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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destinati ***
Capitolo 2: *** I need you ***
Capitolo 3: *** I don't know what I feel. ***
Capitolo 4: *** Something good ***
Capitolo 5: *** Home sweet home ***
Capitolo 6: *** Just survive somehow ***
Capitolo 7: *** Running like my heart ***
Capitolo 8: *** Don't leave me. ***
Capitolo 9: *** Paradise or hell? ***
Capitolo 10: *** Alone ***
Capitolo 11: *** Fear the pain ***
Capitolo 1 *** Destinati ***
Capitolo
1-
Destinati
C’erano
riusciti. Ora entrambi erano al riparo,in un luogo sicuro dopo giorni
di
tristezza, dolore, sconforto e paura. La casa incredibilmente pulita,
nonostante l’apocalisse sopraggiunta da tempo, era
sicuramente appartenuta ad
un tizio che faceva il becchino poiché avevano trovato bare,
grandi vasi di
fiori, e sì, anche dei corpi morti.
Non si erano
fatti di certo intimorire però, nulla riusciva
più a farlo, anzi Beth era
rimasta colpita dalla cura con cui i corpi erano stati ripuliti e resi
“umani”
dal proprietario della casa.
I due ora si
trovavano intorno al tavolo della cucina e stavano mangiando.
Daryl raschiava
energicamente la marmellata dal fondo del vasetto che teneva in mano
come se
fosse il piatto più prelibato del mondo quando si accorse
che la ragazza,concentratissima,
stava scrivendo su un piccolo foglietto di carta.
“Che
stai
facendo?” chiese l’uomo incuriosito
“Ma niente…Sto
solo scrivendo un piccolo ringraziamento al padrone di questa casa,sai,
per
quando tornerà”
Daryl
rimase a guardarla,
riusciva sempre a sorprenderlo e
a disarmarlo con la sua bontà e la speranza che riponeva
verso il prossimo e tante
volte questo lo irritava , ma continuò impassibile:
“Potremmo
restare per un po’..Finche la tua caviglia non
starà meglio”
Intanto
che gli
parlava riusciva solo a pensare alla notte precedente, erano sempre in
quella
casa ma la situazione era ben diversa: Beth era sfinita dopo giorni di
corsa e
dopo l’incidente con la trappola per conigli aveva la
caviglia gonfissima
e nonostante le mille attenzioni
che gli aveva riservato come portarla in braccio per la
foresta,disinfettare e
fasciare tutto era stato vano: aveva bisogno di riposo.
Dopo aver
controllato che non ci fosse nessuno l’aveva portata al piano
superiore e
l’aveva obbligata a coricarsi
sul letto
così che potesse dormire.
Gli aveva
promesso di restare nei paraggi così si accomodò
sulla sedia a dondolo
nell’angolo della stanza vigile e attento.
Guardò più volte
attraverso i cartoni che aveva attaccato ai vetri della finestra per
monitorare
gli erranti ma gli occhi si posavano sempre nello stesso punto: su
Beth. Era bello
vederla riposarsi così dopo tutto quello
che aveva passato,aveva perso suo padre ed era stata annientata dal
dolore,
dunque vederla calma e rilassata lo ripagava di tutte le fatiche e la
stanchezza che gravavano sulle sue spalle,facendole svanire.
Fu
solo l’enorme
sorriso stampato sulla faccia di Beth a riportarlo alla
realtà
“Davvero?
Quindi
allora pensi che esistano ancora buone persone in questo mondo! Che
cosa ti ha
fatto cambiare idea?”
L’arciere
esitò
ancora insicuro della risposta che avrebbe dato e si limitò
a sbuffare.
“Non
sbuffare..dimmi cosa ti ha fatto cambiare idea?”
L’uomo
non
sapeva cosa rispondere e neanche sapeva che cosa provasse per la
ragazza che si
trovava davanti: era cambiata, sicuramente, era diventata
più forte, più
sicura, più scaltra,insomma, la ragazzina era scomparsa e
aveva lasciato posto
ad una Beth piena di coraggio pronta ad andare avanti nonostante le
brutturie
che li circondavano. Era stato così bello per
l’uomo fiondarsi in quella bara e
ascoltarla cantare con la sua voce melodica ed aggraziata tanto che
sembrava un
angelo. Stava per prendere fiato per dirgli
“Tu!Beth,tu!” quando entrambi
sentirono un rumore.
La scena
successiva fu estremamente rapida: Daryl che si alza
e che va ad aprire la porta di ingresso
pensando al cane senza occhio della stessa mattina e invece
un’orda di erranti
pronti a ridurlo a brandelli era li,ad aspettarlo, così si
girò di scatto
combattendo con la porta e urlando più forte che poteva:
“Beth!BETH!
La
mia balestra!”
Lei
il più
velocemente possibile lottando contro la sua caviglia gonfia gliela
allungò
sentendosi dire:
“Corri
Beth,corri!!”
E
fu solo allora
che li vide, saranno stati una quindicina pronti tutti a scagliarsi
contro di
lui.
“No,non
ti
lascerò qui!” fu un grido disperato quello di
Beth;
“Ti
raggiungerò..non
preoccuparti!Vattene!” disse lui arrancando e sparendo sulle
scale che
portavano al piano di sotto seguito da quelle ignobili bestie.
Beth
fu veloce,
di corsa ignorando il dolore alla gamba si recò sul retro
con il suo zaino e
prese la macchina ,mise in moto e si diresse all’uscita
aspettando trepidante
che Daryl si facesse vivo.
Passavano i
minuti e lui non arrivava, Beth a quel punto si maledì da
sola:
-Perché non sono
rimasta ad aiutarlo! Ora sta rischiando la vita per me per la
milionesima volta
mentre io sono qui al riparo! Quanto sono stupida!-
Sapeva quanto
era forte, era stata lei a dirgli che sarebbe stato l’ultimo
sopravvissuto di
quel mondo ma aveva
lo stesso paura di
perderlo e per questo non si sarebbe mai perdonata. Anche lei in questi
giorni
era confusa.
Non riusciva a
capire i modi di Daryl: ovviamente lo aveva sempre rispettato sin dal
primo
momento in cui era arrivato alla prigione, aveva ammirato la tenacia
con cui
aveva cercato per giorni la piccola Sofia senza mai arrendersi e si era
molto
commossa quando si era presentato alla sua cella, in prigione, per
dirgli che
Zach non c’è l’aveva fatta dicendogli
che era stanco di perdere continuamente
le persone che lo circondavano ma ora Beth iniziava a nutrire un
sentimento più
forte per l’arciere che non riusciva a spiegarsi.
Sarà stata la
confessione che gli aveva fatto in lacrime, sarà stato il
modo in cui la
proteggeva o l’intesa e lo scambio di sguardi che
c’era stata la notte in cui
bruciarono la casa insieme ma era certa che tra loro due stava nascendo
un
forte legame. Non poteva stare lì. Doveva andare.
Si stava già
precipitando fuori dal veicolo per raggiungerlo e combattere al suo
fianco
quando lo vide: Ce l’aveva fatta! La stava raggiungendo! Era
senza fiato,
coperto di sangue di erranti,sudato e sporco ma l’importante
era che fosse
vivo.
Beth accese il motore mentre
Daryl sbatteva la
portiera e si
precipitava sul sedile di
fianco al guidatore.
“Parti!
Ne
abbiamo un’altra dozzina alle calcagna!”
Senza
indugiare
Beth premette l’acceleratore spingendo la macchina verso una
meta sconosciuta.
Ma quella non era importante, l’importante è che
erano insieme e che entrambi
stavano bene.
N.A:
Ciao a tutti! Se come me shippavate in modo ossessivo i nostri cari
Daryl e
Beth, allora questa fan-fiction fa per voi!Oltre agli scherzi spero che
il
primo capitolo vi sia piaciuto: Se ne avete voglia lasciatemi un
commento;voglio sapere cosa ne pensate,anche se è una
critica così che possa
migliorarmi, io vi risponderò il prima possibile e
aggiornerò al più presto! un
Bacione :-*
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Capitolo 2 *** I need you ***
Capitolo
2- I need you
Appena
era salito in macchina, o
meglio appena si era fiondato in
macchina, Beth aveva sommerso l’uomo di domande chiedendogli
se stesse bene o
se si fosse ferito.
Lui ovviamente liquidò la domanda
con un semplice “Sto bene” E poi nessuno dei due
aveva più detto nulla.
Quando Daryl ruppe il silenzio,proponendosi
a Beth, erano sulla macchina da circa un quarto d’ora e la
tensione e la paura
di essersi persi a vicenda era ancora nell’aria:
“Guido
io, se vuoi.”
Lei
era assorta nella guida notturna, e stava prestando attenzione alla
strada,anche
se era evidente per l’uomo che entrambe le mani, appoggiate
sul volante insieme
alle braccia, stavano tremando in modo frenetico.
“Non
preoccuparti,va tutto bene,
anzi visto che ci sei guarda nel mio zaino,dovrebbe esserci una cartina
così
possiamo decidere dove andare.” disse rivolgendogli per un
secondo il suo
sguardo.
Per
Daryl fu estremamente facile
allungare le lunghe braccia verso il sedile posteriore e prendere la
cartina
così per poterla esaminare.
“Se
continuiamo sulla statale c’è
una cittadina a 15 miglia. Ci rifugeremo in quella zona
finché la tua caviglia
guarirà e poi possiamo continuare a cercare gli
altri.”
Beth, che stava cercando in tutti i
modi di nascondere il dolore al piede premuto
sull’acceleratore disse piena di rabbia:
“Stai
scherzando, vero?No!Non se ne
parla!Devo trovare mia sorella!E tutti gli altri! Subito!”
“Non essere schiocca!Devi
riposare,cazzo! Quando sarai in forze andremo a cercare Rick e gli
altri!”
Ma lei, che era sempre stata molto
testarda, decise in
tono di sfida di
fare inversione con
la macchina per
tornare indietro a cercare il loro gruppo.
Se Daryl prima era nervoso, ora era
veramente incazzato: perché non riusciva a capire una cosa
così semplice!
“Smettila!Cosa
ti dice la testa?
Facciamo quello che ho detto! E ora lascia il volante! Guido io, ragazzina…non voglio
imbattermi in una
mandria solo perché tu sei occupata a sparare
cazzate!”
Odiava
trattarla così, sapeva
benissimo che non era stupida ma certe volte gli faceva saltare proprio
i
nervi, un’azione avventata in quel mondo poteva costare la
vita, purtroppo
sapeva bene con quanta facilità potevi perdere un compagno: E questa volta era vitale per lui che non
accadesse.
“E’inutile,
non lascerò questo
sedile finché non li raggiungeremo!”
urlò lei
“Ma
non sai neanche dove sono!
Guarda a questo punto fai quel cazzo che ti pare!Accosta
però,che devo
pisciare!” sputò lui.
Beth
lo fulminò con uno sguardo
sottolineando con quanta facilità riuscisse a cambiare
discorso ma poi scese di
strada e accostò l’automobile.
Daryl partì come un razzo: girò in
torno alla macchina per raggiungere la portiera di Beth,la apri,prese
la
ragazza di peso e la issò sulle spalle mentre lei si
dimenava e gridava insulti,
la gettò a sedere sul sedile del passeggero,
dopodiché prese lui il volante,
girando la macchina.
“Sei
proprio un’idiota, un gigantesco
idiota, Daryl Dixon!”
Fu
la risposta di Beth lei accompagnando
le parole a un pugno sul braccio destro dell’uomo.
Lui cercando di rimanere serio,
trattenendo un sorriso, gli rispose “Mi hanno tirato dei
ganci e soprattutto
insulti ben peggiori!”
La
ragazza si teneva la mano con
cui aveva tirato il pugno all’uomo poiché
l’impatto era stato forte e adesso
gli faceva malissimo. Non sapeva più cosa dire per
convincere Daryl. Voleva
solo trovarli. Rivederli. Abbracciarli.
Ma no! Ovvio! Lui ha detto che non
si fa! Dio!
“Perché
devo fare sempre quello che
mi imponi!?”
“Cosa?”
disse lui con aria confusa
“Insomma
non ti importa mai nulla
di quello che dico! Sono stufa,Daryl! Con te è sempre
così! Ogni azione che
faccio te la devo giustificare! Perché?”
“Nessuno
ti ha mai imposto niente.
Sei libera di andare dove vuoi.” disse lui in tono scontroso
“Vedi!
Vedi! E poi giustamente ti
nascondi dietro delle scuse! Sei sempre pronto a ribattere io
verament…”
“Non
voglio perdere anche te.”
Beth
rimase sorpresa da quella
risposta tanto sincera. Daryl quando glielo aveva detto, aveva cambiato
completamente tono.
Sembrava quasi un’animale ferito.
Si sentiva una stronza. L’uomo non
era scontroso con lei perché la odiasse o altre cose del
genere, come a volte
aveva pensato, ma non voleva farsi coinvolgere troppo emotivamente. E
Dopo la
pausa dell’uomo, l’aria si riempì di
tensione ed angoscia.
-Cosa
faccio adesso?- pensò
Beth guardando fuori dal
finestrino - Perché sono
così egoista?
Stava solo cercando di proteggermi e…-
Non
sapeva cosa fare. Rimase lì, scioccata per
alcuni minuti, incapace di elaborare una frase in risposta.
L’unica cosa che
riuscì a dire fu
“Daryl,
scusa, non volevo! Hai
ragione devo riposarmi,entrambi dobbiamo farlo, a volte sono
così stupida!” disse
Beth soffocando le lacrime.
“Forse
solo un pochin…!” accennò
lui con un sorrisetto sghembo
“Daryl!”
lo rimproverò la ragazza
Lui
scoppiò in una risata
fragorosa, e Beth lo assecondò sfogando tutta la tensione in
una risata.
Dopo poco l’uomo svoltò leggermente a
sinistra, in una piazzola di sosta, procedendo rapidamente a spegnere
il motore
e tutte le luci. Ormai era sera inoltrata e
c’era pochissima luce.
“Sembra
abbastanza tranquillo qui,
ci fermiamo qui stanotte.” rifletté
l’uomo attento,scrutando attraverso i vetri
dell’auto che non ci fossero erranti. Beth si accorse che
stava evitando in
tutti i modi di guardarla negli occhi così decise di
richiamare la sua
attenzione.
“Daryl?”
“Mh?”
disse lui voltandosi
leggermente,guardandola.
“Grazie.”
Disse lei dolcemente,
rivolgendogli un sorriso.
“Per
cosa?” chiese lui incuriosito
“Per
avermi fatto riflettere. E per
proteggermi sempre” continuò lei,sempre in tono
dolce
Lui
fece un piccolo cenno con la
testa “Quando vuoi.”
Dopo
aver abbassato il sedile, Beth
si girò verso il finestrino, così da poter
dormire per qualche ora. Si
addormentò praticamente subito.
Daryl quando fu certo che Beth stesse
dormendo, la osservò, come era solito fare nelle ultime sere
: era distrutta,i
suoi capelli biondi erano sudici e i ciuffi più corti si
stavano pian piano
liberando dalla stretta del laccio spagliandosi su tutto il viso,aveva
degli
enormi solchi grigi sotto gli occhi però era lo stesso
bellissima.
Dopo quel rapido momento, si mise a
dormire anche lui, con l’immagine della ragazza dormiente.
Il mattino seguente Beth si sveglio
disturbata dai primi raggi del sole, era un po’ indolenzita
visto che
praticamente stava dormendo seduta, però ora il piede gli
faceva meno male, si
girò per incontrare il viso di Daryl ma lui non
c’era, il posto del guidatore
era vuoto.
N.A:
ehilà sono tornata! Spero che il 2° capitolo vi sia
piaciuto ora vi lascio con
un’po’ di mistero! Mi raccomando lasciate la vostra
recensione e ditemi cosa ne
pensate..alla prossima miei prodi ;)
|
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Capitolo 3 *** I don't know what I feel. ***
Capitolo
3 – I don’t know what I feel
Era
di nuovo sola. La ragazza si
mise a sedere nell’automobile e si stiracchiò gli
occhi ansiosamente: ed ora
dov’era finito? E se si fosse fatto del male?E se avesse
avuto bisogno di lei? Beth aveva la
testa pesante ed era terribilmente
spaventata: non poteva permettere a se stessa di perderlo ancora, non
dopo
tutto quello che avevano passato per ritrovarsi.
In
men che non si dica afferrò lo zaino e scese dalla macchina.
La notte precedente
si erano fermati vicino a una stazione di servizio, ma stava
già dormendo e non
se n’era neanche resa conto, l’ultima cosa che
ricordava era che l’uomo aveva sussurrato
qualcosa ma non lo aveva sentito, il sonno ormai l’aveva
reclamata.
Impugnò il suo coltello e si
diresse verso la stazione di servizio,si fermò nella
piazzola di cemento
davanti a una delle pompe di benzina e la esaminò: nessun
segno di Daryl.
Fu allora che decise di proseguire
ed entrare nel negozio adiacente.
All’interno spiccavano i lunghi scaffali
con le poche merci rimaste impilate disordinatamente, mentre a destra
si
trovava il bancone sul quale era appoggiato il registratore di cassa.
Beth appena entrò sentì dei rumori,
dunque rimanendo vicino alla porta cercò di rintracciare
come gli aveva
insegnato il compagno,il luogo di provenienza i passi lenti e i mugolii
degli
erranti, dopo alcuni attimi e un piccolo sforzo non
aveva più dubbi: si trovavano nell’ala
ovest.
Stava per dirigersi oltre lo
scaffale raccogliendo tutte le energie per abbattere gli zombie, non
ancora
accortisi di lei, quando ad un tratto si sentì strattonare
indietro da una
presa possente; trattenne un urlo liberandosi quando si girò
e lo vide.
Nonostante facesse abbastanza freddo i capelli
incolti gli si stavano attaccando alla pelle sudata e il suo viso
faceva
trasparire una certa preoccupazione:
“Cosa
pensavi di fare?Eh?” sussurrò
per non attirare gli erranti
“Ti
stavo cercando! Grazie a Dio
stai bene!Perché non mi hai svegliato?” rispose
lei stizzita.
“Dormivi.”
disse
sogghignando,e continuò “E poi stavo cercando
qualche provvista e della
benzina,niente di che!”
“
E se ci fossero stati milioni di
zombie qui,dimmi,cosa pensavi di fare?”
Ma
l’uomo era già partito alla
carica per abbattere i mostri, evitandogli così di mettersi
in pericolo
inutilmente.
Ma
senza battere ciglio, Beth svoltò
l’angolo per aiutarlo e in men che non si dica stava
già conficcando la lama
del coltello nella testa di uno di loro.
Dopo
aver ripulito tutto il negozio,
Daryl si mise a recuperare le frecce dalle teste dei cadaveri.
Mentre la ragazza stava riprendendo
fiato, lui si rivolse a lei in tono superiore dicendo:
“
Non avevo bisogno del tuo aiuto!
