Mission

di LorasWeasley
(/viewuser.php?uid=196046)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prime impressioni ***
Capitolo 3: *** Lavoro a squadre (parte1) ***
Capitolo 4: *** Lavoro a squadre (parte2) ***
Capitolo 5: *** Ultimi giorni ***
Capitolo 6: *** Falò ***
Capitolo 7: *** Quasi amici ***
Capitolo 8: *** Nuovi compagni di stanza ***
Capitolo 9: *** Vedere con altri occhi ***
Capitolo 10: *** Messaggi, bigliettini e festoni ***
Capitolo 11: *** Inviti ***
Capitolo 12: *** Legami ***
Capitolo 13: *** Temporali e cerette ***
Capitolo 14: *** Dimenticare ***
Capitolo 15: *** Ballo ***
Capitolo 16: *** Nico e Calypso ***
Capitolo 17: *** Depressione ***
Capitolo 18: *** Manicomio ***
Capitolo 19: *** Consapevolezze ***
Capitolo 20: *** Tutta colpa di un frullato ***
Capitolo 21: *** Famiglia ***
Capitolo 22: *** Neve ***
Capitolo 23: *** Esitazione ***
Capitolo 24: *** Appuntamento... o quasi ***
Capitolo 25: *** Baci ***
Capitolo 26: *** Film ***
Capitolo 27: *** Odio e Amore ***
Capitolo 28: *** Conversazioni notturne ***
Capitolo 29: *** Sbagliato ***
Capitolo 30: *** "Durante le vacanze natalizie" ***
Capitolo 31: *** Pizza ***
Capitolo 32: *** SMS ***
Capitolo 33: *** Spia ***
Capitolo 34: *** Troppe parole non dette ***
Capitolo 35: *** Semplice ***
Capitolo 36: *** Una scelta ***
Capitolo 37: *** Ricordi e promesse ***
Capitolo 38: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 39: *** "vray" ***
Capitolo 40: *** Alleati ***
Capitolo 41: *** Infezione ***
Capitolo 42: *** Natale ***
Capitolo 43: *** Incubi ***
Capitolo 44: *** Strani animali ***
Capitolo 45: *** Ombra ***
Capitolo 46: *** Allenamento ***
Capitolo 47: *** Missione per strada ***
Capitolo 48: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 49: *** Villa ***
Capitolo 50: *** "Abbiamo... Vinto?" ***
Capitolo 51: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 52: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Mission
 
Prologo

 
-Signora, ne abbiamo la conferma. Si trova in una stanza di massima sicurezza sotto la scuola, ci si può accedere solo attraverso questa. E’ impossibile per noi infiltrarci. Non possiamo rischiare tanto, potrebbe far saltare l’intero paese.
La donna rise divertita. Uomini, come avrebbero fatto senza le donne?
-Ma io ho un piano.
 
-Prima di iniziare voglio ricordarvi che questo non è un gioco, non vi state allenando, qui se sbagliate siete morti. Siete i migliori ragazzi in addestramento che siamo riusciti a trovare, venite da diverse parti del mondo, ma ci servite tutti.
La donna girò intorno al tavolo in vetro nero ai cui lati erano seduti quei 9 ragazzi, la loro unica possibilità di riuscita.
Quando l’aveva proposto nessuno era d’accordo, ma lei doveva tentare, aveva abbastanza di quel potere da far accettare la cosa, o almeno, da farla prendere in considerazione.
Adesso eccoli li, due settimane dopo, erano appena arrivati ed era la prima volta che si vedevano tra di loro.
Così iniziò a fermarsi dietro ogni sedia presentandoli al resto del gruppo.
La prima era una ragazza dai lunghi e ricci capelli biondi, lo sguardo serio, i suoi occhi grigi stavano facendo una scansione a ogni ragazzo di la dentro.
-Annabeth Chase. Ha 20 anni e viene dalla California. Ha il quoziente intellettivo più alto di ognuno di voi.
Passò al ragazzo accanto, sembrava timido e riservato, un comportamento abbastanza in contrasto con la sua enorme corporatura.
-Frank Zhang. 19 anni. Cina. Il migliore nelle arti marziali.
Il successivo era un altro ragazzo, completamente diverso. Minuto e magro, carnagione cadaverica, vestito tutto di nero in tinta con capelli e occhi, anche tutto il braccio destro era nero, totalmente pieno di tatuaggi. Avrebbe potuto uccidere tutti solo con il suo sguardo.
-Nico Di Angelo. Più piccolo fra tutti voi, ha 17 anni e viene dall’Italia. Non c’è parete che non riesca a scalare o posti in cui non riesca a infilarsi. Vi sarà molto utile nello spionaggio.
La successiva era una ragazza. Dai lunghi capelli caramellati, stesso colore di occhi.
-Calypso. Ha vissuto buona parte della sua vita in un’isola pressoché sconosciuta nel bel mezzo del Pacifico. Li non si usava dare il cognome, per questo si chiama solo Calypso. 18 anni. Svelta e astuta, riuscirebbe a disattivare una bomba in meno di 10 secondi.
Venne il turno di un ragazzo, capelli scuri e occhi verdi, aveva quel tipico sorriso da piantagrane anche se molto probabilmente era tutta una maschera.
-Percy Jackson. 20 anni, USA. Eccelle con tutte le armi.
Continuò a camminare, si fermò sempre dietro un ragazzo, carnagione quasi mulatta, capelli ricci e scuri, sembrava non riuscisse a stare fermo con le mani.
-Leo Valdez. 18 anni. Messico. Riesce a costruirvi una bomba nello stesso tempo che impiega Calypso a disattivarla, inoltre è il miglior hacker in circolazione.
Dopo venne una ragazza, minuta e dalla carnagione color cioccolato, lunghi ricci castani e occhi dorati.
-Hazel Levesque. Ha 18 anni e viene dal Canada. Non solo se la cava con le armi, ma è anche molto brava a mentire e, soprattutto, a scoprire chi mente, potrebbe far fare agli altri tutto ciò che vuole.
Accanto a lei c’era seduto un ragazzo dai riccioli biondi e gli occhi blu, aveva un sorriso smagliante e stava giocherellando con i suoi occhiali da sole.
-Will Solace. 19 anni, come Annabeth viene anche lui dalla California. Conosce ogni tipo di veleno e antidoto. Inoltre potrebbe ricucirvi magnificamente un braccio staccato per i tre quarti.
L’ultimo ragazzo era anche biondo e con gli occhi azzurri, solo che i suoi sembravano più freddi. Non sorrideva, era più concentrato su tutti loro.
-Jason Grace. Anche lui ha 20 anni e anche lui viene dagli Stati Uniti d’America. Non ha mai mancato un bersaglio, né con i coltelli né con le pistole.
La donna tornò al suo posto, in modo da poterli fissare tutti in volto.
-Mi chiamo Era e sono il vostro capo. Il signor McLean è l’uomo più ricco e potente di tutta l’America, per mantenere questo potere ha delle informazioni in un piccolissimo microchip. Quel microchip potrebbe far saltare in aria tutto il paese. Lo tiene nascosto sottoterra, l’unico ingresso è la scuola che c’è costruita sopra, naturalmente di sua proprietà. Non possiamo attaccarlo o lui fa esplodere tutto, non possiamo infiltrarci, ma voi si. Inutile ripetervi che è un compito delicato, così tanto che avete a disposizione un anno. Voglio dei rapporti ogni mese. Spero di non aver sbagliato a fidarmi di voi. Riuscite a portare a termine questa missione e tutto il mondo vi ricorderà come degli eroi.
 
La donna continuò a spiegare tutti i particolari che potessero interessargli mentre gli faceva fare un giro della struttura dove si trovavano.
Erano arrivati in una sala piena di armi, si sentì lo stupore generale fra i ragazzi.
-Con quello che c’è qui dentro potete benissimo conquistare un intero stato senza problemi!
-E questa è solo una piccola parte del nostro equipaggiamento signor Grace.
-Non c’è da stupirsi se l’America è diventata la più grande potenza mondiale.
-Ci fanno concorrenza signorina Chase, ma si, anche noi abbiamo di che vantarci.
Continuarono a camminare guardandosi intorno quando Will fece una domanda.
-Ma che tipo di scuola è? Perché se è un liceo, viste le nostre età, penso che solo il piccoletto possa avere veramente accesso li dentro.
Forse la frase era finita, forse no. Fatto sta che non riuscì a continuarla.
Il diretto interessato lo afferrò per una spalla e lo piantò con la schiena su un tavolo, ci si mise sopra e con il braccio pulito gli bloccò la gola, con l’altra mano afferrò un coltello poggiato proprio li accanto e lo fermò a un centimetro dal suo occhio.
-Non. Chiamarmi. Mai più. “Piccoletto”.
Sibilò gelido mentre il ragazzo sotto di lui lo fissava impassibile.
Forse non era proprio del tutto impassibile, di sicuro non era per niente spaventato, ma sembrava anche divertito.
Tutti i presenti tennero lo sguardo fisso su di loro. Nessuno mosse un muscolo per intervenire in qualsiasi modo.
Infine la donna parlò, sembrava quasi annoiata – Di Angelo, non ti è permesso uccidere i tuoi compagni di squadra.
Il moro lo fissò per qualche altro secondo poi si staccò velocemente, gettò via il coltello e si allontanò il più possibile da lui.
Annabeth non gli staccò gli occhi di dosso, lo stava studiando.
Continuarono il giro, infine la donna si fermò più o meno al centro della stanza, mentre i ragazzi iniziavano a curiosare tra tutte le armi a loro disposizione, continuò a parlare.
-Starete qui una settimana prima di partire per la missione, vi allenerete e soprattutto cercherete di fare amicizia fra di voi, non potete lavorare insieme se non vi conoscete.
A quel punto un arpione enorme si piantò violentemente nel muro a pochi millimetri dalla testa di Frank.
A diversi metri di distanza Leo lasciava andare velocemente l’arma che teneva tra le braccia fino a quel momento e che aveva quasi ucciso il suo nuovo amico.
Alzò le mani mettendole davanti al viso mostrando i palmi in segno di resa– Giuro che ha fatto tutto solo.
Non tutti, ormai sparpagliati per la stanza, si erano accorti di quello che era appena successo, ma di sicuro tutti avevano sentito il rumore.
Si sentì la voce di Will – Devo ricucire un arto a qualcuno?
La donna cercò di mantenere il controllo.
Quella davanti a loro sarebbe stata una lunga settimana.
_______________________________________________________________________________________________________________
Penso sul serio che non vi libererete di me tanto facilmente.
Okay, ho avuto l'ispirazione per questa storia durante il mio compleanno e in queste notti ho iniziato a scrivere, quindi ecco a voi il prologo.
Come ho già accennato le coppie principali saranno: Solangelo, Caleo, Percabeth, Frazel e Jasper (o si scrive Jiper? Non l'ho ancora capito... _._)
Come avrete intuiro Piper comparirà fra qualche capitolo, ma arriverà. Oh e Nico e Hazel non sono fratelli nè fratellastri (per quanto io possa adorare il loro rapporto).
Saranno presenti anche molti altri personaggi secondari, molto li ho dovuti rendere "cattivi" per la storia, ma non per questo io non li sopporti, sia chiaro. Solo, mi servivano così.
Per quanto riguarda le coppie cercherò di alternarle tutte, anche se forse qulacuna comparirà un pò più spesso, tipo la Solangelo perchè ne sono completamente in fissa ... chiedo perdono.
I capitoli saranno molto più lunghi di tutte le mie altre storie fin'ora pubblicate, però aggiornerò una volta a settimana, più nello specifico ogni week-end, tra sabato e domenica.
Mi spiace, ma con la scuola riesco a fare solo questo.
Spero che vi abbia incuriosito e decidiate di seguirmi, in ogni caso grazie per essere arrivati fino a qui!
Alla prossima, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prime impressioni ***


 
1.Prime impressioni


1° Giorno.
Jason si stava allenando con i coltelli, non mancò neanche un centro.
Tra un tiro e l’altro si guardava intorno, cercando di studiare e capire che tipi fossero il resto dei ragazzi di li dentro.
Fino a quel momento non aveva scambiato una parola con nessuno.
La ragazza bionda, Annabeth, gli si avvicinò con una pistola.
Colpì tutti i bersagli, che lui aveva precedentemente infilzato con i coltelli, con le pallottole.
La sua mira non era proprio precisissima come quella di Jason, ma se la cavava.
-Sembri quello più razionale qui dentro. L’unico che pensa prima di agire.
Aveva parlato senza guardarlo, tutta la sua concentrazione era alla mira per il suo prossimo tiro.
-Insomma, uno di quelli che preferisci avere come amico che come nemico- constatò il biondo.
Lei fece un sorrisetto, aveva subito capito tutto –Esattamente.
Premette il grilletto e Jason lanciò il coltello.
Prendendo in pieno e deviando la pallottola in movimento.
Si compiacque di se stesso. Ci aveva messo anni per padroneggiare una mira del genere.
Si permise un sorrisetto che scomparve velocemente quando lanciò un nuovo coltello contro un nuovo bersaglio al quale arrivò, però, un secondo coltello infilzandosi perfettamente al centro, rubandogli il posto.
Jason si girò di scatto, qualche metro dietro di lui c’era Percy Jackson, stava facendo roteare in aria un altro coltello.
Aveva un sorriso in volto.
-Oh, scusa Grace, stavi cercando di fare colpo? Troppo prevedibile, non trovi? Inoltre, due biondi insieme? Nah, troppo banale come coppia.
Né Jason né Annabeth dissero una parola.
Diversi metri più in la Hazel e Leo erano seduti a un tavolo, uno di fronte all’altra.
-Stai mentendo.
Leo sbuffò e riprovò – Una volta ho dato fuoco a una scuola.
Hazel sorrise – Questa è la verità.
-Ma come fai?- Si lamentò allora il ragazzo alzando le mani al cielo esasperato.
-Raccolgo tutti i piccoli e insignificanti segnali che inviano le tue mani, il tuo modo di parlare e le tue espressioni.
-Prova con me.
I due ragazzi sussultarono, nessuno dei due si era accorto che Nico Di Angelo si era avvicinato.
La ragazza annuì e Leo si alzò lasciandogli prendere il suo posto.
-Dimmi tre cose di te, io ti dirò se sono vere o false.
Il moro annuì e ci pensò un attimo su, quando la sua frase fu pronta guardò Hazel dritto negli occhi.
-Ho passato questi 17 anni della mia vita senza problemi e senza pensieri.
-Falso.
La ragazza aveva risposto di getto solo perché sapeva che era impossibile, nessuno di loro aveva avuto una vita semplice, o non avrebbero mai deciso di entrare nella CIA. Che stava mentendo l’avrebbe potuto capire qualsiasi persona di la dentro.
Il problema era che Hazel non aveva captato nessun segnale della sua bugia.
-Vengo dal sud Italia.
Hazel rimase impassibile, non poteva mostrare che non riusciva a capire quel ragazzo.
-Vero- provò.
Lui fece un ghigno.
-Sbagliato. Vengo da Venezia, quella si trova a Nord.
La ragazza cercò di scrutarlo più in profondità.
-Ho avuto svariati pesciolini rossi, restavano in vita per un massimo di 3 giorni.
Hazel stava letteralmente entrando nel panico.
Non lo capiva, non riusciva a capire in nessun modo se quella fosse la verità o meno.
E questo non gli era mai capitato con nessuno.
-Falso.
-Non sei male- disse alla fine Nico – Ne hai indovinate due su tre.
Hazel gli sorrise quando in realtà tutte e due le aveva azzeccate per intuito o per caso.
Leo, che era rimasto tutto il tempo a fissarli, si allontanò borbottando.
Si sedette dietro un computer e iniziò a digitare qualcosa cercando di entrare nel sistema centrale.
Non sapeva che utilità potesse avere, ma forse sarebbe stato divertente spiare qualche conversazione privata.
Will Solace si sedette nella sedia accanto alla sua posando due boccettine sul tavolo, accanto alla sua tastiera. In entrambe c’era la stessa dose di un liquido verde. Erano praticamente identiche.
-Secondo te, qual è succo di mela e qual è un acido che potrebbe farti morire in si e no 10 secondi?
Leo staccò gli occhi dal monitor solo per fissarle per bene.
Era impossibile definirlo solo guardandole, così si avvicinò e le annusò entrambe.
Una aveva un leggero odore di mela in effetti, l’altra era completamente inodore.
Mentre parlava tornò al computer, era finalmente riuscito a entrare nel sistema.
-Quella a destra è il succo- naturalmente si stava riferendo a quella che aveva il leggero odore di mela.
-Sei appena morto- commentò Will felice che fosse riuscito nel suo esperimento.
-Sono riuscito a far avere all’acido questo odore, per trarre in inganno.
-Hai anche tolto l’odore al succo.
-In realtà no, ti stupiresti se ti dicessi che è un semplice succo del supermercato? Di sicuro li dentro c’è di tutto, meno che mela.
-Perché non offri un po’ di succo al nostro nuovo amico che ieri voleva cavarti un occhio? Penso che l’apprezzerà molto.
Will sorrise mentre con lo sguardo cercava il diretto interessato.
Anche Leo si distrasse un attimo, idea decisamente sbagliata.
Il suo sguardo si posò su Calypso, era sola diversi tavoli più avanti, stava smontando un qualcosa con un sacco di fili, impossibile capire cosa da quella distanza.
Leo pensò che fosse bellissima, aveva le mani sporche e sembrava non importarle, i capelli raccolti in una coda alta, la maglietta piena di macchie e la fronte corrugata per la concentrazione.
Si distrasse così tanto che cliccò un tasto che decisamente non doveva toccare.
Tutta la corrente nella stanza andò via.
Molto probabilmente aveva mandato via la luce in tutta la struttura.
-Ehm … colpa mia.
 
2° Giorno.
A Frank era finita con il fare l’allenatore.
Quel giorno aveva deciso di allenarsi per conto suo nelle arti marziali, poi era arrivato Percy e l’aveva sfidato.
Dopo che Frank l’aveva battuto, il ragazzo dagli occhi color del mare si era rialzato tranquillamente chiedendogli se gli potesse insegnare qualche trucco.
L’asiatico non era riuscito a dirgli di no.
Così adesso si stavano allenando, anche se Percy faceva quasi sempre la fine peggiore, fortunatamente quella parte di pavimento era ricoperta di materassini.
Alcuni si erano anche avvicinati per seguire l’allenamento.
-Mi fai rivedere come hai fatto quella mossa?- Era la voce di Nico, aveva gli occhi nascosti dietro i lunghi ciuffi corvini, li stava fissando anche se loro non riuscivano a fissare lui negli occhi, aveva le braccia incrociate al petto quasi come se fosse annoiato.
Frank lo accontentò ripetendola molto più lentamente.
Era tutta una questione di saper afferrare per bene l’avversario, mettere le braccia nei punti giusti e spingere all’indietro con la giusta forza.
In un attimo Percy si ritrovò a terra.
-Che nessuno chieda più di rifarlo- minacciò chiunque avesse provato a riaprire bocca.
Frank sorrise e si rivolse a Nico – Capito?
Il moro annuì guardandosi intorno. Doveva pur provarlo o non avrebbe mai saputo se l’avesse capito davvero o meno.
-Hey, Solace!
Fu lui la prima persona che vide, non era neanche troppo lontana.
Lo chiamò mentre gli correva contro, il biondo non fece neanche in tempo a girarsi che si ritrovò a terra, dolorante, con Nico che sedeva sopra il suo stomaco bloccandogli entrambe le braccia con le ginocchia.
Molto probabilmente non ci sarebbe mai riuscito se il biondo fosse stato consapevole di quello che voleva fare, Nico era troppo basso e magrolino in confronto a lui ma aveva avuto dalla sua parte l’effetto sorpresa.
Dalla bocca di Will uscì un mugolio di dolore e Nico sorrise puntando lo sguardo su Frank.
Lui e Percy erano rimasti a guardarlo con le labbra leggermente aperte.
-Così?
-Ehm … - Frank si riscosse dal suo stordimento – Okay si, wow, l’hai capito benissimo, ma … forse era meglio se lo provavi sui materassini, ecco.
-Si può sapere che hai contro di me?- Borbottò Will con uno sguardo curioso, lo stordimento iniziale era passato, più o meno, anche a lui.
Nico alzò le spalle –Ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Will non staccò i suoi occhi blu neanche un secondo dai suoi neri.
Molto probabilmente per questo Nico non si accorse che pian piano era riuscito a liberare le braccia, centimetro dopo centimetro.
Quando lo fece era ormai troppo tardi, Will lo afferrò velocemente per i fianchi e lo fece rotolare di lato, facendogli sbattere la testa nel pavimento duro.
Nico si lamentò per il dolore e il biondo si permise un sorrisetto vittorioso, poi entrambi furono distratti dalla voce di Calypso.
-Adesso basta giocare, tocca a me.
La ragazza si stava avvicinando a Frank e Percy spazzolandosi le mani. Scostò gentilmente quest’ultimo mettendosi in posizione di combattimento davanti a Frank.
Il ragazzo rimase spiazzato per qualche secondo, non solo era la metà di lui, ma era anche una ragazza. Non voleva farle male.
Calypso lo capì subito – Avanti! Se riuscirai a farmi qualche livido giuro che non me la prenderò.
-Okay- disse alla fine Frank anche se non iniziò.
Calypso sospirò esasperata e diede il primo pugno, che Frank riuscì a evitare facilmente, da quel momento in poi lui si svegliò e lei non attaccò più, mettendo in atto la sua tecnica.
Quel ragazzo avrebbe dovuto riflettere di più, quando Era li aveva presentati aveva detto di lei che era svelta e agile, era normale che avrebbe usato quelle sue capacità.
Andarono avanti per diversi minuti, Frank non riuscì mai a toccarla, Calypso non lo attaccò più, ma era chiaro che stesse vincendo lei, l’aveva fatto stancare parecchio.
Quando decise che era il momento giusto gli diede un calcio allo stomaco, Frank gli bloccò il piede e la fece cadere a terra.
Calypso sorrise, era andato tutto come aveva progettato.
Gli passò sotto le gambe e si rialzò dietro di lui, era stata così veloce che Frank non aveva avuto il tempo di girarsi che la ragazza gli era saltata addosso facendolo rotolare a terra.
-Hai vinto! Mi arrendo.
La ragazza si alzò in fretta pulendosi le mani nei pantaloncini – Sei bravo, ma la prossima volta non farmi vincere arrendendoti solo perché sono una ragazza.
Frank si mise seduto e la guardò dal basso –Non ti ho fatto vincere perché sei una ragazza.
-Certo. Hazel?
La ragazza si girò con un sorriso cercando con lo sguardo l’amica.
La canadese le rispose tenendo gli occhi su Frank – Sta mentendo.
Calypso sorrise vittoriosa e si allontanò.
Quasi tutti i ragazzi si erano messi a fissarli, ma a quel punto seguirono il suo esempio.
Solo Hazel si avvicinò a Frank e gli porse la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
-Sei stato … uhm … carino a non volerle fare male.
Frank arrossì, balbettò un “grazie” e fuggì via.
____________________________________________________________________________________
Ciaooo! Eccomi qui, esattamente dopo una settimana come vi avevo promesso (fino a prova contraria è già sabato).
Che dire? Esattamente come il titolo qui abbiamo i loro primi giorni insieme, quindi le loro prime impressioni. Forse è un tantino confusionario, ma volevo mettere tutti.
Naturalmente non vanno tutti d'amore e d'accordo, non subito almeno, ci sono le prime preferenze e le prime antipatie, anche se le cose possono cambiare, chi lo sa.
Penso di non scordare nulla d'importante... vado che fra qualche ora mi aspettano 4 ore tra i banchi di scuola... T-T Voi come ve la passate?
Alla prossima, Deh <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lavoro a squadre (parte1) ***


 
2.Lavoro a squadre(parte1)


3° Giorno.
-Oggi facciamo un lavoro a squadre, una specie di caccia alla bandiera se proprio vogliamo dirlo. Vogliamo vedere come riuscite a collaborare in gruppo.
La donna mostrò due scatoline che aveva in mano, perfettamente identiche, in una però c’era stampato in rosso il numero 1, nell’altra il numero 2, in blu.
-Ogni squadra deve riuscire a rubare la scatola dell’altro gruppo e portarla indenne alla propria base. Contemporaneamente, naturalmente, deve proteggere la scatola della propria squadra. Anche se le armi sono caricate a vernice, non avete comunque il diritto di uccidere qualcuno in qualsiasi altro modo.
A quell’ultima frase guardò un po’ più intensamente Nico, il quale rispose con uno sbuffo.
-Siamo 9, una squadra sarà avvantaggiata- commentò Jason.
-La ringrazio signor Grace, grazie per averci dato la prova nella sua capacità di fare i conti.
Jason strinse le labbra e Percy sghignazzò.
-Comunque si, una squadra sarà avvantaggiata, sarà proprio quella dove starà lei quindi, signor Jackson, io non riderei troppo.
-E perché mai!?- Sbottò a quel punto Percy.
-Sono una donna, mi andava di avvantaggiare le tre ragazze, quindi la loro squadra avrà una persona in più. Annabeth, Calypso, Hazel, Will e Jason.
I cinque appena nominati si staccarono dal resto del gruppo, Annabeth prese la scatola con il numero 1 che la donna le passò e si misero da parte.
-Percy, Nico, Leo e Frank. Voi sarete la squadra numero 2.
Mentre dava a Percy la loro scatola gli indicò un uomo che si era avvicinato, nessuno si era accorto di lui.
-Voi andate con mio marito Zeus, vi porterà alla vostra base, io accompagno la squadra numero 1.
 
-Tutto ciò è ingiusto. Vinceranno loro, è scontato.
Percy si stava lamentando camminando velocemente per tutta la stanza, aveva percorso il suo perimetro già svariate volte e stava facendo venire la nausea al resto dei suoi compagni.
Leo era seduto sul tavolo a gambe incrociate, Frank abbastanza composto in una sedia, anche Nico aveva scelto una sedia: tutto storto e con i piedi sul tavolo. Fu proprio lui a parlare.
-Oh andiamo. Quella donna ha creato la squadra dei biondi ossigenati. Vogliamo davvero farci battere da loro?
-Non penso che siano ossigenati- borbottò Leo.
-Ed Hazel è scura e tecnicamente neanche Calypso è poi così bionda- si intromise Frank.
Nico fece finta di non averli sentiti e continuò.
-Hanno Annabeth, okay. Quella ragazza progetterà un piano infallibile, ne sono assolutamente sicuro.
-Perfetto. Come facciamo a crearne uno migliore?
Nico ghignò.
-Ma è semplice no? Rubiamo il loro e lo sabotiamo.
 
-Okay, che si fa?
La domanda la fece Calypso, era seduta a terra con le spalle al muro, si stava rivolgendo ad Annabeth. Tutti stavano guardando Annabeth.
La bionda era poggiata al tavolo, le gambe e le braccia incrociate.
-Chi ha detto che il capo sono io?
-Sei la ragazza più intelligente fra tutti noi, chi altri dovrebbe realizzare un piano?- Era stato Jason a parlare.
-Ok, ok- Si arrese alla fine.
-Allora, prima di tutto dobbiamo capire chi è seriamente pericoloso. Io direi Nico e Leo.
Nessuno fece obiezioni e Will parlò.
-Il primo giorno, quando Leo ha fatto saltare la corrente per circa due ore, lo stava facendo distrattamente, la sua attenzione era su di me, non ho idea di cosa possa riuscire a fare con un computer se ci si mette davvero d’impegno.
-E’ questo che mi preoccupa. Quindi non sottovalutiamolo. Nico invece è bravo a nascondersi, ad arrivare senza farsi vedere e a strisciare ovunque. Molto probabilmente, se Leo riesce a trovare la nostra posizione, potrebbe arrivare qui dal condotto dell’aria.
-E’ più che sicuro- Hazel s’intromise nella conversazione – Frank e Percy sono bravi nel combattimento, uno con le armi l’altro con il proprio corpo, uno dei due starà di certo di guardia-
-Se non entrambi- Annabeth continuò il ragionamento della sua amica –E’ logico che mandino per forza Nico, potrebbe farcela benissimo da solo, soprattutto se sa dove andare.
-Quindi, se siamo così sicuri che Leo riesca a trovare la nostra posizione, perché non dargli delle coordinate sbagliate?- Aveva parlato Calypso.
Con quella semplice frase ad Annabeth comparve tutto il piano in mente e sorrise compiaciuta pronta a spiegarlo ai compagni.
 
I ragazzi continuavano a guardarlo come se fosse pazzo, soprattutto Percy.
Nico sbuffò e, togliendo i piedi dal tavolo, sporse il braccio tatuato per afferrare, da una scatola che gli avevano dato, uno dei walkie talkie nuovo e di ultima generazione.
-Questa è l’unica cosa che ci hanno dato, no? Per comunicare tra di noi. Quindi suppongo che l’abbiano dati anche a quegli altri.
A quel punto si rivolse a Leo.
-Tu non puoi, che so, riprogrammarli in modo che possiamo sentire anche le loro conversazioni? Anche solo uno, il tuo, poi tu avvertirai noi. Così sapremo le loro mosse e non dovremo fare altro che evitarle.
-Sei diabolico! Certo, potrebbe funzionare.
Leo ne prese subito uno e si mise al lavoro. Nessuno l’aveva mai visto così concentrato.
 
-Nascondiamo la scatola qui, ma spostiamo due di noi a proteggere qualche altra stanza, penseranno che è quella la nostra base.
-Ci sto. Ho anche una mezza idea da utilizzare contro quel piccoletto. Ho un conto in sospeso con lui.
Annabeth non ebbe nulla da obiettare al biondo, annuì e si rivolse alla ragazza dalla pelle color cioccolato.
-Hazel, tu proteggerai la stanza da fuori, Will dall’interno.
Non aspettò neanche che l’amica rispondesse che si rivolse all’altro biondo.
-Jason. Tu girerai intorno a questa stanza, non possiamo davvero lasciarla incustodita. Ma non fermarti, fai giri larghi, ma non allontanarti mai di troppo. Devono credere che sei in esplorazione. Io e Calypso andiamo a rubargli la scatola.
-Perché non resta Calypso a proteggere la base? Penso di poterti servire di più.
-No. Ha già battuto Frank una volta perché è troppo buono per colpire una ragazza, con te sarebbe diverso. Riguardo a Percy, ho una mezza idea di come gestirlo.
 
Nico stava strisciando dentro un condotto dell’aria, non era neanche così stretto come immaginava. Forse era dimagrito ancora.
Si trovò a un bivio.
-A destra o a sinistra?
La voce di Leo, dall’atra parte dell’aggeggio elettronico che aveva attaccato all’orecchio, arrivò dopo un po’ – Come?
-La smetti di distrarti e mi dici da che parte devo andare?- Il moro lo disse con un tono esasperato, si stava pentendo di aver messo il messicano a capo della loro squadra.
-Scusa eh, ma non esisti solo tu! Sto tenendo sotto controllo cinque walkie talkie per capire se dicono qualcosa di interessante. Poi ci sei tu. Inoltre c’è Percy che continua a lamentarsi su …
-LEO!
-Ok, ok! Vai a destra.
Il piano era semplice. Nico sarebbe arrivato alla loro base attraverso i condotti dell’aria e sarebbe tornato indenne grazie a Leo. Quel ragazzo si era spostato in un’altra stanza, era riuscito a sabotare il loro piano grazie a un semplice computer e al suo walkie talkie. Con il primo controllava le mappe dei condotti dell’aria, dei corridoi e delle stanze dell’intera struttura, collocando i ragazzi grazie alle informazioni che riceveva quando loro si parlavano, incoscienti del fatto che Leo fosse riuscito a entrare nel loro sistema.
Nico continuò a strisciare per diversi metri quando Leo si riconnesse con lui.
-C’è Will dentro la stanza, fuori Hazel. Da quello che ho capito il primo ha messo qualcosa all’inizio, o la fine secondo il tuo punto di vista, del condotto dell’aria. Si aspettavano che venissi da li.
-Okay, avanzerò lentamente. Quanto manca?
-Altri sei metri, gira poi a destra e percorri il tutto senza prendere altre vie. Ah! Dimenticavo. Se è una boccettina piena di un liquido verde che odora di mela, non la bere!
-Cosa?- Ma Leo aveva già staccato la comunicazione.
 
Dopo aver posato il walkie talkie finendo la discussione con Nico, Leo tornò a concentrarsi sul suo computer.
Non solo era riuscito a entrare nei loro programmi, ma aveva trasmesso quelle informazioni nel computer, potendo vedere ogni singolo passo. Una specie di GPS.
Will non si muoveva da quella stanza, Hazel dal corridoio dietro questa.
Jason, Annabeth e Calypso stavano vagando per i corridoi. Le due ragazze insieme, Jason solo.
Li fissò per un po’, poi si rese conto che qualcosa non andava. Non andava completamente. Perché Jason faceva sempre la stessa strada? Non era così stupido da girare intorno senza rendersene conto.
Inoltre loro sapevano che Nico stava arrivando, era come se lo stessero aspettando. Ma perché mettere solo una persona a proteggere quella stanza?
Annabeth era intelligente, non l’avrebbe mai fatto.
Fu a quel punto che ci arrivò, era una trappola. La scatola non era li.
Cercò di contattare Nico prima che fosse troppo tardi.
 
Nico aveva seguito le indicazioni di Leo strisciando per i successivi metri.
Quando vide la luce della grata qualche metro più avanti spense la torcia e andò molto più lentamente.
Nell’aria c’era uno strano odore, forse non se ne sarebbe neanche accorto se Leo non l’avesse precedentemente messo in allerta, era abbastanza lieve.
Non doveva respirare, se lo sentiva. Ma, non avendo nulla con cui coprirsi, decise di strapparsi una manica della sua maglietta e avanzò coprendosi il naso.
Nascosta praticamente alla fine trovò una boccettina aperta. Il liquido si stava disperdendo in fumo, era sicuramente un sonnifero.
Speravano di stordirlo mentre tentava di aprire la grata per entrare nella stanza, il piano avrebbe anche funzionato se non fosse stato per Leo.
Senza respirare aprì silenziosamente la grata. Poi si tolse la manica dalla bocca e la inumidì di quella sostanza.
In quel momento Will era troppo concentrato ad ascoltare qualcosa al suo walkie talkie per notare Nico.
Il moro atterrò silenziosamente e lo afferrò da dietro. Gli bloccò un braccio dietro la schiena mentre con l’altra mano gli premeva il panno umido su naso e bocca.
Il biondo gli diede una violenta gomitata in pancia, Nico si morse le labbra ma non lo lasciò, i successivi colpi erano sempre più deboli, la pozione stava facendo effetto.
Nico gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò – Carino il piano, ma noi abbiamo Leo.
Lo sentì rabbrividire, non capì però per quale motivo, forse era un effetto collaterale al sonnifero.
A quel punto entrò Hazel con la pistola pronta.
Nico si lanciò di lato mentre una macchia di vernice rossa gli ricopriva il braccio.
Afferrò la sua pistola e gliela puntò contro a sua volta. Nessuno dei due sparò.
In tutto questo Will si era accasciato alla parete, doveva reggersi a qualcosa per stare in piedi.
-Sei morto- disse Hazel – Non puoi spararmi.
-Al massimo ho perso un braccio, ma non sono morto, chiedi a Will. E’ lui il dottore.
Hazel non staccò gli occhi dal moro mentre Will biascicava – Ha ragione.
-Ma tu da che parte stai!?
Will non rispose a questo, troppo concentrato a restare sveglio.
In quel momento all’orecchio di Nico arrivò la voce di Leo –E’ una trappola. La scatola non è li, quella è tutta una messa in scena. La loro vera base la sta proteggendo Jason.
Nico ci pensò su qualche secondo.
Mentre con la mano destra teneva la pistola puntata su Hazel con la sinistra si scompigliò i capelli. Doveva sembrare un gesto abituale e naturale, in realtà aveva schiacciato un pulsante in modo che le successive parole che disse le sentissero Leo, Percy e Frank.
-Credete di avermi in pugno quando in realtà io ho in pugno voi. Vi sto distraendo. Pensate davvero che noi non sappiamo che questa non è la vostra vera base? Che in realtà quella la sta proteggendo Jason? Frank è da lui, molto probabilmente ha già recuperato la scatola.
-Non può essere. Non potevano saperlo! Hazel?- Era stato Will a parlare e aveva chiesto conferma alla sua amica.
-Non lo so! Non lo capisco! Non riesco a comprendere se mente oppure no!- Rispose decisamente frustata.
Nico sorrise, la sua parte l’aveva fatta. Sperò vivamente che Frank avesse capito la sua idea e si fosse già messo nelle tracce di Jason. Infondo, aveva proprio scelto lui perché sembrava che in testa gli fosse rimasto qualche neurone in più di Percy.
Adesso toccava agli altri.
Spostò la mira e sparò in pieno petto a Will. Quasi contemporaneamente Hazel sparò a lui vicino alla spalla, poco più sopra del cuore.
Adesso erano entrambi morti. Non più degni delle attenzioni di nessuno.
La ragazza andò via velocemente ascoltando qualcuno dall’altra parte del suo walkie talkie, mentre si allontanava Nico la sentì urlare “Cosa vuol dire che sei morto, Jason!?” il resto della conversazione la perse quando iniziò a correre.
_______________________________________________________________________________________
Buongiorno! Come va? E un'altra settimana è finita... quindi eccomi qui.
Allora, in principio questo capitolo non doveva essere diviso in due parti, ma quando mi sono resa conto di aver già scritto 5 pagine e che ancora mancava metà giornata ho deciso di fare le due parti.
Nella prima parte troviamo praticamente tutti i personaggi, mentre nella seconda mi soffermo di più su alcuni, come avrete notato la Solangelo.
Prometto che nel prossimo ci saranno anche le altre coppie.
Penso di non dover dire più nulla... Boh, in caso modifico ahaha
Alla prossima, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lavoro a squadre (parte2) ***


 
3.Lavoro a squadre(parte2)


Leo pensò che quel ragazzino dark fosse davvero intelligente.
Vide dal suo schermo che Frank aveva capito al volo le parole di Nico e aveva lasciato Percy solo a proteggere la base, mentre correva verso Jason.
Grazie a Leo lo trovò in meno di pochi secondi, gli arrivò alle spalle e lo “uccise” con un preciso colpo di pistola riempiendogli la schiena di tempera blu.
E i due ragazzi erano andati. Rimanevano le tre ragazze.
A quel punto Frank iniziò a cercare la loro base.
Leo si accorse che Hazel lo stava raggiungendo, glielo disse e il ragazzo si mise in allerta.
Mentre, però, cercava di dargli altre informazioni la connessione dal computer iniziò a saltare, poi si spense del tutto.
Cercò di riaccenderlo, nulla da fare.
Allora provò a contattare i suoi amici con il walkie talkie, ma anche questo sembrava non funzionare più.
Cercò di capire cosa diamine fosse successo quando una voce femminile invase la stanza attraverso il congegno elettronico.
-Cosa credevi di essere l’unico hacker qui dentro? Okay, non sarò ai tuoi livelli mettendoci circa 30 minuti in più e facendo morire due della mia squadra, ma me la cavo anche io.
Era Calypso. Leo se l’era immaginato ancor prima di sentire la sua voce.
-Per curiosità Raggio di Sole, quand’è che avete capito cosa stavo facendo?
Leo doveva solo darle a parlare distraendola.
-Oh, eravamo abbastanza certi che tu avresti fatto qualcosa, il problema era capire cosa.
-Quindi già sapevate quant’è eccezionale il grande Leo Valdez. Dovresti sentirti onorata se sto cercando di flirtare con te.
-Taci.
L’aveva trovata, aveva ritrovato il collegamento. Era esattamente dietro la sua porta.
-Ti faccio un quesito, la tua risposta sarà per me molto importante.
Calypso si era appostata dietro la sua porta, ma non sapeva che dentro la stanza c’era un’altra uscita.
Questa portava in una nuova stanza, con la porta diretta al corridoio.
-Sentiamo- sbottò annoiata.
-Se io adesso ti uccidessi, pensi che avrei comunque una qualche possibilità con te?
Lentamente aprì la porta senza fare rumore, gli spuntò alle spalle.
-Tu non hai nessuna possibilità con me in ogni caso!
-Peccato- e gli sparò al centro della schiena.
Restò solo un secondo a fissare la sua bocca socchiusa e le guance rosse, non era certo se per la rabbia o per le battute di prima.
Lo guardava come se lo volesse incenerire con gli occhi.
Pensò che in quel momento poteva anche battere Nico in fatto di “ti conviene iniziare a correre o ti strappo gli intestini con le mie stesse mani”.
E Leo iniziò davvero a correre.
Doveva trovare i suoi amici.
Percorse solo due corridoi prima che Hazel trovò lui, si fissarono un solo secondo, poi la ragazza afferrò la pistola e gli sparò in pieno petto.
Un secondo dopo si sentì un altro sparo diretto proprio a lei.
Stava per protestare, Leo non poteva sparargli a sua volta, era morto!
Ma si accorse che non era stato lui a spararle.
Primo, perché non aveva ancora mosso un muscolo.
Secondo, perché il colpo venne da dietro di lei.
Quando si girò, non si sarebbe mai aspettata che a colpirla fosse stato Frank. Fra tutti non proprio lui.
Non gli disse nulla, rimase semplicemente shoccata.
Leo sorrise accorgendosi che l’amico teneva in mano la scatola con il numero 1 stampato sopra.
Poi lanciò uno sguardo a Hazel e infine tornò a guardare Frank.
Aveva la faccia di chi non crede di aver seriamente fatto quello che aveva appena fatto.
-Tranquillo- disse Leo sempre sorridendo – Ha uno sguardo dolcissimo se lo mettiamo a confronto con quello che mi ha lanciato Calypso, pochi secondi fa, quando io le ho sparato. Fidati che hai sicuramente più possibilità di me per portarla fuori.
Era abbastanza difficile, a quel punto, stabilire chi tra Hazel e Frank avesse raggiunto la più alta gradazione di rosso.
 
Annabeth entrò nella stanza aprendo la porta con un calcio.
Senza pensarci due volte sparò a Percy colpendogli la mano, la pistola che teneva rotolò a terra lasciandolo disarmato.
Il ragazzo si lanciò dietro una scrivania evitando che venisse colpito in posti più gravi e cercò qualcosa nei cassetti.
Trovò una riga in ferro di 30 centimetri.
Si alzò al momento giusto e gliela lasciò correre, mirando sempre alla mano.
Lasciò anche lei disarmata.
Poi gli si lanciò contro prima che potesse abbassarsi a riprenderla, schiacciandola contro il muro.
Erano così vicini che Percy riuscì a contemplare ogni gradazione di grigio presente nei suoi occhi.
Non aveva mai sentito un’attrazione così potente per nessun’altra ragazza.
Doveva essere sua.
-Perché proprio Jason?
Annabeth non credeva alle proprie orecchie.
Li conosceva entrambi da, esattamente, tre giorni e secondo quello stupido ragazzo il suo primo pensiero era quello di scegliere chi gli piacesse di più fra Jason e Percy.
Come se non avesse passato la sua vita ad allenarsi, ma a catalogare ragazzi.
La credeva così frivola? Perfetto. Avrebbe capito a sue spese quanto poteva essere pericolosa.
La bionda gli sorrise maliziosa e gli rispose con un sussurro quasi sulle sue labbra.
-Perché non avevo ancora visto te.
A quel punto eliminò tutta la distanza e lo baciò.
Lento e passionale, gli mordicchiò il labbro inferiore passandogli poi la lingua.
Quando sentì che Percy aveva ormai allentato la presa sui suoi polsi lo spinse indietro facendolo barcollare.
Gli diede un violento calcio nelle parti basse facendolo accasciare a terra dolorante.
Recuperò tranquillamente la sua pistola e gliela puntò contro.
Con uno sguardo di fuoco gli sibilò gelida – Adesso sei morto, coglione.
E lo ricoprì di vernice.
Dopo aver recuperato la loro scatola, che gli idioti non l’avevano neanche nascosta così bene, iniziò a correre verso la propria base.
Si sentiva già la vittoria in pugno quando andò a sbattere contro un’altra persona.
Quella persona era Frank, esattamente nelle sue stesse condizioni.
Pistola in una mano e scatola nell’altra, stava correndo nella direzione opposta per raggiungere la propria base.
Nello stesso istante si puntarono le pistole contro.
 
Dieci minuti dopo si trovarono tutti in una nuova stanza, li avrebbe raggiunti li Era per dirgli com’era andata.
Sicuramente uno schifo visto che, tutti e 9, erano interamente ricoperti di vernice e non aveva vinto nessuna squadra.
Frank e Annabeth si erano sparati a vicenda nello stesso identico momento.
Adesso entrambi erano seduti, imbronciati, a gambe e braccia incrociate.
Hazel fissava il pavimento impassibile.
Nico continuava a lamentarsi dichiarando che lui non era morto, che la ferita alla spalla non era mortale.
Percy anche si lamentava, i suoi erano solo mugolii di dolore per il calcio di Annabeth.
Will stava per avere una crisi di nervi, aveva detto gentilmente ai due ragazzi sempre la stesse frasi senza perdere la calma. Ma loro continuavano. E lui la stava perdendo davvero tutta la sua pazienza.
“Nico, si che sei morto, ti ha colpito troppo vicino al cuore. Non si può sopravvivere con quella ferita.”
“Percy, ti ho già detto che non posso fare nulla per alleviare il dolore. Ti ho anche detto che non perderai un bel nulla, quindi sta buono.”
Jason avrebbe riso per com’era combinato Percy, se non fosse stato troppo infuriato per essere stato colpito alle spalle, prima ancora di aver fatto una qualsiasi cosa di interessante.
Calypso non staccava il suo sguardo da “ti uccido mentre dormi” da Leo, il  ragazzo era quasi certo che non sbattesse le palpebre.
Dal canto suo, lui, cercava di farsi sempre più piccolo e invisibile nascondendosi alla sua vista il più possibile.
Poi la porta venne aperta di colpo ed entrò la donna.
I ragazzi si sarebbero aspettati di tutto, tranne le parole che le uscirono dalla bocca.
-Eccezionale! Davvero eccezionale!
-Non ha vinto nessuno- gli ricordò Jason.
-Appunto! Voi siete una squadra fantastica se cooperate tutti insieme, oggi ce ne avete dato la prova. Siete davvero, davvero eccezionali. Credo che adesso dovrete lavorare un po’ di più sull’amicizia in questi ultimi quattro giorni. Poi sarete davvero pronti. Per oggi avete finito, fatevi una doccia, una dormita o andate a mangiare. Ci rivediamo qui domani, alla solita ora.
Andò via velocemente com’era arrivata.
Tra i ragazzi scese il silenzio, nessuno si mosse.
Erano rimasti abbastanza sconvolti per come era andata a finire.
Alla fine fu Nico a spezzare quel silenzio.
-Continuo a essere convinto che quella non sia una ferita mortale.
A questa frase seguì il secco rumore della testata che Will diede volontariamente contro il muro.
________________________________________________________________________
E rieccomi qui con l'ultima parte di questa terza giornata.
Come promesso ho dato spazio ad altre coppie.
Volevo dire una cosa su Percy.
Allora, avete presente "l'amore a prima vista", cioè quando vedete un ragazzo/a in autobus e ve ne innamorate perdutamente? O qualcosa di simile, insomma.
Ecco, lui in questa storia ha avuto questo "colpo di fulmine" con Annabeth, non che adesso ne sia davvero, davvero innamorato, ma con il tempo imparerà a conoscerla come si deve.
Quindi spero che la parte Percabeth non vi sembri troppo affrettata.
Ricordavo di dover dire altro, ma ho il vuoto in mente ahaha
Alla prossima settimana! Buona Domenica, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ultimi giorni ***


 
4.Ultimi giorni


4° Giorno.
Jason e Percy si guardarono in cagnesco per interminabili secondi, poi ognuno entrò nella macchina che si era scelto.
Diversi minuti prima, si stavano tutti allenando nella sala con le diverse armi, quando Leo li aveva raggiunti correndo, annunciando loro che aveva trovato una stanza ancora più interessante.
Lo seguirono entrando sempre di più nelle profondità della struttura.
Varcarono una porta e si ritrovarono in una stanza grande quanto un centro commerciale dal soffitto basso.
Era tutta occupata da un circuito, c’erano anche diverse macchina in vista, molto belle, ma soprattutto veloci.
-Ma noi qui ci possiamo stare?- Domandò Frank mentre si guardava intorno meravigliato.
-Se utilizzano dei sistemi di sicurezza così semplici se la cercano- rispose tranquillamente Leo.
Frank non gli rispose, un po’ lo odiava per avergli quasi spappolato la testa cinque minuto dopo che si erano conosciuti.
E poi Jason, avvicinandosi a una macchina bianca, aveva fatto un commento tipo “Ho imparato a guidare una di queste quando avevo 12 anni”
E Percy l’aveva, ovviamente, presa come una sfida.
Adesso erano pronti per correre e per decretare chi fosse il migliore.
Leo non perse tempo a urlare “Scommesse! Facciamo le scommesse”
Ignorò volontariamente le ragazze e iniziò a contrattare con Frank, per quanto questo cercasse di evitarlo e stargli lontano rispondendo a monosillabi.
Poi si rivolse a Nico – Tu? Il biondo o il moro?
Nico era appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto, il nero e il bianco della pelle in perfetto contrasto tra di loro, non staccava gli occhi dalla gara con un sorrisetto divertito, anche se sembrava molto più un ghigno.
-Io scommetterei su Will.
A quel punto anche Leo si concentrò sulla gara, non si era reso conto che anche Will era salito su una macchina e aveva seguito i due ragazzi.
Esattamente come non se n’erano accorti né Jason e né Percy, troppo concentrati al rispettivo nemico, fino a quando questo non li superò senza problemi.
Quando Will tornò al punto di partenza (o arrivò al traguardo, dipende dai punti di vista), dopo aver completato il giro diversi secondi prima di loro, scese dall’auto con un sorriso trionfante.
-Quando hai imparato a guidare così!?
Era stata Hazel, con occhi pieni di ammirazione, a parlare.
Il biondo era visibilmente imbarazzato, rispose passandosi una mano tra i capelli.
-Bè … Mi piacevano le auto, tutto qui.
-Mi devi assolutamente fare vedere come fai. Voglio che mi insegni.
E la ragazza dalla pelle scura se lo trascinò di nuovo in macchina senza dargli il permesso di replicare, o solo di decidere, facendolo rimettere al posto del guidatore.
Lei sarebbe stata dal lato del passeggero per capire quando usava l’acceleratore, quando cambiava la marcia e cose del genere.
-Voglio vedere anche io!- Si intromise Annabeth correndo per salire anche lei in macchina.
-Ragazze, volete seriamente lasciarmi qui con loro!?- Calypso seguì l’amica.
Quando l’auto si allontanò lasciò dietro di se Leo, Frank, Jason e Percy  visibilmente infuriati, ma anche silenziosi per via della loro sorpresa, pari a quella delle ragazze.
Tre di loro avrebbero voluto correre da Will e chiedergli di insegnare anche a loro, esattamente come aveva fatto Hazel, ma riuscirono a contenersi.
Nico commentò quasi disinteressato.
-Ho come la sensazione che adesso la mia idea di cavargli un occhio non vi sembri più così macabra. Ah, Leo, mi devi dei soldi.
 
5° Giorno.
La donna entrò nella sala dove i suoi collaboratori più fidati lavoravano.
-Perché sono state cancellate tutte le riprese degli allenamenti di oggi? Sapete che li vogliono vedere per capire se questa è una buona idea o meno.
Fu una giovane ragazza a risponderle.
-Si fidi signora, è meglio così, se vedessero davvero cosa hanno fatto oggi quei ragazzi li manderebbero via prima di subito.
Era si permise qualche secondo di silenzio – Oh, andiamo … E’ andata così male rispetto alle altre volte?
La ragazza scosse la testa esasperata emettendo un sospiro, fu il ragazzo accanto a lei a rispondere.
-Leo Valdez ha appiccato un incendio, senza rendersene conto! Hanno di nuovo cercato di uccidere Will Solace, …
Fu interrotto dalla donna – Di nuovo quel Di Angelo?
-No signora, è stato Grace. Anche se in effetti Nico Di Angelo non è poi così innocente neanche oggi, visto che ha tentato di uccidere proprio Jason. Lui giura che non l’ha fatto apposta, che il coltello che ha piantato a un millimetro dal suo collo facendogli un graffio superficiale gli era semplicemente scivolato.
Era sospirò.
Nico che tentava di uccidere Jason che a sua volta aveva tentato di uccidere Will.
Leo che uccideva quasi tutti appiccando incendi.
E lei che gli aveva chiesto di fare amicizia.
-Altro?- Aveva anche paura a chiederlo.
-Hazel Levesque stava per avere una crisi di panico quando non riuscì a comprendere se Nico stesse dicendo la verità o meno mentre gli altri continuavano a farle pressione. Percy è inciampato mentre teneva in mano un’arma costosissima e l’ha letteralmente fatta in mille pezzi rotolando a terra. Era abbastanza difficile da rompere, non ci chieda come ha fatto perché non ne abbiamo idea. Poi …
-Ok, ok. Ho capito. Cancellate ogni traccia della giornata di oggi.
 
6°Giorno.
Gli allenamenti quel giorno non andarono poi così male.
Nessuno aveva tentato di uccidere nessuno. Più o meno.
Gli avevano fatto fare un test su come uscire in fretta da una situazione disperata con le minori perdite. Naturalmente Annabeth lo aveva concluso in meno di 5 minuti con degli ottimi risultati.
Nico e Leo avevano trovato delle strane armi che nessuno di loro aveva mai visto e che sicuramente non avrebbero mai utilizzato, si divertirono a provarle e a giocarci per quasi tutta la mattinata.
Erano una strana coppia, una strana amicizia la loro. Di sicuro erano quelli che creavano più danni.
Forse rientrava anche Percy nel gruppo.
Lui era come se li attirasse i guai, era letteralmente una calamita.
Hazel era insieme a Calypso e stava cercando di capire dall’amica come facesse a smontare quell’apparecchio elettronico, che simulava una bomba, così velocemente e in modo pefetto, disattivandola in pochissimo tempo.
Lei alla sola vista di tutti quei fili sarebbe entrata nel panico.
Così, rinunciando, si allontanò cercando qualcos’altro da fare.
Vide Frank che si allenava in un sacco da boxe, prendendolo a calci e pugni.
Aveva un sotto di tuta lungo mentre di sopra aveva una semplice canottiera, per i tre quarti sudata, che gli lasciava scoperti quasi tutti i suoi muscoli.
Hazel scosse la testa quando si rese conto che lo stava fissando da un pò, così gli si avvicinò facendo finta di niente.
-Hey.
Il ragazzo sussultò al suono della sua voce.
Si girò a fissarla con un sorriso timido.
-Ciao.
Lei sorrise a sua volta e incrociò le mani dietro la schiena dondolandosi sulle punte dei piedi. Con il mento indicò il sacco da boxe.
-Non mi sono mai applicata con impegno nell’allenamento fisico. Mi insegni qualcosa?
E così Frank aveva infilato quei guantoni a cuscinetti nelle mani per parare i colpi.
Aveva pensato che era la cosa migliore era iniziare con un esercizio semplice per il riscaldamento, inoltre non aveva nessuna voglia di colpirla.
Neanche Hazel aveva voglia di fargli male, i primi colpi furono quasi delicati, ma quando capì che comunque Frank era davvero bravo come dicevano e riusciva a pararle tutti i colpi, iniziò a colpire con molta più forza utilizzando tutta la sua potenza.
Dopo 10 minuti si ritrovò anche lei con la maglietta inzuppata di sudore.
-Frank! Vieni a provare! Io e Nico abbiamo trovat …
Leo.
Quando Leo l’aveva chiamato, Frank si era girato verso di lui non facendo caso a Hazel.
La ragazza gli caricò un pugno sul viso con una tale forza da mandarlo a terra, la guancia gli diventò subito rossa.
Leo interruppe tutto ciò che stava dicendo imbarazzato.
Hazel gli si inginocchiò subito accanto tastandogli il viso con le sue mani piccole e delicate, non fece caso a Frank che arrossì, era troppo concentrata a sentirsi in colpa mordendosi un labbro. Inoltre una guancia l’aveva già rossa.
-Ehm … Okay, lo chiedo a qualcun altro.
E Leo scappò via.
Frank afferrò Hazel per un polso e la fissò intensamente negli occhi.
-Quel ragazzo mi fa paura. Vuole uccidermi. Lo so.
____________________________________________________________________________________________________
Ed eccomi qui, puntuale come al solito!
Allora, che dire su questo capitolo...
La competizione tra Jason e Percy non può di certo mancare, non so se mai finirà.
Will e la sua ossessione per le macchina non ha uno scopo ben preciso o un qualche riferimento alla saga, ho solo pensato che ognuno ha una qualche sorta di appunto "ossessione" e quindi ne ho scelta una a caso. Inoltre con quest'idea sono riuscita a costruire la sua storia, che scoprirete in seguito.
Nico che cerca di uccidere Jason dopo che questo stava per uccidere Will ... Guarda che puro caso *colpo di tosse*
Hazel e Frank li ho sempre visti terribilmente timidi, quindi farò uscire molto questo lato nella loro "relazione".
L'amicizia tra Leo e Nico mi piace da morire.
E, per concludere, nei libri Frank aveva tipo "paura" di Leo per via del fuoco e del suo pezzo di legno, quindi ho messo una cosa simile.
Penso di aver detto tutto...
Ah, ecco, il fatto che Percy e Annabeth non compaiono neanche una volta insieme è una cosa voluta in questo capitolo, la nostra Testa D'Alghe ha quel minimo di cervello per capire che è molto meglio starle lontana per il momento ahaha
Alla prossima settimana!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Falò ***


5.Falò


7° Giorno
Era aveva capito che quello non era certo il modo per farli diventare amici, o farli conoscere tra di loro.
L’ultimo giorno decise di lasciarli liberi per tutto il pomeriggio e per tutta la notte, mandandoli fuori a divertirsi.
Annabeth camminava fissandosi le Vans verdi, concentrata a fare in modo che il vento non gli alzasse il vestito che gli arrivava leggermente più sopra del ginocchio, anche quello verde.
Quando non si teneva la gonna giù si tormentava la punta della sua treccia bionda che gli cadeva sulla spalla sinistra.
Venne distratta da Calypso che gli mise un braccio intorno alle spalle, lei aveva scelto dei jeans, però aveva messo i tacchi, in questo modo erano della stessa altezza.
-Non sono carinissimi?- Squittì in un sussurro per non farsi sentire dagli altri.
Annabeth seguì il suo sguardo per capire a chi si stava riferendo.
Hazel e Frank stavano camminando fianco a fianco, lui con le mani nelle tasche fissava il terreno, lei si stringeva i bordi dei suoi pantaloncini, guardava lui ma aveva anche le guance rosee, stavano parlando di qualcosa.
La bionda sorrise e distolse lo sguardo posizionandolo sul resto dei ragazzi.
Jason e Percy camminavano ai due lati opposti, ignorandosi.
Leo era invece in mezzo a Nico e Will cercando di fare conversazione, aveva avuto un discreto successo con il biondo. Nico se ne stava per conto suo, quasi in un altro mondo giocando con il bracciale di cuoio nero che teneva al polso del braccio non tatuato.
Annabeth riportò lo sguardo su Hazel e Frank rendendosi conto che erano gli unici fra tutti e nove ad aver creato un certo legame, forse non era già vera e propria amicizia ma ci si avvicinava.
Anche lei, Calypso ed Hazel avevano legato fra di loro, anche se si poteva considerare come un proteggersi a vicenda contro la stupidità dei sei maschi che li circondavano.
Annabeth sapeva che Era aveva ragione, dovevano fare amicizia, dovevano iniziare a fidarsi l’un l’altro, dovevano conoscersi, o sarebbe stato impossibile completare quella missione.
Stavano camminando alla ricerca di un pub, di una discoteca o qualcosa di simile. Ma Annabeth sapeva che quella non era la giusta soluzione.
Così, mentre costeggiavano il litorale, Annabeth fisso la spiaggia deserta mentre il sole spariva dietro il mare.
Si fermò facendo fermare a sua volta Calypso.
-Ragazzi! Che ne dite di fare un falò in spiaggia?
-Perché no?- Esclamò subito Calypso.
-Si dai!- Percy si fece prendere dall’entusiasmo e scavalcò agilmente la ringhiera in ferro che divideva la spiaggia dalla strada.
Leo lo seguì – Scusa Percy, ma qui il piromane sono io, fa spazio.
-Alcool. Dobbiamo trovare alcool e porcherie. Se no che falò sarebbe?- Era stato Jason a parlare.
-Giusto. Da qualche parte dovrebbe esserci un supermercato, qualcuno di noi dovrebbe andare a comprare queste cose.
Nico ci pensò un attimo fissando il sole sempre più basso oltre l’orizzonte.
-Non ci arriveremo mai, non a piedi, non se non sappiamo neanche dove trovarlo questo supermercato- constatò infine.
-Allora che proponi?- Chiese la bionda incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo fece un ghigno –Abbiamo bisogno di un mezzo- iniziò ad allontanarsi all’indietro –Voi preparate il falò, io prendo in prestito una macchina. Torneremo prima di subito.
-Torneremo?- Fece Hazel confusa.
-Qualcuno deve pur guidare. Vieni?- Domandò poi fissando Will. Non aspetto una sua risposta che si stava già allontanando verso alcune macchine posteggiate dall’altro lato della strada, il biondo non poté far nient’altro che seguirlo.
Mentre il resto di loro scavalcava per seguire Percy e Leo in spiaggia, Nico si era fermato nel posteggio di fronte un palazzo dove non sembrava esserci nessuno.
-Allora, quale di queste macchine ti sembra senza allarme?
Will, che era appena arrivato al suo fianco, le scrutò tutte per qualche secondo, poi ne scelse una blu scuro. Era una comunecitroen.
-Okay, fai da palo.
Poi il moro si asciugò le mani sudate nei jeans neri e le poggiò nel finestrino dello sportello del guidatore.
Piano piano, un millimetro alla volta, facendo pressione con una certa forza e nei punti giusti iniziò a farlo scendere.
Will aveva assistito parecchie volte al furto di un’auto, ma mai in quel modo, rompevano sempre i vetri loro. Ma si ricordò che Nico non la stava rubando, la stava solo “prendendo in prestito”.
Diversi minuti dopo il finestrino si era abbassato quel tanto per permettere al moro di infilare il braccio tatuato e alzare la sicura.
A quel punto aprì lo sportello ed entrò in macchina curvandosi sotto il sedile e cercando di mettere in moto l’auto con i fili.
-Ce la faccio anche io- gli disse Will ricordandosi tutti i momenti passati con suo fratello.
-Non lo metto in dubbio, ma sono abituato a lavorare negli spazi bui e stretti. Penso che se mettiamo in conto la mia corporatura e la tua, vado meglio io.
Will non ebbe il tempo di ribattere che la macchina si accese e Nico ne uscì con un sorriso trionfante.
Camminando con le scarpe nei sedili si sedette in quello del passeggero, facendo segno al biondo di sbrigarsi perché non aveva nessuna intenzione di farsi scoprire.
Mentre Will correva a 120 km/h in una strada di città senza uccidere nessuno, Nico se ne stava tranquillo con i piedi sul cruscotto a fissare fuori dal finestrine, cercando qualche supermercato.
Will lo stava odiando. Non poteva sporcare una macchina in quel modo! Ma non poteva neanche farglielo notare perché la macchina non era sua, inoltre era certo che il moro avrebbe poggiato i piedi anche nel vetro solo per farglielo di proposito se lui avesse detto qualcosa.
Così cercò di distrarsi parlando.
-Sai guidare?
-Non bene come te, ma me la cavo, anche se nel mio stato non ho ancora l’età per prendere legalmente la patente. Preferisco le moto però.
Will annuì e dovette rallentare quando beccarono una macchina che non riuscì a sorpassare subito visto che l’altra corsia era abbastanza piena.
Dal sedile posteriore una piccola bimba di massimo 5 anni si girò a fissarli mettendosi in ginocchio.
Li scrutò per qualche secondo, poi alzò la sua piccola manina e gli fece il segno delle corna, con una smorfia in viso che la fece diventare ancora più adorabile, cosa che di sicuro pensò solo Will.
Il biondo si voltò di scatto a fissare il ragazzo seduto al suo fianco per capire come avesse preso la cosa. Insomma, per lei doveva essere qualcosa di davvero trasgressivo, il massimo dell’insulto.
Ebbe quasi paura che il moro potesse lanciarsi giù dalla macchina, fermare quella davanti e insegnare alla bimba un po’ di buone maniere.
Ma restò abbastanza sbigottito quando lo fissò.
Okay, forse non si aspettava che sul serio se la sarebbe presa con una bimba, ma non si sarebbe mai aspettato neanche che iniziasse a fare delle boccacce, smorfie e linguacce stando al suo gioco.
Nico si sentì lo sguardo di Will addosso, lo stava letteralmente penetrando.
Era un misto di incredulità e qualcos’altro. Qualcosa che non riuscì a comprendere.
Si sentì in imbarazzo e senza incrociare i suoi occhi blu commentò – Tieni gli occhi sulla strada, Solace.
 
Calypso riusciva a camminare sulla sabbia con i tacchi.
Riusciva anche ad abbassarsi e raccogliere tutti i rami che servivano per il falò.
Non cadde, non prese storte e non un granello di sabbia le rovinò le sue fantastiche scarpe.
Quando Hazel le domandò come diavolo avesse fatto ad avere un equilibrio del genere, lei rispose semplicemente che nascere in un’isola pressoché dimenticata da Dio ha i suoi vantaggi.
Poi, dopo essersi riempita le mani, si avvicinò al falò per buttare i suoi tronchetti insieme agli altri nel gruppo.
Mentre Frank, Jason e Percy raccoglievano tronchi interi da mettere li intorno per sedersi, Leo cercava di accendere il fuoco.
L’ironia stava nel fatto che non ci riuscisse.
-Non ci credo- esclamò Calypso avvicinandosi a lui. Erano alti uguali così, anche se forse lei lo superava di qualche millimetro.
-Sei riuscito a bruciare mezza struttura, appiccando il fuoco in una stanza dove non c’era pressoché nulla che potesse davvero prendere fuoco, e adesso non riesci a fare una misera fiammella qui!?
-Protesti evitare di infierire, Raggio di Sole?
Leo si buttò in ginocchio cercando di metterci più impegno.
La ragazza si mise a ridere, anche se questa volta non sembrò poi così tanto di scherno, gli si inginocchiò accanto.
-Dai, ti aiuto.
Leo alzò lo sguardo puntandolo nei suoi, era quasi buio ormai e li vide brillare dietro le sue lunghe ciglia chiare.
Poi nell’aria risuonò un grido da donna, ne seguirono due spari, e poi un altro urlo più prolungato.
Se Calypso era li con Leo ed Hazel stava andando proprio verso di loro con un altro bel paio di rametti, doveva essere per forza Annabeth.
Percy stava trasportando un tronco abbastanza grande insieme a Frank.
-Percy. Non fare quello che penso tu stia per …
Troppo tardi. Percy lasciò tutto e si precipitò, correndo ed estraendo la pistola dalla tasca, verso la voce di Annabeth.
Frank stava trasportando la parte di dietro così, quando Percy lasciò andare la sua parte il tronco, gli finì addosso colpendogli violentemente il naso.
Lo lasciò andare un po’ troppo tardi. Si lamentò tastandosi la faccia, quando ritirò la mano l’aveva ricoperta di sangue.
Nel frattempo Percy, Hazel e Jason stavano correndo verso Annabeth.
La bionda correva anche a tutta velocità verso di loro, continuava a urlare.
I due ragazzi si fermarono puntando le pistole a chiunque la stesse inseguendo, il problema era che non c’era nessuno dietro di lei.
Annabeth arrivò da loro e si lanciò su Hazel abbracciandola forte.
-Si può sapere che c’è!?
Era stato Leo a parlare, ormai si erano avvicinati tutti.
Annabeth si staccò dalla spalla dell’amica e, ancora visibilmente spaventata, disse – Un ragno. C’era un ragno enorme. Enorme!
A quel punto scese il silenzio. Il completo silenzio.
Jason e Percy si guardarono come se non volessero credere di aver seriamente uscito le pistole contro un ragno. Le rimisero subito via prima che qualcuno potesse vederle.
Il silenzio venne poi interrotto da Hazel, che diede parola a praticamente tutto quello che stava pensando ognuno di loro.
-Ma sei cretina!?
 
