Girl of light di Nephertiti (/viewuser.php?uid=829904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -Morsa- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -Sogni- ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-Fuga?- ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -Cambiare tattica?- ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5-Primo giorno di scuola- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -Voce angelica- ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Ricordi- ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8-Verità svelate- ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -Ellen- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 -Lo spettacolo- ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 -Nemici- ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 -Rivelazioni- ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 -Cambiamenti- ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 -Più di semplice affetto- ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 -Epilogo- ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
DIABOLIK
LOVERS: GIRL OF LIGHT
Prologo
Alberi,
alberi e ancora alberi...
Mi chiesi
se stessi andando a vivere in
mezzo a un bosco...
Gettai un'occhiata al mio autista.
Era
immobile, spaventosamente serio e di
certo non amava conversare.
Mi ero
presentata, dicendo di chiamarmi Mitsuko Yoshida e di avere diciassette anni, ma lui non mi
aveva
degnato di uno sguardo, completamente assorto dalla guida, come se
vivesse solo
per fare quel mestiere.
"Dove
stiamo andando?"
Parlai di
nuovo, ovviamente lui non
rispose, ma potei notare il suo labbro incurvarsi leggermente.
Rabbrividii.
Perché
ero stata costretta a trasferirmi
a Tokyo?
Perché
mio padre aveva mormorato un
"perdonami, presto verrò a
riprenderti", prima di spingermi in questa macchina nera,
funerea e
inquietante?
Troppe
domande senza risposta, troppi
dubbi da sciogliere e che sarebbero rimasti tali per molto tempo.
Assorta
nei miei pensieri, non mi
accorsi che la vettura si era fermata.
L'autista
mi fece cenno di scendere e io
seguii l'ordine.
Recuperai
da sola la mia valigia dal
cofano, il tizio in macchina non alzò un dito, non che
avessi bisogno del suo
aiuto, avevo imparato a contare su me stessa in tutto.
Non
appena richiusi il cofano, l'auto
sfrecciò via, rivelandomi il luogo in cui ero finita.
Avevo di
fronte un enorme cancello nero,
che introduceva a un viale circondato di rose.
Il loro
profumo invase le miei narici.
Era un
odore piacevole e questo servì a
sciogliere la tensione, forse non sarebbe stato poi così
male.
Fissai
l'enorme cancello di ferro che
non accennava ad aprirsi, mi guardai intorno in cerca di un campanello
o
qualsiasi cosa...
Il cielo
intanto si era incupito,
ricoperto da nuvoloni neri, che ogni tanto s'illuminavano sotto la luce
argentea dei fulmini.
Era
l'inizio di luglio, quindi si
prospettava una tempesta estiva coi fiocchi.
Poggiai
la mano sul cancello e al solo
tocco questo si spalancò.
Sorpresa,
proseguii lungo il viale
rosato.
Osservai
le rose che puntellavano gli
arbusti circostanti, ce n'erano di molteplici colori, ma quelle bianche
mi
colpirono maggiormente: così pure, così maestose.
Raggiunsi
un enorme portone in legno,
che per maniglia aveva un battente.
Afferrai
l'impugnatura circolare con
mano tremante: quella villa gigantesca, che mi avrebbe ospitato per
poter
frequentare il nuovo college, era decisamente tetra, seppur a suo modo
elegante.
Colpii
col battente il legno consumato
del portone e il rumore rimbombò in tutta la dimora.
In quel
momento scese una pioggia
scrosciante, che inumidì i miei capelli ramati.
La porta
si spalancò cigolando.
Reprimendo
la voglia di darmela a gambe,
entrai, cercando di essere più coraggiosa di quanto in
realtà fossi.
Una volta
dentro, il portone si chiuse
alle mie spalle.
Sobbalzai,
cercando con lo sguardo chi
lo avesse spinto, ma non c'era traccia di anima viva.
L'ingresso
era ampio, al centro partiva
una scalinata enorme, che poi si divideva in direzioni opposte.
Era tutto
grigio e... vecchio:
sembrava il set di un film dell'orrore, solo che stavolta, se fosse
accaduto
qualcosa, non avrei potuto metterlo in pausa: ci ero dentro.
"C'è
nessuno?" chiesi con un
filo di voce.
Cavolo
Mitsuko smettila di avere paura.
Mi
rimproverai cercando di scacciare
quell'ansia che si diffondeva nel corpo.
"C'è nessuno?"
Alzai la
voce, sperando che qualcuno mi
rispondesse, ma l'unica risposta che ricevetti fu il silenzio.
Mi voltai
a destra e scorsi un'altra
stanza.
Mi
avventurai all'interno, con passo
deciso, e notai una figura sul divano.
Mi
affrettai e giunsi in un salotto spazioso.
Un
ragazzo era steso su uno dei tre
divani presenti, gli occhi chiusi e il viso immensamente pallido.
Titubante
mi schiarii la voce, per
richiamare la sua attenzione, ma questo non reagì: nessuno
mi aveva parlato di
ragazzi, doveva essere la magione di una famiglia con due figlie.
Lo
osservai in silenzio sperando che si
svegliasse da solo.
Guardandolo
meglio, mi accorsi che era
molto alto, aveva i capelli rosso chiaro e un fisico niente male...
“Un gran figo”, mi
disse una vocina nella testa.
Scacciai
quella voce, non era il momento
per certi pensieri.
Titubante,
allungai una mano verso la
sua e quando la toccai fui presa dal panico: era freddo come il
ghiaccio.
Mi
sfuggii un "Oh mio
Dio..."
Papà ma dove mi hai mandata?
Mi
chiesi, mentre cercavo disperatamente
il telefono nella tasca esterna della valigia. Finalmente le mie dita
toccarono
qualcosa di solido e rettangolare.
Estrassi
il mio smartphone, pronta a
digitare il numero dell'ambulanza, ma qualcosa, anzi, qualcuno me lo
impedì.
Il
ragazzo steso accanto a me, mi aveva
afferrato per un polso.
Spalancai
gli occhi nel vederlo
così sveglio e forte.
Senza
spiegarmi come, mi ritrovai stesa
sul divano, con il rosso sopra di me.
"Chi
sei?" chiese lui con un
ghigno stampato in faccia.
"Chi sei tu?" domandai, ringraziando il cielo per non aver
balbettato.
"È casa mia e le domande le faccio io." rispose, mentre si
sporgeva
verso il mio collo. Cercai invano di divincolarmi dalla presa.
"Sono Mitsuko, dovevo raggiungere una specie di villa, ma devo aver
sbagliato."
risposi, mostrandomi sicura di me.
"Però ora sei qui... – disse il rosso - e sono
molto assettato.",
aggiunse, leccandosi spudoratamente il labbro.
Ora
sì che avevo paura.
"Lasciami subito.", gli ordinai tentando di scappare, ma lui era
sempre più vicino...
Che
intenzioni ha? Pensai
con orrore.
"Ayato!"
una voce autorevole
interruppe il ragazzo.
Questo
sbuffò e mi lasciò andare.
"Hai avuto fortuna, tavoletta1" mi disse il rosso
sottovoce.
Mi
allontanai da lui e vidi il mio
'salvatore'.
Era anche
lui alto, aveva dei capelli
viola scuro e gli occhi di un bellissimo color prugna, contornati da un
paio
d'occhiali.
Riportai
lo sguardo sull'altro e mi
accorsi che si era avvicinato.
"Chi sei?" chiese anche lui con tono gelido.
"Mitsuko Yoshida." risposi, fingendomi coraggiosa.
"Che ci fai qui?"
È quello che mi chiedo anche io...
pensai fra me e me, però considerai più opportuno
non dare quella risposta.
"Cercavo casa Sakamaki..." spiegai.
Il
ragazzo mi fissò con un'espressione
seria e interrogativa.
"Shu, tu
ne sai qualcosa?"
chiese a qualcuno.
Mi
guardai intorno e scorsi un altro
ragazzo biondo, steso su uno dei divani, con le cuffie nelle orecchie:
sembrava
dormire.
"Dev'essere l'ospite di cui ha parlato quel tale." rispose il ragazzo,
senza aprire gli occhi.
"Chi ci ha offerto lo spuntino?" domandò una quinta voce
alle mie
spalle: dietro di me sostava un altro giovane dai capelli rosso fuoco e
due
occhi verde smeraldo.
Indossava
un cappello simile a quello di
Michael Jackson.
D'istinto
indietreggiai, mi aveva dato
dello spuntino...
"Il tipo della Chiesa. È la nuova sposa sacrificale e non
dovremmo
ucciderla per quanto ci è possibile." annunciò il
biondo.
Impallidii
di fronte a
quell'affermazione, erano... assassini?
Perché
aveva detto ucciderla?
Qualcuno
mi leccò la guancia.
"Mh è deliziosa." disse il rosso col cappello.
"Voglio assaggiarla anche io!" un altro ragazzo dai capelli viola e
con un peluche in mano, spuntò nella camera e mi
passò la lingua sulla guancia.
Corsi via
inorridita.
"Non
toccatemi!" urlai,
appiattendomi contro un muro.
"Come sei scontrosa Bitch-chan2!" , a parlare fu
di nuovo
il ragazzo col cappello.
Riflettei
sull'appellativo che mi aveva
dato e alla paura si mischiò la rabbia...
"Come mi hai chiamata?" chiesi, con il tono più alto di
un'ottava.
"Hai sentito benissimo Bitch-chan."
ripetè, lui scandendo le parole.
"Vacci piano, l'ho vista prima io." affermò il ragazzo che
doveva
chiamarsi Ayato.
"Lei è di tutti." disse quello con il peluche in braccio.
"Io non
sono di nessuno! – ribattei
furiosa –ci dev'essere un errore, non dovrei essere qui e
adesso me ne vado!"
Gridai di
nuovo, mentre prendevo il cellulare,
ma qualcuno me lo strappò dalle mani e lo
appallottolò come fosse di carta.
Rivolsi lo sguardo al fautore di quel gesto e mi ritrovai davanti un
ragazzo
alto, capelli biondi, o meglio, bianchi, con sfumature di un rosa
chiarissimo
sulle punte, gli occhi color cremisi e un fisico perfetto come quello
degli
altri...
"P-perché?" balbettai.
"Non ne avrai bisogno." rispose semplicemente, con una punta di
fastidio nella voce.
Non parlai.
Due voci
mi suggerivano cosa fare, una
urlava "scappa!" l'altra ripeteva "tiragli uno
schiaffo!"
Guardai i
bellissimi e terrificanti
ragazzi che mi circondavano e decisi di ascoltare la prima.
Corsi a
perdifiato fuori dal salotto,
andai su per le scale, così velocemente che inciampai,
sbucciandomi leggermente
il ginocchio, dal quale uscì una piccola goccia di sangue,
mi rialzai a fatica,
ignorando la gamba che pulsava dal dolore, arrivai al secondo piano ed
entrai
nella prima camera disponibile.
Chiusi a
chiave la porta alle mie spalle
e caddi a terra, priva di forze.
Delle
lacrime uscirono prepotenti dagli
occhi.
Lì,
su quel pavimento duro e freddo, in
quella stanza semi-buia, tentavo di convincermi che quello era solo un
brutto
sogno, presto sarei tornata a casa con mio padre e avrei ripreso la mia
normalissima vita...
"Bitch-chaaan!", una voce mi riportò con violenza alla
realtà.
Afferrai
con veemenza il pendente a
forma di croce che portavo al collo, m'infuse coraggio...
Chiusi
gli occhi, inspirando a fondo,
quando li riaprii, i sei erano davanti a me.
L'oscurità
avvolgeva i loro volti,
rendendoli più terrificanti di quanto già fossero.
Notai il
loro sguardo guizzare sul mio
ginocchio sbucciato, intravidi una luce sinistra e famelica, in quegli
occhi spaventosi,
e tremai.
Per
quanto mi sforzassi di negarlo, una
vocina ripeteva: vampiri.
Erano
innaturalmente bianchi ed
incredibilmente veloci, per non parlare del fatto che, nonostante mi
fossi
chiusa a chiave in quella stanza, avevano trovato il modo di entrarvi.
In
più, si rivolgevano a me come se
fossi un dolce prelibato...
Conoscevo bene i vampiri.
Avevo
letto molte storie sul loro conto,
in qualche modo mi avevano sempre affascinato, ma ero sicura che non
esistessero.
Invece
ora, guardando quelle facce, quei
canini così appuntiti, che spuntavano improvvisamente dalla
bocca, capii che
erano tremendamente reali.
"Non vi
avvicinate", ordinai
loro, stupendomi della mia stessa voce, così ferma e decisa.
Scoprii la croce
che portavo al collo, sperando almeno di allontanarli, ma nessuno si
mosse,
qualcuno addirittura sorrise perfidamente.
"Perspicace,
ma non abbastanza... -,
esclamò quello con gli occhiali – noi vampiri
siamo immortali e di certo non
esistono armi umane che possano ferirci."
Sbiancai.
L'avevo
già capito che erano vampiri, ma
spiattellarmi in faccia quella cruda realtà mi aveva
spiazzato.
"Questa è la tua stanza. Frequenterai la nostra scuola
serale e dovrai
abituarti a dormire di giorno e svegliarti la notte. A tal proposito,
è bene
che conosca chi si nutrirà del tuo sangue."
Pronunciò
quelle parole raccapriccianti
con naturalezza.
"Io sono Reiji, il secondo figlio. Lui è Ayato –
annunciò, indicando il
rosso che avevo incontrato per primo. – E lui è
Raito."
Indicò
l'altro rosso, il quale calcò il
cappello sulla testa con la mano.
Certo, un
gesto da vero gentlemen,
peccato che mi aveva chiamata spuntino.
"Lui è Kanato." Annunciò, rivolgendosi a quello
dai capelli viola col
peluche in mano.
"Poi c'è Subaru, l'ultimogenito." e indicò il
tipo con i capelli
bianchi.
"Infine c'è Shu, lui è il primogenito." concluse
Reiji, facendo un
cenno a quello biondo con gli auricolari.
Mi
lanciò un'ultima occhiata gelida e
andò via, seguito a ruota dagli altri.
Dunque
erano fratelli.
Mi tirai
su dal pavimento, sorpresa di
trovare la mia valigia sul letto.
Ero
così sconvolta, che non mi ero
neppure accorta della sua presenza.
Strinsi
di nuovo il ciondolo che avevo
al collo, cercando conforto.
Ma questo
non venne.
Mi
sentivo confusa, stordita.
Non
riuscivo a credere che la mia
famiglia mi avesse abbandonato qui, nonostante ciò, non
potevo fare a meno di
pensare che mio padre sapesse a cosa stavo andando incontro.
Perciò mi aveva
chiesto di perdonarlo.
Con
questa consapevolezza mi lasciai
cadere sul letto, come un peso morto, le lacrime ripresero a rigarmi il
viso.
Avevo una
sola domanda: perché?
Aprii la valigia e ne estrassi una scatolina.
Alzai il
coperchio e il pianista in
miniatura al suo interno prese a girare, il carillon produsse la sua
melodia3.
Le lacrime divennero più abbondanti.
"Perché?" mormorai, rannicchiandomi su me stessa.
Non
potevo abbattermi in questo modo...
Asciugai
il viso umido e richiusi la
scatolina.
La
poggiai sul comodino e studiai la
stanza in cui mi trovavo.
Il letto
su cui ero stesa era a due
piazze, con il materasso bianco e le lenzuola rosa confetto.
Di fronte
al letto c'era un grande
armadio bianco con due ante.
A
sinistra del letto un comodino e una
lampadina rosa, proprio come il lenzuolo.
Ma
è tutto rosa?
A destra,
una finestra coperta da delle
tendine di lino, rigorosamente rosa.
Aprii la
finestra e mi sporsi.
Pioveva
ancora, ma non come prima.
Guardai
giù, ero al secondo piano, un
salto del genere mi avrebbe minimo rotto una gamba. Esclusi l'idea di
gettarmi
per scappare.
Attraverso
le nubi, notai che il sole
stava sorgendo.
Ricordai
le parole minacciose di Reiji:
ti dovrai abituare a dormire di giorno e svegliarti di notte.
Sistemai i vestiti nell'armadio.
Sorrisi
amaramente, ricordando di aver
portato un abbigliamento chic.
In fondo
ero convinta di frequentare un
college privato e, pensando di non essere all'altezza, avevo scelto i
capi più
nuovi e alla moda che avessi.
A
sinistra dell'armadio notai una porta
che mi era sfuggita.
Afferrai
la maniglia dorata e la girai,
carica di rinnovate speranze, sebbene queste si sciolsero quando vidi
una
vasca: era il bagno.
Davvero
pensavo sarebbe stato così
facile andare via?
Comunque
sia, avrei trovato il modo.
Afferrai
la camicia da notte blu a
maniche corte e andai al bagno per cambiarmi.
M'infilai
rapidamente l'abito e mi
sciacquai il viso.
Lo
specchio davanti a me rifletteva una
Mitsuko frastornata.
I capelli
castani erano più ricci e
scompigliati del solito, la carnagione più pallida...
Uscii dal
bagno e mi buttai sul letto.
Provai a
chiudere occhio, ma non ci
riuscii, pensai invece a qualche piano per la fuga: sarei riuscita a
scappare
da lì.
Tavoletta1:
Nell'anime, Ayato
chiama la protagonista Chichinashi, che
letteralmente significa
"senza tette".
Bitch-chan2:
Sempre
nell'anime, Raito si rivolge alla protagonista con questo soprannome
che sta
per "puttanella" (questi vampiri son tutti molto simpatici, si...)
Melodia3:
la melodia che
produce il carillon di Mitsuko è la
seguente:
https://youtu.be/VoE04a1RHwk
ANGOLO
AUTRICE
Salve
gente! Ebbene ho deciso di revisionare i capitoli.
Non
ho apportato modifiche sostanziali alla storia, ma era troppo caotica,
sia a
livello di grafica, sia per qualche piccolo dettaglio nella scrittura
che non
mi convinceva.
In
più, ho cambiato il volto di alcuni personaggi,
approfittando del fatto che
tinypic ci ha abbandonati, e quindi dovevo reinserire le immagini.
Ho
deciso di lasciare i vecchi “angoli autrice”
poiché sono parte di questa
storia, in qualche modo.
Quindi
ben trovati, voi che avete già letto e seguito questa fan
fiction e benvenuti
nuovi arrivati!
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 -Morsa- ***
Capitolo
1 - Morsa -
Quando
mi svegliai, mi
accorsi di avere il fiatone: dovevo aver avuto un incubo...
"Papà?" chiamai
ad alta voce...
Nessuna risposta.
Mi guardai intorno
disorientata, quella non era la mia camera...
Realizzai
che l'incubo
era la realtà e la realtà un incubo.
Non mi sarei mai
immaginata di finire in un “covo” di vampiri
assetati di sangue, loro
prigioniera.
Mi trascinai fuori dal
letto, il sole calava dietro i monti e il cielo si tingeva di un
arancione
scuro, con striature blu.
Rivolsi uno sguardo
all'orologio appeso alla mia sinistra, segnava le sei e mezzo.
Afferrai
dei capi
dall'armadio e andai al bagno a cambiarmi, presto o tardi quei sei si
sarebbero
fatti vivi, il solo pensiero mi diede i brividi.
Infilai degli shorts di
jeans a vita alta, un paio di ballerine e una maglietta nera a maniche
corte,
sulle quali era disegnato un motivo floreale.
Tornai in camera posando
il pigiama sotto il cuscino, quando mi voltai, una figura nella
penombra mi
fece sobbalzare.
"Ciao
tavoletta!", mi salutò
Ayato
cordialmente, gli lanciai un'occhiataccia, sapevo che non aveva buone
intenzioni.
"Cosa ci fai in
camera mia?" domandai seccata, tentando di celare una certa angoscia.
"Questa è casa mia e
faccio quello che voglio." replicò il rosso, sporgendosi
verso di me.
"E
poi… sono
assetato.", aggiunse, afferrandomi per i polsi.
Rabbrividii
al suono di
quelle parole ma non mi lasciai intimidire.
"Lasciami
immediatamente.", sembrava più un ringhio che una minaccia,
perlomeno non
avevo perso il mio “spirito battagliero”, che tanto
mi caratterizzava.
"La
tua prima volta
sarà con me.", annunciò invece Ayato, continuando
a stringermi con una
mano i polsi e con l'altra scostandomi i capelli ondulati.
Avvampai
al suono di
quella frase per la rabbia e... l'imbarazzo.
Gli schiacciai un piede,
divincolandomi dalla presa, e ignorando la sua espressione
più che stupita.
Mossi tre passi verso la
porta, poi mi ritrovai schiacciata contro il muro.
"È inutile che provi
a fuggire.", disse il rosso, sorridendo crudelmente.
Ingoiai
a vuoto vedendo i
suoi canini sporgere dalle labbra.
Tentai
inutilmente di
scansarlo.
Alla fine affondò quelle
zanne bianchissime nel mio collo.
Cacciai un lamento mentre
mi sentivo sempre più debole.
Ripensai al fastidio che
provavo da bambina, quando dovevo farmi la puntura: l'ago della
siringa, al
confronto, era nulla.
"È
delizioso." mormorò
sulla mia gola, continuando a mordere sempre con più foga.
"Smettila!"
gridai irata, ma la rabbia venne prosciugata assieme al sangue.
Dopo un tempo che parve
interminabile, si staccò da me, leccando il sangue che
zampillava dalla cute.
"Questo è il segno
che tu mi appartieni.", disse con voce profonda e tremendamente seria.
Mi
appoggiai sulla parete
fredda per non cadere, in preda ad un giramento di testa.
E così com'era apparso,
Ayato svanì nel nulla.
Mi portai una mano sulla
fronte per calmare le vertigini.
