuto rivali, ma le sue battute non avrebbero ucciso nessuno e lui doveva trovare qualcosa di concreto o non sarebbe durato 10 minuti nell'arena. Tirare coltelli? Arco e frecce? Balestra? No, la sua mira era pessima. Spada? Tridente? Non sapeva nemmeno come tenerli in mano. Forse con un'ascia avrebbe combinato qualcosa di buono, dopotutto tagliava sempre la legna quando suo padre non c'era, ma tra spaccare dei pezzi di legno e tagliare un braccio a qualcuno c'era un abisso di mezzo. Alla fine decise che sarebbe stato più saggio provare qualunque cosa avrebbe trovato nel Centro e quella con cui avrebbe fatto meno schifo l'avrebbe usata con gli Strateghi.

- Ah, e l'ultima cosa – aggiunse la Hale – voglio che voi due siate alleati e che ne cerchiate altri.

Nel sentire quella frase, gli occhi di entrambi i tributi del 7 sembrarono uscire dalle orbite per lo stupore.

- Certo, così potremo fare una chiacchierata amichevole prima di piantarci a vicenda dei coltelli nell'intestino – ribattè il ragazzo, sconvolto, ma sempre pungente.

- Talia, come facciamo ad allearci con delle persone che poi dovremmo uccidere?! - chiese Allison, sconcertata dall'assurda richiesta.

- Pensate di poter sopravvivere da soli lì dentro?! - il tono del mentore, per la prima volta, era duro mentre parlava - Io urlerei al miracolo anche solo se riusciste a sopravvivere restando in coppia, contando che ci sono altri ventidue tributi che scorrazzano aspettando di farvi a fettine, sei dei quali si sono allenati per una vita e due sono anche licantropi. Ascoltatemi, importa solo arrivare alla fine, quando sarà il momento ognuno prenderà la propria strada.

Prima che qualcuno potesse replicare, Effie esordì, ricordando ai ragazzi che avrebbero dovuto cambiarsi e poi dirigersi nei sotterranei del Centro per l'addestramento.

 

Nemmeno una mezz'oretta dopo, Stiles ed Allison si trovavano nella grande palestra dell'edificio, intenti a passare da una postazione all'altra provando ogni tipo di tecnica di sopravvivenza e di arma.

La ragazza sapeva benissimo che alla sessione privata avrebbe mostrato la sua abilità con l'arco e le frecce, per questo decise di dedicarsi prima di tutto alla zona per la mimetizzazione, a quella per la creazione di nodi e a quella in cui insegnavano a costruire esche per i pesci.

Il tributo maschio invece scelse di mettersi immediatamente a cercare quella che sarebbe potuta essere la sua specialità. Iniziò provando a maneggiare una lunga spada, ma non riusciva a controllarla bene e quasi tagliò la testa dell'istruttore, perciò passò ad altro. Provò con un tridente, ma non riusciva a scagliarlo molto lontano e lo trovò scomodo, poi grazie all'arco e alle frecce constatò che con la sua mira probabilmente non avrebbe ucciso un avversario nemmeno se gli fosse stato a pochi centimetri e infine passò alla postazione dedicata all'uso dell'ascia, ma nonostante con quella si sentisse già più a suo agio, non era abbastanza bravo.

- 7, se questo è il massimo delle tue abilità di combattimento, allora credo che farti a fette sarà più semplice di quanto credessi – ancora una volta, la voce di Derek arrivò beffarda al ragazzo.

- Oh, parli di quello che ho fatto adesso? Ovviamente è una strategia, così tutti crederanno che sono una schiappa quando invece sono letale. Fossi in te inizierei a scappare, Hale – rispose Stiles.

- Divertente Stilinski, mi sei simpatico. Credo che potrei quasi ucciderti in modo veloce, senza farti soffrire. Anche perché se ti torturassi sarei costretto a sentirti blaterare per tutto il tempo – disse il tributo del 2 con il solito ghigno da spaccone. Il più piccolo deglutì e un brivido gli percorse la schiena. Il modo in cui il suo avversario parlava gli metteva i brividi. Derek gli si avvicinò pericolosamente e chinando la testa accanto al suo orecchio, sussurrò – Però ammetto che mi piacerebbe sentirti urlare il mio nome, Stiles.

Sentendo quella frase, il ragazzo del 7 sentì l'aria mancare per un momento e iniziò a sudare freddo. Era davvero una minaccia o l'evidente doppio senso era voluto? Al pensiero della seconda possibilità, avvampò. L'Hale nel frattempo lo guardava divertito, in quanto il più piccolo era visibilmente imbarazzato e aveva assunto un colorito sul bordeaux. In quel momento arrivò Erica, che disse al compagno che avrebbero dovuto provare insieme la zona dedicata all'arrampicata, così il ragazzo rivolse un sorrisetto a Stiles e se ne andò. Stilinski riprese il controllo delle sue facoltà mentali e si diresse in un'altra postazione in cerca di qualcosa di decente da mostrare agli Strateghi, deciso più che mai, ma ancora con la mente annebbiata dalle parole del ragazzo del Distretto 2.

 

Così trascorsero i giorni di allenamento del tributo maschio del 7: passando da una specialità all'altra nel tentativo di migliorare. In realtà, restava un disastro con la maggior parte delle armi, ma fece degli enormi progressi nell'uso dell'ascia e scoprì di essere davvero bravo con le tecniche di sopravvivenza e a creare trappole, anche se non era proprio certo che interessasse molto agli Strateghi.

Ogni giorno a pranzo si sedeva insieme ad Allison (che al contrario suo era brava in quasi tutte le discipline) a parlare di come procedevano gli allenamenti e a discutere di chi 'arruolare' come alleato, cosa che sembrava praticamente impossibile visto che tutti li evitavano, evidentemente invidiosi della loro trionfante parata. Alla fine decisero che non avrebbero potuto farci niente e si convinsero che forse nell'arena qualcuno avrebbe cambiato idea, anche se Talia non ne sarebbe stata molto felice.

 

E tra i mille pensieri e le preoccupazioni, i tributi nemmeno si accorsero di come il tempo scorreva veloce e si trovarono catapultati direttamente al giorno delle sessioni private.

I due osservavano gli altri ragazzi entrare ed uscire dalla palestra uno dopo l'altro, con l'ansia che aumentava sempre di più. Sarebbero stati valutati a seconda delle loro abilità e avrebbero dovuto dare il meglio; per gli sponsor, un tributo con un voto alto era un buon investimento e uno con un voto basso era una perdita assicurata. Per gli avversari, invece, un tributo con una valutazione alta era un avversario da temere, mentre uno con una valutazione bassa era una preda facilmente eliminabile.

La prima ad entrare tra i due fu Allison. Si diresse subito con passo sicuro verso l'arco e le frecce, che per lei erano semplici da usare come delle posate e si mise a tirare, prima da ferma, poi in corsa e saltando e infine posizionò insieme tre frecce e riuscì a fare centro nei vari bersagli ogni volta che scoccava. Fece un inchino per i suoi spettatori che applaudirono entusiasti, e fiera di se stessa uscì, lasciando posto al compagno.

Stiles passò subito nella postazione dedicata alle erbe, in cui era riprodotto una piccola area verde con qualche albero e alcuni tipi di piante e frutta. Era certo che se avesse fatto assistere gli Stateghi ad una sua dimostrazione di abilità con la spada o una qualsiasi altra arma avrebbe preso un punteggio inclassificabile, per questo decise di mostrare loro la sua intelligenza. Prese qualche foglia dai vari vegetali che trovava, tagliuzzò il tutto e poi lo immerse nell'acqua mescolando, facendolo dissolvere e creando una sostanza quasi trasparente, ma con una sfumatura verdastra. A quel punto, il ragazzo afferrò un' ascia e vi versò sopra il liquido. Gli Strateghi restarono a bocca aperta quando videro la lama lentamente diventare poltiglia entrando a contatto con la sostanza, che a quanto pare era un potente acido. Stiles fece un inchino che diede il via libera agli applausi degli Strateghi.

E anche le valutazioni erano finite.

 

La sera, dopo cena, tutto lo staff del Distretto 7 si riunì nel salone davanti alla televisione, in attesa della trasmissione in cui avrebbero comunicato i vari voti.

La Argent si sentiva abbastanza sicura della sua prestazione e raccontava orgogliosa di come aveva fatto centro ad ogni singolo tiro. Tutti la ascoltavano affascinati mentre parlava della sua sessione.

- Poi alla fine ho preso tre frecce insieme, le ho scoccate e ho fatto centro! Non ci potevo credere! - finì la ragazza, dando via ad un' ondata di complimenti.

- E tu, Stiles? Che hai fatto? - chiese Lydia, notando come il tributo sembrasse teso.

- Ho sollevato un peso da 20 kg, roba da niente – rispose Stiles cercando di essere ironico, ma con pochi risultati visto che lo staff lo guardava incredulo. – Scherzo, ovviamente. Io ho... sciolto la lama di un'ascia.

- Oh cielo! E come hai fatto?! - domandò stupita Effie.

- Con una miscela di erbe e acqua che ho inventato. Penso che non gli sia dispiaciuto, anche se non ho usato la forza – il ragazzo vide il sorriso dell'accompagnatrice nel sentire la sua risposta e sentì un po' di soddisfazione. Sapeva che quella donna era ossessionata dalle buone maniere e che le aveva fatto piacere sentire che lui aveva fatto una cosa solo con l'intelletto. Si disse che dopotutto, Effie Trinket non era poi così male.

Talia stava per dire qualcosa, ma venne interrotta dallo stemma di Capitol City sullo schermo della televisione e da Ceasar Flickerman, il presentatore più famoso di Panem, che dava il benvenuto alla trasmissione in cui sarebbero stati annunciati i voti.

Dopo un breve riassunto della mietitura e della parata dei carri, arrivò il momento dei voti. I Favoriti avevano preso tutti punteggi superiori all'8, con Derek che aveva addirittura guadagnato un 12. Gli altri tributi fino a quel momento se l'erano cavata con valutazioni dall' 8 al 4. Ed era arrivato il turno di Stiles ed Allison.

- Dal Distretto 7, Stiles Stilinski, con un punteggio di... – il presentatore lasciò un attimo di silenzio, per aumentare la tensione – sette!

Nel salone si levarono urletti compiaciuti e complimenti per il ragazzo, che comunque aveva preso un voto più che sufficiente. Il ragazzo sorrideva nonostante il suo voto non fosse proprio alto, in quanto fino a quel momento si era interrogato sull'andamento della sessione, non convinto di ricevere un esito positivo.

- E dal 7, anche Allison Argent, con un punteggio di... - ancora un attimo di suspance – dieci!

Tutto lo staff balzò in piedi in preda alla gioia e la ragazza venne ricoperta da abbracci e belle parole. Il Distretto 7 raramente aveva visto valutazioni così alte, per questo l'entusiasmo di tutti era ancora maggiore. Ad eccezione di quello di Stilinski. Da una parte era contento per la sua amica e alleata, ma dall'altra temeva che lei potesse riuscire ad ucciderlo nell'arena. Certo, gli sarebbe dispiaciuto dover essere lui il carnefice, ma non poteva permettersi di perdere e sapeva che non doveva sottovalutarla. Decise in ogni caso di scacciare questo pensiero e si tuffò anche lui sull'amica per congratularsi con lei e partecipare ai festeggiamenti.

 

Il giorno seguente si sarebbero tenute le interviste ai tributi durante lo show di Ceasar Flickerman.

I ragazzi del 7 avevano passato la giornata tra prove di abiti con Lydia e Danny e strategie per conquistare il pubblico suggerite da Effie e Talia, ma non si sentivano per niente preoccupati. Erano riusciti a prendere voti più che sufficienti in una prova di abilità e avevano già avuto un ottimo primo impatto con gli spettatori grazie ai loro vestiti di fiori rampicanti, affrontare una chiacchierata di qualche minuto con un presentatore televisivo sarebbe stata una passeggiata.

Durante il programma, nel backstage, Stiles, vestito con un elegante completo color verde metallizzato con dei ricami neri sulle maniche, ed Allison, che indossava un lungo abito di pizzo rosa con un motivo a fiori, studiavano attentamente il comportamento dei loro avversari. I Favoriti sembravano tutti molto sicuri, ma risultavano un po' spocchiosi. Isaac lahey del Distretto 1 aveva un ghigno crudele mentre parlava della sua futura vittoria. Erica Reyes del 2 si atteggiava da gatta morta. Boyd del 4 rispondeva male alle domande del presentatore, con un tono di superiorità. E poi c'era Derek, che usava il suo sottile umorismo e i suoi sorrisi sicuri, comportandosi un po' come il “bello e dannato” della situazione. E a giudicare dalle urla delle spettatrici in sala, era riuscito a conquistare il pubblico femminile.

- Woah, senti un po' le signore qui presenti come si agitano! Ma dicci un po', Derek … c'è una ragazza per cui vorresti vincere? – chiese Flickerman, esprimendo quella che era una curiosità comune un po' a tutte le donne che guardavano lo show. E anche a Stiles.

- Beh, in realtà ce ne sono due – rispose Hale, con sorrisetto divertito. Il conduttore lo guardò come per dirgli di raccontare, e così fece – le persone per cui voglio a tutti i costi tornare, le uniche donne della mia vita, sono le mie sorelle Laura e Cora.

Dal pubblico si levò un “owwww” generale, segno che aveva intenerito ogni singolo spettatore che lo guardava. Dietro le quinte, il ragazzo del 7 era rimasto stupito e affascinato da questa affermazione. Non avrebbe mai creduto di trovare un lato dolce in quello che considerava solo un ammasso di superbia e crudeltà.

Gli altri tributi cercavano di essere cordiali ed educati, a volte risultando fin troppo noiosi.

Poi, quando anche l'intervista al tributo maschio del 6 terminò, venne finalmente il turno di Allison.

Alla ragazza venne fatto cenno di entrare in scena; salì sul palco e dopo aver salutato Ceasar, si sedette su una delle poltroncine. Il presentatore iniziò chiedendole come si trovasse a Capitol City, poi passarono subito a parlare della sua famiglia, in quanto durante la mietitura, l'abbraccio tra lei e suo padre era stato “un momento davvero straziante che aveva commosso tutta Panem”. Infine scambiarono anche qualche parola sulla parata dei carri, durante la quale il Distretto 7 aveva brillato grazie ai vestiti floreali di Lydia e Danny e poi si salutarono, lasciando il posto a Stiles.

