Una sana convivenza di Ice_DP (/viewuser.php?uid=46572)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sporcizia non è mai piaciuta a nessuno, ecco perché esistono gli spazzini. ***
Capitolo 2: *** Non tutti i danni vengono per nuocere. ***
Capitolo 3: *** La gelosia tinge di verde -o di giallo-, proprio come la testa di qualcuno. ***
Capitolo 4: *** Nascondiglio perfetto. ***
Capitolo 5: *** Il bisogno spasmodico della propria sigaretta. ***
Capitolo 1 *** La sporcizia non è mai piaciuta a nessuno, ecco perché esistono gli spazzini. ***
*Fanfiction
partecipante al primo Five Day For ZoSan indetto dal Forum
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ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno
gente! Anche io mi sono lanciata in questa avventura, e devo dire che
mi sono davvero divertita un sacco a scrivere queste cinque flashfics
con questi due come protagonisti. Sono anche loro i miei beniamini, e
sicuramente mi fanno morire dal ridere, quando sono insieme e si
insultano. Soprattutto quando si insultano!
Non ho molto da dire su
questo capitolo, anche perché a mio parere è
piuttosto semplice e senza
complicanze. Spero che possiate aver gradito!
Ci vediamo al prossimo capitolo, e grazie a chi è arrivato
fino a qui! :)
Peace & Love!
Parola:
Cucina
La
sporcizia non è mai piaciuta a nessuno, ecco
perché esistono gli
spazzini
“Ma
ti rendi conto di quanto questo posto faccia schifo?!”
Sanji
era sull'orlo di una crisi di nervi, vedendo il suo santuario ridotto
in quelle condizioni. Aveva lasciato Zoro mezza giornata da solo;
mezza. Non era un'eternità, e le persone normali non
avrebbero
combinato nulla di così catastrofico come aveva appena fatto
lui.
Era
incredibile. Indecente, a dirla tutta.
“Guarda
che casino, ma cosa ti passa in quella testaccia verde, eh?”
masticava insulti tra i denti, Sanji, per non sputarli fuori come
dardi velenosi.
Zoro
sbuffò, per nulla infastidito né scalfito da
quelle parole di
rimprovero.
C'erano
pezzi di cibo sparsi dappertutto, bocconi bruciati di un qualcosa non
molto bene identificato, macchie sui fornelli e sugli sportelli,
attrezzi e posate ovunque, pentole incrostate.
Insomma,
un vero macello.
“Ti
è tanto difficile capire che se hai le mani sporche non ti
devi
appoggiare ai mobili, razza di idiota?”
Il
cuoco guardava tutto quel casino con le lacrime agli occhi, stando
quasi per scoppiare a piangere; gli feriva davvero l'anima uno
spettacolo simile.
“Ma
cosa hai cercato di cucinare, si può sapere?” non
se ne capacitava
proprio. D'accordo non essere capaci nell'armeggiare ai fornelli, ma
lui raggiungeva davvero livelli indicibili.
Il
verde fece spallucce.
“Il
bollito...o almeno credo” fu la sua catatonica risposta, che
non
fece altro che far arrabbiare ancora di più Sanji, il quale
non
potendosi trattenere oltre, iniziò a sbraitare persino in
aramaico.
Zoro
continuava a non far caso a tutti quegli insulti, riuscendo
però a
cogliere parole come cretino, imbecille, totalmente incapace
di
sopravvivere da solo, guardando da un'altra parte con fare
noncurante.
“Mi
stai ascoltando!?” uno stridio più acuto e
fastidioso degli altri
giunse alle sue orecchie.
“Certo,
idiota”
“Cosa
ho detto, allora?” sbuffò Sanji all'esasperazione,
portandosi le
mani ai fianchi con fare da casalinga molto infuriata.
Zoro
non sapeva nemmeno di che argomento stessero parlando, e rimase in
silenzio, pensando che potesse essere la soluzione migliore. Mai cosa
fu più sbagliata.
“Quindi?”
picchiettò il piede per terra nervosamente, il biondo,
accigliato
più che mai.
La
zazzera capì che da quella situazione non sarebbe mai
uscito. Passò
ai fatti, cosa che gli riusciva decisamente molto meglio.
Attirò
il cuoco a sé, posandogli un casto bacio sulle labbra,
mettendo fine
a quelle urla isteriche.
Sanji,
a malincuore ma nemmeno troppo, ricambiò il bacio.