Corsi in bagno a
sciacquare la ferita, sperando che venisse via anche il ricordo di
quell'esperienza terribile.
Guardai
il collo
marchiato da due buchi.
Richiusi il rubinetto e
sobbalzai nel sentire altra acqua scrosciare alle mie spalle.
Mi voltai lentamente e
vidi il ragazzo biondo, quello con le cuffie immerso
nella vasca, completamente vestito.
Mi avvicinai a lui,
piuttosto seccata:
"Che stai
facendo?" chiesi incrociando le braccia al petto.
Mosse la testa nella mia
direzione, tuttavia senza aprire gli occhi.
"Sei fastidiosa... E
comunque faccio il bagno.", annunciò con la voce impastata
dal sonno.
Aggrottai le
sopracciglia: tu fai il bagno nella
mia vasca e io sarei fastidiosa? Ma che problemi hanno?
"E
tu fai il bagno
tutto vestito?" chiesi accigliata.
"Che sfacciata... speravi
di vedermi nudo?" domandò con tono piatto, mantenendo gli
occhi chiusi.
Lo
osservai sbigottita.
"C-cosa? NO!"
esclamai con voce stridula.
Per evitare di
schiaffeggiarlo seduta stante, feci dietro-front, pronta ad andarmene,
ma lui
catturò il mio polso e, senza spiegarmi come, mi ritrovai
nella vasca.
L'acqua tiepida inumidì i
vestiti nuovi...
Adesso
si che lo uccido...
mi dissi, mentre il liquido
inzuppava i capi costosi.
Alzai lo sguardo e
sussultai nel ritrovarmi quei due occhi color zaffiro puntati addosso.
"Emani un buon
profumo." dichiarò Shu, affondando la testa fra le mie
ciocche.
La
paura prese il
sopravvento: era già abbastanza dover sopportare il fatto
che fossero dei
vampiri, desiderosi del mio sangue, ma cos’avrei potuto fare
se avessero deciso
di volere qualcos’altro
da me?
A
distrarmi da quei
pensieri fu una fitta lancinante sul collo.
Anche il biondo mi aveva
appena morsa.
Poggiai le mani sul suo
petto scolpito e tentai di allontanarmi, ma questo mi
provocò altra sofferenza.
Dovetti attendere che Shu
ritraesse i canini.
Poi se ne andò in
silenzio.
Rimasi nella vasca,
stremata, mentre l'acqua assumeva un colore rosso sangue, il mio...
MITSUKO
ANGOLO
AUTRICE
Ed
eccoci con il terzo
capitolo (che in realtà è il primo
perché gli altri due erano un prologo
^-^") Scusate il ritardo ma ancora la scuola non vuole bruciare e non
ho
avuto molto tempo...
Comincio
ringraziando i
lettori silenziosi che seguono la mia storia (sperando che prima o poi
vi
facciate sentire) e soprattutto le lettrici che mi hanno recensita!
Conta molto
per me così posso sapere in cosa devo migliorare, cosa vi
aspettate dalla
storia e cosa vi piacerebbe accadesse!!!
(Ayato:
Hai finito?...
Nephy: Tu sta' zitto che hai
morso la povera Mitsuko...è_é
Ayato: Bè, tanto povera
non è...mi ha calpestato un piede...
Nephy: Ti sta bene u_u)
Passiamo alla ff!! Anche
questo è un capitolo un po' corto, ma avrò modo
di rifarmi ^_^ Spero di non
aver fatto troppi errori e
che la
narrazione vi stia piacendo. Adesso vi lascio con qualche immagine(e
ringrazio
Lady Morjana che mi ha spiegato come fare X''D) e spero di sentirvi
presto!! Un
bacio -Nephertiti- ^3^
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 -Sogni- ***
Capitolo
2 - Sogni -
Mi
ripresi solo dopo
molto tempo, non seppi definire quanto.
Avevo gli abiti fradici,
perciò dovetti cambiarmi.
Indossai
una gonna
azzurra a vita alta, con un motivo floreale, e una camicetta bianca.
Raccolsi i
capelli in una coda di cavallo e osservai il collo: era morso sia a
destra che
a sinistra, la carne ancora arrossata.
Rovistai
nel mobiletto
del bagno.
C'era un disinfettante e
delle garze, mi tamponai i buchi con l'alcol, stringendo i denti quando
avvertii
la cute bruciare.
Tornai
in camera, il sole
stava sorgendo, ma per me tramontava.
Mi accomodai sul letto e
ascoltai la melodia del mio carillon, osservando la palla infuocata
sbucare
dietro i monti.
Rimpiangevo il suo calore
sulla mia pelle…
Ancora
una volta mi
domandai perché fossi lì, non trovavo una
risposta logica a tutto ciò.
"Mi
chiedevo da dove
provenisse questo suono, Bitch-chan." una voce sensuale
richiamò la mia
attenzione.
Scattai in piedi per
guardare il mio interlocutore: il suo nome doveva essere Raito.
Richiusi
la scatolina e
la melodia s'interruppe.
Aggirai il letto, per
avere il materasso a dividerci.
Come
se questo basti a proteggerti,
pensai con amarezza.
"Non
chiamarmi in
quel modo." ribattei inviperita, stupendomi di avere ancora un briciolo
di
coraggio.
Lui
mi sorrise malizioso.
Istintivamente arretrai
di qualche passo, incappando in qualcosa di duro.
Raito non era più davanti
a me e, a giudicare dalle mani sui miei fianchi, mi stava dietro.
"Non dirmi quello
che devo fare, B-i-t-c-h-chan",
calcò il nomignolo col tono della voce.
Era
il momento di sfoderare
la mia “mossa segreta”: gli pestai un piede e mi
allontanai da lui, ma, come da
copione, qualcuno mi trattenne per un polso, facendomi sbattere contro
il
soffice materasso.
Raito
m'imprigionava col
suo corpo e mi fissava con quello sguardo smeraldo così
penetrante.
Possibile
che tutti abbiano degli occhi tanto belli?
Volsi
lo sguardo altrove
e provai a scansare il vampiro. Sforzo inutile.
"I
miei occhi ti imbarazzano
Bitch-chan? –, sussurrò Raito nel mio orecchio
– Oh, non sai che effetto mi
fanno i tuoi...”
Avvampai sentendo quelle
parole e una mano gelida sul collo.
Mi girai e scorsi il
ragazzo armeggiare con i bottoni della mia camicia: spalancai gli
occhi,
indignata.
"Non toccarmi,
maniaco!" gridai, cercando di allontanarlo.
Il
rosso mi afferrò le
mani e le spinse sopra la testa.
In seguito affondò i suoi
canini sotto le clavicole. Cacciai un urlo mentre il vampiro gustava il
mio
sangue.
"No..."
scongiurai, la mia voce si era affievolita per la debolezza. La stanza
prese a
vorticare intorno a me...
Sentii Raito mormorare:
"E' delizioso."
Poi il buio mi avvolse.
***
Una
bambina dagli occhi color cioccolato e i capelli castani
correva.
Aveva si e no cinque anni e correva a perdifiato tra i
boschi.
Inciampava sui rami e gli arbusti.
Si sbucciava le ginocchia e si feriva le braccia.
Il
suo corpo docile e minuto era ricoperto di tagli rossi,
che erano in netto contrasto con la pelle pallida...
Ma non smetteva di correre.
Cadeva e si rialzava. La sua faccia era una maschera di
orrore e disperazione. Stringeva a se una scatolina.
Ora non era più in un bosco, adesso si trovava in una radura
meno selvaggia.
Doveva aver scampato il pericolo perché aveva smesso di
correre.
Però continuava a camminare.
Cadde a terra, allo stremo delle sue forze.
Un uomo con un completo nero la raggiunse.
La prese fra le braccia e la portò in un edificio.
A giudicare dalle suore e dai preti, si trattava una specie
di monastero.
La piccola semi-cosciente si lasciò trasportare attraverso
enormi saloni, dove molte persone erano ritirate in preghiera.
L’uomo aprì con la sua chiave una porta massiccia
in marmo.
Entrò
e depositò la bambina su un lettino.
Quando la bambina aprì gli occhi, si vide circondata da
molti uomini con la stessa tuta nera.
La piccola iniziò a tremare, stringendo forte la scatola che
teneva in mano.
Lo straniero che l’aveva salvata si avvicinò a lei
e le
sorrise con dolcezza.
"Ho un regalo per te!”, annunciò mettendole al
collo
qualcosa, più precisamente una collana, a cui era appesa una
croce d'argento.
Nello stesso istante, un raggio di sole illuminò la bambina,
dandole calore, infondendole conforto.
Tutti rimasero incantati da quella scena.
Prima che la piccola si addormentasse, sentì la voce di
quell'uomo gentile: “È deciso. Lei è
Mitsuko, la fanciulla della luce.”
ANGOLO
AUTRICE
Salve
a tutti ^_^
Siamo giunti al quarto
capitolo!!! Ringrazio calorosamente coloro che mi hanno recensita e
quelli che
seguono 'in silenzio' la mia umile storiella (Ai quali, -come al
solito- rompo
le scatole invitandoli a recensire) Passiamo alla ff! Che ne pensate?!
So che
anche questo capitolo è cortino ma iniziamo ad avere delle
'svolte': se non
fosse chiaro, l'ultimo pezzo (scritto con un altro carattere)
è un sogno che ha
fatto Mitsuko...Che significherà mai?! Continuate a leggere
e lo scoprirete ;)
Un bacione -Nephy- ^3^
Vi lascio con alcune
immagini!!
Ayato
Sakamaki
Raito
Sakamaki
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3-Fuga?- ***
Capitolo
3 - Fuga? -
Ancora
una volta, mi
svegliai di soprassalto.
Mi sedetti sul letto e un
attacco di vertigini mi costrinse a stendermi di nuovo.
Sembrava fossi su una
giostra che mi faceva girare con violenza.
Ricordai il sogno: quella
bambina, che tanto mi assomigliava, era stata chiamata col mio nome.
Cosa significava?
Troppe domande senza
risposta, la testa pareva esplodermi.
Intravidi
sul comodino il
mio carillon e una scatolina di cartone: succo di frutta.
Avevo fame, quindi bevvi
avidamente il liquido al gusto di lampone.
Mi nutrivano, per poi
cibarsi di me...
Disgustata dalla
constatazione appena fatta, posai la bevanda sul mobile e feci un
respiro
profondo.
Non sarei sopravvissuta
un giorno di più in quella casa infernale.
Raccolsi
le ultime
energie che mi restavano e mi trascinai fuori dalla camera.
Scesi
la scalinata
principale, diretta al portone d'ingresso.
Era semi-aperto. Troppo
facile…
Rilegai quella vocina in
un angolo remoto della mia mente, volevo solo fuggire.
Percorsi il viale rosato,
l'odore dei fiori circostanti invase le mie narici, scatenandomi un
conato di
vomito.
Ero talmente
traumatizzata da trovare ripugnate ciò che prima mi piaceva.
Dal
nulla spuntò Kanato.
Mi bloccai di colpo e
quasi caddi dalla sorpresa.
"Dove vai?"
chiese il ragazzo scrutandomi con quegli occhietti curiosi.
Seppur stringeva un
orsacchiotto e parlava poco, era quello che più
m'inquietava, aveva sempre
un'aria spaventosamente calma e uno sguardo vitreo.
"A-avevo
bisogno di
una boccata d'aria...", spiegai cercando di essere il più
convincente
possibile.
Lui mi rispose con una
risatina malefica.
"Non sa mentire,
vero Teddy? –, domandò al peluche, poi si rivolse
a me, improvvisamente serio –
Lo sai che non sta bene dire le bugie?"
"Mi
dispiace…",
mi sfuggii.
Ero abituata ad essere
gentile ed educata, ma le mie parole servirono ad irritarlo.
"Non sei veramente
dispiaciuta, quindi non scusarti!" gridò alterato.
Aveva cambiato umore così
repentinamente da farmi indietreggiare.
Cosa avrei dovuto dirgli?
Non riuscivo a ragionare lucidamente, ero troppo esausta.
"Cosa
vuoi che
faccia?" chiesi senza pensare.
Kanato posò Teddy su un
arbusto lì vicino, poi mi spintonò e finii per
cadere a terra.
Il suo peso schiacciava
il mio corpo.
"Lasciami bere il
tuo sangue." disse inarcandosi sul mio collo, gli occhi lilla fuori
dalle
orbite.
Avrei
voluto respingerlo
però mi era impossibile muovermi.
Avvertii le zanne del
vampiro conficcarsi con ferocia nella mia pelle, dalla mia gola
uscì un mugolio,
non avevo la forza neppure per gridare.
L'unica cosa che mi venne
spontanea fu alzare la mano per cercare la collana.
Quando
le dita vennero a
contatto con il metallo freddo del ciondolo, strinsi con veemenza la
croce.
In quell'istante,
l'orsacchiotto cadde e Kanato lo raccolse preoccupato: "Oh, ti sei
fatto
male Teddy?" domandò con fare materno.
Ne approfittai per
scappare.
Tornai
nella mia camera,
non c'era speranza che riuscissi ad andare via di lì.
Mio padre mi aveva
abbandonata a quel nefasto destino ed io impotente dovevo sottostare a
quei sei,
inerme, indifesa, alla loro mercé.
Perché?
Quel maledetto
quesito non trovava risposta.
C'era solo un modo per
ricacciare indietro le lacrime...
Congiunsi le mani, avevo
bisogno di pregare.
“Buonasera Bitch-chan...”
Quella voce irritante mi
fece sobbalzare.
Lo ignorai e basta.
“Pregare non serve a
nulla – esclamò Raito – Sai chi ti ha
mandato qui? La Chiesa in cui credi
tanto.”
Scossi
il capo e mi
voltai a guardarlo: “Stai mentendo.”
“Ti
hanno detto che
saresti andata a vivere in una nuova casa per frequentare il college
privato,
non è così?” domandò lui
imperterrito.
Quelle parole mi
trafissero come tanti aghi.
“Come lo sai?” chiesi
confusa.
“So molte cose su di te
Bitch-chan”, dichiarò il vampiro in un tripudio
d'arroganza.
“Non sai nulla su di me!
– sbottai irata – altrimenti non mi daresti un
appellativo che non mi si
addice!”
Raito
sorrise malizioso,
si avvicinò a me e, senza darmi il tempo di elaborare, mi
spinse sul letto,
inchiodandomi col suo corpo.
“Invece quest'appellativo
ti rispecchia e ora te lo dimostrerò, Bitch-chan”,
scandì il nomignolo e passo la sua mano gelida sotto la
gonna, tirando su il
pezzo di stoffa.
Intuii
le sue intenzioni
e il mio volto si contrasse in una smorfia d'orrore e disgusto.
“No!” urlai, dimenandomi.
Raito strinse le dita
sottili attorno al collo e mi bloccò sul materasso.
Poi prese a baciarmi il
ginocchio e successivamente passò all'interno coscia.
Arrossii
per la vergogna
e lo sentii sorridere sulla gamba scoperta, infine affondò i
canini nella
carne.
Cacciai un gemito
soffocato, stringendo il lenzuolo su cui ero stesa, le lacrime mi
offuscarono
la vista.
Il vampiro estrasse le
zanne sporche del mio sangue e si leccò il labbro.
“Ora
non dirmi che non ti
è piaciuto Bitch-chan” soffiò sul mio
orecchio.
Con le forze che mi
restavano gli tirai un sonoro schiaffo.
Di certo l'avevo colto di
sorpresa perché mi fissò a lungo, inebetito.
Nel
frattempo, la porta
della camera si era spalancata, lasciando il posto ad un furioso Ayato.
“Reiji vuole vederti.” mi
comunicò, fulminando l'altro con lo sguardo.
Tornai in piedi,
lanciando un'ultima occhiataccia a Raito che, per salutarmi,
pigiò il cappello
sulla testa.
Avrei voluto strangolarlo
ma seguii in silenzio Ayato.
ANGOLO
AUTRICE
Ciaooo
gente!!! E siamo al...quinto
capitolo...
(Nephertiti:
Pssss Yuko!
*Arriva
una ragazza con
gli occhiali e dall'aria saccente.*
Nephertiti:
Siamo al
quinto capitolo?!
Segretaria
Nephy/Yuko:
*Controlla un'agenda* Si, è proprio il quinto.
Nephertiti:
Ammazza!!
>v<)
Allora,
inizio
ringraziando coloro che recensiscono la storia (e che mi motivano a
continuarla), quelli che l'hanno inserita tra le seguite o tra le
preferite e
infine quelli che la seguono 'silenziosamente', grazie davvero!
Spero
che non ci siano
troppi errori e che il capitolo vi piaccia.
(Yuko:
Nephy-san?
Nephertiti:
Che c'è?! ^_^
Yuko:
Hai scordato di
dire 'recensite'
Nephertiti:
*si batte una
mano sulla fronte* Hai ragione!!)
P.s. Aspetto con ansia i
vostri commenti, positivi ma anche negativi, in modo tale io possa
migliorarmi!!
Un bacio a tutti ^3^
-Nephy-
KANATO
SAKAMAKI
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 -Cambiare tattica?- ***
Capitolo
4 - Cambiare tattica? -
“Volevi
vedermi?”
domandai a Reiji, dopo essere entrata nella sua camera.
Il vampiro teneva in mano
una tazzina... thè a giudicare dall'odore.
“Dovrai
nutrirti, altrimenti
ti dissangueremo prima del previsto.” annunciò con
nonchalance, poggiando la
tazza sul tavolino davanti a sé.
Lo seguii al piano
inferiore.
Raggiungemmo una stanza
spaziosa, con un tavolo al centro e un angolo cottura sulla destra.
Accanto,
individuai immediatamente il frigo e ricordai di essere decisamente
affamata.
“Non
so quanto cibo
potrai trovare.” concluse Reiji, mentre usciva.
Ma qualcosa catturò la
sua attenzione, lo vidi arricciare il naso e puntare quelle iridi
magenta sulla
mia gamba morsa.
“Di
solito non
m'interessano le cose imperfette...”, mormorò con
un luccichio sinistro negli
occhi.
Si avvicinò a me
minaccioso, non ebbi il tempo di allontanarmi, che mi sbatté
sul muro,
imprigionandomi con le braccia.
“Ma con te potrei fare
un'eccezione, emani un profumo così...”, non
terminò la frase e perforò, con i
canini, il mio collo.
Mi morse con una foga
tale che mi contorsi dal dolore.
“Lasciami!”
ringhiai
irata, sentii le zanne fuoriuscire.
“Continua pure a gridare,
mi piace vederti terrorizzata e sofferente.”
confessò il vampiro, con un
sorriso crudele e mi morse ancora, con ferocia e avidità.
Ero davvero debole, ma
strinsi i pugni e non gemetti, solo per non dargliela vinta.
Allo
stremo delle forze,
boccheggiai, come se mi mancasse l'aria, scivolai lungo la parete
fredda, priva
d'energie.
“Tsk, umani...” borbottò
Reiji con disprezzo.
Poi svenni.
***
La bambina dai capelli castani
correva di nuovo.
Stavolta
non era in una
foresta ma in un viale rosato.
Raggiunse tre bambini che
giocavano assieme.
Una donna bellissima e
dai capelli viola si avvicinò ai tre e ne
richiamò uno.
“Ayato! Che fai qua
fuori? Fila a studiare!” gli urlò infuriata.
“Non posso mai giocare.
Studio notte e giorno. Voglio stare qui.” replicò
il piccolo dai capelli rossi,
torcendosi le mani.
“Se non mi ubbidisci e
non studi, sarai un ragazzino inutile. E che fine fanno i figli
inutili?”
chiese la donna con tono minaccioso.
“Muoiono affogati in
piscina...” rispose il piccolo. fissando il pavimento.
“Vedo che ci siamo capiti,
ora vai!” ordinò e il bambino corse via.
Gli
altri due, rimasti
immobile per tutto il tempo, fissarono la donna intimiditi.
“Kanato, canarino mio, canta per la mamma.”
esclamò la donna, rivolgendosi a quello dai capelli viola.
“Veramente io...”
“Canta!”
Sentenziò quella donna
crudele: il piccolo prese a cantare.
La
scena cambiò.
La bambina era in un
cortile, dietro a un albero.
C'era un'altra donna
bellissima dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Un
bambino le corse
incontro: “Mamma, guarda cosa mi ha regalato
Edgar!”, disse, sfoggiando un
cucciolo di cane.
La madre, che sembrava
tutta presa dal suo ricamo, lo fulminò con lo sguardo.
“Shu! Sei il primogenito,
devi pensare ai tuoi incarichi!” gridò, facendo un
cenno al maggiordomo accanto
a lei, quest'ultimo si avvicinò al bambino biondo e gli
strappò il cane dalle
mani.
“Fallo sparire.”, gli
ordinò la donna e l'uomo annuì.
“Perché l'hai fatto?”
urlò il biondino e corse via piangendo.
La donna sospirò.
“Madre!”
una terza voce
interruppe il silenzio: “Guarda madre, ho imparato a memoria
anche questo
libro!” annunciò un bambino dai capelli viola e
gli occhi magenta.
“Non ora, Reiji.” gli
rispose la donna freddamente e riprese a ricamare.
Il bambino si
allontanò deluso.
La
scena cambiò ancora.
Un bambino dai capelli
bianchi guardava la torre che aveva di fronte.
Attraverso la finestra
sbarrata, si poteva scorgere una donna.
Aveva un'aria sofferente
e osservava il piccolo con quello sguardo perso, o meglio, fissava il
pugnale
che stringeva il bambino.
“Non posso farlo madre,
non posso uccidervi.” dichiarò il piccolo
lasciandosi sfuggire l'arma dalle
mani.
La donna scomparve nella
torre.