Il ragazzo entrò in scena radioso come sempre, stringendo la mano al conduttore e mandando baci al pubblico.

- Allora Stiles, come va? Che ne pensi della nostra capitale? - mentre parlava, Ceasar diede una pacca sulla spalla del tributo.

- Beh va tutto bene, è una città normale in cui la gente si colora la pelle di verde e si mette vestiti infuocati, cose di tutti i giorni per uno come me! - Flickerman scoppiò a ridere, accompagnato da tutto lo studio. Il ragazzo sapeva come conquistare gli spettatori.

- Stiles, sei una forza, davvero! Quindi quelle della parata erano piante vere che crescevano sui mantelli... non ti davano fastidio?

- Davvero nessuno ha notato che mi sarei strappato subito quell'erbaccia di dosso, Ceasar?

Un' altra risata generale di tutti i presenti. Il pubblico adorava Stilinski.

- Beh, allora potrai fare l'attore se vincerai – il conduttore si concesse un' ultima battuta, poi continuò con le cose serie – Allora, so che a casa hai solo tuo padre che ti aspetta, perché tua madre è morta molto tempo fa... cosa credi che abbia pensato vedendo la sfilata dei carri e il tuo voto nell'allenamento?

Per il ragazzo erano stati dei giorni pieni e difficili e non aveva avuto nemmeno un momento per pensare a suo papà, o a Scott e Melissa. Ora che il loro ricordo era riaffiorato, un senso di panico e di tristezza lo pervase. Avrebbe dovuto cercare di fare di meglio per gli Strateghi, un misero sette non avrebbe tranquillizzato le persone che a casa stavano sperando in un suo ritorno. Cosa avevano pensato di lui? Erano orgogliose? Erano deluse? Si erano già arrese? Avevano ancora fiducia in lui?

- Io... spero che sia fiero di me. Lo spero con tutto il cuore – rispose Stiles, con la voce un po' instabile, quella di qualcuno che potrebbe piangere da un momento all'altro.

- Lo è sicuramente, davvero – disse Flickerman, mettendogli una mano sulla gamba per conforto – e lo sarebbe anche tua madre.

Il tributo sorrise e dopo qualche istante suonò il campanello che avvertiva che il tempo era finito. Stiles si alzò in piedi, salutò Ceasar con una stretta di mano e poi cercò tra il pubblico lo sguardo di Lydia. La trovò in seconda fila, accanto all'altro stilista del loro team, e appena i loro sguardi si incrociarono, la rossa fece un cenno con la testa. Era il segnale. Il ragazzo fece un inchino molto teatrale verso il pubblico, e improvvisamente dalle maniche della sua giacca sbucarono delle piccole margherite e altri fiori colorati. Il pubblico andò in visibilio per la sorpresa finale e ricevette una standing ovation. La gente amava Stiles Stilinski.

 

Nel backstage ad attenderlo dopo lo show c'erano Effie, Talia ed Allison, che uno ad uno si congratularono con lui, sostenendo che era nato per stare sotto i riflettori. E mentre chiacchierava ed abbracciava Allison, non si accorse che il team del 7 non era solo.

- Complimenti, Stiles. Vedo che questo piccolo vizio di tirare fuori piante non ti è ancora passato – Derek Hale se ne stava con le braccia incrociate appoggiato ad una parete.

- Sì, ci sto prendendo gusto. Potrei provare a ricoprire te di edera velenosa, già che ci sono – rispose il più giovane. – Cosa vuoi, Hale?

- Niente, volevo solo salutarti prima dell'arena. Sai, non è detto che tu rimanga vivo abbastanza per riuscire a rivolgermi ancora la parola, lì dentro.

- Bene, grazie per la visita, se non c'è altro puoi tornare da dove sei venuto.

- Eh va bene – disse il tributo del 2, voltandosi verso la porta – comunque, se fossi tuo padre, sarei fiero di te.

Stilinski rimase pietrificato a guardare Derek che percorreva il corridoio che portava all'uscita, con l'ultima frase che echeggiava nella sua testa. Davvero gli aveva fatto un complimento? Perché? Stiles non capiva, ma in ogni caso quelle parole avevano scatenato in lui uno strano mix di eccitazione, imbarazzo e gioia dentro di sé. Avrebbe voluto che quel ragazzo fosse rimasto, per ringraziarlo, per chiedergli come mai dopo tutti quegli insulti e gli scontri si era dimostrato gentile, e semplicemente per stare ancora un po' con lui. Avrebbe potuto fermarlo, ma restò fermo dove si trovava, senza battere ciglio.

Sentì un colpo di tosse dietro le sue spalle e dal mondo dei sogni venne catapultato di nuovo sulla Terra. Allison lo fissava con espressione maliziosa, come per insinuare che tra lui e l'Hale ci potesse essere qualcosa. Il ragazzo diventò quasi della tonalità della sua giacca per l'imbarazzo, ma fortunatamente, prima che la Argent potesse fare domande, Talia fece segno ai tributi di seguirla.

Uscirono dalla sala di attesa dello show e attraversarono un lungo corridoio fino ad una rampa di scale che li portò su un balcone in cui non sembravano esserci telecamere. Talia doveva sicuramente dire ai ragazzi qualcosa di importante.

- C'è una cosa che dovreste sapere – iniziò, facendo un respiro profondo. Ci fu un momento di silenzio carico di tensione. - Derek è mio figlio.

Stiles ed Allison restarono a bocca aperta, scambiandosi sguardi confusi. Nessuno dei due si aspettava una cosa del genere.

- Ma com'è possibile? Insomma, i cittadini devono restare nel proprio distretto natale! - chiese Allison. Fin da piccola era stata abituata a conoscere le mille regole dei distretti, vivendo nella famiglia più importante del Distretto 7, a stretto contatto con il sindaco e non aveva mai sentito qualcosa che fosse anche lontanamente simile a quello.

- Almeno che non si parli di un vincitore – disse Stilinski, in tono basso. Lui aveva già capito come erano andati i fatti. - Il Tour della Vittoria, giusto?

Talia sorrise, ancora una volta si sorprese di quanto quel ragazzo fosse intuitivo.

- Giusto. Sono rimasta incinta di Laura, mia figlia maggiore, ad uno dei miei primi Tour da mentore - iniziò a raccontare. - Ho conosciuto suo padre nel Distretto 2, era uno degli addestratori dei Pacificatori e aveva il compito di scortarci durante la nostra breve permanenza. Quel giorno ad una festa in onore dei vincitori ci siamo incontrati e abbiamo passato del tempo insieme e ci siamo lasciati andare. Qualche mese dopo ho scoperto di essere incinta ed è stato un disastro per me. Non fraintendetemi, volevo un bambino, ma è pericoloso... sapete, i figli dei vincitori a volte vengono sorteggiati apposta per rendere lo show più interessante e non potevo fare questo ai miei figli.

Nella sua voce si era fatta una nota di tristezza. Si poteva percepire quanto la facesse soffrire quello che aveva passato. - Per questo al termine della gravidanza ho usato un paio di conoscenze che avevo per andare clandestinamente nel Distretto 2 e partorire lasciando Laura al padre. E ogni anno, durante il Tour della Vittoria, andavo a fare visita alla mia famiglia.

- E poi sono arrivati Derek e Cora – terminò per lei Stiles. La Argent lo guardò sorpresa e maliziosa per il fatto che lui si ricordasse il nome della sorella del loro nemico, ma venne ignorata.

- Ogni volta che lui ed io facevamo l'amore, finiva per essere un errore. E così ho ripetuto tutto ancora e ancora. E qualche anno fa ho saputo che il padre dei miei ragazzi era morto, e non sono più potuta andare nel Distretto 2. Quest'anno è la prima volta che vedo Derek dopo tanto tempo.

 

Qualche ora prima.

- Ho trovato il tuo biglietto. Spero che tu mi abbia chiesto di vederci per un motivo importante e non per una pseudo-riunione di famiglia – Derek Hale aveva fatto il suo ingresso dalla porta dorata che divideva il balcone dalla rampa di scale. Le sue parole colpirono il cuore di Talia come lame appena affilate. Lui non l'aveva perdonata.

- Sono qui per spiegare... - rispose la madre, forse in tono troppo debole per essere presa sul serio. Lo sguardo amareggiato del figlio ne fu solo la conferma.

- Spiegare?! Non pensi di essere un po' in ritardo? - il ragazzo stava quasi urlando. - Papà è morto da tempo ormai e tu? Tu non sei mai tornata! Non sei nemmeno stata al suo funerale! Come pensi che sia stato per Cora non avere una madre?! E per me? E Laura?! Che hai fatto per noi, oltre che venire una volta all'anno o due quando papà c'era ancora?!

Talia voleva piangere, ma cercò di calmarsi, per non mostrarsi debole.Era comumunque il capofamiglia, doveva comportarsi come tale.

- Derek, ascoltami.- disse. - Non sono più tornata perché i controlli si sono intensificati e non avevo più un ponte col vostro distretto. Non sai quanto avrei voluto esserci al funerale di tuo padre. Non sai quanto avrei voluto passare i vostri compleanni con voi, quanto avrei voluto vedere Laura alle prese con il suo primo lavoro, te diventare un lupo potente e sentire le prime parole di Cora, ma non potevo. Vi avrei messi in pericolo, ed era l'ultima cosa che avrei voluto. Ho fatto tutto quello che potevo per evitarvi quello che ho passato io..

- Ma non è bastato.

- Ma non è bastato, lo so. La fortuna non è proprio a mio favore. Ma io credo in te. Tu sei forte. Tu eri destinato a diventare l'Alpha. Io so che ce la farai. E mentre sarò qui, io farò di tutto per non far passare tutto questo anche alle tue sorelle.

Derek restò in silenzio, dopo le parole della madre. Non capì precisamente cosa avesse voluto dire, ma la sua rabbia era svanita. Aveva sempre voluto una mamma accanto a sé. Si era sempre chiesto perché non ci fosse, temeva che non le importasse, ma ora sapeva di essersi sbagliato. Ora voleva solo uscire vivo da quei giochi e magari dopo avrebbe potuto ricostruire il rapporto tra di loro.

Per questo, finalmente, il ragazzo strinse la madre in un abbraccio liberatorio, uno di quelli che gli erano mancati tanto.

E dopo aver sciolto la stretta ed essersi detti “ti voglio bene” a vicenda, si divisero per l'ultima volta.

 

Stiles ad Allison erano rimasti in silenzio ad ascoltare il racconto della donna, che piano piano aveva perso la forza che l'accompagnava sempre e si era lasciata sopraffare dalle lacrime.

- In ogni caso, sappiate che ve l'ho detto solo perché mi sono sentita in dovere di farlo. Non vi chiederò di morire per mio figlio o per me, non sono egoista. Mi sembrava giusto dirvelo.

Il mentore guardò i tributi uno ad uno, sul suo viso bagnato ed un po' arrossato si potevano vedere in modo evidente la paura e la tristezza. Talia Hale era sempre stata una donna sicura e forte, anche dopo tutto quello che aveva passato.

Ci fu un abbraccio di gruppo, per sentirsi una squadra, per darsi sostegno reciproco, per comunicare l'affetto che in quei giorni si era creato, poi si presero un attimo per calmarsi e tornarono ad assistere alla diretta nel backstage insieme agli altri team.

 

Si erano persi qualche intervista, ma niente di importante. Erano arrivati giusto in tempo per sentire l'altra Hale, Malia, che sparava battute taglienti sulla Capitale e rispondeva alle domande personali in modo freddo. Stiles pensò che fosse una suicida, per andare conto Capitol City.

Alla fine del programma, la squadra del 7 tornò nel proprio appartamento, dove Effie attendeva raggiante.

Stiles ed Allison salutarono per l'ultima volta Talia ed Effie, che non avrebbero più visto, e tornarono nelle loro stanze, ognuno con i propri pensieri per la testa, che non sembravano volerli lasciar riposare.

Il giorno successivo, il loro inferno sarebbe iniziato.




[sapete tutti di chi è questo angolo]
ciao cutiessss
ok, non fucilatemi. questo capitolo non mi fa impazzire, forse sono stato frettoloso in alcune parti, forse ho scritto un bel po' di vaccate ma vi prego, abbiate pietà di questo povero sgorbietto che ha avuto un esame di matematica e inizia domani la scuola e dovrebbe ancora leggere un libro intero per inglese *si nasconde*
detto questo, sappiate che l'ultima parte, quella del flashback, è nuova di zecca, scritta giusto adesso. Non lo so, non ero convinto del discorso di Talia che parla di Derek, l'ho fatto leggere alla mia love (aka la mia fidata jeremyhipster) e mi ha detto che sembrava sbrigativo, allora l'ho riscritto ma non mi convinceva e all'improvviso mi è venuta un'idea per un flashback della Hale family e la mia love ama angry!Derek quindi 1+1 = quello (schifo) che avete letto.
La cosa che mi è piaciuta di più da scrivere sono le interazioni Sterek che sono ancora misere, ma wait my darlings, dal prossimo capitolo si cambia musica eheheheeee
Riguardo alle piante che crescono dai vestiti........ vi prego, non commentate. Mi sento un po' ridicolo. Volevo fare anche io qualcosa di particolare che facesse trionfare i nostri tributi del 7 alla parata come nei libri fanno le fiamme per Katniss e Peeta, ma con un distretto basato sul legname che potevo fare? ;-; 
Stessa cosa per l'acido (?) durante la prova per valutazione, sapevo semplicemente che Stiles con un'arma sarebbe stato credibile quanto Britney Spears che canta in live quindi ho inventato qualcosa che mettesse in evidenza il suo ingegno... ma con pessimi risultati. ;-;
E niente, chiedo scusa se ci sono errori grammaticali ma sono di fretta, questo capitolo è un piccolo disastro ma vi assicuro che dal prossimo si cambia musica, iniziano gli Hunger Games (e lì sì che mi diverto eheheheeee)!
Ringrazio tutti i lettori, da quelli silenziosi a quelli che hanno messo tra i ricordati/seguiti/preferiti e hanno recensito! Spero che continuerete a farmi sapere cosa ne pensate!