Avresti dovuto rimanere in macchina.”
“Ah
si? E allora non avresti dovuto
sparire senza avvisarmi, mi hai spaventato a morte!”
Lui
si limitò a fare una smorfia
dicendo
“
Scusami se mi sono dimenticato di
lasciarti un post-it…”
A
quel punto la ragazza alzo gli
occhi al cielo e si annunciò
“
Faccio un giro, vado a cercare
qualche cosa da mangiare, mi aspetti qui, vero?”
“Sì,
ma mi raccomando, stai
attenta”
Lei,annuendo
silenziosamente,sparì
tra gli scaffali.
Passo
un po’ di tempo a girovagare
trovando decisamente molta più roba di quella che si
aspettava: delle confezioni
di cracker, alcune scatole di patatine, dei biscotti al cioccolato, una
bottiglia di limonata ancora integra, della carne essiccata e un
flacone di
bagnoschiuma alla fragola. Mise tutto nel suo zaino che ormai
strabordava di
roba e si diresse da Daryl.
Lui era ancora lì, ma aveva
cambiato posizione: si era seduto sul bancone della cassa e con aria
concentrata
stava pulendo le sue frecce con uno strofinaccio. Dopo averla osservata
per un’
attimo disse:
“
Trovato qualcosa?”
“
Direi che non c’è male, per un
po’ siamo a posto con le provviste”
Dopo
essersi congratulato,
l’arciere abbandonò lo strofinaccio e i dardi,
dirigendosi dietro al bancone e chinandosi
per agguantare qualcosa:
“Ho
un regalo per te!”
La
ragazza,confusa, esaminò ciò che
Daryl teneva sollevato come un trofeo : pensava fossero delle caramelle
o
qualcosa di prettamente infantile come un peluche ma non era
così, l’oggetto
era una balestra.
“
Wow,che figata! Però lo accetterò
solo a una condizione..”
“
Cioè?” disse lui incuriosito
“
Devi insegnarmi come usarla,
voglio diventare brava come te un giorno,Daryl!”
“
Affare fatto!” disse
sghignazzando e allungandogli la mano come per concludere
un’importante accordo.
Beth
esitò un attimo, gli prese la
balestra issandosela sulle spalle imitandolo,
si avvicinò e gli strinse la mano calorosamente
rivolgendogli un sorriso. Anche
se a volte era sgarbato e insopportabile ,pensò, non avrebbe
voluto trovarsi
con nessun’ altro in quel momento.
Era sempre più attratta dalla persona
che si trovava davanti: il suo fisico era possente,muscoloso,pronto a
difenderla in qualsiasi momento e accanto a lui si sentiva al sicuro.
Ora i loro occhi si stavano
incontrando.
Daryl, anche se non lo dimostrava,
era terribilmente
imbarazzato poiché non riusciva a comprendere i sentimenti
che la ragazza stava
facendo nascere in lui: - mi sto realmente innamorando di Beth? No, non
posso!
Non devo! non posso rammollirmi troppo, odio farlo e inoltre devo
essere sempre
vigile per proteggerla!- disse tra
sé
e sé: non si sarebbe mai perdonato se gli fosse accaduto
qualcosa.
Ora lei, con le guance che
sembravano andargli a fuoco raccolse un po’ di coraggio e si
sporge in avanti,
abbracciandolo:lui si irrigidì ma poi a sua volta la
circondò stringendola
dolcemente.
Era così bello sentirlo vicino: percepiva
il suo calore, sentiva i loro corpi che si toccavano, il suo cuore che
accelerava nel petto e il respiro tiepido dell’uomo sui
propri capelli.
Mentre si abbracciavano Beth si
alzò sulle punte dei piedi e avvicinando la bocca a un suo
orecchio disse in
modo sensuale con un filo di voce “Dovrai prestarmi qualche
freccia allora…”
Rimasero così pochi istanti poi
Daryl,che stava mascherando un sorriso, si liberò
dall’abbraccio maledicendosi
poi per averlo fatto ma era ora di andare se avrebbero voluto
raggiungere un
riparo prima di sera. Riempirono più volte il serbatoio
della loro auto con un
contenitore recuperato dall’arciere e poi si rimisero in
viaggio verso la
cittadina.
N.A.:*Canta
imitando Vasco Rossi in modo stonatissimo* E sono ancora
qua….eh già…eh già!
Allora in questo capitolo mi sono impegnata più del solito e
sono molto fiera
del risultato! Ok, non è ancora successo molto tra i due ma
non voglio correre
troppo,la vostra pazienza vi ripagherà ve lo premetto.
Come
al solito vi invito a lasciare la vostra recensione dicendomi tutto
ciò che
pensate! Alla prossima miei piccoli Bethyl e grazie per avermi letto
fin
qui ;-*
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Capitolo 4 *** Something good ***
Capitolo
4- Something good
Il
sole brillava alto nel cielo
segnalando che probabilmente erano le prime ore del pomeriggio e i suoi
raggi
riscaldavano, creando un lieve tempore, la pelle di Beth, che seduta di
fianco
a Daryl, poggiava la testa contro il sedile dell’auto con gli
occhi chiusi e godendosi
il sole.
Stavano viaggiando sempre sulla
statale, fortunatamente deserta e la tacchetta del carburante segnalava
che
finalmente i due avevano avuto un po’ di fortuna: erano
riusciti a fare un
pieno.
L’uomo era determinato a
raggiungere una dimora prima di sera e premeva forte
sull’acceleratore per
raggiungere la cittadina ormai vicina.
Senza muoversi di un centimetro la
ragazza ruppe il silenzio:
“Quando
inizi a insegnarmi come
usare la mia balestra?”
“Presto.”
taglio corto lui
Beth
aveva aperto gli occhi e lo osservava
mentre lui guidava impassibile:
“Intendi
dire quando il mio piede
sarà a posto?”
“Mh-Mh”
“Ok,
anche se vorrei iniziare
subito dovrò prendermi ancora alcuni giorni di riposo dato
che mi fa ancora un
po’ male…tu come hai imparato?”
“A
non cadere nelle trappole?”
aveva detto lui accenando un sorriso e guardandola di sfuggita per un
secondo.
“Piantala!
Sai anche tu che è stato
un incidente! Comunque no, intendevo a cacciare, a seguire le tracce, a
usare
la balestra: lo sapevi già fare prima di tutto
questo?”
“No,
almeno, non tutto: io e Merle
andavamo nei boschi per cacciare qualche volta ma usavamo dei fucili.
Sono
sempre stato bravo a seguire le tracce e ovviamente sono migliorato
quando un
amico di mio padre mi ha insegnato alcuni trucchi”
“E
la balestra,quindi, hai imparato
ad usarla durante
l’apocalisse?”
“Si,
non avevamo trovato nulla in
armeria tranne che quella stupida balestra, ma dovevo pur difendermi da
quei
bastardi e così ho imparato, le prime settimane avevo le
braccia distrutte. Ma
poi non sono riuscito più a separarmene”
Beth
si sentiva sempre più
sbalordita: insomma, lui era sempre in grado di risolvere ogni suo
problema, di
badare a se stesso, di badare agli altri, ed era anche riuscito ad
imparare da
solo come usare una balestra e sicuramente non era cosa da tutti. Lo
ammirava
molto.
Ma improvvisamente il motore
si spense.
“Merda!”
aveva gridato l’arciere,
mentre cercava di riavviare la macchina girando freneticamente la
chiave anche
se essa sembrava perseverare nel rimanere spenta. Aprì
dunque la portiera e
disse nervosamente:
“Vado
a controllare il motore, stai
su!”
Beth
voleva protestare e andare con
lui ma non aveva voglia di urlare ancora e non voleva far innervosire
Daryl
ulteriormente, così aspetto in macchina spinta anche dal
fatto che stranamente
era rimasto gentile con lei fino a quel momento.
L’uomo aprì il cofano, tirò fuori
una sigaretta e la accese cercando di capire quale fosse il problema e
mente
controllava che nessun serbatoio avesse delle perdite l’unica
cosa a cui
riusciva a cui riusciva a pensare era Beth.
–Piantala!-
disse fra sé e sé–
spera solo che Hershel non sappia che stai pensando a sua figlia, se no
ti ucciderà
durante la notte! Perché continui a pensarci?Eh? Porca
puttana! Sei un
pervertito ecco cosa sei! Dovrei stargli lontano, deve vivere la sua
vita, senza di me: non sono degno
di una
persona così pura…l’unica cosa che
farò sarà distruggerla..e questo non lo
voglio, è così difficile accettarlo…
ma devo
farlo. -
Mentre lei aspettava all’interno
dell’auto stava esaminando l’interno del suo zaino,
facendo una sorta di
inventario, ma poi si era stufata e decise di guardarsi per un attimo
nello
specchietto retrovisore così magari da riuscire a rifarsi
una coda decente ma
ciò che colpì la sua attenzione non furono
affatto i suoi capelli scompigliati
ma una cosa orribile. Una mandria. Una mandria enorme. Era comparsa dal
nulla
ma il problema è che si dirigeva verso di loro. E Daryl era
là fuori ignaro di
tutto ciò.
La Beth di prima si sarebbe fatta
prendere dal panico e avrebbe iniziato ad urlare: ma le cose ora erano
diverse
e la prima cosa da fare era avvisarlo.
Si lancio verso i sedili posteriori
prese la balestra poi lo zaino e uscì dalla portiera dalla
parte del guidatore
visto che l’uomo si era dimenticato di chiuderla.
Finalmente fuori la ragazza si
acquattò e raggiunse l’arciere intento a esaminare
con le mani piene d’olio il
motore.
“Torna
in macch…”
“Shhh!
Zitto…c’è una mandria
immensa che sta arrivando verso di noi, cosa possiamo fare? Scappiamo?
Proviamo
ad accendere la macchina?Cosa?” disse lei il più
velocemente possibile cercando
di nascondere la paura e il nervosismo.
“Cazzo!
Sono troppo vicini ormai, nasconditi
sotto la macchina e non fiatare io arrivo subito!” aveva
detto lui retraendo le
mani dal motore.
Senza
indugiare Beth buttò le sue
cose sotto la macchina, si appiattì contro
l’asfalto e scivolò sotto la
vettura.
Il motore, spentosi da poco,
emanava ancora calore e la ragazza iniziò a sudare sia per
il caldo sia perché era
in ansia.
Se Daryl avesse tentato di compiere
l’ennesimo atto eroico mettendo a rischio solo la sua
vita non lo avrebbe mai
perdonato.
Ma questo non accadde: pochi
secondi dopo c’era anche lui al suo fianco.
Stava per ringraziarlo visto che
non l’aveva lasciata sola ma lui la interruppe portandosi
insistentemente il
dito indice alle labbra facendogli segno di non parlare.
I ringhi si facevano più forti, i
passi lenti più vicini, finché Beth, ormai
immobilizzata dalla paura intravide
un piede informe, con la pelle ormai in decomposizione di uno degli
erranti
passare a pochi centimetri dalla macchina.
Cacciò così la testa verso il
braccio muscoloso del compagno premendogli contro con il viso, portando
tutto
il corpo verso di lui e cercando la sua mano: la trovò e per
un attimo temette
che lui l’avrebbe respinta ma invece gliela strinse forte
portando anche lui la
testa più vicino ai suoi capelli.
Rimasero così per circa un quarto
d’ora con il cuore palpitante, la paura di essere scoperti,
il timore di non
riuscire a farcela ma poi i versi si allontanarono sempre
più lasciando posto a
un silenzio imbarazzante.
I due non si erano mossi di un
centimetro l’uno dall’altra.
Ma poi senza dire niente, Daryl
,agile come un gatto, si allontanò dalla ragazza e
uscì dal loro nascondiglio.
Beth stava per gridargli contro
dicendogli di tornare al riparo ma poi sentì
l’uomo dirgli in tono
rassicurante:
“Beth
esci, se ne sono andati,
siamo al sicuro ora”
“OK!”
disse lei a sua volta
uscendo.
Daryl
gli tese una mano, lei
l’accettò e si tirò su.
“Bel
lavoro, ragazzina!”
“Bel
lavoro, Dixon!” disse lei
indicando la macchina
Entrambi
scoppiarono in una risata
fragorosa, poi l’uomo disse:
“Dobbiamo
continuare per la
foresta, così da aggirare la mandria, pensi di
farcela?”
“Certamente!”
“Forza
allora!”
Camminarono
per 2 ore intere senza
fermarsi, il tragitto era abbastanza regolare non c’erano
salite vertiginose: i
grandi alberi secolari, erano un ottimo
riparo per nascondersi dagli erranti anche se per Beth
camminare a lungo
su un terreno sterrato era
estremamente difficile e infatti la caviglia dopo tutti gli sforzi le
pulsava
in modo terribile, il dolore era fortissimo e fu costretta a fermarsi e
sedersi.
Daryl che si accorse di tutto ciò
si fermò e si avvicinò alla ragazza
“Dammi
5 minuti, poi ripartiamo”
“Ti
fa ancora male?”
Lei
annuì appoggiando la testa
contro le sue ginocchia.
Erano
arrivati in una specie di
radura: davanti a loro si trovava un laghetto, intorno ad esso
l’erba era verde
accesa, c’erano anche dei bei cespugli qua e là, e
dall’altra parte si trovava
un’impalcatura di ferro, una torre di osservazione per
cacciare. Ma ciò che
attrasse l’attenzione dei due non fu nessuna di queste cose:
a pochi metri
c’era un piccolo bungalow in legno.
“Dimmi
che lo vedi anche tu e che
non sto diventando pazza!” disse lei indicandolo.
“Si
lo vedo anche io, forza
andiamo, ti aiuto io!”
L’uomo
prese lo zaino della ragazza
e se lo issò sulle spalle poi quando Beth fu di nuovo in
piedi la cinse in vita
così da aiutarla a camminare.
Fecero
il percorso arrancando
poiché la ragazza era stremata ma riuscirono ad arrivare
all’ingresso.
Beth
esclamò poi euforica:
“Finalmente!C’è
l’abbiamo fatta!”.
Ciao
a tutti! Ecco a voi il IV
capitolo! Spero vi sia piaciuto! Purtroppo questa settimana
sarò impegnata e
non riuscirò a scrivere niente, spero di riuscire ad
aggiornare il prima
possibile! Come al solito vi invito a lasciare un commento! Un bacione
:-*
|
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Capitolo 5 *** Home sweet home ***
Capitolo
5 – Home sweet home
Il
bungalow che si trovava davanti non era di certo in ottime condizioni:
le travi
di legno che costituivano i muri esterni si erano scurite,
probabilmente a
causa dell’umidità e dal fatto che
quest’ultime stavano lentamente marcendo.
Per arrivare alla porta d’entrata scolorita era necessario
salire 3 gradini e
attraversare il piccolo portico pieno ormai di
cumuli
di foglie secche.
Ma non era il caso di fare gli
schizzinosi
disse Beth tra sé e sé. Ormai un tetto sopra la
testa era l’unica cosa che
voleva soprattutto dopo quella lunga giornata.
Era
seduta sul secondo scalino dell’entrata, dava la schiena alla
casa e stava
ammirando il paesaggio che si trovava davanti: era il tramonto, il sole
stava
scendendo sempre più verso l’orizzonte e
incontrando qualche nuvola, creava
delle meravigliose sfumature rossastre nel cielo; gli ultimi raggi si
scontravano con l’acqua del laghetto creando dei piccoli
riflessi mentre le
leggere folate di vento facevano muovere le foglie degli alberi ,che
strofinandosi
tra loro, emettevano un leggero frusciare rilassante.
Il
panorama le ricordava tanto la sua
fattoria: le prime giornate d’autunno dove lei, ancora
bambina, insieme a Maggie
e al padre andava a raccogliere le
castagne, così poi per tornare a casa con il bottino,
abbrustolirle sul fuoco e
mangiarle tutti insieme divertendosi e scherzando allegramente.
Tutto questo gli mancava e il
suo cuore si
faceva più pesante e malinconico.
Ai
tempi non si rendeva conto di quanto la sua vita fosse perfetta e
meravigliosa:
era una bambina, come poteva farlo? Sicuramente non immaginava che
sarebbe
dovuta sopravvivere a un’apocalisse, sperava piuttosto di
diventare una
maestra, adorava i bambini e soprattutto non pensava di perdere
così presto i
suoi amati genitori: solo Dio sapeva quanto gli mancasse il padre,
condannato a
una morte ignobile a causa di un pazzo sanguinario.
Una
lacrima silenziosa solcò il volto della ragazza, lei la
asciugò col la manica
del suo cardigan e continuò a pensare:
-Smettila
di rivangare
il passato… tutti in questo mondo hanno perso ciò
a cui tenevano di più. Non
possiamo farci niente…
E poi io non sono sola!
Io ho Daryl! Non so esattamente cosa provi nei miei confronti ma io mi fido di lui.
Sarei persa senza lui al mio fianco!
E poi mi insegnerà a usare la balestra! Non lo
ha mai fatto con nessun altro, forse allora non mi odia poi
così tanto:
Devo prendere coraggio
e … -
“E’
pulita, puoi entrare ora.” disse l’arciere
appoggiandosi contro lo stipite
della porta d’ingresso.
“Bene!
Arrivo subito!” rispose lei voltandosi e sempre alzandosi
evitando sempre di
appoggiare il peso del suo corpo sulla gamba dolorante.
“Serve
aiuto?” fece lui avanzando di qualche passo e tendendogli la
mano.
Lei
la afferrò barcollando,stava quasi per inciampare ma
prontamente Daryl la tirò
verso di sé, gli fece da barriera con il corpo possente e
senza tante storie la
prese in braccio e avanzò all’interno della casa.
Lei,
evidentemente imbarazzata accennò una risatina.
Internamente
il bungalow aveva un aspetto rustico e sobrio:
i colori dominanti delle pareti erano
chiari e luminosi,e tutto ciò dava l’idea che
fosse una specie di rifugio per
trascorrere le vacanze.
Avanzarono
nel salotto, e l’uomo delicatamente fece accomodare Beth sul
divano color
porpora che si trovava nel centro della stanza.
Lei
continuò a esaminare la stanza: oltre al divano, ai lati
c’erano 2 grandi
poltrone e davanti
si trovava un piccolo
camino. C’era anche una piccola libreria dove erano riposti
ordinatamente dei
libri classici: era tutto molto accogliente e finalmente per qualche
giorno potevano
riposarsi.
Lui,
evidentemente stanco e affaticato si era seduto in una delle poltrone.
La
ragazza, rapidamente si tolse gli stivali logori poi
continuò levandosi le
calze, distese le gambe.
“Possiamo
farci la doccia.”
Lei
prontissima, disse storcendo il naso:
“Sì,cavolo!” “E poi magari
possiamo anche
organizzare una festa con i vicini!” concluse ridendo.
“Sono
serio, Beth. Questa casa ha un generatore esterno che è
collegato alla caldaia
quindi possiamo usare l’acqua calda, e farci
una doccia!”
