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di Em_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** The right thing to do ***
Capitolo 3: *** I'm coming home ***
Capitolo 4: *** Can I forgive her? ***
Capitolo 5: *** I missed you ***
Capitolo 6: *** The only way to find him ***
Capitolo 7: *** The journey begins ***
Capitolo 8: *** Because I love you ***
Capitolo 9: *** We can do this, together ***
Capitolo 10: *** The sword and the wizard ***
Capitolo 11: *** It happened like that ***
Capitolo 12: *** What should I do? ***
Capitolo 13: *** Sacrifice ***
Capitolo 14: *** I can't lose you too ***
Capitolo 15: *** Have faith ***
Capitolo 16: *** Thanks, Merlin ***
Capitolo 17: *** You're right, it's bad ***
Capitolo 18: *** You have to save her ***
Capitolo 19: *** She'll be fine ***
Capitolo 20: *** Love ***
Capitolo 21: *** Twins ***
Capitolo 22: *** Surprise! ***
Capitolo 23: *** Night out ***
Capitolo 24: *** Everyone deserves a happy ending ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo

 

È capitato tutto in un attimo, Regina che viene travolta dall’Oscurità, io che corro verso di lei per aiutarla, io che dico a Killian di amarlo e poi quella specie di nuvola nera che mi travolge. Ho dovuto farlo. So che non mi perdoneranno facilmente un gesto del genere ma che altra soluzione c’era? Non potevo lasciare che succedesse a Regina, non dopo tutto quello che ha passato. Io posso cavarmela, l’ho sempre fatto e lo farò anche stavolta. Ho sentito l’Oscurità avvolgermi ogni centimetro del corpo, osso per osso, cellula per cellula, dalla radice dei capelli alla punta dei piedi. E non posso negare che sono terrorizzata, non ho la minima idea di che cosa comporterà avere dentro di me tutto questo buio. Non sono mai stata una santa, ne tantomeno perfetta, ma questo forse è aldilà della mia portata… Ho paura che possa distruggermi e soprattutto distruggere le persone che amo. Forse sono stata un’incosciente ad agire così, forse avrei dovuto lasciar perdere, non ne sono sicura neanch’io. Tutto questo potere mi spaventa, se dovessi usarlo per scopi non proprio eroici? Cosa accadrebbe? Finirei come Gold? No, non posso permettere che accada una cosa tanto terribile. Alla fine lascio cadere il pugnale e scompaio. Ho visto apparirci il mio nome e ho provato solamente disgusto, so bene che è una mia scelta restare la Salvatrice o diventare a tutti gli effetti l’Oscuro, ma non è semplice gestire tutta questa oscurità che si è insinuata dentro di me. Non voglio ferire le persone che amo, ma non sono sicura di riuscire a controllarmi visti i miei precedenti con la magia. Ricordo bene tutti i problemi che ho avuto a controllarmi ancora quando c’era Elsa, c’è mancato davvero pochissimo che perdessi del tutto il controllo, ho quasi ferito mio padre e se non fosse stato per la mia amica venuta da Arendelle non so come sarebbe finita. Adesso che ho più potere di chiunque altro sono spaventata, un solo passo falso e potrei abbattere Storybrooke in un lampo. C’è solo una soluzione che mi viene in mente…

Una forza sconosciuta mi trasporta nel luogo in cui ero poco fa, Killian, Regina, Robin e i miei genitori sono ancora tutti qui con delle facce incredule. Vedo Hook tenere il pugnale in mano, ecco perché sono qua, mi ha invocata e non ho potuto trattenermi, quasi non me ne sono accorta eppure eccomi qui davanti a tutti loro.

«Emma…» mi dice Killian avvicinandosi a me.

Istintivamente mi allontano, non posso rischiare di fare qualcosa di sbagliato «Non avvicinarti.»

«Ehi, ascolta, andrà tutto bene, fidati di me.» continua lui.

«Killian, ti prego sta lontano da me!» replico alzando il tono della voce.

Lui si blocca e mi fissa con un’espressione distrutta, vorrei abbracciarlo e dirgli che risolveremo tutto insieme ma non posso perché non appena ho inveito contro di lui ho sentito di nuovo quel buio avvolgermi. Ho sempre più paura di fargli del male ed è per questo che non posso assolutamente permettergli di avvicinarsi. Comincio ad avvertire un sapore salato in bocca, sto piangendo senza rendermene conto. Fa male, tutta questa situazione fa dannatamente male ma ormai non si può cancellare ciò che è stato fatto.

«Perché diavolo l’hai fatto, Emma?!» mi urla Regina.

«Perché era la cosa giusta, troverete un modo per liberarmi da questo pugnale e da questa oscurità, mi fido di voi.» rispondo abbassando lo sguardo.

«Troveremo questo Merlino, te lo devo a quanto pare.» continua Regina.

«Sono certa che ce la farete, nel frattempo è meglio se me ne sto per conto mio.» affermo tristemente.

«Che cosa stai dicendo, Swan? Non ti lascerò mai sola.» mi risponde Killian.

«E invece lo farai, non posso rischiare di ferirti.»

Lui si avvicina nuovamente a me e questa volta non indietreggio, i nostri volti sono pericolosamente vicini tanto che potrei baciarlo senza problemi da un momento all’altro. Ovviamente non lo faccio, non devo cedere. È per il suo bene, per il bene di tutti. Inspiro lentamente il suo profumo, dio quanto mi mancherà tutto questo. Sembrava troppo perfetto perché potesse finalmente diventare reale.

«Killian, ascoltami, non voglio perderti, non ora. Ti amo, ti amo dannazione non rendere tutto così difficile.» gli dico a bassa voce.

«Emma, ti prego. Resta con me, lo supereremo insieme come abbiamo sempre fatto. Guardami, per favore.» mi solleva il mento con l’uncino.

Mi scontro con i suoi occhi azzurri come il mare e sento una fitta di dolore colpirmi sia fisicamente che mentalmente. Non so dove troverò il coraggio di fare ciò che ho in mente, ma devo proprio perché lo amo da morire. Gli sorrido come ero solita fare e lui mi lascia un bacio sulla fronte. Vorrei che questo momento non finisse mai, vorrei solo gettarmi tra le sue braccia e non lasciarlo mai… Lo vorrei così tanto… Faccio scorrere la mia mano fino alla sua e con una mossa immediata afferro il pugnale.

«Che vuoi fare, Emma?» mi chiede Killian preoccupato.

«Niente, voglio solo che mi lasciate libera di scegliere e so che non sarete d’accordo ecco perché questo lo devo tenere io. Cercate di trovare quel mago al più presto…» dico tutto d’un fiato.

Sparisco in una nuvola viola e ritorno nel loft dei miei genitori, con uno schiocco di dita preparo una valigia e la carico nel mio maggiolino. Corro giù in strada sperando che nessuno sia ancora arrivato, salgo di fretta in auto e parto a tutta velocità verso il confine della città. Se esco da Storybrooke e me ne vado in un mondo senza magia non sarò in grado di fare del male a nessuno ed è la soluzione migliore per tutti. In lontananza riesco persino a sentire i miei cari cercarmi disperati in casa, li sto facendo soffrire, è vero, ma almeno così so che sono tutti al sicuro, mi perdoneranno prima o poi, ne sono certa. Killian afferra la mia lettera, lo sento mentre la apre e la legge ad alta voce.

Mi dispiace, ma è la cosa migliore per tutti, soprattutto per Henry. Se gli facessi del male ne morirei, per favore raccontategli tutto domattina. So che mi odierete, lo so, ma se me ne vado da qui non farò del male a nessuno, senza la magia, senza questo potere sono solo una ragazza come tante. Tornerò da voi, lo prometto ma solo quando avrete trovato Merlino. Vi voglio bene.
Emma.

Piango senza sosta mentre mi avvicino sempre più al confine della città, mancano ormai pochi metri… Ed ecco fatto, sono fuori. Inchiodo e mi guardo indietro, il cartello con “Benvenuti a Storybrooke” è scomparso, non c’è altro che una strada vuota in mezzo alla foresta. Non avverto più l’Oscurità che sentivo fino ad un attimo prima, sembra che la mia idea abbia funzionato. D’altro canto sono ancora più spaventata, sono completamente sola. Cerco di convincermi che è stato un atto corretto verso i miei genitori, Henry, Regina, Killian… E verso la creatura che ho scoperto di portare in grembo.




Angolo autrice
Okay, inizio dicendovi che sono pazza. Ho visto stamattina il finale di stagione e ne è venuto fuori tutto questo. A dire il vero ci pensavo già da un po' ma ho preferito aspettare e vedere cosa mi riservavano gli ultimi due episodi.
Non so ancora quanto llunga sarà questa storia o dove andrà a finire, ho qualche idea in mente e spero piacerà insomma :)
Allora, il prologo comincia esattamente da dov'è finito l'episodio, Emma è spaventata, non sa come comportarsi e trova un'unica soluzione: andarsene via da Storybrooke. Ovviamente non è successo solo questo... La nostra salvatrice ha scoperto di aspettare un bambino, con il nuovo potere ha sentito subito che c'era qualcosa di diverso in lei, ma non ha detto nulla a nessuno. Ha preferito scappare in un mondo senza magia nonostante tutto.
Vi posso già dire che pian piano verrà spiegato tutto, don't worry! :)
Dopo aver scritto una spiegazione quasi più lunga del capitolo vi lascio ahahah, spero tanto che qualcuno mi faccia sapere che ne pensa di questo sclero del venerdì pomeriggio!
Beh, vi lascio leggere! Se qualcuno mi lascerà una recensione sarò felicissima di rispondere!

Un bacio,
Anna

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Capitolo 2
*** The right thing to do ***


The right thing to do

Un anno e mezzo dopo…

La mia vita non è andata esattamente come l’avevo programmata, ho dovuto lasciare tutta la mia famiglia e scappare. Ho abbandonato mio figlio, di nuovo. Ho abbandonato l’uomo che amavo, o meglio, che amo tutt’ora. Ho abbandonato tutto solo per proteggerli. Mi telefonavano spesso prima, soprattutto Henry e Killian, ma ho troncato i rapporti circa nove mesi fa. Non ho più risposto alle loro chiamate, ho semplicemente detto che stavo bene e che non avrebbero dovuto cercarmi. Mi sono limitata a qualche augurio per le feste e per i vari compleanni. Ho dovuto farlo o avrebbero scoperto il grande segreto che mi porto dietro e non posso permettere che a Storybrooke si sappia una cosa del genere perché ho troppa paura che qualche psicopatico esca dalla città per venire a cercarmi e a cercare loro… Le mie figlie, sì, due gemelle, due splendide bambine di quasi nove mesi. Ho smesso di comunicare con la mia famiglia dal momento in cui sono venute al mondo, devo proteggerle e se questo significa farmi odiare non m’importa è un sacrificio che sono disposta a correre. L’unica cosa che mi uccide davvero è il non poter stare insieme ad Henry, è figlio mio tanto quanto loro e purtroppo non mi sto comportando come la madre che merita. Speravo avrebbero trovato presto quel mago ma ancora non hanno nessuna novità, il nulla più totale. Non avrei voluto partorire da sola un’altra volta, avrei voluto Killian al mio fianco, avrei voluto che Charlotte ed Hannah avessero vicino il loro papà, avrei voluto che mio figlio conoscesse le sue sorelline, avrei davvero voluto una vita migliore per tutti. Ed è colpa mia infondo, io ho scelto di accettare l’oscurità per salvare Regina, anche se non mi pento minimamente di averla aiutata avrei preferito un finale diverso per me. In ogni caso oramai è inutile piangere sul latte versato, ho cresciuto le bimbe da sola finora e lo continuerò a fare finché sarà necessario. 

Mi alzo dal letto con un sospiro e vado a svegliare le piccole, fortunatamente sono sempre state due bambine bravissime la notte e non ho mai avuto troppi problemi di sonno, sono sempre riuscita a svolgere il mio lavoro con costanza anche quando avevano pochi mesi e oltre a loro devo ringraziare anche la mia fantastica babysitter Leah. Senza di lei non credo sarei qui ora come ora. Siamo piuttosto amiche anche se non ho mai menzionato la mia vera provenienza per ovvi motivi. Pian piano prendo in braccio entrambe, crescono a vista d’occhio ogni giorno e iniziano a pesare un bel po’. Le sistemo nel loro seggiolone e preparo ad entrambe il biberon con il latte, mi aspettavo di sentirle piagnucolare per averle tirate giù dal letto ma non lo fanno, mi sorridono e bevono il latte tenendo da sole il biberon. Le guardo e in loro vedo Killian, sono identiche a lui in qualsiasi cosa, da me hanno solo preso i capelli biondi, il resto è completamente del padre. Hanno i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi azzurri, il suo sorriso smagliante e il suo modo di fare, sono sempre allegre qualunque cosa accada e mi sanno strappare un sorriso anche quando sono veramente giù di morale. Se fossi rimasta a Storybrooke non credo sarei riuscita a dar loro tutto ciò di cui hanno realmente bisogno, avrei sempre avuto il timore di ferirle in qualche modo vista l’oscurità che ancora c’è in me così come avrei avuto paura di far del male ad Henry. 

Scuoto la testa ritornando alla realtà quando sento suonare il campanello, sicuramente è arrivata Leah così che io possa cambiarmi e andare al lavoro. Corro ad aprire e come avevo previsto è lei, la saluto e la invito ad entrare.

«Emma, buongiorno! Non sono in ritardo vero?» mi chiede lei dirigendosi dalle gemelle.

«No assolutamente, sono io quella che si è svegliata tardi.» la rassicuro sorridendo.

«Le tue figlie sono ogni giorno più belle, sai?»

«Lo dico anch’io e non perché sono mie, ma sono proprio bellissime.»

«Va’ pure a prepararti, noi tre ci mettiamo a giocare.»

Non mi sarei mai aspettata di essere quel tipo di mamma, quella che dice di continuo quanto perfetti siano i propri figli, magari lo dico semplicemente perché mi ricordano troppo Killian, credo sia il motivo più plausibile. Bacio prima Hannah e poi Charlotte ed esco di casa diretta alla centrale di polizia, sono diventata detective sei mesi fa ed è dura, ma è l’unico modo che ho per mantenere due bambine piccole e pagare Leah. Fortunatamente lavorando in una cittadina appena fuori Boston non ci sono mai stati chissà che crimini e quindi gli orari lavorativi sono sempre stati gestibili. Raggiungo la centrale e saluto il mio collega Thomas, anche lui è diventato un buon amico ma ho sempre pensato che abbia una cotta per me o qualcosa di simile. Mi ha chiesto di uscire una volta, circa tre mesi fa, ma ovviamente ho declinato l’offerta dicendo che sono in “rapporti complicati” con il padre delle gemelle. Mi sistemo nella mia scrivania e Tom mi porge il solito caffè espresso che adoro.

«Credo lo sappiano anche i muri ormai che senza un caffè mattutino la nostra detective non affronta la giornata.»

«Penso tu abbia ragione!» ribatto ridendo insieme al mio collega.

«Come stanno le bimbe?» mi domanda all’improvviso.

«Uhm, bene.» “dove vuole arrivare?” penso mentalmente.

«Sono sei mesi che lavoriamo insieme e ancora non me le hai presentate sai, Swan?»

«Io… Di solito sto attenta a chi porto in casa, tutto qua.» farfuglio.

«Beh, certo! Col lavoro che facciamo credo sia normale no?»

«Già…» taglio corto.

Non mi aveva mai chiesto così esplicitamente informazioni riguardo Charlotte ed Hannah e la cosa non mi piace, sarà che sono abituata a vedere sempre il peggio in determinate situazioni, ma questa volta c’è qualcosa che non mi convince. Mi alzo quasi di scatto dalla sedia e mi dirigo appena fuori dalla porta, sta diluviando e fa piuttosto freddo. Mi stringo nel mio cappotto mentre compongo il numero di Leah.

“Pronto, Emma?”

«Ehi, ciao. Volevo solo sapere come stanno le bambine…»

“Benone! Le ho fatte dipingere, stanno ridendo come matte anche se probabilmente mi toccherà ripulire mezzo tavolo!”

«Non stanno ferme un attimo quelle due, non è vero? Salutamele e dì loro che gli voglio bene.»

“Certamente, buona giornata!”

«Anche a voi, ci vediamo.»

Riattacco sentendomi più sollevata, per fortuna è tutto okay e loro stanno bene, non so esattamente cosa mi sia preso, ho sempre paura che qualcuno da qualche strano luogo riesca a scoprirle e che me le porti via. Sono ancora così piccole, non meritano di sapere cosa significa soffrire. Devo fare tutto ciò che è in mio potere per tenerle al sicuro, anche se sono sola in tutta questa faccenda devo essere forte proprio perché ci sono loro di mezzo. Sarebbe molto più semplice se avessi Killian e gli altri al mio fianco ma non posso tornare a Storybrooke sapendo che sono ancora l’Oscuro. Sto per rientrare al lavoro quando il mio telefono trilla segnando l’arrivo di un messaggio. Mi piange il cuore leggendo da chi proviene ma decido comunque di aprilo e leggerlo.

“Emma, sono Killian. Non so nemmeno se tu abbia ancora questo numero ma io ci provo lo stesso. È trascorso un anno e mezzo da quando te ne sei andata e fa male come fosse ieri, mi manchi, da morire, ti prego torna a casa. Affronteremo insieme tutto quanto, siamo a buon punto con le ricerche e avevi promesso che saresti tornata se avessimo trovato il mago, quindi Emma ti scongiuro torna. Hai visto? Ora so anche inviare i messaggi, dovresti essere fiera di me. Se decidessi di ritornare sappi che io sono ancora qui. Sei tu il mio lieto fine, Swan. Io ti aspetto.”

Oh, Killian, perchè? Perchè non mi lasci andare e basta? Sapere che mi stai aspettando da un anno e mezzo mi spezza il cuore. Vorrei così tanto dirgli che tornerò tra poco, ma come posso presentarmi lì con le gemelle? Ho giurato a me stessa che non sarei andata via da qui finché quel dannato mago non fosse stato a Storybrooke ma dopo questo messaggio sto mettendo in discussione ogni mio piano, ogni mio ragionamento. Lui ha il diritto di sapere, Hannah e Charlotte meritano un papà che le ami ed Henry ha bisogno di una madre. 

Rientro a casa dopo una giornata abbastanza tranquilla, niente di eclatante, nessuno da arrestare, nessun morto. Apro la porta e mi trovo Hannah che mi gattona incontro, sembra un cagnolino quando si muove è talmente buffa! Poco dopo la raggiunge anche Charlotte richiedendo le mie attenzioni tanto quanto la sorella. Le sollevo entrambe con fatica e loro si attaccano saldamente al mio collo, ancora una volta guardandole vedo il mio Killian, sembra uno scherzo del destino il fatto che assomiglino così tanto a lui. Fa male, è come una pugnalata al petto stasera, non ne capisco il motivo anche se probabilmente dipende da quel messaggio.

«Emma, tutto bene?» mi richiama Leah.

«Non lo so…» confesso adagiando le bimbe nel loro box dei giochi.

«Stai pensando di tornare non è vero?»

«Come lo sai?» chiedo incredula.

«Ti conosco abbastanza bene da capire che il papà delle bambine ti manca terribilmente e che non vedi l’ora di riabbracciarlo.»

«Colpita e affondata insomma!» replico ridacchiando.

«Dovrei iscrivermi a psicologia!» mi risponde lei a tono.

«Lo credo anch’io! Sei brava.» le dico con tono serio.

«Ci penserò su. Dai ti aiuto a fare le valigie così puoi tornare a casa.» mi incita.

«Ma?»

«Niente “ma”, Emma. È giunto il momento.»

Sto davvero per tornare a casa? È la cosa giusta da fare? Metterò in pericolo le gemelle così facendo? Ho tanti, troppi dubbi ma la tentazione è troppo forte, ho bisogno della mia famiglia, adesso che sono a buon punto con queste benedette ricerche probabilmente andrà tutto bene. Io lo spero con tutto il cuore perché se capitasse qualcosa a Charlotte, Hannah, Henry, Killian o chiunque altro io non lo supererei mai. In tre valigie siamo riuscite a far stare tutto, le cose più ingombranti le lascerò qui, non m’interessa. Fortunatamente oltre al maggiolino sono riuscita a comprarmi un’altra auto più grande, certo, è di seconda mano ma è comunque ottima. Insieme a Leah lego attentamente le gemelle sul seggiolino e salgo in macchina anche io. Rivolgo uno sguardo di ringraziamento a quella ragazza che è stata una persona fondamentale nella mia vita e in quella delle mie figlie.

«Grazie, Leah. Ti devo tanto.» le sorrido.

«È stato un piacere, Emma! Verrò a trovarti se sarà possibile o se passi di qua dimmelo!»

«Senz’altro!» l’abbraccio forte.

«Ciao piccole pesti, tenete d’occhio la mamma mi raccomando!»

«Ci sentiamo presto, promesso.» le dico.

Lei annuisce e mi lascia andare. La saluto nuovamente con la mano e parto in direzione di casa mia. Come spiegherò due bambine sul sedile posteriore della mia automobile ancora non lo so, ho un sacco di ore per pensarci alla fine. Digito un messaggio veloce “Killian, torno a casa.” e continuo il mio viaggio.





Angolo autrice
Sono già qui con il primo vero capitolo *applausi a me* Ahahah scherzo, è solo perchè l'avevo già scritto ieri, mi sentivo ispirata dopo il 28 all'esame di fisica (non chiedetemi come ho fatto non lo so manco io) xD
C'è un salto temporale di circa un anno e mezzo. Emma vive per conto suo appena fuori Boston con... LE GEMELLE! Eh sì, perchè mettere un baby CaptainSwan quando ce ne possono essere due? In realtà all'inizio non ci avevo minimamente pensato poi ieri sera mentre scrivevo mi è venuta un'illuminazione e così sono arrivate Charlotte ed Hannah :')
Beh che altro aggiungere? Ah sì, mentre era al lavoro Emma riceve un messaggio e da chi se non Killian? Lui dopo tutto quel tempo la sta ancora aspettando e cerca di convincerla a tornare. Alla fine lei cede e prepara tutto per tornare a Storybrooke, non è molto convinta ma decide comunque di procedere.
Mi sto dilungando un po' troppo mi sa quindi meglio se concludo qui ahahah! Non c'è molto altro da spiegare.

Non posso non ringraziare di cuore le sei ragazze che mi hanno recensito, vi adoro! E tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le varie categorie, in un solo capitolo siete già stati un sacco! Okay basta che sennò mi commuovo! :'D
Fatemi sapere che ne pensate!

Un abbraccio,
Anna

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Capitolo 3
*** I'm coming home ***


I’m coming home

 

Non so esattamente quante ore ci vorranno a raggiungere il Maine, in questo momento spero solo che siano sufficienti affinché io trovi un discorso perlomeno decente da rifilare a tutti riguardo le due bambine addormentate sul sedile posteriore. Nessuno sa di loro e meno persone lo verranno a sapere meglio sarà per tutti, da quando la magia è tornata a Storybrooke la cittadina non è stata più la stessa. Il pericolo è sempre stato dietro l’angolo e di certo non era il luogo adatto per far nascere le bambine soprattutto perché sono figlie mie, della Salvatrice. Secondo i miei calcoli essendo partita adesso dovrei arrivare non prima delle undici di stanotte, ho circa quattro ore per riflettere anche se non credo basteranno a trovare le parole giuste. Non ho paura della reazione dei miei genitori e neanche di quella di Henry sono sicura che loro accetteranno con gioia Hannah e Charlotte, il problema è proprio Killian. Come posso presentarmi da lui e dirgli “ah sì, nove mesi fa ho dato alla luce le tue figlie, scusa se non te l’ho detto.”? Probabilmente non vorrà più rivolgermi la parola e di certo non lo biasimerò se così sarà, ne avrà tutto il diritto. Forse ho sbagliato a tenerlo nascosto e a non rivelare mai dove mi ero trasferita, ma quando sono nate ho solo pensato a proteggerle e se fossi tornata a casa non avrei potuto farlo come si deve. Infondo chi non vorrebbe togliere di mezzo le figlie appena nate dell’Oscuro? Il solo pensiero mi mette i brividi tanto che involontariamente rallento l’auto come se non volessi mai effettivamente raggiungere la mia meta. Sono piuttosto combattuta a riguardo, voglio tornare dalla mia famiglia con tutta me stessa, voglio che le gemelle conoscano il loro fratello maggiore, i nonni e più di tutti il loro papà ma se questo comportasse mettere in pericolo loro e gli altri? Penso non smetterò mai di chiedermelo, ormai l’unica cosa che posso fare è cercare in ogni modo di liberarmi dell’oscurità che ancora mi porto dentro e poi, forse, sarà tutto finito. Se ripenso al momento in cui mi sono resa conto di essere incinta quasi mi viene da ridere, non sono mai stata fortunata in fatto di gravidanze visto che durante entrambe ero sola e senza l’uomo che amavo, certo, la seconda volta è stata una mia scelta ma nonostante ciò sono stata comunque costretta ad affrontarlo da sola e in più aspettavo due gemelle. Anche se le ho cresciute da sola finora sono contenta che siano qui, non me l’aspettavo questo non lo nego ma è bello averle al mio fianco.

Sono trascorse già due ore, sono più o meno a metà strada e l’ansia comincia a farsi sentire, fortunatamente Charlotte ed Hannah dormono beate nei loro seggiolini così ho un pensiero in meno, ed è decisamente una cosa ottima ora come ora. Non avverto neanche la stanchezza, “sarà per il litro di caffè che mi sono bevuta durante il pomeriggio.” penso ridacchiando tra me e me. Un secondo dopo una spia rossa s’accende, ecco, lo sapevo, sono già entrata in riserva, maledetta quella volta che non ho fatto benzina. Mi guardo intorno cercando disperatamente un distributore, ce ne sarà uno in autostrada vero? Pochi metri più in là scorgo una luce e una piccola rientranza sulla strada, dovrebbe fare al caso mio. Prontamente aziono la freccia e mi sposto sulla destra, finalmente ce l’ho fatta e non sarò costretta a tornare nel Maine a piedi con due bambine in braccio. Scendo dal veicolo e lo chiudo a chiave, non si sa mai che gente potrebbe girare a quest’ora. Con qualche difficoltà riesco a riempire il serbatoio dell’auto e sono pronta a ripartire, prima di avviare la macchina apro la portiera posteriore e controllo le gemelle, Hannah è sveglia e mi guarda con i suoi occhioni azzurri.

«Siamo quasi arrivate, tra poco dormirete nel vostro letto promesso.» le dico accarezzandole la testolina.

Lei mi afferra un dito e se lo porta verso la bocca, la blocco prima che mi sbavi del tutto e capisco che deve aver fatto cadere il ciuccio da qualche parte. Lo cerco per terra, tra i sedili ma alla fine lo trovo sotto il seggiolino, come ci sia finito lì non ne ho idea. Prendo la bottiglietta dell’acqua e glielo sciacquo leggermente, lei contenta lo prende e se lo mette in bocca, ora possiamo ripartire in santa pace. 

Ormai sono già le dieci e mezza passate, manca davvero poco troppo poco, ho il cuore che batte talmente forte che se non mi esplode nel petto è un miracolo. Pochi minuti dopo riesco ad intravedere l’enorme cartello con su scritto “Benvenuti nello stato del Maine!”, ormai sono praticamente arrivata e non so esattamente come mi sento a riguardo, è trascorso un anno e mezzo circa dall’ultima volta che ho visto la mia famiglia, dall’ultima volta che ho visto Killian… Riprendo in mano il cellulare per vedere se per caso ha letto il mio messaggio ma a quanto pare no perché non c’è nessuna risposta. Forse non vedendo la mia risposta ieri mattina ha preso il suo telefono e l’ha lanciato in mare, non mi stupirei se così fosse. Sospiro mentre imbocco una strada secondaria che dovrebbe portarmi dritta al confine di Storybrooke, ho con me l’oggetto che mi permetterà di entrare nella città e spero funzioni ancora. Non ho mai capito esattamente come funzionassero questi aggeggi per entrare e uscire ma ora come ora non m’importa nemmeno spero solo mi permetta di entrare. Ho impostato il navigatore esattamente nel punto in cui si trova la città, ovviamente mi segnava che il luogo non esisteva ma alla fine non so come sono riuscita a farlo funzionare. Mancano ormai solo due miglia, so esattamente dove si trova il confine, per sicurezza avevo scattato una foto e appiccicato un piccolo nastro ad un albero, non so se ci sia ancora ma ci spero. All’improvviso l’oggetto lampeggia confermandomi che ho raggiunto la mia destinazione, è buio pesto e cerco di illuminare la strada meglio che posso, scendo dall’auto e mi guardo un po’ in giro, mi sembra il posto giusto. Mi avvicino all’albero e noto con piacere che il nastro è ancora lì, è mezzo rotto e tutto sporco ma c’è. Dal porta oggetti della macchina afferro una specie di pergamena chiusa in una scatolina, se la lancio al di là del confine dovrebbe fare il suo dovere e permettermi di vedere Storybrooke. Con la mano che mi trema a più non posso mi piazzo di nuovo in strada, basta solo lanciarla e finalmente rivedrò tutti. Sono realmente pronta ad affrontare Henry, i miei genitori e soprattutto Killian? No, non lo sono affatto, ma è la cosa giusta da fare adesso, lo devo ad Hannah e Charlotte perché meritano una famiglia, lo devo ad Henry perché merita una mamma che gli stia accanto nonostante sia grande, lo devo all’uomo che amo perché ha il diritto di sapere ogni cosa. Prendo un gran respiro e lancio quel maledetto oggetto sulla strada. Un attimo dopo lo vedo illuminarsi e riesco a vedere con i miei occhi il cartello della città. Ce l’ho fatta, ci sono davvero riuscita. Nell’oscurità della notte sorrido, sorrido come se mi sentissi più sollevata adesso, come se fossi finalmente al mio posto. Risalgo in auto e varco la soglia della città, poche luci sono accese solo quelle necessarie ad illuminare la strada. Per adesso mi sento bene, normale, niente di strano quindi proseguo tranquillamente. Noto l’indicazione con su scritto “molo” e senza neanche capire perché imbocco quella strada, il mio istinto mi dice che Killian è sulla sua nave e voglio che sia lui il primo a vedermi, a vederci… Spengo la macchina esattamente di fronte alla Jolly Roger, è tutto esattamente come lo ricordavo, non è cambiato nulla di una virgola. Vorrei salire e chiamarlo ma non mi fido a lasciare le bambine sole anche se, adesso che ci penso, potrei fare un’incantesimo in modo che stiano al sicuro. Mi concentro sperando di ricordare come si fa ma in realtà è più facile di ciò che credevo, la macchina viene avvolta da un velo protettivo ed io sospiro sollevata e soddisfatta. Con calma salgo sulla nave stringendomi il cappotto sul corpo, essere vicino al mare non aiuta di certo col freddo.

«Killian…» lo chiamo un po’ incerta.

Non mi arriva alcuna risposta così pian piano provo a scendere sotto coperta. «Killian? Sono Emma… Ci… Ci sei?»

Un rumore alle mie spalle mi spaventa e mi fa sussultare, mi appoggio alla parete della nave aspettando che succeda qualcosa quando vedo qualcuno avvicinarsi. Lui mi fissa incredulo con gli occhi sgranati mentre io mi limito ad abbassare lo sguardo, fa così male rivederlo dopo tutto questo tempo.

«E… Emma?» balbetta avvicinandosi a me.

«Sono io… Ti avevo avvertito stasera che sarei tornata… Non… Non so se hai visto il messaggio.» dico imbarazzata.

«Io… Beh, no…» sospira «Non sto sognando vero?»

«No, sono qui in carne ed ossa.» rispondo standomene sempre in disparte.

Improvvisamente lui mi getta le braccia al collo e mi avvolge in un abbraccio così stretto che posso sentire persino le sue ossa. Non ci penso due volte e anche io lo stringo a me. Ora mi sento proprio una stupida a non essere tornata prima, avrei dovuto fare tutto in modo diverso. Dopo che gli avrò detto la verità non so che ne sarà di noi, ma intanto mi godo questo abbraccio più che posso.

«Avevo quasi perso le speranze di rivederti.» confessa.

«Mi dispiace tanto, Killian.» gli dico con le lacrime agli occhi continuando a tenerlo stretto.

«Lo so, Emma. Ma ora sei qui e non ti lascerò andare mai più, hai capito?» 

«C’è una cosa che devi sapere…» affermo staccandomi da lui.

«Che cosa?» mi chiede guardandomi negli occhi.

«Vieni con me, ti faccio vedere.»

Gli porgo una mano e lui l’afferra lasciandosi trascinare fino al ponte della Jolly Roger, non credo abbia la minima idea di quello che sta per vedere, anzi probabilmente penserà che ho avuto due figlie da chissà chi. Lo invito a scendere dalla nave nonostante sia in pigiama, spero non si prenda una polmonite per colpa mia visto il freddo pungente. Sciolgo l’incantesimo dalla mia macchina e lui mi guarda confuso.

«Mi hai portato un’auto?» domanda aggrottando la fronte.

Sorrido per la sua ingenuità, è esattamente lo stesso Killian che ho lasciato un anno e mezzo fa, è bello vedere che non è cambiato nonostante io l’abbia abbandonato. Non me lo merito un uomo del genere. «No…» dico solamente.

«Emma, cos’hai?» mi chiede accorgendosi che sto di nuovo piangendo.

«Promettimi che un giorno mi perdonerai.»

«Perdonarti per cosa? Perché te ne sei andata? Emma, ti ho già perdonato per quello, non prendertela troppo con te stessa, io capisco perché l’hai fatto.»

Dopo la sua confessione scoppio letteralmente in un pianto isterico, sapere che mi ha perdonata dopo quello che ho fatto mi fa impazzire, adesso che saprà cosa realmente ho tenuto nascosto mi odierà altroché. Lui mi abbraccia di nuovo riuscendo finalmente a calmarmi, è giunto il momento che sappia tutto.

«Vieni, c’è qualcuno che devi conoscere.» gli dico con un mezzo sorriso.

Apro la portiera posteriore e lascio che sia lui stesso a guardare con i suoi occhi. Resta impalato per qualche secondo con la bocca semiaperta poi si volta a guardarmi con un’aria sconcertata. Vorrei dirgli “sì, prendimi pure a schiaffi, me lo merito”.

«Io… Non capisco…» balbetta non staccando gli occhi dai miei.

«Loro sono Hannah e Charlotte, sono… Mie figlie.» spiego cercando di non distogliere lo sguardo.

«Tue cosa?» 

«Mie figlie, sono gemelle…»

«Tu… Loro… Quando? Perché?» mi domanda sempre più confuso.

«Killian, io…»

«Come hai potuto farmi questo? Credevo mi amassi, Emma…» vorrebbe urlarlo ma non lo fa per non svegliare le bambine.

«Certo che ti amo! Che discorsi sono! L’ho fatto per proteggerle!» 

«Mi ami così tanto da fare due figlie con un altro? Bella dimostrazione!»

Ecco, sapevo che avrebbe capito tutt’altro «Killian, guardale, ma non lo vedi che sono identiche a te? Io non sono andata con nessuno, sono figlie tue…»

Per la seconda volta lo vedo sgranare gli occhi, poi si gira a guardare le gemelle che ancora dormono tranquille «M… Mie?»

«Sì, tue.» confermo osservando Killian sbalordito.






Angolo autrice
Rieccomi qui!
Mi sono portata un po' avanti con i capitoli quindi almeno fino al quarto riuscirò a postare spesso :)
Allora, Emma si è messa finalmente in viaggio verso Storybrooke! Non prendetemi in giro ma sono andata su google maps a cercare quante ore ci vogliono da Boston al Maine xD volevo evitare figuracce quindi ho preferito informarmi ahahah!
Comunque, dopo ore di guida raggiunge il confine della cittadina, con sé ha l'oggetto che l'aiuterà ad entrare e per fortuna funziona ancora (non so esattamente se funzioni così ma vabbè dai ahah). Senza pensarci due volte dov'è che va? Al molo ovviamente! Killian è al settimo cielo quando la vede ma non sa nulla ancora... Emma infatti ammette subito di avere una confessione da fargli e... Gli fa conoscere le bambine! Killian pensa perfino che siano figlie di un altro non ha la minima idea che sono sue e infatti è incredulo quando Emma glielo dice..
E adesso? Che ne sarà di loro? Killian la perdonerà? 

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia, non credevo avrebbe avuto così successo in solo due capitoli *-*
Ma soprattutto grazie a chi mi recensisce, davvero grazie di cuore!

Beh, ci vediamo presto col prossimo capitolo! :)
Anna

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Capitolo 4
*** Can I forgive her? ***


Can I forgive her?

 

In duecento anni di vita non penso di essermi mai sentito come adesso, è come se mi avessero legato ad un àncora e lasciato sprofondare negli abissi. Nell’istante in cui ho realizzato che Emma era davvero davanti a me sono come rinato, finalmente ero riuscito nel mio intento di riportarla a casa sembrava che nulla avrebbe potuto separarci nuovamente. Poi lei mi ha detto che c’era una cosa importante che dovevo sapere e non ci ho trovato niente di strano in quel momento, pensavo avesse semplicemente qualcosa da raccontarmi. Ma quando ha aperto la portiera dell’auto il mio cuore si è fermato per almeno dieci secondi, non credevo ai miei occhi forse stavo sognando tutto per l’ennesima volta. Non sono riuscito neanche a mettere insieme una frase sensata per farmi dare una spiegazione da lei, non ho potuto non pensare che fossero figlie di qualcuno che aveva conosciuto a Boston. Poi ho ascoltato le parole di Emma e ho ricominciato a guardare quelle due creature addormentate. Effettivamente non posso darle torto, la somiglianza con me si nota e sapere che sono mie, nostre, mi ha sollevato ma allo stesso tempo deluso. Se sono figlie mie perché non è tornata prima? Perché non mi ha mai nemmeno accennato di essere incinta? Perché non mi ha dato la possibilità di starle accanto? Perché non mi ha permesso di conoscerle prima? A cosa diavolo pensava? Mi volto nuovamente verso di lei dopo aver osservato attentamente le due bambine e questa volta il mio sguardo non è molto amichevole. Capisco che le abbia tenute nascoste per proteggerle dal nostro mondo ma ha sbagliato, ha sbagliato a non dirlo a nessuno e soprattutto a non dirlo a me. Sono sempre stato certo, o meglio fino ad ora, che la fiducia e la sincerità fossero le colonne portanti del nostro rapporto evidentemente mi sbagliavo.

«Killian… Non l’ho fatto per ferirti, credimi… Io…» 

«Emma, no. Non stavolta.» le dico interrompendola. «Avrei voluto esserci per te e per loro, perché non me l’hai detto?»

