Due semidei in un altro mondo

di GReina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La tipica giornata libera di un semidio ***
Capitolo 2: *** Un professore sfuggente ***
Capitolo 3: *** Uno strano treno ***
Capitolo 4: *** Il professore con il tweed ***
Capitolo 5: *** Degli pseudo cavalli trainano le carrozze ***
Capitolo 6: *** In ufficio dalla preside ***
Capitolo 7: *** Il discorso della preside ***
Capitolo 8: *** La preside e una grande fan del Quidditch ***
Capitolo 9: *** Le prime lezioni ***
Capitolo 10: *** Insieme ***
Capitolo 11: *** Iscrizione ***
Capitolo 12: *** Messaggio IPhone ***
Capitolo 13: *** I Campioni ***
Capitolo 14: *** Il piano ***
Capitolo 15: *** Sapere il greco serve a qualcosa ***
Capitolo 16: *** Parlare con un drago non è una cosa da tutti i giorni ***
Capitolo 17: *** Promesse mantenute ***
Capitolo 18: *** Un invito per Natale ***
Capitolo 19: *** Diagon Alley ***
Capitolo 20: *** Una grande famiglia ***
Capitolo 21: *** Una prova facile ***
Capitolo 22: *** Il ballo del Ceppo ***
Capitolo 23: *** Di tutto per la pace ***
Capitolo 24: *** Maze Runner ***
Capitolo 25: *** Una missione da quattro ***
Capitolo 26: *** Ci rivedremo ***



Capitolo 1
*** La tipica giornata libera di un semidio ***


1. LA TIPICA GIORNATA LIBERA DI UN SEMIDIO

Quella doveva essere la sua giornata libera. Di rado un semidio poteva godersi un pomeriggio tranquillo, ma Percy era fiducioso che questa volta, per la prima volta, lui e Annabeth avrebbero trascorso tranquillissimi e normalissimi momenti insieme.

Era l'1 settembre, avevano sconfitto Gea, la terrificante e malvagia Madre Terra, da appena un mese e lui e la sua ragazza erano in vacanza a Londra con sua madre Sally e il suo padrigno Paul. Sally stava iniziando a riprendersi dallo shock del tatuaggio trovato sul braccio sinistro del figlio, stranamente era la prima cosa che aveva notato. Tornato dopo mesi a casa (molti dei quali presunto morto) uno si aspetterebbe baci e abbracci, invece lei dopo un primo, breve saluto con singhiozzi eccetera gli aveva afferrato il braccio e aveva iniziato ad urlare talmente forte che probabilmente anche sull'Olimpo c'era chi cercava tappi per le orecchie.

Quella mattina avevano trovato un bar in un quartierino appartato vicino la stazione King's Cross. Una volta entrati Sally aveva detto di volersi fare un giretto alla famosa stazione londinese, così lei e Paul erano andati via. Percy e Annabeth ne approfittarono per restare un po' soli; niente sarebbe andato storto, almeno era così che la pensava fino a quando un mostro con il corpo da leone, le ali da aquila e la testa da orso non irruppe nel bar rovesciando addosso ad Annabeth il suo sciroppo blu nel bel mezzo di una fantastica conversazione. Fu orribile per loro non sorprendersene molto. Si stavano pericolosamente abituando a quella vita, ma d'altronde cos'altro potevano fare? Tra pochi giorni avrebbero iniziato il loro ultimo anno di liceo, per poi andare a Nuova Roma per frequentare l'università. Quella sì che sarebbe stata vita! Niente più mostri da combattere, non avrebbero più dovuto preoccuparsi di prendere le loro armi di bronzo celeste prima di uscire! (Non che per Percy questo fosse mai stato un problema dal momento che si trovava Anaklusmos, la sua magica penna/spada, sempre in tasca.) Non avrebbero più dovuto preoccuparsi di non rivedersi più una volta separati nel mondo esterno per paura di essere divorati da non so quale demonio e avrebbero avuto un posto sicuro in più oltre al campo mezzo-sangue.

Quando il mostro entrò nel bar, pochi mortali si accorsero che era un miscuglio di animali; probabilmente la foschia gli faceva credere che era un grosso cane, o uno dei soliti ubriaconi che cercava spiccioli, infatti al suo passaggio si scansavano appena. A differenza di tutti gli altri mostri che Percy aveva affrontato però, questo non sembrò far molto caso a loro, sembrava invece interessato a un uomo sui trent'anni che con il completo di tweed e la giacca con le toppe sui gomiti aveva tutta l'aria di essere un professore; stava sorseggiando un caffè ed aveva una tunica nera sotto il braccio, leggeva un giornale che per un attimo a Percy sembrò muoversi per poi bloccarsi l'istante dopo. Era alto con il viso tondo dalla carnagione chiara, aveva i capelli sul castano scuro e gli occhi verdi. Non si accorse subito del ''Leoquiorso'' o ''Aquorsone'' o ''Orleoquila'' o quello che è, guardava invece molto spesso l'orologio appeso al muro, come se non volesse mancare ad un appuntamento importante. Aveva appena ripiegato il giornale e uscito i soldi mortali dalla tasca quando il Leoquiorso balzò su di lui, i semidei stavano per accorrere in suo aiuto quando il prof - accortosi dell'ibrido - lanciò una strana palla verde verso il mostro. Agli occhi dei mortali probabilmente doveva apparire come un uomo che lanciava la palla al cane perchè solo un paio di loro si girarono, sorrisero e tornarono alle loro faccende. La palla invece non era fatto un giochetto per animali. Infatti si trasformò in un'enorme pianta che si snodo e si rintrecciò attorno a Fido legandolo come un salame e stringendolo sempre più fino a ridurlo in polvere rispedendolo nel tartaro. Il professore riprese i soldi lasciati frettolosamente sul tavolo e andò a pagare il suo caffè alla cassa come se niente fosse. Mentre usciva, dalla tunica che teneva ancora sotto braccio cadde un piccolo foglio bianco. Lo sciroppo di Percy ormai era andato, così decisero di seguire l'uomo, scoprire chi era e magari restituirgli il biglietto del treno che gli era caduto. Su di esso c'era scritto ''da Londra a Hogwarts - partenza alle h. 11:00 - per un viaggio - binario: 9 3/4''.






Nota autrice: 
Salve a tutti!!! Ho modificato il capitolo quando mettendo la storia anche su Wattpad mi sono accorta di piccoli errori di punteggiatura e cose varie. Non ho in alcun modo alterato la storia, nè aggiunto particolari. Mi sono anche accorta che i capitoli sono moooolto corti, difatti su Wattpad da 26 sono diventati 11!!! Non posso però unirne un paio come ho fatto lì in quanto dovrei cancellare qualche capitolo con altrettante recensioni nelle quali in molti mi hanno dato consigli e supporto e non mi sembra giusto. Spero che i brevi capitoli non vi fermino dall'andare avanti! 
Grazie per la pazienza :* al prossimo capitolo!!! 
xxx
GReina

P.S.
Se qualcuno se lo stesse chiedendo: sì, il mostro che ho descritto l'ho preso da una puntata della serie tv della BBC "Merlin" quando Artù si inventa una scusa per uscire di Camelot

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Capitolo 2
*** Un professore sfuggente ***


2. UN PROFESSORE SFUGGENTE

Fu difficile tenere d'occhio il professore, aveva un che di sfuggente, come se una forza misteriosa facesse di tutto per farlo perdere di vista ai semidei. Se Percy fosse stato da solo, lo avrebbe sicuramente perso da un pezzo. I due ragazzi lo seguirono in una larga strada che li portò fino alla stazione. Una volta dentro, fu impossibile stargli dietro. Più volte entrambi furono distratti da ciò che si trovavano intorno. Quando poi raggiunsero quello che a Percy sembrava un comunissimo cortile sotto una cupola, Annabeth fu irrecuperabile. Iniziò a blaterale cose sull'architettura che il figlio di Poseidone neanche provava a capire e ovviamente persero definitivamente ogni traccia dell'uomo del bar. Per fortuna avevano ancora il suo biglietto quindi non dovevano far altro che trovare il binario nove e tre quarti. Iniziarono ad andare verso i binari, superarono l'uno, il due, il tre, fino ad arrivare al nove.

Annabeth smise di parlare delle volte e degli assi portanti di botto, il che stupì Percy, c'erano volte in cui non smetteva di parlare di quelle cose da architetti fissati in stile Ted Mosby neanche mentre uccideva mostri nel centro della città. Il semidio non dovette chiedersi a lungo il perchè.

''Eccoci arrivati'' disse lei ''binario nove... binario dieci. Il binario che cerchiamo dovrebbe essere circa a metà strada, ma non sembra che l'abbiano ancora costruito, o sbaglio?'' era evidente che aveva pienamente ragione. Per quanto tutti i semidei erano abituati a passaggi segreti e porte celate dalla foschia come l'ingresso del campo Giove, se si concentravano avrebbero dovuto riuscire a scorgerla, invece, sopra un binario torreggiava un grosso numero nove, in plastica, e su quello accanto un altrettanto grosso numero 10, sempre in plastica; ma tra i due, niente.

''Forse dovremmo chiedere a qualcuno'' riprese la figlia di Atena e così dicendo fermò un poliziotto di passaggio, ma non osò fare parola del binario nove e tre quarti, persino degli stupidi si sarebbero accorti che dei mortali non avrebbero mai costruito un binario con un numero frazionato a contrassegnarlo. Quando l'agente si rese conto che i due ragazzi non erano in grado di dirgli neanche che treno stessero cercando, cominciò a infastidirsi, come se i semidei facessero apposta a fare gli stupidi. Disperato, Percy chiese del treno in partenza alle undici, ma la guardia disse che non ce n'erano. Finì che la guardia si allontanò imprecando contro i perditempo.

Non sapendo che altro fare i semidei iniziarono a guardarsi intorno, cercando un pur minimo segno del proprietario del biglietto. Se il grosso orologio che sovrastava il cartellone degli arrivi funzionava, mancavano solo dieci minuti alle undici, e se avessero perso quel misterioso treno, sarebbe scomparsa anche la possibilità di far luce sul professore-ammazza-leoquiorsi.

In quello stesso momento accanto a loro passò un grosso gruppo di persone vestite in maniera stramba, con tuniche viola o verdi abbinate ai cappelli a punta che avevano in testa; i più giovani di loro spingevano dei carrelli con sopra grandi bauli con a loro volta delle enormi gabbie sopra; uno di loro portava anche una lunga scopa, una di quelle che si vedono nei film con streghe e gatti neri al seguito. Avevano il passo veloce, di chi ad esempio è a dieci minuti dalla partenza del proprio treno.

Iniziarono a seguirli e una volta giunti di fronte a un pilastro che divideva i numeri nove e dieci senza alcuna esitazione iniziarono a correre uno dietro l'altro dritti contro il muro per poi sparire all'interno del pilastro. Questo certo non avrebbe dovuto sorprendere i semidei, abituati a tutto, quindi lo fecero a loro volta. Iniziarono a correre in direzione del muro.

Percy si aspettava una qualche sorta di urto, ma questo non venne. Quando aprì gli occhi vide una locomotiva a vapore scarlatta ferma lungo un binario gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva ''Espresso per Hogwarts, ore 11'', il figlio di Poseidone si guardò indietro e lì da dove erano arrivati vide un arco in ferro battuto, con su scritto ''Binario Nove e Tre Quarti''. Ce l'avevano fatta.

La folla che si ritrovarono davanti rendeva tutto l'ambiente molto caotico e confusionario. Gli animali che passavano in mezzo alle gambe della gente, i gufi che si agitavano nelle gabbie e il rumore dei pesanti bauli che venivano trascinati, non aiutava a calmare lo scenario. Mancavano poco più di cinque minuti alla partenza del treno. A quanto pareva quella locomotiva a vapore era diretta a una scuola o qualcosa del genere, qualcosa come il campo per i semidei, perchè solo i ragazzi salirono sul treno. Erano quasi tutti a bordo, restavano solo pochi ragazzi che davano gli ultimi saluti ai genitori o quelli che si sorbivano le ultime raccomandazioni. Fu allora che scorsero fra la gente il professore senza biglietto. Fecero per raggiungerlo, ma vennero travolti da una mandria di genitori che si avvicinava il più possibile al treno per agitare la mano ai figli. Mancava un minuto alle undici, e se il treno era puntuale, non sarebbero riusciti a raggiungere il professore in tempo. Si stava dirigendo alla testa del treno, probabilmente nel vagone dei professori e con tutta quella gente era impossibile avvicinarsi a lui in meno di sessanta secondi. Percy e Annabeth si fecero quindi largo tra la gente rimasta a terra e salirono nel vagone più vicino. Da lì iniziarono a camminare verso la testa della locomotiva. Dovevano trovare il professore, restituirgli il biglietto e scendere dal treno prima che partisse. Non sapevano cosa gli avrebbero fatto se li avessero scovati senza, e se il bigliettaio era come le gazze del campo mezzo-sangue nell'ora del coprifuoco, avrebbero davvero fatto meglio a non trovarsi in quella situazione. Sarebbero scesi, e Percy avrebbe dominato l'acqua per seguire il treno a distanza.

Andavano il più velocemente possibile, ma non era facile con tutti gli studenti che trascinavano bauli e gabbie lungo i corridoi. Stavano arrivando, ad Annabeth era bastato uno sguardo - prima di salire - per contare quanti vagoni distavano da loro alla testa. Ne rimanevano due, ora uno, adesso riuscivano a vederlo. Aveva indossato la tunica nera e stava salutando i colleghi. Pochi secondi e sarebbero scesi dalla locomotiva.

Sentirono uno scossone, un fischio e il treno partì.

 

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Capitolo 3
*** Uno strano treno ***


3. UNO STRANO TRENO

Era fatta. Non sarebbero scesi, ma questo non preoccupava più di tanto Percy. Lui e Annabeth ne avevano passate tante: erano andati e tornati dagli inferi, avevano nuotato nel mare dei mostri, avevano entrambi sorretto il peso del cielo sulle spalle, erano anche riusciti ad orientarsi nel labirinto di Dedalo e sconfitto l'esercito di Crono, come se non bastasse avevano anche sconfitto Gea, la madre dei titani e tutti i giganti che lei le aveva messo contro. Come ciliegina sulla torta erano caduti nel tartaro e insieme ne erano usciti vivi. Non si sarebbe fatto fermare da un bigliettaio pazzo che voleva divolarli perchè non avevano obliterato.

''Non importa'' disse ad Annabeth ''l'avremmo seguito comunque. Andiamo a restituire al prof questo dannato biglietto''. Non riuscirono neanche a fare dieci passi, che la strada gli venne sbarrata da un ragazzo che sembrava avere circa la loro età con una lunga faccia, la carnagione chiara, il naso a punta e gli occhi talmente piccoli da sembrare due fessure. I capelli erano scuri come gli occhi e indossava una tunica tutta nera a eccezione di uno stemma all'altezza del petto sulla sinistra raffigurante un tasso davanti a uno scudo diviso in quattro quadrati neri e gialli e una spilla della stessa forma, gialla con i bordi neri e una grossa ''P'' argentata al centro. Portava anche una cravatta a strisce degli stessi colori.

''Ciao'' disse con aria confusa ''mi sembra di non avervi mai visto''

''davvero?'' rispose Percy ''Che strano! Sono uno che si fa notare io'' il sospiro rassegnato di Annabeth contribuì a far credere al ragazzo che facevano effettivamente parte di quella scuola portandolo fortunatamente a cambiare discorso

''quello è il tuo biglietto?'' chiese al semidio indicandogli le mani ''passerà un magonò più tardi ad obliterarlo''

''oh... certo il magonò, lo sapevo.'' rispose il figlio di Poseidone mettendosi il biglietto in tasca ''Volevo solo salutare un attimo un professore''

''come ben saprai non si può uscire dagli scompartimenti fino a quando non avremo lasciato Londra, andate a sedervi. Dopo che saranno passati a controllare i biglietti potrete salutare tutti i professori che volete''. Così dicendo li spinse nello scompartimento più vicino e sparì nel vagone dopo.

Lo scompartimento era uno spazio piccolo con appena il posto per due sedili a quattro posti uno di fronte all'altro. I quattro ragazzi che trovarono dentro non potevano avere più di dodici o tredici anni, e tutti erano accalcati al finestrino con le mani fuori intenti a salutare la mamma e il papà. Nessuno di loro diede segno di accorgersi di loro fino a quando il treno non uscì dalla stazione. Fu allora che un bambinetto riccioluto, bruno, con la carnagione abbronzata e senza un dente che a Percy ricordava molto Leo Valdez si sedette di fronte a lui e con ancora gli occhi pieni di meraviglia lo fissò sorridente dicendo ''anche tu sei un mezzo-sangue?''

''Cosa?'' chiese Percy sorpreso e allarmato

''La tua maglietta'' riprese ''Campo Mezzo-Sangue'' lesse ''è una cosa che c'è a Hogwarts per chi non ha entrambi i genitori maghi?'' Percy ci mise un po' a ricordarsi che aveva quella maglietta. Di solito non la metteva mai se non in estate. Sarebbe stato come a dire ''hey mostri!! Se non l'avete capito dal mio meraviglioso odore, sono un semidio!! Venite a prendermi!'' Il che era un po' quello che diceva almeno due volte a impresa. La sera prima - tanto per cambiare - tornando in hotel era stato attaccato da uno strano essere mitologico che aveva ridotto a brandelli la sua ultima maglietta pulita, quindi era stato costretto a mettere quella arancione del campo.

''Non proprio'' rispose Annabeth per lui ''il Campo non si trova ad Hogwarts, ma sei ancora troppo piccolo per sapere dov'è. Quanti anni hai?''

''Undici. È il mio primo anno qui'' affermò il ragazzino con un sorriso che andava da un orecchio all'altro ''spero di essere smistato in Corvonero, come mia madre'' continuò ''voi di che casa fate parte?''

''Casa?'' ripeté la figlia di Atena ''ecco noi siamo...'' come a volerli levare dai guai - ma non troppo - irruppe nel piccolo ambiente un giovane uomo sui venticinque anni a chiedere i biglietti. Doveva essere il magnotò o qualcosa del genere. Quando finì di controllare quelli dei ragazzini si rivolse ai semidei, Percy stava per uscire quello che aveva in tasca mentre pensava a una scusa per non averne un altro, anche la mente della sua ragazza stava lavorando, si capiva subito quando pensava a un piano: le si formavano delle adorabili pieghe sulla fronte, il che la rendeva ancora più irresistibile agli occhi di Percy

''ah ciao! Ci si rivedere!'' esclamò il bigliettaio ''passato bene l'estate?''

''Da favola'' risposero sorpresi. Il figlio di Poseidone gli porse il biglietto, ma il magnotò dichiarò che non era necessario ''come se non conoscesse Annabeth Chase e Percy Jackson, per carità!!'' ed uscì passando allo scompartimento dopo. Non rimasero molto a chiedersi cosa era appena successo. C'era ancora una domanda in sospeso fatta dal baby Leo alla quale non avrebbero saputo rispondere.  

''Bene'' disse Annabeth alzandosi ''andiamo Percy, dobbiamo parlare col professore ricordi?''

''Oh sì, certo! Ci si vede dopo ragazzini'' e così dicendo uscirono in corridoio prima che qualcuno potesse controbattere.

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Capitolo 4
*** Il professore con il tweed ***


4. IL PROFESSORE CON IL TWEED

Questa volta non trovarono nessuno a sbarrargli la strada. Entrarono nel vagone dei professori senza alcuno sforzo. Questo, era uno spazio aperto stile vagone ristorante, con i tavoli alternati ai sedili. All'interno il professore che cercavano stava parlando con una donna magra, alta, con enormi occhi ingigantiti ancora di più dalle lenti spesse, aveva i capelli folti, sul biondo-grigio, e ricci. Portava strani vestiti che avrebbero potuto essere heppie e una caterva di collane appese al collo. Vicino a loro c'era un altro uomo con la toga verde, con il viso grassoccio e il naso a patata anche lui con i capelli sul grigio intento ad armeggiare con fialette e pozioni. Più in là c'era un altro gruppetto intento a chiacchierare sorseggiando del thè.

Quando i due ragazzi aprirono la porta del vagone, tutti si voltarono per vedere chi fosse entrato, a quanto pareva non era solito che degli studenti andassero nel vagone professori. Il professore con il tweed sotto la toga nera gli sorrise e disse ''appena in tempo, il bigliettaio sta per arrivare''. I due si avvicinarono a lui con sospetto. Sapeva di non avere il biglietto e di essere seguito. Percy si mise le mani in tasca, in una c'era il biglietto, nell'altra anaklusmos, la sua spada. Quando furono abbastanza vicini, il figlio di Poseidone gli porse il biglietto

''le è caduto questo'' disse

''grazie mille... Percy, giusto? Io sono il professor Paciock'' lui e Annabeth si scambiarono un'occhiata nervosa.

Senza togliere la mano dalla tasca chiese ''come conosce il mio nome?''

''Me l'ha riferito la professoressa McGranitt. Mi ha detto che avrei dovuto farmi seguire da due giovani turisti americani che avrei incontrato nel bar vicino la stazione, e che se uno strano mostro mi avesse attaccato avrebbero sicuro abboccato all'amo''

''abboccato all'amo?'' chiese Percy stringendo di più la presa sulla penna ''ci avete trascinato qui di proposito? È una trappola?'' tutti i professori stavano seguendo la conversazione, persino l'uomo con le fiale, che inizialmente sembrava quello meno interessato a loro si mise ad ascoltare.

''Oh si, vi abbiamo portato qui di proposito'' rispose lo stesso professore con aria calma ''ma non è una trappola. Mi dispiace, ma temo che su questa faccenda ne sappia poco anch'io. Per ora posso solo dirvi che non abbiamo intenzioni ostili, e quando arriveremo ad Hogwarts la preside, la professoressa McGranitt, vi spiegherà tutto''

''Hogwarts? Binario Nove e Tre Quarti, Corvonero, magonò? Potete almeno spiegarci che cos'è tutto questo??'' chiese Annabeth facendo un gesto con le mani a indicare tutto ciò che le stava intorno

''Questa locomotiva porta alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts'' cominciò il professor Paciock ''mi stupisce che la professoressa abbia permesso a dei babbani di salire a bordo, ma avrà i suoi buoni motivi immagino.''

''Babbani?'' chiesero all'unisono

''Sono le persone senza poteri magici'' spiegò l'uomo ''di solito è tutto celato a quelli come voi. Come avete fatto a trovare il binario?''

''Bhe non si vedono tutti i giorni persone che spariscono in mezzo al muro'' rispose Percy

''quindi l'avete semplicemente visto, capisco. Ad ogni modo non credo di potervi dire altro. Tornate nel vostro scompartimento, tra circa mezz'ora dovremmo essere arrivati. Prima di scendere indossate queste'' gli porse delle toghe nere, con un simbolo simile a quello del ragazzo che avevano incontrato nel corridoio minuti fa, solo che invece di un tasso vi era un leone, e i colori erano rosso ed oro ''mi hanno detto che siete coraggiosi'' riprese il prof ''e che la casa di Grifondoro vi si addica benissimo'' a quelle parole il semidio si ricordò della chiacchierata con il Leo Valdez in miniatura

''case? Che vuol dire?''

''Sono come delle classi se vogliamo paragonarle a una normale scuola. In Grifondoro vanno i nobili di cuore e i coraggiosi, in Corvonero chi predilige la tattica e il cervello, in Tassorosso chi ama lavorare duro e in Serpeverde i più astuti e orgogliosi.''

''Un'ultima domanda'' disse la figlia di Atena ''il bigliettaio. Come fa a conoscerci?''

''È insolito che degli alunni si iscrivano al settimo anno di scuola, in effetti non è mai successo. La professoressa McGranitt ha lanciato un incantesimo esteso a tutti gli studenti e il personale non docente della scuola. Probabilmente ha appena iniziato a fare effetto''

''ma perché!?'' continuò Annabeth esasperata

''Tutto a suo tempo'' fu la risposta. Dette queste parole li convinse a tornare a sedersi, in effetti nessuno sembrava avere intenzioni ostili, quindi obbedirono.

 

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Capitolo 5
*** Degli pseudo cavalli trainano le carrozze ***


5. DEGLI PSEUDO CAVALLI TRAINANO LE CARROZZE

Il resto del viaggio proseguì sereno, dissero al ragazzino che facevano parte di Grifondoro e non fece altre domande. Fortunatamente era uno a cui piace molto parlare, iniziò a raccontare come sua madre faceva tutto con la magia e non la finì fino all'arrivo alla scuola. 
Una volta scesi, videro che tutti indossavano la divisa. Quelli del primo anno, erano chiamati a raccolta da un uomo gigantesco con un lume ad olio in mano, con il pancione e con la faccia circondata da capelli e barba ricci che dovevano essere neri prima che iniziassero a schiarirsi col grigio. 
Percy e Annabeth seguirono la massa fino a un sentiero abbastanza largo, dove ad aspettarli c'erano una lunga coda di carrozze trainate da delle specie di cavalli scheletrici senza pelo ma con le ali.
''Ma che accidenti sono!?'' esclamò Percy vedendoli
''Cosa che cosa sono?'' chiese di rimando un ragazzino accanto a lui. Aveva i capelli sul blu chiaro - il che piacque molto a Percy - e gli occhi gialli. Portava la toga dei Grifondoro e accanto a lui c'era una ragazza dai capelli mossi rossi e le lentiggini appartenente alla stessa casa
''Come cosa! Quegli pseudo cavalli!''
''Oh.. credo tu stia guardando i Thestral. Possono vederli solo chi ha visto la morte. Fortunatamente non ho avuto il piacere. Avete visto qualcuno morire?'' i due semidei si guardarono. Sì, avevano visto moltissime persone cadere in battaglia la notte della sconfitta di Crono a New York e in tantissime altre occasioni, ma la mente di entrambi andò subito a Luke. L'amico era stato considerato un traditore, ma non era colpa sua se Crono si era impossessato del suo corpo e della sua mente. In un attimo di lucidità si era tolto la vita realizzando la profezia che aveva assillato Percy per anni. 
Probabilmente vedendo il loro stato d'animo il ragazzo cambiò discorso:
''vi ho già visto in sala comune ma non ci siamo mai presentati, io sono Teddy Lupin, piacere'' disse allungando la mano
''oh io sono Percy Jackson e adoro i tuoi capelli.'' si presentò il semidio stringendogliela e ringraziandolo in silenzio per aver cambiato discordo
''Io invece mi chiamo Victoire Weasley'' disse invece la ragazzina guardando la semidea
''Annabeth'' rispose a sua volta la figlia di Atena riprendendosi un po' ''ci conviene andare'' continuò ''o bloccheremo tutta la scuola.''
Saliti in carrozza si sedettero semidei di fronte a maghi. Gli esseri che trainavano le carrozze dovevano veramente avere qualche legame con i cavalli, perchè Percy riusciva perfettamente a capire cosa stessero dicendo: cose che evitò di riferire agli altri. Teddy raccontò loro che era entrato in Grifondoro come i genitori che non aveva mai conosciuto e come il padrino e la moglie con cui viveva da quando ricordava. Disse anche qualcosa sul fatto che sicuramente loro conoscevano di fama il suo tutore, Harry Potter, e i due semidei non poterono fare altro che dire ''ceerto! Chi non conosce Harry Potter?''. Victoire aveva invece questo Potter come zio. Quindi a quanto pare, erano entrambi placcati ogni anno dai ragazzini che frequentavano Hogwarts per la prima volta che chiedevano se veramente conoscevano ''Il Prescelto''.