Lei
inizialmente sgranò i grandi occhi blu, poi si
alzò di scatto e volò nel piccolo
bagno,ignorando il dolore alla gamba,velocemente girò la
manopola del rubinetto
e attese qualche secondo: l’acqua che le bagnava la mano era calda.
Anche
se era una cosa banalissima il fatto di potersi fare la doccia, le
riempiva di
felicità il cuore che finalmente poteva liberarsi di tutto
lo sporco,il sangue
secco degli erranti e il sudore che le macchiavano il corpo.
Si
voltò chiudendo il rubinetto e con un sorriso a 32 denti e
gli occhi
supplicanti disse all’uomo ,giunto nell’angolo
della stanza per godersi la
scena:
“Posso
farla io per prima?”
“Certo!
Ma prima trovati anche dei vestiti puliti che quelli che indossi sono
sudici!”
“E’
vero hai ragione! Ok, vado a vedere se trovo qualcosa
nell’armadio della camera
da letto e poi finalmente mi lavo!”
Si
diresse nella stanza a fianco, nella camera da letto, e
trovò un’enorme armadio
colmo di vestiti: il problema è che erano tutti da uomo.
Cara
Beth, non si può ottenere tutto dalla vita!
Perciò accontentati, pensò.
Alla
fine rovistando qua e là trovo un maglioncino blu chiaro,
per lei era enorme
dato che aveva un
corpo molto esile ma
decise che poteva andare più
che bene.
Portò
il maglione in bagno, tornò in sala per prendere il suo
zaino dove aveva i
bagnoschiuma alla fragola e l’intimo che era riuscita a
recuperare e porse a
Daryl una camicia di flanella scura e un paio di jeans che sembravano
essere
della sua taglia.
“Tieni,
se non ti piacciono vai a vedere nell’armadio, ci sono un
mucchio di vestiti”
“Penso
che questi andranno più che bene”
“Vado
in doccia allora” annunciò voltandosi.
L’ultima
cosa che senti prima di chiudersi alle spalle la porta del bagno fu
l’uomo che
in tono scherzoso le diceva di non finire tutta l’acqua calda.
Il
bagno aveva solo l’indispensabile: il lavandino in cima al
quale si trovava uno
specchio e un armadietto, la doccia e il water. Su una sedia
impilò le sue
cose, si svestì e entrò nella doccia: non provava
quella sensazione da
moltissimo tempo e si lavò in modo maniacale strofinando
più e più volte tutto
il corpo e massaggiando i capelli. Cercò di utilizzare la
minor quantità
d’acqua perché voleva che anche Daryl si godesse
quel privilegio.
Si
asciugò i capelli come meglio poté, e essendo
ancora umidi decise di legarli
creando uno chignon disordinato, indossò l’intimo
pulito, il maglione (che le
arrivava a metà coscia) e dei leggins che aveva
fortunatamente trovato per caso
nello zaino.
Uscì
dal bagno seguita da una nuvola di vapore e ritornò a
distendersi sul divano.
Daryl
stava davanti al camino e ammirava il fuoco che aveva acceso.
“Hai
fame?” chiese lei, rompendo il silenzio.
“Un’po’,tu?”
“Si
anche io, allora vai a lavarti così io preparo qualcosa da
mangiare”.
Senza
dire niente, lui si alzò e accennandogli un sorriso si
diresse in bagno.
Beth
tirò fuori dallo zaino i biscotti e le patatine poi dopo
qualche minuto si
diresse verso la cucina, per vedere se riusciva a trovare qualcosa di
più
sostanzioso: prese una pentola e ci versò dentro dei fagioli
in scatola e lì
portò in sala vicino al fuoco per farli scaldare insieme ai
pomodori in scatola
che aveva trovato.
Stava
tornando in cucina, passando vicino alla porta del bagno, per cercare
dei
piatti e dei bicchieri quando sentì Daryl imprecare dal
bagno.
Avvicinandosi
alla porta le chiese, preoccupata
“Ehi,
Daryl? Tutto bene?”
“Ah,merda…”
“Daryl,
stai bene?...
Daryl?...
Cazzo rispondi!”
Ma
lui non rispondeva.
Non
sapeva cosa fare,non voleva disturbarlo anche in bagno ma magari non si
sentiva
bene, quindi ignorando la vergogna e l’agitazione
spalancò la porta:
La
scena che si trovò davanti fu estremamente divertente:
Daryl, con indosso solo
i jeans, con in mano un coltello e una parte di capelli tranciata e
spelacchiata.
Dopo
aver riso vigorosamente,
notò che l’uomo
era visibilmente spazientito.
“Volevo
tagliarmi quel cazzo di ciuffo visto che ogni volta mi va negli
occhi!”
Lei
continuò a ridere e nel mentre aprì il mobiletto
per prendere il paio di
forbici che aveva visto prima.
Senza chiedere alcun permesso, si avvicinò
all’uomo e evitando di posare lo sguardo sul
suo petto prese tra le mani il ciuffo e glielo
tranciò di netto.
Con
aria concentratissima continuò a tagliare così da
sistemargli la zona che aveva
danneggiato con il coltello e sistemando tutti gli altri capelli
più o meno
alla stessa altezza.
“Ecco
qua! Finito!”
Dopo
essersi dato una rapida occhiata nello specchio e avendo constatato che
la
ragazza aveva sicuramente un certo talento nel tagliare i capelli si
limitò a
rivolgerle un grazie caloroso.
Dopo
che Daryl si fu rivestito mangiarono insieme, nel salotto scherzando
sul fatto
che ora lui profumava di fragoline di bosco a causa del bagnoschiuma e
sul
fatto che Beth nascondesse di essere un’ottima parrucchiera.
“Stasera
dormi tu nel letto” disse lui tornando serio.
“E
tu dove pensi di dormire ,scusa?”
“Qui
sul divano.”
“No
dai, non posso accettarlo, non è giusto, voglio che ti
riposa bene anche tu!Avrai
la schiena a pezzi domani mattina!”
“Non
è visto che questo è
divano-letto!”disse indicandolo
“Perché
continui ad allontanarmi, eh? Vuoi smetterla! dopo tutto questo tempo
non
pensavo di farti ancora così schifo!
Ed è per questo che tolgo il disturbo, Buonanotte!”
Beth,
chiuse sbattendo la porta della camera da letto e si fiondò
nel letto.
Le
coperte erano calde e soffici e la gamba non le faceva più
così male, l’unica
cosa che la faceva arrabbiare e intristire al punto di farla quasi
piangere era
il comportamento dell’uomo: perché così
tanta repulsione nei suoi confronti?
Non lo sapeva, voleva tanto saperlo ma non aveva la forza di
rispondersi.
L’uomo,
dopo aver sistemato il divano, si era steso e guardava il soffitto
-Il
problema non è che
mi fai schifo, Beth! Il problema è che sono io a farmi
schifo!
Tu sei perfetta, sei
buona, sei forte, sei bellissima, non c’è nulla in
te che non vada…
Io invece sono un mostro, che non merita
tutta la stima e l’ammirazione che provi nei
miei confronti,e soprattutto non meriterò mai il tuo amore.-
Dopo
pochi minuti entrambi, nelle loro rispettive stanze si addormentarono
profondamente, anche se l’unica cosa che volevano era stare
insieme.
Ma
ad un tratto, durante la notte, il silenzio ristoratore fu squarciato
da un
urlo agghiacciante.
N.S.:
Ciao a tutte! Innanzitutto voglio chiedervi scusa se è da
circa 2 settimane che
non aggiorno ma purtroppo sono stata carica d’impegni e non
ho potuto dedicarmi
alla scrittura. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, è
più lungo del solito
quindi spero che la vostra pazienza sia stata ricompensata, come sempre
vi
invito a lasciare una vostra recensione sia positiva che negativa,
tutto è ben
accetto!! Un bacione e grazie per avermi seguito fin qui!
|
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Capitolo 6 *** Just survive somehow ***
Capitolo
6 – Just survive somehow
“Ho
avuto un incubo,
scusa.”
In
piedi, all’entrata della sua camera da letto, si trovava
Beth, visibilmente scossa
dai terribili sogni che l’avevano tormentata fino al momento
in cui era stata
costretta a svegliarsi urlando
e contorcendosi
dal dolore.
Si
stringeva nelle spalle, impaurita perché sapeva benissimo di
aver disturbato il
riposo di Daryl, quindi sarebbe scattato ad accusarla da un momento
all’altro.
Aveva cercato di
guardarlo negli occhi, ma temeva il suo sguardo severo e accusatorio e
dunque
aveva deciso che era meglio fissare il pavimento.
Lui,
che si era precipitato al piano di sopra , pronto a uccidere qualsiasi
cosa si
fosse trovato davanti, stava riprendendo fiato, convincendosi che
fortunatamente la sua compagna stava bene.
Porca
puttana,
ragazzina, mi hai spaventato a morte!
Aveva
poi posato il suo sguardo su di lei: pallida, gli occhi blu sgranati e
venati
da terribili striature rosse, così indifesa in quel momento,
costretta a vivere
in un mondo crudele e violento dove, a volte, risultava difficile anche
a lui.
Stava soffrendo come un cane
eppure gli stava
comunque chiedendo scusa.
Era
sicuro che sarebbe uscita da quel orribile periodo, sapeva quanto era
forte e
quanto era cresciuta nell’ultimo periodo.
Non
voleva dirglielo però, non voleva esporre i propri
sentimenti, non ancora.
“Stai bene?”
chiese solamente cercando di
restare il più distaccato possibile.
Lei
alzò lo sguardo, cercò di capire che cosa celasse
l’arciere al di là degli occhi
di ghiaccio e rendendosi conto che lui
stava soffrendo a vederla in quello stato iniziò a
piangere, sfogandosi in
un pianto liberatorio.
“No…
NO! Non sto bene! Non riesco a togliermi quell’immagine dalla
testa! Mi sembra
di impazzire, continua a perseguitarmi, Daryl, non ce la
faccio…” disse
singhiozzando.
Hershel.
Il
governatore. La katana di Michonne.
L’uomo
vide i flash di quelle orribili immagini scorrere rapidissimi nella
propria mente,
mentre cercava di capire come
alleviare almeno in parte il dolore della ragazza, ritornando
inconsapevolmente
a pensare alla sera in cui trovò Merle.
Quel
gran figlio di
puttana! Caro Merle eri un idiota, mi mancano i tuoi fottutissimi
insulti,
odiavo quando mi chiamavi fichetta , sappi però che non
dimenticherò mai quanto
mi hai protetto e che, in fin dei conti, sei stato tu la mia unica
famiglia.
Anche se è da tempo che
mi hanno strappato via anche te.
Ritornando
alla realtà disse:
“
Mi dispiace,Beth questo fottuto mondo ci sta togliendo tutto, lo so, lo
so ma devi
combattere, devi resistere e devi sopravvivere!”
Con
un gesto istintivo poi l’aveva abbracciata, cercando di
dimostragli tutta la
sua comprensione e sperando di aver placato anche solo minimamente la
sua
tristezza.
Beth
non aveva ricambiato l’abbraccio, voleva solo farsi
stringere, voleva sentire
quel calore umano che le mancava tanto e per questo affondò
il viso contro il
petto dell’arciere.
Anche
se odiava tutte quelle moine, Daryl, infrangendo tutti i limiti gli
diede un
bacio sulla fronte e poi si volto verso le scale senza neanche
guardarla. Stava
per scendere il primo scalino quando sentì:
“Daryl,
aspetta.”
Lui
si voltò ma non disse nulla, la guardò e basta.
“Ti
prego, resta.” disse supplicante
No,
coglione,non farlo.
Non farlo…torna sul divano! – Gli
aveva detto, anzi,
urlato il cervello ma il suo cuore non era d’accordo:
Gli
aveva detto di seguirla, di confortarla e di consolarla.
Fu
così allora che si coricò nel letto matrimoniale,
cercando di rimanere il più
distaccato possibile fisicamente ma senza mai perdere di vista Beth.
A
sua volta lei si era rannicchiata sotto le coperte e girandosi verso di
lui gli
rivolse uno sguardo di gratitudine dicendo:
“Tu
sei una di quelle brave persone in cui credo” e poi si
limitò a chiudere gli
occhi sperando di godersi alcune ore di sonno tranquillo.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Era
l’alba quando Daryl aprì gli
occhi assonnati, e anche se sarebbe restato volentieri a dormire,
doveva
alzarsi, abbandonare il suo rifugio sicuro per svolgere le milioni di
cose che
aveva programmato:
Vai
a prendere la legna, poi vai in avanscoperta così da
controllare la zona,
caccia, raccogli del cibo, rifornisci la caldaia
d’acqua…eh.. cerca del
carburante per il generatore e poi…che cazzo continui a
pensare? Alza il culo e
vai no?
Imponendosi
di alzarsi però si era
reso conto di avere come una
specie di macigno
sul petto, pesante,morbido…caldo?:
Oh,merda…
Alzò
gli occhi che fino a quel momento aveva rivolto al soffitto e
confermò quello
che tanto temeva: Beth, aveva riposto la testa sul suo petto e stava
dormendo
proprio come un sasso.
Tirando
mentalmente una serie di bestemmie impronunciabili, Daryl
pianificò di
staccarsi dalla tenera presa della ragazza, cercando di essere il
più discreto
possibile.
Quasi
esultando per esserci riuscito senza alcun problema, gli rivolse un
veloce
sguardo, controllando che dormisse ancora tranquillamente e poi si
diresse al
piano terreno.
Indossò
gli scarponi, la giacca pesante, si spruzzò il viso con
dell’acqua gelata e poi
uscì. Si mise seduto sui gradini del bungalow e si accese
una sigaretta,
godendosi l’alba cercando in qualche modo di smorzare tutta
la tensione che
avvertiva nelle vene. Subito dopo, finita la sigaretta partì
con la propria
balestra al sopralluogo.
Beth,
si alzò a mattinata inoltrata,sorpresa poiché si sentiva riposata e pronta
ad affrontare la
giornata.
Andò
in cucina, aveva fame e voleva mangiare qualcosa ma quello che
trovò non fu del
cibo ma un foglietto spiegazzato con due semplici frasi:
-Sono
andato a controllare il perimetro, non preoccuparti
D.-
Daryl
Dixon, se non
esistessi già bisognerebbe inventarti. Oggi si è
ricordato di lasciarmi un
post-it!
Stringendo
il foglietto, si accorse che stava sorridendo come un’idiota,
era contenta,
finalmente Daryl sembrava un essere umano, razionale e capace di
provare
emozioni. La sera precedente non gli aveva tirato insulti, non
l’aveva
incenerita con lo sguardo: l’aveva consolata. E aveva dormito
con lei.
Quando
la finirai di
farti viaggi mentali, eh?
Pensò
sgranocchiando un biscotto.
Dopo
essersi lavata e sistemata Beth era uscita munita di sapone e un
secchio di
panni sporchi che avrebbe lavato nel ruscello.
Aveva
già pulito i conigli che Daryl aveva cacciato il giorno
precedente e li aveva messi
sul fuoco insieme a piselli e alla passata
di pomodoro.
Arrivata alla riva si
mise a impregnare d’acqua gli indumenti, li insaponava e poi
li risciacquava
una seconda volta sperando di rimuovere anche le macchie più
forti.
Dopo
aver finito, li stese tutti sotto al portico, sopra a uno stendino che
aveva
trovato per caso nel bungalow e poi era rientrata in casa.
Per
ingannare l’attesa decise di prendere dalla libreria il suo
libro preferito:
Jane Eyre, sapeva quel libro praticamente a memoria perciò
saltò le parti che
trovava più noiose e si perse nella lettura.
"Quando
fui certa di poterlo osservare senza essere notata, fissai gli occhi su
di lui
e, se appena tentavo di distoglierli, inevitabilmente tornavo a guardar
da
quella parte. Lo osservavo, provando in quella contemplazione
un piacere
vivo, acuto, eppure straziante, oro puro trafitto da una punta
d'acciaio, un piacere simile a quello dell'uomo morente di
sete che si
trascina sino ad una fonte che sa avvelenata, eppure si china, e ne
beve
l'acqua come se fosse nettare divino.
Vi è molta verità nel tedio secondo il quale 'la
bellezza è negli occhi di chi
guarda'. Il viso pallido e olivastro del signor Rochester, la
sua fronte
massiccia, le folte e nere sopracciglia, gli occhi profondi, la bocca
ferma e
severa - tutta energia, risolutezza, volontà - non
rispondevano ai canoni della
bellezza, non erano belli nel senso preciso del termine, ma
per me il suo
viso era più che bello, esercitava un'influenza,
un'attrattiva che,
dominandomi, mi toglieva ogni volontà e mi metteva tutta in
suo
potere. Non avevo voluto amarlo; il lettore sa quanto io abbia
lottato per
estirpare dal mio cuore i germi dell'amore che vi si erano
annidati; ed
ora m'era bastato rivederlo perché quel sentimento si
ridestasse in me, più
vivo e più forte di prima. Egli mi costringeva ad
amarlo senza neppure
guardarmi".
“Ehi.”
disse l’uomo
spalancando la porta.
“Daryl..”
disse
chiudendo di soppiatto il libro. Era come se fosse stata sgamata a
leggere
qualcosa che lo riguardasse e il fuoco gli divampò nelle
guance.
“Ciao,
tutto bene qui
intorno?”
“Sì,
tutto tranquillo,
ho trovato qualche zombie ma erano pochi, una decina
massimo..”
Beth
che aveva praticamente lanciato il libro, intanto che parlava, ora
armeggiava
con le stoviglie così da servire il pranzo
all’arciere. Riempì il piatto
abbondando con la porzione preoccupandosi che avesse le giuste energie
per
affrontare la giornata.
Gli
passò il piatto fumante e le posate, poi preparò
anche il suo.
Daryl
si avventò sul cibo, come al solito insomma, digrignando e
masticando
energicamente. Beth lo trovava buffo e indiscutibilmente rozzo,
però almeno
apprezzava il suo cibo.
“Potremmo
andare a caccia oggi!” disse tra un boccone e
l’altro.
“Si,
andiamo! Il piede non mi fa più male, e poi sono stanca di
stare seduta a
leggere!”
“Ok,
la zona è tranquilla quindi ti puoi allenare con calma.
Partiamo tra un’ora”
“Agli
ordini signor Dixon!” disse lei portandosi la mano verso la
nuca e
sorridendogli.
Grazie
a Dio ha smesso
di piangere
Disse
tra se e se l’uomo. Forse tutto quello che aveva fatto la
scorsa notte era poi servito
a qualcosa.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
“Pronta,Beth?”
disse lui, che
l’aspettava sulla porta.
“Pronta,
andiamo a spaccare il culo
a qualche zombie!” disse lei issandosi la balestra in spalla
“Zombie?
Non penserai che ti porti
subito a combattere con quei fottutissimi bastardi!”