A presto babies! <3


 

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Capitolo 4
*** And I still see you fall as I run so fast. ***


Capitolo terzo - "And I still see you fall as I run so fast."


La mattina seguente, entrambi i tributi del Distretto 7 vennero guidati sul tetto dai loro stilisti.

Mentre aspettavano di essere portati all'arena, Lydia e Danny chiacchieravano amabilmente sulla nuova tendenza del momento, mentre Stiles ed Allison erano decisamente troppo tesi per spiccicare anche una singola parola. Tra qualche ora si sarebbero trovati nel centro di un inferno da cui nessuno dei due era certo che sarebbe uscito. Un salto nel vuoto. E serviva davvero “avere la fortuna dalla propria parte”, come diceva il detto, per sopravvivervi.

Improvvisamente dal nulla sbucò un hovercraft con lo stemma di Capitol City, che prelevò uno ad uno i membri della squadra. Una volta saliti a bordo, ai due tributi venne inserito un localizzatore nell'avambraccio, in modo che nell'arena gli Strateghi potessero sempre sapere la loro posizione. Due senza-voce fecero il loro ingresso, mostrando ai quattro una sala in cui era stata allestita la colazione. I ragazzi del 7 mangiarono il più possibile per immagazzinare le forze, visto che nell'arena non sarebbe stato poi così semplice procurarsi il cibo.

Il viaggio durò circa mezz'ora, poi i tributi vennero mandati ognuno nella propria Camera di Lancio insieme al proprio stilista.

Stiles si vestì con ciò che gli avevano lasciato gli organizzatori dei giochi (un paio di pantaloni lunghi, una casacca verde, una cintura marrone e una sottile giacca nera) e poi si mise la spilla che gli aveva regalato il suo migliore amico Scott nel giorno della mietitura. Sperava davvero che gli avrebbe portato fortuna.

Una voce elettronica annunciò che era il momento del lancio e il ragazzo si posizionò sulla piastra circolare che l'avrebbe portato nell'arena. Lydia lo strinse forte in un abbraccio e poi gli diede un bacio sulla guancia.

- Senti, non avere paura di niente, Stiles. Tu sei forte. Non importa se gli sponsor o gli Strateghi pensano che tu sia messo peggio di Allison. Io so che ce la puoi fare – gli occhi della rossa si fecero lucidi mentre parlava. Stiles fece un sorrisetto per tranquillizzarla.

– Poi io sono più sexy – entrambi risero.

La Martin gli ricordò tutti i consigli che gli aveva dato il mentore e gli augurò buona fortuna per l'ultima volta.

Un'ultima chiamata dalla voce elettronica e il ragazzo venne circondato da un cilindro di vetro, che pian piano iniziò a salire, fino a lasciarlo su una piattaforma all'interno dell'arena.

 

La voce del commentatore dei giochi, Claudius Templesmith, annunciò l'inizio degli Hunger Games, dando via al timer di sessanta secondi.

Stiles si guardò intorno. I cerchi metallici su cui si trovavano i tributi erano disposti in posizione circolare a distanza regolare dalla Cornucopia, il cono enorme che stava sempre al centro dell'arena e sotto al quale venivano piazzate provviste e armi di ogni genere. Talia gli aveva raccomandato di stare lontano da lì, poiché ogni anno i tributi venivano decimati cercando di prendere qualcosa da sotto il cono e lui non era né tanto veloce da riuscire a sfuggire ad un nemico né tanto forte da vincere in uno scontro corpo a corpo.

Si trovavano in una radura con l'erba poco alta, contornata da una foresta di pini e abeti e da un grande lago che si diramava in piccoli corsi d'acqua. Stilinski si sentì sollevato nel constatare che l'arena ricordava molto i boschi del suo distretto, in cui ogni tanto andava quando sua madre era ancora viva. Si sarebbe sentito più a suo agio in quell'ambiente che in ogni altro scenario.

Il conto alla rovescia era già arrivato al dieci. Stiles si girò a guardare Allison, che stranamente aveva lo sguardo dritto verso il grande cono al centro del prato. “Cazzo” pensò il ragazzo, intuendo i pensieri della Argent. Sperava che lei lo guardasse per farle un qualche gesto in modo da impedirle di commettere quella pazzia, ma i suoi occhi erano piantati sulla Cornucopia e le sue gambe già pronte per lo scatto. “Spero che tu sia veloce, Allison.” pensò.

- Tre.

La voce del timer lo riportò alla realtà, costringendolo a concentrarsi su se stesso.

- Due.

Tutti gli altri tributi erano già pronti a correre, ognuno per la propria strada.

- Uno.

Si mise in posizione per lo scatto.

Poi il gong d'inizio, e subito l'inferno era iniziato.

Stiles si voltò ed iniziò a correre il più velocemente possibile verso i boschi, senza nemmeno girarsi per vedere se qualcuno lo stesse seguendo. In men che non si dica era nascosto in mezzo ad alberi e cespugli e osservava quello che stava accadendo intorno a lui.

Gli unici che come lui avevano scelto di addentrarsi nella vegetazione erano la ragazza del 5, il ragazzo del 6, il ragazzo dell'8 e i due tributi dell'11. Tutti gli altri avevano iniziato la loro corsa verso le armi e i viveri, che a breve si sarebbe trasformata in una vera e propria battaglia all'ultimo sangue.

Allison era la più veloce. Era praticamente arrivata Cornucopia, decisa ad afferrare l'arco che sembrava aspettare solo lei, ma quando si voltò per controllare gli avversari capì che se avesse provato a tornare indietro armata si sarebbe ritrovata ad affrontare nemici più forti di lei, per questo fece marcia indietro, afferrando un grosso zainetto che sicuramente conteneva qualcosa di utile.

La Argent cercò con gli occhi il compagno di squadra, trovandolo dietro alle piante poco distanti da lei. Cominciò a correre nella sua direzione, ma prima di raggiungere il bosco qualcuno la afferrò per il braccio e la spinse a terra.

Il ragazzo del 3 avanzava verso di lei minaccioso, armato di un'ascia. Allison cercò di alzarsi, ma prima di riuscirci, l'avversario le diede un calcio sul fianco che la fece nuovamente ruzzolare a terra. Il tributo del 3 le mise un piede sul petto per tenerla ferma. La ragazza si sentì soffocare e la paura in lei prese il sopravvento. Vide il nemico alzare l'arma e pregò Dio in un qualche miracolo.

E il miracolo arrivò.

Stiles sbucò con in mano un grosso ramo che sbatté con violenza conto la nuca del nemico, facendolo cadere incosciente. Sicuramente non l'aveva ucciso, ma era bastato per riuscire a salvare la Argent.

- Chi è tra i due che si meritava il 10? - chiese Stilinski, porgendo la mano all'amica per aiutarla a rialzarsi.

Allison rise, poi gli diede una pacca sulla spalla e insieme si fiondarono nei boschi in cerca di un posto sicuro.

Girarono per ore tra gli alberi, finché entrambi non sentirono il bisogno di fermarsi a riposare le gambe. Erano abbastanza lontani dall'inizio della vegetazione, per cui si sentivano già decisamente più sicuri. Si aspettavano che i Favoriti fossero stati occupati a massacrare il resto dei tributi che avevano cercato di rimediare qualche oggetto e che quindi non potevano essere vicini, mentre gli altri che si erano addentrati tra la vegetazione non costituivano un grande pericolo.

Aprirono lo zainetto per controllare il suo contenuto e vi trovarono due pagnotte, un paio di pugnali, una borraccia, un telo impermeabile e dei fiammiferi. Scelsero di salvare il cibo per quando avrebbero avuto molta fame e che i coltelli sarebbero stati più utili ad Allison, in quanto Stiles era già armato del bastone e in ogni caso non avrebbe centrato nemmeno un avversario a dieci centimetri di distanza da lui tirandoli. Poi, procedettero alla ricerca di uno degli affluenti del lago vicino alla Cornucopia.

Camminarono per circa un'ora prima di trovare un fiume. Entrambi si gettarono subito a dissetarsi ed Allison ne approfittò anche per bagnare il livido violaceo che aveva sul fianco, mentre l'amico riempiva la borraccia il più possibile. Decisero di fermarsi per un po' in quel punto, in quanto sembrava abbastanza sicuro e lì avrebbero avuto sia acqua in abbondanza che pesci.

Stiles non aveva mai pescato in vita sua, ma mise in pratica quello che aveva imparato alla postazione per creare esche da pesca servendosi di un po' di spago e una forcina per capelli della compagna e in poco tempo riuscì a catturare quattro pesci. La Argent preparò un piccolo fuocherello grazie ai fiammiferi e fece abbrustolire metà del ricavato.

Finirono il pasto giusto in tempo per il tramonto, evitando che il fuoco attirasse qualche nemico.

I tributi cancellarono le tracce del loro passaggio e seguirono il corso del fiume dalla parte opposta al lago. Mentre camminavano, il cielo si oscurò lentamente e la luna illuminò il cielo dell'arena.

Improvvisamente, lo stemma di Capitol City apparve nel cielo e l'inno nazionale risuonò, segno che sarebbero stati annunciati i tributi morti fino a quel momento. Stiles rimase stupito nel notare che la prima foto ad apparire fu quella della ragazza del Distretto 1. Solitamente, i Favoriti sopravvivevano tutti al primo giorno. Si gettavano nella Cornucopia, erano i carnefici del bagno di sangue, poi si alleavano per uccidere uno ad uno gli altri tributi e alla fine lottavano tra loro. Stilinski si sentì più sollevato a pensare che c'era un Prescelto in meno. Le foto successive erano quelle di entrambi i tributi del 3, il ragazzo del 5, la ragazza del 6, la ragazza dell'8 ed entrambi i due del 9, del 10 e del 12. In totale i morti erano dodici. Il primo giorno non era nemmeno finito e già si erano praticamente dimezzati.

Decisero che si sarebbero accampati sotto un grande albero in riva al fiume e che a turno avrebbero montato la guardia per evitare di essere uccisi durante il sonno.

 

La prima notte nell'arena fu tranquilla per i tributi del 7. Il clima non era freddissimo e i nemici sembravano completamente scomparsi, quindi i due dormirono sonni tranquilli.

La mattina seguente, i ragazzi del 7 ripresero il loro cammino lungo la sponda del corso d'acqua. Non parlavano molto mentre si spostavano, non volevano che qualcuno li sentisse, e stavano molto attenti a quello che succedeva intorno a loro. Per questo motivo riuscirono a notare qualcosa che si muoveva nell'acqua.

Stiles fece cenno ad Allison di seguirlo, ed entrambi si avvicinarono cauti all'oggetto galleggiante. Era una giacca come le loro, ma impregnata di sangue.

- Da tutto il sangue che c'è, scommetto che il proprietario di questo giubbotto non se la passa tanto bene – osservò Stiles – sicuramente è ancora da queste parti.

- Se lo incontriamo cosa facciamo? - chiese Allison.

- Ci servono alleati, ricordi?

- Sì ma è ferito, e anche in modo serio a quanto sembra! Ci rallenterà e ci metterà in pericolo!

- E noi lo cureremo! - Stilinski aveva alzato la voce – Senti, nemmeno a me piace questa storia degli alleati, ma Talia ci ha detto che ci servono per sopravvivere, ed io mi fido di lei, visto che è una vincitrice. Cerca di farlo anche tu.

Detto questo, il ragazzo continuò ad avanzare lungo il corso d'acqua, seguito dall'amica.

 

Dopo nemmeno un quarto d'ora, i tributi del Distretto 7 si trovarono davanti alla cascata che dava vita al fiume che avevano seguito fino a quel momento. Grazie a Dio non vi era alcuna traccia di altri tributi, nemmeno di quello ferito. La Argent accese un piccolo fuoco per poter mangiare i due pesci che restavano dal giorno precedente. Mentre i due consumavano il loro pasto, qualcosa si mosse tra i cespugli. Stiles saltò subito in piedi e afferrò il suo bastone ed Allison estrasse entrambi i coltelli.

Dalle piante uscì una ragazza alta, con i capelli lunghi e castani, piena di sangue sia sul viso che sui vestiti: il tributo dell'11. Aveva l'aria decisamente stanca, ma non sembrava ferita. Perché era così imbrattata di rosso allora?

Mentre avanzava verso di loro lentamente, alzò le mani – Sono disamata, voglio il vostro aiuto, vi prego – disse lei.

- Perché dovremmo crederti? - chiese la Argent.

- Perché non mi interessa vincere questo stupido gioco – rispose la ragazza. - Fidatevi, vi prego.

Stiles ed Allison si scambiarono un'occhiata, poi raccolsero le loro cose e seguirono la nuova alleata. Si fecero strada nella foresta per qualche minuto, poi si fermarono davanti ad un'enorme quercia. Ai suoi piedi vi era un ragazzo, l'altro tributo dell'11, rimasto solo in maglietta, con una ferita aperta sull'addome. Non sembrava in via di guarigione, anzi, doveva essersi sicuramente infettata. Sicuramente la giacca nel fiume era la sua.

- Mi chiamo Malia, io ed il mio compagno eravamo nascosti sugli alberi quando abbiamo incontrato i Prescelti – iniziò a raccontare la ragazza – Mentre dormivano, Greenberg ha afferrato uno zaino di quelli che avevano preso alla Cornucopia, ne avevano uno ciascuno. Poi ha cercato di rubare un arco con la faretra, ma nell'afferrarlo ha fatto cadere una freccia ed ha svegliato i tributi...

- E come avete fatto a scappare?! - chiese Stiles esterrefatto.

- Ci siamo spostati da un albero all'altro, lo facciamo sempre nel nostro distretto durante il raccolto. Greenberg è riuscito ad abbattere con una freccia la ragazza dell'1, ma il suo compagno gli ha tirato un pugnale. A quel punto siamo stati fortunati, perché è sbucato un tributo, il ragazzo del 5 credo, e hanno deciso di seguire lui e noi ci siamo nascosti per un po' tra gli alberi, poi ho visto il fiume e ho deciso che scendere era la scelta migliore. E poi ho trovato voi. Vi ho sentiti parlare di alleanze alla mensa del Centro e ho pensato che ci avreste aiutati... allora ho fatto in modo che voi trovaste il giubbotto.