Quando Nico e Will tornarono era ormai buio e loro erano riusciti ad accendere quell’enorme falò.
Avevano comprato diverse casse di birre, qualche bottiglia di vodka ai vari gusti, marshmallow, patatine e altro cibo spazzatura. Tanto cibo spazzatura.
Ora erano seduti tutti intorno al fuoco, nei vari tronchi.
-Stavo pensando. Tutti noi abbiamo avuto una vita abbastanza simile. Insomma è stata tutta tipo: allenamento, studio, allenamento, nessuno della tua età con cui socializzare, allenamento. Quindi perché non ci raccontiamo il perché siamo entrati a far parte della CIA, il come e il quando? Penso che sia un modo per conoscerci meglio.
Era stata Annabeth a parlare.
Si sentiva ancora in colpa per aver quasi rotto il naso a Frank.
Fortunatamente il sangue aveva smesso di uscirgli dopo qualche minuto e non sembrava fargli poi così tanto male, quando poi Will era tornato aveva constato che non era rotto.
Nessuno rispose, non era proprio un consenso ma non era neanche una negazione, così la ragazza continuò battendo le mani una sola volta.
-Okay inizio io.
_______________________________________________________________________________
Eccomi qui!
Allora, prima di tutto mi scuso per eventuali errori, ho riletto il tutto, ma sono così raffreddata che sono abbastanza certa di aver saltato qualcosa.
Come avete ben capito, siamo all'ultimo giono, dopo questo inizierà la vera missione e troveremo finalemente Piper.
Non sarà il prossimo capitolo, in quello continuerà il settimo giorno, ma dal prossimo ancora.
L'idea di Annabeth a me sembra un buon punto di partenza conoscere il passato di qualcuno per capire i comportamenti e le scelte future, quindi saprete, più o meno, le loro storie, ma dovrete aspettare una settimana ahahaha
Altro appunto su Annabeth. E' il mio personaggio femminile preferito della saga, io la amo e la adoro.
La parte del ragno non voleva renderla stupida o qualcosa di simile, era solo per farsi una risata, inoltre non avei trovato modo migliore per far scoprire questa sua paura ahahah
Bè, penso di aver detto tutto, vado a disboscare un'altra foresta con i miei fazzoletti.
Alla prossima! Deh 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Quasi amici ***


6.Quasi amici


Proprio come aveva detto, fu Annabeth la prima a parlare.
Era seduta sopra il tronco e fissava le fiamme, protesa in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia, una bottiglia di birra mezza vuota in mano.
-All’asilo sapevo già leggere, scrivere, fare i conti, calcoli … diciamo che sapevo ragionare come qualcuno non della mia età, ecco. A quattro anni mia madre mi portò con se al lavoro, quel giorno l’asilo era chiuso e non sapeva dove lasciarmi. Mi ricordo che stavo gironzolando quando ho trovato un foglio, era caduto a qualcuno, dentro c’era scritto un problema. L’ho risolto in una sola ora e l’ho portato a mia mamma. Lei non era sola nella stanza, sono rimasti shoccati quasi tutti, poi uno ha parlato con lei, dicendole che non aveva mai conosciuta una bambina così intelligente. L’ha consigliata di mandarmi in un campo estivo dove avrebbero di sicuro apprezzato e ampliato le mie doti. Da campo estivo si è poi tramutato in campo per tutto l’anno e così adesso questa è tutta la mia vita.
Aveva concluso, nessuno disse nulla.
Si girò a fissare Hazel, la ragazza era seduta accanto a lei, però sulla sabbia con la schiena poggiata al tronco, stava arrostendo marshmallow.
-Anche a me è successa una cosa simile. I miei genitori erano entrambi poliziotti e qualche volta non avevano dove lasciarmi, così mi portavano con loro. Un giorno, in caserma, arrivarono due che avevano fatto un incidente d’auto. Avevo 5 anni ma riuscii comunque a capire chi dei due stava mentendo e chi stava dicendo la verità. Non so, me lo sentivo. Così lo dissi anche ai miei. Gli spiegai anche come avevo fatto a capirlo. Loro non mi ascoltarono subito, ma quando si scoprì la verità e capirono che avevo ragione mi successe praticamente la tua stessa cosa.
Nel tronco successivo c’erano seduti Calypso, Leo e Nico, in quest’ordine.
Toccava prima alla ragazza parlare. Anche lei, come Hazel, era seduta sulla sabbia, si era anche tolta le scarpe per sentire i granelli scorrerle sui piedi.
-Io sono nata in un’isola pressoché deserta nel bel mezzo del pacifico. Già a quattro anni sapevo correre in mezzo alla foresta senza inciampare, pescare a mani nude e cose così. Un giorno è arrivata un’enorme nave per cercare qualcosa, non so ancora cosa. Erano loro, io non lo sapevo, non che avessi mai sentito parlare della CIA. Ho chiesto di portarmi con loro, i miei genitori erano entrambi morti e non avevo nessuno, ma non hanno voluto, così sono riuscita a eludere la sorveglianza e a imbarcarmi da sola. Quando mi hanno scoperto non potevano di certo buttarmi in mare, avevano progettato di scaricarmi da qualche parte dopo che avremo ritoccato terra, ma ho mostrato loro che sapevo fare e mi hanno tenuta.
Finì di parlare e afferrò la bottiglia di vodka alla fragola bevendone qualche sorso, poi si girò a fissare Leo.
Il ragazzo prese una manciata di patatine e si mise a raccontare solo dopo averle mandate giù con qualche sorso di birra.
-La mia è semplice. Ero a un bar e mi stavo annoiando. Così ho preso il telefono e ho cercato di rubare internet a qualcuno. Non so bene come ma sono riuscito a entrare nel telefono di uno leggendo tutti i suoi messaggi, i suoi registri, insomma tutto. E non era uno qualsiasi, era un agente in missione. Quando mi hanno proposto di far parte di loro non potevo rifiutare, sono cose da film queste! Sapevo che sarebbe stata una figata.
-Ah, ammettilo- commentò Hazel divertita – Hai accettato solo perché avevi paura che ti potessero uccidere dopo aver scoperto così tante cose.
Leo sorrise fissando il pacco di patatine che aveva in mano.
-Non rovinarmi la storia Hazel.
Calypso e qualcun altro risero, Leo non perse il sorriso, poi diede una gomitata a Nico.
-Tocca a te.
Nico, seduto anche lui sulla sabbia, era tutto concentrato su un buco nei suoi pantaloni, ci stava giocando con l’indice della mano destra e non staccava gli occhi da questo.
-Io ho ucciso una persona- sussurrò.
Ma lo disse così piano che qualcuno fece fatica a sentirlo, qualcun altro pensò di aver capito male, infatti Percy esclamò “Cosa?”
-Avevo sei anni- continuò il ragazzo – io non volevo, mi hanno … -sembrò ripensarci e modificò il soggetto del verbo- ho cliccato il grilletto e l’ho uccisa. Ho ucciso una persona a soli sei anni. Ho passato i successivi tre mesi nascondendomi, rubando per vivere, facevo praticamente la vita del barbone. Conoscevo ogni singolo buco di Venezia. Poi mi hanno trovato, alcuni di loro erano in missione in Italia e avevano bisogno di uno come me per portarla a termine, dovevo solo entrare in un posto buio e stretto e recuperare una cosa. Ho accettato, in cambio volevo però che mi portassero con loro. Okay, gli allenamenti erano duri, ma almeno non rischiavo di morire di fame ogni giorno. Così adesso, eccomi qui.
Quando concluse anche in questo caso nessuno disse nulla.
Lui cercò qualcosa dentro il giubbotto da aviatore che aveva e, dopo aver trovato quello che cercava, si mise a lavorare, era seminascosto dalle gambe e inoltre era buio, quasi nessuno di loro capì cosa stesse facendo, o almeno non subito.
-Will?- Era stata Annabeth a parlare, toccava a lui.
Il biondo si trovava nel tronco successivo insieme a Jason, entrambi seduti sul legno.
Proprio come Annabeth, anche Will raccontò tutto senza staccare gli occhi dalle fiamme.
-Mio fratello più grande è sempre stato in fissa con le macchine e con le corse illegali, di solito mi portava con lui quando doveva farmi da babysitter. Una notte c’era una gara contro uno che non era mai stato battuto da nessuno, mio fratello era il migliore nel nostro paese, ma questo era molto più bravo. Solo che Austin aveva scommesso un sacco di soldi e non potevamo perderli, ci servivano, così lo aiutai. Avevo solo 7 anni, ma riuscii comunque a creare una specie di veleno, con le cose che avevamo a casa, da mettere nel suo serbatoio della benzina e fargli bruciare il motore. Qualcuno di loro mi vide, volevano sapere dove lo avessi preso, quando gli dissi che l’avevo fatto io mi scoppiarono a ridere in faccia. Allora gliel’ho rifatto davanti. Il giorno successivo stavano già parlando con i miei genitori, il giorno ancora dopo ero iscritto a uno di quei campi estivi.
Will finì di parlare e fece un mezzo sorriso, poi si girò a fissare Jason.
Il ragazzo finì la sua bottiglia di birra e poi raccontò.
-I miei genitori facevano parte della CIA, io non lo sapevo, ero troppo piccolo ancora. Anche mia sorella più grande. Quando avevo 3 anni qualcuno a cui avevano ucciso qualche parente ci ha trovati. Mia sorella non c’era perché stava facendo il suo addestramento in un campo. Ricordo solo che mia madre mi chiuse dentro un armadio e mi disse di non uscire fino a quando lei non fosse tornata a prendermi. Ho fatto come mi avevano chiesto. Ma lei non è mai tornata. Diverse ore dopo mi venne a prendere un suo collega e mi portarono con loro. Mi spiegarono tutto con gli anni, mi dissero anche che quegli uomini che erano venuti in casa avevano ucciso i miei genitori. Mi lasciarono libero di scegliere, potevo andarmene o restare con loro, ma non avevo nessun posto dove andare, mia sorella ormai faceva parte di quel mondo, così da quel giorno sono loro la mia famiglia.
-Anche i miei genitori facevano parte della CIA. Cioè, mia mamma ne fa ancora parte.
Era stato Percy a parlare, erano rimasti solo lui e Frank, entrambi seduti nell’ultimo tronco.
Seguendo il cerchio toccava a Frank parlare, ma ormai il ragazzo dagli occhi color del mare aveva preso la parola.
-Non lo dissero neanche a me, poi a cinque anni mi mandarono in una specie di campo che durava 6 mesi, non dicevano davvero cosa si faceva li, ci facevano allenare duramente, solo a chi riusciva ad arrivare alla fine di questi sei mesi raccontavano come stavano davvero le cose e ci davano la possibilità di scegliere se continuare o meno. Qualche volta me ne sono pentito, insomma è tutta una figata, come dice Leo, ma qualche volta mi manca essere un ragazzo … normale, ecco.
Poi si girò a fissare Frank – Scusa, toccava a te, vai pure.
L’enorme ragazzo cinese annuì – I miei genitori hanno una palestra di arti marziali, mi alleno tipo da quando ho imparato a camminare credo. A 9 anni stavo girando per la città quando ho visto due uomini prendersela con una donna, non che quella restasse immobile, rispondeva, ma loro erano comunque più forti e in maggioranza. Non ci ho pensato due volte e sono andata ad aiutarla. Non sapevo che fosse un’agente segreto, quando mi ha proposto di lavorare per loro non sapevo che pensare, cioè avevo nove anni e credevo fosse tutto uno scherzo. E invece eccomi qui adesso.
Quando anche lui finì di raccontare scese il silenzio.
Hazel stava masticando il suo marshmallow, dopo averlo inghiottito commentò – Siamo un gruppo davvero, davvero strano.
-Penso che siamo l’unico gruppo di amici al mondo del genere, dobbiamo essere davvero importanti- continuò Calypso.
-E’ per questo che una di queste ci vuole.
Nico aveva finito di fare tutto quello che stava facendo, si resero conto che si era appena rollato una canna.
Se la portò alla bocca e cercò un accendino nelle sue tasche, quando riuscì a trovarlo e riuscì ad accenderla il profumo dolciastro si diffuse nell’aria.
-Non penso che sia conveniente fumartela tutta, non oggi, inoltre non credo che comunque ne sarebbero felici- era stata Annabeth a parlare, lo stava scrutando con uno strano sguardo.
-Sta tranquilla, non ho nessuna intenzione di fumarmela tutta io, non mi sballerò troppo, inoltre non penso che loro siano stati molto felici quando Leo ha appiccato quell’incendio, ma non gli hanno detto quasi nulla. Ora non ci stanno neanche controllando.
Si sporse di lato e si avvicinò a Will passandogli la canna.
Il ragazzo fece una smorfia disgustata e Nico fece un ghigno – Avanti prova.
Will era scettico, ma alla fine la prese in mano e la portò alla bocca facendone un tiro, si capiva perfettamente che non ne aveva mai fatto uno, non solo perché buttò fuori il fumo subito dopo, ma anche perché iniziò a tossire e cercò di togliersi il sapore dalla bocca bevendosi qualche sorso di birra.
Nico sghignazzò riprendendosi in mano la sua canna –Dopo che aspiri devi tenerti il fumo nei polmoni per qualche secondo, se no non fa nessun effetto.
Come a volerglielo dimostrare ne riprese una bella boccata, chiuse gli occhi sentendosi in pace con se stesso, alla fine buttò via il fumo e riaprì gli occhi. Il biondo non aveva staccato il suo sguardo da lui.
Nico si protese ancora più avanti e la passò a Jason, che era dall’altro lato di Will, poi tornò al suo posto.
Jason sapeva come fare, fece un bel tiro e continuò a passarla.
Frank non accettò e la passò direttamente a Percy, anche lui se l’era già fatta qualcuna in precedenza.
Toccò ad Annabeth, lei la fissò schifata e la passò ad Hazel.
La ragazza la studiò per qualche secondo passandosela tra le mani.
-Non inizierò a vedere cose strane?
-Con un solo tiro? Nah, tranquilla che non ti sale- rispose Nico.
Hazel lo fissò con le sopracciglia corrugate, non sapeva se credergli o meno. Jason capì il suo problema e intervenne – Dice sul serio.
-Okay- e così anche Hazel provò a farne un tiro, cercò di seguire  le indicazioni che il moro aveva dato precedentemente a Will e andò un tantino meglio di quest’ultimo, il fumo le rimase di più nei polmoni, ma non riuscì a non tossire.
Subito dopo anche Calypso rifiutò e la passò a Leo.
Lui non sembrava così sicuro come Jason e Percy, ma neanche alla sua prima canna come Hazel.
Quando tornò a Nico ne era rimasta poca, se la finì tutta lui con altri due tiri.
Non appena la finì e la spense sulla sabbia se la sentì già salire. Gli effetti però erano attutiti, infondo se n’era fumata solo mezza.
Soprattutto però sentì di avere fame. Afferrò un pacco di patatine e iniziò a ingozzarsi.
Il resto della notte continuò a passare mentre l’alcool diminuiva sempre di più e le risate aumentavano.
Tutti loro sapevano che nel raccontare le proprie storie avevano omesso molte parti, forse proprio quelle più importanti, ma per adesso andava bene così.
Pian piano iniziarono ad addormentarsi, a uno a uno, nelle posizioni più strane.
Si poteva dire che erano diventati quasi amici, la loro era di sicuro un’amicizia strana, non come quella del resto delle persone nel mondo, ma forse anche per questo più bella.
_______________________________________________________________________
Buongiorno!
Allora, che dire di questo capitolo? Hanno raccontato in sintesi come sono arrivati a una situazione del genere.
Come ho già scritto, è normale che hanno omesso un sacco di particolari e parti importanti, ma insomma, chi racconterebbe tutta la propria storia a persone che conosci da solo 6 giorni? Non dimentichiamo inoltre che sono stati addestrati a non fidarsi di nessuno. E di punto in bianco si ritrovano a dover collaborare tutti insieme.
Comunque, dal prossimo capitolo inizierà la "vera" storia, cioò nel senso che si dedicheranno totalmente alla missione.
Inoltre avremo finalmente Piper!
Ciao ciao, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nuovi compagni di stanza ***


7.Nuovi compagni di stanza


-Wow.
Fu questo l’unico commento di Will e Percy mentre entravano nella loro stanza.
Era di medie dimensioni, i muri di pietra, una grande finestra trifora, due letti a una piazza e mezza ai due diversi lati della stanza, le lenzuola erano nere.
-Nico sarà molto felice di ciò- commentò Percy posando la sua sacca blu con i pesciolini sopra uno dei due letti.
Will sorrise avvicinandosi al suo letto e posandogli sopra la sua sacca arancione fluo. Continuò a guardarsi intorno.
Avevano due scrivanie in legno scuro e antico, perfettamente abbinate con le sedie.
Percy aveva già occupata la sua con il suo computer.
L’armadio era abbastanza grande, ma era solo uno e se lo dovevano dividere.
Una grande libreria alla parete, sempre dello stesso materiale.
Era una stanza in perfetto stile medievale, un po’ come tutta la scuola.
Avevano una mezza idea che una volta fosse un castello, molte parti erano state ricostruite e rimodernate, ma lo scheletro era quello, si intuiva abbastanza bene.
I dormitori si trovavano tutti in un unico piano, quello dei ragazzi a destra, quello delle ragazze a sinistra.
Come a voler fare la divisione, proprio a metà si trovavano i bagni di quel piano, l’ingresso era unico sia per i ragazzi che per le ragazze, ma poi anche quelli si dividevano: a destra ragazzi, a sinistra ragazze.
Aveva fatto tutto la CIA, li avevano iscritti lasciando i loro nomi e la loro età, così alcuni di loro frequentavano dei corsi diversi da altri. Non che per loro fosse un problema, molto probabilmente sapevano anche più cose dei professori stessi.
Will e Percy erano finiti in camera insieme.
Nico e Leo anche.
Jason e Frank non erano insieme, ognuno in una stanza diversa con un nuovo compagno.
Anche le tre ragazze erano finite separate.
Percy stava aspettando che il suo computer finisse di fare gli aggiornamenti tamburellando le dita sul legno del tavolo mentre Will usciva i suoi vestiti e iniziava a metterli in ordine dentro l’armadio, quando entrano senza neanche bussare.
Si scoprì essere Leo, seguito a ruota da Nico.
Il primo si guardò velocemente in giro poi commentò.
-La nostra stanza è simile, abbiamo però la finestra più piccola ma in più una cassapanca.
-Non ci credo!- Esclamò a quel punto Nico indicando i due letti –Perché voi avete quelli e noi li abbiamo di un orrendo marrone simile alla cacca sciolta??
Will fissò il suo letto divertito mentre teneva fra le mani una maglietta verde mezza piegata.
-Avete le coperte color cacca sciolta? Pensavo che tutta la scuola le avesse uguali.
-Oh no- rispose a quel punto Leo –Quelle di Jason e del suo compagno di stanza sono verde acido. Che, per la cronaca, non sembra per nulla simpatico. Si chiama Ethan, giusto?
Chiese conferma a Nico, ma il ragazzo stava ancora guardando le lenzuola del letto di Will e rispose con una scrollata di spalle.
-Fatemi capire- disse Percy mentre metteva la password per entrare nel suo computer –Siamo arrivati da circa 10 minuti e voi vi siete già girati tutta la scuola? Le cose le avete sistemate?
Leo e Nico si guardarono come se Percy fosse pazzo.
Molto probabilmente, in quel gruppo, loro due erano quelli più disordinati fra tutti, ed erano finiti in stanza insieme.
-Okay, andiamo a vedere la stanza di Frank!
E Leo si trascinò via Nico prima che potesse dire una qualsiasi cosa.
 
Jason aveva urgentemente bisogno del bagno.
Mentre cercava di non perdersi in quei corridoi di pietra tutti uguali andò il più svelto possibile.
Il problema fu quando girò un angolo e andò, letteralmente, a sbattere contro una scala in legno.
Si congratulò mentalmente per la sua prontezza e i suoi riflessi. E meno male che era un agente segreto!
Riuscì ad afferrare la scala e a rimetterla in equilibrio prima che questa cadesse, il problema è che sopra questa, nel gradino più alto, c’era una ragazza.
Stava attaccando un qualche festone e perse l’equilibrio anche lei.
Cadde con un urlo portandosi dietro lo striscione, finendo proprio sopra il biondo.
Jason si ritrovò a terra, dolorante, in un groviglio di arti e stoffa.
-Sta fermo che me lo strappi!- Strillò la ragazza seriamente preoccupata per il suo striscione.
-Okay, okay.
Jason si bloccò non cercando più di liberarsi, aspettò che la ragazza riuscisse ad alzarsi da sopra di lui e a liberare la sua stoffa. Poi lo ripiegò con cura prima che il biondo potesse anche solo leggere cosa c’era scritto.
Fissò per bene la ragazza e si accorse che era veramente bella.
Non la bellezza classica, ma una bellezza tutta sua. Erano belli soprattutto i suoi occhi, di un verde intenso.
-Ciao- le disse vagamente imbarazzato per averla fatta cadere da diversi metri d’altezza.
-Ti sei fatta male? Io sono … - Ma non riuscì a presentarsi perché la ragazza concluse per lui.
-Un grandissimo idiota! Ecco cosa sei. Insomma, non riesci a guardare dove metti i piedi? Se mi rompevi qualche arto saresti stato un ragazzo morto.
-Meno male allora che sei atterrata sul morbido- Jason provò anche ad abbozzare un sorriso.
Nulla da fare, la ragazza lo fissò con uno sguardo di fuoco e andò via indispettita, forse aveva deciso di attaccare il suo festone da qualche altra parte o qualche altra volta, per un attimo gli ricordò Annabeth.
Quando la ragazza scomparve dalla sua vista si ricordò, o meglio glielo ricordò la sua vescica, perché stava correndo.
Tornò velocemente alla ricerca dei bagni.
 
Frank di solito era una persona calma e gentile, non odiava quasi nessuno. Non riusciva ad odiare neanche Leo che aveva tentato di ucciderlo svariate volte, sapeva infondo che non lo faceva di proposito.
Anche se continuava ad averne paura e preferiva non averlo troppo vicino.
Ma non riuscì a non odiare il suo compagno di stanza dal primo momento che mise piede li dentro.
Era un odioso biondino che si sentiva il capo, aveva già stilato una lista di regole che, a quanto pareva, valevano solo per Frank e aveva una strana ossessione per i peluche.
Se aveva capito bene si chiamava Ottaviano.
Frank cercò di essere comunque gentile presentandosi, poi andò dalla sua parte di stanza e iniziò a sistemarsi le cose. Doveva anche capire dove nascondere le armi. E doveva farlo per bene, quel ragazzo sembrava molto il tipo da “vediamo se hai qualcosa di interessante in valigia, così lo racconto al resto della scuola”.
Sospirò, ma perché non era finito in camera con Jason?
Mentre usciva il suo computer portatile e cercava una spina per attaccarlo fecero il loro ingresso Leo e Nico.
-Carine anche le vostre lenzuola blu- commentò distrattamente Leo guardandosi intorno.
-Nessuno vi ha mai insegnato a bussare?
Ecco quello che più temeva in realtà del suo compagno di stanza. Che iniziasse una qualche rissa con uno dei suoi amici.
Nico spostò sul biondino uno sguardo davvero inquietante, così Frank rispose a Leo con un sorriso.
-Già, molto belle- non sporchiamole di sangue.
Sperò che i due ragazzi capissero il resto della frase, era sicuro al 100% che avessero con loro qualche coltello nascosto da qualche parte.
Ottaviano si accorse dello sguardo di Nico – Hai qualche problema?
Il moro rispose con un semplice ghigno, ancora più inquietante.
Frank lanciò un’occhiata disperata a Leo, il ragazzo capì.
-Okay, okay. Ce ne andiamo, divertiti con il tuo nuovo amico.
Detto questo si trascinò Nico via.
Frank tornò a respirare, sarebbe stato decisamente un anno molto lungo.
 
Non solo ad Annabeth era capitata una stanza con le coperte e i cuscini rosa. Ma aveva anche una compagna di stanza che non avesse un indumento di quel colore, di lilla o di bianco, inoltre il suo profumo stordiva ed era davvero nauseante. E aveva ricoperto tutto il suo muro di poster di attori e cantanti famosi.
Quando Annabeth entrò, la ragazza dai lunghi e lucenti capelli neri la scrutò per bene da capo a piedi, poi le porse la mano, completamente curata e dalle unghie perfette e smaltate.
-Io sono Drew- disse con una voce che sicuramente avrebbe fatto cadere ai suoi piedi ogni ragazzo.
-Annabeth- rispose stringendo la sua mano in una stretta forte.
Le fece anche un sorriso quando vide quello della ragazza vacillare leggermente.
 
Calypso fu quasi uccisa dalla sua compagna di stanza prima ancora di mettere piede dentro la camera.
Si stava avvicinando e stava cercando le chiavi che le avevano dato per aprire la porta quando questa si aprì velocemente colpendola in piena fronte.
-Oddio scusa!- Esclamò la ragazza che era appena uscita – Ti sei fatta male?
Calypso si tastò la fronte, faceva un po’ male, ma era abituata a dolori decisamente peggiori.
-No no, tranquilla.
La ragazza sorrise – Scusa ancora, mi chiamo Piper, tu devi essere Calypso giusto?
Anche Calypso le sorrise e annuì per confermare.
-Penso che sarai un’ottima compagna di stanza, ma adesso devo proprio scappare, dovevo appenderlo entro questa mattina e sono già le cinque di pomeriggio!
Mostrò un panno di stoffa bianco che teneva piegato in mano, poi corse via.
Calypso la guardò allontanarsi abbastanza stranita poi scosse la testa e cercò di sistemare le sue cose.
Diversi minuti dopo arrivò Annabeth da lei, entrò e si guardò intorno – Niente compagna di stanza?
-E’ corsa via a fare qualcosa che non ho ben capito, sembra simpatica.
Annabeth sbuffò sedendosi sulla scrivania – Io sono scappata dalla mia. E’ una sottospecie di barbie antipatica. Non mi ha creduto per un po’ quando le ho detto che non avevo una borsa a parte solo per i trucchi.
Calypso sorrise, poi si stufò di mettere a posto e lanciò il resto dei suoi vestiti dentro l’armadio. Approfittò dell’assenza della sua compagna di stanza per nascondere una postola sotto il materasso, uno spray stordente (che sembrava tanto un profumo) e un coltello dentro il cassetto del suo comodino. Quest’ultimo in mezzo a un suo diario.
-Andiamo a vedere come se la passa Hazel?
E trovarono Hazel nella sua stanza, seduta nel suo letto dalle coperte viola, mentre sorrideva al cellulare.
-Che ridi?- Domandarono le due ragazze dalla porta.
La ragazza dalla carnagione color cioccolato sussultò – Ciao – disse poi quando si accorse delle sue amiche e gli fece cenno di entrare.
-Reyna, loro sono le mie due amiche, Annabeth e Calypso. Ragazze, lei è Reyna, la mia compagna di stanza.
La ragazza alta, con un lunga treccia scura, salutò educata, poi disse ad Hazel che si andava a fare un giro.
Non appena scomparve oltre la porta richiudendosela alla spalle, Hazel scattò subito in piedi e iniziò a nascondere le armi prima che la ragazza facesse ritorno, utilizzò quasi gli stessi posti di Calypso.
Quest’ultima si era seduta a gambe incrociate sul letto dell’amica e chiese abbastanza interessata.
-Perché ridevi al cellulare?
Le guance della ragazza si imporporarono e rispose quasi disinteressata, quasi –Frank mi stava raccontando del suoadorabile compagno.
Calypso sorrise maliziosa – Non ci avrei mai scommesso che fosse quel ragazzo.
Anche Annabeth si concesse un sorriso mentre la loro amica diventava ancora più rossa, poi cercò di salvarla cambiando argomento.
-A proposito della razza inferiore, perché non andiamo a vedere le loro stanze?
Mentre però si dirigevano verso i dormitori maschili si resero conto di non sapere quale fossero le loro stanze tranne quella di Frank, così decisero di andare proprio da lui.
Ma mentre camminavano per un corridoio videro, diversi metri più avanti, una porta aprirsi e una figura nera, con un enorme fagotto marrone in mano, correre scomparendo poi in un diverso corridoio.
-Ehm … Quello era Nico?- Chiese incerta Hazel.
Nessuno rispose, ma si avvicinarono entrambe alla porta che il ragazzo aveva lasciata aperta, dentro sembrò apparentemente deserta, ma c’era Leo, sotto una scrivania, che cercava una soluzione per attaccare una dozzina di spine a una sola presa.
-Quindi tu e Nico siete compagni di stanza- commentò Calypso.
Leo, che non si era accorto di loro, sobbalzò sbattendo la testa nella scrivania, poi i suoi anni di allenamento lo portarono a girarsi di scatto e a lanciare contro di loro una doppia presa.
L’istinto fece abbassare di scatto tutte e tre le ragazze evitando l’improvvisata arma.
Quando il ragazzo si accorse finalmente di chi fossero, uscì gattonando dalla scrivani e si lamentò tastandosi la testa.
Calypso gli si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco, gli scostò le mani controllando lei stessa se in mezzo a quei ricci ci fosse qualche ferita grave.
-Stai benissimo- commentò.
Leo si girò a fissarla, poi le sorrise – Non riesci a starmi lontano, vero Raggio di Sole?
La ragazza, come risposta, gli diede uno schiaffo nella parte di testa dolorante e sorrise al lamento del ragazzo.
Nel frattempo anche Annabeth ed Hazel erano entrate in stanza, la prima si era andata a sedere su uno dei due letti.
O meglio, si era seduta nel bianco materasso, le lenzuola erano scomparse, a quel punto gli venne in mente Nico.
-Si può sapere che state combinando tu e Nico?
Ed Hazel aggiunse –Erano lenzuola quel malloppo marrone con cui l’abbiamo visto correre via?
-Oh si- disse Leo tornando sotto la scrivania e al suo problema – Sta andando a, ehm … contrattare con Percy e Will per le loro.
-E perché?
-Perché le loro sono ner…
Le parole gli morirono in gola quando, con degli incastri strani, riuscì ad attaccare tutte e dodici le spine che aveva in quella semplice presa.
Riuscì anche a far saltare la luce in tutta la stanza.
-Ops…
-Non di nuovo!
__________________________________________________________________
Buongiorno (?) e buon Halloween a tutti!
Allora, come promesso in questo capitolo ecco l'inizio vero e proprio della missione con l'introduzione di nuovi personaggi, cher saranno importanti ma non proprio protagonisti. Eccetto Piper, naturalmente.
Vi spiego, più o meno, perchè ho deciso questa disposizione dei compagni di stanza.
So benissimo che potevo mettere Nico e Will in stanza insieme senza troppi scandali, ma no, sarebbe stato troppo semplice ;)
Che poi, chi non pensa che l'amicizia tra Nico e Leo sia fantastica? Sono i miei due personaggi preferiti, così simili ma anche così diversi.
Quindi si, dovevo metterli in stanza insieme.
Will e Percy? Considerando le continue lotte tra Solangelo e Penico chi immaginerebbe mai questi due amici? Nessuno, naturalmente. Io per prima, quindi avevo proprio voglia di fare avvicinare questi due. Non che sarà tutto rose e fiori, ovvio.
Hazel, Annie e Calypso dovevo separarle per forza, dovendo introdurre due nuovi personaggi importanti: Reyna e Piper.
Poi, per ancanza di una nuova persona ho scelto Drew per Annabeth, perchè, ammettialo, è davvero uno spasso imaginarle insieme.
Frank era l'unico davvero disponibile per sopportare Ottaviano e non ucciderlo entro i primi 10 secondi (come stava facendo un certo ragazzino).
E Jason con Ethan, forse innoquo, forse no. Scoprirete anche questo in seguito.
Spero che condividiate le mie idee e spero davvero che mi vogliate lasciare un commento.
Alla prossima settimana (siamo gia a Novembre!? ._.)
Baci, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Vedere con altri occhi ***


8.Vedere con altri occhi


-E’ così antipatico come dici?
Hazel affiancò Frank con il suo vassoio mentre sceglievano cosa mangiare.
Lui le sorrise e non arrossì poi così tanto, stavano facendo dei passi avanti.
-Dovrebbe ringraziare la sua immensa fortuna per essere capitato con me, se fosse stato Percy, Jason, Leo, perfino Will … Penso che l’avrebbero soffocato in piena notte. Nico invece l’avrebbe pugnalato dopo che si fosse presentato.
Hazel sorrise optando per un panino con del salame, poi insieme a Frank cercarono il tavolo dove si erano seduti i loro amici.
Nello stesso momento Will e Percy arrivarono in mensa e, afferrando un vassoio ciascuno, andarono a scegliere cosa mangiare.
Percy si riempì il suo con dei dolci blu, molto probabilmente al mirtillo.
-Non dovresti mangiare solo dolci- commentò Will distrattamente.
-Certo, certo- Percy continuò a riempirsi il vassoio –Ricordami un’altra volta come ha fatto quel nanerottolo ad avere le nostra lenzuola.
Will rispose mentre decideva quale insalata lo ispirasse di più.
-Ci ha minacciato, ricordandoci che ha ucciso una persona quando aveva sei anni.
-Oh giusto, che simpatico come amico, vero?
Era una domanda retorica a cui non si aspettava una risposta. Finì di riempiersi il vassoio e si allontanò.
Will afferrò una ciotola di insalata a caso e lo seguì.
Trovarono il tavolo con i loro amici.
Will si sedette tra Nico e Leo, Percy tra Frank e Annabeth.
Il moro iniziò una conversazione con Frank e stava decisamente più vicino all’amico, ricordava ancora il dolore che gli aveva procurato la bionda.
Will invece scrutò per un po’ Nico, stava mangiando svogliatamente e con lentezza dei chicchi di un melograno, voleva dirgli che doveva fare una cena più consistente, ne aveva assolutamente bisogno visto quanto era magro e pallido, ma si morse la lingua. Cosa importava a lui?
Nico si sentì fissato e lo fissò a sua volta con uno sguardo di fuoco.
Will arrossì leggermente e spostò velocemente lo sguardo puntandolo su Leo.
Lui aveva il vassoio pieno di cibo, ma non aveva toccato nulla, l’aveva messo da parte e stava progettando qualcosa. Aveva un sacco di fogli pieni di linee, disegni e scritte.
Will rinunciò a capire cosa ci fosse scritto sopra e domandò – Che stai combinando?
Leo sembrò non sentirlo, troppo concentrato nel suo lavoro, rispose per lui Calypso.
-Sta cercando una soluzione per attaccare tutte le sue spine nella sua stanza senza avere un carico troppo eccessivo di energia e quindi non fare andare via la corrente, come ha già fatto questo pomeriggio.
-Oh- Pazzi. Tutti i suoi amici erano pazzi.
Poi Calypso notò qualcuno dietro al biondo e fece un sorriso, si alzò e face cenno con la mano.
-Hey Piper! Sei tutta sola, perché non vieni a mangiare con noi?
Metà dei ragazzi al tavolo si girarono a fissare la ragazza appena chiamata, quasi tutti constatarono che era abbastanza bella.
Lei si avvicinò al tavolo con un sorriso, poi notò chi era seduto accanto alla sua compagna di stanza. E no, non era Leo.
-Sei davvero sua amica?
Calypso sbatté le palpebre confusa, Jason cercò di nascondersi e Piper continuò.
-Ha già tentato di uccidermi qualche ora fa, non voglio rischiare di nuovo, ci vediamo dopo in camera.
-O… Okay- Ma quando Calypso rispose la ragazza era già fuggita via.
A quel punto tutti gli occhi si puntarono su Jason.
Lui alzò le mani in segno di resa – E’ stato un incidente! Io dovevo solo andare in bagno.
Annabeth sospirò scuotendo la testa rassegnata, Calypso si sbatté una mano sulla fronte e qualcun altro sghignazzò.
Leo commentò – Però è carina.
 
Hazel si svegliò in piena notte per colpa di un forte dolore più sotto del suo stomaco.
Si fece mentalmente dei calcoli e capì che era arrivato il “problema” mensile che aspettavano puntualmente tutte le ragazze.
Si alzò silenziosamente e al buio cercò tutte le cose che potessero servirle poi, sempre più silenziosamente, uscì dalla stanza mentre Reyna continuava a dormire beatamente nel suo letto.
Si avviò ai bagni, in calzette, tuta e magliette a maniche corte larga e bucata.
I corridoi, così come i bagni, erano completamente deserti. Era davvero molto tardi, inoltre la sveglia sarebbe suonata per tutti poche ore dopo.
Circa quindici minuti dopo stava di nuovo uscendo dal bagno delle ragazze per ritornare in camera con un enorme sbadiglio, quando sentì dei passi.
Se ne accorse non solo perché era stata abituata a captare il minimo rumore, ma anche perché chiunque fosse stava correndo e il suono dei passi rimbombava.
Senza pensarci due volte Hazel si nascose.
Qualche secondo dopo fece il suo ingresso un ragazzo minuto dai capelli corvini che lei conosceva.
Corse nei bagni dei ragazzi lasciandosi la porta aperta alle sue spalle.
Hazel si avvicinò lentamente, facendo più silenzio di prima. Naturalmente anche lui era stato addestrato a captare ogni più piccolo segnale.
Si avvicinò alla porta e lo fissò.
Il moro era aggrappato a un lavandino, lo stringeva così forte da aver fatto diventare le nocche più bianche di quanto fosse normalmente la sua carnagione.
Aveva il capo chino sul lavandino, una smorfia in volto, gli occhi serrati e la fronte corrugata.
Hazel non riuscì a non aprire la bocca incredula quando si accorse di un particolare, forse non aveva visto bene alla poca luce di la dentro ma … stava piangendo?
Poi a un certo punto il ragazzo sbarrò gli occhi di scatto ed Hazel trattenne il respiro per timore di essere stata scoperta.
Ma il moro schizzò verso uno dei bagni gettandosi in ginocchio, tossì e vomitò.
Solo a quel punto Hazel distolse lo sguardo allontanandosi lentamente.
Mentre tornava in camera non poté non domandarsi quanti segreti stesse nascondendo loro Nico Di Angelo.
 
Fu a colazione che Annabeth si ricredette, solo un po’, su Percy Jackson.
Purtroppo era uscita insieme alla sua compagna di stanza e purtroppo non aveva incontrato, nei corridoi per raggiungere la mensa, né Hazel né Calypso. Avrebbe preferito anche la compagnia di Leo, nonostante ci fosse il rischio di morire prima del tempo in sua presenza, ma non trovò neanche uno dei ragazzi.
Per peggiorare ancora di più la situazione incontrarono un’amica di Drew, era rossa e dai brillanti occhi verdi, a prima vista sembrava esattamente l’opposto dell’amica. Ma sicuramente aveva qualcosa in comune.
Annabeth la sentì distrattamente presentarsi con il nome di “Rachel”.
Poi finalmente arrivarono in mensa, la bionda si stava finalmente dividendo da loro quando venne distratta da delle voci.
Un ragazzo enorme, alto e con un ghigno malefico in volto aveva appena urtato un ragazzino che doveva avere circa 17-18 anni, ma che era piccolo e magrolino come Nico, con la faccia dolce di Will e la timidezza di Frank. Aveva i capelli e gli occhi di un color cioccolato e mentre balbettava delle scuse si era inginocchiato per raccogliere la sua colazione.
L’enorme ragazzo stava ridendo divertito e diede un calcio alla mela che il ragazzo stava per afferrare lanciandola più lontano, altri ragazzi iniziarono a ridere con lui e il ragazzino diventò bordeaux.
Annabeth strinse i pugni, quello era un palese atto di bullismo, nel bel mezzo di una mensa affollata e nessuno diceva nulla.
E poi era arrivato Percy.
Si era messo tra il ragazzo moro e quello ancora a terra con quel suo sorriso da far cadere ogni ragazza ai suoi piedi.
Neanche finì il suo pensiero che accanto a lei la rossa amica di Drew sospirò – Mi sono innamorata.
Annabeth strinse ancora di più i pugni chiedendosi perché stesse ancora dividendo l’aria con quelle due.
Percy nel frattempo se n’era uscito con una delle sue solite battute pungenti, ma di quelle che volevano in qualche modo sdrammatizzare la situazione.
Il ragazzo moro lo fissò qualche secondo, poi gli porse la mano –Sono Chris. Sembri un ragazzo sveglio e intelligente, perché non ti unisci a noi? Forse non hai ancora ben capito chi sono le persone giuste con cui schierarti.
-Preferirei stare solo che con un gruppo di vigliacchi come voi, ora smammate, sciò!- Fece anche il gesto con la mano, come a voler scacciare una mosca.
Chris sorrise e si scrocchiò le nocche, Percy fece un ghigno a sua volta, era quello che stava aspettando.
Quando il moro gli diede un pugno Percy riuscì a schivarlo facilmente, si abbassò e gli diede un calcio nel ginocchio, la gamba gli cedette e Chris finì a terra con un mugolio di dolore.
Due secondi dopo altri tre ragazzi erano su di lui.
Per Percy fu abbastanza semplice tenergli testa, diversi minuti dopo ai suoi piedi c’erano cinque ragazzi doloranti.
Tyson, il ragazzino con cui quelli si stavano divertendo, lo stava fissando con uno sguardo adorante e gli saltellava intorno mentre continuava ripetergli quanto fosse stato grande, ripetendo, più o meno, tutte le mosse che gli aveva visto fare.
Non fu l’unico.
Il ragazzo era circondato da un sacco di ragazze, e anche qualche ragazzo.
Si sentiva in imbarazzo, cercava di rispondere a tutti con una mano dietro la testa e un’espressione dolce e innocente, cosa che fece sospirare ancora di più le ragazze che lo circondavano.
Non si accorse che in mensa c’erano anche altri suoi compagni di squadra.
Non si accorse di Annabeth, che aveva visto ogni singola cosa. Di come la ragazza avesse cambiato idea su di lui che lo credeva troppo pieno di se per aiutare un ragazzo indifeso. Di come fosse poi fuggita via dalla mensa, furiosa e con le unghie conficcate nei palmi delle mani quando aveva visto tutte quelle stupide oche.
Non si accorse neanche di Nico. Il ragazzo l’aveva aiutato e lui neanche se n’era reso conto.
Infatti, mentre Percy teneva a bada quei tre ragazzi che si erano gettati su di lui dopo che aveva quasi rotto la gamba a Chris, un quarto ragazzo lo stava per picchiare spuntandogli alle spalle.
Ma il più piccolo era arrivato prima e l’aveva afferrato con quella mossa che gli aveva insegnato Frank il secondo giorno di allenamento buttandolo a terra e sedendosi sopra il suo stomaco.
-Vigliacco. Non si attacca mai alle spalle.
Gli sibilò gelido dandogli poi un pugno nel naso dal quale iniziò subito a uscire un violento fiotto di sangue, non gliel’aveva rotto però, perché non aveva sentito nessun rumore.
Il ragazzo sotto di lui reagì e Nico non fu abbastanza veloce a spostarsi, prendendo di striscio il pugno che gli colpì la bocca, ma non così violentemente da rompergli qualcosa.
Cadde di lato, vide che il ragazzo gli si stava per mettere sopra, ma questa volta Nico fu più veloce e gli tirò un calcio colpendogli il polso.
Il ragazzo urlò di dolore stringendoselo al petto, questa volta non era sicuro se glielo avesse rotto o meno.
A quel punto lui e tutti quelli che Percy aveva buttato a terra si allontanarono silenziosamente.
Nico si rimise in piedi non staccando neanche un secondo gli occhi da Percy.
Era solo a qualche metro da lui e non l’aveva notato.
Poi sentì una mano sotto il suo mento che gli fece ruotare il viso di 90°.
Si ritrovò davanti Will, lo stava scrutando con le sopracciglia corrugate.
Avvicinò anche l’altra mano al suo volto e con il pollice gli asciugò il sangue che gli stava uscendo dal labbro spaccato.
Fu a quel punto che Nico lo respinse scacciando le sue mani con uno schiaffo.
Dopo aver fatto due passi indietro riportò lo sguardo su Percy.
Si sentiva amareggiato.
E non perché nessuno di quei ragazzi si fosse accorto di cosa avesse fatto lui acclamando solo Percy.
Ma perché proprio quest’ultimo non aveva notato neanche di sfuggita Nico, era a pochi passi da lui ed era come se non esistesse.
Andò via dalla mensa velocemente e dalla stessa porta in cui pochi secondi prima era fuggita Annabeth.
____________________________________________________________________________________________
Buongiorno! (?)
Parliamo di questo capitolo velocemnete che poi penso di aver seriamente bisogno di andare a dormire ahaha
Allora, la prima parte è abbastanza veloce, non ci sono molte descrizioni, ma solo avvenimenti uno dopo l'altro.
Così per mostrare un pò come si rapportano in un contesto normale cercando di fare le persone normali.
Perchè non smetterò mai di ricordarvi che per loro questo è decisamente strano e non nell'ordinario.
Poi Hazel e Nico. Anche se qui non sono fratelli avranno comunque un legame abbastanza forte, quindi mi sembrava anche giusto far scoprire a Hazel, più o meno, i primi segreti di Nico.
Infine ci concentriamo particolarmente su Percy e Annabeth.
Percy l'ho sempre ammirato perchè a mio parere era quasi il ragazzo più amato della storia, ma a lui sembrava non importasse, anzi quasi non ci faceva caso.
Quindi qui, non si è accorto nè di Annabeth nè di Nico, ma non ce l'ho molto con lui.
Sappiamo tutti che è abbastanza idiota da non accorgersi di una cosa neanche quando gliela mettono sotto il naso. E quando è imbarazzato, lo è sul serio.
Vado, fatemi sapere, ciao!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Messaggi, bigliettini e festoni ***


 
9.Messaggi, bigliettini e festoni


Jason aveva dimenticato di puntarsi una sveglia.
Si svegliò solo quando Ethan, il suo compagno di stanza, rientrò in camera lamentandosi contro qualcuno di non bene identificato e cercando una maglietta pulita nei cassetti, quella che aveva addosso era macchiata del sangue che gli stava uscendo cpiosamente dal naso.
Mentre era ancora mezzo addormentato. capì distrattamente che lui e il suo gruppo di amici aveva avuto una rissa a colazione.
Colazione.
Quella parola lo fece sedere di scatto. La colazione era pressoché finita e lui stava ancora dormendo.
Quando arrivò in ritardo alla prima lezione della giornata, nonché dell’intero anno, non si stupì poi così tanto.
Il professore lo ignorò facendo finta che non esistesse.
C’erano due posti liberi, uno accanto a un ragazzo che non aveva mai visto, uno accanto alla ragazza che il giorno prima aveva quasi ucciso.
Quando si sedette al suo fianco, lei alzò gli occhi al cielo infastidita mentre tamburellava la matita sul foglio dove aveva già scritto qualche appunto.
-Ciao- gli sussurrò Jason con un principio di sorriso.
Lei si limitò a lanciargli un’occhiata assassina, poi tornò ai suoi appunti.
Jason sorrise del tutto, quella ragazza era già cotta di lui.
 
“Raggio di Sole, mandami una vita”
Calypso sbatté le palpebre confusa dopo aver letto il messaggio di Leo Valdez.
Provò a rileggerlo, cercando di trovarci più senso, nulla da fare.
Aveva rinunciato già da un pò a seguire quella lezione noiosissima su cose che già conosceva da diversi anni, così aveva iniziato a sbloccare il suo cellulare ogni minuto per vedere il tempo passare molto lentamente.
Esattamente alle 11:38 gli era arrivato quel messaggio.
Decise di rispondere:
“Ti sei rincretinito del tutto!? Di che accidenti stai parlando? ^^’’ ”
Passarono diversi minuti prima che Leo rispondesse.
“Ti ho inviato una richiesta di un gioco, attacca internet. Mi serve per battere il boss e concludere il primo livello. Ti pregoooo”
Calypso fulminò il cellulare, visto che non aveva il diretto interessato davanti, con uno sguardo davvero incredulo.
Decise volontariamente di ignorare il ragazzo.
 
“Comunque mi chiamo Jason”
Il biondo aveva preso un foglio e una penna per prendere gli appunti, ma l’unica cosa che scrisse fu quella frase. Con tanto di faccina sorridente alla fine.
Lo fece scorrere sul banco per farlo leggere alla ragazza che aveva seduta accanto.
Lei alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro inferiore, sicuramente per non mostrare il principio di sorriso che gli spuntò in viso.
Poi afferrò la sua matita e scrisse sotto la frase del ragazzo.
“Piper”
Jason non perse tempo e riprese la sua penna in mano.
“Mi credi se ti dico che non ti volevo uccidere?”
“No” scrisse semplicemente lei, poi vide il broncio del biondo e, senza reprimere un mezzo sorriso continuò “Ma potrei perdonarti se mi offri il pranzo. Forse.”
 
Passarono altri 15 minuti prima che Calypso controllasse di nuovo il cellulare.
Si ritrovò altri quattro messaggi sempre da parte di Leo.
“Ma insomma! Non ti faccio pera?”
“Penna*”
“Pensa*”
“PENA. Stupido correttore automatico!”
La ragazza non si trattenne dal ridere guadagnandosi un’occhiataccia dal professore e un invito a passare il resto della lezione fuori.
Fece come le era stato detto senza dire una parola, mentre si richiudeva la porta alle spalle il professore continuò – Al prossimo suo esame penso proprio che sarò io a giudicarla.
Calypso si concesse un sorriso quando si richiuse la porta alle spalle, come se lei non sapesse più cose di quel professore!
Non che se ne sarebbe stata il resto dell’ora fuori da quella porta a girarsi i pollici.
Iniziò a vagare per il corridoio cercando la classe dove stava seguendo le lezioni Leo.
Quando la trovò mise su il suo migliore sorriso e bussò, entrando diversi secondi dopo.
Dentro c’era un professore più vecchio e apparentemente più noioso di quello che aveva in classe lei.
-Mi scusi, il mio professore mi ha mandato per chiamare un certo Valdez, gli vuole parlare, dice che ha combinato qualcosa.
Tutti si girarono a fissare Leo, notò che in classe c’era anche Frank che si sbatté una mano sulla fronte, chi meglio di loro poteva credere al fatto che Leo avesse seriamente combinato qualcosa? Già, nessuno.
Lui stesso aveva una smorfia in volto, magari stava cercando di ricordare cosa avesse combinato.
Il professore acconsentì.
Quando furono fuori Leo si stava già avviando a testa bassa e mani in tasca verso la sua classe.
-Cosa ho fatto? Giuro che questa volta non lo ricordo proprio.
Calypso sorrise afferrandolo per un braccio e trascinandoselo in bagno.
Leo non domandò nulla.
Si fermarono nella stanza rettangolare iniziale, quella che portava all’ingresso dei bagni sia maschili che femminili.
Calypso si appoggiò al muro e scivolò lungo di esso sedendosi a terra, poi fece segno al ragazzo di mettersi accanto a lei.
Mentre Leo obbediva la ragazza spiegò –Grazie a te sono stata buttata fuori per il resto dell’ora. Quindi, siccome me ne hai fatto venire la curiosità, insegnami a giocare a questo gioco.
Leo la fissò solo un secondo, poi uscì dalla tasca il suo cellulare, aveva un sorriso e una strana luce negli occhi.
 
Era finita la lezione e ancora Leo non era tornato in classe, non che il professore ci avesse fatto molto caso.
Adesso erano in pausa pranzo e il ragazzo si stava prima dirigendo verso il bagno.
Venne affiancato da un ragazzo biondo.
-Ciao!- Proruppe felice Will.
Frank gli sorrise – Come sono andate le lezioni?
Il ragazzo sbuffò – Metà delle cose le sapevo già.
-Bè, solo metà, hai imparato qualcosa di nuovo!
-Oh si, tipo tutta la vita di quella specie di professoressa. Sai quanto è stato interessante?
Frank iniziò a ridere mentre si avvicinavano sempre di più ai bagni.
-Ma per caso Nico era in classe con te?- Chiese a quel punto il biondo.
-Mhm, no. Perché?
Will distolse lo sguardo –Nulla, così, visto che …
Ma non continuò la frase perché, dopo che entrambi furono entrati nei bagni, si bloccarono di colpo quando trovarono Calypso e Leo seduti a terra, entrambi attaccati al loro cellulare muovendo le dita velocemente, si davano gomitate a vicenda cercando di fare perdere l’altro, ma si aiutavano anche con dei consigli.
-Non ci credo- sbottò a quel punto Frank.
I due ragazzi non lo degnarono di uno sguardo, ma Leo chiese distrattamente – E’ stata interessante il resto della lezione? Mi spiace così tanto essermela persa!
Will domandò confuso –Fatemi capire, avete 18 anni, siete un ragazzo e una ragazza decisamente etero, scappate dalle lezioni, vi chiudete in bagno e … Vi mettete a giocare a un gioco nel cellulare!?
Dire che non lo calcolarono era poco.
Calypso quasi saltò sul posto felice ed esclamò –L’ho battuto! Ho battuto il boss prima di te!
-Cosa!?- Leo rubò velocemente il telefono dalle mani della ragazza – Da qui fa vedere!
I due ragazzi si guardarono stupiti, poi Will alzò le spalle e dopo un “se sono asessuati che possiamo farci” si diresse verso i bagni maschili.
 
Annabeth incontrò Hazel mentre raggiungeva la mensa.
Stavano parlando del più e del meno quando videro un gruppo di ragazzi che fissavano in alto parlottando felici fra di loro.
Le due ragazze seguirono lo sguardo e notarono un festone bianco decorato con scritte di tanti colori.
Era un invito a partecipare al ballo in maschera la notte di Halloween, in coppia. Ma la novità era la proibizione ai maschi nello invitare le ragazze. Solo quest’ultime potevano chiedere a un ragazzo di accompagnarlo.
-Diamo un po’ di potere alle donne, mi piace questa cosa.
Commentò Annabeth mentre passavano avanti e andavano a prendersi il pranzo del giorno.
-Si ma … Così è imbarazzante.
La bionda la fissò di sottecchi, notò come la ragazza aveva abbassato lo sguardo e si stava tormentando le mani.
-Tranquilla, hai ancora un mese e mezzo per chiederlo a Frank, non farti venire i complessi ora.
La ragazza arrossì, ma non rispose in nessun modo.
Come a seguire la loro conversazione, diversi minuti dopo vennero raggiunti nel tavolo proprio da Frank e Will.
-Avete visto la nuova novità?- Domandò distrattamente Hazel fissando tutti meno che Frank.
-Oh si- rispose Will senza il suo solito sorriso – Che cosa stupida.
Annabeth lo scrutò con la fronte corrugata.
-In che senso?- Chiese poi Hazel dando voce ai pensieri dell’amica.
Il biondo sbuffò – “Deve essere la femmina a invitare il maschio” come se fosse scontato che una coppia fosse fatta da un ragazzo e una …
Ma si interruppe subito, forse rendendosi davvero conto di quello che era appena uscito dalle sue labbra.
Con le guance vagamente rosse si alzò in fretta, proruppe un “Ho scordato una cosa importante in camera” e fuggì via, lasciando il suo pranzo intatto nel vassoio.
__________________________________________________________
Buongiorno!
Vado di fretta che ho fame.
Allora, questo capitolo è principalmente Jasper e Caleo, con qualche accenno di Frazel perchè, soprattutto la prima, sono delle coppie che ho trascurato un pochino.
Come avrete capito, all'inzio la rissa a cui ha preso parte Ethan è quella avvenuta con Percy nello scorso capitolo.
L'idea del ballo dove sono le femmine a invitare i ragazzi mi stuzzicava da un pò, così ho deciso di aggiungerla anche qui.
E per finire, Will, tesoro, tranquillo che nessuno ha capito che non ti piacciono le ragazze ...
Okay, avrò scordato qualcosa e sicuuramente ci saranno degli errori, spero comunque che mi lascerete un commento!
Alla prossima settiana, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Inviti ***


10.Inviti


Hazel si strinse le braccia intorno al corpo, maledicendosi per essersi messa una semplice maglietta a maniche lunghe e leggera.
Erano a circa metà ottobre ed Annabeth aveva avuto la brillante idea di andare a studiare fuori.
Qualche giorno dopo avrebbe avuto il primo esame e stava avendo una crisi del ripasso dell’ultimo minuto.
Era stato tutto inutile ripeterle che comunque lei era a conoscenza di quegli argomenti da quando aveva all’incirca 8 anni, la bionda se n’era uscita semplicemente con “potrei avere un blackout totale!” ed era tornata a immergersi nel libro.
Hazel l’aveva seguita nel parco della scuola, portandosi dietro un libro che parlava delle proprietà di tutte le pietre preziose o meno che si potevano trovare nella terra, non era un argomento che stavano studiando, ma semplicemente aveva attirato la sua attenzione.
Poi si erano aggiunti Percy, Will, Frank e Leo.
Ognuno di loro era seduto o sdraiato, in modo più o meno scomposto nell’erba, a fare cose differenti.
Frank notò che la ragazza stava tremando, così si tolse la sua felpa e gliela porse.
Lei lo fissò con la bocca leggermente aperta, il ragazzo era rimasto con una semplice maglietta a miche corte.
Scosse la testa rifiutandola – Non puoi stare a maniche corte, c’è freddo.
-Tranquilla non ho freddo, tutti questi muscoli servono- ed abbozzò un sorriso.
Hazel lo scrutò, non sembrava che stesse mentendo.
Will intervenne quasi disinteressato – E’ stato testato che se hai una maggiore massa muscolare senti di meno il freddo – poi li scrutò entrambi –Quanto pesi Hazel? Di sicuro la metà di lui, se mettiamo in conto anche l’altezza, dovresti sentire quindi il doppio del freddo che sente lui.
Percy fece uno sbuffo divertito – Togliendo la spiegazione scientifica. Frank, è inutile che ti comporti da gentiluomo solo per farti invitare al ballo.
Il ragazzo divenne bordeaux e borbottò qualcosa di incomprensibile.
Hazel fissò Percy con un mezzo sorriso e rispose –Guarda che lui ha decisamente qualche speranza in più di venire al ballo con me, che di andarci tu con Annabeth! E non guardarmi con quella faccia, sappiamo tutti che speri in un suo invito da quando hai letto il manifesto sopra quella porta.
Fu il turno di Percy di arrossire mentre Will se la rideva ed Annabeth nascondeva il suo sorriso dietro il libro, apparentemente disinteressata.
Hazel continuò – Anzi sai che ti dico? – si girò verso Frank – Vuoivenirealballoconme?
Lo disse così in fretta per paura di balbettare o ripensarci, nonostante questo il ragazzo aveva comunque compreso e stava annuendo felice.
Hazel tornò a fissare Percy e gli fece una linguaccia.  
-22! Livello 22!
Leo, che molto probabilmente non aveva seguito neanche una parola di tutto quello che era successo, aveva esultato alzando le mani al cielo, una di queste stringeva il cellulare, per poi buttarsi all’indietro e finire sdraiato sul prato.
Si puntellò sui gomiti e si guardò intorno, poi sbuffò –Dov’è quella ragazza quando uno gli deve rinfacciare le cose? Mah.
Era così preso dal suo gioco da essersi accorto solo in quel momento che all’appello mancavano Calypso, Jason e Nico.
Proprio di quest’ultimo sentirono la voce, diversi minuti dopo, che urlava “Ragazziiiii” mentre correva verso di loro.
Tutti alzarono lo sguardo interessati a ciò che il più piccolo era venuto a dire.
Quando fu a qualche centimetro dal loro cerchio, non proprio perfetto, inciampò in una radice volando in avanti.
Non si schiantò però con la faccia a terra. Quando riaprì gli occhi per capire dove fosse atterrato si ritrovò letteralmente con la faccia sopra la patta dei jeans di qualcuno.
Si sentì le guance andare in fiamme e si tirò su di scatto.
Pessima idea. Fu così veloce che diede una testata al naso di quel qualcuno.
-Ma dio santissimo, cosa ho fatto di male!?- Imprecò il ragazzo facendosi cadere di lato, sull’erba, trattenendosi la fronte che aveva iniziato a pulsare.
-La vera domanda è: perché diavolo ci finisco sempre io di mezzo?- Will aveva parlato con una voce più pacata, anche se era terribile, come se avesse il naso chiuso.
-Will, stai sanguinando- fece notare Percy.
Will gli lanciò un’occhiata rispondendo ironico –Grazie Percy, non me n’ero accorto.
-Di nulla- rispose serio il ragazzo.
Annabeth alzò gli occhi al cielo esasperata e cercò qualcosa nella sua borsa, quando trovò il pacco di fazzoletti che cercava li lanciò al biondo – Usa questi.
-Grazie- rispose il ragazzo sempre con quella terribile voce nasale.
Ne prese uno dal pacchetto e cercò di ripulirsi e fare in modo che il sangue smettesse di fuoriuscire, ma non si vedeva e si sporcò mezza guancia.
Nico fece uno sbuffo e, ignorando il dolore alla fronte, si mise seduto sulle ginocchia davanti a Will.
-Solace, stai facendo un casino!
Gli strappò il fazzoletto dalle mani e si mise a ripulirlo per bene, per quanto potesse sembrare scorbutico le sue mani erano comunque abbastanza delicate sul suo volto, tanto che non un lamento uscì dalla bocca del biondo.
Quando il sangue si fermò (non era stata poi così forte come testata) Nico accartocciò il fazzoletto e tornò a sedersi al suo fianco.
Si rese conto che tutti avevano uno sguardo strano puntato proprio su di lui.
-Bè!?- Chiese con voce abbastanza alterata – Mi sentivo in colpa! Smettetela di fissarmi.
Hazel corse in suo aiuto cambiando argomento.
-Che dovevi dirci di così importante?
-Oh si- dopo quello che era successo si era completamente scordato del perché stava correndo da loro, aspettò che tutti avessero la sua attenzione prima di parlare.
-In queste tre settimane ho gironzolato un po’ in giro, penso di aver capito dove potrebbe essere la porta che scende nei sotterranei, ma è impossibile arrivarci in pieno giorno, per non parlare della notte, è controllata il doppio. Mi serve un diversivo e penso che il ballo di Halloween faccia al caso nostro. Saranno tutti impegnati li, anche il signor McLean dovrà esserci. Magari non tutta la sera, ma dovrà pur fare la sua comparsa.
Annabeth aveva chiuso il libro e lo stava ascoltando attentamente mentre il suo cervello lavorava in mille modi.
-Quindi proponi di andare quella sera?
-No! E’ troppo presto, non sappiamo nulla. Andrò io a capire com’è combinata la situazione, che misure di sicurezza ci sono e cose così.
-Perché dovresti andare da solo se siamo un gruppo di nove?- Sbottò a quel punto Will.
Nico gli rispose continuando a tenere lo sguardo su Annabeth, quella ragazza stava seguendo il suo piano mentalmente.
-Perché Era ha detto testuali parole quando mi presentò: “Vi sarà molto utile nello spionaggio.” Ed è quello che appunto devo fare.
-Ha ragione, questo è compito suo- gli diede man forte Annabeth.
-Ma …- Will non demordeva e Annabeth lo interruppe subito.
-Se dovesse succedere qualcosa saremo da lui prima di subito, naturalmente si terrà in contatto con ognuno di noi.
Tornò a fissare Nico – Noi invece dovremo tenere sotto controllo la situazione dalla festa, giusto?
Nico fece un ghigno – Esattamente.
-Possiamo anche capire chi è vicino a quell’uomo, chi potrebbe sapere i suoi segreti, o buona parte. Hazel potresti servirci anche tu, se riusciamo ad avvicinare uno di questi.
La ragazza sorrise – Non vedo l’ora.
-Fantastico!- Esclamò Leo alzandosi – Vado a cercare Calypso, così l’aggiorno sul piano.
Anche Annabeth si alzò afferrando la sua borsa e mettendosela in spalla.
-Dove vai?- Chiese Percy cercando di fare una voce disinteressata, senza poi troppo successo.
-Anche Jason deve esserne informato, no?- E gli sorrise, in modo quasi inquietante, prima di andarsene via tranquillamente.
Dalla bocca di Percy uscì un mugolio mentre si buttava nell’erba a faccia in giù.
-Ehm … Tutto okay?- Provò a domandare Frank quando il ragazzo non si mosse per diversi minuti.
-Si comporta così perché è pazza di me- la voce di Percy era attutita dall’erba, alzò lo sguardo su Hazel – Vero?
Aveva un tono così speranzoso che la ragazza dovette distogliere lo sguardo mentre rispondeva.
-Se lo dici tu …
 
Nico tornò in camera sua dopo le lezioni pomeridiane e trovò Leo in compagnia di Calypso.
Lui era seduto a terra, con la schiena poggiata al suo letto, nella parte della testa. Lei era sdraiata sul materasso a pancia in giù, le gambe alzate che dondolavano.
-Questo gioco è diventata una droga o sbaglio?- Commentò Nico gettando i suoi libri alla rinfusa sulla scrivania.
-Tutta colpa del tuo amico- rispose Calypso, poi lasciò andare il cellulare e si mise seduta fissando Nico dritto negli occhi.
-Leo mi ha spiegato il piano. Stavo pensando che potrei venire con te. Insomma, sono abbastanza svelta e agile, l’ha detto Era. Non ti sarò di impiccio e in due potremo scoprire più cose.
Nico ci pensò su, non era un’idea così cattiva.
-Penso che si possa fare- il ragazzo si stava di nuovo dirigendo verso la porta, era entrato in camera solo per posare i suoi libri.
-Se vuoi possiamo andarci anche insieme al ballo, così quando andremo via a metà serata nessuno sospetterà di nulla, siamo degli adolescenti, no?
Nico si girò a fissarla, non c’era nessuna malizia nel suo sguardo, era solo un’idea innocua la sua. Ma quando spostò lo sguardo su Leo ne ebbe vagamente paura.
-Sinceramente Calypso, non offenderti, ma io ci tengo alla mia pelle. E visto che dormo ogni singola notte in camera con lui non vorrei rischiare. Quindi invita Leo.
Aprì la porta e andò via, ma prima di chiudersela alle spalle ci ripensò e rimise la testa dentro per un’ultima esclamazione.
-E comunque, se decidete di comportarvi come due normali adolescenti di 18 anni soli in una camera, siete pregati di non toccare il mio letto.
 
Annabeth arrivò in camera di Percy e Will dopo cena.
Bussò e dopo un flebile “avanti” di uno dei due entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Trovò Will mezzo sdraiato nel suo letto, aveva delle terribili calzette rosse a pois arancioni, dei pantaloni viola e una maglietta verde acceso.
Percy era a piedi nudi, alzato, con un solo sotto di tuta blu a petto nudo. I capelli erano leggermente umidi, molto probabilmente aveva appena fatto una doccia ed era tornato in camera solo da qualche secondo.
-Disturbo?- Chiese sedendosi sopra una scrivania. Sicuramente di Will, visto l’ordine.
Proprio quest’ultimo rispose distrattamente e con un mezzo sorriso – Se arrivavi qualche secondo prima non ti saresti persa la visione di Percy e le sue mutande con i pesciolini.
La ragazza sghignazzò mentre Percy si girava dall’altro lato, rosso in viso, per cercare una maglietta nell’armadio.
-Comunque- Annabeth si schiarì la voce e raccontò loro di quel pomeriggio, di quando aveva incontrato Nico e quest’ultimo le aveva spiegato l’idea di Calypso e quindi il nuovo piano.
-Penso che possa funzionare- commentò Percy alla fine.
Dopo essersi vestito, il ragazzo si era seduto nella sedia della scrivania di Will per ascoltare tutto quanto.
Annabeth annuì, stava per alzarsi e andarsene quando Percy domandò – Quindi … Ci vai con Jason?
Annabeth si bloccò sul posto. Non aveva nessuna intenzione di andarci con quel biondino, ma non voleva neanche dirlo al moro. Ce l’aveva ancora con lui per quando aveva pensato, circa due mesi prima, che era una ragazza facile.
Rispose con un’altra domanda – E tu? So che la migliore amica della mia compagna di stanza è pazza di te, si chiama Rachel, occhi verdi, capelli rossi. Non ha ancora avuto il coraggio di parlarti?
-No. Ma quando lo farà non perderò tempo a rispondere di si.
-Fantastico. Divertitevi.
L’aria era così carica di tensione che si poteva tagliare con un coltello, Will stava facendo di tutto per ignorarli e fare finta che non esistesse.
Non fu così facile quando la bionda decise di interpellarlo.
-Tu, Will? Drew invece si è presa una bella cotta per te. In stanza non fa altro che parlare dei tuoi occhi blu, è davvero esasperante.
-E’ quella ragazza con i lunghi capelli neri e un sorriso davvero … inquietante?
-La conosci?
-Oh, ehm … Mi ha fatto due attentati fuori da bagno, solo negli ultimi due giorni. Mi sembra un tantino pazza, ecco …
-Sta solo cercando di invitarti al ballo- La ragazza sorrise divertita.
-Perché credi che abbia iniziato a visitare il bagno a orari davvero improponibili?
-Perché non vieni al ballo con me? Da amici naturalmente, ti salveresti da quella pazza e a me piacerebbe davvero tanto vedere la sua faccia infuriata, giuro che mi sta avvelenando con quel suo profumo orrendo.
-Cosa!?- Sbottò a quel punto Percy – E Jason?
-Non ho mai detto che sarei andata con Jason, non voglio andarci sola e tu sei già impegnato.
-Ma …
-Shs. Allora?
Will si sarebbe davvero voluto trovare in qualsiasi altro posto tranne che li.
-Oh … ehm … okay … ?
La ragazza sorrise e si avviò alla porta, all’ultimo momento ripensò a qualcosa e tornò a fissare il biondo con una strana smorfia – Però ti prego, non unire più quei colori così improponibili tra di loro.
Detto questo andò via lasciando i due ragazzi immersi in un silenzio davvero pesante.
Will sapeva che doveva dire qualcosa, ma si stupì quando fu il moro a parlare per prima.
-Grazie.
-Come?- Tutto si sarebbe aspettato meno quella parola.
-Me l’ha fatto apposta, in ogni caso non aveva nessuna intenzione di andarci con me, se non avessi accettato avrebbe chiesto a qualcun altro. E fra tutti sono felice che ci vada tu con lei.
Passarono diversi minuti di completo silenzio.
-Percy?
-Mh?
Will sorrise – Avevi ragione, è completamente cotta di te.
__________________________________________________________________________
Buongiorno! (?)
Allora, fino a ieri avevo un sacco di cose da dire su questo capitolo, spero di ricordarmele tutte.
Prima di tutto, se non l'avete già capito, dall'ultimo capitolo è passato circa un mese, si conoscono di più fra di loro e hanno familiarizzato con l'ambiente.
Come avevate già intuito dal titolo, tutto ruota intorno agli inviti al ballo, ma in mezzo c'è anche il riferimento alla missione, perchè alla fine è quella la trama della storia.
Prima di andare oltre volevo specificare che non avrei mai fatto tutte le coppie per come sono, sarebbe stato noioso e scontato, così è più divertente ahaha
Quindi, Hazel e Frank insieme. Dovevo, non riesco a vederli con qualcun'altro.
Su Calypso e Leo ero un pò indecisa, ma alla fine ho optato per questa soluzione, nonostante lei lo chieda prima a Nico.
Sia chiaro, Calypso non prova nulla per Nico, stava semplicemente pensando a cosa fosse meglio per la missione.
Annabeth ha messo Will in una situazione davvero brutta ahahaha si nota che ce l'ha ancora con Percy? Lei non lo dice, perchè non ne è ancora davvero consapevole, ma in realtà è gelosa, più o meno. Che ne dite dellultima esclamazione di Will riguardo proprio a questa coppia?
Per quanto riguarda la Solangelo, so che tipo l'80% li voleva insieme al ballo, ma bisogna ragionare razionalmente.
Prima di tutto nessuno dei due ha fatto coming-out, anche se Will lo fa capire benissimo ...
Nico ha una cotta per Percy da quando l'ha visto alla mensa difendere quel ragazzino e Will lo sa. Cioè, non è davvero sicuro che Nico sia della sua stessa sponda, ma è ben consapevole che se lo fosse, tutti i suoi pensieri sarebbero per il suo compagno di stanza. Anche se non riesce a comprendere i momenti in cui Nico si comporta in modo "strano", tipo quando l'ha ripulito dal sangue.
Infine sono tutti e due maschi, e si sa che il loro orgoglio è davvero importante, dopo l'idea del "sono le ragazze a invitare i ragazzi", chi avrebbe avuto il coraggio di invitare l'altro? E ricevere, molto probabilmente, un rifiuto? No, nessuno dei due l'avrebbe fatto.
Per concludere, manca Jason, lo so. Mi farò perdonare la prossima settimana, promesso.
Okay, i commenti erano davvero lunghi ahaha voi che ne pensate?
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Legami ***


 
11.Legami


-Stavo pensando a una cosa.
Proruppe Jason mentre camminava al fianco di Piper per il cortile della scuola, ormai faceva sempre più freddo ed entrambi erano vestiti con delle felpe pesanti.
La ragazza lo fissò aspettando che continuasse.
Erano diventati amici, più o meno.
Di sicuro non era l’amicizia che Jason aveva con il resto dei ragazzi della sua squadra.
Per quella era stato costretto, questa invece l’aveva voluta lui.
Però con Piper non poteva assolutamente parlare né di se né del suo passato, quindi non era un’amicizia che potesse davvero andare lontano.
Inoltre Jason aveva paura, perché giorno dopo giorno si rendeva sempre più conto che forse non voleva solo una semplice amicizia da quella ragazza.
-Sei stata tu a uscire l’idea per il ballo di Halloween, vero?
La ragazza corrugò la fronte – Cosa te lo fa pensare?
-Bè, il giorno che ti ho incontrato …
-Che mi hai quasi ucciso- lo corresse.
Lui alzò gli occhi al cielo divertito – Che ti ho quasi ucciso, stavi attaccando quel manifesto, quindi pensavo che magari potesse essere stata un’idea tua.
Lei tornò a guardare davanti a se – In effetti si, è stata un’idea mia, è stato semplice farla accettare a … al direttore.
-Perché?
-Perché cosa?
-Perché questa cosa degli inviti da parte delle ragazze?
-Oh bè, per tutto il liceo ho visto ragazze sperare invano di essere invitate dal ragazzo del quale erano innamorate ai rispettivi balli, durante l’anno. E poi ho visto la loro delusione. Era tutto così ingiusto che ho pensato “Hey, perché per una volta non diamo il potere proprio alle ragazze?”
Jason inclinò la testa di lato e la fissò con uno strano sguardo, tanto che alla fine Piper sbottò – Che c’è?
-Nulla. E’ che sei così … buona.
Lei assottigliò gli occhi cercando di capire se lo stesse prendendo in giro o meno così il biondo si affrettò a spiegarsi meglio.
-Non credo tu abbia mai avuto di questi problemi, no? Insomma, sei bellissima.
Lei arrossì e lui si rese conto di quello che aveva davvero detto, così fece un colpo di tosse e continuò la sua spiegazione come se fosse tutto normale.
-Quindi, se tu non hai mai avuto di questi problemi, lo stai facendo solo ed esclusivamente per gli altri, ed è un gesto davvero altruistico.
Concluse il tutto con un timido sorriso, mettendo in risalto la cicatrice che aveva nel labbro.
-G… Grazie- balbettò lei portando lo sguardo a terra.
Continuarono a camminare in silenzio quando il cellulare di Jason vibrò, gli era arrivato un messaggio.
“Corri nella stanza di Will e Percy, è urgente. –Leo”
Corri. Urgente. Leo.
Quelle tre parole gli fecero venire i brividi lungo la schiena, non osava immaginare cosa avesse appena combinato quel ragazzo.
-Scusa, ma devo scappare.
Si stava già allontanando da Piper, dopo avergli scoccato un veloce bacio in guancia, quando lei lo richiamò.
-Hey! Ma quindi ci vieni con me al ballo, no?
 
Will stava tranquillamente camminando quando, per poco, non si scontrò con Jason, che correva nella direzione opposta alla sua.
-Sembra che tu abbia visto un fantasma- commentò divertito mentre il ragazzo si fermò un attimo per riprendere fiato.
-Non riderei molto- rispose Jason riprendendo fiato e mostrandogli il cellulare.
Non appena Will lesse il messaggio il suo sorriso scomparve.
Insieme riprese a correre verso la loro destinazione.
 
Leo stava finendo di attaccare le ultime cose al computer di Percy quando la porta della stanza si aprì quasi con uno schianto. Se fosse stata chiusa a chiave era certo che, chiunque fosse dall’altro lato, l’avrebbe tranquillamente buttata giù.
Si girò a controllare.
Erano Will e Jason, avevano due facce preoccupatissime e si guardavano intorno alla ricerca di un pericolo.
Quando notarono lui alle prese con il pc, Percy accanto, in attesa e con le mani incrociate al petto, mentre Frank se ne stava seduto nel letto del biondo, in modo composto e tranquillo, si rilassarono non trovando pericoli nell’immediato.
-Che cosa è successo!?- Esplose a quel punto Jason.
Leo mostrò i joystick che stava attaccando al pc come se fosse una cosa ovvia – Ci serviva un quarto giocatore per fare le squadre.
 
Nico era nel suo letto a piedi incrociati, vestito con un sotto di tuta nera e una felpa dello stesso colore, il cappuccio alzato quasi a coprirgli gli occhi.
Aveva uscito di nuovo le sue carte di mitomagia e le stava spargendo per il letto con tutta la cura che aveva, erano vecchie e consumate considerando che le aveva da circa 12 anni, ma a lui non importava.
Sentì qualcuno bussare alla porta.
-E’ aperto- commentò distrattamente.
Non appena la porta si aprì vide spuntare una zazzera di capelli biondi e degli occhi blu sorridenti.
Nico doveva ancora capire come facesse quel ragazzo a sorridere perennemente.
-Scusa- commentò Will entrando del tutto e avvicinandosi all’incasinata scrivania di Leo, mordicchiandosi un pollice sovrappensiero – Leo mi ha chiesto se potevo prendergli una specie di filo che dovrebbe collegare non ho ben capito cosa.
Nico lo scrutò divertito –Sei sicuro di sapere cosa sia? E poi, perché non veniva lui?
-L’ho lasciato alla furia di Jason. Penso sia questo …
E recuperò qualcosa dalla scrivania. A quel punto si concentrò sul moro seduto nel letto.
-Che sono?- Chiese curioso.
-Oh … Nulla, uno stupido gioco per bambini.
Il moro era visibilmente imbarazzato e nascose ancora di più il volto tra il cappello e i lunghi ciuffi neri.
Ma Will non lo derise divertito, anzi, si sedette di fronte a lui facendo attenzione a non urtare neanche una carta e, con uno sguardo luminoso, chiese – Mi insegni? Ti giuro che non te le rovino.
Nico alzò un sopracciglio scettico – Davvero?
-Perché no? Sembra divertente.
Il moro trattenne un principio di sorriso mordendosi il labbro inferiore.
-Muoviti a portare quella cosa a Leo, non ho nessuna intenzione di aspettarti a lungo.
A quel punto si che il sorriso del biondo divenne davvero luminoso e, in meno di cinque secondi, era già corso via, non prima di avergli detto “Torno subito!”
 
Frank e Percy avevano miseramente perso contro Jason e Leo.
Nonostante il biondo continuasse a uccidere il suo compagno di squadra, erano riusciti comunque a stracciarli.
Non che fosse una battaglia leale giocare contro il miglior hacker dell’intera America.
Avevano giocato per circa 3 ore, dovevano pur passare il tempo, non c’era poi molto da fare e lo studio, quello che teneva occupati tutti i comuni mortali di la dentro, era proprio escluso.
Frank stava camminando distrattamente nel parco quasi buio quando vide una figura minuta seduta in una panchina.
La riconobbe subito, aveva degli auricolari ed era completamente nel suo mondo, infatti fissava senza vederlo davvero un punto alla sua destra, con la testa leggermente reclinata.
Notò anche che portava la sua felpa, quella che gli aveva dato qualche giorno prima, le stava decisamente grande e lunga, ma sembrava non interessarle.
A un certo punto alzò gli occhi su di lui.
Molto probabilmente aveva avuto la sensazione di essere fissata, neanche Frank avrebbe potuto dire per quanto tempo avesse tenuto lo sguardo su di lei.
Lo scrutò solo un attimo, poi abbozzò un sorriso così dolce da sciogliere chiunque.
Frank le si avvicinò.
Mentre si sedeva al suo fianco non disse neanche una parola.
Hazel nemmeno aprì bocca, ma si tolse un’auricolare e lo porse a lui.
Non era un semplice atto di gentilezza, non fu una cosa fatta tanto per farla.
Hazel si stava aprendo con lui, gli stava mostrando tutto il suo mondo, i suoi pensieri, il suo passato attraverso la sua musica.
La sua playlist era parte di lei, ogni canzone era un sentimento, ogni accordo era una piccola parte della sua vita.
Si stava fidando di Frank.
Tutto questo il ragazzo lo capì con un semplice sguardo, perché parlare quando il momento era così perfetto?
Fu durante una canzone dolce, che lo colpì particolarmente, che Frank avvicinò lentamente una mano a quella piccola della ragazza.
Lei non si ritrasse.
Non lo fece neanche quando iniziò a fare dei disegnini astratti con le dita nel palmo della sua mano.
Anzi, gli si avvicinò di più e poggiò la testa nella sua spalla.
Rispetto a tutta la loro vita, quell’attimo era così perfetto da sembrare quasi irreale.
E rimasero in quella posizione per molto tempo, godendoselo fino in fondo.
 
“Certo che ce l’ho fatta ad attaccare e staccare tutto senza bruciare il computer di Percy! Chi pensi che io sia?”
“Leo Valdez”
“Errore, Rayo de Sol. Sono il magnifico e affascinante Leo Valdez.”
Calypso non riuscì a non sorridere al cellulare.
Era sdraiata nel suo letto, abbracciata al suo morbido cuscino.
Stava per rispondere, quando la sua compagna di stanza attirò la sua attenzione.
-Dimmi- rispose mettendo da parte il cellulare e concentrandosi su di lei.
Piper era seduta sul suo letto, con il suo pigiama viola mentre si disfaceva la treccia che aveva avuto tutto il giorno.
-Jason, che tipo è?
-Oh…- E adesso che rispondere? Non è che lo conoscesse così bene.
-Cioè tu gli sei amica, no? Vi vedo qualche volta seduti a mensa insieme. Capisco che sei più amica sua che mia e quindi, magari, non mi vuoi dire nulla ma … Vorrei solo capire perché … Insomma … è sempre così misterioso, non mi ha mai raccontato nulla di se stesso, del suo passato …
-Non ha avuto un’infanzia facile, ecco-
Questo poteva dirglielo, non poteva però di certo continuare con qualcosa tipo “Oh, e fa anche parte della CIA, segreti dello stato sai? Non prenderla come una cosa personale, ma non ne può proprio parlare con nessuno.”
-Lasciagli tempo- concluse.
Piper annuì pensierosa, scosse i capelli per liberarli del tutto dalla treccia e si coricò mormorando un “buonanotte”.
Calypso le augurò altrettanto e si mise a fissarla per un po’, il suo cervello non la smetteva di pensare.
Stava sbagliando, non doveva farsi piacere uno come Jason. Alla fine della loro missione non l’avrebbe rivisto mai più.
Lo schermo del suo cellulare si illuminò di nuovo, Leo le aveva inviato un altro messaggio visto che non rispondeva da diversi minuti a quello precedente.
Fece un lungo sospiro.
Tutti loro stavano sbagliando.
Ognuno sarebbe tornano nel proprio paese alla fine di tutto, alla loro vecchia vita.
E tutti i legami che si stavano creando sarebbero stati solo d’intralcio.
_________________________________________________________________
Ed eccomi di nuovo qui di notte, ho tutto il weekend occupato e considerando che ho promesso che avrei aggiornato in tempo, posso farlo solo ora.
Quindi, considerando che sto morendo dal sonno e fra qualche ora mi devo alzare per andare a scuola, spero perdonerete i ventuali errori che non ho corretto per qualche svista da "non riesco più a tenere le palpebre aperte",
Okay, detto questo, parliamo di questo capitolo.
Allora, qui non succedono poi così tante cose interessanti, più che altro è pieno di pensieri per farvi capire come si stanno trovando tutti loro in questo nuovo "mondo".
Come dice anche il titolo, tutti si concentra sui legami che si stanno creando.
Tutto inizia e finisce con Jason e Piper. Jason è terribilmente combattuto, come ho già detto l'amicizia che ha con la ragazza e quella che ha con tutti loro sono terribilmente differenti per vari motivi. Però con lei non può essere del tutto sincero e Piper comunque l'ha capito che le nasconde qualcosa.
Insomma, la loro relazione (che ancora non è una vera e propria relazione) non è semplice, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate voi.
I ragazzi tra di loro stanno legando come potrebbero legare dei normali ragazzi della loro età: giocando alla play station. Ahahaha
Oh, vi lascio immaginare cosa intendeva dire Will con la frase "Ho lasciato Leo alla furia di Jason" AHAHA ;)
Parlando proprio di Will e Nico, bè il biondo è tremendamente cotto, questo è chiaro. Nico invece sta iniziando a conoscerlo, lentamente e con i suoi tempi.
La parte di Hazel e Frank è stata quasi un parto, ma mi piace il risultato. Penso davvero che possano esserci momenti terribilmente intimi tra due persone, anche restando con i vestiti e senza il bisogno di scambiare nessuna parola. Inoltre la musica rende tutto più "magico", no?
"Rayo de sol". Bè, ormai sappiamo tutti che "raggio di sole" è il marchio di fabbrica di Leo per Calypso. Volevo solo fargli utilizare la sua lingua madre.
Ora ho davvero, davvero, davvero sonno.
Spero mi facciate sapere che ne pensiate, alla prossima settimana!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Temporali e cerette ***


12.Temporali e cerette


Quello era decisamente il peggior temporale di sempre.
Erano circa le cinque del pomeriggio e il cielo era nero come se fosse notte fonda, illuminato a intervalli regolari dalla luce dei lampi.
Il forte vento faceva sbattere la pioggia contro le finestre in modo abbastanza violento.
I ragazzi non sapevano che fare o come passare il tempo, non potevano uscire e non avevano bisogno di studiare.
Così si erano tutti rintanati in camera di Leo e Nico per giocare ai videogame.
Ma un’ora prima era anche mancata la luce e sembrava non avesse nessuna intenzione di tornare.
Così si erano ridotti a passare il tempo con i vecchi giochi cartacei: nomi cose e città, battaglia navale e cose simili.
Tutti e cinque i ragazzi erano seduti in modo scomposto a terra, su coperte e cuscini, mentre varie candele illuminavano la stanza.
Nico si era rifiutato di giocare con loro, era steso nel suo letto quando gli altri erano arrivati, diversi minuti dopo era crollato in un sonno profondo.
Riusciva a dormire nonostante i tuoni fuori e le voci, soprattutto certe imprecazioni non proprio sussurrate, ma molto probabilmente era solo il fatto che si fosse addormentato cullato da quei rumori e, di conseguenza, non gli davano alcun fastidio.
Inoltre, Leo era certo che aiutasse anche il fatto di non aveva chiuso occhio per tutta la notte, per quanto Nico non facesse il minimo rumore comunque Leo sentiva che non stesse dormendo.
-Ragazzi, ho un problema- annunciò quando perse miseramente a nomi cose e città e ridusse il foglio in una pallina di carta lanciandola nel cestino, mancandolo di diversi centimetri.
-Quando dici così preoccupi tutti, lo sai?- Commentò a quel punto Jason continuando a contare il suo punteggio abbastanza soddisfatto.
-Penso di essermi terribilmente innamorato di Calypso. E penso che lei mi veda solo come un amico- fece una smorfia dopo quell’ultima frase.
-Almeno ci vai al ballo insieme- rispose a quel punto Percy mentre si lanciava sopra un piumone buttato li accanto, mentre fissava il soffitto continuò a parlare –Annabeth ha invece invitato Will!
Jason ignorò Percy e si rivolse a Leo –Come fai a sapere che ti vede solo come un amico?
-Bè, mi manda i messaggi alle tre di notte solo per chiedermi le vite a quel gioco!
Frank ridacchiò –Sei stato tu a trasformarla in un mostro, ed è proprio colpa tua se ogni volta che siete soli, da qualche parte, non fate altro che giocare e sfidarvi.
Leo sbuffò –E’ solo … Che è la cosa che mi riesce meglio, non saprei come comportarmi se dovessi iniziare a flirtare con lei seriamente, non sono un ragazzo come te- e indicò Jason con una smorfia – oppure te – e portò lo sguardo su Percy.
-Hai mai pensato che magari lei non vuole un ragazzo come me o Percy?- Chiese a quel punto Jason.
Le sopracciglia di Leo schizzarono in alto, prova che ciò che aveva appena detto il biondo non l’aveva mai neanche sfiorato, poi si riprese e borbottò – Impossibile.
Jason fece un semplice sospiro, ma non disse più nulla.
Stavano tutti posando i fogli e le penne che avevano utilizzato mettendosi più comodi, esattamente come aveva fatto Percy diversi minuti prima, quando sentirono Nico lamentarsi.
Tutti si girarono a fissarlo in silenzio.
Il ragazzo dormiva ancora, era in una posizione davvero strana, per quanto quel letto fosse enorme lui era comunque tutto rannicchiato sopra il cuscino, esattamente come un gatto.
Era in posizione fetale, il viso nascosto dai capelli e dalle braccia, una figura completamente nera, sopra delle lenzuola completamente nere.
Si stava agitando nel sonno, le braccia e le gambe avevano diversi scatti nervosi e un secondo mugolio uscì dalle sue labbra.
-Che ha?- Domandò Frank.
Leo alzò le spalle come se non fosse importante –Lo fa sempre, quasi ogni notte, penso sia perché sogna.
 