«Avevo paura che qualcuno venisse a cercarle, che me le portassero via. Sono così piccole ancora…»

«E non credi che avrei dato tutto me stesso per proteggerle?»

«Non metto in dubbio questo, so che l’avresti fatto ma… Ho avuto paura.» confessa iniziando nuovamente a piangere.

Odio vederla così, per quanto sia arrabbiato con lei non sopporto vederla piangere perché nonostante tutto, nonostante il tempo e la distanza io la amo come fosse ieri, forse sarà proprio il mio amore la mia debolezza. Se dovesse capitarle qualcosa adesso che l’ho convinta a tornare mi sentirei responsabile per tutta la vita o, peggio, se succedesse qualcosa a queste due bambine potrei morirne. Scelgo di lasciar perdere, almeno per questa notte, non mi va di litigare.

«Perché non prendi le bambine e le porti un po’ al caldo nella Jolly Roger?» propongo.

«Sì, penso sia una buona idea. Grazie.» mi dice accennando un sorriso.

«Vado a prendere delle coperte intanto, okay?» faccio per tornare indietro quando Emma mi blocca.

«Mi servirebbe una mano… Non ce la faccio da sola.»

«Che cosa ti serve?» le chiedo gentilmente.

«Dovresti prendere in braccio una delle due…»

Per un attimo guardo Emma incantato come se non avessi capito realmente ciò che mi ha chiesto, non penso di aver mai tenuto in braccio un bambino così piccolo e la cosa mi spaventa. Non ne sono capace e potrei finire per ferire una delle due senza volerlo… Un po’ tremolante vado verso di lei e cerco di assorbire come una a spugna ogni sua mossa. Prima slaccia la cintura di quello strano sedile per neonati poi delicatamente sveglia la piccola.

«Siamo arrivate, hai visto? Adesso andiamo in un posto più caldo okay?» le dice senza smettere di sorridere. La bimba continua a fissare Emma ma non si lamenta. «Prendila, così io vado a slegare anche Charlotte.» mi dice porgendomi la creatura.

«Emma, io… Non ho mai tenuto un bambino.» affermo imbarazzato.

Lei sorride divertita, ricordo quando ci prendevamo in giro dalla mattina alla sera, quando ridevamo l’uno dell’altra in continuazione, sembra quasi che questo anno e mezzo sia svanito in pochi istanti. Vorrei così tanto che le cose tornassero com’erano un tempo ma non credo di poter sorvolare con tanta facilità il fatto che mi ha mentito su una cosa così importante come i figli.

«È facile, guarda, metti un braccio sotto così e con l’altro le reggi la schiena. Ecco vedi, nulla di impossibile.»

E in pochi secondi mi sono ritrovato con mia figlia in braccio, avverto il suo calore contro il mio corpo e il suo profumo così simile a quello di Emma. Hannah appoggia la testolina sulla mia spalla ma non si riaddormenta, anzi prende la collana che porto al collo e inizia a giocarci come se nulla fosse. Io la lascio fare e rimango ammaliato da tanta perfezione, è come se dal momento in cui l’ho avuta tra le braccia avessi realizzato che è davvero la mia bambina. La tengo stretta a me facendo attenzione a non ferirla con l’uncino e seguo Emma sulla nave. Portiamo le gemelle di sotto al caldo e mostro la stanza in cui possono dormire, l’ho preparata circa un anno fa per me ed Emma anche se non è mai stata utilizzata. C’è un letto matrimoniale vero e proprio, due comodini con una piccola lampada sopra e un armadio che doveva essere quello di Emma ovviamente. È triste rientrare in questa stanza sapendo che è esattamente così come l’avevo lasciata…

«Non ho dei letti apposta per loro però…» le dico capendo che sarebbero cadute se le avessimo lasciate sole.

«Non importa… Dormo io con loro.» mi risponde lei stringendo di più Charlotte come per confortarsi. Sa bene che questa stanza non c’era quando se n’è andata.

«Ma come farai a tenerle d’occhio entrambe?» 

«Starò sveglia.» conclude Emma sospirando.

«Non dire cavolate, resto anche io così tu stai da un lato ed io dall’altro.»

«Killian, non voglio costringerti…»

«Ehi, sono anche mie figlie e di certo non voglio che si facciano del male.»

Lei annuisce e si avvicina al letto, riesce ad adagiare Charlotte sul materasso senza svegliarla mentre Hannah è ancora alle prese con la mia collana. Mentre cammino verso il letto la piccola si muove e allunga le braccia verso Emma e ho paura che stia per piangere.

«Emma…» la chiamo mentre Hannah inizia a piangere.

Lei mi viene incontro subito e prende la bimba in braccio, la fa appoggiare su di lei e la coccola in modo che si calmi. Sembra quasi che l’abbia fatto con la magia perché un minuto dopo Hannah smette di piangere e si tranquillizza, devo ammettere che Emma è proprio brava, ci sa fare, sa come prenderle, riesce a calmarle in un attimo… Da un lato sono così felice di questa “sorpresa”, è splendido vedere la donna che ami con in braccio una delle vostre figlie. Di certo non l’ho perdonata per quello che ha fatto ma scene del genere farebbero sciogliere anche il più terribile dei pirati. Mi stendo sul letto accanto a Charlotte e la osservo dormire, assomiglia in una maniera incredibile a me e non solo esteticamente, dorme nelle mie stesse posizioni sembra la mia fotocopia in versione femminile.

«Ti somigliano in tutto sai?» mi dice Emma distraendomi.

«Dici?»

«Sì, basta vedere come dormono per capire che sono figlie tue.» risponde lei ridendo sotto i baffi.

«Cosa vorresti insinuare, Swan?» le domando fingendomi offeso.

«Che non è proprio comodo dormire insieme a qualcuno che occupa tre quatti di letto…» replica lei.

«Noi pirati abbiamo bisogno dei nostri spazi.» concludo io.

«Sì, sì certo! Ti credo sulla parola!»

«Ti lancerei un cuscino se non ci fosse Hannah.»

Lei mi fa la linguaccia ed entrambi scoppiamo a ridere come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non fossimo stati separati per più di un anno, come se non avessi appena scoperto di avere due figlie. E mi manca tutto questo, mi manca da impazzire. Mi prenderò un po’ di tempo per riflettere questo è certo ma non so quanto potrò starle lontano.

«Killian?»

«Si?»

«Mi perdonerai mai per questo?»

«Ci vorrà del tempo, Emma.» ammetto.

«Capisco… E per quanto riguarda loro?» mi chiede guardando le gemelle addormentate sul letto.

«Per loro ci sarò sempre, non m’importa cosa accadrà.»

«Grazie per avermi permesso di restare qui stanotte.» mi dice appoggiando la testa sul cuscino.

«Emma, nonostante tutto lo sai cosa provo per te.»

«Ora lo so. Pensavo non volessi vedermi mai più…»

Sorrido sentendo quelle parole «È meglio se ci dormi su, stai delirando.»

«Forse hai ragione. Buonanotte, Killian.»

«Buonanotte, Emma.»






Angolo autrice
Rieccomi qua!
Come sicuramente avrete capito il capitolo è tutto POV Killian, volevo dare spazio anche a lui per far capire un po' come si sentisse. Credo avrete notato anche che ha sentimenti contrastanti, da un lato è veramente arrabbiato con Emma dall'altro è felicissimo che lei si lì con le gemelle.
Non sono tanto convinta del capitolo, boh, mi sembra che non sia dei migliori ecco... Spero che non faccia proprio schifo e che un minimo vi piaccia ahahah 

Ah sì, mi sono dimenticata di dire una cosa all'inizio riguardo il titolo, è tratto da una canzone dei The Fray (penso che la maggior parte di voi la conosca), l'ho trovato adatto per la frase che fa: "Lost and insicure you found me" perchè mi sembra fatta apposta per Hook ed Emma.
Detto ciò ringrazio tanto le ben nove ragazze che mi hanno recensito, non sapete quanto io lo apprezzi *-*

Un bacio e alla prossima,
Anna

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Capitolo 5
*** I missed you ***


I missed you

 

Non appena chiudo gli occhi crollo in un sonno profondo, è stata una giornata estenuante, mi sono alzata alle sei e trenta per andare al lavoro, sono rientrata a casa alle sette di sera, ho fatto le valigie, ho guidato per più di quattro ore e ho affrontato una discussione con Killian. Non abbiamo proprio discusso, è stata più una chiacchierata e devo ammettere che mi aspettavo una reazione dieci volte peggiore da parte sua invece mi ha permesso di rimanere con lui insieme alle bambine e gli sono davvero grata per questo. Ho notato la sua delusione negli occhi quando gli ho raccontato delle gemelle e mi sono resa conto di aver commesso un grande errore a non dirglielo prima, avremmo potuto crescerle insieme in tutti questi mesi e sarebbe stata la cosa migliore per chiunque, ma come ho già detto a lui ho avuto paura, paura di perderle soprattutto. Non è una scusa, non tento nemmeno di giustificarmi ormai però è andata così e non posso tornare indietro, spero soltanto che un giorno Killian possa perdonarmi. Da lui non pretendo nulla, cosa mai potrei chiedergli dopo essere stata lontana per un anno e mezzo? Sono contenta che abbia accolto le bambine con entusiasmo, certo, all’inizio lo vedevo un po’ spesato ma lo ero anch’io la prima volta che le ho prese in braccio. Con Henry non ho mai vissuto questi momenti, quando è venuto al mondo non l’ho voluto nemmeno prendere in braccio per paura di affezionarmi, quella volta non avevo i mezzi né tantomeno le capacità mentali per occuparmi di un neonato. Con le gemelle è stato diverso perché sotto sotto sapevo di potercela fare anche se ero sola e sono contenta di come sono diventate ora. Temo che tra me e Killian le cose non torneranno mai come prima, nonostante ci sia ancora la complicità di un tempo non credo sarà mai la stessa cosa. Gli ho tenuto nascosto di essere incinta per otto mesi e gli ho tenuto nascoste le sue figlie per nove già il fatto che mi rivolga la parola è una vittoria per me. Ho sempre pensato che fosse un uomo troppo buono per una come me eppure mi è sempre stato accanto, non mi ha mai ferita al contrario di me. Vengo svegliata da qualcuno che mi sta tirando i capelli, senza dubbio non è Killian, apro gli occhi e vedo sia Charlotte che Hannah giocare con i miei capelli. Ma che ore sono? Il sole non è nemmeno sorto del tutto, chi le ha svegliate così presto? Sbuffo cercando di liberare i miei poveri capelli dalle manine di quelle due pesti quando sento Killian ridacchiare e solo allora mi accorgo che ci sta fissando con la testa poggiata sulla sua mano.

«Non ridere e aiutami, fa male!» mi lamento.

«È una scena troppo esilarante per interromperla.» replica lui con nonchalance.

Mentre Killian continua a ridere io finalmente riesco a liberarmi dalla presa e i miei capelli sono finalmente tornati al loro posto. Per un attimo lo fisso senza che lui mi noti e solo adesso mi rendo conto di quanto realmente mi sia mancato quest’uomo, sono ancora completamente innamorata di lui e credo potranno anche trascorrere vent’anni ma i miei sentimenti non cambieranno di una virgola. È un amore diverso da quello che ho provato per Neal, lui è stato il primo, poi mi ha messa incinta e mi ha abbandonata. Quello penso di non averglielo mai perdonato fino infondo. Con Killian è stato un po’ complicato, ricordo quanto ci stavamo antipatici all’inizio, l’ho perfino legato ad un albero nella Foresta Incantata e l’ho quasi fatto uccidere da un gigante. Se ripenso a quelle avventure non ho la minima idea di come siamo finiti ad amarci in questo modo, “sarà stato il suo fascino piratesco ad attirarmi” penso sorridendo.

«Emma?» Killian mi richiama dai miei pensieri.

«Dimmi.» rispondo guardandolo.

«Vuoi andare dai tuoi e da Henry dopo?»

Annuisco «Mi manca da morire quel ragazzino.»

«Anche tu gli manchi.» mi dice lui come se sapesse esattamente come si sente mio figlio.

«So che forse non vuoi nemmeno parlare con me, ma lui sta bene?»

«Emma, smettila. Parlerò con te, starò insieme a te, solo mi ci vorrà del tempo per capire come andranno le cose tra noi, non ti odio mica.»

«È solo che stando con te ho capito cos’ho fatto… E fa male, Killian. Sapere che ti ho ferito così tanto mi uccide.» dico cercando di non piangere di nuovo.

Lui si avvicina a me stando attento a non schiacciare le bambine che nel frattempo si erano calmate. Poggia la sua mano sulla mia guancia senza staccarmi gli occhi di dosso ed io mi perdo nei suoi, sentire il suo calore sulla mia pelle, sentire il suo profumo circondarmi le narici è la sensazione più bella del mondo, aspettavo da così tanto tempo una sua carezza che mi sembra di essere in paradiso. Sfrutto tutto il mio autocontrollo per non scoppiare in lacrime davanti a lui anche se è tremendamente difficile. Charlotte afferra il braccio di Killian e gli sorride, poi s’incanta a guardare i suoi anelli attirando l’attenzione anche di Hannah. Lui le lascia giocherellare con la sua mano e le osserva con aria felice, in questo momento sembriamo proprio una di quelle classiche famiglie americane felici e contente. È così bello vederlo insieme alle nostre figlie, è come se si conoscessero da sempre, come se le gemelle sapessero che lui è il loro papà.

«Comunque, Emma, smetti ti torturarti ormai è andata così, sono solo contento che siate qui ora.»

«Mi dispiace davvero, l’ho fatto solo per loro.» dico guardando le mie bambine ancora alle prese con gli anelli di Killian.

«Lo capisco, nonostante tutto, capisco perché l’hai fatto.» risponde rivolgendomi un mezzo sorriso.

«Sei troppo buono con me, lo sei sempre stato.»

«Non è così…» si sporge verso di me e i nostri volti sono così vicini come non lo sono da troppo tempo «Io ti amo, Emma. Ficcatelo in quella testolina.» 

Poi mi bacia, per davvero, non me lo sto sognando. Rimango sbalordita da ciò che sta facendo, non ci credo che mi sta realmente dando un bacio dopo tutto quello che gli ho fatto passare. Certo di non pensarci, per un istante scaccio ogni pensiero e mi concedo di lasciarmi andare a questo meraviglioso bacio, le sue labbra trovano l’incastro perfetto con le mie proprio come succedeva una volta e lascio che sia lui a decidere quanto spingersi oltre, l’ultima cosa che voglio è forzarlo a fare qualcosa per cui non è pronto. Un brivido mi percorre il corpo quando mi bacia con più passione di quanto mi aspettassi, non ci mette la lingua, ma non m’interessa è già molto più di quanto mi aspettassi. Si stacca da me sorridendo mentre io sono ancora imbambolata e incredula, ricevere il suo bacio è come se avesse risvegliato una parte di me rimasta addormentata per un’eternità.

Hannah mi tira nuovamente i capelli facendomi dalla bocca uscire un lamento «Credo si siano sconvolte… Non mi avevano mai visto baciare nessuno.» dico scherzando.

«Si abitueranno a dividere la mamma, vedrai.» replica lui staccando le manine della bimba dai miei poveri capelli.

«Mi dovrò tagliare i capelli o me li strapperanno un giorno o l’altro!» mi lamento.

«Mh, a me piacciono così però e anche a loro.»

«Ehi, non coalizzatevi contro di me adesso.»

«Hanno un anima da pirata infondo o non sarebbero figlie mie.» afferma facendomi l’occhiolino.

Alzo gli occhi al cielo tirandogli un leggero schiaffo sulla nuca senza fargli male, lui si lamenta anche se so benissimo di non avergli fatto nulla. Mi alzo dal letto e mi metto su i jeans che mi ero tolta per dormire e Killian mi guarda senza capire cosa sto facendo.

«Perché ti stai vestendo?» mi domanda quasi dispiaciuto.

«Devo andare da Henry e dai miei…»

«Aspettami, vengo con te.»

«Killian non posso lasciare le bambine da sole.» gli dico cercando di fargli capire che avrebbe dovuto badare a loro.

«Le portiamo con noi, Henry dovrà pur sapere di avere due sorelle.»

Sospiro e lascio perdere il discorso, non arriveremo da nessuna parte così. Esco dalla stanza e vado a recuperare dei vestitini puliti e il loro giubbotto in macchina, approfitto e prendo anche per me un maglione dalla valigia così da potermi cambiare. Mi risiedo sul letto e spiego a Killian brevemente come vestire le gemelle, lo invito a provare e lui non si tira indietro. Anche senza una mano sembra quasi più bravo di me che ho nove mesi di pratica alle spalle, nessuna delle due batte ciglio mentre Killian gli fa indossare il cappellino e il giubbotto sono come incantate da lui, ma chi non lo sarebbe? All’inizio ero un po’ spaventata all’idea che loro non lo accettassero, che lo vedessero come un estraneo venuto a sballare la loro routine e invece è andato tutto per il meglio, anzi posso dire che è come se le avesse cresciute anche lui finora.

Usciamo tutti e quattro dalla Jolly Roger, prendiamo la mia auto e ci dirigiamo al loft dei miei genitori. Stringo il volante talmente forte che mi sembra quasi di romperlo, sono agitatissima all’idea di rivedere tutti, ho paura che Henry non mi voglia nemmeno vedere e sinceramente non lo biasimerei. Parcheggio appena sotto casa loro e prendo due grandi respiri, mi tremano le mani e le gambe talmente tanto che non so neanche se riusciranno a reggermi. Killian si gira verso di me e mi afferra una mano per cercare di tranquillizzarmi, non serve a molto ma lo ringrazio con un sorriso. Scendo con calma e mi appoggio alla macchina in cerca di un sostegno, “avanti, Emma! Tira fuori le palle!” penso. Con una camminata un po’ da ebete salgo le scale fino alla porta dei miei genitori e busso senza pensarci. Aspetto qualche secondo ma nessuno mi viene ad aprire, forse non sono in casa, mia madre è sempre stata una persona mattiniera magari sono usciti per una passeggiata o qualcosa del genere. Ritorno di sotto da Killian e salgo nuovamente in auto.

«Allora?» mi chiede lui alzando un sopracciglio.

«Non ci sono…» rispondo alzando le spalle.

«Saranno sicuramente da Regina, adesso che ci penso dovevamo trovarci da lei stamattina e si staranno chiedendo dove sono finito.»

«Davvero? Beh, allora andiamo.»

Avvio la macchina per l’ennesima volta e guido fino alla villa di Regina, per fortuna ci vuole poco perché le bimbe stanno cominciando a lamentarsi, sicuramente hanno fame visto che non hanno fatto colazione. Scendo di nuovo e decido di andare verso la porta quando Killian mi blocca con l’uncino.

«Forse è meglio se vado io per primo, li farò venire qui fuori così non avranno un infarto vedendoti sulla porta.» mi dice facendomi l’occhiolino.

«D’accordo…»

«Respira, Emma. Andrà tutto bene!» esclama prima di avviarsi verso la porta.

Me ne sto fuori facendo su e giù sul marciapiede in attesa che succeda qualcosa, voglio solo che Killian si sbrighi perché adesso ho davvero bisogno di riabbracciare Henry, mia madre, mio padre e perfino Regina se lo vorrà. Un rumore mi distrae e mi volto di scatto, scoppio in lacrime vedendo mio figlio che mi corre incontro. Cammino velocemente verso di lui e lo accolgo tra le braccia stringendolo più forte che posso, non ci credo che finalmente ho il mio bambino tra le braccia, anche se non è più così piccolo ormai. È diventato un ragazzo alto e bello e vedere come è corso da me mi ha scaldato il cuore, non credevo avrebbe avuto questa reazione.

«Mamma! Sei tornata, lo sapevo! Sapevo che ti avremmo convinta, mi sei mancata così tanto.»

«Henry, non so neanche da dove iniziare a scusarmi. Mi dispiace così tanto averti deluso.» gli dico tra le lacrime.

«Non mi importa, mamma. Volevo solo abbracciarti di nuovo.»

«Emma…» sento mia madre chiamarmi.

Lascio Henry per un momento e corro ad abbracciare sia lei che mio padre «Mi siete mancati così tanto…»

«Anche tu, è bellissimo rivederti.» risponde David stringendomi.

«Non potevi farti viva un po’ prima?» mi domanda Regina sorridendo.

«C’è… C’è un motivo se non sono tornata…» replico scambiando un’occhiata con Hook.

Vedo tutti con un’espressione interrogativa in volto, Killian annuisce facendomi capire che è il momento di presentare Hannah e Charlotte alla loro famiglia. Con la mano faccio segno di seguirmi e senza battere ciglio mi raggiungono davanti all’auto. Decido di comportami nello stesso modo in cui mi sono comportata con Killian ieri sera, apro la portiera e lascio che siano loro a trarre le conclusioni. Mamma si porta una mano alla bocca e scoppia a piangere, papà l’abbraccia con gli occhi lucidi mentre Henry prima mi guarda e poi sorride.

«S… Sono tue?» è Regina la prima a parlare.

«Sì… È per proteggere loro che me ne sono stata lontana da qui così tanto…»

«Ma sono due…» continua Henry.

«Sono gemelle, Henry.» risponde Killian al mio posto.

Tutti si voltano a guardarlo forse aspettando che dica o faccia qualcosa, non credo abbiano realizzato che sono figlie sue. Non posso dargli torto effettivamente chi se lo aspetterebbe dopo un anno e mezzo?

«Sono così belle…» mi dice mia madre singhiozzando.

«Mamma, smetti di piangere ti prego!» le rispondo abbracciandola. «Vi spigherò tutto, promesso… Ma dovrei prima dar loro da mangiare…»

«Muovi le chiappe e portale in casa, Swan.» esclama Regina con le braccia conserte «Dobbiamo parlarti anche noi di Merlino.»






Angolo autrice
Rieccomi qua!
Questo forse è il capitolo più lungo, quando l'ho riletto non mi sembrava neanche fosse uno solo ahahah mi sono persa a scrivere xD
La prima parte è tutta dedicata a Killian ed Emma, beh, dopo un anno e mezzo ci voleva no? Non era previsto che lui la baciasse ma... Non ho resistito ahahah ^^ spero vi sia piaciuta l'iniziativa di Hook ;) credo sarete rimaste più soprese di Emma lol
Nella seconda parte invece finalmente Emma rivedere Henry e la sua famiglia, naturalmente Snow scoppia a piangere vedendo sua figlia e le sue nuove nipotine mentre Regina ed Henry  sono più che altro stupiti. Diciamo che questo è il vero punto di partenza, dal prossimo si saprà qualcosa in più di Merlino (ovviamente tutta la faccenda è completamente inventata).

Ringrazio di nuovo tutte quelle che mi hanno recensito, come farei senza di voi? ** Spero che vi sia piciuto anche questo capitolo!
Ps: avete letto/sentito quella cosa sulla convention di OUAT a Parigi no? Io sono rimasta sconvolta veramente, ma vabbè mi trattengo dal commentare -.-

A presto :)
Anna

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Capitolo 6
*** The only way to find him ***


The only way to find him

 

Non mi faccio ripetere quelle parole due volte con l’aiuto di mia mamma portiamo in casa le bimbe, non ho portato niente per loro in fatto di cibo quindi spero che Regina abbia almeno un po’ di latte in casa. Ci accomodiamo tutti quanti in sala da pranzo, nessuno mi ha fatto domande forse sono ancora scossi dal fatto che abbia portato a casa due bambine. Mary Margaret sta coccolando Hannah come se la conoscesse da una vita sembra quasi l’abbia partorita lei, “e non sarebbe così strano visto che abbiamo la stessa età praticamente” penso sorridendo. Charlotte inizia a strattonarmi i capelli e a piagnucolare, mi vergogno un po’ ma dovrò chiedere a Regina se ha dei biberon in casa o perlomeno se può farli apparire con un incantesimo. Lei sembra leggermi nel pensiero e si mette a trafficare in uno degli scaffali più alti della cucina, le cadrà in testa qualcosa se non sta attenta. Fortunatamente ne esce illesa e con due vecchi biberon i mano.

«Questi sono di Henry, li ho conservati come ricordo finora, ma credo possano andar bene, tu che dici?» mi domanda mostrandomeli.

«Sì, certo. Grazie.» le sorrido.

«Davvero quelli sono miei?» interviene Henry.

«Assolutamente.» risponde Regina versandoci il latte e mettendolo a scaldare nel microonde.

Henry fa una faccia che è un misto tra lo stupito e lo schifato, non è proprio il massimo vedere cosa mangiano i neonati in effetti. Da quando ho cominciato a dare alle gemelle le pappe il più delle volte mi veniva la nausea solo a guardare cosa si dovevano mangiare ma a loro sembrava piacere un sacco. Regina mi raggiunge porgendo a me e mia madre i biberon caldi. Sia Charlotte che Hannah afferrano i rispettivi oggetti e si rilassano bevendo il latte, adesso che loro sono tranquille potremo certamente parlare della questione principale del mio ritorno, ovvero il mago che dovrebbe essere in grado di liberarmi dall’oscurità.

«Emma, perché non hai detto a nessuno di aspettare un bambino, o meglio… Due?» mi chiede papà.

«Io… Ho avuto paura, e non è una scusa, lo so bene ma stare qui le avrebbe messe in pericolo e avrebbe messo in pericolo voi. Ammetto che è stato un errore ma davvero in quel momento non ragionavo lucidamente.»

«Sai che ti avremmo aiutata tesoro…» continua mamma.

«Certo, lo so. È solo che non mi fidavo di me stessa, anzi non mi fido nemmeno adesso…»

«Avresti dovuto dircelo in ogni caso.» afferma Killian attirando l’attenzione di tutti «Soprattutto a me.»

«Me ne rendo conto, e mi farò perdonare te lo prometto. Ma adesso siamo qui e voglio solo che loro abbiano il loro padre vicino.» rispondo cercando come posso di scusarmi ancora.

«Aspetta un attimo, ma sono figlie sue?» domanda mio padre guardando prima me e poi Killian.

«Ma perché pensate tutti che sia andata con qualcun altro? Certo che sono sue.» dico infastidita. Che bella considerazione hanno di me in fatto di relazioni.

«Scusate se interrompo questa riunione di famiglia, Emma, siamo tutti contenti di riaverti qui ma vuoi sapere o no di Merlino?» interviene Regina.

«Ovviamente! Parla, ti ascolto.»

«Bene. Non è stato semplice trovare informazioni su questa persona, o mago, come vi pare insomma, sembra che nessuno l’abbia mai conosciuto davvero. Abbiamo letto libri su libri, ma non c’era nulla, solamente stupide leggende che venivano raccontate ai popoli. Devo ammetterlo, io avevo perso le speranze, credevo che tutto ciò che l’Apprendista aveva detto fosse falso. Per fortuna grazie ad Henry non ho lasciato perdere, circa un mese fa abbiamo trovato qualcosa in un vecchio libro in biblioteca, era camuffato sotto falso nome, protetto da un incantesimo che non avevo mai visto. Naturalmente con un po’ di olio di gomito sono riuscita a liberarlo e insieme ai tuoi genitori e Hook l’abbiamo letto. Speravamo di trovare molte più informazioni e invece c’era lo stretto necessario, il punto è che lui non è in questo mondo, di questo purtroppo ne siamo sicuri… È nella Foresta Incantata da qualche parte ma nessuno sa dove.» conclude.

«O… Okay. Quindi… Che si fa?» balbetto.

«L’unica speranza è recarsi là e cercarlo…» continua Snow.

«Mi state dicendo che non sapete altro?» chiedo allibita.

Regina e mia madre si guardando mentre Killian e mio padre fanno finta di niente, bene, c’è qualcosa che mi nascondono solo non capisco perché non me lo dicano. Cosa mai ci sarà di peggio? Ne abbiamo passate tante insieme e un’avventura in più certo non mi spaventa. Lo devo ad Henry e alle bambine si meritano una madre che sia in grado di occuparsi di loro come si deve. «Qualcuno mi vuole rispondere?» sbraito cercando di ottenere qualcosa in cambio.

«Emma, forse dovresti accettare questa cosa e…» inizia mamma.

«Non dirlo neanche!» la interrompo «Non me ne starò qui sapendo che posso fare del male a chiunque, rivoglio la mia vita e se questo significa andare a cercare un mago, bene, ci andrò.»

«Non è questo il punto, Swan.» mi dice Regina.

«E allora qual è?!»

«Potresti non sopravvivere.» conclude lei guardandomi negli occhi.

«Perché? Cosa c’è di tanto pericoloso?» domando senza capire a cosa si stia riferendo.

«Il libro dice che per trovare Merlino bisogna trovare prima una spada, a rigor di logica se nessuno ha mai visto questo mago vuol dire che nessuno ha mai trovato la spada. Il problema sorge qui: anche se tu trovassi la spada non è detto che ti conduca da lui.»

«Che senso ha tutto questo allora?»

«La spada potrebbe ucciderti.» mi dice Killian senza troppi giri di parole. «E se non lo facesse potrebbe benissimo farlo il mago, a quanto pare non è uno molto socievole.»

«Non posso essere uccisa ora, dimenticate?» chiedo guardando tutti.

«Ma il tuo corpo sì, Swan. L’Oscurità non può essere uccisa, tu sì.» interviene Regina.

«Emma non vogliamo che tu corra un rischio del genere.» afferma mio padre.

«Beh, è la cosa giusta da fare invece. Devo tentare, per Henry, per loro.» replico scambiando un’occhiata con mio figlio.

«Non puoi andare nella Foresta Incantata da sola, è troppo pericoloso!» continua mia madre.

«Non ci andrà da sola, verrà con me.» esclama Killian.

Resto a bocca aperta dopo la sua affermazione, è davvero disposto ad accompagnarmi in un viaggio del genere? Lui ne ha visitati di mondi, di certo più di me ma dopo quello che abbiamo passato non pensavo si sarebbe offerto così di starmi accanto. Ammetto che andare da sola mi spaventa e senza dubbio avere Killian al mio fianco mi farebbe stare tranquilla ma non voglio che si senta costretto ad accompagnarmi, non ora che ha appena conosciuto sue figlie.

«Emma non fare quella faccia, pensi sul serio che ti manderei laggiù da sola?» mi dice.

«No, ma…» 

«Partiremo il prima possibile, prima troveremo quel tipo prima torneremo alla normalità.»

«Mamma, voglio venire con voi.» dichiara Henry facendomi quasi cadere dalla sedia.

«Non se ne parla neanche!» rispondo.

Lui si alza da tavola e se ne va in un’altra stanza, è ferito, lo capisco ma non gli permetterò di venire con noi questo è certo. Lascio la bambina a papà e lo seguo fino in camera sua, lui mi da le spalle ed è chiaro che c’è rimasto male dopo la mia risposta. So che vorrebbe aiutarmi e starmi vicino però non posso davvero lasciargli intraprendere questo viaggio.

«Henry, ehi, ascoltami.» mi siedo sul letto insieme a lui «Ho bisogno di te qui, ho bisogno che tu tenga d’occhio tutti. La Foresta Incantata non è un posto sicuro e se ti accadesse qualcosa non me lo perdonerei mai, mi capisci vero?»

«Sì, ma… Non puoi andartene di nuovo…»

«Sarà solo per poco tempo, te lo prometto. So di aver sbagliato, e ti chiedo scusa, mi sei mancato ogni giorno e non c’era un momento in cui non pensassi di ritornare.»

«Anche tu mi sei mancata tanto ma non ce l’ho con te mamma, non preoccuparti.» mi dice sorridendo. «Promettimi che starai attenta e che tornerai da me e dalle mie sorelline.»

«Lo giuro, Henry.» rispondo attirandolo in un abbraccio.

«Prima non te l’ho detto ma sono contento di avere finalmente una sorella, due in questo caso. Lo desideravo da tanto…»

«Davvero?» chiedo stupita.

«Sì, ma mi vergognavo un po’ a parlarne con te o con Killian prima che tutto questo accadesse e stessa cosa vale per la mamma e Robin…»

«Ti dico la verità, io non ero pronta ad avere un altro figlio ma quando ho scoperto di essere incinta ormai era fatta…»

«Terrò d’occhio le piccoline, promesso.»

«Grazie ragazzino, sarai un ottimo fratello maggiore! Ora è meglio se torniamo giù dagli altri non credi?»

Mio figlio annuisce e insieme ce ne torniamo di sotto, gli altri stanno discutendo elencando a turno i motivi per i quali non dovrei recarmi nella Foresta Incantata a cercare quel benedetto mago. So che sono preoccupati soprattutto ora che sanno che ho due bambine piccole ma non per questo posso permettere loro di dettar legge sulla mia vita. Ho visto cosa l’oscurità ha fatto a Tremotino e non intendo minimamente finire come lui. Quando mi arrabbio sento qualcosa di diverso in me, non è una semplice emozione è qualcosa che mi divora da dentro, magari senza la magia sarebbe gestibile ma con tutto questo potere come pensano che andrà a finire? Di certo non bene, prima lo capiscono meglio è.

«Ragazzi, ascoltate. So che non vi va a genio l’idea che io vada via di nuovo e perlopiù in un altro mondo ma dovete fidarvi di me. Voi non capite cosa significa avere questa cosa dentro, fa paura ed è reale non si può semplicemente accantonarla e fare come se non ci fosse. Voglio almeno provare a vedere che cosa succederà se trovassimo Merlino, una soluzione ci sarà ed io la voglio trovare.»

«D’accordo, come desideri, ma fa’ attenzione.» mi raccomanda mio padre.

«Sì, starò attenta… Posso affidare Charlotte ed Hannah a voi?»

«Che domande, certo!» ribatte mamma.

***

Durante quella mattinata avevamo deciso di partire due giorni dopo con la Jolly Roger, Henry a malincuore aveva accettato che non l’avremmo portato con noi e ho cercato di trascorrere tutto il tempo possibile con lui e le gemelle, non so per quanto tempo non li vedrò e la cosa mi intristisce parecchio, ho appena ritrovato mio figlio e adesso devo lasciarlo nuovamente. Purtroppo però è una cosa che devo fare, per me stessa e per le persone che amo. Non so come reagiranno Hannah e Charlotte non vedendomi per chissà quanto tempo, non sono mai state lontane da me più di un giorno e ho paura che si sentiranno abbandonate e spaesate almeno per i primi tempi. Ho deciso di tenerle con me la notte precedente, abbiamo dormito tutti nella nave Henry compreso. È stata l’ultima che ho passato con i miei figli e naturalmente l’ho trascorsa a guardarli dormire, non ho chiuso occhio neanche per mezz’ora se non per asciugarmi le lacrime che continuavano a scorrermi tra le guance. Ormai il sole è sorto e presto Killian ed io partiremo. Abbiamo sistemato tutti i bagagli ieri pomeriggio manca solo il famoso fagiolo magico per andare (e ovviamente per tornare). Non pensavo ce ne fossero ancora ma mia madre ne ha conservati alcuni a quanto pare. Con l’aiuto di Killian sveglio le bambine ed Henry, non sono affatto pronta a salutarli ma cercherò di essere forte per loro. Andiamo tutti insieme all’ingresso del molo dove i miei genitori ci aspettano, lascio le gemelle nelle loro braccia e bacio entrambe prima di passare ad abbracciare Henry.

«Ci vediamo presto, okay?» dico trattenendo a stento le lacrime.

«Buona fortuna, Emma.» risponde mia madre.

«Io baderò alle bambine, tu bada alla mamma.» afferma Henry rivolgendosi a Killian.

«Lo farò.» conferma per poi salutare lui e le sue figlie.

Mentre camminiamo per ritornare alla Jolly Roger scoppio in lacrime, potrebbe essere l’ultima volta che vedo i miei figli, se andasse male nella Foresta Incanta e io non dovessi ritornare questo è l’ultimo ricordo che ho di tutti loro. Sarebbe stato tutto più semplice se la magia non fosse mai tornata a Storybrooke… Killian mi blocca interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mi asciuga le lacrime con la mano e mi stringe a sé, ora sa bene come mi sento, sa cosa significa avere un figlio nonostante conosca le bambine da pochi giorni.

«Non permetterò che ti accada niente, Emma.»

«Lo so, ora andiamo prima che cambi idea va.» saliamo sulla nave e prima di gettare il fagiolo in mare ci guardiamo cercando di auto convincerci che sarebbe andato tutto bene. Poi lo lanciamo e il portale si apre subito dopo: è ora di andare.






Angolo autrice
Eccovi il 5^ capitolo!
Essenzialmente qui viene spiegato cos'hanno scoperto su Merlino, non c'era nulla all'inizio, Regina aveva perso le speranze ma grazie ad Henry non ha mollato e sono riusciti a trovare qualcosa: un libro. Questo era nascosto e protetto da un incantesimo e non è stato facile liberarlo, nonostante ciò dopo un po' ci sono riusciti ma dentro non è che ci fosse chissà che, giusto l'essenziale... Il mago è nella Foresta Incantata (troppo facile trovarlo a Storybrooke no? xD), nessuno però l'ha mai incontrato realmente (ulteriore problema) e prima di trovar lui bisogna trovare una spada. Pochi intoppi insomma no? ahahah dai non odiatemi troppo. 
Ah, no ce n'è un altro: Emma potrebbe morire.
E adesso arriveranno le minacce di morte a me per posta lol
Beh, questo è il succo del capitolo. A partire saranno Emma e Killian (ovvio no?) e decidono di farlo quasi subito... Adesso lascio voi vagare con la fantasia xD

Grazie a tutti quelli che seguono la storia, veramente! So che lo dico sempre ma è così :)
Ps: oggi ho rivisto la 3x11 e sono ancora in lacrime ç.ç

Alla prossima,
Anna

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Capitolo 7
*** The journey begins ***


The journey begins

 

Killian spiega le vele della nave mentre io mi limito ad aspettarlo vicino al timone, osservo il portale aperto difronte a noi e ammetto di essere piuttosto spaventata, potremmo non ritornare mai a casa, potrei aver visto i miei genitori e i miei figli per l’ultima volta. Un attimo dopo Killian è al mio fianco e mi stringe forte la mano, la Jolly Roger naviga dritta verso il portale, manca poco ormai e ci ritroveremo in mezzo al mare della Foresta Incanta. Mi reggo al timone quando attraversiamo il portale, non ho intenzione di finire spazzata via in qualche strano mondo. Dura tutto pochi istanti, istanti in cui stritolo la mano di Killian ad occhi chiusi, non è proprio una sensazione piacevole viaggiare tra universi paralleli o quel che è. Quando riapro gli occhi tutto ciò che vedo è acqua, una distesa infinita d’acqua, spero vivamente sia il posto giusto perché non abbiamo altre possibilità. Mi stacco leggermente da lui lasciandolo libero di governare la sua nave, nessuno dei due ha ancora detto una parola da quando siamo partiti e non capisco se sia un bene o un male. Magari ha solo bisogno del suo spazio in questo momento e non posso dargli torto ha appena dovuto lasciare le sue due figlie appena conosciute. Se ripenso che un paio di sere fa mi ha addirittura baciata mi viene da ridere, adesso a stento ci rivolgiamo la parola. Decido di lasciarlo un po’ solo e mi reco sotto coperta a sistemare le nostre cose, lui non obietta quindi presumo voglia stare davvero da solo. Abbiamo cibo e acqua in abbondanza, vestiti di ogni genere e il libro dove hanno trovato le informazioni sul mago e la spada, ho preferito portarmelo dietro non si sa mai che possa tornarci utile anche perché non abbiamo nessuna pista da seguire, quindi qualche informazione in più non può di certo guastare. Preparo due zaini con lo stretto necessario, qualche provvista, una bottiglietta d’acqua e una di succo e due coperte, ci toccherà sicuramente dormire nei boschi più di una notte quindi tanto vale portarsi dietro qualcosa per stare caldi. Se avessi qualcosa appartenente a Merlino potrei fare un incantesimo di localizzazione e trovarlo in pochi minuti ma siccome nessuno l’ha mai conosciuto questa opzione è sicuramente da scartare purtroppo. Dopo aver sistemato le varie cose nella nave mi stendo sul letto con mille pensieri che mi frullano in testa, mi chiedo se ho fatto bene a partire dopo solo due giorni e mezzo e lasciare le bambine da sole, è vero che sono con i nonni però la mia preoccupazione non passa nonostante tutto, è come se in una parte remota del mio cervello ci fosse un campanello d’allarme che sta suonando a più non posso, è una specie di presentimento che ho e non mi piace. Non mi accorgo nemmeno che Killian è entrato nella stanza finché non si stende in parte a me.

