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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo: Sciarpe e stranieri *** Capitolo 2: *** Primo capitolo: I doni degli ivoriani *** Capitolo 3: *** Secondo capitolo: Brutti risvegli *** Capitolo 4: *** Terzo capitolo: Un piano *** Capitolo 5: *** Quarto capitolo: Alleanze *** Capitolo 6: *** Quinto capitolo: A cuore aperto *** Capitolo 7: *** Sesto capitolo: Strani amici *** Capitolo 8: *** Settimo capitolo: Esmeralda *** Capitolo 9: *** Ottavo capitolo: E’ ora di agire *** Capitolo 10: *** Nono capitolo: Decisioni eroiche *** Capitolo 11: *** Decimo capitolo: Sentimenti svelati *** Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo: Vecchia conoscenza *** Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo: Una notte di ghiaccio *** Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo: A giudizio *** Capitolo 15: *** Epilogo: Arendelle è meravigliosa in primavera ***
Da
tempo volevo scrivere di Elsa ed Anna che trovo personaggi meravigliosi!
Finalmente l’ho fatto ed eccovi qua il risultato… Sperando che vi piaccia e che
questo prologo vi spinga ad desiderare il resto vi auguro, come sempre: Buona
lettura!
Prologo: Sciarpe e stranieri
La
Regina di Arendelle guardò l’alba sorgere sul fiordo,
amava quel momento in cui il cielo e il mare sembravano essere una cosa sola.
Solo qualche mese prima quello era l’unico momento in cui riusciva a sorridere.
Ora però il suo mondo era cambiato. Con un leggero sorriso agitò delicatamente
la mano creando un elegante ricamo di ghiaccio nell’aria. Lo lasciò sparire poi
si allontanò dalla finestra e uscì dalle sue stanze.
La
colazione la stava aspettando, i domestici sapevano che era molto mattiniera.
Mentre sorseggiava il the rilesse la lettera che aveva scritto la sera prima,
indirizzata ai sovrani di Trenovia, soddisfatta la
mise tra le lettere da spedire.
“Buongiorno
Elsa!” Sorrise e si voltò.
“Buongiorno
a te Olaf”
“Sai
se Anna è sveglia? Ha promesso di aiutarmi a scegliere una sciarpa, ieri mi ha
mostrato un libro pieno di pupazzi di neve e quasi tutti avevano una sciarpa
quindi… non che tu non mi abbia fatto bene!” Aprì grande grande gli occhi poi
nel vederla tranquilla e sorridente continuò, “Ma mi piacerebbe averne una
anche io e Anna ha detto che appena si sarebbe svegliata saremmo andati a
comprarla”,
“E’
una bellissima idea Olaf, ma credo che Anna dormirà ancora per un po’” Sorrise,
era sempre stata una che preferiva dormire la mattina e giocare tutta la notte.
“Regina
Elsa” Attirò la sua attenzione un servitore, “E’ appena giunta una nave
straniera, portano doni per la Regina e la Principessa, e chiedono l’onore di
un’udienza.”,
“Straniera?
Non sappiamo da che regno provengono?” Chiese lei perplessa.
“Hanno
detto che sono Ivoriani, ma non conosco nessun regno con un simile nome…”
“Perché
non hai chiesto allora?” Chiese Olaf che si era seduto al tavolo della Regina
dopo un certo sforzo,
“Perché
sarebbe sgarbato Olaf” Spiegò lei poi annuì al servitore, “Dite loro che sarà
un piacere per me e Anna fare la loro conoscenza”.
L’uomo
si inchinò e uscì.
“Elsa?”
“Sì?”
“Credi
che ora Anna si sia svegliata?”. Elsa sorrise alla sua creatura,
“Non
credo Olaf”. Lui annuì, le gambe che ondeggiavano e gli occhi che percorrevano
la stanza, poi tornò a guardare Elsa.
“E
ora?”.
Anna
sbadigliò e si rigirò nel letto ormai drasticamente sfatto. Forse non avrebbe
dovuto passare la notte a leggere con Olaf, ma avevano trovato un libro sui
pupazzi di neve! Era impossibile non appassionarvisi. Si stiracchiò nel letto,
lentamente aprì un occhio poi il secondo, la luce aveva già invaso la stanza,
con un secco contr’ ordine richiuse gli occhi. Ruotò nel letto, si stiracchiò
ancora e riprovò. Questa volta andò meglio.
Dieci
minuti dopo riuscì ad alzarsi, si preparò ed uscì dalla stanza, era di ottimo
umore e aveva fame. Prima di mangiare però raggiunse lo studio del padre. Bussò
allegramente e aprì la porta senza attendere risposta, Elsa era lì.
Sorrise
nel vederla alla scrivania del padre, concentrata su qualche documento.
“Buongiorno
Elsa”
“Buongiorno
Anna”, si sorrisero, “E’ da almeno due ore che Olaf mi chiede se sei sveglia,
l’ho convinto ad andare a vedere le primule che sono sbocciate in giardino, ma
presto sarà di nuovo qui”
“Oh!
Sì, dobbiamo andare a scegliere una sciapa”
“Deve
avermi detto qualcosa del genere”, Sorrise Elsa e Anna non poté fare a meno di
imitarla, lo faceva così spesso ormai, ma era sempre un piacere, scaldava il cuore.
“Vai a mangiare, mi hanno detto che c’è una sorpresa per te…” Rise nel vedere
gli occhi di Anna brillare.
“Cioccolata!”
Disse lei e Elsa si strinse nelle spalle.
“Forse
ieri è arrivata una nave con il primo carico della stagione…” La ragazza quasi
corse fuori dalla stanza facendo ancora ridere Elsa, poi però la ragazza tornò
indietro.
“Grazie!”
Sorrise, “Buon lavoro!” Concluse poi fuggendo via.
Elsa
sorrise ancora, lei e sua sorella stavano ricucendo un rapporto andato perso, ma
era facile con Anna, lei era così solare e… speciale. Solo una persona
eccezionale come Anna avrebbe potuto perdonarla dopo tutto quello che le aveva
fatto. La sua fronte si corrugò al ricordo della sofferenza che aveva causato
la sua fuga egoistica. Con un senso di soffocamento ricordò come si sentisse
durante tutti quegli anni, chiusa non solo in una stanza, ma in se stessa. Si
alzò in piedi bruscamente e con uno svolazzo della mano richiamò il suo potere.
Lo sentì sgorgare da lei gioioso e felice. Allora poté respirare di nuovo,
quasi senza farci caso richiamò il ghiaccio che aveva ricoperto la parete
davanti a lei e lo dissolse nell’aria. Tutto andava bene.
“Elsa?”
Chiamò una voce e lei si voltò nel vedere Olaf guardarla perplesso, la porta
era rimasta aperta e il pupazzo di neve aveva visto il suo sfogo, “Stai bene?”
“Sì
Olaf, avevo solo bisogno di farlo” Lui la guardò poi sorrise.
“Certo,
capisco, se ti servo chiamami, potresti farmi più magro o più grasso o…”
“Tu
sei perfetto così Olaf”, un gran sorriso seguì alle sue parole.
“Dici
davvero?”
“Ma
certo, però sono sicura che una sciarpa ti renderà ancora più elegante”, questo
bastò per ricordargli il motivo della sua visita.
“Anna
è sveglia?” Chiese con un sorriso speranzoso.
“Sì,
la troverai nella sala da pranzo, sta facendo colazione, ma sono sicura che
finirà in un baleno”. Il pupazzo di neve la salutò e come Anna prima di lui
corse via lasciandola sola. Bene, era una regina dopo tutto, c’erano molti
doveri da assolvere. Questo le rammentò la nave dei forestieri, aveva
dimenticato di dirlo ad Anna, ora non le restava che sperare ritornasse in
tempo dagli acquisti.
Capitolo 2 *** Primo capitolo: I doni degli ivoriani ***
Eccovi
il primo capitolo, questa volta un po’ più lungo! Ringrazio anche qui tutti
quelli che mi hanno lasciato una recensione e coloro che leggono in silenzio
(sperando che si lanciano in un piccolo graditissimo commento)!
Sperando
che vi soddisfi vi auguro ancora e sempre: Buona lettura!
Primo capitolo: I doni degli
ivoriani
Anna
passava da un mercante all’altro accumulando sciarpe, presto non sarebbe più
riuscita a portarne, Olaf saltellava felice attorno a lei, chiacchierando
allegramente.
“Vi serve
una mano principessa?” Sul volto di Anna si aprì un gran sorriso.
“Kristoff!” Il ragazzone afferrò il gran numero di sciarpe
ma prima che potesse fare altro Anna gli saltò tra le braccia.
“Questo
è quello che chiamo un gran bel caldo abbraccio Sven”
Il pupazzo di neve annuiva sorridente guardando la grande renna.
“Credevo
saresti tornato solo domani!” Disse Anna lasciando il collo di Kristoff.
“Sì,
infatti, ma io e Sven abbiamo lavorato più in fretta
per rientrare prima”
“Come
mai?” Chiese allora Olaf facendo arrossire Kristoff,
“Oh ma certo! Anna ti mancava! Mi piace definirmi un esperto in amore, ve l’ho
già detto vero?”. Anna sorrise felice al ragazzo che arrossì ancora di più.
In
quel momento un gruppo di uomini attraversò la strada, ad attirare l’attenzione
non era solo il loro gran numero, ma anche gli abiti di foggia straniera. Molti
infatti indossavano solo larghi pantaloni lasciando il torace nudo. Una prova
eroica poiché solo Elsa poteva ignorare il freddo in quella gelida giornata
primaverile.
“Chi
sono?” Chiese Kristoff incuriosito.
“Non
lo so” Anna si strinse nelle spalle ma fu Olaf a sorprenderli rispondendo.
“Sono
Ivoriani, vengono da un posto che non conosciamo, ma portano doni per te e Elsa
e questo pomeriggio li incontrerete a palazzo.”
“Come
fai a sapere tutto questo?” chiese una stupita Anna.
“Oh,
ho sentito che lo dicevano ad Elsa a colazione” Poi aggiunse, “Tu dormivi”.
“Anna,
credo che stiano andando a palazzo proprio in questo momento …”
“Dici?”
Guardò il suo ragazzo che la guardava con un sorriso, “Oh cavolo! Devo andare!”
Anna iniziò a correre poi tornò indietro, stampò un bacio sulle labbra di Kristoff che sorrise felice e agitò la mano verso Olaf e Sven, “Ci vediamo dopo!”.
Elsa
era alla sua scrivania leggermente corrucciata, Anna non era venuta per pranzo,
segno che, come temeva, le compere con Olaf si erano prolungate di ore. Ora era
indecisa sul mandarla a cercare o accogliere gli ivoriani da sola. Non che
fosse un problema ma preferiva avere la sorella accanto quando doveva conoscere
persone nuove. Era difficile passare dall’isolamento quasi completo ad una vita
tra la gente, ci era riuscita tra il suo popolo che aveva imparato a conoscerla
ma con gli estranei era più difficile. Rimase ancora qualche secondo a
riflettere poi si rese conto di tracciare sul massiccio tavolo il legno della
sua scrivania dei ghirigori di ghiaccio e smise. Era la regina di Arendelle e doveva imparare ad affrontare quelle prove da
sola. Anna non poteva essere sempre lì a salvarla.
Si
alzò poi con un leggero svolazzo cambiò i ricami del suo abito di ghiaccio
accentuando il blu e riducendo il suo strascico. Soddisfatta annuì e raggiunse
la sala delle udienze. Un servitore si inchinò e poi entrò nella stanza per
annunciarla. Proprio in quel momento Anna svoltò l’angolo correndo. Aveva il
volto leggermente arrossato segno che correva da un po’, con un gran sospiro si
fermò.
“Fiuuuu ce l’ho fatta”
“Sono
contenta che tu sia arrivata in tempo, mi dispiace di non averti avvisato
stamattina”
“Oh
no, colpa mia, avrei dovuto informarmi sui miei impegni di principessa e non
perdermi in compere” La guardò con un sorriso, “Sei sempre bellissima”
“Stai
molto bene anche tu… ma toglierei la mantellina prima di entrare” Le disse lei
mentre composta entrava nella stanza, il suo nome e i suoi titoli erano appena
stati annunciati. Anna si tolse rapidamente la mantella che lasciò ad una
servitrice che era accorsa in suo aiuto, poi entrò a sua volta nella stanza.
Nel vederla l’annunciatore aggiunse:
“E la
principessa Anna di Arendelle”.
La
stanza ospitava il bizzarro gruppo che aveva visto in città. In particolare
vennero avanti due uomini. Erano alti e muscolosi, la pelle ambrata dal sole,
uno di loro indossava una camicia ma l’altro era a torso nudo e sulla pelle
spiccava una lunga cicatrice. Sui loro volti c’era un sorriso amichevole.
“Regina,
principessa, è un onore incontrarvi, abbiamo sentito parlare di voi anche nella
nostra lontana patria e siamo accorsi per porgervi i nostri omaggi” Si inchinò
imitato dal compagno e da tutti i suoi uomini, poi rialzò la testa.
“Sono
Abul At Di Il Sif, e questo
è il mio nostromo Ten At Ef
Di ElMoluf. Veniamo in
nome del nostro califfo, il signore di Ivoria” Elsa
sorrise loro.
“E’
un piacere fare la vostra conoscenza”. Abul inchinò
ancora la testa poi con un gesto elegante, inaspettato per un uomo tanto
grosso, indicò a due uomini di avanzare. Uno teneva una piccola scatola
d’avorio intarsiata, l’altro un baule d’ebano. Si inchinarono porgendo al loro
capo i doni.
“Questi
sono doni per voi e per la principessa Anna, regina Elsa, ma ora nel vedervi mi
paiono umili ed insignificanti difronte alla vostra bellezza”. Elsa sorrise a
quel complimento così sfacciato. Poteva sentire l’impazienza di Anna accanto a
lei, stava occhieggiando le due casse con trepidazione, adorava i regali.
“Siete
gentile, ma sono sicura che i vostri doni saranno meravigliosi” Disse allora,
l’uomo sorrise ancora prese la scatolina in avorio, poi con un gesto teatrale la
aprì, all’interno c’erano due braccialetti identici. Erano azzurri e rilucevano
in un modo bizzarro ed affasciante, Elsa non avrebbe saputo dire di quale
materiale erano fatti, avrebbe detto ghiaccio, ma sentiva, grazie al suo potere
che non era così.
“Il
mio Signore ha ritenuto questi bracciali adeguati alla regina di Arendelle e al suo straordinario potere” Elsa li guardò poi
scosse la testa, erano meravigliosi e sentiva che li avrebbe guardati per ore,
ma ora doveva concentrarsi sui loro ospiti, lo straniero infatti stava aprendo
il baule in ebano, “Mentre per la bella e coraggiosa principessa Anna il mio
califfo invia questa.” All’interno vi era un elegante sella, con ricami in oro
e argento.
“Oh
ma è meravigliosa!” Si lasciò sfuggire Anna rompendo il protocollo ed andando a
rimirarla da vicino, “Grazie Abul At … Il…”, l’uomo
rise.
“Chiamatemi
Sif, sarà più semplice”.
“Grazie
Sif!” Disse allora Anna, “Guarda Elsa, c’è il mio
nome scritto sopra” la ragazza era chiaramente elettrizzata e Elsa sorrise nel
vederla contenta poi chinò appena la testa in segno di riconoscimento verso
l’ivoriano a cui scintillarono gli occhi dal piacere.
“Spero
rimarrete per qualche giorno, sabato ci sarà il ballo di primavera e sarebbe un
piacere avervi come ospiti” disse soavemente la regina e l’imponente uomo si
inchinò di nuovo.
“Il
piacere sarà tutto nostro” Si inchinarono anche gli altri del gruppo poi si
congedarono.
“Credi
che potrei provarla subito?” Anna si voltò a guardarla ma Elsa fissava
ammaliata i bracciali, “Elsa?” la donna si riscosse e la guadò interrogativa.
“Stavo pensando che potrei andare a provare subito la sella, se a te non
dispiace, Kristoff è tornato un giorno prima e l’ho
lasciato in città per venire in fretta qui e…”
“Vai
pure Anna e invitalo per cena” La interruppe Elsa sapendo quanto potessero
diventare lunghi gli sproloqui di sua sorella.
“Grande,
voglio dire magnifico! Sarà contentissimo” Con un gran sorriso prese la sella e
un po’ ondeggiando se ne andò.
Elsa
la guardò andare via poi il suo sguardo tornò sui bracciali, erano davvero
belli. Li avrebbe indossati alla festa di primavera decise, per onorare i loro
ospiti.
La
festa di primavera era tra le più importanti feste nel Regno di Arendelle, si intrecciavano corone con i primi fiorellini
di primavera, si cucinavano dolci profumati grazie alle spezie arrivate con le
prime navi e si danzava fino a notte fonda tra i grandi falò. Quest’anno poi
era la prima festa di primavera in cui il palazzo sarebbe stato aperto, gli
altri anni Anna ed Elsa avevano solo potuto osservare da lontano quei gioiosi
festeggiamenti.
“Non
sono sicura che sia adatto al tipo di festa…” Elsa osservava pensierosa i
disegni di ghiaccio che la sua mano intrecciava nell’aria. Anna distolse
l’attenzione dal fermento dei preparativi e si voltò a guardare sua sorella.
“Ma
certo che è adeguato! E’ una festa e tu farai uno spettacolo meraviglioso!
Tutti amano i tuoi disegni di ghiaccio, sono belli e stupendi e…” Elsa sorrise
all’entusiasmo della sorella.
“Sei
sicura? Perché è la festa della primavera, si festeggia la partenza del freddo
e del ghiaccio che lasciano il posto al calore e al verde.” Si fermò a pensare
poi aggiunse, “Dovresti fare qualcosa tu, sei tu quella primaverile…”. Anna
rise di gusto a quella frase lasciandola perplessa, quando lo notò Anna si
spiegò:
“Voglio
proprio vedere la faccia del popolo se invece del magnifico spettacolo di
ghiaccio che si aspettano vado lì io a dirgli due paroline su quanto sia bella
la primavera! Se fossero di stagione mi ritroverei a schivare pomodori!”
Ridacchiò ancora facendo sorridere Elsa che alla fine annuì.
“Va
bene allora…”
“Ottimo,
perché siamo arrivate”. Detto questo la carrozza si fermò e un valletto andò ad
aprire la porta.
Erano
al porto di Arendelle, un gran numero di persone era
radunato lungo tutto i pontili e molti altri erano ammassati sulle navi. Quando
le videro ci furono applausi e sorrisi.
Elsa
scese nel suo solito modo elegante e composto, indossava un vestito di ghiaccio
quasi completamente blu, le sembrava più appropriato del bianco per una festa
di primavera. Alzò la testa ad osservare il cielo, era azzurro e perfetto per
quella giornata, il sole alto nel cielo era ancora pallido rispetto a quello
estivo ma scaldava l’aria che conteneva già i profumi dei fiori.
Una
nave di Arendelle la attendeva e quando la raggiunse
insieme ad Anna si staccò dal molo e navigò fino al centro del porto. Da lì
tutti avrebbero potuto osservare. Mentre si muovevano passarono accanto ad una
nave di fattura straniera, sul ponte un uomo si inchinò nel vederla poi fece un
elegante gesto di saluto. Erano gli ivoriani e lui era il loro capitano, Sif. Elsa ricambiò con garbo il gesto mentre Anna era
troppo occupata a farsi spiegare i dettagli della navigazione dal capitano per
farci caso.
“Guarda
Elsa, il capitano dice che quella nave è tra le più veloci e belle che abbia
mai visto, è giunta ieri” Anna tendeva il braccio verso un piccolo ma elegante
vascello. Sorrise e annuì a lei e al capitano. Poi l’uomo le disse che erano in
posizione.
“Molto
bene” Sussurrò poi agitò la mano creando un alito di vento che trasportasse la
sua voce a tutto il suo pubblico: “Siete pronti?” Chiese e in risposta ebbe un
ovazione di sì.
Sentiva
il suo potere accumularsi e crescere dentro di lei, potente e selvaggio, gioioso
e libero. Lo liberò dando forma all’immagine che aveva disegnato nella mente. I
cristalli di ghiaccio esplosero da lei salendo nel cielo e formando figure e
disegni, mescolandosi e separandosi, mentre catturavano la luce del sole
assumendo tutti i colori possibili. Il popolo sgranava gli occhi, rideva e
applaudiva. Felice ed entusiasta Elsa si lasciò andare sul ponte della nave
danzando insieme al suo potere. Libera.
Con
un ultimo gettò di potere disegnò un grande cristallo a forma di fiore poi
lasciò che si dissolvesse nell’aria.
“Wow”
Anna la guardava con gli occhi spalancati, “Sei ancora più bella quando lo
lasci andare” Elsa arrossì un po’ rendendosi conto di come cambiasse quando
esprimeva il suo potere. “Capisco che tu abbia voluto smettere di tenerlo
rinchiuso in te… ti rende così felice…”.
“Anna,
è vero, mi sento libera nell’usarlo, ma la vera felicità e nel poterlo
controllare e nel poterlo mostrare a tutti, senza vergogna e senza paura. E
questo l’ho capito solo grazie a te.” Fu la volta di Anna di arrossire un po’,
con un po’ di timidezza si avvicinò alla sorella e poi vedendola aprire le
braccia per accoglierla la strinse a sé con gioia.
Il
ballo al castello era una novità della festa, ma ora che le porte non erano più
chiuse non c’erano motivi per cui la festa di primavera non fosse festeggiata
anche lì. Un grande falò era già pronto nel centro del cortile interno, Elsa
aveva creato un solido strato di ghiaccio che proteggesse la pavimentazione dal
fuoco e tutti non aspettavano altro che il momento in cui Anna, nel suo ruolo
di più giovane della famiglia reale, lo avrebbe acceso. La grande sala da ballo
era stata decorata con fiori e ghirlande mentre la servitù era indaffarata
nelle cucine perché tutto fosse pronto in tempo.