La scena mutò una
terza
volta.
Un bambino dai capelli
rossi ,con un cappello che gli stava un po' largo, aprì la
porta di una camera,
all’interno vi era la donna dai capelli viola, con un uomo
dai capelli neri
lunghi fino alle spalle.
Amoreggiavano senza
contegno.
“Madre?
Zio?” chiese il
bambino, triste e confuso.
“Raito, non
vedi che la
mamma ha da fare? Vuoi stare qui?” chiese la donna al
piccolo, sorridendo
perfidamente.
Il bambino
indietreggiò,
scuotendo la testa: “N-no-” disse, per poi fuggire
via.
***
Quando
aprii gli occhi,
ero ancora stesa sul pavimento...
Avevo sognato nuovamente
quella ragazzina, in più, dei bambini che corrispondevano
nel nome e
nell'aspetto ai miei aguzzini assetati di sangue.
Cosa stava a significare
tutto questo?
Dovevo
avere un gran
fantasia per aver fatto quel sogno, eppure quelle immagini erano
così reali
che, per un momento, avevo provato compassione per quei piccoli, tutti
maltrattati dalle rispettive madri...
Forse
anche loro, molto,
molto in fondo, avevano un briciolo d'umanità, forse avrei
solo dovuto cambiare
tattica.
D'altronde, se quella era
stata davvero la loro infanzia, potevo, in parte, giustificare alcuni dei loro comportamenti.
Con
molta fatica, mi
alzai da terra.
Strascicai i piedi fino
al frigorifero: i miei occhi brillarono quando vidi il ben di Dio che
conteneva.
Formaggi, salumi, verdure
e bevande, c'era proprio tutto.
Recuperai
le uova e il
latte.
Rovistai nella mensola e
agguantai un pacco di farina e uno di zucchero.
Mescolai tutti gli
ingredienti in una ciotola: avrei preparato una torta deliziosa.
Uno dei miei hobby era
cucinare, me la cavavo bene.
Mentre preparavo il
dolce, successe qualcosa di strano: cominciai a cantare.
Mio padre diceva sempre
che avevo una voce bellissima e io stentavo a crederci.
Cantavo solo perché mi
piaceva farlo, perché mi veniva naturale quando ero di buon
umore.
Quindi
era decisamente
strano che, dopo tutto quello che avevo passato, fossi di buon umore...
Infornai
il ciambellone, continuando a canticchiare.
"Sei
fastidiosa.”, una
voce alle mie spalle mi fece sussultare.
Shu era seduto su una sedia, gli occhi chiusi e i piedi appoggiati al
tavolo.
"Credevo
ti piacesse
la musica." commentai sarcastica, indicando i suoi auricolari.
"Solo la mia."
replicò lui freddamente.
Spalancai la bocca per
ribattere ma venni preceduta...
"Però devi ammettere
che Bitch-chan ha una bella voce.", Raito era comparso dal nulla.
"E cos'è questo
profumo? Non sei tu Bitch-chan." aggiunse il rosso, avvicinandosi
pericolosamente a me.
Mi sentii strattonare da
dietro.
"Non è lei e non
voglio che la tocchi.", Ayato mi teneva stretta a sé,
circondandomi le
spalle con le sue braccia.
"Sai che è la nostra
preda e non solo la tua."
rispose il vampiro col cappello.
"E tu sai che l'ho
vista prima io." insisté il ragazzo alle mie spalle.
La situazione iniziava a
darmi suoi nervi, mi divincolai da Ayato.
"Insomma,
non sono
mica la vostra bevanda energetica!" sbottai furiosa.
A quelle parole, Raito
ridacchiò di gusto, anche sul volto di Shu notai l'ombra di
un sorriso, il
terzo vampiro, invece, avvicinò le sue labbra al mio
orecchio.
"Tu sei la mia bevanda, tavoletta."
era
spaventosamente serio.
"Lasciami
subito." lo minacciai.
Non avrei retto un altro
morso.
Un rumore assordante
richiamò l'attenzione di tutti, Subaru aveva appena lasciato
una crepa nel muro.
"Cos'è questo
caos?"
Lo guardai attonita: una bella camomilla no,
eh?
In
quell'istante mi
ricordai della torta.
Scostai bruscamente Ayato
e cacciai il dolce, per fortuna non lo avevo bruciato.
Tutti mi guardarono,
sinceramente sorpresi.
"Bè, che c'è? Così
mi ringraziate per avervi fatto una torta?", domandai con un sorriso
tirato.
Nessuno si avvicinò per
assaggiarla, l'albino addirittura andò via.
La
“nuova tattica” non sta funzionando,
pensai rassegnata.
Mi
servii una fetta del
dolce, ignorando gli altri.
Il mio palato esultò di
gioia, quando il soffice pan di spagna venne a contatto con la lingua.
Ero davvero affamata.
Notai che Shu era scomparso e Ayato mi guardava in modo indecifrabile.
Mi alzai quasi offesa che
nessuno avesse apprezzato il gesto.
Tornai
in camera e
m'immersi nella vasca.
Necessitavo di un bel
bagno rilassante.
A contatto con l'acqua
calda, le mie angosce, le paure e le preoccupazioni andarono scemando.
C'eravamo
solo io e la
schiuma che profumava di zucchero filato.
Lasciai che i problemi
scivolassero via insieme al sapone.
Indossai la mia camicia
da notte e tornai nella stanza da letto.
Una sagoma si mosse
nell'ombra... Riconobbi i capelli bianchissimi e gli occhi cremisi.
"Subaru?"
SUBARU SAKAMAKI
REIJI SAKAMAKI
ANGOLO
AUTRICE
Salve
gente! E sono di
nuovo qui, con il...
(Nephertiti:
Pssss
Yukooo, dove siamo?!
Segretaria
Nephy/Yuko:
*Controlla agenda* siamo al sesto capitolo!
Nephertiti:
Grazie^_^)
Con
il sesto capitolo!!!
Comincio
ringraziando di
cuore tuuutti quelli che hanno recensito la storia, che l'hanno
aggiunta fra le
preferite, tra le seguite e ricordate!! In più, un grazie
anche ai lettori
-come li definisco io- silenziosi!
Allora
la nostra Mitsuko
continua a fare strani 'sogni'...Che cosa vorranno dire?
Invito
tutti a recensire:
fatemi sapere che ne pensate, se vi sta piacendo e cosa vi aspettate!
Un
bacione ^3^ Nephy!
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5-Primo giorno di scuola- ***
Capitolo
5 - Primo giorno di scuola -
“Se
resterai qui, morirai
di certo.” esordì Subaru, avanzando verso di me.
Sussultai al suono di
quelle parole così brusche e così...veritiere.
Abbassai il capo,
rassegnata a quella crudele verità, dovevo restare
lì, senza sapere il perché.
Vidi
il ragazzo davanti a
me esitare.
Sembrava stesse per
andare via, mosse tre passi verso la porta, poi si bloccò di
colpo.
“Prendi
questo.” disse
Subaru, offrendomi un pugnale.
Spalancai gli occhi,
quell'arma era la stessa che impugnava il piccolo Subaru nel sogno.
Aveva una fodera bianca,
dipinta da linee dorate e, sull'impugnatura, era incastonato uno
zaffiro.
“Uccide i vampiri del mio
risma.” spiegò l'albino.
Impugnai il coltello con
mani tremanti... Non sarei stata in grado di ammazzare nessuno, anche
se si
trattava di quei tipi senz'anima.
“Perché?”
gli domandai,
guardando intensamente quegli occhi rosso rubino.
Non rispose.
Pensai al sogno che avevo
avuto.
“Te l'ha dato tua madre?”
mi venne spontaneo chiederglielo, però me ne pentii subito,
il suo viso divenne
una maschera di rabbia, mescolata allo stupore.
Mi
afferrò per un polso.
“Tu che ne sai?”, gridò
infuriato.
“I-io...”, non terminai
la frase, lui mi precedette.
“Cosa ti aspetti da uno
odioso e solitario come me?”, nella sua voce irata,
trasparì una nota di
disprezzo.
“Cosa?” ero sorpresa, ma
lo stupore s'intensificò quando Subaru mi tirò a
sé.
“S-subaru?”,
il suo corpo
era freddo, eppure mi provocò un'ondata di calore.
“Sta zitta, non parlare.”,
mi ordinò lui e calò la manica della camicia,
scoprendomi la spalla e ci
affondò i suoi canini.
Fu
meno doloroso di tutti
gli altri, però cacciai lo stesso un lamento e lui si
staccò.
“Volevi sapere perché te
l'ho dato. Desideravo mi uccidessi.” rivelò il
vampiro sulla mia pelle
arrossata.
“Non potrei mai...”
risposi io, sentendo le lacrime scendere prepotentemente dagli occhi.
Perché mi
chiedeva una cosa simile?
“Allora
usalo per
toglierti la vita, perché qui non avrai pace. Ne’
puoi impedirmi di bere il tuo
sangue.” sentenziò e si sporse di nuovo su me.
Serrai gli occhi,
attendendo le sue zanne.
“Brava, sta’ zitta.” mi
sussurrò nell'orecchio.
Mi
spinse sul letto e mi
sbottonò appena la camicia da notte, così mi
morse sotto la clavicola.
Strinsi i pugni per
allentare la sofferenza, ma non servì a nulla.
Avvertii
il pugnale
spingere sulla mano.
Avrei dovuto ucciderlo, potevo
farlo.
Preso
dal mio sangue, non
si accorse che stavo togliendo la fodera all'arma, pronta a colpire.
Puntai la lama dietro la
sua schiena e... mi bloccai.
Mollai il pugnale sul
materasso. Stavolta Subaru notò il gesto e si
allontanò da me, come scottato.
“Avresti
dovuto farlo”
disse atono e scomparve nel nulla.
Continuai
a singhiozzare,
stava uscendo una parte di me che non conoscevo, un lato oscuro che mi
faceva
ribrezzo.
Perché continuavo a
credere che li avrei potuti... redimere?
Feci
partire il carillon
e, cullata dalla sua melodia, m'infilai sotto le coperte. Non avevo mai
provato
così freddo dentro...
Perché diavolo era
successo a me?
Mi sfilai la collanina,
in preda ad una rabbia gelida, e la lanciai fuori dalla finestra.
Dopo
qualche minuto, il
materasso si abbassò sotto il peso di un altro corpo, mi
voltai lentamente ed
intravidi un paio di capelli biondi, ma un braccio mi costrinse a
girarmi.
“Non voltarti.” m'intimò
la voce di Shu, mi attirò sul suo petto, la mia schiena
aderiva perfettamente
al suo corpo, sebbene lui mi superasse di parecchi centimetri.
Contro ogni aspettativa,
mi addormentai.
La sera mi svegliai da un
sonno senza sogni, incredibilmente riposata.
Forse la fetta di torta
mi aveva rinvigorito, forse la “ninna nanna” mi
aveva rilassato...
Forse
hai dormito tra le braccia di Shu.
Scacciai
con forza quel pensiero.
Sul mio letto c'era una gonna nera, abbinata ad una giacca e una
camicia
bianca.
Sul risvolto della giacca
era disegnato uno specie di stemma.
In più, adagiato sul
comodino, un biglietto con su scritto: Alle
18 e 30 pronta.
Ricordai
di dover andare
a scuola durante la settimana...
Non
bastano i vampiri a sfinirmi, ora mi devo sorbire pure
le lezioni...
Mi
vestii velocemente con
l'uniforme scolastica e scesi nel salone.
“Sei in ritardo.”
sentenziò Reiji, comparso dal nulla.
Guardai l'orologio che
tenevo al polso, erano le sei e trentadue.
“Di soli due minuti.”
borbottai seccata.
“Si due minuti e dodici
secondi. Muoviti.” ordinò lui e io lo seguii senza
replicare. Raggiungemmo una
limousine nera, tirata a lucido.
L'interno era davvero
spazioso, con i sedili in pelle e un angolo bar.
Gli altri fratelli erano
già pronti.
La vettura partì e io mi
sedetti fra Ayato e Raito.
Ognuno sembrava starsene
per i fatti suoi, possibile che non conversassero mai?
Se il sogno che avevo
avuto corrispondeva alla realtà dei fatti, avevano avuto
madri diverse, ma
restavano fratellastri, giusto?
Dopo
poco arrivammo a
scuola.
Reiji m'informò che ero
nella classe di Kanato ed Ayato, e che gli studenti erano umani.
Concluse il discorso con
un gentile: “Parla di noi con qualcuno o prova a scappare e
sei morta.” poi
andò via.
Raggiunsi
la classe e
l'insegnante mi presentò ai compagni.
“Lei è Mitsuko Yoshida e
starà con noi per un po’ ”,
spiegò la donna occhialuta che avevo di fianco.
“Trova un posto cara.” mi
disse dolcemente, indicandomi i banchi.
Ignorando
le occhiate
curiose e i mormorii, m'inoltrai fra i tavoli, una ragazza
indicò allegramente
il posto vuoto accanto a lei.
Mi accomodai al suo
fianco: davanti avevo Ayato e, alla mia destra, Kanato, che stava da
solo col
suo Teddy.
“Mitsuko!”
dissi porgendo
la mano alla ragazza accanto a me, aveva dei lunghi capelli biondi, su
cui
spiccavano due fiocchi bordeaux, e gli occhi azzurri come il cielo.
“Yuki Watanabe! – rispose
lei, stringendomi la mano – Da dove vieni?” mi
chiese in seguito.
“Da Kyoto, ma ora mi sono
trasferita qui a Tokyo.” annunciai, tentando di apparire
tranquilla.
In effetti, “trasferita”
non era il termine esatto,
più che altro trascinata, ma tralasciai quel dettaglio.
“Sei
quella che vive con i
Sakamaki?”, il tono della bionda si alzò di
un'ottava, molti si voltarono nella
nostra direzione.
Io annuii imbarazzata.
“Come lo sai?” chiesi
poi.
Lei mi guardò stupita:
“Tutta la scuola lo sa. I Sakamaki sono famosissimi, anche se
molto riservati.
Sono i figli del politico Tougo Sakamaki, quindi tutti li rispettano.
Nessuno
osa mai contraddirli. – mi spiegò Yuki a bassa
voce. – E poi sono tutti
bellissimi, sarebbe un sogno vivere con loro.”
Quell'ultima
affermazione
mi fece ribollire il sangue nelle vene: ovviamente nessuno sapeva cosa
fossero
quei sei in realtà, ne’ che mi usassero per
nutrirsi. Impiegai tutta la mia
forza di volontà per calmarmi e rispondere con disinvoltura.
“Sono dei
bambini viziati.”
Non
riuscì a trattenermi,
pur sapendo che Ayato, e il suo udito super-sviluppato, mi avesse
sentita.
“Però che bambini!”
esclamò Yuki con aria sognante,
mentre il suo sguardo si soffermava per un istante sul vampiro di
fronte a noi.
Dopo molto tempo,
abbozzai un sorriso sincero.
Sembrava
fossi ai primi
anni di liceo quando con le mie amiche parlavamo degli studenti
più carini e
popolari nella scuola, sapendo che non avrei mai avuto una
possibilità con
loro.
Ora invece, che conoscevo
i tipi più gettonati in tutto l'istituto, non riuscivo a
ritenermi fortunata...
Dopo
due ore di lezione,
suonò la pausa.
Andai in mensa con Yuki e
mi sedetti a un tavolo assieme a lei.
Altre due ragazze ci
raggiunsero.
“Ciao! – mi salutarono
allegramente, per poi si rivolgersi alla bionda –
È quella nuova?”
Yuki annuì, le due si
scambiarono uno sguardo complice e si accomodarono accanto a me.
“Sei quella che vive con
i Sakamaki?” mi domandò una.
Assentii, quasi annoiata
da quella faccenda.
Una delle due stentò a
trattenere un urletto, poi allungò una mano verso di me.
“Io sono Sakura Naoko.”
mi disse quella con i capelli neri, raccolti in due codini.
Ricambiai la stretta.
“Natalie
Suzuki!” disse
quella con i capelli castano scuro e gli occhi ambrati.
Chiacchierammo del più e
del meno, mentre io trangugiavo il ramen1 che ci
avevano servito.
Le
ragazze mi
raccontarono un po' della loro vita e io della mia.
Quando ritornammo sul
discorso “Sakamaki” rimasi molto vaga.
Capendo
il mio disagio,
le tre mi spiegarono qualcosa sulla scuola e scoprii che per noi
studentesse
c'era un corso, all'ultima ora, in cui si preparava il balletto di fine
anno.
Fu la notizia più bella
di tutte.
Amavo ballare, anche se
ero molto impacciata.
Ritrovai quel pizzico di
gioia che da molto mi aveva abbandonato.
“E
così tu sei quella
nuova...”, Una voce richiamò la mia attenzione.
Dietro di me c'era una
tipa con i capelli corvini, sfumati di blu, e due occhi color argento.
Era alta, formosa e, a
giudicare dal tono di voce, molto vanitosa.
E
ho fatto pure la rima...
Era
affiancata da tre
ragazze altrettanto carine.
“Ciao, sono Mitsuko!”
cominciai, alzandomi in piedi, ma fui interrotta da un gesto con la
mano.
“So che vivi con i
Sakamaki.” continuò la ragazza, scrutandomi da
capo a piedi.
La classificai come la
tipica riccona con la puzza sotto il naso.
Annuii,
sostenendo il suo
sguardo.
“Voglio
avvisarti, se
provi a fare la gatta morta con loro è la tua fine. Solo io
posso frequentare
ragazzi di un certo livello.”, concluse lei, sfoderando un
sorriso serafico.
Intravidi un paio di canini affilati.
Credevo che qui, gli
unici vampiri, fossero quelli che conoscevo io.
“Certo.
In fondo io non
ho niente a che vedere con voi, bambini viziati.” le risposi
a tono, vidi le
mie nuove amiche spalancare la bocca e la mora digrignare i denti.
Si
avvicinò a me in modo minaccioso.
“Piccola mocciosa, non
sai con chi hai a che fare.”, ringhiò a un metro
dal mio viso.
Dopo tutto quello che
avevo passato non mi sarei fatta intimorire da nessuno, men che meno da
una
snob succhia-sangue.
“Neanche tu.”, risposi
convinta, ricambiando lo sguardo cattivo.
“Isabelle,
che sorpresa.”,
qualcuno parlò, interrompendo quel litigio non-verbale.
Mi voltai e vidi Ayato.
“Ciao tesoro!” rispose la
ragazza.
“Vedo che hai conosciuto
Mitsuko.”, disse il rosso avvicinandosi a me.
“Si, adorabile...” mentì
Isabelle, lanciandomi un'occhiataccia.
“Peccato
perché devo
rubarvela. Ci vediamo.”, concluse il ragazzo, sorridendo alle
presenti e
trascinandomi per un polso.
Rivolsi un ultimo sguardo
a quell'antipatica e seguii il rosso.
Arrivammo
nella palestra
ed entrammo negli spogliatoi desolati.
Ayato chiuse la porta e
mi spinse contro il muro.
“Hai
un bel fegato a
rispondere così ad Isabelle.”, disse guardandomi
dritta negli occhi.
“Dopo quello che mi è
successo, credi che una tipa del genere mi spaventi?”,
domandai sollevando un
sopracciglio.
“Per quanto apprezzi il
tuo lato battagliero, dovresti temerla.” dichiarò
lui senza smettere di
fissarmi.
Quella vicinanza iniziava
a indispormi.
“Non può farmi più male
di quanto me ne facciate voi...” ribattei abbassando lo
sguardo, la voce
incrinata dalla tristezza.
“Può.”
affermò Ayato,
sollevandomi il mento.
Mi ritrovai quegli occhi
smeraldo puntati addosso, notai delle striature dorate.
Assomigliavano
tremendamente a quelli della donna dai capelli viola che avevo sognato.
“Com'era
tua madre?”
esclamai improvvisamente, dovevo capire se il sogno che avevo fatto
fosse più
di un semplice sogno.
Vidi
il suo sguardo
rabbuiarsi.
“Era un mostro, l'ho uccisa.” rivelò il
rosso
con tono piatto.
Passò
un lungo attimo,
dopo lo scansai.
Come poteva aver ucciso
sua madre?
La donna che ti ha messo
al mondo, che ti ha sfamato e cresciuto.
“Non
fare quella faccia.
Raito e Kanato mi hanno aiutato e lei meritava quella fine.”
Concluse, fissando un
punto impreciso della stanza.
Istintivamente corsi via.
Dove
sono finita?
Mi chiesi, mentre tornavo in classe.
Yuki
mi aspettava al
banco. Mi accomodai vicino a lei, cercando di calmare il battito
cardiaco.
Ayato era già seduto
davanti a me.
“Tutto bene?” domandò la
bionda, notando la mia faccia afflitta.
“Si, tutto bene.” mentii
spudoratamente.
Passò un'altra ora e poi
noi studentesse andammo in una sala musicale, finalmente avrei fatto
qualcosa
d'interessante e, soprattutto, che mi avrebbe aiutato a non pensare.
Ramen1:
tagliolini di origine cinese, vengono serviti in brodo di carne o di
miso(vegetale) in un'ampia ciotola dove potete scegliere tra vari
ingredienti
come carne di maiale o uova sode e verdure tipiche (non l'ho mai
assaggiato,
quindi non posso dirvi com'è ^_^")
ANGOLO
AUTRICE
Ciaoooo
a tutti!!!
Scusate il ritardo, purtroppo la scuola non mi da pace, perlomeno siamo
vicini
all'estate...YEEE
Sono
di nuovo qui, con il
settimo capitolo, questo significa che...siamo all'incirca a
metà storia!!!
Quindi è il momento di....
(Nephertiti:
Psss
Yuko?....YUKO?!