“Perché?”
“Oggi
seguiamo le tracce, ti
insegno a non fare rumore quando
ti
muovi e a procurarti il cibo, ma degli zombie ci occuperemo
più avanti, quelli
si muovono ed è difficile beccarli se sei
inesperto.”
Lei
si limitò solo ad alzare gli occhi al cielo e camminarono
fianco a fianco fino
a raggiungere i primi alberi che segnalavano l’inizio della
foresta.
“Ora
stai dietro di me, cerca di fare meno rumore possibile, controlla i
tuoi
movimenti e stai attenta a quello che faccio, se vedi qualcosa fermami,
capito?”
“Capito,
Daryl su dai non ho mica cinque anni!”
“Lo
so, voglio solo assicurarmi che non ti faccia male come
l’altra volta.” E
lanciandogli un’ultima occhiata avanzò tra gli
arbusti.
La
prima cosa che notò Beth è che l’uomo
faceva dei passi corti, era accovacciato e quando appoggiava i piedi
cercava di
emettere dei suoni impercettibili.
La ragazza così decise di imitarlo
subito, proseguendo sempre dietro di lui.
Improvvisamente Daryl si arresto e
voltandosi indicò il terreno:
“Riesci
a vederle?”
“Si,
sono delle impronte, li avanti c’è
n’è un’altra che svolta a destra,
è a zig-zag…perciò è uno
zombie!”
“Esatto”
“Che
facciamo, andiamo nella direzione
opposta?”
“Meglio”
disse Daryl indicando il
sentiero che svoltava a destra.
Continuarono
per alcuni metri sempre uno
dietro l’altro quando Daryl si arrestò una seconda
volta ma improvvisamente
cacciando indietro il braccio così che la ragazza potesse
imitarlo.
Osserva
quello che ti circonda
Le
aveva detto Daryl, perciò iniziò a
guardarsi intorno: nessuna figura in movimento, tutto era calmo,
nessuna traccia
sul terreno. Cosa le stava sfuggendo?
Guardò verso l’alto, proprio davanti a
sé ed eccolo là: uno scoiattolo intento a
guardarsi intorno si trovava in cima
ad un albero.
Beth, sempre evitando i movimenti
bruschi avanzò davanti a Daryl e prese la mira attraverso il
mirino della
balestra.
Stava per scagliare la freccia quando
sentì Daryl appoggiargli una mano sul gomito per
posizionarglielo più in alto:
“Il
braccio deve essere sempre in
tensione quando scocchi una freccia, così la traiettoria di
lancio sarà
migliore” le sussurrò all’orecchio
sinistro.
Beth
annui, riposizionando le braccia,
evitando di mostrare quanto la sua vicinanza fisica la rendesse
inquieta.
Tre…due…uno.
La freccia parte, si conficca nel punto
desiderato: la testa dello scoiattolo.
“E
la cena è servita! Evviva c’è
l’ho
fatta!” disse Beth trionfante girandosi per guardare in volto
il suo
insegnante: lui si limitò a sorridere e subito si
allontanò per recuperare
freccia e scoiattolo.
La
ragazza constatò mentre lo guardava allontanarsi,
che la cara Emily Brönte aveva ragione
“la
bellezza è negli occhi di chi guarda”.
Daryl
era il suo signor Rochester, era un vero amico, era il suo protettore,
era la
sua cura ma era anche il suo veleno, ed era una delle poche cose per
cui
continuare a sopravvivere.
Era sceso dall’albero ora e stava
camminando per tornare da Beth quando improvvisamente due erranti gli
si
avventarono contro.
Il problema non erano gli zombie,
assolutamente, se l’era cavata in situazioni ben peggiori,
era che i stronzi
gli avevano fatto cadere la balestra.
Uno dei due gli si era avvinghiato
attorno al braccio destro, mentre il secondo lo aveva attaccato da
dietro e
aveva i denti a pochi centimetri dalla giugulare.
Senza indugiare, Daryl prese la freccia
che aveva tra le mani e la conficcò nel cervello putrido di
quello sul fianco,
che precipitò all’istante.
Successivamente si girò di scatto per
occuparsi del secondo, ma tastando nella sua cintura si accorse di non
avere il
coltello.
Caricò con il corpo, cercando di
abbatterlo ma il bastardo non demordeva.
Beth che aveva visto tutta la scena,
preoccupata per l’uomo, aveva ricaricato la balestra
rapidamente e aveva
scoccato la freccia:
Morte netta, precisa, senza neanche uno
schizzo di sangue: aveva ucciso il suo primo errante.
Non fu quello però il suo primo
pensiero, il suo primo pensiero fu ovviamente
l’incolumità di Daryl.
Gli corse incontro, tendendo le mani
verso di lui, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Lui la stava guardando con
un’espressione del tutto sconosciuta alla ragazza: ira,
dolore, odio? No.
Quando fu a pochi centimetri da lei, la
cinse a sé, con uno scatto si sporse con il viso in avanti e
posò violentemente
le labbra su quelle della ragazza.
Non era ira quella, quello era desiderio.
N.A.: Ciao
a tutti meravigliosi fan di the walking dead! Come state? So di aver
aggiornato
un bel po’ di tempo fa ma devo dire che nell’ultimo
periodo avevo perso
interesse nella scrittura poiché nessuna ha lasciato nessun
commento al mio
ultimo capitolo.
Ragazze! Vi
prego non siate timide, ditemi tutto ciò che vi passa per la
testa, guardate se
volete mandatemi anche in pasto ai walkers ma vi prego ditemi quello
che
pensate sulla mia ff, veramente, se avete 5 minuti di tempo da
dedicarmi vi
sarò eternamente grata.
Sono
entusiasta per questa nuova 6^ stagione, veramente è partita
con il piede
giusto, spero che continuino su questa strada. Vi ringrazio come sempre
per
avermi seguito nella lettura di questo capitolo e spero di
intrattenervi anche
con il prossimo! Un bacio a tutti! :-*
SPOILER
PUNTATA 6x03
.
.
.
.
.
.
Penso di
non essere l’unica, ma quando il povero Glenn è
caduto nell’orda di zombie a
causa del suicidio di quel deficiente di Nicholas ho iniziato a
piangere come
una bambina di 3 anni. Ci sono diverse indiscrezioni su internet
poiché in
molti pensano che sia ancora vivo. Effettivamente le budella
l’ultima volta che
ho controllato si trovano nella parte inferiore del busto e non in
quella
superiore perciò anche io sostengo che il corpo divorato sia
proprio di
Nicholas e non quello di Glenn, anche se non ne sono ancora pienamente
convinta.
Glenn Rhee sei un personaggio favoloso, il tuo character development
è stato
uno dei più riusciti della serie perciò ti prego
non abbandonarci ancora, non
abbandonare la tua Maggie, non abbandonare Rick e Daryl, non
abbandonare the
walking dead e soprattutto non abbandonare i tuoi amati fan. Non siamo
ancora
psicologicamente pronti.
Ultimissima
cosa poi me ne vado: se tagliano la mano a Rick, Maria, io esco!
Alla
prossima XD
|
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Capitolo 7 *** Running like my heart ***
Capitolo
7- Never let me go
Non
se lo aspettava. Tutto immaginava ma
non quello.
Era così confusa, scioccata, imbarazzata
e…felice.
Non aveva mai pensato a Daryl in quel modo,
o meglio, lo aveva fatto
in diverse circostanze, e sapeva benissimo di
provare sentimenti contrastanti per lui, avrebbe voluto
veramente
confessarglielo e discuterne,ma ogni volta che ci provava qualcosa la
interrompeva o per
mancanza di coraggio
cambiava appositamente discorso.
Si può dire che quando era insieme a
lui, provava una sorta di amore-odio: passavano dalla perfetta sintonia
a
litigare come bambini per poi ripercorrere il
“percorso” ciclicamente.
Poteva provare a detestarlo, a odiare i
suoi modi cinici,ma Beth non ci riusciva.
La sua parte oscura di Daryl veniva
totalmente eclissata dalla bontà che proveniva dal suo
cuore: gli abbracci, le
parole di conforto, la stessa convivenza con un’altra persona
che non fosse il
fratello era una sfida per l’uomo, uno sforzo. Lo sapeva
benissimo ed erano
proprio questi gesti che l’avevano portata fantasticare.
Non lo aveva previsto: Dio, Daryl mi ha
baciato!
Le si era avvicinato con uno scatto
felino, aveva cinto i suoi fianchi con una delicatezza tale da stupirla
e
l’aveva baciata. Era stato un bacio dolce, casto, senza
secondi fini. E
ovviamente da togliere il fiato.
Il sangue ribolliva nelle sue vene,
stava impazzendo, aveva milioni di domande per la testa ma
l’unica cosa che
riusciva a fare era guardarlo.
Sfavillando quel suo dolce sorriso, l’arma
che usava per sciogliere la corazza dell’uomo, gli
accarezzava la guancia un
po’ ruvida a causa della barba, perdendosi in quei
meravigliosi occhi blu
cobalto.
E dopo avergli sfiorato delicatamente le
labbra aveva appoggiato la testa sul suo possente petto, continuando a
sorridere,abbracciandolo,facendosi cullare, assaporando ogni secondo.
D’altra
parte Daryl sapeva che quel
bacio poteva essere frainteso, sapeva quanto potesse turbare
l’equilibrio che
aveva instaurato
con lei, ma era stufo, stufo di nascondersi e reprimere i suoi
sentimenti.
Era schivo, scontroso, talvolta
rabbioso, e odiava le favolette romantiche.
Non aveva mai ricevuto affetto o amore
quando era un bambino, era stato solo maltrattato, deriso e trascurato.
Dunque
per lui era sempre stato difficile esternare i suoi sentimenti
poiché sempre
costretto a reprimerli.
Datti
una svegliata coglione! Falle capire che tieni a lei!
E
ora l’aveva fatto. E non lo
rimpiangeva.
Poteva morire da un momento all’altro,
se ne era reso conto solo quando aveva incontrato lo sguardo affamato
dell’errante che lo aveva attaccato, poteva diventare carne
putrida, quindi lei doveva sapere
quanto fosse importante.
La stringeva tra le braccia, baciandogli
l’incavo del collo, inalando il profumo che emanava la sul
pelle.
Speranza. Ecco cos’era. Beth era la sua
speranza. E niente gliela avrebbe mai portata via.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
“Bene,
bene…cos’abbiamo qui?”
Troppo
presi
l’uno dall’altro, non si erano accorti della
presenza dell’estraneo.
Chi era?
I due si
ritrassero velocemente, rimanendo però fianco a fianco.
Se ne stava in
piedi davanti a loro, era alto e magro, capelli lunghi ,corvini, occhi
inquietanti,
sorriso maligno. La cosa più inquietante però era
la W che si era disegnato
sulla fronte con…del sangue?
Schiarendosi la
voce continuò, con fare pretenzioso:
“Scusate
l’intrusione…Non era mia intenzione
disturbarvi!” concluse con una risata tanto
fragorosa quanto fastidiosa.
“Chi
sei,
idiota?” disse Daryl scontroso
“Oh-oh,
vedo che
siamo un po’ scontrosi, dimmi te la stavi per
scopare?” domandò lui rivolgendo
uno sguardo malizioso a Beth
Era
già balzato
in avanti, la mano già a pugno, ma Beth lo tirò
per l’altro braccio, facendogli
cenno di no con la testa.
Lui era tornato
di fianco, cosciente che la ragazza le stava dicendo una
verità ovvia:
“Non
dargli
corda, sta cercando di provocarti!”
Rimase
impassibile, senza mai guardarla ,mostrando solo lo sguardo duro
all’avversario.
“Chi
cazzo sei?”
ribadì arrabbiato l’arciere
“Io?
Vorrai dire
noi! Forza ragazzi venite a conoscere i nostri nuovi amici!”
La
radura venne invasa
da una decina di persone e circondarono Daryl e Beth. Erano tutti
uomini ben piazzati,
sembravano pronti per attaccarli.
Stessi segni distintivi:la
W, le giacche di pelle, l’atteggiamento aggressivo.
Erano come un
branco.
“Ecco
ora che ci
siamo tutti possiamo finalmente presentarci. Io sono Jack e
noi…” continuò
allargando le braccia “ Siamo i Wolves.”
“Cosa
diavolo
volete? “ continuò Daryl, già
spazientito dal tanto ciarlare dell’uomo
“Beh,
diciamo
che ci servono solo certe
informazioni, Daryl”
“Come
fai a
sapere il mio nome?”
“Vi
stiamo
seguendo da un po’, se non ci avete fatto caso. Ora se avrete
il buon senso di consegnarci
le vostre armi e seguirci e dirci tutto
quello che vogliamo, non vi sarà fatto nulla”
Pensa
Daryl pensa!
Loro
sono quasi
una quindicina, mentre noi siamo in due: non riusciremo mai ad
ucciderli. Beth
non deve farsi del male. L’unico modo è illuderli
di fare ciò che ci hanno
chiesto e poi scappare: spero solo di riuscire a tirarla fuori da
questo
casino.
“Dacci
solo un
secondo, lupacchiotto” si rivolse al capo dei wolves
Dacci un secondo? Daryl vuoi farci uccidere!? Questi
ci ammazzano!
Aveva pensato la
ragazza e per farsi intendere dal compagno si era girata di scatto
sgranando
gli occhi allarmata.
Lui l’aveva
presa per mano, avvicinandosi a lei. A dirla tutta gli stava stritolando la mano ma Beth era
sconcertata, non riusciva a capire cosa avesse in mente.
“Fidati di me”
si limitò a sillabarle senza emettere un suono.
Con uno scatto
sfilò il coltello dal fodero attaccato alla cintura di Beth
e iniziò a correre,
trascinandosi dietro anche lei, intrappolata nella sua presa.
I Wolves furono
presi di sorpresa, Daryl ripiegò verso destra, conficcando
il coltello nella
gola di uno di loro, aprendosi così un varco per poter
scappare.
“Beth,
corri,
dobbiamo seminarli!” le urlò l’uomo
senza lasciare andare la sua mano
Lei
non smise di
correre. Corsero come dei forsennati per circa un’ora,
facendosi strada nella
foresta fitta, sperandosi di averli seminati.
Trovarono una
postazione di tiro, essendo quella zona di caccia, praticamente una
piattaforma
coperta, a 3 metri d’altezza, eretta su dei pioli,
raggiungibile solo tramite
una scaletta.
Salirono, e stremati si
distesero sul
pavimento di legno, riprendendo fiato
“Tu
sei veramente
fuori di testa, Daryl Dixon!” disse Beth sogghignando
cercando di
sdrammatizzare la situazione.
L’uomo
là
ricambio, con il suo solito sorriso sghembo,tirandosi su e sedendosi
mentre
lei, ancora distesa faceva respiri profondi dopo l’intensa
attività fisica.
“Beth!
Stai
bene, vero? Non ti sei fatta male?” si accertò lui
allarmato
“Si,si,
sto
bene, non preoccuparti…sono solo stanca.”
Ribbatè con tono dolce e
rassicurante “Ehi!
Tu invece stai bene?
Oddio fammi vedere!” scattò poi verso di lui,
esaminandogli le braccia e
toccandogliele delicatamente, senza tralasciare nessun punto.
“Mhh-Mhhh…sto
bene”
Continuando
a
esaminargli le braccia, per medicargli eventuali ferite, gli chiese
allarmata: “Daryl,
chi sono? Cosa vogliono da noi?Non abbiamo nulla! Che informazioni
posso
volere? ” continuò Beth, preoccupata
“Non
lo so.
Porca puttana, non lo so! Ieri mattina non mi sono accorto di niente!
Se ti
avessero fatto qualcosa io…”
“Daryl
smettila!
Siamo riusciti a scappare grazie a te!”
“Dio,
avrei
spaccato la faccia a quel coglione!” disse con cattiveria,
appoggiando la
schiena contro la ringhiera della postazione, rivolgendo il suo guardo
all’interno solo alla compagna.
Lei,
lo aveva
accarezzato, provocandogli il
solito
irrigamento e dicendogli in modo dolce:
“Lo
so. Sono
stata io a fermarti. Ma devi smetterla di rischiare la vita per me. Non voglio che
tu ti faccia male.”
“E’
più forte di
me.”
Fitta
al cuore: Beth
avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, confortarlo, ma
non voleva complicare la situazione e non
voleva assolutamente parlare del bacio di prima, quindi si
limitò a guardarlo,
a sorridergli ma poi usando come scusa il cibo si allontanò
per prendere lo
zaino, tirare fuori le poche provviste e sedersi molto più
lontano rispetto
all’uomo.
Ormai il sole
stava calato e la notte incombeva su di loro.
Era pericoloso
aggirarsi per la foresta di notte, dunque avevano deciso di fermarsi li.
Quella giornata
iniziata nel modo più tranquillo possibile si era
trasformata nel giro di pochi
minuti in una corsa contro la morte e oltretutto i due non erano
riusciti a tornare
nel bungalow quindi le uniche cose che erano riusciti a salvare erano
le
balestre e i propri zaini.
La ragazza si
teneva le ginocchia tra le braccia, tremando a causa del vento gelido,
sperando
di disperdere la minor quantità di calore corporeo: aveva
addosso solo un
maglioncino leggero e il freddo la stava consumando.
Stava facendo di
tutto per evitare che Daryl si accorgesse del tremolio ma ogni sforzo
fu vano.
“Hai
intenzione
di morire di freddo?” constatò lui in tono
irriverente
Stava
per rispondergli
con una battuta ma poi l’uomo fece un gesto talmente dolce e
sorprendente che a
stento riusciva a crederci: aveva aperto le braccia, pronta ad
accoglierla, per
riscaldarla.
Beth, che stava
decisamente morendo di freddo, decise di avvicinarsi e di stringerlo.
Appoggiò la
guancia destra sul suo petto ormai familiare, circondandogli il busto
con le
braccia, chiudendo gli occhi. Anche lui a sua volta la
circondò con le braccia,
appoggiando la testa contro la sua.
La ragazza si
strofinò più e più volte contro il
petto dell’uomo cercando di riprendere
sensibilità e estasiata dal tepore che la pelle di Daryl
emanava si ritrovò a
dire ad alta voce
“Daryl,
sei così caldo”
Ma
si accorse
troppo tardi che la frase conteneva un doppio senso troppo palese.
“Cosa?”
disse
lui in tono giocoso, ma senza spostarsi di un millimetro dalla compagna
“Ehm…oddio…volevo
dire...” probabilmente aveva le guance bordeaux.
“Attenta
Greene,
sai un uomo potrebbe fraintendere quello che hai detto”
“Ahh!
Ma
piantala di fare l’idiota! Oggi mi hai talmente spaventata
con il tuo piano che
non so più quello che dico! E sicuramente la tua vicinanza
non aiuta!”