Elsa
nelle sue camere osservò lo specchio. Poi con uno delicato movimento di polso
cambiò di nuovo l’abito, si guardò per qualche istante ed infine annuì. Poteva
dare qualsiasi colore al ghiaccio che comportandosi come un cristallo
rifletteva la luce secondo i suoi desideri. Di solito optava per colori freddi,
come il bianco, l’azzurro e il blu. Ora decise che il bianco sarebbe stato
invernale e il blu non avrebbe fatto risaltare quanto voleva i bracciali così
aveva dato all’abito un tenue colore azzurro.
Allungò
la mano verso la scatola in avorio e la aprì. All’interno i bracciali la
aspettavano. Sorridendo li indossò, uno ad ogni polso. Lì osservò per alcuni
minuti, catturata ancora una volta dai loro riflessi poi si riscosse quando
bussarono alla sua porta dicendole che era ora di andare.
La
sala da ballo risuonava già di musica e di un allegro vociare, quando lei fece
il suo ingresso fu accolta da inchini e, cosa che le fece più piacere ancora,
da larghi sorrisi. Anna passò rapida tra gli invitati ed andò da lei con le
mani pieni di cioccolatini.
“Tieni,
ne ho tenuti da parte un po’ per te, c’è qualcuno che li sta finendo tutti…”
Elsa rise nascondendo la bocca con la mano, aveva una piccola idea di chi fosse
quel misterioso mangiatore di cioccolato.
“Grazie”
Disse poi alla sorella che la guardava con i suoi grandi occhioni felici.
Vennero
in molti a chiederle di ballare e lei accontentò tutti, era felice di poter
controllare i suoi poteri e di non dover più rifiutare di danzare, cosa che
amava fare fin da piccola. Anna danzò con altrettanti nobili ma i suoi occhi
erano solo per Kristoff che la guardava rapito da un
angolo della sala, troppo timido per mescolarsi alla folla di nobili.
Elsa
lo vide e gli si avvicinò, il ragazzo gli sorrise impacciato.
“Kristoff, perché non chiedi ad Anna di danzare?” Lui
arrossì vistosamente a quella domanda.
“Ecco…
io… non danzo molto bene e lei… è così brava…”
“Allora
danza con me” se possibile il ragazzo arrossì ancora di più.
“Io…”
“Forza,
non si può dire di no alla regina” Con un sorriso incoraggiante Elsa gli tese
la mano che lui titubante prese. Raggiunsero la pista da ballo e iniziarono a
danzare, Elsa si muoveva con passi semplice per far sì che anche Kristoff riuscisse a seguirla. Dopo un po’ il ragazzo si
rilassò e le sorrise.
“Grazie”
le disse e lei gli sorrise di rimando.
“Oh,
non ringraziarmi per così poco, ringraziami per questo…” Senza dargli il tempo
di accigliarsi scambiò rapidamente di cavaliere lasciando il ragazzo tra le
braccia di Anna.
“Danzare
con voi, regina, è un piacere inaspettato” Solo allora Elsa si rese conto di
chi fosse il suo nuovo cavaliere. Il capitano ivoriano la guardava con un
sorriso divertito negli occhi.
“Capitano
Sif, scusate se vi ho strappato Anna, ma dovevo fare
un favore ad un animo timido”
“Capisco
perfettamente, e vi assicuro che, malgrado la principessa Anna sia una
splendida ballerina, era con voi che speravo di ballare. Ho notato che portate
i bracciali del mio signore.”
“Sì,
sono uno splendido dono.” Rispose Elsa, l’uomo scosse la testa.
“Voi…
voi avete un simile potere, qualsiasi dono è inutile o superfluo… questo
pomeriggio avete incantato tutti con la vostra magia, di sicuro avete incantato
me.” La sua mano sfiorò la manica del suo abito di ghiaccio con un sorriso,
“Potete dunque creare qualsiasi cosa la vostra mente immagini?” La domanda la
sorprese, nessuno le aveva mai veramente posto delle domande sul suo potere,
Anna lo accettava come dato di fatto e non si interrogava, i dignitari di corte
e i nobili del suo regno non ne parlavano per una sorta di pudore derivato dai
giorni terribili in cui aveva gelato tutto il paese e il popolo non si sarebbe
permesso di porre una simile domanda alla loro regina.
“Non
ho ancora trovato limiti al mio potere…” Rispose e vide gli occhi dell’uomo
brillare. Poi la danza finì e si separarono.
Elsa
guardò verso sua sorella e Kristoff che stavano
chiacchierando e ridendo in un angolo della sala, sorrise compiacendosi del suo
gesto. Poi notò Olaf che chiacchierava con il secondo del capitano Sif, il pupazzo di neve indossava una sciarpa rossa e
chiacchierava con il solito buon umore.
La
regina si portò la mano al polso, era come se improvvisamente il bracciale
fosse più stretto. Un nobile venne a chiederle una danza e lei se ne dimenticò.
La festa
era quasi finita, era sera inoltrata e la luna era alta nel cielo, tutti ormai
insonnoliti guardavano il grande fuoco spegnersi a poco a poco. Anna era
accanto a Kristoff che le teneva la mano felice. Elsa
era impegnata a salutare gli ospiti che stavano rientrando a casa vinti dal
sonno.
Nell’ombra
un uomo le guardava, poi soddisfatto sparì nella notte.
Capitolo 3 *** Secondo capitolo: Brutti risvegli ***
Nuovo
capitolo e nuovi accadimenti… le cose si fanno serie… ma non vi dico di più!
;-)
Buona
lettura!!
Secondo capitolo: Brutti risvegli
Elsa
si svegliò in un lago d’acqua, batté le palpebre perplessa e stupita. Era
crollata addormentata nel suo letto non appena l’aveva raggiunto, dimenticando
di togliere l’abito di ghiaccio. Ma non era mai successo che del ghiaccio si
sciogliesse attorno a lei. Non importava quanto facesse caldo o quanto
profondamente lei dormisse, il suo potere non lo permetteva. Eppure ora era lì,
vestita solo della leggera sottoveste di tessuto che indossava sotto gli abiti
di ghiaccio, in una pozza d’acqua. Alzò il braccio e trasformò quell’acqua in
ghiaccio. Nulla. Il sonno sparì del tutto e Elsa si tirò a sedere. Agiò entrambe
le mani. Ancora niente. Sentì il panico crescere dentro di lei e respirò
profondamente per calmarsi poi chiuse gli occhi e ascoltò dentro di lei. Il suo
potere era lì. Sentirlo la tranquillizzò. Lo richiamò e lo spinse fuori da lei.
Nulla. Non aveva bisogno di aprire gli occhi per sapere che non aveva
funzionato. Era bloccato. Lo sentiva. Qualcosa lo teneva imbrigliato.
Scese
dal letto e si cambiò, indossando solo una veste da camera poi corse da Anna.
Arrivò
alla camera e batté i pugni sulla porta. Non ottenendo risposta la spalancò ed
entrò. La camera era buia e vuota. L’ansia la assalì più violentemente di
prima. Poi con un tuffo al cuore ricordò che Anna si era allontanata con Kristoff quella sera, dovevano essere assieme. Fu sul punto
di andare a cercarla poi si calmò.
Era
notte fonda, non aveva idea di dove alloggiasse Kristoff,
visto che aveva gentilmente rifiutato una stanza a palazzo, e non poteva
andarsene in giro come una pazza per la città chiamando a gran voce sua
sorella.
Avrebbe
atteso l’alba. Mentre tornava nelle sue stanze notò per la prima volta i
bracciali attorno ai suoi polsi. Tentò di sfilarli e non ci riuscì. Erano
avvinghiati con forza a lei. Tirò e tirò ancora, poi li sbatté contro il suo
mobile in legno. Riuscì solo a farsi male, il bracciale che aveva attaccato non
si graffiò neppure.
Anna
aprì gli occhi e ricordò con una sensazione di panico dove fosse.
“Lasciatemi
andare!” Urlò con forza, nessuno le rispose, nessuno venne. Si guardò attorno
disperata, era in una cella di legno che… ondeggiava. Capì che si trattava di
una nave quando le sue orecchie diedero un senso al suono che sentivano, era il
mare che sbatteva contro il fianco dell’imbarcazione. “Dove mi state portando?”
Urlò ancora.
“Anna?”
La ragazza sobbalzò poi sentì il cuore risollevarsi, il mucchietto di paglia
nell’angolo della cella si mosse e ne spuntò una carota, Anna si avvicinò e
aiutò il pupazzo di neve a liberarsi, “Dove siamo?” Chiese Olaf guardandosi
attorno, appariva confuso.
“Su
una nave… ci hanno rapito. Credevo di essere sola…”
“Rapito?”
Due occhi spalancati e preoccupati la guardarono e lei sorrise rassicurante.
“Non
ti devi preoccupare, Elsa verrà a salvarci in un baleno, vedrai.”
“Oh,
io non credo proprio.” La voce fece sobbalzare sia lei che Olaf. Un uomo grande
e grosso le osservava dall’alto.
“Voi!”
Disse Anna con rabbia.
“Sì,
io, ed è stato ridicolmente facile.”
“Vedrete
quanto sarà facile dopo che Elsa sarà venuta a prenderci! Non vi piacerà vedere
cosa sa fare quando si arrabbia sul serio!” Il capitano Sif
sorrise inclinando la testa.
“Non
credo che la regina verrà a prendervi” Qualcosa nel suo tono gelò Anna che
all’improvviso ebbe davvero paura.
“Cosa
le hai fatto?” Chiese con un fil di voce.
“Nulla
di male”
“Non
vi credo”
“Non
mi importa che mi crediate o no. Sappiate solo che non le ho fatto del male, ma
che non potrà venirvi a prendere e sappiate altresì che sono un gentiluomo e
che non verrà fatto alcun male neppure a voi e al vostro interessante amico. Comportatevi
bene e tutto andrà per il meglio, due o tre anni e potrete rivedere vostra
sorella sana e salva”. Anna sgranò gli occhi.
“Due
o tre anni?” L’uomo annuì.
“E’
il tempo minimo per l’organizzazione di nozze reali… soprattutto tra paesi così
lontani…” Sorrise al suo sguardo preoccupato, “No, non voi principessa.”
Ridacchiò all’idea poi prima di chiudere la botola aggiunse. “Vostra sorella
sarà una magnifica sposa per il mio signore”.
Elsa
osservò l’alba ma il suo sollievo durò poco. Prima ancora che potesse indossare
qualcosa oltre alla veste da camera bussarono alla sua porta.
“Elsa,
Elsa!” Era la voce di Kristoff, la ragazza andò
immediatamente ad aprire e trovò il giovane intento a litigare con due guardie
e un servitore agitato.
“Cosa
succede, dov’è Anna?” chiese subito lei, “Lasciatelo passare, grazie” Aggiunse
alle guardie.
“Dov’è
Anna? Lo chiedo io a te” Rispose Kristoff, “Ieri
siamo andati via insieme, ma lei si è ricordata di dover dire non so cosa a
Olaf così l’ho aspettata. Non è mai arrivata. Pensavo avesse cambiato idea o si
fosse dimenticata, sai com’è Anna… ma poi questa mattina ho trovato il suo
cavallo al porto, ancora sellato. Ho chiesto in giro e nessuno l’aveva vista.
Così sono corso qui e mi hanno detto che non è tornata a palazzo ieri notte.
Quindi sono venuto da te.”
Elsa
ascoltò con ansia crescente tutto il racconto. Erano soli e avevano raggiunto
lo studio. La regina guardava fuori dalla finestra verso il porto, le braccia
strette attorno al corpo in un freddo che era dentro di lei. I fatti raccontati
dal ragazzo che senso avevano?
“Elsa?”
chiamo Kristoff. Era chiaramente agitato, mai l’aveva
chiamata per nome ed ora lo aveva già fatto più volte. Si voltò a guardarlo.
“Non
capisco…” Ammise.
“Dobbiamo
fare qualcosa! Cercarla!” Il ragazzo si agitava andando avanti e indietro per
la stanza mentre lei era immobile.
“Kristoff… credo l’abbiano rapita gli Ivoriani… guarda”
Indicò il porto con le navi già visibili nel chiarore del mattino. “La loro
nave non è più nel porto, devono essere salpati questa notte.”
“E
allora perché non fai qualcosa!” Il ragazzo quasi urlò e lei scosse la testa.
“Tu puoi fermarli! Ghiaccia il mare e io farò il resto!” Disse risoluto l’uomo
ma Elsa si voltò verso di lui, calde lacrime scendevano sul suo volto.
“Non
posso.” Come a spiegarsi alzò le braccia, la vestaglia scivolò rivelando i
bracciali.
“Cosa…?
Non capisco…”
“Non
ho più potere… questi bracciali sono un dono degli ivoriani, mi impediscono di
evocarlo… sono inutile…” Kristoff guardò i bracciali
per un lungo momento poi sul suo volto si dipinse uno sguardo sicuro.
“Io
so chi può toglierteli”
“Come?”
La ragazza lo guardò completamente stupita da quell’affermazione, poi comprese:
“I troll?” Il ragazzo annuì convinto.
“Sì, Granpapà potrà farlo di sicuro, ti libererà e poi potremo
liberare Anna e quegli ivoriani si pentiranno di averla portata via.”
Un
leggero bussare interruppe la risposta di Elsa. Un servitore entrò.
“E’
arrivata questa lettera mia regina, il messaggero dice che è urgentissima… e
visto che eravate sveglia…”
“Certo,
grazie” Elsa la prese, poi la posò sul tavolo senza neanche guardarla. Il
servitore era uscito e lei espresse quello che prima aveva voluto dire:
“I
troll… sono andata da loro da piccola… quello che mi ha detto il loro saggio ha
condizionato tutta la mia vita, mi ha spaventato e mi ha fatto temere il mio
potere. Non sono sicura di voler tornare lì”
“Hanno
salvato Anna, sono delle brave… persone” Aggiunse.
“Lo
so… ma…”
“Anna”
Disse solo lui e Elsa annuì decisa.
“Sì,
certo, farò qualsiasi cosa per salvarla. Andiamo”. Si voltò e fece cadere la
lettera. Kristoff si abbassò per raccoglierla e nel
rialzarla il suo volto si era fatto di pietra.
“Credo
che prima dovremmo leggere questa” Elsa che era già alla porta si voltò
perplessa dal suo tono duro, il ragazzo le tese la lettera e anche lei si
irrigidì. Era inviata dal capitano Sif.
L’aprì
con una certa trepidazione e ne lesse rapida il contenuto. Poi la strinse nella
mano con rabbia. Kristoff la guardava in attesa e lei
spiegò.
“Sono
stati loro, me lo confessa con candore.”
“Ma
perché?”
“Semplice,
è un ostaggio.”
“Cosa
vogliono?” Elsa strinse le labbra con rabbia.
“Vogliono
il controllo su di me, o meglio, sul mio potere”
“Ma…
non capisco… i bracciali…”
“Leggi
tu stesso”.
Kristff prese la lettera e lesse ad alta
voce:
“Buongiorno
cara regina Elsa,
Immagino
che vi siete già accorta di non poter più togliere i miei bracciali e di come
essi blocchino il vostro potere. Qualsiasi cosa tenterete di fare sarà inutile,
essi sono stati creati per catturare i jinn del
deserto e renderli geni sottomessi. Solo il vostro padrone potrà liberarvi.
Questa
era la prima cosa che volevo sapeste, la seconda è che vostra sorella è al
sicuro nelle mie mani. Non le sarà torto un cappello e la rincontrerete quando
sposerete il mio signore e vostro padrone, il califfo di Ivoria.
Ho creduto opportuno fare di lei un ostaggio per evitare di avere tutta la
marina di Arendelle nella mia scia. Vi consiglio di
non dire nulla a nessuno, mi eviterete di doverle fare del male, a lei o alla
vostra creatura, il pupazzo di neve, che ho preso come dono e dimostrazione del
vostro potere per il mio signore.
Avrete
presto mie notizie, sarò l’inviato durante tutte gli accordi per il matrimonio.
Buona
giornata
Capitano
Abul At Di Il Sif”
Kristoff smise di leggere stringendo i
denti.
“Come
vedi ho letteralmente le mani legate. Non posso usare il mio potere, non posso
mandare la mia flotta…”
“Dobbiamo
comunque tentare, Granpapà saprà dirci di più sui
bracciali e forse persino toglierteli”
“Sif dice che non è possibile”
“Dobbiamo
tentare!” Insistette il giovane e Elsa annuì.
“Va
bene, ma lo faremo in segreto. Diremo a tutti che Anna è con gli ivoriani per
una gita in mare di una settimana e diremo che io mi recherò al mio castello di
ghiaccio per lo stesso periodo di tempo.”
“Non
faranno domande?”
“No,
sono la regina dopo tutto” Elsa alzò il mento decisa e Kristoff
annuì.
Vi
rubo un attimo per ringraziare tutti quelli che leggono e soprattutto quelli
che lasciano una recensione (o sì, fa tanto, tanto piacere!).
Buona
lettura!
Terzo capitolo: Un piano
Non
era stato difficile, la sua decisione di allontanarsi non aveva stupito molto.
Così ora cavalcava verso il popolo dei troll insieme a Kristoff
che montava la sua renna. I ricordi della prima volta che ci era stata le
attorcigliavano il ventre, ricordava ancora sua sorella svenuta e fredda tra le
braccia della madre e suo padre che la stringeva a sé nella folle corsa verso
quel luogo.
Aveva
avuto così paura e poi il troll le aveva mostrato il suo oscuro futuro. Da quel
giorno tutto era cambiato, Anna era diventata qualcuno da tenere lontano e lei
si era chiusa in sé stessa.
Le
parola di Kristoff le risuonavano nella mente,
dovevano salvarla, dovevano tentare. Invidiava la sua sicurezza, lei non era
nulla senza il suo potere, come poteva fare qualcosa? Eppure… eppure Anna non
aveva nessun potere quando era andata fino in cima alla montagna per parlarle.
Lei non aveva avuto paura di affrontare la tormenta per salvarla da sé stessa.
“Siamo
arrivati”
Elsa
notò solo allora le numerose pietre che aveva di fronte, scesa di sella e in un
secondo tutte le pietre rotolarono davanti a lei. Ci fu un coro di: “La regina
Elsa”, “La sorella di Anna”, “La regina di ghiaccio”. Poi arrivò Granpapà.
“Mia
regina, Kristoff, cosa succede?”
“Granpapà, hanno preso Anna. Dobbiamo salvarla, ma hanno…”
“Bloccato
il suo potere!” L’anziano troll lo interruppe alzando la mano verso i polsi di
Elsa che alzò la manica dell’abito che indossava mostrando i bracciali. “Oh oh…” Disse il troll poi chiuse gli occhi per qualche
secondo.
“Allora?
Puoi toglierli?” Chiese Kristoff impaziente. Il troll
aprì gli occhi e scosse la testa sconsolato.
“Sono
potenti e legati al suo cuore… solo il suo padrone può liberarla”.
“Ma
non lo farà mai! Lui mi userà come un suo servo e fino a quando Anna sarà nelle
sue mani dovrò fare tutto quello che vorrà!” Intervenne Elsa, nella voce una
sfumatura di evidente panico.
“No…
forse…” Il troll chiuse gli occhi poi li riaprì di scatto, “Il vostro cuore può
eleggere un nuovo padrone”.
“Come?”
Chiese Elsa.
“Sarete
voi a dargli quel potere e un cuore donato volontariamente è più forte di un
cuore preso con la forza”.
“Ma…”
“Non
posso dirvi di più, quando eravate bambina ho fatto lo sbaglio di dirvi troppo,
la paura che io ho evocato vi ha spinto verso la visione negativa del vostro
futuro, non farò più questo errore.” Il troll inchinò la testa chiedendo
chiaramente perdono.
“Avete
salvato Anna, per me quel gesto basta a scusare qualsiasi cosa”.
“Grazie
vostra maestà. Ora andate siete ancora in tempo per salvare la principessa”.
Mentre
cavalcavano in silenzio Elsa rifletté sulle parole del troll. Doveva donare il
proprio cuore, non era difficile, come aveva dimostrato la stessa Anna, l’amore
fraterno era sufficientemente forte da spezzare un incantesimo. Quindi non
aveva che da trovare Anna. Non aveva bisogno di un piano di salvataggio
speciale, doveva solo raggiungerla, lei avrebbe aperto i bracciali e allora
Elsa avrebbe scatenato la sua furia e l’avrebbe portata in salvo.
“Abbiamo
bisogno di una nave” Kristoff sobbalzò, era
evidentemente depresso.
“Come?”
Chiese e Elsa sorrise.
“Abbiamo
bisogno della nave più veloce del porto.”
Elsa
indossava un semplice vestito blu bordato di nero, con una mantellina dello
stesso colore a ricoprirgli le spalle mentre Kristoff
aveva indossato un giacca nera e dei pantaloni grigio scuri, entrambi portavano
un cappello per celare i loro biondi capelli. Erano in un momento delicato del
loro piano, nessuno doveva vederli. Kristoff spingeva
piano sui remi stringendo i denti ad ogni eccessivo scialacquio mentre Elsa
sedeva composta a prua pronta ad intervenire nel caso fossero stati scoperti.
Il
loro obbiettivo era poco distante. Era stata una scelta facile, Elsa ricordava
che il giorno prima Anna gliel’aveva indicata come la nave più veloce del
porto, proprio quella che serviva loro. Avevano atteso che il buio scendesse e
poi con il favore della notte si erano imbarcati su una nave a remi. Ora
avrebbero dovuto raggiungere la grande nave e salire a bordo, raggiungere nel
più assoluto segreto la cabina del capitano e ordinargli di salpare l’ancora e
di inseguire la nave ivoriana. Avevano ventiquattro ore di ritardo, un’enormità
se quella nave non fosse stata davvero veloce. Ma Elsa doveva credere che ce
l’avrebbero fatta, lei avrebbe raggiunto Anna e l’avrebbe liberata, ad ogni
costo.