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Capitolo 6
*** In ufficio dalla preside ***


6. IN UFFICIO DALLA PRESIDE

Arrivati a destinazione, poterono ammirare la scuola. Più che una scuola era decisamente un castello, con torri, ponti e tutto il resto. Questo fece riprendere completamente Annabeth, distraendola dal ricordo di Luke, che riprese a blaterale roba sull'architettura come alla stazione di Londra.
Seguirono Teddy e Victoire al di là del cancello ed entrarono nell'enorme edificio. Continuarono a seguirli fino a superare il portone principale che dava in un cortile interno con quattro enormi clessidre ai lati dell'ingresso. Al loro interno vi erano delle pietre rosse, blu, gialle e verdi, un colore per ogni clessidra. Quella dal colore rosso, portava lo stesso stemma della loro divisa e tutte e quattro avevano la metà inferiore vuota. 
Videro che la massa entrava nella grande sala alla sinistra delle scale che si ritrovarono davanti una volta dentro, ma non ebbero il tempo di entrare perchè una donna con l'abito verde e il cappello a punta dello stesso colore, gli occhiali piccoli e rotondi e il naso appuntito li fermò.
''Salve professoressa McGranitt'' la salutò Teddy a quanto pare sorpreso di incontrarla all'ingresso della scuola
''oh buonasera signor Lupin, vorrei scambiare due parole con il signor Jackson e la signorina Chase, perchè tu e la signorina Weasley non iniziate ad entrare? Vi restituirò i vostri amici in un baleno. Volete seguirmi?'' chiese poi rivolgendosi ai semidei facendo segno con la mano verso le scale, e senza aspettare risposta iniziò a salire.
La seguirono per delle scale che sembravano infinite, persero il conto di quanti piani avevano superato quando la rampa di scale dove si trovavano iniziò a muoversi da sola. La professoressa liquidò il fatto dicendo che ''alle scale piace cambirare'' senza darci troppa importanza, come se fosse scontato che una scala a un certo punto decidesse di portare da un'altra parte. Finalmente lasciarono quelle maledette scale lunatiche per continuare lungo un corridoio che li portò davanti a una statua di un grifone in oro massiccio. I semidei non si stuporono del fatto che la statua si mosse alla parola ''Quidditch'', pronunciata dalla donna. Continuarono a salire su per le scale che la statua aveva rivelato arrivando a una grande porta in legno di quercia. La professoressa la apri e li invitò ad entrare.
La stanza era tappezzata di quadri, come tutte le pareti della scuola, e ovviamente si muovevano. Alle spalle della scrivania, regnavano tre ritratti, in quello centrale vi era un uomo anziano con i capelli bianchi e la barba lunga. Indossava una tunica celeste e degli occhiali a mezzaluna. Al loro ingresso li salutò gentilmente. Aveva un aspetto gentile e rassicurante. Uno di quelli che ispira fiducia al primo sguardo. Alla sua destra invece era ritratto un uomo sulla quarantina, con i capelli e la tunica nera, dall'aria molto più burbera. Per finire a sinistra c'era un altro uomo con i capelli grigi e un po' di pancia che li ignorò totalmente. Come se fosse da troppo tempo appeso lì, e si fosse scocciato di tutte le faccende della scuola.
''Prego accomodatevi'' disse la professoressa McGranitt. I semidei ubbidirono, fosse stato per Percy sarebbe rimasto in piedi, pronto all'azione, ma Annabeth gli appoggiò la mano sul braccio suggerendogli di seguire le sue mosse. Erano in una situazione troppo assurda, se finivano nei guai dovevano almeno sapere come comportarsi, dov'erano e da che parte avrebbero dovuto scappare.
''Immagino siate confusi'' continuò la donna ''mi presento, mi chiamo Minerva McGranitt, e sono la preside di questa scuola. Probabilmente avete già conosciuto il professor Neville Paciock.'' 
''Già, che invece di darci risposte ci ha portato a porci più domande.'' 
''Mi dispiace molto per quest'aria così sospetta, ma non possiamo rischiare di mandare a monte tutto quanto. E' troppo pericoloso...'' 
''Ma cosa è pericoloso??? Cos'è che non possiamo mandare a monte!? Può perfavore dirci cosa sta succedendo!?'' Chiese Annabeth esasperata. Percy la capiva, e sapeva bene come si sentiva la figlia di Atena quando non sapeva qualcosa: entrava nel panico ed era difficile calmarla.
''Mi scuso ancora signorina Chase, non posso far luce su tutti i vostri dubbi. Riguardo alla vostra missione dovete solo sapere che è della massima importanza e che dovete fidarvi di noi come noi ci fidiamo di voi.''
''Ma come possiamo?'' chiese stavolta Percy ''Insomma ci avete trascinato in questo strano posto a tradimento, non ci dite niente per tutto il tragitto da Londra a qui e ora pretendete che ci fidiamo di voi senza fare domande?'' 
''E' proprio quello che intendo signor Jackson. So che è difficile da accettare ma non avete scelta. Come garanzia per la nostra lealtà posso solo darvi la parola di Chirone. E' stato lui a fare i vostri nomi.'' 
''Chirone??'' chiesero all'unisono ''Che cosa c'entra lui?'' 
''Ascoltate, abbiamo bisogno di aiuto, e voi siete i più qualificati per salvare il nostro mondo. Il mio compito è solo quello di istruirvi affinchè voi riusciate a ricoprire il ruolo di due studenti di Hogwarts, cosicchè possiate partecipare al torneo che vi permetterà di sconfiggere l'uomo che desidera la nostra rovina.'' 
''Immagino sia inutile chiedere di che uomo sta parlando vero? Dobbiamo solo fingere di essere degli studenti e vedere cosa succede'' 
''allora non è vero quello che Chirone dice di te Jackson, capisci alla svelta.'' 
''Cos-?'' 
''D'accordo allora'' iniziò Annabeth ''ci spieghi almeno in che posto siamo finiti e come si comporterebbero il Percy e l'Annabeth che tutti credono di conoscere.'' 
''Molto bene.'' risprese la McGranitt ''Vi trovate nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, qui sono i benvenuti tutti i ragazzi che sono nati con poteri magici. In questa scuola apprendono come è meglio usare il loro dono e a controllarlo. Ho lanciato un incantesimo che farà credere a un numero molto esteso di persone di conoscervi già, ma è un incantesimo debole, deve durare un anno e non sono così potente da renderlo infrangibile per tutto il tempo. Al minimo dubbio potrebbe spezzarsi, per questo è essenziale che gli studenti non sospettino mai che voi non fate parte del mondo dei maghi. Per far sì che ciò non accada dovete sapere la nostra storia''. 
La professoressa continuò a parlare per un bel po', raccontò ai semidei di un potentissimo mago di nome Tom Riddle, meglio noto come Voldemort, e della sua sconfitta, arrivata grazie al Prescelto, Harry Potter. Il che spiegò almeno in parte la conversazione avuta con Teddy e Victoire. Gli aveva spiegato che il professore Neville era stato essenziale per la sconfitta del mago oscuro perchè con la spada di Grifondoro aveva distrutto l'ultimo pezzo di anima che rendeva immortale Tom Riddle ed era per questo che lui e la sua materia avevano successo tra gli studenti. Gli spiegò de ''l'Ordine della Fenice'' e di una serie di altre cose che i semidei poterono solo provare a capire
''So che è molto da assimilare in pochi minuti, ma tutto vi apparirà più chiaro andando avanti. Adesso dobbiamo tornare in Sala Grande, il Cappello avrà già finito lo smistamento.'' concluse la professoressa, e li riaccompagnò dove li aveva presi.

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Capitolo 7
*** Il discorso della preside ***


7. IL DISCORSO DELLA PRESIDE

La Sala Grande era degna del suo nome. Il soffitto pareva quasi scomparire mostrando un cielo stellato e sereno. Nella sala vi erano quattro lunghi tavoli in verticale rispetto al portone e uno per lungo ad ospitare tutti i professori.
Notarono la testa blu di Teddy in uno dei tavoli e andarono a sedersi vicino a lui.
''Dove siete stati? Cosa voleva la preside da voi?''
''Oh nulla di importante'' gli rispose Annabeth ''stiamo seguendo dei corsi speciali e doveva darci l'orario.''
''Siete mancati per quasi un'ora per farvi dare l'orario?''
''Bhe sì'' tagliò corto Percy ''che ci siamo persi?''
''Niente'' rispose il mago annoiato ''un'altra delle solite filastrocche del cappello parlante e lo smistamento. Ora che c'è la preside probabilmente inizierà il suo discorso annuale.'' come a volergli dare ragione la professoressa picchiettò il cucchiaio contro il bicchiere per richiamare l'attenzione di tutti
''Buonasera studenti e benvenuti primini. Prima di iniziare il banchetto ci sono alcune cose di cui vorrei parlarvi: come tutti sapete, l'ultimo torneo tre maghi avvenuto ha permesso il ritorno di Voldemort, ma non è per questo che la scuola di Hogwarts ricorda questo evento. In quell'occasione infatti la nostra scuola ha perso un magnifico studente: Cedric Diggory. Questo non ha impedito al ministero della magia di continuare l'assurda tradizione quindicennale di riprendere il torneo. Per evitare altri orribili incidenti, sono riuscita a persuadere il ministro a riproporre lo stesso torneo in tutte le sue prove di quindici anni fa, così da non avere sorprese e permettere agli intenzionati a partecipare di prepararsi al meglio. In più quest'anno ogni scuola, Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang, avrà due partecipanti a testa che lavoreranno in squadra. In tal modo sarà meno difficile farsi male. Prima di spiegare come iscriversi al torneo diamo il benvenuto ai nostri ospiti!'' e spalancando le mani, le porte fecero altrettanto. Da quelle entrarono un gruppo di ragazzi e ragazze vestiti in azzurro, decisamente dall'aria francese. A seguire un gruppo di ragazzi e ragazze con dei cappotti rossastri e lunghi bastoni da passeggio. Entrambi i gruppi accompagnati da un professore, probabilmente i rispettivi presidi. Una volta che tutti ebbero preso posto tra i quattro tavoli degli studenti, la preside riprese:
''Come per l'ultima volta, sarà permessa la partecipazione solo ed esclusivamente agli studenti del settimo anno e maggiorenni. Per iscriversi bisognerà farlo in coppia. Scrivete quindi i vostri nomi in un pezzetto di carta che metterete nel calice di fuoco'' disse, indicando un piedistallo con qualcosa coperto da un lenzuolo. Al suo gesto, ciò che copriva l'oggetto volò via rivelando il calice che si accese immediatamente di un fuoco celeste. ''Certo partecipare e vincere procurerà al vostro nome una immensa gloria, ma fossi in voi ci penserei due volte prima di scrivere il mio nome. Nonostante a differenza dell'ultima volta le prove sono più controllate, i professori potranno intervenire solo in caso di estremo pericolo, dove la morte degli studenti è certa. Non è infatti da escludere un'eventualità del genere, nè quella in cui non faremmo in tempo. Quindi riprendendo le parole del professore Silente vi dico questo: il torneo tre maghi non è per i deboli di cuore. Per partecipare bisogna avere sangue freddo e nervi saldi se volete sopravvivere. Le iscrizioni avranno inizio domani a quest'ora, e temineranno lo stesso giorno alla stessa ora della settimana dopo. 
Non indugiando oltre diamo il via al banchetto!'' Sul tavolo apparve ogni tipo di cibaria e trascorsero il resto della serata parlando del torneo e di quanto fosse assurda quella situazione. Probabilmente Teddy non aveva capito, o non voleva farlo, che Percy e Annabeth avrebbero buttato i loro nomi dentro il calice, d'altronde sembrava ovvio che dovevano farlo, non poteva essere una coincidenza che loro fossero finiti ad Hogwarts proprio l'anno del torneo.

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Capitolo 8
*** La preside e una grande fan del Quidditch ***


8. LA PRESIDE E' UNA GRANDE FAN DEL QUIDDICTH

Avevano solo sette giorni per scrivere i loro nomi, ma non c'era fretta.
Il giorno successivo allo smistamento decisero che sarebbe stato meglio iniziare ad orientarsi un po' nella scuola. La preside aveva descritto loro la posizione delle varie aule, ma Annabeth insistette per fare tutto il giro del castello appena svegli la mattina dopo. Si svegliarono quindi relativamente presto, scesero a fare colazione, e prima che le lezioni iniziassero, i due semidei avevano già perlustrato i dintorni del giardino. In esso trovarono un enorme albero animato. La McGranitt li aveva avvertiti ''non avvicinatevi all'Albero Picchiatore se non volete ritrovarvi qualche livido di troppo''. Ovviamente Percy prese quelle parole come una sfida, e convinse la sua ragazza a lasciarlo andare con la scusa che non si fidava completamente di quei maghi, e che se gli avevano suggerito di non avvicinarsi ad un albero magico era perchè nascondevano qualcosa. 
Si pentì presto di quella scelta. L'albero sapeva il fatto suo. Continuava a menare fendenti con i suoi rami e non accennava a rallentare il ritmo. Da quando lui ed Annabeth erano tornati dal Tartaro aveva il fiato più corto. Immaginava che Annabeth lo avesse già notato da un pezzo, ma non avendone parlato apertamente decise di lasciar perdere l'albero e non dar così a vedere la sua nuova debolezza.
Superando l'Albero Picchiatore trovarono la capanna del professor Hagrid. Con un vasto orto e un recinto pieno di strane creature. 
Dietro quella, si trovava la Foresta Proibita. Gli era stato detto che la foresta era un posto pericoloso, piena di lupi mannari e centauri arrabbiati, quindi dovevano assolutamente entrarci! Ma mancava poco alle lezioni e non avevano ancora finito il giro. Programmarono quindi di tornarci di notte, l'ora ideale per setacciare una mostruosa e mortale foresta piena zeppa di mostri. 
Proseguirono e seguendo il sentiero che portava ad Hogsmade finirono nel Campo da Quidditch della scuola. La professoressa gli aveva spiegato anche quello: un gioco che sembrava fichissimo con le scope volanti e tutto il resto. L'emozione con cui la professoressa gli aveva spiegato le regole accresceva l'idea che valeva veramente la pena provare a giocarci, anche se Percy avrebbe preferito Black Jack ad una scopa. BlackJack o no, comunque quell'anno non avrebbero avuto il piacere di assistere a quel spettacolare gioco. La preside aveva spiegato che con il Torneo Tre Maghi non c'era tempo per le partite e questo - si capiva dalla voce - le pesava molto. 
Fu in quel momento che il semidio si ricordò la parola d'ordine per l'ufficio della preside. La McGranitt doveva essere proprio una grande fan di quello sport.
Tornarono indietro e, continuando il giro: si ritrovarono in un cortile gremito di studenti mattinieri. In fondo al giardino vi era un lago, dove alcuni studenti giocavano con un enorme calamaro. Percy colse l'occasione per controllare se l'acqua aveva qualcosa di diverso dal normale. Si avvicinarono e si immersero fino alle caviglie. Grazie agli déi Percy aveva superato l'assurda paura dell'acqua che aveva iniziato ad avere dopo la mezza profezia rivelatagli da Ella l'arpia. Ora capiva come doveva sentirsi Thalia, figlia di Zeus, ad avere paura dell'altezza. Che assurdità: un figlio di Poseidone che aveva paura di annegare. Una volta toccata l'acqua - come a casa, o al campo - tutte le preoccupazioni sparirono. C'erano solo lui ed Annabeth, in un meraviglioso giardino con uno splendido lago, il che gli ricordò il lago delle canoe al campo. La figlia di Atena doveva averlo capito perchè gli sorrise e buttandogli le braccia attorno al collo lo baciò sulle labbra. Lui ricambiò il bacio e circondò la vita della ragazza con le braccia. 
''A cosa pensi Testa d'Alghe?'' 
''Io che penso?'' le rispose lui ''Come ti salta in mente una cosa simile?'' il semidio stava per comandare all'acqua di portarli sul fondo del lago, coperti da una bolla d'aria, come aveva fatto innumerevoli volte, quando notarono che gran parte dei ragazzi stava rientrando.
''Dovremmo andare'' disse allora Annabeth con riluttanza e si avviarono verso il castello.

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Capitolo 9
*** Le prime lezioni ***


9. LE PRIME LEZIONI

La loro prima lezione era con i Tassorosso nell'aula di pozione del professor Lumacorno. Quando entrarono in classe, si accorsero di essere in ritardo. Il castello non sembrava così grande, descritto dalla preside. Con tutti i tunnel e i sottolivelli poi era facile perdersi.
I loro compagni avevano già iniziato a lavorare. Il professore spiegò loro cosa dovevano fare e li mise a lavoro in due banchi in fondo all'aula. Aperto il libro di testo, Percy iniziò a leggere la ricetta da seguire. Ovviamente era come se fosse scritta in arabo per lui, inizialmente pensò che fosse colpa del fatto che era dislessico, ma la sua ragazza non lo era e a giudicare dalla sua espressione, per lei non era diverso. Fu allora che il professore gli si avvicinò:
''Buongiorno ragazzi miei'' esordì ''non preoccupatevi se non riuscite a combinare niente'' continuò con un tono di voce più basso ''ho lanciato un incantesimo sulla classe, anche se fate un pasticcio ai loro occhi sembrerà un lavoro mediocre''
''mi scusi signore...'' disse allora Annabeth ''a me basta sapere i nomi dei vari ingredienti e non avrò bisogno di quell'incantesimo''
''oooh molto bene, molto bene, ti scrivo subito tutti i nomi in delle etichette allora'' e così fece. Una volta che il professore si fu allontanato la figlia di Atena si mise all'azione
''perchè ti impegni così? Il professore ha detto che non importa se facciamo un pasticcio'' Percy si pentì subito di aver pronunciato quelle parole. Cosa gli era saltato in mente? Dire ad una figlia di Atena che ci si poteva anche non impegnare a scuola? Davvero? La sua ragazza alzò gli occhi dal calderone solo per lanciargli una delle sue occhiataccie del tipo ''non farmi sprecare fiato per queste domande idioti Testa D'Alghe'' e continuò il suo operato.
Alla fine della lezione il prof Lumacorno rimase affascinato dalla pozione di Annabeth. Quando tutti gli studenti lasciarono la classe il professore attaccò conversazione con lei
''e quindi mi stai dicendo che non hai mai creato una pozione prima d'ora?''
''Ecco ho aiutato degli amici nella casa accanto alla mia, ma questa è la mia prima vera pozione in realtà'' rispose con un filo di orgoglio arrossendo leggermente sulle guance
''e con ingredienti sconosciuti per giunta!! Affescinante, affascinante!'' e sempre con più entusiasmo aggiunse ''Ascolta, la preside mi ha spiegato che avete un'importante missione eccetera eccetera , ma c'è sempre tempo per il Lumaclub a mio parere''
''il Lumachè?'' chiesero i semidei all'unisono
''Il Lumaclub'' riprese il professore ignorando del tutto Percy ''è un gruppetto da me organizzato con i ragazzi più dotati. Chiunque speri di diventare qualcuno mira ad entrare al Lumaclub''
''emmh.... ci penserò... grazie professore'' rispose Annabeth titubante
''ci conto allora! Ora sbrigatevi o il professor Hagrid vi lascerà indietro! E non è un buona cosa per una lezione nella foresta proibita'' concluse Lumacorno solo per ritrovarsi assalito di domande
''la foresta proibita?? Ma non era proibito andarci?'' fu la prima, da parte di Percy
''credevo fosse pericolosa e piena di lupi mannari. Come può un professore tenere una lezione all'interno?'' continuò Annabeth
''Ragazzi, ragazzi'' iniziò il professore sollevando le mani in segno di resa ''sarà meglio che rivolgiate queste domande al professore stesso non credete? Ora vogliate scusarmi, ho molte cose da fare.''

Arrivarono alla capanna del professore appena in tempo. Questa volta, avevano la classe condivisa con i Corvonero. Il professore stava facendo le ultime raccomandazioni: non allontanatevi dal gruppo, non spaventate le creature diurne e così via. 
Si adentrarono nella foresta abbastanza da dover usare le bacchette come torce. Gli alberi - enormi nella loro stazza - non lasciavano neanche uno spiraglio per la luce del sole. Nessuno si chiese perchè i due semidei non accesero le loro bacchette. Doveva essere l'incantesimo della preside. 
La lezione del professore - in quanto prima dell'anno - comprendeva un ripasso generale. Erano stati avvisati di non allontanarsi, ovviamente, ma a che serve un cappello che ti rende invisibile se non ad infrangere regole del genere? Purtroppo avevano un solo cappello, e non sapevano come avrebbe potuto reagire Atena se un figlio di Poseidone avesse usato il suo prezioso dono fatto alla figlia. Quindi andò solo Annabeth. 
Per il resto della lezione Percy rimase agitatissimo. Non si sentiva mai tranquillo quando lui ed Annabeth si separavano. Sarebbero sopravvissuti atutto, Percy lo sapeva, finchè fossero rimasti insieme. Per quasi un'ora il figlio di Poseidone fu tentato di urlare il nome della sua ragazza. Di chiamarla e farla tornare al suo fianco, o di correre alla cieca in mezzo alla foresta tastando l'aria alla sua ricerca. 
Finalmente dopo un tempo che a Percy sembrò infinito, si ritrovò Annabeth accanto, come se fosse sempre stata lì. Lei gli prese la mano e la strinse forte. Probabilmente non era l'unico a non volersi più separare dall'altra dopo la faccenda del Tartaro.
''Hai preso appunti come ti avevo chiesto Testa d'Alghe?'' disse per far rilassare il semidio
''Sapevi che non l'avrei fatto da quando me lo hai chiesto Ragazza Saggia, inutile negare l'evidenza'' le rispose lui. 
Seguirono il resto della lezione - che era pressocchè alla fine - fino a quando il gruppo iniziò a rientrare. A quel punto rimasero stategicamete indietro, quel tanto che permetteva ad Annabeth di fare rapporto su quanto visto: non c'era nulla di preoccupante. Certo qualche motro qua e là, ma niente che loro non potessero gestire. Era inutile tornare nella foresta quella notte. 

Prima della lezione successiva, avevano un'ora buca. Decisero allora di esplorare l'interno. Vagarono per mille corridoi e scalinate. Arrivarono anche a quello che sembrava un vicolo cieco abbandonato. Nelle pareti vi era un unico quadro, il che spezzava con tutte le altre dove non c'era neanche un pezzo di muro libero. Capirono subito il motivo di quella singolarità: la cornice, infatti, ritraeva un cavaliere fin troppo amichevole. Iniziò a raccontare ai mal capitati come si viveva all'epoca del medioevo e delle sue eroiche gesta, e continuò per un bel po' prima che i due semidei decisero di ignorarlo e voltargli le spalle lasciando il corridoio tra gli insulti e le maledizioni lanciatogli contro dal cavaliere che si era presentato come ''sir Cadogan''. 
Quando arrivarono in biblioteca, il figlio di Poseidone si sentì perduto. Sapeva fin troppo bene cosa voleva dire entrare in un posto pieno di libri con Annabeth. Infatti fu l'ultima cosa che esplorarono quel giorno. Una volta entrati non ne uscirono fino a poco prima della prossima lezione. Fu strano per Percy ritrovarsi felice di andare a studiare. 
Quel giorno connobbero anche la classe dei Serpevarde durante l'ora di Erbologia del professor Packiock. Erano dei ragazzi che il semidio vedeva bene al fianco di Clarisse a fare guai in tutto il campo. A quanto pareva c'era una certa tensione tra le due case presenti a lezione. La professoressa McGranitt aveva accennato a quella rivalità con un certo entusiasmo, parlando del Quindditch.
Tutto sommato la lezione proseguì bene. Il professore era bravo a tenere a bada i bulletti della casa verde. 
Anche nella lezione dopo non trovarono intoppi. Era Incantesimi e anche Annabeth dovvette arrendersi e fare solo finta di studiare. 
Dopo quella ci fu la pausa pranzo. Tutte le case si riunirono nella Sala Grande dove come il primo giorno - accanto a Teddy e Victiore - mangiarono a volontà. 
Gli ospiti della scuola erano sparsi tra i quattro tavoli, e solo per un attimo a Percy sembrò di riconosce un ragazzo con il cappotto e il bastone di Dumstrang seduto al tavolo dei Corvonero. Era di spalle, ma parlando con il ragazzo accanto a lui quindi riusciva a vederlo di profilo. Aveva i capelli castani scuro e la carnagione poco più chiara dei capelli, ma la prese come un impressione personale, una somiglianza a qualcuno che aveva visto solo poche volte di cui aveva un vago ricordo, lasciò perdere.
Quella sera tornarono presto in Sala Comune. Appena finito di mangiare la seconda portata non aspettarono neanche i dolci. Volevano approfittare della Sala dei Grifondoro vuota per vedere il punto della situazione. Salirono le scale, finendo davanti al ritratto della Donna Grassa. Chiunque gli avesse dato quel nome non era affatto delicato. Detta la parola d'ordine, si infilarono nel buco nella parete che il quadro aveva rivelato e si ritrovarono dentro una saletta con un po' di troppo rosso. 
Si sedettero sul divanetto davanti al camino e parlarono a lungo sul da farsi. Avevano appena deciso di mettere i loro nomi nel calice l'indomani prima delle lezioni quando iniziarono ad entrare i primi studenti. 
 

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Capitolo 10
*** Insieme ***


 

10. INSIEME

Percy non riuscì a dormire neanche quella notte. Aveva perso il conto delle notti insonni, e supponeva che per Annabeth non fosse diverso. Entrambi avevano borse profonde sotto gli occhi, e quando il semidio crollava in classe, la sua ragazza neanche provava a svegliarlo. Doveva aver capito che come lei non riusciva a chiudere occhio nel buio della notte. Ogni volta che ci provava rivedeva quel bagliore rosso che solo nel Tartaro si poteva incontrare. Ricordava di come Annabeth vagasse cieca verso un precipizio con l'assoluta certezza che Percy l'avesse abbandonata, e lui inerme bloccato da un esercito di mostri impossibilitato a raggiungerla.
Quando quel ricordo non bastava a farlo svegliare di soprassalto, rivedeva Bob e Damaseno rimanere indietro davanti a morte certa mentre i semidei si salvavano. Li avevano aiutati, avevano attraversato il Tartaro con loro per poter rivedere la luce del sole e loro li avevano abbandonati. Lasciati alla mercè del dio Tartaro in procinto di risucchiarli in quel suo vortice talmente scuro da annientare ogni briciolo di luce nelle vicinanze. Trascinati, in quella prigione senza tempo. 
Ogni volta che guardava le stelle, Percy rivedeva Bob, con i suoi capelli bianchi e lo scopino arcobaleno da inserviente. Lo rivedeva in quel blu puntellato di bianco mentre gli sorrideva e gli diceva ''salutate il sole e le stelle da parte mia''.
Solo i mostri si rigenerano una volta morti. 
Il Titano e il Gigante erano morti. E non si sarebbero rigenerati. 
Loro non erano mostri.
Quando iniziò a sentirsi gli occhi bagnati il figlio di Poseidone decise di alzarsi. Scese le scale e seduta sul divanetto vide Annabeth. Lei non si sorprese di vederlo arrivare. Lo salutò con uno stanco bacio e si appoggiò alla sua spalla fissando gli ultimi attimi di vita delle fiamme nel caminetto. 
Nessuno dei due aveva la forza per parlare. Non c'era bisogno di parole. Nessuno dei due aveva bisogno di essere consolato, erano stanchi, e se si trovavano lì, a fissare il fuoco, era perchè avevano appena rivissuto ricordi che avrebbero voluto dimenticare. Ma bastava essere inseme.
''Insieme'' era il loro ''per sempre''.
Mano nella mano con Annabeth, Percy si sentì le palpebre sempre più pesanti e per la prima volta dopo mesi cadde in un profondo sonno senza sogni.

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Capitolo 11
*** Iscrizione ***


11. ISCRIZIONE

Furono svegliati da Victiore che li scuoteva. La colazione era finita, e la Sala Comune era vuota. La streghetta gli disse che li avevano lasciati dormire, per quando fosse stato difficile con i compagni del settimo anno che facevano strane insinuazioni a voce fin troppo alta. Teddy aveva Trasfigurazione con la preside a prima ora, quindi non poteva rischiare di arrivare tardi ed era toccato a Victoire salire a svegliarli rischiando il ritardo. 
L'idea di iscriversi al torneo la mattina prima delle lezioni era saltata. Così lo facero nella pausa pranzo.