“Eh,
Beth, a
proposito di vicinanza, volevo dirti che
il…bacio…io…”
continuò
“Daryl
ti prego
non dire nulla, non voglio rovinare questo momento…possiamo parlarne
domani?” disse lei fissandolo negli
occhi
“Certo”
acconsentì lui, nel tono più gentile possibile
“Grazie”
disse
Beth, dandogli un bacio sulla guancia.
Si
sarebbe
aspettata una reazione negativa, un insulto, ma non l’aveva
fatto: è possibile che Daryl Dixon
fosse veramente
cambiato? Oddio cosa vuole dirmi del bacio? Mi odia? Gli faccio schifo?
Cavolo
Beth tu e la tua boccaccia: potevo farlo parlare..magari quello che
aveva da
dirmi non era così
brutto…ohhh..taci..taci…
L’uomo
interruppe i suoi pensieri, sussurrandogli:
“Cerca
di
dormire un po’, faccio io la guardia”
“Va
bene,
svegliami tra qualche ora, così ti do il cambio”
“Mh-Mh.”
La
ragazza non
abbandonò la presa, si limitò solamente a
chiudere gli occhi e ad
addormentarsi.
Sembrava tutto
tranquillo, non aveva sentito rumori di motori o di persone,
perciò
l’agitazione e la rabbia che Daryl aveva nel sangue si
placò leggermente.
Dopo essersi
assicurato di non disturbare Beth, si era alzato più volte,
controllando il
tutto sempre restando sulla piattaforma.
Si era anche
tolto la giacca di pelle per mettergliela addosso dato che tremava lo
stesso
come una foglia e si era seduto ancora al suo fianco.
Gli occhi si
chiudevano da soli, era stanchissimo. Lo stress, la fuga e la corsa lo
avevano
sfinito, cercò di resistere ma
l’oscurità lo circondò.
Si risvegliò
allarmato poche ore dopo, maledicendosi e stiracchiandosi ancora gli
occhi si
stava già scusando con la ragazza:
“Scusa,
mi sono
addormentato e...Beth?”
Terrorizzato
si
era girato…e lei non c’era. C’era solo
la giacca.
No…
NO.
Era
sceso di
corsa, controllando in tutte le direzioni, urlando a squarciagola il
suo nome,
dimenticandosi dei vaganti. Quando ad un tratto sentì degli
schiamazzi.
Era
lei. Iniziò
a correre, caricando la balestra, verso il luogo da dove provenivano i
rumori.
Se li ritrovo in
men che non si dica davanti: Lei in piedi, che si dimenava, trattenuta
da Jack,
le stava dietro, tenendogli con forza le braccia legate e gli stava
mormorando
delle cose all’orecchio, sfiorandogli la gola con un
coltello. Tutti gli altri
li guardavano ridendo e sghignazzando di gusto.
“Non
lo so, non
lo so!Lasciami andare!Ti prego!” stava urlando Beth
“Se
non lo sai
sarò costretto a tagliarti la gola, tesoro…almeno
che tu non voglia fare
qualcos’altro per me…” conclusa la frase
aveva allontanato di poco il coltello
iniziando ad annusarle il collo.
“Allontanati
da
lei, pezzo di merda! Lei non sa niente!” ringhiò
Daryl puntando la balestra
nella direzione della testa di Jack.
“Ah,
eccolo qui!
Immaginavo di rivederti presto.”
Jack
lo stava
guardando con tono di sfida, ma abbassò il coltello e
lasciò Beth.
Lei rimase
immobile senza avvicinarsi a Daryl. Lo aveva guardato in tono
riconoscente,
mostrando anche una certa preoccupazione.
“Vedo
che me la
sono presa con la persona sbagliata, allora. Matt, Jimmy, prendetelo. E
anche
la ragazza. Li portiamo al quartier generale”
“No,
lasciatela
star…” replicò Daryl, ma i due uomini
lo avevano aggredito alle spalle e lo
avevano colpito in testa, facendogli perdere i sensi.
“DARYL!”
Urlò Beth
aveva visto tutto e senza alcuna speranza era caduta sulle ginocchia.
Non
poteva farcela senza di lui.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Buio.
Un fetore
assurdo.
La stanza in cui
si trovava aveva un piccola luce che proveniva dal soffitto. Era
fastidiosa. Le
braccia gli facevano malissimo e non riusciva a muoverle.
La testa
pulsava, Dio, se pulsava. Neanche una delle sue peggiori sbronze lo
aveva fatto
stare così male.
Era legato, anzi
immobilizzato dalle catene che lo costringevano a tenere le braccia
dietro alla
schiena. Tirava invano, sperando di staccarle dal muro ma erano
rinforzate ed
era impossibile farlo. Cosa vuole sapere?
"Daryl?”
“Beth!”
Dall’altro
lato
della stanza, giaceva la ragazza, nella sua stessa posizione:
inginocchiata ed
incatenata.
“Dove
ci hanno
portati?”
“Non
lo so, dopo
che ti hanno picchiato ci hanno caricato su uno dei loro furgoni, ma mi
hanno
messo dietro, al buio e non so dove siamo, ci hanno poi buttati qua
dentro.
Jack
mi ha detto
che sarebbe tornato presto perché voleva controllare che
stessi bene…cazzate!”
“Quel
figlio di
puttana! Se avesse le palle non ci avrebbe rinchiuso qua
dentro!”
“Non
urlare!
Sono certa che sono di la e ci stanno ascoltando!
L’importante è che tu stia
bene! Ho avuto così paura quando ti hanno colpito”
“Sto
bene, non
preoccuparti.”
“A
quanto pare
l’intero universo sta pianificando di ucciderci: i vaganti,
il governatore, ora
i wolves..”
“Ehi,
guardami!”
Beth
alzò gli
occhi dal pavimento, cercando di guardarlo anche se la poca luce
lasciava molto
all’immaginazione
“Non
glielo
permetterò.”
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Dopo
essersi
scambiati quelle parole rimasero entrambi in silenzio. Erano
terrorizzati. Sembrava
di dover aspettare il diavolo in persona. Nessuno però si
era fatto ancora vivo
da quando erano stati rinchiusi.
Improvvisamente
sentirono uno scatto, come quando apri una porta.
Beth si era già
rassegnata all’idea di essere torturata o toccata da
quell’animale di Jack,
Daryl si aspettava altre botte, ma non si trovarono davanti lui.
Il ragazzo che
si trovarono davanti aveva un aspetto troppo familiare.
Glenn.
Glenn!
Era entrato con
il suo passo felpato, seguito da un altro, faccia da bravo ragazzo,
capelli
corti ricci e delle tronchesi in mano.
Siamo
salvi.
Glenn
cercando
di emettere il minor rumore possibile e disse
“Ragazzi,
le
spiegazioni a dopo, lui è Aaron, tranquilli è con
me, ora vi liberiamo e poi
usciamo, senza emettere rumori.
A due isolati da
qui abbiamo il furgone. E poi vi portiamo a casa. Ad
Alexandria”
Aaron
aveva già
liberato Beth ed ora si accingeva a liberare Daryl.
Era una corsa
contro il tempo, ma dovevano farcela. Dovevano almeno provarci.
S.A.:
Ciao a
tutti! Tranquilli non sono stata divorata da nessuno ma purtroppo sono
sempre
più impegnata e ho poco tempo per scrivere. Spero che questo
nuovo capitolo vi
piaccia e come al solito vi invito a scrivermi cosa ne pensate tra le
recensioni oppure anche con messaggio privato. Tutto è
accetto anche le
critiche. Con la speranza di avervi intrattenuto come si deve, vi
saluto e vi
aspetto con il prossimo capitolo. Un bacione :-*
|
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Capitolo 8 *** Don't leave me. ***
Capitolo
8-
Don’t leave me.
Il
piano era
semplice: Daryl e Beth erano stati portati in uno scantinato
raggiungibile solo
dopo una lunga rampa di scale.
A quanto pare l’edificio era un grande magazzino adibito al
deposito di diversi
beni, tra cui alcuni alimentari: ora era la “tana”
dei wolves. Dopo aver salito
le scale avrebbero dovuto proseguire diritto ed uscire da una porta
secondaria
che portava sullo sbocco laterale del complesso.
L’ordine d’uscita sarebbe stato il seguente: Glenn
avrebbe aperto la fila
seguito rispettivamente da Beth, Aaron e infine Daryl.
Glenn stava facendo tutte le raccomandazioni possibili ai compagni
dicendogli
di mantenere le posizioni che gli aveva affidato, di evitare di fare
rumore
inutile, di utilizzare le armi da fuoco solo in caso di estremo
pericolo così
da non provocare rumori e di muoversi velocemente perché
l’edificio, sia
internamente che esternamente, poichè era sorvegliato da
diverse videocamere a
circuito chiuso.
Beth ascoltava attentamente ogni singola parola del cognato, anche se
non
spostò mai lo sguardo da Aaron che armeggiava con le cesoie
per liberare Daryl.
Appena fu libero la ragazza corse ad abbracciare l’arciere,
stringendolo a tal
punto da volerlo soffocare. Non c’era tempo però
per le parole. Dovevano abbandonare
immediatamente quel posto.
“Non
fare
l’eroe anche stavolta! Sai come la penso.”
sembrò implorarlo Beth con i suoi
enormi occhi da cerbiatta
“E
tu evita
di cacciarti nei casini.” l’aveva zittita Daryl,
liberandosi gentilmente
dall’abbraccio. La ragazza quindi si voltò verso
gli altri compagni per
mettersi in posizione, ma qualcosa la trattene.
"Aspetta"
disse l'uomo sfilandosi la pesante giacca di pelle "Mettitela.Si
gela."
Avrebbe
voltuto obiettare ma sapeva benissimo quanto difficile era contrastare
Daryl
quindi ubbudì e indossando il capo rivolse un
sorriso riconoscente al
compagno. Avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto anche
rimanere al suo
fianco. Ma dovevano rispettare i piani.
Volevano solo proteggersi a vicenda in tutti i modi possibili e
sì, forse si
stavano veramente innamorando, ma a loro modo: non era la classica
favoletta
romantica, la loro intesa era magnifica, anche solo limitandosi allo
scambio
di due avvertimenti secchi erano riusciti a
racchiudere
essenzialmente quello che sin dall’inizio avevano temuto
più di tutto: di
perdersi l’un l’altro.
Ognuno
di
loro era munito di coltello e pistola di piccolo calibro. Dovevano
evitare i
massacri, non erano lì per quello: dovevano solo andarsene
senza farsi
scoprire.
Glenn aprì il pesante portone di ferro ed iniziò
a salire le scale: si fermò in
cima assicurandosi che tutti fossero dietro di lui e poi
proseguì diritto come
aveva spiegato. Le pareti erano bassissime e rendevano il corridoio
quasi
claustrofobico tanto che Beth iniziò a sudare freddo e a
temere un’improvvisa
comparsa di un lupo.
Arrivati al termine del corridoio principale, il gruppo si trovava
esattamente
al centro dell’edificio caratterizzato da una biforcazione
che conduceva alle
diverse aree di deposito.
Essendo loro diretti verso l'uscita dovevano prendere la biforcazione
di
sinistra, Aaron si appiattì contro il muro così
da far passare gli altri e
tenere d’occhio la situazione. Nessun lupo: procediamo.
Si muovevano tutti come se fossero una sola persona coordinando i
movimenti
degli arti inferiori a quelli superiori. Daryl teneva ossessivamente
d’occhio
Beth, preoccupato che uno di quei maniaci potesse piombare per
riprendersela.
Lei, d’altro canto, svolgeva con attenzione ogni compito che
le veniva affidato
durante il tragitto.
Finalmente ecco la porta secondaria d’uscita: Glenn si
fermò solo un secondo
per comunicare ai compagni il passo successivo
“Bene,
ragazzi, grandi, il peggio è passato. Ora usciremo e ci
troveremo davanti un
parcheggio interamente recintato, non toccatelo per nessun motivo:
è
elettrificato. Aaron andrà ad azionare la leva per aprire il
cancello e poi ce
ne andremo. Intesi?”
“Sì!”
disse
convinta Beth mentre Daryl si limitò ad annuire
silenziosamente scambiandosi
uno sguardo di assenso con l’amico.
“Andiamo!”
disse Glenn sicuro, spalancando la porta d’entrata.
Ma qualcosa li colse di sorpresa. Un rumore intermittente e fastidioso
iniziò a
propagarsi per tutto l’edificio: un allarme.
“Aaron!
Corri! Vai! Ti copriamo le spalle!” disse il ragazzo asiatico
disperato che nel
mentre controllava in modo ossessivo ogni centimetro dello stabilimento
per
contrastare gli eventuali nemici.
La cosa veramente strana, pensò Beth era che nel parcheggio
non ci fosse alcun
mezzo tranne che tre rimorchi disposti parallelamente l’uno
all’altro.
Si trovava esattamente davanti al rimorchio centrale, controllando che
nessuno
dei lupi fosse nascosto dietro di esso quando ad un tratto i portelloni
si
aprirono: un’orda di vaganti si scaraventò contro
di lei famelici e bramanti di
carne umana.
Lei velocemente estrasse il coltello conficcandolo precisamente di uno,
due,
tre teste dei vanganti ripiegando sulla cancellata principale.
Daryl era intento ad uccidere altri vaganti, mentre Glenn, tentava di
chiudere
i portelloni del rimorchio sinistro, quello più vicino
all’uscita.
Fu come uno squarcio la voce di Jack, il leader dei wolves, seguito da
diversi
scagnozzi:
“Eccolo
là!
Ammazziamolo così non scappano quei bastardi!”
disse indicando Aaron che si
stava arrampicando sulla scala della torretta per aprire il
cancello.
Non poteva permettere che Aaron morisse e soprattutto non poteva
permettere che
Beth o Glenn morissero.
Senza pensare Daryl si precipitò a salvaguardare
le spalle del suo nuovo
alleato, che purtroppo stava già subendo l’ira dei
wolves.
Lo avevano tirato giù di peso dalla scala, facendogli
perdere l’equilibrio ed
ora si pregustavano il vicino momento della sua morte fracassandolo di
botte a
suon di pugni e calci.
Daryl estrasse la pistola e uccise due lupi in movimento, poi arrivato
vicino
ad Aaron estrasse il coltello conficcandolo nella gamba di Jack che si
ritrasse
bestemmiando e cadendo a terra tendendosi la gamba.
Grazie al suo intervento ora Aaron era libero di scappare,prendendosi
l’incarico di attivare la leva e di raggiungere gli altri.
“Aaron
ci
penso io alla leva! Corri al cancello!” gli urlò
contro Daryl ormai in cima
alle scale.
Il
ragazzo
livido ovunque si alzò barcollando, sforzandosi di
correre il più veloce
possibile.
Daryl era cima: tirò la leva e con un suono secco e
metallico il cancello
dall’altra parte del parcheggio si aprì.
Beth e Glenn non riuscivano a vedere dove fossero gli altri due
compagni. Era
disperata. Ma non poteva distrarsi: doveva continuare e non
combinare casini.
Il cancello si era aperto ma nessuno dei
due era ancora
tornato.
Ma ecco Aaron, in lontananza: per evitare gli zombie si limitava a
spingerli
per terra. Aveva degli ematomi enormi sul volto e faticava a camminare.
“Dov’è
Daryl?!” gli urlò Glenn,quando li ebbe quasi
ragginuti “Dobbiamo andare!”
Aaron
riprendendo fiato disse a stento “Sta arrivando! Ha azionato
lui l’apertura del
cancello.”
“Dobbiamo
aspettarlo!” disse Beth “Vado a prenderlo,
anzi!”
“Non
provarci nemmeno!” disse Glenn parandoglisi davanti.
“Andiamo oltre il
cancello, lo aspetteremo lì davanti!”
Poteva
vederli dalla torretta: Idioti che cavolo fate! Scappate!
Disse
tra sé e sé scendendo frettolosamente la scala
per raggiungerli.
Aveva il cuore a mille, sentiva i battiti pulsargli nella testa. La
maggior
parte dei vaganti usciti dai rimorchi erano stati abbattuti e non
costituivano
un pericolo imminente. I wolves sì.
Riusciva a vederli: il cancello e i tre compagni che lo aspettavano
oltre ad
esso, nascondendosi nella fitta boscaglia. Bastava ancora un piccolo
sforzo e
attraversare il piazzale.
Iniziò a correre utilizzando le sue ultime forze ma senza
accorgersene sì
ritrovo in terra sbattendo la faccia contro al cemento. Jack, era
riuscito a
rimettersi in piedi, a seguirlo ma poi la gamba gli era ceduta e per
fermare
l’arciere come ultimo tentativo lo aveva preso saldamente per
la caviglia
facendogli perdere l’equilibrio.
Gli era poi saltato addosso come una furia e stava ora tentando di
soffocarlo.
Non riusciva a respirare. Quel figlio di puttana lo stava uccidendo.Non
aveva
più aria nei polmoni.
Solo quando
le speranze sembravano perdute Daryl iuscì miracolosamente
ad assestare un
calcio ben piazzato nella gamba dell'avversario liberandosi
faticosamente dalle
sue mostruose mani.
Si era poi rimesso in piedi e correva, correva per raggiungere il
dannato
cancello.
“Chiudete
il
cancello imbecilli! Chiudetelo!Ahhh..." urlò dal dolore "Non
faremmo
scappare anche lui vero!” continuò Jack agli
scagnozzi che eseguirono
spaventati l’ordine.
Era a pochi passi, Beth riusciva a vedere tutta la scena dai cespugli
che
avevano scelto per nascondersi al di fuori dello stabilimento. Stava
male, non
riusciva a guardare, non poteva uscire allo scoperto e non poteva
aiutarlo in
alcun modo perché Glenn glielo stava impedendo.
“Lasciami
andare! Devo andare ad aiutarlo, brutto idiota!”
sputò contro a Glenn
“Ci
farai
ammazzare tutti! Sta arrivando!” le intimò l'uomo
intento a fasciare la ferita
sanguinante della testa di Aaron
Ma
Beth uscì
allo scoperto, rivelando la posizione ai wolves, correndo al cancello
per
aiutare anche Daryl ad uscire. Ma ormai era troppo tardi: il cancello
era
chiuso e lui era rimasto dentro.
“No!NO!No!NO!”
disse lei sbattendo violentemente prima le mani e poi tutto il corpo
contro le sbarre
di metallo del cancello
“Daryl!”
Non
riusciva a trattenere le lacrime. Era impossibile per lui uscire
perché ormai
l’elettricità era tornata e sarebbe morto.
“Me
lo avevi
promesso!” gli urlò lei disperata
Anche
l’espressione di Daryl era triste, affranta, ma era pronto.
Non aveva pensato
molto al modo in cui sarebbe morto, ma morire per salvare lei
era
sicuramente una morte più che dignitosa.
“Vi
raggiungerò” mentì l’arciere
soffocando la bugia “Scappate ora!Mettetevi in
salvo!”
“No!Io
non
ti lascio” gridò con la poca voce che gli era
rimasta. Ma poi era arrivato
Glenn seguito da Aaron, e il cognato l’aveva trascinata via
con la forza.
