Girl of light

di Nephertiti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -Morsa- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -Sogni- ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-Fuga?- ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -Cambiare tattica?- ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5-Primo giorno di scuola- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -Voce angelica- ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Ricordi- ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8-Verità svelate- ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -Ellen- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 -Lo spettacolo- ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 -Nemici- ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 -Rivelazioni- ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 -Cambiamenti- ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 -Più di semplice affetto- ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 -Epilogo- ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


DIABOLIK LOVERS: GIRL OF LIGHT

 

 

 

 

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

Alberi, alberi e ancora alberi...

Mi chiesi se stessi andando a vivere in mezzo a un bosco...


Gettai un'occhiata al mio autista.

Era immobile, spaventosamente serio e di certo non amava conversare.

 

Mi ero presentata, dicendo di chiamarmi Mitsuko Yoshida e di avere diciassette anni, ma lui non mi aveva degnato di uno sguardo, completamente assorto dalla guida, come se vivesse solo per fare quel mestiere.

 

"Dove stiamo andando?"

Parlai di nuovo, ovviamente lui non rispose, ma potei notare il suo labbro incurvarsi leggermente.

Rabbrividii.

Perché ero stata costretta a trasferirmi a Tokyo?

Perché mio padre aveva mormorato un "perdonami, presto verrò a riprenderti", prima di spingermi in questa macchina nera, funerea e inquietante?

Troppe domande senza risposta, troppi dubbi da sciogliere e che sarebbero rimasti tali per molto tempo.

 

Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi che la vettura si era fermata.

L'autista mi fece cenno di scendere e io seguii l'ordine.

Recuperai da sola la mia valigia dal cofano, il tizio in macchina non alzò un dito, non che avessi bisogno del suo aiuto, avevo imparato a contare su me stessa in tutto.

Non appena richiusi il cofano, l'auto sfrecciò via, rivelandomi il luogo in cui ero finita.

 

Avevo di fronte un enorme cancello nero, che introduceva a un viale circondato di rose.

Il loro profumo invase le miei narici.

Era un odore piacevole e questo servì a sciogliere la tensione, forse non sarebbe stato poi così male.

Fissai l'enorme cancello di ferro che non accennava ad aprirsi, mi guardai intorno in cerca di un campanello o qualsiasi cosa...

Il cielo intanto si era incupito, ricoperto da nuvoloni neri, che ogni tanto s'illuminavano sotto la luce argentea dei fulmini.

Era l'inizio di luglio, quindi si prospettava una tempesta estiva coi fiocchi.

Poggiai la mano sul cancello e al solo tocco questo si spalancò.

Sorpresa, proseguii lungo il viale rosato.

Osservai le rose che puntellavano gli arbusti circostanti, ce n'erano di molteplici colori, ma quelle bianche mi colpirono maggiormente: così pure, così maestose.

Raggiunsi un enorme portone in legno, che per maniglia aveva un battente.

Afferrai l'impugnatura circolare con mano tremante: quella villa gigantesca, che mi avrebbe ospitato per poter frequentare il nuovo college, era decisamente tetra, seppur a suo modo elegante.

 

Colpii col battente il legno consumato del portone e il rumore rimbombò in tutta la dimora.

In quel momento scese una pioggia scrosciante, che inumidì i miei capelli ramati.

La porta si spalancò cigolando.

Reprimendo la voglia di darmela a gambe, entrai, cercando di essere più coraggiosa di quanto in realtà fossi.

Una volta dentro, il portone si chiuse alle mie spalle.

Sobbalzai, cercando con lo sguardo chi lo avesse spinto, ma non c'era traccia di anima viva.

 

L'ingresso era ampio, al centro partiva una scalinata enorme, che poi si divideva in direzioni opposte.

Era tutto grigio e... vecchio: sembrava il set di un film dell'orrore, solo che stavolta, se fosse accaduto qualcosa, non avrei potuto metterlo in pausa: ci ero dentro.

"C'è nessuno?" chiesi con un filo di voce.

 

Cavolo Mitsuko smettila di avere paura.

 

Mi rimproverai cercando di scacciare quell'ansia che si diffondeva nel corpo.
"C'è nessuno?"

Alzai la voce, sperando che qualcuno mi rispondesse, ma l'unica risposta che ricevetti fu il silenzio.

Mi voltai a destra e scorsi un'altra stanza.

Mi avventurai all'interno, con passo deciso, e notai una figura sul divano.

Mi affrettai e giunsi in un salotto spazioso.

Un ragazzo era steso su uno dei tre divani presenti, gli occhi chiusi e il viso immensamente pallido.

Titubante mi schiarii la voce, per richiamare la sua attenzione, ma questo non reagì: nessuno mi aveva parlato di ragazzi, doveva essere la magione di una famiglia con due figlie.

Lo osservai in silenzio sperando che si svegliasse da solo.

Guardandolo meglio, mi accorsi che era molto alto, aveva i capelli rosso chiaro e un fisico niente male...
“Un gran figo”, mi disse una vocina nella testa.

Scacciai quella voce, non era il momento per certi pensieri.

Titubante, allungai una mano verso la sua e quando la toccai fui presa dal panico: era freddo come il ghiaccio.

Mi sfuggii un "Oh mio Dio..." 
Papà ma dove mi hai mandata?

Mi chiesi, mentre cercavo disperatamente il telefono nella tasca esterna della valigia. Finalmente le mie dita toccarono qualcosa di solido e rettangolare.

Estrassi il mio smartphone, pronta a digitare il numero dell'ambulanza, ma qualcosa, anzi, qualcuno me lo impedì.

Il ragazzo steso accanto a me, mi aveva afferrato per un polso.

Spalancai gli occhi nel vederlo così sveglio e forte.

Senza spiegarmi come, mi ritrovai stesa sul divano, con il rosso sopra di me.

 

"Chi sei?" chiese lui con un ghigno stampato in faccia.
"Chi sei tu?" domandai, ringraziando il cielo per non aver balbettato.
"È casa mia e le domande le faccio io." rispose, mentre si sporgeva verso il mio collo. Cercai invano di divincolarmi dalla presa.
"Sono Mitsuko, dovevo raggiungere una specie di villa, ma devo aver sbagliato." risposi, mostrandomi sicura di me.
"Però ora sei qui... – disse il rosso - e sono molto assettato.", aggiunse, leccandosi spudoratamente il labbro.

Ora sì che avevo paura.
"Lasciami subito.", gli ordinai tentando di scappare, ma lui era sempre più vicino...

Che intenzioni ha? Pensai con orrore.

"Ayato!" una voce autorevole interruppe il ragazzo.

Questo sbuffò e mi lasciò andare.
"Hai avuto fortuna, tavoletta1" mi disse il rosso sottovoce.

Mi allontanai da lui e vidi il mio 'salvatore'.

 

Era anche lui alto, aveva dei capelli viola scuro e gli occhi di un bellissimo color prugna, contornati da un paio d'occhiali.

Riportai lo sguardo sull'altro e mi accorsi che si era avvicinato.
"Chi sei?" chiese anche lui con tono gelido.
"Mitsuko Yoshida." risposi, fingendomi coraggiosa.
"Che ci fai qui?"
È quello che mi chiedo anche io... pensai fra me e me, però considerai più opportuno non dare quella risposta.
"Cercavo casa Sakamaki..." spiegai.

Il ragazzo mi fissò con un'espressione seria e interrogativa.

"Shu, tu ne sai qualcosa?" chiese a qualcuno.

Mi guardai intorno e scorsi un altro ragazzo biondo, steso su uno dei divani, con le cuffie nelle orecchie: sembrava dormire.
"Dev'essere l'ospite di cui ha parlato quel tale." rispose il ragazzo, senza aprire gli occhi.
"Chi ci ha offerto lo spuntino?" domandò una quinta voce alle mie spalle: dietro di me sostava un altro giovane dai capelli rosso fuoco e due occhi verde smeraldo.

Indossava un cappello simile a quello di Michael Jackson.

D'istinto indietreggiai, mi aveva dato dello spuntino...


"Il tipo della Chiesa. È la nuova sposa sacrificale e non dovremmo ucciderla per quanto ci è possibile." annunciò il biondo.

Impallidii di fronte a quell'affermazione, erano... assassini?

Perché aveva detto ucciderla?

 

Qualcuno mi leccò la guancia.
"Mh è deliziosa." disse il rosso col cappello.
"Voglio assaggiarla anche io!" un altro ragazzo dai capelli viola e con un peluche in mano, spuntò nella camera e mi passò la lingua sulla guancia.

Corsi via inorridita.

 

"Non toccatemi!" urlai, appiattendomi contro un muro.
"Come sei scontrosa Bitch-chan2!" , a parlare fu di nuovo il ragazzo col cappello.

Riflettei sull'appellativo che mi aveva dato e alla paura si mischiò la rabbia...
"Come mi hai chiamata?" chiesi, con il tono più alto di un'ottava.
"Hai sentito benissimo Bitch-chan." ripetè, lui scandendo le parole.
"Vacci piano, l'ho vista prima io." affermò il ragazzo che doveva chiamarsi Ayato.
"Lei è di tutti." disse quello con il peluche in braccio.

"Io non sono di nessuno! – ribattei furiosa –ci dev'essere un errore, non dovrei essere qui e adesso me ne vado!"

Gridai di nuovo, mentre prendevo il cellulare, ma qualcuno me lo strappò dalle mani e lo appallottolò come fosse di carta.
Rivolsi lo sguardo al fautore di quel gesto e mi ritrovai davanti un ragazzo alto, capelli biondi, o meglio, bianchi, con sfumature di un rosa chiarissimo sulle punte, gli occhi color cremisi e un fisico perfetto come quello degli altri...


"P-perché?" balbettai.
"Non ne avrai bisogno." rispose semplicemente, con una punta di fastidio nella voce.
Non parlai.

 

Due voci mi suggerivano cosa fare, una urlava "scappa!" l'altra ripeteva "tiragli uno schiaffo!"

 

Guardai i bellissimi e terrificanti ragazzi che mi circondavano e decisi di ascoltare la prima.

Corsi a perdifiato fuori dal salotto, andai su per le scale, così velocemente che inciampai, sbucciandomi leggermente il ginocchio, dal quale uscì una piccola goccia di sangue, mi rialzai a fatica, ignorando la gamba che pulsava dal dolore, arrivai al secondo piano ed entrai nella prima camera disponibile.

Chiusi a chiave la porta alle mie spalle e caddi a terra, priva di forze.

Delle lacrime uscirono prepotenti dagli occhi.

 

Lì, su quel pavimento duro e freddo, in quella stanza semi-buia, tentavo di convincermi che quello era solo un brutto sogno, presto sarei tornata a casa con mio padre e avrei ripreso la mia normalissima vita...


"Bitch-chaaan!", una voce mi riportò con violenza alla realtà.

Afferrai con veemenza il pendente a forma di croce che portavo al collo, m'infuse coraggio...

Chiusi gli occhi, inspirando a fondo, quando li riaprii, i sei erano davanti a me.

L'oscurità avvolgeva i loro volti, rendendoli più terrificanti di quanto già fossero.

Notai il loro sguardo guizzare sul mio ginocchio sbucciato, intravidi una luce sinistra e famelica, in quegli occhi spaventosi, e tremai.

 

Per quanto mi sforzassi di negarlo, una vocina ripeteva: vampiri.

Erano innaturalmente bianchi ed incredibilmente veloci, per non parlare del fatto che, nonostante mi fossi chiusa a chiave in quella stanza, avevano trovato il modo di entrarvi.

In più, si rivolgevano a me come se fossi un dolce prelibato...
Conoscevo bene i vampiri.

Avevo letto molte storie sul loro conto, in qualche modo mi avevano sempre affascinato, ma ero sicura che non esistessero.

Invece ora, guardando quelle facce, quei canini così appuntiti, che spuntavano improvvisamente dalla bocca, capii che erano tremendamente reali.

"Non vi avvicinate", ordinai loro, stupendomi della mia stessa voce, così ferma e decisa. Scoprii la croce che portavo al collo, sperando almeno di allontanarli, ma nessuno si mosse, qualcuno addirittura sorrise perfidamente.

 

"Perspicace, ma non abbastanza... -, esclamò quello con gli occhiali – noi vampiri siamo immortali e di certo non esistono armi umane che possano ferirci."
Sbiancai.

L'avevo già capito che erano vampiri, ma spiattellarmi in faccia quella cruda realtà mi aveva spiazzato.


"Questa è la tua stanza. Frequenterai la nostra scuola serale e dovrai abituarti a dormire di giorno e svegliarti la notte. A tal proposito, è bene che conosca chi si nutrirà del tuo sangue."

Pronunciò quelle parole raccapriccianti con naturalezza.


"Io sono Reiji, il secondo figlio. Lui è Ayato – annunciò, indicando il rosso che avevo incontrato per primo. – E lui è Raito."

Indicò l'altro rosso, il quale calcò il cappello sulla testa con la mano.

Certo, un gesto da vero gentlemen, peccato che mi aveva chiamata spuntino.


"Lui è Kanato." Annunciò, rivolgendosi a quello dai capelli viola col peluche in mano.
"Poi c'è Subaru, l'ultimogenito." e indicò il tipo con i capelli bianchi.
"Infine c'è Shu, lui è il primogenito." concluse Reiji, facendo un cenno a quello biondo con gli auricolari.

 

Mi lanciò un'ultima occhiata gelida e andò via, seguito a ruota dagli altri.

Dunque erano fratelli.

Mi tirai su dal pavimento, sorpresa di trovare la mia valigia sul letto.

Ero così sconvolta, che non mi ero neppure accorta della sua presenza.

Strinsi di nuovo il ciondolo che avevo al collo, cercando conforto.

Ma questo non venne.

Mi sentivo confusa, stordita.

 

Non riuscivo a credere che la mia famiglia mi avesse abbandonato qui, nonostante ciò, non potevo fare a meno di pensare che mio padre sapesse a cosa stavo andando incontro. Perciò mi aveva chiesto di perdonarlo.

 

Con questa consapevolezza mi lasciai cadere sul letto, come un peso morto, le lacrime ripresero a rigarmi il viso.

Avevo una sola domanda: perché?
Aprii la valigia e ne estrassi una scatolina.

Alzai il coperchio e il pianista in miniatura al suo interno prese a girare, il carillon produsse la sua melodia3.
Le lacrime divennero più abbondanti.
"Perché?" mormorai, rannicchiandomi su me stessa.

 

Non potevo abbattermi in questo modo...

Asciugai il viso umido e richiusi la scatolina.

La poggiai sul comodino e studiai la stanza in cui mi trovavo.

Il letto su cui ero stesa era a due piazze, con il materasso bianco e le lenzuola rosa confetto.

Di fronte al letto c'era un grande armadio bianco con due ante.

A sinistra del letto un comodino e una lampadina rosa, proprio come il lenzuolo.

Ma è tutto rosa?

A destra, una finestra coperta da delle tendine di lino, rigorosamente rosa.

 

Aprii la finestra e mi sporsi.

Pioveva ancora, ma non come prima.

Guardai giù, ero al secondo piano, un salto del genere mi avrebbe minimo rotto una gamba. Esclusi l'idea di gettarmi per scappare.

Attraverso le nubi, notai che il sole stava sorgendo.

Ricordai le parole minacciose di Reiji: ti dovrai abituare a dormire di giorno e svegliarti di notte.
Sistemai i vestiti nell'armadio.

 

Sorrisi amaramente, ricordando di aver portato un abbigliamento chic.

In fondo ero convinta di frequentare un college privato e, pensando di non essere all'altezza, avevo scelto i capi più nuovi e alla moda che avessi.

 

A sinistra dell'armadio notai una porta che mi era sfuggita.

Afferrai la maniglia dorata e la girai, carica di rinnovate speranze, sebbene queste si sciolsero quando vidi una vasca: era il bagno.

Davvero pensavo sarebbe stato così facile andare via?

Comunque sia, avrei trovato il modo.

Afferrai la camicia da notte blu a maniche corte e andai al bagno per cambiarmi.

M'infilai rapidamente l'abito e mi sciacquai il viso.

Lo specchio davanti a me rifletteva una Mitsuko frastornata.

I capelli castani erano più ricci e scompigliati del solito, la carnagione più pallida...

Uscii dal bagno e mi buttai sul letto.

Provai a chiudere occhio, ma non ci riuscii, pensai invece a qualche piano per la fuga: sarei riuscita a scappare da lì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tavoletta1: Nell'anime, Ayato chiama la protagonista Chichinashi, che letteralmente significa "senza tette".

Bitch-chan2: Sempre nell'anime, Raito si rivolge alla protagonista con questo soprannome che sta per "puttanella" (questi vampiri son tutti molto simpatici, si...)

Melodia3: la melodia che produce il carillon di Mitsuko è la seguente:  
https://youtu.be/VoE04a1RHwk

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve gente! Ebbene ho deciso di revisionare i capitoli.
Non ho apportato modifiche sostanziali alla storia, ma era troppo caotica, sia a livello di grafica, sia per qualche piccolo dettaglio nella scrittura che non mi convinceva.
In più, ho cambiato il volto di alcuni personaggi, approfittando del fatto che tinypic ci ha abbandonati, e quindi dovevo reinserire le immagini.
Ho deciso di lasciare i vecchi “angoli autrice” poiché sono parte di questa storia, in qualche modo.
Quindi ben trovati, voi che avete già letto e seguito questa fan fiction e benvenuti nuovi arrivati!

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 -Morsa- ***


Capitolo 1 - Morsa -

 

 

 

Quando mi svegliai, mi accorsi di avere il fiatone: dovevo aver avuto un incubo...
"Papà?" chiamai ad alta voce...
Nessuna risposta.
Mi guardai intorno disorientata, quella non era la mia camera...

Realizzai che l'incubo era la realtà e la realtà un incubo.
Non mi sarei mai immaginata di finire in un “covo” di vampiri assetati di sangue, loro prigioniera.
Mi trascinai fuori dal letto, il sole calava dietro i monti e il cielo si tingeva di un arancione scuro, con striature blu.
Rivolsi uno sguardo all'orologio appeso alla mia sinistra, segnava le sei e mezzo.

Afferrai dei capi dall'armadio e andai al bagno a cambiarmi, presto o tardi quei sei si sarebbero fatti vivi, il solo pensiero mi diede i brividi.
Infilai degli shorts di jeans a vita alta, un paio di ballerine e una maglietta nera a maniche corte, sulle quali era disegnato un motivo floreale.
Tornai in camera posando il pigiama sotto il cuscino, quando mi voltai, una figura nella penombra mi fece sobbalzare.

"Ciao tavoletta!", mi salutò Ayato cordialmente, gli lanciai un'occhiataccia, sapevo che non aveva buone intenzioni.
"Cosa ci fai in camera mia?" domandai seccata, tentando di celare una certa angoscia.
"Questa è casa mia e faccio quello che voglio." replicò il rosso, sporgendosi verso di me.

"E poi… sono assetato.", aggiunse, afferrandomi per i polsi.

Rabbrividii al suono di quelle parole ma non mi lasciai intimidire.
"Lasciami immediatamente.", sembrava più un ringhio che una minaccia, perlomeno non avevo perso il mio “spirito battagliero”, che tanto mi caratterizzava.

"La tua prima volta sarà con me.", annunciò invece Ayato, continuando a stringermi con una mano i polsi e con l'altra scostandomi i capelli ondulati.

Avvampai al suono di quella frase per la rabbia e... l'imbarazzo.
Gli schiacciai un piede, divincolandomi dalla presa, e ignorando la sua espressione più che stupita.
Mossi tre passi verso la porta, poi mi ritrovai schiacciata contro il muro.
"È inutile che provi a fuggire.", disse il rosso, sorridendo crudelmente.

Ingoiai a vuoto vedendo i suoi canini sporgere dalle labbra.

Tentai inutilmente di scansarlo.
Alla fine affondò quelle zanne bianchissime nel mio collo.
Cacciai un lamento mentre mi sentivo sempre più debole.
Ripensai al fastidio che provavo da bambina, quando dovevo farmi la puntura: l'ago della siringa, al confronto, era nulla.

"È delizioso." mormorò sulla mia gola, continuando a mordere sempre con più foga.
"Smettila!" gridai irata, ma la rabbia venne prosciugata assieme al sangue.
Dopo un tempo che parve interminabile, si staccò da me, leccando il sangue che zampillava dalla cute.
"Questo è il segno che tu mi appartieni.", disse con voce profonda e tremendamente seria.

Mi appoggiai sulla parete fredda per non cadere, in preda ad un giramento di testa.
E così com'era apparso, Ayato svanì nel nulla.
Mi portai una mano sulla fronte per calmare le vertigini.
Corsi in bagno a sciacquare la ferita, sperando che venisse via anche il ricordo di quell'esperienza terribile.

