Frozen II

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Sciarpe e stranieri ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo: I doni degli ivoriani ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo: Brutti risvegli ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo: Un piano ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo: Alleanze ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo: A cuore aperto ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo: Strani amici ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo: Esmeralda ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo: E’ ora di agire ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo: Decisioni eroiche ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo: Sentimenti svelati ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo: Vecchia conoscenza ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo: Una notte di ghiaccio ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo: A giudizio ***
Capitolo 15: *** Epilogo: Arendelle è meravigliosa in primavera ***



Capitolo 1
*** Prologo: Sciarpe e stranieri ***


Da tempo volevo scrivere di Elsa ed Anna che trovo personaggi meravigliosi! Finalmente l’ho fatto ed eccovi qua il risultato… Sperando che vi piaccia e che questo prologo vi spinga ad desiderare il resto vi auguro, come sempre: Buona lettura!

 

 

 

Prologo: Sciarpe e stranieri

 

La Regina di Arendelle guardò l’alba sorgere sul fiordo, amava quel momento in cui il cielo e il mare sembravano essere una cosa sola. Solo qualche mese prima quello era l’unico momento in cui riusciva a sorridere. Ora però il suo mondo era cambiato. Con un leggero sorriso agitò delicatamente la mano creando un elegante ricamo di ghiaccio nell’aria. Lo lasciò sparire poi si allontanò dalla finestra e uscì dalle sue stanze.

La colazione la stava aspettando, i domestici sapevano che era molto mattiniera. Mentre sorseggiava il the rilesse la lettera che aveva scritto la sera prima, indirizzata ai sovrani di Trenovia, soddisfatta la mise tra le lettere da spedire.

“Buongiorno Elsa!” Sorrise e si voltò.

“Buongiorno a te Olaf”

“Sai se Anna è sveglia? Ha promesso di aiutarmi a scegliere una sciarpa, ieri mi ha mostrato un libro pieno di pupazzi di neve e quasi tutti avevano una sciarpa quindi… non che tu non mi abbia fatto bene!” Aprì grande grande gli occhi poi nel vederla tranquilla e sorridente continuò, “Ma mi piacerebbe averne una anche io e Anna ha detto che appena si sarebbe svegliata saremmo andati a comprarla”,

“E’ una bellissima idea Olaf, ma credo che Anna dormirà ancora per un po’” Sorrise, era sempre stata una che preferiva dormire la mattina e giocare tutta la notte.

“Regina Elsa” Attirò la sua attenzione un servitore, “E’ appena giunta una nave straniera, portano doni per la Regina e la Principessa, e chiedono l’onore di un’udienza.”,

“Straniera? Non sappiamo da che regno provengono?” Chiese lei perplessa.

“Hanno detto che sono Ivoriani, ma non conosco nessun regno con un simile nome…”

“Perché non hai chiesto allora?” Chiese Olaf che si era seduto al tavolo della Regina dopo un certo sforzo,

“Perché sarebbe sgarbato Olaf” Spiegò lei poi annuì al servitore, “Dite loro che sarà un piacere per me e Anna fare la loro conoscenza”.

L’uomo si inchinò e uscì.

“Elsa?”

“Sì?”

“Credi che ora Anna si sia svegliata?”. Elsa sorrise alla sua creatura,

“Non credo Olaf”. Lui annuì, le gambe che ondeggiavano e gli occhi che percorrevano la stanza, poi tornò a guardare Elsa.

“E ora?”.

 

Anna sbadigliò e si rigirò nel letto ormai drasticamente sfatto. Forse non avrebbe dovuto passare la notte a leggere con Olaf, ma avevano trovato un libro sui pupazzi di neve! Era impossibile non appassionarvisi. Si stiracchiò nel letto, lentamente aprì un occhio poi il secondo, la luce aveva già invaso la stanza, con un secco contr’ ordine richiuse gli occhi. Ruotò nel letto, si stiracchiò ancora e riprovò. Questa volta andò meglio.

Dieci minuti dopo riuscì ad alzarsi, si preparò ed uscì dalla stanza, era di ottimo umore e aveva fame. Prima di mangiare però raggiunse lo studio del padre. Bussò allegramente e aprì la porta senza attendere risposta, Elsa era lì.

Sorrise nel vederla alla scrivania del padre, concentrata su qualche documento.

“Buongiorno Elsa”

“Buongiorno Anna”, si sorrisero, “E’ da almeno due ore che Olaf mi chiede se sei sveglia, l’ho convinto ad andare a vedere le primule che sono sbocciate in giardino, ma presto sarà di nuovo qui”

“Oh! Sì, dobbiamo andare a scegliere una sciapa”

“Deve avermi detto qualcosa del genere”, Sorrise Elsa e Anna non poté fare a meno di imitarla, lo faceva così spesso ormai, ma era sempre un piacere, scaldava il cuore. “Vai a mangiare, mi hanno detto che c’è una sorpresa per te…” Rise nel vedere gli occhi di Anna brillare.

“Cioccolata!” Disse lei e Elsa si strinse nelle spalle.

“Forse ieri è arrivata una nave con il primo carico della stagione…” La ragazza quasi corse fuori dalla stanza facendo ancora ridere Elsa, poi però la ragazza tornò indietro.

“Grazie!” Sorrise, “Buon lavoro!” Concluse poi fuggendo via.

 

Elsa sorrise ancora, lei e sua sorella stavano ricucendo un rapporto andato perso, ma era facile con Anna, lei era così solare e… speciale. Solo una persona eccezionale come Anna avrebbe potuto perdonarla dopo tutto quello che le aveva fatto. La sua fronte si corrugò al ricordo della sofferenza che aveva causato la sua fuga egoistica. Con un senso di soffocamento ricordò come si sentisse durante tutti quegli anni, chiusa non solo in una stanza, ma in se stessa. Si alzò in piedi bruscamente e con uno svolazzo della mano richiamò il suo potere. Lo sentì sgorgare da lei gioioso e felice. Allora poté respirare di nuovo, quasi senza farci caso richiamò il ghiaccio che aveva ricoperto la parete davanti a lei e lo dissolse nell’aria. Tutto andava bene.

“Elsa?” Chiamò una voce e lei si voltò nel vedere Olaf guardarla perplesso, la porta era rimasta aperta e il pupazzo di neve aveva visto il suo sfogo, “Stai bene?”

“Sì Olaf, avevo solo bisogno di farlo” Lui la guardò poi sorrise.

“Certo, capisco, se ti servo chiamami, potresti farmi più magro o più grasso o…”

“Tu sei perfetto così Olaf”, un gran sorriso seguì alle sue parole.

“Dici davvero?”

“Ma certo, però sono sicura che una sciarpa ti renderà ancora più elegante”, questo bastò per ricordargli il motivo della sua visita.

“Anna è sveglia?” Chiese con un sorriso speranzoso.

“Sì, la troverai nella sala da pranzo, sta facendo colazione, ma sono sicura che finirà in un baleno”. Il pupazzo di neve la salutò e come Anna prima di lui corse via lasciandola sola. Bene, era una regina dopo tutto, c’erano molti doveri da assolvere. Questo le rammentò la nave dei forestieri, aveva dimenticato di dirlo ad Anna, ora non le restava che sperare ritornasse in tempo dagli acquisti.

 

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Capitolo 2
*** Primo capitolo: I doni degli ivoriani ***


Eccovi il primo capitolo, questa volta un po’ più lungo! Ringrazio anche qui tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione e coloro che leggono in silenzio (sperando che si lanciano in un piccolo graditissimo commento)!

Sperando che vi soddisfi vi auguro ancora e sempre: Buona lettura!

 

 

Primo capitolo: I doni degli ivoriani

 

Anna passava da un mercante all’altro accumulando sciarpe, presto non sarebbe più riuscita a portarne, Olaf saltellava felice attorno a lei, chiacchierando allegramente.

“Vi serve una mano principessa?” Sul volto di Anna si aprì un gran sorriso.

Kristoff!” Il ragazzone afferrò il gran numero di sciarpe ma prima che potesse fare altro Anna gli saltò tra le braccia.

“Questo è quello che chiamo un gran bel caldo abbraccio Sven” Il pupazzo di neve annuiva sorridente guardando la grande renna.

“Credevo saresti tornato solo domani!” Disse Anna lasciando il collo di Kristoff.

“Sì, infatti, ma io e Sven abbiamo lavorato più in fretta per rientrare prima”

“Come mai?” Chiese allora Olaf facendo arrossire Kristoff, “Oh ma certo! Anna ti mancava! Mi piace definirmi un esperto in amore, ve l’ho già detto vero?”. Anna sorrise felice al ragazzo che arrossì ancora di più.

In quel momento un gruppo di uomini attraversò la strada, ad attirare l’attenzione non era solo il loro gran numero, ma anche gli abiti di foggia straniera. Molti infatti indossavano solo larghi pantaloni lasciando il torace nudo. Una prova eroica poiché solo Elsa poteva ignorare il freddo in quella gelida giornata primaverile.

“Chi sono?” Chiese Kristoff incuriosito.

“Non lo so” Anna si strinse nelle spalle ma fu Olaf a sorprenderli rispondendo.

“Sono Ivoriani, vengono da un posto che non conosciamo, ma portano doni per te e Elsa e questo pomeriggio li incontrerete a palazzo.”

“Come fai a sapere tutto questo?” chiese una stupita Anna.

“Oh, ho sentito che lo dicevano ad Elsa a colazione” Poi aggiunse, “Tu dormivi”.

“Anna, credo che stiano andando a palazzo proprio in questo momento …”

“Dici?” Guardò il suo ragazzo che la guardava con un sorriso, “Oh cavolo! Devo andare!” Anna iniziò a correre poi tornò indietro, stampò un bacio sulle labbra di Kristoff che sorrise felice e agitò la mano verso Olaf e Sven, “Ci vediamo dopo!”.

 

Elsa era alla sua scrivania leggermente corrucciata, Anna non era venuta per pranzo, segno che, come temeva, le compere con Olaf si erano prolungate di ore. Ora era indecisa sul mandarla a cercare o accogliere gli ivoriani da sola. Non che fosse un problema ma preferiva avere la sorella accanto quando doveva conoscere persone nuove. Era difficile passare dall’isolamento quasi completo ad una vita tra la gente, ci era riuscita tra il suo popolo che aveva imparato a conoscerla ma con gli estranei era più difficile. Rimase ancora qualche secondo a riflettere poi si rese conto di tracciare sul massiccio tavolo il legno della sua scrivania dei ghirigori di ghiaccio e smise. Era la regina di Arendelle e doveva imparare ad affrontare quelle prove da sola. Anna non poteva essere sempre lì a salvarla.

Si alzò poi con un leggero svolazzo cambiò i ricami del suo abito di ghiaccio accentuando il blu e riducendo il suo strascico. Soddisfatta annuì e raggiunse la sala delle udienze. Un servitore si inchinò e poi entrò nella stanza per annunciarla. Proprio in quel momento Anna svoltò l’angolo correndo. Aveva il volto leggermente arrossato segno che correva da un po’, con un gran sospiro si fermò.

Fiuuuu ce l’ho fatta”

“Sono contenta che tu sia arrivata in tempo, mi dispiace di non averti avvisato stamattina”

“Oh no, colpa mia, avrei dovuto informarmi sui miei impegni di principessa e non perdermi in compere” La guardò con un sorriso, “Sei sempre bellissima”

“Stai molto bene anche tu… ma toglierei la mantellina prima di entrare” Le disse lei mentre composta entrava nella stanza, il suo nome e i suoi titoli erano appena stati annunciati. Anna si tolse rapidamente la mantella che lasciò ad una servitrice che era accorsa in suo aiuto, poi entrò a sua volta nella stanza. Nel vederla l’annunciatore aggiunse:

“E la principessa Anna di Arendelle”.

La stanza ospitava il bizzarro gruppo che aveva visto in città. In particolare vennero avanti due uomini. Erano alti e muscolosi, la pelle ambrata dal sole, uno di loro indossava una camicia ma l’altro era a torso nudo e sulla pelle spiccava una lunga cicatrice. Sui loro volti c’era un sorriso amichevole.

“Regina, principessa, è un onore incontrarvi, abbiamo sentito parlare di voi anche nella nostra lontana patria e siamo accorsi per porgervi i nostri omaggi” Si inchinò imitato dal compagno e da tutti i suoi uomini, poi rialzò la testa.

“Sono Abul At Di Il Sif, e questo è il mio nostromo Ten At Ef Di El Moluf. Veniamo in nome del nostro califfo, il signore di Ivoria” Elsa sorrise loro.

“E’ un piacere fare la vostra conoscenza”. Abul inchinò ancora la testa poi con un gesto elegante, inaspettato per un uomo tanto grosso, indicò a due uomini di avanzare. Uno teneva una piccola scatola d’avorio intarsiata, l’altro un baule d’ebano. Si inchinarono porgendo al loro capo i doni.

“Questi sono doni per voi e per la principessa Anna, regina Elsa, ma ora nel vedervi mi paiono umili ed insignificanti difronte alla vostra bellezza”. Elsa sorrise a quel complimento così sfacciato. Poteva sentire l’impazienza di Anna accanto a lei, stava occhieggiando le due casse con trepidazione, adorava i regali.

“Siete gentile, ma sono sicura che i vostri doni saranno meravigliosi” Disse allora, l’uomo sorrise ancora prese la scatolina in avorio, poi con un gesto teatrale la aprì, all’interno c’erano due braccialetti identici. Erano azzurri e rilucevano in un modo bizzarro ed affasciante, Elsa non avrebbe saputo dire di quale materiale erano fatti, avrebbe detto ghiaccio, ma sentiva, grazie al suo potere che non era così.

“Il mio Signore ha ritenuto questi bracciali adeguati alla regina di Arendelle e al suo straordinario potere” Elsa li guardò poi scosse la testa, erano meravigliosi e sentiva che li avrebbe guardati per ore, ma ora doveva concentrarsi sui loro ospiti, lo straniero infatti stava aprendo il baule in ebano, “Mentre per la bella e coraggiosa principessa Anna il mio califfo invia questa.” All’interno vi era un elegante sella, con ricami in oro e argento.

“Oh ma è meravigliosa!” Si lasciò sfuggire Anna rompendo il protocollo ed andando a rimirarla da vicino, “Grazie Abul At … Il…”, l’uomo rise.

“Chiamatemi Sif, sarà più semplice”.

“Grazie Sif!” Disse allora Anna, “Guarda Elsa, c’è il mio nome scritto sopra” la ragazza era chiaramente elettrizzata e Elsa sorrise nel vederla contenta poi chinò appena la testa in segno di riconoscimento verso l’ivoriano a cui scintillarono gli occhi dal piacere.

“Spero rimarrete per qualche giorno, sabato ci sarà il ballo di primavera e sarebbe un piacere avervi come ospiti” disse soavemente la regina e l’imponente uomo si inchinò di nuovo.

“Il piacere sarà tutto nostro” Si inchinarono anche gli altri del gruppo poi si congedarono.

“Credi che potrei provarla subito?” Anna si voltò a guardarla ma Elsa fissava ammaliata i bracciali, “Elsa?” la donna si riscosse e la guadò interrogativa. “Stavo pensando che potrei andare a provare subito la sella, se a te non dispiace, Kristoff è tornato un giorno prima e l’ho lasciato in città per venire in fretta qui e…”

“Vai pure Anna e invitalo per cena” La interruppe Elsa sapendo quanto potessero diventare lunghi gli sproloqui di sua sorella.

“Grande, voglio dire magnifico! Sarà contentissimo” Con un gran sorriso prese la sella e un po’ ondeggiando se ne andò.

Elsa la guardò andare via poi il suo sguardo tornò sui bracciali, erano davvero belli. Li avrebbe indossati alla festa di primavera decise, per onorare i loro ospiti.

 

La festa di primavera era tra le più importanti feste nel Regno di Arendelle, si intrecciavano corone con i primi fiorellini di primavera, si cucinavano dolci profumati grazie alle spezie arrivate con le prime navi e si danzava fino a notte fonda tra i grandi falò. Quest’anno poi era la prima festa di primavera in cui il palazzo sarebbe stato aperto, gli altri anni Anna ed Elsa avevano solo potuto osservare da lontano quei gioiosi festeggiamenti.

“Non sono sicura che sia adatto al tipo di festa…” Elsa osservava pensierosa i disegni di ghiaccio che la sua mano intrecciava nell’aria. Anna distolse l’attenzione dal fermento dei preparativi e si voltò a guardare sua sorella.

“Ma certo che è adeguato! E’ una festa e tu farai uno spettacolo meraviglioso! Tutti amano i tuoi disegni di ghiaccio, sono belli e stupendi e…” Elsa sorrise all’entusiasmo della sorella.

“Sei sicura? Perché è la festa della primavera, si festeggia la partenza del freddo e del ghiaccio che lasciano il posto al calore e al verde.” Si fermò a pensare poi aggiunse, “Dovresti fare qualcosa tu, sei tu quella primaverile…”. Anna rise di gusto a quella frase lasciandola perplessa, quando lo notò Anna si spiegò:

“Voglio proprio vedere la faccia del popolo se invece del magnifico spettacolo di ghiaccio che si aspettano vado lì io a dirgli due paroline su quanto sia bella la primavera! Se fossero di stagione mi ritroverei a schivare pomodori!” Ridacchiò ancora facendo sorridere Elsa che alla fine annuì.

“Va bene allora…”

“Ottimo, perché siamo arrivate”. Detto questo la carrozza si fermò e un valletto andò ad aprire la porta.

Erano al porto di Arendelle, un gran numero di persone era radunato lungo tutto i pontili e molti altri erano ammassati sulle navi. Quando le videro ci furono applausi e sorrisi.

Elsa scese nel suo solito modo elegante e composto, indossava un vestito di ghiaccio quasi completamente blu, le sembrava più appropriato del bianco per una festa di primavera. Alzò la testa ad osservare il cielo, era azzurro e perfetto per quella giornata, il sole alto nel cielo era ancora pallido rispetto a quello estivo ma scaldava l’aria che conteneva già i profumi dei fiori.

Una nave di Arendelle la attendeva e quando la raggiunse insieme ad Anna si staccò dal molo e navigò fino al centro del porto. Da lì tutti avrebbero potuto osservare. Mentre si muovevano passarono accanto ad una nave di fattura straniera, sul ponte un uomo si inchinò nel vederla poi fece un elegante gesto di saluto. Erano gli ivoriani e lui era il loro capitano, Sif. Elsa ricambiò con garbo il gesto mentre Anna era troppo occupata a farsi spiegare i dettagli della navigazione dal capitano per farci caso.

“Guarda Elsa, il capitano dice che quella nave è tra le più veloci e belle che abbia mai visto, è giunta ieri” Anna tendeva il braccio verso un piccolo ma elegante vascello. Sorrise e annuì a lei e al capitano. Poi l’uomo le disse che erano in posizione.

“Molto bene” Sussurrò poi agitò la mano creando un alito di vento che trasportasse la sua voce a tutto il suo pubblico: “Siete pronti?” Chiese e in risposta ebbe un ovazione di sì.

Sentiva il suo potere accumularsi e crescere dentro di lei, potente e selvaggio, gioioso e libero. Lo liberò dando forma all’immagine che aveva disegnato nella mente. I cristalli di ghiaccio esplosero da lei salendo nel cielo e formando figure e disegni, mescolandosi e separandosi, mentre catturavano la luce del sole assumendo tutti i colori possibili. Il popolo sgranava gli occhi, rideva e applaudiva. Felice ed entusiasta Elsa si lasciò andare sul ponte della nave danzando insieme al suo potere. Libera.

Con un ultimo gettò di potere disegnò un grande cristallo a forma di fiore poi lasciò che si dissolvesse nell’aria.

“Wow” Anna la guardava con gli occhi spalancati, “Sei ancora più bella quando lo lasci andare” Elsa arrossì un po’ rendendosi conto di come cambiasse quando esprimeva il suo potere. “Capisco che tu abbia voluto smettere di tenerlo rinchiuso in te… ti rende così felice…”.

“Anna, è vero, mi sento libera nell’usarlo, ma la vera felicità e nel poterlo controllare e nel poterlo mostrare a tutti, senza vergogna e senza paura. E questo l’ho capito solo grazie a te.” Fu la volta di Anna di arrossire un po’, con un po’ di timidezza si avvicinò alla sorella e poi vedendola aprire le braccia per accoglierla la strinse a sé con gioia.

 

Il ballo al castello era una novità della festa, ma ora che le porte non erano più chiuse non c’erano motivi per cui la festa di primavera non fosse festeggiata anche lì. Un grande falò era già pronto nel centro del cortile interno, Elsa aveva creato un solido strato di ghiaccio che proteggesse la pavimentazione dal fuoco e tutti non aspettavano altro che il momento in cui Anna, nel suo ruolo di più giovane della famiglia reale, lo avrebbe acceso. La grande sala da ballo era stata decorata con fiori e ghirlande mentre la servitù era indaffarata nelle cucine perché tutto fosse pronto in tempo.