Avevano appena finito di pranzare. E si separarono dai loro nuovi amici con la scusa di dover andare a fare una ricerca in biblioteca. Lo sbaglio fu che fu Percy a trovare quella scusa. Teddy era molto furbo, e a quelle parole gli aveva lanciato uno sguardo sospetto. Come se avesse già capito che quella frase non si addiceva molto al semidio. Certo non ci vuole un genio per capirlo.
Il Calice si trovava in un salone al quarto piano. Era tutto ciò che sapevano. Quindi ovviamente si persero un paio di volte. Alla fine fu Sir Cadogan ad indicargli la strada. Dovevano proprio essere messi male per dar retta al cavaliere. 
Trovarono la stanza ed entrarono a passo spedito. Al centro del salone sorgeva un piedistallo. Su di esso vi era il Calice sovrastato dalle fiamme blu che avevano già visto il primo giorno e che erano l'unica fonte di luce all'interno del salone. Alla destra e alla sinistra del Calice magico trovarono due file di panche piene di studenti. La stanza era talmente affollata che erano più quelli che stavano in piedi che quelli che videro seduti. Per ogni coppia che bruciava il biglietto nel fuoco scoppiava un applauso. Avvicinandosi al centro, videro anche quello che sembrava un cerchio disegnato con un gessetto blu-fosforescente sul pavimento ad accerchiare il piedistallo. 
I due semidei non esitarono. Avevano discusso delle prove che avrebbero trovato, e non c'era nulla che non fossero in grado di fare o che non avessero già fatto. 
Superarono la linea tracciata a terra e Annabeth buttò il bigliettino all'interno del calice. Come per tutti, esplose un grande applauso. Solo due ragazzi non applaudivano. Era difficile distinguere la loro espressione nella penombra blu. Sembravano contrariati, quasi delusi. Poi gli occhi iniziarono ad abituarsi a quel buio e Percy vide chiaramente i loro volti. Erano Teddy e Victorie
***
La campana suonò in quell'istante. Dovevano affrettarsi a raggiungere l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, ma invece di correre verso la classe, seguirono Teddy e Victoire. Stavano attraversando con passo svelto il corridoio dietro i richiami dei due semidei e non accennavano a rallentare. Victorie, con i libri stretti al petto, si girava ogni tanto a guardarli per poi dire qualcosa all'amico. Erano troppo lontani per capire di cosa parlassero, ma Teddy non sentiva ragione. Continua imperterrito ad avanzare senza voltarsi mezza volta. 
Il figlio di Poseidone iniziò a correre e li raggiunse. Afferrò il polso di Teddy da dietro che fu costretto a girarsi. I suoi occhi trasparivano solo rabbia. Non lo avrebbe perdonato tanto facilmente. Percy si chiese perchè lo turbasse così tanto ciò che pensava di lui un ragazzino di tredici anni. Lui e Annabeth avevano buone ragioni per iscriversi al torneo, e non dovevano nessuna spiegazione al piccolo maghetto. Ma lui e Victiore erano stati così gentili con loro, che non poteva non provare a spiegare.
''Teddy lascia che ti spieghi'' iniziò il semidio
''non ce n'è bisogno'' rispose il mago a labbra strette e mascella serrata ''devo andare a lezione'' fece, cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo più grande che non aveva intenzione di mollare
''aspetta solo un momento'' fece lui portandoselo più vicino ''abbiamo una valida ragione per-''
''Certo come tutti!'' lo interruppe l'altro sempre più arrabbiato ''Gloria Eterna'' continuò apostrofando quelle due parole come fossero cibo marcio restato nel frigo troppo a lungo 
''Teddy non per quello che-''
 ''non mi interessa!'' non lo lasciò finire ''Laciami o farò tardi'' si liberò il polso e senza aspettare Victiore girò le spalle e sparì dietro la curva.
''Non avercela con lui'' era Victoire a parlare. Era calma, negli occhi la preoccupazione e il dispiacere per l'amico dalla testa blu ''lo scorso torneo ha portato al ritorno di Voldemort. Attribuisce parte della colpa per la morte dei suoi genitori anche a questo'' concluse con una vena di tristezza 
''Credici Victoire'' continuò Annabeth ''ci siamo iscritti per una buona ragione, non ci interessa la gloria'' 
''Lo so'' rispose l'altra ''dobbiamo solo farlo capire a Teddy''.
Ovviamente arrivarono in tempo a lezione per un pelo. Entrarono in aula poco prima del professor Finnigan. 
Difesa contro le Arti Oscure. Quella lezione avrebbe anche potuto essere utile a Percy, ma non riusciva a smettere di pensare all'espressione di Teddy Lupin: arrabbiata, infuriata, amareggiata, delusa. 
All'ora di pranzo si sedettero al solito posto: circa alla metà del tavolo. Victoire li raggiunse sedendosi di fronte a loro. Teddy non arrivava. Iniziarono a mangiare titubanti e preoccupati. Erano arrivati alla fine del secondo quando Teddy varcò l'enorme porta della Sala Grande scrutando i tavoli. Percy alzò la mano per farsi vedere, ma il mago gli rifilò un'occhiataccia e si sedette all'estremità del tavolo, il più vicino possibile al portone. 
''Io...'' iniziò Victoire ''vado da lui'' continuò titubante ''vedrete che gli passerà, ha solo bisogno di un po' di tempo per sbollire. Ci vediamo stasera ok?''
''Si certo, vai da lui. A stasera'' rispose tranquilla Annabeth.

Nell'ora buca del pomeriggio decisero di andare nel cortile con il lago. Si sedettero sul prato abbastanza vicini all'acqua da sfiorarla con i piedi scalzi, con la piovra gigante che sbucava a galla ogni tanto a spruzzare gli studenti più vicini. Iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Si chiesero come se la stessero cavando Jason, Piper e tutti gli altri. Si domandarono anche se quello  valesse come anno scolastico, all'università di Nuova Roma, o se per essere ammessi lì dovevano prima frequentare l'ultimo anno di liceo in una scuola mortale.
''Hai mandato quel gufo a tua madre alla fine?'' disse a un tratto la figlia di Atena
''Ecco io'' iniziò il semidio diventando sempre più piccolo sotto lo sguardo della ragazza ''potrei averlo dimenticato''
''Perseus Jackson'' riprese la semidea. Brutto segno quando veniva chiamato con il nome completo ''Quella povera donna ti ha creduto morto per ben due volte! Non puoi esserti dimenticato di mandarle qualche tua notizia!''
''La McGranitt ha detto che mia madre e tuo padre sono al corrente della nostra posizione'' ribattè lui in sua difesa
''Non è una buona scusa!'' gli rispose lei cocciuta.
''Ti prometto che scriverò la lettera appena tornati in Sala Comune d'accordo?''
''D'accordo'' si arrese l'altra ''che cosa facciamo con Teddy?''
''Victoire ha ragione: facciamolo sblollire un po', sono sicuro che ci ascolterà prima o poi'' gli occhi di Annabeth erano grigio-tempesta, ogni volta che li guardava Percy si perdeva in essi. La sua ragazza aveva l'espressione concentrata o accigliata in cerca di una soluzione la maggior parte delle volte. Ma lui aveva imparato a sue spese che non puoi chiedere a una figlia di Atena di rilassarsi. Con la divisa di Hogwarts era irresistibile. Con la minigonna e la camicetta leggermente bagnata dagli spruzzi del calamaro rapì Percy per la milionesima volta. Si sporse verso di lei e mettendole una mano sulla guancia e l'altra appoggiata sul prato la baciò. Lei ricambiò il bacio intrecciando le sue dita tra i capelli del fidanzato.
Era sempre così, la campanella della scuola doveva rovinare i momenti più belli. Sembrava lo facesse apposta. Così iniziarono a rientrare, mano nella mano.

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Capitolo 12
*** Messaggio IPhone ***


12. MESSAGGIO IPHONE

Durante la cena un gufo lasciò cadere una lettera sul piatto di Percy. La aprì e vide che gliela mandava Chirone. La lettera diceva che quella notte verso le tre gli sarebbe arrivato un messaggio IPhone e quindi dovevano accertarsi di essere da soli.
Puntualmente alle tre la brocca d'acqua che si trovava sul piccolo tavolo della Sala Comune iniziò ad eruttare come un gayser, ma calmo e silenzioso formando un leggero arcobaleno tra le goccie sbarse in aria. 

*He-y m-i sent-ite?* il messaggio arrivò con una lieve intermittenza 
''bro, sei tu?'' chiese incerto Percy cercando di capire se dall'altra parte era Jason a parlargli 
*Mi sentite?* ripetè la voce più chiaramente. Era decisamente quella dei Jason sebbene distorta e leggermente robotica. L'immagine si mise un po' più a fuoco e accanto al figlio di Giove occhialuto riconobbero anche Piper 
''Piper, Jason!'' disse allegramente Annabeth ''come state?'' 

*Starei meglio se sapessi cosa sta combinando la mia migliore amica* rispose cocciuta Piper. Annabeth arrossì
''scusa'' si affrettò a rispondere ''il problema e che non lo sappiamo bene neanche noi''
''va tutto bene?'' cominciò Percy un po' preoccupato ''Che succede?''

*Ci deve essere per forza una ragione per chiamare un amico?* rispose indispettito Jason
''Alle tre di notte? Credo di sì, bro'' rispose divertito Percy
*Chirone non vuole dirci cosa fate e dove siete. Pensa che ha voluto dire lui dove far apparire il messaggio a Iride, così che io e Piper non potessimo sentire*
''Bhe io mi sono rassegnato a non cercare risposte''
*In effetti chiamavamo per dirvi una cosa* continuò Piper al di là dell'arcobaleno *dovreste tornare il prima possibile, dovete vedere una cosa*
''Ci è impossibile Piper, siamo in missione. Non possiamo allontanarci da questa scuola per adesso. Forse durante le vacanze, ma anche allora ci sarà difficile'' le rispose affranta Annabeth.
''Perchè non ci dite da qua cosa succede?'' domandò Percy curioso 

*Non se ne parla nemmeno* Piper squose la testa *Dovete vederlo o non sarà la stessa cosa*
''Le prime vacanze sono quelle di Natale'' riflettè Annabeth ''forse potremmo vederci per allora''
*Guarda che ci conto* si raccomandò la figlia di Afrodite in un tono che non ammetteva repliche. Fu allora che il semidio sentì un rumore alle spalle. Scattò in piedi e corse alla scala che portava al dormitorio maschiele a vedere se qualcuno origliava, ma ammesso che ci fosse veramente stato qualcuno, ormai era sparito nella stanza del suo anno. 
''Ragazzi dobbiamo chiudere'' intuì comunque Annabeth ''ci sentiamo presto d'accordo''

*Ti conviene* furono le ultime parole di Piper prima di svanire insieme all'arcobaleno.




Nota autrice:
Questo piccolo capitolo l'ho aggiunto per iniziare a collegare il One-Shot che ho scritto. Lo potete trovare nel mio profilo per capire un po' meglio: ''Una amichevole rimpatriata''. I legami con essa saranno poi più approfonditi più avanti.
Grazie per continuare a segiurmi :D <3 

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Capitolo 13
*** I Campioni ***


13. I CAMPIONI

Le settimane passavano, e Teddy continuava ad evitarli. Chiacchieravano con Victoire ogni tanto, ma non era la stessa cosa. 
Nel frattempo la data dell'estrazione dei partecipati al torne si avvicinava. Continuarono ad andare a lezione e in biblioteca ogni giorno. Sapevano che la prima prova consisteva sul rubare un uovo ad un drago. E anche se avevano sconfitto diversi dragoni, era sempre meglio essere preparati. Questo lo capiva persino Percy.
Arrivò il giorno dell'estrazione. La Sala Grande era ancora più piena degli altri giorni. Probabilmente la maggior parte studenti stranieri pranzavano e cenavano nello stesso luogo in cui dormivano. 
La preside face il suo ingresso trionfale attraversando il portone e facendo calare le fiamme delle candele con un gesto della mano. Arrivò al piedistallo dove iniziò un discorso formale prima di procedere alla estrazione. 
La tensione allegava per tutta la sala: quasi tutti si muovevano sul posto, come a non poter rimanere fermi. 
La McGranitt finì il discorso che in pochi avevano seguito e si diresse verso il calice. La tensione cresceva ad ogni suo passo, così come la fiamma dell'oggetto magico. 
A un tratto, la fiamma divenne rossa rubino e sputtò un biglietto bruciacchiato che ricadde delicatamente tra le dita della preside di Hogwarts che lo lesse ''I campioni per Beauxbaton'' scandì bene ''sono Adeline e Jean Faure'' un enorme applauso fece tremare le pareti. I due francesi dovevano essere molto amati nella loro scuola. Due ragazzi in divisa azzurra si alzarono orgogliosi e sorridenti raggiungendo la preside che strinse le mani a entrambi indicandogli una porta dietro il tavolo dei docenti. 
Riprese ad avvicinarsi al calice, che si comportò esattamente nella stessa maniera. 
La McGranitt lesse il nuovo biglietto ''I campioni per Durmstrang sono Carter e Sadie Kane'' Percy e Annabeth sobbalzarono. Conoscevano quei nomi. Erano due maghi americani che si occupavano di egittologia. Che cosa ci facevano in una scuola di magia bulgara? Ora ricordava. Ma certo! Lo aveva riconosciuto al tavolo dei Corvonero, ma come poteva immaginare di incontrare Carter Kane ad Hogwarts? L'applauso che fu riservato loro fu molto meno entusiastico. Sembrava quasi un applauso di cortesia, come se neanche i loro stessi compagni di scuola li conoscessero. Ma certo il semidio non poteva parlare. Come i francesi, anche i fratelli americani raggiunsero la stanza sul retro e i due semidei sentirono la tensione crescere tra i compagni accanto a loro. 
Anche la professoressa sembrava più tesa. Percy e Annabeth d'altro canto, sapevano benissimo quale biglietto sarebbe uscito. L'irrigidimento della McGranitt era probabilmente dovuto alla possibilità che l'incantesimo da lei apportato non funzionasse, escludendo così Annabeth e Percy dal torneo. 
Mentre la strega si avvicinava al calice e questo sputava il biglietto, Percy osservò Teddy, seduto strategicamente lontano da loro. Nei suoi occhi c'era solo preoccupazione. Il semidio non potè fare  a meno di chiedersi se era rivolta a lui e Annabeth. Se il mago dalla testa blu avesse paura di sentire leggere i nomi dei suoi due nuovi amici. E così, ovviamente, fu. 
Ancora più che per i francesi, tutta Hogwarts esplose in un clamoroso applauso. Teddy si accorse degli occhi verde mare che lo osservavano e senza battere le mani distolse lo sguardo. I due semidei si alzano e raggiunsero la cameretta dei campioni.
I fratelli Kane erano lì, seduti sugli scalini ad aspettare la fine dell'estrazione. Non appena videro i semidei esclamarono all'unisono ''E voi cosa ci fate qui!?'' 
''Potremmo farvi la stessa domanda'' iniziò Annabeth, ma venne interrotta dall'ingresso dei professori accompagnati dal ministro della magia: un omaccione scuro di pelle con la tunica blu e uno strano berretto. Percy non ricordava il nome. C'era Annabeth per questo, fortunatamente comunque, si presentò
''Buon pomeriggio campioni, e congratulazioni! Sono il ministro Kingsley Shacklebolt, e prima di lasciarvi andare vorrei che fosse chiaro che queste prove non sono prese alla leggera.'' Da lì iniziò un discorso che non riuscì a mantenere attento Percy  neanche per cinque minuti. Ogni tanto annuiva, ma non ascoltava. Per Sadie era lo stesso, a giudicare dalla sua espressione. 
Finito il discorso, il figlio di Poseidone voleva far luce sul perchè i Kane si trovavano lì, ma i professori separarono i campioni per scuole per le ultime raccomandazioni. A Percy scoppiava la testa! State attenti, non fatevi ammazzare, non date nell'occhio per quanto possibile, fingete di essere maghi e salvate il mondo Quelle parole gli erano state ripetute in troppe volte. 

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Capitolo 14
*** Il piano ***


14. IL PIANO

La prima prova era fissata da li a due mesi. Sarebbe stata all'inizio di Dicembre per poi lasciare liberi gli studenti per le vacanze di Natale. Ogni coppia iscritta al torneo, aveva un professore che li allenava e aiutava prima della prova. A loro toccò il professor Packiock, ma non era molto pratico sul come suggerire a due diciasettenni a sopravvivere a un drago senza magia, così quando Annabeth disse di avere un piano, non si oppose minimamente. 
Per prima cosa, dovevano capire se Percy riusciva o no a cominucare con i Thestral. Così il professore di Erbologia li portò in un piccolo boschetto dove le carrozze restavano parcheggiate tutto l'anno. In esso trovarono una mandria di cavalli scheletrici. Il figlio del signore dei cavalli iniziò a sentire i loro pensieri. Quelle creature potevano essere viste solo da chi aveva assistito ad una morte, era plausibile che i loro pensieri fossero così tetri. 
''Allora?'' lo incalzò Annabeth guardandolo con quegli occhi che sembravano vedere tutto ''Riesci a sentirli?''
''Sì'' affermo Percy ''ma non vuol dire che ci aiutaranno''
''Che aspetti?'' chiese lei impaziente ''Prova a fare conversazione no?'' il professore sembrava capire vacamente, così aggiunse 
''Questa può aiutarti'' gli porse una borsa. All'interno vi era solo carne cruda ''Non mangiano altro'' spiegò l'uomo. 
Percy avanzò. I pensieri delle creature lo mettevano sempre più giù di morale, ma si impose di rimanere concentrato. Si avvicino a quello più isolato del gruppo. Sembrava meno magro e tetro degli altri. Allungò la mano con un pezzo di carne stretta nel pugno
''hey'' iniziò Percy parlando col pensiero. Il Thestral parve sorpreso che qualcuno potesse comunucare con lui così, quindi il semidio colse l'occasione per continuare ''ti ho portato una borsa piena di carne, e se vuoi posso continuare a farlo per il resto dell'anno, ma avrei bisogno del tuo aiuto'' il Thestral si avvicinava, i pensieri tetri non lo abbandonavano, ma sembrava che la carne lo distraesse un po' ''vedi, sono iscritto al Torneo e avrei bisogno di qualche modo per distrarre il drago'' continuò con voce calma e gentile. Il Thestral era ora a portata di mano, così Percy aprì il palmo per offrirgli la carne 
''cosa vorresti che faccia in cambio della carne per un anno intero?'' sentì dire al Thestral mentre mangiava dalla sua mano 
''svolazzare sotto il naso di un drago evitando di farsi arrostire non sarebbe male'' riprese il semidio stavolta un po' più tranquillo 
''lasciami la borsa'' continuò lo pseudo cavallo masticando ancora, ma guardando il semidio negli occhi questa volta ''quando sarà il momento basta che mi chiami e arriverò, figlio del dio del mare'' disse con un leggero inchino ''in cambio voglio la tua parola che verrai a portarmi della carne ogni settimana'' 
''lo prometto sullo Stige'' concluse raggiante il ragazzo. 
Dopo la conversazione, il Thestral si fece accarezzare anche da Annabeth, e propose di far fare un giro a Percy vantandosi della sua velocità. A dirla tutta era più veloce BlackJack, ma quasto non lo disse. Era da tanto che non volava e si godette il giretto intorno al castello fino in fondo. Quando atterrarono fece i complimenti alla creatura, e gli chiese se avesse un nome. Lui gli rispose che era inutile averne uno, così il semidio decise di chiamarlo Gog. 
Il piano era stato stabilito. Se avvessero fallito in quello, il piano B consistena in, bhe, fare quello che facevano ad ogni missione in cui il piano A falliva: Improvvisare. 
I giorni scorrevano veloci, e Teddy cominciava ad allentare un po' la pressione. Di solito, appena li vedeva girava i tacchi e schizzava via. Era ancora così, ma esitava nel farlo. 
La mattina del giorno della prima prova c'era aria di festa. Tutti erano elettrizzati per quello che prevedeva il pomeriggio. Iniziò ad arrivare gente di ogni tipo da Hogsmade. C'era anche chi piazzava scommesse. Un uomo in particolare, sembrava molto risentito per il cambiamento nel regolamento, ma ciò non lo fermò dallo scommettere sul risultato. 
Quel giorno furono tra i primi ad arrivare in Sala Grande per la colazione. Si sedettero nel solito posto, sperando che almeno quella mattina, i loro amici si sarebbero seduti insieme al loro. 
Dopo un po' che si ingozzavano, videro arrivare Teddy, insieme a lui c'era Victoire ed entrambi erano attorniati da un sacco di studenti. Il motivo - capirono subito dopo - doveva essere l'uomo sulla trentina che parlava con loro. Aveva i capelli neri e spettinati come Percy, e anche negli occhi assomigliava al semidio. Portava una montatura rotonda e aveva una cicatrice a forma di saetta sulla fronte 
''Quello deve essere Harry Potter'' disse piano a Percy avvicinandosi per parlare il più piano possibile. Effettivamente l'uomo corispondeva alla descrizione della preside e dal momento che stava discutendo allegramente con Teddy era molto probabile che il mago fosse il suo padrino. 
Lo accompagnarono fino al tavolo dei professori e li si separarono. Teddy si voltò con ancora il sorriso stampato in faccia che si spense una volta incrociato lo sguardo del semidio. 
Finito di mangiare stavano andando a lezione quando furono intercettati dal professore di erbologia ''Ragazzi, voi siete esonerati dalle lezioni del mattino. Andate a mettere le tute sportive e vediamoci al campo da Quidditch''.
Le ''tute'' erano più armature, con parti in cuoio a rinforzare il petto, gli avanbracci e le coscie. Raggiunsero il campo da gioco che si era trasformato: gli spalti rimanevano, il centro non era più un prato verde con delle strisce disegnate sopra, ora era pieno di rocce a formare un terreno naturale tra gli scogli. Appena fuori il terreno roccioso era stata montata una tenda, entrandoci, vi trovarono il professor Packiock, i presidi delle rispettive scuole, qualche giornalista, il ministro e quello che presumevano essere Harry Potter. Erano gli ultimi ad arrivare, quindi iniziarono subito a spiegare le regole. ''Ancora?'' si ritrovò a pensare Percy. Per la centesima volta quindi gli venne detto di prendere quel dannato uovo d'oro senza farsi ammazzare. 
Finito di ripetere quello che avevano sentito anche troppe volte, li fecero metter in cerchio. Il ministro teneva un sacchetto fumante in mano e uno per coppia doveva ''pescare'' il proprio drago. A ripensarci ora probabilmente quella di Percy non fu una buona idea: era il secondo a pescare e non provò nemmeno ad afferrare qualcosa. Lasciò semplicemente che uno dei due draghi rimasti gli si arrampicò sul guanto. Ovviamente uscì il più feroce. 
Una volta finita la ''Pesca Fortunata'' il cannone fece partire un colpo e il Torneo ebbe inizio.



angolo autrice:
scusate il ritardo, in questi giorni ho avuto un po' da fare. So che questo capitolo è molto corto, ma compenserà il 15 dopodomani :D al prossimo capitolo <3
xxx
vostra, GReina

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Capitolo 15
*** Sapere il greco serve a qualcosa ***


15. SAPERE IL GRECO SERVE A QUALCOSA

La squadra di Durmstrang fu la prima a partire, un'altra occasione persa per parlare con i Kane. Percy e Annabeth iniziarono a sbirciare dalla tenda dopo alcuni minuti dall'inizio. I fratelli non persero tempo. La loro tattica era praticamente uguale a quella dei semidei: Carter distraeva il drago, e Sadie prendeva l'uovo. Trasformato in falco, non fu difficile per il mago egittologo mantenere su di sè l'attenzione del drago. Con i suoi artigli continuava a graffiargli il muso e gli occhi rendendolo sempre più arrabbiato. 
Carter se la vide brutta per un attimo, ma forse soffrì più Percy per le unghie di Annabeth conficcate nel braccio che il falco che veniva colpito dalla coda del drago. Ad ogni modo non si fece sbilanciare. Tornò in forma umana a mezz'aria e creò un avatar verde con la testa di falco intorno a sè che atterrò con un piede e un ginocchio. Un pugno sul pavimento e l'altro con la spada stretta fra le dita. 
Sadie era quasi riuscita a prendere l'uovo quando il drago si accorse di lei. Lasciò perdere Carter e volò rapidamente sopra l'uovo proteggendolo con l'enorme ala verde. Sadie fece una capriola appena in tempo per non essere incenerita dalla fiammata che sputò la bestia. Carter nel frattempo guadagnava terreno ingigantendo l'avatar sempre di più. Ora era delle stesse dimensioni del drago. Lasciò cadere la spada che sparì nella Duat e afferrò il collo dell'animale con entrambe le mani spingendolo lontano da Sadie che si rialzò sporca di fuliggine e un po' fumante e prese l'uovo. 
La preside fece un gesto con la bacchetta e attorno al drago si materializzò una gabbia che venne portata via da degli uomini.
Era il turno di Beauxbaton che adottò una tattica del tutto diversa. Adeline e Jean erano cugini, e combatterono insieme il drago fino a metterlo K.O. e prendere l'uovo indisturbati. Certo, ci volle più tempo impiegato ai Kane. Ciò dette il tempo al professor Packiock per ripetere: ''State attenti, non fatevi ammazzare, non date nell'occhio per quanto possibile, fingete di essere maghi e salvate il mondo.'' Una infinità di volte. 
Finalmente era il loro turno. Il figlio di Poseidone non era mai stato così felice di andare a battersi con un drago come quando ''fu costretto'' ad uscire dalla tenda nel mezzo delle raccomandazioni del prof. 
La preside di Hogwarts aveva appena finito di annunciarli quando Percy chiamò Gog con il pensiero. Il thestral arrivò come promesso e Annabeth indosso il berretto dell'invisibilità come programmato.
Percy salì in groppa a Gog e si librò alto nel cielo tra le ditate e i ''ma come fa?'' e i ''Sta volando senza scopa?'' del pubblico.
Il drago però se ne stava accovacciato sopra l'uovo e non voleva saperne di spostarsi. Al semidio ricordò Festus, il colore delle scaglie era lo stesso: bronzeo, ma non era Festus, lui era andato in frantumi insieme a Leo. Scacciò dalla mente quel brutto pensiero, Leo non poteva essere morto. Avevano cercato per settimane resti di lui ma non ce n'era traccia nè in mare nè in terra. Percy non riusciva ad immaginare perchè non si fosse fatto sentire, ma sapeva che era vivo. Anche Nico e Hazel dicevano che non riuscivano a percepire l'anima dell'amico, e lui aveva una vaga idea di dove fosse. Il figlio di Efesto stava cercando Ogigia. 
Si costrinse a concentrarsi sul drago. In groppa a Gog si avvicinò sempre di più alla creatura che gli ruggiva contro. Provò a cuocere lui e il thestral a puntino, ma Percy era pronto. Si concentrò sull'acqua del lago più vicino che arrivò in un lampo estinguendo il getto di fiamme. Il pubblico esultava, il drago si inferociva sempre più, ma era quello che Percy voleva. Richiamò un altro po' d'acqua che sbruzzò sul muso della bestia. Questa si sollevò lasciando per la prima volta scoperto l'uovo, ma non era abbastanza. Percy uscì anaklusmos di tasca, domandandosi cosa vedessero gli spettatori, se una spada, una bacchetta o una mazza da baseball come appariva ai mortali. Poco importava. Disse a Gog di avvicinarsi e lui lo fece senza esitazione. Passò sopra la testa del mostro graffiandogli l'orecchio destro. Il drago ruggì dal dolore, iniziò a sputare fiamme a destra e manca rischiando di bruciare anche gli spalti che ospitavano gli studenti. Il figlio di Poseidone passò sotto il mento della creatura menando un fendente al collo bronzeo, ma la sua corazza era troppo resistente, e riuscì solo a farlo arrabbiare di più. Percy ebbe appena il tempo di allontanarsi che il drago morse l'aria dove un attimo prima si trovavano il semidio e il thestral. Il drago di bronzo ora era proprio arrabbiato, Percy non capiva più se la sua priorità era mangiarsi lui e Gog o proteggere l'uovo. Fece allontanare il thestral e il drago il seguì. Era il momento perfetto per Annabeth, ma Percy non aveva idea di dove fosse. Un cappello che rende invisibili fa questo effetto. 
Il semidio continuò a menare fendenti con la sua spada, ma nessuno dei suoi colpi penetrava la dura corazza. Lui e Gog salirono più in alto. Il drago provò a fare lo stesso, ma dopo una decina di metri la catena lo bloccò. Percy colse quell'attimo di distrazione per attaccare: mentre il mostro era intento a capire cosa lo trattenesse, il semidio calò in picchiata con il suo tetro compagno, e con il braccio teso in avanti, affondò la spada tra le scapole dalla creatura a cui rimase incastrata fino all'elsa. Ora Percy era disarmato, e la sua spada sembrava come uno stuzzicadenti in confronto al drago. Era più resistente di quelli che aveva affrontato fino ad allora. Gli volò in mezzo alla testa per qualche minuto prima di ricontrollare la tasca. La sua penna era lì. La impugnò e come aveva fatto prima, levò il tappetto trasformandola di nuovo in arma. Menò un altro fendente ma un grido lo pietrificò: era quello della sua ragazza. Era arrivata vicino all'uovo, ma era stata colpita da un colpo di coda che l'aveva schiantata alla parete con un urlo mozzato togliendole il cappello. Percy non ci vide più dalla rabbia. Sia lui che il drago si girarono verso la semidea. Un momento perfetto per colpire, ma Percy si diresse veloce come una scheggia in direzione della figlia di Atena. La fece montare al volo che in groppa a Gog iniziò ad imprecare in greco antico.
''dovresti lavarti la bocca signorinella'' cercarono di capire da dove veniva la profonda voce femminile che aveva parlato nel greco più antico che avessero mai sentito. Nessun altro sembrò sentirla, neanche Gog, stando ai suoi pensieri perennemente tetri. 
Annabeth riprovò a parlare nella stessa lingua ''mi dispace'' disse più forte che potè 
''già va meglio'' ringhiò la voce. I semidei si girarono verso la draghessa con la bocca aperta. Il figlio di Poseidone chiese a Gog di portarli davanti al muso della bestia e fermarsi lì. Il thestal lo prese per pazzo, ma inaspettatamente ubbidì senza obbiettare 
''parla il greco antico?'' domandò rispettosa la semidea 
''il più antico di tutti figlia di Atena'' sibillò la draghessa ''ma parlare la mia stessa lingua non vi salverà dalla mia furia!! Non riuscirete a prendere il mio cucciolo''continuò con un ringhio agghiacciante. A Percy fece pena. Per tutto questo tempo la creatura aveva creduto che due mostri - almeno nell'anima - volessero rapirle quello che una volta dischiuso sarebbe stato suo figlio 
''Mi dispiace'' continuò la semidea urlando il necessario a farsi sentire in mezzo al vento ''ci hai frainteso. Non vogliamo prendere il tuo cucciolo, vedi, l'uovo che stai proteggendo è finto. All'interno c'è un messaggio che dobbiamo ascoltare per superare la prossima fase del terneo.''
''Menzogne!'' Rispose mamma drago sputando fuoco dalla bocca. Percy li vide morti. Erano troppo vicini per evocare l'acqua del lago e proteggersi in tempo, ma non avrebbe lasciato che Annabeth e Gog arrostissero. Così fece una cosa che solo in un'altra occasione gli capitò di fare: evocò l'acqua dalla fonte più vicina, se stesso. Rinchiuse tutti e tre in una sfera grande a malapena da proteggere tutto Gog e aspettò che il getto di fuoco si spegnesse. L'acqua nel frattempo evaporava, troppo debole per prevalere sulle fiamme. Se la draghessa avesse avuto più fiato sicuramente ne sarebbero usciti con ustioni serie, ma fortunatamente se la cavarono con qualche scottatura qua e là. 
Sicura di averli inceneriti, la draghessa si diresse verso l'uovo. Si abbassò in modo tale da avere l'ovale di bronzo all'altezza degli occhi, ci alitò sopra col solo risultato di annabbiarlo. Probabilmente quella era una prova certa che Annabeth stesse dicendo la verità
''DOV E'??'' iniziò ad urlare in quel suo ringhio comprensibile solo ai greci. Calciò l'uovo mandandolo vicino al berretto degli Yankees di Annabeth sputando fuoco in ogni direzione. Stava per farlo addosso agli studenti. Percy non perse tempo. Rievocò tutta l'acqua che potè come aveva fatto prima. Non aspettò neanche Gog. Si lanciò nel vuoto nel momento stesso in cui un tornado d'acqua lo accerchiava facendolo accelerare a mezz'aria atterrando tragli spalti e il drago. Con la stessa acqua del tornado eresse un enorme muro che separò le fiamme - gettate il secondo dopo - dalla gente. 
Il muso del drago ora incombeva su di lui. Richiamare quel muro d'acqua lo aveva completamente prosciugato. Troppo stanco anche solo per muoversi rimase immobile a fissare la creatura, ma questa non aveva più intenzione di attaccare. Con il solito sibillo si rivolse a Percy 
''Dove lo nascondete!?''
''Te lo riporterò'' promise il semidio nel suo greco antico poco approfondito ''non so dove si trovi, ma lo troverò e te lo riporterò. Hai la mia parola'' mamma drago non ebbe altra scelta
''devo fidarmi di te semidio'' disse lasciandogli il passaggio libero per prendere l'uovo.