Allison si chinò sul ragazzo dell'11 ed esaminò la ferita. Un'altra cosa che le era stata insegnata fin da quando era piccola era il primo soccorso. Chiese a Stiles di cercare un paio di erbe, ma disse che le condizioni erano gravi anche per l'infezione che si stava diffondendo e che c'era una grossa probabilità che il ragazzo non sarebbe sopravvissuto.

Quando Stilinski tornò, la Argent fece un intruglio con le varie foglie che le aveva portato e con l'acqua della borraccia. Spalmò tutto sulla ferita di Greenberg per disinfettarla e attesero.

Aspettarono un paio di ore, ma il ragazzo non sembrava migliorare nemmeno leggermente. Gli diedero un pezzo del pane che avevano trovato nello zaino i tributi del 7, ma la situazione non sembrava cambiare. Il suo colorito era diventato decisamente pallido, quasi verdognolo, ed era completamente bagnato dal sudore. Fecero il possibile, ma niente.

Alla fine, nonostante i tentativi dei tre compagni di salvargli la vita, il suo cuore smise di battere. Si sentì lo sparo di un cannone e dal nulla apparve un hovercraft che raccolse il corpo del tributo.

La sera, dopo lo stemma di Capitol City, l'unico volto proiettato fu quello di Greenberg.

 

All'alba, i tre tributi erano già in cammino. Avevano fatto l'inventario delle proviste e delle armi, aggiungendo a quelle vecchie anche l'arco rubato dai ragazzi dell'11 e lo zaino, contenente tre pezzi di carne essiccata, un' altra borraccia, degli occhiali per la visione notturna, una corda e un altro paio di coltelli. Si erano suddivisi un po' del pane che avevano ed erano subito partiti, cancellando le loro tracce. Stiles aveva pensato che vedendo l'hovercraft portare via Greenberg, qualche tributo sarebbe accorso a vedere se aveva lasciato qualche oggetto utile o se i suoi assassini erano ancora nei paraggi, per questo scelsero di levare le tende prima di incappare in altri scontri.

Camminarono per diverse ore, poi si fermarono per riposare un po'. Malia si offrì di arrampicarsi su un albero particolarmente alto per vedere se riusciva a scorgere i nemici o semplicemente per vedere a che punto dell'arena si trovavano. Scoprirono di essere ad ovest della Cornucopia, non troppo lontani da essa e dal ragazzo del 6, che stava poco più a nord di loro. Tuttavia, sapevano che nessuno li avrebbe attaccati da solo, per questo non si preoccuparono di spostarsi.

- Malia, perché hai detto che non ti interessa vincere? - chiese Allison. I tre erano seduti in cerchio mentre mangiavano un pezzo di carne ciascuno. Si erano raccontati le loro vite

- Perché io non ho nessuno da cui tornare, quindi non ho motivo di mettermi ad uccidere delle persone solo per il divertimento di qualche cittadino di Capitol City – addentò un po' di cibo e poi continuò. – Non sono un'assassina.

Stiles annuì, d'accordo con il pensiero della ragazza. Purtroppo però sapeva benissimo che lui non poteva concedersi quel lusso. Lui aveva suo padre da cui tornare, che non avrebbe sopportato di veder morire anche un figlio, e poi c'erano Scott e Melissa, che per lui erano una seconda famiglia.

- Come mai dici di non avere nessuno? - chiese il ragazzo. Allison gli lanciò un'occhiataccia per cercare di fargli capire che doveva chiudere la sua boccaccia, ma lui non colse.

- Perché è così – disse la ragazza. Non sembrava infastidita, tuttavia, ed iniziò a spiegare. – Non ho genitori... mia madre è morta qualche anno fa, la fame l'ha indebolita troppo e non ha retto nemmeno alla polmonite. Mio padre è morto prima che io nascessi, è stato un tributo anche lui... e poi non sono mai stata una bambina socievole.

- E quindi non hai mai avuto un amico o un'amica? - Stavolta la Argent tirò uno schiaffo dietro alla nuca del compagno. Lui la guardò male e le mimò un “cosa?!” con le labbra. Quel ragazzo non sapeva stare zitto.

- Sì, ne ha avuto una... ma anche lei non c'è più... - rispose lei con una nota triste nella voce. - Si chiamava Kira... ci siamo conosciute quando mia madre è morta. Era venuta a chiedermi come stavo durante il raccolto, anche se non la conoscevo. Da quel giorno siamo diventate inseparabili, come sorelle... ma poi lei ha cercato di rubare un paio di mele dal raccolto per me e per i suoi genitori... i Pacificatori l'hanno beccata e lei non ha retto alla fustigazione...

- Torturata per due mele?! Ma è orribile! - esclamò Allison.

- È così da sempre... da voi no?- Malia tirò su col naso e si asciugò una piccola lacrima che le stava scorrendo lungo la guancia destra.

Stiles pensò alle misure di sicurezza del Distretto 7, che dopotutto non erano severe, visto che non era difficile superare la recinzione per infilarsi nei boschi di nascosto e che pure i Pacificatori compravano la carne ottenuta dalla caccia di frodo. Certo, il lavoro e le tasse erano tenute sotto stretto controllo, ma che lui sapesse, non c'era mai stata nessuna fustigazione pubblica. Ma probabilmente era il 7 ad avere un sistema sbagliato.

- Certo, però da noi non è mai morto nessuno, ecco perché Allison è stupita! - si intromise il ragazzo, mentendo. Non era una buona idea rivelare a tutta Panem che nel 7 c'erano problemi di gestione.

- Dio, quanto odio Capitol City.

Sia Stilinski che la Argent sbarrarono gli occhi. Aveva davvero inveito contro la Capitale in diretta tv?! Sicuramente quella ragazza non aveva paura della morte. Ma dopotutto, lei non aveva niente da perdere.

 

Durante la notte, un urlo maschile risuonò poco lontano dai tre ed un colpo di cannone lo seguì a ruota.

Malia, già sveglia per il suo turno di guardia, scattò a svegliare anche gli altri due tributi alleati. Sicuramente, i Favoriti avevano raggiunto il ragazzo del 6, quindi erano decisamente vicini anche a loro.

I tre si armarono e presero le loro cose, per poi fuggire il più velocemente possibile verso sud, sperando che nessuno li sentisse. Peccato che le loro speranze non furono ripagate.

Il gruppo dei Prescelti, sentendo il rumore di passi, si lanciò all'inseguimento dei nemici e alla velocità della luce erano già alle loro spalle.

Stiles estrasse gli occhiali a visione notturna per riuscire a guidare Allison e Malia, che stavano subito dopo di lui, ancora abbastanza distanti dagli altri tributi. E fu una fortuna aver trovato quel visore nello zaino, perché grazie a quello Stilinski riuscì ad individuare un cambiamento nel terreno, uno strato di fanghiglia, che era decisamente insolito visto che non aveva piovuto nell'arena. Si mise a ragionare un attimo e giusto in tempo riuscì ad avvertire le compagne – Sabbie mobili!

Tutti e tre fecero uno scatto, per poi riuscire a balzare in una zona oltre il fango, per un soffio. Fortunatamente per loro, i nemici non erano altrettanto astuti: la ragazza del 4, nettamente avanti rispetto agli altri, non aveva avvistato il pericolo e vi era finita dentro. Urlava ai suoi compagni di tirarla fuori, ma Derek decretò che non ne valeva la pena, quindi venne lasciata a sé stessa, mentre veniva inghiottita dalla terra. E pochi minuti dopo, il colpo di cannone.

Nel frattempo, i tributi del 7 e quello dell'11 continuavano la loro corsa tra la vegetazione che sembrava farsi sempre più fitta.

Decisero di correre separati per un po', in modo da confondere i nemici, che però restavano in numero superiore a loro. Si sarebbero incontrati al fiume e poi avrebbero ripreso la strada insieme, sperando che i Favoriti non fossero più nei paraggi.

Stiles prese la strada a destra, Malia quella centrale ed Allison fece il giro a sinistra.

 

Stilinski correva con tutta la forza che aveva nelle gambe, senza curarsi del rumore delle foglie secche che calpestava durante il suo tragitto. Ogni tanto, tra un passo e l'altro, si girava per vedere se qualcuno lo aveva trovato, ma dopo un po' si convinse di essere ormai solo. I Prescelti dovevano essere tornati indietro, o nel peggiore dei casi, avevano preso una delle strade che avevano imboccato le sue amiche. Eppure Stiles non si sentiva sicuro. Non era possibile che nessuno l'avesse seguito per quella strada.

E infatti, prima che il ragazzo potesse solo accorgersi di avere compagnia, qualcuno balzò su di lui come un lupo che azzannava una preda: Derek Hale.

Entrambi caddero a terra, ma prima che il tributo del 7 riuscisse a rialzarsi, l'altro lo strattonò e lo bloccò a terra mettendosi su di lui.

- Ciao, Stiles – disse con tono beffardo, puntando i suoi occhi verdi in quelli nocciola del ragazzo – che ci fai qui tutto solo? Non ti hanno insegnato che nel bosco da soli non si va? Sai, ci sono i lupi.

Il più piccolo deglutì. Era in preda al panico, sarebbe morto da un momento all'altro se non avesse fatto qualcosa. Ma cosa avrebbe potuto fare? Il bastone gli era caduto e in ogni caso il Favorito teneva ferme le sue mani e le sue gambe, non aveva via di fuga. E inoltre, avere Derek così vicino e sentire il suo profumo intenso e i suoi respiri sulla pelle gli faceva un effetto strano che gli impediva di pensare cose sensate.

- Che c'è Stilinski, il gatto ti ha mangiato la lingua? Di solito sei così bravo a rispondere!

Il tributo del 7 cercò di recuperare un po' della calma persa insieme al suo solito sarcasmo. Forse tutto sarebbe finito tra poco e non voleva che la gente si ricordasse di come piagnucolava.

- Scusa, è che ti puzza l'alito amico, se vuoi nello zaino ho delle foglie di menta! - allora disse, facendo una faccia schifata.

L'Hale ridacchiò - Sai Stiles, sei davvero fortunato ad aver incontrato me. Isaac avrebbe giocato un po' al gatto che rincorre il topo e poi ti avrebbe tagliato la gola. Erica avrebbe fatto la gatta morta e poi ti avrebbe tirato un coltello in fronte. E Boyd ti avrebbe sbattuto un masso in faccia fino a renderti irriconoscibile. Ma sai una cosa? Tu mi piaci.

E Stilinski non riuscì a collegare le sue parole, a dargli un senso, finché Derek non gli mollò i polsi e le caviglie e si alzò, liberandolo. Si mise in piedi a sua volta e lo osservò con sguardo incredulo mentre gli raccoglieva il suo bastone e glielo passava.

- Corri dalle tue amiche, a loro non sarà andata bene quanto a te. Ci si vede, 7.

Stiles non osò proferire una parola, mise lo zaino in spalla e se ne andò, correndo come il vento, con la mente ancora occupata da una sola domanda: perché l'aveva lasciato andare?

Derek Hale per lui era un mistero, un mistero che voleva assolutamente risolvere.

 

Correva da circa mezz'ora Stilinski. Era quasi arrivato al punto di ritrovo, il fiume, finché non sentì un urlo provenire dalla sua sinistra: Malia.

Senza nemmeno pensarci, il ragazzo corse in quella direzione e facendosi strada tra gli alberi imboccò la strada che aveva preso la ragazza dell'11.

Dopo una manciata di minuti anche Allison lo raggiunse. La Argent gli raccontò che Erica ed Isaac l'avevano seguita, ma che era riuscita a ferire il tributo dell'1 alla gamba destra e per questo entrambi si erano fermati e lei aveva potuto continuare la sua corsa, mentre Stiles le raccontò quello che era successo con Derek, lasciandola senza parole.

Avanzarono ancora per qualche minuto, poi finalmente trovarono la loro amica.

Boyd teneva una Malia sanguinante per il collo, che cercava di divincolarsi dalla stretta del gigante, ma senza alcun risultato. Aveva dei lividi sul corpo e una profonda ferita alla pancia, ma nonostante fosse una Hale non sembrava guarire. Era troppo tardi.

Allison urlò di rabbia e con le lacrime agli occhi scagliò una freccia proprio alla nuca del Favorito, che morì sul colpo, lasciando cadere se stesso e la sua vittima.

I tributi del 7 si fiondarono dalla ragazza dell'11, che ormai li stava abbandonando per sempre.

- Malia, stai calma,va tutto bene! Ti... ti salverai, vedrai! - Stiles le reggeva la testa e cercava di rassicurarla, ma le lacrime salate che gli scendevano lungo le guance contraddicevano ogni sua parola.

- Stiles, sono morente, non sono idiota – disse con voce debole la ragazza – grazie per essermi stati amici, in questo poco tempo... sono felice di morire con voi accanto. Meritate di vincere entrambi, mi dispiace davvero tanto...

E a poco a poco gli occhi nocciola di Malia si chiusero e lei se ne andò, lasciandosi dietro solo uno sparo di cannone.

 

Per il resto della giornata, nessuno dei due si azzardò a parlare di quello che era successo. Entrambi sapevano che i Favoriti non li avevano trovati per puro caso, soprattutto dopo i discorsi della ragazza dell'11 contro la dittatura della Capitale, ma era meglio evitare di parlarne o si sarebbero ritrovati qualche ibrido alle calcagna. Inoltre, nessuno dei due aveva ancora metabolizzato la perdita della loro alleata, che nonostante conoscessero da così poco sentivano già come un'amica.

Avanzarono un po' tra la vegetazione fino a trovare il fiume e poi vi si stanziarono fino alla fine della giornata, sicuri che i Favoriti non li avrebbero attaccati ora che avevano perso un membro.

Quella sera, i volti proiettati nel cielo furono Boyd, la ragazza del 4, il ragazzo del 6 e Malia. Restavano loro due, Isaac, Derek, Erica, la ragazza del 5 ed il ragazzo dell'8.