“Non
basterà questo, sappi che dopo dovrai pulire tutto
quanto” gli
disse sulle labbra, strappandogli un sorriso che venne soffocato da
un secondo bacio.
Effettivamente
poche ore dopo Zoro, armato di scopa e paletta e vestito di tutto
punto da perfetto spazzino, era intento a riparare i danni che aveva
combinato quella mattina. Sanji, in un angolo, ridacchiava
sommessamente, con fare diabolico.
“Io
l'avevo avvertito”.
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Capitolo 2 *** Non tutti i danni vengono per nuocere. ***
*Fanfiction
partecipante al primo Five Day For ZoSan indetto dal Forum
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ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno di nuovo, miei prodi
e coraggiosi lettori! Eccomi tornata con la seconda flash che, insieme
alla prima, era quella che mi convinceva di meno. So che è
un'idea davvero cretina, ma le ho scritte entrambe di fretta (si
perché ho avuto più di due mesi per pensarci, ma
non mi veniva in mente niente di meglio da scrivere) e questo
è ciò che mi è uscito. Me le sono
tolte entrambe all'inizio, sperando che non facessero davvero
così schifo.
Con tutta probabilità, è davvero una cosa che,
anche se si tratta di AU, potrebbe forse mai succedere nella vita di
questi due; ma mi era sembrata abbastanza divertente. Sarò
quasi sicuramente ricaduta nell'OOC, ma questi due non mi ispirano
tenerezza, ma solo tante botte e insulti. Con ammmore, questo
è ovvio.
Ringrazio Mariaace
e killer_joe
che hanno recensito il capitolo precedente, sperando che lo facciano
anche per questa immensa stupidata! E chi l'ha messa tra le preferite;
grazie! *gongola*
A domani!
Peace & Love!
Parola:
Spada
Non
tutti i danni vengono per nuocere
Che
Zoro amasse passare le sue giornate in palestra ad allenarsi, non era
un mistero. Non lo era nemmeno il fatto che amasse anche
destreggiarsi con l'arte delle spade, e tutti annessi e connessi.
Sanji
non riusciva molto bene a comprendere quella sua passione; ma
d'altronde nemmeno il suo ragazzo sembrava capacitarsi del fatto che
il biondo mettesse la cucina sopra ogni altra cosa. Tante volte,
pensava, anche sopra di lui.
Il
verde adorava talmente tanto le spade, che era arrivato a tenersene
tre in casa; da collezione, diceva lui. A chiunque era proibito
toccarle, a maggior ragione a Sanji, che di quelle cose non capiva
assolutamente niente, e sicuramente maneggiandole o si sarebbe
procurato delle ferite mortali, o ancora peggio, avrebbe potuto
romperle.
Quel
giorno Zoro si era assentato per un momento dal loro appartamento, e
Sanji si era ritrovato a fissare quelle tre armi con estremo
interesse. Era finito col pensare che cosa avrebbe provato nel
tenerne una in mano, e dal pensiero all'atto vero e proprio non ci
andò molto.
“Beh,
pesante è pesante...” commentò ad alta
voce, staccando quella più
bassa dal muro su cui era esposta; per poco non gli scivolò
dalle
mani, rischiando di rovinare il bel parquet.
Il
cuoco la riprese in tempo prima che distruggesse il suo prezioso e
curato pavimento, portandola all'altezza dei suoi occhi azzurri.
La
sfilò dal fodero, facendo sì che la luce le
rimbalzasse addosso,
creando lame di luce sul metallo, che accecarono Sanji.
Nemmeno
il tempo di ammirarla per bene, che questa volta la spada gli cadde
davvero dalle mani, schiantandosi a terra e andando in mille pezzi.
“O
porca put...”
Non
finì la sua imprecazione che subito pensò di
riparare al danno
appena compiuto, prima che Zoro si decidesse di fare lui tanti
piccoli pezzettini.
Corse
nel mobile vicino alla porta d'ingresso, prendendo la super colla,
ben consapevole che non fosse un'idea geniale; ma sul momento non gli
veniva in mente nulla di più intelligente.
Incollò
il tutto alla bell'e meglio, riponendo la spada al suo posto e
aspettando inevitabilmente che Zoro tornasse.
“Ben
tornato!” cinguettò, accogliendo il suo ragazzo
con un bacio a
stampo, non appena varcò la soglia.
Zoro
lo guardò storto.
“Cosa
c'è che non va?” chiese sospettoso. Non era da
Sanji accoglierlo
in quel modo; di sicuro aveva combinato danno.