Guardai il collo marchiato da due buchi.
Richiusi il rubinetto e sobbalzai nel sentire altra acqua scrosciare alle mie spalle.
Mi voltai lentamente e vidi il ragazzo biondo, quello con le cuffie  immerso nella vasca, completamente vestito.
Mi avvicinai a lui, piuttosto seccata:
"Che stai facendo?" chiesi incrociando le braccia al petto.
Mosse la testa nella mia direzione, tuttavia senza aprire gli occhi.
"Sei fastidiosa... E comunque faccio il bagno.", annunciò con la voce impastata dal sonno.
Aggrottai le sopracciglia: tu fai il bagno nella mia vasca e io sarei fastidiosa? Ma che problemi hanno?

"E tu fai il bagno tutto vestito?" chiesi accigliata.
"Che sfacciata... speravi di vedermi nudo?" domandò con tono piatto, mantenendo gli occhi chiusi.

Lo osservai sbigottita.
"C-cosa? NO!" esclamai con voce stridula.
Per evitare di schiaffeggiarlo seduta stante, feci dietro-front, pronta ad andarmene, ma lui catturò il mio polso e, senza spiegarmi come, mi ritrovai nella vasca.
L'acqua tiepida inumidì i vestiti nuovi...

Adesso si che lo uccido... mi dissi, mentre il liquido inzuppava i capi costosi.
Alzai lo sguardo e sussultai nel ritrovarmi quei due occhi color zaffiro puntati addosso.
"Emani un buon profumo." dichiarò Shu, affondando la testa fra le mie ciocche.

La paura prese il sopravvento: era già abbastanza dover sopportare il fatto che fossero dei vampiri, desiderosi del mio sangue, ma cos’avrei potuto fare se avessero deciso di volere qualcos’altro da me?

A distrarmi da quei pensieri fu una fitta lancinante sul collo.
Anche il biondo mi aveva appena morsa.
Poggiai le mani sul suo petto scolpito e tentai di allontanarmi, ma questo mi provocò altra sofferenza.
Dovetti attendere che Shu ritraesse i canini.
Poi se ne andò in silenzio.
Rimasi nella vasca, stremata, mentre l'acqua assumeva un colore rosso sangue, il mio...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MITSUKO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

 

Ed eccoci con il terzo capitolo (che in realtà è il primo perché gli altri due erano un prologo ^-^") Scusate il ritardo ma ancora la scuola non vuole bruciare e non ho avuto molto tempo...

Comincio ringraziando i lettori silenziosi che seguono la mia storia (sperando che prima o poi vi facciate sentire) e soprattutto le lettrici che mi hanno recensita! Conta molto per me così posso sapere in cosa devo migliorare, cosa vi aspettate dalla storia e cosa vi piacerebbe accadesse!!!

(Ayato: Hai finito?...
Nephy: Tu sta' zitto che hai morso la povera Mitsuko...è_é
Ayato: Bè, tanto povera non è...mi ha calpestato un piede...
Nephy: Ti sta bene u_u)
Passiamo alla ff!! Anche questo è un capitolo un po' corto, ma avrò modo di rifarmi ^_^ Spero di non aver fatto troppi errori  e che la narrazione vi stia piacendo. Adesso vi lascio con qualche immagine(e ringrazio Lady Morjana che mi ha spiegato come fare X''D) e spero di sentirvi presto!! Un bacio -Nephertiti- ^3^

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 -Sogni- ***


Capitolo 2 - Sogni - 

 

Mi ripresi solo dopo molto tempo, non seppi definire quanto.
Avevo gli abiti fradici, perciò dovetti cambiarmi.

Indossai una gonna azzurra a vita alta, con un motivo floreale, e una camicetta bianca. Raccolsi i capelli in una coda di cavallo e osservai il collo: era morso sia a destra che a sinistra, la carne ancora arrossata.

Rovistai nel mobiletto del bagno.
C'era un disinfettante e delle garze, mi tamponai i buchi con l'alcol, stringendo i denti quando avvertii la cute bruciare.

Tornai in camera, il sole stava sorgendo, ma per me tramontava.
Mi accomodai sul letto e ascoltai la melodia del mio carillon, osservando la palla infuocata sbucare dietro i monti.
Rimpiangevo il suo calore sulla mia pelle…

Ancora una volta mi domandai perché fossi lì, non trovavo una risposta logica a tutto ciò.

"Mi chiedevo da dove provenisse questo suono, Bitch-chan." una voce sensuale richiamò la mia attenzione.
Scattai in piedi per guardare il mio interlocutore: il suo nome doveva essere Raito.

Richiusi la scatolina e la melodia s'interruppe.
Aggirai il letto, per avere il materasso a dividerci.

Come se questo basti a proteggerti, pensai con amarezza.

"Non chiamarmi in quel modo." ribattei inviperita, stupendomi di avere ancora un briciolo di coraggio.

Lui mi sorrise malizioso.
Istintivamente arretrai di qualche passo, incappando in qualcosa di duro.
Raito non era più davanti a me e, a giudicare dalle mani sui miei fianchi, mi stava dietro.
"Non dirmi quello che devo fare, B-i-t-c-h-chan", calcò il nomignolo col tono della voce.

Era il momento di sfoderare la mia “mossa segreta”: gli pestai un piede e mi allontanai da lui, ma, come da copione, qualcuno mi trattenne per un polso, facendomi sbattere contro il soffice materasso.

Raito m'imprigionava col suo corpo e mi fissava con quello sguardo smeraldo così penetrante.
Possibile che tutti abbiano degli occhi tanto belli?
Volsi lo sguardo altrove e provai a scansare il vampiro. Sforzo inutile.

"I miei occhi ti imbarazzano Bitch-chan? –, sussurrò Raito nel mio orecchio – Oh, non sai che effetto mi fanno i tuoi...”
Avvampai sentendo quelle parole e una mano gelida sul collo.
Mi girai e scorsi il ragazzo armeggiare con i bottoni della mia camicia: spalancai gli occhi, indignata.
"Non toccarmi, maniaco!" gridai, cercando di allontanarlo.

Il rosso mi afferrò le mani e le spinse sopra la testa.
In seguito affondò i suoi canini sotto le clavicole. Cacciai un urlo mentre il vampiro gustava il mio sangue.
"No..." scongiurai, la mia voce si era affievolita per la debolezza. La stanza prese a vorticare intorno a me...
Sentii Raito mormorare: "E' delizioso."
Poi il buio mi avvolse.

***

Una bambina dagli occhi color cioccolato e i capelli castani correva.
Aveva si e no cinque anni e correva a perdifiato tra i boschi.
Inciampava sui rami e gli arbusti.
Si sbucciava le ginocchia e si feriva le braccia.

Il suo corpo docile e minuto era ricoperto di tagli rossi, che erano in netto contrasto con la pelle pallida...
Ma non smetteva di correre.
Cadeva e si rialzava. La sua faccia era una maschera di orrore e disperazione. Stringeva a se una scatolina.
Ora non era più in un bosco, adesso si trovava in una radura meno selvaggia.
Doveva aver scampato il pericolo perché aveva smesso di correre.
Però continuava a camminare.
Cadde a terra, allo stremo delle sue forze.
Un uomo con un completo nero la raggiunse.
La prese fra le braccia e la portò in un edificio.
A giudicare dalle suore e dai preti, si trattava una specie di monastero.
La piccola semi-cosciente si lasciò trasportare attraverso enormi saloni, dove molte persone erano ritirate in preghiera.
L’uomo aprì con la sua chiave una porta massiccia in marmo.

Entrò e depositò la bambina su un lettino.
Quando la bambina aprì gli occhi, si vide circondata da molti uomini con la stessa tuta nera.
La piccola iniziò a tremare, stringendo forte la scatola che teneva in mano.
Lo straniero che l’aveva salvata si avvicinò a lei e le sorrise con dolcezza.
"Ho un regalo per te!”, annunciò mettendole al collo qualcosa, più precisamente una collana, a cui era appesa una croce d'argento.
Nello stesso istante, un raggio di sole illuminò la bambina, dandole calore, infondendole conforto.
Tutti rimasero incantati da quella scena.
Prima che la piccola si addormentasse, sentì la voce di quell'uomo gentile: “È deciso. Lei è Mitsuko, la fanciulla della luce.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti ^_^
Siamo giunti al quarto capitolo!!! Ringrazio calorosamente coloro che mi hanno recensita e quelli che seguono 'in silenzio' la mia umile storiella (Ai quali, -come al solito- rompo le scatole invitandoli a recensire) Passiamo alla ff! Che ne pensate?! So che anche questo capitolo è cortino ma iniziamo ad avere delle 'svolte': se non fosse chiaro, l'ultimo pezzo (scritto con un altro carattere) è un sogno che ha fatto Mitsuko...Che significherà mai?! Continuate a leggere e lo scoprirete ;)
Un bacione -Nephy- ^3^
Vi lascio con alcune immagini!!

 

 

 

 

 

 

 Ayato Sakamaki

 

 

 

 

 

 Raito Sakamaki



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3-Fuga?- ***


Capitolo 3 - Fuga? - 

 

 

Ancora una volta, mi svegliai di soprassalto.
Mi sedetti sul letto e un attacco di vertigini mi costrinse a stendermi di nuovo.
Sembrava fossi su una giostra che mi faceva girare con violenza.
Ricordai il sogno: quella bambina, che tanto mi assomigliava, era stata chiamata col mio nome.
Cosa significava?
Troppe domande senza risposta, la testa pareva esplodermi.

Intravidi sul comodino il mio carillon e una scatolina di cartone: succo di frutta.
Avevo fame, quindi bevvi avidamente il liquido al gusto di lampone.
Mi nutrivano, per poi cibarsi di me...
Disgustata dalla constatazione appena fatta, posai la bevanda sul mobile e feci un respiro profondo.
Non sarei sopravvissuta un giorno di più in quella casa infernale.

Raccolsi le ultime energie che mi restavano e mi trascinai fuori dalla camera.

Scesi la scalinata principale, diretta al portone d'ingresso.
Era semi-aperto. Troppo facile…
Rilegai quella vocina in un angolo remoto della mia mente, volevo solo fuggire.
Percorsi il viale rosato, l'odore dei fiori circostanti invase le mie narici, scatenandomi un conato di vomito.
Ero talmente traumatizzata da trovare ripugnate ciò che prima mi piaceva.

Dal nulla spuntò Kanato.
Mi bloccai di colpo e quasi caddi dalla sorpresa.
"Dove vai?" chiese il ragazzo scrutandomi con quegli occhietti curiosi.
Seppur stringeva un orsacchiotto e parlava poco, era quello che più m'inquietava, aveva sempre un'aria spaventosamente calma e uno sguardo vitreo.

"A-avevo bisogno di una boccata d'aria...", spiegai cercando di essere il più convincente possibile.
Lui mi rispose con una risatina malefica.
"Non sa mentire, vero Teddy? –, domandò al peluche, poi si rivolse a me, improvvisamente serio – Lo sai che non sta bene dire le bugie?"

"Mi dispiace…", mi sfuggii.
Ero abituata ad essere gentile ed educata, ma le mie parole servirono ad irritarlo.
"Non sei veramente dispiaciuta, quindi non scusarti!" gridò alterato.
Aveva cambiato umore così repentinamente da farmi indietreggiare.
Cosa avrei dovuto dirgli? Non riuscivo a ragionare lucidamente, ero troppo esausta.

"Cosa vuoi che faccia?" chiesi senza pensare.
Kanato posò Teddy su un arbusto lì vicino, poi mi spintonò e finii per cadere a terra.
Il suo peso schiacciava il mio corpo.
"Lasciami bere il tuo sangue." disse inarcandosi sul mio collo, gli occhi lilla fuori dalle orbite.

Avrei voluto respingerlo però mi era impossibile muovermi.
Avvertii le zanne del vampiro conficcarsi con ferocia nella mia pelle, dalla mia gola uscì un mugolio, non avevo la forza neppure per gridare.
L'unica cosa che mi venne spontanea fu alzare la mano per cercare la collana.

Quando le dita vennero a contatto con il metallo freddo del ciondolo, strinsi con veemenza la croce.
In quell'istante, l'orsacchiotto cadde e Kanato lo raccolse preoccupato: "Oh, ti sei fatto male Teddy?" domandò con fare materno.
Ne approfittai per scappare.

Tornai nella mia camera, non c'era speranza che riuscissi ad andare via di lì.
Mio padre mi aveva abbandonata a quel nefasto destino ed io impotente dovevo sottostare a quei sei, inerme, indifesa, alla loro mercé.

Perché? Quel maledetto quesito non trovava risposta.
C'era solo un modo per ricacciare indietro le lacrime...
Congiunsi le mani, avevo bisogno di pregare.
“Buonasera Bitch-chan...”
Quella voce irritante mi fece sobbalzare.
Lo ignorai e basta.
“Pregare non serve a nulla – esclamò Raito – Sai chi ti ha mandato qui? La Chiesa in cui credi tanto.”

Scossi il capo e mi voltai a guardarlo: “Stai mentendo.”

“Ti hanno detto che saresti andata a vivere in una nuova casa per frequentare il college privato, non è così?” domandò lui imperterrito.
Quelle parole mi trafissero come tanti aghi.
“Come lo sai?” chiesi confusa.
“So molte cose su di te Bitch-chan”, dichiarò il vampiro in un tripudio d'arroganza.
“Non sai nulla su di me! – sbottai irata – altrimenti non mi daresti un appellativo che non mi si addice!”

Raito sorrise malizioso, si avvicinò a me e, senza darmi il tempo di elaborare, mi spinse sul letto, inchiodandomi col suo corpo.
“Invece quest'appellativo ti rispecchia e ora te lo dimostrerò, Bitch-chan”, scandì il nomignolo e passo la sua mano gelida sotto la gonna, tirando su il pezzo di stoffa.

Intuii le sue intenzioni e il mio volto si contrasse in una smorfia d'orrore e disgusto.
“No!” urlai, dimenandomi.
Raito strinse le dita sottili attorno al collo e mi bloccò sul materasso.
Poi prese a baciarmi il ginocchio e successivamente passò all'interno coscia.

Arrossii per la vergogna e lo sentii sorridere sulla gamba scoperta, infine affondò i canini nella carne.
Cacciai un gemito soffocato, stringendo il lenzuolo su cui ero stesa, le lacrime mi offuscarono la vista.
Il vampiro estrasse le zanne sporche del mio sangue e si leccò il labbro.

“Ora non dirmi che non ti è piaciuto Bitch-chan” soffiò sul mio orecchio.
Con le forze che mi restavano gli tirai un sonoro schiaffo.
Di certo l'avevo colto di sorpresa perché mi fissò a lungo, inebetito.

Nel frattempo, la porta della camera si era spalancata, lasciando il posto ad un furioso Ayato.
“Reiji vuole vederti.” mi comunicò, fulminando l'altro con lo sguardo.
Tornai in piedi, lanciando un'ultima occhiataccia a Raito che, per salutarmi, pigiò il cappello sulla testa.
Avrei voluto strangolarlo ma seguii in silenzio Ayato.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

 

 

Ciaooo gente!!! E siamo al...quinto capitolo...

(Nephertiti: Pssss Yuko!

*Arriva una ragazza con gli occhiali e dall'aria saccente.*

Nephertiti: Siamo al quinto capitolo?!

Segretaria Nephy/Yuko: *Controlla un'agenda* Si, è proprio il quinto.

Nephertiti: Ammazza!! >v<)

Allora, inizio ringraziando coloro che recensiscono la storia (e che mi motivano a continuarla), quelli che l'hanno inserita tra le seguite o tra le preferite e infine quelli che la seguono 'silenziosamente', grazie davvero!

Spero che non ci siano troppi errori e che il capitolo vi piaccia.

(Yuko: Nephy-san?

Nephertiti: Che c'è?! ^_^

Yuko: Hai scordato di dire 'recensite'

Nephertiti: *si batte una mano sulla fronte* Hai ragione!!)
P.s. Aspetto con ansia i vostri commenti, positivi ma anche negativi, in modo tale io possa migliorarmi!!
Un bacio a tutti ^3^ -Nephy-

 

 

 

 

 

 

KANATO SAKAMAKI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SHU SAKAMAKI

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 -Cambiare tattica?- ***


Capitolo 4 - Cambiare tattica? -  

 

 

 

 

 

 

“Volevi vedermi?” domandai a Reiji, dopo essere entrata nella sua camera.
Il vampiro teneva in mano una tazzina... thè a giudicare dall'odore.

“Dovrai nutrirti, altrimenti ti dissangueremo prima del previsto.” annunciò con nonchalance, poggiando la tazza sul tavolino davanti a sé.
Lo seguii al piano inferiore.
Raggiungemmo una stanza spaziosa, con un tavolo al centro e un angolo cottura sulla destra. Accanto, individuai immediatamente il frigo e ricordai di essere decisamente affamata.

“Non so quanto cibo potrai trovare.” concluse Reiji, mentre usciva.
Ma qualcosa catturò la sua attenzione, lo vidi arricciare il naso e puntare quelle iridi magenta sulla mia gamba morsa.

“Di solito non m'interessano le cose imperfette...”, mormorò con un luccichio sinistro negli occhi.
Si avvicinò a me minaccioso, non ebbi il tempo di allontanarmi, che mi sbatté sul muro, imprigionandomi con le braccia.
“Ma con te potrei fare un'eccezione, emani un profumo così...”, non terminò la frase e perforò, con i canini, il mio collo.
Mi morse con una foga tale che mi contorsi dal dolore.

“Lasciami!” ringhiai irata, sentii le zanne fuoriuscire.
“Continua pure a gridare, mi piace vederti terrorizzata e sofferente.” confessò il vampiro, con un sorriso crudele e mi morse ancora, con ferocia e avidità.
Ero davvero debole, ma strinsi i pugni e non gemetti, solo per non dargliela vinta.

Allo stremo delle forze, boccheggiai, come se mi mancasse l'aria, scivolai lungo la parete fredda, priva d'energie.
“Tsk, umani...” borbottò Reiji con disprezzo.
Poi svenni.

***

La bambina dai capelli castani correva di nuovo.

Stavolta non era in una foresta ma in un viale rosato.
Raggiunse tre bambini che giocavano assieme.
Una donna bellissima e dai capelli viola si avvicinò ai tre e ne richiamò uno.
“Ayato! Che fai qua fuori? Fila a studiare!” gli urlò infuriata.
“Non posso mai giocare. Studio notte e giorno. Voglio stare qui.” replicò il piccolo dai capelli rossi, torcendosi le mani.
“Se non mi ubbidisci e non studi, sarai un ragazzino inutile. E che fine fanno i figli inutili?” chiese la donna con tono minaccioso.
“Muoiono affogati in piscina...” rispose il piccolo. fissando il pavimento.
“Vedo che ci siamo capiti, ora vai!” ordinò e il bambino corse via.

Gli altri due, rimasti immobile per tutto il tempo, fissarono la donna intimiditi.
“Kanato, canarino mio, canta per la mamma.” esclamò la donna, rivolgendosi a quello dai capelli viola.
“Veramente io...”
“Canta!”
Sentenziò quella donna crudele: il piccolo prese a cantare.

La scena cambiò.
La bambina era in un cortile, dietro a un albero.
C'era un'altra donna bellissima dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Un bambino le corse incontro: “Mamma, guarda cosa mi ha regalato Edgar!”, disse, sfoggiando un cucciolo di cane.
La madre, che sembrava tutta presa dal suo ricamo, lo fulminò con lo sguardo.
“Shu! Sei il primogenito, devi pensare ai tuoi incarichi!” gridò, facendo un cenno al maggiordomo accanto a lei, quest'ultimo si avvicinò al bambino biondo e gli strappò il cane dalle mani.
“Fallo sparire.”, gli ordinò la donna e l'uomo annuì.
“Perché l'hai fatto?” urlò il biondino e corse via piangendo.
La donna sospirò.

“Madre!” una terza voce interruppe il silenzio: “Guarda madre, ho imparato a memoria anche questo libro!” annunciò un bambino dai capelli viola e gli occhi magenta.
“Non ora, Reiji.” gli rispose la donna freddamente e riprese a ricamare.
Il bambino si allontanò deluso.

La scena cambiò ancora.
Un bambino dai capelli bianchi guardava la torre che aveva di fronte.
Attraverso la finestra sbarrata, si poteva scorgere una donna.
Aveva un'aria sofferente e osservava il piccolo con quello sguardo perso, o meglio, fissava il pugnale che stringeva il bambino.
“Non posso farlo madre, non posso uccidervi.” dichiarò il piccolo lasciandosi sfuggire l'arma dalle mani.
La donna scomparve nella torre.

