Namixart

di Namixart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Oscurità, nient’altro che Oscurità. Chi era? Come era arrivata lì? Da dove veniva?
Si risvegliò in un vicolo buio, stordita e confusa.
- Dove mi trovo? - si pose quella che al momento le sembrava la domanda più logica. Solo dopo si accorse di un’altra cosa, ben più allarmante.
- Chi sono? - pensò agghiacciata.
Cercò di sforzare la memoria per ricordare.

Una ragazza allegra che ride e scherza con i suoi amici. Stranamente riesce a distinguere solo i volti. Tutto il resto è avvolto nella nebbia. Si sente un nome nell’aria.
- Martina! -
 A pronunciare quel nome è stato un ragazzo accanto a lei, un po’ più grande. Ha un viso allegro, corti capelli scuri e occhi dello stesso colore, pieni di calore e affetto.
- Dimmi, Carter. -
Chiama lei, allora. Il suo nome è Martina e il nome di quel ragazzo è Carter.
- Buon Compleanno!-
Le porge una collana di forma romboidale.
- È bellissima! Grazie! - esclama lei abbracciandolo.
Si vede che sono molto legati.
La scena cambia.
La stessa ragazza, in lacrime, davanti a un giornale.
- No! -
L’articolo annuncia la scomparsa di un ragazzo sedicenne.
- Carter! -
Quindi il suo amico è scomparso.
La scena cambia ancora, ma stavolta è una successione di immagini.
Tutte indicano che la ragazza è caduta in depressione. Si rifiuta di parlare, di uscire, perfino di mangiare.
L’ultima immagine, la peggiore: la ragazza viene avvolta da un vortice oscuro per pochi secondi. Una spirale fumosa che parte dal suo cuore. Poi più nessuno.

Riaprì gli occhi e le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance insieme ai ricordi.
Carter.
Il suo migliore amico.
Scomparso.
All’improvviso si sentì totalmente svuotata, come se una parte di lei se ne fosse andata. E probabilmente era davvero così.
Come poteva Carter essere scomparso?
Come poteva il suo migliore amico averla lasciata?
Crollò a terra, respirando affannosamente. Solo in quel momento parve afferrare a pieno il significato di ciò che era successo. Si rese conto in un momento che Carter non sarebbe mai più stato lì per parlarle. Non l’avrebbe più consolata quando era a pezzi.
Era sola.
- No… - mormorò, con il fiato corto.
- No! - gridò, picchiando i pugni a terra.
Ricominciò a piangere silenziosamente, rannicchiata in un angolo del vicolo in cui si era svegliata.
Non le importava, in quel momento, dove fosse capitata.
Le importava solo dell’enorme vuoto che sentiva dentro, un vuoto glaciale che sembrava spargere ondate di paura e malessere in tutto il suo corpo.
Solo molte ore dopo riuscì a rimettersi in piedi.
Aveva recuperato solo in parte la lucidità, e decise di esplorare un po’ la città in cui era capitata.
Si guardò in una pozza d’acqua vicino a lei. Vide la solita ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi azzurri. Aveva un’espressione sofferente e lacerata dal dolore. Scrutò attentamente le profondità dei suoi occhi: mancava qualcosa, come se si fosse spenta una luce. Magari era solo la sua immaginazione. Era sempre la stessa, dopotutto. No?
Cominciò a vagare per quella città sconosciuta, sfiorando di tanto in tanto la collana che aveva ancora al collo.
Giunse davanti a un castello bianco sospeso nel vuoto e lo osservò con occhi spenti. Davanti al ponte che lo collegava alla città c’era un uomo dai lunghi capelli argentei e la pelle bronzea. Osservandolo più attentamente si accorse che aveva gli occhi arancioni. Non le piacevano.
- Chi sei? - chiese lui.
Lei, in quel momento, distrutta com’era, non trovò nessun motivo per non rispondergli.
- Il mio nome era Martina, ma… non credo di essere più io… Io… - non sapeva come spiegare quella sensazione.
Non poteva essere cambiata tanto, no?
- Capisco. Tu hai perso il tuo cuore, sei diventata un Nessuno. Non hai un luogo dove andare, all’infuori di quello che ti offro io. Unisciti alla nostra Organizzazione. Avrai un nuovo nome e un nuovo scopo. -
- Perché dovrei? - adesso era passata sulla difensiva.
- Perché? Avrai un posto dove dimenticare le sofferenze del tuo passato, non è forse un motivo valido? -
L’uomo aveva tutta l’aria di sapere perfettamente chi fosse e come fosse arrivata lì.
- Chi sei? -
- Io sono quel rimane. O forse… sono tutto ciò che c’è sempre stato. -
- Intendevo il tuo nome. -
- Il mio nome non ha importanza. Piuttosto, dimmi: accetti la mia proposta? -
Che cosa aveva da perdere, dopotutto?
- Accetto! -
- Una saggia scelta. Ti avevo detto che avresti ricevuto un nuovo nome… -
Mentre parlava, nell’aria apparve una scritta:
Martina
Le lettere cominciarono a vorticare sempre più velocemente. A un certo punto l’uomo le fermò con un gesto deciso della mano. Ma lì non c’era più scritto il suo nome.
Namixart
- Questo è il tuo nuovo nome. Sarai il numero XV dell’Organizzazione. Dominerai il fuoco. Il tuo titolo sarà Scintilla di Fiamme Oscure. Avrai il tuo nuovo scopo. Seguimi. -
Namixart, il Nessuno, aveva preso il posto di Martina, la ragazza allegra e sempre sorridente. Si promise di lasciarsi il passato alle spalle, dimenticando le sue sofferenze. Per una vita che finiva, un’altra ne iniziava. Giusto?



[Angolino di Namixart]
Hello to everybody! Allooora... questa storia è in programma da tipo... un anno, ma ho deciso di pubblicarla solo adesso, per motivi legati a una mia precedente storia. Ok, anche per ringraziare Luly Love (per inciso, questa fic è dedicata anche a te <3), che mi aveva chiesto di Namixart in un altra storia. Sono mooolto legata a questa fic, come dice anche il mio nickname (esattamente, Martina/Namixart sono io). Cercherò di aggiornare almeno una volta ogni due settimane ma non garantisco assolutamente niente. Un avvertimento: la storia copre gli eventi tra 358/2 Days a KH3. Però su KH2 ho deciso di basarmi più sul manga che sul videogioco. Mi rompeva parecchio dover tornare due volte in ogni mondo. Siccome penso di avervi rotto abbastanza le scatole, ci vediamo al prossimo capitolo. Baci
Nami

PS
Una recensioncina ci sta, vero?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Namixart si svegliò sudata e ansimante, con le lacrime agli occhi.
- Stai bene? - chiese una voce accanto a lei. 
Come al solito era in compagnia di Axel e Demyx, che accorrevano sempre quando si svegliava urlando per i suoi incubi.
- Sì, ora va meglio. -
Non era la prima volta che riviveva nel sonno quei momenti in cui aveva scoperto la scomparsa di Carter. Quasi tutte le notti il viso sorridente dell’amico le compariva nel sonno. Poi diventava accusatorio e la rimproverava di non averlo cercato. A questo punto, ogni volta, si svegliava urlando.
- Non vuoi ancora dirci cosa sogni, Nami? - chiese Demyx dolcemente.
- Ormai è un mese che sei qui, noi siamo i tuoi migliori amici e ancora non sappiamo cosa ti turba! - rincarò Axel arrabbiato.
- Dov’è Roxas? - chiese cercando di sviare il discorso.
- Dorme ancora. Non era il suo turno di veglia, stanot… Non cercare di cambiare discorso. Dicci cosa sogni, avanti. - evidentemente Demyx stava per lasciarsi scappare qualcosa.
- Veglia? Aspetta… Mi state sorvegliando? -
- Ehm, no, non è come sembra, vedi… -
- Avanti, Dem, tanto l’avrebbe scoperto comunque. Siccome sappiamo di questi tuoi incubi ogni notte, a turno, uno di noi dorme nella stanza vuota qui davanti e, se ti sente urlare accorre subito. -
- E come mai ci siete entrambi? -
- Beh, Axel ha il sonno molto leggero. Ma stiamo divagando. Ti prego, dicci cosa ti fa stare male. - Demyx l’aveva quasi supplicata.
- D’accordo.- sospirò - Circa un mese fa, quando ero ancora umana, sui giornali arrivò una notizia terribile: un ragazzo di sedici anni era scomparso. Per me fu ancora peggio perché questo ragazzo, Carter, era il mio migliore amico. Caddi in depressione e diventai un Nessuno. A volte ho degli incubi in cui Carter mi accusa di non averlo cercato. È per questo che mi sveglio urlando. Ora sapete tutto. - spiegò.
Aveva cercato di alleggerire la sua storia, senza soffermarsi troppo sul rapporto meraviglioso che aveva perso. Ma i due non se la bevvero.
Axel e Demyx la guardarono in silenzio. Poi, senza una parola né un accordo, la abbracciarono. Era un abbraccio caldo e rassicurante. L’abbraccio di due amici più grandi e incredibilmente protettivi. Una lacrima solitaria le scese sul viso, ricordando la sensazione che provava sempre con il suo migliore amico. Axel, Roxas e Demyx erano dei Nessuno anomali. Dubitava che Xaldin, Vexen o Zexion avessero mai avuto un legame così profondo con qualcuno da quando avevano perso il cuore. Non riusciva a capire perché delle persone meravigliose come loro fossero diventate Nessuno.
- Grazie. - sussurrò pianissimo, certa che l’avrebbero comunque sentita.
 
 
- Hey, Nami. Mi dispiace tantissimo, Axel e Demyx mi hanno raccontato. -
La mattina dopo Namixart s’imbatté subito in Roxas, nell’Area Grigia.
- Non ti preoccupare, Rox, sto bene. Dove ti spediscono oggi? -
- Ricognizione ad Agrabah. Siamo in coppia insieme. -
- Bene. Axel e Demyx? -
- Demyx è al Monte Olimpo, ti saluta, mentre Axel è a Crepuscopoli, ti ordina di stare fuori dai guai. -
- Voi due! Se non ve ne siete accorti siete gli unici rimasti. Lord Xemnas odia i ritardatari. -
- Andiamo subito, Saïx. - sbuffò Roxas.
Namixart aprì un passaggio oscuro e vi sparì dentro insieme all’amico.
Appena arrivati a destinazione, osservarono la città nel deserto che tanto li affascinava. A un tratto una massa oscura e informe apparve alle spalle di Roxas. La ragazza la notò, e i suoi Shuriken giganti le apparvero in mano.
- Nami, cosa…? - Roxas era abbastanza preoccupato, sapeva quanto potesse essere devastante la furia dell’amica.
Con un agile e aggraziato salto scavalcò l’amico e distrusse subito gli esseri che si erano formati.
- Heartless.- rispose semplicemente.
- Confesso che a volte mi fai paura.- commentò Roxas.
- Credimi, ti farà più paura Saïx se torniamo senza aver compiuto la missione, quindi datti una mossa! - scherzò lei.
- Agli ordini, Capitano! - esclamò l’altro schizzando sull’attenti.
 
 
- A volte v’invidio, sapete? Tutti e tre in ricognizione mentre io inseguivo Heartless per tutta Crepuscopoli. Ricordatemi di non sfidare mai più un Orcus. - fece Axel seccato.
Si trovavano tutti e quattro alla Torre dell’Orologio di Crepuscopoli, come ogni sera a mangiare un Gelato Salmastro.
- Avrei fatto volentieri cambio, Ax, andare in ricognizione è terribilmente noioso.- commentò Roxas, mentre Nami annuiva energicamente.
- Sono l’unico che è contento, qui? Adoro le ricognizioni, c’è così poco da fare! - disse Demyx soddisfatto.
- Sfaticato! - risposero gli altri in coro.
Continuarono così, a chiacchierare, finché Axel si alzò e disse:
- Sarà meglio che vada. -
- Perché? -
- Domani parto per una missione, starò via un bel po’. -
- Dove ti mandano? -
- Al Castello dell’Oblio, dove ci sono già Marluxia, Larxene, Vexen, Lexaeus e Zexion. Sarà una noia mortale, ve lo dico io. -
- Beh, allora è davvero meglio che tu vada. Ci vediamo, Ax. - lo salutò Namixart.
- Cavolo, questo vuol dire che dovremo fare i doppi turni di notte anche al posto tuo? -
- Sì, Dem, ma non ti dividerai i miei turni con Rox, li farai tutti tu. Dopotutto sei più grande. - ghignò Axel.
- Tu! Brutto bas…-
- Ci vediamo! - rise Axel sparendo in un corridoio oscuro.
Rimasero tutti e tre a guardare per un po’ il punto in cui era sparito.
A un certo punto Demyx si riscosse, come svegliatosi da un sogno.
- Quando parlava dei doppi turni… Scherzava, vero? -



[Angolino di Namixart]
Ok, avevo detto che i tempi di aggiornamento sarebbero stati più lunghi, ma mi piace la mia storia e voglio sapere che ne pensate ;) ! Comunque sappiate che ho brutalmete escluso Xion dal gruppetto perché non la sopporto, mentre ho aggiunto Demyx perché è PUCCIOSISSIMO! 
ByeBye
Nami

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La mattina dopo Namixart si svegliò, dopo la prima notte senza incubi.
“Forse dopo essermi confidata con Axel, Demyx e Roxas un po’ del peso che mi affliggeva è scomparso.” pensava.
Appena arrivò nell’Area Grigia, Xigbar le venne incontro.
- Ehi, ragazzina! -
Nami sbuffò. Allora quella del numero II era un’abitudine. Chiamava ragazzino o ragazzina chiunque avesse meno di diciott’anni. Ovvero lei, Roxas e Xion. Probabilmente non li aveva mai chiamati con i loro veri nomi. Quel giorno, oltretutto, sembrava un po’ su di giri.
- Sei pronta per un po’ di allenamento? Oggi ci toccano gli Heartless al Monte Olimpo. I Giochi saranno un ottimo pretesto per mescolarsi ai locali e eliminarne il più possibile. Sono certo che farai faville, ragazza mia! -
Ok. Era esageratamente su di giri. Aveva iscritto Roxas e Namixart ai massacranti allenamenti di Fil il satiro al Monte Olimpo. Adesso anche i Giochi?
- Axel è già partito? -
- Sì, ma perché lo vuoi sapere? -
Xigbar era evidentemente uno di quei Nessuno che non ricordavano com’era avere un cuore. O forse era sempre stato così.
- Niente, lascia perdere… -
- Beh, certamente si sta molto meglio senza tutti quei palloni gonfiati tra i piedi. Non riferito a Axel, mi è simpatico, ma gli altri… Marluxia, Larxene, Vexen, Lexaeus e Zexion… fosse per me non tornerebbero mai. Comunque, vogliamo andare? -
- D’accordo. -
 
 
- Namixart! Che piacere vederti! Oggi ci sono i Giochi, lo sai. Vedrai, farai un figurone! -
“ Eccone un altro sovreccitato.” Pensò lei.
- Bene, Fil, quando cominciamo? -
- ADESSO! -
La spinse in un’arena, proprio mentre la “Voce Fuori Campo” stava dicendo:
- … il prossimo concorrente è un recluta. Non si sa niente di lei, se non il nome. Ecco a voi… Namixart! -
Il pubblico andò in visibilio mentre il Nessuno faceva la sua comparsa.
“Si va in scena.” pensò
Per i primi sei turni non incontrò difficoltà. I suoi avversari erano Heartless di poco conto. Ma al settimo turno…
- Ci rivediamo, ragazzina.-
- Xigbar?! -
- Proprio io. Non avrò raccolto cuori, quello possono farlo solo Roxas, Xion e, stranamente, anche tu. Però mi sono divertito. Che ne dici di iniziare quest’incontro? Sai, la gente non paga per vedere chiacchierate tra colleghi… -
Senza nessun preavviso il numero II iniziò a attaccare senza freno con le sue pistole. Namixart, presa alla sprovvista, si trovò in difficoltà ma non si arrese e continuò a rispondere colpo su colpo ai proiettili di Xigbar, finché il duello non tornò in pari. Il suo stile di combattimento era veloce e molleggiato, quasi annoiato, e sembrava quasi di vedere Axel al suo posto. Dopotutto, condividevano lo stesso elemento e un’arma simile. Era stato proprio l’amico a insegnarle a combattere, uscendone con non poche ammaccature. Quando fu sicura di riuscirci, effettuò il suo colpo più potente: unì i suoi Shuriken e li incendiò. Poi salì a qualche metro da terra sospesa nell’aria, a occhi chiusi. Rimase così per qualche momento, poi riaprì improvvisamente gli occhi e urlò con tutto il fiato che aveva in gola:
- Tremor Flare! - molte sfere di energia blu apparvero e lei le lanciò una ad una sul suo nemico.
Xigbar le evitò quasi tutte ma alla fine venne colpito con talmente tanta violenza che venne sbalzato fuori dal ring.
- Namixart vince! -
Nami scese dal palco e si avvicinò al collega, aiutandolo a rialzarsi.
- Non hai combattuto al tuo meglio, vero? -
- Non ti sfugge niente, eh, ragazzina? - ghignò Xigbar.
- Direi che abbiamo raccolto abbastanza cuori. È ora di rientrare. -
La numero XV aprì un Varco Oscuro e lo attraversò, seguita subito dopo da Xigbar.
 
 
Dopo aver salutato Xigbar e aver parlato un po’ con Roxas e Demyx, Nami si ritirò nella sua stanza. Come sempre dedicò l’ultimo pensiero della giornata a Carter.
“Mi dispiace, amico mio.”
Dopo quest’ultimo pensiero razionale si addormentò.


[Angolino di Namixart]
Eccomi ancora qui con il nuovo capitolo! Una piccola nota: l'attacco Tremor Flare è ripreso dal film "Final Fantasy VII: Advent Children", in cui è uno degli attacchi dell'Invocazione Bahamut SIN. Solo per precisare che non me lo sono inventata. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Bye
Nami

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Entrando nell’Area Grigia, qualche giorno dopo, Namixart si accorse subito che qualcosa non andava. I Nessuno erano riuniti in gruppetti e discutevano animatamente, con aria cupa. Appena la videro, Roxas e Demyx le andarono incontro. Mentre Demyx si portava alle sue spalle, come per prevenire qualcosa, Roxas le sussurrò poche, terribili parole.
- L’intera squadra inviata al Castello dell’Oblio è stata eliminata. -
Dopodiché Nami non ricordò più nulla fino alla mattina dopo.
 
 
- C-cos’è successo? -
- Sei svenuta quando hai saputo che tutti gi inviati al C.O. sono stati distrutti. Francamente non capisco il perché. Oltretutto Saïx ci ha anche assegnato dei turni per sorvegliarti, perché sei, per così dire, un elemento importante dell’Organizzazione. Capisco che il nostro amato numero VII non voglia lasciarti sola e indifesa qui, ma la cosa sta diventando decisamente eccessiva. Fortunatamente ti sei svegliata, così potremo tornare alle nostre abituali attività. Ma passiamo al dunque: come ti senti, ragazza? -
Stordita dal fiume di parole di Xaldin, ci mise un po’ a capire la domanda.
- Sto bene, grazie. -
- Ehi, di’ un po’, perché sei svenuta? -
- Niente, niente, lascia perdere. -
- Come dicevo sono contento che quei palloni gonfiati siano stati distrutti. Non Axel, mi era simpatico, ma gli altri… Vexen, Lexaeus, Zexion, Marluxia e Larxene… a parer mio il mondo è un posto molto migliore senza di loro.- commentò, rivelandosi in completo accordo con Xigbar.
Ma Namixart non lo stava ascoltando. Pensava a Axel. Se non fosse stata un Nessuno sarebbe potuta ricadere in depressione. Era la seconda perdita che affrontava nel giro di poco tempo. Era davvero a pezzi.
 
 
Nei giorni successivi tutti dovettero lavorare il doppio per compensare l’assenza della squadra del C.O. Nami, Rox e Dem andavano in giro come fantasmi, distrutti dalla scomparsa di Axel. Durante le missioni facevano il minimo indispensabile per non venire trasformati in Simili e poi andavano a mangiare il gelato senza dire una parola. Nami non si capacitava dell’indifferenza degli altri. Sembravano quasi contenti della morte dei compagni.
“Ma certo! Cosa importa a loro se da 15 siamo rimasti in 9? Niente! E cosa ne sanno loro di qualcosa di impossibile e inutile come l’amicizia che legava me, Roxas, Demyx e Axel? Nulla!” pensava rabbiosamente.
 
 
Tramonto. Nami è sulla spiaggia. Sta pensando. Riflette sulla sua non-vita. A un tratto si volta davanti a lei ci sono due figure che le camminano incontro. Non capisce subito chi sono, controluce. Mano a mano che si avvicinano riesce a vederli sempre meglio. Adesso sa chi sono. I suoi due amici scomparsi. Axel e Carter. Appena se li trova davanti prova a parlare, ma le parole non escono. Carter inizia a mormorare qualcosa. Sembra sofferente e debole.
- Namixart… Martina… quanto tempo…-
- Nami! Non sono morto! Tornerò, tranquilla! - la voce di Axel è, al contrario, agitata. Parla in fretta, come se non avesse tempo.
- Amica mia… non mi cercare… non sfidare… - non riesce a finire la frase che i suoi contorni si fanno confusi. Sta scomparendo.
- Nami! - esclama Axel, poi svanisce anche lui.
- Carter! Axel! - stavolta riesce a urlare.
E urlando si svegliò.
Quando riuscì a ricomporsi e a ricordare il sogno si stese nel buio sul letto.
“ Chi è che non dovrei sfidare? ”
 
 
Non molto tempo dopo si trovavano tutti e tre, Namixart, Roxas e Demyx, alla Torre dell’Orologio e mangiavano un gelato in silenzio. A un tratto udirono una voce che non speravano più di sentire.
- Ehi, voi! Non vi state dimenticando di qualcuno? Tipo di me? -
- Axel! – esclamò Roxas, mentre Nami gridava:
- Lo sapevo! -
Demyx si limitò a aprire e chiudere la bocca come un pesce fuor d’acqua.
- Sì, mi chiamo così.- rise l’altro.
- Sei tornato! -
- Ma ci avevano detto che l’intera squadra inviata al Castello dell’Oblio era stata spazzata via! -
- Ti correggo: soltanto i deboli sono stati spazzati via. –
Dem, che fino a allora era rimasto in silenzio si alzò e, dopo aver mollato il Sitar sul piede di Axel, strillò:
- Non farlo mai più! -
Nami sospirò e si sedette sul muretto, osservando i tre amici. Axel saltellava sul posto per il colpo di Demyx, che lo guardava con un’espressione a metà tra il seccato e il soddisfatto, a braccia conserte, mentre Roxas rideva a crepapelle.
Sorrise, e seppe con certezza che quei momenti non li avrebbe mai dimenticati.



[Angolino di Namixart]
Allora, questo è un capitolo corto e abbastanza inutile, ma ogni tanto serve una pausa tra gli eventi, no? Comunque il prossimo porterà una svolta decisamente interessante ;) .
Bye Bye
Nami

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ricordava quel maledetto giorno come fosse stato ieri:
Martina è scomparsa.
Così avevano detto. E Aurora era furiosa per questo. La sua grande amica era scomparsa e lei non poteva farci niente. Se la prese prima con Carter che, sparendo per primo, l’aveva fatta cadere in depressione. Poi inveì contro Martina, che non si era confidata con lei e contro il mondo intero perché non aveva più la sua amica con sé. Una sera come tante, vagando per i quartieri malfamati di Port Royal, incontrò un uomo che non aveva mai visto da quelle parti. Aveva lunghi capelli argentei e occhi dorati. Era molto alto e di carnagione ambrata. Aurora non amava parlare con gli sconosciuti, perciò fece per allontanarsi.
- Tu cerchi qualcuno. -
Aurora si guardò intorno. Non c’era nessun’altro oltre a lei e all’uomo.
- Chi sei? -
- Non ha importanza. Io so che cerchi qualcuno e posso aiutarti a trovarlo.-
- Come lo sai? - ora era abbastanza intimorita.
- Namixart. - disse semplicemente.
- Cosa? -
- Cerchi Namixart. -
- No, ti sbagli. Non conosco nessuno con quel nome. - obiettò sollevata.
- Ah, già. Tu la conosci con il suo nome da umana: Martina.-
- Umana? Cosa vuoi dire? -
- La tua amica ha perso il cuore ed è diventata un Nessuno. Ti manca? La vuoi rivedere? Unisciti a noi e diventa il nostro numero XVI. -
Aurora fece un rapido calcolo. Viveva da sola, l’unica a cui era veramente legata era Martina.
- Ah, solo perché tu lo sappia. Stiamo cercando i migliori amici di Namixart per renderla più forte. Vedi, i suoi poteri dipendono totalmente da chi ha intorno. Presto troveremo anche l’altro. -
- L’altro? Ti riferisci a Carter? -
- Sì. È colui che ha causato la perdita del cuore di Namixart e per lei è molto importante. Sarà un Nessuno potente almeno quanto te, se accetti.-
- Accetto. -
L’uomo fece comparire una strana spada. Era nera, con la guardia rossa e era a forma di chiave. I denti erano fatti come una piccola curva verso il basso. Non la toccava direttamente ma la teneva sospesa in aria. La puntò verso il petto di Aurora. Lei si sentì molto strana e leggera. Una piccola sfera di luce emerse dal punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il cuore e volò verso l’alto.
Poi davanti a lei apparve il suo nome.
Aurora
Le lettere cominciarono a vorticare sempre più velocemente. Quando si fermarono c’era scritto un altro nome. Il suo nuovo nome.
Roxaura
- Sei pronta a entrare nell’Organizzazione. Avrai un potere particolar, quello dell’Oscurità. Potrai plasmarla a tuo piacimento e manipolare l’Oscurità stessa nel cuore delle persone. Il tuo titolo sarà Incantatrice Oscura. Seguimi.-
Lo seguì. Tutte le sensazioni erano scomparse, ma non i ricordi di esse. Sapeva cos’erano la rabbia, la paura, la felicità. Ma non poteva più provare niente di tutto ciò. Era un Nessuno.
 
 
Quel giorno Nami, entrando nell’Area Grigia, trovò solo Saïx ad aspettarla.
- C’è una riunione nella Sala Circolare. Abbiamo trovato un nuovo membro. -
Lo seguì e si sedette sul suo trono. Il seggio vuoto destinato al nuovo arrivato era proprio accanto a lei.
- Diamo il benvenuto a Roxaura, il numero XVI, l’Incantatrice Oscura. -
Roxaura si tolse il cappuccio rivelando una ragazza dell’età di Namixart. Aveva lunghi capelli castani con punte rosse, occhi viola e un’espressione dura dipinta sul volto. Guardò Nami e, lentamente, le sorrise. La numero XV ebbe un flash. Una ragazza, umana, che le sorrideva mentre scherzavano allegramente.
- Aurora!-



[Angolino di Namixart]
L'avevo detto io che ci sarebbe stata una svolta interessante! Comunque, a meno che non batta la testa, dovrei aver finito con i personaggi originali. Non voglio esagerare. Niente, fatemi sapere cosa pensate, eh! ;)
Nami

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Se Roxas faceva domande riguardo a sentimenti, Axel rispondeva sempre nello stesso modo: serve un cuore. Adesso non ne era più tanto sicuro. Guardava Namixart e si accorgeva che, nonostante fosse diventata un Nessuno, non aveva perso la solarità che l’aveva certamente caratterizzata da umana. Era sempre allegra, no, felice. Di cosa, poi, era un mistero. Ma la felicità è un sentimento, quindi non poteva essere felice. Eppure lo era. Quando ne parlava con Saïx lui rimaneva vago, rispondendo solamente:
- Namixart è un Nessuno controcorrente. -
Su questo non c’erano dubbi. Nami era speciale.
 
 
Quando la riunione nella Sala Circolare fu finita Nami si precipitò da Roxaura e, impietosamente, le rovesciò addosso un fiume di domande.
- Aurora! No. Roxaura! Come stai? Come sei diventata un Nessuno? Come stanno gli altri? Hanno trovato Carter? Che potere hai? Qual è la tua arma? Gli asini volano? -
- Dalle tregua, Nami, è appena arrivata! - rise Axel
La poverina si era disabituata all’esuberanza dell’amica. Era dalla scomparsa di Carter che non vedeva quel lato del suo carattere e le faceva piacere riscoprirlo. Ma davvero non si aspettava un interrogatorio del genere!
- Calma, Namixart. Se continui così mi scoppia la testa. Ora, con calma, rispondo. Sto bene, grazie. Non ricordo come sono diventata un Nessuno.- mentì - Gli altri stanno bene, per quanto ne so io. No, non hanno trovato Carter. Il mio potere è l’Oscurità. Non ho bisogno di armi e no, gli asini non volano.- recitò la ragazza, piatta e formale come se ripetesse un discorso imparato a memoria.
Nami, che si era rattristata quando aveva saputo che l’amico era sempre disperso, sorrise appena per il tono che Roxaura aveva usato nell’ultima frase.
- Voi cinque! Basta con le chiacchiere e venite a informarvi sulle missioni! Subito! - gridò il numero VII
Quando furono tutti radunati intorno a lui iniziò a parlare.
- Vediamo… Axel e Roxas: raccolta di cuori, Agrabah. Demyx: ricognizione, Isola che non C’è. Namixart: Heartless gigante, Crepuscopoli. Roxaura: tutorial sulle missioni con Xaldin, Crepuscopoli. Ora andate! -
Scomparvero tutti nei varchi oscuri, a parte Nami e Roxaura.
- Namixart, perché non vai? -
- Sto pensando… tutti nel gruppo abbiamo un diminutivo: io sono Nami, Axel è Ax, Demyx Dem e Roxas Rox. Tu non ce l’hai. Non possiamo chiamarti Rox, troppa confusione… Mmm, che ne dici di Roxy? -
- Piuttosto chiamami Awy, come da umana! – rabbrividì l’altra, sortendo l’effetto desiderato dall’amica e lasciando cadere per un attimo l’atteggiamento freddo.
- Ok, Awy! Ci vediamo dopo alla Torre dell’Orologio di Crepuscopoli! -
Nami sorrise e saltò nel varco oscuro.
- Se hai finito con queste cose di poco conto vorrei affidarti la tua vera missione. Non abbiamo membri per addestrare i novellini. Inoltre Lord Xemnas ha dei piani speciali per te. -
Roxaura si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con Saïx.
- D’accordo. -
- Bene, vediamo… direi ricerca. L’Organizzazione ha un altro castello oltre a questo, il Castello dell’Oblio. Lì è nascosta una stanza che dobbiamo trovare, la Sala del Risveglio. In questo dossier c’è tutto il necessario. - le porse una cartella.
- Vai. -
Roxaura non se lo fece ripetere e partì subito.
Nel frattempo qualcuno aveva assistito, non visto, alla scena.
“ Missione speciale, eh? Cavolo! Mi ci sono volute settimane per farmi affidare una missione per conto mio e lei già il primo giorno va al Castello dell’Oblio. C’è qualcosa che non mi quadra, per niente. Sarà meglio avvertire Roxas.”
Così dicendo sparì in un varco oscuro.
 
 
La sera, dopo le missioni, il gruppetto si ritrovò a mangiare il gelato alla Torre dell’Orologio. Stavano chiacchierando allegramente da un po’ quando Nami disse, pensierosa:
- Mi chiedo dove sia Roxaura… Nonostante avesse il tutorial nel mio stesso mondo non l’ho vista. -
- Già, che strano. Le avevi detto di venire qui dopo la missione? - fece Demyx.
- Sì, ma… -
- Io credo proprio che Roxaura non tornerà per un bel po’, sapete? -
I quattro si voltarono verso il punto da cui proveniva la voce.
- Xion? - disse Roxas.
- Le missioni speciali al Castello dell’Oblio non durano solo qualche ora, vero Axel? -
- Missioni speciali? Di cosa stai parlando? - chiese l’interpellato.
- Del fatto che i novizi, in genere, attendono almeno una settimana per avere missioni da soli e chissà quanto per le missioni speciali. Non è strano che lei, già al primo giorno, sia stata spedita laggiù? -
Per chi non conosceva Xion, il suo discorso sarebbe potuto apparire maligno. Invece la numero XIV era solo confusa.
- Xion… come lo sai? - mormorò Roxas.
- Ero ancora nell’Area Grigia quando le è stata assegnata la sua vera missione. Saïx ha detto anche che Xemnas ha dei piani speciali per lei. Volevo solo dirvelo. -
Già, Xion era così. Quando succedeva qualcosa di strano correva subito da Roxas, che c’entrasse o meno.
- Qui c’è qualcosa di molto strano… - rifletté Nami.
- Ma non è pericoloso? Il suo potere funziona solo sulle persone, non su Heartless e Nessuno. - osservò Axel.
- È vero, ma ti assicuro che Roxaura sapeva perfettamente come difendersi e come attaccare già da umana. La cosa è solamente strana. Vedremo come si sviluppa questa storia. - disse Nami, ostentando noncuranza.
Il tempo che trascorsero ancora lì lo passarono mangiando il gelato in silenzio. Namixart era molto turbata. Cosa le stava nascondendo l’amica?


[Angolino di Namixart]
Hello again! Eccomi ancora a rompere le scatole con la mia storia preferita. Su questo capitolo non ho molto da dire, onestamente, anche se chiedo umilmente perdono per la ripetizione della parola "felice" nelle primissime righe. Però colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito questa o altre storie (scusate la mia sfaticaggine (?) se non vi elenco tutti.), mi rendete felice!
BYE
Nami in delirio di onnipotenza

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nami aveva pensava che l’entrata di Roxaura nell’Organizzazione significasse il ritorno dell’amica. Si sbagliava. L’Aurora che conosceva non c’era più. Al suo posto c’era un Nessuno dalla mente fredda e razionale, che si lasciava raramente andare a atteggiamenti più rilassati. Oltretutto non si era comportata come se lei e Nami si conoscessero da una vita, ma trattava la Scintilla di Fiamme Oscure come una semplice conoscente. La numero XV era arrabbiata con lei.
- Ehi, Nami, cos’hai? – le chiese un giorno Demyx, vedendo che stava per bruciare la quarta copia del Rapporto di Missione. Le altre tre erano già cenere da un bel po’.
- Niente. –
- Ascoltami, le missioni di ricognizione sono il mio forte, gli occhi ce li ho. Che ti succede?-
- Sono arrabbiata con Roxaura. – ammise lei.
- Arrabbiata? La rabbia è un sentimento, amica! – intervenne Axel.
- Non me ne importa un bel niente se è un sentimento o no. Io sono furiosa. –
- Cos’ha fatto? – chiese Roxas titubante.
- Ci conosciamo da una vita, siamo sempre state amiche e non abbiamo mai litigato. Nonostante tutto questo non mi ha detto che le avrebbero affidato una missione speciale, per i due minuti in cui ci siamo viste mi  ha trattata come una sconosciuta e, come se non bastasse, mi ha anche mentito: non è vero che non si ricorda come è diventata un Nessuno. Chi non se lo ricorda non ricorda nemmeno la sua vita precedente. Come Roxas e Xion. –
- Qualcosa mi dice che tu lo sai come è diventata un Nessuno. –
- … È vero. Ero in missione a Port Royal. Ho visto tutto. Era arrivata lì con la sua mini-Gummiship e si era messa a girovagare per il porto. A un certo punto si è messa a parlare con Xemnas. Non ho capito bene cosa si sono detti. Ho colto solo alcune frasi: “…renderla più forte.”  e “Presto troveremo anche l’altro.”. Poi Xemnas ha tirato fuori un Keyblade. Era nero, con la guardia rossa e i denti formavano una specie di curva verso il basso. -
- Il Keyblade del Cuore della Gente. - mormorò Roxas.
- Come? Sai come si chiama? - chiese Axel.
- No, mi è venuto spontaneo quel nome. Però sono certo che è giusto. -
- Xemnas ha puntato il Keyblade al cuore di Aurora, che è uscito dal suo petto ed è volato verso l’alto… In sostanza, ce l’ho con lei. Quando tornerà non l’accoglierò a braccia aperte, statene certi. - concluse con veemenza.
- Calmati, vedrai che si sistemerà tutto. - disse Axel, mettendole le mani sulle spalle.
- Non lo pensi davvero. Non puoi pensarlo. Non quando ti è successa la stessa cosa, Ax. -
Lui si rabbuiò un momento.
- Hai ragione. Ma andrà tutto bene. Tranquilla. -
- Grazie. -
 
 
- Chi ha nascosto quella dannata Sala, ha fatto il suo dovere. - sbottò Roxaura seccatissima. Erano giorni che vagava per quel maledetto castello.
- Chissà poi se esiste. Magari Xemnas ha preso un abbaglio e qui non c’è altro che macerie. - commentò guardando il Castello dell’Oblio.
- Sono stati due ragazzini a eliminare i membri qui? Non c’è male! - commentò ammirata.
Il luogo era devastato. Le belle sale bianche che erano servite a dare vita ai ricordi di Sora e Riku erano distrutte. Ma la cosa peggiore era il silenzio. Non volava una mosca, e Roxaura ne era molto turbata.
Gli unici rumori erano i passi della ragazza e una specie di mormorio indistinto, che sembrava chiamare il suo nome. Inquietante, se si considera che non c’era nessuno oltre a Roxaura. Suggestione, decise.
- Che strano… mi fa impressione essere qui, a passeggiare tranquillamente dove cinque membri dell’Organizzazione sono stati cancellati… È come se mi stessero parlando… -
- Dovresti rivedere i tuoi sensi, numero XVI. Non sono quegli inutili Nessuno a parlare. -
Si voltò di scatto. Davanti a lei c’era un’ombra sfocata di un uomo. Era molto anziano, calvo e dagli occhi gialli. A poco a poco l’immagine cambiò. Adesso era un giovane dai capelli bianchi e molto lunghi, che assomigliava vagamente al vecchio e a qualcun altro che Roxaura conosceva.
- Xemnas? - chiese, mentre lui tornava ad avere l’aspetto di un vecchio.
- No. -
- Chi sei? Cosa vuoi da me? -
- Così tanto potere sprecato… L’Organizzazione… pfft! Incapaci. Non raggiungeranno mai i loro obiettivi… Non dovresti sprecarti per loro…-
- Non hai ancora risposto alle mie domande. -
- Vuoi sapere chi sono? Puoi chiamarmi Maestro. Sono solo la proiezione di uno che sapeva tutto di Heartless e Nessuno già prima di perdere il cuore. Vuoi sapere cosa voglio da te? Bene. Da te non voglio assolutamente nulla. Voglio solo fare in modo che il tuo immenso potenziale non si affievolisca con quelle Nullità. Tu puoi fare grandi cose, ragazza, che vanno molto oltre le stupide missioni che ti affibbiano. Sei potente! Ma restando con l’Organizzazione… Sei così forte che potresti prendere il posto di Xemnas in qualsiasi momento. E lui lo sa. Oh, sì. Sa che potresti sopraffarlo, sa che sei più potente di lui. Per questo non ti darà mai modo di allenarti a dovere, non ti darà mai un’arma… -
Eccolo, il grande punto debole di Roxaura. Amava essere potente. Amava che la gente lo riconoscesse. E odiava non poter essere la migliore.
- Per ora non mi interessa scavalcare Xemnas. Ma cosa devo fare per diventare più forte? - disse lei, lentamente e pesando le parole.
Il vecchio sorrise, ma per una frazione di secondo fu più un ghigno, anche se Roxaura non se ne accorse.
Il Maestro le tese una mano
- Sii una mia allieva. - 


[Angolino di Namixart]
Eccomi qui con il nuovo capitolo. Beh, che dire? Sicuramente non ho reso Roxaura più simpatica a chi non la sopportava, (Ogni riferimento a Luly Love è puramente casuale) ma mi serve per la storia. XD
Ok, certamente avete capito tutti chi è il fantomatico maestro. Se non l'avete riconosciuto non sarò certo io a dirvelo qui e ora.
Spero che vi sia piaciuto, alla prossima,
Nami

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


- Beh, il termine che mi ha dato Saïx era di una settimana. Visto che di questa fantomatica Sala non ho trovato traccia posso rientrare. Non mi piace affatto questo posto. -
Roxaura era in equilibrio sulla guglia più alta del Castello dell’Oblio. Levò un braccio per aprire un corridoio oscuro ma all’improvviso tutto diventò buio.
 