«Sei preoccupata?» mi chiede interrompendo il silenzio tra noi.

«No, solo pensierosa.»

«Ti mancano le bambine?»

«Sì. È la prima volta che le lascio…» dico sospirando.

«Vedrai che staranno benissimo con Henry e i tuoi.» risponde rivolgendomi un sorriso.

«Sì, sì lo so…» affermo poco convinta.

«Ma non è questo il punto vero? Hai paura di non rivedere più nessuno, o sbaglio?» mi domanda cogliendo perfettamente il motivo del mio malumore.

«Non sbagli.» confermo.

All’improvviso mi afferra la mano e me la stringe senza mai staccare gli occhi da me «Ti prometto che torneremo a casa, insieme.»

Annuisco «Grazie, Killian.»

«Coraggio, ora alzati, ti faccio vedere una cosa.» esclama sollevandomi di peso per un braccio.

Mi lascio trascinare sul ponte della Jolly Roger curiosa di sapere cos’ha da mostrarmi, lui tira fuori dalla tasca della giacca il suo cannocchiale e mi invita a guardarci dentro. Mi ci vuole un attimo per mettere a fuoco l’immagine e rimango piacevolmente sorpresa da ciò che vedo. Si può chiaramente notare che ci stiamo avvicinando alla costa della Foresta Incantata, ci vorrà si e no qualche ora ad arrivare e non potevo sperare di meglio, prima ci sbrighiamo con questa faccenda del mago prima tornerò a casa dalla mia famiglia. Passo nuovamente l’oggetto a Killian che osserva l’orizzonte come ho fatto io poco prima anche se lui è decisamente più elegante nel farlo, si vede che ha centinaia di anni di esperienza.

«Ho pensato che saremo là tra qualche ora, tu che dici?»

«Sì, hai visto bene. Saresti una brava pirata.» afferma sorridendo.

«Fammi guidare un po’ allora.» 

«Guidare? Casomai governare.» mi corregge.

«Dai, non fare il pignolo hai capito quello che intendo!» mi lamento cercando di spostarlo dal timone.

«Ehi frena, Swan. Questa nave è stata la mia bambina da prima che tu e i tuoi genitori nasceste.»

«Non ricordarmi quanto sei vecchio ti prego.» dico scherzosamente.

«Vecchio? Guarda qua» mi indica il viso «neanche una ruga.»

Scuoto la testa scoppiando a ridere, non è proprio cambiato in tutto questo tempo ha sempre il solito senso dell’umorismo. Non dimenticherò mai quanto mi irritava la prima volta che ci siamo conosciuti continuava a fare battute sconce su se stesso e su di me e non stavamo neanche insieme. Penso che abbia raggiunto l’apice nel momento in cui è stato investito e sono andata a trovarlo in ospedale, cercava il suo uncino e non smetteva di rifilarmi battutine come “dov’è il mio uncino? Posso riaverlo o preferiresti occuparti di un altro accessorio?” quella non la dimenticherò neanche dopo essere morta probabilmente. Alla fine mi lascia il timone, io super entusiasta lo afferro con un sorriso a trentadue denti mentre Killian sembra piuttosto in ansia all’idea che sia io a gestire la sua amata Jolly Roger.

«Non è poi così difficile, me la cavo bene!» dico più a me stessa che a lui.

«Ammetto che non sei male.»

«Mi posso arruolare alla ciurma?»

«Diciamo che posso prenderlo in considerazione.» lo vedo guardarsi in giro per un po’ ma cerco di non distrarmi troppo «Emma, che ne dici di gettare le ancore e mangiare qualcosa?»

«Sì volentieri, spiegami come fare.»

«Lascia fare a me, tu prendi da mangiare.»

Sbuffo e lo lascio fare anche se avrei voluto imparare di più su come gestire una nave, mi piace navigare e mi piace da morire il mare, fin da bambina ne sono sempre stata affascinata e guarda caso adesso sto con un marinaio, o perlomeno ci stavo ecco. Non so esattamente come definire me e Killian in questo momento, qualcosa tipo amanti… Anche se non è molto adatto visto che il massimo che abbiamo fatto è stato darci un bacio. Scaccio quei pensieri e mi concentro sugli hamburger che mia madre ci ha preso da Granny ieri sera, con un incantesimo veloce scaldo sia quelli che le patatine fritte e ritorno di sopra con due piatti.  Killian mi sta aspettando seduto vicino al timone e si illumina non appena vede il cibo, ha sempre apprezzato la cucina del mio mondo e non posso negare che è decisamente più buono un hamburger che qualche strano essere da cacciare nel bosco.

«Ehi, ma come mangi?» chiedo sconcertata notando che sta letteralmente infilzando le patatine con l’uncino a mo’ di stuzzicadenti.

«Che c’è?» replica lui alzando un sopracciglio «Non sono mica un principe io.»

«Scusami ma… Esattamente cosa centra con la mia domanda?» domando ridacchiando.

«Dai, Emma non fare la schizzinosa, tu usi la forchetta io questo!» risponde mostrandomi un’altra patatina nel suo uncino.

Alzo gli occhi al cielo ma non posso fare a meno di ridere sotto i baffi, è un uomo ingegnoso in fin dei conti nonostante gli manchi una mano il più delle volte si arrangia a fare le cose meglio di me. Non appena finiamo di mangiare faccio cenno a Killian di riprendere il viaggio e mentre lui spiega le vele della nave io mi diletto nel lavaggio dei piatti. Quando torneremo (o se torneremo) a Storybrooke farò montare una lavastoviglie in questa benedetta cucina, lavare le stoviglie è una cosa che non ho mai sopportato specialmente quando dovevo pulire le pappe delle bambine dai piattini. Disgustata riesco comunque a concludere il mio compito e ritorno sul ponte della Jolly Roger a godermi l’aria fresca del primo pomeriggio. Killian è concentrato sulla navigazione, quando lo vedo su questa nave riesco veramente a capire quanto sia a suo agio, è davvero fatto per la vita di mare e a volte non posso non chiedermi se tutto questo gli manchi. Insomma, è sempre stato abituato a navigare per settimane, mesi senza mai fermarsi mentre adesso il massimo è una giornata. Mi avvicino a lui e lo abbraccio da dietro, riesco a sentire il suo cuore aumentare i battiti non appena lo sfioro e mi fa piacere che nonostante tutto provi ancora tutto questo per me. Magari questo viaggio insieme sarà capace di riavvicinarci ed io davvero lo spero con tutto il cuore.

«Hai qualche idea su come trovare Merlino?» mi chiede continuando a reggere il timone.

«Sinceramente no… Avevo pensato ad un incantesimo di localizzazione ma ci servirebbe qualcosa di suo ed è palese che non ce l’abbiamo.» rispondo sospirando.

«Non hai preso il libro?»

«Certo che l’ho preso, perché?» 

«Beh, a mio parere se quel libro ci ha rivelato informazioni su di lui probabilmente sarà stato suo… Essendo oltretutto protetto da un incantesimo mi viene da pensare che l’abbia nascosto apposta perché non vuole essere trovato da nessuno… Tu che ne pensi?»

«Killian, sei un genio! Sì, potresti davvero aver ragione, appena arriviamo a terra ci provo!» gli dico entusiasta stringendolo a me ancora di più.

«Vacci piano, Swan, o mi farai vomitare il pranzo.» replica lui ridendo.

«Oh avanti, ne hai passate di peggio di un abbraccio troppo stretto.» ribatto.

«Sì, ad esempio quando volevi farmi ammazzare da un orco legandomi ad un albero.»

«Dai, non ti conoscevo ancora! Tu comunque puoi stare zitto visto che ti eri alleato con Cora.»

«Touché.» mi dice sorridendo.

Sono circa le quattro del pomeriggio quando finalmente arriviamo ad una piccola spiaggia, sembra che nessuno ci abbia mai messo piede perché è completamente deserta e non c’è nulla per poter legare la nave in attesa del nostro ritorno. Vedo Killian guardarsi intorno e riflettere sul da farsi, sicuramente lui è in grado di trovare una soluzione meglio di chiunque altro. Alla fine ferma la nave decisamente troppo lontano da terra e non capisco il perché, richiude le vele e getta le ancore. Lo osservo stupita, come faremo ad arrivare laggiù stando fermi qui?

«Emma!» mi chiama dall’altra parte della nave.

Lo raggiungo velocemente e mi metto di fianco a lui «Quindi che si fa?»

«Non c’è nulla per ormeggiare la nave, non è che potresti, non lo so, fare un incantesimo?»

«Ehm, ci posso provare…» riposando un po’ incerta.

Far apparire quattro pali non sarà un’impresa così gigante spero… Tento di concentrarmi il più possibile, sento la magia scorrermi nelle vene ed è molto, molto più forte di quanto ricordassi. La cosa non mi entusiasma perché so benissimo da dove proviene ma cerco di non darci troppo peso e continuo nel mio compito. Nonostante tutto ce la faccio, mi sento un po’ strana ma l’importante è avercela fatta. Killian mi schiocca un bacio tra i capelli e finalmente riusciamo a scendere sulla terra ferma. Recupero gli zaini che avevo preparato e la prima cosa che faccio è tirare fuori quel libro, so che mi servirà il pugnale per l’incantesimo così decido di prendere anche quello senza pensarci troppo. Non voglio incrociare lo sguardo di Killian perché so quanto ha sofferto a causa del Signore Oscuro, certo, non ero io all’epoca ma penso che comunque non gli vada a genio la cosa. Procedo come previsto e lancio l’incantesimo sul libro, lo poggio a terra aspettando che accada qualcosa ma nulla si muove.

«Non funziona…» dico sconfortata.

«Io non direi…» afferma Killian strattonandomi per un braccio, il libro ci sta indicando la strada…





Angolo autrice
Eccomi qui con un altro capitolo!
Oggi è il primo giugno, domani è il 27 settembre no? Sono in astinenza da OUAT... Mi sono riguardata due stagioni in una settimana e mezza ahahah, adesso vi pubblico il capitolo e vado a finire gli ultimi due della terza *-*
Questo è un capitolo relativamente tranquillo, Emma e Killian sono partiti e arrivati nella Foresta Incantata, sono ancora in mezzo al mare e ci vorranno un paio d'ore a raggiungere terra. Per un po' stanno in silenzio, ognuno per conto suo poi finalmente la tensione si allevia e riescono a chicchierare. Ho riso troppo a scrivere la parte delle patatine fritte scusate ahahahah :') O di Emma che prende il timone della Jolly Roger ahahah.

Ho notato che le recensioni sono calate, spero di rifarmi con questo capitolo! Sapete che amo leggere i vostri pareri :)

Ci vediamo col prossimo capitolo!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 8
*** Because I love you ***


Because I love you

 

Ancora scioccata dal fatto che l’incantesimo abbia funzionato mi alzo in piedi alla velocità della luce e iniziamo a seguire la strada luminosa che ha creato il libro. Spero davvero che in qualche modo ci conduca da Merlino o perlomeno dalla famosa spada di cui parlava Regina. Se ripenso alla favola mi viene in mente un vecchietto un po’ pazzo con la barba e con un gufo particolarmente scorbutico, ma sicuramente non sarà così anche solo per il fatto che io sono la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro. Continuiamo a camminare addentrandoci sempre di più nella foresta e ringrazio il cielo di essermi portata dietro degli abiti comodi o questa “scampagnata” non sarebbe stata di certo semplice. Proseguiamo in silenzio, nessuno dei due dice nulla forse siamo entrambi troppo pensierosi all’idea di incontrare questo mago. Vorrei davvero riuscire a parlare spontaneamente con Killian ma mi risulta piuttosto difficile visto che non so esattamente a cosa sta pensando, ho paura che se facessi una battuta non starebbe al gioco o che proprio non mi risponda. È ancora arrabbiato con me per avergli tenuto nascoste Charlotte ed Hannah e non pretendo che mi perdoni dopo pochi giorni ma vorrei almeno che mi parlasse, anche di stupidaggini non m’importa, ma questo silenzio forzato mi mette in agitazione. Non è mai stato un tipo taciturno, da quando l’ho conosciuto ha sempre chiacchierato un sacco, a sproposito il più delle volte ma è anche questo che mi piace di lui. Ho sempre potuto confidarmi con lui anche quando ci conoscevamo da pochissimo tempo, mi ha salvato la vita quand’ero a New York con in testa solo ricordi falsi, sapevo di potermi fidare di lui nonostante mi sembrasse un pazzo in quel momento, credo sia stato in lì che ho capito di tenere davvero a lui. Vengo distratta dai miei pensieri da un rumore che via via si fa più intenso, sembra quasi… Un grosso torrente. Quasi ci finisco dentro se non fosse per Killian che mi afferra con l’uncino. Non ricordo di averlo mai visto l’ultima volta che sono stata qui con Mary Margaret, devono essere cambiate molte cose durante questi ultimi anni.

«Dobbiamo attraversarlo in qualche modo…» mi dice Killian scrutando attentamente la zona intorno a lui.

«Sì… Pensi che sia molto alta l’acqua?»

«No, non dovrebbe esserlo. Solitamente i torrenti hanno pochi centimetri d’acqua, ma non è questo il problema, se scivolassimo in una di quelle rocce potremmo romperci una gamba in un batter d’occhio.»

«Mmm, rassicurante. Purtroppo però non vedo alternative…»

«Esattamente. Quindi, dammi gli zaini li porto io, tu stammi vicina.»

«Killian, posso reggere il peso di uno zaino, non sono una bambina.» affermo tenendomi stretto lo zaino sulle spalle.

«Emma, non ho voglia di discutere e tantomeno che tu ti faccia male.» mi risponde sfilandomi l’oggetto per poi caricarselo in spalla.

«D’accordo come vuoi! Ora andiamo.» alzo gli occhi al cielo.

Da un lato mi fa piacere che si preoccupi così tanto per me dall’altro sa benissimo che sono in grado di badare a me stessa e che ce l’avrei fatta anche senza il suo aiuto. Pian piano appoggiamo i piedi sulle rocce cercando di fare attenzione a non inciampare, siccome sono bagnate dall’acqua sono piuttosto scivolose e dobbiamo per forza procedere con un passo lentissimo. Nonostante tutto però riusciamo ad attraversare più di metà del torrente senza problemi, l’acqua non è troppo alta e i miei stivali impermeabili si sono rivelati molto utili in questa situazione. Stiamo per raggiungere la riva quando uno dei sassi in cui appoggio il piede si muove facendomi perdere l’equilibrio e finisco dentro al torrente un millesimo di secondo dopo. Fortunatamente sono tutta intera ma completamente bagnata.

«Emma! Stai bene? Ti sei fatta male?» mi chiede Killian premurosamente.

«Sì, tutto okay. Sono solo fradicia…» rispondo strizzando il giubbotto non appena metto piede sulla sponda opposta.

«È meglio se ci fermiamo, mettiamo i vestiti ad asciugare adesso che c’è ancora un po’ di sole.» 

«No, dobbiamo andare avanti!» sbraito.

«Non pensarci neanche! È inverno e non puoi girare con i vestiti piombi ti prenderai qualcosa! E oltretutto sono ore che camminiamo un po’ di risposo non ti farà male.» replica lui con un tono da “non accetto obiezioni”.

Proseguiamo per altri cento metri prima di fermarci definitivamente, inizio a sentire freddo sul serio adesso e l’idea di Killian mi sembra sempre meno brutta. È vero che voglio trovare il mago il prima possibile ma camminare fino a notte non avrebbe molto senso effettivamente, è meglio se ci riposiamo un po’ e ripartiamo con le energie al massimo domattina. Vedo Killian tirare fuori un’enorme sacco arrotolato dallo zaino, come ci sia finito lì non lo so visto che ho preparato io stessa gli zaini.

«Che cos’è?» domando incuriosita.

«Quella che voi chiamate “tenda per il campeggio” non so esattamente come funzioni, me l’ha data tuo padre pensando che potesse tornarci utile. Ti eri dimenticata di metterla nello zaino così ce l’ho infilata io prima di partire.»

«Oh, va bene. Anzi sarà decisamente un vantaggio se mai dovesse piovere. Montarla non è difficile, l’ho già fatto altre volte.»

«Davvero? E quando, a Boston?» mi chiede lanciando un’evidente frecciatina.

«No, quando avevo dodici anni ed ero in affidamento. Quella famiglia mi aveva portata in campeggio qualche giorno, è lì che ho imparato.» rispondo cominciando a montare la tenda.

«Mi… Mi dispiace, non volevo…» tenta di scusarsi.

«Non fa niente, non è un segreto che abbia avuto un’infanzia decisamente poco felice.» 

Lui mi blocca e mi costringe a guardarlo negli occhi, è dispiaciuto per quello che ha detto lo capisco solamente dal suo sguardo «Emma, scusa.» ripete.

Io gli sorrido cercando di fargli capire che è tutto apposto «Tranquillo, sto bene.»

Annuisce e mi lascia andare per poi aiutarmi a finire di sistemare la nostra tenda. Ci mettiamo meno del previsto, è uno di quei modelli semplici per fortuna ed è anche abbastanza grande da starci comodi entrambi dentro. Approfitto di un ramo basso per appendere il giubbotto, il berretto e il maglione, rimango in canottiera e mi fiondo nella tenda prima di congelare. Killian nel frattempo aveva acceso il fuoco e il tepore si cominciava già a sentire, il che mi dava un bel po’ di sollievo dal freddo.

«Emma, levati i pantaloni e gli stivali o non ti scalderai mai.» mi dice entrando.

«No, preferisco tenerli. Non posso stare senza vestiti…»

«Che c’è? Ti vergogni? Guarda che ti ho già vista nuda.» replica con nonchalance.

Io arrossisco ma cerco di non darlo a vedere, so benissimo che mi ha vista nuda guarda caso abbiamo due figlie insieme, questo però non vuol dire che io mi spogli a comando. Killian mi fissa in attesa che dica o faccia qualcosa ma io me ne resto immobile con le braccia che mi avvolgono le ginocchia tentando invano di asciugare i pantaloni.

«Avanti, stai tremando! Non ti guarderò, lo prometto, ti passo la coperta così puoi avvolgerti.»

«Va bene, va bene!» mi arrendo.

Killian si gira dall’altra parte lasciandomi un po’ di privacy per cambiarmi, o meglio, spogliarmi. Non che mi dia particolarmente fastidio se mi guarda, solo non mi sento ancora pronta ad avere i suoi occhi addosso sapendo che le cose sono cambiate dall’ultima volta che siamo stati insieme in quel senso. Mi sfilo gli stivali e li lascio appena fuori dalla tenda mentre i pantaloni li appoggio in parte a me in modo che si asciughino col calore del fuoco. Prendo subito la coperta e me la stringo intorno al corpo come se da un lato volessi, non so, proteggermi e non solo riscaldarmi.

«Ho fatto…» dichiaro con un filo di voce.

«Meglio?» chiede con un sorriso.

«Sì… Comunque che ne dici di mangiare qualcosa? Avrei fame.»

«Me ne ero accorto dal brontolio del tuo stomaco.» mi prende in giro.

«Ah, ah! Ma che simpatico!» rispondo addentando il mio panino.

«Lo sono sempre stato, mia cara.»

«Sì, come no.» gli dico scuotendo la testa.

«Ehi, metti in dubbio il mio senso dell’umorismo?»

«Non mi permetterei mai, capitano

«Molto bene, principessa

Finiamo entrambi la nostra cena in tranquillità tra una presa in giro e l’altra, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo a quando ancora ci frequentavamo senza sapere dove saremmo andati a finire. Insieme a lui mi sento bene, anche adesso nonostante sia palpabile che c’è ancora una certa distanza tra noi. Riesce a strapparmi un sorriso anche nelle situazioni più critiche e questa non è da meno, cerco di godermi i momenti insieme a lui il più possibile perché c’è la reale possibilità che io a casa non ci torni. Mi uccide pensare che ho lasciato i miei figli in un altro mondo per venire qui a cercare qualcuno che magari neanche esiste. Mi chiedo che cosa staranno facendo e se stanno bene, la risposta è sicuramente sì, nessuno permetterebbe che gli accada qualcosa. Sono quasi certa che le gemelle daranno del filo da torcere ai miei genitori, sono delle vere pesti quando si mettono. Henry insegnerà loro un sacco di giochi e non penso saranno tutti apprezzabili, a quattordici anni cosa potrebbe insegnare alle sorelle se non scherzi da fare ai nonni? Mi immagino già molto cibo volante per casa e giocattoli sparsi ovunque. Vorrei davvero esserci per momenti del genere.

«A che cosa pensi?» mi domanda Killian distraendomi.

«Al fatto che mi sto perdendo tante cose…» confesso appoggiando la testa su un cuscino improvvisato fatto con il suo giubbotto.

«So come ti senti…» mi risponde stendendosi in parte a me.

«E in parte è colpa mia, anzi è decisamente tutta colpa mia. Avresti tanti ricordi insieme alle bambine se solo io avessi avuto il coraggio di dirti la verità.»

«È vero, ne avrei, ma tutto questo non è colpa tua, Emma. Ti aiuterò a liberarti da questa oscurità e torneremo a casa dalle nostre figlie e da Henry.»

Sorrido leggermente dandogli le spalle, è così bello sentirgli dire le nostre figlie che quasi non mi sembra vero «Ancora una volta sta a me ringraziarti.»

«Per cosa?»

«Per il semplice fatto che sei qui accanto a me dopo la miriade di volte che ti ho deluso.»

«Sono qui con te per un altrettanto semplice motivo che conosci bene.»

«Perché mi ami?»

«Beh, vedo che hai capito subito.» mi dice ridacchiando.

«Non fare l’idiota, sono seria.» replico nascondendo una risata.

«Sì, Emma, perché ti amo! Quante volte dovrò ripeterlo prima che ti entri in testa?»

«Tante, credo. Perché io stessa penso di non meritarmelo…» rispondo stringendomi nella coperta.

«Invece non è così. Sta a me decidere come comportarmi e se ti dico che i miei sentimenti per te sono sempre gli stessi ci devi credere.»

«Abbracciami, ti prego, almeno per stanotte. Se davvero quello che dici è vero allora fallo, per favore.» lo prego.

Con mio grande stupore non dice nulla, si limita ad avvolgermi tra le sue braccia e a stringermi. Intreccio la mia mano con la sua e appoggio la mia schiena contro il suo petto sentendo finemente tutto il calore di cui ho bisogno. Penso ancora di non meritarmi un uomo del genere a volte ma lui è qui e non se ne andrà a quanto pare, sta solo a me accettarlo.





Angolo autrice
Ciao! Approfitto e vi pubblico adesso il capitolo visto che son tre giorni che il mio wifi va quando vuole -.- 
Questo è un capitolo piuttosto tranquillo e, a parte la caduta di Emma nel torrente, non accade nulla di eclatante. Diciamo che è dedicato a loro come "coppia", come potete vedere c'è ancora tensione tra Emma e Killian, ma diciamo che pian piano la stanno superando.
Hook come sempre non si trattiene con le battutine come "ti ho già vista nuda" xD Ahahahah sempre il solito!

Come sempre siete gentilissime a lasciarmi delle bellissime recensioni, vi adoro! :) 
Ah sì, ieri stavo guardando un programma su Fox e c'era la pubblicità di OUAT, hanno fatto sembrare che Emma si alleasse con Crudelia, Ursula e Malefica ahahah ma perchè mi chiedo io! :')

Ci vediamo col prossimo capitolo molto presto!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 9
*** We can do this, together ***


We can do this, together

 

Mi sveglio con la luce del sole che illumina leggermente l’interno della nostra tenda, apro gli occhi e mi accorgo di avere ancora le braccia di Killian avvolte attorno a me. Non si è staccato da me neanche un secondo nonostante mi sia trovata almeno due volte la sua gamba sopra di me. Mi tiro su senza svegliarlo coprendolo fino alle spalle con la coperta e mi infilo i pantaloni finalmente asciutti. Uscendo vedo che il fuoco si è spento ma non ci do troppo peso sapendo che non ci saremmo fermati qui più di una notte, recupero anche gli altri miei vestiti e torno nella tenda a svegliare Killian sperando sia di buon umore, so quanto odia essere svegliato da qualcuno che non sia lui stesso. Lo scuoto piano ma non da segni di vita, provo di nuovo e come risultato ottengo solo un lamento. Non arriverò da nessuna parte continuando così meglio se passo al piano B, ovvero qualcosa di leggermente più piacevole, almeno spero. Mi abbasso alla sua altezza portando il mio viso molto vicino al suo, mi limito a sfregare il naso contro il suo anche se come prevedevo non ottengo alcun risultato. Stufa di aspettare lo bacio sulle labbra riuscendo finalmente a svegliarlo, questo metodo funziona sempre.

«Finalmente sei sveglio.»

«Potevi anche avvertirmi, mi sarei gustato di più questo bacio.»

Sorrido dandogli un leggero schiaffo sulla nuca «Se ti fossi alzato prima forse te ne avrei concesso uno migliore.»

«Beh ma ora sono sveglio ed in perfetta forma, quindi…» ammicca.

«Quindi vestiti perché dobbiamo andare.» gli dico uscendo dalla tenda lasciandolo lì insoddisfatto.

Smontiamo tutto e dopo aver riposto la tenda nello zaino ripartiamo sempre seguendo il libro. Riesco a controllare bene l’incantesimo, posso fermarlo e farlo partire quando voglio e questo è sicuramente un vantaggio dato che non sappiamo quanto ancora dovremmo camminare prima di trovare qualcosa. Proseguiamo lungo il torrente l’uno vicino all’altra scambiandoci di tanto in tanto un sorriso, l’atmosfera tra noi è migliorata parecchio da ieri e ne sono contenta, più in sintonia siamo meglio sarà per entrambi. Dopo circa mezz’ora di cammino ci ritroviamo in un piccolo villaggio, non abbiamo tempo per fermarci quindi non badiamo troppo agli sguardi delle persone che sicuramente si staranno chiedendo in che strano modo siamo vestiti. Raggiungiamo di nuovo il sentiero della foresta quando sento qualcuno seguirci.

«Ehi, voi! Fermi!» grida un uomo attirando la nostra attenzione.

Killian ed io ci voltiamo per vedere chi sia, sembra una persona qualsiasi, non uno sceriffo o qualcuno di importante. Ci fermiamo entrambi e aspettiamo che quello strano tipo si avvicini a noi, non sembra pericoloso e spero non ci interrompa per troppo tempo visto che abbiamo una missione da compiere. Poco dopo è difronte a noi con un’aria tutt’altro che amichevole, sta squadrando Killian come se lo conoscesse, lui istintivamente si mette davanti a me per proteggermi anche se sa bene che non ne ho bisogno.

«Tu.» indica Killian con un dito «Non so come fai ad essere ancora così giovane ma so esattamente chi sei! Hai distrutto la mia famiglia! Mi hai portato via tutto! È ora che tu paghi per le tue colpe.»

«Frena, amico. Io non ho idea di chi tu sia, mi starai confondendo con qualcun altro.» risponde Killian alzando le mani in segno di resa.

«So benissimo chi sei invece! Un pirata! Mio padre mi ha detto cosa gli hai fatto, erano anni che aspettavo di trovarti!» continua l’uomo.

«Ripeto che ti stai sbagliando!» ribatte Killian.

«Non m’importa cos’hai da dire in tua discolpa, tu e la tua amichetta verrete con me!» e prima che uno dei due possa reagire l’uomo afferra una specie di polvere magica e ce la lancia in piena faccia. Per quanto cerchi di proteggermi il viso con le mani non serve a nulla, un secondo dopo il buio mi avvolge.

Quando mi sveglio la prima cosa che sento è il freddo, sollevo leggermente la testa e mi guardo un po’ intorno: è buio, sono in una stanza chiusa con solo una finestra ma troppo piccola per scappare. Quell’uomo deve aver avuto una polvere magica come quella usata da me contro il gigante sulla pianta di fagioli. Mi metto in ginocchio in cerca di Killian ma non lo vedo da nessuna parte, comincio a preoccuparmi, ho paura che gli sia successo qualcosa di brutto mentre io ero qua sotto svenuta. Mi tiro su in piedi e provo a cercare un modo per aprire la porta ma non c’è verso, il mio zaino è sparito e per poco non mi prende un infarto, se il mio zaino non è qui non c’è nemmeno il libro e tantomeno il pugnale. Tento di calmarmi e riflettere ma non ci riesco, se dovessero scoprirlo dio solo sa cosa potrebbero obbligarmi a fare. Mi siedo per terra con le mani tra i capelli, mi hanno portato via il giubbotto e sto davvero cominciando a non sentire più le dita delle mani e dei piedi. Trascorrono alcuni minuti quando riesco a sentire dei rumori fuori dalla stanza, scatto in piedi non appena il lucchetto viene tolto e la porta si apre. Non faccio in tempo ad aprir bocca che mi ritrovo Killian tra le braccia, l’uomo richiude subito senza che io possa far niente.

«Ehi, stai bene?» chiedo accorgendomi solo dopo dei lividi sulla faccia «Oh dio, ma cos’è successo?!» continuo ora decisamente spaventata.

«Sto bene, non preoccuparti.» mi risponde sedendosi accanto a me.

«Killian, dimmi cosa ti hanno fatto.»

«Hanno cercato di farmi confessare un crimine che non ho commesso. Ne ho passate di peggio, tranquilla. Tu piuttosto stai bene?»

«Io sì, ho solo freddo…»

Lui mi abbraccia tentando come può di scaldarmi. Alla fine le mie paure si sono rivelate del tutto fondate, ha dei brutti lividi in volto e nonostante tutto si preoccupa ancora per me. Devo trovare il modo di farci uscire da qui il prima possibile, non abbiamo tempo da perdere con gente che vuole vendicarsi senza motivo su una persona innocente. Mi rialzo e mi concentro pronta ad eseguire un incantesimo per buttare giù la porta, nonostante stia congelando credo di farcela, è la soluzione migliore per uscire da questo buco.

«Emma! Ferma! Cosa stai facendo?» mi blocca.

«Cerco di farci evadere non è ovvio?»

«Se facessi qualche tipo di incantesimo ti si ritorcerebbe contro, è una specie di stanza protetta dalla magia da quello che ho capito. Non possiamo scappare se non alla vecchia maniera.»

«Merda.» esclamo arrabbiata.

Il mio tono di voce a quanto pare ha fatto ridere Killian che mi abbraccia riuscendo a tranquillizzarmi un po’ «Non pensavo che una principessa usasse un linguaggio del genere.»

«Sta’ zitto!» rispondo sbuffando «Voglio andarmene da questa topaia.»

«Troveremo un modo, lo facciamo sempre io e te.» mi sorride.

«Non sei preoccupato? Insomma guarda come ti hanno ridotto la faccia… Mi hai fatto stare in pensiero.»

«Va tutto bene, Emma. Quando torneranno saremmo più furbi di loro.»

«A quanto pare dovrò utilizzare la mia esperienza come poliziotta.»

«Potrebbe tornarci utile, sì.» dice coprendomi le spalle con il suo giubbotto.

«Grazie, Killian.» lo ringrazio dandogli un leggero bacio sulle labbra.

È notte fonda ormai e se vogliamo avere qualche possibilità di scappare dobbiamo risposare almeno qualche ora. Mi appoggio alla spalla di Killian e lascio che la stanchezza prenda il sopravvento, forse sono così stanca per l’agitazione che tutta questa situazione mi ha provocato, non lo so con esattezza. Sento ancora molto freddo ma penso di riuscire a resistere fino a domattina. Sono proprio curiosa di sapere perché hanno scambiato Killian per un altro pirata, se lui avesse fatto qualcosa a questa famiglia non avrebbe avuto problemi a dirlo e scusarsi ed io gli credo quando dice che non è lui quello che stanno cercando.

È l’alba quando la porta viene aperta per l’ennesima volta, sia io che Killian ci tiriamo su velocemente pronti ad un eventuale confronto. Compare sulla soglia lo stesso uomo che ci ha portati qui e con lui ci sono altri due individui altrettanto minacciosi. Il primo si avvicina a me con passo deciso e prima che possa accorgermene mi afferra per un braccio strattonandomi. Killian tenta di liberarmi ma gli altri due intervengono per bloccarlo, nonostante sia lui a volermi difendere io stessa non permetterò che tocchino il mio uomo un’altra volta.

«Non osare toccarla, mi hai capito?!» dice Killian a denti stretti.

«Magari se mi diverto un po’ con la tua amica forse parlerai!» risponde l’uomo tirandomi più vicino a sé.

Io mi volto schifata e cerco di ragionare sul da farsi, se mi lascio portare fuori da qui riuscirò tranquillamente a liberarmi anche senza la magia, ma non posso rischiare finché quei due trattengono Killian. È meglio se mi arrangio da sola e poi torno a liberarlo, so che non gli piacerà, ma penso sia un ottimo piano di fuga e nessuno si farà ulteriormente del male.

«Ti ho detto di starle lontano.» continua fulminando l’uomo con lo sguardo.

«Non collabori, eh? Bene, sarà lei a pagare per te.»

Prima che mi trascini via faccio un cenno a Killian tentando in tutti i modi di rassicurarlo, ha paura per me, l’ho capito, ma so badare a me stessa e grazie al mio ex lavoro sono in grado di gestire una situazione del genere. Noto che anche gli altri due lasciano la stanza, perfetto, sta tutto andando secondo i piani. Riuscirò a mettere al tappeto queste persone in men che non si dica, non voglio far loro del male infondo stanno solo cercando risposte ma sono stufa di stare ai loro giochetti. Mi lascio trasportare sul retro di una capanna, ecco dove ci teneva, è una casetta isolata dalle altre e non c’è nessuno nei paraggi. Lui mi si avvicina un po’ troppo per i miei gusti ma riesco a mantenere la calma necessaria, devo trovare il momento giusto per colpirlo e rubargli le chiavi che tiene appese ai pantaloni, “molto furbo” penso tra me e me. Quando mi posa una mano sudicia sul viso non ci vedo più e lo colpisco con un calcio là dove non batte il sole, lui si piega in due ed io approfitto per assestargli un bel pugno in faccia. Cade a terra stordito e subito slego il mazzo di chiavi dai suoi pantaloni, corro di nuovo verso la stanza nella quale mi trovavo poco prima e senza farmi vedere provo tutte le chiavi finché il lucchetto non si apre. Spalanco la porta trovandomi Killian con un’aria omicida, per fortuna si accorge che sono io e invece di tirarmi un pugno mi abbraccia forte.

«Killian, Killian mi stritoli.» dico con un filo di voce.

«Dio, Emma! Stai bene? Cosa ti ha fatto? Io lo ammazzo!» ringhia.

«Non mi ha fatto niente, so difendermi da sola o non sarei qui. Andiamo prima che ritornino!»

«Recuperiamo gli zaini però.» mi ricorda.

Annuisco e guardandomi in giro li vedo appoggiati ad una parete lì accanto, li afferriamo velocemente e corriamo di nuovo verso la foresta. Nessuno ci insegue a quanto pare, direi che è ora di riprendere da dove c’eravamo fermati, lascio che il libro faccia il suo lavoro e ricominciamo il cammino. È ora di trovare Merlino.




Angolo autrice
Ciao! :) rieccomi con un altro capitolo!
Il viaggio di Emma e Killian prosegue ma stavolta non senza imprevisti. Un uomo afferma di aver già conosciuto Hook in passato e vuole farlo confessare minacciando sia lui che Emma, ovviamente le spiegazioni di Killian non bastano a convincerlo così tocca ad Emma salvare la situazione in questa occasione. Lui invece era super preoccupato che le facessero qualcosa, non è un amore? ^^ Voglio il mio Killian personale ahah. Diciamo che in questo capitolo ho voluto far capire quanto anche Emma tenga a lui e che è disposta a tutto per stargli vicino e aiutarlo.
Beh, l'avventura continua e pian piano sti due si stanno riavvicinando sempre di più *-* 
Il prossimo capitolo è in fase di elaborazione spero di non metterci troppo ahah 

Ci tengo a ringraziare voi che mi lasciate sempre una recensione, davvero siete gentilissime! Sono contenta che la storia continui a piacervi, spero di rimanere all'altezza! :)

Alla prossima,
Anna
 

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Capitolo 10
*** The sword and the wizard ***


The sword and the wizard

 

Neanche due minuti fa le ho detto di stare attenta e adesso le sto correndo incontro dopo averla vista letteralmente scaraventata via da un misterioso campo magnetico che s’è formato intorno a quella maledetta spada. Avrei dovuto pensarci io, è mio compito proteggerla e ho fallito miseramente. Mi accascio accanto a lei non sapendo che cosa fare, ha perso i sensi ma grazie al cielo respira ancora normalmente. La guardo impotente, non ho poteri magici, non ho medicinali, non ho nulla con me per aiutarla, che diavolo dovrei fare? Il solo pensiero che possa esserle successo qualcosa di grave mi spezza il cuore soprattutto perché non ho la minima idea di come aiutarla. Mi passano davanti gli ultimi giorni passati assieme e ripenso a come mi sono comportato con lei, sono stato duro, più volte le ho rifilato battute pesanti solo perché ero arrabbiato per la storia delle gemelle. Avevo le mie ragioni per avercela con lei ma non avrei dovuto trattarla così, la amo, dio se la amo, forse più di quanto abbia amato Milah eppure mi sono comportato da vero stronzo con lei. Avrei dovuto andare a prenderla a Boston un anno e mezzo fa e non “lasciarle il suo spazio” come mi avevano consigliato i suoi genitori. 