La scena mutò una terza volta.
Un bambino dai capelli rossi ,con un cappello che gli stava un po' largo, aprì la porta di una camera, all’interno vi era la donna dai capelli viola, con un uomo dai capelli neri lunghi fino alle spalle.
Amoreggiavano senza contegno.
“Madre? Zio?” chiese il bambino, triste e confuso.
“Raito, non vedi che la mamma ha da fare? Vuoi stare qui?” chiese la donna al piccolo, sorridendo perfidamente.
Il bambino indietreggiò, scuotendo la testa: “N-no-” disse, per poi fuggire via.

***

Quando aprii gli occhi, ero ancora stesa sul pavimento...
Avevo sognato nuovamente quella ragazzina, in più, dei bambini che corrispondevano nel nome e nell'aspetto ai miei aguzzini assetati di sangue.
Cosa stava a significare tutto questo?

Dovevo avere un gran fantasia per aver fatto quel sogno, eppure quelle immagini erano così reali che, per un momento, avevo provato compassione per quei piccoli, tutti maltrattati dalle rispettive madri...

Forse anche loro, molto, molto in fondo, avevano un briciolo d'umanità, forse avrei solo dovuto cambiare tattica.
D'altronde, se quella era stata davvero la loro infanzia, potevo, in parte, giustificare alcuni dei loro comportamenti.

Con molta fatica, mi alzai da terra.
Strascicai i piedi fino al frigorifero: i miei occhi brillarono quando vidi il ben di Dio che conteneva.
Formaggi, salumi, verdure e bevande, c'era proprio tutto.

Recuperai le uova e il latte.
Rovistai nella mensola e agguantai un pacco di farina e uno di zucchero.
Mescolai tutti gli ingredienti in una ciotola: avrei preparato una torta deliziosa.
Uno dei miei hobby era cucinare, me la cavavo bene.

Mentre preparavo il dolce, successe qualcosa di strano: cominciai a cantare.
Mio padre diceva sempre che avevo una voce bellissima e io stentavo a crederci.
Cantavo solo perché mi piaceva farlo, perché mi veniva naturale quando ero di buon umore.

Quindi era decisamente strano che, dopo tutto quello che avevo passato, fossi di buon umore... Infornai il ciambellone, continuando a canticchiare.

"Sei fastidiosa.”,  una voce alle mie spalle mi fece sussultare. Shu era seduto su una sedia, gli occhi chiusi e i piedi appoggiati al tavolo.

"Credevo ti piacesse la musica." commentai sarcastica, indicando i suoi auricolari.
"Solo la mia." replicò lui freddamente.
Spalancai la bocca per ribattere ma venni preceduta...
"Però devi ammettere che Bitch-chan ha una bella voce.", Raito era comparso dal nulla.
"E cos'è questo profumo? Non sei tu Bitch-chan." aggiunse il rosso, avvicinandosi pericolosamente a me.
Mi sentii strattonare da dietro.
"Non è lei e non voglio che la tocchi.", Ayato mi teneva stretta a sé, circondandomi le spalle con le sue braccia.
"Sai che è la nostra preda e non solo la tua." rispose il vampiro col cappello.
"E tu sai che l'ho vista prima io." insisté il ragazzo alle mie spalle.
La situazione iniziava a darmi suoi nervi, mi divincolai da Ayato.

"Insomma, non sono mica la vostra bevanda energetica!" sbottai furiosa.
A quelle parole, Raito ridacchiò di gusto, anche sul volto di Shu notai l'ombra di un sorriso, il terzo vampiro, invece, avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
"Tu sei la mia bevanda, tavoletta." era spaventosamente serio.
"Lasciami subito." lo minacciai.
Non avrei retto un altro morso.
Un rumore assordante richiamò l'attenzione di tutti, Subaru aveva appena lasciato una crepa nel muro.
"Cos'è questo caos?"
Lo guardai attonita: una bella camomilla no, eh?

In quell'istante mi ricordai della torta.
Scostai bruscamente Ayato e cacciai il dolce, per fortuna non lo avevo bruciato.
Tutti mi guardarono, sinceramente sorpresi.
"Bè, che c'è? Così mi ringraziate per avervi fatto una torta?", domandai con un sorriso tirato.
Nessuno si avvicinò per assaggiarla, l'albino addirittura andò via.

La “nuova tattica” non sta funzionando, pensai rassegnata.

Mi servii una fetta del dolce, ignorando gli altri.
Il mio palato esultò di gioia, quando il soffice pan di spagna venne a contatto con la lingua.
Ero davvero affamata. Notai che Shu era scomparso e Ayato mi guardava in modo indecifrabile.
Mi alzai quasi offesa che nessuno avesse apprezzato il gesto.

Tornai in camera e m'immersi nella vasca.
Necessitavo di un bel bagno rilassante.
A contatto con l'acqua calda, le mie angosce, le paure e le preoccupazioni andarono scemando.

C'eravamo solo io e la schiuma che profumava di zucchero filato.
Lasciai che i problemi scivolassero via insieme al sapone.
Indossai la mia camicia da notte e tornai nella stanza da letto.
Una sagoma si mosse nell'ombra... Riconobbi i capelli bianchissimi e gli occhi cremisi.
"Subaru?"

 

 

 

 

 

 

 


 

 

SUBARU SAKAMAKI

 

 

 

 

 

REIJI SAKAMAKI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

 

Salve gente! E sono di nuovo qui, con il...

(Nephertiti: Pssss Yukooo, dove siamo?!

Segretaria Nephy/Yuko: *Controlla agenda* siamo al sesto capitolo!

Nephertiti: Grazie^_^)

Con il sesto capitolo!!!

Comincio ringraziando di cuore tuuutti quelli che hanno recensito la storia, che l'hanno aggiunta fra le preferite, tra le seguite e ricordate!! In più, un grazie anche ai lettori -come li definisco io- silenziosi!

Allora la nostra Mitsuko continua a fare strani 'sogni'...Che cosa vorranno dire?

Invito tutti a recensire: fatemi sapere che ne pensate, se vi sta piacendo e cosa vi aspettate!

Un bacione ^3^ Nephy!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5-Primo giorno di scuola- ***


Capitolo 5 - Primo giorno di scuola - 

 

 

 

 

 

 

“Se resterai qui, morirai di certo.” esordì Subaru, avanzando verso di me.
Sussultai al suono di quelle parole così brusche e così...veritiere.
Abbassai il capo, rassegnata a quella crudele verità, dovevo restare lì, senza sapere il perché.

Vidi il ragazzo davanti a me esitare.
Sembrava stesse per andare via, mosse tre passi verso la porta, poi si bloccò di colpo.

“Prendi questo.” disse Subaru, offrendomi un pugnale.
Spalancai gli occhi, quell'arma era la stessa che impugnava il piccolo Subaru nel sogno.
Aveva una fodera bianca, dipinta da linee dorate e, sull'impugnatura, era incastonato uno zaffiro.
“Uccide i vampiri del mio risma.” spiegò l'albino.
Impugnai il coltello con mani tremanti... Non sarei stata in grado di ammazzare nessuno, anche se si trattava di quei tipi senz'anima.

“Perché?” gli domandai, guardando intensamente quegli occhi rosso rubino.
Non rispose.
Pensai al sogno che avevo avuto.
“Te l'ha dato tua madre?” mi venne spontaneo chiederglielo, però me ne pentii subito, il suo viso divenne una maschera di rabbia, mescolata allo stupore.

Mi afferrò per un polso.
“Tu che ne sai?”, gridò infuriato.
“I-io...”, non terminai la frase, lui mi precedette.
“Cosa ti aspetti da uno odioso e solitario come me?”, nella sua voce irata, trasparì una nota di disprezzo.
“Cosa?” ero sorpresa, ma lo stupore s'intensificò quando Subaru mi tirò a sé.

“S-subaru?”, il suo corpo era freddo, eppure mi provocò un'ondata di calore.
“Sta zitta, non parlare.”, mi ordinò lui e calò la manica della camicia, scoprendomi la spalla e ci affondò i suoi canini.

Fu meno doloroso di tutti gli altri, però cacciai lo stesso un lamento e lui si staccò.
“Volevi sapere perché te l'ho dato. Desideravo mi uccidessi.” rivelò il vampiro sulla mia pelle arrossata.
“Non potrei mai...” risposi io, sentendo le lacrime scendere prepotentemente dagli occhi. Perché mi chiedeva una cosa simile?

“Allora usalo per toglierti la vita, perché qui non avrai pace. Ne’ puoi impedirmi di bere il tuo sangue.” sentenziò e si sporse di nuovo su me.
Serrai gli occhi, attendendo le sue zanne.
“Brava, sta’ zitta.” mi sussurrò nell'orecchio.

Mi spinse sul letto e mi sbottonò appena la camicia da notte, così mi morse sotto la clavicola.
Strinsi i pugni per allentare la sofferenza, ma non servì a nulla.

Avvertii il pugnale spingere sulla mano.
Avrei dovuto ucciderlo, potevo farlo.

Preso dal mio sangue, non si accorse che stavo togliendo la fodera all'arma, pronta a colpire.
Puntai la lama dietro la sua schiena e... mi bloccai.
Mollai il pugnale sul materasso. Stavolta Subaru notò il gesto e si allontanò da me, come scottato.

“Avresti dovuto farlo” disse atono e scomparve nel nulla.

Continuai a singhiozzare, stava uscendo una parte di me che non conoscevo, un lato oscuro che mi faceva ribrezzo.
Perché continuavo a credere che li avrei potuti... redimere?

Feci partire il carillon e, cullata dalla sua melodia, m'infilai sotto le coperte. Non avevo mai provato così freddo dentro...
Perché diavolo era successo a me?
Mi sfilai la collanina, in preda ad una rabbia gelida, e la lanciai fuori dalla finestra.

Dopo qualche minuto, il materasso si abbassò sotto il peso di un altro corpo, mi voltai lentamente ed intravidi un paio di capelli biondi, ma un braccio mi costrinse a girarmi.
“Non voltarti.” m'intimò la voce di Shu, mi attirò sul suo petto, la mia schiena aderiva perfettamente al suo corpo, sebbene lui mi superasse di parecchi centimetri.
Contro ogni aspettativa, mi addormentai.
La sera mi svegliai da un sonno senza sogni, incredibilmente riposata.
Forse la fetta di torta mi aveva rinvigorito, forse la “ninna nanna” mi aveva rilassato...

Forse hai dormito tra le braccia di Shu.

Scacciai con forza quel pensiero. Sul mio letto c'era una gonna nera, abbinata ad una giacca e una camicia bianca.
Sul risvolto della giacca era disegnato uno specie di stemma.
In più, adagiato sul comodino, un biglietto con su scritto: Alle 18 e 30 pronta.

Ricordai di dover andare a scuola durante la settimana...
Non bastano i vampiri a sfinirmi, ora mi devo sorbire pure le lezioni...

Mi vestii velocemente con l'uniforme scolastica e scesi nel salone.
“Sei in ritardo.” sentenziò Reiji, comparso dal nulla.
Guardai l'orologio che tenevo al polso, erano le sei e trentadue.
“Di soli due minuti.” borbottai seccata.
“Si due minuti e dodici secondi. Muoviti.” ordinò lui e io lo seguii senza replicare. Raggiungemmo una limousine nera, tirata a lucido.
L'interno era davvero spazioso, con i sedili in pelle e un angolo bar.
Gli altri fratelli erano già pronti.
La vettura partì e io mi sedetti fra Ayato e Raito.
Ognuno sembrava starsene per i fatti suoi, possibile che non conversassero mai?
Se il sogno che avevo avuto corrispondeva alla realtà dei fatti, avevano avuto madri diverse, ma restavano fratellastri, giusto?

Dopo poco arrivammo a scuola.
Reiji m'informò che ero nella classe di Kanato ed Ayato, e che gli studenti erano umani.
Concluse il discorso con un gentile: “Parla di noi con qualcuno o prova a scappare e sei morta.” poi andò via.

Raggiunsi la classe e l'insegnante mi presentò ai compagni.
“Lei è Mitsuko Yoshida e starà con noi per un po’ ”, spiegò la donna occhialuta che avevo di fianco.
“Trova un posto cara.” mi disse dolcemente, indicandomi i banchi.

Ignorando le occhiate curiose e i mormorii, m'inoltrai fra i tavoli, una ragazza indicò allegramente il posto vuoto accanto a lei.
Mi accomodai al suo fianco: davanti avevo Ayato e, alla mia destra, Kanato, che stava da solo col suo Teddy.

“Mitsuko!” dissi porgendo la mano alla ragazza accanto a me, aveva dei lunghi capelli biondi, su cui spiccavano due fiocchi bordeaux, e gli occhi azzurri come il cielo.
“Yuki Watanabe! – rispose lei, stringendomi la mano – Da dove vieni?” mi chiese in seguito.
“Da Kyoto, ma ora mi sono trasferita qui a Tokyo.” annunciai, tentando di apparire tranquilla.
In effetti, “trasferita” non era il termine esatto, più che altro trascinata, ma tralasciai quel dettaglio.

“Sei quella che vive con i Sakamaki?”, il tono della bionda si alzò di un'ottava, molti si voltarono nella nostra direzione.
Io annuii imbarazzata.
“Come lo sai?” chiesi poi.
Lei mi guardò stupita: “Tutta la scuola lo sa. I Sakamaki sono famosissimi, anche se molto riservati. Sono i figli del politico Tougo Sakamaki, quindi tutti li rispettano. Nessuno osa mai contraddirli. – mi spiegò Yuki a bassa voce. – E poi sono tutti bellissimi, sarebbe un sogno vivere con loro.”

Quell'ultima affermazione mi fece ribollire il sangue nelle vene: ovviamente nessuno sapeva cosa fossero quei sei in realtà, ne’ che mi usassero per nutrirsi. Impiegai tutta la mia forza di volontà per calmarmi e rispondere con disinvoltura.
 “Sono dei bambini viziati.”

Non riuscì a trattenermi, pur sapendo che Ayato, e il suo udito super-sviluppato, mi avesse sentita.
“Però che bambini!” esclamò Yuki con aria sognante, mentre il suo sguardo si soffermava per un istante sul vampiro di fronte a noi.
Dopo molto tempo, abbozzai un sorriso sincero.

Sembrava fossi ai primi anni di liceo quando con le mie amiche parlavamo degli studenti più carini e popolari nella scuola, sapendo che non avrei mai avuto una possibilità con loro.
Ora invece, che conoscevo i tipi più gettonati in tutto l'istituto, non riuscivo a ritenermi fortunata...

Dopo due ore di lezione, suonò la pausa.
Andai in mensa con Yuki e mi sedetti a un tavolo assieme a lei.
Altre due ragazze ci raggiunsero.
“Ciao! – mi salutarono allegramente, per poi si rivolgersi alla bionda – È quella nuova?”
Yuki annuì, le due si scambiarono uno sguardo complice e si accomodarono accanto a me.
“Sei quella che vive con i Sakamaki?” mi domandò una.
Assentii, quasi annoiata da quella faccenda.
Una delle due stentò a trattenere un urletto, poi allungò una mano verso di me.
“Io sono Sakura Naoko.” mi disse quella con i capelli neri, raccolti in due codini.
Ricambiai la stretta.

“Natalie Suzuki!” disse quella con i capelli castano scuro e gli occhi ambrati.
Chiacchierammo del più e del meno, mentre io trangugiavo il ramen1 che ci avevano servito.

Le ragazze mi raccontarono un po' della loro vita e io della mia.
Quando ritornammo sul discorso “Sakamaki” rimasi molto vaga.

Capendo il mio disagio, le tre mi spiegarono qualcosa sulla scuola e scoprii che per noi studentesse c'era un corso, all'ultima ora, in cui si preparava il balletto di fine anno.
Fu la notizia più bella di tutte.
Amavo ballare, anche se ero molto impacciata.
Ritrovai quel pizzico di gioia che da molto mi aveva abbandonato.

“E così tu sei quella nuova...”, Una voce richiamò la mia attenzione.
Dietro di me c'era una tipa con i capelli corvini, sfumati di blu, e due occhi color argento.
Era alta, formosa e, a giudicare dal tono di voce, molto vanitosa.

E ho fatto pure la rima...
Era affiancata da tre ragazze altrettanto carine.
“Ciao, sono Mitsuko!” cominciai, alzandomi in piedi, ma fui interrotta da un gesto con la mano.
“So che vivi con i Sakamaki.” continuò la ragazza, scrutandomi da capo a piedi.
La classificai come la tipica riccona con la puzza sotto il naso.

Annuii, sostenendo il suo sguardo.

“Voglio avvisarti, se provi a fare la gatta morta con loro è la tua fine. Solo io posso frequentare ragazzi di un certo livello.”, concluse lei, sfoderando un sorriso serafico. Intravidi un paio di canini affilati.
Credevo che qui, gli unici vampiri, fossero quelli che conoscevo io.

“Certo. In fondo io non ho niente a che vedere con voi, bambini viziati.” le risposi a tono, vidi le mie nuove amiche spalancare la bocca e la mora digrignare i denti.

Si avvicinò a me in modo minaccioso.
“Piccola mocciosa, non sai con chi hai a che fare.”, ringhiò a un metro dal mio viso.
Dopo tutto quello che avevo passato non mi sarei fatta intimorire da nessuno, men che meno da una snob succhia-sangue.
“Neanche tu.”, risposi convinta, ricambiando lo sguardo cattivo.

“Isabelle, che sorpresa.”, qualcuno parlò, interrompendo quel litigio non-verbale.
Mi voltai e vidi Ayato.
“Ciao tesoro!” rispose la ragazza.
“Vedo che hai conosciuto Mitsuko.”, disse il rosso avvicinandosi a me.
“Si, adorabile...” mentì Isabelle, lanciandomi un'occhiataccia.

“Peccato perché devo rubarvela. Ci vediamo.”, concluse il ragazzo, sorridendo alle presenti e trascinandomi per un polso.
Rivolsi un ultimo sguardo a quell'antipatica e seguii il rosso.

Arrivammo nella palestra ed entrammo negli spogliatoi desolati.
Ayato chiuse la porta e mi spinse contro il muro.

“Hai un bel fegato a rispondere così ad Isabelle.”, disse guardandomi dritta negli occhi.
“Dopo quello che mi è successo, credi che una tipa del genere mi spaventi?”, domandai sollevando un sopracciglio.
“Per quanto apprezzi il tuo lato battagliero, dovresti temerla.” dichiarò lui senza smettere di fissarmi.
Quella vicinanza iniziava a indispormi.
“Non può farmi più male di quanto me ne facciate voi...” ribattei abbassando lo sguardo, la voce incrinata dalla tristezza.

“Può.” affermò Ayato, sollevandomi il mento.
Mi ritrovai quegli occhi smeraldo puntati addosso, notai delle striature dorate.
Assomigliavano tremendamente a quelli della donna dai capelli viola che avevo sognato.

“Com'era tua madre?” esclamai improvvisamente, dovevo capire se il sogno che avevo fatto fosse più di un semplice sogno.

Vidi il suo sguardo rabbuiarsi.
“Era un mostro, l'ho uccisa.” rivelò il rosso con tono piatto.

Passò un lungo attimo, dopo lo scansai.
Come poteva aver ucciso sua madre?
La donna che ti ha messo al mondo, che ti ha sfamato e cresciuto.

“Non fare quella faccia. Raito e Kanato mi hanno aiutato e lei meritava quella fine.”
Concluse, fissando un punto impreciso della stanza.
Istintivamente corsi via.

Dove sono finita? Mi chiesi, mentre tornavo in classe.

Yuki mi aspettava al banco. Mi accomodai vicino a lei, cercando di calmare il battito cardiaco.
Ayato era già seduto davanti a me.
“Tutto bene?” domandò la bionda, notando la mia faccia afflitta.
“Si, tutto bene.” mentii spudoratamente.
Passò un'altra ora e poi noi studentesse andammo in una sala musicale, finalmente avrei fatto qualcosa d'interessante e, soprattutto, che mi avrebbe aiutato a non pensare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ramen1: tagliolini di origine cinese, vengono serviti in brodo di carne o di miso(vegetale) in un'ampia ciotola dove potete scegliere tra vari ingredienti come carne di maiale o uova sode e verdure tipiche (non l'ho mai assaggiato, quindi non posso dirvi com'è ^_^")

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciaoooo a tutti!!! Scusate il ritardo, purtroppo la scuola non mi da pace, perlomeno siamo vicini all'estate...YEEE

Sono di nuovo qui, con il settimo capitolo, questo significa che...siamo all'incirca a metà storia!!! Quindi è il momento di....

(Nephertiti: Psss Yuko?....YUKO?!