“No,
ma va! Perché pensi questo?” rispose nervoso,
mentre si sfregava
le mani sudate.
Era
più che palese che fosse successo qualcosa.
“Che
cosa mi nascondi?”
Sanji
si rabbuiò.
“Non
ti fidi di me?” chiese, cercando di celare il suo misfatto.
“No”
“Fottiti”
Ci
fu ancora uno scambio di battute simili, finché la faccenda
non si
risolse come al solito, in camera da letto.
Zoro
avrebbe scoperto presto che cosa aveva combinato il cuoco di casa, e
lo avrebbe rincorso con la spada mozzata minacciandolo di
infilargliela dove sapeva lui.
Inutile
dire che le urla di Sanji si sentirono per tutto il quartiere.
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Capitolo 3 *** La gelosia tinge di verde -o di giallo-, proprio come la testa di qualcuno. ***
*Fanfiction
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ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno prodi e audaci
cavalieri (?). Ecco a voi, per la vostra (non) felicità, il
terzo capitolo.
Lo ammetto, questo è stato forse il primo che ho scritto, e
mi piace. So che il tema è trito e ritrito, ma a me faceva
ridere davvero. Non posso non immaginarmi Sanji - massaia, che, con un
grembiule bianco sporco di cibo, brandisce un mestolo con fare
minaccioso perché suo marito è un idiota. Per me
sarebbero davvero così, non ci posso fare niente; non riesco
a vederli in una maniera diversa. E poi mi fanno ridere, tanto ridere.
Ringrazio immensamente Monkey
D Akiko, killer_joe,
e Mariaace per
aver
lasciato un commento al capitolo precedente. Grazie <3
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite, e
anche chi ha semplicemente letto.
A domani!
Parola:
Palestra
La
gelosia tinge di verde -o di giallo-, proprio come la testa di
qualcuno
Zoro
era appena rincasato dalla palestra, stremato da uno di quei suoi
allenamenti che duravano quasi tutto il pomeriggio. Era stato accolto
da un profumino delizioso che decretò dovesse essere la
cena, e
dalle immancabili urla di Sanji su quanto fosse sempre in tremendo
ritardo.
“Marimo,
ti sei perso di nuovo per caso? Eppure dovresti conoscerla la strada
di casa ormai!” lo aveva schernito con aria stizzita.
“Sta
zitto idiota” era stata la sua risposta. Era ormai abituato a
quelle frecciatine; se una volta lo facevano imbestialire, adesso non
lo scalfivano nemmeno più. Aveva finalmente imparato a non
darci
troppo peso.
Sanji
dal canto suo sventolò furiosamente il mestolo che aveva in
mano,
facendo ondeggiare il suo immancabile grembiule che aveva sempre
addosso quando era ai fornelli.
“No,
no sto zitto!” aveva pronunciato, forse con un tono un po'
troppo
alto.
“Devi
capire che questa casa non è un albergo, non puoi tornare
all'ora
che ti pare!”
Il
verde rimase un attimo interdetto. Mica era in ritardo, quella sera.
Che cosa diavolo stava farneticando?
“Stai
delirando?”
Una
vena pulsante fece capolino sulla fronte di Sanji, quasi sull'orlo di
scoppiare. Non ne poteva più di quelle risposte odiose che
lo
facevano uscire dai gangheri.
“Io
non sono al servizio di nessuno!” sbraitò,
brandendo più
minacciosamente il mestolo e fermandolo a mezz'aria; Zoro lo guardava
un poco stranito. Ma che cosa gli era preso quella sera? Era abituato
alle sue scenate, ma quella proprio pareva non avere un senso.
“Passi
più tempo in palestra che a casa, brutto idiota!”
Ed
era vero; a casa non c'era quasi mai, e non si curava minimamente che
lui potesse soffrire a passare così tanto tempo da solo.
Aveva
iniziato a detestare quella palestra, che sembrava amare più
di
quanto non amasse lui.
La
voce del cuoco giunse alle orecchie dell'altro ragazzo con una punta
di stizza infinita; lo guardò in viso, accorgendosi che le
sue
guance si erano imporporate.
In
un attimo capì tutto quello che c'era da capire, ed un
sorriso
beffardo ed impertinente si fece largo tra le sue labbra.
“E
adesso che cazzo hai da ridere?” l'ennesima parolaccia, lo
fece
sogghignare ancora di più.
Si
mosse con una lentezza estenuante, prima abbassando lo sguardo e poi
riagganciandolo a quello del biondo, furioso davanti a lui.
“Cos'è
cuocastro, sei geloso?”