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Capitolo 16
*** Parlare con un drago non è una cosa da tutti i giorni ***


16. PARLARE CON UN DRAGO NON E' UNA COSA DA TUTTI I GIORNI

Una volta finita la prova, raggiunsero gli altri campioni grazie a un passaggio di Gog. Si trovavano all'interno di una seconda tenda insieme a una giornalista e i suoi fotografi. Era una donna bionda, con gli occhiali e il naso ugualmente appuntiti. Indossava uno stretto abito verde e accanto a lei una penna scriveva sola. Quando i semidei entrarono, lei era intenta ad intervistare i francesi. Ebbero così occasione di parlare con i Kane.
''Carter si può sapere che cosa state facendo?'' chiese subito Percy
''Bhe...'' esitò lui ''almeno noi siamo maghi!!'' protestò ''Voi piuttosto''
''Voi sarete pure maghi, ma noi abbiamo veramente 17 anni''
''Oh certo perchè partecipare ad un torneo magico senza saper usare la magia secondo te è peggio di non essere maggiorenni?'' si difese l'egittologo
''Ragazzi'' li interruppe Annabeth ''non credo che questo sia il momento di elencare tutte le regole che stiamo trasgredendo'' disse sempre sottovoce facendo un cenno con la testa verso la giornalista 
''Hai ragione'' gli diede man forte Carter ''abbiamo le nostre buone ragioni per partecipare. Lo stesso sarà per voi, ma non credo che sia consigliabile indagare oltre'' 
Percy era d'accordo. Ogni volta che loro quattro si incontravano tutto andava storto. Immischiarsi nelle faccende di altre divinità era pericoloso, lo avevano appurato nella battaglia contro Gea, quando greci e romani per poco non si annientavano a vicenda. Il semidio era sfinito, non voleva darlo a vedere ma se avesse mollato la presa da Gog alla quale si reggeva, sicuramente le sue gambe sarebbero crollate sotto il suo peso. Era pallido, e non aveva più la forza di fare niente. Annabeth se ne accorse. Prese il braccio del fidanzato e lo sorresse con il collo. Lo aiutò ad attraversare la sala, con Gog a seguirli. Lo fece sedere nella panca di legno che trovarono in tenda e lì gli tastò la fronte
''Che cos'ha?'' chiese preoccupata Sadie 
''Ha esaurito le energie cercando di proteggere gli spalti dal fuoco'' rispose Annabeth 
''sto bene'' Percy diceva sul serio. Non era ferito, era solo tremendamente stanco, ma con la stanchezza aveva imparato a conviverci ''davvero!'' aggiunse vista l'espressione della semidea. Fu allora che gli si avvicinò la giornalista che si presentò come Rita Skeeter. Iniziò a fargi una serie di domande, fino ad arrivare a quella cruciale ''e ditemi'' esordì con la sua voce stridula ''come avete fatto a sorvolare l'arena senza una scopa?'' Gog, dietro di loro, si sentì offeso. I pensieri tetri che il semidio non sentiva da qualche minuto tornarono 
''Abbiamo cavalcato il fantastico Gog'' disse Percy cercando di tirare su di morale il destriero 
''Gog?'' chiese incerta la Skeeter 
''Sì, è un thestral'' spiegò Annabeth ''si trova proprio dietro di lei'' la giornalista si girò di scatto e allarmata. Non contribuì a risollevare l'umore di Gog che ora iniziava a scalpitare innervosito. Percy si alzò, e tra i giramenti di testa andò ad accarezzare il muso del cavallo che si calmò almeno in parte. Una serie di flash gli abbagliarono la vista. Certo non si vedeva tutti i giorni un ragazzo che accarezzava l'aria. 
''Un thestral?'' chiese la donna ''Ooh poveri ragazzi, deve essere orribile vederlo'' Gog iniziò ad insultarla di brutto. In quel momento il figlio di Poseidone credette che Arion, il cavallo di Hazel fosse un animale ben educato in confronto. ''e ditemi'' continuò imperterrita avvicinandosi pericolosamente alla faccia di Annabeth ''di chi è che avete visto la morte?'' la figlia di Atena non era pronta. Ogni volta che ripensava a tutte le volte in cui avevano visto qualcuno morire gli si bagnavano gli occhi, Percy lo sapeva, e infatti fu così. Percy si allontanò dal thestral e abbracciò la fidanzata ingnorando completamente il broncio della giornalista che si prese una bella strigliata da Sadie tra i singhiozzi di Annabeth ''Come le salta in mente di chiedere una cosa del genere a una ragazza di diciasette anni??'' spraitò la Kane, e ne avrebbe avuto ancora per molto, ma fortunatamente per la giornalista fu interrotta dall'ingresso nella tenda dei professori, del ministro e di Harry Potter che vedendo la donna in verde e Annabeth con gli occhi arrossati vicino al thestral, parve capire tutto. 
Tutti gli ultimi arrivati parevano vedere Gog, ma non fecero parola sul thestral, si complimentarono invece con i campioni. Piano piano, tutti gli spettatori stavano tornando verso la scuola, e dopo qualche minuto anche le tre coppie partecipanti al torneo iniziatono a rientrare. 
Fu difficile arrivare in Sala Comune, con tutti gli studenti che si complimentavano con loro. La maggior parte però sembrava guardali male, in particolar modo ad Annabeth. Non ci badarono molto. Superarono corridoi e scale e si rifugiarono nel punto di ritrovo dei Grifondoro. Anche i loro compagni di Casa sembravano strani, ma prima che potessero chiedergli qualcosa gli si avvicinarono Victoire e, per la prima volta da settimane, Teddy
''Ve la siete vista brutta'' iniziò il maghetto con il broncio ''mi avete fatto prendere un colpo'' 
''mi dispiace'' gli rispose Percy sorridente 
''non c'è niente da ridere! Sono morto di paura'' 
''lo so, lo so scusa, ma è bello rivederti'' fece il semidio dandogli una pacca sul braccio. 
Teddy arrossì ''non avrei dovuto compontarmi così... ora l'ho capito'' guardò Victoire con le orecchie sempre più rosse. A quanto pare la ragazzina l'aveva fatto ragionare. ''non credo che voi siate il tipo di persone che cercano la gloria''
''era ora che lo capissi'' continuò il semidio con un sorriso a trentadue denti. I compagni continuavano a guardarli chi in cagnesco, chi curiosi ''si può sapere che cosa succede?'' chiese Percy guardandosi intorno
Teddy e Victoire si guardarono prima di rispondere ''avete parlato con il drago, nessuno lo aveva mai fatto prima d'ora'' 
''era solo greco antico'' si difese Annabeth facendo spallucce ''Chiunque lo conosca avrebbe potuto parlarci.''
''Come fate a conoscere il greco?'' chiese allora stupita Victoire 
''Annabeth è una appassionata di architettura. Ama gli antichi edifici greci e tutto il resto. Quindi a iniziato a studiare la lingua antica e ha costretto anche me a studiarla, anche se non la so poi così bene'' si inventò al momento il figlio di Poseidone. La figlia di Atena parve sorpresa a sentirlo inventare una scusa valida di punto in bianco ''quindi è per questo che tutti ci guardano male?''
''I draghi sono rettili'' spiegò la streghetta ''probabilmente tutti vi credono rettilofoni''
''Rettilofoni?'' 
''In grado di parlare con i serpenti'' chirì Teddy ''in tutta la storia dei maghi solo tre persone ne sono state in grado: Salasar Serpeverde, Lord Voldemort e il mio patrigno. Harry ne era in grado grazie al legame con Voldemort, ma di solito è una cosa brutta. L'eredità del più malvagio dei quattro fondatori…'' 
''Quindi credono che siamo malvagi solo perché abbiamo parlato con un drago?'' 
''La rettilofonia fa questo effetto agli scettici'' continuò Teddy ''ma come facevate a non sapere che Voldemort parlava il serpentese? Lo sanno anche i bambini di due anni'' ora li guardava con aria sospetta. La preside li aveva avvertiti: ''il minimo sospetto e chiunque potrebbe accorgersi di non avervi mai visto o sentito nominare a Hogwarts'' ma il figlio di Poseidone non aveva idea di come uscire da quella situazione. Neanche Annabeth aveva un piano, e se lei non aveva un piano chi mai l'avrebbe potuto avere?
''Voi siete davvero studenti di questa scuola?'' riprese il mago dalla testa blu
''Certo! Cosa ti salta in mente?'' rispose subito il semidio. Teddy si accigliò, come a domandarsi perché quelle parole gli fossero uscite di bocca 
''scusate io… non so cosa pensavo'' 
''sono molto stanca'' Annabeth puntò a quel momento di quiete ''vorrei andare a stendermi un po' se non vi dispiace'' disse sbadigliando 
''non è una cattiva idea'' si accodò Percy ''mi farebbe bene dormire'' continuò dando un bacio in fronte alla fidanzata ''ci vediamo più tardi'' e salutando anche i maghi si diressero ognuno al proprio dormitorio.
L'avevano scampata per un pelo. Mentire a Teddy e Victoire era sempre più difficile. Ma la scusa che avevano usato non era del tutto una bugia. Percy era esausto. Alla stanchezza dovuta alle notti insonne si era aggiunto lo sforzo di evocare l'acqua dal suo stesso corpo. Appena si stesse sul letto si rese conto quanto in realtà avesse sonno, così si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi. 
Gli incubi non mancarono, ma almeno dormì.

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Capitolo 17
*** Promesse mantenute ***


17. PROMESSE MANTENUTE

Il semidio riuscì a dormire più di quanto avesse immaginato. Si svegliò bagnato di sudore nel mezzo della notte. E dire che a lui era sembrato di chiudere gli occhi solo per un attimo. 
Sognò di nuovo il Tartaro. Annabeth cieca, e Bob e Damaseno che morivano. Scese le scale, ma Annabeth non c'era. Sperava stesse dormendo. 
Aveva promesso alla draghessa che gli avrebbe riportato l'uovo. Non aveva ancora fatto niente e si sentì uno schifo. Si affacciò alla finestra e chiamò Gog con il pensiero. Montato in sella si diresse verso la foresta. Se c'era un posto dove tenere draghi, quello era la Foresta Proibita. 
Sorvolarono gli alberi per molti minuti prima di sentire un ruggito seguito da un getto di fuoco. Il figlio di Poseidone disse a Gog di abbassarsi e atterrarono. 
Erano in uno slargo ricavato dalla disalberazione di alcuni possenti tronchi. Vi erano tre enormi gabbie con dentro le draghesse più arrabbiate che mai. Solo una gabbia non era in agitazione. La creatura con cui si erano battuti Percy e la sua ragazza infatti era accovacciata su se stessa. Come se fosse rassegnata all'idea che ruggire a destra e manca non gli avrebbe restituito l'uovo rubato. 
Alcuni uomini erano indaffarati a legare i rettili aggitati. Uno di questi sembrava comandare il tutto. Decise di puntare su di lui. 
Si avvicinò insieme a Gog nascondendosi dietro cespugli e alberi, fino ad arrivare al fianco dell'uomo. Sempre nascosto fece prendere la rincorsa a Gog e senza fermarsi il semidio afferrò il mago con una mano afferrandogli il braccio e l'altra alla bocca per non farlo gridare. Lo mise in groppa a Gog e si allontanarono volando. 
Atterrarono vicino ad un lago quasi del tutto ghiacciato, e in parte grazie all'acqua riuscì a tenere premuto a forza l'uomo contro un albero. Ora che lo osservava meglio alla luce della luna piena vide una leggera somiglianza con Victoire; capelli arancioni quasi rossi, lentiggini sparse sotto gli occhi e lo stesso naso all'insù. 
Gli liberò la bocca, ma senza mollare la presa contro il tronco. 
''Avete rubato le uova a quelle draghesse'' disse senza preamboli ''dove sono?''
''Sei il ragazzo che ha parlato con il drago?'' chiese lui tra lo stupito, il curioso e lo affascinato
''Rivuole il suo uovo. Quello vero'' rispose il semidio senza ammettere altre divagazioni
''gli sarà presto restituito. Se consegnamo adesso le uova alle draghesse probabilmente si scatenerebbero di più. E riportarle in Romania sarà più complicato'' 
Percy strinse di più la presa ''le ho promesso che le avrei restituito l'uovo. Non mancherò mai più ad una promessa data'' si riferiva a Calypso. Da quando aveva scoperto che gli déi l'avevano liberata e si rese conto di averla abbandonata, si disse che mai più non avrebbe mantenuto una promessa. ''con o senza il tuo aiuto io troverò quell'uovo a costo di mettere sotto sopra tutta la vostra base e glielo restuitirò!'' Lo sguardo di Percy doveva far capire che lo avrebbe davvero fatto così il mago annuì
''vieni con me, ti consegno l'uovo''.
In groppa a Gog tornarono nella radura e Percy cosegnò l'uovo alla draghessa. La rassicurò con quello scarso greco antico che conosceva dicendole che li stavano riportando in Romania dove li avrebbero lasciati liberi, e lo stesso fece con le altre gabbie. 
Prima di lasciarlo andare i fissati dei grandi rettili gli chiesero come riuscisse a parlare con i draghi ''Allora il manoscritto attribuito a mago Merlino è vero!'' quasi urlò felicissimo l'uomo dai capelli rossi ''Basta saper parlare il greco antico!'' continuò esaltante. Il semidio potè volare via solo dopo un paio di pazzi abbracci dell'uomo che scoprì essere lo zio di Victoire: Charlie Weasley.

Rientrò dalla stessa finestra da dove era uscito, e nella Sala Comune trovò almeno sei piccoli ometti con stracci addosso, occhi enormi e orecchie da pipistrello a pulire. Appena lo videro sbiancarono e corsero a nascondersi. Ora capiva come la scuola potesse permettersi un solo bidello. 
Tornò al dormitorio e si mise a letto - seppure non chiuse occhio – aspettando che il cielo si schiarisse.



Nota autrice: 
Dimentico sempre di metterlo. 
Finalmente l'ho ricordato: il fatto che i draghi parlano in greco antico è una citazione al telefilm Merlin. Vorrei specificarlo perchè è molto difficile da intuire. 
Come sempre grazie per seguirmi :* al prossimo capitolo <3 <3 
xxx
GReina

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Capitolo 18
*** Un invito per Natale ***


18. UN INVITO PER NATALE

Finalmente le vacanze di Natale erano arrivate! Mancavano pochi giorni e poi avrebbero finalmente potuto staccare un po' da tutto quello stress. 
Annabeth rifiutò l'invito al Lumaclub, con profondo rammarico del professore di pozioni che aveva fatto di tutto per convincerla. 
Teddy e Victoire non stavano più nella pelle. A sentir loro, le feste di famiglia erano magnifiche. La loro era una famiglia molto allargata. Si ritrovavano tutti a casa Potter che era la più grande. E con tutti intendevano tutti
Percy e Annabeth erano felicissimi di poter tornare a casa per Natale. Sally doveva essere preoccupatissima nonostante le lettere, ma poi arrivò un altro messaggio Iride da parte di Chirone. Il centauro suggeriva di farsi invitare a casa Potter. L'auror più potente del periodo avrebbe potuto aiutarli. 
A malincuore, il giorno dopo iniziarono a cercare di farsi invitare per Natale. 
''Quindi andate entrambi a Godric's Hollow per Natale?'' esordì il semidio una mattina a colazione 
''già, e così'' rispose Teddy raggiante ''voi cosa avete intenzione di fare?'' Percy sperava che glielo chiedesse
''In realtà non lo sappiamo ancora. Avevo intenzione di tornare da mia madre e il mio patrigno insieme ad Annabeth, ma ci hanno appena detto che partono per le vacanze, e Annabeth si rifiuta di andare a passare il Natale con suo padre'' almeno quella parte era vera ''quindi credo che resteremo qui.'' concluse con uno sbuffo sconsolato
''Restate a scuola per Natale?'' rispose Victoire con aria triste. Stava funzionando. 
''Non possiamo fare altro'' la figlia di Atena si alzò. 
''Percy devo vedere una cosa in biblioteca. Vieni con me?'' Era sicuramente un piano. Non chiese spiegazioni 
''Certo Ragazza Saggia!'' uscirono dalla Sala Grande senza voltarsi. 
Arrivati in biblioteca la semidea spiegò al suo ragazzo che andare via era il modo migliore per farsi invitare. Ora che i maghetti sapevano che i loro amici non avevano niente da fare per Natale dovevano discutere tra loro se invitarli o no e magari inviare qualche gufo al patrino di Teddy. 
La loro grande famiglia era già troppa senza i due semidei come imbucati, il figlio di Poseidone si sentì tremendamente in colpa a trattare così i loro amici. Annabeth non sembrava pensarla diversamente. In più – credette il semidio – era preoccupata per cosa avrebbe detto Piper, ai quali avevano mezzo promesso una visita per Natale. 
''Ora che siamo qui'' iniziò Percy ''cosa facciamo?'' 
''C'è sempre qualcosa da fare in biblioteca Testa D'Alghe'' dopo un paio di minuti che girava, la figlia di Atena tornò al tavolo dove il suo ragazzo si era abbandonato e iniziò a leggere i libri più strani. Uno di questi riguardava i draghi. Aveva la rilegatura molto antica, ciò gli riportò alla mente le parole di Charlie Weasley:''Allora il manoscritto attribuito a mago Merlino è vero! Basta saper parlare il greco antico!'' Lo prese, e sotto lo sguardo attonito di Annabeth iniziò a sfogliarlo. Ci aveva visto bene. Era proprio il libro di mago Merlino di cui parlava lo zio di Victoire, o almeno ne era una copia ben fatta. 
In esso mago Merlino in persona affermava di saper parlare con i draghi proclamandosi l'ultimo signore dei draghi, ma chiunque poteva imparare la loro lingua. Non era nient'altro infatti che un antichissimo greco. 
Passarono il resto della giornata tra le lezioni e i break nel cortile con il lago. 
Il giorno dopo Teddy ricevette una lettera via gufo durante il pranzo. Doveva essere il suo padrino che acconsentiva all'invito dei due semidei perché alzando gli occhi dalla busta disse 
''Vi andrebbe di passare il Natale con noi?'' i semidei finsero stupore 
''Sicuro che non disturbiamo?'' fece i complimenti Annabeth 
''Nessun problema'' sorrise Victoire ''non credo che due in meno potrebbero ridurre il chiasso che si crea ogni anno''.

Quella notte mandarono un messaggio Iride a Piper. Ovviamente stava dormendo, ma gli spruzzi creati dalla dea dell'arcobaleno riuscirono a svegliarla
*mmmh chi è?* rispose assonata lei alzando la faccia dal cuscino. Cavolo! Quello che si dice delle figlie di Afrodite è vero: sono perfette anche appena sveglie! 
''Piper'' chiamò Annabeth ''mi dispiace svegliarti a quest'ora''
*non preoccuparti, è tutto apposto?*
''Ci deve essere per forza una ragione per chiamare un'amica? '' ripose Percy ripetendo le parole di Jason. Piper sorrise  
*alle tre di notte? Credo di sì, bro* si misero tutti a ridere, sebbene sotto voce per non svegliare nessuno da entrambe le parti 
''Piper sai che ti avevo detto che anche durante le vacanze sarebbe stato difficile incontrarci vero?'' chiese Annabeth preoccupata  
*Cosa cerchi di dirmi Chase?* Piper faceva paura 
''ecco…'' iniziò la figlia di Atena ''avremmo un impegno molto importante per le vacanze'' lo sguardo di Piper era il più spaventoso che avesse mai visto. E lui aveva visto quello del dio Tartaro ''essenziale per la missione'' si affrettò ad aggiungere la Ragazza Saggia. Probabilmente è a quelle ultime quattro parole che i due semidei devono la vita. Piper sbuffò
*mi basta solo qualche minuto per salutarvi. Quello ce lo avete?*
''Credo di sì'' rispose la migliore amica ''però sicuramente non in america. Dovreste venire voi a Londra e non so se-''
*perfetto allora, ci vediamo a Londra* la interruppe la figlia di Afrodite. 
Erano vivi, dovevano ringraziare gli déi. Quando chiusero la chiamata entrambi emisero un sospiro di sollievo, per poi guardarsi e scoppiare a ridere.

Le vacanze iniziarono il 20 Dicembre. Presero la carrozza trainata dai thestral e dopo che ebbero salutato Gog che lavorava si imbarcarono nella locomotiva. 
Percy, Annabeth, Teddy e Victoire riuscirono ad ottenere uno scompartimento tutto per loro. Quando passò il carrello dei dolci Percy stava quasi per tradirsi 
''Tutti i gusti +1'' lesse ''come sarebbe a dire tutti i giusti più uno?''
''Non le hai mai mangiate?'' Annabeth diede una gomitata al suo ragazzo 
''Che c'entra! Certo che le ho mangiate!'' ne prese una azzurra e se la mise in bocca. Il sapore non era come lo aveva immaginato. In reatà non sapeva cosa immaginarsi, ma su una cosa era sicuro: dovevano essere dolci. Immagina la sorpresa quando la caramella venne a contatto con la lingua 
''Allora?'' chiese Victoire curiosa ''Che cosa hai beccato?''
''Acqua di mare'' rispose il figlio di Poseidone incerto. Ora capiva il Tutti i gusti +1. 

Arrivarono a King's Cross quella sera. Non erano riusciti a dire a Piper il giorno in cui il loro treno sarebbe arrivato, ma sicuramente ci aveva pensato Chirone perché gli amici erano all'ingresso della stazione londinese.
Annabeth corse tra le braccia di Piper che ricambiò l'affetto dell'amica. Erano così legate dall'incontro con Phobos e Demios. Percy invece diede una pacca sulla spalla a Jason. 
Dopo i primi saluti la figlia di Afrodite prese il cellulare. Compose un numero e lo lasciò squillare ''Li abbiamo trovati'' disse poi ''siamo all'ingresso della stazione'' 
''Ci sono anche Hazel e Frank?'' chiese speranzosa la figlia di Atena guardandosi in giro
''Lo vedrete'' rispose Piper con il sorriso in faccia. 
Teddy e Victoire li aspettavo, ma ora erano curiosi. 
Dopo qualche minuto arrivò Chirone nella sua sedia a rotelle con… era Leo!!! Il semidio sapeva che ce l'avrebbe fatta! Era questione di tempo prima che si facesse vivo, e ora doveva ammazzarlo per averci messo così tanto. Con un sorriso a trentadue denti andò da lui a grandi passi. Lo abbracciò grattandogli i ricci e mentre era il turno di Annabeth a stritolarlo, lui vide la ragazza che lo accompagnava: capelli color caramello e occhi castano mandorla. Portava i jeans e la maglietta bianca, un diverso tipo di abbigliamento di quello con cui l'aveva conosciuta il figlio di Poseidone ''Calypso'' disse. I sensi di colpa sempre più forti. Sapeva che Leo la stava cercando, ma chissà per quale ragione non aveva mai pensato a come sarebbe stato rincontrarla. Annabeth comparì al suo fianco poco prima di Leo che a quanto pare era sopravvissuto anche alla figlia di Atena oltre che a una tremenda esplosione. 
La tensione nell'aria era micidiale. Il semidio non era in grado di dire neanche una parola ''i-io'' balbettò ''mi dispiace'' riuscì solo a dire 
''ero arrabbiata con te Percy, ma ora non lo sono più. Al campo Grover mi ha detto che lui era presente quando hai chiesto agli déi di liberarmi''
''non ho verificato che mantenessero la parola'' si rimproverò Percy abbassando lo sguardo e stringendo pugni e mascella ''mi sono dimenticato di te'' disse con voce rotta tornando a guardare la giovane che tanto giovane non era più. 
Annabeth gli prese la mano. Stava tremando. Il semidio si girò a guardarla: la ragazza aveva lo sguardo fisso su Calypso, ma non la stava veramente vedendo. La sua mente era altrove, aveva paura. Si capiva dagli occhi. Probabilmente il gesto di afferrargli la mano era l'unico che era riuscita a compiere. Era paralizzata. 
Percy si mise davanti a lei e con le mani le afferrò le spalle. 
''Annabeth'' chiamò con voce calma e ferma ''stiamo bene'' continuò guardandola intensamente. Non era la prima volta che doveva riportarla alla realtà ed era anche capitato l'opposto. Piccoli dettagli facevano ricordare ai due semidei gli attimi più paurosi che avessero mai affrontato. E avere Calypso lì davanti, bhe, era naturale che Annabeth si ricordasse del Tartaro. ''Annabeth'' continuò con un tono più leggero ''hey!'' la chiamò ancora ''Siamo insieme, ricordi? Nulla può spezzarci se siamo insieme'' le prese le mani 
''Insieme'' ripetè la ragazza, lo sguardo meno appannato. Ora vedeva veramente ciò che guardava. Il semidio la abbracciò e lei iniziò a singhiozzare ''Sì'' affermò il semidio ''Insieme''
Dopo qualche minuto si separarono e Percy asciugò le lacrime della fidanzata passandogli un dito sulle guance 
''va tutto bene?'' si preoccupò Calypso 
''sì, ora sto bene'' disse Annabeth 
''che cosa è successo?'' chiese ancora la figlia di Altante. I semidei si guardarono, non avevano parlato a nessuno delle arai. Era troppo doloroso. Era quello che teneva Percy sveglio tutte le notti. 
''Solo brutti ricordi'' concluse Annabeth 
''fai ancora quegli incubi??'' rispose tra il preoccupata e l'arrabbiata Piper ''mi avevi detto che erano passati!'' 
''Non credo possano passare nel giro di qualche mese'' ribattè la Ragazza Saggia con un sorriso rassegnato
''Leo… Leo mi ha raccontato cosa vi è accaduto questa estate, a Roma. Mi dispiace tanto''
''non sai quanto dovresti'' disse Annabeth tra i baffi per ricevere una gomitata da un Percy sorridente 
''non c'è problema. Adesso stiamo bene''  stava dicendo 
''non sembrerebbe'' continuò Piper accigliata 
''ragazzi! Spiegateci piuttosto come ha fatto Leo a sopravvivere all'esplosione'' cercò di cambiare discorso Annabeth ''e soprattutto come ha fatto a non morire per mano di Piper!'' 
''Niente di chè'' fece spallucce il figlio di Efesto ''un po' di pozione, un drago di bronzo et voilà, ma la vostra storia sarà più interessante!'' Leo non sapeva proprio dove fermarsi. Piper aveva uno sguardo che diceva tutto: avrebbe ucciso Leo per il poco tatto, ma sapeva che parlare avrebbe aiutato i due amici postramatizzati
''ragazzi sul serio'' continuò Annabeth con lo sguardo basso e mano nella mano con Percy ''non ne voglio parlare'' 
''Annabeth hai ragione forse questo non è il luogo, ma parlarne può solo farti bene'' Piper era brava con le parole, lo sapevano tutti, e non era chiaro se la figlia di Atena iniziò a liberarsi per sua iniziativa o per la Lingua Ammaliatrice 
''bene?'' aveva le lacrime agli occhi ''Non dormo la notte Piper! Quando chiudo gli occhi e vedo solo il buio ricordo quando ero cieca! Ero cieca e Percy mi aveva abbandonata! Come potevo pensare una cosa simile?'' le sue guance erano sempre più bagnate e la voce sempre più alta, rotta dal pianto ''Come ha solo potuto sfiorarmi l'idea che Percy mi avrebbe abbandonato? Eppure era questo che pensavo! Vagavo per il Tartaro senza occhi e con l'assoluta certezza che il mio ragazzo mi avesse lasciato per salvarsi!'' guardò Calypso ''E come se questo non bastasse ogni volta che ripenso a come mi sentivo, ricordo che anche un'altra si è sentita così. Ma lei non era nel Tartaro'' la figlia di Atlante parve capire tutto in quell'istante, si portò entrambe le mani alla bocca e i suoi occhi divennero lucidi. Leo, Jason e Piper invece non capivano, e mentre Chirone si avvicinava ad Annabeth per consolarla lui spiegò 
''abbiamo incontrato le arai'' Piper e Jason si guardarono, e la figlia di Afrodite andò ad abbracciare l'amica. Leo continuava a non capire, mise una mano sulla spalla di Calypso
''tutto bene?'' ma la ragazza non gli rispose, si rivolse invece ad Annabeth, e con le mani al petto e lacrime in faccia la implorò
''mi dispiace, mi dispiace davvero tanto'' sembrava davvero sincera, come se ogni volta che ripensava a quando aveva maledetto Percy si sentisse male ''i-io ero arrabbiata, e sola, i-io…'' le parole gli morirono in bocca ''non c'è giorno in cui io non mi penta di quella maledizione'' 
Percy prese la mano di Annabeth, poi quella di Calypso ''adesso è tutto apposto. Gli incubi non svaniranno tanto in fretta'' disse guardando la ragazza dai capelli color caramello ''ma lo supereremo, come abbiamo sempre fatto'' concluse guardando la bionda che gli sorrise. Lui lasciò la mano di Calypso e baciò la fidanzata. 
Tornarono a parlare di Leo e del suo ritorno al Campo, di come si fosse spaventato quel giorno più di qualunque altro. Il figlio di Efesto dichiarò che avrebbe preferito combattere di nuovo contro Gea e i giganti piuttosto che rivivere quell'esperienza. 
Si stava facendo tardi, così salutarono gli amici e raggiunsero Teddy e Victoire al bar dove li aspettavano.