Raito:
Perchè urli
Bitch-chan?
Nephy:
Ma dov'è la mia
segretaria?
Raito:
Parli della
brunetta con gli occhiali, Bitch-chan?!
Nephy:
Certo che parlo di
lei! Aspetta un secondo...Che cosa le hai
fatto??è_é
Raito:
Ero affamato,
quindi...
Nephy:
L'hai ammazzata?
o_O
Raito:
Ma no, è
solo.....svenuta ^_^”
Nephy:
*Lo guarda truce*
Vergognati.
Era
il momento dei
ringraziamenti, siamo a metà fanfiction e mi serviva Yuko....
*Guarda
Raito e le spunta
un sorriso diabolico* Significa che mi farai tu da segretario ^-^
Raito:
Che???
Nephy:
*Si toglie una
scarpa e la punta contro il vampiro* Tu mi hai tolto la segretaria, TU
la
sostituisci.
Allora,
passami la lista
dei lettori.
Raito:
E dov'è?
Nephy:
Ce l'aveva Yuko...
Raito:*Estrae
dal nulla
un foglio* Intendi questa?!
Nephy:*Gliela
strappa
dalle mani* Si, questa)
E'
il momento dei
ringraziamenti(ho una fissazione per i ringraziamenti >v Inizio
ringraziando
di cuore i miei assidui recensori che, ad ogni capitolo, si armano di
santa
pazienza e mi scrivono:
fred_mione98/(Che
mi ha
aggiunta fra gli autori preferiti)
_DarkFate_(che
ha messo
la storia fra le preferite)
Spring_Sun
Eris_Elly
Lady
Morjana(Che mi ha
dato il coraggio e il supporto per pubblicare questa ff)
Fantasy_Love_Aky(che
ha
messo la storia fra le preferite e le seguite)
rin
kagamine 27
My
Melody(che ha messo la
storia fra le preferite)
Shoun12(che
mi ha
aggiunta fra gli autori preferiti)
Poi
ringrazio coloro che
hanno messo la storia fra le preferite:
G_sake
kurumitokisaki02
loli89
Un
ringraziamento anche a
quelli che hanno messo la storia fra le seguite:
dulcelaluna(Che
mi ha
aggiunta anche fra gli autori preferiti)
Lilith_of
the night
the_White_Rose
E
infine un grazie anche
a voi lettori 'silenziosi' , che mi fate soffrire perché non
mi recensite
(cattivi! T_T), ma che mi fate gioire ogni qual volta vedo una visita
in più,
perché penso: “è andato a leggere la
mia storiella!!!” ^_^ Grazie a tutti!!
Ehm...
E dopo questo
spazio dell'autrice più lungo del capitolo, per la vostra
felicità (e la vostra
salute mentale) vi saluto!! RECENSITE!
Un
bacione ^3^ -Nephy-
(Nephertiti:
*restituisce
il foglio a Raito* mi sono dimenticata qualcuno?!
Segretario/Raito:
*Inforca un paio di...occhiali?!* No Nephy-san, hai citato tutti.
Nephy:
O_o Secondo me ti
sei calato troppo nella parte! Andiamo a recuperare Yuko.)
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 -Voce angelica- ***
Capitolo
6
- Voce angelica -
La
sala in cui avevo
appena messo piede, era composta da: a destra, un'impalcatura che
doveva essere
il palcoscenico e, a sinistra, una serie di strumenti musicali e delle
casse di
svariata forma collegate, da un groviglio di fili, alla presa elettrica
e un
computer.
Al centro della stanza,
ci attendeva una donna dai lunghi capelli neri e un'espressione
annoiata.
Io e Yuko, seguite da
altre studentesse, ci disponemmo intorno alla donna.
“So
che c'è una nuova
arrivata.” Disse, facendo scorrere i suoi occhi scuri sulle
presenti.
Feci un passo avanti:
“Sono io, Mitsuko Yoshida”
“Io
sono l'insegnante di
ballo, Harumi Fujita. Come sa, terremo a breve uno spettacolo, al quale
lei non
parteciperà.” annunciò la signora con
voce gelida.
Spalancai
occhi e bocca,
contemporaneamente, forse per lo stupore, forse per la sua disarmante
freddezza.
Notando la mia faccia
confusa, la donna continuò.
“Anche se fosse in grado
d'imparare in due lezioni la coreografia, signorina Yoshida, dovrebbe
possedere
del talento.”, detto ciò, mi squadrò da
capo a piedi, il suo sguardo
impassibile diceva chiaramente: e non mi
sembra che tu abbia talento.
Un
risolino alle mie
spalle mi destò dall'amarezza, che mi attanagliava lo
stomaco.
Incontrai un paio di
occhi argentei e strinsi i pugni.
Non avrei permesso a
Isabelle di deridermi a quel modo, non dopo tutto quello che avevo
passato.
“Mi dia una possibilità.”
supplicai la professoressa Fujita.
Questa alzò gli occhi al
cielo e parlò: “Stupiscimi.”, disse
semplicemente.
Voleva
vedere il mio
talento?
Perfetto, le avrei
mostrato cosa sapevo fare.
Mi girai verso Yuki, che
mi era rimasta accanto per tutto il tempo. Le chiesi di mettere la base
di una
canzone. La bionda eseguì, senza domandare nulla. Raggiunse
il computer,
attendendo il mio via.
Feci un respiro profondo,
poi sfoggiai la mia abilità canora.
“I need a though lover, yeah”1
Le studentesse si voltarono
nella mia direzione, sorprese, anche l’espressione
indifferente dell’insegnante
parve vacillare.
Cominciai
a camminare per
la stanza, improvvisando dei passi a ritmo con la musica.
Mi lasciai pervadere
dalla melodia e diedi il meglio di me, mentre uno studente
iniziò a venirmi
dietro con il piano.
Gli rivolsi un sorriso
riconoscente, continuando a cantare.
Quando
conclusi la
“performance”, le note musicali vennero sostituite
da uno scrosciare
d'applausi.
Mi piegai in un inchino e
sorrisi alla professoressa, quasi a sfidarla di dirmi che non avevo
talento.
“D’accordo,
sei dentro.
Non deludermi”, disse la signora Fujita, con quello che
voleva essere una
minaccia.
“Grazie!” risposi col
respiro affannato.
Yuki si avvicinò a me,
elettrizzata.
"Sei stata grande!”
si complimentò, guardandomi quasi.. .ammirata.
“Tantissimi studenti sono
venuti a vedere l'esibizione!” dichiarò la bionda,
lanciando un'occhiata alle
mie spalle.
Mi
voltai e, perdendo un
battito, vidi i numerosi ragazzi accalcati all'entrata della stanza.
“Ma in questo college
tutti si fanno gli affari di tutti?”, domandai con una nota
di sarcasmo.
Yuki
ridacchiò e m'invitò
a seguirla sul palco, dove le altre ripassavano il balletto.
In quel momento
dimenticai di essere una Sposa sacrificale, ceduta dai miei genitori, e
imparai
la coreografia.
Il
tempo passò molto
velocemente quindi, dopo aver salutato le mie nuove amiche, mi ritrovai
nella
limousine, da sola, con un sorriso ebete stampato in faccia.
Mi
sarei esibita in uno
spettacolo, avrei ballato e cantato, indossando abiti meravigliosi. A
riportarmi alla realtà, furono le sei sagome, comparse dal
nulla, dei miei cari
succhiasangue.
Con aria sognante,
ripassai mentalmente i passi di ballo, mentre raggiungevamo villa
Sakamaki.
La vettura arrestò di
colpo la sua corsa.
Scendemmo dal mezzo e
notai che i vampiri mi fissavano insistentemente, in modo strano,
diverso.
Deglutii a fatica, tentando
di ritrovare i “pensieri positivi” di qualche
istante fa.
Augurai a tutti la
buonanotte e filai, a passo spedito, nella mia camera.
Di certo, uno dei sei
sarebbe venuto a reclamare il suo pasto quotidiano.
Sperai vivamente che,
almeno per questa volta, mi avrebbero dato un po' di tregua.
Indossai il pigiama,
pronta ad andare a dormire.
Ma
una figura nella penombra,
mi fece sussultare.
Quando distinsi la
camminata “seducente” e il capello alla Michael
Jackson, i battiti cardiaci
tornarono regolari.
“Hai bisogno di qualcosa,
Raito?” Domandai con una punta di sufficienza nella voce.
Il vampiro si avvicinò
pericolosamente al mio viso.
“Sei stata bravissima
oggi, Bitch-chan”, annunciò il rosso con tono
suadente.
Mi
appiattii al muro e
Raito colse l'occasione per inchiodarmi lì, col suo corpo.
“Hai una voce angelica.”,
sussurrò nel mio orecchio, sentii le guance infiammarsi.
Vidi
il mio riflesso
nelle sue iridi smeraldo, possibile che mi lasciassi incantare da quei
colori
sgargianti?
“R-raito, no.”, esclamai,
distogliendo lo sguardo.
“No cosa?”, chiese lui
con voce lasciva e innocente.
“Quello
che stai per fare...”,
risposi con un fil di voce, cercando di raggirarlo.
“Cosa vuoi che faccia,
Bitch-chan?”
“Voglio che tu vada via.”,
affermai, continuando a fissare il pavimento.
“Davvero?” insisté lui,
sollevandomi il viso con due dita.
Una
vocina non richiesta
rispose “no”
nella mia mente.
Dovevo essere
completamente impazzita.
Scacciai
quel pensiero e
risposi decisa: “Si, davvero.”
Il vampiro mi osservò a
lungo, poi allargò il sorriso malizioso: “Sei una
pessima bugiarda.”
“Me lo dicono in
molti...”, dichiarai, quasi offesa.
Possibile non riuscissi a
mentire?
I
miei pensieri vennero –bruscamente–
interrotti da due mani sui miei fianchi.
In un lampo mi trovai
stesa sul letto, Raito a schiacciarmi col suo peso.
Mi
agitai, mi dimenai, in
un disperato tentativo di liberarmi, ma il rosso sfoderò le
sue zanne
bianchissime e le ficcò nella carne.
Cacciai un lamento
soffocato, serrai i denti per non gridare dal dolore.
“Smettila...”,
doveva
essere un ordine, ma suonò più come una supplica.
La vista cominciava ad
annebbiarsi, la forza vitale veniva meno.
Sentii i canini
fuoriuscire dalla pelle. Due buchi pulsavano nel punto in cui ero stata
morsa
ripetutamente.
Raito
si leccò le labbra
sporche del mio sangue.
Lo vidi inarcarsi di
nuovo su me e socchiusi gli occhi, non ci tenevo ad assistere ad un
altro “prelievo”.
Ma ne’ il collo, ne’ le
spalle furono toccate.
Qualcosa si posò sulle
mie labbra, serrate dal dolore.
Quel
qualcosa premette di
più e mi costrinse ad aprire gli occhi.
Raito mi stava... Baciando?
Sgranai gli occhi per la
sorpresa, avrei voluto scansarlo, ma ero troppo sfinita anche solo per
pensare.
D'altro canto, il vampiro
continuava a baciarmi, era preso, si, dalla passione, però
in modo meno... crudele?
Ma
cosa andavo a pensare?
Ero una prigioniera che avevano maltrattato e prosciugato
più volte delle sue
energie...
Improvvisamente, la porta
della camera si spalancò, Ayato interruppe questa situazione
ambigua.
“Che
stai facendo?” tuonò
furioso, avvicinandosi a noi.
Raito si staccò da me e,
in tutta tranquillità, rispose: “Uno
spuntino.”
“Lei è mia.”, ringhiò
Ayato.
Il vampiro col cappello
si mise in piedi, avviandosi verso la porta.
“Tutta tua.” disse e
sparì nel nulla.
Ancora
incredula per quel
che era successo, fui strattonata per un polso e finii addosso al petto
marmoreo di Ayato.
“Tu sei mia, capito?”
Affermò furibondo, poi mi
morse la spalla con ferocia.
Una lacrima di dolore
solcò il mio viso e, trattenendo un gemito, parlai.
“È solo il sangue ciò che
vuoi? – la mia voce tremò per la sofferenza e la
rabbia – se non v'importa
nulla di me, prenditelo fino all'ultima goccia, così
finirà questo strazio.”
Come
schiaffeggiato dalle
mie parole velenose, Ayato ritrasse i denti appuntiti e io ne
approfittai per
andare via.
Corsi su per le scale,
senza una meta ben precisa, percorsi corridoi inesplorati e capitai di
fronte
una porta a me stranamente familiare.
Titubante,
allungai la
mano, girando il pomello consunto dal tempo.
La stanza che avevo di
fronte era piccola e tetra.
A destra c'era un letto
nero e un comodino con sopra una abat-jour, a sinistra, un tavolino e
un set da
thè giocattolo. La polvere sommergeva i mobili.
Non ebbi il tempo di
metabolizzare che mi ritrovai a terra, priva di sensi.
“I need (…)”: frase
estratta da un brano di Christina Aguilera, qui
di seguito lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=d9Ybbb25wl4
ANGOLO
AUTRICE
Salve gente!!! E sono di
nuovo qui, con
l'ottavo capitolo!!
(Nephertiti:
Psss Yuko!!
Segretaria
Nephy/Yuko:
Dimmi Nephy-san.
Nephertiti:
Oh che bello
riaverti qui!! Allora, passami il foglio che ho scritto prima!
Yuko:
*Le passa una
pagina, strappata da un quaderno*
Nephertiti:
Grazie ^_^)
Come
al solito un enorme
GRAZIE a tutti coloro che hanno recensito la storia, quelli che l'hanno
inserita fra le preferite/seguite/ricordate e i lettori 'silenziosi'.
Passando
alla
storia...Che ne pensate di Mitsuko versione cantante?!
Comunque,
ci terrei a
precisare che la nostra protagonista, alla fine del capitolo, perde i
sensi,
non solo perchè è stata morsa, ma anche
perchè è entrata in quella stanza
familiare...Cosa significherà mai?! Presto alcune
verità saranno svelate!!
Aspetto
i vostri
commenti, un bacione ^3^ -Nephertiti.-
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7-Ricordi- ***
Capitolo
7 - Ricordi -
La
bambina dai capelli castani era seduta davanti ad un
tavolino e leggeva un libro.
La
porta della stanza si aprì, rivelando un bambino dai
capelli viola e gli occhiali.
"Sono qui per sentirti leggere.” annunciò,
sedendosi di
fronte a lei.
La
piccola lesse ad alta voce, rispettando punti e virgole.
L'altro la interruppe: “Dirò che stai imparando in
fretta,
continua ad esercitarti.” le ordinò, mentre andava
via.
“Reiji!”
lo richiamò la piccola: “Vuoi un po' di
thè?”,
domandò, sollevando una tazzina contenente un liquido nero.
“Berrò
thè quando avrò imparato tutti i libri che devo
studiare. – rispose Reiji – te lo
prometto.”, aggiunse prima di andare via.
La
bambina si affacciò alla finestra e vide il solito
ragazzino dai capelli bianchi fissare una parte della villa.
Come se il piccolo avesse sentito lo sguardo della bambina
su di sè, voltò lo sguardo cremisi nella sua
direzione e lei lo salutò
allegramente.
Lui fece un piccolo cenno con la testa e poi tornò a fissare
la torre solitaria.
La
bambina si sedette di nuovo e davanti la camera passò un
ragazzino dai capelli rossi.
“Ehi
Ayato!” esclamò la bambina, attirando l'attenzione
dell'altro: “Vuoi del thè?”
“Non
ora, devo studiare.” rispose lui, con un velo di
tristezza negli occhi.
“Perché non studiamo insieme?” propose
la piccola,
sventolando il libro che leggeva.
Ayato
le rivolse un sorriso a trentadue denti e si accomodò
accanto a lei.
Insieme cominciarono a leggere.
Ad un tratto, una donna dai capelli viola entrò come una
furia nella camera: “Ayato! Vai subito a studiare!”
“Ma io sto studiando...” replicò lui, la
donna lo prese per
un polso e lo trascinò via: “Non devi frequentare
certe persone” lo rimproverò.
La
bambina si trovò di nuovo da sola.
Sentì un pianto vicino la sua camera.
Uscì
,trovando un ragazzino dai capelli biondi che
singhiozzava. “Perché piangi Shu?”,
chiese.
“Il mio amico Edgar... lui è...” non
riuscì a completare la
frase.
La piccola castana lo prese per mano e lo accompagnò in
camera sua.
“Quando sono triste ascolto la musica.”
dichiarò lei ed aprì
un carillon, che, prontamente, emise la sua melodia.
Altri
due bambini entrarono nella stanza.
“Raito, Kanato!” li salutò
affettuosamente la piccola.
“Tu
e Teddy volete del thè?” domandò a
quello che teneva in
braccio un peluche.
“Si, vero Teddy?” domandò Kanato
all'orsacchiotto.
Si sedette al tavolino, di fronte al biondo.
“E tu, Raito, non lo vuoi il tè?” disse
poi la bambina,
rivolgendosi al ragazzino dai capelli rossi e gli occhi verdi.
“Non mi va...” sembrava veramente triste.
La bambina tentò di tirargli su il morale: “Lo sai
che quel
cappello ti dona?”
“Se è così non lo toglierò
mai più!” affermò Raito, ritrovando
un po' d'allegria.
La
scena cambiò.
La
bambina era intenta a leggere un libro, quando sentì un
urlo femminile.
“Lei non sarà mai una Sposa!” seguirono
alcuni rumori, un
tonfo.
Una
donna sconvolta entrò nella camera della bambina.
“Mamma?” mormorò la piccola.
“Tesoro, devi andartene. Karl ha fatto si che non ricordi
nulla, una volta fuori di qui.” mentre parlava, diede il
carillon alla bambina.
“Porta
questo e ricordati che la mamma ti vuole bene. E te
ne vorrà per sempre.
Ma ora corri Ellen, corri!”, gridò la donna
spingendo via la
bambina.
Ellen
prese a correre, scese giù per le scale, sentì
nuovamente delle grida provenire dall'abitazione ma non si
voltò, doveva
obbedire alla madre.
S'inoltrò in un bosco...
***
Spalancai
gli occhi, un
rivolo di sudore solcò il mio viso.
Invano tentai di calmare
il cuore, sembrava volesse spaccare la cassa toracica in cui era
rinchiuso.
A fatica mi rimisi in
piedi, ero ancora in quella stanza, ero svenuta e dovevo aver dormito a
lungo
perché avevo mal di schiena.
Restare
stesi così a
lungo, su una superfice dura e fredda, mi aveva procurato dolore in
tutto il
corpo.
Ricordai quello credevo
essere un sogno, ma chiaramente erano immagini di un passato che mi
apparteneva
e che io avevo rimosso perché quel Karl
mi
aveva fatto un incantesimo, o roba simile.
Mi
ritrovai di nuovo a
terra con la testa fra le mani e la disperazione più viva
che mai.
Non
mi chiedevo più
“perché” ma “chi sono io? Di
chi mi posso fidare?”
Urlai.
Forse stavo diventando
pazza, oppure la mia sanità mentale era andata a farsi
benedire da tempo...
Però,
l'unica cosa che mi
venne spontaneo fare, fu gridare, manifestando così la
depressione, l'angoscia,
l'afflizione che, da giorni, mi opprimevano e, con questa scoperta sul
mio
passato, erano diventati insopportabili.
Tutto quello in cui
credevo si stava sgretolando.
In
fondo era tutta una
bugia: la mia vita, il mio scopo, la mia famiglia.
Un mucchio di menzogne
con cui mi avevano cresciuta.
Invenzioni sulla mia
nascita, sulla prima volta che avevo parlato, il mio primo dentino.
Ora
piangevo, piangevo
per la frustrazione che stava lacerando ogni cellula del mio corpo.
Balzai in piedi e corsi
via, come se volessi ancora obbedire a quella donna, che doveva essere
mia
madre.
Corsi verso l'uscita.
Le mie gambe si muovevano
da sole, mosse dallo sconforto e l'abbattimento.
Non sapevo precisamente dove
stessi andando.
Volevo solo uscire, non
solo dalla magione Sakamaki, bensì da quell'incubo chiamato
realtà.
Ero
vicina all'ingresso,
l'enorme uscio in legno era semi aperto.
Ce l'avevo quasi fatta,
però qualcuno, come al solito, m'impedì di
raggiungere la mia meta.
“Andavi
da qualche parte,
Bitch-chan?” chiese Raito.
Ecco l'ultima persona che
avrei voluto vedere.
Fui infelice di non avere
con me il pugnale di Subaru.
“Va’ via”, sibilai,
girandogli intorno.
“Che
succede Bitch-chan?
– domandò il rosso divertito – sei
offesa perché non abbiamo concluso?”,
alludeva a quello che era successo la sera prima, quando avevo visto in
lui uno
sprazzo, inesistente, di umanità.
“Mi fai schifo.”, gli
sputai quella frase con disprezzo.
Lui allargò il sorriso
perfido: “Non sembrava ti facessi schifo ieri.”
La mano partì da sola.
Un movimento rapido e
deciso: con tutta la forza che mi restava gli tirai uno schiaffo, le
dita
formicolarono.
“Hai
ragione è colpa mia,
credevo che voi sei aveste un cuore, ma siete non-morti, cosa c'era da
aspettarsi?”, dissi, rivolgendomi più a me che a
lui.
Raito mi osservò sbigottito.
Mi complimentai con me
stessa, ero riuscita a zittirlo.
Senza ulteriori indugi,
procedetti verso l'entrata.
Mi
sentii afferrare per
un polso: “Dove vai, tavoletta?”, mi chiese Ayato,
con un'espressione
indecifrabile in viso.
“Lasciami
subito.” gli
ordinai con ferocia.
Raito era ancora lì,
immobile.