Ma in realtà, nonostante fossero rimasti solo in sette, i giochi non erano più vicini al termine.

Quella sera, i tributi del 7 erano talmente stanchi che si erano addormentati entrambi, ignorando i turni di guardia e restando completamente indifesi.

 

Stiles si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva all'impazzata e delle urla che cercavano di uscire, ma venivano rese mute dalla mano di qualcuno, che gli teneva ferma la bocca.

Il tributo nemico stava dietro di lui, tenendolo stretto in modo da impossibilitargli qualsiasi movimento.

Stilinski era terrorizzato. Era certo che la sua morte sarebbe arrivata presto. “L'hai già scampata una volta, non riuscirai a salvarti anche stavolta” pensò. Avrebbe voluto almeno avvertire Allison in qualche modo, così lei sarebbe riuscita a scappare in tempo, ma non poteva né urlare né muoversi e il nemico sarebbe sicuramente stato attento a non fare rumore. Anche la ragazza, esattamente come lui, era in trappola.

Stiles non voleva mostrarsi debole in alcun modo, ma non riuscì a non piangere. Stava per affrontare una morte da idiota, ed era tutta colpa sua, che si era addormentato al posto di fare la guardia. Pensò a suo padre, a quanto sarebbe stato deluso e a come si sarebbe poi buttato nell'alcool per affrontare la sua perdita, esattamente come aveva fatto dopo la morte di sua madre. Pensò a Scott, che sicuramente avrebbe capito quanto fosse stupido. E pensò anche ai cittadini di Capitol City e degli altri distretti che lo avrebbero deriso. Sarebbe passato dall'essere 'il ragazzo in fiamme' all'essere 'lo scemo addormentato'.

Ormai non poteva più fermare le lacrime, che iniziarono a scendere dai suoi occhi nocciola, fino a bagnare le mani del suo aggressore.

- Sai Stiles, non ti credevo uno che piange come un marmocchio – gli sussurrò il tributo all'orecchio, divertito.

E Stilinski sbarrò gli occhi, perché riconobbe quella voce.

Era Derek Hale.



[Angolo del coglioncello in ritardo]
*si inginocchia sui ceci*
*si autoflagella*
*ingoia un set di coltelli da cucina*
NON ODIATEMI VI PREGO. POSSO SPIEGARE!
Mio padre ha deciso di cambiare operatore per il modem e hanno fatto un casino, quindi ero senza internet, mi dispiace un sacco ;-;
Ora però eccomi qui, ed ecco qui il capitolo!
Alloooooora, eccoci finalmente ai giochi! Mi sono rivertito un sacco a scrivere questo capitolo, lo giuro, e spero che sia di vostro gradimento! 
Cosa abbiamo qui? La Sterek non ancora, ma vi ho messo un'interazione che penso potrebbe essere interessante e poi il finale eheheheeee
Ah poi sappiate che Malia non l'ho messa a morte perché ce l'ho con lei (............ ok forse un po' sì ma principalmente no) ma perché serviva ed è stata la parte più difficile e brutta per me, un po' perché non sapevo bene come svilupparla e un po' perché non mi piace uccidere (?), ma era necessario per il proseguimento della storia (you'll see).
Poi mi piace vedere Allison un po' più concentrata sul gioco di Stiles, che mantiene molto la sua parte "umana" (tipo quando preferisce allearsi con la persona ferita mentre Allison non vuole). Derek invece è un po' come l'alpha dei cattivi perché è un figo è il più forte e lo rispettano.
Bene, io penso di aver finito, ringrazio come al solito la mia Josie aka jeremyhipster e anche l'altra mia love che si chiama Martina, che mi sostiene sempre e che fangirleggia un sacco. E ovviamente un grazie speciale a tutti i lettori, soprattutto chi recensisce o mette la storia tra le preferite/seguite/ricordate, vi amo un sacco!
Alla prossima babiesssss
 

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Capitolo 5
*** I've got an elastic heart. ***


Capitolo quarto - "I've got an elastic heart"
 

- Sai Stiles, è stato un grosso errore non fare la guardia durante la notte. Non sai che ci sono i lupi, qui? - chiese con un sussurro Derek, mentre continuava a bloccare il ragazzo del 7. Aveva sempre quel tono un po' beffardo che lo rendeva odioso, ma bisognava ammetterlo, anche sexy. Se non fosse stato in pericolo di vita, probabilmente a Stiles non sarebbe dispiaciuto avere l'Hale addosso.

Stilinski però non riusciva a provare altro che terrore. Si aspettava proprio che dopo quella frase, che sapeva di una di battuta finale da psicopatico prima di un omicidio, il suo aggressore l'avrebbe finalmente ucciso e che poi magari avrebbe fatto una scenata simile anche ad Allison.

Eppure Derek non fece niente.

Si limitò a fare una risatina quasi impercettibile, e poi, quasi con gentilezza, liberò Stiles dalla sua presa, che indietreggiò di qualche passo e poi si girò per vederlo in volto.

Se ne stava in piedi ora, con le braccia conserte e uno dei suoi soliti sorrisetti da stronzo stampato in faccia. E se Stiles non fosse stato troppo sotto shock, avrebbe sicuramente pensato che fosse davvero attraente.

- Che... che ci fai qui, Derek? - chiese il tributo del Distretto 7, abbassandosi per svegliare anche la compagna.

Allison si strofinò gli occhi, poi si mise seduta per riprendersi un attimo dal sonno, ma appena vide il Favorito, balzò in piedi, afferrando l'arco ed una freccia.

- Sono venuto qui per allearmi con voi – disse l'Hale. Poteva sembrare una battuta, ma Derek era più serio che mai.

- Sicuro, e io sono il Presidente Snow – rispose la Argent, ironica.

- Ragazzina, se avessi voluto uccidervi, l'avrei già fatto. Chiedi al tuo amichetto – ribatté il tributo del 2. Poi si rivolse a Stiles. - Quante volte ho avuto l'occasione di ucciderti? E quante volte invece ti ho risparmiato?

Stilinski raccontò velocemente quello che era appena accaduto alla compagna, che però continuava a non credere a Derek. Non era mai successo nella storia degli Hunger Games che un Favorito si alleasse con un tributo qualsiasi. E poi lui era un licantropo e questa cosa la spaventava un po'.

- Andiamo Argent, lo so che avete bisogno di me. È dal Centro di allenamento che cercate alleati, vi ho sentiti. Ora che la vostra amica è morta, vi serve qualcun altro – disse il ragazzo del 2.

- Ti sbagli, noi non abbiamo bisogno di nessuno – replicò Allison, tendendo ancora di più la freccia che gli teneva puntata addosso, come una minaccia. 

- D'accordo. Allora fallo. Uccidimi! Pensi davvero che voi due riuscireste a sopravvivere da soli fino alla fine?! Erica ed Isaac si allenano da quando sono piccoli, loro sanno uccidere a sangue freddo. E non dimentichiamoci degli altri due che si aggirano da queste parti. Però va bene, se credete davvero di farcela, ammazzami e buona fortuna! - Derek aveva decisamente alzato la voce e fissava la ragazza con sguardo severo e una scintilla di sfida.

Poi i suoi occhi verdi incontrarono nuovamente quelli di Stiles. Lo guardava come per chiedere almeno a lui di avere fiducia. E quello sguardo scatenò qualcosa nel ragazzo del 7, che gli disse che era sincero, che poteva credergli.

- Allison... ha ragione. Diamogli una possibilità – disse con tono basso, quasi sussurrando.

La ragazza si voltò e lo guardò incredula. - Come puoi avere fiducia in lui?! - sbottò.

E Stilinski rimase a bocca aperta, pensandoci. Avrebbe voluto darle milioni di ragioni per fidarsi dell'Hale, eppure tutto quello che gli veniva in mente era che Derek aveva qualcosa di speciale. Qualcosa che aveva sentito già quando gli aveva detto che sua madre sarebbe stata fiera di lui, dopo lo show di Ceasar. Qualcosa di buono, per questo lo aveva risparmiato ben due volte. Sapeva che in realtà Derek Hale era una persona della quale ci si poteva fidare, ma non avrebbe potuto spiegare perché. Quindi semplicemente disse: - me lo dice l'istinto.

- Stiles, è colpa sua se Cora è morta! - urlò la ragazza del 7, furibonda.

- Io non avrei mai potuto uccidere Cora – intervenne il ragazzo del 2.

- Certo, perché tu sei Ghandi!

- No, perché io sono un Hale, e lo era anche lei.

La risposta lasciò un po' interdetti i due tributi del 7. In teoria aveva ragione, appartenevano alla stessa famiglia, ed erano legati dal fatto di essere lupi mannari, ma non si erano nemmeno mai visti quei due, i loro distretti erano in posizioni completamente opposte.

- Lei era la mia famiglia... era come me. E anche se non ci conosciamo tutti, noi Hale abbiamo un forte senso della famiglia. Siamo come lupi dello stesso branco. E non avrei mai voluto che Cora morisse, ve lo assicuro - spiegò Derek.

Dopo quel chiarimento, Allison e Stiles restarono per un po' a bisbigliare, cercando di decidere se fidarsi del ragazzo o no. Alla fine, nonostante avesse provato in ogni modo ad opporsi, la Argent si arrese e i tre divennero ufficialmente una squadra.

Vagarono per un po' per i boschi, passando all'altra sponda del fiume e continuando a girare vicino ai margini dell'arena. Il tributo del 2 era convinto che i suoi ex compagni sarebbero tornati alla Cornucopia in cerca di armi e cibo visto che stare nella foresta per loro sarebbe stato svantaggioso, per questo i tre si concessero di pescare e cacciare in tranquillità. Alla fine della giornata i ragazzi avevano accumulato quattro pesci abbastanza grandi e una lepre.

Per cena mangiarono un pesce ciascuno e salvarono il resto per il giorno dopo, per poi andare a dormire.

Derek si offrì per il primo turno di guardia, facendo insospettire Allison. Non era ancora sicura che fidarsi del Favorito fosse una mossa intelligente, ma la stanchezza ebbe la meglio, e lei fu la prima ad addormentarsi.

Stiles invece restò sveglio ancora per un po', prima di raggiungere il mondo dei sogni. Tuttavia, durante il sonno sembrava agitato, si rigirava come un pesce appena pescato e aveva un'espressione truce. Dopo una mezz'oretta si svegliò improvvisamente, la fronte impregnata di sudore e gli occhi sbarrati dalla paura e lucidi, come pronti alle lacrime. Si mise seduto un attimo, come per riprendere aria.

L'Hale notò subito lo stato dell'altro tributo e gli si avvicinò preoccupato.

- Stiles? Che hai? - chiese.

- Niente – rispose secco l'altro, mettendosi nuovamente sdraiato.

- 7, si vede che hai qualcosa. Sono tuo alleato, puoi dirmelo.

Stilinski si mise nuovamente seduto e guardò l'altro tributo con aria stanca, ma nel suo volto si poteva leggere anche dell'amarezza.

- Hai un bel modo di fare amicizia, sai? Sapevo che alcune persone manifestassero a proprio modo l'affetto, ma soffocare la gente è una cosa nuova. Originale, complimenti!

Non aveva alzato la voce, il suo tono aveva un velo di tristezza più che di rabbia, ma le sue parole erano arrivate a Derek forti come se gliele avesse urlate e fossero accompagnate da dei pugni nello stomaco.

- Sai... ho chiuso gli occhi e dopo qualche minuto ho iniziato ad avere dei flash e mi sentivo soffocare. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando da piccolo avevo gli attacchi di panico - aggiunse Stiles.

Il lupo restò un attimo a guardare il ragazzo, che ora aveva lo sguardo rivolto a terra, ma fisso nel vuoto. Quando l'aveva aggredito, il suo obbiettivo era fargli imparare la lezione, fargli capire che quello poteva essere un errore fatale, non voleva fargli del male. L'Hale si maledì per la sua stupidità.

- Io... mi dispiace, Stiles... - disse.

Stiles fece una smorfia, simile ad un sorriso, ma che aveva ancora una nota di tristezza.

- Non importa, Derek... ora vai a dormire, sto io di guardia – sospirò, alzandosi.

Il tributo del 2 però lo afferrò per il braccio, fermandolo.
- No Stiles, tu hai bisogno di dormire. Ora tu ti stendi e provi a riposarti.

- Non hai capito, io ho paura che..

- Ti proteggo io – lo interruppe l'Hale. - Puoi fidarti.

Il più piccolo lo guardò stranito, ma non cercò di replicare e si rimise sdraiato.

Passarono una decina di minuti in cui riuscì ad addormentarsi e sembrava non volerne sapere di interrompere il sonno. Il licantropo per un attimo tirò un sospiro di sollievo, ma una manciata di secondi dopo, Stilinski iniziò a muoversi. Insieme ai movimenti, sempre più frenetici, iniziò a parlare nel sonno chiedendo aiuto e piangendo.

A quel punto Derek iniziò ad allarmarsi e si gettò accanto al ragazzo, dicendogli di svegliarsi e di stare calmo. Stiles sentì le parole dell'altro, ma la sua voce scatenò in lui uno strano riflesso e senza nemmeno rendersene conto, si svegliò e gli buttò le braccia intorno al collo.

L'abbraccio fece restare il lupo di sasso, indeciso se ricambiare l'abbraccio o dire al ragazzo di togliersi. Oltre che con le sue sorelle e sua madre, l'Hale non era solito fare sentimentalismi. Non gli piaceva dare abbracci o fare coccole, dire “ti voglio bene” era una cosa che non faceva quasi mai, e non era ancora arrivata nella sua vita una persona che fosse riuscita a strappargli un “ti amo”, nonostante fosse stato con diverse ragazze e ragazzi. Derek era una persona che la vita aveva reso chiusa e  fredda.

Eppure, in quel momento, qualcosa nel cuore del ragazzo lo spinse a muovere le braccia, avvolgendole intorno al corpo dell'altro, ricambiando quell'abbraccio. E quando lo fece, nonostante si chiedesse un po' cosa stesse facendo e perché, si sentì più leggero e felice. Per questo quando Stiles si staccò, preso improvvisamente dall'imbarazzo, si sentì come se fosse appena stato svuotato.