Elsa nelle sue camere osservò lo specchio. Poi con uno delicato movimento di polso cambiò di nuovo l’abito, si guardò per qualche istante ed infine annuì. Poteva dare qualsiasi colore al ghiaccio che comportandosi come un cristallo rifletteva la luce secondo i suoi desideri. Di solito optava per colori freddi, come il bianco, l’azzurro e il blu. Ora decise che il bianco sarebbe stato invernale e il blu non avrebbe fatto risaltare quanto voleva i bracciali così aveva dato all’abito un tenue colore azzurro.

Allungò la mano verso la scatola in avorio e la aprì. All’interno i bracciali la aspettavano. Sorridendo li indossò, uno ad ogni polso. Lì osservò per alcuni minuti, catturata ancora una volta dai loro riflessi poi si riscosse quando bussarono alla sua porta dicendole che era ora di andare.

 

La sala da ballo risuonava già di musica e di un allegro vociare, quando lei fece il suo ingresso fu accolta da inchini e, cosa che le fece più piacere ancora, da larghi sorrisi. Anna passò rapida tra gli invitati ed andò da lei con le mani pieni di cioccolatini.

“Tieni, ne ho tenuti da parte un po’ per te, c’è qualcuno che li sta finendo tutti…” Elsa rise nascondendo la bocca con la mano, aveva una piccola idea di chi fosse quel misterioso mangiatore di cioccolato.

“Grazie” Disse poi alla sorella che la guardava con i suoi grandi occhioni felici.

Vennero in molti a chiederle di ballare e lei accontentò tutti, era felice di poter controllare i suoi poteri e di non dover più rifiutare di danzare, cosa che amava fare fin da piccola. Anna danzò con altrettanti nobili ma i suoi occhi erano solo per Kristoff che la guardava rapito da un angolo della sala, troppo timido per mescolarsi alla folla di nobili.

Elsa lo vide e gli si avvicinò, il ragazzo gli sorrise impacciato.

Kristoff, perché non chiedi ad Anna di danzare?” Lui arrossì vistosamente a quella domanda.

“Ecco… io… non danzo molto bene e lei… è così brava…”

“Allora danza con me” se possibile il ragazzo arrossì ancora di più.

“Io…”

“Forza, non si può dire di no alla regina” Con un sorriso incoraggiante Elsa gli tese la mano che lui titubante prese. Raggiunsero la pista da ballo e iniziarono a danzare, Elsa si muoveva con passi semplice per far sì che anche Kristoff riuscisse a seguirla. Dopo un po’ il ragazzo si rilassò e le sorrise.

“Grazie” le disse e lei gli sorrise di rimando.

“Oh, non ringraziarmi per così poco, ringraziami per questo…” Senza dargli il tempo di accigliarsi scambiò rapidamente di cavaliere lasciando il ragazzo tra le braccia di Anna.

“Danzare con voi, regina, è un piacere inaspettato” Solo allora Elsa si rese conto di chi fosse il suo nuovo cavaliere. Il capitano ivoriano la guardava con un sorriso divertito negli occhi.

“Capitano Sif, scusate se vi ho strappato Anna, ma dovevo fare un favore ad un animo timido”

“Capisco perfettamente, e vi assicuro che, malgrado la principessa Anna sia una splendida ballerina, era con voi che speravo di ballare. Ho notato che portate i bracciali del mio signore.”

“Sì, sono uno splendido dono.” Rispose Elsa, l’uomo scosse la testa.

“Voi… voi avete un simile potere, qualsiasi dono è inutile o superfluo… questo pomeriggio avete incantato tutti con la vostra magia, di sicuro avete incantato me.” La sua mano sfiorò la manica del suo abito di ghiaccio con un sorriso, “Potete dunque creare qualsiasi cosa la vostra mente immagini?” La domanda la sorprese, nessuno le aveva mai veramente posto delle domande sul suo potere, Anna lo accettava come dato di fatto e non si interrogava, i dignitari di corte e i nobili del suo regno non ne parlavano per una sorta di pudore derivato dai giorni terribili in cui aveva gelato tutto il paese e il popolo non si sarebbe permesso di porre una simile domanda alla loro regina.

“Non ho ancora trovato limiti al mio potere…” Rispose e vide gli occhi dell’uomo brillare. Poi la danza finì e si separarono.

Elsa guardò verso sua sorella e Kristoff che stavano chiacchierando e ridendo in un angolo della sala, sorrise compiacendosi del suo gesto. Poi notò Olaf che chiacchierava con il secondo del capitano Sif, il pupazzo di neve indossava una sciarpa rossa e chiacchierava con il solito buon umore.

La regina si portò la mano al polso, era come se improvvisamente il bracciale fosse più stretto. Un nobile venne a chiederle una danza e lei se ne dimenticò.

 

La festa era quasi finita, era sera inoltrata e la luna era alta nel cielo, tutti ormai insonnoliti guardavano il grande fuoco spegnersi a poco a poco. Anna era accanto a Kristoff che le teneva la mano felice. Elsa era impegnata a salutare gli ospiti che stavano rientrando a casa vinti dal sonno.

Nell’ombra un uomo le guardava, poi soddisfatto sparì nella notte.

 

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo: Brutti risvegli ***


Nuovo capitolo e nuovi accadimenti… le cose si fanno serie… ma non vi dico di più! ;-)

Buona lettura!!

 

 

Secondo capitolo: Brutti risvegli

 

Elsa si svegliò in un lago d’acqua, batté le palpebre perplessa e stupita. Era crollata addormentata nel suo letto non appena l’aveva raggiunto, dimenticando di togliere l’abito di ghiaccio. Ma non era mai successo che del ghiaccio si sciogliesse attorno a lei. Non importava quanto facesse caldo o quanto profondamente lei dormisse, il suo potere non lo permetteva. Eppure ora era lì, vestita solo della leggera sottoveste di tessuto che indossava sotto gli abiti di ghiaccio, in una pozza d’acqua. Alzò il braccio e trasformò quell’acqua in ghiaccio. Nulla. Il sonno sparì del tutto e Elsa si tirò a sedere. Agiò entrambe le mani. Ancora niente. Sentì il panico crescere dentro di lei e respirò profondamente per calmarsi poi chiuse gli occhi e ascoltò dentro di lei. Il suo potere era lì. Sentirlo la tranquillizzò. Lo richiamò e lo spinse fuori da lei. Nulla. Non aveva bisogno di aprire gli occhi per sapere che non aveva funzionato. Era bloccato. Lo sentiva. Qualcosa lo teneva imbrigliato.

Scese dal letto e si cambiò, indossando solo una veste da camera poi corse da Anna.

Arrivò alla camera e batté i pugni sulla porta. Non ottenendo risposta la spalancò ed entrò. La camera era buia e vuota. L’ansia la assalì più violentemente di prima. Poi con un tuffo al cuore ricordò che Anna si era allontanata con Kristoff quella sera, dovevano essere assieme. Fu sul punto di andare a cercarla poi si calmò.

Era notte fonda, non aveva idea di dove alloggiasse Kristoff, visto che aveva gentilmente rifiutato una stanza a palazzo, e non poteva andarsene in giro come una pazza per la città chiamando a gran voce sua sorella.

Avrebbe atteso l’alba. Mentre tornava nelle sue stanze notò per la prima volta i bracciali attorno ai suoi polsi. Tentò di sfilarli e non ci riuscì. Erano avvinghiati con forza a lei. Tirò e tirò ancora, poi li sbatté contro il suo mobile in legno. Riuscì solo a farsi male, il bracciale che aveva attaccato non si graffiò neppure.

 

Anna aprì gli occhi e ricordò con una sensazione di panico dove fosse.

“Lasciatemi andare!” Urlò con forza, nessuno le rispose, nessuno venne. Si guardò attorno disperata, era in una cella di legno che… ondeggiava. Capì che si trattava di una nave quando le sue orecchie diedero un senso al suono che sentivano, era il mare che sbatteva contro il fianco dell’imbarcazione. “Dove mi state portando?” Urlò ancora.

“Anna?” La ragazza sobbalzò poi sentì il cuore risollevarsi, il mucchietto di paglia nell’angolo della cella si mosse e ne spuntò una carota, Anna si avvicinò e aiutò il pupazzo di neve a liberarsi, “Dove siamo?” Chiese Olaf guardandosi attorno, appariva confuso.

“Su una nave… ci hanno rapito. Credevo di essere sola…”

“Rapito?” Due occhi spalancati e preoccupati la guardarono e lei sorrise rassicurante.

“Non ti devi preoccupare, Elsa verrà a salvarci in un baleno, vedrai.”

“Oh, io non credo proprio.” La voce fece sobbalzare sia lei che Olaf. Un uomo grande e grosso le osservava dall’alto.

“Voi!” Disse Anna con rabbia.

“Sì, io, ed è stato ridicolmente facile.”

“Vedrete quanto sarà facile dopo che Elsa sarà venuta a prenderci! Non vi piacerà vedere cosa sa fare quando si arrabbia sul serio!” Il capitano Sif sorrise inclinando la testa.

“Non credo che la regina verrà a prendervi” Qualcosa nel suo tono gelò Anna che all’improvviso ebbe davvero paura.

“Cosa le hai fatto?” Chiese con un fil di voce.

“Nulla di male”

“Non vi credo”

“Non mi importa che mi crediate o no. Sappiate solo che non le ho fatto del male, ma che non potrà venirvi a prendere e sappiate altresì che sono un gentiluomo e che non verrà fatto alcun male neppure a voi e al vostro interessante amico. Comportatevi bene e tutto andrà per il meglio, due o tre anni e potrete rivedere vostra sorella sana e salva”. Anna sgranò gli occhi.

“Due o tre anni?” L’uomo annuì.

“E’ il tempo minimo per l’organizzazione di nozze reali… soprattutto tra paesi così lontani…” Sorrise al suo sguardo preoccupato, “No, non voi principessa.” Ridacchiò all’idea poi prima di chiudere la botola aggiunse. “Vostra sorella sarà una magnifica sposa per il mio signore”.

 

Elsa osservò l’alba ma il suo sollievo durò poco. Prima ancora che potesse indossare qualcosa oltre alla veste da camera bussarono alla sua porta.

“Elsa, Elsa!” Era la voce di Kristoff, la ragazza andò immediatamente ad aprire e trovò il giovane intento a litigare con due guardie e un servitore agitato.

“Cosa succede, dov’è Anna?” chiese subito lei, “Lasciatelo passare, grazie” Aggiunse alle guardie.

“Dov’è Anna? Lo chiedo io a te” Rispose Kristoff, “Ieri siamo andati via insieme, ma lei si è ricordata di dover dire non so cosa a Olaf così l’ho aspettata. Non è mai arrivata. Pensavo avesse cambiato idea o si fosse dimenticata, sai com’è Anna… ma poi questa mattina ho trovato il suo cavallo al porto, ancora sellato. Ho chiesto in giro e nessuno l’aveva vista. Così sono corso qui e mi hanno detto che non è tornata a palazzo ieri notte. Quindi sono venuto da te.”

Elsa ascoltò con ansia crescente tutto il racconto. Erano soli e avevano raggiunto lo studio. La regina guardava fuori dalla finestra verso il porto, le braccia strette attorno al corpo in un freddo che era dentro di lei. I fatti raccontati dal ragazzo che senso avevano?

“Elsa?” chiamo Kristoff. Era chiaramente agitato, mai l’aveva chiamata per nome ed ora lo aveva già fatto più volte. Si voltò a guardarlo.

“Non capisco…” Ammise.

“Dobbiamo fare qualcosa! Cercarla!” Il ragazzo si agitava andando avanti e indietro per la stanza mentre lei era immobile.

Kristoff… credo l’abbiano rapita gli Ivoriani… guarda” Indicò il porto con le navi già visibili nel chiarore del mattino. “La loro nave non è più nel porto, devono essere salpati questa notte.”

“E allora perché non fai qualcosa!” Il ragazzo quasi urlò e lei scosse la testa. “Tu puoi fermarli! Ghiaccia il mare e io farò il resto!” Disse risoluto l’uomo ma Elsa si voltò verso di lui, calde lacrime scendevano sul suo volto.

“Non posso.” Come a spiegarsi alzò le braccia, la vestaglia scivolò rivelando i bracciali.

“Cosa…? Non capisco…”

“Non ho più potere… questi bracciali sono un dono degli ivoriani, mi impediscono di evocarlo… sono inutile…” Kristoff guardò i bracciali per un lungo momento poi sul suo volto si dipinse uno sguardo sicuro.

“Io so chi può toglierteli”

“Come?” La ragazza lo guardò completamente stupita da quell’affermazione, poi comprese: “I troll?” Il ragazzo annuì convinto.

“Sì, Granpapà potrà farlo di sicuro, ti libererà e poi potremo liberare Anna e quegli ivoriani si pentiranno di averla portata via.”

Un leggero bussare interruppe la risposta di Elsa. Un servitore entrò.

“E’ arrivata questa lettera mia regina, il messaggero dice che è urgentissima… e visto che eravate sveglia…”

“Certo, grazie” Elsa la prese, poi la posò sul tavolo senza neanche guardarla. Il servitore era uscito e lei espresse quello che prima aveva voluto dire:

“I troll… sono andata da loro da piccola… quello che mi ha detto il loro saggio ha condizionato tutta la mia vita, mi ha spaventato e mi ha fatto temere il mio potere. Non sono sicura di voler tornare lì”

“Hanno salvato Anna, sono delle brave… persone” Aggiunse.

“Lo so… ma…”

“Anna” Disse solo lui e Elsa annuì decisa.

“Sì, certo, farò qualsiasi cosa per salvarla. Andiamo”. Si voltò e fece cadere la lettera. Kristoff si abbassò per raccoglierla e nel rialzarla il suo volto si era fatto di pietra.

“Credo che prima dovremmo leggere questa” Elsa che era già alla porta si voltò perplessa dal suo tono duro, il ragazzo le tese la lettera e anche lei si irrigidì. Era inviata dal capitano Sif.

L’aprì con una certa trepidazione e ne lesse rapida il contenuto. Poi la strinse nella mano con rabbia. Kristoff la guardava in attesa e lei spiegò.

“Sono stati loro, me lo confessa con candore.”

“Ma perché?”

“Semplice, è un ostaggio.”

“Cosa vogliono?” Elsa strinse le labbra con rabbia.

“Vogliono il controllo su di me, o meglio, sul mio potere”

“Ma… non capisco… i bracciali…”

“Leggi tu stesso”.

Kristff prese la lettera e lesse ad alta voce:

“Buongiorno cara regina Elsa,

Immagino che vi siete già accorta di non poter più togliere i miei bracciali e di come essi blocchino il vostro potere. Qualsiasi cosa tenterete di fare sarà inutile, essi sono stati creati per catturare i jinn del deserto e renderli geni sottomessi. Solo il vostro padrone potrà liberarvi.

Questa era la prima cosa che volevo sapeste, la seconda è che vostra sorella è al sicuro nelle mie mani. Non le sarà torto un cappello e la rincontrerete quando sposerete il mio signore e vostro padrone, il califfo di Ivoria. Ho creduto opportuno fare di lei un ostaggio per evitare di avere tutta la marina di Arendelle nella mia scia. Vi consiglio di non dire nulla a nessuno, mi eviterete di doverle fare del male, a lei o alla vostra creatura, il pupazzo di neve, che ho preso come dono e dimostrazione del vostro potere per il mio signore.

Avrete presto mie notizie, sarò l’inviato durante tutte gli accordi per il matrimonio.

Buona giornata

Capitano Abul At Di Il Sif

Kristoff smise di leggere stringendo i denti.

“Come vedi ho letteralmente le mani legate. Non posso usare il mio potere, non posso mandare la mia flotta…”

“Dobbiamo comunque tentare, Granpapà saprà dirci di più sui bracciali e forse persino toglierteli”

Sif dice che non è possibile”

“Dobbiamo tentare!” Insistette il giovane e Elsa annuì.

“Va bene, ma lo faremo in segreto. Diremo a tutti che Anna è con gli ivoriani per una gita in mare di una settimana e diremo che io mi recherò al mio castello di ghiaccio per lo stesso periodo di tempo.”

“Non faranno domande?”

“No, sono la regina dopo tutto” Elsa alzò il mento decisa e Kristoff annuì.

“Andiamo allora”.

 

 

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo: Un piano ***


Vi rubo un attimo per ringraziare tutti quelli che leggono e soprattutto quelli che lasciano una recensione (o sì, fa tanto, tanto piacere!).

Buona lettura!

 

 

 

Terzo capitolo: Un piano

 

Non era stato difficile, la sua decisione di allontanarsi non aveva stupito molto. Così ora cavalcava verso il popolo dei troll insieme a Kristoff che montava la sua renna. I ricordi della prima volta che ci era stata le attorcigliavano il ventre, ricordava ancora sua sorella svenuta e fredda tra le braccia della madre e suo padre che la stringeva a sé nella folle corsa verso quel luogo.

Aveva avuto così paura e poi il troll le aveva mostrato il suo oscuro futuro. Da quel giorno tutto era cambiato, Anna era diventata qualcuno da tenere lontano e lei si era chiusa in sé stessa.

Le parola di Kristoff le risuonavano nella mente, dovevano salvarla, dovevano tentare. Invidiava la sua sicurezza, lei non era nulla senza il suo potere, come poteva fare qualcosa? Eppure… eppure Anna non aveva nessun potere quando era andata fino in cima alla montagna per parlarle. Lei non aveva avuto paura di affrontare la tormenta per salvarla da sé stessa.

“Siamo arrivati”

Elsa notò solo allora le numerose pietre che aveva di fronte, scesa di sella e in un secondo tutte le pietre rotolarono davanti a lei. Ci fu un coro di: “La regina Elsa”, “La sorella di Anna”, “La regina di ghiaccio”. Poi arrivò Granpapà.

“Mia regina, Kristoff, cosa succede?”

Granpapà, hanno preso Anna. Dobbiamo salvarla, ma hanno…”

“Bloccato il suo potere!” L’anziano troll lo interruppe alzando la mano verso i polsi di Elsa che alzò la manica dell’abito che indossava mostrando i bracciali. “Oh oh…” Disse il troll poi chiuse gli occhi per qualche secondo.

“Allora? Puoi toglierli?” Chiese Kristoff impaziente. Il troll aprì gli occhi e scosse la testa sconsolato.

“Sono potenti e legati al suo cuore… solo il suo padrone può liberarla”.

“Ma non lo farà mai! Lui mi userà come un suo servo e fino a quando Anna sarà nelle sue mani dovrò fare tutto quello che vorrà!” Intervenne Elsa, nella voce una sfumatura di evidente panico.

“No… forse…” Il troll chiuse gli occhi poi li riaprì di scatto, “Il vostro cuore può eleggere un nuovo padrone”.

“Come?” Chiese Elsa.

“Sarete voi a dargli quel potere e un cuore donato volontariamente è più forte di un cuore preso con la forza”.

“Ma…”

“Non posso dirvi di più, quando eravate bambina ho fatto lo sbaglio di dirvi troppo, la paura che io ho evocato vi ha spinto verso la visione negativa del vostro futuro, non farò più questo errore.” Il troll inchinò la testa chiedendo chiaramente perdono.

“Avete salvato Anna, per me quel gesto basta a scusare qualsiasi cosa”.

“Grazie vostra maestà. Ora andate siete ancora in tempo per salvare la principessa”.

 

Mentre cavalcavano in silenzio Elsa rifletté sulle parole del troll. Doveva donare il proprio cuore, non era difficile, come aveva dimostrato la stessa Anna, l’amore fraterno era sufficientemente forte da spezzare un incantesimo. Quindi non aveva che da trovare Anna. Non aveva bisogno di un piano di salvataggio speciale, doveva solo raggiungerla, lei avrebbe aperto i bracciali e allora Elsa avrebbe scatenato la sua furia e l’avrebbe portata in salvo.

“Abbiamo bisogno di una nave” Kristoff sobbalzò, era evidentemente depresso.

“Come?” Chiese e Elsa sorrise.

“Abbiamo bisogno della nave più veloce del porto.”

 

Elsa indossava un semplice vestito blu bordato di nero, con una mantellina dello stesso colore a ricoprirgli le spalle mentre Kristoff aveva indossato un giacca nera e dei pantaloni grigio scuri, entrambi portavano un cappello per celare i loro biondi capelli. Erano in un momento delicato del loro piano, nessuno doveva vederli. Kristoff spingeva piano sui remi stringendo i denti ad ogni eccessivo scialacquio mentre Elsa sedeva composta a prua pronta ad intervenire nel caso fossero stati scoperti.

Il loro obbiettivo era poco distante. Era stata una scelta facile, Elsa ricordava che il giorno prima Anna gliel’aveva indicata come la nave più veloce del porto, proprio quella che serviva loro. Avevano atteso che il buio scendesse e poi con il favore della notte si erano imbarcati su una nave a remi. Ora avrebbero dovuto raggiungere la grande nave e salire a bordo, raggiungere nel più assoluto segreto la cabina del capitano e ordinargli di salpare l’ancora e di inseguire la nave ivoriana. Avevano ventiquattro ore di ritardo, un’enormità se quella nave non fosse stata davvero veloce. Ma Elsa doveva credere che ce l’avrebbero fatta, lei avrebbe raggiunto Anna e l’avrebbe liberata, ad ogni costo.