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Capitolo 4 *** Nascondiglio perfetto. ***
*Fanfiction
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ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno carissimi! Ecco a voi il
penultimo capitolo di tutta questa raccolta. Lo ammetto di nuovo,
rileggendolo sghignazzavo come una cretina.
E, altra ammissione, non posso proprio vedere quei due fare pace se non
in un modo. Sempre lo stesso, ormai sono diventata troppo prevedibile,
lo so. Ma mi ispirano; alle volte anche qualcosa di estremamente
violento, con tanto di calci, pugni e sputi. Ma comunque sempre con
tanto ammmmore. **
Ringrazio infinitamente chi ha inserito la storia tra le seguite e
preferite, chi ha recensito l'ultimo capitolo, killer_joe, Mariaace e i love ace 30 (tanto
ammmmore anche per voi <3), e a chi legge solamente;
perché io so che ci siete! *osserva*
A domani con l'ultimo capitolo!
Peace & Love!
Parola:
Saké
Nascondiglio
perfetto
Non
ci poteva credere; anche quella volta era successo. Aveva perso il
conto, quante volte era riuscito a fargliela?
Solo
al momento di pagare , dopo aver fatto passare tutti i prodotti sul
nastro trasportatore del supermercato, Sanji si era accorto del
misfatto. Ed era decisamente troppo tardi, e troppo imbarazzante
chiedere alla cassiera di togliere una così cospicua
quantità di
bottiglie; insomma, avrebbe di certo rischiato il fallimento.
“Marimo,
stavolta mi hai fatto davvero incazzare!” sbraitava, facendo
ondeggiare le buste bianche stracolme, che minacciavano di strapparsi
da un momento all'altro.
Dall'altro
capo, nessuno rispondeva; faceva bellamente finta di non sentire
quello che gli era appena stato rivolto.
“Potresti
almeno aiutarmi, idiota!” urlò ancora
più forte il biondo, tanto
da far voltare una signora che passava lì accanto, che
buttò lì un
maleducato! con un tono molto sull'indignato.
Zoro
sbuffò.
“È
mai possibile che tu debba sempre rompere i coglioni?”
chiese,
piegando la testa di lato e all'indietro per poter vedere l'uomo poco
più dietro di lui.
“Ah
già, sei tu la donna!”
Inutile
dire che Sanji perse il lume della ragione; Zoro lo vedeva dai suoi
occhi. Ma non poteva piantare una scenata da pazzoide in piena regola
in mezzo ai corridoi di un centro commerciale, e questo il verde lo
sapeva bene.
Approfittò
spudoratamente del fatto che il cuoco fosse fuori dalla grazia di Dio
per trafugare una bottiglia delle tante che aveva gettato nel
carrello, nascondendola nel mucchio di roba da mangiare, solo per
riuscire ad arrivare alla cassa.
E
ce l'aveva fatta, di nuovo.
Aveva
battuto il suo record personale questa volta: ventitré.
Come
Sanji non se ne accorgesse, per lui era ancora un mistero; ma
sospettava che molte volte glielo lasciasse semplicemente fare.
Aprì
il tappo del saké, facendolo saltare via, intenzionato a
finirsela
tutta; ovviamente Sanji imprecava a bassa voce, tra i denti. Ogni
tanto si sentiva qualcosa del tipo meno male che guido io,
sennò
qui eravamo già tutti morti.
Zoro
ignorava e beveva; Sanji camminava e insultava pesantemente.
Arrivati
al parcheggio, la bottiglia capitombolò nel cestino,
irritando
ancora di più un già adirato biondo.
“Non
solo hai finito quella merda in meno di un quarto d'ora, ma l'hai
buttata persino nel cestino sbagliato!!”
“Cuoco,
sta zitto” proruppe Zoro, ma per niente minaccioso,
avvicinandosi
al compagno. Anzi, nel suo sguardo si era acceso qualcosa che non
comprendeva affatto la minaccia. Almeno per ora.
“Cosa
diavolo vuoi adesso?” chiese il biondo piccato.
“Non
ti pare chiaro?” chiese con ovvietà la testa
verde, alludendo a
qualcosa di ben preciso.
“NO!”
Sanji era abbastanza sicuro che sarebbe esploso da un momento
all'altro, picchiandolo selvaggiamente; ma i piani di Zoro erano
leggermente diversi.
Infatti
sghignazzò.
“Voglio
te, deficiente” e malizioso, iniziò a far
indietreggiare il
compagno, che poco dopo si ritrovò schiacciato al muro. Si
stava
leccando le labbra.