- I-io... - iniziò il più piccolo, le guance di un colorito che si avvicinava al porpora. - Scusa, non volevo... è stato... un riflesso.

- Non importa – rispose freddo il lupo. Si sentiva anche lui un po' in imbarazzo, ma cercò di non darlo a vedere.

A quel punto, Derek sentì qualcosa. All'inizio pensò solo che il vento o qualche animale avessero mosso un rametto, ma poi il suo udito intercettò il suono di foglie calpestate e si alzò in piedi di scatto.

- Sveglia Allison, dobbiamo muoverci – disse al ragazzo. Stilinski restò un attimo perplesso, ma ricordandosi dei poteri lupeschi dell'altro, obbedì senza obbiettare. Scosse l'amica con una mano, dicendole che dovevano scappare, e si mise a raccogliere le loro cose.

Preso tutto, i tre si misero a correre nella direzione opposta al suono, stando attenti ad evitare gli altri partecipanti. Ci volle una decina di minuti perché non si sentissero più seguiti, ma pensarono che sarebbe stato più saggio andare avanti nel bosco ancora per un'oretta.

Quando furono troppo stanchi per andare avanti, si fermarono. Erano arrivati in un punto un po' più alto del bosco, come se stessero salendo per una collina. Dalla loro posizione, era visibile la punta della Cornucopia in lontananza e dalla parte opposta la cascata, insieme ad un accenno del corso del fiume. Si chiesero se sarebbero potuti arrivare ancora più in alto, in modo da poter sorvegliare tutto dalla loro base, ma probabilmente gli Strateghi avrebbero escogitato qualcosa per mandarli dritti dagli altri tributi, perciò decisero di accontentarsi e sistemarono le loro cose.

Mangiarono ciascuno un pezzo di carne rimasto dallo zaino di Malia e Greenberg e divisero la lepre che avevano cacciato.

- Che si fa ora? - chiese Allison, prima di addentare la carne di lepre che teneva in mano.

- Ci riposiamo un po', poi cancelliamo le tracce e ce ne andiamo da qui. Se siamo fortunati troveremo qualcuno dei tributi che girano da soli – rispose Derek, che aveva appena buttato via un ossicino.

- Stai dicendo che dovremmo uccidere qualche tributo?! No grazie, dalle mie parti ammazzare qualcuno è sbagliato.

- D'accordo, morirai ammazzato ma almeno avrai la coscienza pulita.

- Ragazzi,non c'è tempo – li interruppe la ragazza. - Ho sentito qualcosa, dobbiamo muoverci. In fretta.

I due tributi si lanciarono a vicenda un'occhiataccia e presero a raccogliere tutti i loro oggetti, mettendoli uno dopo l'altro negli zaini. Poi cancellarono le loro tracce e si diressero con passo veloce dalla parte opposta del suono che la Argent aveva sentito.

Camminarono per un po' nei boschi.

Non sapevano precisamente dove si trovavano, ma sapevano che tra la vegetazione non erano al sicuro, qualunque minaccia poteva nascondersi tra le piante.

Ci fu un sibilo, come quello di un serpente. Derek, Stiles ed Allison si fermarono, guardandosi intorno. Sentirono un altro suono, sicuramente non umano, e poi successe tutto troppo velocemente: un ibrido, mezzo uomo e mezzo lucertola, saltò giù dall'albero dietro al lupo e gli lasciò un taglio dietro al collo, facendolo cadere a terra.

La Argent scoccò una freccia in direzione dell'animale, facendolo allontanare dall'Hale, e Stiles si scaraventò ad aiutarlo.

- Derek! Derek, stai bene?! Alzati, dobbiamo muoverci!

- Stiles, non posso... sono paralizzato.

Il più piccolo si mise le mani tra i capelli, disperato.

- E ora che si fa?!

- Niente. Ora scappate. Io sono morto.

- No, no! Non se ne parla! Non ti lasciamo come merenda per quel lucertolone!

- Ma non ce la farai mai a spostarmi, genio!

- Io...m' inventerò qualcosa. Ma non ti lascio qui, Derek. Non ti lascio a morire.

Ed evitò di ascoltare il battito del suo cuore che batteva troppo forte - un po' per la paura e un po' per altre emozioni che Stiles non aveva il tempo di spiegare a sé stesso – solo per concentrarsi sul rumore dei suoi pensieri.

Andiamo Stiles, pensa, si disse. Derek non riesce a muoversi. Come lo sposto? Una fune no, non riuscirei mai a trascinarlo. E non posso mettermi a costruire una cazzo di sedia a rotelle. Forse il veleno svanirà dopo un po' . Ok, meglio pensare al lucertolone, visto che le frecce di Allison non lo tratterranno ancora a lungo. Mi serve qualcos' altro. Dai Stiles, rifletti in fretta.

E a quel punto, ebbe l'idea che gli serviva.

- Allison, il tuo zaino! - urlò all'amica, che era occupata a tenere lontano il mostro. Lei non fece domande e glielo lanciò, per poi tornare a scagliare frecce.

Stilinski tirò fuori un paio di erbe e le mise nella borraccia, schiacciandole con un bastoncino in modo da miscelare il tutto.

- Stiles, qui le cose si mettono male! - la Argent aveva quasi finito le munizioni e l'ibrido sembrava riprendersi sempre più velocemente dagli attacchi.

Il ragazzo aspettò che la sostanza assumesse il suo colore ideale, simile a quello di quando si mischia l'acqua con la menta, poi lanciò la borraccia alla compagna, giusto in tempo, quando aveva scoccato l'ultima freccia.

- Versagliela addosso! - urlò.

Allison tolse il tappo al contenitore, poi attese che il lucertolone fosse vicino e gli spruzzò il liquido sul viso.

Il mostro iniziò a dimenarsi e produrre un verso di dolore, mentre la sua pelle squamosa si ustionava al contatto con la soluzione. Dopo qualche minuto smise e si accasciò a terra, senza vita.

- E questo cos' era?! Chiese la ragazza, sconvolta ma sollevata.

- Acido. Ho imparato a farlo da mio padre, lo usa per i topi. L'ho mostrato alla sessione di valutazione – rispose l'altro.

- Dovevano decisamente darti più di 7 allora, Stiles.

Risero entrambi per un momento, ma poi tornarono seri. Si allontanarono un pochino dal tributo del 2 per poter parlare di lui, anche se erano consapevoli che se avesse voluto ascoltare, li avrebbe sentiti con il suo superudito da lupo.

- E ora che si fa? Derek è fuori uso – chiese Allison.

- Dobbiamo trovare un riparo e aspettare, quando l'effetto del veleno sparirà andremo avanti.

- E se non svanisse?

Stiles rimase zitto. In effetti era una possibilità, ma non voleva nemmeno pensarci. Derek si sarebbe potuto muovere presto, ne era certo. Non potevano andare avanti senza di lui. Non sapeva perché, ma quel lupo scorbutico che prima era il suo inferno stava iniziando ad essere l'unica cosa che lo faceva sentire sicuro in quel posto pieno di paura e di sangue.

Stilinski prese un bastone da terra per sé e passò due coltelli ad Allison.

- Vai a cercare un posto in cui possiamo nascondere Derek, io resto con lui a proteggerlo.

- D'accordo, qual è il segnale?

Il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi e i due si abbracciarono. E mentre erano stretti l'uno all'altra, il ragazzo le sussurrò piano all'orecchio "i lupi hanno un ottimo olfatto e un ottimo udito".

Sciolto l'abbraccio, i due si sorrisero, poi ognuno andò nella propria direzione

 

In realtà Stiles, dopo aver dato una veloce occhiata all'Hale, non aveva trovato di meglio da fare che camminare avanti e indietro per l'ansia e la paura.

Era terrorizzato dal fatto che qualcuno avrebbe potuto facilmente saltare fuori da un cespuglio e tagliargli la gola, ma anche che qualcuno uccidesse Derek, e lui non poteva permetterlo, aveva intenzione di salvarlo.

Ed ora che era solo (beh, c'era il lupo, ma già di suo non era di gran compagnia, figuriamoci mezzo stordito dal veleno), i suoi pensieri e le sue preoccupazioni iniziarono a soffocarlo.

Perché dopotutto quelli erano gli Hunger Games e sapeva benissimo che il vincitore era solo uno, quindi che senso aveva aiutare Allison e Derek? Probabilmente l'avrebbero ucciso loro, ma se non fosse stato così sarebbe toccato a lui ammazzarli, e non poteva pensarci nemmeno lontanamente. Come avrebbe potuto fare del male ad Allison, quella ragazza tanto dolce che vedeva spesso parlare con il suo migliore amico a scuola? Come avrebbe potuto uccidere quel lupo così stronzo eppure così affascinante che lo aveva fatto sentire sicuro con un solo abbraccio? Ma era davvero pronto per sacrificarsi al posto dei suoi compagni e lasciare suo padre, Scott e Melissa? No che non lo era, ma l'idea di uccidere gli altri lo faceva ancora stare male, gli dava un senso di nausea.

- Un miracolo, Stiles Stilinski che chiude la bocca!

Si voltò verso Derek, che lo guardava da terra con un sorriso divertito sulle labbra. Non aveva visto quell'uomo sorridere spesso, forse era la prima volta in assoluto, ma poteva dire con certezza che quel sorriso gli illuminava il volto. E soprattutto creava una gran confusione nella testa del ragazzo.

- Io... stavo pensando.

Non aveva detto niente su cosa pensasse, ma Derek in qualche modo sembrava aver già capito tutto, come se gli fosse entrato nella testa e avesse visto ogni suo singolo pensiero.

- Senti Stiles... lo so che è difficile, ma non abbiamo scelta. Non è giusto, lo so, ma bisogna fare quello che si può per tornare dai nostri cari. E quando saremo a casa continueremo a convivere con il ricordo di tutto questo, ma dobbiamo tenere a mente che lo stiamo facendo perché è l'unica strada che abbiamo, ok?

- Lo so... ma è difficile. Non voglio uccidere nessuno, Derek – rispose, abbassando lo sguardo con aria triste.

L'Hale sorrise ancora. Stiles era proprio una bella persona, l'aveva capito dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati, aveva un grande cuore.

- Sei così deprimente che potrei suicidarmi pur di farti smettere con questa lagna - disse ridendo.

Stilinski si sedette a terra a mani incrociate, mettendo un finto broncio.

- Guarda che sei paralizzato, potrei torturarti e tu non potresti fare niente!

- Tu non mi torturerai. Hai paura di quello che ti farei quando tornerei a muovermi.

- Ehi, non è vero! Cioè ora che ci penso sì... ma questo non ti da il diritto di insultarmi, brutto lupo puzzolente!

Derek stava per rispondere, ma si bloccò quando sentì il suono della voce di Allison.

"Derek, l'ho trovato"

- Stiles, andiamo - disse.

Servì solo uno sguardo perché si capissero, poi Stilinski fece passare il braccio dell'altro sulle sue spalle e gli avvolse il suo dietro alla schiena, in modo da sostenerlo.

Girarono nel bosco per qualche ora, tra le lamentele di Stiles per il peso di Derek e le minacce dell'Hale, poi seguendo la voce di Allison riuscirono a trovare il nascondiglio.

Si trattava si un enorme tronco cavo capovolto e ricoperto sulla parte superiore da muschio.

Le due estremità erano coperte di terra e radici e nascoste dalla vegetazione, e questo lo rendeva un nacondiglio perfetto. Allison era in piedi davanti al tronco, che fissava gli alberi di fronte a lei. Appena vide arrivare gli alleati, corse loro incontro e aiutò Stiles a portare Derek all'interno del nascondiglio.

- Ora qual è il piano? - chiese Allison.

Stiles rimase un attimo a guardare Derek sdraiato all'interno del tronco.

- Aspettiamo – rispose.

 

Arrivò la sera, ma Derek non sembrava dare segni di miglioramento.

Stiles iniziava ad essere nervoso, camminava avanti e indietro, girando tra una pianta e l'altra mentre esponeva ogni singolo pensiero che gli passava per la mente ad Allison, che ormai aveva smesso di ascoltarlo da tempo.

- … cioè capisci?! Come facciamo a-hey, tu non mi stai ascoltando! - disse Stilinski, accortosi della disattenzione della Argent nel bel mezzo del discorso.

La ragazza si risvegliò dai suoi pensieri, ma prima che potesse rispondere, un suono di trombe rimbombò in tutta l'arena, poi si sentì una voce, quella di Claudius Templesmith.

- Attenzione, tributi – iniziò. - Siete tutti invitati ad un festino alla Cornucopia all'alba. Lì troverete per ognuno uno zaino con una cosa di cui avete bisogno. Siete liberi di accettare o di rifiutare l'invito, ma pensateci bene.

Ci fu un altro suono di trombe, che segnava la fine dell'annuncio.

Stiles ed Allison si guardarono. Il ragazzo sembrava essersi illuminato sentendo della "cosa di cui avevano bisogno", era certo che quella nello zaino di Derek sarebbe stata la medicina che l'avrebbe tirato fuori dalla paralisi. Non aveva idea di quello che avrebbe potuto trovare nel proprio, ma non gli importava, voleva solo guarire Derek. Allison fece di sì con la testa: non potevano mancare per alcun motivo.

Si infilarono nel tronco per avvertire l'Hale, ma prima ancora che aprissero bocca, lui aveva già stabilito la sua sentenza.

- Voi non andrete a farvi uccidere per me – li anticipò. Allison sbuffò.

- Derek, non ti possiamo lasciare così. Siamo in due, ci copriremo a vicenda. Dobbiamo prendere quegli zaini.

- No, Allison! Sono rimasti ancora quattro tributi oltre a noi, e due sono Favoriti, non potete affrontarli, sarebbe un suicidio!

- E invece ci andremo – intervenne Stiles. - Ci serve ogni cosa che possiamo prendere, soprattutto la tua medicina. Non posso lasciarti paralizzato finché qualcuno non ci trova, non me lo perdonerei mai. E tu non puoi fermarci, Derek.

I due si fissarono negli occhi, in una lotta di sguardi che nessuno voleva assolutamente perdere. Ci fu un silenzio teso, poi uno sbuffo di Derek rimbombò all'interno del tronco.