«Emma, Emma svegliati ti prego. Sono qui con te, andrà tutto bene ma torna da me, ho bisogno di te, Henry e le bambine ne hanno.»

Le carezzo piano la fronte spostandole i capelli dagli occhi, ancora non da segni di vita e comincio davvero a spaventarmi. Non so se abbia solo battuto la testa o se quella spada le abbia fatto una qualche specie d’incantesimo. Spero con tutto il cuore che non sia la seconda opzione o saremmo nei guai. Continuo a pensare a come sarebbe la mia vita senza di lei, non so nemmeno perché mi frullano certi pensieri ora come ora ma sono preoccupato da morire e l’idea di dover tornare a Storybrooke senza di lei mi lascia senza fiato.

«Da quando sei entrata senza volerlo nella mia vita l’hai letteralmente stravolta sai? Giuro che dal primo momento in cui ti ho vista sono rimasto folgorato, adoro il fatto che tu sia una donna forte che sa badare a se stessa ma allo stesso tempo fragile, ehi, non è un’offesa tranquilla, fa solo capire che ne hai passate tante nella tua vita. Ci siamo innamorati quasi per scherzo io e te, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di me eppure tu hai sempre visto qualcosa di speciale in quel pirata senza una mano. Dopo Milah mi ero ripromesso di non affezionarmi più a nessuno, a nessuna donna per essere preciso ma dopo duecento anni passati in solitudine sei arrivata tu e sei stata come una boccata d’aria fresca in estate, sì, forse è una metafora un po’ scadente sai che non sono mai stato uno bravo con le parole, preferisco i fatti e si è visto mi pare considerato che abbiamo due splendide bambine. Emma, quello che sto cercando di dirti è che non posso perdere anche te, non dopo Liam, non dopo Milah. Persino Neal è morto. Tu una volta mi hai detto che avevi paura di lasciarti andare perché tutti quelli che amavi erano morti, beh guarda caso sono nella tua stessa situazione, anche io ho perso tutto. Ma se perdessi te non sopravviverei… Quindi, te lo chiedo per piacere, svegliati.»

«Dovresti recitare queste parole ad un matrimonio Killian, era una dichiarazione d’amore stupenda con tanto di battutine sul sesso all’interno.» afferma una vocina.

«E… Emma?» balbetto vedendola finalmente aprire gli occhi.

«Sto bene, tranquillo. Ho solo battuto la testa, mi sono ripresa quando hai iniziato a dire quelle cose e non ho voluto fermarti, è stato bello sentire quello che avevi da dire anche se pensavi fossi svenuta. Sappi che penso le stesse identiche cose e vorrei aggiungerne una…» mi dice tirandosi su a sedere.

«E quale sarebbe?»

«Che ti amo Killian Jones.»

«Caspita, non eri mai stata così esplicita finora.» replico stupito e lusingato.

«Lo sai che neanch’io sono brava con le parole.» risponde con un sorriso.

«Giusto. Sei sicura di star bene comunque?» le chiedo serio.

«Sì, sono solo un po’ ammaccata. Però ho sentito qualcosa quando ho toccato quella spada, oltre che una scossa ovviamente.»

«Ah sì? E che cosa?»

«Una sensazione, come se stessi facendo la cosa giusta. Devo riprovare a prenderla.»

«No!» le dico bloccandole le spalle «Emma, ho rischiato di perderti per colpa di quella cosa

«Killian, ehi, ti fidi di me?» mi domanda guardandomi profondamente con quei due grandi occhi verdi che amo alla follia.

«Certo che mi fido di te.» le rispondo annuendo.

«Allora sai che posso farlo, e questa volta ci riuscirò.»

«Ma…»

«Niente “ma”, sai che devo.» mi dice senza lasciarmi finire il discorso.

Lascio stare e l’aiuto ad alzarsi, credo sia tutta intera e spero vivamente che stavolta vada tutto bene. Con calma ci riavviciniamo alla roccia contenente la spada e non posso negare che non mi va a genio l’idea che Emma la tocchi nuovamente, preferisco di gran lunga le diavolerie del XXI secolo piuttosto che questi strani oggetti magici. Emma allunga la mano verso il manico della spada, è meno convinta della prima volta glielo leggo negli occhi ma nonostante ciò non si tira indietro. Le sto vicino in caso dovesse succedere qualcosa e voglio essere preparato, nel momento in cui sfiora con le dita la spada quest’ultima s’illumina facendo ritrarre ad Emma la mano. All’improvviso l’oggetto si muove e si estrarre praticamente da solo posizionandosi esattamente davanti a lei, è come se stesse aspettando che la prendesse. Emma mi rivolge uno sguardo interrogativo che io ricambio poi si riconcentra sulla spada fluttuante difronte a lei. Alla fine decide di lasciarsi andare e afferrarla anche non sapendo cosa accadrà. Sembra tutto apposto, nessun campo di forza, nessuna esplosione ed è già qualcosa di positivo.

«Killian, dammi la mano.»

«D’accordo…» rispondo confuso non sapendo il perché di quella domanda.

Non appena avvolgo la mia mano sulla sua la radura che abbiamo davanti scompare in un secondo, che sta succedendo? Continuo a stringere la mano di Emma finché non ci ritroviamo in mezzo al bosco, dove siamo? È stata la spada a trasportarci qui? Ci guardiamo intorno entrambi ma sembra non esserci nulla se non muschio e grossi abeti, in che cosa ci siamo cacciati? Tengo ancora Emma per mano quando lei inizia a camminare verso qualcosa che io non noto, decido comunque di seguirla stando al suo passo, pare quasi sia la spada a guidarla. Solo dopo qualche passo mi rendo conto che difronte a noi c’è un piccola dimora, è appartata ed umile situata in un luogo pressoché introvabile. Dev’essere quella di Merlino, non ci sono altre spiegazioni. Blocco Emma prima che possa bussare, lei si volta alzando un sopracciglio con sguardo interrogativo.

«Aspetta, lascia fare a me.» le dico.

«Va bene, come vuoi. Ma so bussare ad una porta sai?» replica lei quasi offesa.

«Lo so, Swan. Non è di certo questo che mi preoccupa.»

«Killian, so badare a me stessa lo sai benissimo.» afferma in tono più pacato.

«Lascia che sia io a pendermi cura di te per una volta.»

«È solo una porta, Hook!»

«Oh, era tanto che non mi chiamavi così.» rispondo ridacchiando «Comunque hai capito bene cosa intendo quindi faremo come dico io, capito?»

«Sì, signor capitano!» ribatte alzando gli occhi al cielo.

Mi avvicino cautamente alla porta di questa strana casetta, busso un paio di volte con l’uncino poi indietreggio e attendo che qualcuno venga ad aprirci. Il legno della piccola porta scricchiola quando viene aperta, sia io che Emma allunghiamo il collo per vedere chi c’è dietro ma non riusciamo a scorgere nessun volto. La capanna è a nostra disposizione a quanto pare, è come se ci stesse invitando ad entrare chiunque ci sia all’interno. Con il braccio faccio cenno ad Emma di restare dov’è mentre io entro piano scrutando ogni angolo, sembra vuota ma sicuramente qualcuno ci vive visto che il fuoco è acceso e vi è una pentola con dentro quello che sembra tè. 

«Siete arrivati quindi, ci avete messo un bel po’.» esclama una voce maschile.

Mi guardo intorno ma non vedo nessuno, me lo sto immaginando per caso? È una qualche specie di scherzo? D’un tratto in una delle sedie compare un uomo, è anziano, vestito con dei vestiti piuttosto umili ed una barba lunghissima. L’osservo senza dire niente, non credo voglia farci del male anzi da come mi ha “accolto” pare c’aspettasse. 

«Perché non chiami anche Emma? Abbiamo molto di cui parlare.» continua.

«Emma! Vieni!» la chiamo con un tono di voce leggermente più alto.

Lei mi raggiunge subito fermandosi in parte a me, la vedo squadrare l’anziano signore ma nemmeno lei dice nulla. Lui ci fa segno di accomodarci a tavola poi si alza e tira fuori delle tazze da tè. Versa il liquido davanti a noi porgendoci le tazze invitandoci gentilmente a servirci, Emma assaggia senza pensarci ma io sinceramente non mi fido molto.

«Puoi berlo, capitano. Non è avvelenato.»

«Sono abituato ad assicurarmi che ciò che mangio sia commestibile, senza offesa.» rispondo.

«Non preoccuparti, nessuna offesa. Non cercherò di certo di ucciderti visto che servirai ad Emma.»

«Cioè? Che significa?» chiede lei.

«Ve l’ho detto, abbiamo tanto di cui parlare.»

«Quindi tu sei Merlino?» continuo io fissandolo.

«In carne ed ossa.» replica con un sorriso.

«E che ci fai nella Foresta Incantata? Insomma… Mago Merlino non viveva a Camelot?» domanda Emma.

«Sei molto curiosa signorina Swan. Ti racconterò la mia storia se vorrai ma non penso che tu sia qui per questo, o sbaglio?»

«Sono qui per questo infatti.» gli dice mostrandogli quel maledetto pugnale con inciso il suo nome.




Angolo autrice
Eccomi qui! :)
Finalmente hanno trovato Merlino! Alleluja no? Ahahahah! :')
Questo capitolo è tutto POV Killian, dovevo un po' spiegare come si sentiva mentre Emma era lì svenuta sul prato. Non è stato dolce con quelle parole? ** 
Poi la spada li conduce fino alla casa del mago, lui sembrava li stesse aspettando e li invita ad entrare. Ovviamente entrambi hanno mille dubbi e domande ma lui sembra sapere anche il motivo per il quale sono lì: il pugnale.
Molte cose verranno già spiegate nel prossimo, ma sotto ci sono ancora tante infornazioni da scoprire :)

Grazie alle ragazze che mi recensiscono, come farei senza di voi? Attendo i vostri pareri!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 11
*** It happened like that ***


It happened like that

 

Erano ormai giorni che avvertivo molto fastidio al basso ventre, sapevo bene che era normalissimo all’ottavo mese e mezzo di gravidanza ma spesso m’impediva di lavorare in totale concentrazione. Mancava poco alla nascita dei bambini, molto poco, forse persino troppo poco. In tutti questi mesi quasi non mi ero abituata all’idea di essere nuovamente incinta e questa volta di due gemelli, non mi ero nemmeno fatta dire il sesso, ero spaventata da morire quasi come la prima volta. Ero sola, di nuovo. Sì, non dovevo lamentarmi infondo perché era stata una mia scelta scappare da Storybrooke, solo che ora come ora mi rendevo davvero conto di quanto avessi sbagliato, volevo qualcuno al mio fianco, volevo Killian, volevo Henry, volevo la mia mamma e il mio papà. Ovviamente tutto ciò non era possibile ed io dovevo essere forte, potevo farcela. Come se niente fosse mi recai nel mio posto di lavoro, ormai compilavo solo scartoffie e rispondevo al telefono ma mi andava bene comunque piuttosto che stare a casa a rimuginare. I dolori questa mattina erano più forti e fastidiosi del solito ma sopportabili, più o meno. Il mio compagno di scrivania notò la mia ennesima smorfia e incrociò le braccia al petto come se sapesse che avrei dovuto essere a casa e non a lavorare.

«Emma, sei sicura di star bene? È quasi un’ora che ti massaggi la pancia.» mi disse lui.

«È tutto okay, Tom.» mentii.

«Ti conosco abbastanza da non crederti.»

«Ma se non siamo nemmeno colleghi.» replicai.

«Beh, ma stiamo spesso qui dentro insieme e ho imparato a captare determinati segnali.» continuò lui.

«D’accordo stavolta ti do ragione.» gli concessi.

«Lo sapevo! Vuoi che t’accompagno a casa?» propose.

«Veramente sarebbe meglio l’ospedale… Mi si sono appena rotte le acque.» risposi guardandolo.

Tom scattò dalla scrivania come una gazzella, prese le chiavi della sua auto e mi trascinò fuori. Era più agitato di me, anzi era proprio in preda al panico, un po’ mi sentivo in colpa a dargli la responsabilità di portarmi in ospedale ma non avevo nessun altro e un passaggio mi faceva comodo sinceramente. Thomas sfrecciava tra le strade trafficate di Boston con un’espressione sconvolta in faccia, io tentavo in tutti i modi di non urlare dal dolore per non spaventarlo più del dovuto ma era alquanto difficile viste le fortissime contrazioni che mi stavano colpendo il corpo. Giungemmo al Central Hospital dieci minuti dopo, Tom corse a chiamare un medico mentre io a fatica scendevo dall’auto. Due infermiere mi raggiunsero subito con una sedia a rotelle che accettai molto volentieri visto che non ce la facevo neanche a camminare. Queste mi portarono all’interno e in tutta fretta chiamarono il medico di turno, Tom mi si avvicinò leggermente più rilassato adesso che eravamo sani e salvi in ospedale.

«Vuoi che rimanga? Non c’è nessun problema.» si offrì.

«No, no non ti preoccupare, ho già un altro figlio so come funziona, ora chiamo il mio ragazzo e sono sicura che arriverà a momenti. Grazie di avermi accompagnata comunque o avrei partorito in centrale.» dissi cercando di ironizzare il più possibile.

«Oh, d’accordo! È stato un piacere, buona fortuna! Ci si rivede al lavoro!»

«Certo, grazie ancora.» e lo salutai.

Naturalmente mentivo, non sul fatto che sapessi come funzionava ma sul fatto che avrei chiamato Killian, come potevo? Certo, l’avrei voluto qui con tutta me stessa ma la verità è che avevo troppa paura per prendere il cellulare e telefonargli. Un’altra contrazione mi colpì violentemente distraendomi dai pensieri che mi fluttuavano in testa, il dottore mi raggiunse e mi accompagnò nella mia stanza. Mi fecero subito il tracciato confermandomi che i bambini stavano bene, almeno una buona cosa c’era alla fine. 

«Signorina…»

«Swan, Emma Swan.» conclusi.

«Signorina Swan, ho prenotato una sala per il cesareo visto che sono gemelli è preferibile procedere così, lei è d’accordo?»

«Sì, certamente. Mi affido a voi.»

«C’è qualcuno che dobbiamo aspettare? Il papà?» mi domandò.

Alle contrazioni si aggiunse anche il dolore di non avere Killian al mio fianco, era una situazione che avevo già vissuto con Henry e faceva male sapere che ero qui un’altra volta esattamente come tredici anni fa. Non risposi subito al dottore che però non se ne andò e attese pazientemente una mia risposta, penso sapesse già che ero sola ma aspettava una mia conferma «Non dobbiamo aspettare nessuno, lui non verrà.» in realtà sarebbe venuto subito se solo avesse saputo ma questo era un altro paio di maniche.

«Va bene, ora si rilassi presto vedrà i suoi figli.» mi disse con un lieve sorriso.

Rilassarmi, sì, magari ci riuscissi. Stavo per dare alla luce due bambini e non sapevo assolutamente nulla di come curare un neonato, o meglio due. Henry l’avevo dato in adozione perché avevo solo diciotto anni, non l’ho cresciuto io bensì Regina, ma questa volta avrei davvero avuto la forza di dar via i bambini di Killian? Neal mi aveva abbandonata ed ero in prigione, non avrei dato un futuro decente ad Henry, ma adesso ero grande, avevo un lavoro, una casa e forse l’idea di tenerli non era poi così malvagia. Un’altra volta mi ero incantata a riflettere e non mi ero neanche accorta che mi stavano preparando per andare in sala operatoria, lasciai lavorare medici e infermieri e provai a stare tranquilla. Non sapevo se fossero femmine o maschi, non avevo neanche scelto dei nomi… Avrei dovuto e voluto farlo insieme a Killian ma sapevo bene che perlomeno adesso non era possibile. Con l’anestesia in circolo non sentii nulla, solo qualche scossone ogni tanto ma non era doloroso. Nel momento in cui sentii il pianto del mio bambino quasi mi venne da piangere, era tutto dannatamente reale, ero mamma per la seconda volta.

«È una bambina, Emma!» annunciò il dottore.

Poi l’infermiera s’avvicinò con quello scricciolo tra le braccia, era sporca ed insanguinata ma già sveglissima. La osservai per qualche secondo e solo allora notai quanto assomigliava a Killian, dio, era la sua fotocopia. Faceva male da un lato, ma dall’altro ne ero felice perché sarebbe stato come averlo accanto a me sempre. «Ciao piccolina, benvenuta.» le dissi lasciandole un leggero bacio sulla testolina.

La giovane infermiera riportò la bimba nella vaschetta per completare la pulizia mentre il medico faceva nascere l’altro bambino. «È un’altra femminuccia! Ha due splendide gemelle, Emma.»

Un’altra bambina, due femmine questa volta. Mi fecero guardare anche lei che era identica alla sorellina e naturalmente con i lineamenti di Killian. Erano bellissime, perfette e in cuor mio sapevo che non le avrei mai e poi mai mandate via. Potevo farcela anche da sola per un po’, poi sarei tornata a casa e saremmo stati tutti una famiglia. «Ciao anche a te piccola.»

Non staccai gli occhi da loro neanche un momento, erano tranquille e non piangevano, muovevano le manine e i piedini mentre le visitavano. Mi riportarono in camera circa un’ora dopo insieme alle bimbe, mi dissero che se avessi avuto bisogno di qualcosa mi sarebbe bastato chiamare, poi mi lasciarono da sola con le mie figlie che dormivano beate nei loro lettini. Un po’ dolorante cercai il mio cellulare all’interno della borsa e cliccai sul nome di Killian per digitare un nuovo messaggio.

“Ehi, lo so che sono sparita per un sacco di tempo ma c’è un motivo, Killian devi sapere che oggi è accaduto qualcosa di meraviglioso ed io vorrei che fossi qui. Mi manchi in una maniera che non si può nemmeno descrivere e ho bisogno di te più che mai. Killian, sei diventato padre… Sì, ero incinta e oggi sono nate le tue figlie, eh già, due gemelle. Sono stupende ed uguali a te, ti prego raggiungimi. Sono all’ospedale di Boston, ti aspetto. Puoi insultarmi, odiarmi, urlarmi ma vieni a conoscere le tue figlie.”

Piansi per tutto il tempo mentre scrivevo quelle parole ed alla fine non riuscii a premere “invio”, guardavo quelle due piccole creature e sentivo di doverle proteggere da tutto lo schifo che c’era stato nella mia vita. Non mi riferivo a Killian o ad Henry ma di certo non potevo dire di aver avuto una vita rose e fiori. Cancellai il messaggio e sospirai, non ero pronta nonostante volessi Killian qui più di qualsiasi altra cosa.

«Saremo solo noi tre per un po’, piccoline. Ma andrà tutto bene, ve lo giuro, la vostra mamma è qui. Ho scelto anche dei nomi per voi due e spero vi piacciano, Hannah e Charlotte.»

 

***

 

È trascorso già un giorno da quando siamo scappati da quel piccolo villaggio e fortunatamente il nostro viaggio è proseguito senza intoppi. Spero non ci voglia ancora troppo a raggiungere questa fantomatica spada perché sto cominciando a innervosirmi, sapevo in partenza che ci sarebbe voluto del tempo ma è quasi una settimana che siamo lontani da casa e oggi in particolari modo sento la mancanza di tutti. Almeno tra me e Killian le cose vanno molto meglio, sembriamo aver trovato la serenità di un tempo anche se so bene che non mi ha ancora perdonata.

«Sei silenziosa, a che cosa pensi?» mi domanda interrompendo il silenzio.

«Oggi le bambine compiono nove mesi… Vorrei essere lì con loro, tutto qua.» confesso.

Lui si ferma e si piazza davanti a me cingendomi i fianchi «Non essere triste, torneremo presto a casa.»

Ricambio l’abbraccio poggiando la testa sulla sua spalla «Lo spero tanto.»

«E così ora come ora nove mesi fa eri in ospedale?»

«Sì, stavo aspettando che le facessero nascere…»

«Avrei voluto esserci…»

«Anch’io avrei voluto che tu fossi lì… Dopo avermi riportata in camera ti avevo scritto un messaggio sul cellulare ma non ho mai avuto il coraggio di premere invio.»

«Perché? Sai che sarei corso da te subito.»

«Lo so, ho avuto paura, anzi ero proprio in prenda all’angoscia. Ero terrorizzata che qualcuno me le portasse via. So di aver sbagliato, Killian.» gli dico guardandolo negli occhi.

«Cosa ti ha fatto cambiare improvvisamente idea quando sei tornata?»

«Il tuo sms e la mia babysitter. Poi guardavo Charlotte ed Hannah e desideravo solo vederle tra le tue braccia…»

«Non vedo l’ora di tenerle di nuovo in effetti.» afferma con un sorriso.

«Lo immaginavo, sono talmente tenere che ti conquistano subito.»

«Chissà da chi hanno preso…» mi dice con un sorrisetto da finto tonto.

«Sei proprio un idiota!» replico io ricominciando a camminare.

Pochi minuti dopo il libro cade a terra e noi ci ritroviamo in una radura immensa, è come un grandissimo campo da golf, non c’è un albero nel raggio di cinquecento metri. Non capisco perché l’incantesimo si sia bloccato all’improvviso, qui non c’è nulla. Sia io che Killian ci guardiamo in giro e solo dopo qualche secondo focalizziamo qualcosa di luminoso al centro della distesa d’erba. Passo dopo passo c’avviciniamo sempre di più, pare non esserci anima viva e il che gioca decisamente a nostro favore. Ora sono abbastanza vicina da capire cos’è: la spada. Non credo ai miei occhi, l’abbiamo trovata per davvero! Un sorriso mi si stampa in volto e tutta la malinconia con cui mi sono alzata questa mattina svanisce in un istante. Adesso devo estrarla dalla roccia e sono certa al cento per cento che non sarà semplice, ma devo comunque tentare visto che è l’unico modo che ho per trovare il mago. Prendo un respiro profondo e allungo il braccio verso il manico della spada quando Killian mi blocca.

«Che c’è?» chiedo alzando un sopracciglio.

«Sei sicura di volerlo fare?»

«Non abbiamo alternative…»

«Giusto… Fa’ attenzione però.» si raccomanda.

Vorrei alzare gli occhi al cielo ma non lo faccio perché anch’io sono un po’ in ansia, la mano mi trema ma non mi tirerò indietro questo è certo. Faccio un passo verso la grossa roccia che contiene la spada, appoggio la mano sinistra su di essa per aiutarmi a fare leva e per il momento sembra tutto apposto. Inspiro profondamente col naso e avvolgo la mano destra sul manico della spada, ma nell’istante in cui la mia pelle viene a contatto col metallo sento come una scossa elettrica percorrermi il corpo, ritraggo la mano immediatamente ed un’improvviso campo magnetico mi scaraventa una decina di metri indietro. Vorrei rialzarmi ma c’è qualcosa che me lo impedisce, la testa mi pulsa e sono sicura che sto per perdere i sensi…






Angolo autrice
Ciao!
Ok, parto dicendovi che il flashback doveva essere moooolto più breve, solo un'accenno, poi quand'ho finito di scrivere mi son resa conto che erano venite fuori più di tre pagine ahahah! Spero comunque di non avervi annoiato, ci tenevo a spiegare come ha vissuto Emma durante quell'anno e mezzo lontana da casa. (per chi non lo ricordasse Thomas era il collega di Emma alla centrale di polizia solo che in quel periodo, ovvero quando lei era incinta non lavoravano ancora assieme.)
Seconda parte: Finalmente dopo nove capitoli hanno trovato sta benedetta spada xD ovviamente sarebbe stato troppo scontato se fosse andato tutto liscio no? Infatti la povera Emma viene sbalzata via da un campo magnetico che si forma intorno alla spada... 

Grazie di cuore a tutte voi che trovate sempre un momentino per lasciarmi una recensione, siete gentilissime. 
Le recensioni sono un po' calate, ma spero comunque che la storia continui a piacere! Aspetto con ansia i vostri pareri! :)

Un abbraccio!
Anna

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Capitolo 12
*** What should I do? ***


What should I do?

 

Porgo il pugnale dell’Oscuro al mago, lo prende e lo osserva attentamente poi sospira come se sapesse già cosa deve fare. Dal suo sguardo non sembra niente di buono, non sarà sicuramente semplice liberarmi da questa oscurità adesso ne sono proprio certa. Quando ho toccato la spada la prima volta sono stata respinta e so il perché, non ho voluto dirlo a Killian o si sarebbe preoccupato inutilmente, è stato a causa dell’oscurità che ho dentro, ero pronta ad usare la magia oscura per difendermi ed è per questo che sono stata sbalzata via. Quando sono tornata la seconda volta sapevo bene che avrei dovuto ricorrere solo e soltanto alla mia magia di luce. Ed infatti nell’esatto momento in cui ne sono stata convinta la spada si è estratta e mi ha guidata fino a qui, credo fosse tutto programmato da Merlino: il libro, la spada, il farci trovare casa sua. Non penso sia stato un caso che l’abbiamo trovato visto che in centinaia di anni mai nessuno l’ha visto. Deve aver programmato il suo ritrovamento o qualcosa del genere altrimenti nonostante gli sforzi non saremmo mai giunti fin qui. Anche se non mi fido al cento per cento di lui diceva la verità quando ci ha confermato che non voleva farci del male, sotto sotto mi sembra solamente un uomo molto solo. Continua ad osservare il pugnale soffermandosi su ogni dettaglio, probabilmente in cuor suo sa già cosa devo, o meglio, dobbiamo affrontare. 

«Erano così tanti anni che non vedevo questo oggetto…» dice sospirando nuovamente.

«Qualcuno aveva già provato a liberarsi dall’oscurità?» chiedo.

«Sì, Emma. Alcuni Signori Oscuri, come te, non sono diventati così per scelta. Mi hanno cercato ancora quando vivevo a Camelot.»

«E sono riusciti nel loro intento? Ovvero liberarsi?» continuo.

«No. Nessuno ci è mai riuscito.» mi risponde rivolgendomi uno sguardo dispiaciuto.

«Che cosa?! E allora sentiamo, che diavolo ci facciamo qui?!» sbraita Killian sbattendo la mano sul tavolo.

«Ehi, calmati. Sentiamo prima cos’ha da dire.» gli dico piano cercando di tranquillizzarlo.

«Sei troppo avventato, Hook. Non è semplice come credi liberarsi da una cosa tanto potente come la magia oscura. Fortunatamente Emma non l’ha utilizzata molto, questo è già un punto a vostro favore, quindi possiamo ben sperare che ce la faccia. Se ci pensi io non ho mai garantito nulla, però ho voluto che mi trovaste perché voglio aiutarvi, riuscire o meno nell’intento non dipende da me, ma da voi due.» conclude Merlino.

«Aspetta un momento, mago. Quindi tutta la storia del libro e della spada è stata architettata da te?» domanda Killian incredulo.

«Sì. Ho voluto io che mi trovaste, ho ritenuto opportuno vedere prima quanto tu e gli altri teneste ad Emma realmente e devo dire che sono rimasto sorpreso da tutto l’amore che c’è nella sua famiglia e in te. Ho fatto sì che trovaste il mio libro e che lui vi conducesse alla mia spada, Excalibur, che a sua volta vi ha portati qui. Se non avessi voluto provare ad aiutarvi non avreste mai trovato nulla su di me questo è certo.»

«Tu non ci conosci, come fai a sapere tutte queste cose? Vivi in una capanna in mezzo al bosco come un fuggitivo che cosa sai di me ed Emma?» ribatte Killian piuttosto infastidito.

«Killian, smettila! Arrabbiarsi non cambierà niente.» lo ammonisco.

«È meglio se ascolti la signorina Swan. Io so molte cose, anche troppe forse, ma di certo non sono qui per farvi del male. Ci sono molte probabilità che Emma riesca a raggiungere il suo obiettivo ed è solo per questo che vi ho permesso di trovarmi.»

«Che cosa devo fare? Sono disposta a tutto, davvero.» gli dico sperando non sia qualcosa di troppo drammatico.

«Non so se lo sarai dopo che ti avrò spiegato come funziona.» mi risponde abbassando leggermente lo sguardo.

Okay, decisamente questa risposta non promette niente di buono o forse non è del tutto convinto che io voglia davvero liberarmi dall’oscurità che ho nel corpo ed in questo caso si sbaglia di grosso. Ho tre bambini da proteggere, poi ci sono i miei genitori, Killian stesso e i miei amici. Non tornerò a Storybrooke sapendo che quel pugnale è ancora legato a me, non se ne parla nemmeno quindi qualsiasi cosa voglia farmi fare Merlino, beh, eccomi qui. Sono pronta a sacrificarmi per coloro che amo, non ho paura, voglio solo il meglio per tutti. «Dimmi che cosa devo fare.»

«È meglio se ti prendi una giornata di riposo, hai bisogno delle tue piene facoltà fisiche e mentali.» risponde il mago.

«Non ho tempo per dormire, voglio sapere subito che cosa mi aspetta.» continuo.

«Queste sono le condizioni, Emma, accettale o non ce la farai.»

«D’accordo! Ma domani mattina mi aiuterai, non accetterò un no come risposta.» 

«Domani va bene. La casa è a vostra disposizione, ci vediamo domattina.» esclama prima di scomparire sotto i nostri occhi.

«E adesso dove si è cacciato?» chiede Killian guardandomi.

«Non ne ho idea, ma cerchiamo di seguire i suoi consigli così probabilmente domani sarà tutto finito.»

Lui annuisce e mi invita a salire di sopra dove c’è un letto abbastanza grande per entrambi, non è proprio un piano superiore sembra più una piccola mansarda creata solamente per poter dormire lontano dalla cucina. Noto che nel piccolo comodino di legno c’è una brocca con dentro dell’acqua e due bicchieri di vetro, Merlino non si è fatto mancare nulla mi chiedo da quanto sapesse che stavamo arrivando… Mi siedo sul letto che trovo decisamente più comodo che dormire in tenda, effettivamente sono stanca e la botta in testa mi fa ancora un po’ male, riposarci non è un’idea così cattiva se ci penso. Nonostante la voglia di dormire direi che ora come ora la cosa più urgente è farmi una doccia, o se non altro lavarmi da qualche parte. Dopo giorni di cammino mi sento come un maialino che si è rotolato nel fango, solo che al contrario dell’animale io voglio scrollarmi la sporcizia.

«Killian, sai se c’è un bagno qui?» 

«Può essere, perché?»

«Avrei un bisogno urgente di lavarmi, sai com’è sono giorni che camminiamo in mezzo ai boschi, che dormiamo per terra, sì, insomma mi fa un po’ schifo tutto questo sporco…»

Lui sorride divertito «Andiamo a vedere cosa troviamo in quella stanzetta allora. Anche a me non dispiacerebbe una rinfrescata.»

Nella piccola dimora c’è solo una porta oltre a quella d’entrata e spero vivamente ci sia una vasca da bagno dentro, non pretendo che sia bella e grande come quella che avevo a Boston ma almeno da riuscire a lavarsi. Apro piano la porticina e con mio enorme piacere noto che c’è una specie di vasca fatta di legno, ovviamente dovremmo procurarci l’acqua ma sembra pulita e apposto per un bagno veloce così con un semplice incantesimo la riempio di acqua calda.

«Ora sì che ragioniamo!» esclamo soddisfatta.

«Sembra proprio invitante…» ammicca Hook.

So bene dove vuole arrivare ma non gli darò questa soddisfazione, non ancora se non altro «Esatto, ora se mi fai la cortesia di uscire te ne sarei grata.»

«Ma…» si lamenta mentre lo spingo fuori.

Richiudo la porta dietro di me e pian piano m’immergo nell’acqua, è una sensazione quasi afrodisiaca potersi fare un bel bagno caldo dopo giorni e giorni all’aperto. Non sarà un hotel a cinque stelle ma non mi posso lamentare. Mi sciacquo bene i piedi e i capelli e quando sono puliti mi concedo un paio di minuti di relax. Un bagno con Killian non mi sarebbe dispiaciuto ma mi diverto troppo a lasciarlo a bocca asciutta, adoro guardare la sua espressione da cane bastonato che mi implora, tante volte lo faceva apposta solo per farmi ridere e ci riusciva benissimo. Mi mancano quei momenti solo nostri che tra un’avventura e l’altra riuscivamo a condividere, stare con lui era come tornare nel mio luogo sicuro, potevo rifugiarmi tra le sue braccia e ridere, piangere, prenderlo in giro, è sempre stato la mia àncora di salvezza e nonostante sia passato un anno e mezzo per me non è cambiato niente, con lui mi sento semplicemente bene. Faccio per uscire dalla vasca quando mi rendo conto di non essermi portata nulla per coprirmi e asciugarmi, ottimo, Killian mi prenderà per i fondelli per il resto dei miei giorni ne sono certa.

«Killian!» lo chiamo rimanendo nell’acqua cercando di coprirmi come posso.

Lui apre piano la porta e ci infila la testa «Dimmi.» dice guardandomi dappertutto.

«Mi passeresti la coperta che abbiamo nello zaino? Dovrei asciugarmi.»

«Perché non vieni a prendertela? Guarda che non mi imbarazzo se giri nuda.» replica lui ridacchiando. Ecco, sapevo che non si sarebbe risparmiato le battutine.

«Finiscila, Hook!» 

«Adoro quando mi rivolgi quello sguardo assassino!» continua senza smettere di ridere.

«Non sarà solo uno sguardo se non ti muovi immediatamente!» 

Finalmente mi ascolta ed esce a procurarmi ciò che mi serve, ogni tanto mi fa davvero esasperare quest’uomo! Mi porge la coperta e chiude la porta lasciandomi la mia privacy, mi infilo un cambio di biancheria pulito che mi ero portata e una maglietta lunga per dormire, fortunatamente c’è abbastanza caldo da poter dormire con poco. Lascio la stanza a Killian e mi stendo sul letto, spero tanto che Merlino mi aiuti e che io sia in grado di eseguire ciò che mi chiederà perché non vedo l’ora di riabbracciare Henry, Charlotte ed Hannah, mi mancano da morire. Mi sistemo sotto le coperte calde e poco dopo mi appisolo, non mi addormento del tutto perché riesco a sentire Killian vestirsi e raggiungermi di sopra.

«Ehi, dormi?» mi chiede stendendosi in parte a me.

Apro gli occhi e scuoto la testa «No, riposavo e basta.»

Mi attira a sé ed io rimango piacevolmente sorpresa dal suo gesto, sono ormai un paio di notti che dormiamo abbracciati come un tempo e i miei sonni sono molto più rilassati e tranquilli in effetti. Mi stringo a lui notando che indossa solo i boxer, sorrido senza farmi vedere e approfitto per godermi il suo corpo perfetto. Solo dopo qualche minuto mi rendo conto che sta giocherellando con il gancetto del mio reggiseno e riesce anche a slacciarlo subito dopo. Lo osservo con una faccia un po’ stupita ma lui fa finta di niente e mi accarezza dolcemente la schiena con la mano, non so esattamente cosa voglia fare, in un altro momento sicuramente l’avrei intuito ma ora come ora non ne sono proprio certa. Insomma, è trascorso molto più di un anno dall’ultima volta che siamo stati insieme. Pian piano la sua mano viaggia sempre più giù arrivando al mio fondoschiena, non nego che la cosa mi piaccia, anzi che mi piaccia parecchio ma non sono del tutto sicura se voglia andare fino infondo o solo stuzzicarmi. Nel dubbio lo bacio piano sulle labbra e aspetto di vedere se ricambia o meno, per fortuna lo fa e ci mette decisamente più passione di me. Io mi lascio trasportare non sapendo ancora dove andremo a parare ma non m’importa perché momenti come questi sono rari per noi e voglio gustarmeli più che posso. Faccio scivolare la mano sul suo petto e poi sulla schiena accarezzandolo nel modo in cui lui aveva fatto con me. Lo sento rilassarsi non appena lo sfioro e questo tranquillizza anche me, non c’è più imbarazzo tra noi, sembra proprio che in questo momento tutto sia naturale. Stacco leggermente il mio corpo dal suo ottenendo come risposta un lamento, poi con fare deciso gli sfilo i boxer e li lascio cadere dal letto. Lui ridacchia mordendomi il labbro inferiore e in un lampo mi ritrovo sotto di lui senza maglietta e senza reggiseno, avevo dimenticato quanto ci sapesse fare in questo campo. Un secondo dopo la sua mano mi sta togliendo l’unico indumento ancora attaccato al mio corpo, prendo il suo viso tra le mani e assaporo centimetro per centimetro le sue labbra morbide. Lascio che si faccia strada dentro di me trattenendo il respiro, non mi sembra neanche vero che quello che sta capitando. Mi faccio trasportare dalle meravigliose sensazioni che provo fino alla fine per poi rilassarmi sotto il suo tocco delicato. Ho ancora il fiato corto quando Killian si stende in parte a me accarezzandomi i capelli, mi accoccolo tra le sue braccia senza dire niente e inspiro il suo profumo come non facevo da molto tempo.

«Forse è il caso di dormire un po’, che dici?» mi chiede con un tono divertito.

«Direi di sì.» rispondo con un sorriso.

«Domani sarà tutto finito e torneremo finalmente a casa.»

«Beh lo spero proprio!» dico sbadigliando.






Angolo autrice
Sono tornata :) ultimamente sono presa con lo studio e la miriade di serie tv ahahah (mi sono guardata tre stagioni di Arrow in dieci giorni xD) ma tranquilli non vi abbandono!
Passando al capitolo, beh, molte cose vengono svelate finalmente. È stato tutto un piano attuato da Merlino in poche parole, è stato lui a permettere ad Emma e Killian di trovare la spada e agli altri a Storybrooke di trovare il libro, li ha osservati per un po' poi ha deciso di aiutarli. Nessuno è mai riuscito a liberarsi dal pugnale ha detto il mago quindi diciamo che non sarà un'impresa semplice (eheheh bisogna inserire un po' di mistero no?). Poi improvvisamente sparisce e né uno né l'altra sanno dove sia, ha lasciato loro casa sua e diciamo che quei due ne hanno approfittato alla stra grande LOL 
Già nel prossimo in teoria svelerò cosa dovranno fare Hook ed Emma :)

Le recensioni sono calate un sacco e mi dispiace molto, spero che la storia continui a piacere e se avete tempo io vi invito sempre a lasciarmi un commento (ormai lo sapete ahah)

Ps: ho visto foto e video della Convention, piango solo al pensiero ç.ç quanta invidia!