Con
un leggero tonfo la piccola imbarcazione tocco lo scafo della nave. Kristoff fece una smorfia poi ritirò i remi in silenzio e
afferrò il primo scalino intagliato nello scafo. Elsa gli annuì e lui iniziò a
salire. Quando fu in cima si guardò attorno. Il ponte era deserto. Elsa lo
raggiunse velocemente e insieme si mossero lungo il ponte.
Un
leggero russare li fece immobilizzare. Un marinaio era seduto contro l’albero
maestro, per loro fortuna dormiva. Elsa gli fece cenno di continuare e Kristoff muovendosi il più silenziosamente possibile
raggiunse il boccaporto. Lo aprì e vi entrò.
La
cabina del capitano era sempre quella a poppa e non era difficile da individuare.
Elsa indicò la porta a Kristoff che annuì, poi la
aprì ed entrarono nella stanza.
Il buio
qui era meno intenso, grazie alle ampie vetrate della poppa della nave che
permettevano al tenue bagliore della luna di filtrare. Elsa poté distinguere
una scrivania, una libreria, un armadio e incassato nella parete un letto. Lì
giaceva una figura avvolta nelle coperte. La ragazza annuì a Kristoff che prese un profondo respiro e allungò la mano
verso il capitano addormentato.
“Fermo”
Elsa parlò a voce alta e Kristoff per poco non fece
un salto chiedendosi cosa passasse per la mente della regina, quando si voltò
però capì che non parlava a lui. Una figura era uscita dall’ombra e le puntava
la spada alla gola.
Anna
guardò la tavola imbandita con una smorfia.
“Cosa
c’è principessa? Non vi piace?” Il capitano Sif la
guardava accigliato e lei scosse la testa.
“No,
è tutto buonissimo, è la compagnia che non mi piace. Preferirei di gran lunga
mangiare con Olaf nella mia cella.” L’uomo sorrise.
“Avete
del coraggio, non lo nego. Ma non siate sfacciata. Vi ho invitato alla mia
tavola perché amo la cortesia, vorrei che voi vi comportaste di conseguenza”.
“Molto
bene” Disse Anna e ad un cenno del capitano un servitore le servì una minestra
di molluschi di mare.
“Vengono
dal mio paese. Li teniamo nel ghiaccio perché non vadano a male, sono una
rarità” La intrattenne l’uomo mentre lei li assaggiava.
“Sono
buoni” Annuì lei e il capitano sorrise, “Un po’ speziati per le mie abitudini,
ma credo che potrei abituarmici” Aggiunse e l’uomo annuì.
“E’
vero, le spezie sono un dettaglio immancabile in tutti i nostri piatti, saranno
parte del commercio tra i nostri paesi.” Anna si trattenne a stento dal dirgli
che Arendelle non commerciava con dei barbari
rapitori ma non disse nulla invece sorrise.
“Mia
sorella… avete detto che non le avete fatto del male… posso chiedervi allora
come l’avete indotta a non seguirvi?” Anna sperò che l’uomo rispondesse e
aggiunse: “Voglio molto bene a Elsa, mi preoccupo per lei.”
“Capisco…
posso dirvelo senza problemi, dopo tutto non potreste fare niente per cambiare
lo stato delle cose. Ricordate i miei doni?” Anna ricordava eccome, era stata
quella dannata sella ad obbligarla ad andare al porto, lì degli uomini
l’avevano addormentata e si era svegliata su quella nave.
“La
sella e i bracciali”
“Esatto,
come sapete la sella con il vostro nome mi dava potere sulla vostra cavalcatura
obbligandola a dirigersi dove volevo io, mentre i bracciali… oh, quella è alta
magia. Lasciate che vi racconti. Nel nostro califfato la magia è forte. Nei
recessi del deserto essa lo è talmente che genera degli jinn.
Potenti creature libere e magiche. Per catturarle e piegarle al nostro volere
abbiamo creato i bracciali. Non è semplice metterli ai loro polsi, ma quando è
fatto, usiamo stratagemmi e la loro cupidigia, essi non posso più usare la
magia. Allora li catturiamo e li domiamo. Vostra sorella ha resistito a lungo
prima di indossarli, ma alla fine lo ha fatto e quando abbiamo danzato io li ho
attivati. Ora è legata al possessore dei bracciali, il mio signore, il Califfo
di Ivoria.”
“Quindi…”
Anna lo guardava a bocca aperta.
“Quindi
non può usare la sua magia. Ma quando sarà la sposa del Califfo lui la ridurrà
all’obbedienza e allora potrà usare il suo potere quando e come lui gli ordinerà.”
Anna guardava l’uomo inorridita.
“Elsa
non sarà mai domata!” Quel termine la orripilava e disgustava.
“Tutti
lo sono prima o poi e con lei sarà facile, è stata repressa per tutta la sua
infanzia, fino a solo un anno fa era esattamente come tornerà ad essere, una
schiava.”
“Non
tornerà mai più indietro” Urlò Anna alzandosi in piedi e sbattendo i pugni sul
tavolo. Il capitano fece un cenno verso il servitore che aveva posto la mano
alla spada, poi sorrise.
“Principessa
Anna, lei lo farà, e sapete perché? Perché io ho voi, e lei farà tutto quello
che io le chiederò”. Poi rise mentre con un cenno faceva scortare fuori Anna
affinché tornasse nella sua cella.
Quando
la botola fu chiusa su di lei Olaf la raggiunse agitato.
“Ti
hanno fatto del male? Io li… se ti hanno fatto del male…”
“No,
sto bene…”
“Ti
ho sentito urlare…”
“Loro…
Lui… vogliono fare una cosa orribile a Elsa, non posso permetterlo… Olaf, ora
più che mai dobbiamo fuggire, oppure morire.”
Abbiamo
lasciato Anna e Elsa in guai seri le cose miglioreranno? Forse!
Come
sempre grazie a chi legge e a chi recensisce.
Buona
lettura!
Quarto capitolo: Alleanze
La
spada scivolò minacciosa sulla sua spalla, a qualche millimetro dalla sua gola.
“Non
ti muovere” Ordinò la persona alle sue spalle a Kristoff
che aveva fatto un passo in avanti e ora si immobilizzò. “Detesto gli intrusi,
detesto i ladri e detesto i clandestini” mormorò bassa la voce.
“Non
siamo nessuna delle tre cose” Disse Elsa. Kristoff si
stupì nel sentire tanta forza nella sua voce. “Sono la regina di Arendelle e chiedo il vostro aiuto per salvare mia sorella,
la principessa Anna”. Per un secondo ci fu il silenzio poi la persona alle sue
spalle proruppe in una risata.
“Questa
è la storia più assurda e inverosimile che abbia mai sentito in tutta la mia
vita!” ridacchiò ancora ma la spada non si mosse di un centimetro.
“Sto
dicendo la verità, se abbassa la spada, capitano, potrà vedermi in volto e
saprà che non mento sulla mia identità.”
“Se
foste la regina Elsa avreste un esercito ai vostri ordini e soprattutto, un
potere che mi avrebbe congelato la spada in un battito di ciglia.” Elsa prese
un profondo respiro e la persona dietro di lei si irrigidì.
“Il
mio potere è bloccato e sono ricattata, non posso chiedere l’aiuto dei miei
soldati, nessuno sa nulla tranne l’uomo davanti a voi, permettetemi di
voltarmi”
“Potrei
non conoscere il volto della regina” Disse allora, sempre in un bisbiglio,
l’ombra dietro di lei.
“La
vostra nave era nel porto ieri pomeriggio, dovete avermi vista sulla nave di Arendelle creare cristalli di ghiaccio nel cielo.” Detto
questa Elsa lanciò uno sguardo rassicurante a Kristoff
e si voltò lentamente. La spada rimase sulla sua spalla ma non si mosse e non
giunsero ulteriori minacce. Mentre si voltava alzò le mani e liberò la treccia
di capelli che aveva nascosto sotto il cappello.
“Kristoff, accendi un lume” Ordinò al ragazzo che obbedì
prontamente. La candela illuminò la stanza quanto bastava perché Elsa
finalmente potesse vedere il capitano. Fu sorpresa quando capì che si trattava
di una donna. Era alta, i capelli neri racconti in una coda, la giubba blu era
sbottonata e ai piedi non indossava gli stivali neri che erano accanto al letto
segno che si era alzata in fretta sentendoli arrivare, ma la spada era ferma
nel suo pugno e il suo sguardo era vigile e seguiva attento ogni mossa di Kristoff. Poi guardò lei. Elsa lasciò che quegli occhi
attenti la scrutassero, lasciò che vedesse la treccia bionda posata sulla sua
spalla, che notasse i suoi occhi blu e che vedesse in essi la verità. Rimasero
allacciate nello sguardo a lungo poi il capitano annuì. Con una rapida mossa
ritrasse la spada e la inguainò, poi chinò la testa in un rigido inchino.
“Sono
ai vostri ordini regina.” Disse solo, semplicemente. Elsa rilasciò il respiro
che aveva trattenuto durante il rigido esame e sorrise.
“Salpiamo
l’ancora immediatamente, dobbiamo inseguire la nave ivoriana.” La donna la
guardò per un secondo ancora poi annuì.
“Avete
parlato di segretezza dico bene? Dunque rimanete qua, nessuno vi disturberà.
Salperemo al più presto.” Indossò rapida gli stivali, allacciò la giubba e
infilò una giacca nera che le arrivava fino ai piedi poi indossò un tricorno,
prima che uscisse però Elsa le afferrò il braccio fermandola.
“Posso
fidarmi di voi? Ne va della vita di mia sorella” Disse. La donna la guardò, i
suoi profondi occhi marroni che la valutavano ancora una volta.
“Sì”
Poi in un ripensamento aggiunse: “Sul mio onore”. Si voltò ed uscì dalla stanza
lasciandoli soli.
Non
passarono molti minuti quando sentirono l’ancora sollevarsi e la nave iniziare
a muoversi.
“Bene,
non ci ha tradito” Mormorò Kristoff che guardava
preoccupato fuori dalle ampie finestre.
“Ha
dato la sua parola, non lo avrebbe mai fatto” Rispose sicura Elsa, “Ora
dobbiamo solo sperare che questa nave sia davvero la più veloce”.
“Lo
è” Si voltarono entrambi a guardare il capitano che era tornato nella sua
cabina, “Questa è la nave più veloce, ma abbiamo un serio distacco, direi quasi
ventiquattro ore e un notevole problema, non ho idea della rotta” La donna
guardò verso Elsa che strinse le labbra.
“Non
so dove sia il loro califfato…”
“E
non sarebbe stato saggio scoprirlo prima di requisire la mia nave?” Disse la
donna con una smorfia poi nel vedere i due guardarsi preoccupati aggiunse:
“Dalla fattura delle vele e dal loro abbigliamento e facile intuire che vengono
dal Sud, le rotta per il momento può essere solo una, quando usciranno dai
fiordi però sarà diverso”
“Come
faremo allora? E’ impossibile raggiungerli così in fretta, i fiordi si
estendono per non più di tre giorni di navigazione” Chiese Elsa, che non aveva
pensato a quel evidente problema.
“Per
allora avremo la precisa ubicazione di Ivoria”
Rispose sicura il capitano.
“E
come?” Chiese Kristoff.
“Oh
ma allora parli” la donna lo guardò con un sogghigno e lui fece per risponderle
quando Elsa alzò la mano per fermarlo.
“Non
abbiamo tempo per litigare, dicci come faremo, per favore”, il capitano la
guardò ed inchinò la testa in un cenno di assenso.
“Ci
fermeremo a Esmeralda, la città dei saggi, c’è una biblioteca che contiene
tutto il sapere conosciuto. Sapranno dirci dove si trova Ivoria
e tracceremo una rotta.”
“Esmeralda…”
Elsa si voltò verso le finestre guardando il porto allontanarsi mentre la paura
le attanagliava il ventre. I suoi genitori stavano andando a Esmeralda quando
la tempesta se li era portati via.
“Regina
Elsa quando saremo in alto mare dovrete spiegare ai miei marinai la nostra
missione, non sarà più necessario mantenere il segreto visto che potranno
rivelarlo solo ai pesci o ai gabbiani.” Elsa prese un profondo respiro
imponendosi la calma poi si voltò di nuovo a guardare il capitano.
“Va
bene, mi sembra giusto”
“Molto
bene. Ora devo dirigere le manovre” Detto questo il capitano se ne andò.
“Non
mi piace” Proruppe subito Kristoff, “C’è qualcosa che
non ci dice, ha fatto una strana faccia quando vi ha riconosciuto…”
“Sarà
stato stupore”
“Non
ne sono sicuro ma non mi piace” Ripeté il ragazzo.
“Ci
aiuterà a salvare Anna ed è l’unica cosa che conta ora” A questo Kristoff non ribatté.
Elsa
si strinse nelle braccia e tornò a guardare il porto e la sua città
allontanarsi. Era strano, non era mai andata via di palazzo se non quando era
salita fino alla montagna ma quel giorno era stato terribile e meraviglioso
insieme, adesso aveva solo paura.
“Andrà
tutto bene” Mormorò Kristoff e Elsa sentì che come
lei, anche lui aveva paura. E la loro non era paura del viaggio, no era la
paura di perdere l’unica persona che li amava davvero e che loro amavano più di
ogni altra.
“No!”
“Anna,
Anna” Anna aprì gli occhi trovando davanti a lei Olaf che la scuoteva, “Anna,
cosa succede? Stai male?” La ragazza si riscosse dall’incubo scuotendo la
testa.
“No è
solo un brutto sogno…”
“Come
posso aiutarti?”
“Non
puoi Olaf…” Il pupazzo di neve la guardò triste allora lei gli sorrise “Mi
dispiace Olaf, vorrei che tu fossi a casa sano e salvo”
“Io
no, sono felice di essere con te, non potrei neanche immaginare quanto sarebbe
stato brutto saperti qui sola soletta. E poi Elsa mi ha fatto per te, quindi è
giusto che io stia con te.” Anna sorrise pensando a quanto fosse dolce quel
pupazzo di neve e come rivelasse con la sua stessa esistenza la dolcezza che
era parte di Elsa.
“Grazie
Olaf, sei un amico prezioso” Il pupazzo sorrise felice e poi si sistemò accanto
a lei, “Sai, ho pensato ha quello che mi hai detto, fuggire è la nostra
specialità, ti ricordi quante volte lo abbiamo fatto? Prima siamo scappati dal
mio cugino gigante, poi siamo fuggiti dalla stanza in cui ti aveva rinchiuso
Hans, ora sono sicuro che se gettassimo il mio sedere quando aprono la botola
sarebbe un diversivo sufficiente a farti fuggire grazie alla mia sciarpa”.
Detto questo guardò la ragazza con speranza.
“E’
un buon piano Olaf però…” Anna lo guardò con un sorriso di rammarico e terminò:
“Siamo su una nave… dove potremmo andare anche se riuscissimo ad uscire da
qui?”.
Anna
si zittì non appena la botola sulle loro tese si sollevò. A guardare giù non fu
il capitano Sif ma il suo secondo.
“Principessa
Anna…” Disse con voce profonda ma sorprendentemente dolce “Ho pensato che
avreste potuto avere freddo… visto la nuvola di neve che segue il vostro
compagno” detto questo le passò una coperta poi richiuse la botola. Era il
primo gesto veramente gentile che riceveva da quando era sulla nave. Il
ricercato manierismo del capitano era troppo falso alle sue orecchie per
contare.
“Questo
è strano…” Disse Olaf e Anna annuì si avvolse nella coperta e si riaddormentò
sperando di non sognare di nuovo Elsa in catene.
Capitolo 6 *** Quinto capitolo: A cuore aperto ***
Mi
dispiace non leggere molti commenti… Ho due possibilità, o la storia non vi
piace o siete in vacanza… nel primo caso non posso farci molto se non mi dite
cosa non va nel secondo vi darò un po’ più di tempo e posterò più lentamente i
capitoli! ;-)
Detto
questo grazie mille a chi invece perde un attimino per commentare! J
Buona
lettura!
Quinto capitolo: A cuore aperto
I
marinai avevano accolto piuttosto bene l’idea di imbarcarsi in quell’avventura,
sicuri della gloria che ne avrebbero ottenuta. Ma a loro Elsa non aveva
rivelato tutta la verità, non sapevano che lei era priva del suo potere
altrimenti non si sarebbero gettati nella caccia di una nave molto più grande
della loro e con un equipaggio doppio. Nel guardarli Elsa si sentì in colpa ma
il capitano era stata chiara, se lo avesse rivelato si sarebbero ammutinati.
“Venite
con me” Disse proprio in quel momento il capitano e lei la seguì di nuovo nella
cabina principale. Kristoff stava parlando con dei
marinai e non le notò.
Una
volta dentro il capitano chiuse la porta alle loro spalle e si voltò a
guardarla.
“Dobbiamo
chiarire alcuni punti”
“Il
vostro compenso?” Chiese Elsa che si era aspettata una simile richiesta. La
donna la guardò in silenzio offesa.
“No,
mi offende che pensiate che io voglia approfittare della vostra situazione”
“Scusate
io… capitano…” Elsa si rese conto all’improvviso di non sapere nemmeno il nome
della donna con cui parlava, “Non mi avete ancora detto il vostro nome
capitano” Disse allora a disagio.
“Capitano
RahelSoy”
“Capitano
Soy, non volevo offendervi in alcun modo, credo solo
sia normale che i vostri uomini vorranno essere pagati per la perdita dei
guadagni dovuta a questo improvviso cambio di rotta”
“Sono
sicura che saprà ricompensarli, ma non è di questo che volevo parlare. Vi ho
suggerito di non dire nulla agli uomini della vostra situazione…” Si interruppe
e lanciò un’occhiata ai bracciali che spuntavano appena dalle maniche di Elsa
poi continuò: “Ma è un problema consistente e ho bisogno di sapere come contate
risolverlo. Non posso mandare i miei uomini all’arrembaggio di una nave con il
doppio degli uomini, li manderei a morire.”
“Dovete
solo sapere che ho un piano…”
“No”
Il tono era stato fermo e la donna lo addolcì con queste parole: “Regina Elsa…
dovrete farmi parte dei vostri piani, non posso e non voglio guidare i miei
uomini verso la morte, devo conoscere il vostro piano e decidere se è valido”
“E se
non lo trovaste valido?” Chiese allora Elsa con una punta di minaccia nella
voce. Stringeva le mani a pugno e sentiva il potere premere più che mai contro
la barriera dei bracciali. Se avesse avuto il suo potere ora la stanza sarebbe
stata ricoperta da ghiaccio rosso. Era sempre così quando si arrabbiava, che lo
volesse o no.
“Allora
a Esmeralda troverete un’altra nave disposta a rischiare e io avrò fatto il mio
dovere.” Elsa si voltò cercando di calmarsi.
“Il
mio piano è personale… rivelarvelo sarebbe come mettere a nudo la mia anima.”
Mormorò piano Elsa poi più forte aggiunse “E’ questo che mi chiedete?”
“Se
così deve essere… Sentite. Sono disposta a portarvi ovunque mi chiederete, anche
all’inferno se così vorrete, ma non posso chiedere lo stesso ai miei uomini!
Quindi, sì, ditemi quello che dovete dirmi. Sul mio onore non lo rivelerò a
nessuno”. A quel punto la porta si spalancò e Kristoff
entrò con forza.
“Cosa
succede? State bene?” Solo allora Elsa si rese conto che lei e il capitano si
erano parlate a voce troppo alta.
“Va
tutto bene” Rispose al ragazzo che passava preoccupato lo sguardo da una
all’altra.
“Non
ti hanno insegnato a bussare?” Chiese invece il capitano, nella sua voce c’era
un sottofondo di rabbia.
“Mi
hanno insegnato a proteggere le persone che si ama” Rispose Kristoff
con lo stesso tono.
“Ma
chi sei tu? Il suo guardarobiere?”
“Io
sono…” Kristoff si interruppe e arrossì mentre
guardava Elsa che allora intervenne.
“Lui
è qui per lo stesso mio motivo, salvare Anna.” Disse guardando il capitano con
forza poi guardò il ragazzo “Siamo tutti qui per questo.” Fece un sospiro e
annuì come se fosse giunta ad una conclusione. “Kristoff,
devo parlare con il capitano del nostro piano, potresti lasciarci sole?”
“Va
bene…” Disse lui a malincuore ma prima di uscire lanciò uno sguardo minaccioso
al capitano Soy.
Quando
furono sole Elsa sospirò di nuovo poi si sedette su una delle sedie e raccontò
la sua storia.