Nico si svegliò di scatto e, come sempre, restò completamente immobile con gli occhi ancora chiusi.
Se li avesse aperti gli sarebbero uscite le lacrime e lui non voleva.
Inoltre sentì delle voci mentre in sottofondo il rumore della pioggia riuscì a farlo calmare, ricordò che quando si era addormentato tutti i ragazzi erano andati nella sua stanza per giocare con Leo.
Si girò dall’altro lato facendo finta di continuare a dormire, riuscì anche a fare un respiro pesante e lento per essere più convincente.
Dopo qualche minuto sentì la voce di Leo – Vedi? Fa sempre così, si lamenta per un po’, poi si calma di botto.
Quindi Leo lo sapeva.
Non se ne stupì molto, in fin dei conti era pur sempre il suo compagno di stanza. Almeno non aveva capito che il suo “calmarsi di botto” equivaleva a svegliarsi e stare interminabili minuti a letto cercando di calmarsi e di dimenticare tutto ciò che aveva sognato.
Poi sentì un’altra voce – Devi svegliarlo! E’ ovvio che sta facendo un incubo.
-Non posso svegliarlo ogni singola notte, Will. Inoltre, se sta davvero facendo un incubo e io dovessi svegliarlo, pensi davvero che continuerebbe a dormire? Diventerebbe uno zombie. Insomma, peggio di com’è adesso.
Will non rispose più e ripresero un argomento a quanto pare precedente che parlava di ragazze e inviti al ballo.
Nico si concentrò sul rumore della pioggia e stava anche riuscendo a riaddormentarsi seriamente, quando una mano lo scosse quasi gentilmente.
-Nico, svegliati.
Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile e rotolò di lato girandosi per fissare chiunque l’avesse chiamato.
Incontrò due occhi verdi.
-Percy- mormorò il ragazzo con la voce ancora impastata dal sonno.
-Hai già dormito quasi tre ore- commentò il ragazzo come se fosse una scusa plausibile per averlo svegliato – e ho bisogno di te.
Nico perse un battito a quella frase, semplicemente annuì stropicciandosi un occhio.
Percy si guardò intorno nervoso –Magari in un posto più privato.
Nico annuì di nuovo e si prese qualche secondo per stiracchiarsi per bene e svegliarsi del tutto.
Infine si alzò e seguì Percy fuori dalla stanza, mentre uno sguardo puntato sulla sua schiena non si perse neanche un suo movimento.
 
-Fa piano, fa piano, fa piano- supplicò Hazel mentre Calypso le posava la striscia sulla gamba, sopra la ceretta calda.
Chiuse gli occhi stringendoli e afferrando il lenzuolo mentre la ragazza tirava via i peli.
Dalla bocca di Hazel uscì solo un piccolo mugolio.
-Quindi state uscendo a festeggiare per l’esame andato bene a questa vostra amica?- Domandò distrattamente Reyna, la sua compagna di stanza.
Era nel suo letto a studiare, ma cercava disperatamente qualcosa per distrarsi.
-Si- borbottò a mezza voce mentre stringeva di nuovo gli occhi per la striscia successiva.
La ragazza guardò fuori dalla finestra, era leggermente nuvoloso, ma non sembrava volesse piovere.
-Non penso farà brutto tempo, il temporale di ieri ha fatto abbastanza. Anche se dicono farà brutto tempo fino ad Halloween, almeno saremo dentro.
-Tu Reyna con chi ci vai al ballo?- Domandò a quel punto Calypso per chiacchierare e distrarre Hazel.
La ragazza sbuffò, come se avessero scelto proprio l’argomento di cui non voleva parlare.
-C’era quel vostro amico biondo che mi piaceva, ma lui è stato già invitato.
-Chi Will?
-No, Jason- borbottò Hazel in risposta prima di stringere di nuovo i denti.
-Ah si, ci va con la mia compagna di stanza.
-Esatto, anche se non ricordo il nome. Poi allora c’era quell’altro ragazzo che ha sfidato Chris e i suoi amici, penso sia anche un vostro amico.
-Percy.
-Esatto, ma anche lui è stato già invitato da una certa Rachel, è abbastanza popolare qui a scuola, mi sembra abbastanza giusto che vadano insieme.
-Oh ma tanto lui non voleva andarci con lei- commentò Calypso.
-Si bè, fatto sta che il ballo è fra due giorni e io mi sa che passerò la serata in camera. Tutti i ragazzi saranno ormai invitati e non ho nessuna intenzione di interpellarli a uno a uno per sapere se vogliono venirci con me.
-C’è Nico- commentò allora Calypso.
-Chi?
-E’ un altro nostro amico, gli avevo chiesto se voleva andarci con me, ma mi ha consigliato di andarci con Leo- a quel punto arrossì leggermente, ma nascose le guance tra i capelli –Penso che non l’abbia invitato nessun’altra. Puoi sempre andarci con lui.
Reyna ci pensò un po’ su, poi chiese – Ma che tipo è?
-Simpatico. Davvero molto simpatico.
 
La ragazza entrò nella stanza richiudendosi velocemente la porta alle spalle.
Si avvicinò lentamente, con la schiena dritta e un volto serio alla scrivania.
-Signore, ho dei nuovi rapporti, aveva ragione.
Il signor McLean sorrise e fece segno alla mora di sedersi di fronte a lui.
-Illuminami.
La ragazza sprofondò in una delle poltrone di pelle bianca e iniziò a raccontare.
-Ho avuto la fortuna di essere capitata in stanza con una di loro, ho trovato delle armi nascoste sotto il materasso.
-Ero sicuro che la CIA avrebbe mandato qualcuno.
-Vuole che faccia qualcosa? La prendiamo?
-No. Non adesso, non possono aver mandato una sola persona e dobbiamo capire quante altri ragazzi sono coinvolti. Ha qualche amicizia stretta?
-Ha molti amici, non penso siano tutti agenti segreti. Non è sicuro prenderli tutti, se dovesse sfuggirci qualcuno capirebbero subito che abbiamo capito quello che stanno facendo e cambierebbero strategia.
L’uomo annuì pensieroso – Proprio quello che stavo pensando. Non possiamo rischiare, non subito almeno. Facciamo andare avanti gli avvenimenti e vediamo come si evolvono. Inoltre dobbiamo fare parlare questa ragazza. Ma senza mettere in allerta nessun’altro.
La ragazza sorrise – Ho già un piano. Mi servirà l’aiuto di Chris e Ottaviano, possiamo metterlo in atto proprio questa sera.

 
______________________________________________________________________
Eccomi qui!
Mhm, si, forse anche questo capitolo è un tantino di passaggio, ma il prossimo sarà lungo e interessante, promesso.
Prima di tutto, volevo mostrare l'insicurezza di Leo, perchè lui potrebbe sembrare un ragazzo sempre sorridente e felice, ma conosciamo tutti le sue insicurezze.
Gli incubi di Nico li avevo invece già accennati qualche capitolo fa, anche se in quel caso era solo una conseguenza ed era comunque raccontato dal punto di vista di Hazel.
La seconda parte, come avrete capito, è ambientata il giorno dopo quello che è successo nella prima parte. Reyna ha avuto una "cotta" sia per Jason che per Percy, quindi volevo mettere una cosa del genere.
Lo scopo di questo capitolo è renderli tutti un pò più "umani" facndogli fare cose completamente all'ordine del giorno.
Per l'ultima parte invece non mi esprimo ahaha
Alla prossima! Deh

P.s. Se siete in fissa con la Solangelo (come me) sappiate che ho iniziato una nuova raccolta di OS "Kiss", la trovate nella mia pagina ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Dimenticare ***


13.Dimenticare


Annabeth, Calypso ed Hazel uscirono quella sera per festeggiare i primi esami passati prendendo un taxi.
Si portarono dietro anche Piper e Reyna. Ad Annabeth stava troppo antipatica la sua compagna di stanza per invitarla.
Scelsero un pub molto grande e affollato, nessuno era di quella zona eccetto Piper, così si fecero guidare da lei.
Non era così brutto, sembrava anche abbastanza raffinato e perfettamente abbinato con l’abbigliamento che avevano scelto, né troppo elegante né troppo sportivo.
Parlarono quasi esclusivamente di ragazzi e del ballo imminente.
Non che avessero altri argomenti con Piper e Reyna davanti. Non potevano parlare né del loro passato né di loro nel particolare, così trovarono quell’argomento comune.
Anche Annabeth sembrava divertirsi per quanto potesse odiare quegli argomenti così frivoli e senza uno scopo finale, molto probabilmente era tutto merito dell’alcool che le girava in circolo.
Reyna era quella che non si integrava poi così tanto, aveva bevuto pochissimo e continuava a guardarsi intorno, come se stesse aspettando qualcuno o qualcosa.
Annabeth la teneva d’occhio, ma più alcool le circolava in corpo e più le veniva difficile.
Erano sedute al bancone del bar quando Piper annunciò che aveva urgentemente bisogno del bagno, scappò via trascinandosi dietro anche Calypso.
Dopo che le loro ordinazioni arrivarono Reyna si ricordò all’improvviso qualcosa di importante e chiese ad Annabeth di accompagnarla al guardaroba dove avevano lasciato le borse e i telefoni, non lasciò alla bionda il tempo di protestare che l’aveva già portata via.
Hazel rimase sola al bancone.
Dopo che le due ragazze scomparvero dalla sua vista riportò lo sguardo al suo drink rosso sangue e ne prese un lungo sorso.
Si era ubriacata parecchie volte in vita sua, ma mai un sorso di qualsiasi cosa le aveva fatto un effetto così immediato e potente.
Con quel poco di lucidità che le rimase capì all’istante che qualcuno le aveva drogato il drink mentre era girata, era l’unica spiegazione plausibile.
Le girò la testa così forte che cadde dallo sgabello su cui era seduta, vide il pavimento avvicinarsi sempre di più fino a quando due braccia forti non la fermarono.
Vedeva sempre più sfocato e non riusciva a connettere bene il cervello.
Era un ragazzo biondo e con un sorriso quasi sadico che la stava tenendo per non farla finire a terra. Aveva anche un volto vagamente familiare, forse l’aveva visto a scuola.
-Non svenire bellissima, ci servi sveglia.
Hazel non riuscì a protestare in nessun modo quando la portarono via.
 
Frank si stava godendo la pace della sua stanza mentre mancava il suo compagno, quando venne interrotto da una chiamata al cellulare.
Era Hazel.
Corrugò la fronte mentre rispondeva, la ragazza doveva essere fuori a divertirsi con le altre ragazze, perché lo stava chiamando?
-Hazel?
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi la voce flebile della ragazza – Frank … sto male … aiutami …
Il ragazzo iniziò a preoccuparsi anche se cercò di mantenere la calma – Hazel. Dove sei? Cosa è successo?
-Qualcosa … bicchiere … non so dove sono, ma … vieni subito … vogliono sapere …
La voce divenne sempre più flebile fino a quando non si interruppe del tutto, si sentì un botto e la chiamata si chiuse.
Nella migliore delle ipotesi il cellulare le era caduto di mano, nella peggiore … Frank non voleva neanche pensarci.
Uscì dalla stanza e corse, come non aveva mai corso in vita sua, fino alla stanza di Leo.
Grazie a qualche divinità di lassù il ragazzo era in camera, mancava Nico, ma Leo c’era.
L’orientale non gli diede neanche il tempo di parlare che spiegò di gettò cosa dovesse fare.
-Leo! Devi rintracciare subito il cellulare di Hazel, l’hanno drogata, era sola, l’hanno portata da qualche parte, dobbiamo andare subito.
Il ragazzo capì abbastanza in fretta la gravità della situazione e fece come gli era stato detto senza proferire parola.
Fece qualcosa con il suo cellulare e lo lasciò a caricare delle informazioni, o questo fu ciò che comprese Frank.
Mentre aspettava Leo si infilò in fretta le sue scarpe e prese al volo il giubbotto.
Poi corsero insieme fuori a perdifiato.
Quando salirono su un taxi, Leo gli indicò le indicazioni che il suo cellulare aveva trovato.
Non era un posto molto lontano, senza confusione sarebbero stati li in 6 minuti.
-Non era con le altre ragazze?- Chiese Leo.
Frank semplicemente annuì, non riusciva a dire una parola.
Leo riprese in mano il cellulare e chiamò a Calypso, la ragazza aveva però la segreteria telefonica.
Solo quando furono quasi a destinazione lei lo richiamò.
-Hey- rispose Leo.
-Non troviamo più Hazel- disse subito preoccupata la voce di Calypso – Provo a chiamarla da 10 minuti e non risponde al cellulare.
Leo si spiegò il perché della segreteria telefonica.
-Lo so, ha chiamato  a Frank, stiamo arrivando, ho trovato la sua posizione grazie al cellulare, se sempre è ancora insieme a quest’ultimo. Da quello che ho capito qualcuno l’ha drogata. Si trova nel posteggio dietro questo locale- E le disse il nome, la ragazza confermò che era proprio il luogo dov’erano andate.
Quando arrivarono pagarono in fretta il taxista lasciandogli una generosa mancia e uscirono velocemente dal veicolo.
Davanti l’ingresso trovarono Calypso che li aspettava.
-Annabeth è dentro con Reyna e Piper, abbiamo pensato che era meglio tenerle all’oscuro. Ci scommetto quello che volete che tutto ciò centra con la nostra missione.
I due ragazzi annuirono poi iniziarono a correre verso il parcheggio sul retro.
Era quasi deserto, ma notarono che una macchina stava sfrecciando via a tutta velocità.
Era buio e i fari accecarono i ragazzi a piedi non permettendo di vedere chi fosse all’interno del veicolo, ma i due ragazzi all’interno avevano visto perfettamente i loro volti.
Avevano aggiunto 3 nuove persone alla loro lista.
Nessuno di loro gli diede molta importanza, soprattutto quando notarono una figura minuta stesa a terra.
Frank fu il primo ad arrivare da lei, le si inginocchiò accanto e si portò il suo corpo al petto.
Hazel faceva fatica a tenere gli occhi aperti.
-Ti hanno drogato, ma va tutto bene adesso, ci siamo noi.
La ragazza fissò Frank intensamente negli occhi e mormorò qualche frase sconnessa.
-Lo sanno. Sanno della nostra missione … Volevano che gli dicessi chi altro è coinvolto. Erano due della scuola …
-Chi?- Chiese Leo.
Lei scosse la testa con una smorfia –Non so i loro nomi.
Era frustata, avrebbe potuto indicarglieli il giorno dopo, ma sapeva che non appena si fosse addormentata avrebbe dimenticato tutto. E sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti.
-Lo sanno- continuò la ragazza –Sanno di me … Ora sanno anche di voi tre …
A quel punto chiuse gli occhi definitivamente scivolando nel sonno.
Frank la prese in braccio rialzandosi.
Calypso intrecciò la mano a quella di Leo quasi come un riflesso involontario alle ultime parole della ragazza.
 
Annabeth stava tornando nella sua stanza sciogliendosi la treccia e lasciando i suoi lunghi ricci biondi liberi sulle spalle.
Stava pensando a tutto quello che era successo quella notte, arrivò alla conclusione che alla fine era stato un bene.
In questo modo avevano capito che il signor McLean sospettava che qualcuno si fosse infiltrato, ma non sapeva di certo chi era coinvolto.
Dovevano cercare di ampliare ancora di più le loro amicizie, se fossero stati loro nove sempre insieme l’avrebbe capito prima o poi.
Mentre il suo cervello lavorava in tutti i modi possibili incontrò Percy.
O meglio, lo vide mentre stava seduto a terra, appoggiato al muro nel bel mezzo del corridoio, la testa fra le gambe.
-Percy?- Domandò cauta la ragazza avvicinandosi.
Lui alzò lo sguardo su di lei, aveva gli occhi completamente rossi.
Annabeth a primo impatto pensò che stesse piangendo, ma quando il ragazzo fece uno strano sorriso capì che li aveva rossi non per il pianto.
-Nico è davvero simpatico quando vuole- commentò – Anche se non è proprio colpa sua se ci siamo ridotti in questo stato, gliel’ho chiesto io.
Annabeth sospirò e lo aiutò ad alzarsi per accompagnarlo in camera.
-Perché?- Volle sapere.
Percy non rispose subito, lo fece dopo un po’ in un sussurro quasi inudibile –Perché mi sento così solo…
Annabeth non disse più nulla, entrò in camera sua senza neanche bussare, era già occupata da Will, seduto alla sua scrivania a fare qualcosa a computer.
-Che è successo?- Chiese subito aiutando Annabeth a metterlo a letto.
-Lui e Nico si sono passati il tempo a fumarsi una scorta di canne che sarebbe benissimo bastata a metà dei ragazzi di qui dentro, penso.
-Will, ho fame- Commentò Percy quando si accorse che c’era anche il suo compagno di stanza.
Will sembrò non sentirlo e chiese a sua volta – Dov’è Nico adesso?
Percy dovette pensarci su parecchio –In camera sua, forse, non ricordo se quella fosse sul serio la sua camera- poi ridacchiò – è andato a sbattere contro la porta.
Will guardò Annabeth come a chiedergli “Pensaci tu qui, per favore”.
La ragazza annuì e il biondo andò via dalla stanza.
-E’ andato a prendermi del cibo?- Chiese ingenuamente Percy.
-Si- mentì Annabeth –Fra poco torna, perché adesso tu non dormi?
Gli doveva fare smaltire in qualche modo tutto quello che si era fumato e tenerlo sveglio non era poi una cosa così buona.
-Mi dispiace- sussurrò a quel punto il ragazzo.
-Per cosa?- Fece confusa Annabeth.
-Per quando ho fatto quella cosa che ha iniziato a farmi odiare da te, qualsiasi cosa sia stata, sappi che non volevo. E’ che sono sempre così … Idiota. E tu sei praticamente fantastica, in tutto. Sei brillante, intelligente, bellissima e fiera. E ti meriti tutto ciò che c’è di meglio in questo mondo, quindi è normale che non voglia avere nulla a che fare con me, lo capisco. Non ti avrei mai neanche detto una cosa del genere se non fossi sicuro che domani mi sarò già dimenticato tutto.
Annabeth rimase senza parole.
Poi, piano, si chinò su di lui e gli lasciò un leggero bacio in guancia, quasi sull’angolo della bocca.
-Ma io non scorderò una parola- Gli sussurrò.
Percy fece un leggero sorriso.
 
Quando Will entrò in camera trovò Nico steso nel suo letto, a pancia in su con uno sguardo vacuo diretto al soffitto.
Quando il moro si rese conto del rumore alla porta, abbassò lo sguardo e ridacchiò alla vista di Will.
-Ciao bellissimo.
Will si immobilizzò per le parole che erano appena uscite dalla bocca del più piccolo, quando si ricordò che era completamente andato si disse di lasciar correre continuando ad avvicinarsi al suo letto.
Nico mise il broncio e borbottò –Mi fa male la fronte, quella stupida porta mi è arrivata contro.
-La porta. Certo.- Gli diede corda il biondo avvicinandosi al suo volto, cercando di capire se si fosse fatto seriamente male.
Trovò un punto vagamente rosso, ma non era grave, sicuramente gli sarebbe cresciuto un livido.
-E’ vero. Io camminavo tranquillamente e lei ha deciso di ondeggiare e venirmi contro. Però Percy non l’ha preso. Che antipatica, non trovi?
-Davvero tanto.
Will ancora si stava domando perché fosse corso subito in camera sua, mentre continuava ad assecondarlo dopo essersi seduto al suo fianco sul letto.
-Perché vi siete ridotti in questo stato?- Sbottò a un certo punto.
Nico ci dovette pensare per un po’ – Percy era triste, voleva arrivare ad essere così e aveva bisogno di me per procuragli la roba, poi ho deciso che non potevo di certo lasciarlo solo e mi sono unito a lui facendomi solo qualche tiro.
-Solo qualche tiro, come no.
Nico sembrò non sentirlo – Perché non ti univi a noi? Ti saresti divertito.
-Sto bene così.
Nico ridacchiò di nuovo – Sei così innocente e adorabile. Mi rendo conto del perché tutti si innamorino di te.
-Di chi stai parlando?- Volle sapere il biondo, ma Nico fece di nuovo come se non l’avesse sentito.
-Vorrei tanto essere al tuo posto. Sei stato davvero fortunato a finire in stanza con Percy. E’ bellissimo, non trovi?
-Io … - Will si sentì qualcosa nello stomaco, qualcosa di invadente che avrebbe tanto voluto vomitare via – Si – abbassò infine lo sguardo – E’ bellissimo lui, è normale che ti piaccia.
Nico ridacchiò di nuovo e si portò un dito alla bocca – Non dirlo a nessuno però.
Will annuì con un sospiro infranto, non sapeva se fosse un bene o un male il fatto che il giorno dopo il moro non si sarebbe ricordato assolutamente nulla.
-Ho sonno.
-Perché non dormi allora?- Chiese dolcemente Will riportando lo sguardo su di lui.
Nico scosse violentemente la testa – Se dormo non posso combattere quando loro mi troveranno.
-Nico, non c’è nessuno che vuole farti del male.
Nico continuò a scuotere la testa – Tu non sai, non sai.
-Okay, facciamo così, io resto qui e aspetto che ti addormenti mentre ti proteggo, così tu ti riposi.
-Me lo prometti?
-Te lo prometto.
Nico chiuse gli occhi mettendosi comodo.
Will si perse a fissarlo. Era bellissimo.
Una figura monocromatica bianca e nera. Metà angelo e metà demone, nessuna via di mezzo.
Sulla carnagione pallida spiccava il nero dei capelli, delle lunghe ciglia nere, i suoi occhi coperti dalle palpebre erano dello stesso colore, Will lo sapeva bene. I vestiti e il tatuaggio.
Will trovò bellissimo anche quello, non si era mai fermato a osservarlo seriamente, non fino a quel momento. Da lontano sembrava tutto completamente nero, ma in realtà era un intrico fitto di linee e ghirigori, un disegno astratto. Gli copriva tutto il braccio finendo quasi sul dorso della mano.
Qualche secondo dopo Nico riprese a parlare sempre con gli occhi chiusi – Will?
Il biondo si riscosse dalla sua contemplazione -Dimmi Nico.
-In realtà è il contrario, è lui quello fortunato.
-Come?
-Percy. E’ lui ad essere fortunato. Per avere te come compagno di stanza.
___________________________________________________________________________
Ed eccomi qui con tutto ciò che avevo lasciato in sospeso la scorsa settimana!
Mh, a detta di word questo è per adesso il capitolo più lungo che abbia scritto, è anche uno dei miei preferiti.
Nella prima parte troviamo principalmente Frazel e un piccolissimo accenno di Caleo, anche se quei piccoli gesti sono quelli che amo di più.
Se non si fosse capito, i due ragazzi che se la "prendono" con Hazel sono Ottaviano e Chris Rodriguez, citati lo scorso capitolo alla fine: "ho in mente un piano, avrò bisogno dall'aiuto di Ottaviano e Chris".
Sempre riferendoci allo scorso capitolo, è questo il favore che Percy ha chiesto in privato a Nico.
Percy è sempre stato visto come l'eroe, il ragazzo perfetto senza neanche un difetto, pronto a tutto. Ma anche lui ha dei sentimenti e dei "momenti no", anche lui ha le sue insicurezze e le sue paranoie. E penso anche che non sia proprio il tipo di fare un discorso del genere ad Annabeth, non si sarebbe mai messo a nudo così presto. Aveva solo bisogno di un... aiutino.
Ovviamente, anche Nico non avrebbe mai detto nulla di ciò che è uscito dalla sua bocca se non fosse stato per le canne. Non è decisamente da lui.
Comunque, come avrete già ampiamente capito, nè Hazel nè Percy e nè Nico ricorderanno qualcosa di questa serata.
Alla prossima settimana! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ballo ***


14.Ballo


Jason era nervoso.
Passeggiava da diversi minuti ormai, facendo avanti e indietro lungo tutto il perimetro della sua camera.
Inoltre era abbastanza consapevole che più continuava ad agitarsi e più avrebbe sudato, rovinando il suo perfetto smoking nero.
E più continuava a ripeterselo e più si agitava.
-Jason, mi stai facendo venire da vomitare- commentò distrattamente Ethan mentre si fissava allo specchio per capire se avesse tutto a posto.
-Come sto?- Chiese allora il biondo, interrompendo il suo cammino e fissando il suo compagno di stanza attraverso il riflesso dello specchio.
Il ragazzo sospirò alzando gli occhi al cielo, non degnandolo neanche di uno sguardo.
-Esattamente come un minuto fa. Che equivale più o meno alla risposta che continuo a darti tre volte al minuto da quando sei riuscito a infilarti quel vestito.
-Okay …
Jason tornò a percorrere il perimetro della camera fissando ininterrottamente il suo orologio da polso, come se potesse scappare se solo si fosse distratto un attimo.
Due minuti dopo esclamò di botto – Otto e trenta spaccate. Okay … Io vado.
Stava per uscire dalla camera quando ci ripensò e tornò leggermente indietro – Sei sicuro quindi che sto bene, vero?
Come risposta, Ethan gli lanciò una scarpa.
Quasi ci arrivò di corsa al luogo d’incontro che si era dato con Piper, per poi dirigersi insieme al ballo.
La ragazza ancora non era arrivata.
Jason aveva ripreso a camminare avanti e indietro quando sentì una voce alle sue spalle che diceva un semplice “ciao”.
Si girò di scatto e tutte le parole gli morirono in gola.
Piper era sempre bellissima, ma adesso lo era davvero, sembrava quasi una dea.
Il ragazzo aveva anche timore a stare al suo fianco, non rendendosi conto che la ragazza stava pensando la stessa cosa di lui.
Lei aveva un vestito azzurro svolazzante che arrivava fino al ginocchio, stretto solo sul seno, con la scollatura a cuore, le spalle erano scoperte e le maniche, sempre lunghe e svolazzanti, partivano da sotto le ascelle, scese sotto la spalla.
Aveva degli stivaletti bianchi con un po’ di tacco che arrivavano un po’ più sopra della caviglia.
Il trucco era minimo, un po’ di azzurro negli occhi e del lucido sulle labbra, i capelli lisci lasciati sciolti.
Quando Jason si riprese, chiudendo la bocca prima che iniziasse a sbavare, le sussurrò – Sei bellissima.
Lei arrossì leggermente e abbassò lo sguardo quando sussurrò – Anche tu.
Jason sorrise e le porse il braccio per avviarsi alla sala, dove di solito facevano riunioni e dove li avevano accolti il primo giorno, che per quella sera era stata decorata e sistemata a dovere.
Mentre andavano in silenzio furono raggiunti da un’altra coppia.
-Hey!- Li salutò Will mentre Annabeth sorrideva felice.
-Ciao- salutarono quasi in coro Jason e Piper per poi perdersi a fissarli.
Se ci fosse stato un premio come miglior coppia della serata l’avrebbero vinta loro senza alcun dubbio.
Erano bellissimi.
I capelli biondi di entrambi erano lucenti, i loro occhi chiari brillavano, quelli grigi di Annabeth marcati da una striscia di eyeliner nero e da del mascara.
Will era vestito di bianco, sia i pantaloni che la camicia, la cravatta era color pesca, stesso colore del vestito di Annabeth, sicuramente scelto di proposito.
Il vestito di lei era stretto al seno e svolazzante come quello di Piper, ma oltre ad essere di due colori completamente differenti, quello di Annabeth arrivava fino a terra e aveva una spalla sola, dal quale partiva un velo che copriva il braccio fino al polso.
L’altro suo braccio era ricoperto di bracciali argentati, le scarpe non si vedevano, ma indovinarono fossero col tacco visto che la ragazza era alta quanto Will.
Al contrario di Piper e Jason, che erano tesi e imbarazzati, i due ragazzi che avevano di fronte sembravano perfettamente a loro agio, Will teneva un braccio intorno alle sue spalle come potesse fare un perfetto amico.
-Wow … siete bellissimi insieme- commentò Piper con un sospiro.
Annabeth sorrise ancora di più – Grazie.
Poi guardò Will con un sorriso ancora più dolce e gli diede un invisibile e leggero pizzicotto al fianco.
Se ne accorse solo Jason, solo perché era stato addestrato a captare queste cose, inoltre aveva conosciuto Annabeth così bene da sapere che non era il tipo di ragazza da regalare sorrisi dolci a chiunque e continuamente.
Will la fissò a sua volta, con un altro sorriso, sicuramente una risposta a quello che lei gli aveva fatto capire quasi telepaticamente.
In tutto ciò Piper fece uno nuovo sospiro, come se avesse davanti la coppia più innamorata del mondo.
Subito dopo Will tornò a fissare loro e si rivolse a Jason – Amico, posso parlarti un secondo?
Jason neanche si stupì e lasciò la mano di Piper, le due ragazze li precedettero.
Quando furono a una buona distanza Jason si rivolse a Will continuando a tenere lo sguardo su di loro.
-Allora, cosa vuole che sappia Annabeth?
Neanche Will si stupì quando notò che il biondo aveva già capito tutto.
-Vuole che tieni sotto controllo Piper, magari se riesci a scoprire qualcosa in più sarebbe anche meglio.
-Pensa che sia coinvolta in qualche modo?
-Centra quello che è successo l’altro giorno quando sono uscite lei, Calypso ed Hazel, ed hanno preso quest’ultima. Lei pensa che Reyna o Piper siano coinvolte in qualche modo. Perché quando sono arrivati Leo e Frank quelli sono corsi subito via, come se qualcuno li avesse avvertiti. Quindi, insomma, vedi se scopri qualcosa, okay?
Jason annuì e riprese a camminare per raggiungerle.
-Comunque Piper ha ragione, siete davvero bellissimi insieme quindi … Non stare troppo vicino a Jackson stasera, mi stai simpatico.
Will rise, poi raggiunsero di nuovo le ragazze e recuperò la sua afferrandola per i fianchi allontanandola da li.
Quello che sentirono i due ragazzi rimasti indietro fu “Adoro questa canzone, dobbiamo ballarla!”.
Quello che non sentirono fu il “Tutto fatto” che Will aggiunse quando si avvicinò al suo orecchio, Annabeth fece un sorrisetto in risposta.
 
Nico era appoggiato a un tavolo a braccia incrociate, ogni volta che sbuffava il lungo ciuffo che aveva davanti agli occhi gli svolazzava.
-Allora, mi inviti a ballare o no?- Chiese Reyna al suo fianco con voce esasperata.
Nico le lanciò un lungo e profondo sguardo di sottecchi prima di rispondere –Scordatelo.
La ragazza andò via infuriata.
Diversi secondi dopo venne raggiunto da Annabeth e Will.
La bionda stava fissando la ragazza che era appena andata via – Ma che le hai fatto?
Nico non rispose e Will continuò – E pensare che sei vestito anche bene – lo scrutò da capo a piedi, aveva pantaloni e camicia nera. Non era perfettamente elegante come lui o Jason, ma non era neanche male – Forse però dovresti sistemare i capelli …
Nico alzò una mano, pronto a difendersi da quella del biondo che aveva tentato di avvicinare alla sua testa –Prova a toccarmeli e te la taglio la mano.
Will la ritirò indietro mostrando i palmi in segno di resa.
Nico sbuffò di nuovo –Mi ricordate di ringraziare Hazel quando la vedo? O forse era Calypso … Non ricordo. Fatto sta che una delle due mi ha messo con quella li!
-E’ carina …- provò a dire Annabeth.
-Voleva ballare!- Esclamò Nico come se gli avesse chiesto di uccidere un serpente a mani nude, cosa che, per la cronaca, avrebbe trovato molto più semplice – Ed è più alta di me! Che cosa altamente imbarazzante.
Will si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere, ma poi fissò Annabeth di sottecchi e vide come la bionda fosse nella sua stessa situazione, così iniziò a ridere trascinando con se anche la ragazza.
Nico li fissò con uno sguardo di fuoco, socchiuse anche gli occhi.
Quando vide che non funzionava si girò esasperato e si riempì un bicchiere di una strana bevanda dal colore verde acceso.
 
Jason e Piper stavano ballando un lento.
Anche se quello non si poteva definire bene “ballare”.
In realtà stavano girando in cerchio, dondolando lentamente, mentre si stringevano.
Jason non aveva poggiato semplicemente la mani nei suoi fianchi, ma l’aveva stretta a se circondando la sua piccola vita con le braccia.
Piper aveva le mani intrecciate tra suoi corti capelli biondi.
Le loro fronti si toccavano, i nasi si sfioravano, i respiri si mescolavano.
Era uno di quei momenti perfetti, assolutamente perfetti.
Quell’attimo prima del bacio da rendere tutto ancora più speciale.
Gli occhi azzurri del ragazzo immersi in quelli verdi di lei.
Poi fu un attimo, lei sorrise leggermente e chiuse gli occhi, gli si avvicinò di più e sfiorò le labbra con le sue.
Jason sentì le sue bruciare per quel minimo contatto. Voleva di più.
Annullò del tutto quella distanza e la baciò.
Non seppero nemmeno quanto durò, fu lungo e dolce.
Non lo approfondirono però.
Sembravano degli adolescenti alla loro prima cotta, non dei ragazzi di quasi 20 anni, ma non sembrava dare nessun tipo di problema a nessuno dei due.
Furono interrotti da una voce a un microfono, una voce di un uomo.
Si staccarono sorridendo e mentre Jason continuava a tenerla stretta fissò il punto da dove veniva la voce.
Il signor McLean aveva fatto il suo ingresso e stava facendo il solito discorso di circostanza che si fanno in certe occasioni, uno di quelli che probabilmente gli aveva scritto qualcun altro.
Jason non ascoltò quasi nulla.
-Da quanto ho capito tu studi qui da più tempo di me, sai di solito quanto sta a queste tipo di feste?
Piper ridacchiò – Mezz’ora, tre quarti d’ora massimo. Le odia, ma deve farsi vedere in giro.
Jason annuì – Certo.
Piper continuò a ridacchiare – A te non dovrebbe andare a genio tutto ciò.
Lui la fissò con le sopracciglia corrugate – Perché?
La ragazza tornò a fissare l’uomo.
-Bè- proruppe infine – Lui è mio padre.
No. No. No. No. Tra tutti perché proprio lei doveva essere sua figlia?
Jason si morse la lingua per non imprecarle davanti.
-Quindi tu sei Piper McLean.
La ragazza annuì – Esatto … - Lo fissò di sottecchi e continuò in un sussurro – Scusa se non te l’ho detto prima, spero che questo non cambi nulla …
-No tranquilla- Esclamò Jason sorridendole – Mi scusi un solo secondo? Penso di aver bisogno di andare in bagno.
Lei annuì e Jason le stampò un bacio a fior di labbra prima di correre via.
Trovò Annabeth, Will e Nico insieme, intorno a un tavolo, loro sembravano più concentrati di lui ad ascoltare il loro nemico.
-Mezz’ora. Hai esattamente 30 minuti.
Nico annuì posando il bicchiere che aveva in mano.
Annabeth lo scrutò.
-Fantastico, pensavo anche di meno, hai scoperto altro?
-No.
Aveva risposto di getto, ma sapeva che non avrebbe detto nulla su Piper. Non poteva metterla in mezzo. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarla.
Annabeth lo scrutò ancora qualche secondo, Jason restò impassibile e ringraziò il fatto che Hazel non fosse nei paraggi.
Poi annuì e insieme agli altri due si allontanarono, il tempo a loro disposizione stava per finire.
___________________________________________________________________
Ciao! Oggi mi sento malissimo _._ Quindi vado di fretta e mi scuso per i ventuali errori che avrò saltato.
Comunque, ed ecco finalmente il famoso ballo. Questo capitolo è principalmente Jasper, considerando che trascuravo da un pò Piper e Jason.
Forse Jason nella prima parte risulta un pò OoC, non ne sono molto sicura, in caso chiedo scusa.
La parte di Nico e Reyna immaginatela (per chi conosce Harry Potter) come la situazione di Ron al ballo del ceppo AHAHAH
Will e Annabeth penso sul serio che sarebbero una di quelle coppie troppo perfette per poter davvero funziona, come ha detto Percy nei primi capitoli: "due biondi insieme? Tropp scontato no?". Però mi piace la loro amicizia.
Jason ha finalmente scoperto che Piper è la figlia di Tristan McLean, però crede davvero che lei non centri nulla con suo padre (cosa che può essere anche vera, considerando che mi piace tenervi con il fiato sospeso ;) ) per questo non ha detto una parola ad Annabeth. Perchè non vuole che la mettino in mezzo.
Continuerò con le altre coppie nel prossimo capitolo!
Buone feste, ricevete tanti regali e ingrassate di svariati chili ahahah
Deh <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Nico e Calypso ***


15.Nico e Calypso


Calypso era elegante, ma era anche comoda, in modo da poter lavorare abbastanza in fretta.
Aveva un vestito verde lungo fino ai piedi.
In questo modo nascondeva sia i coltelli che aveva allacciati alle cosce, sia le Vans verdi che si era fatta prestare da Annabeth.
Non si sarebbero di certo aspettati che avrebbe fatto tutto quello che doveva fare in tacchi a spillo.
Lei e Leo erano seduti su un divanetto, uno di fronte all’altra e stavano scherzando tranquillamente.
A un certo punto scoppiò a ridere per una battuta del ragazzo e si coprì la bocca con entrambe le mani, non le piaceva molto la sua risata.
Dal canto suo Leo la fissò intensamente con la bocca leggermente aperta quasi a formare una piccola “o”.
Calypso si sentì vagamente in imbarazzo, quello sguardo sembrava volerla scrutare fin nel profondo.
-Cosa?- Domandò sulla difensiva dopo che ebbe abbassato le mani e distolto lo sguardo dal suo.
Leo restò in silenzio qualche altro secondo, poi mormorò – Posso baciarti?
Calypso strabuzzò gli occhi e riportò lo sguardo nel suo, Leo aveva le guance rosse.
Quando la ragazza non rispose subito iniziò a tormentarsi le mani e balbettò imbarazzato –Si bè, scusa … Io … Non …
-Si- sussurrò Calypso interrompendo il suo balbettio.
-Davvero?- Adesso era Leo quello incredulo.
Lei abbozzò un sorriso (insomma, l’aveva domandato lui e non si aspettava una risposta positiva?) e annuì.
Leo sorrise a sua volta e lentamente le si avvicinò.
Calypso chiuse gli occhi, era tutto così perfetto che … Naturalmente non sarebbe durato.
Si sentì afferrare per un braccio e tirare in piedi, dovette iniziare a camminare insieme a chiunque fosse stato per non rotolare a terra.
-Magari vi sbaciucchiate un’altra volta, eh? Ora non c’è tempo.
Nico.
Fece un sospiro esasperato, ma continuò a seguirlo anche quando lui le lasciò il braccio, infondo aveva ragione.
Insieme a lui c’erano anche Will ed Annabeth.
Quest’ultima le fece un sorriso che voleva un po’ dire “mi spiace” e le mise un braccio intorno alle spalle dandole un mezzo abbraccio, poi la lasciò andare mentre tutti insieme si avviavano verso l’uscita.
Anche Leo aveva iniziato a seguirli.
Nico era in testa al gruppo quando a un certo punto si bloccò di botto facendo quasi finire Calypso addosso a lui.
La ragazza si riscosse e cercò di capire cosa lo avesse fatto fermare seguendo il suo sguardo.
Notò subito Percy nonostante la stanza non fosse perfettamente illuminata e lui si trovasse nell’angolo più buio che potesse trovare.
Era insieme a una ragazza rossa, anche se “insieme” non specificava per bene. Più che altro lei gli stava attaccata come una cozza, Calypso non riuscì a trovare una parte del suo corpo che non fosse completamente a contatto con Percy. Per finire lo stava baciando quasi a volergli mangiare la faccia.
-Però, si sta dando da fare- commentò Leo quasi ammirato.
Calypso gli lanciò uno sguardo di fuoco e lui ebbe il buonsenso di chiudersi la bocca.
Poi la ragazza portò lo sguardo su Annabeth, lo stava fissando con uno sguardo impassibile, quasi non batteva ciglio, esattamente come Nico.
Alla fine fissò Will. Il ragazzo capì subito tutto.
Con il braccio destro circondò la vita di Annabeth, con quello sinistro fece lo stesso con Nico, poi li spinse in avanti riscuotendoli dal loro shock e facendogli riprendere la camminata veloce per la loro meta.
-Abbiamo veramente poco tempo- ricordò loro.
Nico si riscosse e si allontanò velocemente dal contatto con Will, quasi come avesse preso la scossa, e riprese a camminare velocemente.
Annabeth annuì, anche se lei non si allontanò dal biondo.
 
-Okay, noi ci fermiamo qui- annunciò Annabeth quando arrivarono nel corridoio che portava alle scale che scendeva nei sotterranei.
Fissò un suo bracciale che faceva da orologio – Avete esattamente 25 minuti.
I due ragazzi annuirono.
Leo passò a entrambi due auricolari da mettere nell’orecchio in modo da poterli contattare per qualsiasi cosa.
A Calypso lo mise direttamente lui, le scostò piano i capelli e glielo mise nel modo più delicato possibile senza staccare neanche un attimo gli occhi dai suoi.
-State attenti.
Lei annuì con uno sguardo serio.
Durante tutto ciò il resto di loro distolse lo sguardo per lasciargli quel minimo di privacy.
Mentre Nico cercava di sistemarsi il suo, Will gli si avvicinò e gli passò una boccettina di profumo.
Nico lo fissò corrugando la fronte.
-E’ sonnifero. Non sapevo in che altro posto metterlo …
Nico alzò gli occhi al cielo leggermente divertito, quando finì di armeggiare con il suo orecchio accettò la boccettina e dei pezzi di stoffa che aveva recuperato il biondo da una nuova tasca.
-Quanto dura?- Chiese Annabeth.
-30 minuti. So che è poco, ma considerando che hanno quasi 20 minuti …
-E’ okay- concluse Nico togliendolo dal suo impaccio, poi si girò verso Calypso – Sei pronta?
-Andiamo.
I due ragazzi scomparvero dalla loro vista, inghiottiti dal buio delle scale dopo diversi secondi.
Subito dopo Leo annunciò che per controllarli per bene aveva bisogno del computer e delle attrezzature che aveva in camera, scomparve velocemente anche lui dalla parte opposta.
Will e Annabeth rimasero soli a controllare il passaggio.
Se qualcuno li avesse trovati potevano benissimo sembrare una coppia che si era andata a cercare un posto appartato.
Non restava che attendere.
 
-Normalmente il corridoio è sempre controllato- annunciò Nico in un sussurro mentre continuavano a scendere –Persone sotto copertura naturalmente.
Arrivarono in un nuovo piccolo corridoio.
C’erano tre porte, le ispezionarono tutte. Due erano stanze spoglie con vecchi banchi e sedie, inutilizzate da molto tempo. Una era un vecchio bagno.
Ai due ragazzi bastò guardarsi negli occhi un solo attimo prima di decidere che era quest’ultimo il posto giusto.
Una volta entrati dentro senza esitazione si diressero verso il gabinetto più sporco e malandato e si misero a cercare un qualsiasi indizio.
Fu Calypso a trovare quel pulsante quasi invisibile praticamente dietro la tazza.
Dopo averlo premuto non successe nulla per i primi 10 secondi, poi la parete alla loro destra si mosse di 90° lasciando loro la possibilità di entrare.
I due ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e sgusciarono dentro, la porta si richiuse alle loro spalle.
Calypso attivò il suo auricolare.
-Siamo dentro- sussurrò – anche se penso di dover comprare delle nuove scarpe ad Annabeth – continuò facendo una smorfia disgustata.
Si ritrovarono in un corridoio completamente bianco e perfettamente moderno.
Per un attimo sembrò a entrambi di essere tornati alla base della CIA.
Dopo dieci metri il corridoio girava a sinistra. Li percorsero in perfetto silenzio e si affacciarono piano per capire cosa li aspettasse.
C’era un altro corridoio, della stessa identica lunghezza che finiva con una semplice parete vuota.
A metà della sua lunghezza si trovava una porta controllata da due uomini armati.
Nico prese due pezze e le bagnò di sonnifero, poi ne passò una a Calypso.
Lei la accettò e si indicò fissandolo intensamente facendogli capire che sarebbe andata lei.
Prima che Nico potesse dire una qualsiasi cosa lei uscì allo scoperto e si avvicinò velocemente ai due con uno sguardo serio.
-Ancora qui siete? Non vi hanno detto i nuovi piani!?
Li stava distraendo.
I due uomini le puntarono le pistole contro, ma non spararono.
-Identificazione prego- disse uno dei due.
-Oh giusto, che sbadata! Eccola qui la mia identificazione.
Alzò il piede dandogli un violento calcio al polso della mano che teneva la pistola, così velocemente che l’uomo non si accorse di nulla.
In attimo si ritrovò disarmato.
L’altro sparò, ma Nico gli arrivò alle spalle facendogli sbagliare direzione in modo che la pallottola colpisse il braccio del suo amico, poi gli premette il panno in bocca.
Nel frattempo l’altro era finito in ginocchio dopo aver urlato per il dolore al braccio, Calypo gli fu in un attimo sopra premendogli con entrambe le mani la pezza sul viso.
Quasi contemporaneamente i due uomini svennero.
-Interessante sapere che non appena due uomini vedono una bella ragazza non riescono più a fare il loro lavoro.- Commentò Nico mentre fissava quasi con disprezzo l’uomo che aveva davanti.
-Oh si, per questo di solito quelli come te sono più pericolosi.
Nico alzò la testa di scatto – Che vuoi dire?
Calypso non rispose e si avvicinò alla porta –Serve un codice.
Nico imprecò sottovoce –Se sbagliamo scatta l’allarme, non possiamo rischiare.
Calypso annuì e riattivò l’auricolare.
-Leo, ci serve un codice per entrare- ascoltò la risposta del ragazzo poi si rivolse al moro – Ha detto che ci pensa lui, intanto vediamo che possiamo scoprire qui.
Si misero a ispezionare i corpi dei due uomini.
Nico nel suo trovò un palmare acceso, mostrava una mappa con dei punti in rosso che lampeggiavano.
-Ho trovato tutto quello che cercavamo- disse con un sorriso recuperando il suo cellulare dalla tasca e facendo una foto. Non potevano rubarsi il palmare o l’avrebbero scoperto.
Quando lo rimise a posto, continuando a toccarlo con della stoffa per non lasciare impronte, tornò a fissare schifato l’uomo a terra.
-Cosa dovremo farcene di loro? Potremo ucciderli, loro lo farebbero.
-Noi non siamo degli assassini- commentò Calypso.
-Parla per te- mormorò Nico quasi silenziosamente.
Gli auricolari di entrambi si attivarono, era Leo.
Pensarono che stesse per dire loro il codice, ma le parole che uscirono dalla sua bocca furono ben diverse.
-Stanno arrivando, nascondetevi subito.
Facile a dirsi, come potevano nascondersi in un corridoio tutto bianco senza rientranze né nulla?
Poi Nico adocchiò una grata sul tetto: il condotto dell’aria.
-Okay- disse Calypso asciugandosi le mani sudate sulla gonna – Prendimi.
Gli saltò in braccio, Nico la afferrò per le cosce e lei si spinse in su riuscendo ad aprire la grata al secondo colpo, poi si arrampicò oltre il bordo.
Si sporse per afferrare il ragazzo e portare su anche lui, poi si richiusero la grata alle spalle.
Erano strettissimi, per metà sdraiati e per metà seduti, gli arti in delle posizioni abbastanza innaturali e lei era finita sopra di lui, anche se non sapeva bene come.
Nico abbandonò la testa all’indietro poggiandola sul freddo acciaio e poi commentò per smorzare la tensione – Leo non dovrà mai sapere di tutto ciò.
La ragazza sorrise divertita.
A quel punto sentirono dei rumori e si immobilizzarono.
-Lo sapevo che erano entrati, glielo avevo detto che l’avrebbero fatto questa notte, mi doveva ascoltare.
Questa era una voce femminile, a Nico sembrò vagamente familiare.
La collegò a un viso diversi secondi dopo, era la stessa che gli aveva chiesto solo un’ora prima di ballare insieme.
-Sta buona. Io volevo che entrassero, se siamo fortunati sono ancora bloccati li dentro, perché di essere ce l’hanno fatto a sorpassare questa porta visto che non è scattato nessun allarme.
Li sentirono fermarsi mentre l’uomo faceva un verso disgustato.
-Impediti. Mi sono circondato di impediti.
Due colpi di pistola. Un codice che veniva inserito. Una porta che si apriva.
-Allora, quanti sono?
-Per adesso 6, signore.
-Per adesso!? Vuoi fare la stessa fine di quei due la fuori? Voglio tutti i loro nomi, non possiamo andare a caso, devo sapere tutto di tutti, se ne saltiamo solo uno potrebbe portarci alla distruzione. Non posso intervenire fino a quando non conosco il mio nemico, lo capisci?
La ragazza rispose, ma la sua voce si perse non appena la porta venne richiusa dietro di loro.
Nico e Calypso aspettarono qualche secondo prima di tornare a muovere anche solo un muscolo.
Silenziosamente poi se ne tornarono da dov’erano venuti ignorando i due cadaveri a terra.
Risalirono le scale del sotterraneo quasi di corsa e ritrovarono subito Will e Annabeth.
Calypso raccontò tutto in linea di massima mentre si avviavano velocemente ai dormitori, distanziando quanto più possibile quel luogo da loro.
-Quindi non siete riusciti a entrare- commentò infine Annabeth affranta.
-No, ma abbiamo comunque tutto quello che ci serve qui- commentò Nico mostrando il suo cellulare –Ah e la ragazza che stavi cercando è Reyna, non Piper.
-Si lo so, l’abbiamo vista.
Vennero raggiunti da Leo mentre Nico guardava per la prima volta Will da quando era uscito di li.
-Perché hai il viso coperto di rossetto?
Il biondo arrossì – Abbiamo sentito dei rumori quando quei due sono scesi li sotto, così ci siamo nascosti e Annabeth è stata molto … Convincente.
Leo ridacchiò e commentò – Non rispondere allo stesso modo a Percy quando te lo chiederà in camera.
-Percy sarà troppo impegnato a ricordare la sua bella rossa- rispose acida la bionda –In ogni caso io non gli ho infilato la lingua in gola come ha di certo fatto lei, se è per questo non gli ho neanche toccato le labbra!
A quel punto andò via indispettita, dopo tre metri si girò ricordandosi qualcosa di importante – Ah Nico, mandami poi tutto ciò che hai recuperato nel tuo cellulare.
Non aspettò neanche una sua risposta affermativa che riprese il suo cammino.
-Forse dovrei accompagnarla- commentò Will pensandoci su qualche secondo, fece un timido sorriso rivolto un po’ a tutti come saluto, anche se fissò solo Nico, e corse dietro la bionda.
Erano rimasti loro tre, Nico borbottò al suo compagno di stanza qualcosa che voleva dire tipo “Ti aspetto in camera” e andò via anche lui.
-Sei stata grande- commentò a quel punto Leo leggermente imbarazzato.
-Anche tu- Calypso gli fece un enorme sorriso e poi gli si avvicinò di scatto, gli schioccò un velocissimo bacio sulle labbra e scappò via.

 
__________________________________________________
Ciao! :D Come avete passato queste feste? Presi abbastanza chili? Ahahaha
Di questo capitolo non ho molto da dire, come già dice il titolo tutto si concentra su Nico e Calypso che danno una nuova svolta alla missione.
Tra questo e il capitolo precedente ho parlato di tutte le coppie, come avrete notato qui si inizia e si finisce con la Caleo.
Annabeth non è assolutamente gelosa di Percy... nono.
E, lo so, non ho neanche accennato a Frank ed Hazel, ma spiegherò tutto in seguito! ;)
Will fa il bravo cavaliere fino alla fine, ma fissa solo una persona con quello sguardo quasi innamorato. E no, non è Annabeth.
Mentre Nico è stato davvero uno stronzo a interrompere il bacio tra Leo e Calypso, ma alla fine riesce a farsi perdonare lasciandoli soli ahah
Ci sentiamo il prossimo anno se sopravvivo alla notte del 31!
Un bacio, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Depressione ***


16.Depressione


Will e Percy si stavano dirigendo insieme alla lezione pomeridiana di quel giorno.
-Te lo giuro Will, ho sentito la sua lingua fino alla punta del culo.
Il biondo cercò di trattenere una risata con scarso successo.
-Quando non sei tornato in camera per metà notte, pensavo seriamente che tu ti stessi divertendo.
Percy lo fissò con uno sguardo di fuoco e il suo compagno di stanza iniziò a ridere più forte – Tutto questo per farla ingelosire e a lei non importa comunque nulla!
Will stava per rispondere che non era propriamente corretto, ma Percy strabuzzò gli occhi e afferrò il suo amico lanciandolo (letteralmente) dentro il bagno a qualche metro da li, chiudendosi la porta alle spalle e buttandosi a terra, quasi su di lui, per tappargli la bocca.
Will lo fissava con occhi sgranati.
Percy mantenne la mano sulla sua bocca per non fargli uscire neanche un suono, ma spiegò con un sussurro.
-Ho visto i suoi capelli rossi.
Will era indeciso se picchiarlo subito o aspettare la notte e soffocarlo nel sonno.
Da dentro uno dei bagni si sentì il tiro dello sciacquone, la porta aprirsi e i passi fermarsi di botto.
Dopo qualche secondo una figura nera si materializzò davanti i due ragazzi ancora a terra.
-Che diamine state facendo? Lo stai stuprando?- La seconda domanda era rivolta a Percy con un tono quasi annoiato.
Il ragazzo lo ignorò e imprecò sottovoce – Sta zitto, potrebbe sentirci.
Le sopracciglia di Nico schizzarono in alto e iniziò a guardarsi intorno per capire chi li potesse sentire, naturalmente non c’era nessuno.
Dopo qualche secondo il ragazzo sospirò e si portò i lunghi ciuffi corvini, che aveva davanti agli occhi, dietro la testa.
-Ragazzi. Se avete bisogno della roba chiedete a me e smettetela di tradirmi con altri spacciatori, che poi non sapete cosa vi danno e vi riducete in questo stato.
Will si tolse la mano di Percy dalla bocca, guardò Nico di sbieco e borbottò – Non siamo fatti, siamo perfettamente lucidi.
Nico incrociò le braccia al petto mentre si sfregava quasi distrattamente il braccio tatuato e questa volta alzò un solo sopracciglio.
-Okay, adesso mi sto seriamente iniziando a preoccupare per la vostra salute mentale …
Will aprì bocca per rispondere, ma Percy fu più veloce.
-Che carino ti preoccupi per noi. Fantastico, facci un favore. Esci fuori e vedi se c’è una ragazza dai capelli rossi. Se non c’è fai qualche rumore per darci il via libera di poter uscire, che so, il verso della balena. O il delfino, i delfini sono carini. Se invece c’è, tu non mi conosci.
-Il verso del delfino … si … - Li guardò per altri secondi cercando di capire se lo stessero prendendo in giro.
Si preoccupò ancora di più quando si rese conto che era perfettamente lucido.
-Voi due siete pazzi, dico sul serio.
Detto questo andò velocemente via dal bagno.
-Pensi che tornerà per farci sapere se abbiamo la via libera o meno?- Domandò Percy.
Will non ebbe neanche bisogno di pensarci un solo attimo.
-No, assolutamente no.
 
-Hey Frank!- Jason trovò l’amico nel cortile e lo affiancò tenendo il suo passo veloce.
-Ciao- rispose l’orientale in un borbottio.
-Com’è andata ieri? Non ti ho visto per tutta la sera.
Il ragazzo sbuffò e il suo umore peggiorò ancora di più, cambiò argomento.
-Ho sentito da Leo che la missione è andata bene, Annabeth sta controllando una mappa o qualcosa del genere?
-Si, sono riusciti a fare una foto a una mappa dei sotterranei, anche se è un vero e proprio labirinto e la leggenda è davvero incomprensibile.
Frank annuì pensieroso – Ce la farà.
-Oh si, è Annabeth.
Frank annuì di nuovo e allungò il passo – Scusa ma devo … Ho un impegno adesso.
Era palesemente ovvio che stesse scappando per non farsi fare più domande sulla notte precedente, non che Jason provò a seguirlo, scrollò semplicemente le spalle e riprese verso la sua meta.
 
-Ciao Nico- commentò Hazel, con voce non proprio entusiasmante, sedendosi accanto a lui nella panchina.
-Hey- rispose distrattamente il ragazzo mentre si rollava una canna a gambe incrociate.
La ragazza si guardò con sospetto in giro – Pensi che sia sicuro fartela qui, praticamente davanti a tutti?
-Oh si, più lo fai sotto il loro naso e più non ci fanno caso.
Se l’accese aspirando a occhi chiusi.
Buttò il fumo via mentre parlava – Sai che la ragazza che mi hai scaricato per il ballo, ovvero la tua compagna di stanza, è nostra nemica?
-Si, oggi Calypso mi ha raccontato tutto. Lei sa cosa sono io, ma non sa che io ho capito cosa è lei. Continuiamo a comportarci normalmente, penso di poter scoprire qualcosa di utile.
Il ragazzo annuì e le passò la canna. La ragazza la accetto e mentre aspirava andò decisamente meglio della sua prima volta.
-Sta attenta però.
-Siamo tutti nella stessa barca- poi cambiò argomento, tornandogli la canna con un mezzo sorrisetto – Reyna non ha fatto altro che lamentarsi di te, che le hai fatto?
Il ragazzo sbuffò – Voleva che ballassi. Figuriamoci.
Hazel sorrise ancora più divertita. Sorriso che scomparve non appena Nico fece la successiva domanda apparentemente innocente.
-A te? Com’è andata ieri notte?
La ragazza gli strappò la canna dalle mani per farsi un nuovo e abbondante tiro – Non ne parliamo.
Il ragazzo corrugò la fronte e lei spiegò meglio con le guance in fiamme –E’ stato terribilmente imbarazzante.
Nico era ancora più confuso –Pensavo che ti piacesse Frank …
-Mi piace Frank- lo interruppe subito lei diventando ancora più rossa.
-Le vicende che sono successe sono state abbastanza imbarazzanti. Penso che non mi vorrà rivolgere la parola mai più.
La ragazza fece un altro tiro e Nico le strappò con forza la canna, ormai quasi finita, dalle mani.
-Hey!- Protestò lei.
-Basta così, non vorrai perdere tutti i tuoi neuroni e diventare peggio di Percy e Will …
Hazel lo fissò confusa e lui mosse la mano come a voler scacciare qualcosa, facendole capire di lasciar perdere.
Nico la finì tutta mentre sentiva lo sguardo della ragazza su di se.
-Sta tranquilla- disse infine il ragazzo guardandola con un sorriso tirato e quasi triste –per Frank intendo, qualsiasi cosa sia successa continuerà a rivolgerti la parola, è palesemente ovvio che anche a lui tu piaccia, sarebbe un pazzo a non farlo.
La ragazza restò in silenzio per qualche secondo alla fine sbottò – Ho capito.
-Mh? Cosa?
-Del perché non riesco a capire se menti o meno.
-Adesso si che sono curioso.
-Tu hai una maschera da così tanto tempo che non sai più dove finisce questa e inizi tu. E se non conosci tu stesso qual è la realtà, come dovrei capirla io?
Nico boccheggiò senza trovare nulla con cui rispondere.
Hazel sorrise dolce e gli accarezzò i capelli facendolo sussultare per quel contatto estraneo –Sei davvero speciale Nico, ora capisco cosa Will ci trovi in te.
-Cosa centra Will?- Quasi balbettò Nico in un sussurro ritrovando la voce.
-Oh bè, lui l’ha solo capito molto tempo prima di me.
Gli lasciò un veloce bacio in guancia e andò via prima che Nico potesse rispondere in un modo qualsiasi.
 
Annabeth si sentiva uno schifo.
Non era riuscita a prendere sonno per tutta la notte, aveva due occhiaie che si vedevano a chilometri di distanza, non aveva neanche fame e aveva saltato i pasti per tutto il giorno, restando chiusa in camera in pigiama.
Era stata tutto il giorno cercando di decifrare le foto che gli aveva mandato Nico.
Aveva il letto cosparso di fogli pieni di appunti, teorie e opzioni e comunque non era riuscita a decifrare una singola cosa.
Tutto ciò la faceva sentire ancora di più uno schifo.
Ognuno di loro aveva un compito. Nico e Calypso erano riusciti a fare la loro parte, scoprendo più di quanto dovessero, in meno di 25 minuti.
E lei, dopo un’intera giornata, non era arrivata a nessuna conclusione.
Fu verso le otto di sera che sbuffò esasperata e per poco non strappò tutto quello che aveva scritto.
Si alzò e posò tutto dentro un raccoglitore, poi nascose il tutto in mezzo agli altri libri di scuola.
Si vestì rendendosi vagamente presentabile e decise di andare a cena.
Infilò dei jeans larghi, una felpa grigia ancora più larga e legò i suoi capelli biondi in una coda alta dalla quale parecchi ricci ribelli uscirono via, non se ne preoccupò.
Stava camminando fissandosi le sue superga grigie così utilizzate che avevano anche qualche buco, quando si fermò alla fine di un corridoio sentendo la voce del ragazzo che l’aveva tormentata tutto il giorno.
Non che lui lo sapesse.
Si rese conto che Percy stava parlando a telefono, la secondo opzione era che parlasse solo, ma Annabeth preferì ignorarla.
Si avvicinò di più al limitare del muro e ascoltò.
Non riuscì neanche a spiegarsi il perché di quella sua azione, ma per un attimo fece tacere il cervello.
La sua voce sembrava così triste e depressa.

 
_____________________________________________________________________
Buongiorno e buon anno! :3
Lo so, è stato crudele finire il capitolo così, ma ormai suppongo abbiate imparato a conoscermi ;)
Vado in ordine: Percy che la sera prima ha dato corda a Rachel solo per far ingelosire Annabeth e pensa di non esserci riuscito. Idiota.
Finalmente Hazel ha una teoria sul perchè non riesce a comprendere Nico, e gli ha anche messo qualche pallino in testa su Will.
Cosa è successo tra Hazel e Frank? Mhmm, ipotesi?
Scoprirete questo la prossima settimana, insieme alla conversazione di Percy al telefono.
A presto, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Manicomio ***


17.Manicomio


Percy si stava dirigendo svogliatamente in mensa per la cena quando il cellulare gli iniziò a vibrare.
Non appena vide chi lo stesse chiamando fece un sorriso.
Erano giorni che cercava di rintracciare il suo migliore amico, ma aveva avuto sempre il cellulare staccato.
-Grover!- Rispose felice.
-Hey amico, scusa se sono stato introvabile in questi giorni, siamo stati in campeggio e bè, il cellulare non prendeva proprio.
-Tranquillo, ti sei fatto perdonare chiamando proprio adesso. Mi stai salvando da una cena a base di depressione e solitudine.
-Adesso però non continuare iniziando a ripetere citazioni depressive di un qualche poeta morto almeno cent’anni fa- sdrammatizzò il ragazzo facendo abbozzare un sorriso a Percy.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Grover riprese – Allora, chi è che non te la da?
-Non è solo questo- si affrettò a spiegare il ragazzo dagli occhi color del mare.
-Ma come, non stiamo parlando di ragazze?
Percy sospirò e cercò di spiegare meglio al suo amico.
-Si, centra una ragazza, anzi forse anche due … Ma il punto non è se me la da o meno, io non … cioè … non voglio solo farmela, ecco.
Grover restò diversi secondi, forse anche minuti, in completo silenzio. Poi scoppiò a ridere.
-Okay, per i primi istanti ci stavo anche credendo, divertente. Adesso parliamo seriamente.
Percy sospirò – Sono serio amico.
Lo disse con tono di voce che non usava di solito, il suo migliore amico capì subito che stava davvero dicendo sul serio.
-Ti sei innamorato? Tu? Davvero? Mi sono decisamente perso qualche passaggio importante.
-Si chiama Annabeth, è stupenda Grover. Dovresti vederla, giuro è bellissima.
-Come ha fatto a non cadere ai tuoi piedi? Hai provato con “ti sei fatta male quando sei caduta dal paradiso?” o qualcosa di simile, con te hanno sempre funzionato se non sbaglio.
Percy abbozzò di nuovo un sorriso, anche se non contagiò né gli occhi né l’umore.
-Oh no, penso che se solo provo ad accennare a una frase del genere me le taglia le palle.
-Già mi sta simpatica.
-“Lavoriamo” insieme, ti giuro che non ricordo cosa le ho fatto, ma tre giorni dopo che ci siamo conosciuti mi ha baciato per distrarmi, poi mi ha piantato un calcio, dove non vorresti mai riceverlo, così potente che non sono riuscito a sedermi per un po’.
-Sei un’idiota Jackson- commentò Grover tra una risata e un’altra.
-So perfettamente di essere un’idiota, per questo sono così depresso, perché lei è così fantastica. Non è solo bella, ma anche brillante, intelligente, forte e un casino di altre cose. Non avrò mai chance con una come lei.
Grover restò in silenzio per un altro po’, forse non sapendo esattamente come consolare il suo migliore amico, di solito non avevano queste conversazioni, in effetti non avevano proprio mai avuto una conversazione del genere.
-Hai detto all’inizio che centravano due ragazze. Chi è l’altra?
-Oh, giusto. In pratica c’è stato un ballo ad Halloween.
-Cioè ieri …
Percy si corresse, pensava fosse passato molto più tempo.
-Ieri, si. Comunque c’era questo ballo ed erano le ragazze a dover invitare i ragazzi. Diciamo che io ho avuto una mezza discussione con Annabeth e alla fine ne è uscito fuori che c’era una ragazza che mi voleva, alla fine me ne sono uscito con la frase peggiore che potessi mai dire: “appena me lo chiede non perderò tempo a risponderle di si”.
-Scommetto che lei non si è ingelosita neanche un po’.
-Esatto! Non solo tutto ciò non l’ha sfiorata neanche un po’, ma quella ragazza, l’altra, quella con cui alla fine sono andato al ballo, è peggio di una cozza. Oggi mi sono nascosto così tante volte da non competere neanche con gli addestramenti fatti in un intero mese.
Grover scoppiò di nuovo a ridere.
-Fattelo dire amico, ti sei cacciato in un bel manicomio. Almeno te la sei fatta questa?
-In realtà … Non ce l’ho fatta.
-Okay, sei decisamente in un gran bel manicomio.
 
Hazel prese un bel respiro e bussò alla camera di Frank prima che ci potesse ripensare.
Le immagini della notte di Halloween gli invasero il cervello.
Frank era bellissimo nel suo smoking. Aveva anche messo una camicia viola, perfettamente in tinta con il suo vestito che aveva una gonna svolazzante fino al ginocchio.
Ed era stata la serata perfetta. Quella che magari tutte le ragazze sognano.
Non che Hazel ne sapesse molto, nella sua vita non era stata molto concentrata su tutto ciò.
E poi le cose erano diventate un vero e proprio casino. Lei aveva fatto un vero e proprio casino.
Avevano appena fino di ballare un lento ed erano a bordo pista.
Il ragazzo si era sporto leggermente in avanti per baciarla e lei si era tirata indietro, non sapeva neanche lei il motivo visto che lo desiderava tanto quanto lui.
Fatto sta che quel piccolo rifiuto la fece inciampare su uno strascico di un vestito lungo di un’altra ragazza.
Era successo tutto così in fretta che non ricordava neanche esattamente il susseguirsi degli avvenimenti.
Ricordava vagamente che stava cadendo e per restare in equilibrio si era aggrappata a qualcosa.
Quel qualcosa doveva essere la tovaglia di un tavolo, la tirò e le cose di sopra volarono giù.
Un paio di bevande finirono proprio sopra Frank rovinandogli il suo perfetto completo.
Qualcuno iniziò a sghignazzare per come l’aveva ridotto, ma a lui sembrava non importare.
Tutta la sua attenzione era concentrata su di lei, aveva uno sguardo così deluso che non aveva bisogno di essere accompagnato da nessuna parola.
Hazel entrò nella camera e tirò un sospiro per metà di sollievo, per metà di delusione quando vide che Frank non era li dentro.
C’era solo il suo compagno di stanza biondo.
La fissò per un solo secondo, poi con disprezzo commentò – Zhang non è qui.
Hazel annuì solamente, prima di andarsene si diede uno sguardo intorno, la parte di Frank era completamente messa a soqquadro, come se qualcuno stesse cercando qualcosa di davvero importante.
Si rese conto che non era poi così strano se la vista di quel ragazzo biondo gli creava un senso di familiarità e inquietudine.
 
Leo era seduto in modo quasi composto nel suo letto con il pc in grembo, controllando le ultime e-mail che gli erano arrivate di recente.
Se per recente si voleva mettere in conto il fatto che non aprisse la sua posta elettronica da diversi mesi, insomma, era molto più interessante hackerare quella degli altri.
Era tardo pomeriggio quando bussarono alla sua porta.
Tre secondi dopo entrò Calypso e, saltellando per non pestare i diversi vestiti sparsi a terra da non si sa bene quanti giorni, sia suoi che di Nico, arrivò al letto di Leo e si sedette al suo fianco.
Con un sorriso in volto gli mostrò il cellulare soddisfatta.
Lui non si concentrò subito su questo, era ancora troppo preso da  lei.
Non la vedeva da due giorni, esattamente da quando gli aveva rubato un bacio a fior di labbra.
E adesso si presentava tranquillamente nella sua stanza per mostrargli un sempl…
-Oh mio Dio! Come diamine hai fatto a passare questo livello prendendo tutte le stelle?
Lei sorrise divertita mentre Leo le strappava il cellulare dalle mani per contemplare per bene quel “miracolo”.
-Ho imparato dal migliore.
Lui la fissò con un mezzo sorrisetto, anche se era vagamente imbarazzato.
Calypso alzò gli occhi al cielo – Però adesso non montarti troppo la testa eh.
-Io? Sarai tu che ti monterai la testa rinfacciandomi questo- e indicò il cellulare – fino a quando non ti batterò con un record migliore, cosa che potrebbe richiedere giorni.
Lei ci pensò un po’ su, sempre divertita, mentre si mordicchiava il labbro.
-Si, in effetti potrei farlo, sarebbe terribilmente appagante.
Vide Leo sbuffare e mentre lei sorrideva ancora di più gli afferrò il volto con le sue piccole mani e lo attirò a se baciandolo.
Sentì il ragazzo sorridere sulle sue labbra mentre gli afferrava un fianco per portarsela più vicino.
Non fu per niente come quella notte, questo non era un bacio veloce e rubato.
Fu lento ma deciso, mentre entrambi non riuscivano a non sorridere.
Calypso riusciva ad alternare momenti di passione con quelli dolci in una maniera che faceva impazzire Leo.
Un attimo prima gli stava mordicchiando il labbro inferiore mentre giocava con la sua lingua, l’attimo dopo sfregava il naso contro il suo, in un bacio eschimese, e gli lasciava un leggero e piccolo bacio sulla punta.
La ragazza si ritrovò stesa sul letto, con Leo sopra mentre le sue mani vagavano dentro la sua larga maglietta. Non che le dispiacesse.
Nico aveva una specie di radar. Doveva averlo per forza se riusciva a interromperli ogni singola volta.
Questa fu l’unica cosa che riuscì a pensare Leo quando il suo compagno di stanza fece il suo ingresso.
Ma poi era davvero lui? Nico che rideva così tanto da aver bisogno di tenersi la pancia e asciugarsi le lacrime agli occhi? Da quando?
Okay, era tutto un sogno, doveva esserlo per forza.
-Oh, ciao- esclamò il moro normalmente, con ancora il sorriso sul viso, quando si accorse di loro. Andò tranquillamente nel suo letto e si mise a cercare qualcosa in mezzo a tutto il casino.
Come se non bastasse non era solo. C’era anche Will con lui.
Il biondo lo stava aspettando con le mani in tasca appoggiato allo stipite della porta.
Almeno lui sembrava vagamente imbarazzato.
-Ehm … facciamo subito- provò a dire con un sorriso –Ma sapete che nella lingua comune degli adolescenti, quando fate certe … ehm, insomma, quando la stanza è occupata ci si chiude dentro e ci si mette qualcosa dietro la porta?
I due ragazzi non risposero, ancora inchiodati nelle loro posizioni, anche se forse sarebbe stato un tantino meno imbarazzante se Leo avesse tolto le mani da dentro la maglia di Calypso.
Will iniziò a far vagare lo sguardo sul manicomio della stanza, poi videro una cravatta stropicciata buttata sotto una scrivania, era verde e l’aveva indossata Leo al ballo.
La prese e l’andò a ad annodare nella maniglia fuori dalla loro porta.
Poi sorrise soddisfatto – Ecco fatto!
Nico, che ormai si era messo in tasca tutto ciò che era venuto a cercare, lo fissò con uno sguardo sconvolto, poi fissò Leo.
Il ragazzo gli rispose con lo stesso sguardo.
Il moro deglutì e chiese – Ha preso quella cravatta … Vero?
Leo annuì lentamente.
Will si stava iniziando a preoccupare.
-Cosa gli avete … ?
Nico scosse la testa sconfortato e lo spinse fuori dalla stanza spingendolo per i fianchi.
-Cammina- lo incitò – E non provare a toccarmi se non ti sei prima disinfettato come si deve.
Si persero la protesta di Will quando Nico si richiuse dietro la porta.
Calypso guardò stranita il ragazzo che aveva sopra.
-Cosa avete fatto con quell’indumento?
-Fidati. Non lo vuoi sapere davvero.
Prima che lei potesse rispondere in un modo qualsiasi si ritrovò le labbra di nuovo occupate.