 
- Riunione, presto, tutti nella Sala Circolare. - ripeteva Saïx, indirizzando i membri nella sala.
I Nessuno si avviarono perplessi e si sedettero ognuno sul proprio trono. Al centro della Sala c’era un vortice fumoso e oscuro. Tutti lo osservavano trepidanti. All’improvviso si udì un grido lacerante e il vortice si dissolse, rivelando Roxaura, dolorante e ferita. I membri rimasti, a esclusione di Xemnas e Saïx, si precipitarono dalla numero XVI.
- Nami! Presto! - gridò Roxas.
Lei annuì e chiuse gli occhi, sfruttando un potere che avevano tutti i Nessuno, e si mise in contatto con la mente di Roxaura. Era la più adatta a farlo, dato che la conosceva meglio di tutti gli altri. Rivide l’ultimo quarto d’ora dell’amica.
La vede. È in piedi su una guglia di un castello. Sta parlando fra sé e sé. Alza un braccio per aprire un passaggio ma un’ombra la colpisce alle spalle. Si rialza barcollante e si mette in condizioni di combattimento. L’ombra esce allo scoperto: è un ragazzo. Non ha più di sedici anni. È vestito con la tunica dell’Organizzazione, ha lunghi capelli argentei e… è bendato! Sfodera una spada dall’aria demoniaca, lasciando intendere che vuole combattere. Roxaura pensa di batterlo con facilità. Si lanciano l’una contro l’altro, lei con calci e pugni potentissimi, lui con la spada. La ragazza si sbagliava. Il misterioso ragazzo la mette fuori combattimento in poco tempo. Apre un passaggio oscuro e la depone oltre il varco. Svanisce mormorando:
- Non sei tu. -
Mentre scompare Roxaura rinviene e, vedendolo, lancia un grido di frustrazione per essere stata sconfitta. Sviene di nuovo, dopo aver visto le pareti bianche della Sala Circolare.
Riaprì gli occhi. La Sala era molto più tranquilla: Demyx aveva già portato Roxaura in Infermeria.
- Cos’hai visto? - chiese Xemnas
Nami raccontò per filo e per segno quello che aveva visto, con consistenti descrizioni. La comparsa del ragazzo misterioso suscitò mormorii tra i Nessuno.
- Chi è? -
- Riku. - disse Roxas - Non so come lo so. È Riku. -
- Chissà perché indossa la nostra tunica… forse è un bluff, far finta di essere uno di noi. - mormorò Luxord.
Mentre tutti discutevano Namixart chiese ad Axel come stesse Roxaura.
- Male. Le ferite sono strane: non di Luce, ma neanche di Oscurità. Se è stato davvero Riku, è normale. È esattamente al confine, anche se tende per la Luce. -
- Lo conosci? -
- Diciamo di sì… -
- Vado in Infermeria. - annunciò la ragazza, stanca di quei discorsi. Non le interessava, almeno per il momento, sapere chi era il ragazzo misterioso.
Attraversò il Castello che non Esiste e arrivò all’ex-regno di Vexen. La sua amica era lì, distesa su un lettino. Emanava un’energia strana. Non era buona, ma non era malvagia, come aveva detto Axel.
- Scusa, Nami… ti ho nascosto troppe cose… - mormorò Roxaura vedendola.
- Scusami tu, per non essermi fidata di te! Hai avuto i tuoi motivi per comportarti così e non li voglio sapere! - ribatté Nami.
Le due amiche si abbracciarono, dimentiche delle loro recenti incomprensioni.
 
 
Nel frattempo, a molti mondi di distanza, tre persone erano immerse in una fitta conversazione davanti a una specie di capsula a forma di bocciolo.
- E così hai trovato la persona sbagliata, Riku. O forse dovrei dire “la non-persona sbagliata” - disse un uomo avvolto in bende rosso cupo.
- Non esattamente. Roxaura, numero XVI, Incantatrice Oscura o come la vuoi chiamare, è una pista. È molto amica di Namixart.- intervenne una ragazza bionda vestita di bianco, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla capsula.
- Un Nessuno che prova sentimenti… Non ci serve. Ci servono solo Roxas e Xion. -
L’espressione preoccupata dipinta sul volto della ragazza svanì, per lasciare il posto a una veemenza che stonava paurosamente con i lineamenti dolci del viso e i grandi occhi azzurri.
- Anche lei è importante per risvegliare Sora, DiZ! Sono collegati! -
- Da che tipo di legame, se posso chiedere? - fece il ragazzo con la veste nera.
Riku.
- Un legame di sangue e di Keyblade. -
- Sangue e Keyblade? Pochi giri di parole, Naminé! - sbottò DiZ.
- Sono fratelli. Gemelli, per dirla tutta. Non so perché sono stati separati. Martina, in circostanze poco chiare venne designata come erede per il Keyblade di Ventus, il cui cuore risiede in Sora. L’ho scoperto rimettendo a posto i ricordi di Sora. -
- Ho osservato spesso Namixart combattere. Non ha un Keyblade. - ribatté Riku.
- È vero, ma Namixart ha perso molti ricordi, e con essi la capacità di evocare un Keyblade. Se incontrasse Sora o tornasse umana ricorderebbe tutto. Ha anche poteri speciali. Pare che, da umana, sia una dei pochissimi che possono viaggiare a lungo nell’Oscurità senza esserne contagiati, come Sora. Hanno un cuore purissimo. -
- Trovala. - concluse l’uomo, rivolto al ragazzo.


[Angolino di Namixart]
ZAN ZAN ZAN ZAAAAAAAAN!!!
E dopo questa sono quasi matematicamente certa di avervi stupito (dico quasi perché magari c'è qualcuno che legge il futuro XD). Beh, non ho molto da dire su questo ottavo capitolo (lo so, anche questo è corto, ma si allungheranno tra poco, lo prometto!), a voi i commenti!
Nami

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


- Vai così, Nami, sei un portento! -
Xion si sgolava per incitare la ragazza, impegnata in un corpo a corpo con un Orcus. La numero XIV era stata esclusa dal combattimento perché l’Heartless aveva eretto una barriera tra lei e la Scintilla di Fiamme Oscure. Ma Namixart era in difficoltà.
Era sempre più confusa. Vedeva delle immagini nella sua mente. Ricordi?  Non erano ben definibili ma si intravedeva un ragazzo… Cambiava aspetto, oscillando tra due volti che alla ragazza erano sconosciuti. Cercava nella sua memoria un qualche cenno a quei due, ma quell’attimo di disattenzione lo pagò caro. L’Orcus la colpì talmente forte da farla svenire. L’ultima immagine che vide fu Xion che correva verso di lei dopo che l’Orcus aveva fatto svanire la barriera e l’Heartless che si apprestava a darle il colpo di grazia. Poi più nulla.
 
 
Ci sono di nuovo quei ragazzi. Adesso sono due persone distinte. Una ragazza sta parlando con loro come se li conoscesse da una vita, in una sala sconosciuta con tre troni. È Namixart, no, Martina. Ha gli occhi diversi da quelli del Nessuno. C’è la Luce. È come essere  in  un film, solo senza sonoro. Vede le labbra che si muovono, ma le parole non escono. A un tratto la ragazza dice, e si sente, qualcosa ai due. Due nomi. I loro nomi. Si rivolge prima al ragazzo che ha capelli castani e spinosi, occhi blu e assomiglia molto a lei.
- Sora. -
Sora. Perché quel nome è così familiare? Non ha mai visto prima quel ragazzo, eppure sembra conoscerlo da una vita.
Il secondo dimostra la sua stessa età. Ha l’aria molto assonnata. È biondo, ha gli occhi blu ed è… identico a Roxas! Anche lui ha un aspetto familiare, ma non è perché assomiglia all’amico. Lo sguardo è totalmente diverso. Anche il nome le è familiare.
- Ventus. -  
Ventus… Dove l’ha già visto? In sogno, forse…
A un tratto le figure dei due ragazzi diventano sempre più confuse. Sora si alza e sorride a Martina, svanendo, mentre Ventus si addormenta sul suo trono mentre sparisce.
La ragazza resta sola e pensa che due persone importanti per lei l’hanno appena lasciata. Si sforza di ricordare chi siano, ma non ci riesce. Eppure è sicura di conoscerli bene.
 
 
In compenso Namixart riuscì a svegliarsi. Si guardò attorno, lentamente per via del dolore incredibile alla testa che l’aveva assalita.
- Fossi in te starei immobile, Namixart. Non è una buona idea distrarsi mentre si combatte contro un Orcus. Cosa pensi, ragazzina, che tutti i nemici siano ai livelli degli Shadow? Pfft… Aspetta di vedere cosa ti aspetta nella tua prossima missione… Un Heartless gigante! Pare che si chiami Dominatore dei Cieli, vive sull’Isola che non c’è. Ti divertirai, credimi. Vorrei solo essere in grado di raccogliere cuori come voi… Le missioni sarebbero molto meno monotone… Oh, ma che stupido! Non ti ho ancora chiesto perché ti sei distratta, ragazzina. -
- X-xaldin? - quel Nessuno parlava decisamente troppo per i suoi gusti.
La intontiva più di quanto già non lo fosse.
- Certo. Chi, se no? Adesso rispondimi. -
- Niente, solo un capogiro… - mentì lei.
- Certo, un capogiro che ti ha mandata in coma per tre settimane. Adesso che ci penso… c’è gente che vuole vederti. - così dicendo aprì di scatto la porta, facendo crollare all’interno della stanza tre Nessuno che Nami conosceva molto bene. Poco lontano, un quarto Nessuno che si era tenuto fuori da quella pagliacciata.
- Ax! Rox! Dem! Awy! Come sono contenta di vedervi! -
- Nami, come stai? - chiese subito Demyx, premuroso.
- Non bene, temo. Pare che abbia preso una bella botta. Dov’è Xion? La volevo ringraziare per avermi salvata… -
I quattro si scambiarono un’occhiata cupa. Poi, contemporaneamente, si voltarono verso un letto poco distante da quello di Nami.
- Oh, no. Che le è successo? -
- Si è frapposta tra te e l’Orcus… - iniziò Roxas.
- E si è beccata il colpo diretto a te. - concluse seccamente Roxaura, alla quale non era mai stata molto simpatica Xion.
- Quando è tornata al castello con te in spalla era in condizioni pietose. A malapena si reggeva in piedi ed è svenuta poco dopo. - spiegò Axel.
- Mi dispiace… -
- Cosa ti ha distratta, Nami? Xaldin se n’è andato. A noi puoi dirlo. - sussurrò Demyx.
- Ho… visto delle immagini nella mia mente… C’era un ragazzo… lui… cambiava aspetto in continuazione. Non riconoscevo nessuno dei due volti che assumeva, eppure… mi sembrava di conoscerli da sempre. Stanotte li ho anche sognati, so i loro nomi. Strano, eh? -
Sdrammatizzava, la ragazza. Ma vedendo le facce dei suoi amici tornò seria.
- Ultimamente sto avendo anch’io delle… visioni… Mi descriveresti i ragazzi che hai visto? - chiese Roxas.
- Dimostrano tutti e due una quindicina d’anni. Uno è identico a te e indossa un’armatura. Si chiama Ventus. L’altro ha occhi blu e capelli castani e spinosi. Assomiglia un po’ a me. Il suo nome è Sora. -
- Sora, eh? La descrizione calza a pennello. Stiamo sognando la stessa persona? -
Per qualche motivo Roxas era molto spaventato.
- Non lo so… Può darsi. -
- Sora? Io lo conosco. L’ho incontrato al Castello dell’Oblio. - esclamò Axel, mentre Roxaura e Demyx scuotevano la testa.
- Sora… Anch’io ho delle visioni riguardo a questo tipo. -
- Xion! Ti sei svegliata! -
- Era ora che ve ne accorgeste! -
- Ora che ci penso… Conosco anche l’altro ragazzo, Ventus. L’ho incontrato da umano, una decina d’anni fa. Non aveva più di quindici anni. Devo ancora prendermi la rivincita… - rifletté Axel.
- Ma nel mio sogno dimostrava la stessa età di Sora. È impossibile che sia la stessa persona. -
- Può darsi, ma quello che conosco io è il Ven che hai descritto. A ogni modo non ha importanza. Voi due, riposatevi. - ordinò rivolto a Nami e Xion. -
- Sissignore! - esclamarono le due.
- Voi tre, in missione. - aggiunse guardando Roxas, Demyx e Roxaura.
- Signorsì! - anche i due ragazzi scattarono sull’attenti.
Roxaura si limitò a un cenno e uscì dalla stanza.
- Perché ho l’impressione che mi stiate prendendo in giro? - domandò minaccioso.
- Perché è vero! - gridarono i due in perfetta salute, cominciando a scappare dal Soffio di Fiamme Danzanti, ridendo come matti insieme alle due convalescenti.
 
 
 
L’eco delle risate si sentiva fino alla Sala Circolare, dove Xemnas rifletteva.
- E così Namixart sogna Sora e Ventus. I suoi ricordi stanno tornando. Dobbiamo agire al più presto. -



[Angolino di Namixart]
Hi there! Rieccomi qui.
In realtà volevo aggiornare ieri, ma non ce l'ho fatta... Never mind.
Bene, gente, salutate Xion, perché non la vedremo per un bel po'. 
Xion: Ehi, ma non è giusto! Volevo rimanere ancora un po'!
Io: Spiacente, sono stata anche troppo buona con te, a (mai più) rivederci. *Sbatte Xion fuori dalla pagina*
Eccomi, scusate l'interruzione. Bene, io mi ritiro qui, fatemi sapere che ne pensate!
Al prossimo capitolo,
Nami

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Erano giorni che Nami non usciva dalla Sala Computer del Castello. Voleva sapere chi erano Sora e Ventus. Digitò il nome di Sora sui tasti del megacomputer, sua ultima spiaggia. Aveva setacciato ogni angolo della memoria degli altri apparecchi, senza trovare traccia dei due ragazzi.
Apparve una sola opzione: un’immagine del ragazzo. Inutile, dal momento che i volti dei due ragazzi erano impressi a fuoco nella sua mente.
- Dannazione! Non mi serve una sua foto! Voglio sapere chi è e perché mi assomiglia. Aspetta un attimo… -
“Sora, Namixart.” scrisse.
Il computer emise subito il suo responso.
Gemelli.
“Gemelli? Ci dev’essere un errore. Riproviamo.”
Tentò molte volte, ma il risultato era sempre lo stesso. Secondo quello stupido computer lei aveva un gemello.
- Malefico apparecchio! Fatti revisionare perché c’è un errore nella tua memoria! -
- Parla di errori nella memoria … Da che pulpito … -
Si voltò di scatto. A parlare era stato un ragazzo pressappoco della sua età, che indossava la tunica dell’Organizzazione. Calò il cappuccio. Aveva lunghi capelli argentei e i suoi occhi erano coperti da una benda. Lo riconobbe subito.
- Riku? -
- Sì. -
- Chi sei? -
- Uno che sa chi sono Sora e Ventus. Lo vuoi scoprire? -
- Ovvio. -
- Fatti affidare una missione speciale al Castello dell’Oblio. Ci vedremo lì e ti dirò tutto. -
Riku aprì un passaggio oscuro e vi sparì dentro senza aggiungere altro.
Namixart rimase per un attimo interdetta, poi si riscosse e partì a passo di carica verso l’Area Grigia.
 
 
- Sì, Saïx, hai capito bene: voglio una missione al Castello dell’Oblio. E la voglio velocemente. - Namixart era decisissima a scoprire qualcosa sui due ragazzi, ed era decisissima a non lasciarsi fermare da un Saïx qualunque.
- Che ci devi andare a fare? - purtroppo il numero VII in questione non era uno sciocco.
Nami sbuffò:
- Devo cercare l’assalitore di Roxaura e scoprire cosa vuole, mi pare ovvio! Allora, posso andare o vuoi tenermi incollata qui? -
Era visibilmente irritata. Che diritto aveva, Saïx, di intralciarla? Lei doveva cercare risposte su quello che probabilmente era suo fratello! Peccato che lui non lo sapesse.
- Va bene, ma non ti lascerò andare da sola. È troppo rischioso. Axel ti accompagnerà. -
Nami tirò un sospiro di sollievo. Avrebbe potuto facilmente liberarsi di Axel.
- Axel! Hai la tua missione. Castello de… -
- Ancora? -  
- Sì, ma stavolta con Namixart. Non voglio sentire lamentele. -
- Ok… Nami, che si va a fare? -
- Te lo spiego dopo. Andiamo. -
E, aperto un corridoio oscuro, partirono.
 
 
- Fammi capire… Tu hai delle visioni di due ragazzi che, tra parentesi, io conosco. Scopri che uno di loro potrebbe essere tuo fratello gemello. Un tipo che è riuscito a mettere KO Roxaura ti dice che sa qualcosa di loro e ti invita a venire qui per scoprirlo. Ti fai affidare una missione speciale da Saïx. Lui mi incarica di sorvegliarti e tu mi vuoi scaricare qui. Giusto? -
- Giusto. Per favore, Ax! Devo scoprire la verità! -
- Ma non sai se puoi fidarti di Riku! -
- Devo! Ti prego! Lasciami andare! Prenditi qualche giorno di vacanza, no? E poi sono sicura che conosco anche lui. Non chiedermi come, ma lo so. Per favore! - Nami quasi supplicava.
Per lei era troppo importante. Axel non poté resistere a quello sguardo.
- D’accordo. Ma se ti serve aiuto fammi un fischio, ok? -
- Contaci! -
Axel sparì in un corridoio oscuro lasciando Namixart da sola.
 
 
- Riku? Sono Namixart! Dove sei? - erano ore che Nami vagava per il Castello senza incontrare nessuno.
- Sei venuta. -
Si voltò di scatto e vide il ragazzo davanti a sé.
- Sì. Hai promesso di parlarmi di Sora e Ventus. -
- Esatto, ma non ti parlerò di loro: ti aiuterò a ricordarli. -
La condusse in una stanza bianca con una capsula all’interno. Era molto stana, a forma di bocciolo e lievemente appannata. All’interno si poteva distinguere una figura umana inerme.
- Sora! -
Nami lo riconobbe subito. Quel ragazzo era suo fratello!
- Dorme per recuperare i suoi ricordi. È l’unico modo. -
Non era stato Riku a parlare, bensì una ragazza. Aveva occhi azzurri, lunghi capelli biondi e un viso molto dolce.
- Mi chiamo Naminé. Namixart, Sora sta riposando per darmi il tempo di ricostruire i ricordi che sono stata costretta a distruggere. La stessa cosa è accaduta con te anche se non sono stata io nel tuo caso. Quando eri molto piccola, non avevi più di quattro anni, qualcuno è entrato nella tua mente e ti ha portato via i ricordi che avevi della tua vita, ricostruendone di nuovi. Hai dimenticato la tua isola, la tua famiglia, i tuoi amici. Non ricordi nulla di Ventus e Sora, eppure li senti familiari, come se li conoscessi da sempre. Dico bene? -
- Sì. Naminé, ti prego, parlami di loro. -
- Ok. Sora o Ventus? -
- …Ventus. -
- Quando tu e Sora eravate molto piccoli sulla vostra isola viveva un ragazzo. Il suo nome era Ventus. Era un Custode del Keyblade. Devi sapere che ogni Custode, prima o poi, sceglie un ragazzo o una ragazza che erediterà il suo Keyblade. Ven scelse te. Poco dopo la Cerimonia di Ereditarietà venne accolto da un Maestro di Keyblade nomade e diventò suo allievo, andandosene dall’isola. Non tornò più. -
- E Sora? -
- C’è poco da dire. Siete gemelli. -
- Come siamo stati separati? -
- L’uomo che prese Ventus come allievo rapì anche te dall’isola e ti portò via. Aveva percepito in te un potere immenso e voleva sfruttarlo per i suoi interessi. Modificò la tua memoria e quella di chi ti conosceva e inibì la tua capacità di usare un Keyblade. -
- C’è un modo per recuperare i ricordi perduti? -
- Sì. Ma è una cosa lunga. Addormentarti come Sora e lasciare che io ricostruisca i tuoi ricordi. Te la senti? -
- Ma come farò con l’Organizzazione? E con i miei amici? -
- Se vuoi faremo così: Riku spiegherà tutto ai tuoi amici e loro diranno all’Organizzazione che sei scomparsa. Va bene? -
Nami rifletté un attimo. Non voleva abbandonare Axel, Roxas, Demyx e Roxaura, ma aveva bisogno di sapere la verità sul suo passato. E Naminé non le aveva detto che non avrebbe mai rivisto i suoi amici.
“Si può fare.”
- Accetto. -



[Chiacchiere dell'autrice]
Ehm... salve...
Ho mancato un paio di appuntamenti, mi dispiace un sacco... 
Xigbar: 10 minuti di vergogna, ragazzina.
Nami: *si vergogna*
Ok, rieccomi. Non so esattamente cosa mi passava per la testa, quando ho elaborato questi collegamenti strani. Ma eccoli qui! Devo dire, però, che mi piacciono.
Beh, io non ho molto da dire, a voi la parola *Porge un microfono con un sorriso minaccioso*
Alla prossimaaa,
Nami :3

PS
Vi vedo un po' taciturni, ultimamente... e non so se sono io che sto peggiorando nella scrittura, io che aggiorno in ritardo o vattelappesca! Fatevi sentire, dai!

PPS
DECIMO CAPITOLOOOO! YEEEEEE! 
Niente, dovevo festeggiare.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


[Consigliato l'ascolto di Treasured Memories]

- Sei pronta? -
- Sì. -
Naminé sorrise e aprì la capsula che avrebbe ospitato Namixart durante il suo sonno, accanto a quella del fratello.
- Chi si sveglierà prima? -
- Vi sveglierete insieme. Sora è qui da più tempo, ma ha anche molti più ricordi da recuperare: la sorella che ha scordato di avere, la vita che gli ho sottratto e l’avventura che ha vissuto. Ci vorrà ancora molto. Tu, invece devi ricordare meno cose. Quando sarete pronti vi conoscerete e riconoscerete. Buon viaggio. -
- Buon viaggio? In questi casi non si dice qualcosa tipo “Buona notte” o “Dormi bene”? -
- Vero, ma tu stai per intraprendere un viaggio nella memoria. Entra. -
Namixart eseguì. La capsula si chiuse e per lei diventò tutto buio.
 
 
- Sono sicuro di non aver capito bene, Riku. - disse Roxas confuso.
Il ragazzo aveva appena informato gli amici di Namixart di ciò che era successo. Ovviamente, prima li aveva convinti a non ucciderlo.
- Namixart è entrata in un sonno indotto per recuperare i ricordi che le mancano. Non preoccupatevi, tornerà, ma tra molto tempo. Solo, potrebbe non essere più la stessa. Dite ai vostri “colleghi” che è scomparsa. Addio. -
Freddo e glaciale. Come era sempre stato. Svanì poco dopo.
- Amica, muoviti, perché mi manchi già! - esclamò Demyx, nel tentativo di alleggerire la tensione. Gli altri lo ignorarono, abbattuti.
Non avrebbero visto la loro amica per molto, molto tempo.
 
 
Buio. Buio totale. Namixart cade. Non vede niente, solo Oscurità intorno a lei. Poi una flebilissima Luce. Diventa sempre più intensa. L’Oscurità scompare, vinta dalla Luce.
- Martina? -
Da quanto nessuno la chiama così? Secoli, almeno.
- Sei tu? -
No. Martina non esiste più. Al suo posto c’è solo Namixart.
- Nami, allora. Sei tu? -
Sì. Ma tu che sei?
- Nami, rispondi! Sono Sora. -
- Sora? -
La voce non risponde. I ricordi cominciano a tornare.
 
Nami è sulla spiaggia. No, non è Nami. È ancora Martina, a quattro anni. Ride e gioca con il fratello e con altri due bambini. Uno è Riku. È un po’ più grande degli altri, ma si diverte allo stesso modo. Il nome dell’ultima bambina glielo suggerisce Sora.
- Marty! Kairi! Riku! Prendetemi se ci riuscite! -
A Nami vengono le lacrime agli occhi. Sente di non conoscersi affatto, dato che ha scordato tutta la sua vita…
Sulla spiaggia arriva un altro ragazzo. Lo riconosce subito, è Ventus.
Nami sorride. È davvero identico a Roxas.
- Martina, vieni qui. -
La bambina si allontana dagli amici. Evidentemente conosce bene quel ragazzo.
- Dimmi, sai cos’è questo? -
Nel dirlo evoca il Keyblade. Stranamente lo impugna al contrario.
- Sì! È il tuo Keyblade, Ven! - dice allegra la piccola.
- Brava. Ti volevo dire che ho deciso che, da grande, potrai usarlo anche tu. -
La bambina socchiude gli occhi, confusa.
- Vuoi dire che me lo regali? -
- In un certo senso. Ci stai? -
- Sì! -
- Nel tuo palmo, stringi questa chiave.
Se nel tuo cuore c'è la bravura,
Compi questo atto che t'assicura...
Che sì, il Keyblade ti chiama!
E mi troverai, amica mia.
Nessun oceano ci costringerà a perder la via.
Nessun ostacolo ti potrà fermare mai.
Se coloro che ami proteggerai. -
Dopo aver recitato questa specie di filastrocca porge il Keyblade alla bimba, che lo impugna perplessa ma decisa.
- Brava. Ora io devo andare. Sai, un Maestro di Keyblade ha deciso di prendermi come suo allievo. Devo partire, ma non aver paura, tornerò a trovarvi e quando sarai più grande verrai tu a trovare me, ok? -
- Certo, ma quando torni? -
- Non lo so. Ciao, Martina. -
La bimba ride e torna a giocare con i suoi amici. Ventus la guarda sorridendo intenerito e mormora:
- Sarai un’ottima Custode del Keyblade. -
Poi si volta e inizia a correre.
La scena cambia. Sembra che sia passato qualche mese, poiché nevica, ma i bambini sono sempre lì che giocano, coperti a dovere. Sulla spiaggia compare un uomo molto anziano. È completamente calvo e ha gli occhi gialli. Osserva i bimbi, in particolare Martina.
- Che potere immenso…- mormora.
Si avvicina al gruppetto e chiama:
- Ehi, piccola, vieni qui! -
Martina si avvicina timidamente e il vecchio riprende a parlare.
- Come ti chiami? -
- Martina. - La bambina è un po’ intimorita da quell’uomo.
- Non avere paura, Martina. Sono il Maestro di Ventus, Xehanort. -
- Ven? Dov’è? Come sta? -
Lei è davvero molto legata a quel ragazzo, intuisce la ragazza del presente.
- Non è qui e sta bene. Però posso portarti da lui, vuoi? -
- Ma io non posso andare da nessuna parte senza dirlo alla mamma. - obietta la piccola saggiamente.
Il vecchio si spazientisce. Stende un braccio e evoca passsaggio oscuro che spaventa la bambina. Guarda gli altri ragazzini, l’isola e fa alcuni gesti con le mani, li ripete poi su Martina addormentandola. Entra nel corridoio con la bimba in braccio e svanisce alla vista.
 
- Sora? - Nami ricomincia a chiamare il fratello, finché non sente la sua voce allegra nella testa.
- Martina? -
- No, adesso mi chiamo Namixart. -
- Com’è che riusciamo a parlare? -
- Boh… forse dipende dall’essere gemelli. -
- Stai iniziando anche tu a ricordare? -
- Sì. Posso farti una domanda? -
- Certo. -
- Tu sai usare il Keyblade? -
- Sì, ho salvato i mondi dall’Oscurità non molto tempo fa. -
- Pare che sappia usarlo anch’io, sai? -
- Davvero? -
- Sì. Naminé ti ha detto tra quanto ti risveglierai? -
- Naminé? Non so chi sia. E tu? -
- Insieme a te. -
- Che hai fatto in tutto questo tempo? -
- Ho vissuto a... Ehi, non mi ricordo! -
- Ti verrà in mente, vedrai. -
- Poi sono diventata un Nessuno, e da quel momento non c’è molto da raccontare. -
- Nessuno? -
- Il guscio vuoto di una persona che perde il cuore. È l’opposto di un Heartless. Tu che mi racconti? -
- Ho vissuto fino all’anno scorso sulla nostra isola. Poi è stata inghiottita dall’Oscurità e mi sono trovato in giro per i mondi, con lo scopo di ritrovare Riku e Kairi, distruggere gli Heartless e liberare Kingdom Hearts. Ma ci sarà tempo per raccontarci tutto. Sento che mi sto per svegliare. -
- Anch’io. Ci vediamo tra poco. -
- Ciao, sorellina. -
- Sorellina a chi? Siamo gemelli! -
Mentre i due ridono ancora le capsule iniziano ad aprirsi. 



[Angolino di Namixart]
Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma tra la scuola e i preparativi per Lucca Comics non sono davvero riuscita ad aggiornare prima. 
Beh, che dire? Questo capitolo mi piace, soprattutto la scena con Ven e Mini-Me. Spero che la parte del dialogo mentale tra Sora e Namixart non sia confusa. Ho volutamente evitato di specificare chi parla, per rendere la scena un po' più surreale. Ah, ho modificato un po' la filastrocca della cerimonia del Keyblade per adattarla ("amico mio" non mi sembrava appropriato) e ci tengo a specificare una cosa: sì, Ven può passare il Keyblade a Martina. Mi serviva questo collegamento e, siccome nessuno mi ha ancora contraddetto nei giochi (leggere: "Nomura"), l'ho usato.
Hope you liked it,
Nami

PS
Lo giuro, sto cercando di allungare i capitoli, ma per ora è così. *Chiede di nuovo umilmente perdono ed esce di scena in uno sbuffo di fumo*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


I Nessuno erano riuniti nella Sala Circolare. Erano, come sempre, molto tranquilli, tranne gli amici di Namixart, che avevano un volto funereo e contratto dal dolore. Finto, ovviamente. I Nessuno non provano sentimenti, avrebbe sottolineato pomposamente Saïx, ma loro fingevano tristezza perché la versione ufficiale della scomparsa di Nami era la sua morte. O in ogni caso una sorte simile, dato che quella dei Nessuno non può essere definita propriamente morte.
E comunque Axel non avrebbe mai, mai usato quel termine, riferito a Namixart.
- Amici, siamo qui perché il nostro numero VIII, Axel, ha da riferirci una notizia importante. - annunciò Xemnas.
- Namixart è scomparsa. -
Si diffuse un brusio tra i Nessuno. C’era chi si rammaricava per la perdita della ragazza, come Xigbar, chi commentava freddamente, come Saïx, e chi piangeva in silenzio, come Xion.
- La riunione è finita. -
Axel, Demyx, Roxas e Roxaura guardarono esterrefatti il Superiore. Come poteva liquidare così la scomparsa di una compagna? Rassegnati, uscirono dalla Sala, pensando all’amica che, forse, non avrebbero mai rivisto.
 
 
Una volta rimasta sola nella Sala Roxaura urlò con tutto il fiato che aveva in corpo:
- Maestro! Sono Roxaura! Dove sei? -
- Sempre dove non te lo immagini. -
La ragazza sussultò e vide il suo Maestro seduto comodamente sul trono di Xemnas.
- Quando sarò pronta a seguirti, cosa dovrò fare? -
- Ti servirà un’arma. -
- Non ne ho bisogno. -
- Dimentichi che il tuo potere non funziona su Heartless e Nessuno, e dubito che sfarfallando gambe e braccia come fai di solito riusciresti a sopravvivere. Com’è che lo chiami? Carote? - ribatté lui ironicamente.
- Sarebbe “Karate”. - lo corresse Roxaura.
- Fa lo stesso. Ti serve un’arma. - ripeté il vecchio.
- Allora donamene una tu! - borbottò lei.
Il Maestro sospirò e agitò le mani davanti alla ragazza, che si trovò tra le mani un bastone molto lungo. Era argentato, con piccoli brillanti verdi qua e là e diviso in più sezioni, in modo da poterlo trasportare con facilità, stile matrioska. Era molto leggero ma resistentissimo.
- Si chiama Tentazione Oscura. Fanne buon uso. -
Svanì senza aggiungere altro.
 