“Sono
nata con i poteri, quando ero piccola erano più contenuti, riuscivo a gestirli
ma insieme a me sono cresciuti fino a quando non ho ferito per sbaglio mia
sorella.” Si interruppe ricordando, con un nodo alla gola, il terrore che aveva
provato “Da allora li ho temuti e soffocati fino ad un anno fa quando
all’incoronazione sono esplosi alla vista di tutti.” Il capitano si era seduta
a sua volta e la ascoltava in silenzio. “Sono fuggita… ed ero libera,
finalmente libera di lasciare il potere scorrere fuori da me, potevo creare
tutto ciò che la mia mente suggeriva era inebriante e meraviglioso. Ma il mio
sfogo aveva gelato il fiordo e nel mio egoismo io non volevo neanche rendermene
conto. Anna… Anna mi ha salvato, lei non mi ha lasciato, non mi ha permesso di essere
il mostro che gli altri credevano, non mi ha permesso di abbandonarla.” Sorrise
pensando a quanto fosse speciale Anna. “Tutti sanno questa storia e tutti sanno
com’è finita, Anna mi ha salvato dalla spada del principe Hans sacrificando se
stessa, ma proprio quel sacrificio ha salvato lei dal ghiaccio che io avevo
posto nel suo cuore.” Si interruppe, raccontare questo era stato facile, quasi
tutti conoscevano la storia. Ora veniva il difficile. “Pochi però sanno come io
ho imparato a controllare il ghiaccio, come scioglierlo… è… l’amore” Guardò il
capitano aspettandosi incredulità o sarcasmo nel suo sguardo, ma non ci fu
nulla di simile. La donna la guardava e la ascoltava rapita. Elsa arrossì
appena e poi distolse lo sguardo da lei continuando. “Mia sorella ha sciolto il
suo cuore con l’amore ed io sapendo che lei mi amava malgrado tutto quello che
le avevo fatto ho potuto permettere di sciogliere il mio di cuore e liberare Arendelle dal ghiaccio. I bracciali ora non controllano il
mio potere ma il mio cuore e con esso la fonte del mio potere. Abbiamo chiesto
consiglio a degli esperti…” Non disse troll, non molti credevano in essi e la
sua storia era già sufficientemente fantasiosa per chi non la conoscesse senza
che aggiungesse quel dettaglio. “E loro mi hanno assicurato che era il mio
cuore ad essere legato. Il califfo di Ivoria ne è il
padrone, ma è stato preso con la forza, se io donassi il mio cuore liberamente
ad un altro… padrone allora costui o costei potrebbe liberarmi.”
“Vostra
sorella…” Mormorò allora il capitano per la prima volta.
“Sì,
il mio cuore è già suo, lei potrà togliermi i bracciali e allora nessuno dei
suoi salvatori potrà più farle del male” Le ultime parole le uscirono con
rinnovata ira. Avrebbero pagato. Sentiva le mani pruderle per quella forzata
inattività.
Il
capitano Soy si alzò dalla sedia e iniziò a camminare
lungo la stanza persa nei suoi pensieri.
“Mi
aiuterete?” Elsa interruppe la donna con quella domanda. Il capitano la guardò
a lungo poi annuì lentamente.
“Sì…
ma dovremmo trovare un modo di farvi salire a bordo con uno stratagemma, non
sarà facile e se la vostra idea non funzionasse sareste prigioniera anche voi
mentre noi… dovremmo appellarci al buon cuore degli ivoriani o morire tutti.” A
quelle parole in silenziò calò di nuovo sulla stanza poi Elsa si alzò.
“Grazie
capitano.” Disse catturando il suo sguardo e leggendovi un intensa emozione di
cui non capì l’origine.
“Sono
ai vostri ordini regina Elsa.” Disse allora la donna poi distolse lo sguardo e
indicò la stanza “I vostri alloggi, non posso offrivi di meglio”
“Ma
questa è la vostra…”
“Ora
è vostra” Detto questo uscì dalla porta e tornò al suo posto al comando della
nave. Kristoff entrò poco dopo.
“L’ho
vista uscire, allora? Ci aiuterà?”
“Sì”
Il ragazzo fece una smorfia.
“Non
sono sicuro se devo essere contento o no… è una nave veloce, i marinai ne vanno
fieri, dicono che recupereremo lo svantaggio in pochi giorni però… il capitano
non mi piace… nessuno sa da dove viene, è al comando da un anno e nessuno sa
dirmi esattamente come abbia fatto ad avere un comando così giovane… avrà uno o
due anni più di voi ed è già al comando di…” Si interruppe e arrossì.
“Già Kristoff, io ho uno o due anni meno di lei e sono al
comando di un regno… la vita è strana, non giudicarla male se ha un passato da
nascondere o se non si conoscono le sue origini.” Il ragazzo non disse niente
ma ci tenne a precisare un punto:
“A me
non piace”. Elsa sorrise, a lei invece piaceva. Era seria, leale, schietta e
più di tutto libera. Lo vedeva, lo sentiva, quella donna poteva decidere dove
andare e quando andarci, era libera come mai Elsa avrebbe potuto esserlo.
Se vi
va fatemi sapere cosa ne pensate, grazie mille.
Buona
lettura!
Sesto capitolo: Strani amici
Elsa
osservò il sole scendere sul mare in un glorioso tramonto, ma l’unica cosa a
cui riusciva a pensare era sua sorella. Ora che il momento dell’azione era
passato e c’era solo l’attesa non riusciva a non immaginarla in catene in
qualche buia cella, senza speranze. Solo una cosa la consolava, che non era
sola, Olaf era con lei e le sarebbe stato accanto, ne era sicura.
“Vi
piace il mare?” La voce del capitano la fece sobbalzare, “Scusate non volevo
spaventarvi”.
“Ero
solo pensierosa… e no, non mi piace il mare” Il capitano la guardò con gli
occhi sgranati e Elsa non poté fare a meno di sorridere, poi si spiegò
“Immagino che per un marinaio sia impossibile pensare che qualcuno non ami il
mare ma è il mio caso…” Si interruppe e ridivenne seria “Si è preso i miei
genitori, lo odio per questo… so che non dovrei, amo l’acqua e amo il sole che
si specchia sul mare… amo il fiordo ma se mi chiedete se amo il mare la mia
risposta sarà sempre no” Il capitano la guardava con un sorriso sulle labbra.
“Mi
piace la sincerità” Disse solo e poi tornò a guardare il mare e il sole che
scompariva.
“Non
posso definirmi una persona sincera… ho nascosto il mio segreto per così tanti
anni…”
“E’
stata una vostra scelta?” La domanda la lasciò pensierosa alla fine scosse la
testa.
“No,
mio padre e mia madre hanno pensato che fosse la cosa migliore da fare.” Si
sbagliavano ma Elsa li aveva perdonati da tempo, volevano solo il suo bene e
non avevano mai smesso di amarla anche quando aveva quasi ucciso Anna.
“La
famiglia…” La donna sospirò poi cambiò soggetto, “Vi andrebbe di cenare con
me?”
“Certo”
“Anzi
in realtà ceneremmo nella vostra camera quindi siete voi a dovermi invitare”
Sorrise di nuovo e Elsa si scoprì ad imitarla.
“Bene,
capitano, mi fareste l’onore di cenare con me?” La donna rise, poi annuì:
“Sarebbe
un piacere”.
Kristoff le osservava da lontano con una
piccola smorfia sul volto. Non sentiva di cosa parlassero ma era chiaro che era
qualcosa di piacevole visto i sorrisi. A lui il capitano continuava a non
piacere, ma malgrado avesse chiesto a quasi ogni marinaio nessuno aveva potuto
dargli del materiale che gli permettesse di mettere seriamente in guardia Elsa.
“Kristoff ceni con noi?” Il ragazzo sobbalzò nel sentirsi
chiamare proprio dalla persona a cui stava pensando.
“Credo
che starò meglio tra la ciurma” Elsa aggrottò la fronte per un istante notando
lo sguardo che passava tra lui e il capitano poi chiese ancora: “Sei sicuro?”
“Sì”.
La donna si allontanò con un sorriso dispiaciuto e Kristoff
si sentì un po’ stupido per quella presa di posizione però era una testa dura e
lo sapeva. Così si mise in un angolo e iniziò a strimpellare con uno strumento
che aveva preso in prestito ad un marinaio quel pomeriggio. Gli mancava Anna, il
suo sorriso, la sua irruenza e la sua gentilezza e gli mancava anche Sven, aveva dovuto lasciarlo indietro. Prima non si erano
mai separati.
“Mi
hanno detto che chiedi in giro del capitano” Un marinaio gli si avvicinò con un
sorriso e gli si sedette accanto.
“Sì.
Perché, sai qualcosa?” Chiese allora Kristoff
interessato.
“Non
molto, ma posso dirti una cosa strana. Da quando è al comando di questa nave
non abbiamo mai fatto rotta ad Arendelle”
“E’
al comando da solo un anno, escludendo gli inverni durante il quale le navi non
possono risalire il fiordo non è così strano…”
“Lo è
se sapeste, come so io, che le sono state offerti lauti guadagni per merci di Arendelle. Guadagni che lei ha rifiutato per rotte dagli
introiti scarsi.”
“Eppure
eravate ad Arendelle” Ribatté Kristoff.
“Già…
ma solo perché è stata forzata, una tempesta ci ha obbligato a cambiare rotta e
a rifugiarci nel vostro porto, altrimenti non saremmo mai venuti.” Kristoff inarcò le sopracciglia cercando di trovare un
senso a tutto ciò.
“Ma
allora perché poi vi siete rimasti e non siete ripartiti subito?” Qui il
marinaio sorrise soddisfatto.
“Perché
c’è stata la festa di primavera e il capitano ha visto la vostra regina”
“Cosa…?”
Kristoff era confuso.
“Avreste
dovuto vederla, tutti eravamo con il naso all’insù a guardare i meravigliosi
disegni nel cielo e lei fissava solo la vostra regina danzare sulla nave. Non
me ne sarei accorto neanche io se non mi avesse colpito passando in fretta per
raggiungere il parapetto e vedere più da vicino la donna con cui ora sta
cenando.” Kristoff rimase in silenzi a riflettere.
Cosa poteva voler significare tutto ciò?
“Prima
o poi dovranno fermarsi per fare rifornimento, allora riusciremo a fuggire”
Anna guardava il risoluto pupazzo di neve davanti a lei mentre lui aspettava
una sua risposta.
“Non
sappiamo se si fermeranno e questa è una grande nave, forse non attraccheranno
neppure, manderanno solo le scialuppe”
“Ma
allora potremo nuotare e chiedere aiuto” Anna sorrise, lei avrebbe potuto
nuotare ma Olaf no, l’acqua lo avrebbe fatto sciogliere in un baleno.
“Scioglierai
se entri nell’acqua, ti ricordi l’estate scorsa? Elsa a dovuto rimetterti
insieme, la tua nuvola non basta per quello…”
“Allora
andrai tu”
“No,
non ti lascio qui”
“Ma…”
“No”
Su questo non discuto, o andiamo tutti e due o non va nessuno.” Non aveva più
parlato di morire. La terrorizzava l’idea di essere la causa della schiavitù di
Elsa, ma non erano ancora a quel punto, quindi doveva solo riflettere e trovare
un buon piano.
La
botola sopra la sua testa si aprì e un volto ormai famigliare le sorrise. Il
secondo del capitano era inspiegabilmente gentile con loro. Malgrado il volto
truce e le cicatrici si era dimostrato gentile e premuroso. Ora le tese un
libro poi richiuse la botola.
“Aspetta”
Lo richiamò lei e la botola si aprì di nuovo.
“Perché
lo fai? Perché sei gentile con me?” L’uomo sembrò in imbarazzo poi si strinse
nelle spalle.
“Non
tutti siamo d’accordo con i metodi del capitano.”
“Allora
liberaci!” Chiese Anna speranzosa. L’uomo però scosse la testa.
“Ho
ricevuto degli ordini e obbedirò fino alla morte.” Detto questo chiuse la
botola lasciandoli soli.
“Almeno
ci ho provato”
“Già…
che libro è?” chiese subito curioso Olaf.
La
cena era stata piacevole e il capitano era stato una sorpresa per Elsa. I suoi
occhi si illuminavano quando parlava del mare e dei viaggi che aveva fatto, dei
paesi che aveva visitato, delle culture e delle meraviglie che aveva scoperto.
Per Elsa era sorprendente sapere che aveva visto e viaggiato così tanto.
“E
avete visto tutto questo in un solo anno?” La donna sorrise.
“Sì,
il mondo ha così tanto ancora da offrire…”
“Cosa
facevate prima?” Il sorriso si congelò sulle labbra della donna e Elsa capì che
senza volerlo aveva posto una domanda inopportuna. Fu sul punto di cambiare discorso
ma la ragazza si riprese e rispose.
“Niente
di speciale, abitavo con la mia famiglia”. Elsa non indagò oltre dispiaciuta di
aver incrinato il momento sereno di poco prima.
“Eravate
già stata ad Arendelle?”
“No”
Rispose solo il capitano, poi si alzò da tavola e raggiunse la piccola libreria
e ne prese un volume. “Vi parlavo del regno del sole e della feste delle
lanterne. Guardate ho un dipinto dell’evento.” Elsa capì che ancora una volta
il capitano desiderava cambiare soggetto e malgrado la cosa la rendesse
perplessa la assecondò osservando la pagina che la donna le indicava. Poi alzò
la mano e senza volerlo sfiorò quella della donna che con una scatto ritrasse
la mano. Elsa chiuse a pugno la sua. L’aria si fece gelida nella stanza e non
dipendeva dal suo potere.
“Non
potrei farvi male neanche se lo volessi.” Disse allora Elsa. Quel scostarsi
brusco le aveva fatto male. Il capitano le aveva fatto passare un bel momento,
sembrava apprezzarla per quel che era ma in realtà aveva solo paura di lei e quel
gesto lo rendeva chiaro.
“No…
no… certo…” Elsa si alzò. Si sentiva fredda e sapeva che sul suo volto era
scesa l’antico riserbo a cui era abituata.
“Non
preoccupatevi. Capisco” La donna scosse la testa ma era chiaro che non sapeva
cosa dire. Fu Elsa a parlare ancora. “Se non vi dispiace ora vorrei riposare”
“Certo.
Io…” Il capitano chinò la testa e si diresse alla porta, poi prima di uscire si
voltò a guardarla. Elsa le girò le spalle impedendole di vedere il dolore che
le aveva procurato. Sentì la porta richiudersi e strinse con forza il pugno.
Nessuno poteva avvicinarlesi veramente. Lo sapeva,
Anna era speciale per questo. Persino Kristoff
preferiva non stare in sua compagnia. Era destinata a stare sola.
“Anna”
mormorò il nome come un talismano. Era così speciale… l’avrebbe salvata.
Grazie
di essere qui a leggere questo nuovo capitolo. Spero vi piacerà.
Buona
lettura!
Settimo capitolo: Esmeralda
Esmeralda
era una piccola ma meravigliosa cittadina. Il suo porto era più grande di
quello di Arendelle e numerose navi vi erano
attraccate.
“La
nave degli ivoriani non passa certo inosservata. L’hanno vista in molti passare
ieri sera. Si è fermata solo per una mezzora ed è rimasta al largo, quindi non
dobbiamo metterci troppo se non vogliamo perdere il tempo guadagnato.” Era la
prima volta che il capitano era di nuovo nella cabina ora donata a Elsa.
Sembrava a disagio e non la guardava. Kristoff
sembrava esplodere dal bisogno di fare qualcosa mentre lei si sentiva vuota e
fredda.
“Abbiamo
bisogno della rotta.”
“Vado
io!” Si propose subito Kristoff..
“Sai
dov’è la biblioteca?”
“Immagino
sia quel cupolone con le lettere intagliate nel vetro” Disse Kristoff indicando l’evidente edificio, visibile da ogni
parte del porto. Il capitano non disse nulla mentre Elsa annuì.
“Allora
vai Kristoff”
“Voi
non venite?” Chiese lui perplesso.
“No, sono
troppo riconoscibile, molti dignitari di Esmeralda mi conoscono, se per
sfortuna ne incontrassi uno poi saremmo nei guai. La segretezza rimane troppo
importante.”
“Per
questo ho vietato a tutti di scendere dalla nave.” Aggiunse il capitano,
cercando di riprendersi dalla stoccata di prima.
“Va
bene, allora andrò da solo. Sarò di ritorno in un attimo”
“Verrò
io con voi” Disse invece il capitano, “Tranquillo, ci separeremo appena toccata
terra e sarò a bordo prima di voi.”
“E
per quale ragione scendete a terra?”
“Non
sono affari vostri” Rispose il capitano.
“State
perdendo tempo, tempo che non abbiamo” Intervenne con gelida freddezza Elsa. Kristoff la guardò sbalordito, mai Elsa gli aveva parlato
in questo modo. In capitano invece abbozzò un inchino e uscì dalla stanza.
“Elsa…
va tutto bene?” Chiese allora Kristoff. La ragazza si
voltò, sentendo nel tono della voce una reale preoccupazione.
“Sì…
mi preoccupo per Anna”
“Certo,
è normale… anche io. Va bene, vado e torno. Li prenderemo.” Aggiunse e poi scomparì
anche lui.
Elsa
si accasciò sulla sedia mentre le lacrime iniziavano a scendergli lungo il
viso. Non voleva essere un mostro. Eppure era ancora così che la vedevano… che
il capitano la vedeva.
“Moluf, quella era Esmeralda?” Chiese Anna non appena il
secondo del capitano aprì la botola.
“Sì
principessa Anna, presto usciremo dai fiordi”
“Posso
farti una richiesta?”
“Certo,
ma questo non significa che io la esaudirò”
“Potrei
fare una passeggiata sul ponte?” L’uomo sembrò stupito e Anna capì che stava per
rifiutare così aggiunse: “Non so più da quanti giorni non esco da qua e l’aria
aperta mi manca… non chiedo molto, solo una passeggiata… anche solo di pochi
minuti…” L’uomo sembrò rifletterci poi alla fine annuì.
“Verrò
a prendervi questa notte, solo pochi minuti”. Anna attese che l’uomo se ne
andasse poi strinse i pugni in segno di vittoria.
“Ci
siamo Olaf!”
“Vuoi
gettarti in mare e fuggire?” Chiese lui tutto eccitato.
“No,
sarebbe da pazzi e mi ripescherebbero subito e poi te l’ho già detto, tu vieni
con me. No, voglio solo fare un giro e guardarmi attorno, devo sapere
esattamente dove siamo. Perché anche se a volte non sono stata attenta durante
le lezioni in quelle di geografia lo sono stata. Esmeralda è l’ultima città dei
fiordi, poi si entra nell’oceano.”
“E
allora? E’ solo un lago più grande…” Anna sorrise.
“Esatto
e con correnti e venti molto più forti. In particolare quando le acqua dei
fiordi si scontrano con quelle dell’oceano. Bisogna fare attenzione e le onde
sono forti e si infrangono con gran fragore sulle paratie. Allora, Olaf, tu ed
io apriremo la botola ed usciremo. Senza che nessuno se ne accorga”
“Ma…”
Il pupazzo di neve la guardava confuso.
“Guarda”
Indicò allora lei e scostò di un poco la paglia che le faceva da giaciglio.
Sotto vi era un coltello.
“Dove
lo hai preso?” Chiese Olaf gli occhi sgranati.
“Quando
sono andata a cena del capitano. Ho fatto un po’ di casino, mi sono infuriata e
ho urlato, ricordi? Ebbene, nella confusione ho rubato un coltello.”
“Wow”
Disse solo meravigliato il pupazzo di neve.
“Però
fino ad ora non avevo speranza di usarlo” Non disse che lo aveva preso con
l’idea disperata di usarlo per togliersi la vita. “Ma quando tutti saranno
impegnati nelle manovre noi usciremo da lì” Anna indicò il piccolo oblò della loro
cella. Era stato inchiodato e filtrava solo un po’ di luce, ma con il coltello
avrebbe allentato i chiodi e staccato le assi.
“Ma
quando saremo usciti da lì, cosa faremo?”
“Ecco…
qui il mio piano si ferma, e anche per questo devo fare un giro sul ponte, mi
guarderò attorno e troverò una soluzione, vedrai.” Anna sentiva che presto
sarebbe stata libera. Vedere Esmeralda l’aveva riempita di sollievo. Era come
se riconoscere quella città che aveva solo studiato le avesse ridato il
coraggio. Non era persa. E lì c’erano tante persone che conosceva e che
l’avrebbero aiutata e protetta. Doveva solo arrivarci.
Un
leggero bussare le fece distogliere l’attenzione dal libro che stava leggendo.
“Avanti”
Disse solo Elsa mentre si alzava. Se era Kristoff
aveva fatto davvero in fretta. “Capitano”
Disse
solo quando capì di chi si trattava. La donna fece un passo avanti.
“Io…”
Si interruppe poi raddrizzò le spalle con maggiore sicurezza. “Ho preso questo
per voi.” Detto questo le porte un vaso pieno di terra.
Elsa
lo guardò perplessa, poi guardò il capitano che arrossì.
“Lo
so che non sembra gran che così… ma è un seme di speranzia,
è una pianta molto rara che dona dei fiori dai colori caldi e profumati.” Elsa
la guardò e malgrado quello che era successo non poté fare a meno di rimanere
piacevolmente colpita.
“In
genere mi si regala dei fiori già sbocciati” Disse però, anche se il suo tono
non era più freddo. Il capitano sembrò capirlo perché sorrise.
“Lo
immaginavo. Eppure non c’è cosa più bella che far crescere qualcosa, dandogli
l’amore e le cure di cui ha bisogno”. La donna fece un passo avanti e tese la
sua mano. Elsa la guardò stringendo le braccia contro se stessa in un gesto di
paura che non l’aveva ancora abbandonata. “Datemi la vostra mano” Mormorò
allora il capitano. Elsa la guardò negli occhi. Occhi nocciola caldi e dolci.
Tese la mano e sentì le dita della donna serrarsi attorno alle sue. Poi il
capitano si inchinò e sorprendendola si portò la mano alle labbra e vi depose
un delicato bacio. Elsa rabbrividì a quel contatto inaspettato. Ma furono dei
brividi piacevoli.
“Capitano!”
L’urlo del marinaio la sorprese ma il capitano non lasciò bruscamente la sua
mano, al contrario la strinse un po’ più forte per un secondo e poi la lasciò
delicatamente.
“Sì?”
Chiese poi voltandosi. Il marinaio entrò nella stanza sul viso l’agitazione.
“L’hanno
preso!”
“Chi?”
“Hanno
preso il ragazzo della regina” Disse solo il marinaio, alludendo chiaramente a Kristoff.