“Altrimenti? – mi sfidò
il vampiro, poi mi sbatté vicino alla porta –Tu
sei mia.”
Gli
diedi un calcio ben
assestato nello stomaco e, approfittando dello stordimento momentaneo,
corsi
verso la soglia dell'entrata, ma incappai in qualcosa di robusto.
Stavo
per imprecare, non
facevo che sbattere addosso a qualcuno, quando mi sentii stringere
forte da due
braccia.
“Ti avevo promesso che
sarei tornato.”
Sgranai
gli occhi nel
sentire quelle parole e quella voce possente.
Alzai gli occhi,
ritrovando il volto di Takeshi Yoshida: mio padre, anzi, quello che mi
aveva
cresciuto...
ANGOLO
AUTRICE (PIU' O MENO)
*Arriva Ayato con un
block-notes in mano*
Salve
a tutti! Nephertiti
è momentaneamente sovrastata da compiti e verifiche, quindi
ha lasciato a me,
Oree-sama, il compito di fare le sue veci.
*Da'
un'occhiata al
foglio*
Innanzitutto,
si scusa
per il ritardo e promette di farsi perdonare, aggiornando il prima
possibile
dopo questo capitolo!
Secondo,
ringrazia tutti
quelli che hanno recensito la storia, l'hanno messa fra le
seguite/preferite e
i lettori...*Assottiglia gli occhi* 'silenziosi'?
Ma
che significa? Va
bè...
Aspetta
le vostre
recensioni sia negative che positive...
Ma
è chiaro che saranno tutte
negative, a chi mai può piacere una storia simile su...
*Gli
arriva una scarpa in
testa, più precisamente una ciabatta estiva*
Ayato:
Ma che...?
*Si
sente una voce
lontana e furiosa*
Nephy(in
qualche parte
remota della Terra): Attieniti al copione!
Ayato:
Ok, ok. *Sbuffa*
Dicevo,
aspettiamo vostre
recensioni...
Diciamo
che, se ci
saranno almeno sei recensioni, nel prossimo capitolo, potrete godere
ancora
della mia presenza ^_^
*Un'altra
pantofola in
testa*
Nephy:
Smettila di fare
di testa tua, una persona commenta la storia sole se ne ha voglia!!
Ayato:
Ehi! Oggi l'autore
sono io e decido IO quello che dire, tu pensa a studiare u_u
*Gli
arriva un libro di
letteratura, piuttosto spesso, dritto in faccia*
Nephy:
Fino a prova
contraria, sono io l'autrice.
Ayato:
*Si massaggia il
naso dolorante* Infatti si vede che la ff è tua...
Nephy:
Come???
Ayato:
Niente ^_^”
Nephy:
Ah ecco, meglio.
è_é
Ayato:
Insomma, adesso vi
saluto e... *Legge l'ultima frase*
No.
Questa cosa non la
dico, mi rifiuto.
*Arriva
Nephy, capelli da
pazza, con un mitra in mano e sguardo assassino*
Nephertiti:
Senti, è una
settimana che studio, quindi leggi quella maledetta frase e concludi.
Ayato:
O_o....O-ok.
Vi
saluto e vi mando...un
bacione ^3^
A
presto, Nephy-chan e
Ayato-kun.
UNA PICCOLA MITSUKO
***
DEI PICCOLI SAKAMAKI
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8-Verità svelate- ***
Capitolo
8 - Verità svelate -
Guardai
mio padre
inebetita, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Nella stanza, intanto,
erano sopraggiunti Kanato e Subaru.
Tutti fissavano Takeshi
con astio.
“Mostri
bastardi, cosa
avete fatto a mia figlia?”, domandò mio padre,
estraendo due pistole nere dalla
cintura dei pantaloni.
Spalancai gli occhi.
Chi era quell'uomo? Di
certo non era il padre che mi aveva cresciuta, non era quell'uomo
premuroso e
gentile che si sedeva al mio fianco e mi aiutava a fare i compiti.
“Come
osa venire nella
nostra magione, a minacciarci con quelle inutili armi?”,
tuonò Ayato.
Se fosse stato umano,
sicuramente sarebbe stato rosso dalla rabbia.
“Queste pistole, sono
state create per voi maledetti.” replicò Takeshi,
un ghigno trionfante stampato
in faccia.
“Avanti,
ci uccida.” una
voce bassa e profonda sfidò la furia di mio padre.
Shu, comparso dal nulla,
stava appoggiato sul muro, gli occhi chiusi e gli auricolari alle
orecchie.
Takeshi non se lo fece
ripetere due volte, caricò il colpo, pronto a fare fuoco.. .
Ma
io lo bloccai:
“Fermo!”
Come scottato, mio padre
ritrasse le armi.
Mi guardava sconcertato.
Come biasimarlo, neanche
io sapevo perché avessi reagito così...
“Non
voglio che diventi
un assassino...” mormorai, giustificando quel gesto.
Però non era tutta la
verità...
“Ma certo, Mitsuko, ora
andiamo via.”, affermò Takeshi, tendendo la sua
mano e osservandomi come se
fossi troppo scioccata per intendere e per volere.
“Abbiamo
un patto, signor
Yoshida.”, la voce ferma e gelida di Reiji s'intromise nella
conversazione.
“Ci sono altre due spose
sacrificali che verranno al suo posto.” comunicò
mio padre, con una calma
spaventosa.
Si trattava di altre due
adolescenti come me, possibile fosse così... impassibile?
“Ma mio padre ha chiesto
esplicitamente di lei. O sbaglio?”, continuò Reiji
imperterrito.
A quelle parole Takeshi
afferrò la mia mano.
“Ne parleremo anche con
lui.” Annunciò, trascinandomi fuori.
“Mitsuko resta.” ribattè
Ayato furioso.
Mio padre gli rivolse un'occhiata
minacciosa e non arrestò il cammino.
Anche Kanato sembrava sull'orlo
di un attacco isterico: stringeva possessivamente Teddy e, a giudicare
dall'espressione,
sembrava fosse furibondo, come ad un bambino a cui rubano le caramelle.
I
due fratelli maggiori
continuavano ad ostentare una freddezza disarmante.
Raito aveva lo sguardo
perso nel vuoto.
Subaru
prese la parola: “Ormai
lei ci appartiene” sibilò irato.
Mio padre lo ignorò
bellamente mentre io rimasi di stucco.
Possibile che non volessero
lasciarmi andare solo perché ero il loro pasto?
Prima
che la mia mente
elaborasse, mi divincolai dalla presa ferrea di Takeshi.
“M-mitsuko, che
significa?” balbettò, accorgendosi che stavo
indietreggiando.
“Significa che resto.”
annunciai in un sussurro.
Il volto di mio padre si
contrasse in una smorfia di sorpresa e terrore...
“Perché?” domandò lui e
finalmente potei sfogarmi.
“È
quello che mi sono
chiesta in questi maledetti cinque giorni. Per cinque giorni, mentre
venivo
morsa a destra e a sinistra, mentre il mio sangue e la mia energia
vitale
venivano succhiati via, mi chiedevo perché.
I primi giorni non potevo
credere che mi avessi abbandonato qui. Invece era proprio
così.”
Takeshi scosse il capo,
ma non gli diedi modo di parlare.
“Mi
avevi abbandonato
alla mercé di sei vampiri. Non trovavo un perché
e tutt'ora non ho risolto il
quesito. Ma stare qui mi ha fatto scoprire dell'altro. Ti
racconterò una
storia.”, iniziai a dire, con un tono che non mi apparteneva,
un tono pieno di
rancore e malinconia.
“C'era una bambina che
viveva in questa villa, non si sa come, ne’ il
perché. Era chiusa la maggior
parte del giorno nella sua stanza, senza poter vedere sua madre.
–, destai
ancora di più l'interesse nei presenti – la
piccola studiava sempre, ogni tanto
passava del tempo con i bambini della villa, e quello era
l’unico momento di
felicità per lei. Ma un giorno la madre della bambina la
incitò a fuggire,
dicendole che, scappando da quell'abitazione, non avrebbe ricordato
nulla. Però,
per il suo bene, doveva andarsene.
La piccola scappò via,
nelle orecchie ancora nitide le urla strazianti della madre, e corse a
lungo.
Un uomo la trovò
semi-cosciente e la portò in un monastero, poi la prese come
fosse sua figlia.
Le mentì fin dall'inizio, senza mai raccontarle che era
stata adottata e a
diciassette anni, sempre con l'inganno, la condusse nella casa di sei
vampiri
come Sposa Sacrificale. Dimmi tu, adesso, perché?”
Dopo
questa esaustiva
narrazione, nessuno aprì bocca.
Alla fine Takeshi
rispose, con un filo di voce.
“È vero, ti ho trovata
semi-cosciente. Non ricordavi nulla, avevi con te solo un carillon.
Eri stata abbandonata e
io ho deciso di adottarti.
Sapevo che, non essendo
mia figlia, presto o tardi, avrebbero chiesto di donarti come Sposa. Ho
lottato
a lungo affinché questo non accadesse. Ma con i Sakamaki
abbiamo un patto e ho
dovuto lasciarti a loro. Però mi sono affezionato troppo a
te, ti considero mia
figlia e ti voglio bene come se lo fossi.
Ora sono qui a chiederti
scusa, per ricominciare da capo, ora che sai la
verità.”
Mi sorrise con affetto,
allungando di nuovo la mano verso di me.
Osservai
le dita lunghe e
callose di Takeshi con le lacrime agli occhi.
Passai in rassegna i visi
distaccati dei vampiri, i quali non avevano fiatato per tutto il tempo,
e mi
rivolsi all'uomo che avevo di fronte.
“Anche io ti voglio bene,
sei mio padre. Mi hai cresciuto, mi hai sfamato, mi hai donato affetto.
Però
hai mentito fin troppo e ho sofferto fin troppo.
In più, le 'Spose
Sacrificali' sono ragazze giovani e innocenti.
Non permetterò che
qualcun altro soffra a causa mia… Addio,
papà.” conclusi con voce tremante.
Entrai nella villa.
Takeshi,
con un velo di
tristezza, mi osservò ancora e tentò di
riavvicinarsi, ma, a parte Reiji, che
sostava immobile e guardava la scena con disinteresse, e Shu, fin
troppo
assonnato per muovere un muscolo, gli altri vampiri si strinsero
intorno a me.
Trattenendo
a stento il
pianto, che combatteva per uscire, chiusi gli occhi, per non vedere la
faccia
afflitta e distrutta di mio padre.
Quando li riaprii, la
porta era stata richiusa.
“Chi
sei davvero?” mi
chiese Subaru, riferendosi alla storia che avevo raccontato.
Presi un respiro e
parlai: “Ellen.”
ANGOLO
AUTRICE
Salve
gente, sono
tornataaa! La scuola non è finita, però, inizio
ad essere più libera rispetto
ai giorni precedenti ^_^
(E
chi se ne frega?!
NdTutti)
Ok,
immagino che non
importi a nessuno! (Ci sei arrivata! NdTutti)
Ringrazio
di cuore TUTTI
quelli che hanno recensito il capitolo e vi mando un bacione ^3^
Un
grazie anche a coloro
che hanno messo la storia fra le preferite/seguite!! E anche a voi
lettori
'silenziosi' ^3^
Passiamo
alla
storia...Che ne pensate?! Ammetto il capitolo sia un po' corto,
però era
necessario per spiegare alcune cose...
Sebbene
non tutto sia
stato ancora chiarito ^-^
Fatemi
sapere se vi è
piaciuto e...
*Si
sente una voce che,
man mano, si fa sempre più vicina* Nephyyyyy!!
Nephy:
*Si porta una mano
sulla fronte* Sapevo sarebbe successo -.-
*Spunta
Ayato con un
ghigno malefico.*
Ayato:
*Legge le
recensioni* Ma guarda un po'...7 recensioni!
Nephy:*alza
gli occhi al
cielo* Perchè a me?
Ayato:
Hai visto
Nephy-chan? Ci voleva Oree-sama per...
*Gli
arriva una scarpa.*
Nephy:
Non cominciare.
è_é
Ayato:
*Ignora l'autrice*
Bè, come promesso, eccomi qui, mie care lettrici. *sguardo
malizioso* Sono
felice di fare la vostra conoscenza e...*continua a lusingare le
lettrici*
Nephy:...La
sua
personalità si è mischiata a quella di Raito e
Kou o_O
Dovrò
cambiarmi
assistente.
Ma
Yuko(ex-segretaria
Nephy) doveva andare in vacanza proprio ora?
Va
be, popolo di EFP vi
saluto. Sono certa che alcune di voi amino Ayato, però, vi
devo privare della
sua presenza!
Nephy:*Colpisce
la testa
di Ayato con una padella.*
Ayato:
*Con un bernoccolo
in testa, stramazza al suolo*
Nephy:
Fatemi sapere cosa
ne pensate del capitolo! Un bacione ^3^
*si
trascina dietro un
Ayato privo di sensi*
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 -Ellen- ***
Capitolo
9 - Ellen -
“Ellen?”,
domandò Shu,
spalancando gli occhi.
Tutti erano rimasti
basiti. Ayato mi girava intorno, con fare indagatore.
“Non puoi essere tu,
insomma sei così... diversa.” affermò,
scrutandomi da capo a piedi.
“Sono cresciuta. –
risposi con tono di ovvietà. – come siete
cresciuti anche voi.”
Effettivamente
non mi
spiegavo come mai, pur essendo vampiri, avessero avuto
un’infanzia.
“In effetti com’è
possibile che voi siate cresciuti?”
“I
vampiri possono
riprodursi – mi spiegò Shu – noi vampiri
cresciamo fino ai ventuno anni, poi
smettiamo di invecchiare.”
“Non
so come tu sappia di
lei, ma non assomigli affatto ad Ellen.”,
s’intromise Reiji, con la solita aria
distaccata.
Mi
costrinsi a non
rispondergli male.
“Alla fine hai imparato
tutti i libri?”, gli domandai, con un sopracciglio inarcato.
Mi
riferivo alla promessa
che mi aveva fatto da bambino, la promessa di bere tè solo dopo aver
imparato a memoria tutti i libri che aveva da studiare.
E io l'avevo visto
sorseggiare del tè.
Notai
le pupille del
vampiro dilatarsi, ma solo per un secondo: l'avevo spiazzato.
Così si ricompose e,
inforcando meglio gli occhiali, parlò: “E'
lei.”
Nessuno
osò contraddirlo,
se lui mi aveva riconosciuta, anche gli altri dovevano aver fatto lo
stesso.
“Ti credevamo morta...”,
mi sorpresi nel sentire la voce di Subaru rompere il silenzio.
“Karl Heinz, vostro padre
a quanto ho capito, mi deve aver cancellato la memoria.
Però, stando qui, i
ricordi sono riaffiorati a poco a poco.”, spiegai con una
certa tristezza.
Lessi
sul volto dei
presenti la mia stessa confusione ed Ayato diede voce ai miei pensieri:
“Ma
perché tenere un'umana nella nostra magione?”
Non ci fu risposta a quel
quesito.
A rompere il silenzio,
stavolta, fu Reiji che con tono greve disse: “Dobbiamo andare
al collegio,
siamo in ritardo”
Insensibile...
pensai, guardandolo truce.
Quella serie di
avvenimenti mi avevano distrutta e lui pensava alla scuola?
Mi trascinai nella mia
camera, indossando la divisa scolastica.
Da una parte l'idea di
andare al college mi confortò, quindi dovevo essere proprio sconvolta.
Raggiunsi
la limousine
laccata di nero e mi abbandonai sul sedile in pelle, accanto a Shu,
appoggiando
la testa sul finestrino gelido.
Credevo che, conoscendo
la mia vera identità, quei sei si sarebbero addolciti,
invece la tensione
nell'aria era palpabile.
Quando
arrivammo
all'istituto, mi sedetti vicino Yuki.
Lei mi fece un cenno con
la mano, entusiasta, io abbozzai un sorriso.
Mi
sentivo stanca, non
fisicamente ma psicologicamente.
Non sapevo neppure come
fossi ancora abbastanza lucida da riuscire a sorridere alla mia nuova
amica,
senza provare l’impulso di sbattere
–ripetutamente– la testa sul banco.
Le prime due ore
passarono in un battito di ciglia, mi ritrovai a mensa, con le tre
nuove amiche
a parlare del più e del meno.
Ma la biondina notò il
mio malumore.
“Tutto bene?”, chiese
sottovoce.
Alzai lo sguardo,
incontrando le sue iridi azzurre, che sprizzavano dolcezza, e cercai di
celare
i miei sentimenti.
“Si.”
Capendo la situazione, la
ragazza preferì cambiare discorso.
“Lo sai che hai
sostituito Isabelle nel balletto?”
All'improvviso
ricordai
lo spettacolo che si sarebbe tenuto domani.
“Davvero?” domandai, poco
interessata alla risposta.
Natalie s'intromise nella
conversazione.
“Certo, ogni anno lei fa
due coreografie, ma quest'anno le hai soffiato il posto!”,
annunciò
elettrizzata.
Mi sfuggii un sorriso
sincero... In fondo dovevo esserne fiera.
Poi
tutte e tre si
bloccarono, osservando intensamente un punto della mensa.
Seguendo il loro sguardo
perso, notai che fissavano Ayato e Raito, appena entrati nella sala.
Schioccai le mani davanti
a Yuki, Natalie e Sakura.
“Ci
siete?”, chiesi
ironica.
Le tre parvero destarsi
dalla “trance” e mi rivolsero un ghigno poco
rassicurante.
“Ci
stavamo
domandando...” iniziò Yuki, come se volesse
ponderare le parole, ma Sakura la
precedette: “Frequenti un Sakamaki?”
Mi ritrovai ad ingoiare
un groppo in gola.
“Ci vivo insieme!”
esclamai, accompagnata da una risatina isterica.
Sakura assottigliò lo
sguardo: “Sai a cosa ci riferiamo...”
“No,
nessuno.” tagliai
corto, consapevole di essere arrossita.
Mi maledissi per averlo
fatto.
Yuki si avvicinò con aria
cospiratrice.
“A
me invece piace un
Sakamaki...” bisbigliò all'orecchio.
“Sappiamo tutte che ti
piace Ayato!” squittì Natalie, la bionda le
rifilò una gomitata: “Vuoi mettere
i manifesti?”
Ridacchiai
di gusto,
felice (ebbene si) di essere venuta a scuola.
Se non l'avessi fatto,
probabilmente adesso sarei nel letto a piangere ed autocommiserarmi.
Finita
la mensa, tornai
in classe per affrontare le rimanenti ore di lezione.
Finalmente andammo
nell'aula musicale ad esercitarci per il ballo.
Ignorai le occhiatacce di
Isabelle e m'impegnai al massimo per imparare la coreografia...e
soprattutto per
dimenticare tutto il resto.
Prima
di andarmene
l'insegnante di ballo mi consegnò una scatola rettangolare.
“Fammi sapere se ti sta
bene.” Disse, facendomi l'occhiolino.
Incredibile
come fosse
cambiata nei miei confronti nel giro di cos’ poco tempo.
Almeno qualcuno aveva
imparato a rispettarmi...
Guardai
la scatola bianca
di cartone, sicuramente era il mio abito da ballo.
Assieme ai Sakamaki,
tornai a casa e mi defilai prima che qualcuno decidesse di mordermi.
Mi
chiusi in camera e
poggiai il pacco sul letto.
Sollevai il coperchio
della scatola e, dopo strati di carta velina gialla, estrassi il
vestito.
Quasi
mi commossi alla
vista di un capo così bello: era simile ad un
tutù, il corpetto rosa antico,
con scollo a cuore, era interamente ricamato di pizzo.
La gonna vaporosa, di
tulle, era completamente nera.
Lo abbracciai per un
attimo poi, accorgendomi del gesto infantile (assomigliavo a Kanato col
suo
'benedetto' Teddy) e conservai l'abito nella scatola, infilandola sotto
il
letto.
Indossai
il pigiama,
pronta ad andare a dormire, quando qualcosa brontolò...
Il mio stomaco implorava
cibo.
Scesi al piano inferiore,
entrando in cucina.
Rovistai nelle mensole e
trovai dei biscotti con gocce di cioccolato.
Disposi
i dolcetti in un
piatto, poi una voce richiamò la mia attenzione, cogliendomi
di sorpresa.
“Ciao Tavoletta!” disse
Ayato, appoggiato su un bancone, intento ad osservarmi.
Gli lanciai un'occhiata
indifferente e mi sedetti a tavola.
Lui ovviamente fece lo
stesso, accomodandosi vicino a me.
Iniziai a trangugiare i
biscotti.
“Sei tremendamente
silenziosa...”, mi fece notare.
Lo guardai di traverso: “Sono
solo un po' stanca” ammisi.
Come se a lui potesse
importare qualcosa.
Eppure ricambiò lo
sguardo con fare... apprensivo? Impossibile...
“Per
quello che è
successo con tuo padre?” chiese a bruciapelo.
E mi accorsi che non
avrei potuto ingoiare un altro boccone, gli occhi pizzicavano in modo
fastidioso.
Strinsi con veemenza il
biscotto fra le mani e si sbriciolò leggermente.
“Perché
ci hai difesi
quando Takeshi voleva ucciderci?”, domandò
improvvisamente, lasciandomi di
stucco.
Perché
li ho difesi?
Ecco
il quesito del
secolo, a cui ancora non avevo trovato una risposta logica, sebbene una
vocina
fastidiosa nella mia testa ripetesse “ci
tieni a loro”.
Eliminai quella possibilità.
“Non lo so...”, rivelai
affranta.
Con
uno scatto Ayato girò
la sua sedia e fece lo stesso con la mia, eravamo uno di fronte
all'altro.