Con un leggero tonfo la piccola imbarcazione tocco lo scafo della nave. Kristoff fece una smorfia poi ritirò i remi in silenzio e afferrò il primo scalino intagliato nello scafo. Elsa gli annuì e lui iniziò a salire. Quando fu in cima si guardò attorno. Il ponte era deserto. Elsa lo raggiunse velocemente e insieme si mossero lungo il ponte.

Un leggero russare li fece immobilizzare. Un marinaio era seduto contro l’albero maestro, per loro fortuna dormiva. Elsa gli fece cenno di continuare e Kristoff muovendosi il più silenziosamente possibile raggiunse il boccaporto. Lo aprì e vi entrò.

La cabina del capitano era sempre quella a poppa e non era difficile da individuare. Elsa indicò la porta a Kristoff che annuì, poi la aprì ed entrarono nella stanza.

Il buio qui era meno intenso, grazie alle ampie vetrate della poppa della nave che permettevano al tenue bagliore della luna di filtrare. Elsa poté distinguere una scrivania, una libreria, un armadio e incassato nella parete un letto. Lì giaceva una figura avvolta nelle coperte. La ragazza annuì a Kristoff che prese un profondo respiro e allungò la mano verso il capitano addormentato.

“Fermo” Elsa parlò a voce alta e Kristoff per poco non fece un salto chiedendosi cosa passasse per la mente della regina, quando si voltò però capì che non parlava a lui. Una figura era uscita dall’ombra e le puntava la spada alla gola.

 

Anna guardò la tavola imbandita con una smorfia.

“Cosa c’è principessa? Non vi piace?” Il capitano Sif la guardava accigliato e lei scosse la testa.

“No, è tutto buonissimo, è la compagnia che non mi piace. Preferirei di gran lunga mangiare con Olaf nella mia cella.” L’uomo sorrise.

“Avete del coraggio, non lo nego. Ma non siate sfacciata. Vi ho invitato alla mia tavola perché amo la cortesia, vorrei che voi vi comportaste di conseguenza”.

“Molto bene” Disse Anna e ad un cenno del capitano un servitore le servì una minestra di molluschi di mare.

“Vengono dal mio paese. Li teniamo nel ghiaccio perché non vadano a male, sono una rarità” La intrattenne l’uomo mentre lei li assaggiava.

“Sono buoni” Annuì lei e il capitano sorrise, “Un po’ speziati per le mie abitudini, ma credo che potrei abituarmici” Aggiunse e l’uomo annuì.

“E’ vero, le spezie sono un dettaglio immancabile in tutti i nostri piatti, saranno parte del commercio tra i nostri paesi.” Anna si trattenne a stento dal dirgli che Arendelle non commerciava con dei barbari rapitori ma non disse nulla invece sorrise.

“Mia sorella… avete detto che non le avete fatto del male… posso chiedervi allora come l’avete indotta a non seguirvi?” Anna sperò che l’uomo rispondesse e aggiunse: “Voglio molto bene a Elsa, mi preoccupo per lei.”

“Capisco… posso dirvelo senza problemi, dopo tutto non potreste fare niente per cambiare lo stato delle cose. Ricordate i miei doni?” Anna ricordava eccome, era stata quella dannata sella ad obbligarla ad andare al porto, lì degli uomini l’avevano addormentata e si era svegliata su quella nave.

“La sella e i bracciali”

“Esatto, come sapete la sella con il vostro nome mi dava potere sulla vostra cavalcatura obbligandola a dirigersi dove volevo io, mentre i bracciali… oh, quella è alta magia. Lasciate che vi racconti. Nel nostro califfato la magia è forte. Nei recessi del deserto essa lo è talmente che genera degli jinn. Potenti creature libere e magiche. Per catturarle e piegarle al nostro volere abbiamo creato i bracciali. Non è semplice metterli ai loro polsi, ma quando è fatto, usiamo stratagemmi e la loro cupidigia, essi non posso più usare la magia. Allora li catturiamo e li domiamo. Vostra sorella ha resistito a lungo prima di indossarli, ma alla fine lo ha fatto e quando abbiamo danzato io li ho attivati. Ora è legata al possessore dei bracciali, il mio signore, il Califfo di Ivoria.”

“Quindi…” Anna lo guardava a bocca aperta.

“Quindi non può usare la sua magia. Ma quando sarà la sposa del Califfo lui la ridurrà all’obbedienza e allora potrà usare il suo potere quando e come lui gli ordinerà.” Anna guardava l’uomo inorridita.

“Elsa non sarà mai domata!” Quel termine la orripilava e disgustava.

“Tutti lo sono prima o poi e con lei sarà facile, è stata repressa per tutta la sua infanzia, fino a solo un anno fa era esattamente come tornerà ad essere, una schiava.”

“Non tornerà mai più indietro” Urlò Anna alzandosi in piedi e sbattendo i pugni sul tavolo. Il capitano fece un cenno verso il servitore che aveva posto la mano alla spada, poi sorrise.

“Principessa Anna, lei lo farà, e sapete perché? Perché io ho voi, e lei farà tutto quello che io le chiederò”. Poi rise mentre con un cenno faceva scortare fuori Anna affinché tornasse nella sua cella.

Quando la botola fu chiusa su di lei Olaf la raggiunse agitato.

“Ti hanno fatto del male? Io li… se ti hanno fatto del male…”

“No, sto bene…”

“Ti ho sentito urlare…”

“Loro… Lui… vogliono fare una cosa orribile a Elsa, non posso permetterlo… Olaf, ora più che mai dobbiamo fuggire, oppure morire.”

 

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Capitolo 5
*** Quarto capitolo: Alleanze ***


Abbiamo lasciato Anna e Elsa in guai seri le cose miglioreranno? Forse!

Come sempre grazie a chi legge e a chi recensisce.

Buona lettura!

 

 

Quarto capitolo: Alleanze

 

La spada scivolò minacciosa sulla sua spalla, a qualche millimetro dalla sua gola.

“Non ti muovere” Ordinò la persona alle sue spalle a Kristoff che aveva fatto un passo in avanti e ora si immobilizzò. “Detesto gli intrusi, detesto i ladri e detesto i clandestini” mormorò bassa la voce.

“Non siamo nessuna delle tre cose” Disse Elsa. Kristoff si stupì nel sentire tanta forza nella sua voce. “Sono la regina di Arendelle e chiedo il vostro aiuto per salvare mia sorella, la principessa Anna”. Per un secondo ci fu il silenzio poi la persona alle sue spalle proruppe in una risata.

“Questa è la storia più assurda e inverosimile che abbia mai sentito in tutta la mia vita!” ridacchiò ancora ma la spada non si mosse di un centimetro.

“Sto dicendo la verità, se abbassa la spada, capitano, potrà vedermi in volto e saprà che non mento sulla mia identità.”

“Se foste la regina Elsa avreste un esercito ai vostri ordini e soprattutto, un potere che mi avrebbe congelato la spada in un battito di ciglia.” Elsa prese un profondo respiro e la persona dietro di lei si irrigidì.

“Il mio potere è bloccato e sono ricattata, non posso chiedere l’aiuto dei miei soldati, nessuno sa nulla tranne l’uomo davanti a voi, permettetemi di voltarmi”

“Potrei non conoscere il volto della regina” Disse allora, sempre in un bisbiglio, l’ombra dietro di lei.

“La vostra nave era nel porto ieri pomeriggio, dovete avermi vista sulla nave di Arendelle creare cristalli di ghiaccio nel cielo.” Detto questa Elsa lanciò uno sguardo rassicurante a Kristoff e si voltò lentamente. La spada rimase sulla sua spalla ma non si mosse e non giunsero ulteriori minacce. Mentre si voltava alzò le mani e liberò la treccia di capelli che aveva nascosto sotto il cappello.

Kristoff, accendi un lume” Ordinò al ragazzo che obbedì prontamente. La candela illuminò la stanza quanto bastava perché Elsa finalmente potesse vedere il capitano. Fu sorpresa quando capì che si trattava di una donna. Era alta, i capelli neri racconti in una coda, la giubba blu era sbottonata e ai piedi non indossava gli stivali neri che erano accanto al letto segno che si era alzata in fretta sentendoli arrivare, ma la spada era ferma nel suo pugno e il suo sguardo era vigile e seguiva attento ogni mossa di Kristoff. Poi guardò lei. Elsa lasciò che quegli occhi attenti la scrutassero, lasciò che vedesse la treccia bionda posata sulla sua spalla, che notasse i suoi occhi blu e che vedesse in essi la verità. Rimasero allacciate nello sguardo a lungo poi il capitano annuì. Con una rapida mossa ritrasse la spada e la inguainò, poi chinò la testa in un rigido inchino.

“Sono ai vostri ordini regina.” Disse solo, semplicemente. Elsa rilasciò il respiro che aveva trattenuto durante il rigido esame e sorrise.

“Salpiamo l’ancora immediatamente, dobbiamo inseguire la nave ivoriana.” La donna la guardò per un secondo ancora poi annuì.

“Avete parlato di segretezza dico bene? Dunque rimanete qua, nessuno vi disturberà. Salperemo al più presto.” Indossò rapida gli stivali, allacciò la giubba e infilò una giacca nera che le arrivava fino ai piedi poi indossò un tricorno, prima che uscisse però Elsa le afferrò il braccio fermandola.

“Posso fidarmi di voi? Ne va della vita di mia sorella” Disse. La donna la guardò, i suoi profondi occhi marroni che la valutavano ancora una volta.

“Sì” Poi in un ripensamento aggiunse: “Sul mio onore”. Si voltò ed uscì dalla stanza lasciandoli soli.

Non passarono molti minuti quando sentirono l’ancora sollevarsi e la nave iniziare a muoversi.

“Bene, non ci ha tradito” Mormorò Kristoff che guardava preoccupato fuori dalle ampie finestre.

“Ha dato la sua parola, non lo avrebbe mai fatto” Rispose sicura Elsa, “Ora dobbiamo solo sperare che questa nave sia davvero la più veloce”.

“Lo è” Si voltarono entrambi a guardare il capitano che era tornato nella sua cabina, “Questa è la nave più veloce, ma abbiamo un serio distacco, direi quasi ventiquattro ore e un notevole problema, non ho idea della rotta” La donna guardò verso Elsa che strinse le labbra.

“Non so dove sia il loro califfato…”

“E non sarebbe stato saggio scoprirlo prima di requisire la mia nave?” Disse la donna con una smorfia poi nel vedere i due guardarsi preoccupati aggiunse: “Dalla fattura delle vele e dal loro abbigliamento e facile intuire che vengono dal Sud, le rotta per il momento può essere solo una, quando usciranno dai fiordi però sarà diverso”

“Come faremo allora? E’ impossibile raggiungerli così in fretta, i fiordi si estendono per non più di tre giorni di navigazione” Chiese Elsa, che non aveva pensato a quel evidente problema.

“Per allora avremo la precisa ubicazione di Ivoria” Rispose sicura il capitano.

“E come?” Chiese Kristoff.

“Oh ma allora parli” la donna lo guardò con un sogghigno e lui fece per risponderle quando Elsa alzò la mano per fermarlo.

“Non abbiamo tempo per litigare, dicci come faremo, per favore”, il capitano la guardò ed inchinò la testa in un cenno di assenso.

“Ci fermeremo a Esmeralda, la città dei saggi, c’è una biblioteca che contiene tutto il sapere conosciuto. Sapranno dirci dove si trova Ivoria e tracceremo una rotta.”

“Esmeralda…” Elsa si voltò verso le finestre guardando il porto allontanarsi mentre la paura le attanagliava il ventre. I suoi genitori stavano andando a Esmeralda quando la tempesta se li era portati via.

“Regina Elsa quando saremo in alto mare dovrete spiegare ai miei marinai la nostra missione, non sarà più necessario mantenere il segreto visto che potranno rivelarlo solo ai pesci o ai gabbiani.” Elsa prese un profondo respiro imponendosi la calma poi si voltò di nuovo a guardare il capitano.

“Va bene, mi sembra giusto”

“Molto bene. Ora devo dirigere le manovre” Detto questo il capitano se ne andò.

“Non mi piace” Proruppe subito Kristoff, “C’è qualcosa che non ci dice, ha fatto una strana faccia quando vi ha riconosciuto…”

“Sarà stato stupore”

“Non ne sono sicuro ma non mi piace” Ripeté il ragazzo.

“Ci aiuterà a salvare Anna ed è l’unica cosa che conta ora” A questo Kristoff non ribatté.

Elsa si strinse nelle braccia e tornò a guardare il porto e la sua città allontanarsi. Era strano, non era mai andata via di palazzo se non quando era salita fino alla montagna ma quel giorno era stato terribile e meraviglioso insieme, adesso aveva solo paura.

“Andrà tutto bene” Mormorò Kristoff e Elsa sentì che come lei, anche lui aveva paura. E la loro non era paura del viaggio, no era la paura di perdere l’unica persona che li amava davvero e che loro amavano più di ogni altra.

 

“No!”

“Anna, Anna” Anna aprì gli occhi trovando davanti a lei Olaf che la scuoteva, “Anna, cosa succede? Stai male?” La ragazza si riscosse dall’incubo scuotendo la testa.

“No è solo un brutto sogno…”

“Come posso aiutarti?”

“Non puoi Olaf…” Il pupazzo di neve la guardò triste allora lei gli sorrise “Mi dispiace Olaf, vorrei che tu fossi a casa sano e salvo”

“Io no, sono felice di essere con te, non potrei neanche immaginare quanto sarebbe stato brutto saperti qui sola soletta. E poi Elsa mi ha fatto per te, quindi è giusto che io stia con te.” Anna sorrise pensando a quanto fosse dolce quel pupazzo di neve e come rivelasse con la sua stessa esistenza la dolcezza che era parte di Elsa.

“Grazie Olaf, sei un amico prezioso” Il pupazzo sorrise felice e poi si sistemò accanto a lei, “Sai, ho pensato ha quello che mi hai detto, fuggire è la nostra specialità, ti ricordi quante volte lo abbiamo fatto? Prima siamo scappati dal mio cugino gigante, poi siamo fuggiti dalla stanza in cui ti aveva rinchiuso Hans, ora sono sicuro che se gettassimo il mio sedere quando aprono la botola sarebbe un diversivo sufficiente a farti fuggire grazie alla mia sciarpa”. Detto questo guardò la ragazza con speranza.

“E’ un buon piano Olaf però…” Anna lo guardò con un sorriso di rammarico e terminò: “Siamo su una nave… dove potremmo andare anche se riuscissimo ad uscire da qui?”.

Anna si zittì non appena la botola sulle loro tese si sollevò. A guardare giù non fu il capitano Sif ma il suo secondo.

“Principessa Anna…” Disse con voce profonda ma sorprendentemente dolce “Ho pensato che avreste potuto avere freddo… visto la nuvola di neve che segue il vostro compagno” detto questo le passò una coperta poi richiuse la botola. Era il primo gesto veramente gentile che riceveva da quando era sulla nave. Il ricercato manierismo del capitano era troppo falso alle sue orecchie per contare.

“Questo è strano…” Disse Olaf e Anna annuì si avvolse nella coperta e si riaddormentò sperando di non sognare di nuovo Elsa in catene.

 

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Capitolo 6
*** Quinto capitolo: A cuore aperto ***


Mi dispiace non leggere molti commenti… Ho due possibilità, o la storia non vi piace o siete in vacanza… nel primo caso non posso farci molto se non mi dite cosa non va nel secondo vi darò un po’ più di tempo e posterò più lentamente i capitoli! ;-)

Detto questo grazie mille a chi invece perde un attimino per commentare! J

Buona lettura!

 

 

Quinto capitolo: A cuore aperto

 

I marinai avevano accolto piuttosto bene l’idea di imbarcarsi in quell’avventura, sicuri della gloria che ne avrebbero ottenuta. Ma a loro Elsa non aveva rivelato tutta la verità, non sapevano che lei era priva del suo potere altrimenti non si sarebbero gettati nella caccia di una nave molto più grande della loro e con un equipaggio doppio. Nel guardarli Elsa si sentì in colpa ma il capitano era stata chiara, se lo avesse rivelato si sarebbero ammutinati.

“Venite con me” Disse proprio in quel momento il capitano e lei la seguì di nuovo nella cabina principale. Kristoff stava parlando con dei marinai e non le notò.

Una volta dentro il capitano chiuse la porta alle loro spalle e si voltò a guardarla.

“Dobbiamo chiarire alcuni punti”

“Il vostro compenso?” Chiese Elsa che si era aspettata una simile richiesta. La donna la guardò in silenzio offesa.

“No, mi offende che pensiate che io voglia approfittare della vostra situazione”

“Scusate io… capitano…” Elsa si rese conto all’improvviso di non sapere nemmeno il nome della donna con cui parlava, “Non mi avete ancora detto il vostro nome capitano” Disse allora a disagio.

“Capitano Rahel Soy

“Capitano Soy, non volevo offendervi in alcun modo, credo solo sia normale che i vostri uomini vorranno essere pagati per la perdita dei guadagni dovuta a questo improvviso cambio di rotta”

“Sono sicura che saprà ricompensarli, ma non è di questo che volevo parlare. Vi ho suggerito di non dire nulla agli uomini della vostra situazione…” Si interruppe e lanciò un’occhiata ai bracciali che spuntavano appena dalle maniche di Elsa poi continuò: “Ma è un problema consistente e ho bisogno di sapere come contate risolverlo. Non posso mandare i miei uomini all’arrembaggio di una nave con il doppio degli uomini, li manderei a morire.”

“Dovete solo sapere che ho un piano…”

“No” Il tono era stato fermo e la donna lo addolcì con queste parole: “Regina Elsa… dovrete farmi parte dei vostri piani, non posso e non voglio guidare i miei uomini verso la morte, devo conoscere il vostro piano e decidere se è valido”

“E se non lo trovaste valido?” Chiese allora Elsa con una punta di minaccia nella voce. Stringeva le mani a pugno e sentiva il potere premere più che mai contro la barriera dei bracciali. Se avesse avuto il suo potere ora la stanza sarebbe stata ricoperta da ghiaccio rosso. Era sempre così quando si arrabbiava, che lo volesse o no.

“Allora a Esmeralda troverete un’altra nave disposta a rischiare e io avrò fatto il mio dovere.” Elsa si voltò cercando di calmarsi.

“Il mio piano è personale… rivelarvelo sarebbe come mettere a nudo la mia anima.” Mormorò piano Elsa poi più forte aggiunse “E’ questo che mi chiedete?”

“Se così deve essere… Sentite. Sono disposta a portarvi ovunque mi chiederete, anche all’inferno se così vorrete, ma non posso chiedere lo stesso ai miei uomini! Quindi, sì, ditemi quello che dovete dirmi. Sul mio onore non lo rivelerò a nessuno”. A quel punto la porta si spalancò e Kristoff entrò con forza.

“Cosa succede? State bene?” Solo allora Elsa si rese conto che lei e il capitano si erano parlate a voce troppo alta.

“Va tutto bene” Rispose al ragazzo che passava preoccupato lo sguardo da una all’altra.

“Non ti hanno insegnato a bussare?” Chiese invece il capitano, nella sua voce c’era un sottofondo di rabbia.

“Mi hanno insegnato a proteggere le persone che si ama” Rispose Kristoff con lo stesso tono.

“Ma chi sei tu? Il suo guardarobiere?”

“Io sono…” Kristoff si interruppe e arrossì mentre guardava Elsa che allora intervenne.

“Lui è qui per lo stesso mio motivo, salvare Anna.” Disse guardando il capitano con forza poi guardò il ragazzo “Siamo tutti qui per questo.” Fece un sospiro e annuì come se fosse giunta ad una conclusione. “Kristoff, devo parlare con il capitano del nostro piano, potresti lasciarci sole?”

“Va bene…” Disse lui a malincuore ma prima di uscire lanciò uno sguardo minaccioso al capitano Soy.

Quando furono sole Elsa sospirò di nuovo poi si sedette su una delle sedie e raccontò la sua storia.

