Persone comuni

di Tiblis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata normale ***
Capitolo 2: *** Un'altre giornata normale ***
Capitolo 3: *** Un cappuccino con la brioche al miele ***
Capitolo 4: *** Sveglia tardiva ***
Capitolo 5: *** Mi è andata di traverso ***



Capitolo 1
*** Una giornata normale ***


# una giornata normale
 
 
 
la giornata inizia come tante altre  pensò il nostro George. si era alzato da un’ora dal letto per ripassare e fare conto delle faccende di quel giorno sul suo computer mentre stava leggendo la classifica delle migliori tesine della sua scuola della sua scuola, e poté notare con piacere che la sua aveva superato con grande lode la prima selezione .
era felice, il suo cuore batteva tranquillo. non era stanco di niente e aveva tanti amici. Inoltre gli esami alla hig school andavano bene e si era scritto , già all’età di 19 anni, un futuro luminoso.
si poteva dire che la sua vita era perfetta sotto ogni punto di vista, questo lo poté confermare voltandosi e vedere quel fiore rosso che aveva raccolto ieri.
“ehi Miki” sussurrò piano alla ragazza” andiamo a fare colazione, ti va?”
la ragazza si striaccò sul letto sorridente , emettendo un debole gemito. “ No amore” rispose” sono ancora stanca, perché non mangiamo assieme a pranzo?” domandò alla fine sbattendo i suo occhi azzurri.
lui fece un sorriso e si alzò, la luce che passava dalle inferiate della finestra metteva in risalto il suo bel torso nudo nero e i capelli corti neri. la ragazza vedendolo emise un gemito di piacere e si voltò, non prima che George gli desse un bacio sulla sua mano penzolante dal letto . tornando poi a sonnecchiare placidamente. nel frattempo lui si vestì con una maglietta nera e dei pantaloni da ginnastica grigi e uscì dalla sua stanza entrando nel corridoi del dormitorio. “ Bella Gansta” fu il saluto di un suo amico, un ragazzo biondo di nome Franz che aveva la passione di essere la persona peggio vestita di tutta la scuola.
 vedendolo uscire, George gli diede il pugnetto in segno di saluto e si avviarono insieme alla uscita del corridoio diretti verso il giardino del campus , dove si trovava la  caffetteria.
“ alla fine quella gnoccona che ti sei rimorchiato ieri george?” chiese l’amico mentre teneva la porta
“ me la sono bombata di brutto”.
 

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Capitolo 2
*** Un'altre giornata normale ***


nella camera accanto a quella di George vigeva il rifugio di un “eremita”, così lo chiamavano i ragazzo del campus del liceo. un ragazzo di 18 anni che ,si diceva, passasse il tempo a masturbarsi pensando alle ragazze dell’istituto e le suddette rabbrividivano al solo pensiero di essere nella mente di quel coglione. in effetti una sega se l’era fatta prima di dormire, ma pensando a un campo di tulipani e non sapendo bene neanche perché .
nel buio più assoluto cercò a tentoni  il telefono che fungeva da orologio/ blocco appunti/ propositi per evitare il suicidio. E notò che era già tarda mattinata , “mmmm , fottiti stupido negro” pensò mentalmente, il suo vicino di stanza non l’aveva fatto dormire tutta la notte. stava dormendo beatamente quando aveva sentito il rumore della porta di fianco aprire e lui che continuava a parlare e a fare commenti su quanto fosse stata bella la serata e che il DJ era stato fantastico, all’eremita non piacevano quei concerti. un po’ era perché non veniva mai invitato.
poi ci hanno dato dentro tutta la notte e gemevano di continuo, “ beh, a dire il vero “ pensò lui “ era più Giorgi che gemeva”
appena avevano smesso  avevano poi cominciato a parlare per ore. E lui non dormiva.
poi gli venne in mente che disponeva di cuffie e telefono, e passò la notata a cercare le cuffie e poi si ricordò di averle dimenticate in biblioteca il giorno stesso,  un forte pugno sul muro e di colpo il chiacchiericcio di la cessò, per poi riprendere subito dopo. lasciando il nostro amico disperato. poi  finalmente Morfeo prese piede nel cervello del nostro amico.
Indeciso se alzarsi o meno ,si ricordò che avrebbe dovuto avere quella mattina una lezione di scrittura creativa
“mmmmmm , meraviglioso” pensò
e subito si riaddormentò.
 

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Capitolo 3
*** Un cappuccino con la brioche al miele ***