Sussultai per il
movimento brusco.
Il rosso si sporse verso
me, immerse il naso fra i capelli mossi, inspirando il mio profumo.
“Già
quando ti conoscevo
come Ellen volevo fossi solo mia. Vederti giocare con i miei fratelli,
mentre
studiavo, era snervante.”, confessò Ayato a pochi
centimetri dal mio viso, ero
completamente incantata da quello sguardo verde-oro.
“Sebbene
tu mi venivi
sempre a trovare e studiavi con me, per farmi compagnia.”,
continuò lui,
avvicinandosi al mio collo: io rabbrividii.
“E
già emanavi questo
odore invitante.” mi allontanai terrorizzata, ma il ragazzo
mi attirò a sé
nuovamente.
“Non puoi fuggire, mi
appartieni.”, dichiarò deciso e affondò
le zanne nella mia carne.
Chiusi
gli occhi e
gemetti per il dolore.
Anche lui sembrò più
“delicato”,
stavolta, ciò nonostante non accennava a fermarsi e io mi
sentivo immensamente
sfiancata dai quei continui morsi.
Paradossalmente
ero
abituata ai canini che mi laceravano la pelle, anche se continuavano a
procurarmi
dolore.
Ayato mi lasciò andare e
mi accasciai -debolmente- sulla sedia. Sentii le palpebre farsi pesanti
ma,
prima di addormentarmi, percepii un braccio sotto le gambe e uno dietro
la
schiena che mi sollevavano...
***
Quando
mi svegliai ero
nel mio letto, avvolta dalle lenzuola. Mi stiracchiai mentre guardavo
l'ora:
erano le sei del pomeriggio.
Sgranai gli occhi, avevo
uno spettacolo in cui esibirmi.
Indossai
provvisoriamente
la divisa scolastica, infilai l'abito per il ballo in una borsa e
aggiunsi
anche qualche pennello ed ombretto.
Ero pronta ad andare, ma
dimenticavo un dettaglio:
Reiji non ne sapeva
nulla.
O perlomeno, aveva
intuito qualcosa, quando mi aveva sentita cantare il giorno delle
prove, però
non sapeva che il ballo si sarebbe tenuto oggi.
Corsi
giù per le scale,
arrivai nello studio del vampiro e bussai con foga.
Attesi
impaziente finché
Reiji non aprì.
Aveva la camicia un po'
sbottonata e non indossava gli occhiali.
“Che ti serve?” il suo
tono era imperioso come sempre, ma impastato dal sonno.
“Non
volevo
disturbarti...” mi scusai abbassando lo sguardo.
Senza le lenti di vetro
quegli occhi sembravano due ametiste sberluccicanti.
“L'hai già fatto. Ora,
cosa ti serve?” ripeté lui seccato.
“Dovrei esibirmi... stasera.”
continuai a fissare il pavimento, aspettandomi una ramanzina, sempre se
mi
fosse andata bene.
“Avresti
dovuto dirmelo
prima.” mi rimproverò infatti.
“Lo so, ma sarà il padre
della mia amica ad accompagnarmi, però devo stare via due
ore...” spiegai,
incerta se guardarlo o meno.
Ero stata una sciocca, avrei
dovuto avvertirlo per tempo! Adesso mi avrebbe negato il mio unico
motivo di
gioia.
“Va
bene.” come sempre
riuscì a spiazzarmi...
Aveva detto si?
Mi trattenni dall'urlare
per la felicità, un sorriso mi scappò comunque.
“Sappi
che se proverai a
fare una cosa del genere un'altra volta...” non
completò la frase, ma la
reticenza che aveva usato mi spaventò più di una
minaccia espressa.
“Non
lo farò più.”
annunciai, incrociando i suoi occhi, dovevo convincerlo che avrei
mantenuto la
mia parola.
“Te
lo prometto.” usai la
stessa frase che aveva usato lui da bambino.
I tratti duri sembrarono
addolcirsi al suono di quella frase.
“Chiama il padre della
tua amica e digli di non passare, ti accompagneremo noi.”,
concluse il vampiro,
indossando gli occhiali e spingendoli sul naso.
“Ma io non ho un
telefono.”, annunciai.
Perché
me lo avete fatto a pezzi,
avrei voluto
aggiungere.
Reiji
mi porse un
cellulare che sembrava nuovo di zecca.
“Puoi
usare il mio.”
Prima che cambiasse idea,
corsi nella mia camera, cercando un foglietto dove Yuki mi aveva
scritto il suo
numero di telefono.
"Ciao Yuki! – la salutai,
dopo aver composto il numero –“Mi accompagnano i
Sakamaki, non c'è bisogno che
tu venga, grazie comunque e ci vediamo a scuola!” dissi,
riattaccando in
fretta.
Reiji
mi raggiunse.
“Prendi le tue cose, gli
altri stanno arrivando.” Comunicò, mentre
indossava una giacca nera.
Borbottai un grazie,
prima di recuperare la mia borsa.
Uscendo
dalla villa, mi
stupii di non trovare la limousine ad aspettarmi.
Sentii un rombo che faceva
le fusa nelle vicinanze.
Percorsi
il viale rosato,
godendo di quel profumo.
Evidentemente provavo
sentimenti contrastanti per quei fiori.
In
prossimità dell'alto
cancello nero, la mia bocca minacciò di spalancarsi: quattro
Ferrari ruggivano
davanti ai miei occhi.
In quella viola sedevano
Reiji e Kanato.
Nella blu Ayato e Shu,
nella bianca c'era Subaru e in quella rossa Raito.
“Cavolo...” riuscii a
mormorare, stregata da quelle vetture meravigliose.
Dovevo scegliere se
andare con Subaru o Raito.
Ero
ancora offesa con
quest'ultimo, quindi optai per la Ferrari bianca.
Entrai nell'auto, mi
accomodai sul sedile in pelle, beandomi dell'odore piacevole di
macchina nuova.
"Ti piace?” ,la voce -o
meglio- il grugnito di Subaru mi riportò alla
realtà, annuii con espressione
sognante-
“È bellissima, proprio come
le altre!”, dissi, infatuata dalle vetture tirate a lucido
davanti e dietro di
noi.
“Tieniti forte.” annunciò
il vampiro, preparandosi a partire.
“Amo la velocità!”
esordii io, anche se ignoravo quanti cavalli avesse.
In
quell'istante mi parve
di vedere l'ombra di un ghigno sul volto dell'albino, ma non feci in
tempo ad
elaborare il pensiero che l'auto sfrecciò sull'asfalto,
così all'improvviso che
il mio corpo affondò sulla morbida pelle del sedile.
Una
scarica di adrenalina
mi percorse la schiena.
Vidi la lancetta indicare
i 200 km/h...
Probabilmente Subaru
aveva intenzione di bruciare la strada, o consumare le gomme!
In
questo modo però
raggiungemmo in fretta la scuola.
Il gruppo di studenti
fuori dall'edificio si voltò nella nostra direzione e tutti
furono ammaliati
dalle macchine che saettavano nell'oscurità.
ABITO MITSUKO SPETTACOLO
ANGOLO
AUTRICE:
Nephertiti:
Ma ciaoo a
tuttiiii!!! Oggi Sun-chan si è gentilmente offerta di farmi
da farmi come
segretaria, quindi...
Sun-chan?!
Mi passi il
foglio?
Sun-chan:
*mangia
patatine* uwu oh, andiamo Nephy-chan, amplia! Dì
perchè sono qui! ^^
Nephertiti:
Ehm...Per
farmi da assistente?!
Sun-chan:
Non solo! *Si
alza in maniera teatrale* sono qui, in veste ufficiale, per comunicare
che io
ho salvato questa ragazza *indica Nephy-chan*
Nephertiti:...Da
cosa mi
avresti salvato?
Sun-chan:
Da un branco di
alieni!
Nephertiti:
Ooook...
*borbotta*
quasi quasi
preferivo Ayato -.-”
Sun-chan:
M-ma...*labbruccio* TwT
Nephertiti:
Ma no!!
Scherzavo ^_^” Adesso mi passeresti il foglio?! *tic
all'occhio*
Sun-chan:*va
nell'angolino* t-tu sei la mia Onee-chan .3
TwT
E tu mi tratti così
TOT
Nephertiti:
Oh santo
cielo...
Anche
tu sei la mia
Onee-chan, ma adesso mi servirebbe quel foglio, poi dopo andiamo a
inseguire i
pipistrelli, che ti piace tanto! ^-^
Sun-chan:*le
si
illuminano gli occhi* Aw. Okay ^^ *le passa il foglio*
Nephertiti:
*prende il
foglio* Allora, comincio ringraziando tutti coloro che leggono la mia
storia,
che l'hanno messa fra le preferite/seguite/ricordate ^3^
Ma
un ringraziamento
speciale a coloro che l'hanno recensita!! Ben 10 hanno commentato il
capitolo
precedente *ha gli occhi lucidi* e senza l'intervento di Ayato!! *si
commuove,
soddisfatta*
Ma
passiamo alla storia.
Che ne pensate?! Spero sia scritta bene e che l'idea delle Ferrari non
vi
dispiaccia! Non lo so da dove mi è venuta!! Come dice una
mia cara amica,
faceva più faigo(?! *Figo)
Sun-chan:
Li meriti tutti
^^ Allora...premettendo che non so ancora di cosa il capitolo parli,
dico che
sarà sicuramente bellissimo *^* Ellen si è
rivelata!
…
…
*Pinage
all'improvviso*
Nephertiti:
Grazie ^///^
Ma non piangere!!
Sun-chan:*piange*
N-nephy-chan?
Nephertiti:*
le tiene una
mano* Dimmi ^_^
Sun-chan:
M-mi dici con
chi si mette Ellen? *si asciuga le lacrime, sorridendo*
Nephertiti:
Eh no, mi
spiace, niente spoiler!! ^-^
Sun-chan:
ci ho provato!
*sospira alzandosi*
Quuuindi
andiamo ad
inseguire i pipistrelli ora? *^*
*l'afferra
per la maglia*
Nephertiti:
o_O... V-va
bene...
Mi
raccomando, fatemi
sapere che ne pensate! Se non mi sentite per una settimana, vi ho
voluto bene!!
*Sospira*
Devo
cambiare
assistente!!
*Viene
trascinata via*
Un
bacio da Nephy e
Sun-chan ^3^
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 -Lo spettacolo- ***
Capitolo
10 - Lo spettacolo -
Il
mezzo di trasporto frenò di colpo,
stridendo sull'asfalto.
Scesi
dall''auto bianca, camminando a
testa alta, consapevole che milioni di occhi erano puntati sulla mia
figura.
Chiaramente, doveva essere molto strano, per gli studenti, vedermi in
compagnia
dei Sakamaki, dopo aver fatto il mio ingresso trionfale con una serie
di
Ferrari stupende.
Entrammo
a scuola e ci dirigemmo nell'aula
musicale, che era stata adibita per l'evento: gli strumenti erano stati
sostituiti da centinaia di sedie in plastica.
Mi congedai con i vampiri e andai nei camerini dietro il palco.
Yuki
mi aspettava con un sorriso smagliante, già pronta.
“Presto cambiati!”, esordì, venendomi
incontro.
Infilai il mio meraviglioso abito di scena.
La
musica era già partita.
“Si esibisce prima Isabelle.” m'informò
la biondina.
Quando estrassi la matita e l'ombretto, una Sakura, piuttosto
elettrizzata, mi
trascinò davanti ad una toletta.
“Lascia fare a me!” esclamò con troppo
entusiasmo.
“Non
esagerare col trucco.”, la rimbrottò Natalie, ma
l’amica la ignorò
bellamente.
Ingoiai
un groppo in gola, aveva un sorriso inquietante stampato in faccia.
Mentre la mora mi truccava, notai di essere leggermente più
scarna e pallida.
Colpa
di quei succhiasangue che
mi stavano prosciugando...
Alzai gli occhi al cielo e lasciai che Sakura mi mettesse il
fondotinta.
Mi
passò uno strato di rossetto sulle labbra, una linea di
eyeliner sugli
occhi e del blush sulle guance.
Quando
guardai di nuovo la mia immagine riflessa, spalancai gli occhi...
Chi
era quella ragazza che mi fissava nello specchio?
“Sei perfetta!” Annunciò Sakura,
compiaciuta dal suo lavoro.
Dei gridolini sommessi mi riportarono alla realtà, intuii
che era il mio turno.
Mi alzai dalla sedia, improvvisamente una morsa mi strinse lo stomaco.
Ero
agitata, emozionata, le gambe tremavano e le mani erano sudate.
Avanti, hai affrontato cose ben peggiori! ,
mi rimproverai,
ripensando che ero sopravvissuta 5 giorni, in compagnia di quei sei
vampiri...
Prima di entrare in scena, afferrai un cappello nero e lo indossai,
ignorandone
il motivo.
O
forse essendo troppo orgogliosa per ammetterlo a me stessa.
Salimmo sul palcoscenico, accolte dal mormorio degli spettatori.
Il mio cuore aumentò il battito cardiaco, quando scorsi i
Sakamaki in prima
fila.
Mi fissavano come se fossi stata un essere fuori dal comune, sebbene
fossero
loro quelli sovrannaturali.
Evitai i loro sguardi enigmatici.
Nel momento in cui partì la musica, la mia tensione
cominciò a diminuire
gradualmente...
*
DOPO IL BALLETTO1 *
Quando
la musica s'interruppe, uno
scroscio di applausi c'investì.
Ci inchinammo, per ringraziare il pubblico.
Io non riuscivo a togliermi quel sorriso ebete dalla faccia.
Ero
soddisfatta della mia performance.
Yuki e Natalie si complimentarono, perfino l'insegnante di ballo, la
signorina
Fujita confessò di essere felice di avermi inserita nello
spettacolo.
Ancora emozionata, mi cambiai, pronta a tornare alla villa.
Salii
nella macchina con Subaru.
Nessuno dei due spiccò parola, io continuai a fissare la
strada, troppo in
imbarazzo per aprir bocca.
Alla fine, fu l'albino a schiarirsi la voce.
“Sei stata... brava.”, mormorò.
Sembrava gli costasse molto pronunciare quelle parole.
Gli rivolsi un sorriso pieno di gratitudine
“Grazie.”, dissi, con un tono di voce appena
udibile.
Una
volta nella magione, augurai a tutti buonanotte e schizzai su per le
scale, nella mia stanza.
Indossai il pigiama canticchiando, sprigionavo allegria da tutti i pori.
Ritornai
nella camera e vidi una sagoma seduta sul mio letto, che
accarezzava il lenzuolo.
Sgranai
gli occhi, stupita e sconcertata.
La
persona si mosse verso di me e riconobbi Raito.
Mi
ricomposi, raddrizzando le spalle, mutai espressione, facendomi
più
seria e minacciosa: avevamo una litigata in sospeso.
“Ciao,
Bitch-chan”, mi sussurrò, improvvisamente a un
metro da me, il
coraggio iniziava a vacillare...
“Raito.” risposi, con un tono simile a quello di
Reiji, impressionandomi del
mio stesso autocontrollo.
“Stasera sei stata... fantastica!”
annunciò, con sguardo assente, sembrava
stesse ripercorrendo mentalmente il mio balletto.
Incrociai
le braccia al petto, non mi sarei lasciata incantare da quegli
occhi smeraldo.
“Ti ringrazio, ora vorrei risposare.” affermai,
girandogli intorno e
raggiungendo il letto. Sobbalzai, sentendo il suo fiato caldo sul collo.
“Ma io non sono stanco.”, mormorò lui,
sensualmente.
Lo affrontai, fissandolo negli occhi, impassibile.
“Io si.” dissi e feci per allontanarlo, ma il
vampiro afferrò la mano che l'aveva
spinto e la portò dietro la schiena, avvicinandosi
pericolosamente al mio
volto.
“Abbiamo lasciato qualcosa in sospeso...”
continuò, percorrendo con un dito il
contorno delle mie labbra...
Le mie gote s'imporporarono violentemente, mentre il cuore faceva una
capriola.
Controllati. Mi dissi, cercando di
riattivare il cervello.
“Si,
io che ti tiravo uno schiaffo.”, replicai arrabbiata.
“Io mi riferivo a quando ti abbandonavi ai miei morsi e ai
miei baci...”
Pervertito...
Lo
fissai in cagnesco e feci scattare la mano, ma stavolta Raito la
bloccò.
“Ci
hai preso gusto a tirarmi schiaffi?” esclamò, tra
il divertito e il
malizioso, in seguito mi ritrovai sul letto.
Odiavo
essere così fragile e indifesa.
Il
rosso mi calò una manica della camicia da notte, cercai di
allontanarlo,
con poco successo.
Raito
mi addentò una spalla e strinsi i pugni, ficcandomi le
unghia nei
palmi delle mani.
E io che credevo che le cose fossero cambiate...
Subito
dopo, il vampiro estrasse i canini, leccando il liquido scarlatto
che colava dalla sua bocca, il mio sangue.
Le sue iridi smeraldo si posarono sulle mie
labbra e deglutii a forza.
Prima che potessi protestare, Raito si mosse verso la mia bocca.
Mi
dimenai, mentre le sue labbra impetuose cercavano le mie.
Avvampai
violentemente, sentendo le dita lunghe e gelide del vampiro
accarezzarmi la parte di gamba scoperta.
“N-no!” mugugnai sulla sua bocca, tentando di
scansarlo.
E per l'ennesima volta, la porta si spalancò con un tonfo,
rivelando un Ayato
piuttosto furioso.
“Che
sta succedendo?” , ringhiò quello, mentre io
provavo a rallentare i
battiti cardiaci.
“Stavamo giocando un po'.” rispose semplicemente
Raito, stavolta sentii un
rumore secco.
Scattai in piedi, notando la mano di Ayato serrata in un pugno e lo
zigomo dell'altro
arrossato.
Spalancai gli occhi, incredula, interponendomi fra i due.
“Ti ho già detto che lei mi appartiene!”
continuò Ayato, rabbioso.
“Cerchiamo di calmarci.” dissi in un sussurro.
I
miei occhi color cioccolato vagavano da un rosso all'altro.
Una terza figura comparve in
camera,
Subaru ci raggiunse.
“Cos'è questo chiasso?”
domandò irato, sferrando un pugno al muro che
tremò
per il colpo.
“Tu
fatti gli affari tuoi!” gli ordinò Ayato, gelido.
Vidi
l'albino andargli incontro, furibondo.
Alzando
gli occhi al cielo, bloccai Subaru, poggiandogli una mano sul
petto.
Sapevo
di essere una sconsiderata a fare un gesto simile, per fortuna il
vampiro dai capelli bianchi sembrò rilassare i nervi tesi.
“Io me ne vado...” annunciò infine
seccato, non prima di avermi rivolto
un'ultima occhiata.
“Lei è mia. Non voglio ripetermi.”
sentenziò Ayato, con un tono che non
ammetteva repliche.
“Non è solo
tua...”, rispose Raito,
prima di scomparire nel nulla.
Nonostante
avesse il solito sorrisetto malizioso, non c'era traccia
d'ilarità nella sua voce.
“Io non sono un oggetto.” dissi al vampiro decisa.
Poi
andai via, avevo bisogno di stare da sola.
Mi sedetti sui gradini della scala, all'ingresso della villa.
Come
potevo essermi affezionata a degli
esseri che mi usavano solo per nutrirsi?
Forse ero io quella sbagliata, quella diversa.
Mi venne da piangere, singhiozzai con frustrazione, ripensando al fatto
che
avevo rifiutato di tornare nella mia vera casa, con la mia famiglia, e
preferito rimanere con quei sei.
“Sei proprio fastidiosa.”, si lamentò
uno Shu mezzo assopito.
Stava
steso qualche gradino sotto di me.
“Scusami...” mormorai, nascondendo il volto rigato
dalle lacrime.
Ti
scusi perché stai piangendo, non puoi neanche
piangere? pensai
fra me e me avvilita.
“Perché piangi?” chiese Shu atono,
quella domanda mi colpì, davvero
s'interessava a me?
Certo
che no.
“Cosa t'importa? Per voi sono solo un pasto, no?”
domandai.
Inaspettatamente, Shu spalancò gli occhi, ritrovarmi quei
due zaffiri puntati
addosso mi destabilizzò.
Lo vidi sorridere amaramente: “È quello che
pensiamo tutti, ma sappiamo
entrambi che non sei solo un pasto per noi.”
L'esaminai senza spiccar parola.
Cosa
intendeva?
Il biondo richiuse gli occhi e io mi avvicinai, per chiedergli
delucidazioni
sull'ultima affermazione.
“Come scusa?” lo interrogai.
Senza accorgermene, il vampiro mi aveva portato a cavalcioni su di lui,
le mie
guance si tinsero di rosso.
Calò
la testa nell'incavo del mio collo.
“Siamo
vampiri, non possiamo fare a meno del liquido rosso che scorre nelle
tue vene, a mio parere il migliore di tutti quelli che ho
provato.”, precisò
Shu, mentre inspirava con enfasi.
Mi sentii rabbrividire...
Perforò la mia carne con i canini a punta.
La fitta fu meno straziante, ma ero debole, infatti mi accasciai
–rapidamente–
sul petto del biondo.
Avvertii
le sue mani scivolare sotto le mie cosce ed issarmi: per non cadere
indietro mi dovetti aggrappare al suo collo, ero stufa persino di
ribellarmi.
In un lampo, mi ritrovai in camera.
Lì, il vampiro mi adagiò sul letto, sentii le sue
labbra sfiorarmi la fronte,
poi caddi in un sonno profondo.