A presto,
Anna

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Capitolo 13
*** Sacrifice ***


Sacrifice

 

Mi sveglio grazie alla luce del sole che trapassa attraverso il tetto della capanna, sento i muscoli delle gambe un po’ indolenziti ma non ci faccio troppo caso perché sono ancora avvolta tra le braccia di Killian. Mi stringo di più a lui senza svegliarlo, ho davvero bisogno di godermi un momento così bello tra di noi, abbiamo dormito insieme sì e no tre volte a casa, ero sempre troppo spaventata dalla nostra relazione per farlo restare e lui mi assecondava sapendo che se mi avesse fatto pressioni sarei impazzita. Adesso che ci penso però mi sono persa un sacco di cose, svegliarsi tra le braccia dell’uomo che si ama è una delle sensazioni più speciali che una persona possa provare. Sento la sua mano accarezzarmi la schiena e non posso non sorridere, ci siamo ritrovati dopo tanto tempo e non posso essere più felice di così.

«Buongiorno dormigliona.» mi dice baciandomi la fronte.

«Mi sono svegliata prima di te, caro.» replico mordendogli piano il labbro inferiore.

«È almeno un’ora che ti guardo dormire, ma eri troppo carina quando ti sei avvicinata a me appena sveglia, non ho voluto disturbarti.»

«Cretino!» esclamo colpendogli il petto senza fargli male.

«Dai! Lo sai che adoro guardarti dormire.» risponde in sua difesa.

«Forse è meglio se ci alziamo e mangiamo qualcosa intanto che aspettiamo Merlino.» propongo.

«Certo. Anche se di quel mago non mi fido molto.» ammette mentre scendiamo al piano di sotto.

«Lo so, Killian. Ma che cos’altro possiamo fare? Lui è la nostra unica speranza.»

«Hai ragione, ma sembra tutto troppo semplice.»

«Che vuoi dire?» domando alzando un sopracciglio.

«Perché vuole aiutarci? Se sa che non ha mai funzionato perché tentare proprio con noi?»

«Non lo so, ma lui sembra sapere perfettamente chi siamo quindi forse ha visto del potenziale… Io davvero non ne ho idea, però mi serve sperare che vada tutto per il meglio perché l'alternativa sarebbe tornare a casa così come sono ora e non voglio assolutamente che accada. Henry, Hannah e Charlotte hanno bisogno di me ed io non posso essere la mamma che meritano se mi porto dentro questa cosa, capisci?» tento di spiegare.

«Sì, capisco bene cosa intendi Emma. Spero anch’io che questa fiducia in lui sia ben riposta. Non potrei sopportarlo se ti accadesse qualcosa.»

«Starò bene, Killian. Promesso.» gli dico con un sorriso.

«Ti conviene, Swan! O ti uccido io con le mie, o meglio, la mia mano.»

Io rido mentre addento una pezzo di mela, sa sempre come smorzare la tensione quando serve e lo adoro per questo. Nemmeno io sono sicura di ciò che Merlino vuol fare ma che alternative abbiamo? Ora come ora la lista è piuttosto corta, anzi non esiste proprio. Dobbiamo fidarci per quanto possibile e se non altro stare ad ascoltarlo, non penso ci obbligherà a fare qualcosa che non vogliamo quindi la migliore opzione è vedere cosa ci proporrà.

«Mi mancano le gemelle, sai? Anche se le ho viste per pochi giorni mi sono sentito subito il loro papà…» mi confessa.

«Mi sentirò in colpa a vita per avertele tenute nascoste.»

«Non fa niente, Emma. Credo di averla superata, insomma più o meno… Voglio solo tornare a casa e prendermi cura di loro.»

«È giusto che abbiano un papà, e tu sarai un ottimo genitore per loro ne sono certa. Poi a loro piaci un sacco quindi non preoccuparti.» affermo sorridendo.

«Davvero gli piaccio?» mi chiede sorpreso.

«Certo! Solitamente non vanno molto d’accordo con chi non conoscono bene ma con te è stato amore a prima vista e credimi le conosco abbastanza per confermartelo!»

A Killian s’illuminano gli occhi, è come se gli avessi dato la notizia più bella della sua vita, è la prima volta che vedo quell’espressione sul suo viso e devo ammettere che ne sono davvero contenta. All’inizio non avevo idea di come avrebbe preso la notizia delle bambine, da un lato sapevo che l’avrebbe accettato ma dall’altro un po’ di timore c’era. Invece è stato tutto così naturale tra loro tre che quasi non me ne capacito a distanza di una settimana. Non appena finiamo la colazione ci sistemiamo in attesa del mago che spero arrivi al più presto. Un rumore mi distrae dai miei pensieri e mi volto: è ricomparso Merlino, neanche l’avessi chiamato! Ci fa cenno di seguirlo fuori casa e così facciamo, ci sediamo su un tronco d’albero aspettando che dica qualcosa ma lui si limita ad osservarci ed annuire. Inizio a spazientirmi leggermente ma sto zitta e attendo.

«Ottimo, adesso posso spiegarvi la procedura. Vi avverto che non vi piacerà e che se volete tirarvi indietro siete assolutamente liberi di farlo.» ci dice.

«Parla e basta.» lo incita Killian.

«D’accordo, come desiderate. C’è un unico modo per liberarsi dall’influenza del pugnale e dalla sua annessa oscurità ovvero avere accanto la persona che si ama. Nel vostro caso direi che siete apposto ma purtroppo non è così semplice, liberarsi richiede un sacrificio e non uno qualunque…»

«Aspetta, che cosa intendi per sacrificio?» lo interrompo.

«La persona controllata da pugnale è facilmente influenzabile da esso, ogni comando che viene imposto l’Oscuro lo esegue senza esitazione ed è qui che entra in gioco l’Amore.»

«Continuo a non capire. Non credi che sarebbe meglio arrivare al punto?» gli dico lievemente infastidita.

«Come stavo dicendo, l’Oscuro esegue ogni ordine ma c’è un modo per resistergli. Avrai bisogno di tanta forza di volontà, Emma, dovrai scavare dentro te stessa e ritrovare il completo controllo della tua mente. Qui entra in gioco Hook, sarà lui ad aiutarti.»

«Quindi, fammi capire, tu mi ordinerai di fare qualcosa ed io dovrò semplicemente evitare di farlo? Beh, potevi dirlo subito! Non mi sembra questo granché.» affermo alzando le spalle.

«No, Emma. Non è un ordine qualsiasi, ma uno ben preciso, per questo motivo nessun Signore Oscuro c’è mai riuscito.»

«D’accordo, ti ascolto. Cosa dovrai ordinarmi di fare?»

«Sei sicura di volerlo sapere?»

«Certo che lo voglio, che domande!»

«Dovrò ordinarti di ucciderlo…» mi risponde spostando lo sguardo su Killian.

Rimango per un attimo paralizzata, credo che il mio cuore abbia perso un battito e il respiro si è completamente bloccato. Non può essere questa l’unica soluzione, forse ci sta prendendo in giro, magari è solo un sadico e vuol vedermi uccidere la persona che amo. Non posso credere che debba finire così… Avverto gli occhi di Killian scrutarmi ma non riesco a guardarlo, non posso chiedergli di mettere a rischio in questo modo la sua vita. Abbiamo delle figlie di certo non  posso tornare a casa e dir loro “ho ucciso vostro padre perché volevo liberarmi da un pugnale”. Che cavolo dovrei fare?

«Vi lascio soli. Se avete bisogno di me sapete dove trovarmi.» ci dice avviandosi dentro la sua capanna.

Killian mi afferra la mano ed io sentendo il suo calore non riesco a trattenere le lacrime, cosa stiamo facendo? In che casino ci siamo cacciati? Non posso prendere una decisione se il prezzo da pagare è questo, non potrò mai metterlo in pericolo così neanche tra cent’anni.

«Emma, dì qualcosa.»

«Che cosa dovrei dire, Killian?» chiedo singhiozzando.

«Non lo so, qualcosa…»

«Non posso accettare a queste condizioni, non posso rischiare di ucciderti.»

«Io mi fido di te, voglio che tu lo faccia.»

«Sei pazzo? Killian ti rendi conto che stiamo parlando della tua vita?»

«Sì che me ne rendo conto, ma so che non mi farai del male.»

«Seriamente stiamo discutendo su questo? Non lo farò mai, punto.»

«Emma, guardami.» mi obbliga a guardarlo negli occhi «Tu non mi farai niente perché mi ami, perché ci fidiamo l’uno dell’altra, perché diamine ne abbiamo passate tante e ne siamo sempre usciti vincitori e anche questa volta sarà così. Tu lo farai perché te lo sto chiedendo io e torneremo dalle nostre figlie insieme.»

«Non mi fido di me stessa…» confesso piangendo.

«Ma io di te sì. E sono convinto che tu possa farcela.»

«Nessuno c’è mai riuscito…» continuo.

«Perché nessuno è Emma Swan.»

Rido e piango al contempo, non ho idea di cosa fare, ho troppa paura di non riuscire a fermarmi. Se lo uccidessi una parte di me morirebbe con lui e sono sicura che quando Hannah e Charlotte lo verrebbero a sapere mi odierebbero per sempre ed io non posso vivere con un peso tanto grande. Ho bisogno di pensarci un po’ anche se apprezzo la fiducia che Killian ha riposto in me. Mi alzo da tronco stringendomi nel cappotto come se potesse darmi una qualche specie di protezione ed inizio a camminare in direzione del bosco, Killian mi segue ma lo blocco subito.

«Vorrei stare un po’ da sola…» gli dico abbassando lo sguardo.

«Emma, non è sicuro…»

«Non mi accadrà niente, non mi allontanerò tanto promesso.»

«Okay, ti do mezz’ora poi vengo a cercarti.» replica lui dandomi un bacio sulla guancia.

«Agli origini, capitano.» rispondo ironicamente.

Lascio che si allontani da me e m’incammino verso il bosco difronte a me, camminare mi ha sempre fatto bene, riesco a riflettere lucidamente e se sono sola ancora meglio. C’è una leggera brezza che mi muove i capelli qua e là, è piacevole e riesce persino a rilassarmi. Sospiro pensando che presto dovrò prendere una decisione, non voglio questa oscurità questo è ovvio ma per liberarmi rischierei di uccidere Killian e questo davvero non posso accettarlo. Lui è convintissimo che io possa farcela, il problema è che io non lo sono per niente, non mi fido di me stessa, non più. Continuo a camminare su e giù e solo dopo un paio di minuti mi accorgo che sta piovendo, la temperatura si è abbassata e il cielo si è scurito di molto, forse è meglio se torno indietro. Faccio qualche passo quando mi ritrovo Killian davanti con un’aria seriamente preoccupata.

«Emma! Sta piovendo, ti prenderai qualcosa! Dai, muoviti.»

Mi trascina per un braccio ed io alzo gli occhi al cielo, sono stata sotto la pioggia per cinque minuti non morirò questo è certo. Rientriamo nella capanna di Merlino ormai zuppi, io non ci faccio molto caso e metto ad asciugare il cappotto vicino al fuoco per poi sedermi a tavola.

«Hai preso una decisione?» mi domanda il mago tranquillamente.

«Non credo di poterlo fare…»

«Capisco, purtroppo se ci fosse un altro modo lo sperimenterei volentieri.»

«Lo so, pazienza.» dico sospirando.

«No. Io non lo accetto. Abbiamo fatto tutta questa strada per trovarlo, Emma, e adesso tu molli così? Io mi fido di te, puoi fidarti di me per favore?» mi chiede Killian.

«Non si tratta di fiducia, è ovvio che io mi fidi di te, ma non posso correre il rischio di uccidere il padre delle mie figlie e l’uomo che amo.»

«Se lui avesse pensato anche solo per un secondo che tu non ce l’avresti fatta credi che adesso saremmo qui?» continua.

«No…» ammetto.

«Ecco, appunto! Lo faremo, okay? Domani. Non accetto discussioni.» risponde, poi prende la sua roba e se ne va di sopra. Sono in un bel casino, ci sono dentro dalla testa ai piedi e non so come uscirne stavolta.





Angolo autrice
Buonsasera! :)
Allora, che dire? Sì, sì sono perfida lo so, ma non uccidetemi prima del previsto dai ahah.
Dopo un sacco di capitoli finalmente sappiamo cosa Emma dovrà fare per liberarsi dall'oscurità. C'è un unico modo, e non è per nulla facile o bello, per questo nessuno c'è mai riuscito. Merlino dovrà ordinarle di uccidere la persona che ama e se Emma riuscirà a resistergli sarà libera. Killian ovviamente le dice di farlo, ma lei non si fida di se stessa e nonostante gli incoraggiamenti di Hook non ne è convinta per nulla. Quindi la domanda è: Emma accetterà o si tirerà indietro? Beh, lo scoprirete ahah :')
Se avete qualsiasi domanda chiedete pure! Ho riletto il capitolo un paio di volte e spero non ci siano orrori d'ortografia xD

Sono conntentissima che la storia continui ad essere seguita e a piacere! ^__^ 
Aspetto di sapere cosa ne pensate!

Un bacio,
Anna

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Capitolo 14
*** I can't lose you too ***


I can’t lose you too

 

Ho trascorso l’intero pomeriggio a camminare su e giù per la piccola capanna e a sospirare, non so cosa sia saltato in mente a Killian questa mattina, forse ha battuto la testa ed è diventato stupido! Perché davvero io non riesco a trovare una spiegazione alla sua folle idea, cosa gli passa per il cervello? Più di una volta avrei voluto andare da lui e riempirlo di insulti, ma so che il silenzio lo infastidisce di più quindi me ne sono stata zitta per ore. Credo abbia ripetuto almeno quattordici volte il perché lo vuol fare, ma pensa sul serio che lo stia ad ascoltare? Potrà anche aver convinto Merlino però con me è un’altra storia. Lo odio quando si comporta così, quando vuol fare l’eroe a tutti i costi mettendo a repentaglio la sua vita per una scommessa. Ogni tanto vorrei solo che ragionasse su quello che decide di fare perché, diamine, non è più solo Capitan Uncino, è Killian Jones l’uomo che amo e il padre delle mie figlie. Non ho la minima intenzione di perdere anche lui, semplicemente non posso. E lui, davvero, sembra non capirlo. So che si fida di me e ciò mi rende felice ma questa situazione è troppo complicata per basarsi solamente sulla fiducia, non ci sono garanzie di successo e il non sapere mi uccide. È come se stessimo andando involontariamente verso l’oblio ed io non posso lasciare che una cosa del genere accada. Ho bisogno che lui capisca il mio punto di vista e che lo accetti, vuole proteggermi lo so, ma anch’io voglio farlo.

Lo raggiungo di sopra e mi siedo sul letto accanto a lui «Killian.» lo chiamo.

Si volta verso di me con un’espressione indecifrabile «Cosa c’è?»

«So che ti fidi di me, ma questa cosa che dovremmo fare è troppo pericolosa…»

«Pensi che abbia paura?»

«No, affatto ed è questo che mi spaventa.»

Vedo il suo viso addolcirsi leggermente «Ho capito ciò che vuoi dire, credimi. Però vorrei che tu almeno ci provassi.»

«Sì, Killian, come no, il rischio è solo che tu muoia!» esclamo sarcastica.

«Ed è qualcosa che sono disposto a correre.» mi risponde come fosse la cosa più scontata e facile del mondo.

«Non puoi dire sul serio, vero?» gli domando sentendo il cuore battermi a mille nel petto.

«Emma.» mi dice prendendomi la mano.

Io mi scanso immediatamente, quasi inorridita dalle sue parole «No! Emma un cazzo!» urlo alzandomi nuovamente.

«Vuoi ascoltarmi?» mi chiede afferrandomi per i polsi ed obbligandomi a guardarlo dritto negli occhi «Hai sacrificato tutto per salvare Storybrooke dall’oscurità. Hai salvato Regina, Henry, i tuoi genitori e anche me. Poi di nuovo per tenerci al sicuro te ne sei andata. Hai sacrificato il nostro amore, il mio amore per te. Le mie bambine sì e no sanno chi sono e credimi se ti dico che questa cosa ancora fa male. Emma, io e te abbiamo perso tutto poi ci siamo trovati e abbiamo superato ogni ostacolo insieme, perché mai adesso dovrebbe andare diversamente? La nostra vita sarà sempre in pericolo, è ciò che siamo! Ma questo mago può restituirci la vita che meritiamo ed io non sono disposto a lasciar perdere.»

Senza pensarci lo abbraccio e mi lascio per un attimo cullare da lui, so bene che le sue parole sono vere, so bene che ha ragione. Ho sacrificato ogni cosa per quelli che amo e lo rifarei ancora, ma forse merito qualcosa in più adesso. Dio, sto parlando da vera egoista in questo momento… Non so che accidenti fare, ho mal di testa persino! Stringo Killian più forte come se avessi il terrore che qualcuno me lo porti via da un momento all’altro. Gli devo davvero tanto e accettare questo piano significherebbe fregarsene altamente di tutto ciò che lui ha fatto per me. Avevo perso fiducia nell’amore, negli uomini, nelle persone in generale probabilmente eppure lui c’è sempre stato, sempre, mi ha aiutata moltissimo inconsapevolmente con il suo fare spavaldo, era quello che mi ci voleva all’epoca. Se solo ci fosse un altro modo…

«Possiamo farcela insieme.» mi sussurra.

«Ho bisogno di te, avrò sempre bisogno di te, Killian.»

«Lo so, non ti sbarazzerai di me facilmente mia cara.» afferma accarezzandomi piano la testa.

«Ho paura, ne ho avuta così tanta soltanto quando Henry ha mangiato il tortino di mele avvelenato.»

«Lo capisco, ma poi l’hai salvato e grazie a cosa? All’amore che provi per lui! So bene che l’amore per un figlio è diverso però credo anche che il nostro sia abbastanza forte e solido da permetterti di liberarti, non lo pensi anche tu?»

«Sì, certo ne sono convinta e se fossi in possesso delle mie facoltà ti direi di farlo subito, non avrei alcun dubbio, ma quel pugnale mi offusca la mente.»

«È vero, ma tu puoi batterlo.» dice convinto fissandomi con quei due occhi azzurri che non mi stancherò mai di guardare.

«Anche Gold amava Belle eppure non è mai riuscito ad opporsi, nemmeno quando gliel’ha ordinato lei.»

«Il coccodrillo non ha mai voluto rinunciare a quel potere e credo che mai lo vorrà, tu invece non vedi l’ora di separartene e penso che questa cosa faccia davvero la differenza.»

«So che cerchi di convincermi a farlo, ma Killian come posso accettare?» gli chiedo alzando le spalle.

«Emma, è una tua scelta infondo ma pensa a quanta strada abbiamo fatto per arrivare fin qui…»

«Allora tenta di comprendere come la vedo io se non altro… Metti caso che io non riesca nell’impresa e che tu muoia, come farei a conviverci? Come farei a spiegare ad Hannah e Charlotte che non hanno un padre per colpa mia? Cosa dirò loro quando mi chiederanno come se ne è andato il loro papà? Pensa poi ad Henry, perderebbe l’ennesima figura paterna della sua vita! Non potrei mai vivere con un fardello del genere…» spiego quasi in lacrime.

Lui abbassa leggermente il capo, ecco, credo di aver colto nel segno finalmente, ora penso capisca il motivo per il quale sono così restia. Questa volta è lui ad abbracciarmi e a stringermi forte, io ricambio la stretta beandomi ancora del contatto con il suo corpo. Poi inaspettatamente mi bacia, questo bacio sa di rabbia, tristezza, paura forse, e amore. Non posso far altro che rispondere premendo le mie labbra contro le sue, passo una mano tra i suoi capelli invitandolo ad inarcare lievemente la testa cosicché io possa lasciargli piccoli baci lungo tutto il collo. Poco dopo è Killian stesso a staccassi da me ottenendo un lamento da parte mia come risposta.

«Credo che possa bastare per oggi, insomma non so per quanto potrei trattenermi ancora…» mi dice in un sussurro. La sua voce emana malizia da ogni poro facendomi inevitabilmente ridacchiare.

«Non sapevo che qualche bacio ti facesse un effetto del genere…» ammicco.

«Sai bene che effetto mi fanno queste…» risponde passando un dito sulle mie labbra.

Un brivido di piacere mi percorre le viscere ma tento di non darlo a vedere per non dargli soddisfazione «Oh, lo so.»

«Stai cercando di distrarmi, Swan?»

«Può essere, non mi dispiacerebbe una notte come la precedente…»

«Non possiamo… Sai, Merlino…» afferma sbuffando.

Io rido e gli do un bacio sulla guancia «Saremmo come due adolescenti che cercano di non farsi beccare dai genitori.»

«Peccato che questa casa abbia solo una stanza. Quando saremo a casa ci divertiremo se lo vorrai…»

«Se mai ci arriveremo a casa…» commento sarcastica.

Killian alza gli occhi al cielo «Andrà tutto bene, Emma.»

Gli sorrido nervosamente poi lo seguo in cucina dove il mago ci ha lasciato qualcosa da mangiare, nonostante tutto è stato molto gentile con noi e mi sento in dovere di ringraziarlo anche solo per l’ospitalità. Se poi mi liberasse anche dall’oscurità potrei persino baciarlo! Lo sentiamo rientrare qualche minuto dopo, porta con sé un cesto di arance che sembrano veramente ottime, ci fa cenno di servirci pure e si accomoda a tavola con noi.

«Potrei sapere perché vivi qui solo come un eremita?» chiedo curiosa addentando il frutto.

«Ribadisco che siete molto curiosa signorina Swan.»

«È vero, lo sono sempre stata.» ammetto.

«Beh, è semplice, sono stato esiliato da Camelot moltissimi anni fa e non mi è permesso farvi ritorno.»

Mmm, confesso che la questione mi interessa decisamente adesso «E perché?»

«Tentavo di aiutare una persona che come te aveva ottenuto il potere del pugnale senza volerlo, la procedura era la stessa, lui aveva accettato solamente è finita male. Non è riuscito a fermarsi, la sua ragazza è morta e lui mi ha denunciato al mio re, Artù. Il re sapeva benissimo cosa facevo ma si è lasciato convincere che fossi io il responsabile della morte della donna. Avrebbero dovuto giustiziarmi ed io non avrei opposto resistenza, un po’ mi sentivo in colpa ma Artù ha semplicemente deciso di esiliarmi. Lui ed io eravamo amici, era un figlio per me poi le cose sono degenerate ed eccomi qui.»

«Wow… Ti è andata piuttosto bene…» dico solo.

«Concordo con lei amico.» interviene Killian.

«Non ha funzionato per un motivo molto facile: lei non lo amava più da molto tempo ma preferiva morire che trascorrere un altro minuto con quell’uomo. Per te è diverso, Emma.»

«Decisamente.» affermo convinta.

«Vuoi tentare?» mi domanda.

Io resto zitta non sapendo cosa altro aggiungere «Emma ti prego.» mi prega Killian.

«Va bene. Ci proverò…» acconsento anche se non sono ancora convinta del tutto.







Angolo autrice
Eccomi qui di nuovo!
Dopo una giornata al mare non potevo non pubblicarvi un nuovo capitolo! :')
Emma qui vuole diassuadere Killian dalla sua folle idea, non gli rivolge la parola per tutto il giorno perchè è troppo arrabbiata. Lei ha paura di perderlo e molta, ma Killian le spiega il suo punto di vista ed Emma sembra finalmente comprendere un minimo. Ma comunque nonostante tutto Emma spiega come la vede lei, ha paura per le gemelle, per Henry e per se stessa. (come darle torto povera ç.ç)
Pooooi scopriamo come mai Merlino è nella Foresta Incantata, è stato esiliato perchè ha tentato di aiutare uno nella stessa situazione di Emma anche se putroppo è finita male...
Killian la prega lo stesso e lei finalmente sembra aver accettato...
Come finirà? Beh, lo scoprirete presto ahah xD

Ci tengo a ringraziare chi mi ha sempre recensito, ovvero Kerri, Persefone, Arya e Celeste. Grazie mille veramente *-* Spero che anche si spingano a commentare, mi farebbe piacere! :)

Ho in cantiere un'altra FF, ovviamente CaptainSwan: Once in a lifetime se volete passare e dare un occhiata (e magari farmi sapere) vi amerei ahahah xD

A presto,
Anna

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Capitolo 15
*** Have faith ***


Have faith

 

Non ho davvero idea di che ore siano o di quanto tempo è passato da quando siamo andati a dormire, o meglio, Killian dorme io mi limito a girarmi e rigirarmi sul letto. Di tanto in tanto lo fisso tentando di stamparmi nella mente la sua figura, lo conosco meglio delle mie tasche ma più passano le ore più l’agitazione cresce. Ho acconsentito a provarci però non nego di essere davvero spaventata, insomma se mai dovesse succedergli qualcosa non credo avrei la forza di spiegare a tutti com’è andata. Una parte di me morirebbe qui con lui, per sempre. Mi incanto a guardare Killian per l’ennesima volta e sospiro, vorrei davvero che questa notte non finisse mai, sono davvero, davvero, terrorizzata. Per la prima volta dopo anni ho la persona giusta al mio fianco, perché devo rischiare di perderla? Perché non posso per una volta avere la mia storiella da favola con “e vissero felici e contenti”? Non è giusto che sia sempre io, o quelli a cui tengo di più, a rischiare tutto. In questo momento vorrei solo essere a casa mia con Killian, Hannah, Charlotte ed Henry seduti sul divano a giocare o a guardare un film. Ci siamo appena ritrovati e non posso sopportare che anche lui mi venga letteralmente strappato via com’è accaduto con Neal o con Grahm. 

«Swan, ce la fai a stare un po’ ferma?» mi domanda una voce assonnata al mio fianco.

Mi volto verso di lui e gli rivolgo un leggero sorriso in segno di scuse «Mi spiace, non volevo svegliarti…»

«Che cos’hai, Emma?»

«E me lo chiedi?»

Killian si avvicina a me e mi avvolge in un abbraccio «So che hai paura, ma andrà tutto bene vedrai.»

Lo stringo più forte nascondendo la testa sul suo petto «Non voglio perderti.» dico quasi singhiozzando.

«Ehi.» inizia, sollevandomi il viso in modo che i nostri occhi s’incontrino «Sai in cosa sono bravo, vero?»

«A sopravvivere.» rispondo ricordando la prima volta in cui me l’ha detto.

«Esatto, tesoro. E questa volta io sono fiducioso, sono nelle tue mani e questo mi basta e avanza. Abbi fede in te stessa. Se ti dico una cosa non mi contraddire.» afferma facendomi l’occhiolino.

«Scemo!» esclamo colpendogli piano un braccio.

«Non essere violenta, principessa.»

«E tu non provare a morire o ti uccido io sul serio, chiaro?»

«Non vado da nessuna parte, Emma. Te lo prometto.»

«Non promettere, ti prego.»

«Sta’ zitta. So quando posso o non posso mantenere promesse, se non ricordi ho giusto qualche anno di esperienza più di te.» 

«Mi scusi signor “ho quasi trecento anni”.» lo canzono.

«Chiudi il becco e vieni qui, Swan. Hai bisogno di riposo.» mi dice facendomi accomodare tra le sue braccia.

Con la vicinanza di Killian finalmente crollo e riesco a chiudere gli occhi per un po’, non credo che dormire sia la parola adatta visto che sono tormentata da continui incubi in cui uccido l’uomo che amo in tutte le salse. All’ennesimo brutto sogno mi sveglio con il cuore che batte all’impazzata, Killian è sempre affianco a me ed è solo questo che riesce a calmarmi leggermente. Lui dorme e non lo sveglierò, spero solo che presto sia tutto finito e che lui abbia realmente ragione. Riesco a riaddormentarmi stavolta fino all’alba, non è una giornata granché bella infatti i raggi del sole non penetrano come al solito attraverso il tetto della capanna. Ancora stanca mi alzo dal letto e mi vesto velocemente, ho seriamente bisogno di cambiarmi i vestiti, è praticamente una settimana se non di più che abbiamo gli stessi due paia di pantaloni e due maglioni, l’unica cosa che fortunatamente si può lavare è la biancheria. Scendo piano le scale stando attenta a non svegliare Killian ed esco dalla casetta per prendere una boccata d’aria fresca.

«Buongiorno.» sento qualcuno che parla al mio fianco, mi giro di scatto quasi prendendo un infarto per poi scoprire che è solamente Merlino.

«Buongiorno. Mi hai fatto prendere un colpo.»

«Scusami, non sono abituato ad avere ospiti.»

«Lo immagino… Ma se avessi successo con me perché non provi a spiegare al tuo re che ciò che fai è solamente d’aiuto agli altri? Insomma, non ti piacerebbe tornare a casa?»

«Certo che mi piacerebbe, ma Artù è morto quasi un secolo fa e non credo che abbia lasciato una buona parola su di me.»

«Io penso che dovresti provare, guarda me, potrei uccidere l’uomo che amo tra qualche ora e sono più convinta di te.» gli dico con un sorriso nervoso.

«Tu non ucciderai Hook, lo ami troppo per farlo nonostante sia il pugnale ad ordinartelo.» risponde serio.

«Spero che sia tu che lui abbiate ragione… Però, ascolta, ho bisogno di chiederti una cosa.»

«Dimmi pure, Emma.»

«Se dovesse mettersi male ti prego ordinami di fermarmi, non posso ucciderlo, abbiamo due figlie ed… È complicato… Sappi solo che io non posso tornare a casa col peso di aver portato via loro il padre, capisci?»

«So bene la vostra storia, so che avete due bimbe. In ogni caso farò ciò che vuoi, ma a mio parere non ne avrai bisogno. Se ti convinci quel che basta ce la farai.»

Annuisco pensierosa. Non che io non gli creda, ma la paura resta e non se ne andrà mai, amo troppo Killian per permettermi di non avere paura per lui. Qualche minuto dopo lo sento arrivare alle mie spalle, mi volto a guardarlo e non posso non pensare a quanto sia dannatamente sexy nonostante tutto quello che stiamo passando. Io sembro Samara, la bambina dell’esorcista mentre lui pare sia uscito da una sfilata per modelli.

«Pensavi a me, Swan?» mi chiede notando il mio sorrisetto.

«Penso sempre a te, Jones.»

«Uh, un nuovo modo di chiamarmi. Mi piace.» commenta schioccandomi un leggero bacio tra i capelli.

«Non ti vantare troppo, non voglio che le mie figlie crescano snob.»

«Ehi! Sono anche mie figlie.» mi ammonisce.

«Appunto per quello!» replico a tono.

Lui scuote la testa e mi prende il viso tra le mani per poi baciarmi appassionatamente, non mi dispiace questa ritrovata intimità tra noi due, cavolo se mi era mancato quest’uomo! Mi do ancora della cretina per essermene andata, nonostante l’abbia fatto per proteggere tutti ammetto che tutto ciò mi è mancato troppo. Un colpo di tosse dietro di noi ci costringe a separarci, ci voltiamo leggermente infastiditi, è ovviamente Merlino… Con il pugnale tra le mani. Mi si spezza il respiro, l’ansia inizia a divorarmi da dentro e sono davvero spaventata, spero vivamente non voglia farlo adesso. Non sono pronta, per niente. Ho bisogno di un attimo per concentrarmi e… E oh dio, mi tremano persino le gambe.

«Ehi, amico, fa attenzione con quell’affare.» lo avverte Killian serio.

«Emma, credo sia ora. Sei pronta?» mi domanda ignorandolo.

«No… Non ancora… Io…» balbetto.

Killian si para davanti a me e mi guarda negli occhi in un modo così profondo che non so nemmeno spiegare. Sappiamo entrambi che quello che mi ha chiesto Merlino non era una vera e propria domanda ma più che altro un ordine, solo sono terrorizzata, in tutti i modi in cui una persona può esserlo. Non mi dice nulla e si limita ad annuire con la testa, io faccio lo stesso senza staccare gli occhi dai suoi. È il momento della verità.

«Fallo.» dichiara Killian.

Cosa? Ora? In questo istante? Oh santo cielo, mi tremano di nuovo le gambe. Killian si allontana leggermente rivolgendomi un sorriso, “che cazzo sorridi stupido idiota, potrei ammazzarti tra qualche secondo!” impreco mentalmente. Il mago alza un sopracciglio come per chiedermi di dargli l’okay ed io annuisco sempre più in preda al panico. Mi sforzo di non piangere, non servirebbe a nulla, anzi non aiuterebbe proprio, poi guardo Killian e il mio povero cuore quasi esplode. Devo farcela, lo devo a me stessa e a lui, ad Henry, Charlotte ed Hannah. Io devo farcela. “Abbi fede in te stessa, Emma” queste erano state le parole del mio uomo. Ed ora è il momento di metterle in pratica.

Merlino solleva poco il pugnale in mia direzione, la paura non è passata ma non ho intenzione di fallire, non me lo posso proprio permettere. Prendo un gran respiro e aspetto che dica le fatidiche parole «Signore Oscuro, io ti ordino di uccidere quest’uomo.» sentenzia indicando Killian.

Ecco ciò che tanto temevo, il mio corpo risponde esattamente a quello che il pugnale e il mago hanno ordinato. La mia mente è offuscata, sento di doverlo fare, è come un istinto viscerale a cui non riesco a resistere. A passo lento cammino verso Hook, non riesco a fermarmi e ci sto provando, sto cercando con tutte le mie forze di resistere ma è sfibrante. Le gambe, le braccia, le mani sembrano non curarsi di ciò che la mia mente tenta di dirgli, sembra che un’entità estranea possieda il mio corpo inerme e forse è così, forse è davvero l’Oscurità a guidarmi. Che devo fare? Non posso fargli del male, devo lottare contro me stessa.

«Emma, ascoltami, puoi farcela. So che puoi. Lo vedo nei tuoi occhi, vedo che non vuoi farmi del male. Combatti, Swan.» esclama Killian restando fermo dov’è.

Chiudo gli occhi per un istante, mi scoppia la testa e penso che il mio cervello sia in procinto di abbandonarmi. È come se qualcosa mi stesse punendo per le parole di Killian, come se non volesse farmi prendere il controllo. Devo sfruttare questa cosa prima che sia troppo tardi. Ormai sono davanti a lui e sento di dovergli strappare il cuore dal petto, anche se una minuscola parte di me mi ordina di fare il contrario. Poggio la mano sul suo petto, “non farlo, Emma. Dio non osare!” dico a me stessa. 

«Ehi, ce la stai facendo, lo vedi? Abbi fede, Swan.» continua lui tranquillo «Sappi che ti amo, comunque vada.»

Abbi fede. Di nuovo quelle parole. Ti amo. Lui mi ama, non posso fargli questo. “Fermati, Emma, per l’amor del cielo è il padre delle tue figlie.” continuo a dirmi. È un attimo, la mia mano entra violentemente sul suo petto afferrandogli il cuore. Lo sento pulsare, “non farlo, non farlo, è l’uomo che ami.” urlo alla mia testa. Piango. Calde lacrime mi rigano il viso ed io non voglio farlo, non voglio frantumare il suo cuore e vederlo morire. Ora basta. Ritraggo la mano lasciando il cuore di Killian al suo posto, mi allontano da lui e mi sembra quasi di svenire. Barcollo, la testa mi fa troppo male per riuscire a stare in piedi. Le braccia di Killian mi afferrano al volo, ma non riesco a tenere gli occhi aperti.

Quando mi sveglio non so quanto sia passato, mi guardo intorno, sono nel letto nella casetta di Merlino. Killian dorme seduto su una sedia e c’è anche il mago vicino a lui. È buio, probabilmente è sera o addirittura notte. Provo ad alzarmi ma un capogiro mi costringe a rimettermi giù ed è in quel momento che si svegliano entrambi.

«Emma? Grazie a dio, sei svenuta per delle ore! Stai bene? Come ti senti?» mi domanda prendendomi la mano.

«Bene, sto bene… Ho solo un gran mal di testa…»

«È incredibile!» commenta Merlino.

«Ha funzionato?» chiedo osservando entrambi.






Angolo autrice
Buonasera! :)
Avevo già iniziato a scrivere ieri il capitolo ma erano le undici passate e non avevo ancora visto Pretty Little Liars quindi mi son detta "bon finisco domani" ahah ed eccomi qui.
Beh, che dire? È il gran giorno... Emma è terrorizzata (povera, comprendiamola ahah) ma Killian non si smuove dalla sua posizione. Persino Merlino ha capito quando quell'uomo la ama (aaah, i miei CaptainSwan adorati *-*). Diciamo che la seconda parte del capitolo è una gran riflessione di Emma, combatte contro se stessa e contro l'Oscurità che si porta dentro, nella sua mente sa di non doverlo fare ma qualcosa la spinge a continuare e per poco non strappa il cuore di Hook. Poi, però, si ritrae e lui è vivo e vegeto. Avrà funzionato? E come? 
Ho riso troppo a scrivere "che cazzo ridi stupido idiota, potrei ammazzarti tra qualche secondo!" xD Emma era leggermente fuori si sé povera ahahah. E poi Samara ahahah scusate non so da dove mi sia uscita lol
Spero vi sia piaciuto, ho voluto interpretare questa oscurità come se fosse quasi un'entità a sé a cui difficilmente si resiste. Ora sono curiosa di vedere come la interpreteranno in OUAT :)

Grazie mille alle sette ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, vi adoro lo sapete no? Bene. ^^
Non vedo l'ora di sapere come vi è sembrato! 

La chiudo qui o il mio commento risulterà più lungo del capitolo lol

Alla prossima!
Anna

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Capitolo 16
*** Thanks, Merlin ***


Thanks, Merlin 

 

«Allora? Ha funzionato?» ripeto visto che probabilmente nessuno dei due stava ascoltando.

Killian e Merlino si guardano, poi guardano me e poi si riguardano tra loro, che c’è adesso? Si sono fidanzati questi due nel frattempo? Killian è gay? Mi tradisce con un mago ora? Perché non vedo altra spiegazione. Muovo il braccio davanti a loro come per svegliarli dal loro inconscio. Finalmente si degnano di considerarmi ed io li invito a parlare sperando che stavolta mi diano una risposta.

«Emma, credo che tu ce l’abbia fatta…» dice Merlino sorpreso.

Io sgrano gli occhi e apro la bocca incredula, non ci credo, oh dio, ce l’ho fatta sul serio? È finita? Potremmo tornare a casa? Potrò rivedere i miei figli e i miei genitori? Non è una qualche specie di sogno vero? Killian mi sorride ed io non riesco neanche ad esprimere come mi sento, sono talmente incapace di crederci che riesco solo ad annuire.