Il capitolo continua qui ---> 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3356955
_________________________________________________________________________________
Ciao!
Allora, prima di tutto parliamo del link in rosso. Quello è un Missing Moments. Il rating è rosso quindi ho dovuto pubblicarlo come OS a parte e continua quello che avevano iniziato Leo e Calypso, per chi non può o non vuole leggerlo sappiate che non agginge nulla di importante alla storia, quindi state tranquilli.
Ce ne saranno altri, nei capitoli più avanti per le altre coppie.
Altra cosa che vorrei dire, so che questi capitoli sono un pò, come dire, di passaggio. Cioè non centrano molto con la "missione", ma è una cosa voluta. In questo momento mi sto dedicando a mostrare i legami che si stanno creando e il maturare dei loro sentimenti. Fidatevi se vi dico che comunque la storia sarà abbastanza lunga e che arriveranno anche molti capitoli basati sull'azione.
Hazel ha finalmente una mezza idea che possa essere stato Ottaviano, quella sera, a drogarla. E sapete anche cosa è successo tra lei e Frank. Vorrei che capiate che lei prova qualcosa per lui, ma le è venuto quasi meccanico tirarsi indietro. Può sempre capitare, no?
La prima parte invece è dedicata interamente a Percy e Grover (vorrei anche ricordare che Annabeth stava ascoltando la conversazione, anche se sentiva solo le risposte del moro). Sinceramente mi è un pò dispiaciuto che dopo "Eroi dell'Olimpo" Grover sia praticamente scomparso. Tutti vedono Jason e Percy come migliori amici e non ho nulla contro di loro, mi piacciono insieme, ma prima di lui c'era Grover, non mi sembra giusto cancellarlo del tutto.
Alla prossima settimana! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Consapevolezze ***


18.Consapevolezze


-Forse è meglio se te le lavi una terza volta.
Will lo fissò male, ma rimise di nuovo le mani sotto il getto di acqua calda.
Nico era appoggiato con la spalla allo stipite della porta del bagno, le mani dentro la grande tasca della felpa.
-Mi spieghi che diavolo ci avete fatto con quella cravatta?
Nico abbozzò un nuovo sorriso ricordando quell’episodio.
Fu dopo circa 10 minuti che Leo tornò in stanza.
Aveva una terribile faccia da ebete, Nico era abbastanza certo che le cose con Calypso stessero andando a gonfie vele, ma non indagò oltre.
Si stavano sistemando per andare a letto quando Leo lanciò un’imprecazione e saltò indietro con una faccia schifata.
-Che c’è?- Domandò Nico curioso.
-Guarda li. Che schifo.
Con il dito indicò un punto nel muro che si trovava leggermente più sopra del suo cuscino.
Uno strano insetto grande quanto quattro dita e con delle lunghissime antenne sostava li tranquillamente.
-Schiaccialo- commentò incurante Nico.
-Ma che schifo! Io non me la sporco una mano, bleah!
-Che esagerato…
-Fallo tu.
Nico si limitò ad alzare le spalle –Non è mica sopra il mio letto, problemi tuoi.
-Oh e va bene!
Leo, sempre senza staccare gli occhi dall’orrendo animale, afferrò la prima cosa che trovò sotto mano, ovvero la cravatta verde che aveva indossato fino a pochi attimi prima e che aveva lanciato sul suo letto dopo averla tolta.
-Muori!
Quello fu il suo grande grido di battaglia, urlato mentre schiacciava l’animale con la mano coperta dall’indumento.
Fece un rumore terribile e schifoso.
Quando Leo ritirò la mano teneva la cravatta con due dita da un piccolissimo angolo di tessuto.
Il sangue e gli organi interni dell’insetto, ormai morto, spiccavano sul tessuto verde.
Entrambi i ragazzi fecero un verso schifato e Leo lasciò andare di scatto la cravatta che finì a terra indisturbata, in mezzo ad altri vestiti sporchi.
-Io quella cosa non la tocco più- commentò il riccio storcendo il naso.
-Ah! Non guardare me.
Nico se ne tornò al suo letto, si buttò sotto le coperte e borbottò –Buonanotte.
Nessuno dei due si era più preoccupato di quella cravatta fino a quando Will non l’aveva tranquillamente maneggiata.
-No, non penso che te lo dirò mai.
Rispose Nico con un nuovo sorriso in volto.
Will alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro esasperato, ma sorrise a sua volta. Gli piaceva vedere Nico sorridere, sembrava quasi tenero.
Anche prima era riuscito a farlo ridere.
Certo, non era stata proprio una cosa volontaria perdersi a fissarlo e andare a prendere in pieno un pilastro di pietra.
Nico l’aveva fissato quasi impassibile, poi era scoppiato a ridere.
Quando infine Will si fu lavato le mani così bene da aver sicuramente perso diversi strati di pelle, i due ragazzi si diressero in cortile.
Nico voleva fumare, era questo che aveva preso in camera, l’erba che nascondeva quasi meglio delle armi.
C’era freddo, ma Will lo seguì comunque.
Erano seduti uno di fronte all’altro, ognuno appoggiato contro il tronco di un albero.
Nico respirò una lunga boccata, mentre teneva il fumo nei polmoni fissò il biondo che aveva di fronte.
Era tutto racchiuso in se stesso, le guancie rosse per il freddo e i capelli smossi dal vento.
Non lo stava fissando a sua volta, ma dopo qualche secondo domandò –Perché mi fissi?
-Sei … Diverso …
Nico si morse la lingua dopo che, con quelle due uniche parole, lasciò andare il fumo che ancora tratteneva nel suo corpo.
Will corrugò la fronte.
-In che senso?
Il moro scosse la testa e fissò da un’altra parte –Ignorami.
Chiuse così il discorso e cambiò argomento.
In realtà la frase completa era “Sei diverso rispetto a Percy”.
Perché Percy e Will erano due poli totalmente opposti.
Nico si era preso una cotta per il moro dal primo momento che l’aveva visto seduto intorno a quel tavolo dove Era li aveva fatti conoscere, quasi neanche si era accorto di Will. Era uno qualsiasi degli altri.
Ma la consapevolezza che adesso il biondo non gli fosse più così indifferente lo colpì in pieno.
 
Era già abbastanza tardi quando Chris decise di andare finalmente in bagno a medicarsi il labbro e il naso.
Non voleva incontrare nessuno che avrebbe ingenuamente fatto delle domande che non avrebbero avuto nessuna risposta.
Dopo diversi secondi fu però raggiunto da Reyna.
I due ragazzi non si scambiarono nessuna parola mentre la ragazza lo aiutava a disinfettare per bene le ferite.
Per loro era abbastanza normale aiutarsi a vicenda, solo in questo modo sarebbero potuti sopravvivere in un posto del genere.
-Non possiamo continuare per tutta la vita così, prima o poi ucciderà anche noi.
Reyna lo sussurrò pianissimo all’orecchio dell’amico.
Erano soli, si, ma non eri mai certo di chi fosse in ascolto.
Ormai erano entrambi consapevoli che sarebbe finita in quel modo.
-Forse possiamo ucciderlo.
Mentre rispondeva Chris strinse le mani a pugno, non avrebbe avuto nessun rimorso a farlo, lo odiava con tutto il suo cuore.
-No, troppo rischioso, però …
-Però?
-Possiamo aiutare qualcun altro in questa missione.
Lo fissò intensamente negli occhi, in modo che capisse cosa intendeva.
Un sorriso sadico comparve sulle labbra del moro.
-Al momento giusto … Capiremo da che parte stare.
 
-Will.
Silenzio.
-Will…
Ancora silenzio.
-Will … Will …
Percy non si dava per vinto.
Fu dopo il decimo richiamo, circa, che la voce del biondo arrivò attutita da sotto il piumone.
-Mh?
-Sei sveglio?
E Will avrebbe imprecato, mandandolo a quel paese, lasciandogli correre una qualsiasi cosa. Il moro doveva ringraziare il fatto che fosse troppo assonnato.
-Si, Percy.
-Uhm, anche io.
Will fece un mugolio depresso, perché era capitato in stanza proprio con quel ragazzo?
-Che c’è?
Il moro ci mise un po’ a rispondere –No tranquillo, non voglio disturbarti.
Will si morse la lingua per non mandarlo davvero all’inferno.
-Oh tranquillo! Tanto, come hai notato, non riesco a dormire neanche io.
Doveva essere una risposta ironica, ogni singola parola sprigionava ironia.
Naturalmente Percy non lo capì.
-Va bene allora.
Will sospirò di nuovo, poi si girò per fissare l’amico dall’altra parte della stanza.
-Cosa pensi che succederà alla fine di tutto?
Will non si aspettava una domanda del genere.
-Che intendi dire?- Chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
-Sai, no? Quando salveremo l’America e bla bla bla, ognuno tornerà nel suo paese, pensi che non ci rivedremo più?
-Io … Non ci avevo pensato …
-Mi piace essere vostro amico, è divertente, non voglio tornare alla vita monotona di prima. Io … Non voglio stare lontano da Annabeth …
-Magari anche lei la pensa come te, non è detto che vi dovrete dividere per forza.
-Forse. Però non so, è stato crudele pretendere di diventare amici e creare questi legami, quando alla fine Leo tornerà in Messico, Hazel in Canada e Nico in Italia.
E Will non aveva pensato soprattutto a quello. Quanto poteva essere distante l’Italia?
Trattenne il respiro e non rispose, Percy la interpretò in modo diverso.
-Scusa, hai ragione, è tardi e hai sonno, ignora tutto quello che ho detto.
Poi gli diede le spalle, pronto ad addormentarsi.
Ma il sonno di Will era scomparso del tutto, come sarebbe potuto tornare a dormire dopo quella consapevolezza?
_____________________________________________________________________________
Allora! Eccomi qui con un capitolo quasi del tutto Solangelo.
Cioè, anche se Nico e Will non sono praticamente sempre insieme, fa comunque comprendere molte cose sui due ragazzi.
Ma andiamo con ordine. Sinceramente non doveva essere così questo capitolo, ma poi mi avete chiesto in tanti cosa avessero combinato quei due pazzi con quella cravatta, perchè Nico stesse ridendo per via di Will e cosa avesse preso nella sua stanza. Quindi ho deciso di dare una risposta a tutto alla fine.
Chris e Reyna... cosa dire su di loro? Non dice molto questo capitolo, ma possiamo decisamente intuire che non sono poi così fedeli al loro capo.
Ma tutto ciò ne parleremo in seguito.
Invece, per l'ultima parte, sappiate che è una scena accaduta realmente... quanto si possono odiare le persone come Percy? T.T
Va beneee, alla prossima settimana!
Un bacio, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Tutta colpa di un frullato ***


19.Tutta colpa di un frullato


-Ciao.
Frank sussultò al suono di quella voce sussurrata.
Era seduto a un tavolo della biblioteca e leggeva svogliatamente un libro interessante, ma era troppo distratto per gustarselo come si deve.
Si girò verso Hazel, era in piedi, le guance vagamente rosee, lo sguardo basso, le mani intrecciate dietro la schiena e si dondolava sui talloni.
Il cervello di Frank si scollegò e il suo saluto uscì molto come un borbottio incomprensibile.
Si congratulò mentalmente con se stesso.
Lei provò ad abbozzare un sorriso, poi gli indicò la porta e parlò, sempre a voce bassa.
-Vieni un attimo fuori? Devi dirti due cose.
Il ragazzo si limitò ad annuire, chiuse il libro lasciandolo sul tavolo e la seguì fuori.
Si chiusero la porta alle spalle e si fermarono in corridoio, momentaneamente deserto.
Hazel si girò a fissarlo e subito parlò – Ottaviano. E’ stato lui a drogarmi quella sera.
Frank strabuzzò gli occhi –Ne sei sicura?
-Al 70%. Quando lo guardo mi da un senso di familiarità e inquietudine, inoltre penso sia dalla loro parte, perché ieri sono venuta a cercarti in camera e aveva messo la tua parte a soqquadro, penso stia cercando qualche indizio che ti ricolleghi alla CIA.
Frank annuì pensieroso –Non mi è mai andato a genio, per questo non ho nascosto nessuna arma in camera, le ho date tutte a Percy in modo che le possano tenere nella loro.
Hazel strabuzzò gli occhi – E’ pericoloso.
Frank fece un quasi sorriso per rassicurarla –Hey, ti ricordo che sono il migliore nelle arti marziali, non ho bisogno di nulla, se non il mio corpo, per difendermi.
Hazel si rilassò leggermente, aveva captato verità nella sua voce, segno che non l’avesse detto solo per tranquillizzarla.
Poi abbassò di nuovo lo sguardo e parlò del secondo argomento – Mi dispiace, per quello che è successo.
-Oh, bè … Non preoccuparti, è stata colpa mia.
-Cosa? Non provarci, sappiamo benissimo entrambi che l’alcool è caduto per colpa mia rovinandoti il vestito.
Frank corrugò la fronte –Ma di che stai parlando? Io mi stavo scusando per aver provato a ba … si insomma- e divenne bordeaux – E tu non volevi. Scusa.
-No!- La ragazza si accorse di aver urlato un po’ troppo forte e si guardò intorno imbarazzata, poi puntò di nuovo lo sguardo nel suo, dorato e marrone.
-Lo volevo anche io … Mi sono tirata indietro perché pensavo che ti avrei deluso, che non sarei stata alla tua altezza e …
Frank fece uno sbuffo divertito –Semmai è il contrario. Mi piaci Hazel Levesque e penso di essere davvero un pazzo per volermi mettere con una ragazza che può captare ogni mia più piccola bugia, ma so che potrai perdonarmi, perché so anche che quando ti dirò quanto tu sia speciale e fantastica e bellissima mi crederai. Perché è la verità.
Hazel non disse nulla, si limitò a fissarlo con gli occhi lucidi e un sorriso quasi da ebete in volto.
Frank stava per morire dall’imbarazzo.
-Ehm … Posso baciarti adesso?
Hazel annuì impercettibilmente e chiuse gli occhi.
Sentì il respiro del ragazzo sempre più vicino, sentì le loro labbra che si sfioravano, lo sentì su di se.
Mille farfalle gli si sprigionarono nello stomaco, lentamente alzò una mano per accarezzare una sua guancia non perfettamente liscia.
Proprio nel momento che stava per schiudere la bocca, per far diventare tutto ancora più intenso, qualcuno gli arrivò violentemente contro.
Li investì così forte che tutti e tre caddero rovinosamente a terra in un groviglio di arti e mugolii.
Si scoprì essere Leo, il ragazzo aveva anche fretta di rialzarsi e quasi peggiorò la situazione, continuamente guardava dietro di lui spaventato, non li degnò neanche di un’occhiata o di un semplice “scusate”.
Riuscì a mettersi in piedi, non prima di aver dato qualche ginocchiata a Frank non proprio volontaria, e corse via più veloce della luce.
I due ragazzi a terra erano sconvolti, non riuscirono però a dire una parola che un altro ragazzo spuntò, girando l’angolo da dove era arrivato Leo.
Anche Nico stava correndo veloce e sembrava infuriato, abbastanza infuriato.
Al contrario di Leo, però, si accorse dei due ragazzi a terra. Non che disse qualcosa, ma semplicemente saltò agilmente Hazel invece di calpestarla.
La ragazza si accorse anche che era completamente bagnato e lasciava un’intensa scia di fragola, come se si fosse buttato un’intera boccetta di un profumo con quella flagranza in testa.
Mentre si allontanava rincorrendo il suo compagno di stanza lo sentirono urlare – Appena ti prendo Valdez, ti uccido!
Okay, adesso si che i due ragazzi a terra erano veramente scioccati.
Il primo a riprendersi fu Frank che tranquillamente commentò – Io tifo per Nico.
 
Piper scoppiò a ridere e Jason non riuscì a non guardarla con quello sguardo quasi innamorato.
Gli occhi fissi su di lei a non perdersi neanche un particolare, le labbra socchiuse, le guance vagamente rosee.
Erano seduti sopra un davanzale in pietra di una delle enormi finestre dei corridoi al terzo piano.
Uno davanti all’altra e stavano studiando, più che altro Jason l’aiutava visto che sapeva già tutto, ma non lo dava troppo a vedere, o sarebbe stato strano.
C’erano un sacco di cose che lei non sapeva e non avrebbe mai saputo di lui, questi pensieri gli fecero distogliere lo sguardo per riabbassarlo sul libro che teneva tra le gambe.
-Che è successo?- Domandò lei inclinando la testa di lato dopo aver notato il suo cambiamento d’umore.
-Nulla- Jason le fece un sorriso.
Si era innamorato di Piper McLean ed era l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare.
Si era innamorato di Piper McLean mentre combatteva suo padre.
Si era innamorato di Piper McLean e lei non l’avrebbe mai saputo.
La ragazza non fece il tempo a dire qualcosa che una voce maschile urlò il nome di Jason allungando, forse un po’ troppo, la O e la A.
Nel corridoio, prima completamente deserto, era spuntato Leo, correva velocissimo, aveva l’affanno ma non accennava a fermarsi, dopo che ebbe attirato l’attenzione del suo amico con quell’urlo riprese – Vuole uccidermi! Aiutami!
Jason era sempre più confuso, fino a quando non spuntò anche il suo compagno di stanza.
Dalla faccia che aveva Nico il biondo fu sicuro che Leo si meritasse di essere ucciso.
Ma era comunque amico di entrambi e ricordò le prime parole che gli aveva detto Annabeth quando si erano conosciuti.
“Tu sembri quello più razionale qui dentro”
Quindi, chi altri avrebbe potuto salvarlo?
Sospirò pesantemente e si rivolse a Piper, la ragazza stava ormai cercando di trattenere le risate.
-Vai- disse prima che lui potesse aprire bocca – Però poi voglio sapere che aveva combinato.
Jason sorrise a sua volta, si alzò di scatto, le lasciò il libro insieme a un dolce bacio in guancia e corse dietro i suoi amici.
 
-Non solo ha smesso di parlarmi, ma non la vedo neanche più! Riesce a smaterializzarsi il secondo dopo che io entro nella stessa stanza dove c’è lei.
Percy, come al solito, si stava lamentando con Will di Annabeth.
Il suo compagno di stanza stava ancora cercando di ricordare quando fosse diventato il suo psicologo. Non che dovesse fare molto, Percy non sembrava volere risposte.
Erano andati insieme nei bagni per una doccia, Will lo stava ascoltando distrattamente da dietro la tendina blu della sua doccia mentre si toglieva anche l’ultimo indumento e lo poggiava vicino all’asciugamano.
Stava per aprire l’acqua quando la sua tendina venne riaperta così violentemente che si strappò dai ganci e finì a terra.
Davanti a lui c’era Leo Valdez.
Will gli imprecò contro e recuperò velocemente la sua tovaglia per attaccarsela in vita e coprirsi. Stava provando a chiedergli una qualsiasi cosa quando il ragazzo sussultò sentendo dei passi in avvicinamento, entrò in doccia senza troppi problemi e si nascose dietro Will.
-Ma che diavolo …
La frase gli morì in gola quando Nico, infuriato e sul procinto di uccidere qualsiasi essere vivente nel raggio di chilometri, gli si parò davanti.
-No. No. No. No. No. Assolutamente NO. Perché diavolo ci finisco sempre io in mezzo!?
-Vuole uccidermi!- Esclamò Leo –Non l’ho fatto apposta! E’ stato un incidente.
A quel punto anche Percy era stato attirato dalle voci, lui aveva ancora i boxer e li stava guardando visibilmente divertito.
-Sono scivolato mentre avevo in mano un frullato alla fragola … - Borbottò allora Leo.
In effetti il moro che aveva davanti sembrava bagnato, anche se nei vestiti neri non era riuscito a distinguere le macchie colorate da semplice acqua.
-Will. Togliti.
E Will avrebbe obbedito subito. Sia per il tono gelido con cui il moro l’aveva detto, sia perché era stufo di finire sempre in mezzo a quelle situazioni, anche se poi dopo sarebbe toccato a lui ricucire la massa sanguinolenta che sarebbe stata Leo.
Ma quando provò a muoversi Leo gli artigliò la schiena per non farlo muovere, Will era inoltre troppo impegnato a tenersi su la tovaglia che gli stava scivolando sui fianchi e a non scivolare per via delle piastrelle bagnate.
Fu Leo a prendere la parola.
-Oh andiamo Nico, dovrai passare sul suo cadavere per prendermi e tu non vuoi ucciderlo, vero? È così ben dotato.
Percy scoppiò a ridere.
Will divenne rosso, tutto rosso, dalla testa ai piedi. Non proprio un bello spettacolo se consideriamo che era per il 95% nudo.
Nico sbarrò gli occhi e quasi urlò – Che cosa!?
-Non aiuti Leo, non aiuti per niente.
Dopo aver borbottato quelle parole Will guardò Percy, chiedendo silenziosamente aiuto.
Il ragazzo dagli occhi color del mare sembrò capire e si avvicinò a Nico lentamente.
-Okay amico, senti …
Fu a quel punto che scivolò in avanti, si aggrappò a Nico per reggersi e volarono entrambi a terra.
Ma davanti a loro non c’era solo pavimento, c’erano anche Will e Leo.
Jason entrò nel bagno con l’affanno.
Poi sbarrò gli occhi non credendo davvero a quello che stava vedendo.
-E’ una specie di … cosa?- Chiese incerto.
Non riusciva neanche a capire a chi appartenesse quella gamba o quel braccio, per non contare che due di loro erano nudi, o quasi.
Quello messo peggio sembrava Percy.
Il ragazzo era a terra a pancia in su. Sopra di lui Nico era spostato di 180 gradi circa e formavano una croce. Sopra ancora, sulla sua schiena stava Will, ingarbugliato con un piccolo asciugamano e Leo, che era a sua volta intrecciato con le gambe di Percy.
Alla voce del nuovo arrivato quasi tutti sussultarono spaventati.
Nico fece un mugolio di dolore e ringhiò – Dio Will, mi hai distrutto il culo.
Jason immaginò che il biondo gli avesse appena dato una ginocchiata, visto che aveva anche visto il movimento della sua gamba dopo lo spavento, ma non poté non aprire la bocca ancora più sconvolto.
Nico alzò la testa di scatto, sconvolto quasi quanto lui dopo essersi reso davvero conto delle parole che gli erano uscite dalla bocca e di quanto queste potessero sembrare strane.
-Sapete che c’è?- Annunciò Jason allontanandosi lentamente con le mani in alto, come a volersi difendere – Non voglio sapere cosa state facendo. Non m’interessa, davvero.
-Ma che cosa hai cap …
Neanche finì di far parlare Percy che scappò via borbottando “Ma che razza di amici mi…”
In tutto ciò Leo era riuscito a sgarbugliarsi e gli corse dietro.
Il secondo che si liberò fu Nico, si trascinò fino al muro della doccia e si accasciò stremato dalla corsa di prima, poi guardò entrambi i suoi amici ancora a terra e borbottò un “Vi odio” non tanto convinto.
Percy iniziò a canticchiare tranquillo e rialzandosi tornò alla sua doccia.
Will fissò Nico per qualche altro secondo, poi fece un mezzo sorriso.
-Nico?
-Che vuoi?- Rispose scorbutico il moro fissandolo di sottecchi.
-Puzzi davvero come un frullato alla fragola vagante.
A quel punto Nico l’avrebbe davvero strozzato.
Ma Will alzò semplicemente una mano e girò una levetta, inondando il moro di acqua gelida.
___________________________________________________________
Va bene, sono decisamente di fretta, quindi vado veloce!
Sappiare solo che mi sono divertita un modo a scriverlo e non facevo altro che pensare "ship, ship, ship".
Frazel, Jasper e Solangelo (OTP).
Ma soprattutto, come non si può non amare l'amicizia tra Nico e Leo? AHAHAHA
Alla prossima settimana, spero che vi sia piaciuto!
Deh​
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Famiglia ***


20.Famiglia


Le tre ragazze stavano camminando nel buio corridoio così silenziosamente che neanche un gatto avrebbe potuto eguagliarle.
Non avevano bisogno neanche di una torcia, erano state abituate a destreggiarsi nella poca luce che dava la luna, che era anche a metà, riuscendo nelle loro missioni.
Sentirono dei passi e velocemente si nascosero dietro delle colonne. Quella scuola, costruita su uno scheletro di un vecchio castello, possedeva più nascondigli di quelli che potevano trovare in un normalissimo e moderno college.
Si scoprì essere un semplice ragazzo, assonnato e barcollante, che si stava dirigendo in bagno.
Quando scomparve oltre l’angolo, le ragazze ripresero il loro cammino.
La porta che stavano cercando era circa a metà di un piccolo corridoio, naturalmente era chiusa a chiave.
Non ebbero bisogno di parlare quando stabilirono cosa fare.
Annabeth ed Hazel si misero di guardia, una a destra e l’altra a sinistra, esattamente alle entrate dei corridoi.
Calypso recuperò una forcina dai suoi capelli e iniziò a lavorare sulla serratura.
Anche in questo caso non avevano acceso nessuna luce, quindi la ragazza ci mise più di venti secondi ad aprire la serratura, tempo che avrebbe rovinato i suoi record.
Quando la porta si aprì sgusciarono dentro e si richiusero la porta alle spalle, il tutto senza il più piccolo rumore.
Quando furono finalmente dentro si permisero di parlare.
-Non immaginavo fosse così enorme qui dentro- commentò Hazel guardandosi intorno una volta che le luci si furono accese.
Era deserta, ma solo perché erano quasi le due di notte, non sapevano per quanto altro tempo lo sarebbe stata, Calypso diede una soluzione alle loro silenziose preoccupazioni con un semplice “Dividiamoci”.
Ci vollero quasi 10 minuti, ma alla fine fu Annabeth a riuscire nella loro missione.
Ritrovò le sue due amiche ancora immerse nella loro ricerca, attirò la loro attenzione con un colpo di tosse e fece un sorrisetto vittorioso, mostrando quello che stavano cercando stretto nelle sue mani.
 
*30 minuti prima*
Leo non si era propriamente addormentato, si trovava in quella specie di dormiveglia, era infatti da due notti che non si faceva una sana e profonda dormita. Lo si poteva benissimo vedere dalle sue occhiaie marcate, non che fossero come quelle del suo compagno di stanza, ma ci stava arrivando.
Era proprio per lui che non dormiva.
Si riscosse dal suo dormiveglia quando sentì Nico tossire prepotentemente, quasi soffocando.
Si alzò di scatto, non nascondendo un sospiro, e si avvicinò al letto di Nico aiutandolo a mettersi seduto.
-Andiamo, ti accompagno in bagno.
Nico scosse la testa e afferrò il bicchiere quasi pieno d’acqua che teneva sul tavolino, bevendone un po’ a piccoli sorsi.
-Sto meglio, non devo andare in bagno.
Leo lo fissò, sembrava in effetti che la tosse fosse passata dopo averlo messo seduto, alla fine annuì.
Dopo tutta la storia del frullato e le minacce di morte, dove davvero Leo aveva temuto di non rivedere l’indomani, era stato salvato.
Non era certo se fosse stato merito di Percy, Jason o Will. Forse tutti e tre insieme.
Percy era scivolato portandosi dietro tutti loro, ma almeno Nico non era riuscito a saltargli addosso e strozzarlo. Jason era entrato nel momento perfetto, distraendoli e permettendo a Leo di fuggire via. E Will aveva infine gettato Nico sotto una doccia per fargli “raffreddare” i suoi bollenti spiriti, o almeno questo fu quello che gli venne raccontato successivamente.
Fatto sta che per il moro, quella doccia ghiacciata in pieno Novembre non aveva fatto propriamente bene e si era risvegliato con la febbre a 38 e mezzo.
Così erano due notti che si svegliava ogni 40 minuti per vomitare. Un’ora massimo se gli andava bene.
E Leo aveva capito che era molto più semplice aiutare il suo compagno di stanza ad arrivare al bagno, anche portandoselo di peso, piuttosto che ripulire le lenzuola sporche.
Quella notte invece sembrava stare un po’ meglio, aveva sempre attacchi di tosse e naso chiuso che lo facevano svegliare di continuo, ma non aveva rimesso neanche una volta, decisamente passi avanti.
Nico si sistemò meglio appoggiandosi alla tastiera del letto, consumò un nuovo fazzoletto e lo lanciò nel cestino ormai strapieno.
-Quasi quasi mi sento in colpa per come ti ho ridotto- commentò scrutando Leo per bene – Poi mi ricordo del frullato.
Leo abbozzò un sorriso – Almeno sei felice di non avermi ucciso, o non ti avrebbe aiutato nessuno a non soffocare nel tuo stesso vomito.
Nico si limitò a scuotere la testa infastidito.
Leo restò qualche altro secondo seduto sul letto dell’amico, per capire se non avesse davvero bisogno del suo aiuto, quando Nico gli disse qualcosa di davvero strano.
-Leo, voglio della Nutella.
Avete presente che quando si ha la febbre alta non si riesce a mangiare praticamente nulla? Che si ha la bocca così amara che ogni sapore è distorto e acido?
Bene, Nico non era una di quelle persone.
O meglio, quando stava male il suo cervello si concentrava solo su un cibo in particolare e riusciva a non farsi nauseare solo quel sapore. Poteva trattarsi di qualsiasi cosa, quella notte era capitata la Nutella.
-Dove pensi che ti possa procurare della Nutella alle due di notte?
Nico lo guardò male e con un tono di voce un po’ nasale rispose semplicemente –Sei un agente segreto, comportati da tale.
A quel punto a Leo era venuto il colpo di genio. Fece un sorrisetto e si affretto a prendere il cellulare.
 
Quando Annabeth, Hazel e Calypso arrivarono in camera di Leo e Nico non avevano rubato dalle cucine solo un barattolo di Nutella.
Trovarono Nico mezzo steso e mezzo seduto nel suo letto, sommerso da piumoni e coperte che con un broncio cercava di scacciare Will che cercava di fare il suo lavoro, sentirono borbottare quest’ultimo qualcosa tipo “Smettila! Sono ordini del dottore e tu mi darai ascolto”.
Percy si era addormentato mentre attendeva seduto in una sedia di una delle due scrivanie, aveva il capo reclinato all’indietro e stava visibilmente sbavando, nessuno sembrava averci fatto caso o semplicemente l’avevano volontariamente ignorato.
Frank stava per finire nella stessa situazione, aveva gli occhi socchiusi mentre stava seduto ai piedi del letto di Leo, ma si riscosse quando vide le tre ragazze rientrare con le braccia piene di roba.
Fecero lo stesso anche Jason e Leo, il primo seduto a terra appoggiato al letto del secondo, il quale c’era anche seduto sopra, stavano parlando di qualcosa che nessuno stava seguendo per davvero.
-Avevo detto di rubare un barattolo di Nutella- commentò Leo mentre la sua ragazza lasciava cadere tutto quello che teneva tra le braccia sopra il suo letto, seguita a ruota dalle altre due.
-Tesoro- rispose Calypso come se stesse spiegando qualcosa di complicato a qualcuno di immensamente stupido –Hai scritto che avremo fatto un “Nutella Party”, inoltre abbiamo appena scassinato una cucina, pensi che ci saremo limitate a prendere un solo misero barattolo di Nutella?
Leo avrebbe voluto protestare, ma la ragazza non aveva voglia di sentirlo, gli afferrò il mento e gli lasciò un bacio in bocca.
Annabeth si avvicinò a Percy e lo scosse da una spalla non proprio gentilmente.
-Svegliati idiota.
Percy si riscosse di scatto, quasi spaventato, poi si guardò intorno per mettere a fuoco la situazione.
Annabeth lo fissò con uno sguardo che il moro non riuscì a capire, alla fine commentò semplicemente “Quando dormi sbavi” e gli diede le spalle.
Hazel afferrò un intero barattolo di Nutella da 400 g. e lo portò a Nico insieme a un cucchiaio, glieli porse e affermò che era tutto per lui.
Inoltre nessuno aveva voglia di mangiare dal suo stesso barattolo beccandosi l’influenza.
Nico la ringraziò con un sorriso, mentre si cimentava a togliere la pellicola dorata che c’era subito dopo il coperchio tornò a fissare male il ragazzo biondo che era seduto al suo fianco.
Da quanto aveva capito la ragazza, Will aveva cercato di fargli prendere un qualche intruglio amaro e disgustoso. Nico era convinto che lo volesse avvelenare.
-Senza contare il barattolo di Nico ne abbiamo altri tre di Nutella, due pacchi di pancarré, due di marshmallow, scaglie di cioccolato e un paio di tavolette al cioccolato bianco, fondente, con le nocciole, le arachidi e al latte. Da cosa volete iniziare?- Frank aveva fatto il punto della situazione e adesso stava guardando tutti i suoi amici sparsi per la camera.
A quel punto tutti erano perfettamente svegli come se fosse pieno giorno.
 
-Ragazzi davvero, tutto questo non ci fa per niente bene, soprattutto a quest’ora- commentò Will decisamente poco convinto mentre dava un morso al suo tramezzino ripieno di Nutella e cioccolato bianco.
Non che il biondo volesse seriamente rifiutare tutto quel ben di Dio, ma si sentiva in dovere di avvertirli, era una sua responsabilità non farli morire per il diabete, no?
-Oh, sta zitto- rispose Leo con la bocca impastata – Piuttosto, sai cosa non ti fa bene? Stargli così vicino. Se prendi l’influenza anche te io ho smesso di trasportare la gente in bagno.
-Io non prendo l’influenza- rispose pronto Will, seduto nel letto di Nico – E comunque volevo stare comodo e il tuo letto è tutto occupato.
Era la peggior scusa di sempre, ma fecero finta di crederci.
Percy stava mangiucchiando una pezzo di cioccolato alle nocciole dopo averlo immerso nel barattolo della nutella e stava scrutando Hazel e Frank, i ragazzi erano seduti vicini nel letto di Leo, con la schiena appoggiata al muro.
-Fatemi capire, quindi voi vi siete messi insieme o no?
I due ragazzi diventarono bordeaux e iniziarono a balbettare qualcosa tipo “Bè … ecco … forse …”
-Guardate che vi abbiamo visto mentre vi sbaciucchiate in continuazione durante il giorno- si intromise a quel punto Jason con un sorriso.
-Sta parlando- commentò allora Calypso – Sbaglio o Piper ti odiava?
-Non avrà resistito al suo fascino- scherzò Percy.
I due ragazzi sembravano aver messo da parte i disaccordi. Jason si limitò a sorridergli.
Continuarono a mangiare iniziando conversazioni più o meno futili quando Hazel disse.
-Ragazzi, vi voglio bene. Siete diventati la mia nuova famiglia.
-Lo stesso è per me- rispose Leo, Calypso al suo fianco annuì convinta.
-Anche per me- proruppe Will e Annabeth sorrise annunciando il suo essere d’accordo.
A quel punto Nico borbottò – Ho creato dei mostri con tutto questo zucchero …
Risero.
Passarono così buona parte della notte, come una vera comitiva di amici, o meglio, come una vera famiglia.
___________________________________________________________________
Ciao! Ed eccoci di nuovo qui, alla fine di una nuova settimana.
Che dire? Dopo finalmente 20 capitoli (già siamo a venti?) capiscono di essere quasi una famiglia.
Hanno avuto un sacco di tempo per creare questi legami e vorrei ricordare il modo in cui sono cresciuti. Sempre a combattere e allenarsi, sempre soli, sempre impegnati in delle missioni che non uravano più di tre mesi. Questo è quindi quello che secondo loro si avvicina più a una famiglia.
E' ovvio che tra di loro ci siano antipatie e simpatie, chi più e chi meno rispetto a qualcun'altro. Ma comunque, nel complesso, hanno imparato tutti quanti a volersi bene.
Quindi, insomma, in questo capitolo non si parla di qualcosa nello specifico che serve alla missione finale, semplicemente volevo mostrare come si è evoluto il loro rapporto dopo 20 capitoli. (Rircordamo anche che i primi giorni era anche un "vediamo chi uccide prima chi").
Quindi, bè, spero vi sia piaciuto!
Alla prossima, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Neve ***


 
A OperaIncompiuta, penso proprio che con questo capitolo si possa dire quasi ufficiale l'inizio della Solangelo, c'è in particolare una frase di Nico che... spero capirai.
moonknight, grazie per aver detto di amare la mia storia ancor prima di scoprire che ero io a scriverla, spero di non deluderti.

21.Neve


A Leo scivolò la mano e cadde con la faccia dentro la minestra che stavano mangiando per pranzo.
E se non fosse stato per Calypso, che lo afferrò per il bordo della maglietta facendolo uscire fuori, ci sarebbe anche annegato.
-Hai decisamente bisogno di dormire- commentò la ragazza davvero preoccupata.
Leo annuì, era così stanco che faticava anche a parlare.
Recuperò svogliatamente un tovagliolo e cercò di ripulirsi come meglio poteva, notò anche che il led del suo cellulare si illuminava a intermittenza, segno che gli era appena arrivato un messaggio.
Aveva paura ad aprirlo e faceva bene.
“Dove sei finito? Ho fame. Mi porti un melagrano? O comunque della frutta, muoviti”.
Leo si accasciò di nuovo sul tavolo, Percy fece in tempo a spostargli il piatto prima che ci annegasse di nuovo dentro.
-Che dice?- Chiese poi curioso e Calypso lesse il messaggio ad alta voce.
-Senti Leo- annunciò a quel punto Will mentre si alzava –Hai davvero bisogno di dormire seriamente, usa pure il mio letto o vai da Calypso, fai te. Ci penso io a Nico.
Leo alzò di scatto la testa inviandogli uno sguardo pieno di gratitudine.
Will rispose con un semplice sorriso.
Quando se ne andò il suo posto non restò vuoto per molto tempo.
Una ragazza rossa si sedette con un sorriso smagliante – Ciao Percy!
Il ragazzo fece un mugolio disperato e rispose senza neanche guardarla – Rachel.
-Sembra che tu mi ignori dal ballo, ma sicuramente mi sarò sbagliata. Allora, facciamo qualcosa insieme questo pomeriggio? Ti va di venire a studiare da me?
Percy chiuse gli occhi, fece un lungo sospiro e infine si girò a fissarla – Senti, senza offesa, non che non mi sia divertito l’altra sera – okay, questa era una bugia, ma Percy non voleva offendere sul serio i suoi sentimenti – Ma forse è meglio se la f…
-Okay, non ti va di studiare, facciamo qualcos’altro per me non c’è problema.
Inaspettatamente fu Jason ad aiutarlo, si sporse sul tavolo e guardò la rossa con uno sguardo freddo, freddo come la neve che stava cadendo proprio in quel momento.
-Se non avessi capito, il mio amico è troppo gentile per dirtelo in faccia. Ma non gli va proprio di uscire con te, né di iniziare una qualsiasi tipo di relazione. Vi siete baciati? Fantastico. Non mi sembra che questo implichi l’inizio di qualcosa. Adesso perché non vai a fare la cozza con qualcun altro?
La ragazza boccheggiò in cerca di qualcosa da dire, poi si alzò ritrovando un po’ di contegno e andò via ancheggiando.
Percy fissò Jason con uno sguardo grato, il ragazzo alzò semplicemente le spalle, riprese a mangiare e borbottò.
-Tre giorni prima che uscisse con te si era fatto Ethan, il mio compagno di stanza, diciamo che non mi sembrava proprio una ragazza così affidabile.
-Uhm … grazie.
Percy si sentì uno sguardo penetrante addosso, ma quando rialzò il suo dal piatto quello di Annabeth si era già scostato.
 
Non erano ben certi su come fosse iniziata quella battaglia a palle di neve.
In realtà Hazel e Frank si stavano solo dirigendo in mensa dopo essere stati tutta la mattinata fuori per vedere Era in persona e raccontarle i progressi della missione, quel mese era toccato a loro due.
E poi Hazel era scivolata nel lastricato ghiacciato atterrando violentemente sul fondoschiena.
Fece un mugolio di dolore e una smorfia così tenera che Frank non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
Poi le si avvicinò e tra una risata e un’altra riuscì a domandarle se si fosse fatta male.
La ragazza lo guardò malissimo poi strinse una mano sulla neve e ne prese una bella dose, infine gliela lanciò colpendolo in piena faccia.
Quando si ritrovarono entrambi completamente bagnati, mentre la neve sciolta superava gli strati dei vestiti facendoli gelare dalla testa ai piedi, erano sdraiati a terra, completamente sfiniti.
Hazel rotolò di lato e si poggiò al suo petto guardandolo negli occhi con un sorriso quasi malizioso.
Frank la strinse di più passando un braccio tra i suoi piccoli fianchi, poi corrugò la fronte in una domanda muta.
Hazel si avvicinò al suo viso e sussurrò praticamente sulle sue labbra.
-Propongo di farci una doccia, non vogliamo mica morire congelati, giusto?

questa parte continua qui ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3378026

 
Quando la porta della sua camera venne aperta Nico era sotterrato sotto montagne di coperte, da qui commentò con voce roca – Finalmente, pensavo volessi farmi morire di fame.
-In realtà ci ho messo un po’ per cercarti un melograno, ma non l’ho trovato. Ho preso un po’ di uva, spero ti piaccia.
Okay, quella non era la voce di Leo.
Da sotto la coperta uscì un nido aggrovigliato di capelli neri e due enormi occhi dello stesso colore.
Il resto del viso rimase nascosto, celando al nuovo arrivato il sorrisetto divertito che era comparso sulle sue labbra non appena aveva visto come Will cercasse di mantenere in equilibrio tutta l’uva che aveva preso.
-E quella sarebbe un po’?
-Devi nutrirti per bene.
Rispose semplicemente Will mentre gli poggiava il vassoio in grembo una volta che lui si mise seduto, Nico aveva la sensazione che l’avesse appena rubato visto che non era molto certo sul fatto che si potessero portare i vassoi al di fuori della mensa, ma non fece nessun commento.
-E per la cronaca, Leo non aveva nessuna intenzione di farti morire di fame, solo che stava morendo lui annegato nel suo stesso cibo, aveva bisogno di dormire.
Nico si morse un labbro sentendosi davvero in colpa, rispose acido.
-Carino sacrificarti al posto suo.
-Guarda che non mi da nessun fastidio- rispose tranquillamente Will mentre scalciava le scarpe dai suoi piedi e si sistemava al suo fianco.
-Allora, mangi o devo imboccarti?
Nico lo fulminò con lo sguardo, poi prese un chicco viola e se lo portò alla bocca.
Quando sentì le labbra del biondo sulla sua fronte sussultò così forte che svariati chicchi d’uva rotolarono sulle coperte.
-Che diavolo fai!?- Lo aggredì Nico concentrandosi a raccogliere tutto per non doverlo guardare in faccia, in modo che non potesse notare il rossore sulle sue guancie.
-Il mio lavoro, stavo cercando di capire se avessi ancora la febbre alta.
-La mano?- Cercò di arrampicarsi sugli specchi.
-Siamo in pieno inverno, ho le mani gelide, non avrebbe avuto senso. Tua mamma non ti ha mai misurato la febbre così?
-Mia mamma è morta.
-Oh…- Will si maledisse mentalmente in tutte le lingue che conosceva, poteva essere così idiota?
-Va tutto bene, neanche me la ricordo- continuò allora Nico sentendo il suo silenzio – Comunque, qual è il verdetto?
Will fece un colpo di tosse e ritornò a essere “professionale” mentre Nico si infilava altri chicchi in bocca.
-Non è passata, ma sembra essere scesa, penso che tu l’abbia tipo a 37 / 37 e mezzo.
Nico sbuffò e borbottò infastidito – Tutto questo è colpa tua.
Will sorrise – Sono felice che siamo diventati amici.           
Nico alzò un sopracciglio – Come scusa?
-Bè, in caso contrario mi avresti già ucciso.
-Idiota- borbottò il moro mentre gli rifilava una violenta gomitata al fianco.
Will si appuntò mentalmente di tenere la bocca chiusa per il futuro.
E poi parlarono per buona parte del pomeriggio, Nico aveva anche mangiato tutto, sorprendo in primo luogo se stesso.
Parlarono dell’ultimo esame di Will, il quale era riuscito a passarlo con il massimo dei voti senza aprire libro, parlarono delle strane abitudini dei loro compagni di stanza e parlarono della neve.
Nico amava la neve.
Aveva iniziato a nevicare il giorno prima e adesso tutto il cortile ne era pieno, solo che il ragazzo non poteva andarci, non ancora almeno.
-Perché la neve?- Domandò Will davvero sorpreso.
-Perché no?- Domandò in risposta l’altro.
-Bè, la neve è un po’ tutto il contrario di te.
Nico abbozzò un sorriso quasi amaro – Forse è per questo che mi piace.
Will non rispose, ma non smise di fissarlo neanche per un secondo.
-Principalmente i miei album sono pieni di paesaggi invernali- buttò lì Nico interrompendo quel lungo silenzio mentre si sdraiava un po’ di più, la febbre si stava facendo sentire.
-I tuoi album?
-Non sei l’unico ad avere delle ossessioni, sai?- Nico lo guardò dal basso con un cipiglio imbronciato – Tu hai le tue macchine, a me piace la fotografia.
Will lo fissò davvero sorpreso, poi sorrise sincero.
-Diventi sempre più interessante, Di Angelo.
Nico borbottò qualcosa di incomprensibile e si girò dandogli le spalle, chiuse gli occhi.
Sentì solo il biondo ridacchiare e il suo “buonanotte” prima di cadere in un sonno senza incubi.
 
Quando aprirono la porta della sua stanza Percy era al pc, con la musica sparata a tutto volume nelle cuffie.
Non appena vide una massa di capelli lunghi e biondi staccò la musica e si fece scivolare le cuffie sul collo.
-Hey- disse con un sorriso ad Annabeth.
-Ciao- rispose lei vagamente imbarazzata guardandosi un po’ intorno.
-Ho bussato- si mise sulla difensiva –Ma non mi hai sentito.
-Si, scusami tu.
La ragazza era indecisa sul da farsi, ma alla fine entrò e si richiuse la porta alle spalle.
Afferrò la sedia della scrivania di Will e si sedette di fronte a Percy.
-Cercavo Will- spiegò.
Percy annuì quasi deluso –Sarà ancora con Nico,  considerando che è ora di cena e lui c’è andato a pranzo penso che il moro stia cercando una soluzione per occultare il suo cadavere.
Annabeth rise e Percy sorrise a sua volta come riflesso involontario.
-Sei … sei più carina quando sorridi.
Annabeth arrossì leggermente e spostò lo sguardo che si posò sullo schermo del computer aperto su una pagina di youtube.
-Mi piace questo gruppo- commentò Annabeth con un nuovo sorriso.
-Davvero? Io lo amo da, più o meno, quando si sono formati. Questa è la mia canzone preferita.
Annabeth lo scrutò per un po’, quasi mettendolo in soggezione, infine sospirò –Sai? Dovresti smettere di nascondere il vero te dietro una finta maschera da “sono un ragazzo fico, tutti mi devono amare”.
Percy corrugò la fronte, ma prima che potesse pensare a una risposta, la ragazza si alzò e rimise a posto la sedia.
-Comunque devo scappare, ho del lavoro da fare. Penso di essere riuscita a decifrare un qualcosa, avevo bisogno dell’aiuto di Will per questo, ma va bhè, chiederò domani.
Percy intuì che la ragazza aveva quel tono di voce sollevato per non essere risultata una completa schiappa in quello che infondo sapeva fare meglio. L’essere riuscita a decifrarne una parte ne era la conferma.
-Sta tranquilla, nessuno ha mai dubitato di te e delle tua capacità. So che ce la farai.
Annabeth annuì quasi pensierosa, stava per andarsene, poi ci ripensò e tornò leggermente indietro.
-Comunque … Insomma … Se qualche volta ti va, che so, di chiedermi di uscire … Si, bè, giuro che non ti prenderò più a calci.
Abbozzò un nuovo sorriso e andò via prima che il moro potesse rispondere.
________________________________________________________________________________________
Buonasera! Si, eccomi di nuovo qui di sabato notte, ma oggi mi sento particolarmente sveglia.
Alloraa, parliamo del capitolo.
Leo che quasi annega nel suo cibo. Si, proprio la morte degna di un eroe ahahaha
Percy e Jason che sono quasi amici. Si, insomma, penso che quei due troveranno sempre un pretesto per dar fastidio all'altro, ma quando si devono difendere, possono contare l'uno sull'altro.
La parte Frazel non è molto lunga e non succede praticamente nulla, ma mi serviva solo un pretesto per mettere la OS rossa che, per chi non potesse leggerla, ricordo sempre che non aggiunge nulla alla trama della storia, sono solo dettagli in più per nulla influenti.
La Solangelo. Dai, come si fa a non amarli? (Okay, forse io sono un pò di parte *coof coof*) comunque, abbiamo scoperto una nuova passione segreta di Nico. Perché la fotografia? Esattamente come per Will e le sue macchine, semplicemente mi andava. Ed è una cosa che potrebbe servire in futuro per unìidea che mi sta girando in mente da un pò.
Per concludere la Percabeth. Annabeth sta tornando ad essere a capo della situazione e ha ritrovato la sua fierezza dopo essere riuscita a decifrare buona parte del codice. Naturalemente, come ha già detto Percy, nessuno aveva messo in dubbio le sue capacità.
Ah, si, non dimentichiamo la sua ultima frase ;)
Deh

P.S. non sto facendo pubblicità avete presente i due autori citati sopra? Ecco, se non avete nulla da fare e vi state annoiando? Perchè non passate nelle loro storie? La prima scrive delle Solangelo fantastiche. Come si fa a non amarla? E il secondo è mio fratello divino da parte di mamma, quindi potreste dare una possibilità anche a lui, abbiamo lo stesso dna divino! AHAHA

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Esitazione ***


22.Esitazione


Percy era stato circa 5 minuti fuori dalla porta della camera di Annabeth esitando, indeciso se bussare o meno.
In realtà non aveva neanche una scusa plausibile per essere andato a trovarla, voleva solo vederla e basta. Ma cosa avrebbe detto alla ragazza?
“Hey ciao, siccome non ti ho visto a colazione volevo capire se fosse tutto apposto”
Come minimo Annabeth avrebbe risposto con un grugnito intimandogli di non disturbarla mentre lavorava e l’avrebbe mandato via.
Il ragazzo sbuffò per tutto il film che si era creato in mente, poi decise di ignorare tutto e bussò alla porta.
Qualcuno dall’altro lato rispose, ma Percy non riuscì a comprendere le parole, così entrò sperando di non interrompere momenti imbarazzanti di nessun tipo.
Il moro si sarebbe immaginato di trovarla a studiare alla scrivania, o a lavorare a computer, o semplicemente a leggere un libro sdraiata nel letto.
Non si sarebbe mai immaginato di trovarla in quello stato.
-Ehm … Annabeth? Che stai facendo?- Tentennò mentre si richiudeva la porta alle spalle.
La ragazza in questione era in uno stato pessimo e anche un po’ inquietante.
In calzette stava in piedi sopra la sua scrivania, la felpa aperta dalla cerniera pendeva lungo una spalla, in mano aveva due scarpe e le teneva strette, i capelli erano tutti arruffati e fissava con uno sguardo spaventato ma deciso il suo armadio.
Rispose al ragazzo senza distogliere lo sguardo da quello, quasi non sbatteva le palpebre.
-Fa silenzio, potrebbe sentirti.
Percy deglutì –Chi?
Quello di Annabeth fu meno di un sussurro –Il ragno.
 
Calypso era sdraiata nel suo letto a giocare a quello stupido e ipnotico gioco del cellulare.
Al suo fianco Leo dormiva beatamente, un braccio che le cingeva la vita e il respiro che le solleticava il collo.
Quando perse per la dodicesima volta di fila si limitò a sbuffare, poi chiuse l’applicazione e posò il cellulare sul comodino.
Inclinò la testa di lato e si girò a fissare il suo ragazzo immergendo una mano nei suoi soffici ricci scuri.
Si chiese come avesse fatto a innamorarsi seriamente di uno come lui.
Non era il tipico ragazzo alla quale le ragazze cadevano ai piedi al primo colpo, non qualcuno come Jason o Percy.
Leo era semplicemente Leo: testardo, iperattivo, esaltato, ironico e anche un po’ pazzo.
Nessuno di loro aveva passato una bella esistenza, nessuno di loro aveva avuto la vita semplice, chi più e chi meno, ma Leo nonostante tutto sorrideva sempre, era sempre euforico e pronto a far ridere gli altri.
Era soprattutto per questo che Calypso lo amava.
Avevano tutti un disperato bisogno di qualcuno come lui, lei per prima.
E quando tutto sarebbe finito, Calypso ne era certa, l’avrebbe seguito ovunque.
Senza alcuna esitazione.
 
Il giorno prima a Nico era passata la febbre, nonostante questo Will gli aveva espressamente vietato di prendere freddo e stare all’aria aperta, almeno che non fosse strettamente necessario.
Cosa aveva fatto il più piccolo? Naturalmente aveva passato più di un’ora sopra i tetti della scuola.
Ora era esitante di fronte la camera del biondo, indeciso se bussare o meno.
Ma poi, da quando Nico Di Angelo esitava per paura di ciò che pensavano le persone?
Imprecò mentalmente e stava per andare via, quando la porta venne aperta proprio dal ragazzo in questione.
-Ciao- esclamò il moro abbozzando un sorriso.
Cosa decisamente strana sorridere per lui, se ne rese conto anche Will, infatti lo scrutò corrugando la fronte e rispose incerto –Hey.
-Uhm…- Nico si morse il labbro, poi si tolse il giubbotto e mostrò il braccio destro. I tatuaggi erano ricoperti di sangue che fuoriusciva da un taglio sulla spalla –Penso di aver bisogno del tuo aiuto.
-Dio!- Esclamò il biondo esasperato mentre lo afferrava per il braccio buono e lo faceva entrare in stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Lo fece sedere sul letto mentre gli toglieva del tutto il giubbotto, poi velocemente andò a cercare tutto l’occorrente nei cassetti.
Quando lo disinfettò l’avvertì che avrebbe bruciato, ma quando passò il panno Nico non reagì in alcun modo.
-Che hai combinato?
-Stavo spiando Reyna- rispose il moro troppo in fretta.
-Da dove?- Will gli lanciò un lungo sguardo prima di fare l’ultimo nodo alla fasciatura.
-Dal tetto, poi sono scivolato.
-Sei un grandissimo idiota Di Angelo, ti avevo detto di non …
Nico gli tappò la bocca con una mano, contemporaneamente si avvicinò di scatto al suo viso.
Aveva uno sguardo di fuoco, i nasi che si sfioravano e le loro labbra divise solo dalla sua mano.
-Senti un po’ Solace, non ho alcun bisogno dell’aiuto di nessuno, men che meno del tuo, quindi smettila di dirmi sempre quello che devo o non devo fare. Sono sopravvissuto fino ad oggi così e non ho nessuna intenzione di cambiare per uno stupido biondino ossigenato. Chiaro?
Tolse la mano dalla bocca, ma non accennò ad allontanarsi neanche di un millimetro.
-Sono un po’ confuso, allora perché eri dietro la mia porta?
Nico strinse le labbra e divenne vagamente rosso, più che altro per la rabbia di non sapere come rispondere. Non centrava nulla il fatto che Will stesse fissando le sue labbra quasi come se volesse mangiarle.
Fu a quel punto che entrò Percy.
I due ragazzi si ricomposero all’istante trovando la giusta distanza di sicurezza e non poterono fare a meno di notare che la felpa che indossava il nuovo arrivato poteva finire dritta nella spazzatura, a meno che la nuova moda non fosse quella di andarsene in giro con i vestiti così bruciati che era più la pelle scoperta quella che coperta. E in pieno inverno non era decisamente una grande idea.
-Percy?- Chiese incerto Nico mentre il moro si infilava dentro l’armadio a cercare qualcosa di nuovo da mettere. Troppo concentrato nel suo intento non aveva neanche notato la posizione compromettente dei due ragazzi.
Afferrò una felpa rossa e la lanciò sul letto, poi si girò verso di loro e puntò un indice accusatorio contro Will.
-Non provare mai più a dare dell’acido ad Annabeth.
Will strinse le labbra per non scoppiare a ridere, da bravo compagno di stanza domandò quasi dispiaciuto –Che le hai fatto?
-Questa volta non centro nulla io! Sono solo una povera vittima che è stata messo in mezzo per sbaglio!
-Povero incompreso- Lo prese in giro Nico e a quel punto Will non si trattenne più scoppiando in una fragorosa risata.
Anche Nico iniziò a sorridere divertito.
Percy li fissò malissimo.
-Scusa amico- proruppe a quel punto Will cercando di darsi una calmata –Ma dovresti vedere in che stato sono i tuoi vestiti.
Il moro dagli occhi versi sospirò, si tolse la felpa ormai inutile e la gettò nel cestino di fianco la scrivania, poi infilò quella rossa.
-E’ stata tutta colpa di un ragno- borbottò infine –Sono arrivato da lei che stava cercando di ucciderlo, si era nascosto dietro l’armadio. Abbiamo aspettato che uscisse, ho detto ad Annabeth di non preoccuparsi, che l’avrei ucciso io pestandolo non appena fosse saltato fuori. Ma diciamo che non ha avuto molta fiducia in me. Così quando è spuntato e io stavo per ucciderlo, Annabeth mi ha lanciato contro l’intera bottiglietta di profumo. Quando la mia felpa ha iniziato a carbonizzarsi mi sono reso conto che quello non fosse davvero profumo. Si è giustificata dicendo che era un posto più che lecito per nascondere dell’acido. Era anche abbastanza soddisfatta, spero per la morte del ragno e non per la mia quasi morte.
A quel punto Will iniziò a ridere così forte che rotolò giù dal letto.
 
-Sua figlia sembra molto presa- annunciò Ottaviano.
Era seduto scompostamente su una delle due poltrone in pelle bianca davanti la scrivania lucente del suo capo.
L’uomo in questione era alzato, stava fissando il cortile sottostante da una delle finestre oscurate.
-Lo vedo- rispose freddo, si girò e torno alla sua scrivania sedendosi di fronte al biondo.
Gli lanciò un’occhiataccia e Ottaviano capì di dover togliere decisamente i piedi dalla scrivania.
-Sei sicuro che sia uno di loro?
-Più che sicuro, io e Reyna sappiamo fare il nostro lavoro. Jason Grace è stato mandato qui dalla CIA.
L’uomo fece una smorfia –E’ ovvio che stia usando mia figlia per arrivare a me.
-Ma non può visto che Piper non sa comunque nulla.
-Oh si- sorrise –Ma lui non lo sa.
-Cosa intende fare?
-Assolutamente nulla.
-Ma … è sua figlia e …
-E appunto saremo noi a usare lui, abbiamo la possibilità di scoprire loro cose, mentre non c’è nessun pericolo che a Piper scappi qualcosa. Visto che tu e Reyna sapete fare il vostro lavoro così bene, non capisco come mai non ho ancora la lista completa dei loro nomi sul tavolo.
Ottaviano ebbe il buon senso di non rispondere, strinse la bocca e incassò il colpo.
-Li prenderemo tutti.
-Lo spero per voi.
__________________________________________
Buongiorno!
Ed eccomi sempre qui, vado di fretta che ho fame ahaha
Allora, parliamo del rapporto Annabeth/Percy/Nico/Will? Quest'ultimo ha dato un'arma alla prima che ha usato contro il secondo e che di conseguenza ha interrotto il terzo e il quarto... (?)
No okay, ripeto, adoro Annabeth è il mio personaggio preferito femminile e non voglio farla passare per una stupida, ma essendo anche io figlia di Atena posso dirvi che quella è una reazione perfettamente normale u.u e dai... il rapporto della Percabeth si sta evolvendo sempre di più, no? AHAHAH
Anche la Solangelo diciamo, secondo voi che sarebbe successo se Percy non fosse tornato in stanza?
Calypso ha ormai messo in chiaro quello che prova per Leo e, tornando a quando Percy domandava cosa sarebbe successo alla fine di tutto, lei ha di certo le idee ben chiare.
Per concludere parliamo di Jason, anche se lui non è presente fisicamente. Il padre di Piper sa chi è e quale sia la sua missione. E, bè, secondo voi come lo vuole utilizzare?
Vado! Ciao ciao.
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Appuntamento... o quasi ***


23.Appuntamento... o quasi


Percy cercava di ricordare quale fosse stata la sua più grande figura di merda.
Insomma, una che riuscisse a superare quella appena fatta, s’intende.
Mentre girava per i corridoi di pietra pressoché deserti si rese conto che nulla avrebbe mai potuto superare quel giorno. E lui ne aveva fatte di figure di merda.
Sospirò mentre velocizzava il passo, aveva bisogno di una nuova seduta psicologica con il suo migliore amico. E se Grover l’avesse di nuovo mandato al diavolo chiudendogli la chiamata in faccia, era pur sempre disponibile il suo compagno di stanza.
Adesso che ci pensava sperò con tutto il cuore che Will non fosse in camera, sarebbe stato decisamente imbarazzante quando l’avrebbe visto in quello stato e lui avesse spiegato come fossero andate le cose.
Peccato che quando aprì la porta della sua camera dentro non ci trovò solo Will.
 
*tre ore prima*
-Will, sto per avere un attacco di panico!
-Mh, mh …
-Dico sul serio! Tu dovresti aiutarmi, sei un dottore!
-Che bello Percy, sono felice per te.
Percy gli lasciò correre una scarpa.
Il ragazzo in questione stava finalmente per avere un appuntamento con Annabeth, o almeno, qualcosa che gli somigliasse.
Percy, due giorni prima, le aveva chiesto di uscire e lei tranquillamente aveva accettato, come se non le facesse né caldo né freddo, poi era tornata a leggere il suo libro.
Adesso mancavano 15 minuti per le 20:00, orario stabilito per incontrarsi all’ingresso, e il moro era ancora in boxer (blu con dei pesciolini fluorescenti) e mezzo armadio sparso sopra il letto.
-Hai una mira pessima, sicuro di essere un vero agente segreto?- Commentò distrattamente Will quando la scarpa colpì il muro dietro di lui mancando solo di diversi millimetri la sua faccia, poi ricadde sopra le sue lenzuola.
Will l’afferrò dai lacci con solo due dita, come se fosse altamente contagiosa, e la rigettò a terra, poi tornò al suo cellulare.
In effetti era un po’ che ci stava attaccato, di tanto in tanto sorrideva, Percy si stava davvero chiedendo con chi stesse massaggiando. Non che gli importasse qualcosa ma… Davvero qualcuno era più importante della sua crisi di panico?
Come a sentire i suoi pensieri Will sbuffò, gli lanciò un semplice sguardo, poi cambiò posizione e tornò al suo cellulare.
-Hai detto bene: sono un dottore, non il tuo agente di moda. Però posso darti un consiglio: togliti quei boxer. Ma poi, dove diavolo li hai comprati?
Percy si fissò, poi ci pensò un po’ su -Dici che non le piacciono?
Will alzò gli occhi al cielo, rispose ironico mentre scriveva un messaggio.
-Nono, ne andrà pazza. Infondo dei pesci fluorescenti sono la miglior cosa per farti eccitare, no?
-E va bene mi cambio!
Riaprì il cassetto dell’intimo, stese ben 20 secondi a fissarlo, poi si schiarì la voce.
-Ehm, Will… Mi presti dei boxer?
Infine riuscì a vestirsi in modo elegante ma non troppo: scarponcini, jeans larghi e una semplice camicia blu scuro.
Per i boxer, a conti fatti, decise di tenersi i suoi, non che quelli di Will fossero migliori: o avevano faccine sorridenti o le tinte uniche erano colori improponibili tipo giallo o arancione.
Aspettò Annabeth all’ingresso, com’era stabilito.
Stava giocando con un sassolino nel cortile quando sentì una voce femminile –Però! Pensavo peggio.
Percy si girò di scatto, Annabeth era proprio davanti a lui, con un mezzo sorrisetto divertito in faccia.
Aveva lasciato i ricci sciolti a incorniciarle il viso, aveva pochissimo trucco e per questo la trovò ancora più bella. Aveva un vestito che arrivava al ginocchio bordeaux e degli stivali neri a metà gamba. Un semplice giubbotto di pelle per coprirsi.
-Hey stavo scherzando- si affrettò ad aggiungere la ragazza –Hai una faccia quasi spaventata.
Percy si batté il cinque mentalmente congratulandosi con se stesso, poi si riscosse e le sorrise dicendo la più banale delle frasi “Sei bellissima”.
Si ribatté il cinque mentalmente.
Poi però la serata si era aggiustata, per la prima parte.
In taxi avevano parlato tutto il tempo, conversazioni divertenti e intelligenti, senza perdersi in quel silenzio imbarazzante che avrebbe ucciso tutto l’appuntamento.
Annabeth scoprì che quel ragazzo non era poi così stupido come dimostrava ogni 30 secondi, non era neanche così superficiale, anzi.
Stava andando tutto decisamente perfetto, così perfetto che naturalmente non sarebbe durato.
Il ristorante che Percy aveva scelto era molto bello, si affacciava sul mare (quel ragazzo aveva una fissa per il mare) e si mangiava anche bene.
Erano seduti uno di fronte all’altra in un tavolo quadrato nella terrazza, un po’ isolati dal resto delle persone.
E poi era arrivato quel momento in cui Percy aveva solo due scelte: baciarla subito o collassare sul colpo.
Annabeth stava ridendo così magnificamente che il ragazzo la stava fissando con uno sguardo tremendamente imbarazzante da innamorato.
Naturalmente se ne accorse e smise di ridere, non facendo scomparire il suo sorriso, mentre lo guardava con intensità avvicinandosi di qualche centimetro.
E Percy capì che avrebbe avuto solo quel momento, quello o mai più.
“Mai più” era però quello che il destino aveva scelto al posto suo.
Anche Percy si sporse in avanti riuscendo a sbilanciare la bottiglia di vino che le cadde tutta addosso rovinandole il vestito.
La ragazza imprecò sottovoce, poi afferrò il tovagliolo di stoffa che davano e cercò di contenere il danno.
Ma Percy si sentiva in colpa e voleva aiutare, decisione davvero poco saggia.
Peggiorò la situazione così tanto che quelli del tavolo accanto chiamarono i vigili del fuoco.
Non si sa bene come ma riuscì anche a rovesciarle addosso il piatto con la metà di pizza che ancora doveva mangiare, quasi contemporaneamente fece abbattere la candela e il tavolo prese fuoco.
Dopo che furono ricoperti della schiuma dell’estintore, una Annabeth decisamente più furente di 10 donne con il ciclo gli lasciò correre il vaso con i fiori che avevano sopra il tavolo, l’unica cosa che si era precedentemente salvata dalla furia distruttrice del ragazzo.
 
“Chissà perché non mi sorprende che il tuo personaggio preferito sia Loky”
“Quanto mi piacerebbe avere il suo potere!”
“Ma vogliamo parlare di quanto sia affascinante? *Q*”
“I cattivi ragazzi piacciono sempre ;)”
“Ti credevo più modesto Di Angelo”
“Non ho mai detto che mi stessi riferendo a me, però ti ringrazio per avermi pensato subito”
La conversazione tra Nico e Will era iniziata quasi per sbaglio, poi l’argomento si era spostato sui film della Marvel e si erano scoperti entrambi dei grandi appassionati. In quel momento stavano parlando e commentando il film degli “Avengers”.
Tutta questo avvenne mentre Percy si lamentava con il biondo indeciso su cosa mettersi.
Quando, finalmente, il suo compagno di stanza andò via per la sua grande uscita con Annabeth, non prima di avergli chiesto almeno dieci volte “sicuro che sto bene?”, a Will venne una mezza idea.
“Senti Piccoletto, visto che siamo praticamente a sole poche camere di distanza e io mi sto annoiando a morte, vieni qui? Ci vediamo direttamente il film e lo commentiamo per bene in ogni minimo particolare.”
“Io, tu e Percy?”
Will fece una smorfia, era ovvio che il primo pensiero di Nico fosse su Percy.
“In realtà Percy è uscito con Annabeth…”
Scrisse questo e buttò il cellulare di lato sospirando, quando gli arrivò la risposta quasi non la lesse, sicuro che fosse qualche scusa per un rifiuto, ma il messaggio recitava un semplicissimo “Va  bene, arrivo”.
Will si ritrovò a sorridere come un’ebete, quasi subito ne seguì un nuovo messaggio, sempre da lui “E non chiamarmi piccoletto”.
Nico arrivò esattamente 8 minuti dopo, non che Will si fosse messo a controllare l’orario …
Aprì la porta e mise la testa dentro, iniziò a mordicchiarsi il labbro come se si sentisse a disagio.
-Ehm- proruppe infine –C’è anche qualcun altro.
Will corrugò la fronte e Leo fece il suo ingresso in camera, seguito a ruota da Jason e Frank.
Il primo aveva le mani piene di casse e amplificatori, pronto a trasformare quella stanza in un vero e proprio cinema.
-Ma le vostre ragazze?- Chiese Will mentre sistemavano tutto, cuscini e coperte incluse per mettersi comodi.
Leo scrollò le spalle e rispose mentre tutto concentrato collegava dei fili.
-Calypso, Piper, Hazel e Reyna hanno deciso di fare un pigiama party. Sai, cose da donne. La mia ragazza ed Hazel l’hanno vista come una buona opportunità per scoprire qualcosa in più da Reyna.
Il biondo si morse la lingua e non disse più nulla, qualche secondo dopo Leo aveva già trovato il film in alta definizione.
Nico e Will passarono quasi tutto il tempo a battibeccare per decidere quale fosse il supereroe migliore.
Leo continuava a lamentarsi degli effetti speciali e cose simili, qualche volta si univa alle discussioni dei due ragazzi affermando che naturalmente fosse Tony Stark il migliore.
Jason continuava a ripetere loro di stare zitti, anche se non ci metteva poi tutta questa convinzione.
Infine c’era Frank che continuava a chiedersi come fosse finito in una situazione del genere. A vedere un film che non aveva mai visto e che sembrava anche interessante se solo quelli gli avessero fatto capire qualcosa.
Fu durante la battaglia finale, praticamente la parte più bella e interessante di tutto il film, che la porta della camera venne aperta.
Fece il suo ingresso un Percy ricoperto di schiuma, acqua e terriccio, tutto sporco e con i vestiti mezzo bruciacchiati.
________________________________________________-
Buongiorno gente!
Allora, questo capitolo non serve praticamente a nulla per la missione, ma dovevo metterlo. Oltre al fatto che c'è un tributo alla Marvel visto che due giorni fa è uscito Deadpool (Io l'ho amato *^* correte a vederlo AHAHAHA)
Percabeth e Solangelo.
Due delle ship che amo di più.
E due "appuntamenti" finiti non proprio bene... Percy è semplicemente un idiota. Ma Annabeth lo amerà anche per questo, no?
Mentre per la Solangelo... mi sa che nessun aveva ben capito nella voce di Will il sottinteso "voi non eravate invitati".
E nulla, non c'è molto altro da dire su questo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Alla prossima! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Baci ***


24.Baci


-Pensi che un film in camera mia possa andare?
Jason ci pensò su – Si… penso che non dovresti fare così tanti casini li. Basta che fai sparire acqua e fuoco e dovrebbe andare bene – poi iniziò a ridere ripensando al precedente appuntamento dell’amico.
Erano passati quattro giorni da quell’indimenticabile sabato e Percy non aveva più sentito Annabeth.
Non che fosse lei ad ignorarlo o fuggire quando notava la sua presenza, ma era tutto il contrario.
Percy si sentiva così in imbarazzo che non aveva il coraggio di guadarla negli occhi, così era lui ad evitarla.
Era mattina e lui, Jason e Nico si stavano dirigendo insieme alle lezioni.
Percy stava cercando un modo per rimediare al danno fatto il sabato precedente e stava proponendo varie opzioni.
-Magari combini qualche casino mentre siete a letto, allora si che sarebbe davvero divertente- commentò il più piccolo.
Le guance di Percy diventarono vagamente rosse poi borbottò – Non ho mai detto che saremo finiti a letto insieme.
Fu il biondo a rispondere –Oh andiamo Percy, siete in camera, soli e al buio, tu sei terribilmente attratto da lei e lei non è comunque così indifferente, l’abbiamo visto tutti, cosa pensi che succederà?
Nico sbuffò – Mi dispiace per Will, si ridurrà come me, a bussare almeno tre volte prima che Leo mi dia il via libera per entrare, quei due scopano peggio dei conigli.
Jason sghignazzò e Percy si rivolse proprio a lui –Tu e … Come si chiama quella ragazza? Comunque lei, l’avete già fatto?
Il biondo scosse la testa – Ci vuole il momento perfetto, o almeno penso che sia quello che vuole lei, la prima volta deve essere davvero speciale, no?
Percy si ritrovò ad annuire mentre Nico scuoteva la testa – Non sono d’accordo. Fare sesso è una cosa umana, cioè è un bisogno umano. Non capisci davvero di essere innamorato di qualcuno scopandolo. Penso che baciare qualcuno sia davvero – fece una smorfia – speciale, come dite voi.
-Non ti seguo.
Nico sbuffò –Escludendo tutti gli stupidi giochi che puoi fare a quest’età dove in mezzo ci sono i baci. Intendo dire che quando baci qualcuno è perché lo vuoi davvero, no? Non è solo un bisogno di dare ai tuoi ormoni quello che vogliono. Per quello basta chiunque, ma penso che solo una persona possa farti sentire amato attraverso un singolo bacio … Devi solo trovarla.
-Quindi tu l’hai già fatto?
Nico quasi fulminò con lo sguardo Jason per poi rispondere –Non sono così “piccoletto” come pensate tutti. E si, ma non ho provato nulla sentimentalmente, anche se il mio corpo ha reagito in modo diverso, per questo resto del mio parere.
A quel punto allungò il passò mentre con la mano sinistra iniziava a sfregarsi il braccio destro, quello dei tatuaggi.
-Sentite, io vado di qua- e andò velocemente via, consapevole di aver detto davvero troppo.
Percy scrollò le spalle e tornò a parlare con il biondo –Quindi, l’idea del film mi sembra quella più plausibile per ora.
-Oh si … Uhm, guarda puoi metterla in pratica proprio adesso.
Percy alzò la testa quasi spaventato e si rese conto che proprio in quel momento Annabeth stava correndo verso di loro, era terribilmente in disordine ma aveva un enorme sorriso in volto.
Si fermò davanti ai due ragazzi, si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato e dopo qualche secondo si ricompose annunciando –Ne ho fatto più di metà.
-Grandioso- rispose Jason battendole in cinque.
Lei rispose tutta allegra e continuò –Penso che per Dicembre/Gennaio ce la possiamo fare, mezzo anno prima della loro scadenza.  Quindi penso di meritarmi una serata di svago, stasera tutti in camera di Calypso, ci sarà l’Alcool. Venite, si?
Jason annuì poi, insieme ad Annabeth, portò lo sguardo su Percy. Il ragazzo non aveva ancora detto una parola.
Si riscosse – Oh, ehm … Si, certo.
La ragazza annuì – Okay, vado ad avvertire qualcun altro.
E corse di nuovo via velocemente com’era arrivata.
Jason sospirò non staccando gli occhi dall’amico.
-Che c’è?- Si mise sulla difensiva Percy.
-Sei un’idiota Jackson, era il momento perfetto.
Continuò a camminare lasciandolo indietro, Percy ci pensò per qualche secondo, poi lo rincorse urlando –Hey! Non darmi dell’idiota, idiota ci sarai te!
 