“Kristoff? Chi l’ha preso? Quando?” Chiese agitata Elsa.
“Il
capitano mi aveva chiesto di seguirlo discretamente, ha corso fino alla
biblioteca, è entrato ed è uscito una decina di minuti dopo, poi mentre correva
di nuovo al porto l’hanno aggredito in cinque, non ha potuto fare niente.”
“E tu
cosa hai fatto?” Chiese il capitano ma il marinaio non si scompose.
“Erano
troppi anche per due così ho aspettato che lo immobilizzassero e poi li ho
seguiti fino ad una bettola, poi sono tornato qua di corsa.”
“Ottimo
lavoro, temevo che avessero lasciato qualcuno…” Il capitano posò la mano sulla
spada, poi guardò Elsa “Cosa facciamo?”
“Andiamo
a salvarlo!” Disse lei stupita dalla domanda con una risposta così ovvia.
“Salvarlo
significa perdere altro tempo, dovremo aspettare il buio, invece potremmo avere
la rotta nel giro di una mezz’ora.” Elsa la guardò scioccata.
“Non
possiamo abbandonarlo”
“Vostra
sorella o lui”
“Non
è una scelta possibile e non è nemmeno questa la scelta, forse perderemo un
giorno, è vero, ma lo salveremo e dopo andremo a prendere mia sorella e
recupereremo il tempo perduto grazie alla velocità della vostra nave”
“Tenete
così tanto a quell’uomo dunque? Bene.” Si voltò a guardare il marinaio “Scegli
dieci uomini fidati” L’uomo annuì e uscì correndo. Il capitano si voltò verso
di lei.
“Cosa
state facendo?” Elsa era intenta a raccogliere la treccia in uno chignon che
avrebbe poi nascosto sotto al cappello.
“Vengo
con voi”
“Non
se ne parla” Elsa alzò lo sguardo con aria di sfida a quelle parole.
“E
come pensate di fermarmi?” Chiese.
“Non potete!
Possono riconoscervi e poi non potrò garantire la vostra sicurezza”
“Non
sono una bambina, saprò cavarmela”
“Non
avete il vostro potere a proteggervi”
“Questo
lo so!” Elsa strinse i pugni “Ne sono dolorosamente consapevole in ogni
instante che passo lontano da Anna, perché se avessi il mio potere niente e
nessuno potrebbe portarmela via!” Il capitano fece un passo indietro, colpita
dalla forza e dalla disperazione contenute nella sua voce e nelle sue parole.
“Va
bene allora… andiamo a salvare quel biondino” Sorrise ad Elsa che non poté fare
a meno di ridere a quella descrizione del grande e forte Kristoff.
“Anche
io ho i capelli biondi capitano” Le ricordò Elsa mentre uscivano dalla stanza.
“Oh
lo so…” Mormorò il capitano e Elsa sorrise raggiungendo il ponte della nave.
Poco
dopo erano nelle strade di Esmeralda, il marinaio faceva loro strada mentre
Elsa si teneva in mezzo al gruppo il più nascosta possibile.
Non
ci misero molto ad arrivare all’edificio in cui avevano nascosto Kristoff e il capitano divise gli uomini che si appostarono
per aspettare. Avrebbero tentato qualcosa solo quando la notte fosse calata.
Elsa
era insieme al capitano sul terrazzo di una casupola che permetteva una buona
visione sulla bettola.
“Com’è
essere regina?” le chiese il capitano. Elsa rifletté sulla domanda, era
difficile dare una risposta a chi non sapesse cosa volesse dire.
“E’
impegnativo… devi essere sempre all’altezza, fare sempre la cosa giusta e
pensare sempre al tuo popolo prima che a te stessa…” Sospirò, “Ho gravemente
fallito durante i miei primi giorni di regno…”
“Perché
pensate sempre a quello?” Elsa si voltò sorpresa dal tono veemente della voce
del capitano.
“Siete
stata un’ottima regina per tutto il vostro anno di regno. Il popolo vi ama e vi
rispetta. E non per il vostro potere, ma per il vostro cuore. Allora perché
ritornate sempre a quei giorni? Insomma, perché tutti vi hanno perdonato ma voi
non siete capace di perdonare voi stessa?”
“Io…
non è così semplice! Ho gelato il regno, ho quasi ucciso mia sorella! Ho agito
per puro egoismo”
“Non
è vero, vi siete sempre trattenuta e nascosta per paura di fare del male alle
persone accanto a voi. Avete scelto la solitudine per non ferire nessuno”
“Come
fate a sapere queste cose?” Elsa la guardò stupefatta e vide la donna
impallidire.
“L’ho
intuito, ecco tutto. Mi avete raccontato la vostra storia ed ho imparato a
conoscervi in questi giorni.” Elsa la valutò ancora un momento poi scosse la
testa.
“Non
importa se ho solo cercato di fare quello che credevo essere il bene, nella
realtà dei fatti io mi ero davvero trasformata nel mostro che temevano i miei
genitori.”
“Elsa,
Anna vi ama non perché è una ragazza eccezionale” Allo sguardo arrabbiato il
capitano alzò le mani “Va bene, è eccezionale. Quello che voglio dire è che
basta conoscervi un po’ per amarvi.” Nel vedere Elsa sgranare gli occhi
continuò balbettando “Per esempio basta guardare il vostro popolo”.
“Capitano…”
Elsa vide come arrossiva e all’improvviso ricordò le sue labbra sulla mano.
“Vado
a vedere se nessuno dorme” Disse il capitano rapida sfuggendo dal momento
imbarazzante, se ne andò lasciandola sola. Elsa la guardò dall’alto muoversi
tra i vicoli con noncuranza ma passando in rassegna gli uomini della ciurma.
La
loro conversazione risuonava ancora nella sua testa. Era possibile che il
capitano provasse qualcosa per lei? No. Elsa scosse la testa. Era un’idea
ridicola.
Lanciò
un’occhiata alla bettola e rimase senza fiato, Kristoff
era trattenuto da quattro uomini che lo stavano guidando verso uno dei vicoli.
Senza riflettere scese le scale e raggiunse la strada poi si mise a correre in
quella direzione.
Capitolo 9 *** Ottavo capitolo: E’ ora di agire ***
Come
sempre grazie a tutti e…
Buona
lettura!
Ottavo capitolo: E’ ora di agire
Anna
respirò con piacere l’aria fresca della sera. Mentre camminava sembrava
guardare il cielo o il mare in realtà si guardò attorno con attenzione cercando
un’idea, un modo per fuggire da lì e andarsene. Poteva sentire la grande
corrente rumoreggiare là dove l’oceano incontrava i fiordi. Non aveva molto
tempo. Un colpo di vento fece tendere le sartie che tenevano le gonfie vele e
Anna sorrise. Fece ancora qualche passo poi si voltò, in quel preciso momento
un marinaio le passò accanto e la colpì facendola cadere a terra.
La
voce roca e forte del secondo del capitano si fece sentire poi l’uomo la aiutò
a rialzarsi.
“Non
è niente, sono così maldestra, mi succede spesso” Disse lei poi si strinse
nelle spalle.
“Meglio
rientrare” L’uomo la teneva per il braccio e lei guardò con rammarico il ponte.
“Non
posso ancora…”
“No
principessa Anna, il vento sta rinforzando e il ponte diventa insidioso”. Detto
questo la riportò nella sua cella calandola dalla stretta botola.
Olaf
era seduto paziente in un angolo giocando con dei fili di paglia. Quando la
botola si chiuse però saltò verso di lei con sguardo d’attesa.
“Allora?”
Chiese e Anna sorrise.
“Ecco
il nostro mezzo di fuga!” E da sotto il vestito estrasse un rotolo di corda.
“Vuoi
calarti dall’oblò?” Chiese Olaf.
“Meglio!
Come stai andando con le assi?” Guardò l’oblo che sembrava intatto ma quando
Olaf le mostro i chiudi che aveva già estratto sorrise, “Bene, dobbiamo
sbrigarci!”
Lavorarono
in fretta e con metodo, Olaf con il coltello estraeva i chiodi mentre Anna
sfilacciò la sciarpa del pupazzo e legò la corda alla coperta. In pochi minuti
poterono staccare la prima asse che Anna sistemò a terra poi toccò alle altre.
In una mezzora avevano finito. Dal mare il frastuono era impetuoso e raffiche
di vento alzavano la paglia attorno a loro.
“Perfetto”
Disse Anna guardando le assi che aveva legato con la corda e la sua coperta
“Sei pronto?” Chiese poi a Olaf.
“Sono
nato pronto!” Anna controllò ancora una volta il nodo che aveva attorno alla
vita. Olaf era trattenuto sulla sua schiena solo da quello. La nuvoletta le
faceva piovere neve sulla testa ma quello la fece sentire meglio, le faceva
pensare ad Elsa ed era rassicurante.
“Allora
andiamo” Detto questo usò quel poco che gli restava di corda per scendere lungo
lo scafo. Fuori il vento era forte e costante. Così come il rumore. Perfetto.
Fece
fatica a scendete soprattutto a causa delle assi di legno ma quando fu quasi
nell’acqua le lasciò cadere sotto i suoi piedi e vi si stese sopra. Il buio la
favoriva ma temeva ancora che la vedessero così rimase immobile sbatacchiata
dalle onde mentre la nave filava via.
Non
poté resistere dal sorridere, non erano ancora fuori pericolo ma almeno era
libera!
Questa
era stata la parte facile ora dovevano muoversi altrimenti la corrente li
avrebbe mandati nell’oceano lontano dalle coste. Ma il vento era con loro e lei
aveva una vela. Con attenzione slegò il pacchettino che aveva fatto con la
coperta e poi lasciò che fosse catturata dal vento. Il contraccolpo fu forte ma
le corde ressero e la coperta si gonfiò iniziando a trascinarli verso il
fiordo.
Anna
rimase appiattita contro le assi di legno ma dentro di lei esultava. Ce
l’avrebbero fatta.
Il
capitano Sif guardò con orgoglio i suoi marinai
lavorare, era un mare difficile ma loro stavano gestendo con abilità e capacità
la nave, presto sarebbero stati nelle acque più sicure dell’oceano e poi veloci
verso casa.
“Capitano!”
Quell’urlo gli fece increspare la fronte. C’erano dei guai in vista “Capitano,
la prigioniera è fuggita!”
“Cosa?”
Afferrò il marinaio per il bavero sbatacchiandolo “Di cosa stai parlando?”
“Io…
mi sono sporto per verificare il pescaggio e ho notato che l’oblò era aperto”
Balbettò il marinaio.
“Sarà
anche aperto ma non può essere fuggita” Lasciò il marinaio e con delle veloci
falcate raggiunse la botola che aprì con rabbia. La cella era vuota. Non era
possibile! Come aveva potuto scappare quella fragile ragazzina? La rabbia lo
avvolse con cieco calore. Ma l’avrebbe ripresa!
“Invertire
la rotta!” Urlò verso il timoniere. I marinai si fermarono guardandolo con
stupore. “Al lavoro voi!” Urlò loro il capitano poi raggiunse il timoniere e lo
spinse via facendo ruotare con rabbia il timone. La nave gemette per quello
sforzo.
“Spiegate
tutte le vele al vento!” I marinai corsero lungo gli alberi per obbedire al
loro capitano e presto la nave acquisì velocità aiutata dalla forza del vento.
“Non mi sfuggirà” Mormorò piano il capitano mentre guardava verso il buio
davanti a lui.
Elsa
raggiunse il vicolo in cui i quattro uomini erano entrati con Kristoff e non li vide, strinse i denti e continuò con la
sua corsa, non dovevano essere andati lontano. Poi li vide, sorrise e accelerò.
“Ehi!”
Chiamò e gli uomini si voltarono, Kristoff sgranò gli
occhi nel vederla e lei chiamò il suo potere. Spinse e trovò il muro. Con un
senso di panico sentì i bracciali al polso e come se la schermissero li vide
brillare alla tenue luce del tramonto. Nella foga dell’azione si era
dimenticata che il potere, con cui era nata e che mai l’aveva abbandonata,
anche quando lo aveva ardentemente desiderato, non era libero.
“Prendete!”
La voce del capitano la fece voltare e la donna gli lanciò una spada poi si
gettò sui tre uomini che si erano fatti avanti. Il quarto aveva il suo bel da
fare a tenere fermo Kristoff che si dimenava malgrado
avesse le mani e i piedi legati.
Elsa
strinse la spada con un senso di estraneità, non ne aveva mai impugnata una, ma
il capitano era nei guai e lei doveva farsi avanti. Anna lo avrebbe fatto si
disse e si gettò in avanti. Uno degli uomini le fu addosso e lei schivò
l’affondo poi si spostò di lato quando un secondo brutale attacco sferzò l’aria
accanto a lei. La rabbia del terzo affondo a vuoto fece ringhiare l’uomo che si
gettò con ulteriore furia su di lei. Elsa lo schivò ancora poi afferrò un vaso
da una mensola e la gettò sull’uomo che grugnì nel parare il colpo con il
braccio.
“Diamine
di una donna! Vi farò a fettine” Le urlò contro quando vide il taglio che il
vaso gli aveva fatto sul polso. Elsa però non aveva atteso e gli gettò un altro
vaso. L’uomo saltò in avanti e le afferrò il braccio poi alzò la spada. Elsa
chiuse gli occhi aspettando il colpo che non venne. Quando riaprì gli occhi era
la mano del capitano a tenerla.
“Regina
Elsa, non ho mai visto qualcuno schivare così bene… ma dovete migliorare
l’attacco, vi ho donato la mia spada perché la usaste” Sorrise e Elsa non poté
che imitarla.
“Qualcuno
potrebbe venire ad aiutare me?” Chiese Kristoff che
era seduto accanto al suo ex-guardiano che giaceva a terra, chiaramente il
ragazzo era riuscito a tramortirlo.
I
marinai arrivarono solo in quel momento.
“Era
ora” Disse il loro capitano poi fece legare i quattro e liberare Kristoff.
Tutti
insieme tornarono alla nave la rotta per Ivoria era
ancora nelle tasche del ragazzo. Quella sera festeggiarono. Elsa guardava dal
ponte superiore i marinai danzare sulla musica di Kristoff
e sorrideva. Era felice, sentiva che quel giorno, per la prima volta, aveva
fatto qualcosa e senza usare il suo potere. Era stata capace di tener testa ad
un uomo armato, anche se per poco tempo, ma ce l’aveva fatta.
“Perché
non vi unite alle danze?”
“Oh…
io…”
“Non
dite che non danzate, vi ho visto sul ponte della nave…” Elsa arrossì a quelle
parole del capitano. Poi la vide fare una smorfia di dolore.
“Cosa?”
“Non
è nulla solo un graffio…”
“Siete
stata ferita?” Elsa guardò la donna con apprensione.
“Non
ho il vostro dono nello schivare le spade… ma dopo tutto io scivolerei su una
lastra di ghiaccio mentre voi dovete avere un innato senso dell’equilibrio e,
ritornando al discorso di prima, questo vi rende una meravigliosa ballerina.
Quindi, perché non vi unite alle danze?” La donna le sorrise e Elsa scosse la
testa.
“Quando
Anna sarà salva.” Il capitano annuì ridiventando seria.
“La
troveremo e voi la salverete”
“Io…
e se non ne fossi capace?”
“Oggi
avete dimostrato coraggio e follia” Le sorrise “Sono entrambi necessari per
salvare vostra sorella… ce la farete. Io… io credo in voi” Elsa si voltò a
guardarla i loro occhi si allacciarono e Elsa perse un battito. Era così bella,
impavida e libera…
“Regina
Elsa! Ballate con noi?” Un marinaio le tese la mano e lei gli sorrise.
“La
prossima volta, vi ringrazio” Sorrise all’uomo che si strinse nelle spalle e
con un inchino tornò ridendo dai suoi compagni.
“Quanto
credete che siano lontano?” Chiese al capitano senza guardarla.
“Le
correnti per entrare nell’oceano e lasciare i fiordi sono veloci ma i venti
contrari quindi…”
“Vela
in vista!” Il capitano aggrottò la fronte guardando in su verso la vedetta.
Erano avvolti dal buio della notte ed era difficile poter notare una nave. “A
dritta di babordo! C’è una luce” Urlò ancora la vedetta.
“Sarà
un mercantile” Disse ad Anna poi prese il cannocchiale e lo aprì. Fece fatica
ad inquadrarla ma poi la vide. “Silenzio sul ponte! Uomini ai loro posti!” Urlò
sorprendendo Elsa.
“Cosa
succede?”
“Sono
loro” Disse solo la donna mentre sotto di loro i marinai sciamavano in fretta
verso i loro posti. “Stanno tornando indietro”.
“Ma
non ha senso” Le rispose Elsa cercando di vedere la nave nel buio senza successo.
“Cosa
succede?” Chiese Kristoff che era corso da loro.
“La
nave ivoriana ha invertito la rotta e sta tornando indietro”
“Non
è possibile” Rispose di getto il ragazzo.
“Credi
sia possibile che ci sia una seconda nave con gli stessi alberi e le stesse
vele?” Il capitano lo guardò sarcastica e gli tese il cannocchiale. Il ragazzo
guardò per un tempo molto più lungo non abituato come il capitano alla fine
però abbassò l’oggetto e annuì.
“Sembrano
loro… anche se con il buio si vedono solo pochi dettagli…”
“Sono
loro” Ripeté convinta il capitano “Spegniamo tutte le luci”
“Perché
non invertiamo la rotta anche noi?” Chiese Elsa, Anna era così vicina!
“Pazienza…
pazienza…” Mormorò la donna. Il tempo scorse lento mentre tutti aspettavano
l’ordine del capitano. La donna osservava la nave ivoriana dal cannocchiale. La
lasciò passare accanto a loro, non più distante di qualche centinaio di metri
poi quando ormai Elsa era al limite di sopportazione ordinò:
“Invertire
la rotta! Spiegare tutte le vele!” Elsa sentì le parole scorrerle come
elettricità lungo la schiena, la caccia era ricominciata e la loro preda era
inaspettatamente vicinissima.
“Abbiamo
atteso tanto a lungo perché se ci avevano avvistato, come noi avevamo avvistato
loro una simile mossa li avrebbe messi in allarme e probabilmente avrebbero
capito che era loro che seguivamo” Spiegò infine la donna quando la manovra era
stata eseguita e la nave era sulla nuova rotta.
“Va
bene… ma perché tornano indietro?” Chiese Kristoff.
“C’è
solo una risposta!” Elsa sorrise lasciando tutti e due di stucco “Anna è
riuscita a sfuggirgli!”
“Credo
sia impossibile…”
“Oh
non la conoscete capitano.” Le rispose Elsa “Se c’è qualcuno che può fare una
cosa simile quella è Anna.” Kristoff si strinse nelle
spalle ed annuì concordando con la regina.
“Allora
ipotizzando che la principessa Anna sia riuscita a fuggire da una nave in
movimento, dove potrebbe essere andata?”
“Ad
Esmeralda” Disse sicura Elsa “La conosce come la conosco io, abbiamo ricevuto
spesso dei dignitari e dei nobili di quella città, cercherà aiuto lì”.
“Anche
gli ivoriani lo immagineranno…” Disse Kristoff
guardando preoccupato verso il mare “E lei è sola… in queste nere acque…”.
“Non
è sola Kristoff” Elsa gli mise una mano sul braccio
“C’è Olaf con lei”
“Ma
lui non può nuotare… scioglierebbe…”
“Anna
avrà un piano, non lo lascerebbe indietro”. Elsa gli sorrise e lui annuì
rasserenandosi un poco. Il capitano li guardava perplessa ma distolse lo
sguardo non appena Elsa tornò a guardarla.
“Capitano,
dobbiamo trovarla prima noi”
“Sì,
ma come?”
“Dobbiamo
immaginare che Anna abbia trovato un modo per scappare ed è impossibile che si
sia semplicemente gettata in acqua, non con Olaf, quindi… deve aver preso una
scialuppa o qualcosa che galleggia…” Il capitano non poté fare a meno di
increspare la fronte trovando praticamente impossibile quelle idee ma non disse
nulla. “E presupponiamo anche che voglia raggiungere il più velocemente
possibile Esmeralda. Cosa farebbe?” Chiese Elsa a tutti e due.
“Io
toccherei terra il prima possibile e poi andrei a piedi fino alla città”
Rispose Kristoff il capitano scosse la testa.
“Io,
se potesse permettermelo il mio mezzo, terrei il mare sarebbe molto più rapido”
Elsa strinse le labbra questa risposta era ovvia, Kristoff
era un camminatore nato mentre il capitano una donna di mare. Ma cosa avrebbe
fatto Anna?
“Io
credo che terrebbe il mare il più a lungo possibile poi toccherebbe terra.”
“Quindi
cosa possiamo fare noi?” Kristoff era decisamente un
uomo d’azione.
“Costeggiamo
la costa del fiordo sperando di trovare qualcosa che ci indichi se la
principessa ha toccato terra?” Chiese perplessa il capitano.
“No,
i fiordi sono lunghissimi se li si costeggia, ci metteremo troppo tempo e poi
Anna avrà fatto del suo meglio per nascondere un eventuale arrivo a terra”
Ipotizzò piuttosto sicura Elsa. “No, faremo come gli ivoriani, andremo a tutta
velocità ad Esmeralda. Sperando che è lì che lei arriverà e che troverà prima
noi che loro”.
Spero
che questo capitolo scateni in voi la voglia di commenti!
Buona
lettura!
Nono capitolo: Decisioni eroiche
“Esmeralda!
Guarda Olaf” il pupazzo di neve fece di corsa gli ultimi passi e raggiunse la
vetta potendo osservare la città risplendere. “E’ fatta, non ci resta che
scendere e…” Anna corrugò la fronte e fece una smorfia.