 
Le capsule bianche a forma di bocciolo si aprirono lentamente. Quanto tempo era passato? Namixart aprì a fatica gli occhi, accecata dalla luce bianca della stanza. Si guardò incontro e vide altre tre capsule. Una di quelle conteneva suo fratello, ma le altre? La risposta arrivò poco dopo. Due strani animali, un papero e un cane antropomorfo, ne vennero catapultati fuori. Vedendo la ragazza si guardarono perplessi, chiedendosi chi fosse.
- Ve lo dico io chi è: mia sorella. Namixart, questi sono Paperino e Pippo. -
Tutti e tre si voltarono di scatto nel sentire quella voce, sorridendo raggianti. Sora si era svegliato, e il suo sorriso era il più largo di tutti.
- Sora! - i due compagni del ragazzo gli corsero incontro felici, abbracciandolo. Ma gli occhi dell’Eroe del Keyblade erano tutti per quella sorella persa da troppi anni. Gli amici capirono e, con la scusa di esplorare quel luogo, lasciarono i gemelli soli.
- Sei davvero tu… - mormorò lei, con gli occhi offuscati dalle lacrime di commozione.
Sora annuì, con la stessa espressione, abbracciando la sorella, che affondò il viso nel suo petto.
Due lacrime scesero sul viso di Namixart, senza che se ne accorgesse.
- Non riesco a crederci… tutti questi anni… ricordi scomparsi… - sussurrò Sora, con la voce rotta.
Qualche minuto dopo il ragazzo riuscì a ricomporsi. Si raddrizzò e asciugò le lacrime dal viso di Nami.
- Ora, che ne dici di andare a esplorare questo mondo? - disse, in tono dolce.
- Sono d’accordo, fammi prima fare una prova. -
La ragazza chiuse gli occhi e stese un braccio davanti a lei. Sora capì: stava cercando di evocare un Keyblade. Non successe nulla.
- Non preoccuparti. Io l’ho evocato per caso, la prima volta. Piuttosto, sei indifesa o hai delle armi? - chiese preoccupato il ragazzo.
Dopo tutto quel tempo non voleva perdere la sorella di nuovo. Nami non rispose, ma evocò i suoi Shuriken.
- Woah! -
- Non sono male, ma sarebbe meglio un Keyblade. -
- Ci sarà tempo per quello. Andiamo. -
Uscirono dalla stanza e scoprirono di trovarsi in una villa.
- Ma che posto è questo? -
- Non ne sono sicura… -
Avanzarono nel giardino e videro, poco lontani, Paperino e Pippo alle prese con una decina di Simili. Durante il loro sonno avevano scordato molte abilità e perso l’allenamento, quindi si trovavano molto in difficoltà.
- Simili! - gridò Namixart.
- Simicosa? - chiese Sora confuso.
- Sono dei Nessuno di basso rango. Ora li sistemo io. -
Si avvicinò ai Simili e ordinò:
- Levatevi di mezzo. Non mi riconoscete? Sono Namixart, la Scintilla di Fiamme Oscure, numero XV dell’Organizzazione XIII, Nessuno di rango superiore. -
In genere quel tipo di ordine funzionava con creature ottuse come i Simili. Quella volta no. Uno dei Simili parlò, nella maniera quasi telepatica con cui comunicavano.
- No. Tu non sei un Nessuno. Non sei una di noi. Hai tradito ciò che eri. Sei di nuovo una stupida ed inutile umana. Hai di nuovo un cuore. -
- Ho… di nuovo un cuore? Io… non sento la differenza! - mormorò confusa, portandosi una mano al petto.
I Simili attaccarono. Sfortunatamente per loro Nami non aveva disimparato a combattere mentre dormiva. Li polverizzarono in poco tempo.
 - Discreto, ex-Nessuno, discreto. -
Il gruppo si voltò di scatto udendo quella voce.
- È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, Namixart. -
- Saïx! -
- Corretto. -
- Lo conosci? - chiese Sora confuso.
- Sì. È il numero VII dell’Organizzazione: Saïx, il Mago che danza sulla Luna. -
- Lusingato dalla presentazione. In qualche modo sapevo che non eri morta, amica mia. - sogghignò lui.
- Non sono affatto amica tua! -
- Fa lo stesso. -
- Come fai a dire che sono tornata umana? -
- Hai un cuore. -
- Ma come ho fatto a riaverlo? -
- Naminé. Ha potere sul cuore delle persone. Mentre ti ripristinava i ricordi ha ripristinato anche il tuo cuore. O meglio, quel che ne restava.-
- Ho un cuore…non sento differenza. Perché? - mormorò lei.
- Questo va oltre le nostre conoscenze. Rifletti, mentre vai a portare i fiori sulle tombe di Roxas e Xion. -
- Cosa? -
Saïx non rispose, ed entrò in un passaggio oscuro, sparendo. L’ultimo sguardo che rivolse alla ragazza fu corredato di un ghignò sprezzante.
- Torna qui, maledetto, devi dirmi cos’è successo ai miei amici! Roxas… Xion… - si accasciò sconsolata a terra.
- Li conosci? - chiese Sora dolcemente.
- Sì… erano due dei miei amici nell’Organizzazione… A dire il vero, Roxas era uno dei miei migliori amici… Axel! Demyx! Roxaura! Devo sapere se stanno bene! -
Stese un braccio, cercando di evocare un passaggio, ma non ci riuscì. Non era davvero più un Nessuno!
- Fantastico… -
- Quindi… ora sei di nuovo Martina? - azzardò Sora titubante.
- Così pare. - Namixart/Martina abbozzò un sorriso.
- Evviva! Ho di nuovo la mia sorellina! - esultò il ragazzo.
- Sorellina a chi? -
 


[Angolino di Namixart]
YAYYYY! HO RITROVATO IL MIO FRATELLINOOO!
*Riprende possesso dei suoi neuroni* Rieccomi, mondo!
Pensavate che fossi finita? E invece noooo! [Cit. Demyx di Giulgattina]
Vabbè, passiamo alla parte seria. Questo capitolo mi piace abbastanza, anche se non mi convince molto la parte in cui ritrovo Sora... Ah, spero che la lunghezza dei capitoli inizi a essere accettabile.
Fatemi sapere che ne pensate!
To the next chapter,
Marty/Nami

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***




- Vuoi andare… dove? - chiese per l’ennesima volta Saïx.
- Nel Regno delle Tenebre. - sbuffò per l’ennesima volta Roxaura.
- Namixart è scomparsa mesi fa, e anche Roxas non c’è più. Siamo decimati, non puoi andare. -
- Non sono venuta da te per chiederti il permesso, ma per informarti che parto. Sono stata anche troppo buona ad avvertirti. Ah, puoi dare questo messaggio a Xemnas? -
Porse al numero VII un biglietto e sparì nel corridoio oscuro. Saïx rimase per un momento immobile, poi aprì un passaggio per andare dal Superiore.
- Lord Xemnas! Ho diverse cose da dirti. -
- Parla. -
- Si tratta del numero XVI, Roxaura, Incantatrice Oscura. Ha deciso di partire per una missione nel Regno delle Tenebre e mi ha chiesto di darti questo messaggio. - disse porgendogli il biglietto.
- Grazie, Saïx. Puoi andare. -
Quando il numero VII se ne fu andato Xemnas spiegò il messaggio e lesse.
 
 Da oggi lavoro per conto mio. Ho trovato un Maestro che mi allenerà a dovere. Non so se e quando tornerò. Non cercatemi, starò via a lungo.
Numero XVI
 
Le labbra del Superiore si piegarono in un sorriso maligno. La risata che seguì si udì anche a distanza di molti mondi, ammutolendo chi la sentiva. Naminé, nella sua stanza bianca, rabbrividì. A Sora e Nami venne la pelle d’oca. A Riku si gelò il sangue nelle vene. Axel e Demyx si zittirono immediatamente. Neanche Roxaura rimase impassibile a quel suono. Tutti erano consapevoli che una risata del genere non portava nulla di buono.
 
 
- Che si fa ora? - chiese Namixart, ripresasi dallo shock della risata di Xemnas.
- Intanto rispondi alla mia domanda. Dal momento che sei di nuovo umana, come vuoi essere chiamata? - rispose il gemello.
- Mmm… ti dispiace continuare a chiamarmi Namixart? Sai, non ci sono abituata… -
- Nessun problema. Il nome non fa la persona. Direi che potremmo iniziare a esplorare questo mondo. -
- Oh, non ce n’è bisogno. -
- Perché? -
- Lo conosco come le mie tasche. Si chiama Crepuscopoli, è una bella città dove c’è sempre il tramonto. -
- Ok. Però siamo bloccati qui. Non abbiamo una Gummiship e tu non puoi più aprire passaggi. Dobbiamo trovare un modo per viaggiare. -
- Andiamo in città, allora! -
I due ragazzi, con Paperino e Pippo al seguito, si diressero verso la piazza principale della città. Nami smise di respirare per un attimo.
- Che hai? -
- La Torre dell’Orologio… Posso andare un momento lassù? Devo fare una cosa. -
- Va bene… - disse Sora perplesso.
Nami corse verso l’accesso segreto che aveva trovato e arrivò sulla cima della Torre. Si guardò intorno, cercando i suoi amici, ma non vide nessuno. Sospirò e trasse fuori da una tasca un biglietto. Scrisse un messaggio e lo lasciò sul muretto. Dette un’ultima occhiata intorno e riscese da Sora.
- Andiamo? -
- Sì, ma… -
Sora non fece in tempo a finire la frase che si ritrovarono nuovamente circondati dai Simili. Il gruppo si mise in posizione di combattimento, ma un’ombra scura saltò in mezzo ai nemici, abbattendoli.
- Re Topolino! - gridarono Paperino e Pippo.
- Sora! Prendi questo! - la figura misteriosa lanciò un borsellino nelle mani di Sora.
- Ci sono 5000 munny e un cristallo! Entrate nella stazione e prendete il treno! Lui sa dove andare! -
Sconfitti gli ultimi Simili, sparì senza aggiungere altro.
- Presto, prima che ricompaiano! Alla stazione! -
Nami prese in mano la situazione visto che Sora era rimasto imbambolato nel mezzo della piazza, incapace di muoversi.
- Sora! Veloce! -
Il ragazzo si riscosse e si precipitò all’interno dell’edificio.
Mentre correvano, un Simile sopravvissuto si avventò su Namixart e… le passò attraverso!
Lei scosse incredula la testa e ricominciò a correre.
“Che strane creature…”
Davanti al gruppo c’era un solo treno. Era blu, trapunto di stelle e la locomotiva ricordava un cappello da mago. Non c’era conducente ma i quattro non lo notarono ed entrarono nell’unico vagone in fretta e furia. Il treno cominciò subito a muoversi verso un luogo ignoto, nonostante l’assenza di macchinista, capostazione e passeggeri, all’infuori di Nami, Sora, Paperino e Pippo.
- Chissà dove stiamo andando…- sospirò la ragazza, guardando dal finestrino.
Continuava a pensare a quel… quell’affare che l’aveva assalita. Cosa le aveva fatto?
- Boh! - risposero in coro gli altri.
- Utile. Mh? Sora, sei sicuro di aver azzeccato la taglia degli abiti? - chiese, notando che i vestiti del fratello sembravano davvero troppo piccoli.
- Cosa? Oh! Beh, cosa ti aspetti da uno che ha dormito un anno? Sarò cresciuto! - borbottò il ragazzo arrossendo, nell’ilarità generale.
- Invece di ridere guardate là! - esclamò Sora.
Davanti a loro si stagliava una torre dall’aspetto strano. Si vedeva lontano un miglio che era un luogo mistico e misterioso.
- Che ci aspetta lì? - mormorò Nami.
 
 
Roxaura aveva freddo. Non era il freddo che hanno tutti quando nevica, ma qualcosa di più intenso, che raggelava anche l’anima.
Vagava da giorni nel Regno dell’Oscurità e non aveva incontrato anima viva. O quasi. Aveva scorto diverse volte un uomo con la tunica dell’Organizzazione e una ragazza vestita di blu, ma non li aveva considerati un granché. Ci aveva parlato una volta sola.
- Chi siete? - aveva chiesto.
- Il mio nome è Aqua. Tu chi sei? -
- Roxaura. E tu? -
- Non ricordo. So solo che sono qui da molto tempo. -
- Roxaura, conosci per caso due ragazzi che si chiamano Terra e Ventus? - Non ho mai sentito parlare di Terra, ma una mia amica sogna Ventus e un altro ragazzo, Sora, il suo gemello. -
- Oh, e quanti anni ha la tua amica? - chiese la ragazza, nascondendo una certa ansia.
- 15. -
- Undici anni! Sono qui da undici anni! - mormorò, sconvolta.
Roxaura era impallidita. undici anni in quel posto?
Aqua si era allontanata poco dopo, seguita dall’uomo, lasciando Roxaura da sola, con un desiderio immenso di scappare da quel posto. Solo la sua determinazione a diventare l’allieva del Maestro la trattenne. Doveva aspettarlo lì, sopravvivendo in quell’Oscurità così pesante. Era la sua prova per dimostrare che era degna di essere allenata da lui, poteva farcela. Doveva farcela!



[Angolino di Namixart]
Hellooo!
Allooora, sul capitolo non ho nulla da dire, perché è abbastanza corto e molto inutile. Ma un momento di pausa ci vuole, ogni tanto.
A voi la parola!
Namixart-Senza-Niente-Da-Dire

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quando il treno si era fermato davanti alla torre, il gruppo era sceso immediatamente. Paperino e Pippo, che sembravano ricordare un luogo simile, andarono avanti, mentre Nami e Sora rimasero un po’ indietro per parlare.
-… sono caduta in depressione e sono diventata un Nessuno. Poi non ricordo più nulla. -
- Nami, stai… piangendo…-
La ragazza si passò una mano sul viso. Sentendola bagnata, escalmò stupita:
- Lacrime? Ma… io non piango da secoli! Almeno credo…-
- Miracoli di un cuore, eh? - rise Sora.
- Già, così pa…-
- Pietro?-
Si voltarono di scatto verso Paperino e Pippo, che avevano scoperto un figuro sulla porta della torre.
- Lo conoscete? - intervenne Sora.
- Sì, è stato cacciato dal nostro mondo per cattiva condotta. - rispose Pippo.
- Umpf… Siete patetici! Ma non dovrò sopportarvi ancora molto. Sto radunando un esercito di Heartless per conto di Malefica, e quando sarà pronto…- non riuscì a finire la frase perché Sora, Paperino e Pippo erano scoppiati in una fragorosa risata.
- Uh? Perché ridete? -
- Malefica, dici? È fritta! - boccheggiò Sora, tra le risate.
- Co-cosa? Voi mentite! - esclamò Pietro correndo via.
- Chi è Malefica? - chiese Nami.
- Una strega che abbiamo sconfitto l’anno scorso. -
Entrarono nella torre e si diressero all’ultimo piano. C’era uno studio e, in piedi davanti a una finestra a forma di stella, un uomo alto con un cappello da mago e un mantello.
- Maestro Yen Sid! - esclamò Paperino inchinandosi, seguito a ruota da Pippo.
Anch Nami e Sora si inchinarono, titubanti.
- Rialzatevi pure. Ho diverse cose da dirvi. Innanzitutto: Paperino e Pippo, tornate al Castello. -
- Che cosa? -
- La Regina Minni è sola e indifesa, servite laggiù a proteggere il Castello. Sora e Namixart sono in grado di cavarsela da soli. -
I due annuirono a malincuore e salirono sulla Mini-Gummiship che Yen Sid aveva preparato.
- Venite a trovarci! -
- Senz’altro! -
Quando furono partiti il mago si rivolse ai gemelli.
- Di là c’è gente che vi aspetta. No, Namixart, tu resta qui un momento. - la fermò.
Sora si avviò nell’altra stanza e Nami tornò a guardare Yen Sid.
- Tu saresti in grado di evocare un Keyblade, vero? -
- Non lo so. Ho provato, ma non ci sono riuscita. -
- Riprova. Cerca la luce nel tuo cuore. -
Nami si concentrò. Scavò nel suo cuore, alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Poi vide qualcosa. Dei volti.
Sora, Carter e tre ragazzi a cui non sa dare un nome le sorridono. Sente una strana sensazione di mancanza per quei volti sconosciuti. Istintivamente, però, sorride anche lei.
Quando riaprì gli occhi, nella sua mano c’era qualcosa.
- Ce l’ho fatta! - esclamò osservandolo.
- Interessante... Questo Keyblade si chiama Lontano Ricordo. Usalo bene. Raggiungi tuo fratello. -
Si avviò allegra nella stanza e, quando fu entrata, dovette trattenersi dal ridere. Sora era bersagliato da continui incantesimi cambiacolore da tre fatine litigiose. Alla fine parvero raggiungere un accordo e Sora si trovò vestito con nuovi abiti della taglia giusta.
- Oh, ragazza mia! Anche tu hai bisogno di abiti nuovi! - esclamò la fata vestita di rosso.
- Ma… Veramente…- provò a dire.
Anche lei si trovò in mezzo a incantesimi di ogni tipo nel giro di pochi secondi. Impiegarono molto più tempo a decidere, ma alla fine parvero soddisfatte. Appena la lasciarono libera si guardò allo specchio.
Indossava pantaloni neri lunghi fin poco sopra le caviglie, stretti con fiocchetti neri, aveva una canotta bianca e una felpa nera a tre quarti. Le scarpe erano anch'esse nere. I capelli erano legati in una coda bassa da un nastro nero.
Grazie al cambio d’abito, Sora fu in grado di vedere con chiarezza la vera corporatura di Nami. Come lui, era molto esile e dava l’idea di poter essere spezzata da un alito di vento. Cosa che, come il ragazzo sapeva perfettamente, non era vera. Dopotutto, l’aveva vista molte volte combattere. Invece no. L’aveva vista una volta sola in azione, allora perché ricordava addirittura di averla affiancata in combattimento?
- Oh, ma perché quella non se ne va? - esclamò la fatina vestita di verde, indicando la mano destra della ragazza.
Da uno dei guanti neri tagliati spuntava una fascia bianca che avvolgeva tutto l’avambraccio. Nami non se la ricordava, ma le fate non erano riuscite a farla sparire insieme ai suoi vecchi abiti.
- Forse copre qualcosa… Beh, scopriamolo! -
La fata blu fece per partire alla carica e toglierla alla vecchia maniera, ma Nami la fermò.
- No. Preferisco così. Ho avuto fin troppe sorprese per oggi. -
- Sorellina, sei fantastica! - esclamò Sora
- Fratellino, ti ricordo che adesso ho anch’io un Keyblade e so come usarlo! -
- D’accordo, d’accordo, mi arrendo. - Sora alzò bandiera bianca.
Qualcosa gli diceva che la sorella poteva essere molto pericolosa. Non era isitinto, era più come se una parte di lui conoscesse bene quel lato del suo carattere.
Tornarono insieme da Yen Sid, che mostrò loro una stupenda Gummiship pronta all’uso.
- Partirete tra poco. Pronti? -
- Nati pronti! - esclamarono i due scattando sull’attenti.
- I mondi sono nuovamente in pericolo. Questa volta sarete voi a salvarli. -
Sora gemette.
- Il nemico però è diverso. Stavolta combatterete contro l’Organizzazione XIII. - disse lo stregone, mostrando loro degli ologrammi che raffiguravano persone in soprabiti neri.
- Chi sono? - chiese Nami.
- Nami, stai bene? Non hai detto prima di aver fatto parte di questa Organizzazione? Indossavi anche la stessa tunica. -
- Sei sicuro? Io… non ricordo di aver detto niente del genere. -
- Non importa, quello che dovete sapere è che sono una setta di creature oscure che mirano a Kingdom Hearts. -
- Ma adesso è il momento che andiate. La Fortezza Oscura vi aspetta. -
- La Fortezza Oscura? Subito! -
I gemelli saltarono sulla Gummiship e scomparvero all’istante nello spazio.
 
 
- Maestro? -
- Roxaura. -
- Quanto ancora dovrò restare qui? -
- Purtroppo per molto. Sono solo una proiezione. Riesco a parlarti, ma non sono nemmeno nel tuo tempo. Presto però inizierai a svolgere qualche compito per me, in attesa del mio ritorno.
La proiezione svanì e Roxaura rimase sola.
Ricominciò a vagare per il Regno dell’Oscurità senza una vera meta, pensando alle parole del Maestro.
- Cosa diavolo vuol dire “Non sono nemmeno nel tuo tempo”? - esclamò frustrata.
Si sedette sulla spiaggia, dove Aqua e l’uomo incappucciato stavano parlando.
- Conoscete questo tipo? - chiese Roxaura ai due, disegnando il volto del Maestro nella sabbia, con tratti degni dell’artista che era sempre stata.
- Xehanort! - urlò Aqua rabbiosa, mentre l’uomo scuoteva la testa.
- È colpa sua se io, Ven e Terra siamo stati divisi! Perché ti interessa, Roxaura? -
- Non importa. -
- Stai attenta, stai lontana da qualsiasi cosa lo riguardi! -
La ragazza si rialzò e riprese a camminare per il Regno dell’Oscurità.
“ Pare che tu mi stia nascondendo qualcosa, eh, Maestro? ”


[Angolino di Namixart]
I'M BACK!
Buonsalve, mondo (no, ok, sono un po' esagerata)! Era tanto che non aggiornavo, vero? È che sto esaurendo la scorta di capitoli già scritti e ho paura... never mind, gente.
Che dire? Sono riuscita a fare una descrizione pseudo-decente di Nami, secondo la critica?
Cosa sarà successo alla nostra protagonista?
Cosa succederà a Roxaura?
Cosa c'è sotto la fascia?
Domande senza risposta (per ora), purtroppo.
Voglio sapere che ne pensate, eh!
Ci si legge al prossimo capitoloo!
Nami spumeggiante senza un motivo apparente 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo quindici
Namixart sospirò, osservando il cielo buio fuori dalla Gummiship, unico punto luminoso nel nero più completo.
- Nami? C’è qualcosa che non va? - chiese Sora, impostando il pilota automatico per guardare la sorella.
- Mh? No, è solo… - mormorò, distogliendo lo sguardo.
Sora rimase in attesa, senza parlare.
- … penso di aver perso la memoria… di nuovo. - sussurrò, a voce così bassa che il ragazzo la sentì a stento.
- Cosa te lo fa pensare? -
- Hai detto che ho parlato dell’Organizzazione come se ne facessi parte, ma non me lo ricordo. Non ho ricordi di quando ero un Nessuno. Né della mia casa precedente. L’unico nome che mi viene in mente è quello del mio migliore amico, Carter. Ma anche lui è scomparso. - sospirò, con gli occhi lucidi.
- Ti capisco. Ma, ehi, non preoccuparti! Troveremo un modo, ok? - la rassicurò Sora, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.
Quelle iridi azzurro luminoso, così simili alle sue, ebbero il potere di tranquillizzarla un po’.
- Grazie. - disse, abbracciando il fratello.
 
 
Dopo molte altre ore di navigazione, giunsero in vista di un mondo in lontananza che si avvicinava velocemente.
- La Fortezza Oscura! - esclamò Sora, quasi spalmandosi sui finestrini.
- Non vedo l’ora di incontrare Leon e gli altri! -
Nami annuì, pensando malinconicamente che almeno lui aveva degli amici da rivedere.
- Ehi, cos’è quella faccia? Su con la vita! - ordinò il fratello.
- Hai ragione! Oh, siamo arrivati! Muoviti, voglio conoscere i tuoi amici! - gridò lei, saltando fuori dalla navicella, ancora in fase di atterraggio.
Sora la fissò, stordito.
Nami si voltò a guardarlo, con un’espressione sinceramente divertita.
- Vieni, dai! -
- Ho sempre desiderato una sorella lunatica… - mormorò il ragazzo.
Finalmente anche lui scese dalla Gummiship e raggiunse la sorella.
Namixart non ebbe il tempo di guardarsi intorno, perché vennero immediatamente attaccati da una pattuglia di Heartless.
I gemelli evocarono all’istante i loro Keyblade e si misero in posizione d’attacco.
Era la prima volta che Nami combatteva con un Keyblade, e decise di affidarsi all’istinto.
Il primo gruppo di Heartless venne annientato in un lampo, grazie al lavoro combinato dei ragazzi.
Namixart non aveva perso il suo stile annoiato e molleggiato, ma era diventato molto più acrobatico e aereo. A differenza di molti Custodi, lei era ambidestra e riusciva a impugnare il Keyblade sia nel verso “giusto”  che rovesciato. Si aiutava anche con calci e pugni, quindi in pochi colpi riduceva allo stremo tutti gli Heartless e riusciva a eliminare decine di avversari quasi senza riprendere fiato o toccare terra, usando anche i nemici stessi (e Sora) come appoggi per continuare a saltare.
- Nami, non soffri di vertigini? Saranno cinque minuti che mi svolazzi intorno! -
Nami rise, ma la sua allegria scemò quando altri Heartless apparvero dal nulla.
Quando videro apparire la terza orda di nemici, Sora sbuffò:
- Ma non finiscono mai? -
- Ci stiamo lavorando, Sora, non essere impaziente. - disse una voce.
Quasi contemporaneamente una sagoma scura piombò in mezzo agli Heartless, distruggendoli.
- Yuffie! - esclamò il ragazzo.
Davanti a loro c’era una ragazza dal viso orientale e i capelli neri. Gi occhi scuri erano sorridenti, gli occhi di chi ritrova un amico dopo molto tempo.
- La Grande Ninja Yuffie, grazie. - puntualizzò lei, agitando la sua arma.
Solo allora Namixart si accorse di cos’era. Uno Shuriken gigante.
- Io ne avevo due. - lo indicò, non trovando nulla di più intelligente da dire.
- Io e te andiamo d’accordo. - ridacchiò la ragazza, con aria complice.
Poi parve accorgersi di non conoscerla.
- E tu sei…? -
Prima che potesse dire qualcosa intervenne Sora, che le tirò una pacca colossale sulle spalle.
- Namixart, la mia sorellina! - esclamò, felice.
- Gemella, grazie. - fece la sorellina, con un sibilo mortifero.
Yuffie spostò lo sguardo dall’uno all’altra, incredula.
- Si vede…! Forza, andiamo dagli altri, ci sono aggiornamenti. -
Mentre camminavano per la città notarono altri segni di attacchi di Heartless.
- Mi ricordo quando questo posto era una città fantasma occupata dagli Heartless… come va ora? - chiese Sora.
- Meglio, ma stiamo cercando di riportare la città al suo antico splendore. Non sarà facile, ma dobbiamo farcela. È casa nostra. - spiegò Yuffie, con una strana luce negli occhi.
- Capisco. Ehi, hai visto Riku e il Re, per caso? -
La ragazza scosse la testa.
Sora abbassò gli occhi, deluso.
Dopo pochi minuti arrivarono davanti a un edificio che spiccava tra gli altri per stravaganza. Infatti il tetto era un enorme cappello a punta, con molti ombrelli che ci giravano intorno.
Yuffi fece irruzione all’interno.
- Ehi! Abbiamo visite! - gridò.
I due ragazzi si fermarono un po’ imbarazzati sulla soglia, mentre le persone all’interno si voltavano a guardarli.
- Signori e signore, la Grande Ninja Yuffie presenta… I Custodi del Keyblade gemelli: Sora e Namixart! - esclamò.
- Gemelli? Beh, si vede. Benvenuti ragazzi, e piacere di conoscerti, Namixart. - disse una ragazza, sorridendo.
Dava molto l’idea di una persona materna, di quelle che infondono sicurezza, con quei lunghi capelli castani dalle ciocche che le incorniciavano il viso e quegli occhi verdi dolci e sicuri.
- Io sono Aerith. -
Poi presentò i suoi compagni.
C’era un uomo molto anziano, Merlino, che rispecchiava esattamente lo stereotipo del mago, con barba e baffi bianchi e cappello a punta. Stava guardando male Cid, un tizio sulla quarantina biondo e vestito da meccanico. In un angolo, in silenzio, c’era un ragazzo, Leon. Aveva i capelli abbastanza lunghi e castani e gli occhi scuri. Sul suo viso c’era una lunga cicatrice, proprio in mezzo agli occhi.
- Siamo il Comitato di Restauro della Fortezza Oscura. - concluse Aerith.
- Potete venire un attimo con me? Vi devo parlare. - intervenne Leon, parlando per la prima volta.
I gemelli annuirono, e lo seguirono fino all’Area Fortificata della città.
- Stiamo ristrutturando la Fortezza Oscura, come vi ha detto Yuffie. Vogliamo farla tornare migliore di prima. Ma abbiamo un problema. - disse, indicando un crepaccio a poca distanza dalla città.
Lì, davanti a un castello in rovina, brulicavano milioni di Heartless e Nessuno.
A Nami e Sora caddero le mascelle dallo stupore.
- Quelli. -
- Fammi indovinare… vorreste il nostro aiuto per eliminarli, vero? - chiese Namixart.
- Beh… certo che sei intelligente… ecco… - borbottò Leon, imbarazzato.
- Vi aiuteremo! - esclamarono all’unisono i due.
- Co…cosa? - fece lui, preso alla sprovvista.
- Non sarebbe giusto lasciarvi da soli. Vi aiuteremo. - ripeté Namixart.
- E poi, dai, con Paperino e Pippo ho sconfitto il capo di tutti gli Heartless, Ansem! - sorrise Sora, gonfiando scherzosamente il petto.
Non aveva finito di parlare, che alcuni Nessuno apparvero dietro di loro. I tre li distrussero in pochi colpi, ma subito ne arrivarono altri.
Mentre i gemelli correvano verso di loro questi svanirono, mentre una porta si chiuse davanti a Leon, tagliandolo fuori da qualsiasi cosa stesse per accadere.
- Il Keyblade… che arma meravigliosa… se solo fosse in mani più capaci…-
Sopra di loro, sulle mura, era comparso dal nulla un gruppetto di persone in soprabiti neri.
- L’Organizzazione! - esclamò Namixart.
- Ci rivediamo, traditrice. -



[Angolino di Namixart]
Mi starete odiando, lo so. Mi sto odiando anch'io. Ho battuto tutti i record con questo ritardo spaventoso, chiedo umilmente perdono!
Passando al capitolo... a me piace abbastanza. Spero di aver descritto bene lo stile di combattimento di Nami, è la cosa che mi preme di più sapere.
Sperando che la febbre mi dia tempo per scrivere, ci vediamo al prossimo capitolo!
CiaoCiao,
Nami :3

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


- Ci rivediamo, traditrice. -
A parlare era stata la figura al centro, che pareva il capo degli altri. Con suo sommo orrore, Namixart si accorse che quella voce, profonda e malvagia, non le era nuova.
- Non rispondi, ragazzina? Peccato, avevi un bel caratterino un tempo. - commentò un uomo dalla voce gracchiante.
- Beh, se vi ho mollati ci dev’essere un motivo, no? - gridò lei, mostrandosi più sicura di quanto non fosse.
- Certo, e sta proprio accanto a te. - borbottò un terzo membro.
Nami si voltò d’istinto, come se si aspettasse di trovarci qualcuno che non fosse Sora.
Fece scorrere lo sguardo su quei tizi in nero, scrutandoli attentamente. A un tratto, uno di quelli dell’ultima fila scostò il cappuccio quanto bastava per mostrarle il volto. Era un ragazzo dai capelli chiari tagliati a spazzola, con degli occhi verde acqua pieni di preoccupazione.
Crollò in ginocchio, premendosi una mano sulla fronte. Quel viso…
Il ragazzo fece un passo indietro, spaventato dalla reazione che aveva provocato.
- Lasciatela stare! - gridò Sora, parandosi davanti a lei e brandendo il Keyblade.
L’uomo che aveva parlato per primo rise. Una risata fredda e crudele.
- Non sai chi hai davanti, ragazzo. Forse ti serve una… lezione. -
Mentre parlava, intorno ai gemelli e a Leon apparvero molti Nessuno.
Nami, che si era ripresa, si mise in posizione di combattimento. Notò con la coda dell’occhio che l’Organizzazione era sparita nel nulla, fatta eccezione per il ragazzo di prima, che esitò. La guardò negli occhi per un secondo, poi svanì in un vortice fumoso e oscuro.
La voce del capo risuonò un’ultima volta nell’aria:
- Vedete di non morire, o il loro sacrificio sarà stato inutile. -
 
 
- Così questi tipi sono i responsabili dei problemi in città? - chiese Aerith quella sera, durante la riunione al quartier generale.
- Pare di sì. - rispose Sora.
- Sono pericolosi. - mormorò Nami, lo sguardo perso nel vuoto.
Aerith e Leon si scambiarono un’occhiata.
- Cos’è successo? - chiese quest’ultimo.
- Pare che… - iniziò Sora.
- Pare che io sia una traditrice dell’Organizzazione. - sbottò la ragazza.
- Ma la sapete una cosa? Se sono una traditrice lo sarò fino in fondo. Non ne resterà neppure uno di quei maledetti! - gridò, scattando in piedi nello sconcerto generale.
“O forse uno sì, giusto il tempo di capire chi è e perché mi sembra di conoscerlo…”
- Nami…? - mormorò Leon.
- Sto bene. Piuttosto, mi chiedo chi si sia sacrificato per noi…- borbottò lei, rimettendosi a sedere.
- Non ne ho idea. Direi che potremmo seguire il consiglio e cercare di non morire, intanto. - fece Sora.
- Comunque, ho delle cose per voi. - disse Leon, alzandosi e dirigendosi alla scrivania.
Ne prese due tessere e le porse ai gemelli.
- “Membro onorario del Comitato di Restauro della Fortezza Oscura”! - lesse Sora. - Wow, grazie, Leon! -
Leon sorrise.
- Era il minimo che… -
Si interruppe quando vide che le tessere avevano iniziato a brillare e fluttuare. Sempre galleggiando nell’aria, uscirono dalla finestra, seguite da un Sora che urlava a delle tessere inanimate e quindi non dotate di volontà propria di tornare indietro
Al centro della piazzetta si fermarono, ma continuavano a brillare. Quando ormai Sora era a un centimetro dall’afferrarle, un raggio di luce partì da esse verso il cielo, andando a aprire una specie di portale nel cielo.
- Ma quella…! - esclamò Sora.
- Una… serratura? - mormorò Namixart.
I Keyblade comparvero nelle mani di entrambi contemporaneamente.
- Insieme? - chiese, guardandolo negli occhi.
- Insieme. -
Intorno a loro tutto diventò buio. Puntarono le armi verso la serratura. Ne scaturirono due fasci di luce, dorata per Sora e argentata per Namixart, che si intrecciarono nel cielo fino a raggiungere la serratura.
Si udì, nitido e forte nell’aria, il rumore di una chiave che gira nella toppa, e la serratura scomparve.
- Cosa è successo? - chiese Yuffie.
- Si è aperto un nuovo passaggio. Dobbiamo andare. - rispose Sora, guardando il cielo.
- Dobbiamo trovare Riku, il Re, distruggere l’Organizzazione e gli Heartless e tornare a casa. Questione di poche ore. - aggiunse Namixart, sorridendo.
Quello che non aveva detto è che sperava anche di trovare Carter. Avrebbe pagato oro per rivederlo.
“Ti troverò, stanne certo.” pensò, salendo sulla Gummiship.
 
 
I Nessuno erano riuniti in una sala circolare, seduti su alti troni bianchi. Più della metà di essi erano vuoti.
- Com’è la situazione? - chiese uno degli incappucciati, il capo.
Quello che pareva essere il suo secondo diede una rapida occhiata a una cartella e rispose:
- Axel ha disertato durante la sua ultima missione. -
- Chee? - esclamò la voce di un ragazzo, da uno dei troni più bassi.
- Si è rifiutato di trovare Roxas e eliminarlo. - spiegò il secondo.
- Capisco… - mormorò, sprofondando nel seggio.
- Caspita, ragazzi, mi volete proprio male, eh? - aggiunse poi, in un sussurro inudibile.
- E Roxaura è ancora dispersa. -
- Numero XVI non è un problema. Deve stare dov’è. - replicò il capo.
- Che provvedimenti dobbiamo prendere con Axel e Namixart? - chiese l’uomo dalla voce gracchiante.
- Axel non si ripresenterà. Quando sarà il momento riceverà la punizione massima. Quanto a Namixart, i Custodi del Keyblade si stanno dirigendo al Castello della Bestia. Xaldin, confido in te per riportarci il nostro numero XV. Ah, continua con il tuo lavoro in quel mondo. -
- Non ci vorrà molto. - rispose uno di quelli che non aveva ancora parlato, sparendo in un vortice oscuro.
- La riunione è finita. Sapete cosa fare. -
 
 
- E così questo è il prossimo mondo, eh? - chiese Nami, osservando l’enorme castello che si stagliava davanti ai loro occhi.
- Già. C’è… un’aria pesante, pare… -
Non aveva finito di parlare che il pavimento venne scosso dalle vibrazioni e nell’aria risuonò un ruggito potente.
I gemelli si guardarono un momento negli occhi, sconcertati.
- Possibile… - mormorò Sora, entrando nell’atrio immenso.
- Bestia? -
- Chi? -
- Forse un mio vecchio amico. Andiamo! - esclamò il ragazzo, correndo verso le scale.
- Ma c’è qualcuno che non conosci? Ehi, aspetta! Sora! - gridò Namixart, salvo poi pentirsene un attimo dopo.
Si ritrovarono accerchiati dagli Heartless in pochi secondi.
- Ok… decisamente non è stata una mossa brillante… - disse, arretrando contro le spalle del fratello, in posizione d’attacco.
- Puoi giurarci! - esclamò lui, polverizzando un nemico.
Pochi minuti dopo, quando l’atrio fu completamente sgombrato dagli Heartless, i gemelli si fermarono per riprendere fiato.
- Uff… - sospirò Sora.
- Ma è fantastico! Vi ringraziamo di cuore da parte del padrone per averci liberati di quei noiosi Heartless! - esclamò una voce dalla parte più in ombra dell’atrio.
- Chi c’è? - chiese Nami.
- Solo noi, signorina. - disse di nuovo la voce.
Si sentirono dei rumori strani avanzare verso l’area più illuminata.
Quelle persone dovevano avere le scarpe con suole di legno e metallo, decise Namixart. Invece…
- Un… orologio? - esclamò sbalordita.
- E un candelabro? - le fece eco Sora.
- Io sono Tockins e lui Lumiére, se non vi dispiace. - esclamò l’orologio con tono offeso.
- Beh? Che cosa c’è? Non avete mai visto un orologio e un candelabro parlanti? - disse l’altro con un marcato accento francese.
- No! - risposero i gemelli all’unisono.
- Beh, c’è sempre una prima volta. - osservò lui seraficamente.
- Sì, sì, ma dovete andarvene! Il padrone non è affatto di buon umore! - esclamò Tockins, trepidante.
- Padrone? - ripeté Sora.
- Lui… -
- Grraawwl! -
- Ditemi, chi è che ruggisce così? - chiese Nami.
- È… -
Ma Lumiére non riuscì mai a finire la frase.
La porta in cima a una delle scalinate si aprì improvvisamente e bruscamente.
Con un altro ruggito poderoso ne uscì una creatura diversa da qualsiasi altra che Namixart avesse mai visto in tutta la sua vita, tanto che non riuscì mai a descriverla.
Il suo corpo rubusto aveva sembianze lupesche. Sia le mani che i piedi, se è possibile definirli così, erano forniti di grandi artigli affilati, e indossava vestiti strappati. Anche la faccia era coperta di pelliccia e, al posto dei denti, esibiva zanne pericolose. Solo gli occhi castani erano simili a quelli umani. In quel momento erano pieni di rabbia, ma Namixart giurò di vederci dentro anche dolore e tormento tanto profondi da farle paura.
Insomma, nel complesso, non era esattamente il tipo di… gente con cui Namixart sarebbe andata volentieri in giro.
Lei fece un passo indietro, spaventata, ma Sora, dimostrando un’intelligenza da invidiare secondo le parole della sorella, gli saltellò incontro e lo salutò allegramente:
- Ehi, Bestia, come va la vita? -
La Bestia ruggì ancora e scaraventò via il ragazzo con una sola zampata.
- Voi! Perché siete qui? Dovreste essere nelle segrete! - ringhiò.
Anche la sua voce era simile a quella di un animale selvatico, bassa e cavernosa. Ma anche qui Nami pensò di sentire amarezza nascosta dietro le parole dure.
- Ma p…padrone… -
- Fate come ho detto, Tockins! Via di qui! -
- Bestia! Ma che… - Sora non riuscì mai a finire la frase, perché Nami gli tappò prontamente la bocca.
- Caro, furbo, fratellino, andiamo con Lumiére e Tockins. - disse, iniziando a spingerlo.
- Ma… - iniziò il ragazzo.
- Ehm… come vuoi. - si corresse, dopo aver visto lo sguardo della ragazza.
Seguirono i due in passaggio nascosto, diretti nei sotterranei. Evidentemente gli shock non erano destinati a finire, perché trovarono anche una teiera e una tazzina parlante che li salutarono calorosamente e si presentarono come Mrs Bric e Chicco.
- Potete, gentilmente, spiegarci cosa sta succedendo qui? Che ha la Bestia? Dov’è Belle? - chiese Sora.
- Chi è Belle? - ripeté Nami, che non aveva mai sentito quel nome prima.
- Vi racconteremo tutto. - sospirò Mrs Bric.
- Tutto è iniziato in una fredda notte d’inverno di molti anni fa… - 