Sanji
provò a protestare, le provò tutte. Ma lo
stanzino dell'inserviente
di sicuro non riuscì ad aiutarlo.
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Capitolo 5 *** Il bisogno spasmodico della propria sigaretta. ***
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ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno cari e rudi lettori
arrivati fino a qui!
Con questo capitolo si conclude questa avventura; mi dispiace un sacco,
mi sono davvero divertita un mondo a scrivere queste cinque storielle.
Vi lascio con quest'ultima che è di sicuro la mia preferita.
Spero che possiate apprezzarla come le quattro precedenti.
Ringrazio chiunque mi abbia seguito fino a qui, anche solo leggendo!
A presto!
Peace & Love!
Parola:
Sigaretta
Il
bisogno spasmodico della propria sigaretta
“Maledizione!”
Un'imprecazione risvegliò
Zoro dal suo sonnecchiare allegramente accanto al biondo, che aveva
appena osato privarlo del suo amato sonno con quell'urlo sovrumano.
“Che
cosa c'è
cuocastro?” chiese con la voce impastata di sonno, e anche
leggermente irritata.
Per tutta risposta Sanji
continuò ad imprecare, facendo finta di non aver sentito la
domanda
che gli era appena stata posta.
“Maledizione,
maledizione e ancora maledizione!”
Uno strattone lo
costrinse a girarsi verso il suo ragazzo, che aveva assunto un'aria
interrogativa e decisamente scocciata, a causa di tutto quel vociare.
“Mi
vuoi dire cosa
succede o ti devo sbattere fuori di casa?”
Sanji sbuffò
spazientito. Era già abbastanza irritato di suo senza che
quell'idiota continuasse ad essere così fastidioso.
“Non
trovo più le
sigarette” pronunciò infine “E sono
sicuro di averle prese prima
di rincasare!”
Alzò un cuscino per la
milionesima volta, sperando che quel suo prezioso pacchetto sbucasse
fuori magicamente.
“Beh,
meglio così, non
ti sopporto quando fumi!” una mezza verità.
“Non
ti sei mai
lamentato, marimo del cazzo!” aveva ribattuto Sanji, con
un'aria
minacciosa e alludendo ad una cosa ben definita.
“Fumare
fa male, e se
quello schifo di pacchetto non salta fuori, i tuoi polmoni te ne
saranno grati!”
“Stai
zitto testa
d'alga!” e gli tirò un cuscino in piena faccia.
Zoro lo tolse con un
gesto rapido, e con stizza si lanciò sul ragazzo seduto
accanto a
lui. Non ci volle molta forza per riuscire a sovrastarlo e guardarlo
dall'alto.
Era seduto a cavalcioni
su di lui, e qualcosa gli fece capire che sicuramente Sanji non ne
era poi così tanto infastidito.
“La
vuoi piantare di
fare l'idiota o vuoi che ci pensi io?” gli si era rivolto
minaccioso, ma Sanji sapeva benissimo che quella era più una
provocazione che una vera e propria minaccia.
“Dipende
da come lo
faresti” aveva l'aria maliziosa, e nei suoi occhi per un
attimo
balenò una luce perversa.
Non ricevette parole per
risposta, ma quelle furono sostituite più che bene dai fatti.
Le loro labbra si
scontrarono quasi furiosamente, mentre le mani di entrambi
esploravano dappertutto quei corpi che ormai conoscevano alla
perfezione. I vestiti volarono ben presto ai piedi del divano rosso,
lasciando loro libero il passaggio. Si unirono in un corpo solo,
raggiungendo l'apice quasi contemporaneamente; rimasero l'uno
sull'altro finché i loro respiri non si fecero nuovamente
regolari.
“Cuocastro...”
lo
chiamò Zoro, sollevandosi appena per vederlo in viso; lui lo
guardò
con aria interrogativa. “Le sigarette le ho nascoste
io” confessò
in un soffio, con un sorrisetto sulle labbra.
Sanji fu lesto nel
tirargli un pugno in piena faccia.
“Non
bastava chiedere
razza di cretino?” s'infuriò; odiava quando
qualcuno lo privava
della sua sigaretta.
“Non
sarebbe stato così divertente, non credi?” gli
rispose quello,
malizioso e sorridente. Amava farlo arrabbiare, e ancora di
più,
amava farlo
quando Sanji era arrabbiato.
Il
biondo adesso aveva davvero
bisogno
di una
sigaretta.
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