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Capitolo 19
*** Diagon Alley ***


19. DIAGON ALLEY

Vennero presi alla stazione dalla signora Potter. Ogni volta che il padrino di Teddy provava a mettere piede a King's Cross il giorno in cui arrivava la locomotiva, non riuscivano più ad andar via. 

Casa Potter era fantastica! In un quartierino di soli maghi, si trovava in posizione abbastanza centrale. Teddy spiegò ai semidei che quella una volta era la casa dei genitori di Harry, e che dopo la battaglia contro Voldemort in molti si erano offerti volontari per ristrutturarla. 
Superando la soia della porta, vi era un salotto enorme con una cucina a open space. Voltato l'angolo c'era la stanza dei giocattoli dove i bambini più piccoli stavano la maggior parte del tempo. Al piano di sopra c'erano le camere da letto, due di esse per gli ospiti. Percy avrebbe dormito in quella di Teddy aprendo la branda. Victoire e Annabeth sarebbero state in una di quelle per gli ospiti. 
Fecero una cena veloce, non volevano svegliare i bambini, e poi subito in stanza. 
Durante la cena gli avevano detto che l'indomani mattina sarebbero andati a Diagon Alley per le ultime compere di Natale e – Victoire aveva aggiunto – prendere gli abiti per il Ballo del Ceppo 
''il ballo di che?'' aveva chiesto allora Percy 
''del Ceppo'' gli rispose Ginny Potter ''è una conseguenza del Torneo Tre Maghi. Di solito è la vigilia di Natale, ma è stato spostato di qualche mese.'' continuò sorridendo ''Voi due siete partecipanti no? Vorrà dire che aprirete le danze'' 
Percy divenne paonazzo ''hey non mi avevano detto niente su un ballo!!'' 
''Suvvia non sarà peggio di un drago'' rise Annabeth 
''tu dici? Non mi hai mai visto ballare'' ma non c'era via di scampo. In quel momento decise di arrendersi all'idea che dovesse ballare, ma anche che avrebbe ucciso Chirone una volta incontrato.

Quella notte è inutile dire che dormì poco e niente. 
Dopo qualche minuto che si era addormentato si svegliò con un urlo mozzato e zuppo di sudore
''tutto bene?'' era Teddy
''scusa, ti ho svegliato.'' 
''No, non preoccuparti, non stavo dormendo'' 
''tutto bene?'' chiese il semidio preoccupato
''ecco io…'' Percy non riusciva a vedere il suo viso all'ombra, ma dalla voce se lo immaginò arrossire ''mi stavo chiedendo come… ecco…'' 
''cosa?'' lo esortò 
''Ecco io vorrei invitare Victoire al ballo, ma insomma, siamo amici… e non so come potrebbe prenderla'' 
''maddai ti piace Victoire?'' chiese felice il figlio di Poseidone. Effettivamente li vedeva molto bene insieme 
''Forse un po'…'' era sicuramente arrossito 
''dovresti chiederglielo e basta'' gli consigliò Percy ''sono sicuro che le farà piacere ricevere il tuo invito'' 
''tu dici?'' 
''Dico'' rispose sorridente 
''come hai fatto tu? Intendo a… insomma a fidanzarti con Annabeth''
Lei ha rinunciato alla pseudo immortalità delle cacciatrici di Artemide e io a essere un dio pur di stare insieme ma non lo disse ad alta voce. 
''noi ne abbiamo passate tante insieme, più volte per poco non ci rimettevamo l'osso del collo. E poi è successo. Eravamo soli, a mensa, ed era il mio compleanno'' Percy si sentiva sempre meglio. Si era svegliato per un maledettissimo incubo, ma ora era felicissimo di riportare alla mente quei ricordi. Gli raccontò di come dopo il bacio tutti i loro amici sbucarono da dietro i cespugli alzandoli in un mare di mani e di come li buttarono nel laghetto delle canoe dove ''con un incantesimo'' stettero per molti minuti prima di riemergere. 
Continuarono a parlare per molto tempo quella notte. Teddy gli raccontò di alcuni episodi che aveva vissuto con Victoire, e lui fece lo stesso con quelli vissuti con Annabeth, per quanto possibile. 
Continuarono fin quando Teddy non si addormentò e – sebbene gli incubi lo accompagnassero – Percy fece lo stesso.

La mattina venne svegliato da Teddy ''hey tutto apposto? Ti stavi agitando nel sonno'' aveva un'espressione preoccupata. Il pigiama del semidio bagnato di sudore ''questi incubi ti capitano spesso vero?''
''Sto bene'' disse solo Percy ''che ore sono?'' 
''le sette. Ginny sarà già sveglia, vuoi fare colazione?''
Scesero al piano di sotto dove trovarono le ragazze a mangiare. Come al solito Annabeth aveva le borse sotto gli occhi, si chiese se lui avesse un aspetto migliore. 
Dopo qualche minuto il resto della casa iniziò a svegliarsi. Conobbero James Sirius, Albus Severus e Lily Luna, questa di appena due anni. Harry Potter fu l'ultimo a scendere. Lo ringraziarono dell'ospitalità, come avevano già fatto con la moglie la sera prima, e una volta tutti pronti, usarono il camino per andare a Diagon Alley. 
Iniziò Teddy: si mise uno strano mantello e prendendo della polvere verde in pugno di infilò nel camino urlando ''Diagon Alley'' e scomparendo in una fiammata verde. Rimanevano solo Harry Potter e i semidei. L'auror gli spiegò come funzionava. Colsero l'occasione per parlargli
''Se ci sta spiegando come funzione la metro-polvere o quello che è vuol dire che è a conoscenza del fatto che io e Percy non siamo maghi'' affermò la figlia di Atena
''so quello che sa la professoressa McGranitt in effetti'' 
''quindi immagino che non ci dirà nulla di più, proprio come non farebbe la preside'' sbuffò sempre la semidea 
''purtroppo hai ragione, ma vi darò qualche consiglio sulle prove, quando avremo tempo'' fece un gesto con la mano verso il camino. Percy andò per primo. In un attimo si ritrovò di fronte a Teddy. Pochi secondi dopo li raggiunsero anche Annabeth ed Harry.
 
La preside aveva dato ai semidei un po' di soldi di quel mondo - per ogni evenienza - e usarli per comprare i regali di Natale non sembrava molto carino, ma se non lo avessero fatto Teddy avrebbe comprato le cose al posto loro, e questo era persino peggio. 
Arrivati alla cittadina magica, si separarono in gruppi. Percy andò con Teddy, Annabeth con Victoire e i signori Potter con i figli. 
Nelle vetrine il figlio di Poseidone vide ogni sorta di oggetto. Prima di tutto andarono a comprare lo smoking per il ballo. Prese il più semplice che c'era. Giacca e pantaloni neri abbinati alla cravatta sottile e la camicia bianca.
Toccava al regalo di Natale per Annabeth. Girarono in lungo e in largo ma non trovava nulla. Anche Teddy si scervellava per Victoire. Gli spiegò che era il primo regalo che gli faceva da solo. Non aveva mai avuto il coraggio di comprargliene uno, ma le chiacchiere della sera prima lo avevano convinto. 
Finalmente entrambi trovarono quello che cercavano, appena in tempo per ricongiungersi con tutti gli altri davanti a I Tiri Vispi Weasley qualcosa gli diceva che era un'attività di famiglia. 
Entrarono e all'interno trovarono le ragazze con il resto della famiglia Potter e i genitori di Victoire. Li stavano aspettando per salutarli. Victoire sarebbe tornata a casa per la vigilia. L'avrebbero rivista a Natale, durante la riunione di famiglia. 

La mattina dopo Percy si alzò dal letto sentendo i passi di Ginny che andava in cucina. Uscì dalla camera e scese insieme a lei. 
In salotto trovarono Annabeth rannicchiata in un angolo del divano vicino al caminetto spento. 
''Hey'' la salutò Percy piano ''tutto apposto?'' aveva passato la notte in bianco 
''Era la prima volta che dormivo sola da allora'' rispose debolmente alzando la testa dalla tana creata dalle braccia. Era vero. Ora se ne rendeva conto. Sull'Argo II Annabeth aveva sempre dormito con Piper dopo il Tartaro, poi al Campo aveva un sacco di fratelli e sorelle con cui condividere la cabina e a Hogwarts erano in cinque nel dormitorio femminile del settimo anno dei Grifondoro. Per quanto riguardava lui invece, non lo avrebbe ammesso mai, ma aveva resistito a fatica sulla nave da guerra. Molte notti si svegliava urlando di soprassalto e Annabeth correva a calmarlo. Al campo non era diverso, ma dalla troppo isolata casa 3 nessuno lo sentiva, quindi aveva preso l'abitudine di lasciar rimanere BlackJack a dormire sotto il suo stesso tetto. 
La signora Potter gli mise una mano sulla spalla ''hai fame cara?''. 
Durante la colazione non disse niente, ma ascoltava i racconti di Ginny Potter ridendo. Gli raccontava dal suo Ballo del Ceppo e di altri episodi avenuti mentre lei era a scuola. Dopo un po' scese Teddy seguito dal padrino che si unirono alle chiacchiere. 
''E quindi voi siete i ragazzi che parlano con i draghi!'' disse a un certo punto Harry
''Già'' arrossì Annabeth
''mio fratello Charlie non parla d'altro!'' Ginny pronunciò quelle parole con un po' di amarezza ''se ne andato in Romania solo per stare con quegli enormi rettili, torna a casa solo poche volte all'anno e non fa altro che parlare di draghi. Si è messo in testa di voler imparare il greco antico, ma non sa da dove iniziare'' tutti risero 
''ma come fa a sapere che era greco antico? Lo ha riconosciuto?'' chiese allora Annabeth
''ecco…'' Percy aveva totalmente dimenticato di dirle della notte in cui aveva incontrato lo zio di Victoire. ''potrei aver dimenticato di dirti una cosa…''  Vedendo l'espressione del semidio Teddy iniziò a ridere a crepapelle, e tutti gli altri si unirono a lui.
Raccontò ad Annabeth del suo giretto con Gog quella notte e per fortuna non parve arrabbiata. 
Finita la colazione Teddy fece vedere ai due ragazzi il quartiere. Essendo una cittadina di soli maghi, non si potevano fare due passi senza che qualcuno usasse la magia. 
''Voi avete già compiuto 17 anni, no? Se no non avreste potuto partecipare al Torneo. Come mai non vi vedo mai usare la magia?'' 
''Bhe, non ce n'è bisogno'' si difese Annabeth ''se iniziamo a dipendere dalla magia per ogni cosa, come faremo quando non avremo la bacchetta a portata di mano?'' non fece più domande su quello. Fortunatamente. 
Quel giorno tornarono a casa Potter solo per il pranzo, per poi uscire di nuovo a girare per Godric's Hollow. Si ritirarono solo la sera. 
Annabeth avrebbe trascorso un'altra nottata in bianco se avesse dormito da sola, d'altro canto il semidio non poteva certo chiedere di dormire con la sua ragazza, ma per fortuna la signora Potter si ricordava della mattina e quando intuì che i due semidei sarebbero rimasti sul divano fino a tardi, non disse niente. 
Erano tutti saliti in camera, i bambini dormivano, e nella casa allegiava una quiete innaturale. La figlia di Atena era sfinita. Accovacciati sul divano gli crollò addosso, dove riuscì a dormire per tutta la notte.





 
Nota autrice:
Dopo questo capitolo credo che mi trasferirò a casa a mare, dove non ho connessione. Quindi non so quando potrò pubblicare il prossimo capitolo ma non temete. Sicuramente non mancherò più di una settimana. E anche se fosse troverò il modo di tornare a casa un attimo per mettere il capitolo. 
Grazie a tutti per continuare a seguirmi <3 
xxx
GReina

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Capitolo 20
*** Una grande famiglia ***


20. UNA GRANDE FAMIGLIA

Come la mattina prima, Percy si svegliò dai passi di Ginny. Alla fine si era addormentato anche lui sul divano, ma la signora Potter non li sgridò in alcun modo. Pareva capire i loro problemi, o quanto meno che ne avevano avuti a tal punto da non poter dormire seneramente se non erano insieme. 
Al suo risveglio gli chiese semplicemente se aveva dormito bene e se avesse fame, e così fu anche per i due giorni seguenti. 
Era la mattina della Vigilia, i bambini si svegliarono presto, anche prima della madre che però non potè rimanere a letto con tutto il chiasso che facevano. Erano eccitati perché era tradizione a casa Potter aprire i primi regali quella sera e il giorno dopo sarebbero arrivati quelli degli zii. 
La neve cadeva pigra tingendo tutto di un soffice bianco. Tutta Godric's Hollow era accompagnata da canti di Natale e campane che suonavano. 
Quel pomeriggio andarono al cimitero per porgere i loro auguri ai genitori di Harry seppelliti lì, sotto un'enorme statua che li raffigurava con in braccio il figlio ora adulto. 
Il signor Potter gli raccontò di quando avesse visto quel cimitero per la prima volta, e di come – tornato alla tomba dei genitori per informarli della vittoria su Voldemort – avesse deciso di trasferirsi lì. Quando la voce si sparse, ogni mago e strega dei dintorni aveva offerto il suo aiuto. 

La sera si avvicinava e i piccoli Potter erano sempre più eccitati.
A pochi minuti dalla cena suonò il campanello. James corse ad aprire. Erano Ron ed Hermione Weasley. Ogni anno – spiegò loro Teddy – loro due e i figli festeggiavano anche la vigilia con la famiglia Potter per poi tornare il giorno dopo per la grande festa. 
Cenarono con la vivacità che li aveva accompagnati le altre sere, e una volta finita erano tutti ai piedi dell'albero addobbato in salotto sotto il quale come per magia, erano apparsi dei pacchi che prima di cena non c'erano. 
Teddy ricevette una Fire Bolt, una scopa da corsa. Non era l'ultimo modello, ma era il migliore a sentire i tutori, entrambi patiti di Quidditch.
James Sirius trovò un mantello, il mantello dell'ivisibilità. Si tramandava da generazioni di padre in figlio nella famiglia Potter, e ora toccava a lui. Sebbene avesse otto anni i suoi genitori non esitarono a darglielo. Anche Albus Severus ricevette un manico di scopa, ma uno adatto a un bambino di cinque anni. La piccola Lily Luna invece a soli due anni si accontentò di un sonaglio magico. La seguiva sempre e non appena era giù, era pronto a suonare per lei. 
Era il turno dei semidei. Seduti per terra vicino al fuoco del caminetto a scaldarli, Percy tirò fuori quello che aveva comprato a Diagon Alley. La figlia di Atena lo scartò eccitata, d'altronde era a forma di libro. Non appena ebbe tolto tutta la carta emettè un sospiro meravigliato 'Come Hogwarts è stata costruita. Tutta la magia dell'architettura Gotico-Romanica'
''Ho pensato che potesse piacerti'' disse Percy arrossendo 
''lo farà sicuramente'' si intromise Hermione ''è un libro fantastico, io l'ho letto''. La semidea lo abbracciò 
''grazie Testa d'Alghe, è bellissimo.'' Si staccò da lui e prese il pacchetto che aveva dietro le spalle. 
La carta era di un intenso blu. 'Già mi piace' pensò sorridendo. All'interno di una scatola quadrata c'era una sfera di cristallo. Il semidio si accigliò non capendone l'utilizzo
''Scuotila'' suggerì Annabeth. Lo fece, e all'interno apparì il castello subacqueo di suo padre, con sirene e delfini che nuotavano intorno. ''Ho notato che a volte osservi il mare con nostalgia… e a volte credo che vorresti essere là sotto con lui quindi… con questo puoi vederlo quando vuoi'' era rossa come un peperone e Percy lo adorava ''certo s-so che non è la stessa cosa!'' aggiunse arrossendo ancora di più se possibile ''Ma… ecco…'' il figlio di Poseidone le afferrò la mano 
''è fantastico! Mi piace davvero un sacco'' 
Per il resto della serata Annabeth lo abbandonò tradendolo con Hermione. Udì solo brandelli della loro discussione cose come ''ho letto tutti i libri della biblioteca di Hogwarts'' o ''a volte non capiscono proprio di essere degli idioti'' con anche ''è proprio una Testa D'alghe'' parlava di lui? Anche il marito di Hermione, Ron, pareva origliare. 
''Stanno parlando di noi amico'' affermò con l'orecchio teso 
''allora forse dovremmo parlare anche noi di loro'' rispose il semidio con voce abbastanza alta da farsi sentire dalla ragazza che gli sorrise e continuò la sua conversazione con la Weasley.

La mattina dopo iniziarono ad arrivare i primi invitati. Nonostante l'invito fosse per cena, Teddy riferì loro che era sempre così: Ron, Hermione e i loro figli Hugo e Rose arrivavano sempre la mattina presto sebbene avessero passato la sera della Vigilia insieme. Subito dopo pranzo arrivavano i nonni Arthur e Molly seguiti da Bill, Fleur, Victoire, la sorella Dominique e il neonato Louis. Appena in tempo per la cena arrivavano poi George e Angelina con i figli Fred e Roxanne e dopo ancora Charlie, il malato di draghi. Quasi sempre in ritardo invece, spuntava lo zio Percy con la moglie e le figlie. 

Come risultato quella sera erano una mandria, e come una madria mangiavano. 
Durante la cena Charlie si sedette accanto a loro, e non la finì più di parlare di draghi e di quanto loro fossero fortunati a poterci parlare. Quando George li liberò, iniziò a parlare degli scherzi che faceva a scuola insieme al suo fratello gemello. Da come parlava a Percy vennero in mente i fratelli Stoll. Le due coppie di gemelli erano uguali in tutto e per tutto. Nel bel mezzo della discussione lo zio George volle fargli vedere come si fa uno scherzo e scoccando le dita Ron - seduto di fronte a loro – scattò in piedi terrorizzato urlando come un matto. Tutti attorno al tavolo ridevano, tranne la moglie che aveva il palmo della mano sulla fronte. Anche Annabeth smise di ridere quando vide la natura dello scherzo: una enorme e pelosa tarantola si trovava sul piatto della povera vittima. A quella vista saltò in piedi anche lei con un dolcissimo gridolino e le risate aumentarono. 
I due semidei facevano tre pasti al giorno alla mensa del campo. Pensavano che non potesse esserci posto più rumoroso a tavola, ma si sbagliavano di grosso. Victoire aveva ragione, due in meno non avrebbero fatto la differenza. 
Continuarono a parlare per ore, anche dopo aver finito tutti i dolci esistenti al mondo rimasero seduti. Nessuno volevano alzarsi, rimanevano là a scherzare e raccontare anedditi divertenti. Solo alla fine si arrivò all'argomento ''Torneo Tre Maghi''
''Allora come procede il Torneo?'' chiese Harry ''avete già un piano per superare la seconda prova?'' 
''Ci è stato detto che uno di noi deve rimanere in fondo al lago sotto un incantesimo di protezione, mentre l'altro va a salvarlo'' spiegò Annabeth
''sì, la preside me lo aveva accennato. Sapete già chi rimarrà in fondo al lago?'' 
''Sì'' ''No'' risposero i semidei insieme
''Percy, ne abbiamo già parlato, non c'è neanche da discuterne!'' 
''Non se ne parla!'' si oppose il figlio di Poseidone ''Non ti lascio in fondo al lago senza aria''
''sarò protetta da un incantesimo! Non c'è pericolo! E io non conosco nessun modo per poter respirare sott'acqua'' 
''sai bene che quell'incantesimo potrebbe non funzionare su di te'' gli ricordò il semidio piano
''Testa d'Alghe'' fece lei afferrandogli delicatamente i capelli alla nuca ''non abbiamo scelta. Se hai paura per me, puoi solo nuotare in fretta'' 
''non dovete preoccuparvi per l'incantesimo'' cercò di rassicurarli Hermione ''ci sarà un mago che sorveglierà le vittime. Se qualcosa dovesse andare storto saprà cosa fare''.
Parlarono delle prove del Torneo fino a quando i bambini non iniziarono a pestare i piedi per aprire i regali. Circa alle tre di notte i primi invitati iniziarono ad andare via. Alle cinque andarono a letto. Percy nella stanza di Teddy e Annabeth in quella degli ospiti. Era stata lei a chiedergli di provare. Era talmente stanca che disse che se non fosse riuscita a dormire quella notte aveva proprio bisogno di aiuto. 

Tornarono ad Hogwarts il 7 gennaio. La seconda prova sarebbe stata tra un mese esatto. Quindi non gli rimaneva che studiare fino ad allora.

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Capitolo 21
*** Una prova facile ***


21. UNA PROVA FACILE

Il mese di gennaio era passato come niente. Annabeth aveva convinto Percy a prendere le lezioni seriamente, o almeno gran parte di esse.
Il semidio era ancora preoccupato per la faccenda dell'incantesimo. La sera di Natale, mentre tutti scartavano i regali, Harry lo aveva preso da parte. Lo rassicurò dicendogli che l'incantesimo funziona anche sui babbani, ma sui semidei?
La mattina del 7 febbraio Annabeth fu chiamata all'ufficio della preside e non fu più vista per il resto della giornata. Quel pomeriggio sarebbe iniziata la prova al lago nero. 

Percy, Teddy e Victoire scesero le scale insieme e si diressero alle scialuppe che portavano alle piattaforme al centro del lago. Sadie Kane e Jean Faure erano già lì. 
Mentre la preside spiegava a tutti gli spettatori cosa avrebbero dovuto fare i campioni, questi si preparavano. Erano tutti in costume, Jean prese la bacchetta e se la puntò al collo pronunciando parole in latino. Sadie fece lo stesso, ma la lingua era decisamente un'altra. A Percy bastò solo verificare di avere Vortice in tasca. Ovviamente era lì, ma non poteva farne a meno, si tastava i pantaloni quasi sempre ormai, per assicurarsi di non essere mai disarmato. 
Non gli importava se avesse insospettito qualcuno, che sarebbe o no spuntato fuori dal lago con Annabeth al fianco a tempo record non gli importava. 
Il cannone sparò un colpo e i tre campioni si tuffarono. 
Il figlio di Poseidone non perse tempo, ordinò alla corrente di trasportarlo in direzione degli abissi e così fu. Intorno a lui ogni genere di creatura senziente gli faceva un lieve inchino per poi lasciarlo passare. Un trattamento riservato solo a lui a quando pare. Le creature marine infatti dovevano aver ricevuto ordine di dare del filo da torcere ai partecipanti del Torneo, perchè e quello che facevano con Sadie e Jean. 
Superò delle fitte alghe infestate da piccoli e svelti polpi arancioni e arrivò in uno spazio molto più profondo e aperto. Nel fondale si ergeva un castello. Intorno ad esso nuotavano guardigne delle sirene. Esse però non erano come le altre che aveva conosciuto: donne bellissime con coda a delfino adornata di luccicanti e colorate scaglie. Loro erano rinsecchite e verdognole nella parte superiore, con la coda come gli squali e con scaglie mancanti e altre sporche. Ogni sirena aveva un tritone che usavano per fare la guardia ai prigionieri. Dovevano essere l'ostacolo più duro della prova, ma ovviamente non lo fu per il figlio del dio del mare. 
Era risaputo che, insieme ai delfini, le sirene erano le più devote a Poseidone. Infatti appena lo videro si allinearono e gli rivolsero un profondo inchino. 
Percy non aveva tempo di far finta di essere sorpreso o quant'altro di fronte al mago che teneva d'occhio i campioni privi di senso, fece un gesto della mano, e la corrente si mosse insieme a lui. Arrivò da Annabeth in un batter d'occhio e circondò entrambi con una bolla d'aria. La semidea riprese i sensi come se si fosse appena svegliata dopo aver fatto un lungo sonno
''Visto?'' disse assonnata ''Tutto apposto''.
Risalirono in fretta come lui era sceso. Si fermarono poco più su delle alghe per far passare un altro po' di tempo. Erano passati solo cinque minuti dall'inizio della prova.
Era da tanto che non stavano soli, così quando la ragazza gli disse che era meglio stare un po' là sotto non obbiettò. 
Quando riemersero erano comunque tutti sorpresi per quanto poco tempo ci avessero messo. A quanto pare 30 minuti era comunque un record.
Li aiutarono a salire la scaletta pronti con gli asciugamani, ma erano entrambi asciutti quindi li misero via. 
Sadie e Carter riemersero a 10 minuti dallo scadere del tempo, mentre Jean e Adeline arrivarono al rintocco dell'orologio che segnava la fine dell'ora permessa ai campioni. 

Tornati nella Sala Comune – come per la prova del drago – furono acclamati come degli eroi. Nessuno nella storia del Torneo Tre Maghi era riuscito ad ottenere il loro tempo nella seconda prova prima di allora. Come risultato tutti pretendevano di sapere che genere di incantesimo avesse usato Percy, ma ovviamente lui non sapeva cosa rispondere. Fu salvato da Teddy
''Cosa se ne importa dell'incantesimo!'' urlò felice dandogli una pacca sulla spalla ''Ha ottenuto questo tempo perché è un Grifondoro!'' nella sala esplose un boato da far paura, e tutti si dimenticarono della domanda in sospeso.
Non era da Teddy. Lasciar perdere su come il semidio era riuscito ad andare e tornare dai più profondi abissi del Lago Nero con creature marine di tutti i tipi in allerta non era da lui. Il figlio di Poseidone iniziò a chiedersi se il maghetto cominciasse a sospettare della loro identità. Almeno, se era così, a quanto pareva non avrebbe cercato di convincere anche gli altri. 