[Angolino di Namixart]
Hello everybody! 
Inizio queste note con i miei più cari auguri di buone feste! Ma soprattutto vi auguro di incappare in un Sora versione Città del Natale in questi giorni (Sì, ok, lo auguro anche a me stessa)!
Tornando al capitolo, mi piace molto. L'unica nota negativa è che sono iniziati i mondi Disney, sinonimo di "capitolo semi-impossibili da scrivere", a sua volta sinonimo di "ritardo negli aggiornamenti". Ma sorvoliamo. L'unica parte che mi convince un po' meno è quella della descrizione della Bestia, spero di essere riuscita a fare un lavoro accettabile.
Non ho altro da dire, se non ricordarvi che aspetto con ansia le recensioni, anche critiche (purché costruttive), voglio sapere il vostro parere!
Buone feste!
Nami

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


- Cavolo… - mormorò Sora dopo aver ascoltato tutta la storia.
- Quindi credete che Belle sia quella che vi salverà, giusto? - chiese Namixart.
- Oh, ne siamo certi, cara! - replicò Mrs Bric.
- Ci vuole solo… un po’ più di tempo… - intervenne Lumiére.
- Tempo! Tempo, Lumiére! Non ce n’è quasi più! E se il padrone non torna in sé… - gridò Tockins.
- Ma che ha, di preciso? - chiese Nami.
- Se solo lo sapessimo… Non parla più con nessuno, ha chiuso noi nelle segrete e Belle in camera sua. Passa tutto il giorno a accudire la rosa… - sospirò Tockins.
- Rosa? - ripeté Namixart.
- Io! Io! Lo so io! Quando la rosa avrà perso l’ultimo petalo sarà scaduto il tempo, e noi non potremo più tornare umani. Ma non succederà, vero, mamma? - esclamò Chicco.
- No, tranquillo. - lo rassicurò Mrs Bric.
- A questo punto vorrei proprio vedere come sta Belle…- mormorò Sora.
- Vi ci accompagno io! - gridò ancora Chicco.
- Ma… - iniziò Tockins.
Poi si interruppe di colpo.
- Al diavolo! - sbottò all’improvviso.
- Forza, andiamo da Belle. - esclamò Nami.
Attraversarono in silenzio l’enorme castello, fino ad arrivare nell’Ala Est, davanti a una porta bianca.
- Belle? Belle, ci sei? - chiese Sora, appoggiandosi alla porta.
Nessuna risposta.
- Belle, sono io, Sora! -
- Sora? - esclamò una voce dall’interno.
La porta sì aprì di scatto e il ragazzo capitombolò nella stanza.
Davanti a lui c’era una ragazza. Aveva un viso dolce, ma dagli occhi castani traspariva anche una forza che di solito non si associa a una giovane donna all’apparenza fragile. Indossava un vestito blu con un grembiule bianco. Anche il fiocco che tratteneva i lunghi capelli castani era blu.
- Non ci posso credere! Sora! -
- Ehi, Belle! - salutò il ragazzo, con un sorriso a trentadue denti.
- E tu sei…? - chiese Belle, accorgendosi della presenza di Nami.
Lei fu svelta a impedire la solita gag della “Sorellina”, e rispose prima di Sora:
- Namixart, sono la… -
- … Gemella di Sora, vero? -
Ai due ragazzi cadde la mascella dallo stupore.
- Oh, non fate quelle facce. Siete identici! - rise Belle.
- Belle, tu sai cos’ha la Bestia? È così strano… - chiese Sora, poco dopo.
- Ne so quanto voi. Non mi parla nemmeno più, da un po’ di tempo. Pensa solo a dare la caccia agli Heartless e si rinchiude nell’Ala Ovest. - sospirò lei, lasciandosi cadere sul letto. -
- Dobbiamo andare a parlargli. - concluse Nami.
- Giusto! - le diede man forte Sora.
Belle annuì.
- Muoviamoci. -
 
 
Camminavano per i corridoi, cercando i padrone di casa, quando sentirono delle voci provenire dalla stanza della Bestia.
Nami afferrò per il colletto Sora un momento prima che entrasse.
- Aspetta. -
Si appostarono dietro la porta.
All’interno, la Bestia discuteva con un uomo in soprabito nero.
I gemelli si scambiarono un’occhiata. L’Organizzazione.
- Perché non ti arrabbi, Bestia? Perché? È solo colpa tua se i tuoi amici hanno ricevuto la maledizione. Arrabbiati! - stava dicendò l’uomo.
La Bestia rimase inerme, e lui riprese:
- In tutti questi anni hai provato solo dolore e sofferenza, ma io so come liberarti da questo peso. Alleati con l’Organizzazione, e non dovrai più vergognarti di essere il mostro che sei! -
- Resta qui. - sussurrò Sora a Belle.
I gemelli irruppero nella stanza, a Keyblade sguainati.
- Bestia! Non dare ascolto a ciò che dice! - gridò Sora.
I ragazzi si scagliarono contemporaneamente sull’uomo, al quale cadde il cappuccio, scoprendogli il viso. Aveva dei lineamenti feroci, inaspriti dalle enormi basette e dai lunghi capelli neri. Gli occhi color indaco erano i più glaciali che Nami avesse mai visto.
- Che maleducati! Oh, ma… Numeri XIII e XV, che gioia rivedervi! - esclamò, sorpreso.
- Non ci imbrogli! - gridò Namixart.
- Lungi da me l’intenzione, ragazza. Andiamo, proprio non ti ricordi del vecchio Xaldin? -
Il nome suonava spaventosamente familiare per lei, anche se non lo dette a vedere.
- Mi avete davvero stancata! - esclamò poi.
- Lasciateci in pace! -
- Temo di non poterlo fare. -
- No? Allora vediamo se ti convinciamo! - urlò Sora, facendo per partire all’attacco.
- Bestia! -
Tutti si fermarono. Belle entrò di corsa nella stanza, diretta dall’unico che era rimasto fermo e in silenzio in un angolo, ma che si riscosse all’improvviso.
- Cosa ci fai fuori dalla tua stanza? Cosa ci fai qui? Sciocca! - ruggì.
- Volevo solo parlarti! -
Mentre i due urlavano, gli occhi di Xaldin furono attraversati da un lampo. In men che non si dica, Belle era sua prigioniera, sospesi a tre metri da terra.
- Adesso capisco… è lei che ha catturato il tuo cuore… - mormorò.
La rabbia della Bestia si liberò in un solo, potente ruggito.
- Lasciala stare! - gridarono lui e Sora all’unisono.
- Non credo proprio. Se non vuoi unirti a noi, Bestia, credo che la tua amica, qui, sarebbe ben felice di farlo al tuo posto. -
- Lasciami! - gridò Belle, tirando una gomitata all’uomo, che la lasciò cadere per il dolore.
Fortunatamente, la Bestia la prese al volo.
- Maledetti! - gridò Xaldin.
Pieno di rabbia, schioccò le dita.
L’aria intorno a lui si riempì di fumo oscuro, e si materializzò un Heartless.
Xaldin sparì in una nuvola di fumo, mentre il gruppo si metteva in posizione di attacco.
- Belle, stanne fuori! - ringhiò la Bestia, e stavolta Nami fu sicura di sentire solo preoccupazione.
Prima che i gemelli se ne rendessero conto, la Bestia caricò e attaccò l’Heartless.
I ragazzi combatterono, è vero, ma i loro sforzi sembrarono nulla, in confronto al loro alleato. Lui saltava, mordeva e graffiava come impazzito, lottando come se non avesse altro scopo nella vita.
Xaldin, nel frattempo, si godeva la scena da una parte, borbottando frasi come:
- Con il tuo cuore saremo più vicini al nostro sogno, più vicini a Kingdom Hearts! -
Kingdom Hearts?
Nami aveva già sentito quel termine, ne era certa.
- Adesso! -
Il grido la distrasse dai suoi pensieri. L’Heartless si divincolava, bloccato dalle braccia della Bestia.
Sia lei che Sora afferrarono al volo l’occasione e si fiondarono a dare il colpo di grazia al nemico. I loro Keyblade menarono quell’ultimo fendente insieme, come una cosa sola.
L’Heartless si dissolse nel nulla.
I due ragazzi si batterono il cinque, esultanti.
- Grande, fratellino! - esclamò Nami, ricevendo come ricompensa un sorriso smagliante Made-In-Sora.
- Bestia! -
Si voltarono entrambi di scatto verso la voce angosciata di Belle, inginocchiata accanto alla sagoma accasciata e ferita della Bestia.
- Vedi, cosa succede se si combatte a mani nude contro un Heartless? - ghignò Xaldin, avanzando lentamente.
- Padrone! -
Il Nessuno degnò i servitori, appena usciti da un passaggio segreto, solo di una breve occhiata, per poi tornare a guardare la Bestia.
Nami lo vide, come al rallentatore, evocare le sue lance e puntarle contro la Bestia.
- Non lo farete! - esclamò Lumière, avvicinandosi all’uomo con Mrs Bric al seguito.
Xaldin li afferrò con noncuranza e li osservò attentamente.
- Come sembrate fragili… Vediamo se lo siete davvero. - disse, lanciandoli lontano.
Mrs Bric si sarebbe sicuramente sfracellata se un cuscinetto posa-piedi che si comportava come un cane non l’avesse presa al volo.
- Fermo! Ho capito… - mormorò la Bestia.
- Come, scusa? Non ho sentito bene? - chiese Xaldin.
- Hai vinto. Mi unirò a te. -
 
 
Xaldin schioccò le dita. La Bestia venne avvolta da un fuoco nero, mentre tutti gli altri, inchiodati dallo shock, restavano a guardare.
Fu il ruggito che il mostro lanciò a scuotere Sora e Namixart e a farli correre verso di lui.
Ma era troppo tardi.
Quell’umanità che Nami aveva intravisto nei suoi occhi era completamente svanita. Adesso aveva le iridi gialle iniettate di sangue e di odio. Il neonato Heartless si lanciò contro i gemelli, che furono costretti a difendersi con i Keyblade.
- Bestia, no! Noi siamo tuoi amici, non vogliamo farti del male! - gridò Namixart, in difficoltà, sotto i colpi che la Bestia sferrava contro la sua arma.
- Forza, Custodi. Sapete cosa dovete fare per fermarlo. Prendete il suo cuore! Poi parleremo di voi pecorelle smarrite… - sghignazzò Xaldin, dal suo angolo.
La Bestia menò un potente colpò che fece volare via entrambi i ragazzi. Feriti ed esausti, non erano ancora riusciti ad alzarsi quando l’Heartless si avvicinò a loro per finirli.
- Bestia! Non farlo! -
Belle si era avvinghiata al fianco del mostro e gli parlava, con la voce carica di disperazione.
- Belle! Levati di lì! - riuscì a gridare Sora, con uno sforzo enorme.
- Sei forte! Non lasciare che il tuo cuore svanisca nell’Oscurità! Puoi farcela! - continuò la ragazza.
- È solo questione di tempo. Il suo cuore è già stato inghiottito dalle tenebre. Non puoi farci nulla. - intervenne Xaldin, con aria annoiata.
Non si era ancora mosso dalla sua posizione fluttuante.
- Ehi, tu! Sei solo uno sbruffone! Se ti credi tanto forte, perché non scendi e ci mostri di cosa sei capace?­ - gridò Belle, fuori di sé, nello sconcerto generale.
- Noi siamo tutti qui a preoccuparci per lui. Ce la farà. Non sarà mai una tua pedina! - concluse, con uno sguardo fiero che avrebbe fatto abbassare gli occhi a chiunque.
- Umpf. Hai parlato troppo. - commentò l’uomo, glaciale.
Nel giro di mezzo secondo vibrò un unico colpo con tutte le sue sei lance, che si conficcarono nel terreno intorno a Belle, come una gabbia.
Nel frattempo Sora era riuscito a rialzarsi. Nami, al contrario, giaceva a terra, pallida come un lenzuolo a causa del taglio profondo sulla fronte e della slogatura alla caviglia. Tuttavia si rimise in piedi, in posizione di attacco, pur barcollando vistosamente.
- Voi due non ne volete proprio sapere di tornare da noi, eh? Pazienza, vuol dire che morirete nel tentativo di scappare. -
- Scappare? E chi sta scappando? Qui l’unico codardo sei tu, Cappuccetto Nero! Non siamo certo noi a essere sospesi a cinque metri da terra per non sporcarsi le mani. - fece Sora, con un tono di scherno che gli costò caro.
La Bestia gli fu presto addosso e lo afferrò per la maglia, sollevandolo da terra.
- Sora! - esclamò Namixart, ma quella semplice emissione di voce le procurò un altro attacco di vertigini che la fece ricadere a terra.
- Bestia… ti prego… - gemette Belle, accasciata a terra e con le lacrime agli occhi.
- Non… non senti le parole di Belle? -
- È inutile. Adesso la Bestia è attratta dal tuo bel Keyblade come una falena dal fuoco. E dopo toccherà alla tua cara sorellina. -
- Gemella… - biascicò Nami, prima di svenire definitivamente.
- Fuoco? Aspetta, ho capito! Bestia, dentro di te c’è ancora luce! Seguila! -
L’Heartless si bloccò. Negli occhi passò l’ultimo lampo assassino. Poi lasciò di colpo Sora, che cadde a terra boccheggiando.
Un lampo di luce lo avvolse, tanto forte da accecare tutti nella sala.
- Questo non era nei patti, Xaldin. - disse, con un tono paurosamente calmo la Bestia.
 

[Angolino di Namixart]
Questo capitolo ha richiesto due settimane, dannatissimo lui. E non ho nemmeno nulla di particolare da dirci su!
Vabbè, l'unica utilità di queste note sarà informare chi è interessato che lo spin-off richiesto da JLuna_Diviner (mi aveva chiesto di scrivere un capitolo tutto su Ventus e Baby!Martina) è stata pubblicata separatamente dalla storia regolare, sotto il nome di "Frammenti di sogno o ricordi lontani?". Vi invito a passare, se avete voglia.
Alla prossima!
Nami

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


- Che cosa? - ebbe appena il tempo di esclamare Xaldin, prima che la Bestia lo stendesse con un’unica, potente zampata.
- Bestia! -
- Padrone! -
Belle e gli oggetti parlanti si precipitarono dalla rediviva Bestia, mentre Sora si avvicinò barcollante alla sorella, ancora svenuta, e si accasciò accanto a lei.
- A... abbiamo vinto, Nami. - sussurrò, accarezzandole i capelli.
- Davvero? - mormorò lei, socchiudendo un occhio.
- Sì, e la Bestia è tornata normale. - sorrise il ragazzo.
- Bene… -
- Certo che sei incredibile… Cioè, eri quasi svenuta e sei riuscita a precisare di nuovo che non sei la mia sorellina. Incredibile! - rise Sora, scuotendo la testa.
- Beh, è vero. Sei il gemello migliore del mondo, ti voglio bene. - riuscì a dire Namixart prima di perdere di nuovo conoscenza.
Sora sospirò e prese in braccio la sorella per avvicinarsi agli altri.
- Che scena dolce! - sghignazzò una voce da un angolo.
Tutti si voltarono di scatto, per vedere Xaldin che si era rialzato.
- Per oggi avete vinto, ma farete meglio a ricordarvi che l’Organizzazione cambierà il mondo. -
- Beh, tu ricordati che vi distruggeremo tutti, dal primo all’ultimo. - ribatté Sora, degnandolo solo di un’occhiata veloce.
- Ci rivedremo, Custodi. Ah, se la ragazzina ancora non è convinta di essere stata una di noi, toglile quella stupida fascia dal braccio. - ghignò Xaldin prima di svanire in un varco oscuro.
Pochi istanti dopo il Keyblade di Sora iniziò a brillare, mentre una serratura appariva nell’aria.
- Ma… ora? Non posso fare niente senza Nami! - balbettò il ragazzo, depositando la ragazza a terra, seduta con le spalle al muro.
- Niente paura. Ce… ce la faccio. Ma tu aiutami, ok? - fece invece lei, alzandosi a fatica.
- Ok! - esclamò Sora, precipitandosi a sorreggerla.
Da entrambi i Keyblade scaturì un fascio di luce che andò a intrecciarsi con l’altro per chiudere quella serratura.
- Andate via? - chiese Mrs Bric.
- Già, ma torneremo presto! - sorrise Sora, che aveva già ripreso in braccio Nami, adesso sveglia, ma ancora incapace di tenersi in piedi.
- Vi aspettiamo! - esclamò Belle, agitando una scopa.
- Già. - disse la Bestia, senza troppa enfasi, probabilmente per la recente trasformazione.
Purtroppo questo non costituiva una scusa per Belle, che gli rifilò un calcio in uno stinco.
- Ah, oh, certo, tornate presto! - esclamò allora la Bestia, con un sorriso fin troppo forzato che risultò esilarante al resto del gruppo.
Mentre ridevano, Mrs Bric e Lumiére si avvicinarono ai gemelli.
- Non cadrà nessun altro petalo. - annunciò il candelabro.
- Ne siete sicuri? - chiese Namixart.
- Oh, sì. Basta guardarli. - fece la teiera, indicando Belle, che stava rimproverando scherzosamente la Bestia per la gaffe di poco prima.
- Hai ragione. Torneremo per vedervi tutti umani! - esclamò Sora, prima di allontanarsi per raggiungere la Gummiship.
 
 
Nella Sala Circolare, i Nessuno erano di nuovo riuniti.
- Amici, devo darvi una cattiva notizia. Abbiamo perso il nostro membro numero III. Pare che sia stato annientato da una replica di Vexen. - annunciò il capo, senza la minima traccia di dispiacere nella voce.
- Una replica di Vexen? - ripeté uno degli incappucciati, con una voce gracchiante e aspra.
Il capo annuì.
- E… Namixart? - chiese timidamente un ragazzo.
- L’ultimo rapporto di Xaldin dice che è ferita ma viva. -
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo senza farsi notare, mentre il capo tornava a rivolgersi all’uomo con la voce gracchiante.
- Xigbar, i Custodi sono diretti alla Terra dei Dragoni. Ti affido questo compito. -
- Tornerò prima che ve ne rendiate conto. - sghignazzò lui, prima di sparire.
 
 
- Ma dove diavolo siamo? - sbottò Namixart dopo ore di camminata in una foresta che sembrava non avere fine.
Era ancora indispettita da ciò che aveva scoperto sotto la fascia rossa sul suo braccio. Un tatuaggio nero come la pece spiccava sulla pelle color caramello: XV - Scintilla di Fiamme Oscure.
Si era aggrappata alla speranza di non essere mai stata parte dell’Organizzazione, ma quel tatuaggio dimostrava l’esatto contrario.
- La caviglia come va? - chiese distrattamente Sora, impegnato a cercare di capire dove si trovavano.
- Alla grande, l’elisir ha fatto miracoli, ma vorrei sapere dove siamo! -
- Come “dove siamo?” Siete nella foresta vicino all’accampamento dell’esercito! - esclamò una voce.
Entrambi i gemelli scattarono in posizione d’attacco.
- Ehi, tranquilli, vengo in pace. - disse ancora la voce.
Da un cespuglio uscì una figura, con le mani alzate in segno di resa.
Era un soldato, vestito con un’armatura in tinte di verde.
- Chi sei? - chiese Sora.
- Mul… Ehm, Ping! Sì, mi chiamo Ping! - fece il soldato, gonfiando il petto e con una voce cavernosa che pochi secondi prima non aveva.
- Oh, ok. Io sono Sora e questa è la mia sorell… gemella, Namixart. - fece il ragazzo, abbassando il Keyblade.
Namixart, invece, scosse la testa.
- Dovrai impegnarti di più, mi sa. Comunque, perché diavolo stai cercando di passare da uomo? -
- C… cosa? - esclamò Sora.
Ping abbassò lo sguardo.
- Dici davvero? -
Nami annuì.
- No, aspetta… Sei… una ragazza? - fece Sora, sconcertato.
- Ehm… -
- Voi! Chi siete voi, che osate importunare il mio protetto? - gridò una voce.
Su una roccia davanti a loro si stagliava un’ombra enorme, l’ombra di un drago.
- Mushu… - provò Ping.
- Zitto! -
- Mushu, mi hanno già scoperta! -
- Cosa? - esclamò il drago, uscendo allo scoperto.
Nella realtà non era così grande, anzi, assomigliava di più a una lucertola rossa parlante.
- Ehi, ehi, ehi! Aspetta un po’! Ma tu sei Sora! - esclamò il draghetto.
- Mushu? Sei tu? - fece Sora, inclinando la testa.
- Certo! L’unico e il solo! Dimmi, che ci fai qui? -
- Altro viaggio, altri mondi. Solita routine. Oh, dimenticavo. Questa è Namixart, mia sorella. -
- Beh, ragazza, ti faccio i miei complimenti! Sei stata tanto intelligente da scoprire il segreto di Mulan. - continuò Mushu.
- Mulan? È così che ti chiami? - fece Nami.
La ragazza annuì.
- Comunque non ci hai ancora spiegato perché ti travesti da uomo. - osservò Namixart.
- In questo momento in Cina c’è la guerra. Gli Unni stanno invadendo il paese, così l’Imperatore ha chiamato un uomo da ogni famiglia per combattere. Ma mio padre è rimasto ferito durante l’ultima campagna e sono figlia unica, quindi sono scappata di casa con la sua armatura. Sarà arrabbiatissimo, ma se scoprono che sono una ragazza mi… mi uccideranno… - spiegò Mulan.
- Cosa? - scattò Sora.
- Alto tradimento. - fece Mushu.
- Beh, chi siamo noi per non aiutarti? - esclamò Namixart.
- Tu, intanto, sei una ragazza. - obiettò il drago.
- Touché, Nami. - rise Sora, alla faccia sconvolta della sorella.
- Come possiamo fare? - borbottò Mulan, stendendosi a terra.
- Ehi, Mushu, ho un’idea! Potresti rubare un’armatura dall’accampamento! Che ne dici? -
- Nami, sei ufficialmente un genio! - esclamò Sora.
- Vado e torno, ragazzi! -
Pochi minuti dopo il gruppetto marciava verso l’accampamento.
- Voi! Siete già registrati? Chi siete? - li apostrofò un ometto acido sulla soglia del campo.
- Io sono Ping, e loro sono Sora e Shi. - fece Mulan.
- Bene. Siete affidati al reparto del capitano Li Shang. Da quella parte, filate! -
I ragazzi attraversarono le molte stradine del campo, fino ad arrivare a un ampio prato dove diversi uomini stavano facendo allenamento con i bastoni. Mulan e Namixart si bloccarono.
- Forza! Sarà divertente! - esclamò Sora, saltellando da quello che sembrava il capitano.
- Facile per lui… - sussurrò Nami tra i denti, avvicinandosi lentamente.
- Soldati! In fila per il rancio! - gridò l’uomo che avevano notato.
Tutte le matricole del campo si affrettarono a ubbidire all’ordine. Anche il gruppetto formato da Nami, Sora e Mulan si stava dirigendo verso la fila, quando si ritrovarono davanti il capitano Shang.
- Chi siete voi? - chiese con fare autoritario, a un millimetro dal viso di Sora.
- Ehm… Io sono Sora, questo è Ping e lui è Shi. - balbettò lui.
- Vi hanno affibbiati a me? -
- Sì, Capitano. - intervenne Nami.
- Bene, dopo mangiato iniziamo subito l’allenamento. - decretò Shang, allontanandosi.
- Uff… - Sospirò Nami, avviandosi con gli altri alla fila.
- Non hai idea, Na… Shi! Quanto può essere difficile riferirsi a voi due come a dei maschi! - borbottò Sora.
- Oh, ce la farai. È peggio fingersi un ragazzo, credimi. -
- Ehi, tu, cosa credevi di fare? Stai in fila! - esclamò una voce proveniente da dietro di loro.
- Che… Oh, no! - fece Namixart, voltandosi.
Mulan si era distratta, parlando con Mushu, mentre camminava, ed era andata a sbattere contro uno dei soldati in fila.
- Ehm… io non volevo superare, mi sono distratto… - iniziò a farfugliare la ragazza, sotto le occhiate truci di tre matricole.
- No, no! Più virile, ragazza! - sussurrò Mushu all’orecchio di Mulan.
- Non… non era mia intenzione! - disse lei, cercando di darsi un contegno.
- Sarà meglio per te! - avvertì il soldato più basso, che aveva un’aria truce e un occhio nero.
Sembrava proprio uno di quei tipi capaci di scatenare una rissa in una stanza vuota.
I tre si stavano voltando per tornare in fila, quando Mushu decise che nessuno poteva rivolgersi così alla sua protetta.
- Ehi, tu! Perché non torni qui e mi fai vedere di cosa sei capace, eh? - urlò, dal colletto di Mulan.
- Che cosa hai detto? - sibilò lui, girandosi lentamente verso la ragazza.
- N…Niente! - esclamò lei.
- Ora le prendi! - gridò, lanciandosi contro Mulan.
Peccato che il suo primo pugno incontrò un ostacolo, ovvero la mano di Namixart, intervenuta in difesa dell’amica.
- Non credo proprio. - disse, scoccando un’occhiata glaciale al soldato, una di quelle che terrorizzavano a morte Sora.
- Fatti da parte, moccioso. -
- No. - rispose calma la ragazza.
- Vediamo di rimetterti un po’ in riga! - esclamò lui
Lui cercò di sferrarle un pugno, ma lei si limitò a schivarlo, facendo in modo che colpisse un altro dei soldati, uno spilungone dall’aria stupida.
- Ehi, Yao! Perché l’hai fatto? - esclamò lui, preparandosi a contraccambiare.
I due cominciarono ad azzuffarsi, colpendo anche uno dei loro compagni, che aveva un’aria pacifica e si limitava a assorbire i colpi con la pancia, dato che era piuttosto grasso.
Piano piano si inserirono anche altri soldati, a favore dell’uno o dell’altro.
Nami trascinò Mulan lontano dalla rissa.
- Come devo dirtelo, di stare attenta? - sussurrò rabbiosamente.
- Dai, Nami, è stata colpa di una certa lucertola rossa… - commentò Sora, che era rimasto a bocca aperta per tutta la durata dell’intervento della sorella.
- Giusto, quindi… - con un guizzo fulmineo della mano afferrò il draghetto, che si era affacciato timidamente dal colletto di Mulan.
- … taci! - fece, minacciosa.
- Soldati! - urlò una voce.
Il capitano Shang era arrivato sul luogo della rissa, imponendo con la sua sola presenza alle matricole di mettersi in riga.
- Chi. È. Stato? - chiese.
Tutti gli uomini si voltarono verso Mulan.
- Ping, giusto? Sei qui da neanche dieci minuti e già inizi a seminare confusione. Ti giuro sul mio onore che se succederà di nuovo una cosa del genere tu ritornerai a casa. E sai cosa significa? -
Mulan annuì, a testa bassa.
- Bene, inizia l’allenamento. Per cominciare vedremo quanto siete ingegnosi. -
Il capitano prese un arco e scoccò una freccia, che andò a conficcarsi in cima ad un palo alto e liscio.
- Quello che dovete fare è arrivare in cima e prendere la freccia, ma dovrete farlo con questi pesi attaccati ai polsi. - spiegò, mostrando due dischi d’ottone dall’aria micidiale che pendevano da dei lacci.
Sembrava un compito facile, ma si rivelò presto una sfida insormontabile da molte matricole, che crollavano quasi subito a terra, trascinati dal peso dei dischi.
- Tu hai qualche idea? - chiese Sora a Nami sottovoce.
- Anche se ce l’avessi, non la metterei in pratica. - rispose lei, scrollando le spalle.
- Eh? -
- Sveglia, Sora! Non siamo noi quelli che devono difendere l’onore della famiglia. E Mulan è già nei guai. Dobbiamo cercare di aiutarla. Metti in moto il cervello e se ti viene in mente qualcosa, dillo subito a lei. -
Sora annuì, serio.
- Però come facciamo con l’allenamento normale? Ce la farà? -
- Dobbiamo fare il possibile e avere fiducia in lei. - concluse Namixart, dirigendosi insieme agli altri verso un ampio prato, dove stava per iniziare l’allenamento sul combattimento con i bastoni.
La buona notizia: nessuno dei soldati se la cavava troppo bene, a parte Sora e Nami.
La cattiva notizia: Yao e il suo amico spilungone, che si chiamava Ling, avevano dichiarato guerra a Mulan/Ping. Non facevano altro che boicottarla in tutto quello che faceva. Le misero uno scorpione nella maglia mentre si esercitava con il bastone, cosicché lei, per liberarsene, iniziò ad agitarsi e a colpire i suoi compagni, attirandosi i continui rimproveri del capitano.
- Così non va. Non va per niente! - sbottò quella sera Mushu, nella tenda di Mulan.
- Ti stanno massacrando! -
- No… va bene così. Devo solo impegnarmi di più. - disse Mulan.
- Convinta tu… - commentò Sora, stendendosi.
- Ehi, Ping! - gridò una voce fuori dalla tenda.
La ragazza si affacciò e si trovò davanti Yao, che aveva un ghigno strano.
- Il capitano ha chiesto di te. - disse secco.
Mulan deglutì a vuoto.
- Va bene. - fece, uscendo dalla tenda.
I tre amici si affacciarono, uno sopra l’altro, per spiare la conversazione.
Shang e Mulan erano lontani qualche metro, quindi non si sentivano le parole, ma videro chiaramente il capitano consegnare le briglie della cavalla Khan nelle mani della proprietaria, per poi allontanarsi sdegnosamente.
- Oh, no! - esclamò Nami.
- L’ha cacciata! -
 

[Angolino di Namixart]
*Si affaccia timidamente da un angolo della pagina*
Ehm... chiedo umilmente perdono per il ritardo indecente! Ma come avevo preannunciato, sono cominciati i mondi Disney, e sono uno più impossibile dell'altro T.T.
Passando al capitolo, ci ho sputato sangue. Però sono soddisfatta del risultato, anche se sono convinta che mi abbia portato sfortuna. Certo, Namixart si fa male a una caviglia e PUFF, magica distorsione anche per me. Solo che le mie scorte di Elisir non sono molto consistenti...
Vabbè, come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto, blablabla e che mi gratificherete con qualche recensioncina ^-^
Alla prossimaaaa!
Nami :3 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Mulan non faceva più parte dell’esercito cinese.
Stava camminando sconsolata verso la tenda, quando gettò un’ultima occhiata al palo della freccia e ai dischi ai suoi piedi.
La sua espressione mutò nel giro di un secondo da spaventata a determinata.
- Ma cosa vuole fare? Dove va? - chiese sottovoce Sora.
- Lasciala fare. - lo zittì Nami.
La ragazza aveva iniziato ad arrampicarsi, ma cadde quasi subito. Osservò per un momento i dischi, poi si rialzò decisa. Li gettò dall’altra parte del palo, in modo che si annodassero tra loro e le offrissero un appoggio. Con quell’imbracatura improvvisata iniziò a scalare il palo, con lo sfondo del sole che sorgeva.
Mano a mano che l’alba avanzava e Mulan guadagnava metri i soldati iniziarono a uscire dalle loro tende. Tutti, nessuno escluso, venivano catturati dalla scena, tanto che molti di loro si radunarono ai piedi del palo per incitarla, con Nami e Sora in prima fila.
Mulan rischiò un paio di volte di cadere, ma riuscì sempre a ritirarsi su. Raggiunse la cima proprio mentre Shang usciva dalla tenda. Il capitano iniziò la giornata con una freccia ai piedi e la visione di Mulan comodamente seduta sulla sommità del palo che sorrideva compiaciuta.
 
 
Lo spettacolare gesto di Mulan restituì a tutte le matricole la grinta che avevano perso. In pochi giorni l’esercito fece miglioramenti impressionanti. Addirittura la ragazza conquistò la fiducia di Shang e fece amicizia con Yao, Ling e il loro amico, Chien-Po.
- Soldati! Sono molto contento dei vostri progressi, perciò vi comunico che domani partiremo per il fronte, a contrastare un’orda Unna. - annunciò il capitano, pochi giorni dopo.
L’intera truppa esultò a quell’annuncio e quando Shang li spedì a preparare i bagagli furono pronti in pochi minuti. Dato che al campo non c’era più niente da fare partirono quello stesso pomeriggio.
La colonna di uomini in marcia verso il fronte era più allegra che mai.
- Da non credere… - borbottò Namixart, che era in fondo alla fila.
- Cosa? - chiese Sora, accostandosi a lei.
- Loro. Non riesco a credere che siano così contenti! Cioè, stanno andando a uccidere degli uomini! Sono persone come noi, gente che forse non rivedrà mai più i propri cari. Non pensano che forse qualcuno sentirebbe la loro mancanza? - sussurrò, tenendo gli occhi fissi a terra.
Sora le alzò delicatamente il mento e la costrinse a guardarlo. Aveva gli occhi colmi di lacrime trattenute.
- Stai pensando a Carter, vero? - chiese.
Lei annuì.
- Ehi, non credere mai, mai, che sia stato ucciso. Non pensarlo neanche per un secondo! Non se n’è andato. Non ti ha lasciata sola. E poi non sei sola. Ci sono io. - disse, fissandola negli occhi.
Lei fece un sorriso amaro.
- Grazie. -
- Figurati. Sono qui apposta. - rise Sora.
- È frustrante avere queste crisi. Ed è ancora più frustrante il fatto che tu sia il solo che può aiutarmi! - sbuffò Namixart.
I gemelli risero insieme, come non succedeva da tempo.
Marciarono ancora per un po’, fino a raggiungere uno slargo dove i soldati si fermarono per un po’ a riposare, mentre una sentinella andava in avanscoperta.
L’esercito si stava riposando, quando la sentinella tornò di corsa, sconvolta.
- Più avanti! C’è un villaggio, ma… -
- “Ma” cosa? - chiese il capitano.
- Gli Unni. L’hanno distrutto. -
 
 
Quello era uno spettacolo che Nami si augurò di non vedere mai più. Le case erano ridotte a macerie fumanti, il muro di cinta era spaccato in più punti e non c’era anima viva.
- Capitano… - mormorò Yao, avvicinandosi a Shang con un elmo in mano.
- Era sul ciglio del burrone. La divisone del generale Li era qui. - disse, porgendoglielo.
Lui lo guardò come se fosse una reliquia, ma senza effettivamente vederlo.
- Oh… - fece Mulan.
I soldati mormoravano agitati, girando senza meta nel villaggio.
- Non sono lontani. - disse Namixart.
- Cosa? - chiese il capitano.
- Le orme nella neve sono fresche e le macerie fumano ancora. Sono vicini. -
- Le impronte si dirigono verso la vetta. - osservò Sora.
- Andiamo. - risolse Shang.
Mentre i soldati si preparavano a ripartire lui si allontanò di qualche metro. Piantò una spada nella neve e vi appoggiò sopra l’elmo del padre, poi rimase inginocchiato lì per pochi minuti.
Quando tutti furono pronti l’esercito si rimise in marcia verso la cima del monte.
Nami, Sora, Mulan, Shang e i tre soldati loro amici erano in testa alla colonna, e fu una fortuna: quando ormai l’esercito era a pochi metri dalla vetta una frana divise il gruppetto dal resto degli uomini.
- Dannazione! Siamo solo in sette, non ce la faremo mai! - esclamò Shang, cercando di spostare i massi che bloccavano il passaggio.
- Capitano! Abbiamo problemi più grossi! - intervenne Mulan, indicando un punto a un centinaio di metri sopra di loro.
Lì, in bella vista, si ergeva un uomo solo.
- È Shan Yu! Ma dove sono gli altri Unni? - fece Yao, guardandosi attorno.
Fece per avviarsi incontro all’uomo, ma Nami lo riacchiappò per il colletto appena prima che una sagoma scura passasse a tutta velocità nel punto in cui si trovava un attimo prima.
- Lezione sulle strategie di guerra: questa si chiama imboscata. - ringhiò.
- Shi! Non te lo vorrei dire, ma questi sono Heartless! - intervenne Sora, distruggendone uno con il Keyblade.
- Avevo notato, ma era da troppo tempo che volevo dargli una strigliata. - ridacchiò la ragazza, mettendosi schiena a schiena col fratello, in posizione d’attacco.
Sora rise a sua volta, prima di scagliarsi contro i nemici. Ancora una volta, i gemelli si dimostrarono molto più potenti di quanto non sembrassero. Avevano sviluppato uno stile tutto loro, in cui si supportavano a vicenda: Sora faceva da trampolino per Nami, che abbatteva quanti più Heartless era possibile dall’alto; quelli che le sfuggivano scappavano inevitabilmente verso il fratello, diventando prede facili. Erano, quindi, doppiamente micidiali, ma ancora non bastava. I nemici erano così tanti che per uno che veniva distrutto, ne ricomparivano due.
- Non ce la possiamo fare! - gridò Mulan, arretrando.
- Sora, ho un’idea. Ma è pericoloso. - sussurrò Nami all’orecchio del fratello.
- Fai quello che devi, ti copro io. - bisbigliò lui di rimando.
La ragazza avanzò in mezzo ai nemici, scortata da Sora. Chiuse gli occhi e allargò le braccia. Intorno a lei si creò come un vortice, che la sollevò da terra.
- Tremor Flare! - gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo.
Dall’alto iniziarono a cadere enormi sfere di energia blu, che riuscivano a disintegrare molti nemici in un colpo solo. I soldati si erano bloccati e osservavano atterriti lo spettacolo. Nami ricadde a terra, scrutando il suo operato. Il campo di battaglia era deserto. Sora stava quasi esultando, quando Shan Yu iniziò a ridere. Accanto a lui apparvero dal nulla nuovi Heartless, molti più di prima.
- Oh, ma andiamo… - borbottò Sora.
- È inutile, non li batteremo mai così. - osservò Shang.
- Ehi, che fai? - gridò a quel punto Ling.
Mulan gli aveva strappato il cannone dalle mani ed era corsa in avanti, piantandolo nella neve.
Nel frattempo le truppe di Shan Yu, questa volta capitanate dall’Unno, iniziarono la veloce avanzata giù per il pendio.
- Ping! Levati di lì! - gridò Shang.
Ma la ragazza stava cercando disperatamente qualcosa. Armeggiò un poco intorno al cannone e lo puntò verso Shan Yu. Proprio quando l’uomo era a qualche metro da lei, il cannone sparò… ma non verso di lui. Il colpo andò a schiantarsi sul fianco di un monte innevato poco distante.
- Come ha fatto a mancarlo? - esclamò Yao, sbalordito.
I gemelli osservavano la scena con attenzione.
- Se stai pensando quello che sto pensando io… - iniziò Sora.
- … allora correte! - gridò Namixart, correndo verso Mulan e trascinandola via.
Il fianco della montagna iniziò a sgretolarsi, formando un’immensa slavina, un mare bianco e mortale per gli Heartless e per Shan Yu, che vi rimasero intrappolati sotto.
- Siamo… vivi! - esclamò Yao, incredulo.
- È stato Ping! È merito suo! - strillò Ling.
I tre soldati corsero verso la ragazza e, ignorando le sue proteste, la portarono in trionfo in giro per la vetta.
- Ah, sapevo che ce l’avresti fatta! - esclamò Mushu, spuntato da chissà dove.
- Non per niente sono il tuo guardiano, lo sapevo! -
- Mushu, zitto! - fece Nami, senza farsi sentire.
- Nessuno ti avrebbe dato un soldo, ma io ho sempre avuto fiducia in te! - continuò a sproloquiare lui.
- Taci! - rincarò la dose Sora, mentre il draghetto alzava sempre di più la voce e si avvicinava sempre di più al capitano.
- La mia cara, splendida, coraggiosa… -
- No! - esclamò Namixart, con un grido strozzato, correndo ad afferrare Mushu.
- … meravigliosa ragazza ce l’ha fatta! - concluse in un grido lui, un secondo prima di finire quasi strangolato dalle mani di una furiosa Nami.
- Che cosa…? Una ragazza? - esclamò Shang.
Mulan annaspò, cercando una spiegazione.
- Tu… questo è alto tradimento! - boccheggiò il capitano.
- Io… -
- Sai qual è la pena per una colpa del genere? Morte! - ringhiò, estraendo la spada.
- Ma…! - provò a dire Mulan.
- Ehi, di’ un po’, non avete appena finito di festeggiare Mulan per la vittoria? - sbottò Namixart, balzando in piedi.
- Già. Mentre lei provocava quella valanga voi dov’eravate? Ah, già, la guardavate stupefatti! Bravi davvero! - incalzò Sora, incrociando le braccia.
- Sora! Shi! Anche voi siete dei complici! -
- Sì, no, in un certo senso. - rispose Namixart, annoiata.
- Eh? -
- Sì: io sono Sora. - affermò il ragazzo, con aria di sfida.
- In un certo senso: non siamo complici, ma amici. - continuò.
- E no: non mi chiamo Shi. - concluse Nami, sciogliendo la crocchia d’ordinanza dell’esercito e lasciando liberi i lunghi capelli castani.
- Il mio nome è Namixart, e sono fiera di essere una ragazza. - sfidò, con una luce orgogliosa negli occhi.
Il capitano rimase impietrito per un istante, scrutando la spada.
- Andatevene, e non fate più ritorno. Il mio debito è ripagato. - disse, voltandosi e allontanandosi con i soldati.
 