«Torniamo a casa, Swan.» continua Killian confermando i miei pensieri.

«S-Sì?» chiedo balbettando.

«Sì! Non per vantarmi tesoro, ma te l’avevo detto.» mi risponde facendomi l’occhiolino.

Io scuoto la testa rassegnata, se non si vanta quell’uomo non è contento! Però in questo caso devo ammettere che sono felicissima che abbia avuto ragione, non c’è niente di più bello di poter tornare a Storybrooke. Poi Merlino mi porge il pugnale, lo afferro subito e lo guardo bene: il mio nome è scomparso. Non sono più il Signore Oscuro, è ufficiale.

«Dov’è finita l’Oscurità?» chiedo.

«È all’interno di questo scrigno.» risponde mostrandomi il piccolo oggetto in legno «Non sarà più un pericolo per voi se resterà qui dentro. Custoditela con cura mi raccomando.» conclude porgendomi lo scrigno.

«Non è meglio se lo tieni tu?» interviene Killian.

«È sicuramente più al sicuro nelle vostre mani, fidatevi di me.»

Annuisco anche se non mi va a genio l’idea di possedere una cosa tanto potente, appena saremo a casa credo darò quest’oggetto a Regina così che lo custodisca nella sua cripta lontano da Henry e dalle bambine. Mi alzo dal letto ancora leggermente indolenzita e comincio a preparare le poche cose che dobbiamo portarci dietro per il viaggio di ritorno. Killian mi segue a ruota mentre Merlino scende a procurarci dell’acqua e qualche frutto, credo sia soddisfatto anche lui del risultato ottenuto infondo. Non ci mettiamo molto ad impacchettare tutto e tiro un sospiro di sollievo, per quanto sia grata al mago dell’ospitalità ho solamente voglia di tornarmene a casa adesso.

«Non vedo l’ora di abbracciare tutti!» dico con il sorriso stampato in faccia.

«Non sei la sola, anche se ho passato pochissimo tempo a Storybrooke mi manca quel buco di città.»

«Ancora non mi sembra vero di esserci riuscita, insomma è stato tutto così strano e confuso.»

«Ah sì?» mi chiede avvicinandosi.

«Beh sì, da quando ho tolto la mano dal tuo petto ho come un vuoto, non capivo che mi succedeva sentivo solo la testa che mi scoppiava.»

«Poi sei svenuta e una nube nera ha lasciato il tuo corpo, un po’ com’era accaduto al coccodrillo, ricordi? Merlino l’ha rinchiusa in quella scatola ed io ti ho presa in braccio e portata qui sul letto. Ammetto che mi ero spaventato…»

Mi intenerisco dopo la sua confessione ed istintivamente lo abbraccio forte «E invece ce l’abbiamo fatta, stiamo bene entrambi.»

«Penso di amarti ancora di più, sai Swan?»

«Davvero, capitano?»

«Oh, sì mia cara. Lo sai che non appena saremo a casa noi due faremo tanto sesso?»

Scoppio a ridere di gusto, questo qui è tutto matto «E cosa ti fa credere che io sia d’accordo?»

«Abbiamo un anno e mezzo da recuperare, e un anno e mezzo è un sacco di tempo.» ammicca.

«Forse, e dico forse, potrei anche prendere in considerazione l’idea…»

«So bene che non resisti al fascino del sottoscritto.» continua con aria sempre più maliziosa.

«Chiudi il becco, Hook!» lo rimbecco divertita.

Tra una risata e l’altra scendiamo le scale e ci mettiamo gli zaini in spalla, penso ci vorranno si e no due giorni di cammino fino alla nave sperando non ci siano intoppi come all’andata. Saluto Merlino con un abbraccio che lui titubante ricambia mentre Killian si limita a stringergli la mano. Spero davvero che torni a Camelot, secondo me ne ha davvero bisogno, insomma ognuno di noi necessita un posto da poter chiamare casa e di sicuro la Foresta Incantata non è casa sua. Certo, è stato esiliato ma non ha commesso niente di male anzi cercava solo di aiutare chi poteva. Se quella ragazza è morta non è sicuramente per causa sua, non era lui a non amare più quell’uomo che era diventato Signore Oscuro bensì lei.

«Grazie, per tutto.» gli dico uscendo dalla capanna.

«Sono contento di essere riuscito a salvare almeno te, Emma.»

«Te ne saremo grati per sempre. Ah, a proposito, pensa a ciò che ti ho detto.»

«Lo farò.» promette «Vi posso trasportare fino al torrente, così da accorciarvi il viaggio se volete. Fate attenzione però, dopo la pioggia dell’altro giorno potrebbero esserci delle frane.»

«Assolutamente! Grazie, e sì faremo attenzione!» nel momento in cui lo salutiamo scompariamo in un lampo.

Ci ritroviamo in prossimità del torrente, circa a cento metri dalla riva e si può già notare quanto si sia ingrossato solo con un giorno di pioggia. Per fortuna non tanto da non poter essere attraversato ma dovremo comunque stare più attenti. Ci incamminiamo pian piano verso la riva, il terreno è molto scivoloso e tutto in discesa, un passo falso e voliamo giù. Killian è poco più avanti di me e procede spedito al contrario di me che mi sento decisamente imbranata. Siamo a metà strada quando la terra sotto di noi frana trascinandoci con sé per almeno una ventina di metri. Ho fango e rametti di albero ovunque, mi alzo piano sui gomiti in cerca di Killian ma non riesco a vederlo.

«Killian!» lo chiamo continuando a guardarmi in giro.

«Sono qui! Sto bene, ora vengo a prenderti, non ti muovere!» mi risponde, poi lo vedo sbucare poco più in giù. Pare tutto intero grazie a dio, le nostre avventure non finiscono mai a quanto sembra.

«Ehi, sei tutta intera?»

«Sì.» gli dico convinta.

Faccio per alzarmi in piedi quando un dolore atroce al polpaccio mi fa ricadere per terra di colpo. Killian mi guarda preoccupato ed io gli indico la gamba destra, con delicatezza mi toglie lo stivale e solo una volta in mano sua ci accorgiamo che è squarciato. Mi sollevo per vedere cos’è successo e rimango inorridita, se non fosse per l’adrenalina che mi scorre nelle vene sarei già svenuta da un pezzo.






Angolo autrice
Sono ritornata! Qua si muore di caldo ed io me ne sto chiusa in casa col mio amato condizionatore <3
Mi sono accorta adesso che il capitolo è corto, ma mi serviva soprattutto la parte finale per introdurre ciò che accadrà nei prossimi capitoli. 
A quanto pare il piano ha funzionato ed Emma è tornata se stessa, l'Oscurità è stata rinchiusa e il pugnale ora è solo un pugnale come altri. Il nostro Killian non vede l'ora do tornarsene a casa per godersi finalmente del tempo con la sua Swan (eheheh xD)
Peccato che a quei due non ne vada giusta una, nonostante gli avvertimenti di Merlino non hanno potuto fare a meno di farsi male! u.u cosa sarà successo ad Emma? Torneranno a Storybrooke tutti interi? Lo scoprirete presto lol

Non so ancora quanti capitoli ci saranno, di sicuro almeno altri 4/5, poi se ho ispirazione anche di più! :')
Aspetto con ansia i vostri commenti, e vi ringrazio in anticipo per tutte le visite e le recensioni, all'inizio non credevo sarebbe piaciuta così la storia, quindi grazie davvero!

Un bacio,
Anna

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Capitolo 17
*** You're right, it's bad ***


You’re right, it’s bad

 

Guardo Killian e lui guarda me, stiamo così, immobili, per almeno un minuto prima che lui prenda una coperta dallo zaino per premerla sulla ferita. Non capisco come sia potuto succedere, non ho sentito alcun dolore, niente. È un brutto segno? Pian piano comincio ad avvertire qualcosa, fa male ogni secondo di più ed è un brutto taglio, ci vorrebbero un sacco di punti ne sono certa peccato che siamo in mezzo al bosco, da soli e senza alcun strumento medico. Figurati se per una volta le cose mi vanno bene, no, sarebbe troppo scontato. Provo ad alzarmi per poter andare via di qui ma Killian mi blocca all’istante.

«Emma, sei pazza? Cosa stai facendo?»

«Voglio andare a casa. È solo un taglio, posso farcela.»

«Un taglio? Swan, se tolgo la mano da qui perderai metà del sangue che hai nel corpo in tipo dieci minuti.»

«Non esagerare, Killian. E comunque non possiamo stare qui in ogni caso!»

«D’accordo, allora prendi una corda, uno spago, un filo qualunque cosa tu riesca a trovare così fascio la coperta intorno alla gamba.»

Annuisco e con un po’ di fatica mi metto a frugare all’interno dello zaino. Trovo solamente uno degli elastici per la tenda ma dovrebbe andare abbastanza bene. Lo lancio a Killian che con attenzione lo stringe intorno al polpaccio, è davvero stretto e adesso riesco ad avvertire quasi tutto il dolore. Non vorrei darlo a vedere ma ho paura di non riuscire a camminare da sola, non vorrei che Killian si preoccupasse più del necessario ora che siamo così vicini alla Jolly Roger. Cercherò di tenere duro e stringere i denti, una volta a casa andrò subito da Whale e sarà tutto risolto in un batter d’occhio.

«Ti aiuto ad alzarti, okay?» mi dice tentando di nascondere la sua preoccupazione.

«Starò bene, non agitarti.» provo a dire.

«Emma, risparmiatelo ti prego. È una ferita grave.»

Non dico niente stavolta perché contraddirlo sarebbe inutile visto che ha ragione, non ho visto proprio benissimo il taglio ma da tutto il sangue che usciva da lì sicuramente non è una sbucciatura. Appena mi ritrovo in piedi una fitta di dolore mi travolge facendomi quasi ricadere, Killian però mi afferra prima che possa accadere e mentalmente lo ringrazio.

«Ora mi credi se ti dico che è una cosa seria?» mi dice prendendomi quasi in giro.

«Va bene, hai ragione! Prima torniamo a casa meglio sarà per entrambi.»

«Tieniti a me, un passo alla volta e riusciremo a scendere fino al torrente.»

«Posso appoggiare il piede, così staremo prima.» propongo.

«No! Non osare appoggiare quel piede o farai un disastro, chiaro?» esclama con tono autoritario. Non so se sia preoccupato o arrabbiato, in ogni caso decido di non ribattere e faccio come mi dice.

Fortunatamente la terra sotto i nostri piedi sembra sufficientemente salda da permetterci di proseguire senza troppi problemi. Ad ogni passo mi sembra di svenire ma tento in tutti i modi possibili di non cedere, mancano pochi metri ormai e non posso lasciare che il dolore prenda il sopravvento, come si suol dire “la mente controlla il corpo” anche se in questo caso non so per quanto potrà valere. Sento che nonostante la fasciatura stretta il sangue continua a fuoriuscire rendendomi sempre più incapace di andare avanti, di questo passo non arriveremo mai alla nave. Prendo un gran respiro vedendo che mancano si e no tre passi al torrente, ce l’abbiamo fatta se non altro ad arrivare fino a qui, ho bisogno di sedermi e riprendermi un attimo o non credo arriverò viva.

«Ehi, tutto bene?» mi domanda adagiandomi per terra.

«Sì… No… Forse. Non lo so, Killian.»

«Bevi un po’ d’acqua, sei bianca come un lenzuolo.» mi fa notare.

«Spiritoso.» rispondo bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta.

«Senti facciamo così: lasciamo qui gli zaini tanto non ci servono e ti porto io sulle spalle fino alla Jolly Roger.»

Mi viene da ridere, non so neanche perché, sarà il dolore alla gamba che mi fa delirare «Killian come diavolo pensi di attraversare quel torrente con me sulle spalle? Ti ricordo che al viaggio di andata mi sono inzuppata per bene.»

«Non ci sono altre soluzioni, non riesci neanche a stare in piedi figuriamoci a camminare!» sbraita.

«Possibile che non me ne vada mai una giusta? “Sfiga” è il mio secondo nome a quanto pare!» commento sarcastica cambiando discorso.

«Non fare così…»

«Ti prego risparmiati il discorso per consolarmi.» lo interrompo «Sono così stufa che capitino sempre tutte a me! Possibile che io non possa avere una vita normale?»

«Smettila, Swan. Non sei una di quelle che si piange addosso, non iniziare adesso, okay? Alza quel culo da lì e andiamo a casa.» mi rimprovera per poi porgermi la mano.

Gli sorrido sapendo che ha nuovamente ragione e afferro la sua mano. Anche se non sono molto d’accordo che mi porti praticamente in braccio purtroppo non ci sono alternative, se scivolasse finiremo spappolati sulle rocce entrambi e non penso avremo la forza per rialzarci. Sospiro e lascio che mi sollevi delicatamente, io porto le braccia intorno al suo collo e cerco di tenermi in equilibrio il più possibile.

«Ora andiamo, sei pronta?»

«Non esattamente…» confesso.

«Non ti farò cadere stai tranquilla.» mi rassicura.

«È meglio se non facciamo previsioni, andiamo e basta.»

Sono quasi certa che abbia appena alzato gli occhi al cielo ma decido di lasciar correre visto che siamo sulla riva del torrente. Istintivamente mi stringo di più su di lui, ammetto che ho un po’ paura anche se non sono io quella con un peso sulle spalle. Killian appoggia un piede dopo l’altro facendo attenzione a non scivolare e a non trovare delle rocce che potrebbero spostarsi all’improvviso. Nonostante non sia molto lo spazio che dobbiamo percorrere in questo momento sembra davvero infinito, il cuore mi martella nel petto e non so se sia per l’ansia o per il dolore alla gamba, probabilmente per entrambi. Guardo per un attimo verso il basso e noto che mi sta colando del sangue dalla fasciatura, “merda!” penso. Non posso chiedere a Killian di fermarsi ovviamente, il minimo movimento sbagliato e finiamo entrambi in acqua. Qualche minuto dopo inizio a sentire la testa pesante e ho un senso di nausea che mi tormenta, spero che Killian arrivi presto alla riva opposta o potrei perdere i sensi da un momento all’altro.

«Tutto okay lì dietro?»

«S-Sì.» balbetto sentendomi veramente stanca.

«Tieni duro, manca poco.»

«Sbrigati, ti prego…»

«Emma? Va tutto bene?» mi chiede.

«No…» confesso.

Finalmente giungiamo a terra anche se posso giurare che Killian ha accelerato il passo apposta rischiando l’osso del collo. Mi fa scendere dalle sue spalle ed io crollo letteralmente, faccio fatica persino a tenere gli occhi aperti ma so bene che devo tentare in ogni modo di rimanere sveglia. Ci siamo quasi ormai.

«Ehi, Swan! Mi senti? Emma!» mi chiama.

«Sì, sono solo stanca…»

«Stai perdendo troppo sangue, merda!» impreca.

«Portami a casa, Killian…» lo supplico.

«Certo che ti porto a casa, pensi che ti lascerei qui?»

«Non lo so…» dico lasciandomi scappare un mezzo sorriso.

«Stai delirando davvero.» mi risponde prendendomi il braccio.

«Cosa fai?» gli chiedo anche se la risposta è pressoché ovvia.

«Manca poco per arrivare alla nave, ricordi? Cerca solo di resistere.»

Annuisco e appoggio la testa contro il suo petto, mi mancava stare tra le sue braccia anche se questo non è il momento migliore per esserlo. La gamba continua a farmi male ma forse è meglio sentire che non sentire, giusto? In lontananza avverto quello che sembra il rumore delle onde che s’infrangono sugli scogli, spero tanto non sia un sogno. La testa mi pulsa e quasi non distinguo più ciò che sento intorno a me, so per certo che sono ancora in braccio a Killian ma non so esattamente dove. All’improvviso avverto qualcosa di morbido sotto di me, che roba sarà? Provo ad aprire piano gli occhi e mi ritrovo Killian davanti che mi accarezza piano i capelli.

«Dio, hai la febbre alta…» mi dice.

«Dove siamo?» chiedo strofinando la testa contro la sua mano fresca.

«Sulla Jolly Roger, tesoro. Andiamo a casa, non preoccuparti.»

Sta per andarsene quando lo blocco «Killian.»

Lui si siede accanto a me «Dimmi.»

«Mi perdoni?» domando appellandomi alla poca lucidità che mi è rimasta.

«Per che cosa?» 

«Per averti tenuto lontane Hannah e Charlotte per così tanto…»

Esita prima di rispondermi e non lo biasimo, non avrei neanche dovuto chiedergli una cosa del genere! Ma cosa mi salta in mente? Non voglio che mi dica che mi ha perdonato solamente perché sono mezza morta voglio che lo faccia perché è quello che sente davvero. Non avrei dovuto chiederglielo e basta.

«Emma, credo che dovremmo parlarne quando starai meglio ma per quel che può valere adesso… Sì, ti perdono. Non avevi mai ammesso così apertamente di aver sbagliato e questo lo apprezzo. Mi ha aiutato a capire quanto fossi pentita.»

«Grazie.» gli dico accennando un sorriso «Adesso perché non andiamo a casa dalle nostre figlie e da Henry?» propongo.

«Direi che si può fare. Riposati un po’, okay? Tra pochissimo saremo a casa.»






Angolo autrice
Buonasera! Sono tornata dal mare alle otto passate oggi e penso andrò a letto come le galline ahahah! Vado via in barca ogni domenica e mi sento molto Killian Jones xD mio papà me l'ha fatta pure guidare una volta ma lasciamo perdere com'è andata ahahah ci mancava poco che andassi a sbattere contro qualcosa!
Comunque, parliamo del capitolo: Emma si è ferita e non vuole ammettere che la situazione è decisamente grave, vuole andarsene a casa sulle sue gambe ma è evidente che non ce la fa... Per fortuna che c'è il nostro Hook ad aiutarla <3
Dai, alla fine qualcosa va per il verso giusto e riescono a raggiungere la Jolly Roger. Emma chiede a Killian di perdonarla e lui finalmente glielo concede anche se ne vuole riparlare quando starà meglio.
Torneranno a Storybrooke sani e salvi? :)

Grazie come sempre per tutte le belle recensioni che mi lasciate, mi invogliate a continuare :') Attendo i vostri pareri, più sono meglio è lol

Alla prossima!
Anna

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Capitolo 18
*** You have to save her ***


You have to save her

 

Lascio Emma nella mia stanza dopo averla coperta per bene così che possa stare al caldo e mi reco velocemente sul ponte. Slego ogni nodo fatto per tenere salda la Jolly Roger e spiego le vele della mia nave, subito dopo raggiungo il timone e mi dirigo in mare aperto. Dalla tasca dei pantaloni estraggo l’ultimo fagiolo, prima di lanciarlo nell’acqua lo stringo nel pugno della mano, spero davvero ci riporti a casa sani e salvi perché ad Emma non resta molto tempo. La ferita è profonda e non smette di sanguinare nonostante abbia fatto del mio meglio per bloccare l’emorragia, in più si intravedono i primi segni di infezione, di certo il fango e la sporcizia accumulata durante la caduta non hanno aiutato. Scaccio per un attimo il pensiero della donna che amo dalla mente e mi concentro sul fagiolo magico, lo lancio il più lontano possibile dalla nave e poco dopo un grosso portale si apre difronte a me. Per adesso sembra essere tutto come al solito fortunatamente, viro leggermente e lascio che la corrente ci trasporti all’interno del buco. Reggo il timone più forte che posso così da non venir spazzato via, dura tutto molto poco come all’andata e non potrei essere più felice di essere di nuovo in mare e non più in viaggio tra mondi. Afferro il mio fidato cannocchiale e do un’occhiata all’orizzonte, riesco a scorgere la terraferma e pare sia proprio il porto di Storybrooke, spero di non sbagliarmi. Non ci vorrà molto ad arrivare fin là, massimo un’ora, poi finalmente potrò portare Emma in ospedale e rivedere le mie bambine. Sorrido lievemente al pensiero di abbracciare di nuovo Charlotte ed Hannah, nonostante le conosca da pochissimo mi sono mancate tanto. Scendo sotto coperta per controllare Emma e noto che dorme ancora, mi siedo accanto a lei e le accarezzo piano la fronte, scotta ancora da morire e mi preoccupa non poco la situazione, ho paura per lei come non ne ho mai avuta per nessuno. Ne ha passate di cotte e di crude nella sua vita, per non parlare dell’ultima settimana quindi deve stare bene o la ucciderò io con le mie mani stavolta.

«Killian…» mi richiama dai miei pensieri con un filo di voce.

«Ehi, non volevo svegliarti.» rispondo stringendole la mano.

«Siamo a casa?»

«Quasi, tra meno di un’ora rivedrai la tua famiglia.»

«Sei il mio eroe.» mi dice accennando faticosamente un sorriso.

«Lo so, Swan.» ribatto io facendo finta di vantarmi.

La lascio nuovamente per controllare la rotta della nave e con mio enorme piacere stiamo procedendo piuttosto velocemente grazie anche al vento invernale. Ricontrollo con il cannocchiale ora che siamo più vicini e riesco chiaramente a vedere il porto, sì, è quello della nostra città. È una bella sensazione sapere di essere quasi a casa perché oramai quella è la mia casa, lì ho la mia famiglia, gli amici e non mi sentivo così ben voluto da troppo tempo. Con un’occhiata più accurata mi accorgo che ci sono varie persone ad attenderci, non distinguo chi siano ma sicuramente saranno Henry e gli altri. Per aumentare ancora la velocità spiego l’ultima vela a mia disposizione e immediatamente si avverte la differenza. Una decina di minuti ci separano dalla terra e un po’ di agitazione comincio a sentirla, mi chiederanno cos’è capitato ad Emma, se abbiamo sconfitto l’oscurità ma in realtà io desidero solo vedere le mie figlie e sapere che la mia donna sta bene.

Come previsto la Jolly Roger approda poco dopo nel porto della cittadina, c’è Henry che si sbraccia per salutarmi mentre David e Mary Margaret si limitano a sorridere, non vedo le bambine purtroppo probabilmente saranno a casa insieme a Belle e al piccolo Neal. In poco tempo riesco a legare la nave con le apposite corde così da permettere agli altri di raggiungermi sul ponte. Con mio grande stupore il ragazzo mi corre incontro e mi abbraccia, non mi sarei aspettato un’accoglienza del genere e mi fa davvero tanto piacere.

«Dov’è la mamma?» mi domanda Henry guardandosi intorno.

«È nella mia stanza di sotto.» gli dico ma lo blocco prima che possa correre giù «Aspetta, tua madre non sta bene, dobbiamo portarla in ospedale.»

«Che cosa?!» interviene David prima che suo nipote possa ribattere.

«Vi spiegherò tutto, ma adesso dobbiamo portare Emma da Whale d’accordo?» 

Li vedo annuire e li accompagno nella mia cabina dove lei sta ancora dormendo, Henry le si avvicina e la scuote leggermente ma Emma non risponde. Non è una cosa buona, per niente. Sposto il ragazzo e la prendo in braccio, non ha una bella cera e non ho tempo di stare a parlare.

«Che diavolo fai?» sbotta David.

«Porto tua figlia da un medico, non sta bene.» rispondo con tono freddo.

A quelle parole si zittisce e mi lascia passare. Usciamo dalla nave e velocemente stendo Emma sui sedili posteriori del pick-up di David, in auto fortunatamente ci vogliono solo pochi minuti a raggiungere l’ospedale ed un gruppo di infermiere ci accolgono all’istante. Le aiuto ad appoggiare Emma sulla barella e lascio che la portino dentro da Whale, si chiudono in una stanza del pronto soccorso e noi rimaniamo lì fuori in sala d’aspetto. So che è in buone mani, ma ho un brutto presentimento.

«Killian, cos’è successo?» mi chiede Henry scosso.

«Stavamo tornando alla nave e siamo caduti, il terreno ha franato ed Emma si è tagliata. Ho provato di tutto in modo che non perdesse troppo sangue ma la ferita è davvero profonda…» rispondo non sapendo che altro aggiungere.

«Ma starà bene vero?»

«Non lo so, ragazzo. Lo spero tanto.»

«Mi avevi promesso che avresti badato a lei.» mi dice con gli occhi lucidi.

«Henry, ehi, è stato un incidente. Emma se la caverà, la tua mamma è forte.» cerca di confortarlo Mary Margaret.

Il ragazzo annuisce e va con la nonna a prendere una barretta di cioccolato ai distributori automatici. Rimango solo con il padre di Emma e la cosa mi mette in agitazione, sicuramente si sta trattenendo dal prendermi a pungi e non lo biasimo, infondo Henry ha ragione dovevo proteggere sua madre e non l’ho fatto.

«È davvero così brutta la situazione?» mi domanda sospirando.

«Io non lo so, non m ne intendo più di tanto, ma ha perso tanto sangue e aveva la febbre alta…»

«Scusami per prima, ma vedere così mia figlia non è facile e adesso so che puoi capirmi.»

«Siamo siamo tutti preoccupati, è normale essere nervosi, cerchiamo solo di non ucciderci a vicenda.»

«Direi che si può fare.»

Nel frattempo Whale ci raggiunge con un’aria tutt’altro che rassicurante, sia io che David ci alziamo immediatamente attendendo informazioni «La signorina Swan ha una grave infezione e dev’essere operata. Dobbiamo pulire la ferita e suturarla e speriamo di poter salvare il più possibile.»

«Che vuol dire “salvare il più possibile”?» chiedo.

«L’infezione è piuttosto estesa e non è sicuro che riusciremo a ripristinare completamente la funzione motoria.»

«Fanculo!» esclamo con un tono di voce che fa voltare mezzo ospedale.

«Hook, calmati.» mi ammonisce David.

«Tu la salverai okay?» dico quasi minacciando il medico.

«Farò il possibile, non posso farti promesse.» risponde Whale.

Lo lascio tornare da Emma anche se avrei voluto prenderlo a pugni, so che non è colpa sua ma è un cazzo di medico e deve aiutarla. Non mi perdonerei mai se Emma non riuscisse più a camminare o peggio, so bene cosa vuol dire non sentirsi completi, insomma ho pur sempre una mano in meno. Certo, sono passati tanti anni e l’ho accettato ma non credo che lei ce la farebbe, la cambierebbe nel profondo e non si perdonerebbe il fatto di non riuscire a badare ai suoi figli com’era solita fare.

«Killian, ci vorranno delle ore, rimaniamo noi qui tu perché non vai dalle tue figlie? Hanno davvero bisogno di almeno uno dei genitori.» mi suggerisce Mary Margaret.

«Non posso lasciarla…»

«Se ci sono novità ti chiamiamo, promesso.»

«Io… Va bene.» acconsento alla fine.

«Sono a casa nostra con Belle, vai pure.» mi dice infine la donna con un sorriso.

Ammetto che l’idea di lasciare Emma da sola in un momento del genere non mi piace molto, ma anche Hannah e Charlotte hanno bisogno di me e ne abbiamo di tempo da recuperare noi tre. Esco dall’ospedale e a piedi raggiungo casa Nolan, busso alla porta e una Belle sorridente mi apre la porta.

«Killian! Siete tornati!»

«Sì… Vorrei vedere le bambine…»

«Certamente, vieni. Ma, Emma dov’è?»

«Si è ferita mentre tornavamo a casa, la stanno operando…»

«Oh mio dio, mi dispiace! Però sono sicura che ce la farà, sappiamo che Emma è una donna forte.»

«Lo è, su questo non ci sono dubbi.» rispondo avvicinandomi ad un letto con le sbarre dove le gemelle stanno giocherellando insieme a Neal.

Non riesco a non sorridere guardando quelle sue creature così perfette, devo ammettere che Emma ed io abbiamo fatto due capolavori perché sono splendide. Nonostante siano identiche riesco a distinguere chiaramente chi sia Hannah e chi Charlotte, chiamiamolo istinto paterno. Hannah non appena mi vede si alza aiutandosi con le sbarre e mi porge una delle sue manine. La prendo in braccio e mi sento davvero bene, le bacio piano la testolina e lei ridacchia facendo intenerire anche me… Vorrei tanto che ci fosse anche Emma a condividere questo momento con noi.





Angolo autrice
Nonostante io stia letteralmente morendo di caldo sono riuscita a finire il capitolo. Non l'ho ricontrollato e spero non ci siano troppi errori/sviste lol
Emma e Killian sono tornati a casa (era ora no?) e Henry, Mary Margaret e David li hanno accolti al porto. Emma è stata subito portata in ospedale e dev'essere operata, la situazione non è delle migliori ed Henry chiede a Killian come mai non ha tenuto fede alla promessa fatta. Ovviamente sa che non è colpa di nessuno ma è comunque preoccupato per sua mamma...
Poi Killian è andato dalle bimbe *__* ora immaginatevi il nostro bel pirata con una piccolina uguale a lui in braccio, aww.
Emma starà bene? Riuniranno a famiglia?

Non sono tanto convinta del capitolo, spero non faccia troppo schifo ecco ahahah :')  Fatemi sapere che ne pensate!

Vi lascio anche l'altra mia FF (sempre CaptainSwan) per chi volesse passare a leggere e magari lasciarmi un parere: Once in a lifetime

Un bacio,
Anna

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Capitolo 19
*** She'll be fine ***


She’ll be fine

 

Sono insieme alle mie figlie da circa un’ora e non potrei mai stancarmi di queste due piccole pesti neanche tra un secolo, sono splendide in tutti i modi in cui una persona può esserlo. Charlotte è la più tranquilla, adora i pupazzi e i giocattoli e passerebbe delle ore seduta sul pavimento a giocherellare. Hannah invece è più scatenata, gattona ovunque e posso dire che le piace fare i dispetti a sua sorella anche se in fondo è una che ama essere coccolata. Una cosa che hanno in comune è sicuramente che ad entrambe piace avere delle attenzioni, adorano quando qualcuno le prende in braccio o gioca con loro ed io amo farlo. Le conosco da pochissimo eppure trascorrerei la vita a guardarle, sono simpatiche e fanno delle facce buffissime, mi piacciono persino quando si lamentano di qualcosa. Il mio desiderio più grande in questo momento è che Emma stia bene e che possa presto tornare da loro, hanno bisogno della mamma forse più di quanto abbiano bisogno di me. Lei le ha cresciute e accudite fino adesso e credo sia normale che cerchino prima lei, ma non mi posso lamentare perché ora sono qui e abbiamo tutta la vita per conoscerci. Tengo Charlotte sulle ginocchia quando il mio telefono inizia a squillare incessantemente, poggio la bimba per terra delicatamente e lo afferro in fretta.

«Pronto?» esclamo sperando ci siano novità.

«Killian, sono David. Devi venire in ospedale.» mi dice con un tono indecifrabile, non so se sia un bene o un male.

«Certo, arrivo tra cinque minuti.» affermo.

Mi infilo velocemente il giubbotto e do un’ultima occhiata alle gemelle, mi spiace un po’ lasciarle ma devo assicurarmi che Emma stia bene anche per loro due. Faccio cenno a Belle che me ne vado e lei annuisce sorridendomi. Percorro le strade di Storybrooke quasi correndo e poco dopo giungo in ospedale, non prendo quello strano macchinario che ti evita di camminare perché ci vorrebbe troppo tempo così faccio di corsa le scale ed arrivo al secondo piano. Lì ci sono i genitori di Emma e si sono aggiunti anche Regina, Henry, Robin e il piccolo Roland.

«Allora? Come sta?» chiedo con il fiato corto.

«L’operazione è finita, Whale ci ha detto che dovrebbe riprendersi completamente ma ci vorrà del tempo.» mi risponde sua madre.

Tiro un sospiro di sollievo sapendo che è viva e che dovrebbe tornare tutto come prima «Grazie al cielo.» esclamo.

«Perché tu ed Henry non andate da lei? Penso sia giusto che la vediate voi per primi. È nella stanza 304.» continua la donna.

«Sì, va bene. Henry andiamo.» dico al ragazzo invitandolo a seguirmi.

Percorriamo il corridoio in silenzio e credo sia la preoccupazione ci impedisce di avere un dialogo. Apro piano la porta della stanza e faccio entrare prima il ragazzino, poi la richiudo dietro di me. Emma dorme, non ha proprio una bella cera ma sembra aver ripreso un po’ del suo colorito. Ha un sacco di tubi che le escono da corpo ed uno intorno al naso che credo sia per respirare meglio, non è bello vederla così indifesa ma so che nonostante tutto sta bene e che pian piano si riprenderà. Henry sta in piedi davanti a lei e le tiene la mano, riesco a scorgere una lacrima che gli scende lungo la guancia che però prontamente lui si asciuga. È triste vederlo stare così male, è grande e capisce perfettamente cosa sta accadendo al contrario delle sue sorelline. Non so esattamente come comportarmi, che cosa dovrei dirgli? Vorrei solo farlo stare meglio…

«Ehi, Henry. Vedrai che Emma starà bene presto.» provo a dire.

«Sì, ma…»

«Ma?»

«Succede sempre qualcosa che ci separa.»

«Lo so, e credimi lo capisco bene, ma sai com’è fatta tua madre cerca sempre di proteggere tutti a discapito di se stessa.»

«Se si fosse fatta aiutare non sarebbe finita così.»

«Non essere arrabbiato con lei, è stato un incidente.» gli dico cercando di confortarlo come posso.

«Già… Senti, puoi stare tu con lei finché non si sveglia?» mi chiede guardandomi negli occhi.

«Sì, certamente… Tu non rimani?» chiedo a mia volta.

«Preferisco aspettare fuori… Non… Non riesco a vederla così.» mi confessa.

«Non preoccuparti, devi fare quello che ti senti. Penso io a lei.»

«Grazie, Killian.» mi dice dando un bacio ad Emma sulla fronte prima di uscire e lasciarci soli.

Vorrei potergli promettere che tra poco sua madre lo abbraccerà ma non posso perché non ho la minima idea di quanto tempo ci vorrà. É stata lontana da Henry e me per un anno e mezzo e nonostante io abbia digerito la questione non è detto che suo figlio l’abbia fatto. Era felice di vederla appena era tornata e forse non aveva realizzato per bene come realmente si sentiva quando Emma ci aveva abbandonati, voleva solo la sua mamma indietro e non lo biasimo. Ora lei è qui, in un letto d’ospedale ed è normale che un ragazzino della sua età faccia fatica ad accettarlo, nessuno gliene farà una colpa questo è certo. Mi siedo sulla sedia vicino al letto e stando attento ai tubi stringo la mano di Emma, vorrei tanto che si svegliasse per poterle raccontare che ho visto le bambine, che stanno bene e sono felici.

«Siamo tutti qui con te, Emma. Ti stiamo aspettando, sai? Quindi cerca di non farti attendere troppo. Henry, Charlotte ed Hannah hanno bisogno di te, io ho bisogno di te… Il dottore ha detto che starai bene quindi non preoccuparti per la gamba, siamo arrivati giusto in tempo. E sai un’altra cosa? Ho visto le gemelle mentre ti operavano, dio, mi sono innamorato delle nostre figlie. Hanno un bel caratterino e ammetto che avevi ragione a dire che mi somigliano, soprattutto Hannah! Appena starai meglio ce ne andiamo in vacanza, che ne dici? Possiamo andare in montagna, non credo di esserci mai stato, sai com’è, sono un uomo di mare io, però non mi dispiacerebbe. Tu ed Henry adorate la neve e sono sicuro che anche alle bambine piacerà, poi la sera staremo tutti davanti al camino con una bella tazza di cioccolata calda rigorosamente con panna e cannella, lo so. Forse non mi senti, o forse sì, in ogni caso sappi che siamo a casa sani e salvi e che d’ora in poi tutto andrà per il meglio. Ti amo come non ho mai amato nessun’altra donna, mi hai dato due figlie stupende ed è il regalo più prezioso che potessi farmi. Mi hai cambiato la vita Emma Swan e non potrei mai vivere senza di te.» le dico tutto d’un fiato poi le bacio la mano delicatamente.

Lei ancora non da segni di vita, il suo petto si alza e si abbassa a ritmo costante ma ancora non apre gli occhi. Certo, è passato poco tempo, solo vorrei che ritornasse da me… Abbiamo ancora tante cose da fare, ho dei progetti insieme a lei, seri progetti. Una casa con un bel giardino, le giornate in barca con le bambine, insomma cose da famiglia… Magari il matrimonio… O forse no, David mi ucciderebbe all’istante se osassi chiederglielo, credo che ancora non gli vada giù il fatto che sto insieme a sua figlia… O magari in qualche strano modo ne sarebbe felice, chi lo sa. È più probabile che sia Emma stessa a dire di no conoscendola, penso sia meglio accantonare l’idea per un po’. Un rumore mi distrae dai miei viaggi mentali, qualcuno sta bussando, sì, è decisamente quello.

«Avanti.»

Sulla soglia compaiono Mary Margaret e David, faccio cenno loro di entrare e si accomodano sul divanetto posto poco lontano dal letto. Sicuramente sono preoccupati per la figlia ed è bello che abbia dei genitori che le vogliono così bene.

«Come sta?» mi domanda sua madre.

«Non ci sono cambiamenti, dorme.» rispondo sospirando.

«So che non è il momento adatto per parlarne ma… Com’è finita con la questione dell’oscurità?»

«Abbiamo risolto tutto, Merlino ci ha aiutati ed Emma è libera.» spiego.

«Davvero?» chiede suo padre.

«Sì, è stata dura ma ce l’abbiamo fatta.» dico loro.

«Grazie per esserle stato vicino e di esserti preso cura di lei, lo apprezziamo molto.» afferma la donna con un sorriso.

«Farei questo ed altro per lei, credo lo sappiate ormai. Vostra figlia è speciale e mi ha salvato la vita, se non in senso fisico in senso morale. Le devo tanto.»

«Emma ha salvato tutti noi, letteralmente. Ci abbiamo messo ventotto anni per ritrovarla ma ne è valsa la pena.» continua lei.

«Posso capire cosa significa ora che sono padre…» rispondo con un sorriso.

«Credo di sì.» conferma.

Non so per quanto tempo sono rimasto seduto su quella sedia, probabilmente tutta la notte perché devo essermi addormentato senza rendermene conto. Quando apro gli occhi fuori è buio, nella stanza sono solo ed Emma dorme ancora, la guardo per un attimo quando sento un formicolio alla mano. La sposto dalla sua e noto che le sue dita si muovono, si sta svegliando? È davvero il momento?

«Ehi, Swan. Sono qui.» le dico carezzandole piano i capelli.

Qualche secondo dopo la vedo aprire gli occhi «Killian…» mi chiama con un filo di voce.