-Ehm … Penso che la situazione mi sia un po’ sfuggita di mano …
Commentò Calypso grattandosi la testa mentre fissava tutte le persone rinchiuse nella sua stanza.
Non si era ben capito come ma si erano ridotti a 15, c’era più alcool di quello che immaginavano e qualcuno aveva anche portato del fumo. E no, questo qualcuno non era Nico.
C’era anche il compagno di stanza di Jason, un certo Ethan che a inizio anno aveva avuto una rissa con Percy. Ma quando questo fece il suo ingresso in stanza non disse nulla, ricordava ancora quanto il ragazzo dagli occhi color del mare fosse bravo a darle.
-Solo un pochino- commentò ironica Annabeth al suo fianco.
Piper, Drew e Silena (una nuova ragazza che nessuno aveva mai conosciuto, ma che sembrava simpatica) stavano chiacchierando sedute sul letto della prima.
Jason e Percy sembrava stessero discutendo, Leo e Will erano li accanto, ma parlavano per conto loro, totalmente indifferenti alla discussione che si stava svolgendo al loro fianco, anzi scherzavano e ridevano tranquillamente.
Il biondo però non poteva fare a meno di lanciare uno sguardo a Nico ogni trenta secondi circa. Annabeth si chiese davvero come Nico non avesse ancora capito quanto Will fosse attratto da lui, era così palese. Anche se non aveva ben chiaro se il più piccolo potesse ricambiare i suoi sentimenti.
Il ragazzo in questione era dall’altro lato della camera, davanti la finestra aperta, insieme ad altri due ragazzi con una canna in mano, né Calypso né Annabeth conoscevano i loro nomi.
Seduti a terra c’erano Reyna, Ottaviano e Frank. Quest’ultimo stava parlando loro tranquillamente cercando di scoprire qualcosa di utile, ma Annabeth sapeva che non sarebbe riuscito nel suo intento, perché i due ragazzi erano ben consapevoli di chi fosse realmente Frank. Nonostante questo anche loro rispondevano abbastanza gentilmente e cordiali, più Reyna che Ottaviano. Era scontato che anche loro stessero cercando informazioni da Frank.
Mancava solo Hazel all’appello, aveva detto che ci sarebbe stata, ma nessuno l’aveva ancora vista.
Piper si staccò dal gruppo con cui stava parlando e si avvicinò al suo ragazzo.
Jason le circondò la vita con un braccio mentre continuava a discutere con Percy.
Proprio quest’ultimo prese l’ultimo sorso della birra che stava bevendo svuotando la bottiglia, Drew fece un urletto che attirò l’attenzione di mezza stanza, poi strappò di mano la bottiglia vuota a Percy, l’alzò in alto come a voler mostrare un trofeo e annunciò – Facciamo il gioco della bottiglia!
Forse non tutti avrebbero accettato se non fossero stati così ubriachi, inoltre Drew apportò una modifica, invece di fare il classico “bacio, carezza, schiaffo” lasciò solo il bacio.
Solo Nico si tirò indietro e mentre tutti si sedevano in cerchio a terra lui restò seduto sul davanzale della finestra a finirsi la canna offerta da quei due ragazzi.
Ma Drew e Silena non vollero sentire ragioni e lo costrinsero a giocare, facendo in modo che rientrasse nel cerchio anche da quella posizione.
Nico si limitò a sbuffare, forse il fumo gli stava rendendo il cervello decisamente troppo leggero per replicare e iniziare una discussione che avrebbe sicuramente perso.
E così la mora fece girare la bottiglia che indicò Leo, subito dopo Piper.
Subito il ragazzo fissò Calypso e Jason quasi contemporaneamente, in realtà era decisamente indeciso su chi avere più paura, poi fece un sospiro e baciò Piper quasi castamente.
Il turno dopo toccò a Silena con uno dei due ragazzi che avevano portato il fumo, si baciarono così appassionatamente che per farli smettere i ragazzi intorno a loro dovettero fare diversi colpi di tosse.
Quando si staccarono Silena si aggiustò il rossetto sbavato, vagamente imbarazzata, mentre faceva girare la bottiglia che andò ad indicare Annabeth, la bionda sbuffò e lo fece ruotare a sua volta.
Stava per finire su Percy, ma solo per qualche centimetro non lo prese indicando la persona al suo fianco: Calypso.
-Uhm, non ho mai baciato una ragazza- disse prima di scrollare le spalle e spingersi in avanti.
Toccò a Frank e Drew.
Il ragazzo era davvero imbarazzato anche se il suo bacio fu un po’ meno casto di quello di Leo e Piper, ma quando la ragazza gli mise una mano tra i capelli per approfondirlo ancora di più si tirò subito indietro.
Fu il turno di Jason con lo stesso ragazzo che aveva baciato Silena, il biondo si sporse in avanti con una smorfia mentre Piper e qualcun altro cercavano di trattenere le risate.
No, Jason non era decisamente felice di baciare ragazzi.
Poi toccò di nuovo ad Annabeth, questa volta con un ragazzo: Ottaviano.
Percy fece una smorfia disgustata e fu il bacio più freddo e rapido di tutta la serata.
Toccò a Will, quando fece girare la bottiglia si fermò su Reyna.
Nico fece uno sbuffo quasi silenzioso quando, dalla sua posizione, riuscì a vedere benissimo le lingue dei due ragazzi che si incontravano.
Il turno successivo toccò di nuovo a Will, ma quando fece per scoprire con chi sarebbe toccato quella volta, la porta si aprì di nuovo.
Entrò Hazel con un sorriso –Scusate il ritardo, stavo facendo una cosa, che fate di bello?
Mentre parlava fissò tutti i ragazzi della stanza e si fermò a fissare Nico un po’ troppo intensamente, il ragazzo capì all’istante.
Guardò un attimo davanti a se, sussultò e si alzò quasi sollevato, poi si avvicinò alla ragazza –Prendi pure il mio posto, non mi piacciono questi stupidi giochi.
Lei annuì con un sorriso e lo aspettò alla porta, quando gli fu di fianco pronto per andare via, gli sussurrò a mezza voce – Scendi nei sotterranei, devi vedere delle cose, noi teniamo Reyna e Ottaviano.
Il ragazzo non rispose anche se lei non aspettò comunque una risposta, tornò al suo sorriso ed esclamò avvicinandosi agli altri –Vi siete divertiti a baciare il mio ragazzo, eh?
Quando il moro si richiuse la porta alle spalle tutti tornarono tranquillamente al gioco.
Will fissò la bottiglia a terra, non poté fare a meno di notare come puntasse nel vuoto lasciato da Nico.
__________________________________________________________
Hola!
Oggi mi sento particolarmente male (stupida influenza) quindi se ci sono stati più errori del solito, chiedo perdono.
Parliamo velocemente del capitolo.
Per quanto riguarda la missione non succede quasi nulla di nuovo, se non che Annabeth ha fatto progressi con quello che doveva criptare ed Hazel ha scoperto qualcosa di nuovo, mandando poi Nico.
Ho voluto concentrare il capitolo sulle interazioni sociali e su come passa il tempo un qualsiasi ragazzo della loro età, come appunto il gioco della bottiglia.
Mi sono divertita un sacco a creare tutte le coppie più improbabili. AHAHA
Per quanto riguarda il parere di Jason e di Nico riguardo i rapporti sessuali e i baci sono ben diversi, non vi dico in quale dei due io credo (anche perchè potrei pensare una cosa totalmente diversa) perchè sono del parere che entrambi siano giusti, ognuno infondo è libero di pensare quello che vuole.
Prima di giudicare vorrei comunque ricordare che ci sono ancora molte cose del loro passato che non si conoscono.
E Percy... Percy continua ad essere quell'adorabile idiota che tutti amano.
Alla prossima! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Film ***


25.Film


-Leo, sto entrando!
Calypso alzò gli occhi sul suo ragazzo quasi spaventata mentre quest’ultimo urlava un “Aspetta” decisamente isterico.
Il ragazzo dall’altro lato della porta sbuffò mentre iniziava a tamburellare le dita sulla porta.
Diversi secondi dopo i due ragazzi si ricomposero, Calypso totalmente nascosta sotto il piumone.
Quando Nico entrò non li degnò neanche di uno sguardo, andò velocemente alla sua scrivania e iniziò a cercare qualcosa.
-E comunque insopportabile ci sarai te- commentò Leo.
-Come?- Chiese distrattamente il moro.
-Guarda che lo conosco anche io il codice morse.
Nico fece un sorrisetto –Ci speravo.
Recuperò i fogli che cercava e andò via, sulla porta disse tranquillamente – Ciao Calypso.
-Ciao Nico- si sentì la voce della ragazza attutita da tutti gli strati di coperte.
Nico iniziò a correre per tutto il corridoio fino all’ala delle camere femminili.
Fuori pioveva a dirotto e tutto ciò faceva rilassare il ragazzo.
Quando arrivò davanti la camera di Annabeth ci trovò Percy, stava fermo li davanti mangiucchiandosi un unghia.
-Percy?- Chiese esitante.
Il ragazzo sussultò e si girò di scatto con uno sguardo strano –Nico! Cosa ci fai qui?
-Devo parlare con Annabeth … tu?
-Più o meno la stessa cosa …
Nico fece un sorrisetto divertito –Non hai ancora trovato il coraggio per rinvitarla, eh?
Percy balbettò qualcosa, poi disse di avere un impegno e che magari sarebbe passato qualche altra volta, infine fuggì via.
Nico scrollò le spalle, poi bussò.
Quando entrò in camera ci trovò solamente la bionda, la sua compagna di stanza era sicuramente a qualche lezione, anche se il suo odore colpì Nico non appena mise il naso li dentro.
Fece una smorfia decisamente disgustata e domandò –Ma come diavolo fai a vivere qui dentro?
Annabeth non ebbe bisogno di chiedere a cosa si stesse riferendo, rispose senza staccare gli occhi da ciò che stava scrivendo al pc – Non me lo chiedere, le prime notti ho pensato davvero di soffocare, poi ti abitui.
Il ragazzo si avvicinò al letto e scrutò lo schermo del pc, come previsto Annabeth stava cercando di decifrare quello che aveva trovato lui qualche settimana prima.
Tenendo lo sguardo fisso sullo schermo iniziò a parlare –Ieri sera, prima di andarmene via da quella specie di festa, Hazel mi ha detto di scendere giù perché c’era una cosa che dovevo vedere. Aveva ragione, hanno cambiato alcune cose, ti faccio vedere, magari ti aiutano in quello che stai facendo.
E senza aspettare una risposta le tolse il pc dalle mani, si sedette nel suo letto e iniziò a passare velocemente le dita sulla tastiera, qualche volta dava un’occhiata ai fogli che si era portato dietro.
Restarono in silenzio tutto il tempo, Nico si mordeva il labbro tutto concentrato nel suo lavoro, la ragazza invece fissava lui, più che fissare lo stava studiando.
-Sai che Percy passa metà del suo tempo fuori dalla tua camera? Cercando il coraggio, che evidentemente ancora non ha trovato, per chiederti di fare qualcosa insieme, se ho capito bene vuole vedere un film, e rimediare all’altra sera.
A Nico quella frase uscì di getto, ma non osò alzare lo sguardo sulla ragazza.
Annabeth si morse il labbro, ma non rispose.
Nico finì tutto quello che stava facendo, poggiò il pc al suo fianco e si alzò.
-Vedi, ora dovrebbe venirti più semplice. Sono stati stupidi, volevano intensificare le misure di sicurezza, ma mi hanno fatto capire il loro gioco- fece una breve pausa – comunque pensaci a quello che ti ho detto, tu ne hai la possibilità … Non la sprecare.
-Nico?- La bionda lo chiamò quando ormai aveva una mano alla maniglia. Lui non rispose né si girò, ma si bloccò, segno che stesse ascoltando.
-Grazie- disse semplicemente.
Nico non rispose in alcun modo mentre fuggiva via.
 
 -Che hai fatto al collo?- Chiese Hazel a Calypso mentre si sedeva al suo fianco per consumare il suo pranzo.
La ragazza in questione fulminò con lo sguardo il ragazzo, che si stava ingozzando di pollo, al suo fianco e rispose – Leo era un po’ troppo felice.
Hazel e Frank non poterono fare a meno di sghignazzare.
Qualche minuto dopo arrivò anche Percy, scrutò  Calypso per qualche secondo e poi iniziò a commentare –Sai di avere un enorme succhiotto nel …
-Certo che ne sono consapevole- esclamò la ragazza decisamente esasperata.
-Sono anche consapevole di dover iniziare a mettere una sciarpa.
E lanciò un’altra occhiataccia al suo ragazzo che neanche notò, troppo concentrato a giocare con il cibo.
Subito dopo al tavolo si avvicinò Annabeth con il suo vassoio strapieno.
-Senti Calypso …
-Diavolo si! So di avere un fottutissimo succhiotto sul collo!- Urlò esasperata la ragazza attirando l’attenzione di mezza mensa. Poi si alzò e andò via quasi correndo a testa alta.
Annabeth era rimasta con la bocca aperta ancora mezza shoccata, borbottò – Veramente io non volevo chiedere quello …
-Ma che ha?- Domandò Will unendosi a loro.
Leo sospirò e si ripulì le mani dall’unto, alzò semplicemente le spalle e fece per seguirla, non prima di aver commentato – Sarà in fase preciclo o come diavolo si chiami.
Will, Hazel e Frank iniziarono una conversazione e Annabeth si sedette accanto a Percy.
Mentre apriva la bustina di plastica, con dentro le posate dello stesso materiale, chiese tranquillamente – Allora, quindi ci vediamo un film questo pomeriggio?
 
-Questo è barare!- Si lamentò Jason.
-In realtà è perfettamente in regola- rispose Will con un sorriso –adesso tira, su!
Erano circa le cinque del pomeriggio e Will, Jason, Frank e Leo erano fuori, sulla neve, a giocare a calcio.
Will e Frank contro Leo e Jason.
Proprio quest’ultimo si stava lamentando perché doveva battere una punizione nella porta avversaria. Porta che stava difendendo Frank. La loro invece la stava difendendo Leo.
Chiunque, a occhio, avrebbe intuito chi avesse ricevuto più goal.
Jason sbuffò e si preparò a tirare. Quando diede il calcio lanciò anche una buona parte di neve che Frank riuscì comunque ad evitare.
Tranne la palla, quella la prese senza troppi problemi.
Il biondo sbuffò e ripresero il gioco.
Avevano Piper come unica spettatrice, stava seduta sotto un albero ricoperta di sciarpa, cappello e giubbotto per proteggersi dal freddo.
Venne affiancata da Nico che restò alzato, fissò i ragazzi per qualche secondo e poi chiese –Ma che stanno facendo?
-Stanno giocando a calcio, o almeno penso che sia questo il gioco …
Nico alzò un sopracciglio e tornò a fissare i suoi amici.
Fu diversi secondi dopo che Jason fece entrare per sbaglio la palla dentro la porta improvvisata.
Invece di esultare nascose il viso tra le mani imprecando.
Piper si alzò di scatto e improvvisò un ballo davvero imbarazzante, invocava Jason e la sua bravura.
-Non è bravissimo?
Solo quando fu interpellato, Nico decise di rispondere alla ragazza.
-Guarda che si è appena fatto un autogoal.
Lei lo fissò senza capire, lui sbuffò e spiegò meglio.
-Ha fatto un goal nella sua stessa porta. Ha sbagliato dando un punto alla squadra avversaria, non c’è poi così tanto da esultare.
-Oh …
Piper affondò le mani in tasca e il viso nella sciarpa, tornò poi a concentrarsi sul suo ragazzo.
Fu quando arrivò la palla a Leo, e questa la rilanciò in aria, che Jason e Will saltarono entrambi per prenderla.
Il risultato fu che la palla cadde indisturbata sulla neve candida, mentre i due ragazzi si davano una testata a vicenda, finendo entrambi sulla neve.
Piper fece un urletto stridulo e corse dal suo ragazzo, si gettò in ginocchio al suo fianco con uno sguardo davvero preoccupato.
-Stai bene? Oh mio Dio, ti sta già gonfiando un livido enorme!
Jason mosse una mano come a voler scacciare una mosca, volendo mostrare che non si era fatto nulla.
Infondo, vivendo da agente segreto, quei piccoli lividi erano all’ordine del giorno nell’allenamento, ma questo non poteva di certo dirlo alla sua ragazza.
In ogni caso lei sembrava comunque preoccupata, qualsiasi cosa lui le avesse detto.
Ma Jason non ebbe quasi nulla da obiettare quando lei gli si sedette a cavalcioni in grembo e, dopo avergli afferrato il viso caldo tra le sue mani gelide, lo ricoprì di baci.
-Così passa prima il dolore, no?- Disse con un sorriso.
Jason rispose malizioso –Sai, Pip? Mi fa davvero taaaanto male.
Al contrario della ragazza, che era scattata velocemente non appena i due ragazzi erano ruzzolati  a terra, Nico se la prese con comodo e, con un portamento del tutto disinteressato, si avvicinò a Will.
Si morse un labbro per non ridere e commentò –Devo dire che ti dona molto.
Si stava riferendo al livido che gli era appena spuntato in fronte, Will lo capì perché Piper aveva appena parlato con Jason di quello.
Il biondo alzò i suoi occhi blu su di lui cercando di fulminarlo con lo sguardo, mise su un broncio per nulla minaccioso e gli lanciò un mucchietto di neve con la mano destra, centrandolo in pieno petto.
-Sta zitto.
E a quel punto, Nico, non riuscì più a trattenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia.
 
Percy ci aveva provato, davvero.
Aveva pensato a tutto e nascosto qualsiasi cosa potesse creare danno con lui nei paraggi.
Credeva sul serio che questa volta sarebbe andato tutto liscio.
Si era anche fatto aiutare da Will, prima che Leo lo venisse a chiamare per andare a fare una partita a calcio fuori.
Il biondo afferrò il suo giubbotto e con un sorriso gli assicurò che sarebbe andato tutto bene e che lui si sarebbe tenuto alla larga per qualche ora, poi andò via.
E Percy, per un attimo, ci aveva anche creduto.
Aveva creato un nido caldo di coperte e cuscini nel suo letto.
Aveva preso un sacco di cibo spazzatura da sgranocchiare.
Aveva preparato il pc con il film, ecco il suo grande sbaglio.
Annabeth era bellissima nonostante fosse vestita normalmente: una felpa larga sopra dei jeans stretti.
Inoltre era anche una di quelle ragazze non schizzinose a voler mangiare porcherie perché ci tenevano alla loro linea. Percy l’adorava soprattutto per questo.
Mentre il ragazzo faceva partire il film, lei si era tolta tranquillamente le scarpe e, dopo essersi sistemata, si era infilata una manciata di patatine in bocca.
Poi il film era partito.
Annabeth sgranò gli occhi e si girò a fissare Percy decisamente incredula.
-Davvero Percy? Non sei divertente.
Lui quasi entrò nel panico –Cosa ho fatto?
-Spiderman.
Solo a quel punto Percy ci arrivò. Per prima cosa si congratulò con se stesso per averci messo così poco tempo, poi abbassò lo sguardo per nascondere il rossore che gli stava inondando le guancie.
Si morse il labbro e borbottò uno – Scusa … Non ci avevo proprio pensato. –poi rialzò lo sguardo velocemente e fece un sorriso imbarazzato – Provi ad affrontare le tue paure? Leo non mi ha scaricato altri film per il momento …
Lei sospirò, fintamente esasperata, e si morse il labbro a sua volta.
Alzò le spalle e borbottò – Va bene.
Il problema era che Annabeth non era una di quelle ragazze che non appena vedevano un film da spaventare si attaccavano al braccio del ragazzo facendosi coccolare e consolare.
Lei era semplicemente … Annabeth.
Il che voleva dire che infilzò, senza rendersene conto, le unghie nel braccio di Percy lasciandogli delle mezze lune sanguinolente.
Inoltre, non si sa bene come, a una parte sussultò così forte che diede una testata alla faccia di Percy.
Quando questo iniziò a perdere sangue dal naso, lei si alzò di scatto, terribilmente imbarazzata borbottò qualcosa sul fatto che fosse stato tutto un errore e che non sarebbe mai dovuta venire, poi scappò via.
Percy quasi scagliò il computer sul muro dalla frustrazione, era tutta colpa sua, era un completo idiota, lo sapeva e non riusciva a farci nulla.
Annabeth, invece, non era dello stesso parere. La ragazza era estremamente convinta che fosse solamente colpa sua. Per una sua stupida paura aveva creato casini su casini, facendogli soprattutto del male.
Mentre correva nella sua stanza gli occhi le si riempirono di lacrime di rabbia.
_____________________________________________________________________
Hola!
Scusate se aggiorno adesso, domani (oggi) sarò tutto il giorno impegnata e non mi andava di pubblicare domenica, quindi eccomi qui!
Allora, che dire di questo capitolo?
Intanto la missione va sempre pi avanti, Annabeth sta scoprendo sempre più cose, soprattutto con il nuovo aiuto di Nico.
Quest'ultimo l'ha anche spinta tra le braccia di Percy. Ora, non è che se l'è dimenticato di punto in bianco innamorandosi perdutamente di Will da un giorno all'altro, ma è abbastanza intelligente da capire che Percy non sarà mai interessato a lui.
Che poi, Percy non lo fa di certo ridere come fa un certo biondino continuando a crearsi bernoccoli in sua presenza, no? ;)
Parlando di quella parte, Piper non volevo raffigurarla come una ragazza stupida, ma penso che sia normale che non ne sappia nulla di sport ahaha
E per la Percabeth finale... Perdonatemi. Mi farò perdonare, promesso.
Un bacio, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Odio e Amore ***


26.Odio e Amore


-Sei pazzo?
Nico si materializzò al suo fianco in un lampo, afferrò il piatto di pasta al pomodoro che lui si era preso per pranzo e lo gettò nel primo cestino che trovò.
Will lo fissò a bocca aperta –Hai appena buttato il mio pranzo. E il pazzo sarei io?
Nico lo fissò malissimo mentre entrambi si avviavano a un tavolo vuoto.
-E hanno anche il coraggio di chiamarla pasta al pomodoro? Io direi più “ammasso informe con ketchup sopra”. Perché si, quella non era di certo pasta e il ketchup non può assolutamente essere il sostituto del passato di pomodoro.
-Io l’ho sempre mangiata così …
Nico sospirò mentre si sedeva di fronte a lui.
-Capisco che la cucina italiana sia la migliore, ma questa non è cucina italiana, questa è un’imitazione venuta decisamente male.
Will stava di nuovo aprendo bocca per parlare, ma Nico lo interruppe puntandogli l’indice contro.
-E non provare a dirmi che ti piace anche questo schifo.
Will sembrò vagamente imbarazzato –In realtà è così …
Il più piccolo sospirò rumorosamente e quasi si accasciò sul tavolo.
-Senti Will, un giorno te lo preparo io un vero piatto italiano, poi sentiamo cosa avrai da dire su questo schifo di cibo.
-Cos’è che ci prepari?
Leo spuntò dal nulla poggiando rumorosamente il vassoio strapieno proprio accanto al suo, poi si sedette continuando a fissare Nico, in attesa di una sua risposta.
Il ragazzo in questione si rese davvero conto di quello che aveva appena detto e, involontariamente, iniziò a sfregarsi il braccio ricoperto di tatuaggi.
-Stavamo parlando del cibo italiano- rispose allora Will mentre mangiucchiava della frutta, unica cosa rimasta sul suo vassoio. Per togliere del tutto Nico dal suo impaccio continuò –Dove l’hai lasciata la tua bella ragazza?
Leo alzò le spalle e diede un morso al suo hamburger –E’ in quei giorni del mese, quando sono entrato in stanza per chiederle se voleva venire con me a pranzo mi ha sbraitato contro. Metteva paura, davvero.
Will soffocò una risata sul suo cibo.
-Vi immaginate Hazel, Calypso e Annabeth con il ciclo sincronizzato?- Domandò Nico –Come minimo riescono tranquillamente nella missione in una sola giornata.
-E poi ci sterminano perché non hanno più bisogno di noi- continuò Leo.
Nessuno lo contraddisse.
 
Hazel era appena uscita dalla biblioteca.
Stava camminando velocemente per il prato bagnato.
Poco prima aveva piovuto, in quel momento aveva smesso, ma sembrava solo una cosa momentanea visto che il cielo era più nero di prima e prometteva temporale.
Fu a quel punto che vide Percy.
Era seduto su uno dei muretti bassi del portico in quel momento deserto.
Era con la schiena appoggiato a una colonna e stava fumando.
Hazel non potè fare a meno di avvicinarsi.
-Hey- disse attirando la sua attenzione – Va tutto bene?
Lui neanche la fissò mentre rispondeva – Si, si. Non preoccuparti.
Lei si morse internamente la guancia per non rispondergli che era un bugiardo.
Sicuramente ricordava che Hazel poteva benissimo capire che stesse mentendo, solo che non ne aveva proprio voglia di parlare.
Poi le venne un’idea e gli si avvicinò con un principio di sorriso –Ricordi, no?
-Che cosa?- Percy buttò la cicca della sigaretta finita a terra e si girò a fissarla.
-Siamo una famiglia, puoi parlarci di tutto quello che vuoi, noi saremo sempre pronti ad ascoltarti.
Gli strinse un braccio per rafforzare ciò che aveva detto.
Lui rispose al sorriso – Grazie Hazel, ma davvero, non è nulla d’importante. Non così tanto, non per voi.
Le arruffò i capelli con una mano e si alzò, allontanandosi lentamente.
Hazel rimase ferma a fissarlo, fino a quando non fu affiancata da un’altra persona.
-Guarda che congeli qui fuori- le disse Frank mentre le metteva un braccio intorno alle spalle.
Lei si girò a fissarlo e si perse nel suo sguardo.
Infine lo abbracciò strusciando la testa nel suo maglione caldo.
-Sono felice di avere te.
Frank sussultò a quella improvvisa dichiarazione, molto probabilmente le sue guance si erano anche imporporate.
Non rispose, però strinse Hazel a se un po’ più forte.
Passarono diversi secondi, o forse minuti, quando decisero di spostarsi dentro.
Stavano camminando mano nella mano quando Frank domandò – Non pensi sia tutto sbagliato?
-Cosa?- Chiese Hazel a sua volta corrugando la fronte.
-Questo. Tutto questo.
E indicò le loro mani intrecciate.
Hazel trattenne il fiato e cautamente chiese –In che senso?
Frank non poté non notare la sua faccia spaventata, così strinse la sua mano più forte e si affrettò a dire –Aspetta, aspetta! Che hai capito!
La ragazza tornò a respirare e gli diede un leggero pugno sulla spalla –Non farlo mai più!
Frank abbozzò un sorriso, poi riprese a parlare.
-Volevo dire: Era voleva che noi diventassimo amici per cooperare meglio, ma c’è anche il lato negativo. Più ci conosciamo tra di noi e più questi legami possono metterci contro. Inoltre, hai visto come si è ridotto Percy?
La ragazza storse la bocca –Qualche volta l’amore fa proprio schifo.
 
Annabeth stava pensando alla conversazione avuta la mattina precedente con Nico, mentre si dirigeva in camera di Percy e Will.
Erano quasi le dieci di sera, fuori pioveva a dirotto e in giro non c’era quasi più nessuno.
Quando bussò alla porta non ebbe nessuna risposta.
Era quasi tentata di andare via, forse entrambi i ragazzi stavano già dormendo. Ma si disse che non l’avrebbe mai saputo se non avesse controllato.
Aprì lentamente la porta, non chiusa a chiave, e infilò la testa al suo interno.
Il letto di Will era intatto e immacolato.
Percy invece si trovava nel suo, dalla posizione si capiva benissimo che si era steso per ascoltare della musica e poi si era addormentato.
Ad Annabeth spuntò un vero sorriso timido in volto, entrò chiudendosi ancora più lentamente la porta alle spalle e si avvicinò al letto del moro.
Si sedette al suo fianco e piano gli tolse un auricolare per portarselo al suo orecchio, era appena iniziata una delle canzoni che adorava di più.
Fu mentre iniziava il ritornello che sentì il ragazzo muoversi, lei si immobilizzò sul posto.
Percy aprì lentamente gli occhi, ancora visibilmente assonnato.
-Hey- mormorò con la voce impastata di sonno.
-Mi piace un sacco questa canzone- commentò lei con un filo di voce.
Il moro si aprì in un nuovo sorriso e le mise un braccio intorno alla vita, poi delicatamente le fece pressione per farla stendere con lui sul letto.
-Anche a me. Resti qui? Sono davvero stanco e non dovrei farmi odiare da te anche mentre dormo.
La sua frase si perse in un mormorio mentre chiudeva gli occhi e rientrava in quello stato di torpore.
Lei non fece resistenza, si tolse le scarpe ed entrò dentro il piumone mentre il ragazzo si accoccolava meglio sul suo petto.
-Io non ti odio, Percy- sussurrò infine mentre si faceva trascinare a sua volta nel sonno, cullata dalle note di quella bellissima canzone.
 
Verso le undici bussarono alla loro porta, Nico fece una specie di grugnito facendo capire a Leo che doveva andare ad aprire lui.
Leo fece come richiesto e si trovò davanti Will, un sorriso imbarazzato e un cuscino in mano.
Si portò una mano dietro la nuca mentre iniziava a parlare.
-Ehm… Percy e Annabeth sono insieme in camera, forse si sono messi insieme o forse lo faranno presto, comunque non mi va di dormire li quando potrebbero svegliarsi e fare cose poco caste- e fece una faccia disgustata al solo pensiero.
-Non è che potreste ospitarmi? Dormo anche a terra. Non so da che altra parte andare, Jason e Frank non sono in stanza insieme, ci siete solo voi e …
-Ok, ok. Non preoccuparti.- Rispose tranquillamente Leo facendolo entrare.
-Non può dormire a terra, si prenderà l’influenza come minimo- commentò Nico dalla sua postazione rannicchiata sotto le sue coperte nere.
Fuori un lampo illuminò il parco sottostante, il tuono arrivò pochi secondi dopo, quasi a voler dichiararsi d’accordo con le parole di Nico.
-Quindi dorme con te?- Chiese Leo corrugando la fronte.
Nico lo guardò impassibile per mezzo secondo.
-No, dorme con te- e lo disse con un tono che  chiuse ufficialmente il discorso e non ammetteva repliche, per marcare meglio la cosa si girò verso il muro e chiuse anche qualsiasi contatto visivo.
Leo si ritrovò a sospirare silenziosamente alzando gli occhi al cielo.
Non che gli facesse alcun problema dividere il letto con Will, lo trovava divertente e gli faceva davvero simpatia, ma aveva come la sensazione che il biondo sarebbe stato più felice con un’altra compagnia.
_____________________________________________
Hola!
Prima di tutto vorrei dirvi di non preoccuparti, questo è finalemente l'ultimo capitolo di passaggio. Dal prossimo ci saranno dei risvolti abbastanza importanti per la missione.
Sto aggiustando le cose tra Percy e Annabeth, per quanto mi sia divertita a fare andare i loro appuntamenti di merda (AHAAHAH) non sono poi così sadica... o almeno non molto...
La parte iniziale, quando Nico parla del cibo italiano e di quella che loro spacciano come pasta al pomodoro... Bè sappiate che non c'è nulla di inventato! Sono esperienze successe davvero che ti sconvolgono la vita.
Nico continua a comportarsi come non dovrebbe comportarsi con Will, soprattutto quando gli ha detto di stare con Leo nel letto, ha perso la possibilità che aspettava da una vita si lo so... Però gli ha promesso che un giorno gli cucinerà qualcosa ahaha
E niente, penso di aver concluso... solo...
Sappiate che per colpa di QUALCUNO *coof coof* Moonknight *coof coof* che mi ha fatto fissare con un paio di cose (vedi l'attacco dei giganti) non scrivo da circa due settimane, dovete ringraziare solo il fatto che avevo già pronto questo capitolo, sigh.
Alla prossima settimana! (spero...)
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Conversazioni notturne ***


27.Conversazioni notturne


Percy si svegliò in piena notte per via di un tuono.
Per un attimo pensò di star ancora sognando visto che a pochi centimetri dal suo viso si trovava Annabeth.
La ragazza aveva la bocca leggermente socchiusa, il respiro regolare e i biondi capelli ricci sparsi sul viso e sul cuscino in un ammasso informe.
Percy si perse a fissarla, non riusciva a credere a quanto fosse bella e contemporaneamente intelligente.
Così straordinaria in tutto ed estremamente lontana da uno della sua portata.
E poi reagì senza neanche pensare.
Non che lui pensasse spesso prima di fare ciò che gli passava per la mente.
Si protese in avanti e poggiò le labbra su quelle di lei, sfiorandole delicatamente.
Ci restò solo qualche secondo, ma quando si scostò non poté fare a meno di notare come Annabeth fosse sveglia.
I suoi occhi, di un grigio tempestoso, lo stavano scrutando intensamente, quasi a volergli leggere l’anima.
Percy si sentì sotto analisi, si mosse inquieto distogliendo lo sguardo dal suo.
Alla fine si schiarì leggermente la gola e mormorò –Ti prego, non prendermi a calci.
Stava chiaramente ricordando il loro primo bacio, aveva ancora i traumi dopo quel giorno.
Lo ricordò anche la bionda, infatti si aprì in un sorriso divertito.
Alzò anche gli occhi al cielo, infine lo afferrò per la nuca e lo riportò sulla sua bocca.
Successe tutto così in fretta che Percy non si rese conto di quello che stava succedendo fino a quando non se la trovò a cavalcioni sopra il suo bacino.
Non che avesse qualcosa da lamentarsi, più che altro sentiva il cervello annebbiato.
Era uno di quei momenti che magari aspetti da sempre, ma che sai non succederanno mai.
Quando si staccarono per riprendere fiato, Annabeth lanciò un’occhiata all’altro lato della stanza, più precisamente al letto intatto del compagno di stanza del ragazzo.
-Penso che domani dovremo ringraziare Will.
Percy annuì e rispose con voce roca – Decisamente.
Poi tornò sulle sue labbra.
[il capitolo continua qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3409519]
 
Chris sbadigliò mentre trascinava i piedi verso l’ufficio del suo capo.
Aveva sonno e freddo.
I corridoi deserti erano completamente gelidi, soprattutto mentre infuriava quel temporale, con gli spifferi che passavano tranquillamente i vetri delle finestre e l’acqua che gocciolava dentro dalle parti più malandate.
A circa metà strada incontrò Reyna, sembrava molto più sveglia di lui.
-Hai idea del perché ci ha chiamato a quest’ora?- Le chiese affiancandola.
-No, ma sicuramente sarà importante.
Andarono insieme in silenzio, gli unici rumori provenivano dalla pioggia e dal vento che scontravano le finestre.
Fuori era totalmente buio.
Quando entrarono nell’ufficio, completamente illuminato e immacolato, vi trovarono già Ottaviano.
Il signor McLean era seduto dietro la sua scrivania, aveva un tablet in mano e stava scorrendo qualcosa con l’indice.
-Signore- lo salutarono entrambi i ragazzi appena arrivati.
L’uomo non rispose, continuò a far scorrere l’indice e gli occhi su quello schermo illuminato.
Fu dopo qualche minuto che, continuando a non staccare gli occhi dal suo lavoro, chiese –Sapete dirmi perché, secondo voi, la CIA ha inviato un gruppo numeroso?
Silenzio.
-Siete così incompetenti da non sapermi trovare neanche una risposta?
Fu a quel punto che Reyna si schiarì la gola e provò –Perché hanno più possibilità di riuscita.
-Oh si. Adesso sai dirmi il perché non avrebbero dovuto mandare un gruppo così numeroso?
La ragazza si morse il labbro –Perché sono più scoperti nella difesa?
-Anche- l’uomo posò il tablet sulla scrivania, si protese in avanti incrociando le mani tra di loro.
Li fissò intensamente, ognuno di loro, poi fece un sorriso quasi sadico.
-Ma soprattutto, perché è certo che uno, alla fine, tradisce sempre.
Chris sbatté le palpebre confuso.
-Chi pensa che lo farà, signore?
-Non lo penso. Io già lo so.
-E come?- Chiese Ottaviano scettico. Tra tutti, lui era quello più rozzo che faticava a parlare con il giusto rispetto.
Di solito il signor McLean ci teneva al rispetto, ma in quel momento sembrava troppo eccitato per farci caso.
Rispose senza togliersi quel sorrisetto sadico dal volto, mentre gli occhi gli si illuminavano.
-E’ venuto lui da me. Questa notte.
-E chi è?- Chiese subito Reyna.
-Tutto a suo tempo.
Chris divenne ancora più curioso, ma sapeva che se avesse iniziato a discutere con il suo capo, sarebbe stata l’ultima sua azione.
L’uomo continuò, con un tono totalmente diverso. Quasi come un nonno che spiegava il senso della vita ai propri nipoti.
-Dovete capire che tutti vogliono qualcosa. Tutti hanno qualcosa o qualcuno che proteggerebbero fino alla morte. E loro non sono un’eccezione. Lui è stato il primo a capire davvero chi avrebbe vinto alla fine, non ha perso tempo a dettare le sue condizioni.
-Quindi li abbiamo in pugno.
-Non ancora, si deve convincere per bene. Ma alla fine sarà nostro.
 
Nico rientrò in camera chiudendosi la porta alle spalle nella maniera più silenziosa che conoscesse.
Ma Will era sveglio e si accorse comunque di lui.
-Dove sei stato?- Sussurrò per non svegliare Leo.
-In bagno- rispose troppo velocemente il moro.
Mentre si avvicinava al suo letto domandò – Perché non dormi?
-Perché dà calci e gomitate a non finire. Almeno se sto sveglio riesco a evitarle.
Nico sghignazzò poi, senza pensarci realmente, disse – Avanti vieni.
-Davvero?- Will lo chiese mentre, comunque, si era già alzato portandosi dietro il suo cuscino, non voleva che il moro cambiasse realmente idea.
Lui alzò le spalle avvicinandosi al muro per fargli spazio – Sei stato tu a chiamarmi “piccoletto” il primo giorno o te lo sei scordato? Staremo abbastanza comodi anche in due, ma non toccarmi.
Will non sentì l’ultima frase o forse la ignorò volontariamente.
Quando si stese accanto a lui, a pancia in su, con le mani dietro la testa, allungò lentamente una gamba per sfiorare quelle del più piccolo.
-Nico?
-Mh?
La loro era un susseguirsi di sussurri praticamente inudibili, in ogni caso Leo non sembrava uno che si svegliasse facilmente, ma aveva avuto comunque il loro stesso allenamento, era programmato a svegliarsi al minimo rumore.
-Ti ringrazio per non avermi accecato quel primo giorno, ci tengo molto ai miei occhi.
Nico grugnì qualcosa di incomprensibile, poi continuò – Sta zitto e dormi, Occhi Blu.
Ma Will non aveva lo stesso pensiero, mentre sorrideva per il suo nuovo soprannome, anche se molto probabilmente Nico l’aveva detto come un’insulto, mosse di nuovo la sua gamba portandola accidentalmente sopra il cavallo della tuta che Nico usava per dormire.
Lo sentì sussultare.
Iniziò a muoverla lentamente, accarezzando il suo membro, nascosto ancora sotto gli strati di tessuto, che diventava sempre più duro.
Sentì il respiro di Nico accelerare mentre con voce leggermente spezzata chiese – Che stai facendo!?
-Io? Assolutamente nulla.
Si girò a fissarlo con uno sguardo completamente angelico.
Notò che il più piccolo aveva le guance leggermente rosee, lo trovò adorabile.
Con la gamba fece un nuovo movimento circolare e Nico scattò.
Gli si mise sopra a cavalcioni, le mani sul cuscino ai lati della sua faccia.
I loro visi erano così vicini che Will avrebbe potuto baciarlo.
L’avrebbe anche fatto, se solo Leo non avesse deciso di scegliere proprio quel momento per lamentarsi di qualcosa di totalmente incomprensibile nel sonno.
I due ragazzi si bloccarono all’istante trattenendo anche il respiro.
Quando sembrò che Leo non volesse davvero svegliarsi Nico tornò a puntare il suo sguardo lucido su quello di Will.
-Questa te la faccio pagare.
Poi rotolò di nuovo via da lui, rannicchiandosi su se stesso e fissando il muro, dandogli le spalle.
-E adesso dormi, prima che ti rispedisca nella tua stanza. E non toccarmi più.
Will sorrise divertito – Buonanotte bellissimo.
Nico fece un’altra specie di grugnito.
Il biondo, questa volta, gli diede retta e non lo sfiorò più neanche per sbaglio.
Ma quando la mattina dopo Will si svegliò, lo trovò che dormiva beatamente sul suo petto mentre con un braccio gli circondava il fianco.
________________________________________________
Buongiorno!
Come avevo già detto, questo è un capitolo molto importante!
Anche se avrò poche cose da dire...
Insomma, ci sono la Solangelo e la Percabeth che fanno decisamente passi avanti.
E poi c'è la parte centrale... io per ora non dico nulla, solo che ho lasciato in giro per il capitolo qualche indizio per capire chi sia la potenziale spia... commenti??
Alla prossima settimana!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Sbagliato ***


28.Sbagliato


Il vassoio di Nico era così pieno che rischiò di lasciare una scia di cibo alle sue spalle.
Quando si andò a sedere al tavolo, tra i suoi amici scese il silenzio.
Anche Annabeth e Percy, che sembravano nel loro mondo da quando erano entrati in mensa, potarono uno sguardo alquanto sconvolto su di lui.
-Si?- Chiese il moro non capendo quale fosse il problema.
-Sbaglio, o stai mangiando più oggi che nei quattro mesi che ci conosciamo?- Chiese Calypso dando voce ai pensieri di tutti.
Nico si limitò a scrollare le spalle –Mi sento particolarmente bene oggi.
-Forse perché ha avuto una dose abbastanza consistente di coccole per tutta la notte.
Leo non fece in tempo a finire di parlare che una frittella, grondante sciroppo d’acero, lo colpì in pieno viso.
Nico sbuffò –Grazie per avermela fatta sprecare, ora mi tocca andare a prenderne un’altra.
E si alzò lasciando il vassoio sul tavolo.
-Non ti ho mica chiesto io di lanciarmela!- Gli urlò dietro Leo mentre si ripuliva la faccia con un tovagliolo, azione alquanto inutile visto che gli restò tutta la pelle comunque appiccicosa.
Nico si limitò ad alzargli il dito medio mentre si incamminava.
-Mi sono perso qualcosa?- domandò Frank fissando i due ragazzi.
Leo rispose al ragazzo rivolgendosi però a Will.
-Guarda che vi ho visto questa mattina, eravate attaccati come due cozze. Inoltro ricordo di averti lasciato nel mio letto.
Will diventò totalmente rosso e boccheggiò qualcosa di incomprensibile.
Leo sorrise terribilmente soddisfatto, si stava divertendo un mondo a prenderli in giro.
-Aspetta, perché Will ha dormito da voi?- Si intromise Hazel.
Percy fece un colpo di tosse –Credo che sia per colpa nostra …
A quel punto tutti puntarono lo sguardo su di lui e, immancabilmente, sulla ragazza bionda al suo fianco.
Sembrava a suo agio, al contrario di Percy che invece era imbarazzato.
-Il che mi fa ricordare- commentò Annabeth finendo la sua colazione –Che ti dobbiamo un grosso favore, Will.
Si alzò con il vassoio pronta a buttarlo, ma prima fece il giro del tavolo e si avvicinò al biondo in questione.
Si chinò e gli lasciò un rumoroso bacio in guancia, poi disse – E’ stato tremendamente divertente – a nessuno in particolare e dopo un ultimo occhiolino a Percy andò via.
-Devi averla fatta divertire parecchio, era terribilmente seria- commentò Hazel con un sorriso in volto.
Qualcuno sghignazzò.
Percy sembrava più uno che, da un momento all’altro, sarebbe collassato sul colpo.
-C… cos’era quello?
-Penso un palese invito a seguirla- rispose Frank cercando di trattenere le risate per la sua faccia.
E il moro con gli occhi verdi non se lo fece ripetere due volte.
-Non toccate il mio letto!- Gli urlò dietro Will sospirando.
Nico, che era appena tornato, gli diede una pacca sulla spalla facendolo sussultare leggermente.
Poteva essere sempre così silenzioso?
-Benvenuto nel club- gli disse semplicemente.
Infine si risedette al tavolo e iniziò a mangiare tutto quello che si era preso.
Jason smise di ridere per tutta la storia quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Vide il nome che lampeggiava nello schermo e tornò terribilmente serio.
Si sentì lo stomaco sottosopra e si alzò velocemente.
-Scusate- biascicò correndo fuori.
Mentre varcava la soglia rispose aspettandosi il peggio.
-Fratellino!- rispose una voce femminile.
E Jason buttò via tutta l’aria che non si era reso conto di trattenere, tornando a respirare.
-Thalia! Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo fosse successo qualcosa.
-Come sei pessimista, capisco che forse non ti chiamo spesso …
-Non ci sentiamo da quando ho iniziato la missione- precisò il biondo, ma la ragazza fece finta di non sentirlo.
-Ma comunque non vuol dire che non ti pensi!
Jason si limitò a non rispondere.
Cercava di fare il sostenuto, di farle credere che era arrabbiato perché non si sentivano da tanto tempo.
Ma in realtà era solo felice e sollevato che stesse bene.
Parlarono per un po’, lei gli raccontò in linea di massima la missione in cui era coinvolta, sembrava decisamente molto più semplice della loro, ma Thalia era in coppia solo con un’altra ragazza.
-Quindi, come ti sembrano?
Jason ci pensò su un po’ prima di rispondere.
-Non sono male, alla fin fine. Con Leo siamo diventati quasi subito amici, Frank sembra a posto, anche se non ci parlo molto, stessa cosa Will. Nico invece si è rivelato decisamente migliore di quello che mi era sembrato all’inizio, dopo i primi giorni pensavo saremmo stati tremendamente in disaccordo, ma non è come si vuole mostrare. Poi c’è Percy, bè, lui è semplicemente Percy e quasi ci odiamo, quasi.
E finì la frase con una risata, sdrammatizzando e facendo capire alla sorella che stesse scherzando con l’ultima frase.
-Mhmm… E le ragazze? Perché non siete un gruppo di soli maschi, no?
-No, sono tre. Solo che non sto molto con loro … Non so, Annabeth è quella con cui parlo di più, solo che non così tanto. Senti Thalia … Ti devo dire una cosa.
-Dimmi tutto.
-A me piace una ragazza …
-Eh.
-Solo che è così sbagliato.
-Magari è solo una cotta passeggera?
-No- sospirò –Io ci ho provato a pensarla così, ma è diventata troppo importante.
Thalia stette in silenzio per qualche minuto, infine sospirò.
-Allora non può essere sbagliato.
Jason si ritrovò a sorridere.
-Grazie. Mi piace parlare con te.
Il biondo poté intuire che la ragazza dall’altro lato del cellulare stesse sorridendo a sua volta.
Poi sentì una voce incomprensibile che le chiedeva qualcosa. Lei rispose con un “Si, un attimo”.
Tornò a sospirare e si rivolse al fratello –Hey, senti, io ora devo andare, prometto che ci sentiremo più spesso. In ogni caso sai che ti voglio bene, si?
-Anche io ti voglio bene, Thalia.
La chiamata si interruppe.
Jason chiuse gli occhi e si appoggiò con la fronte a una delle tante finestre del corridoio.
Stava pensando a tutto quello che si erano detti.
Ma Thalia non aveva idea di quanto davvero fosse sbagliato. Se avesse saputo tutta la verità molto probabilmente non gli avrebbe risposto allo stesso modo.
Proprio per questo motivo Jason non aveva raccontato tutto, perché non voleva sentirsi dire quelle parole.
-Hey … Tutto okay?
Si girò, trovandosi a pochi centimetri dal viso della ragazza che invadeva i suoi pensieri.
Jason si accorse di avere un groppo in gola.
-Si- gracchiò, poi fece un colpo di tosse per liberare la gola –Ho parlato a telefono con mia sorella, non la sentivo da un sacco di tempo e … è solo che mi manca così tanto …
Piper lo abbracciò e Jason si abbandonò a quel calore.
Affondò il viso tra il suo collo e la sua spalla mentre una sola lacrima gli solcava la guancia.
E si chiese come poteva essere sbagliato tutto quello.
 
Tutto ciò che Leo aveva sentito era sbagliato.
Tutto, ogni singola parola.
Doveva esserlo per forza, perché non voleva davvero credere a quella possibilità.
Era stato in camera di Frank a cercare il ragazzo, ma lui non c’era.
In compenso dentro ci trovò Ottaviano e Reyna.
Leo non poteva farsi sfuggire davvero un’opportunità del genere, così, mentre si scusava per l’interruzione e chiedeva se avessero visto Frank di recente, gli lasciò una cimice.
Mentre si allontanava dalla loro camera ascoltò tutta la loro conversazione.
-Pensi che possa essere lui? La spia intendo.
-Non sappiamo neanche se lui sia davvero uno di loro- rispose la ragazza dopo averci pensato qualche secondo –Non abbiamo prove concrete, come tu non ne hai trovate su Frank.
Il ragazzo ringhiò qualcosa di incomprensibile.
-Secondo te perché non vuole dirci chi è la spia?- Chiese Reyna dopo diversi secondi di silenzio.
-E io che ne so?- Rispose scorbutico il ragazzo –Non si fanno domande. Si ubbidisce e basta. Da quando tutto questo interesse? Sta buona e basta. E’ sempre stato così.
La ragazza sospirò un “già” prima di andarsene.
Leo staccò la connessione, Ottaviano non avrebbe di certo iniziato a parlare da solo. E se l’avesse fatto Leo non aveva nessuna intenzione di ascoltare i suoi monologhi interiori rivolti a se stesso.
Era arrivato nella sua camera, dentro c’era Nico che scriveva velocemente qualcosa al suo pc.
Quando lo vide entrare chiuse di scatto lo schermo.
-Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!
-Ho solo sentito … - Ma si bloccò di scatto.
Gliene poteva davvero parlare? No.
Ricordò tutte le volte che Nico spariva la notte, magari mentre credeva che Leo stesse dormendo.
Gli venne anche in mente come avesse subito chiuso il pc non appena era entrato in stanza.
-Nulla, lascia stare.
Il moro lo fissò per qualche altro secondo con le sopracciglia corrugate, poi scrollò le spalle.
Si alzò portandosi dietro il portatile.
-Io vado a … ehm, finire di fare la ricerca che stavo facendo in biblioteca- e per specificare meglio indicò il pc che teneva tra le braccia.
Leo rimase a fissare la porta che si richiuse alle sue spalle per diversi minuti.
A chi poteva raccontare quello che aveva sentito? E, soprattutto, di chi si poteva fidare?
______________________________________________________________________________
Buongiorno! Come le state passando queste vacanze?
Ed eccomi qui con il nuovo aggiornamento, allora, che dire.
La vicinanza di Will fa decisamente bene a Nico, ma su questo penso che nessuno aveva mai avuto dubbi.
Leo che si diverte a sfotterli non poteva mancare.
Poi ho voluto approfondire il personaggio di Jason, il raporto che ha con sua sorella, la paura nei suoi confronti e la battaglia che sta vivendo giorno per giorno.
Sa che il suo rapporto con Piper è sbagliato, ma si chiede come potrebbe essere sbagliato un sentimento come l'amore.
Per concludere Leo. Ha scoperto che nel suo gruppo c'è una spia e adesso è terribilmente combattuto indeciso con chi parlarne e anche lui sta facendo delle prime supposizioni.
Passate una  Buona Pasqua! <3
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** "Durante le vacanze natalizie" ***


29."Durante le vacanze natalizie"


Annabeth sorrise terribilmente soddisfatta.
Chiuse il computer e si buttò nel letto rilassandosi.
Afferrò il telefono e scrisse un semplice messaggio, poi lo inoltrò a 8 persone.
 
“Durante le vacanze natalizie”
 
Sapeva che era quello il momento più opportuno.
Perché appunto sarebbero stati in vacanza e dei ragazzini che giravano tranquillamente per i corridoi senza preoccuparsi di essere in ritardo per qualche lezione o essere indietro nello studio per il prossimo esame, sarebbero di certo passati inosservati.
Inoltre la scuola si sarebbe svuotata per più della metà e meno testimoni c’erano, meglio si sarebbe svolto il tutto.
 
Hazel lesse il messaggio mentre entrava nei bagni.
Sorrise felice che la sua amica fosse riuscita nella propria missione molto tempo prima della scadenza.
Stava per scrivere una risposta quando il cellulare le scivolò di mano, non sapeva dire neanche lei come avesse fatto.
Fatto sta che centrò in pieno il gabinetto.
-No. No, no, no, no, no!
Si buttò in ginocchio e si alzò le maniche.
Fece un respiro profondo, trattenne il fiato e ci immerse il braccio destro, dentro quasi fino al gomito.
Quando lo uscì le faceva così schifo che per poco non lo lasciò ricadere di nuovo.
A conti fatti decise che, bagnato per bagnato, non sarebbe successo nulla se l’avesse messo sotto il getto d’acqua del lavandino per “purificarlo”.
 
Jason era in biblioteca con Piper a studiare quando il cellulare gli vibrò.
Era un messaggio di Annabeth.
Si morse il labbro cancellandolo in fretta.
Piper si accorse del suo turbamento e chiese ingenuamente – Chi era?
-Mia sorella- rispose con un abbozzo di sorriso, poi le lasciò un bacio in guancia e tornò a concentrarsi sui libri.
Non prima di essersi scambiato un lungo sguardo con Calypso, seduta diversi tavoli più avanti, aveva appena letto il messaggio anche lei.
 
-LEO!
Hazel urlò il nome del ragazzo mentre spalancava la porta della sua camera senza neanche bussare.
Dentro ci trovò Leo e Will, seduti entrambi a terra con la schiena appoggiata al letto del primo.
Entrambi i ragazzi gli fecero cenno di tacere portandosi contemporaneamente l’indice di fronte la bocca.
Solo a quel punto la ragazza si rese conto che, dall’altra parte della stanza, c’era Nico che dormiva sul suo letto.
-Chiedo perdono- sussurrò a quel punto avvicinandosi comunque ai due ragazzi.
Si buttò in ginocchio davanti a Leo e gli lanciò il suo cellulare in grembo.
-Che diavolo hai fatto!?- Urlò silenziosamente il ragazzo.
-Me lo devi aggiustare! Mi … è caduto nel gabinetto …
Leo, che l’aveva appena preso in mano, lo ricacciò indietro con un urlo decisamente schifato.
-Hey! Guarda che poi l’ho messo a lavare sotto il lavandino!- Hazel era decisamente indignata.
Will stava cerando di capire se fosse il caso di ridere o meno.
-Certo che siete rumorosi- borbottò Nico, con voce assonnata, dal suo letto.
-Scusa- si ritrovò a dire il biondo.
Nico sospirò – Ce l’avevo con tutti meno che con te.
Hazel e Leo neanche lo sentirono, la prima troppo preoccupata per le sorti del suo apparecchio elettronico, il secondo invece cercava di capire cosa avesse combinato la ragazza.
-Io… stavo per rispondere al messaggio di Annabeth quando mi è scivolato … Non ho idea di come abbia fatto, ma tu devi aggiustarlo!
-Uhm … Annabeth ha inviato un messaggio anche a me.
Si ritrovò a dire Nico mentre, dopo essersi alzato dal letto e aver recuperato il suo cellulare dalla scrivania, si avvicinava a loro.
-Si, l’ha inviato a tutti, dice che interverremo durante le vacanze di Natale.
-Oh.
Nico non commentò in nessun’altro modo, si morse il labbro e si portò una mano allo stomaco.
Dopo qualche secondo annunciò – Ho bisogno del bagno – e fuggì via.
Fu a quel punto che i due ragazzi lo notarono. Più Leo che Hazel.
Il ragazzo in questione scrutò la porta, rimasta socchiusa, per diversi secondi.
Poi si alzò di scatto e corse fuori, pronto a rincorrere il suo compagno di stanza.
Si lamentò frustato quando notò che ormai Nico era scomparso dal corridoio.
-Ma che stai combinando?- Hazel e Will lo stavano fissando shoccati.
E Leo stava davvero per raccontare a loro tutti i suoi sospetti.
Inoltre, perché Nico era proprio scappato dopo aver letto il messaggio di Annabeth, se non per fare il suo lavoro da spia?
Aveva sempre più la certezza che si trattasse di lui, stava davvero per aprire bocca e raccontare tutto ai due ragazzi, ma infine si morse la lingua.
Non poteva farlo.
Non poteva accusare qualcuno senza prima avere delle prove concrete.
Non poteva, soprattutto, accusare Nico e aspettarsi che Will stesse dalla sua parte senza pensarci. Non era di certo cieco come il suo compagno di stanza. Aveva capito che il biondo provasse per il più piccolo più di una semplice simpatia.
Non poteva neanche parlarne con Hazel, lei non riusciva a comprendere se Nico dicesse la verità o meno, e non poteva caricarle quel peso addosso.
-Niente- rispose infine, voleva continuare con una bugia, ma sapeva che Hazel l’avrebbe captata, così cambiò semplicemente argomento.
-Dammi quel cellulare, fra qualche ora sarà come nuovo.
 
Percy e Frank erano concentratissimi nella loro missione.
Ogni minima mossa era calcolata.
Destrezza, delicatezza, fermezza e decisione.
Ecco le qualità che servivano, senza le quali non sarebbero arrivati a quel punto.
Una goccia di sudore imperlava la fronte di Percy mentre alzava le mani per la sua ultima mossa.
Già si sentivano soddisfatti quando il cellulare di entrambi vibrò annunciando che fosse appena arrivato un messaggio.
Peccato che entrambi i cellulari si trovavano sopra la scrivania.
E il castello di carte si distrusse sotto i loro occhi.
-No…- si lamentò Percy accasciandosi sul tavolo e dandogli una testata non proprio volontaria.
-Questa volta ce l’avevamo quasi fatta …
Si lamentò a sua volta Frank.
In realtà i due ragazzi non erano ben certi di come fossero finiti a costruire castelli di carta sopra la scrivania di Frank.
Tutto era iniziato quando Percy era andato a cercare l’amico per copiarsi una ricerca che non aveva nessuna voglia di fare ma, testuali parole “devo mantenere alta la mia reputazione”.
Poi, mentre si copiava i documenti in chiavetta, aveva adocchiato il mazzo di carte del compagno di stanza di Frank e una cosa tira l’altra …
-Oh, è Annabeth- commentò Frank aprendo il messaggio prima dell’altro.
Percy alzò la testa di scatto dal tavolo.
-Perché ti ha scrito!?
Frank alzò gli occhi al cielo.
-Sta calmo, penso che abbia mandato lo stesso messaggio anche a te.
Percy controllò e si rilassò visibilmente.
-Allora … Quindi state insieme?- Domandò Frank più per parlare che per vero interesse personale.
-Sinceramente? Non ne ho idea … Penso che lei si stia solo divertendo.
Ci fu una lunga pausa dove Frank non sapeva cosa dire, fortunatamente Percy lo tolse dall’imbarazzo continuando a parlare.
-E penso davvero che questo sia il karma, visto che sta facendo esattamente come io ho fatto per interi anni con un sacco di ragazze conosciute in varie missioni.
-E’ la prima volta che hai un interesse vero per qualcuna?
-Penso proprio di si e mi sembra decisamente tutto uno schifo.
 
Quando l’uomo aprì la porta, non si stupì neanche un po’ di trovarsi davanti quel ragazzo.
Sapeva che alla fine sarebbe tornato da lui.
Aveva uno sguardo gelido, freddo e calcolatore.
-Allora, hai capito finalmente da che parte stare?
-Voglio mettere in chiaro le mie condizioni.
-Sono certo che troveremo una soluzione comune.
L’uomo si spostò dalla soglia invitandolo a entrare.
Il ragazzo tentennò un solo secondo, poi fu dentro, anche se continuava ad essere riluttante per un qualsiasi tipo di contatto fisico con il suo “nemico”.
_____________________________________________________
Ciao! Come va? Spero abbaite passato delle buone feste e mangiato tanto cioccolato ahaha
Parlando del capitolo... Non saprei definire bene com'è questo capitolo, ci sono delle parti importanti, tipo quella finale, ma direi anche che è più di passaggio, quasi una prefazione alla missione.
Volevo mostrare come ognuno di loro aveva reagito al messaggio di Annabeth.
Il conflitto interiore di Leo, che non sa da che parte scherarsi e con chi rivelarsi.
Inoltre si parla anche del rapporto di Annabeth e Percy, che non stanno proprio insieme, ma è più una relazione di solo "sesso" per il momento, infatti Percy crede che la ragazza si stia solo divertendo.
La "spia" si è finalmente decisa a tornare da Tristan McLean per dettare le sue condizioni. Ipotesi? Ahahah
Alla prossima settimana! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Pizza ***


30.Pizza


Mancavano ormai due giorni all’inizio delle vacanze natalizie.
I ragazzi non avevano ancora scelto uno specifico giorno per intervenire, ma sapevano tutti che ormai era solo questione di tempo.
Così, visto che mancava davvero poco, decisero di andare tutti insieme in pizzeria quella domenica.
Ora, già non sarebbe stata una serata normale solo perché erano un gruppo di agenti segreti. Ma inoltre era un gruppo del quale facevano parte componenti tipo Percy, Nico e Leo. Soprattutto Leo.
Non sarebbe mai stata una serata normale.
-Ma che fine hanno fatto quei due?- Domandò Percy continuando a ticchettare il piede sul terreno.
Jason e Will sbuffarono e Frank si lamentò –Ho fame, io.
-Potete smetterla di lamentarvi come dei bambini?- Annabeth alzò gli occhi al cielo lanciando un’occhiata esasperata ad Hazel, la ragazza si limitò ad alzare le spalle.
Tutti e sette i ragazzi erano fuori, in strada, ad aspettare gli ultimi due ragazzi, Leo e Nico, che erano in estremo ritardo.
-Ma no- si lamentò Calypso che stava finendo di truccarsi specchiandosi nel finestrino di una macchina posteggiata li accanto.
Mise il broncio e si girò verso le sue amiche –Avete un rossetto a portata di mano?
-Ma quello che hai in mano?- Chiese ingenuamente Jason.
Lei sbuffò e aprì il tappo – Ho preso quello sbagliato – e mostrò la lama nascosta al suo interno.
-Quello si che è un bel posto per nascondere un coltello- commentò Percy davvero ammirato.
Annabeth fece un sorrisetto schioccando la lingua – E non hai visto tutti gli altri.
Il ragazzo ebbe il buonsenso di non chiedere quali fossero questi posti.
-Uh, ce l’hanno fatta- tutti si voltarono seguendo lo sguardo di Frank.
Nico era furioso, terribilmente infuriato, l’espressione “gli usciva il fumo dalle orecchie” era azzeccata a pennello.
Perché Nico emetteva davvero fumo, non dalle orecchie certo, bensì dalla maglietta leggermente bruciacchiata che si vedeva dal giubbotto aperto.
Leo, qualche passo dietro di lui, sembrava vagamente imbarazzato.
Quando il più piccolo si fermò davanti loro puntò un dito contro, a nessuno in particolare, minacciandoli con voce gelida.
-Non. Una singola. Parola.
Sette paia di occhi si puntarono su Leo.
Il ragazzo fece un colpo di tosso e borbottò guardando terra – Giuro che non volevo bruciarlo vivo … è stato un incidente.
Ci furono altri interminabili secondi di silenzio, poi Calypso sbuffò e lanciò il rossetto, che ancora teneva in mano, al più piccolo.
Nico lo afferrò al volo e la guardò non capendo.
-Prendilo, ti servirà se devi continuare a dividere la stanza con lui, ti do la mia benedizioni per difenderti.
Nico sghignazzò vedendo cosa si celava sotto il tappo –E’ sempre bello lavorare con te.
-Ma … Ma …
Leo fu interrotto, qualsiasi cosa volesse dire, da Percy che gli diede una gomitata e gli sussurrò –Meglio non peggiorare la situazione, sta zitto e fa finta di non esistere.
-Wow Percy, dovresti avvertire prima di affermare queste tue grandi perle di saggezza.
 
Hazel li fissò tutti, uno per uno.
Ricordava benissimo il giorno che li aveva incontrati, come poterlo dimenticare?
Si era fatta delle idee precise, alcune le erano state confermate, altre totalmente modificate.
-Abbiamo prenotato un tavolo per 9- disse Percy all’ingresso del ristorante.
Percy. Hazel aveva cambiato idea sul suo conto parecchie volte.
Inizialmente non gli piaceva, sembrava troppo spaccone per i suoi gusti, ma si era ricreduta abbastanza presto. Era un ragazzo leale, quando parlava con lei non mentiva mai ed, Hazel ne era abbastanza certa, avrebbe messo ognuno di loro davanti a qualsiasi altra cosa. Avrebbe fatto di tutto per i suoi amici.
Accanto a lui stava Annabeth, la ragazza stava uccidendo con lo sguardo la ragazza che, con un enorme sorriso rivolto al ragazzo dagli occhi color del mare, li stava portando al loro tavolo.
Annabeth invece gli era da subito piaciuta, era sincera e schietta.
Brillante al tal punto da non risultare antipatica, ma in modo da non farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
Forse le piaceva anche più di Calypso, ma proprio con quest’ultima aveva legato di più.
La ragazza in questione si era appena seduta al tavolo, proprio accanto a Leo.
Leo era esattamente come Nico. Hazel ne aveva avuto la certezza quando il settimo giorno avevano raccontato le loro storie.
Leo nascondeva qualcosa, qualcosa di grande che aveva cambiato radicalmente la sua vita e che l’aveva segnato.
Solo che Nico aveva reagito chiudendosi in se stesso allontanando gli altri, Leo no, lui rideva e scherzava, mascherando tutto il dolore che provava.
Parlando proprio di Nico, Hazel provava per lui un sentimento forte, non come quello che provava per Frank, ovvio. Ma quasi come fratello e sorella.
Si erano già sistemati tutti al tavolo e Jason era stato il primo ad afferrare il menù cercando qualcosa che attirasse la sua attenzione.
Inizialmente, di Jason aveva pensato le stesse identiche cose di Percy. Solo che quest’ultimo l’aveva conosciuto meglio, Jason era più chiuso e riservato.
Quasi la stessa cosa poteva dire dell’altro biondo, Will.
Si, lui era più socievole di Jason, ma in realtà con Hazel non aveva mai fatto una vera e propria conversazione.
E infine c’era Frank.
La ragazza si girò a fissarlo, stava ordinando alla cameriera la pizza che aveva scelto.
Quando finì di porgerle i menù si girò verso di lei, quasi come richiamato da quello sguardo.
Hazel non distolse il suo, semplicemente sorrise e diventò vagamente rossa, colta in fallo a fissarlo quasi in estasi.
Quando aveva accettato quella missione non le era mai passato neanche per l’anticamera del cervello che avrebbe creato tutti questi legami.
Aveva sempre creduto che era meglio stare soli, che le persone sono false e non sono in grado di mantenere una relazione, di qualsiasi tipo.
Si era dovuta ricredere.
Certo, non sempre tutti loro erano veri al cento per cento, ma avevano i loro motivi ed Hazel li rispettava.
Ma le piaceva davvero avere dei veri amici.
 
Will sussultò così forte da far quasi alzare il tavolo con le sue gambe.
Metà dei suoi amici lo fissarono con uno sguardo confuso, lui abbozzò un sorriso e si scusò a mezza voce.
Quando ognuno di loro tornò alla propria conversazione Will lanciò uno sguardo allarmato a Nico.
Il moro non lo ricambiò, era tutto concentrato nelle sue posate giocherellando con la forchetta, facendosela roteare tra le dita della mano destra. Non aveva quasi toccato la sua pizza.
L’altra mano la teneva sotto la lunga tovaglia candida del tavolo, anche se Will era abbastanza certo che si fosse appena infilata tranquillamente nei suoi pantaloni.
Cercò di fargli capire di smetterla con qualche occhiata, ma neanche un pizzicotto al braccio lo fece degnare di un’occhiata.
Nel frattempo la sua mano sinistra aveva appena superato anche i boxer afferrando saldamente, ma con delicatezza, il suo membro.
Will si morse il labbro e strinse la forchetta in pugno, così tanto da far sbiancare le nocche.
Nico iniziò a muovere la mano.
E dio solo sapeva quanto Will si stesse eccitando.
Sia perché erano in un luogo abbastanza pubblico, in mezzo a un sacco di persone e circondati dai suoi amici, che era abbastanza sicuro non sapessero del suo orientamento sessuale... forse.
Ma anche perché era Nico. L’aveva immaginato e sognato così tante volte da non credere sul serio che stesse accadendo.
-Will … Ti senti bene?
La voce di Hazel. Merda. Fra tutti non proprio Hazel.
Alzò lo sguardo su di lei cercando di sorridere, molto probabilmente ebbe come risultato una vera e propria smorfia di dolore.
-Benissimo- rispose con voce un po’ troppo stridula sapendo già in partenza che non gli avrebbe creduto, molto probabilmente non solo lei.
Will voleva davvero alzarsi e fuggire in bagno, o in qualsiasi altro posto abbastanza lontano da li.
Ma la mano nei suoi pantaloni glielo impediva categoricamente.
A quel punto, il moro al suo fianco decise di divertirsi ancora di più facendo dei movimenti circolari con il pollice.
Will venne, nascondendo il suo lungo gemito in un violento colpo di tosse.
Solo a quel punto Nico si permise un sorrisetto di vittoria ripulendosi la mano tranquillamente nei suoi boxer.
Infine si sporse in avanti per prendere una bottiglia d’acqua, casualmente quella più vicina a Will.
Quando si avvicinò abbastanza al suo orecchio sussurrò – Avevo detto che te l’avrei fatta pagare.
Nel frattempo, accanto al biondo era seduta Calypso, troppo presa dallo stato d’animo del suo ragazzo per rendersi conto di una qualsiasi cosa.
-Hey- mormorò quando si rese conto che Leo stava decisamente giocando troppo con il cibo.
-Mh?- Rispose il ragazzo senza neanche guardarla.
-Tutto okay?- Calypso continuò a parlare a bassa voce, più per non attirare l’attenzione degli altri che per altro.
Il ragazzo abbozzò un sorriso – Ah-ah.
Calypso si mordicchiò l’interno guancia, sapeva benissimo che quella risposta voleva far intendere un si, ma che praticamente voleva dire tutto il contrario.
Leo, dal canto suo, stava pensando all’incidente avvenuto poco prima in camera con Nico. Non era successo nulla alla fine e la maglietta non era stata carbonizzata.
Ma questo gli aveva riportato alla mente dei ricordi che aveva davvero creduto di poter dimenticare.
 
C’era una spia.
Annabeth ne era più che certa.
Era da un po’ che ne aveva i sospetti, ma tutto le era stato più chiaro dopo che mandò quel messaggio a tutti quanti.
Esattamente un’ora dopo il signor McLean aveva intensificato le misure di sicurezza.
Annabeth sapeva che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, quasi lo sperava per approvare la sua tesi.
Appunto per questo non aveva specificato il giorno, era pur sempre intelligente, no?
Si stava guardando intorno, non poteva fare a meno di scrutarli uno per uno, studiandoli.
-Non ti piace?
Annabeth si riscosse  e portò lo sguardo al suo fianco, dove stava Percy.
Il ragazzo si stava mordicchiando il labbro e si stava naturalmente riferendo alla sua pizza intatta per più di metà.
Alla ragazza spuntò un sorriso sincero, gli piaceva quel ragazzo, forse non avevano iniziato nel modo migliore, ma si era riscoperto una persona totalmente diversa.
Ed Annabeth avrebbe anche iniziato volentieri una relazione più seria con lui, ma sapeva che poteva benissimo essere lui la spia.
Non poteva compromettere la loro missione in qualche modo, era troppo ragionevole per farlo e doveva pensare lucidamente. Lui sarebbe stato solo una distrazione.
-No, no. E’ buonissima- rispose riportando lo sguardo sul suo piatto.
Per confermare la sua affermazione se ne tagliò un piccolo pezzo e lo mise in bocca.
Alzò lo sguardo quando il rumore di una sedia che veniva strisciata sul pavimento attirò la sua attenzione.
Nico si stava alzando per andare in bagno borbottando qualcosa sul fatto che avesse le mani tutte sporche.
Annabeth non staccò gli occhi da lui, un pensiero gli aveva appena illuminato la mente.
__________________________________________________________________________________________________________
Ed eccovi qui l'ultimo capitolo "calmo". Preparatevi alla tempesta che si sta preparando. Si abbatterà su di loro già dal prossimo capitolo.
Alla fine ormai ogni pezzo è al suo posto no?
Diciamo che questo è più un capitolo riflessivo.
Volevo mostrare come si vedevano e come vedevano i legami che si erano creati dopo ormai un paio di mesi.
Non voglio essere ripetitiva, ma vorrei sempre ricordare che nessuno di loro è abituato a tutto questo.
Uscire a mangiare una pizza, una cosa che per noi può sembrare scontata, per loro non lo è. E anche se cercano di comportarsi come persone "normali" alla fine non riusciranno mai a farlo del tutto. Come Annabeth che non smette un attimo di pensare a quello che potrebbe succedere e a cosa li porterebbe determinate scelte.
Leo. Leo ha un oscuro passato, forse l'avevo già accennato, ma qui si fa più evidente.
Prima o poi lo racconterò, insieme a quello di Nico.
Per concludere la Solangelo... Non penso ci sia molto da dire su quei due ;)
Preparatevi psicologicamente per i capitoli dalla prossima settimana in poi! Ricordate sempre che vi voglio bene ahaha
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** SMS ***


31.SMS

[qui nello specifico quello che è successo la notte prima ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3429762]

Percy gli schioccò le dita davanti al naso e solo a quel punto il ragazzo si riscosse.
-Mi stai ascoltando?
-Oh- Will si riscosse quasi del tutto infilando anche la mano destra nella manica della felpa che aveva appena indossato – Si, si, certo.
Percy alzò un sopracciglio scettico e incrociò le braccia al petto –E come rispondi alla mia domanda?
Il biondo si morse un labbro e fece un sorriso davvero innocente –Penso di essermi perso l’ultima parte.
Il compagno di stanza sbuffò esasperato.
-Mi spieghi che ti prende? Da quando ti sei alzato sei in una fase che è un misto di estasi e rincoglionimento totale. Ti sei anche infilato la felpa al contrario!
Will si fissò, in effetti Percy non aveva tutti i torti.
Mentre si aggiustava l’abbigliamento sospirò. Doveva parlarne con qualcuno o sarebbe esploso.
-Insomma…- Iniziò mentre Percy si concentrava, davvero curioso.
-Mettiamo il caso che io ieri notte abbia, ehm… Consumato. E che magari questa persona potrebbe anche interessarmi.
Percy si sedette al suo fianco dandogli una, quasi violenta, pacca sulla spalla.
-Okay allora, comprendo perfettamente il tuo comportamento. Almeno è stato appagante?
Le guance di Will s’imporporarono, abbassò lo sguardo ma non riuscì a reprimere il sorrisetto che gli era appena spuntato.
-Oh si, decisamente.
Percy gli sorrise a sua volta e stava per alzarsi, quando Will continuò –Solo che … non mi ha baciato neanche una volta.
Il moro scrollò semplicemente le spalle –Era solo sesso, Will. Non fartene un problema.
Will stava per rispondere, quando Percy continuò, noncurante che quella frase attirò del tutto l’attenzione del biondo.
-E’ tipo lo stesso principio di Nico.
-Cosa?
Percy fece un nuovo gesto non curante.
-Qualche giorno fa parlava con me e Jason e ha detto qualcosa tipo che la vera intimità, o il vero amore, insomma quelle cose li, le capisci con i baci. No quelli delle scommesse e dei giochi, quelli veri. Cioè per lui è più intimo e vero baciare qualcuno che fare sesso.
Ci pensò un attimo su.
-Si insomma, penso fosse una cosa del genere. Ma non può essere solo una sua filosofia, magari anche questa ragazza la pensa allo stesso modo.
Will non lo corresse sulla “ragazza”, troppo concentrato a pensare.
Il vero problema era capire davvero cosa pensare, a quel punto.
Come se fosse stato chiamato, Nico gli mandò un messaggio proprio in quel momento.
“Terzo bagno. Secondo piano. Adesso.”
E il cervello di Will smise completamente di essere collegato a tutto il resto.
Quasi senza accorgersene si alzò avviandosi velocemente alla porta.
Lasciò il suo compagno di stanza a fissarlo stranito dopo avergli detto qualcosa tipo – Dimenticavo, ho un impegno, devo proprio scappare! – senza lasciargli il tempo di rispondere, perché era già scappato via.
 
Annabeth sospirò sentendo il suono della sveglia, senza alcuna fretta si girò per staccarla.
Era già sveglia, in realtà non aveva dormito molto quella notte, aveva passato il suo tempo a far lavorare il cervello, più del solito s’intende, per mettere a punto tutto il suo piano.
Ci aveva pensato veramente tanto, molte cose sarebbero potute andare storte.
Ma se fosse andato secondo la sua logica, gli aspetti positivi avrebbero superato quelli negativi.
Annabeth doveva solo riuscire ad essere fredda e calcolatrice, seguendo la logica e la razionalità, al posto di seguire le sue simpatie e le sue amicizie.
-Oggi non vieni a lezione?
Era stata Drew a parlare, l’aveva chiesto distrattamente, molto probabilmente la risposta neanche le interessava.
-Non mi sento molto bene- mentì la bionda.
La sua compagna di stanza si limitò ad annuire, poi afferrò un enorme borsa piena zeppa di trucchi e uscire dalla camera.
Si portò dietro anche qualche libro, così Annabeth suppose che dopo essersi truccata in bagno sarebbe andata direttamente a lezione, senza farsi vedere fino, almeno, all’ora di pranzo.
Lentamente si alzò e si cambiò, indossando qualcosa di comodo.
Optò per un sotto di tuta grigio chiaro e una maglietta celeste, sopra questa indossò la felpa che si abbinava al sotto di tuta appena indossato, lasciandola aperta sul davanti.
Si attaccò i lunghi capelli in una crocchia disordinata sulla testa dalla quale uscivano alcuni ciuffi ribelli.
Infine, afferrò il cellulare e si andò a sedere nella sedia della sua scrivania.
Raccolse le gambe al petto e circondò le ginocchia con il braccio sinistro.
Con la mano destra si mise a scorrere la rubrica del cellulare, selezionò 8 persone e scrisse un semplice e conciso sms.
“Venite in camera mia, subito, la questione è urgente”.
 
Leo e Calypso si erano incontrati nei corridoi mentre si avviavano entrambi a colazione.
Era stata più Calypso a notare il ragazzo, visto che quest’ultimo era troppo preso dai suoi pensieri.
Leo non sapeva più come comportarsi con Nico.
Più che altro non aveva idea se sarebbe stato più saggio affrontarlo, esponendo tutti i suoi sospetti  e cercando di capire come si sarebbe giustificato, parlarne con qualcuno, anche se avrebbe dovuto capire di chi si poteva fidare o, semplicemente, aspettare ancora.
Ma Leo era sempre più convinto che la spia di cui parlavano Ottaviano e Reyna fosse lui.
Anche la sera prima, dopo che tornarono dalla pizzeria tutti insieme, Nico aveva fatto il suo ritorno in camera solo dopo parecchio tempo.
E quella mattina era scappato via dalla camera l’attimo dopo essersi vestito.
Leo non riusciva a pensare a nessun’altro motivo, se non il tradimento, per quel comportamento.
-Guarda che se pensi troppo ti bruci anche gli ultimi neuroni che ti sono rimasti.
Commentò Calypso con un sorriso, affiancandolo.
Leo rispose al sorriso.
-Tranquilla che non corro nessun rischio, sono già morti tutti.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma era visibilmente divertita.
Leo la fissò, in meno di qualche secondo arrivò alla soluzione del suo grande dilemma.
Ne avrebbe parlato con qualcuno, qualcuno di cui si fidava ciecamente, questo qualcuno era Calypso.
Si fermò in mezzo al corridoio e fece fermare anche la ragazza trattenendola per un gomito.
Lei fece una muta domanda corrugando la fronte e Leo, dopo aver dato un’occhiata ai ragazzi che li circondavano, rispose –Devo parlarti, ma non qui.
-Oh, questa mi sa tanto di un “sto per lasciarti, ma non voglio farlo davanti a tutti per evitarti una brutta figura”.
-Cos… no!
Calypso sembrò molto più sollevata.
-Non si tratta di noi due, è una cosa che ho sentito quasi per sbaglio, sulla missione. E’ un fatto abbastanza delicato e non mi fido di nessun’altro oltre te- Ci pensò su e concluse –Forse anche di Jason, ma prima ne voglio parlare con te.
La ragazza annuì, intrecciarono le loro mani e cambiarono direzione, stavano andando in cortile, il miglior posto per parlare indisturbati e senza la paura che qualcuno li potesse sentire attraverso dei microchip o cose simili.
Erano a qualche metro dal portone d’ingresso quando il cellulare di entrambi annunciò l’arrivo di un nuovo messaggio.
Dopo aver letto l’sms di Annabeth fu Calypso la prima a rompere quel silenzio.
Mordendosi un labbro e fissando il suo ragazzo direttamente negli occhi mormorò –Forse questo è più importante.
Leo sospirò, non riusciva più a tenersi tutto dentro, ma dovette ammettere che Annabeth aveva assolutamente la priorità.
 