 
- Vi ringrazio, ragazzi. - disse Mulan, qualche minuto dopo.
Era rientrata nei suoi abiti normali, una semplice tunica grigia e verde, così come Nami.
- Per cosa? - chiese Sora, confuso.
- Beh, senza di voi non sarei mai riuscita a inserirmi nell’esercito. Grazie, quindi. - sorrise lei.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa, un boato fece tremare la terra.
Dalla vetta della montagna spuntò improvvisamente un mostro gigantesco, un Heartless dalla forma di drago. E sulla sua groppa, con un ghigno trionfante, c’era…
- Shan Yu! - esclamò Mulan, esterrefatta.
- Vola verso la capitale! Dobbiamo avvertire Shang! - gridò, correndo sul sentiero, seguita a ruota dai gemelli.
Corsero come matti giù per i fianchi della montagna, fino alle sue pendici, dove li aspettava la cavalla di Mulan. Saltarono in groppa e si avviarono al galoppo verso la città imperiale.
- Più veloce! Più veloce! - gridò Sora, nel vento.
Quando arrivarono ai cancelli della città, scorsero una figura nerovestita che ne usciva, camminando rilassata.
- L’Organizzazione! - gridò Sora.
- Ci penseremo dopo! La priorità è l’Imperatore. - strillò Nami di rimando.
La città era deserta.
- Ho un pessimo presentimento… - mormorò Mulan, scendendo da cavallo e dirigendosi verso il palazzo imperiale.
Il suo presentimento si rivelò, fortunatamente, errato quando scorsero, nella piazza del palazzo, Shan Yu e il suo Heartless intenti a schivare la pioggia di colpi di cannone che l’esercito riversava loro contro.
- Capitano! - gridò Mulan, correndogli incontro.
- Cosa ci fate qui? - esclamò lui in risposta.
Non era arrabbiato come poche ore prima, semplicemente concentrato sulla battaglia.
- Come avete fatto a prepararvi così in fretta? - chiese Nami, ansante.
- Ci ha avvertito un giovane. Non l’ho visto in faccia, perché l’aveva coperta da un cappuccio nero, ma ci ha avvisati in tempo del pericolo. Mi ha chiesto di darti questo, Sora. - spiegò, porgendo al ragazzo un frutto giallo a forma di stella.
Sora si bloccò, fulminato.
- Possibile… - mormorò.
- Sora? C’è qualcosa che non va? - fece Nami, inclinando la testa da una parte.
- Questo è un frutto di Paupu. - constatò lui, con aria assente.
- Sì, ok, e allora? - chiese la sorella, iniziando a spazientirsi.
Sora scosse la testa.
- Era Riku. Il tizio con il soprabito nero che abbiamo visto, era Riku. -


[Angolino di Namixart]
Buonsalve a tutti! Scommetto che ormai pensavate che fossi morta, e invece eccomi qui, con ritardo spaventoso, a scassarvi le scatole.
Come previsto, i capitoli Disneyani si stanno rivelando un parto, ragion per cui ho deciso di saltarne parecchi in cui non succede niente di interessante ai fini della trama (e, sì, ho fretta di arrivare a KH3, possibilmente prima che esca e mi rovini tutti i progetti).
Detto questo, ritorno a dirvi che mi farebbe molto piacere sentire la vostra voce e blablabla vari.
Alla prossima (ovviamente in ritardo, ma vabbè),
Nami :3

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


- Riku? - fece Nami, sbigottita.
- Ma… non mi avevi raccontato… Kingdom Hearts? - balbettò.
- È vero, ma sono sicuro! Può essere solo Riku! - esclamò Sora, scuotendo la testa.
- Nami… devo andare a cercarlo. Tu… capisci, vero? - mormorò, fissandola negli occhi.
Suo malgrando, Nami capiva. Avrebbe tanto voluto trascinarlo dentro il palazzo e costringerlo a combattere, ma lo capiva più di chiunque altro al mondo.
- Solo, fai attenzione. - sussurrò, lasciandolo andare.
Sora le rivolse uno sguardo riconoscente, prima di iniziare a correre.
- Eccolo che arriva! - gridò Yao, buttando le armi all’aria e iniziando a correre per schivare i colpi elettrici dell’Heartless.
- Capitano! Prendi i soldati e difendi l’Imperatore! - gridò Nami, mentre il Keyblade si materializzava nelle sue mani.
- Ma tu… - provò a dire lui.
- Ce la caveremo. - disse Mulan, schierandosi accanto a lei.
Shang le guardò per un attimo, poi dette il segnale di ritirata agli altri.
- Forza, Mulan. Dimostriamo alla Cina che delle ragazze nell’esercito sono mille volte più pericolose degli uomini. - disse Namixart, prima di lanciarsi con l’amica contro il mostro.
Ma l’Heartless non le degnava di uno sguardo. Shan Yu, getttata una rapida occhiata al ragazzo che si allontanava di corsa, ghignò spietato, prima di dirigere il drago verso il palazzo imperiale.
- Dannazione! - imprecò Nami.
- Ha capito il giochetto. - disse Mulan, accigliata.
- Beh, ha capito male se pensa che io non sia in grado di combattere senza Sora! Mulan, vai ad aiutare gli altri, a quel mostro ci penso io! - ringhiò la ragazza, scattando verso il palazzo.
Shan Yu era sceso dall’Heartless ed era entrato nel palazzo, seguito a ruota da Mulan, mentre il drago era appostato sul tetto.
- A noi due, stupido rettile! - gridò Namixart.
Piccolo problema: non sapeva come arrivare al tetto.
- Vediamo… Ero la  Scintilla di Fiamme Oscure… Fuoco! - esclamò.
Puntò una mano contro il suolo e si concentrò. Da essa scaturì una colonna di fiamme che la catapultò sulla terrazza, e da lì sul tetto.
L’Heartless, se avesse avuto un volto, l’avrebbe guardata con aria stupita.
Namixart lo guardò con aria profondamente offesa, poi si lanciò contro di lui.
Ripresosi dallo shock, il mostro attaccò.
Nami schivò una raffica di scariche elettriche con una rapidità incredibile, finché arrivò dietro al nemico. Da quella posizione, spiccò un salto e si aggrappò alla sua coda. L’Heartless si accorse dell’intrusa e prese rapidamente il volo. Iniziò a compiere evoluzioni aeree sempre più complicate per far cadere l’avversaria. Spirali, giri della morte, eliche… tutto faceva brodo purché Nami si sfracellasse al suolo. Ma lei non mollava. Lentamente e faticosamente, riuscì a risalire lungo il corpo del mostro, fino ad arrivare alla testa. Lì, iniziò a bersagliarlo di colpi, sempre più forti. Ma un’evoluzione aerea dell’Heartless la colse completamente di sorpresa. Precipitò a terra, e solo i suoi riflessi la salvarono dalla morte certa. Guardò il drago, ancora in aria, e imprecò tra i denti.
- Serve una mano, sorellina? -
- Sora! Ma… - esclamò lei, voltandosi a guardare il fratello.
- Lascia stare. Shan Yu la pagherà cara. - ringhiò lui.
- E andiamo. - disse Nami, correndo con lui verso l’Heartless.
Contro i gemelli insieme, per il mostro non ci fu più partita. Nel giro di pochi minuti i due stavano correndo verso il palazzo, lasciandosi dietro la sua carcassa fumante.
Mulan e i soldati stavano scalando le colonne, per raggiungere Shan Yu e l’Imperatore sulla terrazza.
- Troppo lenti. - disse Nami.
- Sora, vieni, ti lancio lassù. -
- E tu come ci arrivi? -
- Ho i miei trucchetti, forza. -
Dopo aver fatto da trampolino per il fratello, Nami ricreò la colonna di fuoco di poco prima.
Sora la guardò basito.
- Forza, andiamo. - esclamò lei, anticipandolo.
Shan Yu stava minacciando l’Imperatore con la spada, quando un colpo lo raggiunse alle spalle. Sora gli aveva lanciato il Keyblade per distrarlo dall’anziano regnante.
- Ehi! Grazie a te non sono riuscito a incontrare il mio migliore amico! Che ne dici se ti spedisco dove non potrai più nuocere? - gridò il ragazzo.
- Chi è questo moccioso? Non ho tempo per giocare. - fece l’Unno, ignorandolo.
- Invece mi sa che lo troverai, il tempo. - esclamò Nami, mentre sferrava un unico colpo insieme a Sora.
L’Unno cadde a terra, rantolante.
- Sei una delusione. E vorresti altro potere? Bah, i deboli non dovrebbero nemmeno sapere cosa sia. - disse una voce gracchiante.
Un vortice oscuro si formò davanti ai gemelli e nell’aria echeggiò uno sparo. Dopo, Shan Yu non si mosse più.
 
 
- Chi sei? Fatti vedere! - gridò Sora al vortice.
- Oh, sono addolorato. Non mi riconoscete, ragazzini? - disse ancora la voce.
Dal fumo nero uscì una figura che aveva indosso il soprabito dell’Organizzazione. Quando abbassò il cappuccio, si rivelò essere un uomo abbastanza in su con gli anni, che aveva il volto sfregiato da una cicatrice e portava una benda su un occhio. L’altro occhio era dorato, e i capelli neri brizzolati erano raccolti in una lunga coda di cavallo. Aveva in mano due pistole ancora fumanti.
- Ragazzina, non è così che ci si comporta con i vecchi amici. Andiamo, non ti ricordi del vecchio Xigbar? - disse il Nessuno, ghignando e scuotendo l’indice ammonitore.
- No, e la cosa non mi crea nessun problema. A meno che tu non voglia batterti con noi, e in quel caso mi servirà un nome da scrivere sulla tua tomba. - ringhiò Namixart, rinforzando la stretta sul Keyblade.
Xigbar rise di gusto, osservando le espressioni infuriate dei ragazzi.
- Oh, siete uguali a lui. Anche lui mi guardava con quello sguardo. Immagino che non ci siano possibilità che riesca a riportarvi indietro. Per oggi siete salvi, ragazzini, ma non dormite sugli allori. - ghignò di nuovo, mentre spariva.
I gemelli si lanciarono contro il vortice, ma colpirono solo l’aria.
- Oh, non li sopporto più. - borbottò Sora, ansimante.
- Sora, guarda! - esclamò Nami, alzando gli occhi.
Nel cielo brillava la serratura.
- Muoviamoci, dai. -
Quando i Keyblade smisero di brillare, i gemelli si voltarono a guardare Mulan e i soldati.
- Beh, noi dobbiamo andare. - disse Sora.
- Di già? Prometteteci che tornerete. - disse Mulan.
- Promesso! - esclamarono i gemelli, salendo sulla Gummiship, pronti a salpare per un nuovo mondo.
 
 
- Monte Olimpo? È lì che andiamo? - chiese Nami, scrutando il buio fuori dalla Gummiship.
Sora annuì.
- Mi chiedo se sia possibile trovare tracce di Carter o Ventus… -
- Sono sicuro di sì. Ci aiuteranno dei miei amici. - sorrise il ragazzo.
Nami sbuffò.
- Hai visitato mezzo universo, un anno fa? -
- Più o meno. - rise lui, preparandosi all’atterraggio.
Sbarcarono davanti a un grande edificio di marmo, con all’entrata due enormi statue dorate di guerrieri.
- Che posto è? - chiese Nami.
- Un’arena. Non vedo l’ora di incontrare Erc! - disse Sora, affrettandosi verso l’ingresso.
All’interno, solo una piccola stanza li separava dall’arena. Lì, accasciato su un blocco di marmo, stava un ragazzo in armatura da guerra.
- Erc! - esclamò Sora.
Il ragazzo alzò la testa stancamente, ma si rianimò alla vista di Sora.
- Sora! Che ci fai qui? -
- Oh, sai, un altro viaggio. - rispose lui, scrollando le spalle.
- Dimenticavo, questa è mia sorella, Namixart. Nami, lui è Ercole. È un eroe, sai? Un semidio! - spiegò poi, sorridendo.
- Un semidio, forse. Un eroe… non adesso, di sicuro. - fece Ercole, alzandosi a fatica.
- Niente storie, campione. Sei solo un po’ stanco: una bella dormita e sarai come nuovo. Ma prima, hai un incontro! - esclamò una voce imperiosa.
Dal corridoio che conduceva all’arena sbucò in quell’istante un buffo ometto, ma che uomo lo era solo per metà. Al posto delle gambe aveva infatti due zoccoli caprini e due piccole corna gli spuntavano dalle tempie.
- Ma… Che mi venga un colpo! Sora! Come va la vita? - esclamò, notato il ragazzo.
- Tutto bene, Fil, grazie. Tu? -
- Mai stato meglio. Ehi, ma… tu chi sei? - chiese il satiro, notata Nami.
- Namixart, Sora è mio fratello. - rispose lei.
- Io sono Filottete, il famoso allenatore di eroi. - fece lui, ammiccando.
- Piacere… -
- Comunque, Erc, perché dicevi di non essere un eroe? - chiese Sora.
- È tutta colpa di Ade. Mi sta costringendo a una serie massacrante di incontri, non ce la faccio più. -
- È per questo che sto andando negli Inferi, a parlare con il signor Re dei Morti. - intervenne una ragazza, apparsa quasi dal nulla.
- Sono Megara. Meg per gli amici. - si presentò con voce secca.
- Non ti lascerò andare! - cercò di dire Ercole.
- Certo, non avresti la forza per fermare un bambino. - ribatté lei.   
- Andiamo noi. - esclamò Sora.
- Cosa? - fecero i due, voltandosi di scatto. -
- Io e Nami. Sappiamo badare a noi stessi, tranquilli. -
- Ma siete solo dei ragazzi! Dove sono i vostri genitori? - chiese Meg, sbandalizzata.
Sora e Namixart si guardarono per un secondo, poi abbassarono lo sguardo.
- Domanda sbagliata. - borbottò il satiro.
- Non vi preoccupate. Andremo noi. - disse Namixart, risoluta.
Prima che gli altri avessero il tempo di replicare, i due erano già scattati fuori, verso una grande porta che conduceva agli Inferi.
Ma, posato il piede sul primo gradino della scala, entrambi ebbero un capogiro molto forte.
- Ma che…? -
- Ragazzi! L’Oltretomba indebolisce i vivi! Prendete questa! - gridò Filottete, lanciando loro una sorta di piccolo disco d’oro.
- Cos’è? - chiese Nami, mentre Sora riceveva l’oggetto.
- La Pietra dell’Olimpo. - spiegò il satiro, allontanandosi.
- Ne so quanto prima… - borbottò la ragazza.
- Non mi interessa molto sapere cos’è, prendila. - disse Sora, allegro.
Come Nami toccò la Pietra, si sentì subito rinvigorita.
Così attrezzati, i gemelli iniziarono a scendere quella scalinata infinita. Quando finalmente arrivarono in fondo, si trovarono in una caverna spettrale, che faceva venire i brividi solo a guardarla.
C’erano due enormi porte, ai due lati di una striscia di terra davanti a un lago di acqua verde, ma non ebbero nessun problema a decidere la direzione, dato che un enorme cartello, posto proprio davanti a una delle due, strillava a caratteri cubitali: STUDIO DEL RE DEI MORTI: PER DI QUA, MA SE VOLETE MORIRE NELLA VIA INDOLORE, PASSATE DALL’ALTRA PARTE.
- Un invito a nozze, no? - commentò Nami, osservando il cartello.
- Andiamo. -
I due stavano per varcare la soglia, quando un uomo comparve accanto a loro.
- No. - disse.
- Cosa? - fece Sora, sbigottito.
- Non andate. -
Nami squadrò attentamente il nuovo venuto. Aveva i capelli neri brizzolati, gli occhi di un castano così cupo da sembrare rosso. O meglio, l’occhio, perché l’altro era chiuso da una sinistra cicatrice obliqua. Portava una strana tunica rosso sangue e teneva il braccio sinistro piegato dentro di essa, come se fosse rotto. Con la destra stringeva una spada grandiosa, lunga quasi quanto l’altezza dell’uomo.
- Chi sei? - chiese Sora.
- Auron. -
- Noi siamo Sora e Namixart. -
- Non andate da Ade. Il cartello non scherza. -
- Beh, nemmeno noi. Dobbiamo aiutare un amico. - ribatté Nami.
Auron li osservò attentamente.
- Vi accompagnerò. Siete troppo giovani per finire qui anche voi. - disse, lugubre.
- Vuoi dire che sei… - iniziò Sora, mentre si incamminavano oltre la porta.
- Morto. - fece secco lui.
Nami fece cenno a Sora di non chiedere altro, così continuarono ad avanzare nel silenzio, con il loro monosillabico compagno.
- Ouch! Non sapevo che camminare qui fosse così stancante! - esclamò una voce.
I gemelli e Aurono scattarono, pronti a difendersi.
Da dietro l’angolo sbucò una figura incappucciata.
- L’Organizzazione! - esclamò Nami.
La figura si voltò improvvisamente, si tolse il cappuccio e sgranò gli occhi.
- Sei tu? Oh, me lo fanno apposta! - esclamò.
Era un ragazzo, lo stesso che, alla Fortezza Oscura, si era rivelato e aveva causato il crollo momentaneo di Namixart.
- Chi sei? - sibilò la ragazza, senza staccargli gli occhi di dosso.
Lui assunse immediatamente un’espressione di profondissima delusione e tristezza.
- Dimmi che scherzi, ti prego. - implorò.
Quando vide che lei non accennava a muoversi, sospirò.
- Sono Demyx! Siamo amici, no? - esclamò.
- Amici? Non l’avevo ancora sentita! “Ex numero XV”, sì. “Traditrice”, ovvio. Ma “amica”! Hai fantasia! - rise Nami, ostentanto un tono di derisione che non le apparteneva, né era ciò che pensava veramente.
- Non ci credi nemmeno tu… - borbottò Demyx, scuotendo la testa.
- Andiamo! Namixart, Roxas! Torniamo tutti insieme! Cercheremo anche Axel e sarà tutto come prima! - gridò.
Nami e Sora non si mossero.
- Come mi ha chiamato? - sussurrò Sora.
- Capisco. Allora non mi restano che le maniere forti. - sospirò, alzando una mano.
Con suono simile a uno scroscio d’acqua, un sitar enorme gli si materializzò in mano.
- Mi dispiace, Nami. - sussurrò, inudibile.
 

[Angolino di Nami]
Hello world! (Sì, magari)
Rieccomi qui con l'ennesimo capitolo! Siamo a VENTI! *Festeggia*
Ok, questo capitolo mi convince (caso raro) e non ho precisazioni da fare (caso unico). 
Demyx! Piccolo, puccioso Demyx, perché ti devo combattere? *Piange*
Alla prossima, speriamo in un tempo ragionevole.
Nami :3

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Invece di lanciarsi all’attacco lui stesso, Demyx creò, con i suoi poteri acquatici, delle figure antropomorfe, non molto pericolose, ma numerosissime.
Nonostante l’enorme aiuto di Sora e Auron, Namixart faceva una fatica immensa a distruggerle. Per ogni colpo inflitto, sentiva di stare tradendo la fiducia di qualcuno. E quella sensazione di deja-vu già provata alla Fortezza Oscura continuava ad assalirla ogni volta che posava lo sguardo su Demyx. Lui la squadrava addolorato, ma lei era sicura che si trattasse di una recita. Più o meno. Iniziava a pensare di essere davvero stata sua amica, ma l’idea era troppo assurda.
- Preferivo fare i doppi turni di notte, sai? - mormorò Demyx.
- Doppi turni? - chiese Nami, folgorata.
Quell’attimo di disattenzione lo pagò con una clamorosa gomitata nelle costole da parte del fratello, che la riportò alla realtà.
Quando, nel giro di qualche minuto, tutte le figure d’acqua furono scomparse, Demyx si appoggiò al sitar, apparentemente stremato.
- Sei più forte, Nami. Anche tu, Rox. Immagino che questo basterà a salvarmi la pelle. - borbottò.
- Ci rivedremo, fuori da una missione, e allora parleremo di tutto. - disse, scomparendo.
Namixart, Sora e Auron, abbassarono le armi.
- Sai, Sora? Io lo conosco, molto bene. - mormorò la ragazza.
- Sei sicura? - chiese lui.
Nami annuì.
- Sì, ma non ho intenzione di torturarmi con i dubbi. Se mai ci rincontreremo e riusciremo a parlare, chiarirò tutto. E poi, sono sicura di conoscerlo, non di essere sua amica. - sghignazzò, poco convinta.
- Andiamo. - li interruppe Auron, lapidario come sempre.
I gemelli si avviarono al seguito del guerriero, rimuginando cupi pensieri.
Arrivarono, dopo una lunga serie di cunicoli sotterranei, davanti a un'altra porta, con un altro cartello: AVETE SCELTO LA MORTE LUNGA E DOLOROSA, ACCOMODATEVI.
- Questo Ade dev’essere un simpaticone. - borbottò Sora, aprendo la porta senza tanti complimenti.
- Io vi lascio qui. Non posso entrare. - disse Auron, che se ne andò senza aspettare una risposta.
All’interno della stanza circolare non c’era nessuno. Ma, al centro di essa, imponente e inquietante, si ergeva una roccia, sulla quale era scolpita con incredibile precisione la figura di Meg, accanto a una serratura.
- Meg! - gridò una voce.
Ercole irruppe nella stanza e si precipitò alla roccia.
- Ercole, è solo una scultura. Non è davvero lei! - provò Nami.
- No! Ade e i suoi scagnozzi l’hanno rapita! È lei! - urlò, disperato.
Sora e Nami trasalirono.
- C’è una serratura. E se provassimo… - iniziò Nami, mentre Sora già puntava il Keyblade.
Ci fu un violento lampo di luce, poi Meg cadde a terra, ansimando. Ercole si precipitò da lei, che lo guardò spaventata ed esclamò:
- No! Era… Era una trappola! -
- Cosa? - fece Sora.
- Trappola: tranello, insidia, inganno. Chiamala come preferisci. - disse Ade, accanto a Nami.
- Woah! - esclamò lei, balzando all’indietro.
Ade aveva le sembianze di un uomo alto, con la pelle grigia e i capelli fatti di fuoco azzurrino. Era vestito con una semplice tunica nera.
- Cosa credi di fare? -  ringhiò Ercole.
- Oh, Megafusto, ci sei anche tu! Cosa credo di fare? Poche parole: “Benvenuti all’Inferodromo”. Moscerino, dovrei ringraziarti, ma non lo farò. Quell’arma è portentosa! - disse il dio dei Morti.
Parlava molto velocemente, senza quasi pause tra una frase e l’altra, con un tono allo stesso tempo spavaldo e annoiato, come si addiceva al suo titolo.
- I…Inferodromo? - balbettò Nami, stordita.
- L’arena degli Inferi. Il vostro piccolo stadio non è nulla a confronto. Vedi, moscerino numero due, mi serviva quella chiave per riaprire la mia arena dopo che Zeus, il paparino del qui presente Megafusto, l’ha sigillato. E ora, bada bum bum bum! Eccoci qua. Chi si offre volontario per il primo scontro? -
- Vado io. - disse Ercole, ma fu subito fermato dai gemelli.
- Ci pensiamo noi. Porta via Meg. - disse Nami.
- “Moscerino”. Umpf. Facciamogli vedere chi siamo, sorellina! - esclamò Sora.
- Siamo gemelli! -
- Sì, sì, molto interessante. Ma ora lasciate che vi presenti il vostro avversario. Dagli antri più profondi dell’Oltretomba, ripescato tra i guerrieri più malvagi mai esistiti… Auron! - gridò, mentre il paesaggio intorno a loro cambiava.
Adesso si trovavano in una vera arena, spaziosa ma buia, come si addiceva al mondo dei morti.
- Auron? Ma… - iniziò Sora.
- Non si torna indietro. Dovevi pensarci prima, moscerino. - ribatté Ade.
Auron avanzò a testa bassa nell’arena. Quando alzò gli occhi, notò i ragazzi e fece per protestare contro Ade.
- Non erano questi i patti! Dovevo… - gridò, prima di bloccarsi dolorosamente, come per una scarica elettrica.
- Distruggere i ragazzini, esatto. E potrai tornare tra i vivi. È questo che volevi, no? E adesso, iniziate! Forza, su. - lo incitò Ade, sparendo in una nuvola di fumo.
- C’è qualcosa che non va. - sussurrò Nami.
- Grazie, non lo avevo capito. Che facciamo? - sbuffò il fratello.
- Mi posso fidare a lasciarti qui da solo? Vado a cercare indizi nello studio di Ade. -
- Certo! Per chi mi hai preso? - esclamò Sora, gonfiando il petto.
- Speriamo bene… Farò presto, a dopo. - disse lei, saltando oltre il parapetto dell’arena sulla sponda opposta.
Mentre correva, sentì la voce di Sora urlare un:
- Ehi! Così non vale! -
La ragazza corse a perdifiato tra i corridoi labirintici dell’Oltretomba, riuscendo per miracolo a non perdersi. Arrivò velocemente alla sala di Ade, ma le sembrò comunque di averci messo un secolo.
La sala era vuota, ma stavolta sul tavolo era appoggiata una statuetta identica in tutto e per tutto a Auron.
- E questa…? -
 
 
- Demyx, devi sapere che non siamo contenti. Affatto. - disse il capo dell’Organizzazione, seduto sul suo trono.
Demyx abbassò lo sguardò.
- Sono più forti. E nessuno dei due si fa scrupoli per combatterci, visto che non si ricordano niente di noi. Ho semplicemente provato a convincerli a parole, la lotta non è il mio forte. -
- Non mi interessa. Gli ordini erano di eliminarli o riportarli qui con ogni mezzo. Hai fallito la missione. -
- Ma, Xemnas… Sono i miei… - iniziò Demyx, prima di ammutolire completamente.
- Gli ordini sono ordini. Potrei trasformarti in un Simile, ma siamo rimasti pochi, quindi per stavolta sei graziato. Ma che non si ripeta mai più una cosa del genere. Chiaro? -
- Cristallino. - borbottò il ragazzo, scomparendo dal suo trono.
Poco più tardi, girovagando per la buia città dell’Organizzazione, sfogava il nervoso sulle sue figure d’acqua.
- Mi hanno chiesto di uccidere i miei migliori amici! È assurdo! Ehi, capo, che ne dici di uccidere Saïx? Cosa? È il tuo secondo? Non mi interessa! Gli ordini sono ordini! - mugugnava, mentre combatteva contro sé stesso.
Una volta esausto, alzò gli occhi al cielo. A un osservatore attento non sarebbero sfuggite le lacrime che li avevano offuscati per un secondo.
- Ragazzi, vi raggiungerò presto. -
 
 
Sora era nei guai. Auron era un guerriero formidabile, anche se stava cercando di trattenersi. E grazie al cielo! Sora sapeva perfettamente che Ade lo stava costringendo in qualche modo a combattere, perché se avesse lottato di sua spontanea volontà, beh, il ragazzo avrebbe concluso la sua vita sotto forma di pizza.
- Sora! Auron! - chiamò Namixart.
La ragazza era al bordo dell’arena, con la statuetta in mano. Aveva un aspetto strano, come se avesse preso la scossa. Lanciò la statuetta a Auron, che le tagliò la testa con un fendente secco.
Le braccia del guerriero si rilassarono e cadde in ginocchio, come se qualcuno gli avesse tolto il cielo dalle spalle.
- Sora, Namixart. Grazie. - mormorò.
- No, no, NO! Non è così che deve andare! - gridò Ade, riapparendo nella solita nuvola di fumo.
Adesso i suoi capelli ardevano di fuoco rosso. Non ci voleva un genio per capire che era furioso.
- Io cerco di seguire le regole per una volta ma, no! Il mio guerriero più forte e idiota decide che non gli interessa tornare in vita, se il prezzo è un misero combattimento mortale contro due suoi amichetti. E i due moscerini cosa fanno? Lo aiutano! Ma certo! Viva la logica! E addio statuetta di controllo mentale! Avete la più pallida idea di quanto abbia dovuto pregare Efesto per quella? - sbraitò il dio.
- Ma il tempo del gioco leale è finito. - ringhiò.
E il mondo esplose.
L’arena si trasformò in una fornace ardente, tagliata fuori dal resto del mondo. O quasi.
Con un grido allucinante, una figura attraversò la parete di fuoco e atterrò accanto al gruppo.
- Ercole! -
- Non potevo lasciarvi soli! - sorrise l’eroe, rimettendosi in piedi.
- Uh, che eroi leali! Quattro contro uno! - esclamò Ade, assolutamente non impressionato.
- L’hai detto tu che il gioco leale è finito. - ghignarono i gemelli.
- Può darsi. Ma io sono il cattivo, gente! E una volta che vi avrò distrutti, toccherà a voi! Sì, proprio voi che state leggendo! La storia finisce qui! - ringhiò Ade, rivolto al nulla.
Sora si voltò verso Nami e si picchiettò un indice sulla tempia, ridacchiando sommessamente.
- Riscriverò le vostre storie in un mondo governato da Ade. -
- Umpf. Spiacente di deluderti. Ma questa è la nostra storia. E tu non ne fai parte. - disse Auron, in posizione d’attacco.
Ade ghignò, gli occhi dorati che lampeggiavano.
Poi attaccò.
 
 
Un combattimento mortale contro un dio non può essere pari. Ma se il dio in questione ha anche i suoi bei momenti di invulnerabilità, ecco che la faccenda si fa complicata.
Ogni tanto Ade combiava consistenza, come se fosse fatto di fumo e, chiaramente, le armi non lo sfioravano minimamente.
- Oh, Stige! Non ce la faremo mai, così! - imprecò Nami.
- Stige? - fece Sora.
- Sorellina, com’è che ti fai influenzare sempre dal mondo che visitiamo? -
- Taci e combatti! -
- Sì, sì, amabile battibecco. Ma non ce la farete mai, come diceva la ragazzina. Vi offro un patto. Una sfida per il qui presente Megafusto. - disse Ade, ghignando malevolo.
- Parla. -
- L’unico modo che avete per salvarvi è la mia clemenza. Quindi, ragazzone, la sfida è questa: salvare l’anima della tua adorata bambolina da una nuotata nello Stige. - disse, schioccando le dita.
Meg apparve, apparentemente svenuta, sul pavimento davanti a Ercole.
- Meg! - gridò Ercole.
- Meg! Rispondimi! -
- Ecco, vedi, la tua ragazza stava venendo qui per aiutarti. Ma il mio piccolo Cerbero ha deciso di giocare con lei e le ha fatto cadere per sbaglio una colonna addosso. Quindi, di fatto, la tua amichetta è morta. Ma c’è un modo per salvarla. Vedi quel fiume laggiù? È lo Stige, dove nuotano le anime dei defunti. Ovviamente anche quella di Megara è lì dentro. Se vuoi salvarla, ti conviene correre a recuperare la sua anima… - ghignò il dio.
Ercole non ebbe nemmeno un attimo di esitazione e si tuffò nel fiume spettrale.
- Ah, un’ultima cosa: se non la raggiungi, muori tu. Non è un problema, vero? - rise Ade, sporgendosi appena sul precipizio.
- Tu, sporco…! - gridò Nami, correndogli incontro.
- Non lo farei, fossi in te. Ricorda: io sono il padrone, qui. - disse lui, agitando una mano.
Una gabbia, fatta di fumo, apparve dal nulla, rinchiudendo i gemelli e Auron.
- Maledetto! - urlò Namixart, con le lacrime agli occhi, mentre Sora cercava di calmarla.
Passarono i minuti, e Ercole non riemergeva.
Ormai i gemelli erano al limite della preoccupazione e della frustrazione.
Ade si divertiva a sbeffeggiarli.
- Uh, che peccato. Sembra che Megafusto si sia riunito alla sua bella. Fate “ciao” con la manina ai piccioncini! - ghignò, voltandosi appena in tempo per ricevere un pugno in pieno naso che lo fece cadere a terra.
- Ercole! - gridò Sora, al colmo della gioia.
Il ragazzo si ergeva in tutta la sua potenza, con l’anima di Meg in braccio e un’aura dorata tutta intorno a lui.
- Sei… ? - iniziò Nami.
- Un dio?! - gridò Ade, ripresosi dal formidabile gancio destro di Ercole.
Ercole lo guardò inferocito.
- Ehi, ehi, ehi, perché non proviamo a risolvere la questione pacificamente, eh! Io vi lascio stare e voi lasciate stare me, ok? Guarda, te lo chiede anche Meg, guarda il suo bel faccino! - disse Ade, dando un buffetto freddo sulla guancia della ragazza.
Ercole lo squadrò, disgustato, prima di sferrare un ultimo cazzotto al dio dei morti, scaraventandolo nelle profondità dello Stige.
- Questo non è lealeeee! - gridò Ade, precipitando tra le anime.
- Ercole! Sei vivo! - gridò Sora, mentre la gabbia di fumo si dissolveva.
Il ragazzo sorrise e raggiunse il corpo di Meg. Si inginocchiò accanto a lei e adagiò l’anima della ragazza sopra il suo corpo. Lentamente, Meg riprese colore e aprì gli occhi.
- Meg! - esclamò il ragazzo, con voce strozzata dalla gioia.
- Ciao, Megafusto. - mormorò lei, sorridendo.
 
 
- Grazie a tutti. Non sarei qui se non fosse stato per voi. - sorrise Meg, poco dopo, all’entrata dell’Oltretomba.
- Non c’è di che. Adesso noi due dobbiamo andare. - disse Nami.
- Anch’io. Felice di avervi conosciuto. - fece Auron, incamminandosi verso uno dei portoni degli Inferi.
- Ehi, aspetta! - chiamò Ercole.
- Sei stato molto coraggioso. Un eroe. Posso chiedere a mio padre di farti tornare sulla terra. - disse.
Auron inarcò un sopracciglio e emise un suono che doveva essere una risata.
- Grazie, ragazzo. Ma i morti devono rimanere morti. Addio. -
Dopo che Auron se ne fu andato, Nami e Sora si trattennero giusto il tempo per salutare Ercole, Meg e Fil.
Mentre stavano salendo sulla Gummiship, Nami si ricordò improvvisamente di una cosa.
- Ehi! Per caso conoscete due ragazzi che si chiamano Ventus e Carter? - chiese.
- Non ho mai sentito parlare di nessun Carter, ma Ven… Oh, se lo conosco! - esclamò Ercole.
- Davvero? - gridò Namixart.
- Certo. È stato qui per farsi degli amici e mi ha aiutato ad allenarmi per una sfida. -
- Già. Contro quel tipo, Zack. Eravate entrambi molto forti. - ricordò Fil.
- Quando? Quando lo avete visto? - chiese Nami, quasi urlando.
- Una… decina di anni fa? Sì, più o meno. - rispose Fil.
- O…ok. Grazie. - mormorò Nami, afflosciandosi, delusissima.
- Noi andiamo. A presto! - esclamò Sora, entrando nella nave con la sorella.
Una volta all’interno, Nami si chiuse in un cupo silenzio.
- È solo un buco nell’acqua. Lo troveremo, tranquilla. - sorrise Sora, dal posto pilota.
- Sono tranquilla. Non mi vedi? - replicò Nami, con voce soffocata.
- In realtà no, sto guidando. Sai com’è, preferirei non schiantarmi di nuovo. -
- Di nuovo? Che hai combinato? - rise la sorella.
- Ehi! È stata colpa di Paperino! - esclamò lui, sulla difensiva.
Nami rise. Suo fratello era l’essere più buffo di tutti i mondi, e riusciva sempre a metterla di buon umore.
 