BALLETTO1
LINK: https://www.youtube.com/watch?v=bKqK-AYH45k
ANGOLO
AUTRICE:
Nephertiti:
Ciao a tutti, oggi
_piccolascrittrice_(conosciuta anche come scricciola-chan ^-^) si
è offerta
gentilmente di farmi da assistente ^_^
Piccolascrittrice:
Perfetto! *si sistema
il papillon*
Nephertiti:
Carino il papillon! *Indica
l'indumento*
Alluora, ti va di passarmi la mia agenda?!
Piccolascrittrice:
Sissignora! *Si
scodella in testa l'elmetto militare*
*Le porge l'agenda*
Nephertiti:
Però che efficienza!! ^_^
*Prende l'agenda*
Quindiiii! Inizio col ringraziare TUTTI coloro che hanno recensito il
capitolo,
vi voglio bene *w*
Un grazie anche a chi ha messo la storia fra le
seguite/preferite/ricordate ^3^
E chi la segue in 'silenzio'!!
Passiamo alla storia:
Piccolascrittrice:
*Le luccicano gli
occhi, pronta ad ascoltarla*
Nephertiti:
Non mi convinceva molto questo
capitolo!! Ad ogni modo, che ne dite del rapporto di Mitsuko con i
nostri
vampiretti?! Avete idea di con chi si metterà alla fine?!
Se credete che i problemi siano finiti, non è affatto
così! Purtroppo sono
cattiva e la protagonista dovrà soffrire ancora un po'
u_u....XD
Piccolascrittrice:
*Acciuffa un cuscino e
se lo stringe al petto, piangendo* non è giusto
ç_ç
Nephertiti:
*Le fa 'pat pat' sulla spalla*
Tranquilla, le cose si risolveranno per il meglio... Almeno credo
^_^”
Cooomunque,
spero il capitolo vi piaccia,
vi mando un bacio e aspetto le vostre recensioni ^-^
*Restituisce l'agenda a _piccolascrittrice_*
Piccolascrittrice:
Non fate i maleducati e
recensite questo storia u-u *chiude l'agenda in uno scrigno e lo
blinda* Ciaooo
a tutti ^_^ *assalta Nephy per abbracciarla*
Nephertiti:
E-ehm, grazie sei molto
gentile... ma così mi soffochi!! >w<
Piccolascrittrice:
*faccina diabolica*
*La trascina via, continuando ad abbracciarla*
Nephertiti:
o_O Ok, avevo parlato troppo
presto, non esiste un'assistente normale!!
Vi saluto, un bacio da Nephy-chan e Scricciola-chan!! A presto ^3^
*Si lascia trascinare*
Almeno spero!! XD
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 -Nemici- ***
Capitolo
11 - Nemici -
Mi
destai dal sonno. Mi
sentivo irrimediabilmente sfinita e delusa.
Si, delusa.
Perché Shu mi aveva detto
che non ero un pasto per loro e poi mi aveva morsa?
Era semplicemente un
controsenso.
A
tal proposito, mi passai
due dita sul collo dolorante, quindi m'immersi nella vasca, per lavare
via il
sangue incrostato e la stanchezza.
Poi indossai una
maglietta a mezze maniche, un paio di jeans e le mie ballerine nere.
Scesi
le scale, nessuno
dei fratelli era nei paraggi: mi sentii sollevata, non ero in vena di
fornire
il mio sangue.
In cucina rovistai nelle
mensole e trovai una confezione di biscotti.
Ne sgranocchiai qualcuno,
ma non avevano un buon sapore...
La prossima volta, li
avrei preparati io.
Quando
mi voltai, Kanato
era a pochi centimetri da me e questo mi fece trasalire.
Mi osservava con quegli
occhi spiritati e curiosi, stringeva al petto il solito peluche.
“Ciao!”
esordì lui,
sembrava su di giri.
“Kanato-kun!” risposi io
di rimando, tentando di sorridergli.
Mi afferrò una mano:
“Voglio mostrarti un posto!”
Lo seguii senza fiatare,
sembrava un bambino entusiasta, che trascina la propria mamma al parco
giochi.
Solo
che noi entrammo in
una camera buia e che, a differenza delle altre stanze, impregnate
dalla puzza
di muffa, in questa aleggiava un odore particolare...
Cera? Pensai, annusando
meglio l'aria.
Kanato
premette un
bottone e una decina di luci si accesero, illuminando solo i lati,
dov'erano
presenti delle bambole di cera, (ecco da dove proveniva l'odore) a
grandezza
uomo, vestite da sposa.
Tremai: i loro volti
bellissimi erano inespressivi e inquietanti, uguali al proprietario.
“Ti piacciono?” mi chiese
il ragazzo, valutando la mia reazione.
Tentai di mostrarmi
disinvolta.
“Si! Le hai fatte tu?”
domandai, sinceramente incuriosita.
Kanato
annuì con enfasi,
compiaciuto del suo lavoro.
Sembrano vere! riflettei
tra me e me.
“Sei bravissimo!” mi
complimentai con lui, ammirando meglio quelle statue.
Quando rivolsi di nuovo
lo sguardo al vampiro, lo trovai a pochi metri dal mio viso.
Inconsciamente,
indietreggiai: aveva quella solita espressione da psicopatico.
Mi
strattonò per un
polso, tirandomi a sé.
“Tu saresti la sposa più
bella!” parlò con un'espressione trasognata
e...folle.
“Vuoi
far parte della mia
collezione?” volle sapere, con un entusiasmo quasi isterico.
Sbarrai gli occhi,
capendo che quelle non erano bambole, ma ragazze.
“No!”
risposi, con il
tono di voce più alto di un'ottava.
Il suo viso s'incupì, la
presa sul polso era talmente stretta da impedire al sangue di
circolare, mi
provocò un dolore lancinante.
“Perchè? Ti giuro che
saresti la più bella!” sbottò lui,
crucciato.
“Kanato, lasciami...” lo
scongiurai, provando a divincolarmi dall'impugnatura ferrea del ragazzo.
“Oh, io non ti lascerò
mai.” affermò, abbandonando l'orsacchiotto a terra
e lacerando la cute del mio
collo.
Mi sfuggii un gemito di
dolore, il vampiro mi circondò le spalle, con le sue
braccia, e mi spinse di
più verso sè.
Una lacrima rigò il mio
viso e finì su Kanato, richiamando la sua attenzione.
Posò il suo sguardo lilla
e vitreo sul mio.
Mi fissò così
intensamente da mettermi in soggezione.
“Dimenticavo, voi donne
non date niente, se non avete qualcosa in cambio.”,
mormorò scocciato e sfiorò
con la sua bocca le mie labbra...
Rimasi immobile,
sconcertata da quel gesto...
Non pensavo conoscesse
questi “segni d'affetto”, certo, quello non poteva
essere definito un bacio
vero, però le nostre labbra erano a contatto...
Quando
si staccò, aveva
un'aria così... indifesa?
Mi sembrava proprio un
bambino capriccioso, che vuole ottenere ciò che desidera
usando la violenza, ma
che nasconde un lato fragile...
Più passavano i giorni,
più stando con quei sei mi sentivo confusa e disorientata,
esattamente come in
quel momento.
Avevo bisogno d'aria...
Però non potevo darmela a
gambe così facilmente.
Notai il peluche a terra.
“Ehi,
Teddy è caduto,
poverino.” comunicai, indicando il pupazzo.
Kanato lo recuperò, con
una smorfia di dispiacere.
“Oh
Teddy, va tutto
bene?”
“Per fortuna sta bene,
ora devo andare.” annunciai, prima di schizzare via.
Percorsi
l'ingresso
principale e uscii fuori.
La luna risplendeva alta
nel cielo, rendendo argentei i contorni del paesaggio.
Mi soffermai vicino alle
rose rosse e l'accarezzai con un dito, beandomi del loro profumo.
Procedetti
lungo il
viale, mantenendo le dita sui petali setosi.
Un fruscio ruppe la
quiete.
Pronta ad affrontare uno
dei Sakamaki, mi voltai infastidita, ma non vidi nessuno dietro me.
Di
nuovo un rumore, dei
passi rapidi e decisi, che sembravano vicinissimi.
Non ebbi il tempo di
voltarmi che qualcosa mi colpì nello stomaco, spedendomi
dritta a terra.
Un liquido rosso calò
dall'angolo della mia bocca: assaporai il sapore metallico del mio
sangue:
sentii una risata fredda e perfida riecheggiare nell'aria.
In
seguito, delle dita
lunghe e smaltate si strinsero intorno la mia gola, fui trascinata in
piedi e
potei guardare la faccia serafica di Isabelle.
“Ti
avevo detto di stare
lontana da loro.”, sibilò con un sorriso crudele.
Il mio petto si alzava e
abbassava velocemente, in un disperato tentativo di inspirare ossigeno,
nonostante ciò, conservai la mia espressione di
superiorità.
“Che c'è? I Sakamaki non
ti vengono più dietro?”, domandai con voce roca.
Per
tutta risposta, la
mora mi scaraventò a terra, con violenza.
Rotolai
su un fianco, con
il corpo dolorante, sputacchiando il terriccio, su cui avevo sbattuto
poco
prima.
Non riuscivo a respirare
correttamente.
“Non mi sostituirebbero
mai! Tu sei solo una patetica umana che usano per cibarsi. A loro non
importa
nulla di te.” replicò con disgusto.
Quelle
ultime parole mi
colpirono come uno schiaffo: a loro non importa di te...
Era un sospetto che avevo
da tempo e, sentirmelo sputare in faccia così, mi strinse il
cuore.
Strisciai, tentando di
allontanarmi dalla psicopatica, ma
una stretta sul braccio me lo impedì.
“Succhierò fino
all'ultima goccia del tuo sangue, così che non possa
più distrarre i Sakamaki.”,
dichiarò Isabelle, con un ghigno malefico, e
perforò la mia carne con le sue
zanne bianchissime.
Mi scappò un grido, aveva
usato una tale ferocia che nessun Sakamaki aveva mai usato con me,
neppure
Reiji...
Sentii le forze
abbandonarmi.
E così, era arrivata la
mia fine?
Ora che avevo scoperto la
verità sul mio conto, adesso che iniziavo ad andare
d'accordo con quei sei
vampiri un po' sadici?
Non
avrei rivisto il mio
padre adottivo, a cui avevo detto addio.
Il pianto si fece strada
nei miei occhi, che, lentamente, perdevano vitalità, insieme
al resto del
corpo.
Non potevo muovere gli
arti, sentivo solo l'energia venire meno, la vista annebbiata dalle
lacrime
calde e la mancanza di lucidità.
Ebbi un flashback della
mia insulsa vita e trovai la forza per singhiozzare, i canini
lacerarono ancora
la mia pelle, già straziata.
Non avevo più nessuno,
sarei morta lì, in quel sentiero dove tutto era cominciato...
Proprio
mentre le mie
palpebre si facevano pesanti ed era penoso anche respirare, i denti
della
vampira si staccarono con forza dal mio collo, sentii dei rumori, dei
tonfi,
delle urla femminili e puzza di bruciato...
Infine,
intravidi una
testa rossa, un'altra rossa, una bianca e...le tenebre mi avvolsero.
ANGOLO
AUTRICE
*Arriva
una ragazza
nuova*
Salve!!
Sono Alison Cole
e per oggi sostituisco Nephertiti ^_^
*Estrae
un foglio*
Nephy
si scusa per il
ritardo, ma il caldo l'ha messa al tappeto e l'unica cosa che riesce a
fare è
stare tutto il giorno abbracciata ad un... ventilatore...
Ma
parliamo del capitolo
^~^!!
Pensavamo
di esserci
liberati di Isabelle?! E invece no, si è voluta riprendere
la sua rivincita e
ha (quasi?) ucciso Mitsuko.
Ma
forse adesso, ce ne
siamo liberati *ghigno malefico*
Ed
ora i ringraziamenti!
Un
caloroso grazie a
tutti coloro che hanno recensito il capitolo e che hanno inserito la
storia fra
le preferite/seguite/ricordate!!
*Controlla
foglio*
Bene,
direi che è tutto
vi mando un...
*Spunta
dal nulla un
uomo-volpe*: Salve ciurma!! Sono Foxy il Pirata!!
Alison:
Cosa ci fai qui?!
Foxy:
Voglio fare io da
sostituto a Nephertiti u.u
Alison:
Ma questa non è
la tua sezione di FF! Siamo in Diabolik lovers!
Foxy:
Lo so, ma non
m'importa *ruba il foglio ad Alison*
Alison:
Ehii! Fermo,
torna qui!!! è.é
.......
*Arriva
una Nephertiti
mezza sciolta per il caldo, con i capelli appiccicati in faccia e un
ventaglio
rosso della nonna*
Ma
che sta succedendo?!
*Passa
Foxy, che sventola
un foglio*
Nephy:
E quello chi è?
o.o
*Passa
Alison, che sta
inseguendo la volpe*
Nephy:
0.0 Ma che??!
Alison:
Oh, ciao
Nephertiti!! ^_^'' Qui è tutto sotto controllo! ^~^
*Torna
a rincorrere Foxy*
Nephy:
*sospira
rassegnata* Riuscirò mai a fare un angolo autrice normale?!!
*Riflette*
Alison:
*Cattura la
volpe*
Vedi
Nephy?! Tutto sotto
controllo ^-^
Nephy:
-.- Va be', torno
dal mio amato ventilatore *w*
Alison:
*saluta con la
mano*
Dicevamo...Ah
si, vi
mando un bacio ^3^ Recensite!!
Un
saluto da Alison
Cole!!
Foxy(dentro
un sacco): E
da Foxy, la volpe-pirata!
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 -Rivelazioni- ***
Capitolo
12 - Rivelazioni -
La
bambina dai capelli ramati fissava gli occhi sconvolti e
tristi di una donna, questa le stringeva nella mano una scatolina, il
suo
carillon...
“Porta questo e ricordati che la mamma ti vuole bene. E te
ne vorrà per sempre. Ma ora corri Ellen, corri!”
Spalancai
gli occhi
repentinamente, nel silenzio, si udiva solo il palpitio del mio cuore.
Avevo la
fronte imperlata di sudore e gli occhi lucidi.
Compresi di essere nella
mia camera da letto, ancora viva, eppure scoppiai in un pianto
silenzioso: il
volto della mia vera madre ben impresso nella mente.
Quello
del mio padre
adottivo un po' sfocato... dicendogli addio, la mia memoria aveva
istintivamente rimosso i suoi contorni, i suoi lineamenti; a stenti
ricordavo
la forma del naso, la sfumatura di verde in quegli occhi nocciola...
Costernazione,
desolazione, ecco cosa provavo; non volevo dimenticarlo, mi aveva
allevata,
accudita, educata: era mio padre.
I
singhiozzi echeggiarono
nella stanza, mentre io mi perdevo in un turbinio di ricordi
d'infanzia,
ricordi piacevoli che ora mi corrodevano dentro.
La porta si aprì
all'improvviso e una testa fece capolino, sulla soglia d'ingresso.
Un
Ayato visibilmente
preoccupato entrò in camera.
“Ciao Tavoletta!”
cominciò lui, per sdrammatizzare, accomodandosi sul bordo
del materasso.
Mi asciugai le lacrime,
tirando su con il naso.
“C-cosa è successo?”
chiesi, con voce arrochita dal pianto.
“Abbiamo tolto di mezzo
Isabelle.” annunciò il rosso risoluto.
Nonostante all'inizio
strabuzzai gli occhi, subito dopo sentii il cuore alleggerirsi.
“Come?” domandai.
Pensavo
che i vampiri
fossero immortali, come potevano averla uccisa?
“Ti stavo cercando, ma
non c'era traccia di te nella villa. – spiegò
Ayato – allora sono uscito e a me
si è unito Raito. Quando siamo arrivati in giardino, Subaru,
precedentemente
informato da Shu, aveva già allontanato Isabelle da
te.” cacciò quelle parole
con un enorme sforzo, forse voleva essere lui il vero e proprio
“salvatore”.
Ma
cosa vai a pensare? Già è tanto che ti hanno
salvata...
Mi
disse una vocina
perfida.
“Poi
io e Subaru
l'abbiamo uccisa e Raito le ha dato fuoco.”,
annunciò, con una scrollata di
spalle.
Dopo questo macabro
dettaglio, mi sarei dovuta lasciar prendere dal panico e guardarlo con
sdegno e
orrore, invece la mia voce risuonò pacata e decisa.
“Quindi
non tornerà più?”
stupito quanto me della mia compostezza, il vampiro annuì.
“Tu sei mia e nessun
altro può toccarti.” affermò il
giovane, avvicinandosi al mio viso.
Questa storia cominciava
a stufarmi.
“Ayato, sai che...”
“Lo so. –, la voce del
vampiro mi precedette – Non sei un giocattolo.”
La mia bocca minacciò di
spalancarsi, non ero sicura di avere di fronte “l'Oree-sama1”
di sempre.
Dovevo aver battuto la
testa.
“Ci sei arrivato,
finalmente.” dissi, con una punta di esasperazione nella voce.
“Ciò nonostante, sappi
che continui ad appartenermi.”
No,
d’accordo, è l'Ayato di sempre…
pensai fra me e me.
Eppure sembrava sincero,
forse aveva davvero capito che non ero solo qualcosa con cui nutrirsi.
Mi sfuggii un sospiro di
sollievo; poi ricaddi sul letto come un peso morto, priva d'energie,
dimenticavo di essere stata malmenata.
“Immagino avrai bisogno
di riposo. – intuì Ayato – se ti servono
dei medicinali sono in bagno, qui c'è
qualcosa da mangiare.” concluse il rosso e uscì
dalla camera.
Guardai
fuori dalla
finestra, accorgendomi che il sole tingeva di sfumature arancioni il
cielo blu
scuro.
Sorseggiai il tè sul
comodino e spiluccai qualche biscotto dal vassoio.
Con una smorfia,
constatai che erano gli stessi biscotti insapore che avevo trangugiato
qualche
ora prima.
Scaldata dalla bevanda e
rifocillata con lo spuntino, mi accoccolai nel letto e caddi in un
sonno
profondo.
***
Quando
mi svegliai dalla
rilassante dormita, decisi che era arrivato il momento di cambiarsi.
Controvoglia,
abbandonai
il tepore del letto per dirigermi verso l'armadio, strascicando le
gambe indolenzite.
Decisi d'indossare un
vestitino magenta, lungo fin sopra le ginocchia.
Provai anche a domare i
miei ricci ribelli.Mentre mi cambiavo, notai
i numerosissimi tagli e lividi, causati dallo
“scontro” del giorno prima.
Disinfettai
le ferite e
ricordai un battibecco con Ayato: lui insisteva col dire che dovevo
temere
Isabelle, io ribattevo dicendo che non poteva farmi più male
di loro sei.
Ma
appurai che i Sakamaki
non mi avevano mai picchiata o maltrattata, solo prosciugata fino a
farmi
perdere i sensi.
E
ti pare poco?...
In
effetti non erano
angioletti, ciò nonostante, avrebbero potuto uccidermi senza
ripensamenti e,
anzi, mi avevano salvato la vita.
Una
piccolissima speranza
si accese nel mio cuore: loro tenevano a me.
Forse non molto, ma una
briciola d'affetto nei miei riguardi ce l'avevano tutti quanti. Nello
stesso
istante che pensavo a questo, ebbi un'altra rivelazione: anche io
tenevo a
loro.
Da tempo conoscevo la
verità, però, ogni volta che veniva fuori,
tentavo di reprimerla in un angolo
remoto della mia testa.
Ora, invece, lo sapevo:
ora non cercavo più di negare l'evidenza.
Per tutti provavo
affetto, seppur in modo diverso.
Richiusi la porta della
camera da letto alle mie spalle e, con passo veloce, andai in giro per
la
villa, dovevo ringraziare qualcuno.
ANGOLO
AUTRICE:
Ciaooo
a tuttiii!!
^___^ *particolarmente
gioiosa*
Ed
eccoci ad un altro
capitolo!! So che è un po' corto e non avviene nulla di
particolare, ma ormai
siamo quasi alla fine (Anche se questo non significa che vi libererete
di me e
di Mitsuko!
Mitsuko/Ellen:
Ed io che
c'entro?!
Nephertiti:
E' la tua
storia, sei la protagonista!!
Mitsuko:
Si, ma sei tu
che rompi le scatole alle persone...
Nephertiti:
Dettagli u.u)
Ma
passiamo ai
ringraziamenti!!
*Ha
gli occhi lucidi*
siete sempre di più a seguire la mia ff e sono commossa!!
Il
primo capitolo ha
ottenuto più di mille visiteee *w*
E
quindi, voglio
ringraziare voi cari lettori con un bonus(?). Quando recensirete, non
sarò io a
rispondere, ma loro *punta il dito contro i Sakamaki*
Sakamaki:
o_O M-ma perchè
non ci lascia in pace?!
Nephertiti:
Perchè mi
diverte u.u *risata malvagia*
Sakamaki:
E poi siamo noi
quelli sadici -.-”
Nephertiti:
Zitti e non
vi lamentate. e.e
Dicevo...
Quindi alle
recensioni, insieme a me, risponderà il Sakamaki che
preferite, non è
stupendo?! ^___^
Sakamaki:
No.
Nephy:
Non vi ho chiesto
il permesso *gli getta un'occhiataccia*
Detto
questo, vi
ringrazio ancora, mandandovi un bacione ^3^
-Nephertiti-
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 -Cambiamenti- ***
Capitolo
13 - Cambiamenti -
Percorsi
le scale, così rapidamente da non
accorgermi della figura che camminava nella mia direzione.
Mi scontrai con qualcosa di morbido, per fortuna l'impatto non fu
violento.
Quando riaprii gli occhi, Kanato mi osservava in un connubio di
irritazione e
pazzia.
Avevo urtato il suo Teddy e il suo sguardo omicida confermava la mia
tesi.