L’ultima scena che vide fu Daryl attorniato dai wolves che
gli puntavano armi
contro.
Ma lui non li guardava. Con la coda dell’occhio la seguiva e
gli sorrideva.
Ti
mancherò
così tanto quando non ci sarò più
Daryl Dixon.
S.A.:
Ciao
a tutti! Eccomi qui con un
nuovo capitolo. Lo so, lo so, mi odiate. Stavo male mente scrivevo
questo
capitolo e spero di avervi intrattenuto a dvere con il mio racconto.
Come al
solito vi invito a lasciarmi un commentino. Spero continuerete a
leggere, alla
prossima e un bacione!
|
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Capitolo 9 *** Paradise or hell? ***
Capitolo 9- Paradise or
hell?
Beth’s POV
Daryl.
Il suo nome le vorticava per la testa e la
tormentava, la affliggeva sin da quando aveva abbandonato il magazzino.
Aveva paura: temeva per la sua sorte, avrebbero
potuto torturarlo, massacrarlo o peggio ucciderlo.
Glenn e Aaron procedevano verso il furgone senza
fermarsi, lasciandosi dietro l’accampamento dei wolves come
se fosse l’inferno
in terra.
Lei camminava dietro di loro a testa bassa, serrando
le mani intorno alle maniche della giacca di Daryl, elaborando una
frase o un
piano decente per fermarli e obbligarli a tornare indietro.
Perlopiù loro continuavano a non ascoltarla, a
considerarla come un’idiota che perseverava a fare azioni
sbagliate.
No,
non sono
un’idiota!
Doveva convincerli. Non poteva lasciarlo. Non dopo
tutto quello che era accaduto.
“Glenn….”
attaccò lei in tono pacato.
Il
ragazzo si girò velocemente, insieme ad Aaron,
posando lo sguardo sulla ragazza
“Cosa
c’è Beth? Ti senti bene?” chiese
allarmato.
“Ti
prego.” Disse respirando profondamente,
soffocando il fiume di lacrime che stava in tutti i modi lottando per
poter
uscire “Torniamo indietro a prenderlo.”
“No,
te l’ho già detto. Quel posto ora è
impenetrabile. Avranno messo guardie ovunque, è troppo
pericoloso.” Gli rispose
il ragazzo in modo tranquillo, cercando di ignorare il fatto che gli
avesse
ripetuto le stesse identiche cose fino allo sfinimento.
“So
che è pericoloso ma possiamo farcela, almeno
proviamoci...” tentò di nuovo Beth mantenendo un
tono gentile ma allo stesso
tempo supplichevole.
“No.
Basta!” le urlò violentemente Glenn.
“Ma…”
“Non
possiamo…è finita Beth.” concluse
l’asiatico,
commosso.
Sentì
il sangue ribollirgli nelle vene per la rabbia
e cambiò completamente espressione: se prima lo stava
implorando, ora gli
avrebbe urlato contro a pieni polmoni, perché sì,
era stanca di essere
considerata la stupida ragazzina che non sapeva difendersi e poi dopo
tutto
quello che Daryl aveva fatto per il gruppo,aveva rischiato la vita,
più di una
volta per loro, voleva veramente comportarsi così da
stronzo?
“Abbiamo fatto cose molto
più rischiose di queste e
lo sai bene. Vuoi veramente abbandonarlo? È tuo amico!”
Sottolineò
l’ultima parola scandendola lentamente,
per stimolare una qualche reazione nel cognato.
Le lacrime iniziarono a bagnarle tutto il viso,
costringendola a coprirsi il volto. Glenn le si avvicinò,
rendendosi conto di
essere stato troppo duro, per darle un abbraccio ma appena la sua pelle
entrò
in contatto con quella del cognato lo allontanò con
cattiveria.
“Non
voglio un abbraccio!” disse asciugandosi le
lacrime con le maniche del maglioncino
“Voglio tornare indietro da Daryl!”
“Pensi
che io sia contento di averlo lasciato
indietro?Lo conosco da quando tutto questo è
iniziato!” le urlò contro Glenn “Ma
non posso rischiare che prendano anche voi! Aaron è ferito,
e tu non stai
ragionando lucidamente. Ora vi porto ad Alexandria e poi ti prometto
che domani
verrò con gli altri a prenderlo. Intesi?” fece
cenno con i grandi occhi a
mandorla cercando l’assenso di Beth.
Lei
annuì leggermente, senza guardarlo e prosegui
fino al furgone senza più dire nulla. Era inutile. Avrebbe
dovuto farlo da
sola.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Daryl’s
POV
Jack
si era rimesso in
piedi ed ora era davanti a tutto il gruppo dei wolves,disposto in una
sorta di
semicerchio, pronto a scagliare il
colpo
fatale su Daryl con la grossa pistola che teneva fra le mani.
Quest’ ultimo era di
schiena rispetto a lui, guardava oltre il cancello.
Poteva essere il suo
ultimo giorno sulla terra. La sua vita era appesa ad un filo.
Ma quello non era
importante: l’importante era Beth, ormai salva insieme a
Glenn, diretta verso
un posto felice dove avrebbe potuto ricostruirsi una vita e
dimenticarlo.
Oppure avrebbe potuto raggiungerla. Doveva solo trovare il modo.
“Voltati,
voglio
guardarti in faccia brutto stronzo!” disse secco Jack.
Lui
lentamente, girò su
se stesso senza mai distaccare lo sguardo duro dall’uomo che
pretendeva di
essere il suo carnefice.
Ricaricava la pistola
in modo sicuro, prendendo la mira ed era pronto a far premere il
grilletto.
Avrebbe dovuto implorarlo per la sua vita?
“Dixon
è inutile che
continui a fissarmi con quello sguardo da “duro”.
Avrei già dovuto farti
pestare a sangue dai miei uomini e spararti dopo quello che hai
fatto…ma non ho
intenzione di farlo.”
Daryl
mantenne lo
sguardo su di lui, cercando di ignorare la confusione che si stava
creando tra
i diversi componenti del gruppo che si scambiavano sguardi
interrogativi e
confusi. Quindi non voleva ucciderlo? Cosa voleva allora da lui?
“Ti
ascolto.”
“Vedi,
il fatto è che
come ben saprai il cibo scarseggia, la benzina, tutto ciò
che ci serve per
sopravvivere sembra essere scomparso.
C’è
un posto però dove
tutto questo esiste in abbondanza e che ci farebbe molto comodo.
Sappiamo che
eri il braccio destro di Grimes. Poco tempo fa il tuo amico
è venuto a farci
visita con quell’idiota che abbiamo massacrato prima e
indovina cosa si è
dimenticato? Queste.”
Gettò
in terra dei
piccoli fogli. Daryl si chinò per raccoglierli e solo dopo
averle esaminate si
rese conto di cosa fossero: delle fotografie.
Non si riusciva a
capire molto, c’erano diverse foto che contenevano
recinzioni, case, pannelli
solari ma fu una foto in particolare a colpire l’attenzione
dell’uomo: Rick e
Carl seduti su una scalinata che sorridevano alla fotocamera.
Stavano
bene. Il
sollievo che lo
pervase per pochi secondi venne spazzato via dalla paura che i bastardi
che aveva
davanti li avrebbero trovati e depistati.
“Ora,
non è molto
difficile capire cosa voglio da te. Voglio che tu ti unisca a me e
voglio
entrare ad Alexandria.”
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Beth’s
POV
Aaron
si era
addormentato sul seggiolino del passeggero. Glenn temeva che tutte le
botte che
aveva ricevuto gli avessero causato una contusione o un trauma cranico.
Lei, invece, era in
pena per Daryl.
La pelle del viso le
tirava a causa delle lacrime che si erano asciugate e tutto il corpo le
tremava
come se fosse una foglia.
Se ne stava seduta sui
sedili posteriori, terrorizzata, persa.
Non sapeva cosa fare,
come agire, come comportarsi: fingere che fosse tutto ok o protestare e
attivarsi per il salvataggio dell’arciere?
Glenn mentre sfrecciava
sulla Marshall farneticava su quanto Alexandria fosse bella con tutte
le sue
casine, l’elettricità, l’acqua potabile
e di quanto la gente fosse ospitale ma
Beth non ascoltò neanche una parola di quello che disse. Ora
parlava di una
certa Deanna o qualcosa del genere.
Lo interruppe chiedendo
quanto distava la safe-zone dall’accampamento dei wolves.
“Non
lo so esattamente
ma penso siano più o meno una trentina di miglia. Siamo
quasi arrivati.” Disse
gentilmente.
Beth
non rispose, si
distese e chiuse gli occhi: voleva provare a calmarsi, cercare di
smorzare
l’adrenalina che aveva ancora in circolo e rallentare il
battito del cuore
ma subito il viso
di Daryl che la
guardava da oltre il cancello la colpì, come se fosse uno
schiaffo.
Si rimise seduta
rapidamente, spaventata, meravigliandosi di ciò che si
trovava davanti: Un’enorme
recinzione di metallo, solida, forte, impenetrabile per i vaganti con
guardie e
cancelli.
“Heath,
apri sono io!”
urlò Glenn sporgendosi dal finestrino
“Ehi,
Glenn! Ti apro
subito!” gli rispose il ragazzo di colore con le treccine.
Il
cancello si aprì
rumorosamente ed entrarono con il furgone: Ormai era pomeriggio
inoltrato.
Il mezzo venne
circondato da persone che Beth non conosceva, gli abitanti di
Alexandria che si
occuparono di Aaron e lo trasportarono in infermeria.
Alcuni rimasero lì,
incuriositi dalla nuova arrivata.
Lei rimase seduta ad
osservare tutto senza dire niente e senza preoccuparsi degli sguardi
che
riceveva e solo dopo l’invito di Glenn a scendere
abbandonò il veicolo.
Questa Alexandria, era
veramente meravigliosa: era una piccola città composta da
enormi abitazioni che
tendevano al bianco, una chiesa,zone verdi ,insomma un intero quartiere
era
stato messo al sicuro.
-Daryl avrebbe odiato
questo posto- pensò la ragazza, quasi divertita.
Glenn parcheggiò il furgone
e fece fare un rapido giro a Beth, spiegandogli tutta la storia sulla
sostenibilità delle infrastrutture.
“Glenn, ma dove sono tutti?
Dov’è mia sorella?”
chiese Beth mentre si osservava attorno.
“Ognuno
ha un compito
qui, un lavoro: tra poco ti porto da Deanna, la donna di cui ti parlavo
prima,
ti farà qualche domanda e poi affiderà anche a te
qualcosa da fare. Non
preoccuparti, è molto gentile.”
“Ok.”
Odiava
l’idea di dover
parlare con un’estranea in quel momento ma doveva farlo, per
non destare troppi
sospetti.
“Andiamo
dai, ti
accompagno.” disse Glenn
Erano
sull’uscio della
casa di Deanna, quando la porta si spalancò e
uscì Maggie indaffarata a
scrivere degli appunti su un’agenda.
“Arrivederci,
Deanna,
ci vediamo domani!” disse alla leader di Alexandria.
“MAGGIE!”
urlò Beth,
appena la vide: Finalmente eccola, sua sorella, la sua famiglia.
Lei,
quasi incredula, e
in preda allo shock fece cadere la penna e il quaderno e le corse in
contro.
“O
mio Dio! La mia
Bethy! Tesoro, mi sei mancata tantissimo!” disse
abbracciandola e esultando.
Entrambe
si misero a
piangere: piangevano perché si erano ritrovate, piangevano
per sfogarsi,
piangevano perché finalmente erano insieme.
Rimasero abbracciate a
lungo, si persero in quell’abbraccio fraterno e poi Maggie
iniziò, come un
uragano, a porre domande alla sorella:
“Ma
Beth stai bene? Non
è che ti gira la testa?Hai mangiato? Sei ferita?E quando
siete…”
“Maggie,tranquilla,
sto
bene.” La interruppe in modo dolce ma allo stesso tempo le mentii:
non stava bene. Aveva appena perso Daryl.Il suo
Daryl. E non era sicura che l’avesse
ritrovato.
“Sei
sicura? No perché
guarda che posso andare a prenderti del cibo,
dell’acqua..” continuò lei
imperterrita, prendendogli le mani e stringendole al suo petto.
“Veramente,
Maggie,
dovrei parlare con Deanna, me lo ha detto Glenn ed era con me per
questo.”
Spiegò Beth
“Ma
certo, vieni, è in
casa, te la presento io.” le disse Maggie, sempre in tono
dolce.
Entrarono
nella casa,
ritrovandosi in un soggiorno luminoso, caratterizzato da
un’enorme libreria
bianca piena zeppa di libri e un’enorme poltrona foderata e
sontuosa al centro
di essa.
“E’
permesso? Deanna,
scusi, sono ancora io, Maggie.” Si annunciò
rispettosa Maggie mentre Beth,
quasi a disagio, restò dietro alla sorella.
“Vieni
pure. Sai che
non mi disturbi, e poi quante volte devo dirti di darmi del
tu!” la accolse
Deanna e ,accorgendosi della nuova presenza, accennò un
leggero sorriso, e
continuò “E lei chi è?”
“Deanna,
lei è Beth.
Mia sorella. Aaron e Glenn l’hanno finalmente
trovata!” spiegò piena di gioia
alla donna.
Lei
si avvicinò alle
due, così che potesse stringere la mano alla nuova arrivata.
“Che
bella
notizia!Sono contenta per voi!” disse Deanna.
“Piacere,Beth,
io sono Deanna
Monroe, lieta di conoscerti!”
“Buonasera,
anche per me è un
piacere.” Si sforzò di risponderle Beth.
“Vieni
cara, accomodati
pure, voglio scambiare quattro chiacchiere con te.” Le disse
indicandogli la
poltrona che poco prima aveva attratto la sua attenzione.
Lei
si sedette, mentre
Deanna sistemava una videocamera e dei fili ad un computer.
Maggie si congedò,
dicendo a Beth che l’avrebbe aspettata lì fuori e
poi Deanna a sua volta si
sedette, pronta per parlare con la ragazza dai capelli biondi.
“Ti
spiace se registro
la nostra conversazione?” Chiese Deanna
“No,no,
si figuri.”
Rispose Beth
“Allora
parliamo un po’
di te e delle tue ultime settimane.”
Beth
raccontò,
svogliatamente, tutto ciò che le era capitato: la fuga, la
separazione dagli
altri membri del gruppo, l’incontro con i wolves, la caviglia
slogata.
Ma non parlò
assolutamente di lui: faceva troppo
male.
Deanna a sua volta si
rivelò molto interessata dal suo racconto e talvolta
interveniva per
puntualizzare una situazione.
Le chiese cosa avrebbe
voluto fare se tutto il caos dell’apocalisse non fosse
accaduta e Beth si
ritrovò a farneticare sul fatto che probabilmente sarebbe
andata all’università
oppure avrebbe lavorato in un ambiente pieno zeppo di bambini e
spiegò che alla
prigione la maggior parte del tempo lo trascorreva accudendo la piccola
Judith.
“Ti
dispiace?” chiese
Deanna, in tono quasi commosso
“Per
cosa, signora?”
chiese interrogativa Beth, sperando che si riferisse a tutto tranne che
a
Daryl.
“Ho
saputo dell’uomo che era con
te. Glenn mi ha spiegato che non siete riusciti a salvarlo.”
Il
cuore iniziò ad
accelerare. La mente iniziò a rielaborare le ultime immagini
del suo volto e
qualcosa si spezzò.
“Sì,
Deanna. Mi
dispiace,molto.” Disse lei, facendosi coraggio e evitando di
piangere per l’ennesima
volta. “Sono grata per il vostro salvataggio ma vorrei che ci
fosse anche lui.”
“Capisco.
E’ sempre
brutto perdere un proprio compagno: non volevo rattristarti. Grazie
Beth per
aver parlato con me. Ora vai pure, sarai stanca, povera cara.”
“Grazie
a lei Deanna,
arrivederci” la salutò e uscì da quella
casa che sembrava crollargli addosso
sin da quando la donna aveva nominato Daryl.
Fuori,
ad aspettarla,
c’erano Glenn e Maggie, seduti su una panchina.
“Allora
com’è andata?”
chiese Maggie con un sorriso
“Bene,
credo, Deanna è
stata molto gentile.”
“Si,
è una persona
molto a modo. Ma ora basta parlare di lei, piuttosto, andiamo a
casa!”
puntualizzò Maggie
“D’accordo.
Ma
aspettate, voi due avete una casa tutta per voi?” chiese
Beth, guardandoli
entrambi,ripensando alla prigione quando a ognuno era concesso solo un
letto o
eccezionalmente una cella.
“Sì,
Rick e gli altri
hanno insistito ma non preoccuparti perché abbiamo una
stanza tutta per te!” le
rispose Glenn con entusiasmo.
“Wow,
è fantastico,
grazie!” gli rispose pacatamente.
Poi
tutti insieme si
avviarono per raggiungere la loro dimora.
La casina esternamente
era bianca, piccola e graziosa anche se l’interno si
rivelò molto più spazioso:
come per la casa di Deanna, le grandi finestre rendevano gli interni
molto
luminosi, candidi e rilassanti, ideali per riposarsi dopo una lunga
giornata.
Al piano terra si
trovava la cucina, il salotto e il bagno di servizio mentre al piano di
sopra
c’erano tre stanze da letto e un’enorme bagno con
un’altrettanto enorme doccia.
“Bethy,
tieni questi
sono dei vestiti puliti, mente invece in bagno dovrebbero esserci degli
asciugamani puliti sulla sedia.” Le disse Maggie dopo avergli
fatto fare il
giro della casa e sottolineando che era ora che si facesse una doccia.
Dopo averla abbracciata
per l’ennesima volta, Beth si recò in bagno,
pronta per levarsi tutto lo schifo
che aveva addosso.
Si liberò di tutti i
suoi abiti luridi tranne per la giacca di Daryl ,che ripose
delicatamente sulla
sedia,e si cacciò nella doccia, sotto un getto di acqua
rovente.
Si lavò i capelli per ben
3 volte con lo shampoo, lo shampoo! Cosa che pensava essere ormai
scomparsa
dalla circolazione e si insaponò il corpo con molta schiuma,
strofinando con
forza. Era bello poter fare una doccia ma si sentiva una schifosa
egoista
perché lei era lì al sicuro, con i suoi familiari
e amici mentre Daryl era
chissà dove, da solo, senza nessuno, senza di lei.
Inconsapevolmente, si
accasciò sul piatto della doccia e pianse a lungo,
appoggiando il mento sulle
proprie ginocchia e facendosi sovrastare dall’ acqua.
Senza forze, e cercando
di dimenticare il dolore che nessuno sembrava comprendere e che nessuno
doveva
conoscere, uscì dalla doccia per rivestirsi.
Come un’idiota si
ritrovò a fissare quella stupida giacca, addirittura
accarezzò le grandi ali
disegnate sul dorso.