“Sono nata con i poteri, quando ero piccola erano più contenuti, riuscivo a gestirli ma insieme a me sono cresciuti fino a quando non ho ferito per sbaglio mia sorella.” Si interruppe ricordando, con un nodo alla gola, il terrore che aveva provato “Da allora li ho temuti e soffocati fino ad un anno fa quando all’incoronazione sono esplosi alla vista di tutti.” Il capitano si era seduta a sua volta e la ascoltava in silenzio. “Sono fuggita… ed ero libera, finalmente libera di lasciare il potere scorrere fuori da me, potevo creare tutto ciò che la mia mente suggeriva era inebriante e meraviglioso. Ma il mio sfogo aveva gelato il fiordo e nel mio egoismo io non volevo neanche rendermene conto. Anna… Anna mi ha salvato, lei non mi ha lasciato, non mi ha permesso di essere il mostro che gli altri credevano, non mi ha permesso di abbandonarla.” Sorrise pensando a quanto fosse speciale Anna. “Tutti sanno questa storia e tutti sanno com’è finita, Anna mi ha salvato dalla spada del principe Hans sacrificando se stessa, ma proprio quel sacrificio ha salvato lei dal ghiaccio che io avevo posto nel suo cuore.” Si interruppe, raccontare questo era stato facile, quasi tutti conoscevano la storia. Ora veniva il difficile. “Pochi però sanno come io ho imparato a controllare il ghiaccio, come scioglierlo… è… l’amore” Guardò il capitano aspettandosi incredulità o sarcasmo nel suo sguardo, ma non ci fu nulla di simile. La donna la guardava e la ascoltava rapita. Elsa arrossì appena e poi distolse lo sguardo da lei continuando. “Mia sorella ha sciolto il suo cuore con l’amore ed io sapendo che lei mi amava malgrado tutto quello che le avevo fatto ho potuto permettere di sciogliere il mio di cuore e liberare Arendelle dal ghiaccio. I bracciali ora non controllano il mio potere ma il mio cuore e con esso la fonte del mio potere. Abbiamo chiesto consiglio a degli esperti…” Non disse troll, non molti credevano in essi e la sua storia era già sufficientemente fantasiosa per chi non la conoscesse senza che aggiungesse quel dettaglio. “E loro mi hanno assicurato che era il mio cuore ad essere legato. Il califfo di Ivoria ne è il padrone, ma è stato preso con la forza, se io donassi il mio cuore liberamente ad un altro… padrone allora costui o costei potrebbe liberarmi.”

“Vostra sorella…” Mormorò allora il capitano per la prima volta.

“Sì, il mio cuore è già suo, lei potrà togliermi i bracciali e allora nessuno dei suoi salvatori potrà più farle del male” Le ultime parole le uscirono con rinnovata ira. Avrebbero pagato. Sentiva le mani pruderle per quella forzata inattività.

Il capitano Soy si alzò dalla sedia e iniziò a camminare lungo la stanza persa nei suoi pensieri.

“Mi aiuterete?” Elsa interruppe la donna con quella domanda. Il capitano la guardò a lungo poi annuì lentamente.

“Sì… ma dovremmo trovare un modo di farvi salire a bordo con uno stratagemma, non sarà facile e se la vostra idea non funzionasse sareste prigioniera anche voi mentre noi… dovremmo appellarci al buon cuore degli ivoriani o morire tutti.” A quelle parole in silenziò calò di nuovo sulla stanza poi Elsa si alzò.

“Grazie capitano.” Disse catturando il suo sguardo e leggendovi un intensa emozione di cui non capì l’origine.

“Sono ai vostri ordini regina Elsa.” Disse allora la donna poi distolse lo sguardo e indicò la stanza “I vostri alloggi, non posso offrivi di meglio”

“Ma questa è la vostra…”

“Ora è vostra” Detto questo uscì dalla porta e tornò al suo posto al comando della nave. Kristoff entrò poco dopo.

“L’ho vista uscire, allora? Ci aiuterà?”

“Sì” Il ragazzo fece una smorfia.

“Non sono sicuro se devo essere contento o no… è una nave veloce, i marinai ne vanno fieri, dicono che recupereremo lo svantaggio in pochi giorni però… il capitano non mi piace… nessuno sa da dove viene, è al comando da un anno e nessuno sa dirmi esattamente come abbia fatto ad avere un comando così giovane… avrà uno o due anni più di voi ed è già al comando di…” Si interruppe e arrossì.

“Già Kristoff, io ho uno o due anni meno di lei e sono al comando di un regno… la vita è strana, non giudicarla male se ha un passato da nascondere o se non si conoscono le sue origini.” Il ragazzo non disse niente ma ci tenne a precisare un punto:

“A me non piace”. Elsa sorrise, a lei invece piaceva. Era seria, leale, schietta e più di tutto libera. Lo vedeva, lo sentiva, quella donna poteva decidere dove andare e quando andarci, era libera come mai Elsa avrebbe potuto esserlo.

 

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Capitolo 7
*** Sesto capitolo: Strani amici ***


Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, grazie mille.

Buona lettura!

 

 

Sesto capitolo: Strani amici

 

Elsa osservò il sole scendere sul mare in un glorioso tramonto, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era sua sorella. Ora che il momento dell’azione era passato e c’era solo l’attesa non riusciva a non immaginarla in catene in qualche buia cella, senza speranze. Solo una cosa la consolava, che non era sola, Olaf era con lei e le sarebbe stato accanto, ne era sicura.

“Vi piace il mare?” La voce del capitano la fece sobbalzare, “Scusate non volevo spaventarvi”.

“Ero solo pensierosa… e no, non mi piace il mare” Il capitano la guardò con gli occhi sgranati e Elsa non poté fare a meno di sorridere, poi si spiegò “Immagino che per un marinaio sia impossibile pensare che qualcuno non ami il mare ma è il mio caso…” Si interruppe e ridivenne seria “Si è preso i miei genitori, lo odio per questo… so che non dovrei, amo l’acqua e amo il sole che si specchia sul mare… amo il fiordo ma se mi chiedete se amo il mare la mia risposta sarà sempre no” Il capitano la guardava con un sorriso sulle labbra.

“Mi piace la sincerità” Disse solo e poi tornò a guardare il mare e il sole che scompariva.

“Non posso definirmi una persona sincera… ho nascosto il mio segreto per così tanti anni…”

“E’ stata una vostra scelta?” La domanda la lasciò pensierosa alla fine scosse la testa.

“No, mio padre e mia madre hanno pensato che fosse la cosa migliore da fare.” Si sbagliavano ma Elsa li aveva perdonati da tempo, volevano solo il suo bene e non avevano mai smesso di amarla anche quando aveva quasi ucciso Anna.

“La famiglia…” La donna sospirò poi cambiò soggetto, “Vi andrebbe di cenare con me?”

“Certo”

“Anzi in realtà ceneremmo nella vostra camera quindi siete voi a dovermi invitare” Sorrise di nuovo e Elsa si scoprì ad imitarla.

“Bene, capitano, mi fareste l’onore di cenare con me?” La donna rise, poi annuì:

“Sarebbe un piacere”.

 

Kristoff le osservava da lontano con una piccola smorfia sul volto. Non sentiva di cosa parlassero ma era chiaro che era qualcosa di piacevole visto i sorrisi. A lui il capitano continuava a non piacere, ma malgrado avesse chiesto a quasi ogni marinaio nessuno aveva potuto dargli del materiale che gli permettesse di mettere seriamente in guardia Elsa.

Kristoff ceni con noi?” Il ragazzo sobbalzò nel sentirsi chiamare proprio dalla persona a cui stava pensando.

“Credo che starò meglio tra la ciurma” Elsa aggrottò la fronte per un istante notando lo sguardo che passava tra lui e il capitano poi chiese ancora: “Sei sicuro?”

“Sì”. La donna si allontanò con un sorriso dispiaciuto e Kristoff si sentì un po’ stupido per quella presa di posizione però era una testa dura e lo sapeva. Così si mise in un angolo e iniziò a strimpellare con uno strumento che aveva preso in prestito ad un marinaio quel pomeriggio. Gli mancava Anna, il suo sorriso, la sua irruenza e la sua gentilezza e gli mancava anche Sven, aveva dovuto lasciarlo indietro. Prima non si erano mai separati.

“Mi hanno detto che chiedi in giro del capitano” Un marinaio gli si avvicinò con un sorriso e gli si sedette accanto.

“Sì. Perché, sai qualcosa?” Chiese allora Kristoff interessato.

“Non molto, ma posso dirti una cosa strana. Da quando è al comando di questa nave non abbiamo mai fatto rotta ad Arendelle

“E’ al comando da solo un anno, escludendo gli inverni durante il quale le navi non possono risalire il fiordo non è così strano…”

“Lo è se sapeste, come so io, che le sono state offerti lauti guadagni per merci di Arendelle. Guadagni che lei ha rifiutato per rotte dagli introiti scarsi.”

“Eppure eravate ad Arendelle” Ribatté Kristoff.

“Già… ma solo perché è stata forzata, una tempesta ci ha obbligato a cambiare rotta e a rifugiarci nel vostro porto, altrimenti non saremmo mai venuti.” Kristoff inarcò le sopracciglia cercando di trovare un senso a tutto ciò.

“Ma allora perché poi vi siete rimasti e non siete ripartiti subito?” Qui il marinaio sorrise soddisfatto.

“Perché c’è stata la festa di primavera e il capitano ha visto la vostra regina”

“Cosa…?” Kristoff era confuso.

“Avreste dovuto vederla, tutti eravamo con il naso all’insù a guardare i meravigliosi disegni nel cielo e lei fissava solo la vostra regina danzare sulla nave. Non me ne sarei accorto neanche io se non mi avesse colpito passando in fretta per raggiungere il parapetto e vedere più da vicino la donna con cui ora sta cenando.” Kristoff rimase in silenzi a riflettere. Cosa poteva voler significare tutto ciò?

 

“Prima o poi dovranno fermarsi per fare rifornimento, allora riusciremo a fuggire” Anna guardava il risoluto pupazzo di neve davanti a lei mentre lui aspettava una sua risposta.

“Non sappiamo se si fermeranno e questa è una grande nave, forse non attraccheranno neppure, manderanno solo le scialuppe”

“Ma allora potremo nuotare e chiedere aiuto” Anna sorrise, lei avrebbe potuto nuotare ma Olaf no, l’acqua lo avrebbe fatto sciogliere in un baleno.

“Scioglierai se entri nell’acqua, ti ricordi l’estate scorsa? Elsa a dovuto rimetterti insieme, la tua nuvola non basta per quello…”

“Allora andrai tu”

“No, non ti lascio qui”

“Ma…”

“No” Su questo non discuto, o andiamo tutti e due o non va nessuno.” Non aveva più parlato di morire. La terrorizzava l’idea di essere la causa della schiavitù di Elsa, ma non erano ancora a quel punto, quindi doveva solo riflettere e trovare un buon piano.

La botola sopra la sua testa si aprì e un volto ormai famigliare le sorrise. Il secondo del capitano era inspiegabilmente gentile con loro. Malgrado il volto truce e le cicatrici si era dimostrato gentile e premuroso. Ora le tese un libro poi richiuse la botola.

“Aspetta” Lo richiamò lei e la botola si aprì di nuovo.

“Perché lo fai? Perché sei gentile con me?” L’uomo sembrò in imbarazzo poi si strinse nelle spalle.

“Non tutti siamo d’accordo con i metodi del capitano.”

“Allora liberaci!” Chiese Anna speranzosa. L’uomo però scosse la testa.

“Ho ricevuto degli ordini e obbedirò fino alla morte.” Detto questo chiuse la botola lasciandoli soli.

“Almeno ci ho provato”

“Già… che libro è?” chiese subito curioso Olaf.

 

La cena era stata piacevole e il capitano era stato una sorpresa per Elsa. I suoi occhi si illuminavano quando parlava del mare e dei viaggi che aveva fatto, dei paesi che aveva visitato, delle culture e delle meraviglie che aveva scoperto. Per Elsa era sorprendente sapere che aveva visto e viaggiato così tanto.

“E avete visto tutto questo in un solo anno?” La donna sorrise.

“Sì, il mondo ha così tanto ancora da offrire…”

“Cosa facevate prima?” Il sorriso si congelò sulle labbra della donna e Elsa capì che senza volerlo aveva posto una domanda inopportuna. Fu sul punto di cambiare discorso ma la ragazza si riprese e rispose.

“Niente di speciale, abitavo con la mia famiglia”. Elsa non indagò oltre dispiaciuta di aver incrinato il momento sereno di poco prima.

“Eravate già stata ad Arendelle?”

“No” Rispose solo il capitano, poi si alzò da tavola e raggiunse la piccola libreria e ne prese un volume. “Vi parlavo del regno del sole e della feste delle lanterne. Guardate ho un dipinto dell’evento.” Elsa capì che ancora una volta il capitano desiderava cambiare soggetto e malgrado la cosa la rendesse perplessa la assecondò osservando la pagina che la donna le indicava. Poi alzò la mano e senza volerlo sfiorò quella della donna che con una scatto ritrasse la mano. Elsa chiuse a pugno la sua. L’aria si fece gelida nella stanza e non dipendeva dal suo potere.

“Non potrei farvi male neanche se lo volessi.” Disse allora Elsa. Quel scostarsi brusco le aveva fatto male. Il capitano le aveva fatto passare un bel momento, sembrava apprezzarla per quel che era ma in realtà aveva solo paura di lei e quel gesto lo rendeva chiaro.

“No… no… certo…” Elsa si alzò. Si sentiva fredda e sapeva che sul suo volto era scesa l’antico riserbo a cui era abituata.

“Non preoccupatevi. Capisco” La donna scosse la testa ma era chiaro che non sapeva cosa dire. Fu Elsa a parlare ancora. “Se non vi dispiace ora vorrei riposare”

“Certo. Io…” Il capitano chinò la testa e si diresse alla porta, poi prima di uscire si voltò a guardarla. Elsa le girò le spalle impedendole di vedere il dolore che le aveva procurato. Sentì la porta richiudersi e strinse con forza il pugno. Nessuno poteva avvicinarlesi veramente. Lo sapeva, Anna era speciale per questo. Persino Kristoff preferiva non stare in sua compagnia. Era destinata a stare sola.

“Anna” mormorò il nome come un talismano. Era così speciale… l’avrebbe salvata.

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Capitolo 8
*** Settimo capitolo: Esmeralda ***


Grazie di essere qui a leggere questo nuovo capitolo. Spero vi piacerà.

Buona lettura!

 

 

Settimo capitolo: Esmeralda

 

Esmeralda era una piccola ma meravigliosa cittadina. Il suo porto era più grande di quello di Arendelle e numerose navi vi erano attraccate.

“La nave degli ivoriani non passa certo inosservata. L’hanno vista in molti passare ieri sera. Si è fermata solo per una mezzora ed è rimasta al largo, quindi non dobbiamo metterci troppo se non vogliamo perdere il tempo guadagnato.” Era la prima volta che il capitano era di nuovo nella cabina ora donata a Elsa. Sembrava a disagio e non la guardava. Kristoff sembrava esplodere dal bisogno di fare qualcosa mentre lei si sentiva vuota e fredda.

“Abbiamo bisogno della rotta.”

“Vado io!” Si propose subito Kristoff..

“Sai dov’è la biblioteca?”

“Immagino sia quel cupolone con le lettere intagliate nel vetro” Disse Kristoff indicando l’evidente edificio, visibile da ogni parte del porto. Il capitano non disse nulla mentre Elsa annuì.

“Allora vai Kristoff

“Voi non venite?” Chiese lui perplesso.

“No, sono troppo riconoscibile, molti dignitari di Esmeralda mi conoscono, se per sfortuna ne incontrassi uno poi saremmo nei guai. La segretezza rimane troppo importante.”

“Per questo ho vietato a tutti di scendere dalla nave.” Aggiunse il capitano, cercando di riprendersi dalla stoccata di prima.

“Va bene, allora andrò da solo. Sarò di ritorno in un attimo”

“Verrò io con voi” Disse invece il capitano, “Tranquillo, ci separeremo appena toccata terra e sarò a bordo prima di voi.”

“E per quale ragione scendete a terra?”

“Non sono affari vostri” Rispose il capitano.

“State perdendo tempo, tempo che non abbiamo” Intervenne con gelida freddezza Elsa. Kristoff la guardò sbalordito, mai Elsa gli aveva parlato in questo modo. In capitano invece abbozzò un inchino e uscì dalla stanza.

“Elsa… va tutto bene?” Chiese allora Kristoff. La ragazza si voltò, sentendo nel tono della voce una reale preoccupazione.

“Sì… mi preoccupo per Anna”

“Certo, è normale… anche io. Va bene, vado e torno. Li prenderemo.” Aggiunse e poi scomparì anche lui.

Elsa si accasciò sulla sedia mentre le lacrime iniziavano a scendergli lungo il viso. Non voleva essere un mostro. Eppure era ancora così che la vedevano… che il capitano la vedeva.

 

Moluf, quella era Esmeralda?” Chiese Anna non appena il secondo del capitano aprì la botola.

“Sì principessa Anna, presto usciremo dai fiordi”

“Posso farti una richiesta?”

“Certo, ma questo non significa che io la esaudirò”

“Potrei fare una passeggiata sul ponte?” L’uomo sembrò stupito e Anna capì che stava per rifiutare così aggiunse: “Non so più da quanti giorni non esco da qua e l’aria aperta mi manca… non chiedo molto, solo una passeggiata… anche solo di pochi minuti…” L’uomo sembrò rifletterci poi alla fine annuì.

“Verrò a prendervi questa notte, solo pochi minuti”. Anna attese che l’uomo se ne andasse poi strinse i pugni in segno di vittoria.

“Ci siamo Olaf!”

“Vuoi gettarti in mare e fuggire?” Chiese lui tutto eccitato.

“No, sarebbe da pazzi e mi ripescherebbero subito e poi te l’ho già detto, tu vieni con me. No, voglio solo fare un giro e guardarmi attorno, devo sapere esattamente dove siamo. Perché anche se a volte non sono stata attenta durante le lezioni in quelle di geografia lo sono stata. Esmeralda è l’ultima città dei fiordi, poi si entra nell’oceano.”

“E allora? E’ solo un lago più grande…” Anna sorrise.

“Esatto e con correnti e venti molto più forti. In particolare quando le acqua dei fiordi si scontrano con quelle dell’oceano. Bisogna fare attenzione e le onde sono forti e si infrangono con gran fragore sulle paratie. Allora, Olaf, tu ed io apriremo la botola ed usciremo. Senza che nessuno se ne accorga”

“Ma…” Il pupazzo di neve la guardava confuso.

“Guarda” Indicò allora lei e scostò di un poco la paglia che le faceva da giaciglio. Sotto vi era un coltello.

“Dove lo hai preso?” Chiese Olaf gli occhi sgranati.

“Quando sono andata a cena del capitano. Ho fatto un po’ di casino, mi sono infuriata e ho urlato, ricordi? Ebbene, nella confusione ho rubato un coltello.”

“Wow” Disse solo meravigliato il pupazzo di neve.

“Però fino ad ora non avevo speranza di usarlo” Non disse che lo aveva preso con l’idea disperata di usarlo per togliersi la vita. “Ma quando tutti saranno impegnati nelle manovre noi usciremo da lì” Anna indicò il piccolo oblò della loro cella. Era stato inchiodato e filtrava solo un po’ di luce, ma con il coltello avrebbe allentato i chiodi e staccato le assi.

“Ma quando saremo usciti da lì, cosa faremo?”

“Ecco… qui il mio piano si ferma, e anche per questo devo fare un giro sul ponte, mi guarderò attorno e troverò una soluzione, vedrai.” Anna sentiva che presto sarebbe stata libera. Vedere Esmeralda l’aveva riempita di sollievo. Era come se riconoscere quella città che aveva solo studiato le avesse ridato il coraggio. Non era persa. E lì c’erano tante persone che conosceva e che l’avrebbero aiutata e protetta. Doveva solo arrivarci.

 

Un leggero bussare le fece distogliere l’attenzione dal libro che stava leggendo.

“Avanti” Disse solo Elsa mentre si alzava. Se era Kristoff aveva fatto davvero in fretta. “Capitano”

Disse solo quando capì di chi si trattava. La donna fece un passo avanti.

“Io…” Si interruppe poi raddrizzò le spalle con maggiore sicurezza. “Ho preso questo per voi.” Detto questo le porte un vaso pieno di terra.

Elsa lo guardò perplessa, poi guardò il capitano che arrossì.

“Lo so che non sembra gran che così… ma è un seme di speranzia, è una pianta molto rara che dona dei fiori dai colori caldi e profumati.” Elsa la guardò e malgrado quello che era successo non poté fare a meno di rimanere piacevolmente colpita.

“In genere mi si regala dei fiori già sbocciati” Disse però, anche se il suo tono non era più freddo. Il capitano sembrò capirlo perché sorrise.

“Lo immaginavo. Eppure non c’è cosa più bella che far crescere qualcosa, dandogli l’amore e le cure di cui ha bisogno”. La donna fece un passo avanti e tese la sua mano. Elsa la guardò stringendo le braccia contro se stessa in un gesto di paura che non l’aveva ancora abbandonata. “Datemi la vostra mano” Mormorò allora il capitano. Elsa la guardò negli occhi. Occhi nocciola caldi e dolci. Tese la mano e sentì le dita della donna serrarsi attorno alle sue. Poi il capitano si inchinò e sorprendendola si portò la mano alle labbra e vi depose un delicato bacio. Elsa rabbrividì a quel contatto inaspettato. Ma furono dei brividi piacevoli.

“Capitano!” L’urlo del marinaio la sorprese ma il capitano non lasciò bruscamente la sua mano, al contrario la strinse un po’ più forte per un secondo e poi la lasciò delicatamente.

“Sì?” Chiese poi voltandosi. Il marinaio entrò nella stanza sul viso l’agitazione.

“L’hanno preso!”

“Chi?”

“Hanno preso il ragazzo della regina” Disse solo il marinaio, alludendo chiaramente a Kristoff.

Kristoff? Chi l’ha preso? Quando?” Chiese agitata Elsa.

“Il capitano mi aveva chiesto di seguirlo discretamente, ha corso fino alla biblioteca, è entrato ed è uscito una decina di minuti dopo, poi mentre correva di nuovo al porto l’hanno aggredito in cinque, non ha potuto fare niente.”