Raito: Perchè urli Bitch-chan?

Nephy: Ma dov'è la mia segretaria?

Raito: Parli della brunetta con gli occhiali, Bitch-chan?!

Nephy: Certo che parlo di lei! Aspetta un secondo...Che cosa le hai fatto??è_é

Raito: Ero affamato, quindi...

Nephy: L'hai ammazzata? o_O

Raito: Ma no, è solo.....svenuta ^_^”

Nephy: *Lo guarda truce* Vergognati.

Era il momento dei ringraziamenti, siamo a metà fanfiction e mi serviva Yuko....

*Guarda Raito e le spunta un sorriso diabolico* Significa che mi farai tu da segretario ^-^

Raito: Che???

Nephy: *Si toglie una scarpa e la punta contro il vampiro* Tu mi hai tolto la segretaria, TU la sostituisci.

Allora, passami la lista dei lettori.

Raito: E dov'è?

Nephy: Ce l'aveva Yuko...

Raito:*Estrae dal nulla un foglio* Intendi questa?!

Nephy:*Gliela strappa dalle mani* Si, questa)

E' il momento dei ringraziamenti(ho una fissazione per i ringraziamenti >v Inizio ringraziando di cuore i miei assidui recensori che, ad ogni capitolo, si armano di santa pazienza e mi scrivono:

fred_mione98/(Che mi ha aggiunta fra gli autori preferiti)

_DarkFate_(che ha messo la storia fra le preferite)

Spring_Sun

Eris_Elly

 

Lady Morjana(Che mi ha dato il coraggio e il supporto per pubblicare questa ff)

Fantasy_Love_Aky(che ha messo la storia fra le preferite e le seguite)

rin kagamine 27

My Melody(che ha messo la storia fra le preferite)

Shoun12(che mi ha aggiunta fra gli autori preferiti)

 

Poi ringrazio coloro che hanno messo la storia fra le preferite:

G_sake

kurumitokisaki02

loli89

 

Un ringraziamento anche a quelli che hanno messo la storia fra le seguite:

dulcelaluna(Che mi ha aggiunta anche fra gli autori preferiti)

Lilith_of the night

the_White_Rose

 

E infine un grazie anche a voi lettori 'silenziosi' , che mi fate soffrire perché non mi recensite (cattivi! T_T), ma che mi fate gioire ogni qual volta vedo una visita in più, perché penso: “è andato a leggere la mia storiella!!!” ^_^ Grazie a tutti!!

Ehm... E dopo questo spazio dell'autrice più lungo del capitolo, per la vostra felicità (e la vostra salute mentale) vi saluto!! RECENSITE!

Un bacione ^3^ -Nephy-

(Nephertiti: *restituisce il foglio a Raito* mi sono dimenticata qualcuno?!

Segretario/Raito: *Inforca un paio di...occhiali?!* No Nephy-san, hai citato tutti.

Nephy: O_o Secondo me ti sei calato troppo nella parte! Andiamo a recuperare Yuko.)

 

 

 

 


 

 

 

 

***

 

 

 

 


 

 

 

 

***

 

 

 

 


 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 -Voce angelica- ***


Capitolo 6 - Voce angelica -

La sala in cui avevo appena messo piede, era composta da: a destra, un'impalcatura che doveva essere il palcoscenico e, a sinistra, una serie di strumenti musicali e delle casse di svariata forma collegate, da un groviglio di fili, alla presa elettrica e un computer.
Al centro della stanza, ci attendeva una donna dai lunghi capelli neri e un'espressione annoiata.
Io e Yuko, seguite da altre studentesse, ci disponemmo intorno alla donna.

“So che c'è una nuova arrivata.” Disse, facendo scorrere i suoi occhi scuri sulle presenti.
Feci un passo avanti: “Sono io, Mitsuko Yoshida”

“Io sono l'insegnante di ballo, Harumi Fujita. Come sa, terremo a breve uno spettacolo, al quale lei non parteciperà.” annunciò la signora con voce gelida.

Spalancai occhi e bocca, contemporaneamente, forse per lo stupore, forse per la sua disarmante freddezza.
Notando la mia faccia confusa, la donna continuò.
“Anche se fosse in grado d'imparare in due lezioni la coreografia, signorina Yoshida, dovrebbe possedere del talento.”, detto ciò, mi squadrò da capo a piedi, il suo sguardo impassibile diceva chiaramente: e non mi sembra che tu abbia talento.

Un risolino alle mie spalle mi destò dall'amarezza, che mi attanagliava lo stomaco.
Incontrai un paio di occhi argentei e strinsi i pugni.
Non avrei permesso a Isabelle di deridermi a quel modo, non dopo tutto quello che avevo passato.
“Mi dia una possibilità.” supplicai la professoressa Fujita.
Questa alzò gli occhi al cielo e parlò: “Stupiscimi.”, disse semplicemente.

Voleva vedere il mio talento?
Perfetto, le avrei mostrato cosa sapevo fare.
Mi girai verso Yuki, che mi era rimasta accanto per tutto il tempo. Le chiesi di mettere la base di una canzone. La bionda eseguì, senza domandare nulla. Raggiunse il computer, attendendo il mio via.
Feci un respiro profondo, poi sfoggiai la mia abilità canora.

I need a though lover, yeah1
Le studentesse si voltarono nella mia direzione, sorprese, anche l’espressione indifferente dell’insegnante parve vacillare.

Cominciai a camminare per la stanza, improvvisando dei passi a ritmo con la musica.
Mi lasciai pervadere dalla melodia e diedi il meglio di me, mentre uno studente iniziò a venirmi dietro con il piano.
Gli rivolsi un sorriso riconoscente, continuando a cantare.

Quando conclusi la “performance”, le note musicali vennero sostituite da uno scrosciare d'applausi.
Mi piegai in un inchino e sorrisi alla professoressa, quasi a sfidarla di dirmi che non avevo talento.

“D’accordo, sei dentro. Non deludermi”, disse la signora Fujita, con quello che voleva essere una minaccia.
“Grazie!” risposi col respiro affannato.
Yuki si avvicinò a me, elettrizzata.
"Sei stata grande!” si complimentò, guardandomi quasi.. .ammirata.
“Tantissimi studenti sono venuti a vedere l'esibizione!” dichiarò la bionda, lanciando un'occhiata alle mie spalle.

Mi voltai e, perdendo un battito, vidi i numerosi ragazzi accalcati all'entrata della stanza.
“Ma in questo college tutti si fanno gli affari di tutti?”, domandai con una nota di sarcasmo.

Yuki ridacchiò e m'invitò a seguirla sul palco, dove le altre ripassavano il balletto.
In quel momento dimenticai di essere una Sposa sacrificale, ceduta dai miei genitori, e imparai la coreografia.

Il tempo passò molto velocemente quindi, dopo aver salutato le mie nuove amiche, mi ritrovai nella limousine, da sola, con un sorriso ebete stampato in faccia.

Mi sarei esibita in uno spettacolo, avrei ballato e cantato, indossando abiti meravigliosi. A riportarmi alla realtà, furono le sei sagome, comparse dal nulla, dei miei cari succhiasangue.
Con aria sognante, ripassai mentalmente i passi di ballo, mentre raggiungevamo villa Sakamaki.
La vettura arrestò di colpo la sua corsa.
Scendemmo dal mezzo e notai che i vampiri mi fissavano insistentemente, in modo strano, diverso.

Deglutii a fatica, tentando di ritrovare i “pensieri positivi” di qualche istante fa.
Augurai a tutti la buonanotte e filai, a passo spedito, nella mia camera.
Di certo, uno dei sei sarebbe venuto a reclamare il suo pasto quotidiano.
Sperai vivamente che, almeno per questa volta, mi avrebbero dato un po' di tregua.
Indossai il pigiama, pronta ad andare a dormire.

Ma una figura nella penombra, mi fece sussultare.
Quando distinsi la camminata “seducente” e il capello alla Michael Jackson, i battiti cardiaci tornarono regolari.
“Hai bisogno di qualcosa, Raito?” Domandai con una punta di sufficienza nella voce.
Il vampiro si avvicinò pericolosamente al mio viso.
“Sei stata bravissima oggi, Bitch-chan”, annunciò il rosso con tono suadente.

Mi appiattii al muro e Raito colse l'occasione per inchiodarmi lì, col suo corpo.
“Hai una voce angelica.”, sussurrò nel mio orecchio, sentii le guance infiammarsi.

Vidi il mio riflesso nelle sue iridi smeraldo, possibile che mi lasciassi incantare da quei colori sgargianti?
“R-raito, no.”, esclamai, distogliendo lo sguardo.
“No cosa?”, chiese lui con voce lasciva e innocente.

“Quello che stai per fare...”, risposi con un fil di voce, cercando di raggirarlo.
“Cosa vuoi che faccia, Bitch-chan?”
“Voglio che tu vada via.”, affermai, continuando a fissare il pavimento.
“Davvero?” insisté lui, sollevandomi il viso con due dita.

Una vocina non richiesta rispose “no” nella mia mente.
Dovevo essere completamente impazzita.

Scacciai quel pensiero e risposi decisa: “Si, davvero.”
Il vampiro mi osservò a lungo, poi allargò il sorriso malizioso: “Sei una pessima bugiarda.”
“Me lo dicono in molti...”, dichiarai, quasi offesa.
Possibile non riuscissi a mentire?

I miei pensieri vennero –bruscamente– interrotti da due mani sui miei fianchi.
In un lampo mi trovai stesa sul letto, Raito a schiacciarmi col suo peso.

Mi agitai, mi dimenai, in un disperato tentativo di liberarmi, ma il rosso sfoderò le sue zanne bianchissime e le ficcò nella carne.
Cacciai un lamento soffocato, serrai i denti per non gridare dal dolore.

“Smettila...”, doveva essere un ordine, ma suonò più come una supplica.
La vista cominciava ad annebbiarsi, la forza vitale veniva meno.
Sentii i canini fuoriuscire dalla pelle. Due buchi pulsavano nel punto in cui ero stata morsa ripetutamente.

Raito si leccò le labbra sporche del mio sangue.
Lo vidi inarcarsi di nuovo su me e socchiusi gli occhi, non ci tenevo ad assistere ad un altro “prelievo”.
Ma ne’ il collo, ne’ le spalle furono toccate.
Qualcosa si posò sulle mie labbra, serrate dal dolore.

Quel qualcosa premette di più e mi costrinse ad aprire gli occhi.
Raito mi stava... Baciando?
Sgranai gli occhi per la sorpresa, avrei voluto scansarlo, ma ero troppo sfinita anche solo per pensare.
D'altro canto, il vampiro continuava a baciarmi, era preso, si, dalla passione, però in modo meno... crudele?

Ma cosa andavo a pensare? Ero una prigioniera che avevano maltrattato e prosciugato più volte delle sue energie...
Improvvisamente, la porta della camera si spalancò, Ayato interruppe questa situazione ambigua.

“Che stai facendo?” tuonò furioso, avvicinandosi a noi.
Raito si staccò da me e, in tutta tranquillità, rispose: “Uno spuntino.”
“Lei è mia.”, ringhiò Ayato.
Il vampiro col cappello si mise in piedi, avviandosi verso la porta.
“Tutta tua.” disse e sparì nel nulla.

Ancora incredula per quel che era successo, fui strattonata per un polso e finii addosso al petto marmoreo di Ayato.
“Tu sei mia, capito?”
Affermò furibondo, poi mi morse la spalla con ferocia.
Una lacrima di dolore solcò il mio viso e, trattenendo un gemito, parlai.
“È solo il sangue ciò che vuoi? – la mia voce tremò per la sofferenza e la rabbia – se non v'importa nulla di me, prenditelo fino all'ultima goccia, così finirà questo strazio.”

Come schiaffeggiato dalle mie parole velenose, Ayato ritrasse i denti appuntiti e io ne approfittai per andare via.
Corsi su per le scale, senza una meta ben precisa, percorsi corridoi inesplorati e capitai di fronte una porta a me stranamente familiare.

Titubante, allungai la mano, girando il pomello consunto dal tempo.
La stanza che avevo di fronte era piccola e tetra.
A destra c'era un letto nero e un comodino con sopra una abat-jour, a sinistra, un tavolino e un set da thè giocattolo. La polvere sommergeva i mobili.
Non ebbi il tempo di metabolizzare che mi ritrovai a terra, priva di sensi.

I need (…)”: frase estratta da un brano di Christina Aguilera, qui di seguito lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=d9Ybbb25wl4

ANGOLO AUTRICE

Salve gente!!! E sono di nuovo qui, con l'ottavo capitolo!!

(Nephertiti: Psss Yuko!!

Segretaria Nephy/Yuko: Dimmi Nephy-san.

Nephertiti: Oh che bello riaverti qui!! Allora, passami il foglio che ho scritto prima!

Yuko: *Le passa una pagina, strappata da un quaderno*

Nephertiti: Grazie ^_^)

Come al solito un enorme GRAZIE a tutti coloro che hanno recensito la storia, quelli che l'hanno inserita fra le preferite/seguite/ricordate e i lettori 'silenziosi'.

Passando alla storia...Che ne pensate di Mitsuko versione cantante?!

Comunque, ci terrei a precisare che la nostra protagonista, alla fine del capitolo, perde i sensi, non solo perchè è stata morsa, ma anche perchè è entrata in quella stanza familiare...Cosa significherà mai?! Presto alcune verità saranno svelate!!

Aspetto i vostri commenti, un bacione ^3^ -Nephertiti.-


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Capitolo 8
*** Capitolo 7-Ricordi- ***


Capitolo 7 - Ricordi - 

 

 

 

 

 

La bambina dai capelli castani era seduta davanti ad un tavolino e leggeva un libro.

La porta della stanza si aprì, rivelando un bambino dai capelli viola e gli occhiali.
"Sono qui per sentirti leggere.” annunciò, sedendosi di fronte a lei.

La piccola lesse ad alta voce, rispettando punti e virgole.
L'altro la interruppe: “Dirò che stai imparando in fretta, continua ad esercitarti.” le ordinò, mentre andava via.

“Reiji!” lo richiamò la piccola: “Vuoi un po' di thè?”, domandò, sollevando una tazzina contenente un liquido nero.

“Berrò thè quando avrò imparato tutti i libri che devo studiare. – rispose Reiji – te lo prometto.”, aggiunse prima di andare via.

La bambina si affacciò alla finestra e vide il solito ragazzino dai capelli bianchi fissare una parte della villa.
Come se il piccolo avesse sentito lo sguardo della bambina su di sè, voltò lo sguardo cremisi nella sua direzione e lei lo salutò allegramente.
Lui fece un piccolo cenno con la testa e poi tornò a fissare la torre solitaria.

La bambina si sedette di nuovo e davanti la camera passò un ragazzino dai capelli rossi.

“Ehi Ayato!” esclamò la bambina, attirando l'attenzione dell'altro: “Vuoi del thè?”

“Non ora, devo studiare.” rispose lui, con un velo di tristezza negli occhi.
“Perché non studiamo insieme?” propose la piccola, sventolando il libro che leggeva.

Ayato le rivolse un sorriso a trentadue denti e si accomodò accanto a lei.
Insieme cominciarono a leggere.
Ad un tratto, una donna dai capelli viola entrò come una furia nella camera: “Ayato! Vai subito a studiare!”
“Ma io sto studiando...” replicò lui, la donna lo prese per un polso e lo trascinò via: “Non devi frequentare certe persone” lo rimproverò.

La bambina si trovò di nuovo da sola.
Sentì un pianto vicino la sua camera.

Uscì ,trovando un ragazzino dai capelli biondi che singhiozzava. “Perché piangi Shu?”, chiese.
“Il mio amico Edgar... lui è...” non riuscì a completare la frase.
La piccola castana lo prese per mano e lo accompagnò in camera sua.
“Quando sono triste ascolto la musica.” dichiarò lei ed aprì un carillon, che, prontamente, emise la sua melodia.

Altri due bambini entrarono nella stanza.
“Raito, Kanato!” li salutò affettuosamente la piccola.

“Tu e Teddy volete del thè?” domandò a quello che teneva in braccio un peluche.
“Si, vero Teddy?” domandò Kanato all'orsacchiotto.
Si sedette al tavolino, di fronte al biondo.
“E tu, Raito, non lo vuoi il tè?” disse poi la bambina, rivolgendosi al ragazzino dai capelli rossi e gli occhi verdi.
“Non mi va...” sembrava veramente triste.
La bambina tentò di tirargli su il morale: “Lo sai che quel cappello ti dona?”
“Se è così non lo toglierò mai più!” affermò Raito, ritrovando un po' d'allegria.

La scena cambiò.

La bambina era intenta a leggere un libro, quando sentì un urlo femminile.
“Lei non sarà mai una Sposa!” seguirono alcuni rumori, un tonfo.

Una donna sconvolta entrò nella camera della bambina.
“Mamma?” mormorò la piccola.
“Tesoro, devi andartene. Karl ha fatto si che non ricordi nulla, una volta fuori di qui.” mentre parlava, diede il carillon alla bambina.

“Porta questo e ricordati che la mamma ti vuole bene. E te ne vorrà per sempre.
Ma ora corri Ellen, corri!”, gridò la donna spingendo via la bambina.

Ellen prese a correre, scese giù per le scale, sentì nuovamente delle grida provenire dall'abitazione ma non si voltò, doveva obbedire alla madre.
S'inoltrò in un bosco...

***

Spalancai gli occhi, un rivolo di sudore solcò il mio viso.
Invano tentai di calmare il cuore, sembrava volesse spaccare la cassa toracica in cui era rinchiuso.
A fatica mi rimisi in piedi, ero ancora in quella stanza, ero svenuta e dovevo aver dormito a lungo perché avevo mal di schiena.

Restare stesi così a lungo, su una superfice dura e fredda, mi aveva procurato dolore in tutto il corpo.
Ricordai quello credevo essere un sogno, ma chiaramente erano immagini di un passato che mi apparteneva e che io avevo rimosso perché quel Karl mi aveva fatto un incantesimo, o roba simile.

Mi ritrovai di nuovo a terra con la testa fra le mani e la disperazione più viva che mai.

Non mi chiedevo più “perché” ma “chi sono io? Di chi mi posso fidare?”

Urlai.
Forse stavo diventando pazza, oppure la mia sanità mentale era andata a farsi benedire da tempo...

Però, l'unica cosa che mi venne spontaneo fare, fu gridare, manifestando così la depressione, l'angoscia, l'afflizione che, da giorni, mi opprimevano e, con questa scoperta sul mio passato, erano diventati insopportabili.
Tutto quello in cui credevo si stava sgretolando.

In fondo era tutta una bugia: la mia vita, il mio scopo, la mia famiglia.
Un mucchio di menzogne con cui mi avevano cresciuta.
Invenzioni sulla mia nascita, sulla prima volta che avevo parlato, il mio primo dentino.

Ora piangevo, piangevo per la frustrazione che stava lacerando ogni cellula del mio corpo.
Balzai in piedi e corsi via, come se volessi ancora obbedire a quella donna, che doveva essere mia madre.
Corsi verso l'uscita.
Le mie gambe si muovevano da sole, mosse dallo sconforto e l'abbattimento.
Non sapevo precisamente dove stessi andando.
Volevo solo uscire, non solo dalla magione Sakamaki, bensì da quell'incubo chiamato realtà.

Ero vicina all'ingresso, l'enorme uscio in legno era semi aperto.
Ce l'avevo quasi fatta, però qualcuno, come al solito, m'impedì di raggiungere la mia meta.

“Andavi da qualche parte, Bitch-chan?” chiese Raito.
Ecco l'ultima persona che avrei voluto vedere.
Fui infelice di non avere con me il pugnale di Subaru.
“Va’ via”, sibilai, girandogli intorno.

“Che succede Bitch-chan? – domandò il rosso divertito – sei offesa perché non abbiamo concluso?”, alludeva a quello che era successo la sera prima, quando avevo visto in lui uno sprazzo, inesistente, di umanità.
“Mi fai schifo.”, gli sputai quella frase con disprezzo.
Lui allargò il sorriso perfido: “Non sembrava ti facessi schifo ieri.”
La mano partì da sola.
Un movimento rapido e deciso: con tutta la forza che mi restava gli tirai uno schiaffo, le dita formicolarono.

“Hai ragione è colpa mia, credevo che voi sei aveste un cuore, ma siete non-morti, cosa c'era da aspettarsi?”, dissi, rivolgendomi più a me che a lui.
Raito mi osservò sbigottito.
Mi complimentai con me stessa, ero riuscita a zittirlo.
Senza ulteriori indugi, procedetti verso l'entrata.

Mi sentii afferrare per un polso: “Dove vai, tavoletta?”, mi chiese Ayato, con un'espressione indecifrabile in viso.