Percy fu il primo ad arrivare.
Salutò la ragazza con un bacio in guancia, sinceramente non aveva ancora ben capito cosa fossero loro due, così la guancia gli era sembrato il posto più neutro.
-Che è successo?- Domandò poi.
La ragazza sospirò dandogli le spalle e andandosi a sedere sopra la scrivania.
Percy la seguì prendendo posto nella sedia li accanto.
-Te lo spiego dopo, quando siamo tutti, non mi va di ripetere la stessa cosa 8 volte.
Il moro annuì pensieroso, poi fece una successiva domanda –Ma è una cosa grave, cioè, compromette la nostra missione?
-Abbastanza.
La bionda non aggiunse più nulla e pochi secondi dopo arrivarono anche gli altri.
Prima Hazel, poi Calypso e Leo insieme. Passò qualche altro minuto prima che arrivassero Jason e Frank. Gli ultimi, anche se avevano solo un ritardo di qualche secondo, furono Nico e Will.
Quando i due ragazzi entrarono nella camera di Annabeth, erano già tutti li, seduti nei posti più vari.
Naturalmente, tutti gli occhi si puntarono su di loro, poi si spostarono velocemente su Annabeth.
La curiosità era palese nell’aria.
-Allora? Spero sia importante, ero abbastanza impegnato- Nico spezzò il silenzio.
Forse gli uscì con un tono di voce un po’ più acido di quello che voleva realmente.
Ma quando l’sms era arrivato sia a lui che a Will, erano entrambi nel pieno delle loro attività fisiche.
E loro sapevano bene che il lavoro veniva prima di qualsiasi altra cosa. Così, frustati, si erano rialzati velocemente i pantaloni ed erano  usciti dal bagno come se non fosse successo assolutamente nulla.
Annabeth non staccò gli occhi da Nico, studiandone ogni minimo particolare.
Poi, senza giri di parole, disse quello che tutti stavano aspettando.
-C’è una spia tra noi.
Cadde il silenzio più fitto, quello che ti fa sentire anche il battito del tuo cuore.
Annabeth continuò a tenere gli occhi puntati su Nico.
-E so benissimo che sei tu.
__________________________________________________
Ed eccomi qui, puntuale come sempre.
Allora, che dire di questo capitolo... partiamo con ordine.
La Solangelo, come Will "racconta" a Percy o come avrete visto nella OS rossa quei due ragazzi hanno iniziato una relazione di solo sesso.
Insomma, già flirtavano decisamente da molto tempo, poi c'è stato Will con la sua provocazione quel giorno che hanno dormito insieme e infine Nico in pizzeria, non si poteva non arrivare a una conclusione del genere.
Leo. E' ovvio che scoprire quella cosa della spia è un gran peso, non poteva non parlarne con nessuno ancora per molto.
Che ne pensate della sua idea di voler dire tutto a Calypso? (Anche se poi non c'è arrivato, ovvio)
Infine Annabeth, semplicemente quella ragazza è terribilmente intelligente, non fermatevi alle apparenze ;)
Alla prossima settimana!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Spia ***


32.Spia


Calypso era rimasta in silenzio, seduta a gambe incrociate sul bordo del letto di Annabeth.
Tutto intorno a lei scoppiava il caos.
Subito dopo la rivelazione della bionda, quasi tutti parlarono contemporaneamente.
-Oh, wow. Perché io non ne ero al corrente?
Questo era Nico, dopo un attimo di smarrimento decise di difendersi con l’ironia.
-Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!
Leo. Calypso lo guardò, si rese conto che, molto probabilmente, era ciò che le doveva dire.
-Aspetta … Che cosa!?
Will, a occhi sbarrati e con un’espressione abbastanza incredula stava fissando la sua amica, aveva alzato la voce nell’ultima parte.
-Ma che cosa …
Questa era la voce di Hazel, fievole rispetto a tutti gli altri, quasi nessuno infatti la sentì.
Aveva uno sguardo davvero confuso, rivolto proprio ad Annabeth.
Calypso si rese conto che aveva captato qualcosa nella sua voce, ma non riusciva a spiegare cosa.
Inoltre non riusciva a vedere Annabeth in viso da quella posizione, quindi non seppe neanche cosa fece cambiare idea ad Hazel.
Infatti la bionda si era subito girata verso di lei, dopo un semplice secondo Hazel chiuse la bocca facendo morire li la sua protesta.
Annabeth riprese a parlare sovrastando le voci di tutti gli altri.
-So per certo che c’è una spia tra noi. Hanno intensificato le misure di sicurezza un’ora dopo che ho inviato a tutti voi il messaggio che diceva che avremo agito durante le vacanze natalizie. Casualità? Non credo proprio.
-E, di grazia, come sei arrivata alla brillante conclusione che sono stato proprio io?
Annabeth alzò semplicemente un sopracciglio.
-Guardati Nico, poi guarda tutti noi. Chi altri potrebbe essere?
Il moro spalancò la bocca incredulo.
-Tutto ciò non ha senso.
Ribatté Will, ma fu l’unico a farlo.
Nico si guardò intorno, fissando tutti gli altri.
-La pensate davvero come lei?
-Si, Nico- Jason prese parola – E’ una spiegazione ragionevole. Io sto con lei.
Nico strinse le labbra in una linea sottile.
Hazel si limitò a distogliere lo sguardo.
Frank continuava a non proferire parola, esattamente come Calypso.
Percy diede man forte a Jason e Annabeth.
Infine Leo commentò –La penso allo stesso modo da un po’.
Qualcuno lo guardò interrogativo.
Anche Nico, ma il suo viso aveva smesso di mostrare sentimenti dopo lo shock iniziale per l’accusa.
-Sparisci ogni notte. Cosa diavolo fai se non il doppiogiochista? Ti sembra che non ti senta uscire da quella porta? Inoltre, non appena hai letto il messaggio di Annabeth, sei scappato via dalla camera.
Poi si girò di scatto a fissare Will e gli puntò l’indice contro.
-E non provare a dire nulla, c’eri anche tu davanti, l’hai visto.
Il biondo boccheggiò, cercando qualcosa da dire, poi si lasciò cadere seduto sulla panca, si chinò in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia e sospirò.
-Ci possono essere milioni di spiegazioni plausibili- sussurrò infine.
-Ah si? Ad esempio?
A Nico non andò giù il tono di voce con cui Jason aveva risposto a Will, così si intromise ancora più acido.
-Per vostra informazione passo le mie notti in bagno. A vomitare. Subito dopo aver fatto un incubo. E se ben ti ricordi, Leo, quando è arrivato il messaggio di Annabeth mi ero appena svegliato.
Scese il silenzio.
Solo dopo un po’ Percy commentò – Potevi inventarti qualcosa di più credibile.
Calypso notò che Hazel stava per dire qualcosa, ma poi lanciò un nuovo sguardo ad Annabeth e abbassò lo sguardo richiudendo la bocca.
Nico fissò Percy con la stessa intensità che stava utilizzando Will per fissare proprio lui.
Dopo dei secondi che sembrarono interminabili sibilò – Fottiti Percy.
-Oh, andiamo Nico!- Si difese il ragazzo – Quante volte ci hai minacciato, ricordandoci che hai ucciso una persona quando avevi solo sei anni?
Jason concluse per lui –Non potremo mai fidarci di te.
Tutti si aspettavano una reazione differente da parte del moro, che li iniziasse a prendere a pugni, che continuasse a inveirgli contro, che semplicemente rispondesse con dell’ironia.
Ma a nessuno passò per la testa che Nico potesse fuggire, via dalla stanza, lontano da tutti loro.
 
Il momento di smarrimento durò un solo secondo, poi Will ed Hazel si alzarono, praticamente in contemporanea, e lo rincorsero.
Lo seguirono per un po’ lungo i corridoi deserti fino a quando Hazel non riuscì a bloccarlo, afferrandolo per una mano, quando era già arrivato nel cortile.
Nico si ritrasse subito al suo tocco, ma si fermò e si girò a fronteggiarli.
Nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di vederlo in lacrime.
-Era mia sorella!- Gli urlò contro.
Rosso in volto, le lacrime che continuavano a scendere, stava tremando.
Will avrebbe solo voluto abbracciarlo fino a quando tutto quel dolore non fosse scomparso, ma non riuscì a muovere un muscolo mentre ascoltava quello che veniva dopo.
-Io l’amavo, l’amavo più della mia stessa vita! La dovevo proteggere e invece l’ho uccisa. E non me lo perdonerò mai. Ogni notte il suo fantasma torna ricordandomi quello che ho fatto, ogni singola e fottuta notte da quando avevo sei anni. E voi avete il coraggio di rinfacciarmelo come se io avessi anche solo provato un minimo di piacere, come se mi fossi divertito. Mi fate totalmente schifo. Voi non sarete mai la mia famiglia!
Will si risvegliò dal suo stato di shock solo quando Nico si girò di nuovo scappando via, stava per corrergli di nuovo dietro, ma Hazel lo fermò trattenendolo per un braccio.
-No. Ha bisogno di stare da solo adesso.
 
Annabeth entrò in camera senza neanche bussare, come sperava ci trovò solo Will.
Era l’ora di pranzo e il biondo non si era fatto vedere a mensa.
Lui la fissò un solo attimo con uno sguardo duro, poi si alzò pronto ad andarsene.
-Risiediti Will. Dobbiamo parlare.
E lo disse con un tono così autoritario che non ammetteva repliche.
-Io invece non ho nessuna voglia di parlare di Nico e del suo essere un traditore.
Lei sbuffò – Non penso davvero che sia lui la spia.
Lui la fissò confuso – Ma …
-Siediti.
E Will questa volta obbedì, sedendosi sulla sedia della sua scrivania.
Annabeth si mise di fronte a lui, avvicinandosi la sedia della scrivania di Percy.
Poi iniziò a parlare.
-Oh andiamo, Nico? Quel ragazzo è perfetto per essere un traditore. Si comporta come se odiasse tutti, quante volte ha provato a ucciderti? E non solo te. Insomma, fa la pecora nera del gruppo, ma è anche molto intelligente. Lo tengo d’occhio da un po’. E’ impossibile che sia davvero lui la spia, se lo fosse stato sul serio non si sarebbe mai comportato come si comporta, avrebbe cercato di distogliere i sospetti, di essere cordiale, di fare tutto meno quello che ha sempre fatto.
Will la stava ascoltando in silenzio.
-Hazel ha capito subito che stavo mentendo, ma le ho fatto capire con lo sguardo di stare al gioco non contraddicendomi per il momento. A lei e Calypso ho spiegato tutto dopo.
-Quindi, perché l’hai fatto?
-Per capire come si sarebbero comportati gli altri. Per capire chi di loro fosse davvero la spia.
-E … ?
-E ho qualche ipotesi. Frank è stato tutto il tempo in silenzio. C’è una buona possibilità che sia lui, se n’è quasi lavato le mani, come se gli andasse bene la piega che avevano preso gli avvenimenti. Inoltre è sempre stato buono e gentile, con tutti. Non è che mi convinca molto.
Will stava per parlare, ma Annabeth continuò imperterrita.
-Poi ci sono Leo, Jason e … - Non voleva dirlo, ma anche lui era coinvolto – Percy.
A Will rivenne in mente tutto quello che era successo. Gli sembrò di riviverlo una seconda volta.
Scosse la testa e riprese ad ascoltare Annabeth.
-Leo, non sono molto sicura di lui. Non era molto convinto di quello che diceva, ma è pur sempre il suo compagno di stanza, per quanto non gli andasse doveva pur sempre raccontare quello che sapeva e che aveva visto. Ci hanno impostati in questo modo. Come avrai notato, dopo che Nico ha dato una spiegazione, lui non ha detto più nulla. Forse gli credeva sul serio. Ma non posso esserne sicura al cento per cento. Poi ci sono Jason e Percy. Loro lo hanno letteralmente aggredito. Come se volessero far davvero credere a tutti che fosse lui la spia. Come se volessero distogliere tutti i sospetti da qualcun altro, magari proprio loro stessi.
-Quindi, che si f…
-Ho un piano. Ne sarete al corrente solo tu, Hazel e Calypso. Non voglio rischiare.
Will annuì lentamente – Ma … Annabeth?
-Dimmi.
-Hai detto che Frank ti sembra troppo buono e gentile per fare sul serio, perché io no?
Lei abbozzò un sorriso divertita.
-Davvero me lo stai chiedendo, Will?
Lui corrugò la fronte non capendo.
-E’ semplice- allora spiegò lei – Quel tuo sguardo, non te l’avevo mai visto. Avresti staccato il braccio a qualcuno se solo questo si fosse azzardato a sfiorare Nico. Avevo anche paura che avresti mentito dichiarando che eri tu la spia solo per proteggerlo, anche se penso che l’avresti fatto solo se avessi saputo che fosse stato veramente lui a fare il doppiogioco. E’ palesemente ovvio che non sei tu.
Will non rispose, ma gli si erano colorite le guancie.
Annabeth riprese a spiegargli cosa aveva in mente.
_________________________________________________________
Ta dan! Ed eccomi finalmente qui con un bel 50% delle risposte ai vostri dubbi ;)
Allora, bè, la prima parte è vista dal punto di vista di Calypso perchè fra tutti è quella più "neutra" e non coinvolta in nessun modo.
Come avrete notato Hazel voleva intrvenire quando Leo gli ha chiesto di dirgli cosa faceva la notte, perchè come ricorderete verso i primi capitoli Hazel ha visto Nico correre in bagno e vomitare, anche se non l'ha mai detto a nessuno.
Annabeth è una ragazza abbastanza intelligente, era ovvio che non potesse mai credere che un comportamento così evidente di Nico potesse renderlo la spia.
La storia dell'infanzia di Nico è forse quella più distruttiva, ma per sapere tutta la verità dovrete aspettare un pò.
Non penso ci sia altro da aggiungere, suppongo che Annabeth abbia spiegato abbastanza bene il tutto.
Fatemi sapere che ne pensate e le vostre supposizioni!
Alla prossima, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Troppe parole non dette ***


33.Troppe parole non dette


Hazel fece scorrere le dita sul petto nudo di Frank, disegnando qualcosa di astratto.
Erano stesi nel letto del ragazzo, in camera da soli, si erano chiusi a chiave precedentemente e avevano lasciato quest’ultima nella toppa, in modo che neanche Ottaviano potesse entrare.
-Frank- sussurrò la ragazza a un certo punto.
Si girò e poggiò il mento sul suo petto, per poterlo fissare negli occhi mentre parlava.
Hazel si era preparata tutto un discorso, ma Frank non glielo fece neanche iniziare, interrompendola ancor prima che aprisse bocca.
-Hazel, credimi, non sono io la spia. Te lo giuro.
Lo disse senza distogliere lo sguardo dal suo neanche per un secondo, il tono così vero e sincero.
No, non era lui la spia, adesso Hazel ne era perfettamente consapevole.
Sorrise e si spinse in avanti, baciandolo dolcemente, senza perdere il sorriso dal volto.
-Non riuscivo più a stare con l’ansia di non sapere se fossi o meno tu.
-E’ tutto okay- sussurrò in risposta il ragazzo accarezzandole i ricci, in quel momento ancora più disordinati.
Poi riprese a parlare –Non ti ho staccato gli occhi di dosso quella mattina, ho visto come ti ha guardato Annabeth e come tu hai smesso di dire qualsiasi cosa volessi dire. Non pensa davvero che sia Nico, vero?
-No- rispose la ragazza tornando a fissare il soffitto, sempre poggiata sul suo petto.
-Voleva solo vedere come avrebbero reagito gli altri. Leo, Percy o Jason. Dobbiamo capire solo chi dei tre e perché.
-Perché non utilizzi i tuoi- fece delle virgolette in aria con le dita –poteri anche con loro?
-No, devono continuare a credere che siamo assolutamente convinti che sia Nico, o cambierà i loro piani e il loro modo di agire. Chiunque sia deve credere di essere al sicuro, un mio interrogatorio li insospettirebbe troppo.
-Oh, si, giusto… Qualche volta dimentico quanto Annabeth sia intelligente e geniale nei suoi piani.
-Già, molto probabilmente questo la rende la più letale.
 
Perché tutto doveva sempre essere così complicato?
Leo era davvero convinto di star facendo la cosa giusta quando, due giorni prima, aveva attaccato Nico costringendolo a confessare la sua colpevolezza.
Ma adesso, dopo che il moro era fuggito da quella stanza e non si era più fatto vivo per due interi giorni, si stava iniziando a sentire davvero in colpa.
Infondo, era pur sempre il suo compagno di stanza, aveva praticamente vissuto con lui per quattro mesi, che è un tempo lunghissimo considerando tutte le sue “amicizie” strette nelle varie missioni che duravano massimo due mesi.
Continuava ad essere convinto di aver fatto la cosa giusta raccontando a tutti i suoi sospetti, era giusto che anche gli altri sapessero.
Ma aveva sempre più dubbi sul come si era rivolto e con quale tono.
Fissò un’ultima volta il letto intatto del ragazzo, sbuffò e, mentre si dirigeva a mensa, iniziò a smanettare il suo cellulare.
 
L’aria intorno al tavolo da pranzo era pesante.
Annabeth non avrebbe saputo dire se per il fatto che il giorno dopo sarebbero finalmente intervenuti ponendo fine alla missione, se per la scomparsa di Nico o perché, solo per metà delle persone, non avevano ancora capito chi fosse la vera spia.
Hazel e Frank erano silenziosi, ma avevano decisamente un’espressione di estasi da post-sesso.
Percy anche era silenzioso e cupo, fatto decisamente strano.
Will stava giocherellando con il cibo, non aveva mangiato ancora nulla e, a intervalli regolari, lanciavi sguardi al cellulare messo in bella vista sul tavolo.
Leo arrivò senza vassoio, si sedette e lanciò il suo cellulare sul tavolo, sbuffando.
-E’ inutile, è scomparso.
Will rispose senza neanche alzare lo sguardo.
-Lo so, provo a chiamarlo da due giorni, non accetterà mai neanche una chiamata.
-No Will, non hai capito. E’ letteralmente scomparso. Ho provato a rintracciare il suo cellulare per farmi dare una qualche posizione. Il nulla, come se non fosse mai esistito. Inoltre, ha lasciato tutte le sue cose in camera, ogni cosa, anche le armi. Cosa diavolo sta facendo?
-Forse dovremo avvertire Era- provò Frank dopo diversi secondi di silenzio.
-Oh certo- rispose allora a quel punto Percy –Vedi quanti problemi si farà dopo che le diremo che la spia infiltrata nel nostro gruppo è scomparsa dalla circolazione, non potendo più sentire e riferire i nostri piani. Guarda, il massimo che farà sarà ringraziarci.
Nessuno lo contraddisse, aveva ragione infondo, chi si sarebbe fatto problemi per una spia?
Will si alzò, afferrò il suo cellulare e andò via con uno sguardo ancora più cupo e vacuo.
Annabeth lo fissò finché non scomparve dalla sua vista, era solo colpa sua quella situazione. Lo sapeva benissimo. Ma, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, non avrebbe cambiato nessuna sua scelta e decisione, era così che doveva andare.
Si girò a fissare Percy, il ragazzo stava ancora fissando il suo piatto, mangiucchiando svogliatamente.
-Percy?
I suoi occhi verdi si incatenarono subito con i suoi, in attesa.
Annabeth avrebbe voluto dirgli troppe cose, così tante da non avere neanche un filo logico tra i suoi pensieri.
Avrebbe voluto parlargli di cosa sarebbe successo dopo la fine della missione, avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva per averlo sempre creduto un’idiota, avrebbe voluto dirgli che forse stava iniziando a provare per lui qualcosa di forte e vero, infine, avrebbe voluto supplicarlo di dirle che non era lui la spia, che non l’avrebbe mai tradita.
Ma non una di queste frasi uscì dalla sua bocca.
-Andiamo in camera tua?
Fece quella semplice proposta, innocua se messa a confronto con tutte le sue altre domande, inoltre avrebbe aiutato entrambi facendogli dimenticare l’ansia, i problemi e la paura di un insuccesso.
Percy si limitò ad annuire prendendola per mano.
Era sbagliato, doveva essere solo sesso, Annabeth lo sapeva. Ma non si sottrasse al tocco.
 
Erano le 04.36 a.m.
Fuori era completamente buio.
In contrapposizione, la stanza di Leo e Nico era illuminata a giorno.
Gli otto ragazzi si stavano sistemando in silenzio.
Annabeth si sistemò due pistole alla cintura, poi infilò qualche coltello negli stivali.
Calypso si strinse le cinghia nelle cosce, c’erano appese delle piccole bombe, qualche coltellino e degli apparecchi elettronici per comunicare.
Leo si avvicinò al letto di Nico, recuperò tutte le armi che aveva nascosto precedentemente il ragazzo, non avrebbe avuto senso lasciarle li, non sarebbero servite a nessuno.
Jason era seduto sulla sedia di una delle due scrivanie, il piede sopra il legno del tavolo, si stava allacciando per bene la scarpa destra.
Leo gli si avvicinò e gli passò una pistola con un mezzo sorriso vuoto, disse semplicemente –E’ del tutto carica.
Hazel fece roteare i dischi affilati tra le dita, prima di agganciarseli ai pantaloni.
Frank si armò solo di due pistole, preferiva di gran lunga utilizzare il suo corpo.
Will stava finendo di imbottigliare, con estrema cautela, i liquidi apparentemente innocui che aveva creato.
Percy stava finendo di caricare tutte le pistole, togliendo anche il blocco di sicurezza.
Erano le 04.57 quando tutti finirono di prepararsi.
Annabeth attirò la loro attenzione sedendosi dietro uno dei computer, infilò una chiavetta e aprì il file che cercava.
Tutti si posizionarono dietro di lei per seguire quello che aveva da dire e mostrare.
Fece un discorso semplice e conciso, mentre indicava svariati punti nella mappa che aveva appena aperto, e nessuno ebbe nulla da obiettare.
-Questo è il posto dove tengono quello che stiamo cercando- e indicò un punto in quell’enorme labirinto.
-Questi puntini rossi, invece, sono le guardie e si spera che non abbiano cambiato schema.
Fece una piccola pausa.
-Allora, prima di tutto per entrare serve un codice d’accesso che noi non abbiamo. Leo, devi hackerare quel programma.
-Consideralo fatto- sorrise compiaciuto il ragazzo.
Annabeth annuì e riprese a parlare.
-Per arrivare a questa porta ci sono tre possibili vie, dobbiamo dividerci. Per avere più possibilità di successo e per non dare troppo nell’occhio.
Si alzò dalla sedia e frugò dentro la borsa che si era portata in stanza, ne uscì degli strani orologi digitali. Quando ne accese uno fece vedere a tutti che mostrava una copia esatta della mappa ancora accesa al pc, solo che qui era segnata una strada.
Ne porse due a Will e Leo –Voi due andate insieme, prenderete subito la prima strada a destra, seguite il percorso che vi indica.
I ragazzi annuirono.
-Jason, Frank e Hazel. Voi andate sempre dritto e seguite anche voi il vostro percorso.
Consegnò loro altri tre orologi.
-Percy con me.
Il ragazzo accennò un sorriso.
Annabeth si girò verso l’unica ragazza rimasta e le passò l’ultimo orologio, insieme a una boccettina di potente sonnifero che si era fatta dare precedentemente da Will.
-Calypso, devi percorrere i condotti dell’aria, arriverai esattamente di fronte la porta che stiamo cercando, non ho idea di quante guardie ci siano ora come ora a controllarla, ma di sicuro non sono poche. Devi stordirli con questa – e indicò la boccetta – in modo che noi tutti interverremmo contemporaneamente.
Ci fu un attimo di silenzio, la bionda continuò –Penso che tu sia la più adatta.
Calypso annuì accettando le cose.
Nessuno lo disse, ma tutti erano ben consapevoli che era decisamente Nico quello più adatto.
Annabeth aveva fatto il suo lavoro, aveva cercato il miglior piano per farli uscire tutti vivi da li, inoltre aveva creato le squadre in modo che i “sospettati” fossero in coppia con qualcuno che sapesse tutto il piano.
Lei avrebbe tenuto d’occhio Percy.
Will, Leo.
Hazel, Jason. Le aveva detto precedentemente che Frank non era la spia che stavano cercando, ma comunque nessuno l’aveva messo al corrente del piano.
Così erano solo lei, Hazel e Will. E nessuno di loro tre avrebbe tentennato a mettere K.O. uno dei loro amici se questo avrebbe minacciato di sabotare la missione.
Erano le 05.09 quando iniziarono ufficialmente quell’ultima tappa.
______________________________________________________
Ciao!
Allora... diciamo che questo capitolo è un pò diverso e praticamente diviso in due parti.
Nella prima parte è tutto molto cupo e angoscioso, i ragazzi stanno iniziando ad avere i primi sensi di colpa per come si sono comportati quel giorno e soprattutto non aiuta il fatto che Nico sia scomparso. Ipotesi?
Mentre l'altra parte bé, è praticamente l'inizio della missione finale.
Non ho molto da dire oggi, anche perché è quasi un capitolo di passaggio per l'azione che verrà in seguito.
Alla prossima settimana, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Semplice ***


34.Semplice


C’erano voluti esattamente 17,03 secondi prima che Leo riuscisse ad aprire la porte, che avevano bisogno di un codice d’accesso, hackerando il sistema centrale.
Nessuno aveva detto una parola, ognuno sapeva qual’era il suo compito.
Sempre in silenzio si separarono seguendo le indicazioni che aveva dato precedentemente Annabeth.
Leo e Will andarono a destra, seguendo il percorso tracciato nei loro orologi.
Procedettero velocemente e silenziosamente per diversi metri, poi iniziò lo scontro.
Will scostò la testa di qualche centimetro per fissarsi il polso, cercando di capire se avessero preso la direzione corretta.
Fu questo che gli salvò la vita.
La pistola fece partire un colpo silenzioso, diretto proprio alla sua testa.
Con quel piccolo movimento involontario, Will aveva fatto in modo che la pallottola gli sfiorasse l’orecchio e i capelli biondi.
Il biondo urlò – Giù! – E Leo non se lo fece ripetere due volte, mentre cercava qualcosa dentro le sue tasche.
Si nascosero mentre rispondevano al fuoco, non vedevano a chi stavano mirando, ma un mugolio di dolore gli fece intuire che uno dei due aveva colpito qualcuno.
Will finì le pallottole, quando infilò le mani in tasca Leo era certo che stesse prendendo le ricariche, ma uscì una boccettina rotonda e trasparente. Aveva le dimensioni di una palla da tennis e conteneva un liquido viola.
-Che cosa…- provò a chiedere, ma Will lo anticipò.
Lanciò la boccettina in aria, creò un arco perfetto andandosi a infrangere ai piedi dei loro tre inseguitori.
Il liquido viola si sparse sul pavimento, un secondo dopo prese fuoco creando una barriera tra di loro, gli uomini iniziarono anche a indietreggiare per il troppo calore.
Leo fischiò ammirato, guardò Will con uno strano luccichio negli occhi – Figo! Mi piace il fuoco, poi mi insegni questo trucco!
Will gli lanciò solo uno sguardo di sottecchi –Meglio di no- rispose semplicemente.
Si alzò spazzolandosi i jeans e annunciò –Non dura molto, dobbiamo correre, adesso.
Leo lanciò un veloce sguardo a una grata di un condotto dell’aria quasi sopra di loro, sorrise mentre si infilava una mano nella tasca del giubbotto.
Sicuramente stava pensando a Calypso.
Will ne ebbe la certezza quando uscì una piccola bomba, ancora più piccola della boccettina che aveva utilizzato lui, ma che avrebbe fatto abbastanza danno. Il biondo era più che certo che l’avessero progettata insieme.
-Si, dobbiamo decisamente correre.
Mentre lo diceva Leo tolse la sicura alla bomba e la lanciò oltre la barriera di fuoco.
I due ragazzi iniziarono a correre a perdifiato, imboccando quasi all’ultimo secondo le indicazioni dei loro orologi.
Esattamente 3 secondi dopo, sentirono il suono dell’esplosione.
 
Hazel, Frank e Jason stavano camminando a passo veloce.
Si fermarono quando il suono di un’esplosione, non proprio lontanissima, attirò la loro attenzione.
-Leo- commentò Hazel. I due ragazzi annuirono, assolutamente convinti che fosse il loro amico la causa di ciò.
L’esplosione però non attirò solo la loro attenzione.
Sentirono i loro passi ancor prima della voce che dettava ordini.
-Preparatevi- sussurrò Hazel uscendo la pistola dalla cintura.
Il gruppo era formato da cinque uomini armati e con le giuste protezioni.
Hazel sparò al cuore di quello davanti, il colpo ravvicinato lo fece volare all’indietro, ma non lo uccise per via del giubbotto antiproiettile.
Frank, nel frattempo, aveva evitato elegantemente una pallottola indirizzata alla sua testa. Prima che l’uomo potesse ricaricare la pistola, il ragazzo ci fu sopra iniziandolo a tempestare di pugni.
Hazel stava intrattenendo un secondo uomo, entrambi evitavano le pallottole che si lanciavano a vicenda. Hazel era certa che l’uomo non ci stesse mettendo tutta la sua volontà. Uno strano dubbio si insinuò nella sua mente.
Jason invece stava combattendo contemporaneamente con gli ultimi due uomini rimasti.
A uno aveva lanciato un coltello, così rapito che l’uomo non si accorse di nulla, fino a quando un pezzo del suo orecchio cadde a terra.
All’altro aveva sparato al braccio, non l’aveva preso in pieno, ma la ferita che iniziò quasi subito a sanguinare era abbastanza profonda.
I ragazzi si presero un secondo per respirare. Frank si rimise in piedi, l’uomo ai suoi piedi ormai svenuto.
-Penso sia il caso di scappare adesso.
Hazel, Frank e Jason iniziarono a correre, quasi in contemporanea, verso la loro meta.
La ragazza fissò dietro di se per un solo attimo, nessuno li stava seguendo.
Era strano, non era normale. Degli uomini ben addestrati non si sarebbero mai fatti fermare da un semplice graffietto.
Era stato tutto troppo semplice per non esserci qualcosa di losco sotto.
Ma si tenne quei pensieri per se e accelerò il passo per raggiungere gli altri due.
 
A Calypso facevano male le ginocchia, ma mai un suono uscì dalla sua bocca. Aveva anche silenziato il suo respiro, niente affanno né un sospiro di troppo.
Continuava a gattonare in completo silenzio, al buio, l’unica luce proveniente dalle grate poste a intervalli regolari e dall’orologio digitale che le indicava la strada.
Il suo percorso era quello privo di pericoli, ma anche il più scomodo e decisamente noioso.
La prima cosa a interrompere quella monotonia fu il suono di un’esplosione che fece anche tremolare il condotto dell’aria.
Calypso si bloccò per qualche secondo, mentre un sorriso gli increspava le labbra. Tutti i suoi pensieri erano rivolti a Leo.
Quell’esplosione era opera sua. La ragazza lo sapeva bene.
Sapeva anche che non gli sarebbe successo nulla di grave, sarebbe tornato da lei, doveva, glielo aveva promesso la sera prima. Le aveva promesso che sarebbe andato tutto bene e Calypso non poteva far null’altro che credergli, perché lasciarsi andare alla disperazione e all’ansia non li avrebbe portati da nessuna parte.
Diversi minuti dopo stava passando accanto a all’ennesima grata, quando sentì delle voci.
Si bloccò di colpo, si nascose meglio, trattenne il respiro e ascoltò attenta.
-… non erano questi i piani!- Stava dicendo uno.
-Non siamo morti, smettila di lamentarti.
-Potrei morire dissanguato per tutto quello che sto perdendo dall’orecchio.
-Jack è messo decisamente peggio di te.
-Mi sto lamentando anche per lui. Il patto non era questo e lo sai benissimo anche tu …
Calypso non sentì più nulla, i due uomini si erano allontanati troppo.
La ragazza non si mosse per qualche secondo, fissando un punto impreciso della parete in acciaio. Patto? Di quale patto stavano parlando?
 
Annabeth e Percy furono quelli che non incontrarono nessun problema.
Sentirono come un’eco lontano l’esplosione di Leo e qualche secondo dopo i passi degli uomini che si dirigevano in quella direzione.
Ma al contrario di Hazel, Frank e Jason loro non li affrontarono, si nascosero in tempo. Gli uomini erano inoltre troppo impegnati a dirigersi alla loro meta per far caso a ogni particolare.
Più che nascondersi fu Percy a gettarsi su Annabeth facendo in modo che rotolassero entrambi a terra.
La ragazza gli avrebbe anche imprecato contro se la sua bocca non fosse subito stata tappata dalla mano del moro. Ma i suoi occhi erano più che eloquenti.
Percy ringraziò il fatto che gli Dei li avessero creati senza la possibilità di uccidere con uno sguardo.
Quando gli uomini furono lontani Percy si scostò lentamente.
-Hai già dimenticato dei miei calci?- Gli ringhiò contro la bionda.
-Pensavo che non avresti più cercato di rovinare qualcosa che ti piace così tanto- rispose lui tranquillamente mentre si rimettevano in piedi.
Altro sguardo assassino –Stai mettendo davvero a dura prova la mia pazienza, Jackson.
-Buffo… L’altra notte Will mi ha ringhiato contro una frase simile.
-Notte? Fammi indovinare, l’hai svegliato per qualche stupidaggine?
Silenzio.
-Come immaginavo.
Annabeth terminò in un sospiro e riprese a seguire la loro strada.
Percy ebbe il buon senso di stare in silenzio.
Ci misero solo altri pochi minuti prima di arrivare all’imbocco dell’ultimo corridoio, si accovacciarono a terra e attivarono il trasmettitore al loro orecchio.
Annunciarono a Calypso, quasi in contemporanea con tutti gli altri, che erano in posizione.
La ragazza disse loro di stare pronti.
Liberò la boccetta che aveva creato Will e rilasciò il sonnifero.
Le guardie erano una dozzina. Più della metà caddero subito addormentate, l’altra parte fu pronta ad attaccare al pericolo imminente, ma anche loro erano abbastanza storditi.
I ragazzi intervennero in contemporanea e in pochi secondi avevano messo al tappeto tutti quanti.
Calypso scese dal condotto dell’aria con un abile salto, poi si stiracchiò i muscoli.
Leo invece stava inserendo una serie di codici per aprire l’ultima porta.
Questa volta ci mise solo 5,8 secondi. Il ragazzo rimase spiazzato, conosceva le sue capacità, sapeva di essere bravo, ma non fino a questo punto.
Annabeth fissò Leo, poi tutti gli altri e finalmente disse quello che tutti avevano solo ipotizzato.
-Nessuno di noi ha neanche un semplice graffio- Fissò le mani di Frank –Perché suppongo che quel sangue non sia tuo.
Il ragazzo diede conferma, lei continuò.
-Perché ho come la sensazione che tutto quanto sia stato troppo semplice?
____________________________________________________________
Hola!
Ed eccomi qui con un capitolo abbastanza movimentato.
Forse vi aspettavate più sangue, ma c'è un motivo se è stato tutto "troppo semplice" ;)
E lo so, manca di nuovo anche Nico, chiedo venia.
Alla prossima! Deh
 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Una scelta ***


35.Una scelta


Non appena la porta si aprì del tutto, le luci si accesero tutte in una volta, accecandoli per un momento.
Tutti si posizionarono, pronti a combattere, ma non c’era niente e nessuno da combattere.
La stanza era grande, circolare e spoglia. Al centro una specie di leggio. Sopra vi era poggiata ciò che cercavano. Il file con tutti i documenti.
-Quante trappole ci sono?- Domandò Annabeth rimanendo alla giusta distanza di sicurezza.
Leo controllò con tutti i suoi aggeggi tecnologici. Ci mise pochissimo.
Abbassò la mano e guardò la bionda con gli occhi pieni di incredulità, poi sussurrò –Non ce ne sono.
Annabeth fece tutto in un secondo: afferrò la pistola e la caricò, si mise in posizione d’attacco e urlò –E’ una trappola!
Tutti la imitarono, contemporaneamente un sacco di uomini armati si riversarono nella stanza.
Frank ignorò le armi, iniziò a combattere corpo a corpo. Riusciva benissimo a tenere testa a tre uomini contemporaneamente.
Hazel sparava a raffica, colpendo quasi tutti quelli che da lontano prendevano la mira verso il suo ragazzo.
Calypso sembrava quasi che volasse, era agilissima e saltava di corpo in corpo, neanche la vedevano. Uno però riuscì ad afferrarla per un piede e a farla cadere a terra, il dolore alla mandibola fu quasi accecante.
Si girò di scatto, pronta a difendersi, ma già una lama stava scendendo contro la sua testa.
Trattenne il fiato, poi l’uomo venne sbalzato all’indietro da una palla di fuoco, o una cosa simile.
Rimase a terra, a contorcersi per il dolore, mentre cercava di spegnere tutte le fiamme.
La ragazza si alzò, girandosi verso Leo per fargli un semplice sorriso, il ragazzo rispose con uno quasi giocoso, poi tornò nel bel mezzo della mischia.
Jason colpiva con pallottole e coltelli quasi in contemporanea, ma non uccideva nessuno, nei pochi attimi di pausa dove riusciva a prendere un bel respiro si guardava attentamente intorno, come se stesse cercando qualcuno.
Anche Will non uccideva, in una mano aveva una pistola, nell’altra una spara dardi (ripieni di sonnifero) super moderna, con entrambe colpiva mani e gambe, posti che non potevano davvero essere letali, ma che li mettevano ko. Non aveva la stessa mira di Jason, ma riusciva a colpirne 3 su 4.
Anche Percy era bravo con pistole e coltelli.
Ma quando qualcuno lo afferrò da dietro cercando di strozzarlo ebbe qualche problema.
Cercò di liberarsi, ma quello era molto più forte di lui, non riusciva più a respirare, stava annaspando in cerca di un appiglio, quando la presa divenne molto più debole.
Percy non ci pensò due volte, diede una violenta gomitata alla faccia dell’uomo e si liberò del tutto.
Si girò per capire cosa fosse successo, mentre si chinava a recuperare la sua pistola, precedentemente caduta, notò l’uomo inginocchiato a terra con una smorfia sul volto, le mani a reggersi il cavallo dei pantaloni. Dietro di lui stava Annabeth.
Percy capì tutto in un istante, sorrise e si rivolse all’uomo.
-Fa male, eh? Lo so, l’ho provato anche io.
Poi sparò e tornò a occuparsi di tutti gli altri.
Annabeth si guardò intorno, erano troppi.
Loro erano fantastici, ma non sarebbero mai potuti uscire da li tutti e otto vivi.
Per un attimo fissò quel piccolo microchip che era la causa di tutto, era tentata di distruggerlo, alzò anche la pistola pronta a farlo.
Semplicemente, tentennò qualche secondo di troppo, giusto il tempo per perdere del tutto la sua unica occasione.
-Fermi!- Urlò una voce così autoritaria che tutti si bloccarono nelle rispettive posizioni.
Nessuno però abbassò le armi mentre si giravano verso la voce appartenente a Tristan McLean.
Era vestito in giacca e cravatta, senza nessuna protezione, camminava verso di loro con un portamento tranquillo e rilassato.
-Ritira i tuoi uomini- disse Percy – abbiamo vinto noi, ti abbiamo in pugno.
Annabeth si guardò di nuovo intorno, in effetti Percy aveva ragione. L’uomo era senza protezione e loro erano abbastanza abili da battersi con tutti quelli rimasti. Rimaneva sempre alta la percentuale che non tutti sarebbero rimasti vivi, ma avrebbero vinto.
L’uomo, inaspettatamente, sorrise.
Hazel capì che le cose si stavano mettendo male, non era quel sorriso che voleva far credere agli altri di aver tralasciato qualcosa di importante, lui sapeva che loro avevano tralasciato qualcosa di davvero importante.
-La CIA avrebbe dovuto mandare qualcuno di più esperto di dei semplici e stupidi ragazzini. Non sapete neanche da dove iniziare e non vi fidate fra di voi. Siete così stupidi.
Percy caricò la pistola, sempre puntata su di lui.
-Ti conviene spiegarti meglio, perché sto perdendo tutta la mia pazienza.
-La spia. Pensate davvero che fosse quello stupido ragazzino? Non era di certo lui che usciva con mia figlia.
Dopo questa frase Piper venne trascinata accanto a suo padre da un uomo, lei se lo scrollò di dosso malamente, facendo gli ultimi passi con i suoi piedi.
Ci volle un po’ perché gli altri ci arrivassero, quasi in contemporanea portarono tutti lo sguardo su Jason.
Era sempre stata lui la spia.
Ma nessuno disse niente, non in quel momento.
Il ragazzo in questione, non appena vide la ragazza, iniziò ad agitarsi fissando l’uomo con occhi fiammeggianti, poi sibilò –Non erano questi i patti.
Annabeth ignorò l’ultima frase del loro “amico” e fece due conti in mente, fu la prima ad arrivarci.
-Nico- mormorò piano, ma riuscirono comunque a sentirla tutti – Come faceva a sapere che noi abbiamo incolpato Nico? Non poteva saperlo. A meno che lei non gli abbia fatto qualcosa.
L’uomo sorrise sempre di più.
-Sei sveglia e intelligente. Ti faccio i miei complimenti. Perché non provate a chiamargli?
Si stava divertendo, il bastardo.
Erano diventate sue pedine, nonostante fossero loro quelli con le pistole puntate alla sua testa.
-Cerco di rintracciare il suo cellulare da giorni, è inesistente- disse a quel punto Leo.
L’uomo spostò lo sguardo su di lui –Ho anche io le mie risorse. Provateci ora.
Will si stava sentendo male.
Fu il primo ad afferrare velocemente il suo cellulare e a trovare il numero di Nico in rubrica.
Quando cliccò sull’icona per avviare la chiamata il signor McLean commentò – Il vivavoce.
Il biondo obbedì. Nel silenzio assoluto tutti riuscirono a sentire la chiamata che veniva inoltrata.
Will  si stava davvero sentendo sempre più male.
Prima che iniziasse il terzo squillo la chiamata venne accettata.
Silenzio.
-Nico?- Provò a chiedere Will.
E poi si sentì la voce di un uomo che con rabbia urlava “Ti ho detto di parlare!”
E subito dopo l’urlo straziante di un ragazzo, poi poterono sentire il suo respiro sempre più veloce e spezzato, come se qualcuno avesse avvicinato il cellulare al suo volto.
Alla fine una semplice supplica, la pronuncia di un solo nome che si concluse in un singhiozzo.
 “Will”
La chiamata terminò.
 
-No!- L’urlo di Annabeth.
Frank capì al volo e riuscì a bloccare Will in tempo, fu così veloce che gli fece abbassare la mano con la pistola che aveva appena sparato il colpo.
La pallottola si schiantò sul pavimento.
-Cosa gli hai fatto!?- Will continuava a urlare e inveire. Anche Frank sembrava in difficoltà mentre cercava di tenerlo fermo, nonostante lui fosse quello più forte fra tutti loro.
-Mossa avventata- commentò l’uomo fissando il punto del pavimento dove la pallottola aveva lasciato un piccolo segno –Pensavo ci tenessi un tantino di più, dovresti sapere che se mi avessi ucciso non l’avresti rivisto mai più.
Will smise di parlare, anche se cercava ancora di liberarsi, per precauzione Frank non l’accontentò.
-Che cosa hai fatto a quel ragazzo?- Sussurrò Piper fissando suo padre quasi con odio.
Tristan McLean quasi si era dimenticato di lei, la fissò confuso, poi le sorrise dolcemente.
-Avevi detto che non avresti fatto loro del male, a nessuno di loro. Me l’avevi promesso.
-Tesoro, io non sto facendo del male a quel ragazzo. Se i miei amici hanno dei modi un po’ rudi io non posso farci nulla.
Piper fece due passi indietro allontanandosi da suo padre, aveva una faccia sconvolta, come se non potesse davvero credere che stesse vivendo una situazione del genere.
-Non ci credo … A quante altre persone hai fatto quello che stai facendo a quel ragazzo?
La ragazza si allontanò sempre di più.
-Piper- Il tono dolce che aveva usato fino a un attimo prima con la figlia era sparito – Il potere, non lo terrai mai se non ti comporti in questo modo. Devi farti temere e rispettare. E adesso torna qui, non ho tempo per i tuoi stupidi capricci.
-No!- Ormai era arrivata da Jason, gli afferrò una mano e lo strinse forte, come se avesse paura di vederlo scomparire.
Aveva fatto la sua scelta.
Suo padre la fissò quasi con disgusto, poi sorrise –Quando capirai che stai sbagliando sarà troppo tardi. Davvero vuoi andare con loro? Ti odiano dopo tutto quello che hai fatto. Non che tu sia così innocente, ricorda che quel ragazzo adesso non sarebbe nelle mie mani se non fosse stato proprio per te.
Piper non rispose. In realtà c’erano molte cose che non comprendeva.
Semplicemente sapeva qual’era il suo posto in quel momento: accanto a Jason.
Tutte le spiegazioni potevano attendere.
Suo padre distolse lo sguardo da lei, come se non fosse poi così importante.
Lo riportò su Percy.
-Avete dieci secondi per decidere di abbassare le armi e lasciarmi andare via con il microchip. Giuro che non farò nulla a nessuno di voi.
-E i suoi amici?- Domandò Annabeth. Non si era persa neanche un passaggio della conversazione con la figlia, aveva capito come fosse bravo a giocare con le parole.
-Neanche loro alzeranno una pistola contro uno di voi.
Nessuno di loro si mosse. Annabeth stava calcolando tutte le possibilità che avevano.
L’uomo allora continuò.
-Potete anche decidere di uccidermi, certo. Voi fatelo e il vostro amico morirà nel modo più lento e doloroso che esista. Sarà lui alla fine a supplicare di essere ucciso.
Una scelta. Dovevano fare una singola scelta.
Far fallire la missione e mettere a rischio l’intera popolazione americana, o portare a termine ciò che avevano iniziato sacrificando una sola persona?
Che poi, a conti fatti, era abbastanza semplice capire quale fosse la scelta più giusta.
__________________________________________________________
Oh... ehm... ciao... *si butta in ginocchio* vi prego non uccidetemi!
Come molti di voi aveano già intuito la spia è Jason. Ora, non è che io lo odi o cose simili e so anche abbastanza bene che nei libri di Rick non farebbe mai una cosa del genere, ma alla fine non è poi così tanto OOC, perchè nel prossimo capitolo spiegherò tutta la verità e il perchè l'ha fatto. Così capirete, poi a quel punto potete decidere se stare dalla sua parte o meno.
Nico... Bè che dire, è stata una benedizione per Tristan McLean rapirlo quando nessuno si preoccupava per lui, prendendolo quando era più spezzato.
Ora hanno una sola e semplice scelta da fare. Voi che ne pensate? E vorrei sempre ricordare che sono cresciuti con una mentalità da agenti segreti.
Alla prossima settimana! Sperando che non mi odiate troppo per continuare questa storia... Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Ricordi e promesse ***


36.Ricordi e pensieri


Non riusciva a dormire.
Ormai non riusciva a dormire da un paio di notti.
Si alzò, si vestì in fretta e in estremo silenzio, lentamente aprì la porta e scivolò fuori, mentre Ethan continuava a russare incurante di tutto.
Si perse due volte prima di trovare l’ufficio di Tristan McLean, era un vero labirinto quella scuola e il buio non aiutava di certo.
Era notte fonda, ma quando bussò alla porta, l’uomo era perfettamente sveglio e sistemato.
Jason fu il primo a parlare.
-Sicuramente lei sa chi sono. Penso anche che abbiamo degli scopi comuni.
L’uomo sorrise quasi sadicamente, poi gli fece cenno di entrare e accomodarsi nella migliore delle sue poltrone.
-Ti ascolto- disse una volta che si fu accomodato a sua volta nella sua elegante poltrona, dall’altro lato della scrivania.
Jason disse una semplice parola –Piper.
-Si, ti ho visto in giro con mia figlia. Sei riuscito a farle il lavaggio del cervello?
-Non ho parlato con lei.
L’uomo lo scrutò, aspettando che continuasse.
-La CIA vuole te. Ma non ho idea di cosa potrebbero fare a lei, non ho idea se è coinvolta in qualche modo, ma in ogni caso è sua figlia. E io non posso permettere che le facciano qualcosa.
-Quindi mi aiuterai a distruggerli? Stai dicendo che vuoi passare dalla mia parte?
-No!- Rispose in fretta il biondo –Non posso tradirli, non loro.
“Siete la mia famiglia”
Quella frase lo colpì peggio di un pugno, si sentiva la testa scoppiare, combattuto tra due poli totalmente opposti, cosa doveva fare?
-Torna quando avrai le idee più chiare- disse semplicemente il padre della sua ragazza.
 
Per il signor McLean non fu un problema aspettare, sapeva che sarebbe tornato, ne aveva tutta la certezza.
E aveva ragione.
Jason si fece rivedere alcuni giorni dopo, sempre di notte. Nessuno sospettava di lui.
Aveva pensato molto in quei giorni, era arrivato alla conclusione che non avrebbe mai tradito i suoi amici, ma poteva sempre far credere al suo nemico il contrario.
-Posso aiutarla a fuggire senza che la CIA lo attacchi quando è allo scoperto, posso farle sapere i nostri piani in anticipo in modo che si prepari a tutto.
-Cosa ci guadagni tu?
-Deve nascondere Piper, portarla via di qui, fare in modo che loro non la trovino mai. Non sanno che ha una figlia, non la cercheranno.
Jason era disposto a perderla, non vederla mai più se questo significava sapere che sarebbe stata al sicuro.
L’uomo accettò e si alzò per stringergli la mano, Jason fece lo stesso.
Entrambi avevano altri piani però.
Jason contava di attaccarlo quando era più vulnerabile, quando ormai Piper sarebbe stata al sicuro. Tirandosi indietro dalla sua promessa di non contattare la CIA.
Ma anche Tristan McLean aveva un altro piano. Non si fidava per niente di quel piccolo ragazzino accecato da dei stupidi sentimenti. Doveva avere un piano di riserva per tenerli sotto controllo. Una qualche carta vincente che avrebbe tenuto sotto controllo non solo Jason, ma anche tutti gli altri.
Furono proprio loro a dargliela, qualche giorno dopo.
Quanto poteva essere semplice rapire un ragazzino, così spezzato da non lottare più di tanto e così odiato che la sua scomparsa sarebbe passata più che inosservata?
 
-Papà, che c’è? Mi hanno detto che era una cosa parecchio urgente.
Tristan McLean annuì alla figlia e le fece cenno di sedersi.
Era tardo pomeriggio e aveva appena concluso una lunga discussione con Jason Grace. Si erano messi d’accordo sugli ultimi dettagli e adesso aveva bisogno di sua figlia per far andare tutto come aveva programmato.
-Tesoro, sai che principalmente non ti parlo mai del mio lavoro, giusto?
Lei sbuffò –Si, dici che mi annoieresti e basta.
-Esattamente. Ora però devi sapere una cosa.
La ragazza si fece attenta, non pensava che il lavoro di suo padre fosse davvero noioso, in realtà non era neanche certa su cosa facesse realmente suo padre. Ma non si era mai lamentata, non con lui.
Ascoltava, rispettava e ubbidiva sempre a tutto quello che le veniva detto.
-C’è un’associazioni segreta che vuole una cosa di mia proprietà. Ha mandato dei ragazzi sotto copertura, uno è quel ragazzo con cui esci.
Piper strabuzzò gli occhi mentre la sua mente elaborava per davvero quella frase.
-No… Non… Lui non sta con me per scoprire i tuoi fatti, lui non…
-Non sto dicendo questo.
Piper si zittì all’istante, aspettando che suo padre continuasse.
-Ha finalmente capito da che parte stare, abbiamo fatto un patto, lui mi aiuta a scappare e io ti proteggo dal resto di loro. Mi ha anche detto che agiranno domani all’alba, spero tu sia pronta a trasferirci.
Quelle parole la colpirono peggio di un pugno. Non disse una parola.
-Mi servi solo per concludere un’ultima questione, devi fare tutto quello che ti dico.
Piper distolse lo sguardo trattenendo le lacrime che le riempirono gli occhi.
-Lo farò, solo… Promettimi una cosa.
Suo padre fece una smorfia, però mantenne la calma e delicatamente domandò cosa volesse.
-Mi devi promettere che non gli farai del male. Né a Jason, né a nessuno dei suoi amici.
L’uomo strinse le labbra.
-Promettilo. E farò tutto quello che vorrai.
Tristan McLean accennò un abbozzo di sorriso.
-Te lo prometto Piper, io non farò del male a nessuno di loro.
 
Erano questi tutti i ricordi che affollarono le menti di  Jason e Piper. Le loro ultime conversazioni con quell’uomo prima che li ingannasse.
Alla fine non è che avevano preso una vera decisione.
Semplicemente, senza mettersi d’accordo neanche con uno sguardo, gettarono le loro armi a terra, arrendendosi tutti nello stesso istante.
Erano abbastanza consapevoli che era giusto sacrificare una sola persona per salvarne molte altre, era questo che avevano sempre insegnato loro.
E l’avrebbero anche fatto, se fosse stato un contesto differente.
Ma come potevano condannare Nico a una morte lenta e dolorosa, quando l’avevano gettato tutti loro in quella situazione? Era semplicemente stato una vittima dei piani di tutti e nessuno avrebbe permesso una cosa del genere, non se lo sarebbero mai perdonati.
-Mi raccomando, non contattate la CIA per altre tre ore. Non c’è bisogno che vi ricordi cosa succederebbe in caso contrario.
Queste furono le ultime parole di Tristan McLean prima che sparisse da quella stanza, seguito da tutte le sue guardie.
La stanza piombò nel silenzio, erano rimasti solo loro e alcuni cadaveri.
L’attimo dopo che la porta si chiuse, Leo afferrò il suo palmare utilizzandolo velocemente.
-Leo, lo hai sentito o no?- Fece la voce preoccupata di Hazel mentre si avvicinava con passo svelto al ragazzo. Pronta a fermarlo prima che potesse peggiorare la situazione.
-Non sto contattando la CIA- rispose il moro senza neanche alzare lo sguardo –Ma il telefono di Nico, era attaccato  poco fa, forse riesco di nuovo a rintracciarlo.
Passarono solo pochi secondi prima che imprecasse, era tornato ad essere inesistente.
Leo era quasi certo di quello, ma doveva pur sempre tentare.
-Sei felice adesso, Grace? Ti rendi conto di quello che hai fatto?- Percy si avvicinò pericolosamente al biondo.
Era terribilmente frustato. Era certo che sarebbe andato tutto liscio, che avrebbero concluso egregiamente. La sua mente non aveva neanche lontanamente immaginato a uno scenario del genere.
Jason afferrò Piper per un braccio e la portò dietro di se, per protezione, poi tenne testa al moro.
-Pensi sul serio che avrei voluto una cosa del genere? Lo so. Sono un bastardo, egoista e tutto quello che vuoi. Mi dispiace. Ma la CIA avrebbe preso anche lei considerando che è sua figlia. Dovevo proteggerla.
Percy stava per dire qualcosa, ma Jason continuò imperterrito.
-Non ci provare Jackson, puoi dirmi tutto quello che vuoi, ma se fossi stato tu al mio posto e lei fosse stata Annabeth, avresti fatto la stessa identica cosa.
Il biondo si rese conto di essersi spinto un po’ troppo avanti quando sentì sul petto la mano di Leo che lo bloccava, temendo che i due ragazzi iniziassero una qualche rissa.
In effetti un po’ tutti si erano avvicinati.
Frank teneva una mano sulla spalla di Percy e Annabeth aveva afferrato il suo braccio.
-Non avrei mai utilizzato uno di noi per i miei scopi.
-Neanche io, Jackson! Non avrei mai messo in mezzo Nico, accusandolo di essere una spia per distogliere i sospetti da me, se avessi saputo che sarebbe finita così, non volevo una cosa del genere!
-State zitti!- L’urlo di Will fece morire la risposta di Percy ancor prima che uscisse dalle sue labbra.
Tutti si girarono nella sua direzione.
Aveva i pugni chiusi lungo i fianchi, le labbra strette in una linea sottile, lo sguardo che poteva uccidere.
-Ma vi sentite? State litigando come due bambini mentre Nico è stato rapito. In questo preciso istante lo stanno torturando, se non l’hanno già ucciso. E voi litigate per decidere di chi è la colpa.
-Ma è appunto di Nico che si sta parlando …
-E allora, Percy? Oltre al fatto che ricordo benissimo che quella mattina non ti sei fatto nessun problema a incolpare Nico e a urlargli contro delle frasi terribili, vuoi incolpare Jason? Fa pure. Ma pensi che cambierà qualcosa? Pensi che cambierà qualcosa prendersela con questa ragazza? Dio, come puoi non capire che, se solo ce ne fosse l’occasione, prenderei il suo posto senza pensarci due volte? Non hai mai capito nulla, tu non hai idea di quanto … io …
Spezzò li la sua frase, finì in qualcosa di incomprensibile, poi urlò frustato mentre si passava le mani tra i capelli e si andava a coprire gli occhi.
Nessuno di loro disse più nulla, stavano semplicemente elaborando tutto quello che era successo in pochi minuti.
Percy e Jason si erano allontanati l’uno dall’altro, ognuno in una direzione diversa.
Fu Annabeth ad avvicinarsi a Will, gli afferrò un polso con forza e gli fece scostare la mano dal volto, lo fissò intensamente negli occhi.
Non poté non notare come tutta la rabbia era ormai evaporata dai suoi occhi, vi lesse all’interno solo disperazione.
-Lo troveremo Will, te lo prometto. Anche se sarà l’ultima cosa che faremo.
Nessuno obiettò in alcun modo.
______________________________________________________
Hola! Bè diciamo che in questo capitolo non succede nulla di nuovo, ma serviva più per spiegare tutte le cose lasciate in sospeso.
Allora, vorrei prendere per un attimo in analisi Jason.
Lui non tradirebbe MAI i suoi amici, l'ha perfettamente detto, ma è anche innamorato di Piper e, insomma, la CIA è sempre la CIA, non poteva sapere cosa avrebbero fatto a lei una volta catturato suo padre. Perchè anche non sa cosa Piper realmente sa. (Anche se poi si è visto che non sapeva nulla fino al giorno prima, non che poi suo padre le abbia detto molto).
Quindi Jason non è mai stato contro i suoi amici, aveva solo dei piani tutti suoi, che ovviamente non prevedevano il tradimento di Nico. Se lo avesse saputo non si sarebbe mai comportato in questo modo. Vorrei sapere cosa sinceramente ne pensate voi di questo personaggio adesso.
Essendo degli agenti segreti era ovvio che avrebbero dovuto scegliere di non stare ai ricatti di Tristan, ma come hanno già spiegato, non avrebbero avuto problemi a sacrificare qualcuno del loro gruppo solo SE questo ne fosse stato al corrente e fosse stata principalmente una sua scelta. Non potevano lavarsene le mani, non dopo tutto quello che avevano detto a Nico l'ultima volta che si sono visti, avrebbero avuto il rimorso per sempre.
Ora Annabeth ha fatto una promessa a Will, una promessa che ha intenzione di mantenere a ogni costo, perché è ovvio che un pò si senta in colpa.
Quindi non resta altro che capire come si evolverà tutta questa situazione e come, soprattutto, la prenderanno Era e gli altri allo scoperta di questa scelta arbitraria.
Alla prossima settimana! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Sensi di colpa ***


37.Sensi di colpa


Piper si torturava le mani sotto il tavolo.
Non era abituata a tutto ciò, quelle cose lei le aveva viste solo nei film.
Era in una stanza dalle normali dimensioni, asettica, un semplice tavolo in mezzo alla stanza.
Lei era seduta da un capo, una signora dall’altra parte, Jason l’aveva chiamata Era prima che li separassero.
La stavano interrogando, utilizzando una macchina della verità umana: Hazel.
La ragazza era accanto alla signora che continuava a fare domande a raffica, senza scomporsi.
-Come ti chiami?
-Piper McLean.
-Quanti anni hai?
-19.
Iniziò con domande semplici, in ogni caso Piper non aveva nessuna intenzione di mentire, Jason aveva messo in gioco tutto per lei, aveva detto a tutti che ci si poteva fidare. Lei non aveva nessuna intenzione di metterlo nei guai.
-Eri a conoscenza dei piani di tuo padre?
-No. Non parla mai con me di queste cose.
La donna fece una leggera pausa, il tempo che Hazel la scrutò a fondo e facesse cenno di continuare.
-Cosa sapevi allora?
-So che mio padre non è mai stato un santo, soprattutto per arrivare dove è arrivato. Ma con me non parlava e io cercavo semplicemente di vivere una vita normale. So che da quest’anno qualcosa è cambiato in quella scuola. Mio padre la possiede da un sacco di tempo, ma raramente ci veniva per fare il suo lavoro di direttore, o anche solo per farmi visita. Invece quest’anno non è andato via neanche una volta. C’era per forza qualcosa sotto.
Sospirò, nessuno disse nulla, Hazel continuava a scrutarla intensamente, non dava nessun cenno per far capire se la credesse o meno.
Piper allora riprese, smettendo di torturare le sue mani e dedicando tutta la sua attenzione a una crepa sul tavolo.
-Poi ieri pomeriggio mi ha convocato. Mi ha detto che c’era una società segreta che voleva rubare una sua cosa. Non è entrato nel particolare, mi ha solo detto che Jason e alcuni suoi amici facevano parte di questa associazione e che sarebbero intervenuti oggi all’alba. Jason non vi ha mai tradito, me l’ha confessato successivamente. Mi ha detto che il suo piano fin dall’inizio era quello di mettere me in salvo, ma poi venir meno al patto che aveva fatto con mio padre e contattare voi per fare tutto quello che dovevate fare. Non aveva messo in conto di quel ragazzo.
-E lei le crede, signorina McLean?
-Certo. Mi ha letteralmente detto che in ogni caso sarebbe sempre andato contro mio padre, quindi contro la mia famiglia. Che senso avrebbe avuto dirmi una cosa del genere che mi farebbe solo allontanare da lui, dopo che ormai ho deciso da che parte stare?
Hazel annuì, poi si rilassò sulla sedia e abbozzò un sorriso alla ragazza –Ha detto solo la verità.
Era annuì, continuò a fissare Piper –Mi piace come ragiona, potrebbe esserci molto utile in futuro. Per adesso è libera di andare.
Le due ragazze si alzarono, stavano andando via quando Era richiamò Hazel.
-Signorina Levesque, mi chiami tutti i suoi amici, fra trenta minuti vi voglio tutti nella sala circolare dove vi ho convocati la prima volta.
Lei annuì e finalmente uscirono di li.
Fuori c’era Jason, si diresse subito da Piper e la strinse, poi chiese –Com’è andata?
-Mi hanno creduto- rispose lei afferrandogli la mano.
-Io mi preoccuperei più per noi, Jason- mormorò a quel punto Hazel.
Lui la fissò non capendo e lei continuò –Ci vuole vedere tutti quanti, fra 30 minuti. Dove sono gli altri?
 
Avevano già accennato in passato al fatto che Era fosse una donna dai discorsi concisi e semplici?
Ecco, quello fu decisamente uno di quelli.
Per tutti fu quasi un deja-vu, se non si conta il fatto che ormai si conoscevano più che bene e che al posto di Nico stava Piper.
-Sinceramente mi avete deluso. Mi sono messa contro di tutti sapendo che voi avreste portato a termine questa missione più che bene. Per adesso siete esonerati da qualsiasi tipo di attività. Sapete troppe cose per lasciarvi andare, non potete iniziare una nuova missione e nessuno ha intenzione di lasciarvi gironzolare qui dentro, sono abbastanza certi che riuscirete a distruggere questo posto in meno di una settimana.
-Ci volete tenere imprigionati da qualche parte?
-Io non la chiamerei proprio prigione, signor Jackson, ma si. Andrete in una nostra villa, dove sarete tenuti sotto controllo e protetti. E’ piena di confort e stanze per gli allenamenti.
-E Nico?
-Abbiamo altre priorità in questo momento.
-Lo state abbandonando- sibilò Will.
-No. Semplicemente, al contrario di voi, sappiamo quali sono i veri problemi.
 
In “punizione” insieme a loro ci finì anche Piper, la ragazza non aveva nessuna intenzione di separarsi da Jason.
La villa era davvero enorme e piena di confort come avevano detto, ma era anche piena di telecamere, sistemi d’allarme e uomini a controllare i vari ingressi. La teoria ufficiale era per “tenerli al sicuro”, ma tutti sapevo che in realtà servissero a non farli scappare per complicare ancora di più la situazione. Erano ufficialmente rinchiusi li dentro.
Era sera, non avevano cenato e nessuno sembrava intenzionato a volerlo fare.
Jason era in cucina a sorseggiare un bicchiere d’acqua quando venne raggiunto da Leo.
-Ciao- disse il messicano avvicinandosi a lui lentamente, non avevano ancora ufficialmente parlato da quella mattina.
Jason non rispose, distolse lo sguardo e strinse un po’ di più la presa sul bicchiere.
-Senti, so che pensi che sia colpa tua, ma non è così.
-Si che lo è.
Leo sbuffò e gli poggiò una mano sulla spalla, stringendo leggermente per farsi ascoltare.
-E’ colpa mia perché ero il suo compagno di stanza e non ci ho pensato due volte prima di incolparlo. E’ colpa di Annabeth che ha chiamato tutti in quella stanza per renderci partecipe dei suoi sospetti. E’ colpa di Percy che gli ha urlato contro quelle cose. E’ colpa di Frank e Calypso che non hanno detto nulla per fermarlo. E’ colpa di Hazel e Will che l’hanno lasciato andare.
Jason lo fissò con la bocca socchiusa, perché lo stava consolando? Doveva avercela con lui.
-Quindi, smettila di darti la colpa. Ognuno qui ha i suoi sensi di colpa, ognuno si sente uno schifo per quello che è successo e ognuno ha le sue ragioni. Ma si va avanti e si combatte, non si resta fermi a farsi distruggere dal compianto e dall’impotenza. Lo so per esperienza personale.
Il biondo capì dove voleva arrivare l’amico: sarebbero andati a salvare Nico, che alla CIA piacesse o no. Così lanciò un breve sguardo alla telecamere situata alla loro destra, nell’angolo fra due pareti.
Leo fece il suo sorrisetto sadico –Come se non mi conoscessi.
Jason rispose al sorriso, poi chiese semplicemente –Hai idea di dove si trovi?
-Ci sto lavorando- rispose semplicemente il moro –Quando saprò qualcosa di concreto vi farò subito sapere.
Il biondo annuì.
-Inoltre abbiamo parlato con Hazel, ci ha raccontato dell’interrogatorio di Piper. Sappiamo che non hai mai voluto tradirci davvero e che in ogni caso saresti stato dalla nostra parte.
-Oh… Leo? Grazie.
Il moro si limitò ad abbozzare un sorriso e una pacca sulla spalla.
Poi si avviò agli sportelli cercando qualcosa che attirasse la sua attenzione, dopo aver afferrato una scatola di biscotti annunciò –Vado a continuare la mia ricerca.
 
Annabeth aveva cercato Percy per tutta la villa, quanto poteva odiare i posti così enormi?
Lo trovò dopo molti minuti.
Era in una stanza anonima, seduto sul pavimento freddo, con la schiena poggiata a un divano di fronte un’enorme televisore. La tv era accesa ma messa con il silenzioso, stava trasmettendo un film antico, Annabeth l’aveva visto, ma non ricordava il titolo.
-Ti ho cercato ovunque- fece la ragazza esasperata avvicinandosi a lui.
Percy neanche alzò lo sguardo dal pavimento dove stava facendo ruotare il telecomando con l’indice.
-Non dovevo urlargli contro quelle cose, non dovevo uscire quell’argomento. Ho incolpato Jason quando in realtà era colpa mia. Non può davvero finire così.
La ragazza fece uno sbuffo quasi divertito –Finita? Oh andiamo Percy, siamo solo all’inizio.
Poi si ricordò delle telecamere incorporate di microfoni, così con un movimento fluido si sedette a cavalcioni sulle sue gambe, strinse le braccia intorno al suo collo e avvicinò la bocca al suo orecchio.
-Alla prima occasione lo andiamo a prendere, io sono stata la prima ad usarlo per i miei scopi e non finirà così. Non può finire così.
Si scostò per fissarlo in volto, passò lentamente una mano fra i suoi capelli mentre mormorava –Va bene?
-Va bene- sospirò in risposta Percy mentre stringeva ancora di più i suoi fianchi.
Lei si perse nei suoi occhi verdi, continuava ad intrecciare le mani tra i suoi capelli, infine se ne uscì con un semplice “Mi dispiace”.
Percy la fissò non capendo e lei continuò poggiando la fronte nell’incavo tra la spalla e il collo. Poi riprese a mormorare.
-Per un po’ ho creduto che fossi tu la spia. Perdonami. Dovevo capirlo che non avresti mai potuto fare una cosa del genere, sei semplicemente troppo leale con gli amici, dovevo solo capirlo prima. Scusa.
-Annabeth, ti amo.
Se ne uscì così Percy. Forse era la dichiarazione fatta nel momento meno azzeccato di sempre, ma gli era uscita di getto, aveva sentito nella sua voce la paura di aver sbagliato e di essere fuori posto. Percy non voleva che si sentisse in quel modo e non era mai stato bravo con le parole, semplicemente disse la prima cosa che gli passò per la testa.
Una frase terribilmente vera.
Lei trattenne il respiro, si immobilizzò e non disse una parola.
Poi, lentamente, si scostò dal suo petto, poggio una mano sulla sua guancia e avvicinò le sue labbra.
Gli lasciò un piccolo bacio a stampo, tornò a immergere i suoi occhi grigi in quelli verdi del ragazzo e prima di ritornare a baciarlo mormorò –Anche io Percy, anche io.
 
Will trovò la porta della terrazza cinque minuti dopo che furono scortati in quella casa.
Si sedette a terra, rannicchiando le gambe al petto e fissando l’orizzonte, il sole che tramontava.
Nessuno lo cercò, nessuno provò a disturbarlo.
Anche molte ore dopo che il sole era ormai andato via, lasciando spazio solo alla luna e alle stelle, Will non si mosse dalla sua posizione.
Aveva una semplice felpa, fuori c’era il gelo, se ci fossero state nuvole avrebbe sicuramente nevicato. Ma a Will non importava.
Aveva sempre odiato il freddo e l’inverno, lui era il ragazzo dell’estate, dai suoi immancabili occhiali da sole e dalle sue scomode infradito.
Ma in quel momento il freddo che entrava fin dentro le ossa era l’unica cosa che voleva, l’unica cosa che riusciva a tenerlo ancorato alla realtà, l’unica cosa che gli ricordava Nico.
Non riusciva a dimenticare come gli avesse urlato contro l’ultima volta che si erano visti, come il suo volto era stravolto dal dolore, come lui non aveva fatto nulla per alleviarlo, come l’aveva lasciato andare via senza fare nulla per trattenerlo e proteggerlo.
Chiuse gli occhi e nascose la testa fra le ginocchia.
Ti prego Nico, ti prego. Devi resistere. Verrò a prenderti, te lo prometto.
E per la prima volta da anni, per la prima volta dopo tutti gli avvenimenti di quella mattina, Will si concesse il lusso di piangere.
 
Calypso entrò in camera che si era scelto Leo che era ormai l’una passata.
La prima cosa che saltò ai suoi occhi fu il letto, completamente immacolato.
Poi la sua attenzione venne attirata dagli schermi illuminati dei vari pc sopra l’enorme scrivania.
Leo dormiva beatamente su di essa, un braccio piegato sotto la testa, nell’altra mano aveva un biscotto mezzo mangiucchiato.
La ragazza fece un sorriso e gli si avvicinò, gli accarezzò teneramente i ricci e lanciò uno sguardo allo schermo di fronte al suo volto.
Si bloccò di scatto trattenendo il respiro.
-Leo… Leo svegliati!
______________________________________________________
Buongiorno! (?)
Mi scuso per l'orario strano, ma sono terribilmente impegnata con le armi e gli accessori per l'etnacomics e sono riuscita a prendere solo ora il pc.
Allora, questo non è un capitolo proprio felice.
Piper ormai ha scelto del tutto da che parte stare e di Jason abbiamo capito che non voleva tradirli e di sicuro non voleva che a Nico succedesse una cosa del genere.
Come ho sempre ricordato, sono agenti segreti ed era ovvio che fosse più giusto salvare l'America che una sola persona, loro non hanno scelto così, ma alla CIA non è piaciuto tutto ciò... come dice Will "lo stanno abbandonando".
Poi ci sono i sensi di colpa, quelli ti distruggono lentamente.
Una parte di broship fra Leo e Jason dovevo per forza metterla e questo era il momento migliore, quanto amo quei due!
Poi bè, la Percabeth è la Percabeth.
E poi c'è Will... Non penso che piangere sia un segno di debolezza, anzi. Semplicemente ha da quella mattina all'alba che ha scoperto di Nico e per tutto quel tempo ha continuato a comportarsi normalmente, a fare tutto quello che la CIA gli chiedeva. Ma adesso, che è solo, con un sacco di tempo libero e impotente, tutto il dolore gli si è riversato addosso e che altro può fare se non pregare che tutto si sistemi?
Per la parte finale invece... si, penso di essere stata un tantino stronza eheheh ma ormai mi conoscete ;)
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** "vray" ***


 
38."vray"


-Qualcuno mi spiega cosa ci facciamo qui fuori, alle sei di mattina, quando abbiamo un’intera villa a disposizione?
Mentre Piper parlava delle nuvolette di vapore uscirono dalla sua bocca.
Leo, insieme a Calypso, avevano preparato la colazione a tutti imbandendo la tavola in giardino.
Tutto ciò nonostante il sole fosse appena sorto, il cielo minacciava neve, c’erano -5 gradi e, come giustamente aveva fatto notare Piper, avevano a loro disposizione un’intera villa, munita di riscaldamenti.
I due ragazzi erano poi andati a cercare tutti i loro amici, facendo capire loro che dovevano partecipare a quella colazione.
Nessuno di loro aveva un bell’aspetto, c’era chi non aveva neanche provato a dormire e chi l’aveva fatto solo per un paio di ore.
Le occhiaie di Will erano ben visibili, come quelle di Hazel e Jason.
Percy e Annabeth non avevano neanche provato a mettersi qualcosa nel piatto, gli altri stavano giocando con il cibo.
-Perché- rispose Leo dando un morso al suo muffin al cioccolato –Qui non ci possono controllare.
-In realtà ci sono le telecamere anche qui…- borbottò Frank.
-Si, ma non possono sentire di cosa parliamo. E dobbiamo parlare di cose davvero importanti, quindi siete pregati di comportarvi normalmente, mangiare qualcosa e starmi ad ascoltare.
Qualcuno si portò qualcosa alla bocca, c’è chi diede un morso a un biscotto e chi prese un sorso di cioccolata (ormai non più tanto calda).
-Bene- commentò Leo prendendo un altro pezzo del suo muffin, dopo averlo ingoiato sganciò la bomba –Sono abbastanza certo che Nico abbia cercato di inviarmi un messaggio questa notte.
La reazione fu immediata, tutti si sporsero sul tavolo attenti, gli fecero un sacco di domande tutte in una volta.
-Abbastanza certo?
-Come diavolo ha fatto?
-L’hai trovato? Sai dov’è?
-Che cosa aspettavi ancora a dircelo?
Leo alzò le mani davanti al viso e aspettò che si calmassero prima di continuare a spiegare.
-Sinceramente non ho idea di come abbia fatto, mi ha inviato un messaggio con il codice morse, ha ripetuto la stessa parola per diversi minuti, sempre e solo la stessa parola.
-Può essere una trappola, per fare una cosa del genere deve avere qualcosa di elettronico, o una vecchia radio, comunque qualcosa. Dove potrebbe averla presa?- Domandò Annabeth.
-E’ quasi certo che sia una trappola, ho pensato la stessa cosa subito anche io, ma abbiamo altra scelta?
-No- sospirò la ragazza –Ovvio che no.
-Cosa dice questa parola?- Chiese velocemente Will, parlò per la prima volta dal giorno precedente, i suoi occhi avevano qualcosa di nuovo, un pizzico di speranza.
-Non ho idea di cosa significhi- uscì un foglio e lo mise sul tavolo.
Prese la parola Calypso –Abbiamo anche pensato che potesse essere una qualche parola italiana, considerando che viene da quel paese, ma nulla. Quindi- passò il foglio a Will –Forse riesci a venirne tu a capo.
Il ragazzo afferrò il foglio e domandò ingenuamente –Perché io?
-Perché  è con te che ha più … intimità, no?
-Magari è una vostra parola in codice o …
-Okay, ho capito!- Will bloccò la frase di Leo mentre le sue guancie si coloravano.
Si concentrò sul pezzo di carta.
La singola parola che c’era scritta non era neanche troppo lunga, semplicemente quattro lettere: “vray”.
E Will non aveva idea di cosa volesse dire.
Il biondo scosse la testa sconsolato e passò il foglietto a Percy, seduto al suo fianco.
-Forse le lettere non sono messe nell’ordine corretto?- Provò a ipotizzare Annabeth dopo che anche lei non riuscì a trovare una spiegazione a quella parola.
-No. L’ha ripetuta un paio di volte. Dopo la “y” faceva una lunga pausa, poi ricominciava con la stessa sequenza. Inizia per forza dalla “v” e finisce con la “y”.
Il pezzo di carta tornò al centro del tavolo, nessuno aveva una risposta.
Will nascose la testa tra le braccia e si strinse i capelli con le mani, erano allo stesso maledetto punto di prima.
Poi una voce bloccò il respiro a tutti, perché a parlare era stata Piper. E nessuno aveva messo in conto che lei avesse la soluzione al loro problema.
-Penso di sapere cosa voglia dire.
Jason la fissò a occhi sgranati, Will alzò la testa di scatto, Annabeth la scrutò attentamente ed Hazel la incitò a continuare.
-Si, bè …- un po’ balbetto quando si rese conto di avere gli occhi di tutti puntati su di se –Potrebbe significare “Villa Ray”, forse ha sintetizzato la parola villa con la semplice “v”. Mio padre ha molte proprietà, non le ricordo tutte, ma questa particolarmente perché … lunga storia. Comunque, fatto sta che in questa villa non mi ci porta mai, ma lui ci va spesso per “questioni di lavoro”, è abbastanza probabile che lo tenga li dentro.
Leo sorrise, si accasciò allo schienale della sedia, finì la sua colazione e commentò –Fantastico, l’abbiamo trovato, chi va?
-Io- rispose subito Will, lo sguardo determinato.
-Nessuno l’aveva messo in dubbio, poi?
Annabeth prese parola –Non possiamo andare tutti, questo è ovvio, penso che oltre Will dovrebbero andare solo altri tre, quelli più utili in questo genere di missione. Tipo tu, Leo.
Il ragazzo non fu sorpreso –Si, ci stavo pensando.
Annabeth annuì e spostò lo sguardo al suo fianco –Anche tu Calypso.
Leo si irrigidì, forse stava anche per dire qualcosa, ma la ragazza lo precedette –Per me è okay, sono brava a infiltrarmi e a nascondermi. Certo, non quanto Nico, ma considerando che dobbiamo andare a prendere proprio lui...
-Appunto a questo mi riferivo.
Poi Annabeth alternò il suo sguardo a Percy, Jason e Frank.
-E qualcun altro che sia bravo a combattere.
Prima che uno dei tre potesse rispondere, Hazel prese parola.
-Dovrebbe andare Percy. E’ più bravo di Frank per quanto riguarda pistole e coltelli, e sono abbastanza certa che siano queste le qualità che servano in questo genere di missioni. Mentre Jason lo conoscono, non si sa mai cosa potrebbe succedere.
Il diretto interessato si morse il labbro e strinse un pugno, Hazel aveva parlato tranquillamente, ma Jason ebbe quasi l’impressione che avesse appena sottinteso “Mentre Jason ha già fatto abbastanza”. Però non una parola uscì dalla bocca del biondo, infondo sapeva di meritarselo.
-Quindi è deciso. Io, Leo, Will e Percy. Partiamo questa notte?
-E’ la scelta migliore- acconsentì Annabeth.
Will avrebbe voluto protestare. Come avrebbe fatto ad attendere tutto il giorno? Sarebbero potute succedere un sacco di cose in quelle lunghe ore. Però sapeva anche che era la miglior soluzione per riuscire a salvarlo.
Sospirando fu il primo ad alzarsi annunciando che sarebbe andato a farsi una dormita.
 