[Angolino di Namixart]
Esatto, di nuovo io! *Applausi*
Questo aggiornamento è un po' più in orario rispetto ai miei ultimi standard, ma il capitolo mi soddisfa abbastanza.
Per il Monte Olimpo ho deciso di fare un mix tra la storia in KH e la trama originale del film, e mi sembra di esserci riuscita, più o meno.
Ho notato un drastico calo delle recensioni, forza, fatevi sentire! Mica vi mangio se mi scrivete due righe per farmi sapere che ne pensate!
Sora: Su questo avrei da ridire...
Io: Taci, o farai una bruttissima fine.
Sora: Appunto *scappa*
Oook, ci vediamo al prossimo capitolo (o meglio ancora alla prossima recensione)!
Bye,
Nami :3

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


La città era insopportabilmente afosa. Non c’era da stupirsi, dato che si trovava nel deserto, ma Nami e Sora, abituati a climi ben diversi, non erano in condizioni di razionalizzare.
- Mi sto sciogliendo, Nami! - boccheggiò Sora, disperato.
- Anch’io, credimi! - replicò la sorella, crollando all’ombra di una bancarella.
Così facendo, urtò il banco e fece cadere una mela. Sora si accasciò accanto a lei e raccolse distrattamente il frutto.
Pessima mossa.
- Ehi, tu! Razza di ladruncolo! Cosa credi di fare, eh? Quando si ha a che fare con i ladri c’è solo una cosa da fare… - ringhiò un omaccione minaccioso, schioccando le nocche.
- … Acchiapparli? - esclamò Nami, scattando in piedi e afferrando il fratello per una manica.
I gemelli iniziarono a correre tra la folla del mercato, facendosi largo a suon di gomiti, con il mercante che stava loro alle calcagna, finché non si sentirono sollevare per i colletti e trarre in salvo sul tetto di una casupola.
- Ve la siete vista pessima, ragazzi. Quel tizio, Habib, non scherza mai. - rise il loro salvatore, scrutando la strada.
Era un ragazzo. Aveva la pelle un po’ più scura di quella di Nami, capelli nerissimi e vivaci occhi dello stesso colore. Indossava un gilet viola e dei pantaloni larghi bianchi e rattoppati in più punti. Sulla testa era appoggiato un minuscolo copricapo rosso, probabilmente tipico del luogo.
Il ragazzo si voltò e li guardò per la prima volta in faccia, sorridendo.
- Comunque, io sono A… Sora! - esclamò, sbalordito.
- No, io sono Sora! - replicò stancamente lui, alzando lo sguardo.
Non appena vide il tizio che stava loro davanti, spalancò la bocca e gridò:
- Aladdin! -
- Non dirmelo, Sora, ti prego. - borbottò Nami, leggermente stufa di tutti gli amici che il fratello ritrovava.
- Ah, già. Lei è mia sorella, Namixart. - presentò Sora, felice.
- Piacere. A cosa devo la vostra visita? - chiese Aladdin, sedendosi.
- Cerchiamo dei nostri amici. - rispose Nami.
- Beh, qui non c’è nessuno. Le voci girano, ad Agrabah, avremmo saputo subito dell’arrivo di stranieri. A meno che… ma non è possibile. -
- Fa niente. Come va con Jasmine? - chiese Sora.
Aladdin si scurì in viso.
- L’hanno rapita. È stato l’unico straniero in città, un tizio strano. Non ho mai visto il suo volto, perché indossa sempre un soprabito nero. Però so che combatte con delle carte magiche. Se siete amici suoi, beh… - disse Aladdin, in modo molto esplicito.
- È l’Organizzazione! Noi li combattiamo. Cosa vuole da voi? - sbottò Sora.
- Ha detto che vuole che sia il Genio a salvarla. L’ha portata alle rovine nel deserto. -
- Cosa? Il Genio? - esclamò Sora.
- Chi è? - chiese Nami.
- Un essere soprannaturale che aveva il potere di esaudire tre desideri per ogni suo padrone, finché non l’ho liberato. È il mio migliore amico, e sto facendo veramente fatica a trattenerlo. Io ci ho provato un paio di volte, ma quel tizio ha sollevato sempre delle tempeste di sabbia assurde. -
Sora e Nami si scambiarono un’occhiata.
- Andremo noi. Non fare domande, se torniamo tutti interi ti spiegheremo ogni cosa. - disse Nami, alzandosi in piedi.
- Ma… -
- Fidati di noi. - rincarò Sora, balzando fuori dalla finestra, seguito a ruota dalla sorella.
I due ragazzi raggiunsero le porte della città molto velocemente, grazie alle indicazioni della gente. Ma quando uscirono da Agrabah, si ritrovarono nel mezzo del nulla. Letteralmente.
Non si vedeva niente per chilometri e chilometri, solo sabbia e vento.
Sora si afflosciò a terra.
- E adesso? -
- Ragazzi! - chiamò la voce di Aladdin, alle loro spalle.
- Non dovresti essere qui. - disse Namixart, voltandosi.
Il ragazzo scosse la testa.
- Come volete, ma voglio aiutarvi. Vi presento Tappeto! - esclamò, spostandosi di lato e rivelando il loro aiuto.
Era un tappeto dai disegni orientali viola, blu e dorati, con delle nappe d’oro che agitava in un timido gesto di saluto.
Esatto, perché era animato. Sora e Nami non dettero segni eccessivi di stupore, dopotutto avevano chiacchierato con soprammobili viventi.
- Lui sa dove sono le rovine, vi ci porterà in un lampo. - spiegò Aladdin.
- Grazie mille! - esclamò Sora, stringendo entusiasticamente la nappa a Tappeto.
I ragazzi salirono su di lui e spiccarono il volo, con un ultimo cenno di saluto a Aladdin.
- Se l’Organizzazione riesce a trasformare il Genio in un Heartless, siamo fritti. - commentò Sora, durante il viaggio.
- Basterà semplicemente impedirglielo, come sempre. - replicò Nami, con un sogghigno.
- Guarda, quelle devono essere le rovine! - esclamò poco dopo il ragazzo, indicando un ammasso di costruzioni di pietra distrutte.
- Sì, e laggiù c’è il tizio in nero. Forza, andiamo a dargli una lezione. - fece Nami, lasciandosi cadere dal Tappeto su una duna di sabbia.
Sora la raggiunse qualche minuto dopo, borbottando di “doti da saltatori evidentemente non genetiche”.
- Andiamo, su! - rise Nami, incamminandosi verso il punto dove poco prima si stagliava nitida la sagoma dell’uomo incappucciato. Solo che non c’era più.
- Ma dove…? -
- Questa mano l’ho vinta io, sarà per un’altra volta! Scarta una carta! - esclamò una voce dietro di loro.
Nami si voltò appena in tempo per vedere un’ombra che incombeva su di lei, prima di precipitare nel vuoto.
 
 
- Scarta una carta! È la trovata più sleale che abbia mai visto! - esclamò Nami, scocciata, mentre arrancava nel buio della camera sotterranea in cui era capitata.
- Chi c’è? - chiese una voce femminile, spaventata.
- Mi chiamo Namixart. Chi sei? - rispose Nami, accendendo un fuocherello su una mano.
La ragazza era chiaramente di sangue regale, a giudicare dall’abbigliamento raffinato, un completo leggero turchese e un diadema in tinta. Era molto bella, con occhi neri e capelli lunghissimi dello stesso colore.
- Ma tu sei… Vattene! Sei con lui! - gridò, rifugiandosi nel buio.
- Se ti riferisci al simpaticone nerovestito, mi ha tolta di mezzo dal combattimento con un trucco sleale, non siamo assolutamente in combutta. Devi credermi. -
- A chi vuoi darla a bere? Ti ho già vista ad Agrabah! Vestita esattamente come lui e con altri della vostra stessa risma. -
Nami sospirò. Fantastico. Doveva averla scorta durante il suo periodo nell’Organizzazione.
- Tu sei Jasmine, vero? Aiuterebbe se ti dicessi che sono la sorella gemella di Sora e ho incontrato Aladdin? - disse, lasciandosi cadere a terra.
- Sora? Aladdin? - esclamò Jasmine, scattando in avanti.
- Provalo. - disse, con voce sommessa e diffidente.
Nami evocò il suo Keyblade.
- Il Keyblade… Ti credo. Non sceglierebbe mai qualcuno di cattivo. -
- Magari fosse vero… - borbottò Nami a voce bassissima.
- Adesso che facciamo? Hai un piano per scappare di qui? - chiese Jasmine.
- Vorrei tanto, ma temo che dovremo aspettare e sperare nella vittoria di mio fratello. -
La principessa rispose con una smorfia e si mise a sedere, ricominciando a disegnare distrattamente con un dito nella sabbia. Nami la imitò, tutti i sensi attenti al minimo segnale di pericolo.
 
 
Roxaura scrutò il suo avversario. Quel ragazzo le era decisamente familiare, anche se non riusciva a capire chi fosse. Sembrava non vedere la luce, anche soffusa come quella che lo illuminava in modo lugubre, da secoli, perché sembrava fare molta fatica a tenere gli occhi, marrone scuro e cerchiati di nero, aperti. Aveva capelli neri lunghi fino alle spalle e spettinati, ulteriore indice della trascuratezza in cui sembrava vivere. Era pallido come un fantasma e magrissimo, a malapena riusciva a sostenere il peso della sottile spada nera che portava. Indossava una maglia azzurra strappata in più punti e i jeans che indossava non erano in condizioni migliori.
- Maestro, ma… - iniziò, titubante.
Lo avrebbe fatto a pezzi, sembrava così malridotto.
L’ologramma del Maestro pestò un piede, facendo risuonare il suono per tutta la sala. Era un ambiente spoglio, quattro pareti nere illuminate da altrettanti bracieri posti agli angoli. Un’arena.
- Silenzio. Lui si allenerà con te. Diventerete entrambi dei combattenti fortissimi. Non voglio sentire storie, capito? - disse il Maestro, con uno sguardo che prometteva fulmini e saette in caso contrario.
- Va bene, va bene… Posso almeno sapere il nome? - borbottò la ragazza.
- Il suo nome… - il Maestro scoppiò a ridere sommessamente. - Te lo dirà lui quando se lo ricorderà. - ghignò, svanendo.
- Beeene… Io sono Roxaura, e tu…? - disse Roxaura, rivolgendosi per la prima volta al ragazzo.
Lui alzò la testa e la guardò con occhi tristi.
- Io… non lo so. - mormorò il ragazzo.
- Va bene. Ti posso chiamare… Mark, per ora? - chiese lei, gentilmente.
“Mark” annuì.
- D’accordo. In guardia! - esclamò Roxaura, puntando il bastone contro la spada dell’altro.
Lui guardò l’arma come se la vedesse per la prima volta, poi, molto lentamente, la alzò e rivolse la punta contro la ragazza.
- In guardia! - esclamò Mark, incerto, ma deciso a combattere.
- E andiamo. - disse Roxaura, prima di lanciarsi all’attacco.
 
 
- Come sono andato? - chiese Mark, dopo l’allenamento.
Roxaura ci era andata molto, molto leggera con lui, ma era chiaro che con un po’ di allenamento sarebbe diventato molto forte.
- Benissimo, dico sul serio. Diventerai davvero bravo come ha detto il Maestro. -
Mark aggrottò la fronte.
- “Maestro”? È così che si chiama? -
- Beh, sì. Non te l’ha detto? -
- Nessuno parla con me da… parecchio. Tu sei la prima, Roxaura. - pronunciò il suo nome come se cercasse di imprimerselo nella mente.
- Da quanto, esattamente? -
- Non lo so. Non so nemmeno come sono arrivato qui. - mormorò Mark.
- Beh… penso che potremmo riuscire a farti tornare la memoria. È una promessa. -
- Davvero? -
- Certo! Siamo amici, giusto? -
- Amici… Hai ragione. - disse Mark, sfoderando il primo sorriso del giorno.
 
 
- Naaamiii! Sorellina, dove seiii? - chiamò la voce cantilenante di Sora, rimbombando nella sala sotterranea.
Namixart sbuffò.
- Sora! Siamo qui! - gridò in risposta.
- Non vi vedo! -
- Avevo intuito. - sbuffò ancora Nami, accendendo il solito fuocherello nella mano.
La tenue luce gettata dalla sua magia illuminò il volto di Sora a poca distanza da lei e Jasmine.
Aveva la faccia stravolta di chi ha combattuto parecchio e l’aria scocciata che caratterizza lo svantaggiato in una battaglia assolutamente non leale.
- Ehi! Jasmine! Stai bene? - esclamò, scorta la principessa.
- Sora! Grazie, sto a meraviglia. Dov’è Aladdin? - chiese.
- Non l’abbiamo lasciato venire. Luxord, il tizio dell’Organizzazione, l’avrebbe fatto a fette. -
Jasmine fece una smorfia di disapprovazione, come a sottolineare che Aladdin avrebbe potuto mangiarselo a colazione, Luxord, ma non disse nulla.
- Come usciamo di qui? - chiese Namixart.
- C’è un condotto, più avanti, che porta direttamente in superficie. - rispose Sora, iniziando a fare strada.
Le ragazze lo seguirono, alla luce della piccola fiamma di Nami.
Pochi minuti dopo riemersero, cosparsi di sabbia dalla testa ai piedi, ma illesi. La luce durò pochi istanti, perché la loro visuale fu invasa da una marea blu urlante.
- JASMINE! SORA! RAGAZZA-CHE-NON-CONOSCO! - gridò l’essere, stritolando tutti e tre in una morsa d’acciaio.
- A…aiuto! - fece Sora, mezzo soffocato.
- Aiuto? Chi ha chiamato aiuto? Genio pronto al salvataggio! - gridò ancora, lasciandoli cadere a terra.
- Genio! - esclamò Jasmine, in tono di rimprovero.
Fu solo allora che lui si calmò e riuscì a… no, non a ricomporsi, perché s trasformò in un essere umano dalla pelle blu, vestito da maggiordomo.
- Io sono il magnifico Genio della Lampada, in che posso servirvi? - si presentò pomposamente, inchinandosi.
- Ehi, Genio, come va? - chiese allegramente Sora, ripresosi dallo stritolamento.
- Mai stato meglio, ragazzo mio! Ma dimmi, chi è questa ragazza che ti accompagna? - chiese, con uno sguardo malizioso rivolto a Nami.
- Namixart, è mia sorella. - la presentò Sora, evidentemente ignaro delle allusioni del Genio.
- Onoratissimo, milady! - esclamò il Genio, trasformandosi in una sorta di principe che le fece il baciamano.
Namixart non sapeva se ridere o meno, quell’essere era troppo strano.
- Comunque, dov’è Al? - chiese il Genio, ricomponendosi.
- Jasmine! - gridò il suddetto ragazzo, sbucando di corsa da dietro una duna.
- Aladdin! - esclamò la principessa, correndo verso di lui e abbracciandolo.
Il Genio si nascose teatralmente una lacrima di commozione, tra le risatine sommesse dei gemelli.
A un tratto si udì un leggero ma fastidioso trillo, proveniente dalla tasca interna della giacca di Sora.
Il ragazzo estrasse il piccolo telecomando collegato alla Gummiship e gli diede un’occhiata.
- Nami, guarda qua. - disse, passandolo alla sorella.
Sul display erano mostrati i vari mondi, ma la Fortezza Oscura aveva qualcosa di strano. La città era circondata da una cortina di fumo nero, che ormai Nami associava alle mistiche apparizioni dell’Organizzazione.
- Dobbiamo salutarci, mi sa. - disse Sora con aria imbarazzata, rivolgendosi ad Aladdin, Jasmine e al Genio.
- Di già? - esclamò la principessa.
- Perché dovete sempre scappare da qualche parte? Non passate mai un po’ di tempo con i vostri amici! - esclamò il Genio, apparentemente ferito, scoppiando a piangere.
No. Esplodendo letteralmente in grosse gocce blu con la sua faccia sopra.
- Problemi con gli Heartless, il solito. Ma richiedono la nostra augusta presenza per ripulire i borghi dalla feccia oscura. - disse Sora, gonfiando il petto.
- Dobbiamo andare. - tradusse Nami, sorridendo e acchiappando il fratello per il colletto.
- Te la sei studiata, vero? - gli sussurrò poi, mentre salivano sulla Gummiship.
- Ovvio che sì! E tu hai rovinato tutto! - borbottò Sora, con un finto broncio che fece scoppiare a ridere Nami.
- Muoviti, fratellino. Alla Fortezza hanno bisogno di noi. - disse, voltandosi un’ultima volta a salutare gli amici di Agrabah.
- Nami, ti dispiace se dormo un po’ e guidi tu? - chiese Sora, con malcelata complicità.
Nami spalancò gli occhi, come una bambina piccola.
- Mi stai davvero lasciando ai comandi? - chiese, incredula.
- Sì, ma se ti schianti te la faccio pagare. - ridacchiò Sora, sistemandosi nella poltrona per dormire.
- Fidati di me, fratellino. - esclamò lei, fiondandosi ai comandi e sfregandosi le mani.
- Ecco, se fai così non mi fido per niente. - commentò il ragazzo, con un mezzo sorriso.
 
 
[Angolino autrice]
Ehm...
*Si fa microscopica sotto lo sguardo accusatore dei suoi lettori (immginari o meno)*
Stavolta ho una scusante! Lo giuro! Il mio computer non ha più accesso a internet, quindi non sono riuscita a pubblicare (e anche quello da cui sto scrivendo non è mio)!
Tornando al capitolo, chiedo perdono per l'indecentemente poco spazio dedicato al mondo di Agrabah. In realtà era tra quelli che avevo escluso dalla storia ma una mia amica mi ha minacciato di morte se non l'avessi inserito (tra l'altro non le piace nemmeno KH, sono io che la stresso con le mie storie, ma vabbé), quindi eccomi qua.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, quantomeno.
Alla prossima (il prima possibile, spero),
Nami :3

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


L’alone oscuro rilevato dalla Gummiship intorno alla Fortezza Oscura era visibile anche a occhio nudo.
- Woah! È spaventoso! - esclamò Nami, virando bruscamente per evitare un asteroide.
- Ho ricevuto un messaggio da Leon, chiede urgentemente il nostro aiuto. Tra l’altro si è scusato tipo un milione di volte per il disturbo. - la informò Sora, rovistando nello zaino per cercare chissà che.
- Sempre il solito. - commentò Namixart.
- Beh, quasi quasi gli direi che abbiamo da fare. -
- Per poi presentarci lì e lasciarlo a bocca aperta? Ci sto. -  fece la ragazza, adocchiando un buon punto di atterraggio nella periferia della Fortezza.
Ma Sora si era bloccato, con la mani abbandonate lungo i fianchi e il trasmettitore portatile abbandonato a terra.
- Sora? -
- Ho… ricevuto un messaggio da Pence. -
- E…? - azzardò cautamente la ragazza.
- L’Organizzazione ha rapito Kairi. Ha detto che è stato un tizio con un soprabito nero e i capelli rossi. L’ha portata via attraverso un corridoio dell’Oscurità. -
- Aspetta, Kairi era a Crepuscopoli? - chiese Nami.
- Già. Pare che ci sia arrivata con un varco. Stava… stava cercando me. - balbettò, con la voce spezzata.
- Ehi, fratellino, calmati. La ritroveremo, ok? Però prima ci conviene risolvere il problema di Leon. - disse Namixart, posandogli le mani sulle spalle.
Sora annuì, grato.
Appena scesi a terra, ai ragazzi bastò un attimo per rendersi conto del problema: Heartless, Heartless ovunque posassero lo sguardo.
- Non so da dove cominciare. - ammise Sora, a bocca aperta.
Nami indicò, poco avanti a loro, un sentiero che conduceva a un’ampia piana arida e brulicante di Heartless.
- La Valle dei Malvagi. Certo. Gambe in spalla, sorellina. - esclamò Sora, avviandosi lungo il sentiero.
Nami alzò gli occhi al cielo, fintamente infastidita dal nomignolo, poi si affrettò a seguire il fratello.
Lo trovò in uno spiazzo poco oltre, già alle prese con una dozzina di nemici.
- Ti metti nei guai in fretta, fratellino. - commentò Namixart, sfoderando il Keyblade e fiondandosi al suo fianco.
- Taci! – esclamò Sora, decapitando uno degli avversari.
La ragazza ridacchiò piano.
 
 
Mark si lasciò cadere esausto accanto a Roxaura.
- Stai migliorando. - disse lei.
- Lo dici ogni volta. Comincerò a non crederti più. - sorrise lui, con un’ombra di quello che doveva essere il suo carattere di una volta.
- Ok, forse esagero un po’, ma in linea di massima è vero! - ridacchiò lei.
Mark rise a sua volta, poi tornò serio.
- Credi che riavrò mai la mia memoria? - chiese, scrutando il vuoto.
- Non credo. Sono sicura. - rispose Roxaura.
- Sai, continuo a frugarmi la mente per trovare qualcosa del mio passato, ma l’unica cosa che mi viene in mente è un’immagine. Il viso in ombra di una ragazza che sorride. Nient’altro. – mormorò, senza guardarla.
- La ritroverai, stanne certo. -
 
 
- Demyx. -
I gemelli si erano finalmente lasciati alle spalle il sentiero di Heartless, a favore di una piazzetta in rovina. Al centro di questa si ergeva Demyx, lo sguardo insolitamente duro.
- Numero XV. - fece lui, come se fosse un saluto.
Il suo tono freddo lasciò Nami senza fiato.
- Senti, io non mi ricordo di te, ma so che ti conosco. Se tu potessi aiutarmi a ricordare… -
- Aiutarti? Quando è stata l’ultima volta che hai aiutato noi? Che hai aiutato me? Oh, sì, un anno fa, prima che ci mollassi. Hai mai pensato a me, a Axel, a Roxas e a Roxaura, da quando te ne sei andata? Certo che no, perché il tuo adorato fratellino che non hai mai conosciuto conta di più! - disse, con un tono risentito e carico di rancore che zittì Namixart.
La ragazza abbassò gli occhi, sconfitta, ma Sora intervenne, deciso:
- Ehi, senti un po’! Lei ha pensato eccome a voi. Appena arrivati a Crepuscopoli è corsa nel vostro luogo d’incontro, sul campanile, e vi ha lasciato un messaggio. Voleva davvero rincontrarvi! Peccato che trenta secondi dopo un Simile le abbia rubato i ricordi! -
Nami non l’aveva mai visto così arrabbiato.
Demyx non rimase molto impressionato dall’attacco.
- Sei una delle combattenti migliori che l’Organizzazione abbia mai avuto, questa storia non regge. Adesso, se avete finito di imbastire scuse, gradirei riportare a casa i nostri numeri XIII e XV. -
Namixart non credeva alle sue orecchie. Quello non era il Demyx che conosceva! O che credeva di conoscere nel profondo, almeno.
Una lacrima solitaria le rigò il viso, ma lei la asciugò con foga.
Demyx la scrutò freddamente, prima di attaccare.
Anche stavolta era affiancato dalle sue figure d’acqua, che attaccavano i gemelli incessantemente. Nami schivò l’attacco di una di queste e attaccò Demyx, con tutta la rabbia che possedeva.
Lui rispondeva ai suoi attacchi colpo su colpo, senza mai mutare l’espressione risentita che aveva stampata in viso.
Quando lui, con un colpo poderoso, la spedì a sbattere contro una parete di roccia, mozzandole il fiato, esplose:
- Si può sapere che cosa ti ho fatto? – gridò, con le lacrime che le scendevano copiose sul volto.
- Perché mi odi tanto? –
Demyx si bloccò un secondo, sbigottito, e Nami partì per sferrare un ultimo, terribile assalto.
Il Nessuno si irrigidì.
Namixart e Sora lo guardarono, ansanti e sconvolti, mentre cadeva in ginocchio.
Davanti al ragazzo steso a terra, un lampo passò davanti agli occhi di lei. Demyx che cadeva a terra, nello stesso modo, per la stanchezza di una missione, e intorno a lui c’erano altri tre ragazzi che ridevano: Axel, Roxas, Roxaura… e Namixart.
La ragazza rimase ferma al suo posto, folgorata per qualche istante, poi si precipitò al fianco del ragazzo, disperata.
- No, no… Dem, mi dispiace! No… - singhiozzò, coprendosi il viso con le mani, mentre Sora le posava una mano su una spalla, incapace di proferire parola.
Demyx le abbassò delicatamente le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Nami, va tutto bene… Adesso… Adesso ricordi? - chiese a fatica.
La ragazza annuì, tremante.
- Dem… come fai a dire che va tutto bene? Io… io ti… - balbettò Nami.
Il Nessuno scosse la testa.
- Non è colpa tua… la colpa è… è di Xemnas… -
- Non ti sforzare, Dem, possiamo ancora… - cercò di dire Nami, mentre un groppo le stringeva la gola.
- No… Devi trovare gli altri… e fermare… l’Organizzazione. Ok? – mormorò lui.
- O…Ok. - sussurrò lei.
Demyx sorrise, poi chiuse gli occhi.
 
 
Ragazzi, come state?
Ho dormito per un anno, sono di nuovo umana e ho ritrovato mio fratello, Sora. Ho incontrato Saïx, e mi ha detto che Roxas e Xion sono scomparsi. È vero? Cos’è successo?
Ax, Rox, Dem, Awy… spero di incontrarvi presto.
Abbiate cura di voi.
Nami
 
Axel strinse i pugni, accartocciando il biglietto, che prese istantaneamente fuoco.
- Che situazione… Demyx e Roxas sono scomparsi, Nami è in giro per i mondi con suo fratello e Roxaura è dispersa da un anno… - ringhiò a bassa voce.
- Maledetti! Maledetta Organizzazione! Quanto dovremo soffrire ancora? - mormorò, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
 
 
Nami singhiozzava disperata, nella stretta di Sora, che l’aveva abbracciata e le accarezzava i capelli, in un vano tentativo di calmarla.
- Dem… - mormorò, sconfitta.
- Che scena commovente… - commentò una voce, che rimbombava nel crepaccio.
Namixart sollevò lo sguardo.
Su una delle rupi c’era Xemnas.
- Tu! Cosa hai fatto a Demyx? - gridò la ragazza, scattando inferocita in piedi.
Xemnas rise.
- Come fai presto a voler bene alla gente… Non eri tu che qualche tempo fa diceva di non conoscerlo e di detestare l’Organizzazione? Non sei stata tu a sferrare l’ultimo colpo? -
- Cosa?! La colpa è solo vostra! Vostra e del Simile che mi ha rubato i ricordi! Per colpa vostra ho ucciso Demyx! E cosa avete fatto agli altri? A Axel, Roxas e Roxaura? - strillò.
Sora la fissava attonito. Com’era possibile che la stessa ragazzina che pochi istanti prima singhiozzava sul corpo di Demyx fosse la stessa che adesso gridava contro il Nessuno con un odio che non le apparteneva?
Xemnas parve leggergli nel pensiero.
- Facile trasformare il dolore di una persona o di un Nessuno in rancore, no? -
- Ma i Nessuno… - intervenne Sora.
- Un cuore non svanisce mai del tutto. Farete bene a ricordarlo. - disse, prima di svanire.
Nami rimase in piedi in mezzo alla piazzetta, lo sguardo perso nel vuoto.
- Nami… - provò Sora.
- Lo uccido. Lo ammazzerò con le mie stesse mani. Mi aiuterai, Sora? - sussurrò.  
Sora annuì.
- Ma prima fermiamo questa invasione, ok? - disse, mettendole una mano sulla spalla.
 
 
- Il nostro numero IX è stato annientato. – annunciò secco Xemnas.
Xigbar sobbalzò.
- Oh, non ti disturbare a preparare il terreno per la notizia, eh! Che è successo? - chiese.
- Namixart. -
Stavolta toccò a Saïx voltarsi di scatto verso il capo dell’Organizzazione.
- Namixart? Credevo che non fosse capace di far male a una mosca, specie se amica sua. -
I tre erano gli unici superstiti del gruppo, quindi la risata del Superiore risuonò sinistramente amplificata nella sala vuota.
- La nostra ragazzina è cresciuta. - ghignò.
- Suo fratello, però, ci odia ancora un po’ troppo poco. Il suo cuore non è pronto. Saïx… -
Il numero VII annuì, poi scomparve senza una parola. Xigbar scosse la testa.
- Sei sicuro che vadano bene? -
- Non preoccuparti, amico mio. Ogni cosa al suo tempo. -
 
 
Dopo la battaglia, Leon giurò di non aver mai visto nessuno combattere con la furia vendicatrice di Namixart. Nella valle dei Malvagi, in mezzo alla marea di Heartless, c’era un cerchio vuoto, nel cui centro lottavano i gemelli. I mostri erano numerosissimi, anche se non sembravano ansiosi di entrare nel raggio di attacco del Keyblade di Namixart. Ma la ragazza era implacabile.
- Sai, sorellina? Ti detesto quando hai queste giornate. - disse Sora,
- Quali? - chiese atona lei.
- Quelle in cui diventi così forte da farmi sembrare un idiota. - spiegò.
- Oh, chiedo perdono, sommo maestro! - esclamò lei, fingendo un inchino e contemporaneamente decapitando uno dei nemici.
- Bah. - bofonchiò Sora.
I due ripresero la posizione, ma gli Heartless si erano volatilizzati.
- Ma che…? - 
- Ci state cascando in pieno, ragazzi. Da voi due non me l’aspettavo. -
Davanti ai gemelli c’era Axel.
- Ax! - esclamò Nami, sbalordita.
- Che? Tu…Tu ti ricordi di me? - fece lui, incredulo e sollevato, lasciando cadere la maschera di distaccato sarcasmo che indossava.
Ma Sora non pareva essere dell’idea che una riunione tra vecchi amici fosse la cosa giusta in quel momento.
- Tu! Sei quello che ha rapito Kairi. - esclamò.
Axel si bloccò e si passò nervosamente una mano tra i capelli.
- Senti… per Kairi… mi dispiace. -
- Cosa vuol dire “mi dispiace”? - gridò Sora, sfoderando il Keyblade.
- Sora… - provò Nami.
- “Sora” un corno. - ribatté il fratello.
- Ascoltami, Sora. Kairi non è più con me! Saïx l’ha portata via, nel castello dell’Organizzazione. -
- Axel. - disse una voce da un punto indefinito dietro di loro.
Nami la riconobbe all’istante.
- Oh, no! - borbottò Axel, sparendo nel nulla.
- Non sei il benvenuto qui, Saïx. Non sono dell’umore giusto per lasciarti vivere. - disse la ragazza, senza guardarlo.
- Ne sono addolorato, Nami… -
- Per te sono Namixart. -
- … ma sfortunatamente, non sono venuto per te. - continuò tranquillamente il numero VII.
- Dov’è Kairi? - lo aggredì Sora.
- Non ti preoccupare. Ce ne stiamo prendendo cura noi. -
Sora trasse un profondo sospiro.
- Senti, fammi solo arrivare nel vostro mondo. Poi me la caverò da solo. - disse, la voce che tremava per la rabbia.
- E così sfideresti il nostro mondo e l’Organizzazione stessa solo per una ragazzina? È così importante per te? - chiese Saïx, fissando il ragazzo negli occhi.
- Più di ogni altra cosa. -
Nami sapeva bene quanto profondo fosse l’affetto che Sora provava per Kairi, ma non si sarebbe aspettata una risposta così aperta e decisa.
Si chiese se Kairi lo sapesse.
- Mostrami quanto importante. - insistette Saïx.
Sora abbassò lo sguardo, poi, lentamente, si inginocchiò davanti al Nessuno e sotto gli occhi sbalorditi della sorella.
- Ti prego. - sussurrò.
- Sora… - mormorò Nami.
- Oh… capisco quanto è importante. In questo caso, la risposta è no. -
- Che cosa? - esclamò Namixart.
Sora scattò in piedi.
- Tu, brutto… -
Saïx rise sarcastico.
- Risparmia la tua rabbia per gli Heartless. - disse.
A uno schiocco delle dita del Nessuno, intorno ai gemelli apparve un cerchio di mostri, che furono sconfitti in pochi secondi.
Saïx osservò ammaliato i loro cuori che si levavano verso il cielo per poi scomparire.
- Possibile che non capiate? Ognuno di questi cuori che liberate è un passo che porta l’Organizzazione più vicina alla sua meta. Ogni cuore che si unisce a Kingdom Hearts ci aiuta a completarlo. Poveri Heartless… raccolgono cuori senza sapere cosa fanno, né il valore di ciò che possiedono. La rabbia del Keyblade libererà quei cuori, che si riuniranno senza padroni nell’Oscurità. E quando, tutti insieme, interesseranno Kingdom Hearts, noi potremo finalmente, completamente esistere. - recitò, allargando le braccia e rivolgendo lo sguardo al cielo.
- Voi siete pazzi. - decretò Nami, incrociando le braccia al petto.
- È pazzia il nostro desiderio di un cuore? È sbagliato volere soltanto essere come gli altri? Non sai rispondere, Custode, vero? Non sai scegliere tra la tua mente e il tuo cuore. Mentre aspettiamo la tua decisione, avrai dei giocattoli per intrattenerti. -
Mentre il Nessuno parlava, schioccò nuovamente le dita, evocando nuovi Heartless.
- Custodi dei Keyblade gemelli, quale sarà la vostra scelta? Combatterete gli Heartless e ci donerete nuovi cuori? Oppure ci rifiuterete il vostro aiuto e lascerete che i mondi siano dilaniati dalle tenebre? Saprete sopportare il peso della scelta? Ci rivedremo presto. Per allora avrete deciso, e il destino di tutti i mondi sarà nelle vostre giovani mani. -
Le ultime parole di Saïx risuonarono nell’aria mentre svaniva.


[Angolo Autrice]
Allora... Questo capitolo mi ha veramente fatto piangere. Perché diavolo ho dovuto uccidere Demyx? Perché? Non so esattamente da dove mi sia uscita la parte teatrale di Saix, ma mi piace comunque.
Non ho molto altro da dire, quindi, beh, al prossimo capitolo!
Nami (che ha volutamente ignorato il ritardo)

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


La voce di Saïx risuonava ancora nella gola, anche se il Nessuno si era volatilizzato da un pezzo.
- Sora, perché combattiamo l’Organizzazione? - chiese Namixart, lo sguardo perso nel vuoto.
- Beh, stanno distruggendo tutti i mondi per tornare a essere completi, non ti sembra un modo di fare un po’ egoista? -
- Sì, ma… -
- Nami, ascoltami. Non lasciare che quei tizi mettano in dubbio ciò che fai, capito? Se ti lasci sopraffare dai dubbi è la fine. Chiaro? - esclamò Sora, fissandola negli occhi.
Lei scosse la testa un paio di volte per riacquistare la lucidità, poi sorrise e disse:
- Hai ragione. Probabilmente quel Nessuno da strapazzo mi ha confuso le idee con qualche strano incantesimo. -
Sora annuì e aggiunse:
- Ok, che si fa adesso? -
- Che te ne pare di Crepuscopoli? -
Un’espressione di totale sconcerto passò negli occhi del ragazzo.
- Kairi! Muoviti, Nami, dobbiamo trovarla! - esclamò, correndo verso la Gummiship.
Nami alzò gli occhi al cielo, ma si affrettò a seguirlo.
 
 
- Sora! -
- Hayner, ciao. - salutò il ragazzo, sorridendo mestamente all’amico.
Si erano incontrati per pochi minuti, dopo il risveglio dei gemelli, ma Sora aveva la curiosa tendenza a diventare amico di chiunque si trovasse in sua compagnia per più di tre secondi. E, fatto ancora più strano, la cosa era reciproca. Nami, molto più introversa del fratello, si chiedeva spesso come facesse a piacere a tutti. 
Ecco perché Hayner, Pence e Olette erano così riluttanti a raccontargli di Kairi.
- È saltata fuori insieme a un cane da un buco nel muro del nostro ritrovo. - raccontò Pence, poco dopo il loro arrivo.
- È rimasta con noi per poco più di un’ora, il tempo per raccontarci la sua storia… -
- E raccontarci di te, Sora. - aggiunse Olette, con un sorrisetto malizioso che fece avvampare il ragazzo fino alle punte dei capelli.
- Ma poi un altro tizio è sbucato da un passaggio simile e l’ha trascinata via senza che potessimo fare nulla. - concluse Hayner, abbassando gli occhi.
Sora scoccò un’occhiata triste a Nami, come a dire che aveva sbagliato a incolpare Axel, perché il responsabile era il ragazzo stesso, per non aver badato a Kairi. La sorella lo guardò male e lui sorrise dopo aver scosso la testa. 
- Mi dispiace, Sora. - disse Hayner.
- Non è colpa vostra, ragazzi. - fece lui, sconsolato.
- È colpa mia. -
Nami sobbalzò.
- Cosa stai dicendo? - esclamò.
- Tutto ciò che è successo negli ultimi due anni… è stato per causa mia. - continuò, scuotendo la testa.
- Sora, non dirlo nemmeno per scherzo! -
Vedendo che il ragazzo non reagiva, Nami gli tirò un pugno su una spalla e esclamò:
- Adesso basta! Questo complesso del senso di colpa non ci porterà da nessuna parte, né servirà a salvare Kairi! Se vuoi davvero rivederla devi crederci! E devi metterti in moto e far lavorare quei due criceti che hai nel cervello per trovare la tua "migliore amica"! Sono stata chiara? -
Sora alzò la testa di scatto e, trovandosi davanti gli occhi infuriati della sorella, prese un respiro profondo e si alzò in piedi.
- Hai ragione. Grazie, Nami. - disse.
- Ragazzi, voi avete qualche indizio? - chiese, rivolto al gruppetto che ancora fissava attonito Namixart.
- Forse… la risposta è nell’altra Crepuscopoli. - disse Olette, dopo una pausa di riflessione.
 