“E tu cosa hai fatto?” Chiese il capitano ma il marinaio non si scompose.

“Erano troppi anche per due così ho aspettato che lo immobilizzassero e poi li ho seguiti fino ad una bettola, poi sono tornato qua di corsa.”

“Ottimo lavoro, temevo che avessero lasciato qualcuno…” Il capitano posò la mano sulla spada, poi guardò Elsa “Cosa facciamo?”

“Andiamo a salvarlo!” Disse lei stupita dalla domanda con una risposta così ovvia.

“Salvarlo significa perdere altro tempo, dovremo aspettare il buio, invece potremmo avere la rotta nel giro di una mezz’ora.” Elsa la guardò scioccata.

“Non possiamo abbandonarlo”

“Vostra sorella o lui”

“Non è una scelta possibile e non è nemmeno questa la scelta, forse perderemo un giorno, è vero, ma lo salveremo e dopo andremo a prendere mia sorella e recupereremo il tempo perduto grazie alla velocità della vostra nave”

“Tenete così tanto a quell’uomo dunque? Bene.” Si voltò a guardare il marinaio “Scegli dieci uomini fidati” L’uomo annuì e uscì correndo. Il capitano si voltò verso di lei.

“Cosa state facendo?” Elsa era intenta a raccogliere la treccia in uno chignon che avrebbe poi nascosto sotto al cappello.

“Vengo con voi”

“Non se ne parla” Elsa alzò lo sguardo con aria di sfida a quelle parole.

“E come pensate di fermarmi?” Chiese.

“Non potete! Possono riconoscervi e poi non potrò garantire la vostra sicurezza”

“Non sono una bambina, saprò cavarmela”

“Non avete il vostro potere a proteggervi”

“Questo lo so!” Elsa strinse i pugni “Ne sono dolorosamente consapevole in ogni instante che passo lontano da Anna, perché se avessi il mio potere niente e nessuno potrebbe portarmela via!” Il capitano fece un passo indietro, colpita dalla forza e dalla disperazione contenute nella sua voce e nelle sue parole.

“Va bene allora… andiamo a salvare quel biondino” Sorrise ad Elsa che non poté fare a meno di ridere a quella descrizione del grande e forte Kristoff.

“Anche io ho i capelli biondi capitano” Le ricordò Elsa mentre uscivano dalla stanza.

“Oh lo so…” Mormorò il capitano e Elsa sorrise raggiungendo il ponte della nave.

Poco dopo erano nelle strade di Esmeralda, il marinaio faceva loro strada mentre Elsa si teneva in mezzo al gruppo il più nascosta possibile.

Non ci misero molto ad arrivare all’edificio in cui avevano nascosto Kristoff e il capitano divise gli uomini che si appostarono per aspettare. Avrebbero tentato qualcosa solo quando la notte fosse calata.

Elsa era insieme al capitano sul terrazzo di una casupola che permetteva una buona visione sulla bettola.

“Com’è essere regina?” le chiese il capitano. Elsa rifletté sulla domanda, era difficile dare una risposta a chi non sapesse cosa volesse dire.

“E’ impegnativo… devi essere sempre all’altezza, fare sempre la cosa giusta e pensare sempre al tuo popolo prima che a te stessa…” Sospirò, “Ho gravemente fallito durante i miei primi giorni di regno…”

“Perché pensate sempre a quello?” Elsa si voltò sorpresa dal tono veemente della voce del capitano.

“Siete stata un’ottima regina per tutto il vostro anno di regno. Il popolo vi ama e vi rispetta. E non per il vostro potere, ma per il vostro cuore. Allora perché ritornate sempre a quei giorni? Insomma, perché tutti vi hanno perdonato ma voi non siete capace di perdonare voi stessa?”

“Io… non è così semplice! Ho gelato il regno, ho quasi ucciso mia sorella! Ho agito per puro egoismo”

“Non è vero, vi siete sempre trattenuta e nascosta per paura di fare del male alle persone accanto a voi. Avete scelto la solitudine per non ferire nessuno”

“Come fate a sapere queste cose?” Elsa la guardò stupefatta e vide la donna impallidire.

“L’ho intuito, ecco tutto. Mi avete raccontato la vostra storia ed ho imparato a conoscervi in questi giorni.” Elsa la valutò ancora un momento poi scosse la testa.

“Non importa se ho solo cercato di fare quello che credevo essere il bene, nella realtà dei fatti io mi ero davvero trasformata nel mostro che temevano i miei genitori.”

“Elsa, Anna vi ama non perché è una ragazza eccezionale” Allo sguardo arrabbiato il capitano alzò le mani “Va bene, è eccezionale. Quello che voglio dire è che basta conoscervi un po’ per amarvi.” Nel vedere Elsa sgranare gli occhi continuò balbettando “Per esempio basta guardare il vostro popolo”.

“Capitano…” Elsa vide come arrossiva e all’improvviso ricordò le sue labbra sulla mano.

“Vado a vedere se nessuno dorme” Disse il capitano rapida sfuggendo dal momento imbarazzante, se ne andò lasciandola sola. Elsa la guardò dall’alto muoversi tra i vicoli con noncuranza ma passando in rassegna gli uomini della ciurma.

La loro conversazione risuonava ancora nella sua testa. Era possibile che il capitano provasse qualcosa per lei? No. Elsa scosse la testa. Era un’idea ridicola.

Lanciò un’occhiata alla bettola e rimase senza fiato, Kristoff era trattenuto da quattro uomini che lo stavano guidando verso uno dei vicoli. Senza riflettere scese le scale e raggiunse la strada poi si mise a correre in quella direzione.

 

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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo: E’ ora di agire ***


Come sempre grazie a tutti e…

Buona lettura!

 

 

 

Ottavo capitolo: E’ ora di agire

 

Anna respirò con piacere l’aria fresca della sera. Mentre camminava sembrava guardare il cielo o il mare in realtà si guardò attorno con attenzione cercando un’idea, un modo per fuggire da lì e andarsene. Poteva sentire la grande corrente rumoreggiare là dove l’oceano incontrava i fiordi. Non aveva molto tempo. Un colpo di vento fece tendere le sartie che tenevano le gonfie vele e Anna sorrise. Fece ancora qualche passo poi si voltò, in quel preciso momento un marinaio le passò accanto e la colpì facendola cadere a terra.

La voce roca e forte del secondo del capitano si fece sentire poi l’uomo la aiutò a rialzarsi.

“Non è niente, sono così maldestra, mi succede spesso” Disse lei poi si strinse nelle spalle.

“Meglio rientrare” L’uomo la teneva per il braccio e lei guardò con rammarico il ponte.

“Non posso ancora…”

“No principessa Anna, il vento sta rinforzando e il ponte diventa insidioso”. Detto questo la riportò nella sua cella calandola dalla stretta botola.

Olaf era seduto paziente in un angolo giocando con dei fili di paglia. Quando la botola si chiuse però saltò verso di lei con sguardo d’attesa.

“Allora?” Chiese e Anna sorrise.

“Ecco il nostro mezzo di fuga!” E da sotto il vestito estrasse un rotolo di corda.

“Vuoi calarti dall’oblò?” Chiese Olaf.

“Meglio! Come stai andando con le assi?” Guardò l’oblo che sembrava intatto ma quando Olaf le mostro i chiudi che aveva già estratto sorrise, “Bene, dobbiamo sbrigarci!”

Lavorarono in fretta e con metodo, Olaf con il coltello estraeva i chiodi mentre Anna sfilacciò la sciarpa del pupazzo e legò la corda alla coperta. In pochi minuti poterono staccare la prima asse che Anna sistemò a terra poi toccò alle altre. In una mezzora avevano finito. Dal mare il frastuono era impetuoso e raffiche di vento alzavano la paglia attorno a loro.

“Perfetto” Disse Anna guardando le assi che aveva legato con la corda e la sua coperta “Sei pronto?” Chiese poi a Olaf.

“Sono nato pronto!” Anna controllò ancora una volta il nodo che aveva attorno alla vita. Olaf era trattenuto sulla sua schiena solo da quello. La nuvoletta le faceva piovere neve sulla testa ma quello la fece sentire meglio, le faceva pensare ad Elsa ed era rassicurante.

“Allora andiamo” Detto questo usò quel poco che gli restava di corda per scendere lungo lo scafo. Fuori il vento era forte e costante. Così come il rumore. Perfetto.

Fece fatica a scendete soprattutto a causa delle assi di legno ma quando fu quasi nell’acqua le lasciò cadere sotto i suoi piedi e vi si stese sopra. Il buio la favoriva ma temeva ancora che la vedessero così rimase immobile sbatacchiata dalle onde mentre la nave filava via.

Non poté resistere dal sorridere, non erano ancora fuori pericolo ma almeno era libera!

Questa era stata la parte facile ora dovevano muoversi altrimenti la corrente li avrebbe mandati nell’oceano lontano dalle coste. Ma il vento era con loro e lei aveva una vela. Con attenzione slegò il pacchettino che aveva fatto con la coperta e poi lasciò che fosse catturata dal vento. Il contraccolpo fu forte ma le corde ressero e la coperta si gonfiò iniziando a trascinarli verso il fiordo.

Anna rimase appiattita contro le assi di legno ma dentro di lei esultava. Ce l’avrebbero fatta.

 

Il capitano Sif guardò con orgoglio i suoi marinai lavorare, era un mare difficile ma loro stavano gestendo con abilità e capacità la nave, presto sarebbero stati nelle acque più sicure dell’oceano e poi veloci verso casa.

“Capitano!” Quell’urlo gli fece increspare la fronte. C’erano dei guai in vista “Capitano, la prigioniera è fuggita!”

“Cosa?” Afferrò il marinaio per il bavero sbatacchiandolo “Di cosa stai parlando?”

“Io… mi sono sporto per verificare il pescaggio e ho notato che l’oblò era aperto” Balbettò il marinaio.

“Sarà anche aperto ma non può essere fuggita” Lasciò il marinaio e con delle veloci falcate raggiunse la botola che aprì con rabbia. La cella era vuota. Non era possibile! Come aveva potuto scappare quella fragile ragazzina? La rabbia lo avvolse con cieco calore. Ma l’avrebbe ripresa!

“Invertire la rotta!” Urlò verso il timoniere. I marinai si fermarono guardandolo con stupore. “Al lavoro voi!” Urlò loro il capitano poi raggiunse il timoniere e lo spinse via facendo ruotare con rabbia il timone. La nave gemette per quello sforzo.

“Spiegate tutte le vele al vento!” I marinai corsero lungo gli alberi per obbedire al loro capitano e presto la nave acquisì velocità aiutata dalla forza del vento. “Non mi sfuggirà” Mormorò piano il capitano mentre guardava verso il buio davanti a lui.

 

Elsa raggiunse il vicolo in cui i quattro uomini erano entrati con Kristoff e non li vide, strinse i denti e continuò con la sua corsa, non dovevano essere andati lontano. Poi li vide, sorrise e accelerò.

“Ehi!” Chiamò e gli uomini si voltarono, Kristoff sgranò gli occhi nel vederla e lei chiamò il suo potere. Spinse e trovò il muro. Con un senso di panico sentì i bracciali al polso e come se la schermissero li vide brillare alla tenue luce del tramonto. Nella foga dell’azione si era dimenticata che il potere, con cui era nata e che mai l’aveva abbandonata, anche quando lo aveva ardentemente desiderato, non era libero.

“Prendete!” La voce del capitano la fece voltare e la donna gli lanciò una spada poi si gettò sui tre uomini che si erano fatti avanti. Il quarto aveva il suo bel da fare a tenere fermo Kristoff che si dimenava malgrado avesse le mani e i piedi legati.

Elsa strinse la spada con un senso di estraneità, non ne aveva mai impugnata una, ma il capitano era nei guai e lei doveva farsi avanti. Anna lo avrebbe fatto si disse e si gettò in avanti. Uno degli uomini le fu addosso e lei schivò l’affondo poi si spostò di lato quando un secondo brutale attacco sferzò l’aria accanto a lei. La rabbia del terzo affondo a vuoto fece ringhiare l’uomo che si gettò con ulteriore furia su di lei. Elsa lo schivò ancora poi afferrò un vaso da una mensola e la gettò sull’uomo che grugnì nel parare il colpo con il braccio.

“Diamine di una donna! Vi farò a fettine” Le urlò contro quando vide il taglio che il vaso gli aveva fatto sul polso. Elsa però non aveva atteso e gli gettò un altro vaso. L’uomo saltò in avanti e le afferrò il braccio poi alzò la spada. Elsa chiuse gli occhi aspettando il colpo che non venne. Quando riaprì gli occhi era la mano del capitano a tenerla.

“Regina Elsa, non ho mai visto qualcuno schivare così bene… ma dovete migliorare l’attacco, vi ho donato la mia spada perché la usaste” Sorrise e Elsa non poté che imitarla.

“Qualcuno potrebbe venire ad aiutare me?” Chiese Kristoff che era seduto accanto al suo ex-guardiano che giaceva a terra, chiaramente il ragazzo era riuscito a tramortirlo.

I marinai arrivarono solo in quel momento.

“Era ora” Disse il loro capitano poi fece legare i quattro e liberare Kristoff.

Tutti insieme tornarono alla nave la rotta per Ivoria era ancora nelle tasche del ragazzo. Quella sera festeggiarono. Elsa guardava dal ponte superiore i marinai danzare sulla musica di Kristoff e sorrideva. Era felice, sentiva che quel giorno, per la prima volta, aveva fatto qualcosa e senza usare il suo potere. Era stata capace di tener testa ad un uomo armato, anche se per poco tempo, ma ce l’aveva fatta.

“Perché non vi unite alle danze?”

“Oh… io…”

“Non dite che non danzate, vi ho visto sul ponte della nave…” Elsa arrossì a quelle parole del capitano. Poi la vide fare una smorfia di dolore.

“Cosa?”

“Non è nulla solo un graffio…”

“Siete stata ferita?” Elsa guardò la donna con apprensione.

“Non ho il vostro dono nello schivare le spade… ma dopo tutto io scivolerei su una lastra di ghiaccio mentre voi dovete avere un innato senso dell’equilibrio e, ritornando al discorso di prima, questo vi rende una meravigliosa ballerina. Quindi, perché non vi unite alle danze?” La donna le sorrise e Elsa scosse la testa.

“Quando Anna sarà salva.” Il capitano annuì ridiventando seria.

“La troveremo e voi la salverete”

“Io… e se non ne fossi capace?”

“Oggi avete dimostrato coraggio e follia” Le sorrise “Sono entrambi necessari per salvare vostra sorella… ce la farete. Io… io credo in voi” Elsa si voltò a guardarla i loro occhi si allacciarono e Elsa perse un battito. Era così bella, impavida e libera…

“Regina Elsa! Ballate con noi?” Un marinaio le tese la mano e lei gli sorrise.

“La prossima volta, vi ringrazio” Sorrise all’uomo che si strinse nelle spalle e con un inchino tornò ridendo dai suoi compagni.

“Quanto credete che siano lontano?” Chiese al capitano senza guardarla.

“Le correnti per entrare nell’oceano e lasciare i fiordi sono veloci ma i venti contrari quindi…”

“Vela in vista!” Il capitano aggrottò la fronte guardando in su verso la vedetta. Erano avvolti dal buio della notte ed era difficile poter notare una nave. “A dritta di babordo! C’è una luce” Urlò ancora la vedetta.

“Sarà un mercantile” Disse ad Anna poi prese il cannocchiale e lo aprì. Fece fatica ad inquadrarla ma poi la vide. “Silenzio sul ponte! Uomini ai loro posti!” Urlò sorprendendo Elsa.

“Cosa succede?”

“Sono loro” Disse solo la donna mentre sotto di loro i marinai sciamavano in fretta verso i loro posti. “Stanno tornando indietro”.

“Ma non ha senso” Le rispose Elsa cercando di vedere la nave nel buio senza successo.

“Cosa succede?” Chiese Kristoff che era corso da loro.

“La nave ivoriana ha invertito la rotta e sta tornando indietro”

“Non è possibile” Rispose di getto il ragazzo.

“Credi sia possibile che ci sia una seconda nave con gli stessi alberi e le stesse vele?” Il capitano lo guardò sarcastica e gli tese il cannocchiale. Il ragazzo guardò per un tempo molto più lungo non abituato come il capitano alla fine però abbassò l’oggetto e annuì.

“Sembrano loro… anche se con il buio si vedono solo pochi dettagli…”

“Sono loro” Ripeté convinta il capitano “Spegniamo tutte le luci”

“Perché non invertiamo la rotta anche noi?” Chiese Elsa, Anna era così vicina!

“Pazienza… pazienza…” Mormorò la donna. Il tempo scorse lento mentre tutti aspettavano l’ordine del capitano. La donna osservava la nave ivoriana dal cannocchiale. La lasciò passare accanto a loro, non più distante di qualche centinaio di metri poi quando ormai Elsa era al limite di sopportazione ordinò:

“Invertire la rotta! Spiegare tutte le vele!” Elsa sentì le parole scorrerle come elettricità lungo la schiena, la caccia era ricominciata e la loro preda era inaspettatamente vicinissima.

“Abbiamo atteso tanto a lungo perché se ci avevano avvistato, come noi avevamo avvistato loro una simile mossa li avrebbe messi in allarme e probabilmente avrebbero capito che era loro che seguivamo” Spiegò infine la donna quando la manovra era stata eseguita e la nave era sulla nuova rotta.

“Va bene… ma perché tornano indietro?” Chiese Kristoff.

“C’è solo una risposta!” Elsa sorrise lasciando tutti e due di stucco “Anna è riuscita a sfuggirgli!”

“Credo sia impossibile…”

“Oh non la conoscete capitano.” Le rispose Elsa “Se c’è qualcuno che può fare una cosa simile quella è Anna.” Kristoff si strinse nelle spalle ed annuì concordando con la regina.

“Allora ipotizzando che la principessa Anna sia riuscita a fuggire da una nave in movimento, dove potrebbe essere andata?”

“Ad Esmeralda” Disse sicura Elsa “La conosce come la conosco io, abbiamo ricevuto spesso dei dignitari e dei nobili di quella città, cercherà aiuto lì”.

“Anche gli ivoriani lo immagineranno…” Disse Kristoff guardando preoccupato verso il mare “E lei è sola… in queste nere acque…”.

“Non è sola Kristoff” Elsa gli mise una mano sul braccio “C’è Olaf con lei”

“Ma lui non può nuotare… scioglierebbe…”

“Anna avrà un piano, non lo lascerebbe indietro”. Elsa gli sorrise e lui annuì rasserenandosi un poco. Il capitano li guardava perplessa ma distolse lo sguardo non appena Elsa tornò a guardarla.

“Capitano, dobbiamo trovarla prima noi”

“Sì, ma come?”

“Dobbiamo immaginare che Anna abbia trovato un modo per scappare ed è impossibile che si sia semplicemente gettata in acqua, non con Olaf, quindi… deve aver preso una scialuppa o qualcosa che galleggia…” Il capitano non poté fare a meno di increspare la fronte trovando praticamente impossibile quelle idee ma non disse nulla. “E presupponiamo anche che voglia raggiungere il più velocemente possibile Esmeralda. Cosa farebbe?” Chiese Elsa a tutti e due.

“Io toccherei terra il prima possibile e poi andrei a piedi fino alla città” Rispose Kristoff il capitano scosse la testa.

“Io, se potesse permettermelo il mio mezzo, terrei il mare sarebbe molto più rapido” Elsa strinse le labbra questa risposta era ovvia, Kristoff era un camminatore nato mentre il capitano una donna di mare. Ma cosa avrebbe fatto Anna?

“Io credo che terrebbe il mare il più a lungo possibile poi toccherebbe terra.”

“Quindi cosa possiamo fare noi?” Kristoff era decisamente un uomo d’azione.

“Costeggiamo la costa del fiordo sperando di trovare qualcosa che ci indichi se la principessa ha toccato terra?” Chiese perplessa il capitano.

“No, i fiordi sono lunghissimi se li si costeggia, ci metteremo troppo tempo e poi Anna avrà fatto del suo meglio per nascondere un eventuale arrivo a terra” Ipotizzò piuttosto sicura Elsa. “No, faremo come gli ivoriani, andremo a tutta velocità ad Esmeralda. Sperando che è lì che lei arriverà e che troverà prima noi che loro”.

 

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Capitolo 10
*** Nono capitolo: Decisioni eroiche ***


Appena in tempo, siamo ancora domenica! ;-)

Spero che questo capitolo scateni in voi la voglia di commenti!

Buona lettura!

 

 

Nono capitolo: Decisioni eroiche

 

“Esmeralda! Guarda Olaf” il pupazzo di neve fece di corsa gli ultimi passi e raggiunse la vetta potendo osservare la città risplendere. “E’ fatta, non ci resta che scendere e…” Anna corrugò la fronte e fece una smorfia.

“Cosa c’è? Ti è venuta fame? Perché sai che io non ho bisogno di mangiare e non riesco bene a capire se dopo due giorni ti andrebbe un bel tortino…” Anna si mise a gesticolare per fermarlo.