“ ma perché cazzo prendi ste porcate?”
George  e il suo amico erano seduti in uno dei tavoli della caffetteria; l’amico di George ,era un ragazzo benestante che si fingeva un negro nato nel ghetto, aveva ordinato una bacon, salsicce, formaggio fuso e una tisana leggera. Il nostro George invece aveva optato per una dei cereali dietetici con latte di soia e per finire formaggio aromatizzato con lamponi.
“ ma vaffanculo , amico” fu la risposta  “ non mangio le porcate che prendi tu”
“ ma tu sei un nigga , bello mio” aggiunse Franz “ sei uno spacciatore del ghetto. uno che spacca zio”
“ ma sei proprio un’idiota…. Lo sai che a volte mi domando perché sono tuo amico1”
“ ma perché anche io sono uno spacciatore” il suo viso assunse una espressione idiota checercava di essere inteliggente “ son uno spacciatore di figa” fece gesticolando il segno del ditalino.
“ me lo domando ancora” pensò George, tenendosi per se questo pensiero. in quell’anno che aveva passato in quella scuola dopo aver preso la borsa di studio  aveva capito che in fondo gli amici idioti erano gli unici che ti sarebbero rimasti accanto, un po’ perché incapaci anche a provvedere di se stessi.
dopodiché il suo cervello optò per una risata forzata, e il suo amico si sentì realizzato. almeno per oggi. 
“ che fai oggi?” chiese Franz
“ oggi devo studiare, bro” rispose George “ mi devo preparare”
“ ma per cosa cazzone???? sei un genio,  hai fatto una tesina da paura su….. com’era??” Franz assunse una posa da pensatore fingendo di aver in qualche modo già saputo. George si era già in qualche modo abituato al suo atteggiamento da cosplayer di American Pie.
“ sulla Divina Commedia” disse George “ ho fatto un’analisi sulla struttura grammaticale  dell’opera e su come l’autore intuì molte regole della fisica  che sono conosciute oggi”
“ figata!!” aggiunse Franz “  è sempre stato uno dei miei film preferiti, soprattutto la parta in cui Ross scambia per cioccolatino la merda del cane,hahahahah” finì con una risata idiota.” ma sei idiota???” chiese poi “ come pensi che l’accetterebbero una cosa del genere? a saperlo l’avrei scritta io e non sui “ dinosauri”.
“ no, ti sei confuso” disse trattenendo l’esasperazione in maniera non troppo celata “ quella non è Divine Commedy, è il libro di Dante Alighieri”
“ah”
“ e poi che razza di film idioti guardi?”
“ ma è quello con Eddie Murphy, pensavo che ti piacesse anche a te. roba da    neri.”
a quel punto Giorgio gliene diede tante.
 

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Capitolo 4
*** Sveglia tardiva ***


Cap III: Sveglia tardiva
riaprì gli occhi immersi nel buio emettendo un gemito doloroso. se era vero che l’appetito   vien mangiando allora era vero anche per il sonno pensò. il suo movimento istintivo fu quello di controllare l’orario. l’orario era tardi e aveva saltato tutte le lezioni della mattina, ottimo allora! Ora di pranzo.
accese le luci soffuse della camera e si preparò per uscire, nonostante i differenti orari in cui si svegliava , era piuttosto preciso sull’igiene personale. Lavarsi le mani con sapone, lavarsi faccia con sapone, lavarsi faccia con sapone anti brufoli immergendo la sua faccia in una poltiglia cremosa blu. nel frattempo lavarsi i denti tre volte di fila; poi si guardava allo specchio, venendo colto dall’inquietudine  per via di quei momenti di  riacquisita autoconsapevolezza.  A quel punto  si sciacquava via di dosso con la doccia calda, e per un attimo dimenticò i suoi problemi.
“ io non esisto, loro esistono” mormorò , quasi inconsapevolmente.
aprì gli occhi scuri, immersi nel vapore della doccia. e si vide  allo specchio , ma stavolta ammirandosi come un fabbro medioevale avrebbe ammirato la sua corazza appena forgiata.
vestendosi prendendo i vestiti puliti alla rinfusa incominciò a canticchiare.
“poroporopropro” ad infinitum.
prese tutto l’occorrente per uscire e appena richiuse la porta della camera del suo dormitorio si voltò alla sua sinistra.
“ciao”
rimase per un momento a fissarla, si vedeva che era una fuggiasca. maglietta messa al rovescio e capelli rossi scompigliati, gli occhi che cercavano una specie di via d’uscita. fu il nostro uomo a darla, sorrise e disse
“ non sono un amico di Georgie”
A questo punto la ragazza tirò un sospiro di sollievo.

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Capitolo 5
*** Mi è andata di traverso ***


“ non è possibile!”  disse deciso George
“ non è possibile che ogni cosa che faccia sia sempre riconducibile allo stereotipo del negro del ghetto!”
Franz, che stava fissando incredulo le espressioni facciali del suo amico, aveva dimenticato le macchie viola causate dai manrovesci di lui. Si limitò quindi a guardarlo con faccia stupita.
“ cioè, tu sei biondo e occhi azzurri. Ti piacerebbe se qualcuno ti chiamasse crucco del cazzo? Eh?!? E ti salutassero con un bel “heil franz!”?No??”  disse urlando mimando il saluto nazista
Franz stette un attimo in silenzio
“ ehm…lo hanno già fatto”
“ era una domanda retorica ,coglione!”  affermò mentre si sedette di nuovo sulla sedia cercando di calmarsi. Poi si portò una mano sul capo.
Franz si guardò attorno, le poche persone che erano rimaste a quell’ora nel locale  si erano messe intorno a loro a guardare la scena, alcuni divertiti ma la maggior parte stava in silenzio.
Si era un po’ spazientito “ senti George” fece per incominciare un discorso serio “ io ci rido sopra, lo fanno per scherzare”
“ no! Non è vero!” disse deciso George “ con te lo fanno per scherzare! Nel mio caso tutti si aspettano che visto che io mi comporti negro, che faccia battute da negro, che utilizzi slang da negro… perfino i miei professori mi salutano dicendo bella!” fece una pausa per guardarsi  attorno, notando facce stranite.
Uno aggiunse “ e ora ci dirai che voti pure Donald Trump?”
Si fu qualche risata, un George normale l’avrebbe presa per una battuta mediocre fatta da una persona mediocre. Ma la sua percezione delle cose era talmente alterata che avrebbe giurato di aver sentito il rimbombo delle risate sulle pareti  colanti di tutto l’edificio, la sua faccia diventava sempre più sudata.
“ quella psicopatica della tua vera madre lo voterà, stupido……” non riuscì a completare la frase. Stava sentendo dei movimenti lungo la trachea, pochi secondi dopo… vide il suo formaggio con i lamponi liquefatto per terra.

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