 
- Spiegatemi questa storia della "Crepuscopoli alternativa". - chiese Sora, mentre i ragazzi li guidavano alla vecchia villa nel bosco.
- Ultimamente abbiamo notato che compaiono dei doppioni di alcuni oggetti, in città. - iniziò Pence.
- Ed è così strano? -
- Sono oggetti unici. Come il borsellino che avete voi. - specificò Olette,
estraendone uno identico dalla tasca.
- L’ho fatto io, non è possibile che ce ne siano due. Anche i cristalli del trofeo Struggle sono unici, ma voi ne avete uno. -
- E quindi siete convinti che esista una Crepuscopoli alternativa, che
comunica con questa. -
- Esatto. Laggiù finiscono tutte le cose che scompaiono da questa città, come Kairi. E il passaggio si trova qui. - concluse Hayner, spalancando il
portone della villa con un gesto molto teatrale.
- Ok. Dovrebbe esserci una stanza nascosta da qualche parte, quindi diamoci da
fare. - disse Pence.
- Un laboratorio, per l’esattezza. -
Tutti i ragazzi sobbalzarono per la sorpresa, quando udirono la nuova voce.
Dal bosco davanti alla villa sbucò una figura minuta, intenta a togliersi di dosso la tunica dell’Organizzazione.
Il Keyblade di Namixart comparve nella sua mano.
- Re Topolino? - esclamò Sora, stupefatto.
Re Topolino?
Nami squadrò meglio il nuovo venuto. Era effettivamente un topo, con grandi orecchie rotonde e naso nero, ma si muoveva e parlava come un umano.
“Un topo antropomorfo parlante? Perché continuo a stupirmi di cose del genere?” pensò la ragazza, scrollando le spalle.
- Maestà, cosa ci fate qui? - chiese Sora.
- Devo arrivare al mondo dell’Organizzazione, come voi. La stanza che state cercando è il laboratorio di Ansem il Saggio. - rispose il Re, con una voce acutissima.
- Ansem? Ma io, Paperino e Pippo l’abbiamo sconfitto l’anno scorso! - esclamò il ragazzo.
Nami si lanciò un’occhiata alle spalle. I ragazzi erano già entrati nella villa e la stavano perlustrando.
Il Re scosse la testa.
- Non era il vero Ansem. Quello era l’Heartless di Xehanort. -
- Xehanort? - intervenne Nami.
- L’Originale di Xemnas. -
- Quindi… chi era questo Saggio Ansem? - chiese ancora Sora.
- Ansem il Saggio. È lo scienziato che vi ha controllato mentre dormivate, ragazzi. E l’ha fatto dal suo laboratorio. Adesso lui si trova nella fortezza dell’Organizzazione. -
Nami e Sora annuirono.
- Bene, ora è il momento di trovarlo. -
- Aspettate! Maestà, Riku era con voi, quando abbiamo chiuso Kingdom Hearts! Dov’è adesso? Sta bene? - chiese Sora.
- Non sta a me dirlo. -
I gemelli sgranarono gli occhi. Perché? Era una semplice informazione sul migliore amico di Sora. Perché si rifiutava di parlare.
- Ma… perché? - insisté Sora.
- Non voglio venir meno alla mia promessa. -
- Avete fatto una promessa a Riku! Allora sta bene! - esultò il ragazzo.
Il Re sobbalzò e si tappò la bocca con entrambe le mani.
Quando si voltò di nuovo Sora si stava dirigendo allegramente verso la villa.
- Oh, no. Riku se la prenderà con me. - mugugnò il Re, scuotendo la testa.
- Oh, io non mi preoccuperei più di tanto. Sora lo bombarderà con le sue domande e sarà troppo impegnato ad arginarlo per badare a voi e alla vostra promessa. - ridacchiò Nami, avviandosi verso la villa.
- Probabilmente hai ragione, Namixart. -
La ragazza si voltò verso di lui. Non gli aveva detto il suo nome.
- … chiamatemi pure Nami. -
- E io per te sarò semplicemente Topolino. - ribatté lui, correndo nel salone prima di lei.
 
 
La villa era infinitamente più grande e labirintica di quanto sembrasse dall’esterno. Nami procedeva nella ricerca della stanza segreta con molta calma, catturata dal fascino misterioso delle altre. La più singolare era una camera completamente bianca, con arredi completamente bianchi, tanto che ogni cosa sembrava brillare di luce propria. Sulle pareti erano attaccati moltissimi disegni che sembravano ritratti di Sora con varie persone. Le più ricorrenti erano Kairi e Riku, ma anche Namixart e Naminé facevano capolino da più disegni, come anche Axel, Roxas e Xion. Nami sospirò.
“Cosa non darei per rivederli… Loro e…”
Una flebile risata risuonò dietro di lei, quasi completando i suoi pensieri. Ma non poteva che averla immaginata. Dem non era lì, né da nessun’altra parte.
A distoglierla dalle sue elucubrazioni ci pensò Hayner.
- Ragazzi! In biblioteca! -
Le sue gambe si misero in moto da sole, portandola nel giro di poco davanti alla porta della grande biblioteca della villa.
All’interno si era aperto un passaggio, diretto ai sotterranei dell’edificio.
- Se c’è qualcosa di nascosto in questo posto, siamo sulla strada giusta. - osservò Olette, scrutando le scale.
- Cosa stiamo aspettando? Andiamo! - esclamò Sora, correndo giù, verso la porta che avevano scoperto.
I sotterranei della villa sembravano costituiti da una sola stanza piena di computer. Il laboratorio.
Nami e Sora si scambiarono un’occhiata allarmata: probabilmente erano le persone più imbranate dell’universo, con i computer.
Fortunatamente Pence si diresse al monitor principale con aria sicura e iniziò ad armeggiare con la tastiera.
Nami tirò un sospiro di sollievo.
- Brutte notizie, ragazzi. Il sistema è bloccato da una password. Avete qualche idea su quale possa essere? -
Sora guardò Topolino, in attesa di un suggerimento.
- Uhm… fatemi pensare… Ansem il Saggio amava, oltre alle sue ricerche, un gelato particolare… Personalmente lo trovavo assurdo, ma a lui piaceva. -
- Un gelato assurdo, ma buono? - ripeté Sora, perplesso.
- Ci sarebbe il gelato al sale marino. - rifletté Nami.
- Gelato al che cosa? - esclamò il suo gemello.
- Ma è… -
- Assurdo, vero. Ma ti assicuro che vale davvero la pena assaggiarlo. -
3… 2… 1…
- Oh, ecco la password! “Gelato al sale marino”! Assurdo ma buono, no? - esclamò Sora, agitando una mano come se fosse in classe.
Nami alzò gli occhi al cielo.
Pence annuì e digitò la chiave.
- Fatto! Siamo dentro. - disse.
Appena il ragazzo finì di parlare, si udì un ronzio. In un angolo del laboratorio faceva bella mostra di sé una sorta di raggio di luce, che partiva da un dispositivo sul soffitto e arrivava a terra.
- Noi resteremo qui, a difendere il forte. - sorrise Hayner, mentre i gemelli e Topolino si avvicinavano al raggio.
- Salutateci Kairi! - esclamò Olette.
Nami si voltò un’ultima volta verso i ragazzi e sorrise, poi allungò cautamente una mano verso il raggio.
Per qualche secondo non vide altro che bianco, poi aprì gli occhi su una stanza identica in tutto e per tutto al laboratorio che aveva appena lasciato.
- Allora è vero! - esclamò, facendo per rialzarsi dal pavimento dove era caduta.
Ma non fece in tempo, perché venne di nuovo schiacciata a terra da Sora, catapultato fuori dal raggio.
- Sora…! Levati di lì! - annaspò Nami, cercando di scrollarselo di dosso.
Il ragazzo saltò in piedi come se nulla fosse.
- Ehi, ma siamo nella stessa stanza di prima! - esclamò, quasi offeso.
- Non direi, ragazzi. - disse la voce di Topolino, comparso dietro di loro.
- Guardate. -
Nella parte più lontana della stanza, uno dei computer era completamente fracassato, come se qualcuno l’avesse preso a bastonate fino a sbriciolarlo.
- Questa è l’altra Crepuscopoli. La Crepuscopoli di Roxas… - mormorò Sora, perso nei suoi pensieri.
Nami si voltò di scatto verso di lui.
- Cosa hai detto? -
- Non fa niente. Forza, muoviamoci. - disse Sora, scuotendo la testa.
Eppure Nami era sicura di aver sentito il nome di Roxas…
Doveva averlo immaginato, come la risata di Demyx poco prima.
- Dobbiamo cercare un passaggio per il mondo dell’Organizzazione. Sono sicuro che sia qui da qualche parte. - spiegò Topolino, imboccando una porta che prima non avevano notato.
- Kairi, Riku, stiamo arrivando. - sussurrò Sora, prima di seguirlo.
Nami si infilò nella stanza subito dopo di lui.
Topolino e Sora la stavano aspettando davanti a quello che aveva tutta l’aria di essere il portale che cercavano.
- Laggiù… - indicò Sora, con una voce talmente bassa da sembrare un ringhio.
- Andate avanti, ragazzi. Io devo controllare un paio di cose. - disse Topolino.
- D’accordo. Ci vediamo dall’altra parte. - replicò Sora.
Quando entrambi ebbero attraversato il portale, Nami si voltò verso il fratello con un sorrisetto.
- Tu non hai veramente idea di quanto suoni male quella frase. “Ci vediamo dall’altra parte”? Sul serio? -
- Che ha di sbagliato? -
- Mah, non so, sembrerebbe un addio di due persone che stanno morendo. -
- Hai letto troppi romanzi, sorellina. Comunque, dove siamo, esattamente? -
L’ambiente intorno a loro era completamente vuoto. Niente pareti, niente soffitto, niente uscita.
- Bella doman… Attento! - esclamò Nami, rispedendo il Nessuno che stava per attaccare Sora indietro di qualche metro.
- Abbiamo compagnia. - commentò Sora, brandendo il Keyblade.
- No, davvero? -
- Non abbassate la guardia! O l’Oscurità avrà la meglio! - esclamò una voce, mentre i nemici dietro di loro venivano distrutti da un disco di metallo infuocato.
- Axel! - esclamò Namixart.
- Cosa stai facendo? - chiese Sora,
- Non fate domande! Muovetevi e basta! - gridò l’altro, un istante prima di venire atterrato da un Simile.
Stavolta, i gemelli non ebbero nemmeno bisogno di occhiate d’intesa.
Si lanciarono contro i nemici che avevano assalito Axel e li scacciarono via da lui, come se fossero stati una sola persona.
- Non ti lasciamo qui. - disse Namixart, voltandosi a fronteggiare il resto dell’orda.
- È fuori discussione. - aggiunse Sora.
Axel li guardò entrambi, prima di evocare nuovamente i suoi chackram per rimettersi all’opera.
I Nessuno erano Simili e Sicari, due generi che normalmente non avrebbero costituito più di un lieve fastidio per i gemelli, men che meno per Axel. Ma erano tanti, troppi anche per inquadrarli tutti con una sola occhiata. Ogni volta che uno di loro cadeva, altri prendevano il suo posto.
“Che espressione stereotipata…” pensò Nami, mentre combatteva.
“Per una volta, però, non potrebbe essere applicata ai buoni? Solo i cattivi si moltiplicano, è un cliché trito e ritrito, andiamo!”
Ma era la triste realtà. Nella foga della battaglia, la ragazza notò che, mentre lei e Sora erano abbastanza in forma, Axel si stava trascinando faticosamente, indebolito come Nami non l’aveva mai visto. Quella battaglia doveva finire.
Ma prima che riuscisse a pensare a qualcosa, i tre ragazzi si ritrovarono insieme al centro di un circolo di Nessuno.
- Beh, li preferivo quando stavano dalla mia parte. - commentò Axel, con un’ombra del suo vecchio ghigno.
- Ci stai… ripensando? - chiese Sora, con gli occhi a punto interrogativo.
- Nah. Stai a guardare! - disse, saltando in mezzo ai nemici.
Quando i suoi piedi si staccarono da terra e i chackram cominciarono a roteare intorno a lui, Nami si rese conto di cosa stava facendo.
- Axel! No! - gridò, facendo per correre verso di lui.
Ma Sora la riacchiappò per un braccio quando si accorse del fuoco.
Lingue di fiamme si levavano sempre più alte, alimentate dallo stesso Axel. Il fuoco traeva la sua energia distruttiva dal suo invocatore per annientare i nemici sulla sua strada.
Il fuoco è così. Brucia tutto quello che trova, amici e nemici, senza curarsi di niente finché le fiamme non sono estinte e la distruzione che ha causato diventa evidente sotto una nube di fumo.
- No! - gridò ancora Namixart, quando l’attacco di Axel raggiunse la sua fase finale.
Un’esplosione immensa scoppiò nello spazio vuoto che era il campo di battaglia, costringendo i gemelli a ripararsi gli occhi.
Quando li riaprirono, i Nessuno erano spariti. Tutti tranne uno.
Axel giaceva a qualche metro da loro.
Sora e Namixart corsero verso di lui.
- Stai… scomparendo. - mormorò Sora.
Nami chiuse gli occhi e scosse la testa, nel tentativo di cancellare la verità.
- Tu, stupido di un Nessuno! Lo sapevi che non avevi la forza per sostenere l’attacco! Sei contento adesso? - sussurrò, scoccando un’occhiata di rabbia pura ad Axel.
- Il passaggio è sgombro, no? Andate a cercare Kairi, adesso. Oh, e scusate per quello che le ho fatto. - replicò lui, senza guardarla.
- Glielo dirai tu, quando la troveremo. -
- Penso di no. Non ci metterei il cuore, sai. - ridacchiò con scarsa convinzione il rosso.
- Axel, cosa stavi cercando di fare? - chiese Sora.
- Volevo rivedere i miei migliori amici. O meglio, ciò che ne resta. - rispose il Nessuno, con un sorriso amaro.
- Già. Roxas è svanito, Roxaura è dispersa, Demyx è morto. Davvero carino da parte tua uscire di scena. - borbottò Nami.
- Può consolarti sapere che eravate gli unici a cui ero affezionato? Mi facevate sentire… come se avessi avuto un cuore. Tu, Sora… - si interruppe.
- Kairi è nelle segrete del castello. Andate! - esclamò, levando una mano per aprire un passaggio.
- Axel… - mormorò Sora, guardandolo mentre svaniva.
- No! Non provare ad andartene anche tu! Axel! - gridò Nami, tendendo una mano verso il punto in cui lui era appena sparito.
La ragazza sbatté il pugno a terra, scoprendo con sorpresa di avere gli occhi asciutti. Era furiosa.
- Sora, andiamo. - disse, alzandosi.
- Faremo almeno in modo che il sacrificio di quell’idiota sia servito a qualcosa. -
Sora annuì. Beh, almeno non stava piangendo. Odiava vederla piangere.
Insieme, attraversarono il passaggio aperto da Axel.
Dopo qualche secondo di buio totale, si ritrovarono in quello che sembrava un vicolo, illuminato fiocamente dalla luna.
Fuori dal vicolo, i gemelli videro finalmente la città. Era buia, come si confaceva ai suoi abitanti, e le uniche fonti di luce erano i neon di edifici vuoti e la grande luna a forma di cuore che brillava nel cielo, sfondo suggestivo di un enorme castello bianco fluttuante.
- Ci siamo. - sussurrò Nami.
- Questo è il Mondo che non Esiste. -



[Note di Namixart]
Sono imperdonabile. Un mese di distanza dall'ultimo capitolo e questo è... quello che è. Ho avuto un blocco piuttosto consistente intorno alla parte della battaglia (e con blocco intendo due frasi al giorno, più o meno), ma finalmente ce l'ho fatta.
Spero che sia rimasto ancora qualcuno a leggere :)
Non ho molto da dire, quindi lascio a voi i commenti!
Nami :3

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La città oscura era pericolosa. Era strapiena di Heartless, che continuavano ad apparire dal nulla ogni volta che uno moriva. Non erano particolarmente forti, ma erano tanti. Motivo per cui Nami, Sora e Topolino (che tendeva ad andare e venire a suo piacimento, a quanto pareva) preferivano, a volte, scappare dalle battaglie.
Mentre camminavano in un vicolo, Sora mormorò:
- Axel ha detto che Kairi è nelle segrete del castello. -
Topolino si voltò verso di lui e annuì.
- Allora sarà meglio cercare un modo per entrare in quella fortezza. - disse, prima di correre via.
A proposito di andare e venire…
I gemelli si rimisero in cammino. A un certo punto arrivarono in una grande piazza, al centro della quale si ergeva un grattacielo. Nami si voltò un attimo ad osservarlo, mentre Sora andava avanti. Quando fece per raggiungerlo, però, si trovò la strada sbarrata da due Nessuno.
- Sora! - gridò.
Il ragazzo si voltò verso di lei e iniziò a correre per raggiungerla. Poi… sparì nel nulla.
- Sora! Dove sei? -
Ma i Nessuno avevano iniziato a muoversi intorno a lei, cercando il momento giusto per attaccare. Evocò il Keyblade e si lanciò contro il primo nemico. Almeno di una cosa poteva essere certa: non l’avrebbero attaccata alle spalle. Erano Samurai, un tipo di Nessuno che teneva all’onore. Erano i Nessuno che, una volta, erano controllati da Roxas.
Non commise l’errore di cercare l’amico nei paraggi. Dopotutto, i Sicari erano ancora in circolazione, anche se Axel era scomparso. Mentre combatteva, i suoi pensieri erano tutti per Sora.
- Ma dove diavolo è finito? - borbottò, mentre un suo fluido fendente tagliava letteralmente in due un Samurai.
Fortunatamente i nemici erano pochi e non erano particolarmente insistenti, preferivano schivare i suoi attacchi senza provare a ferirla. Erano un semplice fastidio, come se la coscienza del suo amico li controllasse ancora e avesse impedito loro di farle del male.
Scacciò il pensiero dalla mente. Roxas era svanito, doveva ricordarselo.
Mentre si fermava per riprendere fiato, Sora ricomparve. Il ragazzo fissava il vuoto con aria confusa.
- Sei un buon… altro… - sussurrò.
- Sora! - esclamò Nami, correndo verso di lui,
Il fratello scosse la testa un paio di volte.
- Cosa è successo? - chiese.
- Sei semplicemente sparito. Puff. Io ho dovuto combattere qualche Nessuno. Niente di che. - aggiunse lei, in risposta allo sguardo preoccupato di Sora.
- Cosa intendeva quel tizio? -
- Quale tizio? - chiese Nami, sbattendo le palpebre.
- Quello con il soprabito dell’Organizzazione. Vuoi dire… - fece Sora, lasciando la frase in sospeso.
- Esatto. Non l’ho visto. -
Sora rimase interdetto per un attimo, la bocca leggermente socchiusa.
- Ma se era dell’Organizzazione, deve averti fatto qualche incantesimo, no? - si affrettò ad aggiungere la ragazza.
Sora annuì.
- Probabilmente hai ragione. Andiamo. - disse, rimettendosi in cammino.
Nami rimase qualche passo indietro.
“Nessuno nell’Organizzazione ha il potere di creare illusioni, a parte Zexion, che è morto al Castello dell’Oblio” rifletté, osservando il Grattacielo della Memoria con sguardo assente.
- Possibile…? - mormorò, riportando lo sguardo su Sora.
- Nami! Andiamo! - la chiamò il gemello.
Scosse la testa, stupita di sé stessa e delle sue speranze ingenue.
- Certo. Cerchiamo l’entrata per il castello. -
 
 
La città era molto piccola, rispetto al castello. Arrivarono molto velocemente al limite estremo degli edifici, che però sì interrompevano bruscamente con un baratro senza fondo che li separava dalla fortezza.
- Capolinea. - commentò Sora.
- Ci deve essere un modo per entrare. Namixart, come ci arrivano i membri dell’Organizzazione? - chiese Topolino, apparendo dietro di loro.
- Con i corridoi oscuri. Ma io non sono più capace di aprirne uno, e comunque è molto pericoloso viaggiare nell’oscurità in quel modo. -
- Suppongo che i Nessuno non abbiano molto da perdere. - osservò il gemello.
Namixart scosse la testa.
- Sbagliato. Anche i Nessuno possono essere consumati dall’Oscurità, l’unica cosa che li protegge è la tunica. -
Sora tacque, grattandosi la nuca nervosamente.
- Siamo così vicini… - mormorò dopo qualche secondo.
Passarono i minuti, e i tre non avevano fatto nessun progresso nel trovare una via d’accesso al castello. A un tratto, però, un lampo di luce molto intensa scaturì da una finestra nella parte bassa del castello.
Sora scattò in piedi, preoccupato.
- Kairi! -
Riprese a scrutare il castello, più concentrato di prima. Alzò lentamente una mano e evocò il Keyblade. Lo puntò verso la base della fortezza, che ricordava un portellone di apertura. Dall’arma partì un fascio di luce che colpì il portellone. Questo si aprì, rivelando l’interno del castello, mentre una passerella cristallina si snodava davanti a loro.
- Bel lavoro, fratellino. - sorrise Nami, dando una pacca sulle spalle di Sora.
Lui restituì un sorrisetto, prima di incamminarsi lungo la strada appena aperta.
Appena entrati nel castello, Nami ebbe la prova che anche Sora poteva farsi sopraffare dalle emozioni negative. Evidentemente era talmente preoccupato che dimenticò ogni cautela e gridò:
- Kairi! Riku! Dove siete? -
La sorella sospirò.
- Gentili Nessuno, i Custodi sono qui. -
Sora le rivolse un sorrisetto di scuse.
- Bah, andiamo. - replicò lei.
L’interno della fortezza era bianco e silenzioso, l’ambiente ideale per le imboscate di quegli odiosi Nessuno di rango inferiore. Ogni volta che ne appariva uno, Nami sobbalzava inevitabilmente dallo spavento.
“Calmati! Lo sai che in questo posto ci sono solo mostri. E Kairi. Calma!”
Ma non poteva impedire all’angolino più remoto del suo cervello di sperare disperatamente nella comparsa di Carter o Roxaura. Era un bel po’ che non pensava all’amica, e si sentiva tremendamente in colpa, perché non aveva idea di dove fosse finita.
- Stanno tutti bene, tranquilla. - disse Sora, la voce che echeggiava nei corridoi vuoti.
- Mi leggi nella mente o cosa? - sbuffò Nami.
- Non saprei. Superpoteri da gemelli? -
- Ah, sì? Beh, io ti assicuro che Kairi sta benone e aspetta solo te. E anche Riku è ok. - replicò lei.
- Come diavolo facevi a sapere di Riku, tu? - sobbalzò Sora.
- Non saprei. Superpoteri da gemelli? -
- Non mi fare il verso! -
I due scoppiarono a ridere, alleviando un po’ la tensione nell’aria.
Ma, non appena entrarono nella sala successiva, vi trovarono una sgradita sorpresa. Saïx era lì, in piedi su una sporgenza davanti a loro.
- Sora, Namixart, siete stati bravi. -
- Dov’è Kairi? - gridò Sora, aggressivo.
- Non lo so. Probabilmente è insieme al suo amico dell’Oscurità. -
- Dovremmo crederci? - lo sfidò Nami, alzando le sopracciglia.
- Sta a voi. Ma credete a questo: l’Organizzazione non ha più bisogno di voi. Vedete? - disse, indicando teatralmente la vetrata dietro di lui.
La luna a forma di cuore splendeva nel cielo buio, tanto grande da sembrare a portata di mano.
- Il nostro Kingdom Hearts è quasi pronto. -
- Kingdom Hearts? - esclamò Nami.
Quella stupida luna era ciò per cui combattevano? Una luna?
- Adesso abbiamo bisogno solo di un piccolo aiuto in più da parte dei Custodi. - riprese Saïx, schioccando le dita.
Dalle pareti cominciarono a sbucare Heartless, sempre di più e sempre più vicini a loro.
Ben presto i gemelli si ritrovarono schiena contro schiena in un cerchio vuoto che si restringeva sempre di più.
- Nami, cosa facciamo? Se usiamo i Keyblade… -
- Lo so, lo so… Non abbiamo alternative, ci occuperemo dopo di Kingdom Hearts. - rispose lei, scagliandosi contro i primi nemici.
Sora sospirò, preparandosi ad imitarla. Ma…
- Sora! - chiamò una voce proveniente dall’alto.
Nami si voltò appena, impegnata com’era a combattere. Ma anche da quella distanza la riconobbe ugualmente. Certo, non era più la Kairi che si ricordava, ma era comunque lei, capelli rossi e occhi blu inclusi nel prezzo. Indossava un vestito rosa e bianco corto, ed era appoggiata alla balaustra, gli occhi piantati su Sora.
Nami non riuscì a impedirsi di sorridere.
- Kairi! - gridò a sua volta Sora.
- Sora, sei davvero tu! -
Il ragazzo, però, pagò l’attimo di distrazione con un attacco a sorpresa degli Heartless, che lo sommersero letteralmente.
Nami perse di vista Kairi, nella foga di aiutare il fratello.
- Levatevi di dosso! - ansimò lui, scrollandosi per liberarsi.
Namixart spedì i mostri metri indietro con un singolo colpo di Keyblade, e tese una mano a Sora per aiutarlo a rialzarsi.
Ma non ne ebbe il tempo, perché si scatenò una pioggia di proiettili che, con precisione invidiabile, distrussero uno a uno gli Heartless.
Mentre Sora era visibilmente confuso dall’aiuto improvviso, Nami aveva riconosciuto i proiettili.
- Xigbar… - grugnì, rimettendosi in piedi per fronteggiare il numero II dell’Organizzazione.
Lui ghignò, divertito.
- Non sembrate valere nemmeno la metà degli altri eroi… Siete deludenti, ragazzini. -
- Taglia corto, Nessuno. - ribatté Sora.
Nami notò che si guardava intorno freneticamente, alla ricerca di Kairi.
Quando sgranò gli occhi, la sorella seguì il suo sguardo e scorse la ragazza che combatteva, Keyblade in mano, fianco a fianco con un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi. Aveva una certa somiglianza con Xemnas, ma non era lui.
- Sora! - sussurrò, riportando l’attenzione di entrambi su Xigbar.
- Che risposta sgarbata! Mi aspettavo di meglio. Soprattutto da parte tua, ragazzina. - fece il Nessuno, con aria annoiata.
- Ho un nome, sai? -
- Certo che ce l’hai! Martina! Roxas! -
- A che gioco stai giocando? Chiami me col mio vero nome e lui con il nome… - Nami si interruppe.
- Siamo Sora e Namixart. Vedi di ricordartelo. - sibilò Sora, evocando il Keyblade.
La sorella lo imitò pochi istanti dopo.
- Oh, andiamo, perché mi dovete sempre guardare così? Perché mi guardate come lui? -
- Cosa diavolo stai dicendo? - sbottò Nami, esasperata.
- Sto cercando di dirvi che il vostro tempo è scaduto, traditori. -
 
 
Una volta, quando era ancora nell’Organizzazione, Namixart aveva avuto un incubo: aveva sognato che tutti coloro a cui era affezionata nel gruppo morivano per mano sua. Questo includeva Axel, Roxas, Demyx, Roxaura e Xigbar. Già, era riuscita a voler bene perfino a quel vecchio pazzo, a quei tempi. Avevano una relazione stile zio-nipote, e le piaceva. Certo, Xigbar aveva un modo tutto suo di porsi e di comportarsi, ma aveva sempre cercato di aiutarla e spronarla a dare il massimo, come quella volta che aveva partecipato ai Giochi dell’Olimpo per sfidarla per gioco.
Erano quelli i momenti che le venivano in mente durante la battaglia. Xigbar non stava combattendo nemmeno adesso con tutte le sue forze, e anche così rimaneva un degno avversario.
Mentre combatteva, si stava sforzando di parare i proiettili con il Keyblade, quando il numero II si fermò per scoppiare a ridere.
- Ah! Una volta per te era un giochetto bloccare dei semplicissimi proiettili con gli Shuriken. Immagino che quell’affare non sia altrettanto efficace. - sghignazzò, alludendo al Keyblade.
- E se aggiungiamo il fatto che stavolta ha scelto due incapaci… -
Quello fu l’esatto momento in cui Nami perse ogni compassione per Xigbar, ogni allegria nel ricordare i tempi passati.
Pochi minuti dopo, quando il Keyblade di Sora colpì il Nessuno tanto violentemente da farlo crollare in ginocchio a qualche metro da loro, Nami si lasciò scappare un minuscolo ghigno.
Non gioiva della sconfitta di qualcuno, in genere, ma quello era il suo ghigno da “Visto-ti-ho-dimostrato-che-ho-ragione-e-tu-torto”.
- Perché mi hai chiamato Roxas? - chiese Sora.
Xigbar ghignò un’ultima volta, mentre scompariva.
- Ti piacerebbe saperlo, eh? -
- Ehi! Aspetta! - esclamò il ragazzo, avanzando verso il punto in cui poco prima si trovava il Nessuno.
- Lascia stare. È andato. - lo fermò Nami, scuotendo la testa.
- Piuttosto, andiamo da Kairi! - disse, avviandosi verso l’uscita.
Sora annuì e si portò avanti a lei.
Nami si voltò un’ultima volta. Forse era più simile a Sora di quanto pensasse, e non riusciva a perdere l’affetto per qualcuno così in fretta.
Trattenne un conato di nausea e si affrettò dietro al fratello.
Quel ghigno che si era concessa era stato un errore.


[Angolo di Nami]
Chiedo perdono. Chiedo umilmente perdono. Ma questo capitolo si è rivelato più difficile del previsto e questo, unito al famigerato blocco-dello-scrittore e a tanti impegni, mi ha fatto ritardare di mesi, addirittura.
Apparentemente il mio cervello ha deciso che, quando mancano pochi capitoli in cui devo seguire lo script, devo metterci più tempo possibile.
Sul capitolo (corto, oltretutto) non ho molto da dire, se non che non sono riuscita a odiare zio Xiggy. Ci ho provato, lo giuro! 
Anyway, ci vedremo (spero) presto!
Nami :3

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Il corridoio che avevano imboccato subito dopo la battaglia con Xigbar condusse Namixart e Sora direttamente sul piano superiore della sala, dove poco prima avevano scorto Kairi combattere al fianco di quell’uomo che sembrava Xemnas.
- Perché Kairi era con l’Heartless di Xehanort? - mugugnò Sora mentre salivano le scale.
- Chi? - chiese Nami.
- Ah, giusto, non ti ho raccontato. Ho parlato con il Re, e mi ha spiegato che l’uomo che credevamo fosse Ansem, quello che ho sconfitto con Paperino e Pippo, in realtà è l’Heartless dell’apprendista del vero Ansem il Saggio, Xehanort. Il vero Ansem è scomparso molti anni fa. - spiegò Sora, gesticolando per rendere meglio l’idea di quei complicati collegamenti.
- Quindi… Quel tizio che abbiamo visto con Kairi dovrebbe essere morto da tipo un anno e dovrebbe essere cattivo, giusto? - fece Nami.
Sora annuì.
Sbucarono sulla sopraelevata appena in tempo per vedere Kairi che spazzava via l’ultimo Heartless con un solo fendente del suo Keyblade.
- Ottima prova, Kairi. - sorrise Nami, appoggiandosi a un muro.
La ragazza la osservò stranita per qualche secondo, prima di concentrare tutta la sua attenzione su Sora e sorridere.
- Sei diversa, Kairi. Ma sono felice che tu sia qui. - disse Sora.
Namixart si schiaffò una mano sulla fronte. Suo fratello era seriamente senza speranza.
- Tu e Riku non siete mai tornati a casa, quindi sono venuta io a cercarvi. - rispose Kairi.
Sora abbassò lo sguardo.
- Mi dispiace. - mormorò.
Ma non fece in tempo a rialzare gli occhi, perché Kairi era corsa verso di lui e lo aveva abbracciato.
- È tutto vero. - sussurrò, stringendo il ragazzo.
Sora, ripreso lentamente il controllo della sua mente, abbracciò a sua volta la ragazza.
Nami, dalla sua posizione accanto al muro, sorrise.
Sora sciolse l’abbraccio, anche se lasciò una mano sulla spalla di Kairi per qualche altro secondo.
- Ah, Kairi, ti ricordi di… - iniziò.
Nami sbuffò. Era evidente che il suo gemello non sapeva quale nome usare.
- Me. - completò al suo posto.
Kairi assunse un’espressione confusa.
- Ti… conosco? - chiese, inclinando la testa da un lato.
- È la mia sorellina! - esclamò Sora, saltando nel campo visivo di Kairi con il sorriso più largo che la sorella gli avesse mai visto.
Nami aprì la bocca per replicare, ma poi la richiuse con un sospiro rassegnato e sorrise all’indirizzo di Kairi.
- Chiamami Namixart. Prima o poi ti racconteremo tutto. -
Lei annuì, ancora pensierosa. Sora fece per dire qualcosa, ma scorse l’Heartless di Xehanort che apriva un corridoio oscuro.
- Ehi, Ansem. No, Heartless di Xehanort. -
L’uomo si fermò e rivolse in parte la testa verso Sora.
- Non avrei mai pensato di rivederti, ma… hai salvato Kairi. Devo esserti riconoscente. Grazie. - disse.
L’Heartless si voltò e fece per attraversare il corridoio. Kairi corse verso di lui.
- Riku! Non andare! - esclamò, afferrandogli una mano.
Sora e Nami sobbalzarono.
- Kairi? Cos’hai detto? - balbettò il ragazzo.
Lei si voltò e ripeté:
- Riku. -
 
 
Nami non si era unita alla riunione del trio. Sora, che aveva cercato l’amico per tutto l’universo, si era sciolto in un fiume di lacrime da coccodrillo non appena l’aveva riconosciuto.
La ragazza scosse la testa.
- Oh, andiamo. Che razza di uomo sei? - mugugnò con un sorrisetto.
- Ehi! Fatti gli affari tuoi! - esclamò lui, dall’altra parte della sopraelevata.
Nami sogghignò e si avvicinò ai tre. Riku distolse lo sguardo dai suoi amici e piantò gli occhi dorati dell’Heartless di Xehanort in quelli azzurri di lei.
- Come ti sei ridotto… - commentò Nami.
Riku scrollò le spalle.
- Ho vinto una battaglia, non di più. Non è ancora finita. -
La ragazza annuì.
- Suppongo di doverti ringraziare. - disse, percependo vagamente lo sconcerto di Sora, qualche passo dietro di lei.
- Hai recuperato i tuoi ricordi? - chiese Riku.
- I miei ricordi e mio fratello. Grazie. - sorrise Namixart.
Nel momento di silenzio che seguì, Sora si portò in mezzo agli altri tre e sorrise ancora.
- Che ne dite di un’ultima battaglia tutti insieme? Il Re sta aspettando! -
 
 
Kingdom Hearts illuminava tutto il Mondo Che Non Esiste di una fioca luce spettrale.
I rumori della battaglia tra i gemelli e Luxord arrivava attutito e ovattato alle orecchie del Superiore. Xemnas aveva gli occhi chiusi, le braccia aperte e il volto rivolto alla grande luna a forma di cuore.
- Kingdom Hearts… - mormorò, aprendo gli occhi e osservando con sguardo famelico le scintille di luce rosata che attraversavano il cielo buio.
- Gioisci, e saziati dei cuori che offriamo. Irradia di luce pallida questo regno vuoto, e condividi il tuo potere con tutti i Nessuno… -
Un fruscio dietro di lui annunciò la comparsa di un varco oscuro. Il Superiore non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi fosse il visitatore.
- Xemnas, Kingdom Hearts è pronto? - chiese Saïx.
- Lo sarà presto. - rispose Xemnas, ancora senza guardarlo.
- Quindi posso finirla con questa messinscena. - chiese ancora il numero VII.
Il Superiore si voltò lentamente verso di lui.
- Certamente. -
Sul volto di Saïx comparve un sorriso malevolo.
- Quanto ho aspettato queste parole! -
 
 
Il piccolo gruppo continuò la marcia attraverso il castello. Namixart era in testa agli altri, forte della sua conoscenza del castello e intenzionata a lasciare al vecchio trio qualche momento tutti insieme, come ai vecchi tempi. Tuttavia, Sora la affiancò velocemente.
Nami inclinò la testa con aria interrogativa.
- Non mi avevi detto di conoscere Riku. - commentò il fratello, senza guardarla.
Lei scrollò le spalle.
- Beh, mi è venuto in mente solo dopo che ho recuperato i miei ricordi, dopo… - si interruppe.
- Mi sarebbe piaciuto saperlo. Sapere che stava bene. - disse Sora.
Nami lo guardò, spalancando gli occhi.
- Mi stai dicendo che ce l’hai con me perché ho perso la memoria? -
Sora scosse la testa.
- Nah. Sono solo un po’ deluso. Com’è che le cose le vengo a sapere sempre per ultimo? - borbottò, riprendendo il suo solito sorriso scherzoso.
Namixart tirò un sospiro, anche se non era del tutto sollevata, e sorrise a sua volta.
- Ragazzi, guardate! - esclamò Kairi, dietro di loro.
Erano entrati in una sorta di caverna buia e misteriosa. Nami non aveva mai visto quella sala. Disposte su diversi livelli c’erano delle lapidi violacee completamente distrutte, con dei disegni sopra. Nami si avvicinò a una delle lastre sul livello inferiore e la esaminò attentamente, prima di fare un passo indietro, scioccata. Sulla lapide, anche se attraversata da numerose crepe, era ancora distinguibile la forma dei Chackram di Axel.
- Ma questi… - mormorò, mentre gli altri ragazzi la osservavano perplessi.
Fece scorrere lo sguardo su altre lastre. Accanto a quella di Axel c’era una lapide con il sitar di Demyx, sul livello superiore si apriva un portale con il Claymore di Saïx e, in corrispondenza del punto in cui probabilmente si trovava Luxord, se ne vedeva un altro, stavolta luminoso. Una delle lastre più lontane dall’entrata riluceva ancora di un bagliore azzurrino.
Nami si avvicinò, curiosa. Sulla lapide completamente integra c’erano due Keyblade incrociati. Roxas.
“Perché la sua non è distrutta? Può essere…” pensò la ragazza, scoccando un’occhiata a Sora, impegnato a osservare i portali con Kairi e Riku.
Scosse la testa. Di nuovo quella speranza stupida. Riprese a esaminare quello che sembrava un cimitero a tutti gli effetti.
Isolate rispetto alle altre lapidi, ce n’erano due ancora intere. Una, analogamente a quella di Roxas, brillava, mostrando uno Shuriken e un Keyblade.
Namixart represse una risata amara. Stava guardando la sua tomba.
Quella accanto catturò la sua attenzione. Ritraeva un bastone e, nonostante non fosse distrutta, non mostrava nessun portale o bagliore.
- Roxaura… Sei viva? - mormorò la ragazza.
- Ehi, Namixart! - chiamò Kairi, riportando la sua attenzione sui suoi amici.
- Probabilmente questi portali portano al luogo dove si trovano i loro proprietari. - disse Riku, mentre lei si avvicinava alla lapide di Luxord.
- Quindi attraversarli ci porterà a combattere con i membri numero VII e X. - concluse Kairi, indicando i portali.
- Meglio cominciare da Luxord. Sora l’ha già sconfitto da solo ad Agrabah, non dovrebbe essere troppo difficile replicare l’impresa. -
I tre annuirono. Sora di voltò verso la lapide.
- Andiamo. -
 
 
Quando i ragazzi attraversarono il portale, arrivarono su una terrazza grande, silenziosa e… senza traccia di Nessuno.
Nel cielo brillava Kingdom Hearts, ma c’era qualcosa di strano. Dalle parti più alte della fortezza sgorgava un raggio di luce smeraldina che attraversava il cielo fino a colpire la luna.
- Cos’è quello? - chiese Sora
- Dev’essere la macchina del Re e di DiZ… voglio dire, Ansem il Saggio. - spiegò Riku.
- Sono ai piani più alti. Meglio muoversi. - osservò Kairi.
I ragazzi iniziarono a dirigersi verso l’uscita, discutendo a proposito del raggio verde che, a detta di Riku, serviva a “codificare” Kingdom Hearts (qualsiasi cosa volesse dire).
A un tratto Nami sobbalzò, sentendo un pizzicore improvviso dietro la nuca. Lei e Sora si voltarono di scatto. Luxord era comparso nello spazio tra i gemelli e i loro amici. Il Nessuno fece un ampio gesto con le mani e un mazzo di carte apparve dal nulla per circondare Kairi e Riku. Ad un altro cenno di Luxord, le carte si dispersero, senza traccia dei ragazzi.
I gemelli evocarono i Keyblade e li puntarono verso il nemico
- Preferirei saltare i convenevoli. - disse lui, schioccando le dita.
Nami fece per correre verso di lui, ma riuscì soltanto a scontrarsi contro una parete invisibile.
- Che cosa? - esclamò, premendo i palmi delle mani sulla barriera.
Ad un tratto, venne circondata da una luce bianca accecante che la costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, scoprì di essere congelata nella posizione di poco prima, intrappolata in uno spazio bianco con una sola finestra sul campo di battaglia.
Davanti a lei c’era Luxord, armato del suo mazzo di carte magiche.
“Non riesco a muovermi!” pensò, disperatamente.
Quasi rispondendo al suo grido mentale, la sua prigione si spostò in avanti, fluttuando lentamente nel vuoto.
Nami sgranò gli occhi, sorpresa.
“Attacco!” pensò, curiosa.
Improvvisamente si sentì trascinata in una centrifuga, con il cielo stellato che le vorticava davanti agli occhi. Quando tornò in posizione eretta, vide Luxord arretrare di qualche passo, evidentemente colpito dall’attacco di Namixart.
“Non so come, ma l’ho preso. Ancora!” ordinò lei.
Aveva capito il meccanismo. Sghignazzò mentalmente, prima di accorgersi che, a pochi metri da lei c’era una carta da gioco gigantesca con stampata l’immagine di Sora.
Sobbalzò, sorpresa, mentre la realizzazione si faceva strada nella sua mente.
Erano stati trasformati in carte.
 