“Lasciami subito.” gli ordinai con ferocia.
Raito era ancora lì, immobile.
“Altrimenti? – mi sfidò il vampiro, poi mi sbatté vicino alla porta –Tu sei mia.”

Gli diedi un calcio ben assestato nello stomaco e, approfittando dello stordimento momentaneo, corsi verso la soglia dell'entrata, ma incappai in qualcosa di robusto.

Stavo per imprecare, non facevo che sbattere addosso a qualcuno, quando mi sentii stringere forte da due braccia.
“Ti avevo promesso che sarei tornato.”

Sgranai gli occhi nel sentire quelle parole e quella voce possente.
Alzai gli occhi, ritrovando il volto di Takeshi Yoshida: mio padre, anzi, quello che mi aveva cresciuto...

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE (PIU' O MENO)

 *Arriva Ayato con un block-notes in mano*

Salve a tutti! Nephertiti è momentaneamente sovrastata da compiti e verifiche, quindi ha lasciato a me, Oree-sama, il compito di fare le sue veci.

*Da' un'occhiata al foglio*

Innanzitutto, si scusa per il ritardo e promette di farsi perdonare, aggiornando il prima possibile dopo questo capitolo!

Secondo, ringrazia tutti quelli che hanno recensito la storia, l'hanno messa fra le seguite/preferite e i lettori...*Assottiglia gli occhi* 'silenziosi'?

Ma che significa? Va bè...

Aspetta le vostre recensioni sia negative che positive...

Ma è chiaro che saranno tutte negative, a chi mai può piacere una storia simile su...

*Gli arriva una scarpa in testa, più precisamente una ciabatta estiva*

Ayato: Ma che...?

*Si sente una voce lontana e furiosa*

Nephy(in qualche parte remota della Terra): Attieniti al copione!

Ayato: Ok, ok. *Sbuffa*

Dicevo, aspettiamo vostre recensioni...

Diciamo che, se ci saranno almeno sei recensioni, nel prossimo capitolo, potrete godere ancora della mia presenza ^_^

*Un'altra pantofola in testa*

Nephy: Smettila di fare di testa tua, una persona commenta la storia sole se ne ha voglia!!

Ayato: Ehi! Oggi l'autore sono io e decido IO quello che dire, tu pensa a studiare u_u

*Gli arriva un libro di letteratura, piuttosto spesso, dritto in faccia*

Nephy: Fino a prova contraria, sono io l'autrice.

Ayato: *Si massaggia il naso dolorante* Infatti si vede che la ff è tua...

Nephy: Come???

Ayato: Niente ^_^”

Nephy: Ah ecco, meglio. è_é

Ayato: Insomma, adesso vi saluto e... *Legge l'ultima frase*

No. Questa cosa non la dico, mi rifiuto.

*Arriva Nephy, capelli da pazza, con un mitra in mano e sguardo assassino*

Nephertiti: Senti, è una settimana che studio, quindi leggi quella maledetta frase e concludi.

Ayato: O_o....O-ok.

Vi saluto e vi mando...un bacione ^3^

A presto, Nephy-chan e Ayato-kun.

 

 

 

 


 

 

UNA PICCOLA MITSUKO

 

 

***

 

 


 

 

DEI PICCOLI SAKAMAKI

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8-Verità svelate- ***


Capitolo 8 - Verità svelate - 

 

 

 

 

 

 

 

Guardai mio padre inebetita, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Nella stanza, intanto, erano sopraggiunti Kanato e Subaru.
Tutti fissavano Takeshi con astio.

“Mostri bastardi, cosa avete fatto a mia figlia?”, domandò mio padre, estraendo due pistole nere dalla cintura dei pantaloni.
Spalancai gli occhi.
Chi era quell'uomo? Di certo non era il padre che mi aveva cresciuta, non era quell'uomo premuroso e gentile che si sedeva al mio fianco e mi aiutava a fare i compiti.

“Come osa venire nella nostra magione, a minacciarci con quelle inutili armi?”, tuonò Ayato.
Se fosse stato umano, sicuramente sarebbe stato rosso dalla rabbia.
“Queste pistole, sono state create per voi maledetti.” replicò Takeshi, un ghigno trionfante stampato in faccia.

“Avanti, ci uccida.” una voce bassa e profonda sfidò la furia di mio padre.
Shu, comparso dal nulla, stava appoggiato sul muro, gli occhi chiusi e gli auricolari alle orecchie.
Takeshi non se lo fece ripetere due volte, caricò il colpo, pronto a fare fuoco.. .

Ma io lo bloccai: “Fermo!”
Come scottato, mio padre ritrasse le armi.
Mi guardava sconcertato.
Come biasimarlo, neanche io sapevo perché avessi reagito così...

 “Non voglio che diventi un assassino...” mormorai, giustificando quel gesto.
Però non era tutta la verità...
“Ma certo, Mitsuko, ora andiamo via.”, affermò Takeshi, tendendo la sua mano e osservandomi come se fossi troppo scioccata per intendere e per volere.

“Abbiamo un patto, signor Yoshida.”, la voce ferma e gelida di Reiji s'intromise nella conversazione.
“Ci sono altre due spose sacrificali che verranno al suo posto.” comunicò mio padre, con una calma spaventosa.
Si trattava di altre due adolescenti come me, possibile fosse così... impassibile?
“Ma mio padre ha chiesto esplicitamente di lei. O sbaglio?”, continuò Reiji imperterrito.


A quelle parole Takeshi afferrò la mia mano.
“Ne parleremo anche con lui.” Annunciò, trascinandomi fuori.
“Mitsuko resta.” ribattè Ayato furioso.
Mio padre gli rivolse un'occhiata minacciosa e non arrestò il cammino.
Anche Kanato sembrava sull'orlo di un attacco isterico: stringeva possessivamente Teddy e, a giudicare dall'espressione, sembrava fosse furibondo, come ad un bambino a cui rubano le caramelle.

I due fratelli maggiori continuavano ad ostentare una freddezza disarmante.
Raito aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Subaru prese la parola: “Ormai lei ci appartiene” sibilò irato.
Mio padre lo ignorò bellamente mentre io rimasi di stucco.
Possibile che non volessero lasciarmi andare solo perché ero il loro pasto?

Prima che la mia mente elaborasse, mi divincolai dalla presa ferrea di Takeshi.
“M-mitsuko, che significa?” balbettò, accorgendosi che stavo indietreggiando.
“Significa che resto.” annunciai in un sussurro.
Il volto di mio padre si contrasse in una smorfia di sorpresa e terrore...
“Perché?” domandò lui e finalmente potei sfogarmi.

“È quello che mi sono chiesta in questi maledetti cinque giorni. Per cinque giorni, mentre venivo morsa a destra e a sinistra, mentre il mio sangue e la mia energia vitale venivano succhiati via, mi chiedevo perché.
I primi giorni non potevo credere che mi avessi abbandonato qui. Invece era proprio così.”
Takeshi scosse il capo, ma non gli diedi modo di parlare.

“Mi avevi abbandonato alla mercé di sei vampiri. Non trovavo un perché e tutt'ora non ho risolto il quesito. Ma stare qui mi ha fatto scoprire dell'altro. Ti racconterò una storia.”, iniziai a dire, con un tono che non mi apparteneva, un tono pieno di rancore e malinconia.
“C'era una bambina che viveva in questa villa, non si sa come, ne’ il perché. Era chiusa la maggior parte del giorno nella sua stanza, senza poter vedere sua madre. –, destai ancora di più l'interesse nei presenti – la piccola studiava sempre, ogni tanto passava del tempo con i bambini della villa, e quello era l’unico momento di felicità per lei. Ma un giorno la madre della bambina la incitò a fuggire, dicendole che, scappando da quell'abitazione, non avrebbe ricordato nulla. Però, per il suo bene, doveva andarsene.
La piccola scappò via, nelle orecchie ancora nitide le urla strazianti della madre, e corse a lungo.
Un uomo la trovò semi-cosciente e la portò in un monastero, poi la prese come fosse sua figlia. Le mentì fin dall'inizio, senza mai raccontarle che era stata adottata e a diciassette anni, sempre con l'inganno, la condusse nella casa di sei vampiri come Sposa Sacrificale. Dimmi tu, adesso, perché?”

Dopo questa esaustiva narrazione, nessuno aprì bocca.
Alla fine Takeshi rispose, con un filo di voce.
“È vero, ti ho trovata semi-cosciente. Non ricordavi nulla, avevi con te solo un carillon.
Eri stata abbandonata e io ho deciso di adottarti.
Sapevo che, non essendo mia figlia, presto o tardi, avrebbero chiesto di donarti come Sposa. Ho lottato a lungo affinché questo non accadesse. Ma con i Sakamaki abbiamo un patto e ho dovuto lasciarti a loro. Però mi sono affezionato troppo a te, ti considero mia figlia e ti voglio bene come se lo fossi.
Ora sono qui a chiederti scusa, per ricominciare da capo, ora che sai la verità.”
Mi sorrise con affetto, allungando di nuovo la mano verso di me.

Osservai le dita lunghe e callose di Takeshi con le lacrime agli occhi.
Passai in rassegna i visi distaccati dei vampiri, i quali non avevano fiatato per tutto il tempo, e mi rivolsi all'uomo che avevo di fronte.
“Anche io ti voglio bene, sei mio padre. Mi hai cresciuto, mi hai sfamato, mi hai donato affetto. Però hai mentito fin troppo e ho sofferto fin troppo.
In più, le 'Spose Sacrificali' sono ragazze giovani e innocenti.
Non permetterò che qualcun altro soffra a causa mia… Addio, papà.” conclusi con voce tremante.
Entrai nella villa.

Takeshi, con un velo di tristezza, mi osservò ancora e tentò di riavvicinarsi, ma, a parte Reiji, che sostava immobile e guardava la scena con disinteresse, e Shu, fin troppo assonnato per muovere un muscolo, gli altri vampiri si strinsero intorno a me.

Trattenendo a stento il pianto, che combatteva per uscire, chiusi gli occhi, per non vedere la faccia afflitta e distrutta di mio padre.
Quando li riaprii, la porta era stata richiusa.

“Chi sei davvero?” mi chiese Subaru, riferendosi alla storia che avevo raccontato.
Presi un respiro e parlai: “Ellen.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

 

Salve gente, sono tornataaa! La scuola non è finita, però, inizio ad essere più libera rispetto ai giorni precedenti ^_^

(E chi se ne frega?! NdTutti)

Ok, immagino che non importi a nessuno! (Ci sei arrivata! NdTutti)

Ringrazio di cuore TUTTI quelli che hanno recensito il capitolo e vi mando un bacione ^3^

Un grazie anche a coloro che hanno messo la storia fra le preferite/seguite!! E anche a voi lettori 'silenziosi' ^3^

Passiamo alla storia...Che ne pensate?! Ammetto il capitolo sia un po' corto, però era necessario per spiegare alcune cose...

Sebbene non tutto sia stato ancora chiarito ^-^

Fatemi sapere se vi è piaciuto e...

*Si sente una voce che, man mano, si fa sempre più vicina* Nephyyyyy!!

Nephy: *Si porta una mano sulla fronte* Sapevo sarebbe successo -.-

*Spunta Ayato con un ghigno malefico.*

Ayato: *Legge le recensioni* Ma guarda un po'...7 recensioni!

Nephy:*alza gli occhi al cielo* Perchè a me?

Ayato: Hai visto Nephy-chan? Ci voleva Oree-sama per...

*Gli arriva una scarpa.*

Nephy: Non cominciare. è_é

Ayato: *Ignora l'autrice* Bè, come promesso, eccomi qui, mie care lettrici. *sguardo malizioso* Sono felice di fare la vostra conoscenza e...*continua a lusingare le lettrici*

Nephy:...La sua personalità si è mischiata a quella di Raito e Kou o_O

Dovrò cambiarmi assistente.

Ma Yuko(ex-segretaria Nephy) doveva andare in vacanza proprio ora?

Va be, popolo di EFP vi saluto. Sono certa che alcune di voi amino Ayato, però, vi devo privare della sua presenza!

Nephy:*Colpisce la testa di Ayato con una padella.*

Ayato: *Con un bernoccolo in testa, stramazza al suolo*

Nephy: Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo! Un bacione ^3^

*si trascina dietro un Ayato privo di sensi*

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 -Ellen- ***


Capitolo 9 - Ellen -

 

 

 

 

“Ellen?”, domandò Shu, spalancando gli occhi.
Tutti erano rimasti basiti. Ayato mi girava intorno, con fare indagatore.
“Non puoi essere tu, insomma sei così... diversa.” affermò, scrutandomi da capo a piedi.
“Sono cresciuta. – risposi con tono di ovvietà. – come siete cresciuti anche voi.”

Effettivamente non mi spiegavo come mai, pur essendo vampiri, avessero avuto un’infanzia.
“In effetti com’è possibile che voi siate cresciuti?”

“I vampiri possono riprodursi – mi spiegò Shu – noi vampiri cresciamo fino ai ventuno anni, poi smettiamo di invecchiare.”

“Non so come tu sappia di lei, ma non assomigli affatto ad Ellen.”, s’intromise Reiji, con la solita aria distaccata.

Mi costrinsi a non rispondergli male.
“Alla fine hai imparato tutti i libri?”, gli domandai, con un sopracciglio inarcato.

Mi riferivo alla promessa che mi aveva fatto da bambino, la promessa di bere tè solo dopo aver imparato a memoria tutti i libri che aveva da studiare.
E io l'avevo visto sorseggiare del tè.

Notai le pupille del vampiro dilatarsi, ma solo per un secondo: l'avevo spiazzato.
Così si ricompose e, inforcando meglio gli occhiali, parlò: “E' lei.”

Nessuno osò contraddirlo, se lui mi aveva riconosciuta, anche gli altri dovevano aver fatto lo stesso.
“Ti credevamo morta...”, mi sorpresi nel sentire la voce di Subaru rompere il silenzio.
“Karl Heinz, vostro padre a quanto ho capito, mi deve aver cancellato la memoria. Però, stando qui, i ricordi sono riaffiorati a poco a poco.”, spiegai con una certa tristezza.

Lessi sul volto dei presenti la mia stessa confusione ed Ayato diede voce ai miei pensieri: “Ma perché tenere un'umana nella nostra magione?”
Non ci fu risposta a quel quesito.
A rompere il silenzio, stavolta, fu Reiji che con tono greve disse: “Dobbiamo andare al collegio, siamo in ritardo”

Insensibile... pensai, guardandolo truce.
Quella serie di avvenimenti mi avevano distrutta e lui pensava alla scuola?
Mi trascinai nella mia camera, indossando la divisa scolastica.
Da una parte l'idea di andare al college mi confortò, quindi dovevo essere proprio sconvolta.

 

Raggiunsi la limousine laccata di nero e mi abbandonai sul sedile in pelle, accanto a Shu, appoggiando la testa sul finestrino gelido.
Credevo che, conoscendo la mia vera identità, quei sei si sarebbero addolciti, invece la tensione nell'aria era palpabile.

Quando arrivammo all'istituto, mi sedetti vicino Yuki.
Lei mi fece un cenno con la mano, entusiasta, io abbozzai un sorriso.

Mi sentivo stanca, non fisicamente ma psicologicamente.
Non sapevo neppure come fossi ancora abbastanza lucida da riuscire a sorridere alla mia nuova amica, senza provare l’impulso di sbattere –ripetutamente– la testa sul banco.

 Le prime due ore passarono in un battito di ciglia, mi ritrovai a mensa, con le tre nuove amiche a parlare del più e del meno.
Ma la biondina notò il mio malumore.
“Tutto bene?”, chiese sottovoce.
Alzai lo sguardo, incontrando le sue iridi azzurre, che sprizzavano dolcezza, e cercai di celare i miei sentimenti.
“Si.”
Capendo la situazione, la ragazza preferì cambiare discorso.
“Lo sai che hai sostituito Isabelle nel balletto?”

All'improvviso ricordai lo spettacolo che si sarebbe tenuto domani.
“Davvero?” domandai, poco interessata alla risposta.
Natalie s'intromise nella conversazione.
“Certo, ogni anno lei fa due coreografie, ma quest'anno le hai soffiato il posto!”, annunciò elettrizzata.
Mi sfuggii un sorriso sincero... In fondo dovevo esserne fiera.

Poi tutte e tre si bloccarono, osservando intensamente un punto della mensa.
Seguendo il loro sguardo perso, notai che fissavano Ayato e Raito, appena entrati nella sala.
Schioccai le mani davanti a Yuki, Natalie e Sakura.

“Ci siete?”, chiesi ironica.
Le tre parvero destarsi dalla “trance” e mi rivolsero un ghigno poco rassicurante.

“Ci stavamo domandando...” iniziò Yuki, come se volesse ponderare le parole, ma Sakura la precedette: “Frequenti un Sakamaki?”
Mi ritrovai ad ingoiare un groppo in gola.
“Ci vivo insieme!” esclamai, accompagnata da una risatina isterica.
Sakura assottigliò lo sguardo: “Sai a cosa ci riferiamo...”

“No, nessuno.” tagliai corto, consapevole di essere arrossita.
Mi maledissi per averlo fatto.
Yuki si avvicinò con aria cospiratrice.

“A me invece piace un Sakamaki...” bisbigliò all'orecchio.
“Sappiamo tutte che ti piace Ayato!” squittì Natalie, la bionda le rifilò una gomitata: “Vuoi mettere i manifesti?”

Ridacchiai di gusto, felice (ebbene si) di essere venuta a scuola.
Se non l'avessi fatto, probabilmente adesso sarei nel letto a piangere ed autocommiserarmi.

Finita la mensa, tornai in classe per affrontare le rimanenti ore di lezione.
Finalmente andammo nell'aula musicale ad esercitarci per il ballo.
Ignorai le occhiatacce di Isabelle e m'impegnai al massimo per imparare la coreografia...e soprattutto per dimenticare tutto il resto.

Prima di andarmene l'insegnante di ballo mi consegnò una scatola rettangolare.
“Fammi sapere se ti sta bene.” Disse, facendomi l'occhiolino.

Incredibile come fosse cambiata nei miei confronti nel giro di cos’ poco tempo.
Almeno qualcuno aveva imparato a rispettarmi...

Guardai la scatola bianca di cartone, sicuramente era il mio abito da ballo.
Assieme ai Sakamaki, tornai a casa e mi defilai prima che qualcuno decidesse di mordermi.

Mi chiusi in camera e poggiai il pacco sul letto.
Sollevai il coperchio della scatola e, dopo strati di carta velina gialla, estrassi il vestito.

Quasi mi commossi alla vista di un capo così bello: era simile ad un tutù, il corpetto rosa antico, con scollo a cuore, era interamente ricamato di pizzo.
La gonna vaporosa, di tulle, era completamente nera.
Lo abbracciai per un attimo poi, accorgendomi del gesto infantile (assomigliavo a Kanato col suo 'benedetto' Teddy) e conservai l'abito nella scatola, infilandola sotto il letto.

Indossai il pigiama, pronta ad andare a dormire, quando qualcosa brontolò...
Il mio stomaco implorava cibo.
Scesi al piano inferiore, entrando in cucina.
Rovistai nelle mensole e trovai dei biscotti con gocce di cioccolato.

Disposi i dolcetti in un piatto, poi una voce richiamò la mia attenzione, cogliendomi di sorpresa.
“Ciao Tavoletta!” disse Ayato, appoggiato su un bancone, intento ad osservarmi.
Gli lanciai un'occhiata indifferente e mi sedetti a tavola.
Lui ovviamente fece lo stesso, accomodandosi vicino a me.
Iniziai a trangugiare i biscotti.
“Sei tremendamente silenziosa...”, mi fece notare.
Lo guardai di traverso: “Sono solo un po' stanca” ammisi.
Come se a lui potesse importare qualcosa.
Eppure ricambiò lo sguardo con fare... apprensivo? Impossibile...

“Per quello che è successo con tuo padre?” chiese a bruciapelo.
E mi accorsi che non avrei potuto ingoiare un altro boccone, gli occhi pizzicavano in modo fastidioso.
Strinsi con veemenza il biscotto fra le mani e si sbriciolò leggermente.

“Perché ci hai difesi quando Takeshi voleva ucciderci?”, domandò improvvisamente, lasciandomi di stucco.

Perché li ho difesi?
Ecco il quesito del secolo, a cui ancora non avevo trovato una risposta logica, sebbene una vocina fastidiosa nella mia testa ripetesse “ci tieni a loro”.
Eliminai quella possibilità.
“Non lo so...”, rivelai affranta.