Angolo autrice
Puntuale come un orologio eccomi qui :')
Allooora, Killian è ancora con le bimbe quando riceve la chiamata di David. Emma ha superato l'intervento e pare che si rimetterà completamente (per fortuna va xD).
Killian nonostante tutto è in pena per Henry, vede quanto il ragazzino stia soffrendo e non sa estattamente come aiutarlo. Diciamo che non ha digerito bene il fatto che Emma se ne sia andata anche se all'inizio desiderava solo averla con sé.
Spero vi sia piaciuto anche il discorso che Hook ha fatto, con i suoi progetti e le sue dichiarazioni, non è un amore quell'uomo? *-*
E alla fine... Emma si sveglia! Starà bene? Sarà tutta intera? 

Ringrazion le fantastiche otto ragazze che mi hanno recensito! Grazie infinite! :D
Non so quanti capitoli ci saranno ancora, di sicuro ancora tre, ma potrei anche allungare, dipende da cosa mi frulla per la testa lol

Ps: ho un'altra bella storiella captainswan in cantiere ma penso ci vorrà un po' prima che la pubblichi perchè è un po' diversa dalle altre e mi richiede un sacco di tempo! Magari quando avrò scritto quatto o cinque capitoli se volete inizierò a postarla (sempre se a qualcuno interessa ahahahah). Essendo una più "seria" preferisco prima concludere questa e portarmi avanti con l'altra perchè non vorrei passassero mesi tra un capitolo e l'altro :)

Okay, ho finito ahah! A presto!
Anna

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Capitolo 20
*** Love ***


Love

 

Mi sento intontita, dolorante e non ho idea di dove sono in questo momento, non riesco ad aprire neanche gli occhi, sono per caso morta? Sto per morire? Ricordo solamente di essermi addormentata o svenuta nella Jolly Roger… Avverto un lieve formicolio alla mano così tento di muoverla ma non ci riesco, riprovo e ancora niente. Mi concedo qualche secondo e provo ancora, questa volta il mio arto risponde e le dita si alzano leggermente da dov’erano prima. Credo sia qualcosa di morbido, di soffice, di comodo… Forse sono in una bara, o in paradiso, o ancora nella nave. Ma se mi muovo non posso essere morta giusto? Sento un tocco leggero tra i miei capelli, una carezza pare… Mi sembra di riconoscere questa sensazione, ma è davvero possibile che sia Killian a sfiorarmi? Se così fosse vorrebbe dire che sono viva e non nell’aldilà! 

«Ehi, Swan. Sono qui.» è la sua voce, ne sono certa, non è un sogno, non sono morta!

Mi sforzo per fargli capire che sto bene o che se non altro l’ho sentito ma la mia stupida mano non vuole muoversi di nuovo, è come se fossi paralizzata o anestetizzata. È inutile non riesco a fare niente e devo provare in qualche altro modo, magari riesco a chiamarlo se mi concentro bene.

«Killian…» il suo nome mi esce quasi in un lamento, ma la voce sembra apposto e non mi causa dolore di alcun tipo parlare. Fortunatamente riesco ad aprire anche gli occhi anche se mi ci vogliono dei secondi per mettere a fuoco l’ambiente intorno a me. Sono in ospedale ed ho un’ulteriore prova della mia sopravvivenza.

«Sapevo che ti saresti svegliata presto, se io sono il tuo eroe tu sei decisamente la mia eroina Swan! Vorrei baciarti e abbracciarti ma non voglio farti male quindi aspetterò.» mi dice tutto d’un fiato.

“Il solito Killian.” penso sorridendo dentro di me. Mi volto piano verso di lui così da poterlo finalmente guardare negli occhi, ha l’aria davvero stanca ma è felice e questo mi fa star bene. Sapere che nonostante le disavventure che abbiamo vissuto siamo entrambi qui mi riempie di gioia, spero davvero che la tranquillità duri almeno una settimana. Killian mi carezza la guancia ed io socchiudo gli occhi beandomi ancora di quel contatto, anche se sono un po’ stordita non riesco a non apprezzare gesti del genere da parte sua. Mi sorride e sono quasi certa di aver notato che i suoi occhi si sono fatti più lucidi, vorrei potergli parlare normalmente ma ancora faccio fatica a controllare il mio corpo.

«Ehi, sai che ho visto Hannah e Charlotte?» mi dice all’improvviso bloccandomi quasi il respiro.

Le mie bambine. Le nostre bambine. Se solo riuscissi a muovermi correrei da loro e da Henry in un batter d’occhio, mi mancano così tanto che non riesco neanche a capacitarmene. Credo che Killian abbia notato il mio cambiamento d’espressione infatti mi stringe la mano come volesse rassicurarmi.

«Tranquilla Emma, stanno benissimo e anche Henry. È stato qui… Credo fosse ieri sera, mi sono addormentato e non so esattamente che ore fossero, comunque c’era e non vede l’ora di vederti. Quando vuoi lo vado a chiamare, okay?» mi spiega ed io riesco a rilassarmi.

«Voglio vederlo…» gli rispondo a bassa voce.

«Vuoi che gli telefoni adesso? Te la senti?» mi chiede.

«Sì.» affermo solamente.

Pian piano la sensibilità sta tornando e spero non ci vorrà ancora molto, non mi piace star bloccata in un letto d’ospedale quando dovrei andare a casa a prendere le mie figlie. Killian prende il telefono e compone il numero di mio figlio, sono certa che ha il cellulare acceso perché da quando lo ha avuto, due anni fa, non si stacca mai da quell’aggeggio. Il classico adolescente insomma, e da un lato ne sono felice è giusto che abbia un po’ di normalità nella sua vita. Oltretutto sono davvero preoccupata per la mia gamba, non so come sia andata a finire la questione, non so se camminerò ancora, non so niente ed ho troppa paura per chiedere se effettivamente è tutto apposto. Certo, essere viva è già un’ottima cosa ma sapere di non poter più muovermi come ero solita fare sarebbe un duro colpo per me. Adesso vedrò Henry e magari dopo chiederò direttamente a Whale com’è la situazione…

«Tesoro, Henry sta arrivando. Penso sia sgattaiolato fuori di casa ma non ti arrabbierai stavolta no?» mi chiede con un sorrisetto.

«No, non gli dirò niente.» gli sorrido lievemente anch’io.

«Credo che da un lato ce l’abbia un po’ con te per essertene andata… O almeno ieri mi sembrava così. Non dire che te l’ho detto, magari parlargliene per capire come la pensa.» 

«Sì, lo farò. Grazie di avermelo riferito, lo apprezzo.» 

«Ti senti meglio comunque?» 

«Abbastanza, sono ancora un po’ dolorante ma tutto sommato sto bene.» 

«Te lo posso dare un bacio ora?» domanda sbattendo le palpebre.

Inevitabilmente mi si stampa un sorriso complice in volto e annuisco alla sua richiesta. Killian entusiasta si china su di me e delicatamente posa le sue labbra sulle mie, mi sento a casa quando mi bacia in questo modo, è come se tutti i tasselli di un puzzle andassero al loro posto, come se non ci fosse cosa più naturale al mondo. All’improvviso mi sento bene, sia fisicamente che emotivamente, sembra quasi che Killian Jones abbia curato ogni mia ferita. Prima di arrivare a Storybrooke non avrei mai creduto che l’amore verso qualcuno potesse essere così forte, così potente eppure ne ho avuto la dimostrazione con i miei genitori, con Henry, con Killian e poi anche quando sono nate Hannah e Charlotte. Mi sembra ancora incredibile anche se in effetti l’amore mi ha salvato dall’oscurità ed ora penso di crederci davvero al detto: non c’è magia più potente dell’amore. Killian si stacca da me non appena sentiamo la porta della stanza aprirsi, Henry fa capolino sulla soglia e poi si decide ad entrare.

«Mamma! Sei sveglia! Stai bene vero?» mi chiede con il fiato corto. Sicuramente ha fatto una corsa fino a qui.

«Tutto bene, ragazzino. Non devi preoccuparti.» gli rispondo, ed è la verità, mi sento bene.

«Mi hai spaventato da morire!» afferma mettendo un finto broncio.

«Mi farò perdonare, promesso.» dico invitandolo a sedersi sul letto con me.

«Vi lascio un po’ soli, d’accordo?» esclama Killian «Io vado a prendermi un caffè.»

«Ne vorrei uno anch’io, ma sicuramente non posso visto che mi avranno imbottita di medicine.» constato amareggiata.

«Esattamente, tesoro.» conferma il mio uomo uscendo dalla stanza.

Henry nel frattempo si è steso in parte a me e mi abbraccia, mi era mancato troppo davvero e non so come poter far sì che mi perdoni perché un anno e mezzo è tanto da recuperare per un ragazzino della sua età. Sapevo che era al sicuro e tutto il resto ma ciò non toglie che l’ho abbandonato, di nuovo. E questa volta mi sento in colpa.

«Ehi, non abbiamo avuto il tempo di discuterne, ma sai che non me ne andrò mai più vero? Te lo giuro.» inizio.

«Voglio crederti mamma… Capisco perché l’hai fatto, ma te ne sei andata senza neanche salutarmi ed ero veramente arrabbiato. Poi un po’ di tempo dopo ho semplicemente lasciato perdere e desideravo solo averti a casa di nuovo.»

«Mi dispiace davvero tantissimo, Henry… So che sarà difficile recuperare, o forse impossibile, ma ce la metterò tutta.» gli dico quasi con le lacrime agli occhi.

«Ti perdono mamma, ricominciamo e basta, okay? Saremo una famiglia, tu, io, le mie sorelle e Killian.» 

«Da quando se tu l’adulto e io la ragazzina?» gli domando quasi incredula da quello che ha detto.

«Da sempre probabilmente.» mi dice ridacchiando.

«Ehi!» lo ammonisco ridendo anche io.

«Comunque ripensandoci mi sa che saremo più una famiglia molto allargata considerando che ci sono anche i nonni, lo zio Neal, Regina, Robin e Roland.» 

«Diciamo che in questa città siamo tutti imparentati.» concludo.

«Lo credo anche io.»

Qualche minuto dopo veniamo interrotti da Whale che piomba letteralmente nella stanza, non si usa più bussare in questa città? Vedo che dietro di lui ci sono anche Killian e i miei genitori, mia madre quasi si commuove vedendomi sveglia e mio padre, anche se non lo da a vedere, è emozionato. Henry scende dal letto sotto richiesta del medico e quest’ultimo si mette a visitarmi sotto gli occhi di tutti, mi chiedo come mai tutta questa fretta, insomma sarei stata qui anche tra qualche ora quindi tanto valeva attendere ancora un po’.

«Non è possibile, non ci posso credere, ma che diavolo è successo?» esclama Whale con una faccia da chi ha appena visto un fantasma.

«Che c’è?» domando cominciando a preoccuparmi.

«La tua gamba era messa male, era infetta e il taglio era profondo, ci sono voluti almeno dieci punti interni e quindici esterni, come cavolo fai ad essere guarita nel giro di una nottata?» chiede più a se stesso che a noialtri.

«G-Guarita?» balbetto con gli occhi sgranati.

«Sì! Non c’è segno di lesione da nessuna parte! Hai usato la magia?»

«No, ero mezza rimbambita fino ad un’ora fa…» ammetto, poi mi torna alla mente la sensazione che ho avvertito quando Killian mi ha baciata, mi sono sentita subito meglio anzi fin troppo «Quando Hook mi ha baciato è come se il dolore fosse scomparso però… Forse è stato quello.» dico alzando le spalle.

«Il bacio del vero amore.» conferma mia madre orgogliosa.

Killian ed io ci guardiamo stupiti, che sia stato quello a curarmi? Ma com’è possibile? Non ero sotto nessun tipo di sortilegio né di magia, ero solamente ferita… Può essere che il suo bacio mi abbia curata realmente?

«Non capisco… Io credevo valesse solo per i sortilegi o quelle stregonerie lì…» dice Killian confuso.

«No, esiste anche questo, è estremamente raro ma c’è e voi due ne siete una prova.» ci spiega mia madre.

«Ammetto che cominci a piacermi di più.» aggiunge mio padre ridacchiando.

Tutti quanti scoppiamo a ridere, figurati se si tratteneva! Ma sono contenta che lui e Killian vadano molto più d'accordo rispetto a prima, in fondo abbiamo due figlie adesso quindi in ogni caso David avrebbe dovuto farsene una ragione prima o poi. E rientrare nella categoria “rarità d’amore” non è poi così male, mai nella vita avrei pensato di avere più potere dei miei genitori in questo campo ma mi sono ricreduta dopo oggi. È bello sapere di aver finalmente trovato la persona della mia vita, il mio lieto fine…




Angolo autrice
Lievemente in ritardo ma ci sono!
Aaaallora: Emma sta bene, è un po' dolorante all'inizio ma se l'è cavata (grazie a dio poveretta ahah). Killian è sempre un tesoro, ma ormai si sa no?
Ho voluto dedicare una buona parte anche ad Emma insieme a Henry perchè nonostante abbia le gemelle con Killian è pur sempre suo figlio ed è abbastanza grande per capire tutto. Però la perdona e le chiede solamente di ricominciare e di essere una famiglia **
E poi arriva Whale per visitare Emma e rimane scioccato da ciò che vede, lei sta bene, fin troppo bene per aver subito un'operazione e non si spiega il perché finchè non interviene Snow e racconta com'è andata: il bacio del vero amore, una forma rara che può curare qualsiasi cosa. Nessuno se l'aspettava ma ad Emma soprattutto fa molto piacere sapere di aver trovato il suo lieto fine finalmente *-* (e anche a David non dispiaceva che Hook l'avesse salvata lol)

Grazie alle 6 ragazze che mi hanno recensito! :D spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Prima della conclusione comunque ci saranno un paio di capitoli dedicati alla famiglia o perlomeno tranquilli ecco ahah, quindi non temete, non è ancora finita!
Ps: sono in ritardo con l'altra FF ma la posterò a giorni don't worry! xD

A presto!
Anna

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Capitolo 21
*** Twins ***


Twins

 

Whale mi ha costretta a trascorrere una giornata sotto osservazione perché ancora non si fida della mia guarigione miracolosa. Ha tutte le ragioni del mondo per tenermi qua almeno fino a stasera, ma ho davvero voglia di andarmene a casa visto che da quando sono arrivata ci sono stata cinque minuti e poi sono ripartita nuovamente per la Foresta Incantata. Nonostante ciò da quando mi sono svegliata qualche ora fa mi sento benissimo, quell’oscurità che avvertivo prima di liberarmi del pugnale è completamente svanita ed ora posso finalmente dire che Emma Swan è tornata ad essere se stessa. Le mie emozioni sono sotto controllo, persino quelle negative, mi sembra quasi di essere rinata come una specie di fenice che risorge dalle ceneri. Forse è la volta buona che la mia vita si sitemi del tutto! Mentre la mia mente vaga saltando da un pensiero all’altro mi accorgo che c’è Killian sulla soglia della porta che mi osserva sorridendo.

«Bentornata tra noi, Swan! Sono almeno tre minuti che aspetto che tu ti accorga della mia presenza.» mi fa notare.

«Mi ero un attimo incantata, scusami dai!» gli rispondo facendo un’espressione da cucciolo.

«Solo perché sei convalescente!» mi concede lui.

Killian si accomoda accanto a me e mi porge una scatola chiusa e un caffè, la apro curiosa e con mia grande gioia scopro che ci sono due ciambelle con glassa al cioccolato «Questa sì che è una colazione come si deve! Grazie.» affermo schioccandogli un leggero bacio a fior di labbra.

«Allora, quando ti lasciano uscire?» mi domanda addentando il suo dolce.

«Stasera se tutto va bene, non vedo l’ora…» ammetto.

«Ottimo, così c’è il tempo per sistemare le ultime cose.» esclama Killian.

«Quali cose?» chiedo finendo la mia ciambella in pochi morsi.

«Ah, niente di cui tu ti debba preoccupare, tranquilla.»

«Mi nascondi qualcosa, vero Hook?»

«Macché! Sono un libro aperto per te.»

«Sì, sì, d’accordo. Lo scoprirò da sola!» gli dico non credendo alle sue parole.

«Cambiando argomento, non vorresti vedere le bimbe?» mi domanda spiazzandomi.

Beh, è ovvio che io le voglia vedere ma portarle in ospedale non credo sia una buona idea, insomma girano un sacco di germi e virus e non voglio che si ammalino per nessuna ragione al mondo. Tento di non pensarci ma è normale che io le voglia qui con me, solo non voglio che corrano alcun rischio, sono piccoline ancora e non mi fido più di tanto visto quanto sono sfigata in questo genere di cose.

«I-Io… Sì, certo… Ma non penso sia una buona idea portarle in un ospedale dove c’è gente malata, capisci?»

«Non credo che per un’ora che passeranno qui si ammaleranno…»

«Sì, può essere, ho solo paura Killian… Con tutto ciò che è successo nell’ultima settimana non voglio che capiti qualcosa pure a loro.»

«Lo capisco, Emma. Ma andrà tutto per il meglio, siamo a casa, tu stai bene e loro anche.»

«Lo so, hai ragione…»

«Ah, e così ho ragione? Beh, questa me la devo segnare perché non capiterà più che Emma Swan mi dia ragione.» mi dice ridacchiando.

Inevitabilmente contagia anche me e riesce a strapparmi un sorriso nonostante la preoccupazione, sono fortunata ad averlo al mio fianco mi capisce come pochi sanno fare e sono davvero felice che voglia così bene alle nostre figlie. Sapevo che le avrebbe accettate quando sono tornata ma non credevo che in così poco tempo le avrebbe amate tanto quanto me.

«Se le porti qui adesso per me va bene comunque.» affermo.

«Certo, chiedo a tua madre una mano… Sai con una è un po’ complicato.» mi dice agitando l’uncino difronte a me.

«Idiota!» gli rispondo tirandogli un leggero pugno sulla spalla «Sappiamo entrambi riesci a fare tante cose anche con una sola.» continuo rivolgendogli un sorrisetto malizioso.

«Non farti scappare queste cose davanti a tuo padre o mi stacca anche l’altra.»

«Sì, lo penso anch’io! È iperprotettivo, sai com’è.»

«Ora sì, lo so.» conferma dandomi un bacio tra i capelli per poi alzarsi dal letto «Torno tra dieci minuti okay?»

Annuisco con un sorriso e lo lascio andare. Quasi mi viene l’ansia, non so perché è come se non vedessi Hannah e Charlotte da mesi quando in realtà è trascorsa solamente una settimana e tra l’altro so che sono state benissimo con i nonni e il loro fratello maggiore. Mi sembra di essere ritornata a quando ho scoperto di essere incinta…

 

***

 

Viaggiavo oramai da diverse ore, non avevo una meta, volevo solo andare abbastanza lontano da Storybrooke per cercare di non fare del male a nessuno. Non potevo davvero credere che oltre ad essere diventata l’Oscuro Signore io fossi pure incinta, ma perché devono sempre capitare tutte a me? Quando Killian ed io avevamo deciso di andare oltre non avrei mai creduto che di lì a poco sarebbe accaduto tutto questo, ero stata attenta eppure mi ero ritrovata incinta comunque. Forse mi sbagliavo, forse ciò che avevo avvertito nelle mie viscere non era una gravidanza ma qualcos’altro. In un certo senso ci speravo, insomma, un bambino adesso? Che crescerebbe lontano dalla sua famiglia? Che vita sarebbe? Mi fermai davanti ad un distributore per fare benzina e comprare qualcosa da mangiare quando nello scaffale notai delle scatolette con i test di gravidanza all’interno, ne presi due senza pensarci e li pagai senza nemmeno guardare in faccia la cassiera anche se a quest’ultima non importava minimamente che io fossi incinta o meno. Qualche chilometro dopo trovai un motel e mi ci fermai, non avevo un posto dove stare ma avevo dei soldi da parte che potevano bastare per affittare un appartamento, nei avrei cercato uno più tardi, ora dovevo sbrigare un’altra faccenda. Mi recai in bagno e non lessi nemmeno le istruzioni, ci ero già passata e sapevo come funzionavano queste cose. Aspettai i classici due/tre minuti e con le mani che mi tramano sbirciai il test poggiato sul lavandino. Due linee rosa. Perfetto, era positivo. Lo presi e lo lanciai contro la porta iniziando a piangere a dirotto, non potevo avere un bambino adesso, non senza Killian, non lontano da casa. Ma che altre alternative avevo? L’aborto? Avrei davvero avuto il coraggio di farlo? Se mai fossi tornata a casa come avrei potuto dire all’uomo che amo che avevo ucciso suo figlio? Era impensabile. E infondo nemmeno volevo farlo, non l’avevo fatto con Henry e avevo diciotto anni, figurati adesso. Ero disperata e avevo paura ma non potevo abortire perché nonostante fosse il momento più sbagliato del mondo questo bambino era stato concepito da due persone che si amavano profondamente, non era programmato però era certamente nato dall’amore di due persone. Mi stesi sul letto con le mani appoggiate sulla pancia, tra circa otto mesi avrei dato alla luce il mio secondo figlio, ero sola, di nuovo, ma questa volta ci sarebbe stato lui o lei a risollevarmi.

 

***

 

Sono nuovamente soprappensiero ed imbambolata a fissare il muro, ripensare a come ho scoperto delle gemelle (che all’epoca non avevo idea fossero due) in un certo senso non è molto piacevole. Sarebbe dovuto andare tutto diversamente, Killian avrebbe dovuto vederle nascere, vederle crescere e piangere dalla felicità insieme a me ad ogni tappa importante. Quando però lo vedo entrare nella mia stanza con in braccio le bambine tutti i dubbi e le insicurezze mi scivolano via, è così gratificante vedere le mie due splendide figlie in braccio al loro papà.

«Ciao piccole! Che bello vedervi.» dico prendendole una ad una con le lacrime agli occhi.

«Gli mancavi tanto.» aggiunge Killian sedendosi ai piedi del letto.

Hannah mi si arrampica addosso e mi sorride mentre Charlotte si limita a guardarmi sorridendo anche lei. Le stringo entrambe forte, mi erano mancate davvero troppo e sono contenta che Killian mi abbia convinta a portarle qui. Mi sembrano persino cresciute dall’ultima volta anche se in una settimana è difficile notare cambiamenti.

«Grazie, Killian.» gli dico allungando la mano verso la sua.

Lui la afferra carezzandone il dorso «Di niente, Emma.»

«Crescono davvero in fretta…»

«Non dirlo a me… Da un giorno all’altro mi sono trovato padre di due bambine di nove mesi.»

«Già…» affermo abbassando lo sguardo.

«Non era in quel senso, Swan. Mi riferivo al fatto che per me è difficile stare al passo con loro, ogni giorno fanno qualcosa di nuovo o preferiscono un cibo diverso dal giorno prima, è dura. Capisci?»

«Sì, capisco bene. Ed è tutto nuovo anche per me, insomma con Henry non l’ho mai fatto…»

«Vorrà dire che faremo esperienza insieme.» esclama facendomi l’occhiolino.





Angolo autrice
In ritardo, ma eccomi!
Essenzialmente ho dedicato il capitolo a Killian, Emma e le gemelle, era ora che si rivedessero no? Ci ho aggiungo anche un flashback di quando Emma è partita a inizio storia, ricordate? In cuor suo sapeva di essere incinta ma ha preferito usare un metodo tradizionale che alla fin fine le ha confermato ciò che già sapeva. È più che altro una sua riflessione sul da farsi, sapeva che non avrebbe avuto la forza di abortire perchè come ha detto lei il bambino (le bimbe in questo caso) era stato concepito da due persona che si amano.
È un capitolo un po' di passaggio e tranquillo, ma spero vi sia piaciuto comunque! :D

Grazie alle otto ragazze che mi hanno recensito! Tropo gentili ^^

Vi lascio le altre mie due storie nel frattempo: It's never over. e Once in a lifetime

Un bacio, 
Anna

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Capitolo 22
*** Surprise! ***


Surprise!

 

È tardo pomeriggio, saranno circa le cinque e mezza e finemente sto firmando le carte per la mia dimissione dall’ospedale. Sono così eccitata di poter finalmente ritornare a casa, ho davvero bisogno di un po’ di normalità dopo le ultime settimane (senza contare l’anno e mezzo trascorso fuori), le bambine sono con i miei genitori mentre Henry è da Regina a finire i suoi compiti. La scuola è iniziata da un pezzo ed è il suo ultimo anno di medie, quasi non ci credo che il prossimo fine agosto comincerà il liceo, mio dio, il tempo vola sul serio! Se penso a quando si è presentato a casa mia a soli dieci anni mi viene la pelle d’oca perché è grazie a lui se ora ho una famiglia, un uomo che mi ama, degli amici e due bambine stupende. Mio figlio mi ha letteralmente salvato la vita. Sorrido senza neanche rendermene conto, ora la mia vita va alla grande ed è già parecchio tempo che a Storybrooke non succede nulla di sconvolgente, strano ma vero. Compilo l’ultimo modulo e lo consegno all’infermiera dietro il bancone quando avverto due braccia familiari avvolgermi in un abbraccio.

«Ehi.» esclamo voltandomi leggermente.

«Ehi.» risponde Killian baciandomi la fronte.

«Andiamocene a casa ti prego, sono stufa di questo ospedale.» 

«Allora vi porto al vostro castello principessa

«Sarebbe molto gentile da parte vostra capitano. Anche se tecnicamente quella che guida sono io.» gli faccio notare.

«Quelle scatole con le ruote non le trovo molto sicure come mezzi di trasporto.»

«Si chiamano auto, Killian. E presto dovrai imparare ad usarle.»

«Non ci penso minimamente.»

«Neanche se fossi io ad insegnarti?» propongo facendogli l’occhiolino.

«In questo caso posso valutare l’offerta. Non mi dispiacerebbe un’insegnante così sexy.» risponde tirandomi una pacca sul sedere.

«Killian Jones!» lo ammonisco senza riuscire a trattenere una risata.

Saliamo sulla mia nuova auto in direzione di casa anche se devo ammettere che il mio maggiolino giallo mi manca un sacco, solo non potevo metterci due seggiolini sul sedile posteriore ed ho dovuto comprarne una nuova. L’ho voluta col cambio manuale anche se qui usano praticamente ovunque l’automatico ma Neal mi ha insegnato a guidare così e in un certo senso ho voluto onorarlo, poi a cambiare le marce mi diverto tantissimo! Parcheggio sul viale dove si trova casa dei miei genitori e saliamo le scale fino a raggiungere il loft. Devo ammettere che siamo davvero in troppi qui dentro, tra il mio fratellino e Charlotte ed Hannah lo spazio è quasi nullo. Ho bisogno di un posto mio, o meglio nostro, ma non ho mai avuto il tempo per cercare o valutare qualche edificio. Insomma tra la storia della gravidanza e l’oscurità, una casa era l’ultimo dei miei pensieri.

«Emma! Che bello vederti, come stai tesoro?» mi chiede mia madre abbracciandomi.

«Mamma! Mi stritoli! Comunque sto benissimo, davvero.»

«Ci hai fatto davvero spaventare, lo sai?» interviene mio padre.

«Mi dispiace, non era mia intenzione. Ora però è tutto finito, pensiamo solamente a questo!»

«A proposito…» comincia Mary Margaret «Abbiamo una piccola sorpresa per te, Emma. Lasceremo che sia Killian a mostrartela, noi baderemo alle bimbe fino a quando ne avrete bisogno.»

«O-Okay…» balbetto confusa mentre noto gli sguardi complici del mio fidanzato con i miei genitori.

«Sono certo che ne sarai felice.» esclama David.

«Mi state mettendo in agitazione, lo sapete che odio le sorprese.» dico sbuffando.

«Proprio per questo volevo che lo fosse.» replica Killian ridacchiando.

«Sei proprio Mr. Simpatia, anzi Capitan Simpatia.» borbotto.

«Muoviti, Swan e smetti di lamentarti.» afferma lui trascinandomi fuori.

Decido di lasciar stare e lo seguo lungo le strade poco trafficate della nostra cittadina, non ho idea di dove mi stia portando ma mi trattengo dal fargli mille domande a cui tanto non risponderebbe comunque. Non mi piace l’attesa prima di sapere qualcosa, anzi odio proprio aspettare e Killian lo sa bene, ecco perché si diverte a farmi innervosire. A volte lo fa veramente apposta e il più delle volte s’è beccato un pugno, nonostante ciò non rinuncia ad un po’ di sano divertimento che sarebbe prendere in giro me il più possibile. Anche io lo faccio con lui, soprattutto quando si tratta di qualcosa di tecnologico, fa persino tenerezza in alcuni casi, ma è meglio non dirglielo. Improvvisamente si blocca e mi prende le mani mettendosi difronte a me, io lo guardo stranita e aspetto che dica qualcosa.

«So che non sopporti le sorprese ma questa era proprio necessaria. Ne abbiamo passate tante insieme, abbiamo due figlie, Henry… Ed è difficile per me pensare di non vedervi ogni giorno, di non svegliarmi con voi, di non poterti abbracciare o baciare quando mi pare, quindi ho pensato che l’unica soluzione plausibile fosse questa…» mi dice spostandosi da davanti per poi indicarmi una bellissima casa dietro di lui.

«Che… Che significa?» domando a bocca aperta, anche se so benissimo cosa vuol dire.

«Questa è casa nostra, Emma. Spero di aver scelto bene.» mi risponde con un sorriso.

«Non ho parole, i-io…» balbetto tentando invano di esprimere i miei sentimenti.

«Lo prendo come un “mi piace”.» esclama ridacchiando.

«Non mi piace e basta, la adoro! Posso vederla dentro vero?» chiedo eccitata come una bimba il giorno di Natale.

«Certo, Swan. È casa tua!» ribatte lui invitandomi a seguirlo.

Ancora non credo ai miei occhi, mi sembra una cosa talmente impossibile che penso ci vorranno dei giorni per rendermene conto. Ho realmente una casa tutta mia dove poter crescere i mie figli, dove poter vivere serenamente con l’uomo che amo, ho il mio rifugio, il mio luogo sicuro. Sembra banale ma non lo è affatto perché per anni questo è stato il mio sogno, non tanto l’edificio in sé, ma viverci con la mia famiglia circondata dalle persone e dalle cose che amo. È incredibile che Killian abbia fatto tutto questo per me. Dalla tasca dei pantaloni estrae le chiavi e le gira nella serratura lasciando che sia io ad entrare per prima. Faccio una giravolta su me stessa per ammirare ogni singolo centimetro della stanza, come ingresso è stupendo, è accogliente e conduce subito ad uno splendido salotto dove vi è un enorme divano in pelle bianca (che dovrò proteggere da Hannah e Charlotte visto che adorano colorare ogni cosa), un televisore incastrato al muro e sotto di esso c’è un magnifico caminetto tutto rivestito in pietra, insomma il sogno di ogni donna, c’è anche una bella libreria che sicuramente Henry troverà utile sia per i suoi libri sia per i fumetti. A lato del salotto noto che vi è una porta scorrevole così da poter separare la cucina dalla zona relax. Tiro Killian per un braccio e lo trascino nella mia nuovissima sala da pranzo, il tavolo è in legno non è né troppo piccolo né troppo grande, tutti gli elettrodomestici sono nuovi di zecca da quel che posso notare e c’è persino una piccola isola (che io amo) con due sgabelli annessi. Il tutto è completato da un lampadario in cristallo posto esattamente sopra il tavolo che rende l’atmosfera della cucina ancora più suggestiva.

«Mi sono già innamorata e abbiamo visto solo salotto e cucina, se vedo anche il resto dovrai portarmi fuori in braccio perché sarò svenuta.» dico distrattamente intenta ancora ad esplorare il piano inferiore della casa.

«Tranquilla, Swan. L’ho già fatto non sarà un problema!» risponde vantandosi come al solito «Comunque c’è molto altro da vedere, su.»

Prima di andare al piano superiore ci rechiamo nel giardino sul retro, ho sempre desiderato avere uno spazio verde all’esterno in cui far giocare le gemelle, ma a Boston non potevo di certo permettermelo, qui invece è bellissimo, è spazioso ed essendo recintato tutt’intorno posso stare tranquilla. Ci sono due grossi alberi che d’estate sicuramente terranno fresco, ci si potrebbe agganciare un’amaca, sarebbe perfetta.

«È un po’ spoglio ma ci si può aggiungere qualche gioco per bambini, io non me ne intendo molto ma sono sicura che tu troverai qualcosa.» mi fa notare.

«É già stupendo così, non oso immaginare se ci mettessimo un’altalena o uno scivolo! Diventerebbe perfetto!»

«Ecco, vedi, hai già delle ottime idee.» mi sorride «Ora andiamo a vedere la parte migliore però.» conclude e non posso non notare un velo di malizia nella sua voce.

Rientriamo dalla porta finestra del salotto e ci dirigiamo di sopra, vi è un corridoio abbastanza corto ma in compenso è decisamente largo e spazioso. Ci sono quattro porte bianche, che ho capito essere il colore principale della casa e mi piace, Killian apre la prima ed entriamo in una camera da ragazzo, c’è un letto ad una piazza e mezza, una bella scrivania in legno chiaro, un’altra piccola libreria, un bell’armadio e varie mensole. È sicuramente la stanza per Henry, mancano i giocattoli e i videogame ma sono sicura che amerà arredarsela.

«Questa pensavo di lasciarla ad Henry, sei d’accordo?» mi chiede.

«Sì, gli piacerà moltissimo!» confermo.

Richiudo la porta per poi aprirne un’altra difronte alla precedente, questa volta appare un bagno sui colori che vanno dall’azzurro al blu. C’è una doccia, due lavandini e due armadietti. Devo ammettere che non c’è una cosa che non mi piaccia di questa casa. Killian mi porta nella terza stanza del piano e con mio stupore è completamente vuota, lo guardo alzando un sopracciglio, come mai è vuota?

«Questa era una stanza per gli ospiti penso, ma credo che ad Hannah e Charlotte servano delle culle più che un letto quindi ho fatto portare via tutto e possiamo arredarla come ci pare e piace.»

«Ma come hai fatto a fare tutto così in fretta?»

«Ho i miei segreti, tesoro.»

«Che io scoprirò prima o poi, lo sai.»

«Può darsi, ma non ci scommetterei se fossi in te!»

«Direi che manca solo una camera da vedere no?» domando allusiva.

Killian annuisce capendo al volto la mia intenzione, mi prende per mano e insieme entriamo nell’ultima stanza, ovvero quella che sarà la nostra. Quasi perdo l’equilibrio quando vedo la bellezza della camera, il letto è enorme e moderno proprio come piace a me, c’è la cabina armadio (cosa che sognavo fin da piccola dopo averla vista in un film), in più abbiamo anche un piccolo terrazzo con vista sul parco dall’altra parte della strada. Solo dopo noto che c’è un’altra porta annessa alla nostra camera.

«Che c’è lì dentro?» chiedo a Killian.

«Apri e scoprilo tu stessa, Swan.»

Annuisco e faccio come mi ha detto, per la seconda volta quasi cado a terra: abbiamo il nostro bagno personale. Non posso crederci, c’è una vasca da bagno talmente gigante che potrei scambiarla per una piscina. È ufficiale, non uscirò da questa casa neanche venisse un uragano.

«Dimmi che non è un sogno, Killian.»

«Non lo è!» mi dice abbracciandomi da dietro.

«Ma come hai fatto a permettertela?»

«Ho lavorato al porto e sai non avendo affitto da pagare ho messo da parte i soldi, poi i tuoi genitori si sono offerti di aiutarmi a scegliere.»

«È il regalo più bello che potessi mai farmi.»

«Sono felice che ti piaccia. In realtà ci pensavo da prima che tu partissi, poi per ovvi motivi ho lasciato tutto in sospeso, ma sapevo che saresti tornata e avevo ragione.»

«Sai sorprendermi continuamente credimi. E ti amo, non solo per questa splendida casa ma per aver creduto in me, in noi, nonostante tutto.»

«Crederò sempre in noi, Emma. E ti amo anche io.» mi dice baciandomi dolcemente.

«Stasera voglio festeggiare.» affermo.

«Da Granny’s dopo cena?»

«Assolutamente. Avverto gli altri.»





Angolo autrice
Sono tornata, perdonate il ritardo!
Eccovi svelati i piani del caro capitano, ha comprato ad Emma una casa, o meglio l'ha comprata per la sua famiglia. Nonostante lei se ne fosse andata Killian non ha mai smesso di credere che sarebbe tornata e che avrebbero avuto una bellissima vita insieme. Vi aspettavate fosse questa la sorpresa? :')
Adesso i nostri cari protagonisti andranno a festeggiare e dove se non da Granny? xD credo che ci saranno ancora pochi capitoli prima della fine, vediamo cosa verrà fuori.

Grazie a chi mi rencesisce sempre, non credevo sarebbe piaciuta tanto la storia! **
Ps: domani è il mio compleanno quindi non so quando pubblicherò le altre FF!

A presto,
Anna

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Capitolo 23
*** Night out ***


Night out

 

Non riesco a smettere di pensare al fatto che domani mi trasferirò nella mia nuova casa, è un qualcosa di così irreale ai miei occhi che non riesco neanche ad esprimere la mia gioia. Per la prima volta ho realmente un posto mio da condividere con chi amo e con i miei figli e posso dire di aver coronato uno dei miei sogni di quand’ero bambina. Questa sera abbiamo deciso di festeggiare tutti quanti insieme, Henry è da un amico per un pigiama party e le gemelle resteranno a casa con Belle così che io, Killian, Regina, Robin e i miei genitori possiamo uscire e divertirci senza limiti di orari. Una bella serata è proprio quello che ci vuole dopo quello che abbiamo passato per liberarmi dall’oscurità. È stata davvero dura e per un po’ credo fermamente che non mi mancheranno le avventure, ho voglia di godermi questa ritrovata tranquillità, insomma, almeno finché dura visto che siamo a Storybrooke e qua ne capitano di cotte e di crude un giorno sì e uno no. Sono ancora indecisa su che cosa indossare, niente di troppo formale, ma non voglio neanche mettere la solita maglietta con la giacca. Opto, alla fine, per una maglia con una profonda scollatura sulla schiena e un paio di jeans eleganti che non sapevo nemmeno di avere, come scarpe scelgo un paio di stivaletti bassi che ho comprato ancora quando stavo a Boston. Dopo essermi sistemata scendo dal soppalco diretta in bagno, credo che un filo di trucco non guasti infondo. Dentro trovo mia madre che sembra aver avuto la mia stessa idea, lei indossa un bell’abito scuro con le calze nere.

«Emma! Eccoti!» mi dice lasciandomi il posto difronte allo specchio.

«Un filo di matita e mascara e sono pronta. È una vita che non esco!» esclamo ripensando all’anno passato fuori. Con le gemelle così piccole era impensabile uscire per una sera se non per lavoro.

«Sei davvero bella stasera, hai intenzione di lasciare Killian con la bava alla bocca?» mi chiese lei ridacchiando.