“Non parlare di cibo Olaf, altrimenti svengo!” La ragazza roteò gli occhi sentendo il suo stomaco brontolare, erano due giorni che camminava ed era riuscita a trovare solo qualche frutto di bosco. Poi ricordandosi la sua preoccupazione indicò il grande porto della città. “Guarda, gli ivoriani ci aspettano…”

 

Elsa era rinchiusa nella cabina del capitano da due giorni ormai, non appena avevano raggiunto il porto era stato più prudente non mostrarsi. La nave ivoriana era vicinissima e vari marinai la tenevano d’occhio. Anche Kristoff era relegato sotto coperta ed era molto più insofferente di lei.

“Ci sta mettendo troppo… dobbiamo andare a cercarla”

“Anna se la cava benissimo e tu lo sai” Il ragazzo annuì ma allo stesso tempo si preoccupò. Si Anna era un portento ma… era anche un adorabile disastro.

“Vado a fare un giro” Disse il ragazzo e uscì dalla stanza. Elsa invece rimase seduta composta al suo posto. Aveva passato una vita rinchiusa in camera non le sembrava particolarmente difficile ora attendere con pazienza. Un leggero bussare la fece voltare verso la porta.

“Buongiorno, sono tornati a mani vuote anche questa mattina, ma noi non siamo stati più fortunati.” I marinai ivoriani uscivano in gruppi per sorvegliare le entrate nella città e per setacciare la foresta circostante. Loro li tenevano d’occhio e tentavano di trovare Anna prima degli ivoriani. Elsa sospirò, tentava di dimostrarsi forte con Kristoff perché non si abbattesse ma era preoccupata. Se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.

“La troveremo, ormai è una questioni di ore o al massimo di un giorno.” Tentò di rassicurarla il capitano.

“Grazie capitano…” Disse poi vedendo la ragazza indugiare la guardò interrogativa e la donna si stropicciò le mani. “Cosa c’è?” Chiese subito apprensiva Elsa.

“Nulla di grave… scusate, non volevo spaventarvi è solo che… mi chiedevo… ecco…” Elsa la guardò perplessa, non ricordava di averla mai vista tanto agitata se non quando aveva evitato di toccarle la mano. “Io devo dirvi una cosa importante, il fatto è che…”

“E’ qui!” Kristoff entrò come un uragano nella stanza.

“Dove?” Chiese Elsa alzandosi in piedi, il ragazzo le afferrò la mano e la tirò fuori verso uno degli oblò che davano sulla spiaggia. “Guarda!” Era così agitato ed eccitato che si dimenticò che una regina non veniva afferrata e tirata a quel modo. Ma neppure Elsa vi badò. Sulla spiaggia, esattamente dal lato opposto rispetto alla nave ivoriana Anna stava correndo a più non posso.

“Gli ivoriani non possono vederla, non ancora.” Il capitano che li aveva seguiti sorrise. “Bella idea entrare dal porto, nessuno lo sorveglia, non ci aspettavamo che arrivasse da qui.”

“Andiamo a prenderla!” Disse solo Elsa poi corse sul ponte. La scialuppa era già calata e lei vi salì assieme a un agitatissimo Kristoff, al capitano e a sei marinai che iniziarono a vogare con energia verso la spiaggia.

Elsa era composta anche in quella situazione mentre Kristoff era teso in avanti, talmente tanto che uno scossone avrebbe potuto gettarlo in mare.

“Anna!” Urlò e la ragazza che correva si voltò con sguardo stupito verso il mare. Solo allora li vide.

Kristoff! Elsa!” Urlò a sua volta nel vedere prima uno e poi l’altro. Elsa non riuscì più a trattenersi, con agitazione si alzò in piedi e raggiunse la prua della piccola scialuppa. Lì attese immobile, il suo invidiabile senso dell’equilibrio che le permetteva una posizione impossibile per chiunque altro.

“Maledizione” La voce bassa e furiosa del capitano attirò gli sguardi di tutti. “Ci hanno visti” Disse allora la donna indicando il porto da cui un gruppo di marinai ivoriani stava arrivando correndo. Anche Anna li aveva visti e stava saltellando chiedendosi chiaramente se gettarsi in acqua oppure no.

“Faremo così” Il capitano prese il comando con sicurezza “Noi terremo a bada i marinai ivoriani per il tempo sufficiente ad Anna di togliervi i bracciali, poi toccherà a voi toglierci dai guai. Sono in superiorità numerica quindi non dureremo a lungo.” Elsa annuì poi si voltò verso la donna e le prese la mano.

“Se Anna non ci riuscisse arrendetevi. Io mi consegnerò e loro non vi faranno del male, non gli importa di voi” La donna scosse la testa.

“Non vi lascerò nelle loro mani” Elsa lesse intensità in quegli occhi nocciola e sentì il calore della mano della ragazza che ancora teneva stretta.

“E’ un ordine capitano” Sorrise triste poi lasciò la sua mano e tornò a guardare Anna. Con poche ultime vogate furono da lei. Elsa saltò dalla nave e corse nelle sue braccia mentre Kristoff, il capitano e i marinai estraevano le spade e si gettavano sugli ivoriani.

“Elsa! Sei venuta a prendermi” Anna la stringeva forte contro di sé, tremava, sopraffatta dalla tensione di tutti quei giorni.

“Sì, sono venuta Anna.” Sentendo il clangore di spade Elsa si riscosse “Anna, guarda” Alzò le maniche mostrando i bracciali “Sono magici, bloccano il mio potere perché controllano il mio cuore. Devi liberarmi” Anna la guardava confusa ma alle sue ultime parole cercò di sganciare i bracciali della sorella.

“Non funziona!” Disse disperata mentre tirava inutilmente.

“Sei il padrone del mio cuore…” Disse nel panico Elsa, “Liberami!” chiese con disperazione. Vide uno dei suoi uomini cadere e si morse le labbra, non stava funzionando.

“Elsa… mi dispiace, mi dispiace…” Mormorava Anna mentre continuava inutilmente a cercare di liberarla.

“Fermi!” Urlò allora Elsa, le lacrime che le scendevano lungo le guance.

“Fermi” Ripeté una voce forte e abituata al comando. Immediatamente gli ivoriani retrocedettero, disimpegnandosi dagli avversari. Il capitano Sif si fece avanti con un largo sorriso sulle labbra.

“Allora, allora… cosa abbiamo qui?” Anna stringeva le mani sui bracciali di Elsa ma quando lo vide arrivare si frappose tra i due con coraggio. “Oh ma è un incontro regale questo…” Elegante come sempre eseguì un perfetto inchino.

“Brutto…” Kristoff saltò verso di lui ma si ritrovò con la spada alla gola.

“Fai una mossa e sei morto” Disse con voce minacciosa il capitano ivoriano.

“No!” Urlò invece Anna, ma Elsa le prese la mano trattenendola.

“Fermo, se farai del male a uno chiunque di queste persone mi toglierò la vita e non avrete che un cadavere da far sposare al vostro califfo.” Solo allora tutti videro cosa Elsa teneva in pugno, un pugnale sottile ma sufficiente ad ucciderla se lei lo avesse voluto. Il capitano sgranò gli occhi.

“Non lo fareste mai…” Ma era dubbioso e Elsa non cedette.

“Sì, lo farò. Ora lasciate andare tutti, compresa mia sorella. Sono sempre stata io quella che volevate, ebbene, prendetemi”

“No” Protestarono sia Anna che il capitano Soy.

“Non erano questi gli accordi” Rispose invece il capitano Sif che però sembrava seriamente valutare l’offerta. Elsa si fece coraggio e cercò di convincerlo.

“Volevate un ostaggio perché io sposassi il vostro califfo, capisco, era un buon piano, ma come vedete anche un buon piano ha le sue pecche. Ora dovete decidere se uccidere tutti e rimanere a mani vuote o ascoltarmi e vincere comunque.” Fece una pausa e continuò “Prendete me, avrete la sposa e il potere che desideravate per il califfo. Il mio regno continuerà a sopravvivere, dopo tutto non vi è mai interessato e io saprò che mia sorella è libera.”

“Potreste essere meno collaborativa senza lei come ostaggio” Controbatté l’ivoriano.

“Avete la mia parola, non tenterò di fuggire.”

“Farete la brava ragazza?” Elsa sentì la bocca seccarsi mentre sentiva il giogo scendere di nuovo sulla sua testa. Ma Anna era più importante, lo era sempre stata.

“Sì”

“No!” Protestò Anna, “Elsa, no, lasciami andare con loro vedrai che…”

“No Anna” Le prese le mani sorridendo, “Sei la mia sorellina e ti proteggerò sempre”

“Ma non ho bisogno di essere protetta! Io ho bisogno di te!” Le lacrime scendeva lungo il suo viso ma Elsa le raccolse e poi le baciò delicatamente il viso.

“Sei la mia coraggiosa sorellina, guiderai il paese con forza e saggezza, sono sicura che sarai una grande regina.”

“No no no” Mormorava invece Anna ma era chiaro che sua sorella aveva preso una decisione e Elsa sapeva essere irremovibile.

“Andrà tutto bene” Le disse lei, la abbracciò ancora una volta, l’ultima volta e poi si diresse verso il capitano Sif.

“Ho la vostra parola d’onore? Saranno tutti liberi e vivi?”

“Sì, se io ho la vostra che farete la brava”

“Ce l’avete”

“Molto bene” Si voltò verso i suoi mariani e fece un gesto secco, le spade furono inguainate mentre quattro uomini attorniavano Elsa.

“Verrò con voi” Tutti si voltarono a guardare stupiti verso la donna che aveva parlato.

“E voi chi sareste?” Chiese spazientito il capitano Sif.

“Non ha importanza, verrò con voi, come sua guardia personale, non credo che sarà un problema per voi, dico bene?” L’uomo la guardò dalla testa ai piedi poi si strinse nelle spalle ed annuì.

“No, capitano, cosa state facendo?” intervenne Elsa.

“Non discuterò di questa decisione con voi” Disse la donna poi si voltò verso i suoi marinai, dite al nostromo che è stato promosso, portate la principessa Anna e Kristoff ad Arendelle poi tornate a casa.”

“Ma capitano…”

“Come ho detto non discuterò con nessuno la mia decisione”. Detto questo si infilò tra i quattro uomini accanto a Elsa e si incamminò verso la nave ivoriana.

Non appena furono a bordo le calarono in una stanza buia con solo una botola come apertura e un oblò sigillato con assi. Elsa attese che la botola fosse chiuse per scatenarsi contro il capitano.

“Perché? Perché condannarvi ad una schiavitù certa? Siete consapevole che non potrò garantire la vostra sicurezza qui? E neppure a Ivoria!” Elsa scuoteva la testa preoccupata e tesa “Mi sono sacrificata per salvare mia sorella ma anche tutti voi! Ora potranno farvi del male per obbligarmi ad obbedire loro! Perché non mi avete dato ascolto?”

La donna fece un passo avanti poi gemette e si piegò cadendo a terra. Elsa si gettò accanto a lei.

“Cosa…?” Alzò le mani umide e le trovò sporche di sangue “Sei ferita!” Mormorò inorridita.

“Lo avevo detto che non sono brava quanto voi a schivare…” Elsa vide subito lo strappo nella camicia e lo allargò osservando la ferita nel fianco. Non riusciva a capire quanto fosse estesa a causa del sangue. “Perché non lo avete detto prima?” Chiese cercando di tamponare la ferita.

“Ero troppo presa a fare l’eroe…” Ridacchiò lei ma era chiaro che soffriva.

“Aiuto!” Urlò allora Elsa guardando in alto verso la botola, pochi istanti e si aprì. “Aiuto, è ferita, vi prego aiutatela!”

 

“Non dovevo lasciarla andare, non dovevo” Anna guardava la grande nave ivoriana uscire dal porto con disperazione. Kristoff la teneva tra le braccia cercando di dargli il conforto di cui la ragazza aveva disperatamente bisogno.

“Non avrei dovuto restare indietro…” Mormorò invece Olaf. Visto che era impossibile non notarlo Anna gli aveva chiesto di aspettare nel bosco ma ora che li aveva raggiunti ed era a bordo della nave era triste e agitato, umori estranei al suo carattere. “Dovremmo andare a salvarla”. Disse e Anna lo guardò stupita.

“Hai ragione!”

“Ma… Anna… è impossibile…” Kristoff scuoteva la testa, era disperato per come la situazione si era evoluta ma sapeva che un salvataggio era impossibile.

“Nulla è impossibile se lo si vuole veramente! Devo riprovare ad aprire quei bracciali, sono sicura di poterla liberare!”

“Anna…”

Kristoff, lo sai che non la abbandonerò mai!” Il ragazzo scosse la testa e poi sorrise.

“Allora cosa stiamo aspettando? Andiamo a salvare tua sorella”.

 

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Capitolo 11
*** Decimo capitolo: Sentimenti svelati ***


Le cose si fanno serie… come sempre spero che il capitolo vi piacerà e che genererà in voi l’irrefrenabile necessità e voglia di lasciarmi un commento. ;-)

Buona lettura!

 

 

Decimo capitolo: Sentimenti svelati

 

Elsa passò la notte a vegliare la sua compagna di prigionia. Gli ivoriani avevano acconsentito a medicarla ed ora la donna dormiva grazie ad una pozione data dal loro cerusico che aveva anche ricucito la ferita. Era un taglio non troppo profondo ma insidioso e le era stato detto di sorvegliarla per controllare che non sopraggiungesse la febbre indice di infezione. L’alba arrivò portando un tenue chiarore nella cella ed Elsa poté osservare il volto addormentato della giovane. Con la mano le sfiorò la fronte, non aveva febbre e di questo ringraziava il cielo. La donna mormorò qualcosa nel sonno ed Elsa ritirò la mano sperando di non averla svegliata.

Era bella, se ne era già resa conto ma guardandola ora notò le sfumature rosse dei suoi capelli, prima sempre nascosti dal tricorno, la sua pelle era abbronzata dal mare ma ora nel pallore del sonno le appariva rosea, Elsa poi sapeva già che i suo occhi potevano diventare dolci come il cioccolato oppure scuri e tenebrosi. Non meritava la vita a cui lei stava andando incontro, era uno spirito libero e Elsa voleva che lo restasse, doveva fare in modo che si salvasse.

“Non dovete preoccuparvi, riuscirò a fuggire, se vostra sorella ha trovato un modo allora lo farò anche io” Quelle parole la sorpresero, era come se le avesse letto nei pensieri. “Vi porterò via di qui” concluse però la ragazza.

“Non sapevo foste sveglia” Le disse Elsa poi però aggiunse “Anche se trovaste un modo, io non fuggirò, ho dato la mia parola”

“La parola data ad un pirata non ha valore!”

“La parola di una regina ha sempre valore, almeno del tipo di regina che io voglio essere” Disse seria Elsa.

“Volete dire che vi piegherete a qualsiasi destino si prepari per voi? Obbedirete come uno schiavo?”

“Non ho detto questo, potranno fare di me quello che vogliono ma non userò il mio potere per fare del male” La donna scosse la testa.

“Hanno modi… terribili per piegare una persona… ho sentito delle voci sui popoli del sud… voci terrificanti”.  Elsa si morse le labbra.

“Per questo volevo andare da sola… vi faranno del male per ottenere la mia obbedienza…” Sorprendendo Elsa la donna sorrise.

“Ancora una volta non pensate a voi stessa ma a me… qualcuno che conoscete appena e di cui non sapete nulla”

“So quanto basta, voi mi avete salvato la vita e mi avete permesso di salvare Anna”

“Già…” il capitano girò la testa come se non fossero quelle le parole che voleva sentirsi dire. Elsa cambiò discorso.

“Come va la vostra ferita?”

“Meglio, non brucia quasi più” Rispose lei “In men che non si dica sarò di nuovo sul ponte…” Si interruppe “Beh, non tornerò mai sul ponte di una nave, ma è un’espressione marinaresca per dire che starò presto benissimo”

“Tornerete alla vostra nave, troverò un modo per far liberare almeno voi” La donna le prese la mano con forza.

“Non avete ancora capito? Io non vi lascerò andare fino a quando non vi saprò al sicuro” Con una smorfia di dolore tornò a coricarsi mentre Elsa rimaneva in silenzio ancora una volta colpita dalla forza dei suoi sentimenti.

“Non… non mi conoscete neppure voi. Non sapete cosa ho fatto ad Anna”

“Tutti sanno cosa avete fatto, è stato un incidente”

“No, è stato puro egoismo! Ero così concentrata su me stessa che non ho pensato a nessun altro e l’ho quasi uccisa!”

“E passerete il resto della vita a rimproverarvelo?” I toni erano diventati accesi e Elsa si alzò furiosa da terra.

“Sì! Sarà una colpa che mi seguirà per sempre e passerò la vita a tentare di fare ammenda!”

“Maledizione! Non capite che siete già stata perdonata!” Quel discorso lo avevano già fatto ma questa volta nessuna delle due poteva andarsene.

“E voi non capite che croce può essere! Ho quasi ucciso l’unica persona al mondo che mi ami!” Il capitano si alzò, ignorando il dolore spinse Elsa verso la parete, le sue mani erano sui suoi fianchi, era chiaramente furiosa e la guardò con gli occhi scuri e pieni di… Elsa rimase senza fiato nel leggere tutta quella passione. Ora la donna era a qualche centimetro da lei e la guardava con intensità. Le tolse il fiato e non pensò neppure all’idea di opporsi o di spingerla via malgrado sentisse che sarebbe stato facile, la presa con cui la stringeva era delicata ora. Le sue mani sfioravano soltanto i suoi fianchi.

Si fissarono per un tempo che sembrò infinito poi il capitano Rahel Soy la baciò. Elsa chiuse gli occhi persa nella dolcezza di quel tenero e dolce bacio. Quando li riaprì la donna la guardava confusa, come se neanche lei capisse dove avesse trovato il coraggio per un simile gesto. Poi Elsa vide una certa sicurezza farsi di nuovo strada nei suoi occhi.

“Io vi amo” Disse la donna. Le parole rimasero sospese nell’aria, facendo evaporare ogni pensiero nella testa di Elsa. “Vi ho amato non appena vi ho vista danzare sul ponte della nave. Tutti guardavano in alto ma io… io non riuscivo a distogliere gli occhi da voi.” Anche nella tenue luce della stanza era visibile l’emozione nel suo sguardo. “Quando vi ho trovato nella mia cabina non ho voluto crederci ma poi potervi stare accanto mi ha permesso di capire quanto siate realmente meravigliosa. La vostra forza, la vostra intelligenza, il vostro amore per la principessa Anna e ora questo, il vostro sacrificio. Come si può non amare una persona così speciale?” Abbassò lo sguardo “So che siete legata a Kristoff, e non vi chiedo nulla. Vi chiedo perdono per questo bacio...” Malgrado le sue parole non si mosse tenendola sempre stretta. “Per rispondere alla domanda che mi avete fatto ieri, non ho potuto permettervi di andarvene da sola, perché vi amo” Concluse con un filo di voce.

Kristoff?” La donna fece una smorfia.

“Non so come possa definirsi un uomo che lascia a quel modo la sua amata ma…”

Kristoff ama Anna!” Dovette intervenire Elsa. “Lui ne è innamorato da quando si sono conosciuti, io non potrei mai… voglio dire è un bravo ragazzo ma…”

“Anna?” Chiese la donna stupita, come se facesse fatica ad accettare quel semplice concetto.

“Sì, Anna” Il capitano la guardò ed arrossì.

“Quindi… voi siete…”

“Libera” Elsa arrossì a sua volta. Il silenzio si protrasse ed Elsa poté vedere molte emozioni passare nello sguardo della donna. Il suo cuore era confuso e agitato. Quella dichiarazione d’amore l’aveva sorpresa eppure quel bacio era stato qualcosa di magico. Alzò gli occhi e incontrò di nuovo quelli di Rahel.

“Siete bellissima…” Mormorò la donna poi le si avvicinò di nuovo, questa volta con più indecisione, come se temesse di essere respinta. Elsa guardò in quegli occhi scuri e dolci e sentì il cuore battere veloce nel suo petto, senza attendere che la donna annullasse lo spazio tra di loro corse ad incontrare le sue labbra assaporando di nuovo quella magica unione. La testa di Elsa era vuota mentre il cuore era traboccante di emozioni nuove e meravigliose. Rahel strinse con più forza i fianchi della ragazza mentre la passione la sommergeva, con audacia accarezzò le labbra della giovane con la lingua sentendola fremere tra le sue braccia. Elsa si spinse contro di lei e lei gemette dal dolore facendo un passo indietro.

“Oh… mi dispiace… io… scusa…” Elsa era violacea, imbarazzata fino alla punta dei piedi.

“No, no…” Rahel la attirò verso di sé e le baciò delicatamente il naso. “Non ti scusare mai per questo” Elsa arrossì ancora di più anche se sembrava impossibile. “Sei la donna più meravigliosa che io abbia mai incontrato” La attirò a sé ma Elsa si irrigidì.

“Non voglio farti del male e poi…”

“Non pensare, ascolta il tuo cuore” Le mormorò allora lei attirandola verso di sé. Elsa si lasciò avvolgere dalle sue braccia e con un brivido sentì la ragazza lasciarle del dolci baci sull’orecchia e lungo lo zigomo. Poi si guardarono di nuovo negli occhi.