Quella notte qualcuno lo svegliò nel bel mezzo di un bellissimo incubo. Era il mago dai capelli blu
''Dobbiamo parlare'' e senza dire altro scese le scale del dormitorio.
''Cosa c'è?'' chiese Percy raggiungendolo, sperando di sbagliarsi 
''Come hai fatto?'' 
''Fatto cosa?'' tentò di salvarsi il semidio
''Sai benissimo di che parlo''
''emmh… è perché sono un Grifondoro'' disse spavaldo facendo l'occhiolino
''non sapevi cosa sono le caramelle Tutti i gusti +1, non sapevi dei Thestral, quando ho nominato il mio padrino sembrava come se non avessi mai sentito il suo nome, non ti vedo mai usare la bacchetta e nonostante tu e Annabeth abbiate diciassette anni, l'età che ogni mago aspetta per poter usare la magia anche fuori dalla scuola, voi non lo fate. Vi ho anche visto parlare con due ragazzi proiettati in un arcobaleno''
''cosa stai cercando di insinuare Teddy?'' Percy sperò di poterlo fare sentire in colpa per le minacce poco fondate e farlo desistere, ma non accadde
''Più penso che voi abbiate qualcosa che non va, più i miei ricordi su di voi diventano confusi. Harry mi ha parlato di un potente incantesimo in grado di alterare i ricordi delle persone.'' fece una pausa ''Cosa voleva la preside da voi il primo giorno di scuola? Non state seguendo nessun orario speciale, non è così?'' 
''Teddy…'' 
''si?'' il semidio non sapeva che cosa inventarsi. Era Annabeth quella dalle idee geniali. Per uscire da una situazione disperata mentre erano in missione, era lei ad ideare un piano. Quando era solo Percy non faceva altro che uscire dal nascondiglio e urlare ''Hey sono qui! Venite a prendermi!'' i mostri lo inseguivano e in qualche modo se la cavava. Ma chi gli stava davanti non era un mostro, era molto peggio.
Gli occhi gialli di Teddy fissavano quelli verde-mare del figlio di Poseidone. Sembravano come leggergli nel pensiero. Non sapeva che scusa usare. Era con le spalle al muro
''perfavore'' optò per una mezza verità ''non chiedermi niente perché non potrei risponderti'' 
''di cosa stai parlando?'' c'era rabbia nello sguardo del mago 
''Io e Annabeth abbiamo importanti cose da fare qui a Hogwarts'' 
''non siete maghi, vero?'' suonava come una domanda ma era una affermazione ''Dopo la vostra iscrizione continuavate a dire che c'era una ragione per la quale dovevate partecipare al torneo. E quando a Natale parlavamo della seconda prova tu avevi paura che l'incantesimo non funzionasse su Annabeth'' lo sguardo del semidio doveva dire qualcosa del tipo ''ci sei arrivato, eh?'' perché Teddy non disse più niente. Trascorsero qualche secondo in silenzio a studiarsi a vicenda quando il mago fece per andarsene. Percy lo afferrò ''Teddy non puoi dire niente a Victoire. La preside ha detto che l'incantesimo è molto debole, ed è essenziale che nessuno dubiti di noi.'' Teddy era rigido e guardigno. Non si fidava più di lui 
''Come puoi chiedermi di mentirle dopo quello che ti ho detto a casa mia?''
''È anche per il suo bene Teddy! Se falliamo la missione ci saranno delle orribili conseguenze'' il mago indugiò, anche troppo per il parere del figlio di Poseidone
''d'accordo'' si convinse alla fine ''ma al primo segno di pericolo io le dico tutto! Se penso che siate pericolosi o roba del genere farò qualunque cosa per proteggerla!'' senza aggiungere altro si diresse verso il dormitorio maschile. 

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Capitolo 22
*** Il ballo del Ceppo ***


22. IL BALLO DEL CEPPO

La mattina dopo Percy era terrorizzato di scendere a fare colazione. Non sapeva come si sarebbe comportato Teddy, né tanto meno come si sarebbe dovuto comportare lui. 
Raggiunse Annabeth, Teddy e Victoire al tavolo dove erano già intenti ad abbuffarsi. Il mago dai capelli blu lo salutò come sempre, come se la notte prima non si fossero scambiati neanche una parola. Finirono la colazione e come ogni giorno si diressero in aula. 
Quel giorno il docente coordinatore di Casa li avrebbe ''istruiti al comportamento ideale da mantenere durante la serata del Ceppo'' in poche parole gli avrebbe insegnato a ballare. 
Il professor Packiock sembrava entusiasta di quel compito. Raccontò alla classe del suo ballo e di come avesse danzato tutta la notte. Chiamò a sé una ragazza e mostrò a tutti come muoversi.
Dopo quell'ora infernale ebbero Difesa Contro le Arti Oscure e poi Pozioni e Incantesimi prima del pranzo. 
Si sedettero al solito posto dove furono raggiunti da Teddy e Victoire. Parlarono e scherzarono come sempre, senza nessuna occhiata sospettosa o affermazione ambugua. 
La sera stessa il semidio fu trattenuto da Teddy in mezzo alle scale per andare al dormitorio 
''Questa notte ho ripensato al nostro discorso'' esordì ''è ovvio siete un po' loschi, ma mi fido di voi. Non dirò a nessuno dei miei sospetti, neanche a Victoire, ma promettimi che mi darai delle risposte una volta finito tutto''
''te lo prometto. Una volta che sarà tutto finito ti spiegherò ogni cosa.'' si strinsero la mano e andarono a dormire. Teddy era una persona stupenda. Si preoccupava sempre per gli altri e aveva fiducia negli amici. Probabilmente il suo era lo stesso difetto fatale di Percy: avrebbe fatto qualcunque cosa per le persone che amava. 

Con la mattina dopo arrivò anche la settimana prima del Ballo del Ceppo. Chi non aveva la ragazza iniziava a cercarne una, e queste si allontanavano sempre più dal sesso opposto come a volerli mettere in difficoltà. Annabeth e Victoire non si comportavano diversamente. Ogni volta che si incontravano per i pasti e fuori dalle lezioni iniziavano a parlottare e ridacchiare sottovoce additando ogni tanto Percy e Teddy che si offendevano sempre di più.
Stavano tornando tutti e quattro in Sala Comune dopo cena quando Percy non ne potè più. Li avevano quasi seminati. Le ragazze camminavano a passo svelto a braccietto facendo mangiare la polvere agli altri due. Percy aumentò il passo, gli si parò davanti e con il sorriso stampato in faccia disse ''Ammettilo Ragazza Saggia, vuoi che mi umili'' 
''Tutto è possibile Testa d'Alghe'' non riusciva a trattenere le risate
''d'accordo allora'' e con un vasto pubblico bloccato a causa loro in mezzo alle scale senzienti il semidio fece un profondo e teatrale inchino ''mi farebbe l'immenso onore di accompagnami al ballo, mia signora?'' 
Annabeth finse disinteresse ''Se proprio devo accontentarmi…'' il semidio si rimise ritto e la sollevò in un abbraccio per poi baciarla. Attorno a loro in molti iniziarono a passare parola di cosa stava succedendo e nell'aria si sentivano gli ''oooow'' delle ragazze. 
Per Teddy fu più complicato. Ci volle tutta la settimana per farsi forza. Alla fine Percy lo convinse a farsi avanti e chiese a Victoire di accompagnarlo la sera prima del ballo ''Era ora che me lo chiedessi Mago Turchino'' rispose lei sorridendo.

Il giorno del Ballo le lezioni erano sospese, così fecero un po' di giri della scuola e si riposarono all'ombra dell'albero vicino al lago. 
''Una volta Harry mi ha raccontato che è qui sotto che mio padre e i suoi amici stavano durante le pause'' il mago doveva andare molto fiero di suo padre. Ogni volta che ne parlava gli si illuminavano gli occhi. 

Rientrarono anche troppo presto secondo il parere del semidio, ma le ragazze avevano insistito. Dovevano prepararsi, e non erano le sole a quanto pare. In Sala Comune trovarono quasi tutti i ragazzi di Grifondoro. Solo i ragazzi però. Le accompagnatrici dovevano essere tutte a cambiarsi in dormitorio, così Percy e Teddy si fermarono a perdere tempo con i compagni. 
''Allora come ci si sente a dover aprire le danze?'' Gli chiese un ragazzo 
''Non me ne parlare'' Percy non poteva ancora crederci ''l'ho scoperto solo a Natale'' 
''bhe in bocca al lupo'' fece dandogli una pacca sulla spalla e sparendo su per le scale. 

Alla fine lui e Teddy erano scesi in Sala Grande ben prima delle ragazze andate a cambiarsi molto prima di loro. Percy aveva visto solo una volta Annabeth truccata, sull'isola di Circe, perciò faticava ad immaginarsi la sua ragazza con fard e ombretto. 
La prima a scendere fu Victoire. Era davvero bellissima, con un abito tra il celeste e l'argentato lungo fin sotto le caviglie a un pelo dallo strisciare a terra e una cintura di perle in vita. Prese il braccio di Teddy ed entrarono in Sala. Dopo qualche minuto arrivò Annabeth. Percy avrebbe potuto avere un colpo al cuore da un momento all'altro. Batteva talmente forte che aveva paura che qualcuno lo avrebbe potuto sentire. Non voleva che la sua ragazza pensasse che gli piaceva di più addobbata per le feste. In effetti preferiva la versione Annabeth standard, ma era proprio uno schianto. Il suo era un lungo abito blu notte, con una coda a farle da strascico e una mostruosa scollatura a V sulla schiena. Le maniche, così come il vestito, erano adorniate da brillanti che ricordavano le stelle. Una cintura spessa e argentata separava il petto dalla gonna. I capelli erano raccolti, anche loro decorati con l'argento e nel trucco prevaleva il blu
''Chiudi quella bocca Testa d'Alghe, sembri un pesce lesso'' disse lei sorridendo. In quello stesso istante suonarono le trombe che segalavano che i campioni stavano entrando. Il semidio prese la fidanzata sotto braccio ed entrarono in pista.
Percy non era mai stato un bravo ballerino, ma il professor Packiock aveva rimediato. ''Per citare la professoressa McGranitt: la Casa di Godric Grifondoro ha meritato il rispetto del mondo dei maghi per quasi dieci secoli. Non ti permetterò in una sola serata di imbrattare questo nome comportandoti come una balbetta bambocciona banda di babbuini'' ''quale banda'' aveva poi ribattuto lui ''lo state dicendo solo a me.'' ''Non importa'' era stata la risposta e, a costo di fargi saltare altre lezioni, lo aveva trasformato. 
Iniziarono a ballare un Valzer. Il ballo che al semidio era sembrato più facile e che a forza di ''un, due, tre, un, due, tre'' aveva imparato. 
Dopo poco alla pista si unirono anche il professor Packiock e la professoressa di Babbanologia, dopo di loro in pochi rimasero a guardare. Al figlio di Poseidone parve anche di vedere Teddy e Victoire, ma non poteva esserne sicuro. Dopo il primo imbarazzo di ballare davanti a tutti si era rilassato e ora per lui c'era solo Annabeth. Continuarono a ballare ancora e ancora, e dire che aveva in programma di fermarsi una volta adempito al suo compito di campione. 
Quasi senza accorgersene comandò all'acqua di circondarli in piccole goccioline e di portarli su. In breve tempo in molti li guardavano stupiti additandoli, ma al semidio non importava. Se si fossero chiesti come facesse si sarebbero risposti da soli che era magia. 
Scero di lì solo quando il genere di musica cambiò radicalmente: dal lento era passato al rock 'n' roll. Si unirono alla folla urlante vicino al palco scenico per un po', prima di andarsi a sedere a uno dei tavoli rotondi per poi essere raggiunti da Teddy e Victoire, anche loro esausti, dove chiacchierarono per tutto il resto della serata. 

Il giorno dopo erano tutti distrutti. Le lezioni c'erano come sempre, ma Annabeth e Percy furono gli unici del settimo anno a presentavici insieme a qualche secchione dei Corvonero. A quanto pare erano tutti a dormire, quel lusso certo a loro era stato privato dall'esperienza nel Tartaro.
Verso l'ora di pranzo la scuola iniziò a svegliarsi, con il risultato che il pranzo aveva più un'atmosfera da colazione con molti studenti ancora sbadiglianti e con la testa per aria. 
Alle lezioni del pomeriggio la classe era quasi piena. Quando arrivò l'ora di Erbologia, il professor Packiock si congratulò con tutti e, invece di fare lezione, si mise a raccontare per la centesima volta come era stato il suo Ballo del Ceppo. Nonostante lo sapessero tutti a memoria ormai, c'era ancora qualche risatina insieme a qualche ''oooh'' e ''iih'' quando il prof arrivava alla parte che si era portato al ballo la moglie di Harry Potter. 

Durante la cena la preside annunciò che l'indomani sarebbe stata annunciata la data della terza prova. Il momento della verità si avvicinava. I due semidei avevano accettato il fatto di compiere la missione senza saper niente, ma ovviamente la curiosità c'era. 
Per il resto del pasto chiacchierarono come sempre con gli amici. A volte Percy dimenticava che il maghetto sapeva che non erano studenti di Hogwarts. Si comportava come sempre e questo - se possibile - lo distruggeva ancora di più.

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Capitolo 23
*** Di tutto per la pace ***


23. DI TUTTO PER LA PACE

Come preannunciato, quel giorno la McGranitt rivelò la data della prova del labirinto. Essa sarebbe stata tre mesi dopo, dando tempo ai campioni di potenziarsi e imparare nuovi incantesimi. 
Lo stesso giorno i semidei vennero convocati nell'ufficio della preside
''Entrate'' sentirono la McGranitt da dietro la porta non appena bussarono. La voce era ferma e decisa
''ha bisogno di qualcosa professoressa?'' chiese Annabeth entrando 
''Accomodatevi miei cari'' all'interno dell'ufficio erano presenti anche il professor Packiock, Harry Potter, il ministro della Magia e il professore di divinazione: Fiorenzo, il centauro. Si sedettero nelle due sedie davanti la scrivania dall'altra parte della quale si ergeva rigida la preside ''come sta andando il vostro soggiorno qui a Hogwarts?'' era solo un modo per farli sentire a loro agio capì Percy
''Non ci avete chiamato qui per parlare di come ci troviamo a scuola. Che succede?'' tutti all'interno della sala si scambiarono sguardi come a dire 'ok arriviamo subito al punto' 
''Chirone ci ha contattato tramite Fiorenzo'' disse la donna facendo un cenno verso il centauro ''ci ha assicurato che voi non avrete problemi a risolvere il nostro problema, ma non ci ha detto come farete'' lasciò la frase in sospeso come per far concludere ai semidei 
''se sapessimo cosa dovremmo combattere o… qualunque altra cosa dovremmo fare, magari potremmo dirvi anche come affronteremo la cosa. Qualsiasi cosa sia'' rispose allora la figlia di Atena. Altri scambi di sguardi avvennero all'interno della piccola sala. Il silenzio fu interrotto da Harry Potter
''possiamo dirvi che è essenziale che voi non sappiate niente, ma dovrete combattere'' 
''perché noi? Sapete chi sono i nostri genitori non è così? Perché non dei maghi come voi?'' 
''Qualunque mago si avvicini a-. Qualunque mago provi a fermarlo viene percepito, e l'effetto sorpresa fallisce'' 
''bhe allora non usatelo'' ribbattè questa volta il figlio di Poseidone ''in effetti ogni volta che noi proviamo a usarlo non funziona e ce la caviamo senza'' 
''non è così semplice'' iniziò Kingsley ''è come quando provi a disinnescare una bomba'' provò a spiegare in modo comprensibile a due babbani semidivini ''non puoi semplicemente tagliare i fili, devi andarci con cautela o potrebbe esplodere'' 
Annabeth sbuffò rassegnata ''diteci solo quello che possiamo sapere allora'' pregò
''dovrete combattere'' disse serio il coordinatore dei Grifondoro 
''lo avete già detto'' disse Percy che iniziava ad innervosirsi 
''dovrete fermarlo ad ogni costo. A costo di ucciderlo voi dovete fermarlo'' la tensione nell'aria cresceva 
''è un uomo?'' chiese la semidea titubante 
''Se così lo si può definire'' rispose la preside dall'altro lato della scrivania
''che cosa volete sapere da noi allora?'' sbuffò Percy ''Se combattiamo bene o se saremo in grado di uccidere una persona?'' ancora quegli sguardi che servirono solo a far arrabbiare definitivamente Percy. Il semidio si alzò ''Anni fa un nostro amico fu impossessato da Crono, il re dei Titani. Sotto le sue schiere chiamò molti semidei con l'intento di spodestare gli dèi'' prese la mano della sua ragazza e continuò ''siamo stati costretti ad uccidere dei nostri amici per preservare la pace'' fece una piccola pausa per guardare tutti ''se mi dite che è per la pace che combattiamo, per Teddy, Victoire e tutti gli altri studenti, allora lo uccideremo se necessario'' tirò a sé la figlia di Atena e uscirono dall'ufficio. Scesero le scale e raggiunsero la Sala Comune deserta. 
In parte li capiva. I semidei non erano gli unici a brancolare nel buio. Il mondo magico era nelle loro mani e i suoi abitanti non sapevano niente su di loro. 
Si sedettero sul divanetto e parlarono del più e del meno. Non fecero parola sul discorso appena finito al piano di sopra, non ce n'era bisogno: bene, ora sapevano che avrebbero dovuto combattere. Non c'era altro di cui parlare. 
''Oggi ho sognato i ragni'' disse Annabeth triste
''ah sì?'' rispose Percy invece divertito 
''Non è divertente'' mise il broncio lei ''mi costringevano a ballare il tip tap, e io non volevo''
''l'hai detto ai ragni?'' non riusciva a trattenere le risate che contagiarono anche la ragazza 
''Forse avrei dovuto farlo''
''cosa hai fatto invece?'' 
''Bhe poi sei arrivato tu e hai iniziato a ballare con delle assurde scarpettine con i tacchi e i ragni sono spariti'' 
''accontentati dei sogni Ragazza Saggia, ho danzato al Ballo del Ceppo, ma mai e per nessuna ragione al mondo ballerò il tip tap'' giurò.

Nei mesi che vennero prima della terza prova, andarono a lezione tre volte sì e due no. Quando non lo facevano, erano nella stanza delle Necessità ad allenarsi. Il professor Packiock aveva mostrato loro quella stanza il giorno dopo del discorso nell'ufficio della preside. Gli aveva detto che lì si sarebbero potuti allenare in tranquillità senza il rischio che qualcuno li sentisse o vedesse. Per accedere alla stanza del settimo piano dovevano camminare davanti a una specifica parete per tre volte pensando intensamente a cosa avevano bisogno. Nel loro caso una stanza ampia e insonorizzata in cui combattere. 
Nel duello con la spada Percy se la cavava piuttosto bene. Al Campo – si diceva – era il miglior spadaccino da anni. Perfino più abile di quanto lo fosse mai stato Luke. 
Si allenò anche a mantenere in aria una enorme quantità di acqua e ad estrapolarla dal corpo stesso. I primi tempi questo lo sfiniva, ma dopo giorni di allenamento riusciva a farlo anche quattro volte in poche ore. 
Annabeth si allenava con la spada di osso di dragone che teneva sempre nel baule vicino al letto al dormitorio femminile migliorando di giorno in giorno e battendo Percy una volta ogni tanto.  
Nel frattempo inventava segnali che poi spiegava a Percy per potersi coordinare senza aprire bocca. 

I giorni passavano come niente, il mese prima della prova era ormai alle porte. Stavano tornando in Sala Comune dopo una giornata di allenamento. Si sarebbero cambiati per poi tuffarsi sul divano. Era raro ormai che scendessero per la cena. Ogni giorno erano sempre più stanchi e indolenziti, e non appena avevano fame in qualche modo apparivano dei biscotti sul tavolino della stanza. Il semidio sospettava che gli strani elfi con le orecchie a pipistrello c'entrassero qualcosa. 
''Ragazzi!'' Chiamò Percy sorpreso vedendo Teddy e Victoire seduti davanti al camino ''Come mai non siete a cena?'' 
''Perchè non ci siete voi?'' chiese Victoire sospettosa 
''Non importa'' cambiò discorso Teddy ''vi abbiamo portato da mangiare'' mostrò cosa aveva in mano: un vassoio pieno di gustosissime pietanze e quattro bicchieri vuoti pronti a riempirsi di ogni bevanda immaginabile a un loro cenno 
''Fantastico! Sto morendo di fame! Non so cosa darei per un po' di cibo blu'' Percy e Teddy si sedettero per terra per far accomodare le ragazze sul divano che però decisero di fargli compagnia sul pavimento.
''Domani ho un test scritto sui lupi mannari'' disse Teddy divertito ''ho paura che sarà un disastro'' disse ora con il tono melodrammatico ma sarcastico 
''non dirlo a me'' continuò Victoire sarcasticamente disperata ''al solo pensiero che mi toccherà l'anno prossimo mi sento male'' iniziarono a ridere talmente forte da doversi rotolare per terra per respirare lasciando confusi i semidei che per essere coinvolti chiesero 
''avete incontrato dei lupi mannari?'' 
''Bhe più o meno'' rispose Victoire tra una risata e l'altra asciugandosi le lacrime agli occhi
''noi non abbiamo avuto il piacere fortunatamente'' continuò il semidio
''cosa intendi con 'fortunatamente' ?'' la voce di Teddy era totalmente differente dalla frase prima
''Bhe dei nostri amici sono incappati in un branco una volta, ci hanno raccontato come è andata e farei felicemente a meno di una loro visita non so se mi spiego'' lo sguardo del mago era sempre più nero 
''chi ti dice che i lupi mannari sono tutti malvagi??'' disse mettendosi in piedi e alzando la voce 
''Tutti i libri li descrivono così'' li difese Annabeth 
''non avete il diritto di giudicarli senza conoscerli!!''
''Hai ragione ma-'' iniziò la semidea, ma Teddy ormai era sparito su per le scale 
''che cosa è successo?'' chiese spiegazioni Percy
Victoire aveva uno sguardo molto confuso e sospettoso come se si stesse chiedendo come facevano a non sapere una cosa così ovvia: brutto segno ''Suo padre era un lupo mannaro, e il mio lo è per metà… avrete notato la cicatrice a Natale'' il figlio di Poseidone si colpi la fronte con la mano
''scusa Victoire, non volevo insultare tuo o suo padre. Sembra che tutto quello che dico serva solo per far arrabbiare Teddy. Vado a parlargli'' lasciò le ragazze a chiacchierare e salì le scale fino ad arrivare al piano del terzo anno. Trovò Teddy seduto sul primo letto a destra ''hey amico'' lo chiamò. Lui si girò lievemente, abbastanza perché Percy potè vedere l'espressione che aveva in viso: arrabbiata, ma allo stesso tempo molto triste ''non ne faccio mai una giusta, eh?'' continuò il semidio 
''No, certo che no'' il tono sarcastico ''hai solo combattuto contro un drago ed eretto un muro d'acqua per proteggere decine di persone a tue spese. Questo prima di battere il record di tutti i tempi nella seconda prova.'' il mago fece una pausa, e l'altro non sapeva che dire. Fortunatamente continuò ''Guarda me invece! Mio padre era uno degli auror più potenti. È stato uno dei protagonisti nella battaglia contro Voldemort. E io non riesco a prendere neanche un boccino'' l'espressione sempre più amareggiata. Ora Percy ricordò: Teddy era entrato nella squadra di Quiddicth provando come battitore al suo secondo anno. Poi il capitano aveva insistito perchè facesse il cercatore in onore del suo padrino: il miglior cercatore del secolo lì ad Hogwarts. Questo doveva proprio distruggere Teddy. 
''Mi dispiace per prima, davvero, non volevo offendere tuo padre. Anch'io vado su tutte le furie quando insultano il mio'' 
''È morto anche lui?'' chiese preoccupato l'amico 
In realtà è un dio, quindi è immortale. No, così non andava ''Diciamo che so che è vivo, ma non parliamo mai'' almeno su questo potè dire la verità. Dopo Natale posso anche vederlo in una boccia di cristallo nel suo castello subacqueo. Quello non lo disse.
''Come mai hai perso i contatti?'' 
''Non li ho mai avuti in realtà. L'ho visto si e no due, tre volte''
''i tuoi genitori sono divorziati?'' a Percy fece piacere chiacchierare così con l'amico. La tensione che allegiava tra loro da giorni sembrava scomparsa
''Non si sono mai sposati'' Teddy arrossì ''parlami di tuo padre invece, hai detto che era un auror?'' e così il mago iniziò a raccontare. Remus Lupin era stato morso da un lupo mannaro all'età di quattro anni; ad Hogwarts conobbe tre amici che lo aiutarono davvero molto: riuscirono a diventare animagus così da restargli accanto nelle notti di luna piena. Due di loro erano il padre e il padrino di Harry, mentre l'altro l'uomo che lo aveva tradito rimediando anni dopo quando gli salvò la vita. Aveva appena finito di raccontare quando Annabeth e Victoire spuntarono da dietro la porta
''Cosa??'' urlò il semidio appena le vide ''Come fate a essere qui? Quando ho provato io a salire per chiamare Annabeth le scale si sono trasformate in uno scivolo!'' 
''Funziona solo per le scale delle ragazze'' gli spiegò la maga 
''ma non è giusto'' mise il broncio lui
''siamo salite a vedere se era tutto apposto'' 
''sì'' confermò Teddy ''scusate, ora sto bene'' rimasero a chiacchierare sul primo letto a destra fino a quando non iniziarono ad arrivare i primi terzini per la notte, così si separarono per andare a dormire.


Teddy prese il voto massimo al test sui lupi mannari, e nel frattempo la terza prova si avvicinava. Mancavano solo tre giorni ormai e il semidio cominciava a diventare nervoso
''Tutto bene Percy? Sembri teso'' gli disse preoccupato Teddy
''È tutto ok, è solo che l'ultima volta che sono stato in un labirinto non è andata molto bene'' mise la mano sopra quella di Annabeth, accanto a lui ''ma supereremo anche questa'' lei gli sorrise: non avevano nulla da temere, non poteva essere peggio del labirinto di Dedalo. ''Solo…'' continuò il semidio ''se dovessimo incontrare una sfinge-'' 
''non se ne parla!'' lo interruppe lei ''Non risponderò a domande idiote, risolverò l'indovinello solo se questo sarà tale'' 
''e se non lo fai lei ci sbrana, nulla di nuovo quindi'' il semidio non avrebbe insistito. Immaginò che chiedere a una figlia di Atena di risolvere indovinelli del tipo 'quanto fa 2+2?' era come chiedere a un figlio di Poseidone di mangiare pesce, e per lui era impensabile farlo. 
Quel pomeriggio decisero di andare a lezione, e fu così anche per l'indomani e il giorno dopo ancora. Non potevano arrivare alla prova stanchi e indolenziti per l'allenamento. 
A differenza della prima e della seconda prova, quella del labirinto si sarebbe svolta a partire dalla mattina presto, per questo il semidio si ripromise di dormire: doveva essere riposato e preparato per il giorno seguente. Ovviamente il dio Tartaro non poteva permettere una cosa simile, quindi tornò a trovarlo anche quella notte a ricordargli gli splendidi momenti passati insieme. 

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Capitolo 24
*** Maze Runner ***


24. MAZE RUNNER

Più che a fare colazione al semidio sembrò di camminare verso il patibolo: ogni studente che incontrava (compresi i Serpeverde, poco amichevoli in tutte le altre occasioni) lo salutava con rispetto, ammirazione, ma anche compassione ''Puoi farcela, amico'', ''Non morire'' o ''Vedrai che sopravvivi'' erano frasi che gli erano state dette più di cento volte in pochi minuti. Il miogliore però era stato il prefetto dei Serpeverde ''Cerca di non morire, o se devi farlo, porta la Coppa al traguardo prima'' 
''certo amico, penso anche io che tra la mia vita e la Coppa, la vittoria abbia la priorità''. 
Annabeth era già seduta al tavolo con Teddy e Victoire. Questi ultimi con sguardi preoccupati
''Che succede?'' 
''Teddy e Victoire hanno paura che non usciremo vivi dal labirinto'' spiegò la semidea tranquilla
''non lo abbiamo mai detto'' mise il broncio la maga
''ma lo pensate'' ribbattè l'altra
''non dovete preoccuparvi'' la voce di Percy era sincera e rilassata ''abbiamo tutto sotto controllo. Abbiamo affrontato cose ben peggiori, credeteci'' era così: fino al giorno prima il semidio era tesissimo, ma adesso che la prova era a poche ore, non vedeva l'ora di scoprire la ragione per cui li avevano trascinati lì. D'altronde Chirone li aveva proposti per quella missione, e il centauro aveva a cuore ogni mezzosangue: non li avrebbe mandati se non avesse avuto la certezza che avrebbero vinto. 