«Mamma!» la riprendo senza lasciarmi sfuggire un sorriso «Ti devo ricordare che abbiamo due figlie e il tempo del corteggiamento è finito molto tempo fa?»

«Tesoro, ogni tanto fa bene mettersi un po’ in tiro per il proprio uomo.» continua.

«Ma che hai stasera?» domando incredula.

«Anch’io e tuo padre siamo sposati da, beh, tanto tempo ma comunque ogni tanto mi piace farmi carina per lui.»

«Oh dio, non posso credere che sto avendo una conversazione del genere con mia madre!»

«E cosa c’è di male? Insomma, sappiamo entrambe come vanno queste cose mi pare.» risponde lei alzando le spalle.

«Non parlerò della mia vita amorosa con te, non se poi le domande sfociano in qualcosa di quel genere.»

«Oh, avanti Emma, non fare troppo la santa, credi che non sappia come avete concepito Hannah e Charlotte?»

«Immagino tu lo sappia, visto che appena ho spezzato il sortilegio tu e papà non avete perso tempo.» replico ricordandomi quella scena.

«Erano passati ventotto anni, credo fosse normale.» ribatte lei arrossendo.

«Comunque, mamma, davvero cambiamo discorso.» 

«Va bene, va bene! Come vuoi!» mi dice alzando le mani «Sei pronta?»

Mi guardo allo specchio per l’ultima volta e controllo che il trucco sia perlomeno decente, poi insieme a Mary Margaret esco dal bagno trovando Killian e papà che conversano allegramente. Devono aver fatto parecchia amicizia mentre non c’ero considerando che all’inizio si odiavano, beh, meglio per me sicuramente così non dovrò ascoltare le reciproche lamentele dell’uno e dell’altro. Quando finalmente si accorgono di noi ci rivolgono uno sguardo d’approvazione e si alzano da tavola pronti per andare da Granny’s. Sto per infilarmi il giubbotto quando mio padre non si trattiene dall’essere fin troppo iperprotettivo.

«Non sei un po’ troppo nuda?» mi chiede piegando la testa di lato.

«Papà, ti prego. Non ho quindici anni.» rispondo roteando gli occhi.

«Lo so, mi chiedevo solamente se… Avessi freddo.» si giustifica.

Sento Killian e mia madre ridersela alla nostre spalle e gli lancio un’occhiata fulminante prima di prendere il mio uomo per un braccio e trascinarlo fuori. In momenti come questi sono davvero entusiasta di avere una casa a cui tornare, lì potrò girare perfino in mutande se mi andrà senza che nessuno mi faccia il terzo grado. Poco dopo arriviamo al ristorantino e notiamo che Regina e Robin sono già seduti al nostro tavolo, lei è elegante come sempre e anche Robin si è impegnato devo ammettere.

«La puntualità non è il punto forte della vostra famiglia a quanto pare.» commenta Regina.

«Prenditela con le donne, dovevano prepararsi e sai come sono lunghe.» risponde David facendo ridere Robin.

«Emma, allora, come ti senti?» mi domanda quest’ultimo.

«Alla grande, davvero.» rispondo facendo cenno a Ruby di portarci qualcosa da bere che arriva pochi secondi dopo «È una vita che non bevo qualcosa!» continuo.

«Ti sei fatta mettere incinta da Capitan Eyeliener mia cara, cosa ti aspettavi.» mi dice Regina con il suo solito sarcasmo.

«Regina!» esclama Mary Margaret a bocca aperta.

Io ridacchio e non me la prendo per la battuta mentre Killian le rivolge un’occhiataccia «Vorrà dire che stasera recupererò.» concludo.

«Che accidenti è questa roba?» domandano Killian e Robin quasi all’unisono.

«Si chiama cocktail, uomini delle foreste!» dice David scuotendo la testa divertito dall’ignoranza dei due in fatto di modernità.

«Qui l’unico che viene dalle foreste è il signor Hood.» lo corregge Killian.

«Avanti, chiudete la bocca e assaggiate!» li zittisce Regina.

Brindiamo facendo schioccare i bicchieri e contemporaneamente mandiamo giù un po’ del liquido trasparente, credo proprio sia una qualche specie di martini però ammetto che Ruby ci sa decisamente fare, è molto buono. 

«La lupa ci sa fare, questa roba è ottima!» esclama Killian che sembra apprezzare parecchio.

«Vivere in questo mondo ha molti vantaggi, uno di questi è la grande vastità di alcolici.» gli risponde Mary Margaret.

«E da quando saresti una bevitrice tu?» le chiede David aggrottando la fronte.

«Mio caro, quando vivevo con i nani ce ne siamo fatte di bevute!» 

«Mamma, non ti facevo così ribelle.» commento io ridacchiando.

«È colpa di Regina, lei mi dava la caccia e ho dovuto adeguarmi.» replica stringendo le spalle.

Ci guardiamo tutti quanti per un attimo e poi scoppiamo a ridere, mi mancavano le serate trascorse insieme alla mia famiglia e agli amici e pensare che solo qualche anno fa ci saremmo uccisi a vicenda se ne avessimo avuto l’occasione! Eppure ora siamo qui a ridere e scherzare con battute davvero pessime ma che riescono a farci sorridere. Siamo cambiati, ognuno di noi lo è. Ruby ci serve dei bicchierini dicendo che il secondo giro lo offre la casa, io già con il primo cocktail mi sento brilla figuriamoci se continuo a bere, dovranno portarmi a casa in braccio.

«Vodka!» esclama David riconoscendo l’alcolico.

«Ha un odore simile al ruhm.» continua Killian annusando il bicchierino.

«Okay, al mio tre. Uno… Due… Tre.» e buttiamo giù anche quello. Brucia. Sicuramente era vodka liscia o qualcosa del genere.

«Wow, vi fate di roba forte qui a Storybrooke!» ci dice Robin.

«Non ci facciamo mancare nulla.» gli risponde Regina.

«Credo sia da prima che nascesse Emma che non mi ubriaco.» ci fa notare mia madre.

«Perché da quando ti sei sposata sei diventata una santarellina.» ribatte Regina mandando giù il terzo giro di bevute.

«Non è vero.» si lamenta Mary Margaret.

Andiamo avanti così per almeno un’altra ora, fortunatamente la nonnina ci ha portato qualche stuzzichino altrimenti io sarei già finita in bagno a vomitare anche l’anima. Mi sento decisamente fuori di me, mi viene da ridere per qualsiasi stupidaggine e posso confermare di essere ubriaca. Killian mi osserva e ogni tanto ridacchia insieme a mio padre, cos’abbiano tanto da prendere in giro non l’ho mica capito! 

«Ma voi due non vi odiavate?» chiedo rivolgendomi sia ad Hook che a papà.

«Diciamo che abbiamo qualcosa in comune per cui ridere stasera.» mi risponde Killian.

«E sarebbe?» interviene mia madre.

«Voi due ad esempio.» ci dice David «Tale madre tale figlia, non sapete reggere l’alcol.»

«Certo, certo. Invece voi uomini sì.» replico offesa.

«Non vorremmo interrompere la vostra scenata ma forse è il caso di andare a casa, voi due siete già abbastanza sbronze.» esclama Regina mettendosi in mezzo.

«Ma sono solo le undici e mezza.» sbuffo.

«Sono certa che domani mattina mi ringrazierai per non avverti fatto bere ancora.» continua la donna.

A stento mi reggo in piedi e se non fosse per Killian sarei inciampata già appena alzata. Credo di aver leggermente esagerato stasera, anche mia madre non è da meno ma almeno riesce a camminare senza sembrare una papera.

«Buonanotte amici, vi voglio taaaanto bene.» affermo prima di incamminarmi verso casa.

«Mio dio Swan, sei veramente messa male.» mi risponde Killian sorreggendomi.

«È meglio se non la lasci sola o potrebbe combinare danni.» aggiunge Regina sorridendo.

«Macché danni, sono solo un po’ brilla su.» mi giustifico scuotendo la testa.

«Okay, okay ora andiamo prima che tu dica altre cavolate.» conclude il mio uomo.

Penso di averci messo almeno quindici minuti ad arrivare a casa dei miei e di solito non ce ne vogliono più di cinque. Mi gira leggermente… No, non leggermente, mi gira molto la testa e mi viene ancora da ridere senza motivo, beh, almeno un lato positivo c’è: non sto insultando nessuno. A fatica salgo le scale del soppalco dopo aver controllato le bambine e lascio che Killian mi stenda sul letto.

«Hannah e Charlotte dormono, vero?» chiedo non avendo la forza neanche di levarmi le scarpe.

«Sì, non preoccuparti.» mi risponde aiutandomi a svestirmi un po’.

«Lo sai che non possiamo fare nulla visto che ci sono i miei genitori?» dico dispiaciuta.

«In queste condizioni non sarebbe il caso comunque.» mi fa notare ridendo.

«Non ridere di me, Jones.»

«Avanti, sotto le coperte. Domani starai meglio.» 

«Killian, posso chiederti una cosa molto seria?» 

«Addirittura molto seria. Dimmi.»

«Perché non ci sposiamo?» chiedo e credo di essermi addormentata nell’attesa di una risposta.





Angolo autrice
Sono tornata!
Come preannunciava il capitolo precedente i nostri amici si sono divertiti parecchio da Granny. E non è successo nulla, MIRACOLO xD
Spero vi abbia fatto ridere, io ci ho riso su solo a scriverlo, già all'inizio con i discorsi sulla vita amorosa di Emma :'D ahahah e sia lei che sua madre non reggono l'alcol a quanto pare lol.
E non è finita qui... Una Emma ubriaca fa una domanda non troppo innocente a Killian, che cosa risponderà?

Grazie infinite come sempre per tutte le recensioni, un po' mi dispiace che tra poco finirà. u.u

Per chi volesse lascio le mie altre CaptainSwan: It's never over. Once in a lifetime

Ps: sto leggendo una FF sempre su Emma e Hook in inglese che è qualcosa di STUPENDO vi giuro! Ho tradotto il primo capitolo così perchè mi annoiavo e se volete più avanti potrei iniziare a postarla. Penso vi piacerà! :)

Alla prossima
Anna

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Capitolo 24
*** Everyone deserves a happy ending ***


Everyone deserves a happy ending

 

Rimango sbalordito dopo la domanda che Emma mi ha posto. Certo, è ubriaca, ma solo per questo non devo prenderla sul serio? Sono ancora immobile accanto al letto con una delle sue scarpe in mano, che cavolo le dovrei rispondere adesso? È ovvio che vorrei sposarla un giorno, solo che adesso non credo sia il momento più adatto, anzi non penso che in questo stato e a quest’ora della notte dovremmo avere una conversazione del genere. Poggio la scarpa sul pavimento senza dire nulla e sento Emma stranamente silenziosa, l’ha presa così male? Mi abbasso al suo livello per dirle qualcosa quando mi accorgo che sta dormendo profondamente. Sospiro e inevitabilmente mi sento più tranquillo sapendo che non è lì ad attendere una mia risposta, probabilmente non sarebbe stata molto felice all’idea che le dicessi di aspettare ancora un po’, quindi meglio così. In più con tutto l’alcol che ha mandato giù stasera non so quanto si potrà ricordare domattina, da un lato spero lo dimentichi perché conoscendola mi eviterebbe per tutto il giorno dall’imbarazzo, dall’altro mi piace pensare che anche lei sia bene o male pronta per un passo del genere. Non avrei mai creduto che dopo tutto quello che ho e che abbiamo passato saremmo finiti per rimanere insieme ed ancora più uniti. È ancora leggermente insolito per me pensare al fatto che ho una fidanzata e due bambine bellissime al mio fianco visto che solamente pochi anni fa ero ancora il pirata egoista che vagava per i mari. Dopo essermi svestito mi stendo sul letto di fianco ad Emma tirandole su le coperte fino alle spalle, lei si lamenta ma senza svegliarsi ed io mi perdo ad osservarla per non so neanche quanto tempo. Dubito che riuscirò a chiudere occhio stanotte dopo la sua domanda. Emma continua a rigirarsi nel letto finendo per tirarmi qualche calcio più di una volta ma lascio stare e sopporto, è meglio che dorma il più possibile o si ritroverà con un dopo sbornia non indifferente.

«Killian. Killian, svegliati.» sento una voce che mormora il mio nome.

«Mmm.» mi lamento. Ma quanto tempo è passato? Cinque minuti?

«Sono le nove e mezza.» continua a dire.

Apro gli occhi e mi ritrovo la faccia di Emma a pochi centimetri dal viso «Mi sono addormentato due minuti fa…» sbuffo.

«Hai dormito praticamente tutta la notte invece.» mi sorride lei.

«Sto bene qui sotto con te.» le dico ricambiando il sorriso per poi tirarla verso di me.

«Lo stesso vale per me, ma dobbiamo dar da mangiare alle bimbe.» 

«Giusto. Tu come stai?» le chiedo un po’ titubante.

«Mi gira un po’ la testa, ma pensavo peggio devo ammettere. Non ricordo granché di ieri sera…» afferma mordendosi il labbro.

Ecco, come immaginavo «Meglio così.» 

«Ti prego, non dirmi che ho fatto qualcosa di imbarazzante.» 

“Non fatto, ma detto” penso senza dirle niente «Nulla di grave, tranquilla.»

«Non indagherò oltre, di sicuro ci sarà Regina a ricordarmi cos’ho combinato.» esclama scuotendo la testa.

«Credo proprio di sì, Swan.» rispondo ridacchiando ripensando alla serata precedente.

Scendiamo in cucina e troviamo le gemelle già sveglissime, si arrampicano nella loro culla per farsi prendere in braccio e non posso non sorridere ogni volta che vedo i miei due angioletti biondi. Nonostante abbiano la stessa carnagione di Emma e lo stesso colore di capelli fisicamente assomigliano a me, e non per vantarmi ma adoro questa cosa. Non sono ancora molto pratico quando si tratta di dar loro da mangiare o cambiarle ma fortunatamente imparo in fretta. Emma mi passa uno dei biberon che aveva messo a scaldare nel microonde e non faccio in tempo ad afferrarlo che Charlotte me lo prende dalle mani.

«Ehi, con calma signorina.» le dico divertito.

«Quando si tratta di cibo sono uguali a te, non aspettano nessuno.» mi risponde Emma tenendo in braccio Hannah.

«Lo vuole tenere pure da sola, forse ha paura che glielo rubi.» continuo osservando sia Charlotte che Hannah tenere il biberon da sole.

«Diciamo che negli ultimi tempi vogliono fare tutto da sole, il più delle volte pasticciano in giro ma non importa.»

«Domani mi risveglierò e avranno sedici anni.» dico vedendo come crescono ed imparano in fretta.

«Poi porteranno a casa i fidanzatini.» replica Emma ridacchiando.

«Non esiste che qualche ragazzino tocchi le mie figlie.» esclamo lanciandole un’occhiataccia.

«Ne riparleremo più avanti.» continua lei prendendomi in giro.

 

***

 

Nel primo pomeriggio inizio a radunare tutte le mie cose e a ficcarle dentro alcuni scatoloni che mia prestato mia madre. Non c’è tantissima roba fortunatamente, perlopiù vestiti e oggetti vari delle gemelle, Killian ha deciso di spostare il suo guardaroba dalla Jolly Roger a casa nostra così da non dover girare in mutande o in accappatoio per la città per andare vestirsi. Non mi ha accennato nulla riguardo ieri sera, spero di non aver detto niente di troppo compromettente o potrei seriamente scavarmi una fossa. Sembra normale stamattina anche se più di una volta l’ho sorpreso a fissarmi e questo mi inquieta, non tanto per il fatto in sé ma so che mi nasconde qualcosa ed il fatto che io non ricordi gioca a suo favore. Con mille pensieri che mi frullano in testa carico ogni cosa in macchina e guido fino alla mia nuova casa. Visto che non c’è molto da riordinare credo che per stasera potremmo già restare qui, certo mancano ancora i mobili della camera di Hannah e Charlotte ma possiamo farne a meno per qualche giorno, ci basteranno le culle. Henry ha già chiesto sia a me che a Regina di aiutarlo a scegliere alcune cose per la sua stanza ma fortunatamente è già arredata a dovere e non dovrebbero mancare troppe cose. Inizio a portare in casa gli scatoloni quando sento arrivare Killian, è sommerso da oggetti di vario tipo e da vestiti tanto che non lo si vede in faccia. Ridacchio e dopo un attimo vado a dargli una mano o finirà per inciampare.

«Grazie, Swan.» mi dice liberandosi da qualche peso.

«Non pensavo avessi così tanti vestiti.» 

«Ho dovuto adattarmi all’abbigliamento di questo mondo, sa com’è.» afferma alzando le spalle.

Sistemiamo tutte le cose nel giro di qualche ora, Killian ha lasciato che sia io ad appendere e piegare gli abiti visto che essendo un uomo non ha molta praticità con questo genere di cose mentre lui ha sistemato la cucina e montato le culle in camera delle gemelle. Non ci siamo parlati molto e i miei dubbi si sono rivelati fondati, c’è qualcosa che non mi ha detto e a giudicare dalla sua faccia ci sta rimuginando sopra da tutto il giorno! Scendo in salotto e vedo che ha una nostra foto in mano, l’abbiamo fatta prima che nascessero le gemelle, quando ci frequentavamo da poco.

«Adoro quella foto.» gli dico palesando la mia presenza.

«Piace anche a me! Ne dovremmo fare una anche con le bimbe ed Henry e poi una con loro tre da soli, magari fuori in giardino.»

«Sì, è una bella idea.» rispondo avvicinandomi a lui «Killian, posso chiederti cos’hai?»

«Che vuoi dire?» mi domanda poggiando la foto su uno degli spazi vuoti della libreria.

«C’è qualcosa che mi nascondi e lo vedo.»

«Emma…»

«No.» lo blocco «Qualsiasi cosa io abbia detto o fatto dimmela e basta, ero ubriaca e non mi ricordo niente.»

«Non è successo niente d’importante.» mente.

«Lo sai che capisco quando qualcuno non mi dice la verità.»

Lui alza gli occhi al cielo «Non ricordi proprio niente di ieri sera?»

«Ho dei flash, ma niente di concreto.» dico stringendomi le spalle.

«Non so se tu fossi in te o cosa, ma mi hai fatto una domanda che mi ha spiazzato un po’, ecco.»

«E sarebbe?» chiedo preparandomi già al peggio.

«Mi hai chiesto perché non ci sposiamo.» esclama paralizzandomi.

Apro la bocca per ribattere ma non esce niente, che diavolo mi è saltato in mente? Mio dio, non toccherò mai più un goccio d’alcol nella mia vita! Ed ora che cosa dico? Che era solo una domanda da ubriaca? Non che io non abbia mai pensato al matrimonio ma… Sì, insomma… Aspettavo fosse lui a chiedermelo, non volevo rovinare tutto blaterando cose a caso.

«Emma, stai bene?» mi chiede Killian non vedendomi reagire.

«No. Decisamente no.» replico senza muovermi di un millimetro.

«Non prendertela con te stessa.» mi dice.

«Ho combinato uno dei miei soliti casini, lo sapevo.» mi ammonisco da sola.

«Non è vero, io sono ancora qui quindi non preoccuparti troppo. Facciamo finta di niente.»

«Killian, non volevo metterti a disagio, non intendevo sul serio, cioè da un lato probabilmente sì, oh dio, non proprio… Io… Okay, sto zitta.» mi rassegno e chiudo la bocca.

Lui si mette a ridere e mi abbraccia «Mi fa piacere sentire che una piccola parte di te era seria.»

«Ti dispiacerebbe aspettare ancora prima di farmi strane proposte?» chiedo.

«Certo che no, e a te?» mi domanda.

«Assolutamente no, nel senso, credo sia meglio che sia tu a chiedermelo la prossima volta.»

«A me non dispiacciono le proposte di matrimonio moderne dove è la ragazza a chiederlo.»

«Sta’ zitto!» gli dico colpendolo sul braccio.

Penso sia meglio per entrambi aspettare ancora un po’ prima di annunciare una cosa del genere, sono tornata a casa da poco, ho appena ritrovato l’uomo che amo dopo più di un anno, abbiamo una nuova casa da sì e no un giorno, il matrimonio può aspettare. Abbiamo tutta la vita davanti.





Angolo autrice
Non troppo in ritardo eccomi qua.
Questo è ufficialmente l'ultimo capitolo, piango ç.ç ovviamente ci sarà l'epilogo, don't worry. 
Emma non si ricorda niente della sera prima ahahah quindi non sa nulla dell'indecente proposta di matrimonio xD Killian decide di non dire niente per il suo bene anche se alla fine Emma si accorge che lui le nasconde qualcosa. Diciamo che entrambi eviteranno di farsi proposte strane per un po' lol
Killian geloso delle sue figlie è il top *-*

Nel prossimo ringrazierò tutti come si deve, anche se un grazie collettivo ve lo dico già <3

Manca pochissimo anche al ritorno di ouat ed io sono sempre più curiosa! :D

Ci vediamo presto con l'epilogo!
Anna

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


Epilogo



Cinque anni dopo



Era una fredda mattina di dicembre quando Emma aprì leggermente gli occhi trovandosi la faccia di Killian a pochi centimetri dal suo naso, dormiva ancora profondamente sotto il caldo e morbido piumone invernale. Emma sorrise osservando il viso rilassato di quello che ormai era suo marito da più di due anni. Si erano sposati in primavera poco dopo il terzo compleanno delle gemelle nella chiesetta di Storybrooke e nonostante entrambi volessero una cerimonia piuttosto intima alla fine quasi tutta la città si era presentata per le nozze tanto che i posti a sedere non erano bastati. Nessuno si sarebbe perso il matrimonio di colei che aveva spezzato il sortilegio molti anni prima, infondo aveva ritornato a tutti gli abitanti la loro vera vita e di questo le erano ancora grati dopo anni. Emma aveva chiesto a Regina, Ruby e Mary Margaret di farle da damigelle e le ultime due avevano accettato all’istante riempiendola di “grazie” ed abbracci, Regina invece era stata più restia e s’era fatta pregare non poco ma alla fine aveva accettato di “indossare uno stupido abito colorato” (sue testuali parole) per il matrimonio della sua amica. Killian, con grande stupore di tutti, aveva voluto Henry come suo testimone e nonostante all’epoca fosse ancora minorenne Regina (in quanto sindaco) gli concesse il permesso di farlo. Il ragazzo ne era più che entusiasta e un po’ ci sperava che Killian glielo avrebbe chiesto, fortunatamente così era stato. David aveva accompagnato sua figlia all’altare e non quella volta non trattenne l’emozione scoppiando quasi a piangere. Emma non avrebbe mai creduto che il suo vero padre l’avrebbe un giorno tenuta sotto braccio lungo la navata, era un sogno che aveva da piccola e all’epoca sapeva che non si sarebbe mai realizzato. La vita continuava a sorprenderla ogni giorno di più e a volte doveva darsi un pizzicotto per rendersi conto che era tutto completamente reale. Henry ormai era grande, frequentava il suo primo anno di college a Stanford in California ed Emma spesso sentiva la sua mancanza essendo praticamente dall’altra parte del Paese ma sapeva quanto lui fosse felice laggiù e quanto avesse sognato di entrare in un’università così prestigiosa. Non poteva essere più orgogliosa di suo figlio. Aveva optato per un corso di ingegneria navale visto che negli anni anche grazie a Killian si era appassionato molto a quel mondo. Non era sicuro al cento per cento della sua scelta ma per adesso aveva spiegato sia a Regina sia ad Emma che era tutto molto interessante e che probabilmente col tempo avrebbe avuto le idee più chiare. 
Anche Regina e Robin erano convolati a nozze da poco dopo un lunghissimo periodo di riflessione da parte della donna. Anche a lei alcune volte pareva tutto troppo bello per essere vero e fu proprio grazie ad Emma che si decise finalmente ad organizzare la cerimonia. Lei fu irremovibile quando si trattò di scegliere tra qualcosa in grande e qualcosa di intimo, non voleva assolutamente nessuno di troppo. Da qualche mese inoltre lei e Robin stavano firmando delle carte per l’adozione di un bambino, non ne volevano altri ma Roland che ormai aveva dieci anni desiderava tantissimo fratellino con cui giocare e alla fine entrambi avevano ceduto. Man mano che il tempo passava erano sempre più felici all’idea di avere un altro marmocchio che scorrazzava per casa ed erano convinti che accontentare Roland stavolta fosse stata la scelta più giusta che avessero mai fatto in vita loro.
David e Mary Margaret vivevano tranquillamente la loro vita come avevano sempre fatto, lei insegnava di nuovo alle elementari mentre lui era rimasto in polizia insieme a sua figlia. Ora che Emma aveva una casa tutta sua ogni tanto si sentivano ancora un po’ soli nonostante fossero passati ormai anni. Erano abituati ad avere il piccolo Neal e le gemelle che correvano per casa e a vedere Emma e Killian ogni sera, la confusione che c’era in quel piccolo loft qualche volta gli mancava. Neal frequentava già la prima elementare e assomigliava sempre di più ad Emma, stesso colore degli occhi, stessa carnagione, stesso colore di capelli. Se non fosse stato suo fratello l’avrebbero scambiato per suo figlio.
Dopo un paio di minuti passati nel viale dei ricordi Emma tornò in sé sentendo delle vocine provenire dall’esterno della sua camera. Ridacchiò capendo che Hannah e Charlotte stavano complottando qualcosa, di solito erano sempre idee di Hannah visto che amava scherzare e fare dispetti ma neanche la sorella si tirava mai indietro. Essendo domenica mattina sia Killian che Emma speravano di poter dormire un po’ di più ma evidentemente si sbagliavano perché qualche secondo dopo le gemelle entrarono urlando e saltarono sul letto addosso ai loro genitori. A Killian per poco non venne un infarto mentre Emma si limitò a ridere vedendo la faccia svolta di suo marito.
«Voi due mi farete morire prima o poi.» commentò lui coprendosi la testa con le coperte.
«Dai papà svegliati!» gli disse Charlotte buttandosi letteralmente sopra di lui.
«Avevi promesso che saremmo andati tutti fuori a giocare con la neve!» continuò Hannah.
“La promessa. Giusto. Figurati se se la dimenticavano!” pensò Killian tra sé uscendo da sotto il piumone.
«Hai promesso, Killian.» lo incalzò Emma con un sorrisetto.
Lui mimò un “ti odio” che in realtà voleva dire ben altro, si sarebbe vendicato a modo suo e sicuramente lei non se lo sarebbe aspettato.
«Mamma, papà. Lo sapete che tra poco è Natale, vero?» chiese Hannah con l’espressione di chi voleva qualcosa.
«Certo tesoro.» annuì Emma.
«E che c’è anche il nostro compleanno poco dopo?» continuò Charlotte dando man forte a sua sorella.
«Sì, lo sappiamo bene.» disse Killian sorridendo sotto i baffi.
«Allora, stavo pensando, no, anche Charlie pensava, che se voi siete d’accordo… Potremmo prendere un cagnolino…» esclamò Hannah speranzosa.
«Sì, solo se voi siete d’accordo…» precisò Charlotte con quel tono furbo di chi vuole farti pena «Perché sappiamo che non è facile occuparsi di un cagnolino…» concluse cercando di fare la finta responsabile.
Emma e Killian si guardarono per un istante insicuri su cosa rispondere alle loro figlie dopo una richiesta del genere. Prendersi cura di un animale non è semplice, comporta responsabilità e non erano del tutto convinti che due bambine di quasi sei anni fossero capaci di un compito tale.
Fu Emma la prima a parlare «Beh, possiamo anche considerare l’idea ma chi ci dice che sarete voi ad occuparvi del cucciolo? Lo sapete che bisogna dargli da mangiare, lavarlo e soprattutto addestrarlo ed educarlo vero?» entrambe annuirono convinte «Quindi, stavo pensando che, se a papà va bene, potreste andare ad aiutare al canile per qualche settimana, poi se mi diranno che siete responsabili allora forse Babbo Natale vi porterà un cagnolino.» concluse.
Le gemelle si fiondarono su Killian «Papà ti prego, ti prego, ti prego!» dissero all’uniscono.
Lui le guardò per un momento e sospirò «E va bene!» 
«Evviva! Grazie, grazie, grazie!» dissero insieme nuovamente abbracciando i loro genitori per poi correre felici in camera loro.
Hannah qualche secondo dopo riapparve sulla soglia della porta «Ah, mamma, comunque sappiamo che Babbo Natale non esiste e che è il nonno a travestirsi ogni anno.» affermò uscendo.
Killian ed Emma si guardarono sconvolti, non avevano neanche sei anni e sapevano già che Babbo Natale non esisteva, persino Killian alle volte ci aveva creduto non essendo cresciuto nel “mondo tecnologico” (come lo chiamava lui), mentre due bambine così piccole già sapevano tutto.
«Credo che David ci resterà peggio di noi quando glielo diremo.» esclamò Killian.
«Sì, credo di sì. Adora mettersi quel costume ogni Natale per loro e Neal.» rispose Emma.
«Quindi un cane, eh?»
«A quanto pare.»
«Sono furbe quando si tratta di ottenere qualcosa, si coalizzano contro di noi.» disse Killian appoggiando nuovamente la testa sul cuscino.
«Te lo avevo detto che erano identiche a te.» affermò Emma.
«Questa cosa mi si ritorcerà contro, lo so.»
«Smettila, hanno solo sei anni.» esclamò lei ridacchiando.
«Tra qualche anno mi chiederanno “papà posso uscire con un ragazzo?” ed allora sì che tirerò fuori la spada.»
«Killian, cosa farai quando andranno al college?» chiese Emma divertita.
«Ti prego non farmici pensare.» rispose lui sospirando.
«Guarda il lato positivo, saremo solo noi due, in una casa grande, con un grande letto e una grande vasca…» ammiccò.
«Mi stai tentando, Swan?» domandò avvicinandosi per baciarla.
«Bleah! Che schifo, vi state baciando!» intervenne Charlotte coprendosi gli occhi.
Emma allontanò Killian leggermente, non voleva di certo che una delle loro figlie li vedesse in situazioni… Poco caste, ecco.
«Puoi aprire gli occhi, non preoccuparti. E perché sei vestita così?» chiese Emma a sua figlia.
«Mamma! Ma te lo sei già dimenticato? Devono venire i nonni a fare la battaglia di neve!» esclamò la bambina scuotendo la testa per la poca memoria della madre.
«Ora ci alziamo, promesso.» le rispose.
«Hannah ed io vi aspettiamo di sotto, i cereali sono già sul tavolo, m-u-o-v-e-t-e-v-i.» disse scandendo bene l’ultima parola.
Emma si alzò da letto trascinando di sotto anche Killian, di solito era uno di loro due a preparare la colazione alle bambine e non il contrario ma per questa volta accettarono di buon grado il fatto di avere già tutto pronto. Un po’ controvoglia si vestirono e sciacquarono la faccia per darsi una svegliata, le gemelle erano già fuori casa impazienti e pronte ad andare.
David e Mary Margaret arrivarono con Neal dopo pochi minuti di camminata e abbracciarono subito le loro nipotine. Le gemelle e Neal passano giornate intere a giocare insieme, erano cresciuti più come cugini che come zio e nipoti. Qualche secondo dopo anche Killian ed Emma fecero la loro apparizione salutando tutti quanti.
«Mamma, noi andiamo al parco a giocare! Il papà e il nonno vengono con noi.» esclamò Hannah.
«Ehi, aspetta qualcuno per attraversare la strada, okay?» le disse Emma.
La bimba annuì prendendo per mano David e sua sorella. Da più di una settimana avevano organizzato questa fatidica battaglia con la neve dopo che Neal aveva visto qualcosa di simile alla tv trascinando dentro anche Killian e David. Mary Margaret ed Emma si erano astenute dicendo loro che avrebbero preparato un pranzo speciale per gli atleti.
«Si gela qua fuori, andiamo dentro?» propose Emma.
Sua madre annuì e la seguì all’interno. Si accomodarono tutte e due in cucina ed Emma cominciò a preparare la sua solita cioccolata calda, oramai era un rituale che si ripeteva ogni domenica e la bionda non riusciva a stare senza la sua dose di zucchero giornaliera.
«Allora, hai qualche novità?» chiese Mary Margaret afferrando la tazza calda.
«Mah, diciamo di sì.»
«Avremo un altro nipotino vero?» domandò eccitata sua madre.
«In un certo senso.» rispose Emma sorridendo.
«Oh mio dio!» esclamò la mora.
«Mamma, non è come pensi. Non sono incinta e direi che dopo tre figli può anche bastare. Hannah e Charlotte ci hanno chiesto un cagnolino per Natale.»
«Oh!» disse Mary Margaret «Chissà da chi hanno preso l’ispirazione!»
«Che vuoi dire?» chiese Emma confusa.
«Neal guarda caso ha avuto la stessa idea ieri sera.»
«Quei tre si sono messi d’accordo, non c’è dubbio.» concluse Emma.
«Poco ma sicuro. Che avete risposto tu e Killian?»
«Abbiamo deciso che fino a Natale le manderemo a dare una mano in canile per vedere se questa cosa è fattibile, tu e papà invece?»
«Eravamo indecisi, ma forse se Neal si aggregasse alle gemelle non sarebbe male, che dici?»
«Gli farebbe bene credo.» affermò la bionda sorseggiando la sua cioccolata «Tra qualche settimana avremmo un cucciolo che abbaia e distrugge le scarpe.»
«Una nuova avventura da affrontare, vedila così tesoro.» ridacchiò Mary Margaret.



 
***


 

Era la vigilia di Natale quando tutta la famiglia Jones si recò al canile della cittadina per portare a casa il tanto atteso cucciolo. Hannah e Charlotte quasi non avevano dormito tanto eccitate che erano. In casa c’era un grande cartellone appeso al muro con su scritti tutti i possibili nomi da maschio e da femmina ma ancora le bambine non ne avevano scelto uno. Il proprietario fece loro strada fino al luogo dove tenevano tutti i cagnolini, ce n’erano di tutte le taglie e di tutti i colori, insomma l’imbarazzo della scelta. Le gemelle entrarono nel recinto e tutti gli animaletti gli corsero incontro scodinzolando, Charlotte ed Hannah erano letteralmente sommerse dai cani. Ad Emma si strinse il cuore, li avrebbe portati a casa tutti se avesse potuto ma sapeva bene che uno sarebbe bastato a sufficienza.
«Charlie, guarda!» Hannah chiamò la sorella indicandole in cucciolo che teneva tra le braccia.
«È così morbido!» disse Charlotte accarezzando il cagnolino che nel frattempo le leccava la mano.
«Mi piacciono tutti, ma questo è il mio preferito.» constatò Hannah «A te come sembra?»
«È bellissimo! Direi che è lui il vincitore tra tutti.» confermò la sorella.
Le bambine chiamarono il proprietario del canile indicandogli chi avevano scelto, era un cucciolo di Husky grigio e bianco con gli occhi azzurri, non era un cane semplice da gestire ma essendo abbastanza tranquillo probabilmente non avrebbero avuto problemi.
«Chi è il fortunato?» chiese Killian alle sue figlie.
«Lui.» risposero le bambine indicando in cagnolino.
«Mi raccomando, da oggi sarete voi ad accudirlo, non voglio sorprese tra qualche settimana.» le avvertì Emma.
«Non preoccuparti mamma, ci hanno insegnato come fare.» la rassicurò Charlotte.
«Infatti, vedrai che non farà disastri.» continuò Hannah.
Emma annuì e si fidò della parola delle sue figlie. Una volta a casa le bimbe scomparvero in garage insieme al nuovo cucciolo, dovevano sistemargli la cuccia, le ciotole e alcuni giocattoli. 
«Credi che ce la faranno?» chiese Emma.
«Sì, andrà tutto bene Swan tranquilla.» rispose Killian abbracciandola.
«Attento a dove lasci il tuo uncino, Capitano, o potrebbe mangiucchiare pure quello.»
«Il mio uncino serve a ben altro, non lascerò che un cane lo prenda.» disse maliziosamente.
«Mi piace quando lo usi per fare altro.» ribatté lei alludendo alla sera precedente.
«Oh, so bene quanto ti piace!» rispose prendendola lievemente in giro.
«Idiota.» esclamò Emma scuotendo la testa.
«Era un sacco di tempo che non mi chiamavi così.» le fece notare Killian.
«È uno dei tanti modi che ho per dirti che ti amo.» dichiarò lei.
«Io preferisco il modo più classico, ma sappiamo entrambi che non sei mai stata una ragazza tradizionale, no?»
«Esattamente.» confermò.
Killian l’afferrò per i fianchi e la baciò piano sulle labbra «Anche io ti amo comunque.»




 
Lost and insecure... you found me, you found me 
Lying on the floor... surrounded, surrounded 
Why'd you have to wait?... Where were you? Where were you? 
Just a little late... you found me, you found me.




Angolo autrice
Ragazze piango T.T è finita per davvero stavolta. Questo capitolo si è scritto da solo, non ci ho pensato né altro ho iniziato a scrivere ed ecco qua insomma.
Sono passati cinque anni dall'ultima volta, le bimbe hanno quasi sei anni ormai, Emma e Killian sono sposati e lo stesso vale per Robin e Regina (che hanno anche deciso di adottare un altro bambino!). Henry è al college in California e studia ingegneria navale, dopo anni passati insieme a Killian a parlare di navi cosa avrebbe potuto fare se non quello? :')
Ho voluto descrivere una classica giornata da genitori con un Killian super mega geloso (e già preoccupato per i futuri ragazzi delle sue figlie) ed una Emma piuttosto divertita. Alla fine hanno anche accolto un cane a casa sia loro che David e Mary Margaret, anche se quest'ultima credeva che Emma fosse incinta di nuovo xD
L'ultimo pezzo l'ho voluto dedicare esclusivamente ai CaptainSwan che anche dopo anni si amano ancora come fosse la prima volta, e come avete visto il famoso uncino è ben utilizzato lol.

Voglio ringraziare ogni singola persona che mi ha recensito finora, non credevo che questa storia nata per caso sarebbe piaciuta così tanto! Quindi doppio grazie.
Un ringraziamento particolare va a Kerri, Persefone, Arya e Celeste che credo abbiano recensito tutti (o quasi) i capitoli di questa fan fiction, vi adoro ;)

Il testo alla fine è un pezzo della canzone da cui è tratto il titolo della storia ma penso che la maggior parte di voi la conosca!

E boh, credo di aver finito. Ora mi concentrerò sulle altre mie due storie in corso e più avanti penso posterò la storia che sto traducendo (sempre su Hook ed Emma ovviamente).
Grazie ancora a tutti, davvero!

Ci si vede nelle altre storie,
Anna

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