- Sei un testardo, 7 - disse.

E Stiles sorrise.

 

La mattina seguente, i due tributi del 7 partirono un'ora prima dell'alba per arrivare alla Cornucopia. Allison teneva in una mano il suo arco e nell'altra un paio di frecce, pronte per essere scoccate alla presenza del più minimo pericolo.

Stiles invece si era portato dietro un bastone e due coltellini, nonostante la sua poca dimestichezza con questo tipo di armi. In realtà sperava di non dover spaccare crani o trafiggere gente, ma era consapevole che sarebbe stato poco probabile.

Arrivati alla fine del boschetto che dava sullo spiazzo in cui era la Cornucopia, si nascosero tra i cespugli in attesa di vedere un qualsiasi tipo di reazione.

Appena il sole arrivò ad illuminare la struttura conica, dal terreno si aprì una voragine da cui piano piano uscì un tavolo su cui c'erano sette sacchi di dimensioni diverse, ciascuno con un numero e un nome.

Rimasero un attimo fermi in silenzio ad analizzare la situazione. Nessun movimento, nessun suono. Non avrebbero potuto aspettare all'infinito, non con Derek in quelle condizioni.

Stiles si alzò, disse ad Allison di coprirlo e appena lei preparò due frecce, si misero a correre verso il primo sacchetto, che aveva il numero 2 scritto in oro e sotto scritto "Derek Hale" in nero.

L'amica teneva l'arco puntato verso gli alberi, aspettandosi un nemico sbucare dalla vegetazione da un momento all'altro. Eppure, avrebbe dovuto tenere meglio sott'occhio la

Cornucopia.

Il ragazzo allungò la mano per prendere il premio, quando all'improvviso la Argent urlò il suo nome.

Tutto ciò che Stiles vide quando si voltò fu la lancia, un attimo prima che gli trafiggesse la spalla destra.




[Angolo di quella persona schifosa che scompare per mesi]
Sì, lo so che mi odiate.
Sì, lo so che stavate per venire a cercarmi sotto casa.
Sì, lo so di essere uno schifoso.
Scusatemi davvero, è stato un periodo assurdo! Tra scuola, famiglia, amore, viaggi e ispirazione non so davvero cosa fosse peggio. 
In ogni caso, sono qui per voi con questo capitolo nuovo di zecca (finito giusto ieri!) che spero vi piaccia.
So, ci eravamo lasciati con Derek che minaccia Stiles. Bene, eccovi la spiegazione! *ta daaaaaa*
Mh, ok, devo ammettere che credevo che questo capitolo sarebbe uscito immenso, e invece ho cercato di dividere le parti in modo che non risultasse una palla da leggere ma nemmeno inferiore lla solita lunghezza dei miei capitoli. In realtà inizialmente dovevano esserci molti più avvenimenti, ma in seguito ad una consultazione con le mie meravigliose amiche ho stravolto il finale della storia e di conseguenza ho cambiato tutto questo capitolo dando spazio alle interazioni tra Derek e Stiles.
Ora vi annuncio che oltre al quinto capitolo di cui vi avevo già avvertiti, ci sarà anche un sesto e infine l'epilogo, che non vedo l'ora di scrivere perché eheh, you'll see.
E niente, ringrazio come al solito le mie love Josie (jeremyhipster) e Martina, che sopportano i miei scleri e mi picchiano se non scrivo, e poi ringrazio con tutto il cuore 
 Midnight__ che mi ha lasciato un fantastico messaggio motivandomi a riprendere a scrivere, e mi serviva davvero.
Beh, spero di aggiornare presto (anche se non ci conterei troppo fossi in voi.........), alla prossima, babies!

p.s. non ho riletto tutto per la fretta, se notate qualche errore non fateci caso, correggerò domani!


 

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Capitolo 6
*** Her blood's on my hands. ***


Capitolo quinto -Her blood's on my hands”


Stiles urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

Il suo respiro si fece sempre più affannoso. Le lacrime erano sul punto di sgorgare dai suoi occhi pieni di sgomento. Stava per avere un attacco di panico, Stiles lo sapeva.

Allison accorse e gli rimosse con cautela la lancia dalla spalla. La ferita non era particolarmente grave. L'arma non era stata lanciata con la forza necessaria per riuscire a trapassarlo da parte a parte, ma il ragazzo non sarebbe sicuramente stato in grado di muoverla.

- Stiles! - Allison cercava di farlo riprendere dallo shock, non potevano perdere tempo. - Stiles, forza! Dobbiamo andare!

La Argent controllò la situazione: due tributi, quello dell'8 con in mano un paio di quelle che sembravano stelline da ninja e quella del 5 armata di spada, si stavano avvicinando di corsa dai cespugli... dovevano essere stati loro ad attaccare.

- Stiles, stanno arrivando! Andiamo, Derek conta su di noi!

E sentire quel nome per Stilinski fu come se gli avessero appena buttato addosso un secchio di acqua gelata. Si riprese dal suo stato comatoso e dopo essersi guardato prima la spalla e poi intorno si alzò – gemendo per la ferita – e corse ad afferrare lo zainetto con stampato il 2 e il primo con il numero 7, seguito da Allison.

Ma proprio mentre quest'ultima stava afferrando lo zaino che le spettava, Stiles le urlò di stare attenta e riuscì giusto in tempo ad alzare il suo arco per difendersi da un fendente inflitto dalla ragazza del 5.

Stilinski era riuscito ad evitare i colpi a distanza del ragazzo dell'8 e ora sfruttava quella stessa distanza che li avrebbe separati ancora per un po' per prendere la stessa lancia che l'aveva ferito per potersi difendere e per studiare una strategia per evitare lo scontro, sapendo di non avere molte possibilità.

Nel frattempo Allison era riuscita a disarmare la sua avversaria e le due si affrontavano in uno scontro corpo a corpo che sembravano non riuscire a concludere. Per ogni pugno del tributo del 5 la Argent aveva sempre pronta una difesa, ma la velocità con cui l'altra sferrava gli attacchi non le permetteva di controbattere. Alla fine però la fortuna fu dalla sua parte: la ragazza del Distretto 5 finì per inciampare nell'arco di Allison, finendo a terra, e dando la possibilità alla nemica di sferrarle un colpo che le fece perdere i sensi.

La vincitrice dello scontro restò a guardare la sua figura sdraiata a terra, pensando che non c'era bisogno di finirla in quanto ci avrebbe sicuramente pensato qualcun altro. Si voltò nella direzione in cui era il suo compagno prima che lei venisse aggredita, ma non lo trovò. Ci mise un po' per trovarlo, e quando ci riuscì un senso di paura e nausea la pervase: Stiles era finito completamente dalla parte opposta di dove si trovava lei ed era sdraiato a terra con sopra il ragazzo dell'8 che gli teneva le mani intorno al collo.

Allison rimase paralizzata dalla paura, tutto quello che riuscì a fare fu urlare il nome dell'amico.

 

La voce della Argent giunse fino al nascondiglio.

Derek era fuori di sé per l'ansia, aveva sentito la ragazza urlare già due volte il nome di Stiles e non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di cosa gli stesse succedendo. Il fatto che non ci fosse ancora stato alcun colpo di cannone lo tranquillizzava, Stilinski era vivo, ma era terrorizzato dalla possibilità che da un momento all'altro il cannone avrebbe potuto segnare la sua fine.

Ma lui non poteva fare niente, poteva solo pregare il cielo che non succedesse niente a quel ragazzo e aspettare il suo ritorno.

 

Stiles sentiva piano piano l'aria venire meno e la vita scivolare via dal suo corpo mentre il tributo del Distretto 8 stringeva le mani sul suo collo.

Aveva provato ad affrontarlo con la lancia ma, un po' per la ferita e un po' per la sua naturale indisposizione all'uso delle armi, era finito subito disarmato e si era ritrovato a scappare dall'inevitabile. L'avversario l'aveva raggiunto e spinto a terra, e prima che potesse rialzarsi, gli era salito sopra bloccandogli ogni movimento e l'aveva stretto nella sua morsa mortale.

E Stiles aveva già iniziato a formulare nella sua mente la lista di persone a cui non era riuscito a dire addio, quando inspiegabilmente sentì la stretta sul suo collo venire meno, poi un colpo di cannone.

Aprì gli occhi che aveva tenuto serrati per tutto il tempo e quello che vide fu il suo nemico con la bocca piena di sangue e una spada che gli trapassava l'addome.

Strisciò via da sotto il corpo del ragazzo giusto prima che cadesse a terra e seguì con lo sguardo la rimozione della lama.

- Non potevo lasciare il divertimento di ucciderti a qualcun altro, 7.

Stiles si alzò di scatto e finalmente guardò in volto chi era stato a “salvarlo”. I capelli biondi di Erica Reyes fluttuavano in aria nella direzione in cui soffiava il vento, le sue labbra erano inarcate nel solito sorrisino sadico.

- E ora, uccidiamo il ragazzino per cui Derek ha una cotta – disse, accompagnando la frase ad una risatina. Alzò la spada, pronta per tirare un colpo che Stiles era troppo debole per schivare, ma prima che potesse sferrare la mossa finale una freccia le colpì la caviglia.

Mentre la ragazza del 2 urlava per il dolore e insultava la Argen, Stiles con uno scatto aveva già raggiunto l'amica ed insieme scomparvero nella boscaglia con gli zaini in spalla.

 

Sentendo i due colpi di cannone che rimbombarono nel cielo e vedendo l'hovercraft recupera-corpi volare verso la Cornucopia, il cuore di Derek si era fermato.

Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di Stiles a terra con la testa sanguinante o con una ferita mortale, solo un corpo freddo che pian piano veniva preso e portato via come un'inutile pedina mangiata da un altro pezzo della scacchiera. Ma se davvero era successo, almeno lo consolava pensare che presto l'avrebbe raggiunto.

E perso nei suoi pensieri non si accorse nemmeno dei passi che calpestavano le foglie secche dietro di lui. Solo quando una voce lo chiamò, lui tornò alla realtà.

Allison e Stiles erano davanti a lui, un po' più conciati male del solito e con in spalla gli zaini che gli spettavano. Il ragazzo sembrava messo abbastanza male e si teneva una spalla con la mano. Proprio nel momento in cui Stilinski si lasciò andare a terra accanto a Derek, quest'ultimo notò la ferita sanguinante.

- Stiles, che cazzo hai fatto?! - gli urlò contro. Era davvero furioso, come aveva potuto mettersi in pericolo in quel modo per lui?! - Saresti potuto morire, cazzo! Fai schifo con le armi, non sai picchiare e non sei veloce, credevi davvero di uscirne sano e salvo? Come puoi essere così coglione?! Hai la merda nel cervello?

E prima che potesse continuare, Stiles lo baciò.

Erica l'aveva detto, Derek aveva una cotta per lui, o forse qualcosa di più. Non che non avesse percepito qualcosa, nonostante la maschera da lupo duro e cattivo i suoi gesti l'avevano tradito più volte. L'aveva lasciato andare quando poteva ucciderlo, gli aveva chiesto di allearsi, l'aveva protetto, l'aveva consolato.

E Stiles sentiva lo stesso, anche se non l'aveva mai ammesso. Dopotutto, chi poteva pensare all'amore quando la propria vita poteva finire da un momento all'altro? Eppure quando la lancia gli aveva trafitto la spalla aveva capito che proprio per quel motivo doveva cogliere l'attimo e prendersi Derek.

E quindi mentre il lupo per l'ennesima volta gli dimostrava, a modo suo, che teneva a lui, Stiles si era sporto in avanti e aveva fatto incontrare le sue labbra con quelle a cui a lungo aspirava, in un bacio che non aveva bisogno di spiegazioni perché diceva tutto quello che non si erano ancora detti.

Quando il contatto finì, i due restarono a guardarsi dritti negli occhi. Dalle iridi verdi dell'Hale si poteva leggere tutto il suo stupore, mentre Stiles lo guardava sorridendo, ma con un po' di imbarazzo.

- Ragazzi – Allison richiamò la loro attenzione. - Scusate se interrompo questo momento molto toccante, ma Derek, devi prendere l'antidoto.

La ragazza aprì lo zaino con il numero 2 e vi trovò al suo interno una siringa contenente un liquido viola, un batuffolo di cotone e una cordicella. Legò allora quest'ultima intorno al braccio dell'alleato, appoggiò il cotone sulla pelle e vi inserì la siringa.

Appena la cura entrò in circolo, Derek riprese piano piano il controllo sui suoi movimenti.

Nel frattempo, Stiles frugava negli zainetti destinati a lui e alla Argent. In quello dell'amica aveva trovato, come previsto, una nuova scorta di frecce, 12 in tutto, che andarono a sommarsi alle 3 che le erano rimaste dall'ultimo scontro, mentre nel suo trovò una crema che doveva servire come una medicina. Ne prese un po' con la mano e andò a spalmarla sulla ferita, sobbalzando per il leggero freddo che lasciava. Dovette aspettare un paio di orette prima che la ferita si rimarginasse.

 

Passarono il resto della giornata a riposare. Derek si riprese completamente dalla paralisi ma si sentiva ancora un po' intorpidito, perciò si diede all'allenamento, in modo da poter restare un po' solo a riflettere.

Stiles l'aveva baciato, e lui aveva ricambiato. Era stato con tante ragazze e ragazzi in vita sua, ma nessuno era riuscito a farlo sentire nel modo in cui era riuscito a fare quel ragazzino.

Non sapeva nemmeno come o quando tutto fosse iniziato.

Ricordava la visione dell'estrazione dei tributi insieme ad Erica, commentando su quanto fosse appetibile il sedere di Stilinski.

Ricordava la prima volta che si erano parlati, quel senso di predatore-preda, che l'aveva fatto sentire come un leone che bracca l'antilope ormai spacciata. C'era qualcosa di davvero sexy ed eccitante nel loro rapporto, nei loro sguardi, nelle battutine e nelle frecciatine che si lanciavano durante gli allenamenti e gli incontri casuali, la tensione sessuale era palpabile nell'aria.