Erano circa le 10:00 quando iniziarono a dirigersi tutti verso il campo da Quiddicth divenuto un enorme labirinto magico. Gli spalti erano rimasti come sempre, alcuni privilegiati avrebbero guardato la prova dall'alto. Altre panche erano state messe di fronte alle tre entrate aperte tra le siepi. Dove stavano gran parte dei professori e il ministro. 
I semidei erano appena arrivati, muniti di armature e spade quando la preside inizio a spiegare:
''I campioni hanno tempo illimitato per recuperare la Coppa. Essa dovrà essere toccata contemporaneamente dai membri della squadra perché in quanto passaporta li teletrasporterà di nuovo qui. La prova non sarà supervisionata da alcun docente o auror questa volta. I sei partecipanti quindi saranno da soli.'' e tra gli applausi e la musica, si girò per rivolgersi solo alle squadre ''Ascoltatemi bene, non avrete nessun tipo di aiuto questa volta. Se qualcosa dovesse andare storto, lanciate l'incantesimo periculum e ogni maledizione o creatura nei dintorni si fermerà. Dal quel momento però sarete eliminati e intercettati per essere messi in salvo. Mi raccomando'' scandì bene guardando soprattutto i semidei ''afferrate la Coppa insieme, o teletrasporterà solo uno dei due'' fece una pausa ''e che la fortuna possa sempre essere a vostro favore'' concluse. 
La McGranitt si allontanò e i fratelli Kane attaccarono bottone ''Non ci andremo leggeri semidei'' Carter era deciso e non traspariva umorismo ''noi dobbiamo vincere. Non ci importano le vostre ragioni''
''senza rancore quando saremo noi a prendere la Coppa, Kane'' gli rispose Percy ''la vittoria serve anche a noi.'' Il cannone sparò e la prova ebbe inizio.

Loro furono i primi a partire in quanto primi classificati alla seconda prova, pochi minuti dopo li avrebbero seguiti i campioni di Durmstrang e poi quelli di Beauxbaton. 
Non appena dentro, la siepe si chiuse dietro di loro, nonostante fosse ancora mattina la luce era fioca; davanti a loro si stendeva un lunghissimo corridoio tetro e silenzioso che iniziarono a percorrere - non avendo altre opzioni. 
Con Annabeth armata di spada di osso di dragone a fianco, Percy illuminava la strada con il bagliore di Anaklusmos. Non sembravano esserci bivi, il che era parecchio strano per un labirinto 
''La passaporta deve essere importante'' disse a un tratto la semidea ''probabilmente ci teletrasporterà nel luogo in cui dovremo combattere.'' il figlio di Poseidone la invidiava, certo lui aveva sangue freddo e una buona mano con la spada, ma proprio non riusciva a capire come i figli di Atena - soprattutto la loro capocabina – capissero così tante cose in così poco tempo. 
''Pensi che i Kane abbiano la nostra stessa missione?'' 
''Mh-'' Annabeth storse le labbra, probabilmente non riusciva proprio a darsi una risposta, e questo la faceva infuriare. ''Non lo so'' Dovette ammettere ''ma alleati o no, non possiamo permetterci di perdere la Coppa''. Fece appena in tempo a finire la frase. Un vento gelido soffiò alle spalle dei semidei, il corridoio da cui erano venuti iniziò a chiudersi rapidamente in un'unica parete, iniziarono a correre più veloce che poterono arrivando al primo bivio dove Percy sbattè su Annabeth fermatasi di botto 
''non è il momento di essere indecisi Ragazza Saggia!'' urlò per farsi sentire sopra il vento 
''I ragni vanno a destra!'' gridò lei di rimando 
''Ok, andiamo a sinistra allora!'' 
''No! Deve esserci una ragione! La McGranitt ha detto che i ragni sono alleati''
''Annabeth non c'è tempo per le spiegazioni! Tu va! Io ti seguo!'' la bionda prese il corridoio di destra, e lui le corse dietro. Dopo pochi metri si accorsero che il vento si era fermato al bivio, e le pareti del nuovo corridoio erano stabili. Avevano entrambi il fiatone ''Segui i ragni. È quello che mi ha sussurrato la professoressa poco prima di partire. Speravo di non doverlo fare'' il semidio gli mise una mano sulla spalla 
''quindi pensi che basti seguirli come abbiamo fatto con quello di Efesto per poter raggiungere la Coppa?'' i capelli biondi erano legati in una coda di cavallo, le sopracciglia erano aggrottate sopra gli intensi occhi grigio-tempesta. Era adorabile quando si scervellava, Percy lo aveva sempre pensato
''A quanto ho capito ogni genere di creatura è stata incantata per attaccarci. Oscura e non. Forse i ragni sono davvero alleati dei maghi, ma potrebbero essere nostri nemici qui dentro. Cerchiamo di cavarcela da soli'' il semidio non capiva se era il buonsenso o l'aracnofobia a parlare, ma si fidava ciecamente dei piani della sua fidanzata, e l'avrebbe seguita anche in un folle piano suicida – cosa che faceva in quasi tutte le missioni. 
Continuarono ad avanzare, non fu difficile affrontare i primi mostri, ad ogni bivio la figlia di Atena esitava. Percy non capiva con quale criterio scegliesse la direzione, ma a quanto pare ce n'era uno. 
Stavano proseguendo sulla sinitra quando sentirono un urlo dal corridoio accanto. I semidei si guardarono, negli occhi di Annabeth traspariva disperazione, perché sapeva che sarebbero accorsi in aiuto della ragazza urlante, ma anche paura per la certezza che avrebbe perso il senso di orientamento e il criterio di scelta. Ma quello di Percy doveva essere più deciso del tipo 'È inutile stare qui a guardarci, sappiamo entrambi che direzione prenderemo.'
''Se è come il labirinto di Dedalo, una volta entrati nel corridoio la strada di ritorno potrebbe cambiare'' Percy non disse nulla ''e va bene'' concesse ruotando gli occhi ''sbrighiamoci!''
Corsero in direzione della voce impaurita superando corridoi e corridoi. Il figlio di Poseidone si augurò che la sua ragazza stesse tenendo a mente i passaggi, perché lui non lo fece. 
Girarono un ennesima curva e trovarono Jean e Adeline placcati da una sorta di pipistrello/pterodattilo gigante, non restarono molto a chiedersi che genere di creatura fosse, ne avevano viste di più strane. Jean giaceva svenuto a terra, Adeline gridava con le spalle al muro, mentre il pipidattilo avanzava verso di lei
''Hey!'' farsi notere dai mostri era la cosa che meglio riusciva a un semidio figlio di uno dei tre pezzi grossi ''Ammettilo ho un odore più appetitoso io!'' riuscì ad ottenere la sua attenzione ''Ti presento una mia amica: si chiama Vortice'' fece sollevando leggermente la spada stretta in pugno e iniziando lentamente a camminare di lato. Il mostro fece altrettanto e in pochi secondi i due si ritrovarono a girare intorno fissandosi in cagnesco mentre Annabeth soccorreva i francesi 
''Riesci ad alzarti?'' stava chiedendo alla maga che annuì sempre terrorizzata. Jean si era ripreso, aveva recuperato la bacchetta e la stava puntando verso il cielo 
''Aspetta!'' quasi urlò il semidio ''Qui ce la caviamo, voi andate.'' non se lo fecero ripetere due volte. Il mago prese per mano la cugina e sparirono alla sinistra di un bivio. 
''Che fai Testa D'Alghe?'' Chiese quasi arrabbiata la figlia di Atena ''Se si fossero arresi avremmo avuto meno concorrenza!''
''Io… non ci ho pensato'' continuava a girare insieme al mostro ''uccido il pipidattilo in fretta e andiamo a cercare la Coppa, ok?'' 
''È il minimo'' si mise a braccia incrociate appoggiata alla parete come a dire 'sbrigati con questa seccatura'. Come immaginato non fu difficile: bastò fare una capriola in avanti e affondare Vortice dritto in gola alla creatura che si scretolò come sempre. 
Decisero di prendere il corridoio opposto a quello dei francesi ''Ormai possiamo solo andare a fortuna'' constatò amareggiata la semidea. 
Affrontarono mostri di tutti i tipi, per la maggior parte mai visti prima, fino ad arrivare a quello che Percy temeva di più, e non si riferiva al mostro, ma alle conseguenze che questo avrebbe portato: la Sfinge. 
La creatura era rannicchiata a terra e sonnecchiava, ma parve come presa da una scossa al loro arrivo: si mise a quattro zampe e con voce solenne li salutò ''Benvenuti cercatori'' come quella che aveva già incontrato, questa aveva il corpo da leone e la testa da donna, ma sperò che le somiglianze si fermassero là, preferiva di gran lungo un indovinello impossibile da risolvere a una figlia di Atena indignata. ''Avete due strade tra cui scegliere, la più lunga e sicura, o la più diretta verso la vittoria. Se è quest'ultima la vostra scelta sappiate però che dovrete rispondere ad una domanda. Se non ci riuscirete, i miei denti saranno l'ultima cosa che vedrete.'' Fece una lunga pausa studiando gli avversari e poi riprese ''Quindi a voi la scelta eroi.'' 
Non c'era bisogno che si consultassero, la scelta era ovvia ''Risponderemo alla tua domanda'' nella voce di Annabeth riconobbe un tono di sfida. 
La Sfinge si mise ritta e con un sorrisetto a dire 'speravo rispondeste così' disse ''Chi la fa la vende, chi la compra non la usa, chi la usa non la vede.'' la semidea parve sollevata. Non era il quiz a più domande per bambini che aveva affrontato a quindici anni, non sembrava poi un indovinello così difficile, ma non era neanche una presa in giro. Le sopracciglia della bionda si incurvarono e le labbra fecero altrettanto; gli occhi grigi parevano leggere infiniti dati invisibili e dopo qualche minuto si illuminarono: aveva la soluzione.  
''È la bara'' dichiarò felice. La Sfinge invece non parve dello stesso umore che, alla risposta esatta, sbuffò e - mettendosi da parte - li lasciò passare. Da quel punto in avanti non dovevano far altro che andare dritto, seguire il corridoio davanti a loro e non prendere mai altre strade, così sarebbero arrivati alla Coppa in men che non si dica. 
Iniziarono a correre, ormai impazienti di vincere, ma il labirinto faceva di tutto per ostacolarli: le siepi muovevano i rami come tentacoli cercando di farli inciampare e trascinarli in mezzo alle foglie. Avevano appena superato quelle fastidiose piante quando qualcuno arrivò correndo dal corridoio di destra facendoli inciampare tutti e quattro. 
''Ancora voi?'' Disse una voce mentre Percy cercava di alzarsi tenendosi la testa ''Perchè vi ritrovate sempre in mezzo ai piedi?'' erano i fratelli Kane
''Dovremmo essere noi a dirlo'' il corridoio dalla quale erano arrivati gli egittologi si chiuse, il che riportò la mente dei ragazzi alla prova; si alzarono quasi tutti contemporaneamente, il semidio prese per mano la sua ragazza e iniziò a correre 
''Percy! La Coppa ci serve!'' Carter quasi lo supplicava mentre mangiava la sua polvere insieme alla sorella 
''Mi 'spiace amico, ma serve anche a noi!'' dopo quella frase non capì bene cosa accadde. Il ragazzo corvino immaginò che uno dei Kane usò la magia, perchè inciampò come legato da una corda invisibile, facendo fare altrettanto ad Annabeth 
''Scusa'' disse sincera Sadie mentre li superavano, ma loro non si sarebbero fatti battere così. Si rialzarono e Percy usò l'acqua per spingerli in avanti; raggiunsero gli sfidanti e insieme a loro girarono l'angolo dietro il quale la videro: in un piedistallo di marmo si ergeva la Coppa nel suo bagliore celeste e le decorazioni d'argento. L'unico ostacolo che si ritrovarono davanti (a parte due fastidiosi maghi egittologhi) era una strana ombra non bene identificabile. Se era lì, Percy temette che potesse essere la creatura più pericolosa. 
Tutti e quattro i partecipanti si bloccarono e, invece di correre, iniziarono ad avanzare lentamente verso il mostro, armi in mano e guardia alta. Man mano l'oscurità si diradava e la sagoma prendeva forma. Quando furono abbastanza vicini da scorgerla, il semidio sbiancò, non era un mostro, era il suo peggiore incubo. Era pietrificato, e senza poter muovere un muscolo fu costretto ad assistere alla scena: le pareti del labirinto erano sparite, in compenso era tornato quell'ormai tristemente familiare bagliore rosso del Tartaro. Percy ed Annabeth erano di nuovo lì sotto e separati da uno stormo di arai; la figlia di Atena vagava cieca continuando a chiedersi perché il suo ragazzo l'avesse abbandonata in un posto simile, lui d'altro canto era bloccato da un esercito di mostri mentre la ragazza avanzava verso un precipizio. Il figlio di Poseidone si fece strada a suon di spada, abbattè innumerevoli arai prendendosi tutte le maledizioni possibili pur non sentendo alcun dolore. Pensava solo a come raggiungere Annabeth. Mancavano pochi metri, un altro paio di arai e si sarebbe potuto tuffare per afferrare la mano dell'amata salvandola da una caduta sicuramente letale. Ne mancava una, l'abbattè e si tuffò, sfiorò la mano di lei, ma non riuscì ad afferarla e, in un ultimo grido, si perse nel bagliore rosso della profonda voragine. 
Il semidio smise di respirare, cadde in ginocchio perdendo tutta la voglia di combattere, e lì, tra tutte quelle arai, si arrese.
 
La scena mutò. Era ancora nel Tartaro, ma questa volta combatteva davanti alle porte della morte. Se ne chiese il motivo: perché doveva ancora combattere se Annabeth era morta? Perché il suo corpo reagiva? Era inutile. Ma poi una mano si strinse nella sua e la vide: la sua ragazza era viva e vegeta (più o meno) e combatteva al suo fianco insieme a Bob, Damaseno e Bobbino. I cinque arretravano lentamente, mentre il dio Tartaro risucchiava tutto nel suo vortice ''dobbiamo sbrigarci'' stava dicendo il gigante ''qualcuno dovrà tenere premuto il pulsante, andate voi. Lo farò io'' 
''No! Dobbiamo uscire tutti insieme'' Percy non avrebbe abbandonato nessuno 
''Percy-'' Annabeth aveva la voce rotta dal pianto, si girò e i suoi occhi erano a pezzi. Lo sapeva anche lui: se Damaseno non fosse rimasto a premere il pulsante sarebbero morti tutti, ma lui non poteva accettarlo 
''Non possiamo abbandonarlo!'' 
''Dovete farlo, semidio'' Damaseno pareva calmo ''è mio padre quello davanti a noi, sono io che devo occuparmene'' 
''anche se fosse non potresti farlo da solo! Devi tenere premuto il pulsante e Tartaro non te lo lascierà fare!'' serviva qualcun'altro a parargli le spalle, persino Bobbino pareva capirlo, e quel qualcuno sarebbe stato Percy. Non avrebbe permesso che Bob, né tantomeno Annabeth morissero in quel posto. I mostri avanzarono e il discorso fu interrotto; erano davanti alla soglia dell'ascensore aperto, Bob era dentro, Damaseno e Bobbino combattevano avanti a loro, Annabeth gli prese la mano, aveva le lacrime che le rigavano il viso e in un attimo si strinse a lui e lo baciò 
''Ti prego, perdonami Percy'' prima che potesse capire a cosa si riferiva lo spinse dentro le porte e premette il bottone
''NO!'' era troppo tardi. Le porte erano chiuse e Annabeth era rimasta nel Tartaro. Il semidio provò a forzarle, ma queste non si muovano, si girò verso il titano per chiedere aiuto, ma scoprì che era lui a bloccare le porte ''CHE COSA STAI FACENDO!?'' era disperato ''DOBBIAMO TORNARE A PRENDERLA!'' 
''Non possiamo Percy! Se apri le porte moriamo anche noi!'' 

*Percy! Percy!* aveva la vista annebbiata, in qualche modo sapeva che quella era solo una visione, ma era troppo shockato per muoversi. *Percy!! Rispondi!* 
*Sadie abbiamo la Coppa a portata di mano!! Sbrigati!*
*Ma non possiamo lasciarli così!* Sentiva delle voci, ma sembravano come provenire da un tunnel lontano, non capiva neanche di chi fossero 
*Se prendiamo la Coppa il Torneo finirà e i professori li aiuteranno!*
*Carter Kane! Non se ne parla! Se vuoi abbandonarli dovrai farlo da solo!* Quella voce stridula e arrogante, ora ricordava: era Sadie. La vista iniziò a schiarirsi, Carter Kane lo guardava preoccupato e impaziente 
''Svegliati forza!'' ora la voce era chiara, iniziò a sollevarsi e vide che Annabeth era nel suo stesso stato: rannicchiata a terra e tremava da far paura; stava sudando freddo e gli occhi sembravano spenti. Sadie stava cercando di aiutarla, lui strisciò verso di lei e arrivò appena in tempo per vederla tornare in sé
''Era un molliccio'' spiegò la maga ''prende la forma delle nostre peggiori paure'' i semidei tremavano ancora 
''è andato via?'' Percy cercò di pronunciare quelle parole con voce ferma, ma non ci riuscì. Perdere Annabeth due volte in pochi minuti lo aveva distrutto 
Sadie annuì ''Ci ha pensato Carter'' il labirinto era sereno, non c'era ombra di mostri o strani incantesimi intorno 
''perché non avete preso la Coppa?'' le chiese la semidea 
''Non avrei mai potuto lasciarvi in quello stato! Dovevate vedervi, facevate paura'' Percy si ritrovò a fissare il premio della prova, e gli altri tre fecero altrettanto 
''Quell'affare ci serve sul serio'' 
''serve sul serio anche a noi'' gli rispose Carter 
''afferriamola insieme. Tutti e quattro'' quel piano era facilmente proponibile anche da un figlio di Poseidone 
''nessuna obbiezione'' avanzarono verso la Coppa ''al tre'' raccomandò il Kane 
''uno''
''due''
''tre!'' afferrarono i manici del trofeo e iniziarono a ruotare come dentro a un frullatore. 
Poi tutto si fece buio.

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Capitolo 25
*** Una missione da quattro ***