“Cosa
c’è? Ti è venuta fame? Perché sai che io non ho bisogno di mangiare e non
riesco bene a capire se dopo due giorni ti andrebbe un bel tortino…” Anna si
mise a gesticolare per fermarlo.
“Non
parlare di cibo Olaf, altrimenti svengo!” La ragazza roteò gli occhi sentendo
il suo stomaco brontolare, erano due giorni che camminava ed era riuscita a
trovare solo qualche frutto di bosco. Poi ricordandosi la sua preoccupazione
indicò il grande porto della città. “Guarda, gli ivoriani ci aspettano…”
Elsa
era rinchiusa nella cabina del capitano da due giorni ormai, non appena avevano
raggiunto il porto era stato più prudente non mostrarsi. La nave ivoriana era
vicinissima e vari marinai la tenevano d’occhio. Anche Kristoff
era relegato sotto coperta ed era molto più insofferente di lei.
“Ci
sta mettendo troppo… dobbiamo andare a cercarla”
“Anna
se la cava benissimo e tu lo sai” Il ragazzo annuì ma allo stesso tempo si
preoccupò. Si Anna era un portento ma… era anche un adorabile disastro.
“Vado
a fare un giro” Disse il ragazzo e uscì dalla stanza. Elsa invece rimase seduta
composta al suo posto. Aveva passato una vita rinchiusa in camera non le
sembrava particolarmente difficile ora attendere con pazienza. Un leggero
bussare la fece voltare verso la porta.
“Buongiorno,
sono tornati a mani vuote anche questa mattina, ma noi non siamo stati più
fortunati.” I marinai ivoriani uscivano in gruppi per sorvegliare le entrate
nella città e per setacciare la foresta circostante. Loro li tenevano d’occhio
e tentavano di trovare Anna prima degli ivoriani. Elsa sospirò, tentava di
dimostrarsi forte con Kristoff perché non si
abbattesse ma era preoccupata. Se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe
mai perdonato.
“La
troveremo, ormai è una questioni di ore o al massimo di un giorno.” Tentò di
rassicurarla il capitano.
“Grazie
capitano…” Disse poi vedendo la ragazza indugiare la guardò interrogativa e la
donna si stropicciò le mani. “Cosa c’è?” Chiese subito apprensiva Elsa.
“Nulla
di grave… scusate, non volevo spaventarvi è solo che… mi chiedevo… ecco…” Elsa
la guardò perplessa, non ricordava di averla mai vista tanto agitata se non
quando aveva evitato di toccarle la mano. “Io devo dirvi una cosa importante,
il fatto è che…”
“E’
qui!” Kristoff entrò come un uragano nella stanza.
“Dove?”
Chiese Elsa alzandosi in piedi, il ragazzo le afferrò la mano e la tirò fuori
verso uno degli oblò che davano sulla spiaggia. “Guarda!” Era così agitato ed
eccitato che si dimenticò che una regina non veniva afferrata e tirata a quel
modo. Ma neppure Elsa vi badò. Sulla spiaggia, esattamente dal lato opposto
rispetto alla nave ivoriana Anna stava correndo a più non posso.
“Gli
ivoriani non possono vederla, non ancora.” Il capitano che li aveva seguiti
sorrise. “Bella idea entrare dal porto, nessuno lo sorveglia, non ci
aspettavamo che arrivasse da qui.”
“Andiamo
a prenderla!” Disse solo Elsa poi corse sul ponte. La scialuppa era già calata
e lei vi salì assieme a un agitatissimo Kristoff, al
capitano e a sei marinai che iniziarono a vogare con energia verso la spiaggia.
Elsa
era composta anche in quella situazione mentre Kristoff
era teso in avanti, talmente tanto che uno scossone avrebbe potuto gettarlo in
mare.
“Anna!”
Urlò e la ragazza che correva si voltò con sguardo stupito verso il mare. Solo
allora li vide.
“Kristoff! Elsa!” Urlò a sua volta nel vedere prima uno e
poi l’altro. Elsa non riuscì più a trattenersi, con agitazione si alzò in piedi
e raggiunse la prua della piccola scialuppa. Lì attese immobile, il suo
invidiabile senso dell’equilibrio che le permetteva una posizione impossibile
per chiunque altro.
“Maledizione”
La voce bassa e furiosa del capitano attirò gli sguardi di tutti. “Ci hanno
visti” Disse allora la donna indicando il porto da cui un gruppo di marinai
ivoriani stava arrivando correndo. Anche Anna li aveva visti e stava
saltellando chiedendosi chiaramente se gettarsi in acqua oppure no.
“Faremo
così” Il capitano prese il comando con sicurezza “Noi terremo a bada i marinai
ivoriani per il tempo sufficiente ad Anna di togliervi i bracciali, poi
toccherà a voi toglierci dai guai. Sono in superiorità numerica quindi non
dureremo a lungo.” Elsa annuì poi si voltò verso la donna e le prese la mano.
“Se
Anna non ci riuscisse arrendetevi. Io mi consegnerò e loro non vi faranno del
male, non gli importa di voi” La donna scosse la testa.
“Non
vi lascerò nelle loro mani” Elsa lesse intensità in quegli occhi nocciola e
sentì il calore della mano della ragazza che ancora teneva stretta.
“E’
un ordine capitano” Sorrise triste poi lasciò la sua mano e tornò a guardare
Anna. Con poche ultime vogate furono da lei. Elsa saltò dalla nave e corse
nelle sue braccia mentre Kristoff, il capitano e i
marinai estraevano le spade e si gettavano sugli ivoriani.
“Elsa!
Sei venuta a prendermi” Anna la stringeva forte contro di sé, tremava,
sopraffatta dalla tensione di tutti quei giorni.
“Sì,
sono venuta Anna.” Sentendo il clangore di spade Elsa si riscosse “Anna,
guarda” Alzò le maniche mostrando i bracciali “Sono magici, bloccano il mio
potere perché controllano il mio cuore. Devi liberarmi” Anna la guardava
confusa ma alle sue ultime parole cercò di sganciare i bracciali della sorella.
“Non
funziona!” Disse disperata mentre tirava inutilmente.
“Sei
il padrone del mio cuore…” Disse nel panico Elsa, “Liberami!” chiese con
disperazione. Vide uno dei suoi uomini cadere e si morse le labbra, non stava
funzionando.
“Elsa…
mi dispiace, mi dispiace…” Mormorava Anna mentre continuava inutilmente a
cercare di liberarla.
“Fermi!”
Urlò allora Elsa, le lacrime che le scendevano lungo le guance.
“Fermi”
Ripeté una voce forte e abituata al comando. Immediatamente gli ivoriani
retrocedettero, disimpegnandosi dagli avversari. Il capitano Sif si fece avanti con un largo sorriso sulle labbra.
“Allora,
allora… cosa abbiamo qui?” Anna stringeva le mani sui bracciali di Elsa ma
quando lo vide arrivare si frappose tra i due con coraggio. “Oh ma è un
incontro regale questo…” Elegante come sempre eseguì un perfetto inchino.
“Brutto…”
Kristoff saltò verso di lui ma si ritrovò con la
spada alla gola.
“Fai
una mossa e sei morto” Disse con voce minacciosa il capitano ivoriano.
“No!”
Urlò invece Anna, ma Elsa le prese la mano trattenendola.
“Fermo,
se farai del male a uno chiunque di queste persone mi toglierò la vita e non
avrete che un cadavere da far sposare al vostro califfo.” Solo allora tutti
videro cosa Elsa teneva in pugno, un pugnale sottile ma sufficiente ad
ucciderla se lei lo avesse voluto. Il capitano sgranò gli occhi.
“Non
lo fareste mai…” Ma era dubbioso e Elsa non cedette.
“Sì,
lo farò. Ora lasciate andare tutti, compresa mia sorella. Sono sempre stata io
quella che volevate, ebbene, prendetemi”
“No”
Protestarono sia Anna che il capitano Soy.
“Non
erano questi gli accordi” Rispose invece il capitano Sif
che però sembrava seriamente valutare l’offerta. Elsa si fece coraggio e cercò
di convincerlo.
“Volevate
un ostaggio perché io sposassi il vostro califfo, capisco, era un buon piano,
ma come vedete anche un buon piano ha le sue pecche. Ora dovete decidere se
uccidere tutti e rimanere a mani vuote o ascoltarmi e vincere comunque.” Fece
una pausa e continuò “Prendete me, avrete la sposa e il potere che desideravate
per il califfo. Il mio regno continuerà a sopravvivere, dopo tutto non vi è mai
interessato e io saprò che mia sorella è libera.”
“Potreste
essere meno collaborativa senza lei come ostaggio” Controbatté l’ivoriano.
“Avete
la mia parola, non tenterò di fuggire.”
“Farete
la brava ragazza?” Elsa sentì la bocca seccarsi mentre sentiva il giogo
scendere di nuovo sulla sua testa. Ma Anna era più importante, lo era sempre
stata.
“Sì”
“No!”
Protestò Anna, “Elsa, no, lasciami andare con loro vedrai che…”
“No
Anna” Le prese le mani sorridendo, “Sei la mia sorellina e ti proteggerò
sempre”
“Ma
non ho bisogno di essere protetta! Io ho bisogno di te!” Le lacrime scendeva
lungo il suo viso ma Elsa le raccolse e poi le baciò delicatamente il viso.
“Sei
la mia coraggiosa sorellina, guiderai il paese con forza e saggezza, sono
sicura che sarai una grande regina.”
“No
no no” Mormorava invece Anna ma era chiaro che sua sorella aveva preso una
decisione e Elsa sapeva essere irremovibile.
“Andrà
tutto bene” Le disse lei, la abbracciò ancora una volta, l’ultima volta e poi
si diresse verso il capitano Sif.
“Ho
la vostra parola d’onore? Saranno tutti liberi e vivi?”
“Sì,
se io ho la vostra che farete la brava”
“Ce
l’avete”
“Molto
bene” Si voltò verso i suoi mariani e fece un gesto secco, le spade furono
inguainate mentre quattro uomini attorniavano Elsa.
“Verrò
con voi” Tutti si voltarono a guardare stupiti verso la donna che aveva
parlato.
“E
voi chi sareste?” Chiese spazientito il capitano Sif.
“Non
ha importanza, verrò con voi, come sua guardia personale, non credo che sarà un
problema per voi, dico bene?” L’uomo la guardò dalla testa ai piedi poi si
strinse nelle spalle ed annuì.
“No,
capitano, cosa state facendo?” intervenne Elsa.
“Non
discuterò di questa decisione con voi” Disse la donna poi si voltò verso i suoi
marinai, dite al nostromo che è stato promosso, portate la principessa Anna e Kristoff ad Arendelle poi tornate
a casa.”
“Ma
capitano…”
“Come
ho detto non discuterò con nessuno la mia decisione”. Detto questo si infilò
tra i quattro uomini accanto a Elsa e si incamminò verso la nave ivoriana.
Non
appena furono a bordo le calarono in una stanza buia con solo una botola come
apertura e un oblò sigillato con assi. Elsa attese che la botola fosse chiuse
per scatenarsi contro il capitano.
“Perché?
Perché condannarvi ad una schiavitù certa? Siete consapevole che non potrò
garantire la vostra sicurezza qui? E neppure a Ivoria!”
Elsa scuoteva la testa preoccupata e tesa “Mi sono sacrificata per salvare mia
sorella ma anche tutti voi! Ora potranno farvi del male per obbligarmi ad
obbedire loro! Perché non mi avete dato ascolto?”
La
donna fece un passo avanti poi gemette e si piegò cadendo a terra. Elsa si
gettò accanto a lei.
“Cosa…?”
Alzò le mani umide e le trovò sporche di sangue “Sei ferita!” Mormorò
inorridita.
“Lo
avevo detto che non sono brava quanto voi a schivare…” Elsa vide subito lo
strappo nella camicia e lo allargò osservando la ferita nel fianco. Non
riusciva a capire quanto fosse estesa a causa del sangue. “Perché non lo avete
detto prima?” Chiese cercando di tamponare la ferita.
“Ero
troppo presa a fare l’eroe…” Ridacchiò lei ma era chiaro che soffriva.
“Aiuto!”
Urlò allora Elsa guardando in alto verso la botola, pochi istanti e si aprì.
“Aiuto, è ferita, vi prego aiutatela!”
“Non
dovevo lasciarla andare, non dovevo” Anna guardava la grande nave ivoriana
uscire dal porto con disperazione. Kristoff la teneva
tra le braccia cercando di dargli il conforto di cui la ragazza aveva disperatamente
bisogno.
“Non
avrei dovuto restare indietro…” Mormorò invece Olaf. Visto che era impossibile
non notarlo Anna gli aveva chiesto di aspettare nel bosco ma ora che li aveva
raggiunti ed era a bordo della nave era triste e agitato, umori estranei al suo
carattere. “Dovremmo andare a salvarla”. Disse e Anna lo guardò stupita.
“Hai
ragione!”
“Ma…
Anna… è impossibile…” Kristoff scuoteva la testa, era
disperato per come la situazione si era evoluta ma sapeva che un salvataggio
era impossibile.
“Nulla
è impossibile se lo si vuole veramente! Devo riprovare ad aprire quei
bracciali, sono sicura di poterla liberare!”
“Anna…”
“Kristoff, lo sai che non la abbandonerò mai!” Il ragazzo
scosse la testa e poi sorrise.
“Allora
cosa stiamo aspettando? Andiamo a salvare tua sorella”.
Capitolo 11 *** Decimo capitolo: Sentimenti svelati ***
Le
cose si fanno serie… come sempre spero che il capitolo vi piacerà e che
genererà in voi l’irrefrenabile necessità e voglia di lasciarmi un commento. ;-)
Buona
lettura!
Decimo capitolo: Sentimenti
svelati
Elsa
passò la notte a vegliare la sua compagna di prigionia. Gli ivoriani avevano
acconsentito a medicarla ed ora la donna dormiva grazie ad una pozione data dal
loro cerusico che aveva anche ricucito la ferita. Era un taglio non troppo
profondo ma insidioso e le era stato detto di sorvegliarla per controllare che
non sopraggiungesse la febbre indice di infezione. L’alba arrivò portando un
tenue chiarore nella cella ed Elsa poté osservare il volto addormentato della
giovane. Con la mano le sfiorò la fronte, non aveva febbre e di questo
ringraziava il cielo. La donna mormorò qualcosa nel sonno ed Elsa ritirò la
mano sperando di non averla svegliata.
Era
bella, se ne era già resa conto ma guardandola ora notò le sfumature rosse dei
suoi capelli, prima sempre nascosti dal tricorno, la sua pelle era abbronzata
dal mare ma ora nel pallore del sonno le appariva rosea, Elsa poi sapeva già
che i suo occhi potevano diventare dolci come il cioccolato oppure scuri e
tenebrosi. Non meritava la vita a cui lei stava andando incontro, era uno
spirito libero e Elsa voleva che lo restasse, doveva fare in modo che si
salvasse.
“Non
dovete preoccuparvi, riuscirò a fuggire, se vostra sorella ha trovato un modo allora
lo farò anche io” Quelle parole la sorpresero, era come se le avesse letto nei
pensieri. “Vi porterò via di qui” concluse però la ragazza.
“Non
sapevo foste sveglia” Le disse Elsa poi però aggiunse “Anche se trovaste un
modo, io non fuggirò, ho dato la mia parola”
“La
parola data ad un pirata non ha valore!”
“La
parola di una regina ha sempre valore, almeno del tipo di regina che io voglio
essere” Disse seria Elsa.
“Volete
dire che vi piegherete a qualsiasi destino si prepari per voi? Obbedirete come
uno schiavo?”
“Non
ho detto questo, potranno fare di me quello che vogliono ma non userò il mio
potere per fare del male” La donna scosse la testa.
“Hanno
modi… terribili per piegare una persona… ho sentito delle voci sui popoli del sud…
voci terrificanti”. Elsa si morse le
labbra.
“Per
questo volevo andare da sola… vi faranno del male per ottenere la mia
obbedienza…” Sorprendendo Elsa la donna sorrise.
“Ancora
una volta non pensate a voi stessa ma a me… qualcuno che conoscete appena e di
cui non sapete nulla”
“So
quanto basta, voi mi avete salvato la vita e mi avete permesso di salvare Anna”
“Già…”
il capitano girò la testa come se non fossero quelle le parole che voleva
sentirsi dire. Elsa cambiò discorso.
“Come
va la vostra ferita?”
“Meglio,
non brucia quasi più” Rispose lei “In men che non si dica sarò di nuovo sul
ponte…” Si interruppe “Beh, non tornerò mai sul ponte di una nave, ma è
un’espressione marinaresca per dire che starò presto benissimo”
“Tornerete
alla vostra nave, troverò un modo per far liberare almeno voi” La donna le
prese la mano con forza.
“Non
avete ancora capito? Io non vi lascerò andare fino a quando non vi saprò al
sicuro” Con una smorfia di dolore tornò a coricarsi mentre Elsa rimaneva in
silenzio ancora una volta colpita dalla forza dei suoi sentimenti.
“Non…
non mi conoscete neppure voi. Non sapete cosa ho fatto ad Anna”
“Tutti
sanno cosa avete fatto, è stato un incidente”
“No,
è stato puro egoismo! Ero così concentrata su me stessa che non ho pensato a
nessun altro e l’ho quasi uccisa!”
“E
passerete il resto della vita a rimproverarvelo?” I toni erano diventati accesi
e Elsa si alzò furiosa da terra.
“Sì!
Sarà una colpa che mi seguirà per sempre e passerò la vita a tentare di fare
ammenda!”
“Maledizione!
Non capite che siete già stata perdonata!” Quel discorso lo avevano già fatto
ma questa volta nessuna delle due poteva andarsene.
“E
voi non capite che croce può essere! Ho quasi ucciso l’unica persona al mondo
che mi ami!” Il capitano si alzò, ignorando il dolore spinse Elsa verso la
parete, le sue mani erano sui suoi fianchi, era chiaramente furiosa e la guardò
con gli occhi scuri e pieni di… Elsa rimase senza fiato nel leggere tutta
quella passione. Ora la donna era a qualche centimetro da lei e la guardava con
intensità. Le tolse il fiato e non pensò neppure all’idea di opporsi o di
spingerla via malgrado sentisse che sarebbe stato facile, la presa con cui la
stringeva era delicata ora. Le sue mani sfioravano soltanto i suoi fianchi.
Si
fissarono per un tempo che sembrò infinito poi il capitano RahelSoy la baciò. Elsa chiuse gli occhi persa nella
dolcezza di quel tenero e dolce bacio. Quando li riaprì la donna la guardava
confusa, come se neanche lei capisse dove avesse trovato il coraggio per un
simile gesto. Poi Elsa vide una certa sicurezza farsi di nuovo strada nei suoi
occhi.
“Io
vi amo” Disse la donna. Le parole rimasero sospese nell’aria, facendo evaporare
ogni pensiero nella testa di Elsa. “Vi ho amato non appena vi ho vista danzare
sul ponte della nave. Tutti guardavano in alto ma io… io non riuscivo a
distogliere gli occhi da voi.” Anche nella tenue luce della stanza era visibile
l’emozione nel suo sguardo. “Quando vi ho trovato nella mia cabina non ho
voluto crederci ma poi potervi stare accanto mi ha permesso di capire quanto
siate realmente meravigliosa. La vostra forza, la vostra intelligenza, il
vostro amore per la principessa Anna e ora questo, il vostro sacrificio. Come
si può non amare una persona così speciale?” Abbassò lo sguardo “So che siete
legata a Kristoff, e non vi chiedo nulla. Vi chiedo
perdono per questo bacio...” Malgrado le sue parole non si mosse tenendola
sempre stretta. “Per rispondere alla domanda che mi avete fatto ieri, non ho
potuto permettervi di andarvene da sola, perché vi amo” Concluse con un filo di
voce.
“Kristoff?” La donna fece una smorfia.
“Non
so come possa definirsi un uomo che lascia a quel modo la sua amata ma…”
“Kristoff ama Anna!” Dovette intervenire Elsa. “Lui ne è
innamorato da quando si sono conosciuti, io non potrei mai… voglio dire è un
bravo ragazzo ma…”
“Anna?”
Chiese la donna stupita, come se facesse fatica ad accettare quel semplice
concetto.
“Sì,
Anna” Il capitano la guardò ed arrossì.
“Quindi…
voi siete…”
“Libera”
Elsa arrossì a sua volta. Il silenzio si protrasse ed Elsa poté vedere molte
emozioni passare nello sguardo della donna. Il suo cuore era confuso e agitato.
Quella dichiarazione d’amore l’aveva sorpresa eppure quel bacio era stato
qualcosa di magico. Alzò gli occhi e incontrò di nuovo quelli di Rahel.
“Siete
bellissima…” Mormorò la donna poi le si avvicinò di nuovo, questa volta con più
indecisione, come se temesse di essere respinta. Elsa guardò in quegli occhi
scuri e dolci e sentì il cuore battere veloce nel suo petto, senza attendere
che la donna annullasse lo spazio tra di loro corse ad incontrare le sue labbra
assaporando di nuovo quella magica unione. La testa di Elsa era vuota mentre il
cuore era traboccante di emozioni nuove e meravigliose. Rahel
strinse con più forza i fianchi della ragazza mentre la passione la sommergeva,
con audacia accarezzò le labbra della giovane con la lingua sentendola fremere
tra le sue braccia. Elsa si spinse contro di lei e lei gemette dal dolore
facendo un passo indietro.
“Oh…
mi dispiace… io… scusa…” Elsa era violacea, imbarazzata fino alla punta dei
piedi.
“No,
no…” Rahel la attirò verso di sé e le baciò
delicatamente il naso. “Non ti scusare mai per questo” Elsa arrossì ancora di
più anche se sembrava impossibile. “Sei la donna più meravigliosa che io abbia
mai incontrato” La attirò a sé ma Elsa si irrigidì.