Era ormai sera quando i quattro ragazzi si ritrovarono sulla terrazza.
Leo si inginocchiò a terra, stese una cartina e la illuminò con la sua torcia tascabile.
Spiegò che l’aveva trovata su internet e che Piper era riuscita a spiegargli molte cose importanti, nonostante non andasse li da molto tempo.
Raccontò anche loro il piano che aveva ideato con Annabeth quel pomeriggio.
-Tutto chiaro?
Gli altri annuirono.
-Quindi, loro distraggono i nostri cari amici che vogliono tenerci al sicuro qui dentro e andiamo con quel furgone?
Chiese conferma affacciandosi oltre la ringhiera.
Leo si limitò ad annuire e Will annunciò subito –Guido io.
Nessuno ebbe nulla da obiettare e Calypso continuò –Non ho però ben capito come dovrebbero distrarli.
Non ebbe neanche finito di parlare che si sentì un forte rumore di vetri infranti.
Percy si lasciò sfuggire un sorrisetto.
-Penso che abbiano appena iniziato.
 
Il furgone sfrecciava a 140 km/h nelle strade buie e quasi deserte.
Leo e Calypso erano dietro, si stavano sussurrando qualcosa così velocemente che i due ragazzi seduti davanti non compreso.
Will teneva tutte e due le mani strette sul volante, lo sguardo fisso sulla strada. Percy gli lanciava delle occhiate di sottecchi quasi a intervalli regolari.
Alla fine parlò.
-Quando quella mattina mi hai raccontato quella cosa, non ti stavi riferendo a una ragazza, vero?
Will strinse ancora di più le mani sul volante, si morse un labbro e prese un po’ di colore, infine borbottò un –No.
-Cazzo- imprecò quasi sottovoce il moro.
-Ti da qualche problema?- Domandò il biondo fissandolo con un sopracciglio inarcato.
-Si! No! Cioè non per quello che pensi te … solo …
-Solo?- Will riportò lo sguardo sulla strada, ma non demordeva.
Percy si accasciò sul sedile e sbuffò.
-Solo che è una supposizione di Annie, avevamo fatto una specie di scommessa. Perché quella ragazza è così intelligente? Appena lo saprà mi sfotterà a vita.
Il furgone per un secondo fu immerso dal totale silenzio. Poi Will scoppiò a ridere.
Fu seguito a ruota da Leo e Calypso che avevano seguito quasi tutta la discussione.
Percy divenne completamente rosso e si accasciò ancora di più sul sedile. Leo si sporse in avanti e poggiò una mano sulla sua spalla, quasi a volerlo consolare, cosa che risultò abbastanza difficile da credere dopo la sua successiva frase –E cosa cambia da ciò che fa di solito?
Risero fino a quando non arrivarono alla loro meta.
In un attimo tornarono seri, si concentrarono e si prepararono per la missione.
L’angoscia riprese ad attanagliare lo stomaco di Will.
La villa era immensa e protetta da muri altissimi.
Il piano era far salire Calypso, la più piccola e la più veloce fra tutti loro, per poi farle agganciare delle funi per far arrivare anche gli altri.
Girarono intorno ai muri, scelsero un punto pieno di rampicanti e apparentemente più basso, poteva essere circa quattro metri e doveva portare su una terrazza non troppo grande.
La ragazza si preparò, tolse i guanti e iniziò ad arrampicarsi.
Non trovò intoppi, le scivolò una mano quasi in cima, si graffiò tutto il palmo sui rampicanti, ma non un suono uscì dalle sue labbra, semplicemente si morse la lingua e trattenne il fiato.
Arrivò in cima e legò la fune, i tre ragazzi salirono.
Non appena anche Percy si issò oltre il muro in pietra, una voce parlò.
Era dietro di loro, nascosta nel buio della notte.
-Però, ce ne avete messo di tempo.
_______________________________________________
Lo so, finire di nuovo un capitolo così è orribile, ma va be...
Ci saranno sicuramente un sacco di errori, ma mi spiace, ho provato a controllarlo ma sono stanchissima, ha 3 giorni di fila che sono buttata all'Etnacomics e ancora ho anche domani. Non volevo saltare l'aggiornamento settimanale quindi perdonatemi le sviste, le ricontrollerò in seguito.
Per quanto riguarda il capitolo FORSE hanno trovato Nico, ma non saprete niente ancora ;)
Soprattutto mi piace lasciarvi in sospeso dopo quella frase ahaha
Vado che sto morendo di sonno!
Ciao ciao, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Alleati ***


39.Alleati


“Però, ce ne avete messo di tempo”.
I quattro ragazzi si misero in posizione, le armi alzate e cariche, pronti a colpire qualsiasi cosa si fosse mossa.
Dal buio, lentamente, emersero due figure.
Reyna e Chris.
Erano disarmati, le mani alzate al cielo per mostrare i palmi vuoti.
-Non sparate.
A parlare fu la ragazza, era stata sempre lei anche a dire la frase precedente.
-Dammi solo un buon motivo per non farlo- sibilò in risposta Will.
-Non riuscireste mai a portarlo fuori di qui senza il nostro aiuto.
Questa volta fu Chris a rispondere, fece una breve pausa, poi continuò.
-Avete bisogno di noi.
-Cosa ci guadagnate voi?- Domandò Leo iniziando a ragionare.
-La vostra protezione. Vogliamo entrare nella CIA.
-Non possiamo fidarci- commentò Percy rivolgendosi più ai suoi amici che a loro.
-Siamo stati noi a fare in modo che Nico potesse contattarvi, come credete che abbia fatto se no?
-E perché diavolo l’avreste fatto?
-Ve l’abbiamo detto. Non possiamo più accettare di fare tutto ciò che Tristan McLean ci chiede, non possiamo fare certe cose. Abbiamo un certo tipo di allenamento, vogliamo solo metterci a disposizione di qualcuno di più… umano, di qualcuno che non ci minacci di morte a ogni piccolo errore. E abbiamo bisogno della sua protezione.
-Portateci da Nico e ne riparliamo.
Reyna sorrise, poi portò le mani dietro la schiena e uscì una pistola dai jeans, ma non la puntò verso i ragazzi.
Si girò e scomparve di nuovo nel buio, Chris la seguì, non prima di aver fatto cenno agli altri di seguirli a loro volta.
I quattro ragazzi si fissarono, quasi a chiedere conferma di ciò che stavano facendo, ma infondo che altra scelta avevano?
Entrarono dalla porta che dava sulla terrazza, la stanza era immensa, piena di scaffali stracolmi di libri, sicuramente era la libreria.
Li guidarono in mezzo a quel labirinto di carta, poi sentirono la porta aprirsi e una voce maschile chiamare il nome di Reyna.
Era Ottaviano, nessuno di loro si sarebbe potuto sbagliare.
La ragazza fece cenno di fare silenzio, riposò la sua arma e disse a Chris che ci avrebbe pensato lei.
Il ragazzo annuì e nascose gli altri quattro dietro svariati scaffali.
-Mi cercavi?- Domandò tranquillamente Reyna uscendo allo scoperto.
-Ti sei forse dimenticata che ore sono? Muoviti, tocca a noi questa sera, scommetto che non resiste fino a domani.
Era anche abbastanza ovvio capire di chi stesse parlando, per questo non ci misero molto a placcare Will.
Calypso gli tappò la bocca con la mano, Percy e Leo gli saltarono addosso per fermarlo.
In tutto ciò fecero cadere qualche libro.
Reyna e Ottaviano furono attirati da quel rumore.
La ragazza inghiottì a vuoto, poi si finse perfettamente calma e commentò –Stupidi topi.
Ma Ottaviano non sembrò molto convinto, così lei adottò l’unica soluzione possibile: uscì velocemente la pistola dai jeans e lo compì alla testa con l’arma, facendolo cadere a terra svenuto.
-Sistemato- commentò distrattamente mentre si inginocchiava per capire quanto male gli avesse fatto.
-Ma siete scemi? E voi sareste agenti segreti?- Chris si stava lamentando con loro mentre tutti e cinque si avvicinavano.
-Sta zitto Rodriguez- borbottò Percy in risposta.
Reyna aveva una faccia preoccupata, ricaricò la pistola senza neanche guardarli –Dobbiamo muoverci, potrebbe avere ragione, non so quanto ancora possa sopportare.
-Allora muoviti a farci strada- sibilò Will.
Reyna non se lo fece ripetere due volte, li condusse fuori, lungo dei corridoi apparentemente tutti uguali.
Scesero un paio di scale inoltrandosi sempre più in profondità, quella struttura doveva essere immensa.
-Okay- sussurrò la ragazza fermandosi a un certo punto, si girò fissandoli tutti.
-Dovrebbe essere la dentro- disse indicando una porta nel corridoio successivo.
-Dovrebbe?
-Ottaviano ha detto che lo stavano tor… interrogando. Quindi può essere solo li dentro. Non appena entreremo scatteranno allarmi e tutti si precipiteranno qui, dobbiamo trovare un diversivo, o non ne usciremo mai vivi.
Quasi in contemporanea tre paia di occhi si puntarono su Leo.
-Okay, okay, ci penso io.
-Resto qui con lui, qualcuno gli deve guardare le spalle- annunciò Calypso.
Leo la fissò con un sorriso sollevato, non aveva nessuna intenzione di dividersi da lei.
-Va bene, entriamo noi quattro, pronti?
I tre ragazzi si limitarono ad annuire, poi si posizionarono intorno alla porta.
Will e Percy a destra, Chris a sinistra, Reyna al centro.
Contò mentalmente fino a 3, poi aprì la porta ed entrò comportandosi normalmente.
All’interno c’erano quattro uomini in camice bianco, la ragazza cercò di ignorare tutte gli attrezzi che tenevano nei vari tavoli.
La sedia al centro della stanza era vuota.
-Dov’è il prigioniero?
-Dov’è Ottaviano?- Chiese di rimando uno allungando lentamente la mano per afferrare un coltello dal tavolo.
-Sta arrivando, l’ho preceduto.
L’uomo fece uno sbuffo divertito, poi lanciò il coltello lasciandole una ferita, che iniziò subito a sanguinare, sulla spalla.
Reyna rispose aprendo il fuoco, tre chiazze di sangue si iniziarono ad allargare sul petto dell’uomo, cadde a terra e prima di morire sibilò due ultime parole “Puttana, doppiogiochista”.
I tre ragazzi entrarono per dare man forte.
Chris aveva afferrato uno degli uomini rimasti per i capelli e gli aveva fatto sbattere la testa contro il tavolo dietro il quale si era nascosto. Perse subito i sensi, il moro non sapeva dire se l’avesse ucciso o meno.
Percy stava avendo la meglio contro un altro uomo, aveva capito che quelli non erano addestrati a quel tipo di problemi.
Will era seduto a cavalcioni sopra l’ultimo. Lo stava strozzando, l’uomo annaspava cercando di liberarsi con scarsi risultati.
-Dove cazzo lo tenete?
L’uomo sotto di lui rantolò qualcosa che alle orecchie del biondo arrivò incomprensibile.
Poi una nuova voce attirò l’attenzione di tutti.
-Cercate lui per caso?
Ed eccolo li, Nico Di Angelo.
Aveva i vestiti strappati e incrostati di sangue in diversi punti, era sporco, pieno di lividi e tagli. Le labbra spaccate erano socchiuse, mezzo svenuto. Restava in piedi solo grazie all’aiuto dell’uomo che lo reggeva per non farlo cadere, lo stesso uomo che aveva un coltello puntato alla sua gola.
-Gettate tutte le armi e non provate a fare passi falsi.
Will allentò le mani che erano ancora strette intorno alla gola dell’uomo, Percy abbassò la mano che reggeva la pistola.
L’uomo sorrise sadicamente, ma quell’espressione scomparve quasi subito.
Strabuzzò gli occhi, aprì la bocca per dire una qualsiasi cosa ma da questa uscì solo un fiotto di sangue. Si accasciò all’indietro.
Will si precipitò in avanti, afferrando Nico prima che potesse toccare terre. Gli poggiò una mano sul collo cercando il suo battito, era lento, ma c’era. Sospirò di sollievo.
Sulla porta c’era Calypso, un coltello sanguinante in mano.
-Come fareste senza le donne?- Commentò avvicinandosi a Reyna.
L’aiutò ad alzarsi, considerando che la ragazza continuava a perdere sangue dalla spalla. Poi disse a tutti di muoversi.
Percy affiancò Will, insieme afferrarono Nico, si alzarono e se lo trascinarono dietro. Dalla bocca del moro uscì un mugolio di dolore, ma rimase incosciente.
Raggiunsero Leo.
-Amico, tocca a te- commentò Percy.
Come risposta Leo fece saltare la luce in tutta la casa.
-E’ la cosa che so fare meglio- si giustificò il diretto interessato.
-Fantastico, hai disattivato tutti gli allarmi e i codici di accesso nelle varie porte, possiamo farcela.
Commentò in risposta Reyna con una smorfia in volto, poi fece cenno a Chris di fare strada.
Da quel momento non fu tanto difficile uscire di li.
Reyna non riusciva a combattere, ma riuscivano benissimo a cavarsela anche da soli.
Leo era impegnato a mantenere il contatto con tutto ciò che continuava a fare con quel piccolo aggeggio elettronico che teneva in mano.
Chris e Calypso se la cavavano abbastanza bene a mettere fuori gioco quei pochi soldati che incontravano lungo la strada.
Ci fu solo un attimo in cui Calypso rischiò di perdere una gamba, ma Percy corse in suo aiuto, lasciando il compito di trasportare Nico tutto a Will, cosa che gli riusciva abbastanza semplice considerando il suo peso.
In dieci minuti furono di nuovo nel furgone.
Salirono tutti dietro, tranne Leo che corse al posto del guidatore pronto a partire e sfrecciare via.
Percy e Calypso fecero sedere Reyna e Chris poggiati alla parete del furgone, il primo stava dicendo qualcosa sul fatto di legarli e tenerli sotto controllo prima di capire da che parte stessero realmente.
-Avremo bisogno di Hazel per capirlo- commentò in risposta la ragazza trovando una vecchia maglietta che utilizzò per fasciare la spalla di Reyna.
Percy si mise di fronte a entrambi, le braccia incrociate, non gli avrebbe staccato gli occhi di dosso se prima non fosse stato certo al 100% della loro lealtà.
Will era dalla parte opposta, anche lui seduto a terra, Nico sdraiato sul suo grembo.
Il biondo non smetteva di fissarlo, per capire cosa gli avessero fatto e quanto stesse male.
Poi Nico aprì gli occhi.
All’inizio fu un semplice tremolio delle palpebre, ma successivamente queste si aprirono lentamente, lasciando liberi i suoi pozzi scuri.
-Will?- Mormorò quando mise a fuoco il ragazzo sopra di lui, la sua voce era così fievole che il diretto interessato capì cosa avesse detto leggendogli il labiale.
Si chinò su di lui, un po’ per comprendere meglio se gli avesse detto qualcos’altro, un po’ per avere quel minimo di intimità, anche se comunque ognuno era concentrato nel suo compito.
-Va tutto bene, sono qui …- Gli sussurrò in risposta il biondo accarezzandogli i capelli.
Nico abbozzò un sorriso e richiuse gli occhi, prima di ricadere nel sonno sospirò – Non pensavo saresti venuto.
___________________________________________________
Buongiorno!
E finalmente sono ufficialmente in vacanza! E pensare che ho iniziato questa storia quando è iniziata la scuola...
Ovviamente continuerò ad aggiornare solo una volta a settimana, ma molto probabilmente scriverò contemporaneamente altre storie ;)
Passando al capitolo, eccovi qui finalmente il salvataggio, alla fine non è andato male e nessuno si è fatto male, tutto questo grazie solo ai loro nuovi alleati.
Che a proposito, che ne pensate di Chris e Reyna? Vorrei aggiungere che già loro pensavano a passare dalla parte della CIA, lo scrissi svariati capitoli precedenti.
Inoltre questo non è proprio un capitolo che finisce in sospeso come gli altri, quindi forse sono un pò perdonata?
E non preoccupatevi, la poca Solangelo che sta alla fine è solo l'inizio ;)
A sabato prossimo! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Infezione ***


40.Infezione


Durante il viaggio di ritorno la situazione peggiorò.
Nico aveva aperto gli occhi solo in quei pochi secondi, Will non avrebbe saputo dire se il ragazzo fosse stato comunque consapevole delle sue parole, o se stesse semplicemente divagando.
Dopo era ricaduto nel sonno, sembrava calmo e rilassato, fino a quando non iniziarono i piccoli mugolii che lasciarono le sue labbra.
Divennero sempre più frequenti, alcuni erano vere e proprie urla di dolore.
Il sudore iniziò a imperlare il suo volto e iniziò a muoversi scompostamente.
Quando Will portò una mano sulla fronte del moro, per scostargli i capelli umidi, non poté non notare come il ragazzo stesse scottando.
-Che ha?- Domandò Calypso inginocchiandosi all’altro suo fianco.
Will non ne aveva idea, mordendosi un labbro si limitò a scuotere la testa.
Calypso strinse i pugni e urlò al suo ragazzo –Leo, più veloce, dobbiamo fare in fretta.
-Siamo arrivati!- Urlò in risposta il ragazzo, neanche il tempo di posteggiare che era già volato fuori, pronto ad aprire a loro.
La villa non era nelle migliori condizioni, i ragazzi rimasti li avevano fatto un bel casino per fare in modo che loro potessero andare indisturbati.
Ma adesso non c’era più nessuno, né uno dei loro amici né qualcuno della CIA.
Non si preoccuparono subito di quel particolare, sapevano che non potevano essere in pericolo.
Leo portò Reyna in bagno per curarsi la ferita alla spalla, Will si sarebbe occupato anche di lei, ma in quel momento le sue priorità erano altre.
Il biondo e Percy portarono Nico in una delle prime camere da letto che gli capitarono. Calypso li seguì per controllare Chris, non potevano lasciarli soli.
Nico stava sempre più male.
Aveva le convulsioni, la febbre era salita, sudava e continuava a lamentarsi.
Non era del tutto cosciente.
-Portatemi delle pezze bagnate! Subito.
Calypso corse fuori dalla stanza per fare come Will aveva appena ordinato.
Il biondo cercava di capire quale potesse essere il problema, ma aveva troppi lividi e piccoli taglietti per trovare una soluzione a qualcosa di specifico.
La sua angoscia aumentava e con questa anche la rabbia.
Con gli occhi fiammeggianti si girò verso Chris, rimasto accanto alla porta, l’avrebbe anche aggredito sbattendolo contro un muro se Percy non l’avesse trattenuto, intuendo ancora prima cosa aveva intenzione di fare.
-Cosa gli avete fatto!?- Gli urlò contro.
Chris sembrò spaesato e veramente dispiaciuto per tutta quella situazione.
Scosse la testa un paio di volte, quando un lampo di lucidità gli balenò in volto, forse aveva capito quale fosse il problema.
-La gamba- disse piano, poi con più voce aggiunse –La ferita alla gamba si sarà di certo infettata. Deve essere per forza quella.
Will si maledisse mentalmente. Era ovvio che doveva controllare tutto Nico. E non solo quello che riusciva a vedere dai vestiti laceri e sporchi.
Fissò Percy per un solo secondo, poi iniziò a dettare ordini con una voce così autoritaria che nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo.
-Aiutami a togliergli i pantaloni.
I due ragazzi fecero nel modo più delicato, ma allo stesso tempo veloce, strappandone buona parte.
Nonostante questo Nico lanciò un urlo, restando comunque incosciente.
Era tornata Calypso, si era messa dietro la testa del ragazzo, scostandogli lentamente i capelli dalla fronte e poggiandovi sopra le pezze bagnate.
Non appena la ragazza vide in che condizioni era la sua gamba sinistra trattenne il fiato portandosi le mani alla bocca, Percy invece fece una faccia disgustata distogliendo lo sguardo.
Will restò impassibile, doveva restare lucido, doveva aiutarlo e doveva farlo in fretta, era messo peggio di come si era immaginato.
Non riusciva neanche a capire quanto profondo fosse quel taglio per quanto era sporco, inoltre era terribilmente infettato, viola, verde e giallo e pieno di pus. Il sangue incrostato era un po’ ovunque.
-Okay- disse più per riprendere del tutto la lucidità che per convincere gli altri –Okay, posso non fargli perdere la gamba se intervengo subito, so come fare.
Staccò lo sguardo dal ragazzo e tornò a fissare i suoi amici riprendendo ad elencare ordini.
-Devo andare a prendere delle cose. Calypso, non farlo muovere, non farlo cadere, non fargli fare nulla e fa in modo che non si tocchi.
La ragazza annuì lucida e sveglia.
-Ti serve aiuto?- Chiese allora Percy.
-No- e il moro fu visibilmente sollevato da quella risposta, non avrebbe saputo neanche da dove iniziare.
Will continuò –Però porta quello via da qui, non gli si deve avvicinare.
L’ultima frase gli uscì più come un ringhio.
Dopo tre secondi Percy aveva già portato Chris via.
Il biondo corse a prendere tutto quello che gli serviva, quando tornò congedò anche Calypso.
Rimasto solo si permise un semplice secondo per rilassarsi, estraniarsi dal resto del mondo e staccarsi da qualsiasi sentimento.
C’erano solo le sue capacità mediche e quella gamba da curare.
 
Erano tutti in una grande stanza che faceva da soggiorno con il camino acceso.
Reyna e Chris erano seduti su un divano, non parlavano e non facevano nulla che potesse mettere in allerta gli altri ragazzi.
Calyso e Leo stavano abbracciati, seduti a terra proprio davanti al camino.
La ragazza era appoggiata al suo petto con gli occhi chiusi, terribilmente stanca dopo tutti gli avvenimenti di quella notte.
Percy continuava a percorrere il perimetro della stanza, il cellulare all’orecchio, anche la quinta chiamata al cellulare di Annabeth suonava a vuoto.
Passarono altri dieci minuti prima che Percy potesse rilasciare un sospiro di sollievo.
-Annie! Dio, dove siete?
Ma la voce dura e secca che rispose non era decisamente di Annabeth.
-Signor Jackson, mi avete estremamente deluso.
Era.
Percy strinse i pugni e fece un lungo sospiro per rispondere in modo calmo.
-Non potevamo lasciarlo li, lo sapevate benissimo.
-Quindi avete recuperato il signor Di Angelo?
-L’aveva messo in dubbio? E abbiamo recuperato anche qualcos’altro che potrebbe darci la vittoria.
-Ovvero?
-Non posso parlarne per telefono- Percy lanciò una breve occhiata ai due ragazzi sul divano –E non ne siamo certi, abbiamo prima bisogno di Hazel.
La donna sospirò, era decisamente frustata e combattuta dal volere più informazioni e il volerli eliminare li sue due piedi senza pensarci troppo.
Percy sperò vivamente che non scegliesse la seconda opzione.
-Va bene, signor Jackson. Spero per lei che sia qualcosa per cui ne valga veramente la pena.
-Non la deluderemo.
-Saremo li fra qualche ora.
Non gli diede neanche il tempo di rispondere che chiuse velocemente la chiamata.
Percy si accasciò stremato su una poltrona.
-Che ha detto?- Domando Calypso tenendo ancora gli occhi chiusi.
-Che fra qualche ora sono qui.
-E saremo in “punizione” a vita?
Quella domanda la face Will. Sembrava quello più stremato fra tutti quanti, li aveva appena raggiunti e se ne stava con una spalla poggiata allo stipite della porta.
-Come se potessero metterci davvero in punizione- rispose Leo abbozzando un sorriso, poi tornò serio –Come sta Nico?
Will si incupì ancora di più e alzò semplicemente le spalle, infine borbottò –Gli ho curato l’infezione e tutto ciò che sembrava grave, adesso è sotto sedativo, dovrebbe dormire per qualche ora.
Nessuno rispose, anche se tutti gli occhi erano puntati sulla sua figura.
Will mosse i piedi a disagio, poi fissò Reyna e le fece cenno di raggiungerlo –Andiamo, ti sistemo la spalla, ci manca solo che prendi un’infezione anche tu.
Lei si alzò e lo seguì in estremo silenzio.
Will la fece sedere su una sedia in mezzo al bagno, le ordinò di togliersi la maglietta e lei obbedì senza battere ciglio, rimanendo in reggiseno. Nessuno dei due si ritrovò in imbarazzo.
Will iniziò a lavorare con disinfettante, ago e filo.
La ragazza non fiatò per il dolore, si limitò a stringere i denti.
-Voglio che tu sappia- disse quando ormai il biondo aveva quasi finito –Che non sono mai stata d’accordo con tutto quello che ci facevano fare. Non meritava tutto quello che ha passato, ho davvero cercato di proteggere il tuo ragazzo.
Will non staccava gli occhi dalla fasciatura che stava legando, dopo un tempo che parve infinito si limitò a commentare –Non è il mio ragazzo.
Strinse il nodo e posò tutti gli attrezzi che aveva utilizzato, li avrebbe puliti in un altro momento.
Stava per andarsene quando Reyna parlò di nuovo.
-Quando era incosciente mormorava sempre il tuo nome.
Will strinse la maniglia tra le mani e abbassò lo sguardo stringendo anche gli occhi umidi.
Forse Reyna voleva farlo sentire meglio, fare qualcosa di buono, non aveva capito che in quel modo aveva solo peggiorato le cose, riaprendo le ferite del ragazzo, i suoi sensi di colpa per non averlo salvato prima, per aver permesso che lo prendessero.
Prima che qualcuno potesse vedere quell’unica lacrima che gli era scivolata lungo il viso, fuggì via. 
__________________________________________________________________________
Holaaa!
Alloraaa, questo è decisamente un capitolo di passaggio che serve ad assestare tutti gli avvenimenti che sono successi.
Nico è stato salvato si, ma ciò non vuol dire che ora starà bene di punto in bianco, sono sempre due giorni che viene torturato.
Per quello che gli è successo alla gamba capirete anche cosa gli hanno fatto, ma fra qualche capitolo.
I sensi di colpa di tutti non sono ancora passati ovviamente, non solo perchè comunque Nico non si è ancora svegliato, ma anche per paura di cosa potrà dire o urlare loro quando lo farà.
C'è anche il problema "Era" ma Percy conta di aggiustare tutto mostrando Reyna e Chris.
In questo capitolo non ci sono molte ship in effetti, c'era anche chi mi aveva chiesto la Percabeth, ma non temete, nel prossimo torneranno insieme e avrete tutto il fluff di cui avete bisogno.
A sabato! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Natale ***


41.Natale


Aveva ricominciato a nevicare.
Così, non appena Percy aprì la porta ed Annabeth si gettò tra le sue braccia, il ragazzo fu quasi soffocato dalla massa dei suoi capelli biondi pieni di fiocchi di neve.
Fu comunque uno di quegli abbracci veloci, quei semplici abbracci che ti assicurano la presenza dell’altro sano e salvo.
-Stai bene?- Domandò scrutandolo da capo a piedi.
-Mai stato meglio, ho solo bisogno di dormire- rispose il moro tenendole un braccio intorno alla vita.
Poi entrarono anche Era, Hazel, Piper, Jason e Frank.
Dopo essersi chiusi la porta alle spalle si guardarono in silenzio per qualche secondo.
Percy era stranito, pensava che Era avrebbe portato qualche altro adulto insieme a lei.
La donna sembrò capire la sua muta domanda, così rispose velocemente.
-Non mi guardi così, signor Jackson. Ha idea dei guai che mi sta facendo passare? Io ho riposto tutta la mia fiducia in voi e adesso mi vogliono togliere dal comando. Se oggi non mi da un vero motivo sul perché …
Percy la interruppe subito –Non sono un bugiardo. Ho detto che abbiamo trovato qualcosa che ci sarà molto utile ed è così. Ma prima che lei la veda voglio che prometta che farà in modo che tutti noi possiamo riprendere questa missione. L’abbiamo iniziata insieme ed è così che deve finire.
La donna strinse le labbra in una linea sottile, non era di certo abituata a scendere a patti con uno stupido ragazzino.
Percy ebbe anche il timore che si fosse spinto un po’ troppo oltre, ma non demorse e non si scusò.
Alla fine la donna sospirò e con uno sbuffo infastidito rispose –Va bene. Va bene. Tanto abbiamo capito che non riusciamo a tenervi fermi. Come sta il signor Di Angelo?
-Sta bene. Non grazie a voi naturalmente.
A rispondere fu Will, fissava la donna con uno sguardo gelido.
Poi spostò lo sguardo su Percy e la sua espressione si rilassò –Calypso e Leo chiedono di sbrigarvi, vogliono solo andare a dormire e non riescono più a tenerli d’occhio.
-Si, hai ragione- rispose il moro quasi tra se e se, annuendo.
Poi fece segno a tutti quanti di seguirlo.
Li portò nel grande salone dove erano stati tutto il giorno, il fuoco ancora acceso  nel caminetto.
Quasi tutti rimasero spiazzati alla vista di Reyna e Chris.
-E questo cosa significa? Li avete presi in ostaggio?
-No, sono venuti di loro spontanea volontà, ci hanno aiutato, non saremo mai usciti vivi da li se non fosse stato per loro.
Stupendo tutti, fu Will a rispondere difendendoli, anche se forse era quello che li odiava di più.
-Ciao Hazel- salutò piano Reyna, la conosceva bene essendo stata sua compagna di stanza.
Chris distolse lo sguardo e sempre rivolgendosi a lei borbottò –Mi dispiace di averti drogato, quella sera.
Frank stava per intromettersi, ma Hazel lo bloccò poggiandogli una mano sul petto. Il moro sembrava davvero dispiaciuto.
-Devo interrogarli- disse subito Era.
Reyna annuì per nulla preoccupata –Può farci tutte le domande che vuole.
-Ovviamente. Levesque, con noi.
I tre ragazzi seguirono la donna al piano di sopra.
-Non mi piace quel ragazzo- commentò Frank continuando a fissare il punto dov’era sparita Hazel.
-Dagli una possibilità, tutti fanno degli errori…
Naturalmente Jason si stava riferendo più a se stesso che a Chris.
Nessuno disse nulla, dovevano semplicemente aspettare.
Calypso e Leo si congedarono, andando al piano di sopra anche loro per trovarsi una stanza dove poter finalmente dormire.
Frank e Jason vollero sapere com’era andata tutta la missione e come stesse Nico nel particolare, fu Will a rispondere e a iniziare a raccontare in linea di massima del viaggio, dell’incontro di Reyna e Chris, del loro aiuto e dell’infezione di Nico.
Annabeth e Percy, pur rimanendo nella stessa loro stanza, si isolarono del tutto.
Percy voleva solo dormire, era sveglio da più di 24 ore, si sentiva la testa pesante e le palpebre gli si chiudevano da sole.
Si misero comodi su uno dei tanti divani posti di fronte al camino.
A quel punto non riuscì più a stare sveglio.
Si sistemò meglio contro Annabeth e chiuse gli occhi facendosi cullare dal calore del fuoco, dalla lenta voce di Will in sottofondo, dalle mani della sua ragazza che gli accarezzavano i capelli.
Quando ormai era più nel mondo dei sogni che nella realtà, sentì la voce di Annabeth, così vicina al suo orecchio, ma anche così lontana.
Gli sussurrò un semplice –Buon Natale, Percy.
Il ragazzo non aveva neanche la forza di rispondere, semplicemente alzò gli angoli della bocca in un principio di sorriso.
In realtà non sapeva se Annabeth avesse parlato sul serio o se si fosse immaginato tutto.
Che poi, era già Natale? Con tutto quello che era successo avevano decisamente perso la cognizione del tempo.
Prima di cadere completamente vittima del sonno, il suo ultimo pensiero fu “Buon Natale, Amore”
 
Erano già passate tre ore.
Erano decisamente tutti stressati e stanchi. Hazel aveva un tremendo mal di testa.
Avevano anche fame e fuori si era ormai fatto buio.
-Quindi, promettete di essere fedeli alla CIA sempre e comunque? Noi faremo di tutto per proteggervi.
-Si, signora.
-Vi racconteremo tutto ciò che sappiamo, merita di morire quello stronzo.
Risposero i due ragazzi.
Hazel annuì fissando la donna, facendole capire che erano seri e convinti delle loro parole.
Era rimase in silenzio per più di 30 secondi, secondi nei quali i tre ragazzi rimasero con il fiato sospeso. Hazel perché non ne poteva più, gli altri due ragazzi con la paura che li buttassero fuori o peggio, li rispedissero alla furia del signor McLean.
Poi però Era si alzò, molto probabilmente anche lei non ne poteva più, esattamente come Hazel.
-Va bene, tanto siamo già nella merda, le cose non possono certo peggiorare. Avviserò tutti gli altri, entro domani dovrebbe venire qualcun altro. Poi vediamo che fare. Non mi fido spesso delle persone, soprattutto dei ragazzi, considerando quello che mi hanno fatto passare questi qui- e indicò Hazel per far intendere tutto il suo gruppo –Prendetelo come un regalo natalizio. Adesso lasciatemi in pace, che nessuno di voi si faccia vedere prima di domani.
Non si aspettò neanche una risposta che era già andata via.
 
Quando Hazel scese al piano di sotto fu colpita in pieno dall’odore di cibo.
Senza rendersene conto si avviò in cucina.
Passò per il salone, dove intravide nel buio le figure di Annabeth e Percy rannicchiate su un divano, dormivano profondamente abbracciati sotto una pensate coperta che qualcuno gli aveva sicuramente messo.
-Cos’è questo fantastico odore?- Domandò la ragazza entrando nella stanza che stava cercando.
Piper le sorrise da dietro i fornelli, stava friggendo qualcosa.
-Stiamo preparando una cena natalizia. O almeno, ci stiamo provando.
Rispose Jason vicino alla sua ragazza, forse stava cercando un qualcosa da fare per rendersi utile, anche se era abbastanza chiaro che non sapesse dove mettere le mani.
Frank era appoggiato al frigo con le braccia incrociate, le porse una mano e l’attirò a se, le baciò la fronte e sussurrò “Buon Natale”.
La ragazza si limitò a sorridere in risposta.
Poi c’era Will, il ragazzo era seduto su una sedia, un gomito appoggiato sul tavolo e la faccia sul palmo della sua mano, aveva gli occhi chiusi.
-Will?- Provò a chiamarlo la ragazza.
Il biondo saltò letteralmente in aria, si mise subito in piedi e si guardò preoccupato intorno pronunciando delle frasi sconnesse.
-Si! Ci sono! Sono sveglio! Nico?
Poi si rese davvero delle persone che lo circondavano e si ricollegò con la realtà.
Sospirando si lasciò ricadere sulla sedia, passandosi poi una mano sul viso commentò –Penso di aver seriamente bisogno di dormire.
-Si Will, decisamente, ma prima mangiamo!- Rispose Piper tutta felice dopo aver finito di friggere patatine.
Uscì il pollo dal forno e lo mise a tavola.
-Non dovremo svegliare gli altri?- Domandò a quel punto Frank.
-No- rispose subito Will –Se io stessi già dormendo profondamente non vorrei decisamente che mi svegliaste. Se hanno fame si alzeranno da soli.
-Giusto. Poi non sappiamo che stanno facendo Leo e Calypso, magari si stanno scambiando i loro regali e chi siamo noi per interrompere questo magico momento?
La frase di Jason era decisamente allusiva, Hazel e Piper infatti si limitarono ad alzare gli occhi al cielo, gli altri due ragazzi risero con lui. Ma tutti erano comunque decisamente divertiti.
La cena passò in fretta, velocemente Hazel aveva raccontato loro quello che era successo con Era, poi avevano spostato l’argomento su cose futili.
Dopo un po’ furono anche raggiunti da Reyna e Chris, i due ragazzi chiesero se potevano unirsi a loro quasi timidamente.
Nessuno ebbe nulla da protestare.
Non passarono decisamente un Natale come tutte le altre persone del mondo, ma era molto più di quello che avevano sempre avuto. Cos’altro potevano chiedere?
Quando ormai avevano tutti la pancia piena Piper iniziò a sparecchiare aiutata da Reyna.
Will si alzò e stropicciandosi gli occhi annunciò –Vado a controllare Nico.
Hazel lo bloccò afferrandolo per un polso.
-Devi dormire, Will. O diventerai pazzo.
-Ma… Se sta male durante la notte? Non posso …
-Non devi sempre fare tutto da solo, sai? Ci siamo anche noi, faremo dei turni per controllarlo. Iniziamo io e Frank. Ma adesso vai a dormire, ne hai davvero bisogno.
Will non sapeva come rispondere, si guardò intorno e vide che anche gli altri gli stavano sorridendo, segno che erano perfettamente d’accordo con ciò che aveva appena detto la ragazza.
-Va bene- sospirò infine –Va bene, grazie.
-Will- lo richiamò sempre Hazel quando ormai era sulla porta –Smettila di incolparti, tutti noi ci siamo sentiti in colpa per quello che è successo, ma ormai è passato. Nico è di nuovo qui con noi e sta bene, quindi torna a sorridere. Nessuno te lo porterà più via.
Will non rispose, ma il sorriso che gli spuntò in volto era decisamente più significativo di qualsiasi parola.
_________________________________________________
Hola!
Che dire di questo capitolo? Diciamo che è uno di assestamento, penso di aver fatto felice qualcuno mettendo delle ship che mi chiedevano da un pò, anche se vorrei precisare una cosa...
Questa è una storia soprattutto di azione ed avventura, quindi mi spiace quando ci rimanete male se in alcuni capitoli non c'è la ship che volete, ma è così che la storia deve andare e non ho intenzione di cambiare la sua trama. E, visto che ormai si avvicina sempre di più la fine sappiate che prossimamente i capitoli saranno molto più pieni di azione e combattimenti. Oh dimenticavo, non preoccupatevi! Nico si sveglierà presto!
Sinceramente per me è strano pubblicare un capitolo che parla del Natale a giugno... ma considerando che piove e fa freddo da un giorno non c'è problema! AHAAHA
Ora vado, direi che sto morendo dal sonno peggio di Percy e Will... se trovate eventuali errori vi prego di perdonarmi, ho cercato di correggere, ma fra poco ci vedo davvero doppio quindi... appena avrò un pò di tempo rivedrò tutto!
Buonanotte/Buongiorno!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Incubi ***


42.Incubi


Calypso si svegliò quando Leo iniziò a stringere il suo fianco con una presa salda, quasi a farle male.
La ragazza aprì gli occhi con una smorfia, stava per chiedere al suo ragazzo cosa diavolo stesse facendo quando notò che lui stava ancora dormendo.
Si stava agitando nel sonno, aveva una smorfia in viso e parole incomprensibili uscirono dalla sue labbra.
-Hey…- Calypso gli posò una mano sulla spalla cercando di farlo svegliare –Va tutto bene, è solo un sogno, Leo…
Il ragazzo sbarrò gli occhi di scatto urlando la parola “mamma”. Aveva il respiro affannato e cercò di capire dove fosse mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
A Calypso le si strinse il cuore – Sono io, sono Calypso – sussurrò mentre gli accarezzava dolcemente una guancia.
Lui chiuse gli occhi beandosi di quel contatto, ma durò un solo istante, poi si portò le mani al viso e si coprì gli occhi, non voleva far vedere a Calypso di star piangendo.
Ma lei non volle sentire ragioni, lo abbraccio stringendolo forte, gli accarezzava i capelli mentre continuava a sussurrare “Va tutto bene, va tutto bene ora”.
E Leo si aggrappò completamente a lei.
-E’ colpa mia Calypso, è tutta colpa mia… Se mia madre è morta è solo perché sono un’incompetente.
-Di che stai parlando?- Sussurrò lei non lasciando la sua presa.
-Lei… è stata il fuoco ad ucciderla, avevamo un’officina e un giorno è scoppiato un incendio. Io… Non ricordo- strinse la sua maglietta frustato – Non ricordo se ho scordato io acceso qualche strumento, conoscendomi si. Ma non sapere se sono stato davvero io ad ucciderla o no è così logorante, Calypso… Quando la CIA mi ha trovato era di nuovo fuggito dall’ottava famiglia affidataria a cui mi avevano scaricato. Ma nessuno mi vuole, sono un mostro. Non me lo perdonerò mai, non servo a nulla …
-Smettila.
Quello era quasi un urlo, la ragazza gli afferrò il viso e lo costrinse ad alzarlo, facendo in modo che i loro occhi scuri si incontrassero.
-Non dire mai più una cosa del genere Leo Valdez. Tu non hai idea di quanto sei importante, importante per la missione, importante per i nostri amici e, soprattutto, importante per me.
Leo chiuse gli occhi sospirando, quando li riaprì sussurrò –Penso di amarti Calypso.
Lei rispose con un sorriso dolce –Si, lo penso anche io –poi gli lasciò un leggero bacio sulle labbra.
 
Una luce bianca lo accecava.
Non riusciva a muoversi, i polsi e le caviglie legati a quella stupida sedia.
Qualcuno gli alzò il viso tirandolo per i capelli.
-Parla, o ti uccidiamo.
Nico gli sputò in faccia – Tanto mi uccidete comunque.
Questo gli procurò un manrovescio che gli fece sputare un grumo di sangue, ma sorrise comunque, pensando che ne sia almeno valsa la pena.
-Certo che ti uccideremo comunque, sta a te decidere se vuoi una cosa veloce e indolore o continuare così, sinceramente sono proprio curioso di vedere quanto resisti.
Poi tutto si dissolve e passa a una diversa scena.
Sono passati due giorni da quella prima volta, la volontà di Nico sta cedendo mentre ogni singola cellula del suo corpo chiede pietà.
Da quello che riesce a sentire comprende che i suoi amici ce l’hanno fatta, sono riusciti nella loro missione mentre il signor McLean ha perso. Se non fosse che ha un’ultima carta segreta: lui.
E Nico non vuole che lo usano, non vuole essere una sua pedina, non vuole essere un peso per nessuno, per questo quando sente la voce di Will al telefono si morde la lingua per non rispondere.
Ma poi il dolore del coltello che si infilza nella sua gamba è così forte che Nico non riesce a non urlare mentre la sua volontà si rompe in mille pezzi.
Aiuto. Ha bisogno di aiuto. Sa che non resisterà a lungo e l’unica cosa che può sperare è quella di cadere nell’oblio il più presto possibile.
Nella disperazione, infine, sussurra il nome di Will.
La scena cambia di nuovo, questa volta non è un ricordo, Nico ne è abbastanza certo, perché Will non era mai con lui in quella stanza bianca.
Ed è quando gli iniziano a fare tutto quello che ha passato il moro, mentre quest’ultimo può solo guardare impotente, che Nico si sveglia urlando.
Ci mette diversi secondi per riconnettersi alla realtà, per rendersi conto che erano solo degli incubi.
Ma questa consapevolezza non fa comunque fermare i brividi che lo percorrono e le lacrime che neanche si è reso conto di versare.
Nel suo campo visivo entrarono degli occhi dorati, sono terribilmente preoccupati.
La mente di Nico si rende conto che quei brevi ricordi di un salvataggio erano davvero reali.
La ragazza lo tiene fermo al letto, si gira solo un attimo e urla qualcosa a qualcuno che Nico non comprende, poi tutta la sua attenzione è di nuovo per il ragazzo.
Nico cerca di calmarsi con scarsi risultati, il respiro sempre più irregolare, però capta qualche frase della ragazza.
-Va tutto bene, Nico. Adesso sei qui con noi, sei al sicuro, va tutto bene.
-Will- sussurra –Dov’è Will?
-Sta bene- rispose subito la ragazza –Te lo giuro, Nico. Sta benissimo. Ho detto a Frank di andarlo a chiamare, sta venendo. Ma devi calmarti.
A quel punto una fitta lancinante invase lo stomaco del ragazzo, per lui era qualcosa di così familiare che non ci diede troppo peso.
Sapeva che non sarebbe mai riuscito ad arrivare al bagno, era abbastanza certo che la gamba non l’avrebbe retto.
Semplicemente si liberò dalla presa della ragazza, si piegò di lato e vomitò oltre il bordo del letto.
Non mangiava da giorni, così era un semplice miscuglio di acido e sangue.
Si reggeva sui gomiti mentre Hazel gli teneva una mano sulla fronte, per reggergli la testa ed eliminare il fastidio dei capelli.
Poi la sua presa scomparve e la sostituì una mano più grande e più calda. Gli fece alzare il volto e Nico incontrò i suoi grandi occhi blu, quelli che avevano invaso i suoi incubi.
-Shss- lo interruppe il biondo quando il più piccolo cercò di dire qualcosa di sconnesso – E’ tutto okay – sussurrò lasciandogli una leggere carezza sui capelli.
E Nico annuì aggrappandosi alla sua maglietta e nascondendo il volto nel suo collo.
Sentire il suo odore gli faceva davvero credere che andasse tutto bene.
Will si sedette sul bordo del letto e lo strinse a se, nel frattempo fissò il vomito a terra, poi si scambiò un lungo sguardo con Hazel.
-Sangue. Non dovrebbe vomitare sangue.
La ragazza non rispose, al suo posto lo fece il diretto interessato.
Will lo sentì scuotere la testa direttamente sul suo collo, con ancora la voce tremante poi disse –No, è normale. Lo faccio sempre dopo un incubo.
Will lo fece staccare leggermente, in modo da poterlo fissare negli occhi, per capire se fosse serio o stesse solo dicendo frasi sconnesse.
Ed Hazel non poté non abbassare il viso alla potenza di quello sguardo, era così intimo che si sentì subito di troppo.
Borbottò qualcosa che sembrava molto un – Vado a prendere qualcosa per pulire – e li lasciò soli.
Nico aveva gli occhi socchiusi e lucidi, gli zigomi rossi e caldi. Will era abbastanza certo che avesse ancora la febbre.
Decise che avrebbe affrontato quell’argomento in un secondo momento.
Lo fece stendere e gli sussurrò sul viso –Devi dormire, ne hai bisogno.
Il moro strabuzzò gli occhi terrorizzato, si aggrappò di nuovo convulsamente alla sua maglietta.
Will raggiunse la mano con la sua, gliela fece staccare e intrecciò le loro dita, poi lo calmò –Hey, sta tranquillo, okay? Resto qui, non me ne vado. Ricordi? Te l’ho promesso. Ho premesso che ti avrei protetto dagli incubi.
Nico non rispose, Will sapeva che non se lo poteva ricordare, gli aveva fatto quella promessa quando il moro non era per nulla lucido.
Ma alla fine una piccola scintilla passò sui suoi occhi.
Il biondo si chinò ancora di più e gli lasciò un leggero bacio in guancia. Seguito da un secondo sul naso e da un terzo in fronte.
Lo sentì rilassarsi e rilasciare un sospiro quasi di sollievo.
Chiuse gli occhi Nico, una lacrima rimase incastrata fra le sue ciglia scure mentre, quasi involontariamente, mormorava –Mi sei mancato così tanto.
Dopo qualche secondo stava di nuovo dormendo, continuando a stringere la mano di Will.
 
Hazel si richiuse la porta alle spalle con un sospiro.
Ad attenderla fuori c’era Frank, dopo aver chiamato Will aveva preferito aspettare fuori.
-Tutto questo li sta distruggendo- sospirò la ragazza ancora poggiata alla porta.
-Sapevamo a cosa saremo andati incontro accettando questo stile di vita.
-Come se avessimo avuto una qualche tipo di scelta … Sono felice di averti trovato, Frank.
Il ragazzo le sorrise e allungò una mano verso di lei, Hazel accettò la stretta intrecciando le loro dita.
Poi andò a cercare qualcosa per ripulire tutto quello che aveva fatto Nico.
Tornarono nella loro camera dopo svariati minuti, muniti di stracci e rotoli di carta.
Hazel aveva cercato di lasciare loro più tempo possibile per stare soli.
Li trovarono entrambi addormentati.
Nico sdraiato sulla schiena, Will al suo fianco, girato verso di lui in una posizione quasi scomoda, il braccio sotto la sua testa. Come se non avesse deciso di addormentarsi di sua volontà, ma poi aveva avuto la meglio la stanchezza.
La mano destra del moro era fortemente intrecciata con quella del biondo sopra lo stomaco del primo.
Hazel e Frank ripulirono tutto in estremo silenzio.
-E’ in buone mani Nico, non ha più bisogno della nostra supervisione, andiamo a dormire?
-Andiamo a dormire.
__________________________________________________________________
Ciao! E chi mi aspettava di venerdì? Ahahah
Bè, domani parto e sto via tutto il fine settimana, quindi visto che non sono poi una persona così sadica ho deciso di aggiornare in anticipo invece che farvi aspettare fino a lunedì!
Parliamo del capitolo, ho messo un pò di Frazel perchè li trascuravo da molto tempo e sono una coppia dolcissima.
La Caleo era d'obbligo e ho accennato un pò al passato oscuro di Leo, che vi giuro aprofondirò in seguito.
Mentre negli scorsi capitoli, quando Nico era nelle mani di quelle "brave persone" non h scritto nulla dal suo punto di vista, quindi mi sembrava giusto far capire cosa aveva passato, anche se in sintesi, con dei flash nei suoi incubi. E far capire come si è procurato quella ferita alla gamba che si è poi infettata.
E per chi sperava sul serio per una bacio della Solangelo... Bè, avrei potuto metterlo ma Nico è ancora mezzo stordito e credo che per il loro primo vero bacio debbano essere entrambi pienamente consapevoli.
Ci sentiamo sabato prossimo! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Strani animali ***


43.Strani animali


Quella giornata non era iniziata esattamente nel migliore dei modi.
Erano le otto di mattina quando l’urlo acuto di Piper fece svegliare tutti gli altri.
 
Percy e Annabeth dormivano abbracciati, si alzarono di colpo.
Non erano più nel divano, da questo si erano trasferiti in una delle tante camere da letto quando circa a metà notte la posizione scomoda aveva iniziato a dare fastidio.
Lei afferrò le armi riposte sul comodino, lui cercò di mettersi in piedi, ma non aveva ben calcolato l’ampiezza del letto e finì con la faccia a terra.
Annabeth sbuffò quasi divertita, poi lo tirò su afferrandolo per la maglietta e gli mise in mano qualche arma. Lasciandogli poi un velocissimo bacio sulle labbra per il buongiorno.
I due ragazzi si precipitarono fuori dalla stanza.
 
Per Frank fu ancora più imbarazzante, perché quando accadde era tranquillamente seduto al gabinetto.
Il sangue gli si gelò nelle vene e iniziò a rivestirsi velocemente, saltellando verso la porta.
Peccato che questa si aprì di scatto e lo prese in pieno.
Era Hazel che lo stava cercando.
La ragazza non era ben certa se essere sollevata, constatando che il suo ragazzo non fosse in un immediato pericolo, o preoccuparsi e imbarazzarsi per il livido sulla fronte che gli stava gonfiando. Senza tralasciare che Frank era ancora mezzo nudo.
 
Anche Will e Nico si svegliano di scatto.
Il primo si mise subito in piedi, il secondo riuscì semplicemente a mettersi seduto, il movimento brusco però gli procurò comunque un mugolio di dolore che il biondo non poté ignorare.
Will si girò verso di lui e gli mise una mano sulla spalla, cercando di farlo sdraiare nuovamente. Era preoccupato, Nico lo capì dagli sguardi che lanciava alla porta della camera ancora chiusa.
-Non ti muovere da qui Nico, ci pensiamo noi.
Stava per allontanarsi e correre via, per capire cosa stesse succedendo, quando Nico lo afferrò saldamente per un polso, guardandolo terrorizzato.
E Will fraintese quel terrore. Pensando che Nico stava semplicemente ricordando quello che aveva passato, tutto quello che gli avevano fatto.
Così gli accarezzò i capelli sussurrando  –Shs… Va tutto bene, nessuno ti farà più nulla, te lo prometto Nico. Nessuno verrà più a prenderti, non ti toccheranno.
Leo irruppe nella stanza proprio in quel momento, facendoli sussultare per lo spavento, era preoccupato anche lui.
-Che diavolo è successo?- Domandò.
-Non ne ho idea, sono quasi certo che l’urlo provenisse dalla cucina.
Leo annuì velocemente per poi lanciare una delle due pistole che aveva in mano a Will, incitandolo a seguirlo.
Il biondo si liberò delicatamente ma fermamente dalla presa del più piccolo, gli disse un ultimo “sta tranquillo” e “non muoverti” per poi seguire l’amico fuori.
Ma Nico non poteva davvero stare tranquillo perché ricorda perfettamente tutto ciò che gli hanno fatto, i suoi incubi non smettono di ossessionarlo e Will era corso loro incontro.
Era terrorizzato si, ma non per quello che potevano rifare a lui.
Ignorò la gamba che pulsava, ignorò le ultime parole di Will e zoppicando lo seguì fuori.
 
Jason fu il primo a raggiungere Piper, la ragazza si era arrampicata sopra una delle sedie della cucina, guardando un punto impreciso del pavimento.
Il biondo si guardò un po’ intorno, cercando un immediato pericolo che era apparentemente inesistente.
Abbassò l’arma e fissò la sua ragazza –Si può sapere che è successo?
Lei portò lo sguardo su di lui, poi sussurrò –C’era un topo enorme. ENORME.
Scese il silenzio.
Jason non sapeva se scoppiare a ridere non credendole o infuriarsi per avergli fatto prendere un colpo.
Mentre lui decideva come rispondere, Reyna prese il suo posto.
-Cosa!? Ti prego dimmi che non sei seria.
-Io…- la ragazza divenne tutta rossa –Non volevo urlare in quel modo, ma giuro che mi ha spaventato un sacco, mi è spuntato davanti dal nulla e … Mi spiace per avervi fatto preoccupare così tanto.
Jason sospirò, posando la pistola sul tavolo della cucina –Va bene, non preoccuparti- disse infine.
Piper si morse un labbro e mentre scendeva dalla sedia commentò –Ma non possiamo lasciarlo girare libero per la casa. Dobbiamo assolutamente trovarlo.
-Cosa dobbiamo trovare?- Domandò Leo arrivando nella stanza.
 
Reyna stava camminando spedita lungo il corridoio, borbottando maledizioni contro quello stupido topo.
Girando per poco non si scontrò con Nico.
Entrambi i ragazzi si fissarono a vicenda con occhi sgranati.
Reyna perché non pensava di trovarlo in piedi, Nico perché era ovvio che ancora nessuno lo avesse aggiornato sulle nuove novità.
Fu proprio quest’ultimo ad attaccare, lanciandosi in avanti verso la ragazza, reprimendo un urlo di dolore per tutto lo sforzo al quale costrinse la sua gamba.
Nico però non aveva nessuna arma, solo le sue mani, che la ragazza riuscì a schivare velocemente.
Il moro si accasciò contro il muro dietro di lei, appoggiandosi solo a esso e alla gamba sana.
Reyna intanto aveva alzato le mani con i palmi rivolti verso l’esterno.
-No, no, no! Aspetta! Stiamo dalla vostra parte, non è come sembra, lascia che ti spieghi.
Nico non le avrebbe mai dato una possibilità, ma era stata lei, insieme a quell’altro ragazzo, ad averlo aiutato a contattare i suoi amici.
Rimase in silenzio per qualche secondo e la ragazza ne approfittò per spiegare in linea di massima –Io e Chris abbiamo aiutato gli altri a farti uscire vivo di li quando sono venuti a prenderti. La CIA ci sta dando una possibilità, stiamo dalla vostra parte adesso.
-Abbiamo sentito una ragazza urlare- sibilò Nico stringendo gli occhi, il dolore stava diventando quasi insopportabile.
Reyna sbuffò divertita, rilassandosi e abbassando le mani –Si, Piper dice di aver visto un topo enorme, si stanno mettendo a cercarlo. Ma sbaglio o tu dovresti essere a letto? Il biondo stava tornando da te, dopo aver capito che non c’era nessun problema. Ti serve una mano?- Domandò infine notando come il ragazzo faticasse a stare in piedi.
-Non mi serve il tuo aiuto.
Reyna strinse le labbra, ma non rispose e si limitò ad allontanarsi.
Quando scomparve dalla sua vista, Nico si lasciò scivolare contro il muro sedendosi a terra.
Rilasciò un sospiro di sollievo mentre il dolore si attenuava e si appoggiò con la testa al muro.
Un piccolo sorriso spuntò sul suo volto pensando alla scenata che gli avrebbe sicuramente fatto Will una volta scoperto che aveva disubbidito al suo ordine.
Poi un movimento fuori dal suo campo visivo attirò la sua attenzione.
 
-LEO VALDEZ!
Calypso si lanciò sul suo ragazzo, atterrandolo e togliendogli velocemente dalle mani l’arma.
-Ma… Dobbiamo prendere quel topo!- Protestò lui con un broncio.
-Non lo farai di certo con un enorme lanciafiamme, bruciando tutta la casa. Soprattutto non sarai tu a utilizzare un lanciafiamme.
-Ma…
Lo sguardo di fuoco che gli rivolse la ragazza fu più eloquente di qualsiasi parola.
Mentre i due ragazzi si rimettevano in piedi (Calypso teneva saldamente tra le mani l’arma appena sequestrata), Frank entrò in stanza cercando di tamponarsi un taglio sul volto.
-Si può sapere che vi ho fatto? Perché tutti cercate di uccidermi?
-Scusa!- Arrivò l’urlo lontano di Percy, molto probabilmente impegnato in qualche altra stanza.
Frank si accorse dei due ragazzi e loro due si resero conto che il ragazzo aveva anche un livido sulla fronte.
-Che è successo?- Provò a indagare Leo.
-Oh! Solite cose- rispose il cinese ironicamente –Tutti che hanno voglia di uccidermi accidentalmente scambiandomi per quel topo, ti sembro forse un topo?
Né Calypso né Leo risposero, era una domanda retorica, giusto?
 
-Ciao- sussurrò Nico increspando le labbra in un principio di sorriso –Sei il topo più tenero che abbia mai visto.
Tamburellò poi le dita sul pavimento, cercando di far avvicinare il gattino senza spaventarlo.
Perché si, quello era decisamente un gatto e non un topo.
Certo, era relativamente piccolo per essere un gatto, si sarebbe potuto nascondere tranquillamente tra le mani di Nico, ma era decisamente un gatto.
Il manto completamente nero, gli occhi gialli che lo fissavano con sospetto.
Nico non si mosse, aspettando i suoi tempi.
Passò qualche minuto prima che il piccolo gattino decidesse di avvicinarsi, ignorò la mano che Nico gli stava porgendo e si avvicinò ai suoi pantaloni, più precisamente alla gamba con la ferita.
Lo annusò, miagolò pianissimo e si leccò una zampa.
Nico notò che era ferito.
-Oh- mormorò prendendolo in braccio e posandoselo in grembo, il gatto non protestò –Ti fidi perché solo come te, eh?
Il gatto fece le fusa quando il ragazzo decise di coccolarlo, Nico sorrise.
Fu così che li trovò Will dopo qualche minuto, il biondo era visibilmente infuriato, come aveva ben immaginato il moro.
-Una cosa ti avevo detto! Di non muoverti da quella stanza! Ma hai mai …
Si bloccò quando vide cosa stava facendo il ragazzo, rimase anche abbastanza sconvolto per la risata che si liberò dalle labbra del moro quando la piccola palla di pelo che teneva tra le mani gli leccò il viso.
-Cos’è quello?
Nico lo fissò senza far scomparire il sorriso dal suo volto.
-Questo è il motivo per cui state cercando di distruggere la casa.
Come a dimostrazione di quello che aveva appena detto il più piccolo, si sentì in lontananza il rumore di vetri infranti e la voce di Annabeth che urlava contro il suo ragazzo.
Will sospirò –Okay, forse è il caso che qualcuno li fermi.
______________________________________________________
Buongiorno! State passando una bella estate?? :)
Non lo faccio da un pò in effetti, ma vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che sono arrivati fin qui, anche senza aver mai commentato, grazie davvero.
Parlando del capitolo, diciamo che è abbastanza spensierato e forse potrebbe sembrare inutile, ma non lo è così e vi spiegherò le mie motivazioni.
Prima di tutto volevo un pò tornare agli inizi, un pò quasi a ricordare i primi giorni di allenamento... direi che ne è passato di tempo.
Poi volevo anche mettere in evidenza il personaggio di Piper. Lei è una semplice ragazza cresciuta in un normale contesto. Quindi è abbastanza normale che se vede un ""topo"" per casa inizi ad urlare, sono abbastanza certa che tutti noi l'avremo fatto. Quindi insomma, il mio scopo era ricordare che lei non fa ancora parte di questo mondo, non si ricorda che se inizia ad urlare, altre 10 persone penseranno al peggio entrando nel panico più totale. Ma nonostante questo... lei ha scelto volontariamente di far parte di questo mondo che forse un pò le va stretto, tutto per amore di Jas, quindi volevo solo un pò mettere in evidenza tutto questo, che magari si era ignorato nei capitoli precedenti.
Poi bè, diciamo che ci sono un pò tutte le principali ship ahahah
E Nico sta finalmente bene, cioè la febbre gli è passata e riesce a connettere il suo cervello. Ovviamente la gamba gli fa ancora male, ma per quella devono passare un paio di giorni. Nel prossimo capitol quindi aspettatevi il ricogiungimeto tra Nico e il resto della squadra. Che dite? Li perdonerà o li odierà? ;)
A prestoooo
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Ombra ***


44.Ombra


-Nico!
Hazel entrò in stanza, correndo si avvicinò al divano e si gettò letteralmente su di lui quasi soffocandolo nel suo abbraccio.
Will, dopo averlo trovato seduto a terra a giocare con il loro nuovo gatto, l’aveva obbligato a tornare a letto.
Ma Nico si era lamentato, non voleva essere trattato come un malato.
Così si erano accordati per il divano, nonostante il suo orgoglio il moro aveva comunque capito che uno sforzo in più e la ferita alla gamba avrebbe ripreso a sanguinare.
Poi Will era andato a cercare tutti gli altri per annunciare che avevano appena trovato il “topo”.
-Hazel… Non respiro…- cercò di biascicare Nico rispondendo all’abbraccio con una sola mano.
L’altra teneva saldamente il gattino nascosto contro il suo petto.
-Oh, scusa, ti ho fatto male?- Domandò la ragazza staccandosi di scatto.
Nico si limitò a scuotere la testa.
Notò che erano arrivati anche tutti gli altri, lo fissavano con un sorriso, ma quasi da lontano, come se avessero paura di una sua reazione, come se potesse iniziare a urlargli contro, incolpando tutti loro per quello che era successo.
Piper era completamente rossa, lo sguardo imbarazzato puntato sul suo stomaco.
-Io… Non avevo capito che era un gattino, mi dispiace.
Annabeth le sorrise, togliendola dal suo imbarazzo –Sta tranquilla, una volta ho reagito quasi allo stesso modo per un ragno.
E fissò Percy con un nuovo sorriso, il ragazzo sbuffò divertito ricambiando il suo sguardo, stava sicuramente ricordando la scena.
Calypso, che era più vicina a Nico commentò –Ma è qualcosa di tenerissimo!
-E’ ferito a una zampa- rispose Nico mentre lo grattava dietro le orecchie.
Will si avvicinò leggermente per capire se potesse fare qualcosa, era a più di 10 centimetri di distanza quando il gatto aprì gli occhi uscendo dalla sua fase “estasi” e gli soffiò contro.
Qualcuno sghignazzò, compreso Nico, mentre il biondo metteva su il broncio e gli rispondeva (all’animale, si) in modo piccato –Guarda che c’ero prima io.
Questo gli regalò una nuova soffiata.
-Questo gatto mi piace, si chiamerà Ombra.
Commentò Nico trattenendo un sorriso divertito.
-Come?- Chiese qualcuno.
-Ombra.
-E che vuol dire?
Fu Annabeth a rispondere al suo ragazzo –Significa ombra in italiano – poi chiese conferma a Nico – Giusto?
Il ragazzo annuì con un accenno di sorriso.
Scese di nuovo il silenzio.
Nico non riusciva a sopportarlo, si sentiva troppo al centro dell’attenzione.
-Ho fame- annunciò quando l’aria si fece davvero troppo pesante.
-Vado a preparare la colazione!- Annunciò subito Hazel dirigendosi in cucina.
-Ti aiutiamo- disse Calypso seguendola insieme a Piper.
Annabeth anche le seguì, ma prima si avvicinò al moro e gli baciò la fronte.
Nico rimase leggermente spiazzato, soprattutto dopo che lei gli disse –Perdonami, non avrei dovuto usarti per i miei scopi. Perché sai che sapevo che non eri davvero tu, vero?
Nico annuì –Dopo che ho sbollito la rabbia mi è passato per la mente che il tuo poteva essere un solo e semplice piano, sei infondo troppo intelligente, no?
Annabeth abbozzò un sorriso, gli strinse leggermente la spalla con una mano e seguì le altre in cucina.
Nico rimase solo con i ragazzi.
Fissò Jason, il biondo sembrava schivare il suo sguardo.
-Jason- lo chiamò il moro –Sai che non ce l’ho con te, vero? Non ce l’ho con nessuno di voi.
Jason si mordicchiò un labbro –Nico… Non avrei mai voluto che succedesse una cosa del genere, non avrei mai distolto i sospetti da me incolpandoti se avessi saputo che sarebbe andata così. Non volevo fare del male a nessuno, volevo solo proteggere Piper…
-Lo so. Sta tranquillo, okay? Ti capisco benissimo.
-E ci dispiace anche per le frasi che ti abbiamo detto- continuò Percy non fissandolo direttamente negli occhi –Non avremo dovuto uscire il discorso di tua sorella, è stato crudele e ingiusto.
-Non potevate saperlo…
Nico, al solo pronunciare le parole “tua sorella” si era bloccato e aveva iniziato a fissare il vuoto.
Si riscosse solo quando una mano calda non gli sfiorò la guancia.
Si sottrasse quasi delicatamente dal tocco di Will e riprese –Non vi ho mai raccontato come sono andate le cose davvero.
-Non c’è bisogno che lo fai- lo bloccò subito Will, non voleva che per nulla al mondo si sentisse peggio.
Ricordava ancora perfettamente quando gli aveva urlato in faccia tutte quelle cose, non riusciva a cancellare dalla testa la disperazione del suo sguardo.
-No, ma un giorno lo farò, promesso.
La risposta era rivolta a tutti, ma mentre rispondeva Nico si perse negli occhi di Will e non poté fare a meno di chiedersi come avesse fatto ad essere così cieco. Per tutta la missione era andato dietro un ragazzo che non ci aveva pensato due volte prima di incolparlo e giudicarlo una spia. Come aveva fatto a non accorgersi di Will? Lui che era sempre stato dalla sua parte e l’aveva protetto di nascosto e in silenzio, senza volere nulla in cambio.
Leo, che non aveva aperto bocca fino a quel momento, si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
-Scusami… Sono un compagno di stanza pessimo…- borbottò il ragazzo davvero dispiaciuto.
Nico sapeva che forse doveva essere un po’ più incazzato, soprattutto con alcuni di loro. Ma non voleva. Non voleva continuare a chiudersi in se stesso e allontanare gli altri, perché quelli erano i componenti della sua nuova famiglia. E la famiglia si perdona sempre e comunque.
Jason e Percy lo seguirono in un grande abbraccio di gruppo.
Frank iniziò a ridere, dopo aver sentito la voce di Nico soffocata borbottare –Ragazzi, voi volete davvero uccidermi se continuate così.
-Più che altro penso che stiate uccidendo il gatto- commentò Will.
-Oh cazzo…
I tre ragazzi si staccarono di scatto come se avessero preso la scossa, Nico lanciò loro un’occhiata esasperata, poi abbassò gli occhi cercando la sua piccola palla di pelo.
Ombra si era andato a nascondere tra le gambe del ragazzo, in mezzo alle pieghe dei vestiti, completamente terrorizzato.
Nico cercò di recuperarlo e tranquillizzarlo, ci volle però parecchio tempo, non si fidava ancora del tutto, nemmeno di Nico.
Nel frattempo il ragazzo chiese di raccontargli tutto quello che era successo durante la sua assenza.
E così i ragazzi fecero, non tralasciando nulla partendo dalla sua scomparsa. Gli parlarono della missione, come avevano lasciato andare il signor Mclean per paura che potesse fare qualcosa di male a lui, parlarono della loro “punizione”, di Piper, del salvataggio e di Chris e Reyna.
Nico ascoltò tutto senza mai proferire un commento.
Principalmente raccontò Leo, Percy aggiungeva commenti o piccole parti che il ricciolino aveva dimenticato.
Durante tutto ciò erano tornate le ragazze con la colazione e successivamente si unirono anche Chris e Reyna. Nico e Chris si lanciarono un lungo sguardo di fuoco, ma nessuno dei due disse nulla.
Nico non poteva di certo dimenticare cosa gli avevano fatto Chris e Ottaviano, sapeva che poi il primo aveva aiutato a salvarlo, ma non era comunque certo di poterlo perdonare.
 
A Nico piaceva accarezzare il pelo nero e morbidissimo di Ombra.
Gli erano sempre piaciuti i gatti, gli ricordavano la sua vecchia vita a Venezia.
Certo, i ricordi gli portavano malinconia e tristezza, ma anche un senso di casa e familiarità.
Era seduto sul divano, un piede (quello della gamba sana) piegato sotto il suo sedere, l’altro toccava terra solo con la punta.
Sentì dei leggeri passi che si avvicinavano.
Tutta la sua attenzione era per il gatto che gli dormiva in grembo, ma non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse.
Chi altri lo andava a cercare in piena notte?
-Non ho ancora capito- sussurrò non appena Will si sedette al suo fianco.
-Mh?- Domandò il biondo impercettibilmente, incitandolo a continuare.
Nico alzò lo sguardo su di lui. I suoi occhi sembravano quasi dorati, rispecchiavano benissimo il colore delle fiamme che scoppiettavano nel camino acceso, ma Nico ormai conosceva bene quell’azzurro così intenso.
-Cosa ci trovi di bello in me?- concluse in un altro sussurro.
Non che gli diede il tempo di rispondere.
Fissò solo un attimo le sue labbra dischiuse pronte per una risposta, poi si avvicinò di scatto sfiorandole con le sue.
Rimasero fermi in quella posizione per un tempo che parve infinito.
Gli occhi socchiusi, i respiri che si mescolavano.
Per Nico era importante, poteva sembrare una cosa davvero stupida baciare una persona. Ma per Nico era davvero qualcosa di intimo e vero.
E Will lo sapeva, conosceva il suo pensiero, per questo non si mosse, aspettando che il moro fosse davvero convinto in quello che stava per fare.
Ma Nico ne era abbastanza certo, non avrebbe voluto nessun’altro in quel momento.
Premette ancora di più le labbra sulle sue e le mosse lentamente.
Fu solo a quel punto che Will rispose al bacio.
Era migliore di come se l’era sempre immaginato, forse anche grazie all’attesa.
Rimase un bacio particolarmente dolce e lento, anche se divenne più umido e quasi sensuale.
Quasi timidamente Nico sfiorò la lingua del biondo con la sua, come a volergli chiedere il permesso.
Will afferrò il viso del più piccolo con entrambe le mani, sempre sulla sua bocca mormorò –Tutto, Nico. Tutto.
E il diretto interessato non ci mise molto a capire che stava rispondendo ai suoi precedenti dubbi.
Fu in quel momento che Ombra si svegliò, disturbato dai due ragazzi.
Soffiò contro Will e andò via indignato, cercandosi un nuovo posto per dormire.
Nico ridacchiò mentre il biondo sospirava –Si, sono abbastanza certo che quel gatto mi odi.
-Oh si, lo penso anche io- e senza smettere di ridere, il moro lo afferrò per la felpa e lo spinse contro di se per tornare su quelle labbra che tanto l’avevano desiderato.
_________________________________________________
Per questo capitolo ho solo una parola: SOLANGELO
Ebbene si, dopo tutti questi capitoli, Nico e Will ce l'hanno fatta.
Inoltre direi che si è aggiustato tutto, no? Nico non poteva non perdonarli, li ha definiti la sua famiglia anche se quel giorno aveva urlato "voi non sarete mai la mia famiglia". Certo, non gliel'ha direttamente detto, ma l'hanno capito.
Ora abbiamo una nuova figura, il piccolo "Ombra". Mi piaceva l'idea di dargli un nome italiano considerando che Nico lo è. E volevo anche riprendere anche il potere di Nico di viaggiare nell'ombra. Insomma, quel gatto è così silenzioso che secondo Nico viaggia sul serio nell'ombra ahaha
Bene, dopo tutto questo fluff, dal prossimo capitolo fino alla fine aspettatevi solo azione e combattimenti, alla fine la storia era incentrata su di questo no?
Al prossimo sabato quindi!!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Allenamento ***


45.Allenamento


Era passata una settimana e mezza da quando avevano trovato Ombra.
Ormai quel gatto era diventato una figura sempre presente, anche se spariva per diverse ore, nascondendosi nei posti più strani. Per poi ricomparire così silenziosamente da far spaventare tutti. Inoltre, non miagolava mai.
Sembrava in tutto e per tutto il suo padrone, che era ancora l’unico da cui si faceva toccare e accarezzare tranquillamente.
Con gli altri era più schivo e si faceva toccare solo dopo minuti interi di meditazione. Tutti eccetto Will, Ombra infatti lo odiava senza un motivo ben preciso.
Quando, dopo due giorni, il biondo cercò di curargli la zampa ferita, il gatto gli graffiò tutte le mani. Ma Will non demorse, più per Nico che per quello stupido animale.
Intanto Era era tornata alla base, portandosi dietro Reyna e Chris per capire cosa fare davvero di loro.
Decise di lasciare tutti gli altri li, non voleva mettere troppa carne sul fuoco e cercare di riprendere il potere e la missione nelle proprie mani lentamente.
Annunciò anche loro che nei sotterranei di quella villa c’era un vero e proprio laboratorio. Uno dei tanti che possedevano.
Leo trovò l’ingresso segreto solo qualche ora dopo.
Li sotto era tutto molto simile al centro principale della CIA, solo molto più piccolo. I corridoi bianchi e illuminati. Le stanze piene di armi, laboratori, computer e sale per addestrarsi.
Non avevano nulla da fare, se non aspettare nuovi aggiornamenti per portare finalmente a termine quella missione.
Quindi passarono tutta la settimana ad allenarsi, esattamente come i primi giorni che si conobbero, con la differenza che nessuno cercò di uccidere nessun’altro (più o meno).
 
Nico si tolse le scarpe e, prima di salire sul tappetino blu posto al centro della stanza, afferrò due lunghi bastoni dalla parete.
Will si tolse la giacca della felpa lanciandola in un angolo, rimanendo in canottiera arancione. Continuava a fare freddo certo, ma sapeva che nei prossimi minuti avrebbe trovato il modo di riscaldarsi.
-Devo vedere se la mia agilità è rimasta tale, dopo il problema alla gamba- annunciò Nico lanciandogli uno dei bastoni.
Will l’afferrò al volo senza nessun problema, fece un sorrisetto divertito e, mettendosi in posizione d’attacco, replicò –Spero di non farti troppo male.
Nico rispose con uno sbuffo mentre attaccava per primo.
Will alzò il suo bastone sopra la testa per bloccare quello dell’avversario, mossa che gli venne abbastanza semplice, se si esclude il dolore ai polsi per il contraccolpo.
Nico riprese ad attaccare.
Fu un combattimento alla pari, entrambi attaccavano e schivavano come da manuale, senza tentennamenti né nessun tipo di problemi.
Passò circa mezz’ora prima che le mosse di entrambi si fecero più lente, i respiri veloci, i muscoli affaticati.
La gamba di Nico aveva ripreso a pulsare, il ragazzo faticava soprattutto a tenere tutto il peso del corpo su quest’ultima.
Ma nessun lamento uscì dalle sue labbra, si limitava a stringere i denti.
Nonostante questo Will lo capì, come capì di avere la vittoria in pugno.
Racimolò le ultime sue forze e attaccò facendolo indietreggiare.
Nico riusciva a difendersi a stento e, dopo un ultimo incrocio di bastoni e dopo che il biondo fece roteare il proprio, quello di Nico volò lontano.
Nico schiuse le labbra, quasi incredulo.
Will lo rinchiuse tra il suo petto, le sue braccia e il bastone, proprio il pezzo di legno gli premeva la schiena e ne approfittò per avvicinarlo di più a se.
-Potrei iniziare ad odiarti per quello che hai appena fatto …
Sussurrò Nico avvicinandosi lentamente al suo volto.
-Come se già non lo facessi- controbatté il biondo ormai quasi sulle sue labbra.
Nico sorrise, fece scorrere una mano sul tessuto della canottiera arancione dell’altro e con le labbra gli sfiorò le sue.
Quello che però Will non vide fu l’altra mano del ragazzo, che lentamente si era spostata dietro la schiena e aveva afferrato il bastone.
Quando ormai tutte le difese di Will erano nulle, il moro attaccò.
La mano che aveva saldamente afferrato il bastone la portò verso l’alto, liberandosi da quella “prigione”. Contemporaneamente utilizzò la mano che aveva stretto intorno alla sua maglia per spingerlo e farlo cadere all’indietro.
Nico non perse tempo a sedersi sul suo stomaco, entrambe le mani adesso tenevano fermo il bastone sul pavimento sopra la testa del ragazzo, bastone che ancora il biondo stringeva saldamente.
-Mai farsi distrarre dall’avversario- commentò a quel punto un Nico divertito, le immagini della conversazione avvenuta con Calypso durante la loro prima missione gli invasero il cervello.
-Ah! Potrei odiarti per quello che hai appena fatto- lo rimbeccò Will con le sue stesse parole.
-Taci Solace- ringhiò il moro prima di chinarsi velocemente sulle sue labbra per baciarlo a bocca aperta.
 