Con uno scatto Ayato girò la sua sedia e fece lo stesso con la mia, eravamo uno di fronte all'altro.
Sussultai per il movimento brusco.
Il rosso si sporse verso me, immerse il naso fra i capelli mossi, inspirando il mio profumo.

“Già quando ti conoscevo come Ellen volevo fossi solo mia. Vederti giocare con i miei fratelli, mentre studiavo, era snervante.”, confessò Ayato a pochi centimetri dal mio viso, ero completamente incantata da quello sguardo verde-oro.

“Sebbene tu mi venivi sempre a trovare e studiavi con me, per farmi compagnia.”, continuò lui, avvicinandosi al mio collo: io rabbrividii.

“E già emanavi questo odore invitante.” mi allontanai terrorizzata, ma il ragazzo mi attirò a sé nuovamente.
“Non puoi fuggire, mi appartieni.”, dichiarò deciso e affondò le zanne nella mia carne.

Chiusi gli occhi e gemetti per il dolore.
Anche lui sembrò più “delicato”, stavolta, ciò nonostante non accennava a fermarsi e io mi sentivo immensamente sfiancata dai quei continui morsi.

Paradossalmente ero abituata ai canini che mi laceravano la pelle, anche se continuavano a procurarmi dolore.
Ayato mi lasciò andare e mi accasciai -debolmente- sulla sedia. Sentii le palpebre farsi pesanti ma, prima di addormentarmi, percepii un braccio sotto le gambe e uno dietro la schiena che mi sollevavano...

***

Quando mi svegliai ero nel mio letto, avvolta dalle lenzuola. Mi stiracchiai mentre guardavo l'ora: erano le sei del pomeriggio.
Sgranai gli occhi, avevo uno spettacolo in cui esibirmi.

Indossai provvisoriamente la divisa scolastica, infilai l'abito per il ballo in una borsa e aggiunsi anche qualche pennello ed ombretto.
Ero pronta ad andare, ma dimenticavo un dettaglio:
Reiji non ne sapeva nulla.
O perlomeno, aveva intuito qualcosa, quando mi aveva sentita cantare il giorno delle prove, però non sapeva che il ballo si sarebbe tenuto oggi.

Corsi giù per le scale, arrivai nello studio del vampiro e bussai con foga.

Attesi impaziente finché Reiji non aprì.
Aveva la camicia un po' sbottonata e non indossava gli occhiali.
“Che ti serve?” il suo tono era imperioso come sempre, ma impastato dal sonno.

“Non volevo disturbarti...” mi scusai abbassando lo sguardo.
Senza le lenti di vetro quegli occhi sembravano due ametiste sberluccicanti.
“L'hai già fatto. Ora, cosa ti serve?” ripeté lui seccato.
“Dovrei esibirmi... stasera.” continuai a fissare il pavimento, aspettandomi una ramanzina, sempre se mi fosse andata bene.

“Avresti dovuto dirmelo prima.” mi rimproverò infatti.
“Lo so, ma sarà il padre della mia amica ad accompagnarmi, però devo stare via due ore...” spiegai, incerta se guardarlo o meno.
Ero stata una sciocca, avrei dovuto avvertirlo per tempo! Adesso mi avrebbe negato il mio unico motivo di gioia.

“Va bene.” come sempre riuscì a spiazzarmi...
Aveva detto si?
Mi trattenni dall'urlare per la felicità, un sorriso mi scappò comunque.

“Sappi che se proverai a fare una cosa del genere un'altra volta...” non completò la frase, ma la reticenza che aveva usato mi spaventò più di una minaccia espressa.

“Non lo farò più.” annunciai, incrociando i suoi occhi, dovevo convincerlo che avrei mantenuto la mia parola.

“Te lo prometto.” usai la stessa frase che aveva usato lui da bambino.
I tratti duri sembrarono addolcirsi al suono di quella frase.
“Chiama il padre della tua amica e digli di non passare, ti accompagneremo noi.”, concluse il vampiro, indossando gli occhiali e spingendoli sul naso.
“Ma io non ho un telefono.”, annunciai.

Perché me lo avete fatto a pezzi, avrei voluto aggiungere.

Reiji mi porse un cellulare che sembrava nuovo di zecca.

“Puoi usare il mio.”
Prima che cambiasse idea, corsi nella mia camera, cercando un foglietto dove Yuki mi aveva scritto il suo numero di telefono.
"Ciao Yuki! – la salutai, dopo aver composto il numero –“Mi accompagnano i Sakamaki, non c'è bisogno che tu venga, grazie comunque e ci vediamo a scuola!” dissi, riattaccando in fretta.

Reiji mi raggiunse.
“Prendi le tue cose, gli altri stanno arrivando.” Comunicò, mentre indossava una giacca nera.
Borbottai un grazie, prima di recuperare la mia borsa.

Uscendo dalla villa, mi stupii di non trovare la limousine ad aspettarmi.
Sentii un rombo che faceva le fusa nelle vicinanze.

Percorsi il viale rosato, godendo di quel profumo.
Evidentemente provavo sentimenti contrastanti per quei fiori.

In prossimità dell'alto cancello nero, la mia bocca minacciò di spalancarsi: quattro Ferrari ruggivano davanti ai miei occhi.
In quella viola sedevano Reiji e Kanato.
Nella blu Ayato e Shu, nella bianca c'era Subaru e in quella rossa Raito.
“Cavolo...” riuscii a mormorare, stregata da quelle vetture meravigliose.
Dovevo scegliere se andare con Subaru o Raito.

Ero ancora offesa con quest'ultimo, quindi optai per la Ferrari bianca.
Entrai nell'auto, mi accomodai sul sedile in pelle, beandomi dell'odore piacevole di macchina nuova.
"
Ti piace?” ,la voce -o meglio- il grugnito di Subaru mi riportò alla realtà, annuii con espressione sognante-
“È bellissima, proprio come le altre!”, dissi, infatuata dalle vetture tirate a lucido davanti e dietro di noi.
“Tieniti forte.” annunciò il vampiro, preparandosi a partire.
“Amo la velocità!” esordii io, anche se ignoravo quanti cavalli avesse.

In quell'istante mi parve di vedere l'ombra di un ghigno sul volto dell'albino, ma non feci in tempo ad elaborare il pensiero che l'auto sfrecciò sull'asfalto, così all'improvviso che il mio corpo affondò sulla morbida pelle del sedile.

Una scarica di adrenalina mi percorse la schiena.
Vidi la lancetta indicare i 200 km/h...
Probabilmente Subaru aveva intenzione di bruciare la strada, o consumare le gomme!

In questo modo però raggiungemmo in fretta la scuola.
Il gruppo di studenti fuori dall'edificio si voltò nella nostra direzione e tutti furono ammaliati dalle macchine che saettavano nell'oscurità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

ABITO MITSUKO SPETTACOLO

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Nephertiti: Ma ciaoo a tuttiiii!!! Oggi Sun-chan si è gentilmente offerta di farmi da farmi come segretaria, quindi...

Sun-chan?! Mi passi il foglio?

 

Sun-chan: *mangia patatine* uwu oh, andiamo Nephy-chan, amplia! Dì perchè sono qui! ^^

 

Nephertiti: Ehm...Per farmi da assistente?!

 

Sun-chan: Non solo! *Si alza in maniera teatrale* sono qui, in veste ufficiale, per comunicare che io ho salvato questa ragazza *indica Nephy-chan*

 

Nephertiti:...Da cosa mi avresti salvato?

 

Sun-chan: Da un branco di alieni!

 

Nephertiti: Ooook...

*borbotta* quasi quasi preferivo Ayato -.-”

 

Sun-chan: M-ma...*labbruccio* TwT

 

Nephertiti: Ma no!! Scherzavo ^_^” Adesso mi passeresti il foglio?! *tic all'occhio*

 

Sun-chan:*va nell'angolino* t-tu sei la mia Onee-chan .3

TwT E tu mi tratti così TOT

 

Nephertiti: Oh santo cielo...

Anche tu sei la mia Onee-chan, ma adesso mi servirebbe quel foglio, poi dopo andiamo a inseguire i pipistrelli, che ti piace tanto! ^-^

 

Sun-chan:*le si illuminano gli occhi* Aw. Okay ^^ *le passa il foglio*

 

Nephertiti: *prende il foglio* Allora, comincio ringraziando tutti coloro che leggono la mia storia, che l'hanno messa fra le preferite/seguite/ricordate ^3^

Ma un ringraziamento speciale a coloro che l'hanno recensita!! Ben 10 hanno commentato il capitolo precedente *ha gli occhi lucidi* e senza l'intervento di Ayato!! *si commuove, soddisfatta*

Ma passiamo alla storia. Che ne pensate?! Spero sia scritta bene e che l'idea delle Ferrari non vi dispiaccia! Non lo so da dove mi è venuta!! Come dice una mia cara amica, faceva più faigo(?! *Figo)

 

Sun-chan: Li meriti tutti ^^ Allora...premettendo che non so ancora di cosa il capitolo parli, dico che sarà sicuramente bellissimo *^* Ellen si è rivelata!

*Pinage all'improvviso*

 

Nephertiti: Grazie ^///^ Ma non piangere!!

 

Sun-chan:*piange* N-nephy-chan?

 

Nephertiti:* le tiene una mano* Dimmi ^_^

 

Sun-chan: M-mi dici con chi si mette Ellen? *si asciuga le lacrime, sorridendo*

 

Nephertiti: Eh no, mi spiace, niente spoiler!! ^-^

 

Sun-chan: ci ho provato! *sospira alzandosi*

Quuuindi andiamo ad inseguire i pipistrelli ora? *^*

*l'afferra per la maglia*

 

Nephertiti: o_O... V-va bene...

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate! Se non mi sentite per una settimana, vi ho voluto bene!!

*Sospira*

Devo cambiare assistente!!

*Viene trascinata via*

Un bacio da Nephy e Sun-chan ^3^

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 -Lo spettacolo- ***


Capitolo 10 - Lo spettacolo - 

 

 

 

 

 

Il mezzo di trasporto frenò di colpo, stridendo sull'asfalto.

Scesi dall''auto bianca, camminando a testa alta, consapevole che milioni di occhi erano puntati sulla mia figura.
Chiaramente, doveva essere molto strano, per gli studenti, vedermi in compagnia dei Sakamaki, dopo aver fatto il mio ingresso trionfale con una serie di Ferrari stupende.

Entrammo a scuola e ci dirigemmo nell'aula musicale, che era stata adibita per l'evento: gli strumenti erano stati sostituiti da centinaia di sedie in plastica.
Mi congedai con i vampiri e andai nei camerini dietro il palco.

Yuki mi aspettava con un sorriso smagliante, già pronta.
“Presto cambiati!”, esordì, venendomi incontro.
Infilai il mio meraviglioso abito di scena.

La musica era già partita.


“Si esibisce prima Isabelle.” m'informò la biondina.
Quando estrassi la matita e l'ombretto, una Sakura, piuttosto elettrizzata, mi trascinò davanti ad una toletta.


“Lascia fare a me!” esclamò con troppo entusiasmo.

“Non esagerare col trucco.”, la rimbrottò Natalie, ma l’amica la ignorò bellamente.

 

Ingoiai un groppo in gola, aveva un sorriso inquietante stampato in faccia.
Mentre la mora mi truccava, notai di essere leggermente più scarna e pallida.

Colpa di quei succhiasangue che mi stavano prosciugando...


Alzai gli occhi al cielo e lasciai che Sakura mi mettesse il fondotinta.

Mi passò uno strato di rossetto sulle labbra, una linea di eyeliner sugli occhi e del blush sulle guance.

Quando guardai di nuovo la mia immagine riflessa, spalancai gli occhi...

Chi era quella ragazza che mi fissava nello specchio?
“Sei perfetta!” Annunciò Sakura, compiaciuta dal suo lavoro.


Dei gridolini sommessi mi riportarono alla realtà, intuii che era il mio turno.
Mi alzai dalla sedia, improvvisamente una morsa mi strinse lo stomaco.

Ero agitata, emozionata, le gambe tremavano e le mani erano sudate.


Avanti, hai affrontato cose ben peggiori! , mi rimproverai, ripensando che ero sopravvissuta 5 giorni, in compagnia di quei sei vampiri...
Prima di entrare in scena, afferrai un cappello nero e lo indossai, ignorandone il motivo.

O forse essendo troppo orgogliosa per ammetterlo a me stessa.


Salimmo sul palcoscenico, accolte dal mormorio degli spettatori.
Il mio cuore aumentò il battito cardiaco, quando scorsi i Sakamaki in prima fila.
Mi fissavano come se fossi stata un essere fuori dal comune, sebbene fossero loro quelli sovrannaturali.
Evitai i loro sguardi enigmatici.
Nel momento in cui partì la musica, la mia tensione cominciò a diminuire gradualmente...

* DOPO IL BALLETTO1 *

Quando la musica s'interruppe, uno scroscio di applausi c'investì.
Ci inchinammo, per ringraziare il pubblico.
Io non riuscivo a togliermi quel sorriso ebete dalla faccia.

Ero soddisfatta della mia performance.
Yuki e Natalie si complimentarono, perfino l'insegnante di ballo, la signorina Fujita confessò di essere felice di avermi inserita nello spettacolo.
Ancora emozionata, mi cambiai, pronta a tornare alla villa.

Salii nella macchina con Subaru.
Nessuno dei due spiccò parola, io continuai a fissare la strada, troppo in imbarazzo per aprir bocca.
Alla fine, fu l'albino a schiarirsi la voce.
“Sei stata... brava.”, mormorò.
Sembrava gli costasse molto pronunciare quelle parole.
Gli rivolsi un sorriso pieno di gratitudine
“Grazie.”, dissi, con un tono di voce appena udibile.

Una volta nella magione, augurai a tutti buonanotte e schizzai su per le scale, nella mia stanza.
Indossai il pigiama canticchiando, sprigionavo allegria da tutti i pori.

Ritornai nella camera e vidi una sagoma seduta sul mio letto, che accarezzava il lenzuolo.

Sgranai gli occhi, stupita e sconcertata.

La persona si mosse verso di me e riconobbi Raito.

Mi ricomposi, raddrizzando le spalle, mutai espressione, facendomi più seria e minacciosa: avevamo una litigata in sospeso.

“Ciao, Bitch-chan”, mi sussurrò, improvvisamente a un metro da me, il coraggio iniziava a vacillare...
“Raito.” risposi, con un tono simile a quello di Reiji, impressionandomi del mio stesso autocontrollo.
“Stasera sei stata... fantastica!” annunciò, con sguardo assente, sembrava stesse ripercorrendo mentalmente il mio balletto.

Incrociai le braccia al petto, non mi sarei lasciata incantare da quegli occhi smeraldo.
“Ti ringrazio, ora vorrei risposare.” affermai, girandogli intorno e raggiungendo il letto. Sobbalzai, sentendo il suo fiato caldo sul collo.
“Ma io non sono stanco.”, mormorò lui, sensualmente.


Lo affrontai, fissandolo negli occhi, impassibile.
“Io si.” dissi e feci per allontanarlo, ma il vampiro afferrò la mano che l'aveva spinto e la portò dietro la schiena, avvicinandosi pericolosamente al mio volto.
“Abbiamo lasciato qualcosa in sospeso...” continuò, percorrendo con un dito il contorno delle mie labbra...


Le mie gote s'imporporarono violentemente, mentre il cuore faceva una capriola.
Controllati. Mi dissi, cercando di riattivare il cervello.

“Si, io che ti tiravo uno schiaffo.”, replicai arrabbiata.


“Io mi riferivo a quando ti abbandonavi ai miei morsi e ai miei baci...”
Pervertito...

Lo fissai in cagnesco e feci scattare la mano, ma stavolta Raito la bloccò.

“Ci hai preso gusto a tirarmi schiaffi?” esclamò, tra il divertito e il malizioso, in seguito mi ritrovai sul letto.

Odiavo essere così fragile e indifesa.

Il rosso mi calò una manica della camicia da notte, cercai di allontanarlo, con poco successo.

Raito mi addentò una spalla e strinsi i pugni, ficcandomi le unghia nei palmi delle mani.
E io che credevo che le cose fossero cambiate...

Subito dopo, il vampiro estrasse i canini, leccando il liquido scarlatto che colava dalla sua bocca, il mio sangue.

Le sue iridi smeraldo si posarono sulle mie labbra e deglutii a forza.
Prima che potessi protestare, Raito si mosse verso la mia bocca.

Mi dimenai, mentre le sue labbra impetuose cercavano le mie.

Avvampai violentemente, sentendo le dita lunghe e gelide del vampiro accarezzarmi la parte di gamba scoperta.
“N-no!” mugugnai sulla sua bocca, tentando di scansarlo.
E per l'ennesima volta, la porta si spalancò con un tonfo, rivelando un Ayato piuttosto furioso.

“Che sta succedendo?” , ringhiò quello, mentre io provavo a rallentare i battiti cardiaci.
“Stavamo giocando un po'.” rispose semplicemente Raito, stavolta sentii un rumore secco.
Scattai in piedi, notando la mano di Ayato serrata in un pugno e lo zigomo dell'altro arrossato.


Spalancai gli occhi, incredula, interponendomi fra i due.
“Ti ho già detto che lei mi appartiene!” continuò Ayato, rabbioso.
“Cerchiamo di calmarci.” dissi in un sussurro.

I miei occhi color cioccolato vagavano da un rosso all'altro.

 Una terza figura comparve in camera, Subaru ci raggiunse.
“Cos'è questo chiasso?” domandò irato, sferrando un pugno al muro che tremò per il colpo.

“Tu fatti gli affari tuoi!” gli ordinò Ayato, gelido.

Vidi l'albino andargli incontro, furibondo.

Alzando gli occhi al cielo, bloccai Subaru, poggiandogli una mano sul petto.

Sapevo di essere una sconsiderata a fare un gesto simile, per fortuna il vampiro dai capelli bianchi sembrò rilassare i nervi tesi.
“Io me ne vado...” annunciò infine seccato, non prima di avermi rivolto un'ultima occhiata.


“Lei è mia. Non voglio ripetermi.” sentenziò Ayato, con un tono che non ammetteva repliche.
“Non è solo tua...”, rispose Raito, prima di scomparire nel nulla.

Nonostante avesse il solito sorrisetto malizioso, non c'era traccia d'ilarità nella sua voce.
“Io non sono un oggetto.” dissi al vampiro decisa.

Poi andai via, avevo bisogno di stare da sola.
Mi sedetti sui gradini della scala, all'ingresso della villa.

Come potevo essermi affezionata a degli esseri che mi usavano solo per nutrirsi?
Forse ero io quella sbagliata, quella diversa.


Mi venne da piangere, singhiozzai con frustrazione, ripensando al fatto che avevo rifiutato di tornare nella mia vera casa, con la mia famiglia, e preferito rimanere con quei sei.


“Sei proprio fastidiosa.”, si lamentò uno Shu mezzo assopito.

Stava steso qualche gradino sotto di me.
“Scusami...” mormorai, nascondendo il volto rigato dalle lacrime. 

Ti scusi perché stai piangendo, non puoi neanche piangere?  pensai fra me e me avvilita.


“Perché piangi?” chiese Shu atono, quella domanda mi colpì, davvero s'interessava a me? 

Certo che no.


“Cosa t'importa? Per voi sono solo un pasto, no?” domandai.
Inaspettatamente, Shu spalancò gli occhi, ritrovarmi quei due zaffiri puntati addosso mi destabilizzò.


Lo vidi sorridere amaramente: “È quello che pensiamo tutti, ma sappiamo entrambi che non sei solo un pasto per noi.”
L'esaminai senza spiccar parola.

Cosa intendeva?
Il biondo richiuse gli occhi e io mi avvicinai, per chiedergli delucidazioni sull'ultima affermazione.
“Come scusa?” lo interrogai.


Senza accorgermene, il vampiro mi aveva portato a cavalcioni su di lui, le mie guance si tinsero di rosso.

Calò la testa nell'incavo del mio collo.

“Siamo vampiri, non possiamo fare a meno del liquido rosso che scorre nelle tue vene, a mio parere il migliore di tutti quelli che ho provato.”, precisò Shu, mentre inspirava con enfasi.
Mi sentii rabbrividire...
Perforò la mia carne con i canini a punta.
La fitta fu meno straziante, ma ero debole, infatti mi accasciai –rapidamente–  sul petto del biondo.

Avvertii le sue mani scivolare sotto le mie cosce ed issarmi: per non cadere indietro mi dovetti aggrappare al suo collo, ero stufa persino di ribellarmi.
In un lampo, mi ritrovai in camera.
Lì, il vampiro mi adagiò sul letto, sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte, poi caddi in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

BALLETTO1 LINK: https://www.youtube.com/watch?v=bKqK-AYH45k

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Nephertiti: Ciao a tutti, oggi _piccolascrittrice_(conosciuta anche come scricciola-chan ^-^) si è offerta gentilmente di farmi da assistente ^_^

Piccolascrittrice: Perfetto! *si sistema il papillon*

Nephertiti: Carino il papillon! *Indica l'indumento*
Alluora, ti va di passarmi la mia agenda?!