Poi qualcosa iniziò a cambiare la sera dell'intervista, quando aveva scoperto il lato sensibile di Stiles, che nascondeva sotto a tutto il suo sarcasmo. E gli era uscito fin troppo naturale andare a consolarlo, non sapeva nemmeno perché, voleva solo farlo, glielo diceva il cuore.

Nell'arena l'aveva fatto scappare durante il loro inseguimento perché sentiva che sarebbe stato sbagliato, che avrebbe fatto un errore, perché Stiles sembrava l'unica persona pura e giusta in quello che era un mondo sporco e traviato. Si disse che l'avrebbe lasciato andare, ma che la volta successiva non l'avrebbe scampata.

Ma poi era morta Malia e quel ragazzino aveva cercato in ogni modo di proteggerla e smosse qualcosa in lui, facendo ululare il suo lupo interiore. Si staccò da Erika e Isaac e decise di cercarlo e di provare a convincerlo a fidarsi di lui. E da quando gli aveva concesso una possibilità, Derek aveva provato sempre a proteggerlo e a stargli vicino, come quando si erano accidentalmente abbracciati o quando l'aveva confortato riguardo ai suoi dubbi sull'uccidere qualcuno per salvarsi.

Però Derek si era anche accorto che in realtà era Stiles a proteggere lui, spesso mettendo a rischio la sua stessa vita. E il lupo si ritrovò a pensare che forse Stiles fosse l'unico a meritare di vivere, l' dentro.

E ancora una volta, non sapeva come o quando fosse accaduto, ma si accorse che lo amava.

 

Stilinski se ne stava sdraiato accanto ad una Allison già addormentata da circa venti minuti, pensando a quello che era successo con l'Hale.

Si dava dello stupido, perché cazzo, come aveva potuto baciarlo?! Come poteva pensare ai suoi sentimenti in quella situazione, in quella trappola pronta a togliergli la vita, toglierla ad entambi?

Si era lentamente e involontariamente innamorato di Derek Hale, un tributo di un altro distretto, un suo nemico. Non c'era via d'uscita, era la sua vita o quella dell'altro. Non era una di quelle storie a lieto fine che sua madre gli raccontava da piccolino.

Gli sbocciò un piccolo sorriso a quel pensiero; pensò a quanto fosse buffo che la sua fiaba preferita parlasse di una principessa innamorata di un uomo trasformato in lupo. Sarebbe bello se anche la loro storia fosse finita con “e vissero per sempre felici e contenti”.

E ancora, gli tornò in mente sua madre.

Sarebbe stata davvero felice per lui, Derek le sarebbe piaciuto, se solo avesse avuto il modo di conoscerlo. Si chiese se in caso “la sorte non fosse stata a loro favore” si sarebbero ritrovati tutti insieme. Non era mai stato credente, ma aveva sempre creduto nell'idea che ci fosse qualcosa dopo la morte; in quel momento come non mai sperò che ci fosse e che, in caso tutto fosse andato per il peggio, lui avrebbe potuto riabbracciare sua madre e presentarle quello che forse era il suo ragazzo.

Sorrise ancora, in mente il pensiero di Derek e sua madre che si scambiavano aneddoti imbarazzanti su di lui.

 

E fu proprio sorridente che l'Hale lo trovò, con la testa visibilmente altrove.

- Sembri un idiota quando sorridi così da solo- disse, mentre nella sua mente non poté fare a meno di pensare che avrebbe voluto essere lui il motivo di quel sorriso.

Stiles si tirò a sedere di scatto, come appena svegliato da ipnosi, il viso leggermente rosso per l'imbarazzo. Sapeva che era arrivato il momento di affrontare le conseguenze di ciò che aveva fatto, di quel bacio inaspettato per entrambi. Si ritrovò ad arrossire ancora di più, evitando il contatto visivo con il ghiaccio degli occhi dell'altro. Ma all'orecchio di Derek, più all'erta che mai, non sfuggì il battito accelerato del cuore del ragazzino.

- Stiles... - iniziò, ma senza sapere come continuare. Il ragazzo continuava a guardare un punto imprecisato a terra, e ciò lo rese ancora più nervoso.

- Ti prego Derek, non dire che in questo posto ci si uccide a vicenda. Lo so fin troppo bene – iniziò Stiles, senza lasciare il tempo di organizzare i pensieri al lupo. Lo guardò poi finalmente in viso. - Non so come io abbia trovato il tempo e il modo per innamorarmi di te, ma è successo, nonostante tutto questo schifo. Volevo solo farti capire perché ho fatto quello che ho fatto, perché ho voluto salvarti, prima che fosse tardi. E lo so che è inutile e che nel migliore dei casi solo uno di noi ne uscirà, ma volevo dirtelo, Derek. Dirti che ti amo.

La sua voce era fragile, sul punto di rottura; nei suoi occhi traspariva ogni singola emozione. Stava tremando quasi impercettibilmente, ma i sensi dell'Hale non si persero nemmeno questo dettaglio. Prese un respiro profondo prima di parlare.

- Hai ragione Stiles, siamo chiusi nella gabbia dei leoni. Potremmo morire entrambi, o in ogni caso ne resterebbe uno solo. È questa la realtà, e non possiamo cambiarla – disse in tono amaro, sfoderando parole che colpirono duramente entrambi. Poi un sospiro. - Ma tutto questo non cambia il fatto che ti amo. Se devo scegliere come passare i miei ultimi istanti di vita, scelgo di passarli con te. O se dovessi vederti morire, vorrei esserti accanto, stringerti tra le mie braccia. Ti amo, Stiles.

L'altro lo guardò, lo sguardo sorpreso e commosso. L'eco delle parole del lupo risuonava nella sua testa, e per la prima volta da quando era lì, gli sembrò che le cose non fossero mai state così chiare.

Se devo scegliere come passare i miei ultimi istanti di vita, scelgo di passarli con te.

Forse non aveva un futuro, ma aveva almeno un presente, e poteva negarsi di viverlo a pieno semplicemente per cercare di soffrire di meno o goderselo finché ne aveva la possibilità. E scelse Derek, senza alcun dubbio.

Non disse nulla, si sdraiò sul suo giubbotto con calma e fece segno all'Hale di mettersi accanto a lui.

E Derek capì al volo il messaggio che si celava dietro a quella richiesta, perciò sorrise.

 

Li aveva trovati addormentati uno accanto all'altro Allison quando si era svegliata, le loro mani che si sfioravano in una piccola carezza inconscia. Non c'era bisogno che qualcuno le spiegasse cosa fosse successo, da quando c'era stato quel bacio aveva capito come sarebbe finito tutto. Sorrise guardandoli; il loro non era solo un amore impossibile,era sicura che un giorno la gente ci avrebbe visto qualcosa; un simbolo di alleanza, unità, ribellione, speranza. Perché se l'amore poteva nascere in quell'inferno, allora la luce poteva illuminare qualsiasi oscurità.

Ma fu allora, proprio nel bel mezzo dei suoi pensieri, che sentì un ramoscello spezzarsi.

- Ragazzi! - urlò ai compagni, che si alzarono allarmati, cogliendo l'emergenza senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Presero in mano le armi e gli zaini rapidamente e restarono in guardia, in attesa. Non sapendo dove fossero i nemici non potevano nemmeno provare a scappare, avrebbero corso il rischio di finire in un'imboscata.

- Erica, puoi venire fuori adesso – disse Derek, in tono arrogante.

Con una risata, la ragazza uscì da dietro un albero di fronte a loro, la spada in una mano e nell'altra una frusta. Isaac, armato di tridente, sbucò da un cespuglio esattamente dalla parte opposta, in modo da impedire ai tre di scappare.

- Ragazzi, andiamo, non crederete davvero di batterci – continuò Derek con un sorriso. - Noi siamo in tre, voi in due. Inoltre Allison ed io abbiamo ottenuto voti più alti nella valutazione e scommetto che abbiamo anche più sponsor a nostro favore. Dovreste essere voi a scappare da noi, non credete?

Erica rise, guardandolo negli occhi.

- Sei sempre il solito stronzo, Derek. Non vedo l'ora di ucciderti con le mie mani.

Con un movimento veloce, la bionda scagliò la frusta in aria, ma Derek e gli altri furono abbastanza pronti per schivarla. L'Hale si buttò in una lotta spada conto spada con Erica, più intenzionata che mai ad essere colei che sarebbe uscita dall'Arena e, con un ghigno sadico e sicuro sul viso che non ispirava nulla di buono.

Allison e Stiles nel frattempo cercavano di contrastare i colpi esperti di Isaac. La Argent usava l'arco per parare gli attachi dell'altro tributo, mentre Stilinski si teneva più lontano per poterli evitare. Avrebbe dovuto fare qualcosa, lo sapeva, ma non era bravo con le armi e la sua ferita gli rendeva impossibile maneggiarne almeno decentemente una. Non gli restava altro che restarsene da una parte e cercare di non essere ucciso.

Erica nel frattempo, mentre fronteggiava Derek con la spada, lanciò un colpo di frusta in direzione di Allison, che le provocò una fitta alla mano e le fece cadere l'arco. Il momento di distrazione della Argent permise ad Isaac di atterrarla con facilità, per poi scagliarsi su Stiles con un colpo di tridente.

Stilinski con un movimento veloce del braccio buono afferrò il suo zaino e riuscì giusto in tempo a metterselo davanti, usandolo come scudo ma finendo a terra. Tuttavia, sapeva benissimo che quella mossa non era abbastanza per salvarlo. Quanto sarebbe resistito ancora? Era schiena a terra, con le mani occupate a tenere il suo scudo di fortuna nel quale era impiantato il tridente del suo avversario.

Avrebbe potuto guadagnare qualche secondo mentre Isaac toglieva l'arma dallo zaino, ma non sarebbero mi stati abbastanza per permettergli di scappare, probabilmente nemmeno per alzarsi.

Ancora una volta, si ritrovò a pensare alle persone a lui importanti, eppure stavolta un nome emerse subito tra gli altri: Derek.

Era ironico, solo qualche ora prima parlavano del tempo che gli restava insieme, mentre in quel momento, senza nemmeno dargli la possibiltà. Di godersi qualche bacio in più o conoscere quello che avevano dentro, stava per finire tutto. Avrebbe voluto dirgli addio, ma la paura non gli permetteva nemmeno di fargli tenere gli occhi aperti o di parlare.

Sentì il tridente che si liberava dallo zainetto e Isaac che ridacchiava, probabilmente alzandolo, pronto a infliggergli il colpo finale.

È fatta, si disse. Attese, e nella sua mente sentiva già la lama che affondava nella sua carne.

Eppure, l'unica cosa che sentì fu un rumore metallico seguito da un gemito di dolore.

 

Quando aprì gli occhi, Derek era davanti a lui, di spalle.

Era di fronte ad Isaac, ad un distanza quasi inesistente, una mano a bloccare il colpo con la spada mentre l'altra allo stomaco dell'avversario, a trafiggerlo con un coltello.

- Se fai del male a Stiles fai i conti con me, Isaac.

- Sei diventato debole, Derek. E stupido.

Il biondo sorrise, sputando un po' di sangue che andò a finire sulla tuta del lupo. Si lasciò andare, accasciandosi su di lui. Stiles lo vide cadere a terra con gli occhi vuoti e la vita che ormai aveva abbandonato il suo corpo. A dirgli addio, solo un colpo di cannone.

Una risata agghiacciante attraversò quel campo di battaglia e giunse fino alle orecchie dei due tributi.

- L'amore ti rende una femminuccia Derek, non ti sei nemmeno accorto che faceva tutto parte del piano.

Derek e Stiles si voltarono non appena sentirono la voce di Erica. Quando inquadrarono cosa stava succedendo, i loro sguardi cambiarono in espressioni sgomente e sconvolte.

La bionda era in piedi, davanti a lei una Allison con le lacrime agli occhi che sgorgavano dai suoi occhi mogano. Riuscì a mimare con le labbra solo una parola, “proteggilo”, un'ultima richiesta diperata rivolta a quella persona al quale erroneamente era riuscita a dare fiducia solo da poco: Derek.

E poi la spada di Erica strisciò contro la sua gola lasciandole un taglio fatale, tra le urla devastate di Stiles.




[Angolo di quella persona orribile che state odiando con tutto il vostro cuore]
Facevo un giretto su efp, quando mi sono detto "ehi, ma io ho una storia da scrivere!" ed eccoci qui.
Nah non è vero, solita storia del ragazzo impegnatissimo e cose varie, però vi giuro che per tutto questo tempo ho continuato a pensare a questa storia e a sentirmi in colpa per il fatto che non trovavo il tempo di scrivere (chiedete alla mia cara migliore amica che ha dovuto sopportare il mio dolore), chiedo umilmente perdono!
E comunque niente, eccoci qui (finalmente!) con un nuovo capitolo per cui mi odierete in un modo assurdo.
Yay, FINALMENTE STEREK! Chiedo scusa se mi sono soffermato sulla pappetta sentimentale forse un po' OOC, ma ho dovuto spiegare come si sono evoluti i sentimenti di entrambi visto che finora c'è sempre stato solo il fattore Hunger Games nei loro pensieri.
Yay, ho ucciso Allison.......... ora mi eleggerete persona peggiore di efp perché ho ucciso quella povera martire di Allison, ma d'altronde ne deve rimanere uno, no?
(Che poi sto capitolo mentre lo scrivevo mi sembrava immenso e invece non è nemmeno il più lungo........... mah.)
Vi avverto, ho già iniziato a scrivere il sesto e vi consiglio di risparmiare lacrime perché vi serviranno, cari miei!
Ultima cosa: friendly reminder che questo è ufficialmente il penultimo capitolo, mi manca solo il sesto e poi scriverò un piccolo epilogo, perciò resistete ancora un pochino!

Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito l'ultima volta (soprattutto Lex_in_Wonderlend che mi ha lasciato la recensione più bella della mia vita!), vedere che così tanta gente è rimasta colpita dalla storia e dal capitolo mi ha tirato su il morale in un modo assurdo e spero davvero che continuerete a dirmi cosa ne pensate!
Un grazie speciale alle mie Josie ( h a l s e y ) e Martina che mi sostengono sempre e mi aiutano tanto, love you babies!

Grazie mille e alla prossima cari!♡

 

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