25. UNA MISSIONE DA QUATTRO

Ci mise un po' a capire che il buio era dato dalla notte; era davvero passato così tanto tempo dall'inizio della prova? I quattro campioni si alzarono barcollando, Percy aveva un senso di nausea, come quando esageri con i giri sulle montagne russe
''State bene?'' chiese 
''Credo di sì'' Sadie sembrava quella meno scossa ''dove siamo?'' 
''Sembra un cimitero'' gli occhi iniziarono ad abituarsi all'oscurità 
''la McGranitt ce ne ha parlato, ricordi? È dove Voldemort è resuscitato per la prima volta. Anche allora avvene dopo il Torneo Tre Maghi''
''pensi sia una coincidenza?'' 
''Non esistono le coincidenze'' 
''tipica frase da figlia di Ate-''
''ssh!'' Carter lo zittì mettendogli la mano davanti la bocca ''Lo sentite?'' chiese a bassa voce. Tutti tesero le orecchie 
''-stra vendetta.'' la voce era molto bassa, dovettero avvicinarsi per sentire meglio. Seguirono il suono e videro una decina di uomini con mantello e cappuccio nero. Ognuno di loro aveva una maschera argentata a coprirgli il viso e la bacchetta in mano. ''Oggi'' stava dicendo uno di loro al centro del cerchio ''porremo fine alle nostre sciagure. Oggi'' fece una pausa ''CONQUISTEREMO IL MONDO!'' urlò seguito da un boato collettivo. Estrasse la bacchetta e la puntò verso un calderone che fu circondato da fiamme verdi in un istante 
''Come faremo per il sangue del nemico mortale?'' si fece avanti un uomo. Quello del centro parve per un attimo confuso, poi capì
''Quindici anni fa Nostro Signore era ancora sospeso tra la vita e la morte, sebbene di poco. Bastò una goccia del sangue di Harry Potter per restituirgli un corpo. Questa volta dobbiamo riportarlo dall'aldilà, ci servirà ben più di una goccia: ci serviranno dei sacrifici, il mago e la maga che arriveranno dal Torneo, per esempio'' intorno si sentirono delle risatine ''direi che abbiamo aspettato a sufficienza, fratelli, per dodici anni, ad Azkaban. È arrivato il momento di riconguingerci al nostro Padrone!''
''E io direi che abbiamo svelato il mistero di quest'anno'' sussurrò Percy alla sua ragazza che lo zittì con uno sguardo di rimprovero 
''Saranno qui a momenti, e non appena metteranno piede nel cimitero li sentirò arrivare'' continuava l'uomo incappucciato ''cominciamo il rituale'' allargò le braccia e iniziò a recitare versi in latino con gli occhi spalancati verso il cielo nel quale regnava una nuvola verdastra a forma di teschio e con un serpevente che si muoveva in esso
''direi che dobbiamo fermarlo'' insistette il semidio, ma l'altra non pareva ascoltarlo: la fronte aggrottata e gli occhi concentrati suggerivano che stava pensando a un piano, così si rivolse ai Kane ''era questo il motivo per la quale avevate bisogno di vincere?'' ma i due sembravano più confusi che mai 
''No, noi..'' iniziò Carter ''noi siamo qui per un reperto archeologico, è una lunga storia.'' 
''Che cosa facciamo, Annabeth?'' tornò a concentrarsi su di lei 
''Ci sto pensando Testa D'Alghe!'' rispose questa un po' troppo forte 
''Avete sentito?''
''Veniva da dietro quelle lapidi!'' 
''Improvvisiamo?'' suggerì Percy
''Improvvisiamo'' confermò esasperata Annabeth. 
I cinque minuti successivi furono puro caos: Annabeth aveva indossato il cappello degli Yankees, Carter aveva evocato il suo avatar e ora era avvolto da un immenso bagliore verde, Sadie urlava parole incomprensibili con il suo bastone in mano e Percy menava fendenti con Vortice per evitare gli incantesimi dei nemici. Era quasi arrivato a un uomo incappucciato, Mangiamorte: così gli pareva di ricordare, schivò un'altro fascio di luce e colpì le gambe con la lama, ma questa le trapassò soltanto. Funzionava come per i mortali? Percy ci mise un po' troppo a chiederselo, nel frattempo l'altro aveva sollevato la bacchetta e un fascio di luce rossa lo colpì in pieno petto facendolo volare di cinque metri
''Non uccideteli!'' si raccomandò quello agli altri ''Abbiamo bisogno di due di loro!'' la vista di Percy era annabbiata, provò ad alzarsi ma doveva avere un paio di costole rotte. Fu raggiunto da Annabeth che tornò visibile 
''Tieni'' gli porse un quadratino di ambrosia ''riesci ad alzarti?''
''Ho scelta?'' 
''Non credo, Testa d'Alghe'' 
''Il mio sangue ha già fatto risvegliare Gea'' disse abbastanza forte da farsi sentire da tutti ''credetemi quando vi dico che non mi farò di nuovo usare per cose simili'' si tastò la tasca, la spada che gli era volata di mano era lì, ma non la estasse. Era inutile se li trapassava e basta. Si accostò di più alla sua ragazza le costole in fiamme
''La spada'' gli disse piano ''la spada non funziona'' lei annuì piano facendo partire gli ingranaggi della testa 
''Intanto prendi la mia, questa dovrebbe funzionare'' 
''non posso lasciarti disarmata!'' protestò 
''Hai più possibilità tu di attaccarli, e poi io ho il cappello che mi rende invisibile''
''ma-'' 
''non abbiamo tempo per discutere, Percy! Prendila e basta''
''sta attenta'' si arrese prendendole di mano la spada 
''anche tu'' fece sparendo sotto il cappello blu. 
Ricominciò da dove aveva interrotto. Mentre Carter e Sadie tenevano occupati gli altri lui avanzava verso quello che sembrava il capo. Come la prima volta gli arrivò abbastanza vicino da poterlo colpire, menò il fendente che questa volta andò a segno: il Mangiamorte cadde in ginocchio e Percy lo disarmo puntandogli contro la bacchetta. Ovviamente non sapeva usarla, ma era bravo a bluffare. Doveva bloccarlo in qualche modo, ma non poteva chiamare Sadie perché lo legasse al posto suo o gli altri incappucciati avrebbero capito che non praticava la magia. Fece un rapido movimento di polso e richiamò l'acqua nello stesso istante che si strinse intorno al nemico paralizzandolo completamente ''Resta qui'' gli disse sorridendo. 
Si guardò intorno: Carter se la cavava benissimo con il suo enome corpo da pollo verde; Annabeth non si vedeva, ovvimente, ma il semidio presuppose che si stesse dirigendo verso l'enorme pentola per sabotarla; mentre Sadie aveva decisamente bisogno di aiuto: il suo bastone si era trasformato in una leonessa e usava la sua bacchetta come boomerang, ma erano in troppi, sembrava come se si fossero tutti concentrati su di lei ''Hey!'' urlò nella sua direzione ''Voglio un po' di attenzioni anche io!'' fece allargando le braccia. Il suo piano funzionò, attirò due di loro verso di sé ''Solo due? Così mi offendete'' fece ruotare il polso con la spada e si mise in guardia. I Mangiamorte iniziarono a lanciare fasci di luce rossi e verdi, ma lui li schivava tutti avvicinandosi sempre più, non fu difficile sbarazzarsi di loro, li legò come il primo e si fece notare dagli altri che tallonavano la Kane. In tre abboccarono all'amo, lasciandone due a combattere con la ragazza che non ci mise molto a sconfiggerli, Percy fece altrettanto e insieme si diressero verso Carter che teneva con le spalle al muro l'unico nemico rimasto, o almeno così credevano. Era a un passo dalla vittoria quando fu copito da una maledizione, si accasciò a terra e iniziò ad urlare, sua sorella corse da lui, ma non accennava a calmarsi neanche con la pozione di guarigione, il mago continuava a indicare l'egittologo con la bacchetta e il semidio pensò che attaccarlo era l'unica via d'uscita. Si mise davanti al compagno, guardia alta e usò l'acqua per attaccare: racchiuse il nemico in un enorme bolla dove lo avrebbe soffocato fino a svenire, se non fosse stato per l'urlo di Annabeth. Il capo si era in qualche modo liberato dalla sua morsa e, sempre in qualche modo, aveva localizzato la sua invisibile ragazza afferrandola da dietro, le stava puntando la bacchetta al collo
''il gioco è finito, ragazzo'' era totalmente un'altra persona da quando lo aveva affrontato qualche minuto prima: il suo volto non tradiva emozioni, gli occhi sembravano pozzi vuoti che parevano risucchiare l'anima di chi li osservava, come se potesse leggergli dentro, persino la voce sembrava diversa ''appoggia la bacchetta a terra, e anche la spada'' Percy obbedì, il Mangiamorte aveva la sua fidanzata in pugno, e la spada gli sarebbe stata solo un peso, da quella distanza non poteva che contare sul potere di suo padre ''anche voi là sotto'' disse più forte per raggiungere i Kane ''disarmatevi'' lo fecero e lui, lentamente, iniziò ad alzare le braccia sperando che l'uomo lo prendesse come un gesto di resa mentre invece mostrava all'acqua il percoso da fare 
''che cosa vuoi da noi?'' cercò di prendere tempo 
''Sai ragazzo? Ci sono molti film babbani nel quale il cattivo della situazione inizia a spiegare il piano al protagonista mentre questo escogita una via di fuga'' non era la stessa cosa, ma più o meno stava facendo lo stesso ''questo è stato anche il problema del mio signore: si è messo a parlare con quel Harry Potter sul giro di possessione della bacchetta di Sanbuco invece di ucciderlo, e nel frattempo quel bamboccio di Neville Packiock ha distrutto l'ultimo horcrux.'' mancavano pochi metri, qualche secondo e avrebbe liberato Annabeth dalla sua presa ''Questo non succederà anche a me! Quindi ti consiglio di richiamare l'acqua, Perceus Jackson, o la tua ragazza muore'' al semidio venne un attacco di panico. Era stato attento, non aveva fatto rumore e le mani non si muovevano. Fece ricadere a terra l'acqua che venne assorbita nella terra
''come fai a conoscere il mio nome? Persino ad Hogwarts sono convinti che quello completo sia Percy!'' 
''Oh, ma io so molte cose, figlio di Poseidone'' iniziò a sentirsi male. Come diamine riusciva ad avere tutte quelle informazioni? 
''chi sei tu!?''
''Un mero servitore dell'Oscuro Signore, e voi, voi siete i suoi sacrifici!'' alzò la bacchetta che teneva stretta al collo di Annabeth e la puntò al petto della stessa
''NO!'' ma l'uomo aveva già colpito: un lampo di luce rossa avvolse la semidea che cadde svenuta, in un impeto di rabbia Percy raccolse la spada e iniziò a correre verso l'uomo, quando lo raggiunse iniziò la più faticosa battaglia contro l'aria che avesse mai fatto: il Mangiamorte riusciva a schivare ogni singolo colpo con il risultato che il semidio finì presto le energie mentre l'altro rideva. Sadie e Carter accorsero in suo aiuto, ma persino con i due maghi il Mangiamorte non si sbilanciava, tre contro uno e ancora non riuscivano a colpirlo. 
Il figlio di Poseidone raccolse il corpo inerme della fidanzata e andò a rifugiarsi dietro delle lapidi con l'aiuto dei fratelli Kane 
''Annabeth!'' l'uomo lasciato indietro non si curava dei suoi compagni, ancora immobilizzati dall'acqua o svenuti, invece avanzava verso di loro, con fare lento e arrogante, come un leone che gioca col cibo prima di azzannarlo. ''Annabeth!'' ripetè, ma lei non si svegliava. Prese un quadratino di ambrosia dalla tasca, ma neache quello bastò, quindi gli fece bere del nettare, solo allora iniziò ad aprire gli occhi ''Annabeth!'' 
''Percy?'' non parve capire subito dove si trovavano ''Che succede?'' si guardò in giro, e parve ricordare 
''Schiva tutti i nostri colpi! Lo abbiamo attacco in tre!'' le spiegò Sadie con il panico nella voce 
''Che cosa facciamo?'' le chiese il fidanzato. Lei e Carter iniziarono a pensare, il semidio quasi potè vedere gli ingranaggi dei loro cervelli dietro gli occhi carichi d'attenzione. 
''La McGranitt continuava a dirci di non poter dare nessuna informazione su chi o cosa avremmo dovuto combattere o dove saremmo finiti'' iniziò a pensare ad alta voce ''il Mangiamorte ha detto che avrebbe percepito i maghi da sacrificare non appena avessero messo piede nel cimitero, ma noi eravamo già lì'' 
''non capisco dove vuoi andare a parare'' 
''avrebbero potuto affidare la missione agli auror o a dei maghi con decisamente più informazioni di noi riguardo a Voldemort e ai Mangiamorte, invece hanno affidato il destino del loro mondo a due semidei. Ci deve essere una ragione.'' l'uomo si avvicinava 
''Sapeva che Percy è un semidio quando tutto il resto del mondo magico non sa neanche della vostra esistenza e continuava a schiavare ogni nostro colpo, anche se eravamo in tre'' continuò Carter, lui e Annabeth si guardarono ''come se riuscisse a vedere le nostre mosse ancor prima di effettuarle'' propose l'egittologo
''o come se leggesse nel pensiero.'' aggiunse la semidea 
''Dite che riesce a sentire i nostri pensieri?''
''Spiegherebbe come ha fatto a scoprirti mentre cercavi di inondarlo d'acqua per liberare Annabeth,  o come fa a conoscere il tuo nome'' notò Sadie. Percy annuì
''come facciamo a colpire un avversario che può schivare tutte le nostre mosse?'' 
''Non possiamo'' concluse Annabeth, tutti la guardarono allibiti ''neanche il mio cappello fuziona, probabilmente sente da dove arrivano tutti i pensieri, e anche ora saprà che siamo arrivati a questa conclusione. Non ci attacca perché sta giocando con noi'' 
''Quindi?'' insistette il semidio ''Proviamo a bloccare i pensieri?'' 
''È impossibile Percy! Neanche tu che non pensi mai prima di agire non riusciresti a farlo'' 
''idee migliori?'' Sadie sudava freddo 
''Invece di bloccarli dovremmo-'' una delle lapidi dietro la quale si riparavano andò in frantumi e i quattro campioni furono costretti a separarsi per mettersi al riparo. 
Le opzioni erano tre: 1- Il Mangiamorte si era scocciato di aspettare; 2- Era stata una sfortunatissima coincidenza; 3- Il piano pensato da Annabeth avrebbe potuto funzionare e l'uomo non poteva permettere che lo riferisse agli altri. 
Percy non era mai stato bravo con i piani, si sapeva, e non esitava ad ammettere che senza Annabeth sarebbe morto dalla sua prima missione. Ma una cosa l'aveva capita: il Mangiamorte sapeva esattamente la posizione di tutti i ragazzi, se non si sarebbero mossi di continuo avrebbe potuto far saltare in aria il punto in cui si trovavano, d'altro canto se si fossero scoperti anche solo per meno di un secondo, li avrebbe colpiti con quell'incantesimo a luce rossa. Erano in trappola. L'unico modo che avevano per sopravvivere era arrivare alla stessa conclusione della figlia di Atena, impresa ardua 
''Percy'' sentì sussurrare ''Percy!'' 
''Sadie? Sei tu?''
''Hai capito il piano di Annabeth?'' veniva dal gruppo di lapidi dietro di lui 
''Io e te non siamo proprio la combinazione perfetta per pensare ai piani, eh?'' 
''Hey! La prendo come un'offesa!'' si imbronciò 
''Prendila come ti pare, ma resta il fatto che noi siamo il braccio, e le nostre rispettive menti  sono chissà dove'' che cosa stava per dire la figlia di Atena? Bastava capire quello ed erano a cavallo. Invece di bloccarlo dovremmo- dovremmo cosa? Come si può combattere un uomo che legge le tue mosse in anticipo? ''Non possiamo'' aveva risposto Annabeth, ma non era da lei. C'era sicuramente qualcos'altro ''argh'' Percy si arruffò i capelli ''pensare troppo mi fa venire il mal di testa!''
''Il mal di testa'' ripè Sadie come in trance ''Mal di testa, Percy!'' 
''È quello che ho detto'' continuava a non capire
''Oh avanti! Ci sono arrivata persino io! Possibile che tu sia così ottuso?''
''Hey! Guarda che-''
''SMETTILA'' era il Mangiamorte ''vieni fuori saputella!!'' Percy ebbe il coraggio di sporgere la testa per vedere cosa stava accadendo, l'uomo aveva le mani tra i capelli 
''Deve essere Annabeth'' suppose Sadie ''il piano sta funzionando'' 
''quale piano?'' chiese esasperato il semidio 
''Se non possiamo bloccare i pensieri, allora forse dovremmo liberarli!'' il mago continuava ad urlare imprecazioni contro la sua ragazza – cosa che gli avrebbe fatto pagare - e Sadie colse l'occasione per passare dietro la stessa lapide del figlio di Poseidone ''Non capisci? Tu e Annabeth sembravate traumatizzati davanti al molliccio! Magari dovete ripensare a quei momenti, così il Mangiamorte non avrà modo di leggere le menti mia e di mio fratello mentre lo attacchiamo!'' come aveva fatto a non pensarci prima? Era facile: bastava ripensare al sogno della notte prima, o di quella prima ancora, o quella prima di quella. 
''D'accordo, facciamolo!'' a Sadie gli si illuminarono gli occhi, doveva proprio divertirsi a sconfiggere il male. ''Va' da quella parte'' indicò alla sua destra ''io cercherò di attirarlo qui e tu lo prenderai alle spalle'' l'uomo si dirigeva verso un gruppo di lapidi cadute, non era chiaro se perché vi ci fosse nascosta Annabeth, o per allontanarsi il più possibile da lei e i suoi ricordi. Doveva provare: chiuse gli occhi e ricordò, ricordò il molliccio – come aveva suggerito la Kane – ma anche il Tartaro ovviamente. Portò alla mente anche tutte le emozioni negative che aveva provato quando gli avevano portato via la figlia di Atena: rapita solo perché non avrebbe mai lasciato Luke a sorreggere il peso del cielo. Ricordò l'amarezza di fronte al gigante arrugginito nella discarica che diventò la tomba di Bianca Di Angelo e la delusione negli occhi del fratellino che aveva deluso ''Avevi promesso'' rivedeva il suo volto in lacrime. 
Aprì gli occhi: i fratelli Kane stavano combattendo, il Mangiamorte - più confuso che mai – sembrava furioso. Continuava ad arretrare e non appena aveva uno spiraglio mirava a un punto alla sinistra di Percy. Seguì il fascio di luce con gli occhi e rannicchiata per proteggersi meglio trovò Annabeth. Il semidio ebbe l'impulso inrefrenabile di andare al suo fianco, sembrava terrorizzata, disperata, le lacrime le rigavano il viso, ma dovette trattenersi: se si fossero avvicinati l'uno all'altro ricordare tutte le orribili cose che gli erano successe sarebbe stato molto più difficile. 
Si costrinse a richiudere gli occhi. Vide la dea Artemide che offriva un posto tra le sue cacciatrici a quella che poi sarebbe stata la sua ragazza, ma lei aveva rifiutato, troppo felice. Si immaginò la stessa scena ma con il finale diverso: Annabeth accettava volentieri di rimanere a fianco alla dea per l'eternità rinnegando tutti gli uomini Il mio cuore sarebbe potuto andare solo a Luke, ma non succederà mai. 
Riaprì gli occhi, Annabeth era ancora là, nella stessa posizione, i Kane continuavano a combattere, non sembravano feriti a differenza dall'uomo in nero, gli occhi carichi di rabbia. Sembrava starsi abituando ai loro pensieri, o forse avevano già pensato a tutte le cose più orribili che gli erano successe
''Hey!'' il Mangiamorte non si aspettava di essere chiamato dal semidio, quindi si voltò quasi d'istinto e lui continuò a ricordare. Tenendo lo sguardo fisso sull'uomo, ricordò di quando aveva creduto che sua madre fosse morta, di quando fu costretto a guardare mentre il minotauro la uccideva. Non doveva essere un ricordo molto triste o traumatizzante per un mago oscuro pronto a risvegliarne uno ancora più cattivo che sicuramente avrebbe fatto strage di babbani e mezzo-sangue, ma fu abbastanza per distrarlo: Carter sollevò la spada e lo colpì in un punto mortale, Sadie gli tolse la bacchetta mortale e mentre questo si accasciav, Percy correva incontro alla semidea che stava facendo altrettanto. Si incontrarono a metà strada dove si abbracciarono più forte che mai 
''È tutto finito'' disse lei sollevata e questa volta sorridente. Si girarono verso gli egittologhi 
''è morto'' confermarono con un sospiro. Carter sembrava sentirsi in colpa 
''hey'' il semidio gli mise una mano sulla spalla ''non avevi scelta'' 
''sì…'' gli chiuse gli occhi con le dita ''lo so''. 

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Capitolo 26
*** Ci rivedremo ***


26. CI RIVEDREMO

Dopo aver afferrato la coppa – come la prima volta – fu come andare sulle montagne russe. Se non avessero ammesso quattro vincitori, avrebbero dichiarato la vittoria ai Kane. Se non fosse stato per loro non solo non avrebbero sconfitto i Mangiamorte, ma sarebbero rimasti bloccati al molliccio per chissà quanto tempo e magari sarebbero anche impazziti. 
Con un lieve senso di vomito, Percy si alzò. La musica suonava forte, e tutti – francesi inclusi – applaudivano i vincitori. In molti scesero dagli spalti per andare a dargli pacche sulle spalle e stringergli la mano. Dei ragazzi di Durmstrang strapparono di mano la Coppa a Sadie per baciarla e farla passare tra i compagni di scuola. 
''Un po' di ordine!'' provò la preside, ma la folla non accennava a placarsi, scorsero Teddy e Victoire appena in tempo per vedere quest'ultima saltare addosso ad Annabeth 
''Ero preoccupatissima!'' la semidea sorrise 
''Non preoccuparti, stiamo bene'' Teddy diede una pacca a Percy e tutto il dolore dello schianto avvenuto al cimitero tornò a galla. Si tastò le costole: immaginò si fossero rotte. Annabeth lo guardò preoccupata ''alzati la maglietta, Percy'' 
''qui? Sicura?'' fece lo spaccone, ma gli occhi della sua ragazza non lasciavano spazio all'umorismo. Il semidio si fece piccolo piccolo di fronte a quello sguardo agghiacciante e obbedì: aveva praticamente tutto il fianco destro nero-viola. Sì, erano rotte. 
''Ci serve un medico qui!'' urlò Teddy, ma in pochi lo sentirono 
''È tutto apposto'' tentò lui ''tra poco l'ambrosia farà effetto e non sentirò più niente'' si rivolse alla sua ragazza 
''avrebbe già dovuto fare effetto da un pezzo, Testa d'Alghe!'' stava per essere trascinato in infermeria a forza, ma per fortuna la preside riuscì a richiamare l'attenzione. Non aveva voglia di passare ore sdraiato a letto per un paio di costole inclinate.
''Campioni!'' gli studenti si allargarono lasciando in evidenza i quattro vincitori ''Congratulazioni per aver superato la terza prova!'' guardò i semidei facendo una pausa fin troppo lunga, nella sua voce si percepiva agitazione, voleva sapere se erano riusciti nella loro missione. Annabeth annuì lievemente con il capo e la preside parve rilassarsi. Con un altro tono, infatti, continuò ''Mi sembra di vedere due squadre vincitrici! Quale delle due ha più meriti?'' tutto intorno iniziarono borbotii, che finirono per diventare urli ''HOGWARTS'' ; ''DURMSTRANG''; ''LA NOSTRA È LA SCUOLA PIÙ FORTE!!''
Percy si fece avanti, e tutti ammutolirono ''la Coppa'' indugiò, guardò Annabeth e poi i Kane ''è giusto che vada a Durmstrang'' cori di esultanza e di protesta si diffusero tra gli spalti ''io e Annabeth avremmo fallito la prova'' chiarì bene l'ultima parola per far intere alla professoressa che si riferiva anche alla missione ''arrivati al molliccio, se non fosse stato per Sadie e Carter Kane'' altre urla di esultanza e altre di protesta. Al figlio di Poseidone dispiaceva per Hogwarts. Li aveva ospitati per un anno e avevano conosciuto brava gente – sebbene avessero legato solo con due di loro – ma era giusto così. Gli egittologhi li avevano aiutati con il loro ''piccolo problema'', ora toccava ai semidei fare altrettanto.
''Bene allora!'' la McGranitt allargò le braccia ''Abbiamo i nostri vincitori!'' tutta Durmstrang scese dagli spalti e sollevò tra mille mani i fratelli, ma neanche a loro andò tanto male ''siete stati bravi'' e ''almeno siete vivi'' erano frasi più che accettabili dal momento che erano vivi per sentirle
''Ora devi andare in infermeria!'' Teddy gli si mise davanti ed incrociò le braccia, non si sarebbe spostato fin quando non gli avrebbe dato una risposta positiva, o più probabilmente ne aspettava una negativa per prenderlo di peso insieme ad Annabeth e Victoire 
''D'accordo'' ruotò gli occhi lui, ma con un sorriso stampato in faccia.

Durante il tragitto per l'ambulatorio, in molti si offrirono di portarlo in braccio ''Amico, starei peggio, credimi'' e non si riferiva alle costole. 
Si sdraiò nel primo letto libero dove l'infermiera gli fasciò il fianco e gli fece bere un orrendo sciroppo ''Che c'è?'' fece quella dopo che Percy ne ebbe sputato una buona metà ''Credivi che fosse zuppa di zucca?''. Nel frattempo li raggiunsero anche la McGranitt, Harry Potter, il primo ministro, il professor Neville e compagnia bella 
''Allora?'' chiese Kingsley senza preamboli 
''Allora è fatta'' annunciò Annabeth al quale seguì un sospiro di sollievo collettivo 
''State bene?'' si preoccupò stavolta la preside 
''Solo qualche costola rotta, niente di nuovo comunque.'' 
''Non ce l'avremmo fatta senza i ragazzi di Durmstrang'' chiarì la semidea 
''abbiamo lasciato tutti i Mangiamorte legati come salami nel cimitero a eccezione del leader che è morto. Ma perché non ci avete detto a cosa andavamo in contro?''
''Come avrete notato'' iniziò il professor Packiock ''il Mangiamorte che avete affrontato poteva leggere nel pensiero''
''sì, direi che ce ne siamo accorti'' 
''se vi avessimo informato di quello che avreste incontrato, non avreste potuto fare a meno di pensarci, e lui vi avrebbe intercettato.'' 
''Avete mandato noi due perché non è abituato a leggere la nostra mente, non è così? Se l'avesse fatto ci avrebbero aspettato pronti, e le possibilità di successo sarebbero state dimezzate.''
''Degna figlia di Atena, signorina Chase'' le fece i complimenti la preside
''In quanti sanno d-'' 
''Di che diamine state parlando?'' li interruppe Teddy
''Amico, sai quando ti ho promesso delle risposte?'' 
''Sì.'' Percy guardò Harry Potter, che fece un segno d'assenso con la testa 
''Ecco… Non siamo mai stati studenti di Hogwarts'' 
''Sì, grazie, questo lo avevo capito!'' Victoire invece aveva una delle facce più stupite che il semidio avesse mai visto
''In realtà… non siamo neanche maghi'' 
''sospettavo anche questo'' si poteva avere un'espressione più stupita di quella della Weasley? 
''la verità è che siamo stati chiamati per poter sconfiggere un uomo che cercava di riportare in vita Voldemort'' disse tutto d'un fiato 
''ah'' il semidio aveva provato a pensare ad ogni singola reazione che avrebbe potuto avere Teddy, ma un 'ah' non se lo aspettava proprio ''E perché non ce lo avete detto subito?'' il figlio di Poseidone iniziò a sentirsi uno stupido 
''Ci hanno ordinato loro di non farlo!'' si difese indicando i professori che si guardagnarono tutti gli sguardi 
''L'incantesimo era molto debole, se vi avessero spiegato tutto prima, anche gli altri studenti di Hogwarts avrebbero capito che non erano loro compagni di scuola e non avrebbero potuto partecipare al torneo.'' spiegò la preside
''Che cosa è cambiato ora?'' si informò Annabeth
''I ricordi degli studenti da adesso in poi saranno molto confusi. Se vi vedessero passeggiare per i corridoi con l'uniforme scolastica, si chiederebbero chi siete, e tutti i loro ricordi su di voi andrebbero in frantumi troppo drasticamente.''
''Quindi cosa dovremmo fare adesso?'' 
''Avrete il tempo di guarire, di preparare le vostre cose e salutare gli amici, ma mentre ci saranno gli esami e saranno tutti in Sala Grande o nei dormitoi voi dovrete andarvene. In tal modo tutta Hogwarts sarà convinta che due di loro hanno partecipato al Torneo, che hanno parlato con un drago, battutto il record di tempo della seconda prova e che sono stati vicini alla vittoria, ma l'hanno ceduta a Durmstrang e non si faranno altre domande. I loro ricordi su di voi spariranno poco per volta'' i semidei guardarono gli amici
''Non vuol dire che smetteremo di sentirci'' chiarì Annabeth ''possiamo farlo, no? Continuare a tenerci in contatto'' si rivolse a Fiorenzo che avanzò trottando 
''dovremmo discuterne con Chirone prima, ma non credo ci saranno problemi'' 
''penso io a Chirone'' Annabeth era come una figlia per lui, sarebbe riuscita a convincerlo 
''c'è una cosa che ancora non mi è chiara'' Teddy si girò verso Percy ''come avete fatto? Insomma, se non siete maghi, allora siete babbani, ma come hanno fatto due babbani a superare il Torneo Tre Maghi'' lui guardò Fiorenzo per un cenno d'approvazione e tornò a guardare il mago turchino quando lo ricevette
''Teddy'' esordì ''hai presente quando ti ho parlato di mio padre?'' lui annuì ''Il motivo per cui non ci parlo quasi mai è che lui vive in un castello in fondo al mare'' il mago sollevò un sopracciglio ''probabilmente hai già sentito il suo nome – anche se non fate letteratura o epica  - vedi, lui è Poseidone'' ci fu una lunga pausa 
''Poseidone come il dio del mare?'' chiese Victiore titubante 
''Poseidone il dio del mare'' confermò Percy 
''siamo semidei'' spiegò Annabeth ''io sono figlia di Atena'' Teddy iniziò a ridere 
''no, sul serio, potete anche dirmi la verità'' 
''lo abbiamo fatto, Teddy'' gli rispose Annabeth divertita
''come ti spieghi il fatto che abbia superato la seconda prova in 25 minuti?'' il mago non sembrò trovare risposta ''e ti dirò di più: dopo aver recuperato Annabeth, abbiamo aspettato circa 20 minuti prima di riemergere, per non destare troppi sospetti.'' 
''Volete farmi credere che siete figli di due déi greci?'' 
''È così, amico.'' 
''Credevo che di dio ne esistesse solo uno!'' 
''Non è chiaro neanche a noi, credimi. I campioni di Durmstrang, loro hanno ospitato nei loro corpi Horus e Iside, due divinità egizie, e conosciamo dei ragazzi figli delle parti romane degli déi greci. È più complicato di quanto sembri.'' Teddy si voltò verso il tutore, come a volere ricevere una conferma di tutte quelle assurdità. Quando questo annuì, il mago turchino alzò le braccia sopra la testa in segno di resa 
''D'accordo, non voglio sapere altro.''

Le costole di Percy non accennavano a guarire usando l'ambrosia, quindi alla fine fu la magia a farlo. Per i tre giorni successivi fu costretto a letto. Era il solo in infermeria e neanche Annabeth poteva uscire: non potevano essere visti. Per loro fortuna, Teddy e Victoire avevano il permesso di fargli visita. Gli raccontarono del Campo Mezzo-Sangue e delle loro imprese estive. Di Crono e di Luke, anche di Gea e del Tartaro. 
''E io che pensavo che l'infanzia di Harry fosse stata uno schifo'' fu il commento finale del mago.
Quando venne il momento di andare, il semidio pensò quasi di buttarsi dal secondo piano e rompersi di nuovo le costole, sarebbero rimasti più a lungo, ma poi Annabeth lo avrebbe ucciso. 
Stavano chiacchierando come sempre - sgranocchiando quante più schifezze – quando Chirone irruppe nell'ambulatorio 
''Eroi!'' li salutò, lui era ancora indolenzito quindi non si mosse, ma Annabeth gli corse incontro. Il centauro aprì le braccia per ricevere l'abbraccio, ma quello che ottenne fu un pugno in petto. Il semidio rise ricordando il loro incontro al Campo Giove
''me lo sono meritato'' ammettè sorridente l'istruttore, solo allora si accorse dello stato del figlio di Poseidone ''Percy, come mai sei a letto?'' 
''Due, tre costole rotte, niente di serio''
''l'ambrosia?'' 
''Non funziona'' fece spallucce ''ma mi sto rimettendo'' 
''lo spero, perché non posso lasciare il Campo più di tanto. Partiamo stasera'' 
''ma-'' iniziò Annabeth, il centauro gli arruffò i capelli 
''salutate i vostri amici, torno a prendevi tra qualche minuto'' si chiuse la porta uscendo
''quello è Chirone?'' chiese Teddy 
''già'' risposero all'unisono i semidei fissando ancora la porta ''immagino sia davvero arrivato il momento di salutarci'' l'aria si fece carica di tristezza 
''magari potrete venire al Campo'' propose Percy per allegerire la tensione ''se noi possiamo vedere Hogwarts, magari voi…'' 
''perché no!'' gli diede man forte Annabeth, sebbene non sembrasse molto convinta ''D'altronde anche tra i maghi esiste il termine mezzo-sangue, no?'' 
''Sì, certo'' anche le parole di Teddy sembravano dette tanto per dire
''Campo o no, vi inviterò a casa mia, a New York.'' sembrava già più plausibile 
''E potremmo sentirci via gufo'' propose Victoire 
''lo faremo senz'altro'' la semidea le prese le mani 
''questo anno sarebbe stato molto più noioso e difficile senza di voi ragazzi, davvero. Grazie di tutto'' al semidio dispiaque salutarli 
''è stato un piacere, amico'' in quello stesso momento rientrò il centauro insieme alla preside e company 
''ti aiuto ad alzarti, Percy'' con l'aiuto della ragazza si rimise in piedi e iniziò a stringere le mani: quella del ministro ''Ottimo lavoro''; quella di Fiorenzo ''ho hatto bene a fidarmi di Chirone''; quella del professor Packiock ''è stato un onore avervi in Grifondoro''; quella di Harry Potter ''servirebbero degli auror come voi, e grazie per essere stati amici di Teddy'' ed infine quella della preside ''lo abbiamo già detto, ma non vi ringrazieremo mai abbastanza per quello che avete fatto quest'anno'' 
''non c'è bisogno di ringraziarci, però… posso farle una domanda?''
''Tutto quello che vuoi figliolo''
''ecco, io e Annabeth avevamo intenzione di frequentare l'università, e mi chiedevo se questo anno scolastico valesse come ultimo anno di liceo'' Annebeth squose la testa
''sei incorregibile, Testa d'Alghe'' tutti scoppiarono a ridere e fu Chirone a rispondere alla sua domanda 
''possiamo provare a spiegare la situazione a Nuova Roma e, se superte gli esami, magari vi lasceranno entrare'' Percy guardò in alto rassegnato
''chiedere ai romani di tralasciare un po' le regole? Mi tocca un altro anno di scuola, non è così''
''un po' di studio non ti ucciderà'' fece la sua ragazza baciandogli la fronte 
''però può farlo qualche mostro infiltrato in classe come mi è sempre successo. Lo studio è una cosa pericolosa, te lo dico io Ragazza Saggia'' altre risate, ma furono presto interrotte 
''è ora di andare, eroi'' conclusero i saluti e gli abbracci ed uscirono dall'infermeria
''Teddy'' lo bloccò Percy prima di uscire ''ricorda il nostro discorso'' accennò a Victoire che parlava con Annabeth ''non lasciartela sfuggire'' gli fece l'occhiolino ''Ci vediamo Victoire!'' disse più forte per farsi sentire anche da lei e stroncando ogni tentativo di protesta da parte del mago turchino 
''Statemi bene, ragazzi'' li salutò Annabeth un'ultima volta prima di seguire il centauro fuori dalla porta e poi nel cortile dove l'Argo II li aspettava, questa volta senza la carena con la testa di Festus che volava invece in cerchio sopra di loro
''L'avete ricorstruita!'' Leo li salutava con la mano dalla poppa e lo stesso faceva Calypso
''Il Capitano Supremo l'ha rinominata Argo III'' spiegò Chirone
''evviva la fantasia!'' rispose il semidio divertito ricambiando il saluto. A bordo Piper e Jason li salutarono con tanta di quella enfasi da peggiorare lo stato delle costole di Percy che non fu mai tanto felice di vedere Will Solace spuntare da sotto coperta trascinandosi Nico. 
Solo allora il semidio si rese conto di quanto i loro compagni gli fossero mancati, si girò un'ultima volta verso Hogwarts, Leo aveva già fatto prendere il volo alla nave, man mano che si allontanavano le vetrate del castello sembravano sempre più vecchie e mal ridotte, i ponti sempre più pericolanti e le torri iniziavano a cadere in pezzi. La preside glielo aveva detto: i babbani vedono solo un castello in rovina. Dall'enorme vedrata con l'orologio a pendolo riuscirono a scorgere i due amici, ma anche loro stavano svanendo ''Ci rivedremo'' alzò la mano in segno di saluto, sebbene non potè essere sicuro che il messaggio fosse arrivato.
Era tutto finito. 





Nota autrice:
Oddei non posso credere di averlo finito!!!! 
Non so quanti di voi se ne siano accorti, ma nella seconda parte ho accelerato un po' le cose, sta iniziando la scuola e volevo finirlo prima - appena in tempo! *fa un sospiro di sollievo* -.

Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui <3 spero di non aver deluso le vostre aspettative :P 
In particolar modo, grazie a: Annabeth_Granger1; SuperGoat e Milla Renzi De Medicina le cui recensioni non sono mai mancate. E grazie anche a anna4evermakeup e Ems Baldi per il supporto <3  
Spero mi seguirete anche nelle fan fic che verranno in seguito. In questo momento sto lavorando ad una ff sulla seconda generazione di Harry Potter e in particolar modo su Rose Weasley e Scorpius Malfoy. Essa però non sarà pubblicata fino a quando non l'avrò completata. 
Lascio allegato il link della mia pagina facebook e quello di un gruppo che gestisco per Autori e Lettori EFP 
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Grazie ancora a tutti :* nominati e non <3 
xxx
vostra, GReina

 

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