Indossò della
biancheria molto semplice chiara, dei jeans caldi, una T-shirt e una
felpa
oversize grigia, si pettinò, asciugò
accuratamente i capelli, ma non si guardò
mai nello specchio: il suo riflesso le faceva schifo.
Uscita dal bagno si
recò in cucina, dove ad aspettarla c’erano
un’enorme pizza e la compagnia di
Glenn e Maggie che si divertirono a sottolineare che era rimasta in
bagno per
più di un’ora.
Mangiò in silenzio,
anche controvoglia, e tutto il tempo fu Maggie a parlare mentre lei
accennava
solo qualche commento o annuiva semplicemente.
Stranamente, non le
chiese nulla,di…beh,lui. Forse lei e Glenn avevano
già parlato di tutta la
faccenda e il cognato aveva suggerito di evitare l’argomento
alla sorella.
Mentre lei e Maggie
stavano sistemando la cucina, qualcuno alla porta bussò:
quasi tutti i
componenti del gruppo erano arrivati per salutare la piccola e dolce
Beth.
Rick, che aveva
bussato, era seguito da Michonne, Carol, Sasha, Abraham, Rosita e
Eugene.
Appena li vide, salutò
tutti calorosamente, abbracciandoli.
Carol aveva preparato
dei biscotti e tutta l’attenzione era incentrata su Beth.
“Ci
siamo presentati
senza preavviso perché Glenn ci ha detto che eri tornata e
volevamo farti una
sorpresa!” disse Rick, soddisfatto.
Era
estasiata dal gesto
che i suoi compagni avevano fatto, ma non riusciva più a
tenersi dentro
quell’enorme fardello: doveva parlare.
“Grazie
ragazzi! Rick,
io…sono così contenta di rivedervi, davvero, nei
giorni in cui ero da sola mi
sono resa conto di quanto voglia bene a ciascuno di voi, di quanto voi
siate
diventati per me una famiglia, ma…ma…”
la voce gli si spezzò mentre parlava e
Carol, in segno di conforto, le si avvicinò e le mise una
mano sulla spalla.
Schiarendosi
la voce e
ignorando le lacrime continuò, attirando
l’attenzione di tutti
“Ma…stamattina
abbiamo
abbandonato Daryl! Daryl! Dobbiamo tornare! Vi prego! So che
è pericoloso ma,
ragazzi, Rick, è quasi come se fosse tuo fratello!”
Tutti
si rattristarono
mentre Beth parlava, rendendosi contro di aver perso un grande alleato,
un gran
compagno, un gran amico.
“Beth,
Glenn ci ha
raccontato tutto mentre tu eri da Deanna. Non preoccuparti. Il piano
è già
pronto. Domani mattina saremo da lui.” Spiegò Rick
“Davvero?
Non posso
crederci!” disse Beth piena di gioia
“Andremo
io, Michonne,
Abe, Rosita e Glenn: hanno fatto incazzare le persone
sbagliate.”
“Rick,
voglio venire
anche io!” si propose Beth, senza esitazione,
“Assolutamente
no, sei
appena tornata, non ho intenzione di perderti un’altra
volta!” si oppose Maggie
“Tua
sorella ha
ragione, Beth: è pericoloso già per noi e poi non
sei in condizioni, saresti
troppo distratta. E’ meglio se rimani qui.”
Aggiunse Rick
“D’accordo.
Ma
promettetemi che starete attenti, tutti quanti.” Si
raccomandò lei, in tono
dolce, guardandoli uno per uno negli occhi.
Rick
sogghignò mentre
Abraham esordì con la frase “Pericolo è
il mio secondo nome.”
Tutti scoppiarono a
ridere e trascorsero insieme la serata.
Prima che Rick andasse
via, Beth lo ringraziò per quello che stava facendo,
spiegandogli che era
grazie a Daryl se lei era riuscita ad arrivare sana e salva ad
Alexandria.
Dopo essersi infilata
il pigiama, Beth si fiondò nel letto, incapace di dormire:
la speranza, che
sembrava averla abbandonata era ritornata, Daryl poteva ritornare da
lei.
S.A.:
Ehilà! Prima di
tutto voglio scusarmi con voi lettori per l’ennesimo ritardo
ma purtroppo sono
stata soprafatta da una serie di impegni imprescindibili.
Spero che
in nuovo
capitolo vi sia piaciuto, ho deciso di focalizzarmi di più
su Beth questa volta
perché mi sembrava giusto analizzare il suo stato emotivo e
dargli una degna
scena con Maggie (cosa che purtroppo non abbiamo visto nella serie,
sigh L )
Come
sempre fatemi
sapere cosa ne pensate, sapete che mi piace sapere la vostra opinione.
Anche se
so di avervi
già annoiati troppo, volevo dirvi due paroline sul finale di
stagione, quindi
se non l’avete ancora visto vi sconsiglio di continuare nella
lettura.
SPOILER
SEASON FINALE
.
.
.
.
.
.
.
.
Allora,
devo dire che
anche se è passato già più di un mese,
non mi sono ancora ripresa del tutto :P
Non
sappiamo chi sia
stato ucciso da Negan (chapeau a Dean Morgan per
l’interpretazione) ma ho le
mie teorie e i personaggi secondo me più
papabili alla morte sono Glenn e Abe. Dwight, per quanto sia stato
stronzo a
sparare a Daryl (povero cucciolo, la scena della finale quando li fanno
uscire
dalla cella per metterli in fila insieme agli altri piangevo come
un’idiota)
secondo me lo ha “protetto” perché Negan
nei fumetti non uccide i bambini, le
donne e i feriti.
Se Gimple
uccide
Daryl, deve aspettarsi veramente una rivolta :P
Alla
prossima! Ciao!
:*
|
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Capitolo 10 *** Alone ***
Capitolo
10- Alone
Daryl’s
POV
Ero
ancora in quel fottutissimo
scantinato a marcire: ammanettato alla parete, ancora in ginocchio, con
acute
fitte lungo tutto il corpo, ed ero al buio, non vedevo niente e questo
mi
faceva incazzare ogni minuto che passava.
Dopo essermi categoricamente rifiutato
di aiutare Jack nella ricerca della mia famiglia e di
quell’Alexandria che ora
reputavano la loro nuova casa, i suoi uomini mi erano saltati addosso
come cani
affamati.
Il naso era definitivamente rotto, alcuni
ossi della mano destra anche, ed ero ricoperto di sangue, un
po’ mio e un po’
degli idioti con cui avevo lottato.
Quelle mezze fichette non si scorderanno
presto di me: gli ho fatto saltare una buona parte dei denti che ancora
avevano,
e Jack aveva il
tendine della gamba
andato.
Non mangio da giorni, continuo a perdere
conoscenza e la cosa peggiore è che non so
cos’abbiano in
mente di farmi.
Sì, lo so, sono un Dixon, avrei dovuto
assecondarli, pensare alla mia pellaccia e fregarmene di Rick,
Judith,Carol.
Ma non ci riesco.
Preferivo morire piuttosto che tradire
la mia famiglia? Sì.
Mi sto pentendo di quello che sto
facendo? No.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Beth’s
POV
Quella
notte era stata oscura e piena di
terrore (*) per Beth:
Non aveva chiuso occhio neanche un
secondo e si era limitata a fissare per ore il soffitto bianco candido
sentendosi frastornata, vuota, inutile.
Più di una volta aveva escogitato di
sgattaiolare fuori dal suo letto e scappare per andare a riprendersi
Daryl ma non
sapeva dove fossero le armi e temeva di essere scoperta dalle
sentinelle di
guardia o peggio da sua sorella.
La giacca di Daryl si trovava sullo
schienale della sedia in camera sua ma aveva la strana sensazione che
l’oggetto
in questione la stesse fissando, come un fantasma che vegliava su di
lei.
A un certo punto si sentì costretta ad
alzarsi ed a portarsela vicino a sé, nel letto.
La stinse, pianse su di essa finché le
prime luci dell’alba fecero capolino tra le fessure delle
ante chiuse.
Beth si girò su un fianco e guardò la
finestra, perdendosi nei suoi pensieri.
Dopo poco sentì Glenn e Maggie parlare
nel corridoio a bassa voce:
Glenn stava per partire nella missione
di salvataggio e non aveva alcuna intenzione di origliare le loro
conversazioni, ma Maggie l’aveva obbligata a tenere la porta
aperta per sicurezza
e quindi riusciva ad udire qualunque suono.
“Odio
ogni volta vederti andare via!
Dovrei venire anche io con voi.” disse Maggie in modo triste
al marito
“Sai
meglio di me che devi rimanere qui
e occuparti di Beth…ha bisogno di te più che mai
adesso.” Le rispose Glenn in
modo dolce
“Non
l’ho mai vista così triste. Forse
solo dopo la morte di mamma l’ho vista così
disperata. ” continuò sua sorella
“E’
solo in pensiero per Daryl, vedrai
oggi starà meglio, finalmente si è riposata, h
mangiato ed è al sicuro.”
“Lo
spero. Stanotte sono andata a
controllarla, stava dormendo ma tendeva la sua
giacca tra le braccia. E se…sai
pensavo…se fosse successo qualcosa tra quei
due?” si interrogò Maggie
-Merda-
pensò
tra sé e sé Beth che
ascoltava.
“Cosa?
Daryl e Beth? Pfff…Maggie,andiamo
tesoro ma ce li vedi quei due insieme? E poi sappiamo tutti che Daryl
con le
ragazze proprio non ci sa fare.” disse tra le risate Glenn
“Mmm…forse
hai ragione.” Disse Maggie
aggiungendosi alla risata del marito
“Forse
sto diventando un po’ troppo
paranoica da quando Beth è tornata…”
continuò lei in tono scherzoso
“Dici?”
la prese in giro Glenn dandogli
un bacio
“Hai
preso tutto? Ti serve qualcos’altro?”
“Sì,
ho tutto. Mi accompagni giù?” disse
dando un secondo bacio alla moglie
“Ma
certo, andiamo.” rispose dolcemente
Maggie e poi entrambi scesero le scale per andare al piano di sotto.
Lì
senti scendere, ma lei rimase
comunque inerme. Non voleva fare niente. Sarebbe rimasta tutto il
giorno nel
suo letto e al diavolo le stupide regole di Deanna sul lavoro.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Daryl’s
POV
Lo
scantinato sembrava aver assunto un
colorito più luminoso e caldo come se qualcuno avesse acceso
una luce.
Le alternative erano due: o avevano
veramente acceso una luce così da torturarmi meglio oppure
stava impazzendo.
Più probabile la seconda.
Se continuavano a tenerlo al freddo,
senza mangiare e senza ricevere medicazioni avrebbe raggiunto suo
fratello Merle
e Hershel molto presto.
Ma lui non si sarebbe arreso: era stato
costretto a combattere sin da quando era bambino, combattere i suoi
demoni
interiori e anche adesso avrebbe combattuto per restare in vita.
La porta blindata si aprì con il suo
cigolio familiare e Daryl sapeva che le torture stavano per arrivare.
Jack si sarebbe divertito a tormentarlo
per qualche ora mentre i suoi “seguaci” avrebbero
riso sguaiatamente ogni volta
che lui avesse mostrato un segno di debolezza.
Non si preoccupò di alzare nemmeno la
testa per vedere chi era, era inutile sprecare le ultime forze per un
coglione
come Jack.
Sentì dei passi arrivare verso di lui,
incredibilmente delicati per essere quelli di un bestione come il suo
aguzzino.
Non sapeva cosa gli sarebbe toccato
oggi, l’ultima volta Jack aveva usato la sua cintura e,
neanche fosse stato un
vangante, si era ripromesso di strappare violentemente la carne della
schiena
di Daryl a suon di cinghiate.
Stranamente qualcuno gli sfiorò la
guancia, con delicatezza, singhiozzando.
“Oddio…Ma
che cosa ti hanno fatto...mi…mi
dispiace così tanto”
Quella
voce. No, è impossibile. Non può essere qui.
Ma quando alzò gli occhi, Beth era
reale, piangeva, si disperava, con i suoi inconfondibili capelli biondi
raccolti in una coda e gli occhi blu dove Daryl
amava perdersi.
“Ma
come hai fatto…” chiese debolmente Daryl
“Shh…non
parlare, ti prego. Dimmi solo
come aprire queste manette” le rispose con determinazione lei
“Devi
solo tirare, non ci sono le chiavi.”
“Ok.
Ok.”
Non
riuscì nemmeno a finire la frase che
Beth aveva già liberato la stretta di un braccio.
L’arto gli ricadde sulle
ginocchia come se fosse una parte estranea al suo corpo, non riusciva
quasi più
a sentirlo.
Tra il dolore e la sorpresa l’arciere
riuscì solo a dire
“Non…dovresti…essere qui”
“Lo
so. Ma è l’unico posto dove voglio
trovarmi.” Gli rispose seria Beth mentre liberava anche il
secondo braccio
dalle manette.
Non
riuscì a trattenere la smorfia di
dolore.
Beth frugò nello zaino alla ricerca di
acqua per reidratarlo.
Daryl bevve avidamente l’intera
bottiglia, e cacciò giù diverse bustine di
zucchero così da recuperare energie.
In pochi minuti la ragazza medicò le
ferite più gravi e poi, facendosi coraggio, lo
obbligò ad alzarsi.
“Forza,
non manca molto” lo spronava lei
ma sapeva quanto l’uomo facesse fatica a compiere
un’azione elementare come
camminare.
Daryl
si era appoggiato quasi
completamente a Beth, e lei, esile com’era, cercò
di aiutarlo come meglio poté.
Due rampe di scale li dividevano
dall’uscita: riuscirono a fare la prima rampa a fatica, lei
era madida di
sudore, mentre lui a ogni movimento si costringeva a trattenere urla di
dolore
a causa delle gambe che non riuscivano più a sorreggerlo, un
braccio cingeva le
spalle di Beth mentre l’altro era alla ricerca disperata
della ringhiera delle
scale, per non esercitare troppo peso sulla fragile ragazza.
Mentre stavano per iniziare la seconda
rampa, entrambi persero la presa e scivolarono sul duro pavimento.
Si ritrovò ancora sulle sua ginocchia.
Era in una sorta di trance, non si era mai sentito così
impotente, inutile.
Gli occhi gli si chiudevano, era debole,
impotente e l’unica cosa che riuscì a dire fu
“Beth..lasciami qui”
Lei, impavida e ignorando le parole
dell’uomo, si precipitò verso di lui e gli
cacciò giù a forza altre bustine di
zucchero mischiate con l’acqua.
“Vattene…”
gli sussurrò disperato
“Io
non ti lascio qui.Ok?” gli disse
guardandolo
L’unica
cosa che riuscì a emettere Daryl
fu un respiro affannoso. Ormai le sue forze lo stavano abbandonando del
tutto.
Beth riprese il suo volto tra le sue
delicate mani e con una pezza bagnata gli passò
dell’acqua sulla
fronte, sperando di migliorare
leggermente la situazione.
Carezzandogli sempre il viso continuava
a dirgli di non mollare, di resistere, di non lasciarla proprio ora che
erano
quasi arrivati.
Come ultimo, disperato tentativo, gli
diede un bacio.
“Beth…”
sussurrò Daryl
Di colpo un dolore lancinante lo colpì
sul volto, un pugno, e anche ben assestato.
Si costrinse ad aprire gli occhi immediatamente,
ed ecco che incontrò subito quelli malvagi e neri come la
pece di Jack.
“Beth! Beth!” disse imitandolo e
deridendolo “Amico,
dovresti smetterla
di fantasticare sulle ragazzine, non si fa!” disse Jack con
la sua solita
faccia da culo divertita.
Lui non riusciva a capire, un momento fa
era lì con lei, che lo aiutava, che lo liberava, che lo baciava…e adesso
dov’era?
Guardandosi intorno, la luce era tornata
quella oscura e malsana di una volta e l’unica persona che
divideva la stanza
con lui era Jack.
-Che idiota che sono!- pensò Daryl
–Beth è sana e salva ad Alexandria
–e
realizzò lentamente che non era reale, era soltanto un
fottutissimo sogno.
Era chiaro: stava veramente delirando.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Beth’s
POV
Trascorse
la maggior parte della
mattinata nel letto, lontano da tutto e da tutti.Qualche
ora dopo Maggie bussò alla porta
e gli portò da mangiare.
“Ehi,
Bethy, come stai? Sei riuscita a
dormire?” chiese Maggie premurosa
“Non
molto, sono ancora un po’
sconvolta.” Ammise lei
“Lo
so, anche noi quando siamo arrivati
reagimmo così, ma sai dopo ci siamo ambientati. E’
bello passeggiare qui senza
che dei mostri ti seguano per mangiarti”
Beth
annuì dolcemente, nascondendo la
sua tristezza.
“Se
vuoi parlare di qualsiasi cosa io ci
sono, ok?"
“Si
sa qualcosa della missione? Stanno
tutti bene?” disse Beth pensierosa
“Sono
partiti questa mattina all’alba,
sono costantemente in collegamento con noi grazie ai walky talky e
Glenn
conosce bene il posto e sono sicura che riusciranno sicuramente a
salvare
Daryl.”
Nel
momento stesso in cui pronunciò il
suo nome, Beth ebbe una sorta di colpo al cuore, era solo colpa sua se
adesso
era intrappolato.
“E
chi è che riceve le informazioni qui
ad Alexandria?” continuò imperterrita Beth
“Jesse.
Non confonderti con la moglie di
Pete: lui è un ragazzo. Si trova spesso
nell’armeria e Rick si fida cecamente
di lui”
“Ok”
“Beth?
Sei sicura che non vuoi parlare?
Guarda che ti sentiresti sicuramente meglio” disse
sussurrando Maggie e
carezzando il volto di Beth
“Io…sono
solo dispiaciuta, non volevo
che Daryl rimanesse prigioniero dei wolves e mi dispiace di aver
trattato male
Glenn e Aaron che cercavano solo di aiutarmi.
E’
colpa mia” iniziò a piangere
“E’
tutta colpa mia…io… i miei buoni propositi,
trovare persone buone, le mie
stupide speranze, sono un’idiota, una stupida ragazza con i
suoi stupidi sogni
che non impara mai…”
Beth
piangeva, piangeva disperatamente e
Maggie odiava vederla stare così male.
Lei aveva omesso tante cose nella
spiegazione del perché si sentisse così male ma
temeva la reazione protettiva
della sua sorellona maggiore.
“Devi
toglierti dalla testa che tu sei
stupida: sai bene quanto me che non è colpa tua e sono certa
che Daryl è felice
che tu sia qui.”
Si
abbracciarono e poi Beth si costrinse
a vestirsi per raggiungere il famoso Jesse.
Doveva sapere.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Rick’s
POV
Avevano
deciso di andare in missione
tutti con lo stesso mezzo: il furgone da 8 posti.