“Non
voglio farti del male e poi…”
“Non
pensare, ascolta il tuo cuore” Le mormorò allora lei attirandola verso di sé.
Elsa si lasciò avvolgere dalle sue braccia e con un brivido sentì la ragazza
lasciarle del dolci baci sull’orecchia e lungo lo zigomo. Poi si guardarono di
nuovo negli occhi.
“Io…”
Il capitano le depose delicatamente un dito sulle labbra poi le si avvicinò per
baciarla ancora. Elsa non poté resistere e in un attimo si perse nei suoi baci.
“Elsa”
La chiamò dolcemente una voce. Per la prima volta non desiderò svegliarsi
invece cercò il calore del corpo che le stava steso accanto, un corpo morbido e
confortante…
“Cosa…?”
Elsa aprì gli occhi stupita. Poi vide il dolce sorriso della donna che gli
stava accanto e arrossì. “Mi sono addormentata?”
“Temo
di sì…” Elsa arrossì e Rahel ridacchiò. “Scommetto
che non hai dormito tutta la notte” Era vero ma Elsa si sentiva comunque in
colpa, stavano passando un momento meraviglioso e lei si era addormentata.
“Significa che ti senti al sicuro con me e rilassata. Ne sono felice”
“Non
sei arrabbiata?” La donna rise.
“Stai
scherzando? E’ il momento più felice di tutta la mia vita…” Si interruppe e
fece una smorfia “Anche se preferirei non fossimo prigioniere in un vascello
diretto verso un paese conosciuto per la schiavitù e la brutalità…” Elsa fece
una smorfia e Rahel si abbassò per baciarle il naso
“Non ti preoccupare, troveremo un modo per fuggire” La baciò ancora questa
volta sulle labbra “E senza disattendere alla parola data” Continuò il capitano
baciandola di nuovo. Elsa sorrise, non importava dove fossero o dove stessero
andando, non aveva mai provato niente di così forte.
Passarono
i giorni e poi le settimane, Elsa passava da momenti di grande felicità tra le
braccia di Rahel a momenti di timore e paure quando
la ragazza dormiva e a lei non rimaneva che la realtà della sua situazione.
Ogni giorno le avvicinava a Ivoria e al suo destino.
Aveva già deciso che avrebbe salvato Rahel, non
glielo aveva detto, ma sapeva già cosa avrebbe fatto. L’idea di separarsi da
lei, anche se per salvarla, però le spezzava il cuore. Ora che aveva provato un
sentimento simile non riusciva ad accettare di doverlo perdere per sempre.
“Quelle
sono le Isole del Sud” Annunciò loro il nuovo capitano della nave. Anna guardò
con una smorfia la costa che si distendeva davanti a lei.
“Allora
le eviteremo”
“Ma
principessa, abbiamo bisogno di rifornirci. E le Isole del Sud sono le ultime
terre prima delle tre settimane di navigazione nell’oceano che ci porteranno a Ivoria.” Anna storse il naso.
“Non
sono tutti cattivi come Hans lì, ti ricordi? I suoi fratelli ci hanno scritto
chiedendoci scusa” le disse Olaf conciliante.
“Non
mi fido di quella famiglia e non mi fido del loro popolo” Asserì però Anna.
Hans non era stato solo perfido, aveva tentato di uccidere lei ed Elsa.
“Però
il capitano ha ragione, dobbiamo rifornirci” Le ricordò Kristoff.
“E va
bene! Ma faremo in fretta e io non poserò i piedi su quella terra!”
In
realtà non avevano nessuna fretta anzi, stavano avanzando a velocità ridotta
proprio per non raggiungere la nave ivoriana. La stavano inseguendo ma era
impossibile pensare di abbordarla quindi avrebbero atteso che attraccasse a Ivoria e poi avrebbero salvato Elsa. Portandola via e
fuggendo a vele spiegate.
Il
rifornimento fu come Anna aveva richiesto, rapido e senza perdite di tempo.
Quando furono di nuovo lontani però Olaf le mostrò un manifesto.
“Guarda
Anna, la famiglia reale, sono così carini” Anna lanciò uno sguardo ed osservò
quel gruppo di persone, Hans non aveva mentito, aveva davvero molti fratelli.
“Hans non c’è. Però non aveva mai parlato di aver…” Kristoff
si era allungato per dare un’occhiata al manifesto, impallidì e interruppe il
pupazzo di neve strappandogli il foglio dalle mani.
“Fammi
vedere!” Esclamò Kristoff soltanto, sorprendendo
tutti e due.
“Cosa
c’è Kristoff?” Chiese allora Anna, guardando preoccupata
il suo ragazzo.
“Cosa
abbiamo fatto…” la ragazza lo guardò ancora più stupita.
“Di
cosa stai parlando?”
“Guarda
tu stessa. Ora capisco molte cose”
“Regina
Elsa, siete pallida” Il capitano Sif la guardava
soddisfatto e quando lei non rispose sorrise e continuò “Vi ho fatto uscire per
mostrarvi le terre del nostro signore. Guardate” Elsa si sentì stringere il
cuore, avrebbero dovuto arrivare tra settimane… “Non siete contenta?” Allo
sguardo glaciale che lei gli lanciò l’uomo scoppiò a ridere e poi ordinò ai
marinai di prepararsi a gettare l’ancora. Elsa guardò con disperazione quelle terre
spoglie e sabbiose. Il porto, non poteva definirsi altro che una piccola baia.
Non c’erano altre navi e un piccolo castello mezzo diroccato era l’unico
edificio visibile. Rahel era lì accanto a lei e Elsa
fu tentata di prenderle la mano ma non lo fece, mostrare che teneva a lei
sarebbe stata una mossa sbagliata.
“Quando
scenderemo a terra?” Chiese orgogliosa della sua voce fredda e calma.
“Impaziente
di raggiungere il vostro sposo?” Chiese l’uomo con un sorriso ironico.
“No,
ma sono stufa della puzza della vostra nave.” Il sorriso scomparì dalle labbra
dell’uomo che la guardò con ira ma non replicò invece le indicò con gesto
elegante la scialuppa.
“Scenderemo
adesso”.
Elsa
sentì il cuore stringersi ma con passo sicuro si diresse verso la barca. Rahel la seguì. Pochi minuti prima si erano baciate
probabilmente per l’ultima volta, ma questo la ragazza non lo sapeva. Anche se
era solo una presenza accanto a lei la rassicurava e le dava forza, sarebbe
stata forte per lei.
Il
capitano Sif salì insieme a loro e assieme a una
decina di marinai si diressero verso la terra.
Mentre
si avvicinavano Elsa aggrottò la fronte. Sulla spiaggia una figura si faceva
sempre più chiara e un sospetto sempre più forte si fece spazio in lei.
“No…”
Mormorò però, prima di lei, Rahel “Non è possibile…”
“Piacere
di rivederla cara regina Elsa” Sorrise poi guardò le persone alle sue spalle e
si accigliò.
“Cosa…”
“Come
avete osato ordire un simile piano?” Rahel stava per
gettarsi su di lui quando due marinai la afferrarono.
“Come
ho osato?” L’uomo ridacchiò.
“Capitano,
come mai mi avete portato la regina Elsa e non la mia dolce principessa Anna?”
“E’
una lunga storia signore. Ma spero che non siate deluso…”
“No,
dopo tutto questo era il primo premio giusto?” Sorrise e indicò il piccolo
castello. “Benvenuta a casa mia”
“Voi non
siete il califfo” Disse Elsa e questa volta anche Sif
ridacchiò.
“Il
califfo era solo un’invenzione, questo è un piano del mio signore”
“Presto
potrò farmi chiamare califfo, sultano o imperatore se mi andrà. Quando avrò il
vostro potere”
“Non
lo avrete mai!”
“Oh
suvvia, non siate scontrosa, vedrete che andremo d’accordo”. Hans sorrise, era
diverso, i capelli erano lunghi e raccolti in una coda, mentre, invece delle
curate basette, ora aveva una barba. Dava l’impressione di essere
fiammeggiante. Gli abiti poi erano della stessa foggia dei marinai ivoriani. Un
pensiero la sorprese.
“Ivoria non esiste” Hans che stava camminando accanto a lei
per raggiungere il castello scosse la testa.
“Ovviamente
no”
“Ma
abbiamo trovato la rotta a Esmeralda…”
“Quella?
Porterà qualsiasi inseguitore a settimane di viaggio da qui” Il capitano Sif intervenne.
“Quella
che il vostro ragazzone biondo ha trovato era solo un’invenzione messa lì da un
mio uomo” Elsa sentì il cuore stringersi. Una piccola parte di lei sperava che
Anna non le obbedisse, dopo tutto non lo faceva mai, e la venisse a cercare. Ma
adesso quella speranza spariva. Si voltò a guardare Rahel,
la ragazza era silenziosa da quando aveva visto Hans, come se si fosse spenta.
Forse anche lei aveva perso le speranze.
Il
castello non era in così in rovina, quando entrarono le stanze erano ordinate e
pulite.
“Benvenute
nel mio regno!”
“Dimmi,
come sei uscito di prigione? I tuoi fratelli mi hanno mentito?” Hans guardò
Elsa di traverso poi passò lo sguardo su Rahel e
infine rispose.
“Sono
scappato è ovvio.” Sorrise poi aggiunse “E visto che non c’era molto da fare in
prigione, mi sono fatto degli amici che poi si sono rivelati degli ottimi
alleati” Con un cenno indicò il grande pirata che ammiccò contento.
“E
cosa ci guadagni tu?”
“Sarà
ricco” Rispose Hans per il capitano “L’uomo più ricco del paese ora che è
riuscito a portarmi te nulla potrà fermarmi.”
“Non
farò nulla per te, nulla!” Affermò con forza Elsa ma lui le afferrò il braccio
tirando la manica e strappandola mostrando il bracciale.
“Non
farle del male!” Rahel fece un passo avanti ma una
spada alla gola la fermò. Hans non la guardò neppure, i suoi occhi d’acciaio
erano fissi in quelli di Elsa.
“Li
vedi questi? Sai cosa fanno al tuo potere, ora vedrai cosa io posso fare
attraverso di essi” La lasciò andare e raggiunse un armadio della stanza da cui
estrasse uno scrigno che aprì mostrando una gemma blu. Quando la sfiorò sorrise
mentre Elsa urlava di dolore. Sentì Rahel urlare ma
non riuscì a fare altro che cadere a terra perdendo i sensi.
Quando
rinvenne il dolore non c’era più. Rahel le
accarezzava dolcemente i capelli guardandola con una grande sofferenza negli
occhi.
“Ti
prego, ti prego, fai quello che ti chiede, non la smetterà, ti farà soffrire…
ti ucciderà…”
“Rahel… non posso…” Il dolore la invase di nuovo e lei capì
che Hans doveva essere abbastanza vicino da sentirle. Urlò e urlò ancora, il
dolore questa volte era meno intenso, segno che il ragazzo non voleva che
svenisse, stava imparando.
Alla
fine era svenuta di nuovo.
“Elsa…”
La chiamò una voce, aprì gli occhi con il terrore che il dolore tornasse ma non
fu così. “Non c’è più, è andato via…” Nella voce di Rahel
Elsa capì che sarebbe tornato ancora e ancora fino a quando lei non avrebbe
ceduto.
“Ti
ha fatto del male?” Chiese e la ragazza scosse la testa. Elsa vedeva i suoi
occhi pieni di un dolore superiore a quello fisico.
“Perché
non lo accontenti?”
“Perché
farà solo del male, è un uomo malvagio e io non voglio che mi usi per
distruggere”
“Dagli
qualcosa, anche solo una piccola cosa…”
“No”
Elsa si alzò dal letto, era strano che non fosse indolenzita. Quando il dolore
smetteva allora smetteva del tutto. Guardò i bracciali con odio poi notando la
manica strappata sentì la rabbia crescere in lei. “Non mi avrà mai. Piuttosto
morirò” Rahel scuoteva la testa, disperata.
“Elsa…
io…”
“Rahel” La interruppe lei poi la guardò con un triste
sorriso sulle labbra. “Ti amo” Le mormorò poi, era la prima volta che lo
diceva, anche in quelle settimane passate sole sulla nave non aveva mai
pronunciato quelle parole che invece la ragazza aveva detto così spesso. “Ti
amo” Mormorò ancora poi la prese tra le braccia e la baciò. Il loro bacio
divenne presto accenso e Elsa la attirò contro di sé con forza. “Amami…”
Mormorò alle sue orecchie e la sentì irrigidirsi “Rahel…”
Mormorò piano e poi ancora: “Amami” Questa volta lo disse con più forza poi
catturò le sue labbra. La passione la accese e con foga aprì la giubba della
ragazza poi la camicia. Le si mozzo il fiato quando passò le mani sul suo seno
e la sentì gemere. A quel punto Rahel non resistette
più. La baciò con foga e passione mentre le sue mani correvano a sciogliere
quel vestito ormai diventato di troppo. Elsa sentì la sua pelle infiammarsi
sotto le dita della ragazza che accarezzava per la prima volta la sua pelle
nuda. Presto furono nude, avvinghiate con disperazione una all’altra nel
desiderio di fondersi, i loro corpi tesi dal desiderio e dalla passione. Rahel passò le labbra lungo il suo collo e la morse con
dolcezza facendola gemere ancora poi senza fermarsi le morse la spalla fino a
scendere al seno che baciò e accarezzò. Le sue mani scesero ai fianchi e Elsa
sentì che questa volta era il fuoco a possederla. Con desiderio vide la ragazza
baciarle il ventre poi la attirò di nuovo alle sue labbra. Ma Rahel non si fermò le sue mani scesero tra le sue cosce poi
la accarezzarono facendola gemere e tendere nell’aspettativa. Infine la sentì
scivolare delicatamente in lei. Elsa la strinse contro di sé mordendole la
spalla mentre la ragazza si muoveva prima piano poi sempre più velocemente, in
pochi istanti il piacere crebbe fino a quando lei non poté più contenerlo ed
esplose in lei come una tempesta. Ansimò stringendo forte Rahel
a se, aggrappandosi come se fosse l’unico scoglio in quel mare di piacere.
Quando
riprese a respirare normalmente Rahel si separò
delicatamente da lei poi le si stese accanto. Teneva la testa bassa, gli occhi
la fuggivano come se si vergognasse. Elsa sentì il cuore accelerare e si chiese
se aveva fatto qualcosa di male. Non si era aspettata quella reazione.
“Io…
ho fatto qualcosa di sbagliato…” Chiese con un filo di voce cercando di coprire
il suo corpo nudo.
“No!”
Rahel alzò la testa per guardarla, “No, tu sei
meravigliosa e io desiderava talmente poter… ma…” Si interruppe e scosse la
testa “Non ti merito, non merito neppure una minuscola parte di te e tu ti sei
donate tutta…” Elsa le prese il volto tra le mani.
“Cosa
stai dicendo? Sei una ragazza meravigliosa e io… io ti amo!” Ripeté sentendo
che quella consapevolezza la rendeva felice.
“Non
capisci, non puoi capire” Rahel scosse la testa senza
guardarla.
“No,
tu non capisci. Io morirò qui e quello che mi hai dato mi darà la forza di
resistere, il tuo amore sarà la mia forza contro Hans, potrà distruggermi dal
dolore ma non avrà mai la mia anima”. Elsa sorrise e poi la attirò a sé
“Baciami” Le chiese e poi senza aspettare catturò le sue labbra in un dolce
bacio.
“Non
riesco a crederci” Kristoff guardava la piccola baia
con la bocca aperta. “Questo è tutto?”
“Hans
è stato bravo, se avessimo saputo che c’era lui dietro a tutto questo avremmo
capito che non poteva disporre di grandi mezzi e quindi Elsa avrebbe inviato la
nostra flotta, invece fingendosi un califfo di un ricco paese ci ha intimorito
sufficientemente per farci agire da soli. E poi… mandare Rahel
è stato una mossa da genio. Ci ha avuto in pugno fin da subito” Anna si
stropicciò le mani “Spero solo che abbiamo capito in tempo… Elsa è nelle sue
mani da troppo…”
“Sì,
ma ora noi siamo in vantaggio” Indicò la flotta alle loro spalle, invisibile
dal castello, e Anna annuì. Quando avevano scoperto che il servizievole
capitano RahelSoy altri
non era che la penultima figlia dei sovrani delle Isole del Sud erano sbarcati
e avevano raggiunto il palazzo. Anna era furiosa e aveva preteso spiegazioni
esaurienti. Spiegazioni che erano arrivate. Rahel era
la più legata ad Hans, erano i più vicini d’età e quando lui era tornato con
l’accusa di aver tentato di uccidere la sovrana di Arendelle
e sua sorella lei non vi aveva creduto.
Così lo aveva liberato. I sovrani già troppo provati dalla perdita di un figlio
così malvagio avevano punito la loro figlia con l’esilio ma le avevano donato
sufficiente denaro per un’impresa propria. La ragazza, avevano poi saputo,
aveva investito tutto in una nave.
Il
loro rammarico era sincero e per questo avevano inviato la flotta a liberare la
regina di Arendelle e a catturare i loro figli perché
ricevessero la giusta condanna.
“Gli
uomini del principe Hans non sono molti, con la nostra maggiore forza non
faremo fatica a sopraffarli” Annunciò l’ammiraglio della flotta delle Isole del
Sud.
“Sì,
ma dobbiamo agire velocemente e di sorpresa, non voglio che abbia il tempo di
far del male a Elsa.”
“Certo
principessa attaccheremo non appena farà buio” L’uomo inchinò la testa e poi si
allontanò per dare gli ordini.
Anna
e Kristoff tornarono all’accampamento di terra in cui
era sbarcati, lontani dal castello e fuori dalla sua vista. Non era stato
difficile trovarlo, ora che sapevano chi cercare non avevano avuto problemi a
scoprire dove fosse la base del contrabbandiere SifRegan.
“Elsa
starà bene?” Chiese loro Olaf, il caldo deserto non sembrava disturbare la sua
nuvola che spandeva sempre i suoi delicati fiocchi.
“Lo
speriamo tutti…” Rispose Anna guardando il sole calare troppo lentamente.
Capitolo 13 *** Dodicesimo capitolo: Una notte di ghiaccio ***
Buona
lettura!
Dodicesimo capitolo: Una notte di
ghiaccio
Elsa
si svegliò e si voltò nel letto che era vuoto. Si alzò a sedere con un senso di
paura che si accentuò quando notò la stanza deserta. Infilò rapidamente una
camicia da notte e una veste da camera poi si avvicinò alla porta. Era sempre
stata chiusa ma l’assenza di Rahel la spinse a
tentare. La porta si aprì sotto la sua mano e lei rimase immobile dallo
stupore. Prese un profondo respiro e guardò fuori. La notte era scesa e solo
alcune fiaccole illuminava il corridoio. Delle voci però la raggiunsero e lei
tese l’orecchio. Uscì dalla stanza con passo felpato e si avvicinò alle voci.
Man mano che si avvicinava riconobbe quella di Hans. Si strinse le braccia
attorno al corpo in un inutile gesto di protezione, il dolore aveva abbandonato
il suo corpo per il momento ma non la sua mente, il ricordo era indelebilmente
fresco.
Con
un senso di paura riconobbe anche la seconda voce, era Rahel.
Tese ancora di più le orecchie e si gelò sul posto.
“Tu
fai la tua parte, falla ragionare, non ti lascio passare tutto quel tempo con
lei solo per farla divertire”
“Ci
sto provando! Ma è testarda!”
“Allora
impegnati di più”
La
porta si aprì e Rahel entrò nel corridoio trovandola
lì ferma a guardarla con gli occhi sgranati. La donna aprì la bocca per parlare
ma non ne uscì parola.
“Era
tutto falso?” Chiese Elsa mentre un freddo gelido si impadroniva di lei.
“No…
aspetta… Elsa…” La regina non la lasciò parlare invece le si scagliò contro
facendola cadere e gettandosi a capofitto oltre il corridoio. Corse senza
pensare, trovò delle scale ed iniziò a salirle.
“Andiamo,
chiunque veda la regina Elsa dica di essere con me” Anna guardò gli uomini
attorno a se poi aggiunse: “E tenetela al sicuro”. Poi con la armi in pugno
scesero silenziosamente il crinale verso il castello.
Elsa
corse, sentiva dei passi dietro di lei ma non le importava. Salì ancora una
rampa e raggiunse una porta, la spalancò e si trovò sulla cima della torre.
Raggiunse il parapetto e guardò in basso. Non c’era più niente in quel mondo
per cui meritasse soffrire.
“Anna!”
Disse una voce affannata alle sue spalle. Si voltò e si trovò davanti Rahel “Vivi per Anna”
Elsa
scosse la testa non voleva ascoltarla, era una bugiarda. “Elsa, ti prego! Io
non ti ho mentito su quello che provo”
“Taci!
Tutto era falso! Eri d’accordo con lui fin dal principio!”
“No”
“Smettila
di mentire!” Sentiva l’aria calda del deserto accarezzarle la nuca. Doveva solo
saltare e tutto sarebbe finito.