“Io…” Il capitano le depose delicatamente un dito sulle labbra poi le si avvicinò per baciarla ancora. Elsa non poté resistere e in un attimo si perse nei suoi baci.

 

“Elsa” La chiamò dolcemente una voce. Per la prima volta non desiderò svegliarsi invece cercò il calore del corpo che le stava steso accanto, un corpo morbido e confortante…

“Cosa…?” Elsa aprì gli occhi stupita. Poi vide il dolce sorriso della donna che gli stava accanto e arrossì. “Mi sono addormentata?”

“Temo di sì…” Elsa arrossì e Rahel ridacchiò. “Scommetto che non hai dormito tutta la notte” Era vero ma Elsa si sentiva comunque in colpa, stavano passando un momento meraviglioso e lei si era addormentata. “Significa che ti senti al sicuro con me e rilassata. Ne sono felice”

“Non sei arrabbiata?” La donna rise.

“Stai scherzando? E’ il momento più felice di tutta la mia vita…” Si interruppe e fece una smorfia “Anche se preferirei non fossimo prigioniere in un vascello diretto verso un paese conosciuto per la schiavitù e la brutalità…” Elsa fece una smorfia e Rahel si abbassò per baciarle il naso “Non ti preoccupare, troveremo un modo per fuggire” La baciò ancora questa volta sulle labbra “E senza disattendere alla parola data” Continuò il capitano baciandola di nuovo. Elsa sorrise, non importava dove fossero o dove stessero andando, non aveva mai provato niente di così forte.

Passarono i giorni e poi le settimane, Elsa passava da momenti di grande felicità tra le braccia di Rahel a momenti di timore e paure quando la ragazza dormiva e a lei non rimaneva che la realtà della sua situazione. Ogni giorno le avvicinava a Ivoria e al suo destino. Aveva già deciso che avrebbe salvato Rahel, non glielo aveva detto, ma sapeva già cosa avrebbe fatto. L’idea di separarsi da lei, anche se per salvarla, però le spezzava il cuore. Ora che aveva provato un sentimento simile non riusciva ad accettare di doverlo perdere per sempre.

 

“Quelle sono le Isole del Sud” Annunciò loro il nuovo capitano della nave. Anna guardò con una smorfia la costa che si distendeva davanti a lei.

“Allora le eviteremo”

“Ma principessa, abbiamo bisogno di rifornirci. E le Isole del Sud sono le ultime terre prima delle tre settimane di navigazione nell’oceano che ci porteranno a Ivoria.” Anna storse il naso.

“Non sono tutti cattivi come Hans lì, ti ricordi? I suoi fratelli ci hanno scritto chiedendoci scusa” le disse Olaf conciliante.

“Non mi fido di quella famiglia e non mi fido del loro popolo” Asserì però Anna. Hans non era stato solo perfido, aveva tentato di uccidere lei ed Elsa.

“Però il capitano ha ragione, dobbiamo rifornirci” Le ricordò Kristoff.

“E va bene! Ma faremo in fretta e io non poserò i piedi su quella terra!”

In realtà non avevano nessuna fretta anzi, stavano avanzando a velocità ridotta proprio per non raggiungere la nave ivoriana. La stavano inseguendo ma era impossibile pensare di abbordarla quindi avrebbero atteso che attraccasse a Ivoria e poi avrebbero salvato Elsa. Portandola via e fuggendo a vele spiegate.

Il rifornimento fu come Anna aveva richiesto, rapido e senza perdite di tempo. Quando furono di nuovo lontani però Olaf le mostrò un manifesto.

“Guarda Anna, la famiglia reale, sono così carini” Anna lanciò uno sguardo ed osservò quel gruppo di persone, Hans non aveva mentito, aveva davvero molti fratelli. “Hans non c’è. Però non aveva mai parlato di aver…” Kristoff si era allungato per dare un’occhiata al manifesto, impallidì e interruppe il pupazzo di neve strappandogli il foglio dalle mani.

“Fammi vedere!” Esclamò Kristoff soltanto, sorprendendo tutti e due.

“Cosa c’è Kristoff?” Chiese allora Anna, guardando preoccupata il suo ragazzo.

“Cosa abbiamo fatto…” la ragazza lo guardò ancora più stupita.

“Di cosa stai parlando?”

“Guarda tu stessa. Ora capisco molte cose”

 

“Regina Elsa, siete pallida” Il capitano Sif la guardava soddisfatto e quando lei non rispose sorrise e continuò “Vi ho fatto uscire per mostrarvi le terre del nostro signore. Guardate” Elsa si sentì stringere il cuore, avrebbero dovuto arrivare tra settimane… “Non siete contenta?” Allo sguardo glaciale che lei gli lanciò l’uomo scoppiò a ridere e poi ordinò ai marinai di prepararsi a gettare l’ancora. Elsa guardò con disperazione quelle terre spoglie e sabbiose. Il porto, non poteva definirsi altro che una piccola baia. Non c’erano altre navi e un piccolo castello mezzo diroccato era l’unico edificio visibile. Rahel era lì accanto a lei e Elsa fu tentata di prenderle la mano ma non lo fece, mostrare che teneva a lei sarebbe stata una mossa sbagliata.

“Quando scenderemo a terra?” Chiese orgogliosa della sua voce fredda e calma.

“Impaziente di raggiungere il vostro sposo?” Chiese l’uomo con un sorriso ironico.

“No, ma sono stufa della puzza della vostra nave.” Il sorriso scomparì dalle labbra dell’uomo che la guardò con ira ma non replicò invece le indicò con gesto elegante la scialuppa.

“Scenderemo adesso”.

Elsa sentì il cuore stringersi ma con passo sicuro si diresse verso la barca. Rahel la seguì. Pochi minuti prima si erano baciate probabilmente per l’ultima volta, ma questo la ragazza non lo sapeva. Anche se era solo una presenza accanto a lei la rassicurava e le dava forza, sarebbe stata forte per lei.

Il capitano Sif salì insieme a loro e assieme a una decina di marinai si diressero verso la terra.

Mentre si avvicinavano Elsa aggrottò la fronte. Sulla spiaggia una figura si faceva sempre più chiara e un sospetto sempre più forte si fece spazio in lei.

“No…” Mormorò però, prima di lei, Rahel “Non è possibile…”

 

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Capitolo 12
*** Undicesimo capitolo: Vecchia conoscenza ***


Buona lettura…

 

 

Undicesimo capitolo: Vecchia conoscenza

 

Elsa sbarcò con il cuore pieno di rabbia.

“Hans!”

“Piacere di rivederla cara regina Elsa” Sorrise poi guardò le persone alle sue spalle e si accigliò.

“Cosa…”

“Come avete osato ordire un simile piano?” Rahel stava per gettarsi su di lui quando due marinai la afferrarono.

“Come ho osato?” L’uomo ridacchiò.

“Capitano, come mai mi avete portato la regina Elsa e non la mia dolce principessa Anna?”

“E’ una lunga storia signore. Ma spero che non siate deluso…”

“No, dopo tutto questo era il primo premio giusto?” Sorrise e indicò il piccolo castello. “Benvenuta a casa mia”

“Voi non siete il califfo” Disse Elsa e questa volta anche Sif ridacchiò.

“Il califfo era solo un’invenzione, questo è un piano del mio signore”

“Presto potrò farmi chiamare califfo, sultano o imperatore se mi andrà. Quando avrò il vostro potere”

“Non lo avrete mai!”

“Oh suvvia, non siate scontrosa, vedrete che andremo d’accordo”. Hans sorrise, era diverso, i capelli erano lunghi e raccolti in una coda, mentre, invece delle curate basette, ora aveva una barba. Dava l’impressione di essere fiammeggiante. Gli abiti poi erano della stessa foggia dei marinai ivoriani. Un pensiero la sorprese.

Ivoria non esiste” Hans che stava camminando accanto a lei per raggiungere il castello scosse la testa.

“Ovviamente no”

“Ma abbiamo trovato la rotta a Esmeralda…”

“Quella? Porterà qualsiasi inseguitore a settimane di viaggio da qui” Il capitano Sif intervenne.

“Quella che il vostro ragazzone biondo ha trovato era solo un’invenzione messa lì da un mio uomo” Elsa sentì il cuore stringersi. Una piccola parte di lei sperava che Anna non le obbedisse, dopo tutto non lo faceva mai, e la venisse a cercare. Ma adesso quella speranza spariva. Si voltò a guardare Rahel, la ragazza era silenziosa da quando aveva visto Hans, come se si fosse spenta. Forse anche lei aveva perso le speranze.

Il castello non era in così in rovina, quando entrarono le stanze erano ordinate e pulite.

“Benvenute nel mio regno!”

“Dimmi, come sei uscito di prigione? I tuoi fratelli mi hanno mentito?” Hans guardò Elsa di traverso poi passò lo sguardo su Rahel e infine rispose.

“Sono scappato è ovvio.” Sorrise poi aggiunse “E visto che non c’era molto da fare in prigione, mi sono fatto degli amici che poi si sono rivelati degli ottimi alleati” Con un cenno indicò il grande pirata che ammiccò contento.

“E cosa ci guadagni tu?”

“Sarà ricco” Rispose Hans per il capitano “L’uomo più ricco del paese ora che è riuscito a portarmi te nulla potrà fermarmi.”

“Non farò nulla per te, nulla!” Affermò con forza Elsa ma lui le afferrò il braccio tirando la manica e strappandola mostrando il bracciale.

“Non farle del male!” Rahel fece un passo avanti ma una spada alla gola la fermò. Hans non la guardò neppure, i suoi occhi d’acciaio erano fissi in quelli di Elsa.

“Li vedi questi? Sai cosa fanno al tuo potere, ora vedrai cosa io posso fare attraverso di essi” La lasciò andare e raggiunse un armadio della stanza da cui estrasse uno scrigno che aprì mostrando una gemma blu. Quando la sfiorò sorrise mentre Elsa urlava di dolore. Sentì Rahel urlare ma non riuscì a fare altro che cadere a terra perdendo i sensi.

Quando rinvenne il dolore non c’era più. Rahel le accarezzava dolcemente i capelli guardandola con una grande sofferenza negli occhi.

“Ti prego, ti prego, fai quello che ti chiede, non la smetterà, ti farà soffrire… ti ucciderà…”

Rahel… non posso…” Il dolore la invase di nuovo e lei capì che Hans doveva essere abbastanza vicino da sentirle. Urlò e urlò ancora, il dolore questa volte era meno intenso, segno che il ragazzo non voleva che svenisse, stava imparando.

 

Alla fine era svenuta di nuovo.

“Elsa…” La chiamò una voce, aprì gli occhi con il terrore che il dolore tornasse ma non fu così. “Non c’è più, è andato via…” Nella voce di Rahel Elsa capì che sarebbe tornato ancora e ancora fino a quando lei non avrebbe ceduto.

“Ti ha fatto del male?” Chiese e la ragazza scosse la testa. Elsa vedeva i suoi occhi pieni di un dolore superiore a quello fisico.

“Perché non lo accontenti?”

“Perché farà solo del male, è un uomo malvagio e io non voglio che mi usi per distruggere”

“Dagli qualcosa, anche solo una piccola cosa…”

“No” Elsa si alzò dal letto, era strano che non fosse indolenzita. Quando il dolore smetteva allora smetteva del tutto. Guardò i bracciali con odio poi notando la manica strappata sentì la rabbia crescere in lei. “Non mi avrà mai. Piuttosto morirò” Rahel scuoteva la testa, disperata.

“Elsa… io…”

Rahel” La interruppe lei poi la guardò con un triste sorriso sulle labbra. “Ti amo” Le mormorò poi, era la prima volta che lo diceva, anche in quelle settimane passate sole sulla nave non aveva mai pronunciato quelle parole che invece la ragazza aveva detto così spesso. “Ti amo” Mormorò ancora poi la prese tra le braccia e la baciò. Il loro bacio divenne presto accenso e Elsa la attirò contro di sé con forza. “Amami…” Mormorò alle sue orecchie e la sentì irrigidirsi “Rahel…” Mormorò piano e poi ancora: “Amami” Questa volta lo disse con più forza poi catturò le sue labbra. La passione la accese e con foga aprì la giubba della ragazza poi la camicia. Le si mozzo il fiato quando passò le mani sul suo seno e la sentì gemere. A quel punto Rahel non resistette più. La baciò con foga e passione mentre le sue mani correvano a sciogliere quel vestito ormai diventato di troppo. Elsa sentì la sua pelle infiammarsi sotto le dita della ragazza che accarezzava per la prima volta la sua pelle nuda. Presto furono nude, avvinghiate con disperazione una all’altra nel desiderio di fondersi, i loro corpi tesi dal desiderio e dalla passione. Rahel passò le labbra lungo il suo collo e la morse con dolcezza facendola gemere ancora poi senza fermarsi le morse la spalla fino a scendere al seno che baciò e accarezzò. Le sue mani scesero ai fianchi e Elsa sentì che questa volta era il fuoco a possederla. Con desiderio vide la ragazza baciarle il ventre poi la attirò di nuovo alle sue labbra. Ma Rahel non si fermò le sue mani scesero tra le sue cosce poi la accarezzarono facendola gemere e tendere nell’aspettativa. Infine la sentì scivolare delicatamente in lei. Elsa la strinse contro di sé mordendole la spalla mentre la ragazza si muoveva prima piano poi sempre più velocemente, in pochi istanti il piacere crebbe fino a quando lei non poté più contenerlo ed esplose in lei come una tempesta. Ansimò stringendo forte Rahel a se, aggrappandosi come se fosse l’unico scoglio in quel mare di piacere.

Quando riprese a respirare normalmente Rahel si separò delicatamente da lei poi le si stese accanto. Teneva la testa bassa, gli occhi la fuggivano come se si vergognasse. Elsa sentì il cuore accelerare e si chiese se aveva fatto qualcosa di male. Non si era aspettata quella reazione.

“Io… ho fatto qualcosa di sbagliato…” Chiese con un filo di voce cercando di coprire il suo corpo nudo.

“No!” Rahel alzò la testa per guardarla, “No, tu sei meravigliosa e io desiderava talmente poter… ma…” Si interruppe e scosse la testa “Non ti merito, non merito neppure una minuscola parte di te e tu ti sei donate tutta…” Elsa le prese il volto tra le mani.

“Cosa stai dicendo? Sei una ragazza meravigliosa e io… io ti amo!” Ripeté sentendo che quella consapevolezza la rendeva felice.

“Non capisci, non puoi capire” Rahel scosse la testa senza guardarla.

“No, tu non capisci. Io morirò qui e quello che mi hai dato mi darà la forza di resistere, il tuo amore sarà la mia forza contro Hans, potrà distruggermi dal dolore ma non avrà mai la mia anima”. Elsa sorrise e poi la attirò a sé “Baciami” Le chiese e poi senza aspettare catturò le sue labbra in un dolce bacio.

 

“Non riesco a crederci” Kristoff guardava la piccola baia con la bocca aperta. “Questo è tutto?”

“Hans è stato bravo, se avessimo saputo che c’era lui dietro a tutto questo avremmo capito che non poteva disporre di grandi mezzi e quindi Elsa avrebbe inviato la nostra flotta, invece fingendosi un califfo di un ricco paese ci ha intimorito sufficientemente per farci agire da soli. E poi… mandare Rahel è stato una mossa da genio. Ci ha avuto in pugno fin da subito” Anna si stropicciò le mani “Spero solo che abbiamo capito in tempo… Elsa è nelle sue mani da troppo…”

“Sì, ma ora noi siamo in vantaggio” Indicò la flotta alle loro spalle, invisibile dal castello, e Anna annuì. Quando avevano scoperto che il servizievole capitano Rahel Soy altri non era che la penultima figlia dei sovrani delle Isole del Sud erano sbarcati e avevano raggiunto il palazzo. Anna era furiosa e aveva preteso spiegazioni esaurienti. Spiegazioni che erano arrivate. Rahel era la più legata ad Hans, erano i più vicini d’età e quando lui era tornato con l’accusa di aver tentato di uccidere la sovrana di Arendelle e sua sorella  lei non vi aveva creduto. Così lo aveva liberato. I sovrani già troppo provati dalla perdita di un figlio così malvagio avevano punito la loro figlia con l’esilio ma le avevano donato sufficiente denaro per un’impresa propria. La ragazza, avevano poi saputo, aveva investito tutto in una nave.

Il loro rammarico era sincero e per questo avevano inviato la flotta a liberare la regina di Arendelle e a catturare i loro figli perché ricevessero la giusta condanna.

“Gli uomini del principe Hans non sono molti, con la nostra maggiore forza non faremo fatica a sopraffarli” Annunciò l’ammiraglio della flotta delle Isole del Sud.

“Sì, ma dobbiamo agire velocemente e di sorpresa, non voglio che abbia il tempo di far del male a Elsa.”

“Certo principessa attaccheremo non appena farà buio” L’uomo inchinò la testa e poi si allontanò per dare gli ordini.

Anna e Kristoff tornarono all’accampamento di terra in cui era sbarcati, lontani dal castello e fuori dalla sua vista. Non era stato difficile trovarlo, ora che sapevano chi cercare non avevano avuto problemi a scoprire dove fosse la base del contrabbandiere Sif Regan.

“Elsa starà bene?” Chiese loro Olaf, il caldo deserto non sembrava disturbare la sua nuvola che spandeva sempre i suoi delicati fiocchi.

“Lo speriamo tutti…” Rispose Anna guardando il sole calare troppo lentamente.

 

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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo: Una notte di ghiaccio ***


Buona lettura!

 

 

Dodicesimo capitolo: Una notte di ghiaccio

 

Elsa si svegliò e si voltò nel letto che era vuoto. Si alzò a sedere con un senso di paura che si accentuò quando notò la stanza deserta. Infilò rapidamente una camicia da notte e una veste da camera poi si avvicinò alla porta. Era sempre stata chiusa ma l’assenza di Rahel la spinse a tentare. La porta si aprì sotto la sua mano e lei rimase immobile dallo stupore. Prese un profondo respiro e guardò fuori. La notte era scesa e solo alcune fiaccole illuminava il corridoio. Delle voci però la raggiunsero e lei tese l’orecchio. Uscì dalla stanza con passo felpato e si avvicinò alle voci. Man mano che si avvicinava riconobbe quella di Hans. Si strinse le braccia attorno al corpo in un inutile gesto di protezione, il dolore aveva abbandonato il suo corpo per il momento ma non la sua mente, il ricordo era indelebilmente fresco.

Con un senso di paura riconobbe anche la seconda voce, era Rahel. Tese ancora di più le orecchie e si gelò sul posto.

“Tu fai la tua parte, falla ragionare, non ti lascio passare tutto quel tempo con lei solo per farla divertire”

“Ci sto provando! Ma è testarda!”

“Allora impegnati di più”

La porta si aprì e Rahel entrò nel corridoio trovandola lì ferma a guardarla con gli occhi sgranati. La donna aprì la bocca per parlare ma non ne uscì parola.

“Era tutto falso?” Chiese Elsa mentre un freddo gelido si impadroniva di lei.

“No… aspetta… Elsa…” La regina non la lasciò parlare invece le si scagliò contro facendola cadere e gettandosi a capofitto oltre il corridoio. Corse senza pensare, trovò delle scale ed iniziò a salirle.

 

“Andiamo, chiunque veda la regina Elsa dica di essere con me” Anna guardò gli uomini attorno a se poi aggiunse: “E tenetela al sicuro”. Poi con la armi in pugno scesero silenziosamente il crinale verso il castello.

 

Elsa corse, sentiva dei passi dietro di lei ma non le importava. Salì ancora una rampa e raggiunse una porta, la spalancò e si trovò sulla cima della torre. Raggiunse il parapetto e guardò in basso. Non c’era più niente in quel mondo per cui meritasse soffrire.

“Anna!” Disse una voce affannata alle sue spalle. Si voltò e si trovò davanti Rahel “Vivi per Anna”

Elsa scosse la testa non voleva ascoltarla, era una bugiarda. “Elsa, ti prego! Io non ti ho mentito su quello che provo”

“Taci! Tutto era falso! Eri d’accordo con lui fin dal principio!”

“No”

“Smettila di mentire!” Sentiva l’aria calda del deserto accarezzarle la nuca. Doveva solo saltare e tutto sarebbe finito.

“Non sto mentendo. Hans è mio fratello” Elsa alzò lo sguardo guardandola e, vedendo dolore e sincerità in quegli occhi, scosse la testa. Era una brava bugiarda ecco tutto. “Io non ho creduto ad una parola delle vostre accuse di un anno fa, io l’ho aiutato a fuggire dalla prigione in cui i nostri genitori lo avevano rinchiuso e sono stata esiliata. Ho preso il comando di una nave e mi sono messa a girare il mondo, ovunque tranne Arendelle ma una tempesta ci ha costretto ad andarci e… ti ho visto… io mi sono innamorata, è stato più forte di me e poi ti ho conosciuta ho ascoltato la tua versione e ho capito che mio fratello era il mostro di cui i miei fratelli parlavano. Non ero in combutta con lui non sapevo che era lui il califfo. Io lo giuro…”

“Non ti credo”

“Lo giuro!” Urlò Rahel con rabbia e forza “L’ho implorato di non farti del male, l’ho supplicato e lui mi ha detto che dovevo farti cedere se no avrebbe continuato. E’ un mostro e io sapevo che ti avrebbe ucciso piuttosto che cedere… io non volevo, non volevo…” Piangeva e Elsa scosse la testa, le sue parole sembravano così sincere… “Ho cercato di dirtelo così tante volte…” Ora la ragazza piangeva. Elsa si voltò non voleva guardarla. Fu una mossa falsa, il parapetto cedette e lei cadde.