“Perdonami, Kanato, io...”, tentai di scusarmi,
pronta al peggio.
“Fai attenzione.” mi rimbrottò.
Nel tono di voce avvertii una nota di fastidio, ma non sembravano
parole
minacciose.
Guardai i suoi occhi lilla, persi nel vuoto, neanche lì
c'era traccia di “sclero
imminente”.
“Si, scusami.” ripetei, chinando il capo e
guardando ancora il suo sguardo
vitreo.
Restammo in silenzio per un po' e, d'impeto, gli passai una mano fra i
capelli
arruffati, come si farebbe con un bambino tenero e indifeso.
Ecco, magari Kanato non era proprio indifeso...
Lo sentii irrigidirsi.
Non doveva conoscere le dimostrazioni d'affetto, tant'è che
mi afferrò il polso
e mi avvicinò a lui, lo sguardo era più...
isterico.
“Che fai?” chiese, in un moto di stizza.
“Ehm io...”, fui interrotta da una fitta al polso,
Kanato mi aveva morsa.
Strinsi l'orlo dell'abito che indossavo, per non cacciare un lamento.
Sentii i canini uscire dalla carne sanguinante.
“Adesso ti ho punita.” concluse lui.
Lo guardai stralunata, che male c'era nell'accarezzare, amichevolmente,
i
capelli di qualcuno?
Presi nota che il vampiro non apprezzava certi 'gesti inconsulti'.
Kanato era pur sempre Kanato.
“Allora ci vediamo!” esordii, mentre riprendevo a
scendere le scale, la voce
del viola mi giunse da lontano: “Si, non vediamo l'ora di
rivederti, neh
Teddy?”
Andai verso il giardino.
Scesi i gradini, cercando di scovare qualche Sakamaki.
Proprio
mentre mettevo piede sull'ultimo scalino, mi accorsi che una sagoma
ci era distesa sopra e sonnecchiava...
Ritrassi il piede, il che mi fece perdere l'equilibrio, e caddi
rovinosamente...
tra le braccia di Shu.
A pochi centimetri da quel blu zaffiro, sentii le guance avvampare e
dovetti distogliere
lo sguardo: ero un'imbranata cronica...
“Sei molto
fastidiosa.”, mi
rimproverò lui, ma la voce non sembrava troppo seria.
“Scusami, non ti avevo visto.” dissi, tentando di
rialzarmi, ma qualcosa me lo
impedì, più precisamente qualcuno.
“Me ne sono accorto.” rimbeccò lui.
Voleva essere una battuta?
Già che c'ero, tanto valeva portare a termine il
“compito” prefissato.
“Volevo ringraziarti” annunciai a disagio.
“Per cosa?” domandò Shu, incurante del
fatto che mi stringesse a sé per i
fianchi.
“Se non avessi avvisato Subaru, lui non avrebbe potuto
aiutarmi...” spiegai,
mentre la voce diveniva sempre più flebile dall'imbarazzo.
“Io l'ho solo avvisato.”, puntualizzò
lui.
“Potevi infischiartene” replicai convinta.
Non
mi abbindolava con quello sguardo gelido, non potevo credere che mi
avrebbe
lasciata morire.
E le sue parole ne erano la conferma.
“Hai
detto tu che per voi sono più di una preda...”,
sottolineai io,
lasciandolo di stucco.
Lo
capii dai suoi occhi, che persero per un'istante quell'aria assonnata e
imperturbabile.
“Sei cambiata Mitsuko.”
Sussultai nel sentire, finalmente, il mio nome.
Nome che io amavo, come la persona che me lo aveva dato.
Però, non mi lasciai intimidire: “Non sono io ad
essere diversa, ma voi.” dichiarai,
liberandomi dalla presa.
Lo salutai con un sorriso compiaciuto, che, incredibilmente, Shu
ricambiò, per
poi tornare ad appisolarsi, cullato dalle sue cuffiette.
ANGOLO
AUTRICE:
Salve
gente!! Sono tornata per vostra sfortuna con
un altro capitolo
di nuovo un po' cortino...Ok, decisamente corto e mi scuso, anche qui
non
succede nulla d'interessante, ma è una fase importante, in
cui i rapporti con i
Sakamaki dovrebbero (in teoria) essere un po' cambiati!!
Ma
passiamo ai ringraziamenti! Grazie di cuore a tutti coloro che hanno
recensito
e chi ha messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate!!
Grazie
davvero!!! ^w^
Alluora
che ne pensate del rapporto che si sta istaurando fra la protagonista e
i
vampiretti?!
Be'
vi lascio e vi invito a recensire! Un bacio ^3^ -Nephy-
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 -Più di semplice affetto- ***
Capitolo
14 - Più di semplice affetto -
Dopo
aver camminato per
un po', finii nella serra di rose bianche.
Il loro candore e la loro
purezza le rendevano incantevoli, proprio come il ragazzo che le stava
osservando.
Al
rumore dei miei passi,
Subaru piegò la testa verso me.
Sotto quello sguardo
rubino, provai una fitta d'imbarazzo e meraviglia.
Quello sguardo magnetico
era, al contempo, disarmante.
“Non volevo disturbarti.”
dissi con voce stridula.
“L'hai già fatto.”
rispose lui, tornando a contemplare la rosa davanti a sé.
Lo ammetto, sarei andata
via seduta stante, il suo carattere scontroso era capace d'innervosire
chiunque.
Ma
conoscevo cosa si
celava dietro quel muro di freddezza.
“Volevo dirti grazie.”,
iniziai, avvicinandomi lentamente a lui.
“Non ringraziarmi.”
rispose brusco, puntando di nuovo quegli occhi color cremisi su di me.
Strinsi i pugni,
costringendomi a non schiaffeggiarlo.
“Mi hai salvato la vita,
è il minimo che possa fare.” insistetti,
mantenendo il suo sguardo.
“Se
proprio ci tieni a
rendermi felice, vattene.” affermò lui, con un
tono talmente freddo da mettere
i brividi.
Ma, anziché andarmene,
m'infuriai.
“Se vuoi che me ne vada,
perché mi hai salvata? Avresti potuto lasciarmi
morire!” ringhiai, rossa per la
rabbia.
Lui si avvicinò a me,
spingendomi ad indietreggiare, mi afferrò per la vita e mi
attirò al suo petto.
“Ti
ho salvato la vita
perché ci tengo.”, rispose atono, immergendosi nei
miei occhi color
cioccolato, come a volermi trapassare con lo sguardo.
Lo
fissai confusa, mentre
ignoravo il tepore sulle guance.
"Ti ho detto di andartene
perché qui sarai sempre un pasto, anche per me, è
la mia natura. Io sto bene da
solo.” concluse, con un velo di rassegnazione.
“Lo
so cosa sei, anzi,
cosa siete. Però mi avete salvato la vita e donarvi il mio
sangue è meno
doloroso ora...”, dissi, stupita dalle mie stesse parole.
A quel punto, Subaru si
avvicinò ulteriormente, facendo sfiorare i nostri nasi.
Sussultai, arrossendo
violentemente, sorpresa dal gesto.
Ma prima che potessi
parlare, lui mi allontanò.
“E' meglio che tu vada.”
Avrei voluto ribattere,
però i suoi occhi, non più così duri,
mi fecero desistere: non voleva mordermi,
anche se io gli stavo offrendo il mio sangue.
Un'ondata di calore
s'irradiò nel mio corpo.
“Buonanotte.” sussurrai e
rientrai nella villa, sorridendo.
***
Mentre
camminavo, una
melodia, proveniente da dietro una porta, richiamò la mia
attenzione.
Entrai
nella stanza
-dalla quale proveniva la musica- ipnotizzata dalle note, che
sembravano volteggiare
nell'aria, intente nella loro danza armoniosa.
Chi sta suonando il
piano?
Sbarrai
gli occhi nel
vedere, dietro la tastiera, un cappello nero, fasciato da un lastrino
fucsia...
“Raito?”, chiesi,
sporgendomi verso il vampiro.
Quando staccò le dita dai
tasti del pianoforte ne rimasi delusa, non volevo che smettesse.
“Sera,
Bitch-chan.”
rispose lui, premendo il cappello sul capo.
Cominciavo ad abituarmi a
quel nomignolo.
“Ero qui per
ringraziarti!” esclamai tutto d'un fiato, temendo che anche
lui mi dicesse “non ringraziarmi”.
Invece
mi sorrise, il suo
solito sorriso malizioso.
“Figurati, Bitch-chan”
rispose, scoprendo i canini: trasudava sensualità e
pericolo...
Era il momento di
congedarsi.
“Ora io andrei, continua
pure a suonare.” annunciai, ostentando un sorriso nervoso,
mentre mi torcevo le
mani.
Perché,
ad un tratto,
mi trovavo ad inghiottire un nodo in gola?
La risposta me la diedero
quegli occhi verdi, improvvisamente a pochi centimetri da me.
Sempre torturandomi le
mani, arretrai di pochi passi, trovando un ostacolo che m'impedii di
spostarmi.
Quello sguardo eloquente
mi stava mettendo in subbuglio…
Raito
mi fissò,
inclinando la testa di lato, come per osservarmi da un'altra
prospettiva.
Visibilmente turbata,
proruppi con un “dovrei andare”
ma un
sussurro sul mio orecchio, mi zittii.
“Resta.”
Una sola parola in grado
di mandarmi sull'orlo del tracollo.
Una vocina, che non aveva
a che fare con la ragione, urlò: eccome
se resto!
Strizzai
gli occhi, per
ricollegare il cervello.
Io provavo amore, lui
voleva il piacere.
D'altronde era questo che
la madre crudele gli aveva insegnato.
Non potevo avercela con
lui, sebbene fossi sinceramente amareggiata dal suo modo d'intendere
l'amore.
“Non
posso.” senza
volerlo, la voce si spezzò in gola.
Di nuovo quel mormorio
languido: “Perché no?”
“Perché dovrei rimanere?”,
risposi con un'altra domanda.
Un
sorriso intriso di
malizia affiorò sulle labbra del vampiro, poi Raito
passò dall'orecchio al
lobo, per leccarlo; sul collo, per baciarlo.
Quando la sua mano scese
ad accarezzarmi la gamba, poggiai le mani sul suo petto, staccandolo da
me.
“Cos'è
per te l'amore?”
domandai imprevedibilmente.
“Amare, per i vampiri,
significa uccidere la persona a cui tieni.”,
esordì lui rudemente, senz'ombra
d'incertezza.Lo fissai con
un'espressione febbrile, impressionata.
Non
è colpa sua, è cresciuto con questa convinzione...
pensai fra me e me.
Gli rivolsi un'occhiata
apprensiva, gli passai una mano sul viso, scostandogli un ciuffo rosso,
che
nascondeva il verde brillante delle sue iridi.
“Amare,
significa tenere
così tanto ad una persona da mettere il suo bene davanti al
tuo; significa
trasformare i difetti in pregi; significa rispettare e prendersi cura
dell'altro...”
Avrei continuato
all'infinito, se non mi fossi accorta che Raito aveva i muscoli tesi e
mi
fissava inebetito.
Non
potevo modificare il
suo punto di vista con definizioni, quindi cambiai strategia.
Allacciai le braccia al
collo del rosso, affondai la mia testa nell'incavo della sua spalla e
mi
strinsi a lui; così forte che l'avrei soffocato, se fosse
stato un umano...
Volevo trasmettergli il
mio amore con un semplice -quanto intenso- abbraccio.
Però, lui si ostinava a
restare impietrito e confuso.
Accettai
quella crudele
verità: non conosceva l'amore vero.
Proprio quando stavo per
sciogliere l'abbraccio, qualcosa mi circondò i fianchi,
riportandomi alla
posizione precedente ed impedendomi di allontanarmi.
Raito mi teneva stretta a
sé, come se ne andasse della sua vita, non con passione ma
con... bisogno.
Aveva
bisogno di avermi
fra le sue braccia?
Probabilmente lui non conosceva
l'amore, ma io potevo insegnarglielo.
Rimanemmo a lungo in
piedi, con i nostri corpi che aderivano alla perfezione,
così a lungo che
avvertii le braccia formicolare e le gambe tremare.
Ero indebolita e
necessitavo riposo.
Ancorai le mie mani sulle
spalle di lui, per non perdere l'equilibrio.
Raito
mi lasciò andare e
sussurrò: “E' meglio che tu vada Bitch-chan, o
potrei non rispondere delle mie
azioni.”
Sorrisi,
inspirando il
profumo che il vampiro mi aveva lasciato addosso.
Infine
andai via.
ANGOLO
AUTRICE:
Ciaooo
a tutti!!
Scusate
il ritardo
imperdonabile, ma ho avuto abbastanza da fare e dovevo anche finire i
compiti
delle vacanze, considerato che siamo a Settembre ormai T-T...
Ma
non pensiamoci e
passiamo alla storia!! Allora, abbiamo l'incontro fra Mitsuko ed altri
due
vampiri! Che ne pensate?! Spero
vi
piaccia!!
Poooi,
volevo ringraziare
coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha messo la
storia
fra le preferite, le seguite e le ricordate.
In
più, un grazie pure ai
lettori silenziosi!!
Detto
questo vi mando un
bacio, attendendo le vostre recensioni!!
Reiji:
Non dovresti
studiare?
Nephertiti:
Io ho già
studiato u.u
E
poi non sono tutti come
te, che passano il tempo a studiare, bere thè, preparare
pozioni...
Reiji:
*irritato* Non
sono pozioni, sono veleni.
Nephertiti:
Come se
preparare veleni fosse più normale di creare pozioni... Le
pozioni, almeno,
sarebbero più intriganti. u_u
Reiji:
*vena pulsante*
Qualcuno ti dovrebbe insegnare le buone maniere. e_e
Nephertiti:
Disse quello
che usava il frustino...*borbotta*
Reiji:
Sarebbe un ottimo
metodo per insegnarti l'educazione...
Nephertiti:
o.O
*Deglutisce* Io vado a studiare, che è meglio...
Reiji:
*Si sistema gli
occhiali sul naso* Bene.
Nephertiti:
*Da lontano*
Tu torna alle tue pozionii ^__^
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 -Epilogo- ***
Capitolo
15 - Epilogo -
Una
volta nella mia
stanza da letto, spalancai la finestra, sporgendomi ad ammirare quel
manto
trapuntato di stelle.
La brezza estiva mi
scompigliò le ciocche ramate.
Appoggiai
la testa sul
vetro della persiana, i miei occhi color cioccolato intercettarono
quella sfera
candida e pallida: la luna splendeva alta nel cielo, i suoi raggi
perlacei si
riflettevano sul paesaggio, creando giochi d'ombre e di luce.
Sembrava
che anche lei
volesse partecipare alla mia felicità interiore, brillando
di una luminosità
propria.
“Mi
hai dato un nome che
mi rispecchia, papà.” mormorai, rimpiangendo di
non avere più con me il
ciondolo che mi aveva donato.
Che sciocca che ero stata
a lanciarlo via.
“Sono riuscita a portare
la luce anche qui, dove regnavano le tenebre.”, sorrisi, nel
pronunciare quelle
strane parole.
Non
avrei mai immaginato
di poter creare una sorta di legame con quei sei.
Sebbene, in realtà, ci
fossi già legata da quand'ero bambina.
Avevo vissuto con loro
per un paio d’anni e i ricordi della mia infanzia
cominciavano a tornare alla
memoria.
Un'altra
folata di vento
mi accarezzò il viso ma, stavolta, mi causò un
brivido lungo tutta la schiena:
una brutta sensazione s'impossessò del mio corpo e cercai
con lo sguardo la
fonte di tanto malessere.
Ero sicura che qualcuno
mi stesse osservando.
Mitsuko,
sei troppo paranoica...
mi rimproverai.
Però, ormai ero abituata
ad aspettarmi di tutto.
Dopo qualche minuto a
scrutare meticolosamente ogni centimetro dell'ambiente esterno, mi
convinsi che
ero semplicemente stanca.
Di
colpo, la porta della
camera si aprì cigolando e cacciai un urlo disumano.
Con un'espressione di
terrore ancora dipinta in faccia, mi voltai lentamente, ritrovandomi di
fronte
gli occhi severi di Reiji.
“Mi hai fatto venire un
infarto!”, esclamai, poggiandomi una mano sul petto per
rallentare i battiti
cardiaci.
Il
vampiro alzò un
sopracciglio, squadrandomi con una punta di sufficienza.
“Volevo assicurarmi
che... – esitò un momento, prima di ricominciare a
parlare, sforzandosi di
mantenere un tono gelido – Volevo assicurarmi che stessi
bene.”
Da orrore puro, passai
allo stupore più totale.
“Se stessi bene?”
ripetei, decisamente scioccata.
“Certo, se fossi stata in
gravi condizioni ti avremmo dovuta portare in ospedale, spiegare cosa
ti fosse
successo... Insomma, cose che ci avrebbero procurato non pochi
problemi. – glissò
Reiji, con tono sbrigativo – Ma vedo che sei in ottimo forma,
quindi vado.”
concluse, prima di sparire dietro la porta.
Dopo
quest'ultima
conversazione, mi calmai definitivamente.
Nessuno mi stava fissando
e, anche se fosse stato così, avrei avuto sei vampiri -un
po' sadici- su cui
contare.
Feci partire la melodia
del carillon, l'unico oggetto legato alla mia vera madre, e mi stesi
sul letto.
Adesso le cose andranno
meglio.
Pensai, prima di
lasciarmi avvolgere dalle braccia di Morfeo.
Ma
non sapevo quanto mi
sbagliavo...
*
DA QUALCHE PARTE,
VICINO VILLA SAKAMAKI *
Un
uomo dai lunghi
capelli bianchi sorrise perfidamente, i suoi occhi ambrati guizzarono
nel buio,
rilucendo come lame affilate:
“Fai sogni d'oro, Ellen.”
La sua voce calda e
inquietante riecheggiò nell'oscurità.
ANGOLO
AUTRICE
*Si è portata
dietro i Sakamaki*
Ed
eccoci qua, all'ultimo
capitolo di questa FanFiction!...*Sniff, sniff*
(Reiji:
*Le passa un
fazzoletto*
Nephy:
*Soffia
rumorosamente il naso* g-grazie... *Gli rimette in mano il fazzoletto*
Reiji:
*Alza gli occhi al
cielo, schifato*)
Allooora,
da dove
incominciare?!
Innanzitutto,
un “Forza e
coraggio” a tutti quelli che hanno cominciato la scuola, o
che hanno iniziato
l'università!!
Quindi
continuerei con
voi, cari lettori, che avete letto la mia storia e vi ringrazio per
questo!!
Poi
ci siete voi, che
avete messo la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate,
grazie
davvero!! Vorrei citarvi tutti, ma finirei col fare l'angolo autrice
più lungo
del capitolo, quindi vado avanti, mandandovi un bacione!! ^3^
E
infine ci siete voi,
recensitrici!
A
voi un ringraziamento
caloroso poiché mi avete supportato e invogliato a
continuare!!
(*Srotola
una papiro(?!)*
Subaru:
E quella cos'è?
Nephy:
Una lista! uvu
Subaru:
Che tipo di
lista?
Nephy:
La lista della
spesa :D... Ma secondo te?
Subaru:
*Vena pulsante* E
che ne so io?!
Nephy:
Allora cosa mi
chiedi?!
Subaru:
*Vorrebbe
ammazzarla, ma se ne va sbraitando*
Nephy:
Dicevo*coff*....)
yui
komori moon
Eris_Elly
My
Melody
AnnyWolf99
the_White_Rose
Shoun12
G_sake
kurumitokisaki02
YuiOkada_Chan
Martina
Malfoy
loli89
The_Mad_Jolly_865
ladyfufy
mar_chan
In
particolare a:
Lady
Morjana: Che mi ha
spinto a pubblicare questa storia, senza lei forse nemmeno l'avrei
fatto!
Grazie!! ^-^
Spring_Sun:
La mia
Onee-chan, che mi ha sempre fatto gioire con le sue recensioni
lunghissime e
bellissime!!! *^*
fred_mione98:
Che mi ha
sostenuta in molti capitoli, aiutandomi con i suoi consigli preziosi!!
:)
Fantasy_Love_Aky:
Che ha
recensito quasi tutti i capitoli, supportandomi e rassicurandomi quando
un
capitolo non mi convinceva!!
_DarkFate_:
Che mi ha
sempre resa felice con le sue parole gentili e il suo affetto!! ^^
Alison
Cole: Che con
quella che lei chiama pazzia(per me sei assolutamente normale!! u.u),
mi ha
sempre strappato un sorriso e mi ha fatto da assistente(con foxy)!! ^w^
_piccolascrittrice_:
Anche lei mi ha fatto da assistente e mi ha fatto tanto piacere leggere
il suo
parere sulla mia storia, che per me contava molto!! ^-^
Ma
il GRAZIE va a tutti!!
Questa storia è stata davvero importante, mi ha accompagnato
anche in dei
momenti difficili e qui ho trovato delle vere amiche!!
E
se l'ho continuata è
perché mi avete motivato...
Quindi
tutti VOI *Indica
il vuoto(?!)* Sentitevi importanti!!
Raito:
E' completamente
impazzita... o.O
Ayato:...
*annuisce*
Per
ora finisce qui, ma
non vi liberete così presto di me! MUAHAHAH
Kanato:
È più inquietante
di me, neh Teddy?
Vi
lasco con una specie
di fotomontaggio della FF (Non è nulla di che, non son
un'esperta nel campo!
XD)
Un
bacione a tutti ^3^
-Nephertiti-
*Inizia
a piangere*
Torneròooo!!
Shu:
*Che ha dormito per
tutto il tempo* Okay, è l'ora di andare. *se la carica in
spalla(?) e se ne
vanno.*
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