Piccolascrittrice: Sissignora! *Si scodella in testa l'elmetto militare*
*Le porge l'agenda*

Nephertiti: Però che efficienza!! ^_^ *Prende l'agenda*
Quindiiii! Inizio col ringraziare TUTTI coloro che hanno recensito il capitolo, vi voglio bene *w*
Un grazie anche a chi ha messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate ^3^
E chi la segue in 'silenzio'!!
Passiamo alla storia:

Piccolascrittrice: *Le luccicano gli occhi, pronta ad ascoltarla*

Nephertiti: Non mi convinceva molto questo capitolo!! Ad ogni modo, che ne dite del rapporto di Mitsuko con i nostri vampiretti?! Avete idea di con chi si metterà alla fine?!
Se credete che i problemi siano finiti, non è affatto così! Purtroppo sono cattiva e la protagonista dovrà soffrire ancora un po' u_u....XD

Piccolascrittrice: *Acciuffa un cuscino e se lo stringe al petto, piangendo* non è giusto ç_ç

Nephertiti: *Le fa 'pat pat' sulla spalla* Tranquilla, le cose si risolveranno per il meglio... Almeno credo ^_^”

Cooomunque, spero il capitolo vi piaccia, vi mando un bacio e aspetto le vostre recensioni ^-^
*Restituisce l'agenda a _piccolascrittrice_*

Piccolascrittrice: Non fate i maleducati e recensite questo storia u-u *chiude l'agenda in uno scrigno e lo blinda* Ciaooo a tutti ^_^ *assalta Nephy per abbracciarla*

Nephertiti: E-ehm, grazie sei molto gentile... ma così mi soffochi!! >w<

Piccolascrittrice: *faccina diabolica*
*La trascina via, continuando ad abbracciarla*

Nephertiti: o_O Ok, avevo parlato troppo presto, non esiste un'assistente normale!!
Vi saluto, un bacio da Nephy-chan e Scricciola-chan!! A presto ^3^
*Si lascia trascinare*
Almeno spero!! XD

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 -Nemici- ***


Capitolo 11 - Nemici -

 

Mi destai dal sonno. Mi sentivo irrimediabilmente sfinita e delusa.
Si, delusa.
Perché Shu mi aveva detto che non ero un pasto per loro e poi mi aveva morsa?
Era semplicemente un controsenso.

A tal proposito, mi passai due dita sul collo dolorante, quindi m'immersi nella vasca, per lavare via il sangue incrostato e la stanchezza.
Poi indossai una maglietta a mezze maniche, un paio di jeans e le mie ballerine nere.

Scesi le scale, nessuno dei fratelli era nei paraggi: mi sentii sollevata, non ero in vena di fornire il mio sangue.
In cucina rovistai nelle mensole e trovai una confezione di biscotti.
Ne sgranocchiai qualcuno, ma non avevano un buon sapore...
La prossima volta, li avrei preparati io.

Quando mi voltai, Kanato era a pochi centimetri da me e questo mi fece trasalire.
Mi osservava con quegli occhi spiritati e curiosi, stringeva al petto il solito peluche.

“Ciao!” esordì lui, sembrava su di giri.
“Kanato-kun!” risposi io di rimando, tentando di sorridergli.
Mi afferrò una mano: “Voglio mostrarti un posto!”
Lo seguii senza fiatare, sembrava un bambino entusiasta, che trascina la propria mamma al parco giochi.

Solo che noi entrammo in una camera buia e che, a differenza delle altre stanze, impregnate dalla puzza di muffa, in questa aleggiava un odore particolare...
Cera? Pensai, annusando meglio l'aria.

 Kanato premette un bottone e una decina di luci si accesero, illuminando solo i lati, dov'erano presenti delle bambole di cera, (ecco da dove proveniva l'odore) a grandezza uomo, vestite da sposa.
Tremai: i loro volti bellissimi erano inespressivi e inquietanti, uguali al proprietario.
“Ti piacciono?” mi chiese il ragazzo, valutando la mia reazione.
Tentai di mostrarmi disinvolta.
“Si! Le hai fatte tu?” domandai, sinceramente incuriosita.

Kanato annuì con enfasi, compiaciuto del suo lavoro.
Sembrano vere! riflettei tra me e me.
“Sei bravissimo!” mi complimentai con lui, ammirando meglio quelle statue.
Quando rivolsi di nuovo lo sguardo al vampiro, lo trovai a pochi metri dal mio viso. Inconsciamente, indietreggiai: aveva quella solita espressione da psicopatico.

Mi strattonò per un polso, tirandomi a sé.
“Tu saresti la sposa più bella!” parlò con un'espressione trasognata e...folle.

“Vuoi far parte della mia collezione?” volle sapere, con un entusiasmo quasi isterico.
Sbarrai gli occhi, capendo che quelle non erano bambole, ma ragazze.

“No!” risposi, con il tono di voce più alto di un'ottava.
Il suo viso s'incupì, la presa sul polso era talmente stretta da impedire al sangue di circolare, mi provocò un dolore lancinante.
“Perchè? Ti giuro che saresti la più bella!” sbottò lui, crucciato.
“Kanato, lasciami...” lo scongiurai, provando a divincolarmi dall'impugnatura ferrea del ragazzo.
“Oh, io non ti lascerò mai.” affermò, abbandonando l'orsacchiotto a terra e lacerando la cute del mio collo.
Mi sfuggii un gemito di dolore, il vampiro mi circondò le spalle, con le sue braccia, e mi spinse di più verso sè.
Una lacrima rigò il mio viso e finì su Kanato, richiamando la sua attenzione.
Posò il suo sguardo lilla e vitreo sul mio.
Mi fissò così intensamente da mettermi in soggezione.
“Dimenticavo, voi donne non date niente, se non avete qualcosa in cambio.”, mormorò scocciato e sfiorò con la sua bocca le mie labbra...
Rimasi immobile, sconcertata da quel gesto...
Non pensavo conoscesse questi “segni d'affetto”, certo, quello non poteva essere definito un bacio vero, però le nostre labbra erano a contatto...

Quando si staccò, aveva un'aria così... indifesa?
Mi sembrava proprio un bambino capriccioso, che vuole ottenere ciò che desidera usando la violenza, ma che nasconde un lato fragile...
Più passavano i giorni, più stando con quei sei mi sentivo confusa e disorientata, esattamente come in quel momento.
Avevo bisogno d'aria...
Però non potevo darmela a gambe così facilmente.
Notai il peluche a terra.

“Ehi, Teddy è caduto, poverino.” comunicai, indicando il pupazzo.
Kanato lo recuperò, con una smorfia di dispiacere.

“Oh Teddy, va tutto bene?”
“Per fortuna sta bene, ora devo andare.” annunciai, prima di schizzare via.

Percorsi l'ingresso principale e uscii fuori.
La luna risplendeva alta nel cielo, rendendo argentei i contorni del paesaggio.
Mi soffermai vicino alle rose rosse e l'accarezzai con un dito, beandomi del loro profumo.

Procedetti lungo il viale, mantenendo le dita sui petali setosi.
Un fruscio ruppe la quiete.
Pronta ad affrontare uno dei Sakamaki, mi voltai infastidita, ma non vidi nessuno dietro me.

Di nuovo un rumore, dei passi rapidi e decisi, che sembravano vicinissimi.
Non ebbi il tempo di voltarmi che qualcosa mi colpì nello stomaco, spedendomi dritta a terra.
Un liquido rosso calò dall'angolo della mia bocca: assaporai il sapore metallico del mio sangue: sentii una risata fredda e perfida riecheggiare nell'aria.

In seguito, delle dita lunghe e smaltate si strinsero intorno la mia gola, fui trascinata in piedi e potei guardare la faccia serafica di Isabelle.

“Ti avevo detto di stare lontana da loro.”, sibilò con un sorriso crudele.
Il mio petto si alzava e abbassava velocemente, in un disperato tentativo di inspirare ossigeno, nonostante ciò, conservai la mia espressione di superiorità.
“Che c'è? I Sakamaki non ti vengono più dietro?”, domandai con voce roca.

Per tutta risposta, la mora mi scaraventò a terra, con violenza.

Rotolai su un fianco, con il corpo dolorante, sputacchiando il terriccio, su cui avevo sbattuto poco prima.
Non riuscivo a respirare correttamente.
“Non mi sostituirebbero mai! Tu sei solo una patetica umana che usano per cibarsi. A loro non importa nulla di te.” replicò con disgusto.

Quelle ultime parole mi colpirono come uno schiaffo: a loro non importa di te...
Era un sospetto che avevo da tempo e, sentirmelo sputare in faccia così, mi strinse il cuore.
Strisciai, tentando di allontanarmi dalla psicopatica, ma una stretta sul braccio me lo impedì.
“Succhierò fino all'ultima goccia del tuo sangue, così che non possa più distrarre i Sakamaki.”, dichiarò Isabelle, con un ghigno malefico, e perforò la mia carne con le sue zanne bianchissime.
Mi scappò un grido, aveva usato una tale ferocia che nessun Sakamaki aveva mai usato con me, neppure Reiji...
Sentii le forze abbandonarmi.
E così, era arrivata la mia fine?
Ora che avevo scoperto la verità sul mio conto, adesso che iniziavo ad andare d'accordo con quei sei vampiri un po' sadici?

Non avrei rivisto il mio padre adottivo, a cui avevo detto addio.
Il pianto si fece strada nei miei occhi, che, lentamente, perdevano vitalità, insieme al resto del corpo.
Non potevo muovere gli arti, sentivo solo l'energia venire meno, la vista annebbiata dalle lacrime calde e la mancanza di lucidità.
Ebbi un flashback della mia insulsa vita e trovai la forza per singhiozzare, i canini lacerarono ancora la mia pelle, già straziata.
Non avevo più nessuno, sarei morta lì, in quel sentiero dove tutto era cominciato...

Proprio mentre le mie palpebre si facevano pesanti ed era penoso anche respirare, i denti della vampira si staccarono con forza dal mio collo, sentii dei rumori, dei tonfi, delle urla femminili e puzza di bruciato...

Infine, intravidi una testa rossa, un'altra rossa, una bianca e...le tenebre mi avvolsero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

*Arriva una ragazza nuova*

Salve!! Sono Alison Cole e per oggi sostituisco Nephertiti ^_^

 

*Estrae un foglio*

Nephy si scusa per il ritardo, ma il caldo l'ha messa al tappeto e l'unica cosa che riesce a fare è stare tutto il giorno abbracciata ad un... ventilatore...

 

Ma parliamo del capitolo ^~^!!

Pensavamo di esserci liberati di Isabelle?! E invece no, si è voluta riprendere la sua rivincita e ha (quasi?) ucciso Mitsuko.

Ma forse adesso, ce ne siamo liberati *ghigno malefico*

Ed ora i ringraziamenti!

Un caloroso grazie a tutti coloro che hanno recensito il capitolo e che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate!!

*Controlla foglio*

Bene, direi che è tutto vi mando un...

 

*Spunta dal nulla un uomo-volpe*: Salve ciurma!! Sono Foxy il Pirata!!

 

Alison: Cosa ci fai qui?!

 

Foxy: Voglio fare io da sostituto a Nephertiti u.u

 

Alison: Ma questa non è la tua sezione di FF! Siamo in Diabolik lovers!

 

Foxy: Lo so, ma non m'importa *ruba il foglio ad Alison*

 

Alison: Ehii! Fermo, torna qui!!! è.é

 

.......

 

*Arriva una Nephertiti mezza sciolta per il caldo, con i capelli appiccicati in faccia e un ventaglio rosso della nonna*

Ma che sta succedendo?!

 

*Passa Foxy, che sventola un foglio*

 

Nephy: E quello chi è? o.o

 

*Passa Alison, che sta inseguendo la volpe*

 

Nephy: 0.0 Ma che??!

 

Alison: Oh, ciao Nephertiti!! ^_^'' Qui è tutto sotto controllo! ^~^

*Torna a rincorrere Foxy*

 

Nephy: *sospira rassegnata* Riuscirò mai a fare un angolo autrice normale?!! *Riflette*

 

Alison: *Cattura la volpe*

Vedi Nephy?! Tutto sotto controllo ^-^

 

Nephy: -.- Va be', torno dal mio amato ventilatore *w*

 

Alison: *saluta con la mano*

Dicevamo...Ah si, vi mando un bacio ^3^ Recensite!!

Un saluto da Alison Cole!!

 

Foxy(dentro un sacco): E da Foxy, la volpe-pirata!

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 -Rivelazioni- ***


Capitolo 12 - Rivelazioni - 

 

 

 

 

 

La bambina dai capelli ramati fissava gli occhi sconvolti e tristi di una donna, questa le stringeva nella mano una scatolina, il suo carillon...
“Porta questo e ricordati che la mamma ti vuole bene. E te ne vorrà per sempre. Ma ora corri Ellen, corri!”

Spalancai gli occhi repentinamente, nel silenzio, si udiva solo il palpitio del mio cuore. Avevo la fronte imperlata di sudore e gli occhi lucidi.
Compresi di essere nella mia camera da letto, ancora viva, eppure scoppiai in un pianto silenzioso: il volto della mia vera madre ben impresso nella mente.

Quello del mio padre adottivo un po' sfocato... dicendogli addio, la mia memoria aveva istintivamente rimosso i suoi contorni, i suoi lineamenti; a stenti ricordavo la forma del naso, la sfumatura di verde in quegli occhi nocciola...
Costernazione, desolazione, ecco cosa provavo; non volevo dimenticarlo, mi aveva allevata, accudita, educata: era mio padre.

I singhiozzi echeggiarono nella stanza, mentre io mi perdevo in un turbinio di ricordi d'infanzia, ricordi piacevoli che ora mi corrodevano dentro.
La porta si aprì all'improvviso e una testa fece capolino, sulla soglia d'ingresso.

Un Ayato visibilmente preoccupato entrò in camera.
“Ciao Tavoletta!” cominciò lui, per sdrammatizzare, accomodandosi sul bordo del materasso.
Mi asciugai le lacrime, tirando su con il naso.
“C-cosa è successo?” chiesi, con voce arrochita dal pianto.
“Abbiamo tolto di mezzo Isabelle.” annunciò il rosso risoluto.
Nonostante all'inizio strabuzzai gli occhi, subito dopo sentii il cuore alleggerirsi.
“Come?” domandai.

Pensavo che i vampiri fossero immortali, come potevano averla uccisa?
“Ti stavo cercando, ma non c'era traccia di te nella villa. – spiegò Ayato – allora sono uscito e a me si è unito Raito. Quando siamo arrivati in giardino, Subaru, precedentemente informato da Shu, aveva già allontanato Isabelle da te.” cacciò quelle parole con un enorme sforzo, forse voleva essere lui il vero e proprio “salvatore”.

Ma cosa vai a pensare? Già è tanto che ti hanno salvata...
Mi disse una vocina perfida.

“Poi io e Subaru l'abbiamo uccisa e Raito le ha dato fuoco.”, annunciò, con una scrollata di spalle.
Dopo questo macabro dettaglio, mi sarei dovuta lasciar prendere dal panico e guardarlo con sdegno e orrore, invece la mia voce risuonò pacata e decisa.

“Quindi non tornerà più?” stupito quanto me della mia compostezza, il vampiro annuì.
“Tu sei mia e nessun altro può toccarti.” affermò il giovane, avvicinandosi al mio viso.
Questa storia cominciava a stufarmi.
“Ayato, sai che...”
“Lo so. –, la voce del vampiro mi precedette – Non sei un giocattolo.”
La mia bocca minacciò di spalancarsi, non ero sicura di avere di fronte “l'Oree-sama1” di sempre.
Dovevo aver battuto la testa.
“Ci sei arrivato, finalmente.” dissi, con una punta di esasperazione nella voce.
“Ciò nonostante, sappi che continui ad appartenermi.”

No, d’accordo, è l'Ayato di sempre… pensai fra me e me.
Eppure sembrava sincero, forse aveva davvero capito che non ero solo qualcosa con cui nutrirsi.
Mi sfuggii un sospiro di sollievo; poi ricaddi sul letto come un peso morto, priva d'energie, dimenticavo di essere stata malmenata.
“Immagino avrai bisogno di riposo. – intuì Ayato – se ti servono dei medicinali sono in bagno, qui c'è qualcosa da mangiare.” concluse il rosso e uscì dalla camera.

Guardai fuori dalla finestra, accorgendomi che il sole tingeva di sfumature arancioni il cielo blu scuro.
Sorseggiai il tè sul comodino e spiluccai qualche biscotto dal vassoio.
Con una smorfia, constatai che erano gli stessi biscotti insapore che avevo trangugiato qualche ora prima.
Scaldata dalla bevanda e rifocillata con lo spuntino, mi accoccolai nel letto e caddi in un sonno profondo.

***

Quando mi svegliai dalla rilassante dormita, decisi che era arrivato il momento di cambiarsi.

Controvoglia, abbandonai il tepore del letto per dirigermi verso l'armadio, strascicando le gambe indolenzite.
Decisi d'indossare un vestitino magenta, lungo fin sopra le ginocchia.
Provai anche a domare i miei ricci ribelli.Mentre mi cambiavo, notai i numerosissimi tagli e lividi, causati dallo “scontro” del giorno prima.

Disinfettai le ferite e ricordai un battibecco con Ayato: lui insisteva col dire che dovevo temere Isabelle, io ribattevo dicendo che non poteva farmi più male di loro sei.

Ma appurai che i Sakamaki non mi avevano mai picchiata o maltrattata, solo prosciugata fino a farmi perdere i sensi.
E ti pare poco?...
In effetti non erano angioletti, ciò nonostante, avrebbero potuto uccidermi senza ripensamenti e, anzi, mi avevano salvato la vita.

Una piccolissima speranza si accese nel mio cuore: loro tenevano a me.
Forse non molto, ma una briciola d'affetto nei miei riguardi ce l'avevano tutti quanti. Nello stesso istante che pensavo a questo, ebbi un'altra rivelazione: anche io tenevo a loro.
Da tempo conoscevo la verità, però, ogni volta che veniva fuori, tentavo di reprimerla in un angolo remoto della mia testa.
Ora, invece, lo sapevo: ora non cercavo più di negare l'evidenza.
Per tutti provavo affetto, seppur in modo diverso.
Richiusi la porta della camera da letto alle mie spalle e, con passo veloce, andai in giro per la villa, dovevo ringraziare qualcuno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Ciaooo a tuttiii!! ^___^  *particolarmente gioiosa*

 

Ed eccoci ad un altro capitolo!! So che è un po' corto e non avviene nulla di particolare, ma ormai siamo quasi alla fine (Anche se questo non significa che vi libererete di me e di Mitsuko!

Mitsuko/Ellen: Ed io che c'entro?!

Nephertiti: E' la tua storia, sei la protagonista!!

Mitsuko: Si, ma sei tu che rompi le scatole alle persone...

Nephertiti: Dettagli u.u)

 

Ma passiamo ai ringraziamenti!!

*Ha gli occhi lucidi* siete sempre di più a seguire la mia ff e sono commossa!!

Il primo capitolo ha ottenuto più di mille visiteee *w*

E quindi, voglio ringraziare voi cari lettori con un bonus(?). Quando recensirete, non sarò io a rispondere, ma loro *punta il dito contro i Sakamaki*

 

Sakamaki: o_O M-ma perchè non ci lascia in pace?!

 

Nephertiti: Perchè mi diverte u.u *risata malvagia*

 

Sakamaki: E poi siamo noi quelli sadici -.-”

 

Nephertiti: Zitti e non vi lamentate. e.e

Dicevo... Quindi alle recensioni, insieme a me, risponderà il Sakamaki che preferite, non è stupendo?! ^___^

 

Sakamaki: No.

 

Nephy: Non vi ho chiesto il permesso *gli getta un'occhiataccia*

Detto questo, vi ringrazio ancora, mandandovi un bacione ^3^

-Nephertiti-

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 -Cambiamenti- ***


Capitolo 13 - Cambiamenti -

 

 

 

 

Percorsi le scale, così rapidamente da non accorgermi della figura che camminava nella mia direzione.
Mi scontrai con qualcosa di morbido, per fortuna l'impatto non fu violento.