 

“Abbiamo sopraffatto le difese, non si aspettavano un attacco”

“Mia sorella? Hans?” Anna era nella stanza principale del castello con Kristoff al fianco.

“Non li abbiamo ancora trovati, ma stiamo cercando dappertutto”. Anna annuì poi Olaf comparve con in mano un abito.

“E’ di Elsa, lo riconosco” Disse il pupazzo e Anna lo afferrò notando subito lo strappo sul polso.

“Dove lo hai trovato?”

“In una stanza, vieni” Olaf si mise a correre e Anna insieme a Kristoff lo seguirono.

La stanza era vuota Anna si guardò attorno poi uscì fissando il corridoio, degli uomini passarono da un lato cercando Hans e sua sorella allora lei andò dall’altro, trovò delle scale e iniziò a salire.

 

Una mano forte la afferrò.

“Non ti lascio andare” Rahel tremava dallo sforzo ma con un ultimo gesto riuscì a sollevarla e a riportarla al sicuro. Poi cercò di toccarla ma Elsa si ritrasse.

“Non mi toccare!” Rahel aprì la bocca ma poi vide la testa di Elsa rovesciarsi nel dolore. Hans era arrivato.

“Cosa succede qui? La mia preziosa regina fa i capricci?” Elsa sentì il dolore spegnersi e si voltò a guardarlo con odio. Il ragazzo sorrise e poi strinse nel pugno il cristallo. Il dolore la fece urlare.

 

Un urlo riempì l’aria.

“Elsa!” Anna sgranò gli occhi e si mise a correre.

 

“No!” Rahel si gettò sul fratello facendolo cadere a terra, il cristallo rotolò lontano dalla sua presa ma il giovane non si lasciò fare invece la colpì con violenza sbattendola verso il parapetto crollato.

“Se non fossi mia sorella ti avrei già ucciso!” Ruggì il ragazzo furioso. Poi si mise a cercare il cristallo.

“Hans” Elsa alzò gli occhi e vide sua sorella Anna, il ragazzo fece lo stesso ma ricevette un pugno in pieno volto. Poi Kristoff lo afferrò mentre Anna correva da lei.

In quel momento il vecchio ballatoio cedette e Elsa guardò Rahel cadere verso il vuoto.

Si slanciò e riuscì ad afferrare la sua mano.

“Elsa!” Anna la guardava incapace di raggiungerla a causa della profonda crepa tra lei e la ragazza.

“Lasciami andare” Mormorò Rahel e Elsa scosse la testa “Moriremo tutte due se non mi lasci andare”

“No, non ti lascio”

“Perché?” Elsa la guardò, il suo braccio tremava dallo sforzo di trattenere la giovane, sentiva Anna dietro di lei urlarle di portare una fune ma era come se fosse lontana, l’unica cosa importante in quel momento era appesa al suo braccio.

“Perché ti amo” Mormorò la voce rotta dal dolore. Rahel sorrise poi alzò la mano verso i bottoni della giubba.

“Ti amo Elsa. Per questo ti lascio andare” Poi con uno strappo aprì la giubba. Il suo corpo scivolò e Elsa si ritrovò a trattenere solo una giubba vuota.

“No!” Urlò.

 

Anna vide sua sorella gettarsi in avanti per afferrare Rahel e solo il profondo squarcio nel ballatoio  le impedì di correre a salvarla. Urlò che le portassero una corda ma nello stesso tempo non distolse gli occhi dal corpo di Elsa. Se solo il suo potere fosse stato lì!

 

Mentre Rahel cadeva sentì il suo potere ruggire e lo lanciò verso di lei. E il ghiaccio eruttò da lei con forza e prepotenza ghiacciando tutto attorno a lei. I bracciali caddero ma lei non se ne accorse neppure. Aveva gli occhi chiusi e lo dirigeva. Come un’onda afferrò la ragazza e la riportò da lei.

 

Anna sgranò gli occhi mentre il ghiaccio esplodeva attorno ad Elsa. Sorrise di gioia e si precipitò da lei, ormai il ballatoio era un solido blocco di ghiaccio.

 

“Tu… mi hai salvato…” Rahel era tra le braccia di Elsa e la guardava con stupore.

“Elsa!” Anna arrivò come il vento e afferrò sua sorella per poi stringerla tra le braccia. La ragazza le sorrise.

“E’ tornato! Elsa, coma hai fatto?” Le chiese Anna ma poi riconobbe la donna con loro sul ballatoio. “Tu! Stai lontana da mia sorella hai capito? Se tu fossi un uomo ti avrei già dato un pugno…”

“Anna no…” Anna guardò Elsa.

“Mi dispiace dirtelo io ma questa qua è la sorella di Hans e ci ha ingannati fin dall’inizio”

“Anna, lo so, va tutto bene, non ci ha ingannati” La ragazza sgranò gli occhi e spalancò la bocca.

“Cosa?”

“Davvero? Allora meriti un caldo abbraccio!” Olaf era appena arrivato con una corda ma ora la depose per fare esattamente quello che aveva detto e cioè abbracciare Rahel. “Mi sei sempre piaciuta, eri la più carina sulla foto” Ed estrasse dal ventre di neve la foto di famiglia dei regnanti delle Isole del Sud.

“Allora… ehm…” Anna la guardò con imbarazzo “Scusami…”.

“Non ce n’è bisogno, posso capire i vostri sospetti… dopo tutto ho fatto davvero fuggire Hans, qualcosa che non farò di nuovo”

“Tanto fuggirò lo stesso con o senza il tuo aiuto!” Hans strattonò la presa di Kristoff ma non riuscì a sfuggirli.

“E’ vero” Elsa lasciò cadere la veste da camera e con un gesto si ammantò di ghiaccio. Il colore era violaceo e Anna sgranò gli occhi.

“Elsa…” Mormorò ma la regina le sorrise e il colore cambiò in bianco e azzurro.

“Mi piacerebbe ucciderti, per tutto quello che mi hai fatto però non sarebbe giusto, meriti di avere una possibilità.” Hans sembrava sgonfio ora che vedeva Elsa in tutta la sua forza.

L’ammiraglio arrivò in quel momento.

“Un gruppo di pirati ci sta sfuggendo! Stanno per raggiungere la loro nave, con loro c’è il capitano Sif” Indicò la nave nella piccola baia e Elsa sorrise. Poi la bufera la avvolse e la sollevò portandola con grazia e velocità fin sulla spiaggia. Poco lontano era ben visibile la barca che i marinai spingevano verso la grande nave. Elsa lanciò il suo potere mentre camminava lentamente verso la barca. L’acqua ghiacciò in pochi istanti bloccando i vogatori che scesero spaventati impugnando le armi.

“Sarete potente ma non potete fermare le frecce!” Urlò il capitano Sif scagliando una freccia con la sua balestra. Elsa sorrise mentre uno spesso scudo di ghiaccio bloccava la freccia a mezzaria. Non era più una ragazza impaurita, aveva imparato molto sul suo potere in quei mesi in cui era stata libera di sperimentare.

Anche da lontano vide l’uomo impallidire.

“Prendetela!” Ordinò ai suoi uomini ma lei li fece cadere in acqua sciogliendo rapidamente il ghiaccio sotto i loro piedi.

“Rimanete solo voi, capitano Sif” Disse all’uomo poi lo avvolse nella bufera e lo racchiuse nel ghiaccio. “Come si sta in prigione?” Chiese mentre lo riportava a riva.

“Vi prego…” Mugugnò l’uomo.

“Non siete stato troppo malvagio… sono sicura che per voi la prigione basterà, Hans invece… ho un idea precisa per lui.” Sulla spiaggia tutti la stavano aspettando. Molti la guardavano con timore reverenziale ma non Anna che le corse incontro sorridendole.

“Adoro quando voli!” Le disse raggiante facendola sorridere.

L’ammiraglio prese in consegna il prigioniero.

“Il castello è sicuro” annunciò soddisfatto.

“Voglio andarmene al più presto” Dichiarò Elsa e Anna annuì.

“La nave di Rahel insieme a tutta la flotta delle Isole del Sud ci aspetta dietro quel promontorio.”

“Molto bene, allora andiamo”. L’ordine della regina fu eseguito in un istante e tutti si diressero verso il punto di approdo delle scialuppe della flotta.

 

“Anna” Erano su una delle scialuppe e un gruppo di marinai stavano vogando verso la nave di Rahel.

“Sì?” Chiese la ragazza guardando la sorella con un sorriso.

“Grazie”

“Sai che ci sarò sempre per te” Le rispose Anna poi aggiunse “Come tu ci sarai sempre per me” Le prese le mani e sorrise ancora “Siamo sorelle”.

 

Rahel le guardò ma non disse nulla, Elsa le appariva di nuovo come l’inarrivabile regina che aveva visto danzare sul ponte della nave usando il suo immenso potere. Le sembravano un sogno tutti quei momenti passati a tenerla tra la braccia. Temeva che malgrado la ragazza l’avesse salvata non potesse più amarla, non nello stesso modo sincero di prima. Quando giunsero sulla nave i suoi marinai la accolsero con gioia e risa, la festa ebbe inizio e lei non poté parlare con Elsa che d’altra parte era assorbita dalla conversazione con sua sorella.

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Capitolo 14
*** Tredicesimo capitolo: A giudizio ***


Questo è l’ultimo capitolo, poi ci sarà solo più l’epilogo.

Buona lettura!

 

 

Tredicesimo capitolo: A giudizio

 

Il re delle Isole del Sud rimase a lungo a parlare con la regina di Arendelle. Tanto a lungo che Anna iniziava a chiedersi se doveva cercare di origliare oppure no. Alla fine però le porte si aprirono e Elsa ne uscì con uno sguardo fermo e sicuro. Il re invece era triste ma al contempo appariva sollevato.

“Allora di cosa avete parlato?” Chiese Anna quando poté parlare sola con Elsa.

“Delle sorti di Hans e Rahel

“Anche di Rahel avete discusso? Ecco perché ci avete messo così tanto…” La ragazza si accigliò “E’ da molto che non la vedo…” Elsa annuì.

“Sì, è rimasta sulla sua nave, ha l’ordine di non lasciare il paese”

“Bel cambiamento dalla condanna all’esilio” Rise Anna ma vedendo che sua sorella non si univa nell’ilarità la guardò preoccupata. “Cosa avete deciso?”

“Hans sarà giudicato domani, ho proposto al re una giusta punizione, mi ha detto che ci penserà ma credo che accetterà, altrimenti dovrà condannarlo a morte ed è pur sempre suo figlio.”

“Una giusta punizione? E quale sarebbe? Quello merita un pugno in faccia ogni ora!” Elsa sorrise.

“Domani vedremo” Visto che non sembrava voler aggiungere altro Anna cambiò oggetto del suo interesse.

“E Rahel? Mi hai detto che non faceva parte del piano”

“Sì, ma il padre voleva che lo rassicurassi su questo punto”

“Cosa che hai fatto?”

“Sì”

“Quindi potrà ripartire presto? Perché io ho voglia di tornare a casa” Elsa sorrise.

“Lo so che è Kristoff che non vede l’ora di ritornare, gli manca Sven

“Già” Sorrise Anna “Ma è normale, non si lasciano mai quei due” Sul volto gli comparve una dolce espressione innamorata e Elsa sorrise, poteva capire la ragazza adesso. Mentre pensava a Rahel il sorriso si spense. Sapeva che il sentimento che le legava era vero e incredibilmente forte, altrimenti non avrebbe potuto spezzare i bracciali, eppure non erano più rimaste sole da quel momento sulla torre più alta del castello di Hans. La ragazza sembrava intimorita da lei e lei non riusciva ad avvicinarsi senza pensare al dolore che aveva provato nel sentirsi tradita.

“Elsa…” Anna la guardava seria e lei la guardò interrogativa “Secondo te perché non sono riuscita a spezzare i bracciali mentre si sono aperti da soli sulla torre?”

“Non volevi lasciarmi andare” Anna corrugò la fronte a quell’affermazione e Elsa si spiegò meglio “Il tuo amore non è messo in dubbio, ma proprio quello stesso amore ti impediva di lasciarmi andare, non avresti potuto…”

“Capisco…” Anna ricordava il terrore che la attanagliava mentre tentava di aprirli, era quello di perdere sua sorella. “Però, perché si sono aperti dopo? Anche lì volevo tutto tranne lasciarti andare!”

“Già…” Elsa guardò la ragazza con uno sguardo dolce. Anna rivide la scena, ricordò sua sorella tesa nel vuoto ad afferrare una donna che credeva loro nemica. Ricordò Rahel che liberava i bottoni e si lasciava cadere nel vuoto e i bracciali staccarsi dai polsi di Elsa mentre il ghiaccio esplodeva tutto intorno.

“Oh” Disse solo sgranando gli occhi “Non sono stata io… è stata Rahel… lei ti ama!” Sgranò ancora di più gli occhi e aggiunse “Tu la ami”.

“Sì” Rispose solo Elsa guardando con timore la sorella.

“Ma è magnifico!” Urlò Anna saltando in aria e sparpagliando dappertutto i documenti della scrivania. “Elsa sei innamorata!” Saltò tra le sue braccia facendo urletti di gioia. “Ma ehi… perché non vi siete più viste?” Elsa abbassò lo sguardo e l’entusiasmo di Anna si raffreddò. “Elsa… se la ami non devi perderla”

“Lei è libera.” Anna la guardò senza capire e lei scosse la testa “E’ la persona più libera che io abbia mai conosciuto, voglio dire libera nell’animo. Vuole vedere il mondo, vuole viaggiare ed esplorare. Io sarei una catena per lei. Magari all’inizio non le importerebbe ma poi diverrebbe un peso. Non voglio che questo succeda.”

“Preferisci essere infelice sicuramente piuttosto di avere una possibile futura infelicità?” chiese Anna.

“Preferisco essere infelice ma fare la cosa giusta piuttosto che felice sapendo che è la cosa sbagliata per la persona che amo.”

“Non credi che lei abbia il diritto di decidere per se stessa?” Elsa guardò la sorella e non seppe cosa rispondere. Si voltò e andò alla finestra dello studio che faceva parte delle stanze assegnatele a palazzo. Appoggiò la mano e la fronte contro il vetro. Percepì il ghiaccio formarsi attorno alla sua mano ma non si mosse poi due braccia dolci si chiusero attorno a lei.

“Andrà tutto bene Elsa. Fidati del tuo cuore” Lei si voltò mentre il ghiaccio scompariva e prese Anna tra le braccia stringendola con gratitudine e affetto.

 

Hans aveva le mani e i piedi in catene ma guardava sprezzante verso la folla e verso il padre che serio lo fissava dal suo scranno. Elsa indossava una corona di ghiaccio e il suo abito era sontuoso e cerimoniale. Dalla corona allo strascico era di un immacolato bianco.

“Hans, sei pronto a sentire la tua condanna?”

“Prigione a vita?” Chiese lui con un sorriso sarcastico. Appariva quasi annoiato.

“No, la regina Elsa ti ha concesso un’ultima possibilità per dimostrare che il tuo cuore non è nero come noi tutti ormai crediamo”

“Cosa?” Persino Hans guardò la donna stupefatto, ma non quanto Anna che solo Kristoff trattenne dall’andare a chiedere spiegazioni.

“La mia condanna è la morte” Disse allora il re facendo impallidire Hans. “Cosa scegli?”

L’uomo scosse la testa guardando il padre e Elsa. La regina era imperturbabile e glaciale nel suo freddo e candido abito.

“Non mi lasciate scelta padre”

“Non sono più vostro padre” Ribatté il re ferreo.

“Molto bene allora scelgo la misericordia della regina Elsa”. Il re si voltò a guardare Elsa che annuì e si fece avanti.

“Hans, il tuo cuore è incapace di scaldarsi per chiunque se non te stesso. Sei incapace di un vero atto d’amore.” Anna si sedette di schianto sulla sua sedia capendo all’improvviso cosa sua sorella stava per fare. “Potrai dimostrare a tutti che non è così e meritarti di nuovo il tuo diritto di vivere. Oppure morire, così come hai condannato mia sorella un anno fa e molto più gentilmente di come hai torturato me” La sala era nel più assoluto silenzio mentre Hans sembrava incapace di fare o dire alcunché. Elsa alzò gli occhi a guardare il suo carnefice e sul suo volto non apparve altro che compassione. Poi dal suo stesso cuore partì una singola scheggia di ghiaccio che penetrò nel cuore di Hans che si accasciò a terra ansimando.

“Avrai all’incirca una settimana prima di trasformarti in ghiaccio” Pronunciò Elsa poi si voltò e tornò al suo posto. Il re guardò quello che un tempo era suo figlio e annuì.

“Sei libero”.

“Aspettate! Non potete farmi questo! Padre, padre!” Hans continuò a urlare mentre le guardie lo trascinavano fuori.

“E’ ora di tornare a casa” Anna si avvicinò ad Elsa che prese la sua mano ed annuì.

 

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Capitolo 15
*** Epilogo: Arendelle è meravigliosa in primavera ***


Eccovi il finale. Grazie mille a chi ha seguito la storia lasciandomi un commento, spero che l’epilogo non vi deluda.

Buona lettura!

 

 

Epilogo: Arendelle è meravigliosa in primavera

 

Arendelle è meravigliosa il primavera” Disse Anna al capitano Rahel.

“Immagino principessa”

“Davvero meravigliosa… e sapete, siamo in primavera!”

“Lo avevo notato principessa”

“Già… ma voglio dire… non vi andrebbe di visitarla? Non so per un mese o due? Ci sono tante cose da vedere e sono sicura che Elsa ne sarebbe felice…” Rahel si voltò a guardarla.

“La regina Elsa…”

“Sì?” Il capitano scosse la testa e Anna fece una smorfia. “Non te lo chiederà mai! Lei è così timida e insicura e chiusa in se stessa! Voglio dire se la si conosce bene non è difficile capire quanto desidera che tu…”

“Anna” La ragazza arrossì ed impallidì nello stesso momento nel sentire il tono di sua sorella.

“Sì?” Si voltò verso la regina fingendo un’aria innocente.

“Siamo pronti a scendere, vieni?”

“Certo, salutavo il capitano…” Si voltò e disse ancora. “Arendelle è davvero meravigliosa in primavera” E calcò con forza sul davvero. Poi sentendo lo sguardo di sua sorella gelarle la schiena si voltò e raggiunse la scialuppa.

“Cosa le stavi dicendo?”

“Niente”

“Niente?”

“Esatto, banalità sul tempo” Anna sorrise mentre Kristoff la guardava con quell’aria da: tu mi dirai tutto e Olaf passava lo sguardo da una all’altra senza capire.

“Molto bene” Disse solo Elsa e Anna tirò un profondo e interiore sospiro di sollievo.

 

Elsa osservava il porto dalla finestra del suo studio, accanto a lei, da un piccolo vaso di terra, spuntava un verde germoglio, una promessa di vita. Nulla era cambiato da quando era partita. Nulla tranne se stessa. Con la mano ricamò il vetro con del ghiaccio mentre i suoi occhi non si spostavano da una nave che ormai conosceva molto bene.

“Mi hanno detto che Arendelle è magnifica in primavera… ma credo che nulla sia più bello della sua regina, in tutte le stagioni.” Elsa sobbalzò e si voltò sentendo la voce da lei così amata. Rahel entrò e chiuse la porta.

“Credevo… credevo stessi partendo…”

“No” Disse solo la ragazza e venne avanti. “Elsa” Pronunciò il suo nome e perse tutta la spavalderia con cui era entrata. “Mi potrai mai perdonare?” Elsa sbatté le palpebre confusa.

“Perdonarti? L’ho fatto settimane fa…” Fu il turno di Rahel di guardarla perplessa e stupita.

“Come…? Ma non mi hai praticamente più parlato, non ti sei più avvicinata a me, in nessun modo io credevo che…”

“No, certo che no! Solo che io voglio lasciarti libera di vivere la vita che desideri. Io sono una regina, il mio posto è qui mentre tu appartieni al mare e a ovunque lui ti porterà”

“Chi ti ha messo in testa tutte queste stupidaggini?”

“Non sono stupidaggini!”

“Il mio cuore è tuo e non posso che amarti! Quanto sarebbe vuoto viaggiare se non posso tornare da te?”

“Vuoi dire…” Rahel avanzò e come la prima volta la spinse contro la parete.

“Elsa, io ti amo” Mormorò sulle sue labbra prima di baciarla.

Elsa la baciò ridendo e piangendo nello stesso momento felice come non era stata mai.

 

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