 
Durante il suo periodo nell’Organizzazione, Nami non si era accorta di quanto sleale fosse Luxord. In quanto giocatore d’azzardo, sperava che sapesse attenersi alle regole, giusto? Sbagliato.
Namixart e Sora ritornarono alla loro forma umana dopo qualche minuto.
- Cavolo… sono tutto intorpidito… - protestò il ragazzo, massaggiandosi il collo.
- Sora! Attento! - gridò Nami.
Lui si abbassò appena in tempo per schivare una carta volante che andò a conficcarsi a terra qualche metro più in là.
- Grazie, sorellina. - esclamò, per niente sconvolto dall’arma letale che gli era appena passata sopra la testa.
Nami sbuffò.
- Concentrati! -
La ragazza rinforzò a fatica la stretta sul Keyblade e corse verso Luxord. Il Nessuno non mosse un muscolo del viso, ma lei si trovò al centro di una fortezza di carte da gioco giganti. Sulle pareti davanti a lei scorrevano simboli strani a velocità elevata, ma lei non ci badò troppo. Si lanciò verso la carta più vicina e cominciò a tempestarla di colpi. Non appena l’arma toccò la sua superficie, Nami se la sentì scivolare di mano, mentre una nebbiolina bianca l’avvolgeva. Quando la sua visuale fu sgombra, scoprì di trovarsi più o meno al livello del pavimento.
“Cosa diavolo è successo?” si chiese, guardandosi intorno.
Sora comparve al lato del suo campo visivo. La guardò con un’espressione a metà tra il divertito e il dispiaciuto.
- Mi sa che avresti dovuto fare attenzione ai simboli. Sei un dado. - disse, allontanandosi da Luxord.
“Un dado?” gridò mentalmente Nami.
“Questo è il colmo, io lo ammazzo.” pensò.
Scoprì di essere molto più efficace nella sua forma di dado, rispetto a quella di carta. Si muoveva molto più velocemente e riusciva a colpire Luxord più spesso. Anche in questo caso tornò al suo aspetto originale dopo qualche minuto.
Anche Sora era diventato un paio di volte una carta, ma impiegava molto meno tempo per tornare normale. Nami si chiese più volte perché, ma non trovò una risposta. Mano a mano che procedevano nella battaglia, la ragazza elaborò un’efficiente strategia per evitare le fastidiose trasformazioni da parte del nemico: avvicinarsi il meno possibile a lui. Anche Sora aveva intuito il trucco, ma in realtà tendeva a sfruttare le magie di Nami come diversivo e attaccare Luxord a distanza ravvicinata, con tutta la devastante potenza del Keyblade.
- Firaga! Thundaga! - gridò, lanciandosi di lato per evitare una carta assassina vagante.
Luxord innalzò una barriera di carte per difendersi dalle magie. Nami imprecò a mezza bocca: quel maledetto non era facile da colpire.
A un tratto Sora spuntò dal nulla e corse verso il nemico, ancora rinchiuso tra le sue carte. Nami si arrestò un attimo, impegnata a osservarlo.
Sora si lanciò verso le carte e colpì. L’impatto del Keyblade contro le carte produsse scintille tanto intense da accecare Nami per una frazione di secondo.
Quando riuscì ad aprire gli occhi, Sora si trovava dall’altra parte della muraglia di carte, il Keyblade ancora in posizione.
Le carte crollarono e svanirono, tagliate a metà da un solo colpo.
Luxord crollò in ginocchio. I gemelli si avvicinarono al Nessuno morente, che si voltò a fatica verso Sora.
- Come hai potuto… Roxas? - rantolò.
- È Sora! - ribatté il ragazzo, con veemenza.
Luxord abbassò lo sguardo e svanì senza aggiungere altro
Le carte riapparvero, rivelando Riku e Kairi.
- State bene? - chiese Kairi, correndo verso i gemelli.
- Tutto bene, non preoccupatevi. - rispose Sora.
- Muoviamoci. - continuò, avviandosi verso l’uscita.
Il cimitero aveva lo stesso aspetto di poco prima, fatta eccezione per la lapide di Luxord, adesso distrutta, e quella di Saïx che aveva cominciato a brillare.
A Namixart mancò il fiato per qualche secondo.
Riku le posò una mano sulla spalla.
- Stai bene? -
Lei sorrise.
- Sì. Pensavo e basta… -
- Mettiamo fine alle macchinazioni di quel maledetto. - disse il ragazzo nel corpo dell’Heartless, avviandosi verso la lapide.



[Ai pochi angeli che ancora mi seguono]
Mi dispiace infinitamente. La mia ispirazione era andata a sotterrarsi da qualche parte, insieme alla mia voglia di scrivere e al buon funzionamento del mio computer. MA! Adesso sono tornata! (Con un capitolo solo vagamente decente, ma sono tornata)
Voglio ringraziare le anime pie che non mi hanno abbandonato, perché vuol dire che avete voglia di vivere la storia di Namixart insieme a me. Grazie di cuore!
Ci vediamo al prossimo capitolo (possibilmente pubblicato in tempi accettabili),
Nami :3

PS
Non ho avuto tempo di rileggere il capitolo, perciò ogni correzione è incoraggiata e benvenuta.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Namixart cominciava a essere contagiata da quello che aveva ribattezzato “Effetto Sora”. Ovvero l’aspetto del carattere del fratello per cui lei sbuffava e roteava gli occhi da qualche tempo a quella parte: non riusciva a provare rancore verso Saïx, nonostante tutto. Era un bugiardo, un manipolatore, un sadico e un superbo ma… Nami non poteva fare a meno di chiedersi cosa gli fosse successo, per farlo diventare quello che era.
Nessuno si comporta così senza motivo, continuava a ripetersi.
Oh, quanto avrebbe voluto odiarlo. Avrebbe reso tutto più facile. Invece, quando Saïx apparve davanti a loro, tutto ciò a cui riusciva a pensare erano le espressioni degli altri Nessuno, poco prima di scomparire. Dopo la morte di ognuno dei suoi vecchi compagni il senso di nausea della ragazza cresceva, opprimente e oscura, nel suo petto. Tuttavia, non aveva nessuna intenzione di darlo a vedere.
- Immaginavo di trovarti qui, Saïx. L'ultimo baluardo di difesa di Xemnas? - dichiarò, fronteggiando il Nessuno.
- Solo tu potevi arrivare fin qui tutto intero, Roxas. - disse lui, la voce pacata e insinuante al tempo stesso.
Namixart sbatté le palpebre, confusa. La stava deliberatamente ignorando?
Sora, accanto a lei, sbuffò.
- Oh, andiamo! Ancora con questa storia? - esclamò, roteando gli occhi.
- Si chiama Sora. - intervenne Kairi, frapponendosi tra il ragazzo e il Nessuno.
Saïx non rispose subito. Si limitò ad alzare un Claymore di dimensioni mai viste.
- Nome diverso, stesso destino. - proclamò, roteando l’arma in un movimento ampio nella loro direzione.
Il gesto fu talmente violento da scatenare un’onda d’urto che scaraventò Nami, Sora, Kairi e Riku contro la parete opposta. Nonostante il colpo, i gemelli furono di nuovo in piedi nel giro di qualche secondo, pronti a scattare verso Saïx. Kairi, invece, impiegò un attimo di troppo, perché Riku la fermò mentre stava per lanciarsi contro Saïx.
Nami si voltò ad osservarli. La ragazza stava cercando di sfuggire alla presa dell’amico, che però la tenne ferma. Riku alzò lo sguardo verso i gemelli e annuì, prima di trascinare Kairi ancora più lontana dalla battaglia.
Namixart riportò la sua attenzione sul nemico.
Saïx dava loro le spalle, e sembrava immerso in una conversazione con la luna, che splendeva silenzioso nel cielo. Improvvisamente, si voltò verso i gemelli. Nami rinforzò la stretta sul Keyblade.
- Lo sentite, il potere della Luna? - mormorò il Nessuno.
- Cosa? Che importa, adesso? - borbottò Sora, scrutandolo perplesso.
- Luna, risplendi per me! - gridò Saïx, spiccando un salto innaturalmente alto e rallentato, a occhi chiusi.
Namixart assottigliò gli occhi.
- Dannazione. Sora, stai attento. Trae energia dalla Luna! - sibilò all’indirizzo del fratello.
- Ricevuto. - rispose lui, tenendo lo sguardo fisso sul Nessuno.
Saïx spalancò gli occhi e si lanciò verso di loro con un ruggito animale.
 
 
Il cervello di Namixart stava lavorando al rallentatore. Doveva essere quello il motivo per cui Saïx si muoveva così velocemente. Per la prima volta in vita sua, la ragazza si considerò incredibilmente lenta. Non appena riusciva ad avvicinarsi al nemico, quello scompariva dal raggio d’attacco del Keyblade, per poi ricomparire alle sue spalle e continuare a combattere indisturbato.
Sora, poco lontano da lei, se la cavava leggermente meglio. Era riuscito a infliggere a Saïx colpi che sarebbero stati fatali per altri, ma il Nessuno sembrava ancora nel pieno delle forze. Namixart cominciò a correre verso il fratello ma, prima che riuscisse a coprire metà della distanza, Sora si voltò verso di lei, un’espressione di allarme e orrore dipinta sul viso e un grido sulle labbra. Saïx non era più impegnato nel duello con il ragazzo. Nel breve lasso di tempo che intercorse tra la realizzazione e il momento in cui Namixart cominciò a voltarsi verso di lui, Saïx aveva colpito. Un dolore lancinante esplose lungo la schiena della ragazza, che crollò a terra come una bambola spezzata.
- Nami! - gridò Sora, precipitandosi al suo fianco.
Prima che potesse raggiungerla, tuttavia, Saïx la sollevò tenendola per la gola. Sotto gli occhi terrorizzati di Sora, Namixart non riusciva a muovere un muscolo. Saïx le rivolse uno sguardo stranamente lucido, un ghigno beffardo e crudele, prima di scaraventarla violentemente verso la parete.
Non riuscì nemmeno a urlare.
Sora seguì il corpo inerme della sorella con gli occhi, orripilato. Quando si voltò nuovamente verso Saïx, aveva uno sguardo pericoloso, intriso di pura e primitiva rabbia. Il ragazzo si lanciò verso il Nessuno, Keyblade alla mano.
 
 
Namixart non svenne, stavolta. La battaglia davanti a lei era ridotta a un vortice confuso e un clangore di metallo. Un rivolo di sangue le scendeva lungo la fronte ed era piuttosto sicura di avere qualche costola rotta, forse anche un braccio, ma allungò comunque la mano buona per saggiare la ferita sulla schiena. Inutilmente. Non riusciva a spostarla.
Nami spalancò gli occhi, orripilata. Lentamente, provò a muovere tutti gli arti. Ancora nessuna risposta. Poi, la realizzazione la colpì.
- No… dannazione, no! - esclamò a denti stretti, prima di trasalire a causa delle costole rotte.
Era completamente paralizzata.
 
 
Saïx sembrava essere stato sopraffatto dalla furia di Sora, perché era tornato normale, ma resisteva ancora. Il ragazzo, invece, continuava a tempestarlo di colpi impietosi. Fu solo dopo molto, molto tempo che Saïx finalmente crollò. Il Claymore gli cadde di mano, finalmente, e il Nessuno si diresse, arrancando, verso la grande finestra che mostrava la luna a forma di cuore.
- Kingdom Hearts… dov’è… il mio cuore? - mormorò, tendendo una mano esitante verso il cielo. Era ancora in piedi, quando l’Oscurità lo consumò, lasciando dietro solo il vuoto.
Sora si concesse un solo sospiro, prima di correre da Namixart. Lei giaceva scomposta contro la parete, gli occhi pieni di lacrime e il respiro spezzato.
- Nami! Nami, cosa…? - balbettò Sora, raddrizzando con cautela la sorella.
La testa della ragazza le ricadde sul petto.
- S…Sora… - mormorò lei, sotto lo sguardo stralunato del fratello.
- Sono qui, Nami, tranquilla. Cosa…? - chiese Sora, sottovoce.
La voce rotta di Namixart rivelava le lacrime trattenute a stento.
- La mia… La mia schiena. Saïx deve… aver danneggiato dei… dei nervi. E…E… - balbettò.
Sora le alzò delicatamente il viso, per guardarla negli occhi. Finalmente, le lacrime cominciarono a scendere copiose.
- Non posso… muovermi… - sussurrò.
 
 
Riku e Kairi erano tornati nel cimitero. Il ragazzo nel corpo dell’Heartless di Xehanort si era posizionato davanti al portale, ben deciso a non permettere a Kairi di fare un solo passo in battaglia.
- Riku! E se avessero bisogno di aiuto? - esclamò Kairi, pestando un piede a terra.
- Sono perfettamente in grado di cavarsela. Non c’è bisogno che tu ti metta in pericolo. - replicò lui.
- E allora vai tu ad aiutarli e io ti aspetto qui. -
- Bel tentativo. Credi che non sappia che se distolgo lo sguardo, tu… -
- Riku! Kairi! - esclamò Sora, apparendo all’improvviso dal portale.
Riku quasi saltò via dall’arco, mentre Sora lo attraversava arrancando.
Kairi trattenne a stento un grido di spavento.
Il ragazzo era coperto di sangue e sembrava provare dolore a ogni passo. Ma Namixart…
Era accasciata sulle spalle di Sora, inerme. La felpa nera era lacerata sulla schiena e lasciava intravedere la fasciatura improvvisata dalla canotta insanguinata della ragazza. Anche il viso era macchiato di rosso, anche se in parte il sangue era stato lavato dalle lacrime silenziose che continuavano a rigarle il volto. Le gambe e le braccia penzolavano inanimate nel vuoto.
Riku si precipitò a prendere in braccio Nami, per deporla cautamente contro il muro, mentre Sora crollò a terra subito dopo, esausto.
- Cos’è successo? - chiese Kairi, sostenendo Sora.
- Saïx… ha attaccato Nami e… non lo so, non riesce a muovere altro che il viso, non so che fare! - esclamò lui, la voce rotta dalla paura.
Si sedette a terra e si prese la testa tra le mani, scuotendola come per scacciare l’immagine di sua sorella spezzata e immobile.
Riku e Kairi si scambiarono uno sguardo. La ragazza cominciò a rovistare tra gli zaini, in cerca di Elisir, mentre l’altro si rivolse a Nami.
- Dove ti ha colpito? - chiese, la voce sommessa e gentile.
- La… la schiena. - mormorò lei, con una smorfia di dolore.
Riku annuì.
- Capito. -
- Riku, l’ho trovata. - esclamò Kairi, accorrendo accanto a loro con due fiale.
- Panacea e Elisir. - spiegò Riku, in risposta allo sguardo interrogativo di Namixart.
Dietro di loro, Sora stava trangugiando l’Elisir avidamente.
- Dobbiamo rimanere qui finché la Panacea non avrà fatto effetto. È sicuro? - chiese Riku.
Nami avrebbe voluto annuire.
- È rimasto solo Xemnas… non credo che… - venne interrotta da un attacco di tosse violenta che la scosse per qualche momento, finché non sputò sangue.
Sora scattò in piedi, preoccupato, ma evidentemente non era ancora pienamente in forze, perché crollò subito indietro.
Riku la guardò, preoccupato.
- Riposati. Ripartiremo domattina. -
 
 
Nell’incubo di Namixart, il mondo era una macchia rossa. Qualsiasi cosa era imbrattata di sangue. Il suo sangue. Era incatenata a terra, con le braccia e le gambe immobilizzate e una macchia scura che si allargava sempre di più sul petto. Un’altra nel fianco, una sulla fronte. Una figura offuscata le stava davanti, una lancia in mano. La figura sollevò l’arma, pronta a colpire. Sarebbe morta, lo sapeva. A un tratto, nella sua visione apparve Carter, l’unica immagine vivida del suo campo visivo. Il ragazzo correva verso di lei, un’espressione determinata sul viso. Namixart si permise di rilassare i lineamenti contratti dal dolore. Era salva.
Carter era a pochi metri da lei, quando la figura si voltò verso di lui. Namixart avrebbe voluto urlare un avvertimento, ma la sua voce non funzionava. La figura annuì e Carter accelerò.
Era vicinissimo, adesso. Nami avrebbe potuto allungare una mano e toccarlo, l’amico che aveva cercato così a lungo.
La superò.
Namixart si voltò verso di lui e lo vide estrarre un pugnale al rallentatore, per poi lanciarlo verso l’altra figura nitida nella confusione del sangue. Sora.
Il pugnale era arrivato a pochi millimetri da Sora, quando la lancia della figura offuscata calò su di lei e penetrò nella sua schiena.
Stavolta Namixart urlò per entrambi.
 
 
Riku aveva dimenticato di aggiungere un particolare  riguardo alla Panacea.
Durante la notte, Nami venne svegliata da un dolore inumano in tutto il corpo. I nervi si stavano riconnettendo, ma il prezzo era avere le vene invase dal fuoco, o almeno così sembrava.
Quando si ritrovò in fiamme, al buio e dopo una notte insonne, Nami gridò di dolore, solo per ricadere vittima delle costole rotte.
In pochi attimi, Sora fu accanto a lei.
- Va tutto bene, Nami. Sono qui. -
Lei annuì tra le lacrime, ancora incapace di muoversi e di abbracciare il fratello.
Fu lui che si stese accanto a lei e la abbracciò cautamente per confortarla.
- Sono qui. - ripeté, sottovoce.
Finalmente, Nami si addormentò.



[Note]
Siamo alle solite. Bla bla bla blocco dello scrittore bla bla bla scuola bla bla bla capitolo corto.
Almeno, per quanto corto, sono riuscita a scriverne uno interessante, credo. A volte l'ispirazione ricompare nel modo più dark possibile. Ovvero: potrei aver finito Final Fantasy Type-0 HD ed essere emotivamente indisposta e scioccata, tanto da scrivere roba del genere ho pensato che la storia fosse troppo allegra e felice, ergo servivano episodi oscuri, anche se ammetto che la cosa mi è sfuggita di mano.
Non so nemmeno più quello che sto facendo. Immagino che la storia si scriva da sola, a questo punto.
Come sempre, grazie a chi mi segue ancora, nonostante questi ritardi, e ricordate che sono favorevolissima alle recensioni, positive, negative o neutre.
Fatemi sentire che non sono l'unica che legge ancora "Namixart", per favore!
Alla prossima (conoscendomi, ancora in ritardo)
Nami :3

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


La mattina seguente (si poteva parlare di “mattina” in quel mondo buio?) fu molto più clemente con Namixart.
Quando si svegliò, fu deliziata nello scoprire che i suoi arti rispondevano di nuovo ai comandi. La Panacea aveva compiuto un miracolo, anche se aveva qualche lato negativo. Represse una smorfia causata dal dolore acuto che ogni movimento le procurava e si guardò intorno.
I suoi amici erano già svegli, gli zaini già pronti per la partenza e il campo smontato. Namixart notò una porta aperta in fondo al cimitero, un passaggio che prima non c’era.
Sbadigliando, si avvicinò a Sora, Riku e Kairi. I tre ragazzi erano impegnati in una conversazione, ma si interruppero per salutarla calorosamente.
- Nami! Stai bene? - chiese Sora, saltando giù dal muretto su cui sedeva per precipitarsi accanto a lei.
La ragazza si accorse perfettamente dello sforzo che il fratello stava facendo per non abbracciarla.
Rise sommessamente.
- Sto bene, davvero! - rispose, lottando per reprimere un ghigno divertito.
Sora rispose con un altro largo sorriso, prima di riportare la sua attenzione sul viso esasperatamente divertito di Kairi.
- Di cosa parlavate? - chiese Nami, incuriosita.
L’espressione di Sora tornò seria e pensierosa.
- Del fatto che tutti nell’Organizzazione continuano a chiamarmi “Roxas”. So che non ti piace parlarne, ma… - il ragazzo si interruppe nel vedere il viso amareggiato della sorella.
- Roxas… - iniziò Nami.
- Roxas è il tuo Nessuno. -
Sora, Kairi e Namixart si voltarono di scatto per guardare Riku.
- Cosa? Ma è impossibile! Io non sono mai… oh… -
- È successo quando mi hai salvata, ricordi? - mormorò Kairi.
La lastra con i Keyblade incrociati sembrò brillare un po’ di più.
- Roxas è stato accolto nell’Organizzazione perché poteva usare il Keyblade. Ma lui li ha traditi. -
Namixart sussultò.
- Cosa? Perché avrebbe dovuto? -
Riku scosse la testa.
- Abbiamo combattuto, e ho perso . Ma la volta dopo ho fatto in modo di essere il più forte. -
Sora e Namixart abbassarono lo sguardo.
- Forse non avevo bisogno di combatterlo, dopotutto. Penso… che volesse davvero incontrarti. -
- Roxas… Avrei voluto incontrarlo anch’io. - mormorò Sora.
Riku puntò un dito contro il petto del ragazzo. Lui si portò una mano al cuore.
- Sora? - fece Kairi.
- Sto bene. -
Gli altri tre annuirono.
- D’accordo, andiamo. - disse Riku, incamminandosi verso l’uscita.
 
 
La sezione del castello che stavano attraversando era insolitamente tranquilla e sgombra da Nessuno.
Sora si accostò alla sorella.
- Tu conoscevi Roxas, vero? - chiese.
Nami annuì.
- Era uno dei miei migliori amici. Scusami, per non averti detto nulla. Non ne ero sicura nemmeno io. -
- Già… Sai, certe volte mi  sento assalire da una tristezza infinita, e non so perché. Pensi che sia lui? Voglio dire, è possibile che abbia conservato la sua coscienza? -
- Non lo so, Sora. Non lo so davvero. -
Sora annuì, e pareva sul punto di aggiungere altro quando si udirono delle voci poco lontano.
- Fuggi, amico mio! La macchina si autodistruggerà, e potrebbe accadere di tutto! -
- Ma…! -
Sora corse avanti nel sentire la seconda voce.
- Vostra Maestà! -
Davanti a loro c’era Re Topolino, in compagnia di un uomo in rosso che Nami non aveva mai visto.
- Sora, il resto dipende da te.- disse l’uomo.
- E, Roxas, dubito che tu possa sentirmi, ma… mi dispiace. -
In quel momento, Namixart notò il dispositivo nelle sue mani, una specie di pistola da cui partiva il raggio che avevano visto precedentemente.
La macchina tremava pericolosamente.
- Ansem! - gridò il Re.
- Il mio cuore mi dice cosa devo fare. Ti prego, permettimi di seguirlo. -
- No! -
Riku si avvicinò al Re e gli mise una mano sulla spalla.
- Riku! -
- Il suo cuore ha deciso, non possiamo fare nulla. -
Proprio in quel momento, un corridoio dell’Oscurità si aprì dietro Ansem.
- Mi chiedevo chi osasse interferire con il mio Kingdom Hearts. Ed eccovi qui, tutti quanti. Una comodità per me. -
Il numero I dell’Organizzazione. Xemnas.
- Tu! - ringhiò Nami.
- Ansem il Saggio, sei patetico. - disse il Superiore, la voce bassa e melliflua.
- Ridi pure. Me lo merito per non aver capito quanto sei stolto. -
- Gli studenti finiscono per assomigliare ai loro maestri. -
I ragazzi e il Re seguivano lo scambio, avidi di sapere di più.
- Niente di tutto questo sarebbe successo senza di te. Sei la fonte di tutti gli Heartless. - continuò Xemnas.
“La fonte… di tutti gli Heartless?” pensò Nami.
- Ho seguito la tua ricerca, più di quanto tu abbia mai osato. -
- Lo ammetto, la mia noncuranza ha gettato molti mondi nel caos. Ma cosa cercavi? Mi hai gettato nel Regno Oscuro, solo per prendere il mio nome e continuare una ricerca proibita. Era questa la risposta che cercavi? - chiese Ansem, senza distogliere gli occhi dal dispositivo.
- Sì, e c’è dell’altro. Procedo sulla strada che hai aperto, per creare un nuovo mondo. Un cuore alla volta. Pensavo che mi avresti lodato. Invece, hai saputo solo ostacolarmi. Ma ti capisco. Diversamente da me, non sei capace di controllare il tuo cuore, divorato dall’invidia per lo studente che ti aveva superato. -
Xemnas, per la prima volta da che Nami si ricordava, sembrava un essere con un cuore, ferito e deluso. Ma era solo un farsa, giusto?
- Xehanort… l’apprendista stolto di un uomo stolto. Non hai superato nessuno. Hai solo dimostrato quanto poco sappiamo, entrambi. Possiamo sostenere di conoscere il cuore, ma la sua vera essenza e oltre la nostra portata. -
Nami provava per Ansem un misto di rispetto e disprezzo. Un uomo che aveva causato il caos in più mondi solo per sete di sapere, poi resosi conto di aver fatto tutto questo per niente. Ma il male fatto non si annulla, e per quanto dispiacere una persona possa provare, il passato non cambia.
- Siamo entrambi ignoranti, proprio come quando abbiamo iniziato. Qualsiasi mondo tu cerchi di creare… sarebbe un impero di ignoranza. Ed è per questo che tu e la tua creazione siete destinati alla rovina. Abbiamo parlato abbastanza. Riku, sai cosa fare. - esclamò Ansem.
Riku annuì.
- E, Roxas, dubito che tu possa sentirmi ma… mi dispiace. - mormorò, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione alla macchina.
- Re Topolino, amico mio, perdonami. Addio! -
Nami non avrebbe saputo dire cosa successe dopo.
Ebbe, improvvisamente, l’impressione di essere scaraventata via da una raffica di vento luminoso, talmente violenta che le entrò in corpo. Si sentiva… analizzata? Non riusciva ad aprire gli occhi a causa della luce intensa, e non riusciva a percepire i suoi amici vicino a lei.
Dopo qualche secondo, tutto finì. Si rialzò, barcollante, e si guardò intorno. Sora, Kairi e il Re erano raggruppati intorno a quello che doveva essere Riku, a terra e nascosto alla vista.
Un orribile presentimento si insinuò nel cuore di Namixart.
- Riku? - sussurrò, avvicinandosi esitante.
Quando riuscì finalmente a vedere l’amico, un largo sorriso di sollievo si disegnò sul suo volto.
Steso a terra, ancora stordito dall’esplosione, c’era Riku, il vero Riku, quello che Nami ricordava dal loro incontro quando lei era ancora un Nessuno.
Il ragazzo si rialzò lentamente, confuso, solo per incontrare gli sguardi raggianti dei suoi compagni.
- Ansem l’aveva detto: “Potrebbe succedere qualsiasi cosa”. - constatò il Re, voltandosi a guardare il punto in cui lo scienziato era scomparso.
Anche di Xemnas non c’era traccia, considerò Nami.
Sora si voltò verso Riku, che indossava ancora la benda.
- Riku, hai intenzione di togliertela? -
Riku annuì, sfilandosi la fascia. Spalancò gli occhi sul Mondo che non Esiste, con aria quasi meravigliata.
- A cosa serviva? - chiese Nami, avvicinandosi.
- I suoi occhi non potevano mentire. - rispose il Re, scrutando Riku con sollievo.
- Mentire? Chi stavi cercando di imbrogliare, eh? - fece Sora, con un’espressione a metà tra l’esasperato e il serio.
- Me stesso. - rispose l’altro, senza guardarlo.
- Riku… - mormorò Sora.
- Perché hai cercato di fare tutto da solo, quando hai amici come noi? - esclamò Sora, indicando con un ampio gesto delle braccia tutto il gruppo.
Riku li guardò tutti per qualche istante, incredulo, prima di sorridere e rispondere:
- Te lo sei dimenticato? Ecco perché: non sono un ingenuo come te. - ghignò, rivolto a Sora.
- Ehi! Prova a ripeterlo! - ribatté l’interessato.
Nami sorrise, guardandoli, prima di essere distratta da un rumore sibilante, proveniente dalle parti basse della fortezza.
Corsero tutti alla balaustra, solo per vedere un’orda di Heartless avvicinarsi minacciosa.
- Devono essere nati quando Kingdom Hearts è stato distrutto. - osservò Kairi, angosciata.
Rimasero per un secondo immobili, a scrutare la massa scura che si avvicinava. Poi Sora scosse la testa.
-  Andiamo, Xemnas è l’ultimo sopravvissuto dell’Organizzazione. -
Kairi e Namixart annuirono.
- Dobbiamo distruggerlo. - concordò Riku, sfilandosi la tunica dell’Organizzazione prima di portarsi avanti a tutti per ricominciare la scalata del castello.
 
 
La sala successiva era un pozzo senza fondo, con alcune piattaforme sospese nel vuoto.
Riku esitò, la baldanza di poco prima svanita.
- Uh… Nami…? - fece Sora, sporgendosi verso di lei.
La ragazza sogghignò.
- Pensavo sapessi volare, fratellino. -
Sora assunse un broncio offeso.
- Hai intenzione di essere utile? -
- Forse. -
- Scusate se mi intrometto, ma… - intervenne Kairi, spostando la loro attenzione sugli Heartless che stavano spuntando come funghi dalle pareti.
Nami sbuffò, prima di avviarsi verso l’orlo del precipizio.
- Ehi, ferma! - esclamò Riku, afferrandole un braccio.
- Volete passare o no? - ribatté lei, liberandosi dalla sua presa.
La ragazza si diresse senza esitare verso il nulla e vi camminò sopra.
No… Una piattaforma eterea appariva mano a mano che Namixart procedeva, trasparente ma solida. Si voltò verso i suoi amici e sorrise.
- Allora? -
Una volta scoperto il trucco, tutto quello che dovevano fare era seguire l’ex-Nessuno per scoprire dove mettere i piedi.
Quando il gruppo arrivò all’ultima piattaforma, si sentì  un fruscio sinistro. Si voltarono per scoprire la marea nera degli Heartless, che ormai era arrivata a metà del percorso invisibile.
- Non finiscono mai! - sbottò Kairi, esasperata.
- Insieme possiamo fermarli. - disse Sora, già pronto per partire all’attacco.
E si sarebbero precipitati nella mischia tutti insieme un secondo dopo, se due figure sconosciute non fossero apparse davanti a loro.
Namixart riconobbe Pietro dal loro brevissimo incontro di tempo prima, mentre l’altra era una donna alta, ammantata di nero e con una sorta di copricapo a forma di corna. Quando si voltò verso di loro, la ragazza notò che aveva la pelle di un malsano colore verdastro.
- Malefica! - esclamò Sora.
Namixart la squadrò. Così, quella era Malefica. La strega malvagia che… era morta un anno prima?
- Andatevene! Penseremo noi a queste creature. - disse, tornando a fronteggiare gli Heartless.
Pietro si voltò con aria spaventata.
- Ma non ce la faremo mai a sconfiggerli tutti! - esclamò.
Namixart roteò gli occhi. Perché allora era lì?
Malefica sogghignò.
- Li manderò a caccia di Xemnas. O magari preferisci affrontarli da solo? -
Pietro sembrò valutare un momento le ipotesi.
- Onestamente, mia cara, preferirei… Correre! -
- Vattene, allora! -
Pietro si voltò per iniziare la ritirata, ma si trovò davanti al Re.
- Guarda, guarda… Quel mozzo del Re. - commentò, con un sorrisetto sarcastico.
- È ora di tagliare la corda, capitano. - rispose l’altro.
Nami sbatté le palpebre. Di cosa diavolo stavano parlando?
- Cos’è, vuoi abbandonare la nave? Non credo proprio! - replicò Pietro, mentre la sua espressione cambiava da spaventata a determinata.
L’attenzione di Namixart tornò a Malefica.
- Sora, Vostra Maestà… - la strega pronunciò entrambi i nomi con un disprezzo divertito -
- Non dimenticate, quando li avrò distrutti tutti, questo castello sarà mio! - dichiarò, alzando le braccia al cielo.
- Ehi, non si vedono opportunità del genere tutti i giorni! - esclamò Pietro, tornando al fianco di Malefica.
E così, senza aggiungere altro, si lanciarono entrambi all’attacco.
- Dobbiamo muoverci. - decise il Re, voltandosi per proseguire.
- Ma… -
I gemelli avevano parlato all’unisono, e scrutavano le due figure scure nel mare di Heartless con sguardi preoccupati.
- Stanno facendo quello che il loro cuore comanda. Non possiamo interferire. -
Namixart annuì, non del tutto convinta, e raggiunse gli altri.
Con la coda dell’occhio scorse Sora e Kairi esitare un’istante in più, prima di andare avanti.
Nami rivolse i suoi pensieri a ciò che li aspettava oltre la porta. L’Altare del Niente, dove Xemnas attendeva.


[Speaking Corner]
What. A. Pain.
Questo capitolo è stato orribile da scrivere. Troppe chiacchiere, poca azione, troppo copione da seguire. Non mi piace particolarmente, ma non credo di riuscire a farci qualcosa di più. Comunque, esultiamo perché manca pochissimo alla fine di KH2 (e del copione da seguire)!
Piccola nota riguardo a KH3: so che stiamo scoprendo sempre di più riguardo ai mondi e alla storia, ma io ho troppa roba programmata per seguire gli update del gioco. Quindi mi limiterò a ignorare tutto ciò e utilizzerò quello che ho pianificato anni orsono (oddio, sono due anni che scrivo questa storia!)
Per favore, ignorate il mio lapsus su Malefica, non mi ero accorta che non l'avevo mai introdotta nella storia, chiedo perdono.
Scriverei il solito papiro di ringraziamenti e incoraggiamenti per le recensioni, ma ho finito le varianti.
Alla prossima!
Nami :3
 

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