Quando riaprii gli occhi, Kanato mi osservava in un connubio di irritazione e pazzia.
Avevo urtato il suo Teddy e il suo sguardo omicida confermava la mia tesi.
“Perdonami, Kanato, io...”, tentai di scusarmi, pronta al peggio.
“Fai attenzione.” mi rimbrottò.
Nel tono di voce avvertii una nota di fastidio, ma non sembravano parole minacciose.
Guardai i suoi occhi lilla, persi nel vuoto, neanche lì c'era traccia di “sclero imminente”.


“Si, scusami.” ripetei, chinando il capo e guardando ancora il suo sguardo vitreo.
Restammo in silenzio per un po' e, d'impeto, gli passai una mano fra i capelli arruffati, come si farebbe con un bambino tenero e indifeso. 
Ecco, magari Kanato non era proprio indifeso...
Lo sentii irrigidirsi.
Non doveva conoscere le dimostrazioni d'affetto, tant'è che mi afferrò il polso e mi avvicinò a lui, lo sguardo era più... isterico.
“Che fai?” chiese, in un moto di stizza.
“Ehm io...”, fui interrotta da una fitta al polso, Kanato mi aveva morsa.
Strinsi l'orlo dell'abito che indossavo, per non cacciare un lamento.
Sentii i canini uscire dalla carne sanguinante.
“Adesso ti ho punita.” concluse lui.
Lo guardai stralunata, che male c'era nell'accarezzare, amichevolmente, i capelli di qualcuno?
Presi nota che il vampiro non apprezzava certi 'gesti inconsulti'.
Kanato era pur sempre Kanato.
“Allora ci vediamo!” esordii, mentre riprendevo a scendere le scale, la voce del viola mi giunse da lontano: “Si, non vediamo l'ora di rivederti, neh Teddy?”

Andai verso il giardino.
Scesi i gradini, cercando di scovare qualche Sakamaki.

Proprio mentre mettevo piede sull'ultimo scalino, mi accorsi che una sagoma ci era distesa sopra e sonnecchiava...
Ritrassi il piede, il che mi fece perdere l'equilibrio, e caddi rovinosamente... tra le braccia di Shu.

A pochi centimetri da quel blu zaffiro, sentii le guance avvampare e dovetti distogliere lo sguardo: ero un'imbranata cronica...
“Sei molto fastidiosa.”, mi rimproverò lui, ma la voce non sembrava troppo seria.
“Scusami, non ti avevo visto.” dissi, tentando di rialzarmi, ma qualcosa me lo impedì, più precisamente qualcuno.

“Me ne sono accorto.” rimbeccò lui.
Voleva essere una battuta?

Già che c'ero, tanto valeva portare a termine il “compito” prefissato.
“Volevo ringraziarti” annunciai a disagio.
“Per cosa?” domandò Shu, incurante del fatto che mi stringesse a sé per i fianchi.
“Se non avessi avvisato Subaru, lui non avrebbe potuto aiutarmi...” spiegai, mentre la voce diveniva sempre più flebile dall'imbarazzo.
“Io l'ho solo avvisato.”, puntualizzò lui.
“Potevi infischiartene” replicai convinta.

Non mi abbindolava con quello sguardo gelido, non potevo credere che mi avrebbe lasciata morire.
E le sue parole ne erano la conferma.

“Hai detto tu che per voi sono più di una preda...”, sottolineai io, lasciandolo di stucco.

Lo capii dai suoi occhi, che persero per un'istante quell'aria assonnata e imperturbabile.
“Sei cambiata Mitsuko.”
Sussultai nel sentire, finalmente, il mio nome.
Nome che io amavo, come la persona che me lo aveva dato.
Però, non mi lasciai intimidire: “Non sono io ad essere diversa, ma voi.” dichiarai, liberandomi dalla presa.
Lo salutai con un sorriso compiaciuto, che, incredibilmente, Shu ricambiò, per poi tornare ad appisolarsi, cullato dalle sue cuffiette.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Salve gente!! Sono tornata per vostra sfortuna con un altro capitolo di nuovo un po' cortino...Ok, decisamente corto e mi scuso, anche qui non succede nulla d'interessante, ma è una fase importante, in cui i rapporti con i Sakamaki dovrebbero (in teoria) essere un po' cambiati!!

Ma passiamo ai ringraziamenti! Grazie di cuore a tutti coloro che hanno recensito e chi ha messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate!!

Grazie davvero!!! ^w^

Alluora che ne pensate del rapporto che si sta istaurando fra la protagonista e i vampiretti?!

Be' vi lascio e vi invito a recensire! Un bacio ^3^ -Nephy-

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 -Più di semplice affetto- ***


Capitolo 14 - Più di semplice affetto -

 

 

 

 

 

 

Dopo aver camminato per un po', finii nella serra di rose bianche.
Il loro candore e la loro purezza le rendevano incantevoli, proprio come il ragazzo che le stava osservando.

Al rumore dei miei passi, Subaru piegò la testa verso me.
Sotto quello sguardo rubino, provai una fitta d'imbarazzo e meraviglia.
Quello sguardo magnetico era, al contempo, disarmante.
“Non volevo disturbarti.” dissi con voce stridula.
“L'hai già fatto.” rispose lui, tornando a contemplare la rosa davanti a sé.
Lo ammetto, sarei andata via seduta stante, il suo carattere scontroso era capace d'innervosire chiunque.

Ma conoscevo cosa si celava dietro quel muro di freddezza.
“Volevo dirti grazie.”, iniziai, avvicinandomi lentamente a lui.
“Non ringraziarmi.” rispose brusco, puntando di nuovo quegli occhi color cremisi su di me.
Strinsi i pugni, costringendomi a non schiaffeggiarlo.
“Mi hai salvato la vita, è il minimo che possa fare.” insistetti, mantenendo il suo sguardo.

 “Se proprio ci tieni a rendermi felice, vattene.” affermò lui, con un tono talmente freddo da mettere i brividi.
Ma, anziché andarmene, m'infuriai.
“Se vuoi che me ne vada, perché mi hai salvata? Avresti potuto lasciarmi morire!” ringhiai, rossa per la rabbia.
Lui si avvicinò a me, spingendomi ad indietreggiare, mi afferrò per la vita e mi attirò al suo petto.

“Ti ho salvato la vita perché ci tengo.”, rispose atono, immergendosi nei miei occhi color cioccolato, come a volermi trapassare con lo sguardo.

Lo fissai confusa, mentre ignoravo il tepore sulle guance.
"Ti ho detto di andartene perché qui sarai sempre un pasto, anche per me, è la mia natura. Io sto bene da solo.” concluse, con un velo di rassegnazione.

“Lo so cosa sei, anzi, cosa siete. Però mi avete salvato la vita e donarvi il mio sangue è meno doloroso ora...”, dissi, stupita dalle mie stesse parole.
A quel punto, Subaru si avvicinò ulteriormente, facendo sfiorare i nostri nasi.
Sussultai, arrossendo violentemente, sorpresa dal gesto.
Ma prima che potessi parlare, lui mi allontanò.
“E' meglio che tu vada.”
Avrei voluto ribattere, però i suoi occhi, non più così duri, mi fecero desistere: non voleva mordermi, anche se io gli stavo offrendo il mio sangue.
Un'ondata di calore s'irradiò nel mio corpo.
“Buonanotte.” sussurrai e rientrai nella villa, sorridendo.

***

Mentre camminavo, una melodia, proveniente da dietro una porta, richiamò la mia attenzione.

Entrai nella stanza -dalla quale proveniva la musica- ipnotizzata dalle note, che sembravano volteggiare nell'aria, intente nella loro danza armoniosa.
Chi sta suonando il piano?

Sbarrai gli occhi nel vedere, dietro la tastiera, un cappello nero, fasciato da un lastrino fucsia...
“Raito?”, chiesi, sporgendomi verso il vampiro.
Quando staccò le dita dai tasti del pianoforte ne rimasi delusa, non volevo che smettesse.

“Sera, Bitch-chan.” rispose lui, premendo il cappello sul capo.
Cominciavo ad abituarmi a quel nomignolo.
“Ero qui per ringraziarti!” esclamai tutto d'un fiato, temendo che anche lui mi dicesse “non ringraziarmi”.

Invece mi sorrise, il suo solito sorriso malizioso.
“Figurati, Bitch-chan” rispose, scoprendo i canini: trasudava sensualità e pericolo...
Era il momento di congedarsi.
“Ora io andrei, continua pure a suonare.” annunciai, ostentando un sorriso nervoso, mentre mi torcevo le mani.

Perché, ad un tratto, mi trovavo ad inghiottire un nodo in gola?
La risposta me la diedero quegli occhi verdi, improvvisamente a pochi centimetri da me.
Sempre torturandomi le mani, arretrai di pochi passi, trovando un ostacolo che m'impedii di spostarmi.
Quello sguardo eloquente mi stava mettendo in subbuglio…

Raito mi fissò, inclinando la testa di lato, come per osservarmi da un'altra prospettiva.
Visibilmente turbata, proruppi con un “dovrei andare” ma un sussurro sul mio orecchio, mi zittii.
“Resta.”
Una sola parola in grado di mandarmi sull'orlo del tracollo.
Una vocina, che non aveva a che fare con la ragione, urlò: eccome se resto!

Strizzai gli occhi, per ricollegare il cervello.
Io provavo amore, lui voleva il piacere.
D'altronde era questo che la madre crudele gli aveva insegnato.
Non potevo avercela con lui, sebbene fossi sinceramente amareggiata dal suo modo d'intendere l'amore.

“Non posso.” senza volerlo, la voce si spezzò in gola.
Di nuovo quel mormorio languido: “Perché no?”
“Perché dovrei rimanere?”, risposi con un'altra domanda.

Un sorriso intriso di malizia affiorò sulle labbra del vampiro, poi Raito passò dall'orecchio al lobo, per leccarlo; sul collo, per baciarlo.
Quando la sua mano scese ad accarezzarmi la gamba, poggiai le mani sul suo petto, staccandolo da me.

“Cos'è per te l'amore?” domandai imprevedibilmente.
“Amare, per i vampiri, significa uccidere la persona a cui tieni.”, esordì lui rudemente, senz'ombra d'incertezza.Lo fissai con un'espressione febbrile, impressionata.

Non è colpa sua, è cresciuto con questa convinzione... pensai fra me e me.
Gli rivolsi un'occhiata apprensiva, gli passai una mano sul viso, scostandogli un ciuffo rosso, che nascondeva il verde brillante delle sue iridi.

“Amare, significa tenere così tanto ad una persona da mettere il suo bene davanti al tuo; significa trasformare i difetti in pregi; significa rispettare e prendersi cura dell'altro...”
Avrei continuato all'infinito, se non mi fossi accorta che Raito aveva i muscoli tesi e mi fissava inebetito.

Non potevo modificare il suo punto di vista con definizioni, quindi cambiai strategia.
Allacciai le braccia al collo del rosso, affondai la mia testa nell'incavo della sua spalla e mi strinsi a lui; così forte che l'avrei soffocato, se fosse stato un umano...
Volevo trasmettergli il mio amore con un semplice -quanto intenso- abbraccio.
Però, lui si ostinava a restare impietrito e confuso.

Accettai quella crudele verità: non conosceva l'amore vero.
Proprio quando stavo per sciogliere l'abbraccio, qualcosa mi circondò i fianchi, riportandomi alla posizione precedente ed impedendomi di allontanarmi.
Raito mi teneva stretta a sé, come se ne andasse della sua vita, non con passione ma con... bisogno.

Aveva bisogno di avermi fra le sue braccia?
Probabilmente lui non conosceva l'amore, ma io potevo insegnarglielo.
Rimanemmo a lungo in piedi, con i nostri corpi che aderivano alla perfezione, così a lungo che avvertii le braccia formicolare e le gambe tremare.
Ero indebolita e necessitavo riposo.
Ancorai le mie mani sulle spalle di lui, per non perdere l'equilibrio.

 

Raito mi lasciò andare e sussurrò: “E' meglio che tu vada Bitch-chan, o potrei non rispondere delle mie azioni.”

Sorrisi, inspirando il profumo che il vampiro mi aveva lasciato addosso.

Infine andai via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Ciaooo a tutti!!

Scusate il ritardo imperdonabile, ma ho avuto abbastanza da fare e dovevo anche finire i compiti delle vacanze, considerato che siamo a Settembre ormai T-T...

Ma non pensiamoci e passiamo alla storia!! Allora, abbiamo l'incontro fra Mitsuko ed altri due vampiri! Che ne pensate?!  Spero vi piaccia!!

 

Poooi, volevo ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha messo la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate.

In più, un grazie pure ai lettori silenziosi!!

Detto questo vi mando un bacio, attendendo le vostre recensioni!!

 

 

Reiji: Non dovresti studiare?

 

Nephertiti: Io ho già studiato u.u

E poi non sono tutti come te, che passano il tempo a studiare, bere thè, preparare pozioni...

 

Reiji: *irritato* Non sono pozioni, sono veleni.

 

Nephertiti: Come se preparare veleni fosse più normale di creare pozioni... Le pozioni, almeno, sarebbero più intriganti. u_u

 

Reiji: *vena pulsante* Qualcuno ti dovrebbe insegnare le buone maniere. e_e

 

Nephertiti: Disse quello che usava il frustino...*borbotta*

 

Reiji: Sarebbe un ottimo metodo per insegnarti l'educazione...

 

Nephertiti: o.O *Deglutisce* Io vado a studiare, che è meglio...

 

Reiji: *Si sistema gli occhiali sul naso* Bene.

 

Nephertiti: *Da lontano* Tu torna alle tue pozionii ^__^

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 -Epilogo- ***


Capitolo 15 - Epilogo -

 

 

 

Una volta nella mia stanza da letto, spalancai la finestra, sporgendomi ad ammirare quel manto trapuntato di stelle.
La brezza estiva mi scompigliò le ciocche ramate.

Appoggiai la testa sul vetro della persiana, i miei occhi color cioccolato intercettarono quella sfera candida e pallida: la luna splendeva alta nel cielo, i suoi raggi perlacei si riflettevano sul paesaggio, creando giochi d'ombre e di luce.

Sembrava che anche lei volesse partecipare alla mia felicità interiore, brillando di una luminosità propria.

“Mi hai dato un nome che mi rispecchia, papà.” mormorai, rimpiangendo di non avere più con me il ciondolo che mi aveva donato.
Che sciocca che ero stata a lanciarlo via.
“Sono riuscita a portare la luce anche qui, dove regnavano le tenebre.”, sorrisi, nel pronunciare quelle strane parole.

Non avrei mai immaginato di poter creare una sorta di legame con quei sei.
Sebbene, in realtà, ci fossi già legata da quand'ero bambina.
Avevo vissuto con loro per un paio d’anni e i ricordi della mia infanzia cominciavano a tornare alla memoria.

Un'altra folata di vento mi accarezzò il viso ma, stavolta, mi causò un brivido lungo tutta la schiena: una brutta sensazione s'impossessò del mio corpo e cercai con lo sguardo la fonte di tanto malessere.
Ero sicura che qualcuno mi stesse osservando.

Mitsuko, sei troppo paranoica... mi rimproverai.
Però, ormai ero abituata ad aspettarmi di tutto.
Dopo qualche minuto a scrutare meticolosamente ogni centimetro dell'ambiente esterno, mi convinsi che ero semplicemente stanca.

Di colpo, la porta della camera si aprì cigolando e cacciai un urlo disumano.
Con un'espressione di terrore ancora dipinta in faccia, mi voltai lentamente, ritrovandomi di fronte gli occhi severi di Reiji.
“Mi hai fatto venire un infarto!”, esclamai, poggiandomi una mano sul petto per rallentare i battiti cardiaci.

Il vampiro alzò un sopracciglio, squadrandomi con una punta di sufficienza.
“Volevo assicurarmi che... – esitò un momento, prima di ricominciare a parlare, sforzandosi di mantenere un tono gelido – Volevo assicurarmi che stessi bene.”
Da orrore puro, passai allo stupore più totale.
“Se stessi bene?” ripetei, decisamente scioccata.
“Certo, se fossi stata in gravi condizioni ti avremmo dovuta portare in ospedale, spiegare cosa ti fosse successo... Insomma, cose che ci avrebbero procurato non pochi problemi. – glissò Reiji, con tono sbrigativo – Ma vedo che sei in ottimo forma, quindi vado.” concluse, prima di sparire dietro la porta.

Dopo quest'ultima conversazione, mi calmai definitivamente.
Nessuno mi stava fissando e, anche se fosse stato così, avrei avuto sei vampiri -un po' sadici- su cui contare.
Feci partire la melodia del carillon, l'unico oggetto legato alla mia vera madre, e mi stesi sul letto.
Adesso le cose andranno meglio.
Pensai, prima di lasciarmi avvolgere dalle braccia di Morfeo.

Ma non sapevo quanto mi sbagliavo...

 

 

* DA QUALCHE PARTE, VICINO VILLA SAKAMAKI *

Un uomo dai lunghi capelli bianchi sorrise perfidamente, i suoi occhi ambrati guizzarono nel buio, rilucendo come lame affilate:
“Fai sogni d'oro, Ellen.”
La sua voce calda e inquietante riecheggiò nell'oscurità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

 *Si è portata dietro i Sakamaki*

Ed eccoci qua, all'ultimo capitolo di questa FanFiction!...*Sniff, sniff*

 

(Reiji: *Le passa un fazzoletto*

Nephy: *Soffia rumorosamente il naso* g-grazie... *Gli rimette in mano il fazzoletto*

Reiji: *Alza gli occhi al cielo, schifato*)

 

Allooora, da dove incominciare?!

Innanzitutto, un “Forza e coraggio” a tutti quelli che hanno cominciato la scuola, o che hanno iniziato l'università!!

Quindi continuerei con voi, cari lettori, che avete letto la mia storia e vi ringrazio per questo!!

 

Poi ci siete voi, che avete messo la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate, grazie davvero!! Vorrei citarvi tutti, ma finirei col fare l'angolo autrice più lungo del capitolo, quindi vado avanti, mandandovi un bacione!! ^3^

E infine ci siete voi, recensitrici!

A voi un ringraziamento caloroso poiché mi avete supportato e invogliato a continuare!!

 

(*Srotola una papiro(?!)*

Subaru: E quella cos'è?

Nephy: Una lista! uvu

Subaru: Che tipo di lista?

Nephy: La lista della spesa :D... Ma secondo te?

Subaru: *Vena pulsante* E che ne so io?!

Nephy: Allora cosa mi chiedi?!

Subaru: *Vorrebbe ammazzarla, ma se ne va sbraitando*

Nephy: Dicevo*coff*....)

 

yui komori moon

Eris_Elly

My Melody

AnnyWolf99

the_White_Rose

Shoun12

G_sake

kurumitokisaki02

YuiOkada_Chan

Martina Malfoy

loli89

The_Mad_Jolly_865

ladyfufy

mar_chan

 

In particolare a:

Lady Morjana: Che mi ha spinto a pubblicare questa storia, senza lei forse nemmeno l'avrei fatto! Grazie!! ^-^

 

 

Spring_Sun: La mia Onee-chan, che mi ha sempre fatto gioire con le sue recensioni lunghissime e bellissime!!! *^*

 

 

fred_mione98: Che mi ha sostenuta in molti capitoli, aiutandomi con i suoi consigli preziosi!! :)

 

 

Fantasy_Love_Aky: Che ha recensito quasi tutti i capitoli, supportandomi e rassicurandomi quando un capitolo non mi convinceva!!

 

_DarkFate_: Che mi ha sempre resa felice con le sue parole gentili e il suo affetto!! ^^

 

 

Alison Cole: Che con quella che lei chiama pazzia(per me sei assolutamente normale!! u.u), mi ha sempre strappato un sorriso e mi ha fatto da assistente(con foxy)!!  ^w^

 

 

_piccolascrittrice_: Anche lei mi ha fatto da assistente e mi ha fatto tanto piacere leggere il suo parere sulla mia storia, che per me contava molto!! ^-^

 

 

Ma il GRAZIE va a tutti!! Questa storia è stata davvero importante, mi ha accompagnato anche in dei momenti difficili e qui ho trovato delle vere amiche!!

E se l'ho continuata è perché mi avete motivato...

Quindi tutti VOI *Indica il vuoto(?!)* Sentitevi importanti!!

Raito: E' completamente impazzita... o.O

Ayato:... *annuisce*

Per ora finisce qui, ma non vi liberete così presto di me! MUAHAHAH

Kanato: È più inquietante di me, neh Teddy?

Vi lasco con una specie di fotomontaggio della FF (Non è nulla di che, non son un'esperta nel campo! XD)

Un bacione a tutti ^3^ -Nephertiti-

*Inizia a piangere* Torneròooo!!

Shu: *Che ha dormito per tutto il tempo* Okay, è l'ora di andare. *se la carica in spalla(?) e se ne vanno.*

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