Leo entrò nella grande stanza e Jason fu il primo a notare il bernoccolo rosso che gli stava crescendo sulla fronte.
-Che diavolo hai fatto?- Domandò il biondo iniziando a ridere.
Leo sbuffò infastidito.
-Vi stavo cercando, ma ho trovato per prima la stanza dove si stavano allenando Nico e Will. Quel piccolo stronzetto mi ha lasciato correre un bastone di legno. La cosa imbarazzante è che mi ha preso in pieno nonostante non stesse neanche guardando, visto che non aveva nessuna intenzione di staccare le sue labbra da quelle di Will.
Jason e Percy iniziarono a ridere ancora più rumorosamente, anche Calypso era visibilmente divertita. Ma per fare la parte della ragazza dolce e comprensiva, si avvicinò a Leo e gli accarezzò il braccio con tenerezza.
Aggiunse anche un “Oh, povero piccolo” che fece sbuffare ancora di più il ricciolino.
Poi Calypso non si trattenne più e scoppiò a ridere seguendo Percy e Jason che non avevano nessuna intenzione di smettere.
-Perché ridere?- commentò Frank con un principio di sorriso in volto entrando in stanza.
Leo lanciò loro uno sguardo di avvertimento.
Jason, per uscire da quella spiacevole situazione, annunciò che sarebbe andato a cercare Piper.
Mentre andava via si richiuse la porta alle spalle, isolando Percy che raccontava a Frank cosa era successo a Leo, mentre il diretto interessato cercava inutilmente di farlo tacere.
Jason sospirò divertito, poi camminò lungo il corridoio bianco e illuminato.
Arrivò in una stanza dove stavano Annabeth, Hazel e Reyna. Quest’ultima era tornata solo il giorno prima dal centro principale della CIA. A quanto sembrava, dopo lunghi interrogatori, avevano deciso di fidarsi sia di lei che di Chris.
-Avete visto Piper?- domandò schiarendosi la gola.
Nessuna sembrò sentirlo, troppo prese dai vari fogli sparsi sul tavolo che stavano controllando, mettendoli a confronto con qualcosa agli schermi del pc.
-In quella stanza- commentò infine Hazel, indicandogli con lo sguardo un’altra porta sempre dentro la stanza.
Jason annuì, ma lei aveva riportato tutta la sua attenzione alla tastiera del computer che aveva di fronte.
-Oh- aggiunse Annabeth con noncuranza continuando a studiare il foglio che aveva tra le mani –Non preoccupatevi di fare rumore, le stanze sono insonorizzate.
Jason si sentì la faccia in fiamme e cercò di balbettare qualcosa di incomprensibile, cosa del tutto inutile considerando che la bionda aveva appena indicato un punto sul foglio e, dopo aver attirato l’attenzione di Reyna, le aveva chiesto se per lei erano meglio tre o quattro macchine.
Jason allora si avviò verso la nuova stanza, entrando si richiuse velocemente la porta alle sue spalle.
Piper era li, sola, in mezzo alla stanza. Teneva una pistola nella mano e mirava a un manichino a qualche metro di distanza.
Sparò, la pallottola colpì di striscio la spalla dell’uomo di stoffa.
La ragazza sbuffò frustata.
-Prova a tenerla con entrambe le mani- consigliò Jason staccandosi dalla porta e avvicinandosi a lei.
La ragazza abbassò il braccio lungo il fianco –Sono un’incapace, volevo centrare il cuore.
-Abbiamo passato tutti questa fase- la rassicurò il biondo –E tu ti alleni solo da una settimana e mezza, non puoi pretendere di fare meglio di così. Ci vuole tempo.
-Già … Ma noi non abbiamo tempo, giusto?
Jason si irrigidì –Tu non verrai con noi.
Piper puntò gli occhi nei suoi, fissandolo con fermezza –E’ mio padre, Jas. Non posso non venire. Prima che voi lo uccidiate, se arriverete a tanto, devo essere certa di aver provato tutto. O non me lo perdonerei mai.
Jason non replicò.
Non disse nulla per secondi interminabili, secondi nei quali nessuno dei due staccò lo sguardo da quello dell’altro.
Poi si sporse in avanti e la baciò.
La baciò per farle capire quanto l’amasse, quanto fosse fiero di lei considerando come aveva reagito a tutti quei nuovi avvenimenti. La baciò per farle capire quanto fosse grande la paura di perderla, ma anche per dirle che non le avrebbe messo i bastoni tra le ruote se era davvero quello che lei voleva fare.
Piper lasciò cadere la pistola e si aggrappò al collo del ragazzo, stringendo tra le dita i corti capelli dietro la sua nuca.
-Però ti prego, promettimi che ti terrai fuori dal pericolo, per favore- si ritrovò a sussurrare il biondo con l’affanno, subito dopo che si furono staccati per riprendere fiato.
-Tutto quello che vuoi- sussurrò lei in risposta tornando a cercare le sue labbra.

[Il capitolo continua qui --->
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3495813]
______________________________________________________________
Ciaoo
Ed eccomi di nuovo qui, puntuale come al solito ahaha
Come vi avevo detto, da questo captolo in poi ci sarebbe stata principalmente azione.
Certo, qui ancora si stanno allenando, ma è una specie di azione.
Ovviamente il loro allenamento non durerà capitoli interi come è stato all'inizio, ma dal prossimo in poi inizierà la loro ultima tappa.
Il prossimo infatti inizierà direttamente da quello che stava analizzando Annabeth, chiedendo se servissero 3 o 4 macchine. Ma non spoilero più nulla ;P
Comunque, questo capitolo mi serviva per aggiustare davvero le ultime cose.
Ombra ormai fa parte della loro grande famiglia (più o meno), Nico riesce di nuovo a camminare e combattere (anche se con una leggera fatica) e comunque, anche se ha perdonato tutti, si prende lo stesso le sue piccole vendette personali ;) (no, non si sentirà per niente in colpa vedendo il bernoccolo di Leo).
Dovevo anche aggiustare la questione Piper e Jason, dovevo dare anche a loro il loro momento "rosso" per concludere quella raccolta e dovevano comunque avere quella conversazione finale. Piper deve esserci nella missione finale, perchè è un suo diritto. Inoltre volevo mostrare quanto si stesse impegnando per loro e, soprattutto, per Jason. Sinceramente penso che Piper molto spesso sia un personaggio abbastanza sottovalutato.
Bè, non credo di aver dimenticato qualcosa...
Alla prossima! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Missione per strada ***


46.Missione per strada


Jason lanciò un’occhiataccia a Percy mentre sfrecciava lungo la strada.
Strada deserta se non fosse stato per le loro tre macchine.
Percy rispose all’occhiataccia mentre Annabeth sbuffava, si sarebbero sempre comportati come due bambini quei due e, per quanto fossero diventati amici, avrebbero sempre gareggiato l’uno contro l’altro. Tutti ne erano abbastanza certi.
Naturalmente non avevano neanche preso in considerazione Will, quel ragazzo era decisamente molto più bravo di loro a guidare. Quindi ignoravano la sua macchina, ormai diversi metri più avanti.
-Percy!- Urlò Annabeth facendo riportare di nuovo l’attenzione del ragazzo sulla strada.
Infatti il moro non aveva proprio notato la capra che aveva appena deciso di pascolare tranquillamente in mezzo alla strada.
Riuscì a sterzare all’ultimo minuto senza procurare nessun incidente.
Ma considerando la velocità a cui andavano, Annabeth rischiò di volare fuori dalla macchina, ma i suoi riflessi erano abbastanza pronti e si tenne allo sportello, anche se questo le procurò uno strappo muscolare alla spalla.
Calypso, che era invece seduta nei sedili posteriori, rotolò giù da questi. Trovandosi il viso a un millimetro di distanza da un acaro di polvere.
Starnutì e alzando una mano annunciò –Sto bene!
Percy abbozzò una risata isterica e si limitò a commentare con un semplice –Ops.
Nell’altra macchina nel frattempo Jason e Frank se la ridevano, vedendo come Annabeth stesse tranquillamente picchiando Percy, senza la paura che potessero fare un vero incidente.
Si, perché tutti loro avevano visto la capra in mezzo alla strada e avevano anche notato come il moro non ci avesse proprio fatto caso, quindi il loro pensiero comune era stato più o meno “Carne gratis per le prossime settimane”.
Hazel e Piper, che erano sedute dietro di loro, gli intimarono di concentrarsi sulla missione.
E i due ragazzi tornarono subito seri considerando che in lontananza videro il camion che stavano cercando.
Dopo un’altra settimana di allenamento avevano messo a punto un nuovo piano, che sarebbe dovuto essere quello decisivo. Avevano abbastanza informazioni grazie a Chris e Reyna.
Il primo passo era quello di recuperare un codice importante, un codice che Leo non sarebbe riuscito a recuperare via internet con le sue capacità di hacker, perché ne esistevano solo due copie, entrambe scritte a mano. Una di questa si trovava nel camion che stava cercando proprio in quel momento di passare il confine.
Se non l’avessero fermato in tempo, facendolo fuggire con l’elicottero che si trovava nell’altro stato, non avrebbero avuto più possibilità di trovarlo.
Tutte e tre le macchine si avvicinarono velocemente e silenziosamente, spegnendo i fari per non farsi vedere dal guidatore nel buio della notte.
La macchina di Will si mise in testa e Leo si mise all’ora.
Era seduto nel sedile posteriore, ricoperto di computer, amplificatori e roba del genere.
Iniziò a muovere velocemente le mani sulla tastiera, facendo una panoramica a raggiX dell’interno, cercando di capire se ci fossero trappole o cose simili.
-Sembra essere tutto a posto, per il momento- annunciò continuano a tenere gli occhi puntati sullo schermo.
-Come entriamo li dentro?- Domandò Nico seduto nel sedile del passeggero accanto a Will.
-Ecco… Quella sembra una cosa complicata. Sembra che sia tutto tecnologico, in modo che nessuno possa aprirla. Ma ci penso io, dammi qualche secondo.
E così fu, bastarono solo pochi secondi per entrare nel sistema. Qualche altro secondo dopo comparve la scritta verde “Approved” sullo schermo del computer del ragazzo.
-Adesso- annunciò allora Leo.
Nico annuì e si preparò.
Mentre ritirava i piedi sopra il sedile e si preparava per mettersi in piedi sopra questo, Will parlò continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
-Sta attento.
Nico si immobilizzò un solo istante, poi fece un mezzo ghigno.
-Non ho nessuna intenzione di morire. Sto ancora aspettando che mi inviti a un vero appuntamento, Occhi Blu.
Will, con le guance leggermente rosse e la bocca che formava una piccola “o”, si girò a fissarlo.
Per concludere il tutto Nico gli fece un occhiolino divertito dalla sua espressione.
-Ragazzi, vi ricordo che io sono qui dietro con voi- Commentò distrattamente Leo.
Nico alzò gli occhi al cielo, mentre si metteva in piedi cercando l’equilibrio borbottò – Sta zitto Valdez.
Se non si fosse già capito, tutte e tre le macchine erano senza tettuccio.
Il vento sferzava Nico, il ragazzo faticava a tenersi in equilibrio, considerando anche a che velocità andavano, ma alla fine riuscì nel suo intento.
Disse a Will di avvicinarsi ancora di più e quando fu a un metro di distanza si lanciò nel vuoto.
Si aggrappò alla parete di metallo quasi completamente liscia e spalancò lo sportello già aperto in precedenza da Leo, subito dopo scivolò dentro.
Aveva fatto tutto in massimo tre secondi, silenziosamente e con l’eleganza di un gatto.
Aprì del tutto le ante, si aggrappò a una di esse con una mano mentre l’altra la spingeva in avanti, pronto ad aiutare Calypso.
Infatti la macchina che stava guidando Percy aveva preso il posto di quella di Will e la ragazza in questione era messa in un equilibrio precario.
Nico l’aiutò a salire a bordo senza troppi problemi.
I due ragazzi iniziarono a cercare.
-Nico. Vieni qui.
Sussurrò piano Calypso passando i polpastrelli su una superficie apparentemente innocua.
-La sento solo io questa impercettibile rientranza?
Tolse le dita per farlo testare al ragazzo, Nico sentì la stessa cosa che aveva sentito la ragazza, sorrise impercettibilmente e sussurrò “Bingo”.
Cercarono un modo per aprire quel cassetto segreto, ebbero fortuna quando decisero di fare una certa pressione nel punto giusto.
Si aprì una piccola rientranza delle dimensioni 5x10 cm. All’interno un semplice foglietto di carta con sopra scritto un codice.
Calypso lo prese e, non appena il foglietto lasciò il suo posto sicuro, si sentì un “bip” per nulla rassicurante.
Spuntò un timer in rosso, segnava 00:10.
I due ragazzi si guardarono con occhi sgranati, Calypso diede voce alle loro preoccupazione.
-Qui sta per esplodere tutto!
00:09.
Corsero via, stavano per rilanciarsi nelle macchine, quando Calypso si bloccò di scatto.
-Cosa?- Domandò Nico con l’ansia.
00:08.
-Il guidatore è innocente! Non possiamo lasciarlo morire!
Nico strabuzzò gli occhi, mille possibili scenari diversi gli passarono in mente.
Fissò la macchina a circa un metro da loro,  Leo e Will li stavano fissando con gli occhi sgranati per la paura, avevano più o meno capito quello che stava succedendo.
Quello che doveva fare gli apparve chiaro nella sua mente.
00:07.
Imprecò sottovoce e afferrò Calypso per i fianchi, poi la lanciò in macchina tra le braccia di Leo che l’afferrò prontamente prima che potesse scivolare via.
Nico si assicurò che stesse ancora stringendo il foglietto tra le mani mentre Leo la stringeva al petto, prima di schizzare dall’altra parte del camion.
00:06.
Quando il guidatore lo vide, sobbalzò così forte da far sbandare per un attimo il camion.
-E tu chi diavolo sei!?- Esplose dopo l’iniziale shock.
00:05.
-Le sto salvando la vita. Non c’è tempo adesso per spiegare.
Mentre parlava si era sporto in avanti per slacciare la cintura dell’uomo, con l’altra mano aveva aperto lo sportello.
00:04.
Questo fece spaventare ancora di più l’uomo e cercò di liberarsi di Nico dandogli un pugno, nella foga mancò il bersaglio e ruppe il finestrino.
Delle schegge volarono e colpirono Nico sulla fronte, il moro sentì il sangue scendergli sugli occhi, ma lo ignorò.
00:03.
Afferrò l’uomo per una spalla e lo spinse fuori.
-Hazel! Frank! Prendetelo!
I due ragazzi erano già pronti, afferrarono l’uomo l’attimo prima che si schiantasse sull’asfalto.
Non appena l’uomo fu in salvo Jason mise il piede sul freno per allontanarsi dalla bomba ormai immanente.
00:02.
Nico quasi non vedeva più, si tolse il sangue dagli occhi con la manica e fletté le gambe pronto a saltare.
00:01.
Nico saltò nel vuoto nello stesso momento in cui Will metteva il piede sul freno e sterzava di lato per evitare di farlo finire sull’asfalto.
00:00.
Il camion esplose solo a pochi metri da loro.
Il calore li investì in pieno, ma senza creare nessun danno permanente.
Will afferrò Nico e lo strinse al petto, sentiva il suo respiro accelerato e il battito del cuore che correva veloce. Esattamente come il suo.
Passarono diversi secondi di totale silenzio, poi Calypso si staccò da Leo e si sporse in avanti.
Afferrò Nico per una spalla e lo abbracciò, facendolo staccare leggermente da Will, gli scoppiò a piangere sul petto.
-Mi dispiace … Ti ho quasi fatto morire, mi dispiace così tanto.
Nico non seppe come comportarsi, cercò con lo sguardo Will, poi le rispose –Non potevamo lasciarlo morire.
E a Will sembrò molto che quella frase fosse soprattutto rivolta a lui, come se il moro si stesse scusando per il suo comportamento.
Il biondo sorrise e gli strinse la mano, anche Calypso sorrise e tirando su con il naso si staccò da lui.
Annabeth arrivò di corsa alla loro macchina.
-State tutti bene?- Chiese con l’affanno –Avete trovato quello che ci serviva?
Calypso le porse il foglietto.
In quel momento li raggiunse anche Jason.
-L’uomo è svenuto, che ne facciamo di lui?
Tutti fissarono Nico, quasi come a chiedere il permesso a lui considerando che l’aveva salvato.
-Lasciamolo qui, non possiamo di certo portarlo con noi. Non correrà più nessun rischio.
-Si, sono d’accordo- si intromise Annabeth –Dobbiamo andare via da qui subito, prima che qualcuno ci scopra.
Tutti si ritrovarono d’accordo e ognuno tornò nella propria macchina, mentre Jason e Frank sistemavano l’uomo sul ciglio della strada, Will si avvicinò a Nico e gli sfiorò la fronte.
-Sei ferito.
-E’ solo un graffio- lo liquidò il moro tamponandoselo con un lembo di maglietta.
Will storse la bocca, ma non disse più nulla.
Mise di nuovo a moto e fece inversione a U, mentre Nico poggiava la testa sulla sua spalla.
Le tre macchine scomparvero nel buio, invisibili e silenziosi esattamente com’erano arrivate.
Oh, già, per poco Percy non investì quasi di nuovo la capra, rimasta nello stesso punto in cui l’avevano lasciata, ma quella è un’altra storia.
______________________________________________________________
Ciaoo! Come va?
Piaiuto il capitolo? Ero indecisa se chiamarlo "Percy e la capra", ma alla fine ho deciso di mettere qualcosa di "serio".
Come avrete ben capito è iniziata la missione finale. Questa è la prima parte e, come è già successo precedentemente, la svolgono Calypso e Nico, perchè loro sono quelli adatti a questo tipo di cose.
Dal prossimo invece interverranno tutti gli altri.
Ah, se qualcuno fosse già in ansia per la ferita alla fronte di Nico considerando la mia sadicità, non preoccupatevi, è davvero solo un graffio. Ma preparatevi psicologicamente ai prossimi capitoli! ;)
Alla prossima,
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** L'inizio della fine ***


47.L'inizio della fine


Annabeth soffiò per togliersi le ciocche ribelle, uscite dalla sua elaborata acconciatura, che le ricadevano davanti agli occhi mentre si piegava per infilarsi gli stivali in pelle nera.
Una volta richiusa la cerniera, si alzò in piedi per avvicinarsi al grande specchio posto sopra la cassettiera.
Afferrò il rossetto rosso sangue e lo riapplicò per sistemare il trucco.
Non appena finì si ricontrollò il vestito, doveva essere impeccabile e bellissima, senza nessun tipo di imperfezione.
Ormai erano davvero alla fine di quella missione durata più del previsto.
Quello avrebbe stabilito tutto, se una vittoria o una sconfitta, non ci sarebbero più state altre possibilità.
Avevano solo quella sera per riuscire a prendere quelle maledette informazioni dal padre di Piper.
Calypso e Nico avevano già fatto la loro parte, ovvero recuperare il codice d’accesso. Mancava solo la chiavetta con le suddette informazioni.
Toccava a loro adesso.
Afferrò la borsa, controllò che le armi fossero al loro posto e uscì dalla stanza.
Nel corridoio incontrò Hazel, la ragazza era messa in tiro esattamente come lei.
Bellissime e letali.
Quando entrarono nella stanza dove le stavano aspettando tutti gli altri scese il silenzio.
Eccetto Percy, Frank e Jason, che erano vestiti eleganti come le due ragazze, tutti gli altri erano vestiti con abiti normali e comodi, adatti alla missione.
Reyna si avvicinò a Percy e, mettendogli una mano sotto il mento, gli chiuse la bocca.
Poi con un ghigno commentò –La bava non sta molto bene con il vestito elegante che indossi.
Nico, che stava giocando seduto a terra con il suo nuovo gatto, sorrise impercettibilmente. Quella ragazza le faceva sempre più simpatia, nonostante tutto quello che era successo.
-Signor Jackson, signor Zhang, riprendetevi!- La voce di Era li riscosse dal loro stordimento.
La donna era entrata velocemente in stanza e li stava incitando a fare presto.
-Ricordate tutti il piano?
Si levò un coro di assenso, mentre i ragazzi finivano di sistemare le ultime cose.
-Bene!- La donna batté le mani una sola volta –Allora andate e portateci quelle informazioni.
Leo finì di montare i suoi ultimi attrezzi elettronici sul retro del furgoncino, aiutato da Calypso e Chris.
Ancora non riuscivano a fidarsi totalmente di quest’ultimo, ma avevano imparato a conviverci. Esattamente come con Reyna.
Nico si alzò da terra dopo aver grattato un’ultima volta Ombra dietro le orecchie, si stava avvicinando a Will per chiedergli se fosse tutto pronto, ma prima che potesse aprire bocca la sua palla di pelo nera la superò con un balzo saltando sul biondo.
Will sussultò e chiuse gli occhi, per ripararsi da quella possibile aggressione.
Ma Ombra si limitò a risalire il suo corpo, ad appollaiarsi sulla sua spalla e a fare le fusa sul suo viso, leccandogli una guancia.
Will strabuzzò gli occhi totalmente incredulo.
Si sarebbe di certo aspettato di tutto, tranne quello.
Fissò Nico non capendo, ma il moro aveva il suo stesso sguardo.
Anche il gatto fissò il suo padrone, poi tornò a fissare il biondo e, con uno sguardo abbastanza eloquente (per quanto potesse essere eloquente lo sguardo di un gatto), fissò di nuovo Nico miagolando.
-Oh…- Will comprese cosa stava cercando di dirgli –Si, ci penso io a lui, te lo riporto sano e salvo.
E gli lasciò una carezza sotto il collo che il gatto accettò soddisfatto. Fu soddisfatto anche della risposta e dopo un’ultima leccata in guancia scese da lui cercandosi un posto per fare un meritato sonnellino.
Nico si avvicinò del tutto a Will con le braccia incrociate al petto –Dovrei iniziare ad essere geloso?
Il biondo si portò una mano al petto con fare tragico –Non potrei mai tradirti con un gatto!
-Ma infatti non mi riferivo a te- sorrise divertito e continuò –E poi, sanno benissimo tutti che sono io quello che riporterà te qui sano e salvo.
Will alzò gli occhi al cielo sospirando, diede un pizzicotto al fianco del moro e lo incitò ad avviarsi verso il furgoncino ormai pronto.
 
Quello era ormai l’inizio della fine.
Era era riuscita a riprendere nelle proprie mani il potere di continuare quella missione.
Reyna e Chris erano stati abbastanza utili e in pochissimi giorni avevano scoperto tutto quello che serviva loro.
Nonostante questo, considerando che era la missione decisiva e non sapevano se potevano fidarsi del tutto, decisero che loro non sarebbero intervenuti.
Infondo, l’avevano iniziato loro nove e loro nove l’avrebbero conclusa. Più Piper, non potevano non portarsela, era pur sempre suo padre e glielo dovevano.
Il signor McLean aveva intenzione di lasciare il paese.
Se solo fosse riuscito a varcare il confine avrebbero perso la loro ultima possibilità per sempre.
Erano due le cose importanti che dovevano recuperare: le informazioni e il codice d’accesso per quest’ultime.
Del codice c’era solo una copia, per nulla digitale, il padre di Piper sospettava delle capacità di Leo e non aveva messo nulla in rete.
L’unica copia era in quel foglietto che doveva attraversa i confini del paese senza problemi il giorno precedente, se solo i ragazzi non si fossero messi in mezzo e lo avessero recuperato incolumi grazie a Nico e Calypso.
Grazie a Piper scoprirono infine che suo padre si sarebbe nascosto al 99% nel loro casinò.
Un’enorme struttura privata che accettava solo delle persone “scelte”.
Da qui sarebbe dovuto scappare, non sapevano di preciso come, ma sapevano benissimo che se fosse riuscito a lasciare il paese non l’avrebbero preso mai più.
Quindi, nel bene o nel male, era l’ultima battaglia di quella missione.
Il piano era far entrare solo Annabeth, Percy, Frank, Jason ed Hazel. Per questo erano gli unici vestiti così eleganti.
Gli altri sarebbero intervenuti in seguito, se e quando ce ne fosse stato bisogno.
Era abbastanza ovvia la scelta delle persone.
I ragazzi erano i migliori nel combattimento e serviva sempre qualcuno pronto all’evenienza.
Hazel serviva per la sua capacità nel riconoscere la verità nelle domande che avevano bisogno di una risposta.
Annabeth per fare in modo che il piano andasse liscio ed esattamente come avevano progettato, per uscire da una qualsiasi situazione spiacevole che si sarebbe potuta creare e per salvare il culo a Percy. Anche se l’ultimo punto non era proprio ufficiale.
 
Mentre Will guidava e cercava di prendere meno buche e curve possibili, sfrecciando comunque lungo la strada, Piper cercava di fare il suo lavoro senza nessuna sbavatura.
La ragazza era infatti sul retro del furgone, insieme a tutti gli altri, con un pennino a china in mano che cercava di disegnare uno strano disegno pieno di linee intricate tra di loro, dentro l’avambraccio dei cinque ragazzi.
Era quello il pass che avevano bisogno per poter entrare nella villa in cui si stavano dirigendo.
Doveva in realtà essere un tatuaggio, ma confidarono nella poca luce notturna e sul fatto che chiunque li avrebbe controllati non ci avrebbe messo poi tanto impegno.
In realtà quello che preoccupava più i ragazzi non era quello, ma il fatto che Piper avesse visto quel disegno soltanto una volta, per puro caso, quindi non era neanche certo che stesse disegnando loro qualcosa di giusto. Ma infondo, che altra scelta avevano?
Will posteggiò in mezzo al bosco che circondava l’enorme villa sperduta nel nulla, non troppo lontano dall’ingresso, in modo che i ragazzi arrivassero incolumi e con i vestiti perfetti, ma anche non troppo vicino nel timore che qualcuno li potesse vedere.
Si salutarono velocemente, tutti loro erano abituati a quel tipo di missioni, non c’era mai bisogno di troppi abbracci.
Tranne per Piper, lei non faceva parte del loro mondo e non appena Jason scese dal furgoncino pronto ad andare, la ragazza gli si gettò tra le braccia abbracciandolo come a non volersi staccare più.
Gli sussurrò di fare attenzione, di non correre rischi inutili e di fare quello che era giusto. Senza tenere in conto che quello che molto probabilmente avrebbero ucciso fosse suo padre.
Il resto dei ragazzi lasciò loro quel minimo di intimità cercando di ignorarli, Annabeth si rivolse a Leo, ma era come se stesse parlando a tutti quelli che sarebbero rimasti indietro con lui.
-Vi terremo aggiornati, vi faremo sapere quando arriveremo a una svolta decisiva o se abbiamo bisogno del vostro intervento. Non fate nulla se non vi arrivano nostre notizie e indicazioni, quando abbiamo idea di dove dirigerci avremo bisogno del tuo aiuto Leo.
Il diretto interessato annuì e controllò ancora una volta che i suoi apparecchi elettronici funzionassero anche in mezzo al bosco.
Circa mezzo minuto dopo i ragazzi si avviarono, ormai pronti anche per quell’ultima parte.
Erano le 22:34.
Per gli altri non restava altro che aspettare.
Nico e Will si allontanarono dal furgone, andandosi a sedere su un masso distante qualche metro, vedevano gli altri ma non riuscivano a sentire i loro discorsi.
Piper era sempre più tesa e sussultava a ogni piccolo rumore.
Calypso si morse un labbro e fissò Leo indecisa sul da farsi, erano ormai passati tre quarti d’ora e non avevano ricevuta nessuna notizia, non sapevano se era un bene o un male, ma non potevano fare comunque nulla. Annabeth aveva dato loro indicazioni ben precise.
All’ennesimo sussultò da parte di Piper, Calypso le si avvicinò e la convinse a sedersi accanto a lei sul retro del furgone, con i piedi penzoloni oltre il bordo.
Poi intraprese una stupida e futile conversazione, parlando del più e del meno, solo per distrarla dalle sue preoccupazioni. Sapeva che se avesse continuato in quel modo sarebbe uscita pazza. Era una delle prime cose che insegnavano loro alla CIA: tenere il cervello sempre occupato.
Leo si distaccò da quella conversazione e, non sapendo che fare, decise di avvicinarsi a Nico e Will.
-No Nico, tocca a me adesso stare sopra quando torniamo.- Stava protestando Will.
-Ma se ci sto sempre io sotto!
-Non è vero, ieri ci sono stato io.
-Comunque io ci sono stato più tempo di te, non è giusto.
Nico lo fissò di traverso, poi sospirò e gli mise un pugno davanti al viso –Va bene, aggiustiamola alla vecchia maniera.
Will non poté che assentire, totalmente d’accordo.
Leo aveva sentito le ultime frasi della conversazione avvicinandosi e, mentre i due ragazzi facevano il primo turno di “carta, forbice, sasso”, domandò ingenuamente –Ma stare sotto dove?
Sia Nico che Will si girarono a fissarlo, non risposero, ma lo sguardo era abbastanza eloquente.
-Oh…- Leo ci arrivò quasi subito –Uhm… Capisco… Io, vado a …
E borbottando qualcos’altro di incomprensibile andò via.
Sbuffò, mentre sentiva dietro di se le risate soffocate dei due ragazzi, diede un calcio a un sassolino, poi sentì la voce di Calypso che lo richiamava.
Il ragazzo si sentì meglio, finalmente poteva rendersi utile, quella calma lo stava uccidendo.
Si collegò con tutti loro attraverso un microcip, poi accese svariati computer, nei quali spuntò in 3D la villa. In trasparenza si vedeva l’interno, con tutti i piani e tutte le stanze.
-Ditemi dove dovete andare e vi guido.
Jason gli spiegò quello che avevano scoperto e Leo iniziò a fare il suo lavoro senza problemi.
Nico e Will si erano di nuovo avvicinati, tutti e quattro i ragazzi stavano alle spalle del riccio, seguendo la missione passo a passo.
Sembrava che stesse andando tutto bene, quando Leo iniziò ad agitarsi e a premere velocemente svariati pulsanti.
-Che è successo?- Chiese subito Piper con il cuore in gola.
-Non lo so, ho perso il segnale- borbottò in risposta Leo, non smetteva di cliccare pulsanti e aprire nuove finestre.
Passarono sette minuti prima che riuscisse di nuovo a collegarsi, anche se il segnale era disturbato.
-Jason! Jason mi senti?
Un borbottio incomprensibile arrivò dall’altro lato.
-Annabeth? Ragazzi non vi sento.
Ma la voce che stava cercando di contattarlo non era né di Jason né di Annabeth, bensì di Percy.
La linea continuava ad essere disturbata, ma il moro riuscì a comprendere due frasi.
“Annabeth sta male. Abbiamo bisogno di Will”.
____________________________________________________________________________
Buongiorno!
Ed eccoci qui con il nuovo capitolo, come dice il titolo è ormai l'inizio della fine.
La Percabeth si fa decisamente sentire, anche se la vedremo molto di più nel prossimo capitolo.
L'ansia di Piper è più che giustificata.
Nico, anche se ha perdonato tutti, non dimentica e la sta facendo ancora pagare a Leo, mettendolo in mezzo alle situazioni più imbarazzanti di sempre ahaha
Oh e il piccolo Ombra ha accettato anche l'altro suo papà... più o meno.
Il prossimo capitolo sarà descritto dal punto di vista degli altri, spiegherò come hanno fatto a entrare nella villa e come si è arrivati al "Annabeth sta male".
A prestooo
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Villa ***


48.Villa


I cinque ragazzi uscirono dal bosco e si sistemarono per bene. Dovevano essere impeccabili.
Si avvicinarono alla villa in gruppo, ma quando furono abbastanza vicini decisero di dividersi.
-Vado per prima io- annunciò Annabeth.
-No. Perché dovresti andare tu da sola?- Protestò subito Percy.
Annabeth lo fissò, uno sguardo quasi dolce in volto.
-Perché dobbiamo capire se questa cosa funzione- indicò il suo braccio –e non possiamo rischiare tutti. Inoltre sono una ragazza, penso di poterli convincere più facilmente a farmi passare.
E detto questo ammiccò nella sua direzione, più per sciogliere la tensione che per altro.
Percy comunque non resto del tutto convinto, ma sapeva anche che nulla avrebbe fatto cambiare idea ad Annabeth.
-Se dovessero esserci problemi trovate una soluzione che non ci faccia ammazzare tutti. Non intervenite precipitosamente- e dopo questa frase guardò più intensamente il suo ragazzo.
-Conto su di voi.
Questa volta fissò Jason e Frank. Contava su di loro per tenere calmo e buono Percy.
I due ragazzi annuirono capendo all’istante cosa volesse dir loro la ragazza.
-E non venite tutti insieme, magari a gruppi di due.
Si avvicinò a Percy e gli schioccò un leggerissimo bacio in bocca per non lasciarlo sporco di rossetto, poi si avviò verso l’ingresso.
Tra i quattro ragazzi scese il silenzio, tutti i loro occhi erano puntati sulla figura bionda che si avviava sicura alla porta.
Non sentirono la discussione che avvenne con i due buttafuori accanto alla porta.
Videro però che la ragazza mostrò loro il braccio tatuato, ma questi non ci fecero molta attenzione, troppo concentrati su tutto il resto del suo corpo.
Percy ringhiò sottovoce.
Dopo qualche altro secondo Annabeth sparì all’interno.
Hazel riprese a respirare, non si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.
-Okay, andiamo io e Jason.
Disse semplicemente prendendo il biondo a braccetto.
Lui la guardò stupita, lei spiegò con uno sbuffo.
-Sei tu quello che loro potrebbero riconoscere meglio, penso che serviranno le mie capacità di persuasione.
Poi si girò a fissare Frank e gli lasciò uno sguardo eloquente –Tu sta con Percy.
E fu abbastanza semplice capire il perché di quell’affermazione, considerando che Frank era quello più adatto a bloccare Percy in caso di “interventi precipitosi”.
Frank annuì seguendo il suo ragionamento mentalmente –Ci vediamo dentro- rispose semplicemente.
Hazel sorrise dolcemente –A dopo.
A braccetto con Jason si avvicinarono sempre di più, la ragazza sentiva il cuore martellargli nel petto.
Aveva preso parte a milioni di missioni, ma mai nessuna era stata così importante.
Quando arrivarono a due passi dalla porta si fermarono.
Hazel sorrise lascivamente prima di salutarli con un “buonasera” mormorato con voce roca.
Uno dei due uomini si soffermò solamente su di lei, fissandola con lo stesso sguardo lascivo, anche se era decisamente molto più vero di quello di Hazel.
Anche l’altro la fissò, ma lanciò un’occhiata anche a Jason, poi chiese loro di far vedere il tatuaggio. Naturalmente con un giro di parole molto differente.
Gli uomini tentennarono un po’ non appena li videro, ma aiutò il buio alla loro causa.
Dopo qualche altra parola di Hazel li fecero entrare.
Si trovarono subito in un ambiente enorme, illuminato e sfarzoso.
Un cameriere li accolse con un inchino.
-Signori, volete darmi i vostri soprabiti?
Hazel e Jason tentennarono un solo secondo, poi fecero come era stato loro richiesto, anche se Hazel si tenne la giacca bianca che aveva sopra il vestito scollato.
-Facciamo un giro?- Domandò il biondo porgendo di nuovo il braccio alla ragazza.
-Molto volentieri- rispose questa accettando e guardandosi intorno.
Una buona parte della sala era occupata da un bancone del bar, su questo stavano seduti un paio di uomini d’affari, bevevano da bicchieri di cristallo.
L’altra parte della sala era piena di tavoli d’azzardo.
Il luogo era abbastanza affollato, questo era un bene, per potersi nascondere meglio, ma era anche un male, perché sarebbe stato più difficile trovarlo.
Adocchiarono Annabeth al bancone del bar.
Dopo aver fatto un primo e veloce giro gli si avvicinarono.
La ragazza stava giocherellando con il liquido trasparente che aveva dentro il bicchiere che aveva ordinato.
Sembrò non far caso a loro, ma quando le furono abbastanza vicino iniziò a parlare piano e lentamente.
-Ho fatto un veloce giro e non l’ho visto. Non ho controllato per bene ogni angolo, ma sono abbastanza certa che non sia qui.
-Lo penso anche io- si ritrovò ad annuire Jason, fissando anche lui la gente che li circondava e ordinando qualcosa per non essere scoperto.
-Che facciamo allora?
Annabeth prese un sorso dal suo bicchiere e commentò –Ho un’idea. Ma aspettiamo gli altri, non vorrei che Percy vada in… escandescenza.
Come previsto Percy non fu per nulla d’accordo con quel piano, ma i suoi brevi lamenti non servirono a nulla, inoltre non potevano far capire che si conoscevano, quindi non poté dire più di tanto.
Annabeth si ravvivò i capelli ricci con una mano, poi si avvicinò a un tavolo dove stavano giocando a poker un paio di uomini.
Andò dietro quello che stava perdendo e gli poggiò le mani sulle spalle.
Lentamente le abbassò andando ad accarezzargli le braccia.
Col volto si avvicinò al suo orecchio e iniziò a sussurrare.
-Dai, lascia stare questi qui e andiamo da qualche parte… Ti fisso da quando sono arrivata.
L’uomo era abbastanza furioso perché stava perdendo tutto, stava per rispondere con un’imprecazione e mandarla a fanculo, ma si girò per fissarla.
Rimase con le parole bloccate in gola, ingoiò più e più volte, poi fece come gli aveva proposto, completamente stregato dalla sua bellezza.
Annabeth si fece portare in una nuova ala della villa.
Si trovò in un lungo e grande corridoio, dopo aver salito qualche rampa di scala.
Diverse porte si trovavano a intervalli regolare, dietro alcune di esse c’erano dei cartellini con su scritto di non disturbare.
L’uomo la inchiodò al muro, cercando di baciarla, ma Annabeth scostò velocemente la testa e si avvicinò al suo orecchio, sempre con voce sensuale sussurrò –Andiamo in una stanza, voglio fare una cosa lunga.
E senza aspettare che l’uomo accettasse lo prese per un polso ed entrò dentro la prima camera disponibile.
Sempre con quel suo sorrisetto sensuale lo spinse sul letto, all’uomo sembrò piacere questa presa di potere da parte della ragazza e Annabeth sorrise internamente, oh si, gli sarebbe piaciuto davvero tanto.
Prese una manetta da una tasca interna del vestito e non perse tempo ad ammanettare l’uomo al letto.
-Ehy, siamo violente.
-Non sai quanto- rispose la bionda portandosi dietro una ciocca di capelli che le era scesa sul viso.
Poi si allontanò da lui avvicinandosi alla porta.
Non appena l’aprì Percy fu dentro, seguito a ruota da Jason, Hazel e Frank.
Percy fissò l’uomo con il fuoco negli occhi, stava giocherellando con un coltellino che teneva tra le mani.
-Ora ci divertiamo- sibilò.
L’uomo sbiancò.
Annabeth mise dietro la maniglia il cartoncino che diceva di non disturbare, poi chiuse la porta e girò la chiave.
 
Percy sbuffò.
Alla fine non dovettero neanche minacciarlo tanto per scoprire tutto ciò di cui avevano bisogno.
L’uomo era troppo spaventato per restare in silenzio.
Inoltre sapevano che stesse dicendo solo la verità grazie ad Hazel.
Percy sbuffò proprio per questo, aveva progettato di divertirsi di più.
Principalmente non era una persona sadica, ma quando aveva visto quel tipo guardare Annabeth in quel modo o quando l’aveva spinta contro il muro pronto a baciarla…
-Ti ringrazio, ci sei stato molto utile- disse all’uomo avvicinandosi, poi gli diede un violento pugno sulla mascella.
Solo a quel punto si sentì soddisfatto.
-Percy…- lo ammonì Jason, ma sorrise sotto i baffi che non aveva.
Lo imbavagliarono e si sistemarono un auricolare all’orecchio.
Si collegarono con Leo e Jason spiegò cosa avevano scoperto, dopo qualche secondo il ragazzo rispose che sapeva portarli li.
Lasciarono l’uomo nella stanza e si inoltrarono lungo i corridoi.
Fu semplice, fu troppo semplice.
Non si stupirono molto infatti quando a metà strada un gruppo di uomini li raggiunsero.
Erano 7, due in più di loro. Ma non fu un problema, perché non si fecero trovare impreparati.
Frank ne abbatté uno velocemente, sfruttando la forza per colpirlo al collo con l’avambraccio, l’uomo stramazzò al suolo quasi senza un lamento.
Poi corse ad aiutare la sua ragazza. Anche se non era di certo in una brutta posizione.
Jason aveva intrapreso una lotta con le pistole.
Non riuscì a colpire i suoi aggressori subito in punti fatali, perché questi riuscirono a nascondersi, ma almeno li colpì, cosa che invece loro non riuscirono a fare con lui.
Anche Annabeth aveva intrapreso uno scontro con le pistole, ma l’uomo si stava avvicinando a lei invece di nascondersi.
La ragazza capì che lo stava facendo solo perché aveva poche munizioni, infatti a un certo punto la pistola smise di sparare e con un ringhio si gettò sulla ragazza, iniziando un corpo a corpo.
Annabeth era agile e veloce, ma l’uomo era più forte.
Uscì un coltellino dalla cintura e riuscì a ferirle un braccio, non era una ferita profondissima, ma neanche superficiale, infatti il sangue iniziò subito a colare.
L’uomo sorrise soddisfatto commentando –Sei morta.
-No, sei morto tu- ringhiò in risposta Percy spuntando al suo fianco.
Quando l’uomo non fu più un problema si girò a fissare la sua ragazza, lei si teneva il braccio sanguinante con una mano, una smorfia di dolore in volto.
-Stai bene?- Domandò preoccupato.
-Si… è solo un graffio- rispose lei cercando di darsi un contegno, poi si guardò intorno.
Jason stava legando un uomo svenuto, c’era stata qualche vittima, mentre Hazel e Frank ne stavano interrogando un altro. La prima faceva le domande, il secondo gli torceva il braccio dietro la schiena al limite della sopportazione per farlo parlare.
Quando finirono Hazel lo colpì con il retro della pistola, facendolo svenire. Jason andò a legarlo, come aveva già fatto con gli altri.
Poi cercarono di riprendere la connessione con Leo.
Con tutto quel trambusto alcuni apparecchi si erano rovinati e la connessione era saltata un po’ ovunque.
-Intanto incamminiamoci, non è sicuro rimanere fermi in un posto.
Tutti si ritrovarono d’accordo, ma dopo pochissimi passi Annabeth si bloccò di scatto, con un mugolio di dolore si accasciò contro il muro per reggersi.
Si strinse di più la ferita contro la mano, mentre le dite si tingevano di scarlatto.
Aveva il cuore che le batteva velocissimo e il respiro troppo veloce.
Percy si allarmò all’istante.
L’afferrò prima che scivolasse a terra e con preoccupazione le chiese cosa stesse succedendo.
Annabeth poggiò la fronte sulla sua spalla, sembrava far fatica anche a parlare, infine sussurrò –Sto… Male…
Anche gli altri si erano avvicinati, Frank continuava a guardarsi intorno, pronto a intervenire se fosse arrivato qualcun altro.
Jason e Hazel cercarono di capire cosa fosse successo, fu il biondo ad arrivarci per primo. Fissò la ferita al suo braccio e capì che poteva aver causato quei sintomi solo una cosa.
-Veleno- sussurrò –Quel coltello era avvelenato. Dobbiamo chiamare Will, subito.
 
Riuscirono di nuovo a ricollegarsi con Leo, la linea era disturbata, ma Percy riuscì a far capire loro che aveva subito bisogno di Will.
Poi si precipitò ad occuparsi della sua ragazza, che si era ormai seduta a terra contro il muro, i brividi erano troppi per riuscire a rimanere in piedi.
Fu Jason a ricollegarsi con Leo e Will, per spiegare a quest’ultimo come avrebbe potuto raggiungerlo, infatti ricordava una finestra che aveva visto precedentemente e che poteva fare a caso loro, sarebbe stato semplice per Will raggiungerli con quell’aiuto dall’interno.
Frank era rimasto di guardia, con i sensi all’erta, pronto a ogni minimo movimento, non potevano stare fermi li ancora per molto, lo sapevano benissimo tutti.
Ci mise 8 minuti Jason per tornare con Will, li seguiva anche Nico. Nessuno rimase poi troppo sorpreso.
Il biondo si era portato una scatola dietro con tutto l’occorrente medico che gli sarebbe potuto servire.
Quando notò che Annabeth faticava anche a tenere gli occhi aperti accelerò il passo e si gettò in ginocchio accanto a lei.
Le mise uno strano intruglio in bocca facendoglielo ingoiare quasi a forza.
-Prendilo tutto, so che fa schifo- disse dopo aver visto la sua faccia –ma serve a rallentare il veleno, Jason mi ha spiegato in linea di massima … fammi vedere il braccio.
Percy si spostò ubbidiente e il biondo non perse tempo a mettersi all’opera.
Prima di tutto bloccò la circolazione del sangue all’altezza della spalla, evitando che quello con il veleno raggiungesse più parti del corpo possibile, poi si mise a lavorare sulla ferita aperta, senza battere ciglio alla vista di tutto quel sangue.
Annabeth strinse i denti, nessun gemito uscì dalla sua bocca, aveva la mente troppo appannata.
Will si rivolse a Percy senza neanche guardarlo –Muovetevi, andate!
-No!- Rispose subito Percy –Non la lascio qui.
Will si staccò dal suo lavoro per fissarlo intensamente, facendogli capire la gravità della situazione –Posso rallentare l’avvelenamento, ma ha bisogno di un ospedale, ha bisogno di una trasfusione di sangue. Dovete portare a termine questa missione subito, o non sopravvivrà.
Jason gli diede man forte –Dobbiamo andare Percy, stiamo temporeggiando troppo, lo sai bene anche tu.
-Ma…- Il moro fissò la sua ragazza con disperazione, non avrebbe mai voluto lasciarla li, sul filo della morte, senza sapere cosa sarebbe potuto accaderle.
Nico si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, lo fissò con determinazione e senza battere ciglio parlò sicuro –La proteggo io Percy, ci penso io a loro.
Percy non poté non aggrapparsi a quella flebile speranza, gli strinse il braccio che aveva alzato –Promettilo! – Quasi urlò con disperazione.
-Lo giuro sullo Stige.
Percy sembrò rilassarsi leggermente, giurare qualcosa sullo Stige era davvero importante per loro, poi si avvicinò ad Annabeth, si inginocchiò di fronte al suo viso e prese quest’ultimo tra le mani.
-Tornerò da te, resisti- le sussurrò prima di baciarla dolcemente.
-Non… morire…- biascicò lei, stringendogli leggermente la mano.
Lui fece un sorriso quasi spavaldo –Non ne ho nessuna intenzione.
Poi i quattro ragazzi corsero via.
Tra loro tre scese il silenzio, interrotto solo dagli affanni della ragazza e dai movimenti precisi del biondo.
Nico era armato, non si allontanava per più di un metro da loro, aveva tutte le intenzioni di rispettare la promessa appena fatta, anche a costo della sua stessa vita.
Quando spuntarono Nico non sparò subito, perché quelli erano in tre, mentre di loro lui era l’unico armato in quel momento.
Quindi si mise semplicemente in posizione di difesa, a scudo degli altri.
Ma Ottaviano non gli diede molto tempo per progettare un piano.
Fece un sorriso sadico vedendolo, infondo ce l’aveva ancora con lui per quando gli era stato sottratto da sotto il naso.
-Guarda chi c’è! Che coincidenza, a noi servono proprio degli ostaggi. Ma tre sono un po’ troppi.
E prima che uno qualsiasi di loro potesse recepire le sue parole o fare una qualsiasi mossa, lui alzò la pistola e sparò.
__________________________________________________________________-
Uhm... avevo già accennato al mio sadismo, vero?
Bè, che altro dire oltre questo? C'è tutta la Percabeth di cui sentivate la mancanza.
Come promesso poi ho spiegato tutto quello che è successo praticamente in contemporanea con il capitolo scorso, con l'aggiunta della parte finale certo.
Spero inoltre che abbiate colto la citazione. Nello "scontro finale" Annabeth viene ferita al braccio e Will la cura, è la prima comparsa del nostro bel biondino ma nessuno lo ricorda mai, quindi io ho voluto fare questa specie di citazione. Ecco perchè fra tutti ho ferito proprio la mia sorellina da parte divina.
E spero anche che abbiate notato che questo capitolo è molto più lungo di tutti gli altri!
Buon Ferragosto! Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** "Abbiamo... Vinto?" ***


49."Abbiamo... Vinto?"


-Leo!
Calypso tornò correndo al furgone dove il suo ragazzo stava ancora lavorando ai svariati computer.
-Ce l’hanno fatta Nico e Will a entrare senza problemi.
Disse lui per rassicurarla, ma per Calypso non era quello il problema, infatti continuò ad essere agitata.
-Cosa?- Domandò allora il riccio.
-Piper è scomparsa. Penso li abbia seguiti, non so che ha intenzione di fare. Si farà uccidere, poi Jason ucciderà noi.
Leo imprecò, si guardò intorno e fece due calcoli, poi tornò a rivolgersi alla sua ragazza.
-Abbiamo capito che ormai niente andrà più come avevamo organizzato, non con Annabeth ferita, Piper scomparsa e Nico e Will li dentro. Quindi passiamo al piano B.
E detto questo iniziò a trafficare con delle valigie, cercando quello che avevano creato lui e Will di nascosto da tutti.
-Non abbiamo un piano B!- Esclamò subito la ragazza.
-Ora si- sussurrò stringendo tra le mani quello che stava cercando.
Fu semplice per loro entrare, Leo aveva capito che tutti gli uomini che stavano li dentro erano sotto copertura e pronti a intervenire in caso di necessità.
Nessuno dei suoi amici sarebbe uscito vivo da li dentro, l’aveva ormai intuito, per questo aveva un’ultima arma da dover utilizzare: neutralizzarli tutti prima che arrivassero a dare man forte al signor McLean. E aveva una sola possibilità per farlo.
Sgusciarono dentro quasi inosservati, ormai era scoppiato il finimondo, era ovvio che erano stati scoperti.
Leo sapeva dove andare, aveva memorizzato tutta la piantina in mente, aveva anche una mezza idea di dove il suo piano potesse avvenire.
Calypso gli correva dietro, non domandò nulla, non l’aveva mai visto così risoluto, era ovvio che avesse in mente qualcosa.
Si dovettero difendere da tre uomini lungo la strada, ma per i due ragazzi fu abbastanza semplice disfarsi di loro in mezzo alla confusione.
Poi Leo si fermò di botto, quello era il punto migliore per fare quello che doveva fare, per distruggere una volta per tutte le risorse del signor McLean.
Dalla tasca interna del giubbotto afferrò quella piccola sfera di metallo, la fissò mordendosi un labbro.
Si girò verso Calypso e l’afferrò con la mano libera per il bacino, poi la baciò appassionatamente.
Si staccò con il fiatone e la fissò intensamente, poi sussurrò –Ricordati che ti amo.
Calypso strabuzzò gli occhi. Perché gli stava dicendo quello? Perché glielo stava dicendo proprio in quel momento?
Poi Leo la spinse con tutta la forza che aveva, facendola rotolare a terra dentro una rientranza che l’avrebbe protetta, o almeno ci sperava.
Infine, attivò l’oggetto che aveva tra le mani.
 
Jason, Hazel, Percy e Frank arrivarono di corsa dove l’uomo, attirato precedentemente da Annabeth, gli aveva indicato.
In effetti non aveva mentito, Tristan McLean si trovava proprio li e non sembrò sorpreso quando loro arrivarono.
C’erano sei uomini a proteggerlo e ingaggiarono subito un combattimento.
Ma i ragazzi ebbero la meglio, soprattutto spinti dalla disperazione, erano a un passo dal loro obiettivo, non si sarebbero fatti fermare da 6 semplici uomini.
Frank fu ferito a una gamba, ma nulla di grave, riusciva ancora a stare in piedi.
Mentre Hazel finiva di occuparsi dell’ultimo uomo, Jason puntò la pistola contro il padre della sua ragazza. Ragazza che arrivò correndo proprio in quel momento.
Jason strabuzzò gli occhi –Che diavolo ci fai qui, Piper?
Ma lei sembrò non sentirlo e si mise davanti a suo padre, con i pugni serrati a fissarlo con gli occhi lucidi.
-Arrenditi, consegna loro tutto quello che vogliono, non costringerli… a ucciderti.
L’uomo sorrise divertito poi, come se fosse già tutto programmato, Ottaviano entrò in scena, insieme ad altri due uomini.
Trascinavano con loro Annabeth e Will.
La prima era incolume, nessuna nuova ferita oltre quella al braccio, aveva gli occhi socchiusi e veniva trascinata quasi di peso, non aveva nessuna forza per stare in piedi o ribellarsi, stava morendo lentamente.
Will era stato pestato a sangue, ricoperto di quel liquido rosso e lividi, un occhio nero e le guance piene di lacrime.
Furono entrambi gettati in ginocchio ai loro piedi, le pistole puntate alla testa.
-Credevate davvero che non avessi più risorse?- Domandò il signor McLean sempre sotto la minaccia della pistola di Jason.
-Dov’è Nico?- Chiese Hazel con un groppo in gola.
Nessuno rispose, dopo un po’ Annabeth alzò il volto a fatica, cercò con lo sguardo il suo ragazzo e sussurrò –Ci ha protetti, te l’aveva promesso.
A quella frase Will abbassò la testa e strinse ancora di più i pugni, l’uomo che stava dietro di lui gli diede un calcio tra le costole, per paura di una sua ulteriore ribellione. Come aveva fatto poco prima dopo aver lasciato Nico in una pozza di sangue.
Will cadde in avanti con un gemito di dolore, ma prima che potesse toccare terra quello lo afferro per i capelli e lo fece rialzare, gli puntò la pistola alla tempia e fissò Jason.
-Decidi in fretta.
Jason boccheggiò, potevano trovarsi sempre in una situazione del genere?
Fissò per prima cosa Will, questo gli scosse la testa, facendogli capire di non lasciar andare la sua pistola, non era certo che poi quello non gli avrebbe comunque sparato, inoltre non potevano permettersi di far fuggire di nuovo il signor McLean. Non potevano.
Spostò lo sguardo verso gli altri, aveva bisogno di un consiglio, di un cenno, di una qualsiasi cosa, non poteva ricadere solo su di lui quella decisione così importante.
Ma prima di poter fare una qualsiasi mossa le carte in tavola cambiarono.
La presa sui capelli di Will si allentò, fino a diventare nulla.
Il biondo fece in tempo a scostarsi prima che il corpo del suo aguzzino gli cadesse sopra, morto sotto il colpo silenzioso di una pistola.
Ottaviano si girò confuso, pronto ad eliminare la nuova minaccia, ma un colpo di pistola gli colpì il braccio facendolo urlare di dolore e lasciare la sua pistola.
Bianco cinereo, barcollante e completamente ricoperto di sangue, poggiato a un muro stava Nico.
Faceva fatica anche a parlare, ma con uno sguardo sadico in volto biascicò –Avresti dovuto studiare di più anatomia, il mio cuore non si trova così sopra. Ti sarebbe stato più utile per uccidermi.
Poi sparò, dritto e preciso al cuore. Uccidendolo sul colpo.
Stremato infine si accasciò al suolo.
Percy approfittò di quel caos per colpire l’uomo che teneva in ostaggio la sua ragazza. Usò la sua ultima pallottola ma non gliene fregò nulla.
Non lo uccise, ma lo fece allontanare quel tanto che gli bastava per correre da lei e stringerla tra le braccia.
L’uomo si riprese e puntò la pistola contro entrambi i ragazzi, non sparò, solo perché se lo avesse fatto Jason avrebbe ucciso il suo capo.
Erano di nuovo a una posizione di stallo, Percy fece da scudo ad Annabeth, poi fissò il biondo, facendogli capire che lui era pronto, era disposto a sacrificarsi.
Poi il tempo sembrò fermarsi e l’attimo dopo esplose tutto.
Una parete venne totalmente sfondata dalla potenza di una bomba, le macerie volarono da tutte le parti.
I ragazzi si coprirono il volto buttandosi a terra, quelli più vicini erano però Percy, Annabeth e Jason.
Il moro strinse ancora di più Annabeth al petto e si chinò al suolo, sentì qualcosa che gli ferì la guancia e il sangue iniziare a gocciolare, ma oltre questo non si fece nulla solo perché l’uomo che li teneva in ostaggio prese il colpo più potente.
Cadde a terra, Percy non seppe dire se era morto o solo svenuto e sinceramente neanche gli interessava.
Jason fu invece colpito da un masso alla spalla destra, urlò di dolore e lasciò andare la pistola.
-Che cosa è successo?- Urlò Hazel e quasi contemporaneamente si sentì l’urlo terrorizzato di una ragazza oltre il muro.
Qualche secondo dopo videro spuntare Calypso che si trascinava tra le braccia un Leo inerme, allontanandolo più che poteva dal fuoco della bomba che era appena esplosa.
L’aria fu riempita dal fumo e dei gemiti di dolore degli uomini che stavano ormai bruciando vivi.
Per la prima volta il signor McLean sembrò preoccupato per la sua sorte, avevano appena ucciso quasi tutti i suoi uomini, i sopravvissuti erano feriti gravemente o impossibilitati a intervenire.
Aveva perso e se ne resero conto quasi tutti contemporaneamente.
-Adesso basta!- urlò Piper correndo da Jason e afferrando la pistola che gli era caduta.
Con le mani tremanti la puntò contro suo padre –Arrenditi! Non farai del male a nessun’altro dei miei amici!
L’uomo la fissò con odio –Non mi arrenderò mai e combatterò fino alla fine, quindi sparami se ne hai il coraggio- poi sorrise –Tanto sappiamo entrambi che non lo farai.
Passò un solo istante mentre tutti trattenevano il fiato, poi Piper abbassò l’arma.
L’uomo sorrise vittorioso, ma la sua espressione mutò velocemente in una di dolore quando la pallottola perforò la sua gamba, facendolo crollare a terra.
Anche Piper cadde in ginocchio sotto il peso di quello che aveva fatto, però riuscì comunque a sussurrare –Mi sottovaluti, padre.
Era finita. Tutta quella storia era finalmente finita.
-Abbiamo… Abbiamo vinto?- Domandò Frank quasi in un sussurro per poi guardarsi intorno.
 
Will raggiunse Nico quasi strisciando.
I singhiozzi che gli perforavano il petto, le lacrime che gli impedivano la perfetta vista.
Il sangue continuava a uscire copiosamente dalla ferita del moro.
Era pallidissimo, molto peggio della sua carnagione normale.
Will si precipitò a sentire il suo battito cardiaco attraverso il collo.
Ancora c’era, ma era lentissimo, quasi inesistente.
Fece un nuovo singhiozzo e lo strinse a se, gli strinse i capelli tra le mani, poggiando la fronte sulla sua e piangendo direttamente sul suo viso.
-Ti credevo morto…- sussurrò tra i singhiozzi –Ho davvero creduto…
Non riuscì neanche a continuare la frase, perché i pensieri lo invasero.
Il colpo che partiva troppo veloce dalla pistola di Ottaviano.
Nico che non poteva schivarlo o deviarlo in nessun’altro modo se non con il suo corpo.
Tutto questo solo per proteggere Annabeth e Lui.
Il corpo che cadeva in avanti, immobile.
La pozza di sangue che si allargava sotto il suo petto.
Anche il suo stesso urlo gli sembrò arrivare da lontano.
Non vedeva più nulla, se non quel corpo riverso a terra, in una pozza di sangue, senza vita.
O almeno così credeva…
-Non piangere per me…
Fu meno di un sussurro quello di Nico.
Will aprì gli occhi per immergersi nei suoi, gli si strinse il cuore quando notò come diventassero sempre più vacui.
Non rispose, non aveva una risposta, semplicemente si mise ad accarezzare il suo volto, come a volersi imprimere ogni singolo particolare.
Nico abbozzò un sorriso perdendosi in un ricordo.
-Ti ricordi… quel giorno, Will?- fece una lunga pausa per il troppo dolore –Ti avevo… avevo detto che era giusta… la mia teoria. Con… con una ferita alla spalla… poco… più sopra del cuore non si muore… non subito, almeno…
-Non stai morendo!- Esplose Will –Non ti permetterò di farlo! Non puoi.
Nico abbozzò ancora di più il suo sorriso sulle labbra, era un qualcosa di estremamente dolce.
Non rispose, semplicemente sussurrò –Baciami.
E Will fece come gli era stato richiesto.
Con quel bacio suggellò la promessa che gli aveva fatto.
Tu non morirai, non tra le mie braccia, non lo permetterò.
 
-LEO!- Calypso urlava, incurante di tutto quello che li circondava.
-Leo svegliati! Apri gli occhi, cazzo! SVEGLIATI!
Lo scuoteva, trattenendolo per la maglietta mezza bruciata.
Era seduta a terra, si teneva il ragazzo svenuto stretto in grembo, continuando a scuoterlo ininterrottamente, aspettando una sua reazione.
Ma il moro non rispondeva, non si muoveva, non faceva nulla.
Una parte del collo bruciata, come buona parte dei capelli e della guancia destra. Anche la spalla e il torace non erano in ottime condizioni, la maglietta li scomparsa, completamente carbonizzata.
Ormai Calypso non aveva neanche più la forza di urlare, se lo stringeva semplicemente al petto cullandolo.
Piangeva.
-Ti prego Leo… Ti prego…
 
Percy aveva solo un pensiero fisso in mente: Annabeth.
Non gli interessava nulla della missione, non gli importava che avessero vinto, lasciò che a occuparsi del signor McLean fosse Jason, anche se poi si sarebbe preso tutti i meriti a lui andava più che bene. L’unica cosa importante era lei.
Neanche sapeva dov’erano finite le sue armi, era semplicemente seduto a terra, tenendo la bionda tra le braccia.
Lei era mezza svenuta, le labbra viola, il respiro e il battito cardiaco troppo veloce.
Percy la stringeva, aveva le lacrime agli occhi, ma non gliene poteva importare di meno.
La teneva stretta a se, una mano sulla schiena e una sui capelli.
Per tutto il tempo non face altro che sussurrarle parole all’orecchio.
“Resisti … Per favore … Ti amo … Non lasciarmi … Ti prego … Non mollare”.
Non sapeva se la ragazza riuscisse a sentirlo o meno, ma non smetteva, quelle parole erano l’unica cosa che riusciva a tenerlo ancorato alla realtà.
E pregava, pregava perché riuscissero a fare in fretta, ad arrivare in tempo.
 
Frank non riuscì a tenere molto lo sguardo su quelle tre scene così intime e cercò Hazel.
La ragazza parlava a telefono, sicuramente con Era e con qualcun altro della CIA. Urlava, urlava così forte da farsi male alla gola, per far capire loro quanto era importante che arrivassero subito. Che qualche minuto in più poteva comportare la vita di tre persone.
Quasi accanto a lui stava invece Piper, ancora inginocchiata a terra, in lacrime guardava con odio suo padre, aveva lanciato la pistola lontana subito dopo averla usata.
-Ti odio- gli stava dicendo –Ti odio per tutto, per tutti i segreti, per tutto quello che hai fatto, ma soprattutto per avermi costretto a spararti! Ti odio!
Ma la cosa peggiore era che l’uomo faceva come se non esistesse, come se non la sentisse, come se lei non importasse nulla.
Abbassò il capo mentre Jason lo ammanettava, non cercava di ribellarsi, aveva infine accettato la sua sconfitta.
Ma non evitò di far comparire un sorrisetto divertito e quasi sadico sul suo volto.
Poi rispose alla precedente domanda di Frank.
-Si. Avete vinto. Siete soddisfatti adesso?
Frank non poté non sentirsi colpito da quella frase, diede di nuovo un’occhiata veloce alla situazione che lo circondava.
Potevano definirsi soddisfatti? Avevano davvero vinto?
___________________________________________________________
Lo so... Il mio lato sadico ha infine vinto.
Ma... l'avevo detto fin dall'inizio che non sarebbe per nulla stata una missione semplice.
Tutti loro erano consapevoli che non ne sarebbero potuti uscire vivi da questa storia... certo, non sono ancora morti, ma la situazione l'abbiamo un pò vista tutti.
Che altro dire? Spero che nel complesso, tralasciando le parti angst (che poi è tutto il capitolo), vi sia comunque piaciuto.
Oh e quello che ricorda Nico a Will, del fatto che aveva ragione sullo sparo tra la spalla e il cuore, è una rievocazione della conversazione che fatto nel secondo/terzo capitolo. E' praticamente passato un anno da quando l'ho pubblicato, magari chi mi segue dall'inizio non lo ricordava. (Si, avevo in mente una scena così angst tra la Solangelo già dai primi capitolo praticamente).
E nulla, ormai siamo alla fine, manca solo un capitolo vero e proprio e per finire completamente l'epilogo, anche se sarà corto.
Ci sentiamo il prossimo weekend... con la speranza che sopravviva alle vostre maledizioni...
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Nuovo inizio ***


50.Nuovo inizio


-Mio padre non era la stessa persona che mostrava a voi. Quello non era realmente lui.
La ragazza si bloccò facendo scorrere lo sguardo su tutte le persone che aveva di fronte.
Adulti avidi di sapere, muniti di telecamere e registratori.
Ma Piper non li vedeva davvero, non vedeva i flash che quasi la accecavano, per lei era importante solo una persona: Jason.
E il ragazzo in questione era proprio li, sul fondo della sala, quasi nascosto, come se fosse una delle persone più normali di sempre, non uno di quei ragazzi che aveva salvato tutta la popolazione americana.
Piper prese un bel respiro e riprese fermamente a parlare cercando i suoi occhi azzurri.
-I suoi sorrisi di circostanza, le sue belle parole, erano tutte false. I suoi interessi erano solo economici, non aveva nessun problema a mettere in pericolo centinaia di persone per il suo fine.
-Cosa è successo ora a suo padre, signorina McLean?- Arrivò la domanda di un uomo.
-L’hanno fermato, una società segreta aveva scoperto prima di tutti quello che voleva fare e sono riusciti a fermarlo. Ovviamente non è stata una passeggiata, ci sono stati molti sacrifici. Non dirò i nomi di chi ha preso parte a questa missione, non potrei mai rivelare delle informazioni tanto importanti, ma vorrei che non li dimentichiate,  se oggi voi siete al sicuro è solo grazie al sacrificio di questi ragazzi senza nome e senza volto.
-Che farà lei adesso?- Questa era invece la voce di una donna.
-Volete sapere se prenderò in mano le aziende e tutto ciò che era di mio padre?- Piper abbozzò un sorriso –Bè, forse un giorno, penso di essere ancora giovane per il momento e devo abituarmi a tutti i cambiamenti che in pochissimo mi hanno stravolto la vita. Per adesso se ne occuperanno persone di cui mi fido ciecamente e delle quali so che non faranno nulla che a me non possa andare a genio.
-Ci racconterà mai tutta la storia? Cosa è successo dall’inizio alla fine?- Domandò qualcun altro e tra la sala scese un parziale silenzio.
Alla fine era solo quello che volevano, notizie e dettagli per scrivere il miglior articolo di sempre.
Piper sorrise –No, non penso che i dettagli di questa storia usciranno mai alla luce del sole.
La conferenza finì dopo qualche altro minuto.
La ragazza riuscì a sfuggire a tutte le domande e a tutti i paparazzi, uscì fuori dall’edificio che era ormai il tramonto, il cielo di una bellissima sfumatura di viola e arancione.
Corse sul retro dell’edificio e li ci trovò Jason, la stava aspettando poggiato allo sportello di una macchina nera.
Non appena la vide sorrise e aprì le braccia.
La ragazza gli si fiondò contro aggrappandosi al suo collo e sospirò di sollievo, finalmente si sentiva a casa.
-Te la sei cavata benissimo, sei stata fantastica, ora è tutto finito.
Lei sorrise e annuì fissandolo in volto –Dove mi porti?
Lui sorrise a sua volta.
-In un posto speciale.
Poi salirono in macchina.
Il viaggio fino al mare non fu lungo, quando Jason posteggiò era però quasi del tutto scesa la notte, per questo fu semplice per loro adocchiare il falò che i loro amici avevano accesso.
Esattamente nello stesso posto in cui l’avevano acceso mesi prima.
Piper fece un sorriso sincero vedendoli, togliendosi le scarpe afferrò la mano che Jason le stava porgendo e si avvicinarono.
Erano tutti seduti in cerchio.
-Ce l’avete fatta!- Commentò Percy con un sorrisetto senza guardarli, troppo concentrato ad accendere la canna che aveva tra le mani.
-Percy…- l’ammonì la ragazza al suo fianco, più per il tiro che aveva appena aspirato che per quello che aveva detto.
Ma il ragazzo le sorrise e passò un braccio intorno alla sua vita tirandosela contro.
-Tranquilla, faccio solo un tiro, infondo era la nostra tradizione, no?
Poi porse la canna a Jason continuando a tenere gli occhi puntati su quelli grigi di Annabeth.
Quando le sue mani furono entrambe libere si sporse verso di lei e le lasciò una serie di baci a schiocco sulle labbra.
Annabeth fece una smorfia schifata per il sapore dell’erba, ma alla fine scoppiò a ridere, soprattutto quando il ragazzo iniziò a sfregare il suo naso contro il collo niveo di lei.
Rimasero stretti l’uno all’altra anche quando finirono di giocare.
Percy aveva deciso che non si sarebbe staccato da quella ragazza per almeno una settimana di fila.
Non riusciva ancora a credere di averla tra le braccia, aveva davvero creduto che non sarebbero arrivati in tempo per salvarla.
Ma forse il destino alla fine non era così crudele, inoltre l’aveva salvata l’intruglio che gli aveva fatto prendere Will, quello aveva rallentato il veleno più del dovuto e solo quello aveva fatto in modo che arrivasse in ospedale.
Accanto a loro, poggiati a un altro tronco stavano Frank ed Hazel.
Il primo seduto sulla sabbia con la schiena poggiata al tronco, la ragazza era sdraiata a terra e fissava le prime stelle che iniziavano a spuntare nel cielo sempre più scuro.
Aveva la testa sopra le cosce del ragazzo e quest’ultimo le intrecciava i capelli con le mani.
-Allora hai deciso di lasciare tutto alla CIA?- Domandò infine Hazel girandosi su un fianco per fissare Piper.
La ragazza in questione si era seduta quasi di fronte a lei, dall’altro lato del falò, accanto a Jason che stava prendendo una boccata di fumo a occhi socchiusi.
Annuì –Si, penso che sia la scelta migliore. Non credo di essere adatta a gestire una cosa così grande e dopo tutto quello che hanno fatto, penso di potermi fidare.
Hazel le rispose con un sorriso sincero –Ti divertirai con noi. Benvenuta nella squadra.
E il discorso finì li, infondo non c’erano bisogno di altre parole.
Ormai erano un gruppo più che unito, dei veri amici.
Jason allungò la mano oltre Piper e passò la sigaretta che stringeva.
L’afferrò Will con due dita.
Il biondo stava con la schiena contro il legno del tronco, ma era più sdraiato che seduto.
Al suo fianco stava Nico, il ragazzo era completamente appoggiato al più grande, sdraiato quasi sopra di lui. La testa appoggiata al suo petto e le braccia a circondargli i fianchi.
Anche lui era riuscito a salvarsi per puro miracolo, erano riusciti a fargli una trasfusione di sangue in tempo, poi era rimasto in bilico tra la vita e la morte per 24 ore, ma alla fine i suoi parametri si erano ristabiliti.
Si poteva notare la lunga fasciatura che gli circondava la spalla e il busto anche dal bordo della maglietta, gli faceva ancora male ovviamente, ma quella posizione era perfetta, non si sarebbe staccato tanto facilmente da Will, non che il biondo si lamentasse.
Proprio quest’ultimo passò al suo ragazzo la sigaretta che aveva appena afferrato, ma Nico scosse leggermente la testa.
-Sto già in pace così- sussurrò come spiegazione –Con te.
Will schiuse le labbra stupito, poi si aprì in un vero sorriso e lo strinse a se ancora di più schioccandogli un bacio tra i capelli scuri.
Nico continuò a fissare il fuoco con gli occhi socchiusi, ma una luce nuova si accese nei suoi occhi e le sue labbra si tesero in un principio di sorriso.
La canna dalle mani di Will l’afferrò Calypso e fece per portarsela alla bocca, ma un’altra mano glielo impedì.
Leo strappò la sigaretta dalle mani della sua ragazza, ne aspirò velocemente un tiro e la gettò tra la sabbia spegnendola.
Calypso gonfiò le guancie indispettita, ma non riuscì a rimanere seccata per troppo tempo, soprattutto quando Leo si mise in ginocchio e iniziò a darle leggeri pizzicotti sui fianchi, facendole il solletico.
La risata della ragazza si diffuse nell’aria.
Leo aveva ancora parti di pelle completamente rossa e ustionata, molto probabilmente quelle cicatrici gli sarebbero rimaste per sempre.
Ma a Calypso non importava, lo amava. Incondizionatamente.
Soprattutto dopo che il ragazzo era stato in coma per tre giorni, nessuno sapeva se si sarebbe svegliato o meno. Quella era stata la vera tortura. Il non sapere.
Ma ora stava bene.
Stavano tutti bene.
Non riuscivano a capacitarsi di come avessero concluso quella missione senza nessun morto, fin da subito avevano capito che sarebbe stata una missione suicida. Ma avevano tutti accettato.
Nessuno di loro aveva qualcosa da perdere.
Solo pochi mesi prima si trovavano nella stessa identica posizione, attorno a quel fuoco scoppiettante e sotto quel cielo stellato.
Nessuno di loro immaginava che si sarebbero legati così tanto, che avrebbero dipeso l’uno dall’altro. Che avrebbero temuto di più la morte di un compagno che la propria.
I legami che si erano creati li rendevano quasi deboli, ma era quell’unica cosa che gli dava un vero motivo per continuare a vivere.
Non sopravvivere, come avevano sempre fatto.
Ma vivere.
Godersi tutto ciò che si erano persi, tutto l’amore che non avevano mai avuto, semplicemente godersi la compagnia di un’altra persona che ti può capire, che non ti giudica, che ti ama.
Era un nuovo inizio.
________________________________________________________________
Ed eccoci qui... dopo praticamente un anno, alla fine di questa storia.
Mi viene un pò da piangere, ricordo ancora quando pubblicai solo il prologo.
Comunque non mi dilungo molto, manca ancora l'epilogo, sfrutterò quello per dirvi le ultime cose e ringraziarvi come si deve.
Certo, non aspettatevi grandi cose, sarà molto piccolo e bè, vedrete. Ma la vera storia è praticamente finita qui.
So che di solito tendo a essere sadica e diciamo che in questa storia lo sono stata anche abbastanza, ma alla fine ho deciso di far sopravvivere tutti. E capirete in perchè sempre nell'epilogo.
Bè, spero siate contenti!
E, per chi volesse continuare a seguirmi, sappiate che ho iniziato una nuova storia solo Solangelo, la trovate nella mia pagina se volte passare.
Al prossimo e ultimo sabato...
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Epilogo ***


Epilogo


L’uomo fissò lo schermo della tv.
Conosceva bene quella ragazzina che parlava davanti quella folla di persone che volevano sapere la verità.
Sorrise mentre faceva roteare il vino rosso nel bicchiere di cristallo che teneva in mano.
La giornalista che stava spiegando cosa era successo smise di parlare e finalmente l’uomo poté sentire la voce di Piper.
Sembrava sicura e decisa in quello che diceva, ma lui sapeva bene che era solo una maschera, che dentro sarebbe voluta trovarsi in qualsiasi altro posto meno che li.
Non diede molto peso a quello che disse, ma una frase attirò particolarmente il suo interesse.
Aveva già in mente quello che doveva fare, ma i suoi piani furono pianificati del tutto dopo quelle parole.
“Non dirò i nomi di chi ha preso parte a questa missione, non potrei mai rivelare delle informazioni tanto importanti, ma vorrei che non li dimentichiate,  se oggi voi siete al sicuro è solo grazie al sacrificio questi ragazzi senza nome e senza volto.”
L’uomo sorrise ancora più sadico, poggiò il bicchiere sul tavolino e fissò gli occhi verdi della ragazza attraverso lo schermo.
Poi spense la tv, si avviò al pc e  aprì la telecamera iniziando a registrare un video.
-Ciao sorellina. Ti credi al sicuro? Sei felice? La famiglia viene prima di tutto. Ricordi cosa ci insegnò nostro padre? Come hai potuto fare questo proprio a lui?
L’uomo aveva il viso distorto dalla rabbia, ma riuscì a riprendere il controllo e a sorridere nuovamente.
-Ma non preoccuparti, io ricordo bene i suoi insegnamenti. Ti troverò. E troverò tutti i tuoi amici. Li ucciderò uno per uno, davanti i tuoi occhi, te per ultima. Non sei più mia sorella, non meriti di vivere.

Continua...

__________________________________________
TA DAN!
Ebbene si, ieri ho fatto il compleanno e oggi faccio un regalo a voi. Ci sarà un sequel.
Doveva esserci per forza quando mi sono resa conto di aver lasciato troppe cose in sospeso. Avevo promesso che avrei raccontato il passato di ognuno di loro nel particolare no? Lo ammetto, anche per questo sono tutti vivi. Non avrebbe avuto senso un sequel senza uno qualsiasi di loro.
Ci saranno altri personaggi che qui non erano presenti (tipo Thalia, Clarisse e Luke) e anche nuovi personaggi e citazioni di ToA, quindi sbrigatevi a leggerlo tutti ;) ahaha
Ovviamente passerà del tempo prima che io inizi a pubblicarlo. Mi serve una pausa, vi prego condetemelo, per un anno ho sempre pubblicato ogni settimana senza mai saltarne una. Quindi questa nuova storia la troverete fra qualche mese. Si chiamerà "Secrets" e nulla, spero che sarete sempre li ad aspettarmi.
Per adesso inizierò a scriverla e ad abbozzare le prime cose e, come potete ben vedere, mi sto già dedicando ad altre storie (solangelo in particolare) quindi mi trovate attiva in ogni caso.
L'uomo citato sopra è Eros, alla fine è sempre un figlio di Afrodite, quindi fratello di Pip e bè, sappiamo tutti quanto è sadico. Quindi ci stava benissimo.
Vorrei anche mettervi in guardia, la prossima storia avrà sempre azione e combattimento, ma meno rispetto a questa. Si concentrerà più sull'aspetto sentimentale e psicologico delle loro relazioni e della loro amicizia. (Si, aspettatevi molto sadismo)
Quindi, se non vi interessa potete anche non leggerla, alla fine saranno praticamente due trame diverse tipo le due saghe di PJ.
E niente, siamo davvero alla fine.
E' stato stupendo questo anno, mi ha fatto passare l'anno di scuola più un fretta, ero li sempre "dai si sta avvicinando sabato, chissà che ne penseranno di questo capitolo". E ho amato ogni singola vostra recensione.
Grazie di cuore a tutti, anche a quelli che continuano a mettere le mie storie tra le preferite ma restano silenziosi, so che ci siete. Grazie.
Per l'ultima volta qui Deh

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3257937