“Non
sto mentendo. Hans è mio fratello” Elsa alzò lo sguardo guardandola e, vedendo
dolore e sincerità in quegli occhi, scosse la testa. Era una brava bugiarda
ecco tutto. “Io non ho creduto ad una parola delle vostre accuse di un anno fa,
io l’ho aiutato a fuggire dalla prigione in cui i nostri genitori lo avevano
rinchiuso e sono stata esiliata. Ho preso il comando di una nave e mi sono
messa a girare il mondo, ovunque tranne Arendelle ma
una tempesta ci ha costretto ad andarci e… ti ho visto… io mi sono innamorata,
è stato più forte di me e poi ti ho conosciuta ho ascoltato la tua versione e
ho capito che mio fratello era il mostro di cui i miei fratelli parlavano. Non
ero in combutta con lui non sapevo che era lui il califfo. Io lo giuro…”
“Non
ti credo”
“Lo
giuro!” Urlò Rahel con rabbia e forza “L’ho implorato
di non farti del male, l’ho supplicato e lui mi ha detto che dovevo farti
cedere se no avrebbe continuato. E’ un mostro e io sapevo che ti avrebbe ucciso
piuttosto che cedere… io non volevo, non volevo…” Piangeva e Elsa scosse la
testa, le sue parole sembravano così sincere… “Ho cercato di dirtelo così tante
volte…” Ora la ragazza piangeva. Elsa si voltò non voleva guardarla. Fu una
mossa falsa, il parapetto cedette e lei cadde.
“Abbiamo
sopraffatto le difese, non si aspettavano un attacco”
“Mia
sorella? Hans?” Anna era nella stanza principale del castello con Kristoff al fianco.
“Non
li abbiamo ancora trovati, ma stiamo cercando dappertutto”. Anna annuì poi Olaf
comparve con in mano un abito.
“E’
di Elsa, lo riconosco” Disse il pupazzo e Anna lo afferrò notando subito lo
strappo sul polso.
“Dove
lo hai trovato?”
“In
una stanza, vieni” Olaf si mise a correre e Anna insieme a Kristoff
lo seguirono.
La
stanza era vuota Anna si guardò attorno poi uscì fissando il corridoio, degli
uomini passarono da un lato cercando Hans e sua sorella allora lei andò
dall’altro, trovò delle scale e iniziò a salire.
Una
mano forte la afferrò.
“Non
ti lascio andare” Rahel tremava dallo sforzo ma con
un ultimo gesto riuscì a sollevarla e a riportarla al sicuro. Poi cercò di
toccarla ma Elsa si ritrasse.
“Non
mi toccare!” Rahel aprì la bocca ma poi vide la testa
di Elsa rovesciarsi nel dolore. Hans era arrivato.
“Cosa
succede qui? La mia preziosa regina fa i capricci?” Elsa sentì il dolore
spegnersi e si voltò a guardarlo con odio. Il ragazzo sorrise e poi strinse nel
pugno il cristallo. Il dolore la fece urlare.
Un
urlo riempì l’aria.
“Elsa!”
Anna sgranò gli occhi e si mise a correre.
“No!”
Rahel si gettò sul fratello facendolo cadere a terra,
il cristallo rotolò lontano dalla sua presa ma il giovane non si lasciò fare
invece la colpì con violenza sbattendola verso il parapetto crollato.
“Se
non fossi mia sorella ti avrei già ucciso!” Ruggì il ragazzo furioso. Poi si
mise a cercare il cristallo.
“Hans”
Elsa alzò gli occhi e vide sua sorella Anna, il ragazzo fece lo stesso ma ricevette
un pugno in pieno volto. Poi Kristoff lo afferrò
mentre Anna correva da lei.
In
quel momento il vecchio ballatoio cedette e Elsa guardò Rahel
cadere verso il vuoto.
Si
slanciò e riuscì ad afferrare la sua mano.
“Elsa!”
Anna la guardava incapace di raggiungerla a causa della profonda crepa tra lei
e la ragazza.
“Lasciami
andare” Mormorò Rahel e Elsa scosse la testa
“Moriremo tutte due se non mi lasci andare”
“No,
non ti lascio”
“Perché?”
Elsa la guardò, il suo braccio tremava dallo sforzo di trattenere la giovane,
sentiva Anna dietro di lei urlarle di portare una fune ma era come se fosse
lontana, l’unica cosa importante in quel momento era appesa al suo braccio.
“Perché
ti amo” Mormorò la voce rotta dal dolore. Rahel
sorrise poi alzò la mano verso i bottoni della giubba.
“Ti
amo Elsa. Per questo ti lascio andare” Poi con uno strappo aprì la giubba. Il
suo corpo scivolò e Elsa si ritrovò a trattenere solo una giubba vuota.
“No!”
Urlò.
Anna
vide sua sorella gettarsi in avanti per afferrare Rahel
e solo il profondo squarcio nel ballatoiole impedì di correre a salvarla. Urlò che le portassero una corda ma
nello stesso tempo non distolse gli occhi dal corpo di Elsa. Se solo il suo
potere fosse stato lì!
Mentre
Rahel cadeva sentì il suo potere ruggire e lo lanciò
verso di lei. E il ghiaccio eruttò da lei con forza e prepotenza ghiacciando
tutto attorno a lei. I bracciali caddero ma lei non se ne accorse neppure.
Aveva gli occhi chiusi e lo dirigeva. Come un’onda afferrò la ragazza e la
riportò da lei.
Anna
sgranò gli occhi mentre il ghiaccio esplodeva attorno ad Elsa. Sorrise di gioia
e si precipitò da lei, ormai il ballatoio era un solido blocco di ghiaccio.
“Tu…
mi hai salvato…” Rahel era tra le braccia di Elsa e
la guardava con stupore.
“Elsa!”
Anna arrivò come il vento e afferrò sua sorella per poi stringerla tra le
braccia. La ragazza le sorrise.
“E’
tornato! Elsa, coma hai fatto?” Le chiese Anna ma poi riconobbe la donna con
loro sul ballatoio. “Tu! Stai lontana da mia sorella hai capito? Se tu fossi un
uomo ti avrei già dato un pugno…”
“Anna
no…” Anna guardò Elsa.
“Mi
dispiace dirtelo io ma questa qua è la sorella di Hans e ci ha ingannati fin
dall’inizio”
“Anna,
lo so, va tutto bene, non ci ha ingannati” La ragazza sgranò gli occhi e
spalancò la bocca.
“Cosa?”
“Davvero?
Allora meriti un caldo abbraccio!” Olaf era appena arrivato con una corda ma
ora la depose per fare esattamente quello che aveva detto e cioè abbracciare Rahel. “Mi sei sempre piaciuta, eri la più carina sulla
foto” Ed estrasse dal ventre di neve la foto di famiglia dei regnanti delle
Isole del Sud.
“Allora…
ehm…” Anna la guardò con imbarazzo “Scusami…”.
“Non
ce n’è bisogno, posso capire i vostri sospetti… dopo tutto ho fatto davvero
fuggire Hans, qualcosa che non farò di nuovo”
“Tanto
fuggirò lo stesso con o senza il tuo aiuto!” Hans strattonò la presa di Kristoff ma non riuscì a sfuggirli.
“E’
vero” Elsa lasciò cadere la veste da camera e con un gesto si ammantò di
ghiaccio. Il colore era violaceo e Anna sgranò gli occhi.
“Elsa…”
Mormorò ma la regina le sorrise e il colore cambiò in bianco e azzurro.
“Mi
piacerebbe ucciderti, per tutto quello che mi hai fatto però non sarebbe
giusto, meriti di avere una possibilità.” Hans sembrava sgonfio ora che vedeva
Elsa in tutta la sua forza.
L’ammiraglio
arrivò in quel momento.
“Un
gruppo di pirati ci sta sfuggendo! Stanno per raggiungere la loro nave, con
loro c’è il capitano Sif” Indicò la nave nella
piccola baia e Elsa sorrise. Poi la bufera la avvolse e la sollevò portandola
con grazia e velocità fin sulla spiaggia. Poco lontano era ben visibile la
barca che i marinai spingevano verso la grande nave. Elsa lanciò il suo potere
mentre camminava lentamente verso la barca. L’acqua ghiacciò in pochi istanti
bloccando i vogatori che scesero spaventati impugnando le armi.
“Sarete
potente ma non potete fermare le frecce!” Urlò il capitano Sif
scagliando una freccia con la sua balestra. Elsa sorrise mentre uno spesso
scudo di ghiaccio bloccava la freccia a mezzaria. Non era più una ragazza
impaurita, aveva imparato molto sul suo potere in quei mesi in cui era stata
libera di sperimentare.
Anche
da lontano vide l’uomo impallidire.
“Prendetela!”
Ordinò ai suoi uomini ma lei li fece cadere in acqua sciogliendo rapidamente il
ghiaccio sotto i loro piedi.
“Rimanete
solo voi, capitano Sif” Disse all’uomo poi lo avvolse
nella bufera e lo racchiuse nel ghiaccio. “Come si sta in prigione?” Chiese
mentre lo riportava a riva.
“Vi
prego…” Mugugnò l’uomo.
“Non
siete stato troppo malvagio… sono sicura che per voi la prigione basterà, Hans
invece… ho un idea precisa per lui.” Sulla spiaggia tutti la stavano
aspettando. Molti la guardavano con timore reverenziale ma non Anna che le
corse incontro sorridendole.
“Adoro
quando voli!” Le disse raggiante facendola sorridere.
L’ammiraglio
prese in consegna il prigioniero.
“Il
castello è sicuro” annunciò soddisfatto.
“Voglio
andarmene al più presto” Dichiarò Elsa e Anna annuì.
“La
nave di Rahel insieme a tutta la flotta delle Isole
del Sud ci aspetta dietro quel promontorio.”
“Molto
bene, allora andiamo”. L’ordine della regina fu eseguito in un istante e tutti
si diressero verso il punto di approdo delle scialuppe della flotta.
“Anna”
Erano su una delle scialuppe e un gruppo di marinai stavano vogando verso la
nave di Rahel.
“Sì?”
Chiese la ragazza guardando la sorella con un sorriso.
“Grazie”
“Sai
che ci sarò sempre per te” Le rispose Anna poi aggiunse “Come tu ci sarai
sempre per me” Le prese le mani e sorrise ancora “Siamo sorelle”.
Rahel le guardò ma non disse nulla,
Elsa le appariva di nuovo come l’inarrivabile regina che aveva visto danzare
sul ponte della nave usando il suo immenso potere. Le sembravano un sogno tutti
quei momenti passati a tenerla tra la braccia. Temeva che malgrado la ragazza
l’avesse salvata non potesse più amarla, non nello stesso modo sincero di
prima. Quando giunsero sulla nave i suoi marinai la accolsero con gioia e risa,
la festa ebbe inizio e lei non poté parlare con Elsa che d’altra parte era
assorbita dalla conversazione con sua sorella.
Capitolo 14 *** Tredicesimo capitolo: A giudizio ***
Questo
è l’ultimo capitolo, poi ci sarà solo più l’epilogo.
Buona
lettura!
Tredicesimo capitolo: A giudizio
Il re
delle Isole del Sud rimase a lungo a parlare con la regina di Arendelle. Tanto a lungo che Anna iniziava a chiedersi se
doveva cercare di origliare oppure no. Alla fine però le porte si aprirono e
Elsa ne uscì con uno sguardo fermo e sicuro. Il re invece era triste ma al
contempo appariva sollevato.
“Allora
di cosa avete parlato?” Chiese Anna quando poté parlare sola con Elsa.
“Delle
sorti di Hans e Rahel”
“Anche
di Rahel avete discusso? Ecco perché ci avete messo
così tanto…” La ragazza si accigliò “E’ da molto che non la vedo…” Elsa annuì.
“Sì,
è rimasta sulla sua nave, ha l’ordine di non lasciare il paese”
“Bel
cambiamento dalla condanna all’esilio” Rise Anna ma vedendo che sua sorella non
si univa nell’ilarità la guardò preoccupata. “Cosa avete deciso?”
“Hans
sarà giudicato domani, ho proposto al re una giusta punizione, mi ha detto che
ci penserà ma credo che accetterà, altrimenti dovrà condannarlo a morte ed è
pur sempre suo figlio.”
“Una
giusta punizione? E quale sarebbe? Quello merita un pugno in faccia ogni ora!”
Elsa sorrise.
“Domani
vedremo” Visto che non sembrava voler aggiungere altro Anna cambiò oggetto del
suo interesse.
“E Rahel? Mi hai detto che non faceva parte del piano”
“Sì,
ma il padre voleva che lo rassicurassi su questo punto”
“Cosa
che hai fatto?”
“Sì”
“Quindi
potrà ripartire presto? Perché io ho voglia di tornare a casa” Elsa sorrise.
“Lo
so che è Kristoff che non vede l’ora di ritornare,
gli manca Sven”
“Già”
Sorrise Anna “Ma è normale, non si lasciano mai quei due” Sul volto gli
comparve una dolce espressione innamorata e Elsa sorrise, poteva capire la
ragazza adesso. Mentre pensava a Rahel il sorriso si
spense. Sapeva che il sentimento che le legava era vero e incredibilmente
forte, altrimenti non avrebbe potuto spezzare i bracciali, eppure non erano più
rimaste sole da quel momento sulla torre più alta del castello di Hans. La
ragazza sembrava intimorita da lei e lei non riusciva ad avvicinarsi senza
pensare al dolore che aveva provato nel sentirsi tradita.
“Elsa…”
Anna la guardava seria e lei la guardò interrogativa “Secondo te perché non
sono riuscita a spezzare i bracciali mentre si sono aperti da soli sulla
torre?”
“Non
volevi lasciarmi andare” Anna corrugò la fronte a quell’affermazione e Elsa si
spiegò meglio “Il tuo amore non è messo in dubbio, ma proprio quello stesso
amore ti impediva di lasciarmi andare, non avresti potuto…”
“Capisco…”
Anna ricordava il terrore che la attanagliava mentre tentava di aprirli, era
quello di perdere sua sorella. “Però, perché si sono aperti dopo? Anche lì
volevo tutto tranne lasciarti andare!”
“Già…”
Elsa guardò la ragazza con uno sguardo dolce. Anna rivide la scena, ricordò sua
sorella tesa nel vuoto ad afferrare una donna che credeva loro nemica. Ricordò Rahel che liberava i bottoni e si lasciava cadere nel vuoto
e i bracciali staccarsi dai polsi di Elsa mentre il ghiaccio esplodeva tutto
intorno.
“Oh”
Disse solo sgranando gli occhi “Non sono stata io… è stata Rahel…
lei ti ama!” Sgranò ancora di più gli occhi e aggiunse “Tu la ami”.
“Sì”
Rispose solo Elsa guardando con timore la sorella.
“Ma è
magnifico!” Urlò Anna saltando in aria e sparpagliando dappertutto i documenti
della scrivania. “Elsa sei innamorata!” Saltò tra le sue braccia facendo
urletti di gioia. “Ma ehi… perché non vi siete più viste?” Elsa abbassò lo
sguardo e l’entusiasmo di Anna si raffreddò. “Elsa… se la ami non devi
perderla”
“Lei
è libera.” Anna la guardò senza capire e lei scosse la testa “E’ la persona più
libera che io abbia mai conosciuto, voglio dire libera nell’animo. Vuole vedere
il mondo, vuole viaggiare ed esplorare. Io sarei una catena per lei. Magari
all’inizio non le importerebbe ma poi diverrebbe un peso. Non voglio che questo
succeda.”
“Preferisci
essere infelice sicuramente piuttosto di avere una possibile futura
infelicità?” chiese Anna.
“Preferisco
essere infelice ma fare la cosa giusta piuttosto che felice sapendo che è la
cosa sbagliata per la persona che amo.”
“Non
credi che lei abbia il diritto di decidere per se stessa?” Elsa guardò la
sorella e non seppe cosa rispondere. Si voltò e andò alla finestra dello studio
che faceva parte delle stanze assegnatele a palazzo. Appoggiò la mano e la
fronte contro il vetro. Percepì il ghiaccio formarsi attorno alla sua mano ma
non si mosse poi due braccia dolci si chiusero attorno a lei.
“Andrà
tutto bene Elsa. Fidati del tuo cuore” Lei si voltò mentre il ghiaccio
scompariva e prese Anna tra le braccia stringendola con gratitudine e affetto.
Hans
aveva le mani e i piedi in catene ma guardava sprezzante verso la folla e verso
il padre che serio lo fissava dal suo scranno. Elsa indossava una corona di
ghiaccio e il suo abito era sontuoso e cerimoniale. Dalla corona allo strascico
era di un immacolato bianco.
“Hans,
sei pronto a sentire la tua condanna?”
“Prigione
a vita?” Chiese lui con un sorriso sarcastico. Appariva quasi annoiato.
“No,
la regina Elsa ti ha concesso un’ultima possibilità per dimostrare che il tuo
cuore non è nero come noi tutti ormai crediamo”
“Cosa?”
Persino Hans guardò la donna stupefatto, ma non quanto Anna che solo Kristoff trattenne dall’andare a chiedere spiegazioni.
“La
mia condanna è la morte” Disse allora il re facendo impallidire Hans. “Cosa
scegli?”
L’uomo
scosse la testa guardando il padre e Elsa. La regina era imperturbabile e
glaciale nel suo freddo e candido abito.
“Non
mi lasciate scelta padre”
“Non
sono più vostro padre” Ribatté il re ferreo.
“Molto
bene allora scelgo la misericordia della regina Elsa”. Il re si voltò a
guardare Elsa che annuì e si fece avanti.
“Hans,
il tuo cuore è incapace di scaldarsi per chiunque se non te stesso. Sei
incapace di un vero atto d’amore.” Anna si sedette di schianto sulla sua sedia
capendo all’improvviso cosa sua sorella stava per fare. “Potrai dimostrare a
tutti che non è così e meritarti di nuovo il tuo diritto di vivere. Oppure morire,
così come hai condannato mia sorella un anno fa e molto più gentilmente di come
hai torturato me” La sala era nel più assoluto silenzio mentre Hans sembrava
incapace di fare o dire alcunché. Elsa alzò gli occhi a guardare il suo
carnefice e sul suo volto non apparve altro che compassione. Poi dal suo stesso
cuore partì una singola scheggia di ghiaccio che penetrò nel cuore di Hans che
si accasciò a terra ansimando.
“Avrai
all’incirca una settimana prima di trasformarti in ghiaccio” Pronunciò Elsa poi
si voltò e tornò al suo posto. Il re guardò quello che un tempo era suo figlio
e annuì.
“Sei
libero”.
“Aspettate!
Non potete farmi questo! Padre, padre!” Hans continuò a urlare mentre le
guardie lo trascinavano fuori.
“E’
ora di tornare a casa” Anna si avvicinò ad Elsa che prese la sua mano ed annuì.
Capitolo 15 *** Epilogo: Arendelle è meravigliosa in primavera ***
Eccovi
il finale. Grazie mille a chi ha seguito la storia lasciandomi un commento,
spero che l’epilogo non vi deluda.
Buona
lettura!
Epilogo: Arendelle
è meravigliosa in primavera
“Arendelle è meravigliosa il primavera” Disse Anna al
capitano Rahel.
“Immagino
principessa”
“Davvero
meravigliosa… e sapete, siamo in primavera!”
“Lo
avevo notato principessa”
“Già…
ma voglio dire… non vi andrebbe di visitarla? Non so per un mese o due? Ci sono
tante cose da vedere e sono sicura che Elsa ne sarebbe felice…” Rahel si voltò a guardarla.
“La
regina Elsa…”
“Sì?”
Il capitano scosse la testa e Anna fece una smorfia. “Non te lo chiederà mai!
Lei è così timida e insicura e chiusa in se stessa! Voglio dire se la si
conosce bene non è difficile capire quanto desidera che tu…”
“Anna”
La ragazza arrossì ed impallidì nello stesso momento nel sentire il tono di sua
sorella.
“Sì?”
Si voltò verso la regina fingendo un’aria innocente.
“Siamo
pronti a scendere, vieni?”
“Certo,
salutavo il capitano…” Si voltò e disse ancora. “Arendelle
è davvero meravigliosa in primavera”
E calcò con forza sul davvero. Poi sentendo lo sguardo di sua sorella gelarle
la schiena si voltò e raggiunse la scialuppa.
“Cosa
le stavi dicendo?”
“Niente”
“Niente?”
“Esatto,
banalità sul tempo” Anna sorrise mentre Kristoff la
guardava con quell’aria da: tu mi dirai tutto e Olaf passava lo sguardo da una
all’altra senza capire.
“Molto
bene” Disse solo Elsa e Anna tirò un profondo e interiore sospiro di sollievo.
Elsa
osservava il porto dalla finestra del suo studio, accanto a lei, da un piccolo
vaso di terra, spuntava un verde germoglio, una promessa di vita. Nulla era
cambiato da quando era partita. Nulla tranne se stessa. Con la mano ricamò il
vetro con del ghiaccio mentre i suoi occhi non si spostavano da una nave che
ormai conosceva molto bene.
“Mi
hanno detto che Arendelle è magnifica in primavera…
ma credo che nulla sia più bello della sua regina, in tutte le stagioni.” Elsa
sobbalzò e si voltò sentendo la voce da lei così amata. Rahel
entrò e chiuse la porta.
“Credevo…
credevo stessi partendo…”
“No”
Disse solo la ragazza e venne avanti. “Elsa” Pronunciò il suo nome e perse
tutta la spavalderia con cui era entrata. “Mi potrai mai perdonare?” Elsa
sbatté le palpebre confusa.
“Perdonarti?
L’ho fatto settimane fa…” Fu il turno di Rahel di
guardarla perplessa e stupita.
“Come…?
Ma non mi hai praticamente più parlato, non ti sei più avvicinata a me, in
nessun modo io credevo che…”
“No,
certo che no! Solo che io voglio lasciarti libera di vivere la vita che
desideri. Io sono una regina, il mio posto è qui mentre tu appartieni al mare e
a ovunque lui ti porterà”
“Chi
ti ha messo in testa tutte queste stupidaggini?”
“Non
sono stupidaggini!”
“Il
mio cuore è tuo e non posso che amarti! Quanto sarebbe vuoto viaggiare se non
posso tornare da te?”
“Vuoi
dire…” Rahel avanzò e come la prima volta la spinse
contro la parete.
“Elsa,
io ti amo” Mormorò sulle sue labbra prima di baciarla.
Elsa
la baciò ridendo e piangendo nello stesso momento felice come non era stata
mai.