C’era posto per un sacco di gente e
inoltre sarebbe stato più facile medicare Daryl, se ce ne
fosse stato bisogno.
“Abe,
fermati qui, come le altre volte”
disse Glenn al rosso.
“Siamo
sicuri che qui non vedranno il
furgone?” chiese interrogativa Rosita
“No,
no, non preoccuparti” rispose
sicuro Glenn
Rick
slacciò la cintura del sedile, era
vicino a Abraham e si voltò verso i suoi compagni
così che potessero sentirlo.
“Ok,
conoscete tutti il vostro compito.
Innanzitutto perlustriamo la zona, assicuriamoci che
all’esterno non ci sia
nessuno e poi entriamo”
“Facciamo
in fretta, non mi piace tutta
questa storia” affermò Michonne issandosi sulle
spalle la faretra con la katana
“Daryl,
ci aspetta, andiamo!” disse Glenn
“Hanno
fatto incazzare le persone
sbagliate.” concluse Rick e poi tutti scesero dal furgone.
(*)
Citazione alla saga di Game of
Thrones spesso ripetuta dal personaggio di lady Melisandre aka la
Sandra :P
N.A.:Ciao
ragazze o ragazzi eccomi qui con il nuovo capitolo. Spero
vi piaccia.
Mi dispiace che poche persone abbiano letto l’ultimo capitolo
però ho deciso di continuare per chi fosse interessato e per
i miei fan più
accaniti (se esistono) XD
Come al solito se vi sentite di darmi il vostro parere, sia
positivo che negativo tutto è bene accetto. Ringrazio tutti
quelli che hanno
deciso di seguirmi fino a qui e vi mando un grosso bacio ciaoooo :*
Sara
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Capitolo 11 *** Fear the pain ***
capitolo 11
Capitolo
11 – Fear
the pain
Beth’s POV
Ognuno
nella vita, prima o poi, affronta un periodo buio: ti senti inutile,
impotente
e l’unica cosa che riesci a percepire è il dolore.
Il dolore che ti pervade, si
impossessa di te e ti rende uno stupido guscio vuoto, incapace di
provare
emozioni.
Ecco,
questa sono io.
E
fa schifo.
Sono
diventata il mio stesso alter-ego, devo accettare il fatto che forse
non lo
rivedrò più, e se prima amavo parlare e
confrontarmi con le altre persone, ora
lo detesto, non mi importa più di niente e di nessuno. Sto
perdendo la
speranza.
Voglio
solo ritornare indietro a quando abbiamo bruciato la casa insieme,
quando siamo
andati a caccia, quando condividevo le mie giornate e le mie notti con
lui,
quando tutto era migliore grazie a Daryl.
Mio
padre mi diceva che non ci accorgiamo di ciò che abbiamo
fino a quando non lo
perdiamo: aveva dannatamente ragione.
Mentre
sto camminando lungo le vie di Alexandria per raggiungere
l’armeria, tengo la testa
bassa e, approfittando del vento gelido, mi tiro su il cappuccio della
felpa,
così da attirare meno attenzione possibile.
Arrivata
nell’edificio, entro ammirando la grande raccolta di armi che
gli alexandrini
hanno accumulato e procedo verso la stanza secondaria.
Rispetto alla prima non ci
sono scaffali pieni
di mitragliatrici, asce o proiettili ma solo delle enormi parabole
collegate ad
una centralina: ci sono milioni di spie accese, e un ragazzo di schiena
con
delle cuffie tipiche da dj, che sta collegando dei fili tra loro,
fischiettando. Immagino che questo sia Jesse, il ragazzo di cui mi ha
parlato
Maggie.
Non
voglio distrarlo, ma sembra non essersi in nessun modo accorto della
mia
presenza, quindi mi avvicino e tendo la mano verso la sua spalla.
Sto
quasi per toccarlo, quando lui si gira di scatto e mi vede: si
spaventa, quindi
indietreggia velocemente e nel farlo inciampa in un cavo, finendo con
un tonfo
seduto sul pavimento.
E
io per la prima volta, dopo tanti giorni, ho voglia di ridere.
La
scena è stata incredibilmente divertente, come quelle gaffe
che succedono nelle
commedie, ma allo stesso tempo mi dispiace per quello che ho combinato
e quindi
mi avvicino al ragazzo per aiutarlo a rimetterlo in piedi, con un sacco
di
imbarazzo.
“Scusami,
avrei dovuto bussare o farti capire che ero qui, davvero scusa, ti sei
fatto
male?”
“Dio
santo, ho perso quarant’anni di vita. Comunque no, non mi
sono fatto niente.”
dice tirandosi su e sorridendomi. “Penso di non averti mai
vista, sei nuova?”
“Sì,
ciao, piacere io sono Beth” dico tendendo la mano
“la sorella di Maggie. Tu
invece sei Jesse, giusto?”
Lui
me la stringe calorosamente “È un piacere Beth.
Si, io sono Jesse” mi sorride
“E questa è il mio umile, ehm, ufficio, prego
mettiti comoda!” e continua
indicandomi una poltrona che prima non avevo neanche visto.
“Allora
Beth sorella di Maggie, cosa mi racconti? Ti piace qui?”
“Sì,
è veramente bello. Mi piace molto.”
Non
ho voglia di parlare, voglio solo sapere se il gruppo in missione sta
bene,
voglio sapere se lui sta bene e
quindi evito di perdermi in chiacchere inutili anche se Jesse
è molto cordiale:
“Jesse,
so che tu ricevi tutte le radio segnalazioni dai vari gruppi che sono
in
missione.”
“Sì,
esattamente!” mi risponde sodisfatto
“Hai
notizie del gruppo di Rick, sono partiti stamattina ma non sappiamo
ancora
nulla e io sto iniziando a preoccuparmi. Stanno bene?” chiedo
mantenendo sempre
un tono cortese
“Per
adesso non ho ricevuto nessuna notizia. Devi sapere che la faccenda
è un po'
più complicata: Lo vedi questo?” mi interroga
indicando quello che penso sia un
ricevitore
“Ah-ah”
“Ecco,
questo lo hanno portato dei ragazzi da una missione e proviene da una
centrale
di polizia quindi è molto potente e ha una copertura molto
estesa, ma siamo in possesso
di 15 walkie-talkie che hanno una batteria con autonomia molto
limitata, quindi
i leader della missione lo usano poco, spesso lo utilizzano tra di loro
e
invece ci inviano segnalazioni solo quando sono in pericolo, annullano
o
aumentano i giorni di missione o ci avvertono che stanno per
tornare.”
“Ah,
ho capito, quindi non sai molto neanche tu..” affermo delusa
“No,
infatti. Però mi piace stare qui, sto cercando di migliorare
sempre più l’area
comunicazioni ma le risorse sono quelle che sono. Mi
dispiace.”
Mi
sembra quasi arrabbiato dal fatto che non sia riuscito ad aiutarmi e
improvvisamente mi accorgo di essere stata troppo fredda, quindi cerco
di
rimediare, lui non centra niente.
“Ehi,
tranquillo, non fa niente!” gli dico nel tono più
carino possibile “Nessun
problema, si vede che ci tieni molto a tutto questo. Lavoravi nel
settore
informatico di qualche azienda prima?”
“Nono,
io prima studiavo ingegneria informatica
all’università” dice soffocando un po'
di tristezza
“Ero
solo al secondo anno, ma ehi pensavo in grande e volevo anche di
specializzarmi.” Continua guardando fuori dalla finestra
“E
tu invece, Beth sorella di Maggie cosa facevi?”
“Io..”
“Aspetta,
aspetta! Voglio indovinare! Mmmh, allora fammi
pensare…carina, occhi azzurri,
capelli biondi…studiavi lettere moderne?”
“Ehm,
no.”
“Allora…psicologia?”
“No,
sbagliato ancora!” dico divertita
“Mhhh,
difficile…ho capito! Facevi la modella!” dice lui
continuando a sorridere
Io
scoppio in una risata fragorosa, come potevo fare la modella? Che cosa
assurda!
“Già,
dovevo immaginarlo, sei troppo bassa.” Mi dice Jesse
sghignazzando
“Ehi!
Ti assicuro che essere bassi non è così
divertente!” continuo io tra le risate
Quando
torniamo seri, Jesse mi chiede ancora cosa facevo prima
dell’apocalisse.
“Ho
sempre adorato i bambini. Di qualsiasi età.
Quest’anno mi sarei diplomata e poi
avrei cercato lavoro in un asilo o in una scuola elementare.”
“Wow!”
“Che
c’è? Troppo strana come idea?”
“No
è solo che per badare a dei bambini devi avere una forza di
sopportazione
infinita, pazienza, essere gentile. Io dopo cinque minuti scapperei
urlando!”
afferma divertito Jesse
“E
io invece impazzirei con tutti questi cavi” dico indicando i
fili che penzolano
“È
questo il bello delle persone, Beth. Ognuno ha qualcosa che gli
interessa, e
sempre qualcosa da offrire.”
“Già..”
“A
proposito, lo vuoi un caffè?” dice cercando
di rimanere serio mentre io mi
ritrovo a ridere come una matta per la seconda volta. Questo Jesse
è proprio
simpatico.
“Sì,
grazie, volentieri.” Rispondo cortesemente
Lui
si allontana per andare nell’angolo della stanza e avviare la
macchina del
caffè.
Quest’ultima
inizia a gorgogliare e dopo poco Jesse torna a sedersi alla sua
postazione,
allungandomi il bicchiere di plastica caldo.
“Tante
volte devo stare qui anche di notte, così Deanna ha pensato
bene di sostenermi
almeno con una macchina per il caffè.”
“Gentile,
da parte sua.”
“Gran
donna Deanna. Anche dopo la morte di suo marito, non si è
fermata, non si è
arresa, ha continuato a lottare”
Mentre
pensa, il ragazzo fissa il suo bicchiere di caffè. Io lo
imito e cala il
silenzio. Ripenso alle parole che Jesse ha appena detto, sul
“continuare a
lottare” e per l’ennesima volta voglio scappare,
correre lontana, ritrovarlo.
Di
scatto Jesse tira su la testa e mi fissa
“Sono-Un-Completo-Idiota”
Io
lo guardo confusa “Perché?”
“Beth,
mi sono dimenticato che anche noi possiamo contattare le squadre!
Girati, sulla
parete c’è affisso un walkie-talkie, lo vedi?
“È
questo?” dico io, prendendo in mano la radiolina
“Sì
perfetto, ora passamelo un secondo che provo a mettermi in
comunicazione con
Rick.”
Dopo
avergli passato quell’aggeggio, Jesse ricomincia a toccare
pulsanti, a girare
strane manopole e a collegare fili, concentratissimo.
Continuo
ad osservalo e mi rendo conto che questo ragazzo oltre che essere
simpatico, è
molto carino. Occhi marroni, capelli castani acconciati in un ciuffo un
po'
disordinato.
Il
tipico universitario con felpa, t-shirt e fisico snello.
“Ecco
fatto! Ora i ragazzi riceveranno il nostro segnale solo se un walkie
è accesso,
quindi non preoccuparti se all’inizio magari non rispondono.
Vuoi farlo tu?” mi
dice porgendomi la radiolina
“Ehm,
si credo di sì” rispondo quasi spaventata
“Va
bene, è semplicissimo: basta che premi il pulsante sul lato
destro e inizi a
parlare.”
“Ok.
Dammi solo un secondo.” Dico io e la paura ricomincia: Voglio
veramente sapere
cosa sta succedendo?
Respiro
profondamente, premo il pulsante del walkie, mentre Jesse continua a
guardarmi
paziente
“Rick?”
Nessuna
risposta. Ci riprovo.
“Rick?
Ci sei?”
Il
nulla. Nessun rumore, nessuna voce e io inizio ad agitarmi.
Jesse
interviene dicendomi che i remote saranno spenti ma io non ce la faccio
a
restare calma, così mi alzo in piedi e inizio ad urlare
nella radiolina con la
speranza che qualcuno mi rispondi.
“Rick?!
Glenn?! Abraham? Qualcuno riesce a sentirmi?! Per favore
rispondete!”
“Beth,
tranquilla avranno i walkie spenti non…” mi dice
Jesse ma io non lo ascolto
neanche e continuo, continuo a parlare nel walkie- talkie
“Mi
sentite? C’è qualcuno che mi sente?”
Aspetto
una risposta invano e poi cercando di trattenermi sussurro “Daryl, stai bene?”
Ma
poi Jesse, che so per certo essersi accorto di quanto sono instabile e
di
quanto io sembra pazza cercando di contattare il mio gruppo,
gentilmente mi
prende il walkie e mi fa sedere sulla poltrona, e appoggiandosi sul
bracciolo
mi appoggia una mano dietro alla schiena, sperando di farmi calmare.
“Beth,
ehi, stai calma, non è successo niente, Rick e gli altri
stanno bene. Capito?”
“Cosa
pensavo che mi avrebbero risposto subito? Stanno andando nella tana dei
wolves
e io mi preoccupo che mi rispondano!”
“Beth,
sei solo scossa, ti serve tempo per rilassarti e tornare ad una vita
più “normale”
qui ad Alexandria, è normale che tu reagisca
così.”
Non
ho più nemmeno le forze di piangere, ma vorrei tanto farlo.
Jesse
si inginocchia per terra, davanti alla mia poltrona e mi porge un
bicchiere
d’acqua. Io butto giù un sorso, ma non dico nulla.
“Va
un po' meglio?” mi chiede premuroso Jesse
“Si,
e scusami per la scenata di prima.” Gli rispondo dispiaciuta
“Non
hai nulla di cui scusarti. Starò qui anche stanotte e se i
ragazzi dovrebbero
inviarmi qualche segnalazione, sarai la prima a saperlo,
d’accordo?”
Annuisco
e gli sorrido, poi lo aiuto per un po' a fare l’inventario in
armeria: Jesse
cerca di distrarmi in tutti i modi e parliamo di cose molto leggere e
ovviamente trova sempre il modo di inserire qualche battuta per
strapparmi un
sorriso.
Sto
contando uno per uno quanti sono i proiettili per le mitragliatrici
quando
arriva Carol.
Per
primo vede Jesse, che la accoglie calorosamente
“Ehilà, ciao Carol! Tutto bene?
Ti servono ancora dei proiettili per la glock 42?”
“Ciao
Jesse, nono sono apposto, sono venuta a portarti i tuoi biscotti
preferiti!
“gli dice lei sorridendo e estraendo dalla borsa un tupper
pieno zeppo di cookies.
Quando la donna mi vede mi sorride e mi saluta calorosamente.
“Davvero?
Tutti quelli sono per me?” dice Jesse sorpreso e mentre apre
la scatola chiede
“Ma sono per caso quelli che hai fatto l’altra
volta con le nocciole che hai
trovato nel bosco?”
“Mhm,
mhm sono proprio come quelli dell’altra volta” dice
Carol soddisfatta e Jesse senza
perdere un secondo di più si caccia un biscotto in bocca.
“Carol,
come al solito sono squisiti!” e poi la abbraccia
“Grazie! Li hai già portati
hai bambini?”
“Sisi,
mi manca solo Tobin e poi ho finito il giro. Hai notizie di
Rick?”
Jesse
sta per rispondergli, ma io sono più rapida e gli spiego che
abbiamo provato a
contattarli ma nessuno ci aveva ancora risposto
“Ah,
capisco. Beh se sai qualcosa fammelo sapere, ok?” dice Carol
a Jesse e poi si
rivolge direttamente a me “Beth, stasera ho preparato la
pasta al forno, che ne
dici di venire da me a mangiare? Ci sono anche Carl e Judith che non
vedono
l’ora di vederti!”
Judith.
Non ero ancora andata a riabbracciarla. Avevo così tanta
voglia di vederla! Sì,
ci sarei andata, almeno mi sarei distratta dai brutti pensieri.
“Ma
certo! Per che ora posso venire?”
“Quando
vuoi, nessun problema. Jesse vieni anche tu?” dice Carol
“Sai
che non direi mai di no alla tua pasta al forno ma devo rimanere qui a
monitorare la situazione.”
“Ah,
giusto, giusto. Beh, in tal caso goditi i biscotti e Beth ci vediamo
dopo!”
Io
e Jesse la salutiamo entrambi calorosamente e poi continuiamo
l’inventario.
Riusciamo
a finire in poco tempo e quindi prima di lasciare Jesse mi sento in
dovere di
ringraziarlo per tutto quello che ha fatto.
“Jesse,
io ora vado, sei stato gentilissimo e grazie per tutto quello che hai
fatto. Te
ne sono molto grata. Domani è un problema se vengo a
trovarti ancora per sapere
se ci sono delle novità?”
“Assolutamente
no! Anzi visto che ci sei vedi di portarmi un po' di pasta al forno di
Carol,
sai tutta questa informatica mette una gran fame!”
Rido
ancora, realizzando che anche Jesse riuscirebbe a far ridere la persona
più
scontrosa di tutti e poi esco dall’armeria, per andare da
Carol.
Le
persone reagiscono in modi diversi davanti ad esso. Lo accettano, lo
elaborano,
lo ignorano.
Non
ci sono soluzioni, devi solo aspettare che il dolore si nasconda da
qualche
altra parte. Oggi
per me si è attenuato quando ho passato un po' di tempo con
Jesse e anche se molte
volte il dolore può essere sopportabile, questa volta mi
rendo conto che mi ha
afferrato e che non vuole lasciarmi in pace. La verità
è che con il dolore devi
conviverci perché la vita, soprattutto adesso, me ne
porterà sempre dell’altro.
N.A.:
Buonasera a tutti! Sono tornata, nell’ultimo periodo mi
sentivo ispirata e
quindi ho buttato giù questo nuovo capitolo. Che dire, mi
dispiace di essermi
soffermata solo sul POV di Beth e di essere in una fase di stallo ma
volevo
concentrarmi bene sull’introduzione del nuovo personaggio
ovvero Jesse.
Che
dire su Jesse, come avete potuto leggere è molto carino e
spiritoso quindi
speriamo che riesca a sollevare un’ po' l’animo
della dolce Beth che sta
combattendo contro il dolore di aver “perso” il
nostro arciere preferito. Ho concluso con un finale abbastanza
deprimente proprio per farvi capire che la ragazza d'oro sembra aver
perso la sua più grande arma ovvero la speranza.
Nel
prossimo capitolo vedremo come procede il salvataggio e ovviamente ci
sarà
anche il POV di Daryl. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate di
Jesse,
della storia in generale, insomma di quello che vi passa per la testa
XD.
Tra
poco più di una settimana torna TWD con la settima stagione!
Alleluia! Siete
pronti a conoscere meglio Negan? E volete davvero sapere chi
è stato colpito da
Lucille? Io in entrambi i casi no, ma sono comunque curiosa e non vedo
l’ora che sia il
24.
Vi
ho annoiato già abbastanza, quindi vi saluto e vi abbraccio,
grazie per aver
letto anche stavolta la mia ff. :-*
Sara
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